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BOLLETTINO DELLA.
4**-
SOCIETÀ DEI NATURALISTI
IN NAPOLI
VOLUME XCV - 1986
GIANNINI EDITORE
NAPOLI 1988
NORME PER LA STAMPA DI NOTE NEL BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ
DEI NATURALISTI DI NAPOLI
Art. 1. — La stampa delle note è subordinata all’approvazione da parte del Comitato
di Redazione che è costituito dal Presidente del Consiglio direttivo, dai quattro Consiglieri
e dal Redattore delle Pubblicazioni. Il Comitato di Redazione qualora lo giudichi necessa¬
rio ha facoltà di chiedere il parere consultivo di altri, anche non soci.
Art. 2. — I testi delle note devono essere consegnati al Redattore, dattiloscritti in tri¬
plice copia, nella stessa tornata o assemblea in cui vengono comunicati. Per gli allegati
(figure, tavole, carte ecc.) si richiede la consegna, oltre che degli originali destinati alla
Tipografia, di una copia eliografica di tutti i disegni a china e di una seconda serie di
stampa per tutte le fotografie, con l’indicazione su ciascuna di esse della figura cui si rife¬
risce e del simbolo (numero o lettera) che ne indica la posizione nella figura stessa. Per le
diapositive a colori potrà essere fornita, in luogo di una seconda copia, una stampa a colori
nel formato minimo di cm 10x15.
Art. 3. — Ogni anno i soci hanno diritto a 10 pagine di stampa, gratuite, o al loro
equivalente, oltre a 50 estratti senza copertina. Tale diritto non è cedibile né cumulabile.
Art. 4. — Con le prime bozze, la Tipografia invierà al Redattore il preventivo di spesa
per la stampa nel Bollettino e per gli estratti, questi lo comunicherà all’Autore per la parte
di spesa che lo riguarda.
Art. 5. — L’Autore restituirà con le prime bozze, gli originali ed il preventivo di
spesa per la stampa, sottoscritto per conferma ed accettazione, indicando il numero di
estratti a pagamento desiderati, l’indirizzo a cui dovrà essere fatta la spedizione e l’intesta¬
zione della fattura relativa alle spese di stampa del periodico e degli estratti. Nel caso che
l’ordine provenga da un Istituto Universitario o da altro Ente, l’ordine deve essere sotto-
scritto dal Direttore.
Art. 6. — Modifiche ed aggiunte apportate agli originali nel corso della correzione
delle bozze (correzione d’Autore), comportano un aggravio di spesa, specialmente quando
richiedono la ricomposizione di lunghi tratti del testo o spostamenti nell’impaginazione.
Tali spese saranno addebitate all’Autore.
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comporta lo spostamento della nota relativa nell’ordine di stampa sul Bollettino; per
questo motivo la numerazione delle pagine sarà provvisoria anche nelle ultime bozze e
quella definitiva sarà apposta su esse a cura e sotto la responsabilità della Tipografìa.
Art. 8. — A cura del Redattore, in calce ad ogni lavoro sarà indicata la data di accet¬
tazione da parte della Rivista.
Art. 9. — Al fine di facilitare il computo dell’estensione della composizione tipogra¬
fica dei lavori è necessario che il testo venga presentato dattiloscritto in cartelle di 25 righe,
ciascuna con 60 battute.
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lavoro è stato compiuto e l’eventuale Ente finanziatore della stampa e delle ricerche.
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chiaramente la parte sostanziale del lavoro. Uno dei due riassunti sarà in italiano e l’altro,
più ampio ed esauriente, preferibilmente in inglese.
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avanzare proposte mediante le sottolineature convenzionali prima riportate. La scelta defi¬
nitiva dei caratteri è di competenza del Redattore.
BOLLETTINO DELLA
SOCIETÀ DEI NATURALISTI
IN NAPOLI
VOLUME XCV - 1986
GIANNINI EDITORE
NAPOLI 1988
SOCIETÀ DEI NATURALISTI IN NAPOLI
VIA MEZZOCANNONE, 8
CONSIGLIO DIRETTIVO
BIENNIO 1986-87
Prof. Aldo Napoletano
Prof. Oreste Schettino
Prof. Teresa de Cunzo
Dott. Carla Lucini
Prof. Eugenio Piscopo
Prof. Nicola Franciosa
Dott. Filippo Barattolo
Prof. Pietro Battaglini
Prof. Giuseppe Caputo
Prof. Gennaro Corrado
Prof. Mario Torre
- Presidente
- Vice-Presidente
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Hanno contribuito alla stampa di questo volume:
La Presidenza del Consiglio dei Ministri - Ente Nazionale Cellulosa e Carta
Il Ministero per i beni culturali ed ambientali
L’Università di Napoli
comitato di redazione delle pubblicazioni
È costituito dal Presidente, dal Redattore delle pubblicazioni e dai quattro
Consiglieri, ma si avvale, quando lo ritiene più opportuno, della consulenza scien¬
tifica di particolari competenti italiani o stranieri.
In particolare a questo numero hanno collaborato: Bruno Anzalone, Pietro Bat¬
taglini, Marcello Bernabini, Giuseppe Caputo, Francesco Dessi, Claudio Èva, Almo
Farina, Lidia Foti, Ignazio Guerra, Edmondo Honsell, Bettino Lanza, Renato Massa,
Ugo Moncharmont, Paolo Pizzolongo, Alberta Polzonetti Magni, Rumar Rastogi
Rakeshi, Paolo Scandone, Lorenzo Sorbini, Carlo Viggiani.
Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. 96, 1986, pp. 3-121, figg. 6, tab. 1
La flora del Somma- Vesuvio (* *)
Nota di Massimo Ricciardi (**), Giuseppa Grazia Aprile (**),
Vincenzo La Valva (***) e del socio Giuseppe Caputo (***)
Riassunto — Sono state condotte a termine indagini floristiche sul complesso
vulcanico Somma- Vesuvio; lo studio si è basato su raccolte degli AA., oltre che su
quelle di Pasquale, Gussone ed altri conservate nell’erbario napoletano (NAP),
nonché su dati bibliografici.
Nel complesso vengono elencate 906 entità, 115 delle quali nuove per il Vesu¬
vio; 293 entità segnalate in passato non sono state più ritrovate.
Risulta evidente una «banalizzazione» della flora che gli AA. collegano soprat¬
tutto all’influenza umana, particolarmente attiva negli ultimi cinquant’anni nell’area
vesuviana.
La lettura dello spettro biologico e la corologia delle singole entità evidenziano,
per il Vesuvio, un carattere marcatamente mediterraneo della sua flora.
La bassa percentuale di endemiche riscontrata viene messa in relazione alla
recente età del complesso.
È messo anche in evidenza come il numero di elementi orientali sia alquanto
ridotto rispetto alle zone montuose più vicine. Tale prerogativa viene giustificata con
la posizione isolata di questo vulcano in riva al Tirreno ma anche con la sua
modesta elevazione oltre che con la natura litologica del substrato che determina
ampie aree prive di copertura vegetale specie dagli 800 metri alle cime.
Summary — The flora of thè volcanic area of Mount Vesuvius (Naples) was stu-
died. The investigation was based on thè collections of thè AA., on bibliographic
data and on thè specimens of Pasquale, Gussone and other students from herbaria
(NAP) of thè Department of Botany, University of Naples.
A list of 906 taxa is given, 115 of which are new records for this area. 293 taxa
that have been previously recorded were not found during this study.
Key Words: Vascular Flora, Southern Apennines, Campania.
(*) Pubblicazioni del Gruppo Biologia Naturalistica del C.N.R. - Contratto
n. 820311804.
(**) Istituto di Botanica Generale e Sistematica. Facoltà di Agraria. 1-80055
Portici.
(***) Dipartimento di Biologia Vegetale dell’Università. Via Foria 223. 1-80139
Napoli.
4 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
It is pointed out that thè changes which occurred in thè flora of thè vesuvian
area have resulted in thè depauperization of its flora. This is, mainly, due principally
to thè strong disturbance caused by human activities in this area during thè last fìfty
years.
Life-form and phytochorological spectra are presented; expressed on this basis,
thè flora of Vesuvius is dominated by Mediterranean components.
A few endemie taxa may be found in thè vesuvian area; it is suggested that thè
young age of this volcanic complex may be responsible for this fact.
On thè basis of thè floristic composition, a low number of eastern species has
been found in respect of thè other mountains of this region. This seems to be related
to thè location of Vesuvius on thè coast of thè Thyrrenian sea and, also, is apparently
influenced by thè sandy texture of many of thè soils with which is associated a very
low number of species occurring in many areas at an altitude of more than 800 m.
Premessa
La natura vulcanica dell’area e le molteplici vicende che l’hanno inte¬
ressata nel tempo ci hanno indotti ad interessarci del popolamento Vegetale
del complesso Vesuvio-Monte Somma. A ciò siamo stati convinti anche
dalla sua ubicazione e dai profondi mutamenti che, tuttora in atto, hanno
condotto a situazioni di ambiente se non proprio uniche, certamente del
tutto particolari.
La notevole portata di queste trasformazioni - per lo più riconducibili
ad un massiccio impatto antropico di antica data - ci hanno spinti ad intra¬
prendere una approfondita indagine floristica, anche per un confronto con i
dati ormai antichi di Pasquale (1840, 1869), il botanico napoletano cui si
deve l’unica organica indagine esistente sulla flora del Vesuvio.
Lo studio ha richiesto oltre cinque anni di lavoro; in questo lasso di
tempo ha preso una certa consistenza il progetto di un «Parco Nazionale
del Vesuvio» per il quale questa flora rappresenta adesso uno dei punti di
riferimento fondamentali.
È infatti nostro convincimento che, in un’area vulcanica, l’adeguata
conoscenza di ciascuna componente ambientale sia più che altrove neces¬
saria al fine della razionale gestione di un territorio particolare, nel quale, a
problemi in comune con altre zone, se ne sommano di specifici tra i quali
basterà citare solo quello della salvaguardia dal rischio di fenomeni eruttivi.
Nella speranza che il nostro lavoro possa essere utile anche in questo
senso, ci auguriamo che le misure di salvaguardia proposte per il com¬
plesso Vesuvio-Monte Somma trovino attuazione in tempi ragionevoli e
che gli interessi naturalistici di questa zona vengano adeguatamente tute¬
lati.
La flora del Somma-Vesuvio 5
L’ambiente della ricerca
Il sistema Somma-Vesuvio 1 è uno strato-vulcano a recinto ed è l’unico
vulcano ancora attivo dell’Europa continentale. Esso si eleva nella conca
napoletana, grande area di sprofondamento circondata da una cerchia di
rilievi costituiti da rocce carbonatiche, di età prevalentemente mesozoica
ed originatisi dalla deformazione della originaria «piattaforma carbonatica
campano-lucana» (Fig. 1).
