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Full text of "Bollettino della Società dei naturalisti in Napoli"

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BOLLETTINO  DELLA. 

4**- 

SOCIETÀ  DEI  NATURALISTI 
IN  NAPOLI 


VOLUME  XCV  -  1986 


GIANNINI  EDITORE 
NAPOLI  1988 


NORME  PER  LA  STAMPA  DI  NOTE  NEL  BOLLETTINO  DELLA  SOCIETÀ 
DEI  NATURALISTI  DI  NAPOLI 


Art.  1.  —  La  stampa  delle  note  è  subordinata  all’approvazione  da  parte  del  Comitato 
di  Redazione  che  è  costituito  dal  Presidente  del  Consiglio  direttivo,  dai  quattro  Consiglieri 
e  dal  Redattore  delle  Pubblicazioni.  Il  Comitato  di  Redazione  qualora  lo  giudichi  necessa¬ 
rio  ha  facoltà  di  chiedere  il  parere  consultivo  di  altri,  anche  non  soci. 

Art.  2.  —  I  testi  delle  note  devono  essere  consegnati  al  Redattore,  dattiloscritti  in  tri¬ 
plice  copia,  nella  stessa  tornata  o  assemblea  in  cui  vengono  comunicati.  Per  gli  allegati 
(figure,  tavole,  carte  ecc.)  si  richiede  la  consegna,  oltre  che  degli  originali  destinati  alla 
Tipografia,  di  una  copia  eliografica  di  tutti  i  disegni  a  china  e  di  una  seconda  serie  di 
stampa  per  tutte  le  fotografie,  con  l’indicazione  su  ciascuna  di  esse  della  figura  cui  si  rife¬ 
risce  e  del  simbolo  (numero  o  lettera)  che  ne  indica  la  posizione  nella  figura  stessa.  Per  le 
diapositive  a  colori  potrà  essere  fornita,  in  luogo  di  una  seconda  copia,  una  stampa  a  colori 
nel  formato  minimo  di  cm  10x15. 

Art.  3.  —  Ogni  anno  i  soci  hanno  diritto  a  10  pagine  di  stampa,  gratuite,  o  al  loro 
equivalente,  oltre  a  50  estratti  senza  copertina.  Tale  diritto  non  è  cedibile  né  cumulabile. 

Art.  4.  —  Con  le  prime  bozze,  la  Tipografia  invierà  al  Redattore  il  preventivo  di  spesa 
per  la  stampa  nel  Bollettino  e  per  gli  estratti,  questi  lo  comunicherà  all’Autore  per  la  parte 
di  spesa  che  lo  riguarda. 

Art.  5.  —  L’Autore  restituirà  con  le  prime  bozze,  gli  originali  ed  il  preventivo  di 
spesa  per  la  stampa,  sottoscritto  per  conferma  ed  accettazione,  indicando  il  numero  di 
estratti  a  pagamento  desiderati,  l’indirizzo  a  cui  dovrà  essere  fatta  la  spedizione  e  l’intesta¬ 
zione  della  fattura  relativa  alle  spese  di  stampa  del  periodico  e  degli  estratti.  Nel  caso  che 
l’ordine  provenga  da  un  Istituto  Universitario  o  da  altro  Ente,  l’ordine  deve  essere  sotto- 
scritto  dal  Direttore. 

Art.  6.  —  Modifiche  ed  aggiunte  apportate  agli  originali  nel  corso  della  correzione 
delle  bozze  (correzione  d’Autore),  comportano  un  aggravio  di  spesa,  specialmente  quando 
richiedono  la  ricomposizione  di  lunghi  tratti  del  testo  o  spostamenti  nell’impaginazione. 
Tali  spese  saranno  addebitate  all’Autore. 

Art.  7.  —  Le  bozze  devono  essere  restituite  al  Redattore  entro  15  giorni.  Il  ritardo 
comporta  lo  spostamento  della  nota  relativa  nell’ordine  di  stampa  sul  Bollettino;  per 
questo  motivo  la  numerazione  delle  pagine  sarà  provvisoria  anche  nelle  ultime  bozze  e 
quella  definitiva  sarà  apposta  su  esse  a  cura  e  sotto  la  responsabilità  della  Tipografìa. 

Art.  8.  —  A  cura  del  Redattore,  in  calce  ad  ogni  lavoro  sarà  indicata  la  data  di  accet¬ 
tazione  da  parte  della  Rivista. 

Art.  9.  —  Al  fine  di  facilitare  il  computo  dell’estensione  della  composizione  tipogra¬ 
fica  dei  lavori  è  necessario  che  il  testo  venga  presentato  dattiloscritto  in  cartelle  di  25  righe, 
ciascuna  con  60  battute. 

Art.  10.  —  L’Autore  indicherà  in  calce  al  dattiloscritto  l’Istituto  o  l’Ente  presso  cui  il 
lavoro  è  stato  compiuto  e  l’eventuale  Ente  finanziatore  della  stampa  e  delle  ricerche. 

Art.  11.  —  Le  note  saranno  accompagnate  da  due  riassunti,  da  cui  si  possa  ricavare 
chiaramente  la  parte  sostanziale  del  lavoro.  Uno  dei  due  riassunti  sarà  in  italiano  e  l’altro, 
più  ampio  ed  esauriente,  preferibilmente  in  inglese. 

Art.  12.  —  Vengono  ammesse  alla  pubblicazione  sul  Bollettino  anche  Note  d’Autori 
non  soci,  purché  presentate  da  due  soci  e  preventivamente  sottoposte  per  l’approvazione  al 
Comitato  di  Redazione.  La  stampa  di  tali  Note  sarà  a  totale  carico  degli  Autori. 

Art.  13.  —  I  caratteri  disponibili  per  la  stampa  sono  i  seguenti:  maiuscolo  -  = 

maiuscoletto  ~~~  corsivo  - ,  tondo;  in  corpo  10  e  corpo  8.  L’Autore  potrà 

avanzare  proposte  mediante  le  sottolineature  convenzionali  prima  riportate.  La  scelta  defi¬ 
nitiva  dei  caratteri  è  di  competenza  del  Redattore. 


BOLLETTINO  DELLA 
SOCIETÀ  DEI  NATURALISTI 
IN  NAPOLI 


VOLUME  XCV  -  1986 


GIANNINI  EDITORE 
NAPOLI  1988 


SOCIETÀ  DEI  NATURALISTI  IN  NAPOLI 

VIA  MEZZOCANNONE,  8 


CONSIGLIO  DIRETTIVO 
BIENNIO  1986-87 


Prof.  Aldo  Napoletano 
Prof.  Oreste  Schettino 
Prof.  Teresa  de  Cunzo 
Dott.  Carla  Lucini 
Prof.  Eugenio  Piscopo 
Prof.  Nicola  Franciosa 
Dott.  Filippo  Barattolo 
Prof.  Pietro  Battaglini 
Prof.  Giuseppe  Caputo 
Prof.  Gennaro  Corrado 
Prof.  Mario  Torre 


-  Presidente 

-  Vice-Presidente 

-  Segretario 

-  Vice-Segretario 

-  Tesoriere 

-  Bibliotecario 

-  Redattore  delle  pubblicazioni 

-  Consigliere 

-  Consigliere 

-  Consigliere 

-  Consigliere 


Hanno  contribuito  alla  stampa  di  questo  volume: 

La  Presidenza  del  Consiglio  dei  Ministri  -  Ente  Nazionale  Cellulosa  e  Carta 
Il  Ministero  per  i  beni  culturali  ed  ambientali 
L’Università  di  Napoli 


comitato  di  redazione  delle  pubblicazioni 

È  costituito  dal  Presidente,  dal  Redattore  delle  pubblicazioni  e  dai  quattro 
Consiglieri,  ma  si  avvale,  quando  lo  ritiene  più  opportuno,  della  consulenza  scien¬ 
tifica  di  particolari  competenti  italiani  o  stranieri. 

In  particolare  a  questo  numero  hanno  collaborato:  Bruno  Anzalone,  Pietro  Bat¬ 
taglini,  Marcello  Bernabini,  Giuseppe  Caputo,  Francesco  Dessi,  Claudio  Èva,  Almo 
Farina,  Lidia  Foti,  Ignazio  Guerra,  Edmondo  Honsell,  Bettino  Lanza,  Renato  Massa, 
Ugo  Moncharmont,  Paolo  Pizzolongo,  Alberta  Polzonetti  Magni,  Rumar  Rastogi 
Rakeshi,  Paolo  Scandone,  Lorenzo  Sorbini,  Carlo  Viggiani. 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 

voi.  96,  1986,  pp.  3-121,  figg.  6,  tab.  1 


La  flora  del  Somma- Vesuvio  (* *) 

Nota  di  Massimo  Ricciardi  (**),  Giuseppa  Grazia  Aprile  (**), 
Vincenzo  La  Valva  (***)  e  del  socio  Giuseppe  Caputo  (***) 


Riassunto  —  Sono  state  condotte  a  termine  indagini  floristiche  sul  complesso 
vulcanico  Somma- Vesuvio;  lo  studio  si  è  basato  su  raccolte  degli  AA.,  oltre  che  su 
quelle  di  Pasquale,  Gussone  ed  altri  conservate  nell’erbario  napoletano  (NAP), 
nonché  su  dati  bibliografici. 

Nel  complesso  vengono  elencate  906  entità,  115  delle  quali  nuove  per  il  Vesu¬ 
vio;  293  entità  segnalate  in  passato  non  sono  state  più  ritrovate. 

Risulta  evidente  una  «banalizzazione»  della  flora  che  gli  AA.  collegano  soprat¬ 
tutto  all’influenza  umana,  particolarmente  attiva  negli  ultimi  cinquant’anni  nell’area 
vesuviana. 

La  lettura  dello  spettro  biologico  e  la  corologia  delle  singole  entità  evidenziano, 
per  il  Vesuvio,  un  carattere  marcatamente  mediterraneo  della  sua  flora. 

La  bassa  percentuale  di  endemiche  riscontrata  viene  messa  in  relazione  alla 
recente  età  del  complesso. 

È  messo  anche  in  evidenza  come  il  numero  di  elementi  orientali  sia  alquanto 
ridotto  rispetto  alle  zone  montuose  più  vicine.  Tale  prerogativa  viene  giustificata  con 
la  posizione  isolata  di  questo  vulcano  in  riva  al  Tirreno  ma  anche  con  la  sua 
modesta  elevazione  oltre  che  con  la  natura  litologica  del  substrato  che  determina 
ampie  aree  prive  di  copertura  vegetale  specie  dagli  800  metri  alle  cime. 

Summary  —  The  flora  of  thè  volcanic  area  of  Mount  Vesuvius  (Naples)  was  stu- 
died.  The  investigation  was  based  on  thè  collections  of  thè  AA.,  on  bibliographic 
data  and  on  thè  specimens  of  Pasquale,  Gussone  and  other  students  from  herbaria 
(NAP)  of  thè  Department  of  Botany,  University  of  Naples. 

A  list  of  906  taxa  is  given,  115  of  which  are  new  records  for  this  area.  293  taxa 
that  have  been  previously  recorded  were  not  found  during  this  study. 


Key  Words:  Vascular  Flora,  Southern  Apennines,  Campania. 

(*)  Pubblicazioni  del  Gruppo  Biologia  Naturalistica  del  C.N.R.  -  Contratto 
n.  820311804. 

(**)  Istituto  di  Botanica  Generale  e  Sistematica.  Facoltà  di  Agraria.  1-80055 
Portici. 

(***)  Dipartimento  di  Biologia  Vegetale  dell’Università.  Via  Foria  223.  1-80139 
Napoli. 


4  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


It  is  pointed  out  that  thè  changes  which  occurred  in  thè  flora  of  thè  vesuvian 
area  have  resulted  in  thè  depauperization  of  its  flora.  This  is,  mainly,  due  principally 
to  thè  strong  disturbance  caused  by  human  activities  in  this  area  during  thè  last  fìfty 
years. 

Life-form  and  phytochorological  spectra  are  presented;  expressed  on  this  basis, 
thè  flora  of  Vesuvius  is  dominated  by  Mediterranean  components. 

A  few  endemie  taxa  may  be  found  in  thè  vesuvian  area;  it  is  suggested  that  thè 
young  age  of  this  volcanic  complex  may  be  responsible  for  this  fact. 

On  thè  basis  of  thè  floristic  composition,  a  low  number  of  eastern  species  has 
been  found  in  respect  of  thè  other  mountains  of  this  region.  This  seems  to  be  related 
to  thè  location  of  Vesuvius  on  thè  coast  of  thè  Thyrrenian  sea  and,  also,  is  apparently 
influenced  by  thè  sandy  texture  of  many  of  thè  soils  with  which  is  associated  a  very 
low  number  of  species  occurring  in  many  areas  at  an  altitude  of  more  than  800  m. 


Premessa 

La  natura  vulcanica  dell’area  e  le  molteplici  vicende  che  l’hanno  inte¬ 
ressata  nel  tempo  ci  hanno  indotti  ad  interessarci  del  popolamento  Vegetale 
del  complesso  Vesuvio-Monte  Somma.  A  ciò  siamo  stati  convinti  anche 
dalla  sua  ubicazione  e  dai  profondi  mutamenti  che,  tuttora  in  atto,  hanno 
condotto  a  situazioni  di  ambiente  se  non  proprio  uniche,  certamente  del 
tutto  particolari. 

La  notevole  portata  di  queste  trasformazioni  -  per  lo  più  riconducibili 
ad  un  massiccio  impatto  antropico  di  antica  data  -  ci  hanno  spinti  ad  intra¬ 
prendere  una  approfondita  indagine  floristica,  anche  per  un  confronto  con  i 
dati  ormai  antichi  di  Pasquale  (1840,  1869),  il  botanico  napoletano  cui  si 
deve  l’unica  organica  indagine  esistente  sulla  flora  del  Vesuvio. 

Lo  studio  ha  richiesto  oltre  cinque  anni  di  lavoro;  in  questo  lasso  di 
tempo  ha  preso  una  certa  consistenza  il  progetto  di  un  «Parco  Nazionale 
del  Vesuvio»  per  il  quale  questa  flora  rappresenta  adesso  uno  dei  punti  di 
riferimento  fondamentali. 

È  infatti  nostro  convincimento  che,  in  un’area  vulcanica,  l’adeguata 
conoscenza  di  ciascuna  componente  ambientale  sia  più  che  altrove  neces¬ 
saria  al  fine  della  razionale  gestione  di  un  territorio  particolare,  nel  quale,  a 
problemi  in  comune  con  altre  zone,  se  ne  sommano  di  specifici  tra  i  quali 
basterà  citare  solo  quello  della  salvaguardia  dal  rischio  di  fenomeni  eruttivi. 

Nella  speranza  che  il  nostro  lavoro  possa  essere  utile  anche  in  questo 
senso,  ci  auguriamo  che  le  misure  di  salvaguardia  proposte  per  il  com¬ 
plesso  Vesuvio-Monte  Somma  trovino  attuazione  in  tempi  ragionevoli  e 
che  gli  interessi  naturalistici  di  questa  zona  vengano  adeguatamente  tute¬ 
lati. 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  5 


L’ambiente  della  ricerca 

Il  sistema  Somma-Vesuvio 1  è  uno  strato-vulcano  a  recinto  ed  è  l’unico 
vulcano  ancora  attivo  dell’Europa  continentale.  Esso  si  eleva  nella  conca 
napoletana,  grande  area  di  sprofondamento  circondata  da  una  cerchia  di 
rilievi  costituiti  da  rocce  carbonatiche,  di  età  prevalentemente  mesozoica 
ed  originatisi  dalla  deformazione  della  originaria  «piattaforma  carbonatica 
campano-lucana»  (Fig.  1). 


Fig.  1.  -  Posizione  del  sistema  Somma-Vesuvio  nella  conca  napoletana. 


I  confini  dell’intero  complesso  seguono  a  SW  la  linea  di  costa  del 
Golfo  di  Napoli;  a  S  ed  a  E  si  identificano  con  la  piana  del  fiume  Sarno 
mentre  i  limiti  a  N,  W  e  NW  sono  segnati  dalla  pianura  tra  Napoli  e 
Caserta  e  dalla  depressione  del  Sebeto  che  si  incunea  tra  il  Somma-Vesuvio 
e  la  città  di  Napoli. 

In  quanto  alla  sua  forma,  l’edifìcio  vulcanico  risulta  costituito  da  una 
sola  unità  orografica  dalla  base  fino  a  circa  800  metri  di  quota;  più  in  alto 
esso  si  suddivide  in  due  cime,  una  delle  quali,  la  più  antica,  culmina  con  la 
Punta  del  Nasone  (m  1132)  ed  è  costituita  dai  resti  del  cratere  del  Somma. 
Al  centro  dell’anfiteatro  naturale  sorge  l’attuale  cono  del  Vesuvio  o  Gran 
Cono  Vesuviano  (m  1281).  Tra  le  due  vette  si  distende  una  profonda 

1  Ricordiamo  che  con  la  denominazione  Vesuvio,  Somma  e  Somma-Vesuvio  si 
intende  sempre  lo  stesso  vulcano;  più  precisamente  con  il  termine  Somma  si  indica 
ciò  che  resta  delfantico  edifìcio  vulcanico  che  fu  smantellato  a  SW  dall’eruzione  del 
79  d.C.  Il  toponimo  Vesuvio  viene  invece  usato  indifferentemente  tanto  per  l’intero 
complesso  quanto  per  il  solo  Gran  Cono  Vesuviano  sorto  al  centro  dell’antica  cinta 
craterica  del  Somma. 


6  M.  Ricciardi ,  C.  G.  Aprile ,  E  La  Fa /va  e  <7.  Caputo 


depressione  semicircolare  detta  Valle  del  Gigante,  suddivisa  in  Atrio  del 
Cavallo  e  Valle  dell’Inferno.  Un  altro  frammento  del  cratere  del  Somma  va 
a  costituire,  sul  lato  W,  il  Colle  dei  Canteroni  (m  609)  mentre  l’antico 
bordo  calderico  sepolto  fa  sentire  la  sua  influenza  sulla  morfologia  di  una 
vasta  area  dolcemente  degradante  sul  versante  SW  tra  i  500  ed  i  900  metri 
di  quota  detta  Piano  delle  Ginestre. 

Si  pensa  che  il  Gran  Cono  Vesuviano  sia  sorto  gradualmente  dopo 
l’eruzione  del  79  d.C;  esso  raggiunge  oggi  i  1281  metri  di  quota  ed  ha  alla 
base  un  diametro  di  circa  4  Km.  L’attuale  cratere  del  Vesuvio,  formatosi  al 
termine  dell’eruzione  del  1944,  ha  una  profondità  di  330  m  e  misura  al  suo 
bordo  superiore  circa  m  650  x  550.  Alla  sua  base  l’intero  rilievo  del  Som- 
ma-Vesuvio  ha  un  diametro  che  si  aggira  intorno  ai  15  km  (Fig.  2). 

A  determinare  la  fisionomia  generale  del  complesso  concorre  anche 
una  serie  di  conetti  avventizi  e  di  bocche  laterali,  frequenti  soprattutto  sui 
versanti  sud-occidentali.  Tra  queste  le  principali  sono  le  bocche  preisto¬ 
riche  del  litorale  presso  Torre  del  Greco,  quelle  dette  del  Viulo  e  di  Fossa- 
monaca  sopra  Torre  Annunziata  ed  il  conetto  avventizio,  anch’esso  preisto¬ 
rico,  dei  Camaldoli  di  Torre  del  Greco.  A  tempi  storici  risalgono  poi  la 
bocca  eccentrica  del  79  d.C.  ubicata  negli  scavi  di  Pompei,  una  serie  di 
bocche  apertesi  a  monte  di  Torre  del  Greco  negli  anni  1760,  1794  e  1861  e 
quelle  formatesi  nel  1906  sul  versante  E.  Alla  base  del  Gran  Cono  si  ele¬ 
vano  inoltre  le  cupole  laviche  del  Colle  Margherita,  formatasi  a  setten¬ 
trione  tra  il  1891  ed  il  1894,  del  Colle  Umberto,  sorto  tra  il  1895  ed  il  1899 
alle  spalle  del  Colle  dei  Canteroni  e  la  cupola  del  1937  sul  versante  E. 

Le  pendici  settentrionali  del  Somma  sono  percorse  da  profondi  valloni 
di  erosione;  la  loro  morfologia  si  presenta  pertanto  notevolmente  accidentata 
a  differenza  di  quanto  si  verifica  sui  versanti  meridionali  che  più  intensamente 
sono  stati  interessati  da  manifestazioni  eruttive  dopo  il  79  d.C. 

I  dati  stratigrafici  relativi  alle  aree  vulcaniche  napoletane  mettono  di 
norma  in  evidenza  una  successione  di  materiali  ascrivibili  al  Somma-Vesu- 
vio  alternati  a  prodotti  provenienti  dalle  eruzioni  flegree. 

I  prodotti  più  antichi  del  Somma  poggiano  su  questi  materiali  e  più 
precisamente  sull’ignimbrite  campana,  che,  circa  30.000  anni  fa,  diffonden¬ 
dosi  approssimativamente  su  7.000  Kmq,  ricoprì  una  gran  parte  dell’attuale 
Campania. 

Secondo  altri  Autori  (Rittmann  e  Ippolito,  1947)  i  prodotti  vulcanici 
più  antichi  che  si  rinvengono,  a  tetto  dei  sedimenti  terziari,  furono  prodotti 
da  un  centro  eruttivo  locale  che  esisteva  sotto  fattuale  Somma- Vesuvio.  A 
questo  primo  vulcano  della  regione  vesuviana  venne  dato  il  nome  di 
Somma  Primitivo. 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  7 


Fig.  2.  -  Altimetria  del  complesso  Somma-Vesuvio  e  colate  laviche  delle  più  recenti 
eruzioni. 


8  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Al  tetto  di  questi  materiali  si  trova  un  tufo  giallo  sicuramente  ascrivi¬ 
bile  al  tufo  giallo  napoletano,  tipico  prodotto  del  II  periodo  flegreo.  È  per¬ 
tanto  verosimile  che  all’attività  del  Somma  Primitivo  seguì  un  lungo 
periodo  di  quiete. 

Durante  il  terzo  periodo  flegreo  di  ebbe  la  ripresa  dell’attività  eruttiva 
con  emissione  di  colate  laviche,  scorie,  sabbie  e  ceneri  che  vengono  alla 
luce  solo  nei  valloni  più  incisi  delle  falde  esterne  del  M.  Somma  e  rappre¬ 
sentano  i  materiali  più  antichi  oggi  affioranti.  Questo  ciclo  eruttivo  che  fu 
presumibilmente  intenso  e  quasi  ininterrotto  o  con  brevi  periodi  di  quiete 
viene  indicato  come  periodo  del  Somma  Antico. 

Al  tetto  della  serie  del  Somma  Antico  sono  evidenti  i  segni  di  una 
intensa  erosione  e  disgregazione  superficiale  nonché  residui,  a  volte  note¬ 
voli,  di  terreno  vegetale;  sembra  pertanto  logico  supporre  che  si  sia  avuto 
un  nuovo  lungo  periodo  di  quiete. 

L’attività  riprese  in  seguito  con  una  eruzione  pliniana  che  segna 
l’inizio  di  un  nuovo  ciclo  che  viene  indicato  come  periodo  del  Somma 
Recente.  Nel  corso  di  tale  periodo  si  ebbero  almeno  tre  eruzioni  pli- 
niane  -  ad  eccezione  di  quella  del  79  d.C.  -  oltre  a  numerose  eruzioni 
terminali  e  laterali. 

L’attività  del  Somma  Recente  può  essere  quindi  divisa  in  tre  periodi 
ciascuno  dei  quali  iniziò  con  un’eruzione  pliniana. 

Di  particolare  intensità  si  presume  sia  stato  il  parossismo  che  segna 
l’inizio  del  terzo  periodo  del  Somma  Recente  e  che  dovette  verificarsi 
intorno  al  XII  secolo  a.C.  L’attività  di  questo  terzo  periodo  si  interruppe 
del  tutto  diversi  secoli  a.C.;  i  materiali  di  una  delle  ultime  eruzioni  seppel¬ 
lirono  infatti  un  gran  numero  di  manufatti  databili  all’VIII  secolo  a.C.  in 
prossimità  dell’attuale  S.  Marzano. 

A  questo  ciclo  eruttivo  seguì  un  nuovo  lungo  periodo  di  quiete  poi  inter¬ 
rotto  dalla  violenta  e  famosa  eruzione  del  79  d.C.  durante  la  quale  venne 
distrutta  la  cima  dell’apparato  eruttivo  e  si  formò  un  grande  cratere  ad  imbuto. 
In  seguito  le  pareti  di  tale  imbuto  crollarono  e  si  originò  così  la  caldera  di  spro¬ 
fondamento  che  ancora  oggi  si  osserva.  Dopo  un  periodo  di  esaurimento  abba¬ 
stanza  lungo  il  Vesuvio  si  risvegliò  e,  con  proiezioni  ed  effusioni,  costruì,  poco 
per  volta,  la  cima  oggi  denominata  Gran  Cono  Vesuviano. 

Per  alcuni  secoli  prima  della  storica  eruzione  del  79,  ricordata  da  Pli¬ 
nio  il  Giovane,  il  Somma  restò  quindi  del  tutto  inattivo;  questo  lungo 
periodo  di  quiete  fece,  a  quanto  pare,  persino  dimenticare  la  natura  vulca¬ 
nica  del  monte  a  cui  il  solo  Strabone,  nel  19  d.C.,  fa  cenno. 

Il  79  d.C.  segna  anche  l’inizio  dell’attività  storica  del  Vesuvio  propria¬ 
mente  detto,  attività  che  si  protrae  quindi  da  quasi  2000  anni. 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  9 


Per  i  primi  16  secoli  di  questo  periodo  non  si  dispone  però  di  una 
esauriente  documentazione  storica  che  consenta  di  valutare,  nel  suo 
insieme,  l’andamento  dell’attività  del  Vesuvio  né  si  conoscono  le  date  di 
tutte  le  sue  eruzioni.  È  peraltro  presumibile  che  questo  ciclo  eruttivo  sia 
durato  fino  alla  metà  del  XV  o  al  massimo  fino  al  XVI  secolo. 

Una  violenta  ripresa  dell’attività,  con  manifestazioni  prevalentemente 
effusive  segna,  nel  1631,  l’inizio  della  storia  «moderna»  del  Vesuvio.  Da 
allora  numerose  eruzioni,  di  intensità  e  durata  variabili,  si  sono  susseguite, 
a  brevi  intervalli  di  tempo,  fino  all’ultimo  periodo  di  attività  culminato  con 
il  parossismo  del  marzo  1944.  Tale  data  coincide  con  l’inizio  dell’attuale 
periodo  di  quiete  che  si  protrae  pertanto  da  oltre  quaranta  anni  ed  è  il  più 
lungo  che  si  sia  avuto  dopo  il  1631. 

Al  momento  il  Vesuvio  è  interessato,  in  superficie,  solo  da  una 
discreta  attività  fumarolica  localizzata  in  corrispondenza  di  alcune  aree 
interne  del  cratere. 

Per  riferimenti  più  dettagliati  sull’ambiente  fìsico  e  sul  vulcanesimo 
nella  zona  vesuviana  si  rimanda  alla  ricca  bibliografìa  sull’argomento  ed  in 
particolare  ai  lavori  di  Alfano  e  Friendlander  (1929),  Di  Girolamo 
(1968),  Imbó  (1984),  Rittmann  e  Ippolito  (1947). 


Clima 

Il  complesso  Somma-Vesuvio,  per  la  sua  posizione  al  centro  del  golfo 
di  Napoli  e  la  sua  modesta  elevazione,  gode  di  un  clima  abbastanza  mite 
caratterizzato  da  differenze  di  temperature  e  di  piovosità  poco  marcate  alle 
diverse  quote  e  sui  differenti  versanti. 

Le  stazioni  meteorologiche  presenti  nell’area  vesuviana  sono  ubicate 
quasi  esclusivamente  sulle  pendici  sud-occidentali  del  vulcano;  esse  sono 
inoltre  localizzate  a  quote  comprese  tra  i  20  ed  i  100  m  sul  mare  ad  ecce¬ 
zione  di  quella  dell’Osservatorio  Vesuviano  (m  612). 

Sulla  base  dei  dati  disponibili  è  stato  pertanto  possibile  tracciare  i 
lineamenti  fondamentali  del  clima  della  zona. 

I  diagrammi  di  Walter  e  Lieth  costruiti  su  tali  dati  (Fig.  3)  si  riferiscono 
alle  stazioni  di  Portici  (82  m.s.m.)  e  dell’Osservatorio  Vesuviano  (612  m.s.m.). 

L’esame  dei  due  grafici  evidenzia,  in  entrambe  le  stazioni,  come  era 
logico  attendersi,  un  clima  con  accentuati  caratteri  di  mediterraneità.  La 
piovosità  si  aggira  intorno  ai  1000  mm  annui  per  entrambe  le  stazioni  con  mas¬ 
simi  in  Novembre  (145  mm  a  Portici  e  141  mm  all’Osservatorio  Vesuviano)  e 
minimi  in  Luglio  (15  mm  a  Portici  e  19  mm  all’Osservatorio  Vesuviano). 


10  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


PORTICI  (  m  82  ) 


15,8°  1058  mm 


OSSERVATORIO  VESUVIANO  (m  612)  13,2°  960  mm 

[1926  -  1950] 


Fig.  3.  -  Diagrammi  pluviotermici  relativi  alle  stazioni  di  Portici  e  dell’Osservatorio 
Vesuviano. 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  11 


Per  quel  che  attiene  all’andamento  delle  temperature  le  medie  mensili 
presentano  il  loro  massimo  in  Luglio  (21°, 6)  all’Osservatorio  Vesuviano  ed 
in  Agosto  (24°, 2)  a  Portici;  il  minimo  cade  in  Gennaio  per  entrambe  le  sta¬ 
zioni  con  5°, 7  all’Osservatorio  Vesuviano  e  8°, 6  a  Portici. 

Per  chiarire  ulteriormente  il  quadro  delle  condizioni  climatiche  della 
zona  riportiamo  (Tab.  1)  i  valori  medi  mensili  delle  precipitazioni  relativi 
al  venticinquennio  1926-50  editi  dal  Ministero  dei  Lavori  Pubblici-Servi¬ 
zio  Idrografico  (1958).  A  Portici  le  pioggie  oscillano  tra  un  massimo  di 
1346  mm  annui  ed  un  minimo  di  736  mm;  i  valori  più  frequenti  non  si 
discostano  tuttavia  dai  1000  mm.  All’Osservatorio  Vesuviano  le  precipita¬ 
zioni  vanno  da  un  massimo  di  1427  mm  ad  un  minimo  di  685  mm.  Queste 
differenze,  assai  poco  marcate  tra  le  due  stazioni,  sono  la  conseguenza 
della  notevole  vicinanza  delle  due  località  (5  Km  in  linea  d’aria)  e  soprat¬ 
tutto  della  modesta  differenza  di  quota  (530  m). 

Rilievo  assai  scarso  rivestono  le  precipitazioni  nevose  che  solo  nei 
mesi  tra  Dicembre  e  Marzo  interessano  quasi  esclusivamente  le  quote 
superiori  ai  1000  m;  in  ogni  caso  la  neve  permane  solo  pochi  giorni.  Anche 
per  quel  che  riguarda  le  temperature,  pur  non  essendo  disponibili  dati 
molto  dettagliati,  si  può  affermare  che  le  differenze  alle  diverse  quote  sono 
poco  accentuate.  Infatti  la  media  annuale  è  di  15°, 8  a  Portici  e  di  13°, 2 
all’Osservatorio  Vesuviano  mentre,  per  le  stesse  località,  si  registrano 
rispettivamente  medie  minime  di  8°, 6  e  5°,8  e  massime  di  24°, 2  e  21°, 7. 


TABELLA  I 

Valori  medi  mensili  delle  precipitazioni  relativi  al  periodo  1926-50  a  Portici 
ed  alfOsservatorio  Vesuviano 


Stazione 

G 

F 

M 

A 

M 

G 

L 

A 

s 

0 

N 

D 

Portici  (m  82) 

123 

123 

86 

74 

62 

36 

19 

30 

69 

131 

160 

146 

Osservatorio 

vesuviano  (m  612) 

100 

101 

73 

71 

66 

34 

19 

26 

71 

128 

137 

134 

Idrografia 

L’estremo  grado  di  permeabilità  degli  orizzonti  più  superficiali  del 
suolo  in  tutta  l’area  vesuviana  fa  sì  che  le  acque  di  pioggia  vengano,  nel 
corso  stesso  delle  precipitazioni,  immediatamente  avviate  verso  gli  strati 
profondi  determinando  la  totale  assenza  di  una  rete  idrica  di  superficie. 


12  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G,  Caputo 


Solo  nel  corso  delle  pioggie  torrenziali,  frequenti  soprattutto  in  autunno, 
sono  possibili  fenomeni  di  ruscellamento  che,  assumendo  non  di  rado 
anche  carattere  torrentizio,  giocano  un  ruolo  non  indifferente  nell’erosione 
e  nel  modellamento  specie  delle  pendici  più  acclivi. 

In  conseguenza  di  ciò  anche  la  falda  freatica  è,  di  regola,  piuttosto  pro¬ 
fonda;  situazioni  di  falda  più  superficiale  si  possono  comunque  verificare 
ma  solo  dove,  agli  strati  superficiali  permeabili,  fanno  seguito,  a  piccola 
profondità,  strati  compatti  di  lava. 

A  causa  di  queste  particolarità,  anche  le  sorgenti  sono  quasi  del  tutto 
assenti;  solo  in  alcune  località  del  versante  N  del  Somma  affiora  qua  e  là 
qualche  risorgiva  di  una  certa  entità.  Si  tratta,  peraltro,  di  fenomeni  di  limi¬ 
tata  importanza  per  quel  che  riguarda  il  bilancio  idrico  del  complesso  Som- 
ma-Vesuvio,  bilancio  che  resta  anche  perciò  sempre  deficitario. 


L’esplorazione  floristica  del  Vesuvio 

Le  più  antiche  notizie  sulle  piante  del  Vesuvio  si  trovano  già  in  quei 
documenti  nei  quali  ci  è  stata  tramandata  la  storia  degli  eventi  che, 
all’ombra  di  questo  vulcano,  si  sono  susseguiti  a  partire  dagli  albori  della 
civiltà  greco-romana  attraverso  il  Medioevo  e  fino  al  secolo  XVIII. 

Altra  testimonianza  del  tutto  particolare  è  poi  rappresentata  dai  resti 
di  vegetali,  per  lo  più  carbonizzati,  che,  sepolti  dall’eruzione  del  79  a.C, 
sono  stati  riportati  alla  luce  nel  corso  degli  scavi  archeologici.  L’esame  di 
questi  reperti  ha  consentito  ad  alcuni  Autori  (Ricciardi  e  Aprile,  1978; 
Meyer,  1980)  di  fornire  una  serie  di  indicazioni  sulla  presumibile  presenza 
di  un  certo  numero  di  entità  nell’area  vesuviana  nel  I  secolo  d.C. 

Le  più  antiche  citazioni  floristiche  per  il  Vesuvio,  riguardanti 
peraltro  pochissime  entità,  risalgono  ai  prelinneani  (Imperato,  1599; 
Colonna,  1616),  mentre  i  primi  ragguagli  di  una  certa  consistenza  sulla 
flora  del  complesso  Vesuvio-Monte  Somma  sono  quelli  pubblicati  da 
Tenore  nella  Flora  Napolitani  (1811-38),  nella  Sylloge  (1831)  e  nel  reso¬ 
conto  delle  escursioni  da  lui  effettuate  nell’anno  1825  nei  dintorni  di 
Napoli  (1832). 

La  vicinanza  all’Ateneo  napoletano  ha  fatto  si  che  numerosi  botanici 
dell’Ottocento  erborizzassero  sul  Vesuvio;  tuttavia  il  solo  Pasquale  (1840, 
1869)  pubblica  due  contributi  molto  dettagliati.  Di  questi  due  lavori 
abbiamo  tenuto  conto  soprattutto  del  secondo  in  quanto  esso  costituisce  in 
effetti  un  rifacimento  del  primo  con  molte  opportune  precisazioni  e  addirit¬ 
tura  non  poche  rettifiche  di  errori. 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  13 


Altre  citazioni  floristiche  sono  dovute  a  Licqpoli  (1873),  limitata- 
mente  alle  Crittogame,  ed  a  Bacca  rimi  (1881)  che  riporta  un  semplice 
elenco  di  specie  chiaramente  ripreso  dai  lavori  di  Pasquale  (1840,  1869)  e 
che  a  questi  praticamente  nulla  aggiunge. 

Ben  poco  di  nuovo  apportano  alla  conoscenza  della  flora  del  Vesuvio  i 
contributi  parziali  di  Comes  (1887)  e  Martelli  e  Tanfani  (1892),  mentre 
Migliorato  (1896,  1897)  pubblica  alcune  nuove  segnalazioni  riprenden¬ 
dole  quasi  integralmente  da  un  elenco  manoscritto  e  da  alcune  annotazioni 
che  lo  stesso  Pasquale  aveva  apposto  in  calce  ad  una  copia  della  sua  Flora 
Vesuviana. 

A  partire  dal  1897  e  fino  a  tut. foggi,  gli  studi  sulla  flora  della  zona 
sono  stati  quasi  del  tutto  abbandonati.  Un  certo  numero  di  citazioni  flori¬ 
stiche  si  ritrovano  peraltro  in  due  brevi  contributi  di  De  Rosa  (1906,  1907) 
e  nei  lavori  a  carattere  vegetazionale  di  Agostini  (1952,  1959,  1975)  e 
Ricciardi  (1972). 

La  flora  del  Vesuvio,  sufficientemente  illustrata  dall’opera  dì  Pasquale 
(IL  ce.),  ha  subito  non  poche  variazioni  nel  corso  di  quest’ ultimo  secolo.  Si 
tratta  di  mutamenti  le  cui  cause,  pur  essendo  in  buona  parte  collegate  ai 
fenomeni  eruttivi,  vanno  soprattutto  ricercate  nelle  profonde  alterazioni 
ambientali  determinate  da  un  impatto  antropico  di  portata  veramente  ecce¬ 
zionale. 

In  questo  lavoro  perciò,  oltre  a  fare  il  punto  sulla  situazione  attuale, 
abbiamo  inteso  anche  evidenziare  le  non  poche  differenze  esistenti  tra  il 
popolamento  vegetale  di  oggi  e  quello  di  pochi  decenni  fa. 


Elenco  floristico 

Nell’elenco  floristico  l’ordinamento  seguito  è  quello  adottato  da  Pignatti 
(1982);  anche  per  la  nomenclatura  ci  siamo  riferiti,  in  linea  di  massima, 
allo  stesso  A.,  salvo  in  alcuni  casi  nei  quali  ci  è  sembrato  opportuno  disco¬ 
starcene.  In  questi  casi  è  stato  indicato  tra  parentesi  quadre,  come  sino¬ 
nimo,  il  binomio  riportato  in  Pignatti  (Le.);  in  poche  altre  occasioni,  il 
sinonimo  è  stato  citato  ai  fini  di  una  più  agevole  lettura.  Per  quanto  attiene 
alla  nomenclatura  delle  Pteridofite  abbiamo  fatto  riferimento  a  Ferrari  ni 
et  al.  (1986).  Nella  stesura  del  lavoro  abbiamo  fatto  poi  largo  ricorso  a  con¬ 
tributi  specifici  oltre  che  alle  opere  di  Fiori  e  Paoletti  (1896-1908),  Hegi 
(1906-31),  Fiori  (1923-29),  Hayek  (1924-32),  Maire  (1952-67),  Quezel  e 
Santa  (1962-63),  Tutin  et  al.  (1964-80),  Ehrendorfer  (1967),  Greuter  e 
Regi  unger  (1967),  Zangheri  (1976). 


14  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Per  le  entità  già  segnalate  in  precedenza  sono  stati  anche  indicati  gli 
AA.  delle  citazioni  e  Panno  della  relativa  pubblicazione;  i  nomi  di  questi 
AA.  sono  stati  abbreviati  come  segue: 

Ag.  =  Agostini,  Bacc.  =  Baccarini,  Co.  =  Comes,  Der.  =  De  Rosa, 
Lic.  =  Licopoli,  Mart.  e  Tanf.  =  Martelli  e  Tanfani,  Migl.  =  Migliorato, 
Pasq.  =  Pasquale  G.  A.,  Ricc.  =  Ricciardi,  Ter  =  Tenore  M. 

Nei  casi  incerti  e  dove  ciò  è  stato  possibile  le  citazioni  dubbie  sono 
state  sottoposte  a  controllo  mediante  indagini  d’erbario.  Di  particolare  uti¬ 
lità  si  sono  rivelati,  in  questo  senso,  l’Erbario  Generale  del  Dipartimento  di 
Biologia  Vegetale  dell’Università  di  Napoli,  la  collezione  Tenore  e  soprat¬ 
tutto  la  collezione  Pasquale2.  Il  materiale  di  quest’ultima  raccolta  si  è  rive¬ 
lato  particolarmente  utile  consentendoci  sia  di  confermare  la  presenza 
all’epoca  di  alcune  entità  oggi  scomparse  sia  di  rettificare  varie  citazioni 
rivelatesi  inesatte. 

Nell’elenco  un  asterisco  (*)  precede  le  entità  da  noi  raccolte  od  osser¬ 
vate  e  che  non  risultano  segnalate  in  precedenza;  in  corsivo  sono  a  loro 
volta  indicate  quelle  entità  che,  riportate  in  letteratura,  non  sono  state  da 
noi  più  ritrovate.  In  entrambi  i  casi  un  tondino  (  o  )  che  precede  il  binomio 
sta  ad  indicare  l’esistenza  di  un  corrispondente  saggio  d’erbario. 

Le  singole  entità  da  noi  ritrovate  sono  seguite  dalla  forma  e  sotto¬ 
forma  biologica  abbreviate  secondo  il  seguente  prospetto: 


p 

m 

Macro-,  Meso-,  Micro- 

G 

b 

Geophyta  bulbosa 

Phanerophyta 

G 

rh 

» 

rhizomatosa 

p 

n 

Nanophanerophyta 

G 

rtb 

» 

radicitubera 

p 

1 

Phanerophyta  Lanosa 

G 

par 

» 

parasitica 

Ch  suff 

Chamaephyta  suffrutescentia 

T 

er 

Terophyta 

erecta 

Ch  rept 

»  reptantia 

T 

scd 

» 

scandentia 

Ch 

succ 

»  succulentia 

T 

ros 

» 

rosulata 

H 

caesp 

Hemicryptophyta  caespitosa 

T 

rept 

» 

reptantia 

H 

scap 

»  scaposa 

T 

succ 

» 

succulenta 

H 

ros 

»  rosulata 

T 

par 

» 

parasitica 

H 

rept 

»  reptantia 

Hyd  nat 

Hydrophyta  natantia 

H 

scd 

»  scandentia 

Hyd  rad 

» 

radicantia 

H 

bien 

»  biennia 

Hel 

Helophyta 

Sono  anche  indicate,  per  le  entità  che  abbiamo  ritrovato,  le  categorie 
corologiche  di  appartenenza;  ci  siamo  per  esse  attenuti,  in  linea  di  mas- 

2  Per  le  citazioni  relative  a  tali  raccolte  saranno  adottate  d’ora  innanzi  le  seguenti 
abbreviazioni:  HG  =  Erbario  Generale;  HT  =  Collezione  Tenore;  HP  -  Collezione 
Pasquale. 


La  flora  del  Somma- Vesuvio  15 


sima,  allo  schema  proposto  da  Pignatti  (1982),  schema  che  riportiamo  qui 
appresso  e  nel  quale  le  lievi  modifiche  apportate  non  alterano  sostanzial¬ 
mente  le  vedute  dell’ A. 

Endem.  —  Specie  esclusive  del  territorio  italiano  o  presenti  anche  su  aree 
ridotte  in  territori  limitrofi. 

—  Steno-Medit.  —  Specie  distribuite  lungo  le  coste  del  Mediterraneo. 

—  Euri-Medit .  —  Specie  distribuite  lungo  le  coste  del  Mediterraneo  ma  con 
ampie  irradiazioni  verso  Finterno, 

—  Medit.  Moni.  —  Specie  delle  montagne  cìrcummediterranee  dell’Europa 
e  dell’ Africa. 

—  Eurasiat.  —  Specie  presenti  nelFEurasia  ulteriormente  suddivise  come 
segue: 

-  Paleotemp.  —  Eurasiatiche  presenti  anche  nel  N  Africa. 

—  Eurasiat,  —  Eurasiatiche  in  senso  stretto  dall’Europa  al  Giappone. 

-  Sudeurop.-Sudsiber.  —  Regioni  calde  dell’Europa  e  fascia  arida  della 
Siberia  meridionale. 

—  Europeo-Caucas.  —  Diffuse  in  Europa  e  sul  Caucaso. 

““  Centroeurop.  —  Europa  temperata  dalla  Francia  alFUcraina. 

—  SE-Europ ,  —  Soprattutto  nella  regione  Carpatico- Danubiana. 

—  Atl  -  Areale  centrato  sulle  coste  atlantiche  dell’Europa;  è  presente  solo 
la  seguente  sottodivisione: 

—  Subatl.  —  Europa  occidentale  e  anche  più  ad  oriente  nelle  zone  a 
clima  suboceanico. 

—  Omf  S-Europ.  —  Diffuse  sui  rilievi  dell’Europa  meridionale  con  le 
seguenti  sottodivisioni: 

-  Omf.  S-Europ.  —  Dalla  penisola  iberica  ai  Balcani  ed  eventualmente 
Caucaso  ed  Anatolia, 

-  Omf.  Centroeurop.  —  Alpi,  Giura,  Carpazi  ed  anche  catene  più  meri¬ 
dionali. 


16  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


—  Boreali  —  A  diffusione  nordica  con  le  seguenti  sottodivisioni: 

-  Circumbor.  —  Zone  fredde  e  temperato-fredde  dell’Eurasia  e  del  Nor- 
damerica. 

-  Eurosib.  —  Zone  fredde  e  temperato-fredde  dell’Eurasia. 

—  Gruppi  ad  ampia  distribuzione: 

-  Pantrop.  —  Fascia  tropicale  delPEurasia,  Africa  ed  America. 

-  Medit.-Turan.  —  Zone  desertiche  e  subdesertiche  dal  bacino  del  Medi- 
terraneo  all’Asia  Centrale. 

-  Subcosmop.  —  In  quasi  tutte  le  zone  del  mondo,  ma  con  ampie 
lacune. 

-  Cosmop.  In  tutte  le  zone  del  mondo  senza  lacune. 

-  Avv.  —  Avventizie. 

-  Cult.  —  Coltivate. 

Altre  indicazioni  di  carattere  corologico  che  non  figurano  tra  quelle 
innanzi  riportate  e  che  si  riferiscono  ad  un  ridotto  numero  di  entità  o  addi¬ 
rittura  ad  entità  singole  non  sono  state  incluse  nello  schema  in  quanto  ad 
esso  agevolmente  riconducibili  o  comunque  di  facile  interpretazione. 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  17 


PTERID  OPH YTA 


Selaginellaceae 

Selaginella  denticulata  (L.)  Spring  —  Ch  rept  —  Steno-Medil  —  Rupi  umide.  Fosso 
della  Vetrana,  m  400;  Colle  dei  Canteroni,  m  450,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Via  Salvatore  ai  Tironi  e  Camaldoli  della  Torre  (Pasq.,  1869, 
sub  Lycopodium  dentimi atum);  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Lycopodium  dentìcula- 
tum ;  Co.,  1887,  sub  Lycopodium  denticulatum ). 


Ophioglossaceae 


Ophioglossum  lusitanicum  L. 

Sabbie  marittime.  Portici,  Torre  del  Greco  e  Torre  Annunziata  (Ten,  1831);  Gra¬ 
natene  (Pasq.,  1869). 


Sinopie  ridaceae 

Cheilanthes  maderensis  Lowe  [ Cheìlanthes  pteridioides  (Reichard)  C.  Chr.  nom. 
reji.  prop.]  —  H  ros  —  Steno-Medit.-Turan.  —  Muri  a  secco  e  rupi  laviche.  Lagno 
di  Casacampora,  m  100;  Cappella  Vecchia,  m  160. 

Segnalaz.  preced.:  alle  falde  del  Vesuvio  (Ten.;  1832,  sub  Adiantum  odo  rum): 
Strada  Vecchia  del  Salvatore,  S.  Vito,  Tirone  e  Vallone  dei  Tironcelli  di  Torre  del 
Greco  (Pasq.,  1869,  sub  Ch.  odora);  S.  Vito,  Ercolano,  Cappuccini  di  Torre  del 
Greco  (Lic.,  1873,  sub  Ch.  odora);  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Ch.  odora;  Co., 
1887,  sub  Ch.  odora);  Strada  del  Salvatore,  S.  Vito  (Ag.,  1959,  sub  Ch.  odora  var. 
achrostica);  Lave  del  1858  (Ag.,  1975,  sub  Ch.  fragrane). 


Adiantaceae 

Adiantum  capillus-veneris  L.  —  G  rh  --  Pantrop.  —  Rocce  laviche  e  anfratti  umidi. 
Sorgenti  delPOlivella,  m  380;  interno  del  cratere,  m  1100,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  lungo  le  strade  (Pasq.,  1869);  zona  inferiore  (Lic  ,  1873);  Vesu¬ 
vio  (Bacc.,  1881;  Co.,  1887). 


Pteridaceae 

*  Pterls  vìttata  L,  H  ros  —  Pantrop.  —  Rupi  umide  presso  le  fumarole.  Interno  del 
cratere,  m  1100. 


18  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V.  La  Valva  e  G.  Caputo 


Gymnogrammaceae 

Anogramma  leptophylla  (L.)  Link  —  T  er  —  Cosmop.  —  Ambienti  rupestri  e  muri  a 
secco.  Cappella  Vecchia,  m  150;  Strada  Vesuviana,  m  375;  Fosso  della  Vetrana,  m 
400;  Pescinale,  m  500,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  nei  luoghi  ombrosi  (Pasq.,  1869,  sub  Grammitis  leptophylla ); 
alle  falde  del  monte  (Lic.,  1873,  sub  Grammitis  leptophylla );  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  Grammitis  leptophylla ;  Co.,  1887,  sub  Gymnogramma  leptophylla );  lave 
del  1858  (Ag.,  1975). 


Hypolepidaceae 

Pteridium  aquilinum  (L.)  Kuhn  subsp.  aquilinum  —  G  rh  —  Cosmop.  —  Boscaglie  e 
terreni  sterili.  M.  Somma,  m  300-700;  Bocche  del  1861,  m  350;  Pescinale,  m  500; 
Colle  dei  Canteroni,  m  550;  Atrio  del  Cavallo,  m  850;  Gran  Cono  Vesuviano, 
m  1060. 

Segnalaz.  preced.:  Somma  e  Monticelli  di  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869,  sub  Pteris 
aquilina );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Pteris  aquilina );  Camaldoli  di  Torre  del 
Greco,  m  150,  Casa  Sorrentino,  m  270,  Bosco  Casoria,  m  310,  Cognoli  di  Giacca, 
m  680  (Ag.,  1975). 


Aspleniaceae 

Asplenium  trichomanes  L.  subsp.  quadrivalens  D.  E.  Meyer  —  H  ros  —  Cosmop.  — 

Lave  e  suoli  lapidici.  Lave  del  1858,  m  375;  M.  Somma,  m  600-900,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  sulle  lave  (Pasq.,  1869,  sub  A.  trichomanes );  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  A.  trichomanes ;  Co.,  1887  sub  A.  trichomanes );  lave  del  1858  (Ag., 
1975,  sub  A.  trichomanes). 

Alcuni  esemplari  raccolti  sul  M.  Somma,  per  le  ridotte  dimensioni  e  per  le 
squame  dei  rizomi  più  piccole,  sembrano  avvicinarsi  alla  subsp.  trichomanes. 

*  Asplenium  obovatum  Viv.  —  H  ros  —  Steno-Medit.  —  Fessure  delle  rupi  laviche.  M. 
Somma,  m  1100. 

Asplenium  adiantum-nigrum  L.  —  H  ros  —  Paleotemp.  e  Subtrop.  —  Tra  le  rocce  e 
negli  ambienti  sassosi.  Valle  del  Gigante,  m  900. 

Segnalaz.  preced.:  sulle  rupi  e  macerie  (Pasq.,  1869);  nelle  zone  inferiori  e  media 
(Lic.,  1873);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Parco  Gussone,  Bosco  di  Catena,  Camaldoli 
di  Torre  del  Greco  (Der.,  1906). 

Asplenium  onopteris  L.  —  H  ros  —  Subtrop.  —  Stazioni  rupestri.  La  Pagliara,  m  300; 
Colle  dei  Canteroni,  m  450;  Pescinale  m  450;  M.  Somma,  m  400-700;  Piano  delle 
Ginestre,  m  500;  Atrio  del  Cavallo,  m  850;  Cognoli  di  S.  Anastasia,  m  1100. 
Segnalaz.  preced.:  rupi  e  macerie  (Pasq.,  1869,  sub  A.  adiantum-nigrum  var.  acu- 
tum)\  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  Casa  Sorrentino,  m  270,  Bosco  Caso¬ 
ria,  m  310,  Cognoli  di  Giacca,  m  680  (Ag.,  1975). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  19 


Aspleniiim  septeutrlonale  (L.)  HofFm.  subsp.  septentrionale  —  H  ros  —  Circumbor. 

-  Fessure  delle  rocce  laviche.  Valle  del  Gigante,  m  800. 

Ceterach  officinarum  Willd.  supsp.  offtdnarum  —  H  ros  —  Eurasiat.  —  Lave  e  muri 
a  secco.  Lave  del  1858,  m  375;  Piano  delle  Ginestre,  m  490;  Pescinale,  m  560; 
Valle  del  Gigante,  m  900,  ecc. 

Segnalaz.  precede  frequente  (Paso,,  1869);  zone  alte,  base  del  cono,  Punta  del 
Nasone  (Lic.,  1873,  sub  Gymnogramme  ceterach );  Vesuvio  (Bacc.,  1881;  Co., 
1887);  Osservatorio  (Ber.,  1906);  Lave  del  1858,  m  250  (Ag.,  1975). 

Ceterach  offici namni  Willd.  subsp.  bivalens  D.  E.  Meyer  [C.  javorkeanum  (Vida) 
Soó]  -  H  ros  —  Europ.  —  Ambienti  rupestri.  Strabello  demaniale,  m  600;  Atrio 
del  Cavallo,  m  850. 

Segnalaz.  precede  Vesuvio  (Zangheri,  1976;  Pignatte,  1982). 


Aihyriaceae 

Cystopterls  fragilis  (L.)  Bernh.  —  G  rh  —  Cosmop.  —  Boschi  e  boscaglie  di  latifo¬ 
glie.  Cognoli  dì  S.  Anastasia,  m  1035. 

Segnalaz.  preced.:  Punta  del  Nasone  al  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881). 


Aspidiaceae 

Polystichum  setiferum  (Forsskàl)  T.  Moore  ex  Woynar  -  G  rh  —  Circumbor.  - 
Boschi  misti.  M.  Somma,  m  700;  Valle  del  Gigante,  m  900. 

Segnalaz.  preced.:  Carnai  doli,  Canteroni,  Somma  (Pasq.,  1869,  sub  Aspidium  acu¬ 
te  a  rum);  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Aspidium  acuìeatum );  Camaldoli  di  Torre  del 
Greco  (Ber.,  1906,  sub  Aspidium  acuìeatum). 

Dryopteris  filix-mas  (L.)  Schott  —  G  rh  —  Subcosmop.  —  Pinete  e  boschi  di  latifo¬ 
glie.  Piano  delle  Ginestre,  m  500;  M.  Somma,  m  700. 

Vesuvio,  s.  d..  Pasquale  (HP!,  sub  Aspidium  pallidum). 

Dryopteris  pallida  (Bory)  Maire  et  Petitm.  subsp.  pallida. 

Vallacele  ombrose.  Cappella  di  S.  Vito,  M.  Somma  e  S.  Anastasia  (Pasq.,  1869, 
sub  Aspidium  pallidum). 

Riportiamo  con  qualche  incertezza  queste  segnalazioni  di  Pasquale  (1869); 
nell’Erbario  Pasquale  l’unico  saggio  attribuito  a  questa  entità  (Vesuvio,  s.  d..  Pa¬ 
squale ,  HP!,  sub  Aspidium  pallidum)  corrisponde  in  effetti  a  Dryopteris  filix-mas. 


POLYPODIACEAE 

Polypodmm  cantbricum  L.  subsp.  serrulatum  (Sch.  ex  Arcangeli)  Pie.  Ser.  [P. 
australe  Fée]  ~  •  G  rh  -  •  Euri-Medit.  —  Rupi,  muri  ombrosi  e  spesso  epifita.  Por¬ 
tici:  Parco  Gussone,  m  50-90;  Cappella  Vecchia,  m  150;  Piano  delle  Ginestre,  m 
500;  Atrio  del  Cavallo,  m  850,  ecc. 


20  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Polypodium  vulgare  L. 

Fosso  Faraone  S.  Sebastiano  al  Vesuvio,  luoghi  sassosi  (Pasq.,  1869;  Lic.,  1873); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881;  Co.,  1887). 

Segnalazione  dubbia  da  riferire  verosimilmente  alla  specie  precedente. 


GYMNOSPERMAE 


PlNACEAE 

Pinus  pinaster  Aiton.  subsp.  pinaster  —  P  m  —  W-Medit.(Steno-)  —  Rimboschi¬ 
menti.  Stradello  demaniale,  m  650;  Colle  Umberto,  m  700. 

Segnalaz.  preced.:  coltivato  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Foresta  Tirone, 
m  640  (Ag.,  1975). 

Pinus  nigra  Arnold  subsp.  nigra  —  P  m  —  Illirico  —  Rimboschimenti.  Atrio  del 
Cavallo,  m  850;  Colle  Umberto,  m  900. 

Segnalaz.  precede  Colle  Umberto  (Ricc.,  1972). 

Pinus  halepensis  Miller  —  P  m  —  Steno-Medit.  —  Pinete  e  coltivato  presso  le  abita¬ 
zioni.  Valle  dell’Orso,  m  150;  Foresta  Tirone,  m  400-600,  ecc. 

Segnalaz.  precede  nei  giardini  e  nei  parchi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Pinus  pinea  L.  —  P  m  —  Euri-Medit.  —  Forma  estesi  boschi  di  origine  antropica 
più  di  frequente  sui  versanti  S  e  W. 

Segnalaz.  precede  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1868);  Torre  del  Greco  a  Monticello,  ai 
Camaldoli  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Piano  delle  Ginestre  (Rice., 
1972);  Piano  delle  Ginestre,  m  650,  Atrio  del  Cavallo,  m  950  (Ag.,  1975). 


CUPRESSACEAE 

Cupressus  sempervirens  L.  —  P  m  —  E-Medit.  (Euri-)  —  Coltivato  per  ornamento. 
Torre  del  Greco:  Villa  delle  Ginestre,  m  120. 

Segnalaz.  preced.:  coltivato  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


ANGIOSPERMAE 

DICOTYLEDONEAE 

Salicaceae 

Salix  alba  L.  subsp.  vitellina  (L.)  Arcangeli  —  P  m  —  Paleotemp.  —  Margini  dei 
coltivi.  Colle  dei  Canteroni,  m  350;  tra  Torre  del  Greco  e  Portici,  100  m,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  coltivato  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  S .  alba). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  21 


Salix  cinerea  L. 

Fruticeti  e  margini  dei  campi.  Vallone  dei  Tironcelli  a  Torre  del  Greco,  Pompei, 

Somma.  (Pasq.,  1869  sub  S.  caprea  fo.  co  ns  tri  et  a). 

Salix  aurita  L. 

Luoghi  selvatici.  M.  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 
Segnalazione  dubbia  da  riferire  quasi  sicuramente  all’entità  seguente.  Nell’Erba- 
rio  Pasquale  l’unico  saggio  attribuito  a  S.  aurita  (Somma,  s.  d..  Pasquale ,  HP!)  cor¬ 
risponde  a  S.  caprea  come  già  Grande  annota. 

°  Salix  caprea  L.  —  P  m(n)  —  Eurasiat.  —  Boscaglie  e  fruticeti.  M.  Somma,  m  500; 
Pescinale,  m  500;  Valle  del  Gigante,  m  850,  Gran  Cono  Vesuviano:  versante  N,  m 
1150. 

Segnalaz.  preced.:  Vallone  dei  Tironcelli  a  Torre  del  Greco,  Pompei,  Somma 
(Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Fosso  della  Vetrana  (Ricc.,  1972);  Atrio  del 
Cavallo,  14.IV.1868,  Pasquale  (HP!);  M.  Somma,  16.V.1868,  Pasquale  (HP!);  Torre 
del  Greco,  25.V.1868,  Pasquale  (HP!). 

Populus  alba  L.  —  P  m(n)  Paleotemp.  —  Forre  e  siepi.  Pescinale,  m  300;  Vallone 
di  Pollena,  m  350;  M.  Somma:  sorgenti  dell’Olivella,  m  500. 

Segnalaz.  preced.:  M.  Somma,  scesa  di  Vetrana  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881);  Osservatorio  (Ber.,  1906). 

Populus  tremula  L.  —  P  m  —  Eurosib.  —  Boscaglie  e  valloni  umidi.  M.  Somma,  m 
500-950;  Pescinale,  m  600;  Gran  Cono  Vesuviano,  m  1000. 

Segnalaz.  preced.:  M.  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Populus  nigra  L.  —  P  m  —  Paleotemp.  —  Coltivi,  incolti  e  lungo  le  strade.  Cappella 
Vecchia,  m  150-200;  tra  S.  Giorgio  a  Cremano  e  Torre  Annunziata,  m  100-200; 
Gran  Cono  Vesuviano,  m  1100,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  coltivato  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


Juglandaceae 

Juglans  regia  L.  —  P  m  —  SW-Asiat.  —  Coltivato  e  talora  subspontaneo.  Cappella 
Vecchia,  m  150;  M.  Somma,  m  500,  ecc. 

Segnalaz  preced.:  coltivata  (Pasq.,  1869). 


Betulaceae 

Betula  penduta  Roth  —  P  m  —  Eurosib.  —  Boschi  e  boscaglie  elevate.  Valle  del 
Gigante,  m  850;  Atrio  del  Cavallo,  m  950;  M.  Somma:  Cognoli  di  S.  Anastasia, 
1080  m. 

Segnalaz.  preced.:  Cratere  e  M.  Somma  (Pasq.,  1869,  sub  B.  alba  var.  penduta); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  B.  alba);  M.  Somma  (Co.,  1887,  sub  B.  alba;  Ricc., 
1972). 


22  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Alnus  cordata  (Loisel.)  Loisel.  —  P  m(n)  —  Endem.  —  Boschi  misti  e  pinete.  Colle 
dei  Canteroni,  m  450;  Piano  delle  Ginestre,  m  500;  Stradello  Demaniale,  m  600; 
M.  Somma,  m  700,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Camaldoli  e  M.  Somma  (Pasq.,  1869,  sub  A.  cordifolia)\  Vesu¬ 
vio  (Bacc.,  1881,  sub  A.  cordifolia)\  Fosso  della  Vetrana  (Ricc.,  1972);  Piano  delle 
Ginestre,  m  630,  Foresta  Tirone,  m  640  (Ag.,  1975). 


CORYLACEAE 

Ostrya  carpinifolia  Scop.  —  P  m  —  Circumbor.  (Pontico)  —  Boschi  di  caducifoglie. 
Bocche  del  1861,  m  350;  M.  Somma,  m  350-1000;  Colle  dei  Canteroni,  m  500. 
Segnalaz.  preced.:  M.  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Colle  dei 
Canteroni  (Ricc.,  1972);  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150  (Ag.,  1975). 

Corylus  avellana  L.  —  P  m(n)  —  Europeo-Caucas.  —  Coltivato  e  talora  inselvati¬ 
chito.  Tra  S.  Giuseppe  Vesuviano  e  Terzigno,  m  200-400;  La  Pagliara,  m  300;  M. 
Somma,  m  500. 

Segnalaz.  preced.:  nei  boschi  spontanea  e  coltivata  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881). 


Fagaceae 

Castanea  sativa  Miller  —  P  m  —  SE-Europ.  —  Forma  estesi  boschi  di  origine  antro¬ 
pica  su  tutto  il  versante  N.  Pescinale,  m  300;  Bocche  del  1861,  m  350;  Colle  dei 
Canteroni,  m  450;  M.  Somma,  m  450-1100. 

Segnalaz.  preced.:  Vesuvio  e  M.  Somma  (Pasq.,  1869,  sub  C.  vesca );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  C.  vesca );  M.  Somma  (Co.,  1887). 

Quercus  ilex  L.  —  P  m(n)  —  Steno-Medit.  —  Boschi  e  macchie.  Bocche  del  1861, 
m  350;  M.  Somma,  m  350-1000;  Piano  delle  Ginestre,  m  500;  Pescinale,  m  600; 
Stradello  Demaniale,  m  600;  Atrio  del  Cavallo,  m  950. 

Segnalaz.  preced.:  nei  boschi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881;  Co.,  1887); 
Piano  delle  Ginestre  (Ricc.,  1972);  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  Bosco 
Casoria,  m  310,  Cognoli  di  Giacca,  m  680  (Ag.,  1975). 

*  Quercus  suber  L.  —  P  m  —  W-Medit.  (Euri-)  —  Boschi  sempreverdi.  Stradello 
Demaniale,  m  600. 

°  Quercus  dalechampii  Ten. 

Bosco  di  Mauro,  26.VIII.1868,  n.  13  b.  Pasquale  (HP!,  sub  Q.  sessiliflora ). 
Grande  (in  HP)  annota  a  proposito  di  questo  saggio:  «Pare  la  tipica  dalechampii ». 
L’esame  del  materiale  ci  consente  di  concordare  con  questo  Autore. 

Quercus  robur  L. 

Boschi  cedui  delle  zone  orientali,  Mauro,  Camaldoli  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881). 

Da  riferire  quasi  sicuramente  alla  specie  seguente. 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  23 


Quercus  pubescens  Willd.  subsp.  pubescens  —  P  m  —  SE-Europ.  (Subpontica)  - 
Boschi  e  boscaglie.  Bocche  del  1861,  m  350;  Pescinale,  m  500;  Colle  dei  Cante- 
roni,  m  500;  M.  Somma,  m  500-700. 

Segnalaz.  preced.:  M.  Somma  (Co.,  1887);  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150, 
Casa  Sorrentino,  m  270,  Bosco  Casoria,  m  310,  Cognoli  di  Giacca,  m  680  (Ag., 

1975). 


Ulmaceae 

Ulmus  minor  Miller  —  P  m(n)  —  Europeo-Caucas.  —  Boscaglie  e  siepi.  Cappella 
Vecchia,  m  150;  M.  Somma,  m  450-1130,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  nelle  siepi  e  nei  fruticeti  (Pasq.,  1869,  sub  U.  suberosa );  Vesu¬ 
vio  (Baco.,  1881,  sub  U.  sub  erosa)-,  Camaldoli  di  Torrè  del  Greco,  m  150,  Bosco 
Casoria,  m  310,  Cognoli  di  Giacca,  m  680  (Ag.,  1975). 

Celtis  australis  L.  —  P  m  —  Euri-Medit.  —  Macchioni  e  boscaglie.  Portici:  Parco 
Gussone,  m  50-100.  Cappella  Vecchia,  m  130-150;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco, 
m  150,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  dintorni  del  Vesuvio  (Ten.,  1832);  Strada  di  S.  Vito,  Bosco  Tre 
Case  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


Moraceae 

Broussonetia  papyrifera  (L.)  Vent.  —  P  m  —  Cult.  (E-Asiat.)  —  Coltivato.  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  coltivato  (Pasq.,  1869). 

Morus  nigra  L.  —  P  m  —  Cult.  (SW-Asiat.)  —  Coltivato  in  tutta  l’area  vesuviana,  m 
0400. 

Segnalaz.  preced.:  coltivato  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Morus  alba  L.  —  P  m  —  Cult.  (E-Asiat.)  —  Coltivato  dovunque,  m  0450. 
Segnalaz.  preced.:  coltivato  (Pasq.,  1869,  sub  M.  alba  et  M.  multicaulis)\  Vesuvio 
(Bacc.,  1881). 

Ficus  carica  L.  —  P  m  —  Medit.-Turan.  —  Coltivato  e  spesso  inselvatichito.  La 
Pagliara,  m  300;  S.  Maria  di  Castello,  m  430;  Colle  dei  Canteroni,  m  450;  Cap¬ 
pella  Vecchia,  m  150-200;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  coltivato  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


Cannabaceae 


Humulus  lupulus  L. 

Nelle  siepi.  Strada  della  Madonna  dell’Arco  a  S.  Anastasia,  Ottaviano  (Pasq., 
1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


24  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Urucaceae 

Urtica  dioica  L.  —  H  scap  —  Subcosmop.  —  Bordi  delle  strade  ed  ambienti  nitro¬ 
fili.  S.  Maria  di  Castello,  m  435;  M.  Somma,  m  700. 

Segnalaz.  preced.i  Somma,  Ottaviano  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Atrio 
del  Cavallo  (Co.,  1887). 

Urtica  urens  L.  —  L.  T  er  —  Subcosmop.  —  Ambienti  ruderali  e  coltivi.  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m  150;  Camaldoli  di  Torre  del 
Greco,  m  150,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  luoghi  coltivati  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Urtica  membranacea  Poiret  —  T  er  —  S-Medit.  —  Campi  e  terreni  sterili.  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-90;  Ercolano:  Lagno  di  Casacampora,  m  100;  Cappella  Vec¬ 
chia,  m  150,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Reai  Parco  di  Portici,  vie  tra  Torre  del  Greco  e  Resina  (Pasq., 
1869,  sub  U.  caudata );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  U.  caudata). 

Urtica  pilulifera  L. 

Ambienti  ruderali  e  presso  le  case.  Portici,  Granate  ilo  (Pasq.,  1869,  sub  U.  piluli¬ 
fera  fo.  pedinata );  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Parietaria  officinalis  L. 

Nelle  siepi.  S.  Giorgio  a  Cremano  (Pasq.,  1869);  Bosco  Tre  Case,  alle  Schiappe 
della  montagna  di  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869,  sub  P.  offìcinalis  var.  myrtifolia). 
Da  riferire  quasi  sicuramente  all’entità  successiva;  l’unico  saggio  d’erbario  rac¬ 
colto  sul  Vesuvio  che  abbiamo  potuto  controllare  (Via  di  S.  Vito,  6.V.1869,  Pa¬ 
squale,  HP!)  e  riferito  a  questa  specie  corrisponde  a  P.  diffusa. 

°  Parietaria  diffusa  Mert.  et  Koch  —  H  scap  —  Euri-Medit.-Macarones.  —  Muri  e 
ruderi.  La  Pagliara,  m  300;  S.  Maria  di  Castello,  m  430;  Strada  Vesuviana,  m  500; 
Colle  dei  Canteroni,  m  570;  M.  Somma,  m  700. 

Segnalaz.  preced.:  sulle  macerie  e  sulle  mura  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881);  Granatello,  s.d.,  Pasquale  (HP!,  sub  P.  offìcinalis  fo.  diffusa );  Vesuvio, 
14(?).10.1868,  Pasquale  (HP!,  sub  P.  offìcinalis  fo.  diffusa );  Torre  del  Greco, 
31.X.1868,  Pasquale  (HP!);  S.  Anastasia,  14.X.1868,  Pasquale  (HP!). 

°  Parietaria  lusitanica  L. 

Macerie  e  muri.  S.  Vito  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Vesuvio,  8.5.1868, 
Pasquale  (HP!);  Portici,  29.IV.1869,  Pasquale  (HP!);  S.  Vito,  s.d..  Pasquale  (HP!). 


Santalaceae 

Osyris  alba  L.  —  P  n  —  Euri-Medit.  —  Boschi  sempreverdi.  Portici:  Parco  Gussone, 
m  40. 

Segnalaz.  preced.:  Reali  Parchi  della  Favorita  e  di  Portici  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  25 


Loranthaceae 

Viscum  album  L.  subsp.  album. 

Parassita  su  peri  e  castagni  nelle  zone  a  settentrione.  S.  Vito,  M.  Somma  (Pasq., 
1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


Aristolochiaceae 

Aristolochia  altissima  Desf.  [A.  sempervirens  sensu  auct.  recent.  fi.  ital.,  non  L.]  — 
P  1  —  S-Medit.(Steno-)  Boschi  di  leccio.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50. 
Segnalaz.  preced.:  Vìa  Vecchia  del  Salvatore,  S.  Vito  e  altrove  (Pasq.,  1869);  Vesu¬ 
vio  (Bacc.,  1881);  Camaldoli  della  Torre,  IV.  1939,  5.  coll.  (HP!);  Vesuvio,  Strada 
del  Salvatore,  S.  Vito,  Camaldoli,  s.  d.,  Pasquale  (HP!);  Vesuvio,  S.  Vito, 
29.V.1868,  Pasquale  (HP!). 


Rafflesiaceae 

Cytinus  hypocistis  (L.)  L.  subsp.  hypocistis  —  G  par  —  Medit.-Macarones.  —  Paras¬ 
sita  su  Cistus  salvifolius.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50. 

Segnalaz.  precede  Portici  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


Cactaceae 

Opuntia  ficus-indica  (L.)  Miller  —  P  m  —  Avv.  (Neotrop.)  —  Luoghi  aridi  e  coltivi 
e  spesso  spontaneizzata.  Tra  Portici  e  Torre  del  Greco,  m  100-110;  Cappella  Vec¬ 
chia,  m  120-200;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  ecc. 

Segnalaz.  precede  coltivato  e  spontaneo  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Opuntia  maxima  Miller 

Coltivata.  Reai  Parco  di  Portici  (Pasq.,  1869,  sub  O.  ficus-indica  var.  spinosissima). 


POLYGONACEAE 


Polygonum  maritimum  L. 

Lungo  il  litorale.  Portici,  Torre  Annunziata  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Polygonum  aviculare  L.  —  T  rept  —  Cosmop.  —  Lungo  le  strade  e  nei  terreni  calpe¬ 
stati.  M.  Somma,  m  300-700;  S.  Maria  di  Castello,  m  430;  Portici:  Parco  Gussone, 
m  50-90,  ecc. 

Segnalaz.  precede  prati  sabbiosi  e  strade  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Polygonum  arenastrum  Boreau  [P.  herniarioides  sensu  Guss.,  non  Delile]. 
Ambienti  sassosi.  Granatello  (Pasq.,  1869,  sub  P.  herniarioides );  Portici,  s.d., 
Gussone  (HP!,  sub  P.  herniarioides ). 


26  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Polygonum  persicaria  L.  —  T  er  —  Subcosmop.  —  Boscaglie  umide  e  canali.  M. 
Somma,  m  500=600. 

Segnalaz.  preced.:  stazione  di  Pompei  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Fallopia  convolvulus  (L.)  J.  Holub  —  T  scd  —  Circumbor.  —  Coltivi  ed  ambienti 
erbosi.  La  Pagliara,  m  250;  Cappella  Vecchia,  m  100-130,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Bosco  di  Mauro  (Pasq.,  1869,  sub  Polygonum  convolvulus ); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Polygonum  convolvulus ). 

Fallopia  dumetorum  (L.)  J.  Holub  —  T  scd  —  Eurosib.  —  Coltivata  per  ornamento. 
Versante  S,  m  100-150. 

Segnalaz.  preced.:  stazione  di  Pompei  (Pasq.,  1869  sub  Polygonum  dumetorum ); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881;  sub  Polygonum  dumetorum ). 

*  Rumex  angiocarpus  Murb.  —  H  scap  —  Subcosmop.  —  Lapilli  e  sabbie  vulcaniche. 
Lave  del  1858,  m  200-400;  Piano  delle  Ginestre,  m  400-600;  Valle  delPInferno,  m 
900;  Gran  Cono  Vesuviano,  m  1000-1281,  ecc. 

Rumex  acetosella  L. 

Terreni  sabbiosi.  Vesuvio,  Somma  e  Ottaviano  (Pasq.,  1869,  sub  R.  multifìdus); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  R.  multifìdus ;  Mart.  e  Tanf.,  1892,  sub  R.  acetosella 
var.  multifìdus );  Gran  Cono  Vesuviano  (Ricc.,  1972);  Bosco  Casoria,  m  310,  Atrio 
del  Cavallo  e  Valle  delPInferno,  m  600-900,  Piano  delle  Ginestre,  m  600=950, 
Foresta  Tirone,  m  640,  Cognoli  di  Giacca,  m  680  (Ag.,  1975). 

Rumex  scutatus  L.  —  H  scap  —  Orof.  S-Europ.-W-Asiat.  —  Ambienti  sassosi  e  pendici 
detritiche.  Stradello  Demaniale,  m  600;  Gran  Cono  Vesuviano:  Versante  S,  m  1100. 
Segnalaz.  preced.:  pendici  meridionali  (Ag.,  1959,  sub  R.  scutatus  var.  glaucus ); 
Piano  delle  Ginestre,  m  600  (Ag.,  1975). 

*  Rumex  hydrolapathum  Hudson  —  Hel  —  Europ.  —  Fossati  e  margini  delle  strade. 
Torre  del  Greco:  Torre  Scassata,  m  2-10. 

*  Rumex  conglomeratus  Murray  —  H  scap  —  Eurasiat.  Centro-Occid.  —  Scarpate  e 
canali.  S.  Maria  di  Castello,  m  430. 

Rumex  pulcher  L.  subsp.  pulcher  —  H  scap  (T  er)  —  Euri-Medit.  —  Incolti  e 
ambienti  ruderali.  Ercolano:  S.  Vito,  m  200. 

Segnalaz.  preced.:  Granatello,  Pugliano,  Barra  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Rumex  bucephalophorus  L.  subsp.  bucephalophorus  —  T  er  —  Medit.-Macarones.  - 
Terreni  sabbiosi  e  prati  aridi.  Stazione  di  Via  del  Monte,  m  80;  Bocche  del  1861,  m 
350;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Gran  Cono  Vesuviano,  m  100-1100;  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  dovunque  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881;  Co.,  1887); 
Strada  Vesuviana,  m  260,  Atrio  del  Cavallo  e  Valle  delPInferno,  m  600-900,  Piano 
delle  Ginestre,  m  620  (Ag.,  1975). 


Chenopodiaceae 

Chenopodium  ambrosioides  L.  —  T  er  —  Cosmop.  —  Ambienti  ruderali  e  zone 
antropizzate.  Stazione  di  S.  Maria  La  Bruna,  m.  10. 

Segnalaz.  preced.:  lungo  le  strade  (Pasq.,  1840). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  27 


Chenopodium  vulvaria  L.  -  T  cr  —  Subcosmop.  -  Macerie  e  luoghi  erbosi.  Torre 
del  Greco:  Villa  Inglese,  m  10. 

Segnala/,  preced.:  Granatello,  Via  Regia  da  Resina  a  Torre  del  Greco  (Pasq., 
1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Chenopodium  murale  L.  —  T  er  —  Subcosmop.  —  Ambienti  ruderali  e  muri.  Por¬ 
tici:  Via  Salute,  m  70;  S.  Maria  di  Castello,  m  430,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Pompei  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Chenopodium  ficifolium  Sm. 

Pugliano  (Pasq.,  1840). 

°  Chenopodium  opulifolium  Schrader  ex  Koch  et  Ziz. 

Nei  luoghi  coltivati  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Granatello,  1  .VII.  1868, 
Pasquale  (HP!). 

Chenopodium  album  L.  s.  1.  —  T  er  —  Subcosmop.  —  Luoghi  incolti  e  ambienti 
nitrofili.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50;  M.  Somma;  m  700,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Bosco  di  Mauro  (Pasq.,  1869,  sub  C.  album );  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  C  album). 

Nei  popolamenti  di  Ch.  album  osservati  sul  Vesuvio  gli  individui  si  mostrano 
estremamente  variabili  e  con  caratteri  che  sfumano  tra  quelli  della  subsp.  album 
e  della  subsp.  striatum  (Krasan)  J.  Murr. 

È  da  riferire  qui  con  ogni  probabilità  anche  la  citazione  di  Chenopodium  album 
subsp.  viride  presso  Resina  (Pasquale,  1840,  sub  Ch.  viride).  Tale  entità,  ad  areale 
centroeuropeo-siberiano  sembra  infatti  doversi  escludere  dalla  flora  italiana 
(Pignatti,  1982).  La  segnalazione  di  Pasquale  (Le.)  per  il  Vesuvio  è  probabil¬ 
mente  dovuta  a  confusione  con  individui  poco  farinosi  di  Ch.  album. 

Atriplex  latifolia  Wahlenb.  —  T  er  —  Circumbor.  —  Spiazzi  erbosi  aridi.  Torre  del 
Greco:  Villa  Inglese,  m  10. 

Segnalaz.  preced.:  Marina  di  Resina  (Pasq.,  1869,  sub  A.  triangularis);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  A.  triangularis). 

Bassia  hyssopifolia  (Pallas)  Volk. 

Piana  di  Mauro  (Pasq.,  1840,  sub  Salsola  hyssopifolia). 

Salsola  kali  L.  subsp.  kali  —  T  er  —  Paleotemp.  —  Sabbie  marittime.  Torre  del 
Greco:  Via  Litoranea,  m  0-10. 

Segnalaz.  preced.:  presso  il  mare  ed  anche  a  Piano  di  Mauro,  Bosco  Tre  Case  e 
Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


Amaranthaceae 


Amaranthus  cruentus  L. 

Nelle  campagne.  S.  Giorgio  a  Cremano  (Pasq.,  1869;  sub  A.  sanguineus). 

Amaranthus  retroflexus  L.  —  T  er  —  Cosmop.  —  Coltivi  e  margini  delle  strade.  La 
Pagliara,  m  300;  S.  Maria  di  Castello,  m  430;  M.  Somma,  m  500-700;  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-100,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  nei  luoghi  coltivati  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


28  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Amaranthus  graecizans  L.  —  T  er  -  Paleosubtrop.  —  Infestante  le  colture.  Cappella 
Vecchia,  m  150:  M.  Somma:  Sorgenti  dell’Olivella,  m  330. 

Segnalaz.  preced.:  Granatello  (Pasq.,  1869,  sub  A.  blitum  var.  a );  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  A.  blitum). 

Amaranthus  deflexus  L.  —  T  er(H  scap)  —  Avv.  (Sudamer.)  —  Campi  ed  incolti. 
Cappella  Vecchia,  m  150. 

Segnalaz.  preced.:  nei  luoghi  coltivati  e  lungo  le  strade  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881;  Mart.  e  Tanf.,  1892). 

Amaranthus  lividus  L. 

Nei  coltivi.  S.  Giorgio  a  Cremano  (Pasq.,  1869,  sub  A.  viridis  et  var.ascendens); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  A.  viridis). 


Nyctaginaceae 

*  Mirabilis  jalapa  L.  —  G  b  —  Avv.  (Sudamer.)  —  Coltivata  presso  le  abitazioni  e 
talora  subspontanea,  m  10-200. 


Phytolaccaceae 

Phytolacca  americana  L.  —  G  rh  —  Avv.  (Nordamer.)  —  Macchie  e  siepi.  Pescinale, 
m  450;  Portici:  Parco  Gussone,  m  50,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Somma  (Pasq.,  1869,  sub  P.  decandra);  Vesuvio  (Bacc.,  1881, 
sub  P.  decandra );  Parco  Gussone,  Granatello,  Torre  del  Greco  al  Calastro  (Der., 
1906). 


Aizoaceae 

Carpobrotus  acinaciformis  (L.)  L.  Bolus  —  Ch  suff  —  Avv.  (Sudafr.)  —  Coltivato  e 
spesso  inselvatichito  nella  fascia  basale,  m  0450. 

Segnalaz.  preced.:  strada  ferrata  di  Portici  (Pasq.,  1869.,  sub  Mesernbryanthemum 
acinacìforme). 


PORTULACACEAE 

Portulaca  oleracea  L.  subsp.  oleracea  —  T  er  —  Subcosmop.  —  Campi  e  luoghi 
erbosi  umidi.  La  Pagliara,  m  300;  M.  Somma:  Sorgenti  delFOlivella,  m  350;  Cap¬ 
pella  Vecchia,  m  100-150,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  dovunque  nei  luoghi  coltivati  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881). 


Caryophyllaceae 


Arenaria  serpyllifolia  L. 

Nei  prati.  (Pasq.,  1869),  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  29 


Arenaria  leptoclados  (Reichenb.)  Guss.  —  T  er  —  Paleotemp.  —  Prati  e  suoli  aridi. 
Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Colle  Umberto,  m  720,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  sui  muri,  lungo  le  strade,  nei  coltivi  e  talora  sulle  lave  (Pasq., 
1869,  sub  A.  serpyllìfolia  var.  leptoclados );  Torre  del  Greco,  8.IV.1868,  Pasquale 
(HP!);  Somma,  Vetrana,  2.VII.1868,  Pasquale  (HP!);  Vesuvio,  s.d.,  s.  coll.  (HP!); 
Portici,  Favorita,  29. IV.  1868,  Pasquale  (HP!);  Cercola,  26.IV.  1868,  Pasquale  (HP!); 
Portici,  V.1868,  Pasquale  (HP!). 

Moehringia  trinervia  (L.)  Clairv.  —  T  er  —  Eurasiat.  —  Ambienti  rupestri  umidi.  M. 
Somma,  m  500. 

Stellaria  media  (L.)  Vili,  subsp.  media  —  T  rept  —  Cosmop.  —  Coltivi  e  luoghi 
erbosi.  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100; 
Cappella  Vecchia,  m  100-200,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  dovunque  (Pasq.,  1869,  sub  S.  media );  Vesuvio  (Bacc.,  1881, 
sub  S.  media). 

Stellaria  media  (L.)  Vili,  subsp.  cupaniana  (Jordan  et  Fourr.)  Nyman  —  T  rept  — 
Cosmop.  —  Lungo  le  strade.  Torre  del  Greco:  Via  Litoranea,  m  10. 

Stellaria  neglecta  Weihe  —  T  rept  —  Paleotemp.  —  Margini  delle  vie.  Colle  dei 
Canteroni,  m  600. 

Stellaria  pallida  (Dumort.)  Pire  —  T  rept  —  Paleotemp.  —  Luoghi  incolti  e 
ambienti  ruderali.  Cappella  Vecchia,  m  150;  Colle  dei  Canteroni,  m  600. 
Segnalaz.  preced.:  nei  coltivi,  lungo  le  vie  (Pasq.,  1869,  sub  S.  media  var. 
apetala). 

Cerastium  brachypetalum  Pers.  —  T  er  —  Euri-Medit.  —  Prati  e  spiazzi  erbosi.  Sta¬ 
zione  di  S.  Maria  la  Bruna,  m  10;  Bocche  del  1861,  m  350;  Lave  del  1858,  m  370; 
Colle  dei  Canteroni,  m  550;  M.  Somma,  m  700;  Valle  del  Gigante,  m  850,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  M.  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Cerastium  glomeratum  Thuill.  —  T  er  —  Subcosmop.  —  Coltivi  e  luoghi  erbosi. 
Cappella  Vecchia,  m  100-150;  Osservatorio,  m  600;  M.  Somma:  Strabello  Dema¬ 
niale,  m  700,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  nei  coltivi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Cerastium  ligusticum  Viv. 

Nei  prati.  Osservatorio  (Pasq.,  1869,  sub  C.  campanulatum);  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  C.  campanulatum );  Vesuvio,  8.V.1869,  Pasquale  (HP!,  sub  C.  campanu- 
latumf  Torre  del  Greco,  25.III.1868,  Pasquale ,  (HP!,  sub  C.  campanulatum );  Reai 
Parco  di  Portici,  s.  d..  Pasquale  (HP!,  sub  C.  campanulatum). 

Cerastium  semidecandrum  L.  subsp.  semidecandrum  —  T  er  —  Cosmop.  —  Terreni 
sabbiosi  e  prati  aridi.  Colle  dei  Canteroni,  m  550;  Gran  Cono  Vesuviano,  m  1100. 
Segnalaz.  preced.:  Casa  Sorrentino,  m  270;  pendici  occidentali  (Ag.,  1975). 
Va  riferita  qui  anche  la  citazione  di  C.  varians  var.  pellucidum  et  var.  obscurum, 
come  si  può  rilevare  anche  dalla  sinonimia  indicata  da  Pasquale  (1869).  Tale 
sinonimia  non  appare  peraltro  corretta  in  quanto  C.  varians  va  sinonimizzato  non 
con  C.  semidecandrum  bensì  con  C.  pumilum  Curtis  entità  peraltro  da  noi  mai  rac¬ 
colta  né  osservata  sul  Vesuvio. 


30  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


*  Sagina  apetala  Ard.  subsp.  apetala  —  T  er  —  Euri-Medit.  —  Margini  delle  strade  e 
colate  laviche.  Lave  del  1858,  m  375. 

Sagina  maritima  G.  Don. 

Tra  i  sassi  delle  strade  (Pasq.,  1868);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Scleranthus  annuus  L.  s.  1. 

Luoghi  arenosi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

°  Corrigiola  litoralis  L. 

Luoghi  aprici  e  nelle  vie.  Granatello,  Pugliano  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881);  vicino  a  Ottajano,  s.d.,  Pasquale  (HP!). 

Herniaria  hirsuta  L.  —  T  er  —  Paleotemp.  -  Luoghi  erbosi  aridi.  Osservatorio,  m 
600;  Baracche  Forestali,  m  605. 

Segnalaz.  preced.:  Granatello,  Pugliano  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Polycarpon  tetraphyllum  (L.)  L.  —  T  er  —  Euri-Medit.  —  Coltivi  e  sabbie  vulca¬ 
niche.  Cappella  Vecchia,  m  150;  M.  Somma,  m  350;  La  Pagliara,  m  300;  bordi  del 
cratere,  m  1200,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Comune  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Spergula  arvensis  L.  —  T  er  —  Subcosmop.  —  Luoghi  erbosi.  Cappella  Vecchia,  m 
150. 

Segnalaz.  preced.:  Mauro  (Pasq.,  1869). 

Spergularia  marina  (L.)  Griseb. 

Lungo  le  vie  presso  il  mare.  Portici  (Pasq.,  1869,  sub  Lepigonum  medium );  Vesu¬ 
vio  (Bacc.,  1881,  sub  Lepigonum  medium ). 

*  Spergularia  bocconii  (Scheele)  Ascherson  et  Graebner  —  T  er  —  Subcosmop.  — 
Terreni  sabbiosi.  Torre  del  Greco:  Via  Litoranea,  m  10. 

°  Lychnis  flos-cuculi  L.  subsp.  flos-cuculi. 

Giardini  reali.  La  Favorita,  Portici  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Portici, 
s.d..  Pasquale  (HP!). 

*  Agrostemma  githago  L.  —  T  er  —  Europeo-Centrosib.  —  Incolti  e  coltivi.  Ercolano: 
Contrada  Casacampora,  m  100. 

°  Silene  italica  (L.)  Pers.  subsp.  italica  —  H  ros  —  Euri-Medit.  —  Boscaglie  e  fruti¬ 
ceti.  Bocche  del  1861,  m  350;  Lave  del  1858,  m  400;  S.  Maria  di  Castello,  m  450; 
Pescinale,  m  500;  Piano  delle  Ginestre,  m  500;  Colle  dei  Canteroni,  m  570;  M. 
Somma,  m  700-900;  Atrio  del  Cavallo,  m  950,  ecc. 

'  Segnalaz.  preced.:  Osservatorio,  Torre  del  Greco,  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881);  Casa  Sorrentino,  m  270,  Bosco  Casoria,  m  310,  Cognoli  di  Giacca, 
m  860  (Ag.,  1975);  Somma,  15.V.1868,  Pasquale  (HP!);  Camaldoli  di  Torre  del 
Greco,  8.4.1868,  Pasquale  (HP!). 

*  Silene  paradoxa  L.  —  H  ros  —  N-Medit.-Mont.  —  Pinete.  Bocche  del  1760,  m  300. 

Silene  vulgaris  (Moench)  Garcke  s.  1. 

Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  S.  in/lata). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  31 


Silene  vulgaris  (Moench)  Garcke  subsp.  angustifolia  (Miller)  Hayek  —  H  scap  —  E- 
Medit.  —  Distese  lapilliche  e  colate  laviche.  Bocche  del  1861,  m  300;  M.  Somma, 
m  350-900;  Strada  Vesuviana,  m  375;  Piano  delle  Ginestre,  m  500;  Pescinale,  m 
500;  Colle  dei  Canteroni,  m  570;  Stradello  Demaniale,  m  600;  Atrio  del  Cavallo, 
m  950;  pendici  del  Gran  Cono  Vesuviano,  m  1000-1200,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  frequente  (Pasq.,  1869,  sub  S.  inflata  var.  angustifolia );  Vesuvio 
(Mart.  e  Tanf.,  1892,  sub  S .  cucubalus );  Gran  Cono  Vesuviano  (Ricc.,  1972);  Casa 
Sorrentino,  m  270,  Bosco  Casoria,  m  310,  Atrio  del  Cavallo  e  Valle  deH’Inferno,  m 
600-900,  Piano  delle  Ginestre,  m  630-850,  Cognoli  di  Giacca,  m  680  (Ag.,  1975). 

Silene  armeria  L.  —  T  er  —  Centroeurop.  —  Terreni  sabbiosi  e  lapillici.  S.  Maria  di 
Castello,  m  450;  M.  Somma,  m  700HQ3Q;  Atrio  del  Cavallo,  m  800;  pendici  del 
Gran  Cono  Vesuviano,  m  1000-1200,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Camaldoli  della  Torre,  Somma,  Ottaviano  (Pasq.,  1869);  Vesu¬ 
vio  (Bacc.,  1881);  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  Piano  delle  Ginestre,  m 
620-950,  Foresta  Tirone,  m  640,  Atrio  del  Cavallo  e  Valle  delflnferno,  m  600-900 
(Ag.,  1975);  M.  Somma,  8.V.1868,  Pasquale  (HPJ). 

Silene  pratensis  Godron  subsp.  divaricata  (Reichenb.)  McNeill  et  Prentice  [S.  lati- 
folia  Poiret;  S.  alba  (Miller)  E.  H.  L.  Krause  subsp.  divaricata  (Reichenb.)  Walters] 
—  H  bien  —  Steno-Medit.  —  Siepi  e  macchie.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100; 
Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Bocche  del  1760,  m  300,  ecc. 

Per  la  nomenclatura  di  questa  entità  si  siamo  riferiti  a  McNeill  e  Prentice  (1981). 

Silene  dioica  (L.)  Clairv. 

Luoghi  incolti  e  coltivi  (Pasq.,  1869,  sub  Lychnis  dioica). 

Silene  pendula  L.  —  T  rept  —  NE-Medit.Mont.  —  Luoghi  erbosi  lungo  le  strade. 
M.  Somma,  m  400. 

Segnalaz.  preced.:  Strada  dell’Osservatorio,  Portici,  Ottaviano  (Pasq.,  1869);  Vesu¬ 
vio  (Bacc.,  1881);  Cercola,  26.IV.1866,  Pasquale  (HP!);  Vesuvio,  8.V.1867,  Pa¬ 
squale  (HP!);  Torre  del  Greco,  25.V.1868,  Pasquale  (HP!);  ibidem ,  25.V.1868,  Pa¬ 
squale  (HP!);  Portici,  ,s.  d.t  Gussone  (HP!). 

Silene  nocturna  L. 

Coltivi  e  strade.  Portici,  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869);  Vesuvio,  8.V.1868,  Pa¬ 
squale  (HP!);  litore  Vesuvio,  26.IV.  1868,  Pasquale  (HP!). 

Silene  neglecta  Ten.  —  T  er  —  SW-Medit.  —  Prati  sassosi  e  pinete.  Stazione  di  Via 
del  Monte,  m  100;  Foresta  Tirone,  m  400. 

Segnalaz.  preced.;  Granatello  (Ten.,  1832);  Portici,  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Vesuvio,  Torre  del  Greco,  Contrada  Branchini,  8.IV.1868, 
Pasquale  (HP!);  Portici  alla  Fagianeria,  5.  d.,  Pasquale  (HP!). 

Silene  gallica  L.  —  T  er  —  Subcosmop.  —  Coltivi  ed  incolti.  La  Pagliara,  m  300; 
Bocche  del  1861,  m  350;  Lave  del  1858,  m  400;  Cappella  Vecchia,  m  150;  M. 
Somma,  m  400,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  comunissima  dovunque  (Pasq.,  1869,  sub  S.  gallica  et  S.  cera- 
stìoides );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  S.  gallica  et  S.  cerastioides);  Camaldoli  di 
Torre  del  Greco,  m  150,  Strada  Vesuviana,  m  250  (Ag.,  1975);  Torre  del  Greco  ai 


32  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Tironi,  25.III.1868;  Pasquale  (HP!);  Via  del  Salvatore,  20.11.1868,  Pasquale  (HP!); 
Ottajano,  s.  d.,  Pasquale  (HP!). 

°  Silene  giraldii  Guss.  —  T  er  —  Endem.  Tirrenico  —  Luoghi  erbosi.  Cappella  Vec¬ 
chia,  m  130. 

Segnalaz.  preced.:  Torre  del  Greco  tra  i  Camaldoli  ed  il  mare  (Gussone,  1854); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Torre  del  Greco,  22.IV.  1833,  Gussone  (HG!);  Torre  del 
Greco  alla  Masseria  Marrazzo,  27. V.  1834,  Gussone  (HG!). 

Silene  colorata  Poiret  s.  1. 

Foresta  Tirone,  m  640  (Ag.,  1975). 

°  Silene  colorata  Poiret  subsp.  canesces  (Ten.)  Ciferri  et  Giacomini. 

Torre  del  Greco  ai  Cappuccini,  25.III.  1 868,  Pasquale  (HP!  sub  S.  canescens ). 
Da  riferire  qui  anche  la  citazione  di  Silene  sericea  All.  segnalata  lungo  le  strade  a 
Torre  del  Greco  (Pasquale,  1869). 

°  Silene  conica  L.  subsp.  subconica  (Friv.)  Gavioli  —  T  er  —  Paleotemp.  —  Coltivi  ed 
incolti.  Bocche  del  1861,  m  350;  Lave  del  1858,  m  350. 

Segnalaz.  preced.:  Strada  delPOsservatorio  (Pasq.,  1869,  sub  S.  conica );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  S.  conica );  Vesuvio,  8.V.1867,  Pasquale  (HP!);  Ibidem ,  6.V.1869, 
Pasquale  (HP!);  Portici,  Torre  del  Greco,  Bianchini,  s.  d.,  Pasquale  (HP!). 
Questa  sottospecie,  già  nota  in  Italia  per  poche  località  del  Faentino,  Basilicata  e 
Calabria  (Pignatti,  1982),  di  recente  è  stata  segnalata  in  Campania  anche  sui 
Monti  Picentini  (Moraldo  et  al.,  1981-82). 

Saponaria  officinalis  L.  —  H  scap  —  Eurosib.  —  Boscaglie  rade.  M.  Somma:  Punta 
del  Nasone,  m  1131. 

Segnalaz.  preced.:  Osservatorio,  Somma,  S.  Anastasia  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881);  Atrio  del  Cavallo  (Co.,  1887);  Via  Vecchia  del  Salvatore  (Der., 
1906). 

Petrorhagia  saxifraga  (L.)  Link  subsp.  saxifraga  —  H  scap  —  Euri-Medit.  —  Tra  le 
rupi  e  sulle  rocce  laviche.  Bocche  del  1861,  m  300;  Lave  del  1858,  m  400;  Piano 
delle  Ginestre,  m  500,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  luoghi  sassosi  (Pasq.,  1869,  sub  Gypsophila  saxifraga );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  Gypsophila  saxifraga );  muri  dell’Osservatorio  (Der.,  1906,  sub 
Gypsophila  saxifraga ). 

°  Petrorhagia  prolifera  (L.)  P.  W.  Ball  et  Heywood. 

Luoghi  assolati.  (Pasq.,  1869,  sub  Dianthus  proliferi  Somma,  2.VII.1868,  Pa¬ 
squale  (HP!,  sub  Dianthus  prolifer ). 

°  Petrorhagia  velutina  (Guss.)  P.  W.  Ball  et  Heywood  —  T  er  —  S-Medit.  —  Coltivi  ed 
incolti.  Cappella  Vecchia,  m  100-200;  Lave  del  1858,  m  400;  Stradello  Demaniale, 
m  600,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Coltivi  ed  incolti  (Pasq.,  1869,  sub  D.  prolifer  var.  praecox)\ 
versante  meridionale,  Piano  delle  Ginestre,  m  600-900;  Foresta  Tirone,  m  640, 
(Ag.,  1975);  Portici,  IV.  1869,  Pasquale  (HP!);  M.  Somma,  8.V.1868,  Pasquale 
(HP!);  Cercola,  Vetrana,  s.  d .,  Pasquale  (HP!). 


La  fiora  del  Somma-Vesuvio  33 


Ramunculaceae 


Heilehorus  foetìdus  L. 

Luoghi  ombrosi.  Colle  dei  Canteroni,  M.  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881);  Atrio  del  Cavallo  (Co.,  1887). 

Nigella  damascena  L. 

Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Delphinium  halteratum  Sm.  —  T  er  —  Steno-Medit  -  Terreni  incolti  aridi.  Sta¬ 
zione  di  S.  Maria  la  Bruna,  m  10. 

Segnalaz.  precede  Granate!  lo,  Camaldoli  della  Torre,  Canteroni,  M.  Somma 
(Pasq.,  1869,  sub  D  cardiopetalum );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  D 
cardiopetalum );  Atrio  del  Cavallo  (Co.,  1887,  sub  D.  cardiopetalum );  Vesuvio 
(Mart.  e  Tanf.  1892). 

Consolida  ambigua  (L.)  P.  W.  Ball  et  Heywood  [ Consolida  ajacis  (L.)  Schur]  —  T  er 
—  Euri-Medit.  —  Coltivi  e  terreni  aridi.  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150. 
Segnalaz.  precede  Favorita  e  S.  Giorgio  a  Cremano  (Pasq.,  1869,  sub  Delphinium 
ajacis );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Delphinium  ajacis). 

Anemone  apennina  L. 

Nei  boschi.  (Pasq.,  1840). 

Anemone  hortensis  L. 

Luoghi  erbosi  presso  il  mare.  Granatello  (Ter,  1831);  Parco  Gussone  (Migl., 
1896). 

È  da  ritenersi  sicuramente  erronea  la  segnalazione  per  il  parco  inferiore  di  Portici 
ed  il  Parco  Gussone  di  Pulsatilla  pratensis  (L.)  Miller  (Migliorato  1896,  sub  Ane¬ 
mone  pratensis)  in  quanto  tale  entità  è  da  escludere  dalla  flora  italiana  e  le  segna¬ 
lazioni  per  il  nostro  territorio  sono  da  riferire  a  P.  montana  (Hoppe)  Reichenb, 
entità  da  noi  mai  ritrovata  nel  territorio  studiato. 

Clematis  flammula  L.  —  P  1  (H  rept)  —  Euri-Medit.  -  Macchie  e  boscaglie.  M. 
Somma,  m  350-700;  Bocche  del  1861,  m  350;  Colle  dei  Canteroni,  m  450;  Colle 
Umberto,  m  700,  ecc. 

Segnalaz.  precede  Torre  del  Greco  a  Monticelli  e  Tironi,  Fosso  della  Vetrana,  M. 
Somma  (Pasq.,  1869,  sub  C.  flammula  var.  fragrans);  Camaldoli  della  Torre 
(Pasq.,  1869,  sub  C.  flammula  var  heterophylla );  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Camal¬ 
doli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  Casa  Sorrentino,  m  270,  Bosco  Casoria,  m  310 
(Ag.,  1975). 

Clematis  vitalba  L.  —  P  1  (H  rept)  —  Europeo-Caucas.  —  Boscaglie  e  fruticeti.  M. 
Somma,  m  300-950;  Colle  dei  Canteroni,  m  400-600;  Pescinale,  m  500-600;  Atrio 
del  Cavallo,  m  800;  Gran  Cono  Vesuviano,  m  1000,  ecc. 

Segnalaz.  precede  M.  Somma,  Camaldoli,  Tironi  e  Colle  dei  Canteroni  (Pasq., 
1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Atrio  del  Cavallo  (Co.,  1887). 

Ranunculus  lanuginosus  L. 

Nelle  valli.  Colle  dei  Canteroni  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Atrio  del 
Cavallo  (Co.,  1887). 


34  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Ranunculus  velutinus  Ten. 

Portici  al  Pascone  (Ten.,  1832);  Prati  e  colli.  Parco  Gussone,  Favorita,  Colle  dei 
Canteroni  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Ranunculus  hulbosus  L.  s.  1. 

Luoghi  selvatici.  Parco  Gussone  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Ranunculus  sardous  Crantz  —  H  scap  —  Euri-Medit.  —  Campi  e  luoghi  erbosi. 
Cappella  Vecchia,  m  150;  Fosso  della  Vetrana,  m  100. 

Segnalaz.  preced.:  dovunque  nei  prati  (Pasq.,  1869,  sub  R.  philonotis );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  R.  philonotis ). 

Ranunculus  muricatus  L. 

Luoghi  sassosi  e  prati  aridi.  Granatello  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

*  Ranunculus  arvensis  L.  —  T  er  —  Paleotemp.  —  Prati  e  coltivi.  Ercolano:  Contrada 
Casacampora,  m  100,  Cappella  Vecchia,  m  150. 

Ranunculus  fìcariformis  F.  W.  Schulz  —  G  b(H  scap)  —  Euri-Medit.  —  Luoghi 
erbosi.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz  preced.:  Granatello,  Pugliano,  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869,  sub  R.  fica- 
ria  subsp.  calthifolius)\  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Ficaria  ranunculoides). 


Guttiferae 

Hypericum  hircinum  L.  —  P  n  —  Steno-Medit.  —  Boscaglie  e  siepi.  M.  Somma,  m 
400;  Colle  dei  Canteroni,  m  550. 

Segnalaz.  preced.:  M.  Somma,  Ottaviano  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 
Hypericum  androsaemum  L. 

Luoghi  selvatici  ombrosi.  Canteroni  (Pasq.,  1869,  sub  Androsaemum  officinale ); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Androsaemum  officinale );  Atrio  del  Cavallo,  m  950 
(Co.,  1887,  sub  Androsaemum  officinale ). 

*  Hypericum  perforatum  L.  subsp.  perforatum  —  H  scap  —  Subcosmop.  —  Ambienti 
aridi  e  lungo  le  strade.  M.  Somma,  m  700,  ecc. 

*  Hypericum  perforatum  L.  subsp.  angustifolium  (L.)  Gaudin  —  H  scap  —  Subcos¬ 
mop.  —  Boscaglie  rade  ed  incolti.  Stazione  di  Via  del  Monte,  m  100;  M.  Somma, 
m  300-500;  La  Pagliara,  m  300;  Pescinale,  m  470;  Stradello  Demaniale,  m  600; 
Valle  del  Gigante,  m  900. 

Hypericum  perforatum  L.  s.  1. 

Sulle  lave  e  nei  luoghi  aridi.  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Atrio  del 
Cavallo  (Co.,  1887);  Piano  delle  Ginestre,  m  600-900  (Ag.,  1975). 


Lauraceae 

Laurus  nobilis  L.  —  P  m  —  Steno-Medit.  —  Nei  coltivi  e  presso  le  abitazioni.  Cap¬ 
pella  Vecchia,  m  150;  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  coltivato  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  35 


Papaveraceae 

Papaver  rhoeas  L.  subsp.  rhoeas  —  T  er  —  Cosmop.  —  Incolti  e  coltivi.  Stazione  di  Via 
del  Monte,  m  100;  Cappella  Vecchia,  m  150;  M.  Somma,  m  300;  La  Pagliara,  m  300; 
Bocche  del  1861,  m  300;  Piano  delle  Ginestre,  m  400;  Valle  del  Gigante,  m  800,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  coltivi  (Pasq.,  1969);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Papaver  rhoeas  L.  subsp.  strigosum  (Boenn.)  Pign.  —  T  er  —  E-Medit.  —  Luoghi 
erbosi  e  zone  ruderali.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100. 

Glaucium  flavum  Crantz  —  H  scap  —  Euri-Medit.  —  Terreni  sabbiosi  e  pendici  aride. 
Torre  del  Greco:  Via  Litoranea,  m  10;  Pescinale,  m  450;  Valle  del  Gigante,  m  850. 
Segnalaz.  preced.:  Portici,  Torre  Annunziata,  Atrio  del  Cavallo  (Pasq.,  1869);  Vesu¬ 
vio  (Bacc.,  1881). 

Chelidonium  majus  L.  —  H  scap  —  Circumbor.  —  Boschi  e  boscaglie.  Portici:  Parco 
Gussone,  m  50-100;  M.  Somma,  m  400-700;  Colle  dei  Canteroni,  m  550,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Eremo,  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Atrio  del 
Cavallo  (Co.,  1887). 

Fumaria  agraria  Lag. 

Siepi,  ruderi  e  coltivi.  (Pasq.,  1869,  sub  F.  capreolata  var.  c ). 

Fumaria  capreolata  L.  subsp.  capreolata  —  T  rept(scd)  —  Euri-Medit.  —  Luoghi 
erbosi  e  siepi.  La  Pagliara,  m  300;  Torre  del  Greco:  Via  Montedoro,  m  130,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  macchie,  incolti  e  campi  (Pasq.,  1869). 

Fumaria  flabellata  Gasp. 

Muri  e  luoghi  erbosi  (Pasq.,  1869,  sub  F.  capreolata  var.  d ). 

Fumaria  bicolor  Sommier  ex  Nicotra  —  T  rept(scd)  —  Steno-Medit.  —  Prati  e  col¬ 
tivi.  Bocche  del  1861,  m  300. 

Entità  citata  per  gli  incolti  ed  i  coltivi  di  molte  isole  tirreniche.  Trattasi  di  specie 
sinantropica  verosimilmente  al  momento  in  espansione. 

Fumaria  bastardii  Boreau  —  T  rept(scd)  —  Subatl.  —  Lungo  le  strade  ed  i  sentieri. 
Bocche  del  1861,  m  300. 

Segnalaz  preced.:  siepi,  ruderi  ed  incolti  (Pasq.,  1869,  sub  F.  jordani ). 

Fumaria  officinalis  L.  subsp.  officinalis  —  T  rept(scd)  —  Subcosmop.  —  Orti  e  giar¬ 
dini.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  luoghi  coltivati  (Pasq.,  1869,  sub  F.  officinalis  et  F.  officinalis 
var.  media). 

Fumaria  vaillantii  Loisel. 

Coltivi.  Portici  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


Capparaceae 

Capparis  spinosa  L.  —  Ch  suff  —  Eurasiat.  —  Ambienti  rupestri  della  fascia  basale. 
Torre  del  Greco:  Ponte  della  Gatta,  m  45;  Portici:  Parco  Gussone,  m  50,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Convento  dei  Camaldoli  e  altrove  (Pasq.,  1869,  sub  C. 
rupestris);  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  C.  rupestris ). 


36  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Cruciferae 

*  Sisymbrium  orientale  L.  —  T  er  —  Euri-Medit.  —  Margini  delle  strade  e  ambienti 
ruderali.  Ercolano:  Corso  Resina  m  50;  Fosso  della  Vetrana,  m  300. 

°  Sisymbrium  polyceratium  L. 

Luoghi  sabbiosi  e  lungo  le  strade.  Granatello  (Pasq.,  1869,  sub  S.  polyceration)\ 
Vesuvio,  s.  d .,  Pasquale  (HP!). 

Sisymbrium  officinale  (L.)  Scop.  —  T  er  —  Subcosmop.  —  Ambienti  ruderali  e  col¬ 
tivi  abbandonati.  Ercolano:  m  50;  Fosso  della  Vetrana,  m  500,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Granatello  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Arabidopsis  thaliana  (L.)  Heynh.  —  T  er  —  Cosmop.  —  Pendici  assolate,  campi  e 
luoghi  erbosi.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  La  Pagliara,  m  300;  Bocche  del 
1861,  m  350;  Colle  del  Canteroni,  m  520;  Pescinale,  m  550;  Stradello  Demaniale, 
m  600;  M.  Somma,  m  700-1090;  Valle  del  Gigante,  m  900,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  comune  (Pasq.,  1869,  sub  Sisymbrium  thalianum );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  Sisymbrium  thalianum );  pendici  occidentali  (Ag.,  1975). 

Bunias  erucago  L.  —  T  er  —  N-Medit.  (Euri-)  —  Prati  e  coltivi.  Cappella  Vecchia,  m 
200,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  luoghi  erbosi  (Pasq,  1869). 

*  Erysimum  cheiri  (L.)  Crantz  —  Ch  suff  —  Euri-Medit.  —  Coltivata  e  spesso  inselva¬ 
tichita.  Bocche  del  1861,  m  300. 

*  Matthiola  incana  (L.)  R.  Br.  subsp.  incana  —  Ch  suff  —  Steno-Medit.  —  Coltivata  e 
talora  subspontanea.  Bocche  del  1861,  m  350. 

Matthiola  incana  (L.)  R.  Br.  subsp.  rupestris  (Rafin.)  Nyman 

Sfuggita  alle  colture  (Pasq.,  1869,  sub  M.  rupestris );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  M. 

rupestris ). 

Cardamine  hirsuta  L.  —  T  er  —  Cosmop.  —  Ambienti  antropizzati  e  coltivi.  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-100;  La  Pagliara,  m  300;  Bocche  del  1861,  m  300;  S.  Maria 
di  Castello,  450;  Pescinale,  m  450;  Colle  dei  Canteroni,  m  550;  M.  Somma,  m 
700-1000,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  prati  e  luoghi  selvatici  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Arabis  collina  Ten.  [A.  muralis  Bertol.,  non  Salisb.]  —  H  scap  —  Orof.  Medit.  - 
Rupi  fresche  e  pendici  sassose.  Bocche  del  1861,  m  300;  Fosso  della  Vetrana,  m 
400;  Piano  delle  Ginestre,  m  500;  Osservatorio,  m  600;  Valle  del  Gigante;  Gran 
Cono  Vesuviano,  m  1050. 

Segnalaz.  preced.:  valli  del  Vesuvio  (Ten.,  1831);  Torre  del  Greco  ai  Monticelli, 
Camaldoli,  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  pendici  occidentali  (Ag., 
1975,  sub  A.  muralis  var.  collina ). 

Arabis  rosea  DC  ( A .  collina  Ten.  p.  p.)  —  H  scap  —  Endem  (?)  —  Rupi  e  muri 
ombrosi.  Fosso  della  Vetrana,  m  400;  Lave  del  1906,  m  500. 

Segnalaz.  preced.:  Vesuvio  (Ten.,  1832);  Salvatore,  Somma  Vesuviana,  Vetrana 
(Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  37 


Arabis  turrita  L.  —  H  bien  —  S-Europ.  —  Brecciai  e  colate  laviche.  Bocche  del 
1861,  m  300;  Pescinale,  m  480;  Colle  dei  Canteroni,  m  530;  M.  Somma,  m  550-970; 
Atrio  del  Cavallo,  m  800;  Valle  del  Gigante,  m  800;  Colle  Margherita,  m  950,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  M.  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Cognoli  di 
Giacca,  m  680  (Ag.|  1975). 

Lunaria  annua  L.  s.  1. 

Reai  Parco  della  Favorita  (Pasq.,  1869,  sub  L.  biennis);  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub 
L.  biennis). 

Lobularia  maritima  (L.)  Desv.  —  Ch  suff  —  Steno-Medit.  —  Bordi  delle  strade,  rupi 
e  muri.  Bocche  del  1861,  m  350;  M.  Somma,  m  330;  Strada  Vesuviana,  m  400; 
Colle  dei  Canteroni,  m  570;  Stradello  Demaniale,  m  600,  ecc. 

Segnalaz.  precede  dovunque  (Pasq.,  1869,  sub  Koniga  maritima );  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  Alyssum  maritimum);  Vesuvio  (Mart.  e  Tanf.,  1892,  sub  Alyssum  mari¬ 
ta  imam), 

Draba  muralis  L.  —  T  er  —  Circumbor.  —  Ambienti  erbosi  e  lungo  le  strade.  Val¬ 
lone  di  Poìlena,  m  200;  Sorgenti  deH’Olivella,  m  300. 

Segnalaz.  precede  sui  muri  e  sulle  macerie  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Erophila  verna  (L.)  Chevall.  subsp.  verna  —  T  er  —  Circumbor.  —  Praticelli  aridi. 
Strada  Vesuviana,  m  400;  Colle  Umberto,  m  900,  ecc. 

Segnalaz.  precede  Vesuvio,  Portici  (Ten.,  1832,  sub  Draba  verna );  S.  Maria  a 
Pugliano  (Pasq.,  1869;  sub  Draba  verna);  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Draba  verna). 

Capsella  bursa-pastoris  (L.)  Medicus  —  H  bien.—  Cosmop.  —  Coltivi,  incolti  e 
ambienti  antropizzati.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Lava  del  1804-1805,  m 
100;  Torre  del  Greco:  Villa  Inglese,  m  15;  Colle  dei  Canteroni,  m  600,  ecc. 
Segnalaz.  precede  comune  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Biscutella  didyma  L.  —  T  er  —  S-Medit.-Turan.  —  Lave  e  luoghi  erbosi  aridi.  Lave 
del  1858,  m  350-400. 

Segnalaz.  precede  S.  Maria  di  Pugliano  (Pasq.,  1869,  sub  B.  ciliata  et  B.  raphani- 
folia );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  B.  ciliata );  Vesuvio,  18.V.1880,  Pasquale  (HP!, 
sub  B.  ciliata). 

Lepidium  graminifolium  L.  subsp.  graminifolium  —  Ch  suff  —  Euri-Medit.  — 
Ambienti  ruderali  e  lungo  le  strade.  S.  Maria  La  Bruna:  Via  Cupa  dei  Monaci,  m  50. 
Segnalaz.  precede  Pugliano,  Camaldoli  (Pasq.,  1840). 

Coronopus  didymus  (L.)  Sm.  —  T  rept  —  Subcosmop.  —  Spiazzi  aridi  ed  ambienti 
ruderali.  Torre  del  Greco:  Villa  Inglese,  m  10. 

Segnalaz.  precede  Stazione  di  Portici  e  Torre  del  Greco  (Pasq..,  1869,  sub  Sene- 
biera  didyma );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Senebiera  didyma). 

Diplotaxis  tenuifolia  (L.)  DC.  —  H  scap  —  Submedit.-Subatl.  —  Coltivi,  incolti  e 
lungo  le  strade.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Bocche  del  1861,  m  300; 
Strada  Vesuviana,  m  400;  S.  Maria  di  Castello,  m  430;  Colle  dei  Canteroni,  m 
570;  M.  Somma,  m  700,  ecc. 

Segnalaz.  precede  Frequente  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881;  Mart.  e  Tanf., 
1892). 


38  M.  Ricciardi,  .  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Brassica  fraticulosa  Cyr.  subsp.  fruticolosa  —  H  scap  (Ch  suff)  —  Steno-Medit. 
Centro-Occid.  —  Prati  aridi  e  lave.  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Bocche 
del  1861,  m  350;  La  Pagliara,  m  300;  Lave  del  1858,  m  400;  S.  Maria  di  Castello, 
m  430,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  comune  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Brassica  nigra  (L.)  Koch. 

Strade  e  coltivi.  (Pasq.,  1869,  sub  Sinapis  nigra);  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Sina- 
pis  nigra). 

°  Sinapis  arvensis  L.  —  T  er  —  Steno-Medit.  (?)  —  Bordi  delle  strade  e  siepi.  Torre 
del  Greco:  Via  del  Monte,  m  100,  Cappella  Vecchia,  m  150;  Colle  dei  Canteroni, 
m  570. 

*  Sinapis  alba  L.  subsp.  alba  —  T  er  —  E-Medit.  (?)  —  Incolti  ed  ambienti  ruderali. 
Ercolano:  Lagno  di  Casacampora,  m  100. 

Cakile  maritima  Scop.  subsp.  maritima  —  T  er  —  Medit.-Atl.  —  Sabbie  marittime. 
Stazione  di  S.  Maria  La  Bruna,  m  5-10. 

Segnalaz.  preced.:  Portici,  Ercolano  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

*  Rapistrum  rugosum  (L.)  All.  subsp.  rugosum  —  T  er  —  Euri-Medit.  —  Luoghi  erbosi 
e  lungo  i  sentieri.  Piano  delle  Ginestre,  m  400. 

*  Rapistrum  rugosum  (L.)  All.  subsp.  linneanum  Rouy  et  Fouc.  —  T  er  —  Euri-Medit. 
-  Coltivi  ed  ambienti  ruderali.  Cappella  Vecchia,  m  170. 

Raphanus  raphanistrum  L.  subsp.  raphanistrum. 

Nelle  vigne  (Pasq.,  1869,  sub  R.  fugax). 

Raphanus  raphanistrum  L.  subsp.  landra  (Moretti  ex  DC.)  Bonnier  et  Layens  —  T 
er  —  Circumbor.  —  Luoghi  erbosi  aridi  e  bordi  delle  strade.  S.  Maria  La  Bruna,  m 
5;  Colle  dei  Canteroni,  m  570,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Margini  delle  vigne  e  dei  campi  (Pasq.,  1869,  sub  R.  landra); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  R.  landra). 

Raphanus  sativus  L.  —  T  er  (H  scap)  —  Origine  ignota  —  Coltivato  e  spesso  insel¬ 
vatichito.  Bocche  del  1861,  m  250;  S.  Maria  di  Castello,  m  430,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  coltivato  (Pasq.,  1869). 


Resedaceae 

Reseda  alba  L.  —  H  scap  —  Steno-Medit.  —  Muri,  ruderi  e  luoghi  sassosi.  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-100;  Bocche  del  1861,  m  350;  Pescinale,  m  460;  M.  Somma, 
m  500-700;  Atrio  del  Cavallo;  m  950,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Salvatore  (Pasq.,  1869,  sub  R.  fruticulosa);  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  R.  fruticulosa;  Co.,  1887,  sub  R.  fruticulosa);  Atrio  del  Cavallo  e  Valle 
dellTnferno,  m  600-900,  Piano  delle  Ginestre,  m  650-850  (Ag.,  1975). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  39 


Crassulaceae 

Crassula  tillaea  Lester-Garland. 

Prati  aridi.  Granatello,  Pugliano  (Pasq.,  1869,  sub  Tillaea  muscosa );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  Tillaea  muscosa );  S.  Maria  di  Pugliano,  6.V.1869,  Pasquale 
(IIP!,  sub  Tillaea  muscosa ). 

Umbilicus  horìzontalis  (Guss.)  DC. 

Muri  a  secco.  Antica  strada  del  Salvatore  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Umbilicus  rupestri*  (Salisb.)  Dandy  —  G  b  —  Medit.-Atl  —  Rupi  laviche  e  muri  a 
secco.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50400;  S.  Maria  dì  Castello,  m  430;  Pescinale, 
m  460;  Piano  delle  Ginestre,  m  500;  M.  Somma,  m  700-970;  Valle  del  Gigante,  m 
900,  ecc. 

Sognala/,  preced.:  Somma  (Pasq.,  1869,  sub  U. .  pendulinus );  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  U,  pendulinus). 

Sedum  sediforme  (Jacq.)  Pau  —  Ch  succ  —  Steno-  Medit,  —  Colate  laviche  e  muri. 
Portici:  Parco  Gussone,  m  50400.  Strada  Vesuviana,  m  300-400;  Piano  delle 
Ginestre,  m  500;  M.  Somma,  m  850,  ecc. 

Segnalaz.  precede  Tifoni  e  Tironcelli  (Pasq.,  1869,  sub  S.  nicaense );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  S.  nicaense ;  Co.,  1887,  sub  S.  rufescens );  Lave  del  1858  (Ricc., 
1972);  Strada  Vesuviana,  m  250  (Ag.,  1975). 

Sedimi  tenui  lui  io  m  (Sm.)  Strobl  —  Ch  succ  —  Steno-Medit.  —  Ambienti  sassosi.  La 
Pagliara,  m  300. 

Sedum  dasyphyllum  L.  —  Ch  succ  —  Euri -Medit.  —  Muri  e  rupi  ombrose.  Strada 
Vesuviana,  m  450;  Atrio  del  Cavallo,  m  800,  ecc. 

Segnalaz.  precede  S.  Giorgio  a  Cremano,  Portici  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  S.  neapolitanum). 

Sedum  cepaea  L.  T  succ  —  Submedit.-Subatl.  —  Boscaglie  e  siepi.  M.  Somma,  m 
450;  Strada  Vesuviana,  m  450. 

Segnalaz.  precede  S.  Anastasia  (Pasq.,  1869,  sub  S.  galioides );  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  S.  galioides). 

Sedum  steliatum  L. 

Luoghi  sassosi.  Via  delPOsservatorio  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 
Sedum  litoreum  Guss. 

Rupi  marittime.  Capo  dell’Uncino  alla  Torre  dell’ Annunciata  (Ter.,  1831);  Torre 
dell’ Annunziata  (Migl.,  1896). 


Saxifragaceae 


Saxifraga  rotundifolia  L. 

Rupi  stillanti  acqua.  S.  Anastasia,  Cratere,  M.  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881);  Somma  in  cacumine,  s.d.,  Pasquale  (HP!) 


40  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V.  La  Valva  e  G.  Caputo 


°  Saxifraga  tridactylites  L. 

Sui  muri.  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Somma,  13.V.(?).1868, 
Pasquale  (HP!). 

°  Saxifraga  bulbifera  L. 

Nella  valle  una  volta  detta  Fosso  Grande  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881); 
Vesuvio,  Fosso  Grande  5.  d.,  Pasquale  (HP!). 


Rosaceae 


Rubus  idaeus  L. 

Valle  dell’Orso  presso  S.  Anastasia  (Pasq.,  1869,  «fide  Maione»);  Vesuvio  (Bacc., 
1881). 

Rubus  ulmifolius  Schott  —  P  n(l)  -  Euri-Medit.  —  Macchioni,  siepi  e  boscaglie.  M. 
Somma,  m  300-1000;  Colle  dei  Canteroni,  m  300-600;  Strada  Vesuviana,  m  300- 
900;  Bocche  del  1861,  m  300;  Piano  delle  Ginestre,m  400-800;  Pescinale,  m  500; 
Atrio  del  Cavallo,  m  900,  ecc. 

Segnalaz.  precede  Canteroni,  Osservatorio,  Somma,  Pompei,  Mauro  (Pasq.,  1869, 
sub  R.  fruticosus  var.  dalmaticus );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  R.  fruticosus ); 
Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  Strada  Vesuviana,  m  250,  Casa  Sorrentino, 
m  270,  Bosco  Casoria,  m  310  (Ag.,  1975). 

Rubus  caesius  L. 

Colle  dei  Canteroni  presso  l’Eremo  e  ai  Tigli  al  Salvatore  (Pasq.,  1869,  sub  R. 
acheruntinus );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  R.  acheruntinus ). 

Rubus  glandulosus  Bellardi  [R.  bellardii  Weihe  et  Nees]  -  P  n  —  Medit.-Mont. 
briniceli  e  rupi  fresche.  S.  Maria  di  Castello,  m  450;  M.  Somma,  m  600-1080. 
Segnalaz.  precede  M.  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

°  Rosa  corymbifera  Borkh. 

Somma  in  cacumine,  2. VII.  1868,  Pasquale  (HP!,  sub  R.  rubiginosa ). 

Già  Grande  (in  HP)  corregge  la  determinazione  di  Pasquale  riferendo  questo  sag¬ 
gio  della  vetta  del  M.  Somma  a  R.  corymbifera  (sub  R.  dumetorum  Thuill.).  Ci 
sembra  pertanto  verosimile  che  anche  le  citazioni  di  R.  rubiginosa  per  Barra 
(Pasquale,  1869)  e  per  il  Vesuvio  (Bacc.,  1881)  debbano  essere  riferite  a  R. 
corymbifera. 

°  Rosa  agrestis  Savi. 

Siepi  e  cespuglieti.  S.  Vito,  Vetrana  (Pasq.,  1869,  sub  R.  rubiginosa  var.  agrestis ); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Vesuvio,  s.d.,  Pasquale  (HP!). 

Rosa  heckeliana  Tratt. 

Boschi  e  macchioni.  M.  Somma,  Vetrana  (Pasq.,  1869,  sub  R.  hecleliana  var.  vesu¬ 
viana',  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  R.  hecleliana ). 

°  Rosa  canina  L.  s.  1. 

Fruticeti.  Salita  di  Somma  per  la  Vetrana  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881); 
Atrio  del  Cavallo  (Co.,  1887);  Vesuvio,  s.d..  Pasquale  (HP!). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  41 


Rosa  sempervireus  L.  —  P  n  —  Steno-Medit.  —  Boscaglie  e  siepi.  Vallone  di  Poi- 

Iena,  m  250. 

Segnalaz.  preced.:  comune  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Agrimonia  eupatoria  L.  s.  1. 

Luoghi  erbosi  e  boschivi.  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc,  1881). 

Sanguisorba  minor  Scop.  s.  1. 

Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub.  Poterìum  sanguisorba). 

Sanguisorba  minor  Scop.  subsp.  muricata  (Spach)  Briq.  —  H  scap  —  Subcosmop.  — 
Pendici  sassose  assolate.  Lava  del  1804-1805,  m  100. 

Segnalaz.  preced.:  Canteroni,  Somma  (Pasq.,  1869,  sub  Poterìum  sanguisorba  var. 
puberulum). 

Potentina  hirta  L.  —  H  scap  —  W-Medit.  (Euri-)  —  Luoghi  erbosi.  Granatello,  m  5. 

Potentina  reptans  L.  —  H  rept  —  Subcosmop.  —  Prati  e  ambienti  umidi.  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  Somma,  S.  Anastasia,  Mauro  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881). 

Fragaria  vesca  L.  —  H  rept  —  Cosmop.  —  Boschi  e  boscaglie.  M.  Somma,  m  500. 
Segnalaz.  preced.:  M.  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Aphanes  arvensis  L. 

Prati  aridi.  Granatello,  Torre  del  Greco,  Pugliano  (Pasq.,  1869,  sub  Alchemilla 
arvensis). 

Cydonia  oblonga  Miller  —  P  m  —  Cult.  (SW-Asiat.)  —  Siepi  e  cespuglieti.  Cappella 
Vecchia,  m  150;  S.  Maria  di  Castello,  430,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  coltivata  e  spontanea  (Pasq.,  1869,  sub  C  vulgaris);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  C.  vulgaris). 

Pyrus  pyraster  Burgsd.  —  P  m  —  Eurasiat.  —  Boscaglie  di  caducifoglie.  Colle  dei 
Canteroni,  m  550. 

Malus  sylvestris  Miller. 

Cespuglieti.  Somma  alla  Vetrana  (Pasq.,  1869,  sub  Pyrus  malus  var.  sylvestris). 

Sorbus  domestica  L.  —  P  m  —  Euri-Medit.  —  Coltivi  e  boscaglie.  Stazione  di  Via 
del  Monte,  m  100;  Cappella  Vecchia,  m  150;  M.  Somma,  m  700-750,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Coltivato  con  tutte  le  varietà  (Pasq.,  1869);  Camaldoli  di  Torre 
del  Greco,  m  150,  Bosco  Casoria,  m  310,  Cognoli  di  Giacca,  m  680  (Ag.,  1975). 

Sorbus  graeca  (Spach)  Kotschy  —  P  m(n)  —  S-Europ.-Pontico  —  Rupi  laviche  e  ter¬ 
reni  tapinici.  Cognoli  di  S.  Anastasia,  m  1080. 

In  HP(!)  il  materiale  riferito  a  S.  aria  (cacumine  Somma,  2.VII.1868,  Pasquale , 
sub  Pyrus  aria)  corrisponde  a  S.  graeca.  Di  recente  quest’ultimo  è  stata  più  volte 
ritrovata  sull’Appennino  meridionale.  Ciò  sembra  avvalorare  l’ipotesi  che  S. 
graeca  sia  stato  in  passato  frequentemente  confuso  con  l’affine  S.  aria.  È  pertanto 
verosimile  che  le  precedenti  citazioni  di  Sorbus  aria  per  il  Vesuvio  siano  da  rife¬ 
rire  a  S.  graeca. 


42  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Mespilus  germanica  L.  —  P  m(n)  —  E-Europ.-Pontico  (?)  —  Boscaglie  e  siepi.  Cappella 
Vecchia,  m  120;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Colle  dei  Canteroni,  m  550. 
Segnalaz.  preced.:  nelle  siepi  e  coltivato  (Pasq.,  1869,  sub  M.  germanica  var. 
macrocarpa );  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Crataegus  monogyna  Jacq.  subsp.  monogyna  —  P  n  —  Paleotemp.  —  Margini  dei 
coltivi,  macchie  e  siepi.  Cappella  Vecchia,  m  120-200. 

Segnalaz.  preced.:  boschi,  fruticeti  e  siepi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881); 
Colle  dei  Canteroni  (Ricc.,  1972);  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  Casa  Sor¬ 
rentino,  m  270,  Bosco  Casoria,  m  310  (Ag.,  1975). 

*  Crataegus  monogyna  Jacq.  subsp.  azarella  (Griseb.)  Franco  —  P  n  —  Paleotemp.  — 
Boscaglie  miste  e  pinete.  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  versante  S,  m  100- 
400. 

Crataegus  laevigata  (Poiret)  DC.  (C.  oxyacantha  L.,  nom.  amb.). 

Presso  l’Osservatorio  (Mart.,  e  Tanf.,  1892,  sub  C.  oxyacantha ). 

Crataegus  azarolus  L.  —  P  m  —  E-Medit.  —  Nei  coltivi  e  spesso  inselvatichito.  Cap¬ 
pella  Vecchia,  m  120-160. 

Segnalaz.  preced.:  (Pasq.,  1869,  sub  C.  azarolus  et  var.  chlorocarpa ). 

Sono  oggetto  di  attiva  coltivazione,  sia  pure  in  misura  via  via  decrescente  con 
l’abbandono  delle  campagne,  numerose  specie  fruttifere  della  famiglia  delle  Rosa- 
ceae  e  precisamente: 

Pyrus  communis  L.,  Malus  domestica  Borkh.,  Erybotrya  japonica  (Thunb.)  Lindley, 
Prunus  persica  (L.)  Batsch,  Prunus  dulcis  (Miller)  D.A.  Webb,  P.  domestica  L. 
subsp.  domestica ,  Prunus  cerasus  L.  e  soprattutto  P.  armeniaca  L.  e  P.  avium  L. 


Leguminosae 

*  Cercis  siliquastrum  L.  —  P  m  —  E-Europ.-W-Asiat.  —  Boschi  e  boscaglie.  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-100. 

Ceratonia  siliqua  L.  —  P  m  —  S-Medit.  —  Subspontanea  presso  le  abitazioni.  Cap¬ 
pella  Vecchia,  m  150,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Torre  del  Greco,  Resina  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Laburnum  anagyroides  Medicus  —  P  m  —  S-Europ.  —  Boscaglie  miste.  M.  Somma, 
m  500. 

Segnalaz.  preced.:  M.  Somma  (Pasq.,  1869,  sub  Cytisus  laburnum );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  Cytisus  laburnum). 

Calicotome  villosa  (Poiret)  Link. 

Fruticeti  (Pasq.,  1869,  sub  Caly cotome  villosa ). 

Lembotropis  nigricans  (L.)  Griseb.  s.  1. 

Colle  dei  Canteroni  (Ricc.,  1972). 

Si  tratta  sicuramente  di  segnalazione  erronea  dovuta  a  confusione  con  Cytisus  vil- 
losus  Pourret. 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  43 


Cytisus  sessilifoiius  L, 

Reai  Parco  di  Portici  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Portici,  16.IV.1839, 
Gussone  (HG!,  sub  C.  lobelii );  Portici,  5.  d.,  Gussone  (HG!,  sub  C.  lo  belìi).  Portici, 
s .  d..,  s.  coll.,  (HG!,  sub  C.  lobelii ). 

Cytisus  villosus  Pourret  -  P  n  -  W-  e  Centro-Medit.  —  Boscaglie  e  macchie.  Por¬ 
tici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Somma  e  Campiello  (Pasq.,  1869,  sub  Cytisus  triflorus );  Vesu¬ 
vio  (Bacc.,  1881,  sub  Cytisus  triflorus );  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150 
(Ag,  1975). 

Cytisus  scoparius  (L.)  Link  subsp.  scoparius  —  P  n  -  Europ.  (Subatl.)  -  Pinete, 
colate  laviche  e  terreni  lapillici.  M.  Somma,  m  300-900;  Bocche  del  1861,  m  300; 
Pescinale,  m  400-600;  Piano  delle  Ginestre,  m  500;  Strade! lo  Demaniale,  m  600; 
Atrio  del  Cavallo,  m  800-950;  Gran  Cono  Vesuviano,  m  950-1020,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  (Pasq.,  1869,  sub  Sarothamnus  scoparius );  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  Sarothamnus  scoparius ;  Co.,  1887,  sub  Spartium  scoparìum );  Piano 
delle  Ginestre,  Gran  Cono  Vesuviano  (Ricc.,  1972);  Casa  Sorrentino,  m  270, 
Bosco  Casoria,  m  310,  Piano  delle  Ginestre,  m  630,  Foresta  Tifone,  m  640, 
Cognoli  di  Giacca,  m  860  (Ag.,  1975). 

Teline  monspessulama  (L.)  Koch  —  P  n  -  Steno-Medit.-Macarones.  —  Fruticeti  e 
siepi.  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150. 

Segnalaz.  preced.:  Camaldoli,  Somma  (Pasq.,  1869,  sub  Genista  candicans)]  Vesu¬ 
vio  (Bacc.,  1881,  sub  Genista  candicans). 

Genista  tmctorìa  L.  subsp.  tmctoria  -  Ch  suff  —  Eurasiat.  —  Radure  e  margini  dei 
boschi.  M.  Somma,  m  400;  S.  Maria  di  Castello,  m  450. 

Segnalaz.  preced.:  Somma,  Canteroni  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Atrio 
del  Cavallo  (Co.,  1887). 

Genista  aetnensis  (Bìv.)  DC.  —  P  n(m)  —  Endem.  —  Aree  rimboschite.  Pescinale,  m 
460;  Piano  delle  Ginestre,  m  500;  Stradello  Demaniale,  m  600;  Valle  delPInferno,  m 
850-950;  Atrio  del  Cavallo,  m  800-900;  Gran  Cono  Vesuviano,  m  900-1000. 
Segnalaz.  preced.:  Vesuvio  (Ag.,  1959);  Gran  Cono  Vesuviano  (Ricc.,  1972). 
Introdotta  a  scopo  di  rimboschimento  come  ricorda  Agostini  (1959)  sui  terreni 
più  aridi  e  sabbiosi  si  diffonde  sempre  più  per  disseminazione  spontanea. 

Spartium  jueceum  L.  —  P  n  —  Euri  Mcdit.  —  Lave,  sabbie  vulcaniche  e  boscaglie. 
Bocche  del  1861,  m  350;  M.  Somma,  m  300-700;  Lave  del  1858,  m  350;  Piano  delle 
Ginestre,  m  500;  Pescinale,  m  500-650;  Gran  Cono  Vesuviano,  m  1000-1100,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Piana  di  Mauro,  Ottaviano,  S.  Anastasia  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881;  Co.,  1887);  Strada  Vesuviana,  m  250,  Piano  delle  Ginestre,  m  630, 
Foresta  Tirane,  m  640  (Ag.,  1975). 

Ulex  europaeus  L.  subsp.  europaeus  —  P  n  —  Subatl.  —  Pinete.  Foresta  Tifone,  m  400. 
Segnalaz.  preced.:  Bosco  Tre  case  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Lupinus  luteus  L. 

Terreni  sabbiosi  coltivati.  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


44  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Lupinus  angustifolius  L.  subsp.  angustifolius  —  T  er  —  Steno-Medit.  —  Coltivi, 
incolti  e  luoghi  erbosi.  La  Pagliara,  m  300;  Bocche  del  1861,  m  350;  Lave  del 
1858,  m  350-600;  Pescinale,  m  460;  Piano  delle  Ginestre,  m  400-800,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Monticello,  pineta  di  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881);  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  Strada  Vesuviana,  m  250, 
Foresta  Tirone,  m  640,  Atrio  del  Cavallo,  m  950  (Ag.,  1975). 

Robinia  pseudacacia  L.  —  P  m(n)  —  Avv.  (Nordamer.)  —  Aree  rimboschite,  bosca¬ 
glie  e  siepi.  Cappella  Vecchia,  m  150-200;  Bocche  del  1861,  m  350;  M.  Somma,  m 
300-1000;  Colle  dei  Canteroni,  m  300-600;  Stradello  Demaniale,  m  600;  Pescinale, 
m  650;  Atrio  del  Cavallo,  m  800-900;  Gran  Cono  Vesuviano,  m  950-1000,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  coltivata  e  spontanea  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881); 
Colle  dei  Canteroni  (Ricc.,  1972);  Atrio  del  Cavallo,  m  950  (Ag.,  1975). 

Colutea  arborescens  L.  subsp.  arborescens  —  P  m  —  Euri-Medit.  (Subpontica)  — 
Macchie  e  fruticeti.  M.  Somma,  m  300-900;  Bocche  del  1861,  m  350;  Colle  dei 
Canteroni,  m  500;  Pescinale,  m  500-600;  Atrio  del  Cavallo,  m  950;  Valle  del 
Gigante,  m  850,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Camaldoli,  Canteroni,  Atrio  del  Cavallo,  Ottaviano  (Pasq., 
1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Osservatorio  (Mart.,  e  Tanf.,  1892);  Cognoli  di 
Giacca,  m  680  (Ag.,  1975). 

Astragalus  glycyphyllos  L.  var.  setiger  Guss.  —  H  rept  —  Endem.  —  Boschi  di  caducifo¬ 
glie.  Bocche  del  1861,  m  300;  M.  Somma,  m  500-1090,  Colle  dei  Canteroni,  m  550. 
Segnalaz.  preced.:  Somma,  Canteroni,  Camaldoli  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881). 

Questa  varietà  sembra  essere  piuttosto  frequente  sulPAppennino  campano.  Il  suo 
rango,  il  suo  valore  tassonomico  e  la  sua  esatta  distribuzione  nella  penisola  meri¬ 
tano  ulteriori  studi  anche  per  meglio  stabilire  i  suoi  eventuali  rapporti  con  A.  gly- 
cyphylloides  DC,  diffuso  dai  Balcani  al  Caucaso  ed  Asia  Minore. 

Psoralea  bituminosa  L.  —  H  scap  —  Euri-Medit.  —  Ambienti  ruderali  ed  incolti. 
Cappella  Vecchia,  m  170;  La  Pagliara,  m  300;  Colle  dei  Canteroni,  m  300;  Bocche 
del  1861,  m  300,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  luoghi  sassosi,  siepi,  boschi  e  campi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881);  Atrio  del  Cavallo  (Co.,  1887);  Casa  Sorrentino,  m  270,  Bosco  Caso¬ 
ria,  m  310  (Ag.,  1975). 

°  Vicia  ochroleuca  Ten.  subsp.  ochroleuca  —  H  scd  —  W-Medit.-Mont.  —  Boschi  e 
siepi.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  Reai  Parco  di  Portici  e  della  Favorita  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881);  Portici,  28.VIII.1861,  Gussone  (HP!). 

Vicia  villosa  Roth  subsp.  varia  (Host)  Corb.  [V  dasy carpa  auct.  ?an  Ten.]. 
Nei  boschi.  Reai  Parco  di  Portici  (Pasq.,  1869,  sub  V  pseudocracca  var. 
platycarpa );  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  Casa  Sorrentino,  m  270, 
Cognoli  di  Giacca,  m  680  (Ag.,  1975,  sub  V  dasycarpa). 

°  Vicia  pseudocracca  Bertol.  —  T  er  —  Steno-Medit.  —  Prati,  macchie  e  siepi.  Lava 
del  1804-1805,  m  100;  Bocche  del  1861,  m  300;  Lave  del  1858,  m  400;  S.  Maria  di 
Castello,  m  450;  Piano  delle  Ginestre,  m  500,  ecc. 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  45 


Segnalaz.  preced.:  luoghi  erbosi  arenosi  (Pasq.,  1869,  sub  V  pseudocracca  et  V 
pseudocracca  var.  sylvatica ,  var.  platycarpa  et  var.  albiflora)\  Vesuvio  (Bacc., 
1881);  Strada  Vesuviana,  m  250  (Ag.,  1975,  sub  V  villosa  subsp.  pseudocracca ); 
Vesuvio,  8.V.1868;  29.V.1868;  14.X.1868,  Pasquale  (HP!). 

Vi  ci  a  monantha  Retz.  subsp.  t  riflora  (Ten.)  P.  L.  Burtt  et  P.  Lewis  [V.  calcarata 
Desf.  subsp.  triflora  (Ten.)  Burtt  et  Lewis  apud  Pignatti]. 

Granatello  (Migl.,  1896,  sub  V  triflora ). 

Vicia  hirsuta  (L.)  S.  F.  Gray. 

Luoghi  selvatici.  Ottaviano,  Portici  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Portici  e 
Resina  alla  Favorita,  19.IV.1868,  Pasquale  (HP!). 

Vicia  pubescens  (DC.)  Link. 

Boschi  artificiali.  Reai  Parco  di  Portici  e  della  Favorita  (Pasq.,  1869,  sub  V  bieber- 
steini );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  V  biebersteini );  Portici  e  Resina,  Bosco  della 
Favorita,  29.IV.1868  Pasquale  (HP!,  sub  V  biebersteinii)\  Portici,  s.d.,  Gussone 
(HP!). 

Vicia  grandiflora  Scop.  —  T  scd(er)  —  SE-Europ.-Pontica—  Boschi  e  macchie.  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-100;  M.  Somma,  m  450;  Colle  dei  Canteroni,  m  500,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Portici,  Canteroni,  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Vicia  sativa  L.  s.  1. 

Coltivi.  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Vicia  sativa  L.  subsp.  cordata  (Wulfen  ex  Hoppe)  Ascherson  et  Graebner. 
Portici,  Canteroni  (Pasq.,  1869,  sub  V  cordata );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  V  cor¬ 
data). 

Vicia  sativa  L.  subsp.  segetalis  (Thuill.)  Gaudin  —  T  scd  —  Subcosmop.  —  Prati  e 
siepi.  Lava  del  1804-1805,  m  100;  Cappella  Vecchia,  m  150;  Bocche  del  1861, 
m  300. 

Segnalaz.  preced.:  Portici  (Pasq.,  1869,  sub  V  segetalis );  Vesuvio  (Bacc.,  1881; 
sub  V  segetalis). 

Vicia  hybrida  L.  —  T  scd  —  Euri-Medit.  —  Luoghi  erbosi.  Lava  del  1804-1805,  m 
100;  S.  Maria  La  Bruna:  Via  Leopardi,  m  100. 

Segnalaz.  preced.:  Mortelle  di  Portici  (Ten.,  1831);  Portici  (Pasq.,  1869),  Vesuvio 
(Bacc.,  1881). 

Vicia  bithynica  (L.)  L.  —  T  scd(er)  —  Euri-Medit.  —  Praticelli  aridi.  Lava  del  1804- 
1805,  m  100;  Lave  del  1858,  m  350,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Tironi,  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Via 
dell’Osservatorio,  5.  d..  Pasquale  (HP!). 

Lathyrus  venetus  (Miller)  Wohlf.  —  G  rh(H  scap)  —  Pontico  —  Boschi  di  caducifo¬ 
glie.  M.  Somma,  m  400-1050;  Colle  dei  Canteroni,  m  500. 

Segnalaz.  preced.:  Camaldoli,  Canteroni  e  Somma  (Pasq.,  1869,  sub  Orobus  varie- 
gatus );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Orobus  variegatus). 


46  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


°  Lathyrus  sylvestris  L. 

Vetraria  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Camaldoli  di  Torre  del  Greco, 
m  150,  Casa  Sorrentino,  m  270,  Bosco  Casoria,  m  310  (Ag.,  1975,  sub  L.  silve- 
ster );  Sotto  Vetrana,  26.IV.  1868,  Pasquale  (HP!). 

Viene  così  confermata  anche  per  questa  via  la  presenza  di  tale  specie  in  Campa¬ 
nia,  regione  dalla  quale,  secondo  Pignatti  (1982),  essa  sarebbe  assente. 

*  Lathyrus  latifolius  L.  —  H  scd  —  S-Europ.  —  Siepi  e  fruticeti.  Ercolano:  Lagno  di 
Casacampora,  m  100. 

Lathyrus  sphaericus  Retz.  —  T  er  —  Euri-Medit.  —  Luoghi  erbosi.  Lava  del  1804- 
1805,  m  100;  Bocche  del  1760,  m  250,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Mortelle  di  Portici  (Ten.,  1831,  sub  L.  sphaericus  var.  neapolita- 
nus)\  Casina  Gigli,  Osservatorio  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Lathyrus  angulatus  L. 

Boschi.  Vetrana  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Lathyrus  setifolius  L. 

Vesuvio  (Migl.,  1896). 

Lathyrus  cicera  L. 

Alle  Mortelle  (Ten.,  1832,  sub  L.  dubius );  nei  prati  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881). 

Lathyrus  clymenum  L.  —  T  rept(scd)  —  Euri-Medit.  —  Pinete,  incolti  e  siepi.  Por¬ 
tici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Bocche  del 
1861,  m  300;  La  Pagliara,  m  300;  Lava  del  1858,  m  300-600;  M.  Somma,  m  400,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Via  dell’Osservatorio,  Somma  (Pasq.,  1869,  sub  L.  tenuifolius)\ 
Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  L.  tenuifolius ). 

*  Lathyrus  ochrus  (L.)  DC.  —  T  rept  —  Steno-Medit.  —  Luoghi  erbosi  e  lungo  le 
strade.  Portici:  Parco  Gussone,  m.  50. 

Lathyrus  aphaca  L.  —  T  scd(er)  —  Euri-Medit.  —  Coltivi  abbandonati.  Colle  dei 
Canteroni,  m  300. 

Segnalaz.  preced.:  Coltivi  ed  incolti  (Pasq.,  1869). 

Pisum  sativum  L.  subsp.  sativum  var.  arvense  (L.)  Gams. 

Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  P.  arvense ). 

Melilotus  alba  Medicus  —  T  er  —  Subcosmop.  —  Margini  delle  strade  e  dei  sen¬ 
tieri.  La  Pagliara,  m  300;  M.  Somma,  m  450. 

Segnalaz.  preced.:  Via  dell’Osservatorio,  Somma  (Pasq.,  1869,  sub  M.  leucantha ); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  M.  leucanthum). 

Melilotus  italica  (L.)  Lam. 

Coltivi  e  luoghi  selvatici.  (Pasq.,  1869,  sub  M.  italica  var.  rotundifolia );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881). 

Melilotus  neapolitana  Ten.  —  T  er  —  Steno-Medit.  —  Lungo  le  strade  e  nei  coltivi. 
La  Pagliara,  m  300;  Strada  Vesuviana,  m  450;  S.  Maria  di  Castello,  m  450. 
Segnalaz.  preced.:  luoghi  aridi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  M.  neapo- 
litanus). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  47 


Melilotus  indica  (L.)  All. 

Luoghi  aridi,  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  M.  parviflorus );  Portici,  4.VI.1853,  Gas¬ 
sane  (HG!,  sub  M.  parviflora );  Torre  dell’ Annunciata,  1  .IV.  1834,  Gussone  (HG!, 
sub  M.  parviflora ). 

Melilotus  silicata  Desf,  .  7  er  --  S-Medit.  —  Spiazzi  erbosi.  Bocche  del  1760,  m 

300;  Fosso  della  Vetrària,  m  350. 

Trigonella  corniculata  (L.)  L  —  T  er  —  N-Medit.  (Steno-)  —  Prati  e  coltivi  abban¬ 
donati.  Portici;  Parco  Gussone,  m  50-100;  La  Pagliara,  m  300;  Bocche  del  1861,  m 
300;  Lave  del  1858,  m  350;  S.  Maria  di  Castello,  m  450,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Torre  del  Greco,  Ottaviano  (Pasq.,  1869). 

Medicago  lupolina  L.  var.  lupolina  —  T  scd(rept)  —  Paleotemp.  —  Terreni  sabbiosi 
e  lungo  le  strade.  M.  Somma,  m  350;  Pescìnale,  m  400;  S.  Maria  di  Castello,  m 
450. 

Segnalaz.  preced.:  Luoghi  erbosi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Medicago  sativa  L.  subsp.  saliva  -  H  scap  ~  Persia  (?)  -  Coltivi  abbandonati.  Colle 
dei  Can ceroni,  m  300. 

Segnalaz.  preced.:  Reali  Parchi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 
Medicago  arborea  L 

Coltivata  nei  giardini  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Medicago  marina  L. 

Marina  di  Portici,  Branchini  presso  Torre  del  Greco,  Cima  dei  Canteroni  (Pasq., 
1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Osservatorio  (Mart.  e  Tanf.,  1892). 

Non  più  ritrovata  non  solo  sui  residui  lembi  di  spiaggia  ma  neanche  presso  l’Os¬ 
servatorio  in  una  stazione  da  considerarsi  sicuramente  eterotopica. 

Medicago  orbìcularis  (L.)  Bartal. 

Luoghi  marittimi.  Mortelle  di  Portici  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 
Medicago  saltellata  (L.)  Miller. 

Prati  marittimi.  Mortelle  di  Portici  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 
Medicago  tornata  (L.)  Miller. 

Portici.  (Pasq.,  1869,  sub  M,  helix );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  M.  helix ). 

Medicago  littoralis  Rohde  ex  Loisel.  —  T  er(rept)  —  Euri  Med.it.  -  Coltivi  e 
ambienti  antropizzati.  Carri  a! doli  dì  Torre  del  Greco,  m  150;  Lava  del  1804-1805, 
m  100;  Bocche  del  1760,  m  300;  Strada  Vesuviana,  m  200-400,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Coltivi  ed  incolti  (Pasq.,  1869);  Torre  Annunziata,  Granatello 
(Pasq.,  1869,  sub  M.  litoralis  var.  longiseta );  Mortelle  di  Portici  (Pasq.,  1869,  sub 
M.  litoralis  var.  breviseta). 

Medicago  arabica  (L.)  Hudson  —  T  er(scd)  —  Euri- Medi!.  —  Luoghi  erbosi,  incolti 
e  pinete.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150; 
Bocche  del  1760,  m  300,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Tra  le  messi  e  nei  prati.  (Pasq.,  1869,  sub  M.  maculata );  Vesu¬ 
vio  (Bacc.,  1881,  sub  M.  maculata). 


48  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Medicago  polymorpha  L.  [M.  hispida  Gaertner]  —  T  er  —  Subcosmop.  —  Coltivi  ed 
incolti.  Cappella  Vecchia,  m  150.  Segnalaz.  preced.:  Tra  le  messi  e  nei  luoghi 
erbosi  (Pasq.,  1869,  sub  M.  denticulata  var.  fi  exuosa)  ;  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub 
M.  denticulata ). 

Medicago  tenoreana  Ser. 

Tra  le  messi.  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Medicago  minima  (L.)  Bartal.  —  T  er(scd)  —  Euri-Medit.-Centroasiat.  —  Praticelli 
aridi.  Fosso  della  Vetrana,  m  400;  La  Pagliara,  m  300;  Strada  Vesuviana,  m  370; 
Piano  delle  Ginestre,  m  500;  Colle  dei  Canteroni,  m  500,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  luoghi  arenosi  (Pasq.,  1869,  sub  M.  mollissima );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  M.  mollissima ). 

A  causa  dell’esistenza  di  forme  intermedie  tra  la  var.  minima  e  la  var.  recta  non  è 
agevole  stabilire  a  quale  di  queste  due  varietà  possano  essere  ascritti  i  saggi  di  M. 
minima  raccolti  sul  Vesuvio. 

Trifolium  repens  L.  subsp.  repens  —  H  rept  —  Subcosmop.  —  Prati,  luoghi  erbosi  e 
lungo  le  strade.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Bocche  del  1760,  m  320;  S. 
Maria  di  Castello,  m  450;  Colle  dei  Canteroni,  m  570. 

Segnalaz.  preced.:  Somma,  Canteroni  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Trifolium  nigrescens  Viv.  subsp.  nigrescens  —  T  er  —  Euri-Medit.  —  Radure  erbose. 
Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Lava  del  1804-1805,  m  100;  Piano  delle 
Ginestre,  m  550,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  nei  pascoli  e  per  le  strade  (Pasq.,  1869). 

Trifolium  glomeratum  L.  —  T  er  —  Euri-Medit.  —  Prati  aridi.  Lava  del  1804-1805, 
m  100;  Bocche  del  1760,  m  300. 

Segnalaz.  preced.:  al  Salvatore  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

°  Trifolium  suffocatum  L. 

Lungo  le  strade  e  nei  prati  aridi.  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Granatello, 
Torre  del  Greco,  25.III.1868,  Pasquale  (HP!);  Vesuvio,  6.V.1869,  Pasquale  (HP!). 

°  Trifolium  vesiculosum  Savi  —  T  er  —  N-Medit.  —  Luoghi  erbosi  aridi.  Stazione  di 
S.  Maria  La  Bruna,  m  5;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Osservatorio  Vesu¬ 
viano,  m  600. 

Segnalaz.  preced.:  Strada  Vesuviana,  m  250  (Ag.,  1975). 

Riteniamo  sia  da  riferire  qui  la  segnalazione  di  T.  mutabile  di  Pasquale  (1869) 
per  il  Colle  dei  Canteroni  presso  l’Eremo;  nell’Erbario  Pasquale  infatti  l’unico 
saggio  riportato  come  T.  mutabile  (Vesuvio,  all’Eremo,  s.  d.,  Pasquale ,  (HP!)  è 
sicuramente  da  ascrivere  a  T.  vesiculosum. 

°  Trifolium  resupinatum  L.  —  T  er(rept)  —  (W)-Paleotemp.  —  Coltivi  ed  incolti.  Por¬ 
tici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m  150,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  lungo  le  vie  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Portici  e 
Resina  alla  Favorita,  29.IV.1868,  Pasquale  (HP!);  Vesuvio  s.d.,  Pasquale  (HP!). 

°  Trifolium  tomentosum  L. 

Prati  aridi.  S.  Maria  di  Pugliano,  Granatello  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881); 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  49 


presso  l’Osservatorio  (Mart.  e  Tanf.,  1892);  Vesuvio,  Portici,  29.V.1868,  Pasquale 
(HP!). 

Trifolium  patens  Schreber. 

Luoghi  erbosi  marittimi.  Marina  tra  Resina  e  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869;  sub  T. 
parmense );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  T.  parisiense)\  Portici,  tra  Resina  e  Torre 
del  Greco,  29.IV.1868,  Pasquale  (HP!);  Portici,  s.d.,  Gussone  (HP!). 

Trifolium  campestre  Schreber  [T.  agrarium  Auct.  fi.  it.,  non  L.]  -  T  er  -  W-Paleo- 
temp.  —  Lave,  pinete  ed  incolti.  Lava  del  1804-1805,  m  100;  Cappella  Vecchia,  m 
150;  Bocche  del  1760,  m  300;  Lave  del  1858,  m  150-450;  S.  Maria  di  Castello,  m 
450;  M.  Somma,  m  450-950;  Pescinale,  m  500-600;  Atrio  del  Cavallo,  m  950,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  dovunque  (Pasq.,  1869,  sub  T.  agrarium );  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  T.  agrarium );  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  Strada  Vesuviana, 
m  250,  Foresta  Tirone,  m  640  (Ag.,  1975). 

Trifolium  arvense  L.  —  T  er  —  (W)-Paleotemp.  —  Lave,  terreni  incoerenti  e  pinete. 
La  Pagliara,  m  300;  Lave  del  1858,  m  350;  S.  Maria  di  Castello,  m  450;  M. 
Somma,  m  450-950;  Piano  delle  Ginestre,  m  500;  Pescinale,  m  500-600;  Stradello 
Demaniale,  m  600;  Atrio  del  Cavallo,  m  800-950,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  comunissimo  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Camaldoli 
di  Torre  del  Greco,  m  150,  Strada  Vesuviana,  m  250,  Casa  Sorrentino,  m  270, 
Piano  delle  Ginestre,  m  620-950,  Foresta  Tirone,  m  640,  Atrio  del  Cavallo  e  Valle 
dell’Inferno,  m  600-900,  Cognoli  di  Giacca,  m  680  (Ag.,  1975);  Vesuvio,  5.  d.,  Pa¬ 
squale  (HP!). 

Gli  individui  osservati  sul  Vesuvio  presentano  costantemente  capolini  allungati  e 
denti  calieini  4-5  volte  più  lunghi  del  tubo.  Essi  potrebbero  perciò  essere  riferiti  a 
T.  longisetum  Boiss.  et  Balansa.  Secondo  Coombe  in  Flora  Europaea  (1968)  tale 
entità  rappresenterebbe  in  effetti  una  sottospecie  di  T.  arvense  a  diffusione  medi- 
terranea. 

Trifolium  bocconei  Savi  —  T  er  —  Steno-Medit.  —  Pinete.  Lave  del  1760,  m  150; 
Bocche  del  1760,  m  300. 

Trifolium  scabrum  L.  subsp.  scabrum  —  T  rept(er)  —  Euri-Medit.  —  Incolti  e  mar¬ 
gini  delle  strade.  Torre  del  Greco;  Via  Montedoro,  m  300;  Bocche  del  1760,  m 
300;  Strada  Vesuviana,  m  200-600,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Nei  luoghi  coltivati  e  nelle  strade.  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881);  Strada  Vesuviana,  m  250  (Ag.,  1975). 

Trifolium  stellatum  L.  —  T  er  —  Euri-Medit.  —  Terreni  sassosi  e  pendici  aride. 
Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Torre  del  Greco:  Cappella  Bianchini,  m 
150;  Strada  Vesuviana,  m  300-500,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Strada  dell’Osservatorio  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Trifolium  incarnatum  L.  subsp.  incamatum  —  T  er(H  bien)  —  Euri-Medit.  —  Colti¬ 
vato  e  spesso  subspontaneo.  Bocche  del  1861,  m  300,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Coltivato,  di  rado  spontaneo  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881). 

Trifolium  incarnatum  L.  subsp.  molinerii  (Balbis  ex  Hornem.)  Syme  —  T  er  —  Euri- 
Medit.  —  Radure  e  lungo  i  sentieri.  Bocche  del  1760,  m  300;  Colle  dei  Canteroni, 
m  500. 


50  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


°  Trifolium  pratense  L.  subsp.  pratense  —  H  scap  —  Subcosmop.  —  Prati,  radure  e 
spiazzi  erbosi.  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Bocche  del  1760,  m  300; 
Piano  delle  Ginestre,  m  400-500;  Stradello  Demaniale,  m  600;  Atrio  del  Cavallo, 

m  950. 

Segnalaz.  preced.:  M.  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Vesuvio 
(Mart.,  e  Tanf.,  1892,  sub  T.  pratense  var.  collinum)\  Portici,  1850,  Pasquale 
(HP!);  Somma,  8.V.1869,  Pasquale  (HP!). 

I  caratteri  riscontrati  in  numerosi  saggi  raccolti  tra  le  fessure  delle  rupi  dell’Atrio 
del  Cavallo,  sembrerebbero  avvicinare  questi  ultimi  alla  subsp.  semipurpureum 
(Strobl)  Pign.  Il  valore  ed  il  rango  tassonomico  di  questa  entità  andrebbe  però 
meglio  precisato  tenuto  conto  della  ben  nota  variabilità  del  gruppo  di  T.  pratense . 

Trifolium  diffusum  Ehrh. 

Tra  il  Monte  Somma  ed  il  Vesuvio  verso  il  Monte  di  Ottaviano  (Ten.,  1842,  sub  T. 
diffusum  var.  vesuvianum ,  «fide  De  Metting»). 

Trifolium  lappaceum  L.  —  T  er  —  Euri-Medit.  —  Luoghi  erbosi  aridi  nelle  pinete. 
Lava  del  1804-1805,  m  100;  Bocche  del  1760,  m  300. 

Segnalaz.  preced.:  Portici  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Trifolium  angustifolium  L.  subsp.  angustifolium  —  T  er  —  Euri-Medit.  —  Pinete, 
prati  ed  incolti.  Lava  del  1804-1805,  m  100;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150; 
La  Pagliara,  m  300;  Bocche  del  1760,  m  300;  Colle  dei  Canteroni,  m  450-500; 
Piano  delle  Ginestre,  m  500;  M.  Somma,  m  500-700,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Nei  campi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Trifolium  subterraneum  L.  —  T  rept  —  Euri-Medit.  —  Pinete  e  boschi  di  leccio. 
Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m  150;  Bocche  del  1760,  m 
300. 

Segnalaz.  preced.:  Pugliano  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Lotus  uliginosus  Schkuhr. 

Barra  (Pasq.,  1869,  sub  L.  corniculatus  var.  uliginosus ). 

Lotus  corniculatus  L. 

Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Lotus  angustissimus  L.  —  T  er  —  Euri-Medit.  —  Luoghi  erbosi.  Portici:  Parco  Gus¬ 
sone,  m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  Piana  di  Mauro  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

*  Lotus  edulis  L.  -  T  er  —  Steno-Medit.  —  Prati  e  radure.  Bocche  del  1760,  m  300. 

*  Anthyllis  vulneraria  L.  subsp.  maura  (G.  Beck)  Lindb.  —  H  scap  —  SW-Medit.  (Ste¬ 
no-)  —  Pinete  rade  e  luoghi  erbosi.  Pescinale,  m  450. 

*  Anthyllis  vulneraria  L.  subsp.  praepropera  (A.  Kerner)  Bornm.  —  H  scap  —  Euri- 
Medit.  —  Pendici  assolate.  Bocche  del  1760,  m  300. 

Ornithopus  compressus  L.  —  T  er(scd)  —  Euri-Medit.  —  Ambienti  ruderali  e  spiazzi 
erbosi  aridi.  Cappella  Vecchia,  m  150-300;  Bocche  del  1760,  m  300;  Bocche  del 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  51 


1861,  m  300;  Lave  del  1858,  m  400;  Piano  delle  Ginestre,  m  500;  Stradello  Dema¬ 
niale,  m  600,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Nei  prati  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Casa  Sorren¬ 
tino,  m  270,  Bosco  Casoria,  m  310,  Foresta  Tirane,  m  640  (Ag.,  1975). 

Ornithopus  pinnatus  (Miller)  Druce  —  T  er  —  Medit.-Atl.  —  Pinete.  Bocche  del 
1760,  m  300. 

Segnalaz.  preced.:  Granatello,  s.  d.,  Pasquale  (HP!,  sub  O.  ebracteatus). 
Coronilla  emerus  L.  s.  1. 

Boschi  a  settentrione  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Colle  dei  Canterani 
(Ricc.,  1972);  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  Casa  Sorrentino,  m  270, 
Cognoli  di  Giacca,  m  680  (Ag.,  1975). 

Coronilla  emerus  L.  subsp.  emeroides  (Boiss.  et  Spruner)  Hayek  —  P  n  —  E-Medit.- 
Pontica  —  Boschi  e  boscaglie.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Bocche  del  1861, 
m  300;  S.  Maria  di  Castello,  m  400-500;  Colle  dei  Canterani,  m  400-500;  Pesci- 
naie,  m  500-600;  M.  Somma,  m  700,  ecc. 

Sylvis  Somma,  2.VII.1868,  Pasquale  (HP!,  sub  C.  emerus );  Parco  di  Portici, 
III.  1869,  Pasquale  (HP!,  sub  C.  emerus );  Bosco  della  Favorita,  5.  </.,  Pasquale  (HP!, 
sub  C.  emerus );  Portici,  s.  d .,  Gussone  (HP!,  sub  C.  emerus). 

Coronilla  scorpioides  (L.)  Koch  —  T  er  —  Euri-Medit.  —  Luoghi  erbosi  aridi.  Cap¬ 
pella  Vecchia,  m  150. 

Segnalaz.  preced.:  Nei  campi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 
Onobrychis  viciifolia  Scop. 

Sfuggita  alle  colture.  Cercola  (Pasq.,  1869,  sub  O.  saliva );  Vesuvio  (Bacc.,  1881, 
sub  O.  sativa). 

Onobrychis  caput-galli  (L.)  Lam.  -  T  er(rept)  —  Steno-Medit.  —  Prati  aridi  ed 
incolti.  Bocche  del  1861,  m  300;  Bocche  del  1760,  m  300;  Strada  Vesuviana,  m 
360,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Mortelle  di  Portici  (Ter,  1831);  lungo  le  vie  e  nei  prati  (Pasq., 
1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Onobrychis  aequidentata  (Sm.)  D’Urv. 

Lungo  le  strade  (Pasq.,  1840;  sun  O.  foveolata). 

Numerose  sono  le  entità  erbacee  della  famiglia  delle  Leguminosae  coltivate  in 
tutta  l’area  vesuviana  ed  in  particolare  Lupinus  albus  L.,  Vicia  faba  L.,  Pisum  sati- 
vum  L. 

OXALIDACEAE 

Oxalis  corniculata  L.  —  H  rept  —  Cosmop.  —  Ruderi,  muri  e  terreni  calpestati.  Por¬ 
tici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m  150,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  comune  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Oxalis  pes-caprae  L.  —  G  b  -  Avv.  (Sudafr.)  —  Giardini,  coltivi  e  zone  antropiz- 
zate.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m  150-200,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Granatello  (Pasq.,  1869,  sub  O.  cernuaf  Vesuvio  (Bacc.,  1881, 
sub  O.  cerna  a). 


52  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Geraniaceae 

°  Geranium  rotundifolium  L.  —  T  er  —  Paleotemp.  —  Prati  e  macchie.  Bocche  del 
1861,  m  300;  La  Pagliara,  m  300;  Strada  Vesuviana,  m  350-600;  S.  Maria  di 
Castello,  m  450;  Piano  delle  Ginestre,  m  500;  M.  Somma,  m  700,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  strade  e  coltivi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Strada 
Vesuviana,  m  260  (Ag.,  1975);  Torre  del  Greco,  25.III.1868,  Pasquale  (HP!);  ibi¬ 
dem ,  8.IV.1868,  Pasquale  (HP!). 

°  Geranium  molle  L.  —  T  er  —  Subcosmop.  —  Siepi  e  coltivi.  Portici:  Parco  Gussone, 
m  50-100;  Lava  del  1804-1805,  m  100;  Colle  dei  Canteroni,  m  550,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  luoghi  aperti  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Torre  del 
Greco,  8.IV.1868,  Pasquale  (HP!);  Sotto  Vetrana,  26.IV.  1868,  Pasquale  (HP!);  Por¬ 
tici  e  Resina,  28.IV.1868,  Pasquale  (HP!),  Granatello,  29.IV.1868,  Pasquale  (HP!); 
Ottajano,  8.V.1868,  Pasquale  (HP!);  Vesuvio,  8.V.1869,  Pasquale  (HP!). 

Il  saggio  attribuito  a  Geranium  pusillum  L.  (Torre  del  Greco,  s.  d.,  Pasquale  (HP!) 
altro  non  è  che  un  individuo  microfìtico  di  G.  molle  come  anche  Grande  (in  HP) 
annota.  Lo  stesso  Pasquale  (1869)  d’altronde,  rettifica,  riferendola  a  G.  molle ,  la 
sua  precedente  citazione  di  G.  pusillum  (Pasquale,  1840). 

Geranium  columbinum  L.  —  T  er(scd)  —  Europeo-Sudsiber.  —  Siepi  e  luoghi 
ombrosi.  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Atrio  del  Cavallo,  m  850,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Camaldoli  e  Tironcelli  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Geranium  dissectum  L. 

Camaldoli  (Pasq.,  1840);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

°  Geranium  lucidum  L.  —  T  er  —  Euri-Medit.  —  Rupi  fresche  ed  umide.  Lagno  di 
Pollena,  m  200. 

Segnalaz.  preced.:  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Ottajano, 
8.V.1868,  Pasquale  (HP!). 

Geranium  robertianum  L.  —  T  er  —  Subcosmop.  —  Boschi  di  caducifoglie.  M. 
Somma,  m  700. 

Segnalaz.  preced.:  S.  Vito,  Cercola,  Vetrana,  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869);  Vesu¬ 
vio  (Bacc.,  1881);  Atrio  del  Cavallo  (Co.,  1887);  pendici  occidentali,  Camaldoli  di 
Torre  del  Greco,  m  150  (Ag.,  1975). 

°  Geranium  purpureum  Vili.  —  T  er  —  Euri-Medit.  —  Boschi,  boscaglie  e  siepi.  Cap¬ 
pella  Vecchia,  m  150-200;  M.  Somma,  m  300-600;  Strada  Vesuviana,  m  350-500; 
Pescinale,  m  500;  Stradello  Demaniale,  m  600;  Atrio  del  Cavallo,  m  800,  ecc. 
Portici,  29.IV.1868,  Pasquale  (HP!,  sub  G.  robertianum  var.  purpureum );  sotto 
Vetrana,  8.V.1869,  Pasquale  (HP!  sub  G.  robertianum  purpureum). 

*  Erodium  malacoides  (L.)  L’Her.  —  T  er(H  bien)  —  Medit.-Macarones.  -  Ambienti 
erbosi  e  coltivi.  Ercolano:  Lagno  di  Casacampora,  m  150. 

Erodium  moschatum  (L.)  L’Her. 

S.  Giorgio  a  Cremano  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  53 


Erodium  cicutarium  (L.)  L’Her.  subsp.  cicutarium  —  H  ros  —  Subcosmop.  (Euri- 
Medit.  ?)  —  Terreni  sabbiosi  e  luoghi  sterili.  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m 
150;  Torre  del  Greco:  Via  Montedoro,  m  300;  Strada  Vesuviana,  m  350-500. 
Segnalaz.  preced.:  Pugliano,  Granatello,  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881). 


Zygophyllaceae 

Tribulus  terrestris  L.  —  T  rept  —  Cosmop.  —  Coltivi  e  terreni  incoerenti.  Cappella 
Vecchia,  m  150-200;  La  Pagliara,  m  300,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  campi  arenosi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


Linaceae 

Linum  bienne  Miller  —  H  bien  (scap)  —  Euri-Medit.-Subatl.  —  Margini  delle  strade 
e  macchie.  Bocche  del  1760,  m  300;  Strada  Vesuviana,  m  350-500;  Colle  dei  Can¬ 
terani,  m  500,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Vetrana  (Pasq.,  1869,  sub  L.  angustifolium );  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  L.  angustifolium). 

Linum  usitatissimum  L.  —  T  er  —  Origine  incerta  —  Lungo  le  strade.  Portici:  Parco 
Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  coltivato  e  spontaneo  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Linum  trigynum  L.  —  T  er  —  Euri-Medit.  —  Colate  laviche  e  pinete.  Bocche  del 
1760,  m  300;  Lave  del  1858,  m  350-500. 

Segnalaz.  preced.:  Strada  Vesuviana,  m  260  (Ag.,  1975). 


Euphorbiaceae 

Chrozophora  tinctoria  (L.)  A.  Juss. 

Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Mercurialis  annua  L.  —  T  er  —  Paleotemp.  —  Luoghi  antropizzati  e  terreni  nitrofili. 
Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Lava  del  1804-1805,  m  100;  Bocche  del  1760, 
m  300;  S.  Maria  di  Castello,  m  450,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Coltivi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Atrio  del  Cavallo 
(Co.,  1887). 

Mercurialis  perennis  L. 

Nelle  valli.  Canterani  (Pasq.,  1840);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Le  ragioni  della  scomparsa  di  questa  entità  una  volta  presente  sul  Vesuvio  sono  da 
ricondursi  al  riempimento  del  Fosso  della  Vetrana,  dove  essa  era  accantonata,  da 
parte  delle  colate  laviche  delle  eruzioni  del  1855  e  del  1868  come  lo  stesso  Pasquale 
(1869)  ricorda. 


54  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Ricinus  communis  L. 

Coltivato.  Torre  Annunziata,  Ottaviano  (Pasq.,  1868;  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881). 

Euphorbia  peplis  L. 

Luoghi  arenosi  marittimi.  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

*  Euphorbia  maculata  L.  —  T  rept  —  Avv.  (Nordamer.)  —  Luoghi  sassosi,  selciati  e  ter¬ 
reni  calpestati.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m  150-200,  ecc. 
Entità  sinantropica  segnalata  da  più  parti  nellTtalia  meridionale  ed  oggi  estrema- 
mente  comune  in  Campania.  Mancavano  tuttavia  finora  segnalazioni  per  questa 
regione. 

*  Euphorbia  dulcis  L.  —  Ch  suff  —  Centroeurop.  —  Siepi  e  luoghi  erbosi.  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-100. 

Riferibile  alla  subsp.  purpurata  (Thuill.)  Rothm.  entità  di  cui  molti  AA.  non  rico¬ 
noscono  la  validità.  Si  tratta  comunque  della  prima  segnalazione  di  E.  dulcis  in 
Italia  a  Sud  del  Lazio  e  del  Molise. 

Euphorbia  helioscopia  L.  —  T  er  —  Cosmop.  —  Coltivi  ed  incolti.  Portici:  Parco 
Gussone,  m  50-100;  Lava  del  1804-1805,  m  100;  Cappella  Vecchia,  m  150-200; 
Bocche  del  1861,  m  300;  Strada  Vesuviana,  m  350-500,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Luoghi  erbosi  coltivati  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Euphorbia  peplus  L.  —  T  er  —  Cosmop.  —  Luoghi  erbosi  e  ambienti  ruderali.  Por¬ 
tici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Lava  del  1804-1805,  m  100;  Bocche  del  1760,  m 
300;  M.  Somma,  m  300;  Strada  Vesuviana,  m  250-500,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  coltivi  e  prati  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Anche  nei  popolamenti  del  Vesuvio  sono  presenti  individui  di  dimensioni  ridotte 
e  con  ombrelle  a  pochi  rami  e  che  potrebbero  essere  pertanto  riferiti  a  E.  peploi- 
des  Gouan.  L’esame  della  variabilità  di  questi  caratteri  ci  induce  tuttavia  ad  accet¬ 
tare  le  vedute  di  Smith  e  Tutin  in  Flora  Europaea  (Tutin  et  al.,  1964-80)  e  consi¬ 
derare  E.  peploides  una  semplice  variante  nana  di  E.  peplus. 

°  Euphorbia  terracina  L.  —  Ch  suff  —  Steno-Medit.  —  Coltivi  abbandonati  e  scarpate 
delle  strade.  Lava  del  1804-1805,  m  100;  Bocche  del  1760,  m  300;  Bocche  del 
1861,  m  300;  Strada  Vesuviana,  m  350-400,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Granatello,  Pugliano,  Via  del  Salvatore,  Torre  del  Greco  (Pasq., 
1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Vesuvio,  8.V.1869,  Pasquale  (HP!  sub  E.  neapoli- 
tana). 

Euphorbia  amygdaloides  L.  subsp.  amygdaloides  —  Ch  suff  —  Centro-Europeo-Cau- 
cas.  —  Boschi  di  latifoglie.  M.  Somma,  m  400;  Colle  dei  Canteroni,  m  450,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  presso  l’Eremo  del  Salvatore  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881). 


Rutaceae 

*  Ruta  chalepensis  L.  —  Ch  suff  —  S-Medit.  —  Muri  e  ambienti  ruderali.  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m  150. 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  55 


Ruta  graveolens  L. 

Coltivata.  Tironi  di  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Sono  ampiamente  coltivate  in  tutta  l’area  vesuviana  dal  livello  del  mare  fino  ai 
300  m  numerose  specie  appartenenti  alla  famiglia  delle  Rutaceae  e  soprattutto 
Citrus  sinensis  (L.)  Osbeck,  Citrus  Umori  (L.)  Burm.  fìl.,  Citrus  deliciosa  Ten. 
Meno  frequentemente  e  soprattutto  nei  giardini  anche  Citrus  paradisi  Macfayden 
e  Citrus  limetta  Risso. 


SlMAROUBACEAE 

Ailanthus  altissima  (Miller)  Swingle  —  P  m(n)  —  Avv.  (Cina)  —  Siepi  e  cespuglieti. 
Bocche  del  1760,  m  300;  Bocche  del  1861,  m  300;  Sorgenti  deH’Olivella,  m  330; 
Pescinale,  m  450,  Stradello  Demaniale,  m  600. 

Segnalaz.  preced.:  S.  Vito,  Tironi  (Pasq.,  1869,  sub  A.  glandulosaf  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  A.  glandulosa). 


Anacardiaceae 

Pistacia  lentiscus  L.  —  P  n(m)  —  Steno-Medit.  —  Boscaglie  e  macchie.  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m  150. 

Segnalaz.  preced.:  Tironi,  Tironcelli,  Bosco  Tre  Case  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881);  Atrio  del  Cavallo  (Co.,  1887). 


Aceraceae 

Acer  obtusatum  Waldst.  et  Kit.  ex  Willd.  (A.  opalus  Miller  nom.  amb.). 
Somma  Camaldoli,  Reali  Parchi  di  Portici  e  della  Favorita  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881);  Cognoli  di  Giacca,  m  680  (Ag.,  1975,  sub  A.  opalus). 

Acer  campestre  L. 

Luoghi  selvatici  e  siepi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Acer  neapolitanum  Ten.  —  P  m  —  Endem.  —  Boscaglie  di  latifoglie.  M.  Somma,  m 
500-1000;  Colle  dei  Canteroni,  m  500-600,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


Celastraceae 

Euonymus  europaeus  L.  —  P  n  —  Eurasiat.  —  Siepi  e  macchie.  Cappella  Vecchia,  m 
150,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  M.  Somma,  Camaldoli,  Reali  Parchi  (Pasq.,  1869),  Vesuvio 
(Bacc.,  1881). 


56  M.  Ricciardi ,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Rhamnaceae 


Paliurus  spina-christi  Miller. 

Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  P.  australis). 

Ziziphus  jujuba  Miller  —  P  m  —  Avv.  (E-Asiat.?)  —  Coltivato  e  spesso  inselvati¬ 
chito.  S.  Maria  La  Bruna:  Via  Leopardi,  m  100. 

Segnalaz.  preced.:  coltivato  (Pasq.,  1869,  sub  Z.  vulgaris );  Vesuvio  (Bacc.,  1881, 
sub  Z.  vulgaris ). 

Rhamnus  alaternus  L.  —  P  m(n)  —  Steno-Medit.  —  Boschi  sempreverdi.  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  nei  Reali  Parchi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


VlTACEAE 

Vitis  vinifera  L.  subsp.  vinifera  —  PI—  Cult.  —  Coltivata  e  talora  inselvatichita. 
Bocche  del  1861,  m  300;  La  Pagliara,  m  300;  M.  Somma,  m  350. 

Segnalaz.  preced.:  spontanea  nei  boschi  a  S.  Anastasia,  Strada  Scorticatoio, 
Mauro,  ecc.  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Tìliaceae 

Tilia  platyphyllos  Scop.  subsp.  platyphyllos  —  P  m  —  Europeo-Caucas.  —  Boschi 
misti.  M.  Somma,  m  400-500;  Colle  del  Canteroni;  m  520. 

Segnalaz.  preced.:  M.  Somma,  Canteroni,  Madonna  dell’Arco,  Osservatorio,  Bosco 
Tre  case  (Pasq.,  1869,  sub  T.  europaea). 

Malvaceae 

Malva  sylvestris  L.  —  H  scap  —  Subcosmop.  —  Luoghi  erbosi  aridi  e  margini  delle 
strade.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m  150;  Camaldoli  di 
Torre  del  Greco;  m  150;  lungo  l’Autostrada  Napoli-  Pompei,  m  50-100,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  luoghi  erbosi  coltivati  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

°  Malva  nicaeensis  All.  —  T  er  —  Steno-Medit.  —  Coltivi  ed  ambienti  antropizzati. 
Ercolano:  Lagno  di  Casacampora,  m  100. 

Litore  Portici,  29.IV.  1868,  Pasquale  (HP!,  sub  M.  parviflora)’,  Portici  e  Resina 
nella  Favorita,  29.IV.  1868,  Pasquale  (HP!,  sub  M.  parviflora)  Torre  del  Greco, 
s.  d.,  Pasquale  (HP!,  sub  M.  parviflora ). 

Malva  parviflora  L. 

Strade  e  coltivi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Resta  incerta  la  presenza  di  questa  entità  nell’area  vesuviana;  i  saggi  d’erbario 
(HP!)  attribuiti  a  tale  specie  e  da  noi  rivisti  corrispondono  a  M.  nicaeensis. 

°  Lavatera  eretica  L. 

Rarissima.  Camaldoli  di  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881); 
Camaldoli  della  Torre,  8. IV.  1868,  Pasquale  (HP!). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  57 


Lavatera  arborea  L. 

Camaldoli,  Resina  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Gossypium  hirsutum  L. 

Coltivato.  Torre  Annunziata  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


Thymelaeaceae 

Daphne  laureola  L.  subsp.  laureola  —  Ch  suff  —  Submedit.-Subatl.  —  Boschi  di 
latifoglie.  M.  Somma,  m  300-1000. 

Segnalaz.  preced.:  Canteroni  (Pasq.,  1840). 


VlOLACEAE 


Viola  odorata  L. 

Luoghi  selvatici  e  fruticeti.  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881),  Atrio  del 
Cavallo,  (Co.,  1887). 

Viola  alba  Besser  subsp.  denhardtii  (Ten.)  W.  Becker  —  H  ros  —  Euri-Medit.  — 
Boschi  e  boscaglie.  Strada  Vesuviana,  m  350-500;  Colle  dei  Canteroni,  m  450;  M. 
Somma,  m  400-700,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  S.  Anastasia,  Fosso  di  Vetrana  (Pasq.,  1869,  sub  V  hirta  var. 
flore  albido );  Portici,  8.III.1882  Gussone  (HP!). 

Sono  da  riferire  qui  i  seguenti  saggi:  Somma  Vesuviana,  2.VII.1868,  Pasquale 
(HP!,  sub  V  hirta);  Vesuvio,  6.V.1869,  Pasquale  (HP!,  sub  V  hirta )  entrambi  attri¬ 
buiti  anche  da  Grande  (in  HP)  a  V  denhardtii. 

Viola  hirta  L. 

Siepi,  fruticeti  e  cedui.  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Viola  reichenbachiana  Jordan  ex  Boreau  —  H  scap  —  Eurosib.  —  Boschi  e  cedui. 

M.  Somma,  m  450. 

Segnalaz.  preced.:  nei  boschi  (Pasq.,  1869,  sub  V  sylvestris). 

Le  segnalazioni  di  V  riviniana  per  l’Eremo  e  quelle  di  V  canina  per  il  Vesuvio 
Pasquale,  (1840),  sono  da  questo  stesso  A.  successivamente  corrette  (Pasquale, 
1869)  e  riferite  a  V  reichenbachiana  (sub  V.  sylvestris). 

Viola  riviniana  Reichenb.  —  H  scap  —  Europ.  —  Siepi  e  boscaglie.  Lagno  di  Poi- 
Iena,  m  150;  M.  Somma,  m  400-500,  ecc. 

Sono  inoltre  da  ascrivere  a  V.  riviniana  i  seguenti  campioni  d’erbario:  sotto 
Vetrana,  26.IV.1868,  Pasquale  (HP!,  sub  V.  sylvestris);  Vesuvio,  s.d.,  Pasquale 
(HP!  sub  V.  sylvestris). 

Viola  tricolor  L.  s.  1. 

Tra  le  messi  (Pasq.,  1869,  sub  V  tricolor  var.  bicolor);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 
I  saggi  conservati  in  HP  corrispondono  a  entità  del  ciclo  di  V.  tricolor  ma  sono 
tutti  riferibili  alla  specie  seguente.  La  presenza  di  V.  tricolor  nel  meridione  d’Italia 

merita  perciò  conferma. 


58  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


°  Viola  arvensis  Murray  —  T  er  —  Eurasiat.(?)  —  Coltivi  ed  incolti.  La  Pagliara,  m 
300,  ecc.  Segnalaz.  preced.:  Ottaviano  (Pasq.,  1869,  sub  V  tricolor  var.  gracile- 
scens)\  Camaldoli,  s.  d .,  Gussone  (HP!). 

Da  riferire  a  questa  specie  anche  il  saggio  di  V  gracilescens  Vesuvio,  8.V.1868, 
Pasquale  (HP!). 


ClSTACEAE 

*  Cistus  incanus  L.  —  Ch  suff  (P  n)  —  Steno-Medit.  —  Pinete  rade.  Cappella  Vecchia, 
m  200;  Bocche  del  1760,  m  320. 

°  Cistus  monspeliensis  L. 

Reai  Parco  di  Portici  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Reai  Bosco  di  Portici, 
s.  d.,  Pasquale  (HP!). 

Cistus  salvifolius  L.  —  P  n  (Ch  sufi)  —  Steno-Medit.  —  Colate  laviche  e  lapilli. 
Lava  del  1804-1805,  m  100;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Bocche  del 
1760,  m  300:  Stradello  Demaniale,  m  600,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Camaldoli,  Osservatorio,  Ottaviano  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881);  Atrio  del  Cavallo,  (Co.,  1887);  Casa  Sorrentino,  m  270,  Bosco 
Casoria,  m  310  (Ag.,  1975). 