Fig. 1. - Posizione del sistema Somma-Vesuvio nella conca napoletana.
I confini dell’intero complesso seguono a SW la linea di costa del
Golfo di Napoli; a S ed a E si identificano con la piana del fiume Sarno
mentre i limiti a N, W e NW sono segnati dalla pianura tra Napoli e
Caserta e dalla depressione del Sebeto che si incunea tra il Somma-Vesuvio
e la città di Napoli.
In quanto alla sua forma, l’edifìcio vulcanico risulta costituito da una
sola unità orografica dalla base fino a circa 800 metri di quota; più in alto
esso si suddivide in due cime, una delle quali, la più antica, culmina con la
Punta del Nasone (m 1132) ed è costituita dai resti del cratere del Somma.
Al centro dell’anfiteatro naturale sorge l’attuale cono del Vesuvio o Gran
Cono Vesuviano (m 1281). Tra le due vette si distende una profonda
1 Ricordiamo che con la denominazione Vesuvio, Somma e Somma-Vesuvio si
intende sempre lo stesso vulcano; più precisamente con il termine Somma si indica
ciò che resta delfantico edifìcio vulcanico che fu smantellato a SW dall’eruzione del
79 d.C. Il toponimo Vesuvio viene invece usato indifferentemente tanto per l’intero
complesso quanto per il solo Gran Cono Vesuviano sorto al centro dell’antica cinta
craterica del Somma.
6 M. Ricciardi , C. G. Aprile , E La Fa /va e <7. Caputo
depressione semicircolare detta Valle del Gigante, suddivisa in Atrio del
Cavallo e Valle dell’Inferno. Un altro frammento del cratere del Somma va
a costituire, sul lato W, il Colle dei Canteroni (m 609) mentre l’antico
bordo calderico sepolto fa sentire la sua influenza sulla morfologia di una
vasta area dolcemente degradante sul versante SW tra i 500 ed i 900 metri
di quota detta Piano delle Ginestre.
Si pensa che il Gran Cono Vesuviano sia sorto gradualmente dopo
l’eruzione del 79 d.C; esso raggiunge oggi i 1281 metri di quota ed ha alla
base un diametro di circa 4 Km. L’attuale cratere del Vesuvio, formatosi al
termine dell’eruzione del 1944, ha una profondità di 330 m e misura al suo
bordo superiore circa m 650 x 550. Alla sua base l’intero rilievo del Som-
ma-Vesuvio ha un diametro che si aggira intorno ai 15 km (Fig. 2).
A determinare la fisionomia generale del complesso concorre anche
una serie di conetti avventizi e di bocche laterali, frequenti soprattutto sui
versanti sud-occidentali. Tra queste le principali sono le bocche preisto¬
riche del litorale presso Torre del Greco, quelle dette del Viulo e di Fossa-
monaca sopra Torre Annunziata ed il conetto avventizio, anch’esso preisto¬
rico, dei Camaldoli di Torre del Greco. A tempi storici risalgono poi la
bocca eccentrica del 79 d.C. ubicata negli scavi di Pompei, una serie di
bocche apertesi a monte di Torre del Greco negli anni 1760, 1794 e 1861 e
quelle formatesi nel 1906 sul versante E. Alla base del Gran Cono si ele¬
vano inoltre le cupole laviche del Colle Margherita, formatasi a setten¬
trione tra il 1891 ed il 1894, del Colle Umberto, sorto tra il 1895 ed il 1899
alle spalle del Colle dei Canteroni e la cupola del 1937 sul versante E.
Le pendici settentrionali del Somma sono percorse da profondi valloni
di erosione; la loro morfologia si presenta pertanto notevolmente accidentata
a differenza di quanto si verifica sui versanti meridionali che più intensamente
sono stati interessati da manifestazioni eruttive dopo il 79 d.C.
I dati stratigrafici relativi alle aree vulcaniche napoletane mettono di
norma in evidenza una successione di materiali ascrivibili al Somma-Vesu-
vio alternati a prodotti provenienti dalle eruzioni flegree.
I prodotti più antichi del Somma poggiano su questi materiali e più
precisamente sull’ignimbrite campana, che, circa 30.000 anni fa, diffonden¬
dosi approssimativamente su 7.000 Kmq, ricoprì una gran parte dell’attuale
Campania.
Secondo altri Autori (Rittmann e Ippolito, 1947) i prodotti vulcanici
più antichi che si rinvengono, a tetto dei sedimenti terziari, furono prodotti
da un centro eruttivo locale che esisteva sotto fattuale Somma- Vesuvio. A
questo primo vulcano della regione vesuviana venne dato il nome di
Somma Primitivo.
La flora del Somma-Vesuvio 7
Fig. 2. - Altimetria del complesso Somma-Vesuvio e colate laviche delle più recenti
eruzioni.
8 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Al tetto di questi materiali si trova un tufo giallo sicuramente ascrivi¬
bile al tufo giallo napoletano, tipico prodotto del II periodo flegreo. È per¬
tanto verosimile che all’attività del Somma Primitivo seguì un lungo
periodo di quiete.
Durante il terzo periodo flegreo di ebbe la ripresa dell’attività eruttiva
con emissione di colate laviche, scorie, sabbie e ceneri che vengono alla
luce solo nei valloni più incisi delle falde esterne del M. Somma e rappre¬
sentano i materiali più antichi oggi affioranti. Questo ciclo eruttivo che fu
presumibilmente intenso e quasi ininterrotto o con brevi periodi di quiete
viene indicato come periodo del Somma Antico.
Al tetto della serie del Somma Antico sono evidenti i segni di una
intensa erosione e disgregazione superficiale nonché residui, a volte note¬
voli, di terreno vegetale; sembra pertanto logico supporre che si sia avuto
un nuovo lungo periodo di quiete.
L’attività riprese in seguito con una eruzione pliniana che segna
l’inizio di un nuovo ciclo che viene indicato come periodo del Somma
Recente. Nel corso di tale periodo si ebbero almeno tre eruzioni pli-
niane - ad eccezione di quella del 79 d.C. - oltre a numerose eruzioni
terminali e laterali.
L’attività del Somma Recente può essere quindi divisa in tre periodi
ciascuno dei quali iniziò con un’eruzione pliniana.
Di particolare intensità si presume sia stato il parossismo che segna
l’inizio del terzo periodo del Somma Recente e che dovette verificarsi
intorno al XII secolo a.C. L’attività di questo terzo periodo si interruppe
del tutto diversi secoli a.C.; i materiali di una delle ultime eruzioni seppel¬
lirono infatti un gran numero di manufatti databili all’VIII secolo a.C. in
prossimità dell’attuale S. Marzano.
A questo ciclo eruttivo seguì un nuovo lungo periodo di quiete poi inter¬
rotto dalla violenta e famosa eruzione del 79 d.C. durante la quale venne
distrutta la cima dell’apparato eruttivo e si formò un grande cratere ad imbuto.
In seguito le pareti di tale imbuto crollarono e si originò così la caldera di spro¬
fondamento che ancora oggi si osserva. Dopo un periodo di esaurimento abba¬
stanza lungo il Vesuvio si risvegliò e, con proiezioni ed effusioni, costruì, poco
per volta, la cima oggi denominata Gran Cono Vesuviano.
Per alcuni secoli prima della storica eruzione del 79, ricordata da Pli¬
nio il Giovane, il Somma restò quindi del tutto inattivo; questo lungo
periodo di quiete fece, a quanto pare, persino dimenticare la natura vulca¬
nica del monte a cui il solo Strabone, nel 19 d.C., fa cenno.
Il 79 d.C. segna anche l’inizio dell’attività storica del Vesuvio propria¬
mente detto, attività che si protrae quindi da quasi 2000 anni.
La flora del Somma-Vesuvio 9
Per i primi 16 secoli di questo periodo non si dispone però di una
esauriente documentazione storica che consenta di valutare, nel suo
insieme, l’andamento dell’attività del Vesuvio né si conoscono le date di
tutte le sue eruzioni. È peraltro presumibile che questo ciclo eruttivo sia
durato fino alla metà del XV o al massimo fino al XVI secolo.
Una violenta ripresa dell’attività, con manifestazioni prevalentemente
effusive segna, nel 1631, l’inizio della storia «moderna» del Vesuvio. Da
allora numerose eruzioni, di intensità e durata variabili, si sono susseguite,
a brevi intervalli di tempo, fino all’ultimo periodo di attività culminato con
il parossismo del marzo 1944. Tale data coincide con l’inizio dell’attuale
periodo di quiete che si protrae pertanto da oltre quaranta anni ed è il più
lungo che si sia avuto dopo il 1631.
Al momento il Vesuvio è interessato, in superficie, solo da una
discreta attività fumarolica localizzata in corrispondenza di alcune aree
interne del cratere.
Per riferimenti più dettagliati sull’ambiente fìsico e sul vulcanesimo
nella zona vesuviana si rimanda alla ricca bibliografìa sull’argomento ed in
particolare ai lavori di Alfano e Friendlander (1929), Di Girolamo
(1968), Imbó (1984), Rittmann e Ippolito (1947).
Clima
Il complesso Somma-Vesuvio, per la sua posizione al centro del golfo
di Napoli e la sua modesta elevazione, gode di un clima abbastanza mite
caratterizzato da differenze di temperature e di piovosità poco marcate alle
diverse quote e sui differenti versanti.
Le stazioni meteorologiche presenti nell’area vesuviana sono ubicate
quasi esclusivamente sulle pendici sud-occidentali del vulcano; esse sono
inoltre localizzate a quote comprese tra i 20 ed i 100 m sul mare ad ecce¬
zione di quella dell’Osservatorio Vesuviano (m 612).
Sulla base dei dati disponibili è stato pertanto possibile tracciare i
lineamenti fondamentali del clima della zona.
I diagrammi di Walter e Lieth costruiti su tali dati (Fig. 3) si riferiscono
alle stazioni di Portici (82 m.s.m.) e dell’Osservatorio Vesuviano (612 m.s.m.).
L’esame dei due grafici evidenzia, in entrambe le stazioni, come era
logico attendersi, un clima con accentuati caratteri di mediterraneità. La
piovosità si aggira intorno ai 1000 mm annui per entrambe le stazioni con mas¬
simi in Novembre (145 mm a Portici e 141 mm all’Osservatorio Vesuviano) e
minimi in Luglio (15 mm a Portici e 19 mm all’Osservatorio Vesuviano).
10 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
PORTICI ( m 82 )
15,8° 1058 mm
OSSERVATORIO VESUVIANO (m 612) 13,2° 960 mm
[1926 - 1950]
Fig. 3. - Diagrammi pluviotermici relativi alle stazioni di Portici e dell’Osservatorio
Vesuviano.
La flora del Somma-Vesuvio 11
Per quel che attiene all’andamento delle temperature le medie mensili
presentano il loro massimo in Luglio (21°, 6) all’Osservatorio Vesuviano ed
in Agosto (24°, 2) a Portici; il minimo cade in Gennaio per entrambe le sta¬
zioni con 5°, 7 all’Osservatorio Vesuviano e 8°, 6 a Portici.
Per chiarire ulteriormente il quadro delle condizioni climatiche della
zona riportiamo (Tab. 1) i valori medi mensili delle precipitazioni relativi
al venticinquennio 1926-50 editi dal Ministero dei Lavori Pubblici-Servi¬
zio Idrografico (1958). A Portici le pioggie oscillano tra un massimo di
1346 mm annui ed un minimo di 736 mm; i valori più frequenti non si
discostano tuttavia dai 1000 mm. All’Osservatorio Vesuviano le precipita¬
zioni vanno da un massimo di 1427 mm ad un minimo di 685 mm. Queste
differenze, assai poco marcate tra le due stazioni, sono la conseguenza
della notevole vicinanza delle due località (5 Km in linea d’aria) e soprat¬
tutto della modesta differenza di quota (530 m).
Rilievo assai scarso rivestono le precipitazioni nevose che solo nei
mesi tra Dicembre e Marzo interessano quasi esclusivamente le quote
superiori ai 1000 m; in ogni caso la neve permane solo pochi giorni. Anche
per quel che riguarda le temperature, pur non essendo disponibili dati
molto dettagliati, si può affermare che le differenze alle diverse quote sono
poco accentuate. Infatti la media annuale è di 15°, 8 a Portici e di 13°, 2
all’Osservatorio Vesuviano mentre, per le stesse località, si registrano
rispettivamente medie minime di 8°, 6 e 5°,8 e massime di 24°, 2 e 21°, 7.
TABELLA I
Valori medi mensili delle precipitazioni relativi al periodo 1926-50 a Portici
ed alfOsservatorio Vesuviano
Stazione
G
F
M
A
M
G
L
A
s
0
N
D
Portici (m 82)
123
123
86
74
62
36
19
30
69
131
160
146
Osservatorio
vesuviano (m 612)
100
101
73
71
66
34
19
26
71
128
137
134
Idrografia
L’estremo grado di permeabilità degli orizzonti più superficiali del
suolo in tutta l’area vesuviana fa sì che le acque di pioggia vengano, nel
corso stesso delle precipitazioni, immediatamente avviate verso gli strati
profondi determinando la totale assenza di una rete idrica di superficie.
12 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G, Caputo
Solo nel corso delle pioggie torrenziali, frequenti soprattutto in autunno,
sono possibili fenomeni di ruscellamento che, assumendo non di rado
anche carattere torrentizio, giocano un ruolo non indifferente nell’erosione
e nel modellamento specie delle pendici più acclivi.
In conseguenza di ciò anche la falda freatica è, di regola, piuttosto pro¬
fonda; situazioni di falda più superficiale si possono comunque verificare
ma solo dove, agli strati superficiali permeabili, fanno seguito, a piccola
profondità, strati compatti di lava.
A causa di queste particolarità, anche le sorgenti sono quasi del tutto
assenti; solo in alcune località del versante N del Somma affiora qua e là
qualche risorgiva di una certa entità. Si tratta, peraltro, di fenomeni di limi¬
tata importanza per quel che riguarda il bilancio idrico del complesso Som-
ma-Vesuvio, bilancio che resta anche perciò sempre deficitario.
L’esplorazione floristica del Vesuvio
Le più antiche notizie sulle piante del Vesuvio si trovano già in quei
documenti nei quali ci è stata tramandata la storia degli eventi che,
all’ombra di questo vulcano, si sono susseguiti a partire dagli albori della
civiltà greco-romana attraverso il Medioevo e fino al secolo XVIII.
Altra testimonianza del tutto particolare è poi rappresentata dai resti
di vegetali, per lo più carbonizzati, che, sepolti dall’eruzione del 79 a.C,
sono stati riportati alla luce nel corso degli scavi archeologici. L’esame di
questi reperti ha consentito ad alcuni Autori (Ricciardi e Aprile, 1978;
Meyer, 1980) di fornire una serie di indicazioni sulla presumibile presenza
di un certo numero di entità nell’area vesuviana nel I secolo d.C.
Le più antiche citazioni floristiche per il Vesuvio, riguardanti
peraltro pochissime entità, risalgono ai prelinneani (Imperato, 1599;
Colonna, 1616), mentre i primi ragguagli di una certa consistenza sulla
flora del complesso Vesuvio-Monte Somma sono quelli pubblicati da
Tenore nella Flora Napolitani (1811-38), nella Sylloge (1831) e nel reso¬
conto delle escursioni da lui effettuate nell’anno 1825 nei dintorni di
Napoli (1832).
La vicinanza all’Ateneo napoletano ha fatto si che numerosi botanici
dell’Ottocento erborizzassero sul Vesuvio; tuttavia il solo Pasquale (1840,
1869) pubblica due contributi molto dettagliati. Di questi due lavori
abbiamo tenuto conto soprattutto del secondo in quanto esso costituisce in
effetti un rifacimento del primo con molte opportune precisazioni e addirit¬
tura non poche rettifiche di errori.
La flora del Somma-Vesuvio 13
Altre citazioni floristiche sono dovute a Licqpoli (1873), limitata-
mente alle Crittogame, ed a Bacca rimi (1881) che riporta un semplice
elenco di specie chiaramente ripreso dai lavori di Pasquale (1840, 1869) e
che a questi praticamente nulla aggiunge.
Ben poco di nuovo apportano alla conoscenza della flora del Vesuvio i
contributi parziali di Comes (1887) e Martelli e Tanfani (1892), mentre
Migliorato (1896, 1897) pubblica alcune nuove segnalazioni riprenden¬
dole quasi integralmente da un elenco manoscritto e da alcune annotazioni
che lo stesso Pasquale aveva apposto in calce ad una copia della sua Flora
Vesuviana.
A partire dal 1897 e fino a tut. foggi, gli studi sulla flora della zona
sono stati quasi del tutto abbandonati. Un certo numero di citazioni flori¬
stiche si ritrovano peraltro in due brevi contributi di De Rosa (1906, 1907)
e nei lavori a carattere vegetazionale di Agostini (1952, 1959, 1975) e
Ricciardi (1972).
La flora del Vesuvio, sufficientemente illustrata dall’opera dì Pasquale
(IL ce.), ha subito non poche variazioni nel corso di quest’ ultimo secolo. Si
tratta di mutamenti le cui cause, pur essendo in buona parte collegate ai
fenomeni eruttivi, vanno soprattutto ricercate nelle profonde alterazioni
ambientali determinate da un impatto antropico di portata veramente ecce¬
zionale.
In questo lavoro perciò, oltre a fare il punto sulla situazione attuale,
abbiamo inteso anche evidenziare le non poche differenze esistenti tra il
popolamento vegetale di oggi e quello di pochi decenni fa.
Elenco floristico
Nell’elenco floristico l’ordinamento seguito è quello adottato da Pignatti
(1982); anche per la nomenclatura ci siamo riferiti, in linea di massima,
allo stesso A., salvo in alcuni casi nei quali ci è sembrato opportuno disco¬
starcene. In questi casi è stato indicato tra parentesi quadre, come sino¬
nimo, il binomio riportato in Pignatti (Le.); in poche altre occasioni, il
sinonimo è stato citato ai fini di una più agevole lettura. Per quanto attiene
alla nomenclatura delle Pteridofite abbiamo fatto riferimento a Ferrari ni
et al. (1986). Nella stesura del lavoro abbiamo fatto poi largo ricorso a con¬
tributi specifici oltre che alle opere di Fiori e Paoletti (1896-1908), Hegi
(1906-31), Fiori (1923-29), Hayek (1924-32), Maire (1952-67), Quezel e
Santa (1962-63), Tutin et al. (1964-80), Ehrendorfer (1967), Greuter e
Regi unger (1967), Zangheri (1976).
14 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Per le entità già segnalate in precedenza sono stati anche indicati gli
AA. delle citazioni e Panno della relativa pubblicazione; i nomi di questi
AA. sono stati abbreviati come segue:
Ag. = Agostini, Bacc. = Baccarini, Co. = Comes, Der. = De Rosa,
Lic. = Licopoli, Mart. e Tanf. = Martelli e Tanfani, Migl. = Migliorato,
Pasq. = Pasquale G. A., Ricc. = Ricciardi, Ter = Tenore M.
Nei casi incerti e dove ciò è stato possibile le citazioni dubbie sono
state sottoposte a controllo mediante indagini d’erbario. Di particolare uti¬
lità si sono rivelati, in questo senso, l’Erbario Generale del Dipartimento di
Biologia Vegetale dell’Università di Napoli, la collezione Tenore e soprat¬
tutto la collezione Pasquale2. Il materiale di quest’ultima raccolta si è rive¬
lato particolarmente utile consentendoci sia di confermare la presenza
all’epoca di alcune entità oggi scomparse sia di rettificare varie citazioni
rivelatesi inesatte.
Nell’elenco un asterisco (*) precede le entità da noi raccolte od osser¬
vate e che non risultano segnalate in precedenza; in corsivo sono a loro
volta indicate quelle entità che, riportate in letteratura, non sono state da
noi più ritrovate. In entrambi i casi un tondino ( o ) che precede il binomio
sta ad indicare l’esistenza di un corrispondente saggio d’erbario.
Le singole entità da noi ritrovate sono seguite dalla forma e sotto¬
forma biologica abbreviate secondo il seguente prospetto:
p
m
Macro-, Meso-, Micro-
G
b
Geophyta bulbosa
Phanerophyta
G
rh
»
rhizomatosa
p
n
Nanophanerophyta
G
rtb
»
radicitubera
p
1
Phanerophyta Lanosa
G
par
»
parasitica
Ch suff
Chamaephyta suffrutescentia
T
er
Terophyta
erecta
Ch rept
» reptantia
T
scd
»
scandentia
Ch
succ
» succulentia
T
ros
»
rosulata
H
caesp
Hemicryptophyta caespitosa
T
rept
»
reptantia
H
scap
» scaposa
T
succ
»
succulenta
H
ros
» rosulata
T
par
»
parasitica
H
rept
» reptantia
Hyd nat
Hydrophyta natantia
H
scd
» scandentia
Hyd rad
»
radicantia
H
bien
» biennia
Hel
Helophyta
Sono anche indicate, per le entità che abbiamo ritrovato, le categorie
corologiche di appartenenza; ci siamo per esse attenuti, in linea di mas-
2 Per le citazioni relative a tali raccolte saranno adottate d’ora innanzi le seguenti
abbreviazioni: HG = Erbario Generale; HT = Collezione Tenore; HP - Collezione
Pasquale.