Tuberaria  guttata  (L.)  Fourr.  —  T  er  —  Euri-Medit.  (Subatl.)  —  Prati  aridi  e  pinete 
rade.  Bocche  del  1760,  m  300,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Strada  dell’Osservatorio,  S.  Iorio,  Granatello  (Pasq.,  1869,  sub 
Helianthemum  guttatum)\  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Helianthemum  guttatum ). 

Helianthemum  nummularium  (L.)  Miller  subsp.  obscurum  (Celak.)  J.  Holub  —  Ch 
suff  —  Europeo-Caucas.  —  Macchie  e  fruticeti.  Strada  Vesuviana,  m  430;  Colle  dei 
Canteroni,  m  450,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Canteroni  (Pasq.,  1869,  sub  H.  vulgare  var.  unicolor)\  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  H.  vulgare );  Atrio  del  Cavallo,  (Co.,  1887,  sub  H.  vulgare ). 


Cu  CURBITACE  AE 

Ecballium  elaterium  (L.)  A.  Richard  —  G  b  —  Euri-Medit.  —  Ambienti  ruderali  e 
terreni  sabbiosi.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Torre  del  Greco:  Villa  Inglese, 
m  20. 

Segnalaz.  preced.:  Portici  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Bryonia  dioica  Jacq.  [B.  eretica  L.  subsp.  dioica  (Jacq.)  Tutin]  —  PI  —  Euri-Medit. 
-  Siepi  e  boscaglie.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  M.  Somma,  m  600. 
Segnalaz.  preced.:  S.  Anastasia  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

*  Sicyos  angulatus  L.  —  T  sed  —  Avv.  (Nordamer.)  —  Ambienti  antropizzati.  Erco- 
lano:  Lagno  di  Casacampora,  m  100. 

Si  tratta  della  prima  segnalazione  di  questa  entità  a  S  dell’Umbria.  Finora  S.  angu¬ 
latus  è  stato  ritrovato  in  Italia  solo  lungo  il  Po,  dal  Vercellese  al  mare,  e  nel  Tren- 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  59 


tino  dove  è  coltivato  a  scopo  ornamentale  e  spesso  inselvachitico  (Pignath, 
1982).  Essa  è  stata  anche  ritrovata  tra  Città  di  Castello  e  Todi  lungo  l’alto  corso 
del  Tevere  (Menghini  e  Mincigrucci,  1976).  È  possibile,  trattandosi  di  specie 
sinantropica,  che  il  suo  areale  italiano  sia  in  fase  di  espansione. 


Myrtaceae 

Myrtus  communis  L.  subsp.  communis  —  P  n  —  Steno-  Medi! .  —  Macchie  e  cespu¬ 
glieti.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Bocche  del  1760;  m  300,  ecc. 
Segnalaz.  preced.  nella  zona  meridionale  (Paso.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


PUNICACEAE 

Punica  granatimi  L.  —  P  m  —  Cult.  (SW-Asiat.)  —  Siepi  e  margini  dei  coltivi.  Cap¬ 
pella  Vecchia,  m  150-200,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  coltivato  (Pasq.,  1969);  Vesuvio  (Baco.,  1881). 


Onagraceae 

Oenotfoera  sinuata  L.  —  T  er  —  Avv.  (Nordamer.)  —  Coltivi  ed  incolti.  S.  Maria  la 
Bruna:  Villa  de  Cillis,  m  100. 

Questa  specie  risulta  segnalata  finora  in  Italia  solo  per  il  Piemonte  presso  Torino 
e  per  la  Toscana  alle  foci  del  Frigido  e  a  S.  Rossore  (Corti,  1955). 

Oenothera  stricta  Ledeb.  ex  Link  —  H  bien  —  Avv.  (Sudamer.)  —  Luoghi  erbosi 
aridi  e  terreni  sabbiosi.  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  120;  Torre  del  Greco:  ai 
Monticelli  presso  Case  Falanga,  m  300. 

EpiloMum  montaeum  L.  —  H  scap  —  Eurasiat.  —  Boscaglie  e  fruticeti.  S.  Maria  di 
Castello,  m  450;  Pescinale,  m  500;  M.  Somma,  m  700,  ecc. 

EpiloMum  lanceolatum  Sebastiani  et  Mauri  —  H  scap  —  Subatl.  —  Lapilli  e  sabbie. 
Valle  dellTnferno,  m  850. 

Va  qui  riferita  anche  la  citazione  di  E.  tetragonum  L.  per  il  Monte  Somma 
(Pasquale  1969).  Il  campione  esaminato  [M.  Somma,  s.  d,  Pasquale  (HP!)  ]  va 
infatti  attribuito  ad  E.  lanceolatum ,  come  anche  Grande  (in  HP)  annota. 


CORNACEAE 

Cornus  sanguinea  L.  subsp.  sanguinea  —  P  n  —  Eurasiat.  temper.  —  Macchioni  e 
siepi.  Lagno  di  Pollerìa,  m  200-500;  M.  Somma,  m  320;  Colle  dei  Canteroni,  m 
400;  Fosso  della  Vetrana,  m  550,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Torre  del  Greco,  Somma,  Ottaviano  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881);  Atrio  del  Cavallo  (Co.,  1887). 


60  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V.  La  Valva  e  G.  Caputo 


Araliaceae 

Hedera  helix  L.  subsp.  helix  —PI—  Submedit.-Subatl.  —  Siepi  e  boscaglie.  Lava 
del  1804-1805,  m  100;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Bocche  del  1861,  m 
300;  Colle  dei  Canteroni,  m  400-500;  M.  Somma,  m  700-900,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  muri,  macerie  e  sui  tronchi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881);  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  Casa  Sorrentino,  m  270,  Cognoli  di 
Giacca,  m  680  (Ag.,  1975). 


Umbelliferae 


Sanicula  europaea  L. 

Boschi  ombrosi.  Canteroni,  Camaldoli  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 
Eryngium  maritimum  L. 

Sul  litorale  di  Portici  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Echinophora  spinosa  L. 

Sulla  costa.  Portici  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Chaerophyllum  temulentum  L.  [Ch.  temulum  L.]  —  T  er  —  Eurasiat.  —  Boschi  di 
latifoglie.  M.  Somma,  m  700. 

Segnalaz.  preced.:  Camaldoli,  Canteroni  (Pasq.,  1869,  sub  Ch.  temulum );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  Ch.  temulum). 

Anthriscus  cerefolium  (L.)  Hoffm. 

Nelle  strade  e  negli  orti.  Portici,  Resina  (Pasq.,  1869,  sub  Scandix  cerefolium ); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Scandix  cerefolium). 

Scandix  pecten-veneris  L.  subsp.  pecten-veneris  —  T  er  —  Subcosmop.  —  Luoghi 
erbosi  e  coltivi.  Ercolano:  Lagno  di  Casacampora,  m  120;  Camaldoli  di  Torre  del 
Greco,  m  150. 

Segnalaz.  preced.:  tra  le  messi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

*  Bifora  testiculata  (L.)  Roth  —  T  er  —  Steno-Medit.  -  Ambienti  ruderali.  Cappella 
Vecchia,  m  180. 

Smyrnium  olusatrum  L.  —  H  bien  —  Medit.  Atl.  —  Luoghi  ombrosi  umidi.  Portici: 

Parco  Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  Reai  Parco  di  Portici  (Pasq.,  1869)  Parco  Gussone,  Bosco  di 
Catena,  Torre  del  Greco:  verso  POlivella  (Der.,  1907  a). 

Crithmum  maritimum  L.  —  Ch  suff  —  Euri-Medit.  —  Scogliere  e  rupi  marittime. 
Stazione  di  S.  Maria  la  Bruna,  m  2-10. 

Segnalaz.  preced.:  Granatello,  (Ten.,  1831,  sub  Cachrys  mari  ti  ma);  Portici,  Torre 
Annunziata  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Foeniculum  vulgare  Miller  subsp.  volgare  —  H  scap  —  S-Medit.  —  Luoghi  antropiz- 
zati  ed  ambienti  ruderali.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Camaldoli  di  Torre 
del  Greco,  m  150,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Tironi  e  Tironcelli  (Pasq.,  1869). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  61 


Foeniculum  vulgare  Miller  subsp.  piperìtem  (Ucria)  Coutinho  —  H  scap  —  S-Medit. 
—  Pendici  detritiche  e  lungo  le  strade.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100. 
Segnalaz.  preced.i  Torre  Annunziata  (Paso.,  1869,  sub  F  pìperitum). 

Bwpleurum  lanrifolium  Hornem.  —  T  er  —  Medit.-Turan.  —  Siepi  e  campi.  Carnai- 
doli  di  Torre  del  Greco,  m  175. 

Bupleurum  praealtura  L.  .  I  er  .  SE-Europ.  (Subpontico)  —  Coltivi  e  terreni 

incoerenti.  Stradello  Demaniale,  m  400;  M.  Somma,  m  700. 

Segnalaz.  preced.:  Canteroni,  al  Salvatore  (Pasq.,  1869,  sub  B.  junceum);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  B.  junceum). 

Àmmì  majus  L. 

Coltivi.  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Ferula  communis  L. 

Sui  colli.  Camaldoli,  Bosco  Tre  case.  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 
Toriiis  nodosa  (L.)  Gaertner. 

Nelle  siepi,  nei  prati  e  tra  i  sassi.  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Toriiis  arvensis  (Hudson)  Link  subsp.  arvensis  —  T  er  --  Subcosmop.  —  Incolti  e 
luoghi  erbosi  aridi.  Portici:  Parco  Gussone,  m  100. 

Segnalaz.  preced.:  coltivi  ed  incolti  (Pasq.,  1869,  sub  T.  helvetica );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  T.  helvetica). 

Toriiis  arvensis  (Hudson)  Link  subsp.  purpurea  (Ten.)  Hayek  [7  heterophylla 
Guss.]. 

Coltivi  ed  incolti.  (Pasq.,  1869,  sub  7.  helvetica  var.  purpurea );  Portici  (Pasq., 
1869,  sub  7.  helvetica  var.  heterophylla). 

Daucus  muricatus  (L.)  L. 

Strada  Vesuviana,  m  250,  Atrio  di  Cavallo  e  Valle  delPInferno,  m  600-900,  Piano 
delle  Ginestre,  m  650  (Ag.,  1975). 

Daucus  guttatus  Sm.  subsp.  guttatus. 

Lave  e  luoghi  sassosi  (Pasq.,  1869,  sub  D.  setulosus );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub 
D.  setulosus );  Granatello,  11.1868,  Pasquale  (HP!  sub  D.  setulosus ). 

Daucus  carota  L.  subsp.  carota  —  T  er  (H  bien)  —  Subcosmop.  —  Luoghi  erbosi, 
coltivi  ed  incolti.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m  150-300; 
M.  Somma,  m  300-800,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Luoghi  coltivati  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  D. 
carota  et  D.  parviflorus);  Salvatore  (Pasq.,  1869,  sub  D.  parviflorus );  Casa  Sorren¬ 
tino,  m  270,  Bosco  Casoria,  m  310,  versante  meridionale,  m  600-900,  Piano  delle 
Ginestre,  m  630  (Ag.,  1975). 

Daucus  carota  L.  subsp.  maximus  (Desf.)  Ball  —  T  er  (H  bien)  —  puri-Medit.  — 
Ambienti  aridi  e  stazioni  ruderali.  Lava  del  1804-1805,  m  100;  Bocche  del  1861, 
m  300;  Valle  del  Gigante,  m  900,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Piano  delle  Ginestre,  m  650  (Ag.,  1975,  sub  D.  carota  var. 
maximus ). 


62  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Daucus  gingidium  L.  subsp.  gingidium  (L.)  Onno. 

Al  margine  dei  boschi.  Camaldoli,  Somma  (Pasq.,  1869,  sub  D.  mauritanicus)\ 
Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  D.  mauritanicus). 


Ericaceae 

Erica  arborea  L.  —  P  n  —  Steno-Medit.  —  Macchie  e  pinete.  Bocche  del  1861,  m 
300.  Bocche  del  1760,  m  300,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Somma,  Torre  del  Greco  ai  Monticelli  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881). 

Arbutus  unedo  L.  —  P  n(m)  —  Steno-Medit.  —  Boschi  e  boscaglie.  Camaldoli  di 
Torre  del  Greco,  m  120;  Bocche  del  1760,  m  300;  Bocche  del  1861,  m  300. 
Segnalaz.  precede  Camaldoli  di  Torre,  alle  Schiappe  di  Torre  del  Greco  (Pasq., 
1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881;  Co.,  1887);  Osservatorio  (Der.,  1906);  Camaldoli  di 
Torre  del  Greco,  m  150  (Ag.,  1975). 


Primulaceae 

Cyclamen  hederifolium  Aiton  —  G  b  —  N-Medit.  (Steno-)  —  Boschi  di  leccio.  Por¬ 
tici:  Parco  Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz.  precede  Canteroni,  Somma  e  S.  Anastasia  (Pasq.,  1869,  sub  C.  neapoli- 
tanum)\  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  C.  neapolitanum). 

Cyclamen  repandum  Sm. 

Reai  bosco  della  Favorita  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Asterolinon  linum-stellatum  (L.)  Duby. 

Agli  Ulivi  dei  Monaci  (Pasq.,  1869,  sub  Lysimachia  linum-stellatum );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  Lysimachia  linum-stellatum ). 

Anagallis  arvensis  L.  —  T  rept  —  Subcosmop.  —  Campi,  giardini  e  luoghi  erbosi.  Por¬ 
tici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  M.  Somma,  m  300;  Bocche  del  1760,  m  300,  ecc. 
Segnalaz.  precede  campi  e  luoghi  erbosi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Anagallis  monelli  L. 

Campi  e  luoghi  erbosi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Segnalazione  dubbia  da  attribuire  verosimilmente  alla  specie  precedente. 

È  spesso  coltivato  nei  campi  e  nei  giardini  di  tutta  l’area  vesuviana  Diospyros  kaki 
L.  fil.  mentre  non  sono  più  oggetto  di  coltura  Diospyros  lotus  L.  e  Diospyros  virgi - 
niana  L.  citati  da  Pasquale  (1869). 


Oleaceae 

Fraxinus  ormis  L.  —  P  m  —  N-Medit.(Euri-)-Pontico  —  Boschi  e  boscaglie.  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-100;  M.  Somma,  Versante  N,  m  300-1030;  Bocche  del  1760, 
m  300;  Colle  dei  Canteroni,  m  570,  ecc. 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  63 


Segnalaz.  preced:  Reali  parchi,  Camaldoli  e  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881);  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  Cognoli  di  Giacca,  m  680 
(Ag,  1975). 

Ligustrum  vulgate  L.  -  P  n  -  Europeo-W-Asiat.  -  Macchie  e  siepi.  Portici:  Parco 
Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  Reai  bosco  della  Favorita,  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881). 

Olea  europaea  L.  var.  europaea  -  Pm  -  Steno-Medit.  •*  Coltivata  e  talora  inselvati¬ 
chita  nella  fascia  basale,  m  0-300. 

Segnalaz.  preced.:  coltivata  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Phìllyrea  angue  tifo  ha  L. 

Nei  giardini  reali,  Favorita,  Portici  (Pasq.,  1869,  sub  Ph.  angustifolia  fo.  oblongìfo - 
Uà);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Riteniamo  probabile  che  questa  segnalazione  sia  da  riferire  alla  specie  seguente 
che  è  stata  Punica  da  noi  ritrovata  nelle  località  indicate  da  Pasquale  (1.  c.)  e  da 
Bàccarini  (1.  c.). 

PMllyrea  latifolia  L.  (incl.  Ph.  media  L.)  -  P  n  (m)  -  Steno-Medit.  -  Macchie  e 
boschi  radi.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100. 

Concordiamo  con  Flora  Europaea  e  con  Pignatii  (1982)  e  riteniamo  che  non  sia 
possibile  considerare  specie  distinte  Ph.  media  e  Ph.  latifolia  in  base  alla  diversa 
morfologia  fogliare. 


Gentianaceae 

Blackstonia  perfoliata  (L.)  Hudson  subsp.  intermedia  (Ten.)  Zeltner. 

Pompei  (Pasq.,  1869,  sub  Chiara  perfoliata  var.  intermedia );  Strada  Vesuviana,  m 
250  (Ag.,  1975,  sub  Ch.  perfoliata ).  Somma,  s.d.,  Pasquale  (HP!,  sub  Ch.  interme¬ 
dia) ;  S.  Anastasia,  s.d..  Pasquale  (HP!,  sub  Ch.  intermedia ). 

Blackstonia  acuminata  (Koch  et  Ziz)  Domin  [B.  perfoliata  (L.)  Hudson  subsp.  sero¬ 
tino  (Koch  ex  Reichenb.)  Vollmann]  —  T  er  -  Euri-Medit.  -  Prati  aridi  e  lungo  le 
strade.  Bocche  del  1760,  m  300;  Sorgenti  delPOlivella,  m  300;  Strada  Vesuviana, 
m  380;  Baracche  Forestali,  m  500,  ecc. 

Centaurium  erythraea  Rafn  subsp.  erythraea  -  T  er  -  Paleotemp.  -  Radure  e  luoghi 
erbosi.  Bocche  del  1760,  m  300;  Strada  Vesuviana,  m  380;  Baracche  Forestali,  m 
500;  Strabello  Demaniale,  m  600,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  terreni  aridi  e  luoghi  erbosi  (Pasq.,  1869,  sub  Erythraea  centau¬ 
rium);  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Erythraea  centaurium ),  Atrio  del  Cavallo  (Co., 
1887,  sub  Erythraea  centaurium );  Strada  Vesuviana,  m  250  (Ag.,  1975). 

Centaurium  maritimum  (L.)  Fritsch. 

Torre  Annunziata  (Colonna,  1616,  sub  Centaurium  luteum  novum );  Luoghi  aridi. 
Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869,  sub  Erythraea  maritima). 


64  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Apocynaceae 

*  Nerium  oleander  L.  -  P  n  -  S-Medit.  -  Parchi  e  giardini.  Portici:  Parco  Gussone,  m 
50-100;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  ecc. 

Vinca  minor  L. 

Luoghi  ombrosi.  Barra  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

°  Vinca  difformis  Pourret. 

Luoghi  selvatici.  Reai  Parco  di  Portici  (Pasq.,  1869,  sub  V  acutiflora)',  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  V  acutiflora );  Portici,  7.V.1839  -  23.III.1849  -  5.IV.1851  s.d ., 
Gussone  (HG!,  sub  V.  acutiflora );  Boschetto  di  Portici,  11  e  22.  IV.  1840,  Gussone 
(HG!,  sub  V  acutiflora ). 

°  Vinca  major  L.  subsp.  major  -  Ch  rept  -  Euri-Medit.  -  Coltivata  e  spesso  subspon¬ 
tanea.  Cappella  Vecchia,  m  150;  Portici:  Parco  Gussone,  m  90. 

Segnalaz.  precede  Luoghi  selvatici.  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881); 
Atrio  del  Cavallo  (Co.,  1887);  Portici,  7.V.1839,  Gussone  (HG!). 


Asclepiadaceae 

Gomphocarpus  fruticosus  (L.)  Aiton  fil. 

Anticamente  coltivato  e  spontaneizzato  nei  giardini.  S.  Sebastiano.  Bosco  Tre  case 
(Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


Rubiaceae 


Asperula  arvensis  L. 

Tra,  le  messi,  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Sherardia  arvensis  L.  -  T  er  -  Subcosmop.  -  Coltivi  e  margini  delle  strade.  Lava 
del  1804-1805,  m  100;  Bocche  del  1760,  m  300;  Bocche  del  1861,  m  300;  Strada 
Vesuviana,  m  350. 

Segnalaz.  precede  luoghi  aprici,  dovunque  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 
Galium  mollugo  L. 

Siepi  e  coltivi.  S.  Giorgio  a  Cremano  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 
Non  abbiamo  rivenuto  sul  Vesuvio  individui  riferibili  a  Galium  mollugo  s.  str. 
entità  peraltro  nota  con  sicurezza  solo  per  l’Italia  settentrionale  (Pignatti,  1982). 
È  quindi  verosimile  che  queste  citazioni  siano  da  riferire  a  qualcuna  delle  succes¬ 
sive  specie. 

*  Galium  corrudifolium  Vili.  -  H  scap  -  Steno-Medit.  -  Pendici  detritiche  e  lave. 
Piano  delle  Ginestre,  m  500;  Stradello  Demaniale,  m  600,  ecc. 

Galium  lucidum  All.  -  H  scap  -  Euri-Medit.  -  Distese  laviche  e  sabbie  vulcaniche. 
Bocche  del  1760,  m  300;  Sorgenti  deH’Olivella,  m  350;  Pescinale,  m  450;  Baracche 
Forestali,  m  500;  M.  Somma,  m  700-970;  Atrio  del  Cavallo,  m  800-900. 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  65 


Segnalaz.  preced.:  Camaldoli,  S.  Vito  e  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881;  Co  1887);  Strada  Vesuviana,  m  250;  (Ag.,  1975,  sub  G.  mollugo  var. 

lucidum ). 

Galium  aparine  L.  -  T  scd  -  Eurasiat.  -  Siepi  ed  incolti.  Bocche  del  1760,  m  300; 
S.  Maria  di  Castello,  m  450-500;  Colle  dei  Canteroni,  m  400;  M.  Somma,  m  700; 
Atrio  del  Cavallo,  m  950;  Valle  del  Gigante,  m  950. 

Segnalaz.  preced.:  nei  luoghi  coltivati  e  tra  i  sassi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881). 

Galium  parisiense  L.  -  T  rept  -  Euri-Medit.  -  Rupi  e  luoghi  aridi.  Torre  del  Greco: 
Montedoro,  m  200;  La  Pagliara,  m  300;  Bocche  del  1760,  m  300;  Strada  Vesu¬ 
viana,  m  400;  Stradello  Demaniale,  m  600,  ecc. 

Galium  divaricatum  Pourret  ex  Lam.  -  T  rept  -  Steno-Medit.  -  Coltivi  ed  ambienti 

erbosi  freschi.  Bocche  del  1760,  m  300;  Stradello  Demaniale,  m  600. 

Galium  murale  (L.)  All. 

Prati  aridi.  Granatello  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Cruciata  levipes  Opiz. 

Vesuvio  (Pasq.,  1869,  sub  Galium  cruciatum ). 

Valantia  muralis  L.  -  T  scd  -  Steno-Medit.  -  Muri  a  secco.  Ercolano:  Lagno  di 
Casacampora,  m  200. 

Segnalaz.  preced.:  Granatello,  S.  Maria  Pugliano,  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869, 
sub  Vaillantia  muralis );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Vaillantia  muralis ). 

Rubia  peregrina  L.  -  P  1  -  Steno-Medit.-Macarones.  -  Macchie  e  cespuglieti. 
Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Bocche  del  1760,  m  300;  Bocche  del  1861, 
m  300;  S.  Maria  di  Castello,  m  450;  M.  Somma,  m  700,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  dovunque  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881),  Camaldoli  di 
Torre  del  Greco,  m  150  (Ag.,  1975). 

Rubia  tinctorum  L. 

Coltivata.  Torre  Annunziata  (Pasq.,  1869). 


CONVOLVULACEAE 

Cuscuta  epilinum  Weihe  -  T  par  -  Euri-Medit.  -  Su  Daucus  carota ,  Artemisia 
variabilis,  Arabis  turrita  e  Cytisus  scoparius.  M.  Somma,  m  500-600. 

Cuscuta  epithymum  (L.)  L. 

Su  Artemisia  variabilis  e  Spartium  junceum.  Salvatore.  Somma  (Pasq.,  1869,  sub 
C.  minor)\  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  C.  minor.  Co.,  1887,  sub  C.  minor), 

Calystegia  sepium  (L.)  R.  Br. 

Strada  Vesuviana,  m  250  (Ag.,  1975). 

Segnalazione  dubbia  da  attribuire  probabilmente  alla  specie  seguente. 

Calystegia  sylvatica  (Kit.)  Griseb.  -  H  scd  -  SE-Europ.  -  Siepi  e  ambienti  antropiz- 
zati.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Bocche  del  1760,  m  300;  Sorgenti  delPOli- 


66  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G,  Caputo 


velia,  m  300;  S.  Maria  di  Castello,  m  450;  Colle  dei  Canteroni,  m  500;  Pescinale, 
m  500;  M.  Somma,  m  700,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Siepi  e  ruderi.  (Pasq.,  1869,  sub  Convolvulus  sylvaticus );  Vesu¬ 
vio  (Bacc.,  1881,  sub  Convolvulus  sylvaticus ). 

Convolvulus  arvensis  L.  -  G  rh  -  Cosmop.  -  Coltivi,  incolti  e  lungo  le  strade.  Gra¬ 
natene,  m  10;  Cappella  Vecchia,  m  150;  Torre  del  Greco:  Montedoro,  m  200;  S. 
Maria  di  Castello,  m  450,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  dovunque  nei  coltivi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

*  Ipomoea  nil  (L.)  Roth  -  G  rh  -  Pantrop.  -  Inselvatichita  nelle  siepi  e  nei  luoghi 
antropizzati.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  tra  S.  Giorgio  a  Cremano  e  Torre 
Annunziata,  m  50-100,  ecc. 


Boraginaceae 

°  Heliotropium  europaeum  L.  -  T  er  -  Euri-Medit.-Turan.  -  Aree  antropizzate  ed 
incolte.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50. 

Segnalaz.  preced.:  dovunque  nei  coltivi.  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881); 
Piano  delle  Ginestre,  m  620-950  (Ag.,  1975);  Granatello,  s.  d.,  s.  coll.  (HP!). 
Da  riferire  qui  anche  le  citazioni  di  Pasquale  (1.  c.)  di  Heliotropium  europaeum 
var.  tenuiflorum  Guss.  entità  di  dubbio  valore  tassonomico  e  verosimilmente  da 
includere  in  H.  europaeum. 

Heliotropium  dolosum  De  Not.  -  T  er  -  Centromedit.  -  Turan.  -  Campi  e  terreni 
sabbiosi.  Bocche  del  1861,  m  300;  La  Pagliara,  m  300;  S.  Maria  di  Castello,  m 
450;  Stradello  Demaniale,  m  600,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Vesuvio  (Mart.  e  Tanf.,  1892,  sub  H.  eichw aidii). 
Lithospermum  officinale  L. 

Pasquale  (1869)  scrive  di  averlo  riportato  nel  suo  lavoro  del  1840  ma  di  non 
averlo  più  ritrovato.  In  HP(!)  un  campione  raccolto  a  Pompei  ed  attribuito  a  L. 
officinale  corrisponde  in  effetti  a  Buglossoides  arvensis. 

Buglossoides  purpurocaerulea  (L.)  I.  M.  Johnston  -  H  scap  -  S-Europ.-Pontico  - 
Boscaglie  mesofile.  Fosso  della  Vetrana,  m  400. 

Segnalaz.  preced.:  Camaldoli,  Canteroni,  Somma  (Pasq.,  1869,  sub  Lithospermum 
purpureo-coeruleum );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Lithospermum  purpureo- 
coeruleum ). 

o  Buglossoides  arvensis  (L.)  L  M.  Johnston  -  T  er  -  Euri-Medit.  -  Coltivi  ed  incolti. 
Cappella  Vecchia,  m  150;  Bocche  del  1861,  m  300. 

Segnalaz.  preced.:  S.  Giorgio  a  Cremano  (Pasq.,  1869,  sub  Lithospermum  arvense ); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Lithospermum  arvense ). 

Cerinthe  major  L.  subsp.  major  -  T  er  -  Steno-Medit.  -  Luoghi  erbosi  e  margini 
delle  strade.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m  100-200,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Canteroni,  Salvatore,  Somma  ed  Ottaviano  (Pasq.,  1869,  sub  C. 
aspera  var.  gymnandra );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  C.  aspera). 

Sono  presenti  sovente  individui  riferibili  alla  var.  gymnandra  (Gasparr.)  Rouy 
entità  peraltro  di  valore  tassonomico  assai  dubbio. 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  67 


Echium  volgare  L.  -  H  bien  »  Europ.  ■■■  Coltivi  ed  incolti.  Camaldoli  di  Torre  del 
Greco,  m  150;  Sorgenti  dell’Olivella  m  300;  Bocche  del  1861,  m  300;  Bocche  del 
1760,  m  300;  Strada  Vesuviana,  m  500;  Colle  dei  Canteroni,  m  570;  Stradello 
Demaniale,  m  600,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Granatello  (Ten.,  1831);  Torre  del  Greco,  via  dell’Osservatorio 
(Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Torre  del  Greco  (Der.,  1906). 

Echium  plantagineum  L.  -  T  er  (H  bien)  -  Euri-Medit.  -  Prati  aridi  e  campi.  Lava 
del  18044805,  m  100;  La  Pagliara,  m  300;  Bocche  del  1760,  m  300;  Strada  Vesu¬ 
viana,  m  400;  Stradello  Demaniale,  m  600;  Cognoli  di  S.  Anastasia,  m  1030,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Coltivi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Symphytum  bulhosum  G.  Schimper. 

Luoghi  ombrosi  umidi.  Cercola,  S.  Sebastiano  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881). 

Anchusa  undulata  L. 

Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Anchusa  hybrida  Ten.  -  H  scap  -  Steno-Medit.  -  Ambienti  rocciosi  e  lungo  i  sen¬ 
tieri.  Lagno  di  Pollena,  m  200;  Colle  dei  Canteroni,  m  550;  Osservatorio  Vesu¬ 
viano,  m  600. 

Segnalaz.  preced.:  Coltivi  soprattutto  vigneti  (Pasq.,  1869,  sub  A.  undulata  var. 
hybrida ). 

Anchusa  eretica  Miller  [Lycopsis  variegata  Auct.  fi.  ital.,  non  L.]  -  T  er  -  NE- 
Medit.  (Steno-)  -  Prati  e  campi.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50;  Cappella  Vecchia, 
m  100-200;  Bocche  del  1861,  m  300;  Fosso  della  Vetrana,  m  400. 

Segnalaz.  preced.:  coltivi  e  luoghi  erbosi  (Pasq.,  1869,  sub  Lycopsis  variegata ); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Lycopsis  variegata). 

Borago  officinalis  L.  -  T  er  -  Euri-Medit  -  Margini  delle  vie.  Cappella  Nuova,  m  180. 
Segnalaz.  preced.:  Coltivi  e  siepi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Myosotis  ramosissima  Rochel  -  T  er  -  Europeo-W-Asiat.  -  Prati  aridi  e  radure. 
Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Lagno  di  Pollena,  m  200;  Bocche  del  1861, 
m  300;  Fosso  della  Vetrana,  m  400;  Piano  delle  Ginestre,  m  500,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Granatello,  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869,  sub  M.  hispida ); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  M.  hispida). 

*  Myosotis  arvensis  Hill-  T  er  -  Europeo-W-Asiat.  -  Boschi  di  latifoglie.  Pescinale, 
m  350;  Cognoletto,  m  500. 

Cynoglossum  creticum  Miller  -  H  bien  -  Euri-Medit.  -  Ambienti  ruderali.  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-100;  Pescinale,  m  350. 

Segnalaz.  preced.:  lungo  le  strade  (Pasq.,  1869,  sub  C.  pictum);  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  C.  pictum). 


Verbenaceae 

Verbena  officinalis  L.  -  H  scap  -  Cosmop.  -  Terreni  calpestati  e  lungo  le  strade. 
Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Strada  Vesuviana,  m  150;  Sorgenti  deH’Olivella, 
m  300,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  coltivi  ed  incolti  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


68  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Labiatae 

Ajuga  reptans  L.  -  H  rept  -  Europeo-Caucas.  -  Boscaglie  e  siepi.  Colle  dei  Cante- 
roni,  m  500. 

Segnalaz.  preced.:  luoghi  ombrosi  e  margini  dei  campi.  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881). 

Ajuga  chamaepitys  (L.)  Schreber  s.  1. 

Nei  campi.  S.  Giorgio  a  Cremano,  S.  Sebastiano  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881). 

Teucrium  chamaedrys  L.  -  Ch  suff  -  Euri-Medit.  -  Boscaglie  e  radure.  Camaldoli 
di  Torre  del  Greco,  m  170;  Bocche  del  1760,  m  350;  Colle  dei  Canteroni,  m  500. 
Segnalaz.  preced.:  selva  dei  Camaldoli  della  Torre,  Tironi  e  Tironcelli  (Pasq., 
1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Atrio  del  Cavallo  (Co.,  1887). 

Teucrium  polium  L.  subsp.  capitatum  (L.)  Arcangeli. 

Luoghi  sassosi  ed  arene  marittime.  Granatello,  Torre  del  Greco  a  Branchina 
(Pasq.,  1869  sub  T.  pseudo-hyssopus) ;  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  T.  pseudo-hysso- 
pus ). 

Marrubium  vulgare  L. 

Ambienti  ruderali  (Pasq.,  1840). 

Sideritis  romana  L.  subsp.  romana  -  T  er  -  Steno-Medit.  -  Prati  aridi.  Torre  del 
Greco:  Villa  Inglese,  m  50. 

Segnalaz.  preced.:  Granatello,  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881). 

Lamium  flexuosum  Ten. 

Comune.  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Lamium  bifidum  Cyr.  subsp.  bffìdum  -  T  er  -  Steno-Medit.  -  Campi  ed  incolti. 
Cappella  Vecchia,  m  150;  Colle  dei  Canteroni,  m  450. 

Segnalaz.  preced.:  coltivi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Lamium  purpureum  L.  -  T  er  -  Eurasiat.  -  Spiazzi  erbosi  e  margini  delle  strade. 
Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  Coltivi.  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Lamium  amplexicaule  L.  subsp.  amplexicaule  -  T  er  -  Paleotemp.  -  Siepi,  coltivi 
ed  ambienti  antropizzati.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m 
150;  Bocche  del  1861,  m  300,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Nei  coltivi  e  lungo  le  strade  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881). 

Ballota  nigra  L.  subsp.  foetida  Hayek  -  H  scap  -  Euri-Medit.  -  Boschi  di  leccio. 
Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  orti  e  coltivi  (Pasq.,  1869,  sub  B.  nigra  s.  1.);  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  B.  foetida ). 

Stachys  arvensis  (L.)  L. 

Margini  delle  strade  e  dei  coltivi.  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  69 


Glechoma  hederacea  L. 

Boschi  e  siepi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Prunella  vulgaris  L.  -  H  scap  -  Circumbor.  -  Luoghi  erbosi.  Portici:  Parco  Gus- 
sone,  m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  siepi  e  boschi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Bru¬ 
nella  vulgaris). 

Melissa  officia alis  L. 

Boschi.  Canteroni  e  Camaldoli  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Atrio  del 
Cavallo  (Co.,  1887). 

Melissa  romana  Miller  [M.  altissima  Sm.]. 

Luoghi  selvatici  e  siepi.  Salvatore  e  Somma  (Pasq.,  1869,  sub  M.  offìcinalis  var 
altissima ). 

Micromeria  juliana  (L.)  Bentham  ex  Reichenb. 

Sui  muri.  S.  Anastasia  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  S.  Anastasia, 
2.VIL1869,  Pasquale  (HP!,  sub  Satureja  juliana );  Mauro,  26.VIII.1868,  Pasquale 
(HP!  sub  Satureja  juliana);  Granatello,  s.  d .,  Pasquale  (HP!  sub  Satureja 
tenuifolia). 

Micromeria  graeca  (L.)  Bentham  ex  Reichenb.  subsp.  graeca  -  Ch  suff  -  Steno- 
Medit.  -  Muri,  ruderi  e  margini  delle  strade.  Strada  Vesuviana,  m  200-600;  La 
Pagliara,  m  300;  S.  Maria  di  Castello,  m  450;  Stradello  Demaniale,  m  600,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  muri  e  luoghi  sassosi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881;  Co., 
1887);  Strada  Vesuviana  m  260  (Ag.,  1975);  S.  Anastasia,  2.VIL1868,  Pasquale 
(HP!,  sub  Satureja  tenuifolia );  Mauro,  2. VII. 1868,  Pasquale  (HP!,  sub  Satureja 
graeca). 

Micromeria  graeca  (L.)  Bentham  ex  Reichenb.  subsp.  tenuifolia  (Ten.)  Nyman. 
Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  M.  tenuifolia). 

Micromeria  consentina  (Ten.)  N.  Terracc. 

Sui  muri.  S.  Giorgio  a  Cremano  (Pasq.,  1869,  sub  M.  graeca  var.  angustifolia). 

Micromeria  graeca  (L.)  Bentham  ex  Reichenb.  subsp.  fruticulosa  (Bertol.)  Guinea 
Ch  suff  -  Endem.  »  Fessure  delle  rocce  laviche.  Lave  del  1858,  m  370. 

Calamintha  sylvatica  Bromf.  s.  1. 

Boschi  (Pasq.,  1869,  sub  C.  offìcinalis );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  C.  offìcinalis ); 
Piano  delle  Ginestre,  m  650  (Ag.,  1975). 

Calamintha  nepeta  (L.)  Savi  subsp.  nepeta  -  Ch  suff  -  Medit.-Mont.  (Euri-)  -  Mar¬ 
gini  delle  strade,  ambienti  ruderali  e  negli  abitati.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50- 
100;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Strada  Vesuviana,  m  200-600;  La 
Pagliara,  m  300;  S.  Maria  di  Castello,  m  450;  Stradello  Demaniale,  m  600,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  comune  (Pasq.,  1869);  S.  Giorgio  a  Cremano  (Pasq.,  1869,  sub 
C.  nepeta  var.  micrantha);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Acinos  suaveolens  (Sm.)  G.  Don  fil.  -  Ch  suff  -  NE-Medit.  -  Radure  delle  pinete. 
Bocche  del  1760,  m  300;  Sorgenti  dell’Olivella,  m  350;  Strada  Vesuviana,  m  500; 
Stradello  Demaniale,  m  600;  Atrio  del  Cavallo,  m  850,  ecc. 


70  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V.  La  Valva  e  G.  Caputo 


Sono  da  riferire  a  questa  specie  i  seguenti  saggi  d’erbario:  Vesuvio,  8.V.1867,  Pas¬ 
quale  (HP!  sub  Thymus  acynos );  Ibidem ,  14.X.1868,  Pasquale  (HP!  sub  Thymus 
acynos ). 

Acinos  arvensis  (Lam.)  Dandy. 

Fruticeti  e  luoghi  erbosi.  Via  del  Salvatore,  Tironi,  Camaldoli,  Somma  (Pasq., 
1869,  sub  Thymus  acynos). 

Il  controllo  dei  saggi  d’erbario  (HP!),  riportati  a  proposito  di  A.  suaveolens ,  ci 
induce  a  ritenere  per  lo  meno  dubbia  la  presenza  di  A.  arvensis  sul  Vesuvio. 

Clinopodium  vulgare  L.  subsp.  vulgare  -  H  scap  -  Circumbor.  -  Boscaglie  e  fruti¬ 
ceti.  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  170;  M.  Somma,  m  700. 

Segnalaz.  preced.:  boschi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Di  recente  alcuni  Autori  (Greuter  e  Raus,  1984),  riprendendo  le  vedute  di 
Briquet,  (1897)  ritengono  che  i  generi  Micromeria,  Calamintha,  Acinos  e  Clinopo¬ 
dium  debbano  essere  riuniti  nel  genere  Satureja.  Abbiamo  ritenuto  opportuno 
anche  in  questo  caso  uniformarci  alle  vedute  di  Flora  Europaea  (Tuttn  et  al., 
1964-80)  e  di  Pignatte  (1982)  che  mantengono  distinti  i  suddetti  taxa. 

*  Origaimm  heracleoticum  L.  -  H  scap  (Ch  sufi)  -  Eurasiat.  -  Macchie  e  cespuglieti. 
Sorgenti  deH’Olivella,  m  300. 

Segnalaz.  preced.:  Luoghi  selvatici  e  fruticeti  (Pasq.,  1869,  sub  O.  vulgare  var. 
virens );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  O.  virens). 

Origanum  vulgare  L. 

Eremo  (Pasq.,  1840,  sub  O.  virescens );  Atrio  del  Cavallo  (Co.,  1887);  Strada  Vesu¬ 
viana,  m  260  (Ag.,  1975). 

Da  riferire  verosimilmente  ad  O.  heracleoticum. 

*  Thymus  longicaulis  C.  Presi  -  Ch  rept  (Ch  sufi)  -  Euri-Medit.  -  Pinete.  Bocche  del 
1760,  m  300. 

Mentha  pulegium  L. 

Lungo  le  strade.  Bosco  Tre  case  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 
Mentha  suaveolens  Ehrh.  s.  1. 

Strade  e  campi  umidi.  Portici  (Pasq.,  1869,  sub  M.  macrostachya)\  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  M.  macrostachya). 

Rosmarinus  officinalis  L.  -  P  n  -  Steno-Medit.  -  Coltivato  e  spesso  spontaneo. 
Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m  150;  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Coltivato  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Salvia  glutinosa  L. 

Valli  ombrose.  Fosso  di  Vetrana,  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Salvia  verbenaca  L.  -  H  scap  -  Medit.-Atl.  -  Incolti  e  margini  delle  strade.  Lava 
del  1804-1805,  m  100;  Bocche  del  1760,  m  300. 

Segnalaz.  preced.:  Granatello  (Ten.,  1831,  sub  S.  clandestina );  pascoli  e  luoghi 
ombrosi  (Pasq.,  1869);  Granatello,  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869,  sub  S.  clande¬ 
stina );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  S.  clandestina ). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  71 


SOLANACEAE 


Lycium  europaeum  L. 

Siepi  presso  il  mare.  Portici  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Hyoscyamus  albus  L.  -  Ch  suff  -  Euri-Medit.  -  Rupi  marittime.  Torre  del  Greco: 
Torre  Scassata,  m  10. 

Segnalaz.  preced.:  Portici  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Atrio  del  Cavallo 
(Co.,  1887). 

Solarium  nigrum  L.  subsp.  nigrum  -  T  er  -  Cosmop.  -  Incolti  ed  ambienti  nitrofili. 
Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Cappella  Nuova,  m  170;  M.  Somma,  m  700; 
Valle  del  Gigante,  m  870,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  negli  orti  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Solarium  luteum  Miller  subsp.  luteum. 

Convento  dei  Camaldoli  (Pasq.,  1840,  sub  S.  villosum). 

Solarium  luteum  Miller  subsp.  alatum  (Moench)  Dostàl. 

Nelle  vigne  (Pasq.,  1869,  sub  S.  miniatura)',  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  S.  miniatum ). 

Solanum  dulcamara  L.  -  P  1  (n)  -  Paleotemp.  -  Boscaglie  e  siepi.  S.  Maria  di 
Castello,  m  450;  M.  Somma,  m  700. 

Segnalaz.  preced.:  Somma,  Convento  dei  Camaldoli  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881). 

Solanum  bonariense  L. 

Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Datura  stramonium  L.  -  T  er  -  Cosmop.  --  Ambienti  ruderali  ed  aree  antropizzate. 
Osservatorio,  m  600. 

Segnalaz.  preced.:  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Atrio  del  Cavallo 
(Co.,  1887);  Torre  Annunziata  (Der.,  1906). 

Cestrum  parqui  L’Her.  -  P  n  -  Avv.  (Neotrop.)  -  Siepi  e  margini  delle  strade.  Cap¬ 
pella  Vecchia,  m  150. 

Segnalaz.  preced.:  Ottaviano,  Mauro  (Pasq.,  1869). 

Sono  oggetto  di  attiva  coltivazione  in  tutta  l’area  vesuviana  le  seguenti  specie  di 
questa  famiglia:  Solanum  tuberosum  L.,  Solanum  melongena  L.,  Lycopersicon  escu- 
lentum  Miller,  Capsicum  annuum  L. 


SCROPHULARIACEAE 


Verbascum  macrurum  Ten. 

M.  Somma  (Pasq.,  1869,  sub  V  thapsus  var.  macrurum  et  fo.  albiflorum). 

Verbascum  thapsus  L.  subps.  thapsus  -  H  bien  -  Europeo-Caucas.  --  Ambienti 
ruderali  e  margini  dei  boschi.  S.  Maria  di  Castello,  m  450;  Colle  dei  Canteroni,  m 
570;  M.  Somma,  m  700-800,  ecc. 


72  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Segnalaz.  preced.:  Ottaviano  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Atrio  del 
Cavallo,  (Co.,  1887);  Parco  Gussone  (Der.,  1906). 

Verbascum  rotundifolium  Ten.  subsp.  rotundifolium  -  H  bien  -  Endem.  -  Luoghi 
sassosi  e  lungo  le  strade.  Strada  Vesuviana,  m  450;  Colle  Umberto,  m  610. 
Segnalaz.  preced.:  Somma,  Vetrana,  S.  Vito,  Tironi  di  Torre  del  Greco  (Pasq., 
1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881;  Pignatti,  1982). 

Verbascum  sinuatum  L.  -  H  bien  -  Euri-Medit.  -  Incolti  e  terreni  calpestati.  Por¬ 
tici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Lava  del  1804-1805,  m  100;  Camaldoli  di  Torre  del 
Greco,  m  150,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Portici,  Via  del  Salvatore,  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881). 

Verbascum  nigrum  L. 

Vesuvio  (Pasq.,  1840). 

Verbascum  blattaria  L.  -  H  bien  -  Cosmop.  -  Ambienti  ruderali  ed  antropizzati. 
Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  Luoghi  erbosi  e  lungo  le  strade  (Pasq.,  1869,  sub  V  repandum ); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  V  repandum). 

Scrophularia  peregrina  L.  -  T  er  -  Steno-Medit.  -  Incolti  e  luoghi  erbosi.  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  luoghi  coltivati  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Scrophularia  nodosa  L.  -  H  scap  -  Circumbor.  -  Boschi  e  boscaglie  di  latifoglie. 
M.  Somma,  m  700. 

Segnalaz.  preced.:  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Scrophularia  canina  L.  subsp.  bicolor  (Sm.)  W.  Greuter  -  H  scap  (Ch  suff)  -  Euri- 
Medit.  -  Luoghi  erbosi  aridi  e  terreni  sabbiosi.  Torre  del  Greco:  Villa  Inglese,  m 
10-30;  Lave  del  1858,  m  200-600;  Piano  delle  Ginestre,  m  500-700;  Stradello 
Demaniale,  m  600;  Atrio  del  Cavallo,  m  950;  Gran  Cono  Vesuviano,  m  1000- 
1280,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Torre  dell’Annunziata  (Ten.,  1831,  sub  S.  bicolor);  Torre  del 
Greco,  S.  Vito,  Salvatore  (Pasq.,  1869,  sub  S.  bicolor );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub 
S.  bicolor );  Vesuvio  (Mart.  e  Tanf.,  1892,  sub  S.  canina );  Gran  Cono  Vesuviano 
(Ricc.,  1972);  Strada  Vesuviana,  m  250,  Atrio  del  Cavallo  e  Valle  dellTnferno,  m 
600-900  (Ag.,  1975). 

*  Antirrhinum  siculum  Miller  -  Ch  suff  -  Endem.  -  Ruderi  e  muri.  Torre  Annun¬ 
ziata:  Lido  Azzurro,  m  10-20;  Portici,  m  10-100;  S.  Giorgio  a  Cremano,  m  100; 
Torre  del  Greco,  m  100-150,  ecc. 

Antirrhinum  majus  L.  s.  1. 

Muri,  tetti  e  lave  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Misopates  orontium  (L.)  Rafìn.  -  T  er  -  Paleotemp.  -  Campi  ed  incolti.  Bocche  del 
1861,  m  300;  La  Pagliara,  m  300;  Sorgenti  delFOlivella,  m  500,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Coltivi  (Pasq.,  1869,  sub  Antirrhinum  orontium );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  Antirrhinum  orontium ). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  73 


Chaenorhinum  minus  (L.)  Lange  s.  1. 

Nei  campi.  Camaldoli  (Pasq.,  1869,  sub  Linaria  minor)\  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub 
Linarìa  minor). 

Linaria  purpurea  (L.)  Miller  -  H  scap  -  Endem.  -  Siepi  e  luoghi  erbosi.  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-100;  Bocche  del  1760,  m  300;  Bocche  del  1861,  m  300; 
Strada  Vesuviana,  m  100-1000;  Pescinale,  m  450;  S.  Maria  di  Castello,  m  450; 
Colle  dei  Canteroni,  m  670;  M.  Somma,  m  700-950;  Valle  delPInferno,  m  800- 
900;  Gran  Cono  Vesuviano,  m  970-1180,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Coltivi  sassosi  e  lungo  le  strade  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881);  presso  POsservatorio  (Mart.  e  Tanf.,  1892). 

Cymbalaria  muralis  P.  Gaertner,  B  Meyer  et  Scherb.  subsp.  muralis  -  Ch  rept  - 
Subcosmop.  -  Muri  e  rupi  umide.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50;  Osservatorio 
Vesuviano,  m  600,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Muri  umidi  (Pasq.,  1869,  sub  Linaria  cymbalaria );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  Linaria  cymbalaria). 

°  Kickxia  commutata  (Bernh.  ex  Reichenb.)  Fritsch  subsp. commutata. 

Parco  di  Portici  (Pasq.,  1869,  sub  Linaria  graeca);  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub 
Linaria  graeca );  Portici,  22. VII.  1 832(7),  Gussone  (HG!,  sub  L.  graeca). 

Kickxia  elatine  (L.)  Dumort.  subsp.  elatine. 

Strade  e  campi  (Pasq.,  1869,  sub  Linaria  elatine );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Lina¬ 
ria  elatine). 

Kickxia  elatine  (L.)  Dumort.  subsp.  crinita  (Mabille)  W.  Greuter. 

Luoghi  erbosi.  Reai  Parco  di  Portici  (Pasq.,  1869,  sub  Linaria  spuria  var.  hetero- 
phylla  «fide  Gussone»). 

Kickxia  spuria  (L.)  Dumort.  s.  1. 

Campi  e  luoghi  erbosi.  S.  Giorgio  a  Cremano  (Pasq.,  1869,  sub  Linaria  spuria ); 
Reai  Parco  di  Portici  (Pasq.,  1869,  sub  Linaria  spuria  subvar.  glabrata  «fide  Gus¬ 
sone»);  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Linaria  spuria). 

Digitalis  micrantha  Roth  [D.  lutea  L.  subsp.  australis  (Ten.)  Arcangeli]  -  H  scap  - 
Endem.  -  Boscaglie  e  fruticeti.  S.  Maria  di  Castello,  m  450;  Colle  dei  Canteroni, 
m  400-500;  Pescinale,  m  500;  M.  Somma,  m  700-950,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Camaldoli,  Canteroni  e  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881). 

Veronica  arvensis  L.  --  T  er  -  Subcosmop.  -  Campi  e  luoghi  erbosi.  Colle  dei  Can¬ 
teroni,  m  600. 

Segnalaz.  preced.:  Dovunque  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Veronica  agrestis  L.  -  T  er  -  Europ.  -  Spiazzi  erbosi  e  lungo  le  strade.  Lave  del 
1804-1805,  m  100;  Bocche  del  1861,  m  300;  Strada  Vesuviana,  m  380,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Coltivi  e  luoghi  erbosi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Veronica  polita  Fries. 

Luoghi  sassosi,  strade  e  coltivi  (Pasq.,  1869,  sub  V.  agrestis  fo.  didyma);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  V.  didyma). 


74  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Veronica  persica  Poiret  -  T  er  (scd)  -  Subcosmop.  -  Campi  e  prati.  Portici:  Parco 
Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  tra  le  messi  (Pasq.,  1869). 

Veronica  hederifolia  L.  subsp.  hederifolia  -  T  scd  (er)  -  Euroasiat.  -  Boscaglie 
rade.  Colle  dei  Canteroni,  m  570. 

Segnalaz.  preced.:  Coltivi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Veronica  cymbalaria  Bodard  -  T  scd  (er)  -  Euri-Medit.  -  Pietraie  e  margini  delle 
strade.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  Coltivi,  luoghi  sassosi  e  strade  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881). 

Odontites  verna  (Bellardi)  Dumort.  subsp.  serotina  (Dumort.)  Corb.  [ O .  rubra 
(Baumg.)  Opiz  subsp.  rubra]  -  T  er  -  Eurasiat.  -  Ambienti  riuderali  e  zone  antro- 
pizzate.  Ercolano:  Via  Nova,  m  200;  Strada  Vesuviana,  m  400;  Piano  delle 
Ginestre,  m  500. 

Segnalaz.  preced.:  Canteroni  (Pasq.,  1869,  sub  Bartsia  odontites );  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  Bartsia  odontites ). 

Parentucellia  latifolia  (L.)  Carnei  -  T  er  -  Euri-Medit.  -  Prati  aridi.  Lave  del  1858, 
m  400. 

Segnalaz.  preced.:  Cappella  Vecchia,  Granatello,  S.  Maria  di  Pugliano,  Torre  del 
Greco,  Tironi  (Pasq.,  1869,  sub  Euphrasia  latifolia );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub 
Euphrasia  latifolia ). 


Orobanchaceae 

Orobanche  ramosa  L.  subsp.  ramosa  -  T  par  -  Paleotemp.  -  Su  diverse  specie  di 
Solanum.  Ercolano:  Lagno  di  Casacampora,  m  150. 

Segnalaz.  preced.:  Prati  aridi,  su  varie  piante  (Pasq.,  1869,  sub  Phelipaea  ramosa ); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Phelipaea  ramosa). 

Orobanche  purpurea  Jacq. 

Luoghi  ombrosi,  su  Picris.  S.  Anastasia  (Pasq.,  1869,  sub  Phelipaea  co  ernie  a), 
Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Phelipaea  co  ernie  a). 

Orobanche  crenata  Forsskàl. 

Su  Ervum.  Portici  (Pasq.,  1869,  sub  O.  pruinosa  «fide  Gussone»),  Portici  (Migl., 
1896,  sub  O.  viciae-fabae). 

Orobanche  minor  Sm.  -  T  par  -  Subcosmop.  -  Su  Compositae.  Bocche  del  1760,  m 
300  su  Carlina  corymbosa  L.;  Lave  del  1858,  m  380  su  Hypochoeris  radicata  L.; 
Sorgenti  delLOlivella,  m  400  su  Tussilago  farfara  L. 

Segnalaz.  preced.:  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  O.  nudiflora ). 

Orobanche  hederae  Duby  -  T  par  -  Euri-Medit.  -  Su  Hedera  helix  L.  Portici:  Parco 
Gussone,;  m  50-100;  M.  Somma,  m  700,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Portici:  nel  Reai  Parco  su  Hedera  (Pasq.,  1869  «fide 
Gussone»);  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869,  sub  O.  hederae  var  glaberrìma );  Vesu¬ 
vio  (Bacc.,  1881). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  75 


Orobanche  elatìor  Sutton. 

Su  Leguminosae  (Pasq.,  1869,  sub  0.  major);  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  0.  maior). 

Orobanche  rapum-genistae  Thuill.  subsp.  rapum-genistae  -  T  par  -  Subatl.  -  Su 
Leguminosae.  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150  su  Cytisus  villosus  Pourret; 
Colle  dei  Canteroni,  m  500  e  S.  Maria  di  Castello,  m  450,  su  Cytisus  scoparius  (L.) 
Link. 

Orobanche  gracilis  Sm. 

Su  Spartium.  Bosco  di  Mauro,  M.  Somma,  Camaldoli  (Pasq.,  1869,  sub  0. 
cruenta ),  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  0.  cruenta ). 

Orobanche  variegata  Wallr.  -  T  par  -  W-Medit.  -  Su  Leguminosae.  Colle  dei  Can¬ 
teroni,  m  500  su  Cytisus  scoparius  (L.)  Link. 

Orobanche  sanguinea  C.  Presi  -  T  er  -  Steno-Medit.  -  Su  Leguminosae.  Colle  dei 
Canteroni,  m  500  su  Spartium  junceum  L. 

Segnalaz.  precede  Somma,  Ottaviano  (Pasq.,  1869,  sub  O.  crinita );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  O.  crinita ). 


Acanthaceae 

Acanthus  mollis  L.  -  H  scap.  -  W-Medit.  (Steno-)  -  Coltivato  e  spesso  spontaneiz- 
zato.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m  150,  ecc. 
Segnalaz.  precede  Somma,  S.  Anastasia  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


Plantaginaceae 

Plantago  major  L.  subsp.  major  -  H  ros  -  Subcosmop.  -  Incolti,  strade  e  suoli  cal¬ 
pestati.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz.  precede  Somma  (Pasq.,  1869),  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Atrio  del  Cavallo 
(Co.,  1887). 

Plantago  coronopus  L.  s.  1. 

Prati  marittimi.  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Plantago  coronopus  L.  subsp.  coronopus  var.  ceratophylla  (Hoffrng.  et  Link)  Rafin. 
-  H  ros  -  Euri-Medit.  -  Prati  salmastri.  S.  Maria  La  Bruna,  m  15. 
Segnalaz.  precede  Resina  (Pasq.,  1869,  sub  P.  ceratophylla );  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  P.  ceratophylla );  Marina  di  Portici,  8.V.1868,  Pasquale  (HP!,  sub  P.  cera¬ 
tophylla );  Portici  e  Resina  nella  Favorita,  29.IV.  1868,  Pasquale  (HP!,  sub  P.  coro¬ 
nopus). 

Plantango  coronopus  L.  subsp.  commutata  (Guss.)  Pilger  -  H  ros  -  Euri-Medit.  - 
Terreni  aridi  e  sabbiosi.  Bocche  del  1760,  m  120-150. 

Segnalaz.  precede  Granatello,  S.  Maria  Pugliano,  (Pasq.,  1869,  sub  P.  coronopus 
var.  laciniata). 

Plantago  macrorhiza  Poiret. 

Insieme  a  P.  ceratophylla  e  a  P.  coronopus  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


76  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Plantago  lanceolata  L.  s.  1. 

Luoghi  erbosi  e  strade  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

*  Plantago  lanceolata  L.  var.  mediterranea  (Kerner)  Pilger  -  H  ros  -  Cosmop.  - 
Ambienti  ruderali  e  lungo  le  strade.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Lava  del 
1804-1805,  m  100;  Bocche  del  1760,  m  150-300;  Bocche  del  1861,  m  300;  Strada 
Vesuviana,  m  200-600;  S.  Maria  di  Castello,  m  450;  Colle  dei  Canteroni,  m  300- 
500,  ecc. 

Plantago  lagopus  L.  -  T  er  -  Steno-Medit.  -  Muri  a  secco  e  prati  xerofili.  Grana¬ 
teli,  m  5-10;  S.  Maria  La  Bruna,  m  10-20. 

Segnalaz.  preced.:  Granateli  (Ten.,  1832,  sub  P.  eriostachyà)\  Granateli,  S. 
Maria  Pugliano  (Pasq.,  1869,  sub  P.  lagopus  var.  eriostachya);  Vesuvio  (Bacc., 
1881). 

°  Plantago  bellardii  All.  subsp.  bellardii  -  T  er  -  S-Medit.  -  Spiazzi  erbosi  aridi.  Cap¬ 
pella  Vecchia,  m  120-150. 

Segnalaz.  preced.:  Camaldoli,  S.  Vito,  Vìa  del  Salvatore  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881);  Camaldoli,  16.VI.1868,  Pasquale  (HP!);  Vesuvio,  s.d..  Pasquale 
(HP!). 

Plantago  arenaria  Waldst.  et  Kit.  [P.  indica  L.  nom.  illeg.]. 

Colle  dei  Canteroni  presso  l’Eremo  (Pasq.,  1869). 

Plantago  afra  L.  [P.  psyllium  L.  nom.  illeg.]. 

Granateli  (Ter,  1831,  sub  P.  psyllium );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  P.  psyllium). 

Caprifoliaceae 

Sambucus  nigra  L.  »  P  m  (n)  -  Europeo-Caucas.  -  Boschi  e  boscaglie.  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-100;  M.  Somma,  m  700,  ecc. 

Segnalaz.#preced.:  zone  basse  a  settentrione  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881); 
Atrio  del  Cavali  (Co.,  1887). 

Viburnum  tinus  L.  subsp.  tinus  -  P  n  -  Steno-Medit.  -  Boschi  di  leccio.  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  boschetti  di  Portici  e  Favorita  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881). 

Lonicera  implexa  Aiton  -PI-  Steno-Medit.  -  Macchie  e  siepi.  Portici:  Parco  Gus¬ 
sone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m  150. 

Segnalaz.  preced.:  S.  Vito  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

*  Lonicera  caprifolium  L.  -  P  1  -  SE-Europ.  (Pontica)  -  Boscaglie  miste.  Colle  dei 
Canteroni,  m  570. 


Valerianaceae 

Centranthus  ruber  (L.)  DC.  subsp.  ruber  -  H  scap  (Ch  suff  )  -  Steno-Medit.  - 
Muri,  lave  e  rupi.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Lave  del  1858,  m  100-500; 
Piano  delle  Ginestre,  m  400-800;  M.  Somma,  m  200-600;  Atrio  del  Cavallo,  m 
950;  Gran  Cono  Vesuviano,  m  1000,  ecc. 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  77 


Segnalaz.  preced.:  Granatello,  S.  Vito,  Salvatore,  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881;  Mart.  e  Tank,  1892);  sotto  l’Osservatorio  (Der.,  1906);  Lave  del 
1858  (Ricc.,  1972);  Strada  Vesuviana,  m  250,  Atrio  del  Cavallo  e  Valle  dell’In- 
ferno,  m  650-900,  Piano  delle  Ginestre,  m  620-850,  Foresta  Tirane,  m  640  (Ag., 
1975). 

Centranthus  macrosiphon  Boiss.  -  H  scap  -  W-Medit.  (Steno-)  -  Muri  e  tetti.  Por¬ 
tici:  Palazzo  Reale,  m  50. 

Segnalaz.  preced.:  Portici:  Parco  Gussone  (Pizzolongo,  1959). 

Sulla  presenza  di  questa  specie  nella  zona  vesuviana  si  veda  quando  già  detto  da 
Pizzolongo  (1.  c.). 


Dipsacaceae 

*  Dipsacus  fullonum  L.  -  T  er  -  Euri-Medit.  -  Lungo  i  sentieri.  Fosso  della  Vetrana, 
m  700. 

Knautia  arvensis  (L.)  Coulter  var.  pratensis  (Schmidt)  Szabó. 

Cognoli  Di  Giacca,  m  680  (Ag.,  1975,  sub  K.  pratensis). 

Knautia  integrifolia  (L.)  Bertol. 

Boschi  (Pasq.,  1840). 

Scabiosa  columbaria  L.  -  H  scap  -  Eurasiat.  -  Ambienti  ruderali  e  lungo  le  strade. 
Bocche  del  1760,  m  300;  S.  Maria  di  Castello,  m  450;  Stradello  Demaniale,  m 
600;  Colle  Umberto,  m  700,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Mauro,  Canterani,  S.  Sebastiano,  S.  Anastasia,  ecc.  (Pasq., 
1869);  Atrio  del  Cavallo  (Co.,  1887);  Vesuvio  (Mart.  e  Tanf.,  1892). 

Scabiosa  uniseta  Savi  -  H  scap  (Ch  sufi)  -  Endem.(?)  -  Radure  e  pinete.  Strada 
Vesuviana,  m  600-1000;  Atrio  del  Cavallo,  m  950,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  luoghi  selvatici  (Pasq.,  1869,  sub  S.  uniseta  et  var.  calva );  Vesu¬ 
vio  (Bacc.,  1881). 

Scabiosa  maritima  L.  [S.  ambigua  Ten.].  -  Ch  suff  (H  scap)  -  Steno-Medit.  - 
Luoghi  erbosi  aridi  ed  antropizzati.  Torre  del  Greco:  Villa  Inglese,  m  10-50;  Por¬ 
tici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Lava  del  1804-1805,  m  100;  Camaldoli  di  Torre  del 
Greeco,  m  150;  Lave  del  1858,  m  200-600;  Bocche  del  1760,  m  300,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Granatello,  Torre  del  Greco,  Strada  dell’Osservatorio  (Pasq., 
1869,  sub  S.  grandiflora ). 

Riteniamo  che  siano  da  ascrivere  a  questa  entità  le  citazioni  di  S.  atropurpura  L. 
di  Martelli  e  Tanfani  (1892)  per  il  Vesuvio  e  di  Agostini  (1975)  per  la  Strada 
Vesuviana  ed  il  Bosco  Casoria. 

Campanulaceae 

Legousia  speculum-veneris  (L.)  Chaix  -  T  er  -  Euri-Medit.  -  Luoghi  erbosi  e  col¬ 
tivi.  Ercolano:  Lagno  di  Casacampora,  m  100. 

Segnalaz.  preced.:  tra  le  messi  (Pasq.,  1869,  sub  Specularla  speculum  var.  hirta); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Speculano  speculum). 


78  M.  Ricciardi ,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Legousia  falcata  (Ten.)  Fritsch. 

Tra  le  messi  (Pasq.,  1869,  sub  Specularla  speculum  var.  falcata ). 

Trachelium  coemleum  L.  -  Ch  suff  -  W-Medit.  -  Muri  ombrosi.  Portici:  Parco 
Gussone,  m  50. 

Segnalaz.  preced.:  Reai  Parco  di  Portici  (Pasq.,  1869,  «fide  Pedicino»);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881). 

Campanula  rapunculus  L.  -  H  bien  -  Paleotemp.  -  Boschi  e  fruticeti.  Camaldoli  di 
Torre  del  Greco,  m  150;  Colle  dei  Canteroni,  m  600. 

Segnalaz.  preced.:  Vesuvio  (Ten.,  1831;  Bacc.,  1881);  Canteroni,  Somma  (Pasq., 
1869);  Atrio  del  Cavallo  (Co.,  1887). 

Campanula  dichotoma  L.  -  T  er  -  W-Medit.  (Steno-)  -  Pietraie  e  rupi.  Torre  del 
Greco:  alla  Torre  di  Bassano,  m  10;  Ercolano:  Lagno  di  Casacampora,  m  110; 
Bocche  del  1760,  m  300. 

Segnalaz.  preced.:  Pugliano  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Campanula  erinus  L.  -  T  er  -  Steno-Medit.  -  Muri  e  ruderi.  Portici:  Parco  Gus¬ 
sone,  m  35. 

Segnalaz.  preced.:  Ottaviano  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Campanula  trachelium  L.  subsp.  trachelium  -  H  scap  -  Paleotemp.  -  Boschi  e 
boscaglie  di  caducifoglie.  S.  Maria  di  Castello,  m  450;  sopra  Ottaviano,  m  460; 
Colle  dei  Canteroni,  m  500. 

Segnalaz.  preced.:  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


COMPOSITAE 

Eupatorium  cannabinum  L.  -  H  scap  -  Paleotemp.  -  Canali  e  ambienti  acquitri¬ 
nosi.  Sorgenti  delfOlivella,  m  600. 

Segnalaz.  preced.:  luoghi  ombrosi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Solidago  virgaurea  L.  -  H  scap  -  Circumbor.  -  Pendici  sassose  e  margini  dei 
boschi.  Bocche  del  1861,  m  300;  Pescinale,  m  650;  M.  Somma,  m  500-700;  Valle 
del  Gigante,  m  870;  Cognoli  di  S.  Anastasia,  m  1030;  Gran  Cono  Vesuviano,  m 
1000-1100,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Canteroni,  Somma,  Mauro  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881);  presso  l’Osservatorio  (Mart.  e  Tanf,  1892). 

*  Aster  squamatus  (Sprengel)  Hiern.  -  H  scap  -  Avv.  (Neotrop.)  -  Incolti  e  lungo  le 
strade.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Torre  del  Greco:  Via  Litoranea,  ecc. 

Conyza  bonariensis  (L.)  Cronquist  -  T  er  -  Avv.  (America  Tropic.)  -  Campi  e  mar¬ 
gini  dei  sentieri.  Cappella  Vecchia,  m  150. 

Segnalaz.  preced.:  coltivi  (Pasq.,  1869,  sub  C  ambigua );  Vesuvio  (Bacc.,  1881, 
sub  C.  ambigua ). 

*  Conyza  floribunda  Kunth  [fc.  albida  Willd.;  C.  naudinii  Bonnet]  -  T  er  -  Avv. 
(America  Tropic.)  -  Zone  antropizzate  ed  incolti.  Lava  del  1804-1805,  m  100; 
Bocche  del  1760,  m  300;  S.  Maria  di  Castello,  m  430;  M.  Somma,  m  500-600,  ecc. 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  79 


Conyza  canadensis  (L.)  Cronquist  -  T  er  -  Cosmop.  -  Ambienti  ruderali  e  lungo  le 
strade.  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Colle  dei  Canteroni,  m  600,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  coltivi  e  vigne  (Pasq.,  1869,  sub  Erigeron  canadense );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  Erigeron  canadense). 

Bellis  annua  L. 

Granateli©  (Ter,  1831);  Granatello,  S.  Maria  a  Pugliano,  Torre  del  Greco  (Pasq., 
1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Pugliano,  20.11.1868,  Pasquale  (HP!);  Reai  Parco  di 
Portici,  4. III.  1869,  Pasquale  (HP!);  Granatello,  s.d.,  s.  coll.  (HP!). 

Bellis  perennis  L.  -  H  ros  -  Circumbor.  -  Prati  e  terreni  calpestati.  Portici:  Parco 
Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  Reai  Parco  di  Portici  (Pasq.,  1869,  sub  B.  perennis  et  B.p.  var. 
hy hrida)\  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Filago  lutescens  Jordan  s.  1.  [F.  germanica  (L.)  Hudson]. 

Luoghi  aridi  e  vigneti  (Pasq.,  1869,  sub  F.  germanica );  Strada  Vesuviana,  m  250 
(Ag.,  1975,  sub  F.  germanica). 

Logfia  arvensis  (L.)  J.  Holub  [Oglifa  arvensis  (L.)  Cass.]. 

S.  Vito  (Pasq.,  1840  sub  Gnaphalium  arvense). 

Logfia  gallica  (L.)  Cosson  et  Germ.  [Oglifa  gallica  (L.)  Chrtek  et  J.  Holub;  Filago 
gallica  L.  ]  -  T  er  -  Euri-Medit.  -  Incolti  e  prati  aridi.  Bocche  del  1760,  m  300; 
Strada  Vesuviana,  m  350-500;  Stradello  Demaniale,  m  600;  Pescinale,  m  650,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869,  sub  Filago  gallica  et  var.  tenuifo- 
lia );  Strada  Vesuviana,  m  250,  versante  meridionale,  m  600-900,  Piano  delle 
Ginestre,  m  630  (Ag.,  1975,  sub  Filago  gallica). 

Gnaphalium  luteo-album  L.  -  T  er  -  Subcosmop.  -  Prati  e  coltivi.  Lava  del  1804- 
1805,  m  100;  Bocche  del  1760,  m  150;  Cappella  Vecchia,  m  120;  Bocche  del  1861, 
m  300;  fumarole  attive  all’interno  del  cratere,  m  1200,  ecc. 

Phagnalon  rupestre  (L.)  DC.  -  Ch  suff  -  W-  e  S-Medit.  -  Muri.  Portici:  Parco  Gus¬ 
sone,  m  100. 

Phagnalon  saxatile  (L.)  Cass. 

S.  Giorgio  a  Cremano,  Barra  (Pasq.,  1869,  sub  Conyza  saxatilis  var.  canescens). 

Helicrhysum  litoreum  Guss.  -  Ch  suff  -  Endem.  -  Pendici  sassose,  distese  laviche 
e  muri.  Portici:  Parco  Gussone,  m  100;  Bocche  del  1760,  m  150;  Strada  Vesu¬ 
viana,  m  200-1000;  M.  Somma,  m  600;  Stradello  Demaniale,  m  600;  Sorgenti 
delPOlivella,  m  600;  Pescinale,  m  650;  Valle  del  Gigante,  m  800-900;  Gran  Cono 
Vesuviano,  m  1000-1100,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  M.  Somma,  Granatello,  Osservatorio,  S.  Anastasia,  Somma  e 
Punta  del  Nasone  (Pasq.,  1869;  Co.,  1887);  Strada  Vesuviana,  m  250,  Piano  delle 
Ginestre,  m  620-950,  Atrio  del  Cavallo,  m  950,  (Ag.,  1975);  Atrio  del  Cavallo  e 
Valle  dellTnferno  (Ag.,  1975,  sub  H.  saxatile  var.  litoreum). 

Sulla  base  di  numerosi  controlli  effettuati,  riteniamo  valide  le  considerazioni  di 
Clapham  in  Flora  Europaea  (Tutin  et  al.,  1964-80);  manteniamo  pertanto  distinta 
questa  entità  sia  da  H.  saxatile  Moris  che  da  H.  rupestre  (Rafìn.)  DC.  a  causa  della 
costanza  dei  caratteri  osservati  nei  popolamenti  vesuviani. 


80  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Inula  conyza  DC.  -  H  scap  -  Medioeuropeo-W-Asiat.  -  Boschi  e  boscaglie  sempre¬ 
verdi.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Bocche  del  1760,  m  300;  Colle  dei  Can- 
teroni,  m  570;  Sorgenti  delPOlivella,  m  600;  Pescinale,  650;  Valle  del  Gigante,  m 
850,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Dittrichia  graveolens  (L.)  W.  Greuter  [Inula  graveolens  (L.)  Desf.]. 

Luoghi  aridi  (Pasq.,  1869,  sub  Inula  graveolens );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Inula 
graveolens). 

Dittrichia  viscosa  (L.)  W.  Greuter  subsp.  viscosa  [Inula  viscosa  (L.)  Aiton]  -  H  scap 
(Ch  suff)  -  Euri-Medit.  -  Luoghi  sassosi  e  terreni  aridi.  Torre  del  Greco:  Villa 
Inglese,  m  10-50;  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Lava  del  1804-1805,  m  100; 
Bocche  del  1760,  m  300;  Strada  Vesuviana,  m  200-600;  Stradello  Demaniale,  m 
600;  Sorgenti  delPOlivella,  m  600;  Pescinale,  m  650;  Valle  del  Gigante,  m  800- 
900,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Granatello,  Somma  (Pasq.,  1869,  sub  Inula  viscosa);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  Inula  viscosa);  Atrio  del  Cavallo  (Co.,  1887,  sub  Inula  viscosa); 
Atrio  del  Cavallo  e  Valle  delPInferno,  m  600-900,  Piano  delle  Ginestre,  m  620-650 
(Ag.,  1975,  sub  Inula  viscosa). 

*  Pulicaria  odora  (L.)  Reichenb.  -  H  scap  -  Euri-Medit.  -  Pinete.  Bocche  del  1760, 
m  150. 

Carpesium  cernuum  L. 

Vesuvio  (Pasq.,  1840);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Lo  stesso  Pasquale  (1869)  esprime  non  pochi  dubbi  sulla  presenza  di  questa  spe¬ 
cie  nell’area  vesuviana  in  quanto,  malgrado  egli  l’abbia  annotata  in  precedenza 
(Pasquale,  1840),  non  gli  fu  più  possibile  ritrovarla  né  sul  Vesuvio  né  nei  din¬ 
torni  di  Napoli  dove  era  stata  già  segnalata  da  Tenore  (1823). 

Pallenis  spinosa  (L.)  Cass. 

Luoghi  sassosi  e  prati  aridi  (Pasq.,  1869). 

Ambrosia  maritima  L. 

Ambienti  marittimi.  Portici  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Xanthium  spinosum  L. 

Luoghi  sassosi  e  ruderali  presso  il  mare.  Granatello,  S.  Anastasia  (Pasq.,  1869); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

°  Xanthium  strumarium  L.  s.  1. 

Torre  del  Greco,  s.d.,  Pasquale  (HP!). 

Il  saggio  incompleto  non  consente  di  pervenire  alla  determinazione  della  sotto¬ 
specie. 

*  Galinsoga  parviflora  Cav.  -  T  er  -  Avv.  (Sudamer.)  -  Prati,  coltivi  e  giardini.  Por¬ 
tici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m  120-150,  ecc. 

°  Anthemis  arvensis  L.  subsp.  incrassata  (Loisel.)  Nyman  [A.  nicaeensis  Willd.]  -  T 
er  -  Subcosmop.  -  Campi  e  luoghi  erbosi  aridi.  Lava  del  1804-1805,  m  100; 
Bocche  del  1760,  m  150;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  ecc. 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  81 


Segnalaz.  preced.:  dovunque  (Pasq.,  1869,  sub  A.  arvensis  fo.  incrassata );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  A.  arvensis);  Portici,  s.d.,  Pasquale  (HP!,  sub  A.  incrassata); 
Torre  del  Greco,  alla  marina,  s.d.,  s.  coll.  (HP!,  sub  A.  incrassata);  Vesuvio, 
8.V.1869,  Pasquale  (HP!,  sub  A.  incrassata);  Portici,  s.d.,  s.  coll.,  (HP!,  sub  A. 

incrassata ). 

Anthemis  cotula  L. 

Coltivi  (Pasq.,  1869,  sub  Maruta  cotula). 

Anthemis  mixta  L. 

Prati  e  strade.  Portici,  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869,  sub  Maruta  mixta);  Torre  del 
Greco,  V.1834,  Pasquale  (HP!);  Camaldoli,  10.V.1868,  Pasquale  (HP!);  Vesuvio, 
8.V.1869,  Pasquale  (HP!). 

Anthemis  austriaca  Jacq. 

Giardino  Reale  di  Portici  (Pasq.,  1869  «  fide  Gussone»);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Achillea  collina  J.  Becker  ex  Reichenb.  -  H  scap  -  SE-Europ.  -  Macchie  e  siepi. 
Ercolano:  Lagno  di  Casacampora,  m  150. 

Achillea  ligustica  All.  -  Ch  suff  -  W-Medit.  (Steno-)  -  Ambienti  ruderali  e  terreni 
sabbiosi.  Lava  del  1804-1805,  m  100;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150; 
Bocche  del  1861,  m  300;  Strada  Vesuviana,  m  200-600;  Pescinale,  m  650;  M. 

Somma,  m  700,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  luoghi  aperti  sassosi  e  ai  margini  dei  boschi  (Pasq.,  1869); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881);  presso  l’Osservatorio  (Mart.  e  Tanf.,  1892);  Cognoli  di 
Giacca,  m  680  (Ag.,  1975). 

Chamomilla  recutita  (L.)  Rauschert  [Matricharia  chamomilla  L.  p.  p.]  -  T  er  -  Sub- 
cosmop.  -  Campi  e  prati.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m 
120-150;  Strada  Vesuviana,  m  490,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Pugliano  (Pasq.,  1869  sub  M.  chamomilla);  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  M.  chamomilla);  Torre  Annunziata  (Der.,  1906,  sub  M.  chamomilla). 

Chrysanthemum  segetum  L.  -  T  er  -  Euri-Medit.  -  Coltivi  e  luoghi  erbosi  antropiz- 
zati.  Lava  del  1804-1805,  m  100;  Cappella  Vecchia,  m  120-180;  Bocche  del  1760, 
m  300;  Bocche  del  1861,  m  300;  S.  Maria  di  Castello,  m  430,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Campi  e  prati  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Coleostephus  myconis  (L.)  Cass.  [Myconia  myconis  (L.)  Briq.]  -  T  er  -  Steno-Medit. 
-  Zone  ruderali  e  ambienti  antropizzati.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100. 
Segnalaz.  preced.:  Tra  le  messi  (Pasq.,  1869,  sub  Pyrethrum  myconis);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  Pyrethrum  myconis). 

Tanacetum  parthenium  (L.)  Schultz  Bip.  -  H  scap  -  SE-Europ. -W-Asiat.  -  Luoghi 
antropizzati.  Ercolano:  Lagno  di  Villanova,  m  100. 

Artemisia  vulgaris  L. 

Nelle  siepi.  Boscotrecase  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Artemisia  verlotiorum  Lamotte  -  H  scap  -  E-Asiat.  -  Siepi  ed  ambienti  ruderali. 
Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Bocche  del  1861,  m  300,  ecc. 


82  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V.  La  Valva  e  G.  Caputo 


*  Artemisia  annua  L.  -  T  er  -  Eurasiat.  -  Ambienti  antropizzati  e  lungo  le  strade. 
Torre  del  Greco:  Villa  Inglese,  m  50;  Fosso  della  Vetrana,  m  300. 

Artemisia  arborescens  L. 

Rupi.  Portici,  Salvatore,  M.  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Artemisia  variabilis  Ten.  -  Ch  suff  -  Endem.  -  Lave  e  ambienti  xerofili.  Lava  del 
1804=1805,  m  100;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  colle  dei  Canteroni,  m 
300-600;  Strada  Vesuviana,  m  200-600;  Atrio  del  Cavallo,  m  950;  Gran  Cono 
Vesuviano,  m  1000-1200. 

Segnalaz.  preced.:  comunissima  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881;  Co.,  1887; 
Mart.  e  Tanf.,  1892);  Lave  del  1858  (Ricc.,  1972,  sub  A.  campestris  var. 
variabilis );  Strada  Vesuviana,  m  250,  Piano  delle  Ginestre,  m  600-900,  Foresta 
Tirone,  m  640,  Cognoli  di  Giacca,  m  680,  Atrio  del  Cavallo,  m  950  (Ag.,  1975), 
Atrio  del  Cavallo,  e  Valle  dellTnferno  (Ag.,  1975,  sub  A.  campestris  var. 
variabilis). 

Tussilago  farfara  L.  -  G  rh  -  Paleotemp.  -  Terreni  acquitrinosi  e  scarpate  delle 
strade.  S.  Maria  di  Castello,  m  430. 

Segnalaz.  precede  Somma,  Torre  del  Greco,  Canteroni  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881);  Atrio  del  Cavallo  (Co.,  1887);  Via  Vecchia  dell’Osservatorio  (Der., 
1906). 

Senecio  bicolor  (Willd.)  Tod.  subsp.  cineraria  (DC.)  Chater  [S.  cineraria  DC.]. 
Margini  dei  campi.  Reai  Parco  di  Portici  (Pasq.,  1869,  sub  Cineraria  maritima  var. 
bicolor );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Cineraria  maritima ). 

Senecio  ambiguus  (Biv.)  DC.  subsp.  gibbosus  (Guss.)  Chater  [Senecio  gibbosus 
(Guss.)  DC.]. 

Coltivata  e  subspontanea.  Reai  Parco  di  Portici  (Pasq.,  1869,  sub  Cineraria  mari¬ 
tima  var.  nuda ,  «fide  Pedicino »). 

Senecio  erraticus  Bertol.  s.  1. 

Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Senecio  vulgaris  L.  -  T  er  -  Cosmop.  -  Coltivi,  incolti  e  ambienti  antropizzati. 
Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Cappella 
Vecchia,  m  150;  Bocche  del  1861,  m  300;  Strada  Vesuviana,  m  200-600;  Pescinale, 
m  650;  M.  Somma,  m  700;  Valle  del  Gigante,  m  850-900;  Gran  Cono  Vesuviano, 
m  1100,  ecc. 

Segnalaz.  precede  dovunque  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Resina  (Der., 
1906). 

Senecio  lividus  L.  -  T  er  -  Steno-Medit.  -  Radure  e  fruticeti.  Pescinale,  m  650. 
Segnalaz.  precede  Somma  presso  Ottaviano,  Camaldoli  (Pasq.,  1869,  sub  S.foeni- 
culaceus ). 

Senecio  aethnensis  Jan  ex  DC.  [S.  chrysan them ifo lius  Poiret]  -  Ch  suff  -  Endem.  - 
Incolti  e  margini  dei  sentieri.  Fosso  della  Vetrana,  m  400;  Osservatorio  Vesu¬ 
viano,  m  600. 

Segnalaz.  preced.;  Casa  Bianca  Matrone,  m  620,  strada  per  l’Osservatorio  e  rota¬ 
bile  per  il  cratere  (Ag.,  1959,  sub  S.  squalidus  var.  chrysan  th  em  ifo  lius). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  83 


Per  quel  che  attiene  alla  presenza  di  questa  endemica  dell’Etna  sul  Vesuvio  si 
rimanda  alle  considerazioni  di  Agostini  (1959). 

Nel  suo  areale  etneo,  questo  Senecio  si  trova  in  popolamenti  i  cui  individui  si  pre¬ 
sentano  con  morfologia  variabile  a  seconda  dell’altitudine.  Si  tratta  di  varianti  di 
valore  tassonomico  controverso  che  di  recente  Ronsisvalle  (1968)  ha  ritenuto  di 
poter  ricondurre  a  tre  specie  distinte.  Per  il  grado  di  incisione  delle  foglie,  gli 
individui  delle  stazioni  vesuviane  potrebbero  essere  rapportati  a  S.  chrysanthemi- 
folius  Poiret. 

Calendula  arvensis  L.  subsp.  arvensis  -  H  bien  -  Euri-Medit.  -  Prati  e  radure. 
Lava  del  1804-1805,  m  100;  Bocche  del  1861,  m  300;  Strada  Vesuviana,  m  400- 
500,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Granatello,  S.  Maria  a  Pugliano,  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869); 
Camaldoli  (Pasq.;  1869,  sub  C.  arvensis  fo.  micrantha );  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Arctium  nemorosum  Lej.  -  H  bien  -  Europ.  (Subatl.)  -  Luoghi  ombrosi.  M. 
Somma,  m  700. 

Carduus  nutans  L.  subsp.  nutans  -  H  bien  -  W-Europ.  -  Radure  e  prati  aridi.  Colle 
dei  Canteroni,  m  600;  Stradello  Demaniale,  m  600;  Strada  Vesuviana,  m  610. 

Carduus  macrocephalus  Desf.  s.  1. 

Strade  e  luoghi  erbosi.  Strada  dell’Osservatorio,  S.  Anastasia  (Pasq.,  1869);  Vesu¬ 
vio  (Bacc.,  1881). 

Carduus  acicularis  Bertol. 

Orti  e  margini  dei  coltivi  (Pasq.,  1869,  sub  C.  neglectus );  Vesuvio  (Bacc.,  1881, 
sub  C  neglectus). 

Carduus  pycnocephalus  L.  subsp.  pycnocephalus  -  T  er  -  Medit.-Turan.  (Euri-)  - 
Siepi,  ambienti  ruderali  e  lungo  le  strade.  Lava  del  1804-1805,  m  100;  Camaldoli 
di  Torre  del  Greco,  m  150;  Colle  dei  Canteroni,  m  600;  Pescinale,  m  650;  Valle 
del  Gigante,  m  870,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Granatello,  Via  del  Salvatore  (Pasq.,  1869);  presso  l’Osservato¬ 
rio  (Der.,  1906). 

Ptilostemon  strictus  (Ten.)  W.  Greuter  -  H  scap  -  SE-Europ.  -  Boschi  di  latifoglie. 
S.  Maria  di  Castello,  m  430;  Colle  dei  Canteroni,  m  570;  M.  Somma,  m  700. 
Segnalaz.  preced.:  Salvatore,  Somma  (Pasq.,  1869,  sub  Cirsium  strictum );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  Cirsium  strictum). 

Cirsium  vulgare  (Savi)  Ten.  subsp.  vulgare  -  H  bien  -  Subcosmop.  -  Pinete  rade. 
M.  Somma,  m  700;  Colle  Umberto,  m  880;  Valle  del  Gigante,  m  900. 
Segnalaz.  preced.:  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  C.  lanceolatum). 

Silybum  marianum  (L.)  Gaertner  -  H  bien  -  Medit.-Turan.  -  Lungo  le  strade. 
Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Colle  dei  Canteroni,  m  570. 
Segnalaz.  preced.:  Cercola  (Pasq.,  1869),  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Onopordon  horridum  Viv. 

Luoghi  erbosi  presso  il  mare.  Granatello  (Pasq.,  1869,  sub  O.  virens)-,  Vesuvio 

(Bacc.,  1881,  sub  O.  virens );  Granatello,  s.d.,  Pasquale  (HP!,  sub  O.  virens). 


84  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Il  controllo  del  saggio  sopra  citato  ci  consente  di  concordare  con  Grande  che  già 
rettifica  (sub  0.  tauricum  var.  horridum )  la  determinazione  di  Pasquale. 

Galactites  tomentosa  Moench  -  H  bien  -  Steno-Medit.  -  Cappella  Vecchia,  m  200. 
Segnalaz.  preced.:  Luoghi  aridi  e  strade  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Centaurea  deusta  Ten.  subsp.  deusta  -  H  bien  -  Endem.  -  Pendici  e  prati  xerofili. 
Lava  del  1804-1805,  m  100;  Cappella  Vecchia,  m  150;  Camaldoli  di  Torre  del 
Greco,  m  150;  Bocche  del  1861,  m  300;  Bocche  del  1760,  m  300;  Strada  Vesu¬ 
viana,  m  200-600;  S.  Maria  di  Castello,  m  430;  Colle  dei  Canteroni,  m  500-600; 
Stradello  Demaniale,  m  600;  Pescinale,  m  650;  M.  Somma,  m  700;  Valle  del 
Gigante,  m  870,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Camaldoli,  Portici,  Salvatore,  M.  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesu¬ 
vio  (Bacc.,  1881);  Osservatorio  Vesuviano  (Mart.  e  Tanf.,  1892,  sub  C.  alba  var. 
deusta );  Bosco  Casoria,  m  310,  Piano  delle  Ginestre,  m  630-650,  Foresta  Tirane, 
m  640,  Cognoli  di  Giacca,  m  680  (Ag.,  1975). 

Centaurea  cyanus  L.  -  T  er  -  Subcosmop.  -  Coltivi  ed  ambienti  ruderali.  Erco- 
lano:  Contrada  Villanova,  m  100. 

Segnalaz.  preced.:  tra  le  messi  (Pasq.,  1840). 

Centaurea  sphaerocephala  L. 

Resina  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Centaurea  calcitrapa  L.  -  H  bien  »  Subcosmop.  -  Lungo  le  strade.  Granatello, 
m  10. 

Segnalaz.  preced.:  Granatello  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Centaurea  solstitialis  L.  subsp.  solstitialis  -  H  bien  -  Incolti  e  terreni  aridi.  S. 
Maria  La  Bruna:  Via  Litoranea,  m  20-50. 

Segnalaz.  preced.:  Strade  e  luoghi  aridi.  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Carthamus  lanatus  L.  subsp.  lanatus  -  T  er  -  Euri-Medit.  -  Pendici  assolate.  S. 
Maria  di  Castello,  m  450. 

Segnalaz.  preced.:  Granatello,  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869,  sub  Kentrophyllum 
lanatum);  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Kentrophyllum  lanatum). 

Cnicus  benedictus  L.  -  T  er  -  W-Medit.(?)  -  Incolti  e  luoghi  sterili.  Ercolano:  Con¬ 
trada  Villanova,  m  100. 

Segnalaz.  preced.:  falde  del  Vesuvio,  Mauro  (Ten.,  1831,  sub  Centaurea 
benedicta );  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Cnicus  benedictus  è  ritenuto  in  via  di  scomparsa  dal  territorio  italiano  (Pignatti, 
1982).  Sul  Vesuvio  esso  in  effetti  si  ritrova  tuttora,  sebbene  sporadicamente,  negli 
ambienti  antropizzati  ed  ai  margini  dei  coltivi. 

°  Carlina  corymbosa  L.  subsp.  corymbosa  -  H  scap  -  Steno-Medit.  -  Pinete  e  siepi. 
Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Cappella  Vecchia,  m  150;  Bocche  del  1861, 
m  350;  Strada  Vesuviana,  m  200-500;  Pescinale,  m  500;  Baracche  Forestali,  m  605. 
Segnalaz.  preced.:  Cognoli  di  Giacca,  m  680  (Ag.,  1975). 

Carlina  involucrata  Poiret. 

Somma,  S.  Anastasia,  Canteroni  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  85 


Segnalazione  dubbia;  l’unico  saggio  raccolto  sul  Vesuvio  e  annotato:  C.  involu- 
crata.  Bosco  di  Mauro,  24.VIII.1868  Pasquale ,  (HP!)  è  da  attribuirsi,  come  annota 
anche  Grande,  a  C.  corymbosa. 

Carlina  vulgaris  L.  H  scap  -■  Eurosib.  -  Fruticeti  e  pinete  rade.  Colle  Umberto, 
m  880. 

Segnalaz.  preced.:  Osservatorio,  Somma,  Camaldoli  e  Pugliano  (Pasq.,  1869); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Scolymus  hispanicus  L.  -  H  bien  -  Euri-Medit.  -  Ambienti  ruderali  e  lungo  le 
strade.  Torre  del  Greco:  Via  Litoranea,  m  5-10;  Granatello,  m  10;  Strada  Vesu¬ 
viana,  m  320,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Granatello,  S.  Maria  di  Pugliano,  Camaldoli  (Pasq.,  1869), 
Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Cichorium  intybus  L.  -  H  scap  -  Cosmop.  -  Ambienti  antropizzati  e  terreni  com¬ 
patti.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Lapsana  communis  L. 

Siepi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Lampsana  communis). 

Tolpis  umbellata  Bertol.  -  T  er  -  Steno-Medit.  -  Siepi  e  pinete.  Bocche  del  1760, 
m  250;  Strada  Vesuviana,  m  375. 

Segnalaz.  preced.:  Torre  dell’ Annunziata  (Colonna,  1616,  sub  Hieracìum  calyce 
barbato );  Mortelle  presso  Portici,  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881);  Strada  Vesuviana,  m  250  (Ag.,  1975). 

Rhagadiolus  stellatus  (L.)  Gaertner. 

Luoghi  ruderali  (Pasq.,  1840). 

Rhagadiolus  edulis  Gaertner  -  T  er  -  Euri-Medit.  -  Ambienti  umidi  e  ombrosi. 
Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m  125;  Bocche  del  1861, 
m  350. 

Segnalaz.  preced.:  luoghi  sassosi  e  macerie  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Hedypnols  eretica  (L.)  Dum.-Courset  -  T  er  -  Steno-Medit.  »  Prati  aridi.  Lava  del 
1804-1805,  m  100. 

Segnalaz.  preced.:  nei  prati  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

*  Tragopogon  porrifolius  L.  subsp.  porrifolius  -  T  er  -  Euri-Medit.  -  Margini  delle 
strade.  Pescinale,  m  460;  Fosso  della  Vetrana,  m  600;  Valle  del  Gigante,  m  970. 

Hypochoeris  glabra  L.  -  T  er  -  Euri-Medit.  -  Radure  erbose.  Lava  del  1804-1805, 
m  100;  Cappella  Vecchia,  m  130;  Strada  Vesuviana,  m  370,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Torre  Annunziata  (Ten.,  1831,  sub  Hypochaeris  arachnoides ); 
nei  prati  (Pasq.,  1869,  sub  Hypochaeris  glabra ). 

Hypochoeris  radicata  L.  subsp.  neapolitana  (DC.)  Guadagno  [H.  radicata  L.  var. 
heterocarpa  Moris]  -  H  ros  -  Europeo-Caucas.  -  Luoghi  erbosi  e  margini  delle 
strade.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Lava  del  1804-1805,  m  100;  Cappella 
Vecchia,  m  150;  Valle  del  Gigante,  m  750-800,  ecc. 


86  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Segnalaz.  preced.:  prati  (Pasq.,  1869,  sub  Hypochaeris  neapolitana);  Strada  Vesu¬ 
viana,  m  250,  Bosco  Casoria,  m  310,  versante  meridionale,  m  600-900,  Piano  delle 
Ginestre,  m  620-850,  Cognoli  di  Giacca,  m  680,  Atrio  del  Cavallo,  m  950  (Ag., 
1975,  sub  Hypochaeris  radicata). 

Hypochoeris  achyrophorus  L.  -  T  er  -  Steno-Medit.  -  Ambienti  antropizzati  e 
muri.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  muri,  macerie  e  tetti  (Pasq.,  1869,  sub  Seriola  aetnensis );  Vesu¬ 
vio  (Bacc.,  1881,  sub  Seriola  aetnensis). 

Urospermum  picroides  (L.)  Scop.  ex  F.  W.  Schmidt  -  T  er  -  Euri-Medit.  -  Prati  e 
ambienti  antropizzati.  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Lave  del  1858,  m 
375. 

Segnalaz.  preced.:  luoghi  aprici  (Pasq.,  1869);  Strada  Vesuviana,  m  250  (Ag., 
1975). 

Urospermum  dalechampii  (L.)  Scop.  ex  F.  W.  Schimdt  -  H  scap  -  Euri-Medit.  Cen- 
tro-occid.  -  Pinete  e  pendici  assolate.  Lava  del  1804-1805,  m  100;  Camaldoli  di 
Torre  del  Greco,  m  150;  La  Pagliara,  m  250;  Strada  Vesuviana,  m  490,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Torre  del  Greco,  (Pasq.,  1869). 

Leontodon  tuberosus  L. 

Prati  (Pasq.,  1869,  sub  Thrincia  tuberosa );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Thrincia 
tuberosa). 

Picris  hieracioides  L.  -  H  scap  -  Eurosib.  -  Siepi  ed  incolti.  Stazione  di  S.  Maria 
La  Bruna,  m  10;  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Lava  del  1804-1805,  m  100; 
Cappella  Vecchia,  m  120-150;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  S.  Anastasia  (Pasq.,  1869,  sub  P.  spinulosa );  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  P.  spinulosa);  Piano  delle  Ginestre,  m  650-850,  Cognoli  di  Giacca,  m 
680  (Ag.,  1975). 

Picris  echioides  L.  -  T  er  -  Euri-Medit.  -  Margini  delle  vie.  Portici:  Parco  Gus¬ 
sone,  m  100. 

Segnalaz.  preced.:  comune  (Pasq.,  1869,  sub  Helminthia  echioides);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  Helminthia  echioides). 

Andryala  integrifolia  L.  -  T  er  -  W-Medit.  (Euri-)  -  Coltivi  e  incolti  aridi.  Lava  del 
1804-1805,  m  100;  Cappella  Vecchia,  m  120-150;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m 
150;  Bocche  del  1861,  m  300;  Atrio  del  Cavallo,  m  950,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869,  sub  A.  tenuifolia);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  A.  tenuifolia);  Strada  Vesuviana,  m  250,  versante  meridionale, 
m  600-900,  Piano  delle  Ginestre,  m  690  (Ag.,  1975). 

°  Andryala  rothia  Pers.  subsp.  dentata  (Sm.)  Pign. 

Luoghi  erbosi,  vigne  e  strade.  Camaldoli,  Via  dell’Osservatorio,  Mauro  (Pasq., 
1869,  sub  A.  dentata);  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  A.  dentata);  presso  l’Osservato¬ 
rio  vesuviano  (Mart.  e  Tanf.,  1892,  sub  A.  sinuata  var.  dentata);  Torre  del  Greco, 
31.X.1868,  Pasquale  (HP!,  sub  A.  dentata);  Camaldoli,  16.V.1869,  Pasquale  (HP!, 
sub  A.  dentata);  Vesuvio,  8.V.1869,  Pasquale  (HP!,  sub  A.  dentata). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  87 


Chondrilla  juncea  L.  -  H  scap  -  Euri-Medit.  -S.-Siber.  (Subpontica)  -  Pendici  sab¬ 
biose  e  tra  i  sassi.  Lava  del  18044805,  m  100;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m 
150;  Stradello  Demaniale,  m  600;  Valle  del  Gigante,  m  970;  Colle  Margherita,  m 
1000,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Camaldoli  e  Boscotrecase  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881; 
Co.,  1887). 

Taraxacum  gasparrinii  Tineo  ex  Lojacono  -  H  bien  -  N-Medit.  (Euri-)  -  Luoghi 
erbosi  lungo  le  strade.  Fosso  della  Vetrana,  m  450;  Colle  dei  Canteroni,  m  570. 
Il  ritrovamento  di  questa  specie  sul  Vesuvio  ed  il  controllo  di  alcuni  saggi  d’erba¬ 
rio  di  provenienza  siciliana  (NAP!)  elimina  in  buona  parte  il  dubbio  espresso  da 
Pignatti  (1982)  per  quel  che  riguarda  la  presenza  di  T.  gasparrinii  in  Italia  meri¬ 
dionale  ed  in  Sicilia. 

Taraxacum  officinale  Weber  -  H  ros  -  Circumbor.  -  Ambienti  antropizzati.  Colle 
Margherita,  m  1000. 

Segnalaz.  preced.:  Somma,  S.  Anastasia  (Pasq.,  1869,  sub  Leontodon  taraxacum 
«fide  Maione»);  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Leontodon  taraxacum). 

Sonchus  asper  (L.)  Hill  subsp.  asper  -  H  bien  -  Subcosmop.  -  Coltivi  ed  incolti. 
Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Lava  del  1804-1805,  m  100;  Bocche  del  1760, 
m  300. 

Segnalaz.  preced.:  coltivi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Sonchus  oleraceus  L.  -  H  bien  -  Subcosmop.  -  Campi  e  ambienti  antropizzati. 
Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m  120-160;  Bocche  del  1861, 
m  300,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  comune  (Pasq.,  1869),  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Casa  Sorrentino, 
m  270,  Bosco  Casoria,  m  310  (Ag.,  1975). 

Sonchus  tenerrimus  L.  -  H  scap  -  Steno-Medit.  -  Muri  e  ruderi.  Lava  del  1804- 

1805,  m  100;  Bocche  del  1861,  m  300;  Bocche  del  1760,  m  300. 

Segnalaz.  preced.:  luoghi  erbosi  e  muri  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881); 
Strada  Vesuviana,  m  250  (Ag.,  1975). 

Lactuca  semola  L.  -  T  er  -  Euri-Medit.  -  S-Siber.  -  Incolti  e  ruderi.  Lagno  di  Poi- 
lena,  m  200. 

Mycelis  muralis  (L.)  Dumort.  -  H  scap  -  Europeo-Caucas.  -  Boschi  di  latifoglie.  S. 
Maria  di  Castello,  m  430;  Colle  dei  Canteroni,  m  570;  Pescinale,  m  650;  M. 

Somma,  m  700;  Atrio  del  Cavallo,  m  800;  Cognoli  di  S.  Anastasia,  m  1030. 

Segnalaz.  preced.:  Eremo  del  Vesuvio  (Pasq.,  1869,  sub  Lactuca  muralis );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  Lactuca  muralis). 

Reichardia  picroides  (L.)  Roth  -  H  scap  -  Steno-Medit.  -  Prati  aridi,  distese 
laviche  e  pendici  sassose.  Lava  del  1804-1805,  m  100;  Cappella  Vecchia,  m  120- 
160;  Bocche  del  1760,  m  200;  Strada  Vesuviana,  m  200-600;  Bocche  del  1861,  m 
300;  Stradello  Demaniale,  m  600;  Atrio  del  Cavallo,  m  950,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  muri  e  coltivi  (Pasq.,  1869,  sub  Picridium  vulgare)',  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  Picridium  vulgare );  Strada  Vesuviana,  m  250,  versante  meridio¬ 
nale,  600-900,  Piano  delle  Ginestre,  m  620-650  (Ag.,  1975). 


88  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Aetheorhiza  bulbosa  (L.)  Cass.  subsp.  bulbosa  -  G  b  -  Steno-Medit.  -  Siepi  e  fruti¬ 
ceti.  Cappella  Vecchia,  m  120;  Bocche  del  1760,  m  200. 

Segnalaz.  preced.:  Luoghi  sabbiosi  e  macerie  (Pasq.,  1869,  sub  Crepis  bulbosa ); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Crepis  bulbosa ). 

Crepis  leontodontoides  All.  -  H  ros  -  W-Medit.-Mont.  -  Boschi  di  latifoglie.  Por¬ 
tici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Bocche  del  1861,  m  300;  Sorgenti  delPOlivella,  m 
300;  Strada  Vesuviana,  m  490;  Colle  dei  Canteroni,  m  570;  Pescinale,  m  650; 
Atrio  del  Cavallo,  m  700;  Cognoli  di  S.  Anastasia,  m  1030,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Ottaviano  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Cognoli  di 
Giacca,  m  680  (Ag.,  1975,  sub  C.  leontodontoides  var.  preslii ). 

*  Crepis  pulchra  L.  -  T  er  -  Euri-Medit.  -  Prati  e  margini  delle  strade.  Stradello 
Demaniale,  m  600;  Valle  del  Gigante,  m  870. 

Crepis  neglecta  L.  -  T  er  -  NE-Medit.  (Euri-)  -  Muri  e  rupi.  Lava  del  1804-1805, 
m  100;  Cappella  Vecchia,  m  120;  Bocche  del  1760,  m  300;  Strada  Vesuviana,  m 
375;  S.  Maria  di  Castello,  m  430;  M.  Somma,  m  600;  Gran  Cono  Vesuviano,  m 
1100,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  prati  e  strade  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Camaldoli 
di  Torre  del  Greco,  m  150  (Ag.,  1975). 

Crepis  corymbosa  Ten. 

Prati  e  strade.  (Pasq.,  1869,  sub  C.  neglecta  fo.  corymbosa). 

*  Crepis  setosa  Haller  fil.  -  T  er  -  E-Medit.  (Euri-)  -  Luoghi  erbosi  aridi.  Osservato- 
rio  Vesuviano,  m  600. 

Hieracium  florentinum  All.  [ H .  piloselloides  Vili,  subsp.  piloselloides ]  -  H  scap  - 
Europeo-Caucas.  -  Pinete  e  cespuglieti.  Valle  del  Gigante,  m  870;  Cognoli  di  S. 
Anastasia,  m  1030. 

Segnalaz.  preced.:  M.  Somma,  Punta  Nasone,  Mauro  (Pasq.,  1869,  sub  H.  brachia- 
tum);  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  H.  brachiatum). 

Da  riferire  qui,  secondo  Guadagno  (1932),  anche  la  segnalazione  di  Hieracium 
praealtum  Vili,  ex  Gochnat  di  Pasquale  (1869)  per  il  Mauro;  è  verosimile  che  lo 
stesso  possa  valere  anche  per  la  citazione  di  Baccarini  (1881)  relativa  alla  stessa 
entità. 

Hieracium  umbellatum  L. 

Bosco  di  Mauro.  (Pasq.,  1869,  sub  H.  umbellatum  et  H.  u.  var.  lactaris );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881). 

*  Hieracium  sabaudum  L.  -  H  scap  -  Europeo-Caucas.  -  Boscaglie  e  cespuglieti.  M. 
Somma,  m  700;  Atrio  del  Cavallo,  m  870;  Cognoli  di  S.  Anastasia,  m  1030. 

Hieracium  crinitum  Sm.  -  H  scap  -  Europeo-Caucas.  -  Boschi  e  boscaglie.  M. 
Somma,  m  700. 

Segnalaz.  preced.:  boschi  (Pasq.,  1869,  sub  H.  crinitum  et  H.  cr.  var.  glabrescens  et 
H.  cr.  var.  foliosum)\  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  89 


MONOCOTYLEDONEAE 

Liliaceae 

Asphodelus  fistulosus  L.  -  H  scap  -  Paleosubtrop.  -  Terreni  sabbiosi.  Lava  del 
1804-1805,  m  100. 

Segnalaz.  preced.:  Granatello  (Ten.,  1831;  Pasq.,  1869);  Reai  Parco  di  Portici, 
Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Asphodelus  microcarpus  Viv.  (A.  aestivus  Brot.)  -  G  rh  -  Steno-Medit.  -  Distese 
laviche  e  terreni  sterili.  Lave  del  1858,  m  300-400. 

Lilium  bulbiferum  L.  subsp.  croceum  (Chaix)  Baker  -  G  b  -  Orof.  Centro-Europ.  - 
Boscaglie  e  macchie  rade.  Colle  dei  Canteroni,  m  500;  M.  Somma,  m  600-1000. 
Segnalaz.  preced.:  M.  Somma,  Vetrana  (Pasq.,  1869,  sub  L.  bulbiferum  var.  sine- 
bulbillis );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  L.  bulbiferum );  M.  Somma,  (Ricc.,  1972); 
Cognoli  di  Giacca,  m  680  (Ag.,  1975). 

Scilla  autumnalis  L. 

Pascoli  presso  il  mare.  Granatello  (Ten.,  1831). 

Ornithogalum  umbellatum  L.  -  G  b  -  Euri-Medit.  -  Luoghi  erbosi.  Portici:  Parco 
Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  Torre  del  Greco,  Reali  Parchi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881). 

Ornithogalum  exscapum  Ten. 

Tra  le  messi  (Pasq.,  1869,  sub  O.  umbellatum  var.  exscapum). 

Ornithogalum  nutans  L.  -  G  b  -  W-Asiat.  -  Luoghi  erbosi.  Portici:  Parco  Gussone, 
m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  tra  le  messi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Muscari  botryoides  (L.)  Miller 

Luoghi  aprici.  Camaldoli  di  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Leopoldia  comosa  (L.)  Pari.  -  G  b  -  Euri-Medit.  -  Pinete,  boscaglie  e  siepi.  Lava 
del  1804-1805,  m  100;  Bocche  del  1760,  m  300;  Bocche  del  1861,  m  300;  Colle 
dei  Canteroni,  m  400-500,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Camaldoli  (Pasq.,  1869,  sub  Muscari  comosum);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  Muscari  comosum );  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  Casa 
Sorrentino,  m  270,  Bosco  Casoria,  m  310  (Ag.,  1975,  sub  Muscari  comosum );  Por¬ 
tici  e  Resina  alla  Favorita,  29.IV.  1868,  Pasquale  (HP!,  sub  Hyacinthus  comosum ); 
Torre  del  Greco,  8.VIII.1868,  Pasquale  (HP!  sub  Muscari  comosum). 

Allium  amethystinum  Tausch. 

Granatello  (Pasq.,  1869,  sub  A.  descendens);  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  A.  descen- 
dens). 


90  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V.  La  Valva  e  G.  Caputo 


°  Allium  vineale  L. 

Incolti  presso  il  mare.  Mortelle  presso  Portici  (Ten.,  1831);  Lave  del  1855,  Somma 
e  Vetrana  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Vesuvio,  s.d..  Pasquale  (HP!). 

Allium  ampeloprasum  L. 

Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Allium  neapolitanum  Cyr.  -  G  b  -  Steno-Medit.  -  Muri  e  siepi.  Portici:  Parco  Gus- 
sone,  m  50-100. 

Segnalaz.  precede  S.  Anastasia  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

*  Allium  triquetrum  L.  -  G  b  -  W-Medit.  (Steno-)  -  Boschi  sempreverdi,  siepi  e 
luoghi  ombrosi.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100. 

°  Allium  chamaemoly  L. 

Campi  sterili  e  sabbiosi  presso  il  mare.  Granatello  (Ten.,  1831;  Pasq.,  1869); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Granatello,  4.IV.1869,  Pasquale  (HP!);  Portici,  s.d.,  Pa¬ 
squale  (HP!). 

Asparagus  officia  al  is  L.  s.  1. 

Siepi.  Da  Madonna  dell’Arco  a  S.  Anastasia  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Asparagus  tenuifolius  Lam. 

Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Asparagus  acutifolius  L.  -  G  rh  -  Steno-Medit.  -  Pinete,  macchie  e  siepi.  Carnai- 
doli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Bocche  del  1760,  m  300;  Bocche  del  1861,  m  300, 

ecc. 

Segnalaz.  precede  M.  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Pasq.,  1869;  Bacc.,  1881); 
Atrio  del  Cavallo  (Co.,  1887);  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  Casa  Sorren¬ 
tino,  m  270  (Ag.,  1975). 

Ruscus  aculeatus  L.  -  Ch  suff  -  Euri-Medit.  -  Boschi  di  latifoglie  e  macchie.  Por¬ 
tici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Colle  dei 
Canteroni,  m  450,  ecc. 

Segnalaz.  precede  Siepi  e  margini  dei  campi  e  dei  boschi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881);  Atrio  del  Cavallo  (Co.,  1887);  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150 
(Ag.,  1975). 

*  Ruscus  hypoglossum  L.  -  Ch  suff  -  Euri-medit.  (Subpontico)  -  Boschi  di  latifoglie. 
Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100. 

Smilax  aspera  L.  -  P  1  -  Paleosubtrop.  -  Macchie,  fruticeti  e  siepi.  Portici:  Parco 
Gussone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m  120-150;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco, 
m  150;  Bocche  del  1861,  m  300;  M.  Somma,  m  700,  ecc. 

Segnalaz.  precede  boschi,  siepi  e  luoghi  sassosi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881);  Atrio  del  Cavallo  (Co.,  1887);  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  Casa 
Sorrentino,  m  270,  Bosco  Casoria,  m  310,  (Ag.,  1975). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  91 


Agavaceae 

Agave  americana  L.  -  Ch  succ  -■  Avv.  (Nordamer.)  -  Coltivata  e  spesso  spontaneiz- 
zata.  Lungo  l’Autostrada  Napoli-Salerno  tra  Ercolano  e  Torre  Annunziata,  m  50- 
100;  Cappella  Vecchia,  m  150;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  170. 
Segnalaz.  preced.:  Margini  dei  campi  e  siepi  (Pasq.,  1869). 

Amaryllidaceae 


Narcissus  jonquilla  L. 

Campi  presso  il  mare.  Granatello  (TEN.,  1831). 

Narcissus  tazetta  L.  subsp.  tazetta.  -  G  b  -  Steno-Medit.  -  Coltivi  ed  incolti.  Por¬ 
tici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  S.  Maria  La  Bruna:  Via  Leopardi,  m  100;  Ercolano: 
Contrada  Casacampora,  m  100. 

Segnalaz.  preced.:  falde  del  Vesuvio  (Ter,  1831,  sub  N.  unicolor );  Giardino  Reale 
di  Portici  (Pasq.,  1869,  sub  N.  tazzetta );  Coltivi  (Pasq.,  1869,  sub  N.  unicolor). 

Narcissus  tazetta  L.  subsp.  bertolonii  (Pari.)  Baker. 

Colli  e  campi  presso  il  mare  (Ten.,  1831,  sub  N.  italicus  et  N.  praecox)\  coltivi 
(Pasq.,  1869,  sub  N.  italicus). 


Dioscoreaceae 

Tamus  communis  L.  -  G.  rtb  -  Euri-Medit.  -  Boschi  e  siepi.  Portici:  Parco  Gus¬ 
sone,  m  50-100;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Bocche  del  1861,  m  300; 
Colle  dei  Canteroni,  m  300-600  M.  Somma,  m  300-700,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  M.  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Atrio  del 
Cavallo  (Co.,  1887);  Parco  Gussone,  Camaldoli  di  Torre  del  Greco  (Der.,  1906) 
Casa  Sorrentino  m  270  (Ag.,  1975). 

Iridaceae 

Iris  germanica  L.  -  G  rh  -  Origine  ignota  -  Coltivata  e  spesso  subspontanea. 
Autostrada  Napoli-Salerno:  tra  Ercolano  e  Torre  del  Greco,  m  100. 

Segnalaz.  preced.:  Tironi,  Pugliano  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Iris  fiorentina  L.  -  G  rh  -  Origine  ignota  »  Coltivata  e  talora  inselvatichita.  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  Branchina  a  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881). 

Iris  foetidissima  L. 

Camaldoli,  S.  Sebastiano  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

°  Romulea  columnae  Sebastiani  et  Mauri  subsp.  columnae. 

Luoghi  sabbiosi  presso  il  mare.  Granatello  (Ten.,  1831,  sub  Ixia  minima );  Grana¬ 
tello  (Pasq.,  1869,  sub  R.  bulbocodium  var.  minima)  Granatello,  8.IV.1839,  Gus¬ 
sone  (HG!  sub  Ixia  minima );  Granatello,  s.d.,  Pasquale  (HP!,  sub  R.  parviflora). 


92  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V.  La  Valva  e  G.  Caputo 


°  Romulea  bulbocodium  (L.)  Sebastiani  et  Mauri. 

Granatello  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Parco  Gussone  (Migl.,  1896); 
Granatello,  4.III.1869,  Pasquale  (HP!,  sub  R.  bulbocodium  var.  minima ). 

°  Romulea  ramiflora  Ten. 

Portici  alla  Marinella,  4.II.1839,  Gussone  (HG!). 

Gladiolus  italicus  Miller. 

Tra  le  messi  (Pasq.,  1869,  sub  G.  segetum)-,  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  G. 
segetum );  Favorita  di  Portici,  s.d..  Pasquale  (HP!,  sub  G.  segetum). 

JUNCACEAE 


°  Juncus  capitatus  Weigel. 

Prati.  Granatello  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Granatello,  s.d.,  Pasquale 
(HP!). 

°  Luzula  forsteri  (Sm.)  DC.  -  H  caesp  -  Euri-Medit.-  Boscaglie  umide.  Camaldoli  di 
Torre  del  Greco,  m  150;  Bocche  del  1861,  m  300;  Fosso  della  Vetrana,  m  500; 
Colle  dei  Canteroni,  m  550,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Canteroni  e  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881); 
Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  Casa  Sorrentino,  m  270,  Bosco  Casoria,  m 
310,  Cognoli  di  Giacca,  m  680  (Ag.,  1975);  Camaldoli,  8.IV.1868,  25.III.  1877,  Pa¬ 
squale  (HP!);  Bosco  di  Mauro,  2 l.III.  1869,  Pasquale  (HP!);  Vesuvio  Somma, 
8.V.1868,  Pasquale  (HP!,  sub  L.  campestris );  Ottaviano,  8.V.1868,  Pasquale  (HP!, 
sub  L.  pilosa );  Vesuvio,  s.d.,  La  Cava  (HP!,  sub  Juncus  pilosus). 

Luzula  pilosa  (L.)  Wìlld. 

Canteroni  e  M.  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881).  I  saggi  d’erbario 
(HP!)  attribuiti  a  L.  pilosa  da  noi  rivisti  corrispondono  in  effetti  a  L.  forsteri. 
D’altra  parte  L.  pilosa  non  figura  nemmeno  nel  materiale  da  noi  raccolto. 

*  Luzula  sieberi  Tausch  subsp.  sicula  (Pari.)  Pign.  -  H  caesp  -  Orof.  S-Europ.  - 
Boschi  di  caducifoglie.  S.  Maria  di  Castello,  m  400;  Pescinale,  m  400-500;  M. 
Somma,  m  700;  Cognoli  di  S.  Anastasia,  m  1080. 

Luzula  sylvatica  (Hudson)  Gaudin. 

Zone  elevate.  M.  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  M.  Somma  (Co., 
1887). 

Riteniamo  che  queste  citazioni  siano  da  riportare  a  L.  sieberi  subsp.  sicula.  Ciò  si 
può  evincere  dal  materiale  da  noi  raccolto  e  dall’esame  dei  seguenti  saggi  d’erba¬ 
rio:  Ottaviano,  8.V.1868,  Pasquale,  (HP!,  sub  L.  maxima );  Vesuvio,  8.V.1867,  Pa¬ 
squale  (HP!,  sub  L.  erecta )  già  corretti  da  Grande. 

Questi  dati  sembrano  confermare  l’opinione  di  Pignatti  (1982)  secondo  la  quale 
le  segnalazioni  di  L.  sylvatica  per  l’Appennino  meridionale  sono  da  riferire  a  L. 
sieberi  subsp.  sicula. 

Luzula  campestris  (L.)  DC. 

Nei  boschi.  Canteroni  e  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 
Citazione  dubbia;  anche  il  saggio  attribuito  da  Pasquale  a  L.  campestris  (Vesuvio 
Somma,  8.V.1868,  Pasquale,  HP!)  è  infatti  da  riportare  a  L.  forsteri. 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  93 


Gramineae 


Lamarckia  aurea  (L.)  Moench. 

Muri.  Portici  (Pasq.,  1869,  sub  Chrysurus  cynosuroides );  Vesuvio  (Bacc.,  1881, 
sub  Cynosurus  cynosuroides). 

Cynosurus  echinatus  L.  -  T  er  -  Euri-Medit.  -  Luoghi  erbosi,  fruticeti  e  siepi.  La 
Pagliara,  m  300;  Bocche  del  1861,  m  300;  Strada  Vesuviana,  m  375;  S.  Maria  di 
Castello,  m  430;  Sorgenti  dell’Olivella,  m  430;  Colle  dei  Canteroni,  m  500;  Piano 
delle  Ginestre,  m  500;  Stradello  Demaniale,  m  600;  M.  Somma,  m  700,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  tra  le  messi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Strada  Vesu¬ 
viana,  m  260  (Ag.,  1975). 

Briza  maxima  L.  -  T  er  -  Paleosubtrop.  -  Prati,  coltivi  ed  incolti.  Portici:  Parco 
Gussone,  m  50400;  Lava  del  18044805,  m  100;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m 
150;  Colle  dei  Canteroni,  m  600,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  pascoli  e  luoghi  erbosi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881); 
Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  Casa  Sorrentino,  m  270,  Bosco  Casoria,  m 
310,  Cognoli  di  Giacca,  m  680,  Atrio  del  Cavallo,  m  950  (Ag.,  1975). 

Briza  media  L. 

Vesuvio  (Pasq.,  1840). 

Briza  minor  L.  -  T  er  -  Subcosmop.  -  Margini  delle  vie  e  coltivi.  Portici:  Parco 
Gussone,  m  50-100;  Torre  del  Greco:  Via  Montedoro,  m  150. 

Segnalaz.  preced.:  tra  le  messi  (Pasq.,  1869,  sub  B.  virens );  Vesuvio  (Bacc.,  1881, 
sub  B.  virens). 

Aeluropus  lagopoides  (L.)  Trin.  ex  Thwaites. 

Mortelle  della  Torre  dell’Annunciata  (Ten.,  1832,  sub  Dactylis  repens). 
Segnalazione  la  cui  attendibilità  è  difficile  valutare;  al  momento.  A  e.  lagopoides  è 
presente  in  Italia  limitatamente  alla  Sicilia  ed  a  Lampedusa  (Pignatti,  1982). 

Dactylis  hispanica  Roth  -  H  caesp  -  Steno-Medit.  -  Pinete,  fruticeti  e  campi  aridi. 
Torre  del  Greco:  Villa  Inglese,  m  10-50;  Lava  del  1804-1805,  m  100;  Bocche  del 
1760,  m  200,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  pascoli  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Dactylis  glomerata  L.  -  H  caesp  -  Paleotemp.  -  Boschi  e  prati.  La  Pagliara,  m  300; 
M.  Somma,  m  300-1000;  S.  Maria  di  Castello,  m  430;  Pescinale,  m  450;  Piano 
delle  Ginestre,  m  500;  Stradello  Demaniale,  m  600;  Atrio  del  Cavallo,  m  800,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  Strada  Vesuviana,  m  260, 
Casa  Sorrentino,  m  270,  Bosco  Casoria,  m  310,  Foresta  Tirane,  m  640,  Cognoli  di 
Giacca,  m  680,  Atrio  del  Cavallo,  m  950  (Ag.,  1975). 

Poa  annua  L.  -  T  er  -  Cosmop.  -  Coltivi,  giardini  e  ambienti  ruderali.  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m  120-200;  Strada  Vesuviana,  m 
300-500;  Colle  dei  Canteroni,  m  570;  M.  Somma,  m  700,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  coltivi  e  prati  aridi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881;  Co., 
1887). 


94  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


°  Poa  trèvialis  L. 

Pascoli  e  luoghi  erbosi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Portici,  s.d..  Pa¬ 
squale  (HP!). 

*  Poa  sylvicola  Guss.  -  G  rh  -  Euri-Medit.  -  Boscaglie  miste.  Piano  delle  Ginestre, 
m  500;  Colle  dei  Canteroni,  m  550-600,  ecc. 

°  Poa  bulbosa  L.  -  H  caesp  -  Paleotemp.  -  Pendici  sassose  e  luoghi  erbosi.  Bocche 
del  1760,  m  300;  Lave  del  1858,  m  375;  Colle  dei  Canteroni,  m  500;  Piano  delle 
Ginestre,  m  500;  Cognoli  di  S.  Anastasia,  m  1030. 

Segnalaz.  preced.:  Granatello,  Pugliano,  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869);  Pugliano, 
Via  del  Salvatore,  Osservatorio  (Pasq.,  1869,  sub  P.  bulbosa  fo.  prolifera );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881;  Co.,  1887);  Strada  Vesuviana,  m  260  (Ag.,  1975,  sub  P.  bulbosa  var. 
vivipara );  Vesuvio,  s.d..  Pasquale  (HP!). 

Poa  alpina  L.  s.l. 

S.  Maria  a  Pugliano  (Pasq.,  1840). 

Citazione  assai  dubbia  dovuta  verosimilmente  a  confusione  con  entità  affini. 

Poa  nemoralis  L.  -  H  caesp  -  Circumbor.  -  Rocce  laviche  e  boscaglie.  Cognoli  di 
S.  Anastasia,  m  1030. 

Segnalaz.  preced.:  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Vulpia  geniculata  (L.)  Link. 

Atrio  del  Cavallo  e  Valle  delPInferno,  m  600-900,  Piano  delle  Ginestre,  m  630- 
850,  Loresta  del  Tirone,  m  640  (Ag.,  1975). 

Vulpia  ligustica  (All.)  Link  -  T  er  -  Steno-Medit.  -  Lungo  le  strade.  Portici:  Parco 
Gussone,  m  50-100. 

Segnalaz.  preced.:  Parco  della  Lavorita  (Pasq.,  1869,  sub  Festuca  ligustica );  Vesu¬ 
vio  (Bacc.,  1881,  sub  Festuca  ligustica). 

Vulpia  ciliata  (Danth.)  Link  subsp.  ciliata  -  T  er  -  Euri-Medit.  -  Prati  aridi  ed 
incolti.  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Colle  dei  Canteroni,  m  600,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Lruticeti  e  boschi  aperti  (Pasq.,  1869,  sub  Festuca  ciliata ); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Festuca  ciliata ;  Co.,  1887,  sub  Festuca  ciliata );  Strada 
Vesuviana,  m  250,  versante  meridionale,  m  600-900  (Ag.,  1975). 

Vulpia  myuros  (L.)  C.  C.  Gmelin  -  T  er  -  Subcosmop.  -  Prati  aridi.  Portici:  Parco 
Gussone,  m  50-100;  Lava  del  1804-1805,  m  100. 

Segnalaz.  preced.:  Ottaviano  sulla  strada  del  Mauro  (Pasq.,  1869,  sub  Festuca 
myuros  et  Festuca  ligustica  var.  glabrata );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Festuca  myu¬ 
ros). 

Vulpia  bromoides  (L.)  S.  L.  Gray. 

Vesuvio  (Co.,  1887,  sub  Festuca  bromoides). 

Vulpia  fasciculata  (Lorsskàl)  Samp.  [V.  membranacea  (L.)  Link]. 

Torre  Annunziata  (Ten.,  1832,  sub  Festuca  uniglumis)-,  terreni  sabbiosi  (Pasq., 
1840,  sub  F.  uniglumis). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  95 


Festuca  altissima  All. 

Contrada  Ulivi  dei  Monaci  (Pasq.,  1840,  sub  F.  latifolia );  Vesuvio  (Pasq.,  1840, 
sub  F.  sylvaticd). 

Festuca  drymeja  Mert.  et  Koch  »  G  rh  -  Medit.-Mont.  -  Boschi  e  boscaglie  di  lati¬ 
foglie.  Bocche  del  1861,  m  300;  Pescinale,  m  450;  S.  Maria  di  Castello,  m  500; 
Colle  dei  Canteroni,  m  550;  M.  Somma,  m  700-900,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Reai  Parco  della  Favorita,  Somma,  Ottaviano  (Pasq.,  1869,  sub 
F.  exaitata );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  F.  exaitata );  M.  Somma  (Ricc.,  1972,  sub 
F.  exaitata );  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150,  Casa  Sorrentino,  m  270,  Bosco 
Casoria,  m  310,  Cognoli  di  Giacca,  m  680  (Ag.,  1975,  sub  F.  exaitata ). 
Individui  costantemente  riferibili  a  F.  exaitata  Auct.  FI.  Ital,  non  Presi,  entità 
che,  secondo  Pignatti  (1982),  potrebbe  costituire  una  sottospecie  di  F.  drymeja 
diffusa  nelle  nostra  penisola  ed  in  Sicilia. 

Festuca  fenas  Lag.  -  H  caesp  -  Euri-Medit.  -  Radure  e  spiazzi  erbosi.  Bocche  del 
1760,  m  150-200. 

Festuca  pratensis  Hudson  s.l. 

Torre  Annunziata  (Ten.,  1832). 

Festuca  circumme diterranea  Patzke  -  H  caesp  -  Euri-Medit.  -  Luoghi  erbosi 
rupestri.  Sorgenti  delPOlivella,  m  350;  Colle  dei  Canteroni,  m  570;  M.  Somma: 
Punta  del  Nasone,  m  1130. 

Sono  da  riferire  quasi  sicuramente  a  questa  entità  le  segnalazioni  di  Festuca  ovina 
L.  di  Pasquale  (1869)  per  il  Colle  dei  Canteroni  e  di  Baccarini  (1881)  per  il 
Vesuvio. 

Micropyrum  tenellum  (L.)  Link  [Nardurus  talleri  (Viv.)  Fiori;  Triticum  lolioides 

Pers.,  non  Kar.  et  Kir.]. 

Mortelle  di  Torre  Annunziata  (Ten.,  1832,  sub  Triticum  lolioides). 

Catapodium  marinum  (L.)  C.  E.  Hubbard  -  T  er  -  Medit-Atl.  -  Prati  aridi  e  lungo 

le  strade.  Strada  Vesuviana,  m  375. 

Segnalaz.  preced.:  arene  marittime.  Portici  (Ten.,  1831,  sub  Triticum  loliaceum); 
Granateli©  (Pasq.,  1869,  sub  Catapodium  loliaceum). 

Catapodium  rigidum  (L.)  C.  E.  Hubbard  -  T  er  -  Euri-Medit.  -  Coltivi  ed  ambienti 
antropizzati.  Bocche  del  1861,  m  300;  Strada  Vesuviana,  m  375;  S.  Maria  di 
Castello,  m  430;  Colle  dei  Canteroni,  m  600;  M  Somma,  m  700,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  muri  e  orti  (Pasq.,  1869,  sub  Sci  erodilo  a  rigida);  Camaldoli  di 
Torre  del  Greco,  m  150,  Strada  Vesuviana,  m  250  (Ag.,  1975,  sub  Sclerochloa 
rigida). 

Ampelodesmos  mauritanica  (Poiret)  Ih.  Durand  et  Schinz. 

Luoghi  selvatici.  Reai  Parco  della  Favorita  (Pasq.,  1869,  sub  A.  tenax);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  A.  tenax). 

Sesleria  autumnalis  (Scop.)  F.  W.  Schulz  -  H  caesp  -  SE-Europ.  -  Boschi  di  latifo¬ 
glie.  M.  Somma,  m  300-1000. 


96  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Sesleria  nitida  Ten.  -  H  caesp  -  Endern.  -  Pendici  assolate  e  luoghi  erbosi.  M. 
Somma,  m  700-800;  Atrio  del  Cavallo,  m  840. 

Segnalaz.  preced.:  Canteroni  e  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  M. 
Somma  (Co.,  1887). 

Melica  ci  Hata  L. 

Granatello,  Portici  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Segnalazione  dubbia:  da  riferire  con  ogni  probabilità  alla  specie  seguente. 

°  Melica  transsylvanica  Schur  subsp.  transsylv artica. 

Granatello  s.d.,  Pasquale  (HP!,  sub  M.  ciliata ). 

Melica  uniflora  Retz. 

Boschi  e  valli  ombrose.  Fosso  della  Vetrana  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

*  Avellinia  michelii  (Savi)  Pari.  -  T  er  -  Steno-Medit.  -  Ambienti  erbosi  aridi.  Lave 
del  1858,  m  375;  Strada  Vesuviana,  m  450;  Piano  delle  Ginestre,  m  500;  Stradello 
Demaniale,  m  600. 

°  Cutandia  maritima  (L.)  W.  Barbey. 

Torre  Annunziata  (Ten.,  1831,  sub  Triticum  maritimum );  Torre  Annunziata  (Pasq., 
1869,  sub  Sci  erodilo  a  maritima ),  Saline  dismesse  alla  Torre  dell’ Annunciata,  s.d., 
s.  coll.,  (HT!,  sub  Triticum  maritimum ). 

Psilurus  incurvus  (Gouan)  Schinz  et  Thell.  -  T  er  -  Euri-Medit.  -  Incolti  e  radure. 
La  Pagliara,  m  150;  Stradello  Demaniale,  m  600,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Camaldoli  della  Torre,  Salvatore,  Piana  di  Mauro  (Pasq.,  1869, 
sub  P.  nardoides );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  P.  nardoides\  Co.,  1887,  sub  P.  nar - 
doides). 

Lolium  temulentum  L.  subsp.  te mu lentu ni  -  T  er  -  Subcosmop.  -  Coltivi  ed  incolti. 
Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150. 

Segnalaz.  preced.:  Tra  le  messi  (Pasq.,  1869,  sub  L.  temulentum  var.  b)\  Vesuvio 
(Bacc.,  1881). 

Lolium  multiflorum  Lam.  -  T  er  -  Euri-Medit.  -  Terreni  calpestati  ed  ambienti 
ruderali.  Bocche  del  1760,  m  300. 

Segnalaz.  preced.:  Portici  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Lolium  perenne  L.  -  H  caesp  -  Circumbor.  -  Luoghi  erbosi  e  lungo  le  strade.  Por¬ 
tici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Colle  dei  Canteroni,  m  600,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  lungo  le  strade  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Lolium  festucaceum  Link. 

Luoghi  erbosi  e  tra  le  messi.  Torre  del  Greco,  Ottaviano  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881). 

*  Bromus  erectus  Hudson  -  H  caesp  -  Paleotemp.  -  Pendici  sassose  e  rupi  assolate. 
Lava  del  1804-1805,  m  100;  Bocche  del  1760,  m  300,  ecc. 

Bromus  tectorum  L.  »  T  er  -  Paleotemp.  -  Margini  delle  vie  e  terreni  lapidici. 
Strada  Vesuviana,  m  375;  Piano  delle  Ginestre,  m  500;  Stradello  Demaniale, 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  97 


m  600;  M.  Somma,  m  700-1000;  Atrio  del  Cavallo  e  Valle  del  Gigante,  m  800; 
Gran  Cono  Vesuviano,  m  1000-1200. 

Segnalaz.  preced.:  Piano  delle  Ginestre,  m  650-950  (Ag.,  1975). 

Bromus  sterilis  L.  -  T  er  -  Euri-Medit.-Turan.  -  Terreni  aridi  e  colate  laviche. 
Colle  dei  Canteroni,  m  600;  M.  Somma,  m  700;  Atrio  del  Cavallo,  m  800,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Ottaviano,  Portici  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Strada 
Vesuviana,  m  250  (Ag.,  1975);  Portici,  s.d.,  Gussone  (HP!,  sub  B.  villosus ). 
Da  riferire  qui,  come  già  annota  Grande,  i  seguenti  saggi  attribuiti  a  B.  rigidus  da 
Pasquale  (HP!,  sub  B.  villosus ):  Sotto  Vetrana,  26. IV.  1869;  Somma,  8.V.1868; 
Ottaviano,  8.V.1869;  Via  del  Salvatore,  8.V.1869. 

Bromus  scaherrimus  Ten. 

Margini  dei  campi  (Pasq.,  1869). 

Non  abbiamo  potuto  mai  osservare  in  tutta  l’area  vesuviana  questa  entità  ritenuta 
da  alcuni  Autori  (Pignatti,  1982)  di  origine  ibrida. 

Bromus  madritensis  L.  -  T  er  -  Euri-Medit.  -  Coltivi,  incolti  e  pinete.  La  Pagliara, 
m  300;  Bocche  del  1861,  m  350;  Stradello  Demaniale,  m  600;  Atrio  del  Cavallo, 
m  900,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Muri  e  coltivi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Vesuvio, 
29.V.1868,  Pasquale  (HP!). 

Bromus  rigidus  Roth  subsp.  rigidus  -  T  er  -  Paleosubtrop.  -  Luoghi  erbosi  e  mar¬ 
gini  delle  strade.  Lava  del  1804-1805,  m  100;  Cappella  Vecchia,  m  120-200;  S. 
Maria  di  Castello,  m  430;  Pescinale,  m  500;  Colle  dei  Canteroni,  m  520;  M. 
Somma,  m  970,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  luoghi  erbosi  e  siepi  presso  il  mare  (Pasq.,  1869,  sub  B.  maxi- 
mus );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  B.  maximus). 

Bromus  gussonei  Pari.  -  T  er  -  Euri-Medit.  -  Prati,  siepi  e  fruticeti.  Bocche  del 
1760,  m  300;  Cappella  Vecchia,  m  120-200;  Colle  dei  Canteroni,  m  500,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Ottaviano  (Pasq.,  1869,  sub  B.  maximus  var.  gussonei );  Portici, 
29.IV.1868;  8.VIIL1868,  Pasquale  (HP!). 

Bromus  hordeaceus  L.  -  T  er  -  Subcosmop.  -  Incolti  e  prati.  Lava  del  1804-1805, 
m  100;  Bocche  del  1760,  m  300;  Strada  Vesuviana,  m  350-400;  Piano  delle 
Ginestre,  m  500. 

Segnalaz.  preced.:  coltivi  e  luoghi  sterili  (Pasq.,  1869,  sub  B.  mollis );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  B.  mollis). 

Bromus  secalinus  L. 

Coltivi  (Pasq.,  1840). 

Brachypodium  sylvatlcum  (Hudson)  Beauv.  -  H  caesp  -  Paleotemp.  -  Boschi  di 
latifoglie  e  di  conifere.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Camaldoli  di  Torre  del 
Greco,  m  150;  Sorgenti  dell’Olivella,  m  300;  Bocche  del  1760,  m  300;  Bocche  del 
1861,  m  300;  Colle  dei  Canteroni,  m  400-550,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Somma  ed  Ottaviano  (Pasq.,  1869);  Camaldoli  di  Torre  del 
Greco,  m  150  (Ag.,  1975). 


98  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Brachypodium  pinnatum  (L.)  Beauv.  -  H  caesp  -  Eurasiat.  -  Boscaglie  e  pinete. 
Lave  del  1760,  m  150-300;  Bocche  del  1861,  m  300,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Giardino  Reale  di  Portici  (Pasq.,  1869). 

Brachypodium  ramosum  (L.)  Roemer  et  Schultes  -  H  caesp  -  W-Medit.  (Steno-)  - 
Macchioni  e  siepi.  S.  Maria  La  Bruna,  m  10;  Via  Leopardi,  m  105. 
Segnalaz.  preced.:  Casa  Sorrentino,  m  270,  Bosco  Casoria,  m  310  (Ag.,  1975). 

Brachypodium  distachyon  (L.)  Beauv.  -  T  er  -  Steno-Medit.-Turan.  -  Prati  aridi  e 
fruticeti.  Bocche  del  1760,  m  300. 

Segnalaz.  preced.:  luoghi  sassosi  e  muri  (Pasq.,  1869,  sub  B.  distachyum );  Strada 
Vesuviana,  m  260  (Ag.,  1975,  sub  B.  distachyum ). 

Hordeum  leporinum  Link  -  T  er  -  Circumbor.  -  Ambienti  antropizzati  e  zone 
ruderali.  Lava  del  1804-1805,  m  100;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  M. 
Somma,  m  300;  Strada  Vesuviana,  m  300-600;  Pescinale,  m  400;  S.  Maria  di 
Castello,  m  200-450;  Piano  delle  Ginestre,  m  500;  Colle  dei  Canteroni,  m  600; 
Colle  Margherita,  m  970,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  strade,  luoghi  sterili  e  coltivi.  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881;  Co.,  1887). 

Agropyron  repens  (L.)  Beauv.  -  G  rh  -  Circumbor.  -  Siepi  e  macchie.  Cappella 
Vecchia,  m  120-150;  Strada  Vesuviana,  m  375;  Colle  dei  Canteroni,  m  570;  M. 
Somma,  m  700,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Somma  alla  calata  di  Vetrana,  Canteroni  (Pasq.,  1869,  sub  Tri- 
ticum  repens );  Camaldoli  della  Torre  (Pasq.,  1869,  sub  Triticum  repens  var.  glau- 
cum)\  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Triticum  repens ;  Co.,  1887;  sub  Triticum  repens ); 
presso  l’Osservatorio  (Mart.  e  Tanf.,  1892,  sub  Agropyrum  repens );  versante  meri¬ 
dionale,  m  600-900  (Ag.,  1975,  sub  Agropyrum  repens). 

*  Dasypyrum  villosum  (L.)  P.  Candargy  -  T  er  -  Euri-Medit.-Turan.  -  Prati  xerofili. 
Torre  del  Greco:  Via  Montedoro,  m  130;  La  Pagliara,  m  300. 

Aegilops  geniculata  Roth  subsp.  geniculata  -  T  er  -  Steno-Medit.-Turan.  -  Luoghi 
erbosi  aridi.  Lave  del  1760,  m  300. 

Segnalaz.  preced.:  Pugliano  (Pasq.,  1869,  sub  Ae.  ovata),  Vesuvio  (Bacc.,  1881, 
sub  A  e.  ovata). 

Parapholis  incurva  (L.)  C.  E.  Hubbard. 

Luoghi  sabbiosi  presso  il  mare.  Granatello  (Pasq.,  1869,  sub  Rottboellia 
incurvata );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Rottboellia  incurvata). 

°  Avena  barbata  Pott  ex  Link  subsp.  barbata  -  T  er  -  Euri-Medit.-Turan.  -  Coltivi, 
incolti  e  margini  delle  strade.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Camaldoli  di 
Torre  del  Greco,  m  150;  Cappella  Vecchia,  m  120-200;  Strada  Vesuviana,  m  150- 
600;  La  Pagliara,  m  300;  Sorgenti  deH’Olivella,  m  330;  Lave  del  1858,  m  400; 
Piano  delle  Ginestre,  m  500;  Colle  dei  Canteroni,  m  300-600;  Stradello  Dema¬ 
niale,  m  600;  M.  Somma,  m  700,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Strada  Vesuviana,  m  260  (Ag.,  1975,  sub  A.  sativa  var. 
barbata );  Vesuvio,  29.V.1868,  Pasquale  (HP!,  sub  A.  sterilis). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  99 


Avena  barbata  Pott  ex  Link  subsp.  atherantha  (C.  Presi)  Rocha  Afonso  [A.  wiestii 
sensu  Pignatti,  non  Steudel]  -  T  er  -  S-Medit.  (Steno-)  -  Campi  e  luoghi  erbosi 
aridi.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100. 

Tironi  di  Torre  del  Greco,  25. III. 1869,  Pasquale  (HP!,  sub  A.  atherantha ). 
Avena  steri l is  L. 

Nei  coltivi.  (Pasq.  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Riteniamo  che  questa  entità,  da  noi  mai  ritrovata,  sia  da  escludere  dalla  flora 
vesuviana;  anche  il  materiale  vesuviano  conservato  in  HP  sub  A.  sterilis  corri¬ 
sponde  in  effetti  ad  A.  barbata  subsp.  barbata  et  subsp.  atherantha. 

Avena  fatua  L. 

Luoghi  sterili  e  muri  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Arrhenatherum  elatius  (L.)  Beauv.  ex  J.  et  C.  Presi  -  subsp.  elatius  -  H  caesp  - 
Paleotemp.  -  Boscaglie  e  radure.  Pescinale,  m  500;  M.  Somma,  m  500. 

Gaudinia  fragilis  (L.)  Beauv. 

Pascoli  e  strade.  Alla  Favorita  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Holcus  lanatus  L.  -  H  caesp  -  Circumbor.  -  Prati  umidi.  Sorgenti  dell’Olivella,  m 
300;  Bocche  del  1861,  m  300;  S.  Maria  di  Castello,  m  450;  Strada  Vesuviana,  m 
375;  Pescinale,  m  450;  Piano  delle  Ginestre,  m  500;  Stradello  Demaniale,  m  600; 
M.  Somma,  m  700;  Valle  del  Gigante,  m  970,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  luoghi  erbosi  (Pasq.,  1869);  presso  POsservatorio  (Mart.  e 
Tanf.,  1892);  Strada  Vesuviana,  m  250,  Casa  Sorrentino,  m  270,  Bosco  Casoria,  m 
310,  Atrio  del  Cavallo  e  Valle  delPInferno,  Piano  delle  Ginestre,  m  650-900, 
Cognoli  di  Giacca,  m  680  (Ag.,  1975). 

Holcus  mollis  L. 

Vesuvio  (Pasq.,  1840). 

Koeleria  splendens  C.  Presi  -  H  caesp  -  Medit.-Mont.  -  Pendici  erbose  assolate. 
Lave  del  1760,  m.  300. 

Lophochloa  cristata  (L.)  Hyl.  -  T  er  -  Subcosmop.  -  Campi  ed  ambienti  antropiz- 
zati.  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  S.  Maria  di  Castello,  m  450;  Colle  dei 
Canteroni,  m  600;  Lava  del  1872,  m  600,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Mortelle  di  Torre  dell’ Annunciata  (Ten.,  1832,  sub  Koeleria 
phleoides );  strade  e  luoghi  erbosi  (Pasq.,  1869,  sub  Koeleria  phleoides );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  Koeleria  phleoides );  Atrio  del  Cavallo  e  Valle  delPInferno,  m 
600-900,  Piano  delle  Ginestre,  m  850  (Ag.,  1975,  sub  Koeleria  phleoides ). 

Trisetaria  panicea  (Lam.)  Maire  [ Trisetum  paniceum  (Lam.)  Pers.]. 

Luoghi  erbosi.  Cappella  di  S.  Vito  (Pasq.,  1869,  sub  Trisetum  neglectum );  Vesuvio 
(Bacc.,  1881,  sub  Trisetum  neglectum). 

Trisetaria  aurea  (Ten.)  Pign.  [Trisetum  aureum  Ten.]. 

Arene  marittime.  Torre  dell’Annunziata  (Ten.,  1831  sub  Trisetum  aureum);  Gra¬ 
nateli,  Portici  (Ten.,  1832  sub  Trisetum  aureum). 

Agrostis  stolonifera  L. 

Salvatore  (Migl.,  1896). 


100  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V.  La  Valva  e  G.  Caputo 


Agrostis  capillaris  L.  [A.  tennis  Sibth.]. 

Lungo  le  vie  (Pasq.,  1840,  sub  A.  vulgaris). 

Calamagrostis  epigejos  (L.)  Roth  -  H  caesp  -  Eurosib.  -  Cespuglieti  e  boscaglie 
degradate.  M.  Somma,  m  500-1000. 

Segnalaz.  preced.:  Osservatorio,  Somma  (Pasq.,  1869). 

*  Polypogon  viridis  (Gouan)  Breistr.  -  H  caesp  -  Paleosubtrop.  -  Campi  e  luoghi 
incolti.  Bocche  del  1760,  m  300. 

*  Gastridium  ventricosum  (Gouan)  Schinz  et  Thell.  -  T  er  -  Medit.-Atl.  -  Pinete. 
Lave  del  1760,  m  180. 

Lagurus  ovatus  L.  -  T  er  -  Euri-Medit.  -  Incolti  e  prati  aridi.  Lava  del  1804-1805, 
m  100;  Cappella  Vecchia,  m  120-200;  Lave  del  1760,  m  300;  Lave  del  1858,  m 
375;  Lave  del  1872,  m  600,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  strade  e  luoghi  aridi  sulle  lave  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881;  Co.,  1887);  presso  l’Osservatorio  (Mart.  e  Tanf.,  1892);  Torre  Annunziata 
(Der.,  1906). 

Aira  caryophyllea  L.  subsp.  caryophyllea  -  T  er  -  Paleosubtrop.  -  Prati  e  campi. 
Cappella  Vecchia,  m  120-180;  Lave  del  1858,  m  380;  Pescinale,  m  450;  S.  Maria  di 
Castello,  m  450;  Piano  delle  Ginestre,  m  500;  Stradello  Demaniale,  m  600;  Colle 
dei  Canteroni,  m  600;  M.  Somma,  m  700;  Valle  del  Gigante,  m  800;  Gran  Cono 
Vesuviano,  m  100-1100,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Fruticeti  e  luoghi  selvatici  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc., 
1881);  Strada  Vesuviana,  m  260,  versante  meridionale,  m  600-900,  Piano  delle 
Ginestre,  m  630-650  (Ag.,  1975). 

Aira  cupaniana  Guss.  -  T  er  -  W-Medit.  (Steno-)  -  Ambienti  erbosi  aridi.  Lava  del 
1804-1805,  m  100;  Pescinale,  m  450;  Valle  delPInferno,  850. 

Segnalaz.  preced.:  coltivi,  incolti  e  sulle  lave  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881; 
Co.,  1887);  Strada  Vesuviana,  m  250,  Piano  delle  Ginestre,  m  650  (Ag.,  1975,  sub 
A.  capillaris  var.  cupaniana). 

*  Aira  tenore!  Guss.  -  T  er  -  Steno-Medit.  -  Colate  laviche,  sabbie  e  lapilli.  Stra¬ 
dello  Demaniale,  m  600. 

Aira  elegantissima  Schur  [A.  elegans  Wìlld.  ex  Gaudin,  nom.  illeg.]  -  T  er  -  Euri- 
Medit.  -  Luoghi  erbosi  e  coltivi.  Bocche  del  1760,  m  300. 

Segnalaz.  preced.:  Somma,  cima  dei  Canteroni  (Pasq.,  1869,  sub  A.  capillaris ); 
Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  A.  capillaris );  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150, 
Piano  delle  Ginestre,  m  630  e  m  650,  Foresta  Tirone,  m  640,  Atrio  del  Cavallo,  m 
950  (Ag.,  1975,  sub  A.  capillaris). 

Corynephorus  divaricatus  (Pourret)  Breistr.  -  T  er  -  Steno-Medit.  »  Lapilli  e  sabbie 
vulcaniche.  Lave  del  1760,  m  300;  Lave  del  1944,  m  600,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Torre  del  Greco,  via  dell’Osservatorio,  Salvatore,  Somma 
(Pasq.,  1869,  sub  C.  articulatus );  Vesuvio  (Co.,  1887,  sub  C.  articulatus );  Atrio  del 
Cavallo  e  Valle  delPInferno,  m  600-950,  Piano  delle  Ginestre,  m  620-700  (Ag., 
1975,  sub  C.  articulatus). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  101 


Phragmites  australis  (Cav.)  Trin. 

Cognoli  di  Giacca,  m  680  (Ag.,  1975,  sub  Ph.  communis). 

Segnalazione  a  nostro  avviso  da  ritenersi  erronea  e  dovuta  forse  a  confusione  con 
Arundo  plinii  Turra,  frequente  sul  Vesuvio  dal  piano  basale  fin  quasi  alla  vetta. 
Ogni  ricerca  di  Ph.  australis  nella  zona  è  risultata  vana. 

Arundo  donax  L.  —  G  rh  —  Subcosmop.  —  Margini  dei  coltivi  e  ambienti  umidi. 
Cappella  Vecchia,  m  140. 

Segnalaz.  preced.:  coltivi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Arundo  plinii  Turra  [A.  pliniana  Turra]  —  G  rh  —  Steno-Medit.  —  Scarpate  delle 
strade  e  terreni  incoerenti.  Lave  del  1760,  m  300;  Bocche  del  1861,  m  300;  M. 
Somma,  m  400;  Pescinale,  m.  460;  Piano  delle  Ginestre,  m  500;  Strada  Vesuviana, 
m  500;  Stradello  Demaniale,  m  600;  Valle  del  Gigante,  m  900;  Gran  Cono  Vesu¬ 
viano,  m  1100,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Canteroni,  Monticello  presso  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869,  sub 
A.  collina );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  A.  collina). 

Phalaris  canariensis  L.  —  T  er  —  Macarones.  —  Luoghi  erbosi.  Lave  del  1872,  m 
600. 

Segnalaz.  preced.:  Piano  delle  Ginestre,  m  650  (Ag.,  1975). 

Anthoxanthum  odoratum  L.  —  H  caesp  —  Eurasiat.  —  Radure  ed  incolti.  Lave  del 
1760,  m  300. 

Segnalaz.  preced.:  Osservatorio  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Alopecurus  rendici  Eig  [A.  utriculatus  Auct.,  non  Solander]. 

S.  Maria  a  Pugliano  (Pasq.,  1840,  sub  A.  utriculatus ;  Bacc.,  1881,  sub  A.  utricula¬ 
tus). 

Secondo  Clarke  in  Flora  Europaea  (Tutin  et  al.,  1964-80),  A.  utriculatus  Solander 
è  specie  la  cui  presenza  è  stata  finora  accertata,  nel  bacino  del  Mediterraneo,  solo 
nell’isola  di  Siros  nelle  Cicladi. 

Phleum  ambiguum  Ten.  —  G  rh  —  Endem.  —  Aree  laviche  e  pendici  sassose.  Lave 
del  1760,  m  300;  Bocche  del  1861,  m  300;  M.  Somma,  m  350-700;  Atrio  del 
Cavallo,  m  840. 

Segnalaz.  preced.:  Canteroni  sopra  l’Osservatorio,  Somma  alla  scesa  di  Vetrana 
(Pasq.,  1869,  sub  Ph.  michelii );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Ph.  michelii ;  Co.,  1887, 
sub  Ph.  michelii). 

Oryzopsis  miliacea  (L.)  Bentham  et  Hooker  ex  Ascherson  et  Schweinf.  [Piptathe- 
rum  miliaceum  (L.)  Cosson]  —  H  caesp  —  Steno-Medit.-Turan.  —  Ambienti  rude¬ 
rali  e  margini  delle  strade.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Bocche  del  1861,  m 
300;  Sorgenti  dell’Olivella,  m  330;  M.  Somma,  m  700,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Fruticeti  e  siepi  (Pasq.,  1869,  sub  Piptatherum  multiflorum). 

Nardus  strida  L. 

Via  del  Salvatore  presso  i  Camaldoli  (Pasq.,  1840). 

Più  che  dubbia  appare  l’indicazione,  per  il  Vesuvio,  di  questa  entità  anche  in  con¬ 
siderazione  della  sua  ecologia. 


102  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V.  La  Valva  e  G.  Caputo 


Eragrostis  cilianensis  (All.)  F.  T.  Hubbard  -  T  er  -  Subcosmop.  -  Ruderi  ed 
incolti.  Cappella  Vecchia,  m  150. 

Segnalaz.  preced.:  coltivi  (Pasq.,  1869,  sub  E.  megastachya );  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  E.  megastachya ). 

Crypsis  aculeata  (L.)  Aiton. 

Mortelle  della  Torre  dell’ Annunciata  (Ten.,  1832). 

Crypsis  schoenoides  (L.)  Lam. 

Mortelle  della  Torre  dell’ Annunciata  (Ten.,  1832). 

Cynodon  dactylon  (L.)  Pers.  —  G  rh  —  Subcosmop.  —  Incolti  e  margini  delle  vie. 
Portici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  Camaldoli  di  Torre  del  Greco,  m  150;  Bocche 
del  1861,  m  300;  Strada  Vesuviana,  m  375;  Colle  dei  Canteroni,  m  600,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  coltivi,  incolti  e  strade  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

°  Ehrharta  erecta  Lam.  [E.  panicea  Sm.;  E.delicatula  sensu  Pignatti,  non  Stapf]  —  H 
caesp  —  Avv.  (Sud  Africa)  —  Boschi  sempreverdi.  Portici:  Parco  Gussone,  m  50- 
80. 

Segnalaz.  preced.:  Reai  Parco  di  Portici  (Ten.,  1835-38,  sub  Panicum  deflexum ); 
Giardini  Reali  di  Portici  (Pasq.,  1868;  1869,  sub  E.  panicea );  Parco  Reale  di  Por¬ 
tici  (Pignatti,  1982,  sub  E.  delicatula );  Reai  Parco  di  Portici,  8.IV.1838,  Gussone 
(HP!,  sub  E.  panicea );  Ibidem ,  XII.  1868,  Pasquale  (HP!,  sub  E.  panicea );  Tenuta 
di  Portici,  s.  d.?  s.  coll.  (PORUN!,  sub  E.  panicea );  Portici,  1873,  s.  coll.  (PORUN!, 
sub  E.  panicea );  Bosco  di  Portici,  s.  d.,  s.  coll.  (PORUN!  sub  E.  panicea );  Napoli  a 
Portici,  5.  d.,  s.  coll.  (PAV!  sub  E.  panicea );  a  Portici,  s.  d.,  Pasquale  (PAV!  sub  E. 
panicea ). 

Questa  interessante  avventizia  è  stata  segnalata  in  Italia  solo  a  Portici  nel  Parco  Gus¬ 
sone  annesso  alla  Facoltà  di  Agraria  e  nella  Valle  della  Ninfa  Egeria  presso  Roma. 
Gli  individui  da  noi  a  più  riprese  raccolti  ed  osservati  nel  Parco  Gussone  sono 
risultati  costantemente  perenni  e  con  fiori  a  sei  stami  e  sono  da  attribuire  ad  E. 

erecta. 

Ciò  non  concorda  con  quanto  riportato  da  Parlatore  (1848)  e  ripreso  da 
Pignatti  (1958;  1982);  riteniamo  pertanto  che  tale  problema  meriti  di  essere  ulte¬ 
riormente  approfondito  anche  sulla  base  di  controlli  su  materiali  d’erbario. 

Echinochloa  crus-galli  (L.)  Beauv. 

Luoghi  umidi.  S.  Anastasia,  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  tra  S. 
Anastasia  e  Somma  (Der.,  1906,  sub  Panicum  crus-galli). 

°  Digitarla  sanguinalis  (L.)  Scop.  —  T  er  —  Cosmop.  —  Orti  e  giardini.  Portici:  Parco 
Gussone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m  120-180;  La  Pagliara,  m  300. 
Segnalaz.  preced.:  Coltivi  e  strade  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  D. 
sanguinalis  et  Panicum  sanguinale );  S.  Giorgio  a  Cremano,  24. X.  1868,  Pasquale 
(HP!,  sub  Panicum  sanguinale). 

Digitarla  ischaemum  (Schreber)  Muhl. 

Campi  e  vie  (Pasq.,  1869,  sub  D.  sanguinalis  fo.  filiformis). 

Setaria  glauca  (L.)  Beauv. 

Coltivi.  Torre  Annunziata  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  103 


Setaria  viridis  Beauv.  —  T  er  —  Subcosmop.  —  Coltivi  ed  incolti.  Camaldoli  di 
Torre  del  Greco,  m  150;  M.  Somma,  m  300-600;  S.  Maria  di  Castello,  m  450,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  coltivi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Setaria  ambigua  Guss.  —  T  er  —  Subcosmop.  —  Luoghi  erbosi  sterili  e  ambienti 
ruderali.  Granatello,  m  10. 

Setarìa  verticillata  (L.)  Beauv. 

Coltivi  ed  orti  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Setaria  italica  (L.)  Beauv. 

Coltivata.  Bosco  di  Mauro  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Imperata  cylindrica  (L.)  Raeuschel. 

Torre  dell’Annunciata  (Ten.,  1832,  sub  Saccharum  cylindricum );  Tironi,  Ottaviano, 
Mauro  nel  Bosco  del  Principe  (Pasq.,  1869,  sub  I.  arundinacea );  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  I.  arundinacea ;  Co.,  1887,  sub  I.  arundinacea );  Bosco  di  Mauro, 
26.VIII.1868,  Pasquale  (HP!,  sub  I.  arundinacea). 

Erianthus  ravennae  (L.)  Beauv. 

Luoghi  sabbiosi.  Mauro  nel  bosco  del  Principe  d’Ottaviano  (Pasq.,  1869,  sub  Sac¬ 
charum  ravennae );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Saccharum  ravennae );  Boscotrecase 
al  Mauro,  26.VIII.1868,  Pasquale  (HP!,  sub  Saccharum  ravennae). 

Sorghum  halepense  (L.)  Pers.  —  G  rh  —  Subcosmop.  —  Incolti  e  lungo  le  strade. 
Cappella  Nuova,  m  150;  La  Pagliara,  m  300. 

Segnalaz.  preced.:  nelle  vigne  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Cymbopogon  hirtus  (L.)  Janchen  subsp.  hirtus  —  H  caesp  —  Paleotemp.  —  Lave, 
terreni  incoerenti  e  ambienti  degradati.  Torre  del  Greco:  Villa  Inglese,  m  10-50; 
Lava  del  1804-1805,  m  100;  Bocche  del  1861,  m  300;  Lave  del  1760,  m  300;  La 
Pagliara,  m  300,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  luoghi  sassosi  (Pasq.,  1869,  sub  Andropogon  hirtus  et  var.  pube- 
scens );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Andropogon  hirtus;  Co.,  1887,  sub  Andropogon 
hirtus);  Strada  Vesuviana,  m  260  (Ag.,  1975,  sub  Hyparrhenia  hirta);  Vesuvio, 
8.IV.1868,  Pasquale  (HP!,  sub  Andropogon  hirtus);  Mauro,  26.VIII.1868,  Pasquale 
(HP!  sub  Hyparrhenia  hirta);  Torre  del  Greco,  31.X.1868,  Pasquale  (HP!,  sub 
Hyparrhenia  hirta);  Somma,  s.  d.,  Pasquale  (HP!,  sub  Hyparrhenia  hirta). 


Araceae 

Arum  italicum  Miller  subsp.  italicum  —  G  rtb  —  Steno-Medit.  —  Boscaglie  e  siepi. 
Portici:  Parco  Gussone  m  50-100;  Colle  dei  Canteroni,  m  400-600;  M.  Somma,  m 
400-800,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  luoghi  pingui  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Arisarum  vulgare  Targ.-Tozz.  subsp.  vulgare  —  G  rtb  —  Steno-Medit.  —  Macchie  e 
fruticeti.  Colle  dei  Canteroni,  m  550. 

Segnalaz.  preced.:  coltivi  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


104  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Lemnaceae 

*  Le mna  minor  L.  —  Hyd  nat  —  Subcosmop.  —  Acque  stagnanti  e  vasche  -  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m  150. 

Wolffia  arrhiza  (L.)  Horkel  ex  Wimmer. 

Vasche  presso  Torre  Annunziata  (Pasq.,  1869,  sub  Lemma  arhiza ). 


Cyperaceae 

°  Carex  distachya  Desf.  —  H  caesp  —  Steno-Medit.  —  Boschi  sempreverdi.  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-100;  Bocche  del  1861,  m  300;  La  Pagliara,  m  300;  Colle  dei 
Canteroni,  m  450,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Tironcelli  di  Torre  del  Greco,  Reai  Parco  di  Portici  (Pasq., 
1869,  sub  C.  linkii );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  C.  linkii );  Torre  del  Greco  ai 
Tironi,  2.III.1868,  Pasquale  (HP!,  sub  C.  gynomane)\  pinete  di  Torre  del  Greco, 
8.IV.1868,  Pasquale  (HP!,  sub  C.  linkii );  Portici  nel  Reai  Parco  di  sotto,  2.III.1869, 
Pasquale  (HP!,  sub  C.  linkii );  Mauro,  2 1  .III.  1869,  Pasquale  (HP!,  sub  C.  linkii ). 

Carex  divisa  Hudson. 

Prati.  Portici  (Pasq.,  1869,  sub  C.  schoenoides );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  C. 
schoenoides ). 

°  Carex  caryophyllea  Latourr. 

Boschi  (Pasq.,  1869,  sub  C.  praecox );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  C.  praecox ); 
Mauro,  2 l.III.l 869,  Pasquale  (HP!,  sub  C.  praecox ). 

Carex  fiacca  Schreber  subsp.  serrulata  (Biv.)  W.  Greuter. 

Luoghi  erbosi.  Salvatore  (Pasq.,  1869,  sub  C.  serrulata)-,  Vesuvio  (Bacc.,  1881, 
sub  C.  serrulata ). 

*  Holoschoenus  australis  (L.)  Reichenb.  [Scirpus  holoschoenus  L.  var.  australis  (L.) 
Koch]  —  G  rh  —  Euri-Medit.  —  Boscaglie  umide.  Camaldoli  di  Torre  del  Greco, 
m  170. 

°  Blysmus  compressus  (L.)  Panzer  ex  Link. 

Mauro,  s.  d .,  Pasquale  (HP!). 

Cyperus  rotundus  L.  —  G  b  —  Subcosmop.  —  Infestante  i  coltivi.  Portici:  Parco 
Gussone,  m  50-100;  Cappella  Vecchia,  m  120-160;  La  Pagliara,  m  300;  M. 
Somma,  m  200-400,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Coltivi  (Pasq.,  1869,  sub  C.  olivaris );  Vesuvio  (Bacc.,  1881, 
sub  C.  olivaris ). 

Cyperus  esculentus  L. 

Coltivi  e  giardini.  Torre  Annunziata,  S.  Giorgio  a  Cremano  (Pasq.,  1869);  Vesuvio 
(Bacc.,  1881). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  105 


Orchidaceae 

Ophrys  sphegodes  Miller  subsp.  sphegodes  —  G  rtb  —  Euri-Medit.  —  Spiazzi 
erbosi.  Lagno  di  Pollena,  m  200. 

Segnalaz.  preced.:  Canteroni  (Pasq.,  1869,  sub  0.  aranifera)-,  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  0.  aranifera ). 

Ophrys  fuciflora  (F.  W.  Schmid!)  Moench  s.  1. 

Mortelle  della  Torre  dell’Annunciata  (Ten.,  1832,  sub  0.  arachnites ). 

Serapias  lingua  L. 

Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Serapias  parviflora  Pari. 

Parco  Gussone  (Migl.,  1897). 

Serapias  vomeracea  (Burm.)  Briq.  —  G  rtb  —  Euri-Medit.  —  Rupi  e  distese  laviche. 
Lave  del  1858,  m  375. 

Segnalaz  preced.:  Mauro  (Ten.,  1831,  sub  S.  longìpetala)\  Parco  Gussone  (Migl., 
1896,  sub  Helleborine  longipetala ). 

Serapias  cordigera  —  G  rtb  —  Steno-Medit.  —  Pinete  e  boscaglie  rade.  Lave  del 
1760,  m  300;  Piano  delle  Ginestre,  m  500. 

Segnalaz.  preced.:  Ottaviano  a  Campitello  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Neotinea  intacta  (Link)  Reichenb.  fil.  —  G  rtb  —  Steno-Medit.  —  Pinete.  Lave  del 
1760,  m  200-300;  Piano  delle  Ginestre,  m  500,  ecc. 

Orchis  papilionacea  L.  subsp.  papilionacea  —  G  rtb  —  Euri-Medit.  —  Pinete  e  fruti¬ 
ceti.  Lagno  di  Pollena,  m  200;  Bocche  del  1861,  m  300,  ecc. 

Segnalaz.  preced.:  Mortelle  di  Portici  (Ten.,  1831);  Granatello,  Tironi  e  Tironcelli 
di  Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869,  sub  O.  rubra );  Granatello,  III.  1868,  Pasquale 
(HP!);  Camaldoli,  30.III.1872,  Pasquale  (HP!);  Tironi,  s.d.,  Pasquale  (HP!). 

Orchis  morie  L.  subsp.  morio  —  G  rtb  —  Europeo-Caucas.  —  Pratelli  tra  le  colate 
laviche.  Lave  del  1858,  m  300-400. 

Orchis  x  gennarii  Reichenb.  fil.  [ O .  morio  X papilionacea ]  —  G  rtb  —  Endem.(?)  — 
Luoghi  erbosi  tra  le  lave.  Lave  del  1858,  m  300-400. 

Orchis  italica  Poiret. 

Ai  piedi  del  Vesuvio,  a  S.  Sebastiano  (Colonna.,  1616,  sub  Orchis  anthropophora 

oreades). 

Orchis  coriophora  L.  s.  1. 

Pascoli  aridi  e  fruticeti  presso  il  mare.  Mortelle  di  Portici  (Ten.,  1831);  Granatello, 
Torre  del  Greco  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881);  Parco  Gussone  di  Portici 
(Migl.,  1896);  Granatello,  s.d.,  Pasquale  (HP!). 

Orchis  coriophora  L.  var.  fragrans  (Pollini)  Boiss.  —  G  rtb  —  Euri-Medit.  —  Rupi  e 

distese  laviche.  Lave  del  1858,  m  375. 

Orchis  provincialis  Balbis. 

Boschi  (Pasq.,  1869,  «fide  Pedicino»);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 


106  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V.  La  Valva  e  G.  Caputo 


Dactylorhiza  romana  (Sebastiani  et  Mauri)  Soó  [Orchis  romana  Sebastiani  et 
Mauri]  —  G  rtb  —  Steno-Medit.  —  Pinete  rade.  Lave  del  1760,  m  180. 
Segnalaz.  preced.:  Tironi  (Pasq.,  1869,  sub  Orchis  pseudo-sambucina  et  var. 
rubra);  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Orchis  pseudo-sambucina). 

°  Dactylorhiza  maculata  (L.)  Soó  s.  1.  [Orchis  maculata  L.]. 

Luoghi  selvatici  medi  ed  elevati.  Canteroni,  Somma  (Pasq.,  1869,  sub  Orchis 
maculata );  Vesuvio  (Bacc.,  1881,  sub  Orchis  maculata );  Atrio  del  Cavallo  (Co., 
1887,  sub  Orchis  maculata );  Parco  Gussone  di  Portici  (Migl.,  1896);  M.  Somma 
(Ricc.,  1972,  sub  Orchis  maculata );  prope  Eremum,  29.V.1868,  Pasquale  (HP!, 
sub  Orchis  maculata );  Somma,  2.VII.1868,  Pasquale  (HP,  sub  Orchis  maculata). 

°  Dactylorhiza  saccifera  (Brongn.)  Soó  [ Orchis  maculata  L.  subsp.  saccifera  (Brongn.) 
K.  Richter]  —  G  rtb  —  Paleotemp.  —  Boscaglie  miste.  Colle  dei  Canteroni,  m  500; 
M.  Somma,  m  500-1000. 

Platanthera  bifolia  (L.)  L.  C.  M.  Richard. 

Boschi.  Canteroni,  Somma  (Pasq.,  1869). 

Epipactis  helleborine  (L.)  Crantz  —  G  rh  —  Paleotemp.  —  Boschi  di  latifoglie.  Por¬ 
tici:  Parco  Gussone,  m  50-100;  M.  Somma,  m  500-1080. 

Segnalaz.  preced.:  Canteroni  (Pasq.,  1869,  sub  E.  latifolia);  Vesuvio  (Bacc.,  1881, 
sub  E.  latifolia). 

Cephalanthera  rubra  (L.)  L.  C.  M.  Richard  —  G  rh  —  Eurasiat.  —  Boschi  di  caduci¬ 
foglie.  Cognoli  di  S.  Anastasia,  m  1080. 

Segnalaz.  preced.:  M.  Somma  (Pasq.,  1869;  Ricc.,  1972);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Cephalanthera  longifolia  (L.)  Fritsch  —  G  rh  —  Eurasiat.  —  Boscaglie  miste.  Colle 
dei  Canteroni,  m  450;  Pescinale,  m  500. 

Segnalaz.  preced.:  Canteroni  (Pasq.,  1869,  sub  C.  ensifolia );  Vesuvio  (Bacc., 
1881,  sub  C.  ensifolia). 

Limodorum  abortivum  (L.)  Swartz  —  G  rh  —  Euri-Medit.  —  Boschi  e  siepi.  Portici: 
Parco  Gussone,  m  50-100;  Lave  del  1760,  m  300;  Colle  dei  Canteroni,  m  400,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Somma  (Pasq.,  1869);  Vesuvio  (Bacc.,  1881). 

Spiranthes  spiralis  (L.)  Chevall.  —  G  rh  —  Europeo-Caucas.  —  Prati  aridi  e  rocce 
laviche.  Ercolano:  Contrada  Casacampora,  m  100;  Lave  del  1858,  m  350,  ecc. 
Segnalaz.  preced.:  Mortelle  di  Portici  (Ten.,  1831,  sub  Neottia  autumnalis ); 
boschetto  Mauro  a  Bellavista  di  Portici  (Migl.,  1896). 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  107 


Conclusioni 

L’elenco  floristico  che  precede  comprende  906  entità;  in  esso  sono 
censite  le  piante  sicuramente  autoctone  e  quelle  ormai  palesemente  natu¬ 
ralizzate  nell’area  vesuviana.  Non  sono  state  pertanto  prese  in  considera¬ 
zione  le  numerose  specie  esotiche  presenti  nei  parchi  e  nei  giardini  tanto 
frequenti  in  tutta  la  zona  presa  in  esame.  Per  quel  che  attiene  alle  piante  di 
interesse  agrario,  ne  sono  state  annotate  31  e  cioè  soltanto  quelle  più  fre¬ 
quentemente  coltivate  nei  campi  e  negli  orti  vesuviani.  Esse  vengono  in 
molti  casi  citate  per  inciso  oppure  in  calce  alle  relative  famiglie. 

Di  tutte  le  entità  da  noi  ritrovate,  115  vengono  segnalate  per  la  prima 
volta  per  il  Vesuvio;  non  abbiamo  invece  potuto  osservare  nella  zona  ben 
293  entità  riportate  in  passato  da  altri  Autori.  Si  può  quindi  affermare  che 
la  flora  accertata  sul  Vesuvio  è  costituita  al  momento  da  610  entità. 

Le  specie  da  noi  non  più  ritrovate  e  quasi  certamente  scomparse  sono, 
non  di  rado,  piante  legate  ad  ambienti  particolari  quali  Ophioglossum  lusi- 
tanicum  L.,  Allium  chamaemoly  L.,  Juncus  capitatus  Weigel,  Romulea  sp. 
pi.,  tutte  tipiche  dei  pratelli  umidi  subcostieri.  Altrettanto  dicasi  per  Medi- 
cago  marina  L.  Crypsis  aculeata  (L.)  Aiton,  Crypsis  schoenoides  (L.)  Lam., 
Echinophora  spinosa  L.,  ed  Eryngium  maritimum  L.,  proprie  degli  arenili, 
nonché  per  alcune  specie  dei  boschi  e  delle  rupi  come  Mercurialis  perennis 
L.  e  Sanicula  europaea  L.  ed  alcune  specie  di  Saxifraga  indicate  da 
Pasquale  (1869)  per  il  Monte  Somma. 

Le  nuove  acquisizioni,  a  loro  volta,  sono  costituite  in  prevalenza  da 
entità  banali  mentre  pochi  sono  gli  elementi  di  un  certo  interesse  floristico 
o  fìtogeografìco. 

Una  analisi  comparativa  approfondita  della  storia  del  popolamento  flo¬ 
ristico  del  Vesuvio  non  risulta  agevole  per  la  carenza  di  adeguati  termini  di 
paragone  e  per  le  vicende  che  questo  rilievo,  recente  e  confinato  sulle  rive 
del  Tirreno,  ha  subito  nel  tempo. 


Spettro  biologico 

Nella  Fig.  4  è  riportato  lo  spettro  biologico  riferito  alle  610  entità  cen¬ 
site  nell’elenco  floristico. 

L’elevato  numero  di  terofite,  il  cui  valore  percentuale  è  pari  al  41,6%, 
è  indice  dello  spiccato  grado  di  mediterraneità  che  caratterizza  la  flora  del 
Somma-Vesuvio;  questo  fatto  è,  tra  l’altro,  confermato  dalla  percentuale 
relativamente  bassa  di  emicriptofite  (28,1%). 


108  M.  Ricciardi,  G.  G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


I  risultati  emersi  dall’analisi  della  flora  vesuviana  non  sono  del  tutto 
comparabili  con  i  pochi  dati  esistenti  in  letteratura  e  relativi  ad  altri  rilievi 
dell’Appennino  campano. 


P  13.6  % 


H  28.1 


Ch  6.9  % 
HH  0.2  % 


Fig.  4.  -  Spettro  biologico  percentuale  relativo  alla  flora  del  Somma-Vesuvio. 


Non  ci  sembra  neanche  appropriato  un  confronto  con  gli  spettri  biolo¬ 
gici  riportati  per  alcuni  distretti  vulcanici  siciliani  da  diversi  AA.  (Di 
Martino,  1963;  Ferro  e  Funari,  1968,  1970;  Poli  e  Grillo,  1972)  tutti  o 
troppo  distanti  o  con  caratteristiche  sensibilmente  diverse  in  quanto  a  mor¬ 
fologia  ed  altitudine. 

Abbiamo  comunque  ritenuto  utile  riportare  qui  di  seguito  i  dati  rela¬ 
tivi  ai  due  spettri  biologici  che  ci  sono  sembrati  in  qualche  modo  suscetti¬ 
bili  di  un  confronto  con  quello  del  Vesuvio. 


p 

Ch 

H 

G 

T 

HH 

Isole  di  Procida  e 

Vivara  (Caputo,  1964-65) 

13,4 

3,9 

23,6 

11,3 

47,6 

Vesuvio 

13,6 

6,9 

28,1 

9,6 

41,6 

0,2 

Monte  Alburno 
(Moggi,  1955) 

10,9 

8,0 

39,6 

14,2 

27,3 

La  flora  del  Somma-Vesuvio  109 


Come  si  può  desumere  dal  paragone  tra  questi  tre  spettri  le  percentuali  di 
terofite  e  di  emicriptofite  che  si  registrano  nella  flora  vesuviana  sono  inter¬ 
medi  tra  quelli  riportati  per  le  isole  di  Precida  e  Vivara  ed  il  Monte  Alburno.  Un 
simile  dato  ci  appare  abbastanza  normale  soprattutto  qualora  lo  si  metta  in 
relazione  alle  diverse  quote  che  si  raggiungono  nelle  tre  zone. 

Anche  le  differenze  tra  le  percentuali  delle  fanerofite  ci  sembrano 
riconducibili  al  fattore  altitudine;  la  loro  più  alta  percentuale  sul  Vesuvio 
sarebbe  pertanto  da  collegare  all’assenza,  su  questo  monte,  di  una  fascia  di 
vegetazioni  dì  vetta  ~  a  emicriptofìte  e  cam etite  dominanti  -  presente 
sull’Alburno.  Ciò  è  dovuto,  tra  l’altro,  anche  alla  incoerenza  dei  suoli  vesu¬ 
viani  particolarmente  marcata  a  partire  dagli  800  m  di  quota. 

A  quest’ultimo  fattore  sembra  essere  collegata  anche  la  bassa  percen¬ 
tuale  di  geofìte  che  hanno  inoltre  risentito,  specialmente  nelle  zone  basse, 
dei  fenomeni  dovuti  al  disturbo  antropico. 


Tipi  corologici 

Nella  Fig.  5  è  riportato  lo  spettro  corologico  riferito  alle  610  entità 
(incluse  le  specie  coltivate)  presenti  sul  territorio  vesuviano. 


Nedit.  Medit.  Moni,  distribuz.  S-Europ. 

Fig.  5.  -  Spettro  corologico  relativo  alla  flora  del  Somma-Vesuvio. 


110  M.  Ricciardi,  G.G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Dall’esame  del  diagramma  si  può  osservare  come  le  endemiche  siano 
in  numero  di  18  e  rappresentino  quindi  il  3,0%  del  totale;  tali  entità  sono  le 
seguenti: 

Alnus  cordata  (Loisel.)  Loisel. 

Silene  giraldii  Guss. 

Astragalus  glycyphyllos  L.  var.  setiger  Guss. 

Acer  neapolitanum  Ten. 

Micromeria  graeca  (L.)  Bentham  ex  Reichenb.  subsp .fruticulosa  (Bertol.) 

Guinea 

Verbascum  rotundifolium  Ten.  subsp.  rotundifolium 

Antirrhinum  siculum  Miller 

Linaria  purpurea  (L.)  Miller 

Digital is  micrantha  Roth 

Helichrysum  litoreum  Guss. 

Artemisia  variabilis  Ten. 

Centaurea  deusta  Ten. 

Sesleria  nitida  Ten. 

Phleum  ambiguum  Ten. 

A  queste,  sia  pure  con  qualche  incertezza,  si  possono  aggiungere  Ara- 
bis  rosea  DC.  e  Scabiosa  uniseta  Savi  anche  se,  come  accenna  Pignatti 
(1982),  il  loro  areale  non  sarebbe  limitato  al  territorio  italiano. 

Sul  Vesuvio  è  largamente  diffusa  Genista  aetnensis  DC.  che,  come 
avanti  ricordato,  risulta  essere  stata  introdotta  sul  Vesuvio  intorno  al  1906 
(Agostini,  1959)  per  rimboschimento. 

Compare  inoltre  qua  e  là  sui  lapilli  vesuviani  Senecio  aethnensis  Jan 
ex  DC.;  i  semi  di  questa  endemica  sicula,  sempre  secondo  Agostini 
(1.  c.)  sarebbero  pervenuti  sul  Vesuvio  insieme  a  quelli  di  Genista  aet¬ 
nensis. 

Si  tratta  di  entità  quasi  sempre  ad  ampia  diffusione  in  Italia,  con  l’ec¬ 
cezione  di  Silene  giraldii  -  segnalata  solo  per  il  Napoletano  e  in  Sardegna 
presso  il  fiume  Liscia  -  mentre  Micromeria  graeca  subsp.  fruticulosa,  Verba¬ 
scum  rotundifolium  subsp.  rotundifolium  ed  Helichrysum  litoreum  sono  cir¬ 
coscritti  a  poche  zone  dell’Italia  centrale  e  meridionale.  Alcune  di  esse  si 
ritrovano  in  ambienti  diversi  o  sono  diffuse  dalle  falde  alle  cime  dell’intero 
complesso.  Ciò  si  verifica,  ad  esempio,  per  Linaria  purpurea  ed  Artemisia 
variabilis.  Non  di  rado  ci  si  trova  addirittura  di  fronte  a  specie  che  tendono 
a  divenire  sinantropiche  quali  Silene  giraldii  e  Micromeria  graeca  subsp. 
fruticulosa  o  semiruderali  come  Verbascum  rotundifolium  subsp.  rotundifo¬ 
lium ,  Antirrhinum  siculum  e  Centaurea  deusta. 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  111 


Fig.  6.  -  Il  Vesuvio  dalla  città  di  Napoli.  È  visibile  la  portata  dell’espansione  urbana  che  interessa  ormai  larga  parte  delle  falde  del 
Vulcano. 


112  M.  Ricciardi,  G.G.  Aprile,  V  La  Valva  e  G.  Caputo 


Rifacendosi  a  quanto  evidenziato  da  Pignatti  (1979)  sull’evoluzione 
della  .  flora  mediterranea  è  verosimile  che  queste  particolarità  possano 
essere  ricondotte  all’età  relativamente  recente  ed  alla  natura  vulcanica  del 
Somma-Vesuvio.  In  conseguenza  di  ciò  tra  le  entità  che  hanno  popolato 
questo  monte  numerose  sono  le  piante  a  ciclo  vitale  breve  e  di  sovente 
legate  agli  ambienti  antropizzati. 

Le  entità  mediterranee  s.  1.  raggiungono  le  256  unità  e  costituiscono 
quindi  il  42,3%  del  totale.  Tra  di  esse  le  Euri-Mediterranee  in  numero  di 
137  (22,5%)  prevalgono  nei  confronti  delle  Steno-Mediterranee  che  sono 
108  (18,0%),  mentre  appena  11  (1,8%)  sono  le  Mediterraneo-Montane. 

Altro  gruppo  piuttosto  numeroso  è  quello  delle  specie  ad  ampia  distri¬ 
buzione  che  ammontano  a  135  (22,2%).  Questo  dato  può  essere  a  nostro 
avviso  spiegato  dall’elevata  incidenza  delle  aree  agricole  ed  urbanizzate  nei 
paesi  vesuviani  di  cui  è  indice,  tra  l’altro,  il  cospicuo  numero  delle  specie 
avventizie  e  coltivate  che  sono  58  (9,4%). 

Le  Eurasiatiche  s.  1.  sono  a  loro  volta  112  (18,5%);  tale  valore  è 
alquanto  inferiore  a  quello  registrato  da  Moggi  (1955)  per  il  M.  Alburno 
(29,6%).  Va  peraltro  tenuto  presente  che  in  questo  gruppo  di  specie  non 
poche  sono  quelle  proprie  di  ambienti  elevati  che  non  si  realizzano  sul 
Vesuvio.  Sotto  tale  riguardo  va  anche  precisato  che  le  specie  reperibili  oltre 
i  1000  m  di  altitudine  si  riducono  a  pochi  elementi  tipicamente  colonizza¬ 
tori.  Ciò  è  anche  da  collegarsi,  come  abbiamo  avuto  modo  di  dire  più  volte, 
alla  incoerenza  del  substrato  (lapilli,  sabbie,  ceneri)  per  estesi  tratti  oltre 
gli  800  m  di  quota  e  dell’intero  Gran  Cono  Vesuviano  (1281  m). 

Assai  poco  rappresentati,  infine,  i  contingenti  delle  specie  Boreali  ed 
Atlantiche  che  sono  rispettivamente  27  (4,5%)  e  18  (3,0%),  fatto  questo 
peraltro  prevedibile  in  questo  settore  della  penisola  italiana. 

Per  concludere  e  con  tutte  le  riserve  espresse  in  precedenza  per 
quanto  riguarda  l’oggettiva  difficoltà  di  procedere  ad  analisi  comparative  si 
può  ritenere  verosimile  che  il  popolamento  floristico  del  Vesuvio  sia  la 
risultante  in  primo  luogo  della  modesta  elevazione  raggiunta  (m  1281)  e 
dei  periodici  rimaneggiamenti  dovuti  all’attività  eruttiva. 

Un  ruolo  non  indifferente  ha  inoltre  avuto  la  notevole  degradazione 
ambientale  che  si  è  verificata  negli  ultimi  150  anni  e  che  ha  interessato  in 
maggior  misura  i  versanti  meridionali  ed  occidentali  soprattutto  dalla  costa 
a  circa  200  m  di  quota  (Fig.  6). 

Non  va  dimenticato,  infine,  che  questo  complesso  sorge  sulle  rive 
del  Tirreno  e  che  esso,  in  quanto  di  natura  vulcanica,  si  trova  in  posi¬ 
zione  isolata  rispetto  ai  più  prossimi  rilievi  calcarei  della  dorsale  appen¬ 
ninica. 


La  flora  del  Somma-Vesuvio  113 


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INDICE  DEI  GENERI 


Acanthus 

pag. 

75 

Acer 

» 

55 

Achillea 

» 

81 

Acinos 

» 

69 

Adìantum 

» 

17 

Aegilops 

» 

98 

Aeluropus 

» 

93 

Aetheorhiza 

» 

88 

Agave 

» 

91 

Agrimonia 

» 

41 

Agropyron 

» 

98 

Agrostemma 

» 

30 

Agrostis 

» 

99 

Aiianih  us 

» 

55 

A.  ira  , 

» 

100 

Ajuga 

» 

68 

Allium 

» 

89 

Alnus 

» 

22 

Alopecurus 

» 

101 

Amaranthus 

» 

27 

Ambrosia 

» 

80 

Ammi 

» 

61 

Ampelodesmos 

» 

95 

Anagallis 

» 

62 

Anchusa 

» 

67 

Andryala 

» 

86 

Anemone 

» 

33 

Anogramma 

» 

18 

Anthemis 

» 

80 

Anthoxanthum 

» 

101 

Anthriscus 

» 

60 

Anthyllìs 

» 

50 

Antirrhinum 

» 

72 

Aphanes 

» 

41 

Arabidopsis 

» 

36 

Arabis 

» 

36 

Arbutus 

» 

62 

Aretium 

» 

83 

Arenaria 

» 

28 

Arìsarum 

» 

103 

Aristolochia 

pag. 

25 

Arrhenatherum 

» 

99 

Artemisia 

» 

81 

Aram 

» 

103 

Arando 

» 

101 

Asparagus 

» 

90 

Asperala 

» 

64 

Asphodelus 

» 

89 

Asplenium 

» 

18 

Aster 

» 

78 

Asterolinon 

» 

62 

Astragalus 

» 

44 

Atriplex 

» 

27 

Avellinia 

» 

96 

Avena 

» 

98 

Ballota 

» 

68 

Bassia 

» 

27 

Bellis 

» 

79 

Betula 

» 

21 

Bifora 

» 

60 

Biscutella 

» 

37 

Blackstonia 

» 

63 

Blysmus 

» 

104 

Borago 

» 

67 

Brachypodium 

» 

97 

Brassica 

» 

38 

Briza 

» 

93 

Broussonetia 

» 

23 

Bromus 

» 

96 

Bryonia 

» 

58 

Buglossoides 

» 

66 

Bunias 

» 

36 

Bupleurum 

» 

61 

Cabile 

» 

38 

Calamagrostis 

» 

100 

Calamintha 

» 

69 

Calendula 

» 

83 

Calicotome 

» 

42 

Calystegìa 

» 

65 

118  Indice  dei  generi 


Campanula 

pag. 

78 

Capparis 

» 

35 

Capsella 

» 

37 

Capsicum 

» 

71 

Cardamine 

» 

36 

Carduus 

» 

83 

Carex 

» 

104 

Carlina 

» 

84 

Carpesium 

» 

80 

Carpobrotus 

» 

28 

Carthamus 

» 

84 

Castanea 

» 

22 

Catapodium 

» 

95 

Celtis 

» 

23 

Centaurea 

» 

84 

Centaurium 

» 

63 

Centranthus 

» 

76 

Cephalanthera 

» 

106 

Cerastium 

» 

29 

Ceratonia 

» 

42 

Cercis 

» 

42 

Cerinthe 

» 

66 

Cestrum 

» 

71 

Ceterach 

» 

19 

Chaenorhinum 

» 

73 

Chaerophyllum 

» 

60 

Chamomilla 

» 

81 

Cheilanthes 

» 

17 

Chelidonium 

» 

35 

Chenopodium 

» 

26 

Chondrilla 

» 

87 

Chrozophora 

» 

53 

Chrysanthemum 

» 

81 

Cichorium 

» 

85 

Cirsium 

» 

83 

Cistus 

» 

58 

Citrus 

» 

55 

Clematis 

» 

33 

Clinopodium 

» 

70 

Cnicus 

» 

84 

Coleostephus 

» 

81 

Colutea 

» 

44 

Consolida 

» 

33 

Convolvulus 

» 

66 

Conyza 

» 

78 

Cornus 

» 

59 

Coronilla 

» 

51 

Coronopus 

» 

37 

Corrigiola 

Pag. 

30 

Corylus 

» 

22 

Corynephorus 

» 

100 

Crassula 

» 

39 

Crataegus 

» 

42 

Crepis 

» 

88 

Crithmum 

» 

60 

Cruciata 

» 

65 

Crypsis 

» 

102 

Cupressus 

» 

20 

Cuscuta 

» 

65 

Cutandia 

» 

96 

Cyclamen 

» 

62 

Cydonia 

» 

41 

Cymbalaria 

» 

72 

Cymbopogon 

» 

103 

Cynodon 

» 

102 

Cynoglossum 

» 

67 

Cynosurus 

» 

93 

Cyperus 

» 

104 

Cystopteris 

» 

19 

Cytinus 

» 

25 

Cytisus 

» 

43 

Dactylis 

» 

93 

Dactylorhiza 

» 

106 

Daphne 

» 

57 

Dasypyron 

» 

98 

Datura 

» 

71 

Daucus 

» 

61 

Delphinium 

» 

33 

Digitalis 

» 

73 

Digitaria 

» 

102 

Diospyros 

» 

62 

Diplotaxis 

» 

37 

Dipsacus 

» 

77 

Dittrichia 

» 

80 

Draba 

» 

37 

Dryopteris 

» 

19 

Ecballium 

» 

58 

Echinochloa 

» 

102 

Echinophora 

» 

60 

Echium 

» 

67 

Ehrharta 

» 

102 

Epilobium 

» 

59 

Epipactis 

» 

106 

Eragrostis 

» 

102 

Erianthus 

» 

103 

Indice  dei  generi  119 


Erica 

pag. 

62 

Erodium 

» 

52 

Erophila 

» 

37 

Eryngium 

» 

60 

Eryobotrya 

» 

42 

Erysimiim 

» 

36 

Euonymus 

» 

55 

Eupatorium 

» 

78 

Euphorbia 

» 

54 

Fallopia 

» 

26 

Ferula 

» 

61 

Festuca 

» 

95 

Ficus 

» 

23 

Filago 

» 

79 

Foeniculum 

» 

60 

Fragaria 

» 

41 

Fraxinus 

» 

62 

Fumaria 

» 

35 

Galactites 

» 

84 

Galinsoga 

» 

80 

Galium 

» 

64 

Gastridium 

» 

100 

Gaudinia 

» 

99 

Genista 

» 

43 

Geranium 

» 

52 

Gladiolus 

» 

92 

Glaucium 

» 

35 

Glechoma 

» 

69 

Gnaphalium 

» 

79 

Gomphocarpus 

» 

64 

Gossypium 

» 

57 

Hedera 

» 

60 

Hedypnois 

» 

85 

Helianthemum 

» 

58 

Helichrysum 

» 

79 

Heliotropium 

» 

66 

Helleborus 

» 

33 

Herniaria 

» 

30 

Hieracium 

» 

88 

Holcus 

» 

99 

Holoschoenus 

» 

104 

Hordeum 

» 

98 

Humulus 

» 

23 

Hyoscyamus 

» 

71 

Hypericum 

» 

34 

Hypochoeris 

» 

85 

Imperata 

pag. 

103 

Inula 

» 

80 

Ipomoea 

» 

66 

Iris 

» 

91 

Juglans 

» 

21 

Juncus 

» 

92 

Kickxia 

» 

73 

Knautia 

» 

77 

Koeleria 

» 

99 

Laburnum 

» 

42 

Lactuca 

» 

87 

Lagurus 

» 

100 

Lamarckia 

» 

93 

Lamium 

» 

68 

Lapsana 

» 

85 

Lathyrus 

» 

45 

Laurus 

» 

34 

Lavatera 

» 

56 

Legousia 

» 

77 

Lembotropis 

» 

42 

Lemna 

» 

104 

Leontodon 

» 

86 

Leopoldia 

» 

89 

Lepidium 

» 

37 

Ligustrum 

» 

63 

Lilium 

» 

89 

Limodorum 

» 

106 

Linaria 

» 

73 

Linum 

» 

53 

Lithospermum 

» 

66 

Lobularia 

» 

37 

Logfia 

» 

79 

Lolium 

» 

96 

Lonicera 

» 

76 

Lophochloa 

» 

99 

Lotus 

» 

50 

Lunaria 

» 

37 

Lupinus 

» 

43 

Luzula 

» 

92 

Lychnis 

» 

30 

Lycium 

» 

71 

Lycopersicon 

» 

71 

Malus 

» 

41 

Malva 

» 

56 

Marrubium 

» 

68 

120  Indice  dei  generi 


Matthiola 

Pag. 

36 

Medicago 

» 

47 

Melica 

» 

96 

Melilotus 

» 

46 

Melissa 

» 

69 

Mentha 

» 

70 

Mercurialis 

» 

53 

Mespilus 

» 

42 

Micromeria 

» 

69 

Micropyrum 

» 

95 

Mirabilis 

» 

28 

Misopates 

» 

72 

Moehringia 

» 

29 

Morus 

» 

23 

Muscari 

» 

89 

Mycelis 

» 

87 

Myosotis 

» 

67 

Myrtus 

» 

59 

Narcissus 

» 

91 

Nardus 

» 

101 

Neotinea 

» 

105 

Nerium 

» 

64 

Nigella 

» 

33 

Odontites 

» 

74 

Oenothera 

» 

59 

Olea 

» 

63 

Onobrychis 

» 

51 

Onopordon 

» 

83 

Ophioglossum 

» 

17 

Ophrys 

» 

105 

Opuntia 

» 

25 

Orchis 

» 

105 

Origanum 

» 

70 

Ornithogalum 

» 

89 

Ornithopus 

» 

50 

Orobanche 

» 

74 

Oryzopsis 

» 

101 

Ostrya 

» 

22 

Osyris 

» 

24 

Oxalis 

» 

51 

Paliurus 

» 

56 

Pallenis 

» 

80 

Papaver 

» 

35 

Parapholis 

» 

98 

Parentucellia 

» 

74 

Parietaria 

Pag. 

24 

Petrorhagia 

» 

32 

Phagnalon 

» 

79 

Phalaris 

» 

101 

Phillyrea 

» 

63 

Phleum 

» 

101 

Phragmites 

» 

101 

Phytolacca 

» 

28 

Picris 

» 

86 

Pinus 

» 

20 

Pistacia 

» 

55 

Pisum 

» 

46 

Plantago 

» 

75 

Platanthera 

» 

106 

Poa 

» 

93 

Polycarpon 

» 

30 

Polygonum 

» 

25 

Polypodium 

» 

19 

Polypogon 

» 

100 

Polystichum 

» 

19 

Populus 

» 

21 

Portulaca 

» 

28 

Potentina 

» 

41 

Prunella 

» 

69 

Prunus 

» 

42 

Psilurus 

» 

96 

Psoralea 

» 

44 

Pteridium 

» 

18 

Pteris 

» 

17 

Ptilostemon 

» 

83 

Pulicaria 

» 

80 

Punica 

» 

59 

Pyrus 

» 

41 

Quercus 

» 

22 

Ranunculus 

» 

33 

Raphanus 

» 

38 

Rapistrum 

» 

38 

Reichardia 

» 

87 

Reseda 

» 

38 

Rhagadiolus 

» 

85 

Rhamnus 

» 

56 

Ricinus 

» 

54 

Robinia 

» 

44 

Romulea 

» 

91 

Rosa 

» 

40 

Rosmarinus 

» 

70 

Indice  dei  generi  121 


Rubia 

pag. 

65 

Rubus 

» 

40 

Rumex 

» 

26 

Ruscus 

» 

90 

Ruta 

» 

54 

Sagina 

» 

30 

Salix 

» 

20 

Salsola 

» 

27 

Salvia 

» 

70 

Sambucus 

» 

76 

Sanguisorba 

» 

41 

Sanicula 

» 

60 

Saponaria 

» 

32 

Saxifraga 

» 

39 

Scabiosa 

» 

77 

Scandix 

» 

60 

Scilla 

» 

89 

Scleranthus 

» 

30 

Scolymus 

» 

85 

Scrophularia 

» 

72 

Sedum 

» 

39 

Selaginella 

» 

17 

Senecio 

» 

82 

Serapias 

» 

105 

Sesleria 

» 

95 

Setaria 

» 

102 

Sherardia 

» 

64 

Sicyos 

» 

58 

Sideritis 

» 

68 

Silene 

» 

30 

Silybum 

» 

83 

Sinapis 

» 

38 

Sisymbrium 

» 

36 

Smilax 

» 

90 

Smyrnium 

» 

60 

Solanum 

» 

71 

Solidago 

» 

78 

Sonchus 

» 

87 

Sorbus 

» 

41 

Sorghum 

» 

102 

Spartium 

» 

43 

Spergola 

» 

30 

Spergularia 

» 

30 

Spiranthes 

» 

106 

Stachys 

Pag. 

68 

Stellaria 

» 

29 

Symphytum 

» 

67 

Tamus 

» 

91 

Tanacetum 

» 

81 

Taraxacum 

» 

87 

Teline 

» 

43 

Teucrium 

» 

68 

Thymus 

» 

70 

Tilia 

» 

56 

Tolpis 

» 

85 

Torilis 

» 

61 

Trachelium 

» 

78 

Tragopogon 

» 

85 

Tribulus 

» 

53 

Trifolium 

» 

48 

Trigonella 

» 

47 

Trisetaria 

» 

99 

Tub  eraria 

» 

58 

Tussilago 

» 

82 

Ulex 

» 

43 

Ulmus 

» 

23 

Umbilicus 

» 

39 

Urospermum 

» 

86 

Urtica 

» 

24 

Valantia 

» 

65 

Verbascum 

» 

71 

Verbena 

» 

67 

Veronica 

» 

73 

Viburnum 

» 

76 

Vi  ci  a 

» 

44 

Vinca 

» 

64 

Viola 

» 

57 

Viscum 

» 

25 

Vìtis 

» 

56 

Vulpia 

» 

94 

Wolffia 

» 

104 

Xanthium 

» 

80 

Ziziphus 

» 

56 

Presentata  nella  tornata  del  23  aprile  1986 
Accettata  il  9  giugno  1987 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 

voi.  XCV,  1986,  pp.  123-139,  figg.  7,  tab.  1 


Gli  eventi  sismici  del  maggio  1984  in  Abruzzo; 
una  possibile  sequenza:  evento  principale  -  repliche 
precursori  -  evento  principale  -  repliche 

Nota  di  Mario  Ferri  (*)  e  Antonella  Gorini(*) 
presentata  dai  soci  Gennaro  Corrado  e  Giovanna  Berrino 


Riassunto.  —  In  questo  lavoro  sono  stati  analizzati  i  parametri  focali  della 
sequenza  sismica  del  maggio  1984,  in  Abruzzo. 

La  distribuzione  spaziale  degli  eventi  mostra  una  concentrazione  degli  epicentri 
in  un’area  compresa  tra  le  regioni  dell’Abruzzo  e  del  Lazio.  Il  primo  evento  prin¬ 
cipale,  avvenuto  alle  ore  17:49  GMT  del  7  Maggio  1984  (MI  =  5.2),  è  localizzato  tra 
S.  Donato  Val  Cornino  e  Alfedena  (0  =  41°43.83',  A  =  13°52.87');  successivamente 
il  giorno  11  si  è  avuto  un  secondo  evento  di  notevole  energia  (MI  =  5.0)  che  risulta 
spostato  rispetto  al  primo  di  circa  7  km  in  direzione  NE. 

L’evoluzione  temporale,  analizzata  in  dettaglio,  evidenzia  la  presenza  di  una 
sequenza  multipla  interpretata  come  sequenza  del  tipo:  Evento  principale  -  repliche 
-  precursori  -  evento  principale  -  repliche. 

Il  calcolo  dell’energia  rilasciata  e  del  parametro  b  della  relazione  Gutenberg- 
Richter  rientrano  nei  valori  standard  ottenuti  per  altre  sequenze  sismiche  appenni¬ 
niche. 

Infine  vengono  formulate  due  possibili  ipotesi  di  correlazione  tra  i  dati  sismici  e 
l’assetto  strutturale  dell’area: 

1)  Due  strutture  geologiche  attivate  separatamente  dai  due  eventi  del  7  e 
dell’11  maggio. 

2)  L’evento  principale  del  7  maggio  innescherebbe  in  una  struttura  singola  una 
fratturazione  multipla. 

Summary.  —  An  earthquake  with  a  locai  magnitude  M  =  5.2  occurred  in 
Abruzzo  (Italy)  on  May  7,  1984.  The  main  shock  was  located  between  S.  Donato  Val 
Cornino  and  Alfedena  (Lat  =  41° 43.83',  Long  =  13°52.87').  The  portable  seismic 
network  brought  into  operation  in  thè  epicentral  area  has  allowed  a  precise  location 
of  thè  aftershocks.  Another  event  with  M  =  5.0  occurred  on  May  11,  1984  about  7 
km  northeast  of  thè  fìrst  main  shock;  it  was  followed  by  a  large  number  of  after¬ 
shocks  and  several  events  with  magnitudes  of  about  4  or  greater  were  detected. 

The  time  history  of  thè  earthquake  series  in  May  ’84  suggests  thè  possibility  of 
a  multiple  sequence:  main  shock  -  aftershocks  -  foreshocks  -  main  shock  -  after¬ 
shocks. 


(*)  Osservatorio  Vesuviano  -  Ercolano  (Napoli). 


124  M.  Ferri  e  A.  Gorini 


Both  thè  b  value  in  thè  Gutenberg-Richter  frequency-magnitude  law  (Log  N  = 
a-bM )  and  energy  release  show  standard  values  for  tectonic  shocks. 

The  analysed  source  parameters  of  thè  total  sequence  could  be  interpreted  in 
two  different  ways: 

-  Two  geological  structures  activated  separately  by  thè  main  shocks  of  May  7 
and  11,  respectively. 

-  The  main  shock  of  7  May  1984  could  be  related  to  a  multiple  fracture  into  a 
single  geological  structure. 


Introduzione 

Nel  maggio  1984,  una  vasta  area  dell’Appennino  Centro-Meridionale 
tra  i  Monti  della  Meta,  la  Marsica  meridionale  e  la  Val  Roveto,  è  stata  inte¬ 
ressata  da  una  sequenza  sismica  con  due  eventi  principali:  il  primo,  il 
giorno  7  alle  ore  17:49  GMT,  M,=  5.2  (I.N.G.),  Ms  =  5.8  (NEIS);  ed  il 
secondo,  il  giorno  11  ore  10:41  GMT,  Mt  =  5.0  (I.N.G.),  Ms=  5.2  (NEIS). 

I  due  eventi  furono  avvertiti  fino  ad  una  distanza  di  circa  150  km  con 
un’intensità  massima  valutata  del  VII0  M.K.S.  per  l’evento  del  7  maggio 
(Branno  et  al.,  1985). 

L’epicentro  del  primo  evento  è  stato  ubicato,  in  via  preliminare, 
dall’Istituto  Nazionale  di  Geofìsica  (I.N.G.)  a  S.  Donato  Val  Cornino 
(0  =  41°43.83',  A.  =  13° 52.87')  e  su  questa  base,  nei  giorni  successivi, 
sono  state  posizionate  dall’I.N.G.,  dall’ENEA  e  dall’Osservatorio  Vesuviano 
(O.V.),  alcune  stazioni  sismiche  mobili  per  poter  migliorare  l’informazione 
locale  attraverso  uno  studio  più  dettagliato  della  sequenza  sismica. 


Analisi  dei  dati 

a)  Distribuzione  spaziale  degli  eventi 

Il  giorno  successivo  al  primo  evento  sono  state  installate  dall’O.V.  11 
stazioni  sismiche  temporanee  con  una  copertura  omogenea  dell’area  epi- 
centrale  (Fig.  1).  Di  esse,  8  erano  digitali,  fornite  dall’Università  del 
Winsconsin  (USA),  e  3  analogiche  con  registrazione  su  nastro  magne¬ 
tico.  Due  di  queste  ultime,  a  componente  verticale,  furono  installate  a 
Scanno  (SCA)  e  a  Forlì  del  Sannio  (FDS)  ed  una,  a  tre  componenti,  a 
Roccaraso  (RCS). 

Le  stazioni  analogiche  hanno  operato  fino  al  13  maggio  mentre  quelle 
digitali  hanno  funzionato  fino  al  18  maggio  (Del  Pezzo  et  al.,  1985). 


RCS 


Gli  eventi  sismici  del  maggio  1984  in  Abruzzo,  ecc.  125 


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Fig.  1.  —  Distribuzione  stazioni  sismiche  nell’area  epicentrale. 


126  M.  Ferri  e  A.  Gorini 


Unitamente  ai  dati  raccolti  dalla  rete  temporanea,  sono  stati  utilizzati, 
per  le  elaborazioni  successive,  i  dati  delle  stazioni  di  Duronia  (DUI)  e  S. 
Donato  Val  Cornino  (SDÌ)  della  rete  sismica  nazionale  delFI.N.G.  e  le  sta¬ 
zioni  di  S.  Gregorio  Matese  (SGG)  e  M.  Massico  (MM1)  della  rete  sismica 
regionale  delPO.V.  Pur  disponendo  di  dati  relativi  a  stazioni  più  lontane,  si 
è  preferito  non  inserirle  nelle  localizzazioni  ipocentrali  per  motivi  di  omo¬ 
geneità  dei  dati. 

Sono  stati  localizzati  762  eventi  (Fig.  2),  utilizzando  il  programma  di 
calcolo  HYP0  71  modificato  (Lee-Lahr,  1975),  con  un  modello  di  velocità 
che  deriva  dall’interpretazione  di  profili  di  sismica  a  rifrazione  profonda 
relativi  all’area  considerata  (Nicolich,  1981). 

La  Fig.  2  riporta  la  distribuzione  epicentrale  degli  eventi  meglio  loca¬ 
lizzati  cioè  quelli  di  classe  A  e  B,  secondo  i  criteri  adottati  in  HYP0  71.  Gli 
epicentri  risultano  concentrati  tra  S.  Donato  V.  Cornino  ed  Alfedena,  in 
particolare  l’evento  dell’ll  maggio  (0  =  41°43.29,  À=13°55.55)  è  spo¬ 
stato  di  ca  7  km  in  direzione  NE  rispetto  a  quello  del  7  maggio.  Bisogna 
considerare  che  per  questo  evento  la  localizzazione  è  meno  accurata  di 
quella  dell’ll  in  quanto  mancano  i  dati  relativi  alle  stazioni  mobili  instal¬ 
late  solo  l’8  maggio;  se  tale  distanza  è  confermata,  si  potrebbe  ipotizzare  la 
presenza  di  una  faglia  antiappenninica  in  un’unica  struttura  geologica. 

I  fuochi  dei  due  eventi  principali  risultano  a  profondità  di  17  km  e  15 
km  rispettivamente;  tali  valori  sono  paragonabili  alle  profondità  di  molte 
sequenze  sismiche  appenniniche  (Deschamps  et  al. ,  1983-1984,  Del  Pezzo 
et  al.,  1983).  Per  definire  nello  spazio  le  strutture  sismicamente  attive,  gli 
ipocentri  sono  stati  proiettati  su  piani  verticali  con  orientamenti:  S-N,  SE- 
NW,  SW-NE  (Fig.  3);  in  particolare  quest’ultimo  mostra  più  chiaramente 
un  possibile  trend  anti-appenninico  dei  fuochi. 

b)  Distribuzione  temporale  degli  eventi 

La  sequenza  sismica  dell’Abruzzo  è  stata  considerata  da  Console  et 
al.  (1984)  come  «sequenza  doppia»,  cioè  costituita  da  due  scosse  principali 
a  magnitudo  comparabile.  Questa  tipologia  è  riportata  da  utsu  (1970)  e 
prevede  le  seguenti  distribuzioni  temporali: 

0)  Eventi  isolati  senza  repliche 

1)  Evento  principale  -  Repliche 

2)  Precursori  -  evento  principale  -  repliche 

3)  Eventi  a  sciami 

con  un  ulteriore  suddivisione  A,  B,  C  che  si  riferisce  rispettivamente  ad: 
evento  singolo,  eventi  doppi  0  multipli  (Fig.  4). 


Gli  eventi  sismici  del  maggio  1984  in  Abruzzo,  ecc.  127 


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Fig.  2.  -  Mappa  degli  epicentri  con  classi  di  qualità  A  e  B  (secondo  HYP0  71)  e  modello  di  velocità  utilizzato  per  le  localizzazioni. 


128  M.  Ferri  e  A.  G orini 


25 


Gli  eventi  sismici  del  maggio  1984  in  Abruzzo ,  ecc.  129 


Fio.  3.  —  Distribuzioni  ipocentrali  con  orientazioni:  SN,  SE-NW,  SW-NE.  Le  dimen¬ 
sioni  dei  quadrati  sono  proporzionali  alle  magnitudo  e  sono  relativi  agli 
eventi  sismici  di  classi  A  e  B  (secondo  HYP0  71). 


Per  poter  inquadrare  la  sequenza  esaminata  in  uno  dei  tipi  descritti  è 
stata  fatta  un’analisi  della  frequenza  oraria  degli  eventi,  per  il  periodo  7-13/ 
5,  dalla  quale  si  può  osservare  il  seguente  andamento  (Fig.  5): 

—  Due  piccole  sequenze  (nn.  1  e  2)  caratterizzate  da  un  andamento 
del  tipo  1  (Evento  principale  -  repliche)  con  rapidi  decrementi  dell’attività 
sismica,  dopo  il  picco  iniziale. 

-  La  sequenza  3  è  quella  che  risulta  più  simile  al  tipo  2:  precursori  - 
evento  principale  -  repliche;  infatti  il  10  maggio  l’attività  riprende  con  il 
verificarsi  di  due  eventi  con  magnitudo  3.3  e  3.4,  probabili  precursori  della 
seconda  scossa  princpale  del  giorno  11,  seguita  da  una  «crisi  sismica», 
della  durata  di  circa  20  ore,  durante  la  quale  si  sono  verificati  numerosi 
eventi  di  magnitudo  M,  >  =4. 

-  Le  sequenze  4  e  5  si  possono  paragonare  al  tipo  1. 

Questa  suddivisione  è  anche  in  buon  accordo  con  la  distribuzione  di 
Omori  rappresentata  dalla  ben  nota  legge: 


Log  (n)  =  K- p  Log  (0 


130  M.  Ferri  e  A.  Gorini 


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2 

Foreshock-main  shock-  after shock 

3 

Swarm 

Fig.  4.  —  Tipi  di  sequenze  sismiche  (da  UTSU,  1970). 
0  :  Eventi  isolati  senza  repliche 

1  :  Evento  principale  -  repliche 

2  :  Precursori  -  Evento  principale  -  Repliche 

3  :  Eventi  a  sciami 


FREQUENZA  ORARIA 


Gli  eventi  sismici  del  maggio  1984  in  Abruzzo,  ecc.  131 


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132  M.  Ferri  e  A.  Gorini 


in  cui  n  è  il  numero  di  repliche  osservate  in  un  prescelto  intervallo  di  tempo  e  t 
è  il  valore  centrale  di  tale  intervallo.  Il  coefficiente  p  rappresenta  la  velocità  di 
decadimento  dell’attività  sismica  nel  tempo  e  quindi  un  importante  caratteri¬ 
stica  per  una  sequenza  del  tipo  1:  evento  principale  -  repliche. 

I  valori  di  p,  calcolati  col  metodo  dei  minimi  quadrati  per  le  sequenze 
1,  2,  4  e  5  di  Fig.  5  sono  riportati  nella  seguente  tabella: 


Sequenza 


P 


1 

2 

4 

5 


0.93  ±  0.06 
0.88  ±  0.10 
0.92  ±  0.10 
0.90  ±  0.09 


Le  stime  ottenute  per  le  suddette  sequenze  rientrano  nei  limiti  relativi 
a  quelle  del  tipo  1  per  la  quale  la  relazione  di  Omori  prevede  dei  valori 
compreso  tra  0.9  e  1.1  (Ranalli,  1969). 

La  presenza  di  eventi  di  moderata  energia  alfinterno  della  sequenza  3 
e  l’anomalo  decadimento  dell’attività  sismica  che  non  decresce  in  modo 
uniforme  potrebbe  indicare  un  meccanismo  di  liberazione  di  energia  molto 
complesso. 

Globalmente  la  sequenza  completa  si  presenta,  quindi,  a  carattere 
multiplo,  cioè  partendo  dal  tipo  1 B2  della  classificazione  di  utsu  (1970), 
con  un’analisi  più  dettagliata,  si  articola  in  più  tipologie,  rientrando,  cioè, 
nel  tipo  2  ed  evolvendosi  fino  al  tipo  2  B2  o  perfino  al  tipo  2  C. 

Una  possibile  ipotesi  interpretativa  per  questa  distribuzione  potrebbe 
essere  la  seguente: 

L’evento  del  7  maggio  innesca  una  prima  struttura  intorno  alla  quale 
si  concentrano  le  repliche;  successivamente  un’altra  piccola  sequenza 
muove  una  struttura  adiacente  a  quella  della  scossa  principale.  Precursori 
localizzati  già  nell’area  del  secondo  evento  (11  maggio)  si  verificano  lungo 
la  stessa  direttrice  con  la  relativa  serie  di  repliche.  Infine  altre  piccole 
sequenze  innescano  fratture  adiacenti  alla  zona  di  rottura  principale. 

Questa  ipotesi  non  è  però  suffragata  dai  dati  sulla  distribuzione  spa¬ 
ziale  degli  eventi  in  quanto  gli  epicentri,  come  già  evidenziato,  sono  abba¬ 
stanza  concentrati  e  non  consentono  una  discriminazione  strutturale  così 
dettagliata,  in  un’area  di  dimensioni  limitate. 


Gli  eventi  sismici  del  maggio  1984  in  Abruzzo,  ecc.  133 


c)  Energia  rilasciata  e  relazione  Gutenberg-Richter 

La  magnitudo  locale  degli  eventi  sismici  analizzati  è  stata  valutata  in 
base  alla  durata  dei  sismogrammi  ed  in  Tab.  1  sono  riportati  gli  eventi  ad 
energia  più  elevata  con  M,  >  =  3.0.  L’energia  sismica  rilasciata  da  un  terre¬ 
moto  è  in  relazione  alla  magnitudo  locale  Mh  attraverso  la  legge  di  Guten- 
berg-Richter  (1942): 

Log  E  =  9.9  +  1.9  M,  -  0.024  M } 

La  radice  quadrata  dell’energia  sismica  è  rappresentativa  dello  strain 
rilasciato  dall’evento. 

Il  diagramma  di  Fig.  6,  che  riporta,  a  partire  dall’evento  del  7  mag¬ 
gio,  il  rilascio  cumulativo  dello  strain  nel  tempo,  mostra  tre  salti  che 
corrispondono,  rispettivamente,  all’evento  del  7  maggio,  a  quello  dell’11 
maggio  con  le  relative  repliche  ed  alla  «crisi»  del  periodo  11-12  mag¬ 
gio;  il  successivo  appiattimento  è  dovuto  alla  drastica  diminuzione  dell’atti¬ 
vità  sismica. 

La  distribuzione  cumulativa  delle  repliche  rispetto  alla  magnitudo  può 
essere  analizzata  attraverso  la  relazione: 

Log  N  =  a  —  b  M 

dve  N  è  il  numero  di  eventi  con  magnitudo  maggiore  o  uguale  ad  M  ed  a  e 
b  sono  delle  costanti.  Il  parametro  a  varia  sensibilmente  da  regione  a 
regione  e  dipende  dal  locale  livello  di  attività  sismica,  mentre  il  parametro 
b  è  in  relazione  alle  caratteristiche  del  mezzo  ed  alle  variazioni  dello  sforzo 
locale  (Mogi,  1963). 

I  valori  del  parametro  b  ottenuti  utilizzando  i  dati  prima  e  dopo 
l’evento  dell’ 11  maggio  sono  entrambi  prossimi  all’unità  (Fig.  7),  rien¬ 
trando  nella  norma  per  altre  sequenze  sismiche  osservate  nel  mondo 
(Page,  1968;  Ranalli,  1970). 

Le  stime  ottenute  differiscono,  per  gli  stessi  periodi,  da  quelli  riportati 
da  Console  et  al.  (1984)  come  si  rivela  dalla  seguente  tabella: 


Periodo  7-11/5 

b  =  1.10  ±  0.03 
b  =  0.74 


(Console  et  al) 


Periodo  11-31/5 
b  =  0.93  ±  0.02 
b  =  1.03 


134  M.  Ferri  e  A.  Gorini 


TABELLA  1 

Elenco  degli  eventi  sismici  con  magnitudo  >  =  3.0.  N.  =  numero  progressivo  - 


Data  (anno, 

mese, 

giorno, 

ora,  minuto) 

-  M,= 

Magnitudo  locale 

N. 

DATA 

Mi 

(A  M  G  H  M) 

1: 

8405071749 

5.2 

31: 

8405111131 

3.2 

61: 

8405120111 

3.9 

2: 

8405071759 

3.0 

32: 

8405111148 

3.6 

62: 

8405120213 

3.9 

3: 

8405071807 

4.0 

33: 

8405111153 

3.8 

63: 

8405120313 

3.0 

4: 

8405071823 

3.1 

34: 

8405111159 

3.2 

64: 

8405120332 

3.2 

5: 

8405071826 

3.5 

35: 

8405111203 

3.4 

65: 

8405120340 

3.3 

6: 

8405071905 

3.1 

36: 

8405111205 

3.1 

66: 

8405120411 

3.6 

7: 

8405072103 

3.3 

37: 

8405111210 

3.0 

67: 

8405120421 

3.0 

8: 

8405072107 

3.5 

38: 

8405111221 

3.1 

68: 

8405120456 

4.1 

9: 

8405072127 

3.4 

39: 

8405111253 

3.0 

69: 

8405120545 

4.0 

10: 

8405080123 

3.7 

40: 

8405111304 

3.3 

70: 

8405121402 

3.4 

11: 

8405080238 

3.0 

41: 

8405111314 

4.3 

71: 

8405121428 

3.5 

12: 

8405080346 

4.3 

42: 

8485111339 

4.3 

72: 

8405121644 

3.7 

13: 

8405080701 

3.3 

43: 

8405111343 

3.5 

73: 

8405122043 

3.5 

14: 

8405081222 

3.0 

44: 

8405111402 

3.2 

74: 

8405122218 

3.0 

15: 

8405081230 

3.0 

45: 

8405111456 

3.2 

75: 

8405122237 

3.8 

16: 

8405081511 

3.1 

46: 

8405111622 

3.0 

76: 

8405140031 

3.1 

17: 

8405081757 

3.0 

47: 

8405111637 

3.3 

77: 

8405140438 

3.1 

18: 

8405081858 

3.0 

48: 

8405111639 

4.3 

78: 

8405140559 

3.2 

19: 

8405082058 

3.0 

49: 

8405111701 

3.5 

79: 

8405140723 

3.0 

20: 

8405082352 

3.1 

50: 

8405111714 

3.0 

80: 

8405140901 

3.1 

21: 

8405101631 

3.3 

51: 

8405111819 

3.3 

81: 

8405141634 

3.5 

22: 

8405102144 

3.4 

52: 

8405112002 

3.3 

82: 

8405141938 

3.0 

23: 

8405111041 

5.0 

53: 

8405112004 

3.1 

83: 

8405162224 

3.2 

24: 

8405111050 

4.2 

54: 

8405112043 

3.3 

84: 

8405182021 

3.0 

25: 

8405111053 

3.0 

55: 

8405112111 

3.0 

85: 

8405192111 

3.1 

26: 

8405111057 

3.0 

56: 

8405112158 

3.5 

86: 

8405192158 

3.0 

27: 

8405111115 

3.4 

57: 

8405112335 

3.9 

87: 

8405192358 

3.3 

28: 

8405111119 

3.0 

58: 

8405120008 

4.1 

88: 

8405200905 

3.0 

29: 

8405111122 

3.0 

59: 

8405120013 

3.5 

30: 

8405111126 

4.2 

60: 

8405120108 

3.3 

RILRSCIO  DI  DEFQRMPZIONE 

ABRUZZO  (Maggio  1984) 


Gli  eventi  sismici  del  maggio  1984  in  Abruzzo ,  ecc. 


o 


cn 

cn 

fO 


G\ 

CN 


CN 


in 

CN 


m 

CN 


CX> 


r- 


m 


u 


0> 

m 

o 

o 

+ 

+ 

« 

w 

in 

o 

CN 

CN 

cr> 

o 

o 

•4- 

+ 

w 

w 

LO 

o 

vi 

tH 

CD 

o  o 

+ 

w 

o 

m 


135 


Fio.  6.  —  Grafico  cumulativo  del  rilascio  di  deformazione  calcolato  in  base  alle  magnitudo  degli  eventi  occorsi  nel  periodo  7-31 
Maggio  1984. 


136  M.  Ferri  e  A.  Gorini 


LEGGE  GUTENBERG  -  RICHTER 


ABRUZZO  (7-11  Maggio) 

Log  N 

3 . 0 
2.  5 
2.0 
1  .  5 
1 . 0 
0.5 
0.0 
0.5 

1  .  5  2.0  2.5  3.0  3.5  4.0  4.5  5.0 


Log  N 


a 

b 


IH 


4.61  t  0.09 
1.10  ±  0.03 

0.99 


MAGNITUDO 


LEGGE  GUTENBERG-RI CHTER 


Log  N 


ABRUZZO  (11-31  Maggio) 


4.59  ±  0.06 
0.93  ±  0.02 

0.99 


MAGNITUDO 

Fig.  7.  —  Relazioni  magnitudo-frequenza  cumulative,  calcolate  neirintervallo  di 
linearità  2 .4-4.3.  Sono  riportati  i  valori,  per  i  due  periodi  analizzati,  dei 
coefficienti  della  relazione  Gutenberg-Richter  (a  e  b)  ed  il  relativo  coeffi¬ 
ciente  di  correlazione  (|r|). 


Gli  eventi  sismici  del  maggio  1984  in  Abruzzo,  ecc.  137 


Queste  differenze  potrebbero  essere  attribuite  al  diverso  set  di  dati 
considerato;  infatti  nel  lavoro  citato  si  fa  riferimento  soltanto  agli  eventi 
relativi  alle  stazioni  della  rete  sismica  nazionale  (I.N.G.)  e  quindi  con  una 
minore  informazione  sulla  sismicità  di  più  bassa  energia  deducibile  dalle 
stazioni  sismiche  mobili  installate  subito  dopo  l’evento  del  7  maggio. 


Conclusioni 

La  sequenza  sismica  in  Abruzzo  si  presenta  abbastanza  complessa  e  di 
non  facile  interpretazione  in  relazione  alle  strutture  geologiche  presenti 
nell’area  epicentrale.  La  storia  geologica  dell’Appennino  centrale  è  infatti, 
condizionata  dalla  presenza  della  piattaforma  carbonatica  abruzzese-laziale, 
che  nelle  fasi  tettoniche  principali  è  stata  notevolmente  disarticolata  con 
generale  vergenza  ad  E  ed  a  NE  (Ogniben  -  editor ,  1975).  La  distribuzione 
spazio-temporale  degli  eventi  sismici  e  la  valutazione  dell’energia  rilasciata 
sono  particolarmente  indicative  per  poter  formulare  due  possibili  interpre¬ 
tazioni. 

La  prima  prevede  la  presenza  di  due  strutture  geologiche  distinte, 
attivate  dai  due  eventi  principali  (7  e  11  maggio).  L’evoluzione  tempo¬ 
rale  degli  eventi  verrebbe,  in  questo  caso,  interpretata  nel  modo  clas¬ 
sico  di  sequenza  del  tipo  1:  evento  principale  e  repliche  ad  esso  asso¬ 
ciate. 

La  seconda  ipotesi  associa  questa  sequenza  ad  un’unica  struttura  geo¬ 
logica  nella  quale  sia  avvenuta  una  fratturazione  multipla  evolutasi  nel 
tempo  a  partire  dall’evento  del  7  maggio.  Potrebbe  essersi  verificato  quanto 
segue:  nell’area  fratturata  dalla  prima  scossa,  ad  elevata  energia,  si  sono 
innescate  una  serie  di  fratture  attivate  da  altri  eventi  sismici  che  diven¬ 
tano,  a  loro  volta,  eventi  principali  di  piccole  sequenze  sismiche  con  il 
risultato  di  uno  spostamento  della  zona  di  frattura  in  direzione  antiap- 
penninica. 

L’intervallo  di  tempo  intercorso  tra  i  due  eventi  principali  (circa  4 
giorni)  non  è  isolato  nella  storia  sismica  dell’area.  Dal  Catalogo  sismico 
I.N.G.  (1984)  risulta,  infatti,  che  nel  1720  e  nel  1973  si  sono  verificati,  a 
distanza  di  alcuni  giorni,  eventi  sismici  doppi  con  intensità  paragonabili 
(VI0 -VII0  grado  M.C.S.). 

Questa  modalità  di  rilascio  di  energia  è  però  abbastanza  insolita  rispetto 
alle  analisi  di  utsu  (1970)  sulle  sequenze  doppie  del  tipo  B,  in  Giappone,  nelle 
quali  si  rileva  un  breve  intervallo  di  tempo  tra  le  scosse  principali,  a  magnitudo 
comparabile,  dell’ordine  dei  minuti  o  di  pochissime  ore.  Viceversa,  in  altre 


138  M.  Ferri  e  A.  Gorini 


sequenze  sismiche  come  quella  cominciata  nel  maggio  1976  in  Friuli  (Italia),  si 
sono  verificati  due  eventi  sismici  di  energia  comparabile  distanziati  di  alcuni 
mesi,  il  primo,  il  7  maggio  1976  (MAW  =  6.4)  ed  il  secondo,  il  15  settembre 
dello  stesso  anno  (MAW=  6.1)  (Finetti  et  al.,  1979). 

Si  verificano,  quindi  tre  possibili  condizioni  nell’evoluzione  temporale 
di  sequenze  «doppie»;  pochi  minuti  o  ore  (Giappone),  alcuni  giorni 
(Abruzzo)  o  mesi  (Friuli). 

Il  tempo  intercorso  tra  due  eventi  principali  è  certamente  funzione 
delle  modalità  e  della  velocità  di  accumulo  dell’energia  sismica  nel  mezzo, 
che  sono  da  mettere  in  relazione  al  campo  di  sforzi  collegato  alle  strutture 
principali  presenti  nell’area  interessata  da  una  possibile  sequenza  sismica. 


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Presentata  nella  tornata  del  29  novembre  1985 
Accettata  il  21  dicembre  1986 


. 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 
voi.  XCV,  1986,  pp.  141-154 


Resoconto  avifaunistico  dell’Isola  di  Capri  (*) 

Nota  del  socio  Maurizio  Fraissinet(**)  e  di  Maria  Grotta  (**) 


Riassunto .  —  Gli  AA.  riportano  un  elenco  sistematico  di  135  specie  osservate 
all’isola  di  Capri  dal  1974,  comprese  quelle  di  comparsa  accidentale.  Le  osservazioni 
sono  state  dapprima  discontinue,  ma  dal  1980  sono  divenute  mensili  e  regolari.  Par¬ 
ticolarmente  numerose  sono  risultate  le  specie  migratrici  rispetto  a  quelle  nidifi¬ 
canti.  Tra  le  prime  vengono  segnalate  anche  specie  rare  ed  interessanti  quali 
Cicogna  nera,  Cicogna  bianca,  Falco  pescatore  e  Gufo  di  palude.  Ciò  mette  in  evi¬ 
denza  l’importanza  dell’isola  di  Capri  quale  punto  di  transito  e  di  sosta  per  gli 
uccelli  migratori.  Accanto  alle  specie  rinvenute  viene  riportato  l’elenco  delle  specie 
segnalate  nel  secolo  scorso  e  mai  più  osservate  nel  corso  dell’attuale.  Capri,  infatti,  dal 
finire  del  secolo  scorso  ad  oggi  è  stata  fatta  oggetto  di  vari  studi  di  carattere  ornitologico 
e  il  presente  lavoro  costituisce  un  resoconto  aggiornato  dell’avifauna  caprese. 

Summary.  —  The  Authors  report  a  sistemale  list  of  135  species,  compóse  acci- 
dentals,  observed  on  Capri  Island  from  1974  to  1980  irregularly,  and  from  1980 
onward  with  regular  monthly  surveys.  Particularly  numerous  were  migratory  species 
confronted  with  nesting  ones.  Among  thè  migrants  must  be  pinpointed,  rare  and 
interesting  species  such  as  Black  Stork,  White  Stork,  Osprey  and  Marsh  Owl.  This  is 
an  evidence  of  thè  importance  of  Capri  Island’s  as  a  transit  and  resting  site  for 
migratory  birds.  Besides  thè  surveyed  species,  herein  are  reported  thè  list  of  species 
observed  during  19th  century  and  never  more  recorded.  Infact  from  thè  end  of  19th 
century  until  today  Capri  Island’s  avifauna  has  been  investigated  in  various  studies 
and  this  study  aims  to  be  up-to-date  report  about  Capri  avifauna. 


Introduzione 

Fin  dalla  fine  del  secolo  scorso  numerosi  sono  gli  studi  sull’avifauna  di 
Capri,  che  diventa  così  un’eccezione  nella  scarsità  di  dati  storici  per  l’orni¬ 
tologia  campana  (S.  e  N.  de  Luca,  1840;  Koenig,  1886;  Giglioli,  1890; 


(*)  Contributo  n.  76  del  programma  di  ricerche  del  Gruppo  Eco-Etologico 
dell’Istituto  e  Museo  di  Zoologia  -  Università  di  Napoli. 

(**)  Istituto  e  Museo  di  Zoologia  -  Università  degli  Studi  di  Napoli  -  Via  Mezzo¬ 
cannone,  8  -  80134  Napoli. 


142  M.  Fraissinet  e  M.  Grotta 


Palos,  1911;  Tucker,  1927;  Edelstam  et  al.,  1963;  Milone  e  Grotta,  1983; 
Fraissinet  e  Caputo,  1984;  Fraissinet,  1985;  Gustin  et  al.,  1985). 

Altre  notizie  sono  riportate,  inoltre,  dal  Moltoni  nel  suo  lavoro 
sulPisola  di  Ischia  (1968). 

Dal  1956  al  1961  alcuni  studiosi  svedesi  hanno  svolto  attività  di  ina¬ 
nellamento  (Edelstam  et  al.,  1963),  ripresa  recentemente  da  alcuni  soci 
della  LIPU  (Gustin  et  al,  1985). 

Negli  ultimi  sei  anni  sono  stati  raccolti  numerosi  dati  soprattutto  da  alcuni 
ricercatori  del  nostro  gruppo  di  lavoro  che  frequentano  assiduamente  l’isola  in 
quanto  rappresenta  la  più  importante  area  di  nidificazione  del  Gabbiano  reale 
(Larus  cachinnans)  in  Campania  (Milone  e  Grotta,  in  stampa). 

Tale  lavoro  intende  fare  il  punto  sulle  specie  ornitiche  di  Capri  a  circa 
un  secolo  dall’ultimo  resoconto  completo  del  Giglioli  (1890). 


Area  di  studio 

L’isola  di  Capri  (prov.  di  Napoli)  è  posta  a  17  miglia  da  Napoli  e  da 
Ischia,  a  4  miglia  da  Punta  Campanella.  Si  colloca  a  SE  nel  Golfo  di 
Napoli,  con  una  latitudine  di  40° 32' 45";  la  differenza  in  longitudine  con 
MM  è  di  1°  30'  16". 

La  superfìcie  è  di  10,40  kmq.  L’isola  è  di  natura  prevalentemente  cal¬ 
carea  e  raggiunge  la  punta  più  alta  con  il  Monte  Solare  di  589  metri. 

Capri  è  oggi  fortemente  antropizzata  e  conserva  zone  verdi  a  macchia 
mediterranea  (gariga,  macchia  bassa  e  alta,  lecceta)  in  pochi  punti.  Sono 
presenti  anche  zone  coltivate,  soprattutto  a  viti  e  ortaggi,  e  piccole  pinete, 
nonché  numerosi  giardini  anche  con  essenze  esotiche. 


Metodi 

Le  osservazioni  sono  state  condotte  in  modo  irregolare  eccetto  nel 
periodo  della  nidificazione  (marzo-luglio)  dal  1974. 

Dal  1980  i  rilevamenti  mensili  sono  stati  compiuti  tutto  l’anno  eccetto 
il  mese  di  agosto. 

Le  osservazioni  compiute  in  mare  riguardano  un’area  con  una  profon¬ 
dità  di  circa  1,5  km  dalla  costa  dell’isola. 

L’elenco  delle  specie  segue  quello  sistematico  di  B righetti  e  Massa 
(1984).  Per  la  definizione  fenologica  sono  stati  seguiti  i  suggerimenti  di 
Fasola  e  Brichetti  (1984). 


Resoconto  avifaunistico  dell’isola  di  Capri  143 


Elenco  sistematico  delle  specie  e  definizione  fenologica 

1  -  Berta  maggiore  ( Calonectris  diomedea ) 

migratrice  primaverile  regolare 

2  -  Uccello  delle  Tempeste  (Hydrobates  pelagicus ) 

migratrice  rara  e  irregolare 


3  -  Sala  (Sula  b assona) 

migratrice  regolare,  svernante 
irregolare 

4  -  Cormorano  (Phalacrocorax  carbo ) 

migratrice  regolare 

5  -  Nitticora  (Nycticorax  nycticorax ) 

migratrice  primaverile  regolare 

6  -  Sgarza  ciuffetto  ( Ardeola  ralloides ) 

migratrice  primaverile  rara  e 


irregolare 

7  -  Garzetta  (Egretta  garzetta ) 

migratrice  primaverile  regolare 

8  -  Airone  rosso  (Ardea  purpurea) 

migratrice  primaverile  regolare 

9  -  Cicogna  nera  (Ciconia  nigra) 

migratrice  primaverile  rara  e 
irregolare 

10  -  Cicogna  bianca  (Ciconia  ciconia) 

migratrice  rara  e  regolare 

11  -  Germano  reale  (Anas  platyrhynchos ) 

migratrice  regolare 


12  -  Marzaiola  (Anas  querquedula) 

migratrice  primaverile  regolare 

ma  scarsa 

13  -  Falco  pecchiaiolo  {Perni s  apivorus ) 

migratrice  primaverile  regolare 


14  -  Sparviere  {Accipiter  nisus ) 


migratrice  rara  e  irregolare 


144  M.  Fraissinet  e  M.  Grotta 


15 

16 

17 

18 

19 

20 

21 

22 

23 

24 

25 

26 

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28 

29 

30 


Poiana  ( Buteo  buteo) 

Falco  pescatore  ( Pandion  haliaetus ) 
Grillalo  {Falco  naumannì) 

Gheppio  {Falco  tinnunculus ) 


migratrice  regolare 
) 

migratrice  regolare  ma  rara 
migratrice  rara  ma  regolare 


Lodolaio  {Falco  subbuteo ) 


migratrice  regolare,  nidificante 
estiva 

migratrice  primaverile  rara  ma 
regolare 


Falco  pellegrino  {Falco  peregrinus) 
Quaglia  {Coturnix  coturnix) 

Voltolino  {Porzana  porzana) 
Schiribilla  {Porzana  parva) 

Schiribilla  grigiata  {Porzana  pusilla) 
Re  di  quaglie  {Crex  crex) 

Gru  {Grus  grus) 

Piviere  dorato  {Pluvi al is  apricaria) 
Pavoncella  {Vanellus  vanellus) 
Beccaccia  {Scolopax  rustico  la) 

Labbo  {Stercoraria  parasiticus) 


nidificante  residente 

migratrice  regolare 

migratrice  rara  e  irregolare 

migratrice  rara  e  irregolare 
) 

migratrice  rara  e  irregolare 
accidentale  (1  cattura  nel  1961)' 
migratrice  rara  e  irregolare 
migratrice  rara  e  irregolare 
migratrice  rara  e  irregolare 
migratrice  regolare 
migratrice  rara  e  irregolare 


Resoconto  avifaunistico  dell’isola  di  Capri  145 


31 

32 

33 

34 

35 

36 

37 

38 

39 

40 

41 

42 

43 

44 


Gabbianello  (. Larus  minutus) 

migratrice  rara  e  svernante  erra¬ 
tica 

Gabbiano  comune  ( Larus  ridibundus) 

svernante  e  migratrice  regolare 

Gavina  {Larus  canus) 


migratrice  regolare  e  svernante 
erratica 

Zafferano  {Larus  fuscus) 

migratrice  regolare  e  svernante 
erratica 

Gabbiano  reale  {Larus  cachinnans) 


Sterna  comune  {Sterna  hirundo ) 
Mignattino  {Chlidonias  niger ) 
Colombella  {Columba  oenas ) 

Colombaccio  {Columba  palumbus ) 
Tortora  {Streptopelia  turtur) 
Cuculo  {Cuculus  canorus ) 
Barbagianni  {Tyto  alba ) 

Assiolo  {Otus  scops ) 

Civetta  {Athene  noctua ) 


sedentaria  e  nidificante 
migratrice  regolare  ma  scarsa 
migratrice  regolare 

migratrice  primaverile  regolare 

ma  scarsa 

migratrice  regolare 

migratrice  regolare 

migratrice  primaverile  regolare 

migratrice  regolare  e  svernante 
erratica 

migratrice  regolare,  nidificante 
estiva  e  svernante  erratica 

sedentaria  nidificante  e  migra¬ 
trice  regolare 


146  M.  Fraissinet  e  M.  Grotta 


45 

46 

47 

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50 

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58 

59 

60 

61 


-  Allocco  {Strix  aluco) 


Gufo  di  palude  {A sio  flammeus) 


migratrice 


migratrice 


Succiacapre  ( Caprimulgus  europaeus) 

migratrice 


Rondone  ( Apus  apus) 

Rondone  maggiore  (. Apus  melba) 
Gruccione  {Merops  apìaster) 
Upupa  ( Upupa  epops ) 

Torcicollo  (Jynx  torquilla) 


migratrice 

migratrice 

migratrice 

migratrice 


migratrice 

Calandrella  ( Calandrella  brachydactyla) 

migratrice 

Allodola  ( Alauda  arvensis) 

migratrice 

Calandra  ( Melanocorhypha  calandra) 

migratrice 

Topino  {Riparia  riparia) 


Rondine  {Hirundo  rustica) 
Balestruccio  {Delichon  urbica) 
Calandro  (Anthus  campestris) 
Prispolone  {Anthus  trivialis) 
Pispola  {Anthus  pratensis) 


migratrice 

migratrice 

migratrice 

migratrice 

migratrice 

migratrice 


rara  e  irregolare 
rara  e  irregolare 
regolare 
regolare 

regolare  ma  rara 
regolare 

primaverile  regolare 
regolare 

rara  e  irregolare 
rara  ma  regolare 
rara  e  irregolare 
regolare 
regolare 
regolare 

rara  ma  regolare 
regolare 

rara  ma  regolare 


Resoconto  avifaunistico  dell’isola  di  Capri  147 


62 

63 

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76 


Pispola  golarossa  ( Anthus  cervinus) 
Cutrettola  ( Motacilla  flava) 
Ballerina  gialla  {Motacilla  cinerea) 
Ballerina  bianca  {Motacilla  alba) 

Scricciolo  {Troglodytes  troglodytes) 


accidentale  (1  cattura  nel  1961)' 
migratrice  rara  ma  regolare 
migratrice  regolare 


migratrice  regolare,  probabil¬ 
mente  residente  nidificante 


residente  nidificante 


Passera  scopaiola  {Prunella  modularis) 

svernante  regolare,  migratrice 
regolare 

Pettirosso  {Erithacus  rubecula) 

svernante  regolare,  migratrice 
regolare 

Pettazzurro  {Luscinia  svecica) 

migratrice  rara  e  irregolare 

Codirosso  spazzacamino  {Phoenicurus  ochruros) 

svernante  regolare,  migratrice 
regolare 

Codirosso  {Phoenicurus  phoenicurus) 

migratrice  regolare 


Stiaccino  {Saxicola  rubetra) 


migratrice  primaverile  regolare 


Saltimpalo  {Saxicola  torquata) 

migratrice  rara  ma  regolare 


Culbianco  {Oenanthe  oenanthe) 

migratrice  regolare 

Monachella  {Oenanthe  hispanica) 

migratrice  regolare 

Monachella  del  deserto  {Oenanthe  deserti) 

accidentale  (1  cattura  il  10-5-69)  ° 


148  M.  Fraissinet  e  M.  Grotta 


77 

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87 

88 

89 

90 

91 


Codirossone  {Monticala  saxatilis ) 

migratrice  regolare 

Passero  solitario  {Montieoi a  solitarius ) 

residente  nidificante  e  migra¬ 
trice  regolare 

Merlo  dal  collare  {Turdus  torquatus) 

accidentale  (1  cattura  nel  I960)' 


Merlo  {Turdus  merula) 


sedentario  e  nidificante 


Tordo  bottaccio  {Turdus  philomelos ) 

migratrice  regolare 

Tordela  {Turdus  viscivorus) 

migratrice  rara  e  irregolare 

Usignolo  {Luscinia  megarhynchos) 

migratrice  regolare 

Usignolo  di  fiume  {Cettia  cetti) 


migratrice  primaverile  regolare, 
probabilmente  nidificante 


Forapaglie  {Acrocephalus  schoenobaenus ) 

migratrice  rara  ma  regolare 


Cannaiola  {Acrocephalus  scirpaceus ) 

migratrice  rara  ma  regolare 

Cannareccione  {Acrocephalus  arundinaceus) 

migratrice  rara  ma  regolare 

Canapino  maggiore  {Hippolais  icterina) 

migratrice  regolare 

Canapino  {Hippolais  polyglotta) 

migratrice  rara  e  irregolare 


Magnanina  sarda  {Sylvia  sarda) 

migratrice  rara  e  irregolare 

Sterpazzola  di  Sardegna  {Sylvia  conspicillata) 

migratrice  rara  e  irregolare 

Sterpazzola  {Sylvia  communis ) 


92 


migratrice  regolare 


Resoconto  avifaunistico  del  risola  di  Capri  149 


93  -  Occhiocotto  ( Sylvia  melanocephala ) 

residente  nidificante,  parzial¬ 
mente  migratrice 

94  -  Silvia  del  Ruppell  (Sylvia  ruppe! Hi) 

accidentale  (1  cattura  nel  1961)' 


95  -  Bigia  grossa  (Sylvia  hortensis) 

migratrice  rara  e  irregolare 

96  -  Bigiarella  (Sylvia  eunuca) 

migratrice  rara  e  irregolare 

97  -  Beccafico  (Sylvia  borin) 

migratrice  regolare 

98  -  Sterpazzolina  (Sylvia  cantillans) 

migratrice  regolare 

99  -  Capinera  (Sylvia  atricapilla) 

migratrice  regolare,  svernante  e 
nidificante  estiva 

100  -  Luì  bianco  (Phylloscopus  bone  Ili) 

migratrice  rara  e  irregolare 

101  -  Luì  verde  (Phylloscopus  sibilatrix) 

migratrice  regolare 

102  -  Luì  piccolo  (Phylloscopus  col  ly  bit  a) 

svernante  regolare,  migratrice 
regolare 

103  -  Luì  grosso  (Phylloscopus  trochilus) 

migratrice  regolare 


104  -  Regolo  (Regulus  regulus) 

migratrice  regolare,  svernante 

regolare 

105  -  Fiorrancino  (Regulus  ignicapillus) 

migratrice  regolare,  svernante 
regolare 

106  -  Pigliamosche  (Muscicapa  striata) 

migratrice  regolare 

107  -  Balia  dal  collare  (Ficedui a  albicollis) 

migratrice  regolare 


150  M.  Fraissinet  e  M.  Grotta 


108  - 

109  - 

110  - 

111  - 

112  - 

113  - 

114  - 

115  - 

116  - 

117  - 

118  - 

119  - 

120  - 

121  - 

122  - 


Balia  nera  ( Ficedui  a  hypoleuca) 
Cinciallegra  ( Parus  major) 
Cincia  bigia  {Parus  palustris) 
Cinciarella  {Parus  caeruleus ) 


migratrice  regolare 
residente  nidificante 
migratrice  rara  e  irregolare 


migratrice  rara  ma  regolare 

Rampichino  {Certhia  brachydactyla ) 

migratrice  rara  e  irregolare,  sco¬ 
nosciuto  lo  status  quale  nidifi¬ 
cante 

Rigogolo  {Oriolus  oriolus) 

migratrice  regolare 

Averla  piccola  {Lanius  colludo ) 

migratrice  regolare 

Averla  cenerina  {Lanius  minor) 

accidentale  (1  cattura  nel  1958)' 

Averla  capirossa  {Lanius  senator) 

migratrice  regolare 

Corvo  imperiale  {Corvus  corax) 

residente  nidificante 

Storno  {Sturnus  vulgaris) 

migratrice  regolare 

Passera  d’Italia  {Passer  domesticus  italiae) 

residente  nidificante 


Passera  mattugia  {Passer  montanus) 

nidificante  estiva,  migratrice 
regolare 

Fringuello  {Fr in  gii  la  coelebs) 

residente  nidificante,  migratrice 
regolare 

Verzellino  {Serinus  serinus) 

residente  nidificante,  migratrice 
regolare 


123  - 

124  - 

125  - 

126  - 

127  - 

128  - 

129  - 

130  - 

131  - 

132  - 

133  - 

134  - 

135  - 


Resoconto  avifaunistico  dell’isola  di  Capri  151 
Verdone  ( Carduelis  chloris ) 

residente  nidificante,  migratrice 
regolare 

Cardellino  ( Carduelis  carduelis) 

residente  nidificante,  migratrice 
regolare 

Lucherino  ( Carduelis  spinus) 

migratrice  regolare 

Fanello  ( Carduelis  cannabina ) 

migratrice  regolare 

Crociere  ( Loxia  curvirostra ) 

accidentale  (4  catture  nel  1959)' 

Frosone  ( Coccothraustes  coccothraustes ) 

migratrice  regolare 

Zigolo  giallo  ( Emberiza  citrinella) 

migratrice  rara  ma  regolare 

Zigolo  nero  (. Emberiza  cirlus) 

migratrice  regolare 

Zigolo  muciatto  (. Emberiza  eia) 

migratrice  rara  e  irregolare 

Ortolano  {Emberiza  hortulana) 

migratrice  irregolare 

Migliarino  di  palude  {Emberiza  schoeniculus) 

accidentale  (1  individuo  osser¬ 
vato  nell’autunno  del  1959)° 

Zigolo  capinero  {Emberiza  melanocephala) 

accidentale  (2  catture:  1  nel  1961 
e  1  nel  1985)'" 

Strillozzo  {Miliaria  calandra) 

migratrice  rara  e  irregolare 


'  Edelstam  et  al. ,  1963. 

0  Moltoni,  1968. 

"  Gustin  et  al.,  1985. 


152  M.  Fraissinet  e  M.  Grotta 


Specie  segnalate  nel  secolo  scorso  e  mai  più  osservate  nel  corso 
dell’attuale  (S.  e  N.  de  Luca,  1840;  Koenig,  1886;  Giglioli,  1890) 

Svasso  maggiore  ( Podiceps  cristatus) 

Tuffetto  ( Tachybaptus  ruficollis ) 

Berta  minore  (Puffi nus  puffinus) 

Tarabuso  (Botaurus  stellaris ) 

Tarabusino  (Ixobrychus  minutus ) 

Aquila  del  Bonelli  (Hieraetus  fasciatus ) 

Folaga  ( Fulica  atra) 

Folaga  cornuta  (Fulica  cristata ) 

Occhione  (Burhinus  oedienemus) 

Beccaccino  (Gallinago  gallinago ) 

Piro-piro  piccolo  (Actitis  hypoleucos) 

Piviere  tortolino  (Eudromia  morinellus ) 

Gazza  marina  (Alca  torda ):  è  segnalata  un’invasione  nel  1886 
Pulcinella  di  mare  (Fratercula  arctica ):  avvistati  alcuni  individui  nel  1887 
Martin  pescatore  (Alcedo  atthis) 

Ghiandaia  marina  (Coracias  garrulus ) 

Tottavilla  (Lullula  arborea) 

Sordone  (Prunella  collaris) 

Ciuffolotto  (Pyrrhula  pyrrhula) 


Conclusioni 

Da  un  punto  di  vista  fenologico  l’isola  di  Capri  è  frequentata  da  nume¬ 
rose  specie  migratrici  e  poche  nidificanti;  tra  le  prime,  poi,  risultano  preva¬ 
lenti  le  specie  di  passo  primaverile  rispetto  a  quello  autunnale. 

Tra  le  specie  migratrici  sono  da  segnalare  quali  rare  la  Cicogna  nera,  la 
Cicogna  bianca,  il  Falco  pescatore  e  il  Gufo  di  palude. 

—  Falco  pellegrino.  Alla  fine  del  secolo  scorso  venivano  citate  2-3  cop¬ 
pie  in  tutta  l’isola  (Giglioli,  1890).  Nel  1927  Tucker  (1927)  riportava  4-5 
coppie  nidificanti.  Attualmente  la  consistenza  numerica  è  di  2  coppie  come 
da  c.p.  di  de  Filippo  e  Kalby. 

—  Quaglia.  Questa  specie  è  considerata  attualmente  migratrice  rego¬ 
lare,  ma  gli  autori  della  fine  del  secolo  scorso  parlavano  anche  di  alcune 
coppie  nidificanti.  In  quel  periodo  e  agli  inizi  del  secolo  Capri  era  interes¬ 
sata  da  un  notevole  transito  migratorio  di  quaglie.  Giglioli  (1890)  stimava 
che  venissero  abbattute  in  primavera  e  in  autunno  non  meno  di  50-60.000 


Resoconto  avifaunistico  dell’isola  di  Capri  153 


individui  e  condannava  tale  strage  ritenendola  pericolosa  per  il  futuro  della 
specie  stessa.  Il  Tucker  nel  1927,  nel  segnalare  il  cospicuo  transito  migrato¬ 
rio,  denunciava  ugualmente  il  massacro  compiuto  ai  danni  della  specie.  Nel 
corso  degli  anni  ’80  si  è  constatata  la  sua  rarità. 

—  Gabbiano  reale.  Alla  fine  del  secolo  scorso  e  nella  prima  parte  di 
questo  veniva  segnalata  una  sola  colonia  nidificante  sui  Faraglioni 
(Giglioli,  1890;  Tucker,  1927).  Recenti  ricerche  hanno  evidenziato  a 
Capri  un  totale  di  5  colonie  (Milone  e  Grotta,  1983). 

—  Allocco.  Sul  finire  del  secolo  scorso  tale  specie  veniva  segnalata 
come  nidificante  (Giglioli,  1890);  è  ora  divenuta  migratrice  rara  e  irrego¬ 
lare. 

—  Topino.  Questa  specie  veniva  citata  come  nidificante  alla  fine  del 
secolo  scorso  (Giglioli,  1890).  Nel  periodo  dal  1956  al  1961  furono  inanel¬ 
lati  20  individui  (Edelstam  et  al.,  1963)  e  3  ne  segnalano  Gustin  et  al. 
(1985)  dal  1983  al  1985. 

-  Magnanina  sarda.  La  rarità  e  l’irregolarità  di  questa  specie  è  confer¬ 
mata  dall’unica  cattura  avvenuta,  ad  opera  degli  svedesi,  dal  1956  al  1961 
(Edelstam,  op.  cit.)  e  dall’altrettanto  unica  cattura,  ad  opera  della  LIPU, 
dal  1983  al  1985  (Gustin,  op.  cit.).  Tale  specie  è  assente  nell’isola  di  Vivara 
dove,  invece,  viene  saltuariamente  inanellata,  in  inverno,  la  Magnanina 
(Sylvia  nudata ),  a  sua  volta  assente  da  Capri  (Fraissinet  e  Scerba,  in 
stampa). 

-  Cincia  bigia.  Il  Moltoni  segnala  per  questa  specie  una  nidificazione 
avvenuta  nel  1965  (Moltoni,  1968). 

-  Cinciarella.  Risulta  assente  come  nidificante  anche  dalle  altre  isole 
partenopee  (Fraissinet  e  Caputo,  1984). 

—  Frosone.  Ne  viene  segnalata  un’invasione  nel  1909  da  Moltoni  (op. 
cit.),  così  come  nello  stesso  lavoro  viene  citata  un’osservazione  in  bande 
relativa  al  1959.  L’esiguità  delle  specie  nidificanti  sull’isola  di  Capri  fu  già 
notata  nel  1890  dal  Giglioli,  che  attribuiva  ciò  principalmente  alla  man¬ 
canza  di  boschi  e  alla  caccia. 

Si  ritiene  che,  dopo  quasi  un  secolo,  il  pericolo  per  la  natura  e  l’avi¬ 
fauna  sull’isola  non  siano  cessati:  la  caccia  viene  ancora  praticata  in 
maniera  intensa  e  spesso  illegale;  l’edificazione  abusiva  ha  notevolmente 
inciso  sull’integrità  ambientale,  oltre  che  paesaggistica  dell’isola. 

Il  grosso  flusso  migratorio  cui  Capri  è  interessata,  con  la  presenza 
anche  di  specie  rare,  unito  alle  altre  bellezze  naturalistiche  e  paesaggi¬ 
stiche  dovrebbero  indurre  gli  isolani  e  i  loro  amministratori  ad  una  diversa 
e  più  concreta  azione  in  difesa  della  natura  della  loro  isola. 


154  M.  Fraissinet  e  M.  Grotta 


BIBLIOGRAFIA 

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grean  fìelds,  with  notes  on  some  other  neighbouring  localities»,  Ibis,  12,  87- 
114,  Londra. 


Presentata  nella  tornata  del  29  novembre  1985 
Accettata  il  9  giugno  1987 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 

voi.  XCV,  1986,  pp.  155-159,  fig.  1,  tab.  1 


Cromatografia  liquida  ad  alta  pressione 
di  warfarin  nel  plasma  di  ratti  Sprague-Dawley 

Nota  del  socio  Giovanni  Parisi  (*), 

Josephine  Ana  Buglione  (**)  e  Francesca  Mascia  (**) 


Riassunto.  —  Si  propone  un  metodo  per  la  determinazione  in  cromatografia  in 
fase  liquida  ad  alta  pressione  del  warfarin  nel  plasma  di  ratti  Sprague-Dawley.  Il 
rodenticida,  estratto  in  dicloroetano  e  ripreso  in  diossano,  è  stato  cromatografato  su 
di  una  colonna  in  fase  inversa  C18  con  l’ausilio  di  un  detector  UV  variabile.  Il  [3- 
(alfa-acetonilbenzil)-4-metossicumarina]  ed  il  [3-(alfa-propilfenil)-4-idrossicumarina] 
sono  stati  impiegati  come  standard  interni.  Il  recupero  del  processo  di  estrazione  è 
stato  del  95,0  ±  1,5%. 

Il  limite  di  sensibilità  del  metodo  è  di  circa  0,5  pg/ml.  I  normali  costituenti  del 
plasma  non  interferiscono  nella  metodica  proposta. 

Summary.  —  An  improved  high-pressure  liquid  chromatography  method  for  thè 
estimation  of  Warfarin  in  plasma  was  developed.  Plasma  was  acidifìed  and  extracted 
with  ethylene  dichloride  spiked  with  methylated  warfarin  [3-(alfa-acetonylbenzyl)-4- 
methoxycoumarin]  and  [3-(alfa-propylphenyl)-4-hydroxycoumarin]  as  internai  stan- 
dards.  The  residue,  redissolved  in  dioxane,  was  chromatographed  on  a  reverse-phase 
column  using  a  mobile  phase  of  40%  dioxane  in  water  (pH  4.2)  on  a  high-pressure 
liquid  chromatograph  fìtted  with  an  UV  absorbance  detector.  Recoveries  from 
extraction  were  95.0  +  1.5%.  Detection  was  sensitive  to  approximately  0.5  pg/ml 
and  specifìc  without  thè  interference  of  normal  plasma  constituents. 


Introduzione 

Il  Warfarin  [3-(alfa-acetonilbenzil)-4-idrossicumarina]  è  uno  dei  roden¬ 
ticidi  di  più  larga  diffusione.  Il  suo  effetto  si  esplica  attraverso  l’inibizione 
del  normale  processo  della  emocoagulazione.  Il  punto  di  attacco  della 
droga  è  localizzato  in  sede  epatica  attraverso  una  competizione  nei  con- 


(*)  Laboratorio  di  Zoofisiologia  -  Istituto  di  Zoologia  -  Università  di  Napoli, 
Via  Mezzocannone,  8  -  80134  Napoli. 

(**)  Laboratori  di  ricerca  della  ICO-MASCIA,  Saviano  (Napoli). 


156  G.  Parisi,  J.A.  Buglione  e  F.  Moscia 


fronti  della  vitamina  K  che  rappresenta  il  fattore  indispensabile  per  il  pro¬ 
cesso  di  sintesi  della  protrombina.  A  questo  effetto  primario  se  ne  asso¬ 
ciano  altri  che  rendono  ancora  meno  rapida  e  più  difficoltosa  la  coagula¬ 
zione  del  sangue:  diminuzione  dei  fattori  di  Christmas  e  di  Stuart-Prower 
(fattori  plasmatici  IX  e  X);  diminuzione  del  fattore  VII  tissutale;  riduzione 
delfaggregabilità  piastrinica. 

In  questi  ultimi  anni,  l’efficacia  del  Warfarin  è  andata  riducendosi  in 
quanto  si  sono  sviluppati  numerosi  ceppi  più  o  meno  resistenti  (Greaves 
et  al.,  1974).  Questo  fatto  ha  indotto  a  studiare  possibili  associazioni  siner- 
gizzanti  con  altre  molecole,  ad  esempio  la  solfochinossalina  o  il  calciferolo, 
al  fine  di  potenziare  l’azione  rodenticida  del  Warfarin. 

In  via  preliminare,  al  fine  di  poter  quantificare  siffatti  effetti  sinergici, 
è  necessario  mettere  a  punto  una  metodica  che  consenta  di  valutare  i 
livelli  plasmatici  del  Warfarin  nel  ratto,  nelle  24  ore  successive  alla  sommi¬ 
nistrazione  di  1  mg/kg.  Da  tale  necessità  scaturisce  la  presente  nota. 

Da  un  attento  esame  della  letteratura  risulta  che  le  comuni  tecniche  anali¬ 
tiche:  cromatografìa  su  strato  sottile  (TLC)  (Lewis  et  al.,  1969),  spettrofotome¬ 
tria  (O’Reilly  et  al.,  1962),  fluorimetria  (Corn  et  al.,  1967;  Nagashima  R.  et 
al.,  1969),  gas  cromatografìa  (Midha  et  al.,  1974)  non  sono  facilmente  uti¬ 
lizzabili  per  la  valutazione  del  Warfarin  nel  plasma  in  quanto  sono  poco 
sensibili  oppure  richiedono  lunghe  e  piuttosto  complesse  procedure. 

La  natura  polare  del  Warfarin  ci  ha  pertanto  indotti  ad  elaborare  una 
metodica  che,  impiegando  la  cromatografìa  liquida  ad  alta  pressione 
(HPLC),  consente  di  valutarne  i  tassi  plasmatici  in  maniera  semplice  ma,  al 
tempo  stesso,  affidabile. 


Materiali  e  metodi 

La  ricerca  è  stata  condotta  su  quattro  ratti  maschi  Sprague-Dawley  di 
quattro  mesi,  di  peso  compreso  tra  350-400  g,  ai  quali  è  stato  somministrato, 
tramite  una  sonda  gastrica,  una  compressa  di  talco-stearato  di  magnesio  conte¬ 
nente  350-400  p,g  di  Warfarin.  Da  ciascun  animale  sono  stati  raccolti  4  mi  di 
plasma;  precisamente  dal  primo  dopo  6  ore  dalla  somministrazione  del  Warfa¬ 
rin,  dal  secondo  dopo  12  ore,  dal  terzo  dopo  18  ore  e  dal  quarto  dopo  24  ore. 

La  ricerca  del  Warfarin  è  stata  eseguita  estraendolo  in  25  mi  di  diclo- 
retano,  contenente  10  qg  di  Warfarin  metilato  [3-(alfa-acetonilbenzil)-4- 
metossicumarina]  e  10  pg  di  Marcoumar  [3-(alfa-propil-fenil)-4-idrossicuma- 
rina]  della  Hoffmann-La  Roche  (standard  interni),  da  2  mi  di  plasma  ai  quali 
erano  stati  aggiunti  1  mi  di  tampone  fosfato  1  M  pH  7,2  e  2  mi  di  HC1  3  N. 


Detector  response 


Cromatografia  liquida  ad  alta  pressione  di  warfarin,  ecc.  157 


0  5  io  min. 


Fig.  1.  —  Cromatogramma  di  un  estratto  piasmatico  contenente: 
A  =  Marcoumar  (standard  interno) 

B  =  Warfarin 

C  =  Warfarin  metilato  (standard  interno) 


158  G.  Parisi,  J.A.  Buglione  e  F.  Moscia 


Il  Warfarin  è  stato  mediato  per  reazione  con  ioduro  di  metile  in  N,N- 
dimetilformammide  e  purificato  per  cromatografìa  preparativa  su  strato  sot¬ 
tile  (dicloretano  :  acetone  =  9:1). 

La  fase  organica,  dopo  centrifugazione  a  750  g,  è  stata  essiccata  e  sva¬ 
porata  sotto  vuoto  (15  mmHg). 

Il  residuo  è  stato  ridisciolto  in  50  pii  di  diossano. 

10  pii  sono  stati  utilizzati  per  l’analisi  in  HPLC. 

L’analisi  cromatografica  è  stata  condotta  utilizzando  un  cromatografo 
liquido  ad  alta  pressione  Beckman  modello  420  con  una  colonna  C18 
Altex  Ultrasphere  (5  |im)  di  10  cm  x  5  mm  I.D.,  detector  UV  variabile. 

La  fase  mobile  impiegata  era  costituita  da  diossano-acqua  (40  :  60)  pH  = 
4,2.  Le  misure  sono  state  eseguite  alla  lunghezza  d’onda  di  305  nm;  flusso:  50 
ml/h  a  2000  p.s.i.,  velocità  della  carta  1  cm/min,  fondo  scala  0,1  (a.u.f.s.). 


Risultati  e  discussione 

L’analisi  quantitativa  del  Warfarin  è  stata  eseguita,  con  l’ausilio  dell’in¬ 
tegratore  Hewlett-Packard  3390  A,  usando  i  due  standard  interni  sopra 
citati,  le  cui  caratteristiche  spettrali  sono  molto  simili  a  quelle  del  rodenti- 
cida  da  saggiare. 

La  Figura  1  riporta  la  separazione  in  HPLC  del  Marcoumar  (Rt  =  4.64 
min),  del  Warfarin  (Rt  =  6.23  min)  e  del  derivato  metilato  (Rt  =  9.16  min). 

Il  recupero  del  Warfarin  dal  processo  di  estrazione  è  risultato  del 
95.0  ±  1.5%. 

Le  analisi  sono  state  eseguite  alla  lunghezza  d’onda  di  305  nm  al  fine 
di  evitare  interferenze  con  composti  estranei  presenti  nel  plasma  ed  assor¬ 
benti  a  lunghezza  d’onda  inferiore  a  300  nm. 

La  Tabella  1,  infine,  riporta  i  valori  di  concentrazione  plasmatici  del 
Warfarin,  in  ratti  trattati  come  in  precedenza  descritto,  a  6,  12,  24  e  48  ore 
dalla  somministrazione  del  rodenticida. 


TABELLA  I 

Livelli  plasmatici  di  warfarin  in  ratti  trattati  con  1  mg/kg 


Tempo  trascorso  dalla 

somministrazione 

della 

droga  (ore) 

0  6 

12 

18 

24 

Warfarin  |ig/ml  (*) 

15 

6,8 

6,0 

4,0 

(*)  I  valori  riportati  sono  quelli  medi  di  due  determinazioni  ciascuna  eseguita  sullo  stesso  animale. 


Cromatografia  lìquida  ad  alta  pressione  di  warfarin,  ecc.  159 

La  metodica,  relativamente  semplice,  sensibile  e  ripetibile  può  essere 
impiegata  non  soltanto  per  il  normale  dosaggio  del  Warfarin  nei  liquidi 
biologici,  ma  può  anche  essere  impiegata  per  studiare  l’azione  che  determi¬ 
nate  sostanze  possono  avere  nel  modificare  i  tassi  ematici  della  droga. 


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O’Reilly  R.A.,  Aggeler  P.M.,  Hoag  M.  S.  &  Leong  L.,  1962,  Diath.  Haemorrh.,  8, 

82. 


Presentata  nella  tornata  del  29  novembre  1985 
Accettata  il  9  giugno  1987 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 

voi.  XCV,  1986,  pp.  161-171,  figg.  2,  tabb.  2 


Ricerche  faunistiche  nell’Oasi  dei  Variconi 
(Foce  Volturno,  Caserta). 

II  -  Gli  Anfibi  e  i  Rettili  (*) 

Nota  del  socio  Costantino  D’Antonio  (**) 


Riassunto.  —  La  fauna  erpetologica  dell’Oasi  dei  Variconi  è  costituita,  dopo 
un’analisi  preliminare,  da  15  specie;  7  sono  gli  Anfìbi  (pari  al  30.4%  delle  specie 
note  in  Italia  continentale)  e  8  i  Rettili  (pari  al  22.9%  delle  specie  note  in  Italia  con¬ 
tinentale);  di  esse  il  39.7%  delle  specie  raccolte  sono  a  distribuzione  molto  ampia 
nella  regione  paleartica;  26.7%  del  Mediterraneo;  20.30%  specie  europee;  e  13.30% 
specie  endemiche  italiane. 

Le  specie  più  diffuse  nell’Oasi  sono  Triturus  cristatus ,  Hyla  arborea ,  Rana  escu¬ 
lenta ,  Podarcis  sicula  e  Natrix  natrix. 

Summary.  —  A  preliminary  investigation  on  thè  herpetofauna  of  thè  moist  zone 
of  thè  Oasis  of  Variconi  (mouth  of  Volturno  River,  Campania,  Caserta,  Italy)  inclu- 
des:  7  Amphibians  ( Triturus  cristatus ,  T.  italicus ,  T.  vulgaris  meridionalis ,  Bufo  bufo , 
Hyla  arborea ,  Rana  dalmatina ,  R.  esculenta  ;  8  Reptilians:  Emys  orbicularis ,  Tarentola 
mauritanica ,  Hemidactylus  turcicus ,  Lacerta  viridis,  Podarcis  sicula ,  Chalcides  chalci- 
des ,  Coluber  viridiflavus,  Natrix  natrix  :  they  represents,  according  La  Greca  classifì- 
cation  (1964)  thè  39,7 %  of  Paleartic,  thè  26,7%  of  Mediterranean,  thè  20,30%  of 
European  and  thè  13,3%  of  Italian  endemie  species. 


L’Oasi  dei  Variconi  rappresenta  il  limite  settentrionale  del  proponendo 
«Parco  naturale  di  Licola  -  Castelvolturno »  (de  Filippo  et  al.,  1982);  pur¬ 
troppo  la  crescente  antropizzazione  e  l’edilizia,  non  sempre  consentita,  ne 
stanno  riducendo  l’estensione;  a  ciò  contribuisce  anche  l’arretramento 
della  linea  di  costa  (Cocco  et  al.,  1980),  dovuto,  anche  se  indirettamente, 
alla  forte  antropizzazione  delle  zone  interne. 

Nonostante  il  degrado  ambientale,  l’Oasi  riveste,  come  zona  umida,  un 
notevole  interesse  scientifico  ed  è  grazie  a  quest’ultimo  che  il  Gruppo  Eco- 

(*)  Lavoro  n.  108  del  Programma  di  ricerca  del  gruppo  Eco-Etologico  del 
Dipartimento  di  Zoologia  dell’Università  di  Napoli. 

(**)  Dipartimento  di  Zoologia  -  Università  di  Napoli  -  Via  Mezzocannone,  8  - 
80134  Napoli. 


162  C.  D’Antonio 


Etologico  del  Dipartimento  di  Zoologia  delEUniversità  di  Napoli  si  è  pro¬ 
posto  di  studiarne  le  comunità  viventi  per  una  migliore  conoscenza  dei 
livelli  trofici  delle  diverse  piramidi  ecologiche  nell’ottica  di  una  sua 
migliore  gestione  e  conservazione.  In  particolare,  questo  lavoro  rappresenta 
una  nota  per  la  conoscenza  dell’erpetofauna  dell’Oasi  necessaria  per  lo 
svolgimento  interdisciplinare  dell’intero  gruppo. 


Ambiente  della  ricerca 

L’Oasi  dei  Variconi  (Castelvolturno,  Caserta)  è  situata  sulla  sinistra 
orografica  della  foce  del  fiume  Volturno  (13° 56'  long.  E;  41° 02'  lat.  N), 
occupando  un’area  di  ha  48;  è  caratterizzata  da  uno  stagno  (oc  in  Fig.  1)  e 
di  un  laghetto  (P  in  Fig.  1)  costieri  salmastri,  divisi  da  un  terrapieno  artifi- 


Fig.  1.  —  Schema  topografico  dell’Oasi  dei  Variconi  (da  D’Antonio,  1986). 


ciale  che  consente  l’accesso  alla  spiaggia.  Lo  stagno  e  il  lago  comunicano  tra 
loro  tramite  diversi  canali  sotterranei  al  terrapieno,  mentre  un  canale  a  N  dello 
stagno  fa  sì  che  questo  comunichi  direttamente  con  il  vicino  fiume  Volturno. 


Ricerche  faunistiche  nell'Oasi  dei  Variconi,  ecc.  163 


Il  clima,  caratterizzato  da  inverni  freddi  e  umidi  e  da  estati  non  molto 
calde  e  asciutte,  può  considerarsi  di  tipo  temperato-mediterraneo  con  venti 
predominanti  da  W  e  WNW. 

L’aspetto  vegetazionale,  già  sommariamente  descritto  in  un  precedente 
lavoro  (D’Antonio,  1986),  è  in  studio  presso  il  Dipartimento  di  Biologia 
vegetale  delPUniversità  di  Napoli,  ed  è  schematizzato  in  Fig.  2  a.  Comun¬ 
que,  trattandosi  di  una  zona  umida  salmastra,  le  varie  associazioni  vegetali 
presenti  sono  inquadrabili  nei  Phragmitetalia  Koch,  1925,  Salicorne- 
talia  Br.-BL,  1931  e  Juncetalia  maritimi  Br.-BL,  1931. 


CARICETUM 
(ff  PHRAGMITETUM 
n  SAUCORNIETUM 

Fig.  2.  —  a)  Schema  vegetazionale  dell’Oasi  dei  Variconi;  b )  i  6  siti  di  raccolta 
dell’erpetofauna. 


l  PINETA 

TT  POTAMOGETUM 

PRATO 


Riguardo  gli  aspetti  faunistici,  l’Oasi  è  interessata  da  un  notevole 
flusso  migratorio  di  uccelli  limicoli  e  acquatici.  Fino  ad  oggi  sono  state 
identificate  110  specie  ornitiche  (Scerba  et  al,  1986),  tra  le  quali  notevole, 
ma  saltuaria,  la  presenza  del  Cavaliere  d’Italia  ( Himantopus  himantopus ); 
meno  rare  ma  ugualmente  di  spicco  le  presenze  della  Garzetta  (. Egretta  gar- 
zeta)  e  del  Falco  di  palude  ( Circus  aeruginosus).  Degno  di  nota  è  stata  la 
cattura  del  Pettazzurro  occidentale  ( Luscinia  svecica  cy anecula)  (Scebba  & 
Vitolo,  1983).  Riguardo  l’entomofauna  esistono  citazioni  sugli  odonati  fatti 
dall’autore  (D’Antonio,  1985,  1986). 

Area  di  studio 

Per  una  migliore  sistematicità  nelle  raccolte  del  materiale,  la  zona  è 
stata  suddivisa  in  6  siti  di  raccolta  (Fig.  2b): 

1)  rive  del  fiume  Volturno; 

2)  barra  esistente  fra,  il  fiume  e  lo  stagno  a; 


164  C.  D’Antonio 


3)  stagno  oc; 

4)  terrapieno  tra  gli  stagni  oc  e  P; 

5)  stagno  p  ; 

6)  zona  relativamente  asciutta  con  Pineta. 

Le  osservazioni  e  catture  si  sono  svolte  per  due  anni  dall’ottobre  1983 
al  settembre  1985. 

Gli  esemplari,  catturati  con  il  tradizionale  cappio  e  il  retino  (per  gli 
stadi  larvali  acquatici),  sono  stati  riconosciuti  e  classificati  secondo  Lanza 
(1983)  e  Bruno  &  Maugeri  (1979). 

La  maggior  parte  dei  reperti  sono  stati  subito  liberati,  pochi  altri 
sono  conservati  nella  collezione  dell’Autore.  La  Tabella  1  riunisce  tutti  i 
dati  raccolti. 


Elenco  delle  specie 

1)  Triturus  cristatus  carnifex  (Laurenti,  1768) 

Gli  adulti  sono  visibili  da  fine  marzo  a  dicembre;  gli  stadi  larvali  nei 
mesi  di  maggio,  giugno  e  luglio.  Osservati  4  mm,  20  ff,  4  di  sesso  indeter¬ 
minato.  È  la  specie  del  gen.  Triturus  più  diffusa,  presente  sia  nei  due  stagni 
che  sulle  rive  del  fiume  Volturno,  non  rari,  all’imbrunire,  sui  prati. 

La  specie  è  un’entità  euroanatolico-caucasica.  La  sottospecie  è  propria 
dell’Italia  continentale  e  peninsulare,  della  Svizzera  meridionale,  delle 
regioni  alpine  dell’Austria,  della  foresta  Viennese,  della  Baviera  meridio¬ 
nale,  della  Jugoslavia  settentrionale  e  dell’Istria. 


2)  Triturus  italicus  (PERACCA,  1898) 

Osservati  e  catturati  solo  3  esemplari  (2  mm,  1  f)  nel  maggio  ’84  sulle 
sponde  del  fiume. 

Specie  monotipica,  endemica  dell’Italia  peninsulare  centro-orientale  e 
meridionale. 


3)  Triturus  vulgaris  meridionalis  (Boulanger,  1882) 

Gli  adulti  sono  visibili  da  fine  marzo  a  dicembre;  gli  stadi  larvali  nei 
mesi  di  maggio,  giugno  e  luglio.  Presente  con  sicurezza  solo  nello  stagno 
oc:  osservati  8  mm,  11  ff. 


Ricerche  faunistiche  nell’Oasi  dei  Vari  co  ni,  ecc.  165 


La  specie  è  fondamentalmente  un’entità  euro-anatolico-caucasica,  la 
sottospecie  meridìonalis  è  propria  del  Canton  Ticino,  Jugoslavia  settentrio¬ 
nale  e  Italia  continentale. 

4)  Bufo  bufo  (Linneo,  1758) 

Nonostante  la  presenza  di  numerosi  stadi  larvali  in  entrambi  gli 
invasi  nei  mesi  da  Marzo  a  Giugno,  sono  stati  osservati  5  individui  di 
cui  1  f. 

È  un’entità  eurocentrasiatico-maghrebica  presente  in  tutta  l’Europa 
eccezion  fatta  per  l’Irlanda,  Baleari,  Corsica,  Sardegna,  isole  maltesi,  Creta 
e  isole  minori. 


5)  Hyla  arborea  (Linneo,  1758) 

Gli  adulti  sono  visibili  da  marzo  a  ottobre  in  tutta  l’Oasi;  gli  stadi  lar¬ 
vali  da  fine  aprile  a  luglio.  Osservati  11  mm,  13  ff. 

Si  tratta  di  una  specie  politipica  propria  della  maggior  parte  dell’Eu¬ 
ropa  e  dell’Asia  paleartica. 


6)  Rana  dalmatina  Bon aparte,  1840 

Osservati  due  esemplari  adulti  nel  settembre  ’85. 

Si  tratta  di  un’entità  essenzialmente  mediosudeuropeo  diffusa  dalla 
Francia  all’Asia  minore,  Caucaso,  Persia  nordoccidentale  e  meridionale. 


7)  Rana  «esculenta»  (Linneo,  1758) 

Gli  adulti  sono  visibili  da  marzo  a  dicembre;  gli  stadi  larvali  dai  primi 
di  giugno  alla  metà  di  agosto.  Osservati  10  mm,  18  ff. 

Diffusa  in  Europa  meridionale  e  Russia  sino  a  50°  di  Long.  E;  a 
nord  si  spinge  sino  a  60°  di  latitudine  lungo  le  coste  svedesi  e  nella 
zona  di  Leningrado,  a  sud  est  sino  alla  costa  nordoccidentale  del  Mar 
Nero. 

8)  Emys  orbicularis  (Linneo,  1758) 

Poco  frequente  da  marzo  a  dicembre.  Osservati  8  mm,  7  ff. 
Specie  monotipica  del  Marocco,  Algeria,  Tunisia,  Europa  meridionale 
e  centrorientale,  Asia  occidentale,  a  est  sino  alla  Turchia  e  la  costa  persiana 
del  Caspio,  a  nord  sino  al  55°  parallelo. 


166  C.  D’Antonio 


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18.VI.85  1  m,  1  2  mm,  1  1  f,  1  1 

7.VH.85  1  f,  1  1  1  2  mm 

14.VIII.85  1  f  1 

29.IX.85  1  f  3  ff  1  m 


segue  Tabella 


Ricerche  faunistiche  nell’Oasi  dei  Variconi,  ecc.  167 


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14.VIII.85 


168  C.  D'Antonio 


9)  Tarentola  mauritanica  (Linneo,  1758) 

Osservati  alcuni  esemplari  all’imbrunire  nel  giugno  ’85  sui  muri  degli 
stabilimenti  balneari:  3  adulti. 

Specie  prevalente  w-mediterranea-macaronesica,  presente  anche  in 
varie  zone  del  Sahara  e  nella  regione  orientale  del  Mediterraneo.  In  Ita¬ 
lia  è  distribuita  uniformemente  lungo  le  coste  tirreniche,  al  contrario  di 
quelle  adriatiche  ove  appare  sporadica,  localizzata  e  assente  in  molte 
zone. 

10)  Hemidactylus  turcicus  (Linneo,  1758) 

Osservati  alcuni  esemplari  alPimbrunire  nel  giugno  ’85  sui  muri  degli 
stabilimenti  balneari:  2  adulti. 

Specie  diffusa  nei  paesi  mediterranei,  regioni  costiere  della  Penisola 
Arabica  a  est  sino  all’India  occidentale,  a  sud  sino  al  Kenia.  In  Italia  ha  la 
stessa  distribuzione  della  Tarentola  anche  se,  pare,  meno  diffuso  sul  ver¬ 
sante  adriatico. 

11)  Lacerta  viridis  (Laurenti,  1768) 

Osservati  sporadicamente  nei  mesi  giugno  ’84  e  maggio,  giugno,  luglio 
’85  nella  zona  limitrofa  lo  stagno  p  (2  mm,  6  ff). 

Specie  diffusa  nell’Europa  centromeridionale,  ad  est  fino  alla  Turchia 
occidentale. 

12)  Podarcis  sicula  Rafinesque,  1810 

Presente  da  marzo  a  ottobre,  saltuaria  durante  i  giorni  invernali  più 
caldi.  Frequenta  le  zone  meno  umide  dell’Oasi:  osservati  16  mm,  8  ff. 
Si  tratta  di  una  specie  a  diffusione  circumtirrenico-appenninico-dina- 

rica. 

13)  Chalcides  chalcides  (Linneo,  1758) 

Osservati  pochi  esemplari  in  novembre  e  dicembre  ’84  e  giugno  ’85;  in 
tutto  5  adulti. 

Entità  del  mediterraneo  occidentale  diffusa  in  Africa  nordoccidentale, 
Penisola  Iberica,  Francia  meridionale,  Italia  peninsulare  e  insulare. 

14)  Coluber  viridiflavus  (LacépÈDE,  1789) 

Osservato  un  unico  esemplare  adulto  nel  maggio  ’84  nella  Pineta. 
È  una  specie  sudeuropea  occidentale  diffusa  in  Spagna  nord-orientale, 
Francia,  Svizzera  meridionale,  Jugoslavia  settentrionale,  Italia. 


Ricerche  faunistiche  nell’Oasi  dei  Variconi,  ecc.  169 


15)  Natrix  natrix  (Linneo,  1758) 

Presente  da  aprile  ad  ottobre;  risulta  essere  il  Rettile  più  abbondante 
dell’Oasi:  osservati  11  mm,  11  ff,  26  juv. 

È  un’entità  politipica  ad  areale  euro-centroasiatico-maghrebino  diffusa 
in  Tunisia,  Algeria,  Marocco,  in  quasi  tutta  l’Europa  (fino  al  67°  parallelo 
in  Svezia,  assente  in  Irlanda  nelle  Baleari  e  a  Creta),  in  Asia  occidentale  e 
centrale. 


Discussione 

La  fauna  erpetologica  dell’Oasi  dei  Variconi  comprende  15  specie  di 
cui  7  Anfìbi  (rappresentanti  il  30.4%  delle  specie  presenti  in  Italia  conti¬ 
nentale)  e  8  Rettili  (rappresentanti  il  22.9%  delle  specie  presenti  in  Italia 
continentale). 

La  Tabella  2  indica  la  presenza  delle  specie  nei  vari  siti  di  raccolta.  Le 
specie  più  abbondanti  sono  Triturus  cri  status,  Hyla  arborea ,  Rana  esculenta , 
Podarcis  sicula  e  Natrix  natrix. 


TABELLA  2 

Presenza  (indicata  con  X)  delle  specie  animali  nei  6  siti  di  raccolta  delfOasi. 

Sigle  come  in  Tab.  1 


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Poco  numerosi  sono  stati,  invece,  i  ritrovamenti  di  Lacerta  viridis  e 
Chalcides  chalcides ,  tutti  nelle  zone  limitrofe  gli  stagni. 

Unici  sono  risultati  i  ritrovamenti  di  Triturus  italicus  (3  esemplari  in 
un  canale  prossimo  al  fiume),  di  Rana  dalmatina  (2  esemplari  tra  lo 
stagno  p  e  la  Pineta)  e  di  Coluber  viridiflavus  (un  esemplare  adulto  nella 
Pineta). 


170  C.  D’Antonio 


Nella  Tabella  è  stato  omesso  il  sito  di  ritrovamento  dei  2  Gekonidi 
perché  raccolti  sui  muri  degli  stabilimenti  balneari  sulla  spiaggia  non  risul¬ 
tanti  in  Fig.  2. 

Considerando  gli  areali  di  diffusione  e  raggruppandoli  secondo  La 
Greca  (1964)  si  ottiene  il  seguente  prospetto: 

I  -  specie  a  distribuzione  molto  ampia  nella  regione  paleartica  - 
39.7%:  a)  distribuzione  euroasiatica:  Hyla  arborea ;  b)  distribuzione  euro- 
centroasiatica-maghrebina:  Bufo  bufo ,  Natrix  natrix  ;  c)  distribuzione  euro- 
turanica:  Rana  dalmatina  ;  d)  distribuzione  centroasiatico-pontica:  Triturus 
cristatus ,  T.  vulgaris  ; 

II  -  specie  delle  terre  del  Mediterraneo  -  26.7%:  a)  distribuzione  mediter- 
raneo-macaronesica:  Tarentola  mauritanica ,  Chalcides  chalcides  ;  b)  distri¬ 
buzione  mediterraneo-turanica:  Emys  orhicularis,  Hemidactylus  turcicus  ; 

III  -  specie  europee  -  20.30%:  a)  distribuzione  sudeuropea:  Coluber 
viridiflavus ,  Rana  esculenta ;  b)  distribuzione  europea  centromeridionale: 
Lacerta  viridis ; 

IV  -  specie  endemiche  italiane  -  13.30%:  a)  distribuzione  circumtirreni- 
cappenninicadinarica:  Podarcis  sicula  ;  b)  distribuzione  sudappenninica:  Tri¬ 
turus  italicus. 


BIBLIOGRAFIA 


Bruno  S.  &  Maugeri  S.,  1979  -  «Rettili  d’Italia»,  Giunti-Martello,  Firenze,  364  pp., 
125  figg.,  10  tabb. 

Cocco  F.,  Castaldo  G.,  de  Magistris  M.A.,  De  Pippo  T.  &  D’Iorio  G.,  1980  - 
«Dinamica  ed  evoluzione  del  litorale  campano  laziale:  1.  Il  tratto  a  sud  del 
fiume  Volturno»,  Atti  IV  Congr.  Ass.  Ital.  Ocean.  Limn .,  Genova,  58,  1-11. 

D’Antonio  C.,  1985  -  «Segnalazioni  faunistiche:  56.  Lestes  virens  vestaiis  Rambur; 
57.  Lestes  dryas  Kirby;  58.  Aeschna  mixta  Latr.;  63.  Sympetrum  meridionalis 
Selys»,  Boll.  Soc.  Entom.  Ital.,  Genova,  117  (8-10),  182. 

D’Antonio  C.,  1986  -  «Ricerche  faunistiche  nell’Oasi  dei  Variconi  (foce  fiume  Vol¬ 
turno  -  CE).  I.  Gli  Odonati  (II  Contributo  alla  conoscenza  degli  Odonati)  »,  Boll. 
Ass.  Rom.  d’Entom .,  Roma,  XL  (1985),  1-7,  1  fig.,  1  tab. 

de  Filippo  G.,  Fraissinet  M.,  Grassi  G.,  Kalby  M.  &  Milone  M.,  1982  -  «Proposte 
per  l’istituzione  di  Parchi  e  riserve  naturali  in  Campania»,  Regione  Campania, 
Asses.  Agric.,  Napoli,  176  pp. 

La  Greca  M.,  1964  -  «Le  categorie  corologiche  degli  elementi  faunistici  italiani», 
Atti  Acc .  Naz.  Ital.  Entom.,  Rend.,  XI  (1963),  231-253. 

Lanza  B.,  1983  -  «Guide  per  il  riconoscimento  delle  specie  animali  delle  acque 
interne  italiane.  27.  Anfìbi  e  Rettili»,  C.N.R.,  Roma,  200  pp.,  72  fìgg.,  5  tabb. 


Ricerche  faunistiche  nell’Oasi  dei  Variconi,  ecc.  171 


Scebba  S.,  Fraissinet  M.  &  Milone  M.,  1986  -  «Foce  Volturno  -  Caserta:  un’oasi  da 
salvare»,  Ucc.  Ital. ,  11  (in  corso  di  stampa). 

Scebba  S.  &  Vitolo  A.,  1983  -  «Segnalazioni  di  Pettazzurro  occidentale  ( Luscinia 
svecica  cyanecula)  alla  foce  del  Volturno  (Caserta)»,  Ucc.  Ital.,  8,  249-251. 


Presentata  nella  tornata  del  25  marzo  1986 
Accettata  il  15  giugno  1987 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 

voi.  XCV,  1986,  pp.  173-181,  figg.  4 


Azione  del  glucagone  sull’interrenale 
di  Podarcis  s.  sicula  Raf. 

Nota  di  Vincenza  Laforgia  (*),  Rosalba  Putti  (*), 
Antimo  Cavagnuolo  (*)  e  Lorenzo  Varano  (*) 
presentata  dai  soci  Pietro  Battaglini  e  Giuseppe  Caputo 


Riassunto.  —  In  un  precedente  lavoro  sulla  citofisiologia  delle  cellule  cromaffini 
(Varano  et  al.,  in  press),  gli  AA.  hanno  trattato  alcuni  esemplari  di  Podarcis  con 
insulina,  sostanza  che  stimola  la  secrezione  di  adrenalina  (A),  in  seguito  alla  dimi¬ 
nuzione  dei  valori  ematici  di  glucosio.  È  stato  osservato  che  solo  alte  dosi  di  insu¬ 
lina  (8  U.I.)  o  trattamenti  prolungati  con  basse  dosi  (4  U.I.)  sono  in  grado  di  deter¬ 
minare  una  degranulazione  delle  cellule  A. 

Al  fine  di  completare  lo  studio  dell’azione  degli  ormoni  pancreatici  sulla  fisiolo¬ 
gia  delle  cellule  cromaffini,  in  questo  lavoro  sono  state  studiate  le  variazioni  morfo¬ 
logiche  della  surrenale  dopo  la  somministrazione  di  una  sola  dose  di  2  y  di  gluca¬ 
gone  e  sono  stati  effettuati,  ad  intervalli  di  30  minuti,  sia  il  prelievo  ematico  che 
quello  istologico. 

L’interrenale  di  Podarcis  s.  sicula  Raf.  è  costituita  dal  tessuto  cromaffine  e  da 
quello  steroidogenetico.  Il  tessuto  cromaffine  costituisce  un  cordone  continuo  di  più 
file  di  cellule  lungo  il  margine  dorsale  della  ghiandola  ed  è  formato  da  cellule  NA 
negli  strati  più  esterni  e  da  cellule  A  in  quelli  più  interni  e  negli  isolotti  cromaffini 
che  si  trovano  sparsi  fra  i  cordoni  di  cellule  steroidogenetiche.  Le  cellule  steroidoge- 
netiche  hanno  citoplasma  chiaro,  ricco  di  gocce  lipidiche  e  nucleo  basale;  esse  for¬ 
mano  cordoni  separati  da  piccoli  capillari.  Dopo  il  trattamento  con  glucagone  questa 
morfologia  inizia  a  modificarsi  nelle  ghiandole  prelevate  1  ora  dopo  la  somministra¬ 
zione:  si  nota  la  presenza  di  cellule  NA  anche  negli  strati  più  profondi  del  cordone  dor¬ 
sale.  Nei  prelievi  effettuati  2,5  ore  dopo  la  somministrazione  di  glucagone  le  principali 
modificazioni  si  osservano  invece  a  carico  del  tessuto  steroidogenetico;  fra  i  cordoni 
interrenali  appaiono  grandi  ammassi  di  cellule  a  nucleo  picnotico  e  con  evidenti  segni 
di  degenerazione.  Nel  corso  dell’esperienza  la  glicemia  passa  da  161,5  +  3,15  mg/100 
mi,  negli  animali  normali,  a  426,6  ±  15,9  mg/100  mi  dopo  2,5  ore  dalla  sommini¬ 
strazione  di  glucagone,  per  ritornare  alla  normalità  24  ore  dopo  il  trattamento. 

Summary.  —  In  a  former  study  (Varano  et  al.,  in  press)  thè  AA.  had  treated 
some  specimens  of  Podarcis  s.  sicula  Raf.  with  insulin,  in  order  to  study  its  action  on 
thè  chromaffin  cells  secretion.  At  that  time  it  was  observed  that  only  high  doses  of 


(*)  Dipartimento  di  Biologia  Evolutiva  e  Comparata,  Via  Mezzocannone,  8  - 
80134  Napoli. 


174  V  Laforgia,  R.  Putti,  A.  Cavagnuolo  e  L.  Varano 


insulin  (8  I.U.)  or  long  lasting  treatments  were  able  to  cause  a  degranulation  of  thè 
adrenalin  (A)  cells.  In  order  to  complete  thè  studies  on  thè  action  of  pancreatic  hor- 
mones  on  thè  chromaffm  cells  physiology,  thè  AA.  report  in  this  paper  on  thè  morp- 
hological  changes  which  take  place  in  thè  adrenal  gland  after  a  single  injection  of  2 
y  of  glucagon. 

In  thè  control  specimens  thè  adrenal  gland  shows  thè  chromaffm  cells  concen- 
trated  in  a  continuous  dorsal  ribbon  made  up  by  numerous  celi  strata,  with  thè 
noradrenalin  (NA)  cells  displaced  in  thè  outer  rows  and  thè  adrenalin  (A)  cells  loca- 
ted  in  thè  inner  part  of  thè  ribbon  and  in  some  small  islets  scattered  in  thè  steroido- 
genic  parenchima.  The  interrenal  (steroidogenic)  cells  show  a  clear  cytoplasm,  rich 
of  lipid  droplets,  and  a  basai  nucleus;  thè  cells  are  arranged  to  form  cords  separated 
by  narrow  blood  vessels.  In  thè  glands  excised  one  hour  after  thè  glucagon  admini- 
stration,  thè  morphology  begins  to  show  some  changes:  some  NA  cells  can  be 
observed  also  in  thè  inner  rows  of  thè  dorsal  ribbon. 

In  thè  glands  excised  2.5  hours  after  thè  glucagon  administration,  also  thè 
steroidogenic  parenchima  undergoes  modifications  and  between  thè  interrenal 
cords  appear  large  clusters  of  cells  which  show  picnotic  nuclei  and  signs  of  dege¬ 
neration. 

The  glands  excised  24  hours  after  thè  treatment  appear  absolutely  similar  to 
those  of  thè  control  specimens. 

Blood  glucose  levels  were  measured  in  thè  course  of  thè  experience  and  it  was 
observed  that  they  were  of  161.5  ±  3.15  mg/ 100  mi  in  thè  normal  specimens;  they 
reached  thè  value  of  426.6  ±  15.9  mg/100  mi,  2.5  hours  after  thè  treatment,  when 
thè  morphological  changes  were  more  evident.  The  blood  glucose  levels  went  back 
to  normal  values  24  hours  after  thè  glucagon  administration. 


Introduzione 

L’esocitosi  è  in  molti  casi  il  meccanismo  di  secrezione  mediante  il 
quale  il  secreto  viene  rilasciato  dalle  cellule  (Masur  et  al.,  1972,  Pelletier 
et  al.,  1971).  Tale  meccanismo  sulla  base  di  molti  studi  biochimici  effet¬ 
tuati  sulle  ghiandole  surrenali  dei  vertebrati  e  sulle  terminazioni  nervose 
adrenergiche  è  implicato  nei  meccanismi  secretori  del  tessuto  cromaffìne 
(Kirshner,  1972;  Malamed  et  al.,  1968;  Smith,  1971).  Tuttavia  solo  nel 
criceto  è  stato  possibile  evidenziare  l’esocitosi  morfologicamente  (Grynsz- 
pan-Winograd,  1971;  Benedeczki  et  al.,  1972;  Smith  et  al,  1973).  Cou- 
pland  nel  ratto  (1965),  Aunis  et  al.  (1979)  nella  surrenale  dei  bovini  trat¬ 
tati  con  acetilcolina  hanno  messo  in  evidenza  degli  aspetti  morfologici 
simili  a  quelli  dell’esocitosi;  al  microscopio  elettronico  Unsicker  (1973)  è 
riuscito  ad  evidenziare  l’esocitosi  in  una  sola  specie  di  uccelli.  Negli  studi 
da  noi  condotti  sulla  ghiandola  interrenale  di  Podarcis  s.  sicula  non  è  stato 
possibile  evidenziare  l’esocitosi  neanche  dopo  trattamento  con  la  reserpina 
che  favorisce  il  rilascio  delle  catecolamine  (Varano  e  Laforgia,  1976). 


Azione  del  glucagone  sull’interrenale,  ecc.  175 


Altri  studi  sulla  ghiandola  interrenale  di  varie  specie  di  Rettili  neanche 
hanno  messo  in  evidenza  processi  di  esocitosi  (Laforgia  e  Varano, 
1982). 

Per  approfondire  lo  studio  della  secrezione  delle  cellule  cromaffmi 
abbiamo  trattato  alcuni  esemplari  di  Podarcis  con  insulina  (dati  in  corso  di 
stampa)  poiché  quest’ ultima  ha  un  meccanismo  di  azione  diverso  da  quello 
della  reserpina  dal  momento  che  stimola  la  secrezione  di  adrenalina  in 
seguito  alla  diminuzione  dei  livelli  ematici  di  glucosio.  I  tests  biochimici 
hanno  confermato  che  anche  in  Podarcis  l’insulina  determina  una  diminu¬ 
zione  del  tasso  ematico  di  glucosio  mentre,  lo  studio  morfologico  ha  dimo¬ 
strato  che  in  particolare  le  cellule  ad  adrenalina  sono  stimolate  dall’insu- 
lina.  Tuttavia  solo  dosi  alte  di  insulina  (8  UT.)  o  un  trattamento  lungo  con 
dosi  più  basse  (4  U.I.)  sono  in  grado  di  provocare  una  degranulazione  delle 
cellule  ad  adrenalina.  Per  completare  i  nostri  studi  abbiamo  ritenuto  inte¬ 
ressante  studiare  le  variazioni  morfologiche  della  surrenale  dopo  innalza¬ 
mento  del  valore  glicemico.  A  tal  fine  abbiamo  somministrato  ad  esemplari 
di  Podarcis  s .  si  cu  la  una  dose  di  2  y  di  glucagone  ed  abbiamo  fatto  ad  inter¬ 
valli  di  trenta  minuti  sia  il  prelievo  ematico  che  quello  morfologico  per  stu¬ 
diare  l’andamento  della  glicemia  e  le  possibili  variazioni  morfologiche 
dell’interrenale. 


Materiali  e  metodi 

A  trenta  esemplari  di  Podarcis  s .  sicula  Raf.  è  stata  somministrata  una 
dose  di  2  y  di  glucagone  per  via  intraperitoneale,  ad  un  gruppo  di  controllo 
è  stata  iniettata  una  soluzione  salina.  Si  è  prelevato  il  sangue  ad  intervalli 
di  mezz’ora  per  vedere  in  quanto  tempo  si  verifica  una  variazione  della  gli¬ 
cemia  e  quale  è  la  sua  durata.  Contemporaneamente  è  stata  prelevata 
anche  la  ghiandola  interrenale  per  controllare  eventuali  variazioni  morfolo¬ 
giche  correlate  alle  variazioni  dei  valori  glicemici.  Gli  esemplari  sono  stati 
uccisi  per  decapitazione,  le  interrenali  sono  state  subito  prelevate  e  fissate 
in  una  miscela  di  bicromato  di  potassio  e  formalina  e  tamponate  a  pH  4 
(Wood,  1963),  incluse  in  paraffina  e  sezionate  a  7  q.  Le  sezioni  sono  state 
osservate  dopo  colorazione  con  uno  dei  seguenti  metodi:  a)  metodo 
Giemsa  modificato  secondo  Pearse  (1960);  b)  una  miscela  di  eosina-ble 
di  anilina  in  tampone  acetato  a  pH  4;  c)  colorazione  tricromica  secondo 
Mallory. 

La  glicemia  è  stata  misurata  con  i  metodi  enzimatici. 


176  V  Laforgia,  R.  Putti,  A.  Cavagnuolo  e  L.  Varano 


Osservazioni 

La  ghiandola  interrenale  di  esemplari  non  trattati 
o  trattati  con  una  soluzione  salina 

L’interrenale  di  Podarcis  s.  sicula  è  costituita  da  due  diversi  tipi  di  tes¬ 
suto:  il  tessuto  cromaffine  e  quello  steroidogenetico.  Il  tessuto  steroidoge- 
netico  occupa  la  maggior  parte  della  ghiandola  ed  è  formato  da  cordoni  di 
cellule  alte  con  citoplasma  chiaro,  ricco  di  gocce  lipidiche,  nucleo  roton¬ 
deggiante  disposto  alla  base  e  separati  tra  di  loro  da  piccoli  capillari  san¬ 
guigni.  Il  tessuto  cromaffme  forma  lungo  il  margine  dorsale  della  ghian¬ 
dola  un  fitto  cordone  costituito  da  più  file  di  cellule  che  inviano  digita¬ 
zioni  tra  i  cordoni  di  tessuto  steroidogenetico.  Lo  strato  più  esterno  è 
costituito  da  cellule  a  noradrenalina,  mentre  quello  più  interno  e  le 
digitazioni  sono  costituiti  solo  da  cellule  ad  adrenalina.  Il  tessuto  cro- 
maffine  è  presente  anche  sotto  forma  di  piccoli  gruppi  di  cellule  costi¬ 
tuiti  esclusivamente  da  cellule  ad  adrenalina  e  sparsi  nel  parenchima 
steroidogenetico  (Fig.  1). 


Fig.  1.  —  Interrenale  di  un  esemplare  non  trattato  di  Podarcis  s.  sicula  Raf.  475  x 


Azione  del  glucagone  sull’interrenale,  ecc.  ìli 


Le  colorazioni  con  metodi  specifici  che  permettono  di  distinguere  le 
cellule  a  noradrenalina  da  quelle  ad  adrenalina,  mostrano  nel  citoplasma 
delle  cellule  a  N.A.  la  presenza  di  granulazioni  piuttosto  grosse  e  non 
distribuite  uniformemente,  mentre  il  citoplasma  delle  cellule  ad  A.  è  com¬ 
pletamente  occupato  da  granuli  molto  fini. 

Il  valore  ematico  del  glucosio  è  di  161,5  ±  3,15  mg/100  mi. 

La  ghiandola  interrenale  di  esemplari  trattati 
con  una  iniezione  di  2  y  di  glucagone 

Le  interrenali  di  Podarcis  prelevate  mezz’ora  dopo  la  somministrazione 
di  glucagone  non  mostrano  ancora  segni  di  modificazione,  ed  il  valore 
ematico  del  glucosio  è  simile  a  quello  degli  esemplari  di  controllo.  Al  con¬ 
trario  1  ora  dopo  la  somministrazione  di  glucagone  la  glicemia  passa  da 
161,5  +  3,15  a  276,6  +  10,40  mg/100  mi.  A  livello  morfologico  si  eviden¬ 
ziano  delle  modificazioni  sia  a  carico  del  tessuto  cromaffìne  ma  soprattutto 
di  quello  steroidogenetico.  È  possibile  notare  nel  cordone  cromaffìne  una 
diminuzione  delle  cellule  ad  adrenalina  con  la  comparsa  di  cellule  a  nora¬ 
drenalina  anche  negli  strati  più  interni  del  cordone  (Fig.  2). 


Fig.  2.  —  Interrenale  di  un  esemplare  di  Podarcis  s.  siculo  trattato  con  una  dose  da 
2  y  di  glucagone.  Prelievo  effettuato  1  ora  dopo  il  trattamento.  475  x 


178  V  Laforgia,  R.  Putti,  A.  Cavagnuolo  e  L,  Varano 

Il  rapporto  cellule  NA/cellule  A  risulta  di  2,1/1. 

La  porzione  di  tessuto  steroidogenetico  che  costituisce  la  zona  reattiva 
(Del  Conte,  1972)  negli  esemplari  di  controllo  è  molto  compatta  mentre 
dopo  la  somministrazione  di  glucagone  appare  di  aspetto  spugnoso  ed  i 
cordoni  di  tessuto  steroidogenetico  sono  separati  da  capillari  più  ampi 
rispetto  a  quelli  degli  esemplari  di  controllo.  Questa  situazione  si  modifica 
ulteriormente  nelle  interrenali  prelevate  due  ore  e  mezza  dopo  la  sommini¬ 
strazione  di  glucagone;  nel  tessuto  steroidogenetico  si  notano  dei  cordoni 
le  cui  cellule  mostrano  ampie  zone  trasparenti,  indice  della  formazione  di 
grosse  gocce  lipidiche,  tra  le  due  file  di  cellule  si  notano  ammassi  cellulari 
con  nucleo  picnotico  che  fanno  pensare  ad  una  parziale  degenerazione  dei 
cordoni  stessi  (Figg.  3  e  4).  Questo  aspetto  della  ghiandola  si  osserva  per 
tutta  la  durata  del  trattamento  e  tende  a  modificarsi  quando  i  valori  glice- 
mici  ridiventano  più  bassi.  Nei  prelievi  effettuati  dopo  ventiquattro  ore, 
quando  la  glicemia  è  ritornata  ai  suoi  valori  normali,  i  cordoni  steroidogenetici 
sono  nuovamente  costituiti  da  cellule  allungate  con  citoplasma  pieno  di  gocce 
lipidiche  di  dimensioni  ridotte  e  sono  separati  da  capillari  meno  ampi;  le  cel¬ 
lule  cromaffini,  sono  nuovamente  presenti  in  un  rapporto  di  1,4/1. 


Fig.  3.  —  Interinale  di  un  esemplare  di  Podarcis  s.  sicula  trattato  con  una  dose  da 
2  y  di  glucagone  e  prelevata  due  ore  e  mezza  dopo  l’iniezione.  300  x 


Azione  del  glucagone  sull’interrenale,  ecc.  179 


Contemporaneamente  al  prelievo  morfologico  è  stata  misurata  la  glice- 
mia;  solo  dopo  1  ora  si  ha  un  aumento  del  valore  glicemico  che  passa  da 

161,5  +  3,15  mg/100  mi  a  276,6  ±  10,40.  Questo  valore  raggiunge  il  picco 
massimo  nei  prelievi  effettuati  dopo  due  ore  e  mezza  (426,6  +  15,89);  ini¬ 
zia  a  diminuire  dopo  quattro  ore  e  mezza  (295,0  ±  13,28)  e  ritorna  alla  nor¬ 
malità  dopo  ventiquattro  ore  (166,6  +  4,17). 


Fio.  4.  -  Stesso  esemplare  della  figura  precedente.  Notare  il  tessuto  steroìdogene- 
tico  ad  un  ingrandimento  maggiore.  475  x 


Conclusioni 

Lo  studio  dell’interrenale  di  Podarcis  s.  siculo,  Raf.  dopo  trattamento 
con  una  dose  da  2  y  di  glucagone  ha  dimostrato  resistenza  di  modificazioni 
sia  a  livello  del  tessuto  cromaffine  che  di  quello  steroidogenetico.  Contem¬ 
poraneamente  a  queste  modificazioni  di  tipo  morfologico  si  notano  anche 
variazioni  nei  valori  glicemici  che  passano  dal  valore  normale  di 

161.5  ±  3,15  mg/ 100  mi  a  valori  più  elevati  con  un  picco  massimo  di 

426.6  ±  15,89  mg/100  mi  dopo  due  ore  e  mezza,  e  ritornano  alla  normalità 
dopo  ventiquattro  ore. 


180  V  Laf orgia,  R.  Putti,  A.  Cavagnuolo  e  L.  Varano 


Dopo  un’ora  quando  il  valore  glicemico  diventa  di  276,6  ±  10,40  mg/ 
100  mi  i  cordoni  steroidogenetici  diventano  ipertrofici  con  cellule  debol¬ 
mente  colorate  e  sono  separati  da  capillari  più  ampi  rispetto  a  quelli  degli 
esemplari  di  controllo,  la  zona  reattiva  diventa  spugnosa  segno  di  un 
aumento  dell’accumulo  di  colesterolo  nelle  cellule.  Queste  modificazioni 
diventano  più  evidenti  dopo  due  ore  e  mezza  quando  il  valore  glicemico 
raggiunge  il  picco  massimo  di  426,6  +  15,89  mg/100  mi,  inoltre  è  possibile 
notare  delle  zone  in  cui  il  tessuto  steroidogenetico  presenta  cellule  con 
nucleo  picnotico  segno  di  una  parziale  degenerazione.  A  livello  del  tessuto 
cromaffìne  le  cellule  ad  adrenalina  risentono  dell’influenza  del  glucagone 
ed  appaiono  diminuite  di  numero  rispetto  agli  esemplari  di  controllo.  Sia  la 
glicemia  che  la  morfologia  dell’interrenale  ritornano  alla  normalità  negli 
esemplari  esaminati  ventiquattro  ore  dopo  il  trattamento. 

Questo  studio  sulle  variazioni  morfologiche  delle  interrenali  dei  Rettili 
dopo  iperglicemia  dimostra  che  gli  effetti  maggiori  si  hanno  a  carico  della 
zona  steroidogenetica,  la  cui  secrezione,  a  causa  dell’elevato  tasso  di  gluco¬ 
sio  circolante,  viene  bloccata  provocando  un  accumulo  dei  precursori  degli 
steroidi  nelle  cellule,  questo  accumulo  può  determinare  anche  la  degenera¬ 
zione  di  alcuni  cordoni.  Il  tessuto  cromaffìne,  al  contrario,  risente  meno  degli 
effetti  della  iperglicemia,  mostra  leggere  modificazioni  solo  a  livello  delle  cel¬ 
lule  ad  adrenalina,  che  probabilmente  risentono  della  diminuzione  nella  pro¬ 
duzione  di  corticosteroidi  con  conseguente  calo  nell’attività  della  PNMT,  l’en¬ 
zima  che  catalizza  la  metilazione  della  noradrenalina  in  adrenalina. 


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Presentata  nella  tornata  del  25  marzo  1986 
Accettata  il  10  giugno  1987 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 

voi.  XCV,  1986,  pp.  183-191,  fig.  1,  tabb.  2 


Variazione  della  glicemia 
nella  lucertola  Podarcis  s.  siculo  Raf. 
dopo  somministrazione  prolungata  di  glucagone 

Nota  di  Rosalba  Putti  (*),  Vincenza  Laforgia  (*), 
Antimo  Cavagnuolo  (*)  e  Lorenzo  Varano  (*) 
presentata  dai  soci  Pietro  Battaglini  e  Giuseppe  Caputo 


Riassunto.  —  Gli  AA.  hanno  sottoposto  esemplari  della  lucertola  Podarcis  s. 
sicula  Raf.  ad  un  trattamento  prolungato  con  glucagone  (2  y  a  giorni  alterni)  sia  in 
inverno  che  in  primavera/inizio  estate.  Per  il  trattamento  invernale  sono  state  prati¬ 
cate  15  iniezioni  per  un  totale  di  30  gg.  e  le  variazioni  della  glicemia  sono  state 
determinate  enzimaticamente,  prelevando  campioni  di  sangue  24  ore  dopo  la  som¬ 
ministrazione  dell’ormone. 

Per  il  trattamento  in  primavera/estate  sono  state  praticate  18  iniezioni  di  gluca¬ 
gone  per  un  totale  di  36  gg.  e  la  glicemia  è  stata  determinata  sia  a  3  ore  che  a  24 
dalla  somministrazione  di  glucagone.  In  parallelo  sono  state  misurate  le  glicemie 
degli  animali  di  controllo  e  i  dati  ottenuti  sono  stati  elaborati  statisticamente. 

La  risposta  all’azione  iperglicemizzante  del  glucagone  è  diversa  a  seconda  che  il 
trattamento  sia  effettuato  d’inverno  o  in  primavera/estate.  In  inverno  alla  seconda 
iniezione  si  osserva  un  picco  iperglicemico  che  diminuisce  col  progredire  del  tratta¬ 
mento  fino  a  raggiungere  valori  glicemici  normali,  per  Podarcis ,  in  questa  stagione. 
Tuttavia  alla  fine  del  trattamento  si  instaura  una  evidente  ipoglicemia  che  si  osserva 
transitoriamente  anche  dopo  la  sesta  iniezione. 

In  primavera/estate  la  glicemia  misurata  tre  ore  dopo  la  somministrazione  di 
glucagone  è  sempre  elevata;  solo  dopo  la  quinta  iniezione  si  osserva  una  marcata 
ipoglicemia. 

Nelle  determinazioni  a  24  ore  i  valori  glicemici  si  mantengono  generalmente  al 
di  sotto  di  quelli  normali,  con  due  momenti  di  elevata  ipoglicemia  fra  la  quinta  e  la 
settima  iniezione. 

I  risultati  ottenuti  dimostrano  che  la  lucertola  Podarcis  s.  sicula  è  suscettibile 
all’azione  iperglicemizzante  del  glucagone.  Intorno  alla  sesta  iniezione,  tuttavia, 
l’azione  del  glucagone  appare  più  rivolta  a  stimolare  la  produzione  di  insulina  endo¬ 
gena  con  la  conseguente  instaurazione  di  un’ipoglicemia. 

Summary.  —  Specimens  of  Podarcis  s.  sicula  Raf.  underwent  a  long  term  treat¬ 
ment  with  glucagon  (2  y  on  alternate  days)  both  in  winter  and  in  spring/beginning 


(*)  Dipartimento  di  Biologia  Evolutiva  e  Comparata,  Via  Mezzocannone,  8  - 
80134  Napoli. 


184  R.  Putti,  V.  Laf orgia,  A.  Cavagnuolo  e  L.  Varano 


of  summer.  For  thè  winter  treatment  thè  specimens  were  administered  15  injections 
with  a  total  of  30  days  and  thè  blood  glucose  levels  were  determined  enzimatically, 
taking  blood  samples  24  hours  after  thè  hormone  administration. 

For  thè  spring/summer  treatment  thè  lizards  were  administered  18  injections  of 
glucagon  with  a  total  of  36  days  and  blood  glucose  levels  were  determined  3  and  24 
hours  after  thè  glucagon  administration.  At  thè  same  time  were  measured  thè  glu¬ 
cose  levels  of  thè  control  specimens;  thè  data  obtained  were  statistically  processed. 

The  results  of  thè  glucagon  action  are  different  in  thè  winter  and  in  thè  spring/ 
summer  treatments.  During  winter,  after  thè  second  injection  there  is  a  hyperglycae- 
mic  peak  which  during  thè  further  treatment  slowly  decreases  to  values  which  are 
normal  for  Podarcis  in  this  season.  However,  at  thè  end  of  thè  treatment,  an  evident 
hypoglycaemia  takes  place;  thè  same  strong  lowering  of  thè  blood  glucose  levels  can 
be  observed  also  after  thè  sixth  injection. 

During  spring/summer,  thè  blood  glucose  levels  measured  three  hours  after  thè 
administration  of  glucagon  are  always  very  high;  only  after  thè  fìfth  injection  it  is 
found  an  evident  hypoglycaemia. 

In  thè  determinations  performed  24  hours  after  thè  administration  of  glucagon, 
thè  glucose  levels  are  generally  lower  than  those  of  thè  normal  specimens,  with  thè 
exception  of  thè  fifth/seventh  injection,  when  thè  glucose  levels  are  rather  high. 

The  results  of  this  study  demonstrate  that  thè  lizard  Podarcis  s.  sicula  Raf.  is 
very  sensitive  to  thè  glucagon  action. 

However,  around  thè  sixth  injection,  thè  action  of  thè  hormone  is  more  effective 
in  stimulating  thè  production  of  endogen  insulin  with  a  conseguent  lowering  of  thè 
blood  glucose  levels. 


Introduzione 

Solo  negli  ultimi  2  decenni  hanno  avuto  un  particolare  impulso  gli 
studi  sul  glucagone,  essendone  stata  riconosciuta  l’importanza  come  «rego¬ 
latore  fisiologico»  del  metabolismo  del  glucosio. 

Nei  mammiferi  sono  state  effettuate  molte  ricerche  per  studiarne  i  possi¬ 
bili  effetti  a  livello  del  pancreas  endocrino  e  del  metabolismo  glicidico.  (FoÀ  et 
al.,  ’49;  FoÀ  et  al.,  ’57;  Galansino  et  al.,  ’55;  Lazarus  et  al.,  ’58;  Logotheto- 
poulos  et  al.,  ’60;  De  Bodo  et  al.,  ’63;  Cherrington  et  al.,  ’7 6). 

I  rettili  per  la  loro  abbondanza  in  cellule  A  (le  cellule  a2  degli  AA.  sve¬ 
desi)  possono  fornire  un  ottimo  modello  sperimentale  per  studiare  l’azione 
del  glucagone.  I  dati  bibliografici  non  sono  molto  numerosi  (Miller  & 
Wurster,  ’58;  Miller,  ’61;  Stevenson  et  al.,  ’57;  Cardeza,  ’60;  Penhos  et 
al.,  ’65;  Marques,  ’67),  ma  tutti  gli  AA.  concordano  sull’alta  sensibilità  dei 
rettili  al  glucagone  e  sulla  sua  forte  azione  iperglicemizzante. 

Gli  AA.  si  sono  già  occupati  sia  della  morfologia  del  pancreas  endo¬ 
crino,  sia  delle  variazioni  glicemiche  dopo  stimolazione  con  insulina  e  glu¬ 
cagone  (Putti  et  al.,  ’83;  Putti  et  al.,  ’86).  Per  proseguire  la  ricerca  in 


Variazione  della  glicemia  nella  lucertola  «Podarcis  s .  sicula  »,  ecc.  185 


questo  campo  è  stato  intrapreso  uno  studio  sugli  effetti  del  trattamento 
prolungato  con  glucagone  in  Podarcis ,  sia  d’inverno  che  in  primavera- 
estate. 


Materiali  e  metodi 
Inverno 

Sono  stati  usati  60  esemplari  adulti  di  Podarcis  s.  sicula  Raf,  del  peso 
variabile  fra  i  10-15  gm.  Nei  mesi  di  febbraio-marzo  gli  animali  sono  stati 
tenuti  in  stabulario,  in  condizioni  di  temperatura  variabili  entro  ambiti 
piuttosto  ristretti:  9-13° C.  Gli  animali  sono  stati  forniti  d’acqua  e  cibo  ad* 
libitum;  v’è  però  da  notare  che  in  questo  periodo  dell’anno  le  lucertole, 
almeno  in  cattività,  si  mostrano  poco  propense  a  nutrirsi,  per  cui  si  ha  a 
che  fare  con  animali  in  condizioni  di  ipoalimentazione.  50  lucertole  sono 
state  iniettate  a  giorni  alterni  con  2  y  di  glucagone,  sciolto  in  acqua  distil¬ 
lata  in  un  volume  totale  di  0,1  cc.,  per  un  totale  di  15  iniezioni  (30  gg.  di 
trattamento).  10  esemplari  sono  stati  tenuti  come  controllo.  Le  determina¬ 
zioni  della  glicemia  sono  state  effettuate  24  ore  dopo  la  II,  VI,  IX,  XII  e  XV 
iniezione,  con  gli  animali  a  digiuno  da  almeno  12  ore.  In  parallelo  sono 
state  effettuate  determinazioni  anche  ai  controlli. 


Primavera-estate 

165  lucertole  sono  state  tenute  in  stabulario  nei  mesi  di  maggio- 
giugno  ed  alimentate,  nei  giorni  in  cui  non  avevano  l’iniezione  di  ormone, 
ad  libitum.  140  sono  state  inoculate  a  giorni  alterni  con  2  y  di  glucagone, 
per  un  totale  di  18  iniezioni  (36  gg.  di  trattamento).  La  temperatura  si  aggi¬ 
rava  sui  18-25°  C.  25  animali  sono  stati  tenuti  come  controllo.  Le  determi¬ 
nazioni  glicemiche  sono  state  effettuate  in  due  momenti  successivi  alla 
somministrazione  di  glucagone:  la  prima  a  tre  ore,  la  seconda  a  24  ore 
dall’iniezione  (sempre  con  gli  animali  a  digiuno).  La  doppia  determina¬ 
zione  è  stata  effettuata  in  seguito  ai  risultati  riscontrati  in  un  precedente 
studio,  che  indica  come  l’azione  di  una  singola  somministrazione  di  gluca¬ 
gone  in  Podarcis  raggiunga  un  massimo  dopo  2,50-3  ore  e  si  esaurisca  entro 
24  ore  (Putti  et  al.,  in  stampa).  La  determinazione  a  24  ore  è  stata  effet¬ 
tuata  dopo  la  III,  V,  VII,  IX,  XI,  XIII  e  XVIII  iniezione  di  ormone.  Quella  a 
tre  ore  ha  seguito  lo  stesso  schema  della  precedente.  Anche  per  i  controlli 
sono  state  eseguite  determinazioni  parallele. 


186  R.  Putti,  V.  Laf orgia,  A.  Cavagnuolo  e  L.  Varano 


Tutte  le  glicemie  sono  state  determinate  col  metodo  enzimatico  God 
Perid  della  Boeringher;  i  dati  ottenuti  sono  stati  elaborati  statisticamente. 


Risultati 

Inverno 

Le  variazioni  glicemiche  degli  animali  trattati  con  2  y  di  glucagone 
sono  illustrate  nella  tabella  I  e  nel  diagramma  1.  In  questo  periodo 
dell’anno  (febbraio-marzo)  la  glicemia  degli  animali  normali  ha  un  valore 
medio  di  161,5  ±  3,15. 


TABELLA  I 
Inverno 


n°  animali 

n°  iniezioni 

glicemia 

P  valori 

10 

2  (x  2  y) 

390,3  ±  12,92 

<  0,01 

» 

6  (x  2  Y) 

103,3  ±  5,54 

<  0,01 

» 

9  (x  2  y) 

150,3  ±  6,70 

N.S. 

» 

12  (x  2  y) 

158  ±  6,725 

N.S. 

» 

15  (x  2  y) 

85,5  ±  13,8 

<  0,01 

» 

controlli 

161,5  ±  3,15 

Come  si  vede  nel  diagramma  1  alla  II  iniezione  v’è  un  picco  iperglice- 
mico  di  390,3  +  12,92  mg/dl,  che  è  circa  due  volte  e  mezzo  la  glicemia 
degli  animali  normali.  Successivamente  la  glicemia  declina;  alla  VI  inie¬ 
zione  è  addirittura  più  bassa  (103,3  ±  5,54  mg/dl)  che  nei  controlli,  per  poi 
risalire  a  valori  pressocché  normali  entro  la  XII  iniezione.  Alla  fine  del  trat¬ 
tamento  si  riscontra  una  nuova  caduta  dei  valori  glicemici,  che  restano 
molto  al  di  sotto  dei  valori  normali. 


Primavera-estate 

La  ripetizione  del  trattamento  in  primavera-estate  ha  portato  ai  risul¬ 
tati  schematizzati  nella  Tabella  II  e  nel  diagramma  1.  Sia  per  le  determina- 


Variazione  della  glicemia  nella  lucertola  «  Podarcis  s.  sicula  »,  ecc.  187 


zioni  a  tre  ore  che  per  quelle  a  24  ore  si  vede  che  fra  la  V  e  la  VII  iniezione 
si  ottiene  il  più  basso  livello  di  glucosio  nel  sangue,  mentre  successiva¬ 
mente  i  valori  tendono  ad  elevarsi  sempre  di  più  col  proseguire  del  tratta¬ 
mento.  Inoltre  le  glicemie  misurate  a  tre  ore  sono  sempre  più  elevate  di 
quelle  a  24  ore  di  circa  100  mg/dl,  ad  eccezione  di  quelle  alla  IV  e  V  inie¬ 
zione,  dove  la  differenza  è  del  tutto  irrilevante.  Alla  XVIII  iniezione  la  gli¬ 
cemia  raggiunge  il  suo  punto  massimo  con  425  ±  8,89  mg/dl  a  tre  ore  e 
171,6  +  12,60  mg/dl  a  24  ore. 


Fig.  1.  —  La  linea  tratteggiata  si  riferisce  al  trattamento  invernale.  La  linea  continua 
al  trattamento  in  primavera-estate,  con  determinazione  della  glicemia  a  tre 
ore  dall’iniezione.  La  linea  punteggiata  al  trattamento  in  primavera-estate, 
con  determinazione  della  glicemia  dopo  24  ore  dall’iniezione. 


Discussione  e  conclusioni 

I  dati  esposti  dimostrano  che  la  lucertola  Podarcis  è  molto  sensibile 
all’azione  del  glucagone,  anche  se  i  risultati  del  trattamento  cronico  d’in¬ 
verno  e  d’estate  presentano  notevoli  differenze  fra  di  loro. 


188  R.  Putti,  V.  Laforgia,  A.  Cavagnuolo  e  L.  Varano 


Il  glucagone  provoca  una  notevole  iperglicemia,  che  in  inverno  è 
riscontrabile  anche  dopo  24  ore,  ma  è  limitata  solo  all’inizio  del  tratta¬ 
mento;  viceversa  in  estate  essa  aumenta  coH’aumentare  del  numero  di  inie¬ 
zioni,  ma  è  riscontrabile  solo  nelle  misure  effettuate  a  tre  ore  dalla  sommi¬ 
nistrazione  dell’ormone.  Al  contrario,  nelle  misure  a  24  ore,  fino  alla  IX 
iniezione  si  riscontra  una  discreta  ipoglicemia. 


TABELLA  II 

primavera-estate 


n°  anim. 

] 

n°  iniez 

Glicemia  a  3  h. 

P.  valori 

Glicemia 

a  24  h. 

P.  valori 

10 

3 

(X  2 

Y) 

221,6 

±  13,3 

<  0,01 

141  ± 

823 

N.S. 

» 

5 

(  x  2 

y) 

128 

±  7,21 

<  0,01 

124,6  ± 

6,12 

<  0,01 

» 

7 

(x  2 

y) 

213,6 

±  6,15 

<  0,01 

102,3  ± 

4,62 

<  0,01 

» 

9 

(x  2 

Y) 

271,75  ±  21,3 

<  0,01 

138,6  ± 

7,5 

<  0,01 

» 

11 

(x  2 

y) 

268,6 

±  11,3 

<  0,01 

148  ± 

9,21 

N.S. 

» 

13 

(  x  2 

y) 

264 

±  24,99 

<  0,01 

122  ± 

5,2 

<  0,01 

» 

18 

(  x  2 

y) 

425 

±  8,89 

<  0,01 

171,6  ± 

12,6 

<  0,01 

Non  è  certamente  agevole  spiegare  tali  differenze  di  comportamento. 

Nei  rettili  Cardeza  (1961)  ha  trovato  un  forte  aumento  della  glicemia 
in  Xenodon  merremii ,  dopo  trattamento  cronico  con  forti  dosi  di  glucagone. 
Marques  (1967)  in  Chrysemys  d’orbignyi ,  in  seguito  a  somministrazione 
giornaliera  di  100  pg/kg  di  ormone  per  30  giorni  ha  trovato,  con  deter¬ 
minazioni  a  24  ore,  una  forte  iperglicemia,  che  si  riduce  progressiva¬ 
mente  col  protrarsi  del  trattamento  d’inverno,  mentre  d’estate  la  ten¬ 
denza  è  inversa. 

Nelle  linee  generali  i  nostri  dati  sembrano  concordare  con  quelli  della 
Marques,  se  per  il  trattamento  estivo  confrontiamo  le  nostre  glicemie  a  tre 
ore.  La  differenza  maggiore  consiste  nel  rapido  esaurirsi  dell’effetto  ipergli- 
cemizzante  del  glucagone  in  Podarcis.  Esso  è  limitato  a  poche  ore  ed  è  del 
tutto  esaurito  entro  le  24  ore,  così  come  gli  AA.  hanno  messo  in  evidenza 
in  un  altro  lavoro  (Putti  et  al.,  ’86).  Invece  la  Marques  trova  ancora  ipergli¬ 
cemia  dopo  la  sospensione  del  glucagone,  la  cui  azione  cessa  solo  20  giorni 
dopo  la  fine  del  trattamento. 

Un  altro  punto  che  non  trova  riscontro  negli  altri  lavori  sui  rettili  è  il 
ritrovare  una  notevole  ipoglicemia,  sia  di  inverno  che  d’estate,  fra  la  V  e  la 


Variazione  deila  giicemia  nella  lucertola  «Podarcis  s.  siculo  »,  ecc.  189 


VII  iniezione,  riscontrabile  sia  nella  misura  effettuata  a  24  ore  che  in 
quella  a  3  ore,  come  una  risposta  costante  della  lucertola  Podarcis  al  tratta» 
mento  con  glucagone. 

Per  cercare  di  spiegare  il  differente  comportamento  delle  lucertole 
d’inverno  ed  in  primavera- estate  dobbiamo  prendere  in  considerazione  fat¬ 
tori  quali  la  temperatura,  che  influenza  in  qualche  modo  il  metabolismo 
glicidico  di  questi  animali  eterotermi,  e  le  condizioni  nutrizionali  in  cui 
essi  si  trovano  al  momento  dell’esperimento.  Secondo  Dessauer  (’53)  e 
Màrques  (’67)  il  contenuto  di  glicogeno  epatico  è  maggiore  d’inverno  che 
d’estate.  Questo  può  forse  spiegare  perché  di  inverno  si  ha  un  picco  ipergli- 
cemico  molto  più  precoce  rispetto  all’estate. 

Il  successivo  declino  della  giicemia  è  presumibilmente  dovuto  ad  una 
somma  di  vari  eventi,  come: 

a)  un’intensa  secrezione  di  insulina,  provocata  sia  dall’iperglicemia, 
sia  dall’azione  diretta  del  glucagone  esogeno  sulle  cellule  B,  meccanismo 
questo,  messo  in  evidenza  da  vari  AA.  nei  mammiferi  (Samols  et  al,  ’72), 

b)  le  diminuite  scorte  di  glicogeno  epatico, 

c)  una  possibile  perdita  di  sensibilità  al  glucagone,  come  ipotizzato  da 
Logothetopoulos  (’60)  nei  mammiferi.  Tale  ipotesi  però,  nel  nostro  caso 
viene  contraddetta  dal  comportamento  della  giicemia  in  primavera-estate, 
che  dimostra  che  alla  XVIII  iniezione  non  solo  non  v’è  perdita  di  sensibi¬ 
lità,  ma  addirittura  l’iperglicemia  raggiunge  il  suo  acme. 

Più  arduo  è  fornire  ipotesi  convincenti  per  il  periodo  primavera-estate. 
Le  lucertole  coll’aumentare  della  temperatura  sono  molto  più  attive  e 
accettano  il  cibo  di  buon  grado,  introducendo  quindi  sostanze  caloriche  in 
grado  di  rimpiazzare  di  continuo  le  riserve  epatiche  che  vanno  man  mano 
esaurendosi.  Col  metabolismo  più  attivo  probabilmente  l’insulinogenesi  è 
più  pronta.  Infatti  se  si  osserva  il  diagramma  1,  si  può  vedere  che  l’ipergli¬ 
cemia  indotta  dal  glucagone  a  tre  ore  dalla  sua  somministrazione,  è  di 
rapido  declino,  come  indicano  i  valori  glicemici  che  a  24  ore  sono  un  po’  al 
di  sotto  della  norma  ed  anche  più  bassi  dei  corrispondenti  valori  invernali. 
Tutto  ciò  fa  pensare  ad  un’intensa  secrezione  insulinica,  provocata,  come 
detto  precedentemente,  e  dall’iperglicemia  e  dallo  stesso  glucagone  eso¬ 
geno. 

Il  picco  iperglicemico  estivo  osservato  alla  fine  del  trattamento 
potrebbe  far  pensare  ad  un  certo  esaurimento  (probabilmente  temporaneo) 
delle  cellule  beta,  che  non  sono  più  in  grado  di  far  fronte  all’iperglicemia 
indotta  dal  glucagone  con  una  quantità  di  insulina  sufficiente  a  controbi¬ 
lanciarne  gli  effetti.  Marques  (’67),  però,  misurando  la  concentrazione  di 
insulina  pancreatica,  l’ha  trovata  ridotta  in  inverno  ma  leggermente  aumen- 


190  R.  Putti,  V.  Laf orgia,  A.  Cavagnuolo  e  L.  Varano 


tata  d’estate,  per  cui  sono  necessari  ulteriori  studi  per  comprendere 
quest’aspetto  del  trattamento  in  estate. 

Per  quanto  riguarda  l’ipoglicemia  osservata  sia  d’inverno  che  in  prima- 
vera-estate  a  circa  un  terzo  del  trattamento,  si  può  solo  ipotizzare  che  essa 
corrisponda  al  periodo  di  maggiore  stimolazione  della  secrezione  insuli- 
nica,  per  cui  la  quantità  di  insulina  secreta  è  tale  non  solo  da  controbilan¬ 
ciare  l’effetto  iperglicemizzante  del  glucagone,  ma  addirittura  tale  da  pro¬ 
vocare  ipoglicemia.  Solo  successivamente  si  ristabilisce  l’omeostasi  glici- 
dica,  come  si  può  notare  dai  valori  misurati. 

I  dati  qui  esposti,  insieme  con  quelli  precedentemente  ritrovati  a 
seguito  del  trattamento  insulinico  (Putti  et  al.,  ’86),  fanno  ritenere  che 
nella  lucertola  Podarcis  insulina  e  glucagone  provvedono,  così  come  nei 
mammiferi,  al  delicato  meccanismo  che  controlla  l’omeostasi  glicidica, 
bilanciando  le  variazioni  della  glicemia  indotte  sperimentalmente.  Tale 
omeostasi  in  Podarcis ,  richiede  certamente  un  tempo  più  lungo  che  nei 
mammiferi,  ma  non  così  lungo,  come  i  dati  precedentemente  riportati  in 
letteratura  sui  rettili,  fanno  ritenere. 

I  risultati  dei  nostri  studi  morfologici,  tuttora  in  corso,  sugli  effetti  del 
trattamento  cronico  con  glucagone  potranno  forse  contribuire  a  chiarire 
alcuni  dei  fenomeni  rilevati  biochimicamente. 


BIBLIOGRAFIA 


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Presentata  nella  tornata  del  25  marzo  1986 
Accettata  il  10  giugno  1987 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 

voi.  XCV,  1986,  pp.  193-199,  1  fig. 


Note  sull’erpetofauna  della  Valle  delle  Ferriere 
(Amalfi  -  SA) 

Nota  del  socio  Vincenzo  Caputo  (*),  di  Alessio  De  Biase  (**) 
e  di  Fulvio  Baldanza  (*) 


Riassunto.  —  Gli  autori  riportano  l’elenco  ragionato  di  13  specie  di  Anfibi  e  Ret¬ 
tili  osservati  nella  valle  delle  Ferriere  (Amalfi,  SA),  nel  corso  di  una  ricerca  condotta 
negli  anni  1984-85.  Si  pone  l’accento  sull’importanza  fitogeografìca  e  faunistica  del 
biotopo  studiato. 

Summary.  —  The  authors  have  studied  thè  Amphibians  and  Reptiles  of  thè  Fer¬ 
riere  Valley  (Amalfi,  SA),  a  locality  near  Amalfi  on  thè  Sorrentine  Peninsula,  where 
flows  thè  torrent  Ceraso.  Ibis  area  is  peculiar  from  a  climatic  point  of  view,  favou- 
ring  thè  survival  of  Woodwardia  radicans  (L.)  Sm  ( Filicopsida ,  Blechnaceae ),  a  relict 
of  thè  Tertiary  period.  The  following  species  were  found:  Salamandra  salamandra , 
Salamandrina  terdigitata ,  Bufo  bufo ,  Rana  dalmatina ,  Rana  graeca ,  Tarentola  mauri- 
tanica. ,  Lacerta  viridis ,  Podarcis  sicula,  Coluber  viridiflavus,  Elaphe  longissima ,  Elaphe 
quatuorlineata ,  Natrix  natrix ,  Vipera  aspis.  The  phytogeografic  and  faunistic  impor- 
tance  of  biotope  is  emphasized. 


Introduzione 

L’erpetofauna  dei  Monti  Lattari  è  molto  poco  conosciuta.  Infatti  le 
poche  informazioni  reperibili  in  bibliografia  si  riferiscono,  in  maniera  piut¬ 
tosto  frammentaria,  soltanto  ad  alcuni  taxa  (Boettger,  1941;  Kramer  & 
Medem,  1940;  Mertens,  1916;  Tucker,  1931). 

Nell’ambito  di  una  più  vasta  indagine  sulla  Penisola  sorrentina  e 
sull’area  napoletana  sensu  lato  (Caputo,  in  preparazione),  ci  è  sembrato 
opportuno  render  noti  i  primi  dati  sugli  Anfibi  e  i  Rettili  presenti  nel  Val¬ 
lone  delle  Ferriere,  località  nei  pressi  di  Amalfi,  di  particolare  interesse  per 


(*)  Dipartimento  di  Biologia  Evolutiva  e  Comparata  -  Vìa  Mezzocannone,  8  - 
80134  Napoli. 

(**)  Istituto  e  Museo  di  Zoologia  -  Via  Mezzocannone,  8  -  80134  Napoli. 


194  V  Caputo,  A.  De  Biase  e  F.  Baldanza 


le  sue  peculiarità  climatiche  e  fitogeografiche  (Caputo  &  de  Luca,  1970; 
Chiarugi,  1952;  Guadagno,  1916,  1922,  1925). 


Area  studiata 

La  Penisola  Sorrentina  è  costituta  da  una  catena  di  monti,  culminante 
col  monte  S.  Angelo  a  Tre  Pizzi  (1444  m  s.l.m.);  è  limitata  a  sud-est  dalla 
vallata  di  Costa  e  Nocera,  a  nord  dal  fiume  Sarno,  e  degrada  ad  ovest  verso 
il  mare,  chiudendo  la  parte  meridionale  del  golfo  di  Napoli.  Ha  una  super¬ 
ficie  di  circa  361  kmq  e  sviluppa  circa  67  km  di  costa  (Guadagno,  1916). 

La  valle  delle  Ferriere,  situata  sul  versante  amalfitano  della  Penisola  Sor¬ 
rentina,  è  incassata  tra  due  serie  di  monti  ad  est  e  ad  ovest,  ed  è  chiusa  a  nord 
dal  Monte  Rotondo  (1023  m  s.l.m.);  nel  fondo  del  vallore  scorre  il  torrente 
Ceraso  che  ha  un  corso  di  circa  6  km  e  sfocia  nel  mare  presso  Amalfi  (Fig.  1). 

I  substrati  dell’area  considerata  sono  costituiti  prevalentemente  da  cal¬ 
cari  cretacei  che  poggiano  su  dolomie  del  Trias  superiore. 

II  regime  pluviometrico  del  tratto  di  costa  Maiori-Amalfi-Positano  è 
del  tutto  diverso  da  quello  delle  zone  limitrofe:  infatti  la  quantità  di  piog¬ 
gia  è  maggiore,  ma  la  frequenza  è  minore  in  quanto  è  più  basso  il  numero 
dei  giorni  piovosi.  Le  singole  piogge  sono  quindi  più  intense  e  lasciano  spa¬ 
zio  ad  una  maggiore  serenità  e  ad  una  maggiore  radiazione  solare.  Queste 
peculiarità  climatiche  sono  dovute  all’estensione  in  direzione  est-ovest  di 
questo  tratto  di  costa  che  è  quindi  più  esposto  ai  venti  umidi  provenienti 
da  nord  e  da  nord-est;  a  causa  della  brusca  elevazione  (uniformemente  al 
di  sopra  dei  1000  metri)  della  catena  montagnosa  a  ridosso  del  mare,  si 
determina  una  forte  condensazione  dell’umidità  portata  dai  venti,  e  quindi 
una  maggiore  piovosità  rispetto  alle  aree  circostanti  (Chiarugi,  1952). 

Queste  particolari  condizioni  climatiche  si  presentano  accentuate  nel 
Vallone  delle  Ferriere,  in  cui  si  realizza  un  microclima  caratterizzato  da 
un’elevata  e  costante  umidità  dell’aria  (che  non  si  allontana  da  un  valore 
medio  dell’80%  nelle  24  ore),  da  scarse  escursioni  termiche  giornaliere 
(oscillanti  tra  i  5°  e  i  6°C)  e  valori  medi  sui  15°  C  (Caputo  &  de  Luca, 
1970).  Ciò  ha  consentito  la  sopravvivenza  allo  stato  relittuale  di  alcune  spe¬ 
cie  vegetali  tardo  terziarie,  la  più  interessante  delle  quali  è  senz’altro  la 
pteridofita  Woodwardia  radicans  (L.)  Sm.,  per  la  salvaguardia  della  quale  è 
stata  istituita  (1972)  la  Riserva  Naturale  Orientata  della  Valle  delle  Fer¬ 
riere,  gestita  dal  Demanio  Regionale. 

L’area  da  noi  studiata  è  caratterizzata  da  fitocenosi  a  macchia  mediter¬ 
ranea;  lungo  il  torrente  Ceraso,  grazie  all’umidità  dell’ambiente,  sono  pre- 


Fig.  1.  -  Area  di  studio.  La  freccia  nel  riquadro  in  alto  a  destra  ne  indica  l’esatta 
localizzazione  nella  Penisola  Sorrentina. 

Legenda.  I  toponimi  dell’area  di  studio  riportati  nel  testo  sono  qui  elencati 
in  riferimento  ai  numeri  presenti  sulla  cartina. 

1)  Vallone  Grevone  (50  m  s.l.m.  circa) 

2)  Serbatoio  (100  m  s.l.m.  circa) 

3)  Frassito  (180  m  s.l.m.  circa) 

4)  Ruderi  delle  Ferriere  (240  m  s.l.m.  circa) 

5)  Pellagra  (500  m  s.l.m.  circa) 

6)  Punta  delle  Castagne  (500  m  s.l.m.  circa) 


196  V.  Caputo,  A.  De  Biase  e  F.  Baldanza 


senti,  invece,  specie  tipiche  dei  piani  di  vegetazione  montano  e  submon¬ 
tano,  tra  le  quali  Caputo  &  de  Luca  (1970)  segnalano:  Phyllitis  scolopen- 
drium  (L.)  Newman,  Alnus  cordata  (Loisel.)  Desf.,  Clematis  vitalba  L.,  Sal¬ 
via  glutinosa  L.,  Vinca  minor  L.,  Festuca  montana  M.  B.  var.  exaitata  Presi. 
Nel  corso  delle  nostre  ricerche  abbiamo  notato  anche:  Alnus  glutinosa  (L.) 
Gaertner,  Ostrya  carpinifolia  Scop.,  Castanea  sativa  Miller,  Helleborus  foeti- 
dus  L.,  Anemone  apennina  L.,  Acer  obtusatum  Waldst.  e  Kit. 

Nell’area  a  macchia  mediterranea  dominano,  tra  le  altre,  le  seguenti  spe¬ 
cie:  Quercus  ilex  L.,  Quercus  pubescens  Wìlld.,  Laurus  nobilis  L.,  Euphorbia 
dendroides  L.,  Pistacia  lentìscus  L.,  Cistus  salvifolius  L.,  Cistus  incanus  L., 
Myrtus  communis  L.,  Erica  terminalis  Salisb .,  Rosmarinus  offlcinalis  L. 

Elenco  ragionato  delle  specie  presenti  (*) 

La  ricerca  è  stata  condotta  negli  anni  1984  e  1985,  articolata  in  escur¬ 
sioni  mensili  della  durata  di  un  giorno  ciascuna;  escursioni  sporadiche 
sono  state  condotte  a  fine  inverno  1985-86. 

Alcuni  degli  esemplari  raccolti  sono  conservati  nella  collezione  di  V. 
Caputo. 

Classe  AMPHIBIA 

Salamandra  salamandra  gigliolii  Eiselt  &  Lanza,  1956 

Specie  piuttosto  comune  lungo  le  sponde  boscose  del  torrente  Ceraso, 
soprattutto  nel  tratto  medio  e  superiore.  Due  femmine  catturate  il  12-4-1985 
hanno  partorito  in  cattività  5  e  6  larve  rispettivamente  il  16  e  il  26  aprile. 
Reperite  larve  durante  tutto  il  corso  della  ricerca. 

Da  notare  che  la  specie  preferisce  partorire  nei  ruscelletti  e  rigagnoli 
laterali  al  torrente  principale,  dove  l’acqua  ha  un  corso  più  tranquillo  e 
spesso  ristagna  in  pozze,  e  soprattutto  dov’è  assente  la  trota  {Salmo  sp.). 

Salamandrina  terdìgìtata  (LacÈPÉDE,  1788) 

Estremamente  localizzata  nei  microambienti  con  forte  tasso  di  umi¬ 
dità,  temperatura  costante  e  scarsa  luminosità  (loc.  Ruderi  delle  Fer¬ 
riere,  240  m  s.l.m.  circa  e  Pellagra,  500  m  s.l.m.  circa)  (**). 

(*)  I  toponimi  sono  riferiti  alla  tavoletta  I.G.M.  1 : 25.000,  197  IV  NE  (Fig.  1). 

(**)  Bruno  (1973)  segnala  la  presenza  di  Triturus  cristatus  carnifex  (Laurenti, 
1768)  per  la  valle  delle  Ferriere;  noi  malgrado  le  più  accurate  ricerche  non  abbiamo 
mai  osservato  questa  specie  che  riteniamo  probabilmente  assente  dall’area  in  que¬ 
stione. 


Note  sull’ erpetof auna  della  Valle  delle  Ferriere  (Amalfi  -  SA)  197 


Bufo  bufo  (Linnaeus,  1758) 

Specie  molto  comune  nell’area  studiata.  Osservati  esemplari  in  riprodu¬ 
zione  in  località  Serbatoio  (100  m  s.l.m.  circa)  il  12-4-1985  e  il  14-5-1985. 

Rana  dalmatìna  BONAPARTE,  1840 

Specie  reperibile  in  acqua  solo  durante  il  periodo  riproduttivo.  Osser¬ 
vati  esemplari  in  ovideposizione  il  31-3-1984  in  località  Ruderi  delle  Fer¬ 
riere  (240  m  s.l.m.  circa). 

Rana  graeca  Boulenger,  1891 

È  PAnuro  più  comune  della  valle  delle  Ferriere,  reperibile  lungo  il 
corso  del  Ceraso,  da  Amalfi  fino  alle  sorgenti.  Il  31-1-1985  e  il  9-3-1986 
sono  state  osservate  uova  appena  deposte  e  numerose  coppie  in  amplesso 
in  località  Pellagra  (500  m  s.l.m.  circa).  Girini  di  questa  specie  sono  stati 
osservati  durante  tutto  il  periodo  della  ricerca  sia  lungo  il  Ceraso,  che  nei 
canali  e  ruscelletti  minori. 

Classe  REPTTLIA 

Tarentola  mauritanica  (LINNAEUS,  1758) 

Frequente  nell’abitato  di  Amalfi;  nell’area  della  ricerca  è  stato  osser¬ 
vato  un  esemplare  il  31-3-1984  su  un  muretto  a  secco  in  località  Vallone 
Grevone  (50  m  s.l.m.  circa). 

Lacerta  viridis  (Laurenti,  1768) 

Osservata  una  femmina  il  26-7-1984  in  località  Punta  delle 
Castagne  (500  m  s.l.m.  circa). 

Podarcis  sicula  Rafinesque,  1810 

Specie  frequentissima  nell’area  della  ricerca. 

Coluber  viridiflavus  LacèpÉDE,  1789 

Osservato  in  due  località:  Vallone  Grevone  (50  m  s.l.m.  circa)  e 
Fra s sito  (180  m  s.l.m.  circa). 

Elaphe  longissima  Laurenti,  1768 

Piuttosto  comune  nelle  zone  boscate  che  costeggiano  il  torrente 
Ceraso. 

[Elaphe  quatuorlineata  (LACÈPÉDE,  1789)] 

Specie  non  osservata  nel  corso  della  ricerca.  Presumiamo,  comunque, 
che  il  Cervone  sia  presente  nelle  aree  a  macchia  mediterranea  della  zona 


198  V  Caputo,  A.  De  Biase  e  F.  Baldanza 


amalfitana  in  quanto  numerosi  contadini,  che  pare  lo  conoscano  bene,  ce 
lo  hanno  segnalato;  inoltre,  è  stato  più  volte  osservato  da  uno  di  noi 
(Caputo)  nei  dintorni  di  Agerola,  a  pochi  km  da  Amalfi. 

Natrix  natrix  (Linnaeus,  1758) 

Specie  osservata  una  sola  volta  nel  corso  della  ricerca  (1-4-1984)  in  un 
canale  in  località  Serbatoio  (100  m  s.l.m.  circa). 

Vipera  aspis  (Linnaeus,  1758) 

Catturata  in  due  località  a  macchia  mediterranea,  poco  lontano  dal  tor¬ 
rente  Ceraso  (Frassito  e  Ruderi  delle  Ferriere,  rispettivamente  poste  a 
180  m  e  240  m  s.l.m.  circa). 


Discussione 

Le  informazioni  sull’erpetofauna  ricavate  nel  periodo  della  ricerca 
mettono  in  evidenza  come  il  vallone  delle  Ferriere  rappresenti,  al  di  là  del 
suo  interesse  fitogeografico  (AA.W.,  1971),  anche  un  biotopo  importante 
per  molte  specie  di  Anfibi  e  di  Rettili  in  via  di  progressiva  rarefazione  e 
scomparsa  in  molte  aree  italiane.  È  il  caso,  per  esempio,  di  Salamandrina 
ter  digitata,  paleoendemismo  appenninico  (Lanza  &  Poggesi,  1971),  in 
forte  regresso  soprattutto  nell’Italia  centrale  a  causa  di  alterazioni  ambien¬ 
tali  di  origine  antropica  (inquinamento,  disboscamento,  captazione  delle 
sorgenti,  etc.)  e  delle  sconsiderate  catture  per  rifornire  il  mercato  della  ter- 
raristica  (Petretti,  1980). 

Purtroppo  lo  stato  di  abbandono  in  cui  versa  la  riserva,  oltre  a  mettere 
in  gravissimo  pericolo  la  sussistenza  delle  specie  vegetali  per  la  salvaguar¬ 
dia  delle  quali  la  riserva  stessa  era  stata  istituita  (a  questo  riguardo  segna¬ 
liamo  come  il  popolamento  di  Woodwardia  radicans  (L.)  Sm.  sia  diminuito 
dai  circa  10-15  individui  del  1984  ai  3-4  del  marzo  1986)  rischia  di  determi¬ 
nare  anche  la  scomparsa  di  specie  di  Anfibi  e  di  Rettili  che  andrebbero 
invece  tutelate  e  poste  sotto  una  rigida  protezione. 


Ringraziamenti 

Gli  AA.  ringraziano  vivamente  il  Prof.  G.  Ghiara  e  gli  amici  P.  Audisio  e  D. 
Capolongo  per  gli  utili  suggerimenti,  ed  il  Prof.  V.  La  Valva  per  aver  riletto  la 
parte  del  lavoro  riguardante  gli  aspetti  botanici  del  vallone  delle  Ferriere. 


Note  sull’ erpetof auna  della  Valle  delle  Ferriere  (Amalfi  -  SA)  199 


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Presentata  nella  tornata  del  23  aprile  1986 
Accettata  il  9  giugno  1987 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 

voi.  XCV,  1986,  pp.  201-209,  tabb.  2 


Macchie  solari  e  clima  a  Napoli 

Nota  del  socio  Adriano  Mazzarella  (*)  e  di  Angelo  Ciatti(*) 


Riassunto.  —  Si  è  determinata  l’influenza  del  ciclo  1 1  .le  delle  macchie  solari  sul 
clima  di  Napoli  mediante  un  filtraggio  «  ad  hoc  »  dei  valori  giornalieri  estremi,  corre¬ 
lati  a  flussi  atipici  di  masse  d’aria.  Si  è  mostrato  che  il  massimo  dell’ozono  segue  il 
massimo  dell’attività  solare  con  un  ritardo  di  2.4  anni  attribuibile  alla  diversa  con¬ 
centrazione  di  ozono  e  ossido  nitrico  presente  nell’atmosfera  nel  ciclo  11. le  dell’atti¬ 
vità  solare.  Si  è  proposto  un  ragionevole  modello  fìsico  che  esalta  il  meccanismo  di 
«triggering»  dell’ozono  atmosferico  fra  le  macchie  solari  e  la  temperatura  dell’aria 
che  a  sua  volta  influenza  la  nuvolosità. 

Summary.  —  The  influence  of  thè  1 1-yr  solar  activity  on  thè  climate  of  Naples  is 
successfully  determined.  It  is  shown  that  a  suitable  removai  of  extreme  daily  values, 
related  to  atypical  air  masses,  from  thè  historical  series  increases  thè  significance 
level  of  thè  above  determination.  It  is  shown  that  thè  maximum  of  ozone  follows 
that  of  thè  solar  activity  with  a  lag  equal  to  2.4  years  due  to  thè  variable  concentra- 
tion  of  ozone  and  nitric  oxide  during  thè  1 1-yr  period  of  solar  activity.  A  reasonable 
physical  model  is  proposed  for  thè  triggering  mechanism  of  atmospheric  ozone  bet- 
ween  solar  activity  and  climate. 


1.  Introduzione 

L’influenza  della  variazione  1 1  .le  delle  macchie  solari  sul  clima  è  un 
problema  che  da  più  di  un  secolo  ha  grande  interesse  scientifico.  La  lette¬ 
ratura  sull’argomento  è  voluminosa  e  l’interesse  continua  con  grosse  con¬ 
troversie  e  contraddizioni  (Mass  and  Schneider,  1977),  (Pittock,  1978, 
1983),  (Currie,  1978,  1981).  La  riluttanza  della  comunità  scientifica 
internazionale  ad  accettare  un’ipotetica  influenza  delle  macchie  solari 
sul  clima  deriva  dalla  mancanza  di  un  semplice  meccanismo  fisico  che 
spieghi  come  piccole  variazioni  dell’output  solare  di  particelle  e  campi 
possono  influenzare  le  alte  energie  in  gioco  nella  circolazione  troposferica. 

(*)  Dipartimento  di  Geofìsica  e  Vulcanologia  -  Università  di  Napoli  -  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 


202  A.  Mazzarella  e  A.  Ciatti 


A  tutt’oggi  vi  sono  scarse  determinazioni,  statisticamente  poco  significa¬ 
tive,  dell’onda  11. le  nei  parametri  meteorologici.  Questo  dipende  dai 
seguenti  problemi: 

a)  Fonte  dei  dati :  Le  fonti  di  Enti  Pubblici,  scarsamente  utilizzate, 
sono  le  più  affidabili  e  contengono  tutte  le  indicazioni  circa  la  qualità 
stessa  dei  dati; 

b)  Omogeneità  e  rappresentatività  dei  dati  nello  spazio  e  nel  tempo  : 
Nell’analisi  di  serie  storiche,  la  continuità  delle  osservazioni  e  l’uniformità 
delle  condizioni  di  osservazione  devono  essere  verificate  per  quanto 
riguarda  i  cambiamenti  della  localizzazione  della  stazione  meteorologica, 
delle  procedure  di  osservazione  e  dei  fenomeni  locali  ambientali; 

c)  Adeguatezza  dei  metodi  statistici'.  L’analisi  di  serie  storiche  richiede 
la  preliminare  identificazione  di  proprietà  statistiche,  quali  la  normaliltà  e 
la  stazionarietà  dei  dati,  che  di  norma  sono  implicitamente  e  spesso  erro¬ 
neamente  assunte  esistere.  Gli  algoritmi  di  serie  non-normali  e  non-stazio- 
narie  sono  di  regola  diversi  e  più  complicati.  È  necesario,  inoltre,  testare  i 
risultati  finali  su  uno  o  più  sottoinsiemi  dell’intera  serie. 

Il  presente  lavoro  mostra  che  il  successo  ottenuto  nella  determina¬ 
zione  della  debole  influenza  del  ciclo  11. le  delle  macchie  solari  sul  clima 
di  Napoli  dipende  dalla  adeguatezza  dei  metodi  statistici  usati  e  dalla  eli¬ 
minazione  dei  valori  giornalieri  estremi  che,  correlati  a  flussi  atipici  di 
masse  d’aria,  causano  una  maggiore  variabilità  temporale  dei  dati  sui 
lunghi  periodi.  Le  significative  correlazioni  ottenute  fra  le  macchie  solari  e 
la  temperatura  deH’aria  da  una  parte  e  fra  le  macchie  solari  e  la  concentra¬ 
zione  di  ozono  dall’altra,  esaltano  il  meccanismo  di  «triggering»  dell’ozono 
fra  le  macchie  solari  e  la  temperatura  dell’aria  che  a  sua  volta  influenza  la 
nuvolosità. 


2.  Dati 

Si  sono  esaminate  le  serie  storiche  giornaliere  dei  seguenti  parametri 
meteorologici  registrati  presso  l’Osservatorio  Meteorologico  dell’Università 
di  Napoli  (40°50'N,  14°  15' E,  50  mMSL)  dal  1872  al  1985:  1)  la  tempera¬ 
tura  superficiale  dell’aria,  media  «Tmean»,  minima  «  Tmin  »,  massima  «Tmax» 
(  ±  0.1°C);  2)  la  pressione  atmosferica  «P»  (  +  0.01  mb);  3)  la  quantità  di 
pioggia  «R»  ( ±  0.1  mm);  4)  l’umidità  relativa  «U»  (±  15%);  la  percen¬ 
tuale  di  cielo  coperto  «C»  (+  20%).  L’alta  qualità  e  omogeneità  dei  dati  è 
discussa  nei  dettagli  da  Palumbo  (1979)  e  da  Palumbo  and  Mazzarella 
(1984).  A  causa  della  distribuzione  casuale  degli  errori  giornalieri,  l’errore 


Macchie  solari  e  clima  a  Napoli  203 


medio  annuale  dei  parametri  meteorologici  si  riduce  di  365  1/2  —  19  volte.  Si 
sono  esaminate  pure  le  serie  mensili  delle  macchie  solari  «N»  registrate  a 
Zurigo  dal  1872  al  1985,  pubblicate  da  Waldmeier  (1961)  ed  aggiornate  e 
dell’ozono  totale  «  03  »  registrato  ad  Arosa  dal  1932  al  1985  (World  Ozone  Data 
Centre,  1985).  Non  si  è  analizzata  la  serie  dell’03  registrato  a  Napoli  a  causa 
della  limitatezza  e  frammentarietà  dei  dati.  Si  sono  controllati  i  valori  originali 
Xj  dell’i.mo  giorno  di  ciascuna  variabile  meteorologica  con  il  seguente  fdtro 
passa-basso:  0.75 (x,-_i  +  xi+ì)  —  0.30(x,_2  +  xi+2)  +  0.05 (xz_3  +  x/  +  3). 
Si  sono  individuate  le  fluttuazioni  ad  alta  frequenza  tipiche  degli  errori  di 
stampa  e/o  manoscritto  con  il  confronto  tra  i  dati  originali  e  quelli  calcolati 
con  il  predetto  filtro,  ricontrollando  sui  diagrammi  originali  i  valori  giorna¬ 
lieri  che  deviavano  dalla  stima  di  una  quantità  predeterminata.  L’analisi  di 
Box  and  Cox  (1964)  applicata  ai  valori  di  ciascuna  serie  mostra  che  una 
varianza  più  costante  nei  dati  delle  macchie  solari  si  ottiene  con  una  tra¬ 
sformazione  di  radice  quadrata. 

3.  Analisi  dei  dati 

Si  sono  verificate  le  ipotesi  di  normalità  e  stazionarietà  dei  valori 
annuali  di  tutte  le  serie  con  approcci  statistici  non-parametrici  quali  il  %2 
test  e  il  Run  test  (Bendat  and  Piersol,  1971).  Il  test  della  normalità 
misura  la  discrepanza  totale  X 2  fra  ciascuna  delle  K  frequenze  osservate  fi  e 

k 

ciascuna  frequenza  calcolata  con  la  legge  di  Gauss:  X2  =  Y  (f  —  Fj)2 /Fj. 

é=  i 

La  distribuzione  di  X2  segue  quella  del  %2  e  l’ipotesi  di  normalità  ad  un 
certo  livello  di  confidenza  è  verificata  con  le  tavole  del  %2  con  un  numero 
di  gradi  di  libertà  uguale  a  K  —  3.  Il  test  della  stazionarietà  misura  la  casua¬ 
lità  della  serie  dei  valori  quadratici  medi  calcolati  per  ciascuno  degli  NI 
sotto-intervalli  scelti  e  conta  il  numero  NR  delle  fluttuazioni  intorno  al  suo 
valore  mediano  (Runs).  L’ipotesi  di  stazionarietà  è  verificata  con  le  tavole  del 
Run  test  e  con  un  numero  di  gradi  di  libertà  uguale  a  NI/2.  La  regione  di  accet¬ 
tazione  dell’ipotesi  di  normalità  e  stazionarietà  al  95%  di  confidenza  con  10  e  5 
gradi  di  libertà,  rispettivamente  è  %2  <  18.3  e  2  <  NR  <  9.  Si  è  calcolata 
l’ampiezza  dell’onda  11. le  con  il  relativo  intervallo  di  confidenza  al  95% 
mediante  uno  spettro  lisciato  con  una  funzione  di  Hanning  per  ridurre  gli 
indesiderati  effetti  del  «  fmestraggio  »  e  con  un  numero  di  gradi  di  libertà  p 
uguale  a  2.n/ll  dove  n  è  il  numero  di  dati  della  serie.  Fisicamente  p  è  pro¬ 
porzionale  al  quadrato  del  rapporto  segnale/rumore  e  le  stime  spettrali 
sono  più  affidabili  con  il  crescere  di  p.  Si  sono  calcolati  per  il  periodo  di  1 1 
anni  i  fattori  di  guadagno  e  di  fase  (Bendat  and  Piersol,  1971)  che  rappre- 


204  A.  Mazzarella  e  A.  datti 


sentano  lo  spostamento  di  ampiezza  e  di  fase  necessario  a  trasformare  una 
serie  nell’altra  serie.  Si  è  pure  calcolato  il  coefficiente  di  coerenza  y12  fra  due 
serie  (Bendai  and  Piersol,  1971)  il  cui  quadrato  rappresenta  la  frazione  di 
varianza  in  comune  alle  due  serie.  Si  è  calcolata  la  significatività  statistica  di  y12 
con  un  livello  di  confidenza  uguale  a  1  —  a,  ipotizzando  una  coerenza  nulla  fra 
le  popolazioni  da  cui  sono  estratte  le  serie  ed  utilizzando  la  seguente  trasfor¬ 
mazione:  1/2 In  [(1  +  yi2)/(1  —  yi2)]  —  1  / (pi  —  2)  <  za/2  dove  z  è  il  valore 
della  distribuzione  gaussiana  normalizzata. 


4.  Risultati 

La  Tabella  I  mostra  che  tutte  le  serie  annuali  meteorologiche,  filtrate 
del  trend  lineare  dovuto  all’urbanizzazione  (Palumbo,  1979)  sono  normali 
e  stazionarie  al  livello  di  confidenza  del  95%.  Una  prima  analisi  di  cova¬ 
rianza  fra  J N  e  tutte  le  variabili  meteorologiche  mostra  che  l’ipotesi  di  coe¬ 
renza  nulla  è  rigettata  al  90%  di  confidenza  solamente  per  C  che  presenta 
una  ridotta  deviazione  standard  totale  che  non  contamina  l’ampiezza  del 
segnale  di  origine  solare  (Tab.  I).  Poiché  la  mancata  determinazione 
dell’influenza  del  ciclo  solare  in  tutte  le  serie  meteorologiche  potrebbe 
dipendere  dalla  presenza  dei  valori  estremi  giornalieri,  dovuti  a  flussi  ati¬ 
pici  di  masse  d’aria,  si  è  proceduto  a  ridurre  la  variabilità  temporale  dei 
dati  sui  lunghi  periodi  in  questo  modo: 

(i)  si  è  determinata  per  ogni  serie  e  per  tutti  i  Gennaio  (e  a  parte,  per 
tutti  gli  altri  mesi)  la  deviazione  standard  dei  valori  giornalieri  posti  all’in¬ 
terno  degli  estremi  percentili  p  (dove  p  =  1  inizialmente); 

(ii)  si  è  iterato  il  procedimento  aumentando  gradualmente  p  fino  a  che 
per  un  certo  p  =  px  la  velocità  di  riduzione  del  valore  della  deviazione  stan¬ 
dard  non  supera  il  10%; 

(iii)  si  è  proceduto  a  fare  la  media  per  ciascun  mese  di  tutti  i  valori 
giornalieri  all’interno  degli  estremi  percentili  px.  Si  è  trovato  px  uguale  al 
20. mo  e  80.mo  percentile  per  tutte  le  serie. 

La  Tabella  I  mostra  che  tutte  le  serie  annuali  meteorologiche,  filtrate 
dei  valori  estremi  giornalieri  e  del  trend  relativo  alla  urbanizzazione,  sono 
normali  e  stazionarie  al  95%  di  confidenza.  La  Tabella  II  mostra  che  l’atti¬ 
vità  solare  influenza  in  modo  inversamente  proporzionale  la  temperatura 
minima  dell’aria  e  in  modo  direttamente  proporzionale  la  nuvolosità,  con 
21  gradi  di  libertà  e  con  un  livello  di  confidenza  pari  al  99%.  Per  investi¬ 
gare  un  ipotizzato  meccanismo  di  triggering  dell’03  fra  /iV  e  Tmin ,  si  sono 
calcolati  i  fattori  di  guadagno  e  di  fase  fra  -/iV  e  03  e  fra  03  e  Tmin  per  il 


Macchie  solari  e  clima  a  Napoli  205 


TABELLA  I 

Valore  medio  (x),  deviazione  standard  (a),  valore  del  X 2  calcolato  con  il  Run  test 
per  ciascuna  serie  annuale  esaminata.  La  regione  di  accettazione  dell’ipotesi 
di  normalità  con  10  gradi  di  libertà  e  di  stazionarietà  con  5  gradi  di  libertà  al  95% 
di  confidenza  è  X2  <  18.3  e  2  <  NR  <  9 


Napoli 

X  ±  o 

x^ 

NR 

T 

Amean 

17.2  ±  0.7°C 

16.8 

8 

T 

^rain 

13.6  ±  0.7°  C 

15.0 

5 

Traax 

21.1  ±  0.7°  C 

17.0 

7 

R 

868.3  ±  168.8  mm 

17.5 

8 

H 

61.7  +  4.0% 

16.5 

3 

P 

1010.9  ±  1.1  mb 

18.0 

3 

C 

46.1  ±  1.1% 

15.5 

5 

Napoli 

(filtrato  dei  valori  giornalieri  estremi) 

x  ±  a  X 2 

NR 

T 

Amean 

17.3  ±  0.5°  C 

15.0 

7 

T 

1mm 

13.6  ±  0.3°  C 

14.5 

5 

Tmax 

21.0  ±  0.6°  C 

16.5 

6 

R 

865.9  ±  119.9  mm 

16.8 

4 

H 

61.0  ±  3.2% 

16.4 

4 

P 

1011.2  ±  0.8  mb 

17.8 

7 

C 

46.1  +  0.9% 

15.0 

5 

Numero  di  macchie  solari 

x  +  a 

x^ 

NR 

/N 

6.5  ±  2.9 

16.0 

6 

Ozono  totale 

X  ±  a 

X2 

NR 

o3 

3.3  ±  0.1  mm 

15.0 

5 

206  A.  Mazzarella  e  A.  Ci  atti 


periodo  di  registrazione  deir03  cioè  per  Pintervallo  1932-1985.  La  Tabella 
II  mostra  che  i  coefficienti  di  coerenza  fra  /A  e  03 ,  fra  -J~N  e  Tmin  e  fra  03 
e  Tmin  sono  statisticamente  significativi  rispettivamente  al  99%,  85%  e  85%, 
con  10  gradi  di  liberta. 


TABELLA  II 

Ampiezza  dell’onda  11. le  calcolata  da  uno  spettro  di  potenza  lisciato 
con  una  funzione  di  Hanning  con  il  relativo  intervallo  di  confidenza  al  95%; 
fattore  di  ampiezza  (A12)  e  di  fase  (<pi2)  fra  due  serie;  coefficiente  di  coerenza  (y12) 


calcolato 

con  [i  gradi  di  libertà  e 

suo  1 

ivello 

di  confidenza 

Intervallo 

Ampiezza  dell’onda  11. le 

Intervallo  di  confidenza  al  95% 

/A 

1872-1985 

4.30 

(3.30-6.23) 

Tmin 

1872-1985 

0.12°C 

(0.09°  C- 0.21°  C) 

c 

1872-1985 

3.60% 

(2.52%- 5.22%) 

03 

1932-1985 

0.05  mm 

(0.04  mm  -  0.09  mm) 

Intervallo:  1872-1985 

A12  <P12 

n 

712 

Livello  di  confidenza 

Sn 

versus  Tmin 

0.019°  C  //À  5.9  anni 

21 

0.58 

99% 

y[N 

versus  C 

0.64%/ -/A  0.0  anni 

21 

0.64 

99% 

Intervallo:  1932-1985 

A12  «P12 

li 

Y 12 

Livello  di  confidenza 

JN 

versus  Tmin 

0.020° C  //À  7.0  anni 

10 

0.52 

85% 

JN 

versus  03 

0.010 mm /-/A  2.4  anni 

10 

0.76 

99% 

03 

versus  Tmin 

1.91°C//A  4.1  anni 

10 

0.50 

85% 

5.  Discussione 

Le  macchie  solari  influenzano  statisticamente  in  modo  significativo 
solamente  quelle  variabili  meteorologiche  che  come  Tmin  e  C  presentano 
una  ridotta  variabilità  temporale  nei  lunghi  periodi  con  un’ampiezza 
dell’onda  11. le  comparabile  con  il  valore  della  deviazione  standard  totale. 
Questo  sia  perché  Tmin  è  un  parametro  misurato  alla  fine  della  notte 
quando  l’atmosfera  è  più  quieta,  sia  perché  la  nuvolosità  misurata  a  Napoli, 


Macchie  solari  e  clima  a  Napoli  207 


posta  sul  mare  e  circondata  da  terreno  pianeggiante,  non  risente  di 
influenze  locali  (Palumbo,  1979).  La  correlazione  fra  le  macchie  solari  e 
l’ozono  atmosferico  è  un  problema  dibattuto  almeno  dal  1910.  Si  sono 
avuti  nell’arco  degli  anni  risultati  confusi  e  contraddittori  (Willett,  1962), 
(Angell  and  Korshover,  1973,  1976),  (Hill  and  Sheldon,  1975),  ma  gli 
studi  più  recenti  di  Palumbo  and  Mazzarella  (1984)  su  una  ipotizzata 
funzione  di  triggering  dell’ozono  giustificano  un  maggiore  sforzo  in  questo 
campo.  La  Tabella  II  mostra  che  l’03  registrato  ad  Arosa  raggiunge  il  mas¬ 
simo  2.4  anni  dopo  il  massimo  di  / N  in  perfetta  concordanza  con  i  risultati 
sperimentali  ottenuti  da  Willett  (1962),  Angell  and  Korshover  (1973) 
and  Ruderman  and  Chamberlain  (1975).  Per  spiegare  tale  ritardo  di  fase 
è  utile  ricordare  che  la  radiazione  ultravioletta  (UV)  è  responsabile  sia 
della  produzione  che  della  distruzione  di  03.  L’ozono  è  prodotto  per  assor¬ 
bimento  deiriJV  nella  banda  di  Herzberg  (200-242  nm)  mentre  è  distrutto 
per  assorbimento  dell’UV  intorno  ai  300  nm.  Lean  (1987)  ha  sperimentato, 
in  corrispondenza  del  massimo  dell’attività  solare,  un’accentuazione  del 
10%  nell’emissione  dell’UV  a  200  nm  che  tende  gradualmente  a  zero  ai  300 
nm  in  accordo  con  i  modelli  teorici  di  Cook  et  al.  (1980)  e  di  Lean  et  al. 
(1982).  Poiché  l’aumento  dell’UV  in  corrispondenza  della  massima  attività 
solare  interessa  esclusivamente  la  banda  di  produzione  dell’03  (200-242 
nm)  mentre  è  all’esterno  della  banda  di  distruzione  dell’03  (300  nm),  segue 
che  la  massima  concentrazione  dell’03  deve  essere  in  fase  con  il  massimo 
dell’attività  solare.  Nello  stesso  tempo,  la  distruzione  dell’03  da  parte  di 
NO  prodotto  dai  raggi  cosmici  è  minima  in  corrispondenza  del  massimo 
dell’attività  solare  a  causa  della  proporzionalità  inversa  fra  l’intensità  dei 
raggi  cosmici  e  le  macchie  solari  (Ruderman  and  Chamberlain,  1975). 
Perciò  con  la  massima  produzione  e  la  minima  perdita,  la  concentrazione 
di  03  è  massima  in  corrispondenza  del  massimo  dell’attività  solare.  Ma  la 
concentrazione  di  03  diminuisce  a  causa  del  suo  spostamento  verso  i  poli  e 
a  causa  dell’NO  prodotto  dal  vento  solare  che  è  massimo  in  corrispondenza 
del  massimo  dell’attività  solare  (Crutzen  et  al.,  1975),  (Keating  et  al., 
1986).  In  definitiva,  la  simultanea  produzione  e  distruzione  di  03  porta  dal 
punto  di  vista  della  loro  somma  vettoriale  ad  una  riduzione  dell’ampiezza 
dell’onda  11. le  nell’03  e  ad  un  ritardo  di  fase  fra  il  massimo  di  /V  e  di  03 
di  circa  2-3  anni.  La  temperatura  minima  dell’aria  è  misurata  in  quasi 
totale  assenza  di  radiazione  solare  e  un  aumento  di  03  e  del  relativo  effetto 
serra  causa  un  aumento  della  temperatura  dell’aria.  La  Tabella  II  mostra  che 
questo  riscaldamento  non  è  istantaneo  ma  avviene  con  un  ragionevole  ritardo 
di  circa  4  anni  imputabile  all’inerzia  termica  dell’atmosfera.  La  correlazione 
ottenuta  fra  J~N  e  03 ,  fra  03  e  Tmin  e  fra  -/ N  e  Tmin  evidenzia  un  mecca- 


208  A.  Mazzarella  e  A.  datti 


nismo  di  triggering  delP03  fra  -J~N  e  Tmin  secondo  il  seguente  schema 
/N  -*  03  -*  Tmin  che  tradotto  in  termini  di  fattori  di  ampiezza  e  di  fase 
diventa  rispettivamente:  0.01  mm  /  /N  x  1.9°C  /  mm  =  0.019°C  / -JN; 
(2.4  +4.1)  anni  =  6.5  anni.  La  Tabella  II  mostra  che  il  fattore  di  ampiezza 
(0.020° C /JN)  e  di  fase  (7.0  anni)  ottenuti  direttamente  dall’analisi  di  /N 
e  Tmin  sono  molto  simili  a  quelli  calcolati  con  lo  schema  di  cui  sopra.  L’op¬ 
posta  risposta  di  Tmin  e  C  a  Jn  (Tab.  II)  trova  una  semplice  spiegazione 
fisica  nell’aumento  della  temperatura  dell’aria  causato  da  una  diminuzione 
della  nuvolosità. 


Ringraziamenti 

Gli  autori  ringraziano  vivamente  il  Prof.  Palumbo  per  la  valente  dire¬ 
zione  e  guida. 


BIBLIOGRAFIA 


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Presentata  nella  tornata  del  23  aprile  1986 
Accettata  il  9  giugno  1986 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 

voi.  XCV,  1986,  pp.  211-227,  figg.  7,  tabb.  3 


Determinazione  dei  parametri  elastici  dinamici 
in  laboratorio  su  campioni 
di  pozzolane  e  tufi  flegrei 

Nota  dei  soci  Eugenio  Carrara  (*),  Francesco  Maria  Guadagno  (*), 
Antonio  Rapolla(*)  e  di  Concettina  Nunziata  (*),  Nicola  Roberti  (*) 
Ciro  Del  Negro  (*),  Michele  Palmieri  (*)  e  Vincenzo  Siviero  (*) 


Riassunto.  —  Si  riportano  i  risultati  di  uno  studio  di  definizione  dei  parametri 
dinamici  in  rocce  sciolte  e  litoidi  dei  Campi  Flegrei.  In  particolare,  i  campioni  ana¬ 
lizzati  sono  rappresentativi  dei  due  litotipi  più  diffusi  dell’area  dei  Campi  Flegrei:  le 
pozzolane  in  sede  ed  il  tufo  giallo. 

Le  prove,  eseguite  con  l’utilizzo  dei  trasduttori  piezoelettrici  e  quindi  per  bassi 
valori  di  deformazione  di  taglio  dinamico,  hanno  consentito  la  misura  delle  velocità 
di  onde  ultrasoniche  di  compressione  e  di  taglio  e  dei  moduli  derivati. 

Per  quanto  riguarda  i  materiali  tufacei  (nonostante  che  i  campioni  fossero  rap¬ 
presentativi  di  materiali  litologicamente  diversi)  i  parametri  dinamici,  costanti  per  il 
campo  di  pressioni  considerato,  sono  risultati  variabili  in  un  ambito  sostanzialmente 
ristretto. 

Per  quanto  invece  attiene  alle  pozzolane  in  sede,  le  misure  effettuate,  introdu¬ 
cendo  i  trasduttori  in  una  speciale  cella  edometrica,  hanno  definito  le  influenze 
delle  pressioni  sui  parametri  considerati. 

I  risultati  ottenuti  con  la  valutazione  delle  velocità  ultrasoniche  sia  per  quanto 
attiene  i  tufi  sia  per  le  pozzolane  sono  stati  confrontati  con  quelli  definiti  con  la 
colonna  risonante. 

Summary.  —  The  results  about  thè  evaluation  of  thè  dynamic  parameters  of 
Phlegraean  Fields  rocks  and  soils  are  reported.  In  particular,  «pozzolane  in  sede» 
and  yellow  tuff  samples  bave  been  analyzed.  Ultrasonic  transducers  have  been  utili- 
zed  to  measure  compression  and  shear  waves  velocities,  and  therefore,  to  evaluate 
thè  dynamic  moduli. 

As  regard  as  thè  tufaceous  materials  (though  representing  different  materials), 
thè  dynamic  parameters,  unvariable  with  changing  pressure,  are  slightly  variable.  On 
thè  contrary,  by  a  proper  adjustment  of  thè  oedometer,  thè  influence  of  thè  pressure 
on  thè  dynamic  parameters  has  been  studied. 


(*)  Dipartimento  di  Geofìsica  e  Vulcanologia  -  Università  di  Napoli  -  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 


212  E.  Carrara  e  coll. 


Moreover,  thè  shear  modulus  of  tuff  and  «  pozzolane  »  samples  evaluated  by  ultra- 
sonic  instrumentation  have  been  compared  with  those  obtained  with  resonant  column. 


1.  Introduzione 

Ai  fini  di  una  adeguata  programmazione  degli  interventi  urbanistici  in 
aree  soggette  a  rischio  sismico,  elemento  di  primaria  importanza,  a  parità 
di  altri  quali  l’energia  del  sisma  e  la  distanza  epicentrale,  appare  la  risposta 
sismica  locale. 