La flora del Somma- Vesuvio 15
sima, allo schema proposto da Pignatti (1982), schema che riportiamo qui
appresso e nel quale le lievi modifiche apportate non alterano sostanzial¬
mente le vedute dell’ A.
Endem. — Specie esclusive del territorio italiano o presenti anche su aree
ridotte in territori limitrofi.
— Steno-Medit. — Specie distribuite lungo le coste del Mediterraneo.
— Euri-Medit . — Specie distribuite lungo le coste del Mediterraneo ma con
ampie irradiazioni verso Finterno,
— Medit. Moni. — Specie delle montagne cìrcummediterranee dell’Europa
e dell’ Africa.
— Eurasiat. — Specie presenti nelFEurasia ulteriormente suddivise come
segue:
- Paleotemp. — Eurasiatiche presenti anche nel N Africa.
— Eurasiat, — Eurasiatiche in senso stretto dall’Europa al Giappone.
- Sudeurop.-Sudsiber. — Regioni calde dell’Europa e fascia arida della
Siberia meridionale.
— Europeo-Caucas. — Diffuse in Europa e sul Caucaso.
““ Centroeurop. — Europa temperata dalla Francia alFUcraina.
— SE-Europ , — Soprattutto nella regione Carpatico- Danubiana.
— Atl - Areale centrato sulle coste atlantiche dell’Europa; è presente solo
la seguente sottodivisione:
— Subatl. — Europa occidentale e anche più ad oriente nelle zone a
clima suboceanico.
— Omf S-Europ. — Diffuse sui rilievi dell’Europa meridionale con le
seguenti sottodivisioni:
- Omf. S-Europ. — Dalla penisola iberica ai Balcani ed eventualmente
Caucaso ed Anatolia,
- Omf. Centroeurop. — Alpi, Giura, Carpazi ed anche catene più meri¬
dionali.
16 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
— Boreali — A diffusione nordica con le seguenti sottodivisioni:
- Circumbor. — Zone fredde e temperato-fredde dell’Eurasia e del Nor-
damerica.
- Eurosib. — Zone fredde e temperato-fredde dell’Eurasia.
— Gruppi ad ampia distribuzione:
- Pantrop. — Fascia tropicale delPEurasia, Africa ed America.
- Medit.-Turan. — Zone desertiche e subdesertiche dal bacino del Medi-
terraneo all’Asia Centrale.
- Subcosmop. — In quasi tutte le zone del mondo, ma con ampie
lacune.
- Cosmop. In tutte le zone del mondo senza lacune.
- Avv. — Avventizie.
- Cult. — Coltivate.
Altre indicazioni di carattere corologico che non figurano tra quelle
innanzi riportate e che si riferiscono ad un ridotto numero di entità o addi¬
rittura ad entità singole non sono state incluse nello schema in quanto ad
esso agevolmente riconducibili o comunque di facile interpretazione.
La flora del Somma-Vesuvio 17
PTERID OPH YTA
Selaginellaceae
Selaginella denticulata (L.) Spring — Ch rept — Steno-Medil — Rupi umide. Fosso
della Vetrana, m 400; Colle dei Canteroni, m 450, ecc.
Segnalaz. preced.: Via Salvatore ai Tironi e Camaldoli della Torre (Pasq., 1869,
sub Lycopodium dentimi atum); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Lycopodium dentìcula-
tum ; Co., 1887, sub Lycopodium denticulatum ).
Ophioglossaceae
Ophioglossum lusitanicum L.
Sabbie marittime. Portici, Torre del Greco e Torre Annunziata (Ten, 1831); Gra¬
natene (Pasq., 1869).
Sinopie ridaceae
Cheilanthes maderensis Lowe [ Cheìlanthes pteridioides (Reichard) C. Chr. nom.
reji. prop.] — H ros — Steno-Medit.-Turan. — Muri a secco e rupi laviche. Lagno
di Casacampora, m 100; Cappella Vecchia, m 160.
Segnalaz. preced.: alle falde del Vesuvio (Ten.; 1832, sub Adiantum odo rum):
Strada Vecchia del Salvatore, S. Vito, Tirone e Vallone dei Tironcelli di Torre del
Greco (Pasq., 1869, sub Ch. odora); S. Vito, Ercolano, Cappuccini di Torre del
Greco (Lic., 1873, sub Ch. odora); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Ch. odora; Co.,
1887, sub Ch. odora); Strada del Salvatore, S. Vito (Ag., 1959, sub Ch. odora var.
achrostica); Lave del 1858 (Ag., 1975, sub Ch. fragrane).
Adiantaceae
Adiantum capillus-veneris L. — G rh -- Pantrop. — Rocce laviche e anfratti umidi.
Sorgenti delPOlivella, m 380; interno del cratere, m 1100, ecc.
Segnalaz. preced.: lungo le strade (Pasq., 1869); zona inferiore (Lic , 1873); Vesu¬
vio (Bacc., 1881; Co., 1887).
Pteridaceae
* Pterls vìttata L, H ros — Pantrop. — Rupi umide presso le fumarole. Interno del
cratere, m 1100.
18 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V. La Valva e G. Caputo
Gymnogrammaceae
Anogramma leptophylla (L.) Link — T er — Cosmop. — Ambienti rupestri e muri a
secco. Cappella Vecchia, m 150; Strada Vesuviana, m 375; Fosso della Vetrana, m
400; Pescinale, m 500, ecc.
Segnalaz. preced.: nei luoghi ombrosi (Pasq., 1869, sub Grammitis leptophylla );
alle falde del monte (Lic., 1873, sub Grammitis leptophylla ); Vesuvio (Bacc.,
1881, sub Grammitis leptophylla ; Co., 1887, sub Gymnogramma leptophylla ); lave
del 1858 (Ag., 1975).
Hypolepidaceae
Pteridium aquilinum (L.) Kuhn subsp. aquilinum — G rh — Cosmop. — Boscaglie e
terreni sterili. M. Somma, m 300-700; Bocche del 1861, m 350; Pescinale, m 500;
Colle dei Canteroni, m 550; Atrio del Cavallo, m 850; Gran Cono Vesuviano,
m 1060.
Segnalaz. preced.: Somma e Monticelli di Torre del Greco (Pasq., 1869, sub Pteris
aquilina ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Pteris aquilina ); Camaldoli di Torre del
Greco, m 150, Casa Sorrentino, m 270, Bosco Casoria, m 310, Cognoli di Giacca,
m 680 (Ag., 1975).
Aspleniaceae
Asplenium trichomanes L. subsp. quadrivalens D. E. Meyer — H ros — Cosmop. —
Lave e suoli lapidici. Lave del 1858, m 375; M. Somma, m 600-900, ecc.
Segnalaz. preced.: sulle lave (Pasq., 1869, sub A. trichomanes ); Vesuvio (Bacc.,
1881, sub A. trichomanes ; Co., 1887 sub A. trichomanes ); lave del 1858 (Ag.,
1975, sub A. trichomanes).
Alcuni esemplari raccolti sul M. Somma, per le ridotte dimensioni e per le
squame dei rizomi più piccole, sembrano avvicinarsi alla subsp. trichomanes.
* Asplenium obovatum Viv. — H ros — Steno-Medit. — Fessure delle rupi laviche. M.
Somma, m 1100.
Asplenium adiantum-nigrum L. — H ros — Paleotemp. e Subtrop. — Tra le rocce e
negli ambienti sassosi. Valle del Gigante, m 900.
Segnalaz. preced.: sulle rupi e macerie (Pasq., 1869); nelle zone inferiori e media
(Lic., 1873); Vesuvio (Bacc., 1881); Parco Gussone, Bosco di Catena, Camaldoli
di Torre del Greco (Der., 1906).
Asplenium onopteris L. — H ros — Subtrop. — Stazioni rupestri. La Pagliara, m 300;
Colle dei Canteroni, m 450; Pescinale m 450; M. Somma, m 400-700; Piano delle
Ginestre, m 500; Atrio del Cavallo, m 850; Cognoli di S. Anastasia, m 1100.
Segnalaz. preced.: rupi e macerie (Pasq., 1869, sub A. adiantum-nigrum var. acu-
tum)\ Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Casa Sorrentino, m 270, Bosco Caso¬
ria, m 310, Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975).
La flora del Somma-Vesuvio 19
Aspleniiim septeutrlonale (L.) HofFm. subsp. septentrionale — H ros — Circumbor.
- Fessure delle rocce laviche. Valle del Gigante, m 800.
Ceterach officinarum Willd. supsp. offtdnarum — H ros — Eurasiat. — Lave e muri
a secco. Lave del 1858, m 375; Piano delle Ginestre, m 490; Pescinale, m 560;
Valle del Gigante, m 900, ecc.
Segnalaz. precede frequente (Paso,, 1869); zone alte, base del cono, Punta del
Nasone (Lic., 1873, sub Gymnogramme ceterach ); Vesuvio (Bacc., 1881; Co.,
1887); Osservatorio (Ber., 1906); Lave del 1858, m 250 (Ag., 1975).
Ceterach offici namni Willd. subsp. bivalens D. E. Meyer [C. javorkeanum (Vida)
Soó] - H ros — Europ. — Ambienti rupestri. Strabello demaniale, m 600; Atrio
del Cavallo, m 850.
Segnalaz. precede Vesuvio (Zangheri, 1976; Pignatte, 1982).
Aihyriaceae
Cystopterls fragilis (L.) Bernh. — G rh — Cosmop. — Boschi e boscaglie di latifo¬
glie. Cognoli dì S. Anastasia, m 1035.
Segnalaz. preced.: Punta del Nasone al Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881).
Aspidiaceae
Polystichum setiferum (Forsskàl) T. Moore ex Woynar - G rh — Circumbor. -
Boschi misti. M. Somma, m 700; Valle del Gigante, m 900.
Segnalaz. preced.: Carnai doli, Canteroni, Somma (Pasq., 1869, sub Aspidium acu¬
te a rum); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Aspidium acuìeatum ); Camaldoli di Torre del
Greco (Ber., 1906, sub Aspidium acuìeatum).