Una  effettiva  valutazione  di  questa,  che  eviti  banali  schematizzazioni, 
presenta  notevoli  difficoltà  in  quanto  necessita  di  una  precisa  modellizza- 
zione  geometrica  e  fisico-meccanica  del  microsistema  geologico  affinché  si 
possano  dedurre  comportamenti  significativi.  Ciò  presuppone  che  si  utiliz¬ 
zino  per  la  corretta  valutazione  della  risposta  complessiva  del  microsi¬ 
stema  dati  non  solo  rappresentativi  dei  modelli  del  comportamento  dei 
singoli  litotipi,  ma  anche  delle  loro  reciproche  interrelazioni. 

Sono  state  quindi  sviluppate  diverse  metodologie  di  indagine  per  valu¬ 
tare  la  risposta  a  sollecitazioni  dinamiche  a  diversi  livelli  di  deformazione 
di  taglio  dinamico  (Tab.  1).  Questi  metodi  fanno  ricorso  a  modelli  matema¬ 
tici  basati  sulla  teoria  della  propagazione  di  onde  in  un  mezzo  viscoelatico 
e  richiedono  pertanto  la  misura  non  solo  dei  parametri  elastici  del  terreno 
ma  anche  una  valutazione  dello  smorzamento  che  tenga  conto  delle  resi¬ 
stenze  viscose  del  mezzo  (Ishihara,  1971). 

Le  conoscenze  geologico-strutturali  e  le  fenomenologie  legate  al  bradi¬ 
sismo  fanno  ritenere  l’area  dei  Campi  Flegrei  e  quella  nelle  immediate 
vicinanze  come  notevolmente  soggette  a  rischio  sismico  e  vulcanico. 

Questo  studio  si  propone  di  dare  un  contributo  alla  conoscenza  dei  para¬ 
metri  fisico-meccanici  ed  in  particolare  «  dinamici  »  delle  rocce  sciolte  e  litoidi 
affioranti  nell’area  mediante  prove  di  laboratorio  eseguite  su  campioni  intatti 
prelevati  in  zone  di  affioramento  ritenute  tipiche,  nelle  quali  peraltro  venivano 
effettuate  anche  dettagliate  indagini  geofìsiche  in  sito  (Carrara  et  al.,  1986). 


2.  Indicazioni  geologico-tecniche 
2.1.  Premessa 

L’attività  vulcanica  dei  Campi  Flegrei,  iniziata  in  connessione  con  le 
fasi  tettoniche  distensive  plio-quaternarie,  è  stata  essenzialmente  esplosiva, 
di  tipo  freato-magmatica  (indice  di  esplosività  circa  100),  ed  ha  dato  luogo 


Determinazione  dei  parametri  elastici  dinamici  in  laboratorio ,  ecc.  213 


ad  una  moltitudine  di  edifici  vulcanici  (Di  Girolamo  et  al,  1984).  Di 
contro  fattività  lavica  è  stata  modesta  ed  è  oggi  rappresentata  unicamente 
da  alcune  cupole  trachitiche. 


TABELLA  1 

Livelli  di  deformazione  di  taglio  dinamica  associati  alle  differenti  prove  in  situ 
ed  in  laboratorio  (da  Ishihara,  1971) 


Ampiezza  della 
deformazione  di 
taglio  dinamico 

io 

i 

o 

VO 

1 

!  o 

? 

1  ° 

io-4  io-3 

IO-2  IO-1 

Fenomenologia 

Propagazione  di  onde 

Fratture 

Scorrimenti 

e  vibrazioni 

e  cedimenti 
differenziali 

compatta¬ 
zione  e  li¬ 
quefazione 

Modello 

Fisico-Meccanico 

Elastico 

Elasto-plastico 

Rottura 

Costanti  Modulo  di  taglio,  Modulo  di  Poisson  Angolo  di 

Attenuazione  attrito 

coesione 


Misure  in  sito 


Propagazione  di 
onde  sismiche 


Prove  di  vibrazioni 
in  sito 


Prove  di  carico 
dinamico  ciclico 


Misure  in 
Laboratorio 


Misura  di  velocità 
di  onde  elastiche 


Prove  di  colonna 
risonante 


Prove  di  carico 
dinamico 


214  E.  Carrara  e  coll. 


Nell’area  flegrea  le  caratteristiche  della  messa  in  posto  delle  rocce,  le 
influenze  degli  agenti  esogeni  ed  in  particolare  di  quelli  connessi  alle  varia¬ 
zioni  del  livello  marino,  hanno  indotto  situazioni  stratigrafico-strutturali 
estremamente  variabili  che  risultano  articolate  e  diversificate  sia  puntual¬ 
mente  che  a  più  vasta  scala. 

In  riferimento  agli  obiettivi  della  ricerca  in  corso,  e  di  questo  studio  in 
particolare,  si  distinguono  tre  principali  litotipi:  le  lave,  le  piroclastiti  litoidi 
e  le  piroclastiti  sciolte. 


2.2.  Lave 

Le  lave  flegree,  di  natura  trachitica,  affiorano  o  costituiscono  substrato 
nella  zona  del  Monte  Olibano  e  della  Solfatara,  alla  base  del  Monte  Spina, 
agli  Astroni,  alla  Punta  Marmolite  di  Quarto,  al  Monte  di  Cuma  e  in  alcuni 
tratti  alla  base  del  Monte  Procida. 

Le  caratteristiche  fisiche  e  meccaniche  di  queste  rocce  indicano  un 
peso  di  volume  naturale  di  2.50-2.55  t/mc,  un  carico  di  rottura  allo  schiac¬ 
ciamento  di  400-1900  kg/cmq  (Nicotera  e  Lucini,  1967). 

Date  le  modeste  estensioni  delle  aree  di  affioramento  delle  lave 
rispetto  a  quelle  degli  altri  litotipi,  esse  non  vengono  prese  in  considera¬ 
zione  in  questa  sede  ai  fini  di  eventuali  valutazioni  dei  parametri  dinamici. 


2.3.  Piroclastiti  lapidee 

La  diagenesi  delle  piroclastiti  flegree  viene  attribuita  a  particolari  con¬ 
dizioni  verificatesi  all’atto  dell’eruzione.  In  particolare  essa  appare  dovuta 
alla  deposizione  di  materiali  caldi  e  ricchi  in  gas  che  hanno  dato  luogo  a 
fenomeni  di  autopneumatolisi  e  autoidrotermalizzazione  (Di  Girolamo  et 
al.,  1984). 

La  temperatura  e  il  contenuto  in  gas  dei  materiali  all’atto  della  loro 
sedimentazione  influenzando  fortemente  il  grado  di  diagenesi  provoca  pas¬ 
saggi  graduali,  sia  in  senso  verticale  che  laterale,  da  materiali  lapidei  s.s.  ad 
altri  semicoerenti  fino  a  completamente  sciolti. 

Tra  i  vari  tipi  di  tufi  affioranti  nell’area  flegrea  sono  stati  considerati, 
per  la  loro  importanza  come  rocce  di  substrato  e  di  fondazione,  il  tufo 
giallo  napoletano  ed  il  tufo  giallo  pseudostratificato  di  Monte  Ruscello. 

Il  tufo  giallo  napoletano  è  stato  indagato  nella  zona  della  Piana  di 
Quarto  e  a  Monte  San  Severino,  dove  oltre  alle  indagini  in  sito  si  è  provve¬ 
duto  al  prelievo  di  campioni  in  blocchi  indisturbati  diversificati  dal  punto 


Determinazione  dei  parametri  elastici  dinamici  in  laboratorio,  ecc.  215 

di  vista  sedimentologico  (da  grana  grossa  a  grana  sottile).  La  zona  di  Torre 
S.  Chiara  è  stata  prescelta  per  lo  studio  del  tufo  pseudostratificato  di  Monte 
Ruscello  (Fig.  1). 


Fig.  1.  —  Schema  vulcano-tettonico  dei  Campi  Flegrei  con  ubicazione  dei  siti  inda¬ 
gati.  Legenda  1)  crateri;  2)  faglie;  3)  orli  delle  caldere;  4)  tufo  giallo  napo¬ 
letano;  5)  lave;  6)  brecce  di  esplosione;  7)  tufo  giallo  pseudostratifìcato  di 
Monte  Ruscello;  8)  alternanze  di  piroclastiti  fini  e  grossolane;  9)  pirocla- 
stiti  rimaneggiate. 


In  Tab.  2  sono  riportati  i  valori  delle  caratteristiche  fisico-meccaniche 
determinate  per  i  vari  campioni.  In  particolare,  per  quanto  riguarda  il  tufo 
giallo  napoletano  si  sono  ottenuti  valori  del  peso  volume  secco  yd  tra  1.13  e 


216  E.  Carrara  e  coll. 


1.26  t/mc,  porosità  tra  50%  e  60%,  modulo  di  elasticità  normale  indeter¬ 
minato  con  prove  di  compressione  semplici  su  provini  cilindrici  con  diametro 
di  70  mm  e  altezza  di  150  mm,  tra  25*  IO3  e  35*  IO3  kg/cmq.  A  rottura  sono 
stati  misurati  valori  di  resistenza  alla  compressione  compresi  tra  35  e  75 
kg/cmq. 

Per  quanto  attiene  al  tufo  pseudostratificato  di  Monte  Ruscello  si  è 
determinato  un  peso  volume  secco  di  1.05  t/cmc  con  porosità  di  56%.  Le 
prove  di  rottura  hanno  dato  valori  medi  di  o  pari  a  40  kg/cmq  e  moduli  di 
elasticità  iniziali  Ed  di  22- 10  kg/cmq. 


TABELLA  2 

Valori  sperimentali  delle  determinazioni  in  laboratorio  su  tufi  flegrei 


CARATT.  FISICO-MECCANICHE 

ULTRASUONI 

COL.  RISONANTE 

Yd 

Ed 

Vp 

vs 

G 

E 

G 

Camp. 

Caratt.  Litologiche 

T/mc 

kg/cmq 

m/sec 

m/sec 

kg/cmq 

kg/cmq 

124  Hz 

Damp.  % 

IO3 

IO3 

IO3 

IO3 

IO3 

IO3 

TF1 

Tufo  giallo 
a  grana  media 

1.26 

29 

1.45 

0.65 

5.3 

26 

TF7 

Tufo  giallo  a 
grana  grossolana 

1.19 

1.6 

0.91 

9.8 

30 

7.7 

0.97 

TF8 

Tufo  giallo  a 
grana  sottile 

1.13 

25 

1.74 

0.97 

10.6 

34 

8.2 

0.85 

TF11 

Tufo  giallo  a 
grana  fine 

1.19 

1.23 

0.75 

6.7 

18 

7.8 

0.84 

TF20 

Tufo  giallo 
caotico 

1.21 

35 

2.87 

0.87 

9.2 

99 

TF21 

Tufo  pseudo- 
stratificato  di 

M.  Ruscello 

1.05 

22 

1.64 

0.72 

5.5 

28 

TF22 

Tufo  giallo 
caotico 

1.22 

30 

2.75 

0.85 

8.9 

92 

2.4.  Pir od  astiti  sciolte 

Tra  i  prodotti  piroclastici  sciolti  dei  Campi  Flegrei  assumono  una  note¬ 
vole  importanza  per  l’estensione  degli  affioramenti,  le  pozzolane  s.l.. 

Nel  napoletano  vengono  chiamate  pozzolane  i  depositi  di  ceneri  vulca¬ 
niche  più  o  meno  ricche  di  pomici  e  lapilli  indipendentemente  dalla  reatti¬ 
vità  idraulica  e  cioè  dalla  capacità  pozzolanica  (Nicotera  e  Lucini,  1967). 


Determinazione  dei  parametri  elastici  dinamici  in  laboratorio,  ecc.  217 


La  porosità  risulta  piuttosto  elevata  in  virtù  della  presenza  dei  vacuoli  esi¬ 
stenti  airinterno  delle  particelle  così  come  risultano  piuttosto  bassi  i  valori 
del  peso  volume  del  secco.  Ulteriori  fattori  che  influenzano  le  caratteri¬ 
stiche  di  questi  depositi  sono  i  processi  subiti  dopo  la  loro  originaria  depo¬ 
sizione.  È  opportuno  pertanto  distinguere  tra  pozzolane  in  sede,  rimaneg¬ 
giate  e  dilavate  (Nicotera  e  Lucini,  1967). 

Le  pozzolane  in  sede  sono  costituite  da  depositi  di  colore  grigio  chiaro 
giallastro  di  ceneri,  di  lapilli  pomicei  e  subordinatamente  di  lapilli  lapidei  che 
non  hanno  subito  alcuna  modificazione  dopo  la  loro  originaria  deposizione. 

I  depositi  sopra  citati  che  ad  opera  delle  acque  superficiali  sono  stati 
erosi,  trasportati  e  risedimentati  sono  detti  pozzolane  rimaneggiate;  queste 
hanno  un  colore  dal  giallo  al  marrone  e  a  differenza  dei  depositi  originari 
presentano  una  percentuale  maggiore  di  elementi  lapidei  e  una  frazione 
granulometrica  sottile  più  elevata. 

Nel  caso  in  cui  fazione  delle  acque  superficiali  sia  stata  tanto  intensa 
da  asportare  la  frazione  granulometrica  maggiore  costituita  da  pomici  a 
favore  della  frazione  più  sottile  costituita  anche  da  sostanza  organica,  allora 
si  parla  di  pozzolane  dilavate. 

Come  evidenziato  da  vari  autori  (Nicotera  e  Lucini,  1967;  Pelle¬ 
grino,  1967)  i  caratteri  sedimentologici  appaiono  determinanti  nelle  carat¬ 
teristiche  fisico-meccaniche  di  queste  rocce  sciolte. 

Nel  presente  lavoro  si  riportano  i  risultati  delle  indagini  di  laboratorio 
riferite  alle  pozzolane  in  sede,  che  nell’area  in  esame  risultano  essere  con 
caratteri  granulometrici  e  tessiturali  sostanzialmente  omogenei. 

Le  pozzolane  in  sede  sono  state  quindi  indagate  per  mezzo  di  campioni 
indisturbati,  prelevati  in  blocco  da  fronti  di  scavo  nelle  località  indicate  in  fig.  1 
con  i  numeri  1, 2  e  9,  che  si  riferiscono  rispettivamente  al  versante  meridionale 
della  Solfatara,  a  quello  settentrionale  delfAverno  e  alla  zona  di  Torre  S. 
Chiara  a  Monte  Ruscello.  Delle  citate  località,  nella  stessa  figura,  sono  ripor¬ 
tate  le  colonne  stratigrafiche  con  l’indicazione  dell’altezza  indagata. 

In  Tab.  3  sono  riportati  i  valori  delle  caratteristiche  geotecniche  deter¬ 
minate;  si  evidenziano  le  poco  significative  differenze  tra  i  valori  delle 
determinazioni  anche  se  i  campioni  provengono  da  differenti  località. 

Granulometricamente  i  materiali  analizzati  sono  risultati  classificabili 
come  limo  con  sabbia.  Per  quanto  attiene  le  caratteristiche  fisiche  il  peso 
volume  del  secco  yd  è  tra  0.80  e  1.13  t/mc  con  contenuto  d’acqua  w  varia¬ 
bile  tra  il  18%  e  il  45%.  In  connessione,  il  grado  di  saturazione  S  è  risultato 
sempre  prossimo  al  50%.  Prove  triassiali  CD  hanno  fornito  valori  dell’an¬ 
golo  di  attrito  variabile  tra  33  e  40  gradi  con  valori  di  coesione  intercetta 
generalmente  trascurabili. 


218  E.  Carrara  e  coll. 


3.  Metodologia 

Per  la  determinazione  in  laboratorio  dei  parametri  dinamici  dei  terreni 
esistono  diverse  metodologie  (Tab.  1)  che  sfruttano  tecniche  e  apparecchia¬ 
ture  differenti  quali:  colonna  risonante  e  taglio  torsionale  (Isenhower, 
1979),  generatori  di  onde  ultrasoniche  (Stephenson,  1978),  triassiale  ciclico 
(Hardin  e  Music,  1965). 


TABELLA  3 

Valori  sperimentali  delle  determinazioni  in  laboratorio  su  pozzolane 


CARATTERISTICHE  FISICHE 

ULTRASUONI 

COL.  RISONANTE 

Camp,  class. 

Yr 

Yn 

w 

s 

VP 

vs 

G 

E 

G 

Damp.  % 

granulom. 

T/mc 

T/mc 

% 

% 

m/sec 

IO3 

m/sec 

IO3 

kg/cmq 

IO3 

kg/cmq 

IO3 

kg/cmq 

IO3 

91  Hz 

PZ  1  Limo 
con  sabbia 

2.42 

1.38 

22.5 

48 

0.36 

0.18 

0.4 

1.7 

0.3 

0.85 

PZ3  Limo 
con  sabbia 

2.41 

1.37 

27.5 

53 

0.40 

0.26 

0.9 

2.1 

PZ4  Limo 
con  sabbia 

2.42 

1.34 

29.1 

53 

0.35 

0.19 

0.4 

1.6 

PZ5  Limo 
con  sabbia 

2.68 

1.16 

45.1 

49 

0.31 

0.19 

0.4 

1.1 

PZ6  Limo 
con  sabbia 

2.55 

1.87 

18.8 

51 

0.39 

0.19 

0.6 

2.8 

In  questo  lavoro  si  è  fatto  uso  del  metodo  degli  ultrasuoni  consistente 
nella  generazione  e  misura  della  velocità  di  onde  ultrasoniche  in  campioni 
di  rocce  sciolte  e  litoidi  mediante  trasduttori. 

I  trasduttori  consistono  di  elementi  di  ceramica  piezoelettrica  in  tita- 
nato-zirconato  di  piombo  (PbZrTi4)  incapsulati  in  un  contenitore  cilindrico 
di  acciaio  inossidabile.  Gli  elementi  sono  solidali  alla  base  del  contenitore 
in  modo  da  fornire  un’efficiente  trasmissione  acustica.  Ogni  trasduttore 
contiene  una  coppia  di  lamine:  una  genera  o  rileva  onde  di  compressione 
ed  è  polarizzata  assialmente,  l’altra  emette  o  rileva  onde  di  taglio  ed  è 
polarizzata  trasversalmente.  Ciascuna  lamina  del  trasduttore  è  indotta  ad 
oscillare  alla  sua  frequenza  di  risonanza  da  un  opportuno  impulso  elettrico 
fornito  da  un  generatore  di  segnali.  Quest’ultimo  genera  impulsi  di  1000 
volt  ad  intervalli  di  10  millisecondi  per  la  durata  di  1.5  microsecondi.  Evi- 


Determinazione  dei  parametri  elastici  dinamici  in  laboratorio,  ecc.  219 


dentemente  quando  i  trasduttori  di  onde  di  taglio  sono  in  vibrazione  i  tra¬ 
sduttori  di  onde  di  compressione  sono  disabilitati  e  viceversa.  Trasmetti¬ 
tore  e  ricevitore  sono  identici:  il  primo  trasforma  gli  impulsi  elettrici  che  lo 
eccitano  in  impulsi  meccanici,  il  secondo  da  questi  eccitato  li  riconverte  in 
impulsi  elettrici. 

Il  segnale  elettrico  prodotto  dal  trasduttore  ricevitore  è  opportuna¬ 
mente  amplificato  e  visualizzato  sullo  schermo  di  un  oscilloscopio  a  doppia 
traccia  (Fig.  2).  Risultati  tipici  sono  mostrati  nelle  Figg.  3  e  4.  La  traccia 
mostrata  in  Fig.  3  è  stata  ottenuta  con  i  trasduttori  di  onde  di  compres¬ 
sione.  Il  punto  sulla  traccia  rappresenta  farrivo  dell’onda  P.  La  definizione 
di  questo  punto  non  comporta,  in  genere,  particolari  problemi  e  risulta  di 
facile  localizzazione.  La  traccia  mostrata  in  Fig.  4  è  invece  stata  ottenuta 
con  i  trasduttori  di  onde  di  taglio;  il  punto  B  indica  farrivo  delle  onde  di 
taglio  che  è  preceduto  da  onde  longitudinali  di  piccola  ampiezza  (punto  C). 
Esso  è  stato  definito  come  il  punto  dove  si  è  notato  una  forte  variazione 
dell’ampiezza  e  della  frequenza  del  segnale. 


Fig.  2.  —  Catena  strumentale  utilizzata  per  le  misure  con  le  onde  ultrasoniche. 


Nella  scelta  delle  caratteristiche  dei  trasduttori  bisogna  tenere  corto 
delle  seguenti  condizioni  (Stephenson,  1978): 

a)  La  lunghezza  d’onda  degli  ultrasuoni  che  si  propagano  nel  cam¬ 
pione  deve  essere  molto  minore  della  lunghezza  del  campione  stesso. 


220  E.  Carrara  e  coll. 


Abbiamo  cioè  un  limite  superiore  della  lunghezza  d’onda  per  un  campione 
di  data  altezza. 

b)  La  dispersione  degli  ultrasuoni  cresce  notevolmente  man  mano  che 
la  lunghezza  d’onda  approssima  il  diametro  dei  granuli  del  campione. 
Quindi  la  minima  lunghezza  d’onda  accettabile  per  effettuare  delle  misure 
su  di  un  particolare  terreno  è  data  dal  diametro  dei  granuli. 


o.o 


50 


100 


150 


200  250 


M  SECONDI 


Fio.  3.  —  Tipico  oscillogramma  ottenuto  con  trasduttori  di  onde  ultrasoniche  di 
compressione. 


Fig.  4.  —  Tipico  oscillogramma  ottenuto  con  trasduttori  di  onde  ultrasoniche  di 
taglio. 


Determinazione  dei  parametri  elastici  dinamici  in  laboratorio,  ecc.  221 


Queste  due  condizioni  stabiliscono  i  limiti,  inferiore  e  superiore,  entro 
i  quali  la  lunghezza  d’onda  degli  ultrasuoni  deve  variare  per  il  dato  cam¬ 
pione  in  prova. 

In  questo  studio  si  sono  usati  trasduttori  aventi  una  frequenza  di  riso¬ 
nanza  di  50  KHz  per  le  onde  di  compressione  e  una  frequenza  di  risonanza  di  1 
MHz  per  le  onde  di  taglio.  Pertanto  la  lunghezza  d’onda  delle  frequenze  eccita¬ 
trici  risulta  in  genere  di  un  ordine  di  grandezza  maggiore  della  più  grande 
dimensione  dei  grani  dei  campioni  di  terreno  analizzati.  Infatti  l’analisi  granu¬ 
lometrica  ha  indicato  che  il  90%  dei  grani  ha  diametro  inferiore  a  0.5  mm 
mentre  il  50%  ha  diametro  inferiore  a  0.05  mm.  Per  quanto  riguarda  il  limite 
superiore  le  dimensioni  dei  campioni  sono  state  di  alcuni  centimetri  e  cioè 
maggiori  della  lunghezza  delle  onde  longitudinali  e  trasversali.  Infatti  per 
valori  di  Vp  di  circa  500  m/sec  si  ha  una  lunghezza  d’onda  di  1  cm,  mentre  per  Vs 
di  circa  300  m/sec  si  ha  una  lunghezza  d’onda  uguale  a  0.03  cm. 

La  determinazione  dei  parametri  dinamici  sulle  rocce  litoidi,  e  sul  tufo 
in  particolare,  sono  state  eseguite  posizionando  i  trasduttori  a  diretto  con¬ 
tatto  con  le  facce,  rese  piane  e  parallele,  di  campioni  di  opportuna  lun¬ 
ghezza,  in  un  ambito  di  pressione  verticale  fino  a  10  kg/cmq.  Per  quanto 
riguarda  invece  le  prove  sui  materiali  sciolti,  ciascun  campione  è  stato  inse¬ 
rito  in  un  anello  edometrico  in  acciaio,  con  diametro  di  70  mm  e  altezza  di 
19  mm,  e  posto  tra  i  due  trasduttori  nella  cella  edometrica  modificata  (Fig. 
5).  I  campioni  sono  stati  caricati  secondo  la  metodologia  standard  di  una 
prova  edometrica  fino  a  pressioni  di  48  kg/cmq.  Inoltre  durante  la  prova 
sono  stati  eseguiti  cicli  di  carico-scarico. 


Fig.  5.  —  Cella  edometrica  modificata  per  l’alloggio  dei  trasduttori  di  onde  ultraso¬ 
niche. 


222  E.  Carrara  e  coll. 


Per  il  controllo  dell’efficienza  del  metodo  utilizzato  si  è  provveduto  ad 
eseguire  misure  su  campioni  di  materiali  con  caratteristiche  elastiche  note 
i  cui  risultati  hanno  confermato  la  bontà  del  metodo.  In  particolare,  misure 
effettuate  su  campioni  di  plexiglass,  acciaio  AISI316,  vetro  con  Pb  <  20% 
hanno  fornito  valori  con  differenze,  rispetto  alle  determinazioni  note  dalla 
letteratura,  mai  superiori  al  5%. 

Le  determinazioni  delle  velocità  delle  onde  P  e  S  e  del  corrispon¬ 
dente  valore  di  densità  di  massa  (p)  hanno  consentito  di  calcolare  il 
modulo  di  taglio  dinamico  G  ed  il  modulo  di  Young  E  secondo  le  rela¬ 
zioni: 


G  =  pV] 
e 

E  =  p  V] 

Misure  di  modulo  di  taglio  dinamico  G  e  di  rapporti  di  smorzamento 
D  sono  state  eseguite  su  alcuni  campioni  di  tufo  e  pozzolana  anche  con  la 
colonna  risonante  presso  il  laboratorio  del  Dipartimento  di  Ingegneria 
Civile  delPUniversità  del  Texas  ad  Austin.  Per  la  descrizione  delle  caratte¬ 
ristiche  tecniche  di  tale  strumentazione  si  rimanda  alla  bibliografia  in 
merito  (Isenhower,  1979). 


4.  Risultati 
4.1.  Tufi 

Su  campioni  di  tufo  provenienti  dalle  località  indicate  in  Fig.  1  sono 
state  effettuate  misure  delle  Vp  e  Vs  in  ambiti  di  pressione  verticale  tra  0.5 
e  10  kg/cmq.  In  tale  ambito  si  è  riscontrato  la  invariabilità  delle  velocità 
ultrasoniche  all’incremento  delle  pressioni.  Tale  comportamento  è  tipico 
dei  materiali  litoidi. 

In  Tab.  2  sono  riportati  i  valori  delle  determinazioni  effettuate  con 
l’utilizzo  degli  ultrasuoni  e  per  confronto  alcuni  risultati  ottenuti  con  la 
colonna  risonante.  Per  quanto  riguarda  i  primi,  la  velocità  delle  onde  P 
mostra  un  range  di  variazione  tra  1.2  •  IO3  e  2.9  •  IO3  m/sec.  Le  velocità 
delle  onde  S  invece  sono  risultate  variabili  tra  0.6  •  IO3  e  1.0  •  IO3  m/sec. 
Corrispondentemente  i  valori  calcolati  di  G  ed  E  variano  tra  5.3  •  IO3  e 
10.6  •  IO3  kg/cmq  e  18  •  IO3  e  99  •  IO3  kg/cmq  rispettivamente. 


Determinazione  dei  parametri  elastici  dinamici  in  laboratorio ,  ecc.  223 


Le  misure  con  l’utilizzo  della  colonna  risonante  hanno  dato  valori  di  G 
variabili  da  7.8  •  IO3  e  8.2  •  IO3  kg/cmq.  È  da  notare  come  il  modulo  di 
Young  (E),  determinato  come  modulo  iniziale  da  prove  triassiali,  sia  com¬ 
parabile  con  quello  calcolato  sulla  base  della  velocità  delle  onde  ultraso¬ 
niche  nonostante  i  diversi  livelli  di  deformazioni  insiti  nelle  due  metodolo¬ 
gie.  I  valori  di  G  ottenuti  con  la  colonna  risonante  e  con  gli  ultrasuoni 
risultano,  come  già  precedentemente  notato,  soddisfacentemente  in  buon 
accordo,  il  che  garantisce  la  significatività  dei  risultati  avuti  col  metodo 
degli  ultrasuoni  ai  fini  del  problema  posto. 

4.2.  Pozzolane 

È  ben  noto  che  i  parametri  dinamici  di  una  roccia  sciolta  sono  fun¬ 
zione  di  una  molteplicità  di  fattori  che  ne  regolano  le  variazioni. 

In  particolare  il  modulo  di  taglio  dinamico  G  può  essere  espresso 
genericamente  come  (Hardin  e  Black,  1984;  Ishihara,  1982) 

G  =  f(o,e,H,S,r,C,A9F,T,OJT) 

in  cui:  a  =  pressione  effettiva;  e  =  indice  dei  vuoti;  H=  storia  della  vibra¬ 
zione;  S=  grado  di  saturazione;  r=  componenti  deviatorie  dello  sforzo; 
C  =  forma,  dimensione,  mineralogia  e  assortimento  dei  grani;  A  = 
ampiezza  della  vibrazione;  F=  frequenza  della  vibrazione;  T  =  effetti 
secondari  che  sono  funzione  del  tempo  e  della  grandezza  dell’incremento 
di  carico;  0  =  struttura  del  terreno;  K=  temperatura. 

Nello  studio  effettuato,  in  particolare,  le  variabili  prese  in  considera¬ 
zione  si  riducono  esclusivamente  a  a  ed  e.  Infatti  per  quanto  riguarda  le 
variabili  0  e  C  esse  possono  essere  trascurate  essendo  scarsamente  variabili 
le  caratteristiche  granulometriche  e  tessiturali  dei  campioni  analizzati,  S 
risulta  pressoché  ininfluente  e  K,  r,  A,  H,  Te d  F possono  essere  trascurate 
in  quanto  le  prove  sono  state  condotte  sempre  con  le  stesse  procedure  e 
quindi  detti  parametri  sono  da  considerarsi  costanti  in  tutte  le  prove.  Per¬ 
tanto  G  risulta  essere  solo  funzione  di  o  ed  e. 

Queste  assunzioni  sono  confortate  dalla  bibliografìa  in  cui  molti  autori 
riportano  numerose  indicazioni  in  merito  alla  scarsa  influenza  delle  sud¬ 
dette  variabili  quando  le  deformazioni  di  taglio  dinamiche  risultano  minori 
di  circa  10_4%  (Hardin  e  Black,  1984;  Hardin  e  Drnevic,  1972;  Hardin  e 
Richart,  1963;  Ishihara,  1982;  Ishihara  e  Kasuda,  1984). 

Lo  studio  del  comportamento  dinamico  delle  pozzolane  al  variare 
della  pressione  è  stato  effettuato  con  gli  ultrasuoni  utilizzando  un  edo- 


224  E.  Carrara  e  coll. 


metro  modificato.  In  Tab.  3  sono  riportate  le  caratteristiche  fisico-mecca¬ 
niche  dei  vari  campioni  esaminati  ed  i  risultati  delle  prove  agli  ultrasuoni 
relativamente  alla  pressione  di  0.8  kg/cmq.  In  particolare,  i  valori  di  Vp 
sono  risultati  variabili  tra  0.31  •  IO3  e  0.4  •  IO3  m/sec.  Per  le  Vs  invece  si 
hanno  variazioni  tra  0.18  •  IO3  e  0.26  •  IO3  m/sec.  Nel  diagramma  semiloga¬ 
ritmico  di  Fig.  6  si  riporta  fandamento  della  variazione  di  Vp  e-  Vs  in  fun¬ 
zione  delle  pressioni  per  tutti  i  campioni  pozzolanici  analizzati. 


1000 


5  00 


+  4  00 

O 

8)  300 

V) 

\ 

E  200 


>  100 


li 


8  “ 


I  SI 


PRESSIONE  Kg/cmq 

Fig.  6.  —  Andamento  delle  variazioni  di  Vp  (+)  e  Vs  (0)  in  funzione  della  pressione 
verticale  per  i  campioni  di  pozzolana  allo  stato  naturale. 


Si  nota  come  era  da  attendersi  un  aumento  della  velocità  con  l’incremento 
delle  pressioni.  Va  inoltre  osservato  che  risultano  più  allineamenti  di  cui  uno 
per  gli  stati  tensionali  più  bassi  (fino  a  circa  1.5  kg/cmq)  che  riflette  lo  stato  di 
precompressione  ed  è  parallelo  ai  tratti  di  ricarico  effettuati  durante  la  prova, 
un  altro  a  maggior  pendenza  relativo  a  valori  di  pressione  superiori  a  quello  di 
precompressione.  Un  esempio  tipico  di  questi  andamenti  è  riportato  in  Fig.  7 
in  cui  sono  mostrati  più  cicli  di  carico-scarico;  tale  fenomenologia  indica 
importanti  influenze  della  storia  tensionale  del  campione  sul  valore  della  velo¬ 
cità.  Al  fine  di  fornire  una  relazione  empirica,  che  mostri  contemporanea¬ 
mente  l’influenza  su  G  sia  del  carico  che  dell’indice  dei  vuoti  si  è  scelto, 
sulla  scorta  dei  riferimenti  bibliografici  (Hardin  e  Black,  1984;  Hardin  e 
Richart,  1963),  di  utilizzare  una  relazione  del  tipo: 


G  =  A[(B-e)2/(  1  -  e)]oc 


Determinazione  dei  parametri  elastici  dinamici  in  laboratorio,  ecc.  225 


in  cui  A,  B  e  C  sono  le  costanti  caratteristiche  del  tipo  di  terreno  che  si 
desidera  valutare. 

I  calcoli  effettuati  hanno  fornito  valori  per  i  tre  parametri  di:  A  =  13.69, 
B  =  12.16, C  =  0.24  con  un  errore  standard  approssimato  del  quadrato  dei  resi¬ 
dui  tra  i  valori  di  G  misurati  e  quelli  predetti  dalla  relazione  suddetta  dell’or¬ 
dine  del  10%.  La  relazione  suddetta  è  riportata  in  diagramma  nella  Fig.  8. 


PRESSIONE  Kg/cmq 

Fig.  7.  —  Andamento  tipico  di  Vp  e  Vs  durante  cicli  di  carico-scarico  in  prove  edo- 
metriche. 


5.  Conclusioni 

In  questo  studio  si  è  indagato  sulla  possibilità  di  valutare  i  moduli 
dinamici  su  campioni  di  rocce  sciolte  e  litoidi  usando  la  tecnica  degli  ultra¬ 
suoni.  Sono  stati  utilizzati  trasduttori  con  frequenza  di  risonanza  di  50  KHz 
per  le  onde  di  compressione  e  di  1  MHz  per  quelle  di  taglio. 

Le  misure  di  velocità  Vp  e  Vs  sono  state  effettuate  su  campioni  di  tufo 
e  di  pozzolane  in  sede  di  cui  sono  state  valutate  anche  le  caratteristiche 
fisico-tecniche.  È  stata  anche  indagata  la  variazione  dei  moduli  dinamici 
con  la  pressione  verticale  arrivando  fino  a  pressioni  di  10  kg/cmq  per  i 
campioni  di  tufo  e  di  48  kg/cmq  per  le  pozzolane,  utilizzando  per  quest’ul- 
time  un  edometro  opportunamente  modificato.  Inoltre  sono  stati  eseguiti 


226  E.  Carrara  e  coll. 


cicli  di  carico-scarico  sulle  pozzolane  per  studiare  l’influenza  sui  moduli 
elastici  della  storia  tensionale  del  campione. 

I  moduli  dinamici  valutati  con  gli  ultrasuoni  sono  in  buon  accordo 
con  quelli  ottenuti  utilizzando  la  colonna  risonante  (Tabb.  2-3).  Questo 
risultato  sembra  rilevante  sia  per  la  relativa  semplicità  del  metodo  che 
per  la  possibilità  di  utilizzare  gli  ultrasuoni  nelle  misure  edometriche 
e  in  altre  apparecchiature  geotecniche  come  ad  esempio  la  cella  trias¬ 
siale. 


Fig.  8.  —  Relazione  tra  il  modulo  di  taglio  dinamico  e  l’indice  dei  vuoti  per  pozzolane. 


È  da  aggiungere  infine  che  alcuni  dei  risultati  ottenuti,  in  particolre 
quelli  relativi  alfinfluenza  sui  moduli  elastici  della  storia  tensionale  del 
campione,  debbono  essere  visti  in  chiave  problematica  e  pertanto  essi  sono 
da  considerarsi  preliminari  e  necessari  di  ulteriori  approfondimenti. 


Determinazione  dei  parametri  elastici  dinamici  in  laboratorio,  ecc.  227 


BIBLIOGRAFIA 


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Presentata  nella  tornata  del  27  giugno  1986 
Accettata  il  9  giugno  1987 


' 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 
voi.  XCV,  1986,  pp.  229-253 


Introduzione  all’informatica  ed  applicazioni 

Conferenza  tenuta  dal  Prof.  Carlo  Ciliberto 
Magnifico  Rettore  dell’Università  di  Napoli 

(Seduta  del  1°  luglio  1986) 


Ringrazio  calorosamente  il  Prof.  Aldo  Napolitano,  e  per  lui,  la  Società 
dei  Naturalisti,  per  avermi  ancora  una  volta  voluto  invitare  ad  illustrare  un 
argomento. 

Ho  accolto  di  buon  grado  l’invito  poiché  ritengo  che  la  funzione 
dell’Università,  e  quindi  dì  chi  la  rappresenta,  sia  anche  quella  di  realizzare 
continui  collegamenti  con  le  altre  realtà  culturali  che  la  circondano. 

Spero  che  l’argomento  del  discorso  odierno  trovi  l’interesse  degli 
ascoltatori,  posto  che  riguarda  un  notevole  aspetto  della  quotidiana  vita 
socio-culturale. 


1.  Premessa 

Il  tema  da  affrontare  è  molto  ampio  e  con  esso  si  rischia  da  un  lato  di 
restare  nel  generico,  dall’altro  di  perdersi  in  dettagli  tecnici  di  scarso  inte¬ 
resse  generale;  inoltre,  gli  stessi  interessi  dell’uditorio  sono  probabilmente 
diversi,  poiché  certamente  fra  di  voi  ci  sono  da  un  lato  utenti  e  studiosi  di 
informatica,  dall’altro  colleghi  che  si  interessano  dell’argomento  a  livello 
informativo  e  culturale. 

Chiedendo  scusa  ai  più  “esperti”,  imposterò  questa  chiacchierata  al 
livello  introduttivo,  cercando  soprattutto  di  mettere  in  evidenza  i  motivi 
del  grande  sviluppo  della  informatica  e  delle  sue  applicazioni,  ormai,  a 
tutte  le  attività  tecniche,  scientifiche  e  sociali  in  genere. 

La  impostazione  classica  nello  studio  dei  sistemi  per  la  elaborazione  della 
informatica  (o,  più  semplicemente,  dei  circolatori)  suddivide  i  sistemi  stessi  in 
due  componenti:  l’“ hardware”  e  il  “software”.  I  francesi,  che  in  fatto  di  neolo¬ 
gismi  non  sono  certo  da  meno  degli  anglosassoni,  hanno  tradotto  i  due  termini 
in  " materie l”  (materiale)  e  “logiciel  ”  (logicale),  sottolineando,  in  termini  più 
vicini  alla  nostra  lingua,  il  significato  dei  due  neologismi: 


230  C.  Ciliberto 


-  Vhardware  (il  materiale)  è,  appunto,  il  materiale  fìsico  di  cui  è  com¬ 
posto  il  calcolatore:  circuiti  elettronici,  apparecchiature  meccaniche,  video, 
tastiera,  etc. 

-  il  software  (il  logicale)  è  l’insieme  dei  prodotti  “logici”  del  sistema: 
programmi,  organizzazione,  etc. 

Questa  impostazione  nello  studio  dei  calcolatori  (sulla  quale,  peraltro, 
tornerò  in  seguito),  mentre  è  essenziale  per  lo  studioso  “del  calcolatore”, 
non  fornisce,  se  non  dopo  lungo  approfondimento,  una  idea  compiuta  di 
un  sistema  per  la  elaborazione  della  informazione:  per  giungere  da  essa 
alla  comprensione  di  “cosa  è”  un  calcolatore  occorrerebbe  introdurre  molti 
altri  concetti,  quali  ad  esempio  di  quello  di  linguaggio  macchina,  di  compila¬ 
tore,  di  interprete,  di  linguaggio  ad  alto  livello,  di  calcolabilità,  di  algoritmo,  di 
sistema  operativo  e  così  via.  È  come  voler  introdurre  un  concetto  complesso 
quale  quello  di  un  “insediamento  urbano”  cominciando  ad  illustrare  la  strut¬ 
tura  degli  atomi  di  cui  sono  composti  i  materiali  che  costituiscono  le  pietre  con 
le  quali  gli  edifìci  deirinsediamento  sono  costruiti. 

Cercherò  invece  di  impostare  un  discorso  più  “globale”,  introducendo 
alcuni  concetti  fondamentali  dell’informatica,  senza  addentrarmi  nel 
“come”  il  calcolatore  li  realizza,  ma  costruendo  alcuni  modelli  astratti  (però 
non  formalizzati)  del  suo  comportamento. 

Parlerò,  in  altri  termini  del  “cosa  fa”  un  elaboratore,  non  del  “come  lo 
fa”.  Vi  chiedo  pertanto,  in  uno  sforzo  di  astrazione,  di  frenare  la  giusta 
curiosità  sul  “come”  i  modelli  vengono  implementati  (brutto  neologismo, 
in  uso  nell’ambiente  informatico,  per  dire  “realizzati”),  concentrando  la 
vostra  attenzione  sul  “cosa”. 

Se  vi  domandassi  “Cosa  fa  un  Calcolatore?”,  probabilmente  mi  rispon¬ 
dereste,  correttamente,  “Esegue  programmi”.  Ma  è  proprio  questo  il  pro¬ 
blema  da  approfondire:  “Che  significa  eseguire  un  programma?”,  “Che 
cosa  è  un  programma?”,  e  “Perché,  con  questo  semplice  ‘eseguire  pro¬ 
grammi’  si  risolvono  i  più  disparati  problemi?”. 

La  questione  è  che,  al  di  là  dei  formalismi  dell’uno  o  dell’altro  lin¬ 
guaggio  di  programmazione,  al  di  là  del  BASIC  o  del  FORTRAN  o  dei 
“pacchetti  applicativi”  (che  sono  linguaggi  simbolici  che  consentono  una 
programmazione  più  rapida  e  sicura  che  viene  tradotta  nel  “linguaggio 
macchina”),  esistono  alcuni  concetti  su  cui  si  basa  l’informatica,  che  è 
importante  comprendere  nella  loro  astrazione,  prima  ancora  che  nella  con¬ 
cretezza  di  alcune  applicazioni. 

Sintetizzo  questi  concetti  nei  seguenti: 

Il  dato 

L’elaborazione  dei  dati 


Introduzione  aii’informatica  ed  applicazioni  231 


Le  operazioni  sui  dati  e  le  azioni  elaborati  ve 

La  struttura  dei  dati 

L’algoritmo 

I  livelli  di  un  sistema  informatico 

II  programma  e  il  processore  (esecutore  del  programma) 
La  macchina  (virtuale)  di  Von  Newmann 


2,  Il  dato 

Alla  base  delFinformatica  c’è  il  concetto  di  “informazione”  o  “dato”. 
Non  mi  addentro  nelle  polemiche  terminologiche  sulla  differenza  seman¬ 
tica  tra  i  vocaboli  “informazione”  e  “dato”:  voglio  soltanto  illustrare  le 
caratteristiche  fondamentali  del  concetto  di  dato  (o  di  informazione)  così 
com’è  inteso  in  informatica. 

Il  concetto  è  molto  vasto;  in  generale  si  può  dire  che  un  “dato”  è  un 
qualsiasi  “oggetto”  o  “fatto”  da  elaborare. 

Occorre  subito  rimuovere  un  errato  e  diffuso  convincimento:  il  “dato” 
non  è  necessariamente  un  “numero”  o  un  “valore  numerico”.  Il  concetto 
di  dato,  così  come  trattato  in  informatica,  si  può  illustrare  più  compiuta- 
mente  attraverso  la  tripla  di  entità  (tipo-nome-valore)  che  lo  caratterizza: 

Il  dato  è  un  “oggetto”  di  un  determinato  tipo  cui  è  associato  un  nome 
ed  un  valore. 


2.1.  I!  tipo  (o  categorìa) 

Il  tipo  (o  categorìa)  del  dato  è  l’insieme  di  oggetti  cui  esso  appartiene. 

Il  concetto  di  “tipo”  va  acquisito  nel  più  generale  senso  “insiemistico” 
del  termine:  è  un  tipo  di  dati  l’insieme  dei  numeri  interi  (più  precisa- 
mente,  un  sottoinsieme  finito  di  questi,  dovendo  essere  finito  in  ogni  caso 
l’insieme),  ma  lo  è  anche  f insieme  delle  lettere  dell’alfabeto  o  l’insieme 
degli  operai  di  un’azienda  oppure  l’insieme  della  corrispondenza  di  un  uffi¬ 
cio  e  così  via. 


2.2.  Il  nome  (o  attributo) 

Il  nome  (o  attributo )  del  dato  è  una  parola  che  fornisce  al  dato  un 
“significato”. 


232  C.  Ciliberto 


Al  di  là  dei  simbolismo  e  dei  vincoli  dei  singoli  linguaggi  di  program¬ 
mazione,  si  può  intendere  che  tale  nome  sia  espresso  per  esteso  e  con  la 
sua  semantica;  come  ad  esempio: 

“Radice  dell’equazione ”  (in  un  tipo  numerico) 

“La  iniziale  del  cognome”  (in  un  tipo  “lettera  dell’alfabeto”) 
“Operaio  capo  del  reparto  Y”  (in  un  tipo  “operai”) 

“Prot.  dell’ultima  missiva  spedita”  (in  un  tipo  “num.  di  protocollo”). 


2.3.  Il  valore 

Il  valore  di  un  dato  è  il  particolare  elemento  dell’insieme-tipo  che  il 
dato  assume  in  un  determinato  istante.  Il  valore  è  in  ogni  istante  indivi¬ 
duato  univocamente  dal  nome  del  dato. 

Sono  ad  esempio  “valori”  assunti  dai  dati  di  “nome”  e  “tipo”  prece¬ 
dentemente  esemplificati  i  seguenti: 


Valore 

Nome 

Tipo 

3,27 

“Radice  delPequazione” 

numerico 

C 

“La  iniziale  del  cognome” 

lettera  dell’alfabeto 

Rossi  Ugo 

“Operaio  capo  del  reparto 

Y” 

cognome  e  nome 

125/86 

“Prot.  dell’ultima  missiva 

spedita” 

numero  protocollo 

(testo  lettera) 

“Lettera  prot.  125/86” 

tutte  le  missive  dell’Ufficio 

I  due  ultimi  esempi  (tratti  da  una  applicazione  di  ufficio)  mettono  in 
evidenza  come  è  la  tripla  “tipo-nome-valore”  nel  suo  complesso  a  caratte¬ 
rizzare  il  dato:  il  “valore”  di  una  lettera  può  essere  del  tipo  “numero  di 
protocollo”  (valore:  125/86)  oppure  del  tipo  “testo  della  lettera”  (valore:  la 
sequenza  di  tutte  le  parole  della  lettera).  Insomma  il  dato  viene  individuato 
attraverso  detta  terna.  Nel  seguito  tornerò  su  tali  concetti. 

Poniamo  ora  in  evidenza  alcuni  concetti  connessi  al  dato. 


2.4.  La  assegnazione  di  valore  ad  un  dato 

Una  delle  operazioni  fondamentali  in  informatica  è  la  assegnazione  di 
valore  ad  un  dato.  Si  è  visto,  nella  definizione  di  “valore”  che  questo  è  un 
elemento  dell’insieme-tipo  assunto  dal  dato  in  un  “determinato  istante”. 
Tale  definizione  sottintende  una  evoluzione  temporale  dello  stato  dei  dati, 


Introduzione  all’informatica  ed  applicazioni  233 


che  è  in  realtà  quella  che  avviene  in  un  programma  (più  in  generale,  in 
una  qualsiasi  procedura  di  elaborazione  dati);  in  base  a  tale  evoluzione,  il 
“valore”  di  un  determinato  dato  può  cambiare  sulla  base  delle  elaborazioni 
dettate  dal  programma  stesso. 

All’inizio  di  un  programma,  un  dato  è  spesso  indefinito ,  nel  senso  che 
non  gli  è  stato  ancora  assegnato  un  valore;  durante  la  esecuzione  del  pro¬ 
gramma  il  dato  diventa  definito  mediante  una  operazione  di  assegnazione  di 
valore.  Quest’ultima  può  avvenire: 

-  mediante  una  acquisizione  del  valore  dallo  esterno  (  operazione  di 
input  o  di  immissione  dati ); 

-  mediante  una  elaborazione  a  partire  dal  valore  di  altri  dati  (  opera¬ 
zioni  di  “calcolo”  ed  assegnazione  di  valore). 

Ancora  una  volta,  quanto  detto  precedentemente  deve  essere  inteso 
nel  senso  più  generale  possibile,  ad  esempio: 

-  È  una  operazione  di  “input”  la  acquisizione  dallo  esterno  del  valore 
di  un  coefficiente  di  una  equazione,  così  come  l’acquisizione  mediante 
digitazione  del  testo  di  una  missiva. 

-  È  una  elaborazione  il  calcolo  del  valore  A:  =  B  +  C  (con  questa 
tipica  notazione  si  indica,  appunto,  l’esecuzione  della  operazione  “B  +  C” 
e  la  assegnazione  ad  A,  come  valore,  del  risultato  della  operazione);  ma  è 
anche  una  elaborazione  quella  che  fa  scaturire  una  missiva  come  “fusione” 
(in  un  linguaggio  tecnico  di  parla  di  “operazione  di  concatenamento”)  di 
due  testi  già  disponibili. 

—  Un  valore  può  essere  modificato  durante  la  evoluzione  di  un 
programma:  la  radice  di  una  equazione  può  essere,  in  successivi  stadi 
del  programma,  una  radice  approssimata  con  accuratezza  crescente,  così 
come  il  testo  della  missiva  può  essere  successivamente  corretto  o  rive¬ 
duto. 

In  tal  modo  abbiamo  in  sostanza  di  fatto  introdotto  il  concetto  di  ela¬ 
borazione  dei  dati,  che  svilupperemo  tra  poco. 

Molti  altri  sono  i  concetti  connessi  al  dato,  sui  quali  per  brevità  non 
posso  soffermarmi:  ricordo  soltanto  il  grosso  problema  del  rilievo  dei  dati, 
della  loro  significatività,  della  sicurezza  e  della  riservatezza. 


3.  L’elaborazione  dei  dati 

Prima  di  illustrare  in  modo  più  completo  il  concetto  di  “elaborazione 
dei  dati”  (spero  che  esso  sarà  chiaro  al  termine  di  questa  chiacchierata), 
occorre  premettere  alcune  considerazioni  di  fondo. 


234  C.  Ciliberto 


Tra  i  vari  vocaboli  che  si  usano  per  individuare  l’elaboratore  (compu¬ 
ter,  sistema  per  la  elaborazione,  calcolatore,  etc.)  forse  ancora  una  volta  il 
termine  francese  è  il  più  appropriato:  ordinateur.  esso,  infatti,  essenzial¬ 
mente  “riordina”  i  dati,  presentandoli  in  modo  comprensibile  allo  utente. 
Ciò,  è  bene  subito  rilevarlo,  comporta  che  alla  base  esista  un  programma 
che  effettui  tale  “riordino”. 

È  una  elaborazione  di  dati  quella  che  fornisce  un  tabulato  ordinato  delle 
vendite  di  un  concessionario  di  auto  (vedere  l’esempio  qui  di  seguito  riportato) 
così  come  quella  in  grado  di  reperire  un  dato  in  una  grossa  “banca-dati”: 


Esempio  di  elaborazione  dati 


131 

4/4/83 

1 

Panda 

3/4/83 

5 

10 

7 

Elaborazione 

1 

Data 

\ 

Tipo 

Auto  vendute 

3/4/83 

Panda 

5 

131 

7 

Tot.  12 

4/4/83 

Panda 

10 

131 

1 

Tot.  11 

L’elaboratore,  in  tali  casi,  non  “inventa”  dati,  ma  li  “ordina”.  Anche  in 
una  complessa  elaborazione  matematica  (come  ad  esempio  la  ricerca  della 
soluzione  di  una  equazione)  l’elaborazione  consiste  nel  calcolare  uno  o  più 
“valori”  (questa  volta  numerici)  sulla  base  di  valori  noti  di  altri  dati:  sul 
piano  concettuale  il  problema  è  già  risolto  quanto  lo  si  affida  allo  elabora¬ 
tore  ed  anche  in  questo  caso  si  può  affermare  che  l’elaboratore  non 


Introduzione  all’informatica  ed  applicazioni  235 


“inventa”  dati,  ma  li  calcola  in  funzione  di  altri,  e  quindi  “trasforma”  il 
valore  dei  secondi  in  quello  dei  primi. 

Concludo  questa  digressione  affermando  che: 

L’elaborazione  è  un  ordinamento,  una  trasformazione  e  non  una  produ¬ 
zione  di  dati: 

con  immagine  tratta  dalla  elettrotecnica,  si  può  dire  che  l’elaboratore  è 
un  “trasformatore  di  dati”  e  non  un  “generatore  di  dati”. 

La  questione  è  che  nella  società  moderna  tutte  le  attività  si  basano  sempre 
maggiormente  sulla  informazione  (o  sui  dati):  una  statistica  dell’OCSE  pone  in 
evidenza  come  nel  2000  il  65%  dei  lavoratori  americani  saranno  più  o  meno 
direttamente  “operatori  della  informazione”.  La  circolazione  e  la  elaborazione 
dei  dati  in  modo  rapido  ed  ordinato,  come  può  avvenire  solo  mediante  un  ela¬ 
boratore,  è  diventata  una  esigenza  della  Società  moderna. 

Questo  è  uno  dei  motivi  del  grande  sviluppo  della  informatica. 

4.  Le  operazioni  sui  dati  e  le  azioni  elaborative 

Ma  ritorniamo  al  filone  principale  del  discorso  sui  dati. 

4.1.  Le  operazioni 

Su  un  tipo  di  dati  si  possono  definire  (e  sono  in  genere  definite) 
alcune  operazioni ,  tale  termine  essendo  inteso  in  senso  affatto  generale.  La 
loro  natura  dipende  dal  tipo  di  dato  e  dalle  esigenze  della  applicazione,  in 
ogni  caso  il  concetto  di  operazione  è  tratto  da  quello  matematico  di  opera¬ 
zione  definita  in  un  insieme  (concetti  di  algebra,  strutture  algebriche,  strut¬ 
ture  di  supporto  algebrico);  ad  esempio: 

—  in  un  tipo  numerico  si  definiscono  le  operazioni  +  —  x  : 

—  in  un  tipo  “booleano”  o  “logico”  le  operazioni  and  or  not 

--  in  un  tipo  “testo”  (cfr.  es.  precedenti)  le  operazioni  “concatena¬ 
mento”,  “cancellazione  di  una  parte”,  “cambio  del  formato  di  stampa” 
(“formattazione”),  etc. 

Le  operazioni  possono  essere  “interne”  ad  un  tipo,  nel  senso  che  pro¬ 
ducono  un  valore  del  medesimo  tipo  (categoria)  degli  operandi  (operazioni 
“chiuse”  su  un  insieme),  oppure  possono  essere  “esterne”  (aperte),  nel 
senso  che  producono  un  valore  di  tipo  (categoria)  diverso. 

Fondamentali  operazioni  esterne  sono  quelle  di  relazione ,  che  trasfor¬ 
mano  una  coppia  (o  una  ennupla),  di  un  qualsiasi  tipo  in  un  valore  “boo¬ 
leano”,  come  ad  esempio: 

—  a  >  b  (con  a  e  b  numerici)  è  “vero”  o  “falso”; 


236  C.  Ciliberto 


-  a  “precede”  b  (con  a  e  b  di  tipo  “parola”)  è,  analogamente,  “vero”  o 
“falso”  a  seconda  che  la  lettera  a  preceda  o  meno  la  lettera  b  nell’ordine 
alfabetico. 

L’insieme  dei  tipi  e  quello  delle  annesse  operazioni  è  del  tutto  arbitra¬ 
rio,  nel  senso  che  è  legato  alla  applicazione  ed  alla  “fantasia”  dello  utente: 
invero,  in  ogni  macchina  informatica,  come  si  vedrà,  è  definita  una  fami¬ 
glia  di  tipi  e  di  operazioni  “primitive”,  ma  ciò  non  toglie  che  in  generale  i 
tipi  e  le  operazioni  necessarie  alla  singola  applicazione  siano  in  genere 
diversi  e  “più  complessi”  (di  questi)  ed  è  compito  del  “programma”  trasfe¬ 
rire  gli  uni  negli  altri. 

Le  operazioni  dunque  possono  essere  “semplici”  o  “complesse”;  per 
non  appesantire  il  discorso,  mi  limiterò  solo  ad  illustrare  (dopo  quelli  sem¬ 
plici  di  cui  sopra)  alcuni  esempi  “complessi”: 

-  un  tipo  è  una  “matrice  di  numeri  reali”,  le  operazioni  sono  “pro¬ 
dotto  di  matrici”,  “inversione”,  “trasposizione”  etc.; 

-  un  tipo  è  una  “lista  di  nominativi”,  le  operazioni  sono  “ordina¬ 
mento  alfabetico”,  “inserimento  di  un  nominativo”,  “cancellazione  di  un 
nominativo”,  etc.; 

-  un  tipo  è  lo  “inventario  dei  beni  di  un  Ente”,  le  operazioni  sono 
“valorizzazione  dello  inventario”,  “inserimento”,  “cancellazione”...; 

-  un  tipo  è  un  “documento”,  le  operazioni  sono  “allinea  i  margini”, 
“cancella  riga”,  “cancella  parola”,  “metti  punto  e  a  capo”... 


4.2.  Le  azioni  elaborative 

Al  concetto  di  operazione  è  connesso  quello  di  azione  elaboratila ,  che 
si  può  così  sintetizzare. 

Una  azione  elaboratila  è  l’assegnazione  di  valore  ad  uno  o  più  dati. 

Tipicamente,  tale  assegnazione  avviene  mediante  la  esecuzione  di  una  o 
più  operazioni  disciplinate  in  qualche  modo  in  una  “sequenza”  (vedi  anche 
in  seguito  il  concetto  di  algoritmo),  oppure  attraverso  una  operazione  di 
“input”,  così  come  esemplificato  in  precedenza  (cfr.  2.4.). 

È  ad  esempio  una  azione  elaborativa  l’assegnazione  ad  A  del  valore 
calcolato  di  una  espressione  aritmetica,  oppure  la  assegnazione  ad  X  del 
valore  della  radice  di  un’equazione  f(X)  =  0;  in  settori  diversi  è  una 
azione  elaborativa  l’assegnazione  di  valore  al  testo  di  una  missiva  (la 
immissione  del  testo,  oppure  la  sua  correzione),  così  come  la  ricerca  dei 
nomi  di  tutti  gli  impiegati  dell’azienda  che  abbiano  uno  stipendio  oltre 
Lire  1.000.000/mese. 


Introduzione  all'informatica  ed  applicazioni  237 


5.  La  struttura  dei  dati 

Come  si  evince  anche  dagli  esempi  precedenti,  un  dato  può  essere 
semplice  o  strutturato. 

Il  dato  è  semplice  (o  atomico,  o  non-strutturato)  se  è  visto  come  un 
“oggetto”  non  decomponibile  in  parti. 

Sono,  ad  esempio,  semplici  i  dati  di  tipo  “numero  intero”,  “numeri 
reali”,  “caratteri”  (lettere  dell’alfabeto,  cifre,  simboli  di  una  macchina  da 
scrivere).  Le  operazioni  su  di  essi  sono  defìnitte  assiomaticamente  in  base 
alle  loro  proprietà  e  non  è  necessario  far  ricorso  a  parti  componenti  del 
dato  né  per  concepire  il  dato  né  per  operarlo. 

Come  è  noto  ad  esempio,  il  concetto  “somma  di  due  numeri”  pre¬ 
scinde  da  “come  si  fa  ad  eseguire  l’operazione  di  addizione”  (tant’è, 
che  era  noto  anche  agli  antichi  Romani,  che  la  eseguivano  diversa- 
mente);  il  numero,  come  ho  già  esemplificato,  è  un  classico  “tipo  sem¬ 
plice”. 

Analogamente,  per  operare  su  una  coppia  di  lettere  (individuare,  ad 
esempio,  se  “a  precede  b”)  occorre  solo  far  riferimento  al  predefmito 
“ordine  alfabetico”,  che  considera  la  lettera,  come  un  unico  simbolo. 

E  così  via... 

Viceversa:  un  dato  strutturato  è  un  oggetto  composto  da  “oggetti  com¬ 
ponenti”  che  possono  essere  singolarmente  trattati. 

Alcuni  esempi  ci  vengono  da  concetti  matematici  tradizionali:  numeri 
complessi,  vettori,  matrici.  Altri  se  ne  possono  “inventare”  a  seconda  delle 
esigenze,  come  ad  esempio: 

—  una  parola  (costituita  da  lettere); 

-  una  lista  di  parole  (costituita  da  parole); 


-  l’insieme  di  tutti  i  parametri  che  definiscono  le  prestazioni  di  un 
automobile; 


-  una  missiva  (destinatario,  oggetto,  righe,  parole,  caratteri); 

—  una  relazione  (capitoli,  paragrafi,  inserti); 

-  una  tabella  (righe,  colonne,  riepiloghi); 

—  un  grafico  (ascisse,  ordinate,  simboli,  titolo). 

Le  operazioni  sui  dati  strutturati  vengono  definite  con  riferimento  ad 
operazioni  “più  semplici”  sui  loro  componenti.  Ad  esempio: 

—  La  somma  di  due  numeri  complessi  può  essere  definita  attraverso  le 
somme  delle  parti  reali  e  dei  coefficienti  delfimmaginario. 


238  C.  Ciliberto 


—  Il  prodotto  di  due  matrici  può  essere  definito  come  prodotto  “righe 
x  colonne”. 

-  La  “correzione”  di  un  grafico  può  essere  definita  come  alterazione 
della  scala,  dei  valori  che  la  compongono,  dei  simboli  adoperati  per  disegnarlo. 

6.  L’algoritmo 

Concetto  fondamentale  dell’informatica  è  quello  di  algoritmo  (dal 
nome  del  matematico  arabo  del  nono  secolo  Al  Khuwariazmi). 

Un  algoritmo  è  una  sequenza  di  azioni  elaborative  da  compiere  per 
pervenire  alla  soluzione  di  un  problema  assegnato. 

È  importante  considerare  che  sia  le  “azioni  elaborative”  (e  quindi  le 
annesse  operazioni)  sia  i  dati  su  cui  esse  si  compiono  sono  da  intendere  nel 
senso  più  generale  possibile  precendetemente  esaminato:  è  pertanto  un 
algoritmo  non  soltanto  quello  matematico  in  senso  stretto  che,  ad  esempio, 
conduce  alla  individuazione  per  successive  approssimazioni  della  radice  di 
un’equazione,  ma  anche: 

—  La  scrittura  o  la  correzione  di  una  relazione 

—  La  preparazione  o  la  correzione  di  una  tabella 

-  La  preparazione  o  la  correzione  di  un  grafico 

—  Il  reperimento  di  un  dato  in  archivio 

—  La  ricerca  della  migliore  politica  aziendale  (in  un  insieme  in 
qualche  modo  formalizzato) 

-  La  somministrazione  di  una  “lezione”  in  una  applicazione  didattica. 

In  generale,  molti  problemi,  teorici  o  pratici,  di  tutti  i  settori  applica¬ 
tivi  si  possono  porre  in  questi  termini: 

Dato  un  insieme  X  di  dati,  trovare  un  insieme  Y  da  questo  dipendente: 

Y  =  f(X) 

dove  /  sta  a  rappresentare,  ad  indicare  una  “regola”,  un’elaborazione  attra¬ 
verso  la  quale  X  viene  trasformato  in  Y. 

La  trasformazione  di  X  in  7,  in  generale  non  è  tra  le  azioni  elaborative 
predefìnite  (altrimenti  il  problema  sarebbe  banale!):  occorre  dunque  tro¬ 
vare  una  sequenza  di  azioni  “più  semplici”: 

Yi  =  fi  (X) 
r2  =/2(Yi) 


Y  =  fn(Yn) 


Introduzione  alVinformatica  ed  applicazioni  239 

ove  fi,/2,  sono  tra  le  operazioni  “semplici”  predefinite  (la  formaliz¬ 

zazione  è  necessariamente  approssimativa). 

Una  algoritmo  descrive  come  realizzare  operazioni  complesse  attra¬ 
verso  una  sequenza  di  operazioni  elementari. 

Nell’organizzazione  di  un  algoritmo  sono  peraltro  da  considerare  due 
aspetti:  l’uno  si  è  visto,  è  quello  dei  tipi  di  dato  e  delle  annesse  operazioni 
disponibili,  l’altro  è  quello  del  controllo  della  sequenza  delle  operazioni. 

Molti  di  voi,  probabilmente,  hanno  familiarità  o  hanno  sentito  parlare 
dei  “diagrammi  di  flusso  (flow  chart)”  attraverso  i  quali  si  esprime  grafica¬ 
mente  la  sequenza  delle  operazioni  di  un  programma:  ormai  si  trovano 
anche  sui  libri  scolastici.  Ma  anche  su  questo  argomento  vorrei  fornire  una 
impostazione  “astratta”,  per  illustrare  i  concetti  che  stanno  a  monte  di 
questo  metodo  grafico.  È  stato  dimostrato  (teorema  di  Bohm-Jacopini)  che 
un  qualsiasi  algoritmo  può  essere  controllato  esclusivamente  a  mezzo  di 
poche  “strutture  di  controllo”,  e  precisamente  una  “struttura  sequenza”, 
una  “struttura  alternativa”,  una  “struttura  ciclica”. 

Mi  spiego  meglio.  Diciamo: 

-  i5,  Pi,  P2,  . . .,  P„  altrettante  azioni  elaborative  di  qualsiasi  comples¬ 
sità  (come  caso  limite,  pensiamo  ad  operazioni  semplici  come  A  =  B  +  C, 
oppure,  all’estremo  opposto,  la  completa  trasformazione  Y  =  f(X)  di  cui 
sopra); 

—  R  una  “relazione”  fra  dati  che  può  assumere  valore  “vero”  o  “falso” 
(come  si  è  visto  in  precedenza,  ad  esempio  a  >  b)\ 


A)  Una  “sequenza”  è: 

Pii  Pi l  P?>'"  Pn 

ove  si  intende  che  P2  segue  nel  tempo  Pi,  P3  segue  P2 ,  etc. 

B)  Una  “struttura  alternativa”  è: 

if  R  then  P\  else  P2 

(se)  (allora)  (altrimenti) 

ove  si  intende  che  se  R  è  vera  va  eseguita  Pb  altrimenti  P2. 

C)  Una  “struttura  ciclica”  è: 


repeat  P  until  R 
(ripeti)  (finché) 


240  C.  Ciliberto 


ove  s’intende  che  P  viene  eseguita  una  o  più  volte,  fino  a  che  R  non 
diventi  vera  (sempre  che  R  resta  falsa,  il  ciclo  viene  ripetuto)  (vedere 
l’esempio  riportato  al  termine  del  testo).  Ovviamente,  i  valori  dei  dati  su 
cui  opera  R  sono  alterati  da  P. 

Esistono  invero  altre  strutture,  sulle  quali  sorvolo  per  brevità. 

[Le  più  importanti  sono:  if  R  then  P  (come  if-then-else,  ma  senza  alter¬ 
nativa);  while  R  do  P  (simile  a  repeat-until:  sempre  che  R  è  vera,  fai  P)]. 

Vorrei  sottolineare  l’aspetto  puramente  logico  e  formale  di  tali  strut¬ 
ture  (che  sono  alla  base  della  cosiddetta  “programmazione  strutturata”): 
costruire  un  algoritmo  significa  “spezzare”  il  problema  in  sequenza,  alter¬ 
native  e  cicli  come  sopra  esposto.  Mentre  i  diagrammi  di  flusso  si  perdono 
nel  dettaglio  del  tipo  di  controllo  da  effettuare,  questa  impostazione  (che  è 
comunque  riproducibile  anche  sui  diagrammi  di  flusso)  riproduce  l’essenza 
logica  della  struttura  di  un  programma. 

È  da  notare  che  ciascuna  delle  P,  di  cui  agli  schemi  precedenti  può  a 
sua  volta  essere  una  struttura  e  come  da  ciò  discende  anche  una  metodolo¬ 
gia  di  progetto  dei  programmi  (metodologia  top-down): 

-  il  programma  viene  inizialmente  concepito  come  un  unico  blocco 
Y=f(X); 

-  si  individuano  una  struttura  di  controllo  ed  alcune  azioni  “più  sem¬ 
plici”  in  cui  “spezzettare”  il  programma; 

-  si  ripete  iterativamente  il  procedimento  fino  a  pervenire  alle  opera¬ 
zioni  elementari  disponibili  nel  sistema. 

Un  esempio  di  algoritmo  articolato  attraverso  sequenze  di  operazioni 
di  un  programma  espresse  mediante  un  “flow  chart”  è  riportato  alla  fine 
del  testo. 


7.  I  LIVELLI  DI  UN  SISTEMA  INFORMATICO 

Lo  studio  di  ogni  sistema  complesso  va  compiuto  per  “livelli  di  astra¬ 
zione”:  riprendendo  un  paragone  fatto  nell’indroduzione,  un  insediamento 
urbanistico  è  composto  di  edifici,  strade,  servizi;  un  edificio  è  composto  di 
appartamenti,  un  appartamento  di  stanze;  e  così  via. 

Lo  studio  “per  livelli”  di  un  sistema  informatico  (ed  anche  la  sua  pro¬ 
grammazione)  è  stata  assunta  a  metodologia  in  informatica. 

Esso  può  essere  immaginato  come  una  grossa  “cipolla”  con  un  picco¬ 
lissimo  nucleo  (l’hardware)  e  tanto  strati  successivi:  senza  entrare  nel 
merito  della  composizione  hardware  e  software  di  ciascuno  degli  strati  (o 
livelli),  possiamo  affermare  che  ciascuno  dei  livelli  è  una  distinta  “mac- 


Introduzione  all’informatica  ed  applicazioni  241 


china  informatica”  nella  quale  sono  definiti  i  tipi  e  le  operazioni  su  di 
esso:  ma  con  questi  tipi  e  con  queste  operazioni  si  costruiscono  i  tipi  e 
le  operazioni  nel  livello  più  esterno,  fino  ad  arrivare  alla  “macchina” 
che  appare  all’utente  quella  utile  per  le  sue  applicazioni.  È  ovvio  che 
qui  il  concetto  di  “macchina”  va  inteso  nell’eccezione  più  ampia  e  nel 
significato  di  struttura,  organizzazione  atta  ad  ottenere  un  certo  risul¬ 
tato,  quindi  essa,  in  tutto  o  in  parte,  non  è  necessariamente  un  ente 
fìsico,  materiale. 

In  altri  termini,  un  sistema  informatico  è  strutturato  in  livelli  che 
vanno  dal  più  elementare  (la  macchina  “nuda”:  hardware)  ai  più  complessi 
(le  applicazioni),  passando  attraverso  diversi  livelli  intermedi  (linguaggio 
macchina,  software  di  base,  sistema  operativo,  linguaggi  simbolici,  lin¬ 
guaggi  di  programmazione,  pacchetti  specializzati,  etc.). 

In  ciascun  livello,  l’insieme  dei  tipi  e  delle  operazioni  definite 
costituiscono  le  “primitive”  del  livello:  nel  livello  più  esterno  le  primi¬ 
tive  sono  abbastanza  più  “complesse”  (o  “potenti”)  di  quelle  del  livello 
più  interno. 

Ad  esempio,  nel  livello  più  basso  sono  primitive: 

—  A  =  B  +  C; 

—  confronta  se  il  carattere  di  nome  “alfa”  precede  o  segue  nell’ordine 
alfabetico  quello  di  nome  “beta”; 

—  assegna  un  valore  alla  parola  di  nome  “word”. 

Nei  livelli  più  alti  sono  primitive: 

—  inverti  la  matrice  di  nome  A; 

—  ordina  l’elenco  J; 

—  assegna  un  valore  al  documento  Y\ 

—  trova  le  radici  dell’equazione  Z  con  il  metodo  “tal  dei  tali”; 

—  stampa  i  nomi  di  tutti  gli  impiegati  con  stipendio  >  1.000.000. 

Il  concetto  di  livello  è  generale  in  informatica.  Come  si  è  visto,  esso  è 
applicato: 

ai  dati:  con  i  dati  atomici  si  costruiscono  quelli  strutturati; 

alle  operazioni:  con  le  operazioni  primitive  di  un  livello  si  costrui¬ 
scono  quelle  del  livello  superiore; 

agli  algoritmi:  ogni  azione  P  è  decomposta  in  azioni  più  elemen¬ 
tari; 

al  sistema  informatico:  come  il  sistema  più  elementare  (macchina 
reale  o  “hardware”)  si  costruiscono  macchine  più  evolute,  fino  alle  “mac¬ 
chine  per  applicazioni  specifiche”. 


242  C.  Ciliberto 


8.  Programma  ed  esecutore  del  programma 

Il  programma  è  la  rappresentazione  formale  di  un  algoritmo;  in  altri 
termini,  esso  è  la  descrizione  formalizzata  di  una  sequenza  di  azioni,  e  per¬ 
ciò  si  compone  di  istruzioni. 

Il  programma  ha  bisogno  di  un  esecutore  del  programma  (proces¬ 
sore). 

L’esecutore  del  programma  è  l’organo  preposto  all’esecuzione  delle 
azioni  descritte  dal  programma. 

Esso  deve  dunque  avere  la  “capacità”  di: 

-  intendere  il  formalismo  in  cui  è  stato  scritto  il  programma; 

-  sapere  eseguire  le  operazioni  elementari  richieste  dal  programma, 
sia  in  termini  di  operazioni  sui  tipi,  sia  in  termini  di  controllo  di  sequenza. 

Inoltre,  esso  deve  avere  in  ogni  istante  “memoria”  dello  “stato”  del 
programma,  e  cioè  in  qualche  modo  deve  registrare: 

-  il  “punto”  del  programma  al  quale  è  arrivato  (quali  azioni  deve 
ancora  eseguire); 

-  il  valore  assunto  da  tutti  i  dati  trattati. 

Da  questi  concetti  generali  e  da  queste  esigenze  nasce  l’elaboratore. 


9.  La  macchina  (virtuale)  di  Von  Newman 

Il  modello  di  macchina  virtuale  di  Von  Newman,  o  Macchina  Astratta 
Generalizzata  ( MAG )  serve  a  dare  una  visione  complessiva  sul  “cosa  fa”  un 
elaboratore  (o,  più  precisamente,  una  “macchina  informatica”  così  come 
appare  all’utente);  esso  è  tratto  dal  modello  inizialmente  concepito  da  Von 
Newman  per  descrivere  la  struttura  “hardware”  ed  è  generalizzato  al  compor¬ 
tamento  complessivo  delle  macchine  attuali  (hardware  +  software) l. 

Una  macchina  è  costituita  da  “organi”  o  “unità”  distinte;  ciascuno  di 
essi  è  un  “organo  astratto”,  risultante  dalla  combinazione  di  azioni  hard¬ 
ware  e  software;  non  si  prendono  in  considerazione  i  tempi  e  i  modi  in 
cui  il  comportamento  complessivo  si  realizza:  ad  esempio,  si  trascurano 
gli  aspetti  della  traduzione  dei  linguaggi  (compilazione  o  interpreta¬ 
zione),  gli  interventi  del  sistema  operativo,  la  fisica  allocazione  dei  dati 
in  memoria,  etc. 


1  Per  una  descrizione  del  modello  MAG  vedere  ad  esempio  il  testo  «Fadini- 
Savy:  Programmazione  dei  Calcolatori  Elettronici,  Liguori  »  ed  è  stato  successiva¬ 
mente  “affinato”  dagli  stessi  in  occasione  di  lezioni  introduttive  in  diversi  ambienti. 


Introduzione  alV informatica  ed  applicazioni  243 


Una  macchine  virtuale  è  costituita  dagli  organi: 
memoria  dei  dati:  Conserva  il  valore  dei  dati; 
memoria  dei  programmi:  Contiene  i  programmi  da  eseguire; 
processore:  È  l’esecutore  del  programma; 
unità  di  elaborazione:  Esegue  le  singole  operazioni  sui  tipi; 
unità  di  input:  Effettua  la  emissione  di  dati  (Ambiente  esterno 
Macchina); 

unità  di  output:  Effettua  la  emissione  di  dati  (Macchina  ->  Ambiente 
esterno). 

Le  unità  di  cui  sopra  sono  organi  fisici  nella  “macchina  reale”,  hard¬ 
ware  del  sistema,  organi  logici  nella  “macchina  virtuale”  che  appare 
all’utente. 

Una  importante  considerazione  è  la  seguente:  su  un  medesimo  calco¬ 
latore  possono  coesistere  diverse  macchine  virtuali  ed  una  della  azioni 
definite  è  quella  di  spostarsi  da  una  macchina  all’altra.  Nel  linguaggio  tec¬ 
nico  corrente  tali  macchine  vengono  anche  dette  “ambienti”:  si  parla  cor¬ 
rettamente  di  “ambiente  Fortran”,  oppure  “ambiente  basic”  (per  riferirsi 
alle  macchine  tratte  da  alcuni  diffusi  linguaggi  di  programmazione,  di 
“ambiente  DOS”  o  di  “ambiente  MVS”  (per  riferirsi  ad  ambienti  “sistemi 
operativi”,  di  “ambiente  Data-base”  (per  riferirsi  alle  “macchine  data¬ 
base”)  o  ancora  di  specifici  ambienti  per  applicazioni  di  ufficio 
(“Wordstar”,  “spreadsheet”  e  miriadi  di  altri). 

Qualche  puntualizzazione  sui  singoli  organi  del  modello. 


9.1.  L'unità  di  elaborazione 

È  caratterizzata  da:  i)  una  famiglia  di  tipi  di  dati,  anche  strutturati; 
ii)  un  insieme  di  operazioni  su  di  essi  (o  su  loro  componenti);  iii)  una 
“memoria  di  lavoro”. 

La  complessità  dei  tipi  e  delle  operazioni  è  legata  al  genere  di 
applicazione  e,  quindi,  alla  particolare  macchina  virtuale.  Ecco  qualche 
esempio: 

Una  macchina  per  applicazioni  matematiche  (come  quelle  derivanti 
dai  linguaggi  di  programmazione  Fortran,  basic,  etc.  definisce  i  tipi 
“numero  intero”,  “numero  reale”,  etc.),  nonché  le  classiche  operazioni  arit¬ 
metiche  fondamentali  (+  —  x  :);  se  però  è  arricchita  da  una  biblioteca  di 
“software  matematico”,  essa  definisce  altresì  il  tipo  “matrice”  con  le 
annesse  operazioni,  il  tipo  “sistema  di  equazione  lineari”  e  l’operazione 
“risoluzione  del  sistema”  e  così  via. 


244  C.  Ciliberto 


Una  macchina  per  l’automazione  di  ufficio,  come  quelle  derivate  da 
alcuni  pacchetti  commerciali,  definisce  i  tipi  “documento”,  “tabella”,  “gra¬ 
fico”,  etc.  e  le  annesse  operazioni,  quali  ad  esempio: 

per  i  documenti:  “allinea  i  margini”,  “cancella  una  riga”,  “cancella 
una  parola”,  “metti  punto  e  a  capo”,  etc.; 

per  le  tabelle:  “inserisci  riga”,  “cancella  riga”,  “definisce  ampiezza 
colonna”. 


9.2.  La  memoria-dati 

È  un  insieme  di  “contenitori”  individuati  ciascuni  da  un  nome  e  con¬ 
tenenti  il  valore  di  un  dato  di  uno  dei  tipi  della  macchina. 


9.3.  La  memoria-programma 

Contiene  il  programma  da  eseguire,  espresso  in  un  linguaggio  for¬ 
male  predefmito  e  noto  al  processore. 

In  realtà,  una  delle  invenzioni  fondamentali  della  informatica,  il  pro¬ 
gramma  memorizzato,  è  diventata  dal  punto  di  vista  dell’utente  spesso 
secondaria  con  lo  sviluppo  stesso  della  informatica  e  precisamente  con  la 
disponibilità  di  operazioni  primitive  abbastanza  sofisticate.  Tant’ è  che  in  molti 
ambienti  (tipicamente  negli  ambienti  “sistemi  operativi”  e  in  molti  ambienti 
di  “pacchetti  per  l’utente”)  il  programma  memorizzato  può  mancare. 

Infatti,  si  può  affermare  che  i  processi  virtuali  operano  o  in  modo  pro¬ 
gramma  REGISTRATO  (MEMORIZZATO)  O  in  MODO  IMMEDIATO. 

Nel  primo  caso  (quello  classico  di  Von  Newman),  il  processo  attinge 
alla  memoria-programmi  le  successive  istruzioni  da  eseguire. 

Nel  secondo  caso,  il  processore  attinge  dalla  unità  di  input  le  suc¬ 
cessive  istruzioni  (dette  in  tal  caso  “comandi”):  la  memoria-programmi 
risiede  in  tal  caso  nel  “cervello”  dello  utente  (o  sugli  appunti  che  si  è 
preparato)  e  la  interazione  uomo-macchina  si  esplica  allora  in  modo 
“interattivo”. 


9.4.  Il  processore 

Esso  opera  secondo  un  algoritmo  che  si  può  così  sintetizzare: 
repeat 

SELEZIONA  AMBIENTE 

DEFINISCE  PRIMA  ISTRUZIONE  DEL  PROGRAMMA 


Introduzione  all’informatica  ed  applicazioni  245 


repeat 

PRELEVA  ISTRUZIONE 

PREPARA  LA  ESECUZIONE  DELLA  ISTRUZIONE 
ESEGUE  ISTRUZIONE 
DEFINISCE  LA  PROSSIMA  ISTRUZIONE 
until  cambio  ambiente 
until  macchina  disattivata 


9.5.  Sintesi 

In  sintesi  ed  a  riepilogo  si  può  dire  che: 

il  processore:  Esegue  il  programma  affidando  l’esecuzione  delle  singole 
istruzioni  alle  unità  di  elaborazione,  di  input,  di  output  ed  adoperando  la 
memoria-programmi  per  prelevarvi  le  istruzioni  da  eseguire,  la  memoria-dati 
per  prelevarvi  o  immettervi  i  valori  dei  dati.  Le  operazioni  del  processore  si 
possono  ritenere  schematizzate  sinteticamente  come  nel  grafico  seguente: 


OPERAZIONI  SVOLTE  DAL  PROCESSORE 


1 


I 


il  programma  individua  l’insieme  delle  azioni  elaborative  da  eseguire, 
è  espresso  in  un  linguaggio  formale  ed  è  contenuto  (all’atto  della  esecu¬ 
zione)  nella  memoria-programma,  salvo  il  caso  del  funzionamento  in  modo 
immediato. 


246  C.  Ciliberto 


L’unità  elaborativa:  esegue  una  azione  elaboratva.  Esempi:  cambia 
il  valore  di  un  dato,  esegue  una  azione  di  output,  cambia  macchina  vir¬ 
tuale,  determina  la  prossima  azione  elaborativa  da  eseguire. 


10.  Le  applicazioni 

Un  breve  cenno  desidero  fare  circa  le  applicazioni  più  diffuse. 

I  campi  principali  di  applicazione  riguardano  il  settore  tecnico-scienti¬ 
fico  e  quello  aziendale.  A  fianco  ad  essi  esistono  molte  altre  applicazioni 
che  sfuggono  ad  una  vera  e  propria  classificazione. 

Tali  applicazioni  si  è  convenuto  di  classificarle  per  campi  che  riguar¬ 
dano  ad  esempio:  1)  Applicazioni  commerciali  ed  industriali  in  generale: 
amministrative,  pianificazione  e  produzione;  2)  Applicazioni  commerciali 
in  campi  specifici  come:  pubblicità,  banche,  istruzione  ed  insegnamento, 
finanze,  uffici  pubblici,  ospedali,  giurisprudenza,  biblioteche,  militare,  poli¬ 
zia,  riviste  e  pubblicazioni  periodiche,  imprese  di  pubblica  utilità,  sport  e 
divertimenti,  industrie  di  vario  tipo,  trasporti,  agricoltura  e  foreste,  alber¬ 
ghi,  officine  automobilistiche,  costruzioni  civili;  3)  Scienze  ed  ingegneria: 
aeronautica,  spazio,  astronomia,  biologia,  economia,  ingegneria  chimica, 
ingegneria  civile,  ingegneria  elettrotecnica  ed  elettronica,  ingegneria  nu¬ 
cleare,  ingegneria  idraulica,  ingegneria  marittima,  ingegneria  militare,  inge¬ 
gneria  navale,  ingegneria  meccanica,  geologia,  geofìsica,  matematica,  bio¬ 
medicina,  medicina,  metallurgia,  metereologia,  oceanografìa,  paleografia, 
fìsica,  psicologia,  sociologia,  statistica;  4)  Applicazioni  umanistiche:  archeo¬ 
logia,  antropologia,  arte,  giochi  di  destrezza,  genealogia,  geografia,  storia, 
linguaggi,  letteratura,  musica. 

Per  un’articolazione  dettagliata  di  tali  sottosettori  basta  consultare 
riviste  specializzate,  come  ad  esempio  “Computers  and  Automation”. 


11.  Conclusioni 

Concludo  ponendo  in  evidenza  i  motivi  principali  del  grosso  sviluppo 
della  informatica;  essi  vanno  ricercati  sotto  tre  diversi  aspetti:  il  bisogno 
della  società,  gli  aspetti  logici,  gli  aspetti  tecnologici  in  senso  stretto. 

E  non  a  caso  (anche  un  po’  polemicamente)  ho  posto  all’ultimo  posto 
l’aspetto  tecnologico  (peraltro  economicamente  il  più  importante):  proprio 
perché  voglio  sottolineare  gli  altri  due  aspetti,  che  sono  forse  i  meno  illu¬ 
strati. 


Introduzione  all’informatica  ed  applicazioni  247 


Il  bisogno  della  società  deriva  dalla  trasformazione  della  società 
moderna  da  industriale  a  post-industriale,  dal  crescente  bisogno  di  “servizi 
complessi”  e  della  importanza  che  la  elaborazione,  la  trasmissione  ed  il 
reperimento  delle  informazioni  va  sempre  più  assumendo. 

Le  motivazioni  logiche  dipendono  dal  fatto  che  il  modello  logico  su 
cui  si  basa  l’informatica  si  è  in  pratica  dimostrato  un  “modello  universale”, 
applicabile  a  tutti  i  settori  tecnici,  economici  e  organizzativi.  La  “mac¬ 
china  informatica”,  in  modo  atipico  rispetto  a  tutte  le  altre  macchine 
della  società  industriale,  è  una  macchina  le  cui  funzioni  non  sono  defi¬ 
nite  a  priori:  essa  è  una  macchina  multifunzionale  ed  è  solo  la  conve¬ 
nienza  economica  da  un  lato,  l’approfondimento  dei  singoli  problemi 
dell’altro  (e  quindi  spesso  fattori  temporali)  a  dettarne  le  possibili  appli¬ 
cazioni. 

Invero  si  dice  (ed  è  vero)  che  lo  sviluppo  degli  aspetti  logici  (o  del 
software)  è  arretrato  rispetto  agli  sviluppi  dell’hardware,  ma  ciò  serve  solo 
a  sottolineare  le  grandi  possibilità  ancora  esistenti  nel  settore:  le  idee  fon¬ 
damentali  sono  potenti,  non  resta  che  attenderne  gli  sviluppi. 

Le  motivazioni  di  ordine  tecnologico  sono  legate  al  fatto  che  i  pro¬ 
dotti  hardware  sono  stati  caratterizzati  finora  (e  il  fenomeno  si  prevede  che 
cresca)  da  un  abnorme  crollo  del  rapporto  costo/prestazioni:  con  un  paral¬ 
lelo  “alla  americana”  è  stato  scritto  che  se  il  settore  automobilistico  avesse 
goduto  del  medesimo  fenomeno,  una  Roll-Royce  oggi  costerebbe  4.000  lire 
e  farebbe  con  un  litro  di  benzina  800.000  kilometri  (da  Computer  World). 
Sta  di  fatto  che  oggi  si  acquistano  al  costo  di  4/5  milioni  macchine  incom¬ 
mensurabilmente  superiori  per  prestazioni  complessive  rispetto  a  macchine 
che  25  anni  fa  costavano  400/500  milioni. 

(Il  riferimento  è  ai  PC  di  oggi  e  ad  applicazioni  commerciali,  confron¬ 
tato  con  il  Bendix  G20  (calcolatore  acquistato  dalla  nostra  Facoltà  di  Inge¬ 
gneria  nel  1960:  considerando  lo  “sforzo  di  programmazione”  migliorato 
nel  rapporto  100:1,  la  velocità  migliorata  nel  rapporto  10:1,  la  svaluta¬ 
zione  20:1  si  avrebbe  un  rapporto  (a  “sentimento”)  di  1.000.000:1. 


248  C.  Ciliberto 


Esempio  di  algoritmo  espresso  mediante  un  “flow  eh  art  ” 

(tratto  sostanzialmente,  salvo  qualche  ininfluente  modifica  formale,  da: 
“Una  macchina  chiamata  computer”  di  M.  Volpato  -  Editrice  «Il  Crogiolo»). 
“Si  ipotizzi  che  Pelaboratore  sappia  eseguire  un  ordine”: 


Scendere,  in  un  millesimo 
di  secondo,  di  un  miri., 
dalla  quota  di  h  mm. 


scritta  volutamente  entro  un  rettangolo  perché  si  conviene  che  ogni  frase 
positiva  (e  la  nostra  è,  appunto,  una  frase  positiva)  venga  scritta  entro  un 
rettangolo. 

È  appena  il  caso  di  avvertire  che  nell’informatica  si  ipotizza  che  il 
costruttore  ha  abilitato  la  “macchina”  a  compiere  scrivendo  (stabilmente) 
le  rispettive  istruzioni  (operazioni  elementari)  su  apposita  memoria.  In  altre 
parole,  le  operazioni  elementari  in  discorso  sono  quelle  che  formano  il 
vocabolario  tipico  che  differenzia  e  pregia  la  macchina.  Ciò  premesso, 
avvertiamo  anzitutto  la  macchina  che  stiamo  per  fare  un  discorso;  per  darle 
delle  istruzioni.  Insomma  “la  macchina”  viene  considerata  come  una  per¬ 
sona  che  è  in  grado  di  eseguire  alcune,  poche  istruzioni  a  comando.  Per 
questo  avvertimento,  si  conviene  di  scrive  la  parola  Inizio  (o  l’equivalente, 
Start)  racchiusa  entro  un  circolo  come  appare  nella  figura  che  segue. 


Subito  dopo  si  indicano  /  dati  che,  per  convenzione,  vengono  scritti 
entro  un  parallelogramma  posto  in  cascata  rispetto  al  cerchio. 

Si  ottiene  la  figura  A  con  la  quale  è  come  se  si  dicesse:  “sappi  che  ti 
trovi  ad  una  quota  di  h  mm.  dal  livello  del  mare”.  Subito  dopo  le  rivol¬ 
giamo  la  frase  interrogativa  :  “È  h=  0?”,  che  si  conviene  di  scrivere  entro 
un  rombo  o  in  un  trapezio  posto  in  cascata  rispetto  al  parallelogramma  dei 
dati.  Si  ottiene  così  la  figura  B: 


Dati 
h  mm. 
di  quota 


Fig.  A 


Dati 
h  mm. 
di  quota 
È  h  =  0 

Fig.  B 


Introduzione  all’ informatica  ed  applicazioni  249 


È  implicito  che  la  “macchina”  sia  in  grado  di  individuare  la  quota  e, 
per  di  più,  la  sappia  leggere.  (Attenzione!  In  caso  contrario  bisognerebbe 
ampliare  l’insieme  delle  istruzioni  in  modo  da  abilitarla  a  rilevare  la  quota 
a  cui  si  trova).  Si  è  rilevato  che  la  “macchina”  è  uno  strumento  piuttosto 
sempliciotto,  e  si  suppone  che  lo  sia  al  punto  da  non  saper  rispondere  altro, 
in  una  qualche  maniera,  che  no ,  oppure  sì,  tramite  la  coppia  0,  1,  ad  una 
qualsivoglia  domanda.  Si  supponga  che  la  macchina  risponda  sì  alla 
domanda.  Ciò  significa  che  si  trova  già  alla  quota  zero  del  livello  del  mare 
e  quindi  che  è  già  finita  l’operazione  di  discesa.  Ma  non  lo  sa.  Noi  la  infor¬ 
miamo  che  l’operazione  è  terminata  continuando  (sempre  in  cascata  possi¬ 
bilmente)  nel  modo  che  segue: 


Fine 


250  C.  Ciliberto 


Vi  si  legge  la  frase  propositiva'.  “Resta  fermo”,  scritta  come  si  è  conve¬ 
nuto  per  tutte  le  frasi  propositive,  entro  un  rettangolo;  vi  si  legge  il  risul¬ 
tato  (nel  nostro  caso:  “sei  arrivato”)  che,  per  convenzione  va  rinchiuso  in 
un  parallelogramma  come  i  dati;  vi  si  legge  inoltre  l’avvertimento  “Fine” 
che,  per  convenzione  si  scrive  entro  un  circolo  1’“ Inizio”. 

Se,  invece,  la  “macchina”  risponde  alla  domanda  con  l’alternativa  no , 
(il  che  significa  che  non  si  trova  al  livello  del  mare)  allora  le  si  impartisce 
il  comando  di  scendere  di  1  mm.  in  un  millesimo  di  secondo  con  la  frase 
propositiva ,  scritta  in  cascata  sotto  al  no ,  come  segue: 


Per  comprendere  il  seguito,  si  deve  immaginare  che  abbia  memorizzato 
il  dato  iniziale  (cioè:  h  mm.  di  quota)  in  una  ipotetica  (allegorica)  tasca 
contraddistinta  col  nom&  h.  Come  un  medesimo  simbolo  (cioè,  h )  viene 


Introduzione  all’ informatica  ed  applicazioni  251 


perciò  indicato  simultaneamente,  il  nome  della  tasca  ed  anche  il  suo  conte¬ 
nuto  (che  è  la  quota  espressa  in  mm.,  la  quale,  pur  potendo  variare  nel 
tempo,  viene  espressa  sempre  col  medesimo  simbolo  h,  che  è  il  nome  della 
tasca,  e  che  appare  allora  come  una  variabile  o  parametro  nel  senso  tradi¬ 
zionale  della  matematica).  Ciò  premesso,  poiché  con  l’esecuzione  del 
comando  impartitogli  con  l’ultima  frase  propositiva  (sottesa  alf  alternativa 
no)  si  è  scesi  di  quota  di  1  mm.  si  deve  fornire  un’altra  istruzione  (frase 
propositiva)  che  le  permetta  dì  aggiornare  la  quota  (più  bassa  di  1  mm. 
rispetto  alla  precedente)  alla  quale  è  arrivata.  La  nuova  frase  propositiva 
dovrà  dire  alla  “macchina”: 


Cancella  il  contenuto  della  tasca  h,  riempila 
con  un  nuovo  contenuto  inferiore  di  1  mm. 
rispetto  al  precedente  e  continua  ad  indicare 
col  simbolo  h  (nome  della  tasca) 
anche  questo  nuovo  contenuto. 


(di  qui,  il  molo  di  variabile  del  simbolo,  e  quindi  della  tasca,  h).  In  sim¬ 
boli,  e  sempre  per  convenzione,  la  frase  viene  espressa  nel  modo  che 
segue: 


h  ->  (h-  1) 


che  va  scritta  (possibilmente,  sempre  in  cascata  rispetto  alla  precedente  e 
che  si  legge:  “ diminuisci  di  una  unità  il  contenuto  della  tasca  h  e  conside¬ 
rala  come  nuova  quota  h  alla  quale  ti  trovi”.  A  questo  punto  è  come  si  fosse 
tornati  daccapo.  Pertanto,  si  tornerà  a  rivolgerle  la  domanda: 


252  C.  Ciliberto 


In  simboli,  il  ritorno  (o,  come  suol  dirsi  in  gergo,  il  feed-back)  è  rap¬ 
presentato  come  segue: 


È  evidente  che  la  “macchina”  dovrà  continuare  (glielo  comanda  il 
flow)  a  dar  corso  al  feed-back  fin  tanto  che  non  rileverà  di  essere  alla  quota 
zero  e  di  dover  rispondere  con  Palternativa  sì  alla  domanda  contenuta  nel 
rombo.  Ricordiamo  che  il  complesso  delle  frasi  sottese  alfalternativa  no 
(del  rombo)  ed  il  feed-back  che  fa  tornare  alla  domanda  contenuta  nel 
rombo,  configura  ciò  che  in  gergo  è  chiamato  un  ciclo  (o  loop).  È  evidente 
che  l’insieme  ordinato  di  tutte  le  operazioni  elementari  che  la  macchina 
deve  compiere,  per  portarsi  da  una  assegnata  quota  h  alla  quota  zero,  sono 
inequivocabilmente  espresse  nel  diagramma  di  flusso  (flow-chart )  disegnato 
nell’ultima  figura.  Trattasi,  come  si  è  sottolineato,  di  un  nuovo  linguaggio 
grafico  convenzionale  col  quale,  in  maniera  inequivocabile ,  vengono  coordi- 


Introduzione  all’informatica  ed  applicazioni  253 


nate  alcune  operazioni  elementari  secondo  un  ordinamento  (sempre  inequi¬ 
vocabile)  studiato  al  fine  che  l’esecuzione  (nell’ordine)  di  tutte  le  opera¬ 
zioni  elementari  indicate  si  concluda  con  l’esecuzione  finale  di  un  opera¬ 
zione  più  complessa  rispetto  ad  ogni  singola  operazione  elementare.  È 
importante  rilevare  esplicitamente  che  non  conta  che  la  “macchina”  abbia 
sufficiente  “intelligenza”  da  comprendere  l’operazione  complessa  che  essa 
(inconsciamente,  allora)  viene  a  compiere  eseguendo  una  dopo  l’altra  le 
singole  operazioni  elementari  (da  essa  dominabili)  previste  nel  flow-chart. 
Quello  che  conta  è  che  la  “macchina”  sappia  compiere  le  singole  opera¬ 
zioni  elementari. 


' 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 

voi.  XCV,  1986,  pp.  255-279,  3  figg.,  6  tavv. 


Segnalazione  di  livelli  ittiolitici  eocenici 
a  Cyclopoma  gigas  Agassiz 
ai  Monti  Alburni  (Appennino  Campano)* 

Nota  dei  soci  Sergio  Bravi**  e  Marcello  Schiaitarella ** 


Riassunto.  -  Si  segnala  un  livello  riccamente  fossilifero  ai  M.ti  Alburni.  Nella 
porzione  superiore,  calcarea,  si  rinvengono  ittioliti  in  gran  numero  che  lo  studio 
paleontologico  ha  permesso  di  ascrivere  alla  specie  Cyclopoma  gigas  Agassiz  (ord. 
Perciformes ,  fam.  Serranidae ,  gen.  Cyclopoma  Agassiz).  La  porzione  inferiore,  calca- 
reo-marnosa,  è  invece  caratterizzata  dalla  presenza  di  Crostacei  Decapodi.  Il  pacco 
fossilifero  non  supera  i  quindici  metri  di  spessore  e  poggia  stratigrafìcamente  su  cal- 
careniti  a  foraminiferi  dell’Eocene  medio.  Brecce  eoceniche  ad  elementi  delle  sud¬ 
dette  calcareniti,  di  calcari  cretacici  e  degli  stessi  litotipi  ittiolitici,  chiudono  verso 
l’alto  la  successione.  Si  estrapola  pertanto  una  età  eocenica  (non  inferiore  all’Eocene 
medio)  per  l’intero  livello  fossilifero. 

I  caratteri  litologici  e  paleontologici  dei  campioni  provenienti  dal  livello  segna¬ 
lato  suggeriscono  un  ambiente  deposizionale  di  tipo  lagunare,  ben  riparato  ed  a  bas¬ 
sissima  energia. 

Abstract.  -  A  rich  fossil  horizon  outcropping  in  Alburni  M.ts  (Campania  Apen- 
nines)  is  recorded.  In  thè  upper  portion  (laminated  limestones  with  chert)  fish  fos- 
sils,  whose  palaeontological  study  allows  to  ascribe  to  Cyclopoma  gigas  Agassiz  spe- 
cies  (ord.  Perciformes ,  fam.  Serranidae  gen.  Cyclopoma  Agassiz),  have  been  found. 
The  lower  portion  (bituminous  marly  limestones)  is  characterized  by  thè  presence  of 
Crustacean  Decapoda. 

These  levels,  thick  no  more  than  fìfteen  meters,  are  supported  by  middle-eoce- 
nic  foraminiferal  limestones.  Eocenic  breccias  with  elements  of  underlying  limesto¬ 
nes  form  thè  top  of  thè  outcropping  sequence.  Therefore  w e  suggest  an  eocenic  age 
(not  older  than  middle  Eocene)  for  thè  fossil  hearing  levels. 

On  thè  ground  of  lithological  and  palaeontological  peculiarities  of  thè  reported 
horizon  it  is  possible  to  suppose  a  depositional  environment  of  lagoonal  type. 

Key  words:  -  Stratigraphy  (Senonian,  Eocene),  Palaeontology  (Teleostean  fishes, 
Cyclopoma  gigas  Agassiz),  Italy  (Campania  Apennines,  Alburni  M.ts). 


(*)  Lavoro  stampato  con  il  contributo  del  Ministero  della  Pubblica  Istruzione. 

(**)  Istituto  di  Paleontologia  -  Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli 


256  S.  Bravi  e  M.  Schiattarella 


Premessa  e  conclusioni 

Nell’ambito  delle  ricerche  paleontologiche  e  stratigrafiche  condotte 
dall’Istituto  di  Paleontologia  dell’Università  di  Napoli  sulle  successioni 
mesozoiche  dell’Appennino  meridionale,  sono  state  eseguite  campionature 
di  calcari  cretacici  ai  M.ti  Alburni.  Nel  corso  di  tale  lavoro  sono  stati  rinve¬ 
nuti  terreni  eocenici,  non  segnalati  in  precedenza,  con  livelli  fossiliferi  a 
Pesci  ed  a  Crostacei  Decapodi.  È  stato  pertanto  intrapreso  uno  studio  di 
dettaglio  al  fine  di  precisare  la  posizione  stratigrafìca  del  livello  ittiolitico  e 
determinarne  il  contenuto  fossilifero. 

La  presente  nota  illustra  la  situazione  geologico-stratigrafica  dell’affio- 
ramento  e  fornisce  alcune  osservazioni  sugli  ittioliti.  La  fauna  studiata  pro¬ 
viene  da  un  pacco  di  strati  di  esiguo  spessore  affiorante  in  località  Carbo- 
nera  (quota  m.  1380  circa),  compresa  nella  porzione  sudoccidentale  della 
tavoletta  IGM  AULETTA  198  I  SE. 

Le  ricerche  finora  condotte  sul  terreno  ed  in  laboratorio  permettono  di 
precisare  quanto  segue: 

1)  i  livelli  fossiliferi  (calcari  ad  ittioliti  e  calcari  marnosi  a”  Crostacei 
Decapodi)  poggiano  stratigraficamente  su  calcareniti  a  foraminiferi  e  sono 
sovrastati  da  calciruditi  ad  elementi  dei  litotipi  sottostanti;  si  ascrive  all’Eo¬ 
cene  l’intero  pacco  di  strati  fossiliferi  in  base  alle  osservazioni  sulle  micro¬ 
faune  presenti  nelle  calcareniti  sottostanti  e  nella  matrice  delle  brecce 
sovrastanti; 

2)  i  reperti  ittiolitici  risultano  appartenere  alla  specie  Cyclopoma  gigas 
Agassiz,  mai  segnalata  prima  d’ora  in  Appennino; 

3)  si  ipotizza  un’evoluzione  dell’ambiente  neritico  delle  calcareniti  di 
base  ad  un  ambiente  lagunare  ben  riparato,  con  mare  sottile  ed  a  bassis¬ 
sima  energia,  soggetto  a  frequenti  episodi  di  mortalità  di  massa  delle  faune 
che  lo  popolavano,  patria  deposizionale  dei  litotipi  a  Pesci  ed  a  Crostacei; 
la  deposizione  delle  brecce  segna  un  brusco  mutamento  ambientale  proba¬ 
bilmente  attivato  da  fattori  tettonici. 

Inquadramento  geologico 

La  dorsale  dei  M.ti  Alburni  costituisce  una  vasta  monoclinale  di  forma 
regolare,  allungata  in  direzione  WNW-ESE.  La  struttura  immerge  verso  SW 
ed  è  bordata  da  grandi  faglie  perimetrali.  Il  versante  sud-occidentale 
degrada  più  o  meno  dolcemente  verso  il  fondovalle  mentre  i  restanti  ver¬ 
santi  sono  caratterizzati  da  un  paesaggio  più  aspro,  con  pendii  acclivi  e 
pareti  subverticali.  Sull’altipiano  dominano  le  forme  carsiche. 


Segnalazione  di  livelli  ittiolitici  eocenici  ( Appennino  campano)  257 


L’ossatura  geologica  della  dorsale  è  costituita  da  terreni  mesozoici, 
ampiamente  rappresentati  in  affioramento:  i  calcari  del  Giurassico  supe¬ 
riore  affiorano  in  misura  limitata  all’apice  settentrionale  del  massiccio 
mentre  i  termini  carbonatici  del  Cretacico  inferiore  sono  presenti  senza 
soluzione  di  continuità  lungo  i  versanti  nord-orientale  e  nord-occidentale, 
ed  in  misura  minore  nella  porzione  più  meridionale  del  versante  sud¬ 
occidentale  e  su  quello  sudorientale;  la  restante  parte  dell’area  è  occu¬ 
pata  da  terreni  del  Cretacico  superiore.  Su  questi  si  rinvengono  forma¬ 
zioni  trasgressive  eoceniche  e  mioceniche  in  lembi  di  modesta  esten¬ 
sione,  laddove  le  condizioni  di  giacitura  ne  hanno  evitato  il  completo 
smantellamento  erosivo.  Terreni  del  Paleocene-Eocene  e  del  Miocene 
affiorano  più  estesamente  al  piede  del  versante  sud-occidentale.  Il  Qua¬ 
ternario  è  rappresentato  prevalentemente  da  detrito  di  falda  lungo  i 
bordi  della  dorsale. 

Il  massiccio  è  attraversato  da  due  principali  sistemi  di  faglie  in  dire¬ 
zione  appenninica  e  antiappenninica. 

La  successione  affiorante  è  costituita  alla  base  da  calcari  micritici  gri¬ 
gio  chiaro,  a  luoghi  dolomitici  e  pseudoolitici,  con  frammenti  di  molluschi, 
ascritti  al  Giurassico  superiore  per  la  presenza  di  Selliporella  donzelli  Sart. 
&  Cresc.,  Clypeina  jurassica  Favre,  Pfenderina  salernitana  Sart.  &  Cresc., 
Kurnubia  palastiniensis  Henson.  Su  questi  appoggiano  calcari  micritici 
avana  in  banchi  e  strati,  con  frequenti  intercalazioni  di  dolomie.  I  livelli 
basali  contengono,  tra  l’altro,  Cuneolina  laurentii  Sart.  &  Cresc.,  Pianella 
dinarica  (Rad.),  Cuneolina  scarsellai  De  Castro,  Orbitolina  sp.,  e  sono  per¬ 
tanto  riferibili  al  Barremiano-Aptiano;  l’Albiano,  in  facies  marino-lagunare, 
è  definito  dalla  seguente  associazione:  Ovalveolina  reicheli  De  Castro, 
Cuneolina  sp.,  Nezzazata  sp.,  Orbitolinopsis  spp.,  Ostracodi.  Pure  all’Albiano 
Sartoni  e  Crescenti  (1962)  ascrivono  un  intervallo  di  circa  trenta  metri, 
rinvenuto  sul  versante  nordoccidentale  del  massiccio,  costituito  da  calcari 
neri  a  grana  finissima,  sottilmente  stratificati,  contenenti  frammenti  ittioli¬ 
tici  indeterminabili.  I  livelli  superiori  della  formazione  sono  ascrivibili  al 
Cenomaniano  per  la  presenza  di  Rhaphydionina  dubia  De  Castro,  Nummo- 
loculina  beimi  Bonet,  Cisa/veolina  fraasi  Reichel.  Il  Cretacico  superiore 
(Turoniano-Senoniano)  è  costituito  da  calcari  micritici  e  detritici  di  colore 
bianco  o  avana,  in  banchi  e  strati,  con  più  rare  intercalazioni  dolomitiche, 
a  Moncharmonthia  apenninica  De  Castro,  Thaumatoporella  parvovesiculi- 
fera  (Raineri),  Accordi  eli  a  conica  Farinacci,  Rotorbinella  scarsellai  Torre, 
Dicyclina  schlumbergeri  Mun.-Chalm.;  nella  parte  superiore  della  forma¬ 
zione  si  rinvengono  livelli  con  abbondanti  resti  di  Rudistacee.  La  facies  è 
di  ambiente  di  retroscogliera. 


258  S.  Bravi  e  M.  Schiattarella 


L’intera  successione  stratigrafica  mesozoica  è  riferibile  ad  un  ambiente 
deposizionale  di  interno  di  piattaforma  carbonatica. 

Ai  terreni  cretacici  seguono  calcilutiti  e  calcareniti  avana  con  chiazze 
rossastre,  ben  stratificate,  con  intercalazioni  di  brecce  intraformazionali  e 
di  marne  verde-giallo,  ascrivibili  al  Paleocene-Eocene  inferiore  (formazione 
di  Trentinara,  Selli,  1962)  per  la  presenza  di  Alveolina  ellipsoidalis  Schw., 
Spirolina  spp.,  Periloculina  rainchorti  Schlumb..  Su  queste  e  direttamente 
sul  Cretacico  appoggiano  calcareniti  giallastre  e  rosate,  mal  stratificate,  a 
luoghi  con  intercalazioni  di  brecce,  con  abbondanti  microfossili:  Nummuli- 
tes  sp.,  Alveolina  oblonga  D’Orb.,  Orbitolites  complanatus  Lam.,  Fabiania 
cf.  cassis  Silvestri,  Miliolidi,  Rotalidi;  tale  associazione  è  riferibile  all’Eo¬ 
cene  medio. 

Terreni  trasgressivi  di  età  miocenica,  caratterizzati  alla  base  da  mate¬ 
riale  carbonatico  (calcareniti  e  calciruditi)  passante  verso  l’alto  a  termini 
terrigeni,  chiudono  la  successione. 


Descrizione  dell’affioramento  studiato 

Gli  affioramenti  presi  in  esame  (località  Carbonera,  tavoletta  198  I  SE) 
costituiscono  un  piccolo  lembo  residuo  di  terreni  a  tetto  delle  successioni 
cretaciche  in  facies  in  piattaforma  carbonatica  (ambiente  di  retroscogliera). 
La  successione  stratigrafìca  di  questo  lembo  non  è  ben  esposta.  Le  condi¬ 
zioni  di  giacitura  non  solo  impediscono  l’osservazione  dell’intero  pacco  di 
strati  in  un’unica  successione  indisturbata,  ma  non  consentono  neppure  di 
investigare  il  contatto  con  il  substrato  cretacico.  La  successione  è  stata 
ricostruita  mediante  una  serie  di  osservazioni  separate  dei  singoli  rapporti 
stratigrafìci  tra  i  vari  terreni  in  esame,  compiute  comunque  a  piccola 
distanza  le  une  dalle  altre  (poche  decine  di  metri),  che  hanno  permesso  di 
estrapolare  l’intera  stratigrafia  del  sito  fossilifero.  Per  quanto  concerne  l’ap¬ 
poggio  sui  terreni  mesozoici,  si  può  soltanto  segnalare  che  una  campiona¬ 
tura  speditiva  eseguita  sui  dossi  di  calcari  cretacici  che  contornano  il  sito 
permette  di  attribuirli  al  Senoniano  (probabilmente  Coniaciano-Santo- 
niano)  per  la  presenza  di  Accordiella  conica  Farinacci,  Sgrossoella  parteno - 
peia  De  Castro,  Aeolisaccus  Rotori  Radoicic,  Thaumatoporella  sp.,  Num- 
moloculina  sp.,  Miliolidi,  Textularidi  (Tav.  I). 

La  successione  studiata  è  costituita,  dal  basso  verso  l’alto,  da: 

a)  calcareniti  grigio-giallastro,  mal  stratificate,  riccamente  microfossili¬ 
fere,  di  spessore  complessivo  non  valutabile;  in  sezione  sottile  si  osser¬ 
vano:  Alveolina  spp.,  Nummulites  sp.,  Fabiania  cassis  Silvestri,  Soritidi, 


Segnalazione  di  livelli  ittiolitici  eocenici  (Appennino  campano)  259 


Rotalidi,  rari  Miliolidi  (Tav.  II);  tale  associazione  è  riferibile  all’Eocene 
Medio; 

b)  calcari  marnosi  dal  grigio-bruno  al  nero,  a  luoghi  sottilmente  lami¬ 
nati,  con  selce,  talvolta  bituminosi,  fetidi  alla  percussione;  intercalato  nella 
porzione  basale  è  stato  rinvenuto  un  livello  calcilutitico  avana  scuro  conte¬ 
nente  oogoni  e  frustoli  di  Caracee,  associati  a  Gasteropodi  dal  guscio  sot¬ 
tile  (Fig.  1);  i  litotipi  bituminosi,  laddove  si  presentano  alterati,  assumono 


Fig.  1 .  —  Oogoni  e  fmstuli  di  Caracee  in  associazione  con  Gasteropodi  a  guscio  sottile. 


una  colorazione  chiara  e  sono  più  facilmente  sfaldabili  in  straterelli  sottili; 
i  fossili  riscontrabili  macroscopicamente  sono  costituiti  da  Crostacei  Deca¬ 
podi  (Tav.  I),  spesso  in  frammenti  ed  impronte,  e  di  cui  si  osservano  più 
frequentemente  appendici  ed  antenne;  altri  Crostacei  Decapodi  nell’area 
dei  massicci  carbonatici  silentini,  sono  stati  segnalati  al  M.te  Vesole  da 
Scorziello  e  Sgrosso  (1965)  ed  attribuiti  al  Senoniano,  forse  Senoniano?- 
Maastrichtiano,  da  Sgrosso  (1968); 

c)  calcilutiti  avana  con  liste  e  noduli  di  selce,  sottilmente  laminate  ma 
non  facilmente  sfaldabili,  fetide  alla  percussione;  il  livello  contiene  nume- 


260  S.  Bravi  e  M.  Schiattarella 


rosi  resti  di  Pesci,  distribuiti  soprattutto  sulle  superfici  delle  lamine,  le 
quali  tuttavia  si  presentano  irregolari  a  causa  di  microdislocazioni  e  patine 
di  ossidi;  pertanto  lo  stato  di  conservazione  dei  resti  fossili,  pur  permetten¬ 
done  lo  studio  paleontologico,  non  è  ottimale;  a  luoghi  gli  strati  ittiolitici 
risultano  caratterizzati  da  una  laminazione  più  evidente  e  regolare  e  da  una 
maggiore  fissilità  che  consente  di  osservare  sulle  superfici  delle  lamine 
anche  squame  e  coproliti;  intercalato  nella  parte  alta  degli  strati  ittiolitici  si 
rinviene  un  livello  delle  calciruditi  del  punto  successivo; 

d)  brecce  calcaree  ben  cementate,  ad  elementi  in  prevalenza  delle  cal- 
careniti  del  punto  a)  e  subordinatamente  di  calcari  cretacici  e  dei  calcari 
ittiolitici  del  punto  c);  nella  matrice  delle  brecce  è  stata  accertata  la  pre¬ 
senza  di  Nummuliti  ed  Alveoline  (Tav.  Ili)  che  consente  di  attribuire  al¬ 
l’Eocene  anche  tale  litotipo;  gli  spessori  originari  delle  calciruditi  non  sono 
determinati  poiché  queste  costituiscono  il  top  della  successione  affiorante. 

A  livello  microfossilifero  sia  i  calcari  ad  ittioliti  che  i  calcari  marnosi  a 
Crostacei  Decapodi  non  presentano  faune  significative  dal  punto  di  vista 
cronostratigrafico;  si  rileva  comunque  la  presenza  di  rari  ostracodi. 

L’intero  pacco  di  strati  fossiliferi  non  supera  i  quindici  metri  di  spes¬ 
sore. 

In  base  alla  posizione  stratigrafica  dei  livelli  fossiliferi  è  estrapolabile 
per  questi  un’età  eocenica  (non  inferiore  all’Eocene  medio).  Studi  ulteriori 
potranno  precisare  se  la  successione  descritta  risulta  ascrivibile  per  intero 
all’Eocene  medio  o  in  parte  anche  all’Eocene  superiore. 


Osservazioni  paleontologiche  sugli  ittioliti 

Lo  studio  eseguito  si  basa  su  quindici  esemplari  pressoché  interi,  su 
molti  esemplari  incompleti  e  numerose  parti  disarticolate. 

La  lunghezza  parziale  (dal  margine  anteriore  del  capo  al  margine 
posteriore  delle  ipurali,  essendo  la  coda  quasi  sempre  danneggiata  nella 
parte  distale)  varia  negli  esemplari  studiati  tra  3.5  e  12.5  cm.  L’altezza  mas¬ 
sima  del  corpo  (presa  ortogonalmente  all’asse  del  pesce)  varia  tra  1.1  e  4 
cm.  La  lunghezza  della  testa  (dall’estremità  anteriore  del  capo  al  margine 
posteriore  dell’opercolo)  varia  tra  1.4  e  4.5  cm.  La  lunghezza  della  pinna 
dorsale  (presa  dalla  base  del  primo  raggio  alla  base  dell’ultimo)  varia  tra 
1.8  e  5.5  centimetri.  L’altezza  minima  del  peduncolo  caudale,  infine, varia 
tra  0.5  e  1.8  cm. 

Gli  esemplari  studiati,  attribuibili  tutti  alla  stessa  specie,  mostrano  i 
caratteri  di  seguito  riportati. 


Segnalazione  di  livelli  ittiolitici  eocenici  (Appennino  campano)  261 


Fig.  2.  -  Contatto  stratigrafico  tra  i  calcari  ad  ittioliti  e  le  sovrastanti  brecce  eoce¬ 
niche. 


262  S.  Bravi  e  M.  Schiattarella 


Il  corpo  è  relativamente  allungato  con  testa  dal  profilo  quasi  tondeggiante 
e  cavità  orbitale  subcircolare.  La  pinna  dorsale  è  divisa  in  due  parti  (D!  e  D2) 
non  intervallate;  la  parte  posteriore  (D2)  sembra  avere  un  profilo  arrotondato 
posteriormente,  così  come  la  pinna  caudale  e  quella  anale  (Tav.  IV). 

Il  sopramascellare  è  presente.  Piccoli  denti  conici  si  osservano  su  pre¬ 
mascellare  e  dentale. 

Il  preopercolo,  che  a  causa  della  sua  relativa  robustezza  si  rinviene 
spesso  anche  isolato,  presenta  una  branca  ascendente  con  un  margine 
posteriore  ornato  per  buona  parte  della  lunghezza  da  una  fitta  dentellatura; 
la  branca  inferiore  è  provvista  di  quattro  robuste  spine  ricurve  in  avanti. 
L’angolo  tra  le  due  branche  è  di  circa  110°  (Tav.  V). 

L’opercolo  è  di  forma  subtriangolare  e  termina  posteriormente  con 
una  robusta  spina  sovrastata  molto  probabilmente  da  una  di  dimensioni 
minori  che  nei  reperti  studiati  non  si  conserva  per  intero  (Tav.  VI). 

Su  qualche  esemplare  si  sono  potuti  contare  5-6  raggi  branchiostegi. 

La  colonna  vertebrale  è  composta  da  24  vertebre  di  cui  10  sono  tora¬ 
ciche  e  14  caudali. 

La  parte  anteriore  della  pinna  dorsale  (DO,  preceduta  da  tre  axonosti 
ausiliari,  è  sorretta  da  otto  raggi  spiniformi  di  dimensioni  crescenti  dal 
primo  al  quarto;  la  parte  posteriore  (D2)  è  sostenuta  da  un  primo  raggio 
spiniforme  seguito  da  almeno  dieci  raggi  molli. 

La  pinna  anale  presenta  tre  raggi  spiniformi  di  lunghezza  crescente  dal 
primo  al  terzo;  il  secondo  è  il  più  robusto.  Seguono  sette  (otto)  raggi  molli. 

La  pinna  caudale  (Tav.  V),  anche  se  in  genere  non  ben  conservata,  spe¬ 
cie  nella  parte  distale  a  causa  della  delicatezza  delle  strutture,  sembra 
avere  un  profilo  tondeggiante;  restano  comunque  ben  separati  i  due  lobi  a 
causa  del  diastema  esistente  tra  la  seconda  e  la  terza  ipurale.  La  pinna  cau¬ 
dale  presenta  diciotto  raggi  lunghi  che  si  dividono  distalmente,  più  quelli 
di  dimensioni  minori  situati  in  posizione  esterna  superiore  ed  inferiore.  Le 
vertebre  che  partecipano  al  sostegno  degli  elementi  endoscheletrici  e  dei 
raggi  della  pinna  caudale  sono  le  ultime  tre.  Si  osservano  cinque  ipurali  ed 
una  paraipurale;  la  terza  e  la  quarta  ipurale  si  presentano  molto  ravvici¬ 
nate,  quasi  a  formare  un  unico  corpo.  La  prima  epiurale  presenta  un’espan¬ 
sione  lamellare  nella  zona  prossimale  e  diviene  cilindrica  distalmente.  Le 
altre  due  epiurali  sono  cilindriche,  più  brevi  e  sottili  della  prima.  Non  è 
stato  possibile  osservare  con  chiarezza,  a  causa  del  cattivo  stato  di  conser¬ 
vazione,  l’urodermale  e  lo  stegurale. 

Le  squame  sono  osservabili  in  parte  su  alcuni  esemplari  e  più  spesso 
isolate,  distribuite  in  gran  quantità  sulle  superfici  di  laminazione  della  roc¬ 
cia,  insieme  a  frammenti  ossei  disarticolati.  Esse  risultano  essere  prevalen- 


Segnalazione  di  livelli  ittiolitici  eocenici  (Appennino  campano)  263 


temente  di  tipo  ctenoide  (Tav.  V);  si  sono  osservate  alcune  squame  di  tipo 
cicloide  nella  zona  della  nuca  di  un  solo  esemplare. 

Per  i  caratteri  sopra  descritti,  per  la  forma  generale  del  corpo  e  la  reci- 
proca  posizione  delle  pinne  nonché  per  la  dicotomia  di  alcune  spine  della 
branca  inferiore  di  un  preopercolo  di  grosse  dimensioni,  si  ritiene  che  i 
reperti  studiati  siano  da  ascrivere  all’ordine  Perciformes ,  famiglia  Serrani- 
dae ,  genere  Cyclopoma  Agassiz  1833,  specie  Cyclopoma  gigas  Agassiz 
1833. 


Distribuzione  cronostratigrafica  e  geografica  del  genere  Cyclopoma 

Il  genere  Cyclopoma  Agassiz,  monospecifico,  è  segnalato  con  certezza, 
allo  stato  attuale  delle  conoscenze,  nei  terreni  eocenici  del  Monte  Bolca 
(M.ti  Lessini,  Verona).  Gaudant  (1982)  lo  ritrova,  sempre  in  terreni  eoce¬ 
nici,  nella  formazione  del  Calcaire  grossier  (Bacino  di  Parigi). 

Altri  resti,  dubitativamente  attribuibili  a  questo  genere,  sono  costituiti 
da  preopercoli,  di  cui  uno  rinvenuto  in  terreni  del  Paleocene  superiore  di 
Dormaal  (Belgio)  e  riferito  da  Casier  (1967)  alla  nuova  specie  Prolates? 
dormalensis ,  e  un  altro  in  terreni  del  Cretacico  superiore  dell’Isola  di 
Eubea  (Grecia).  In  accordo  con  Sorbini  (1975)  si  ritiene  che  solo  nuovi 
ritrovamenti  nei  terreni  citati  potranno  confermare  la  presenza  di  Cyclo¬ 
poma  in  quei  siti. 

In  terreni  eo-oligocenici  del  Queensland  (Australia),  Long  (1980) 
segnala  una  forma  fossile  attribuibile  al  genere  vivente  Percalates;  quest’ul¬ 
timo  è  ritenuto  da  Sorbini  (1983)  probabilmente  identico  al  genere  Cyclo¬ 
poma. 


Considerazioni  paleoecologiche  e  paleoambientali 

Il  genere  fossile  Cyclopoma ,  così  come  altri  generi  affini  ( Eolates , 
Lates,  Dules ,  ecc.),  si  ritiene  sia  stato  essenzialmente  abitatore  delle  coste, 
dalle  abitudini  di  predatore.  Grazie  alle  caratteristiche  di  eurialinità 
comuni  a  gran  parte  dei  Serranidi,  esso  poteva  penetrare  in  ambienti  a  sali¬ 
nità  variabile  quali  estuari  e  lagune  costiere.  Quest’ultimo  ambiente  ben  si 
accorda  con  i  caratteri  deposizionali  e  sedimentologici  delle  rocce  conte¬ 
nenti  gli  ittioliti  in  questione.  Infatti  tali  litotipi  risultano  essere  costituiti 
da  alternanze  di  colorazione  chiara  e  scura  di  sottili  lamine  micritiche  e 
dolomicritiche  (Fig.  3),  tipiche  di  ambienti  a  bassissima  energia  con  episodi 


264  S.  Bravi  e  M.  Schiattarella 


evaporitici.  La  selce  intercalata  in  lenti  più  o  meno  sottili,  più  raramente  in 
noduli,  presenta  talvolta  strutture  da  disseccamento.  Si  ricorda  inoltre  che 
la  presenza  di  oogoni  e  frustuli  di  Caracee  e  Gasteroropodi  a  guscio  sottile 
(probabilmente  Planorbidi  e  Limneidi)  nei  livelli  basali  calcilutitici  dei  cal¬ 
cari  a  Crostacei  Decapodi,  indica  chiaramente  un  ambiente  deposizionale  a 
salinità  molto  bassa  per  continui  apporti  di  acqua  dolce. 


Fig.  3.  —  Fotografìa  da  sezione  sottile  dei  calcari  ad  ittioliti.  Si  osserva  l’alternanza 
di  lamine  micritiche  e  dolomicritiche  dislocate  da  strutture  da  pressione 
soluzione  trasversali  alla  laminazione. 


Nell’ambiente  lagunare  ipotizzabile  come  patria  deposizionale  dei  cal¬ 
cari  ad  ittioliti  ed  a  Crostacei  Decapodi  dei  M.ti  Alburni,  la  popolazione  di 
Cyclopoma  sarebbe  stata  soggetta  a  frequentissimi  episodi  di  mortalità  di 
massa  testimoniati  dalla  presenza  di  numerosi  ittiofossili  distribuiti  su 
superfìci  di  laminazione  della  roccia  distanti  soltanto  pochi  millimetri  le 
une  dalle  altre. 

La  deposizione  delle  brecce  segna  un  brusco  mutamento  paleoambien¬ 
tale  (sebbene  dopo  un  primo  episodio  calciruditico  si  restaurino  temporanea¬ 
mente  le  condizioni  lagunari),  attivato  probabilmente  da  fattori  tettonici. 


Segnalazione  dì  livelli  ittiolitici  eocenici  (Appennino  campano)  265 


Ringraziamenti 

Ringraziamo  vivamente  la  prof.ssa  Maria  Moncharmont  Zei,  il  prof. 
Ugo  Moncharmont,  il  prof.  Piero  De  Castro  e  il  prof.  Italo  Sgrosso,  per  la 
lettura  critica  del  manoscritto  e  le  proficue  e  stimolanti  discussioni  sull’ar¬ 
gomento. 

Siamo  grati  al  prof.  Lorenzo  Sorbini  per  averci  permesso  di  confron¬ 
tare  alcuni  nostri  reperti  con  quelli  custoditi  nel  Museo  Civico  di  Storia 
Naturale  di  Verona  e  per  gli  utili  chiarimenti  e  la  cortese  ospitalità. 

Un  particolare  ringraziamento  va  al  prof.  Filippo  Barattolo  per  la 
supervisione  delle  analisi  micropaleontologiche  e  la  preziosa  collaborazione 
nella  realizzazione  della  parte  illustrativa. 

Desideriamo  inoltre  ringraziare  Enzo  Caputo  e  Danilo  Rybcenko  per 
averci  segnalato  la  presenza  di  frammenti  ittiolitici  in  manufatti  antropici 
dell’area  di  studio,  e  Loredana  Vega,  Cecilia  Castelluccio,  Costantino 
D’Antonio  e  Guglielmo  De  Falco  per  l’appoggio  logistico  e  morale  ricevuto 
durante  tutta  la  ricerca. 


BIBLIOGRAFIA  ESSENZIALE 

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Neuchatel. 

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Traitè  de  Zoologie,  voi.  XIII,  fase.  III. 

Casier  E.  (1967)  -  Le  landénien  de  Dormaal  (Brabant)  et  sa  faune  ichthyologique. 
Mem.  Inst.  R.  Se .  Nat.  Belgioque,  156,  pp.  1-66,  10  figg.,  8  tavv. 

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problemi  nel  quadro  geodinamico  mesozoico  dell’area  mediterranea.  Mem. 
Soc.  Geol.  It .,  13  (2),  pp.  137-159,  6  figg.,  2  tavv. 

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Percoidei)  dans  le  Calcaire  grossier  d’Ile-de-France.  Bull.  Inf.  Géol.  Bassin  Paris , 
19,  2,  pp.  25-28. 

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Sartoni  S.  &  Crescenti  U.  (1962)  -  Ricerche  biostratigrafiche  nel  Mesozoico 
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1  tab. 

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266  S.  Bravi  e  M.  Schiattarella 


Selli  R.  (1962)  -  Il  Paleogene  nel  quadro  della  geologia  dell’Italia  meridionale. 
Mem.  Soc.  Geol.  It .,  3,  pp.  737-789,  1  fìg.,  1  tav. 

Sgrosso  I.  (1968)  -  Note  biostratigrafiche  sul  M.  Vesole  (Cilento).  Boll.  Soc.  dei 
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Sorbini  Frigo  M.  &  Sorbini  L.  (1975)  -  Revisione  del  genere  fossile  Cyclopoma 
Agassiz  e  suoi  rapporti  con  l’attuale  genere  Percalates  Ramsay  e  Ogilby 
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figg.,  18  tavv.,  9  diagg.,  2  tabb. 

Sorbini  L.  (1975)  -  Evoluzione  e  distribuzione  del  genere  fossile  Eolates  e  suoi  rap¬ 
porti  con  il  genere  attuale  Lates  (Pisces  -  Centropomidae).  Studi  e  ricerche  sui 
giacimenti  terziari  di  Bolca ,  voi.  II,  pp.  1-43,  10  fìgg.,  10  tavv.,  6  tabb. 

Sorbini  L.  (1983)  -  L’ittiofauna  fossile  di  Bolca  e  le  sue  relazioni  biogeografiche  con 
i  pesci  attuali:  vicarianza  o  dispersione?  Boll.  Soc.  Paleont.  It .,  22,  n.  1-2,  pp. 
109-118,  6  fìgg.,  1  tab. 


Presentata  nella  tornata  del  28  novembre  1986 
Accettata  il  1 0  febbraio  1988 


TAVOLA  I 

a)  Associazione  a  Thaumatoporella  sp..  Cuneolina  sp.,  Aeolisaccus  kotori ,  Miliolidi; 
30x,  Senoniano. 

b)  Crostaceo  Decapode;  circa  3x,  Eocene. 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli,  1988  Sergio  Bravi,  Marcello  Schiattarella, 

Segnalazione  di  livelli  ittiolitici  eocenici 
(Appennino  campano)  Tav.  I 


TAVOLA  II 

Calcareniti  a  foraminiferi  dell’Eocene  medio; 

a)  Nummulites  sp.,  Alveolina  sp.,  Miliolidi;  circa  lOx. 

b)  Nummulites  sp.,  Fabiania  cassisi  circa  26x. 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli,  1988  Sergio  Bravi,  Marcello  Schiattarella, 

Segnalazione  di  livelli  ittiolitici  eocenici 
( Appennino  campano)  Tav.  II 


TAVOLA  III 


Brecce  eoceniche  ad  elementi  delle  calcareniti  dell’Eocene  medio  (clasto  in  alto  a 
destra)  e  dei  calcari  senoniani  (clasto  in  basso,  con  Accordiella  conica );  si  noti 
Alveolina  sp.  in  matrice;  lOx. 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli,  1988 


Sergio  Bravi,  Marcello  Schiattarella, 
Segnalazione  di  livelli  ittiolitici  eocenici 
(Appennino  campano)  Tav.  Ili 


TAVOLA  IV 

Cyclopoma  gigas  Agassiz;  circa  2x. 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli,  1988  Sergio  Bravi,  Marcello  Schiattarella, 

Segnalazione  di  livelli  ittiolitici  eocenici 
(Appennino  campano)  Tav.  IV 


TAVOLA  V 

a)  Cyclopoma  gigas  Agassiz.  Squama  ctenoide;  circa  17x. 

b)  Cyclopoma  gigas  Agassiz.  Preopercolo;  circa  5x. 

c)  Cyclopoma  gigas  Agassiz.  Particolare  della  pinna  caudale;  circa  6x. 

Leggenda: 

1,  2,  3,  4,  5  =  I,  II,  III,  IV,  V  Ipurali; 

6  =  Paraipurale; 

7,  8  =  Emacanti; 

9  =  Neuroacanto  della  terzultima  vertebra. 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli,  1988 


Sergio  Bravi,  Marcello  Schiattarella, 
Segnalazione  di  livelli  ittiolitici  eocenici 
(Appennino  campano)  Tav.  V 


TAVOLA  VI 

Cyclopoma  gigas  Agassiz.  Testa  e  parte  del  tronco;  5x. 

Leggenda: 

1  =  Preopercolo; 

2  =  Opercolo; 

3  =  Raggi  branchiostegi; 

4  =  Dentale; 

5  =  Premascellare; 

6  =  Parasfenoide. 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli,  1988  Sergio  Bravi,  Marcello  Schiattarella, 

Segnalazione  di  livelli  ittiolitici  eocenici 
(Appennino  campano)  Tav.  VI 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 

voi.  XCK  1986,  pp.  281487,  fig.  1 


Possibili  correlazioni  durante  il  periodo  riproduttivo 
tra  l’attività  enzimatica  dell’ipotalamo  e  il  tasso 
piasmatico  degli  androgeni  in  Perdix  perdix  (*) 

Nota  dei  soci  Maria  Filomena  Caliendo(**)  e  Mario  Milone(**) 


Riassunto.  -  In  maschi  di  starna  gli  AA  hanno  ipotizzato  possibili  correlazioni  tra  il 
tasso  piasmatico  degli  androgeni  e  l’attività  ipotalamica  di  alcuni  enzimi  steroido- 
dipendenti  nel  periodo  da  gennaio  a  maggio.  Nell’area  preottica  la  [3-glucuronidasi 
((3-GLR)  mostra  un  andamento  direttamente  confrontabile  con  quello  degli  andro¬ 
geni,  mentre  è  possibile  notare  una  relazione  inversa  per  la  glucosio-6-fosfato  deidro¬ 
genasi  (G-6-PDH).  Nella  stessa  area  la  fosfatasi  acida  (FAQ  e  la  malato  deidrogenasi 
(MDH)  non  mostrano  variazioni  tali  da  poter  essere  messe  in  rapporto  col  tasso 
androgenico  nel  plasma.  Nell’ipotalamo  posteriore  la  [3-GLR  ha  un  andamento  simile 
al  tasso  androgenico  piasmatico,  mentre  le  attività  della  G-6-PDH  e  della  FAC  offrono 
un  andamento  inverso.  In  conclusione,  gli  enzimi  per  i  quali  è  possibile  ipotizzare  una 
correlazione  col  tasso  piasmatico  degli  androgeni  sono  la  (3-  GLR  e  la  G-6-PDH. 

Abstract.  -  In  males  Perdix  perdix  AA  have  hypothized  possible  correlations  between 
plasmatic  androgens  and  hypothalamic  activity  of  steroid-dependent  enzymes  during 
thè  period  january-may.  Activity  of  (3-GLR  in  thè  preoptic  area  is  directly  comparable 
with  level  of  androgens  and  an  inverse  relationship  was  shown  for  thè  G-6-PDH  acti¬ 
vity.  ACP  and  MDH  do  not  show  relationship  with  plasmatic  androgens  in  thè  preop¬ 
tic  area.  The  picture  in  thè  posterior  hypothalamus  is  thè  same  for  P-GLR  and  G-6- 
PDH;  also  thè  activity  of  ACP  shows  an  inverse  relationship  with  androgens  during  thè 
studied  period.  But,  probably,  it  is  possible  to  hypothize  a  correlation  between  thè  plas¬ 
matic  level  of  androgens  and  thè  enzymatic  activity  for  p-GLR  and  G-6-PDH  only. 


Introduzione 

Fino  agli  anni  70  i  vari  aspetti  della  biologia  riproduttiva  negli  Uccelli 
erano  stati  studiati  solo  in  poche  specie,  per  lo  più  domestiche  (Follett,  1973; 
Balthazart  et  al. ,  1976;  Jallageas  et  al.,  1978;  Wingfield  e  Farner, 


(*)  Lavoro  n.  94  del  programma  di  ricerca  del  Gruppo  Eco-Etologico  (CEE)  in 
Napoli. 

(**)  Istituto  e  Museo  di  Zoologia  -  Vìa  Mezzocannone,  8  -  Napoli. 


282  M.  F.  Caliendo  e  M.  Milone 


1980) .  Negli  ultimi  anni  la  starna,  a  causa  del  suo  declino  in  natura,  ha 
destato  notevole  interesse  nei  ricercatori.  In  campo  europeo,  gli  studi  fatti 
finora  avevano  fatto  luce  solo  su  aspetti  eco-etologici  della  specie  (Pulliai- 
nen,  1965;  Potts,  1980).  Nel  1983  l’Istituto  Nazionale  Biologia  della  Sel¬ 
vaggina  ha  coordinato  un  «Progetto  Starna  Italiano»,  al  quale  hanno  ade¬ 
rito  vari  ricercatori  che,  oltre  alle  succitate  problematiche,  si  sono  interes¬ 
sati  anche  di  biologia  riproduttiva  (Bottoni  et  al. ,  1984;  Fraissinet  et  al ., 
1985;  Lucini  et  al .,  1985;  Beani,  1985).  In  relazione  a  quest’ultimo  aspetto, 
nel  maschio  di  starna,  dopo  le  gonadi,  abbiamo  esteso  gli  studi  all’ipota- 
lamo,  quale  organo-chiave  nel  controllo  dell’attività  riproduttiva,  conside¬ 
rando  in  particolare  il  periodo  da  gennaio  a  maggio.  Dell’ipotalamo  ci 
siamo  interessati  a  due  zone,  l’area  preottica,  che  opera  prevalentemente 
un  controllo  sull’attività  sessuale  e  l’ipotalamo  posteriore,  che  regola  per  lo 
più  la  risposta  agli  stimoli  ambientali  (Valenstein  et  al.,  1970).  In  questo 
lavoro  abbiamo  voluto  studiare  alcuni  markers  enzimatici,  quali  la  fosfatasi 
acida  (FAC),  la  p-glucuronidasi  (B-GLR),  la  glucosio-6-fosfato  deidrogenasi 
(G-6-PDH)  e  la  malato  deidrogenasi  (MDH),  che,  sia  nelle  gonadi  di  starna 
che  in  altre  specie,  sono  coinvolti  nei  meccanismi  di  regolazione  ormonale 
(Di  Pietro,  1968;  Bardin  et  al.,  1979;  Rastogi  et  al.,  1979;  Varriale  et  al., 

1981) .  Inoltre  è  stato  valutato  l’andamento  degli  androgeni  plasmatici,  dai 
quali  questi  enzimi  spesso  sono  dipendenti. 


Materiali  e  metodi 

Sono  stati  utilizzati  30  maschi  adulti  di  starna  di  un  ceppo  di  origine 
italica.  Di  questi,  dieci  sono  stati  sacrificati  in  gennaio,  dieci  in  marzo  e 
dieci  in  maggio.  L’ipotalamo  è  stato  prelevato  e  diviso  in  area  preottica  e 
ipotalamo  posteriore.  Le  due  zone  sono  state  pesate  e  omogeneizzate  in  5 
mi  di  acqua  distillata.  Successivamente  sono  state  eseguite  le  determina¬ 
zioni  enzimatiche  come  descritto  in  Milone  et  al.  (1985),  ad  eccezione 
della  FAC,  determinata  secondo  il  metodo  di  Chieffi  et  al.  (1966).  Il  conte¬ 
nuto  proteico  è  stato  determinato  secondo  il  metodo  di  Lowry  et  al. 
(1951). 

L’andamento  degli  androgeni  è  stato  valutato  nel  plasma  come 
descritto  da  Pierantoni  et  al.  (1984).  Il  coefficiente  di  variazione  inter-  ed 
intra-assay  è  stato  rispettivamente  del  7%  e  9%.  La  sensibilità  era  di  2  pg/ 
tubo. 

La  significatività  è  stata  vagliata  col  test  del  «t»  di  Student. 


Possibili  correlazioni  durante  il  periodo  riproduttivo,  ecc.  283 


Risultati 
Andro  geni 

L’andamento  di  tali  ormoni  rimane  invariato  a  livelli  minimi  tra  gen¬ 
naio  e  marzo,  aumenta  in  aprile  (p  <  0.02  versus  marzo)  e  raggiunge  il 
massimo  in  maggio  (p  <  0.001). 

P -GLR 

L’attività  dell’enzima  nell’area  preottica  mostra  un  aumento  significa¬ 
tivo  nel  periodo  gennaio-maggio  (p  <  0.01  gennaio  vs  maggio).  Nell’ipota- 
lamo  posteriore  l’incremento  è  significativo  sempre  e  solo  tra  gennaio  e 
maggio  (p  <  0.02). 

FAC 


Nell’area  preottica  l’attività  enzimatica  subisce  un  notevole  calo  in 
marzo  (p  <  0.0001),  per  poi  mostrare  una  ripresa  in  maggio  (p  <  0.01). 
Nell’ipotalamo  posteriore  si  nota  una  lieve  diminuzione  in  maggio 
(p  <  0.02  vs  gennaio). 

MDH 

L’attività  dell’enzima,  nell’area  preottica,  mostra  un  aumento  non 
significativo  in  marzo,  per  poi  diminuire  significativamente  in  maggio 
(p  <  0.02  vs  marzo).  Non  si  osservano  variazioni  significative  nell’ipota- 
lamo  posteriore. 

G-6-PDH 

Nell’area  preottica  l’attività  dell’enzima  si  mantiene  alta  in  gennaio  e 
marzo,  per  poi  diminuire  significativamente  in  maggio  (p  <  0.01)  vs  gen¬ 
naio;  p  <  0.02  vs  marzo).  Nell’ipotalamo  posteriore  l’attività  enzimatica 
diminuisce  più  nettamente  tra  gennaio  e  marzo  (p  <  — )  e,  in  misura 
minore,  in  maggio  (0.05  <  p  <  0.02;  p  <  0.01  gennaio  vs  maggio). 

Discussione 

Osservando  la  Fig.  1  viene  da  notare  subito  che  esiste  una  certa  varia¬ 
bilità  nei  dati,  soprattutto  in  quelli  relativi  al  mese  di  marzo.  Ciò  può  esser 
messo  in  relazione  alla  eterogeneità  nel  comportamento  sociale  e  sessuale 


284  M.  F.  Caliendo  e  M.  Milone 


e  quindi  anche  a  quadri  ormonali  diversi  da  individuo  a  individuo  in 
periodo  prenidificante.  Infatti,  è  stato  osservato  che  già  in  inverno  vi  sono 
alcuni  individui  che  esibiscono  sequenze  di  corteggiamento  e  che  degli 
esemplari  anticipano  rispetto  alla  media  il  quadro  tipico  primaverile  del 
comportamento  alimentare  e  aggressivo,  tanto  in  natura  che  in  voliera 
(Beani,  1985). 


Possibili  correlazioni  durante  il  periodo  riproduttivo,  ecc.  285 


Delle  due  idrolasi  è  da  osservare  che  la  p-GLR  potrebbe  esser  ben  cor¬ 
reiabile  con  randamento  degli  androgeni  plasmatici  nelle  due  zone  ipotala- 
miche  considerate.  Infatti  per  la  FAC  non  c’è  confronto  tra  l’andamento 
degli  androgeni  plasmatici  e  la  sua  attività  nell’area  preottica,  anche  se  è 
possibile  ipotizzarne  al  più  uno  inverso  nell’ipotalamo  posteriore.  Questi 
ultimi  dati  sono  piuttosto  analoghi  a  quanto  osservato  nel  testicolo  e 
nell’epididimo  di  ratto  da  Vanha-Perttula  e  Nikkanen  (1973,  1977).  Tali 
autori,  infatti,  hanno  dimostrato  resistenza  di  4  diverse  forme  di  FAC  non 
tutte  androgeno-dipendenti  e  non  sempre  presenti  nei  vari  dipartimenti  tis- 
sutali,  il  che  altera  notevolmente  il  semplice  quadro  dell’analisi  in  tato.  Le 
due  deidrogenasi  tendono  entrambe  a  diminuire  in  maggio,  ma  con  un 
comportamento  delPMDH  non  raffrontabile  con  quello  ormonale.  L’elevata 
variabilità  dell’enzima  è  stata  riscontrata  già  nelle  gonadi  di  starna 
(Milone  et  al ,  1985)  e  può  esser  rapportata  all’eterogeneità  etologica  delle 
starne,  soprattutto  in  marzo,  all’inizio  del  periodo  riproduttivo  quando  si 
ritrova  in  molti  organi  a  ciclicità  annuale  una  elevata  ripresa  postinvernale 
del  metabolismo.  Comunque  bisogna  tener  presente  che  questo  enzima 
esiste  in  due  forme,  la  mitocondriale  e  la  solubile,  che,  almeno  nel  topo, 
hanno  mostrato  avere  un  controllo  ormonale  diverso  e  spesso  complemen¬ 
tare  (Milone  et.  al ,  1981;  Varriale  et  al. ,  1981).  La  diminuzione  dell’atti¬ 
vità  della  G-6-PDH  da  gennaio  a  maggio  è  invece  significativa  per 
entrambe  le  aree  e  può  esser  inversamente  correiabile  con  l’andamento 
degli  androgeni  plasmatici  nello  stesso  periodo.  Ciò  è  spiegabile  col  fatto 
che  il  massimo  dell’attività  ipotalamica  si  esplica  precocemente  nel  periodo 
riproduttivo.  Infatti  il  picco  di  LH  cade  a  metà  aprile  (Lucini  et  al. ,  1985) 
e,  «di  conseguenza»,  quello  del  testosterone  capita  a  maggio  con  l’attività 
testicolare  della  G-6-PDH  massima  nei  mesi  successivi  (Milone  et  al. , 
1985):  è  quindi  piuttosto  logico  che  l’enzima,  indice  in  questo  caso  del 
metabolismo  steroideo  ipotalamico,  abbia  già  mostrato  il  massimo  della 
sua  attività. 

In  conclusione  possiamo  dire  che  una  correlazione  diretta  tra  il  tasso 
di  androgeni  plasmatici  e  l’attività  enzimatica  nell’ipotalamo  può  esser 
dimostrabile  solo  per  la  p-GLR,  come  già  visto  per  il  medesimo  organo  nel 
topo  (Milone  et  al ,  198 Ib)  e  nella  rana  (Iela  et  al ,  1974),  mentre  è  possi¬ 
bile  ipotizzare  una  correlazione  inversa  tra  androgeni  plasmatici  e  attività 
enzimatica,  come  già  dimostrato  per  l’adenoipofìsi  di  rana  (Iela  et  al. , 
1974),  a  carico  della  G-6-PDH. 

Dobbiamo  infine  anche  dire  che  non  si  può  escludere  la  influenza  di 
altri  sistemi  ormonali,  come  ad  es.  la  prolattina,  importante  nell’ipotalamo 
posteriore,  in  quanto  ad  essa  è  legato  il  comportamento  di  cura  parentale 


286  M.  F.  Caliendo  e  M.  Milone 


(Lucini  et  al.,  1985).  Infatti  il  tasso  piasmatico  di  tale  ormone,  nella  starna, 
tende  ad  aumentare  da  gennaio  a  maggio  (Lucini  et  al.,  1985),  analogamente 
alla  attività  enzimatica  della  p-GLR  nell’ipotalamo  posteriore,  mentre  le  atti¬ 
vità  della  FAC  e  della  G-6-PDH  si  comportano  in  modo  inverso. 


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Possibili  correlazioni  durante  il  periodo  riproduttivo,  ecc.  287 


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Presentata  nella  tornata  del  28  novembre  1986 


Accettata  il  21  settembre  1987 


■ 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 

voi.  XCV,  1986,  pp.  289-301,  figg.  2,  tabb.  4 


Gulls  Wintering 

Along  thè  Campanian  Coastline 


Nota  del  socio  Mario  Milone  (*),  di  Maria  Grotta  (**) 
e  di  Giovanni  Del  Monaco  (***) 


Abstract.  -  The  results  of  regular  observation  made  along  thè  Campanian  coast¬ 
line  (Southern  Italy)  from  1970  to  1983  are  described.  The  coastline  was  divided 
into  13  zones  according  to  their  geomorphology  and  degree  of  urbanization.  Nine 
species  of  gulls  were  observed  ( Larus  melanocephalus,  L.  minutus,  L.  audouinii,  L. 
canus,  L.  ridibundus,  L.  fuscus,  L.a.  argentatus,  L.  cachinnans  michahellis,  L. 
marinus).  We  report  thè  maximum  presence  of  each  species  along  thè  whole  coast; 
thè  average  monthly  presence  of  each  species;  thè  density  for  each  zone  during  thè 
wintering,  reproductive,  summer  and  autumn  periods;  thè  average  annual  presence 
of  each  species  during  thè  wintering  period  per  km  of  coastline  in  each  zone  and  thè 
adult/immature  ratio.  The  most  abundant  species  during  thè  winter  were  L.  ridibun¬ 
dus  and  L.  cachinnans  michahellis.  Little  difference  was  found  in  species  diversity 
between  urbanized  zones  and  less  urbanized  ones.  Greater  differences  in  species 
diversity  were  found  between  north  and  south  of  thè  mouth  of  thè  Seie  River  near 
Salerno. 

Riassunto.  -  Vengono  riferite  osservazioni  regolarmente  svolte  durante  gli  anni 
1970-1983  sui  gabbiani  svernanti  lungo  la  costa  campana.  Le  osservazioni  sono  state 
condotte  in  punti  prefissati,  alla  stessa  ora,  indipendentemente  dalle  condizioni  cli¬ 
matiche,  ogni  15  gg.  da  Novembre  a  Febbraio  (periodo  di  svernamento)  e  da  Marzo 
a  Giugno  (periodo  riproduttivo)  e  una  volta  al  mese  nei  restanti  periodi  dell’anno; 
sono  state  riferite  a  13  zone  litoranee  e  insulari  (Fig.  1),  omogenee  sotto  il  profilo 
geomorfologico  e  dell’antropizzazione  (Tab.  I).  Vengono  riportati  dati  relativi  a  nove 
specie  {Larus  melanocephalus ,  L.  minutus,  L.  ridibundus,  L.  canus,  L.  audouinii,  L. 
fuscus,  L.  a.  argentatus,  L.  cachinnans  michahellis,  L.  marinus)  riportando  per  ogni 
specie  la  presenza  annuale  massima  lungo  tutta  la  costa  (Tab.  II);  la  presenza  media 
mensile  (Fig.  2);  la  presenza  durante  i  periodi  di  svernamento,  riproduttivi,  estivi  e 
autunnali  in  ciascuna  zona  (Tab.  Ili);  la  media  chilometrica  di  presenza  per  ciascuna 


(*)  Dipartimento  di  Zoologia  -  via  Mezzocannone  8  -  80134  Napoli,  Italia. 

(**)  Via  Caracciolo  20  -  80100  Napoli. 

(***)  Via  Visconti  48  -  80147  Napoli-Ponticelli. 


290  M.  Milone,  M.  Grotta  e  G.  Del  Monaco 


zona,  relativamente  alla  totalità  delle  stagioni  di  svernamento,  e  il  rapporto  adulti/ 
immaturi  (Tab.  IV).  Larus  melanocephalus  si  presenta  come  svernante  e  migrante  di 
doppio  passo,  legato  principalmente  alla  costa  a  nord  del  Seie,  in  gruppi  misti  col 
gabbiano  comune.  L.  minutus  è  in  costante  aumento  quale  specie  svernante  in 
gruppi  ampi  misti  e  di  passo  autunnale  a  piccoli  gruppi  monospecifìci.  L.  ridibundus 
è  la  specie  più  comune  e  abbondante  ma  essenzialmente  svernante,  anche  se  pre¬ 
sente  con  individui  isolati  in  estate;  è  in  notevole  aumento.  L.  audouinii  è  uno  sver¬ 
nante  occasionale.  L.  canus  è  svernante  e  migrante  primaverile  osservabile  solo  a  nord 
del  Seie.  L.  fuscus  è  essenzialmente  svernante  in  lieve  incremento  numerico.  L. 
cachinnans  michahellis  è  l’unica  specie  nidificante  con  una  popolazione  molto  stabile 
negli  anni.  L.  marinus  è  uno  svernante  occasionale  in  lieve  incremento  dal  1979.  Si 
discutono  infine  le  preferenze  di  habitat  e  l’ipotesi  di  espansione  dell’areale  di  sverna¬ 
mento  di  specie  ritenute  più  rare  come  la  Gavina,  lo  Zafferano,  il  Mugnaiaccio. 

Key  Woords :  gulls/Mediterranean  Sea/wintering/anthropogenic  impact. 

Contribution  no.  50  of  thè  research  program  of  thè  Eco-Ethological  Group  of 
thè  Department  of  Zoology,  Naples. 


INTRODUCTION 

Information  on  thè  presence  of  gulls  in  thè  Mediterranean  Region  is 
fragmentary,  especially  for  thè  wintering  period  (Insenmann  1980,  Car- 
rera  et  al.  1981,  Cramp  &  Simmons  1983,  Fasola  1984).  Partial  data  are 
available  for  thè  Campanian  coastline  (Tucker  1927;  Milone  et  al.  1982; 
Fraissinet  &  Caputo  1984).  However,  a  detailed  picture  of  thè  presence  of 
all  thè  species  in  relation  to  wintering  and  migratory  periods  is  lacking. 
Moreover,  thè  effect  of  coastline  degradation  and  water  pollution  on  gufi 
species  diversity  has  not  yet  been  investigated. 

Here  w e  report  thè  results  of  observations  on  thè  community  of  gulls 
along  thè  whole  Campanian  coastline  between  1970  and  1983. 


Study  area 

The  Campanian  coastline  was  divided  into  13  zones  (Milone  et  al. 
1982)  in  relation  to  their  geomorphology  and  to  thè  anthropogenic  influ- 
ence.  The  following  characteristics  were  taken  into  account:  a)  rocky  or 
sandy  coast;  b)  number,  size  and  activity  of  ports;  c)  main  land  use;  d) 
type  of  population  center;  e)  human  population  density  (residents/kmq); 
/)  index  of  agricultural  development  (percentage  of  farmers  work  in  thè 
active  population;  g)  index  of  industriai  development  (percentage  of 


Gulls  Wintering  A  long  thè  Campanian  Coastline  291 


people  employed  in  thè  active  population;  industriai  plants/km  of  coast;  h) 
index  of  intensity  of  tourism  (percentage  of  people  employed  in  thè  active 
population;  beds/km  of  coast;  number  of  camping  sites/km  of  coast) 
(Grotta  et  al.  in  preparatici!) .  The  indexes  for  e),/),  g),  h)  were  scored  1 
for  thè  minimum  valued  and  5  for  thè  maximum  value.  The  main  characte- 
ristics  of  each  zone  are  summarized  in  Tab.  I. 

The  13  zones  were  (Fig.  1):  1)  From  thè  estuary  of  thè  Garigliano  River 
(41°13'20"  N,  13°45'34"  E)  to  thè  ruins  of  Cuma  (40°51'00"  N,  14°02'51"  E). 
2)  The  phlegrean  archipelago;  thè  island  of  Ischia  (40°42'33"  N,  13051'17" 
E),  Vivara  and  Procida  (40°46'07"  N,  14°01'08"  E).  3)  From  Cuma  to  Cape 
Posillipo  (40°48T3"  N,  14°12'34"  E).  4)  From  Cape  Posillipo  to  Castellam¬ 
mare  di  Stabia  (40°4210"  N,  14028'51"  E)  excluding  Bagni  di  Pozzano,  5) 


TABLE  I 

Main  geomorphological  and  anthropogenic  characteristic  of  zones  studied.  Coastal 
lenght  in  km.  Rivers  and  lakes  in  number.  Type  of  coast:  r  =  rocky;  s  =  sandy.  Activity 
of  port:  f  =  fishing;  i  =  industriai;  t  —  touring.  Main  land  use:  ur  =  urban;  s  =  seed- 
ing;  cr  =  vineyard,  olive  grove,  orchard  and  orticultural  cropping;  co  =  used  coppice; 
un  =  uncultived.  Population  centers  type:  u  =  urban;  r  =  residential;  t  =  touristic. 
Human  population  density  and  thè  indexes  are  graduated  from  1  to  5  (see  methods). 


Zone 

Coastal 

length 

(km) 

Rivers 

lakes 

(no.) 

Type 

fo 

coast 

Activi- 
ties  and 
port  no. 

Main 

land 

use 

Types 

of 

centers 

Human 

popul. 

dens. 

Index 

agr. 

devel. 

Index 

ind. 

devel. 

Index 

tourism 

int. 

1 

48.7 

1-2 

s 

It 

un, co 

t,r 

2 

5 

2 

4 

2 

60.7 

- 

r 

8t,f 

s,ur 

t,u 

3 

3 

1 

5 

3 

31.5 

4-0 

s 

6f,i,t 

ur,cr 

u,r 

5 

3 

4 

3 

4 

40.0 

0-1 

s 

9i,f,t 

ur,cr 

u,r 

5 

1 

5 

1 

5 

19.7 

- 

r 

9t,f 

cr,un 

u,t 

4 

4 

3 

3 

6 

45.5 

- 

r 

lt,f 

un,cr 

t,u 

2 

3 

1 

4 

7 

27.7 

- 

r 

6t,f 

cr,un 

u,t 

4 

2 

3 

4 

8 

3.8 

0-1 

s 

2i,t,f 

ur 

u,r 

5 

1 

5 

2 

9 

37.7 

0-7 

s 

0 

s,un 

t,r 

1 

4 

4 

2 

10 

42.5 

0-1 

r 

5t,f 

s,cr 

t,u 

2 

5 

2 

2 

11 

8.7 

0-1 

s 

0 

s,un 

t,u 

1 

5 

1 

2 

12 

45.7 

0-3 

r 

3f,t 

un.cr 

t,u 

1 

4 

1 

3 

13 

18.7 

0-1 

s 

2f,t 

un,s 

u,t 

2 

4 

2 

3 

292  M.  Milone,  M.  Grotta  e  G.  Del  Monaco 


Fig.  1.  —  Profìle  of  Campanian  coastline,  showing  thè  13  zones  studies. 


Gulls  Wintering  Along  thè  Campanian  Coastline  293 


The  Sorrento  coastline  from  Pozzano  to  Marina  della  Lobra  (40°36'40"  N, 
14°20T7"  E).  6)  The  islands  of  Capri,  li  Galli,  Isca,  Vetara  and  thè  peak  of 
thè  Sorrento  peninsula  from  Marina  della  Lobra  to  Cape  S.  Elia  (40°36'57" 
N,  14°25'38"  E)  near  Positano.  7)  The  coastline  from  Cape  S.  Elia  to  Vietri 
sul  Mare  (40°40'20"  N,  14°43'34"  E)  near  Salerno.  8)  From  Salerno  to  thè 
mouth  of  thè  River  Irno  (40°38'30"  N,  14°50'QQ"  E).  9)  The  lowland  region 
between  Salerno  and  Paestum,  from  thè  River  Irno  to  thè  River  Solofrone 
(40°23'20"  N,  15°00'26"  E).  10)  The  coast  from  thè  mouth  of  thè  River 
Solofrone  to  Marina  di  Casalvelino  (40°10'33"  N,  15°07'26"  E).  11)  The 
Velia  lowlands  from  Marina  di  Casalvelino  to  Marina  di  Ascea  (40°08'00"  N, 
15°10T3"  E).  12)  The  Palinuro  coast  from  Marina  di  Ascea  (locality  Torre 
del  Telegrafo)  to  Garagliano  (40°02/33"  N,  15°29,34"  E).  13)  The  Gulf  of 
Policastro  from  Scario  to  Torre  di  Capo  Bianco  (40°02'26"  N,  15°40'43"  E). 
Henceforth  we  shall  refer  to  these  zones  by  their  number  only. 

Methods 

Field  observations  were  taken  along  thè  coastline  from  November 
1970  to  February  1983,  twice  a  month  during  thè  wintering  (November- 
February)  and  breeding  (March-June)  periods;  from  July  to  August  (sum- 
mer  period)  and  from  September  to  October  (autumn  period),  observations 
were  conducted  once  a  month.  Gulls  were  detected  in  prefixed  points  and 
at  thè  same  hour,  year  after  year  independently  by  climatic  conditions. 

The  data  are  summarized  as  follows:  a)  total  maximum  presence 
(related  to  a  single  observation)  along  thè  whole  coast  for  each  year  stu- 
died  (figures  for  1970  refer  to  November-December  only  and  those  for 
1983  refer  to  January-February  only);  b)  thè  circannual  presence  along  thè 
whole  coast  as  monthly  averages;  c)  mean  numbers  observed  per  km  of 
each  coastline  zone  calculated  for  thè  wintering  period  only;  d)  adult/ 
immature  ratio  during  winter. 

Results 

Tab.  II  shows  thè  maximum  numbers  of  birds  of  each  species  observed 
along  thè  total  coastline  in  each  year;  L.  cachinnans  is  thè  only  breeding 
species  (Milone  &  Grotta,  1983).  The  circannual  presence  of  thè  species 
is  shown  in  Fig.  2.  Tab.  Ili  shows  thè  total  numbers  of  birds  observed  during 
thè  wintering,  reproductive,  summer  and  autumn  periods  respectively,  in 
each  zone  of  thè  coastline.  Tab.  IV  shows  thè  mean  numbers  of  birds  seen 
per  km  of  shoreline  for  each  zone  and  thè  respective  adult/immatures  ratio. 


294  M.  Milone,  M.  Grotta  e  G.  Del  Monaco 


Mediterranean  Gull  Larus  melanocephalus.  Fairly  Constant  throughout 
thè  whole  observation  period  (Tab.  II).  Wintering  and  migratory  species 
(April-May,  September,  Fig.  2).  It  was  found  only  in  zones  1,  3,  5,  8  and  9 
(Tab.  Ili  and  IV).  Immature  birds  were  particulary  abundant  in  thè  First  two 
zones,  while  a  more  even  age  ratio  was  found  in  thè  others  (Tab.  IV).  It  was  nev- 
er  seen  on  thè  islands  or  on  thè  southern  coastline.  Mixed  flocks  of  Mediterra¬ 
nean  gulls  and  Black-headed  gulls  occurred  on  thè  shoreline,  while  in  thè  open 
sea  thè  Mediterranean  gull  formed  only  monospecific  flocks. 

Little  Gull  L.  minutus.  Increased  during  our  observation  period  (Tab. 
II).  Wintering  species  with  a  notable  presence  in  November  and  in  Decern- 
ber,  or  migrant  (March-April,  August,  Fig.  2).  It  prefers  zone  3  (Tabb.  Ili 
and  IV),  which  is  rich  in  Coastal  lakes,  and  zone  8,  which  contains  a  river 
(Tab.  I).  Migrants  were  observed  more  often  along  rocky  coastline  zones  2, 
3,  4,  5  (Tab.  III).  Wintering  birds  were  seen  in  mixed  flocks  with  Black- 
headed  gulls  or  in  large,  uniform,  homogeneous  groups;  migrants  were 
seen  in  small,  isolated  groups. 

Black-headed  Gull  L.  ridibundus.  The  most  abundant  species  and  in 
Constant  increase  (it  has  doubled  in  ten  years)  (Tabb.  II  and  IV).  Present  all 
thè  year  round,  but  essentially  wintering  (maximum  presence  in  January, 
minimum  presence  in  June);  it  migrates  in  March-April  and  October  (Fig.  2). 


TABLE  II 

Maximum  number  of  gulls  present  along  thè  total  coastline. 


Years 

Larus 

melanoce¬ 

phalus 

Larus 

minutus 

Larus 

ridi¬ 

bundus 

Larus 

canus 

Larus 

fuscus 

Larus 

cachinnans 

mich. 

Larus 

marinus 

1970 

12 

183 

3.416 

18 

1 

803 

0 

1971 

26 

265 

5.318 

22 

0 

754 

0 

1972 

23 

286 

4.276 

28 

2 

723 

1 

1973 

22 

321 

4.721 

24 

0 

741 

0 

1974 

41 

274 

5.264 

31 

2 

778 

0 

1975 

38 

266 

5.813 

29 

1 

817 

1 

1976 

24 

242 

5.519 

35 

1 

823 

0 

1977 

37 

259 

6.228 

28 

1 

851 

1 

1978 

26 

301 

6.744 

31 

2 

802 

0 

1979 

32 

322 

6.317 

39 

2 

874 

1 

1980 

44 

368 

7.151 

43 

2 

862 

0 

1981 

39 

424 

7.326 

41 

3 

861 

0 

1982 

46 

302 

6.842 

38 

5 

813 

2 

1983 

18 

66 

7.924 

22 

4 

842 

1 

melanocephalus  canus 


Gulls  Wintering  Along  thè  Campanian  Coastline  295 


296  M.  Milone,  M.  Grotta  e  G.  Del  Monaco 


TABLE  III 

Total  numbers  of  gulls  observed  during  wintering  (November-February),  reproduc- 
tive  (March-June),  summer  (July-August)  and  autumn  (September-October)  periods. 
The  fìgures  are  averages  for  thè  years  1970-1983. 


Zones 

1 

2 

3 

4 

5 

6 

7 

8 

9 

10 

11 

12 

13 

period 

L.  melanocephalus 


wintering 

23 

0 

14 

0 

0 

0 

0 

9 

2 

0 

0 

0 

0 

reproduc. 

6 

0 

13 

0 

4 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

summer 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

autumn 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

18 

0 

0 

0 

0 

0 

L. 

minutus 

wintering 

3 

2 

182 

11 

0 

0 

0 

10 

22 

0 

0 

0 

0 

reproduc. 

0 

0 

10 

13 

26 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

summer 

0 

0 

0 

0 

26 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

autumn 

0 

5 

2 

7 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

L. 

ridihundus 

wintering 

2097 

459 

1514 

1438 

219 

29 

249 

976 

103 

258 

28 

193 

3 

reproduc. 

282 

103 

144 

205 

126 

57 

98 

166 

86 

51 

0 

0 

2 

summer 

24 

0 

22 

31 

0 

0 

0 

63 

0 

14 

41 

0 

9 

autumn 

69 

65 

99 

116 

51 

0 

82 

101 

92 

0 

0 

0 

2 

L.  canus 

wintering 

8 

1 

11 

30 

3 

14 

2 

1 

1 

0 

0 

0 

0 

reproduc. 

0 

4 

9 

13 

3 

0 

4 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

summer 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

autumn 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

L.  fuscus 

wintering 

2 

1 

0 

0 

0 

2 

1 

3 

2 

0 

0 

0 

0 

reproduc. 

0 

0 

1 

0 

0 

0 

0 

3 

0 

0 

0 

0 

0 

summer 

0 

0 

0 

1 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

autumn 

0 

.  0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

1 

0 

0 

0 

0 

L. 

cachinnans 

wintering 

283 

104 

107 

23 

9 

106 

5 

12 

5 

2 

0 

14 

3 

reproduc. 

28 

31 

117 

62 

20 

343 

50 

59 

2 

11 

0 

39 

2 

summer 

126 

.  58 

158 

113 

40 

123 

66 

91 

11 

22 

8 

28 

9 

autumn 

168 

66 

173 

69 

16 

128 

14 

101 

3 

7 

2 

15 

2 

Gulls  Wintering  Along  thè  Campanian  Coastline  297 


TABLE  IV 


Numbers  of  birds  observed  during  wintering  period  per  km  of  coastline  in  each 
zone  and  relative  adult/immature  (A/I)  ratio.  Average  for  1970-1983. 


Zones 

Index 

L.  melano- 
cephalus 

L.  minutus 

L.  ridi- 
bundus 

L.  canus 

L.  fuscus 

L.  cachin¬ 
nans 

1 

km 

0.47 

0.06 

43.01 

0.16 

0.04 

5.58 

A/I 

0.2 

0.3 

1.8 

1.0 

1.1 

1.2 

2 

km 

0 

0.04 

7.56 

0.02 

0.02 

1.73 

A/I 

- 

I 

1.1 

A 

A 

2.2 

3 

km 

0.44 

5.78 

48.06 

0.35 

0 

3.37 

A/I 

0.4 

2.04 

1.2 

0.2 

- 

0.23 

4 

km 

0 

0.28 

35.95 

0.75 

0 

0.58 

A/I 

- 

0.3 

0.2 

1.8 

- 

1.8 

5 

km 

0 

0 

11.09 

0.15 

0 

0.46 

A/I 

- 

- 

0.1 

0.7 

- 

oo 

O 

6 

km 

0 

0 

0.64 

0.31 

0.04 

2.33 

A/I 

- 

- 

8.0 

2.0 

1.2 

3.6 

7 

km 

0 

0 

8.97 

0.07 

0.04 

0.18 

A/I 

- 

- 

0.5 

0.8 

I 

0.6 

8 

km 

2.40 

2.67 

260.27 

0.80 

0.80 

33.87 

A/I 

1.1 

1.1 

1.3 

1.4 

0.9 

1.2 

9 

km 

0.05 

0.58 

2.73 

0.03 

0.05 

0.13 

A/I 

1.0 

1.1 

0.6 

I 

1.0 

0.5 

10 

km 

0 

0 

6.07 

0 

0 

0.05 

A/I 

- 

- 

4.4 

- 

- 

0.5 

11 

km 

0 

0 

3.20 

0 

0 

0 

A/I 

- 

- 

1.1 

- 

- 

- 

12 

km 

0 

0 

4.22 

0 

0 

0.31 

A/I 

- 

- 

1.2 

- 

- 

1.1 

13 

km 

0 

0 

2.72 

0 

0 

0.31 

A/I 

— 

__ 

1.4 

— 

— 

0.4 

It  prefers  man  modified  zones  (1,  3,  4,  8),  where  beaches  and  shallow  water 
prevail  (Tabb.  I  and  III).  It  is  present  in  summer  only  in  these  zones.  In 
zones  south  of  thè  Seie  river  (10,  11,  12,  13)  thè  Black-headed  and  thè  Her- 
ring  gulls  are  thè  only  wintering  species  (Tab.  III).  Generally  more  adults 
than  immatures  were  observed,  especially  in  zones  where  L.  cachinnans 
was  nesting  (e.g.  zones  6  and  10,  Tab.  IV). 


298  M.  Milone,  M.  Grotta  e  G.  Del  Monaco 


Audouin’s  Gull  L.  audouinii.  Observed  only  in  December  1977  in 
zones  6  (1  bird)  and  9  (2  birds).  Occasionai  wintering  species. 

Common  Gull  L.  canus.  Increased  during  thè  observation  period.  Spr- 
ing  migrant  and  wintering  species  (Fig.  2).  It  was  observed  in  thè  nine  nor- 
thern  zones  only  (Tab.  III).  Not  common  except  around  Naples,  where  it  is 
thè  second  most  abundant  species,  after  thè  Black-headed  gull  (Tabb.  Ili 
and  IV).  Immatures  prefer  rocky  peninsular  coasts  (Tab.  IV). 

Lesser  Black-backed  Gull  L.fuscus .  Present  in  12  of  thè  14  years  of  thè 
observation  period,  but  with  few  individuate  (Tab.  II).  Essentially  winter¬ 
ing,  but  ateo  a  spring  migrant  (March);  rare  migrant  in  autumn  (Fig.  2). 
Present  in  zone  8  and  near  Salerno  (zones  7,9)  as  well  on  thè  islands 
(zones  2,  6)  and  zone  1.  It  avoids  thè  highly  man-modified  coastline  near 
Naples  (zones  3,  4,  5),  where  it  occasionally  passes  as  a  migrant,  and  thè 
less  man-modified  Cilento  coastline  (zones  10,  11,  12,  13,  Tabb.  Ili  and  IV). 

Mediterranean  Herring  Gull  L.  cachinnans  michahellis.  Constantly 
present  throughout  thè  observation  period  (Tab.  II).  A  resident  species, 
with  variations  in  number  in  late  spring-summer  (Fig.  2).  It  was  found  in 
all  zones,  except  11,  during  thè  winter  and  thè  reproductive  season  (Tab. 
III).  During  thè  reproductive  season  and  summer  we  observed  a  relevant 
presence  of  immatures  in  thè  non-breeding  zones,  particularly  along  thè 
neapolitan  coastline  (zones  3,  5).  This  species  prefers  to  winter  north  of  thè 
Seie  river  (zones  1-8)  except  on  thè  Sorrento-Amalfì  peninsula  (Tab.  III).  It 
is  thè  second  most  abundant  species  overall  (in  zone  4  it  is  thè  third  and  in 
zone  6  thè  First)  (Tabb.  Ili  and  IV).  High  adult/immature  ratios  in  zones  2, 
4,  6;  abundant  presence  of  immatures  in  zones  3,  7,  9,  13  (Tab.  IV).  Some 
birds  of  L.  a.  argentatus  were  observed  during  March,  November  and  Decem¬ 
ber  in  1973,  1976  and  1979. 

Great  Black-backed  Gull  L.  marinus.  Occasionai  wintering  species. 
Increased  slightly  after  1979. 


Discussion 

Reports  on  thè  gulls  wintering  in  thè  Mediterranean  are  not  homoge- 
neous  and  are  usually  limited  to  a  few  species  (Mayaud  1954,  Bourne 
1957,  Erard  1960,  Kumerloeve  1961,  Van  Zurk  1962,  Smith  1965,  1972, 
Bundy  &  Morgan  1969,  Juana-Aranzana  1974,  Melendro  &  Rodri- 
guez-Valverde  1975,  Isenmann  1972,  1975  a,  1975  b,  1976,  1980,  Isen- 
mann  &  Czajkowski  1978,  Carrera  et  al  1981,  Carrera  1983,  Fasola 
1984).  These  fragmentary  studies  have  not  allowed  to  build  a  reliable  pie- 


Gulls  Wintering  Along  thè  Campanian  Coastline  299 


ture  of  thè  movements  of  gulls  in  thè  Mediterranean:  our  work  probably 
consists  in  a  fìrst  organic  attempt  to  supply  a  wide  description  of  Larus 
wintering  in  a  centrai  area  of  thè  Mediterranean  sea. 

Our  findings  demonstrate,  in  agreement  with  observations  conducted 
in  Camargue,  France  (Blondel  &  Isenmann  1973),  that  human  activity  has 
a  profound  effect  on  thè  wintering  of  many  gulls.  However,  distributional 
peculiarities  have  stili  to  be  clarified. 

The  type  of  freshwater  (coastal  lakes  and  wasterwater  principally),  thè 
human  contribution  to  food  availability  and  thè  different  land  uses  appear 
to  be  thè  main  factors  affecting  gull  species  diversity.  However,  peculiari¬ 
ties  of  thè  various  species  also  play  a  role  in  establishing  thè  pattern  of  gull 
communities:  a)  thè  relative  site  fidelity  of  thè  Mediterranean  gull  as 
observed  by  Isenmann  (1980)  and  as  appears  from  our  data  on  thè  Great 
and  Lesser  Black-backed  gull,  and  of  thè  Little  gull  (Tabb.  Ili  and  IV);  b) 
thè  competition  between  thè  Mediterranean  gull  and  thè  Black-headed  gull 
for  thè  winter  areas,  observed  in  thè  western  Mediterranean  by  Isenmann 
(1975  a);  c)  thè  different  distances  of  each  species  from  its  breeding  zones; 
d)  thè  relative  abundance  and  thè  different  spacing  of  thè  populations. 

Regarding  thè  last  point,  we  found  that  some  species,  e.g.  thè  Black- 
headed,  thè  Mediterranean  and  thè  Little  gull  increased  constantly  throug- 
hout  thè  observation  period. 

The  Mediterranean  Herring  gull  (thè  only  species  breeding  in  Campa¬ 
nia,  Milone  et  al.  1982)  was  considerably  stable  in  thè  zones  studied.  The 
limited  seasonal  variations  in  numbers  were  probably  due  to  young  spe- 
cimens  or  to  additions  from  populations  of  thè  nearby  island  of  Palmarola. 
The  presence  of  L.  a.  argentatus  was  probably  related  to  thè  vagrancy  of 
immatures  more  numerous  than  older  birds,  probably  favoured  by  particu- 
lar  climatic  condition. 

Our  results  confirm  those  of  Mayaud  (1956),  Bundy  &  Morgan 
(1969),  Isenmann  (1975  b)  and  Isenmann  &  Czajkowsky  (1978)  that  thè 
Mediterranean  gull  is  a  scarse  wintering  species  along  thè  east  Tyrrhenian 
coasts,  even  though  they  are  known  to  feed  also  along  coastal  areas  (Isen¬ 
mann  1975  b,  Carrera  et  al.  1981). 

The  Little  gull  prefers  areas  near  freshwater  (lakes  or  rivers)  during 
winter.  In  agreement  with  Erard  (1960,  1963)  we  found  that  thè  species  is 
extremely  dispersive  and  pelagic  (even  though  it  was  not  found  near  thè 
islands).  In  contrast  to  Isenmann  (1980)  and  Carrera  (1983),  we  noted 
that  thè  Mediterranean  gull  was  less  abundant  than  thè  Little  gull. 

Our  data  obtained  on  thè  Great  Black-backed  gull,  together  with 
observation  on  thè  African  coastline  (Smith  1965,  Juana- Aranzana 


300  M.  Milone,  M.  Grotta  e  G.  Del  Monaco 


1974,  Garcia  1976,  1977,  Mayaud  1983)  and  in  Bulgaria  (Nankinov  & 
Daraktchiev  1983),  suggest  thè  beginning  of  a  winter  expansion  of  thè 
species  via  thè  coasts  of  North  Africa  or  via  thè  water  bodies  of  centrai 
Europe. 

There  is  undoubtelly  an  increase  in  thè  presence  of  thè  Lesser  Black- 
backed  gull  in  thè  South  Tyrrhenian,  contrary  to  thè  observations  reported 
by  Isenmann  &  Czajkowski  (1978),  even  though  it  seems  very  localized. 

Our  observations  on  thè  presence  of  thè  Common  gull  (more  abun- 
dant  during  exceptionally  cold  winters:  Sorensen  1977)  coincide,  on  thè 
whole,  with  thè  report  by  Isenmann  &  Czajkowski  (1978).  However  w e 
found  slightly  larger  populations,  and  thè  species  tended  to  prefer  thè  nor- 
thern,  more  man-modifìed,  Coastal  areas  of  Campania. 

Data  reported  by  Juana- Aranzana  (1974),  Garcia  (1976,  1977),  Isen¬ 
mann  (1976,  1980),  Carrera  et  al.  (1981),  Mayaud  (1983),  Fasola  (1984) 
and  our  finding  seem  to  support  thè  idea  that  some  gull  species,  when 
entering  thè  Mediterranean  through  thè  Gibraltar,  follow  thè  North  African 
rather  than  thè  Spanish-French-Italian  coastline. 

Finally,  we  agree  with  Fasola  (1984)  that  Isenmann  &  Czajkowski 
(1978)  understimated  gull  populations,  even  taking  into  account  thè  pro- 
bably  increase  of  thè  wintering  populations  which  as  occurred  in  recent 
years.  We  should  also  stress  that  we  did  not  observe  thè  Common  Kitti- 
wake,  reported  by  Isenmann  &  Czajkowski  (1978)  in  Lazio  and  by  us  in 
Lazio  and  in  Calabria,  and  we  did  not  fìnd  thè  Slender-Billed  gull,  gene- 
rally  defined  as  wintering  in  thè  centrai  Mediterranean. 


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302  M.  Milone,  M.  Grotta  e  G.  Del  Monaco 


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Presentata  nella  tornata  del  28  novembre  1986 
Accettata  V8  febbraio  1988 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 

voi.  ICK  1986,  pp.  303-316,  figg.  6,  tab.  1 


Evaluation  of  Toxic  Effects  of  Heavy  Metals 
on  Unicellular  Algae.  V  -  Analysis  of  thè  Inhibition 
Manifesting  Itself  with  an  Increased  Lag  Phase(*) 

Nota  dei  soci  Gabriele  Pinto(**)  e  Roberto  Taddei(**) 


Riassunto.  —  Esiste  una  oggettiva  difficoltà  nello  scegliere  parametri  unici  atti  a 
valutare  la  tossicità  dei  metalli  pesanti  sugli  organismi  unicellulari;  a  riprova  di  ciò 
si  consideri  la  grande  quantità  di  «indici  di  tossicità»  proposti  dì  volta  in  volta  da 
parte  di  vari  studiosi. 

La  tossicità  (o  inibizione)  dei  M.P.  sulle  alghe  unicellulari  si  può  manifestare 
secondo  tre  diversi  tipi  (Fig.  1).  Nel  presente  lavoro  gli  autori  analizzano  le  connes¬ 
sioni  esìstenti  tra  l’inibizione  di  III  tipo  (cioè  quella  che  si  manifesta  con  un  incre¬ 
mento  della  fase  di  latenza)  e  la  concentrazione  del  M.P. 

Vengono  effettuate  varie  prove  di  crescita,  in  presenza  di  differenti  M.P.  che 
determinano  inibizione  di  III  tipo,  su  tre  alghe  unicellulari:  Chiarella  saccharophila , 
Cyanidium  caldarium  e  Galdieria  sulphurarìa  (Fig.  2). 

Sulla  base  di  precedenti  lavori,  gli  autori  sviluppano  l’ipotesi  secondo  cui  l’inibi¬ 
zione  di  III  tipo  è  principalmente  conseguenza  della  morte  di  parte  delle  cellule 
(Fig.  3);  partendo  da  tale  assunto  essi  dimostrano  che  è  possibile  quantizzare  l’inibi¬ 
zione  per  mezzo  di  un  indice  (/)  e  che  esiste  una  relazione  algebrica  tra  questo 
indice,  il  tempo  di  raddoppio  (D)  ed  il  tempo  di  latenza  (L),  cioè  7=1  —  2-L/D. 

Tale  formula  viene  applicata  nello  studio  degli  effetti  tossici  di  alcuni  M.P.  sulle 
suddette  alghe;  vengono  riportate  in  grafico  le  variazioni  dell’indice  dì  inibizione  I  e 
dei  suoi  probit  in  funzione  del  Log  della  molarità  del  M.P.  (Figg.  4  e  5).  L’alto 
livello  di  significatività  dei  coefficienti  di  correlazione,  soprattutto  nella  trasforma¬ 
zione  in  probit  (Tab.  1),  è  una  riprova  della  validità  dei  presupposti  teorici. 

Su  queste  basi  viene  proposto  un  nuovo  metodo  di  valutazione  della  inibizione 
di  III  tipo,  basato  sulla  formula  7=1  —  2~L/D. 

Viene  discussa  la  possibilità  di  usare  gli  indici  di  inibizione  I  per  la  valutazione 
dell’LCSO  (concentrazione  letale  mediana),  che  è  frequentemente  impiegata  nei 
riguardi  degli  animali  pluricellulari. 

L’analisi  dei  probit  dell’indice  di  inibizione  in  funzione  del  rapporto  L/D  (Fig.  6) 
suggerisce  di  limitare  il  numero  dei  tests  utilizzabili  a  quelli  compresi  nell’intervallo 
di  probit  3.5-7. 0. 


(*)  Ibis  investigation  was  supported  by  a  research  grant  from  M.P.I. 

(**)  Dipartimento  di  Biologia  Vegetale,  Università  degli  Studi  -  Via  Feria,  223  - 
80139  Napoli. 


304  G.  Pinto  e  R.  Taddei 


Abstract.  —  The  authors  investigate  thè  inhibition  of  type  III  (increased  lag 
phase)  at  different  concentrations  of  various  heavy  metals  on  three  unicellular  algae: 
Chlorella  saccharophila,  Cyanidium  caldarium ,  and  Galdieria  sulphuraria.  On  thè 
basis  of  previous  works  thè  authors  put  forward  thè  hypothesis  that  this  type  of  inhi¬ 
bition  is  a  consequence  of  thè  death  of  a  part  of  thè  cells.  From  this  assumption 
they  show  that  is  possible  thè  quantization  of  inhibition  by  an  index  I  and  that 
there  is  an  algebrical  relation  linking  together  this  index,  thè  doubling  time  D,  and 
thè  lag  time  L,  namely  /  =  1  —  2_L/D. 

The  results  of  this  work  fully  confirm  thè  theoretical  assumption;  as  a  consequ¬ 
ence  of  this  thè  authors  suggest  that  a  new  evaluation  method  of  type  III  inhibition, 
based  on  this  formula,  is  therefore  adopted. 

It  has  been  discussed  thè  possibility  of  using  thè  inhibition  index  for  thè  eva¬ 
luation  of  LC50  (median  lethal  concentration)  which  has  already  been  widely 
employed  with  regard  to  pluricellular  animals. 

INTRODUCTION 

The  study  of  noxious  effects  of  heavy  metals  on  organisms  can  be  car- 
ried  on  starting  from  numerous  points  of  view  and  aiming  at  very  different 
purposes;  in  any  way  thè  scholars  who  have  worked  in  this  field  always  had 
to  face  thè  need  of  quantifying  thè  results  of  their  researches. 

The  numerous  indices  of  toxicity  that  have  been  proposed  in  thè  vari¬ 
ous  cases  (cf.  Whitton,  1975)  are  a  clear  symptom  of  both  thè  importance 
of  this  need  and  thè  diffìculties  one  meets  in  thè  choice  of  parameters 
indispensable  to  a  synthetical  illustration  of  thè  phenomenon;  in  this  con¬ 
nection  one  should  point  out  that  thè  choice  of  a  particular  index  is  not 
necessarily  suitable  for  all  thè  organisms. 

The  harmfulness  of  Chemical  elements  on  unicellular  algae  is  evaluat- 
ed,  in  any  case,  on  thè  ground  of  their  toxicity  or  inhibition  exerted  on  thè 
growth  of  thè  algae  themselves.  These  algae,  in  thè  absence  of  toxic  ele¬ 
ments  or  other  limiting  factors  and  at  low  inocula,  show  an  exponential 
growth.  Heavy  metals  can  determine  an  inhibition  of  thè  growth  that  can 
manifest  itself  according  to  three  different  patterns  of  thè  growth  curves 
(Fig.  1)  (Blankley,  1973;  Albertano  et  ai ,  1980 a). 

The  method  of  «  median  inhibitory  limit  »  (Ilm,  thè  concentration  of  toxic 
material  causing  50%  inhibition),  proposed  by  Blankley,  is  chiefly  based  on 
thè  calculation  of  thè  per  cent  inhibition  of  growth  in  unicellular  organisms 
and  employs  for  thè  inhibition  of  thè  three  types  thè  following  formulae 
respectively: 


I 


final  yield  C 


final  yield  B 


x  100 


Evaluation  of  Toxic  Effects  of  Heavy  Metals,  etc.  305 


II  %  inhibition 


gr0Wth  rate  X  100 
growth  rate  C  / 


III  %  inhibition 


lag  phase  C 
lag  phase  B 


x  100 


in  which  B  is  thè  test  in  thè  presence  of  toxic  material  and  C  is  thè  control 
In  a  graph  thè  various  per  cent  inhibition  are  inserted  making  thus  possible 
a  determination  of  thè  ILM  by  means  of  interpolatici 

Though  we  agree  on  thè  generai  lines  of  this  rneth od,  we  bave 
observed  in  our  experiments  that  this  criterion  of  evaluation  cannot  apply 
to  all  cases.  For  instane©,  in  so  far  as  thè  inhibition  of  type  III  is  con- 
cerned,  we  bave  realized  that  thè  proposed  formula  cannot  he  usefully 


Fio.  1.  —  Growth  curves  of  unicellular  algae  grown  in  a  liquid  medium:  in  thè  con¬ 
trol  (G)  and  with  three  different  inhibitory  substances  (e.g.  heavy  metals). 
In  thè  control  it  is  possible  to  poìnt  out  successively  a  lag  phase  (not 
always  present),  an  exponential  phase,  and  a  stationary  phase.  The  pres¬ 
ence  in  thè  medium  of  a  H.M.  can  manifest  itself  accordìng  to  three  dif¬ 
ferent  type  of  inhibition:  I,  reduced  exponential  phase;  IL  reduced  growth 
rate;  III.  increased  lag  phase  (Blankley,  1973,  modified). 