Dryopteris filix-mas (L.) Schott — G rh — Subcosmop. — Pinete e boschi di latifo¬
glie. Piano delle Ginestre, m 500; M. Somma, m 700.
Vesuvio, s. d.. Pasquale (HP!, sub Aspidium pallidum).
Dryopteris pallida (Bory) Maire et Petitm. subsp. pallida.
Vallacele ombrose. Cappella di S. Vito, M. Somma e S. Anastasia (Pasq., 1869,
sub Aspidium pallidum).
Riportiamo con qualche incertezza queste segnalazioni di Pasquale (1869);
nell’Erbario Pasquale l’unico saggio attribuito a questa entità (Vesuvio, s. d.. Pa¬
squale , HP!, sub Aspidium pallidum) corrisponde in effetti a Dryopteris filix-mas.
POLYPODIACEAE
Polypodmm cantbricum L. subsp. serrulatum (Sch. ex Arcangeli) Pie. Ser. [P.
australe Fée] ~ • G rh - • Euri-Medit. — Rupi, muri ombrosi e spesso epifita. Por¬
tici: Parco Gussone, m 50-90; Cappella Vecchia, m 150; Piano delle Ginestre, m
500; Atrio del Cavallo, m 850, ecc.
20 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Polypodium vulgare L.
Fosso Faraone S. Sebastiano al Vesuvio, luoghi sassosi (Pasq., 1869; Lic., 1873);
Vesuvio (Bacc., 1881; Co., 1887).
Segnalazione dubbia da riferire verosimilmente alla specie precedente.
GYMNOSPERMAE
PlNACEAE
Pinus pinaster Aiton. subsp. pinaster — P m — W-Medit.(Steno-) — Rimboschi¬
menti. Stradello demaniale, m 650; Colle Umberto, m 700.
Segnalaz. preced.: coltivato (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Foresta Tirone,
m 640 (Ag., 1975).
Pinus nigra Arnold subsp. nigra — P m — Illirico — Rimboschimenti. Atrio del
Cavallo, m 850; Colle Umberto, m 900.
Segnalaz. precede Colle Umberto (Ricc., 1972).
Pinus halepensis Miller — P m — Steno-Medit. — Pinete e coltivato presso le abita¬
zioni. Valle dell’Orso, m 150; Foresta Tirone, m 400-600, ecc.
Segnalaz. precede nei giardini e nei parchi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Pinus pinea L. — P m — Euri-Medit. — Forma estesi boschi di origine antropica
più di frequente sui versanti S e W.
Segnalaz. precede Torre del Greco (Pasq., 1868); Torre del Greco a Monticello, ai
Camaldoli (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Piano delle Ginestre (Rice.,
1972); Piano delle Ginestre, m 650, Atrio del Cavallo, m 950 (Ag., 1975).
CUPRESSACEAE
Cupressus sempervirens L. — P m — E-Medit. (Euri-) — Coltivato per ornamento.
Torre del Greco: Villa delle Ginestre, m 120.
Segnalaz. preced.: coltivato (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
ANGIOSPERMAE
DICOTYLEDONEAE
Salicaceae
Salix alba L. subsp. vitellina (L.) Arcangeli — P m — Paleotemp. — Margini dei
coltivi. Colle dei Canteroni, m 350; tra Torre del Greco e Portici, 100 m, ecc.
Segnalaz. preced.: coltivato (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881, sub S . alba).
La flora del Somma-Vesuvio 21
Salix cinerea L.
Fruticeti e margini dei campi. Vallone dei Tironcelli a Torre del Greco, Pompei,
Somma. (Pasq., 1869 sub S. caprea fo. co ns tri et a).
Salix aurita L.
Luoghi selvatici. M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Segnalazione dubbia da riferire quasi sicuramente all’entità seguente. Nell’Erba-
rio Pasquale l’unico saggio attribuito a S. aurita (Somma, s. d.. Pasquale , HP!) cor¬
risponde a S. caprea come già Grande annota.
° Salix caprea L. — P m(n) — Eurasiat. — Boscaglie e fruticeti. M. Somma, m 500;
Pescinale, m 500; Valle del Gigante, m 850, Gran Cono Vesuviano: versante N, m
1150.
Segnalaz. preced.: Vallone dei Tironcelli a Torre del Greco, Pompei, Somma
(Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Fosso della Vetrana (Ricc., 1972); Atrio del
Cavallo, 14.IV.1868, Pasquale (HP!); M. Somma, 16.V.1868, Pasquale (HP!); Torre
del Greco, 25.V.1868, Pasquale (HP!).
Populus alba L. — P m(n) Paleotemp. — Forre e siepi. Pescinale, m 300; Vallone
di Pollena, m 350; M. Somma: sorgenti dell’Olivella, m 500.
Segnalaz. preced.: M. Somma, scesa di Vetrana (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881); Osservatorio (Ber., 1906).
Populus tremula L. — P m — Eurosib. — Boscaglie e valloni umidi. M. Somma, m
500-950; Pescinale, m 600; Gran Cono Vesuviano, m 1000.
Segnalaz. preced.: M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Populus nigra L. — P m — Paleotemp. — Coltivi, incolti e lungo le strade. Cappella
Vecchia, m 150-200; tra S. Giorgio a Cremano e Torre Annunziata, m 100-200;
Gran Cono Vesuviano, m 1100, ecc.
Segnalaz. preced.: coltivato (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Juglandaceae
Juglans regia L. — P m — SW-Asiat. — Coltivato e talora subspontaneo. Cappella
Vecchia, m 150; M. Somma, m 500, ecc.
Segnalaz preced.: coltivata (Pasq., 1869).
Betulaceae
Betula penduta Roth — P m — Eurosib. — Boschi e boscaglie elevate. Valle del
Gigante, m 850; Atrio del Cavallo, m 950; M. Somma: Cognoli di S. Anastasia,
1080 m.
Segnalaz. preced.: Cratere e M. Somma (Pasq., 1869, sub B. alba var. penduta);
Vesuvio (Bacc., 1881, sub B. alba); M. Somma (Co., 1887, sub B. alba; Ricc.,
1972).
22 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Alnus cordata (Loisel.) Loisel. — P m(n) — Endem. — Boschi misti e pinete. Colle
dei Canteroni, m 450; Piano delle Ginestre, m 500; Stradello Demaniale, m 600;
M. Somma, m 700, ecc.
Segnalaz. preced.: Camaldoli e M. Somma (Pasq., 1869, sub A. cordifolia)\ Vesu¬
vio (Bacc., 1881, sub A. cordifolia)\ Fosso della Vetrana (Ricc., 1972); Piano delle
Ginestre, m 630, Foresta Tirone, m 640 (Ag., 1975).
CORYLACEAE
Ostrya carpinifolia Scop. — P m — Circumbor. (Pontico) — Boschi di caducifoglie.
Bocche del 1861, m 350; M. Somma, m 350-1000; Colle dei Canteroni, m 500.
Segnalaz. preced.: M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Colle dei
Canteroni (Ricc., 1972); Camaldoli di Torre del Greco, m 150 (Ag., 1975).
Corylus avellana L. — P m(n) — Europeo-Caucas. — Coltivato e talora inselvati¬
chito. Tra S. Giuseppe Vesuviano e Terzigno, m 200-400; La Pagliara, m 300; M.
Somma, m 500.
Segnalaz. preced.: nei boschi spontanea e coltivata (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881).
Fagaceae
Castanea sativa Miller — P m — SE-Europ. — Forma estesi boschi di origine antro¬
pica su tutto il versante N. Pescinale, m 300; Bocche del 1861, m 350; Colle dei
Canteroni, m 450; M. Somma, m 450-1100.
Segnalaz. preced.: Vesuvio e M. Somma (Pasq., 1869, sub C. vesca ); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub C. vesca ); M. Somma (Co., 1887).
Quercus ilex L. — P m(n) — Steno-Medit. — Boschi e macchie. Bocche del 1861,
m 350; M. Somma, m 350-1000; Piano delle Ginestre, m 500; Pescinale, m 600;
Stradello Demaniale, m 600; Atrio del Cavallo, m 950.
Segnalaz. preced.: nei boschi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881; Co., 1887);
Piano delle Ginestre (Ricc., 1972); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Bosco
Casoria, m 310, Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975).
* Quercus suber L. — P m — W-Medit. (Euri-) — Boschi sempreverdi. Stradello
Demaniale, m 600.
° Quercus dalechampii Ten.
Bosco di Mauro, 26.VIII.1868, n. 13 b. Pasquale (HP!, sub Q. sessiliflora ).
Grande (in HP) annota a proposito di questo saggio: «Pare la tipica dalechampii ».
L’esame del materiale ci consente di concordare con questo Autore.
Quercus robur L.
Boschi cedui delle zone orientali, Mauro, Camaldoli (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881).
Da riferire quasi sicuramente alla specie seguente.
La flora del Somma-Vesuvio 23
Quercus pubescens Willd. subsp. pubescens — P m — SE-Europ. (Subpontica) -
Boschi e boscaglie. Bocche del 1861, m 350; Pescinale, m 500; Colle dei Cante-
roni, m 500; M. Somma, m 500-700.
Segnalaz. preced.: M. Somma (Co., 1887); Camaldoli di Torre del Greco, m 150,
Casa Sorrentino, m 270, Bosco Casoria, m 310, Cognoli di Giacca, m 680 (Ag.,
1975).
Ulmaceae
Ulmus minor Miller — P m(n) — Europeo-Caucas. — Boscaglie e siepi. Cappella
Vecchia, m 150; M. Somma, m 450-1130, ecc.
Segnalaz. preced.: nelle siepi e nei fruticeti (Pasq., 1869, sub U. suberosa ); Vesu¬
vio (Baco., 1881, sub U. sub erosa)-, Camaldoli di Torrè del Greco, m 150, Bosco
Casoria, m 310, Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975).
Celtis australis L. — P m — Euri-Medit. — Macchioni e boscaglie. Portici: Parco
Gussone, m 50-100. Cappella Vecchia, m 130-150; Camaldoli di Torre del Greco,
m 150, ecc.
Segnalaz. preced.: dintorni del Vesuvio (Ten., 1832); Strada di S. Vito, Bosco Tre
Case (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Moraceae
Broussonetia papyrifera (L.) Vent. — P m — Cult. (E-Asiat.) — Coltivato. Portici:
Parco Gussone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: coltivato (Pasq., 1869).
Morus nigra L. — P m — Cult. (SW-Asiat.) — Coltivato in tutta l’area vesuviana, m
0400.
Segnalaz. preced.: coltivato (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Morus alba L. — P m — Cult. (E-Asiat.) — Coltivato dovunque, m 0450.