306  G.  Finto  e  R.  Taddei 


applied  when  thè  lag  phase  of  control  is  much  reduced  or  even  non  exis- 
tant  (which  often  happens  when  cultures  of  algae  are  tested  in  exponential 
phase);  actually  in  this  case  thè  calculated  inhibition  level  goes  up  to  100% 
as  soon  as  thè  least  hint  of  lag  phase  in  thè  culture  B  appears,  which  some- 
times  may  also  happen  for  merely  fortuitous  causes. 

The  aim  of  this  work  is  to  find  out  which  kind  of  connection  there  is 
between  thè  inhibition  of  type  III  and  thè  concentration  of  heavy  metals, 
in  order  to  employ  it  in  thè  calculation  of  thè  «median  inhibitory  limit»  in 
thè  case  of  inhibition  of  type  III. 


Materials  and  Methods 

We  tested  6  pairs  alga-metal,  that  had  demonstrated  in  preliminary 
tests  an  inhibition  of  type  III  (increased  lag  phase),  viz.:  Chlorella  saccharo - 
phila  (strain  21 1.9  a  Gò  from  thè  CCAP,  Cambridge)  associated  with  cop- 
per  and  mercury;  Cyanidium  caldarium  (strain  001  from  our  collection) 
associated  with  mercury;  Galdieria  sulphuraria  (strain  1355.1  from  thè 
CCAP,  sub  C.  caldarium)  associated  with  chromium,  mercury,  and 
selenium  (***). 

The  enrichment  cultures  and  thè  tests  have  been  carried  on  liquid 
media  with  thè  following  composition: 


for  Chlorella  saccharophila 


kno3 

1010 

mg 

MnClr  4H20 

0.95 

mg 

MgS04-7H20 

300 

mg 

ZnCl2 

0.70 

mg 

kh2po4 

210 

mg 

Na2Mo04-  2H20 

0.24 

mg 

k2hpo4 

90 

mg 

CoC12-  6H20 

0.23 

mg 

CaClr  2H20 

26 

mg 

CuClr  2H20 

0.01 

mg 

NaCl 

10 

mg 

h2o 

1000 

mi 

FeS04-7H20 

9 

mg 

H3BO3 

3 

mg 

pH  =  6.0 

(***)  We  also  regarded  chromium  and  selenium  as  heavy  metals,  even  though 
not  strictly  speaking  metals.  All  thè  reagents  employed  in  this  work  were  chemically 
pure  and  produced  by  Riedel-De  Haén.  For  taxonomical  informations  about  Cyanid¬ 
ium  and  Galdieria  see  Merola  et  al. ,  1981. 


Evaiuation  of  Toxic  Effects  of  Heavy  Metals ,  etc .  307 


for  Cyanìdìum  caldarium  and  Gaidieria  sulphuraria 


(NH4)2S04 

1320 

mg 

MnClr  4H20 

0.95 

mg 

MgS(V  7H20 

300 

mg 

ZnCl2 

0.70 

mg 

kh2po4 

300 

mg 

Na2Mo04-  2H20 

0.24 

mg 

CaClr  2H20 

26 

mg 

CoClr  6H20 

0.23 

mg 

NaCl 

10 

mg 

CuClr  2H20 

0.05 

mg 

FeS04*7H20 

9 

mg 

h2o 

1000 

mi 

H3BO3 

3 

mg 

H2804  to  pH  = 

1.5 

The  enrichment  cultures  were  centrifuged,  again  suspended  in  a 
renewed  liquid  medium,  and  after  fìve  days  were  employed  for  thè  tests 
(therefore  thè  inoculum  was  always  in  exponential  phase). 

The  tests  were  carried  on  in  tubes  14  mm  wide  and  140  mm  high, 
each  containing  6  mi  of  culture,  and  were  plugged  with  polypropylene 
caps.  Each  test  tube  contained  a  pair  alga-metal  The  heavy  metals 
employed  were: 

chromium  as  K2Cr207  mercury  as  HgCl2 

copper  as  CuCl2*2H20  selenium  as  H2Se03 


Each  H.  M.  was  tested  at  different  concentrations,  chosen  on  thè  basis 
of  preliminary  tests,  at  intervals  of  0.1  units  of  Log.  The  concentrations 
ìndicated  in  Figs.  2,  4  and  5  refer  to  thè  elements  and  not  to  their  salts. 
The  concentration  of  copper  was  not  inclusive  of  thè  Cu  added  in  thè  med¬ 
ium  as  oligoelement. 

The  test  tubes  were  placed  on  a  plexiglas  shaking  apparatus  under 
conditions  identical  to  those  indicated  in  our  previous  work  (Albertano  et 
al ,  1979).  The  ambient  temperature  was  maintained  at  23° C  for  C  saccha- 
rophila ,  at  37°  C  for  C.  caldarium  and  G.  sulphuraria. 

The  algal  growth  was  followed  by  means  of  readings  taken  by  a  Bausch  & 
Lornb  Spectronic  20  colorimeter  at  a  wavelength  of  550  nm;  thè  necessary  cor- 
rections  were  operated  as  suggested  for  thè  «non-homogeneous  samples  » 
(Albertano  et  al ,  1980  a).  The  initial  inoculum  for  C.  saccharophila  was  such 
to  allow  0.04  a.u.  to  be  registered,  0.03  a.u.  for  C.  caldarium  and  G.  sulphuraria 
(uncorrected  values).  The  readings  were  carried  out  every  2-3  days  for  C.  cal¬ 
darium  and  every  3  -4  days  for  C.  saccharophila  and  G.  sulphuraria  ;  thè  ex  peri - 
ments  lasted  42  days  as  most,  or  were  interrupted  at  ca  0.9  a.u. 


308  G.  Pìnto  e  R.  Taddei 


The  level  of  thè  liquid  medium  in  thè  test  tubes  was  periodically  con- 
trolled  and,  if  necessary,  H20  was  added  up  to  thè  initial  level. 

All  thè  operations  relating  to  thè  enrichment  cultures  were  carried  out 
under  sterile  conditions.  The  tests,  on  thè  other  hand,  were  carried  out 
under  conditions  of  semisterility;  thè  development  of  fungi  and  bacteria 
proved  in  fact  to  be  non  existant  or  absolutely  negligible.  Two  probings  of 
thè  whole  experiment  were  carried  on. 


Results 

The  results  of  thè  tests  are  shown  in  Fig.  2  (a,  b,  c,  d,  e,  f).  In  thè 
graphs  it  is  possible  to  note  that: 

1)  thè  lag  phase  is  not  present  in  thè  control; 

2)  thè  inhibition  manifests  itself  with  a  lag  phase; 

3)  thè  greater  is  thè  concentration  of  H.M.  thè  longer  is  thè  lag 
phase; 

4)  thè  growth  rate  of  thè  cultures  after  thè  lag  phase  is  identical  with 
thè  control,  excepting  for  thè  cases  under  mentioned; 

5)  sometimes  thè  cultures  with  low  concentrations  of  H.  M.,  after 
an  initial  lag  phase,  show  a  growth  rate  greater  than  thè  control  (b,  c, 
ri,  e); 

6)  thè  cultures  in  thè  presence  of  thè  highest  concentrations  of  H.  M. 
may  also  produce  a  reduced  growth  rate  in  comparison  with  thè  control  (a). 

Those  in  Fig.  2  (and  thè  successive  elaborations  in  Figs.  4  and  5)  are 
thè  results  of  one  of  thè  two  probings  carried  out.  The  results  of  thè  other 
one  showed  slight  variations  in  quantity,  nevertheless  they  fully  confirmed 
thè  generai  development  of  thè  phenomenon  described  here. 


Discussion 

The  lag  phase  in  thè  type  III  inhibition  may  be  explained  in  different 
ways.  Blankley  (1973)  suggested  that  thè  algae  suffer  an  initial  shock; 
Shrift  et  al.  (1961)  showed  that  adapting  processes  may  take  place;  Alber- 
tano  et  al.  (1980  b)  maintained  that  thè  phenomenon  is  due  to  thè  death 
of  a  part  of  thè  algae  and  actually  proved  that  dead  cells  detoxify  thè  cul¬ 
ture  medium. 


Fig.  2.  —  Growth  curves  of  three  algae  in  thè  presence  of  different  heavy  metals  at 
various  concentrations,  namely:  a)  Chlorella  saccharophila  with  copper;  b) 
C.  saccharophila  with  mercury;  c)  Cyanidium  caldarium  with  mercury;  d) 
Galdieria  sulphuraria  with  chromium;  e)  G.  sulphuraria  with  mercury;  f) 

G.  sulphuraria  with  selenium.  Dashed  lines  indicate  thè  control.  Numbers 
beside  growth  curves  indicate  Log  of  molarity  of  thè  H.M.  Sometimes 
w e  bave  omitted  thè  growth  curves  concerning  low  concentrations  of 

H. M.  in  order  to  make  thè  graphs  clearer.  However  we  have  considered 
them  in  thè  elaborations  described  below  (Figs.  4-5).  The  inhibition  is 
always  of  type  III  (increased  lag  phase).  Note  that  thè  cultures  with  low 
concentrations  of  H.M.  sometimes  show  a  growth  rate  greater  than  thè 
control  (b,  c,  d,  e).  On  thè  other  hand  thè  highest  concentrations  of 
H.M.  may  also  produce  a  reduced  growth  rate  in  comparison  with  thè 
control  (a). 


310  G.  Finto  e  R.  Taddei 


Other  explanations  certainly  might  be  given,  but  one  thing  is  sure, 
that  thè  cultures  showing  a  lag  phase  behave  «as  though»  some  of  thè 
algae  had  died.  This  assertion  is  schematized  in  Fig.  3.  W e  denote  with: 

n  =  thè  inoculum,  estimated  as  optical  absorbance  with  a  colorimeter; 

D  =  thè  doubling  time,  both  in  thè  control  and  in  any  test  after  thè  lag 
phase; 

L  =  thè  lenght  of  thè  lag  phase; 

s  =  thè  hypothetic  optical  absorbance  of  thè  «  surviving  cells  ». 


Fig.  3.  —  A  sketch  showing  thè  growth  of  unicellular  algae  in  thè  presence  of  a 

H.M.  that  causes  an  inhibition  of  type  III  (increased  lag  phase):  ( - ) 

in  thè  control;  ( — — — )  in  thè  presence  of  a  H.M.  In  both  these  cultures 
thè  inoculum  was  n ,  nevertheless  in  thè  presence  of  H.M.  thè  growth 
starts  after  a  lag  phase  L  ;  afterwards  thè  growth  is  like  that  in  thè  control, 
i.e.  according  to  thè  same  doubling  time  D  ;  in  thè  presence  of  H.M.  thè 
culture  therefore  behaves  «as  though»  a  part  of  thè  cells  were  dead  and 
only  s  out  of  them  survived.  If  we  take  a  particular  example  into  conside- 
ration,  a  culture  (.....)  in  which  L=  D  behaves  as  though  50%  of  thè 
cells  were  dead. 


Evaluation  of  Toxic  Effects  of  Heavy  Metals,  etc.  311 


W e  draw  immediately  from  Fig.  3: 


Log  n  —  Log  5  _  L 
Log  2  D 


and  then 


£_  _  2~l/d 

n 


If  we  assume  I  =  (n  —  s)/ n,  being  thè  fraction  of  algae  we  suppose 
are  dead,  we  deduce  that  1=1  —  2_L/D.  The  value  of  /  so  obtained  can  be 
taken  as  an  inhibition  index.  We  note  that  a  test  showing  a  lag  phase  equal 
to  thè  doubling  time  (L  =  D)  produces  an  inhibition  I  =  0.5,  that  is  to  say 
as  though  50%  of  cells  are  dead  (see  also  Fig.  3). 

We  observe  it  shows  a  remarkable  similarity  with  thè  «  mediati  lethal  con» 
centration  »,  LC5q  ,  diffusely  used  in  thè  case  of  pi  uri  celi  alar  animals  (frogs, 
rats,  etc.).  As  we  propose  to  deal  soon  with  thè  actual  similarities  between 
these  two  indices,  we  are  going  anyhow  to  apply  to  our  results  some  easy  elabo- 
rations  currently  used  for  calculating  thè  median  lethal  concentration. 

Fig.  4  shows  thè  changes  of /in  function  of  thè  Log  of  H.  M.  molarities;  in 
Fig.  5  thè  values  of /are  converted  to  probits  (Ip  ).  It  is  evident  that  in  both  cases 
thè  points  are  roughly  aligned,  but  almost  always  thè  transformation  into  pro¬ 
bits  seems  to  be  effective  enough  as  to  straighten  sigmoid  lines  (see  e.g.  Figs. 
4-5:  a,  b,  c;  see  also  Tab.  1).  The  imperfect  linearity,  in  our  opinion,  is  due  not 
only  to  experimental  errors,  but  also  to  thè  following  causes: 

1)  thè  probit-transformation  is  efficaciously  employable  in  thè  case  of  a 
homogeneous  population  (e.g.  male  rabbits  of  thè  same  age);  we  are  dealing 
with  algae  in  exponential  phase,  grown  at  continuous  light,  i.e.  asynchronous 
to  thè  highest  degree;  all  thè  growing  stages  are  therefore  present  with  their 
res  poeti  ve  levels  of  resistance  to  thè  IL  M.  possibly  different  from  one  another; 

2)  within  this  variability,  thè  less  resistant  cells  are  killed  by  thè  H.  M. 
at  thè  beginning,  and  after  death  detoxify  thè  culture  medium.  The  differ¬ 
ent  growth  stages  of  thè  algae  are  practically  subjected  to  different  concen- 
trations  of  H.  M.  and  thè  more  resistant  ones  seem  to  tolerate  higher  con- 
centratìons  as  they  ready  do; 

3)  sometimes  low  concentrations  of  H.  M,  are  inhibitory  at  thè  very 
beginning  and  become  stimulant  afterwords.  In  practice  it  is  di  Ili  cult  to 
determine  thè  trae  growth  course  (we  ought  to  carry  out  records  at  too 
dose  intervals);  thè  concomitance  of  thè  above  mentioned  phenomena  can 
mutually  undo  their  effects  and  thè  growth  may  be  recorded  much  like  thè 
control. 

Nevertheless,  on  thè  whole  of  thè  examined  cases  thè  transformation 
into  probits  seems  to  be  effìcacious  and  certainly  employable  for  evaluat- 


312  G.  Finto  e  R.  Taddei 


ing  thè  mediati  lethal  concentration  LC50.  The  high  degree  of  significance 
of  thè  correlation  coefficients  (chiefìy  in  thè  transformation  into  probits; 
see  Tab.  1)  is  an  evidence  that  our  theoretical  assumptions  are  valid. 


Fig.  4.  —  The  toxic  effects  of  some  H.M.  on  three  unicellular  algae  bave  been  stu- 
died,  viz.  a)  Cu  on  Chlorella  saccharophila ,  b)  Hg  on  C.  saccharophila ,  c) 
Hg  on  Cyanidium  caldarium ,  d)  Cr  on  Galdieria  sulphuraria ,  e)  Hg  on  G. 
sulphuraria,  0  Se  on  G.  sulphuraria.  In  all  thè  six  cases  considered  thè 
H.M.  produced  a  type  III  inhibition  (see  Fig.  2)  and  this  was  evaluated  as 
7=1-  2_L/D  (see  thè  text  for  an  explanation  of  this  formula).  The  graphs 
show  thè  variations  of  thè  inhibition  /  in  function  of  thè  Log  of  thè  molar- 
ity  of  thè  H.M.  The  points  that  were  utilized  for  calculating  thè  correlation 
coeffìcient  and  thè  LC50  are  marked  •;  those  which  were  not  utilized  in 
that  way  are  marked  O  (see  Table  1  and  explanations  in  thè  text). 


inhibition  probits  inhibition  probits  inhibition  probits 


Evaluation  of  Toxic  Effects  of  Heavy  Metals,  etc.  313 


converted  bere  to  probits  ( Ip ).  See  Fig.  4  for  all  other  explanations. 


Six  alga-metal  pairs  showing  type  III  inhibition  (increased  lag  phase;  see  Fig.  2)  bave  been  analysed  with  a  new  method  described 
here.  According  to  this,  thè  formula  7=1  —  2-L/D  is  employed  in  thè  calculation  of  thè  inhibition  (see  text).  In  thè  table  there  are 
indicated  thè  correlation  coefficients  of  thè  %  inhibition  (or  thè  relevant  probits)  with  regard  to  thè  Log  of  thè  metal  concentration, 


314  G.  Pinto  e  R.  Taddei 


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0.03  Se  0.9972  0.9985  12  -4.90  -4.91  1.23-10" 


Evaluation  of  Toxic  Effects  of  Heavy  Metals,  etc.  315 


CONCLUSION 

On  thè  basis  of  thè  foregoing  discussion  w e  suggest  that  type  III  inhi- 
bition  (increased  lag  phase)  is  evaluated  with  thè  above  described  method, 
that  w e  résumé  here  expressly: 

1)  Graphic  analysis  of  thè  growth  in  thè  control  and  at  various  concen- 
trations  Q  of  H.M.  (preferably  in  logarithmic  succession).  Calculation  of 
thè  doubling  time  D  and  of  thè  lag  times  L.  Whenever  thè  control  shows  a 
lag  phase  Lc,  in  thè  subsequent  operations  thè  value  (L  —  Lc)  will  be 
taken  into  consideration  instead  of  L.  Actually  one  may  assume  that,  in 
this  case,  thè  lag  phase  is  thè  result  of  an  initial  shock  due  to  thè  inoculum 
operation  and  that  presumably  is  thè  same  both  in  thè  control  and  in  all 
thè  tests. 

2)  Evaluation  of  thè  index  of  inhibition  7=1  —  2-L/D  and  of  thè 
respective  probits  Ip  at  thè  various  values  of  Log  Q. 

3)  Analysis  of  thè  regression  and  estimation  of  thè  value  of  Log  Q  cor- 
responding  to  Ip  =  5. 

The  relative  value  of  Q  is  therefore  thè  concentration  of  H.  M.  that 
produces  a  lag  phase  equal  to  thè  doubling  time  and  is  comparable  with 
thè  median  lethal  concentration.  We  suggest  that  this  value  is  taken  as 
LC5o  in  place  of  thè  ILM  (median  inhibitory  limit)  calculated  in  different 
manner  (Blankley,  1973).  The  unit  of  measure  can  be  chosen  as  required 
and  should  be  always  specified  (p.p.m.,  molarity,  etc.). 

In  practice  we  suggest  that  only  probits  included  in  thè  interval  3. 5-7.0 
are  used.  In  fact  a  very  short  lag  phase  (L  =  DI  10  ca)  corresponds  to  probit 
3.5  and  a  slight  error  in  estimating  L  allows  a  great  change  in  calculating 
thè  probit  (cf.  Fig.  6).  Conversely  such  errors  are  negligible  near  probit  7, 
where  L=  5.5  D  ca,  but  here  a  further  extension  of  thè  test  becomes 
annoying,  useless,  and  even  dangerous,  also  owing  to  thè  increasing  risks 
of  contamination. 

We  deem  it  useful  to  emphasize  -  even  if  it  may  appear  unneces- 
sary  -  that  only  thè  tests  that  show  a  true  type  III  inhibition  should  be 
taken  into  consideration,  i.e.  those  tests  in  which,  at  thè  end  of  thè  lag 
phase,  thè  growth  appears  to  have  thè  same  rate  as  thè  control;  thè 
length  of  thè  lag  phase  measured  at  thè  level  of  Log  n  appears  lesser 
than  it  actually  is  in  those  tests  in  which  low  concentrations  of  H.M. 
are  stimulating;  conversely  it  appears  greater  than  it  actually  is  whenev¬ 
er  high  concentrations  of  H.M.  cause  also  a  reduction  in  thè  growth 
rate. 


316  G.  Pinto  e  R.  Taddei 


Due  to  such  reasons,  thè  points  marked  O  in  Figs.  4  and  5  (cf.  thè 
relevant  growth  curves  in  Fig.  2)  were  not  utilized  for  calculating  thè  corre- 
lation  coeffìcient  and  thè  LC50  (see  Table  1). 


Fig.  6.  —  Values  of  Ip  (inhibition  probits)  in  function  of  thè  ratio  L/D  (lag  time/ 
doubling  time). 


Lastly  w e  emphasize  that  thè  size  of  thè  inoculum  is  an  important  fae¬ 
ton  thè  greatest  thè  size  of  thè  inoculum,  thè  lowest  are  thè  toxic  effeets  of 
thè  H.M.  (Albertano  et  al. ,  1979)  and  thè  appearance  of  other  types  of  inhi¬ 
bition  becomes  possible,  e.g.  type  II  =  decreased  growth  rate  (Albertano  & 
Taddei,  1980;  see  also  Fig.  2  a),  for  which  other  methods  of  evaluation  are 
recommended  (Blankley  1973;  Fisher  &  Jones,  1981). 

Table  1  shows,  for  example,  thè  elaboration  of  thè  results  of  this  work 
according  to  thè  above  described  method. 


REFERENCES 


Albertano  P.,  Pinto  G.  &  Taddei  R.,  1979  -  «Evaluation  of  toxic  effeets  of  heavy 
metals  on  unicellular  algae.  I.  The  influence  of  inoculum  concentration  on  thè 
evaluation  of  toxicity  »,  Delpinoa,  20:  75-86. 

Albertano  P.,  Pinto  G.  &  Taddei  R.,  1980 a  -  «Idem.  IL  Growth  curves  with  differ- 
ent  concentrations  of  heavy  metals»,  Delpinoa ,  21:  23-34. 


Evaluation  of  Toxic  Effects  of  Heavy  Metals,  etc.  317 


Alberiamo  P.,  Finto  G.  &  Tàddei  K,,  1980 b  -  «Idem.  III.  Subtraction  of  thè  toxic 
element  from  thè  medium  by  thè  cells»,  Delpinoa ,  21:  47-61. 

Alberiamo  P  &  Taddei  R.,  1980  -  «Idem.  IV.  Effects  of  inoculum  size  on  inhibition 
type»,  Delpinoa ,  21:  71-77. 

Blamkley  W.F.,  1973  -  «Toxic  and  inhibitory  materials  associated  with  culturing». 
In  Stein  J.R.  (Ed.):  «Handbook  of  phycological  methods»,  207-229,  Cam¬ 
bridge. 

Fisher  N.  S.  &  Jones  G.  J.,  1981  -  «Heavy  metals  and  marine  phytoplankton:  corre¬ 
la  don  of  toxicity  and  sulfhydryl-binding  »,  /.  Phycol 17:  108-111. 

Merola  A.,  Castaldo  R ,  De  Luca  F ,  Gambardella  R.,  Musacchio  A.  &  Taddei 
R  1981  -  «Revision  of  Cyanidium  caldarium.  Ti  i  ree  species  of  acidophilic 
algae»,  Giorn.  Boi  hai ,  115:  189-195. 

Shrift  A.,  Mewas  I.  &  Turnborf  S.,  1961  -  «Mass  adaptation  to  selenomethionine 
in  populations  of  Chiarella  vulgarìs »,  Plani  Physìol. ,  36:  502-509. 

Whitton  B.  A.  &  Say  P.  J.,  1975  -  «Heavy  metals».  In:  Whitton  B.  A.  (Ed.):  «River 
ecology»,  286-311,  Oxford. 


Presentata  nella  tornata  del  28  novembre  1986 
Accettata  il  21  gennaio  1988 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 

voi.  XCV,  1986 ,  pp.  319-328,  fig.  1,  tabb.  4 


The  Action  of  Heavy  Metals  on  thè  Growth 
of  Three  Acidophilic  Algae  (*) 

Nota  dei  soci  Patrizia  Albertano  (**)  e  Gabriele  pinto  (***) 


Riassunto.  —  È  stata  analizzata  la  crescita  di  differenti  ceppi  di  tre  alghe  acido- 
file,  Cyanidium  caldarium ,  Cyanìdioschyzon  merolae  e  Galdieria  sulphurarìa  (Rii odo 
phyta)  in  presenza  di  vari  metalli  pesanti, 

I  risultati  ottenuti  mostrano  che  i  ceppi  di  C.  caldarium  e  C.  merolae  si  compor¬ 
tano  in  maniera  analoga,  mentre  i  ceppi  di  GL  sulphurarìa  presentano  dati  qualitati¬ 
vamente  e  quantitativamente  differenti. 

Viene  posta  in  evidenza  la  resistenza  di  queste  tre  alghe  ad  elevate  concentra¬ 
zioni  di  metalli  pesanti,  in  modo  particolare  al  rame. 

Summary.  —  An  analysis  has  been  carried  out  on  thè  growth  of  different  strains 
of  thè  acidophilic  algae  Cyanidium  caldarium ,  Cyanìdioschyzon  merolae  and  Galdieria 
sulphurarìa  (Rhodophyta)  in  thè  presence  of  heavy  metals. 

The  results  obtained  showed  an  identical  effect  in  thè  strains  of  C.  caldarium 
and  C.  merolae ,  either  in  type  and  level  of  inhibition;  however  Galdieria  sulphurarìa 
gave  different  effects. 

It  is  pointed  out  thè  extreme  resistance  of  thè  tested  algae  to  high  concentra- 
tions  of  some  toxic  elements,  particularly  to  copper. 


Imtrqbu  CTION 

Cyanidium  caldarium ,  Cyanìdioschyzon  merolae  and  Galdieria  sulphura- 
ria  are  three  members  of  thè  Rhodophyta;  on  thè  ground  of  many  ecologi¬ 
ca!,  physiological,  and  ultrastructural  studies  (cf.  Fbkuda,  1979,  1980)  they 
were  attributed  to  Cyanidiaceae  (C.  caldarium  and  C.  merolae )  and  Gaidie- 
riaceae  ( G .  sulphurarìa)  (Merola  et  al. ,  1981).  These  algae  are  pres- 


(*)  Ibis  ìnvestigation  was  supported  by  a  research  grant  from  M.P.I. 

(**)  Dipartimento  di  Biologia  -  II  Università  di  Roma  -  Via  O.  Raimondo  - 
00173  Roma. 

(***)  Dipartimento  di  Biologia  vegetale  -  Università  di  Napoli  -  Via  Foria,  223  - 
80139  Napoli, 


320  P.  Albertano  e  G.  Fìnto 


ent  in  thermal  and  highly  acid  environments  often  characterized  by  high 
concentration  of  heavy  metals  (Whitton,  1975). 

Many  studies  have  been  carried  out  on  thè  effects  of  heavy  metals  on 
unicellular  algae  and  many  different  criteria  for  thè  evaluation  of  toxicity 
have  been  proposed  (Whitton,  1975). 

Any  evaluation  must  necessarily  be  conducted  on  two  fundamental 
aspects  of  action  of  these  toxic  elements:  quantitative  (inhibition  level) 
and  qualitative.  Wìth  regard  to  this  latter  modality,  thè  inhibition  due  to 
various  concentration  of  heavy  metals  can  manifest  itself  on  thè  algal 
growth  patterns  according  to  three  fundamental  types  (Blankley,  1973; 
Albertano  et  al .,  1980). 

Previous  works  evidencied  that  resistance  of  algae  to  heavy  metals  is 
species  specifìc  (Hollibaugh  et  al .,  1980). 

The  scope  of  our  experiments  has  been  to  test  thè  resistance  to  thè 
heavy  metals  listed  in  Table  2  of  different  strains  of  Cyanidium  caldarium, 
Cyanidioschyzon  merolae  and  Galdieria  sulphuraria ,  to  point  out  possible 
qualitative  and  quantitative  differences. 


Material  and  methods 

The  strains  employed  are  reported  in  Table  1.  The  enrichment  cultures 
and  thè  experimental  tests  had  been  carried  on  Allen’s  medium  modifìed, 
at  pH  1.5  (cf.  Albertano  et  al. ,  1979). 

The  tests  were  carried  out  in  tubes  14  mm  wide  and  140  mm  high, 
plugged  with  parchment  paper. 

Tubes  were  placed  on  a  plexiglas  shaking  apparatus  which  held  them 
at  a  71°  angle  and  rocked  them  with  an  amplitude  of  11  cm  at  thè  rate  of 
62  cycles  per  minute  (cf.  Shihira  &  Krauss,  1965).  The  shaker  was  illumi- 
nated  from  below  by  lamps  Philips  TLD  30  W/55  (6000  lux).  The  room 
temperature  was  maintained  at  37°  C. 

Experimental  tests  had  been  carried  on  in  presence  of  16  heavy  metals 
at  different  concentrations,  with  intervals  of  0.3  log  units  (i.e.  with  a  circa 
1 : 2  ratio  between  two  successive  concentrations). 

The  elements  employed  are  reported  in  Table  2.  All  thè  reagents 
employed  were  chemically  pure  and  produced  by  Riedel-De  Haén. 

The  enrichment  cultures  were  prepared  in  1  liter  bottles  containing 
circa  350  mi  of  algal  suspension;  these  algae  were  centrifuged,  again 
suspended  in  thè  culture  medium  and  after  Pive  days  were  employed  for 
thè  experimental  tests  (all  thè  cultures  were  in  exponential  phase). 


The  Action  of  Heavy  Metals  on  thè  Growth,  etc.  321 


TABLE  1 

The  Strains  of  Algae  employed  in  thè  Experiments 


Alga 

Strain  N. 1 2 

Provenance  ^ 

Cyanidioschyzon 

meroiae 

199 

Pisciarelli 

(Italy  53) 3 

205 

Yellowstone 

(Wyoming,  U.S.A.) 3 

206 

Mt.  Lawu 

(lava,  Indonesia)3 

Cyanidium 

caldarium 

001 

Pisciarelli 

(Italy  53) 

023 

Ischia 

(Italy  50) 

086 

Lagoni  del  Sasso 

(Italy  95) 

134 

Los  Azufres 

(Mexico) 4 

137 

Ahuachapan 

(E1  Salvador)4 

139 

Yellowstone 

(Wyoming,  U.S.A.)4 

182 

Mt.  Lawu 

(lava,  Indonesia) 

222 

Yumoto  Spa 

(Shimotsuko,  Japan)5 

Galdieria 

sulphuraria 

002 

Pisciarelli 

(Italy  53) 

006 

Acquasanta  Terme 

(Italy  112) 

008 

Bagni  S.  Filippo 

(Italy  101) 

074 

Mt.  Lawu 

(lava,  Indonesia) 

135 

Los  Azufres 

(Mexico) 4 

136 

Cerro  Prieto 

(Mexico) 4 

138 

Ahuachapan 

(E1  Salvador)4 

140 

Yellowstone 

(Wyoming,  U.S.A.)4 

1355-1 

Yellowstone 

(Wyoming,  U.S.A.)6 

1  All  thè  mentioned  strains  of  algae  were  obtained  from  thè  Algae  Collection  of 
thè  Naples  Department  of  Vegetatale  Biology. 

2  The  number  of  italian  sites  is  referred  to  thè  list  published  by  Finto  &  Taddei 
(1977). 

3  These  strains  were  described  in  De  Luca,  Moretti  &  Taddei  (1977). 

4  These  strains  were  described  in  De  Luca,  Gambardella  &  Merola  (1979). 

5  Strains  ìsolated  by  Fukuda. 

6  Strain  isolated  by  Allem. 


322  P.  Albertano  e  G.  Finto 


The  algal  inoculum  was  in  all  cases  washed  and  then  put  into  thè 
above  mentioned  experimental  conditions. 

Each  test  tube  contained  3  mi  of  liquid  medium  with  heavy  metal  at  a 
concentration  doublé  of  what  w e  wanted,  to  which  3  mi  of  algal  suspension 
was  added. 


TABLE  2 

The  Heavy  Metals  employed  for  thè  Experiments 


arsenic 

as 

3As205  •  5H20 

manganese 

as 

MnCl2  •  4H20 

beryllium 

as 

Be(N03)2  •  4H20 

mercury 

as 

HgCl2 

cadmium 

as 

CdCl2  •  H20 

molybdenum 

as 

Na2Mo04  •  2H20 

chromium 

as 

K2Cr207 

nickel 

as 

NìS04  •  6H20 

cobalt 

as 

CoCl2*  6H20 

selenium 

as 

H2Se03 

copper 

as 

CuCl2- 2H20 

thallium 

as 

T12S04 

indìum 

as 

InCl3 

tungsten 

as 

Na2W04  •  2H20 

lanthanum 

as 

LaCl3  •  7H20 

zinc 

as 

ZnCl2 

In  thè  case  of  As,  Cr  and  TI  thè  molarity  indicated  refers  to  thè  element  and  not  to 
its  salt. 


The  growth  of  thè  algae  was  controlled  by  means  of  readings  made  at 
thè  Bausch  &  Lomb  Spectronic  20  colorimeter  at  a  wavelength  of  550  nm, 
made  every  two  or  three  days  for  C.  caldarium  and  C.  merolae  and  three  or 
four  days  for  G.  sulphuraria ,  after  adding  H20  up  to  thè  initial  level.  The 
readings  were  made  without  drawing  any  samples,  since  thè  outer  diameter 
of  tubes  fits  well  into  thè  hollow  of  thè  instrument. 

The  initial  inoculum  of  algae  was  such  as  to  allow  0.04  a.u.  The  expe- 
riment  lasted  20  days,  or  rather  was  interrupted  as  and  when  thè  absor- 
bance  overstepped  thè  value  of  1.0  units. 

The  readings  taken  from  thè  colorimeter  were  corrected,  following 
Albertano  et  al.  (1980),  relating  to  thè  generic  phenomenon  of  «lacking 
in  linearity  »,  to  thè  interference  effects  due  to  coloured  metals  (cobalt, 
copper,  nickel)  and  to  thè  phenomena  of  alteration  of  pigments  produced 
by  molybdenum  and  tungsten. 

All  thè  operation  relating  to  thè  enrichment  cultures  were  carried  out 
under  sterile  conditions.  The  experimental  tests,  on  thè  other  hand,  were 
carried  out  under  conditions  of  semi-sterility;  thè  development  of  fungi 


The  Action  of  Heavy  Metals  on  thè  Growth,  etc.  323 


and  bacteria  proved  in  faci  to  be  non  existent  or  absolutely  negligible  in 
all  thè  tests.  This  procedure,  quite  apart  from  accelerating  thè  operations, 
hindered  eventual  alterations  in  thè  substances  employed  in  thè  course  of 
thè  sterilization  operations. 

Each  test  was  repeated  three  times. 


Results 

Growth  patterns  of  algae  are  shown  in  Fig.  1.  As  can  be  seen  three 
types  of  inhibition  curves  were  observed:  I  reduced  exponential  phase,  II 
decreased  growth  rate,  III  increased  lag  phase. 


Fig.  1.  —  Growth  patterns  of  Galdieria  sulphuraria  (strain  1355-1)  in  presence  of 
three  heavy  metals  at  different  concentrations.  For  each  growth  curve  thè 
heavy  metal  concentration  is  indicated  as  log  of  thè  molar  concentration 
of  thè  element.  The  dotted  line  indicates  thè  control.  Note  thè  three  dif¬ 
ferent  types  of  growth  patterns  shown  by  thè  alga  in  presence  of  Mn  (I 
reduced  exponential  phase),  As  (II  decreased  growth  rate),  and  Hg  (III 
increased  lag  phase). 


Concerning  inhibition  of  type  I,  it  was  estimated  thè  optical  density  of 
stationary  phases  at  different  concentrations  of  heavy  metals  and,  using 
interpolation,  it  was  arbitrarirly  assumed,  as  concentration  which  causes 
50%  of  inhibition,  thè  concentration  of  toxic  element  producing  thè  reach- 
ing  of  stationary  phase  at  thè  vaine  log  optical  density  =  0.7  (i.e.  after  two 
doubling  time  ca.  of  algae).  EC50  values  (metal  concentration  which 
depressed  growth  rate  by  50%)  were  computed  according  to  Fischer  & 
Jones  (1980)  for  metal  decreasing  growth  rate  and  LC50  (metal  concentra¬ 
tion  which  were  lethal  to  50%  of  inoculum)  were  computed  according  to 
Pinto  &  Taddei  (1986)  for  metals  inducing  lag  time. 


324  P.  Albertano  e  G .  Pinto 


The  inhibition  type  for  each  strain  relating  to  heavy  metals  employed 
is  recordered  in  Tab.  3,  thè  type  is  indicated  as  I  or  II  or  III.  We  must  stress 
that  while  thè  curves  for  type  III  always  proved  to  be  unambiguous,  some- 
times  thè  inhibition  type  was  a  hybrid  I  and  II:  in  these  cases  thè  inhibi¬ 
tion  type  was  listed  as  I,II. 

The  inhibition  values  for  each  strain  in  thè  presence  of  different 
metals  are  recordered  in  Tab.  4;  they  are  thè  mean  values  attained  in  three 
experiments,  approximated  to  thè  fìrst  decimai  point.  The  values  in  which 
thè  maximum  departure  from  thè  mean  was  superior  to  0.1  (and  in  any 
cases  inferior  to  0.2)  are  indicated  by  italics. 


Discussici  and  Conclusions 

Heavy  metals  can  cause  different  types  of  inhibition  (Albertano  et 
al .,  1980);  thè  analysis  of  thè  results  reported  in  Tables  3  and  4  shows  that 
all  three  algae  generally  present  a  Constant  type  of  inhibition  under  thè  inf- 
luence  of  thè  same  toxic  element.  Some  metals,  on  thè  contrary,  produce  a 
different  inhibition  from  species  to  species.  Cr  and  Se  cause  principally 
type  II  inhibition  on  C.  caldarium  and  C,  merolae ,  type  III  on  G.  sulphura- 
ria ;  Mn  type  II  on  thè  fìrst  two  algae  and  type  I  on  G.  sulphuraria. 

It  is  so  evident  that  thè  same  heavy  metal  can  cause  a  different  type  of 
inhibition  according  to  thè  algal  species  effected  and  this  confirm  that  thè 
type  of  inhibition  is  a  characteristic  of  thè  alga-metal  pair  (Hollibaugh  et 
al. ,  1980). 

Each  heavy  metal  usually  gives  rise  to  a  highly  Constant  behaviour 
among  thè  strains  belonging  to  one  species  (we  can  note  however  thè  ano- 
malous  behaviour  of  thè  strain  001  in  thè  case  of  tungsten). 

As  regards  thè  inhibition  level,  thè  values  of  inhibition  are  for  some 
metals  at  thè  same  level  of  toxicity  (Be,  Co,  Cr,  and  Mo)  for  all  three  algae;  they 
are  relatively  homogeneous  for  thè  strains  of  each  species  as  well. 

For  As,  Cd,  Mn,  and  Se  C.  caldarium  and  C.  merolae  present  identical 
inhibition  values,  whereas  G.  sulphuraria  differs  widely  from  these  levels; 
in  thè  case  of  tungsten  C.  merolae  shows  lower  values  than  thè  other  two 
species. 

The  differences  of  toxicity  limits,  existing  among  strains  of  thè  same  spe¬ 
cies  (e.g.  In  for  thè  strains  134,  182,  and  222)  are  due,  probably,  to  thè  metal 
content  of  thè  environment  from  which  each  strain  was  isolated  as  well  as  to 
thè  geographical  isolation.  The  different  behaviour  could  justify  thè  relative 
predominance  of  these  three  algae  in  particular  naturally  acid  environments. 


Type  of  inhibition  of  thè  strains  of  Cyanidioschyzon  merolae ,  Cyanidìum  caldarium  and  Gaidieria  sulphuraria . 
Three  fundamental  types  of  inhibition  curves  are  recorded:  I  reduced  exponential  phase,  II  decreased  growth  rate, 
III  increased  lag  phase;  type  I,II  is  a  blend  of  thè  inhibition  types  I  and  IL 


The  Action  of  Heavy  Metals  on  thè  Growth,  etc.  325 


1355-1 


Inhibition  values  of  thè  strains  of  Cy anidio schyzon  merolae ,  Cyanidium  caldarium  and  Galdieria  sulphuraria.  They  are  thè  mean 
values  attained  in  three  experiments,  approximated  to  thè  fìrst  decimai  point.  The  values  in  which  thè  maximum  departure  from 


326  P.  Albertano  e  G.  Finto 


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1355-1 


The  Action  of  Heavy  Metals  on  thè  Growth,  etc.  327 


Cyanidium  caldarium  and  Cyanidioschyzon  merolae  have  analogous 
behaviour:  this  may  be  a  further  proof  that  these  algae  are  much  more  clo- 
sely  related  to  one  another  sistematically  than  Galdieria  sulphuraria 
(Merola  et  al ,  1982). 

The  use  of  physiological  criteria  has  been  studied  by  Kessler  for  many 
years  (Kessler  &  Soeder,  1962;  Kessler,  1977).  Our  results  on  thè  three 
algae  studied  suggest  that  heavy  metals  resistance  could  be  used  as  additional 
taxonomical  criteria.  Moreover  heavy  metal  resistance  could  be  useful  expe- 
cially  for  genera  whose  species  cannot  be  distinguished  by  means  of  morpholo- 
gical  and  ultrastructural  characters,  as  reported  by  Devi  Prasad  (1983). 

Finally  all  three  algal  species  already  gathered  a  high  resistance  to 
these  toxic  elements;  in  particular,  thè  resistance  to  copper  is,  in  compari- 
son  with  other  unicellular  algae  (Capasso  &  Pinto,  1983),  thè  highest 
recorded  to  date. 


Acknowledgments 

The  Authors  are  grateful  to  Prof.  P.  De  Luca  and  Prof.  R.  Taddei  for 
having  kindly  provided  thè  strains  of  thè  Algae  Collection  of  thè  Naples 
Department  of  Vegetai  Biology,  and  to  Prof.  I.  Fukuda  for  his  generous 
gift  of  thè  Japanese  strain. 


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328  P.  Albertano  e  G.  Finto 


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Presentata  nella  tornata  del  28  novembre  1986 
Accettata  il  21  gennaio  1988 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 

voi.  XCK  1986,  pp.  329-338,  figg.  4,  tab.  1 


Dinamica  delle  popolazioni 
di  Silvidi  sull’Isola  di  Vivara(*) 

Nota  dei  soci  Massimo  Siani  e  Gabriele  de  Filippo  (**) 


Riassunto.  -  Vengono  descritti  i  cicli  annuali  di  abbondanza  di  13  specie  di  Sil¬ 
vidi  sull’isola  di  Vivara,  evidenziando  le  diverse  categorie  fenologiche  in  base  ai  dif¬ 
ferenti  modelli  migratori.  Si  osserva  un  gradiente  di  stabilità  di  abbondanza  con 
massimi  in  Sylvia  melanocephala  e  S.  atricapilla  e  minimi  in  Acrocephalus  schoeno- 
baenus  e  Regulus  regulus. 

Summary.  -  Population  dynamics  of  Sylviids  on  Vìvara  Island.  Vìvara  is  a  volca- 
nic  island,  placed  in  North-West  area  of  thè  Gulf  of  Naples  (13°58’  E,  40°45’  N).  The 
vegetation  is  represented  by  scrub,  oak-grove  and  uncultivated  olive-grove.  22  Syl- 
viid  species  have  been  observed.  The  relative  abundance  and  annual  migratory 
trends  have  been  shown  for  13  species,  thè  most  nomerous  ones.  Different  migra¬ 
tory  patterns  are  shown.  Sylvia  atricapilla  and  S.  melanocephala  are  sedentary;  Phyl- 
loscopus  collybita ,  Regulus  ignicapillus  and  R.  regulus  are  migrant  and  wintering;  S. 
andata  is  wintering;  thè  other  species  show  seasonal  migratory  fluxes.  In  that  last 
cluster  we  observe  two  groups  differing  in  thè  spring  and  autumnal  abundance.  S. 
melanocephala  and  S.  atricapilla  have  thè  most  regular  fluxes  during  migration,  on 
thè  contrary  Acrocephalus  schoenobaenus  and  R.  regulus  show  a  highest  variability 
during  thè  years. 


Introduzione 

Come  in  altre  aree  della  regione  Mediterranea,  a  Vivara  la  comunità  di 
uccelli  è  interessata  da  consistenti  cambiamenti  stagionali  della  struttura 
(Scebba  1985).  L’isola,  infatti,  è  interessata  dal  passo  migratorio  di  nume¬ 
rose  specie  tra  le  quali  più  numerose  sono  quelle  dei  Sylviidae  e  Turdidae. 


(*)  Lavoro  n.  109  del  programma  di  ricerca  del  Gruppo  Eco-Etologico  (GEE)  in 
Napoli. 

(**)  Dip.  Zoologia  -  Via  Mezzocannone  8,  -  80134  Napoli 


330  M.  Siani,  G.  de  Filippo 


I  Sylviidae  sono  una  famiglia  di  passeriformi  prevalentemente  insetti¬ 
vori  diffusi  in  Europa-Africa-Asia  dotati  di  uno  spiccato  comportamento 
migratorio  (Williamson  1976  a,  1976  b,  1976  c).  Ampiamente  distribuiti  nel 
bacino  del  Mediterraneo,  in  Italia  sono  state  trovate  37  specie  (Brichetti  & 
Massa  1984). 

In  questo  lavoro  ci  proponiamo  di  descrivere  la  dinamica  stagionale 
delle  specie  appartenenti  a  questa  famiglia  sull’isola  di  Vivara.  Lo  studio 
scaturisce  da  5  anni  di  osservazioni  nel  quadro  di  un  progetto  di  ricerche 
che  si  propone  una  maggiore  conoscenza  della  avifauna  campana  (Milone 
1982,  Milone  &  Fraissinet  1984)  e  la  sua  salvaguardia  (de  Filippo  et  al. , 
1983).  L’isola  di  Vivara  è,  infatti,  oasi  di  protezione  della  fauna  e  per  la  sua 
gestione  è  necessaria  la  conoscenza  del  ciclo  annuale  dell’avifauna. 


Area  di  studio  e  metodi 

Vivara  è  un’isoletta  vulcanica  situata  al  limite  settentrionale  del  Golfo 
di  Napoli  (13°58’E,  40°45’N),  si  estende  in  direzione  sud-nord  per  poco  più 
di  1  km  con  una  superficie  di  32  ha  ed  un’altezza  massima  di  108  m  s.l.m. 

Il  clima  è  tipico  mediterraneo  costiero  con  piovosità  distribuita  nel 
periodo  autunno-invernale  ed  intervallo  di  aridità  che  si  estende  da  maggio 
ad  agosto  (piovosità  media  annuale  745  mm;  temperatura  media,  inverno 
10.6° C,  estate  23.5°;  dati  raccolti  sull’isola  d’Ischia;  Mennella,  1981). 

Il  querceto,  la  macchia  mediterranea  e  un  oliveto  abbandonato  sono  i 
raggruppamenti  vegetazionali  predominanti  (Caputo,  1981). 

Tra  la  fauna  gli  invertebrati  più  studiati  sono  gli  insetti  (Fimiani,  1981; 
D’Antonio,  1983).  Mentre  tra  i  Vertebrati  sono  note  4  specie  di  rettili 
(Picariello,  1980),  7  di  mammiferi  (Rinaldi  e  Milone,  1980;  Scara¬ 
mella,  1981;  AA.W.,  1985)  e  112  di  uccelli,  delle  quali  68  appartengono 
all’ordine  dei  Passeriformi  (Scebba,  1985). 

Dal  gennaio  1981  al  dicembre  1985  sono  state  montate  sull’isola, 
distribuendole  nei  vari  ambienti,  reti  mist-nets  alte  3  metri,  per  un’esten¬ 
sione  lineare  di  circa  250  m.  Le  catture  sono  state  effettuate  mensilmente  per 
un  numero  di  giorni  da  3  a  7  (cfr.  Lovei  et  al .,  1985)  solo  durante  le  ore  ad  illu¬ 
minazione  solare.  L’abbondanza  relativa  di  ciascuna  specie  è  stata  espressa 
mensilmente  come  numero  di  individui  /  1000  m2  di  rete  /  100  ore.  Si  è  quindi 
calcolata  mensilmente  l’abbondanza  media  (  +  d.s.)  di  ogni  specie. 

Per  misurare  le  differenze  tra  i  cicli  annuali  di  abbondanza  delle 
diverse  specie  prese  due  a  due  si  è  utilizzato  l’indice  di  diversità  percen¬ 
tuale  D  =  1  —  S,  con  S  =  S  min  (p,,  q;  ),  dove  p;  e  sono  le  frequenze 


Dinamica  delle  popolazioni  di  silvidi  sull’isola  di  Vivara  331 


relative  delle  due  specie  considerate  in  ogni  mese  «i».  D  varia  tra  0  (diffe¬ 
renza  nulla)  a  1  (differenza  massima).  Dalla  matrice  delle  differenze  dei 
cicli  annuali  si  è  ricavato  un  dendrogramma  col  metodo  del  legame  singolo 
(Sadocchi,  1981). 

Si  è  stimata  la  stabilità  negli  anni  dell’indice  di  abbondanza  delle  diverse 
specie  con  il  coefficiente  di  variabilità  CV  =  deviazione  standard/indice  di 
abbondanza  medio.  La  verifica  di  una  differenza  dei  CV  tra  le  diverse  specie  o 
tra  i  vari  mesi  comparati  tra  loro  è  stata  effettuata  mediante  analisi  della 
varianza  per  campioni  di  numerosità  diversa  (Del  Vecchio  1982). 

Risultati 

Sono  state  rinvenute  22  specie.  Phylloscopus  honelli  (3  catture),  Sylvia 
conspicillata  (2  c.),  S.  eunuca,  S.  hortensis,  S.  ruppe  Ili,  Acrocephalus  scirpa- 
ceus,  A.  arundinaceus,  A.  palustris,  Cettia  cetti  (1  c.)  sono  state  considerate 
accidentali  e,  pertanto,  non  verranno  utilizzate  nell’analisi  dei  risultati. 

Cicli  annuali  delle  abbondanze.  La  Tab.  1  elenca  le  specie  oggetto  di 
studio  con  le  relative  abbreviazioni  utilizzate  nelle  figure,  mentre  la  Fig.  1 


TABELLA  1 

Elenco  delle  specie  oggetto  di  studio  con  le  relative  abbreviazioni 
riportate  nelle  figure 


Specie 

Abbreviazione 

Sylvia  atricapilla 

Sa 

»  melanocephala 

Sm 

»  communis 

Sco 

»  borin 

Sb 

»  cantillans 

Sca 

»  undata 

Su 

Regulus  ignicapillus 

Ri 

»  regulus 

Rr 

Phylloscopus  collybita 

Pc 

»  sibilatrix 

Ps 

»  trochilus 

Pt 

Hippolais  icterina 

Hi 

Acrocephalus  schoenobaenus 

As 

332  M.  Siani,  G.  de  Filippo 


GFMAMG  LASOND 


Fig.  1  —  Indici  di  abbondanza  delle  specie 
studiate,  espressi  come  numero  di 
individui  diversi/1000  m2  di  rete/ 
100  ore. 


riporta  gli  indici  di  abbondanza  delle  specie  nei  diversi  mesi.  Le  specie  dei  Sii- 
vidi  presenti  su  Vivara  sono  principalmente  migratorie.  Solo  S.  melanocephala 
e  S.  atricapilla  sono  state  catturate  in  tutti  i  mesi  dell’anno.  Le  altre  specie, 
in  modo  diverso  tra  loro,  mostrano  frequenze  nell’ambito  di  pochi  mesi. 

Dopo  uno  sguardo  alla  Fig.  1  sembrerebbe  possibile  classificare  le  spe¬ 
cie  in  base  al  loro  comportamento  migratorio  in  categorie  fenologiche  (cfr. 
Fasola  &  B righetti,  1984)  ricavabili  dal  dendrogramma  in  Fig.  2.  Dap¬ 
prima  notiamo  3  gruppi  principali  (A,  B,  C).  Nel  gruppo  A  troviamo  le  spe- 


Dinamica  delie  popolazioni  di  silvidi  sulVisola  dì  Vivara  333 


334  M.  Siani,  G.  de  Filippo 


eie  presenti  in  un  arco  di  tempo  più  ampio.  Distinguiamo  due  sottoinsiemi; 
il  primo  rappresentato  da  S.  melanocephala  e  S.  atricapilla  che  costituisce 
la  categoria  delle  specie  presenti  tutto  l’anno.  Il  secondo  composto  da  R. 
ignicapillus,  R.  regulus,  P.  collybita  rappresenta  le  specie  che  arrivano  a 
Vivara  in  autunno,  trascorrono  l’inverno  e  lasciano  l’isola  in  primavera, 
cioè  la  categoria  fenologica  degli  svernanti.  S.  undata  rappresenta  un 


f  "  - T - — - - - 1 - - - 1 - —I - 1 - - 1 

0  0.5  1 


Fig.  2  —  Dendrogramma  delle  differenze  tra  i  cicli  annuali  delle  abbondanze  delle 
specie  studiate. 


gruppo  a  se,  essa  è  presente  limitatamente  ai  mesi  di  dicembre,  gennaio  e 
febbraio.  Infine,  il  gruppo  C  comprende  le  specie  esclusivamente  di  tran¬ 
sito.  Nel  suo  interno  distinguiamo  S.  borin  dalle  altre  specie  perché  mostra 
una  preponderanza  del  picco  autunnale  rispetto  a  quello  primaverile. 

Un’ulteriore  distinzione  è  possibile  anche  tra  le  restanti  specie;  infatti 
S.  canti  Hans,  P.  trochilus  e  P.  sibilatrix  hanno  un  picco  primaverile  3  volte 
superiore  rispetto  a  quello  autunnale;  mentre  le  altre  hanno  un  incremento 
primaverile  circa  10  volte  maggiore  di  quello  autunnale. 

Stabilità  annuale.  La  Fig.  3  mostra  i  coefficienti  di  variabilità  medi  nei 
flussi  delle  diverse  specie.  Esiste  un  gradiente  di  variabilità  significativo 


X 

D 

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1 

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0  1 

Fig.  3  —  Coefficienti  di  variabilità  medi  tra  gli  anni  delle  abbondanze  delle  diverse 
specie. 


Dinamica  delle  popolazioni  di  silvidi  sull’isola  di  Vivara  335 


(ANOVA  p  <  0.01,  F  =  4.73  con  12  e  81  g.l.)  dal  quale  S.  melanocephala  e 
S.  atricapilla  risultano  essere  le  specie  con  maggiore  stabilità  di  abbon¬ 
danza  nel  corso  degli  anni,  mentre  A.  schoenobaenus  e  R.  regulus  sono 
quelle  con  migrazione  più  irregolare.  Per  verificare  se  esistono  mesi  che 
per  le  proprie  caratteristiche  (p.  es.  clima)  possono  determinare  in  tutte  le 
specie  una  maggiore  o  minore  stabilità  di  flussi,  abbiamo  confrontato  i 
coefficienti  di  variabilità  medi  mensili  (Fig.  4).  Pur  notando  un  gradiente 
con  un  massimo  in  febbraio  ed  un  minimo  in  dicembre,  non  si  hanno  in 
esso  differenze  statisticamente  significative  (ANOVA  p  >  0.05,  F  =  1.51, 
con  11  e  82  g.l.). 

cd 


O  t>OCOUP>  3  t*P  -Q 
•h  Cd  0  fcOQ/y  O  -H  Z3-P  0 
T5  EtCcdcdWCfcC  HO  <h 

t - - - 1 - - H— I - » - h- - — - ! 

0  1 

Fig.  4  —  Coefficienti  di  variabilità  medi  tra  gli  anni  delle  abbondanze  nei  diversi 
mesi. 


Discussione 

Per  i  Silvidi  Pisola  di  Vivara  si  conferma  essere  un’importante  ponte 
per  la  migrazione  nella  zona  centrale  del  bacino  del  Mediterraneo  (Scebba, 
1985).  S.  melanocephala  e  S.  atricapilla  sono  le  specie  più  abbondanti 
durante  Panno  come  riscontrato  anche  in  altre  aree  costiere  mediterranee 
(Abramsky  &  Safriel  1980).  L’abbondanza  di  S.  melanocephala  è  spiega¬ 
bile  in  quanto  è  specie  fortemente  adattata  agli  ambienti  di  macchia  medi- 
terranea  (Coppola,  1984)  ove  risulta  sempre  dominante  (de  Filippo  &  Cop¬ 
pola,  1985).  Il  grafico  del  suo  ciclo  annuale  di  abbondanza  mostra  un 
picco  nei  mesi  di  luglio  e  agosto  attribuibile  all’involo  dei  piccoli  (Fraissi- 
net  &  De  Vita,  in  prep.).  S.  atricapilla  pur  essendo  presente  durante  l’in¬ 
tero  anno,  mostra  variazioni  di  abbondanza  rappresentate  dall’alternarsi  di 
differenti  popolazioni  (Loevi  et  al.,  1985).  In  queste  due  specie  i  valori  di 
abbondanza  sono  poco  variabili  negli  anni. 

Gli  svernanti  P.  collybita,  R.  regulus ,  R.  ignicapillus  sono  tipiche  specie 
che  trascorrono  l’inverno  lungo  le  coste  mediterranee.  S.  undata  non  è 
inseribile  nella  categoria  degli  svernanti,  essendo,  le  prime,  specie  che  oltre 
ad  essere  presenti  in  inverno  mostrano  un  doppio  passo  migratorio.  È  da 
ritenersi  che  essa  presenti  fenomeni  di  erratismo  invernale  da  parte  di 


336  M.  Siani,  G.  de  Filippo 


alcuni  individui  provenienti  da  aree  limitrofe  dell’isola  di  Vivara.  Bri  ghetti 
&  Massa  (1984)  la  definiscono  sedentaria,  nidificante  e  svernante  nell’Ita¬ 
lia  meridionale;  volendo  conservare  il  termine  di  svernante  dovremo  allora 
parlare  di  differenti  strategie  di  svernamento. 

Le  specie  di  solo  transito  migratorio  presentano  un’asimmetria  tra  le 
abbondanze  nel  periodo  primaverile  e  quello  autunnale,  come  analoga¬ 
mente  è  stato  riscontrato  in  altre  zone  del  Mediterraneo  (Abram sky  & 
Safriel  1980,  Curry-Lindahl,  1977,  Besson,  1975).  Queste  specie  sono 
anche  quelle  che  mostrano  una  maggiore  variabilità  di  abbondanza  negli 
anni;  è  probabile  che  questa  variabilità  sia  in  realtà  dovuta  ad  una  più  ele¬ 
vata  possibilità  di  commettere  errori  di  campionamento.  Infatti,  le  specie 
migratrici  transitano  per  breve  tempo  sull’isola,  per  cui  si  ottengono  cam¬ 
pionamenti  annuali  più  esigui  e  meno  omogenei,  con  la  conseguente  mag¬ 
giore  variabilità  di  abbondanza  rilevata.  L’inverso  avviene  invece  per  specie 
più  sedentarie. 

Ulteriori  studi  dovrebbero  approfondire  aspetti  della  strategia  migrato¬ 
ria  messi  in  luce  da  questa  ricerca;  in  particolare  relativamente  all’esi¬ 
stenza  di  rotte  migratorie  circolari,  e  le  cause  che  determinano  le  asimme¬ 
trie  dei  passi. 

Particolarmente  interessante  sarebbe  inoltre  correlare  i  cicli  annuali  di 
questa  famiglia  con  quelli  degli  insetti  sull’isola.  Sembra  interessante 
notare,  infatti,  che  la  maggiore  abbondanza  di  silvidi  si  ha  durante  la  pri¬ 
mavera  e  non  in  autunno,  e  che  in  queste  due  stagioni  si  verificano  signifi¬ 
cative  differenze  dell’abbondanza  di  insetti  sull’isola  a  favore  della  prima¬ 
vera  (de  Filippo  et  al. ,  in  prep.). 


Ringraziamenti.  -  Ringrazio  per  le  informazioni  e  gli  utili  consigli  il 
Prof.  Milone,  il  dott.  M.  Fraissinet  e  S.  Scebba,  e  i  sigg.  A.  De  Vita  e 
M.  Kalby. 


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338  M.  Siani,  G.  de  Filippo 


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Tring,  75  pp.,  7  fìgg.,  2  tabb. 


Presentata  nella  tornata  del  28  novembre  1986 
Accettata  il  4  dicembre  1987 


PROCESSI  VERBALI  DELLE  TORNATE 
E  DELLE  ASSEMBLEE  GENERALI 


Processo  verbale  della  tornata  ordinaria  del  31  gennaio  1986 

Il  giorno  31  gennaio  1986  alle  17h  15m  si  è  riunita  in  assemblea  generale,  la 
Società  dei  Naturalisti  in  Napoli. 

Sono  presenti:  Napoletano  Aldo,  Torrente  Schiattarella,  Franciosa,  Tomasino 
Schettino,  D’Antonio,  Brani,  de  Cunzo,  Berrino  Viola,  Piscopo  Maria  Caputo,  Cioffì, 
Forgione,  Battaglini,  Napoletano  Anastasio. 

In  apertura  di  seduta  il  Presidente  chiede  al  segretario  di  leggere  il  verbale  della 
seduta  precedente  che  viene  letto  approvato  e  sottoscritto. 

Il  Presidente  quindi  legge  la  relazione  sull’attività  svolta  dalla  Società  nel  1985, 
i  bilanci  consuntivi  1985  e  preventivo  1986,  che  verrà  poi  inviata  come  di  norma  al 
Ministero  BB.CC.AA..  La  Relazione  viene  qui  fedelmente  descritta:  Relazione 
sull’attività  svolta  dalla  Società  dei  Naturalisti  in  Napoli  durante  l’anno  1985.  La 
Società  dei  Naturalisti  in  Napoli,  sia  pure  attraverso  difficoltà  contingenti,  continua 
nella  sua  graduale  ripresa  dopo  la  non  breve  paralisi  conseguente  al  sisma  del  1980. 
Ecco  pertanto,  in  sintesi  il  resoconto  dell’attività  svolta  durante  l’anno  1985  settore 
per  settore. 

Biblioteca.  Dalla  relazione  di  fine  anno  presentata  alla  Presidenza  dal  Biblioteca- 
rio,  prof.  Nicola  Franciosa,  membro  del  Consiglio  Direttivo,  la  consistenza  al  31-12- 
1985  si  presenta  così:  libri,  opuscoli  e  periodici  inventariati  dal  31-12-1984  n.  11.188; 
entrati  al  31-12-1985  libri  e  opuscoli  =;  entrati  al  31-12-1985  testate  periodici  n.  12; 
totale  n.  11.200;  per  quanto  attiene  ai  periodici  si  specifica  quanto  segue.  Periodici 
raccolti  in  volumi  rilegati  o  da  rilegare:  Testate  in  corso  n.  194;  Testate  estinte  n. 
614;  Geological  Survey,  testate  n.  15;  Totale:  823;  Si  è  largamente  esteso  lo  scambio 
del  Bollettino,  giunto  al  suo  92°  volume,  con  pubblicazioni  periodiche  edite  da  isti¬ 
tuzioni  culturali  italiane  e  straniere  come  comprovato  dall’aumento  delle  testate 
verificatosi  durante  l’anno.  Si  è  completato  il  riordino  del  catalogo  alfabetico  sia  per 
autore  che  per  soggetto.  Si  è  completata  la  bibliografìa  dei  periodici  con  la  indica¬ 
zione  della  testata  e  della  consistenza  di  ciascuno  di  essi.  Poche  le  donazioni  di  libri 
e  periodici  pervenuta  alla  Società  da  parte  di  Soci,  di  istituzioni  ed  enti  vari,  peraltro 
ancora  da  catalogare.  Si  confida  nell’attaccamento  dei  soci  al  Sodalizio  per  un  mag¬ 
giore  impegno  tendente  ad  incrementare  l’interessante  e  valido  patrimonio  librario. 
Ricordiamo  che  questa  Biblioteca  comprende  un  complesso  di  periodici  provenienti 


340  Processi  verbali 


da  tutto  il  mondo  che  costituiscono  un  inestimabile  valore  storico-scientifico  posto 
a  disposizione  di  docenti,  ricercatori  e  studiosi.  Riguardo  al  personale  che  a  suo 
tempo  ci  fu  destinato,  in  forza  della  legge  285/77,  dal  Ministero  per  i  Beni  Culturali 
e  Ambientali,  costituito  da  due  unità  dirigenziali:  Dott.ri  Rosaria  Ermiero,  Liliana 
Calabrese  e  Silvia  Gargiulo,  è  spiacevolmente  da  rilevare  che  esse  nel  corso 
dell’anno  si  sono  ridotte  a  due,  essendo  il  dott.  Ermiero  destinata  a  prestare  servizio 
presso  l’Archivio  di  Stato  di  Napoli.  Le  rimanenti  due  unità  Dott.ri  Calabrese  e  Gar¬ 
giulo  nominate  in  ruolo  col  1°  luglio  1985,  sono  entrate  alla  Biblioteca  Nazionale  di 
Napoli  per  il  prescritto  periodo  di  prova.  Su  nostra  richiesta  le  suddette  Biblioteca¬ 
rie  hanno  ripreso  servizio  presso  la  nostra  Biblioteca  dall’ottobre  al  dicembre  1985 
per  completare  il  lavoro  di  schedatura  e  collocazione  delle  pubblicazioni  periodiche 
pervenute  attraverso  gli  scambi  dal  luglio  al  dicembre  1985.  Inoltre  i  dott.ri  L.  Cala¬ 
brese  e  S.  Gargiulo  hanno  dato  inizio  al  lavoro  di  schedatura  e  catalogazione  di  tutti 
i  periodici  in  dotazione  alla  Biblioteca  per  la  successiva  pubblicazione  in  volume.  Il 
Consiglio  Direttivo  nella  sua  tornata  del  12  dicembre  1985  ha  approvato  la  spesa, 
nei  limiti  consentiti  dalle  disponibilità  di  bilancio  e,  comunque,  alle  migliori  condi¬ 
zioni  di  offerta.  In  questo  loro  breve  periodo  di  ripresa  di  attività  presso  la  nostra 
Biblioteca  le  due  succitate  Bibliotecarie  hanno  provveduto  alla  ricollocazione  delle 
pubblicazioni  rilegate  di  recente.  Per  incarico  affidato  dalla  Presidenza  ai  membri 
del  Consiglio  Direttivo  proff.  de  Cunzo,  segretaria  e  N.  Franciosa,  Bibjiotecario,  si 
spera  che  la  direzione  della  Biblioteca  Nazionale  di  Napoli  possa  cosi  concederci 
almeno  periodicamente  l’impiego  presso  questa  Biblioteca  dei  suddetti  Dott.ri  L. 
Calabrese  e  S.  Gargiulio  allo  scopo  anche  di  completare  la  preparazione  del  cata¬ 
logo  dei  periodici  la  cui  pubblicazione  e  diffusione  si  presenterebbe  di  grande  utilità 
per  la  ricerca  scientifica  oltre  a  dare  un  giusto  riconoscimento  alla  operosità  delle 
compilatrici.  La  Biblioteca  è  stata  aperta  al  pubblico  nei  giorni  e  nelle  ore  secondo 
le  possibilità  offerte  al  Consigliere  Bibliotecario  dalla  disponibilità  di  personale  con¬ 
cessoci  dalla  Biblioteca  Nazionale  di  Napoli.  Noi  facciamo  voti  che  il  Ministero  per  i 
Beni  Culturali  e  Ambientali,  al  quale  questa  relazione  viene  inviata,  possa  ravvisare 
l’opportunità,  nell’interesse  della  diffusione  della  cultura  di  un  pieno  utilizzo  del 
ricco  patrimonio  della  nostra  Biblioteca,  disponendo  il  comando  presso  questa 
Biblioteca  delle  due  unità  dirigenziali  che  fino  al  dicembre  1985  ne  hanno  fatto 
parte.  La  società  ed  il  numero  dei  frequentatori,  tra  soci  e  non  soci,  mediamente  di 
oltre  duecento  registrati  nell’anno  1985,  è  un  indice  significativo  del  grado  di  uti¬ 
lizzo  di  un  complesso  librario  ad  elevato  valore  culturale.  Col  contributo  straordi- 
naio  di  Lit.  7.000.000  concessoci  dal  Ministero  per  i  Beni  Culturali  e  Ambientali  per 
il  1985,  in  virtù  della  legge  n.  219/81,  abbiamo  provveduto:  a)  all’acquisto  ed  alla 
posa  in  opera  di  una  bacheca  in  profilati  di  alluminio  anodizzato,  munita  di  spor¬ 
tello  a  vetro  e  chiusura  da  utilizzare  per  comunicazioni  ed  informazioni  al  pubblico; 
b )  alla  rilegatura  di  alcune  annate  di  periodici  per  complessivi  198  volumi;  c)  all’ac¬ 
quisto  di  n.  4  armadi  metallici  a  porte  scorrevoli  e  muniti  di  rete  metallica  da  desti¬ 
narsi  alla  conservazione  di  volumi  di  rilevante  pregio.  La  somma  residua  sarà  utiliz¬ 
zata,  così  come  previsto  dalle  disposizioni  date  dal  Ministero  per  i  Beni  Culturali  e 
Ambientali,  al  quale  viene  inviata  la  richiesta  documentazione. 

Archivio  storico.  Esso,  per  ora,  è  annesso  alla  Biblioteca  come  dalla  precedente 
relazione  del  1984,  fu  portata  a  termine  la  prima  fase  di  raccolta  e  di  sommaria  clas¬ 
sificazione  della  notevole  e  storicamente  importante  documentazione  che  si  è  riuscita 


Processi  verbali  341 


a  recuperare  nei  locali  di  deposito,  dove  era  stata  accatastata  in  conseguenza  dei 
danni  riportati  daH’edifìcio  per  il  sisma  del  novembre  1980.  Purtroppo,  da  una  prima 
indagine,  si  sono  riscontrate  soluzioni  cronologiche  di  continuità  dovute  alla  disper¬ 
sione  di  documenti  più  o  meno  importanti,  che  facevano  parte  di  specifiche  raccolte. 
Come  annunziamo  nella  precedente  relazione,  il  materiale  documentario,  prove¬ 
niente  dal  deposito,  è  stato  raccolto  in  29  pacchi  ciascuno  completo  di  elenco.  Si  è 
sperato  che  nel  1985  si  fosse  potuto  iniziare  una  classificazione  e  collocazione  siste¬ 
matica  del  materiale,  ma  la  indisponibilità  di  personale  ci  ha  costretti  a  rimandare 
l’operazione.  Di  massima  la  documentazione  predetta  comprende  registri  di  verbali, 
carteggio,  corrispondenza  relativi  alla  Società  dalla  sua  fondazione,  ivi  compreso 
documenti  e  carteggio  provenienti  dalle  donazioni  di  Soci  e  di  loro  eredi.  Mi  piace 
ricordare  ancora  una  volta  come  dal  carteggio  sono  emersi  interessanti  documenti 
sulla  plurima  attività  della  Società  sin  dalla  sua  fondazione.  Interessante  quella  che 
riguarda  l’opera  di  solidarietà  umana  svolta  in  occasione  della  immane  catastrofe 
che  si  abbatté  su  Messina  per  il  terremoto  del  28  dicembre  1908,  la  cui  terrificante 
descrizione  si  può  leggere  nel  resoconto  riportato  nel  volume  «  Sotto  la  crosta  ter¬ 
restre  »  di  M.  Polo  e  C.  Cavagguti.  Presso  la  Biblioteca  si  trovano,  inoltre,  volumi  di 
opere  che  vanno  dalla  fine  del  ’500  ai  primi  del  ’900,  ivi  compresi  5  volumi  di  mano¬ 
scritti,  di  disegni  di  Domenico  Cirillo  con  altro  materiale  documentario  di  indubbio 
valore  storico-culturale.  Da  segnalare  i  4  volumi  di  Corneo  Pier  Filippo:  Consiliorum 
sive  respunsuum  -  Venetiis  1582.  Biblioteca  e  Archivio  storico  costituiscono  un 
binomio  di  indubbia  rilevanza  e  prestigio  dovuto  al  loro  valido  significato  culturale. 

Compagine  sociale.  Con  le  assemblee  generali  del  28  giugno  1985  e  del  20 
dicembre  1985  sono  stati  ammessi  a  far  parte  del  sodalizio,  secondo  le  norme  con¬ 
template  dagli  art.  5  e  18  dello  Statuto,  attualmente  in  vigore,  n.  17  aspiranti  soci; 
pertanto  la  consistenza  Sociale  alla  data  del  31  dicembre  1985,  tenuto  conto  della 
scomparsa  nel  corso  dell’anno  dei  Soci  proff.  Mario  Galgano  e  Ferdinando  Chiaro- 
monte  e  dell’irreperibilità  accertata  di  alcuni  altri,  resta  così  composta:  Soci  Bene¬ 
meriti  n.  5;  Soci  ordinari  n.  284,  nuovi  Soci  1985  n.  17.  Totale  n.  306. 

Assemblee.  Come  si  evince  dall’allegata  documentazione,  nel  corso  dell’anno 
sociale  si  sono  svolte  n.  8  assemblee  delle  quali  cinque  in  tornata  ordinaria  e  due  in 
assemblea  generale.  In  occasione  della  tornata  ordinaria  1985,  il  vice  presidente 
della  Società,  Prof.  O.  Schettino,  Direttore  dell’Istituto  di  Chimica  farmaceutica  e 
tossicologica  della  Facoltà  di  Farmacia  dell’Università  di  Napoli  ha,  con  nobili 
parole,  commemorato  la  figura  di  uomo  e  di  scienziato  del  Socio  prof.  M.  Covello, 
deceduto  nel  dicembre  1981. 

Attività  scientifica.  Nel  corso  delle  tornate  accademiche  sono  state  presentate 
dai  Soci  n.  21  comunicazioni  scientifiche.  Esse,  passate  al  vaglio,  per  specifica  com¬ 
petenza  di  «  referees  »,  scelti  di  volta  in  volta  dal  comitato  di  redazione,  verranno,  se 
giudicate  valide,  cioè  idonee  alla  pubblicazione,  inserite  nel  volume  XCIV  (1985)  del 
«Bollettino  della  Società  dei  Naturalisti  in  Napoli»,  che  si  presume  possa  vedere  la 
luce  entro  il  prossimo  mese  di  giugno. 

Conferenze.  Anche  nel  1985  si  sono  svolte  presso  la  Sala  assembleare,  con  l’in¬ 
tervento  dei  Soci  e  di  altre  personalità  del  mondo  della  cultura,  due  interessanti 
conferenze  tenute  da  eminenti  Docenti  universitari  il  7  marzo.  Eduardo  Caianiello, 


342  Processi  verbali 


Ordinario  di  Fisica  Teorica  all’Università  di  Salerno  ha  trattato  il  tema  «Il  problema 
della  struttura  negli  organismi  e  nella  società:  il  31  maggio  il  Prof.  Giovanni  Chieffi, 
Accademico  dei  Lincei,  ha  intrattenuto  l’uditorio  sull’appassionante  argomento  di 
«Prospettive  di  clonazione  sulla  specie  umana».  Entrambe  le  conferenze  verranno 
pubblicate  sul  «Bollettino  dell’annata  1985». 

Attività  fuori  sede.  Il  23  e  24  novembre  vedono  la  partecipazione  del  Presidente 
al  Convegno  di  Studio  su  la  Prevedibilità  dei  Terremoti  svoltosi  a  Benevento.  Il  5  e 
6  dicembre  il  Consigliere  e  Segretario  del  Sodalizio  prof.  T.  de  Cunzo,  partecipa  al 
convegno  Internazionale  sul  tema:  «Odissea  rifiuti:  prospettive  di  riequlibrio»  tenu¬ 
tosi  a  Venezia.  Il  5  dicembre  il  Presidente  partecipa  al  Convegno  di  Benevento  sul 
tema:  «Agriturismo  e  prospettive  nell’ambito  della  CEE».  A  tale  manifestazione 
interviene  con  ampia  relazione  il  nostro  socio  prof.  F.  Rossi,  geologo,  docente  alla 
Scuola  militare  e  della  libera  facoltà  di  Sciente  Turistiche. 

Consiglio  Direttivo.  Il  Consiglio  Direttivo  si  è  riunito  durante  l’anno  1985  nei 
seguenti  giorni:  12  febbraio ,  presentazione  per  l’approvazione,  prima  che  all’assem¬ 
blea  generale  del  bilancio  consuntivo  del  1984  e  di  quello  preventivo  per  il  1985. 
Vengono,  altresì,  esposti  alcuni  problemi  relativi  alla  funzionalità  della  Biblioteca 
sui  quali  si  delibera.  23  aprile :  vengono  suggerite  alcune  modifiche  da  apportare  allo 
Statuto  da  sottoporre  all’apposita  commissione  per  la  riforma.  25  giugno :  si  esami¬ 
nano  ancora  alcune  proposte  di  modifica  allo  Statuto  vigente  da  sottoporre  alla 
Commissione.  Si  delibera  sulla  proposta  di  ammissione  di  nuovi  Soci,  prima  della 
presentazione  all’assemblea  generale  per  la  definitiva  approvazione.  Si  delibera 
sull’utilizzo  del  contributo  straordinario  del  Ministero  per  i  Beni  Culturali  e 
Ambientali  in  attuazione  della  legge  219/81  per  le  zone  terremotate.  Il  Tesoriere  e  il 
Redattore  delle  pubblicazioni  prof.  S.  Piscopo  e  F.  Barattolo  riferiscono  sui  costi  di 
stampa  del  «Bollettino».  15  ottobre :  chiusura  del  ciclo  di  conferenze  e  proposte  per 
l’anno  accademico  1985/86.  Aggiornamento  dei  lavori  della  Commissione  per  la 
riforma  dello  Statuto.  Si  approva  la  stampa  del  «  Bollettino  »  su  carta  più  economica 
così  come  proposto  dalla  Ditta  Giannini.  Si  discute  su  di  un  lieve  ritocco  da  appor¬ 
tare  alla  quota  sociale,  rinviando  la  delibera  alla  successiva  seduta.  15  novembre : 
vengono  fatte  proposte  relative  all’elezione  del  nuovo  Consiglio  Direttivo  per  il 
biennio  1986/87.  Viene  esaminata  la  situazione  venuta  a  crearsi  alla  Biblioteca  per  il 
rientro  delle  due  unità  dirigenziali  alla  Biblioteca  Nazionale  per  il  completamento 
del  periodo  di  prova.  I  Consiglieri  prof.  T.  de  Cunzo  e  N.  Franciosa  prenderanno 
accordi  con  la  Direzione  della  Biblioteca  Nazionale  per  tentare  di  superare  la  messa 
in  crisi  della  funzionalità  della  Biblioteca.  Viene  deliberato  l’adeguamento  della 
quota  sociale  che  verrà  poi  approvato  dall’assemblea  generale  del  20  dicembre.  12 
dicembre:  viene  deliberato  sull’ammissione  di  nuovi  soci  da  sottoporre  all’assemblea 
generale  del  20  dicembre;  viene  approvata  salvo  la  disponibilità  del  bilancio  la 
stampa  del  catalogo  delle  pubblicazioni  periodiche.  Si  conferma  la  data  del  31/1/ 
1986  per  l’elezione  del  nuovo  Consiglio  Direttivo  per  il  biennio  1986/87  e  del  Colle¬ 
gio  dei  Revisori  dei  Conti  per  il  1986.  Viene  sollecitata  l’apposita  Commissione  a 
presentare  le  modifiche  dello  Statuto  da  sottoporre  per  l’approvazione  all’assemblea 
generale  e,  successivamente,  al  ministero.  La  stessa  Commissione  viene,  altresì, 
invitata  ad  accelerare  i  tempi  per  la  presentazione  all’Assemblea  delle  modifiche  al 
Regolamento. 


Processi  verbali  343 


Comitato  di  Redazione.  Si  è  riunito  più  volte,  redigendo  un  regolare  verbale  fir¬ 
mato  dal  Presidente  e  controfirmato  dal  Redattore  delle  pubblicazioni,  dott.  F. 
Barattolo.  Esso  si  è  occupato  della  stampa  del  «Bollettino»  dell’assegnazione  delle 
comunicazioni  scientifiche  ai  referees  (due  per  ogni  lavoro)  ed  alle  delibere  di  pub¬ 
blicazione  nel  Bollettino.  In  definitiva  si  è  portato  a  conclusione  il  26  gennaio  1985 
la  stampa  del  volume  XCII  (1983);  mentre  il  volume  XCIII  (1984)  ha  visto  la  luce 
nel  mese  di  dicembre  1985,  seguito  dal  volume  XCIV  (1985)  la  cui  stampa  si  pre¬ 
vede  possa  essere  ultimata  entro  il  prossimo  mese  di  giugno.  L’assemblea  all’unani¬ 
mità  approva  la  su  trascritta  relazione.  Il  Presidente  indi  invita  uno  dei  Revisori  dei 
conti,  Socio  però  assente  a  leggere  la  relazione,  pertanto  legge  la  relazione  della 
revisione  dei  Bilanci  consuntivo  1985  e  preventivo  1986,  il  Segretario  T.  de  Cunzo, 
che  cede  poi  la  parola  al  Tesoriere  prof.  Piscopo  che  illustra  ambedue  i  Bilanci.  L’as¬ 
semblea  approva  all’unanimità. 

Il  Presidente  indi  propone  all’assemblea  di  scegliere  i  componenti  del  Seggio 
per  l’elezione  del  Consiglio  Direttivo  uscente,  prevista  dall’Ordine  del  giorno:  si  sug¬ 
geriscono  i  nomi  di:  Schettino  Oreste  presidente,  e  Torrente  Maurizio  Maria  e 
Tomasino  Carlo  come  scrutatori.  L’assemblea  approva  all’unanimità  e  i  suddetti  soci 
si  insediano  immediatamente  per  dare  inizio  alle  operazioni  di  voto.  Terminate  le 
operazioni  elettorali,  si  procede  alla  lettura  del  verbale  redatto  dal  Seggio  per  le  ele¬ 
zioni  del  Consiglio  Direttivo,  che  farà  parte  integrante  del  verbale  della  seduta:  ver¬ 
bale  del  seggio:  31  gennaio  1986. 

Verbale  del  seggio  Elezione  del  Consiglio  Direttivo  1986/1987.  Costituzione  del 
seggio  elettorale:  Presidente  O.  Schettino,  Scrutatori  M.  Torrente  e  C.  Tomasino. 
Apertura  seggio  ore  17h30m.  Chisura  19h00m.  Votanti  diretti:  18,  votanti  con  delega 
22,  totale  n.  40.  Schede  bianche  nessuna:  schede  nulle:  nessuna;  Hanno  riportato 


voti: 


per  la  carica  di  Presidente: 
Napoletano  Aldo 
Schettino  Oreste 


39 

1 


per  la  carica  di  Vice  Presidente: 
Schettino  Oreste 
Caputo  Giuseppe 


39 

1 


per  la  carica  di  Segretario: 
de  Cunzo  Teresa 


40 


per  la  carica  di  vice  Segretario: 
Rossi  Fortunato 
Schiattarella  Marcello 


39 

1 


per  la  carica  di  Tesoriere: 
Piscopo  Eugenio 


40 


per  la  carica  di  Bibliotecario: 
Franciosa  Nicola 
D’Antonio  Costantino 
Cioffì  Salvatore 
Moncharmont  Ugo 


34 

4 

1 

1 


per  la  carica  di  Redattore  capo: 
Barattolo  Filippo 


40 


344  Processi  verbali 


per  la  carica  di  Consiglieri: 
Caputo  Giuseppe 
Battaglini  Pietro 
Corrado  Gennaro 
Torre  Mario 
Moncharmont  Ugo 
Schiattarella  Marcello 
Franco  Errico 
D’Antonio  Costantino 
Napoletano  Aldo 

Risultano  pertanto  eletti: 

Presidente: 

Vice-Presidente: 

Segretario: 

Vice-segretario: 

Tesoriere: 

Bibliotecario: 

Redattore: 

Consiglieri: 


del  che  è  verbale 

Presidente 
Schettino  Oreste 
Scrutatori 
Tomasino  Carlo 
Torrente  Maurizio 


39 

36 

35 

34 

6 

5 

3 

1 

1 


Napoletano  Aldo 
Schettino  Oreste 
de  Cunzo  Teresa 
Rossi  Fortunato 
Piscopo  Eugenio 
Franciosa  Nicola 
Barattolo  Filippo 
Caputo  Giuseppe 
Battaglini  Pietro 
Corrado  Gennaro 
Torre  Mario 


f.to  Oreste  Schettino 

f.to  Carlo  Tomasino 
f.to  Maurizio  Torrente 


data:  31  gennaio  1986. 

Le  operazioni  di  scrutinio  terminano  alle  ore  19.00  e  vengono  consegnati  i  ver¬ 
bali. 

Terminate  le  operazioni  del  seggio  la  seduta  viene  ripresa. 

Il  Presidente  proclama  eletti  i  componenti  del  nuovo  Consiglio  Direttivo. 
Esaurito  pertanto  l’ordine  del  giorno,  la  .seduta  è  tolta  alle  20h05m. 


Il  Segretario:  Teresa  de  Cunzo  II  Presidente:  Aldo  Napoletano 


Processo  verbale  dell’Assemblea  del  25  marzo  1986 

Il  giorno  25  marzo  1986  alle  ore  17.15  si  è  riunita  l’assemblea  della  Società  dei 
Naturalisti  in  Napoli.  Sono  presenti:  Napoletano  Aldo,  Maurizio  Maria  Torrente, 
Costantino  D’Antonio,  Massimo  Siani,  de  Cunzo,  Bravi,  Schiattarella,  Bosco,  Batta¬ 
glini,  Lucini  Carla,  Franciosa,  Vincenzo  Caputo. 


Processi  verbali  345 


Il  Presidente  chiede  al  Segretario  di  leggere  il  verbale  della  seduta  precedente 
che  viene  letto  approvato  e  sottoscritto. 

Il  Presidente  quindi  in  apertura  di  seduta  comunica  di  aver  inviato  al  Ministero 
dei  Beni  Culturali  e  Ambientali  lo  schema  del  Nuovo  statuto  che  dovrà  essere 
approvato  dall’assemblea  dei  Soci. 

Comunica  inoltre  l’avvenuto  acquisto  di  un  proiettore  per  diapositive  e  di  una 
lavagna  luminosa,  strumentazioni  essenziali  all’attività  del  nostro  sodalizio. 

Il  Presidente  informa  di  aver  dato  disposizione  perché  si  provveda  all’osser¬ 
vanza  della  legge  818/84  prevenzione  antincendi.  Il  Presidente  inoltre  informa  che  è 
in  corso  di  acquisto  anche  un  elaboratore  elettronico,  dell’acquisto  di  detto  compu¬ 
ter  è  stato  delegato  il  Redattore  del  nostro  Bollettino  dott.  Barattolo  che  ha  già  pre¬ 
sentato  in  Sede  di  Consiglio  Direttivo  vari  preventivi  di  spesa  con  relativi  requisiti 
dell’apparecchio  in  questione. 

Il  Presidente  informa  anche  che  quanto  prima  si  pubblicherà  il  Bando  di  Con¬ 
corso  a  Premi  di  incoraggiamento  a  giovani  laureati  che  la  nostra  Società  intende 
allestire. 

Si  passa  dunque  alle  comunicazioni  scientifiche: 

a)  il  prof.  Cavagnuolo  non  socio,  presentato  dai  soci  Battaglini  e  Caputo, 
espone  il  lavoro  suo  e  di  La  Forgia,  Putti,  Varano,  dal  titolo  «  Azione  del  Glucagone 
sull’interrenale  di  Podarcis  sìculo  Raf.»  interviene  Napoletano. 

b )  il  non  socio  Putti  presentato  da  Battaglini  e  Caputo,  soci,  espone  il  lavoro 
suo  e  di  La  Forgia,  Cavagnuolo,  Varano,  dal  titolo:  «Variazioni  della  glicemia  nella 
lucertola  Podarcis  sicula  Raf.  dopo  somministrazione  prolungata  di  glucagone», 
interviene  Napoletano. 

c )  D’Antonio  presenta  il  suo  lavoro  dal  titolo:  «Anfibi  e  Rettili  della  zona 
umida  dell’oasi  di  Variconi  (Foce  del  F.  Volturno)  Caserta.  I  Nota  preliminare  inter¬ 
vengono:  Franciosa,  Napoletano. 

Esaurito  l’ordine  del  giorno,  la  seduta  è  tolta  alle  18h20m. 

Il  Segretario:  Fortunato  Rossi  II  Presidente:  Aldo  Napoletano 


Il  giorno  8  aprile  1986  alle  ore  17,  nella  Sala  delle  adunanze  del  nostro  Sodali¬ 
zio,  nell’ambito  delle  attività  della  Società  previste  dallo  Statuto,  il  prof.  Amos  Nur 
docente  di  Geofisica  alla  Stanford  University  in  California,  ha  tenuto  un  seminario 
sui  terremoti,  invitato  dall’Osservatorio  Vesuviano  e  dal  nostro  Sodalizio. 

Il  seminario,  dal  titolo:  «Very  Large  Earthquakes  »;  ha  visto  un  folto  pubblico 
seguire  con  interesse  la  dotta  disquisizione  a  cui  sono  seguiti  diversi  quesiti  posti 
dal  pubblico. 

Il  giorno  9  aprile  1986  sempre  alle  ore  17  il  prof.  Amos  Nur  ha  tenuto  un’altra 
conferenza  dal  titolo:  «Mechanics  of  Aftershocks»;  anche  questa  volta  un  pubblico 
interessato  ha  seguito  la  disquisizione  ed  ha  posto  alla  fine  quesiti  a  cui  Nur  ha 
risposto. 


Il  Segretario:  Teresa  de  Cunzo 


Il  Presidente:  Aldo  Napoletano 


346  Processi  verbali 


Processo  verbale  dell’Assemblea  del  23  aprile  1986 

Il  giorno  23  aprile  1986  alle  16h45m  si  è  tenuta  in  tornata  straordinaria  l’assem- 
blea  della  Società  dei  Naturalisti  in  Napoli.  Sono  presenti:  Napoletano  Aldo,  Fran¬ 
ciosa,  Bravi,  D’Antonio,  Vega,  Caracciolo,  Capolongo,  Picariello,  Palmiero,  Mam¬ 
mella,  Ciotti,  Rossi,  Nazzaro,  Cioffi,  Caputo,  assente  Giustificato  il  Segretario  de 
Cunzo. 

Su  richiesta  del  Presidente,  il  vice-segretario  prof.  Rossi,  legge  il  verbale  della 
tornata  precedente  che  viene  approvato  all’unanimità  e  sottoscritto. 

Il  Presidente  in  apertura  di  seduta  informa  che  è  giunta  notizia  di  un  bando  di 
concorso  indetto  dalla  «Pro  Loco»  associazione  culturale  ricreativa,  per  ragguagli 
rivolgersi  alla  Segreteria  della  Società  dei  Naturalisti.  Si  passa  quindi  alle  comunica¬ 
zioni  scientifiche:  a)  il  socio  Caputo  Giuseppe,  presenta  con  il  socio  Capolongo  il 
lavoro  di  Vincenzo  Caputo.  A  De  Biase  ed  F.  Baldanza  dal  titolo:  «Note  sugli  anfibi 
e  Rettili  della  Valle  delle  Ferriere».  Intervengono  Franciosa,  Palumbo,  Nazzaro, 
Caputo,  Napoletano,  Capolongo,  Ricciardi,  b  )  Ricciardi  presenta  il  lavoro  scritto  con 
S.  A.  Aprile,  V.  La  Valva,  G.  Caputo,  dal  titolo:  «La  flora  del  Somma-Vesuvio». 
Intervengono  Capolongo  e  Napoletano;  c )  Mazzarella  presenta  il  lavoro  suo  e  di 
Ciotti,  dal  titolo:  «Il  ciclo  delle  macchie  solari  ed  il  clima  a  Napoli»,  intervengono 
Rossi,  Napoletano,  Palumbo.  Vengono  esaurite  le  voci  dell’ordine  del  giorno:  la 
seduta  è  tolta  alle  19h. 

Il  Segretario:  Teresa  de  Cunzo  II  Presidente:  Aldo  Napoletano 


Il  giorno  16  giugno  1986  alle  ore  17  nella  sala  delle  adunanze  del  nostro  sodali¬ 
zio,  nell’ambito  delle  attività  della  Società  previste  dallo  Statuto  il  prof.  George 
Nemethy,  della  Cornell  University,  docente  e  ricercatore  al  Becker  Laboratory  di 
Ithaca,  di  analisi  conformazionale  di  polipeptidi  ha  tenuto  un  seminario  dal  titolo: 
«Struttura  di  proteine»;  la  conferenza  è  stata  seguita  con  interesse  dal  folto  pub¬ 
blico  presente.  Sono  seguiti  quindi  interessanti  quesiti  posti  dai  presenti.  Al  relatore 
poi  è  stata  consegnata  medaglia  ricordo  della  Società  stessa  e  busta  con  annullo 
postale  eseguita  in  occasione  del  Centenario  del  nostro  stesso  sodalizio  caduto  nel 
1981. 

Il  Presidente  ringrazia  il  relatore  che  così  gentilmente  ha  accettato  l’invito  della 
nostra  Società. 

Si  conclude  alle  19h. 

Il  Segretario:  Teresa  de  Cunzo  II  Presidente:  Aldo  Napoletano 


Processo  verbale  dell’Assemblea  generale  del  27  giugno  1986 

Il  giorno  27  giugno  1986  alle  16h45m  si  è  riunita  in  Assemblea  Generale,  la 
Società  dei  Naturalisti  in  Napoli.  Sono  presenti:  Napoletano  Aldo,  Schiattarella, 
Bravi,  D’Antonio,  Torrente,  Capolongo,  Barbera,  Romano,  Guadagno,  de  Cunzo, 
Caputo,  Moncharmont,  Rapolla,  Palumbo,  Carrara,  Ciotti,  Borgstrom,  Mazzarella,  de 
Filippo,  Kalby,  Cimmino. 


Processi  verbali  347 


In  apertura  di  seduta  il  Presidente  invita  il  Segretario  a  leggere  il  verbale  della 
Seduta  precedente  che  viene  letto  approvato  all’unanimità  e  firmato. 

Si  passa  quindi  all’ammissione  di  nuovi  soci;  il  Presidente  comunica  che  sono 
pervenute  11  domande  che  sono  state  attentamente  esaminate  dal  Consiglio  Diret¬ 
tivo.  Il  Consiglio  Direttivo  ha  ritenuto  di  portare  in  assemblea  otto  domande,  poiché 
ha  deliberato  in  riunione  che  le  restanti  domande  non  sono  idonee  per  insufficienza 
di  documentazione. 

Pertanto  i  nominativi  proposti  sono  tutti  ammessi  quali  nuovi  soci  ed  essi  sono 
nell’ordine,  con  i  rispettivi  soci  presentatori: 

1)  Caputo  Vincenzo  presentato  da  Caputo  Giuseppe,  Capolongo, 

2)  Cuti  Ilo  Vincenzo  presentato  da  Napoletano  Aldo,  Battaglinì, 

3)  Lardone  Aldo  presentato  da  Napoletano  Aldo,  Franciosa, 

4)  Kalby  Mario  presentato  da  De  Filippo,  Caliendo, 

5)  Benedetti  Ettore  presentato  da  Vitagliano  Vincenzo,  Barone, 

6)  Descio  Palmisanì  Dolores  presentata  da  de  Cunzo,  Petrosino, 

7)  Cubellis  Elena  presentata  da  Corrado,  Berrino. 

8)  Castellano  Laura  presentata  da  Moncharmont,  de  Cunzo. 

Espletate  dunque  le  operazioni  di  voto,  all’unanimità  vengono  tutti  ammessi 
quali  nuovi  soci. 

Si  passa  alle  comunicazioni  scientifiche,  per  prima,  Cimmìno  Maria  Grazia  pre¬ 
senta  il  lavoro  suo  e  di  Carmela  Barbera  dal  titolo:  «  Segnalazione  della  presenza  di 
Microvertebrati  nel  riempimento  della  Grotta  del  Tufo  (Capri)»;  infine  Capolongo 
Cristiano,  presenta  la  nota  sua  e  di  Carrara,  Guadagno,  Rapo] la,  Roberti  dal  titolo: 
«Indagini  sismiche  a  rifrazione  nell’area  Flegrea  per  la  determinazione  dei  parametri 
elastici  dinamici  dei  principali  litotipi  Superficiali  »;  Guadagno  presenta  il  lavoro  suo 
e  di  Carrara,  Del  Lupo,  Nunziata,  Palmieri,  Rapolla,  Roberti,  Sinieco  dal  titolo: 
«Determinazione  dei  parametri  elastici  dinamici  in  laboratorio  sui  campioni  di  poz¬ 
zolane  e  tufi  flegrei»  interviene:  Napoletano;  De  Filippo  presenta  il  lavoro  suo  e  di 
Kalby  e  Caputo  Vincenzo  dal  titolo  «Rassegna  della  Fauna  dei  monti  Alburni»; 
Palombo  dice  la  nota  Sua  e  di  Ciotti,  Gargiulo,  Parcella  dal  titolo:  «Inquinamento 
atmosferico  e  marino  nel  Golfo  di  Napoli»,  interviene  Napoletano. 

Esaurito  l’ordine  del  giorno  si  chiude  l’assemblea  alle  19h30m. 

Il  Segretario:  Teresa  de  Cunzo  II  Presidente:  Alno  Napoletano 


Processo  verbale  della  tornata  ordinaria  del  28  novembre  1386 

Il  giorno  28  novembre  1986  alle  17h  si  è  riunita  in  tornata  ordinaria  l’assemblea 
della  Società  dei  Naturalisti  in  Napoli.  Sono  presenti:  Napoletano  Aldo,  Kalby,  De 
Filippo,  Schiattarella,  Bravi,  Kartori  Tina  Milone,  Caliendo,  Fraissinet,  Taddei, 
Alb  ertane,  Moncharmont  Zei  Maria,  Moncharmont  Ugo,  Cimmino,  de  Cunzo,  Scor- 
ziello,  Torrente. 

Il  Presidente  invita  il  segretario  a  leggere  il  verbale  della  seduta  precedente, 
verbale  che  viene  letto,  approvato  e  sottoscritto.  Il  Presidente  comunica  che,  per 


348  Processi  verbali 


concessione  dell  Direttore  della  Biblioteca  Nazionale  le  dottoresse  Calabrese  e  Gar- 
giulo  hanno  l’autorizzazione  a  venire  presso  il  nostro  sodalizio  per  sistemare  la 
biblioteca  e  per  continuare  l’ottimo  lavoro  intrapreso  durante  gli  anni  trascorsi  già 
presso  la  nostra  Società.  Comunica  inoltre  che  tra  gli  altri  volumi  è  pervenuto  il 
testo  di  Filippo  Bottazzi  su  «Leonardo  Scienziato»,  curato  da  Leonardo  Donatelli, 
Francesco  Ghisetti  e  Andrea  Russo. 

Si  passa  alle  comunicazioni  scientifiche: 

a)  Carrara,  Cristiano,  Guadagno,  Rapolla,  Roberti,  dal  titolo:  «Indagini  sis¬ 
miche  a  rifrazione  nell’area  flegrea  per  la  determinazione  dei  parametri  elastici  dina¬ 
mici  dei  principali  litotipi  superficiali  »,  la  nota  viene  soltanto  consegnata  al  segreta¬ 
rio  in  quanto  era  già  stata  presentata  e  discussa  nella  tornata  precedente  ma  appunto 
non  consegnata  a  tempo; 

b )  De  Filippo,  presenta  il  lavoro  suo  e  di  Siani  dal  titolo  «I  Sylviidae  (Cl. 
Aves)  sull’isola  di  Vivara:  modelli  di  migrazione  e  stabilità  di  flusso»;  interviene 
Napoletano; 

c)  Taddei  presenta  per  primo  il  lavoro  che  nell’ordine  è  indicato  alla  lettera 

d ),  suo  e  di  G.  Pinto  e  che,  a  richiesta,  dovrà  precedere  anche  in  sede  di  pubblica¬ 
zione  la  successiva  nota,  titolo:  «Evolution  of  toxic  effects  of  heavy  metals  on  uni¬ 
cellular  algae.  V.  analysis  of  thè  inhibition  manifesting  itself  with  an  increased  lag 
phase»;  intervengono  Benedetti,  Desio; 

d )  Albudano  presenta  il  lavoro  suo  e  di  Pinto  dal  titolo:  «The  action  of  heavy 
metals  on  thè  growth  of  three  acidophilic  algae»;  intervengono  Napoletano,  Taddei, 
Benedetti; 

e)  Caliendo  presenta  il  lavoro  suo  e  di  Milone  dal  titolo:  «Possibili  correla¬ 
zioni  durante  il  periodo  riproduttivo  tra  l’attività  enzimatica  dell’ipotalamo  e  il  tasso 
piasmatico  degli  androgeni  in  Perdix  perdix »; 

f)  Milone  presenta  il  lavoro  suo  e  di  Grotta  Del  Monaco,  dal  titolo:  «Gab¬ 
biani  svernanti  lungo  la  costa  campana»;  interviene  Napoletano; 

g)  Schiattarella  presenta  il  lavoro  suo  e  di  Bravi  dal  titolo:  «Segnalazioni  di 
livelli  ittiolitici  nei  Monti  Alburni  (Appennino  Campano)»,  interviene  Napoletano. 

Esaurito  l’ordine  del  giorno,  la  seduta  è  tolta  alle  ore  19h. 

Il  Segretario:  Teresa  de  Cunzo  II  Presidente:  Aldo  Napoletano 


Processo  verbale  dell’Assemblea  generale 
del  19  dicembre  1986 


Il  giorno  19  dicembre  1986  alle  ore  16h45m  si  è  riunita  in  Assemblea  Generale, 
la  Società  dei  Naturalisti  in  Napoli.  Sono  presenti  Napoletano  Aldo,  di  Cunzo,  Della 
Ragione,  Barattolo,  Bozza,  D’Antonio,  Schiattarella,  Cutolo,  Nazzaro,  Franciosa,  Lar¬ 
done,  Caputo,  Piscopo,  Cubellis,  Corrado. 

Su  richiesta  del  Presidente  il  segretario  legge  il  verbale  della  seduta  precedente 
che  viene  approvato  e  sottoscritto. 


Processi  verbali  349 


Si  passa  dunque  alla  votazione  dei  candidati  nuovi  soci:  sono  state  presentate 
sette  domande;  l’assemblea  vota  all’unanimità  per  l’ammissione  esprimendo  il  voto 
candidato  per  candidato,  e  per  tutti  i  candidati  risultano  quindi  ammessi.  Nell’or¬ 
dine  i  candidati,  con  relativi  nomi  dei  soci  presentatori  sono: 

1)  Carlone  Gennaro  presentato  da  Napoletano  Aldo,  Franciosa, 

2)  Colliani  Felice  presentato  da  Napoletano  Aldo,  Rossi  Fortunato 

3)  Cinquegrana  Emilia  presentata  da  de  Cunzo,  Zamparelli, 

4)  Esposito  Aiardo  Antonio  presentato  da  Napoletano  Aldo,  Battaglini, 

5)  Guzzetta  Giuseppe  presentato  da  de  Cunzo,  Zangarelli, 

6)  Schipa  Matilde  presentata  da  Napoletano,  de  Cunzo, 

7)  Santo  Antonio  presentato  da  Boni,  de  Cunzo. 

Il  Presidente  dichiara  i  sunnominati:  nuovi  soci. 

Si  passa  alla  votazione  per  l’elezione  di  un  Redattore  che  sostituisca  il  socio 
Barattolo  che  si  è  dimesso  dalla  stessa  carica.  Si  procede  dunque  alla  votazione  che 
risulta  così  suddivisa:  Cutillo  Vincenzo  con  n.  19  voti;  Mario  Milone  con  2  voti.  Gli 
scrutatori  controllano  le  schede;  gli  stessi,  D’Antonio  e  Schiattarella  consegnano  gli 
atti  al  Presidente.  Risulta  quindi  nuovo  redattore  il  prof.  Vincenzo  Cutillo.  Il  Presi¬ 
dente  lo  dichiara  eletto  come  Redattore,  componente  il  Consiglio  Direttivo.  Su  sug¬ 
gerimento  dell’Assemblea  poi  vengono  nominati  i  Revisori  dei  conti  nelle  persone 
di  Taddei  Roberto,  Lardone  Antonio. 

Il  Presidente  infine  dà  inizio  alla  proclamazione  dei  vincitori  dei  premi  di  inco¬ 
raggiamento  cui  al  bando  del  26-5-1986. 

Il  Presidente  presenta  ogni  vincitore  con  parole  di  encomio  e  di  augurio  e  con¬ 
segna  ad  ognuno  l’assegno  di  lire  500.000  (cinquecentomila).  Sono  premiati  diretta- 
mente  i  giovani:  1.  Santo  Antonio  che  ha  concorso  con  una  tesi  in  Geologia;  2.  Cin¬ 
quegrana  Rosa  Emilia,  con  tesi  in  Geologia  strutturale;  3.  Casadio  Francesca  tesi  in 
Botanica;  4.  Cesaro  Giampiero  con  tesi  in  Zoologia  quest’ultimo  non  è  intervenuto 
di  persona  ma  ha  delegato  il  padre  al  ritiro  del  premio. 

Esaurito  l’ordine  del  giorno  la  seduta  è  tolta  alle  19h. 


Il  Segretario:  Teresa  de  Cunzo 


Il  Presidente:  Aldo  Napoletano 


ELENCO  DEI  SOCI  AL  31  DICEMBRE  1986 

con  la  data  di  ammissione 


SOCI  BENEMERITI 


1)  3142-922 

2)  29-  4-923 

3)  2-  5-931 

4)  2-  5-931 

5)  20-  1-932 


Palombi  Arturo  -  Via  Carducci,  19  -  80121  Napoli. 

Torelli  Beatrice  -  Via  Bracciano,  2  -  00189  Roma. 

Mor-n>  lenti  Giuseppe  ~  Istituto  di  Genetica  -  Città  Universitaria  - 
00185  Roma. 

Parenzan  Pietro  -  Stazione  di  Biologia  Marina  -  73010  Porto  Cesa¬ 
reo  (Lecce). 

De  Lerma  Baldassarre  -  Dipartimento  di  Zoologia  delPUniversità  - 
Via  Mezzocannone,  8  -  80134  Napoli. 


1)  26-  2-971 

2)  2042-985 

3)  28-  6-985 

4)  28-  3-963 

5)  29-12-976 

6)  22-12-982 

7)  22-12-982 

8)  29-12-974 

9)  23-12-975 

10)  20-12-985 

11)  26-  7-975 

12)  22-12-982 

13)  7-  2-938 

14)  22-12-982 


SOCI  ORDINARI 

Abatino  Elio  -  C.R.R.  -  Centro  di  Microscopia  elettronica  LM.  - 
Piazza  Barsanti  e  Matteucci  -  80125  Napoli. 

Abbate  Rosario  -  Via  S.  Marco,  17  -  25055  Pisogne  (Brescia). 
Astolfi  Luisa  -  Piazza  Muzii,  11/c  -  80127  Napoli. 

Abignente  Enrico  -  Istituto  di  Chimica  Farmaceutica  delPUniver¬ 
sità  -  Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Accordi  Giovanni  -  Via  Grossi  Gondi,  46  -  00162  Roma. 
Albert  ano  Patriza  -  Via  Santa  Teresella  degli  Spagnuoli,  58  - 
80132  Napoli. 

Aliotta  Giovanni  -  Via  Stadera,  86  -  80143  Napoli. 

Amodeo  Giovanni  -  Via  Fava,  33  -  84014  Nocera  Inferiore  (SA). 
Anastasio  Antonio  -  Via  M.  Pisciceli!,  29  -  80128  Napoli. 
Amcarola  Vincenzo  -  II  Traversa  Domenico  Fontana,  1  -  Napoli. 
Ali  diloro  Filippo  -  Campo  Sperimentale  Contrada  «Bettina»  - 
89013  Gioia  Tauro  (RC). 

Andreozzi  Giuliana  -  Istituto  Policattedra  di  Anatomia  Sistema¬ 
tica  e  Comparata  -  Via  Delpino,  1  -  80137  Napoli. 

Antonucci  Achille  -  Via  Girolamo  Santacroce,  19/c  -  80129 
Napoli. 

Antonucci  Rosanna  -  Istituto  Policattedra  di  Anatomia  Sistema¬ 
tica  e  Comparata  -  Via.  Delpino,  1  -  80137  Napoli. 


352  Elenco  dei  soci 


15)  25-  6-976 

16)  30-  1-981 

17)  29-10-971 

18)  27-  6-980 

19)  21-12-984 

20)  30-  1-959 

21)  23-12-975 

22)  27-  6-980 

23)  25-  6-976 

24)  27-  3-964 

25)  27-  6-980 

26)  21-12-984 

27)  31-  5-968 

28)  28-  6-985 

29)  22-12-981 

30)  22-12-981 

31)  30-  1-959 

32)  30-11-973 

33)  21-12-984 

34)  31-  5-968 

35)  30-12-960 

36)  3-12-971 

37)  28-  2-969 

38)  28-  6-985 

39)  28-  6-985 

40)  26-  5-972 

41)  27-  6-980 

42)  27-  3-964 

43)  20-12-985 


Aprile  Francesco  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Arcamone  Nadia  -  Via  d’Ayala  Gomez,  6  -  80127  Napoli. 
Ariani  Antonio  -  Istituto  di  Zoologia  dell’Università  -  Via  Mezzo¬ 
cannone,  8  -  80134  Napoli. 

Ascione  Aniello  -  Via  S.  Michele,  76  -  80147  Ponticelli  (Napoli). 
Avallone  Del  Gaudio  Rita  -  Via  Liguria,  14  -  81022  Casagiove 
(Caserta). 

Badolato  Franco  -  Viale  Pantelleria,  13  -  00141  Roma. 
Balsamo  Giuseppe  -  Dipartimento  di  Biologia  Generale  e  Gene¬ 
tica  -  Via  Mezzocannone,  8  -  80134  Napoli. 

Barahona  Fernàndez  Enrique  -  Estación  Experimental  del  Zai- 
din  C.S.I.C.  -  Professor  Albareda,  1  -  Granada  (Spagna). 
Barattolo  Filippo  -  Istituto  di  Paleontologia  -  Largo  S.  Marcel¬ 
lino,  10  -  80138  Napoli. 

Barbera  Carmela  -  Istituto  di  Paleontologia  dell’Università  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Barone  Guido  -  Via  Gemito,  70  -  80128  Napoli. 

Barra  Diana  -  Via  Croce  Rossa,  21  -  80131  Napoli. 
Battaglini  Pietro  -  Dipartimento  di  Zoologia  dell’Università  -  Via 
Mezzocannone,  8  -  80134  Napoli. 

Beneduce  Paolo  -  Via  Cavour,  100  -  80040  Pollenatrocchia  (Na¬ 
poli). 

Berrino  Giovanna  -  Via  Plinio  il  Vecchio,  75  -  80053  Castellam¬ 
mare  di  Stabia  (Napoli). 

Billwiller  Arnoldo  -  Via  Lucchese,  183  -  Masotti  -  51030  Serra- 
valle  Pistoiese  (Pistoia). 

Boisio  Maria  Luisa  -  Distacco  Piazza  Marsala,  3/6  -  16122  Genova. 
Bolognese  Bianca  -  Via  Posillipo,  47/A  -  80123  Napoli. 
Bonaduce  Gioacchino  -  Via  Nevio,  102/A  -  80122  Napoli. 
Bonardi  Glauco  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Bonasia  Vito  -  Dipartimento  di  Geofisica  e  Vulcanologia  -  Largo 
S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Boni  Maria  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S.  Mar¬ 
cellino,  10  -  80138  Napoli. 

Borgia  Giulio  Cesare  -  Via  Luigi  Guercio,  145  -  84100  Salerno. 
Borgstròm  Sven  -  Via  T.  Tasso,  601  -  80137  Napoli. 

Bosco  Salvatore  -  Via  Michelangelo  Testa,  8  -  84100  Salerno. 
Botte  Virgilio  -  Istituto  di  Zoologia  dell’Università  -  Via  Mezzo¬ 
cannone,  8  -  80134  Napoli. 

Boza  Lopez  Julio  -  Estación  Experimental  del  Zaidin  C.S.I.C.  - 
Professor  Albareda,  1  -  Granada  (Spagna). 

Brancaccio  Ludovico  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Bravi  Sergio  -  C/o  Vega  Loredana  -  I  Traversa  Via  Croce  di 
Piperno,  8  -  80126  Napoli. 


Elenco  dei  soci  353 


44)  21-12-979 

45)  23-12-975 

46)  23-12-975 

47)  30-  1-981 

48)  21-12-983 

49)  21-12-983 

50)  31-  3-972 

51)  28-12-951 

52)  29-10-971 

53)  22-12-982 

54)  27-  4-973 

55)  30-12-962 

56)  21-12-979 

57)  27-  3-964 

58)  29-10-971 

59)  21-12-983 

60)  22-12-982 

61)  31-  5-968 

62)  28-12-940 

63)  23-12-975 

64)  24-  6-977 

65)  3-12-971 

66)  22-12-981 

67)  28-12-969 

68)  21-12-984 

69)  23-12-975 

70)  23-12-975 

71)  29-10-971 

72)  26-  5-972 

73)  27-  1-978 

74)  20-12-985 

75)  21-12-984 

76)  31-  5-968 


Buccino  Gerardo  -  Via  C.  Rossi,  13  -  84043  Agropoli  (Salerno). 
Budetta  Paolo  -  Via  Matierno,  5/A  -  Parco  Aurora  -  84100 
Salerno. 

Cagliozzi  Anna  -  Via  D.  De  Dominicis,  8  -  Pai.  10  -  80128  Napoli. 
Caliendo  Maria  Filomena  -  Istituto  di  Zoologia  dell’Università  - 
Via  Mezzocannone,  8  -  80134  Napoli. 

Calzada  Badia  Sebastian  -  Museo  y  Laboratorio  de  Geologia  del 
Seminario  de  Barcelona  -  Disputacion,  231  -  Barcelona  7  (Spagna). 
Cancelliere  Amelia  -  Via  Marino  Cotronei,  47  -  80128  Napoli. 
Cannavale  Giuseppe  -  Via  Gaetano  Quagliariello,  6  -  84110 
Salerno. 

Capaldo  Pasquale  -  Via  C.  Cattaneo,  26  -  80128  Napoli. 
Capasso  Giuseppe  -  Via  S.  Eustacchio,  51  -  84100  Salerno. 
Capasso  Leonilda  -  Via  Giacinto  Gigante,  204  -  80128  Napoli. 
Capolongo  Domenico  -  Via  Roma,  8  -  80030  Roccarainola 
(Napoli). 

Capone  Antonio  -  Via  Cilea,  136  -  80127  Napoli. 

Cappello  Brunella  -  Istituto  di  Chimica  Farmaceutica  e  Tossicolo¬ 
gica  -  Via  Leopoldo  Rodino,  22  -  80134  Napoli. 

Caputo  Giuseppe  -  Dipartimento  di  Biologia  Vegetale  -  Via  Foria, 
223  -  80139  Napoli. 

Carannante  Gabriele  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Carati  Mariano  -  Via  S.  Stefano,  37  -  80127  Napoli. 

Carrano  Perrone  Alma  -  Via  Petrarca,  47/B  -  80122  Napoli. 
Carrara  Eugenio  -  Dipartimento  di  Geofìsica  e  Vulcanologia  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Casertano  Lorenzo  -  Dipartimento  di  Geofìsica  e  Vulcanologia  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Castaldo  Chiara  -  Via  Ugo  Niutta,  22  -  80128  Napoli. 
Castellano  Corniello  Giovanna  -  Via  Balducci,  10  -  81100 
Caserta. 

Catalano  Raimondo  -  Istituto  di  Geologia  -  Corso  Tukòry,  131  - 
90134  Palermo. 

Catalano  Virgilio  -  C.so  Vitt.  Emanuele,  539  -  80135  Napoli. 
Catenacci  Vincenzo  -  Via  A.  Regolo,  12/d  -  00192  Roma. 
Cavalieri  Angelina  -  Corso  Nuovo,  4  -  81036  S.  Cipriano  Picen- 
tino  (Caserta). 

Ceccoli  Annamaria  -  Via  Piscicelli,  29  -  80128  Napoli. 

Celico  Pietro  -  Piazza  Pilastri,  17  -  80125  Napoli. 

Chieffi  Giovanni  -  Istituto  di  Zoologia  dell’Università  -  Via  Mez¬ 
zocannone,  8  -  80134  Napoli. 

Ciardiello  Valle  Anna  Maria  -  Via  Caldieri,  147  -  80128  Napoli. 
Cimino  Antonio  -  Via  Mariano  Stabile,  110  -  90139  Palermo. 
Cimmino  Maria  Grazia  -  Via  Nazionale,  46  -  80146  Napoli. 
Cioffi  Salvatore  -  Viale  Tiliano,  14  -  80055  Portici  (Napoli). 
Cippitelli  Giuseppe  -  Via  Iannozzi,  38  -  20097  S.  Donato  Mila¬ 
nese  (Milano). 


354 


Elenco  dei  soci 


77)  21-  5-968 

78)  24-  6-977 

79)  28-  2-969 

80)  28-12-949 

81)  28-  3-963 

82)  20-12-985 

83)  26-  1-949 

84)  29-10-971 

85)  21-12-983 

86)  21-12-984 

87)  30-  1-959 

88)  27-  6-973 

89)  29-12-961 

90)  31-  5-968 

91)  30-  1-959 

92)  21-12-984 

93)  30-  1-959 

94)  3-12-971 

95)  22-12-981 

96)  22-12-981 

97)  21-12-984 

98)  22-12-981 

99)  31-  5-968 

100)  29-11-974 

101)  31-  5-968 

102)  28-  6-975 

103)  26-  2-971 

104)  25-  6-976 

105)  26-  6-976 

106)  27-  3-964 

107)  20-12-960 

108)  21-12-979 


Cocco  Ennio  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S.  Mar¬ 
cellino,  10  -  80138  Napoli. 

Corniello  Alfonso  -  Istituto  di  Geologia  Applicata  -  Facoltà  di 
Ingegneria  -  Piazzale  Tecchio  -  80125  Napoli. 

Corrado  Gennaro  -  Dipartimento  di  Geofìsica  e  Vulcanologia  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Cotecchia  Vincenzo  -  Istituto  di  Geologia  Applicata  -  Via  Re 
David,  200  -  70125  Bari. 

Crescenti  Uberto  -  Via  Gioberti,  44  -  65100  Pescara. 
Crovato  Paolo  -  Via  S.  Liborio,  1  -  80134  Napoli. 

Cucuzza  Silvestri  Salvatore  -  Casella  Postale  345  -  95100  Catania. 
Damiani  Alfonso  Vittorio  -  Lungotevere  Mellini,  30  -  00193  Roma. 
d’Amore  Concetta  -  Piazza  Cavour,  19  -  80137  Napoli. 
D’Antonio  Costantino  -  Via  Aniello  Falcone,  386/B  -  80127 
Napoli. 

D’Argenio  Bruno  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Dazzaro  Luigi  -  Dipartimento  di  Geologia  e  Geofìsica  -  Palazzo 
Ateneo  -  Via  Nicolai,  2  -  70121  Bari. 

De  Castro  Piero  -  Istituto  di  Paleontologia  dell’Università  -  Largo 
S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

De  Castro  Coppa  Maria  Grazia  -  Istituto  di  Paleontologia  del¬ 
l’Università  -  Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

De  Cunzo  Teresa  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

De  Filippo  Gabriele  -  Dipartimento  di  Zoologia  -  Via  Mezzocan¬ 
none,  8  -  80134  Napoli. 

De  Leo  Teodoro  -  Dipartimento  di  Fisiologia  Generale  ed 
Ambientale  -  Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Delfino  Vincenza  -  Via  Pietro  Castellino,  88  -  80131  Napoli. 
Del  Gaudio  Silvana  -  Via  Giuseppe  Orsi,  50  -  80128  Napoli. 
Della  Ragione  Salvatore  -  Via  Cenilo,  57  -  80070  Bacoli  (Napoli). 
del  Re  Maria  Carmela  -  Via  Bisignano,  24  -  80121  Napoli. 
Del  Rio  Antonio  -  Via  Floriano  del  Secolo,  4  -  80125  Napoli. 
De  Medici  Giovanni  Battista  -  Via  Beisito,  13  -  80123  Napoli. 
De  Miranda  Renato  -  Via  Chiatamone,  60/B  -  80121  Napoli. 
De  Riso  Roberto  -  Istituto  di  Geologia  Applicata  -  Piazzale  Tec¬ 
chio  -  80125  Napoli. 

D’Errico  Francesco  Paolo  -  Istituto  di  Entomologia  Agraria  - 
Facoltà  di  Agraria  dell’Università  -  80055  Portici  (Napoli). 

De  Simone  Bruno  -  Parco  Comola  Ricci,  120/c  -  80122  Napoli. 
De  Simone  Francesco  -  Cattedra  di  Fitofarmacia  -  Facoltà  di  Far¬ 
macia  -  Via  L.  Rodino,  22  -  80138  Napoli. 

Di  Benga  Felice  -  Via  Nicola  Stame,  185  -  00128  Roma. 

De  Girolamo  Pio  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Via  Mez¬ 
zocannone,  8  -  80134  Napoli. 

Di  Leo  Lucia  -  Via  Lepanto,  21  -  80125  Napoli. 

Di  Luise  Giancarlo  -  Via  Iacopo  Palma,  15  -  20146  Milano. 


Elenco  dei  soci  355 


109)  27-  6-915 

110)  22-12-981 

111)  21-12-983 

112)  20-12-974 

113)  29-10-971 

114)  28-  1-972 

115)  27-  4-973 

116)  26-  5-972 

117)  22-12-981 

118)  21-12-979 

119)  21-12-983 

120)  28-  2-969 

121)  27-  6-980 


122)  30-  1-981 

123)  21-12-979 

124)  30-  1-981 

125)  29-10-971 

126)  26-  6-976 

127)  27-  6-980 

128)  29-12-961 

129)  21-12-979 

130)  24-  6-977 

131)  21-  5-968 

132)  28-  2-969 

133)  18-12-959 

134)  22-12-981 

135)  23-12-975 

136)  3-10-971 

137)  22-12-982 


Di  Maio  Ferdinando  -  Via  G.  Poli,  70  -  80055  Portici  (Napoli). 
Di  Matteo  Loredana  -  Via  Consalvo,  138  -  80126  Napoli. 

Di  Muro  Antonio  -  Via  Lucania,  15  -  04100  Latina. 

Dini  Antonio  -  Istituto  di  Chimica  Farmaceutica  e  Tossicologica  - 
Via  Leopoldo  Rodino,  22  -  80134  Napoli. 

Di  Nocera  Silvio  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Dipartimento  di  Geologia  e  Geofisica  -  Palazzo  Ateneo  -  70121 
Bari. 

Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Via  Trentino,  51  -  09100 

Cagliari. 

Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S.  Marcellino,  10  - 
80138  Napoli. 

Di  Stefano  Piero  -  Istituto  di  Geologia  -  Corso  Tukòry,  131  - 
90134  Palermo. 

Diurno  Maria  Vittoria  -  Istituto  di  Chimica  Farmaceutica  e  Tossi¬ 
cologica  -  Via  Leopoldo  Rodino,  22  -  80134  Napoli. 

Esposito  Maria  Cristina  -  Via  A.  de  Gasperi,  33  -  80133  Na¬ 
poli. 

Fantetti  Vincenzo  -  Via  Napoli,  107  -  71016  S.  Severo  (Foggia). 
Fenoll  Hach-Ali  Purificación  -  Departamento  de  Cristalografìa  y 
Mineralogia  -  Facultad  de  Ciencias  -  Universidad  de  Granada 
(Spagna). 

Ferrara  Lydia  -  Istituto  di  Chimica  Farmaceutica  e  Tossicologica 
dell’Università  -  Via  Leopoldo  Rodino,  22  -  80134  Napoli. 
Ferreri  Vittoria  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Ferro  Raffaele  -  Via  Diano,  27  -  80078  Pozzuoli  (Napoli). 
Fimiani  Pellegrino  -  Istituto  di  Entomologia  agraria  -  Facoltà  di 
Agraria  -  80055  Portici  (Napoli). 

Finamore  Ester  -  Via  Posillipo,  239  -  80123  Napoli. 

Fiorito  Graziano  -  Viale  Michelangelo,  39  -  80128  Napoli. 
Fondi  Mario  -  Via  Nevio,  78  -  80122  Napoli. 

Forgione  Pasquale  -  Istituto  di  Chimica  Farmaceutica  e  Tossico- 
logica  -  Via  Leopoldo  Rodino,  22  -  80134  Napoli. 

Forlani  Marcello  -  Via  Libertà,  218/bis  -  80055  Portici  (Napoli). 
Foti  Lidia  -  Dipartimento  di  Fisiologia  Generale  ed  Ambientale  - 
Via  Mezzocannone,  8  -  80134  Napoli. 

Franciosa  Nicola  -  Traversa  Ponticelli,  24  -  80147  Napoli. 
Franco  Enrico  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Via  Mezzo¬ 
cannone,  8  -  80134  Napoli. 

Frassinet  Maurizio  -  Via  Recanati,  51  -  80046  S.  Giorgio  a  Cre¬ 
mano  (Napoli). 

Galassi  Leone  -  Istituto  di  Zoologia  dell’Università  -  Via  Mezzo¬ 
cannone,  8  -  80134  Napoli. 

Galiano  Giovanni  -  Via  Vanvitelli,  53  -  82100  Benevento. 
Gargiulo  Giuliana  -  Istituto  Policattedra  di  Anatomia  Sistematica 
e  Comparata  -  Via  Delpino,  1  -  80137  Napoli. 


356  Elenco  dei  soci 


138) 

139) 

140) 

141) 

142) 

143) 

144) 

145) 

146) 

147) 

148) 

149) 

150) 

151) 

152) 

153) 

154) 

155) 

156) 

157) 

158) 

159) 

160) 
161) 

162) 

163) 

164) 

165) 

166) 

167) 

168) 

169) 

170) 


22-12-981  Giglio  Francesca  -  Vico  Miracoli,  16  -  80137  Napoli. 

15-12-978  Gioffrè  Domenico  -  Via  Ricasoli,  46  -  89016  Rizziconi  (RC). 
21-12-984  Grasso  Egidio  -  Via  Lapronia,  4  -  83031  Ariano  Irpino  (AV). 
15-12-978  Guadagno  Francesco  Maria  -  Dipartimento  di  Geofisica  e  Vulca¬ 
nologia  -  Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

31-  3-972  Guglielmotti  Eugenio  -  Via  G.  Seripando,  14  -  84100  Salerno. 

26-  2-971  Gustato  Gerardo  -  Istituto  di  Zoologia  delfUniversità  -  Via  Mez¬ 

zocannone,  8  -  80134  Napoli. 

21-  5-968  Honsell  Edmondo  -  Istituto  di  Botanica  -  Via  Valerino  -  34100 
Trieste. 

27-  6-980  Huertas  Garcia  Francisco  -  Estación  Experimental  del  Zaidin  - 

C.S.I.C.  -  Professor  Albareda,  1  -  Granada  (Spagna). 

31-  3-972  Ioni  Lamberto  -  Via  Luca  Giordano,  6  -  80127  Napoli. 

21- 12-983  Istituto  di  Geologia,  Paleontologia  e  Geografìa  fìsica  -  Via  dei 

verdi,  75  -  98100  Messina. 

26-  1-973  Istituto  di  Paleontologia  delfUniversità  -  Largo  S.  Marcellino,  10  - 

80138  Napoli. 

30-  1-981  Istituto  di  Scienze  della  Terra  -  Viale  Ungheria,  43  -  33100  Udine. 
6-  2-939  Jovene  Francesco  -  Via  Acquedotto,  165  -  80070  Ischia  (Na¬ 
poli). 

14-  6-945  La  Greca  Marcello  -  Dipartimento  di  Biologia  animale  delfUni¬ 

versità  -  Via  Androne,  81  -  95124  Catania. 

30-  1-981  Lambiase  Salvatore  -  Via  S.  Vito  -  Pai.  Azzurro  -  85050  Tito  (PZ). 

28-  2-969  Lapegna  Tavernier  Amalia  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra 

-  Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

29- 10-971  La  Rotonda  Maria  Immacolata  -  Corso  Garibaldi,  129  -  80055 

Portici  (Napoli). 

27-  6-973  Laureti  Lamberto  -  Viale  Mudilo,  21  -  20149  Milano. 
29-10-971  Lavorato  Giovanni  -  Via  S.  Matteo,  5  -  84090  Montecorvino 

Pugliano  (SA). 

15- 12-978  Lazzari  Silvestro  -  Via  Mantova,  79  -  85100  Potenza. 
20-12-985  Lenzi  Giuseppe  -  Via  Flavia,  12  -  00062  Bracciano  (Roma). 

22- 12-981  Leuci  Giuseppe  -  Via  Vittorio  Emanuele  III,  13  -  72026  S.  Pancra¬ 

zio  Salentino  (BR). 

31-  3-972  Liguori  Vincenzo  -  Via  Scordia,  5  -  90147  Tommaso  Natale  (PA). 
27-  6-980  Linares  Gonzales  José  -  Estación  Experimental  del  Zaidin 

C.S.I.C.  -  Profesor  Albareda,  1  -  Granada  (Spagna). 

27-  6-980  Lopez  Aguayo  Francisco  -  Departamento  de  Geologia  y  Geoquì- 
mica  -  Facultad  de  Ciencias  -  Universidad  de  Valladolid  (Spagna). 
22-12-981  Lopez  George  Julio  -  Via  Puente  verde,  2  -  Granada  (Spagna). 
22-12-984  Lucini  Carla  -  Massimo  Stanzione,  18  -  80129  Napoli. 

26-  5-971  Lucini  Paolo  -  Via  Cammarano,  19  -  80129  Napoli. 

22-12-981  Luraschi  Elena  -  Via  Tasso,  480  -  Parco  Materazzo,  80123  - 
Napoli. 

22-  2-963  Maccagno  Angiola  Maria  -  Piazza  Zama,  19  -  00183  Roma. 

26-  4-974  Maglione  Costantino  -  Via  Cilea,  280  -  80127  Napoli. 

27-  1-956  Mancini  Fiorenzo  -  Via  Gino  Capponi,  18  -  50121  Firenze. 
25-  6-976  Manzo  Sergio  -  Via  Terracina,  368  -  80125  Napoli. 


Elenco  dei  soci  357 


171)  20-12-985 

172)  23-12-975 

173)  21-12-984 

174)  28-  6-985 

175)  30-11-973 

176)  30-  1-981 


177)  22-12-981 

178)  29-10-971 

179)  31-  3-972 

180)  22-12-981 

181)  29-10-971 

182)  28-12-949 

183)  27-  1-978 

184)  27-  1-978 

185)  7-  2-938 

186)  27-11-947 

187)  30-12-960 

188)  21-12-983 

189)  26-  6-976 


190)  21-12-83) 

191)  30-  1-981 

192)  27-  1-978 

193)  31-  5-968 

194)  27-11-947 

195)  21-12-984 

196)  22-12-982 

197)  24-  6-977 

198)  26-  1-949 

199)  25-  6-976 


Maresca  Maria  -  Via  Bagnulo,  71  -  80063  Piano  di  Sorrento  (NA). 
Marmo  Francesco  -  Dipartimento  di  Biologia  Generale  e  Genetica 
-  Via  Mezzocannone,  8  -  80134  Napoli. 

Marturano  Aldo  -  Via  Fusaro,  54  -  80070  Bacoli  (NA). 
Mastrolorenzo  Giuseppe  -  Via  C.  Rosaroll,  15  -  80139  Napoli. 
Matteucig  Giorgio  -  Dipartimento  di  Zoologia  dell’Università  - 
Facoltà  di  Scienze  -  Via  Mezzocannone,  8  -  80134  Napoli. 
Mazza  Cereti  Maria  Teresa  -  Istituto  di  Chimica  Farmaceutica  e 
Tossicologia  dell’Università  -  Via  Leopoldo  Rodino,  22  -  80134 
Napoli. 

Mazzarella  Adriano  -  Via  Petrarca,  119  -  80122  Napoli. 
Merenda  Luigi  -  C.N.R.  -  IRPI  -  87030  Castiglione  Scalo 
(Cosenza). 

Meucci  Nardella  Anna  Maria  -  Via  Domenico  Fontana,  95  - 
80128  Napoli. 

Mezzacapo  Vincenzo  -  Via  G.B.  Novelli,  34  -  81025  Marcianise 
(CE). 

Micieli  De  Biase  Leandro  -  Istituto  di  Entomologia  Agraria  - 
Facoltà  di  Agraria  -  80055  Portici  (Napoli). 

Migliorini  Elio  -  Via  Vitelleschi,  26  -  00193  Roma. 

Milito  Pagliara  Severina  -  Via  Principati,  39  -  80100  Napoli. 
Milone  Mario  -  Istituto  di  Zoologia  dell’Università  -  Facoltà  di 
Scienze  -  Via  Mezzocannone,  8  -  80134  Napoli. 

Moncharmont  Ugo  -  Via  A.  Falcone,  88  -  80127  Napoli. 
Moncharmont  Zei  Maria  -  Istituto  di  Paleontologia  dell’Univer¬ 
sità  -  Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Montagna  Raffaele  -  Via  Domenico  Cimarosa,  2/A  -  80127 
Napoli. 

Montella  Maria  -  Via  Ugo  Palermo,  5  -  80128  Napoli. 
Morrica  Schirru  Patrizia  -  Istituto  di  Chimica  Farmaceutica  e 
Tossicologica  dell’Università  -  Via  Leopoldo  Rodino,  22  -  80134 
Napoli. 

Musacchio  Aldo  -  Via  Farnete,  4  -  87050  Mangone  (CS). 
Mustacchi  Silvia  -  Via  Mariano  d’Ayala,  6  -  80121  Napoli. 
Muzzo  Carlo  -  Via  Galatina  P.  Anfiteatro,  E/8  -  81055  S.  Maria 
Capua  Vetere  (Caserta). 

Napoleone  Giovanni  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Via 
La  Pira,  4  -  50121  Firenze. 

Napoletano  Aldo  -  Via  Rodolfo  Falvo,  20  -  80127  Napoli. 
Napoletano  Anastasio  -  Via  Pratelle  -  81010  Raviscanina  (CE). 
Nazzaro  Antonio  -  Osservatorio  Vesuviano  -  80056  Ercolano 
(Napoli). 

Nicoletti  Pier  Giorgio  -  Via  S.  Maria  Capua  Vetere,  26  -  81043 
Capua  (CE). 

Nicotera  Pasquale  -  Istituto  di  Geologia  Applicata  -  Facoltà  di 
Ingegneria  -  Piazzale  Tecchio  -  80125  Napoli. 

Nicotina  Mariano  -  Istituto  di  Entomologia  Agraria  -  Facoltà  di 
Agraria  -  80055  Portici  (Napoli). 


358  Elenco  dei  soci 


200) 

201) 

202) 

203) 

204) 


205) 

206) 

207) 

208) 

209) 

210) 

211) 

212) 

213) 

214) 

215) 

216) 

217) 

218) 

219) 

220) 
221) 

222) 

223) 

224) 

225) 

226) 

227) 

228) 
229) 


27-  4-973  Nota  D’Elogio  Ernesto  -  Parco  Mergellina,  3  -  80122  Napoli. 
30-12-960  Oliveri  del  Castillo  Alessandro  -  Dipartimento  di  Geofisica  e 
Vulcanologia  -  Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

25-  6-976  Orio  Franco  -  Via  G.  Santoro,  14  -  84100  Salerno. 

27-11-947  Orrù  Antonietta  -  Via  Monte  Pollino,  2  -  Quartiere  Montesacro  - 
00141  Roma. 

27-  6-980  Ortega  Huertas  Miguel  -  Departamento  de  Cristalografia  y 

Mineralogia  -  Facultad  de  Ciencias  -  Universidad  de  Granada 
(Spagna). 

29- 10-971  Ortolani  Francesco  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo 

S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

30- 12-960  Pagella  Maria  Luisa  -  Via  Girolamo  Santacroce,  7  -  80129  Napoli. 
30-12-960  Palmentola  Giovanni  -  Dipartimento  di  Geologia  e  Geofisica  - 

Palazzo  Ateneo  -  70121  Bari. 

22-12-982  Palomo  Delgado  Inmaculata  -  Estación  Experimental  del  Zaidin 
C.S.I.C.  -  Profesor  Albareda,  1  -  Granada  (Spagna). 

29-  3-963  Palumbo  Antonino  -  Dipartimento  di  Geofisica  e  Vulcanologia  - 

Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

28-  2-969  Paoletti  Alfredo  -  Via  Puccini,  19/c  -  80127  Napoli. 

30- 12-960  Parenzan  Paolo  -  Via  Gabrieli,  13  -  70100  Bari. 

29- 10-971  Parisi  Giovanni  -  Istituto  di  Zoologia  dell’Università  -  Via  Mezzo¬ 

cannone,  8  -  80134  Napoli. 

24-  6-977  Pasquarella  Carmelo  -  Via  4  Orologi,  29/A  -  80056  Ercolano 
(Napoli). 

28-  6-985  Patella  Prof.  Domenico  -  Dipartimento  di  Geofìsica  e  Vulcanolo¬ 

gia  -  Largo  S.  Marcellino,  10  -  80136  Napoli. 

22-12-981  Pedata  Patrizia  -  Via  Nuova  S.  Rocco,  73  -  80131  Napoli. 
22-12-976  Pellecchia  Maria  -  Via  Francesco  Saverio  Correrà,  222  -  80135 
Napoli. 

27-12-957  Pericoli  Sergio  -  Via  del  Porto,  151  -  47033  Cattolica  (Forlì). 

29- 12-961  Pescatore  Tullio  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S. 

Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

31-  1-951  Pescione  Messina  Adelia  -  Via  Fleming,  89  -  00191  Roma. 

20- 12-985  Petrosino  Mariarosaria  -  Via  Vivaldi,  51  -  81100  Caserta. 

27-  6-980  Picariello  Orfeo  -  Istituto  di  Zoologia  dell’Università  -  Facoltà  di 
Scienze  -  Via  Mezzocannone,  8  -  80134  Napoli. 

29-10-971  Piciocchi  Alfonso  -  Parco  Comola  Ricci,  9  -  80122  Napoli. 

27-  4-973  Pierattini  Donatella  -  Dipartimento  di  Geofisica  e  Vulcanologia  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

29-10-971  Pinna  Eros  -  Dipartimene  di  Scienze  della  Terra  -  Via  S.  Maria,  53 
-  56100  Pisa. 

22-12-982  Pinto  Gabriele  -  Via  Nicolardi,  Parco  Arcadia,  5  -  80131  Napoli. 
18-12-959  Piscopo  Eugenio  -  Dipartimento  di  Chimica  Farmaceutica  e  Tossi¬ 
cologica  dell’Università  -  Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

21- 12-979  Placella  Bianca  -  Corso  Umberto,  35  -  80138  Napoli. 

22- 12-982  Pollio  Antonino  -  Via  Kerbaker,  86  -  80129  Napoli. 

27-  6-980  Pozzuoli  Antonio  -  Dipartimento  di  Geofisica  e  Vulcanologia  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 


Elenco  dei  soci  359 


230)  29-10-971 

231)  21-12-979 

232)  28-12-956 

233)  20-12-974 

234)  21-12-983 

235)  27-  3-964 

236)  31-  5-968 

237)  21-12-970 

238)  3-12-971 

239)  27-  3-964 

240)  27-  6-980 


241)  21-12-983 

242)  22-12-981 

243)  27-  6-975 

244)  15-12-978 

245)  27-11-947 

246)  22-12-981 

247)  30-  1-981 

248)  30-  1-981 

249)  29-10-971 

250)  21-12-983 

251)  27-  1-978 

252)  31-  5-968 

253)  3-12-971 

254)  28-  3-963 

255)  20-12-974 

256)  30-12-941 

257)  29-10-971 

258)  21-12-983 


Priore  Rosa  -  Istituto  di  Entomologia  agraria  -  Facoltà  di  Agraria  - 
80055  Portici  (Napoli). 

Pugliese  Pasquale  -  Istituto  di  Chimica  Farmaceutica  dell’Univer- 
sità  -  Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Quagliariello  Teresa  -  Dipartimento  di  Geofìsica  e  Vulcanologia 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Ramundo  Eliseo  -  Via  Cesare  Rosaroll,  174  -  80139  Napoli. 
Rapisardi  Luigi  -  Dipartimento  di  Geologia  e  Geofìsica  -  Via 
Nicolai,  2  -  70121  Bari. 

Rapolla  Antonio  -  Dipartimento  di  Geofisica  e  Vulcanologia  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Ricchetti  Giustino  -  Dipartimento  di  Geologia  e  Geofìsica  -  Via 
Nicolai,  2  -  70121  Bari. 

Righetti  Francesco  -  Istituto  di  Zootecnica  -  Via  F.  Delpino,  1  - 
80137  Napoli. 

Roda  Cesare  -  Istituto  di  Scienze  della  Terra  -  Viale  Ungheria,  43  - 
33100  Udine. 

Rodriguez  Antonio  -  Via  Pietro  Castellino,  179  -  80131  Napoli. 
Rodriguez  Gallego  Manuel  -  Departamento  de  Cristalografìa  y 
Mineralogia  -  Facultad  de  Ciencias  -  Universidad  de  Granada 
(Spagna). 

Romano  Claudio  -  Via  Sagrerà,  23  -  80129  Napoli. 

Rossi  Fortunato  -  Via  Montedonzelli,  48/b  -  80128  Napoli. 
Rosso  Andrea  -  Via  Ferrara,  14  -  81100  Caserta. 

Rotondo  Antonio  -  Istituto  di  Coltivazioni  Arboree  -  Facoltà  di 
Agraria  -  80055  Portici  (Napoli). 

Ruffo  Sandro  -  Museo  Civico  di  Storia  Naturale  -  Lungadige 
Porta  Vittoria,  9  -  37100  Verona. 

Russo  Antonio  -  Viale  Muratori,  225  -  41100  Modena. 

Russo  Giovanni  Fulvio  -  Laboratorio  di  Ecologia  -  Piazzetta  S. 
Pietro  -  80070  Ischia  Porto  (Napoli). 

Russo  Luigi  -  Via  Cilea,  171  -  80127  Napoli. 

Russo  Luigi  Filippo  -  Istituto  di  Entomologia  agraria  -  Facoltà  di 
Agraria  -  80055  Portici  (Napoli). 

Saccani  Luigi  -  Via  Pontano,  80  -  80122  Napoli. 

Salvati  Gerardo  -  Via  Pisa,  1  -  85100  Potenza. 

Sarpi  Ernesto  -  Via  S.  Aspreno,  13  -  80133  Napoli. 

Sartoni  Samuele  -  Istituto  di  Geologia  -  Via  Zamboni,  63-67  - 
40127  Bologna. 

Scandone  Paolo  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Via  S. 
Maria,  53  -  56100  Pisa. 

Scaramella  Domenico  -  Istituto  di  Entomologia  Agraria  -  Facoltà 
di  Agraria  -  80055  Portici  (Napoli). 

Scherillo  Antonio  -  Via  Stanzione,  18  -  80129  Napoli. 
Schettino  Oreste  -  Istituto  di  Chimica  Farmaceutica  dell’Univer¬ 
sità  -  Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Schiano  di  Zenise  Barbaro  Mariella  -  Via  S.  Strato,  25  -  80123 
Napoli. 


360  Elenco  dei  soci 


259)  21-12-984 

260)  30-11-973 

261)  27-  3-964 

262)  25-  6-967 

263)  15-12-978 

264)  31-  1-951 

265)  21-12-979 

266)  28-  3-963 

267)  28-  6-985 

268)  29-10-971 

269)  31-  1-951 

270)  30-12-960 

271)  26-  5-972 

272)  20-12-985 

273)  31-  5-968 

274)  27-  6-975 

275)  21-12-984 

276)  31-  5-968 

277)  31-  5-968 

278)  26-  3-942 

279)  22-12-981 

280)  22-12-981 

281)  21-12-984 

282)  31-  5-968 

283)  29-12-961 

284)  21-12-984 

285)  27-  1-978 

286)  19-10-971 


Schiattarella  Marcello  -  Via  Onofrio  Fragnito,  2  -  80131  Napoli. 
Scippacercola  Sergio  -  Centro  di  Calcolo  Elettronico  Interfacol¬ 
tà  -  Pad.  17  -  Mostra  d’Oltremare  -  80125  Napoli. 

Scorziello  Raffaele  -  Istituto  di  Paleontologia  dell’Università  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Senatore  Felice  -  Via  Balziro  -  Traversa  Bottiglieri,  17  -  84100 
Salerno. 

Serra  Virginia  -  Dipartimento  di  Biologia  Evolutiva  e  Comparata  - 
Via  Mezzocannone,  8  -  80134  Napoli. 

Sersale  Riccardo  -  Istituto  di  Chimica  Applicata  -  Facoltà  di  Inge¬ 
gneria  -  80125  Napoli. 

Sgarrella  Franca  -  Istituto  di  Paleontologia  -  Largo  S.  Marcel¬ 
lino,  10  -  80138  Napoli. 

Sgrosso  Italo  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Siani  Massimo  -  Via  B.  Avallone,  26  -  84013  Cava  dei  Tirreni 
(Salerno). 

Simone  Lucia  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Sinno  Renato  -  Via  Scudillo,  20  bis  -  80131  Napoli. 
Sorrentino  Pappalardo  Albina  -  Via  Bernardo  Clesio,  14  -  38100 
Trento. 

Speranza  Antonio  -  Via  Tommaso  Caravita,  29  -  80134  Napoli. 
Stamatopulos  Leonidas  -  Vracneica  Patrasso  -  25002  Grecia. 
Stanzione  Damiano  -  Via  Nicolardi  (Parco  Arcadia,  is.  5)  -  80131 
Napoli. 

Steri  Stefano  -  Dipartimento  di  Matematica  -  Via  Mezzocannone, 
8  -  80134  Napoli. 

Stigliano  Michele  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo 
S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Taddei  Roberto  -  Orto  Botanico  -  Via  Foria,  223  -  80139  Napoli. 
Taddei  Ruggiero  Emma  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Tarsia  in  Curia  Isabella  -  Corso  Umberto  I,  106  -  80138  Napoli. 
Tartaglione  Anna  Maria  -  Via  S.  Donato,  20  -  81020  Sala  di 
Caserta  (CE). 

Tartaglione  Elio  -  Via  G.  Santacroce,  3  -  80129  Napoli. 
Tomasino  Carlo  -  Via  Luigi  Transillo,  54/F  -  80125  Napoli. 
Torre  Mario  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S.  Mar¬ 
cellino,  10  -  80138  Napoli. 

Torre  Zamparelli  Valeria  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Torrente  Maurizio  Maria  -  Via  Livio  Andronico,  103  -  80126 
Napoli. 

Tramutoli  Mariano  -  Via  Caserma  Lucana,  23  -  85100  Potenza. 
Tremblay  Ermenegildo  -  Istituto  di  Entomologia  agraria  -  Facoltà 
di  Agraria  -  80055  Portici  (Napoli). 


Elenco  dei  soci  361 


287)  15-12-978 

288)  29-12-961 

289)  30-  1-981 

290)  21-12-984 

291)  25-  6-976 

292)  29-10-971 

293)  28-  6-985 

294)  21-12-979 

295)  27-  1-978 

296)  21-12-984 

297)  31-  3-972 

298)  30-12-960 

299)  25-  6-976 


Valentini  Giovanni  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Città 
Universitaria  -  Piazzale  Aldo  Moro,  1  -  00185  Roma. 

Vallario  Antonio  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo 
S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Varriale  Bruno  -  Istituto  di  Zoologia  dell’Università  -  Via  Mezzo¬ 
cannone,  8  -  80134  Napoli. 

Vecchione  Carlo  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Verniani  Franco  -  Via  Fossolo,  10  -  40138  Bologna. 

Viggiani  Gennaro  -  Istituto  di  Entomologia  agraria  -  Facoltà  di 
Agraria  -  80055  Portici  (Napoli). 

Viggiano  Giulio  -  Via  Icaro,  2  -  Scala  F  -  80072  Pozzuoli  (Napoli). 
Villanis  Gabriella  -  Via  Guglielmo  Sanfelice,  24  -  80134  Napoli. 
Villari  Anna  -  Via  Bausan,  36  -  80121  Napoli. 

Viola  Giuseppe  -  Viale  Moiano,  27  -  82011  Airola  (BN). 
Vitagliano  Paolo  Augusto  -  Via  S.  Giacomo  dei  Capri,  125  - 
Palazzo  Seca  -  80128  Napoli. 

Vitagliano  Vincenzo  -  Via  A.  Manzoni,  30  -  80123  Napoli. 
Zampino  Carlo  -  Via  Rotunno,  14  -  84100  Salerno. 


SOCI  AMMESSI  IL  27  GIUGNO  1986 


1)  Caputo  Vincenzo  -  Via  Macedonia,  11  -  80137  Napoli. 

2)  Cutillo  Vincenzo  -  Corso  Vittorio  Emanuele,  167/2A  Parco  Èva  -  80128  Napoli. 

3)  Lardone  Aldo  -  Via  Mezzocannone,  31  -  80134  Napoli. 

4)  Kalby  Mario  -  Viale  dei  Tigli,  22  -  84100  Salerno. 

5)  Benedetti  Ettore  -  Dipartimento  di  Chimica  -  Via  Mezzocannone,  4  -  80134 
Napoli. 

6)  Descio  Pamisani  Dolores  -  Viale  Lincoln  -  81100  Caserta. 

7)  Cubellis  Elena  -  Via  Roma,  39  -  81010  Baia  e  Latina  (CE). 

8)  Castellano  Laura  -  Dipartimento  di  Matematica  -  Via  Mezzocannone,  8  -  80134 
Napoli. 


SOCI  AMMESSI  IL  19/XII/986 

1)  Santo  Antonio  -  Via  Tagliamento,  49  -  83100  Avellino. 

2)  Schioppa  Matilde  -  Viale  Colli  Aminei,  16/G  -  80131  Napoli. 

3)  Guzzetta  Giuseppe  -  Dipartimento  di  Geofìsica  e  Vulcanologia. 

Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

4)  Esposito  Aiardo  Antonio  -  Via  S.  Pietro,  42  -  80026  Casoria  (Napoli). 

5)  Cinquegrana  Rosa  Emilia  -  Via  R.  Di  Sangro,  27  Napoli. 

6)  Colliani  Felice  -  Via  Scarlatti,  134  -  80127  Napoli. 

7)  Carlone  Gennaro  -  Via  A.  Catone,  21  -  86017  Sepino  (CB). 


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Elenco  dei  periodici  ricevuti  in  cambio  del  Bollettino 
della  Società  dei  Naturalisti 


1)  Accademie  e  biblioteche  d’Italia.  Roma. 

2)  Acta  Botanica  Fennica.  Helsinki. 

3)  Acta  Entomologica  Fennica.  Helsinki. 

4)  Acta  Entomologica  Musei  Nationalis  Pragae.  Praha. 

5)  Acta  Facultatis  rerum  naturalium  Universitatis  Comeniane.  Ser.  Anthropologia, 
Botanica,  Zoologia.  Bratislava. 

6)  Acta  Geologica  et  Geographica  Universitatis  Comenianae  Geologica.  Bratis¬ 
lava. 

7)  Acta  Palaentologica  Sinica.  Nanking. 

8)  Acta  Societatis  Botanicorum  Poloniae.  Warszawa. 

9)  Acta  Societatis  prò  fauna  et  flora  fennica.  Helsinki. 

10)  Acta  Zoologica  Fennica.  Helsinki. 

11)  Agricoltura.  Roma. 

12)  Agricoltura.  Ambiente.  Roma. 

13)  Agricoltura.  Ricerca.  Roma. 

14)  Almanacco  d’Italia.  Roma. 

15)  Ambio.  Stockholm. 

16)  Anales  del  Jardin  Botanico  de  Madrid.  Madrid. 

17)  Anales  de  Sociedad  Cientifica  Argentina,  Buenos  Aires. 

18)  Annalen  des  Naturhistorischen  Museum  in  Wien.  Wien. 

19)  Annales  Botanici  Fennici.  Helsinki. 

20)  Annales  Entomologici  Fennici.  Helsinki. 

21)  Annales  historico-naturales  Musei  Nationalis  Hungarici.  Budapest. 

22)  Annales  historiques  de  la  Révolution  franfaise.  Parigi. 

23)  Annales  Musei  Goulandris.  Kifissia  (Atene). 

24)  Annales  de  la  Société  Royale  Zoologique  de  Belgique.  Gent. 

25)  Annales  Universitatis  Mariae  Curie  Sklodowska.  Sectio  B:  geographia,  geologia, 
mineralogia  et  petrographia.  Sectio  C:  Biologia.  Lublin. 

26)  Annales  Zoologici  Fennici.  Helsinki. 

27)  Annali  della  Facoltà  di  Agraria.  Milano. 

28)  Annali  della  Facoltà  di  Scienze  Agrarie  dell’Università  degli  Studi  di  Napoli. 
Portici. 

29)  Annali  del  Museo  Civico  di  storia  naturale  «Giacomo  Doria ».  Genova. 

30)  Annals  of  thè  Missouri  Botanical  Garden.  St.  Louis. 

31)  Annuario  delle  Biblioteche  italiane.  Roma. 

32)  Annuario  dell’Istituto  e  Museo  di  Zoologia  dell’Università  di  Napoli.  Napoli. 

33)  Annuario  da  Sociedade  Broteriana.  Coimbra. 


364  Elenco  dei  periodici  ricevuti  in  cambio  del  Bollettino 


34)  Archiv  der  Freunde  der  Naturgeschichte  in  Mecklenburg.  Rostock. 

35)  Archivio  per  l’antropologia  e  la  etnologia.  Firenze. 

36)  Archivio  di  oceanografìa  e  limnologia.  Venezia. 

37)  Ateneo  veneto.  Venezia. 

38)  Atti  dell’ Accademia  Ligure  di  Scienze  e  Lettere.  Genova. 

39)  Atti  dell’Accademia  Pontaniana.  Napoli. 

40)  Atti  dell’Accademia  Properziana  del  Subasio.  Assisi. 

41)  Atti  dell’Accademia  di  Scienze  di  Ferrara.  Ferrara. 

42)  Atti  dell’Accademia  delle  Scienze  dell’Istituto  di  Bologna.  Rendiconti.  Classe  di 
scienze  fisiche.  Bologna. 

43)  Atti  della  R.  Accademia  delle  Scienze  di  Torino.  Atti  Generali  e  Verbali  delle 
Classi  riunite.  Torino. 

44)  Atti  del  Circolo  Culturale  G.  B.  Duns  Scoto.  Roccarainola. 

45)  Atti  dell’Istituto  di  Botanica  e  del  Laboratorio  Crittogamico  dell’Università  di 
Pavia.  Pavia. 

46)  Atti  e  memorie  dell’Accademia  di  agricoltura,  scienze  e  lettere.  Verona. 

47)  Atti  del  Museo  Civico  di  Storia  Naturale  di  Trieste.  Trieste. 

48)  Atti  della  Società  italiana  di  scienze  naturali  e  del  Museo  Civico  di  Storia  natu¬ 
rale  di  Milano.  Milano. 

49)  Atti  della  Società  dei  Naturalisti  e  Matematici.  Modena. 

50)  Atti  della  Società  Peloritana  di  Scienze  fìsiche  e  matematiche.  Messina. 

51)  Atti  della  Società  Toscana  di  Scienze  Naturali.  Pisa. 

52)  Biological  Bulletin.  Woods  Hole. 

53)  Biological  Review.  Cambridge. 

54)  Boletim  da  Sociedade  Broteriana.  Coimbra. 

55)  Bollettino  dell’Accademia  Gioenia  di  Scienze  Naturali.  Catania. 

56)  Bollettino  del  Gruppo  Grotte  Brescia  «Corrado  Allegretti».  Brescia. 

57)  Bollettino  dell’Istituto  di  Entomologia  dell’Università  degli  Studi  di  Bologna. 
Bologna. 

58)  Bollettino  del  Laboratorio  di  Entomologia  Agraria  «Filippo  Silvestri»  -  Portici. 

59)  Bollettino  dei  Musei  e  degli  Istituti  Biologici  dell’Università  di  Genova. 
Genova. 

60)  Bollettino  del  Museo  Civico  di  Storia  naturale  di  Venezia.  Venezia. 

61)  Bollettino  del  Museo  Civico  di  Storia  naturale  di  Verona.  Verona. 

62)  Bollettino  del  Servizio  Geologico  d’Italia.  Roma. 

63)  Bollettino  della  Società  Adriatica  di  Scienze.  Trieste. 

64)  Bollettino  della  Società  Entomologica  Italiana.  Genova. 

65)  Bollettino  della  Società  Geografica  Italiana.  Roma. 

66)  Bollettino  della  Società  Italiana  di  Biologia  sperimentale.  Napoli. 

67)  Bollettino  Società  Sarda  di  Scienze  Naturali.  Sassari. 

68)  Bollettino  di  zoologia  agraria  e  di  bachicoltura.  Milano. 

69)  Bulletin  de  l’Institut  de  Geologie  des  Bassins  d’Aquitaine.  Talence. 

70)  Bulletin  of  thè  British  Museum  (Naturai  Fhstory).  London. 

71)  Bulletin  of  thè  Entomological  Society  of  Egypt  (Economie  Series).  Cairo. 

72)  Bulletin  of  thè  Geological  Institutions  of  thè  University  of  Uppsala.  Uppsala. 

73)  Bulletin  de  l’Institut  Royal  des  Sciences  naturelles  de  Belgique.  Ser.  Biologie, 
Entomologie,  Sciences  de  la  Terre.  Bruxelles. 

74)  Bulletin  of  thè  Minerai  Research  and  Exploration  Institut  of  Turkey.  Ankara. 


Elenco  dei  periodici  ricevuti  in  cambio  del  Bollettino  365 


75)  Bulletin  of  Nanjing  Institute  of  Geology  and  Palaeontology.  Nanking. 

76)  Bulletin  de  la  Société  Entomologique  d’Egypte.  Cairo. 

77)  Bulletin  de  la  Societé  des  Sciences  naturelles  de  l’Ouest  de  la  France.  Nantes. 

78)  Ciencia  biologica.  Cgimbra. 

79)  Comunica?òes  dos  Services  Geologicos  de  Portogai.  Lisboa. 

80)  Coree  d’aujourd’hui,  la.  Pyongyang. 

81)  Corriere  UNESCO.  Roma. 

82)  D.A.  Difesa  ambientale.  Milano. 

83)  Decheniana.  Bonn. 

84)  Decheniana.  Beihefte.  Bonn. 

85)  Delpinoa.  Napoli. 

86)  Deutsche  Akademie  der  Naturforscher  Leopoldina.  Halle. 

87)  Doriana.  Genova. 

88)  Entomologische  Arbeiten  aus  dem  Museum  G.  Frey.  Tutzing. 

89)  EUS  -  Revista  Espanola  de  Entomologia. 

90)  Folia.  Musei  Historico-Naturalis  Bakonyensis.  Veszprem. 

91)  Fragmenta  Entomologica.  Roma. 

92)  Geologicky  zbornik.  Geologica  carpathica.  Bratislava. 

93)  Giornale  botanico  italiano.  Firenze. 

94)  Gorteria.  Leiden. 

95)  Illinois  biological  monographs.  Urbana. 

96)  Immaginale.  Lecce. 

97)  Informatore  agrario.  Verona. 

98)  Informatore  botanico  italiano.  Firenze. 

99)  Informatore  del  giovane  entomologo.  Genova. 

100)  Italia  Nostra.  Roma. 

101)  Izvèstija  Akademia  Nauk  Modavioi  SSR  -  a.  Scienze  biologiche  e  chimiche, 
b.  Scienze  matematiche  e  fisiche.  Kisciniof. 

102)  Journal  of  thè  Marine  Biological  Association  of  thè  United  Kingdom. 
Plymouth. 

103)  Journal  of  thè  Minnesota  Academy  of  Sciences.  Minneapolis. 

104)  Journal  of  stratigraphy.  Nanking. 

105)  Leopoldina.  Halle. 

106)  Madoqua.  Windhoek. 

107)  Marine  studies  of  San  Pedro  Bay.  Los  Angeles. 

108)  Mediterranea.  Alicante. 

109)  Memorias  da  Sociedade  Broteriana.  Coimbra. 

110)  Memoirs  of  Nanjing  Institute  of  Geology  and  Palaeontology.  Nanking. 

111)  Memoranda  Societatis  prò  Fauna  et  Flora  Fennica.  Helsinki. 

112)  Memorie  fuori  serie  del  Museo  Civico  di  Storia  naturale  di  Verona. 

113)  Memorie  del  Museo  Civico  di  Storia  naturale  di  Verona. 

114)  Memorie  e  note  delflstituto  di  Geologia  applicata  delPUniversità  di  Napoli. 

115)  Memorie  e  rendiconti  dell’Accademia  di  Scienze,  lettere  e  belle  arti  degli 
Zelandi  e  dei  Dafnici.  Acireale. 

116)  Memorie  della  Società  Entomologica  Italiana.  Genova. 

117)  Mìcropaleontology  -  Nwe  York. 


366  Elenco  dei  periodici  ricevuti  in  cambio  del  Bollettino 


118)  Mitteilungen  der  Bayerischen  Staatssammlung  fur  Palàontologie  und  histor. 
Geologie.  Mùnchen. 

119)  Mitteilungen  aus  dem  Hamburgischen  Zoologischen  Institut  und  Museum. 
Hamburg. 

120)  Monographiae  Botanicae.  Warszawa. 

121)  Monographs  of  thè  Allan  Hancock  Foundation.  Los  Angeles. 

122)  Natura.  Rivista  di  scienze  naturali.  Milano. 

123)  Natura  bresciana.  Brescia. 

124)  Naturalista  siciliano,  il.  Palermo. 

125)  Note  Fitopatologiche  per  la  Sardegna.  Sassari. 

126)  Notiziario  del  Circolo  Speleologico  Romano.  Roma. 

127)  Nova  Acta  Leopoldina.  Halle. 

128)  Nuova  scienza.  Roma. 

129)  Novos  Taxa  Entomologicos.  Louren^o  Marques. 

130)  Oberhessische  Naturwissenshaftliche  Zeitschrift.  Giessen. 

131)  Ohio  Journal  of  Science.  Columbus. 

132)  Orsis.  Barcellona. 

133)  Palaentologia  Sinica.  Nanking. 

134)  Palaeontology  Stratigraphy  and  Lithology.  Sofia. 

135)  Paleobios.  Berkeley. 

136)  Periodico  di  Mineralogia.  Roma. 

137)  Pescaport.  Genova. 

138)  Postilla.  New  Haven. 

139)  Proceedings  of  thè  Academy  of  Naturai  Sciences  of  Philadelphia.  Philadelphia. 

140)  Proceedings  of  K.  Nederlandse  Akademie  van  Wetenschappen.  Ser.  Physical 
Sciences.  Ser.  Biological  und  medicai  Sciences.  Amsterdam. 

141)  Proceeding  of  thè  Nova  Scotian  Institute  of  Sciences.  Halifax. 

142)  Pubblicazioni  dell’Istituto  di  Botanica  dell’Università  di  Catania.  Catania. 

143)  Publicaciones  del  Centro  Pirenaico  de  Biologia  Experimental.  Jaca. 

144)  Publicaciones  del  Departamento  de  Zoologia.  Barcelona. 

145)  PublicaQÒes  do  Instituto  de  Zoologia  «Dr.  Augusto  Nobre».  Porto. 

146)  Quaderni  di  Agricoltura  Ambiente.  Roma. 

147)  Quaderni  dell’Istituto  di  Geologia  dell’Università  di  Genova.  Genova. 

148)  Rasprave  zavoda  za  Geoloska  i  Geofizicka  istrazivanja.  Beograd. 

149)  Redia.  Giornale  di  Zoologia.  Firenze. 

150)  Rendiconti  dell’Istituto  Lombardo.  Accademia  di  Scienze  e  Lettere.  Milano. 

151)  Rendiconto  dell’Accademia  delle  Scienze  fìsiche  e  matematiche.  Napoli. 

152)  Republique  Populaire  Democratique  de  Coree.  Pyongyang. 

153)  Revista  de  la  Sociedad  Cientifica  del  Paraguay.  Asuncion. 

154)  Risveglio  del  Molise  e  del  Mezzogiorno.  Roma. 

155)  Riviera  Scientifique.  Nice. 

156)  Rivista  di  Biologia  normale  e  patologica.  Messina. 

157)  Rivista  Rosminiana  di  filosofia  e  di  cultura.  Stresa. 

158)  Rozpray  Ceskoslovenské  Akademie  véd.  Praha. 

159)  Scientia.  Milano. 

160)  Scienza-società.  Lecce. 

161)  Scripta  Facultatis  Scientiarum  naturalium.  Universitatis  Purkynianae  Brunensis. 
Brno. 


Elenco  dei  periodici  ricevuti  in  cambio  del  Bollettino  367 


162)  Semekenbergiana  biologica.  Frankfurt  a.M. 

163)  Struktur  und  Mitgliederbestand.  Deutsche  Akademie  der  Naturforscher  Leo¬ 
poldina.  Halle. 

164)  Studi  Geologici  CamertL  Camerino. 

165)  Studi  Sassaresi.  Sassari. 

166)  Studi  trentini  di  scienze  naturali.  Acta  geologica,  Acta  biologica.  Trento. 

167)  Technical  reports  of  thè  Aliali  Hancock  Foundation.  Los  Angeles. 

163)  Thalassia  salentina.  Lecce. 

169)  Transaction  of  thè  Wisconsin  Academy  of  Sciences,  Arts  and  Letters.  Madison. 

170)  Travaux  biologiques  de  Flnstitut  J.  B.  Carnoy.  Louvain -la-Neuve. 

171)  United  States  Geological  Survey  -  a.  Annual  report;  b.  Bulletin;  c.  Earthquake 
information  bulletin;  d.  Professional  paper;  e.  Techniques;  f.  Water  supply 
paper.  Washington. 

172)  University  of  California  publicatìons  in  Geological  Sciences.  Los  Angeles. 

173)  University  of  California  publications  In  Zoology.  Berkeley. 

174)  Universo.  Firenze. 

175)  Verhandlungen  der  Zoologisch  -  Botanischen  Gesellschaft  in  Òsterreich.  Wien. 

176)  Vesnik.  a.  Geologija;  b.  Inzenjerska  Geologija  i  Hidrogeologija;  c.  Geofizika. 
Beograd. 

177)  Vita  italiana.  Roma. 

178)  Vita  oggi.  Roma. 

179)  Zbornik  Slovenského  Nàrodného  Mùzea.  Bratislava. 


Recensioni 

1)  Centre  de  Documentation  du  C.M.R.S.  -  26,  Rue  Boyer,  75971  -  Paris  Cedex  20. 

2)  Library  Chemical  Abstracts  Service  -  P.O.  Box  3012  -  Columbus,  Ohio  43210. 

3)  Libri  e  Riviste  d'Italia  -  Ministero  per  i  Beni  Culturali  e  Ambientali  -  Divisione 
Editoria  -  Roma. 

4)  Literature  Resources  Department  Biosciences  Information  Service.  2100  Arch 
Street  -  Philadelphia,  Pennsylvania  -  19103  U.S.A. 


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INDICE 


Ricciardi  M.,  Aprile  G.  G.,  La  Valva  V.,  Caputo  G.  -  La  flora  del 

Somma-Vesuvio  . . . . . .  pag.  3 

Ferri  M.,  Gorini  A.  -  Gli  eventi  sismici  del  maggio  1984  in  Abruzzo; 
una  possibile  sequenza:  evento  principale  -  repliche  precursori  - 
evento  principale  -  repliche  ................................  »  123 

Fraissinet  M.,  Grotta  M.  -  Resoconto  avifaunistico  delusola  di  Capri  »  141 

Parisi  G.,  Buglione  I.  A.,  Mascia  F.  •  Cromatografia  liquida  ad  alta 

pressione  di  warfarin  nel  plasma  di  ratti  Sprague-Dawley  ....  »  155 

D’Antonio  C.  -  Ricerche  faunistiche  nell’Oasi  dei  Variconi  (Foce  Vol¬ 
turno,  Caserta).  II  -  Gli  Anfibi  e  i  Rettili  ..................  »  161 

Laforgia  V.,  Punì  R.,  Cavagmuolo  A.,  Varano  L.  -  Azione  del  gioca 

gone  sii  11’ intei renale  di  Podarcis  s.  sicula  Raf.  ..............  »  173 

Punì  R.,  Laforgia  V.,  Cavagnuolo  A.,  Varano  L.  -  Variazione  della 
glicemia  nella  lucertola  Podarcis  s .  sicula  Raf.  dopo  somministra¬ 
zione  prolungata  di  glucagone  ..............................  »  183 

Caputo  V.,  De  Biase  A.,  Baldanza  F.  -  Note  sull’erpetofauna  della 

Valle  delle  Ferriere  (Amalfi  -  SA)  ..........................  »  193 

Mazzarella  A.,  Ciato  A.  -  Macchie  solari  e  clima  a  Napoli  . .  »  201 

Carrara  E.,  Guadagno  F.  M.,  Rapolla  A.,  Nunziata  C.,  Roberti  R, 

Del  Negro  C,  Palmieri  M.,  Siviero  V.  -  Determinazione  dei  para¬ 
metri  elastici  dinamici  in  laboratorio  su  campioni  di  pozzolane  e 
tufi  flegrei  ................................................  »  211 

Ciliberto  C.  -  Introduzione  alf informatica  ed  applicazioni  ......  »  229 

Bravi  S.,  Schiattarsela  M.  »  Segnalazione  di  livelli  ittiolitici  eocenici  a 

Cyclopoma  gigas  Agassiz  ai  Monti  Alburni  (Appennino  Campano)  »  255 


370  Indice 


Caliendo  M.  F.,  Milone  M.  -  Possibili  correlazioni  durante  il  periodo 
riproduttivo  tra  l’attività  enzimatica  dell’ipotalamo  e  il  tasso  pia¬ 
smatico  degli  androgeni  in  Perdìx  perdix  . pag.  281 

Milone  M.,  Grotta  M.,  Del  Monaco  G.  -  Gulls  Wintering  Along  thè 

Campanian  Coastline  . »  289 

Pinto  G.,  Taddei  R.  -  Evaluation  of  Toxic  Effects  of  Heavy  Metals  on 
Unicellular  Algae.  V  -  Analysis  of  thè  Inhibition  Manifesting  Itself 
with  an  Increased  Lag  Phase  . »  303 

Albertano  P.,  Pinto  G.  -  The  Action  of  Heavy  Metals  on  thè  Growth 

of  Three  Acidophilic  Algae  . »  319 

Siani  M.,  de  Filippo  G.  -  Dinamica  delle  popolazioni  di  Silvidi 

sull’Isola  di  Vivara  . . »  329 

Processi  verbali  delle  tornate  e  delle  assemblee  generali  .  »  339 

Elenco  dei  soci  al  31  dicembre  1986  . .  »  351 

Elenco  dei  periodici  ricevuti  in  cambio  del  Bollettino  della  Società  dei 

Naturalisti  . . . »  363 

Recensioni  . »  367 


TERMINATO  DI  STAMPARE  OGGI 
XIX  OTTOBRE  MCMLXXXVIII  NELLE 
OFFICINE  GRAFICHE  NAPOLETANE 
FRANCESCO  GIANNINI  &  FIGLI  S.P.A. 


Direttore  responsabile:  Prof.  ALDO  NAPOLETANO 


Autorizzazione  della  Cancelleria  del  Tribunale  di  Napoli  -  n.  B  649  del  29-11-1960 


Art.  14.  —  Nel  dattiloscritto,  si  raccomanda  di  indicare  con  doppia  sottolineatura 
(maiuscoletto)  i  nomi  degli  Autori  e  con  la  sottolineatura  semplice  (corsivo)  i  titoli  dei 
periodici  nella  bibliografia,  i  nomi  scientifici  latini  ed  i  termini  stranieri. 

Art.  15.  —  Le  illustrazioni  che  corredano  il  testo  saranno  accompagnate  da  brevi 
esaurienti  didascalie  nella  stessa  lingua  del  testo. 

Art.  16.  -  Dato  il  tipo  di  carta  adottato  per  la  stampa  del  Bollettino  la  maggior  parte 
delle  figure  andranno  inserite  come  tali  nel  testo,  con  numerazione  progressiva.  Al  termine 
del  testo,  in  continuità  con  rimpaginazione  precedente,  potranno  essere  inserite  delle 
tavole  contrassegnate  da  numeri  romani  progressivi,  fermo  restando  che  le  dimensioni 
-  inclusa  la  didascalia  -  non  oltrepassino  quelle  del  formato  standard  di  cm  11  xl8.  È  con¬ 
sigliabile  che  gli  originali  per  le  illustrazioni  siano  di  dimensioni  superiori  a  quelle  defini¬ 
tive  (1  V2  o  2  volte  quelle  definitive).  Salvo  indicazioni  contrarie,  le  illustrazioni  saranno 
riprodotte  in  modo  da  utilizzare  al  massimo  il  formato  standard  e,  in  ogni  caso,  in  confor¬ 
mità  con  il  parere  espresso  in  merito  dal  Redattore. 

Art.  17.  —  Le  tabelle  andranno  contrassegnate  con  una  numerazione  indipendente  e 
progressiva.  Per  eventuali  tabelle  con  dati  numerici  o  elenchi  di  nomi  con  segni  o  grafici  è 
consigliabile  preparare  un  originale  ad  inchiostro  di  china  o  dattiloscritto  da  cui  possa 
essere  ricavato  uno  zinco.  Salvo  casi  di  impossibilità,  dette  tabelle  non  dovranno  superare 
le  dimensioni  di  cm  11  xl8. 

Art.  18.  —  Le  note  a  piè  pagine  devono  portare  una  numerazione  indipendente  e 
progressiva  dall’inizio  del  lavoro.  Nel  dattiloscritto  esse  vanno  presentate  a  parte,  tutte  riu¬ 
nite  in  successione  e  numerate. 

Art.  19.  —  La  bibliografìa  sarà  raccolta  alla  fine  del  testo  e  dovrà  comprendere  solo  i 
lavori  effettivamente  citati  nel  testo  stesso,  in  una  delle  forme  seguenti  Gray  (1824); 
(Gray,  1824);  (Gray,  1824:  73);  va  pertanto  esclusa  una  numerazione  progressiva  dei  rife¬ 
rimenti  bibliografici. 

Nell’elenco  alfabetico  degli  Autori  il  cognome  dovrà  essere  riportato  prescindendo  dai 
prefìssi  di  casato  (p.  es.  de ,  von  ecc.)  che,  se  presenti  saranno  indicati  subito  dopo  il  nome. 
Se  di  uno  stesso  Autore  vengono  citati  più  lavori,  questi  saranno  elencati  cronologica¬ 
mente.  Si  faranno  seguire  alla  data  di  pubblicazione,  nell’ordine,  le  lettere  a,  b,  c,  ecc. 
quando  i  lavori  abbiano  lo  stesso  anno  di  edizione.  Le  stesse  lettere  dovranno  essere  ripor¬ 
tate  nelle  citazioni  nel  testo.  Per  lavori  pubblicati  da  più  Autori,  tutti  gli  Autori  dovranno 
essere  riportati  in  Bibliografìa,  mentre  nel  testo  -  qualora  gli  Autori  siano  tre  o  più  -  si 
riporterà  solo  il  primo  con  1’aggiunta  di  et  ai 

Al  cognome  dell’Autore  seguirà  l’iniziale  o  le  iniziali  del  nome,  quindi  la  data  di  pub¬ 
blicazione  del  lavoro,  tra  parentesi  e  punto.  Nel  caso  di  più  Autori,  questi  saranno  separati 
da  una  virgola. 

Il  titolo  del  lavoro  dovrà  essere  riportato  per  esteso,  sottolineando  le  eventuali  parole 
in  corsivo. 

I  titoli  dei  periodici  dovranno  essere  riportati  in  corsivo  (sottolineatura  semplice)  ed 
abbreviati  attenendosi  alla  Word  List  of  Scientific  Periodicals ,  IV  Ed.  (1963-65).  Il  numero 
del  volume  sarà  sottolineato  con  una  linea  semplice  ed  una  ondulata  onde  sia  riprodotto  in 
grassetto;  esso  sarà  eventualmente  preceduto,  tra  parentesi,  dal  numero  della  serie  e  seguito, 
pure  tra  parentesi,  da  quello  del  fascicolo;  quindi  due  punti  e  indicazione  della  prima  e  dell’ul¬ 
tima  pagina  dell’articolo,  delle  eventuali  figure  (figg.),  tavole  (tavv.),  tabelle  (tabb.)  ed  infine 
la  città  tra  parentesi.  Qualora  il  periodico  sia  articolato  in  numeri,  questi  saranno  indicati  col 
simbolo  N°;  analogamente  la  parte  si  indicherà  con  P.,  la  sezione  con  Sez.,  il  supplemento  con 
Suppl.  una  nuova  serie  con  N.  Ser.,  una  edizione  con  Ed.  In  ogni  altro  caso  il  riferimento  dovrà 
essere  riportato  per  esteso  (per  es.  nella  citazione  di  una  tesi,  di  un  simposio  ecc.). 

Per  i  lavori  non  pubblicati  su  periodici  si  indicheranno  dopo  il  titolo,  nell’ordine,  l’Edi¬ 
tore  e  la  relativa  Città;  quindi  dopo  il  punto,  il  numero  complessivo  delle  pagine  (pp.),  le 
eventuali  figure  (figg.),  tavole  (tavv.),  e  tabelle  (tabb.). 

Gli  esempi  seguenti  potranno  servire  da  guida  per  la  compilazione  della  Bibliografia: 
Crescenti  U.,  CrostellaA.,  Donzelli  G.  &  Raffi  G.  (1969).  Stratigrafia  della  serie  calca¬ 
rea  dal  Lias  al  Miocene  nella  regione  marchigiano-abruzzese.  Mem.  Soc.  geol.  ital.  8: 

343-420,  64  figg.,  3  tavv.  (Pisa). 

Goodey  J.  B.  (1963),  Soil  and  freshwater  Nematodes.  Metheum  and  Co.,  London,  XV + 

544  pp.,  298  figg. 

Art.  20.  —  Di  eventuali  errori  e/o  omissioni  nella  compilazione  della  Bibliografia 
sono  responsabili  gli  Autori  delle  note.  La  Redazione  del  Bollettino  della  Società  dei  Natu¬ 
ralisti  non  risponde  delle  opinioni  scientifiche  espresse  dagli  autori. 


ISSN  0366-2047 


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BOLLETTINO  DELLA 
SOCIETÀ  DEI  NATURALISTI 
IN  NAPOLI 


VOLUME  XCVI  -  1987 


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GIANNINI  EDITORE 
NAPOLI  1989 


NORME  PER  LA  STAMPA  DI  NOTE  NEL  BOLLETTINO  DELLA  SOCIETÀ 
DEI  NATURALISTI  DI  NAPOLI 


Art.  1.  —  La  stampa  delle  note  è  subordinata  all’approvazione  da  parte  del  Comitato 
di  Redazione  che  è  costituito  dal  Presidente  del  Consiglio  direttivo,  dai  quattro  Consiglieri 
e  dal  Redattore  delle  Pubblicazioni.  Il  Comitato  di  Redazione  qualora  lo  giudichi  necessa¬ 
rio  ha  facoltà  di  chiedere  il  parere  consultivo  di  altri,  anche  non  soci. 

Art.  2.  —  I  testi  delle  note  devono  essere  consegnati  al  Redattore,  dattiloscritti  in  tri¬ 
plice  copia,  nella  stessa  tornata  o  assemblea  in  cui  vengono  comunicati.  Per  gli  allegati 
(figure,  tavole,  carte  ecc.)  si  richiede  la  consegna,  oltre  che  degli  originali  destinati  alla 
Tipografia,  di  una  copia  eliografica  di  tutti  i  disegni  a  china  e  di  una  seconda  serie  di 
stampa  per  tutte  le  fotografie,  con  l’indicazione  su  ciascuna  di  esse  della  figura  cui  si  rife¬ 
risce  e  del  simbolo  (numero  o  lettera)  che  ne  indica  la  posizione  nella  figura  stessa.  Per  le 
diapositive  a  colori  potrà  essere  fornita,  in  luogo  di  una  seconda  copia,  una  stampa  a  colori 
nel  formato  minimo  di  cm  10x15. 

Art.  3.  —  Ogni  anno  i  soci  hanno  diritto  a  10  pagine  di  stampa,  gratuite,  o  al  loro 
equivalente,  oltre’ a  50  estratti  senza  copertina.  Tale  diritto  non  è  cedibile  né  cumulabile. 

Art.  4.  —  Con  le  prime  bozze,  la  Tipografìa  invierà  al  Redattore  il  preventivo  di  spesa 
per  la  stampa  nel  Bollettino  e  per  gli  estratti,  questi  lo  comunicherà  all’Autore  per  la  parte 
di  spesa  che  lo  riguarda. 

Art.  5.  —  L’Autore  restituirà  con  le  prime  bozze,  gli  originali  ed  il  preventivo  di 
spesa  per  la  stampa,  sottoscritto  per  conferma  ed  accettazione,  indicando  il  numero  di 
estratti  a  pagamento  desiderati,  l’indirizzo  a  cui  dovrà  essere  fatta  la  spedizione  e  l’intesta¬ 
zione  della  fattura  relativa  alle  spese  di  stampa  del  periodico  e  degli  estratti.  Nel  caso  che 
l’ordine  provenga  da  un  Istituto  Universitario  o  da  altro  Ente,  l’ordine  deve  essere  sotto- 
scritto  dal  Direttore. 

Art.  6.  —  Modifiche  ed  aggiunte  apportate  agli  originali  nel  corso  della  correzione 
delle  bozze  (correzione  d’Autore),  comportano  un  aggravio  di  spesa,  specialmente  quando 
richiedono  la  ricomposizione  di  lunghi  tratti  del  testo  o  spostamenti  nell’impaginazione. 
Tali  spese  saranno  addebitate  all’Autore. 

AlfT.  7.  —  Le  bozze  devono  essere  restituite  al  Redattore  entro  15  giorni.  Il  ritardo 
comporta  lo  spostamento  della  nota  relativa  nell’ordine  di  stampa  sul  Bollettino;  per 
questo  motivo  la  numerazione  delle  pagine  sarà  provvisoria  anche  nelle  ultime  bozze  e 
quella  definitiva  sarà  apposta  su  esse  a  cura  e  sotto  la  responsabilità  della  Tipografia. 

Art.  8.  —  A  cura  del  Redattore,  in  calce  ad  ogni  lavoro  sarà  indicata  la  data  di  accet¬ 
tazione  da  parte  della  Rivista. 

Art.  9.  —  Al  fine  di  facilitare  il  computo  dell’estensione  della  composizione  tipogra¬ 
fica  dei  lavori  è  necessario  che  il  testo  venga  presentato  dattiloscritto  in  cartelle  di  25  righe, 
ciascuna  con  60  battute. 

Art.  10.  —  L’Autore  indicherà  in  calce  al  dattiloscritto  l’Istituto  o  l’Ente  presso  cui  il 
lavoro  è  stato  compiuto  e  l’eventuale  Ente  finanziatore  della  stampa  e  delle  ricerche. 

Art.  11.  —  Le  note  saranno  accompagnate  da  due  riassunti,  da  cui  si  possa  ricavare 
chiaramente  la  parte  sostanziale  del  lavoro.  Uno  dei  due  riassunti  sarà  in  italiano  e  l’altro, 
più  ampio  ed  esauriente,  preferibilmente  in  inglese. 

Art.  12.  —  Vengono  ammesse  alla  pubblicazione  sul  Bollettino  anche  Note  d’Autori 
non  soci,  purché  presentate  da  due  soci  e  preventivamente  sottoposte  per  l’approvazione  al 
Comitato  di  Redazione.  La  stampa  di  tali  Note  sarà  a  totale  carico  degli  Autori. 

Art.  13.  —  I  caratteri  disponibili  per  la  stampa  sono  i  seguenti:  maiuscolo  £ 

maiuscoletto  ==,  corsivo  - ,  tondo;  in  corpo  10  e  corpo  8.  L’Autore  potrà 

avanzare  proposte  mediante  le  sottolineature  convenzionali  prima  riportate.  La  scelta  defi¬ 
nitiva  dei  caratteri  è  di  competenza  del  Redattore. 


ISSN  0366-2047 


BOLLETTINO  DELLA 
SOCIETÀ  DEI  NATURALISTI 
IN  NAPOLI 


VOLUME  XCVI  -  1987 


GIANNINI  EDITORE 
NAPOLI  1989 


SOCIETÀ  DEI  NATURALISTI  IN  NAPOLI 

VIA  MEZZOCANNONE,  8 


CONSIGLIO  DIRETTIVO 
BIENNIO  1988-89 


Prof.  Aldo  Napoletano 

-  Presidente 

Prof.  Oreste  Schettino 

-  Vice-Presidente 

Prof.  Teresa  de  Cunzo 

-  Segretario 

Dott.  Graziano  fiorito 

-  Vice-Segretario 

Prof.  Eugenio  Piscopo 

-  Tesoriere 

Prof.  Amalia  Tavernier 

-  Bibliotecario 

Dott.  Vincenzo  Cutillo 

-  Redattore  delle  pubblicazioni 

Prof.  Pietro  Battaglini 

-  Consigliere 

Prof.  Giuseppe  Caputo 

-  Consigliere 

Prof.  Gennaro  Corrado 

-  Consigliere 

Prof.  Enrico  Franco 

-  Consigliere 

Hanno  contribuito  alla  stampa  di  questo  volume: 

La  Presidenza  del  Consiglio  dei  Ministri  -  Ente  Nazionale  Cellulosa  e  Carta 
Il  Ministero  per  i  beni  culturali  ed  ambientali 
L’Università  di  Napoli 


COMITATO  DI  REDAZIONE  DELLE  PUBBLICAZIONI 

È  costituito  dal  Presidente,  dal  Redattore  delle  pubblicazioni  e  dai  quattro 
Consiglieri,  ma  si  avvale,  quando  lo  ritiene  più  opportuno,  della  consulenza  scien¬ 
tifica  di  particolari  competenti  italiani  o  stranieri. 

In  particolare  a  questo  numero  hanno  collaborato:  Pietro  Battaglini,  Marcello 
Bernabini,  Gian  Carlo  Carrada,  Paolo  Ciambelli,  Cesare  Conci,  Gennaro  Corrado, 
Pietro  Cosentino,  Francesco  Dessi,  Mauro  Fasola,  Enrico  Franco,  Giuseppe  Guz- 
zetta,  Giuseppe  Luongo,  Ugo  Moncharmont,  Renato  Massa,  Lucia  Simone,  Ermene¬ 
gildo  Tremblay. 


IN  MEMORIA  DI  ARTURO  PALOMBI 


Signor  Presidente  della  Società  dei  Naturalisti,  Signori  Membri  del 
Consiglio  direttivo,  cari  Consoci,  è  con  senso  di  viva  commozione  che 
adempio  al  mesto  compito  di  ricordare  il  Socio  benemerito  prof.  Arturo 
Palombi,  affidatomi  da  Lei  e  dal  Consiglio  direttivo,  e  ringrazio  tutti  per 
avermi  offerta  l’opportunità,  come  vecchio  socio,  di  ricordare  l’amico  affet¬ 
tuoso  ancor  prima  che  il  Maestro,  che  mi  onorò  della  sua  benevolenza  ed 
amicizia  per  oltre  un  cinquantennio.  Ciò  è  per  me  di  grande  conforto, 
velato  solo  dal  rammarico  di  non  potere  tributare  alla  Sua  memoria,  che 
solo  un  debole  omaggio  di  riconoscenza,  di  amichevole  e  sincero  rim¬ 
pianto. 

La  vostra  presenza,  quella  di  autorità  accademiche,  di  colleghi,  di  ex¬ 
allievi,  di  amici  ed  estimatori,  vuole  testimoniare  quella  partecipazione 
commossa  che  noi  tutti  desideriamo  significare  ai  familiari  dello  scom¬ 
parso,  e  in  particolare  alla  eletta  compagna,  Sig.ra  Maria  Cuomo  e  ai  suoi 
figliuoli,  i  dr.  Enzo,  Vóga  ed  Elio,  i  quali,  seguendo  l’esempio  paterno,  ono¬ 
rano  altamente  le  loro  professioni. 


4  U.  Moncharmont 


Arturo  Palombi  fu  socio  benemerito  della  Società  dei  Naturalisti,  alla 
quale  era  iscritto  fin  dal  31-12-1922;  ne  fu  Vice  Segretario  nel  1932,  Vice- 
Presidente  nel  triennio  1966-69,  Presidente  dal  1969  al  1973  e  Consigliere 
dal  1974  al  1982;  dedicò  al  nostro  Sodalizio  il  suo  costante  interesse  e  la 
sua  fattiva  collaborazione  alla  vita  sociale,  per  più  di  un  sessantennio.  Al 
suo  impegno  la  Società  deve  il  ravvivarsi  degli  scambi  con  altre  Associa¬ 
zioni  naturalistiche  italiane  e  straniere,  il  rinnovato  incremento  delle  fina¬ 
lità  statutarie  a  vantaggio  delle  giovani  generazioni  di  Naturalisti  e  di  Inse¬ 
gnanti  di  Scienze.  Attese  con  scrupolosità,  durante  i  suoi  mandati,  all’am- 
pliamento  della  Sede  sociale  con  facquisizione  dei  nuovi  locali  attigui,  pro¬ 
mosse  il  riordino  della  Biblioteca  sociale.  Negli  ultimi  anni  della  Sua  vita, 
Egli  volle  donare  alla  Biblioteca  della  Società  la  parte  di  opuscoli  e  di  libri 
della  sua  vasta  raccolta  riguardante  la  fauna  terrestre  ed  altre  discipline 
naturalistiche.  La  Società,  in  segno  di  gradimento,  fece  rilegare  con  ornate 
copertine  i  volumi  donati.  La  parte  riguardante  la  fauna  marina  fu  da  Lui 
donata  alla  Biblioteca  della  Stazione  Zoologica  di  Napoli,  nei  cui  laboratori 
aveva  svolto  assiduamente  le  sue  ricerche.  Volle  così  manifestare  i  vincoli 
di  affetto  che  lo  legavano  a  queste  due  Istituzioni,  con  cui  aveva  vissuto, 
lavorato  ed  assaporato  la  soddisfazione  della  ricerca  scientifica. 

*  *  * 

Per  lumeggiare  la  figura  di  Arturo  Palombi,  sia  come  Uomo  che  come 
scienziato,  attingo  le  principali  notizie  dalla  sua  Biografìa,  gentilmente  for¬ 
nitami  dai  familiari,  e  dal  «curriculum»  dei  suoi  studi,  nonché  da  alcuni 
miei  ricordi  personali. 

Arturo  Palombi  nacque  in  Benevento  il  25  agosto  1899,  ed  ebbe  la  tri¬ 
stezza  di  perdere  i  Genitori  in  tenera  età;  negli  anni  dell’adolescenza  gli  fu 
guida  amorevole  il  fratello  maggiore  Michele.  Nel  1917,  a  18  anni,  dovette 
interrompere  la  frequenza  alla  3a  liceale  perché  chiamato  alle  armi,  e  dopo 
un  breve  periodo  di  addestramento,  entrò,  da  aspirante  Ufficiale  di  fante¬ 
ria  in  zona  di  operazioni  sul  Montello,  partecipando  alla  controffensiva  del 
giugno  1918  sul  Piave,  a  Nervesa  della  Battaglia,  e  all’ultima  del  24  otto- 
bre-3  novembre  1918  sul  Monte  Grappa,  che  portarono  l’Italia  alla  vittoria 
nella  la  Guerra  mondiale.  Fu  congedato  da  tenente,  dopo  tre  anni  di  servi¬ 
zio  militare,  successivamente  promosso  capitano. 

Questi  eventi  lo  misero  molto  presto  di  fronte  alla  cruda  realtà  e  alle 
difficoltà  della  vita,  ma  consolidarono  quel  suo  carattere  serio,  perseve¬ 
rante  e  scrupoloso  che  conservò  per  tutta  la  vita,  sempre  alieno  da  ogni 
forma  di  opportunismo,  di  impreparazione  culturale  e  di  improvvisazione. 


In  memoria  di  Arturo  Palombi  5 


Ritornato  dal  servizio  militare,  si  impegnò  a  fondo  negli  studi  e  si  lau¬ 
reò  in  Scienze  naturali  nelìTJniversità  di  Napoli  nell’agosto  1922,  con  il 
massimo  dei  voti  e  la  lode,  presentando  una  tesi  sperimentale  in  Zoologia, 
che  fu  successivamente  pubblicata. 

Subito  dopo  la  laurea  fu  per  due  anni  coadiutore  in  soprannumero 
neiristituto  dì  Zoologia  delf Università  di  Napoli.  L’Istituto  era  allora 
diretto  dal  prof.  Francesco  Saverio  Monticelli  (1863-1927),  celebre  elminto- 
logo,  fondatore,  nel  1912,  insieme  con  Michele  Stossich  e  Corrado  Parona, 
della  Collezione  Elmintologica  Centrale  Italiana,  con  sede  a  Napoli.  Il 
Palombi  già  da  studente  aveva  mostrato  il  suo  tenace  e  scupoloso  impegno 
sia  nelPattività  scientifica  nel  campo  parassitologico  che  in  quello  organiz¬ 
zativo,  occupandosi  del  riordino  della  Biblioteca  delPallora  nuova  sede 
deiristituto  Zoologico  in  Via  Mezzocannone  8.  Furono  quelli  gli  anni  della 
sua  prima  formazione  come  zoologo,  ma  nel  1924,  per  la  soppressione  dei 
posti  in  soprannumero,  fu  costretto  ad  emigrare  nella  Scuola  secondaria 
superiore,  affrontando  con  successo,  dopo  una  strenua  preparazione,  il 
regolare  concorso  nazionale  per  Pinsegnamento  delle  Scienze  naturali,  chi¬ 
mica  e  geografia,  in  cui  risultò  2°  vincitore. 

Fu  così  assegnato  al  Liceo  scientifico  di  Avellino,  dove  nel  1925  iniziò 
Pinsegnamento  delle  scienze  che  si  protrasse  per  cinque  anni.  Durante 
questo  periodo  continuò  a  coltivare,  malgrado  il  trapazzo  e  il  disagio  delle 
molte  ore  di  viaggio  allora  necessarie  per  il  collegamento  tra  Napoli  ed 
Avellino,  gli  studi  elmintologie!;  frequentò  la  Stazione  Zoologica  di  Napoli 
conducendovi  ricerche  sperimentali,  e  l’Istituto  di  Zoologia  dell’Università, 
interessandosi  in  particolare  dei  cicli  di  sviluppo  di  Platelminti  parassiti  di 
animali  marini.  Tra  questi  lo  studio  delle  cercarie  del  gen .Gymnophalìus 
dei  Mitili  (1923)  ed  il  lavoro  su  di  un  «Nuovo  Pi  atei  minto  Alloiocele,  Dige- 
nobothrium  inerme  n.  sp.»  (1926)  raccolto  da  G.  B.  Grassi  su  Leptocefalo  e 
inviatogli  per  lo  studio;  ad  essi  sono  da  aggiungere  lo  studio  dei  Turbellari 
raccolti  da  H.  Munro  Fox  di  Cambridge  nel  Canale  di  Suez  (1928)  e  le 
indagini  sul  ciclo  evolutivo  di  Helicometra  fasciata  (1929). 

Per  le  ricerche  compiute  in  quegli  anni  gli  fu  conferito  il  1°  premio 
«G.  B.  Grassi»  per  la  Parassitologia  della  R.  Accademia  dei  Lincei  (1928). 

Conseguì  nel  1930  la  libera  docenza  in  Zoologia  e  potè  così  essere  tra¬ 
sferito  al  Liceo  scientìfico  di  Napoli  (che  fu  poi  intitolato  a  Vincenzo 
Cuoco):  ciò  gli  consentì  di  dedicarsi  con  una  maggiore  disponibilità  di 
tempo  agli  studi  di  biologia  marina  e  dì  scoprire  alcuni  cicli  di  sviluppo  di 
Trematodi  non  ancora  noti. 

Sono  infatti  di  questi  anni  la  conclusione  sperimentale  del  ciclo  biolo¬ 
gico  di  Diphterosoma  brusirtele  (1931),  «La  copulazione  nei  Trematodi» 


6  U.  Moncharmont 


(1931),  «Gli  stadi  larvali  dei  Trematodi  del  Golfo  di  Napoli»  (1934)  e 
Tidentifìcazione  del  «Ciclo  evolutivo  di  Baccìger  baccìger  »  (1934),  che  gli 
valsero,  nel  1935,  un  nuovo  premio  «G.  B.  Grassi»  di  Parassitologia  della 
R.  Accademia  Nazionale  dei  Lincei. 

Le  sue  ricerche  si  concentrarono  sempre  più,  oltre  che  alla  sistematica 
(specie  dei  Trematodi  e  dei  Turbellari  Policladi),  allo  studio  dei  cicli  di  svi¬ 
luppo  di  questi  parassiti  in  animali  marini.  Tali  studi,  resi  attuabili  sul  piano 
sperimentale  dalle  prestazioni  specializzate  esistenti  alla  Stazione  Zoologica 
di  Napoli,  gli  consentirono  di  ricostruire  in  vivo  i  vari  stadi  larvali:  essi  rappre¬ 
sentano  buona  parte  della  sua  produzione  scientifica  originale. 

Il  prof.  Umberto  Pierantoni  (1876-1959),  che  successe  al  prof.  Fran¬ 
cesco  Saverio  Monticelli  nella  direzione  delPIstituto  di  Zoologia  dell’Uni¬ 
versità  di  Napoli,  nella  Rassegna  sul  contributo  italiano  al  progresso  della 
Zoologia  negli  ultimi  cento  anni,  fatta  alla  Società  Italiana  per  il  Progresso 
delle  Scienze  nel  1939,  sintetizzò  così  l’opera  scientifica  del  Nostro: 
«Allievo  del  Monticelli,  assai  valoroso  in  questo  campo  è  stato  special- 
mente  il  Palombi,  che  si  è  reso  assai  noto  per  avere  applicato  il  metodo 
degli  allevamenti  per  la  ricostruzione  dei  cicli  biologici  dei  parassiti,  giun¬ 
gendo  così  a  chiarire  rapporti  ancora  ignorati  tra  ospitatore  e  parassita  ed 
alla  identificazione  di  forme  larvali  non  prima  potute  classificare,  special- 
mente  nel  campo  dei  Trematodi.  È  un  reputatissimo  classificatore  di  Platel- 
minti,  che  gli  vengono  inviati  in  studio  da  tutto  il  mondo». 

Per  un  triennio  (1933-36)  tenne  un  Corso  libero  su  «Animali  parassiti 
e  la  loro  biologia»  ed  ottenne  la  conferma  della  libera  docenza.  Nel  1938 
lasciò  l’insegnamento  medio  perché  nominato  Ispettore  centrale  presso  il 
Ministero  dell’Educazione  nazionale,  ma  l’impossibilità  di  continuare  le 
sue  ricerche  scientifiche  lo  indussero  a  rinunziare  a  quella  carica  dopo 
pochi  mesi,  per  ritornare  all’insegnamento  e  alla  ricerca. 

In  quello  stesso  anno  fu  dichiarato  maturo  nel  concorso  universitario 
per  la  cattedra  di  Zoologia  dell’Università  di  Cagliari,  con  una  relazione 
molto  lusinghiera. 

Il  Palombi  fu  chiamato  dal  prof.  Filippo  Silvestri  sull’incarico  di  inse¬ 
gnamento  di  Zoologia  generale  nella  Facoltà  di  Agraria  di  Portici,  incarico 
che  mantenne  dal  1936  al  1969. 

Importante  fu  la  scoperta  (1935)  di  una  nuova  Leptomedusa,  Eugym- 
nanthea  in  qui  lina,  ospite  interno  di  Tapes  decussata ,  rappresentante  di  un 
nuovo  genere,  e  forse  di  una  nuova  sottofamiglia,  perché  la  medusa  (una 
Leptomedusa  cioè  con  le  gonadi  lungo  i  canali  radiali)  derivava  da  un 
polipo  nudo  (Idroide  Atecato),  mentre  avrebbe  dovuto  avere  origine,  come 
per  le  altre  Leptomeduse,  da  un  polipo  provvisto  di  teca  e  con  gonadi 


In  memoria  di  Arturo  Palombi  7 


lungo  il  manubrio.  Probabilmente  il  nuovo  ambiente  nell’interno  del  Mol¬ 
lusco  aveva  determinato  la  scomparsa  della  teca.  Questa  situazione  fu  suc¬ 
cessivamente  ritrovata  da  diversi  AA,  e  in  mari  anche  distanti,  in  altri  mol¬ 
luschi  ospitatori  ( Mytilus ,  Cardium,  Ostrea).  Negli  anni  1934-1939  condusse 
studi  sui  Turbeilari  marini  di  varie  parti  del  mondo. 

Nello  stesso  periodo  continuò  le  ricerche  sulle  cercarie  marine  viventi 
nei  Molluschi  del  Golfo  di  Napoli,  per  stabilire  i  cicli  di  sviluppo  dei  Tre- 
matodi  nei  Pesci  marini  e  riuscì  nell’interessante  esperimento  di  ottenere 
in  laboratorio  il  completo  ciclo  biologico  di  un  Trematode,  il  Lepocreadium 
album  (Stossich). 

Dal  1939  al  1942  pubblicò  diversi  lavori,  tra  i  quali  la  monografia  su 
Eusicyonia  carinata  che  gli  valse  il  premio  «  Filippo  Cavolini  »  della  Società 
Nazionale  Lettere  ed  Arti  (Società  Reale)  di  Napoli,  e  sul  ciclo  biologico  di 
Ptychogonimus  megastoma ,  per  il  quale  l’Accademia  d’Italia  gli  conferì  il 
premio  del  Ministero  della  Pubblica  Istruzione. 

In  un  secondo  concorso  a  cattedre  di  Zoologia,  svoltosi  nel  1942,  fu 
dichiarato  maturo  all’unanimità,  ma  purtroppo  non  venne  incluso  nella 
terna  dei  vincitori:  questa  profonda  amarezza,  anche  se  da  Lui  fortemente 
risentita,  non  lo  distolse  dai  suoi  studi  preferiti,  ma  lo  allontanò  per  sempre 
dalla  carriera  e  dai  concorsi  universitari. 

Dal  1942  al  1947  produsse  ben  nove  cospicui  contributi  sui  Trematodi 
Monogenetici,  tutti  pubblicati  sull’Annuario  del  Museo  Zoologico  dell’Uni¬ 
versità  di  Napoli  e  intitolati  «Notizie  elmintologiche»,  lavorando  su  mate¬ 
riale  conservato  nella  Collezione  Elmintologica  Centrale  Italiana  ed  aventi 
carattere  di  revisione  sistematica. 

Nel  1949  pubblicò  sull’Archivio  Zoologico  Italiano  la  prima  parte  della 
Monografia  «I  Trematodi  d’Italia»  -  Trematodi  Monogenetici.  Essa  rappre¬ 
senta  un  lavoro  di  sintesi  di  ampio  respiro,  scritto,  come  Lui  stesso  dichiara 
«nel  periodo  più  triste  e  turbinoso  della  mia  vita  di  uomo  e  di  italiano,  tra 
gli  orrori  delle  devastazioni  ed  il  raccapriccio  delle  distruzioni  di  ogni 
sorta»  e  potè  essere  pubblicata  a  distanza  di  alcuni  anni  per  l’interessa¬ 
mento  dell’amico  prof.  Umberto  Pierantoni.  Questi  gli  aveva  anche  consen¬ 
tito  di  portar  via  dalla  sede  universitaria,  e  mettere  così  in  salvo  dal  bom¬ 
bardamento  che  nel  1943  colpì  il  Museo  Zoologico,  tutta  la  sezione  dei 
Trematodi  Monogenetici  della  Collezione  Elmintologica  Centrale  Italiana. 

Come  è  noto  i  Trematodi  Monogenetici  svolgono  i  loro  cicli  vitali  su 
di  uno  stesso  ospitatore,  generalmente  un  Pesce,  ma  anche  su  Anfibi,  Ret¬ 
tili  e  Mammiferi,  o  in  Cefalopodi  e  Crostacei.  In  quella  monografia  egli 
riporta  e  descrive  le  specie  raccolte  su  ospitatori  rinvenuti  in  Italia  e  in 
zone  limitrofe  durante  il  suo  lungo  periodo  di  frequenza  alla  Stazione  Zoo- 


8  U.  Moncharmont 


logica  di  Napoli  o  esistenti  nella  Collezione  Elmintologica  Centrale.  La 
trattazione  è  ordinata  per  singole  specie,  ciascuna  con  l’indicazione  deìV ha¬ 
bitat,  la  diagnosi,  una  figura  ed  i  riferimenti  bibliografici. 

L’opera  è  corredata  da  chiavi  analitiche  per  il  riconoscimento  dei  taxa, 
e  costituisce  un  utile  strumento  per  la  ricerca,  e  venne  accolta  molto  favo¬ 
revolmente,  specie  dagli  studiosi  stranieri. 

La  reputazione  riscossa  dal  Palombi  è  attestata  anche  dai  numerosi 
generi  e  specie  nuove  di  Turbeilari  e  di  Trematodi  che  portano  il  suo 
nome.  Una  più  ampia  e  dettagliata  informazione  sui  contenuti  della  vasta 
produzione  scientifica  nel  campo  della  Zoologia  e  della  Parassitologia,  può 
essere  meglio  ricavata,  analizzando  il  completo  Elenco  delle  pubblicazioni, 
riportato  in  appendice. 


*  *  * 


Impossibilitato  di  risiedere  a  Napoli,  dove  aveva  avuta  la  casa  requisita 
dalle  truppe  di  occupazione  e  con  la  paralisi  dei  laboratori  scientifici  provo¬ 
cata  dalla  guerra,  fu  distolto  dalle  ricerche  sperimentali  e  si  orientò  verso 
altri  studi.  Così,  ad  esempio,  in  occasione  delle  manifestazioni  per  ricor¬ 
dare  il  2°  centenario  degli  scavi  di  Pompei,  su  sollecitazione  del  prof.  Ame¬ 
deo  Maiuri,  lavorò  su  «La  fauna  marina  nei  musaici  e  nei  dipinti  pom¬ 
peiani»  (1950),  sui  «Dipinti  di  fauna  marina  e  conchiglie  rinvenute 
durante  gli  scavi  dell’antica  Stabia»  (1958)  e  su  «I  dipinti  di  fauna  marina 
esistenti  nel  Museo  Campano  di  Capua»  (1962)  e  ancora  su  «Anfore  e 
piatti  decorati  con  motivi  di  fauna  marina  esistenti  nel  Museo  Nazionale  di 
Napoli»  (1974). 

Orientando  la  sua  attività  sempre  più  verso  l’insegnamento  medio,  ed 
universitario  presso  la  Facoltà  di  Agraria  di  Portici,  produsse  (1950-55)  una 
serie  di  pubblicazioni  su  argomenti  tecnici  di  interesse  agrario  applicativo. 

Tra  queste  primeggia  il  «Compendio  di  Zoologia  Generale  ed 
Agraria»  (1965),  in  accurata  veste  tipografica,  che  raccoglie  il  frutto  della 
sua  lunga  esperienza  di  docente  di  Zoologia  nella  Facoltà  di  Agraria  di  Por¬ 
tici.  Destinato  in  particolare  agli  studenti  di  Agraria,  Egli  si  sofferma,  dan¬ 
done  adeguata  trattazione,  più  diffusamente  sugli  animali  utili  e  dannosi 
all’Uomo,  agli  animali  domestici  ed  alle  piante  coltivate,  descrivendo  i  cicli 
biologici  dei  parassiti,  i  danni  che  questi  possono  provocare  e  i  mezzi  per 
combatterli.  La  stesura  piana  ed  essenziale,  la  ricchezza  delle  illustrazioni 
soprattutto  della  parte  sistematica,  rendono  agevole  agli  studenti  una 
buona  preparazione  zoologica  di  base. 


In  memoria  di  Arturo  Palombi  9 


Un  altro  impegnativo  volume  su  «Gli  animali  commestibili  dei  mari 
d’Italia»,  con  illustrazioni  e  figure,  venne  pubblicato  da  Ulrico  Hoepli  di 
Milano  in  bellissima  veste  editoriale:  esso  riporta,  oltre  alla  descrizione  dei 
singoli  animali,  elenchi  dei  loro  nomi  nelle  varie  regioni  d’Italia  e  di  molti 
paesi  mediterranei.  Esso  fu  accolto  con  grande  favore  ed  interesse  da  stu¬ 
diosi,  da  tecnici  della  pesca  e  da  naturalisti,  tanto  che  il  libro  vide  ben 
quattro  edizioni  (1935,  1961,  1969  e  1971).  Riporto  dalla  prefazione  alla 
prima  edizione:  «All’improba  fatica  che  ho  dovuto  condurre  in  condizioni 
precarie  di  tempo  e  di  mezzi,  ho  voluto  associare  il  sig.  Mario  Santarelli, 
Conservatore  nella  Stazione  Zoologica  di  Napoli,  il  quale  mi  è  stato  di 
aiuto  nella  ricerca,  presso  i  pescatori  ed  i  mercati  del  pesce,  degli  esemplari 
da  riprodurre  in  fotografìa.  Ma  altre  ragioni,  di  indole  sentimentale,  mi 
hanno  spinto  ad  associare  il  suo  nome  al  mio:  la  sua  costante  dedizione  nei 
trent’ anni  di  amicizia  e  di  rapporti  di  studio  ed  il  ricordo  del  padre  Carlo, 
stimato  Conservatore  della  stessa  Stazione  Zoologica  ove  io  mossi,  con 
piena  indipendenza  di  metodi,  di  scuola  e  di  dottrina,  i  primi  passi  nelle 
ricerche  scientifiche  ». 

Riprendo  questi  ultimi  righi  per  sottolineare  con  le  sue  stesse  parole, 
l’espressione  sintetica  della  sua  personalità  scientifica,  fatta  con  fermezza  e 
con  fede.  E  mi  piace  aggiungere,  traendola  dalla  lettera  da  Lui  indirizzata 
in  occasione  del  100°  anniversario  della  nascita  di  Rinaldo  Dohrn,  figlio  del 
Fondatore  Anton  Dohrn,  quest’altra  testimonianza:  «In  quella  Stazione 
Zoologica  di  Napoli  che  offre  allo  studioso  autonomia  di  indagine  e  di  indi- 
pendenza  di  vedute,  che  rende  veramente  piacevole  e  fecondo  il  lavoro.  Si 
spiega  quindi  il  mio  attaccamento  a  questa  Istituzione». 

*  *  * 

Tra  l’altre  attività  impegnative,  Arturo  Palombi,  comandato  presso  la 
Sopraintendenza  Bibliografica  della  Campania  e  della  Calabria,  intorno  al 
1938,  fu  incaricato  dal  dr.  Gino  Tamburrino,  allora  Sopraintendente,  di  colla¬ 
borare  al  rilevamento  delle  consistenze  dei  periodici  esistenti  presso  le  Biblio¬ 
teche  napoletane,  lavoro  di  ricerca  fatigante  ed  impegnativo,  poi  interrotto  con 
l’inizio  della  Guerra,  che  Egli  compì  con  la  sua  consueta  solerzia  e  precisione. 
Dopo  l’interruzione  della  2a  Guerra  mondiale,  questa  monumentale  opera  fu 
ripresa  e  portata  a  compimento  sotto  la  direzione  e  per  merito  della  prof.  Guer¬ 
riera  Guerrieri  e  del  prof.  Carmelo  Colamonico.  Il  volume  «Pubblicazioni 
periodiche  esistenti  nelle  Biblioteche  pubbliche  e  negli  Istituti  universitari  di 
Napoli  (fino  al  1950)  »,  edito  dalla  Società  Nazionale  di  Scienze,  Lettere  e  Arti 
di  Napoli,  venne  alla  luce  nel  1957,  e  la  nostra  città  venne  così  dotata,  tra  le 


10  U.  Moncharmont 


prime  in  Italia,  di  un  prezioso  strumento  di  studio  e  per  la  fruizione  del  vastis¬ 
simo  patrimonio  bibliografico  cittadino. 

*  *  * 

Ampie  furono  la  sua  competenza  e  fimpegno  per  i  problemi  della 
didattica,  anzi  volle  ampliare  l’orizzonte  delle  sue  attività  in  questo  campo, 
partecipando  nel  1955  al  Concorso  per  Ispettore  centrale  del  Ministero 
della  Pubblica  Istruzione,  che  vinse  brillantemente:  venne  assegnato  alla 
Direzione  generale  per  l’Istruzione  tecnica.  Con  grande  impegno  si  dedicò 
all’introduzione  nelle  Scuole  della  didattica  sperimentale  delle  Scienze,  sol¬ 
lecitando  attivamente  l’impegno  del  Ministero  per  l’attuazione  della 
riforma  dell’insegnamento  nella  Scuola  media  dell’obbligo. 

Visitò  moltissime  Scuole  di  Avviamento  professionale,  rendendosi 
conto  di  persona  quali  fossero  i  problemi  e  le  necessità  relative  all’insegna¬ 
mento  scientifico,  che  analizzò  in  una  serie  di  articoli  pubblicati  sugli 
Annali  del  Ministero,  ed  in  altri  periodici  ufficiali.  La  sua  posizione  di 
Ispettore  centrale  gli  diede  modo  di  impegnarsi  perché  si  attuasse  la  nuova 
didattica,  fondata  sull’osservazione  in  natura  e  la  sperimentazione  da  parte 
dei  discenti,  e  collaborò  fattivamente  all’introduzione  dei  nuovi  metodi 
nella  Scuola  media  dell’obbligo  e  alla  valorizzazione  dell’Insegnamento 
delle  Scienze  naturali. 

Fu  chiamato  dal  Centro  Didattico  Nazionale  per  la  Scuola  media  e 
diresse  numerosissimi  Corsi  di  aggiornamento  a  livello  nazionale  e  provin¬ 
ciale,  destinati  ai  Docenti  di  Scienze  e  di  Osservazioni  scientifiche. 

Volle  seguire  personalmente  e  fare  propria  l’esperienza  sui  nuovi 
metodi  didattici  e  non  esitò  a  tal  fine  ad  impartire  corsi  di  «Osservazioni 
scientifiche»  per  la  Scuola  media  nella  serie  di  trasmissioni  televisive  di 
Telescuola,  organizzate  dalla  RAI:  lavoro  questo  nuovo  e  assai  complesso, 
che  affrontò  coraggiosamente,  sapendo  che,  servendosi  del  mezzo  televi¬ 
sivo,  avrebbe  potuto  raggiungere  le  sedi  scolastiche  più  lontane  ed  un’am¬ 
pia  diffusione  della  nuova  didattica.  Queste  lezioni  ebbero  vasto  interesse  e 
stimolarono  iniziative  da  parte  dei  docenti  in  tutta  Italia  che  si  cimenta¬ 
rono  nella  nuova  didattica  nelle  loro  Scuole. 

*  *  * 

L’intensa  e  crescente  attività  di  quegli  anni  ed  il  conseguente  impegno 
fisico  che  Egli  poneva  sempre  nell’espletamento  del  suo  lavoro,  cui  atten¬ 
deva  con  completa  dedizione  ed  alto  senso  di  responsabilità,  gli  causarono 


In  memoria  di  Arturo  Palombi  11 


un  grave  scompenso  epatico,  tanto  che  fu  costretto  a  sottrarsi  a  quel  ritmo 
di  lavoro  divenuto  turbinoso,  chiedendo  con  rammarico  il  collocamento  a 
riposo  dall’ufficio  di  Ispettore,  con  anticipo  di  sette  anni.  Si  pensi  infatti  al 
contemporaneo  carico  di  lavoro  legato  all’insegnamento  superiore  presso  la 
Facoltà  di  Agraria  di  Portici,  aH’allestimento  del  Corso  di  Osservazioni 
scientifiche  di  Telescuola  che  si  teneva  a  Roma  e  che  richiedeva  tutta  una 
nuova  ed  originale  impostazione  tecnica  per  una  didattica  congrua  al 
mezzo  televisivo,  ma  soprattutto  di  doveri  inerenti  all’ufficio  di  ispettore, 
che  lo  costringevano  a  continue  trasferte  in  luoghi  lontani,  con  intensis¬ 
simo  trapazzo  fìsico.  Egli  invero  intese  e  professò  la  funzione  ispettiva  non 
soltanto  dal  punto  di  vista  strettamente  amministrativo,  bensì  come  quella 
di  consigliere  e  di  guida  dei  docenti  di  Scienze  nel  loro  magistero  per  l’at¬ 
tuazione  dei  nuovi  programmi  di  Osservazioni  scientifiche. 

Fu  componente  del  Comitato  Nazionale  per  l’Educazione  Scientifica 
(C.N.E.S.)  creato  dal  Ministero  della  Pubblica  Istruzione,  prendendo  parte 
attiva  ai  lavori  nei  diversi  colloqui  per  la  ristrutturazione  degli  studi  della 
Scuola  media  superiore,  alla  Villa  Falconieri  di  Frascati. 

Fece  parte  dell’Accademia  Pontaniana  di  Napoli,  dell’Accademia  Gioe- 
nia  di  Catania,  dell’Accademia  Teatina  di  Chieti.  Fu  insignito  del  titolo  di 
Cavaliere  di  Vittorio  Veneto,  di  Cavaliere  Ufficiale  e  di  Commendatore  al 
merito  della  Repubblica.  In  riconoscimento  dei  suoi  alti  meriti,  il  Ministero 
della  Pubblica  Istruzione  gli  conferì  la  Medaglia  d’oro  ai  Benemeriti  della 
Scuola,  della  Cultura  e  dell’Arte,  onorificenza  meritatissima  che  Egli  molto 
apprezzò. 


*  *  * 

Ma  il  Nostro  volle  continuare  la  sua  opera  a  favore  della  Scuola  e  nel 
1969  fondò  in  Napoli  l’Associazione  Campana  Insegnanti  Scienze  Naturali 
(A.C.I.S.N.),  sempre  con  l’obiettivo  di  migliorare  l’insegnamento  delle 
Scienze  naturali  e  delle  Osservazioni  scientifiche,  di  sviluppare  la  coscienza 
naturalistica  del  nostro  paese,  di  promuovere  incontri  tra  docenti  per 
l’esame  dei  problemi  didattici  relativi  agli  insegnamenti  naturalistici.  Egli 
ne  fu  l’ideatore,  il  fondatore  e  il  perseverante  promotore. 

L’Associazione  da  Lui  guidata  e  patrocinata,  si  inserì  con  successo  nel 
mondo  della  Scuola;  nel  1979,  dopo  dieci  anni  di  attività,  l’A.C.LS.N.  pro¬ 
mosse,  d’accordo  con  altre  Associazioni  naturalistiche  d’Italia,  l’organizza¬ 
zione  del  1°  Convegno  nazionale  degli  Insegnanti  di  Scienze  Naturali,  che 
si  tenne  a  Sorrento.  I  tempi  erano  maturi  e  nel  riuscitissimo  Convegno,  che 
vide  affluire  i  rappresentanti  di  molte  altre  Sezioni  delle  varie  regioni  ita- 


12  U.  Moncharmont 


liane,  che  si  erano  a  mano  a  mano  andate  costituendo,  nacque  l’Associa¬ 
zione  Nazionale  Insegnanti  di  Scienze  Naturali  (A.N.I.S.N.)  con  sede  in 
Napoli.  Questo  Sodalizio  è  tutt’ora  fiorente  e  valido  per  le  sue  finalità. 

In  riconoscimento  dell’opera  organizzativa  ed  unificatrice  da  Lui 
svolta,  fu  designato  plebiscitariamente  quale  Presidente  del  nuovo  Sodali¬ 
zio,  carica  che  tuttavia  declinò  a  causa  dell’età  avanzata:  egli  stesso  giu¬ 
dicava  che  l’età,  non  la  volontà,  gli  avrebbe  impedito  di  continuare  ad  eser¬ 
citare  tale  funzione  ampliata  con  l’alacrità  necessaria.  Accettò  invece  con 
soddisfazione  e  gratitudine  la  carica  di  Presidente  onorario,  mantenuta  fino 
alla  sua  dipartita,  che  l’Assemblea  unanime  propose,  in  riconoscimento 
dell’opera  di  Fondatore  ed  unificatore  del  Sodalizio  a  livello  nazionale. 

Ricordo  il  prof.  Palombi,  o  semplicemente  Arturo  Palombi,  come  Egli 
volle  che  amichevolmente  lo  chiamassi,  sempre  con  affetto  filiale  e  reve¬ 
renziale,  grato  per  la  cordialità,  l’amicizia  e  la  disponibilità  che  sempre 
ebbe  nei  miei  riguardi.  Ricordo  come  Egli  fosse  comprensivo  verso  tutti,  di 
comportamento  signorile,  corretto  e  senza  cedimenti,  rispettoso  della  per¬ 
sonalità  altrui,  e  come  nei  suoi  rapporti  con  gli  altri  non  facesse  mai  sentire 
o  pesare  la  propria  personalità  o  autorità. 

Carattere  austero,  ma  affabile,  riservato,  si  rallegrava  con  sincerità  dei 
successi  e  delle  affermazioni  dei  suoi  allievi  con  intima  soddisfazione.  Si 
sentiva  partecipe  del  mondo,  di  cui  ammirava  con  religiosità  l’ordine  e  la 
bellezza. 

Fu  rigido  specialmente  verso  se  stesso,  anche  quando  provato,  nel 
corso  della  sua  lunga  vita,  da  circostanze  a  lui  contrarie.  L’amore  per  l’or¬ 
dine,  la  sua  vasta  cultura  naturalistica,  la  dedizione  alla  famiglia  e  alla 
Scuola,  la  sua  mai  interrotta  laboriosità,  lo  indicano  come  esempio  e 
modello  di  vita  ben  vissuta  in  armonia  con  il  mondo,  per  il  cui  migliora¬ 
mento  Egli  offrì  tutto  se  stesso. 


*  *  * 

Arturo  Palombi  ci  lasciò,  all’età  di  88  anni,  il  7  di  aprile  del  1987, 
ancora  lucido  di  mente,  ma  non  più  sorretto  dal  fìsico,  circondato  dall’af¬ 
fetto  e  dall’amorevole  assistenza  dei  suoi  cari,  nel  rimpianto  profondo  di 
quanti  lo  conobbero  ed  amarono. 


In  memoria  di  Arturo  Palombi  13 


ELENCO  DELLE  PUBBLICAZIONI 


Il  prof.  Arturo  Palombi  redasse  un  completo  elenco  delle  sue  pubblica¬ 
zioni.  I  suoi  lavori,  ordinati  cronologicamente,  sono  stati  suddivisi  in  cin¬ 
que  gruppi  di  argomento:  Lavori  di  Zoologia;  Libri  di  testo  per  l’Università 
e  per  la  Scuola  secondaria;  Articoli  di  divulgazione,  di  cultura  e  didattica 
della  Biologia;  Articoli  sulla  didattica  e  sull’organizzazione  scolastica; 
Commemorazioni. 


I.  Lavori  di  Zoologia 

1)  1923  -  Diagnosi  di  nuove  specie  di  Policladi  della  R.N.  Liguria.  Nota  prelimi¬ 
nare.  Boll.  Soc.  Natur.  Napoli ,  35:  33-37. 

2)  1923  -  Sulle  cercarie  del  genere  Gymnophallus  Odhner  dei  Mitili.  Rend.  14° 
Assembl.  Conv.  Unione  Zool.  ital.  Genova  8-11,  ott.  1923:  21-23. 

3)  1923  -  Le  cercarie  del  genere  Gymnophallus  Odhner  dei  Mitili.  Pubbl.  Staz. 
zool.  Napoli ,  5:  137-152,  tav.  1. 

4)  1924  -  Policladi  pelagici.  Raccolte  planctoniche  fatte  dalla  R.  Nave  Liguria. 
Pubbl.  Ist.  super.  Firenze ,  3:  1-28. 

5)  1924  -  Di  un  nuovo  ospitatore  della  cercaria  di  Echinostomum  secundum  Nicoli 
1906:  Mytilus  galloprovincialis  Lmk.  Boll.  Soc.  Naturai.  Napoli ,  37:  49-51. 

6)  1926  -  Digenobothrium  inerme  n.  gen.  n.  sp.  ( Crossocoela ).  Considerazioni  siste¬ 
matiche  sull’ordine  degli  Alloeocoela.  Arch.  zool.  ital.  Napoli ,  11:  143-177,  tav. 
1,  fìgg.  3. 

7)  1926  -  Nuova  cercaria  di  Mytilus  galloprovincialis  Lmk.  -  Cercaria  megalophal- 
los  n.  sp.  Annu.  Mus.  zool.  Napoli  (n.  s .),  5:  1-3,  fìgg.  2. 

8)  1927  -  Notizie  faunistiche  sul  Canale  di  Suez.  Ann.  Liceo  scient.  Avellino ,  pp.  1- 
9,  1  carta  (1926-27). 

9)  1928  -  Report  on  thè  Turbellaria.  Cambridge  Expedition  to  thè  Suez  Canal, 
1924.  Trans.  Zool.  Soc.  London ,  22,  pt.  5,  pp.  579-631,  fìgg.  169-197,  tav.  1  con 
12  fìgg. 

10)  1928  -  La  Cercaria  pedinata  Huet  1891  nella  sua  fase  d’incistidamento.  Annu. 
Mus.  Zool.  Univ.  Napoli  (n.  s.),  5,  n.  20:  1-3,  1  fig.  Napoli. 

11)  1929  -  Le  specie  del  genere  Helicometra  esistenti  nella  Collezione  Elmintolo- 
gica  Centrale  Italiana.  Annu.  Mus.  Zool.  Napoli  (n.  s.),  5:  1-19,  fìgg.  6.  Napoli. 

12)  1929  -  Ricerche  sul  ciclo  evolutivo  di  Helicometra  fasciata  (Rud.  ).  Revisione 
delle  specie  del  genere  Helicometra  Odhner.  Pubbl.  Staz.  Zool.  Napoli ,  9:  237- 
292,  fìgg.  33,  tav.  1,  con  5  fìgg.  Napoli. 

13)  1929  -  Gli  apparecchi  copulatori  della  famiglia  Polyposthiidae  (Policladi  Acoti- 
lei).  Ricerche  sistematiche  e  considerazioni  sulla  affinità  dell’ordine  dei  Poli¬ 
cladi.  Boll.  Soc.  Naturai.  Napoli ,  40:  196-209.  Napoli. 


14  U.  Moncharmont 


14)  1929  -  Il  ciclo  biologico  di  Diphterostomum  brusinae  Stossich  (Trematode  dige¬ 
netico:  fam.  Zoogonidae  Odhner).  Rend.  Accad.  Lìncei  (6),  10:  274-277,  figg.  1- 
9.  Roma. 

15)  1930  -  Il  ciclo  biologico  di  Diphterostomum  brusinae  Stossich.  (Trematode  dige¬ 
netico:  fam.  Zoogonidae  Odhner).  Considerazioni  sui  cicli  evolutivi  delle  specie 
affini  e  dei  Trematodi  in  generale.  Pubbl.  Staz.  Zool.  Napoli ,  10:  111-149,  figg. 
24,  tav.  1,  con  4  figg.  Napoli. 

16)  1930  -  Il  ciclo  evolutivo  di  Diphterostomum  brusinae  Stossich.  Riv.  Fis.  Mat.  e 
Se.  nat.  (2),  Anno  4°:  3,  fìg.  1.  Napoli. 

17)  1931  -  Il  polimorfismo  nei  Trematodi.  Ricerche  sperimentali  su  Helicometra 
fasciata  (Rud.).  Annu.  Mus.  Zool.  Napoli  (n.  s.),  6,  n.  5:  fìgg  1-8.  Napoli. 

18)  1931  -  Rapporti  genetici  tra  Lepocreadium  album  Stoss.  e  Cercaria  setifera  (non 
J.  Miiller)  Monticelli.  Boll.  Zoologia  Napoli ,  anno  2°,  n.  4:  165-171,  2  fìgg. 

19)  1931  -  Per  una  migliore  conoscenza  dei  Trematodi  endoparassiti  dei  Pesci  del 
Golfo  di  Napoli.  Steringotrema  divergens  (Rud.)  e  Haploporus  benedeni  (Stoss.). 
Annu.  Mus.  Zool.  Napoli  (n.  s.),  6:  1-15,  fìgg.  9.  Napoli. 

20)  1931  -  Faune  et  Flore  de  la  Mediterranée.  Paris.  Planches:  Polycladidae;  Tre- 
matoda. 

21)  1931  -  La  copulazione  nei  Trematodi.  Ricerche  sul  significato  fisiologico  del 
canale  di  Laurer.  Arch.  zool.  ital.  17:  123-151,  fìgg.  9.  Napoli. 

22)  1931  -  Stylochus  inimicus  sp.  nov.  Policlade  acotileo  commensale  di  Ostrea  Vir¬ 
gin  ica  Gmelin  delle  coste  della  Florida.  Boll.  Zool.,  anno  2°,  n.  6:  219-226,  fìgg. 
4,  tav.  1. 

23)  1931  -  Turbeilari  della  Nuova  Guinea.  Résultats  scientifìques  du  voyage  aux 
Indes  orientales  néerlandaises  de  LL.AA.RR.  le  Prince  et  la  Princesse  Leopold 
de  Belgique.  Mém.  Musée  Hist.  nat.  de  Belgique  (n.  s.),  2,  fase.  8,  fìgg.  2,  tav.  1. 

24)  1932  -  Rapporti  genetici  tra  Cercaria  setifera  Monticelli  (non  Joh.  Miiller)  ed 
alcune  specie  della  famiglia  Allocreadiidae.  Brevi  notizie  sul  ciclo  biologico  di 
Podocotyle  atomon  (Rud.).  Boll.  Soc.  Naturai.  Napoli ,  44,  pp.  213-216. 

25)  1932  -  Bacciger  bacciger  (Rud.)  Nicol  1914  forma  adulta  di  Cercaria  pedinata 
Huet  1891.  Boll.  Soc.  Naturai.  Napoli ,  44:  217-220. 

26)  1933  -  Cercaria  pedinata  Huet  e  Bacciger  bacciger  (Rud.).  Rapporti  genetici  e 
biologia.  Boll.  Zoologia  Napoli ,  anno  IV:  1-11,  fìgg.  6. 

27)  1933  -  Una  parola  di  risposta  a  C.  Ruth  Shaw  su  Cercariaeum  lintoni  Miller  and 
Northup.  Boll.  Zoologia  Napoli ,  anno  IV:  117-119. 

28)  1934  -  Bacciger  bacciger  (Rud.).  Trematode  digenetico:  fam.  Steringophoridae 
Odhner.  Anatomia,  sistematica  e  biologia.  Pubbl.  Staz.  Zool.  Napoli ,  13:  438- 
478,  fìgg.  33. 

29)  1934  -  Gli  stadi  larvali  dei  Trematodi  del  Golfo  di  Napoli.  I.  Contributo  allo 
studio  della  morfologia,  biologia  e  sistematica  delle  cercarie  marine.  Pubbl. 
Staz.  Zool.  Napoli ,  14:  51-94,  fìgg.  34. 

30)  1935  -  Eugymnanthea  inquilino ,  nuova  Leptomedusa  derivante  da  un  Atecato 
Idroide  ospite  interno  di  Tapes  decussatus  L.  Pubbl.  Staz.  Zool.  Napoli ,  15:  159- 
168,  fìgg.  8,  tav.  1. 


In  memoria  di  Arturo  Palombi  15 


31)  1936  -  Policladi  liberi  e  commensali  raccolti  sulle  coste  del  Sud  Africa,  della 
Florida  e  del  Golfo  di  Napoli.  Arch.  zoo!  ita /.,  23:  1-45,  figg.  27,  tav.  1,  figg.  9. 
Torino. 

32)  1937  -  Il  ciclo  biologico  di  Lepocreadium  album  Stossich  sperimentalmente  rea¬ 
lizzato.  Osservazioni  etologiche  e  considerazioni  sistematiche  sulla  Cercaria 
setifera  (non  J.  Mùller)  Monticelli.  Riv.  Parassita  1:  1-12,  figg.  2,  tav.  1.  Roma. 

33)  1937  -  La  cercaria  di  Mesometra  orbicularis  (Rud.)  e  la  sua  trasformazione  in 
metacercaria.  Appunti  sul  ciclo  evolutivo.  Riv.  Parassita  1:  13-17,  fìgg.  2. 
Roma. 

34)  1938  -  Metodi  impiegati  per  lo  studio  dei  cicli  evolutivi  dei  Trematodi  Digene¬ 
tici.  Materiale  per  la  conoscenza  della  biologia  di  Podocotyle  atomon  (Rud.),  in: 
Livro  Jubilar  prof.  Travassos,  Rio  de  Janeiro,  Rrasil,  pp.  371-379,  figg.  5. 

35)  1938  -  Turbeilari  del  Sud  Africa.  Secondo  contributo.  Arch.  zool.  ita!.,  25:  329- 
383,  fìgg.  24,  tav.  1,  col.  Torino  (per  il  1°  Contributo  v.  n.  31  di  questo  Elenco). 

36)  1938  -  Gli  stadi  larvali  dei  Trematodi  del  Golfo  di  Napoli.  2°  Contributo  allo 
studio  della  morfologia,  biologia  e  sistematica  delle  cercarie  marine:  il  gruppo 
delle  Cercarie  Cotilocerche.  Riv.  Parassito /.,  2:  189-206,  5  gruppi  di  fìgg.  nel 
testo.  Roma  (per  il  1°  Contributo  v.  n.  29  di  questo  Elenco). 

37)  1937-38  -  Metodi  impiegati  per  lo  studio  dei  cicli  evolutivi  dei  Trematodi  Dige¬ 
netici.  Annu.  Liceo-Ginnasio  «VE.  Il»  Napoli ,  pp.  10.  Napoli. 

38)  1939  -  Turbeilari  del  Sud  Africa.  Policladi  di  East  London.  Terzo  contributo. 
Arch.  zool.  ita!.,  28:  123-149,  fìgg.  16,  tav.  1.  Torino  (I  tre  contributi  sono  ai 
nn.  31,  35  e  38  di  questo  Elenco). 

39)  1939  -  Boopsis  mediterranea  Pierantoni  =  Cephalopyge  trematoides  (Chun). 
Contributo  allo  studio  della  morfologia,  sistematica  e  biologia  del  genere  Ce¬ 
phalopyge  ( Gastropoda :  Fam.  Phylliroidae).  Boll.  Zoologia ,  anno  10°:  65-73, 
fìgg.  3.  Torino. 

40)  1939  -  Uova  e  larve  di  Cerithium  rupestre  Risso  ( Gastropoda :  Prosobranchia. 
Boll.  Zoologia ,  anno  10°:  209-213,  fìgg.  10  nel  testo.  Napoli. 

41)  1939  -  I  caratteri  sessuali  secondari  di  Eusicyonia  carinata  (Olivi)  (Crustacea: 
Penaeidae).  Studio  morfologico  e  biometrico.  Arch.  zool.  ital .,  28:  323-348,  tav. 
20,  fìgg.  7.  Torino. 

42)  1939  -  Note  biologiche  sui  Peneidi.  La  fecondazione  e  la  deposizione  delle 
uova  in  Eusicyonia  carinata  (Olivi).  Boll.  Zoologia ,  anno  10°:  223-227,  fìgg.  4. 

43)  1939  -  Il  significato  della  «ghiandola  del  cemento»  nei  Peneidi.  Boll.  Zool., 
anno  10°:  229-230.  Napoli. 

44)  1939  -  Studi  sugli  Idroidi.  I.  L’azione  delle  radiazioni  luminose.  Boll.  Soc. 
Natur.  Napoli ,  50:  149-182,  fìgg.  14. 

45)  1940  -  Turbell  aria  Polycladidea.  Résultats  scientifìques  des  croisières  du  Navi- 
re-école  belge  «Mercator».  Mém.  Musée  R.  Hist.  natur.  Belgique  (s.  2°),  2,  fase. 
15:  95-114,  pi.  I,  fìgg.  7.  Bruxelles. 

46)  1940  -  Gli  stadi  larvali  dei  Trematodi  del  Golfo  di  Napoli.  3°  Contributo  allo 
studio  della  morfologia,  biologia  e  sistematica  delle  Cercarie  marine.  Riv. 
Parassito /.,  4:  1-25,  fìgg.  13.  Roma.  (I  precedenti  contributi  sono  indicati  ai 
n.  29  e  36  di  questo  Elenco). 


16  U.  Moncharmont 


47)  1940  -  Le  anomalie  del  rostro  di  Eusìcyonìa  cannata  (Olivi).  Boll.  Zoologia ,  11: 
3-7,  figg.  Napoli. 

48)  1940  -  Policladi  delle  coste  occidentali  dell’Africa.  Materiale  raccolto  dal  dr.  E. 
Dartevelle.  Revue  Zool.  et  Botan.  Africaine,  33,  fase.  2:  109-121,  tav.  4,  figg.  8. 
Bruxelles. 

49)  1940  -  Sulla  presenza  di  simbionti  intracellulari  in  Arbacia  aequituberculata 
(Blainville)  (Echinodermi).  Boll.  Zool.,  anno  11°:  79-82,  figg.  2.  Napoli. 

50)  1941  -  Eusìcyonìa  carinata  (Olivi).  Apparecchio  digerente,  branchiale  e  ses¬ 
suale.  Anatomia,  fisiologia,  sviluppo  ed  anomalie  in  rapporto  cogli  altri  Crosta¬ 
cei  Decapodi.  Atti.  Accad.  Sci.  fìs.  e  mat.  Napoli  (s.  3°),  2:  1-38,  figg.  3,  tav.  7. 
Napoli. 

51)  1941  -  Cercaria  dentali  Pelseneer,  forma  larvale  di  Ptychogonimus  megastoma 
(Rud.).  Riv.  Parassit.,  5:  127-128.  Roma. 

52)  1942  -  Notizie  ed  osservazioni  sui  normali  ed  accidentali  ospitatori  definitivi  di 
Ptychogonimus  megastoma  (Rud.).  Annu.  Mus.  Zool.  Univ.  Napoli  (n.  s.),  2:  1-3. 
Napoli. 

53)  1942  -  Ricerche  sperimentali  sull’azione  del  secreto  delle  glandole  cefaliche 
della  cercaria  di  Ptychogonimus  megastoma  (Rud.).  Boll.  Zool.,  anno  13°:  9-15, 
figg.  6.  Napoli. 

54)  1942  -  Il  ciclo  biologico  di  Ptychogonimus  megastoma  (Rud.).  Osservazioni  sulla 
morfologia  e  fisiologia  delle  forme  larvali  e  considerazioni  filogenetiche.  Riv. 
Parassito! .,  6:  117-172,  figg.  26,  tav.  2.  Roma. 

55)  1942  -  Notizie  sull’attività  scientifica  e  didattica  di  Arturo  Palombi.  Tip.  N. 
Jovene.  Napoli,  pp.  53. 

56)  1942  -  Notizie  elmintologiche.  I.  Monocoty/e  myliobatis  Taschenberg.  Caratteri 
della  specie  e  rilievi  sul  genere.  Annu.  Mus.  Zool.  R.  Univ.  Napoli,  7,  n.  12:  5, 
fìg.  1.  Napoli. 

57)  1942  -  Notizie  elmintologiche.  II.  Ancyrocotyle  bartschi  Price  1934  =  Ancyroco- 
tyle  vallei  (Parona  e  Perugia  1897).  Nuova  diagnosi  del  genere  e  sua  posizione 
sistematica.  Annu.  Mus.  Zool.  R.  Univ.  Napoli,  7,  n.  13,  pag.  4,  fig.  1. 

58)  1943  -  Notizie  elmintologiche.  III.  Una  specie  del  genere  Merizocotyle  Cerf. 
probabilmente  nuova.  Posizione  sistematica  del  genere.  Annu.  Mus.  Zool.  R. 
Univ.  Napoli,  7,  n.  14:  1-3,  fìg.  1.  Napoli. 

59)  1943  -  Notizie  elmintologiche.  IV.  Anoplodiscus  richiardii  Sonsino  e  Anoploco- 
tyle  austra/ìs  (Harvey  Johnston)  nom.  nov.;  loro  posizione  sistematica.  Annu. 
Mus.  Zool.  R.  Univ.  Napoli,  7,  n.  15:  1-3-.  Napoli. 

60)  1943  -  Notizie  elmintologiche.  V.  Diplectanum  ( Dactylogyrus )  echeis  (Wag.)  Par. 
e  Per.  =  Lamellodiscus  ignoratus  n.  sp.  Diagnosi  della  specie  e  suoi  ospitatori. 
Annu.  Mus.  Zool.  R.  Univ.  Napoli,  7,  n.  16:  1-5,  fìg.  1.  Napoli. 

61)  1943  -  Notizie  elmintologiche.  VI.  Le  specie  italiane  del  gen.  Calceostoma  e 
revisione  del  genere.  Annu.  Mus.  Zool.  R.  Univ.  Napoli,  7,  n.  17:  1-8,  fig.  2. 
Napoli. 

62)  1943  -  Notizie  elmintologiche.  VII.  Contributo  per  una  migliore  conoscenza  di 
alcune  specie  italiane  della  famiglia  Diclidophoridae.  Annu.  Mus.  Zool.  R.  Univ. 
Napoli,  1,  n.  17:  1-8,  figg.  1-3.  Napoli. 


In  memoria  di  Arturo  Palombi  17 


63)  1943  -  Notizie  elmintologiche.  Vili.  Le  specie  italiane  del  gen.  Hexostoma  Rafi- 
nesque  (=  Hexacotyle  Blainville).  Annu.  Mus.  Zool.  R.  Univ.  Napoli ,  7,  n.  18:  1- 
8,  fig.  3.  Napoli. 

64)  1947  -  Notizie  elmintologiche.  IX.  Nuovo  rinvenimento  di  Benedenia  Monticela 
lii  (Parona  e  Perugia  1895)  su  Mugil  capito  Cuv.  del  Lago  Fusaro  (Napoli). 
Annu.  Mus.  Zool.  R.  Univ.  Napoli ,  7,  n.  20,  pp.  1-6,  Fig.  4. 

65)  1949  -  I  Trematodi  d’Italia.  Parte  I.  Trematodi  monogenetici.  Ardi.  zool.  Ital ., 
34:  203-408,  figg.  1-89. 

66)  1950  -  La  fauna  marina  nei  musaici  e  nei  dipinti  pompeiani.  Pompeiana ,  I. 
Macchiaroli  editore,  Napoli. 

67)  1952  -  Mesometra  orbicularis  (Rud.)  (Trematode  digenetico)  Anatomia  e  biolo¬ 
gia.  Arch.  zool.  ital.,  37,  pp.  423-438,  fìg.  18.  Napoli. 

68)  1953  -  Gli  animali  commestibili  dei  mari  d’Italia.  Descrizioni  e  nomi  italiani, 
dialettali  dei  Pesci,  Tunicati,  Echinodermi,  Molluschi  e  Crostacei  (in  colla¬ 
borazione  con  Mario  Santarelli),  1  voi.,  pp.  VHI+349,  Figg.  1-261,  tav.  2.  Edi¬ 
zione  Ulrico  Hoepli,  Milano.  la  ediz.  1953;  2a  ediz.  1961;  3a  ediz.  1969;  4a  ediz. 
1971. 

69)  1955  -  Adattamenti  biologici  dei  Trematodi  digenetici  al  Fine  della  conserva¬ 
zione  della  specie.  Pubbl.  Staz.  Zool.  Napoli ,  27:  108-113,  tav.  2  e  Boi.  Lab.  Cli¬ 
nica  Louis  Rasetti,  p.  719,  figg.  Caracas  (Venezuela). 

70)  1958  -  L’antica  Stabia:  dipinti  e  materiale  di  fauna  marina.  Ann.  Pubbl.  Istruz 
4,  pp.  516-517.  Firenze. 

71)  1958  -  Dipinti  di  fauna  marina  e  conchiglie  rinvenute  durante  gli  scavi  di  Sta¬ 
bia.  Boll.  Soc.  Naturalisti  Napoli ,  67,  pp.  3-7,  tav.  1. 

72)  1962  -  Dipinti  di  fauna  marina  del  Museo  Campano  di  Capua.  Atti  Accad.  Pon- 
taniana  (n.  s.),  11,  p.  213,  tav.  1.  Napoli. 

73)  1970  -  Carpent  tua  poma  nepotes  (Virgilio)  -  Prospettive  di  ricerche  biologiche  e 
chimiche  su  alcuni  animali  marini  delle  classi  degli  Idrozoi  e  dei  Trematodi. 
Boll.  Soc.  Naturalisti  Napoli ,  79,  pp.  3-6,  Napoli. 

74)  1974  -  Anfore  e  piatti  decorati  con  motivi  di  fauna  marina  esistenti  nel  Museo 
Nazionale  di  Napoli.  Atti  Accademia  Pontaniana  (n.  s.),  23,  p.  169.  Napoli. 


IL  Libri  di  testo  per  VUniversità  e  per  la  Scuola  secondaria 


76)  1965  -  Compendio  di  Zoologia  generale  e  agraria.  1  voi.  di  pp.  XV+653,  Figg.  1- 
700.  Edizioni  Edagricole,  Bologna  2a  ediz.  1970;  3a  ediz.  1976. 

77)  1954  -  Natura  viva.  Corso  di  Scienze  naturali  e  per  le  Scuole  medie  superiori  (3 
voi.,  poi  nelle  successive  edizioni  ridotti  a  due),  in  collaborazione  con  il  prof. 
Salvatore  Pignanelli.  Garzanti  editore,  Milano. 

78)  1957  -  Insegnamo  sperimentando  -  Garzanti  editore,  Milano  (due  edizioni: 
1957  e  1962). 


18  U.  Moncharmont 


79)  1962  -  Il  «Piccolo  Leonardo»  -  Guida  alle  osservazioni  scientifiche.  Ediz.  Para- 
via,  Torino  (due  edizioni:  1962,  1964). 

80)  1963  -  Meraviglie  della  Natura  -  Corso  di  Scienze  naturali  per  gli  Istituti  tecnici 
commerciali,  in  collaborazione  con  il  prof.  Salvatore  Pignatelli,  Garzanti  edi¬ 
tore,  Milano. 

81)  1964  -  Osserva,  sperimenta  e  impara.  Corso  di  osservazioni  ed  elementi  di 
Scienze  naturali  per  la  Scuola  media.  3  voli,  in  collaborazione  con  la  prof.  Don- 
vina  Magagnoli  per  la  parte  riguardante  la  Fisica.  Ediz.  Paravia,  Torino. 

82)  1969  -  Stesso  titolo:  Educazione  antinfortunistica  (appendice  al  3°  volume). 
Ediz.  Paravia,  Torino. 

83)  1966  -  Tavole  ecologiche  per  lo  studio  degli  elementi.  Ediz.  Paravia,  Torino. 

84)  1973  -  La  Natura:  osserva  e  sperimenta  -  Corso  di  osservazioni  ed  Elementi  di 
Scienze  naturali  (in  due  volumi),  in  collaborazione  con  la  prof.  Donvina  Maga¬ 
gnoli  per  la  parte  riguardante  la  Fisica.  Ediz.  Paravia,  Torino. 


III.  Articoli  di  divulgazione ,  di  cultura  e  di  didattica  della  Biologia 

85)  1946  -  Le  Arvicole.  Riv.  Fitosanitaria,  I,  p.  24,  fìg.  3,  Roma. 

86)  1946  -  L’Anchilostomiasi:  malattia  sociale.  Humus ,  II,  n.  11,  pp.  19-21,  fig.  5. 
Milano. 

87)  1948  -  I  Molluschi  dannosi  all’agricoltura.  Riv.  Fitosanitaria ,  III,  n.  7.  Roma. 

88)  1949  -  Lumache  e  limacce:  danni  e  vantaggi.  Humus ,  V,  n.  9,  pp.  21-23,  fig.  13. 
Milano. 

89)  1949  -  Biologia  dei  Trematodi  parassiti  degli  erbivori  in  Italia.  Humus ,  V,  pp. 
25-27.  Milano. 

90)  1952  -  Le  Anguilluline  parassite  delle  piante,  loro  biologia  e  mezzi  per  combat¬ 
terle.  Agricoltura  napoletana.  Pubbl.  Ispett.  Prov.  Agr.  Napoli  (n.  s.),  n.  35,  pp. 
1-6.  Napoli. 

91)  1952  -  La  malaria  in  Italia  ed  il  ciclo  evolutivo  dei  parassiti  che  la  determinano 
alla  luce  delle  nuove  indagini.  Agricoltura  napoletana.  Ispett.  Prov.  Agr.  Napoli 
(n.  s.),  n.  35,  pp.  1-6.  Napoli. 

92)  1953  -  I  più  importanti  Platelminti  parassiti  degli  animali  domestici  viventi  in 

Italia.  I.  I  Trematodi  degli  erbivori  e  la  loro  biologia,  n.  5,  p.  1;  II.  I  Cestodi  dei 
carnivori  e  la  loro  biologia,  n.  10,  p.  1,  figg.  in  Agricoltura  napoletana ,  anno 
20°,  -  Ispett.  Prov.  Agr.  Napoli  (n.  s.),  n.  43  e  n.  10.  Napoli. 

93)  1955  -  Le  Anguilluline  e  le  anguillulosi.  Riv.  Fitosanitaria ,  3,  fase.  2,  pp.  1-5, 

fìg.  7.  Roma. 

94)  1955  -  Travaglio  di  una  scoperta.  Il  ciclo  evolutivo  di  un  comune  parassita  dei 
pescicani  nostrani:  il  Distoma  megastoma.  Pescasport ,  4,  n.  2.  Genova. 

95)  1958  -  La  Chiocciola.  Scuola  e  didattica ,  III,  p.  480,  figg.  Brescia. 

96)  1958  -  Lezioni  sui  Lamellibranchi.  Scuola  e  didattica ,  IV,  p.  61.  Brescia. 

97)  1959  -  Osservazioni  scientifiche:  I  Cefalopodi.  Scuola  e  didattica ,  IV,  p.  567. 

Brescia. 


In  memoria  di  Arturo  Palombi  19 


98)  1960  -  Una  lezione  sugli  Echinodermi.  Scuola  e  didattica ,  5,  p.  689.  Brescia. 

99)  1965  »  Le  associazioni  fra  animali  e  vegetali.  Scuola  viva.  Riv.  per  le  Scuole 
medie  superiori ,  n.  11,  p.  28,  figg.  Torino. 

100)  1965  -  Metagenesi  ed  eterogonìa:  loro  significato  biologico.  Istruì,  tecnica  e 

professionale ,  6,  p.  430,  fìgg,.  Roma. 

101)  1965  -  La  Natura  nei  suoi  portenti.  Le  Scienze  e  il  loro  insegn .,  a.  2°,  p.  25,  figg. 
Ediz.  Le  Monnier.  Firenze. 

102)  1965  -  Il  comune  «Verme  dei  bambini».  Le  Scienze  e  il  loro  insegn .,  a.  2°,  p. 
100,  fìgg.  Firenze. 

103)  1965  -  I  problemi  della  sessualità.  Le  Scienze  e  il  loro  insegn .,  a.  2°,  p.  201. 

Firenze. 

104)  1965  -  Idee  antiche  e  moderne  sullo  sviluppo  degli  animali.  Istruì.  Tecn.  Pro- 
fess.  (n.  s.),  1,  p.  29,  fìgg.  Roma. 

105)  1965  -  La  reazione  dell’ospitatore  verso  il  parassita:  la  Trichina,  la  produzione 
delle  perle,  i  cecidi.  Le  Scienze  e  il  loro  insegn.,  a.  2°,  p.  319,  fìgg.  Firenze. 

106)  1966  -  Emofilìa:  triste  retaggio.  Le  Scienze  e  il  loro  insegn.,  a.  3°,  p.  77,  fìgg. 
Firenze. 

107)  1966  -  Il  ciclo  evolutivo  dei  parassiti  malarici.  Le  Scienze  e  il  loro  insegn .,  a.  4°, 
p.  L  Firenze. 

108)  1966  -  Le  «società»  animali.  Didattica  delle  Scienze ,  2°,  p.  37,  fìgg.  Brescia. 

109)  1967  -  Le  sintesi  e  le  sistemazioni  in  biologia.  Le  Scienze  e  il  loro  insegn.,  a.  4°, 
p.  364.  Firenze. 

110)  1968  -  Dimorfismo  sessuale.  Le  Scienze  e  il  loro  insegn.,  a.  5°,  p.  78,  fìgg. 
Firenze. 

111)  1968  -  Confronto  fra  le  generazioni  degli  esseri  viventi  per  mostrare  l’unifor¬ 
mità  delle  leggi  della  Natura  di  A.  Vallisneri.  Le  Scienze  e  il  loro  insegn .,  a.  5°, 
p.  276.  Firenze. 

112)  1968  -  Sollecitazione  alla  raccolta  delle  conchiglie  che  possono  rinvenirsi  sulle 
spiagge  italiane.  Le  Scienze  e  il  loro  insegn .,  a.  5°,  p.  356.  Firenze. 

113)  1969  -  Tema  di  Scienze  naturali:  Rapporti  degli  animali  tra  loro  e  con  altri 
organismi.  Le  Scienze  e  il  loro  insegn.,  a.  6°,  p.  39.  Firenze. 

114)  1969  -  Nuovo  invito  alla  raccolta  ed  allo  studio  degli  animali  che  possono  rin¬ 
venirsi  sulle  spiagge  italiane.  Le  Scienze  e  il  loro  insegn .,  a.  6°,  p.  182.  Firenze. 

115)  1969  -  La  Stazione  Zoologica  di  Napoli.  Una  visita  alfAcquario.  Le  Scienze  e  il 
loro  insegn.,  a.  6°,  p.  352.  Firenze. 

116)  1970  -  Tema  di  Scienze  naturali:  Gli  organi  e  gli  apparati  della  vita  vegetativa 
degli  animali  e  delle  piante.  Le  Scienze  e  il  loro  insegn.,  a.  6°,  p.  53.  Firenze. 

117)  1970  -  Le  festa  degli  alberi  e  la  conservazione  della  Natura.  Istruz.  Tecnica. 
Min.  Pubbl.  Istr.,  6,  n.  24,  p.  235.  Roma. 

118)  1972  -  I  Trematodi  e  il  loro  ciclo  biologico.  Le  Scienze  e  il  loro  insegn.,  a.  9°,  p. 
72.  Firenze. 

119)  1982  -  La  fauna  marina  nella  canzone  «O  Guarracino».  L’Esopo  Rivista  di 
Bibliofilìa,  n.  16,  pp.  55-66,  tavv.  Milano. 


20  U.  Moncharmont 


IV.  Articoli  sulla  didattica  e  sull’organizzazione  scolastica 

120)  1955  -  L’insegnamento  delle  Scienze  naturali,  della  Merceologia  nelle  Scuole 
Tecniche  commerciali.  Archivio  didattico  (s.  5°),  45.  Roma. 

121)  1956  -  La  partecipazione  degli  allievi  al  travaglio  della  ricerca  scientifica. 
Annali  Pubbl.  Istruz.,  a.  2°,  p.  45.  Firenze. 

122)  1956  -  L’insegnamento  delle  Scienze  naturali  nelle  Scuole  di  Avviamento. 
Annali  Pubbl.  Istruz .,  a.  2°,  n.  12,  p.  41.  Firenze. 

123)  1956  -  Considerazioni  sull’insegnamento  delle  Scienze  naturali.  Annali  Pubbl. 
Istruz .,  a.  2°,  n.  12,  p.  41.  Firenze. 

124)  1957  -  L’insegnamento  delle  osservazioni  scientifiche  e  della  matematica  nella 
nuova  scuola  unitaria  opzionale  (media  e  di  avviamento  professionale).  Homo 
faber,  a.  7°,  n.  68,  p.  4315.  Roma;  La  Scuola  Secondaria  e  i  suoi  problemi  (n.  s.), 
a.  6°,  n.  15,  p.  703.  Roma. 

125)  1957  -  L’osservazione  scientifica  nel  mondo  degli  animali.  Ricerche  didattiche , 
a.  8°,  n.  44,  p.  1.  Roma. 

126)  1957  -  La  III  Rassegna  internazionale  cinematografica  specializzata.  Annali 
Pubbl.  Istru.,  anno  3°,  n.  6-7,  pp.  429-430.  Firenze. 

127)  1958  -  La  Scuola  Unitaria  Opzionale:  nuova  scuola  del  pre-adolescente.  Tec¬ 
nica,  a  cura  del  Consorzio  Prov.  Istr.  tecnica ,  n.  11.  Napoli. 

128)  1958  -  Le  ansie  dello  studioso  nel  travaglio  della  ricerca.  Annali  Pubbl.  Istruz., 
a.  4°,  p.  344,  fìgg.  Firenze. 

129)  1958  -  La  preparazione  del  maestro  per  l’insegnamento  delle  Scienze.  Archivio 
Didattico ,  2,  n.  3,  p.  99.  Centro  didattico  Nazionale  Scuola  Elementare.  Roma. 

130)  1958  -  Osservazioni  scientifiche.  Fase.  I  e  IL  Telescuola  Edizioni  E.R.I.  Torino. 

131)  1959  -  Le  raccolte  didattiche:  loro  importanza  ai  fini  culturali  ed  educativi.. 
Ricerche  didattiche ,  n.  47-48.  Roma. 

132)  1960  -  L’insegnamento  delle  Scienze  naturali:  sua  importanza  ai  fini  educativi: 
suoi  caratteri  e  strutture  in  relazione  all’età  degli  alunni.  Centro  didattico  nazio¬ 
nale  per  i  Licei ,  6,  p.  39,  Padova  (in  collaborazione  con  l’Ispettore  centrale  Pa¬ 
squale  Piepoli). 

133)  1961  -  L’istruzione  popolare  di  grado  secondario:  Osservazioni  scientifiche. 
Luce  nella  professione ,  32,  p.  110.  Edizione  U.C.I.I.M.  Roma. 

134)  1961  -  L’insegnamento  delle  Scienze  naturali  nelle  Scuole  medie  con  partico¬ 
lare  riguardo  alle  «Osservazioni  scientifiche»  nella  Scuola  Media  Unificata. 
Natura  e  Montagna  ( s .  2°),  a.  1°,  p.  43.  Roma. 

135)  1961  -  Didattica  delle  Osservazioni  scientifiche.  Collana  «Scuola  Media  Unifi¬ 
cata»,  n.  9,  p.  1,  fìgg.  Movimento  Circoli  della  Didattica.  Roma. 

136)  1961  -  Le  Osservazioni  scientifiche.  L’esperimento  di  Scuola  Media  Unificata. 
Anno  scolastico  1960-61.  Ministero  Pubbl.  Istruz.  Ispett.  per  Istituti  infer.  2° 
grado.  Roma. 

137)  1961  -  L’insegnamento  delle  Scienze  naturali  nelle  Scuole  secondarie,  con  par¬ 
ticolare  riguardo  alle  Osservazioni  scientifiche  nella  Scuola  media  unificata. 
Boll.  Soc.  Naturalisti  Napoli ,  70,  p.  88-90.  Napoli. 


In  memoria  di  Arturo  Palombi  21 


138)  1962  -  L’insegnamento  delle  «Osservazioni  scientifiche»  come  mezzo  di  for¬ 
mazione.  L’esperimento  di  Scuola  media  unificata  nell’anno  scolastico  1961-62. 
Ministero  della  Pubblica  Istruzione.  Roma. 

139)  1964  -  Sull’abbinamento  della  Matematica  e  delle  Osservazioni  ed  Elementi  di 
Scienze  naturali.  Scuola  e  Didattica.  10,  p.  1101.  Brescia. 

140)  1965  -  La  nuova  Scuola  Media.  Scuola  e  Famiglia.  11,  n.  4,  p.  3.  Roma. 

141)  1965  -  Il  programma  di  Osservazioni  ed  Elementi  di  Scienze  naturali  nella 
terza  classe  della  Scuola  media.  Le  Scienze  e  il  loro  insegnamento ,  11,  p.  263. 
Firenze. 

142)  1967  -  Esami  di  abilitazione  e  di  concorso  a  cattedra  di  Scuola  Media.  Esame 
dei  programmi  di  Scienze.  Le  Scienze  e  il  loro  insegnamento ,  4,  p.  1.  Firenze. 

143)  1977  -  L’insegnamento  delle  Osservazioni  ed  Elementi  di  Scienze  naturali  nella 
Scuola  Media  nelle  future  prospettive.  Le  Scienze  e  il  loro  insegnamento. 
Firenze. 

144)  1979  -  Introduzione  agli  Atti  del  1°  Convegno  Nazionale  dell’Associazione 
degli  Insegnanti  di  Scienze  naturali.  Sorrento  9-11  marzo  1979,  pp.  VII-XI. 
Pubbl.  a  cura  Sezione  Campana  Associaz.  Naz.  Insegn.  Scienze  Naturali  Napoli 
(Ott.  1984). 


V.  Commemorazioni 

145)  1975  -  In  memoria  del  socio  Giuseppe  Fadda.  Boll.  Soc.  Naturalisti  Napoli ,  84, 

pp.  9-10.  Napoli. 

146)  1977  -  Selim  Augusti  (1903-1977).  Boll.  Soc.  Naturalisti  Napoli ,  86,  pp.  11-25. 
Napoli. 

147)  1980  -  In  memoria  di  Lea  Pannain.  Boll.  Soc.  Naturalisti  Napoli ,  89,  pp.  3-9. 

148)  1983  -  Rinaldo  Dohrn  nel  centenario  della  nascita.  In:  Groeben,  Ch.  u.  Geschw. 
Dohrn:  Reinhard  Dohrn  (1880-1962).  Reden,  Briefe  und  Veròffentlichungen 
zum  100°  Geburtstag.  Springer  Verlag,  Berlin,  pp.  41-43  (in  italiano). 


Numerose  recensioni  e  rassegne  di  libri  sono  pubblicate  in  periodici 
diversi,  ma  specialmente  negli  «Annali  della  Pubblica  Istruzione»  Firenze, 
a  cura  del  Ministero  P.  Istruz.  e  nella  Rivista  «  Le  Scienze  e  il  loro  insegna¬ 
mento»  Editore  Le  Monnier  -  Firenze. 


Ugo  Moncharmont 


Napoli,  27  novembre  1987 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 
voi.  96,  1987,  pp.  23-27 


The  Structure  of  Proteins 

Conferenza  tenuta  dal  Dr.  George  Nemethy 

Baker  Laboratory  of  Chemistry,  Cornell  University 
Ithaca,  N.Y.,  U.S.A. 

(Tornata  del  16  giugno  1986) 


Proteins  are  unique  among  thè  various  biologically  important  macro- 
molecules,  because  of  thè  great  versatilility  of  their  function  and  structure. 
Proteins  play  a  decisive  role  in  almost  every  important  biochemical  and 
physiological  process,  such  as  thè  catalysis  and  regulation  of  most  bioche¬ 
mical  reactions  (enzymes),  transportation  of  substances  (heme  proteins), 
muscle  action  (myosin,  actin),  maintenance  of  body  structure  (collagen, 
keratin),  etc.  Every  protein  has  a  specific  function.  For  example,  catalysis 
by  a  given  enzyme  may  be  specific  not  only  to  one  kind  of  a  reaction  but 
to  a  particular  substrate  molecule  undergoing  this  reaction.  On  thè  other 
hand,  proteins  that  carry  out  thè  same  function  in  different  organisms  may 
have  slightly  different  srtuctures.  As  a  result  of  these  variations,  an  enor- 
mous  number  of  different  proteins  exists  in  nature.  One  of  thè  main  goals 
of  protein  chemistry  is  to  understand  how  this  multiplicity  of  form  and 
function  is  related  to  molecular  structure. 

The  physical,  Chemical,  and  biological  properties  of  a  protein  depend 
not  only  on  its  Chemical  structure,  but  to  an  equal  extent  on  its  conforma- 
tion,  i.e.  on  thè  spadai  arrangement  of  its  constituent  atoms.  In  principio,  a 
protein  molecule  can  have  many  conformations.  Under  some  circums- 
tances,  thè  molecule  behaves,  indeed,  like  a  flexible  chain.  On  thè  other 
hand,  when  thè  protein  is  biologically  active  and  exhibits  thè  Chemical  and 
physical  properties  associated  with  its  active  state,  its  conformation  is  well- 
defìned  and  essentially  unique.  In  this  so-called  native  state,  each  molecule 
of  thè  protein  is  folded  in  thè  same  way.  The  folding  is  very  compact,  with 
little  open  space,  if  any,  inside  thè  molecule.  This  behavior  contrasts  with 
that  of  thè  loosely  folded  random  coil  structure  of  many  synthetic  polym- 
ers  in  solution. 

A  modification  of  thè  three-dimensional  structure  by  some  physical 
means  may  be  suffìcient  to  cause  an  alteration  or  even  thè  complete  loss  of 


24  G.  Nemethy 


thè  physical  or  functional  properties  of  thè  protein,  even  though  there  has 
been  no  change  of  pH,  addition  of  various  organic  components  or  of  salts, 
etc.  Denaturation  is  reversible  in  many  cases:  return  to  thè  native  physical 
conditions  often  results  in  thè  complete  recovery  of  structure  and  function. 

In  terms  of  its  Chemical  structure,  a  protein  is  a  linear  macromolecule, 
formed  by  thè  linking  of  amino  acid  residues  as  monomer  units.  A  few 
Chemical  cross-links  may  exist  between  non-neighboring  parts  of  thè  chain. 
Most  proteins  consist  of  a  combination  of  thè  20  naturally  occurring  amino 
acid  residues.  Modified  amino  acids  occur  rarely.  The  amino  acid  sequence 
of  each  protein  is  unique,  i.e.  it  corresponds  to  a  particular  ordering  of  thè 
constituent  amino  acids.  This  sequence  is  determined  by  thè  genetic  code. 
Modification  of  thè  sequence  in  criticai  positions  may  lead  to  an  alteration 
or  even  loss  of  biological  function,  e.g.  in  mutations.  One  of  thè  reasons  for 
thè  loss  of  function  may  be  that  a  residue  in  thè  active  site  has  been 
replaced,  i.e.  a  residue  that  parti'cipates  directly  in  thè  function  of  thè  pro¬ 
tein.  On  thè  other  hand,  replacement  of  a  residue  elsewhere  in  thè  mole- 
cule  may  have  an  indirect  effect,  if  it  causes  a  change  of  thè  confomation 
that,  in  turn,  results  in  a  modification  of  thè  structure  of  thè  active  site. 
Conversely,  certain  modifications  of  thè  sequence  have  no  effect  on  thè 
function.  For  example,  proteins  with  a  given  function  that  occur  in  diffe- 
rent  species  often  exhibit  differences  in  thè  amino  acid  sequence  but  not 
in  their  conformation  and  function. 

Experimental  information  on  thè  conformation  of  proteins  is  obtained 
by  means  of  various  physical  techniques.  X-ray  crystallography  can  provide 
complete  structural  information.  So  far,  thè  structure  of  nearly  100  proteins 
has  been  determined  to  atomic  resolution.  It  is  more  diffìcult  to  determine 
thè  exact  conformation  of  a  protein  molecule  in  solution.  Ampie  evidence 
exists,  however,  that  thè  structure  of  most  proteins  is  essentially  identical 
in  solution  and  in  thè  crystalline  state.  Recent  advances  in  nmr  spectros- 
copy,  especially  thè  use  of  thè  newly  developed  two-dimensional  techni¬ 
ques,  resulted  in  detailed  structural  information  about  some  protein  mole- 
cules  as  they  exist  in  solution.  Additional,  less  specifìc  information  can  be 
obtained  using  various  spectroscopic  methods  or  circolar  dichroism. 

According  to  thè  basic  hypothesis  of  protein  structure,  thè  unique  three- 
dimensional  structure  of  thè  native  molecule  is  determined  only  by  its  amino 
acid  sequence  and  by  its  physical  environment  (temperature,  solvent  composi- 
tion,  pH,  etc).  Thus,  it  is  a  resultant  of  thè  balance  of  various  noncovalent  inte- 
ractions  that  act  between  thè  atoms  of  thè  amino  acid  residues  in  thè  protein 
and  also  between  these  atoms  and  thè  molecules  of  thè  solvent.  An  unders- 
tanding  of  these  interactions  has  been  achieved  by  investigations  of  thè  ther- 


The  Structure  of  Proteins  25 


modynamics  of  solution  of  small  model  molecules,  spectroscopic  studies, 
and  theoretical  computations  of  intermolecular  interactions. 

The  main  types  of  noncovalent  interactions,  of  interest  for  hydrogen 
bonds  between  polar  groups,  electrostatic,  interactions  (including  those 
occurring  between  charges  on  ionizable  groups  and  those  between  dipoles 
of  uncharged  polar  groups),  and  barriers  to  internai  rotation  about  covalent 
bonds.  Interactions  with  thè  solvent  are  of  a  similar  nature.  In  thè  case  of 
water  as  a  solvent,  structural  changes  of  water  in  thè  presence  of  various 
solutes  contribute  to  thè  stabilization  or  destabilization  of  certain  confor- 
mations.  Changes  of  thè  structure  of  water  are  particularly  important  in  thè 
case  of  nonpolar  solutes,  and  they  result  in  thè  phenomenon  of  hydropho- 
bic  interaction,  i.e.  thè  attraction  of  nonpolar  groups  for  each  other  in 
aqueous  solution,  with  unusual  thermodynamic  properties. 

As  a  result  of  these  interactions,  certain  conformations  of  thè  polypep- 
tide  chain  are  favored  energetically,  and  they  occur  frequently  in  various 
proteins.  They  may  be  considered  as  conformational  building  blocks.  They 
include  some  regular  structures  in  which  several  successive  amino  acid 
residues  bave  thè  same  conformation,  for  example  in  thè  alpha-helix.  Se¬ 
veral  parts  of  thè  peptide  chain  in  a  nearly  fully  extended  conformation 
may  associate  to  form  thè  B-sheet. 

Both  of  these  conformations  are  stabilized  by  hydrogen  bonds  and  van 
der  Waals  interactions  between  peptide  groups  of  non-neighboring  mole¬ 
cules.  The  direction  of  thè  polypeptide  chain  may  be  reversed  in  thè  course 
of  two  residues,  with  thè  B-turn  conformation.  These  three  regular  confor¬ 
mational  elements  are  seen  frequently  in  thè  structure  of  most  proteins. 
The  remaining  parts  of  thè  polypeptide  chain  also  possess  a  unique  and 
well-defined  conformation,  even  though  this  conformation  is  not  regular. 
The  various  segments  of  thè  polypeptide  chain  are  folded  against  each 
other  to  form  thè  native  conformation. 

This  conformation  is  characterized  by  a  balancing  of  different  kinds  of 
interactions.  Thus,  nonpolar  groups  tend  to  on  thè  outside,  while 
uncharged  polar  groups  may  be  either  outside,  interacting  with  thè  water, 
or  inside,  forming  hydrogen  bonds  with  each  other.  In  addition,  many  pro¬ 
teins  consist  of  an  aggregation  of  several  identical  or  nonidentical  subunits 
that  associate  by  means  of  noncovalent  interactions.  Each  subunit  is  a 
complete  protein  molecule. 

Structural,  i.e.  fìbrous  proteins  may  contain  other  regular  peptide  con¬ 
formations.  For  example,  thè  collagen  molecule,  an  important  component 
of  tendon  and  skin,  is  composed  of  three  polypeptide  chains  that  are 
wound  around  each  other  in  a  rope-like  manner,  forming  a  triple  helix. 


26  G.  Nemethy 


The  theoretical  analysis  of  protein  conformation  is  based  on  computa- 
tions  of  thè  conformational  energy.  It  has  become  an  important  fìeld  of 
protein  physical  chemistry.  The  basic  hypothesis  of  protein  structure,  men- 
tioned  above,  serves  as  thè  foundation  of  these  computations.  If  thè  native 
structure  is  thermodynamically  stable,  it  must  represent  thè  minimum  in 
free  energy  of  thè  System  that  consists  of  thè  protein  molecule  and  of  thè 
surrounding  solvent. 

The  conformation  of  a  molecule  can  be  expressed  in  terms  of  bond 
lengths,  bond  angles,  and  dihedral  angles  of  internai  rotation  about  bonds. 
In  protein  studies,  thè  first  two  are  usually  considered  to  be  fìxed,  with 
standard  values,  while  thè  dihedral  angles  are  treated  as  variables.  The  con- 
formational  energy  for  a  given  conformation  can  be  computed  as  thè  sum 
of  various  noncovalent  interactions,  which  in  turn  are  a  function  of  thè 
interatomic  distances  and,  therefore,  of  thè  dihedral  angles.  The  conforma¬ 
tion  can  be  altered  so  as  to  minimize  thè  energy  (or  thè  free  energy,  if 
interactions  with  thè  solvent  are  taken  into  account),  using  methods  of 
numerical  computation  for  function  optimization.  Thus,  it  is  possible,  in 
principle,  to  find  a  conformation  that  represent  thè  minimum  in  free 
energy,  and  thus,  to  predict  thè  native  conformation  of  a  protein  molecule 
from  its  amino  acid  sequence.  In  practice,  this  goal  has  not  yet  been 
reached  for  a  protein  in  generai,  mainly  because  of  thè  enormously  large 
number  of  possible  conformations  that  have  to  be  surveyed  in  order  to  fin 
thè  correct  one,  and  because  of  thè  «multiple  minimum  problem»,  i.e.  thè 
possible  existence  of  many  thermodynamically  metastable  conformations 
that  represent  locai  minimal  of  thè  conformational  free  energy. 

Conformational  energy  computations  have  been  carried  out  success- 
fully  on  oligopeptides  and  on  peptides  and  proteins  in  which  certain  fea- 
tures  of  thè  Chemical  structure  (e.g.  regularity  of  thè  amino  acid  sequence, 
symmetry,  or  thè  presence  of  cyclic  structures)  reduce  thè  theoretically 
possible  number  of  conformations,  or  in  cases  in  which  additional  experi- 
mental  or  theoretical  information  is  available  to  direct  thè  computations 
toward  probable  structures. 

Currently,  strong  efforts  are  directed  at  thè  systematic  analysis  of 
structural  regularities  and  of  various  constraints  which  can  aid  thè  compu¬ 
tation  of  thè  conformational  energy.  It  is  hoped  that  these  efforts  will  lead 
ultimately  to  a  full  prediction  of  thè  conformation  of  proteins  from  their 
amino  acid  sequence.  Achievement  of  this  goal  will  further  our  unders- 
tanding  of  thè  relationships  between  thè  structure  and  function  of  proteins, 
and  will  lead  ultimately  to  thè  design  of  protein  molecules  with  desirable 
structural  and  functional  properties. 


The  Structure  of  Proteins  27 


REFERENCES 


Dickerson,  R.  E.  &  Geis  I.,  1969  -  The  Structure  and  Action  of  Protein ,  Harper  & 
Row,  New  York. 

Nemethy,  G.  &  Scheraga  H.  A.,  1980  -  Biophysical  Folding ,  Quart.  Rev.  Biophys., 
10,  239-352. 

Cantor,  C.  R.  &  Schimmel  P.  R.,  1980  -  Biophysical  Chemistry,  Part  I,  W.  H.  Freeman 
&  Co.,  San  Francisco. 

Nemethy,  G.,  Peer,  W.  H.  &  Scheraga  H.  A.,  1981  -  Effects  of  Protein-Solvent  Inte- 
ractions  on  Protein  Conformation,  Annual  Rev.  Biophys.  Bioeng.,  10,  459-497. 

Richardson,  J.,  1981  -  The  A  nato  my  and  Taxonomy  of  Protein  Structure ,  Adv.  Protein 
Chem.,  34,  167-339. 

Scheraga,  H.  A.,  1984  -  Cari sb erg  Res.  Commun .,  53,  1. 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 

voi.  96,  1987,  pp.  29-39,  fìgg.  4,  tab.  1 


Indagini  sismiche  a  rifrazione  nell’area  flegrea 
per  la  determinazione  dei  parametri  elastici  dinamici 
dei  principali  litotipi  superficiali 

Nota  dei  soci  Eugenio  Carrara  (*),  Francesco  Maria  Guadagno  (*), 
Antonio  Rapolla(*),  Pasquale  Cristiano  (*) 
e  di  Nicola  Roberti  (*) 


Sommario.  —  Vengono  riportati  i  risultati  di  una  ricerca  eseguita  nell’area  dei 
Campi  Flegrei  allo  scopo  di  determinare  i  parametri  dinamici  dei  principali  litotipi 
affioranti.  L’indagine  è  stata  effettuata  in  zone  di  cava  e/o  di  affioramento  mediante 
l’utilizzo  della  sismica  a  rifrazione  superficiale.  Sono  discusse  anche  le  problema¬ 
tiche  connesse  all’utilizzo  di  tale  metodologia  per  dedurre  significativi  valori  dei 
parametri  dinamici. 

Summary.  —  The  results  obtained  after  a  refraction  seismic  survey  carried  out 
in  thè  «Campi  Flegrei»  volcanic  area  near  Naples,  Italy,  are  bere  reported  and 
discussed.  The  aim  of  this  research  was  to  evaluate  thè  dynamic  parameters  of  thè 
main  outcropping  rock  and  soils. 


Premessa 

È  ben  noto  che  i  terreni,  per  effetto  di  un  carico  dinamico,  mostrano 
deformazioni  che  sono  spesso  diverse  da  quelle  relative  ai  carichi  statici. 
Il  comportamento  di  un  suolo  o  di  una  roccia  infatti,  espresso  in  ter¬ 
mini  di  moduli  elastici  o  moduli  di  deformazione,  dipende  quasi  senza  alcuna 
eccezione  dalla  velocità,  dalla  durata  e  dalfampiezza  del  carico  applicato. 

Diversi  approcci  sono  possibili  per  la  valutazione  della  risposta  dina¬ 
mica  dei  suoli  e  dei  materiali  rocciosi,  così  come  diverse  sono  le  metodolo¬ 
gie  d’indagine  rivolte  alla  definizione  dei  parametri  elastici  dinamici  che 
tengono  conto  del  livello  di  deformazione,  nelle  reali  condizioni  tensionali 
che  si  determinano  nel  mezzo  in  posto  (Clark,  1966). 


(*)  Dipartimento  di  Geofìsica  e  Vulcanologia. 


30  E.  Carrara,  F.M.  Guadagno,  A.  Rapolla,  P.  Cristiano  e  N.  Roberti 

I  moduli  elastici  dinamici  dei  terreni:  (E)  Modulo  di  Young;  (K) 
Modulo  di  incompressibilità;  (G)  Modulo  di  taglio;  (v)  Coefficiente  di  Pois- 
son;  (D)  Rapporto  di  smorzamento,  oltre  che  i  parametri  geometrici  delle 
successioni  stratigrafiche  delfimmediato  sottosuolo,  sono  utilizzati  nei 
modelli  matematici  sviluppati  per  la  valutazione  della  risposta  dinamica 
roccia-suolo  e  suolo-struttura  che  negli  ultimi  anni  è  diventata  una  parte 
molto  importante  degli  studi  geosismici  ed  in  particolare  dei  problemi  di 
ingegneria  sismica. 

Nell’ambito  di  indagini  effettuate  per  lo  studio  del  bradisismo  flegreo, 
nel  quadro  di  una  collaborazione  tra  Università  di  Napoli  e  Regione  Cam¬ 
pania,  questo  gruppo  di  ricerca  si  è  posto,  tra  l’altro,  l’obiettivo  di  definire 
le  geometrie  e  le  caratteristiche  elastiche  dinamiche  dei  terreni  presenti 
nell’immediato  sottosuolo,  nel  quadro  più  generale  della  valutazione  della 
risposta  sismica  locale.  Il  raggiungimento  di  questo  obiettivo  è  stato  perse¬ 
guito  attraverso  l’uso  di  varie  metodologie  tra  cui  la  prospezione  di  sismica 
a  rifrazione. 

In  questo  lavoro  si  discuterà  sulla  possibilità  di  pervenire,  con  questo 
metodo,  oltre  che  alla  geometrizzazione  degli  orizzonti  geosismici,  anche 
alla  determinazione  dei  moduli  elastici  e  del  rapporto  di  smorzamento;  ver¬ 
ranno  inoltre  presentati  e  discussi  i  risultati  ottenuti. 


Cenni  sulla  attenuazione  e  smorzamento  delle  onde  sismiche 

Mentre  è  ben  noto  il  significato  dei  moduli  elastici  e  delle  loro  rela¬ 
zioni  con  le  velocità  di  propagazione  delle  onde  sismiche,  riteniamo  oppor¬ 
tuno  soffermarci,  seppur  brevemente,  sul  problema  dello  smorzamento, 
prima  di  discutere  i  risultati  ottenuti. 

In  un  mezzo  viscoelastico,  come  è  in  pratica  il  terreno,  bisogna  tener 
conto  oltre  che  dello  smorzamento  legato  alla  geometria  della  propaga¬ 
zione  delle  onde,  anche  dello  smorzamento  viscoso.  Si  dimostra  (Bornitz, 
1931)  che  in  tale  mezzo  viscoelastico,  omogeneo  e  isotropo,  la  diminuzione 
dell’ampiezza  delle  onde  di  massa  con  la  distanza  dalla  sorgente,  dovuta  sia  ad 
uno  smorzamento  di  tipo  geometrico  che  viscoso,  può  essere  descritta  da: 

A2  =  A1(R1/R2)  exp  [-a(R2-R,)]  (1) 

dove  A! ,  A2  sono  le  ampiezze  relative  al  tipo  di  onda  considerato  e  Rj ,  R2 
sono  rispettivamente  le  distanze  dalla  stessa  sorgente  e  dove  a  è  il  coeffi¬ 
ciente  di  attenuazione  per  effetto  del  comportamento  viscoso  del  mezzo. 


Indagini  sismiche  a  rifrazione  nell’area  flegrea,  ecc.  31 


Tale  coefficiente  è  una  quantità  importante  che  può  essere  determi¬ 
nata  dai  risultati  delle  misure  di  propagazione  delle  onde  sismiche,  cono¬ 
scendo  le  ampiezze  in  due  o  più  punti  a  distanza  nota  dalla  sorgente;  dalla 
(1),  può  quindi  essere  espresso  mediante  la  relazione: 

oc  =  In  (Ai  Ri  /  A2R2)  /  (R2  —  Ri  ) 

I  risultati  sperimentali  (McDonald  et  ah ,  1958;  Kudo  e  Shima,  1970) 
hanno  mostrato  che  il  coefficiente  di  attenuazione  è,  inoltre,  funzione 
lineare  della  frequenza: 

a  =  Ca  •  f 

dove  Ca  è  la  costante  di  attenuazione  ed  f  è  la  frequenza  dell’onda. 

Una  espressione  molto  utile  per  la  valutazione  dello  smorzamento  dei 
terreni,  assai  spesso  usata  per  applicazioni  ingegneristiche,  è  il  decremento 
logaritmico  ò  che  è  legato  al  coefficiente  di  attenuazione  dalla  relazione 
(Richart  et  ah ,  1970): 

ò  =  a  •  (V/f) 

dove  V  è  la  velocità  di  propagazione  dell’onda  ed  f  la  sua  frequenza. 

Un  altro  modo  più  utilizzato  di  esprimere  lo  smorzamento  viscoso  è, 
infine,  il  rapporto  di  smorzamento  D  che  è  legato  al  decremento  logarit¬ 
mico  dalla  relazione: 

D  =  /ò2  /  (4it2  +  ó2) 

oppure  all’ampiezza  dei  segnali  relativi,  dalla  relazione: 

In  (Ai Ri  /  A2R2) 

D  =  ■  .■■■■■■■■■  — 

V(2*t  ,/T)2  +  [In  (A,Rj  /  A2R2)]2 

dove  Ai  e  A2  sono  ancora  le  ampiezze  misurate  a  distanze  note,  Ri  e  R2, 
dalla  stessa  sorgente;  T  è  il  periodo  dell’onda,  f  è  l’intervallo  di  tempo  di 
propagazione  dell’onda  per  passare  dalla  distanza  Ri  alla  distanza  R2. 


Risultati  e  discussioni 

Su  alcune  formazioni  caratteristiche  dei  Campi  Flegrei  ed  in  partico¬ 
lare  nei  siti  riportati  in  Fig.  1  sono  state  svolte  delle  prospezioni  sismiche  a 
rifrazione  utilizzando  un  registratore  a  dodici  canali  digitale  ad  incremento 


32  E.  Carrara,  F.M.  Guadagno,  A.  Rapolla,  P.  Cristiano  e  N.  Roberti 


di  segnale,  una  massa  battente  come  sorgente  energizzante  e  geofoni  oriz¬ 
zontali  e  verticali  di  frequenza  propria  di  14  Hz  e  smorzamento  prossimo  al 
critico. 


Fig.  1.  —  Schema  vulcano-tettonico  dei  Campi  Flegrei  con  ubicazione  dei  siti  inda¬ 
gati.  Legenda:  (1)  crateri;  (2)  faglie;  (3)  orli  delle  caldere;  (4)  tufo  giallo 
napoletano;  (5)  lave;  (6)  brecce  di  esplosione;  (7)  tufo  giallo  pseudostrati¬ 
ficato  di  Monte  Ruscello;  (8)  alternanze  di  piroclastiti  fini  e  grossolane; 
(9)  piroclastiti  rimaneggiate. 


Si  sono  utilizzati  stendimenti  di  lunghezza  totale  non  superiore  a  50  m 
con  distanza  intergeofonica  di  3  m.  Molta  attenzione  si  è  fatta  nella  tara¬ 
tura  dello  strumento  di  registrazione,  nel  misurare  accuratamente  le 
distanze  sul  suolo,  nel  collocare  adeguatamente  i  geofoni  per  ottenere  il 


Indagini  sismiche  a  rifrazione  nell’area  fi  egre  a,  ecc.  33 


miglior  accoppiamento  geofono-terreno  ed  eliminare  quindi,  in  risposta, 
indesiderati  effetti  spuri. 

Per  energizzare  il  suolo,  dopo  aver  infisso  una  piastra  nel  terreno  per 
alcune  decine  di  centimetri,  la  si  colpiva  secondo  la  verticale  e  successiva¬ 
mente  secondo  l’orizzontale  in  sensi  opposti  esattamente  normali  allo  sten¬ 
dimento,  per  generare  onde  elastiche  a  prevalente  componente  di  compres¬ 
sione  e  di  taglio  rispettivamente.  Nelle  registrazioni  con  impatti  opposti  le 
onde  di  taglio  si  presentano  con  polarità  invertita  di  180°  e  il  punto  della 
registrazione  in  cui  è  chiaramente  evidente  tale  inversione  di  fase  è  consi¬ 
derato  come  istante  di  arrivo  delle  onde  di  taglio.  Tale  punto  e  quindi  il 
tempo  corrispondente,  sono  chiaramente  ed  univocamente  definiti  sempre 
che  ovviamente,  vi  sia  un  buon  rapporto  segnale/disturbo. 

In  particolare  si  fa  notare  che  in  determinate  situazioni  la  definizione 
della  velocità  delle  onde  (S)  può  essere  sufficientemente  precisa  ed  attendi¬ 
bile,  anche  se  esse  venissero  confuse  con  onde  di  tipo  superficiale  in 
quanto  si  può  dimostrare  (Richart  et  al ,  1970)  che  la  velocità  delle  onde 
Rayleigh  (R)  sono  assai  vicine  alla  velocità  delle  onde  di  taglio  (S),  dipen¬ 
dendo  soltanto  dal  coefficiente  di  Poisson  del  mezzo  elastico.  Infatti  il  sud¬ 
detto  autore  ha  mostrato  come  le  onde  del  Rayleigh  variano  tra  circa 
l’87%  e  il  96%  della  velocità  Vs  nel  campo  di  variabilità  del  coefficiente  di 
Poisson.  Le  stesse  considerazioni  sono  valide  per  le  onde  di  Love  (L).  È  da 
dire  però  che,  specie  per  i  terreni  pozzolanici  è  spesso  stato  diffìcile  ricono¬ 
scere  l’arrivo  delle  onde  (S),  in  particolare  di  quelle  provenienti  da  rifrat¬ 
tori  profondi. 

Con  i  dati  raccolti  in  campagna  mediante  i  sondaggi  sismici,  di  cui  in 
Fig.  2  si  riportano  alcuni  esempi  di  dromocrone,  si  è  proceduto,  oltre  che 
alla  definizione  delle  velocità  Vp  e  Vs  e  degli  spessori,  anche  al  calcolo  dei 
parametri  elastici  dinamici.  Questi  risultati  sono  rappresentati  in  Tabella  1. 
Inoltre,  come  si  vedrà  in  seguito,  in  alcuni  casi  si  è  anche  tentato  di  deter¬ 
minare  in  via  preliminare  il  rapporto  di  smorzamento. 

Per  quanto  riguarda  i  tufi,  sono  state  effettuate  misure  in  tre  cave  in 
località  M.te  S.  Severino.  Pur  potendosi  presumere  la  presenza  in  profon¬ 
dità  sempre  di  litotipi  tufacei,  i  valori  ottenuti  risultano  per  le  prime  due 
differenziati  tra  le  zone  più  superficiali  (1-2  metri)  e  quelle  più  profonde, 
mentre  per  la  terza  cava  non  si  nota  tale  disomogeneità.  Non  può  esclud- 
fersi  che  la  differenziazione  verticale  riscontrata  può,  almeno  in  parte, 
essere  legata  ad  una  netta  differenziazione  del  grado  di  saturazione  della 
roccia. 

I  valori  determinati  (Tab.  1)  per  il  litotipo  più  superficiale  sono  di  1100 
m/sec  per  le  Vp  e  450  e  600  m/sec  per  le  Vs.  Per  il  litotipo  più  profondo 


34  E.  Carrara ,  F.M.  Guadagno,  A.  Rapo  Ila,  P.  Cristiano  e  N.  Roberti 


invece,  i  valori  aumentano  a  circa  2400  m/sec  per  le  Vp  ed  a  850  e  950  m/ 
sec  per  le  Vs. 

Per  quanto  riguarda  le  pozzolane,  indagate  in  diverse  località,  i  valori 
presentano  una  forte  dispersione,  pur  essendosi  in  presenza  di  termini  lito¬ 
logici  praticamente  simili.  In  particolare,  i  termini  più  superficiali  mostrano 
valori  delle  Vp  variabili  tra  100  m/sec  e  380  m/sec,  mentre  i  termini  più 
profondi  mostrano  valori  più  elevati  fino  a  circa  1000  m/sec.  Per  le  Vs, 
invece,  si  hanno  valori  variabili  da  50  m/sec  a  230  m/sec  per  i  termini  più 


n.  sec 

160 

120- 


._  80 
a 
£ 

£  40 

O 


X 


Vsh 


Ad 


Vp 


0  4.5  10.5  16.5  22.5  28.5  34.5 
Distanza  m. 


Ch 

£  1- 
«  2] 
Ì  3 

I  '41 

o  5-j 
6-1 
74 


Vp 

m/sec 

Vs 

m/sec 

V 

7" 

gr/cm 

K 

kg/cm2 

i 

kg/cm2 

G 

kg/cm2 

Q 

f L  ■  m 

1125 

600 

0,30 

1,54 

12.333 

1,5-10* 

0,56-10* 

110 

2  450 

947 

0.41 

1,54 

75.339 

4,0  IO* 

1,4-10 4 

SO 

Vp 

Vs 

V 

7" 

K 

E 

G 

Q 

m/sec 

m/sec 

gr/cm3 

kg/cm2 

kg  /cm2 

kg/cm2 

il-  m 

187 

100 

0,29 

1,3 

287 

0,035  IO4 

0,013  IO4 

210 

510 

182 

0,43 

1,3 

2.862 

0,13  IO4 

0, 041-10* 

360 

295 

0,25 

1,3 

1.909 

0,29  IO4 

0,12  IO* 

180 

Fig.  2.  —  Esempi  di  dromocrome  ottenute  e  relative  interpretazioni. 


superficiali  e  valori  più  elevati  fino  a  circa  500  m/sec  per  quelli  più  pro¬ 
fondi.  In  corrispondenza  di  tali  valori  di  velocità  sono  stati  ricavati,  sulla 
base  della  densità  naturale  (y)  dedotta  in  laboratorio  con  metodi  geotecnici 
su  campioni  appositamente  prelevati,  i  principali  moduli  elastici  dinamici. 
Tali  dati  sono  anch’essi  riportati  in  tabella  1. 

A  titolo  di  confronto  con  dati  riportati  in  letteratura  per  gli  stessi  lito¬ 
tipi,  si  fa  notare  che  il  valore  di  E  (modulo  di  Young)  da  noi  ottenuto  per  i 
tufi  risulta  variabile  tra  circa  13500  e  45500  kg/cm2.  Il  modulo  E  determi¬ 
nato  con  prove  di  compressione  semplice  su  campioni  di  tufo  (Pellegrino, 
1967)  presenta  valori  variabili  tra  8000  e  30000  kg/cm2  con  valori  più 
frequenti  (80%  dei  provini)  compresi  tra  10000  e  20000  kg/cm2.  Si  sottoli¬ 
nea,  pertanto,  la  significatività  dei  valori  di  E  dedotti  per  via  sismica  in 
situ. 


Indagini  sismiche  a  rifrazione  nell’area  flegrea,  ecc.  35 


Per  quanto  riguarda  invece  i  termini  pozzolanici,  può  essere  opportuno 
confrontare  i  valori  ottenuti  con  quelli  desumibili  dalla  relazione  riportata 
in  letteratura  (Ohsaki  e  Iwasaki,  1973)  che  lega  il  modulo  di  taglio  dinamico  G 
con  il  numero  di  colpi  N  desunto  da  prove  penetrometriche.  In  particolare  essi 


TABELLA  1 

Risultati  delle  indagini  effettuate. 


m 

m/sec 

gr/cm3 

/ 

kg/cm2 

H 

Vp 

Vs 

Y 

V 

G 

E 

K 

Tufo:  Località  3  Cava 

A 

1.5 

1125 

600 

1.54 

0.30 

5651 

14708 

12333 

2450 

950 

1.54 

0.41 

14168 

39996 

75339 

Tufo:  Località  3  Cava 

B 

1.7 

1125 

450 

1.5 

0.40 

3096 

13417 

15223 

2400 

860 

1.5 

0.43 

11308 

45588 

72994 

Tufo:  Località  3  Cava 

C 

6 

1600 

700 

1.5 

0.38 

7492 

34891 

29153 

Pozzolana: 

Località  9 

1.5 

250 

53 

1.87 

0.48 

54 

158 

1123 

4.5 

850 

285 

1.87 

0.44 

1151 

4456 

11727 

Pozzolana: 

Località  9 

4 

567 

134 

1.16 

0.47 

213 

627 

3534 

Pozzolana: 

Località  9 

4 

380 

230 

1.34 

0.21 

723 

1750 

1009 

Pozzolana: 

Località  1 

5 

1050 

475 

1.38 

0.37 

3174 

8705 

11277 

Pozzolana 

Lago  Lucrino 

1.2 

300 

110 

1.32 

0.42 

163 

463 

944 

3.8 

400 

190 

1.32 

0.35 

486 

1316 

1505 

Pozzolana 

Villa  Avellino 

4 

300 

130 

1.30 

0.38 

224 

620 

894 

Pozzolana: 

Località  2 

2.2 

200 

107 

1.37 

0.30 

160 

416 

345 

3.8 

375 

150 

1.37 

0.40 

314 

883 

1545 

470 

280 

1.37 

0.22 

1095 

2682 

1625 

Pozzolana: 

Località  2 

bis 

2.3 

187 

100 

1.3 

0.30 

133 

344 

287 

3.7 

510 

182 

1.3 

0.43 

439 

1253 

2862 

510 

295 

1.3 

0.25 

1153 

2880 

1909 

propongono  la  relazione  G=12QN°-8.  Utilizzando  i  valori  riportati  in 
bibliografìa  (Pellegrino,  1967)  per  i  litotipi  pozzolanici  (N  =  2  —  20)  si 
ricavano  per  G  valori  compresi  tra  200  e  1300  kg/cm2.  In  realtà  il  campo  di 
variabilità  dei  valori  ottenuti  mediante  la  sismica  di  rifrazione  in  situ, 
mostra  ambiti  di  variabilità  maggiori  (50-3200)  anche  se  i  valori  più  fre- 


36  E.  Carrara,  F.M.  Guadagno,  A.  Rapo  Ila,  P.  Cristiano  e  N.  Roberti 

quenti  risultano  essere  compresi  nel  campo  su  riportato.  Per  poter  valutare 
sperimentalmente  l’applicabilità  della  suddetta  relazione  tra  G  ed  N,  per 
terreni  pozzolanici,  si  è  ritenuto  opportuno  eseguire  delle  indagini  penetro- 
metriche  specifiche  in  alcuni  siti  laddove  si  erano  eseguiti  i  sondaggi  si¬ 
smici.  I  risultati  relativi  ai  siti  indagati  sono  illustrati  nei  grafici  di  Fig.  3 


Numero  di  colpi  N  (CPT) 

Fig.  3.  —  Andamento  del  modulo  di  taglio  G  con  il  numero  di  colpi  N  (CPT). 


dove  è  riportata  anche  la  curva  relativa  alla  relazione  G  =  120  N0  8.  È  facile 
notare  che  i  valori  di  G,  sperimentalmente  determinati,  risultano  in  ottimo 
accordo  con  quelli  deducibili  dalla  suddetta  relazione.  Tale  risultato 


Indagini  sismiche  a  rifrazione  nell’area  flegrea,  ecc.  37 


comunque  è  da  considerarsi  del  tutto  preliminare  dato  il  numero  esiguo 
delle  prove  effettuate. 

Due  esempi  tipici  di  misura  del  decremento  del  segnale  con  la 
distanza,  relativi  a  tufo  e  pozzolana,  sono  mostrati  in  Fig.  4.  Al  di  là  di  una 
certa  dispersione  di  dati,  gli  andamenti  ottenuti  porterebbero  ad  una  valu¬ 
tazione  del  coefficiente  di  attenuazione  della  curva  interpolante,  pari  a 
1.6  x  IO-2  ed  a  10.4  x  IO-2  rispettivamente  per  il  tufo  e  la  pozzolana.  Da 


a 

Ca 

ó 

D% 

a 

Co 

6 

D% 

1,6  »  IO  2 

2,28  x  IO  4 

0,19 

3.1 

10,37  x  io2 

2  3  x  10  4 

0,46 

7.3 

Fig.  4.  —  Curve  di  attenuazione  del  segnale  con  la  distanza:  a)  tufo;  b)  pozzolana. 


tali  valori  si  dedurrebbe  un  rapporto  di  smorzamento  pari  a  3.1%  e  7.3% 
avendo  utilizzato  nel  calcolo  il  valore  di  frequenza  di  70  Hz  e  45  Hz, 
dedotto  dalle  registrazioni  e,  per  le  velocità,  i  valori  medi  di  850  e  200  m/ 
sec  rispettivamente  per  il  tufo  e  la  pozzolana.  I  valori  di  D,  risultano  molto 
più  elevati  di  quelli  che  sono  stati  ricavati  da  misure  mediante  colonna 
colonna  risonante  su  campioni  provenienti  dagli  stessi  siti.  È  da  sottoli¬ 
neare  però  che  una  notevole  incertezza  esiste  per  quanto  riguarda  i  valori 
assunti  nel  calcolo  ed  in  particolare  per  quelli  di  velocità.  Ciò  è  dipeso  dal 
fatto  che  si  era  in  presenza,  in  ambedue  i  casi,  di  dromocrone  a  pendenza 
diversa  risultando  quindi  problematica  Fattribuzione  di  una  unica  velocità 
a  tutta  la  curva  di  attenuazione.  D’altro  canto,  non  era  evidente  una  suddi¬ 
visione  di  dette  curve  di  attenuazione  in  tratti  distinti  facilmente  correlabili 


38  E.  Carrara,  F.M.  Guadagno,  A.  Rapolìa,  P.  Cristiano  e  N.  Roberti 

con  quelli  relativi  alle  curve  tempo/distanza.  Indubbiamente  il  problema 
dovrà  essere  molto  più  approfondito  prima  di  poter  considerare  sufficiente¬ 
mente  attendibili  i  dati  della  sismica  a  rifrazione  convenzionale,  quale  nor¬ 
malmente  usata  per  scopi  ingegneristici,  per  la  determinazione  delle  carat¬ 
teristiche  di  attenuazione  del  mezzo.  Ciò  in  quanto  la  valutazione  dell’am¬ 
piezza  è  basata  in  tali  casi  su  complessi  strumentali,  non  particolarmente 
destinati  per  questo  obiettivo. 

In  conclusione  la  ricerca  ha  mostrato  che,  con  opportune  cautele  ed 
attenzione  alla  metodica  sperimentale,  mediante  la  sismica  di  rifrazione 
convenzionale  possono  ottenersi  dati  significativi  sui  parametri  dinamici 
dei  terreni  costituenti  il  sottosuolo  di  una  certa  zona,  oltre  che  evidente¬ 
mente  sulla  geometria  di  detti  orizzonti.  È  da  sottolineare  che  essa  pre¬ 
senta  un  rapporto  costi/benefici  molto  favorevole  rispetto  ad  altre  meto¬ 
diche  di  campagna  quali  le  tecniche  del  down-hole,  cross-hole,  ecc.  anche 
se  ovviamente  per  l’esplorazione  a  profondità  maggiori  di  circa  una  decina 
di  metri  e  necessario  l’utilizzo  di  queste  ultime. 


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Indagini  sismiche  a  rifrazione  nell’area  fi  e  gre  a,  ecc.  39 


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Presentata  nella  tornata  del  27  giugno  1986 
Accettata  il  18  marzo  1988 


. 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 

voi.  96;  1987,  pp.  41-65,  figg.  11,  tabb.  2 


Studio  mineralogico  e  fisico-chimico 
sulla  zeolitizzazione  dei  tufi  del  Monte  Vùlture, 
in  previsione  di  un  loro  impiego 
come  decontaminanti  di  soluzioni  radioattive  (*) 

Nota  del  socio  Giuseppe  Lenzi  (**) 


Riassunto.  —  Sono  stati  studiati  65  campioni  di  tufi  vulcanici,  raccolti  in  varie 
formazioni  piroclastiche  del  Monte  Vùlture  (Basilicata):  depositi  lacustri  e  fluviola¬ 
custri,  tufi  chiari  di  varie  facies  (facies  ignimbritica,  facies  di  lahar,  facies  compatta, 
ecc...),  tufi  scuri  di  varie  facies  (stratificati,  non  stratificati,  ecc...),  prodotti  delle 
manifestazioni  finali  (facies  cineritica  e  stratificata).  È  stato  condotto  uno  studio 
mineralogico  in  sezione  sottile  con  il  microscopio  polarizzatore,  con  difrattometria  a 
raggi  X  su  polveri  ed  al  SEM  (Microscopio  Elettronico  a  Scansione).  È  stato  trovato 
che  la  maggior  parte  della  zeolitizzazione  a  Cabasite  e  Phillipsite  è  presente  nella 
formazione  dei  tufi  chiari  in  facies  ignimbritica. 

Successivamente  lo  studio  fisico-chimico,  per  determinare  i  coefficienti  di 
distribuzione  del  Cs  e  Sr,  ha  confermato  che  tale  estesa  zeolitizzazione  è  associata 
con  i  valori  di  Kd  più  alti  e  statisticamente  più  costanti  di  quelli  in  cui  la  zeolitizza¬ 
zione  è  trascurabile  o  addirittura  assente,  con  percentuali  di  rimozione  del  Cs 
sempre  maggiori  del  99%  e  quelle  dello  Sr  di  circa  il  97%. 

Summary.  —  65  samples  of  volcanic  tuffs  were  studied,  collected  in  various 
pyroclastic  formations  of  Mount  Vùlture  (Basilicata-Italy):  lacustrine  and  fluviolacu- 
strine  deposits,  light  tuffs  of  different  facies  (ignimbritic,  lahar,  compact,  etc...),  dark 
tuffs  of  different  facies  (layered,  not  layered,  etc...),  final  products  (cineritic  and 
layered  facies).  The  mineralogical  study  was  conducted  by  thin  section  polarizing 
microscope,  by  powder  X-rays  diffractometry,  and  by  SEM.  The  maximum  of  Ora¬ 
fo  azite  and  Phillipsite  zeolitization  was  found  in  thè  light  tuffs  formation  of  ignim¬ 
britic  facies.  The  physico-chemical  study  to  determine  thè  Cs  and  Sr  distribution 
coefficients  confìrmed  that  extensive  zeolitization  is  associated  with  thè  higher  Kd 


(*)  Lavoro  presentato  al  Congresso  Internazionale  sulle  zeoliti  «  Zeolite  ’85  » 
a  Budapest  dal  12  al  16  agosto  1985. 

(**)  Ricercatore:  via  Roma,  14  -  53100  Siena. 


42  G.  Lenii 


values  and  statistically  more  Constant  than  those  where  zeolitization  is  poor  or  nil, 
with  Caesium  removai  always  was  higher  than  99%  and  Strontìurn  removai  was 
about  97%. 


1.  Introduzione  e  scopo  del  lavoro 

L’uso  dell’energia  nucleare  ha  posto  un  vasto  numero  di  problemi  tec¬ 
nologici,  fra  i  quali,  anche  quello  della  produzione  di  rifiuti  radioattivi.  Il 
grande  volume  degli  scarichi  liquidi  rilasciati  e  contaminati  da  prodotti  di 
fissione  a  lungo  semiperiodo  (137Cs,  90 Sr,  106Ru,  129I,  144Ce,  ecc...)  ha  dato 
luogo  al  problema  di  una  loro  apposita  decontaminazione  tramite  «letti  fil¬ 
tranti»,  aventi  una  buona  capacità  di  scambio  ionico.  Negli  anni  passati, 
sono  state  condotte  varie  ricerche  sugli  scambiatori  inorganici  naturali 
(Ames,  1962;  Iaea,  1972)  (argille  e  zeoliti),  in  sostituzione,  o  alternativa, 
alle  resine  artificiali  a  scambio  ionico,  sia  in  Italia  (Bocola  et  al.,  1968; 
Boenzi  et  al.,  1965;  Boenzi  &  Lenzi,  1967),  che  in  altri  Paesi  (Buckin- 
gham,  1970;  Mercer  et  al.,  1970;  Mercer  &  Ames,  1976;  Yoshiaki  et  al., 
1982).  In  Italia,  già  da  molti  anni,  erano  note  molte  località  e  giacimenti  di 
zeoliti  (Alietti  et  al. ,  1967;  Gottardi  &  Obradovic,  1978);  sono  stati,  poi, 
inoltre,  trovati  estesi  affioramenti  di  tufi  vulcanici  più  o  meno  zeolitizzati 
(De  Gennaro  &  Franco,  1971;  De  Gennaro  et  al.,  1983;  Lenzi  &  Passa¬ 
gli,  1974;  Lenzi  &  Pozzuoli,  1970;  Sersale,  1959  a;  1959 b;  1960  a; 
1960  b;  Sersale  et  al. ,  1963),  uno  dei  quali  fu  studiato  come  potenziale 
decontaminante  delle  soluzioni  radioattive  di  bassa  attività:  il  «Tufo  Giallo 
Napoletano»,  zeolitizzato  a  Phillipsite  (Bocola  et  al.,  1968). 

In  vista  di  ciò,  e  considerato  che  il  Monte  Vùlture  è  situato  nella  stessa 
regione  in  cui,  già  da  vari  anni,  funziona  il  Centro  Ricerche  Energia  (CRE) 
della  Trisaia  dell’ENEA  (prov.  di  Matera),  con  un  impianto  pilota  per  il 
riprocessamento  delle  barre  di  combustibile  nucleare  esaurito,  si  è  ritenuto 
opportuno  intraprendere  un  dettagliato  studio  sui  tufi  vulcanici  di  tale  area, 
con  due  scopi  precipui: 

1)  determinare  quali  tipi  di  formazione  tufacea  fossero  più  o  meno 
zeolitizzati,  identificando  i  loro  affioramenti  e  valutarne  la  loro  potenzialità 
(studio  geo-mineralogico); 

2)  indagare  sulle  possibilità  di  usare  tali  tufi  come  decontaminanti  di 
soluzioni  radioattive,  soprattutto  basandoci  sulle  loro  capacità  di  scambio 
per  il  Cs  e  lo  Sr  (studio  fisico-chimico). 


Studio  mineralogico  e  fisico-chimico,  ecc.  43 


Ambedue  tali  finalità  sono  state,  inoltre,  giustificate  dal  fatto  che 
farea  vulcanica  del  Monte  Vùlture  era  già  abbastanza  nota  dal  punto  di 
vista  geologico  e  petrografico,  da  studi  precedenti  (Amodio  &  Hieke-Mer- 
lin,  1966;  Hieke-Merlin,  1964,  1967;  Sersale,  1960  a;  La  Volpe  &  Piccar- 
reta,  1971,  1972;  De  Fino  et  al. ,  1982,  1986;  Crisci  et  al. ,  1983). 


2.  Inquadramento  geologico-petrografico 

Il  Monte  Vùlture  è  un  vulcano-strato  di  età  quaternaria,  in  provincia  di 
Potenza  e  la  sua  altezza  raggiunge  approssimativamente  1326  m.s.l.m.  L’edifi¬ 
cio  vulcanico  poggia  su  di  una  serie  sedimentaria  costituita  da  argille  Plio-Plei- 
stoceniche,  sabbie  e  conglomerati,  cosippure  sul  cosiddetto  « flhysh  lucano» 
(brecce  calcaree  fini,  calcari  silicei  nodulari,  calcari  marmosi,  marne  ed  arena¬ 
rie,  ecc...).  L’attività  vulcanica  è  iniziata  «  dopo  il  Calabriano  »  (Hieke-Merlin, 
1964,  1967;  La  Volpe  &  Piccarreta,  1971);  le  determinazioni  di  età  asso¬ 
luta  (Cortini,  1975)  hanno  dimostrato  che  tale  attività  ha  interessato  un  inter¬ 
vallo  di  tempo  di  circa  300.000  anni.  I  suoi  prodotti,  in  cui  le  pirocalstiti  preval¬ 
gono  nettamente  sulle  lave,  appartengono  al  vulcanismo  alcalino-potassico 
della  fascia  Tirrenica,  con  attività  prevalentemente  esplosiva. 

Tali  piroclastiti  sono  state  distinte  in  vari  tipi  litologici  (Hieke-Merlin, 
1967),  fra  cui,  quelli  di  maggiore  e  più  rilevante  importanza  considerati, 
sono  stati  i  seguenti: 

1)  depositi  lacustri  e  fluviolacustri; 

2)  tufi  chiari,  legati  al  ciclo  trachitico-fonolitico  e  suddivisi,  a  loro 
volta,  in  varie  facies  (ignimbritica,  lahar,  stratificati,  ecc...); 

3)  tufi  scuri,  connessi  col  susseguente  ciclo  tefritico-basanitico-foidi- 
tico  e  sopragiacenti  a  quelli  chiari;  sono  molto  più  ripartiti  ed  abbondanti 
dei  primi  e  sono  stati  suddivisi,  a  loro  volta,  in  varie  facies  (stratificata, 
poco  stratificata,  ecc...); 

4)  prodotti  delle  manifestazioni  vulcaniche  finali,  suddivisi  in  due  facies. 


3.  Campionatura  e  studio  delle  formazioni  considerate 

L’area  di  studio  è  stata  identificata  e  campionata  (per  un  totale  di  65 
campioni),  dal  basso  verso  l’alto,  come  segue: 

1)  formazione  «Im»  (depositi  lacustri  e  fluviolacustri,  finemente  strati¬ 
ficati):  6  campioni. 


44  G.  Lenzi 


2)  formazione  «  TC »  (tufi  chiari),  suddivisa  in  varie  facies: 

a)  facies  ignimbritica  riccamente  vacuolare:  17  campioni; 

b)  facies  di  «lahar»:  6  campioni; 

c)  facies  compatta  non  vacuolare  (tufi  chiari  s.L):  14  campioni; 

d)  facies  compatta,  intercalata  nella  formazione  dei  «tufi  scuri»:  2 
campioni; 

e)  facies  «  trachitica»:  3  campioni. 

3)  formazione  «  TS »  (tufi  scuri  subaerei),  generalmente  stratificati,  sud¬ 
divisi,  a  loro  volta,  nelle  seguenti  facies: 

a)  facies  generalmente  stratificata:  6  campioni; 

b)  facies  poco  stratificata,  compresa  nella  formazione  dei  «TC»:  2 
campioni; 

c )  facies  non  stratificata:  2  campioni. 

4)  formazione  «Pf»  (prodotti  delle  manifestazioni  finali),  così  suddivisa: 

a)  facies  stratificata:  2  campioni; 

b)  facies  cineritica,  grigia,  compatta:  3  campioni. 

Totale:  65  campioni. 

La  Fig.  1  illustra  la  stratigrafia  schematica,  sebbene  non  in  scala,  con 
la  indicazione  delle  piroclastiti  considerate  ed  i  campioni  raccolti.  Lo  stu¬ 
dio  dei  campioni  è  stato  condotto  in  due  parti: 

parte  A)  studio  mineralogico; 

parte  B)  studio  fisico-chimico  (determinazione  del  Kd-coefficiente  di 
distribuzione). 

Lo  studio  mineralogico  con  cui  ci  si  è  proposti  di  identificare  le  zeoliti 
nei  tufi,  è  stato  condotto,  a  sua  volta  in  tre  modi: 

A]  )  studio  al  microscopio  polarizzatore,  in  sezione  sottile  di  alcuni  dei 
campioni  più  rappresentativi  (41  su  65  =  63%). 

A2)  Diffrattometria  a  Raggi  X  su  polveri  di  tutti  i  campioni. 

A3)  Studio  al  SEM  (Microscopio  Elettronico  a  Scansione)  sui  campioni 
della  facies  ignimbritica  riccamente  vacuolare. 

Lo  studio  fisico-chimico,  che  aveva  lo  scopo  di  determinare  i  coeffi¬ 
cienti  di  distribuzione  -  Kd  -,  con  il  metodo  statico  «in  batch »,  già  speri¬ 
mentato  in  precedenti  lavori  (Bocola  et  al. ,  1968;  Boenzi  et  al. ,  1965; 


Studio  mineralogico  e  fisico-chimico,  ecc.  45 


Lenzi  &  Pozzuoli,  1969),  è  stato  condotto  su  tutti  i  campioni  raccolti,  allo 
scopo  di  correlare  la  zeolitizzazione  dei  tufi  ed,  eventualmente,  un  prò- 
cesso  di  argillificazione  più  o  meno  sviluppato,  con  una  maggiore  o  minore 
selettività  di  assorbimento  per  il  Cs  e  lo  Sr  di  tutti  i  campioni.  Tale  metodo 
permette  di  individuare  subito  e  scegliere  i  materiali  «migliori»  di  una 
data  serie,  basandoci  sulle  loro  capacità  di  scambio  ionico  e  considerando 
soltanto  quei  campioni  che  hanno,  non  solo  i  più  alti  valori  del  IQ,  ma 
anche  i  valori  statisticamente  più  costanti. 

Infatti  un  valore  molto  elevato  del  Kd  di  un  campione,  potrebbe  non 
indicare  la  presenza  di  zeoliti,  ma  un  forte  processo  di  argillificazione  (ad 


Fig.  1.  —  Schema  stratigrafìco  generale  delle  formazioni  piroclastiche  del  Monte 
Vùlture  studiate  e  campionate  (sono  escluse  le  colate  di  lava,  per  mag¬ 
giore  semplicità);  1)  Im  =  depositi  lacustri  e  fluviolacustri  finemente  stratifi¬ 
cati  (tufìti):  6  campioni;  2  b)  TClf  =  tufi  chiari  subaerei  generalmente  non 
stratificati,  in  facies  di  lahar:  6  campioni;  2  a)  TCif  =  idem  in  facies  ignimbri- 
tica  riccamente  vacuolare:  17  campioni;  2  c)  TC2cf  =  idem,  in  facies  com¬ 
patta  non  vacuolare  e  non  stratificata  s.l.  (14  campioni);  2  d)  TC2  =  idem, 
facies  talvolta  intercalata  nei  tufi  scuri:  2  campioni;  2  d)  TCtf  =  idem,  in 
facies  «trachitica»:  2  campioni;  2  d)  TC  ->•  TS  =  passaggio  dai  tufi  chiari  a 
quelli  scuri:  1  campione;  3  a)  TSlf  =  tufi  scuri  subaerei  generalmente  stratifi¬ 
cati:  6  campioni;  3  c)  TSnlf  =  tufi  scuri  non  stratificati:  2  campioni;  3  b)  (1)  — 
livelli  di  tufi  scuri  intercalati  in  quelli  chiari:  2  campioni;  3  d)  Pz  =  tufi  scuri 
in  facies  pozzolanica  rossiccia-violetta:  2  campioni;  4)  Pf  =  prodotti  dell’atti¬ 
vità  vulcanica  finale,  brecce  di  esplosione,  tufi  grigio-scuri  con  proietti  di 
tufi,  lave,  ecc...;  4  a)  Lff  =  facies  finemente  stratificata:  2  campioni;  4b) 
Atf  facies  cineritica  non  stratificata:  3  campioni. 


46  G.  Lenzi 


esempio,  in  montmorillonite).  Quindi,  per  le  finalità  di  questo  lavoro,  sono 
stati  comparati  molti  campioni,  e  quelli  con  i  valori  di  più  alti  sono  stati 
differenziati  in  campioni  zeolitizzati  ed,  eventualmente,  argillificati,  pren¬ 
dendo  in  considerazione,  come  potenziali  decontaminanti,  solo  quelli  che 
presentavano  i  valori  del  IQ,  non  solo  più  alti,  ma  anche  più  costanti,  per 
un  dato  tipo  litologico. 


Parte  A 

4.  Studio  mineralogico 

4.1.  Sezione  sottile  al  microscopio  polarizzatore 

Fra  i  65  campioni  raccolti,  ne  sono  stati  scelti  41,  equamente  rappre¬ 
sentativi  delle  varie  formazioni  e  sono  stati  studiati  in  sezione  sottile. 
Soprattutto  nella  parte  vetrosa  della  pasta  di  fondo  si  è  notato  un  feno¬ 
meno  di  «devetrificazione»  perfettamente  simile  a  quello  già  trovato  nei 
«tufi  rossi  a  scorie  nere»  della  regione  vulcanica  Sabatina  (Lenzi  &  Passa- 
glia,  1974)  (Fig.  2),  secondo  le  modalità  qui  di  seguito  specificate:  con  par¬ 
ticolari  tecniche  di  osservazione,  si  notano  dei  microcristallini  bianchi,  lim¬ 
pidi,  incolori  o,  tutt’al  più,  colorati  in  verdolino  pallido  a  debole  o  debolis- 


Fig.  2.  —  Campione  n.  19  -  Tufi  chiari  in  facies  ignimbritica:  zeolitizzazione  del 
vetro  della  pasta  di  fondo  che  dà  luogo  a  cristalli  di  Cabasite;  590  X,  solo 
polarizzatore,  filtro  verde.  Simili  caratteristiche  sono  state  notate  anche 
negli  altri  campioni  della  stessa  facies.  (Affioramento  della  «Vecchia  Cava 
Severini  »). 


Studio  mineralogico  e  fisico-chimico,  ecc.  47 


simo  rilievo,  con  indice  di  rifrazione  minore  di  quello  del  balsamo,  a  mo’ 
di  scagliette  a  sezione  quadrata,  rettangolare  e/o  rombica;  il  loro  contorno 
non  è  perfettamente  netto  e  definito,  cioè  con  due  o  tre  spigoli  (o  lati)  ben 
visibili,  mentre,  dalla  parte  opposta  a  tali  lati,  si  osserva  una  sorta  di  lato 
«sfumato»,  «indefinito»  che  si  confonde  nella  stessa  pasta  di  fondo 
vetrosa  e/o,  talvolta,  argillificata;  tali  cristallini,  dalla  parte  in  cui  sono  ben 
netti  i  contorni  cristallografici,  sono  otticamente  anisotropi,  con  una  birifra- 
zione  bassa  sui  toni  del  grigio-giallastro  del  1°  ordine,  con  estinzione  obli¬ 
qua,  rispetto  ai  contorni  cristallografici;  mentre  dalla  parte  in  cui  il  cristalletto 
si  «salda»,  o  «sfuma»  nel  resto  della  pasta  vetrosa,  vi  è  completa  isotropia, 
come  se  tale  microcristallo  fosse,  in  parte  cristallino,  ed  in  parte  vetroso,  senza 
un  limite  ben  definito  tra  di  esse.  A  causa  della  loro  piccolezza,  non  è  stato  pos¬ 
sibile  osservarvi  alcuna  figura  d’interferenza  (Fig.  2).  Tale  fenomeno  ricorda, 
pertanto,  quello  già  osservato  sui  campioni  dei  «tufi  rossi  a  scorie  nere  »  della 
regione  Vulcanica  Sabatina  (Boenzi  &  Lenzi,  1967;  Lenzi  &  Passaglia,  1974), 
quindi  si  è  indotti  a  ritenere  che  si  sia  sviluppato  un  processo  di  zeolitizzazione 
strettamente  legato  alla  presenza  del  vetro  e,  quindi,  alla  formazione  di  Caba- 
site,  da  tale  vetro  della  pasta  di  fondo,  come  era  già  stato  precedentemente 
dimostrato  (Lenzi  &  Passaglia,  1974).  L’unica  differenza,  però,  nel  caso  di 
questi  campioni  del  Vùlture,  sembrerebbe  trovarsi  nel  fatto  che  tale  fenomeno 
di  trasformazione  appare  soltanto  «  parziale  »  e  non  del  tutto  completo. 

Quanto  sopra  esposto  è  stato  identificato  soprattutto  (e  quasi  sempre)  nei 
campioni  di  tufo  chiaro  della  facies  ignimbritica,  mentre  appare  sporadica¬ 
mente  in  pochissimi  campioni  delle  altre  formazioni.  Altre  microzeoliti,  attri¬ 
buibili  alla  Phillipsite  ed  attaccate  e/o  riempienti  alcune  microcavità  della 
pasta  di  fondo,  sono  state  notate  più  frequentemente,  sebbene  in  scarsa  quan¬ 
tità,  in  quasi  tutti  i  campioni  delle  altre  formazioni  (ad  eccezione  dei  tufi  scuri) 
(cfr.  Fig.  3):  esse  si  presentano  tavolta  come  rarità  accessorie,  talvolta  più 
abbondanti,  come  cristalletti  bianchi,  limpidi,  incolori,  a  mo’  di  sferuliti  fìbro- 
so-raggiate,  o  semplicemente  a  ciuffetti  fìbroso-raggiati,  a  basso  o  bassissimo 
rilievo  e  bassa  birifrazione.  Talvolta  tali  cristallini  si  trovano  localizzati  all’in¬ 
terno  di  alcune  masserelle  globulari  di  natura  vetrosa  o  argillosa,  con  estin¬ 
zione  retta  ed  allungamento  negativo  e  potrebbero  riferirsi,  in  base  ai  soli 
caratteri  ottici,  anche  ad  una  natrolite. 


4.2.  Diffrattometria  a  Raggi  X 

Tutti  i  65  campioni  sono  stati  sottoposti  alla  diffrattometria  a  Raggi  X  sulla 
polvere  non  orientata  («  random  »)  sotto  varie  e  ripetute  condizioni  di  scan- 


48  G.  Lenzì 


sione  (CuKa  filtrata  su  Ni).  In  alcuni  casi,  su  alcuni  campioni  che  non  erano 
zeolitizzati,  ma  anche  presentavano,  però,  dei  valori  di  IQ  molto  alti,  è  stato 
condotto  uno  studio  più  particolareggiato,  sulla  loro  argillifìcazione,  usando, 
sia  le  polveri  non  orientate  («  random  »),  sia  le  varie  tecniche  diagnostiche 
standard  (AON,  AOGE,  AODMSO,  AO  a  differenti  temperature)1. 

Lo  studio  a  Raggi  X  ha  mostrato  quanto  segue:  la  Cabasite  e  la  Phillipsite 
(in  aggiunta  alfAnalcime  che  è  quasi  sempre  presente  e,  nella  stragrande  mag¬ 
gioranza  dei  casi,  già  osservato  per  via  ottica),  sono  state  identificate  con  sicu¬ 
rezza,  solo  nei  tufi  chiari  in  facies  ignimbritica  riccamente  vacuolari. 


Fig.  3.  —  Campione  n.  43  -  Tufi  chiari  in  facies  di  «lahar»;  piccolissimi  cristalli  di 
Phillipsite  in  aggregati  fibrosoraggiati  in  una  microcavità  della  pasta  di 
fondo,  parzialmente  microcristallina.  600  X,  nicols  incrociati.  Simili  cri¬ 
stalli  sono  spesso  presenti  in  circa  il  36%  delle  sezioni  sottili  esaminate. 


Nelle  altre  formazioni,  tali  minerali  sono  presenti  in  scarsa  o  scarsissima 
quantità  (tracce),  o  addirittura  del  tutto  assenti  (formazione  «  Im  »  e  forma¬ 
zione  «  TC  »  in  facies  di  lahar).  Le  Figg.  4  e  5  illustrano  il  diffrattogramma  gene¬ 
rale  osservato  su  tutti  i  campioni  dei  «  tufi  chiari  »  (facies  ignimbritica);  da  esse 


1  Poiché  questo  lavoro  riguarda  lo  studio  delle  zeoliti,  non  si  possono  riferire, 
qui,  nei  particolari,  i  risultati  trovati  nei  campioni  argillificati  di  cui  sarà  riferito  in 
un  successivo  lavoro,  attualmente  in  preparazione,  nell’ambito  di  una  monografia 
generale  sulla  zeolitizzazione  di  questi  tufi  del  Vùlture;  pertanto,  ne  accenneremo 
solo  brevissimamente  nelle  successive  pagine.  Vedi  anche  (Di  Pierro  et  al .,  1985; 
Violante  &  Violante,  1973;  1977;  Violante  et  al. ,  1977). 


Studio  mineralogico  e  fisico-chimico ,  ecc.  49 


c 

S 


< 

a 

o 


o 


site,  dell’Analcime. 

M  =  Minerale  del  gruppo  delle  miche;  C  =  Cabasite;  P  =  Phillipsite;  A  =  Analcime;  Q  =  Quarzo;  F  =  Feldspato. 


50  G.  Lenzi 


Fig.  5.  -  Diffrattogramma  di  polveri  a  Rx  dei  campioni  17,  18,  19,  20,  21  e  22,  sempre  della  formazione  «TC»,  in  facies  ignimbri- 
tica;  in  questo  diffrattogramma  si  nota  una  quasi  totale  scomparsa  dei  picchi  relativi  alla  Phillipsite,  mentre  restano 
sempre  ben  evidenti  e  forti  quelli  della  Cabasite  (oltre  che  deH’Analcime)  (stesse  condizioni  della  Figura  precedente). 

M  =  Minerale  del  gruppo  delle  miche;  C  =  Cabasite;  P  =  Phillipsite;  A  =  Analcime;  Q  =  Quarzo;  F  =  Feldspato. 


Studio  mineralogico  e  fisico-chimico ,  ecc.  51 


è  possibile  valutare  la  maggiore  o  minore  abbondanza  delle  varie  zooliti, 
attraverso  i  loro  picchi  caratteristici: 

Analdme :  sempre  presente;  picchi  a:  5,60  A  (m)  o  (f);  3,42  À  (m)  o  (f); 
2,90  ~  2,91  À  (m);  2,68  A  (md);  2,499  A  (d). 

Cabasite:  sempre  presente;  picchi  a:  9,40  A  (f)  o  (m);  4,32  -4-  4,33  A  (ff)  o 
(f);  3,59  ~  3,58  A  (d);  2,92  (comune  aH’Analcime)  (ff);  2,88  -e  2,90  A  (m). 

Phìllipsite  :  talvolta  più  abbondante,  talaltra  meno;  picchi  a:  8,17  ~  8,20  A 
(dd);  7,17  A  (md)  o  (m);  6,91  A  (md)  o  (d);  4,97  5,03  A  (comune  ad  alcuni 

minerali  argillosi)  (ni f)  o  (m);  3,24  -f-  3,20  A  (comune  ai  feldspati  aneli5  essi 
presenti)  (d)  o  (m),  e  quello  a  3,18  A  (m)  o  (mf);  2,90  --  2,93  A  (comune 
alFAnalcime  ed  alla  Cabasite)  (m)  o  (ff). 

La  Fig.  6  rappresenta  un  istogramma  schematico  della  zeolitizzazione 
a  Cabasite  e  Phillipsite,  nelle  varie  formazioni  studiate,  relativo  alla  abbon¬ 
danza  di  questi  minerali,  su  scala  arbitraria,  puramente  indicativa. 


43.  Studio  al  SEM 

Tutti  i  campioni  relativi  ai  tufi  chiari  della  facies  ignimbritica,  sono 
stati  sottoposti  al  SEM  e  così  è  stata  confermata  la  presenza  di  Cabasite 
(abbondantissima)  e  Phillipsite  (più  o  meno  abbondante),  proprio  in  quei 
campioni  che  avevano  precedentemente  rivelato  tali  minerali,  sia  tramite  il 
microscopio  polarizzatore,  sia  tramite  gli  spettri  di  diffrazione  a  Raggi  X. 

Le  Fìgg.  7,  8,  9,  10  mostrano  un  esempio  tra  le  più  rappresentative 
fotografìe  ottenute  su  tre  campioni:  in  tutti  gli  altri  sono  state  notate,  più  o 
meno,  le  stesse  particolarità;  pertanto  la  presenza  di  Cabasite  e  Phillipsite 
ne  viene,  in  tal  modo,  confermata. 

Concludendo:  il  processo  di  zeolitizzazione  a  Cabasite  e  Phillipsite  è 
avvenuto  in  modo  continuo  e  molto  regolare  soltanto  nei  tufi  chiari  della 
facies  ignimbritica  molto  vaculare,  ed  è  raro  e/o  pochissimo  localizzato  sol¬ 
tanto  in  alcuni  campioni  delle  altre  formazioni. 

Al  contrario,  il  processo  di  argillificazione  (in  smectite,  kaolinite-hal- 
loysite  10  A-halloysite  7  A,  clorìte  e,  talvolta  anche  vermiculite,  vedi  Di 
Piereo  et  al 1985),  mentre  è  quasi  trascurabile  o  inesistente  nei  tufi  chiari 
della  facies  ignimbritica  molto  vacuolare,  è,  invece,  talvolta  altissimamente 
sviluppato,  ma  solo  localmente  ed  in  modo  alquanto  discontinuo,  nelle 
altre  formazioni  piroclastiche,  a  seconda  delle  loro  locali  condizioni  fisico- 
chimiche  di  alterazione. 


52  G.  Lenzi 


Parte  B 

5.  Studio  fisico-chimico 

5.1.  Determinazione  del  coefficiente  di  distribuzione  con  il  metodo  statico  «in 
batch  » 

Secondo  quanto  già  indicato  da  altri  autori  (Bensen,  1960;  Ames, 
1962)  si  è  poi  provveduto  a  determinare  i  coefficienti  di  distribuzione  per  il 
Cs  e  Sr,  al  fine  di  constatare  la  maggiore  o  minore  selettività  di  assorbi¬ 
mento  di  tali  cationi,  su  vari  campioni  delle  formazioni  esaminate;  lo  scopo 
di  tale  determinazione  è  già  stato  indicato  nel  paragrafo  3. 


Fig.  6.  —  Istogramma  schematico  della  zeolitizzazione  a  Cabasite  e  Phillipsite,  nelle 
varie  formazioni  tufacee  del  Monte  Vùlture,  su  scala  arbitraria;  è  evidente 
come  la  zeolitizzazione  sia  fortemente  concentrata  nel  tipo  «fi»  =  facies 
ignimbritica,  dei  tufi  chiari,  mentre  nelle  altre  piroclastiti  della  stessa  zona 
è  praticamente  assente,  o  in  tracce.  Le  sigle  si  riferiscono  ad  altri  tipi  lito¬ 
logici:  lm  =  depositi  lacustri;  fc  =  facies  compatta;  fs  =  facies  stratificata, 
ecc.  (Cfr.  Fig.  1). 


Il  coefficiente  di  distribuzione  Kd  esprime  il  rapporto  tra  la  concentra¬ 
zione  del  radionuclide  (o  di  un  catione  qualunque)  nella  fase  solida  e  la  con¬ 
centrazione  nella  fase  liquida,  in  condizioni  di  equilibrio  e  sotto  ben  specifi- 


Studio  mineralogico  e  fisico-chimico,  ecc.  53 


cate  condizioni  (concentrazione  della  soluzione,  pH,  ecc...)  anche  in  presenza 
di  altri  cationi  estranei;  ossia,  secondo  la  definizione  data  da  Bensen  (1960): 

concentrazione  del  radionuclide  in  fase  solida  R  V 

Kd  =  -  -  -  •  - 

concentrazione  del  radionuclide  in  fase  liquida  100  —  R  m 

in  cui:  R  =  percentuale  di  rimozione  del  catione  dalla  soluzione; 

V  =  volume  della  soluzione  in  mi; 

m  =  massa  del  materiale  in  grammi. 

Tale  rapporto,  quindi,  determina  una  selettività  più  o  meno  spiccata  di 
un  dato  materiale  «scambiatore»,  per  un  dato  radionuclide  (o  catione). 
Ora,  quanto  maggiori  sono  le  proprietà  di  scambio  di  un  dato  materiale 
naturale  litoide,  tanto  più  alta  è  la  probabilità  e  la  frequenza  che  in  esso 
siano  contenuti  minerali  ad  alta  capacità  di  scambio  (Boenzi  et  al. ,  1965) 
(zeoliti  e/o  minerali  argillosi);  infatti,  in  un  precedente  studio  è  già  stato 
evidenziato  che,  a  parità  di  valore  del  Kd ,  i  campioni  con  «  alti  »  valori  del 
Kd  (rispetto  a  tutta  una  serie  di  numerosi  valori  trovati  su  molti  campioni 
di  una  località)  erano  statisticamente  più  frequenti  tra  i  tufi  zeolitizzati  a 
Cabasite  (Boenzi  et  al .,  1965). 

La  tecnica  di  misura  del  coefficiente  di  distribuzione  viene  qui  di 
seguito,  brevemente  descritta,  dopo  essere  stata  messa  a  punto  in  prece- 


Fig.  7.  —  Campione  n.  35  -  Cristalli  romboedrici  di  Cabasite  sulla  pasta  di  fondo 
vetrosa  (Tufi  chiari  in  facies  ignimbritica  riccamente  vacuolare:  affiora¬ 
mento  presso  il  «Fosso  delEArcidiaconata»). 


54  G.  Lenzi 


denti  studi  (Bocola  et  al. ,  1968;  Boenzi  et  al .,  1965;  Lenzi  &  Pozzuoli, 
1969),  cioè  usando  una  soluzione  simulata,  detta  «model  water»,  a  composi¬ 
zione  salina  standard,  ovvero  a  25°  di  durezza  F  (francesi)  e  contenente,  come 
«  carrier »  anche  Cs  e  Sr  in  debolissima  concentrazione  (1CT4N,  o  10-5N), 
tracciato  con  un  radioisotopo  del  Cs  e  dello  Sr,  rispettivamente. 


Fig.  8.  —  Campione  n.  36  -  Cristalli  di  Cabasite  (romboedrici)  con  altri  piccoli  cristalli 
arrotondati  di  Analcime  ed  altro  materiale  vetroso  (amorfo).  (Tufi  chiari  in 
facies  ignimbritica;  affioramento  presso  il  «Fosso  delfArcidiaconata»). 


5.1.1.  Tecnica  di  misura  del  Kd 

Tutti  i  campioni  sono  stati  sottoposti  ad  una  leggera  essiccazione  a 
temperatura  non  superiore  ai  45°  C,  onde  facilitarne  la  macinazione,  indi 
macinati  e  passati  al  setaccio  di  270  Mesh,  di  poi  sono  stati  portati  a  peso 
costante.  La  polvere  del  materiale,  dopo  esatta  pesatura  sino  alla  3a  o  4a 
cifra  decimale,  veniva  posta  in  contatto,  per  sbattimento,  entro  provette  di 
polietilene,  con  un  volume  noto  di  soluzione  radioattiva,  per  un  tempo  pre¬ 
determinato  (60 '  o  90')  sufficiente  al  raggiungimento  delfequilibrio  chi¬ 
mico  allo  scambio  ionico.  La  soluzione  radioattiva  veniva,  quindi,  misurata 
radiometricamente,  dopo  il  contatto,  avendo  cura  di  centrifugare  la  sospen¬ 
sione  per  separare  il  liquido  supernatante  dalla  polvere  ed  a  tale  scopo  si  è 
fatto  uso  di  un  contatore  multicanale  Spectrum  laben  2000,  con  rivelatore 
per  liquidi,  entro  pozzetto  di  piombo,  usando  provette  di  vetro  con  2  mi  di  solu¬ 
zione,  per  ogni  misura.  Per  ogni  campione  sono  state  fatte  quattro  misure  su 
due  provette,  in  modo  da  avere  una  misura  statisticamente  sufficiente,  dalla 


Studio  mineralogico  e  fisico-chimico,  ecc.  55 


Fig.  9.  —  Campione  n.  16  -  Raggruppamento  fibroso-raggiato  di  Phillipsite  ed  altri 
cristalli  romboedrici  di  Cabasite,  impiantati  sulla  pasta  di  fondo  vetrosa; 
si  nota  anche  la  presenza  di  materiale  amorfo  e  di  minerali  scagliosi 
(minerali  tipo-mica).  (Tufi  chiari  in  facies  ignimbritica:  affioramento  di 
«Piana  dei  Gelsi»). 


Fig.  10.  —  Campione  n.  21  -  Numerosi  microcristalli  aciculari  di  Phillipsite  impian¬ 
tati  in  una  microcavità  della  pasta  di  fondo.  Sono  visibili  anche  delle 
microscagliette  riferibili  a  minerali  micacei.  (Facies  ignimbritica  dei  tufi 
chiari,  in  affioramento  presso  la  «Vecchia  Cava  Se  verini»). 


56  G.  Lenzi 


quale  è  stato  sottratto  il  fondo  naturale  e  dopo  aver  verificato  che  le  misure 
stesse  non  differissero  tra  di  loro  (su  ogni  campione)  del  ±  4  h-  5%  (max). 

Nella  Tabella  I  viene  riportata  la  composizione  della  soluzione  usata 
per  la  determinazione  del  Kd,  composizione  corrispondente  all’acqua  della 
piscina  di  raffreddamento  delle  barre  di  combustibile  nucleare  deirim¬ 
pianto  itrec  e  del  Centro  enea  della  Trisaia;  si  vede,  quindi,  che  tale  solu¬ 
zione  contiene  anche  vari  altri  cationi  estranei  (Ca++,  Fe+  +  +,  Mg++,  Na+, 
ecc...)  in  bassissima  concentrazione,  oltre  al  Cs  ed  allo  Sr. 


TABELLA  I 


Composizione  della  soluzione  per  la  determinazione  del  IQ  per  Cs-137  e  per  Sr-90 
nei  campioni  di  tufo  del  Monte  Vùlture. 


Catione 

Soluzione  usata  per  il  Cs 
(valori  in  g/1) 

Soluzione  usata  per  lo  Sr 
(valori  in  g/1) 

Ca+  + 

9,65. IO-6 

idem 

Fe  (tot) 

7,54. IO-6 

idem 

Mg+  + 

1,70. IO-6 

idem 

Na+ 

2,43. IO"3 

idem 

K+ 

3,94. IO"5 

idem 

Li+ 

3,29. IO"3 

idem 

Ni+  +  + 

2,61. IO"5 

idem 

Cr  (tot) 

6,03. IO"8 

idem 

Co+  + 

2,50. IO"9 

idem 

Sr+  + 

7,04. IO"8  =  0,8.10"9N 

8,5. 10~3  =  10"4N 

Cs+ 

1,4. IO"2  =  10"4N 

2,4. IO"8  =  1,7.1 0"10  N 

(tracciata  con  Cs-137) 

(tracciata  con  Sr90/Y90) 

La  soluzione  usata  per  il  Cs  conteneva,  quindi,  una  concentrazione  di  Cs+ 
superiore  a  quella  dell’acqua  della  piscina  (10~4  N,  anziché  1,7. IO-10  N)  che  era 
stato  aggiunto  come  «  carrier»  ed  altrettanto  dicasi  per  lo  Sr++  (IO-4  N,  anziché 
0,8. IO-9  N  =  circa  10"9N):  l’aggiunta  del  «  carrier»  si  è  resa  necessaria,  come 
ormai  era  stato  confermato  da  esperimenti  precedenti,  per  ottenere  dei  valori 
significativi  del  IQ ,  durante  la  misura  della  radioattività.  Le  due  soluzioni,  per¬ 
tanto,  differivano  unicamente  per  le  concentrazioni  relative  del  Cs  e  dello  Sr. 

Nel  caso  del  IQ  (Sr)  le  misure  della  soluzione  contaminata  da  90  Sr/90  Y 
sono  state  eseguite  dopo  circa  15  gg.  dalla  fine  della  esperienza  «  in  batch  », 
tempo  sufficiente  per  il  ristabilimento  dell’equilibrio  radioattivo  dello  90  Sr/ 
90  Y  e  pertanto  la  misura  si  riferisce  all’attività  totale  p  e  non  al  solo  90  Sr. 


Studio  mineralogico  e  fisico-chimico,  ecc.  57 


5.2.  Risultati  e  considerazioni  finali 


I  risultati  ottenuti  vengono  esposti  nella  Tabella  II,  suddivisa  in  gruppi 
e  sottogruppi,  riferentisi  alle  varie  formazioni:  in  essa  sono  mostrati  i  valori 
di  Kd  e  le  corrispondenti  rimozioni  percentuali;  essi,  com’è  ovvio,  sono 
relativi  ad  un’acqua  avente  la  tipica  composizione  di  quella  della  piscina 
dell’impianto  itrec,  come  già  riportato  nella  Tabella  I  o,  tutt’al  più,  molto 
simile  ad  essa.  Nella  Tabella  II  si  può  osservare  quanto  segue:  le  rimozioni 
percentuali,  corrispondenti  ad  ogni  valore  di  ,  sono  riportate  soltanto 
sino  alla  II  cifra  decimale,  per  maggiore  semplicità;  i  valori  dei  IQ  sono 
riportati  per  intero,  con  l’approssimazione  all’unità,  per  le  ragioni  sintetica¬ 
mente  riportate  qui  di  seguito. 

Vi  è  spesso  una  notevole  diversità  del  Kd  (Cs)  e/o  (Sr)  anche  per  due 
campioni  che  hanno  «apparentemente»  la  stessa  R%  (rimozione  percen¬ 
tuale),  come  si  evince,  infatti,  da  un  breve  esempio  di  calcolo  qui  riportato,  per 
i  campioni  n.  4  e  n.  16  (tufi  chiari  in  facies  ignimbritica)  (cfr.  Tabella  II); 


Camp.  n.  4:  Volume  soluzione  V=25  mi 


V 

m 


25 


0,2697 


=  92,69 


massa  del  materiale  m  =  0,2697  g 
R%  (ottenuta  dalla  misura  radiometrica)  =  99,77762 


Si  ha,  quindi: 


Kd 


R 


99,77 


100  -  R  m 


100  -  99,77 


(trascurando  le  ultime  tre  cifre) 


•  92,69  = 


99,77 

0,23 


92,69  =  433,7826  •  92,69  =  40207,309  =  40207 


Camp.  n.  15:  Volume  soluzione  V  =  25  mi 


V 


m 


25 


0,2495 


100,20 


massa  del  materiale  m  =  0,2495  g 
R%  (ottenuta  dalla  misura  radiometrica)  =  99,77418 


K,  = 


Si  ha,  quindi: 

R  V 


99,77  99,77 

(c.s.)  •  100,20  =  — — 


100  -  R  m  100  -  99,77 
433,7826  •  100,20  =  43465,016  =  43465. 


0,23 


•  100,20  = 


58  G.  Lenzi 


TABELLA  II 


Coefficienti  di  distribuzione  per  Cs  e  Sr,  con  relative  rimozioni  percentuali  (R%),  sui 
vari  campioni,  raggruppati  per  tipo  di  formazione. 


Gruppo 

Sottogruppo 

N.  del 
campione 

Kd  (Cs) 

R% 

Kd  (Sr) 

R% 

lm)  depositi  lacu- 

30 

24684 

99,5 

1542 

94,3 

stri  e  fluviolacu- 

31 

4898 

97,7 

633 

85,8 

stri  finemente 

32 

2712 

96,0 

478 

81,5 

stratificati  ecc. 

33 

894 

87,5 

45 

30,9 

34 

8046 

98,7 

1447 

93,7 

38 

3130 

96,3 

1040 

91,4 

TC)  Tufi  chiari 

Facies  ignimbritica 

35 

58071 

99,8 

12414 

99,2 

subaerei  generai- 

riccamente  vacuolare 

36 

111988 

99,91 

24810 

99,6 

mente  non  strati- 

37 

55122 

99,82 

11417 

99,1 

beati  di  colore 

2 

32642 

99,7 

7388 

98,7 

chiaro  ecc. 

3 

50569 

99,79 

10172 

99,0 

4 

40207 

99,77 

2119 

95,2 

5 

16282 

99,38 

3890 

97,6 

6 

35965 

99,70 

1671 

94,3 

17 

27860 

99,66 

14624 

99,3 

18 

27041 

99,69 

3239 

97,0 

19 

42477 

99,72 

1572 

94,2 

20 

8361 

98,80 

1913 

95,0 

21 

38813 

99,73 

9099 

98,9 

22 

9670 

98,60 

1146 

92,5 

14 

32235 

99,69 

4169 

97,5 

15 

24159 

99,61 

5041 

98,0 

16 

43465 

99,77 

4328 

97,7 

Facies  di  lahar 

39 

998 

91,7 

309 

74,8 

40 

2363 

95,7 

1319 

93,3 

41 

11895 

99,1 

380 

79,3 

43 

9533 

99,0 

494 

84,2 

45 

683 

83,8 

931 

90,1 

46 

11718 

99,0 

414 

78,1 

Facies  compatta  non 

1 

2663 

96,3 

150 

58,8 

vacuolare,  non  stra¬ 

7 

1115 

92,4 

595 

85,9 

tificata  (TC  l.s.) 

8 

9956 

99,0 

1585 

94,1 

10 

2045 

94,4 

916 

90,4 

13 

517 

81,6 

264 

76,8 

25 

1664 

97,8 

1332 

92,7 

27 

2158 

96,2 

774 

89,0 

Studio  mineralogico  e  fisico-chimico,  ecc.  59 


segue  Tab.  II 


Gruppo 

Sottogruppo 

N.  del 
campione 

Kd  (Cs) 

R% 

Kd  (Sr) 

R% 

TC)  Tufi  chiari 

Facies  compatta  non 

28 

3248 

97,4 

626 

86,8 

subaerei  generai- 

vacuolare,  non  stra- 

57 

11101 

98,1 

595 

86,3 

mente  non  strati- 

tificata  ecc.  (TC  l.s.) 

58 

1142 

90,9 

1025 

91,6 

fìcati  di  colore 

59 

1878 

93,7 

898 

90,7 

chiaro  ecc. 

60 

1713 

93,3 

986 

91,7 

61 

2685 

97,1 

592 

85,1 

63 

1054 

91,6 

255 

71,5 

Facies  talvolta 

42 

1667 

94,2 

540 

84,3 

intercalata  nei  TS 

62 

5114 

98,2 

2234 

95,7 

Facies  dei  tufi 

23 

2180 

96,5 

924 

89,9 

chiari  «trachitici» 

24 

2621 

96,4 

566 

85,0 

Passaggio  TC  ->  TS 

26 

2351 

95,8 

87 

47,6 

TS)  Tufi  scuri 

TS  generalmente 

9 

1258 

92,5 

174 

63,2 

subaerei  general¬ 

stratificati  l.s. 

11 

6454 

98,4 

1083 

91,4 

mente  stratificati 

12 

4940 

97,4 

2621 

96,8 

di  colore  grigio 

29 

1137 

91,0 

521 

83,6 

bruno  ecc... 

48 

2127 

94,9 

785 

88,4 

50 

2270 

95,3 

646 

84,5 

Livelli  poco  strati¬ 

64 

1049 

92,7 

161 

60,5 

ficati  compresi 
nei  TC 

65 

4629 

98,1 

3855 

97,7 

TS  non  stratificati 

49 

1310 

92,9 

306 

76,4 

44 

1765 

94,6 

1203 

92,8 

Facies  pozzolaniche 

56 

2574 

95,9 

1133 

92,4 

rossiccio-violette 

47 

3137 

97,2 

1119 

92,4 

Pf)  Prodotti  finali, 

Facies  stratificata 

54 

2728 

96,0 

1065 

91,8 

brecce  di  esplo¬ 

52 

2167 

96,3 

385 

80,5 

sione  tufi  grigio¬ 

Facies  cineritica 

51 

2868 

96,5 

1201 

92,3 

bruni  con  proietti 

non  stratificata 

53 

1408 

93,3 

301 

74,4 

ecc. 

55 

1528 

94,9 

366 

78,6 

Ne  segue,  pertanto,  che  la  leggerissima  differenza  riscontrata  nei  valori 
della  R°/o,  oltre  la  seconda  cifra  decimale,  può  essere  considerata  praticamente 
trascurabile  o  nulla  (Es.  99,777262,  oppure  99,77418  =  99,77);  per  tale  ragione 


60  G.  Lenii 


i  valori  della  R%,  nella  Tabella  II,  vengono  riportati  solo  sino  alla  seconda  cifra 
decimale,  ma  dall’esempio  riportato  sopra,  però,  si  evince  che  i  valori  del 
possono  essere  anche  notevolmente  diversi,  pure  per  due  o  più  campioni 
che  «  apparentemente  »  hanno  la  stessa  R%,  in  quanto  nella  formula  del  Kd 
compare  il  fattore  V/m  che  è  leggermente  diverso  per  ogni  campione. 

Ciò  porta  a  concludere  che,  di  due  campioni  che  hanno  la  «medesima» 
R%,  uno  può  essere,  ciononostante,  «più  selettivo»  di  un  altro  nei  riguardi 
del  catione  Cs,  poiché  può  contenere  minime  quantità  di  zeolite  in  più 
dell’altro,  tali  da  giustificare  il  Kd  più  alto  anche  di  alcune  migliaia  di 
unità. 

In  pratica  ciò  si  traduce  col  dire  che,  ad  esempio:  nel  camp.  4,  la  con¬ 
centrazione  del  Cs  (all’equilibrio)  è  40207  volte  più  alta  che  nella  solu¬ 
zione;  mentre  nel  camp.  16  la  concentrazione  del  Cs  è  43465  volte  più  alta 
che  nella  soluzione,  ovvero  3258  volte  di  più  che  nel  camp.  4. 

Per  evidenti  ragioni  di  ordine  chimico  e  fisico-chimico,  le  colonne  dei 
valori  tra  il  Cs  e  lo  Sr,  non  possono  tra  di  loro  confrontarsi,  cioè  i  valori 
non  possono  essere  proporzionali;  ma  si  devono  confrontare  tra  di  loro, 
solo  i  valori  relativi  ad  un  radionuclide,  per  i  differenti  campioni. 

Premesso  quanto  sopra,  ed  osservando  i  risultati  della  precedente 
tabella,  si  possono  fare  le  seguenti  osservazioni: 

1)  soltanto  i  campioni  della  fomazione  «  TC  »  in  facies  ignimbritica  ricca¬ 
mente  vacuolare,  presentano  dei  IQ  (Cs)  altissimi  (rispetto  agli  altri)  e  costanti, 
con  R%  sempre  superiori  al  99%  (eccetto  due)  ed  egualmente  «  alti  »  valori  del 

(Sr)  con  R%  oscillante  dal  92  94,  sino  a  poco  più  del  99%. 

2)  I  campioni  del  gruppo  «lm»  (lacustre  e  fluviolacustre)  general¬ 
mente  hanno  una  buona  percentuale  di  rimozione  del  Cs,  ma  non  altret¬ 
tanto  buona  per  lo  Sr;  essi  sono  stati  raccolti  lungo  un  solo  affioramento 
approssimativamente  della  lunghezza  di  circa  100  —  200  metri  e  soggetto  a 
rapide  e  locali  variazioni  di  composizione,  il  che  giustifica  tale  variabilità. 

3)  Soltanto  3  campioni  del  gruppo  «TC»  (in  facies  di  lahar)  hanno  una 
R%  >  99%,  mentre  3  altri  campioni  hanno  una  R%  (Cs)  di  circa  91  ~  96%; 
le  R%(Sr)  sono  tutte  estremamente  variabili  e  sempre  <  99%  (approssimativa¬ 
mente).  In  questo  caso  la  composizione  mineralogica  presenta  una  completa 
assenza  in  zeoliti,  ma,  nel  contempo,  una  forte  variabilità  in  minerali  argillosi. 

4)  Soltanto  5  campioni  della  «facies  compatta  non  vacuolare», 
mostrano  una  R%  >  97%,  mentre  gli  altri  9  campioni  hanno  una  R%  (Cs) 
variabilissima  <  96%;  per  lo  Sr  le  R%  sono  sempre  <  94%  e  disperse  in  un 
vasto  range  (58,8  4-  92,7%  (Scarsa  quantità  di  zeoliti  e  variabile  quantità  di 
minerali  di  alterazione). 


Studio  mineralogico  e  fisico-chimico ,  ecc.  61 


5)  Per  quanto  riguarda  le  altre  facies  dei  tufi  chiari,  dei  tufi  scuri  e  dei 
prodotti  finali,  si  può  osservare  che,  per  il  Cs  la  R%  raggiunge  il  98%  solo 
in  tre  casi  e  che  in  tutti  gli  altri  campioni  i  valori  sono  estremamente  varia¬ 
bili,  oscillando  dal  91  al  97%;  per  lo  Sr  la  variabilità  è  persino  maggiore 
(60,7  -§=  96,8%)  e  solo  un  campione  raggiunge  una  R%  =  97,7%. 

La  Fig.  11  illustra  un  grafico  dei  valori  indicati  nella  Tabella  II,  suddi¬ 
visi  per  gruppi  e  sottogruppi  di  formazione;  le  rimozioni  %  (R%)  per  il  Cs 
(punti)  e  per  lo  Sr  (triangoli)  sono  indicate  sulle  ordinate.  Ne  segue  che  i 
campioni  di  tutte  le  altre  formazioni  hanno  un  insieme  di  R%  estrema- 
mente  incostanti  e  disperse  in  un  vasto  «  range  »,  per  il  Cesio  ed  anche  di 
più  per  lo  Stronzio;  invece,  soltanto  i  campioni  della  facies  ignimbritica  hano 
variazioni  pressoché  inesistenti,  tutte  intorno  al  99%,  per  il  Cs;  e  solo  legger¬ 
mente  più  disperso,  ma  sempre  comprese  tra  il  92  ed  il  99%,  per  lo  Sr. 

Ciò  può  essere  spiegato  dal  fatto  (schematicamente  indicato  nella  Fig.  11, 
nella  parte  destra),  che  i  campioni  di  alcuni  affioramenti,  talvolta  presentano 
dei  processi  di  argillificazione,  che  possono  essere  molto  intensi  (notevoli 
quantità  di  halloysite  +  caolinite  -I-  smectite  +  clorite  +  residui  di  analcime  + 
tracce  di  cabasite  in  variabilissima  quantità  relativa),  oppure  mancanti  del 
tutto,  dipendenti  dalle  condizioni  locali  (Di  Pierro  et  al .,  1985). 

Come  risultato,  nei  campioni  con  una  grande  quantità  di  materiali  non 
scambiatori  inalterati  (come  vetro,  feldspati,  pirosseni,  anfiboli,  feldspa¬ 
toidi,  ecc...)  si  osserva  una  minore  R%;  la  situazione  opposta  si  verifica  nei 
campioni  con  una  maggiore  quantità  di  minerali  scambiatori  (zeoliti  e 
minerali  argillosi).  La  facies  ignimbritica,  invece,  che  è  pressoché  comple¬ 
tamente  zeolitizzata,  non  mostra  mai  tali  evidenti  variazioni. 


6.  Conclusioni 

Lo  studio  mineralogico  e  fisico-chimico  descritto  ha  dimostrato  che  la 
zeolitizzazione  si  è  soprattutto  sviluppata  nei  tufi  chiari  in  facies  ignimbri¬ 
tica  (similmente  a  quanto  è  stato  rinvenuto  nei  «Tufi  rossi  a  scorie  nere» 
dell’area  Sabatina  nel  Lazio),  con  notevoli  quantità  di  Cabasite  e  Phillip- 
site,  in  corrispondenza  dell’abbondanza  del  vetro  nella  pasta  di  fondo. 

Al  contrario,  nelle  altre  formazioni  studiate,  questo  processo  è  limitato 
o  scarsissimo  a  causa  della  scarsità  od  assenza  di  vetro  di  appropriata  com¬ 
posizione,  nella  roccia  madre. 

Pertanto,  anche  lo  studio  dei  coefficienti  di  distribuzione  ha  confer¬ 
mato  che,  quando  la  zeolitizzazione  è  elevata,  i  (Cs  e  Sr)  e,  quindi,  i 


62  G.  Lenzi 


Fig.  11.  —  Grafico  dei  valori  riportati  nella  Tabella  II;  gruppo  1  =  campioni  della 
formazione  «TC»  (facies  ignimbritica);  2  =  formazione  «Im»;  3  =  for¬ 
mazione  «TC»  (facies  di  lahar);  4  =  idem  (facies  compatta);  5  =  idem 
(facies  talvolta  intercalata  nei  tufi  scuri,  facies  «  trachitica  »  e  passaggio 
dai  «TC»  ai  «TS»);  6  —  formazione  «TS»  (facies  generalmente  stratifi¬ 
cata,  non  molto  stratificata,  ecc...);  7  =  campioni  della  formazione  «Pf» 
(facies  stratificata  e  facies  cineritica). 


Studio  mineralogico  e  fisico-chimico,  ecc.  63 


valori  di  R%,  sono  altissimi  e  conseguentemente  i  più  costanti  fra  tutti 
quelli  ottenuti  sui  65  campioni  raccolti. 

Ciò  significa  che  gli  affioramenti  ignimbritici  del  Monte  Vùlture  pos¬ 
sono  essere  usati  per  scopi  industriali  ed,  in  particolare,  per  la  decontami¬ 
nazione  dei  rifiuti  liquidi  radioattivi  di  bassa  attività,  giacché  la  percentuale 
di  rimozione  del  Cs  è  costantemente  maggiore  del  99%  e  quella  per  lo  Sr 
oscilla  tra  il  92  ed  il  99%. 


Ringraziamenti 

Sono  particolarmente  grato  al  P.  I.  Sig.  Fabrizio  Pierdominici  del 
Laboratorio  tib-mat-micro  (enea-casaccia),  per  la  sua  utile  e  preziosa  col¬ 
laborazione  nello  studio  dei  campioni  zeolitizzati  al  SEM. 


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Presentata  nella  tornata  del  2  febbraio  1987 
Accettata  il  19  gennaio  1988 


■ 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 

voi.  96,  1987,  pp.  67-85,  figg.  8,  tab.  1 


Modalità  di  deformazione  della  Scaglia  Rossa 
dell’Appennino  umbro-marchigiano 

Nota  del  socio  Rosa  Emilia  Cinquegrana 


Riassunto.  -  È  stato  già  rilevato  che  talune  pieghe  minori  nella  Scaglia  Rossa 
dell’Appennino  umbro-marchigiano  si  sono  prodotte  attraverso  un  meccanismo  di 
deformazione  che  ha  comportato  traslazione  e  rotazione  di  piccoli  corpi  rocciosi. 
Questi  ultimi  non  hanno  subito  una  deformazione  intima  apprezzabile  e  i  loro  con¬ 
torni  si  sono  progressivamente  modificati  per  processi  di  dissoluzione  e  precipita¬ 
zione. 

Nella  presente  nota  si  intende  dimostrare  che  un  simile  meccanismo  di  defor¬ 
mazione  ha  operato  anche  nelle  zone  interessate  da  clivaggio  spaziato  stilolitico.  In 
questo  caso  i  corpi  rocciosi  che  hanno  subito  spostamenti  relativi  sono  i  lithons 
compresi  tra  due  superfici  di  clivaggio  consecutive.  Nella  Scaglia  Rossa  il  detto  cli¬ 
vaggio  appare  presente  solo  in  volumi  rocciosi  che  hanno  subito  una  deformazione 
rotazionale  (fianchi  di  pieghe  concentriche  e  zone  prossime  a  scollamenti  tettonici). 
La  deformazione  si  è  prodotta  attraverso  scivolamenti  secondo  superfici  di  strato  e 
superfici  di  clivaggio  associati  a  dissoluzione  e  precipitazione.  L’allungamento  paral¬ 
lelo  alla  stratificazione  prodotto  a  seguito  della  rotazione  dei  lithons  può  essere  stato 
maggiore  dell’accorciamento  conseguente  alla  dissoluzione  lungo  le  superfìcie  di 
questi. 

È  verosimile  che  lo  stato  di  tensione  locale  sia  stato  caratterizzato  da  una  com¬ 
pressione  principale  massima  molto  inclinata  rispetto  alle  superfìci  di  strato.  Se  le 
superfìci  di  clivaggio  si  sono  originate  in  un  simile  stato  di  tensione,  esse  debbono 
essersi  sviluppate  (per  propagazione  progressiva)  parallelamente  a  piani  lungo  i  quali 
agiva  una  componente  di  taglio. 

Summary.  -  The  deformation  responsible  for  production  of  some  minor  folds  in 
thè  Scaglia  Rossa  limestone  (northern  Apennines)  has  been  already  explained  as 
taking  place  by  relative  displacement  of  not  measurably  strained  rock  bodies  whose 
boundaries  were  undergoing  progressive  modification  by  dissolution  and  precipita- 
tion. 

It  is  shown  bere  that  such  a  deformation  mechanism  look  place  also  where  thè 
rock  bodies  were  those  delimited  by  two  consecutive  stylotic  (solution)  cleavage  sur- 
faces.  In  thè  Scaglia  Rossa  limestone  such  a  systematically  arranged  spaced  cleavage 
is  associated  with  zones  of  localized  rotational  deformazion,  characterized  by  super- 
position  of  pure  and  simple  shear,  such  as  limbs  of  fìexural  slip  folds  and  zones 
near  detachment  thrusts.  The  deformation  occurred  through  slip  along  both  bedding 
and  cleavage  surfaces  associated  with  dissolution  and  precipitation.  Bedding-parallel 


68  Rosa  Emilia  Cinquegrana 


elongation  produced  by  rotation  of  rock  bodies  delimited  by  cleavange  surfaces  (//- 
thons)c an  prevail  on  thè  bedding-parallel  shortening  produced  by  dissolution  along 
cleavage  surfaces. 

It  is  likely  that  thè  locai  state  of  stress  has  been  characterized  by  a  principal 
maximum  stress  at  high  angle  with  thè  bedding  surface.  If  thè  cleavage  surfaces  ori- 
ginated  in  such  a  state  of  stress,  they  had  to  develop  (by  progressive  propagation) 
parallel  to  planes  along  which  a  shear  component  was  acting. 


Introduzione 

Le  pieghe  che  caratterizzano  i  terreni  della  successione  umbro-marchi¬ 
giana  sono  state  oggetto  di  strudio  da  parte  di  vari  Autori.  Più  spesso  la 
genesi  delle  strutture  applicative  è  stata  considerata  nel  quadro  generale 
dell’evoluzione  tettonica  regionale  o  sono  state  descritte  strutture  partico¬ 
lari  (Scarsella,  1951;  Dallan  Nardi  e  altri,  1971;  Centamore  e  altri,  1972; 
Fazzini,  1973;  Lavecchia  e  Pialli,  1980;  Lavecchia,  1981;  Calamita  e 
Deiana,  1981-82;  Lavecchia  e  altri  1983;  Koopman,  1983).  In  alcuni  lavori 
(Alvarez  e  altri,  1976a;  1976b;  1978)  l’attenzione  è  stata  rivolta  alle  moda¬ 
lità  di  deformazione  dei  calcari  della  Scaglia  Rossa.  Tali  calcari,  di  colore 
rosa  e  bianco,  sono  di  età  Cretacico  superiore-Eocene  e  costituiscono  una 
sequenza  ben  stratificata  depostasi  in  ambiente  pelagico.  Ai  calcari  sono 
intercalati  lenti  o  strati  di  selce  e,  verso  l’alto,  livelli  marnosi  e  marnoso- 
calcarei.  Questa  formazione,  solidalmente  con  i  rimanenti  terreni  pelagici 
appartenenti  alla  successione  sedimentaria  umbro-marchigiana,  è  interes¬ 
sata  da  pieghe  di  tipo  più  o  meno  concentrico,  asimmetriche,  con  vergenza 
adriatica,  a  cui  sono  associate  pieghe  minori  di  varia  natura.  Localmente  si 
osserva  un  sistema  di  clivaggio  spaziato  spesso  fortemente  inclinato,  fino  a 
quasi  normale,  rispetto  alla  stratificazione.  Lo  stesso  assume  una  disposi¬ 
zione  a  ventaglio  divergente  rispetto  al  piano  assiale  di  pieghe  minori  e 
può  essere  persino  parallelo  a  quest’ultimo.  La  presenza  di  residuo  insolu¬ 
bile  lungo  tali  superfici  e  la  morfologia  delle  stesse  suggeriscono  che  esse 
sono  state  interessate  da  fenomeni  di  pressione-soluzione. 

È  stato  messo  in  evidenza  dagli  Autori  citati  per  ultimi  il  ruolo  che  il 
trasporto  di  materia  per  diffusione  ha  avuto  nella  produzione  di  strutture 
deformative  nei  calcari  di  questa  formazione.  In  particolare,  sono  state 
attribuite  a  tale  processo  la  produzione  di  pieghe  minori  e  l’origine  stessa 
del  clivaggio  spaziato. 

L’importanza  che  il  trasporto  di  materia  per  diffusione  ha  avuto  nel 
produrre  il  cambiamento  di  forma  di  grossi  corpi  carbonatici  è  stata  messa 
in  evidenza  a  partire  dalla  fine  degli  anni  sessanta  (Dunnington,  1967; 


Modalità  di  deformazione  della  Scaglia  Rossa  dell’Appennino  umbro-marchigiano  69 


Choukroune,  1969;  Carannante  e  Gozzetta,  1972;  Groshong,  1975).  Mal¬ 
grado  ciò,  tale  processo  è  ancora  interpretato  dai  vari  Autori  in  maniera 
diversa  e  talora  contraddittoria.  Le  conoscenze  acquisite,  grazie  ad  uno  stu¬ 
dio  di  dettaglio  delle  strutture  deformative  osservabili  nella  succesione 
sedimentaria  umbro-marchigiana  e  alla  loro  comparazione  con  quelle  pre¬ 
senti  in  formazioni  calcaree  appartenenti  ad  altri  bacini,  consentono  di 
poter  meglio  definire  in  questa  nota  le  modalità  di  deformazione  dei  cal¬ 
cari  della  formazione  in  parola. 

In  generale,  in  accordo  con  quanto  sostenuto  (apparentemente  solo  per 
la  genesi  di  pieghe  minori)  da  Alvarez  ed  altri  (1976a;  1976b),  è  possibile 
rilevare  che  la  deformazione  della  Scaglia  Rossa  si  è  prodotta  per  trasla¬ 
zione  e  rotazione  di  piccoli  corpi  rocciosi  delimitati  da  superfici  stilolitiche 
e  vene.  Tali  spostamenti  sono  stati  possibili  per  la  progressiva  modifica¬ 
zione  del  contorno  dei  suddetti  elementi  rocciosi,  senza  che  alfinterno  di 
essi  si  producesse  un’apprezzabile  deformazione  pervasiva. 

Gli  elementi  rocciosi  vengono  a  contatto  lungo  superfici  di  strato  e 
superfici  stilolitiche  trasversali.  Tra  queste  ultime  vanno  comprese  le  super- 
fi  ci  sistematicamente  ordinate  costituenti  il  clivaggio  spaziato  stilolitico. 
Quesfultimo,  come  già  suggerito  da  Koopman  (1983),  sembra  essere  asso¬ 
ciato  solo  a  zone  che  hanno  subito  deformazione  rotazionale  sia  in  prossi¬ 
mità  di  sovrascorrimenti  con  superficie  poco  inclinata  rispetto  alla  stratifi¬ 
cazione,  o  parallela  ad  essa,  che  nei  fianchi  di  pieghe  prodotte  per  «flexu- 
ral  slip». 

Si  è  potuto  concludere  che  tali  deformazioni  per  taglio  hanno  compor¬ 
tato  stiramento  (allungamento  accompagnato  da  assottigliamento)  di  pacchi 
di  strati.  Lo  stiramento  si  è  realizzato  attraverso  la  rotazione  di  corpi  roc¬ 
ciosi  compresi  tra  superfici  di  clivaggio  stilolitico  consecutive  -  lithons 
(Laveccchia  e  altri,  1983)  -  ed  è  stato  compensato  lateralmente  dalla  pro¬ 
duzione  di  pieghe  secondarie.  L’entità  della  dissoluzione  lungo  le  superfici 
di  clivaggio  appare  essere  funzione  diretta  della  rotazione  subita  dai  lithons 
e  quindi  dell’allungamento  subito  dagli  strati  a  causa  di  tale  rotazione.  Per¬ 
tanto  le  imbricazioni  osservabili  nei  livelli  di  selce  intercalati  non  possono 
essere  considerate  evidenza  di  un  ipotetico  accorciamento  degli  strati  calca¬ 
rei  bensì  dello  scivolamento  relativo  degli  stessi. 


Il  clivaggio  spaziato 

Il  clivaggio  spaziato  stilolitico  è  presente  e  ben  sviluppato  solo  sporadi¬ 
camente  nei  calcari  della  Scaglia  Rossa.  Esso  è  stato  studiato  più  in  detta- 


70  Rosa  Emilia  Cinquegrana 


glio  tra  Frasassi  e  Pierosara,  tra  Pievetorina  e  Fiume,  tra  Bolognola  e 
Monte  Sasso  Tetto,  presso  Fabitato  di  Pontedazzo,  alla  Gola  delle  Fucicchie 
tra  Scheggia  e  Cantiano  e  in  varie  altre  località  sul  fianco  occidentale  di 
Monte  Catria.  La  sezione  del  fianco  normale  di  una  della  pieghe  a  sviluppo 
regionale,  esposta  lungo  la  strada  tra  San  Lorenzo  al  Lago  (frazione  del 
comune  di  Fiastra)  e  Bolognola  ha  consentito  le  più  proficue  osservazioni. 


Fig.  1.  —  Superfìcie  di  clivaggio  stilolitico  con  ondulazioni  parallele  alla  zonazione 
interna  degli  strati.  Su  detta  superfìcie  si  osservano  aggregati  cristallini  di 
calcite  fibrosa.  La  direzione  di  allungamento  dei  cristalli  è  perpendicolare 
alle  ondulazioni. 


Le  superfici  di  clivaggio  sono  nell’insieme  piane  ma  abbastanza  irrego¬ 
lari  nei  dettagli.  Esse  sono  caratterizzate  spesso  da  una  ornamentazione 
minuta  rappresentata  da  picchi  stilolitici  più  o  meno  distinti  che  si  sovrap¬ 
pone  ad  una  a  maggiore  scala  rappresentata  da  marcate  ondulazioni  con 
andamento  parallelo  alla  stratificazione  (Fig.  1).  Si  ha  motivo  di  ritenere 
che  tali  ondulazioni  siano  in  relazione  con  variazioni  verticali  di  composi¬ 
zione  e  struttura  dello  strato.  Nei  calcari  della  Scaglia  Rossa  le  ondulazioni 
sono  più  o  meno  rettilinee  e  parallele  alla  superfìcie  di  strato  in  quanto  la 
zonazione  interna  degli  strati  è  piano-parallela.  Si  è  osservato  che  nei  cal- 


Modalità  di  deformazione  della  Scaglia  Rossa  dell’Appennino  umbro-marchigiano  71 


cari  pelagici  eocenici  della  zona  isopico-strutturale  Ionica  della  Grecia  occi¬ 
dentale  le  ondulazioni  che  caratterizzano  analoghe  superfìci  di  clivaggio 
seguono  talora  l’andamento  della  laminazione  convoluta  presente  in  taluni 
strati.  Le  superfìci  di  clivaggio,  in  genere  ben  evidenziate  per  la  presenza  di 
residuo  insolubile  di  colore  rosso  scuro,  tagliano  gli  strati  formando  con  la 
loro  superfìcie  (così  come  essa  appare  attualmente)  un  angolo  variabile. 
Tale  angolo  è  spesso  prossimo  ai  90°  ma  può  avere  valori  molto  più  piccoli 
(fino  ai  20°).  Quando  l’angolo  si  discosta  molto  dai  90°  le  superfìci  possono 
perdere  l’andamento  piano  assumendone  uno  sigmoidale.  La  quantità  di 
residuo  insolubile  è  maggiore  lungo  le  superfìci  di  clivaggio  meno  inclinate 
rispetto  alla  stratificazione.  Anche  negli  strati  immediatamente  sovrastanti 
e  sottostanti  a  superfìci  di  scollamento  tettonico  si  osservano  inclinazioni 
lontane  dai  90°  (Alvarez  e  altri,  1978).  L’intersezione  tra  superfìci  di  clivag¬ 
gio  e  superfìci  di  strato  può  determinare  a  luoghi: 

1)  un’unica  lineazione  con  andamento  parallelo  all’asse  della  piega, 

2)  o  due  lineazioni  simmetricamente  inclinate  di  circa  20°-30°  rispetto 
alla  direzione  dell’asse  della  piega, 

3)  o  un’unica  lineazione  di  andamento  ondulato  o  a  zig-zag  i  cui  sin¬ 
goli  tratti  rettilinei  sono  orientati  approssimativamente  come  le  due  linea¬ 
zioni  già  descritte. 

Le  superfìci  stilolitiche  possono  intersecare  interamante  lo  strato  o 
meno.  In  quest’ultimo  caso  esse  scompaiono  in  una  direzione,  con  progres¬ 
siva  riduzione  della  quantità  del  residuo  insolubile,  o  terminano  brusca¬ 
mente  contro  un’altra  superficie  stilolitica.  Le  superfìci  che  attraversano  gli 
strati  sono  caratterizzate  da  una  spaziatura  pressocché  costante  in  ogni  sin¬ 
golo  strato.  La  spaziatura  presenta  una  certa  variabilità  nei  vari  strati, 
sembra  essere  alquanto  indipendente  dallo  spessore  di  questi  e  comunque 
ristretta.  In  un  campione  di  40  strati,  in  cui  le  superfìci  di  clivaggio  sono 
subperpendicolari  alla  stratificazione,  la  distanza  tra  superfìci  di  clivaggio 
consecutive  è  risultata  compresa  tra  1  e  5  centimetri,  con  valori  più  fre¬ 
quenti  di  2  o  3  centimetri. 

In  sezione  trasversale  le  porzioni  di  roccia  comprese  tra  due  superfìci 
di  clivaggio  consecutive  ( lithons )  appaiono  disposte  en  echelon  se  le  dette 
superfìci  non  sono  perpendicolari  alla  superfìcie  di  strato  attuale.  In  questo 
caso  la  superficie  di  strato  originaria  mostra  un  offset  quando  è  intersecata 
da  una  superfìcie  di  clivaggio  che  attraversa  lo  strato  per  intero  (Fig.  2  e  3). 
V offset  è  in  genere  maggiore  se  le  superfìci  di  clivaggio  sono  poco  inclinate 
rispetto  alla  stratificazione  attuale.  Le  superfìci  di  clivaggio  sono  in  genere 
subperpendicolari  alla  stratificazione  originaria. 


72  Rosa  Emilia  Cinquegrana 


In  sezioni  normali  alle  superfici  di  clivaggio  è  possibile  osservare,  in 

talune  sinuosità  della  traccia  di  tali  superfici,  aggregati  di  cristalli  di  calcite. 
Gli  aggregati  hanno  forma  amigdaloide  o  sigmoidale  e  i  cristalli  di  calcite 
un  abito  fibroso  (a  in  fìg.2).  La  direzione  di  allungamento  dei  cristalli  di 


Fig.  2.  —  Sezione  tipica  di  uno  strato  deformato  per  scivolamento  lungo  superfici  di 
strato  e  superfici  di  clivaggio,  associato  a  dissoluzione  e  precipitazione,  a 
=  calcite  fibrosa  sulle  superfici  di  clivaggio;  b  —  calcite  fibrosa  sulle 
superfici  di  strato  attuali;  c  —  superfici  di  clivaggio;  d  =  superfici  stilo¬ 
litiche,  parallele  al  clivaggio,  che  non  attraversano  lo  strato  per  intero; 
e  =  superfici  stilolitiche  interne  ai  lithons  che  terminano  contro  una 
superficie  di  clivaggio  stilolitica. 


calcite  forma  un  piccolo  angolo  con  l’andamento  generale  della  superficie 
di  clivaggio.  L’orientazione  dei  cristalli  e  il  loro  impianto  mostrano,  senza 
ombra  di  dubbio,  che  V offset  della  superficie  di  strato  originaria  si  è  pro¬ 
dotto  a  causa  di  uno  scivolamento  relativo  dei  lithons  accompagnato  da 
dissoluzione  lungo  la  maggior  parte  delle  superfici  di  contatto  tra  gli  stessi. 
È  possibile  talora  osservare  questi  aggregati  di  calcite  fibrosa  anche  sulle 
superfici  di  clivaggio  esposte  e  liberate  dal  residuo  insolubile  (fig.  1).  La 
direzione  dello  scivolamento  è  perpendicolare  all’intersezione  tra  superficie 


Modalità  di  deformazione  della  Scaglia  Rossa  dell’Appennino  umbro-marchigiano  73 


di  clivaggio  e  superfìcie  di  strato  e  quindi  perpendicolare  alle  ondulazioni 
presenti  sulle  superfìci  di  clivaggio. 

La  presenza  ubiquitaria,  anche  se  sporadica,  di  aggregati  fibrosi  di  cal¬ 
cite  sulle  superfìci  di  clivaggio  spaziato  indicante  scivolamenti  relativi  dei 


Fig.  3.  —  Offset  della  superfìcie  di  strato  originaria  dovuto  a  scivolamento  relativo 
dei  lithons. 


lithons  non  è  stata  rilevata  da  alcuni  Autori  (Alvarez  1976a)  ed  è  segnalata 
da  altri  (Lavecchia,  1983)  solo  in  pieghe  minori  su  piani  di  clivaggio  quasi 
paralleli  al  piano  assiale. 