Segnalaz. preced.: coltivato (Pasq., 1869, sub M. alba et M. multicaulis)\ Vesuvio
(Bacc., 1881).
Ficus carica L. — P m — Medit.-Turan. — Coltivato e spesso inselvatichito. La
Pagliara, m 300; S. Maria di Castello, m 430; Colle dei Canteroni, m 450; Cap¬
pella Vecchia, m 150-200; Camaldoli di Torre del Greco, m 150, ecc.
Segnalaz. preced.: coltivato (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Cannabaceae
Humulus lupulus L.
Nelle siepi. Strada della Madonna dell’Arco a S. Anastasia, Ottaviano (Pasq.,
1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
24 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Urucaceae
Urtica dioica L. — H scap — Subcosmop. — Bordi delle strade ed ambienti nitro¬
fili. S. Maria di Castello, m 435; M. Somma, m 700.
Segnalaz. preced.i Somma, Ottaviano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio
del Cavallo (Co., 1887).
Urtica urens L. — L. T er — Subcosmop. — Ambienti ruderali e coltivi. Portici:
Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 150; Camaldoli di Torre del
Greco, m 150, ecc.
Segnalaz. preced.: luoghi coltivati (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Urtica membranacea Poiret — T er — S-Medit. — Campi e terreni sterili. Portici:
Parco Gussone, m 50-90; Ercolano: Lagno di Casacampora, m 100; Cappella Vec¬
chia, m 150, ecc.
Segnalaz. preced.: Reai Parco di Portici, vie tra Torre del Greco e Resina (Pasq.,
1869, sub U. caudata ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub U. caudata).
Urtica pilulifera L.
Ambienti ruderali e presso le case. Portici, Granate ilo (Pasq., 1869, sub U. piluli¬
fera fo. pedinata ); Vesuvio (Bacc., 1881).
Parietaria officinalis L.
Nelle siepi. S. Giorgio a Cremano (Pasq., 1869); Bosco Tre Case, alle Schiappe
della montagna di Torre del Greco (Pasq., 1869, sub P. offìcinalis var. myrtifolia).
Da riferire quasi sicuramente all’entità successiva; l’unico saggio d’erbario rac¬
colto sul Vesuvio che abbiamo potuto controllare (Via di S. Vito, 6.V.1869, Pa¬
squale, HP!) e riferito a questa specie corrisponde a P. diffusa.
° Parietaria diffusa Mert. et Koch — H scap — Euri-Medit.-Macarones. — Muri e
ruderi. La Pagliara, m 300; S. Maria di Castello, m 430; Strada Vesuviana, m 500;
Colle dei Canteroni, m 570; M. Somma, m 700.
Segnalaz. preced.: sulle macerie e sulle mura (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881); Granatello, s.d., Pasquale (HP!, sub P. offìcinalis fo. diffusa ); Vesuvio,
14(?).10.1868, Pasquale (HP!, sub P. offìcinalis fo. diffusa ); Torre del Greco,
31.X.1868, Pasquale (HP!); S. Anastasia, 14.X.1868, Pasquale (HP!).
° Parietaria lusitanica L.
Macerie e muri. S. Vito (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Vesuvio, 8.5.1868,
Pasquale (HP!); Portici, 29.IV.1869, Pasquale (HP!); S. Vito, s.d.. Pasquale (HP!).
Santalaceae
Osyris alba L. — P n — Euri-Medit. — Boschi sempreverdi. Portici: Parco Gussone,
m 40.
Segnalaz. preced.: Reali Parchi della Favorita e di Portici (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881).
La flora del Somma-Vesuvio 25
Loranthaceae
Viscum album L. subsp. album.
Parassita su peri e castagni nelle zone a settentrione. S. Vito, M. Somma (Pasq.,
1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Aristolochiaceae
Aristolochia altissima Desf. [A. sempervirens sensu auct. recent. fi. ital., non L.] —
P 1 — S-Medit.(Steno-) Boschi di leccio. Portici: Parco Gussone, m 50.
Segnalaz. preced.: Vìa Vecchia del Salvatore, S. Vito e altrove (Pasq., 1869); Vesu¬
vio (Bacc., 1881); Camaldoli della Torre, IV. 1939, 5. coll. (HP!); Vesuvio, Strada
del Salvatore, S. Vito, Camaldoli, s. d., Pasquale (HP!); Vesuvio, S. Vito,
29.V.1868, Pasquale (HP!).
Rafflesiaceae
Cytinus hypocistis (L.) L. subsp. hypocistis — G par — Medit.-Macarones. — Paras¬
sita su Cistus salvifolius. Portici: Parco Gussone, m 50.
Segnalaz. precede Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Cactaceae
Opuntia ficus-indica (L.) Miller — P m — Avv. (Neotrop.) — Luoghi aridi e coltivi
e spesso spontaneizzata. Tra Portici e Torre del Greco, m 100-110; Cappella Vec¬
chia, m 120-200; Camaldoli di Torre del Greco, m 150, ecc.
Segnalaz. precede coltivato e spontaneo (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Opuntia maxima Miller
Coltivata. Reai Parco di Portici (Pasq., 1869, sub O. ficus-indica var. spinosissima).
POLYGONACEAE
Polygonum maritimum L.
Lungo il litorale. Portici, Torre Annunziata (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Polygonum aviculare L. — T rept — Cosmop. — Lungo le strade e nei terreni calpe¬
stati. M. Somma, m 300-700; S. Maria di Castello, m 430; Portici: Parco Gussone,
m 50-90, ecc.
Segnalaz. precede prati sabbiosi e strade (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Polygonum arenastrum Boreau [P. herniarioides sensu Guss., non Delile].
Ambienti sassosi. Granatello (Pasq., 1869, sub P. herniarioides ); Portici, s.d.,
Gussone (HP!, sub P. herniarioides ).
26 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Polygonum persicaria L. — T er — Subcosmop. — Boscaglie umide e canali. M.
Somma, m 500=600.
Segnalaz. preced.: stazione di Pompei (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Fallopia convolvulus (L.) J. Holub — T scd — Circumbor. — Coltivi ed ambienti
erbosi. La Pagliara, m 250; Cappella Vecchia, m 100-130, ecc.
Segnalaz. preced.: Bosco di Mauro (Pasq., 1869, sub Polygonum convolvulus );
Vesuvio (Bacc., 1881, sub Polygonum convolvulus ).
Fallopia dumetorum (L.) J. Holub — T scd — Eurosib. — Coltivata per ornamento.
Versante S, m 100-150.
Segnalaz. preced.: stazione di Pompei (Pasq., 1869 sub Polygonum dumetorum );
Vesuvio (Bacc., 1881; sub Polygonum dumetorum ).
* Rumex angiocarpus Murb. — H scap — Subcosmop. — Lapilli e sabbie vulcaniche.
Lave del 1858, m 200-400; Piano delle Ginestre, m 400-600; Valle delPInferno, m
900; Gran Cono Vesuviano, m 1000-1281, ecc.
Rumex acetosella L.
Terreni sabbiosi. Vesuvio, Somma e Ottaviano (Pasq., 1869, sub R. multifìdus);
Vesuvio (Bacc., 1881, sub R. multifìdus ; Mart. e Tanf., 1892, sub R. acetosella
var. multifìdus ); Gran Cono Vesuviano (Ricc., 1972); Bosco Casoria, m 310, Atrio
del Cavallo e Valle delPInferno, m 600-900, Piano delle Ginestre, m 600=950,
Foresta Tirone, m 640, Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975).
Rumex scutatus L. — H scap — Orof. S-Europ.-W-Asiat. — Ambienti sassosi e pendici
detritiche. Stradello Demaniale, m 600; Gran Cono Vesuviano: Versante S, m 1100.
Segnalaz. preced.: pendici meridionali (Ag., 1959, sub R. scutatus var. glaucus );
Piano delle Ginestre, m 600 (Ag., 1975).
* Rumex hydrolapathum Hudson — Hel — Europ. — Fossati e margini delle strade.
Torre del Greco: Torre Scassata, m 2-10.
* Rumex conglomeratus Murray — H scap — Eurasiat. Centro-Occid. — Scarpate e
canali. S. Maria di Castello, m 430.
Rumex pulcher L. subsp. pulcher — H scap (T er) — Euri-Medit. — Incolti e
ambienti ruderali. Ercolano: S. Vito, m 200.
Segnalaz. preced.: Granatello, Pugliano, Barra (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Rumex bucephalophorus L. subsp. bucephalophorus — T er — Medit.-Macarones. -
Terreni sabbiosi e prati aridi. Stazione di Via del Monte, m 80; Bocche del 1861, m
350; Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Gran Cono Vesuviano, m 100-1100; ecc.
Segnalaz. preced.: dovunque (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881; Co., 1887);
Strada Vesuviana, m 260, Atrio del Cavallo e Valle delPInferno, m 600-900, Piano
delle Ginestre, m 620 (Ag., 1975).
Chenopodiaceae
Chenopodium ambrosioides L. — T er — Cosmop. — Ambienti ruderali e zone
antropizzate. Stazione di S. Maria La Bruna, m. 10.
Segnalaz. preced.: lungo le strade (Pasq., 1840).
La flora del Somma-Vesuvio 27
Chenopodium vulvaria L. - T cr — Subcosmop. - Macerie e luoghi erbosi. Torre
del Greco: Villa Inglese, m 10.
Segnala/, preced.: Granatello, Via Regia da Resina a Torre del Greco (Pasq.,
1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Chenopodium murale L. — T er — Subcosmop. — Ambienti ruderali e muri. Por¬
tici: Via Salute, m 70; S. Maria di Castello, m 430, ecc.
Segnalaz. preced.: Pompei (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Chenopodium ficifolium Sm.
Pugliano (Pasq., 1840).
° Chenopodium opulifolium Schrader ex Koch et Ziz.
Nei luoghi coltivati (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Granatello, 1 .VII. 1868,
Pasquale (HP!).
Chenopodium album L. s. 1. — T er — Subcosmop. — Luoghi incolti e ambienti
nitrofili. Portici: Parco Gussone, m 50; M. Somma; m 700, ecc.
Segnalaz. preced.: Bosco di Mauro (Pasq., 1869, sub C. album ); Vesuvio (Bacc.,
1881, sub C album).
Nei popolamenti di Ch. album osservati sul Vesuvio gli individui si mostrano
estremamente variabili e con caratteri che sfumano tra quelli della subsp. album
e della subsp. striatum (Krasan) J. Murr.
È da riferire qui con ogni probabilità anche la citazione di Chenopodium album
subsp. viride presso Resina (Pasquale, 1840, sub Ch. viride). Tale entità, ad areale
centroeuropeo-siberiano sembra infatti doversi escludere dalla flora italiana
(Pignatti, 1982). La segnalazione di Pasquale (Le.) per il Vesuvio è probabil¬
mente dovuta a confusione con individui poco farinosi di Ch. album.