In  talune  località  (ad  esempio  al  Km  15  della  Strada  Statale  229,  tra 
Pievetorina  e  Visso)  è  stato  possibile  osservare  l’esistenza  di  due  sistemi  di 
clivaggio  spaziato  apparentemente  non  contemporanei  (Fig.  4).  Le  superfìci 


74  Rosa  Emilia  Cinquegrana 


di  clivaggio  più  recenti  S2  sono  quasi  ortogonali  alla  superfìcie  di  stratifica¬ 
zione  attuale.  Non  si  hanno  evidenze  di  scivolamenti  apprezzabili  secondo 
queste  superfìci,  mentre  si  ha  evidenza  di  un  rilevante  scivolamento 
secondo  le  superfìci  più  antiche  S\. 


Le  superfìci  degli  strati  calcarei  e  gli  interstrati  di  selce 

Le  superfìci  di  strato  attuali,  quando  esposte  e  non  modificate  dalfaltera- 
zione  meteorica,  appaiono  decorate  da  una  lineazione  grosso  modo  perpendi¬ 
colare  all’asse  delle  pieghe  o  parallela  al  senso  di  scivolamento  in  prossimità  di 
scollamenti  tettonici.  La  lineazione  è  data  sia  da  cristalli  di  calcite  fibrosa  che 
da  strie  sliccolitiche  (Nitecki,  1972;  Carannante  e  Guzzetta,  1972). 

Frequentemente  sulle  superfìci  di  strato  gli  aggregati  cristallini  e  le 
sliccoliti  si  vedono  disposti  in  bande  alternate.  Le  bande  sono  perpendico¬ 
lari  alla  direzione  della  lineazione  e  parallele  all’intersezione  tra  superfìci 
di  clivaggio  e  superfìci  di  strato  (Fig.  5).  Si  rileva  facilmente  che  le  sliccoliti 
si  sono  prodotte  nel  corso  della  parziale  asportazione  per  dissoluzione  delle 
asperità  (h  in  fig.  2)  che  si  sono  generate  a  causa  della  rotazione  dei  //- 
thons ,  mentre  gli  aggregati  di  calcite  fibrosa  costituiscono  il  riempimento 
delle  depressioni  residue  (b  in  fig.  2).  Più  spesso  sugli  strati  affioranti  la  calcite 
fibrosa  è  stata  totalmente  asportata  dagli  agenti  meteorici  e  risulta  ora  evidente 
la  gradinatura  più  o  meno  smussata  della  superfìcie  di  strato  originaria. 

Sono  frequenti  intercalazioni  di  livelli  di  selce  tra  gli  strati  calcarei. 
Alcune  sembrano  aver  avuto  una  certa  continuità  originaria,  altre  erano 


Modalità  di  deformazione  della  Scaglia  Rossa  dell’Appennino  umbro-marchigiano  75 


certamente  costituite  da  allineamenti  discontinui  di  noduli.  Quando  è  pre¬ 
sente  il  clivaggio  spaziato,  strati  e  noduli  di  selce  appaiono  spesso  sovra- 
scorsi  ed  embriciati.  Come  già  gli  altri  Autori  hanno  rilevato  (Alvarez  e 
altri,  1978),  fembriciatura  è  più  spinta  laddove  le  superfici  di  clivaggio 
negli  strati  calcarei  appaiono  meno  inclinate  rispetto  alla  stratificazione. 


Fig.  5.  —  Superfìcie  attuale  di  uno  strato  su  cui  si  distinguono  vene  di  calcite 


fibrosa  disposte  in  bande  parallele  alle  tracce  delle  superfìci  di  clivaggio. 
L’allungamento  dei  cristalli  e  le  sliccoliti  presenti  sul  calcare  esposto  sono 
parallele  alla  direzione  di  scivolamento  degli  strati. 


In  sezioni  trasversali  di  strati  calcarei  si  osservano,  in  prossimità  di  noduli 
o  interstrati  di  selce  più  o  meno  dislocati  e  accavallati,  delle  deflessioni  nell’an¬ 
damento  delle  superfìci  di  clivaggio.  Queste  convergono  verso  luoghi  in  cui  i 
noduli  o  gli  interstrati  risultano  certamente  scollati  e  accavallati  mentre  diver¬ 
gono  in  zone  adiacenti  (vedi  fig.  3  in  Alvarez  e  altri,  1976a). 


Le  vene  trasversali 

Oltre  che  in  aggregati  cristallini  fibrosi,  la  calcite  è  presente  sotto 
forma  di  aggregati  di  cristalli  ad  abito  non  fibroso  in  vene  trasversali  alla 


76  Rosa  Emilia  Cinquegrana 


stratificazione.  Queste  sono  in  genere  molto  inclinate  rispetto  alla  stratifi¬ 
cazione  e  la  loro  intersezione  con  quest’ultima  è  più  o  meno  normale 
all’asse  delle  pieghe  e  parallela  alla  direzione  dei  sovrascorrimenti.  Le  rela¬ 
zioni  angolari  più  ricorrenti  tra  tali  vene  e  tutti  gli  altri  elementi  strutturali 
fin  qui  descritti  sono  ben  esemplificate  dal  diagramma  della  figura  6  rela¬ 
tivo  ad  una  stazione  di  misura  ubicata  a  circa  metà  strada  tra  S.  Lorenzo  al 
Lago  (Fiastra)  e  Bolognola. 


N 


*  la  °  4 

Fig.  6.  —  Proiezione  polare  degli  elementi  strutturali  osservati.  Misure  relative  ad 
una  stazione  a  metà  strada  tra  la  frazione  San  Lorenzo  al  Lago  di  Fiastra  e 
Bolognola. 


Modalità  di  deformazione  della  Scaglia  Rossa  dell’Appennino  umbro-marchigiano  77 


Cinematica  della  deformazione 

Quanto  osservato  consente  di  fare  alcune  considerazioni  sulla  cinema¬ 
tica  della  deformazione  delle  sequenze  di  strati  in  cui  si  è  sviluppato  il  cli¬ 
vaggio  spaziato  stilolitico.  Il  clivaggio,  qualunque  sia  stata  la  sua  origine,  si 
deve  essere  formato  con  andamento  più  o  meno  perpendicolare  alla  strati¬ 
ficazione  dal  momento  che  nei  singoli  lithons  le  superfìci  di  clivaggio  for¬ 
mano  in  genere  con  la  superfìcie  di  strato  originaria  un  angolo  prossimo  ai 
90°  (fig.  2). 

La  deformazione  rotazionale  nei  fianchi  di  pieghe  maggiori  e  in  prossi¬ 
mità  di  scollamenti  tettonici  risulta  dalla  composizione  di  una  componente 
di  taglio  puro  e  di  una  di  taglio  semplice.  Essa  si  sarebbe  prodotta  per  con¬ 
temporaneo: 

a)  scivolamento  relativo  dei  lithons  associato  al  processo  di  dissolu¬ 
zione  e  precipitazione  lungo  le  superfìci  di  contatto  (superfìci  di  clivaggio), 

b)  e  scivolamento  relativo  degli  strati,  associato  ad  un  analogo  pro¬ 
cesso  di  dissoluzione  (e  precipitazione). 

Le  evidenze  dei  due  tipi  di  scivolamento  sono  diverse  a  causa  del 
diverso  rapporto  tra  la  componente  di  spostamento  parallelo  e  normale  alle 
superfìci  di  strato  e  alle  superfìci  di  clivaggio  e  verosimilmente  del  diverso 
tipo  di  asperità  originarie  delle  dette  superfìci.  In  fig.  2  è  schematizzata  la 
configurazione  di  uno  strato  così  deformato. 

Dopo  una  rotazione  sufficientemente  ampia  lo  spessore  dello  strato 
risulta  minore  di  quello  originario.  La  lunghezza  dello  strato  deve  supporsi 
anch’essa  in  genere  variata.  In  sezione  trasversale  (normale  all’asse  di  rota¬ 
zione  dei  lithons)  la  variazione  della  lunghezza  dovrebbe  risultare  dalla 
combinazione  di  più  effetti: 

1)  dall’allungamento  dovuto  alla  rotazione  dei  lithons , 

2)  dall’accorciamento  dovuto  alla  dissoluzione  lungo  le  superfìci  di  cli¬ 
vaggio, 

3)  da  una  riduzione  di  area  (non  accompagnata  da  variazione  di 
volume)  dovuta  al  presumibile  allungamento  normale  alla  sezione  eviden¬ 
ziato  dalle  vene  trasversali  di  calcite  su  descritte, 

4)  e  da  una  possibile  riduzione  di  volume  dovuta  alla  precipitazione  di 
calcite  nei  pori  e/o  alla  fuoriuscita  di  materia  dal  sistema. 

Non  considerando  per  semplicità  i  contributi  3  e  4  e  trascurando  i 
volumi  disciolti  lungo  i  giunti  di  strato  (h  in  fig.  2)  è  possibile  trattare  la 
deformazione  come  piana  ed  (equivoluminale)  (Fig.  7).  Per  un  simile 
modello  semplificato  è  possibile  calcolare  la  percentuale  di  variazione  di 
spessore  Ah  e  di  lunghezza  Al  di  uno  strato  e  la  variazione  di  spessore  AS 


78  Rosa  Emilia  Cinquegrana 


dei  lithons  nell’ipotesi  che  gli  spazi  indicati  con  la  lettera  b  in  figura  7 
risultino  colmati  con  materiale  solido  proveniente  esclusivamente  dalla  dis¬ 
soluzione  uniforme  lungo  le  superfici  di  clivaggio.  Le  suddette  variazioni 
dipendono  soltanto  dall’angolo  di  rotazione  o  delle  superfici  di  clivaggio, 
immaginate  originariamente  normali  allo  strato,  e  dal  rapporto  r  tra  lo 
spessore  originario  dei  lithons  e  lo  spessore  originario  dello  strato.  Nella 
tabella  1  sono  riportate  tali  variazioni  per  diversi  valori  della  rotazione  e 
del  rapporto  r.  È  da  tenere  presente  che  in  un  campione  di  40  strati  (con 
superfìci  di  clivaggio  quasi  perpendicolari  alle  superfici  di  strato)  si  è  osser¬ 
vato  che  quest’ultimo  rapporto  è  compreso  tra  0,05  e  0,25.  I  valori  più  fre¬ 
quenti  sono  compresi  tra  0,1  e  0,2. 


Fig.  7.  —  Modello  della  deformazione  rotazionale  equiareale  (equivoluminale)  di 
uno  strato.  Il  materiale  dissolto  lungo  le  superfìci  laterali  dei  lithons  si  è 
depositato  a  formare  gli  spazi  b. 


Nel  modello ,  con  il  progressivo  crescere  dell’angolo  di  rotazione  p,  la 
lunghezza  dello  strato  decresce  (e  lo  spessore  cresce)  di  poco  all’inizio  per 
poi  crescere  continuamente  una  volta  che  si  è  superato  un  valore  critico  p* 
dell’angolo  di  rotazione.  Lo  spessore  dei  lithons  diminuisce  progressiva¬ 
mente  sin  dall’inizio  della  rotazione.  Nella  realtà ,  è  verosimile  che  nella 
fase  iniziale  della  deformazione  si  sia  prodotta  una  progressiva  dissoluzione 
dei  volumi  indicati  con  la  lettera  h  in  fig  2.  Questo  avrebbe  evitato  l’ini¬ 
ziale  incremento  di  spessore  e  il  conseguente  accorciamento  parallela- 
mente  agli  strati  riconducendo  l’entità  della  dissoluzione  sulle  superfìci  dei 
lithons.  In  tal  modo  il  processo  sarebbe  proceduto  sempre  nella  stessa  dire¬ 
zione  fin  dall’inizio. 

In  assenza  di  ulteriori  spazi  disponibili  per  la  precipitazione  della  cal¬ 
cite,  o  di  fuoriuscita  di  questa  dal  sistema  come  proposto  da  Geiser  e  San¬ 
sone  (1981),  il  modello  dà  dei  valori  per  eccesso  per  quanto  riguarda  fai- 


Modalità  di  deformazione  della  Scaglia  Rossa  dell’Appennino  umbro-marchigiano  79 


TABELLA  1 


Angolo 

di 

rotazione 

P 

r  =  0.1 

r  =  0.2 

Variazione 

lunghezza 

strato 

Al 

Variazione 

spessore 

strato 

Ah 

Variazione 

spessore 

ìithon 

As 

Variazione 

lunghezza 

strato 

Al 

Variazione 

spessore 

strato 

Ah 

Variazione 

spessore 

ìithon 

As 

5° 

-  4.48% 

+  0.48% 

-  0.86% 

-  1.32% 

+  1.33% 

-  1.69% 

10° 

0.19% 

+  0.19% 

-  1.70% 

-  1.81% 

+  1.84% 

3.30% 

11°. 205 

0.00% 

0.00% 

-  1.91% 

- 

- 

- 

20° 

+  2.80% 

-  2.70% 

-  3.40% 

0.37% 

+  0.37% 

-  6.38% 

21°. 134 

- 

- 

-% 

0.00% 

0.00% 

0.00% 

30° 

+  9.48% 

-  8.66% 

-  5.20% 

+  4.54% 

-  4.34% 

-  9.46% 

o 

+  21.11% 

-  17.43% 

-  7.22% 

+  13.87% 

-12.18% 

-  12.77% 

o 

+  40.46% 

-28.80% 

-  9.71% 

+  29.77% 

-22.94% 

-16.58% 

60° 

+  73.83% 

-42.47% 

-  13.08% 

+  57.20% 

-36.39% 

-21.40% 

r  =  rapporto  tra  gli  spessori  originari  dei  lithons  e  dello  strato. 


lungamente  degli  strati  e  per  difetto  per  quanto  riguarda  la  riduzione  di 
spessore  per  dissoluzione  lungo  le  superfìci  di  clivaggio.  Si  deduce  dal 
modello  che  la  percentuale  di  assottigliamento  dei  lithons  per  dissoluzione 
cresce  al  crescere  dell’angolo  di  rotazione,  cioè  a  dire  al  crescere  dell’entità 
della  deformazione  finita.  In  conclusione,  all’accorciamento  nella  direzione 
parallela  alla  stratificazione  dovuta  all’incremento  della  dissoluzione  si 
accompagna  un  progressivo  aumento  di  lunghezza  nella  stessa  direzione  a 
causa  della  rotazione  dei  lithons . 

In  un  sistema  chiuso  come  quello  rappresentato  dal  modello,  a  seguito 
di  rotazioni  apprezzabili  dei  lithons  (superiori  ai  10°-20°)  si  avrebbe  come 
risultato  un  allungamento  nella  direzione  parallela  agli  strati.  Tale  allunga¬ 
mento  sarebbe  più  rilevante  al  crescere  della  rotazione  dei  lithons  (vedi 
tabella  1).  Nella  realtà,  in  mancanza  di  accurate  e  attendibili  valutazioni  su 
eventuali  fuoriuscite  di  materia  solida  dal  sistema  e/o  precipitazione  nello 
spazio  dei  pori,  non  è  possibile  valutare  quale  dei  due  effetti  abbia  pre¬ 
valso.  Pertanto  non  sembra  lecito  mettere  in  relazione  proporzionale  diretta 
V entità  della  dissoluzione  con  un  ipotetico  accorciamento  degli  strati. 

Si  rileva  che  l’entità  della  dissoluzione  è  proporzionale  all’entità  della 
deformazione  finita  e  quindi  tra  l’altro  degli  scivolamenti  di  strato  su 
strato.  Si  è  inoltre  osservato  che  gli  accavallamenti  degli  interstrati  di  selce 


80  Rosa  Emilia  Cinquegrana 


sono  più  importanti  e  frequenti  quanto  più  rilevante  è  stata  sia  la  dissolu¬ 
zione  negli  strati  calcarei  adiacenti  (Alvarez  e  altri,  1978)  che  la  rotazione 
dei  lithons.  Ne  consegue  che  è  più  verosimile  mettere  in  relazione  gli  acca¬ 
vallamenti  degli  interstrati  di  selce  con  gli  scivolamenti  relativi  degli  strati 
prodottisi  nel  corso  della  deformazione,  anziché  con  un  accorciamento 
degli  strati  calcarei  che  non  può  essere  provato  con  certezza. 

Questa  conclusione  è  avvalorata  dal  fatto  che  lo  stesso  tipo  e  fre¬ 
quenza  di  accavallamenti  in  interstrati  di  selce  è  stato  osservato  in  altre 
successioni  calcaree  sottilmente  stratificate  e  piegate  in  cui  non  era  pre¬ 
sente  un  clivaggio  stilolitico.  In  esse  non  si  è  sicuramente  prodotto  alun 
fenomeno  di  dissoluzione  a  cui  sia  imputabile  un  accorciamento  degli 
strati  calcarei.  Un  esempio  è  quello  degli  accavallamenti  osservabili  nella 
formazione  di  Viglia  nella  serie  Ionica  in  Grecia  occidentale  (fig  8). 

Una  prova  dello  stiramento  (assottigliamento  e  allungamento)  di 
pacchi  di  strati  deformati  nella  maniera  già  descritta  sarebbe  data  dall’esi¬ 
stenza  di  pieghe  secondarie  che  si  sono  prodotte  lateralmente  come  strut¬ 
ture  compensative  dello  stesso.  Tali  pieghe  sono  talora  caratterizzate  da 
una  disposizione  a  ventaglio  asimmetrica  del  clivaggio,  già  notata  da  Koop- 
man  (1983,  pag.  74,  fìg.  40).  Questo  indica  che  il  clivaggio  si  sarebbe  svi¬ 
luppato  e  avrebbe  subito  una  certa  rotazione  prima  del  piegamento  attra¬ 
verso  il  meccanismo  su  descritto. 

La  configurazione  rappresentata  in  figura  2  si  osserva  abbastanza  fre¬ 
quentemente  in  campagna  e  mostra  che  nelfambito  di  singoli  strati  la 
deformazione  è  stata  spesso  abbastanza  omogenea.  Nei  casi  in  cui  i  vincoli 
di  vario  genere  hanno  impedito  il  libero  scivolamento  di  strato  su  strato  e 
dei  lithons  all’interno  di  un  dato  strato,  la  disomogeneità  della  deforma¬ 
zione  si  manifesta  principalmente  attraverso  la  deflessione  e  la  locale  varia¬ 
zione  di  frequenza  delle  superfici  di  clivaggio.  Questo  è  quanto  si  è  verifi¬ 
cato,  ad  esempio,  laddove  noduli  isolati  o  segmenti  di  interstrati  di  selce, 
rimanendo  aderenti  a  segmenti  degli  strati  calcarei,  hanno  impedito  la 
deformazione  di  questi  ultimi.  I  segmenti  degli  interstrati  di  selce  rimasti 
solidali  all’adiacente  strato  calcareo  ne  hanno  ostacolato  la  deformazione 
(accorciamento  per  dissoluzione  e/o  rotazione  dei  lithons).  Tale  mancata 
deformazione  locale  è  compensata  da  quella  più  accentuata  che  si  produce 
nel  calcare  delle  immediate  adiacenze  dove  la  selce  scollata  ed  embriciata 
non  pone  alcun  vincolo  (figura  3  in  Alvarez,  1976a). 

In  conclusione,  si  può  ribadire  che  il  locale  stiramento  e  piegamento  degli 
strati  calcarei  si  è  prodotto  per  spostamento  relativo  e  rotazione  di  elementi 
strutturali  pressocché  indeformati  nel  loro  interno,  ma  subenti  variazioni  di 
forma  esterna  a  seguito  di  dissoluzione  e  precipitazione  (retrogradazione  e 


Modalità  dì  deformazione  delia  Scaglia  Rossa  deli’Appennino  umbro-marchigiano  81 


aggradazione  secondo  Gozzetta,  1984).  Gli  elementi  strutturali  sono  da  consi¬ 
derare  continuamente  in  contatto  tra  loro,  per  tutto  lo  sviluppo  del  loro  con¬ 
torno,  malgrado  la  variabilità  di  quest’ultimo  nel  corso  della  deformazione. 
Data  l’entità  delle  deformazioni  finite  a  cui  si  è  pervenuti  per  questa  via,  il 
comportamento  dei  corpi  calcarei  nel  loro  complesso  deve  considerarsi  senza 
alcun  dubbio  duttile.  Da  questo  punto  di  vista  le  embriciature  osservabili  nei 
livelli  di  selce  sono  da  ritenere  analoghe  a  quelle  che  interessano  di  norma  sol- 


Fio.  8.  —  Embriciatura  di  un  livello  di  selce  nera  nei  calcari  a  strati  sottili  nella  for¬ 
mazione  di  Vigla,  nella  zona  Ionica  (Grecia  occidentale).  Nei  calcari  non 
vi  è  alcuna  evidenza  di  raccorciamento  parallelo  alla  stratificazione. 


tifi  strati  competenti  intercalati  a  strati  incompetenti  nei  fianchi  di  pieghe 
(Koopman,  1983,  Fig  21).  Questo  dovrebbe  valere  anche  per  gli  strati  cal¬ 
carei  embrici ati  intercalati  alle  marne  nella  formazione  del  Bisciaro  segna¬ 
lati  da  Bonardi  e  altri  (1986)  presso  San  Lorenzo  al  Lago  (Fiastra). 


Dinamica  della  deformazione 

La  deformazione  risultante  da  composizione  di  taglio  puro  e  taglio 
semplice  e  comportante  stiramenti  di  strati  o  pacchi  di  strati  può  imputarsi 


82  Rosa  Emilia  Cinquegrana 


ad  uno  stato  di  tensione  caratterizzato  da  una  direzione  principale  di  com¬ 
pressione  massima  formante  un  angolo  superiore  ai  45°  con  la  stratifica¬ 
zione.  Tale  stato  di  tensione  è  perfettamente  compatibile  con  le  condizioni 
di  sollecitazione  in  un  fianco  di  piega  concentrica  o  in  prossimità  di  una 
superfìcie  di  scollamento  tettonico.  Uno  stato  di  tensione  caratterizzato  da 
una  componente  di  taglio  semplice  è,  d’altro  canto,  da  considerare  agente 
anche  a  scala  regionale  nell’Appennino  umbro-marchigiano,  data  la  simme¬ 
tria  monoclina  delle  strutture  plicative  e  dei  sovrascorrimenti  considerati 
nel  loro  complesso.  Questo  anche  se  le  condizioni  di  sollecitazione  locale 
possono  discostarsi  qua  e  là  da  tale  stato  di  cose. 

Poiché  il  clivaggio  stilolitizzato,  sembra  essersi  sviluppato  proprio  in 
volumi  di  roccia  caratterizzati  da  una  compressione  massima  fortemente 
inclinata  rispetto  alla  stratificazione,  e  cioè  in  fianchi  di  pieghe  e  zone  di 
scollamento,  non  sembrano  accettabili  le  ipotesi  già  avanzate  (Alvarez  e 
altri,  1976b)  a  proposito  della  genesi  del  clivaggio.  In  particolare  non 
sembra  fondata  l’assunzione  che  in  una  fase  immediatamente  precedente 
l’inizio  del  piegamento  si  avesse  nelle  aree  studiate  una  compressione  prin¬ 
cipale  massima  parallela  in  generale  alla  stratificazione. 

L’inizio  stesso  di  una  rotazione  dei  piani  di  clivaggio,  in  origine  sub¬ 
perpendicolari  alla  superficie  di  strato,  non  sarebbe  stato  possibile  senza 
l’esistenza  di  una  componente  di  taglio  parallela  ad  essi.  Una  componente 
normale,  d’altro  canto,  è  stata  necessaria  perché  si  potesse  produrre  disso¬ 
luzione. 

Se  lo  stesso  stato  di  tensione  è  da  ritenersi  responsabile  della  origine 
delle  superfìci  di  clivaggio,  oltre  che  della  loro  successiva  rotazione,  si  deve 
concludere  che  queste  si  sono  originate  secondo  piani  inclinati  rispetto  allo 
sforzo  principale  massimo  (subendo  un  qualche  controllo  da  parte  di  aniso¬ 
tropie  preesistenti  come  già  osservato  da  Geiser  e  Sansone,  1983).  Alcune 
evidenze  possono  essere  tentativamente  interpretate  in  questa  chiave. 

Come  si  è  detto,  si  osservano  numerose  superfìci  stilolitiche,  parallele 
a  quelle  che  delimitano  i  singoli  lithons ,  le  quali  non  attraversano  per 
intero  gli  strati.  Si  può  pensare  che  tanto  queste  superfìci  stilolitiche  che 
quelle  che  hanno  finito  per  tagliare  gli  strati  si  siano  nucleate  sul  bordo 
superiore  e  inferiore  di  ogni  singolo  strato  calcareo  e  si  siano  propagate 
progressivamente  e  lentamente  parallelamente  a  superfìci  su  cui  agiva  una 
componente  di  taglio.  Conseguentemente  all’esistenza  di  una  componente 
di  pressione  normale  alle  dette  superfìci  (e  di  congrue  condizioni),  si  è 
instaurata  dissoluzione  lungo  le  discontinuità  già  nel  corso  della  loro  pro¬ 
pagazione.  Col  tempo  un  numero  sempre  maggiore  di  superfìci  stilolitiche, 
con  frequenza  sempre  crescente,  ha  finito  per  attraversare  per  intero  lo 


Modalità  di  deformazione  della  Scaglia  Rossa  dell’Appennino  umbro-marchigiano  83 


strato.  Solo  quando  la  frequenza  delle  discontinuità  lo  ha  consentito  (com¬ 
patibilmente  con  la  velocità  di  dissoluzione  sulle  superfici  di  strato), 
sarebbe  iniziata  la  rotazione  dei  lithons  così  identificati. 

Si  può  prevedere  che,  una  volta  che  le  superfici  di  clivaggio  abbiano 
raggiunto  la  perpendicolarità  rispetto  alla  direzione  principale  di  compres¬ 
sione  massima,  venga  meno  la  possibilità  di  ulteriore  rotazione  delle 
stesse.  Queste  condizioni  sembra  siano  state  raggiunte  nel  caso  illustrato  in 
fig.  4.  Il  clivaggio  di  prima  generazione  Si  avrebbe  subito  la  massima  rota¬ 
zione  compatibile  con  lo  stato  di  tensione  esistente.  Il  proseguimento  della 
deformazione  con  analoghe  modalità  avrebbe  richiesto  a  questo  punto  la 
produzione  di  una  nuova  generazione  di  superfici  di  clivaggio  S2.  È  da 
notare  che,  con  faglie  al  posto  delle  superfìci  di  clivaggio,  un  analogo 
modello  è  stato  proposto  da  Morton  e  Black  (1975)  per  spiegare  l’assotti- 
gliamento  crostale  nella  regione  dell’Afar  in  Etiopia. 

Malgrado  l’ipotesi  relativa  all’origine  delle  superfìci  di  clivaggio  qui 
avanzata  necessiti  di  ulteriori  prove,  si  possono  dar  fin  d’ora  delle  indica¬ 
zioni  certe  sulla  genesi  e  il  ruolo  che  tale  clivaggio  ha  avuto  nella  deforma¬ 
zione  della  Scaglia  Rossa: 

1)  le  superfìci  del  clivaggio  spaziato  stilolitizzato  si  sono  probabil¬ 
mente  prodotte  non  normalmente  alla  compressione  principale  massima  e 
hanno  avuto  un  ruolo  cinematicamente  attivo  nella  deformazione,  al  con¬ 
trario  di  quanto  sostenuto  da  altri  Autori  (Alvarez  e  altri,  1976b); 

2)  la  deformazione  è  consistita  in  una  combinazione  di  taglio  semplice 
e  puro  realizzatosi  attraverso  scivolamento  relativo  di  strati  e  lithons ,  asso¬ 
ciato  a  processi  di  dissoluzione  e  precipitazione  lungo  le  superfìci  di  strato 
e  di  clivaggio; 

3)  a  tale  deformazione  non  è  associabile  come  necessaria  conseguenza 
un  accorciamento  degli  strati; 

4)  lo  stato  di  tensione  che  a  luoghi  è  stato  responsabile  di  questo  tipo 
di  deformazione  è  stato  caratterizzato  da  una  direzione  principale  massima 
di  compressione  fortemente  inclinata  sul  piano  di  stratificazione. 


Ringraziamenti 

Ho  potuto  portare  a  termine  questo  studio  iniziato  come  parte  del  lavoro 
di  tesi  grazie  all’incoraggiamento  e  ai  consigli  del  prof  Giuseppe  Guzzetta. 
Ringrazio  anche  il  prof.  Bruno  D’Argenio  per  gli  utili  suggerimenti. 


84  Rosa  Emilia  Cinquegrana 


LAVORI  CITATI 

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Modalità  di  deformazione  della  Scaglia  Rossa  dell’Appennino  umbro-marchigiano  85 


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Presentata  nella  tornata  del  27  febbraio  1987 
Accettata  il  2  dicembre  1987 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 

voi.  96,  1987,  pp.  87-106,  ftgg.  4,  tabb.  6 


Contributo  alla  conoscenza  del  ruolo 
del  comportamento  di  emissione  di  inchiostro 
nel  genere  Aplysia 

(Mollusca,  Gastropoda,  Opisthobranchia) 

Nota  del  socio  Graziano  Fiorito  (*)  e  di  Carmela  Capuano  (*), 
Antonio  Miralto  (*)  e  Gary  Greenberg  (**) 


Riassunto.  —  Il  comportamento  di  emissione  di  inchiostro  nelle  Aplysie  è  di 
notevole  interesse.  La  sua  utilità  come  meccanismo  di  difesa  è  stata  discussa  a 
lungo,  ma  appare  tuttora  dubbia.  Nella  presente  nota  gli  Autori  riportano  una 
serie  di  esperimenti  fisiologici  e  di  osservazioni  comportamentali  condotti  su  Aply¬ 
sia  depilans  L.  tendenti  a  mostrare  che  remissione  di  inchiostro  abbia  un  «signifi¬ 
cato»  per  i  conspecifici.  Sulla  base  dei  dati  presentati,  gli  Autori  evidenziano  una 
relazione  tra  la  presenza  di  inchiostro  nell’ambiente  e  remissione  di  inchiostro 
stesso,  la  qual  cosa  indurrebbe  a  ritenere  il  comportamento  di  emissione  di 
inchiostro  quale  probabile  «segnale»  tra  conspecifici  nell’ambito  dei  comportamenti 
di  difesa. 

Summary.  —  The  role  of  Aplysias  inking  behavior  in  thè  defensive  mechanisms 
is  stili  uncertain  even  in  relation  to  thè  naturai  history  of  thè  genus.  Authors  report 
a  series  of  physiological  experiments  and  behavioral  observations  showing  thè  rela- 
tionship  between  ink  presence  and  inking  behavior.  This  probably  involves  a  special 
function  of  thè  ink  and  of  thè  inking  behavior  between  conspecifics,  concerning  spe- 
cially  avoidance  behaviors. 


Parole  chiave :  Aplysia ;  Mollusca;  Invertebrata;  Comportamento;  Emissione 
d’inchiostro;  Comportamento  di  difesa. 

Key  words  :  Aplysia ;  Mollusca;  Invertebrata;  Behavior;  Inking;  Defence. 


(*)  Stazione  Zoologica,  Laboratorio  di  Neurobiologia,  Villa  Comunale,  80121 
Napoli,  Italia. 

(**)  Department  of  Psychology,  Wichita  State  University,  Wichita,  Kansas, 

USA. 


88  G.  Fiorito,  C.  Capuano,  A.  Miralto  e  G.  Greenberg 


Introduzione 

L’emissione  di  inchiostro  ha  una  sua  collocazione  ben  precisa  nell’am- 
bito  della  maggior  parte  delle  specie  di  Molluschi.  Nel  phylum,  infatti,  gli 
Anaspidea  ( Aplysiacea ),  il  Cefalaspide  con  caratteri  primitivi  Acteon  e  tutti 
i  Cefalopodi  (eccezione  fatta  per  il  genere  Nautilus)  emettono  secrezioni 
pigmentate  in  seguito  a  stimoli  nocivi.  Pochi  sono  gli  studi  disponibili  sulla 
morfologia  e  embriologia  comparate  di  tale  secrezione,  tutti  piuttosto  di 
vecchia  data  (Blochmann,  1883;  Mazzarelli,  1889;  Flury,  1916),  e  certa¬ 
mente  tutta  la  problematica  necessiterebbe  di  una  rinnovata  attenzione. 

In  generale,  si  ritiene  che  remissione  di  inchiostro  appartenga  alla 
categoria  dei  «meccanismi  innati  di  difesa»  indispensabili  per  il  taxon 
(Kandel,  1979).  Benché  i  meccanismi  biochimici  e  neurofisiologici  con¬ 
nessi  con  1’emissione  di  inchiostro  siano  stati  studiati  approfonditamente 
nelle  Aplysie  (Byrne,  1980;  1981;  Byrne  et  al. ,  1979;  Carew  e  Kandel, 
1977  a,  b,  c;  Chapman  e  Fox,  1969;  Kandel,  1979;  Prota,  1980;  Rudiger, 
1967;  Shapiro  et  al .,  1979),  non  è  ancora  possibile  fornire  un  quadro  con¬ 
clusivo  circa  la  funzione  del  comportamento  di  emissione  di  inchiostro  nel 
genere  Aplysia  (Fiorito  et  al .,  1985;  Léonard  e  Lukowiak,  1986).  L’ipotesi 
che  questo  comportamento  svolga  per  il  genere  una  funzione  di  risposta 
innata  di  difesa,  in  seguito  ad  attacchi  di  predatori  (Tab.  1),  appare,  infatti, 
poco  probabile  in  relazione  alla  posizione  occupata  dalle  monache  di  mare 
nella  catena  alimentare  e  alla  loro  relativamente  scarsa  disponibilità  come 
specie  preda  dovuta  principalmente  alla  non  «palatabilità»  dei  tessuti 
(Ambrose  et  al. ,  1979;  Di  Matteo,  1981,  1982;  Fiorito  et  al .,  1985).  Per 
quel  che  riguarda  l’inchiostro  Ambrose  et  ahi  (1979)  ritengono  che  esso 
non  è  repellente,  ma  è  utilizzato  dalle  Aplysie  come  colorazione  di  avverti¬ 
mento  e  quindi  come  deterrente  alla  predazione.  A  differenza  di  quanto 
succede  nei  Cefalopodi,  le  specie  di  Aplysia  non  possono  utilizzare  remis¬ 
sione  di  inchiostro  come  schermo  di  protezione ,  dal  momento  che  il  pig¬ 
mento  è  rilasciato  gradualmente  e  che  l’animale  stesso  si  muove  con  una 
certa  lentezza  (Kupferman  e  Carew,  1974;  Léonard  e  Lukowiak,  1986). 
Indipendentemente  da  ciò  la  scarsità  delle  osservazioni  riguardanti  la  rela¬ 
zione  tra  attacchi  predatori  su  Aplysia  ed  emissione  di  inchiostro  (Tab.  1), 
certamente  avvalora  l’ipotesi  che  tale  comportamento  rappresenti  per 
questi  animali  un  «fattore»  utilizzato  anche  al  di  fuori  della  categoria  dei 
meccanismi  di  difesa.  È  probabile  che  nel  corso  della  loro  evoluzione  gli 
Aplysiidae,  in  relazione  alla  nicchia  occupata,  non  abbiano  subito  pressioni 
selettive  per  l’utilizzazione  di  tale  meccanismo  comportamentale,  per  cui 
siano  andati  incontro  a  ulteriori  specializzazioni  della  dotazione  probabil- 


Riposta  difensiva  di  Aplysia  spp.  in  seguito  ad  attacchi  predatori. 


Contributo  alla  conoscenza  del  ruolo  del  comportamento,  ecc.  89 


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4)  Léonard  e  Lukowiak,  1986. 

5)  Di  Matteo,  1982. 

6)  Susswein  et  al. ,  1984. 


90  G.  Fiorito,  C.  Capuano,  A.  Miralto  e  G.  Greenherg 


mente  nel  senso  della  emissione  di  un  codice-segnale  (Tavolga,  1970) 
come  già  proposto  da  Fiorito  et  alii  (1985). 

Esiste  una  notevole  serie  di  meccanismi  di  comunicazione  chimica 
(Lederhendler,  1977;  Lederhendler  et  al .,  1975;  1977)  che  le  Aplysie 
utilizzano  per  l’aggregazione  dei  consimili  o  per  la  modulazione  di  diversi 
comportamenti  (Audesirk,  1975;  1977;  Jahan-Parwar  e  Fredman,  1976; 
Lederhendler  et  al. ,  1977;  Léonard  e  Lukowiak,  1986;  Susswein  e 
Benny,  1985).  L’emissione  di  inchiostro  sembra,  inoltre,  avere  una  soglia 
più  bassa  se  gli  animali  sono  tenuti  in  coppie  o  in  gruppi  per  periodi  più  o 
meno  brevi  (Tobach  et  al .,  1965),  il  che  depone  per  una  possibile  relazione 
tra  remissione  di  inchiostro  e  il  comportamento  riproduttivo. 

Questi  dati  suggeriscono  di  indagare  ulteriormente  le  implicazioni 
«sociali»  dell’inchiostro  di  Aplysia.  In  particolare,  l’ipotesi  che  remissione 
di  inchiostro  possa  fungere  da  meccanismo  di  comunicazione  intra-speci- 
fico  nelle  Aplysie  richiede  di  essere  sottoposta  ad  una  più  estesa  indagine 
sperimentale.  La  prima  questione  da  dirimere  riguarda  l’eventualità  che 
1’emissione  di  inchiostro  influenzi  il  compimento  di  questa  stessa  reazione 
in  conspecifici.  La  presente  nota  riporta  una  serie  di  esperimenti  condotti 
a  tal  fine. 


Materiali  e  metodi 

1.  Animali  e  loro  mantenimento 

Tutti  gli  esperimenti  sono  stati  condotti  utilizzando  esemplari  di  Aply¬ 
sia  depilans  (complessivamente  100  individui)  sessualmente  maturi  e 
quindi  corrispondenti  agli  stadi  di  sviluppo  12  e  13  definiti  da  Kriegstein 
(1977).  I  pesi  degli  animali  variavano  tra  i  150  e  gli  800  grammi.  Le  dimen¬ 
sioni  fomite  ed  utilizzate  per  l’analisi  statistica  (peso  in  grammi  dell’ani¬ 
male  sgocciolato  per  alcuni  secondi,  determinato  con  una  bilancia  Mettler 
K50)  sono  state  confrontate  con  quella  ottenute  utilizzando  altri  metodi 
(Bilancia  Hartner,  volume  di  liquido  spostato  dall’animale  in  un  cilindro 
graduato  contenente  acqua  di  mare)  senza  fornire  disparità  apprezzabili, 
come  del  resto  già  indicato  da  altri  Autori  (Otsuka  et  al. ,  1980).  Gli  ani¬ 
mali,  tenuti  isolati,  sono  stati  mantenuti  per  non  più  di  tre  giorni  in  vasche 
di  vetro  (volume  180  litri)  con  ricambio  continuo  di  acqua  di  mare,  e  sono 
stati  alimentati  con  una  notevole  varietà  di  alghe  verdi  e  rosse  (principal¬ 
mente  Ulva  spp.  e  Gracilaria  spp.). 


Contributo  alla  conoscenza  del  ruolo  del  comportamento,  ecc.  91 


2.  Osservazioni  comportamentali 

Le  osservazioni  sono  state  compiute  nelle  vasche  di  mantenimento,  a 
temperatura  ambiente,  alla  stessa  ora  del  giorno  (tra  le  9.00  e  le  11.00) 
durante  il  mese  di  aprile  del  1986.  Durante  queste  osservazioni  in  ogni 
vasca  veniva  immesso  inchiostro  in  quantità  nota,  proveniente  da  un  indi¬ 
viduo  omeospecifico  «donatore»,  raccolto  come  indicato  da  Di  Matteo 
(1982).  Venivano  quindi  registrati  tutti  gli  «atteggiamenti»  comportamen¬ 
tali  esibiti  in  30  minuti  (Tabb.  3  e  4).  La  durata  dell’osservazioni  è  stata 
determinata  in  precedenza  come  tempo  necessario  affinché  l’inchiostro 
immesso  nelle  vasche  fosse  completamente  eliminato  dalle  stesse  per 
mezzo  della  circolazione  dell’acqua  di  mare. 


3.  Esperimenti  di  stimolazione 

Gli  animali  utilizzati  per  questi  esperimenti  venivano  prelevati  dalle 
vasche  di  mantenimento  e  posti  in  vasche  di  plastica  (dimensioni  31  x  20  x  12 
cm)  contenenti  5,0  litri  di  acqua  di  mare  filtrata  e  areata  continuamente. 
La  temperatura  delle  vaschette  non  ha  mai  superato  quella  stagionale  del 
mare  (18-22° C).  Trascorsi  60  minuti  gli  animali  sono  stati  trattati  in 
accordo  al  tipo  di  esperimento  (Tab.  2)  e  quindi  dopo  altri  5  minuti  stimo¬ 
lati  elettricamente.  La  stimolazione  era  effettuata  mediante  applicazione 
manuale  di  elettrodi  di  platino  alla  regione  del  «collo»  (Fig.  1)  dell’ani¬ 
male  poco  dietro  i  rinofori.  La  corrente  somministrata  per  3  secondi  (range 
utilizzato  20-90  mA)  era  prodotta  da  un  generatore  di  shock  Grass  S-44. 

Per  ogni  animale  sono  stati  raccolti  i  dati  relativi  al  peso  dell’animale, 
alla  soglia  di  emissione  (espressa  in  milliampere)  corrispondente  alla  più 
piccola  intensità  di  corrente  capace  di  evocare  l’emissione  di  inchiostro  e 
alla  latenza  (espressa  in  secondi)  rappresentante  l’intervallo  tra  l’applica¬ 
zione  dello  stimolo  e  1’emissione  di  inchiostro. 

a)  Primo  esperimento.  -  Gli  esemplari  (40  in  tutto)  sono  stati  ripartiti 
in  4  gruppi  sperimentali  come  indicato  in  tabella  2  A.  Cinque  minuti  dopo 
l’introduzione  di  inchiostro  proveniente,  come  già  detto,  da  animali  dona¬ 
tori,  a  seconda  della  situazione  sperimentale,  ciascun  animale  era  stimolato 
con  una  corrente  di  20  mA.  Successivamente,  ad  intervalli  di  cinque 
minuti,  ciascun  animale  era  stimolato  con  correnti  via  via  maggiorate  di  5 
mA  fino  all’emissione  di  inchiostro  (determinando  così  la  soglia  di  emis¬ 
sione  e  la  latenza). 


92  G.  Fiorito,  C.  Capuano,  A.  Miralto  e  G.  Greenberg 


TABELLA  II 

Suddivisione  in  gruppi  degli  esperimenti  di  stimolazione  condotti  su  individui  di 
Aplysia  depilans.  In  2 -A  sono  riportati  le  assegnazioni  dei  gruppi  «  no-ink  »  o  «  ink  » 
nelfambito  dei  due  giorni  di  sperimentazione,  «ink»  sta  ad  indicare  la  presenza  di 
inchiostro  di  un  conspecifico  nella  vasca  di  stimolazione,  «no-ink»  il  contrario. 
In  2-B  sono  riportati  i  dati  relativi  agli  animali  testati  nel  corso  del  secondo  esperi¬ 
mento  raggruppati  così  come  stimolati  con  diverse  concentrazioni  di  inchiostro. 
In  parentesi  sono  indicate  le  medie  del  peso  corporeo  degli  animali  utilizzati. 


2 -A 


Giorno 

Giorno 

I  giorno 

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no-ink 

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II  giorno 

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no-ink 

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10  anim. 

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gr  (326.7) 

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inchiostro/5000 

mi 

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160-469 

gr  (370.2) 

Il  secondo  giorno  la  stimolazione  iniziava  con  una  corrente  di  10  mA 
più  bassa  di  quella  che  aveva  determinato  la  risposta  di  ciascun  animale  il 
giorno  precedente.  Gli  animali  venivano  quindi  stimolati  progressivamente 
come  il  primo  giorno  fino  alla  nuova  emissione  di  inchiostro. 

b)  Secondo  esperimento.  —  Nel  secondo  esperimento  sono  stati  utiliz¬ 
zati  altri  40  esemplari  di  A.  depilans  stimolati  in  presenza  di  inchiostro  di 
animali  donatori  a  concentrazioni  diverse  (Tab.  2B).  Ogni  animale  è  stato 
stimolato  un  solo  giorno  utilizzando  il  metodo  del  primo  esperimento. 


Contributo  alla  conoscenza  del  ruolo  del  comportamento,  ecc.  93 


Risultati 

1.  Osservazioni  comportamentali 

Nel  corso  di  tali  esperimenti  sono  stati  registrati  tutti  i  comportamenti 
esibiti  dagli  animali  per  tutta  la  durata  del  test.  La  nomenclatura  per 
Lidentificazione  dei  singoli  patterns  comportamentali  esibiti  è  risultata 
sostanzialmente  identica  a  quella  descritta  da  Léonard  e  Lukowiak  (1986) 
nella  definizione  delfetogramma  di  Aplysia  californica :  pertanto,  per 
ragioni  di  uniformità  ci  si  riferirà  al  citato  lavoro. 


Fig.  1.  —  Raffigurazioni  dell  'Aplysia  depilans  con  indicato  il  punto  di  applicazione 
delfelettrodo  (area  in  grigio). 


Hanno  destato  particolare  interesse  ai  fini  della  nostra  ricerca  13  com¬ 
portamenti,  la  cui  descrizione  è  riportata  in  tabella  3,  considerati  da  diversi 
Autori  (cfr.  la  bibliografia  citata  da  Léonard  e  Lukowiak,  1986)  come  esi¬ 
bizioni  comportamentali  appartenenti  alle  categorie  «comportamenti  gene¬ 
rali»  e  «comportamenti  di  difesa».  In  tabella  4  è  indicato  il  numero  di 
volte  per  cui  tali  comportamenti  sono  stati  osservati  durante  le  quattro  fasi 
temporali  delfesperimento  per  un  totale  di  1248  azioni  registrate  in  com¬ 
plessivi  630  minuti  di  osservazione.  La  figura  2  riporta  gli  andamenti  delle 


Descrizione  dei  comportamenti  durante  le  osservazioni  comportamentali  (sezione  2  dei  Materiali  e  Metodi)  e  loro  nomenclatura 
secondo  Léonard  e  Lukowiak  (1986). 


94 


G.  Fiorito,  C.  Capuano,  A.  Miralto  e  G.  Greenberg 


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Contributo  alta  conoscenza  del  molo  del  comportamento,  ecc.  95 


TABELLA  IV 

Frequenze  (numero  di  volte  in  cui  un  dato  comportamento  è  stato  osservato)  dei 
comportamenti  esibiti  nel  corso  di  tutte  le  osservazioni  comportamentali  da  8  esem¬ 
plari  di  Aplysia  depilans.  Le  fasi  temporali  corrispondono  a:  INIZIO,  inchiostro  non 
presente  in  vasca;  METÀ,  inchiostro  distribuito  in  metà  vasca;  PIENO,  inchio¬ 
stro  presente  in  tutta  la  vasca;  VUOTO,  inchiostro  non  più  visibile  nella  vasca. 


Comportamenti  osservati 

Fasi  temporali 

INIZIO 

METÀ 

PIENO 

VUOTO 

Crawling 

36 

23 

114 

62 

Balled-up 

24 

24 

74 

0 

Hunched 

49 

12 

60 

59 

Rearing 

23 

12 

47 

0 

Head-waving 

36 

72 

194 

48 

Parapodia-open 

12 

13 

34 

36 

Parapodia-flat 

0 

0 

27 

23 

Parapodia-erect 

0 

0 

0 

0 

Pumping 

0 

0 

34 

0 

Inking 

0 

0 

0 

0 

Galloping 

0 

12 

60 

0 

Head-withdrawal 

0 

0 

28 

0 

Opaline-secretion 

0 

0 

0 

0 

Totale  dei  comp.  osservati 

180 

168 

672 

228 

percentuali  di  attività  e  inattività  durante  le  4  fasi  temporali  indicate.  Tali 
percentuali  sono  state  calcolate  sommando  il  numero  di  azioni  di 
«attività»  o  di  «inattività»  per  ogni  fase  e  dividendo  il  risultato  per  il 
totale  delle  azioni  registrate  in  quella  fase  temporale.  A  tal  fine  sono  state 
definite  «attività»  tutte  le  azioni  comportamentali  che  si  esplicano  attra¬ 
verso  il  movimento,  mentre  per  quelle  di  «inattività»  si  intende  assenza  di 
movimento  delfanimale  o  di  parti  del  suo  corpo. 

Da  tali  dati  si  evince,  che  durante  la  presenza  di  inchiostro  nella  vasca, 
gli  animali  tendono  in  generale  ad  incrementare  la  loro  attività.  Più  in  par¬ 
ticolare  i  comportamenti  di  crawling ,  head-waving  e  pumping  hanno  una  più 
elevata  frequenza  durante  le  fasi  con  inchiostro;  è  da  notare  anche  l’incre¬ 
mento  di  head-withdrawal  durante  le  stesse  fasi.  È  altresì  interessante  la 
mancanza  di  secrezioni  di  difesa  ( Inking  e  Opaline-secretion)  durante  tutta 


96  G.  Fiorito,  C.  Capuano,  A.  Miralto  e  G.  Greenberg 


la  durata  del  test,  anche  se  la  maggior  parte  degli  animali  trattati  mostrava 
al  tatto  dello  sperimentatore  un  aumento  di  mucosità  del  corpo,  quando 
questi  erano  rimossi  dalla  vasca  di  sperimentazione  alla  fine  del  test. 


Fig.  2.—  Andamento  dei  comportamenti  di  «attività»  ( - )  e  di  inattività  (— ) 

durante  le  quattro  fasi  temporali  delle  osservazioni  comportamentali 
svolte  su  individui  di  Aplysia  depilans  in  presenza  di  inchiostro  emesso  da 
un  animale  donatore.  I:  Inizio;  M:  Metà;  P:  Pieno;  V:  Vuoto. 


2.  Esperimenti  di  stimolazione 

I  dati  ricavati  dai  due  esperimenti  condotti  sono  stati  analizzati  con  i 
classici  metodi  di  statistica  parametrica  e  non-parametrica.  È  stata  innanzi¬ 
tutto  controllata  l’omogeneità  del  campione  analizzando  i  pesi  degli  ani¬ 
ma/li  utilizzati  nei  diversi  gruppi  sperimentali  ( Esperimento  /:  no-no,  no-yes, 


Contributo  alla  conoscenza  del  ruolo  del  comportamento,  ecc.  97 


yes-no,  yes-yes;  Esperimento  II:  0,  5,  10,  15,  30  mi  inchiostro  in  5000  mi  di 
acqua  di  mare)  con  il  test  di  Kru skal- Wallis  (1952)  per  l’analisi  della 
varianza  monovalente  per  ranghi,  che  ha  indicato  che  non  esistono  diffe¬ 
renze  significative  tra  i  pesi  degli  animali  nei  diversi  gruppi  sperimentali. 

I  dati  relativi  alle  soglie  di  risposta  e  alle  latenze  d q\V esperimento  I 
(Tab.  5)  non  indicano  (Fig.  3)  una  variazione  significativa  nei  parametri 
registrati  durante  il  primo  e  il  secondo  giorno  in  funzione  delle  condizioni 
sperimentali;  è  significativa  solo  la  differenza  tra  le  latenze  del  gruppo 
«no-yes»  per  il  primo  ed  il  secondo  giorno.  In  ogni  caso  la  tendenza  gene¬ 
rale  e  nell’incremento  della  soglia  di  risposta  nel  secondo  giorno,  eccezion 
fatta  per  i  gruppi  no-yes  e  yes-yes,  e  nel  decremento  costante  delle  latenze 
tra  il  primo  e  il  secondo  giorno  in  tutti  i  gruppi  sperimentali.  Esiste  altresì 
una  buona  correlazione  lineare  tra  i  parametri  peso  animale-soglia  di  emis¬ 
sione  (probabilità  compresa  tra  0,5  e  0,01),  mentre  i  parametri  peso  anima¬ 
le-latenza  di  risposta  non  hanno  dato  significatività  per  la  correlazione 
lineare. 

I  dati  relativi  all’ esperimento  II  (Tab.  6)  hanno  mostrato  una  correla¬ 
zione  lineare  (probabilità  compresa  tra  0,5  e  0,01)  tra  la  concentrazione  di 
inchiostro  presente  in  vasca  e  la  soglia  di  risposta,  mentre  tale  relazione 
non  esiste  quando  si  correlano  la  concentrazione  di  inchiostro  e  la  latenza 
di  emissione.  In  figura  4  è  mostrato  l’andamento  delle  relazioni  concentra¬ 
zione  di  inchiostro-soglia  e  concentrazione  di  inchiostro-latenza.  Tali  rela¬ 
zioni  evidenziano  una  significativa  variazione  della  soglia  di  risposta  del 
comportamento  di  emissione  di  inchiostro  di  A.  depilans  quando  è  pre¬ 
sente  in  vasca  una  concentrazione  di  inchiostro  di  un  conspecifico  pari  a  1 
ml/1  (5  mi  di  inchiostro/5000  mi  acqua  di  mare). 

Tutti  i  dati  ricavati  dagli  esperimenti  di  stimolazione  sembrano  pertanto 
essere  in  accordo  con  il  fatto  che  il  comportamento  di  emissione  di  inchiostro 
non  è  direttamente  influenzato  dalla  presenza  di  inchiostro  di  un  altro  animale 
conspecifico  anche  se,  come  sarà  discusso  in  seguito,  i  dati  non  rigettano,  al 
momento,  un  significato  aposematico  all’inchiostro  stesso. 


Discussione 

Fino  ad  oggi  non  è  stata  fornita  una  spiegazione  autorevole  e  conclu¬ 
siva  circa  il  molo  del  comportamento  di  emissione  di  inchiostro  nel  genere 
Aplysia  (Léonard  e  Lukowiak,  1986).  Vinking ,  infatti,  potrebbe  servire 
semplicemente  ad  espellere  dall’organismo  l’aplysioviolina  che  è  un  pro¬ 
dotto  di  rifiuto  (Chapman  e  Fox,  1969).  L’eventuale  funzione  di  repellente, 


Dati  relativi  a  peso  corporeo,  soglia  di  emissione  e  latenza  di  risposta  per  le  Aplysie  stimolate  elettricamente  nel  corso  del  I  esperi¬ 
mento.  L’attribuzione  dei  gruppi  sperimentali,  già  riportata  in  tabella  2,  è  stata  controllata  con  il  test  di  Kruskal-Wallis.  I  numeri 
nella  prima  colonna  corrispondono  ai  singoli  animali  (gr:  peso  degli  animali;  mA :  soglia  di  risposta;  s:  latenza  di  risposta). 


98  G.  Fiorito,  C  Capuano,  A.  Miraito  e  G.  Greenberg 


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Contributo  alla  conoscenza  del  ruolo  del  comportamento,  ecc.  99 


B 


Gruppi  'Sperimentali 


Fig.  3.  —  Istogramma  dei  valori  medi  riscontrati  per  i  parametri  soglia  di  emissione 
(mA)  in  B  e  latenza  di  risposta  (sec)  in  A  del  comportamento  di  emissione 
di  inchiostro  in  seguito  alla  stimolazione  elettrica  di  Aplysia  depilans  in 
due  giorni  successivi  (in  bianco  I  giorno,  in  tratteggio  II  giorno)  nelle 
diverse  condizioni  sperimentali. 


100  G.  Fiorito ,  C.  Capuano,  A.  M  ir  alto  e  G.  Greenberg 


svolta  dall’inchiostro,  benché  dimostrata  per  A.  dactylomela  dai  lavori  di  Di 
Matteo  (1981;  1982)  non  trova  riscontro  in  esperimenti  condotti  da  Fio¬ 
rito  et  alii  (1985)  su  Carcinus  mediterraneus  (Crustacea,  Decapoda)  utiliz¬ 
zando  l’inchiostro  di  A.  fasciata  e  di  A.  depilans.  Inoltre,  la  convergenza  di 
osservazioni  sulla  scarsità  di  predatori  attivi  di  Aplysie,  soprattutto  impu¬ 
tata  alla  non  palatabilità  dei  loro  tessuti  (Ambrose  et  al. ,  1979),  è  stata  di 
recente  contraddetta  dalla  scoperta  che  VA.  californica  è  oggetto  di  attiva 
ingestione  da  parte  di  Molluschi  del  genere  Navanax  (Léonard  e  Luko- 
wiak,  1986),  senza  che  a  tali  episodi  di  predazione  corrispondano,  tuttavia, 
emissioni  di  inchiostro.  L’appartenenza  d QÌVinking  ai  meccanismi  compor¬ 
tamentali  di  difesa  è  pertanto  sempre  più  incerta. 


TABELLA  VI 

Dati  relativi  alla  soglia  di  emissione  e  alla  latenza  di  risposta  di  40  esemplari  di  A. 
depilans  stimolati  elettricamente  in  presenza  di  inchiostro  a  diverse  concentrazioni 
nel  corso  dell’esperimento  II.  In  corsivo  sono  riportati  i  valori  medi  e  gli  errori  stan¬ 
dard  calcolati. 


0 

mi 

5 

mi 

Concentrazioni 

10 

di  inchiostro 

mi 

15 

m! 

30 

mi 

mA 

s 

mA 

S 

mA 

S 

mA 

S 

mA 

S 

55 

14 

65 

6 

85 

4 

65 

4 

50 

6 

65 

7 

75 

5 

80 

10 

60 

6 

70 

6 

45 

11 

75 

3 

75 

4 

45 

3 

70 

3 

40 

10 

75 

10 

90 

4 

70 

5 

75 

5 

35 

15 

70 

4 

45 

5 

65 

6 

60 

4 

45 

11 

70 

5 

75 

4 

50 

5 

65 

5 

45 

15 

90 

5 

40 

4 

50 

3 

40 

7 

70 

32 

45 

5 

65 

4 

65 

4 

45 

7 

50.0 

14.3 

70.6 

5.4 

69.4 

4.9 

58.7 

4.5 

59.4 

5.4 

3.8 

2.3 

3.9 

0.6 

5.6 

0.6 

2.8 

0.4 

4.0 

0.4 

Se  remissione  di  inchiostro  non  trova  il  suo  utilizzo  come  «protezione» 
dagli  attacchi  di  eventuali  predatori,  si  può  allora  pensare  ad  una  funzione 
neH’ambito  della  comunicazione  chimica  e  quindi  dei  comportamenti 
cosiddetti  «sociali».  In  tal  senso  il  lavoro  di  Tobach  et  alii  (1965),  benché 
basato  su  di  un  numero  limitato  di  osservazioni,  suggerisce  che  le  Aplysie 


Contributo  alla  conoscenza  del  ruolo  del  comportamento,  ecc.  101 


Fig.  4.  —  Andamento  della  relazione  concentrazione  di  inchiostro/corrente  (mA)  in  A 
e  concentrazione  di  inchiostro/latenza  (s)  in  B. 


102  G.  Fiorito,  C.  Capuano,  A.  Miralto  e  G.  Greenberg 


in  condizioni  di  aggregazione  rilasciano  inchiostro,  quando  stimolate,  più 
facilmente  di  quelle  isolate.  Tale  fatto  sembrerebbe  indicare  una  possibile 
relazione  tra  comportamento  riproduttivo,  aggregazione  sociale  e 
inchiostro. 

Benché  A.  californica ,  Navanax  inermis  e  altri  Molluschi  siano  in  grado 
di  esibire  azioni  comportamentali  diverse  in  «parallelo»  (Léonard,  1982; 
Léonard  e  Lukowiak,  1984;  Léonard  e  Lukowiak,  1986),  per  la  realizza¬ 
zione  di  altri  comportamenti  gli  stessi  animali  devono  necessariamente 
«sopprimere»  qualsiasi  altra  attività.  Questo  concetto,  esprimibile  in  ter¬ 
mini  di  gerarchie  di  comportamento  (Davis  et  al .,  1974;  Dawkins,  1976), 
pone  la  necessità  di  indagare  sulla  natura  delle  «pulsioni»  che  sono  alla 
base  dei  diversi  comportamenti,  prima  di  poter  analizzare  le  possibili  inter¬ 
relazioni  esistenti  tra  le  stesse  azioni  comportamentali.  Un  individuo  di 
Aplysia  spp.  per  poter  copulare  come  femmina  deve  sopprimere  diverse 
reazioni  di  difesa  (ad  esempio:  gill-withdrawal  e  inking )  e  mantenere  i 
parapodi  aperti.  In  particolare,  il  fatto  che  le  Aplysie  mantengono  il  man¬ 
tello  esposto  a  stimoli  tattili  di  un  conspecifico,  potrebbe  evocare  compor¬ 
tamenti  di  difesa  quali  il  galloping  e  Yinking  che,  invece  sono  soppressi 
(Léonard  e  Lukowiak,  1986).  I  meccanismi  comportamentali  di  difesa  e  il 
comportamento  sessuale  femminile,  pertanto,  si  escludono  a  vicenda  (Léo¬ 
nard  e  Lukowiak,  1986).  Tale  incompatibilità  è  anche  avvalorata  da  dati 
sperimentali  riguardanti  la  soppressione  del  gill-withdrawal  in  preparati 
neurologici  provenienti  da  animali  in  copulazione  (Lukowiak  e  Freedman, 

1983) .  Questa  soppressione  è  probabilmente  mediata  da  una  neurosecre¬ 
zione  di  natura  oppioide,  dal  momento  che  il  naloxone,  un  antagonista 
degli  oppioidi,  ristabilisce  i  normali  livelli  di  retrazione  branchiale.  La  sop¬ 
pressione  dello  stesso  comportamento  in  animali  che  si  stavano  alimen¬ 
tando  non  è  riscontrabile  in  esperimenti  dello  stesso  tipo  (Léonard  et  al ., 

1984) .  Queste  indicazioni  ci  indurrebbero  ad  escludere  il  significato  sociale 
in  senso  riproduttivo  dQÌVinking  nelle  Aplysie  ancor  più  perché  la  neuro¬ 
modulazione  attuata  da  un  sistema  oppioide  coinvolge  i  meccanismi  di 
difesa,  cioè  i  meccanismi  atti  alla  protezione  delfomeostasi  del  singolo  in¬ 
dividuo. 

I  dati  riportati  nella  presente  nota  e  particolarmente  quelli  relativi  alle 
osservazioni  comportamentali  sembrerebbero  mostrare  che  la  presenza  di 
inchiostro  induce  un  incremento  dell’attività  locomotoria  e  comportamen¬ 
tale  dei  conspecifici  che  non  abbiano  emesso  la  secrezione.  In  particolare, 
l’elevata  frequenza  di  crawling ,  head-waving  e  pumping ,  considerati  apparte¬ 
nenti  alla  categoria  di  meccanismi  comportamentali  «generali»  (Léonard 
e  Lukowiak,  1986),  e  di  head-withdrawal  (meccanismi  comportamentali  di 


Contributo  alla  conoscenza  del  ruolo  del  comportamento ,  ecc.  103 


difesa)  in  presenza  di  inchiostro,  potrebbe  essere  ricondotta  ad  una  varia¬ 
zione  dello  stato  «percettivo»  dell’individuo  che  non  ha  emesso  Fin- 
chiostro,  dimostrando  così  esclusivamente  che  V  Aplysia  depilans  ha  «sen¬ 
sazione»  della  presenza  di  inchiostro  nell’ambiente.  Tale  assunto,  benché 
non  possa  essere  avvalorato  al  momento  da  studi  di  carattere  neurofisiolo¬ 
gico,  può  essere  preso  in  considerazione  per  studi  futuri  soprattutto  sulla 
base  dei  risultati  degli  esperimenti  riportati  nel  presente  lavoro.  Infatti, 
come  è  stato  detto,  l’inchiostro  aumenta  significativamente  i  livelli  di  atti¬ 
vità  comportamentali  dei  conspecifici  e  di  questi  influenza  direttamente  la 
soglia  di  emissione  di  inchiostro. 

In  conclusione  non  è  possibile  fornire  dati  certi  su  di  un  significato 
sociale  dell’emissione  di  inchiostro,  ma  appare  evidente  che  le  Aplysie 
«riconoscano»  in  qualche  modo  la  propria  secrezione,  modificando  di  con¬ 
seguenza  il  loro  comportamento:  ciò  certamente  lascia  dubbi  sul  fatto  che 
l’emissione  di  inchiostro  rappresenti  soltanto  e  semplicemente  l’emissione 
di  un  sottoprodotto  del  metabolismo.  È  allora  opportuno  continuare  l’inda¬ 
gine  per  ricercare  i  meccanismi  che  hanno  portato  le  Aplysiidae  ad 
un’eventuale  specializzazione  funzionale  di  tale  secrezione,  in  funzione  di 
«segnale»  nei  comportamenti  di  difesa. 


Ringraziamenti 

Gli  Autori  desiderano  ringraziare  per  la  collaborazione  tecnica  il  sig. 
Giovanni  Amoroso  e  il  dr.  Paolo  Bergamo. 


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Presentata  nella  tornata  del  24  aprile  1987 
Accettata  il  9  dicembre  1987 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 

voi.  96,  1987,  pp.  107-128,  figg.  14 


L’interpretazione  dei  profili  sismici  a  rifrazione 
col  metodo  reciproco  generalizzato 

Nota  del  socio  Domenico  Patella  (*) 
e  di  Vincenzo  Antonio  Lapenna  (*)  e  Celestina  Satriano  (*) 


Riassunto.  -  Si  espongono  gli  elementi  teorici  e  pratici  del  metodo  reciproco 
generalizzato,  introdotto  da  Palmer  nel  1980  per  l’interpretazione  quantitativa  dei  pro¬ 
fili  sismici  a  rifrazione.  Si  descrivono  poi  i  caratteri  innovativi  del  metodo  e  i  suoi 
limiti,  prendendo  lo  spunto  dall’analisi  di  alcuni  profili  sismici  sperimentali,  condotta 
al  calcolatore  con  un  programma  opportunamente  predisposto. 

Summary.  -  In  this  paper  we  describe  thè  theoretical  and  practical  elements  of 
thè  Generalized  Reciprocai  Method,  elaborated  by  Palmer  in  1980  to  improve  quanti¬ 
tative  interpretation  of  refraction  seismics  profìles.  Advantages  and  limits  of  thè  met¬ 
hod  are  also  evaluated  through  thè  accurate  analysis  of  some  field  profìles  by  an 
opportunely  written  computer  program. 


Introduzione 

Nel  corso  degli  ultimi  anni  la  prospezione  sismica  a  rifrazione  ha  occupato 
uno  spazio  sempre  più  preminente  nell’ambito  dei  metodi  geofìsici,  che  ven¬ 
gono  comunemente  adottati  nell’indagine  del  sottosuolo  a  piccole  profondità, 
per  la  soluzione  di  problemi  geologico-applicativi  in  generale,  e  ingegneristici 
in  particolare. 

L’interpretazione  geofìsica  dei  profili  sismici  a  rifrazione  è  un’operazione 
generalmente  molto  delicata,  soprattutto  quando  si  affronta  lo  studio  di  aree 
geologicamente  complesse  e  quando  le  si  attribuisce  il  ruolo  determinante  per 
la  definizione  fìsica  e  geometrica  delle  strutture  sepolte  investigate. 

Non  v’è  dubbio  che  per  migliorare  il  rapporto  costi/benefìci  d’una  inda¬ 
gine  sismica  si  deve  poter  disporre  di  metodi  d’interpretazione  con  elevata 


(*)  Dipartimento  di  Geofìsica  e  Vulcanologia  -  Università  di  Napoli,  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 


108  D.  Patella,  V.  A.  Lapenna  e  C.  Satriano 


capacità  di  risoluzione  e  allo  stesso  tempo  basati  su  un  formalismo  matematico 
relativamente  semplice,  tale  da  renderli  applicabili  col  solo  apporto  d’un perso¬ 
nal  computer. 

11  metodo  reciproco  generalizzato  (Generalized  Reciprocai  Method, 
G.R.M.),  venuto  alla  ribalta  di  recente  (Palmer,  1980),  appare  rispondere, 
in  linea  di  principio,  a  queste  due  esigenze. 

Sin  dalla  sua  apparizione  in  letteratura,  il  G.R.M.  ha  suscitato  notevole 
interesse  fra  i  geofìsici  applicati  di  tutto  il  mondo,  tanto  da  divenire  spesso 
argomento  predominante  di  discussione  scientifica  in  convegni  internazio¬ 
nali  del  settore  e  oggetto  di  accurate  sperimentazioni  in  diversi  campi  d’ap¬ 
plicazione  (Haeni,  1986;  Hatherly  et  al .,  1986;  Kilty  et  al .,  1986). 

Ciononostante,  rimane  a  tutt’oggi,  certamente  in  Italia,  e  forse  anche 
in  altri  paesi  scientificamente  avanzati,  un  metodo  scarsamente  utilizzato 
nella  normale  routine  professionale.  Ciò  può  probabilmente  imputarsi  sia 
alla  non  semplice  struttura  logica  dei  suoi  principi,  sia  alla  mancanza  di 
programmi  di  calcolo  opportunamente  predisposti  per  un’immediata  utiliz¬ 
zazione  direttamente  durante  la  campagna  d’indagini. 

In  questa  nota  ci  si  propone  di  fornire  del  metodo  un  ragguaglio  teo¬ 
rico  e  pratico  a  carattere  elementare  e  di  mettere  in  particolare  evidenza  i 
suoi  caratteri  innovativi  e  i  suoi  limiti,  prendendo  lo  spunto  dall’analisi 
quantitativa  di  alcuni  profili  sperimentali,  eseguita  con  un  programma  di 
calcolo  opportunamente  predisposto. 

Richiami  di  sismica  a  rifrazione 

Com’è  noto,  il  metodo  della  sismica  a  rifrazione  si  basa  sullo  studio 
della  propagazione  delle  onde  elastiche  di  volume  che  si  generano  da  una 
sorgente  posta  sulla  superfìcie  libera  della  terra,  poi  si  rifrangono  attraverso 
le  discontinuità  presenti  nel  sottosuolo,  e  infine  si  riportano  in  superfìcie 
come  onde  coniche,  prodottesi  in  seguito  al  fenomeno  dello  sganciamento 
del  fronte  d’onda  rifratto  da  quello  diretto,  al  raggiungimento  dell’angolo 
d’incidenza  limite  da  parte  di  quest’ultimo  fronte.  Tale  fenomeno  si  veri¬ 
fica,  come  si  può  dimostrare  in  base  all’analogia  con  le  leggi  dell’ottica 
geometrica,  quando  le  velocità  negli  strati  crescono  con  la  profondità.  Coi 
tempi  d’arrivo  delle  onde  coniche  (Fig.  1),  misurati  in  superfìcie  a  partire 
dall’istante  dell’impatto  alla  sorgente,  si  costruiscono  dei  diagrammi  tem¬ 
po-distanza,  detti  dromocrone. 

Un  criterio  per  analizzare  le  dromocrone  è  quello  basato  sull’ipotesi 
che  il  sottosuolo  si  possa  approssimare  con  un  modello  a  strati  omogenei  e 
isotropi  separati  da  superfìci  di  discontinuità  piane,  comunque  inclinate.  In 


L’interpretazione  dei  profili  sismici  a  rifrazione ,  ecc.  109 


Fig.  1.  —  Rappresentazione  schematica  dei  principi  della  sismica  a  rifrazione  e  della  relativa  apparecchiatura. 


110  D.  Patella,  V.  A.  Lapenna  e  C.  Satriano 


tal  caso  si  determinano  le  velocità  degli  strati  e  le  profondità  e  pendenze 
degli  orizzonti  rifrangenti  mediante  note  formule  presenti  in  tutti  i  testi  di 
geofìsica  applicata  (ad  es.  Dobrin,  1976).  La  Fig.  2  mostra  un  esempio  di 
tale  criterio  interpretativo  per  una  situazione  a  due  strati. 

Tale  modello  è  però  spesso  inadeguato  nel  descrivere  realtà  geologiche 
in  aree  strutturalmente  complesse.  Una  migliore  approssimazione  del  sot¬ 
tosuolo  si  può  ottenere  modificando  il  modello  su  citato  con  l’introduzione 
di  superfìci  di  discontinuità  generalmente  curve  e  di  variazioni  laterali  di 
velocità  nei  rifrattori. 

Fra  tutti  i  metodi  descritti  in  letteratura  che  affrontano  quest’ultimo 
problema  interpretativo,  il  G.R.M.  sembra  dotato  del  maggior  potere  di 
risoluzione.  Appare  inoltre  in  grado  di  ridurre  notevolmente  le  ambiguità 
connesse  all’esistenza  o  meno  di  strati  lenti  e/o  nascosti,  che  rappresentano 
la  causa  più  frequente  di  cospicui  errori  nell’interpretazione  dei  profili  si¬ 
smici  a  rifrazione. 

Il  G.R.M.  trae  spunto  dal  metodo  del  Plus-Minus  di  Hagedoorn  (1959)  e  da 
quello,  sostanzialmente  identico,  del  Tempo  Reciproco  di  Hawkins  (1961). 

Nella  formulazione  di  Hagedoorn  (1959),  limitandosi  a  considerare  un 
semplice  doppio  strato  avente  la  superfìcie  di  discontinuità  sepolta  caratte¬ 
rizzata  da  pendenze  non  superiori  a  circa  20°  lungo  tutto  il  profilo  e  velo¬ 
cità  v2  costante  nel  substrato  (Fig.  3),  e  tralasciando  le  note  considerazioni 
a  proposito  della  valutazione  della  velocità  Vj  nel  primo  strato,  la  velocità 
v2  si  ricava  dalla  relazione: 

(l/v2)  -  (dtv/dx),  (ù  <  20°),  (1) 

essendo 

tv  =  (tAG  ~  tBG  +  tAB)  /  2  (2) 

e  x  la  distanza  del  generico  geofono  G  da  uno  dei  due  punti  di  energizza- 
zione,  ad  esempio  il  punto  A  (Fig.  3).  I  termini  tAG  e  tBG  rappresentano  i 
tempi,  sperimentalmente  valutabili,  impiegati  dall’onda  a  percorrere  i  tratti 
ACEG  e  BDFG,  rispettivamente  (Fig.  3).  Inoltre,  il  termine  tAB ,  detto 
tempo  reciproco,  rappresenta  il  tempo,  anch’esso  sperimentalmente  valuta¬ 
bile,  impiegato  dall’onda  a  percorrere  il  tratto  ACDB  (Fig.  3). 

La  profondità  del  rifrattore,  al  di  sotto  del  generico  geofono  G,  si  cal¬ 
cola  poi  mediante  la  formula 

ZG  =  tG  (vj/cosii),  (3) 

dove  l’angolo  limite  f  si  determina  con  la  relazione 


ii  =  arcsin  (vj/v2) 


(4) 


L’interpretazione  dei  profili  sismici  a  rifrazione,  ecc.  Ili 


(B) 

distanze  (m) 


Fig.  2.  —  Esempio  di  dromocrone  relative  ai  profili  diretto  e  coniugato  (A)  e  relativa 
interpretazione  quantitativa  secondo  lo  schema  convenzionale  a  strati 
inclinati  (B). 


tempi  (ms) 


112  D.  Patella ,  V  A.  Lapenna  e  C.  Satriano 


e  il  tempo  tG  con  la  relazione 

i-G  —  (Ug  +  ^bg  ~  Ub)/  2.  (5) 

È  proprio  dallo  sviluppo  della  (5)  che  si  ottiene  la  (3),  allorché  si 
approssimi  a  una  superficie  piana  la  parte  di  rifrattore  compresa  fra  i  punti 
E  ed  F  (Fig.  3). 


A  GB 


Fig.  3.  —  Traiettorie  dei  raggi  nel  profilo  diretto  e  in  quello  coniugato,  i  cui  tempi  di 
percorso  sono  utilizzati  nel  metodo  del  tempo  reciproco  di  Hawkins. 


Il  metodo  reciproco  generalizzato 

Analogamente  ai  metodi  di  Hagedoorn  (1959)  e  Hawkins  (1961),  dai 
quali  trae  spunto,  anche  il  G.R.M.  utilizza  i  primi  arrivi  relativi  ai  profili 
diretto  e  coniugato. 

Limitandosi  ancora  una  volta  a  considerare,  per  semplicità  d’esposi¬ 
zione,  un  doppio  strato,  la  velocità  v2  nel  substrato  si  valuta  ora  attraverso 
l’analisi  della  «funzione  di  velocità»,  definita  dalla  seguente  relazione 

tv  —  (tAY  “  tBx  +  tAB)/2  (6) 

dove  A  e  B  indicano  ancora  i  due  punti  d’energizzazione  nei  profili  diretto 
e  coniugato,  rispettivamente,  e  X  e  Y  le  generiche  posizioni  di  due  geofoni 
lungo  il  profilo  (Fig.  4). 

Fissato  un  intervallo  XY,  ed  essendo  i  termini  al  secondo  membro 
della  (6)  valutabili  sperimentalmente,  la  funzione  tv  può  essere  calcolata 
per  punti  al  variare  della  distanza  x  tra  una  delle  due  sorgenti,  per  esempio 
A,  e  il  punto  medio  di  XY,  che  scorre  lungo  il  profilo  AB  e  al  quale  si  attri¬ 
buisce  il  valore  di  volta  in  volta  ottenuto. 


L’interpretazione  dei  profili  sismici  a  rifrazione,  ecc.  113 


La  derivata  di  tv(x)  rispetto  a  x  definisce  l’inverso  di  una  velocità 
apparente, 

-7-  tv(x)  =  l/vi,  (7) 

dx 

che,  per  pendenze  relative  della  traccia  del  rifrattore  inferiore  a  20°  e  per 
un’opportuna  scelta  del  parametro  XY,  approssima  abbastanza  bene  la 
velocità  vera  del  rifrattore,  v2. 


A  X  G  Y  B 


Fig.  4.  —  Traiettorie  dei  raggi  nel  profilo  diretto  e  in  quello  coniugato,  i  cui  tempi  di 
percorso  sono  utilizzati  nel  metodo  del  tempo  reciproco  generalizzato  di 
Palmer. 


Utilizzando  la  funzione  tv  (x)  si  può  quindi  determinare  la  velocità  nel 
rifrattore  mediante  al  più  un  semplice  procedimento  d’interpolazione  ai 
minimi  quadrati.  La  funzione  di  velocità  può  di  fatto  essere  calcolata  più 
volte,  utilizzando  diversi  valori  di  XY  scelti  tra  i  multipli  della  distanza  di  sepa¬ 
razione  fra  geofoni  contigui,  adoperata  lungo  il  profilo.  In  seguito  si  vedrà  il  cri¬ 
terio  di  scelta  del  valore  XY  che  permette  di  ritenere  v2  —  v2.  Tale  valore  di 
XY  è  detto  ottimale. 

Per  XY  —  0,  la  funzione  di  velocità  coincide  col  tempo  minus  di  Hage- 
doorn  (1959). 

L’andamento  e  la  profondità  della  superfìcie  del  rifrattore  sono  poi 
valutati  attraverso  la  «funzione  di  profondità»,  o  «tempo  reciproco  genera¬ 
lizzato»,  definita  dalla  relazione. 


1g  —  [Uy  +  tax  ”  (t ab  +  XY/v2)]/2. 


(8) 


114  D.  Patella,  V.  A.  Lapenna  e  C.  Satriano 


Quando  la  distanza  XY  raggiunge,  in  particolare,  il  valore  ottimale,  che 
corrisponde  alla  condizione  E  =  F  =  H  (Fig.  4),  allora  tG  rappresenta 
approssimativamente  sia  la  differenza  tra  il  tempo  impiegato  dall’onda  a 
percorrere  la  distanza  EX  (o  FY)  e  quello  impiegato  a  percorrere  un  tratto 
equivalente  a  GX  (o  GY)  sul  rifrattore,  sia  il  tempo  impiegato  dal  raggio 
che,  emergendo  perpendicolarmente  dal  rifrattore,  raggiunge  il  punto  G  in 
superficie  (Fig.  4). 

Pertanto  si  dimostra  che  la  profondità  del  rifrattore  al  di  sotto  d’ogni 
geofono  si  ottiene  dalla  relazione  (Palmer,  1980),  analoga  alla  (3), 

ZG=ktG,  (9) 

dove  tG  è  proprio  il  tempo  reciproco  generalizzato  nella  condizione  di  XY 
ottimale,  e  k  è  un  fattore  di  conversione  tempo-distanza,  dato  da 

k  =  v j v2 / (vf  -  v\)m  (10) 

per  il  modello  a  due  strati  ora  in  esame. 

Non  essendo  però  l’XY  ottimale  noto  a  priori,  consegue  che  la  sua 
migliore  stima  va  ricercata  proprio  attraverso  lo  studio  delle  funzioni  di 
velocità  e  di  profondità,  entrambe  calcolate  per  diversi  valori  del  parametro 
XY  (Figg.  5  e  6). 

L’interpretazione  quantitativa  dei  profili  sismici  sperimentali  (Fig.  7) 
dipende  quindi,  in  ultima  analisi,  esclusivamente  dal  valore  ottimale  di  XY, 
corrispondente,  come  s’è  detto,  alla  situazione  in  cui  i  raggi  nel  profilo 
diretto  e  in  quello  coniugato  riemergono  da  uno  stesso  punto  sul  rifrattore. 

Una  scelta  errata  della  distanza  XY  è  equivalente  a  un’operazione  di  fil¬ 
traggio  passa-basso  agente  sulla  superficie  del  rifrattore.  Infatti,  per  un  rifrat¬ 
tore  semplicemente  curvato,  si  otterrebbe  una  profondità  maggiore  di  quella 
vera  se  la  concavità  è  rivolta  verso  il  basso,  minore  se  verso  l’alto  (Fig.  8). 

Si  fa  infine  notare  che  per  XY  =  0  la  funzione  di  profondità  coincide 
col  tempo  plus  introdotto  da  Hagedoorn  (1959). 

L’esempio  di  Fig.  9  chiarisce  ora  il  criterio  per  la  stima  del  valore  otti¬ 
male  di  XY,  attraverso  l’analisi  delle  due  famiglie  di  diagrammi,  relative 
alle  funzioni  tv  e  tG.  Infatti,  l’interpretazione  delle  dromocrone  di  Fig.  9  (b), 
per  diversi  valori  di  XY,  mostra  nelle  Fig.  9  (e,  0  che  la  ricostruzione  più 
fedele  dell’andamento  del  rifrattore,  nel  modello  di  partenza  di  Fig.  9  (a),  si 
ottiene  in  corrispondenza  del  valore  di  XY  per  cui  il  diagramma  della  fun¬ 
zione  tv  è  il  più  regolare,  Fig.  9(c),  e  quello  della  funzione  tG  il  più  detta¬ 
gliato,  Fig.  9  (d). 


tempi  (ms)  tempi  (ms) 


L’interpretazione  dei  profili  sismici  a  rifrazione,  ecc.  115 


70 

60 

50 

40 

30 

20 

10 

0 


70 

60 


(A) 

funzione  di  velocità  t 


profilo  diretto 


XY=15  m 
10  m 
5  m 
0  m 


“T” -  T - - 1 - - T"  T  I  I  . . I  I 

10  15  20  25  30  35  40  45  50 

distanze  (m) 

(B) 

funzione  di  velocità  t 

v 

profilo  coniugato 


50  - 


40  - 

30  - 

20  ^ 

10  - 


u  "T” . i — — r — —™j - ~T — — i — "» . -  i - "i - —r - — i 

0  5  10  15  20  25  30  35  4  0  45  50 

distanze  (m) 

Fig.  5.  —  Rappresentazione  della  «funzione  di  velocità»  nel  metodo  del  tempo  reci¬ 
proco  generalizzato  di  Palmer.  Le  varie  curve,  che  si  riferiscono  a  diversi 
valori  della  distanza  XY  (v.  Fig.  4),  sono  state  calcolate  coi  dati  relativi  alle 
dromocrone  di  Fig.  2. 


116  D.  Patella,  V.  A.  Lapenna  e  C.  Satriano 


Se  le  irregolarità  topografiche  e  le  disomogeneità  nelle  immediate 
vicinanze  dei  geofoni  hanno  dimensioni  confrontabili  con  quelle  delle  strut¬ 
ture  sepolte  da  investigare,  si  possono  allora  ottenere  perturbazioni  nella 
funzione  di  velocità  tali  da  non  far  più  apparire  il  più  regolare  il  diagramma 
relativo  all’XY  ottimale.  Analogamente,  i  dettagli  nella  funzione  di  profon¬ 
dità  tendono  ad  attenuarsi  e  a  migrare  al  crescere  di  XY  (Palmer,  1980). 


w 

e 


a 

£ 


a 

«p 


distanze  (m) 

5  IO  15  20  25  30  35  40  45 
0  f— -4— +- 1 — -4 - 1 - 1-- 4—  1  I 


IO  - 


20 


30  - 


40 


funzione  di  profondità 


XY=  0  m 

- 

=  5  m 


=  10  m 
=  15  m 

•-  *'  •-  "* 


Fig.  6.  —  Rappresentazione  della  «funzione  di  profondità»  nel  metodo  del  tempo 
reciproco  generalizzato  di  Palmer.  Le  varie  curve,  che  si  riferiscono  a 
diversi  valori  della  distanza  XY  (v.  Fig.  4),  sono  state  calcolate  coi  dati 
relativi  alle  dromocrone  di  Fig.  2. 


Nel  caso  più  generale  della  sequenza  di  n  rifrattori,  lo  spessore  ZmG 
del  generico  strato  m-esimo,  in  corrispondenza  del  generico  geofono  G 
lungo  il  profilo,  si  calcola  mediante  la  formula 

m  -  1 

ZmG  =  (tmG-  X  ZjG/kj)-km,  (m  =  2,  3,  n  -  1),  (11) 

j=i 


L’interpretazione  dei  profili  sismici  a  rifrazione ,  ecc.  117 


distanze  (m) 

5  10  15  20  25  30  35  40  45 


Fig.  7.  —  Risultato  dell’interpretazione  quantitativa  delle  dromocrone  di  Fig.  2  col 
metodo  del  tempo  reciproco  generalizzato  di  Palmer. 

(A) 


X  G  Y 


X  G  Y 


Fig.  8.  —  Risultato  di  una  scelta  errata  della  distanza  XY  nel  metodo  del  tempo  reci¬ 
proco  generalizzato  di  Palmer.  La  profondità  del  rifrattore  è  maggiore  di 
quella  vera  quando  la  concavità  è  verso  il  basso  (A),  mentre  è  minore 
quando  la  concavità  è  verso  l’alto  (B). 


tempi  (ms)  tempi  (ms)  profondità  (m) 


distanze  (m) 


0  5  10  15  20  25  30  35  40  45  50 


1 - L. - J - - 1 - - - 1  ) 

V1  =  0.25  kn/s 

- 

Vo  =  1.00  kn/s 

SEZIONE  PROFONDITÀ* 

(A) 

(B) 


(C) 

Fig.  9.  —  Un  esempio  sintetico  a  dimostrazione  del  comportamento  delle  funzioni 
di  velocità  e  di  profondità  nel  metodo  del  tempo  reciproco  generalizzato 
di  Palmer.  Assegnato  un  modello  a  gradino  (A)  e  calcolate  le  relative  dro- 
mocrone  dei  profili  diretto  e  coniugato  (B),  sono  state  tracciate  le  funzioni 


o 


distanze  (m) 


distanze  (m) 


■P 

•H 

T3 

C 

O 

«H 

o 

u 

a 


io 

15- 

2a 

25- 


sezione  profondità 
XY=5  m 

(F) 


di  velocità  (C)  e  di  profondità  (D)  per  differenti  valori  della  distanza  XY. 
Il  confronto  tra  le  due  interpretazioni,  (E)  ed  (F),  mostra  che  la  ricostru¬ 
zione  più  fedele  del  rifrattore  è  quella  che  corrisponde  al  valore  di  XY 
(ottimale),  per  cui  il  diagramma  della  funzione  tv  è  il  più  regolare  e  quello 
della  funzione  tG  il  più  dettagliato. 


120  D.  Patella,  V.  A.  Lapenna  e  C.  Satriano 


dove  tmG  è  il  tempo  reciproco  generalizzato,  valutato  prendendo  in  conside¬ 
razione  il  rifrattore  alla  base  delfm-esimo  strato,  e  kj  sono  i  fattori  di  con¬ 
versione  definiti  dalla  seguente  formula 

kj  =  VjVm+|/(Vm+1  -  V-)1'2,  (j  =  1,  2,  m).  (12) 

È  sempre  utile,  in  pratica,  stimare  il  valore  ottimale  di  XY,  sulla  base 
delle  conoscenze  geologiche  dell’area  indagata,  prima  di  eseguire  l’inter¬ 
pretazione  quantitativa. 

Effettuata  poi  l’interpretazione,  tenendo  in  conto  che,  nell’ipotesi  di 
una  sequenza  di  n  strati  piano-paralleli,  il  valore  ottimale  di  XY  per  il 
rifrattore  m-esimo  si  può  calcolare  mediante  la  relazione 

m 

XYm  =  2  l  ZjGtanij,  (m  =  1,  2,  ....  n  -  1),  (13) 

j=l 

essendo  ij  gli  angoli  d’incidenza  sulle  varie  discontinuità  sovrastanti  [in  par¬ 
ticolare  im  è  l’angolo  d’incidenza  limite  sulla  discontinuità  che  separa  lo 
strato  m-esimo  dall’(m  +  l)-esimo],  si  può  impostare  una  verifica  della 
bontà  dell’interpretazione  stessa.  Infatti,  il  valore  di  XYm  scelto  deve  corri¬ 
spondere,  ovviamente  entro  certi  limiti  di  tolleranza,  a  causa  dell’approssi¬ 
mazione  insita  nella  (13),  a  quello  per  così  dire  teorico,  che  si  ottiene  dalla 
(13)  utilizzando  i  parametri  della  sezione  interpretata.  Nel  caso  in  cui  il 
valore  dell’XY  teorico  e  il  valore  osservato  sono  marcatamente  diversi,  tale 
discrepanza  può  essere  verosimilmente  addebitata  o  alla  presenza  di  strati 
nascosti,  o,  extrema  ratio ,  all’inadeguatezza  del  modello  originario  sul 
quale  è  impostato  il  metodo  di  Palmer.  Nella  prima  circostanza,  cioè  in 
presenza  di  strati  nascosti,  l’interpretazione  col  G.R.M.  viene  opportuna¬ 
mente  rivista,  introducendo  i  concetti  di  velocità  media  e  di  angolo  d’inci¬ 
denza  medio  (Palmer,  1980).  Cosicché,  il  calcolo  delle  profondità  dei 
rifrattori  non  risulta  alla  fine  inficiato  dalla  mancata  valutazione  degli  spes¬ 
sori  di  alcuni  strati  nascosti. 


Esempi  di  applicazione  del  metodo  reciproco  generalizzato 

Si  mostrano  qui  di  seguito  i  risultati  dell’applicazione  del  G.R.M.  ad 
alcuni  profili  sperimentali  di  sismica  a  rifrazione  per  onde  P. 

Analizzate  le  registrazioni  e  determinati  i  primi  arrivi,  si  sono  all’uopo 
costruite  le  relative  dromocrone,  Figg.  11  (a),  12  (a)  e  13  (a),  sulle  quali 


L’interpretazione  dei  profili  sismici  a  rifrazione,  ecc.  121 


sono  state  opportunamente  selezionate  porzioni  relative  a  rifrattori  differenti. 
Questo  è  il  primo  e  certamente  più  importante  passo  verso  l’interpretazione 
finale,  poiché  su  di  essa,  e  indipendentemente  dal  metodo  che  per  essa  si 
adotta,  si  ripercuotono  pesantemente  poi  eventuali  valutazioni  errate. 

Tutte  le  operazioni  relative  all’applicazione  del  G.R.M.  sono  state  ese¬ 
guite  con  l’ausilio  d’un  personal  computer  con  capacità  di  memoria  di  768 
kbytes  e  d’un  terminale  grafico  per  l’immediata  visualizzazione  delle 
sezioni  sismiche,  ai  fini  di  eventuali  loro  modifiche  e/o  correzioni  e  succes¬ 
siva  loro  definitiva  memorizzazione.  Il  tempo  necessario  per  il  calcolo  delle 
funzioni  di  velocità  e  di  profondità  e  degli  spessori  dei  rifrattori  al  di  sotto 
d’ogni  geofono  è  stato  sempre  inferiore  a  30  s.  In  Fig.  10  si  riporta  il  dia¬ 
gramma  di  flusso  del  programma  predisposto. 

Le  funzioni  tv  e  tG,  calcolate  mediante  le  formule  (3)  e  (8),  sono  grafi- 
cate  nelle  Figg.  11  (b),  12  (b)  e  13  (b)  e  nelle  Figg.  1 1  (c),  12  (c)  e  13  (c) 
rispettivamente. 

Inizialmente  si  è  cercato  d’individuare  sui  diagrammi  della  funzione  di 
velocità  cambiamenti  di  pendenza  significativi,  direttamente  collegabili  alla 
presenza  di  variazioni  laterali  di  velocità. 

Per  ogni  profilo  si  sono  poi  ricalcolati  i  fasci  di  diagrammi  della  fun¬ 
zione  tv,  scambiando  la  levata  diretta  con  quella  coniugata,  per  verificare 
in  essi  la  presenza  delle  stesse  variazioni  precedentemente  ipotizzate. 

A  questo  punto,  si  è  potuto  valutare  ogni  valore  ottimale  di  XY,  appli¬ 
cando  la  procedura  dei  minimi  quadrati  ai  diversi  tratti  delle  tv  e  alle  tG  e  sce¬ 
gliendo  l’XY  cui  contemporaneamente  competevano  il  più  alto  coefficiente  di 
correlazione  per  le  tv  e  il  più  basso  per  le  tG,  come  si  è  sempre  verificato. 

Le  velocità  nei  rifrattori  sono  state  ottenute  dai  coefficienti  angolari 
delle  tv.  Le  intercette  delle  rette  dei  minimi  quadrati  hanno  poi  fornito  le 
così  dette  half  time  intercepts ,  che  corrispondono  numericamente  ai  valori 
della  funzione  tG  sotto  i  punti  di  energizzazione  (Palmer,  1980). 

Si  sono  infine  costruite  le  sezioni  sismiche  di  Figg.  11  (d),  12  (d)  e 
13  (d),  nelle  quali  l’andamento  dei  rifrattori  viene  fornito  come  inviluppo 
delle  circonferenze  con  raggi  pari  alle  profondità  dei  rifrattori  sotto  i  geo- 
foni,  centri  delle  medesime  circonferenze. 

L’esempio  di  Fig.  11  mostra  la  presenza  di  un  unico  rifrattore  con 
andamento  abbastanza  regolare  della  superficie  di  discontinuità,  ma  con 
un’evidente  variazione  laterale  di  velocità  al  suo  interno. 

Nell’esempio  di  Fig.  12  le  variazioni  laterali  di  velocità  nel  substrato 
sono  due,  che,  come  s’e  detto,  derivano  da  due  nette  variazioni  di  pen¬ 
denza  nella  funzione  tv  corrispondente  all’XY  ottimale,  presenti  anche 
nella  funzione  tv  coniugata. 


Fig.  10.  —  Schema  a  blocchi  del  programma  di  calcolo  predisposto  per  l’attuazione 
pratica  del  metodo  del  tempo  reciproco  generalizzato. 


L’interpretazione  dei  profili  sismici  a  rifrazione ,  ecc.  123 


E  E  E  E 


un  o  m  o 


H - 1 - 1 - 1 - 1 - 1 - h 

o  o  o  o  o  o  o 

t"  IO  LO  PO  CM  rH 

(  sw)  xduisq. 


(ui)  B^tpuojoad 


Un  primo  esempio  di  applicazione  pratica  del  metodo  di  Palmer  a  profili  sismici  rivolti  alla  zonazione  sismica  d’un  ter¬ 
ritorio  comunale.  (A)  dromocrone;  (B)  funzione  di  velocità;  (C)  funzione  di  profondità;  (D)  sezione  interpretata. 


124  D.  Patella,  V.  A.  Lapenna  e  C.  Satriano 


Fig.  12.  —  Un  secondo  esempio  di  applicazione  pratica  del  metodo  di  Palmer.  (A),  (B),  (C) 


L’interpretazione  dei  profili  sismici  a  rifrazione,  ecc. 


125 


Fig.  13.  —  Un  terzo  e  ultimo  esempio  di  applicazione  del  metodo  del  tempo  reciproco  generalizzato  di  Palmer.  (A),  (B),  (C)  e  (D) 


126  D.  Patella,  V.  A.  Lapenna  e  C.  Satriano 


Infine,  l’esempio  di  Fig.  13  mostra  la  presenza  di  due  rifrattori,  dei 
quali  il  primo  ha  il  top  assimilato  a  una  superfìcie  piana  lievemente  incli¬ 
nata,  e  il  secondo  a  una  superfìcie  ondulata. 

Per  accertare  la  mancanza  di  eventuali  errori  sia  nel  programma  di  cal¬ 
colo  che  nel  criterio  interpretativo,  si  è  eseguita,  per  tutti  i  profili  speri¬ 
mentali,  una  verifica  dell’interpretazione  proposta,  valutando  la  bontà  del 
fitting  fra  le  dromocrone  di  partenza  e  quelle  «sintetiche»  derivate  dai 
modelli  interpretati  mediante  la  tecnica  del  ray  tracing. 


distanze  (m) 

Fig.  14.  —  Verifica  dell’interpretazione  effettuata  col  metodo  del  tempo  reciproco 
generalizzato  di  Palmer.  Il  criterio  utilizzato  è  stato  quello  della  costru¬ 
zione  delle  dromocrone  sintetiche  (linee  continue),  relative  al  modello 
interpretato,  e  conseguente  confronto  con  le  dromocrone  sperimentali 
(cerchietti  scuri  per  il  profilo  diretto  e  asterischi  per  quello  coniugato). 
La  verifica  si  riferisce  all’esempio  sperimentale  di  Fig.  12. 


Un  esempio  di  tale  verifica  è  riportato  in  Fig.  14.  Appare  evidente  che 
tra  i  tempi  sperimentali  e  quelli  calcolati  teoricamente,  in  base  all’interpre¬ 
tazione  di  Fig.  12  (d),  v’è  una  differenza  affatto  trascurabile,  persino  infe¬ 
riore  agli  stessi  errori  di  misura  e  di  lettura. 


L’interpretazione  dei  profili  sismici  a  rifrazione ,  ecc.  127 


Conclusioni 

Il  G.R.M.  con  la  sua  rigorosa  ma  semplice  formulazione  matematica  è 
un  metodo  d’interpretazione  che  certamente  appare  in  grado  di  fornire 
apprezzabili  risultati  di  dettaglio  con  tempi  d’elaborazione  abbastanza  con¬ 
tenuti,  purché  applicato  in  aree  dove  il  sottosuolo  da  investigare  è  approssi- 
mabile  col  modello  che  sta  alla  sua  base.  In  realtà,  questo  vincolo  non 
costituisce  una  forte  limitazione  del  metodo,  poiché  molte  aree,  con  note¬ 
vole  interesse  geologico-applicativo  e/o  ingegneristico  alle  piccole  profon¬ 
dità,  sono  caratterizzate  dalla  presenza  di  uno  o  più  rifrattori  aventi  super- 
fici  di  discontinuità  comunque  ondulate  e  inclinate,  ma  con  pendenze 
lungo  tutto  il  profilo  in  esame  inferiori  a  20°. 

Con  l’applicazione  del  G.R.M.  le  informazioni  che  si  riesce  a  estrarre  dalle 
dromocrone  sono  sicuramente  maggiori  di  quelle  fornite  dall’applicazione  del 
Plus-Minus,  o  del  Tempo  Reciproco,  o  del  Tempo  di  Ritardo  (Barry,  1967). 
Come  s’è  visto,  la  possibilità  di  scegliere  il  valore  ottimale  di  XY  permette 
di  fatto  la  più  fedele  ricostruzione  dell’andamento  d’un  rifrattore. 

L’esperienza  ha  poi  mostrato  che  i  valori  delle  XY  ottimali,  nei  profili 
sismici  superficiali,  è  quasi  sempre  inferiore  a  5  m.  Di  conseguenza, 
quando  si  adotta  la  convenzione  di  utilizzare  una  distanza  intergeofonica 
non  inferiore  a  5  m,  le  possibilità  di  selezionere  i  valori  di  XY  ottimale  sono  for¬ 
temente  compromesse,  potendo  solo  scegliere  tra  XY  =  0  e  XY  =  5.  In  conclu¬ 
sione,  appare  opportuno  suggerire  l’uso  d’una  spaziatura  intergeofonica  infe¬ 
riore  al  valore  dell’XY  ottimale  atteso,  o  ipotizzato,  in  modo  da  ampliare  lo 
spettro  dei  diagrammi  delle  funzioni  tv  e  tG  e  conseguentemente  garantire  il 
maggior  dettaglio  possibile  nelle  sezioni  sismiche  elaborate. 


BIBLIOGRAFIA 


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128  D.  Patella ,  V.  A.  Lapenna  e  C.  Satriano 


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Palmer  D.  (1980)  -  The  Generalized  Reciprocai  Method  of  Seismic  Refraction  Interpreta- 
tion,  SEG,  Tulsa. 


Presentata  nella  tornata  del  24  aprile  1987 
Accettata  il  15  gennaio  1988 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 
voi.  96,  1987,  pp.  129-146 


Alimenti  e  salute 

Conferenza  tenuta  dal  socio  Oreste  Schettino 
Direttore  del  Dipartimento  di  Chimica  Farmaceutica 
e  Tossicologica  dell’Università  di  Napoli 


(Tornata  del  28  aprile  1987) 


L’esistenza  di  uno  stretto  rapporto  tra  alimentazione  e  qualità  della 
vita  è  un  fatto  innegabile,  sia  da  un  punto  di  vista  intuitivo  che  da  un 
punto  di  vista  scientifico.  Nutrirsi  significa  vivere  e  vivere  significa  nutrirsi: 
il  Beccari,  medico  e  naturalista  del  diciottesimo  secolo  affermava:  «che 
altro  non  siamo  se  non  ciò  di  cui  ci  nutriamo?». 

E  certamente  un’accurata  scelta  della  linea  alimentare  costituisce  uno  dei 
presupposti  fondamentali  nel  determinare  la  qualità  e  la  durata  della  vita. 

Tale  scelta,  in  un  passato  nemmeno  troppo  lontano,  non  presentava 
grosse  difficoltà,  e  poteva  trovare  nella  sobrietà  il  principale  correttivo 
volto  a  selezionare  e  regolare  l’ingestione  dei  cibi.  La  medesima  scelta  è 
divenuta,  ai  nostri  giorni,  uno  dei  problemi  più  assilanti  di  chi  ha  la  ven¬ 
tura  di  vivere  nei  Paesi  a  più  elevato  livello  di  civiltà.  I  cosiddetti  Paesi  svi¬ 
luppati,  infatti,  fruiscono  da  alcuni  decenni  di  una  inedita  abbondanza  ali¬ 
mentare  che  ha  determinato,  a  partire  dagli  anni  ’5Q  una  nuova  situazione 
nutrizionale  la  cui  opulenza  è  favorita  sia  dal  progresso  tecnologico  e  scien¬ 
tifico  che  economico. 

Conseguenza  diretta  di  questa  trasformazione  è  stata  l’instaurazione  di 
modi  di  vita  del  tutto  nuovi,  caratterizzati  da  un  minore  impegno  dell’ener¬ 
gia  muscolare  nelle  attività  umane  e  da  minori  esigenze  ai  fini  della  termo- 
regolazione.  Un  uomo  di  75  anni,  secondo  i  calcoli  di  Fourastie,  aveva 
lavorato  nel  1880  mediamente  220.000  ore,  mentre  nel  1980  lo  stesso  indi¬ 
viduo  avrebbe  effettuato  solamente  75.000  ore  di  lavoro  produttivo. 

Alla  drastica  riduzione  dell’impiego  dell’energia  muscolare  si  accom¬ 
pagnano  sostanziali  modifiche  nel  comportamento  alimentare.  In  Italia,  ad 
es.,  si  è  osservato  negli  ultimi  decenni  un  continuo  incremento  qualitativo 
e  quantitativo  nel  consumo  dei  prodotti  alimentari,  sia  freschi  che  trasfor¬ 
mati,  di  origine  animale  e  vegetale.  Differenze  anche  rilevanti  si  osservano 


130  0.  Schettino 


ancora,  purtroppo,  fra  le  regioni  e  i  gruppi  sociali,  tuttavia,  in  termini  di 
valori  medi,  si  può  senz’altro  affermare  che  gli  italiani  si  nutrono  oggi  più 
abbondantemente  che  nel  passato.  Secondo  alcuni  autori,  nell’ultimo 
secolo  si  sarebbero  verificati  aumenti  del  consumo  medio  per  abitante  che 
raggiungono  e  superano,  per  alcuni  alimenti,  il  100%. 

Siamo  dunque  assillati  da  dubbi  circa  la  scelta  dei  cibi  e  la  loro  equili¬ 
brata  assunzione.  Le  nostre  incertezze  coinvolgono  due  aspetti  distinti 
della  problematica  alimentare:  l’uno  riguarda  la  natura,  la  composizione 
chimica  dei  cibi  tra  i  quali  possiamo  esercitare  la  nostra  scelta,  l’altro 
riguarda  le  modalità,  il  ritmo,  le  norme  quantitative  secondo  cui  questi  cibi 
debbono  essere  assunti,  ovvero  la  dietologia. 

Per  poterci  intendere,  diamo  uno  sguardo  alle  due  facce  del  problema. 

Il  primo  aspetto,  quello  connesso  con  la  natura  e  la  composizione  degli 
alimenti,  è  reso  più  complesso  dalla  contrapposizione  tra  gli  alimenti  consi¬ 
derati  genuini,  in  genere  intesi  di  produzione  casalinga  o  artigianale,  che 
dovrebbero  risultare  inaltarati  nei  loro  costituenti  originali  e  naturali,  e 
quelli  prodotti  con  le  più  moderne  tecnologie  industriali. 

Alla  base  di  questa  contrapposizione  si  colloca  evidentemente  la  con¬ 
traddizione  di  cui  è  vittima  l’uomo  moderno  che,  se  da  un  lato  avverte 
quello  che  gli  psicologi  definiscono  «il  timore  del  progresso»  d’altro  canto 
vuole  usufruire  di  tutti  i  ritrovati  che  gli  permettono  di  goderne  i  lati  po¬ 
sitivi. 

Alcuni  errori,  dovuti  spesso  a  scarsa  informazione,  peggiorano  la  situa¬ 
zione.  Prendiamo  ad  esempio  il  caso  dell’uso  in  cucina  di  grassi  alimentari: 
quanti  di  noi  sono  convinti  che  per  le  fritture  sia  preferibile  impiegare, 
anziché  l’olio  di  oliva,  gli  oli  di  semi,  ritenuti  atti  a  dare  un  fritto  più  «leg¬ 
gero»  perché  resistono  meglio  al  calore,  mentre  è  vero  esattamente  il  con¬ 
trario,  come  è  dimostrato  da  una  vasta  letteratura  scientifica:  è  proprio 
l’olio  di  oliva,  per  il  migliore  equilibrio  degli  acidi  grassi  insaturi  che  con¬ 
tiene,  per  il  naturale  contenuto  di  antiossidanti,  ad  assicurarci  fritture 
meno  indigeste. 

Quanti  sono  convinti  che  per  mantenere  la  linea  sia  preferibile  alimen¬ 
tarsi  con  oli  di  semi  perché  meno  ricchi  di  calorie,  dimenticando  che  tutti 
gli  oli,  a  parità  di  peso,  daranno  al  nostro  organismo  lo  stesso  numero  di 
calorie. 

Anche  in  questo  caso  la  bilancia  potrebbe  pendere  a  favore  dell’olio  di 
oliva  se  consideriamo  che  di  quest’ultimo,  essendo  più  ricco  di  gusto,  è 
possibile  impiegarne  quantità  minori. 

Il  problema  risiede,  in  verità,  non  tanto  nella  scelta  dell’olio  da  usare, 
quanto  nelle  modalità  appropriate  del  suo  impiego,  oltre  che  in  termini 


Alimenti  e  salute  131 


quantitativi  anche  sotto  l’aspetto  che  definirei  tecnico-culinario.  Mi  rife¬ 
risco,  in  particolare,  all’utilizzazione  (così  gradita  dal  punto  di  vista  organo¬ 
lettico)  nella  frittura.  In  questi  ultimi  anni  si  è  accumulata  una  bibliografia 
imponente  comprendente  studi  di  carattere  sia  chimico  che  bio-tossicolo- 
gico,  sulle  sostanze  che  si  formano  negli  olì  durante  il  riscaldamento  alle 
varie  temperature,  comprese  quelle  più  elevate  caratteristiche  della  frittura. 

Gli  studi  chimici  hanno  evidenziato  la  formazione  di  oltre  200  com¬ 
posti  volatili  e  di  altri  non  volatili:  fra  questi  ultimi,  numerosi  prodotti  di 
ossidazione,  di  ciclizzazione  e  di  polimerizzazione,  in  gran  parte  non  bene 
identificati. 

Il  quadro  delle  trasformazioni  delle  sostanze  grasse  nel  corso  del 
riscaldamento  si  presenta  estremamente  complesso  e  ciò  tanto  più  quanto 
maggiore  è  la  durata  e  quanto  più  elevata  è  la  temperatura  raggiunta  (100, 
180;  250),  per  l’intervento  di  una  serie  di  reazioni  generali  come: 

a)  Reazioni  di  ossiriduzione  fra  idroperossidi  e  molecole  trigliceridiche 
intatte,  che  conducono  alla  formazione  di  alcoli,  aldeidi  ed  aldoacidi,  attra¬ 
verso  la  demolizione  della  catena  degli  acidi  grassi. 

b)  Reazioni  fra  radicali  generati  dalla  decomposizione  degli  idroperos¬ 
sidi,  con  formazione  di  composti  che  hanno  un  peso  molecolare  doppio  dei 
trigliceridi  che  costituiscono  normalmente  le  sostanze  grasse,  e  cioè  in¬ 
torno  a  1800-1900. 

c)  Reazioni  di  ulteriore  ossidazione,  mediate  dagli  idroperossidi,  dei 
prodotti  primari,  con  formazione  di  acidi  monocarbossilici,  bicarbossilici  e 
di  altri  prodotti  ancora  più  complessi. 

Si  deve  tener  presente  a  questo  proposito  che  una  parte  delle  molecole 
dell’acido  grasso  rimane  sempre  legata  alla  glicerina  e  forma  gliceridi  di 
struttura  non  naturale. 

d)  Se  il  riscaldamento  della  sostanza  grassa  avviene  in  presenza  di 
acqua,  essa  interviene  in  alcuni  processi:  ad  esempio  idrolizzando  i  glice¬ 
ridi,  decomponendo  i  prodotti  instabili,  ecc... 

Il  quadro  delle  trasformazioni  chimiche  è  poi  reso  ulteriormente  com¬ 
plesso  da  fattori  capaci  di  influenzarne  l’entità,  come  l’areazione,  l’am¬ 
biente  chimico  in  cui  avvengono  le  trasformazioni,  la  presenza  di  metalli  di 
transizione  in  forma  liposolubile  in  grado  di  agire  da  catalizzatori  di  ossida¬ 
zione,  alla  presenza  di  prò-  ed  anti-ossidanti,  alla  natura  delle  altre 
sostanze  alimentari  con  cui  viene  a  contatto,  nonché  alle  scorie  degli  stessi 
alimenti  che  permangono  a  lungo  nell’olio,  alla  natura  stessa  del  reci¬ 
piente. 

Gli  studi  bio-tossicoligici,  a  loro  volta,  sembrano  dimostrare  che  se  da 
una  parte  l’impiego  di  grassi  sottoposti  a  trattamenti  termici  non  spinti  non 


132  0.  Schettino 


sembra  avere  effetti  apprezzabili  sulla  crescita  e  sulla  durata  della  vita, 
rischi  concreti  sono  connessi  ai  grassi  sottoposti  a  trattamenti  più  drastici, 
anche  se  è  difficile  stabilire  il  limite  oltre  il  quale  si  manifestano  effetti 
negativi  a  carico  del  fegato,  del  sangue  e  di  vari  organi  e  tessuti,  oltre  che 
una  minore  digeribilità. 

Dobbiamo  anche  sottolineare  che  il  settore  degli  alimenti  e  delfali- 
mentazione  è  inquinato  da  un  serie  di  pregiudizi,  espressi  spesso  mediante 
luoghi  comuni,  talvolta  di  segno  opposto.  Un  ben  noto  luogo  comune  è 
quello  secondo  il  quale  i  prodotti  della  moderna  industria  alimentare  deb¬ 
bano  essere  considerati  con  sospetto  per  le  manipolazioni  subite  e  per  la 
presenza  di  sostanze  chimiche  quali  ad  esempio  gli  additivi,  sostanze 
queste  ritenute  globalmente  più  o  meno  pericolose. 

Un  altro  luogo  comune  vuole  che  i  prodotti  di  origine  naturale,  in 
quanto  tali,  possono  essere  senz’altro  ritenuti  innocui  e  salubri. 

Come  spesso  accade  ambedue  le  affermazioni  contengono  qualche 
parte  di  verità  e  qualche  parte  di  errore. 

Cominciamo  con  la  seconda  affermazione,  che  gode  al  giorno  d’oggi 
del  maggior  seguito,  specialmente  tra  i  non  più  giovanissimi,  grazie  al  revi¬ 
val  dei  concetti  di  genuinità  naturale  ed  al  rinnovato  gusto  per  le  buone 
cose  del  buon  tempo  antico. 

È  fuori  dubbio  che  la  maggior  parte  dei  cibi,  preparati  o  conservati 
secondo  sane  tecniche  e  procedimenti  tradizionali,  uniscono  in  genere 
ottimi  caratteri  di  salubrità  e  appetibilità  che  si  traducono  in  gusto  grade¬ 
vole,  in  buona  digeribilità  in  positivo  contributo  allo  stato  di  buona  salute. 
Ma  chi  potrebbe  garantirci  oggi  che  le  grandi  quantità  di  alimenti  necessa¬ 
rie  per  la  nutrizione  di  una  popolazione  così  numerosa  quale  quella 
odierna,  possano  arrivare  sulle  nostre  mense  con  i  necessari  requisiti  igie¬ 
nici  e  nutrizionali  se  ci  affidassimo  esclusivamente  a  quelle  pratiche 
antiche?  Esse  possono  essere  ancora  appannaggio  di  pochi  fortunati  tuttora 
in  grado  di  seguire  l’intero  ciclo  che  va  dalla  produzione  alla  elaborazione 
ed  eventuale  conservazione,  ed  infine  al  consumo,  nell’ambito  ristretto 
dell’azienda  familiare.  E  si  noti  bene  che  anche  in  questo  caso  ben  difficil¬ 
mente,  almeno  nella  fase  di  produzione,  gli  alimenti  sia  di  origine  vegetale 
che  animale  potranno  essere  immuni  da  quei  trattamenti  fitoterapeutici  o 
farmaceutici  che  soli  possono  garantire  una  buona  produttività. 

Non  dobbiamo  illuderci  che  un  olio  o  un  vino  preparato  con  le  nostre 
mani,  possano  essere  esenti  da  residui  di  quei  pesticidi,  di  quegli  anticritto¬ 
gamici,  senza  l’aiuto  dei  quali  la  produzione  delle  olive  e  dell’uva  sarebbe 
oggi  in  pratica  irrealizzabile.  E  il  discorso  potrebbe  estendersi  parimenti 
alla  frutta  ed  agli  ortaggi  coltivati  nell’orto  familiare. 


Alimenti  e  salute  133 


D’altra  parte  anche  il  concetto  secondo  cui  un  alimento,  per  il  solo 
fatto  di  essere  di  origine  naturale,  debba  essere  considerato  innocuo  non  è 
certo  esatto  in  senso  assoluto.  Esiste,  infatti,  una  vasta  casistica  di  prodotti 
per  i  quali  questa  affermazione  non  è  valida,  per  cui  molti  alimenti,  anche 
se  privi  di  costituenti  estranei  alla  loro  composizione  chimica,  possono  con¬ 
tenere  delle  sostanze  che  interferiscono  con  i  normali  processi  fisiologici 
giungendo,  in  casi  estremi,  a  provocare  danni  più  o  meno  gravi  a  carico  di 
vari  organi  e  tessuti. 

Non  corrisponde  in  sostanza  a  verità  il  criterio,  invero  troppo  semplici¬ 
stico,  secondo  il  quale,  «naturale»  è  sinonimo  di  «genuino»  e  corrispon¬ 
dentemente  deve  considerarsi  «genuino»  solamente  ciò  che  è  naturale. 

Nel  suo  vero  significato  letterale  P aggettivo  «genuino»  deve  applicarsi 
agli  alimenti  che  risultano  inalterati  nei  loro  costituenti  originali  oppure  gli 
alimenti  che  sono  preparati  in  conformità  alle  disposizioni  vigenti  in  mate¬ 
ria.  In  più  si  deve  aggiungere  che  anche  volendo  usare  tale  aggettivazione 
nel  senso  distorto  che  in  questi  ultimi  tempi  si  è  cercato  di  darle,  la  condi¬ 
zione  di  «genuinità»  di  un  alimento  non  coincide  sempre  e  necessaria¬ 
mente.  con  una  sua  miglore  qualità.  D’altra  parte  anche  il  concetto  secondo 
cui  un  alimento,  per  il  solo  fatto  di  essere  di  origine  naturale,  debba  essere 
considerato  innocuo,  non  è  certo  esatto  in  senso  assoluto.  Esiste,  infatti, 
una  vasta  casistica  di  prodotti  per  i  quali  questa  affermazione  non  è  valida, 
per  cui  molti  alimenti,  anche  se  privi  di  costituenti  estranei  alla  loro  com¬ 
posizione  chimica,  possono  contenere  delle  sostanze  che  interferiscono  con 
i  normali  processi  fisiologici  giungendo  a  provocare  danni  più  o  meno  gravi 
a  carico  di  vari  organi  e  tessuti. 

Una  esemplificazione,  anche  molto  sommaria,  rende  facilmente  conto 
di  quanto  sopra  affermato. 

I  nitrati,  ad  esempio,  sono  contenuti  normalmente  in  molti  alimenti 
vegetali  a  livelli  che  vanno  da  200  a  3000  p.p.m.  e  non  sono  tossici  dì  per 
se,  ma  lo  diventano  per  la  loro  trasformazione  in  nitriti  durante  la  conser¬ 
vazione.  In  spinaci  responsabili  di  intossicazione  furono  trovati  fino  a  2000 
parti  per  milione  di  nitriti,  derivanti  da  altrettanti  nitrati,  mentre  già  quan¬ 
tità  dì  300  p.p.m.  possono  produrre  intossicazione,  specie  in  neonati  per  la 
presenza  nel  loro  sangue  dì  emoglobina  fetale,  particolarmente  sensibile  a 
queste  sostanze.  Anche  nell’acqua  potabile  possiamo  riscontrare  presenza 
di  nitrati  (fino  a  100  p.p.m.). 

Alcune  nostre  osservazioni  sperimentali  cì  hanno  consentito  di  riscon- 
trare  come  gli  effetti  negativi  dì  sostanze  dì  questo  tipo  si  possono  manife¬ 
stare  anche  in  via  indiretta.  È  questo  il  caso  della  formazione  di  nitrosam- 
mine  in  prodotti  vegetali  inscatolati,  in  seguito  alla'  formazione  di  nitriti 


134  O.  Schettino 


per  riduzione  elettrolitica  dei  nitrati  presenti,  talvolta  in  concentrazioni 
superiori  al  normale,  nei  prodotti  vegetali,  in  seguito  all’assorbimento 
diretto  dei  nitrati  medesimi,  impiegati  quali  fertilizzanti.  Va  sottolineato 
che,  agli  stessi  nitrati,  si  ascrive  l’azione  corrosiva  particolarmente  intensa 
esplicata  da  tali  conserve  vegetali  sulla  banda  stagnata,  azione  corrosiva 
che  ha  come  effetto  lo  sviluppo  di  idrogeno  nascente  e,  in  conseguenza,  la 
riduzione  elettrolitica  di  cui  sopra  abbiamo  fatto  cenno. 

Nelle  patate  troviamo  l’alfa-solanina,  un  alcaloide  glucosidico  tossico, 
responsabile  di  disturbi  gastrointestinali  e  di  azione  deprimente  del  sistema 
nervoso  centrale.  Questa  sostanza  si  forma  nelle  parti  del  tubero  a  più 
intensa  attività  metabolica,  cioè  sotto  la  buccia  e  nei  germogli.  Il  contenuto 
normale  di  questo  alcaloide,  inferiore  alle  100  p.p.m.,  è  innocuo.  In  alcuni 
casi  però,  (germogliazione  avanzata,  patate  novelle)  il  contenuto  può  risul¬ 
tare  particolarmente  incrementato,  fino  a  divenire  pericoloso. 

Si  considerino  che  400  mg  di  solanina  possono  risultare  letali. 

Nell’olio  essenziale  della  noce  moscata  è  contenuto  fino  al  4%  di 
«Miristicina»  considerata  responsabile,  assieme  agli  altri  componenti 
(pinene,  dipinene,  safrolo,  borneolo,  linaldo,  eugenolo)  del  fenomeno  di 
intossicazione  di  tipo  stupefacente  che  si  può  verificare  per  ingestione 
dell’equivalente  di  due  noci  moscate  intere,  con  possibilità  di  esito  anche 
letale. 

E  così  via  enumerando  troviamo  di  volta  in  volta,  l’apiolo,  le  cuma- 
rine,  le  saponine,  le  fito-emoagglutinine,  proteasi  inibitori,  ammine  bio¬ 
gene,  allergeni,  ecc... 

Bisogna  poi  tenere  conto  della  eventualità  di  una  tosscità  indotta  da  feno¬ 
meni  di  contaminazione  non  dovuti  all’intervento  volontario  dell’uomo  ma  ad 
accidenti  vari,  come  nel  caso  dell’assorbimento  abnorme  di  selenio  da  parte 
del  frumento  coltivato  in  terreni  che  ne  siano  particolarmente  ricchi. 

Questo  è  un  caso  particolarmente  significativo:  si  tratta  infatti,  di  un 
elemento  che  va  considerato  come  un  micro-nutriente  essenziale  per 
l’uomo,  da  assumere,  cioè  in  quantità  estremamente  piccole,  dell’ordine 
dei  30  mg/giorno.  Esso  è,  infatti,  un  costituente  essenziale  della  glutatione- 
perossidasi  che  catalizza  la  riduzione  dei  perossidi  organici  (nocivi  a  livello 
cellulare)  e  presenta  altre  importanti  funzioni,  come  ad  esempio  una 
influenza  nel  metabolismo  della  vitamina  E. 

Qualora  l’assunzione  superi  notevolmente  i  limiti  normali,  come  nel 
caso  più  sopra  indicato,  la  situazione  si  capovolge,  ottenendosi  un’azione 
nettamente  tossica  a  carico  di  vari  organi. 

Altro  capitolo  particolarmente  interessante  nel  settore  della  contami¬ 
nazione  degli  alimenti  è  quello  delle  tossine  di  origine  micotica  che  al 


Alimenti  e  salute  135 


giorno  d’oggi  è  uno  dei  più  vasti  della  tossicologia  alimentare.  Esso  è 
legato  all’attecchimento  di  forme  micotiche  (muffe)  capaci  di  elaborare 
sostanze  altamente  tossiche,  le  «micotossine». 

È  questo  il  caso  del  «penicillìum  islandicum»  muffa  infestante  che  fa 
ingiallire  il  riso  producendo  il  cosiddetto  «riso  giallo».  Esso  sintetizza  dei 
mera  bokti  epatolesivi,  capaci  di  provocare,  oltre  che  cirrosi,  neoplasie  il  cui 
agente  causale  sarebbe  stato  individuato  in  un  insolito  ciclopeptide  (la 
islandotossina)  ed  un  derivato  antracfainonico  (la  Luteoschirina).  A  questi 
agenti  sembra  potersi  far  risalire  la  particolare  frequenza  di  epatomi  in 
Estremo  Oriente. 

Già  in  passato  (nell’  800)  si  era  intuito  che  alcuni  disturbi  nelPuomo  e 
negli  animali  potevano  essere  associati  alla  presenza  di  muffe  negli  ali¬ 
menti.  Questa  intuizione  condusse  però  a  conclusioni  erronee  quando  si 
collegò  ad  esempio  la  pellagra,  malattia  endemica  nel  secolo  scorso,  all’uso 
di  farina  di  granoturco  ammuffita.  Tuttavia  solo  dagli  anni  40  in  poi  si  ebbe 
la  prova  sicura  che  alcuni  miceli  sono  i  grado  di  produrre  sostanze  tossiche 
che  passano  nel  substrato  su  cui  si  sono  sviluppate.  Miceli  produttori  di 
micotossine  sono  stati  individuati  in  diversi  gruppi  sistematici  e  particolar¬ 
mente  nei  generi  Penicillum,  Aspergillus,  Fusarium  isolati  da  alimenti  e 
mangimi  diversi:  cereali  in  particolare  modo  (grano,  orzo,  mìglio,  mais  e 
il  già  citato  riso),  farina  di  arachidi,  formaggi,  carni  insaccate,  succhi  di 
fratta  ecc... 

I  metaboliti  incriminati  vanno  sotto  il  nome  di  Anatossine,  Patulina, 
Sterigmocistina,  Citrinina  ecc.  Per  analogia  voglio  ora  fare  cenno  ad  un 
caratteristico  alimento  che,  come  genere,  possiamo  associare  al  precedente: 
i  funghi.  È  noto  come,  accanto  ad  un  certo  numero  di  specie  edibili  ve  ne 
sono  alcune,  per  la  verità  non  molte,  velenose  per  Fazione  tossica  eserci¬ 
tata  da  alcuni  costituenti.  Tristemente  famose  sono  le  Amanite,  per  il  con¬ 
tenuto  di  certi  peptidi  biciclici,  le  falloidine.  Tuttavia  i  pericoli  derivanti  da 
questi  veleni  sono  aggirabili  attraverso  un’accurata  selezione  da  affidare, 
evidentemente  a  personale  esperto. 

È  stato  osservato  però  recentemente  un  tipo  di  rischio  meno  facil¬ 
mente  prevedibile  ed  evitabile,  connesso  alla  capacità  che  i  funghi  sem¬ 
brano  possedere  in  misura  apprezzabile  di  assorbire  dal  terreno  elementi 
inorganici  tossici  come  il  Cadmio,  il  Tallio,  e  il  Piombo.  Secondo  qualche 
autore  in  comuni  prataioli  si  è  evidenziato  un  quantitativo  di  Cadmio  300 
volte  superiore  a  quello  esistente  nel  terreno,  con  maggiori  concentrazioni 
nelle  lamelle  piuttosto  che  nel  cappello  (minime  dosi  sono  state  rinvenute 
nel  gambo).  Le  zone  inquinate  da  cadmio  si  trovano  in  terreni  vicini  alle 
strade,  parcheggi,  discariche,  centrali  elettriche.  Specificamente  avido  di 


136  0 .  Schettino 


mercurio  sembra  essere,  invece,  il  Boletus  edulis,  fino  a  raggiungere  una 
concentrazione  del  metallo  dell’ordine  dei  100  mg/kg  di  peso  di  fungo 
secco. 

Concentrazione  questa  paragonabile  a  quella  rilevata  nei  pesci  della 
tristemente  nota  baia  di  Minamata.  Il  rischio  relativo  è  comunque  minore 
se  si  considera  l’eccezionaiità  del  consumo  dei  funghi  rispetto  a  quello  del 

pesce  da  parte  dei  pescatori. 

Citiamo  ancora  i  vari  agenti  allergenici  e  tossici  abbondantemente  pre¬ 
senti  nei  legumi,  come  il  p-ammino  propio  nitrile,  probabile  responsabile 
delle  malattie  note  col  nome  di  favismo  e  di  latirismo,  o  le  emoagglutinine, 
per  fortuna  distruttibili  con  la  cottura;  la  tiramina,  presente  nei  formaggi 
stagionati  a  causa  di  crisi  ipertensive  negli  individui  trattati  con  taluni  far¬ 
maci  antidepressivi,  l’acido  cianidrico  presente  sotto  forma  del  glucoside 
amigidalina  nelle  mandorle  amare,  di  norma  aggiunte  alle  mandorle  dolci 
per  esaltarne  l’aroma  nelle  preparazioni  dolciarie,  eccetera. 

Anche  l’inquinamento  atmosferico  incide  in  modo  rilevante  sugli  ali¬ 
menti  di  origine  vegetale  e,  in  misura  minore,  per  lo  più  in  seguito  ad  inge¬ 
stione  di  quelli  da  parte  del  bestiame,  sugli  alimenti  di  origine  animale. 

L’azione  sugli  alimenti  di  origine  vegetale  può  manifestarsi,  fondata- 
mente,  attraverso  due  vie.  Un  primo  tipo  di  azione,  di  interesse  prevalente¬ 
mente  fitopatologico,  consiste  nell’interferenza  sul  ciclo  vegetativo. 
L’azione  negativa  sullo  sviluppo  e  il  metabolismo  del  vegetale  consegue  sia 
al  fatto  meccanico  della  ricopertura  delle  sue  parti  vitali  (foglie,  ecc.)  sia  ad 
azioni  fitotossiche  legate  alla  natura  chimica  degli  agenti  inquinanti. 
Bisogna  tener  presente,  infatti,  che  l’interferenza  sulla  vita  dei  vegetali  da 
parte  di  tali  agenti  può  manifestarsi  sia  quale  conseguenza  di  una  vera  e 
propria  fìtotossicità  di  quelle  sostanze  chimiche,  capaci  di  influire  diretta- 
mente  sul  biochimismo  della  pianta,  sia  attraverso  un’azione  «ostruttiva» 
esercitata  ad  es.  dai  fumi  e  dalle  polveri,  specie  quando  siano  accompagnati 
da  particelle  untuose.  Questo  materiale,  infatti,  ostruendo  l’apertura  degli 
stomi,  ne  limita  la  respirazione  e  la  traspirazione  a  livello  della  lamina 
foliare. 

L’incidenza  sull’alimentazione  di  un  tale  tipo  di  danno  va  posta  in 
relazione  soprattutto  alla  quantità  ed  alla  qualità  della  produzione  agraria. 

L’altra  via  di  azione  degli  agenti  inquinanti,  che  investe  aspetti  pro¬ 
priamente  tossicologici  a  livello  umano,  è  connessa  alla  pura  e  semplice 
deposizione  degli  agenti  inquinanti  sul  prodotto  vegetale,  eventualmente 
con  parziale  assorbimento,  e  quindi  cessione  all’individuo  che  se  ne  ali¬ 
menta,  specialmente  quando  vengono  scarsamente  rispettate  le  norme  di 
igiene.  Effetti  strettamente  simili,  anche  se  il  fenomeno  si  verifica  in 


Alimenti  e  salute  137 


misura  più  limitata,  derivano  dall’assorbimento  radicale  di  parte  degli 
agenti  inquinanti,  dopo  che  questi  si  sono  depositati  al  suolo.  È  questo  il 
caso,  ad  es.,  di  alcuni  metalli  pesanti. 

Tra  gli  innumerevoli,  potenziali  agenti  inquinanti,  quelli  che  presen¬ 
tano  un  più  elevato  livello  di  pericolosità  con  riferimento  agli  aspetti  sopra 
delineati,  possono  essere  raggrupati  in  un  certo  numero  di  categorie  a 
seconda  dello  stato  fisico  o  della  struttura  chimica  che  li  accomuna. 
L’azione  fitotossica,  ad  es.,  è  particolarmente  elevata  ad  opera  di  una  serie 
di  inquinanti  gassosi  che  comprendono  alcuni  tra  gli  agenti  più  aggressivi, 
come  l’anidride  solforosa,  il  cloro,  gli  ossidi  di  azoto,  il  fluoro,  ecc. 

Un  significato  di  primo  piano  dal  punto  di  vista  tossicologico,  va  attri¬ 
buito  invece,  per  la  comune  elevata  tossicità,  al  gruppo  di  metalli  pesanti 
tra  i  quali  un  rilievo  del  tutto  particolare  compete  al  piombo.  La  letteratura 
scientifica  vertente  sulla  ricerca  e  determinazione  di  questo  elemento 
apportato  ad  opera  dell’inquinamento  atmosferico  nei  più  svariati  ecosi¬ 
stemi  è  oggi  imponente.  Le  fonti  dalle  quali  questo  pericoloso  elemento 
può  provenire  sono  molteplici,  ma  quella  che  di  gran  lunga  prevale  sulle 
altre  è  costituita  dal  piombo  prodotto  dalla  combustione  delle  benzine  per 
autotrazione  addizionate  di  piomboalchili  in  qualità  di  antidetonanti.  È 
ormai,  purtroppo,  reperto  comune  un  quantitativo  più  o  meno  elevato  di 
piombo  in  frutta  (uva,  pesche,  ecc.)  e  vegetali  vari.  Notevole  interesse  pre¬ 
sentano  anche  altri  elementi,  sia  pure  meno  ubiquitari,  come  l’arsenico,  il 
mercurio  e,  con  rilievo  crescente,  il  cadmio,  responsabile  di  tutta  una  serie 
di  manifestazioni  morbose,  tra  le  quali  sembra  si  debbano  includere  l’ane¬ 
mia  e  il  cancro. 

Un  aspetto  meno  studiato  dell’inquinamento  degli  alimenti  vegetali 
originato  da  sostanze  tossiche  provenienti  dall’atmosfera  è  quello  connesso 
alle  sostanze  organiche  costituenti  materiali  di  scarico  sia  di  origine  indu¬ 
striale  che  di  gas  combusti  prodotti  dalla  motorizzazione,  e  che  ricono¬ 
scono  tra  i  costituenti  più  dannosi  gli  idrocarburi  policiclici,  considerati  tra 
i  più  pericolosi  fattori  di  carcinogenesi.  L’inquinamento  ad  opera  di  queste 
sostanze,  anche  se  meno  esteso  e  intenso  di  quello  da  metalli  pesanti, 
riveste  tuttavia  un  suo  peso  non  trascurabile.  Esso,  tra  l’altro,  risulta  parti¬ 
colarmente  marcato  in  determinate  condizioni  ambientali,  come  ad  esem¬ 
pio  in  presenza  di  smog,  che  favorisce  l’adesione  delle  sostanze  chimiche 
alla  superficie  dei  vegetali,  dopo  aver  contribuito  ad  aumentarne  la  concen¬ 
trazione  alle  basse  quote. 

Studi  da  noi  condotti  su  colture  orticole  ed  arboree  nell’area  urbana  di 
Napoli,  ci  hanno  consentito  di  evidenziare,  tra  l’altro,  la  presenza  di  tracce 
apprezzabili  di  3,  4-benzopirene,  antracene,  fenantrene  su  ortaggi  da  foglia 


138  0.  Schettino 


(broccoli,  lattughe)  e  sulle  foglie  di  alberi  fruttiferi.  Non  può  sfuggire 
l’aspetto  preoccupante  di  un  tale  reperto,  specie  se  si  tiene  presente  che 
non  sempre  un  lavaggio  eseguito  in  maniera  superficiale,  è  in  grado  di 
asportare  la  pellicola  untuosa,  iglobante  le  sostenze  tossiche,  aderente  alla 
superficie  delle  foglie. 

Anche  i  pesci  sono  una  fonte  di  rischi  sia  che  assorbano  ed  elaborino 
grosse  quantità  di  mercurio  dall’ambiente  in  cui  vivono,  sia  che  vengano 
assaliti  da  infezioni  batteriche  o  parassitane  (smentendo  così  la  fama  di 
essere  «sani  come  un  pesce»)  come  nel  caso  della  squisita  coda  di  rospo 
assurta  all’onore  delle  cronache  qualche  anno  fa,  in  seguito  all’avvelena¬ 
mento  di  una  decina  di  persone.  Abbiamo,  del  resto,  anche  cause  di  tossi¬ 
cità  derivante  da  motivi  puramente  fisiologici,  come  quello  dei  lucci  che 
elaborano  sostanze  tossiche  per  l’uomo  durante  la  stagione  degli  amori  per 
cui  se  consumati  in  tale  periodo  possono  provocare  disturbi  abbastanza 
seri. 

Esiste  poi,  l’altro  luogo  comune,  quello  che  propone  una  condanna 
indiscriminata  degli  alimenti  di  produzione  industriale.  Qui  il  discorso  si  fa 
particolarmente  delicato  perché  investe  una  parte  ormai  preponderante 
delle  nostre  disponibilità  alimentari  e  perché  indubbiamente  è  indispensa¬ 
bile  una  estrema  cautela  nel  valutare  i  rischi  connessi  con  le  manipolazioni 
che  tali  prodotti  subiscono  e  con  le  addittivazioni,  le  contaminazioni  da 
fitofarmaci,  da  medicamenti  zootecnici  o  ad  opera  dei  cosiddetti  coadiu¬ 
vanti  tecnologici  che  possono  dar  luogo  a  residui  più  o  meno  pericolosi 
nell’alimento  finito. 

Pochi  alimenti  sfuggono  alle  diverse  tecniche  di  condizionamento  e  di 
preparazione  necessarie  per  l’evoluzione  dei  consumi  di  massa. 

L’urbanizzazione,  la  crescita  demografica,  il  migloramento  del  livello 
di  vita,  la  ridotta  disponibilità  di  tempo  della  donna  (o  dell’uomo  ?)  che 
lavora,  sono  i  principali  mutamenti  socioeconomici  del  XX  secolo  che 
hanno  stimolato  lo  sviluppo  delle  moderne  tecnologie  alimentari. 

Esse  hanno,  nella  maggior  parte  dei  casi,  lo  scopo  di  «conservare»  gli 
alimenti  mantenendo  ad  essi  le  originali  caratteristiche  fisiche,  chimiche, 
organolettiche  e  di  valore  biologico  nutritivo.  Le  verdure  e  la  frutta  in  sca¬ 
tola,  nonché  le  marmellate,  non  sono  altro  che  conserve  del  prodotto  «del 
campo»,  così  come  il  salame,  la  mortadella,  il  prosciutto  non  sono  altro 
che  conserve  di  carne.  Ma  la  tecnologia  moderna  ci  propone  ben  altro,  coa¬ 
diuvata  anche  da  un  sonoro  battage  pubblicitario,  oltre  a  vecchi  prodotti 
della  notorietà  ormai  consolidata  come  le  margarine,  ottenute  da  oli  vege¬ 
tali,  non  sempre  di  eccelsa  qualità,  nobilitati  e  consolidati  mediante  l’idro- 
generazione,  i  tanti  formaggini  (che  rappresentano  spesso  una  forma  di 


Alimenti  e  salute  139 


recupero  di  cascami  delPindustria  casearia),  quei  prodotti  di  fantasia,  cosid¬ 
detti  spalmabili,  di  incerta  genealogia,  e  così  via:  gli  esempi  potrebbero 
essere  innumerevoli. 

La  punta  dell’iceberg  è  rappresentata  dai  prodotti  del  tutto  nuovi  rea¬ 
lizzati  dalla  tecnologia  più  recente,  come  i  piatti  precucinati  (per  le  grandi 
comunità)  od  i  piatti  pronti  disidratati  (per  impieghi  speciali),  fino  a  giun¬ 
gere  a  quei  piatti  in  cui  l’alimento  tradizionale  è  solo  un  accessorio  che 
serve  a  dare  corpo  ad  un  prodotto  di  ideazione  industriale.  Quanti  di  quegli 
hamburger  che  si  consumano  avidamente  nei  moderni  snacks  dopo  averli 
abbondantemente  cosparsi  di  ketchup,  o  di  altre  salse  di  aspetto  equivoco 
sono  in  realtà  una  mescolanza  di  carne  (non  tratta  certo  dalle  parti  più  pre¬ 
giate  di  animali),  e  proteine  di  soia  mascherata  da  carne  mediante  la  estru¬ 
sione  e  la  filatura,  e  variamente  aromatizzate.  La  prospettiva  futura  sembra 
essere  quella  di  un’industria  alimentare  che  qualcuno  ha  definito  del  «pret 
a’  manger»  paragonabile  a  quella  dell’automobile,  con  la  sua  brava  catena 
di  montaggio.  Un  primo  settore  di  «estrazione»  si  occuperà  delle  materie 
prime  agricole  e  zootecniche,  in  analogia  alle  industrie  metallurgiche,  gli 
additivi  saranno  preparati  da  industrie  specializzate,  come  quelle  che  fab¬ 
bricano  pneumatici,  specchietti  retrovisori,  sedili.  Le  industrie  finali  assem¬ 
bleranno  i  pezzi  per  comporre  i  piatti  di  fantasia. 

Se  questa  similitudine  ci  sembra  soltanto  una  battuta  avveniristica, 
non  possiamo  però  ignorare  la  potenzialità  di  innovazioni  che  già  sono  in 
grado  di  essere  convertite  in  risultati  pratici  da  parte  dell’industria  alimen¬ 
tare  più  evoluta.  Essa  è  in  generale  specifica  dei  singoli  settori  produttivi  e 
anche  di  determinate  strutture  aziendali  e  di  determinati  Paesi. 

In  uno  scenario  riguardante  il  prossimo  futuro  si  possono,  secondo  Canta¬ 
relli,  identificare  alcune  generalizzazioni,  anche  in  considerazione  del  fatto 
che  l’evouzione  futura  porterà  ad  un  progressivo  livellamento  della  domanda. 

a)  I  prodotti  «  Convenience  »,  di  pronto  e  facile  uso,  che  avranno  una 
crescita  per  la  risposta  positiva  dei  consumatori  a  tutte  quelle  proposte  di 
prodotti  di  qualità  accettabile,  il  cui  prezzo  non  sia  troppo  lontano  da 
quello  dell’alimento  tal  quale,  non  trattato,  convenzionale. 

La  domanda  di  alimenti  «convenience»  pretrattati  risponde  inoltre 
all’esigenza  di  ridurre  i  comsumi  domestici  di  energia  per  il  loro  consumo. 
Rientrano  in  questa  categoria  i  prodotti  di  vario  genere,  di  cui  alcuni  già 
largamente  in  uso.  Ad  esempio,  tra  i  surgelati,  citiamo  le  verdure  surgelate, 
selezionate,  tagliate  e  pulite,  pronte  per  l’uso  come  ingrediente  di  cucina,  o 
certe  paste  pronte,  con  o  senza  aggiunta  di  lievito,  ecc.,  ovvero  prodotti  in 
scatola,  sterili,  miscele  pronte  allo  stato  secco  (dry  mixes)  per  la  prepara¬ 
zione  di  dolci  o  pizze,  ecc. 


140  0.  Schettino 


b)  /  prodotti  «pronti»  da  mangiare  o  da  scaldare,  come  componenti 
del  pasto  o  come  pasto  completo,  avranno  analogamente  una  crescente  dif¬ 
fusione,  compatibilmente  con  un  prezzo  accettabile  vicino  a  quello  di 
ingredienti  tal  quali.  Risulterà  condizionante  la  diffusione  di  idonee  attrez¬ 
zature  domestiche  e  per  servizi  di  catering  quali  i  forni  a  microonde. 

c)  Alimentazione  istituzionale  e  collettiva :  si  prevede  un  notevole  ulte¬ 
riore  sviluppo  dei  consumi  extradomestici,  con  una  crescita  valutata 
intorno  al  15%  all’anno  (in  USA  si  calcola  già  un  pasto  su  tre  e  in  futuro 
uno  su  due). 

Si  ritiene  anche  che  attraverso  questo  via  vi  sia  la  possibilità  di  intro¬ 
durre  prodotti  nuovi  e  nuove  formulazioni,  superando  il  misoneismo  del 
consumatore. 

d)  Gli  alimenti  non  convenzionali :  intendendo  con  questo  termine  for¬ 
mulazioni  contenenti  ingredienti  nutrizionalmente  integrati  per  ottenere 
cibi  con  buoni  requisiti  organolettici,  di  facile  uso  e  di  costi  competitivi 
(proteine  vegetali  ad  un  quinto  del  prezzo  della  carne).  In  termini  di  inno¬ 
vazioni  trasferibili  sul  mercato,  oltre  ai  diversi  semilavorati  assume  partico¬ 
lare  rilievo  la  preparazione  di  nuovi  prodotti  equilibrati  e  di  buon  valore 
biologico. 

e)  Alimenti  dietetici  e  geriatrici  di  basso  costo :  attualmente  la  diffe¬ 
renza  di  prezzo  rispetto  agli  alimenti  non  dietetici  è  molto  alta  e  ne 
restringe  il  mercato;  pertanto  a  domanda  crescente  si  realizzerà  una 
risposta  economicamente  conveniente.  Analisi  recenti  del  mercato  alimen¬ 
tare  USA  rilevano  che  il  70%  dei  prodotti  nuovi  sono  della  categoria  degli 
«Health  Foods»  alimenti  di  «salute».  Non  si  tratta  propriamente  di  diete¬ 
tici  ma  di  alimenti  nutrizionalmente  equilibrati  come  valore  biologico  delle 
proteine,  tenore  di  agpi,  fibra,  ecc. 

f)  Bevande :  di  buona  qualità  che  il  mercato  potenziale  dei  succhi  potrà 
assorbire  se  avranno  requisiti  di  qualità  nettamente  più  prossimi  al  fresco 
ed  a  prezzi  accessibili.  Considerazioni  analoghe  valgono  per  bevande  tradi¬ 
zionali,  la  cui  standardizzazione  è  crescente  (birra,  vino  da  pasto).  Impor¬ 
tanti  prospettive  per  bevande  gratificanti  «igieniche»  possono  essere  pre¬ 
viste  per  le  sollecitazioni  de  la  domanda  crescente  di  bevande  «fantasia» 
diversificate  e  di  prodotti  nutrizionalmente  bilanciati. 

Che  fare  allora?  Dare  l’ostracismo  a  tutti  gli  alimenti  industriali?  Ma 
ciò  comporterebbe  una  riduzione  drastica,  drammatica,  delle  nostre  dispo¬ 
nibilità  alimentari.  E,  d’altra  parte,  un  allarmismo  acritico  è  ingiustificato: 
non  è  un’acquisizione  moderna,  ma  si  può  far  risalire  addirittura  a  Para¬ 
celso  la  constatazione  che  tutte  le  sostanze,  e  non  soltanto  gli  additivi  ali¬ 
mentari,  presentano  una  certa  tossicità.  Afferma,  infatti,  Paracelso  che 


Alimenti  e  salute  141 


«tutte  le  cose  sono  veleno  e  nulla  è  senza  veleno,  soltanto  la  dose  fa  si  che 
una  cosa  non  sia  veleno». 

Si  impone  perciò,  in  realtà,  l’opportunità  di  usare  gli  additivi  con 
discernimento,  quando  sono  effettivamente  necessari  e  non  soltanto  per 
motivi  estetici  o  di  comodo  (vedasi  il  caso  dei  coloranti)  nelle  dosi  minime 
possibili  e  sotto  un  accurato  controllo  delle  autorità. 

E  questi  controlli  oggi  sono  ampi  e  si  svolgono  su  scala  internazionale. 
Un  comitato  misto  FAO/OMS  stabilisce  ogni  anno,  alla  luce  delle  cono¬ 
scenze  e  delle  esperienze,  quali  sostanze  sono  idonee,  sotto  l’aspetto  igieni- 
co-sanitario,  ad  essere  aggiunte  negli  alimenti  per  soddisfare,  senza  rischi, 
le  attese  del  consumatore.  In  proposito  esiste  un  continuo  scambio  di  infor¬ 
mazioni  e  la  vigilanza  dei  Ministeri  e  delle  istituzioni  preposte  ai  controlli 
e  alle  autorizzazioni.  Opera  inoltre  a  livello  CEE  un  comitato  scientifico 
per  l’alimentazione  che  si  muove  di  concerto  con  la  FAO,  l’OMS,  le  istitu¬ 
zioni  scientifiche  dei  singoli  Paesi  membri.  La  sperimentazione  si  prefìgge 
lo  scopo  di  mettere  in  chiaro  il  comportamento  farmacocinetico  e  metabo¬ 
lico,  i  livelli  di  tossicità,  il  potenziale  mutageno,  cancerogeno,  teratogeno, 
nonché  gli  effetti  combinati  che  possono  instaurarsi,  per  esempio,  con 
nutrienti  propri  delle  derrate  o  con  le  tecnologie  preparative.  Solo  al  ter¬ 
mine  di  questa  ampia  sperimentazione  ci  si  accinge  a  dichiarare  sperimen¬ 
tabile  nell’area  umana  un  additivo  o  un  colorante,  e  si  cerca  di  fissare  una 
dose  giornaliera  accettabile  (ADI),  tale  cioè  che  consenta  di  escludere  ogni 
possibilità  di  rischio  ragionato. 

Attraverso  questo  complesso  lavoro  si  tende  a  concretizzare  il  concetto 
di  «sicurezza  dell’alimentazione»  giungendo  a  ridurre  nella  misura  più 
ragionevole  possibile  il  rischio  di  danno  per  l’uomo  dall’assunzione  di  com¬ 
ponenti  nutritivi  o  non  nutritivi  dell’alimentazione,  attraverso,  ad  es.,  la 
redazione  di  un  elenco  di  ciò  che  è  ammesso  nella  sicurezza  del  consuma¬ 
tore,  essendo  il  resto  tutto  escluso. 

In  questo  quadro  anche  la  recente  introduzione  dell’obbligo  di  indi¬ 
care  in  etichetta  la  composizione  degli  alimenti  oltre  che  la  loro  cosiddetta 
scadenza,  può  rappresentare  una  buona  garanzia  per  il  consumatore,  se  cor¬ 
rettamente  attuata:  ma  quanti  di  noi  si  curano  di  dare  uno  sguardo  a 
queste  indicazioni? 

In  conclusione  possiamo  dire  che  questa  categoria  di  alimenti,  pur  se 
accettata  con  senso  critico,  pur  se  certamente  meno  gratificante  e  congeniale  al 
nostro  costume  alimentare,  può  far  parte,  e  certamente  ne  farà  parte  in 
maniera  sempre  più  ampia  nel  futuro,  della  nostra  razione  alimentare. 

L’altro  aspetto  del  problema  alimentare  è  quello  che  prima  ho  definito 
dietologico:  i  quesiti  che  affiorano  alla  mente  sono  molteplici.  Quali  ali- 


142  0.  Schettino 


menti  scegliere?  Che  quantità  consumarne?  Come  distribuirli  nell’arco 
della  giornata?  Come  alimentarsi,  in  definitiva,  per  salvaguardare  la  salute 
garantendosi  così  il  benessere  fisico-psichico  e  in  definitiva  la  durata  stessa 
della  vita? 

La  risposta  che  si  dà  a  questi  quesiti  nell’ambito  familiare  è  certa¬ 
mente  empirica  e  spesso,  purtroppo,  errata  per  accesso.  Osserveremo,  così, 
la  mamme  che  rimpinzano  i  loro  bambini  confondendo  la  salute  con  il 
peso,  gli  innumerevoli  nevrotici  che  leniscono  la  loro  insoddisfazione  psi¬ 
chica  con  un’abbondante  introduzione  di  alimenti,  coloro  che  ritengono 
che  solo  mangiando  abbondantemente  ci  si  conserva  in  forma  ed  infine 
quei  cultori  della  buona  cucina  il  cui  amore  per  la  gastronomia  si  identifica 
spesso  con  l’ingordigia. 

Da  questi  errori  dietetici,  più  diffusi  di  quanto  si  possa  pensare,  conse¬ 
gue  una  estesa  incidenza  dell’obesità,  sin  dall’età  infantile,  e  l’aumento 
delle  malattie  associate  a  squilibri  od  eccessi  nell’alimentazione,  come  ar¬ 
teriosclerosi,  diabete,  ipertensione  e  malattie  cardio-vascolari. 

Come  risposta  e  rimedio  a  questi  errori,  ecco  fiorire  una  moltitudine 
di  diete  che  si  propongono  di  correggere  essenzialmente  gli  effetti  dell’ec¬ 
cesso  alimentare  sul  peso  corporeo,  onde  riportarlo  a  quello  che  la  moda  o 
certi  canoni,  anche  medici,  indicano  come  più  opportuno. 

C’è  solo  l’imbarazzo  della  scelta  tra  le  numerose  denominazioni, 
anche  se  non  di  rado  affiorano  dubbi  non  ingiustificati  sull’efficacia  e  sulla 
innocuità  di  pratiche  non  condotte,  il  più  delle  volte,  sotto  l’indispensabile 
controllo  medico.  A  tutti  sarà  capitato  di  leggere  su  qualche  rivista  femmi¬ 
nile  o  su  taluni  mensili  che  si  definiscono  «specializzati»  il  nome  di  una 
dieta  un  pò  fantasiosa:  dieta  «del  fantino»,  dieta  «della  hostess»,  o  dieta 
«delle  uova»,  e  così  via  variando  sul  tema.  Molte,  quasi  tutte,  sono  addirit¬ 
tura  dannose.  La  tanto  pubblicizzata  dieta  «punti»  per  esempio,  penalizza 
tutti  gli  amidi,  i  cereali,  la  frutta  e  gli  zuccheri,  mentre  ha  un  occhio  di 
riguardo  per  i  grassi  e  le  carni.  Ne  segue  che  nel  punteggio  quotidiano  pro¬ 
posto  un  fico  secco,  ad  esempio,  verrà  valutato  molto  più  di  una  abbon¬ 
dante  porzione  di  burro. 

Ma  allora,  se  scegliere  gli  alimenti  è  così  difficile  nel  ginepraio  dei 
moderni  prodotti  industriali,  se  utilizzarli  è  altrettanto  diffìcile  e  ci  impone 
affrettate  marce  indietro  dietetiche  per  correggere  gli  errori  commessi,  sarà 
forse  opportuno  giungere  ad  una  soluzione  più  drastica,  quasi  salomonica, 
e  tendere  addirittura  al  digiuno  quale  toccasana  per  la  nostra  salute. 

Badate  bene,  questa  non  è  una  mia  convinzione  ma  una  teoria  svilup¬ 
pata  da  taluni  autori  moderni  ed  anche  non  troppo  moderni.  Infatti  già  un 
paio  di  secoli  fa  un  valente  medico  del  «Collegio  reale  di  Edimburgo» 


Alimenti  e  salute  143 


esaltava  i  risultati  ottenuti  da  «un  certo  numero  di  uomini  i  quali  (sono 
sue  parole)  si  sono  contentati  di  una  piccola  quantità  di  alimenti  semplici  e 
senza  apparecchio,  che  hanno  goduto  la  migliore  salute  e  che  sono  lunga¬ 
mente  vissuti:  Augusto  che  si  limitava  a  una  piccola  quantità  di  cibo  e 
ognuno  sa  quanto  abbia  vissuto  questo  imperatore;  Bartolo,  celebre  ristora¬ 
tore  del  Diritto,  il  quale  è  il  primo  che  abbia  pesato  i  propri  alimenti;  li 
riduceva  in  scarsissime  quantità  a  fine  di  conservare  con  ciò  il  suo  genio; 
l’immortale  Newton  che  è  pervenuto  in  età  avanzatissima  non  è  vissuto 
che  di  poco  pane,  raramente  di  un  poco  di  vino  di  Spagna  e  di  un  poco  di 
pollo  ‘ma  l’esempio  più  strepitoso  che  il  nostro  medico  riferisce,  è  quello 
di  un  certo’  Cornaro,  nobile  viniziano,  che  dopo  una  vita  di  sregolatezze, 
quale  quella  invero  piacevole,  di  noi  poveri  mortali,  a  40  anni,  essendo  di 
salute  infelice,  preferì  una  maniera  di  vitto  più  sobria:  dodici  once  di  nutri¬ 
mento  solido  al  giorno  e  quattordici  once  di  bevanda,  la  quarta  parte  del 
nutrimento  ordinario.  L’effetto  di  questo  vitto,  ch’ei  descrisse  in  una  pic¬ 
cola  opera,  fu  che  le  sue  infermità  dileguarono:  all’età  di  95  anni  fece  il 
ritratto  più  interessante  della  sua  vita:  ‘io  mi  trovo  sano  e  gagliardo;  scrivo 
sette  o  otto  ore  al  giorno;  nel  resto  del  tempo  passeggio,  ciancio,  appetisco 
tutto  ciò  che  mangio,  ho  l’intelligenza  viva,  la  memoria  pronta,  il  giudizio 
fino,  e  quel  che  sorprende,  la  voce  forte  e  armoniosa’.  Di  altre  attività, 
nella  sua  riservatezza,  non  parla.  Ei  visse  oltre  i  cento  anni». 

In  analogia  con  il  medico  di  Edimburgo  alcuni  gerontologi  moderni 
sostengono  la  tesi  che  il  digiuno  rappresenti  l’elisir  di  lunga  vita.  Secondo 
loro,  infatti,  per  vivere  a  lungo  basta  semplicemente  limitare  drasticamente 
i  cibi,  abolire  per  sempre  la  carne,  a  vantaggio  delle  verdure  crude  con 
qualche  concessione  per  yogurt  e  latte  magro. 

Entusiasta  fautore  di  questa  teoria,  è  un  professore  russo  Suren  Arake- 
lyan.  Egli  sostiene  di  riuscire  a  raddoppiare  ed  anche  a  triplicare  la  durata 
della  vita  dei  suoi  animali  da  esperimento  (polli,  mucche)  grazie  alla  pra¬ 
tica  del  digiuno.  Pare  inoltre  che  egli  abbia  in  corso  anche  una  sperimenta¬ 
zione  su  se  stesso:  non  tocca  cibo  nei  primi  tre  giorni  di  ogni  mese,  ogni 
trimestre  digiuna  per  una  settimana  e  ogni  anno  digiuna  per  un  mese. 
Peraltro  è  troppo  presto  per  verificare  gli  effetti  della  sua  dieta:  ha  solo  56 
anni. 

Tuttavia,  anche  a  voler  dare  il  massimo  credito  alle  esperienze  di  Ara- 
kelyan  e  di  quanti,  come  lui,  mirano  al  raggiungimento,  grazie  alla  pratica 
del  digiuno,  del  traguardo  di  una  lunga  vita,  sarete  d’accordo  con  me  nel 
ritenere  che  una  tale  vita  sarebbe  davvero  poco  piacevole.  E  allora,  quale 
sarà  la  via  giusta  da  seguire?  Certamente  quella  della  moderazione  e 
dell’equilibrio  sarà  fertile  di  buoni  risultati.  Lasciamo  il  digiuno  ai  santi  ed 


144  0.  Schettino 


agli  apostoli  di  grandi  cause  ideali.  Evitiamo,  anche,  di  imbarcarci  in  diete 
alla  moda,  dai  risultati  non  sempre  costanti  e  non  sempre  duraturi  ma 
spesso  fonte  di  danni  non  indifferenti  per  la  salute.  Teniamo  presente  che 
la  restrizione  dietetica  e  la  modifica  delle  abitudini  alimentari  debbono 
essere  accettate  consapevolmente,  non  devono  costituire  motivo  di  preoc¬ 
cupazione,  né  operare  rotture  clamorose  con  la  tradizione.  Del  resto  già  la 
scuola  medica  Salernitana  suggeriva  in  una  delle  sue  massime,  spesso  così 
piene  di  buon  senso  da  essere  ancor  sempre  valide: 

«Segui  sempre  il  regime  al  quale  sei  assuefatto.  Osserva  questa  regola 
e  non  cambiarla  che  per  necessità.  Ippocrate  stesso  afferma  che  mutar 
regime  alimentare  può  portare  a  gravi  inconvenienti.  Indubbiamente  è  gran 
medicina  il  seguire  una  dieta  costante.  Se  questo  non  osservi,  agirai  da 
stolto  e  procurerai  del  male». 

Prendiamo,  allora,  come  punto  di  riferimento  il  patrimonio  della 
nostra  cucina  popolare.  Accogliamo,  di  buon  grado,  anzi  sollecitiamo  il 
ritorno  alla  cucina  tradizionale,  così  varia  e  gustosa  sostanzialmente  sana, 
quella  cucina  che  forse  molti  di  noi,  nella  nostra  esterofilia,  consideravamo 
con  una  certa  sufficienza  e  che  oggi  si  vede  rilanciata  addirittura  su  scala 
internazionale,  sotto  il  nome  di  dieta  mediterranea. 

Con  questa  denominazione  ci  si  vuole  riferire  ad  un  modello  dietetico 
ideale,  tipico  delle  abitudini  alimentari  del  nostro  Paese  all’inizio  degli 
anni  ’50:  cioè  una  dieta  ricca  di  cereali,  vegetali  e  frutta  fresca,  con  uso 
preferenziale,  fra  gli  alimenti  di  origine  animale,  di  latte  e  prodotti  lattieri. 

Forse  addirittura  converrà  abbandonare  il  concetto  di  «dieta»  che  è 
sempre  punitivo.  Potremo  parlare  piuttosto  dell’abbandono  di  abitudini  ali¬ 
mentari  errate,  e  di  attuazione  di  più  sane  abitudini  di  vita.  Cerchiamo  di 
attuare  un  regime  che  non  comprometta  l’assunzione  delle  sostanze  nutri¬ 
tive  essenziali  (carboidrati,  grassi,  proteine,  vitamine,  sostanze  minerali)  né 
procuri  squilibri  o  deficienze.  È  opportuno,  anche,  che  un  tale  regime  non 
crei  difficoltà  domestiche,  ma  si  possa  ottenere  con  cibi  facilmente  reperi¬ 
bili,  non  esasperati  da  incongrua  pubblicità  e,  perché  no,  a  prezzi  ragione¬ 
voli.  Ed  essi  saranno  semplici,  tradizionali  prodotti  artigianali,  se  reperibili, 
od  anche  i  prodotti  della  moderna  industria  alimentare,  se  il  produttore  ci 
fornirà  sufficienti  garanzie  di  serietà  e  onestà.  Evitiamo  di  lasciarci  abbin¬ 
dolare  dagli  slogan  ingannevoli  della  pubblicità,  ma  non  lasciamoci  nem¬ 
meno  condizionare  da  una  diffidenza  generalizzata  e  preconcetta:  lo  ripeto 
impariamo  a  leggere  le  etichette.  E  non  ascoltiamo  il  già  citato  medico  di 
Edimburgo,  il  quale,  dimosrando  per  la  verità  un  carattere  piuttosto  acido, 
dice:  «L’arte  del  cuoco  rende  malsani  parecchi  alimenti  che  non  lo  sareb¬ 
bero  di  loro  natura. 


Alimenti  e  salute  145 


Accozzare  molti  ingredienti  di  spezie  differenti  per  fare  un  intin¬ 
golo  piccante  o  una  zuppa  succosa  questo  è  volere  comporre  un  vero 
veleno.  I  condimenti  di  piccante  sapore  non  sono  atti  che  ad  eccitare 
l’ingordigia  e  non  lasciano  giammai  di  nuocere  allo  stomaco.  Egli 
sarebbe  un  bene  per  l’umanità  se  i  cuochi  e  la  loro  arte  fossero 
banditi». 

Non  ascoltiamolo  specialmente  quando  sono  le  nostre  gentili  signore  a 
prepararci  i  manicaretti,  e  non  trascuriamo  l’importanza  della  preparazione 
del  pasto  mediante  accorte  ricettazioni  che  non  rendano  la  nostra  dieta 
monotona  e  insapore.  Perché  non  è  vero  che  la  gastronomia  più  accurata 
sia  di  necessità  legata  alla  scelta  di  ingredienti  particolarmente  sofisticati. 
Nessuno  potrà  negare  che  piatti  di  semplicissima  composizione  sono  spesso 
tra  i  più  gustosi.  Citiamone  qualcuno:  gli  spaghetti  aglio  e  olio,  magari  con 
un  pò  di  peperoncino,  gli  gnocchi  di  patate  al  pomodoro,  le  trenette  al 
pesto,  la  nostra  buona  pizza  napoletanam,  eccetera.  E  sappiamo  tutti  che 
nelle  ricette  di  questi  piatti,  degli  ingredienti  tanto  semplici  come  l’aglio  e 
il  prezzemolo,  il  peperoncino,  il  pomodore  pelato,  il  basilico,  e  soprattutto 
il  nostro  prezioso  olio  d’oliva,  costituiscono,  accanto  agli  ingredienti  base, 
il  segreto  della  loto  felice  realizzazione. 

In  ogni  caso  i  seguenti  principi  dovrebbero  costituire  la  più  opportuna 
linea  di  condotta: 

1)  Scegliere  opportunamente  gli  alimenti,  consumando  ogni  giorno 
porzioni  appropriate  dei  cibi  facenti  parte  di  ciascuno  dei  gruppi  fondamen¬ 
tali;  in  particolare  è  da  tenere  presente  che,  sul  piano  quantitativo,  i  deri¬ 
vati  dei  cereali  devono  costituire  la  base  dell’alimentazione; 

2)  selezionare,  nell’ambito  di  ciascuno  dei  principali  gruppi  di  ali¬ 
menti,  la  più  ampia  varietà  di  cibi  al  fine  di  accrescere  le  probabilità  di 
consumare  quantità  adeguate  di  tutti  i  nutrienti  essenziali; 

3)  equilibrare,  soprattutto  per  i  ragazzi  ed  i  giovani,  l’assunzione  di 
energia  attraverso  gli  alimenti,  tenendo  conto,  da  un  lato,  del  dispendio  di 
energia  per  attività  fisica,  dall’altro  del  mantenimento  di  un  giusto  peso  in 
relazione  all’altezza.  Se  il  peso  è  in  eccesso,  cercare  di  portarsi  ad  un  peso 
più  conveniente  riducendo  l’eventuale  assunzione  globale  di  alimenti,  fra 
cui  in  particolare  quella  dei  grassi  di  condimento  o  di  alimenti  ricchi  di 
grasso,  aumentando  contemporaneamente  l’attività  fisica; 

4)  se  le  necessità  di  energie  sono  limitate,  come  ad  esempio  per  le 
persone  anziane  e  per  coloro  che  fanno  vita  sedentaria,  ridurre  il  consumo 
di  alimenti  come:  bavande  alcoliche,  zucchero,  dolciumi,  grassi  e  sostanze 
grasse,  cioè  tutti  i  cibi  che  costituiscono  una  fonte  «condensata»  di  calorie, 
ma  che  sono  poveri  di  altri  nutrienti  essenziali. 


146  0.  Schettino 


È  questione,  in  altre  parole,  di  scelte,  di  iniziative,  di  intelligenza, 
direi  quasi  di  amore.  Possiamo  dire,  in  conclusione,  che  mille  e  mille 
buone  cose  rimangono  a  disposizione  di  chi  cucina,  per  presentare  ed  insa¬ 
porire  gli  alimenti  senza  toglierci,  nel  piacere  della  mensa,  una  delle  poche 
gioie  della  vita  e,  perché  no,  delle  sempre  più  rare  occasioni  di  lieta  riu¬ 
nione  della  famiglia  o  degli  amici. 

Che  se  poi  nostro  malgrado,  ma  non  so  quanto  malgrado,  saremo  tal¬ 
volta  costretti  a  peccare  di  gola,  ricordiamoci  che  uno  strappo  alla  regola 
potrà  esserci  consentito  soltanto  se  avremo  adottato  una  corretta  regola 
di  vita. 


BIBLIOGRAFIA  GENERALE 

1)  Arrigo  I,  Tiscornia  E.,  Riv.  Soc .  It.  Sci .  Alim.,  IV  (1976). 

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Boll.  Soc.  Nalur.  Napoli 

voi.  96,  1987,  pp.  147-164,  figg.  3,  tahb.  4 


Un  catalogo  degli  atteggiamenti  comportamentali 
esibiti  da  Cardnus  mediterraneus ,  Czerniawsky 
(Crostàcea,  Decapoda,  Brachyura) 
nell’espressione  dell’aggressività  intraspecifica 

Nota  di  Paolo  Bergamo,  Antonio  Miralto 
e  del  socio  Graziano  Fiorito  (*) 


Riassunto. .  In  questa  nota  gli  Autori  descrivono  per  la  prima  volta  il  catalogo 

comportamentale  aggressivo  di  Carcinus  mediterraneus  (Crustacea,  Decapoda,  Bra¬ 
chyura).  L'esame  di  incontri  intra-specifici  condotti  in  laboratorio  ha  permesso 
ridentificazione  di  23  elementi  o  posture  attuate  da  C.  mediterraneus  nel  corso  di 
tali  incontri.  Il  19%  del  totale  delle  esibizioni  registrate  appartiene  alla  categoria 
delle  posture  cosiddette  ritualizzate.  Lo  0.4%  è  rappresentato  dal  combattimento 
vero  e  proprio,  nella  maggior  parte  dei  casi,  quindi,  l’esito  degli  incontri  aggressivi 
viene  «deciso»  grazie  alFutilizzo  di  «posture»  ritualizzate  e  quindi  di  meccanismi 
di  comunicazione.  Questi  risultati  sono  di  notevole  interesse  dal  momento  che  il  C 
mediterraneus  è  conosciuta  essere  specie  solitaria  e  quindi,  nelFambito  delle  correnti 
teorie,  non  dovrebbero  esibire  comportamenti  ritualizzati. 

Summary .  —  The  aggressive  behavior  of  thè  Braehyuran  crab  Carcinus  medi¬ 
terraneus  ìs  described  for  thè  First  time.  Behavioral  observations  carrìed  out  in 
laboratory  allowed  to  defme  a  catalogne  of  thè  different  actions  patterns  involved 
in  thè  aggressive  behavioral  context.  Authors  recognized  23  behavioral  patterns 
that  can  be  dìvided  into  3  categories  of  thè  aggressive  behavior  (General  Action 
Patterns,  Ritualized  Action  Patterns  and  Fighting  Action  Pattern).  Among  thè  total 
of  observed  patterns  (n  =  26261),  19%  are -Ritualized  Action  Patterns  and  only 
0.4%  is  Fighting.  This  means  that  probably  Cardnus  mediterraneus  cannot  be  con- 
sidered  as  a  «solitary»  species,  but  exhibits  an  interesting  behavioral  repertoire 
that  can  be  utilized  as  a  model  for  thè  study  of  aggression  in  non-social  species  of 
Crustaceans. 


(*)'  Laboratorio  di  Neurobiologia,  Stazione  Zoologica,  Villa  Comunale  -  80121 
Napoli.- 


148  P.  Bergamo,  A.  Miralto  e  G.  Fiorito 


Parole-chiave :  Carcinus  mediterraneus,  Crustacea,  Comportamento,  Aggressività 
intra-specifìca.  Catalogo  comportamentale. 

Key-words  :  Carcinus  mediterraneus ,  Crustacea,  Behavior,  Intraspecifìc  agonism, 
Behavioral  catalogue. 


Introduzione 

La  descrizione  di  un  dato  comportamento  in  una  specie  animale  rap¬ 
presenta  un  passo  fondamentale  per  la  comprensione  del  ruolo  di  quel 
comportamento  nell’ambito  della  dinamica  delle  popolazioni  e  delle  comu¬ 
nità.  Lo  studio  di  un  qualsiasi  comportamento  comprende,  infatti,  l’identi¬ 
ficazione  delle  relazioni  fra  il  comportamento  stesso  e  gli  eventi  all’interno 
o  all’esterno  dell’organismo  che  precedono,  accompagnano  e  seguono  il 
comportamento  in  questione  (Hinde,  1966).  La  descrizione  dei  processi 
comportamentali  e  la  comprensione  dei  meccanismi  biologici  che  ne  sono 
alla  base,  interessano  sia  il  campo  fisiologico  (hardware)  che  quello  com¬ 
portamentale  (software)  (Baerends,  1976  a).  Il  primo  comprende  i  processi 
ormonali  e  neurali  che  producono  quel  comportamento,  mentre  il  secondo 
coinvolge  le  cosiddette  «regole  di  ordine»  (Fentress,  1980),  o  gerarchie 
comportamentali  (Léonard,  1982),  che  sono  utilizzate  per  individuare  i 
«modelli  funzionali»  dei  comportamenti  per  mezzo  dei  quali  è  possibile 
predire  le  azioni  di  un  animale  in  particolari  condizioni.  È  chiaro  che  una 
approfondita  conoscenza  dell’hardware,  ad  esempio  delle  vie  nervose,  non 
può  dare  un’indicazione  del  comportamento  che  un  animale  attua  senza 
che  siano  conosciuti  i  principi  di  base  del  software  dell’animale  (Baerends, 
1976  a,  b;  Dawkins,  1976).  La  conoscenza  del  software  ha,  d’altra  parte, 
bisogno  di  una  approfondita  analisi  delle  modalità  con  cui  un  dato  compor¬ 
tamento  viene  realizzato.  La  descrizione  degli  elementi  comportamentali 
rappresenta  allora  uno  stadio  essenziale  per  la  comprensione  dell’integra¬ 
zione  tra  «hardware»  e  «software».  Nell’ambito  degli  studi  comportamen¬ 
tali,  una  accesa  disputa  (Drummond,  1985;  Gordon,  1985;  Léonard  & 
Lukowiak,  1985;  Schleidt,  1985;  Schleidt  et  al. ,  1984)  è  tuttora  in  atto 
circa  le  modalità  di  realizzazione  e  di  impiego  degli  etogrammi.  La  descri¬ 
zione  verbale  delle  azioni,  ad  esempio,  potrebbe  essere  meglio  utilizzata 
per  scopi  non  strettamente  «etologici»  (Léonard  &  Lukowiak,  1985), 
mentre  altri  metodi,  basati  sulla  codifica  e  concatenazione  strutturata  delle 
azioni  comportamentali  (Schleidt  et  al. ,  1984;  Schleidt,  1985),  potreb¬ 
bero  meglio  soddisfare  gli  studiosi  del  comportamento.  Recentemente 


Un  catalogo  degli  atteggiamenti  comportamentali  ecc.  149 


Oster  e  Wilson  (1978)  hanno  riconosciuto  sostanzialmente  due  tecniche 
di  descrizione  dei  comportamenti: 

1  -  il  catalogo  comportamentale ,  che  rappresenta  la  descrizione  degli 
«atti»,  cioè  delle  diverse  azioni  che  un  animale  esibisce  nel  corso  di  un 
dato  comportamento,  e  la  loro  frequenza; 

2  -  Uetogramma ,  un  catalogo  comportamentale  che  descrive  i  probabili 
«passaggi»  tra  le  azioni  di  un  dato  comportamento  e  la  loro  durata. 

Probabilmente  si  è  ancora  lontani  dalPadottare  una  tecnica  ottimale 
per  la  descrizione  dei  comportamenti  animali.  Alla  luce  di  queste  perples¬ 
sità,  la  presente  nota,  basata  sulla  descrizione  del  comportamento  aggres¬ 
sivo  di  Carcìnus  mediterraneus ,  propone  per  la  prima  volta  un  catalogo 
comportamentale  (sensu  Oster  e  Wilson,  1978)  delle  azioni  relative  al 
contesto  aggressivo  intraspecifìco  di  questo  Crostaceo. 

Carcinus  mediterraneus  rappresenta  uno  strumento  valido  per  gli  studi 
comportamentali  dal  momento  che,  pur  essendo  un  organismo  relativa¬ 
mente  semplice  per  quel  che  riguarda  l’organizzazione  neurale  (Bullock  & 
Horridge,  1965),  attua  una  vasta  gamma  di  manifestazioni  comportamen¬ 
tali.  La  complessità  del  suo  «software»  è  realizzata  da  un’elevata  coordina¬ 
zione  del  sistema  nervoso  e  neuro-ormonale  che  provvede  alla  modula¬ 
zione  di  tutta  l’attività  fìsio-comportamentale  (Arechiga,  1979).  Purtroppo 
i  dati  relativi  alla  biologia,  fisiologia  ed  etologia  della  specie  sono  relativa¬ 
mente  scarsi  (Sacchi,  1962;  Sacchi  &  Melogli,  1975;  Cottiglia,  1983)  e 
per  lo  più  attribuiscono  a  Carcinus  abitudini  «solitarie».  Quest’ultimo  dato 
è  particolarmente  interessante  dal  momento  che  osservazioni  di  laboratorio 
hanno  mostrato  che  Carcinus  mediterraneus  stabilisce  gerarchie  di  domi¬ 
nanza  intraspecifica  se  è  tenuto  in  gruppo,  con  la  conseguente  alterazione 
dei  livelli  di  aggressività  intraspecifìca  (Bergamo,  1987).  La  contraddizione 
tra  l’esibire  aggressività  intraspecifìca  ed  essere  solitari  stimola  l’interesse 
scientifico  per  questa  specie  dal  momento  che  tutta  la  letteratura  di  base 
(cfr.  Wilson,  1975)  ritiene  che  l’aggressività  intraspecifìca  sia  una  manife¬ 
stazione  peculiare  delle  specie  sociali.  La  compilazione  del  catalogo  com¬ 
portamentale  «  aggressivo  »  di  Carcinus  mediterraneus  è  quindi  un  primo  passo 
per  lo  studio  della  biologia  e  della  neurologia  della  specie  mediterranea. 

Materiali  e  metodi 

Diversi  esemplari  di  Carcinus  mediterraneus  sono  stati  catturati  setti¬ 
manalmente  dal  Servizio  Pesca  della  Stazione  Zoologica  durante  il  periodo 

settembre' 1985  marzo-1986.  Tutti  gli  animali  utilizzati  per  il  presente  stu- 


150  P.  Bergamo,  A.  Miralto  e  G.  Fiorito 


dio,  intatti  e  in  buono  stato  di  salute,  sono  stati  suddivisi  in  base  al  sesso  e 
alla  lunghezza  del  carapace  (Tabella  I). 

Diversi  cicli  sono  stati  realizzati,  ciascuno  della  durata  di  7  giorni, 
costituiti  da  altrettanti  gruppi  sperimentali,  contrassegnati  con  le  lettere 
dell’alfabeto  dalla  A  alla  N,  ciascuno  composto  da  individui  selezionati  in 
base  alla  taglia  ed  al  sesso  (Tabella  II)  in  modo  che  i  gruppi  risultassero 
omogenei  (test  di  Kruskal-Wallis  non  significativo).  Gli  animali  sono  stati 
marcati  numerandoli  con  smalto  per  unghie  sul  lato  dorsale  del  carapace 
come  proposto  da  Vannini  (1971). 

TABELLA  I 


Quadro  riassuntivo  delle  caratteristiche  degli  individui  di  Carcinus  mediterraneus  uti¬ 
lizzati  negli  esperimenti. 


2 

Classi 

2.5 

di  grandezza 

3 

(cm) 

3.5 

4 

Maschi 

6 

98 

67 

6 

6 

Totali  183 

Femmine 

15 

77 

46 

24 

15 

Totali  177 

Totali 

21 

175 

113 

30 

21 

360 

TABELLA  II 

Distribuzione  ed  organizzazione  dei  cicli  sperimentali  realizzati  in  preparazione 
degli  «incontri  aggressivi».  La  durata  è  espressa  in  giorni  di  mantenimento  di  ani¬ 
mali  isolati  ed  in  gruppo  (N  =  5  per  ciascun  sottogruppo). 


Gruppo 


Animali 


Durata 


A  10  maschi  della  stessa  taglia  7 

B  10  femmine  della  stessa  taglia  7 

C  10  maschi  di  taglie  differenti  7 

D  10  femmine  di  taglie  differenti  7 

E  2  maschi  e  8  femmine  della  stessa  taglia  7 

F  2  femmine  e  8  maschi  della  stessa  taglia  7 

G  2  maschi  e  8  femmine  di  taglie  differenti  7 

H  2  femmine  e  8  maschi  di  taglie  differenti  7 

I  4  maschi  e  6  femmine  della  stessa  taglia  7 

L  4  femmine  e  6  maschi  della  stessa  taglia  7 

M  6  maschi  e  4  femmine  di  taglie  differenti  7 

N  6  femmine  e  4  maschi  di  taglie  differenti  7 


Un  catalogo  degli  atteggiamenti  comportamentali  ecc.  151 


Per  i  primi  5  giorni  di  ciascun  ciclo  i  Carcinus  sono  stati  tenuti  isolati 
in  vasche  di  plastica  (38  x  45  x  15  cm)  illuminate  artificialmente  secondo 
il  ritmo  nict-emerale  stagionale  e  alimentati  con  pezzi  di  alice  ( Engraulis 
enchrasicolus).  Le  osservazioni  comportamentali  sono  state  effettuate  negli 
ultimi  due  giorni  durante  l’attuazione  di  incontri  tra  coppie  di  Carcinus 


secondo  lo  schema  riportato  in  tabella  III.  Ogni 

«incontro»,  della  durata 

TABELLA  III 

Schema  di 

sequenza  e  combinazione  degli 

incontri  aggressivi. 

RESIDENTI 

I 

1  2  3 

4  5 

N 

1 

* 

* 

T 

2 

* 

* 

R 

3 

* 

* 

U 

4 

*  * 

S 

5 

* 

* 

I 

massima  di  20  minuti,  è  stato  realizzato  ponendo  un  granchio  «residente» 
in  una  vasca  di  vetro  circolare  (diametro  16.5  cm,  altezza  9  cm),  conte¬ 
nente  circa  250  mi  di  acqua  di  mare  filtrata,  10  minuti  prima  di  un  gran¬ 
chio  «intruso».  Durante  gli  incontri  sono  stati  annotati  i  movimenti  e  le 
azioni  esibite  dai  Carcinus  utilizzando  un  protocollo  di  osservazioni  ripro¬ 
dotto  in  figura  1.  In  questa  fase  non  è  stata  valutata  la  durata  di  ogni 
azione,  ma  solo  la  frequenza. 


Risultati 

Tutte  le  esibizioni  comportamentali  attuate  dai  Carcinus  mediterraneus 
nel  corso  degli  «incontri»  sperimentali  sono  state  annotate  (cfr.  Fig.  1)  e 
quindi  analizzate. 

In  generale  si  è  visto  che  immediatamente  dopo  l’introduzione  di 
entrambi  gli  animali  nell’arena  questi  restavano  immobli  per  alcuni 
secondi  e  successivamente,  muovendosi  lungo  il  perimetro  dell’arena, 
intraprendevano  una  serie  di  interazioni.  La  variabilità  di  queste  ultime  è 


152  P.  Bergamo,  A.  Mirai to  e  G .  Fiorito 


in  relazione  allo  «stato»  aggressivo  e  più  in  particolare  al  sesso,  alla  diffe¬ 
renza  di  taglia  e  al  grado  di  «dominanza»  degli  animali. 

Il  catalogo  che  è  qui  di  seguito  proposto  rappresenta  il  repertorio  compor¬ 
tamentale  «aggressivo»  del  Carcinus  mediterraneus  nelle  condizioni  speri¬ 
mentali  in  cui  è  stato  osservato.  I  criteri  di  analisi  e  individuazioni  dei  singoli 
elementi  comportamentali  sono  stati  attuati  sulla  base  di  quanto  proposto  e 
discusso  in  dettaglio  da  Kasuya  (1983)  e  da  Fagen  &  Goldman  (1977). 

ENCOUNTER  DATA  OBSV . 


h.  IN 
h.FIN 

ANIMALE  1  ANIMALE  2  ANIMALE  1  ANIMALE  2 


1 

11 

2 

12 

3 

13 

4 

14 

5 

15 

6 

16 

7 

17 

3 

18 

9 

19 

10 

20 

Fig.  1.  —  Modello  della  scheda  utilizzata  per  l’acquisizione  dei  dati  comportamen¬ 
tali  nel  corso  degli  «incontri»  aggressivi.  Ciascun  minuto  comprendeva 
tre  osservazioni  per  ciascun  animale  (ogni  20  secondi  circa)  per  comples¬ 
sive  120  osservazioni  per  «incontro». 


Lo  studio  delle  singole  azioni  esibite  nel  corso  degli  incontri  ha  reso  possi¬ 
bile  l’individuazione  di  23  «atti»  comportamentali  che  sono  qui  di  seguito 
elencati  in  ordine  alfabetico.  Alcuni  di  essi  sono  rappresentati  in  figura  2. 

Allarme-minaccia.  Tale  posizione  è  indicata  a  quella  descritta  per  il 
Carcinus  maenas  e  chiamata  «lateral  merus  display»  (Wright,  1968).  Nel 
Carcinus  mediterraneus  il  granchio  solleva  il  corpo  con  le  prime  due  paia  di 


Un  catalogo  degli  atteggiamenti  comportamentali  ecc. 


153 


Fig.  2.  —  Raffigurazione  di  alcune  delle  posture  comportamentali  esibite  dai  Carci- 
nus  mediterraneus  nell’ambito  delle  interazioni  aggressive  intraspecifìche. 
Con  visioni  dall’alto:  Fermo  (A),  Contatto  frontale  di  chela  (C),  Contatto 
con  chela  aperta  (D),  Grasping  (D),  Chela  sopra  (E),  Sale  sopra  (F)  e 
Fermo  sull’altro  (F).  Vista  frontale  di  un  Carcinus  in  posizione  di  allarme- 
minaccia  (B). 


154  P.  Bergamo,  A.  Miralto  e  G.  Fiorito 


pereiopodi  ed  estende  il  terzo  paio  lateralmente  mentre  mantiene  il  quarto 
posteriormente  in  posizione  flessa.  Il  carapace  è  in  posizione  obliqua  ed 
estende  i  chelipedi  lateralmente  mantenendo  le  chele  aperte.  L’animale,  in 
tale  posizione,  si  pone  di  fronte  all’altro  spesso  rimanendo  immobile. 
Questo  comportamento  generalmente  prelude  o  ad  avvicinamento  frontale 
o  ad  attacco  o  ad  un  comportamento  di  difesa  da  parte  dell’altro  che  si 
manifesta  o  con  un’avvicinamento  o  con  un  atteggiamento  di  minaccia. 

Avvicinamento.  Sebbene  la  differenza  sia  quasi  impercettibile  si  può 
sempre  notare  che  i  Carcinus  si  avvicinano  reciprocamente  in  modo  casuale 
o  diretto.  La  differenza  consiste  nel  fatto  che  l’avvicinamento  casuale  porta 
al  contatto  laterale  (parti  del  corpo,  chelipedi  o  pereiopodi;  induce  sequen¬ 
zialmente  uno  dei  seguenti  elementi:  LC,  CL,  LO,  LB),  mentre  quello  fron¬ 
tale  porta  al  contatto  frontale  (inducento  i  seguenti  elementi:  FC,  CO,  PC, 
PO,  GR,  FI). 

Bubbling.  Carcinus  emette  bolle  dalla  porzione  fronto-laterale  del  cara¬ 
pace  tenendo  il  corpo  in  posizione  obliqua  sollevato  sul  primo  paio  di 
pereiopodi.  Se  da  una  parte  sembra  che  esso  rappresenti  un  normale  atto  di 
respirazione,  dall’altro,  è  stato  più  volte  notato  che  l’emettere  bolle  porta 
ad  una  risposta  analoga  da  parte  dei  conspecifici.  Questo  elemento  com¬ 
pare  in  vari  momenti  del  comportamento  agonistico  soprattutto  durante  le 
pause  di  questo  stesso.  Lungi  dal  poter  giungere  ad  una  conclusiva  attribu¬ 
zione  di  valore  comunicativo,  è  importante  sottolineare  come  per  altri  Cro¬ 
stacei  (Schmitt,  1965;  Grane,  1966;  Von  Hagen,  1984)  si  siano  riscontrati 
dei  meccanismi  di  comunicazione  sonora. 

Combattimento.  Il  combattimento  è  costituito  da  azioni  estremamente 
rapide  e  «  violente  »  e  può  essere  contemporaneo  ad  altri  comportamenti  come 
il  bubbling  ed  il  grasping.  Si  notano  colpi  contemporaneamente  con  entrambe 
le  chele  sia  sulla  parte  laterale  delle  chele  e  del  carapace  che  su  quella  dorsale  e 
ventrale  di  quest’ultimo  che  provocano  rumore  causato  dall’urto  stesso.  Il 
combattimento  può  seguire  ad  una  azione  prolungata  di  spinta  con  le  chele 
aperte.  Durante  il  combattimento  i  colpi  sono  molto  rapidi  ed  è  perciò  difficile 
poter,  in  questa  fase  della  ricerca,  proporre  una  dettagliata  descrizione  degli 
elementi  comportamentali  che  intervengono  nel  «combattimento».  Pertanto 
il  combattimento  corrisponde,  in  realtà,  ad  una  sottosequenza  di  elementi 
comportamentali  che  saranno  oggetto  di  futura  analisi. 

Chela  aperta.  Un  animale,  o  entrambi  reciprocamente,  entrano  in  con¬ 
tatto  in  diverse  parti  del  corpo  attraverso  il  contatto  con  una  o  entrambe  le 
chele  aperte.  Questo  tipo  di  contatto  interviene  nella  fase  «acuta»  dell’in¬ 
contro  essendo,  in  genere,  preliminare  a  comportamenti  più  aggressivi  tipo 
grasping  o  spinta  con  le  chele  aperte. 


Un  catalogo  degli  atteggiamenti  comportamentali  ecc.  155 


Chela  sopra.  Questo  elemento  compare  in  svariati  contesti  «aggressivi». 
Infatti,  generalmente,  un  animale  si  trova  con  una  o  entrambe  le  chele  appog¬ 
giate  sul  carapace  dell’altro  o  in  pause  del  combattimento  e  del  grasping. 

Contatto  frontale.  Il  contatto  frontale  è  sempre  «volontario»  (almeno 
da  parte  di  uno  dei  due  animali)  e  porta  l’animale  che  lo  attua  ad  un  con¬ 
tatto  con  la  parte  cefalica  del  carapace. 

Contatto  laterale.  Contrariamente  al  precedente  questo  elemento  può 
manifestarsi  già  nei  primi  minuti  di  osservazione,  contemporaneamente  ai 
comportamenti  di  esplorazione,  ed  è  casuale.  L’animale  entra  in  contatto 
con  l’altro  animale  attraverso  i  pereiopodi. 