Atriplex latifolia Wahlenb. — T er — Circumbor. — Spiazzi erbosi aridi. Torre del
Greco: Villa Inglese, m 10.
Segnalaz. preced.: Marina di Resina (Pasq., 1869, sub A. triangularis); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub A. triangularis).
Bassia hyssopifolia (Pallas) Volk.
Piana di Mauro (Pasq., 1840, sub Salsola hyssopifolia).
Salsola kali L. subsp. kali — T er — Paleotemp. — Sabbie marittime. Torre del
Greco: Via Litoranea, m 0-10.
Segnalaz. preced.: presso il mare ed anche a Piano di Mauro, Bosco Tre Case e
Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Amaranthaceae
Amaranthus cruentus L.
Nelle campagne. S. Giorgio a Cremano (Pasq., 1869; sub A. sanguineus).
Amaranthus retroflexus L. — T er — Cosmop. — Coltivi e margini delle strade. La
Pagliara, m 300; S. Maria di Castello, m 430; M. Somma, m 500-700; Portici:
Parco Gussone, m 50-100, ecc.
Segnalaz. preced.: nei luoghi coltivati (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
28 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Amaranthus graecizans L. — T er - Paleosubtrop. — Infestante le colture. Cappella
Vecchia, m 150: M. Somma: Sorgenti dell’Olivella, m 330.
Segnalaz. preced.: Granatello (Pasq., 1869, sub A. blitum var. a ); Vesuvio (Bacc.,
1881, sub A. blitum).
Amaranthus deflexus L. — T er(H scap) — Avv. (Sudamer.) — Campi ed incolti.
Cappella Vecchia, m 150.
Segnalaz. preced.: nei luoghi coltivati e lungo le strade (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881; Mart. e Tanf., 1892).
Amaranthus lividus L.
Nei coltivi. S. Giorgio a Cremano (Pasq., 1869, sub A. viridis et var.ascendens);
Vesuvio (Bacc., 1881, sub A. viridis).
Nyctaginaceae
* Mirabilis jalapa L. — G b — Avv. (Sudamer.) — Coltivata presso le abitazioni e
talora subspontanea, m 10-200.
Phytolaccaceae
Phytolacca americana L. — G rh — Avv. (Nordamer.) — Macchie e siepi. Pescinale,
m 450; Portici: Parco Gussone, m 50, ecc.
Segnalaz. preced.: Somma (Pasq., 1869, sub P. decandra); Vesuvio (Bacc., 1881,
sub P. decandra ); Parco Gussone, Granatello, Torre del Greco al Calastro (Der.,
1906).
Aizoaceae
Carpobrotus acinaciformis (L.) L. Bolus — Ch suff — Avv. (Sudafr.) — Coltivato e
spesso inselvatichito nella fascia basale, m 0450.
Segnalaz. preced.: strada ferrata di Portici (Pasq., 1869., sub Mesernbryanthemum
acinacìforme).
PORTULACACEAE
Portulaca oleracea L. subsp. oleracea — T er — Subcosmop. — Campi e luoghi
erbosi umidi. La Pagliara, m 300; M. Somma: Sorgenti delFOlivella, m 350; Cap¬
pella Vecchia, m 100-150, ecc.
Segnalaz. preced.: dovunque nei luoghi coltivati (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881).
Caryophyllaceae
Arenaria serpyllifolia L.
Nei prati. (Pasq., 1869), Vesuvio (Bacc., 1881).
La flora del Somma-Vesuvio 29
Arenaria leptoclados (Reichenb.) Guss. — T er — Paleotemp. — Prati e suoli aridi.
Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Colle Umberto, m 720, ecc.
Segnalaz. preced.: sui muri, lungo le strade, nei coltivi e talora sulle lave (Pasq.,
1869, sub A. serpyllìfolia var. leptoclados ); Torre del Greco, 8.IV.1868, Pasquale
(HP!); Somma, Vetrana, 2.VII.1868, Pasquale (HP!); Vesuvio, s.d., s. coll. (HP!);
Portici, Favorita, 29. IV. 1868, Pasquale (HP!); Cercola, 26.IV. 1868, Pasquale (HP!);
Portici, V.1868, Pasquale (HP!).
Moehringia trinervia (L.) Clairv. — T er — Eurasiat. — Ambienti rupestri umidi. M.
Somma, m 500.
Stellaria media (L.) Vili, subsp. media — T rept — Cosmop. — Coltivi e luoghi
erbosi. Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Portici: Parco Gussone, m 50-100;
Cappella Vecchia, m 100-200, ecc.
Segnalaz. preced.: dovunque (Pasq., 1869, sub S. media ); Vesuvio (Bacc., 1881,
sub S. media).
Stellaria media (L.) Vili, subsp. cupaniana (Jordan et Fourr.) Nyman — T rept —
Cosmop. — Lungo le strade. Torre del Greco: Via Litoranea, m 10.
Stellaria neglecta Weihe — T rept — Paleotemp. — Margini delle vie. Colle dei
Canteroni, m 600.
Stellaria pallida (Dumort.) Pire — T rept — Paleotemp. — Luoghi incolti e
ambienti ruderali. Cappella Vecchia, m 150; Colle dei Canteroni, m 600.
Segnalaz. preced.: nei coltivi, lungo le vie (Pasq., 1869, sub S. media var.
apetala).
Cerastium brachypetalum Pers. — T er — Euri-Medit. — Prati e spiazzi erbosi. Sta¬
zione di S. Maria la Bruna, m 10; Bocche del 1861, m 350; Lave del 1858, m 370;
Colle dei Canteroni, m 550; M. Somma, m 700; Valle del Gigante, m 850, ecc.
Segnalaz. preced.: M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Cerastium glomeratum Thuill. — T er — Subcosmop. — Coltivi e luoghi erbosi.
Cappella Vecchia, m 100-150; Osservatorio, m 600; M. Somma: Strabello Dema¬
niale, m 700, ecc.
Segnalaz. preced.: nei coltivi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Cerastium ligusticum Viv.
Nei prati. Osservatorio (Pasq., 1869, sub C. campanulatum); Vesuvio (Bacc.,
1881, sub C. campanulatum ); Vesuvio, 8.V.1869, Pasquale (HP!, sub C. campanu-
latumf Torre del Greco, 25.III.1868, Pasquale , (HP!, sub C. campanulatum ); Reai
Parco di Portici, s. d.. Pasquale (HP!, sub C. campanulatum).
Cerastium semidecandrum L. subsp. semidecandrum — T er — Cosmop. — Terreni
sabbiosi e prati aridi. Colle dei Canteroni, m 550; Gran Cono Vesuviano, m 1100.
Segnalaz. preced.: Casa Sorrentino, m 270; pendici occidentali (Ag., 1975).
Va riferita qui anche la citazione di C. varians var. pellucidum et var. obscurum,
come si può rilevare anche dalla sinonimia indicata da Pasquale (1869). Tale
sinonimia non appare peraltro corretta in quanto C. varians va sinonimizzato non
con C. semidecandrum bensì con C. pumilum Curtis entità peraltro da noi mai rac¬
colta né osservata sul Vesuvio.
30 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
* Sagina apetala Ard. subsp. apetala — T er — Euri-Medit. — Margini delle strade e
colate laviche. Lave del 1858, m 375.
Sagina maritima G. Don.
Tra i sassi delle strade (Pasq., 1868); Vesuvio (Bacc., 1881).
Scleranthus annuus L. s. 1.
Luoghi arenosi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
° Corrigiola litoralis L.
Luoghi aprici e nelle vie. Granatello, Pugliano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881); vicino a Ottajano, s.d., Pasquale (HP!).
Herniaria hirsuta L. — T er — Paleotemp. - Luoghi erbosi aridi. Osservatorio, m
600; Baracche Forestali, m 605.
Segnalaz. preced.: Granatello, Pugliano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Polycarpon tetraphyllum (L.) L. — T er — Euri-Medit. — Coltivi e sabbie vulca¬
niche. Cappella Vecchia, m 150; M. Somma, m 350; La Pagliara, m 300; bordi del
cratere, m 1200, ecc.
Segnalaz. preced.: Comune (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Spergula arvensis L. — T er — Subcosmop. — Luoghi erbosi. Cappella Vecchia, m
150.
Segnalaz. preced.: Mauro (Pasq., 1869).
Spergularia marina (L.) Griseb.
Lungo le vie presso il mare. Portici (Pasq., 1869, sub Lepigonum medium ); Vesu¬
vio (Bacc., 1881, sub Lepigonum medium ).
* Spergularia bocconii (Scheele) Ascherson et Graebner — T er — Subcosmop. —
Terreni sabbiosi. Torre del Greco: Via Litoranea, m 10.
° Lychnis flos-cuculi L. subsp. flos-cuculi.
Giardini reali. La Favorita, Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Portici,
s.d.. Pasquale (HP!).
* Agrostemma githago L. — T er — Europeo-Centrosib. — Incolti e coltivi. Ercolano:
Contrada Casacampora, m 100.
° Silene italica (L.) Pers. subsp. italica — H ros — Euri-Medit. — Boscaglie e fruti¬
ceti. Bocche del 1861, m 350; Lave del 1858, m 400; S. Maria di Castello, m 450;
Pescinale, m 500; Piano delle Ginestre, m 500; Colle dei Canteroni, m 570; M.
Somma, m 700-900; Atrio del Cavallo, m 950, ecc.
' Segnalaz. preced.: Osservatorio, Torre del Greco, Somma (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881); Casa Sorrentino, m 270, Bosco Casoria, m 310, Cognoli di Giacca,
m 860 (Ag., 1975); Somma, 15.V.1868, Pasquale (HP!); Camaldoli di Torre del
Greco, 8.4.1868, Pasquale (HP!).
* Silene paradoxa L. — H ros — N-Medit.-Mont. — Pinete. Bocche del 1760, m 300.
Silene vulgaris (Moench) Garcke s. 1.
Vesuvio (Bacc., 1881, sub S. in/lata).
La flora del Somma-Vesuvio 31
Silene vulgaris (Moench) Garcke subsp. angustifolia (Miller) Hayek — H scap — E-
Medit. — Distese lapilliche e colate laviche. Bocche del 1861, m 300; M. Somma,
m 350-900; Strada Vesuviana, m 375; Piano delle Ginestre, m 500; Pescinale, m
500; Colle dei Canteroni, m 570; Stradello Demaniale, m 600; Atrio del Cavallo,
m 950; pendici del Gran Cono Vesuviano, m 1000-1200, ecc.