Contatto  posteriore.  Altro  contatto  con  i  pereiopodi  che  però  in  tal  caso 
avviene  nella  parte  posteriore  del  corpo  e  in  tale  posizione  l’animale  è 
meno  attivo  rispetto  l’esecuzione  di  atti  successivi. 

Contatto  laterale  di  chele.  Da  un  contatto  frontale  o  in  seguito  ad  un 
contatto  laterale  si  può  passare  a  questo  contatto.  Tra  i  contatti  con  le 
chele  questo  è  probabilmente  il  meno  «aggressivo». 

Contatto  frontale  di  chele.  Da  una  posizione  di  contatto  frontale  si  può 
passare  ad  un  contatto  con  la  punta  delle  chele  (aperte  o  chiuse)  e  già  in 
questa  fase  si  può  iniziare  a  notare  se  si  è  arrivati  ad  un  «  assestamento  »  in 
base  alla  risposta  che  l’animale  «passivo»  attua.  Bisogna  dire  che  il  con¬ 
tatto  frontale,  seguendo  ad  un  avvicinamento  diretto  o  «volontario»,  già  di 
per  sé  fornisce  delle  indicazioni  circa  l’aggressività  di  chi  lo  attua.  L’altro 
animale  può  rispondere,  o  no,  in  modo  altrattanto  aggressivo  consentendo 
di  raccogliere  dati  circa  il  suo  «stato  aggressivo». 

Fermo.  L’immobilità  di  un  animale  è  in  genere  molto  ricorrente  sia 
nelle  fasi  iniziali  dell’incontro  così  come  nelle  pause  di  questo.  La  durata 
delle  pause  è  molto  variabile  e  durante  queste  gli  animali  possono  o  meno 
essere  in  contatto  tra  loro. 

Fermo  sull’altro.  In  seguito  al  movimento  di  un  Carcinus  sull’altro, 
soprattutto  se  non  c’è  reazione  da  parte  del  «sottoposto»,  si  può  riscon¬ 
trare  una  fase  durante  la  quale  un  animale  resta  fermo  sul  corpo  dell’altro. 
A  questo  punto  si  può  avere  o  una  reazione  di  «allontanamento»  del  sotto¬ 
posto  o  nessuna  reazione,  così  come  un  animale  «  superiore  »  può  impedire 
l’allontanamento  del  primo  con  il  grasping. 

Grasping.  Si  può  considerare  questa  come  una  fase  abbastanza  acuta 
del  combattimento,  in  cui  (più  frequentemente)  uno  dei  due  animali  con  le 
punte  delle  chele  comincia  a  toccare  il  cefalotorace  dell’altro  e  con  le  chele 
aperte  «pinza»  chelipedi  o  pereiopodi.  Si  può  avere  qualche  tentativo  di 
sollevare  l’altro  o  di  capovolgerlo  con  il  probabile  conseguenziale  combatti¬ 
mento  o  fuga  dell’altro. 


156  P.  Bergamo,  A.  Miralto  e  G.  Fiorito 


Locomozione  in  generale.  Gli  animali  nel  corso  dei  loro  movimenti  di 
esplorazione  descrivono  il  perimetro  dell’« arena»  senza  incontrarsi.  Tal¬ 
volta  i  movimenti  si  svolgono  sulle  pareti  della  vasca  stessa  muovendo  i 
pereiopodi  ed  i  chelipedi  (come  descritto  da  Vannini,  1971). 

Muove  le  zampe.  È  il  movimento  dei  pereiopodi.  Un  animale  pur  rima¬ 
nendo  fermo  in  un  posto  può  muovere  i  pereiopodi  o  durante  le  «pause»  o 
in  seguito  a  spinte  ricevute  dall’altro  animale. 

Ritirata.  Uno  dei  due  granchi  in  seguito  ad  un  combattimento,  o  più 
semplicemente,  in  seguito  a  manifestazioni  aggressive  dell’altro,  si  allon¬ 
tana  da  questo  con  un  movimento  molto  rapido.  Un’altra  situazione  che 
può  verificarsi  e  che,  come  la  precedente,  è  stata  denominata  «ritirata»  e  si 
ha  quando  uno  dei  due  animali  tenta  ripetutamente  di  uscire  dall’arena 
(talvolta  riuscendovi)  muovendosi  lungo  le  pareti  di  questa  con  i  pereio¬ 
podi  estesi  per  cercare  un  appiglio. 

Sale  sopra.  Uno  dei  due  animali  può  passare  sull’altro  se  durante  l’es¬ 
plorazione  della  vasca  o  in  uno  dei  tentativi  di  «fuga»  entra  in  contatto 
laterale  con  questo  e  successivamente  sale,  letteralmente,  sopra  i  pereio¬ 
podi  o  sul  corpo  nel  caso  che  quest’ultimo  non  lo  intralci. 

Spinta  con  le  zampe.  Quando  i  due  animali  giungono  a  contatto  con  i 
pereiopodi  possono  cominciare  a  spingersi  reciprocamente.  Questa  fase  del- 
l’« incontro»  può  durare  più  o  meno  a  lungo  e  in  generale  si  può  dire  che 
si  può  osservare  che  uno  dei  due  spinga  più  spesso  dell’altro.  Nel  corso 
delle  osservazioni  si  è  più  volte  notato  che,  quando  due  animali  entrando 
in  contatto  laterale  attuano  unicamente  spinte  con  i  pereiopodi,  nel  seguito 
dell’incontro,  quasi  mai,  si  avranno  combattimenti  o  atteggiamenti  «gene¬ 
ricamente»  più  aggressivi. 

Spinta  con  le  chele.  Questa  spinta  indica,  in  modo  volutamente  generico, 
tutte  quelle  spinte  che  vengono  date  con  le  due  chele  in  modo  differente. 

Spinta  con  la  chela  aperta.  Da  un  contatto  con  le  chele  aperte  o  in 
seguito  ad  allarme  uno  dei  due  (od  entrambi)  animali  può  spingere  con 
una  (o  entrambe)  le  chele  aperte.  Si  deve  ribadire  come  in  generale  tutti  i 
contatti  frontali  con  le  chele  preludono  a  comportamenti  più  aggressivi 
come  il  Grasping  o  al  Combattimento. 

Spinta  laterale  di  chela.  Una  spinta  laterale  riguarda  molto  spesso  un 
contatto  laterale  che,  come  tale,  non  viene  considerato  molto  aggressivo. 
Due  animali,  però,  possono  spingersi  con  la  parte  laterale  delle  chele  pur 
essendo  reciprocamente  in  posizione  frontale. 

Sono  stati  osservati  nel  complesso  26161  «atti»  appartenenti  ai  sopra¬ 
riportati  23  elementi  del  catalogo  come  indicato  in  tabella  IV.  La  distri¬ 
buzione  percentuale  degli  «atti»  individuati  nel  corso  degli  «incontri» 


Un  catalogo  degli  atteggiamenti  comportamentali  ecc.  157 


TABELLA  IV 


Definizione  degli  elementi  comportamentali  utilizzati  per  la  descrizione  delle 
sequenze  delle  esibizioni  aggressive  di  Carcinus  mediterraneus. 


Elemento 

Codice 

% 

Descrizione 

Allarme 

AL 

0.48 

Sollevato  sui  primi  due  paia  di  pereio- 
podi  tiene  il  carapace  in  posizione  obli¬ 
qua  ed  estende  i  chelipedi  in  posizione 
laterale  mantenendo  le  chele  aperte. 

Avvicinamento 

AP 

10.59 

Movimento  di  un  animale  verso  un 
altro,  può  essere  sia  diretto  (general¬ 
mente  frontale)  che  casuale  (laterale). 

Bubbling 

BO 

0.64 

Il  granchio  emette  bollicine  dalle  bran¬ 
chie  tenendo  il  corpo  in  posizione  obli¬ 
qua  o  sollevato  sui  pereiopodi  talvolta 
in  posizione  di  allarme. 

Combattimento 

FI 

0.38 

Con  il  corpo  sollevato  sui  primi  due 
paia  di  pereiopodi  con  chelipedi  estesi 
lateralmente  (minaccia)  se  anche  l’altro 
animale  è  nella  medesima  posizione  si 
ha  prima  una  spinta  con  le  chele  e  poi 
il  combattimento  vero  e  proprio  (tal¬ 
volta  il  combattimento  non  è  preceduto 
da  minaccia).  Questo  consiste  in  una 
serie  di  colpi  portati  con  le  chele  aperte 
sui  chelipedi  e  sul  carapace  dell’altro. 

Chela  aperta 

CO 

0.36 

Contatto  con  una  o  entrambe  le  chele 
aperte. 

Chela  sopra 

CU 

0.50 

Posizionamento  di  una  o  di  entrambe 
le  chele  sul  corpo  dell’altro. 

Contatto  frontale 

FC 

4.20 

I  due  animali  entrano  in  contatto  con 
la  porzione  cefalica  del  carapace. 

Contatto  laterale 

LC 

12.16 

Contatto  con  i  pereiopodi,  casuale  o 
dopo  un  avvicinamento  laterale. 

Contatto 

posteriore 

LB 

2.98 

Contatto  con  la  parte  posteriore  del 
corpo  o  con  le  zampe,  casuale  o  in 
seguito  ad  avvicinamento. 

Contatto  laterale 
di  chele 

CL 

0.95 

In  posizione  di  contatto  laterale  entra 
in  contatto  con  la  parte  laterale  delle 
chele. 

158  P.  Bergamo,  A.  Miralto  e  G.  Fiorito 


segue  Tab.  IV 


Elemento 

Codice 

% 

Descrizione 

Contatto  frontale 
di  chele 

CF 

0.07 

In  posizione  di  contatto  frontale  entra 
in  contatto  con  la  punta  delle  chele. 

Fermo 

ST 

22.37 

Sta  fermo. 

Fermo  con  le 
zampe  sulfaltro 

LO 

0.29 

Fermo  con  i  pereiopodi  sul  corpo  o  su 
parti  del  corpo  delfaltro. 

Fermo  sulfaltro 

SU 

0.03 

Si  ferma  sulfaltro  dopo  essere  salito. 

Grasping 

GR 

0.18 

Con  le  chele  «pinza»  le  zampe  o  le 
chele  o  le  muove  sul  carapace  del¬ 
faltro. 

Locomozione 

WA 

19.88 

Locomozione  in  generale. 

Muove  le  zampe 

LM 

14.88 

Muove  i  pereiopodi. 

Ritirata 

WI 

0.51 

Movimento  rapido  di  un  animale  per 
allontanarsi  (fuggire)  dall’altro. 

Sale  sopra 

wu 

0.79 

Movimento  e  salita  sulle  zampe  o  sul 
corpo  delfaltro. 

Spinta  con  le 
zampe 

LP 

5.84 

Spinta  con  i  pereiopodi,  laterale  (se  in 
posizione  di  contatto  laterale)  o  poste¬ 
riore  (se  in  contatto  con  la  parte  poste¬ 
riore  del  corpo  o  con  l’ultimo  paio  di 
pereiopodi). 

Spinta  con  la 
chela 

PC 

0.63 

Spinge  con  la  chela  in  generale. 

Spinta  con  le 
chele  aperte 

PO 

0.50 

Spinge  con  una  od  entrambe  le  chele 
aperte. 

Spinta  laterale 
della  chela 

PL 

0.78 

Spinta  con  la  parte  laterale  della  chela. 

aggressivi  del  Carcinus  mediterraneus  con  i  suoi  conspecifici,  mostra 
l’estrema  scarsezza  degli  atti  esibiti  dagli  individui  «vincitori»  (cioè  domi¬ 
nanti)  degli  incontri.  Infatti  gli  atti  AL,  GR,  CU,  LO,  CF,  SU,  FI  e  CO  esi¬ 
biti  più  frequentemente  dagli  individui  dominanti  raggiungono  nel  com¬ 
plesso  una  percentuale  del  3%  sul  totale.  È  da  precisare  che  tali  esibizioni 
riguardano  più  propriamente  «atti»  ritualizzati  utilizzati  per  stabilire  situa- 


Un  catalogo  degli  atteggiamenti  comportamentali  ecc.  159 


zioni  di  dominanza  all’interno  del  territorio  di  un  individuo,  come  già  indi¬ 
cato  da  (Grane,  1966)  per  il  comportamento  aggressivo  intraspecifìco  nel 
genere  Uca  (Crustacea,  Decapoda). 

Come  vedremo  in  seguito  questi  dati  possono  trovare  interpretazione 
nel  modello  del  comportamento  aggressivo  formulato  da  Rasa  (1982). 

Gli  altri  elementi  del  catalogo,  appartenenti  alle  interazioni  «generali» 
che  possono  intercorrere  tra  i  due  individui,  il  residente  e  l’intmso,  non 
riguardano  strettamente  la  «dominanza». 


Conclusioni 

Il  presente  contributo  riporta,  per  la  prima  volta,  come  è  già  stato  sot¬ 
tolineato,  il  catalogo  del  repertorio  comportamentale  «aggressivo»  della 
specie  Carcinus  mediterraneus. 

Benché  le  ricerche  sull’aggressività  e  la  «dominanza»  in  un  ordine 
gerarchico  in  Invertebrati  comportino  una  certa  difficoltà,  per  i  rischi  con¬ 
nessi  con  l’individuazione  e  la  formulazione  di  una  corretta  nomenclatura, 
sulla  base  di  quanto  proposto  da  Fagen  &  Goldman  (1977)  siamo  stati  in 
grado  di  identificare  23  elementi  comportamentali,  o  atti,  esibiti  da  Carci¬ 
nus  mediterraneus  Czerniavski  nelle  fasi  dell’aggressività  intraspecifica. 

Fino  ad  oggi  lo  studio  dell’aggressività  intraspecifica  ha  riguardato  per 
lo  più  Invertebrati  di  specie  «gregarie»  o  «sociali»  o  che  comunque  nel 
loro  ecotopo  hanno  problemi  di  spaziatura  (spacing)  cioè  di  disponibilità 
fisica  di  territorio  per  tane  o  luoghi  di  residenza  e  approvigionamento  di 
cibo.  Solo  recentemente  Michener  (1985)  ha  discusso  la  possibilità  che 
una  specie  considerata  solitaria  possa  costituire  una  struttura  eusociale  o 
quasisociale  (sensu  Wilson,  1985)  per  motivi  non  strettamente  legati  alla 
sua  storia  evolutiva.  In  altri  termini,  necessità  biologiche,  ecologiche  o 
comportamentali  legate  alla  ottimale  sopravvivenza  della  specie  nell’area, 
promuoverebbero  meccanismi  comportamentali  caratteristici  di  specie  tas¬ 
sonomicamente  affini  e  considerate  «eusociali». 

La  scoperta,  fatta  durante  i  nostri  esperimenti,  che  Carcinus  mediterra¬ 
neus ,  specie  solitaria,  esibisce  aggressività  intraspecifica  che  può  condurre 
alla  formazione  un  ordine  gerarchico,  potrebbe  essere  inquadrata  nell’am¬ 
bito  di  questa  ottica. 

Finora  non  era  stato  mai  proposto  un  «catalogo  comportamentale» 
relativo  al  genere  Carcinus  né,  più  in  particolare,  alla  specie  C.  mediterra¬ 
neus.  L’unico  studio  relativo  al  comportamento  aggressivo  del  Carcinus 
mediterraneus  è  quello  di  Vannini  (1981)  nel  quale  sono  state  studiate  le 


160  P.  Bergamo,  A.  Miralto  e  G.  Fiorito 


relazioni  tra  il  comportamento  aggressivo  e  la  densità  di  animali,  e  tra  l’aggres¬ 
sività  e  l’escrezione  di  metaboliti.  Lo  stesso  Vannini  (1981)  riferisce  che  la 
biologia  della  specie  è  poco  conosciuta  e  per  lo  più  identificata  con  l’affine 
Carcinus  maenas ,  che  è  specie  atlantica  (Moncharmont,  1979-1980). 

I  nostri  dati  sperimentali  e  quelli  di  Vannini  (1981)  si  riferiscono 
entrambi  a  situazioni  sperimentali  simili.  L’esistenza  di  una  relazione  tra 
l’aggressività  e  il  numero  di  individui  sembrerebbe  rafforzare  l’ipotesi 
(Vannini,  1981)  della  natura  adattativa  dell’effetto  «crowding».  In  pratica, 
in  caso  di  coesistenza  forzata  o  di  scarsità  di  fattori  limitanti,  gli  animali 
sarebbero  indotti  ad  auto-inibire  (o  auto-regolare!)  il  loro  comportamento 
aggressivo  che,  diversamente,  avrebbe  un  ruolo  marcatamente  territoriale. 

Le  considerazioni  circa  il  significato  complessivo  e  relativo  dei  23  ele¬ 
menti  comportamentali  da  noi  identificati  suggeriscono  una  funzione  «  auto¬ 
protettiva»  dell’aggressività  di  Carcinus  mediterraneus.  Le  interazioni  casuali 
(Contatti  laterali)  o  volute  (Contatti  frontali)  rappresentano  certamente  due 
differenti  modalità  di  attuazione  dei  meccanismi  di  «protezione»  del  terri¬ 
torio  individuale.  Infatti  le  unità  comportamentali  Allarme-minaccia,  Gra- 
sping,  Chela  sopra,  Zampe  sopra,  Contatto  frontale  di  chele,  Chele  aperte, 
Combattimento  e  Stare  sopra,  ciascuna  più  o  meno  ritualizzata  e  quindi 
appartenente  a  livelli  energetici  diversi,  compaiono  soprattutto  nella  fase 
acuta  degli  incontri.  È  chiaro  allora  che  nel  caso  di  interazioni  casuali 
(come  è  il  caso  dell’incontro  tra  un  individuo  residente  in  un  dato  territo¬ 
rio  e  un  intruso  «esploratore»)  o  obbligate  (come  è  il  caso  di  un  iniziale 
affollamento  dell’area)  vengano  attuati  meccanismi  di  protezione  e  mante¬ 
nimento  del  territorio  dell’individuo.  Osservazioni  condotte  in  laboratorio 
durante  il  mantenimento  di  Carcinus  mostrano  oltretutto  che,  dopo  un  ini¬ 
ziale  «riaggiustamento»  dei  livelli  di  aggressività  individuale,  solo  alcuni 
individui  (soprattutto  quelli  in  migliore  stato  di  salute  e  probabilmente  i 
più  grandi)  continuano  a  mantenere  una  elevata  aggressività  esibendo,  con 
bassa  soglia,  comportamenti  ritualizzati  quali  Allarme-minaccia  e  Stare 
sopra  (Fiorito,  osserv.  pers.). 

Sulla  base  della  teoria  dell’avvicinamento-allontanamento  (Schneirla, 
1964)  e  dell’« ego-soma»  (Rasa,  1982)  (Figura  3)  il  comportamento  aggres¬ 
sivo  del  Carcinus  mediterraneus  può,  allora,  essere  interpretato,  al  pari  di 
quello  esibito  da  altri  Invertebrati  e  Vertebrati,  come  risposta  dell’indivi¬ 
duo  «residente»  all’avvicinamento  di  un  conspecifico.  L’intruso  durante  la 
sua  interazione  incontra  una  serie  di  «barriere  energetiche»  di  livello  cre¬ 
scente  che  il  «residente»  crea  per  la  salvaguardia  della  sua  incolumità  e 
della  sua  proprietà.  Il  successo  dell’intruso  e/o  del  residente  dipenderà  dal 
potenziale  energetico  che  ciascuno  dei  due  individui  è  capace  di  rendere 


Un  catalogo  degli  atteggiamenti  comportamentali  ecc.  161 


disponibile  e  tradurre  in  barriere,  cioè  in  comportamenti  aggressivi,  per  la 
maggior  parte  ritualizzati,  atti  al  raggiungimento  del  proprio  fine  (Rasa, 
1982).  Gli  invertebrati  forniscono,  ancora  una  volta,  un  evidente  paralle¬ 
lismo  con  i  Vertebrati  anche  per  quel  che  riguarda  l’uso  di  esibizioni  ritua¬ 
lizzate.  L’uso  della  ritualizzazione  da  parte  di  Carcinus  medìterraneus 
induce  a  considerare  la  specie  nel  novero  di  quelle  ad  elevato  grado  di 
struttura  sociale.  Al  contrario,  come  già  è  stato  detto,  i  dati  relativi  alla  sto- 


DISPENDIO  ENERGETICO 

Fig.  3.  —  Raffigurazione  del  modello  energetico  (EGO-SOMA)  proposto  da  Rasa 
(1982)  e  relativo  al  comportamento  agonistico.  L’ego  è  il  «potenziale»  di 
un  individuo  in  ciascun  momento  e  dipende  dall’esperienza  e  dallo  stato 
dell’animale.  Secondo  Rasa  i  confini  dell’ego  dipendono  dalle  «pressioni» 
che  i  conspecifici  possono  esercitare  sull’individuo  per  cui  gli  animali  pur 
tendendo  al  raggiungimento  del  massimo  potenziale  sono  ostacolati  di  fatto 
da  meccanismi  fisici  o  sociali.  Il  soma  è  il  corpo  di  un  animale  e  il  piccolo 
spazio  intorno  a  questo.  I  cerchi  concentrici  rappresentano  le  barriere  ener¬ 
getiche  che  l’organismo  residente  attua  per  scoraggiare  l’avvicinamento  di 
un  intruso.  Un  intruso  che  si  avvicina  è  considerato  neutrale  o  amico  (A), 
finché  è  fuori  dell’ego,  appena  penetra  nell’ego  la  sua  denotazione  è  quella 
di  rivale  (R)  e  diventa  nemico  (N)  appena  raggiunge  il  soma. 


162  P.  Bergamo ,  A.  Mìralto  e  G.  Fiorito 


ria  naturale  della  specie  ed  alle  abitudini,  oltre  a  quelli  ricavabili  dall’analisi 
degli  ordini  di  dominanza  (Bergamo,  1987)  rinvenuti  nel  corso  di  questa 
ricerca,  sono  in  contrasto  tra  loro  dal  momento  che  non  sarebbe  «teorica¬ 
mente  »  possibile  mantenere  stabili  temporalmente  gerarchie  di  dominanza.  È 
chiaro  che  sulla  base  di  considerazioni  energetiche  (Rasa,  1982)  il  comporta¬ 
mento  aggressivo  può  essere  esibito  da  individui  appartenenti  a  specie  non 
strettamente  sociali.  Pertanto  i  livelli  di  aggressività  misurati  potrebbero 
essere  in  realtà  interpretabili  in  chiave  energetica  e  sulla  base  della  storia  indi¬ 
viduale.  Il  livello  di  aggressività  mostrato  da  ogni  Carcinus  mediterraneus  può 
essere  interpretato  sulla  base  dello  stato  tensionale,  cioè  del  livello  di  stress 
(energia  potenziale  disponibile  e  resa  energetica)  che  l’individuo  stesso  ha  e  su 
cui  hanno  la  loro  influenza  innumerevoli  fattori  fisiologici  ed  ecologici.  La 
risposta  dell’individuo  è  allora  in  stretta  correlazione  con  il  suo  stato  tensio¬ 
nale.  È  da  ribadire,  infine,  che  la  chiave  di  interpretazione  fornita  da  Miche- 
ner  (1985)  può  trovare  in  Carcinus  un  interessante  modello  di  applicazione. 


BIBLIOGRAFIA 

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di  Scienze  Biologiche  Facoltà  di  Scienze  MM.FF.NN.  119  pp.,  19  fig.,  17  tabb. 

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Tornata  del  26  giugno  1987 
Accettata  il  24  luglio  1987 


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Gli  Odonati  del  lago  di  Falciano 
(Falciano  del  Massico,  Caserta)  e  nuove  catture 
di  Odonati  in  altre  stazioni 

(XXIII  Contributo  alla  conoscenza  degli  Odonati) 

Nota  del  socio  Costantino  D’Antonio  (*) 


Riassunto.  —  Nella  presente  nota  l’A.  elenca  le  16  specie  di  Odonati  [di  cui  5 
Zigotteri  (31.25%)  eli  Anisotteri  (68.75%)]  raccolte  sul  lago  di  Falciano  (Falciano  d. 
Massico,  Caserta). 

Importante  la  cattura  di  Orthetrum  nitidinerve,  non  più  segnalato  in  Campania 
dal  1928. 

Considerando  gli  areali  di  diffusione  e  raggruppandoli  secondo  le  categorie 
considerate  da  St.  Quentin  (1960)  è  possibile  notare  la  netta  prevalenza  delle  specie 
sopravvissute  all’epoca  glaciale  (Refugialfauna  -  87.5%)  su  quelle  che  invasero  la 
nostra  Regione  in  epoca  postglaciale  (Invasionsfauna  -  12.5%);  dato  non  discordante 
da  quello  riscontrato  per  il  popolamento  odonatologico  della  Campania:  Refugial¬ 
fauna  77.3%,  Invasionsfauna  22.7%. 

La  nota  si  conclude  con  l’elenco  di  34  specie  raccolte  in  38  località  soprattutto 
dell’Italia  meridionale:  Calopteryx  virgo  meridionalis ,  Platycnemis  pennipes ,  Aeshna 
mixta ,  Anax  imperator ,  Cordulegaster  bottoni  sono  risultate  nuove  per  il  Molise; 
mentre  Aeshna  affinis  e  Libellula  fulva  sono  nuove  per  la  Calabria. 

Summary.  —  The  Author  lists  16  Odonata  species  collected  at  Falciano’s  lake 
(Caserta,  Campania,  Southern  Italy). 

The  catch  of  0.  nitidinerve  confirms  thè  presence  of  this  species  in  Campania 
(thè  last  segnalation  was  in  1928). 

A  zoogeographic  analysis  of  Odonatofauna,  according  St.  Quentin  (1960), 
shows  a  high  percentage  (87.5%)  of  species  pertaining  to  thè  preglacial  Refulgial- 
fauna. 

Besides,  thè  Author  shows  thè  34  Odonata  species  collected  in  38  places 
(above  all  of  Southern  Italy):  Calopteryx  splendens  meridionalis ,  Platycnemis  penni¬ 
pes ,  Aeshna  mixta ,  Anax  imperator ,  Cordulegaster  bottoni  are  new  for  Molise;  Aeshna 

ajfinis  and  Libellula  fulva  are  new  for  Calabria. 


(*)  Dipartimento  di  Zoologia,  Via  Mezzocannone,  8  -  80134  Napoli. 


166  C.  D’Antonio 


Introduzione 

Il  lago  di  Falciano  (UTM  VF  15)  è  un  lago  di  origine  vulcanica  (Sche- 
rillo  et  al. ,  1966)  situato  a  km  1.6  da  Falciano  del  Massico  in  Provincia  di 
Caserta.  Conosciuto  anche  con  il  nome  di  lago  di  Carinola,  ha  una  superfi¬ 
cie  subcircolare  di  mq  64000  ed  un  perimetro  di  ca.  km  1.4;  la  larghezza 
media  è  di  ca.  m  300.  Il  lago  è  alimentato  sia  dal  rio  Fontanelle,  che  nasce 
nei  Pressi  di  Monte  Lupara  (m  507)  della  catena  degli  Aurunci,  sia  dalla 
falda  freatica.  La  vegetazione  delle  sponde  è  folta  a  tratti,  formando,  tal¬ 
volta,  quasi  una  barriera  all’accesso  al  lago  ed  è  prevalentemente  costituita 
da  associazioni  a  Sparganium  erectus,  Arundo  donax ,  Potamogeton  sp., 
Typha  latifolia,  Phragmites  communis.  Ecologicamente  il  lago  è  stato  defi¬ 
nito  da  Battaglini  &  Sebastio  (1972)  un  lago  «a  corto  circuito»  in  quanto 
esiste  una  zona,  ad  Est,  fortemente  eutrofica  con  scarsa  fauna  ed  un’altra 
zona  ad  Ovest  con  acque  mesotrofiche  (oligotrofiche  in  taluni  punti)  fauni¬ 
sticamente  più  ricche;  ciò  è  dovuto  alla  presenza  sullo  stesso  lato  (quello 
ad  Ovest)  sia  dell’immissario  che  dell’emissario.  Nel  lago,  inoltre,  sul  lato 
Est,  poco  prima  deH’immissario,  si  riversa  anche  uno  scarico  di  rifiuti  agri¬ 
coli  e  domestici  provenienti  dal  vicino  centro  abitato  di  Falciano. 


Materiali  e  metodi 

Le  ricerche  si  sono  svolte  nei  giorni  15  e  21  giugno,  3  settembre  e  4 
ottobre  1987. 

Il  materiale  raccolto  (conservato  nella  collezione  dell’autore)  è  stato 
determinato  basandosi  essenzialmente  su  Conci  &  Nielsen  (1956);  le  sta¬ 
zioni  di  raccolta  sono  state  divise  in  tre  gruppi  di  stazioni: 

A  -  stazioni  situate  lungo  l’immissario; 

B  -  stazioni  situate  lungo  le  rive  del  lago; 

C  -  stazioni  situate  lungo  l’emissario. 

Per  quanto  riguarda  l’ordine  sistematico  e  gli  areali  di  distribuzione  si 
è  seguito  Carchini  (1983). 


Calopterygidae 

1)  Calopteryx  haemorrhoidalis  haemorrhoidalis  (Van  der  Linden,  1825). 
15. VI:  3  mm,  2  ff.  21.VI:  4  mm,  2  ff.  3.IX:  2  mm,  4  ff. 

Presente  nelle  stazioni  A  e  C. 


Gli  O donati  del  lago  di  Falciano,  ecc .  167 


Geonemia:  Magreb,  Penisola  Iberica,  Francia  meridionale,  Italia  centrale 
sulle  coste,  Italia  meridionale. 

Lestidae 

2)  Chalcolestes  viridis  (Van  der  Linden,  1825). 

3. IX:  2  mm.  4.X:  1  m,  1  f. 

Presente  in  B  e  C. 

Geonemia:  Magreb,  Europa  centromeridionale,  Asia  minore,  Caucaso, 
Caspio. 

Platycnemididae 

3)  Platycnemis  pennipes  (Pallas,  1771). 

15.VI:  2  mm,  3  ff.  21. VI:  4  mm,  2  ff.  3.IX:  1  m,  3  ff. 

Presente  in  tutte  e  tre  le  stazioni. 

Geonemia:  Magreb,  Europa  centromeridionale  e  parte  sud  dell’Europa  set¬ 
tentrionale,  Asia  minore,  Caucaso,  Caspio. 

COENAGRIONIDAE 

4)  Ischnura  elegans  (Van  der  Linden,  1820). 

15.VI:  5  mm,  3  ff.  2  ninfe.  21. VI:  5  mm,  3  ff.  3 .IX:  3  mm,  1  f.  4.X:  3  mm,  2 
ff.  7  ninfe. 

Presente  in  tutte  e  tre  le  stazioni. 

Geonemia:  Europa,  Caucaso,  Caspio,  Asia  minore. 

5)  Cercion  lindeni  (Selys,  1840). 

3. IX:  3  mm. 

Presente  solo  in  B. 

Geonemia:  Magreb,  Europa  meridionale  e  (in  parte)  centrale,  Caucaso, 
Asia  minore. 

Aeshnidae 

6)  Aeshna  affinis  Van  der  Linden,  1820. 

15.VI:  1  m,  3. IX:  2  ff.  4.X:  4  mm,  2  ff. 

Presente  in  A  e  B. 

Geonemia:  Magreb,  Europa  centromeridionale,  Caucaso,  Caspio,  Asia 


minore. 


168  C.  D’Antonio 


7)  Anax  imperator  Leach,  1815. 

15. VI:  4  mm,  3  ff.  3. IX:  1  m,  4  ff.  4.X:  3  mm,  1  f. 

Presente  solo  in  B. 

Geonemia:  Africa,  Europa  centromeridionale,  Caucaso,  Caspio,  Asia  mi¬ 
nore  e  meridionale. 

CORDULEGASTRIDAE 

8)  Cordulegaster  bottoni  Donovan,  1807. 

15. VI:  2  ff.  2 EVI:  1  m,  2  ff. 

Presente  in  A  e  C. 

Geonemia:  Magreb,  Europa,  Caucaso,  Caspio,  Asia  minore  e  Mediterraneo 
orientale. 

Libellulidae 

9)  Libellula  fulva  Mtìller,  1764. 

15. VI:  1  m,  2  ff.  21. VI:  2  mm. 

Presente  in  tutte  e  tre  le  stazioni. 

Geonemia:  Europa  centromeridionale,  Caucaso,  Caspio,  Asia  minore. 

10)  Orthetrum  nitidinerve  (Selys,  1841). 

21. VI:  2  mm,  1  f. 

Presente  in  C. 

Geonemia:  Magreb,  Tripolitania,  Spagna  meridionale,  Sardegna,  Sicilia, 
Campania. 

11)  Orthetrum  coerulescens  (Fabricius,  1798). 

15. VI:  2  mm,  1  f.  4.X:  4  mm,  2  ff. 

Presente  in  B  e  C. 

Geonemia:  Europa  centromeridionale  e  parte  meridionale  dell’Europa  set¬ 
tentrionale. 

12)  Orthetrum  cancellatum  (Linneo,  1758). 

4.X:  4  mm,  3  ff. 

Presente  solo  in  B. 

Geonemia:  Magreb,  Europa,  Caucaso,  Caspio,  Asia  minore  e  centrale  fino 
al  Kashmir. 

13)  Crocothemis  erythraea  (Brullé,  1832). 

15. VI:  4  mm,  2  ff.  21. VI:  3  mm,  2  ff.  3.IX:  4  mm,  2  ff.  4.X:  3  mm,  2  ff. 


Gli  0 donati  del  lago  di  Falciano,  ecc.  169 


Presente  in  A,  B  e  C. 

Geonemia:  Africa,  Europa  meridionale,  Asia  anteriore  fino  all’Assam. 

14)  Sympetrum  striolatum  (Charpentier,  1840). 

21. VI:  3  mm. 

Presente  in  B  e  C. 

Geonemia:  Magreb,  Europa  centrosettentrionale  e  parte  meridionale 
dell’Europa  settentrionale,  Caucaso,  Caspio,  Asia  minore  e  centrale,  Sibe¬ 
ria,  Cina  settentrionale,  Giappone. 

15)  Sympetrum  fonscolomhei  (Selys,  1840). 

3. IX:  2  mm,  1  f. 

Presente  in  B  e  C. 

Geonemia:  Magreb,  Europa  centromeridionale,  Caucaso,  Caspio,  Asia 
minore  e  centrale. 

16)  Trithemis  annulata  (Palisot  de  Beauvais,  1805). 

15.VI:  5  mm,  3  ff.  21. VI:  4  mm,  2  ff.  3.IX:  3  mm,  4.X:  7  mm,  3  ff. 
Presente  in  A,  B  e  C. 

Geonemia:  Africa,  Europa  meridionale,  Asia  minore. 


Discussione 

Complessivamente  sono  state  raccolte  16  specie,  di  cui  5  Zigotteri 
(31.25%)  e  11  Anisotteri  (68.75%). 

Considerando  gli  areali  di  diffusione  e  raggruppandoli  secondo  le  cate¬ 
gorie  considerate  da  St.  Quentin  (1960)  si  ottiene  il  seguente  prospetto 
[dove  è  possibile  notare  la  netta  prevalenza  delle  specie  sopravvissute 
all’epoca  glaciale  (Refugialfauna  -  87.5%)  su  quelle  che  invasero  la  nostra 
Regione  in  epoca  postglaciale  (Invasionsfauna  -  12.5%);  dato  del  resto  non 
discordante  da  quello  riscontrato  per  il  popolamento  odonatologico  della 
Campania  (D’Antonio,  1987a)]: 

A  -  Forme  a  gravitazione  meridionale-Refugialfauna  -  14  (87.5%): 

1)  Forme  del  mediterraneo  occidentale: 

Calopteryx  h.  haemorrhoidalis ;  Cercion  lindeni. 

2)  Forme  olomediterranee: 

Chaleolestes  viridis ;  Cordulegaster  bottoni;  Orthetrum  cancellatum;  0.  coeru- 
lescens;  Sympetrum  fonscolomhei;  S.  striolatum . 


170  C.  D’Antonio 


3)  Forme  del  Mediterraneo  orientale: 

a)  forme  con  centro  di  dispersione  nel  Mediterraneo  orientale:  Anax  impe¬ 
ratore 

b)  forme  che  raggiungono  il  Mediterraneo  dall’Asia  minore:  Orthetrum  ni  ti - 
dinerve ;  Crocothemis  erythraea\  Trithemis  annulata ; 

c)  forme  ampiamente  diffuse  nella  regione  aurosibirica:  Ischnura  elegans ; 
Aeshna  affini s. 

B  -  Forme  a  gravitazione  settentrionale-Invasionsfauna  -  2  (12.5%): 

1)  Forme  eurosibiriche  ampiamente  diffuse  nella  regione  mediterranea: 
Pìatycnemis  pennipes ;  Libellula  fulva. 

Interessante,  inoltre,  è  stata  la  segnalazione  di  Orthetrum  nitidinerve 
non  più  segnalata  in  Campania  dal  1928  (D’Antonio,  1987a). 


Dati  inediti  di  nuove  stazioni 

A  -  Elenco  delle  località.  Nella  lista  che  segue  ho  elencato  le  38  loca¬ 
lità,  per  ciscuna  delle  quali  è  indicato  un  numero  d’ordine  progressivo  (lo 
stesso  utilizzato  nel  catalogo  delle  specie  in  sostituzione  della  denomina¬ 
zione  completa)  ed  una  sigla  che  inquadra  la  stazione  nel  reticolo  UTM. 
Staz.  1  -  VF11:  Vivara  (NA),  m  109.  Staz.  2  -  VF74:  S.  Martino  V.C.  (AV):  a) 
Masserie  Le  Cave,  Fosso  Cerretello;  b)  loc.  Varrettelle  -  lago  artificiale  di 
una  vecchia  cava  di  argilla;  c)  loc.  Varrettelle  -  palude  in  una  vecchia  cava 
di  argilla;  d)  loc.  Borghe  -  canale  d’irrigazione;  e)  loc.  Acquafredda,  Piana 
del  Lauro  (M  1250);  f)  Torr.  Caudino.  Staz.  3  -  WE06:  Rutino  (SA),  f. 
Alento.  Staz.  4  -  WE89:  Trivigno  (PZ),  Torr.  Camastra.  Staz.  5  -  XE29:  Tim- 
mari  (MT),  F.  Bradano.  Staz.  6  -  BK44:  Gallipoli  (LE),  Darsena  Fontanelle  - 
canale  d’acque  stagnanti.  Staz.  7  -  BK84:  Otranto  (LE),  Dolina  -  si  tratta  di 
un  laghetto  di  origine  artificiale  nato  in  seguito  ad  operazioni  di  scavo  per 
l’estrazione  di  bauxite  e  successivamente  abbandonato.  Staz.  8  -  WC82: 
Aspromonte,  Sant.o  dei  Polsi  (RC),  f.  Bonamico,  m  962.  Staz.  9  -  XC02: 
Bianco  (RC),  f.  Bonamico.  Staz.  10  -  XD23:  Caporosa  (CS),  f.  Savuto  (m 
1180)  prima  di  immettersi  nel  lago  Savuto.  Staz.  11  -  XD33:  Torre  di  Spi¬ 
neto  (CS),  sorgente  del  f.  Savuto  (m  1220).  Staz.  12  -  XD33:  a  Est  del  M. 
Scorciavuoi  (CZ),  f.  Cincillà  (m  1250).  Staz.  13  -  XD27:  Acri  (CS),  Torr. 
Trionto,  m  1040.  Staz.  14  -  MP50:  Quiliano  (SV),  Rio  di  Quiliano,  m  200. 
Staz.  15  -  VF68:  Guardiaregia  (CB),  Torr.  Quirino  (m  880)  -  a  monte  della 


Gli  Odonati  del  lago  di  Falciano,  ecc.  171 


costruente  diga.  Staz.  16  -  VF48:  Lago  Matese  (CE),  m  1000.  Staz.  17  - 
VF78:  Sassinoro  (BN),  F.  Tammaro.  Staz.  18  -  VG40:  Sessano  del  Molise 
(IS),  f.  Carpino  (m  550).  Staz.  19  -  WE34:  Laurito  (SA),  f.  Mingardo.  Staz. 
20  -  WE15:  S.  Biase  (SA),  f.  Palistro.  Staz.  21  -  WE34:  Montano  Antilia 
(SA),  f.  Lambro.  Staz.  22  -  WE26:  Gorga  (SA),  f.  Alento.  Staz.  23  -  WE44: 
Morigerati  (SA),  aff.  destro  Bussento.  Staz.  24  -  WE33:  Poderia  (SA),  f. 
Mingardo.  Staz.  25  -  WE80:  Orsomarso  (CS),  Torr.  Argentino.  Staz.  26  - 
WE62:  Maratea  (PZ),  confluenza  tra  la  F.ra  di  Castrocucco  e  la  Fiumarella. 
Staz.  27  -  PS92:  Cavalese  (TN),  Laghi  del  Bombasel  (m  2256).  Staz.  28  - 
PS23:  Pejo  (TN),  Malga  Mare  (m  2000),  aff.  Noce  Bianco.  Staz.  29  -  WE06: 
Agropoli  (SA),  stazione  ferroviaria.  Staz.  30  -  WE43:  Capitello  (Vibonati, 
SA).  Staz.  31  -  WE44:  Lago  Sabetta,  Caselle  in  Pittari  (SA).  Staz.  32  - 
WE70:  Scalea  (CS),  f.  Lao  (m  50).  Staz.  33  -  WE27:  Castel  S.  Lorenzo  (SA), 
f.  Fasanella  prima  delfimmissione  nel  f.  Calore. 

B  -  Elenco  delle  specie  (dove  non  specificate,  le  catture  si  intendono 
fatte  dall’A.): 

Calopterygidae 

1)  Calopteryx  haemorrhoidalis  haemorrhoidalis  (Van  der  Linden,  1825). 
Campania.  Staz.  3:  16. VII. 86,  4  mm,  6  ff.  Staz.  19:  8. VII. 87, 3  mm,  5  ff.  Staz. 
22:  8. VII. 87,  1  m,  1  f.  Staz.  23:  9.VIL87,  1  m.  Staz.  24:  18.IX.87,  6  mm,  4  ff. 
Staz.  30:  14.IX.87,  Belfiore  leg.  1  f.;  16.IX.87,  2  mm.  Staz.  33:  19.IX.87,  3 
mm,  4  ff.  Basilicata.  Staz.  5:  27.VHI.86,  3  m,  2  ff  Staz.  26:  10.VII.87,  1  m, 
Calabria.  Staz.  9:  18. VI. 87.  4  mm,  7  ff.  2  ninfe.  Staz.  12:  19.VI.87,  1  ninfa. 
Staz.  32:  16.IX.87,  1  m. 

2)  Calopteryx  virgo  meridionalis  Selys,  1873. 

MOLISE.  Staz.  18:  27.VI.87,  2  mm,  5  ff.  Campania.  Staz.  19:  8.VIL87,  3  ff. 

3)  Calopteryx  splendens  caprai  Conci,  1956. 

Campania.  Staz.  2a:  7. VI. 87,  2  mm,  1  f.  Staz.  17:  27. VI. 87,  3  mm,  2  ff.  Staz. 
19:  8 .VII. 87,  2  mm,  1  f.  Basilicata.  Staz.  5:  27.VIII.86.  3  mm,  4  ff. 

Lestidae 

4)  Chalcolestes  viridis  (Van  der  Linden,  1825). 

Campania.  Staz.  3:  16.VII.86,  1  m,  2  ff.  Staz.  23:  14.IX.87, 1  ninfa,  1  f.  Staz.  30: 
18.IX.87,  2  mm,  1  f.  Staz.  31:  14.IX.87,  1  f.  Calabria.  Staz.  9:  18.VI.87,  1  f. 

5)  Lestes  virens  vestalis  Rambur,  1842. 

Campania.  Staz.  2d:  26.VIL87,  1  m. 


172  C.  D’Antonio 


PLATYCNEMIDIDAE 

6)  Pìatycnemis  pennipes  (Pallas,  1771). 

Molise.  Staz.  18:  27. VI. 87,  1  f.  Campania.  Staz.  2a:  7.VL87,  1  f.  Staz.  17: 
27. VI. 87,  4  mm,  3  ff.  Staz.  19:  8. VII. 87,  3  mm,  4  ff.  Basilicata.  Staz.  4: 
27. Vili. 86,  3  mm,  2  ff.  Staz.  5:  27. Vili. 86,  2  mm.  Calabria.  Staz.  10: 
19.VI.87,  3  mm,  2  ff. 

COENAGRIONIDAE 

7)  Pyrrhosoma  nymphula  (Sulzer,  1776). 

Campania.  Staz.  17:  27.VI.87,  2  ff. 

8)  Ischnura  elegans  (Van  der  Linden,  1820). 

Campania.  Staz.  2b:  25. VII. 87,  3  mm,  4  ff.  Staz.  2c:  25. VII. 87,  2  mm,  1  f. 
Staz.  24:  18.IX.87,  3  mm,  4  ff.  Basilicata.  Staz.  4:  27. Vili. 86,  6  mm,  2  ff. 
Puglia.  Staz.  6:  29.VIII.86,  3  mm,  1  f.  Calabria.  Staz.  9:  18. VI. 87,  5  mm,  3 
ff.  Staz.  23:  16.IX.87,  3  mm,  2  ff. 

9)  Enallagma  cyathigerum  (Charpentier,  1840). 

Campania.  Staz.  16:  26.VII.87,  6  mm,  8  ff.  Basilicata.  Staz.  4:  27.VIII.86,  1 
m.  Calabria.  Staz.  9:  18. VI. 87,  2  mm. 

10)  Cercion  lindeni  (Selys,  1840). 

Campania.  Staz.  2b:  25.VII.87,  4  mm,  3  ff.  Staz.  3:  16. VII. 86,  1  m.  Staz.  17: 
27.VI.87,  1  m,  2  ff.  Staz.  24:  18.IX.87,  2  mm,  3  ff. 

11)  Coenagrion  puella  (Linneo,  1758). 

Campania.  Staz.  19:  8. VII. 87,  1  m.  Calabria.  Staz.  10:  19. VI. 87,  3  mm,  2  ff. 

12)  Ceriagrion  tenellum  tenellum  (Villers,  1789). 

Campania.  Staz.  2a:  7. VI. 87,  2  mm.  Staz.  24:  18.IX.87,  1  m.  Puglia.  Staz.  6: 
29. Vili. 86,  1  m.  Calabria.  Staz.  9:  18. VI. 87, 2  mm,  5  ff.  Staz.  10:  19. VI. 87, 1  m. 

Aeshnidae 

13)  Aeshna  juncea  (Linneo,  1758). 

trentino  a. a.  Staz.  27:  20. Vili. 87,  3  mm,  4  ff.  Staz.  28:  20. Vili. 87,  Belfiore 
leg.  1  f. 

14)  Aeshna  cyanea  (Mtiller,  1764). 

CALABRIA.  Staz.  10:  19.VI.87,  1  m. 

15)  Aeshna  mixta  Latreille,  1805. 

Molise.  Staz.  15.  26.V1I.87,  1  f.  Campania.  Staz.  2c:  25.VIII.87,  1  m.  Staz. 
2e:  2. Vili. 87,  1  f. 


Gli  O donati  del  lago  di  Falciano ,  ecc .  173 


16)  Aeshna  affìnis  Van  der  Linden,  1820. 

Campania.  Staz.  20:  8.VII.87,  1  f.  Staz.  23:  17.IX.87,  1  m.  Calabria.  Staz. 
25:  16.IX.87,  1  m. 

17)  Aeshna  isosceles  (Miiller,  1767). 

Calabria.  Staz.  9:  18. VI. 87,  2  mm,  4  ff. 

18)  Anax  imperator  Leach,  1815. 

Liguria.  Staz.  14:  26.VI.87,  Audisio  leg.  1  ninfa.  Campania.  Staz.  2b: 
25.V1IL87,  3  mm,  4  ff.  Staz.  2c:  25.VIII.87,  2  mm,  3  ff.  Staz.  2d:  26.VIL87,  2 
mm.  Staz.  29:  4.IX.87,  1  m.  Staz.  30:  14.IX.87,  2  mm,  1  f.  Puglia.  Staz.  7: 
30.VIII.86,  3  mm,  2  ff,  7  ninfe.  Calabria.  Staz.  9:  18. VI. 87,  3  mm,  2  ff. 

19)  Anax  parthenope  (Selys,  1839). 

PUGLIA.  Staz.  7:  30.VIII.86,  4  mm,  5  ff,  4  ninfe. 


Gomphidae 

20)  Onychogomphus  forcipatus  unguiculatus  (Van  der  Linden,  1820). 
CAMPANIA.  Staz.  19:  8.VII.87,  2  mm,  1  f;  15.IX.87,  1  m.  Staz.  22:  8.VH.87,  1 
f.  Staz.  23:  17.IX.87,  1  f.  Staz.  24:  9. VII. 87,  2  mm.  Basilicata.  Staz.  5: 
27.VIII.86,  1  m.  Calabria.  Staz.  9:  18.VI.87,  1  ninfa,  1  f. 

21)  Onychogomphus  uncatus  (Charpentier,  1840). 

LIGURIA.  Staz.  14:  26.VI.87,  Audisio  leg.  2  ninfe. 

CORDULEGASTRIDAE 

22)  Cordulegaster  gr.  boltoni. 

MOLISE.  Staz.  15:  26.VII.87,  1  m,  1  f,  1  ninfa.  Campania.  Staz.  2:  6.VI.87,  1 
ninfa.  Staz.  23:  9.VII.87,  2  mm,  2  ff;  17.IX.87,  1  m,  Calabria.  Staz.  13: 
20.VI.87,  1  ninfa,  Staz.  25:  9.VII.87,  2  mm,  16.IX.87,  1  f. 

23)  Cordulegaster  bidentata  (Selys,  1843). 

LIGURIA.  Staz.  14:  26.VI.87,  Audisio  leg.  1,  ninfa. 

CALABRIA.  Staz.  25:  9.VII.87,  1  f. 

CORDULIIDAE 

24)  Somatochlora  metallica  metallica  (Van  der  Linden,  1825). 

TRENTINO  a.a.  Staz.  27:  20.VIII.87,  3  mm,  5  ff. 


174  C.  D’Antonio 


Libellulidae 

25)  Libellula  depressa  Linneo,  1758. 

Campania.  Staz.  23:  9.VII.87,  2  ff. 

26)  Libellula  fulva  Muller,  1764. 

Calabria.  Staz.  11:  19. VI. 87,  1  m,  1  f.  Staz.  12:  19.VI.87,  2  mm. 

27)  Orthetrum  nitidinerve  (Selys,  1841). 

Campania.  Staz.  2b:  25. VII. 87,  3  mm,  5  ff. 

28)  Orthetrum  coerulescens  (Fabricius,  1798). 

Campania.  Staz.  2e:  2. Vili. 87,  1  m.  Staz.  19:  8.VII.87,  Belfiore  leg.  1  m. 
Staz.  24:  9.VII.87,  1  f;  18.IX.87,  1  m.  PUGLIA.  Staz.  6:  29.VIII.86,  1  m. 

29)  Orthetrum  brunneum  (Fonscolombe,  1837). 

Campania.  Staz.  2f:  14. VI. 86,  1  m.  Staz.  17:  27. VI. 87,  1  m.  Staz.  19: 
8. VII. 87,  2  mm,  3  ff.  Staz.  21:  8.VII.87,  2  mm.  Staz.  24:  18.IX.87,  3  mm. 
BASILICATA.  Staz.  4:  27.VIII.86,  1  m,  1  f.  PUGLIA.  Staz.  7:  30.VIII.86,  2  mm. 
Calabria.  Staz.  8:  18. VI. 87,  Audisio  leg.  1  f.  Staz.  9:  18. VI. 87,  1  m. 

30)  Orthetrum  cancellatum  (Linneo,  1758). 

Campania.  Staz.  2b:  25. VII. 87,  4  mm,  3  ff. 

31)  Crocothemis  erythraea  (Brullé,  1832). 

Campania.  Staz.  1:  9. VI. 86,  1  m.  Staz.  2b:  25. VII. 87,  2  mm,  3  ff.  Staz.  2c: 
25.VII.87,  3  mm,  3  ff.  Staz.  3:  27.VIII.86,  3  mm.  Staz.  19:  8.VII.87,  2  mm. 
Staz.  24:  18.IX.87,  3  mm.  Basilicata.  Staz.  4:  27.VIII.86.  Puglia.  Staz.  7: 
30.VIIL86,  4  mm,  5  ff.  Calabria.  Staz.  9:  18. VII. 87,  3  mm,  2  ff. 

32)  Sympetrum  striolatum  (Charpentier,  1840). 

Calabria.  Staz.  9:  18. VI. 87,  2  mm,  3  ff.  Staz.  12:  19. VI. 87,  2  mm. 

33)  Sympetrum  fonscolombei  (Selys,  1840). 

CAMPANIA.  Staz.  2b:  25.VII.87,  3  mm,  2  ff.  Staz.  2c:  25.VII.87,  2  mm,  4  ff. 
Staz.  2d:  26.VII.87,  1  m. 

34)  Tri  thè  mi  s  annulata  (Palisot  de  Beauvais,  1805). 

Puglia.  Staz.  7:  30. Vili. 86,  3  mm,  4  ff  Calabria.  Staz.  9:  18. VI. 87, 2  mm,  2  ff. 

Delle  34  specie  segnalate,  5  sono  risultate  nuove  per  il  Molise:  Galop - 
teryx  virgo  meridionalis ,  Platycnemis  pennipes,  Aeshna  mixta ,  Anax  impera¬ 
tore  Cordulegaster  boi  toni  (D’Antonio,  1987b);  mentre  2  nuove  per  la  Cala¬ 
bria:  Aeshna  affinis  e  Libellula  fulva.  Altre  catture  interessanti  sono  state: 

Platycnemis  pennipes  presa  a  Caporosa  (CS)  a  m  1180  che  risulta  essere 
la  stazione  più  meridionale  e  più  elevata  dell’Italia  continentale; 


Gli  O donati  del  lago  di  Falciano,  ecc.  175 


Pyrrhosoma  nymphula  presa  a  Sassinoro  (BN)  per  la  seconda  volta  in 
Campania  [la  prima  segnalazione  è  stata  fatta  di  recente  da  me  e  dal  dr.  de 
Filippo  ad  Auletta  (SA)  sul  f.  Tanagro  (D’Antonio  &  de  Filippo,  1987)]; 

Coenagrion  puella  raccolta  a  Caporosa  (CS)  m  1180:  stazione  più  meri¬ 
dionale,  in  Italia,  di  rinvenimento  della  specie; 

Aeshna  isoscelis  raccolta  alla  foce  del  fiume  Bonamico  (RC):  stazione 
più  meridionale  di  rinvenimento  della  specie  in  Italia; 

Orthetrum  nitidinerve  raccolta  a  S.  Martino  V.C.  (AV):  4a  stazione  per 
l’Italia  meridionale; 

Orthetrum  coerulescens  raccolta  a  m  1250  in  località  Acquafredda, 
Piana  del  Lauro,  S.  Martino  V.C.  (AV):  la  stazione  più  alta  s.l.m.,  nel  Sudi- 
talia,  precedenti  segnalazioni  indicavano  la  massima  altezza  di  rinveni¬ 
mento  a  m  1180  s.l.m.  (Carchini  &  Rota,  1986). 


BIBLIOGRAFIA 


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nell’Italia  meridionale.  Biogeographia,  n.s.,  X  (1984):  629-684. 

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D’Antonio  C.  (1987a)  -  Attuali  conoscenze  sul  popolamento  odonatologico  della 
Campania  (III  contributo  alla  conoscenza  degli  Odonati).  Boll.  Soc.  Natur. 
Napoli ,  94  (1985):  1-16. 

D’Antonio  C.  (1987b)  -  Segnalazioni  faunistiche.  108.  Cordulegaster  boltoni  bottoni. 
Boll.  Soc.  entom.  ital.,  119  (2):  124. 

D’Antonio  C.  &  de  Filippo  G.  (1987)  -  Segnalazioni  faunistiche.  110.  Pyrrhosoma 
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Scherillo  A.,  Franco  E.,  Di  Girolamo  P.  &  Vallante  G.  (1966)  -  Forme  crateriche 
tra  Mondragone  e  Vairano  (Caserta).  Period.  Mineralogia ,  34:  497-513. 

St.  Quentin  D.  (1960)  -  Die  Odonatenfauna  Europas,  ihre  Zusammensetzung  und 
Herkunft.  Zool.  Jahrb.  (Syst.),  87:  301-316. 


Presentata  nella  tornata  del  27  novembre  1987 
Accettata  il  18  febbraio  1988 


Boll.  Soc.  Natur.  Napoli 

voi.  96,  1987,  pp.  177-183,  figg.  2,  tab.  1 


Seasonal  Changes  in  Habitat  Selection 
Among  Sylviids  (Aves) 
on  a  Mediterranean  Island(*) 

Nota  del  socio  Gabriele  de  Filippo  (**) 


Summary.  —  On  Vivara  Island,  Sylviids  shows  a  species  specific  distribution  on 
5  habitats:  grass  and  man-made  vegetation,  low  scrub,  high  scrub,  olive-orchard  and 
wood.  Seasonal  changes  in  habitat  selection  and  in  thè  interspecific  interaction 
occur.  The  author  suggests  that  seasonal  variations  in  resources  availability,  cause 
these  results. 

Riassunto.  —  In  questo  studio  vengono  descritti  i  modelli  di  selezione  ambien¬ 
tale  dei  Sylviidae  sull’isola  di  Vivara  (32  ha),  nel  golfo  di  Napoli.  Sono  stati  conside¬ 
rati  5  ambienti:  AA  -  prati  e  vegetazione  scarsa  con  un  vigneto  e  frutteto  abbando¬ 
nati  e  invasi  da  vegetazione  spontanea;  LS  -  macchia  di  altezza  media  1.5  m;  HS  - 
macchia  con  altezza  media  3  m;  OL  -  olivete  abbandonato  e  invaso  da  macchia  alta; 
WD  -  isole  di  bosco  a  Quercus  pubescens.  Per  ogni  specie  si  è  calcolata  l’ampiezza  di 
habitat  in  ogni  stagione  e  le  frequenze  relative  di  abbondanza  nei  diversi  habitat. 
Inoltre  si  è  misurata  la  sovrapposizione  di  nicchia  ambientale  interspecifica  nelle 
diverse  stagioni,  e  la  similarità  di  selezione  ambientale  in  diverse  stagioni  per  ogni 
specie.  I  modelli  di  selezione  ambientale  cambiano  stagionalmente.  Si  pensa  che  ciò 
sia  in  relazione  a  variazioni  delle  disponibilità  alimentari. 


Introduction 

Habitat  selection  is  one  of  thè  most  important  factors  which  deter- 
mines  thè  ecological  niche  in  birds.  Species  specific  habitat  breadth  and 
preferences  change  seasonally  (Rotemberry  et  al .,  1979,  Alatalo,  1981), 
but  reasons  for  this  behaviour  are  not  completely  understood. 


(*)  Research  n.  47  of  thè  program  of  thè  Eco-Ethological  Group. 

(**)  Dept.  of  Zoology,  via  Mezzocannone,  8  -  80134  Naples. 


178  G.  de  Filippo 


I  investigateci  on  thè  habitat  selection  of  Sylviids  in  a  mediterranean 
little  island  and  I  describe  seasonal  differences  in  habitat  selection. 


Study  Area  and  Methods 

Vivara  Island  (32  ha)  lies  in  thè  gulf  of  Naples  (40°44'N,  13°59'E), 
South  Italy,  and  shows  a  typical  mediterranean  vegetation  (Caputo,  1964/ 
65).  I  categorized  5  habitats: 

AA  -  grass  and  some  uncultivated  vines  and  fruit  trees,  walls; 

LS  -  scrub,  mainly  Myrtus  communis ,  Euphorbia  dendroides  and  Pista- 
eia  lentiscus,  with  a  mean  height  of  1.5  m; 

HS  »  scrub,  mainly  Arbuts  unedo  and  Erica  arborea  with  a  mean  height 
of  3  m; 

OL  -  uncultivated  olive-orchard  with  a  mean  height  of  5  m; 

WD  -  wood  of  Quercus  pubescens  with  a  mean  height  over  5  m. 

I  studied  IO  Sylviids  species,  thè  most  common  ones:  Sylvia  atricapilla , 
S.  melanocephala ,  S.  borin ,  S.  communis ,  S.  cantili ans,  Phylloscopus  colly- 
bìta ,  P.  sibilatrix ,  P.  trochilus ,  Regulus  ignicapillus,  Hippolais  icterina.  Four 
periods  are  considered:  spring  (March  to  May),  summer  (June  to  August), 
autumn  (September  to  November)  and  winter  (December  to  February). 
During  three  days  in  each  month  I  used  mist  nets  in  22  trapping  plots 
arranged  in  each  habitat  (Milone  et  ai ,  1981).  For  every  months  I  calculat- 
ed  thè  species  abundance  in  each  habitat  espressed  as  birds/lOQ  mq  of 
mist-nets/10  hours.  Then  for  each  season  I  summed  thè  monthly  values 
and  calculated  thè  percentage  frequencies  in  thè  habitats. 

I  measured  thè  habitat  breadth  and  overlap  by  AH  =  £  min  (pj ,  qj) 
(Smith,  1982),  where  in  thè  case  of  breadth  p,  is  thè  occurrence  of  thè  spe¬ 
cies  in  thè  habitat  «i»  and  thè  availability  of  that  habitat  on  Vivara 
(relative  frequency);  in  thè  case  of  overlap  pj  is  thè  occurrence  of  thè  fìrst 
species  in  thè  habitat  «i»,  and  qj  that  of  thè  second  one.  From  thè  similar- 
ity  matrix  I  built  a  dendrogram  for  each  season  by  thè  single  linkage 
method  (Davies,  1971). 

The  same  index  was  also  used  to  estimate  thè  seasonal  changes  of 
habitat  distribution  in  each  species  (PS).  In  this  case  Pj  is  thè  occurence  of 
thè  species  in  habitat  «i»  in  thè  fìrst  season,  and  qj  is  thè  occurrence  in 
thè  second  one. 

Species  bave  a  random  distribution  when  AH  =  1.  Two  species  (or  a 
species  between  two  seasons)  bave  thè  same  distribution  when  PS  =  1.  So 


Senso nal  Changes  in  Habitat  Selection  Among  Sylviids,  ecc.  179 


it  is  important  to  test  if  thè  observed  PS  or  AH  is  statistically  different  from  1. 
For  sample  size  >  20  we  can  use  thè  test  z  =  (AH  or  PS  —  1)//Var .  Vari- 
ance  is  Var  =  (1  —  (X  Pi  Kj)2  —  ]T  pjLj)/N,  where  K  =  —  1  if  p  >  q,  k  =  0  if 
p  =  q,  K  =  1  if  p  <  q,  and  L=1  if  p  =  q,  L  =  0  if  p  <  >  q  (Smith,  1982). 


Results 

In  spring,  S.  communis ,  S.  barin  and  H.  icterina  select  similar  habitats; 
they  are  most  abundant  in  AA,  HS  and  OL  (Tab.  I).  However,  thè  habitat 
breadth  of  thè  First  species  is  not  significantly  different  from  1.  S.  melano- 
cephala  and. cantillans  have  a  random  distribution;  they  present  high  habitat 
overlap.  On  thè  contrary,  S.  atricapilla  have  a  low  AH  (Fig.  1)  and  its  occurence 
in  AA  is  higher.  P.  trochilus  occurs  only  in  high  scrub  and  olive 

TABLE  I 

Relative  frequencies  in  habitats:  AA  -  grass  with  uncultivated  vineyard  and  fruit 
trees  (7%);  LS  -  low  scrub  (27%);  HS  -  high  scrub  (24%);  OL  -  olive  orchard  (29%); 
WD  -  wood  of  Quercus  pubescens  (13%). 


SPRING  SUMMER 


5. 

melanocephala 

.02 

.32 

.16 

.20 

.29 

.13 

.24 

.31 

.29 

.03 

atricapilla 

.13 

.12 

.41 

.11 

.22 

.05 

.00 

.46 

.08 

.42 

S. 

communis 

.19 

.13 

.29 

.31 

.07 

.00 

.00 

1.0 

.00 

.00 

S. 

borin 

.16 

.08 

.44 

.31 

.00 

.00 

.47 

.23 

.30 

.00 

S. 

cantillans 

.04 

.34 

.31 

.12 

.19 

P. 

collybita 

.05 

.24 

.49 

.21 

.00 

P. 

sibilatrix 

.03 

.00 

.76 

.06 

.15 

P. 

trochilus 

.00 

.00 

.35 

.65 

.00 

H. 

icterina 

.18 

.00 

.36 

.39 

.07 

AA 

LS 

HS 

OL 

WD 

AA 

LS 

HS 

OL 

WD 

S. 

melanocephala 

.38 

.17 

.15 

.22 

.07 

.08 

.15 

.28 

.21 

.27 

S. 

atricapilla 

.55 

.06 

.22 

.08 

.08 

.15 

.09 

.20 

.45 

.12 

S. 

borin 

.19 

.42 

.00 

.18 

.21 

P. 

collybita 

.13 

.36 

.11 

.22 

.18 

.14 

.00 

.52 

.33 

.00 

R. 

ignicapillus 

.02 

.51 

.23 

.12 

.11 

.00 

.00 

.54 

.08 

.38 

AUTUMN 


WINTER 


180  G.  de  Filippo 


orchard;  while  thè  other  two  Phylloscopus  spp.  occur  chiefly  in  HS.  Howev- 
er  only  P.  trochilus  and  P.  sibilatrix  bave  AH  signifìcantly  different  from  1. 

In  summer,  S.  melanocephala  and  S.  borin  bave  a  random  distribution, 
while  S.  atricapiila  occurs  mostly  in  WD  and  HS,  Although  P.  col  ly  bit  a 
occurs  only  in  HS,  AH  is  signifìcantly  wide.  In  autumn,  S.  melanocephala 
and  S.  atricapiila  show  thè  same  habitat  distribution,  concentrated  in  AA. 


IPRI'MG 

*  * 
rvj  *  * 

oo  *  *  * 


* 

*  * 
*  * 

,o  * 


o  n 
u  o 

CO  £0  (0 


E  0 

a 


J3  •- 

(0  I 


IDE 

(fi  a  a 


in  co  tu 


WINTER 


Fig.  1.  —  Habitat  breadth.  Samples  sizes  are  indicated.  Statistical  differences  bet- 
ween  observed  AHs  and  AH  =  1:  *p  <  0.05,  **p  <  0.01,  ***p  <  0.001. 


In  winter,  S.  melanocephala  and  S.  atricapiila  occur  in  HS  less  than  thè 
other  species. 

There  are  no  statistical  seasonal  differences  in  AH;  however,  Sylviids 
change  habitat  selection  (Tab.  II)  and  interspecifìc  habitat  overlap  (Fig.  2). 


Seasona !  Changes  in  Habitat  Selection  Among  Sylviìds,  ecc,  181 


S.  melanocephala  shifts  in  AA  in  autumn  and  in  HS  in  winter. 
S.  atricapiila  increases  in  WD  in  summer,  in  AA  in  autumn,  in  OL  in 
winter,  and  returns  most  abundant  in  HS  in  spring,  The  habitat  overlap 
between  these  species  changes  seasonally.  It  is  higher  in  autumn  and  lower 
in  summer, 

S.  borin  occurs  in  HS  in  spring,  but  in  thè  other  seasons  there  are  no 
statistica!  differences  between  observed  AH  and  AH  =  L 

P.  collybìta  shifts  its  frequenee  in  HS  and  OL  during  winter, 
Finally,  R.  ignìcapillus  leaves  LS  to  WD  in  winter. 


SPRING  SUMMER 


ANTIJNN  '  WINTE'3 

Fig.  2.  —  Interspecific  habitat  overlap  espressed  as  percentage  similarity  (PS)  in 
habitat  selection. 


Discussion 

Patterns  of  habitat  selection  change  seasonally,  as  shown  both  bet¬ 
ween  thè  seasons  (Alatalo,  1981)  and  within  a  single  season:  in  summer 
(Saari,  1977),  in  winter  (Karr,  1976)  and  also  during  spring  (Laursen, 
1978)  and  autumn  (Balle in,  1983)  migrations. 

Seasonal  changes  in  habitat  selection  are  due  to  changes  in  food  avaìlabil- 
ity  (Bàrlrim,  1983).  I  suggest  it  is  trae  on  Yivara  too.  Infact,  studies  made 
in  other  Mediterranean  areas  (Herrera  and  Jordano,  1981;  Debussche 
and  Isenmann,  1983)  about  Sylvia  spp,,  show  these  species  changes  from 


182  G.  de  Filippo 


insect  food  to  berries  in  winter,  when  insects  are  scarce  and  berries  are 
abundant.  Furthermore,  in  autumn  they  feed  on  Imenoptera  Formicidae, 
that  are  thè  most  abundant  insects  in  this  season. 

To  esemplify,  w e  can  follow  thè  habitat  selection  between  S.  africa - 
pilla  and  S.  melanocephala ,  thè  only  two  species  occurring  in  every  sea- 
sons.  In  summer  these  species  overlap  in  habitat  use  less  than  in  thè  other 
seasons.  During  spring  birds  may  exploit  thè  great  abundance  of  insects;  in 
autumn  Vivara  abound  in  ants,  and  during  winter  in  berries.  In  summer  w e 
observe  a  limited  resource  availability  and  more  difficult  environmental 
conditions,  in  particular  thè  scarcity  of  water.  So  different  habitat  selection 
permits  to  avoid  thè  competition.  Furthermore  we  notice  in  this  season 
lower  species  richness  and  abundance;  since  during  spring  Sylviids  defend 
interspecific  territories,  in  summer  there  is  lower  territorial  competition, 
that  is  higher  space  availability  in  thè  habitats. 

The  high  bird  concentration  in  low  and  high  scrub  during  summer 
may  be  also  explained  by  thè  dense  vegetation  that  determines  a  more 
favourable  microclimate  in  this  dry  season. 

In  conclusion,  these  data  suggest  that  thè  patterns  of  habitat  selection 
change  seasonally  according  with  thè  environmental  modifications. 


REFERENCES 

Alatalo  R.  V.  (1981)  -  Habitat  selection  of  foresi  birds  in  thè  seasonal  environment 
of  Finland.  Ann.  Zool.  Fennici,  18:  103-114. 

Bairlein  F.  (1983)  -  Habitat  selection  and  associations  of  species  in  European  Pas¬ 
serine  bird  during  southward,  post-breeding  migrations.  Ornis.  Scand 14:  239- 
245. 

Caputo  G.  (1964/65)  -  Flora  e  vegetazione  delle  isole  di  Procida  e  Vivara.  Delpinoa , 
6/7:  195-267. 

Debussche  M.  &  Isenmann  P.  (1983)  -  La  consommation  des  fruits  chez  quelques 
Fauvettes  Mediterraneennes  ( Sylvia  melanocephala,  S.  cantili ans,  S.  hortensis,  S. 
undata )  dans  la  region  de  Montpellier  (France).  Alauda ,  51:  302-308. 

Davies  R.  G.  (1971)  -  Computer  programming  in  quantitative  biology.  Academic 
Press,  London. 

Herrera  C.  M.  &  Jordano  P.  (1981)  -  The  frugivorous  diet  of  blackcap  populations 
wintering  in  southern  Spain.  Ibis ,  123:  502-507. 

Karr  J.  R.  (1976)  -  On  thè  relative  abundance  of  migrants  from  thè  North  temperate 
zone  in  thè  tropical  habitats.  Wilson  Bull.,  88:  433-458. 

Laursen  K.  (1978)  -  Interspecific  relationship  between  some  insectivorous  passerine 
species,  illustrate  by  their  diet  during  spring  migration.  Ornis.  Scand.,  9:  178- 
192. 


Seasonal  Changes  in  Habitat  Selection  Among  Sylviids ,  ecc.  183 


Milone  M.,  Grotta  M.,  Coppola  D.,  Fraissinet  M.  &  D’Anselmq  R.  (1981)  -  L’or- 
nitofauna  di  un’isola  dei  Campi  Flegrei  (NA):  Vivara  .  Atti  I  Conv.  Ita!.  Orti., 
Aulla  (MS). 

Rotembekry  I.  T.,  Fitzner  R.  E.  &  Richard  W.  H.  (1979)  -  Seasonal  variation  in 
aviari  community  structure:  differences  in  mechanism  regulating  diversity.  Auk , 
96:  499-505. 

Saari  L.  (1977)  -  Change  of  habitat  preferences  during  thè  summer  in  certain  passe- 
rines.  Ornis  Fennica ,  54:  154-159. 

Smith  E.  P.  (1982)  -  Miche  breadth,  resource  availability  and  inference.  Ecology ,  63: 
1675-1681. 


Presentata  nella  tornata  de l  27  novembre  1987 
Accettata  il  23  febbraio  1983 


PROCESSI  VERBALI  DELLE  TORNATE 
E  DELLE  ASSEMBLEE  GENERALI 


Processo  verbale  della  tornata  ordinaria  del  30  gennaio  1987 

Il  giorno  30  gennaio  1987  alle  ore  18h30m  nella  Sala  Francesco  Compagna  in 
Castel  dell’Ovo  in  Napoli  si  è  tenuta  la  conferenza  del  dott.  Gabriel  Slonina  Ubal- 
dini  dal  titolo  «Gasherbrum  II  -  Karakorum  (Pakistan)». 

Il  Presidente  della  nostra  Società  ha  presentato  l’oratore  con  gentili  parole  e  lo 
ha  ringraziato  anche  a  nome  del  Presidente  del  Club  Alpino  sezione  di  Napoli  per 
aver  accettato  l’invito  a  raccontare  la  sua  spedizione. 

Il  Presidente  poi  ringrazia  il  dott.  Alfonso  Piciocchi,  Presidente  della  sezione  di 
Napoli  del  Club  Alpino  Italiano  con  sede  in  Castel  dell’Ovo  per  aver  guidato,  prima 
della  conferenza,  il  pubblico  alla  visita  del  Museo  allestito  nella  sede  stessa. 

Detta  conferenza,  vista  sempre  come  manifestazione  attuata  nell’ambito  delle 
attività  previste  dallo  Statuto  del  nostro  Sodalizio,  è  stata  organizzata  appunto  in 
comunione  con  la  sezione  di  Napoli  del  Club  Alpino  Italiano,  il  Club  Alpino  Ita¬ 
liano,  come  tutti  sanno,  prestigioso  sodalizio  vanta  anch’esso  cento  anni  e  più  dalla 
sua  fondazione,  ha  avuto  ed  ha  tuttora,  tra  i  suoi  iscritti  nomi  illustri  di  escursionisti 
e  di  maestri  della  speleologia. 

La  conversazione  del  dott.  Slonina  Ubaldini  è  stata  molto  interessante;  l’oratore 
ha  mostrato  ed  illustrato  con  competenza  le  centinaia  di  diapositive  portate  dalla 
spedizione  che  egli  stesso  ha  effettuato  nell’estate  1985  appunto  sulla  vetta  del 
Gabernum  II  a  quota  8.035  metri;  egli  ha  saputo  avvincere  il  foltissimo  pubblico 
fino  a  tarda  sera. 

Di  notevole  suggestione  anche  il  sottofondo  di  musiche  originali  registrate 
lungo  i  paesi  attraversati. 

Dopo  la  simpatica  conversazione  numerosi  interventi,  tra  cui  moltissimi  gio¬ 
vani,  hanno  trattenuto  l’oratore  per  rivolgergli  quesiti  e  interessanti  domande  a  cui 
lo  stesso  ha  risposto. 

In  fine  i  saluti  alle  22h15m 


Il  Segretario:  Teresa  de  Cunzo 


Il  Presidente:  Aldo  Napoletano 


186  Processi  verbali 


Processo  verbale  della  tornata  ordinaria  del  2  febbraio  1987 

Il  giorno  2  febbraio  1987  alle  ore  16h45m  si  è  tenuta  in  tornata  ordinaria  l’As¬ 
semblea  della  Società  dei  Naturalisti  in  Napoli. 

La  presente  tornata  non  si  è  tenuta  come  preventivato  dal  calendario,  il  giorno 
30  gennaio  venerdì,  in  quanto  vi  era  coincidenza  con  la  conversazione  del  dott.  Ga¬ 
briel  Slonina  Ubaldini,  tenuta  nello  stesso  giorno,  come  risulta  dal  verbale  nelle 
pagine  precedenti.  Sono  presenti  Napoletano,  de  Cunzo,  Cutillo,  Ancarola,  Romano, 
Piscopo,  Franciosa,  Schiattarella,  Astolfì,  Lenzi,  Franco,  Sardone. 

Il  Presidente  invita  il  Segretario  a  leggere  il  verbale  della  seduta  precedente, 
verbale  che  viene  letto,  approvato  all’unanimità  e  sottoscritto. 

Il  Presidente  informa  i  soci  presenti  che  il  giorno  17  febbraio  prossimo  venturo 
il  prof.  Gialanella  terra  conferenza  nei  locali  stessi  del  nostro  Sodalizio,  sulla 
radioattività,  situazione  in  Campania,  dopo  Chernobyl;  si  passa  alle  comunicazioni 
scientifiche;  il  socio  Lenzi  presenta  il  suo  lavoro  dal  titolo:  «  Studio  mineralogico  e 
fisico-chimico  sulla  zeolitizzazione  dei  tufi  del  Monte  Vulture,  in  previsione  di  un 
loro  impiego  come  decontaminanti  di  soluzioni  radioattive»;  intervengono  Franco, 
Ancarola,  Napoletano. 

Esaurito  l’ordine  del  giorno,  la  seduta  è  tolta  alle  18h. 

Il  Segretario:  Teresa  de  Cunzo  II  Presidente:  Aldo  Napoletano 


Processo  verbale  della  tornata  del  17  febbraio  1987 


Il  giorno  17  febbraio  1987  alle  17h,  nella  sale  delle  adunanze  del  nostro  Sodali¬ 
zio,  nell’ambito  delle  attività  della  Società,  previste  dallo  Statuto,  il  prof.  Giancarlo 
Gialanella,  Ordinario  di  Fisica  generale,  Direttore  della  Radioprotezione  dell’Univer¬ 
sità  di  Napoli,  Facoltà  di  Scienze,  ha  tenuto  una  conferenza  su:  «La  situazione  della 
radioattività  in  Campania  in  relazione  all’incidente  di  Chernobyl». 

La  dotta,  interessante  disquisizione  è  stata  seguita  da  innumerevoli  interventi  e 
da  richieste  di  chiarimenti  da  parte  del  folto  pubblico  presente  in  sala. 

L’oratore  ha  risposto  con  competenza  a  tutti  i  quesiti  postigli,  aprendo  un 
acceso  dibattito  con  gli  interventori. 

La  seduta  si  toglie  alle  19h30h. 

Il  Segretario:  Teresa  de  Cunzo  II  Presidente:  Aldo  Napoletano 


Processo  verbale  dell’Assemblea  generale  del  27  febbraio  1987 


Il  giorno  27  febbraio  1987  alle  17h  si  è  riunito  in  Assemblea  generale,  la  Società 
dei  Naturalisti  in  Napoli.  Sono  presenti  Aldo  Napoletano,  Franco,  Cutillo,  D’Anto¬ 
nio,  Cinquegrana,  Guzzetta,  Piscopo,  Schiattarella,  Bravi,  de  Cunzo,  Ugo  Monchar- 
mont,  Franciosa,  Torrente,  Schioppa,  Lardone. 


Processi  verbali  187 


In  apertura  di  seduta  il  Presidente  invita  il  segretario  a  leggere  il  verbale  della 
seduta  precedente  che  viene  letto,  approvato  e  sottoscritto. 

Il  Presidente  quindi  legge  la  Relazione  sull’attività  svolta  dalla  Società  nel  1986; 
i  bilanci  consuntivi  e  preventivi  1986  e  1987;  la  relazione  poi  verrà  inviata  al  Mini¬ 
stero  BB.AA.CC.  secondo  norma,  dopo  che  l’Assemblea  l’avrà  approvata.  La  rela¬ 
zione  quindi  dice:  Relazione  sull’attività  svolta  dalla  Società  dei  Naturalisti  di  Napoli 
durante  l’anno  1986.  La  Società  dei  Naturalisti  in  Napoli,  in  ossequio  alle  finalità 
che  l’art.  1  dello  Statuto  attualmente  in  vigore  le  conferisce,  presenta,  settore  per 
settore,  il  seguente  resoconto  dell’attività  svolta  durante  l’anno  1986. 

Nuovo  statuto  e  regolamento 

Il  consiglio  direttivo  nella  tornata  del  10  giugno  ha  definitivamente  approvato  il 
nuovo  Statuto  della  Società,  già  sottoposto  a  supervisione  da  parte  della  Divisione  II 
dell’Ufficio  Centrale  per  i  Beni  Librari  e  gli  Istituti  Culturali.  Esso  verrà  presentato 
all’approvazione  dell’Assemblea  generale  dei  soci  nella  tornata  del  27  febbraio  1987 
ed  infine  verrà  inviato  al  succitato  Ufficio  del  Ministero  per  i  Beni  Ambientali  e 
Culturali  per  gli  adempimenti  previsti  per  gli  Enti  Morali.  Il  Regolamento  è  a  cura 
del  Vice  Presidente  O.  Schettino.  In  fase  di  definitiva  revisione  in  conformità  del 
nuovo  Statuto.  Esso  verrà  sottoposto  all’approvazione  dell’Assemblea  generale  in 
una  delle  prossime  tornate  accademiche  del  1987. 

Biblioteca 

È  ormai  nota  l’importanza  che  riveste  la  Biblioteca.  Le  notizie  relative  alla  sua 
origine  e  al  suo  successivo  sviluppo  possono  ben  rilevarsi  dall’annuario  delle  Biblio¬ 
teche  Italiana,  Parte  III,  edito  dai  Fratelli  Palombi,  Roma,  1973,  2a  ristampa  1983. 

Dalla  relazione  di  fine  anno  presentata  alla  Presidenza  dal  Consigliere  Bibliote¬ 
cario  prof.  Nicola  Franciosa  si  rileva,  purtroppo,  che  la  biblioteca,  non  disponendo 
di  personale  idoneo  a  tempo  pieno,  ha  funzionato  con  saltuarietà  nelle  ore  di  aper¬ 
tura  dell’Ufficio  di  Segreteria  ed  a  volte,  per  ricerche  di  un  certo  rilievo,  si  è 
richiesta  la  presenza  dello  stesso  Consigliere  Bibliotecario. 

La  Direzione  della  Biblioteca  Nazionale  «Vittorio  Emanuele»  di  Napoli  consa¬ 
pevole  delle  difficoltà  sorte  per  una  regolare  funzionalità  della  nostra  biblioteca  ha 
disposto  che  le  due  unità  dirigenziali,  dott.  Liliana  Calabrese  e  Silvia  Gargiulo,  che 
già  vi  erano  state  concesse  per  il  periodo  ottobre-dicembre  1985,  prestino  servizio 
presso  di  noi  per  inventariare,  schedare  e  collocare  quei  libri  e  quei  periodici  e  ogni 
altra  pubblicazione  entrati  durante  il  1986.  Per  il  notevole  quantitativo  di  oggetti 
accumulatisi  e  per  il  continuo  affluire  degli  stessi,  attraverso  gli  scambi  che  abbiamo 
all’interno  e  all’estero,  il  lavoro  richiede  tempi  lunghi. 

Le  predette  bibliotecarie  dott.  Calabrese  e  Gargiulo  provvedono,  altresì,  al  com¬ 
pletamento  delle  schede  dei  periodici  in  dotazione  alla  biblioteca  per  la  pubblica¬ 
zione  in  catalogo  che,  come  a  suo  tempo  deliberato  dal  Consiglio  Direttivo,  verrà 
pubblicato  quale  appendice  al  Bollettino  della  Società  dei  Naturalisti  costituendo  un 
utile  strumento  di  ricerca.  Tale  operazione  dovrebbe  collegarsi  al  progetto:  Sistemi 
Beni  Librari  dato  in  appalto  al  Consorzio  IRIS  del  quale,  come  noto,  fanno  parte 
alcune  società  del  gruppo  IRI  quali  l’Italsiel,  l’Italstel,  la  Sidac,  l’Infrasud  Progetti, 
l’Italtekna,  la  Rai. 

Noi  formuliano,  pertanto,  voti  che  il  Ministero  per  i  Beni  Culturali  e  Ambien¬ 
tali  al  quale  questa  relazione  viene  inviata,  possa  tenere  presente,  avendone  gli  stru- 


188  Processi  verbali 


menti,  la  necessità  di  meglio  tutelare  e  potenziare  questa  biblioteca,  patrimonio  di 
elevato  valore  storico  e  culturale,  a  disposizione  di  studiosi,  ricercatori  e  studenti. 

Con  il  contributo  straordinario  di  L.  7.000.000  concessoci,  in  virtù  della  Legge 
219/81  dal  Ministero  dei  Beni  Culturali  e  Ambientali  si  è  parzialmente  provveduto 
al  ripristino  di  attrezzature  e  di  libri  danneggiati  dal  sisma  del  novembre  1980  e  feb¬ 
braio  1981,  come  verrà  documentato  al  competente  Ufficio  della  IV  divisione  del¬ 
l’Ufficio  Centrale  dei  Beni  Librari  a  Istituti  Culturali. 

Dalla  citata  relazione  del  Consigliere  delegato  alla  biblioteca  prof.  Nicola  Fran¬ 
ciosa  così  si  può  sintetizzare  la  consistenza  della  biblioteca  al  31  dicembre  1986: 

libri,  opuscoli  e  periodici  11.462 

annate  di  periodici,  entrate  entro  l’anno  100 

Totale  11.562 

Sono  in  corso  di  inventario  circa  10  testate  di  nuovi  periodici  oltre  libri  e  opu¬ 
scoli  vari.  Pertanto,  sino  a  quando  non  verranno  inventariati,  schedati  e  collocati  le 
nuove  accessioni,  per  quanto  attiene  ai  periodici,  la  situazione  si  presenta  analoga  a 
quella  segnalata  al  31  dicembre  1985,  cioè: 


testate  in  corso 

194 

testate  estinte 

614 

Geological  Survey 

15 

Totale 

823 

L’accesso  di  nuove  testate  di  periodici  sta  a  testimoniare  l’incremento  verifica¬ 
tosi  negli  scambi  col  nostro  Bollettino  durante  l’anno  1986,  nonostante  la  fase  critica 
che  sta  attraversando  il  funzionamento  della  biblioteca. 

Pur  non  registrandosi  un  elevato  numero  di  frequentatori,  per  la  già  detta  situa¬ 
zione  precaria,  la  varietà  e  il  numero  di  frequentatori,  tra  i  soci  e  non,  è  stato 
comunque,  se  non  lusinghiero  almeno  soddisfacente. 

In  conclusione  si  possono  così  sintetizzare  gli  urgenti  interventi  del  Ministero 
dei  Beni  Culturali  per  la  rivitalizzazione  di  un  così  notevole  complesso  librario: 

1)  assegnazione  e  comando  da  parte  del  Ministero  di  almeno  tre  unità:  una 
dirigenziale  e  due  esecutive  per  le  normali  operazioni  di  inventario  e  schedatura  e 
collocazione,  nonché  di  sorveglianza  con  normale  orario  di  servizio; 

2)  contributo  straordinario  che  dovrebbe  venire  utilizzato  in  prevalenza  per  il 
restauro  e  la  rilegatura  di  vo  umi  di  elevato  valore  che  vanno  dalla  fine  del  ’500  ai 
primi  del  ’900,  ivi  compresi  5  volumi  di  manoscritti  (vedi  allegato  preventivo  della 
Ditta  Salvarezza  di  Roma,  n.  1);  sia  per  una  pulizia  generale,  rilegatura  ordinaria  di 
libri  e  di  periodici  e  una  migliore  scaffalatura. 

Archivio  Storico 

È  annesso  alla  Biblioteca,  come  risulta  già  dalla  relazione  del  1985.  Il  materiale 
documentario  è  tuttora  raccolto  in  29  pacchi  ciascuno  completo  di  elenco.  È  stato,  a 
cura  del  Consigliere  Bibliotecario  prof.  Nicola  Franciosa,  custodito  in  un  armadio 
metallico  unitamente  alla  raccolta  di  Disegni  di  Domenico  Cirillo  ed  altro  materiale 
documentario  di  indubbio  valore  storico.  Biblioteca  e  archivio  storico  costituiscono 
un  binomio  rilevante  e  prestigioso  da  tutelare. 


Processi  verbali  189 


Compagine  sociale.  Con  le  Assemblee  generali  del  20  dicembre  1986  e  del  27 
giugno  1986,  adottando  la  procedura  prevista  dagli  articoli  5  e  18  dello  Statuto 
attualmente  in  vigore,  n.  15  aspiranti  soci  sono  stati  ammessi  a  far  parte  del  Sodali¬ 
zio  per  il  1986;  pertanto  la  consistenza  alla  data  del  31  dicembre  1986,  tenuto  conto 
della  irreperibilità  di  alcuni  soci,  risulta  così  composta: 


soci 

benemeriti 

5 

soci 

ordinari 

304 

nuovi  soci 

15 

Totale 

324 

Su  delibera  del  Consiglio  direttivo  viene  istituita  per  la  prima  volta  la  tessera 
nazionale  annuale. 

Assemblee.  Dalla  allegata  documentazione  (all. ti  2-7)  si  rileva  che  nel  corso  del¬ 
l’anno  i  soci  si  sono  riuniti  in  Assemblea  generale  e  in  tornate  ordinarie  alle 
seguenti  date: 

Assemblee  generali:  31  gennaio;  27  giugno;  19  dicembre; 

tornate  ordinarie:  25  marzo;  23  aprile;  28  novembre. 

Attività  scientifica,  conferenze  e  seminari.  Nel  corso  delle  tornate  accademiche 
sono  state  presentate  dai  soci  e  discusse  in  Assemblea  n.  28  comunicazioni  scienti¬ 
fiche  che,  a  norma  del  regolamento  in  vigore,  sono  rimaste  sette  giorni  a  disposi¬ 
zione  dei  soci  per  eventuali  note  di  osservazione.  Scaduto  tale  termine  i  lavori  sono 
passati  alla  redazione  che,  dopo  la  valutazione  degli  stessi,  sia  direttamente,  sia 
attraverso  quella  di  esperti  designati  dal  Comitato  di  Redazione,  ottenuto  il  «si 
stampi»  sono  andati  in  tipografìa  per  la  pubblicazione  nel  volume  XCV  (1986),  che 
si  presume  possa  venire  distribuito  ai  soci  entro  l’anno  1987. 

Durante  l’anno  1986  si  sono  svolte  le  seguenti  conferenze  e  seminari,  così  come 
segue: 

-  1*8  e  9  aprile  il  prof.  Amos  Nur,  docente  di  Geofisica  alla  Stanford  University 
(California),  ha  introdotto  i  seguenti  due  seminari  (all.  8); 

-  1*8  aprile:  Very  Large  Earthquakes; 

-  il  9  aprile:  Mechanics  of  aftershocks; 

-  il  16  giugno  il  prof.  George  Nemethy  della  Cornell  University  di  Itaca  N.Y. 
tiene  una  conferenza:  «Struttura  di  proteine»  (all.  9); 

-  fi  luglio  il  prof.  Carlo  Ciliberto,  Rettore  dell’Università  di  Napoli  sviluppa  il 
tema:  «  Introduzione  aH’Informatica  ed  applicazioni  »,  che  per  la  figura  dell’esperto  e 
per  l’attualità  dell’argomento  verrà  pubblicata  nel  voi.  XCV  del  Bollettino  della 
Società  (all.  10). 

Concorso.  In  ossequio  all’art.  2  dello  Statuto  attualmente  in  vigore,  viene  ripresa 
l’istituzione  dei  premi  di  incoraggiamento  che  da  qualche  decennio,  per  varie 
ragioni  contingenti,  era  stata  accantonata.  Pertanto,  alla  data  del  26  maggio  viene 
bandito  un  concorso  per  l’assegnazione  di  quattro  premi  di  incoraggiamento  da 
L.  500.000  ciascuno  riservato  ai  laureati  presso  le  Università  della  Campania  nel 
periodo  compreso  tra  l’I  maggio  1984  e  il  30  aprile  1986,  che  abbiano  svolto  una 
tesi  di  laurea  sperimentale  a  carattere  naturalistico  (aliti  11-12). 


190  Processi  verbali 


Consiglio  Direttivo.  Il  Consiglio  Direttivo,  come  risulta  dal  registro  dei  verbali  di 
seduta,  si  è  riunito  nei  seguenti  giorni,  per  la  discussione  degli  ordini  del  giorno 
indicati  per  ciascuno  di  essi: 

-  16  gennaio  1986:  1)  comunicazioni  del  Presidente;  2)  accesso  ai  locali  della 
sede;  3)  prevenzione  incendi  e  offerta  Sadi;  4)  proposta  di  una  lista  di  candidati  per 
il  nuovo  Consiglio  Direttivo  e  segnalazioni  per  i  Revisori  dei  Conti  per  il  1986;  5)  re¬ 
lazione  del  Presidente  sull’attività  svolta  nel  1985  e  programma  per  il  1986;  6)  Bilan¬ 
cio  e  consuntivi  1985  e  preventivo  1986  (prof.  E.  Piscopo);  7)  situazione  biblioteca 
con  particolare  riferimento  al  personale  e  alla  gestione; 

-  20  febbraio  1986:  si  insedia  il  nuovo  Consiglio  Direttivo  che  risulta  così  com¬ 
posto:  Presidente  prof.  Aldo  Napoletano;  Vice  Presidente  prof.  O.  Schettino;  Segre¬ 
tario  prof.  T.  de  Cunzo;  Vice  Segretario  prof.  F.  Rossi;  Bibliotecario  prof.  N.  Fran¬ 
ciosa;  Redattore  alle  Pubblicazioni  prof.  F.  Barattolo;  Tesoriere  prof.  E.  Piscopo; 
Consiglieri  prof.  G.  Caputo,  prof.  P.  Battaglini,  prof.  M.  Torre,  prof.  G.  Corrado.  I 
quattro  consiglieri  faranno  parte  del  Presidente  del  Comitato  di  Redazione. 

Risultano  eletti  dall’Assemblea  generale  i  Revisori  dei  conti  nelle  persone  dei 
proff.  G.  Gargiulo,  Franco  Enrico,  e  supplente  Carla  Lucini. 

1)  Dichiarazioni  del  Presidente  sulla  riunione  svoltasi  al  Formez  e  varie;  2)  Si¬ 
tuazione  e  prospettive  economico-fìnanziarie  per  il  1986  (prof.  E.  Piscopo);  3)  Fun¬ 
zionalità  delle  Segreteria  e  programma  conferenze  per  il  1986  (prof.  T.  de  Cunzo); 
4)  Istituzione  premi  di  incoraggiamento  e  stesura  bando  di  concorso  (proff.  Batta¬ 
glini  e  e  Piscopo);  5)  Stato  Biblioteca:  apertura,  personale,  impiego  somma  residua 
legge  219/87  (proff.  T.  de  Cunzo  e  N.  Franciosa);  6)  Lavori  e  arredamento  locali 
sede  (proff.  N.  Franciosa  e  E.  Piscopo);  7)  Presentazione  nuovo  Statuto  da  inviare  al 
Ministero  per  i  Beni  Culturali  ed  Ambientali  (prof.  O  Schettino). 

-  10  marzo  1986:  1)  Comunicazioni  del  Presidente  con  la  lettura  di  lettera  di 
compiacimento  del  Rettore  della  Università  per  l’elezione  del  nuovo  Consiglio 
Direttivo  e  del  Collegio  dei  Revisori  dei  Conti;  2)  Problemi  relativi  alla  funzionalità 
della  Biblioteca:  censimento  periodici:  si  delibera  per  la  pubblicazione  del  catalogo 
dei  periodici  in  dotazione  alla  Biblioteca  quale  appendice  al  volume  del  Bollettino. 

-  5  maggio  1986:  1)  Comunicazioni  del  Presidente  che  dà  lettura  della  lettera 
di  dimissioni  del  Redattore  alle  pubblicazioni  prof.  F.  Barattolo  che  vengono 
accolte;  2)  Compatibilità  degli  oneri  di  spesa  previsti  per  il  1986  con  la  situazione 
attuale  di  cassa  (prof.  E.  Piscopo);  3)  Stampa  della  locandina  per  il  concorso  ai  premi 
di  incoraggiamento  (prof.  T.  de  Cunzo);  4)  Ciclo  conferenze,  programma  e  disponi¬ 
bilità  dei  soci  proff.  B.  de  Lerma  e  A.  Palumbo;  5)  Completamento  spesa  contributo 
straordinario  legge  219/89  (prof.  N.  Franciosa);  6)  Esame  preventivi  spese  per:  a)  re¬ 
stauro  volumi  antichi  in  dotazione  alla  Biblioteca  (prof.  N.  Franciosa);  b )  Personal 
Computer  IBM  (proff.  Napoletano  e  Barattolo).  Si  delibera,  altresì  per  l’istituzione  di 
una  tessera  annuale  per  i  soci  proposta  dal  prof.  E.  Piscopo. 

-  10  giugno  1986:  1)  Comunicazioni  del  Presidente;  2)  Esame  delle  domande 
di  ammissione  di  nuovi  soci  da  presentare  all’Assemblea  generale  (ne  vengono 
accolte  8  su  11);  3)  Modifiche  apportate  allo  Statuto  (riferisce  il  prof.  O.  Schettino). 
Si  accettano  e  si  delibera  perché  il  prof.  Schettino  contatti  direttamente  il  Ministero 
prima  di  presentare  il  nuovo  Statuto  all’Assemblea  generale;  4)  Comitato  di  Reda¬ 
zione  e  proposte  per  la  nomina  del  nuovo  Redattore  alle  pubblicazioni  da  presentare 
all’Assemblea  generale. 


Processi  verbali  191 


-  16  ottobre  1986:  1)  Comunicazioni  del  Presidente;  2)  Apertura  di  plichi,  in 
numero  di  21,  inviati  dai  concorrenti  ai  premi  di  incoraggiamento. 

-  24  novembre  1986:  Comunicazioni  del  Presidente;  2)  Contenuto  della  lettera 
dott.  Antonio  Cimino;  3)  esame  delle  tesi  presentate  per  il  concorso  a  quattro  premi 
di  incoraggiamento  e  scelta  dei  quattro  vincitori. 

3  dicembre  1986:  1)  Vengono  definitivamente  proclamati  i  quattro  vincitori  dei 
premi  di  incoraggiamento  nelle  persone  dei  dottori:  Francesca  Casadio  con  tesi  in 
Zoologia;  Giampiero  Ceraro  con  tesi  in  Botanica;  Rosa  Emilia  Cinquegrana  con  tesi 
in  Geologia  strutturale  e  Antonio  Santo  con  tesi  in  Geologia. 

Comitato  di  Redazione:  Il  Comitato  di  Redazione,  costituito  dal  Presidente 
prof  A.  Napoletano,  dal  Redattore  delle  Pubblicazioni  prof  F.  Barattolo  e  dai  Consi¬ 
glieri:  proff.  P.  Battaglini,  G.  Caputo,  M.  Torre,  G.  Corrado  si  è  riunito  nei  giorni  20 
febbraio,  27  maggio,  16  luglio  e  27  ottobre  per  faccertamento  delle  norme  stabilite 
dal  Regolamento  per  la  definitiva  accettazione  dei  lavori  e  per  l’assegnazione  degli 
stessi  a  due  referees  il  cui  giudizio  è  indispensabile  per  la  pubblicazione  nel  «Bollet¬ 
tino».  Di  ogni  seduta  è  stato  redatto  regolare  verbale. 

20  gennaio  1987. 

Il  Segretario:  Teresa  de  Cunzo  II  Presidente:  Aldo  Napoletano 


L’Assemblea  all’unanimità  approva  la  su  trascritta  relazione. 

Il  Presidente  quindi  invita  uno  dei  Revisori  dei  conti,  prof.  Enrico  Franco  a 
leggere  la  relazione  della  revisione  dei  Bilanci,  consuntivo  1986  e  preventivo  1987; 
detta  relazione  viene  anche  ampiamente  spiegata  e  commentata  dal  tesoriere 
prof  E.  Piscopo  che  l’ha  curata.  L’Assemblea  approva  all’unanimità  i  due 
Bilanci. 

Il  Presidente  legge  poi  il  Programma  previsto  per  le  attività  da  svolgersi  durante 
il  1987,  anch’esso  viene  approvato  all’unanimità  dall’Assemblea. 

Il  Presidente  comunica  che  un  socio  del  nostro  Sodalizio,  prof.  S.  Matteucig  è 
stato  eletto  accademico  presso  l’Accademia  Romana  di  Scienze  Mediche  e  Biolo¬ 
giche  in  occasione  della  seduta  tenutasi  in  Campidoglio  il  15  gennaio  per  il  68°  anno 
di  Studi  dell’Accademia  stessa.  Il  Presidente  formula  rallegramenti  e  auguri  al 
nostro  socio  per  conto  proprio  e  dell’Assemblea  tutta. 

Si  passa  alle  comunicazioni  scientifiche:  a)  il  socio  R.  E.  Cinquegrana  presenta  il 
suo  lavoro  dal  titolo:  «Modalità  di  deformazione  dei  Calcari  della  formazione  della 
Scaglia  Rossa  (Appennino  Umbro-marchigiano)»,  intervengono  Schiattarella,  Guz- 
zetta. 

Esaurito  l’ordine  del  giorno,  la  seduta  è  tolta  alle  19h  15m. 

Il  Segretario:  Teresa  de  Cunzo  II  Presidente:  Aldo  Napoletano 


Il  giorno  17  marzo  1987  alle  17h,  nella  Sala  delle  adunanze  del  nostro  Sodalizio, 
nell’ambito  dell’attività  della  Società,  previste  dallo  Statuto,  il  prof.  Francesco  Save¬ 
rio  Gaeta  dell’Istituto  Internazionale  di  Genetica  e  Biofisica  del  CNR,  ha  tenuto  una 
conferenza  su:  «Ruolo  dei  flussi  di  energia  termica  nell’evoluzione  prebiologica». 


192  Processi  verbali 


La  dotta,  interessante  disquisizione  è  stata  seguita  da  innumerevoli  interventi  e 
da  richieste  di  chiarimenti  da  parte  del  folto  pubblico  presente  in  sala.  L’oratore  ha 
risposto  a  tutti  i  quesiti  postigli. 

Il  Presidente  ringrazia  l’oratore  e  il  pubblico  intervenuto. 

La  seduta  si  scioglie  alle  19h30m. 

Il  Segretario:  Teresa  de  Cunzo  II  Presidente:  Aldo  Napoletano 


Processo  verbale  dell’Assemblea  generale  del  24  aprile  1987 

Il  giorno  24  aprile  1987  alle  17h10m  si  è  riunita  in  Assemblea  generale,  la 
Società  dei  Naturalisti  in  Napoli.  Sono  presenti  Aldo  Napoletano,  Patella,  Cutillo, 
Giovanni  Russo,  D’Antonio,  de  Cunzo,  Fiorito,  Barra,  Bravi,  D’Argenio,  Franciosa, 
Ugo  Moncharmont,  Piscopo;  in  apertura  il  Presidente  prega  il  segretario  di  leggere  il 
verbale  della  seduta  precedente  che  viene  letto,  approvato  e  sottoscritto,  e  dichiara 
aperta  la  seduta. 

Il  Presidente  annuncia  l’avvenuto  decesso  del  socio  benemerito  prof.  Arturo 
Palombi  avvenuto  in  Napoli  il  7  marzo  1987. 

Il  Presidente  quindi  presenta  all’Assemblea  la  proposta  del  nuovo  Statuto;  per 
suggerimento  del  socio  Moncharmont  copia  del  nuovo  Statuto  verrà  sottoposta  alla 
visione  di  tutti  i  soci;  pertanto  la  presentazione  di  esso  verrà  effettuata  per  la  sua 
approvazione  nella  prossima  seduta  di  Assemblea  generale. 

Si  passa  alle  comunicazioni  scientifiche: 

a)  il  Socio  Patella  presenta  i  coautori  di  un  lavoro  scritto  con  la  sua  collabora¬ 
zione:  Lapenna  e  Satriano,  dal  titolo:  «Interpretazione  nella  sismica  a  rifrazione  col 
metodo  reciproco  generalizzato»;  intervengono  Napoletano,  Franciosa; 

b)  il  socio  Fiorito  presenta  il  lavoro  scritto  con  Capuano,  Miralto,  Greenberg  dal 
titolo:  «Contributo  alla  conoscenza  del  ruolo  del  comportamento  di  emissione  di 
inchiostro  nel  genere  aplysia  (Mollusca-Gastropoda,  Opistobranchia). 

Interviene  Cutillo. 

Esaurito  l’ordine  del  giorno,  la  seduta  è  tolta  alle  19h05m. 

Il  Segretario:  Teresa  de  Cunzo  II  Presidente:  Aldo  Napoletano 

Il  giorno  28  aprile  1987  alle  17,  nella  Sala  delle  adunanze  del  nostro  Sodalizio, 
nell’ambito  delle  attività  della  Società  a  carattere  culturale,  il  socio  Vice-Presidente, 
prof.  Oreste  Schettino,  Direttore  del  Dipartimento  di  Chimica  Farmaceutica  e  Tossi¬ 
cologica  dell’Università  di  Napoli,  ha  tenuto  una  conferenza  su  «Alimenti  e  Salute». 

La  dotta  e  interessante  conversazione  ha  molto  interessato  il  folto  pubblico  pre¬ 
sente,  che  ha  partecipato  al  dibattito  seguito  alla  conferenza  con  acute  e  specifiche 
domande  cui  ha  dato  risposta  il  bravo  conferenziere  con  soddisfazione  di  tutti. 

La  seduta  è  sciolta  alle  19h20m. 

Il  Segretario:  Teresa  de  Cunzo  II  Presidente:  Aldo  Napoletano 

Il  giorno  18  giugno  1987  alle  18h,  nella  Sala  delle  adunanze  del  nostro  Sodali¬ 
zio,  nell’ambito  delle  attività  culturali  della  Società  dei  Naturalisti,  il  socio  prof  Giu- 


Processi  verbali  193 


lio  Viggiano  dell’Istituto  di  Fisiologia  umana  e  Fisica  Medica  della  I  Facoltà  di  Medi¬ 
cina  e  Chirurgia  delFUniversità  di  Napoli  ha  tenuto  una  conferenza  dal  titolo:  «  Dal 
moto  browniano  alla  chemiotassi».  La  conversazione  ha  suscitato  l’interesse  del 
pubblico  che  ha  posto  all’oratore  domande  e  quesiti  cui  il  conferenziere  ha  risposto 
con  magistrale  competenza. 

La  seduta  è  tolta  alle  10h. 

Il  Segretario:  Teresa  de  Cunzo  II  Presidente:  Aldo  Napoletano 


Processo  verbale  dell’Assemblea  generale  del  26  giugno  1987 


Il  giorno  26  giugno  1987  alle  17h30m  si  è  riunita  in  Assemblea  generale,  la 
Società  dei  Naturalisti  in  Napoli.  Sono  presenti:  Fiorito,  Barra,  Lardone,  Aldo  Napo¬ 
letano,  de  Cunzo,  Schioppa,  Scanderbeg,  Franciosa,  Catalano,  Cutillo,  Ancarola. 

Su  richiesta  del  Presidente,  il  Segretario  legge  il  verbale  della  seduta  prece¬ 
dente,  che  viene  approvato  all’unanimità  e  sottoscritto. 

Il  Presidente  introduce  la  seduta  con  la  notizia  che  il  Bollettino  verrà  a  luce 
quanto  prima. 

Si  pone  poi  in  discussione  la  necessità  della  rilegatura  e  del  restauro  di  volumi 
antichi  presenti  presso  la  Biblioteca  del  nostro  Sodalizio. 

Si  passa  quindi  alle  comunicazioni  scientifiche: 

a)  Fiorito  presenta  il  lavoro  suo  e  di  Bergamo  e  Miralto  dal  titolo:  «Un  cata¬ 
logo  degli  atteggiamenti  comportamentali  esibiti  dal  Carcinus  mediterraneus  Czer- 
niavsky  (Crustacea,  Decapoda,  Brachyura)  nell’espressione  dell’aggressività  intraspe- 
cifìca»;  intervengono:  Franciosa,  Napoletano,  Cutillo,  Schioppa,  Ancarola. 

Si  passa  poi  all’ammissione  di  nuovi  soci  per  il  1987.  Sono  state  presentate 
quattro  domande  aspiranti  nuovi  soci,  l’Assemblea  vota  candidato  per  candidato, 
con  voto  unanime,  per  cui  tutti  i  candidati  risultano  ammessi.  Nell’ordine  i  candi¬ 
dati,  con  relativi  nomi  dei  soci  presentatori  sono: 

1.  Casadio  Francesca  de  Cunzo  Napoletano 

2.  Di  Benedetto  Vittorio  Napoletano  Franciosa 

3.  Falcone  Vincenzo  de  Medici  de  Cunzo 


4.  Sorrentino  Patrizia 


Milone  Caliendo 


Il  Presidente  dichiara  i  sunnominati  nuovi  soci. 

Si  passa  quindi  alla  presentazione  ed  approvazione  del  nuovo  Statuto  e  del 
Relativo  Regolamento  già  proposto  in  seconda  convocazione  all’Assemblea  Generale 
del  24  aprile  1987,  ed  ancora  in  prima  convocazione  del  25  giugno  1987. 

Il  nuovo  Statuto  presentato  dal  Segretario  viene  approvato  all’unanimità  dai 
Soci  presenti  per  conto  proprio  e  per  conto  dei  soci  che  avevano  inviato  delega,  i 
soci  per  delega  sono:  L.  Lamberti,  E.  Piscopo,  L.  Di  Leo,  P.  Battaglini,  M.  Monchar- 
mont,  Tavernier,  M.  Moncharmont  Zei,  G.  Bonandi,  B.  D’Argenio,  L.  Castellono,  U. 
Bonaria,  tutto  pertanto  si  esegue  a  norma  dello  Statuto  attualmente  vigente:  art.  18, 
2°  e  3°  comma  e  art.  23,  per  alzata  di  mano. 


194  Processi  verbali 


Si  passa  alla  votazione  secondo  le  stesse  norme  vigenti  per  l’approvazione  del 
Regolamento  che  viene  approvato  all’unanimità. 

Espletate  le  operazioni  di  voto  e  considerato  esaurito  l’ordine  del  giorno  la 
seduta  è  tolta  alle  19h  45m. 

Il  Segretario:  Teresa  de  Cunzo  II  Presidente:  Aldo  Napoletano 


Processo  verbale  dell’Assemblea  ordinaria 
del  27  novembre  1987 

Il  giorno  27  novembre  1987  alle  16h45m  si  è  riunita  in  Assemblea  ordinaria,  la 
Società  dei  Naturalisti  in  Napoli.  Sono  presenti:  Napoletano,  Conforto,  Cutillo, 
Beneduce,  Martorano,  de  Filippo,  Schiattarella,  Casadio,  Moncharmont  Zei,  Ugo 
Moncharmont,  Speranza,  Mauro,  de  Cunzo,  Caputo,  D’Antonio,  Chieffi  Ioni, 
Schioppa,  Scandeberg,  Cioffi,  de  Lerma,  Manca,  Cataldi,  Fraissinet,  Sorrentino, 
Lombardi,  Sivea,  Serra,  Morelli,  Laspada,  Astolfì,  Risieppa  e  i  familiari  del  socio 
scomparso  prof.  Arturo  Palombi,  suoi  amici,  suoi  estimatori  e  suoi  allievi. 

Dichiarata  aperta  la  seduta,  il  Presidente  invita  il  socio  prof.  Ugo  Moncharmont 
a  commemorare  il  socio  benemerito  prof.  Arturo  Palombi  di  recente  scomparso.  Il 
prof.  Moncharmont  con  degne  parole  ricorda  la  figura  del  socio  scomparso  mettendo 
in  risalto  le  nobili  doti  di  uomo  e  di  scienziato. 

Il  Presidente  quindi  ringrazia  il  prof.  Moncharmont  e  i  familiari  del  prof. 
Palombi  intervenuti;  concede  quindici  minuti  di  interruzione  per  poi  riprendere  la 
seduta. 

Si  riprende  la  seduta  con  la  lettura  del  verbale  fatta  dal  Segretario,  il  verbale 
della  seduta  precedente  viene  approvato  e  sottoscritto. 

Si  passa  quindi  alle  comunicazioni  scientifiche: 

a)  il  socio  Schiattarella  presenta  il  lavoro  suo,  di  Fuscaldo  e  Beneduce  dal 
titolo:  «Condizionamenti  strutturali  sulla  morfodinamica  del  versante  nord-orientale 
del  vulcano  della  Solfatara  (Campi  Flegrei,  Napoli)»,  interviene  Romano; 

b)  de  Filippo  presenta  il  suo  lavoro  dal  titolo:  «Modificazioni  stagionali  della 
selezione  ambientale  nei  Sylviids  (Aves)  sull’Isola  di  Vivara»,  intervengono  Napole¬ 
tano,  D’Antonio; 

c)  D’Antonio  presenta  il  suo  lavoro  dal  titolo:  «IV  Contributo  alla  conoscenza 
degli  Odonati.  Gli  Odonati  del  lago  di  Carinola  (Caserta)  e  nuovi  dati  su  catture  di 
Odonati  in  altre  stagioni»,  inteviene  Fraissinet; 

d)  D’Antonio  presenta  il  lavoro  suo  e  di  Bravi  dal  titolo:  «Ricerche  naturali¬ 
stiche  nella  tenuta  Astroni  (Napoli)  -  II  Anfìbi  e  Rettili». 

La  seduta  è  tolta  alle  18h45m. 


Il  Segretario:  Teresa  de  Cunzo 


Il  Presidente:  Aldo  Napoletano 


Processi  verbali  195 


Processo  verbale  dell’Assemblea  ordinaria, 
nei  locali  del  Sodalizio,  del  18  dicembre  1987 

Il  giorno  18  dicembre  1987,  alle  lóh45m,  viene  tenuta  l’Assemblea  ordinaria 
della  Società  dei  Naturalisti  in  Napoli,  sono  presenti:  Napoletano,  Matteucig,  Parini, 
Fraissinet,  Battaglini,  Casadio,  Cutillo,  Catalano,  Romano,  Bruni,  D’Antonio,  Cim- 
mino,  Gozzetta,  Ugo  Moncharmont,  Piscopo,  Lardone,  de  Cunzo. 

Su  richiesta  del  Presidente,  il  Segretario  legge  il  verbale  della  seduta  precedente 
che  viene  approvato  e  sottoscritto.  Il  Presidente  dichiara  aperta  la  seduta. 

Il  Segretario  chiede  la  parola  e  fa  notare  che,  al  suo  arrivo,  quindi  prima  che 
fosse  dichiarata  aperta  la  seduta,  era  già  in  corso  la  votazione  per  le  cariche  del  Con¬ 
siglio  direttivo  per  il  prossimo  biennio.  Ella  fa  presente  il  vizio  di  procedura  e 
chiede  al  Presidente  e  all’Assemblea: 

a )  che  le  votazioni  già  effettuate  siano  da  considerare  nulle; 

b)  che  le  votazioni  per  il  rinnovo  delle  cariche  verranno  aggiornate  per  convoca¬ 
zione  delle  prossime  sedute; 

c)  che  si  intenda  chiusa  anche  la  stessa,  presente  Assemblea. 

L’Assemblea  approva  a  maggioranza;  le  schede  già  votate  peraltro  da  soci  al 

momento  assenti,  vengono  chiuse  sigillate  e  consegnate  al  Segretario. 

La  seduta  è  tolta  alle  17h15m. 

Il  Segretario:  Teresa  de  Cunzo  II  Presidente:  Aldo  Napoletano 


. 


■ 


ELENCO  DEI  SOCI  AL  31  DICEMBRE  1987 

con  la  data  di  ammissione 


SOCI  BENEMERITI 


1)  31-12-922 

2)  29-  4-923 

3)  2-  5-931 

4)  2-  5-931 

5)  20-  1-932 


Palombi  Arturo  -  Via  Carducci,  19  -  80121  Napoli. 

Torelli  Beatrice  -  Via  Bracciano,  2  -  00189  Roma. 
Montalenti  Giuseppe  -  Istituto  di  Genetica  -  Città  Universitaria  - 
00185  Roma. 

Parenzan  Pietro  -  Stazione  di  Biologia  Marina  -  73010  Porto  Cesa¬ 
reo  (Lecce). 

De  Lerma  Baldassarre  -  Istituto  di  Zoologia  dell’Università  -  Via 
Mezzocannone,  8  -  80134  Napoli. 


1)  26-  2-971 

2)  20-12-985 

3)  28-  6-985 

4)  28-  3-963 

5)  29-12-976 

6)  22-12-982 

7)  22-12-982 

8)  29-12-974 

9)  23-12-975 

10)  20-12-985 

11)  26-  7-975 

12)  22-12-982 

13)  7-  2-938 

14)  22-12-982 


SOCI  ORDINARI 

Abatino  Elio  -  C.R.R.  -  Centro  di  Microscopia  elettronica  I.M.  - 
Piazza  Barsanti  e  Matteucci  -  80125  Napoli. 

Abbate  Prof.  Rosario  -  Via  S.  Marco,  17  -  25055  Pisogne  (Brescia). 
Astolfi  Dott.  Luisa  -  Piazza  Muzii,  11/c  -  80127  Napoli. 
Abignente  Enrico  -  Istituto  di  Chimica  Farmaceutica  dell’Univer¬ 
sità  -  Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Accordi  Giovanni  -  Via  Grossi  Gondi,  46  -  00162  Roma. 
Albertano  Patrizia  -  Via  Santa  Teresella  degli  Spagnuoli,  58  - 
80132  Napoli. 

Aliotta  Giovanni  -  Via  Stadera,  86  -  80143  Napoli. 

Amodeo  Giovanni  -  Via  Fava,  33  -  84014  Nocera  Inferiore  (SA). 
Anastasio  Antonio  -  Via  M.  Piscicelli,  29  -  80128  Napoli. 
Anca ro la  Prof.  Vincenzo  -  II  Traversa  Domenico  Fontana,  1  - 
Napoli. 

Andiloro  Filippo  -  Campo  Sperimentale  Contrada  «Bettina»  - 
89013  Gioia  Tauro. 

Andreozzi  Giuliana  -  Istituto  Policattedra  di  Anatomia  Sistema¬ 
tica  e  Comparata  -  Via  Delpino,  1  -  80137  Napoli. 

Antonucci  Achille  -  Via  Girolamo  Santacroce,  19/c  -  80129 
Napoli. 

Antonucci  Rosanna  -  Istituto  Policattedra  di  Anatomia  Sistema¬ 
tica  e  Comparata  -  Via  Delpino,  1  -  80137  Napoli. 


198 


Elenco  dei  soci 


15) 

25-  6-976 

16) 

30-  1-981 

17) 

29-10-971 

18) 

27-  6-980 

19) 

21-12-984 

20) 

30-  1-959 

21) 

23-12-975 

22) 

27-  6-980 

23) 

25-  6-976 

24) 

27-  3-964 

25) 

27-  6-980 

26) 

21-12-984 

27) 

31-  5-968 

28) 

28-  6-985 

29) 

22-12-981 

30) 

22-12-981 

31) 

30-  1-959 

32) 

30-11-973 

33) 

21-12-984 

34) 

31-  5-968 

35) 

30-12-960 

36) 

3-12-971 

37) 

28-  2-969 

38) 

28-  6-985 

39) 

28-  6-985 

40) 

26-  5-972 

41) 

27-  6-980 

42) 

27-  3-964 

43) 

20-12-985 

Aprile  Francesco  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Arcamone  Nadia  -  Via  d’Ayala  Gomez,  6  -  80127  Napoli. 
Ariani  Antonio  -  Istituto  di  Zoologia  dell’Università  -  Via  Mezzo¬ 
cannone,  8  -  80134  Napoli. 

Ascione  Aniello  -  Via  S.  Michele,  76  -  80147  Ponticelli  (Napoli). 
Avallone  Del  Gaudio  Rita  -  Via  Liguria,  14  -  81022  Casagiove 
(Caserta). 

Badolato  Franco  -  Viale  Pantelleria,  13  -  00141  Roma. 
Balsamo  Giuseppe  -  Dipartimento  di  Biologia  Generale  e  Gene¬ 
tica  -  Via  Mezzocannone,  8  -  80134  Napoli. 

Barahona  Fernàndez  Enrique  -  Estación  Experimental  del  Zai- 
din  C.S.I.C.  -  Professor  Albareda,  1  -  Granada  (Spagna). 
Barattolo  Filippo  -  Istituto  di  Paleontologia  -  Largo  S.  Marcel¬ 
lino,  10  -  80138  Napoli. 

Barbera  Carmela  -  Istituto  di  Paleontologia  dell’Università  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Barone  Guido  -  Via  Gemito,  70  -  80128  Napoli. 

Barra  Diana  -  Via  Croce  Rossa,  21  -  80131  Napoli. 
Battaglini  Pietro  -  Istituto  di  Zoologia  dell’Università  -  Via  Mez¬ 
zocannone,  8  -  80134  Napoli. 

Beneduce  Dott.  Paolo  -  Via  Cavour,  100  -  80040  Pollenatrocchia 
(Napoli). 

Berrino  Giovanna  -  Via  Plinio  il  Vecchio,  75  -  80053  Castellam¬ 
mare  di  Stabia. 

Billwiller  Arnoldo  -  Via  Lucchese,  183  -  Masotti  -  51030  Serra- 
valle  Pistoiese  (Pistoia). 

Boisio  Maria  Luisa  -  Distacco  Piazza  Marsala,  3/6  -  16122  Genova. 
Bolognese  Bianca  -  Via  Posillipo,  47/A  -  80123  Napoli. 
Bonaduce  Gioacchino  -  Via  Nevio,  102/A  -  80122  Napoli. 
Bonardi  Glauco  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Bonasia  Vito  -  Dipartimento  di  Geofisica  e  Vulcanologia  -  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Boni  Maria  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S.  Mar¬ 
cellino,  10  -  80138  Napoli. 

Borgia  Giulio  Cesare  -  Via  Luigi  Guercio,  145  -  84100  Salerno. 
Borgstròm  Dott.  Sven  -  Via  T.  Tasso,  601  -  80137  Napoli. 
Bosco  Dott.  Salvatore  -  Via  Michelangelo  Testa,  8  -  84100  Salerno. 
Botte  Virgilio  -  Istituto  di  Zoologia  dell’Università  -  Via  Mezzo¬ 
cannone,  8  -  80134  Napoli. 

Boza  Lopez  Julio  -  Estación  Experimental  del  Zaidin  C.S.I.C.  - 
Professor  Albareda,  1  -  Granada  (Spagna). 

Brancaccio  Ludovico  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Bravi  Prof.  Sergio  -  C/o  Vega  Loredana  -  I  Traversa  Via  Croce  di 
Piperno,  8  -  80126  Napoli. 


Elenco  dei  soci  199 


44)  21-12=979 

45)  23-12-975 

46)  23-12-975 

47)  30-  1-981 

48)  21-12-983 

49)  21-12-983 

50)  31-  3-972 

51)  28-12-951 

52)  29-10-971 

53)  22-12-982 

54)  27-  4-973 

55)  30-12-962 

56)  21-12-979 

57)  27-  3-964 

58)  29-10-971 

59)  21-12-983 

60)  22-12-982 

61)  31-  5-968 

62)  28-12-940 

63)  23-12-975 

64)  24-  6-977 

65)  3-12-971 

66)  22-12-981 

67)  28-12-969 

68)  21-12-984 

69)  23-12-975 

70)  23-12-975 

71)  29-10-971 

72)  26-  5-972 

73)  27-  1-978 

74)  20-12-985 

75)  21-12-984 

76)  31-  5-968 


Buccino  Gerardo  -  Via  C.  Rossi,  13  -  84043  Agropoli  (Salerno). 
Bu detta  Paolo  -  Via  Matierno,  5/A  -  Parco  Aurora  -  84100 
Salerno. 

Cagliozzi  Anna  -  Via  D.  De  Dominicis,  8  -  Pai.  10  -  80128  Napoli. 
Calibndo  Maria  Filomena  -  Istituto  di  Zoologia  dell’Università  - 
Via  Mezzocannone,  8  -  80134  Napoli. 

Calzada  Badia  Sebastian  -  Museo  y  Laboratorio  de  Geologia  del 
Seminario  de  Barcelona  -  Disputacion,  231  -  Barcelona  7  (Spagna). 
Cancelliere  Amelia  -  Via  Marino  Cotronei,  47  -  80128  Napoli. 
Cannavale  Giuseppe  -  Via  Gaetano  Quagliariello,  6  -  84110 
Salerno. 

Capaldo  Pasquale  -  Via  C.  Cattaneo,  26  -  80128  Napoli. 
Capasso  Giuseppe  -  Via  S.  Eustacchio,  51  -  84100  Salerno. 
Capasso  Leonilda  -  Via  Giacinto  Gigante,  204  -  80128  Napoli. 
Capolongo  Domenico  -  Via  Roma,  8  -  80030  Roccarainola 
(Napoli). 

Capone  Antonio  -  Via  Cilea,  136  -  80127  Napoli. 

Cappello  Brunella  -  Istituto  di  Chimica  Farmaceutica  e  Tossicolo¬ 
gica  -  Via  Leopoldo  Rodino,  22  -  80134  Napoli. 

Caputo  Giuseppe  -  Dipartimento  di  Biologia  Vegetale  -  Via  Foria, 
223  -  80139  Napoli. 

Carannante  Gabriele  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Carati  Mariano  -  Via  S.  Stefano,  37  -  80127  Napoli. 

Carpano  Perrone  Alma  -  Via  Petrarca,  47/B  -  80122  Napoli. 
Carrara  Eugenio  -  Dipartimento  di  Geofisica  e  Vulcanologia  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Casertano  Lorenzo  -  Dipartimento  di  Geofìsica  e  Vulcanologia  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Castaldo  Chiara  -  Via  Ugo  Niutta,  22  -  80128  Napoli. 
Castellano  Corniello  Giovanna  -  Via  Balducci,  10  -  81100 
Caserta. 

Catalano  Raimondo  -  Istituto  di  Geologia  -  Corso  Tukòry,  131  - 
90134  Palermo. 

Catalano  Virgilio  -  C.so  Vitt.  Emanuele,  539  -  80135  Napoli. 
Catenacci  Vincenzo  -  Via  A.  Regolo,  12/d  -  00192  Roma. 
Cavalieri  Angelina  -  Corso  Nuovo,  4  -  81036  S.  Cipriano  Picen- 
tino  (Caserta). 

Ceccoli  Annamaria  -  Via  Pisciceli!,  29  -  80128  Napoli. 

Celico  Pietro  -  Piazza  Pilastri,  17  -  80125  Napoli. 

Chieffi  Giovanni  -  Istituto  di  Zoologia  dell’Università  -  Via  Mez¬ 
zocannone,  8  -  80134  Napoli. 

Ciardiello  Valle  Anna  Maria  -  Via  Caldieri,  147  -  80128  Napoli. 
Cimino  Antonio  -  Via  Mariano  Stabile,  110  -  90139  Palermo. 
Cimmino  Prof.  Maria  Grazia  -  Via  Nazionale,  46  -  80146  Napoli. 
Cioffi  Salvatore  -  Viale  Tiliano,  14  -  80055  Portici  (Napoli). 
Cippitelli  Giuseppe  -  Via  lannozzi,  38  -  20097  S.  Donato  Milanese 
(Milano). 


200  Elenco  dei  soci 


77) 

21-  5-968 

78) 

24-  6-977 

79) 

28-  2-969 

80) 

28-12-949 

81) 

28-  3-963 

82) 

20-12-985 

83) 

26-  1-949 

84) 

29-10-971 

85) 

21-12-983 

86) 

21-12-984 

87) 

30-  1-959 

88) 

27-  6-973 

89) 

29-12-961 

90) 

31-  5-968 

91) 

30-  1-959 

92) 

21-12-984 

93) 

30-  1-959 

94) 

3-12-971 

95) 

22-12-981 

96) 

22-12-981 

97) 

21-12-984 

98) 

22-12-981 

99) 

31-  5-968 

100) 

29-1  1-974 

101) 

31-  5-968 

102) 

28-  6-975 

103) 

26-  2-971 

104) 

25-  6-976 

105) 

26-  6-976 

106) 

27-  3-964 

107) 

20-12-960 

108) 

21-12-979 

Cocco  Ennio  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S.  Mar¬ 
cellino,  10  -  80138  Napoli. 

Corniello  Alfonso  -  Istituto  di  Geologia  Applicata  -  Facoltà  di 
Ingegneria  -  Piazzale  Tecchio  -  80125  Napoli. 

Corrado  Gennaro  -  Dipartimento  di  Geofisica  e  Vulcanologia  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Cotecchia  Vincenzo  -  Istituto  di  Geologia  Applicata  -  Via  Re 
David,  200  -  70125  Bari. 

Crescenti  Uberto  -  Via  Gioberti,  44  -  65100  Pescara. 

Crovato  Prof.  Paolo  -  Via  S.  Liborio,  1  -  80134  Napoli. 
Cucuzza  Silvestri  Salvatore  -  Casella  Postale  345  -  95100  Catania. 
Damiani  Alfonso  Vittorio  -  Lungotevere  Mellini,  30  -  00193  Roma. 
d’Amore  Concetta  -  Piazza  Cavour,  19  -  80137  Napoli. 
D’Antonio  Costantino  -  Via  Aniello  Falcone,  386/B  -  80127 
Napoli. 

D’Argenio  Bruno  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Dazzaro  Luigi  -  Dipartimento  di  Geologia  e  Geofisica  -  Palazzo 
Ateneo  -  Via  Nicolai,  2  -  70121  Bari. 

De  Castro  Piero  -  Istituto  di  Paleontologia  dell’Università  -  Largo 
S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

De  Castro  Coppa  Maria  Grazia  -  Istituto  di  Paleontologia  del¬ 
l’Università  -  Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

De  Cunzo  Teresa  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

De  Filippo  Gabriele  -  Dipartimento  di  Zoologia  -  Via  Mezzocan¬ 
none,  8  -  80134  Napoli. 

De  Leo  Teodoro  -  Dipartimento  di  Fisiologia  Generale  ed 
Ambientale  -  Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Delfino  Vincenza  -  Via  Pietro  Castellino,  88  -  80131  Napoli. 
Del  Gaudio  Silvana  -  Via  Giuseppe  Orsi,  50  -  80128  Napoli. 
Della  Ragione  Salvatore  -  Via  Cenilo,  57  -  80070  Bacoli. 
del  Re  Maria  Carmela  -  Via  Bisignano,  24  -  80121  Napoli. 

Del  Rio  Antonio  -  Via  Floriano  del  Secolo,  4  -  80125  Napoli. 

De  Medici  Giovanni  Battista  -  Via  Beisito,  13  -  80123  Napoli. 

De  Miranda  Renato  -  Via  Chiatamone,  60/B  -  80121  Napoli. 

De  Riso  Roberto  -  Istituto  di  Geologia  Applicata  -  Piazzale  Tec¬ 
chio  -  80125  Napoli. 

D’Errico  Francesco  Paolo  -  Istituto  di  Entomologia  Agraria  - 
Facoltà  di  Agraria  dell’Università  -  80055  Portici  (Napoli). 

De  Simone  Bruno  -  Parco  Comola  Ricci,  120/c  -  80122  Napoli. 
De  Simone  Francesco  -  Cattedra  di  Fitofarmacia  -  Facoltà  di  Far¬ 
macia  -  Via  L.  Rodino,  22  -  80138  Napoli. 

Di  Benga  Felice  -  Via  Nicola  Stame,  185  -  00128  Roma. 

De  Girolamo  Pio  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Via  Mez¬ 
zocannone,  8  -  80134  Napoli. 

Dì  Leo  Lucia  -  Via  Lepanto,  21  -  80125  Napoli. 

Di  Luise  Giancarlo  -  Via  Iacopo  Palma,  15  -  20146  Milano. 


Elenco  dei  soci  201 


109)  27-  6-975 

110)  22-12-981 

111)  21-12-983 

112)  20-12-974 

113)  29-10-971 

114)  28-  1-972 

115)  27-  4-973 

116)  26-  5-972 

117)  22-12-981 

118)  21-12-979 

119)  21-12-983 

120)  28-  2-969 

121)  27-  6-980 


122)  30-  1-981 

123)  21-12-979 

124)  30-  1-981 

125)  29-10-971 

126)  26-  6-976 

127)  27-  6-980 

128)  29-12-961 

129)  21-12-979 

130)  24-  6-977 

131)  21-  5-968 

132)  28-  2-969 

133)  18-12-959 

134)  22-12-981 

135)  23-12-975 

136)  3-10-971 

137)  22-12-982 


Di  Maio  Ferdinando  -  Via  G.  Poli,  70  -  80055  Portici  (Napoli). 
Di  Matteo  Loredana  -  Via  Consalvo,  138  -  80126  Napoli. 

Di  Muro  Antonio  -  Via  Lucania,  15  -  04100  Latina. 

Dini  Antonio  -  Istituto  di  Chimica  Farmaceutica  e  Tossicologica  - 
Via  Leopoldo  Rodino,  22  -  80134  Napoli. 

Di  Nocera  Silvio  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Dipartimento  di  Geologia  e  Geofisica  -  Palazzo  Ateneo  -  70121 
Bari. 

Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Via  Trentino,  51  -  09100 
Cagliari. 

Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S.  Marcellino,  10  - 
80138  Napoli. 

Di  Stefano  Piero  -  Istituto  di  Geologia  -  Corso  Tukòry,  131  - 
90134  Palermo. 

Diurno  Maria  Vittoria  -  Istituto  di  Chimica  Farmaceutica  e  Tossi¬ 
cologica  -  Via  Leopoldo  Rodino,  22  -  80134  Napoli. 

Esposito  Maria  Cristina  -  Via  A.  de  Gasperi,  33  -  80133  Na¬ 
poli. 

Fante tti  Vincenzo  -  Via  Napoli,  107  -  71016  S.  Severo  (Foggia). 
Fenoll  Hach-Ali  Purificación  -  Departamento  de  Cristalografìa  y 
Mineralogia  -  Facultad  de  Ciencias  -  Universidad  de  Granada 
(Spagna). 

Ferrara  Lydia  -  Istituto  di  Chimica  Farmaceutica  e  Tossicologica 
dell’Università  -  Via  Leopoldo  Rodino,  22  -  80134  Napoli. 
Ferreri  Vittoria  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Ferro  Raffaele  -  Via  Diano,  27  -  80078  Pozzuoli. 

Fimiani  Pellegrino  -  Istituto  di  Entomologia  agraria  -  Facoltà  di 
Agraria  -  80055  Portici. 

Finamore  Ester  -  Via  Posillipo,  239  -  80123  Napoli. 

Fiorito  Graziano  -  Via  G.  Gigante,  39  -  80128  Napoli. 

Fondi  Mario  -  Via  Nevio,  78  -  80122  Napoli. 

Forgione  Pasquale  -  Istituto  di  Chimica  Farmaceutica  e  Tossicolo¬ 
gica  -  Via  Leopoldo  Rodino,  22  -  80134  Napoli. 

Forlani  Marcello  -  Via  Libertà,  218/bis  -  80055  Portici. 

Fon  Lidia  -  Dipartimento  di  Fisiologia  Generale  ed  Ambientale  - 
Via  Mezzocannone,  8  -  80134  Napoli. 

Franciosa  Nicola  -  Traversa  Ponticelli,  24  -  80147  Napoli. 
Franco  Enrico  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Via  Mezzo¬ 
cannone,  8  -  80134  Napoli. 

Frassinet  Maurizio  -  Via  Recanati,  51  -  80046  S.  Giorgio  a  Cre¬ 
mano. 

Galassi  Leone  -  Istituto  di  Zoologia  dell’Università  -  Via  Mezzo¬ 
cannone,  8  -  80134  Napoli. 

Galiano  Giovanni  -  Via  Vanvitelli,  53  -  82100  Benevento. 
Gargiulo  Giuliana  -  Istituto  Policattedra  di  Anatomia  Sistematica 
e  Comparata  -  Via  Delpino,  1  -  80137  Napoli. 


202  Elenco  dei  soci 


138) 

22- 

12- 

-981 

139) 

15- 

12 

-978 

140) 

21- 

12- 

-984 

141) 

15- 

12- 

-978 

142) 

31- 

3- 

-972 

143) 

26- 

2- 

-971 

144) 

21- 

5- 

-968 

145) 

27- 

6- 

-980 

146) 

31- 

3- 

-972 

147) 

21- 

12- 

-983 

148) 

26- 

L 

-973 

149) 

30- 

L 

-981 

150) 

6- 

2- 

-939 

151) 

14- 

6- 

-945 

152) 

30- 

L 

-981 

153) 

28- 

2- 

-969 

154) 

29- 

10- 

-971 

155) 

27- 

6- 

-973 

156) 

29- 

10- 

-971 

157) 

15- 

12- 

-978 

158) 

20- 

12- 

-985 

159) 

22- 

12- 

-981 

160) 

31- 

3- 

-972 

161) 

27- 

6- 

-980 

162) 

27- 

6 

-980 

163) 

22- 

12- 

-981 

164) 

22- 

12- 

-984 

165) 

26- 

5- 

-971 

166) 

22- 

12- 

-981 

167) 

22- 

2- 

-963 

168) 

26- 

4- 

-974 

169) 

27- 

L 

-956 

170) 

25- 

6- 

-976 

Giglio  Francesca  -  Vico  Miracoli,  16  -  80137  Napoli. 

Gioffrè  Domenico  -  Via  Ricasoli,  46  -  89016  Rizziconi  (RC). 
Grasso  Egidio  -  Via  Lapronia,  4  -  83031  Ariano  Irpino. 
Guadagno  Francesco  Maria  -  Dipartimento  di  Geofisica  e  Vulca¬ 
nologia  -  Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 
Guglielmotti  Eugenio  -  Via  G.  Seripando,  14  -  84100  Salerno. 
Gustato  Gerardo  -  Istituto  di  Zoologia  dell’Università  -  Via  Mez¬ 
zocannone,  8  -  80134  Napoli. 

Honsell  Edmondo  -  Istituto  di  Botanica  -  Via  Valerino  -  34100 
Trieste. 

Huertas  Garcia  Francisco  -  Estación  Experimental  del  Zaidin  - 
C.S.I.C.  -  Professor  Albareda,  1  -  Granada  (Spagna). 

Ioni  Lamberto  -  Via  Luca  Giordano,  6  -  80127  Napoli. 

Istituto  di  Geologia,  Paleontologia  e  Geografìa  fìsica  -  Via  dei 
verdi,  75  -  98100  Messina. 

Istituto  di  Paleontologia  dell’Università  -  Largo  S.  Marcellino,  10  - 
80138  Napoli. 

Istituto  di  Scienze  della  Terra  -  Viale  Ungheria,  43  -  33100  Udine. 
Jovene  Francesco  -  Via  Acquedotto,  165  -  80070  Ischia  (Na¬ 
poli). 

La  Greca  Marcello  -  Dipartimento  di  Biologia  animale  dell’Uni¬ 
versità  -  Via  Androne,  81  -  95124  Catania. 

Lambiase  Salvatore  -  Contrada  Serra  -  85050  Tito  (PZ). 
Lapegna  Tavernier  Amalia  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra 
-  Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

La  Rotonda  Maria  Immacolata  -  Corso  Garibaldi,  129  -  80055 
Portici. 

Laureti  Lamberto  -  Via  Nievo,  84  -  80122  Napoli. 

Lavorato  Giovanni  -  Via  S.  Matteo,  5  -  84090  Montecorvino 
Pugliano  (SA). 

Lazzari  Silvestro  -  Via  Mantova,  79  -  85100  Potenza. 

Lenzi  Prof.  Giuseppe  -  Via  Comacchio,  129  -  44100  Ferrara. 
Leuci  Giuseppe  -  Via  Vittorio  Emanuele  III,  13  -  72026  S.  Pancra¬ 
zio  Salentino  (BR). 

Liguori  Vincenzo  -  Via  Scordia,  5  -  90147  Tommaso  Natale  (PA). 
Linares  Gonzales  José  -  Estación  Experimental  del  Zaidin 
C.S.I.C.  -  Profesor  Albareda,  1  -  Granada  (Spagna). 

Lopez  Aguayo  Francisco  -  Departamento  de  Geologia  y  Geoquì- 
mica  -  Facultad  de  Ciencias  -  Universidad  de  Valladolid  (Spagna). 
Lopez  George  Julio  -  Via  Puente  verde,  2  -  Granada  (Spagna). 
Lucini  Carla  -  Massimo  Stanzione,  18  -  80129  Napoli. 

Lucini  Paolo  -  Via  Cammarano,  19  -  80129  Napoli. 

Luraschi  Elena  -  Via  Tasso,  480  -  Parco  Materazzo,  80123  - 
Napoli. 

Maccagno  Angiola  Maria  -  Piazza  Zama,  19  -  00183  Roma. 
Maglione  Costantino  -  Via  Cilea,  280  -  80127  Napoli. 
Mancini  Fiorenzo  -  Via  Gino  Capponi,  18  -  50121  Firenze. 
Manzo  Sergio  -  Via  Terracina,  368  -  80125  Napoli. 


Elenco  dei  soci  203 


171) 

20- 

42 

-  985 

172) 

23- 

12 

-975 

173) 

21- 

12' 

-984 

174) 

28- 

6 

-985 

175) 

30- 

IL 

-973 

176) 

30- 

1 

-981 

177) 

22- 

12' 

-981 

178) 

29- 

10 

-971 

179) 

31- 

3' 

-972 

180) 

22- 

12. 

-981 

181) 

29- 

10 

-971 

182) 

28- 

12' 

-949 

183) 

27- 

1 

-978 

184) 

27- 

1- 

-978 

185) 

7- 

2' 

-938 

186) 

27- 

il- 

-947 

187) 

30- 

12- 

-960 

188) 

21- 

12- 

-983 

189) 

26- 

6' 

-976 

190) 

21- 

12- 

-83) 

191) 

30- 

1- 

-981 

192) 

27- 

L 

-978 

193) 

31- 

5- 

-968 

194) 

27- 

11- 

-947 

195) 

21- 

12- 

-984 

196) 

22- 

12- 

■982 

197) 

24- 

6 

-977 

198) 

26- 

1 

-949 

199) 

25- 

6- 

-976 

Maresca  Prof.  Maria  »  Via  Bagnolo,  71  -  80063  Piano  di  Sorrento 
(NA). 

Marmo  Francesco  -  Dipartimento  di  Biologìa  Generale  e  Genetica 
-  Via  Mezzocannone,  8  -  80134  Napoli. 

Marturano  Aldo  »  Via  Fusaro,  54  -  80070  Bacoli  (NA). 
Mastrolorenzq  Dott.  Giuseppe  -  Via  C.  Rosaroll,  15  -  80139 
Napoli. 

Matteucig  Giorgio  -  Istituto  di  Zoologia  dell’Università  -  Facoltà 
di  Scienze  -  Via  Mezzocannone,  8  »  80134  Napoli. 

Mazza  Ceeeti  Maria  Teresa  -  Istituto  di  Chimica  Farmaceutica  e 
Tossicologia  delPUniversità  »  Via  Leopoldo  Rodino,  22  »  80134 
Napoli. 

Mazzarella  Adriano  -  Via  Petrarca,  119  -  80122  Napoli. 
Merenda  Luigi  -  C.N.R.  -  IRPI  -  87030  Castiglione  Scalo 
(Cosenza). 

M lucci  Nàrdella  Anna  Maria  -  Via  Domenico  Fontana,  95  - 
80128  Napoli. 

Mezzacapo  Vincenzo  -  Via  G.B.  Novelli,  34  -  81025  Marcianise. 
Micieli  De  Biase  Leandro  -  Istituto  di  Entomologia  Agraria  - 
Facoltà  di  Agraria  -  80055  Portici. 

Migliorini  Elio  -  Via  Vitelleschi,  26  -  00193  Roma. 

Milito  Pagliara  Severina  -  Via  Principati,  39  -  80100  Napoli. 
Mi  lo  ne  Mario  -  Istituto  di  Zoologia  dell’Università  »  Facoltà  di 
Scienze  -  Via  Mezzocannone,  8  -  80134  Napoli. 

Moncharmont  Ugo  -  Via  A.  Falcone,  88  -  80127  Napoli. 
Moncharmqnt  Zei  Maria  -  Istituto  di  Paleontologia  dell’Univer¬ 
sità  -  Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Montagna  Raffaele  -  Via  Domenico  Cimarosa,  2/ A  -  80127 
Napoli. 

Montella  Maria  -  Via  Ugo  Palermo,  5  -  80128  Napoli. 
Mollica  Schirru  Patrizia  -  Istituto  di  Chimica  Farmaceutica  e 
Tossicologica  dell’Università  -  Via  Leopoldo  Rodino,  22  -  80134 
Napoli. 

Musacchio  Aldo  -  Via  Farnete,  4  -  87050  Mangone  (CS). 
Mustacchi  Silvia  -  Via  Mariano  d’Ayala,  6  -  80121  Napoli. 
Muzzo  Carlo  -  Via  Galatina  P.  Anfiteatro,  E/8  -  81055  S.  Maria 
Capua  Vetere  (Caserta). 

Napoleone  Giovanni  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Via 
La  Pira,  4  -  50121  Firenze. 

Napoletano  Aldo  -  Via  Rodolfo  Falvo,  20  -  80127  Napoli. 
Napoletano  Anastasio  -  Vìa  Fratello  -  81010  Raviscanina  (CE). 
Nazzaro  Antonio  -  Osservatorio  Vesuviano  -  80056  Ercolano. 
Micoletti  Pier  Giorgio  -  Via  S.  Maria  Capua  Vetere,  26  -  81043 
Capua. 

Nicotera  Pasquale  -  Istituto  di  Geologia  Applicata  -  Facoltà  di 
Ingegneria  »  Piazzale  Vecchio  -  80125  Napoli. 

Nicotina  Mariano  -  Istituto  di  Entomologia  Agraria  -  Facoltà  di 
Agraria  -  80055  Portici. 


Elenco  dei  soci 


204 


200) 

201) 

27-  4-973 
30-12-960 

202) 

203) 

25-  6-976 
27-11-947 

204) 

27-  6-980 

205) 

29-10-971 

206) 

207) 

30-12-960 

30-12-960 

208) 

22-12-982 

209) 

29-  3-963 

210) 

211) 

212) 

28-  2-969 
30-12-960 

29- 10-971 

213) 

214) 

24-  6-977 
28-  6-985 

215) 

216) 

22-12-981 

22-12-976 

217) 

218) 

27-12-957 

29-12-961 

219) 

220) 
221) 

31-  1-951 
20-12-985 
27-  6-980 

222) 

223) 

29-10-971 
27-  4-973 

224) 

29-10-971 

225) 

22-12-982 

226) 

18-12-959 

227) 

228) 
229) 

21- 12-979 

22- 12-982 
27-  6-980 

Nota  D’Elogio  Ernesto  -  Parco  Mergellina,  3  -  80122  Napoli. 
Oliveri  del  Castillo  Alessandro  -  Dipartimento  di  Geofisica  e 
Vulcanologia  -  Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Orio  Franco  -  Via  G.  Santoro,  14  -  84100  Salerno. 

Orrù  Antonietta  -  Via  Monte  Pollino,  2  -  Quartiere  Montesacro  - 
00141  Roma. 

Ortega  Huertas  Miguel  -  Departamento  de  Cristalografìa  y 
Mineralogia  -  Facultad  de  Ciencias  -  Universidad  de  Granada 
(Spagna). 

Ortolani  Francesco  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo 
S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Pacella  Maria  Luisa  -  Via  Girolamo  Santacroce,  7  -  80129  Napoli. 
Palmentola  Giovanni  -  Dipartimento  di  Geologia  e  Geofìsica  - 
Palazzo  Ateneo  -  70121  Bari. 

Palomo  Delgado  Inmaculata  -  Estación  Experimental  del  Zaidin 
C.S.I.C.  -  Profesor  Albareda,  1  -  Granada  (Spagna). 

Palumbo  Antonino  -  Dipartimento  di  Geofìsica  e  Vulcanologia  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Paoletti  Alfredo  -  Via  Puccini,  19/c  -  80127  Napoli. 
Parenzan  Paolo  -  Via  Gabrieli,  13  -  70100  Bari. 

Parisi  Giovanni  -  Istituto  di  Zoologia  dell’Università  -  Via  Mezzo¬ 
cannone,  8  -  80134  Napoli. 

Pasquarella  Carmelo  -  Via  4  Orologi,  29/A  -  80056  Ercolano. 
Patella  Prof.  Domenico  -  Dipartimento  di  Geofisica  e  Vulcanolo¬ 
gia  -  Largo  S.  Marcellino,  10  -  80136  Napoli. 

Pedata  Patrizia  -  Via  Nuova  S.  Rocco,  73  -  80131  Napoli. 
Pellecchia  Maria  -  Via  Francesco  Saverio  Correrà,  222  -  80135 
Napoli. 

Pericoli  Sergio  -  Via  del  Porto,  151  -  47033  Cattolica  (Forlì). 
Pescatore  Tullio  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Pescione  Messina  Adelia  -  Via  Fleming,  89  -  00191  Roma. 
Petrosino  Prof.  Mariarosaria  -  Via  Vivaldi,  51  -  81100  Caserta. 
Picariello  Orfeo  -  Istituto  di  Zoologia  dell’Università  -  Facoltà  di 
Scienze  -  Via  Mezzocannone,  8  -  80134  Napoli. 

Piciocchi  Alfonso  -  Parco  Comola  Ricci,  9  -  80122  Napoli. 
Piera ttini  Donatella  -  Dipartimento  di  Geofìsica  e  Vulcanologia  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Pinna  Eros  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Via  S.  Maria,  53 
-  56100  Pisa. 

Finto  Gabriele  -  Via  Nicolardi,  Parco  Arcadia,  5  -  80131  Na¬ 
poli. 

Piscopo  Eugenio  -  Istituto  di  Chimica  Farmaceutica  dell’Univer¬ 
sità  -  Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Placella  Bianca  -  Corso  Umberto,  35  -  80138  Napoli. 

Pollio  Antonino  -  Via  Kerbaker,  86  -  80129  Napoli. 

Pozzuoli  Antonio  -  Dipartimento  di  Geofìsica  e  Vulcanologia  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 


Elenco  dei  soci  205 


230)  29-10-971 

231)  21-12-979 

232)  28-12-956 

233)  20-12-974 

234)  21-12-983 

235)  27-  3-964 

236)  31-  5-968 

237)  21-12-970 

238)  3-12-971 

239)  27-  3-964 

240)  27-  6-980 


241)  21-12-983 

242)  22-12-981 

243)  27-  6-975 

244)  15-12-978 

245)  27-11-947 

246)  22-12-981 

247)  30-  1-981 

248)  30-  1-981 

249)  29-10-971 

250)  21-12-983 

251)  27-  1-978 

252)  31-  5-968 

253)  3-12-971 

254)  28-  3-963 

255)  20-12-974 

256)  30-12-941 

257)  29-10-971 

258)  21-12-983 


Priore  Rosa  -  Istituto  di  Entomologia  agraria  -  Facoltà  di  Agraria  - 
80055  Portici, 

Pugliese  Pasquale  -  Istituto  di  Chimica  Farmaceutica  dell’Univer¬ 
sità  -  Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli, 

Quagliariello  Teresa  -  Dipartimento  di  Geofìsica  e  Vulcanologia 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Ramundq  Eliseo  -  Via  Cesare  RosarolL  174  -  80139  Napoli. 
Rapisàrdi  Luigi  -  Dipartimento  di  Geologia  e  Geofisica  -  Via  Nico¬ 
lai,  2  -  70121  Bari, 

Ràpglla  Antonio  -  Dipartimento  di  Geofisica  e  Vulcanologia  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Picchetti  Giustino  -  Dipartimento  di  Geologia  e  Geofisica  -  Via 
Nicolai,  2  -  70121  Bari. 

Righetti  Francesco  -  Istituto  di  Zootecnica  -  Via  F.  Delpino,  1  - 
80137  Napoli. 

Roda  Cesare  -  Istituto  di  Scienze  della  Terra  -  Viale  Ungheria,  43  - 
33100  Udine. 

Rodriguez  Antonio  -  Via  Pietro  Castellino,  179  -  80131  Napoli. 
Kodriguez  Gallego  Manuel  -  Departa  mento  de  Cristalografia  y 
Mineralogia  -  Facultad  de  Ciencias  -  Universidad  de  Granada 
(Spagna). 

Romano  Claudio  -  Via  Sagrerà,  23  -  80129  Napoli. 

Rossi  Fortunato  -  Via  Montedonzelli,  48/b  -  80128  Napoli. 
Rosso  Andrea  -  Via  Ferrara,  14  -  81100  Caserta. 

Rotondo  Antonio  -  Istituto  di  Coltivazioni  Arboree  -  Facoltà  di 
Agraria  -  80055  Portici  (Napoli). 

Ruffo  Sandro  -  Museo  Civico  di  Storia  Naturale  -  Lungadige  Porta 
Vittoria,  9  -  37100  Verona. 

Russo  Antonio  -  Viale  Muratori,  225  -  41100  Modena. 

Russo  Giovanni  Fulvio  -  Laboratorio  di  Ecologia  -  Piazzetta  S. 
Pietro  -  80070  Ischia  Porto. 

Russo  Luigi  -  Via  G.  Jannelli,  608  -  80131  Napoli. 

Russo  Luigi  Filippo  -  Istituto  di  Entomologia  agraria  -  Facoltà  di 
Agraria  -  80055  Portici. 

Saccani  Luigi  -  Via  Fontano,  80  -  80122  Napoli. 

Salvati  Gerardo  -  Vìa  Pisa,  1  -  85100  Potenza. 

Sarpi  Ernesto  -  Via  S.  Aspreno,  13  -  80133  Napoli. 

Sartoni  Samuele  -  Istituto  dì  Geologia  -  Via  Zamboni,  63-67  - 
40127  Bologna. 

Scandone  Paolo  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Vìa  S. 
Maria,  53  -  56100  Pisa. 

Scaramella  Domenico  -  Istituto  di  Entomologia  Agraria  -  Facoltà 
di  Agraria  -  80055  Portici. 

Scherillo  Antonio  -  Vìa  Stanzione,  18  -  80129  Napoli. 
Schettino  Oreste  -  Istituto  di  Chimica  Farmaceutica  dell’Universi¬ 
tà  -  Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Schiano  DI  Zenise  Barbaro  Mariella  -  Via  S.  Strato,  25  -  80123 
Napoli. 


206  Elenco  dei  soci 


259) 

260) 

21-12-984 

30-11-973 

261) 

27-  3-964 

262) 

25-  6-967 

263) 

15-12-978 

264) 

31-  1-951 

265) 

21-12-979 

266) 

28-  3-963 

267) 

28-  6-985 

268) 

29-10-971 

269) 

270) 

31-  1-951 
30-12-960 

271) 

272) 

273) 

26-  5-972 
20-12-985 
31-  5-968 

274) 

27-  6-975 

275) 

21-12-984 

276) 

277) 

31-  5-968 
31-  5-968 

278) 

279) 

26-  3-942 
22-12-981 

280) 

281) 

282) 

22-12-981 
21-12-984 
31-  5-968 

283) 

29-12-961 

284) 

21-12-984 

285) 

27-  1-978 

286) 

19-10-971 

Schiattarella  Marcello  -  Via  Onofrio  Fragnito,  2  -  80131  Napoli. 
Scippacercola  Sergio  -  Centro  di  Calcolo  Elettronico  Interfacol¬ 
tà  -  Pad.  17  -  Mostra  d’Oltremare  -  80125  Napoli. 

Scorziello  Raffaele  -  Istituto  di  Paleontologia  delfUniversità  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Senatore  Felice  -  Via  Balziro  -  Traversa  Bottiglieri,  17  -  84100 
Salerno. 

Serra  Virginia  -  Dipartimento  di  Biologia  Evolutiva  e  Comparata  - 
Via  Mezzocannone,  8  -  80134  Napoli. 

Sersale  Riccardo  -  Istituto  di  Chimica  Applicata  -  Facoltà  di  Inge¬ 
gneria  -  80125  Napoli. 

Sgarrella  Franca  -  Istituto  di  Paleontologia  -  Largo  S.  Marcellino, 
10  -  80138  Napoli. 

Sgrosso  Italo  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Siani  Dott.  Massimo  -  Via  B.  Avallone,  26  -  84013  Cava  dei  Tirreni 
(Salerno). 

Simone  Lucia  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Sinno  Renato  -  Via  Scudillo,  20  bis  -  80131  Napoli. 
Sorrentino  Pappalardo  Albina  -  Via  Bernardo  Clesio,  1  -  38100 
Trento. 

Speranza  Antonio  -  Via  Tommaso  Caravita,  29  -  80134  Napoli. 
Stamatopulos  Prof.  Leonidas  -  Vracneica  Patrasso  -  25002  Grecia. 
Stanzione  Damiano  -  Via  Nicolardi  (Parco  Arcadia,  is.  5)  -  80131 
Napoli. 

Steri  Stefano  -  Dipartimento  di  Matematica  -  Via  Mezzocannone, 
8  -  80134  Napoli. 

Stigliano  Michele  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Taddei  Roberto  -  Orto  Botanico  -  Via  Foria,  223  -  80139  Napoli. 
Taddei  Ruggiero  Emma  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Tarsia  in  Curia  Isabella  -  Corso  Umberto  I,  106  -  80138  Napoli. 
Tartaglione  Anna  Maria  -  Via  S.  Donato,  20  -  81020  Sala  di 
Caserta  (CE). 

Tartaglione  Elio  -  Via  G.  Santacroce,  3  -  80129  Napoli. 
Tomasino  Carlo  -  Via  Luigi  Transillo,  54/F  -  80125  Napoli. 
Torre  Mario  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S.  Mar¬ 
cellino,  10  -  80138  Napoli. 

Torre  Zamparelli  Valeria  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  - 
Largo  S.  Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Torrente  Maurizio  Maria  -  Via  Livio  Andronico,  103  -  80126 
Napoli. 

Tramutoli  Mariano  -  Via  Caserma  Lucana,  23  -  85100  Po¬ 
tenza. 

Tremblay  Ermenegildo  -  Istituto  di  Entomologia  agraria  -  Facoltà 
di  Agraria  -  80055  Portici. 


Elenco  dei  soci  207 


287) 

15-12-978 

288) 

29-12-961 

289) 

30-  1-981 

290) 

21-12-984 

291) 

25-  6-976 

292) 

29-10-971 

293) 

28-  6-985 

294) 

21-12-979 

295) 

27-  1-978 

296) 

21-12-984 

297) 

31-  3-972 

298) 

30-12-960 

299) 

25-  6-976 

Valentini  Giovanni  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Città 
Universitaria  -  Piazzale  Aldo  Moro,  1  -  00185  Roma. 

Vallario  Antonio  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Varriale  Bruno  -  Istituto  di  Zoologia  dell’Università  -  Via  Mezzo¬ 
cannone,  8  -  80134  Napoli. 

Vecchione  Carlo  -  Dipartimento  di  Scienze  della  Terra  -  Largo  S. 
Marcellino,  10  -  80138  Napoli. 

Verniani  Franco  -  Via  Fossolo,  10  -  40138  Bologna. 

Viggiani  Gennaro  -  Istituto  di  Entomologia  agraria  -  Facoltà  di 
Agraria  -  80055  Portici. 

Viggiano  Prof.  Giulio  -  Via  Icaro,  2  -  Scala  F  -  80072  Pozzuoli 
(Napoli)  . 

Villanis  Gabriella  -  Via  Guglielmo  Sanfelice,  24  -  80134  Napoli. 
Villari  Anna  -  Via  Bausan,  36  -  80121  Napoli. 

Viola  Giuseppe  -  Viale  Moiano,  27  -  82011  Airola  (BN). 
Vitagliano  Paolo  Augusto  -  Via  S.  Giacomo  dei  Capri,  125  - 
Palazzo  Seca  -  80128  Napoli. 

Vitagliano  Vincenzo  -  Via  A.  Manzoni,  30  -  80123  Napoli. 
Zampino  Carlo  -  Via  Rotunno,  14  -  84100  Salerno. 


SOCI  AMMESSI  IL  27  GIUGNO  1986 

1)  Caputo  Vincenzo  -  Via  Macedonia,  11  -  80137  Napoli. 

2)  Cutillo  Vincenzo  -  Corso  Vittorio  Emanuele,  167/2A  Parco  Èva  -  80128 
Napoli. 

3)  Lardone  Aldo  -  Via  Mezzocannone,  31  -  80134  Napoli. 

4)  Kalby  Mario  -  Viale  dei  Tigli,  22  -  84100  Salerno. 

5)  Benedetti  Ettore  -  Dipartimento  di  Chimica  -  Via  Mezzocannone,  4  -  80134 
Napoli. 

6)  Descio  Pamisani  Dolores  -  Viale  Lincoln  -  81100  Caserta. 

7)  Cubellis  Elena  -  Via  Roma,  39  -  81100  Caserta. 

8)  Castellano  Laura  -  Dipartimento  di  Matematica  -  Via  Mezzocannone,  8  -  80134 
Napoli. 


SOCI  AMMESSI  il  19  DICEMBRE  1986 

1)  Santo  Antonio  -  Via  Tagliamento,  49  -  83100  Avellino. 

2)  Schioppa  Matilde  -  Viale  Colli  Aminei,  16/G  -  80131  Napoli. 

3)  Guzzetta  Giuseppe  -  Dipartimento  di  Geofìsica  e  Vulcanologia  -  Largo  S.  Marcel¬ 
lino,  10  -  80138  Napoli. 

4)  Esposito  Aiardo  Antonio  -  Via  S.  Pietro,  42  -  80026  Casoria  (Napoli). 

5)  Cinquegrana  Rosa  Emilia  -  Via  R.  Di  Sangro,  27  Napoli. 

6)  Colliani  Felice  -  Via  Scarlatti,  134  -  80127  Napoli. 

7)  Carlone  Gennaro  -  Via  A.  Catone,  21  -  86017  Sepino  (CB). 


208  Elenco  dei  soci 


SOCI  AMMESSI  IL  26  GIUGNO  1987 

1)  Casadio  Francesca  -  Piazzetta  Nilo,  7  -  80134  Napoli. 

2)  Di  Benedetto  Vittorio  -  Via  Arte  della  Lana  -  84010  Atrani  (Salerno). 

3)  Falcone  Vincenzo  -  Via  Vigliena  c/o  Enel  -  80146  Napoli. 

4)  Sorrentino  Patrizia  -  Via  G.  Marconi,  41  -  84013  Cava  dei  Tirreni  (Salerno). 


Elenco  dei  periodici  ricevuti  in  cambio  del  Bollettino 
della  Società  dei  Naturalisti 


1)  Accademie  e  biblioteche  d’Italia.  Roma. 

2)  Acta  Botanica  Fennica.  Helsinki. 

3)  Acta  Entomologica  Fennica.  Helsinki. 

4)  Acta  Entomologica  Musei  Nationalis  Pragae.  Praha. 

5)  Acta  Facultatis  rerum  naturalium  Universitatis  Comeniane.  Ser.  Anthropologia, 
Botanica,  Zoologia.  Bratislava. 

6)  Acta  Geologica  et  Geographica  Universitatis  Comenianae  Geologica.  Bratis¬ 
lava. 

7)  Acta  Palaentologica  Sinica.  Nanking. 

8)  Acta  Societatis  Botanicorum  Poloniae.  Warszawa. 

9)  Acta  Societatis  prò  fauna  et  flora  fennica.  Helsinki. 

10)  Acta  Zoologica  Fennica.  Helsinki. 

11)  Agricoltura.  Roma. 

12)  Agricoltura.  Ambiente.  Roma. 

13)  Agricoltura.  Ricerca.  Roma. 

14)  Almanacco  d’Italia.  Roma. 

15)  Ambio.  Stockholm. 

16)  Anales  del  Jardin  Botanico  de  Madrid.  Madrid. 

17)  Anales  de  Sociedad  Cientifica  Argentina,  Buenos  Aires. 

18)  Annalen  der  Naturhistorischen  Museum  in  Wien.  Wien. 

19)  Annales  Botanici  Fennici.  Helsinki. 

20)  Annales  Entomologici  Fennici.  Helsinki. 

21)  Annales  historico-naturales  Musei  Nationalis  Hungarici.  Budapest. 

22)  Annales  historiques  de  la  Révolution  fran$aise.  Parigi. 

23)  Annales  Musei  Goulandris.  Kifissia  (Atene). 

24)  Annales  de  la  Société  Royale  Zoologique  de  Bcigique.  Gent. 

25)  Annales  Universitatis  Mariae  Curie  Sklodowska.  Sectio  B:  geographia,  geologia, 
mineralogia  et  petrographia.  Sectio  C:  Biologia.  Lublin. 

26)  Annales  Zoologici  Fennici.  Helsinki. 

27)  Annali  della  Facoltà  di  Agraria.  Milano. 

28)  Annali  della  Facoltà  di  Scienze  Agrarie  dell’Università  degli  Studi  di  Napoli. 
Portici. 

29)  Annali  del  Museo  Civico  di  storia  naturale  «Giacomo  Doria ».  Genova. 

30)  Annals  of  thè  Missouri  Botanical  Garden.  St.  Louis. 

31)  Annuario  delle  Biblioteche  italiane.  Roma. 

32)  Annuario  dell’Istituto  e  Museo  di  Zoologia  dell’Università  di  Napoli.  Napoli. 

33)  Annuario  da  Sociedade  Broteriana.  Coimbra. 


210 


Elenco  dei  periodici  ricevuti  in  cambio  del  Bollettino 


34)  Archiv  der  Fruende  der  Naturgeschichte  in  Mecklenburg.  Rostock. 

35)  Archivio  per  l’antropologia  e  la  etnologia.  Firenze. 

36)  Archivio  di  oceanografia  e  limnologia.  Venezia. 

37)  Ateneo  veneto.  Venezia. 

38)  Atti  dell’Accademia  Ligure  di  Scienze  e  Lettere.  Genova. 

39)  Atti  dell’Accademia  Pontaniana.  Napoli. 

40)  Atti  dell’Accademia  Properziana  del  Subasio.  Assisi. 

41)  Atti  dell’Accademia  di  Scienze  di  Ferrara,  Ferrara. 

42)  Atti  dell’Accademia  delle  Scienze  dell’Istituto  di  Bologna.  Rendiconti.  Classe  di 
scienze  fisiche.  Bologna. 

43)  Atti  della  R.  Accademia  delle  Scienze  di  Torino.  Atti  Generali  e  Verbali  delle 
Classi  riunite.  Torino. 

44)  Atti  del  Circolo  Culturale  G.  B.  Duns  Scoto.  Roccarainola. 

45)  Atti  dell’Istituto  di  Botanica  e  del  Laboratorio  Crittogamico  dell’Università  di 
Pavia.  Pavia. 

46)  Atti  e  memorie  dell’Accademia  di  agricoltura,  scienze  e  lettere.  Verona. 

47)  Atti  del  Museo  Civico  di  Storia  Naturale  di  Trieste.  Trieste. 

48)  Atti  della  Società  italiana  di  scienze  naturali  e  del  Museo  Civico  di  Storia  natu¬ 
rale  di  Milano.  Milano. 

49)  Atti  della  Società  dei  Naturalisti  e  Matematici.  Modena. 

50)  Atti  della  Società  Peloritana  di  Scienze  fisiche  e  matematiche.  Messina. 

51)  Atti  della  Società  Toscana  di  Scienze  Naturali.  Pisa. 

52)  Biological  Bulletin.  Woods  Hole. 

53)  Biological  Review.  Cambridge. 

54)  Bjulleten’  Moskovskogo  Obscestva  Ispytatelej  Prirody. 

55)  Boletim  da  Sociedade  Broteriana.  Coimbra. 

56)  Bollettino  dell’Accademia  Gioenia  di  Scienze  Naturali.  Catania. 

57)  Bollettino  del  Gruppo  Grotte  Brescia  «Corrado  Allegretti».  Brescia. 

58)  Bollettino  dell’Istituto  di  Entomologia  dell’Università  degli  Studi  di  Bologna. 
Bologna. 

59)  Bollettino  del  Laboratorio  di  Entomologia  Agraria  «Filippo  Silvestri»  -  Portici. 

60)  Bollettino  dei  Musei  e  degli  Istituti  Biologici  dell’Università  di  Genova. 
Genova. 

61)  Bollettino  del  Museo  Civico  di  Storia  naturale  di  Venezia.  Venezia. 

62)  Bollettino  del  Museo  Civico  di  Storia  naturale  di  Verona.  Verona. 

63)  Bollettino  del  Servizio  Geologico  d’Italia.  Roma. 

64)  Bollettino  della  Società  Adriatica  di  Scienze.  Trieste. 

65)  Bollettino  della  Società  Entomologica  Italiana.  Genova. 

66)  Bollettino  della  Società  Geografica  Italiana.  Roma. 

67)  Bollettino  della  Società  Italiana  di  Biologia  sperimentale.  Napoli. 

68)  Bollettino  Società  Sarda  di  Scienze  Naturali.  Sassari. 

69)  Bollettino  di  zoologia  agraria  e  di  bachicoltura.  Milano. 

70)  Bulletin  de  l’Institut  de  Geologie  des  Bassins  d’Aquitaine.  Talence. 

71)  Bulletin  of  thè  British  Museum  (Naturai  History).  London. 

72)  Bulletin  of  thè  Entomological  Society  of  Egypt  (Economie  Series).  Cairo. 

73)  Bulletin  of  thè  Geological  Institutions  of  thè  University  of  Uppsala.  Uppsala. 

74)  Bulletin  de  l’Institut  Royal  des  Sciences  naturelles  de  Belgique.  Ser.  Biologie, 
Entomologie,  Sciences  de  la  Terre.  Bruxelles. 


Elenco  dei  periodici  ricevuti  in  cambio  del  Bollettino  211 


75)  Bulletin  of  thè  Minerai  Research  and  Exploration  Instimi  of  Turkey.  Ankara. 

76)  Bulletin  of  Nanjing  Instilute  of  Geology  and  Palaeontology.  Nanking. 

77)  Bulletin  de  la  Société  Entomologique  d’Egypte.  Cairo. 

78)  Bulletin  de  la  Societé  des  Sciences  naturelles  de  F Quest  de  la  France.  Nantes. 

79)  Cìencia  biologica.  Coimbra. 

80)  Comunicagdes  dos  Servigos  Geologicos  de  Portogai.  Lisboa. 

81)  Coree  d’aujourd’hui,  la.  Pyongyang. 

82)  Corriere  UNESCO.  Roma. 

83)  D.A.  Difesa  ambientale.  Milano. 

84)  Decheniana.  Bonn. 

85)  Decheniana.  Beihefte.  Bonn. 

86)  Delpinoa.  Napoli. 

87)  Deutsche  Akademie  der  Naturforscher  Leopoldina.  Halle. 

88)  Doriana.  Genova. 

89)  Entomologische  Arbeiten  aus  dem  Museum  G.  Frey.  Tutzing. 

90)  EUS  -  Revista  Espanola  de  Entomologia. 

91)  Folk.  Musei  Historico-Naturalis  Bakonyensis.  Veszprem. 

92)  Fragmenta  Entomologica.  Roma. 

93)  Geologicky  zbornik.  Geologica  carpathica.  Bratislava. 

94)  Giornale  botanico  italiano.  Firenze. 

95)  Gorre  ri  a,.  Leiden. 

96)  Illinois  bìological  monographs.  Urbana. 

97)  Immaginale.  Lecce. 

98)  Informatore  agrario.  Verona. 

99)  Informatore  botanico  italiano.  Firenze. 

100)  Informatore  del  giovane  entomologo.  Genova. 

101)  Italia  Nostra.  Roma. 

102)  Izvéstija  Akademia  Nauk  Modavioi  SSR  »  a.  Scienze  biologiche  e  chimiche, 
b.  Scienze  matematiche  e  fìsiche.  Kisciniof. 

103)  Journal  of  thè  Marine  Biological  Association  of  thè  United  Kingdom. 
Plymouth. 

104)  Journal  of  thè  Minnesota  Academy  of  Sciences.  Minneapolis. 

105)  Journal  of  stratigraphy.  Nanking. 

106)  Leopoldina.  Halle. 

107)  Madoqua.  Windhqek. 

108)  Marine  studies  of  San  Pedro  Bay.  Los  Angeles. 

109)  Mediterranea.  Alicante. 

110)  Memorias  da  Sociedade  Broterìana.  Coimbra. 

111)  Memoirs  of  Nanjing  Institute  of  Geology  and  Palaeontology.  Nanking. 

112)  Memoranda  Societatis  prò  Fauna  et  Flora  Fennica.  Helsinki. 

113)  Memorie  fuori  serie  del  Museo  Civico  di  Storia  naturale  dì  Verona. 

114)  Memorie  del  Museo  Civico  di  Storia  naturale  dì  Verona. 

115)  Memorie  e  note  dell’Istituto  di  Geologia  applicata  dell’Università  di  Napoli. 

116)  Memorie  e  rendiconti  dell’ Accademia  di  Scienze,  lettere  e  belle  arti  degli 
Zelandi  e  dei  Dafnici.  Acireale. 

117)  Memorie  della  Società  Entomologica  Italiana.  Genova. 

118)  Micropaleontology  -  New  York. 


212  Elenco  dei  periodici  ricevuti  in  cambio  del  Bollettino 

119)  Mitteilungen  der  Bayerischen  Staatssammlung  fiir  Palàontologie  und  histor. 
Geologie.  Munchen. 

120)  Mitteilungen  aus  dem  Hamburgischen  Zoologischen  Institut  und  Museum. 
Hamburg. 

121)  Monographiae  Botanicae.  Warszawa. 

122)  Monographs  of  thè  Allan  Hancock  Foundation.  Los  Angeles. 

123)  Natura.  Rivista  di  scienze  naturali.  Milano. 

124)  Natura  bresciana.  Brescia. 

125)  Naturalista  siciliano,  il.  Palermo. 

126)  Note  Fitopatologiche  per  la  Sardegna.  Sassari. 

127)  Notiziario  del  Circolo  Speleologico  Romano.  Roma. 

128)  Nova  Acta  Leopoldina.  Halle. 

129)  Nuova  scienza.  Roma. 

130)  Novos  Taxa  Entomologicos.  Lourenqo  Marques. 

131)  Oberhessische  Naturwissenshaftliche  Zeitschrift.  Giessen. 

132)  Ohio  Journal  of  Science.  Columbus. 

133)  Orsis.  Barcellona. 

134)  Palaentologia  Sinica.  Nanking. 

135)  Palaeontology  Stratigraphy  and  Lithology.  Sofia. 

136)  Paleobios.  Berkeley. 

137)  Periodico  di  Mineralogia.  Roma. 

138)  Pescaport.  Genova. 

139)  Postilla.  New  Haven. 

140)  Proceedings  of  thè  Academy  of  Naturai  Sciences  of  Philadelphia.  Philadelphia. 

141)  Proceedings  of  K.  Nederlandse  Akademie  van  Wetenschappen.  Ser.  Physical 
Sciences.  Ser.  Biological  und  medicai  Sciences.  Amsterdam. 

142)  Proceeding  of  thè  Nova  Scotian  Institute  of  Sciences.  Halifax. 

143)  Pubblicazioni  dell’Istituto  di  Botanica  dell’Università  di  Catania.  Catania. 

144)  Publicaciones  del  Centro  Pirenaico  de  Biologia  Experimental.  Jaca. 

145)  Publicaciones  del  Departamento  de  Zoologia.  Barcelona. 

146)  Publica^òes  do  Instituto  de  Zoologia  «Dr.  Augusto  Nobre».  Porto. 

147)  Quaderni  di  Agricoltura  Ambiente.  Roma. 

148)  Quaderni  dell’Istituto  di  Geologia  dell’Università  di  Genova.  Genova. 

149)  Rasprave  zavoda  za  Geoloska  i  Geofizicka  istrazivanja.  Beograd. 

150)  Redia.  Giornale  di  Zoologia.  Firenze. 

151)  Rendiconti  dell’Istituto  Lombardo.  Accademia  di  Scienze  e  Lettere.  Milano. 

152)  Rendiconto  dell’Accademia  delle  Scienze  fisiche  e  matematiche.  Napoli. 

153)  Republique  Populaire  Democratique  de  Coree.  Pyongyang. 

154)  Revista  de  la  Sociedad  Cientifìca  del  Paraguay.  Asuncion. 

155)  Risveglio  del  Molise  e  del  Mezzogiorno.  Roma. 

156)  Riviera  Scientifique.  Nice. 

157)  Rivista  di  Biologia  normale  e  patologica.  Messina. 

158)  Rivista  Rosminiana  di  filosofìa  e  di  cultura.  Stresa. 

159)  Rozpray  Ceskoslovenské  Akademie  vèd.  Praha. 

160)  Scientia.  Milano. 

161)  Scienza-società.  Lecce. 

162)  Scripta  Facultatis  Scientiarum  naturalium.  Universitatis  Purkynianae  Brunensis. 
Brno. 


Elenco  dei  periodici  ricevuti  in  cambio  del  Bollettino  213 


163)  Senckenbergiana  biologica.  Frankfurt  a.M. 

164)  Struktur  und  Mitgliederbestand.  Deutsche  Akademie  der  Naturforscher  Leo¬ 
poldina.  Halle. 

165)  Studi  Geologici  Camerti.  Camerino. 

166)  Studi  Sassaresi.  Sassari. 

167)  Studi  trentini  di  scienze  naturali.  Acta  geologica,  Acta  biologica.  Trento. 

168)  Technical  reports  of  thè  Allan  Hancock  Foundation.  Los  Angeles. 

169)  Thalassia  salentina.  Lecce. 

170)  Transaction  of  thè  Wisconsin  Academy  of  Sciences,  Arts  and  Letters.  Madison. 

171)  Travaux  biologiques  de  l’Institut  J.  B.  Carnoy.  Louvain-la-Neuve. 

172)  United  States  Geological  Survey  -  a.  Annual  report;  b.  Bulletin;  c.  Earthquake 
information  bulletin;  d.  Professional  paper;  e.  Techniques;  f.  Water  supply 
paper.  Washington. 

173)  University  of  California  publications  in  Geological  Sciences.  Los  Angeles. 

174)  University  of  California  publications  in  Zoology.  Berkeley. 

175)  Universo.  Firenze. 

176)  Verhandlungen  der  Zoologisch  -  Botanischen  Gesellschaft  in  Òsterreich.  Wien. 

177)  Vesnik.  a.  Geologija;  b.  Inzenjerska  Geologija  i  Hidrogeologija;  c.  Geofizika. 
Beograd. 

178)  Vita  italiana.  Roma. 

178)  Vita  oggi.  Roma. 

180)  Zbornik  Slovenského  Nàrodného  Mùzea.  Bratislava. 


Recensioni 

1)  Centre  de  Documentation  du  C.N.R.S.  -  26,  Rue  Boyer,  75971  -  Paris  Cedex  20. 

2)  Library  Chemical  Abstracts  Service  -  P.O.  Box  3012  -  Columbus,  Ohio  43210. 

3)  Libri  e  Riviste  d’Italia  -  Ministero  per  i  Beni  Culturali  e  Ambientali  -  Divisione 
Editoria  -  Roma. 

4)  Literature  Resources  Department  Biosciences  Information  Service.  2100  Arch 
Street  -  Philadelphia,  Pennsylvania  -  19103  U.S.A. 


INDICE 


Moncharmont  U.  -  In  memoria  di  Arturo  Palombi  . .  pag.  3 

Nemethy  G.  -  The  Structure  of  Proteins  . . »  23 

Carrara  E.,  Guadagno  F.  M.,  Ra polla  A.,  Cristiano  P.,  Roberti  N.  - 
Indagini  sismiche  a  rifrazione  nell’area  flegrea  per  la  determinazio¬ 
ne  dei  parametri  elastici  dinamici  dei  principali  litotipi  superficiali  »  29 

Lenzi  G.  -  Studio  mineralogico  e  fisico-chimico  sulla  zeolitizzazione 
dei  tufi  del  Monte  Vùlture,  in  previsione  di  un  loro  impiego  come 
decontaminanti  di  soluzioni  radioattive  . . »  41 

Cinquegrana  R.  E.  -  Modalità  di  deformazione  della  Scaglia  Rossa  del- 

l’Appennino  umbro-marchigiano  .  »  67 

Fiorito  G.,  Capuano  C.,  Miralto  A.,  Greenberg  G.  -  Contributo  alla 
conoscenza  del  ruolo  del  comportamento  di  emissione  di  inchio¬ 
stro  nel  genere  Aplysia  (Mollusca,  Gastropoda,  Opisthobranchia)  »  87 

Patella  D.,  Lapenna  V.  A.,  Satrianq  C.  -  L’interpretazione  dei  profili 

sismici  a  rifrazione  col  metodo  reciproco  generalizzato  . . .  »  107 

Schettino  O.  -  Alimenti  e  salute  . »  129 


Bergamo  P.,  Miralto  A.,  Fiorito  G.  -  Un  catalogo  degli  atteggiamenti 
comportamentali  esibiti  da  Carcinus  mediterraneus,  Czerniawsky 
(Crustacea,  Decapoda,  Brachyura)  nell’espressione  dell’aggressività 


intraspecifìca  . . »  147 

D’Antonio  C.  -  Gli  Odonati  del  lago  di  Falciano  (Falciano  del  Massico, 

Caserta)  e  nuove  catture  di  Odonati  in  altre  stazioni  (XXIII  Contri¬ 
buto  alla  conoscenza  degli  Odonati)  . »  165 

de  Filippo  G.  -  Seasonal  Changes  in  Habitat  Selection  Among  Sylviids 

(Aves)  on  a  Mediterranean  Island  . . »  177 

Processi  verbali  delle  tornate  e  delle  assemblee  generali  .  »  185 

Elenco  dei  soci  al  31  dicembre  1987  . .  »  197 

Elenco  dei  periodici  ricevuti  in  cambio  del  Bollettino  della  Società  dei 

Naturalisti  . . . »  209 


TERMINATO  DI  STAMPARE  OGGI 
XXXI  MAGGIO  MCMLXXXIX  NELLE 
OFFICINE  GRAFICHE  NAPOLETANE 
FRANCESCO  GIANNINI  &  FIGLI  S.P.A. 


Direttore  responsabile:  Prof  ALDO  NAPOLETANO 


Autorizzazione  della  Cancelleria  del  Tribunale  di  Napoli  -  n.  B  649  del  29-11-1960 


Art.  14.  —  Nel  dattiloscritto,  si  raccomanda  di  indicare  con  doppia  sottolineatura 
(maiuscoletto)  i  nomi  degli  Autori  e  con  la  sottolineatura  semplice  (corsivo)  i  titoli  dei 
periodici  nella  bibliografìa,  i  nomi  scientifici  latini  ed  i  termini  stranieri. 

Art.  15.  —  Le  illustrazioni  che  corredano  il  testo  saranno  accompagnate  da  brevi 
esaurienti  didascalie  nella  stessa  lingua  del  testo. 

Art.  16.  —  Dato  il  tipo  di  carta  adottato  per  la  stampa  del  Bollettino  la  maggior  parte 
delle  figure  andranno  inserite  come  tali  nel  testo,  con  numerazione  progressiva.  Al  termine 
del  testo,  in  continuità  "con  rimpaginazione  precedente,  potranno  essere  inserite  delle 
tavole  contrassegnate  da  numeri  romani  progressivi,  fermo  restando  che  le  dimensioni 
-  inclusa  la  didascalia  -  non  oltrepassino  quelle  del  formato  standard  di  cm  11  x  18.  È  con¬ 
sigliabile  che  gli  originali  per  le  illustrazioni  siano  di  dimensioni  superiori  a  quelle  defini¬ 
tive  (IV2  o  2  volte  quelle  definitive).  Salvo  indicazioni  contrarie,  le  illustrazioni  saranno 
riprodotte  in  modo  da  utilizzare  al  massimo  il  formato  standard  e,  in  ogni  caso,  in  confor¬ 
mità  con  il  parere  espresso  in  merito  dal  Redattore. 

Art.  17.  —  Le  tabelle  andranno  contrassegnate  con  una  numerazione  indipendente  e 
progressiva.  Per  eventuali  tabelle  con  dati  numerici  0  elenchi  di  nomi  con  segni  o  grafici  è 
consigliabile  preparare  un  originale  ad  inchiostro  di  china  0  dattiloscritto  da  cui  possa 
essere  ricavato  uno  zinco.  Salvo  casi  di  impossibilità,  dette  tabelle  non  dovranno  superare 
le  dimensioni  di  cm  11  x'18. 

Art.  18.  —  Le  note  a  piè  pagine  devono  portare  una  numerazione  indipendente  e 
progressiva  dall’inizio  del  lavoro.  Nel  dattiloscritto  esse  vanno  presentate  a  parte,  tutte  riu¬ 
nite  in  successione  e  numerate. 

Art.  19.  —  La  bibliografia  sarà  raccolta  alla  fine  del  testo  e  dovrà  comprendere  solo  i 
lavori  effettivamente  citati  nel  testo  stesso,  in  una  delle  forme  seguenti  Gray  (1824); 
(Gray,  1824);  (Gray,  1824;  73);  va  pertanto  esclusa  una  numerazione  progressiva  dei  rife¬ 
rimenti  bibliografici. 

Nell’elenco  alfabetico  degli  Autori  il  cognome  dovrà  essere  riportato  prescindendo  dai 
prefissi  di  casato  (p.  es.  de ,  von  ecc.)  che,  se  presenti  saranno  indicati  subito  dopo  il  nome. 
Se  di  uno  stesso  Autore  vengono  citati  più  lavori,  questi  saranno  elencati  cronologica¬ 
mente.  Si  faranno  seguire  alla  data  di  pubblicazione,  nell’ordine,  le  lettere  a,  b,  c,  ecc. 
quando  i  lavori  abbiano  lo  stesso  anno  di  edizione.  Le  stesse  lettere  dovranno  essere  ripor¬ 
tate  nelle  citazioni  nel  testo.  Per  lavori  pubblicati  da  più  Autori,  tutti  gli  Autori  dovranno 
essere  riportati  in  Bibliografìa,  mentre  nel  testo  -  qualora  gli  Autori  siano  tre  o  più  -  si 
riporterà  solo  il  primo  con  l’aggiunta  di  et  al. 

Al  cognome  dell’Autore  seguirà  l’iniziale  0  le  iniziali  del  nome,  quindi  la  data  di  pub¬ 
blicazione  del  lavoro,  tra  parentesi  e  punto.  Nel  caso  di  più  Autori,  questi  saranno  separati 
da  una  virgola. 

Il  titolo  del  lavoro  dovrà  essere  riportato  per  esteso,  sottolineando  le  eventuali  parole 
in  corsivo. 

I  titoli  dei  periodici  dovranno  essere  riportati  in  corsivo  (sottolineatura  semplice)  ed 
abbreviati  attenendosi  alla  Word  List  of  Scientific  Periodicals ,  IV  Ed.  (1963-65).  Il  numero 
del  volume  sarà  sottolineato  con  una  linea  semplice  ed  una  ondulata  onde  sia  riprodotto  in 
grassetto;  esso  sarà  eventualmente  preceduto,  tra  parentesi,  dal  numero  della  serie  e  seguito, 
pure  tra  parentesi,  da  quello  del  fascicolo;  quindi  due  punti  e  indicazione  della  prima  e  dell’ul¬ 
tima  pagina  dell’articolo,  delle  eventuali  figure  (figg.),  tavole  (tavv.),  tabelle  (tabb.)  ed  infine 
la  città  tra  parentesi.  Qualora  il  periodico  sia  articolato  in  numeri,  questi  saranno  indicati  col 
simbolo  N°;  analogamente  la  parte  si  indicherà  con  P.,  la  sezione  con  Sez.,  il  supplemento  con 
Suppl.  una  nuova  serie  con  N.  Ser.,  una  edizione  con  Ed.  In  ogni  altro  caso  il  riferimento  dovrà 
essere  riportato  per  esteso  (per  es.  nella  citazione  di  una  tesi,  di  un  simposio  ecc.). 

Per  i  lavori  non  pubblicati  su  periodici  si  indicheranno  dopo  il  titolo,  nell’ordine,  l’Edi¬ 
tore  e  la  relativa  Città;  quindi  dopo  il  punto,  il  numero  complessivo  delle  pagine  (pp.),  le 
eventuali  figure  (figg.),  tavole  (tavv.),  e  tabelle  (tabb.). 

Gli  esempi  seguenti  potranno  servire  da  guida  per  la  compilazione  della  Bibliografia: 
Crescenti U.,  C roste lla  A.,  Donzelli G.  &  Raffi  G.  (1969).  Stratigrafia  della  serie  calca¬ 
rea  dal  Lias  al  Miocene  nella  regione  marchigiano-abruzzese.  Mem.  Soc.  geol.  ital.  8: 

343-420,  64  figg.,  3  tavv.  (Pisa). 

Goodey  J.  B.  (1963),  Soil  and  freshwater  Nematodes.  Metheum  and  Co.,  London,  XV + 

544  pp.,  298  figg. 

Art.  20.  —  Di  eventuali  errori  e/o  omissioni  nella  compilazione  della  Bibliografia 
sono  responsabili  gli  Autori  delle  note.  La  Redazione  del  Bollettino  della  Società  dei  Natu¬ 
ralisti  non  risponde  delle  opinioni  scientifiche  espresse  dagli  autori. 


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