Segnalaz. preced.: frequente (Pasq., 1869, sub S. inflata var. angustifolia ); Vesuvio
(Mart. e Tanf., 1892, sub S . cucubalus ); Gran Cono Vesuviano (Ricc., 1972); Casa
Sorrentino, m 270, Bosco Casoria, m 310, Atrio del Cavallo e Valle deH’Inferno, m
600-900, Piano delle Ginestre, m 630-850, Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975).
Silene armeria L. — T er — Centroeurop. — Terreni sabbiosi e lapillici. S. Maria di
Castello, m 450; M. Somma, m 700HQ3Q; Atrio del Cavallo, m 800; pendici del
Gran Cono Vesuviano, m 1000-1200, ecc.
Segnalaz. preced.: Camaldoli della Torre, Somma, Ottaviano (Pasq., 1869); Vesu¬
vio (Bacc., 1881); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Piano delle Ginestre, m
620-950, Foresta Tirone, m 640, Atrio del Cavallo e Valle delflnferno, m 600-900
(Ag., 1975); M. Somma, 8.V.1868, Pasquale (HPJ).
Silene pratensis Godron subsp. divaricata (Reichenb.) McNeill et Prentice [S. lati-
folia Poiret; S. alba (Miller) E. H. L. Krause subsp. divaricata (Reichenb.) Walters]
— H bien — Steno-Medit. — Siepi e macchie. Portici: Parco Gussone, m 50-100;
Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Bocche del 1760, m 300, ecc.
Per la nomenclatura di questa entità si siamo riferiti a McNeill e Prentice (1981).
Silene dioica (L.) Clairv.
Luoghi incolti e coltivi (Pasq., 1869, sub Lychnis dioica).
Silene pendula L. — T rept — NE-Medit.Mont. — Luoghi erbosi lungo le strade.
M. Somma, m 400.
Segnalaz. preced.: Strada dell’Osservatorio, Portici, Ottaviano (Pasq., 1869); Vesu¬
vio (Bacc., 1881); Cercola, 26.IV.1866, Pasquale (HP!); Vesuvio, 8.V.1867, Pa¬
squale (HP!); Torre del Greco, 25.V.1868, Pasquale (HP!); ibidem , 25.V.1868, Pa¬
squale (HP!); Portici, ,s. d.t Gussone (HP!).
Silene nocturna L.
Coltivi e strade. Portici, Torre del Greco (Pasq., 1869); Vesuvio, 8.V.1868, Pa¬
squale (HP!); litore Vesuvio, 26.IV. 1868, Pasquale (HP!).
Silene neglecta Ten. — T er — SW-Medit. — Prati sassosi e pinete. Stazione di Via
del Monte, m 100; Foresta Tirone, m 400.
Segnalaz. preced.; Granatello (Ten., 1832); Portici, Torre del Greco (Pasq., 1869);
Vesuvio (Bacc., 1881); Vesuvio, Torre del Greco, Contrada Branchini, 8.IV.1868,
Pasquale (HP!); Portici alla Fagianeria, 5. d., Pasquale (HP!).
Silene gallica L. — T er — Subcosmop. — Coltivi ed incolti. La Pagliara, m 300;
Bocche del 1861, m 350; Lave del 1858, m 400; Cappella Vecchia, m 150; M.
Somma, m 400, ecc.
Segnalaz. preced.: comunissima dovunque (Pasq., 1869, sub S. gallica et S. cera-
stìoides ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub S. gallica et S. cerastioides); Camaldoli di
Torre del Greco, m 150, Strada Vesuviana, m 250 (Ag., 1975); Torre del Greco ai
32 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Tironi, 25.III.1868; Pasquale (HP!); Via del Salvatore, 20.11.1868, Pasquale (HP!);
Ottajano, s. d., Pasquale (HP!).
° Silene giraldii Guss. — T er — Endem. Tirrenico — Luoghi erbosi. Cappella Vec¬
chia, m 130.
Segnalaz. preced.: Torre del Greco tra i Camaldoli ed il mare (Gussone, 1854);
Vesuvio (Bacc., 1881); Torre del Greco, 22.IV. 1833, Gussone (HG!); Torre del
Greco alla Masseria Marrazzo, 27. V. 1834, Gussone (HG!).
Silene colorata Poiret s. 1.
Foresta Tirone, m 640 (Ag., 1975).
° Silene colorata Poiret subsp. canesces (Ten.) Ciferri et Giacomini.
Torre del Greco ai Cappuccini, 25.III. 1 868, Pasquale (HP! sub S. canescens ).
Da riferire qui anche la citazione di Silene sericea All. segnalata lungo le strade a
Torre del Greco (Pasquale, 1869).
° Silene conica L. subsp. subconica (Friv.) Gavioli — T er — Paleotemp. — Coltivi ed
incolti. Bocche del 1861, m 350; Lave del 1858, m 350.
Segnalaz. preced.: Strada delPOsservatorio (Pasq., 1869, sub S. conica ); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub S. conica ); Vesuvio, 8.V.1867, Pasquale (HP!); Ibidem , 6.V.1869,
Pasquale (HP!); Portici, Torre del Greco, Bianchini, s. d., Pasquale (HP!).
Questa sottospecie, già nota in Italia per poche località del Faentino, Basilicata e
Calabria (Pignatti, 1982), di recente è stata segnalata in Campania anche sui
Monti Picentini (Moraldo et al., 1981-82).
Saponaria officinalis L. — H scap — Eurosib. — Boscaglie rade. M. Somma: Punta
del Nasone, m 1131.
Segnalaz. preced.: Osservatorio, Somma, S. Anastasia (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881); Atrio del Cavallo (Co., 1887); Via Vecchia del Salvatore (Der.,
1906).
Petrorhagia saxifraga (L.) Link subsp. saxifraga — H scap — Euri-Medit. — Tra le
rupi e sulle rocce laviche. Bocche del 1861, m 300; Lave del 1858, m 400; Piano
delle Ginestre, m 500, ecc.
Segnalaz. preced.: luoghi sassosi (Pasq., 1869, sub Gypsophila saxifraga ); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub Gypsophila saxifraga ); muri dell’Osservatorio (Der., 1906, sub
Gypsophila saxifraga ).
° Petrorhagia prolifera (L.) P. W. Ball et Heywood.
Luoghi assolati. (Pasq., 1869, sub Dianthus proliferi Somma, 2.VII.1868, Pa¬
squale (HP!, sub Dianthus prolifer ).
° Petrorhagia velutina (Guss.) P. W. Ball et Heywood — T er — S-Medit. — Coltivi ed
incolti. Cappella Vecchia, m 100-200; Lave del 1858, m 400; Stradello Demaniale,
m 600, ecc.
Segnalaz. preced.: Coltivi ed incolti (Pasq., 1869, sub D. prolifer var. praecox)\
versante meridionale, Piano delle Ginestre, m 600-900; Foresta Tirone, m 640,
(Ag., 1975); Portici, IV. 1869, Pasquale (HP!); M. Somma, 8.V.1868, Pasquale
(HP!); Cercola, Vetrana, s. d ., Pasquale (HP!).
La fiora del Somma-Vesuvio 33
Ramunculaceae
Heilehorus foetìdus L.
Luoghi ombrosi. Colle dei Canteroni, M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881); Atrio del Cavallo (Co., 1887).
Nigella damascena L.
Vesuvio (Bacc., 1881).
Delphinium halteratum Sm. — T er — Steno-Medit - Terreni incolti aridi. Sta¬
zione di S. Maria la Bruna, m 10.
Segnalaz. precede Granate! lo, Camaldoli della Torre, Canteroni, M. Somma
(Pasq., 1869, sub D cardiopetalum ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub D
cardiopetalum ); Atrio del Cavallo (Co., 1887, sub D. cardiopetalum ); Vesuvio
(Mart. e Tanf. 1892).
Consolida ambigua (L.) P. W. Ball et Heywood [ Consolida ajacis (L.) Schur] — T er
— Euri-Medit. — Coltivi e terreni aridi. Camaldoli di Torre del Greco, m 150.
Segnalaz. precede Favorita e S. Giorgio a Cremano (Pasq., 1869, sub Delphinium
ajacis ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Delphinium ajacis).
Anemone apennina L.
Nei boschi. (Pasq., 1840).
Anemone hortensis L.
Luoghi erbosi presso il mare. Granatello (Ter, 1831); Parco Gussone (Migl.,
1896).
È da ritenersi sicuramente erronea la segnalazione per il parco inferiore di Portici
ed il Parco Gussone di Pulsatilla pratensis (L.) Miller (Migliorato 1896, sub Ane¬
mone pratensis) in quanto tale entità è da escludere dalla flora italiana e le segna¬
lazioni per il nostro territorio sono da riferire a P. montana (Hoppe) Reichenb,
entità da noi mai ritrovata nel territorio studiato.
Clematis flammula L. — P 1 (H rept) — Euri-Medit. - Macchie e boscaglie. M.
Somma, m 350-700; Bocche del 1861, m 350; Colle dei Canteroni, m 450; Colle
Umberto, m 700, ecc.
Segnalaz. precede Torre del Greco a Monticelli e Tironi, Fosso della Vetrana, M.
Somma (Pasq., 1869, sub C. flammula var. fragrans); Camaldoli della Torre
(Pasq., 1869, sub C. flammula var heterophylla ); Vesuvio (Bacc., 1881); Camal¬
doli di Torre del Greco, m 150, Casa Sorrentino, m 270, Bosco Casoria, m 310
(Ag., 1975).
Clematis vitalba L. — P 1 (H rept) — Europeo-Caucas. — Boscaglie e fruticeti. M.
Somma, m 300-950; Colle dei Canteroni, m 400-600; Pescinale, m 500-600; Atrio
del Cavallo, m 800; Gran Cono Vesuviano, m 1000, ecc.
Segnalaz. precede M. Somma, Camaldoli, Tironi e Colle dei Canteroni (Pasq.,
1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio del Cavallo (Co., 1887).
Ranunculus lanuginosus L.
Nelle valli. Colle dei Canteroni (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio del
Cavallo (Co., 1887).
34 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Ranunculus velutinus Ten.
Portici al Pascone (Ten., 1832); Prati e colli. Parco Gussone, Favorita, Colle dei
Canteroni (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Ranunculus hulbosus L. s. 1.
Luoghi selvatici. Parco Gussone (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Ranunculus sardous Crantz — H scap — Euri-Medit. — Campi e luoghi erbosi.
Cappella Vecchia, m 150; Fosso della Vetrana, m 100.
Segnalaz. preced.: dovunque nei prati (Pasq., 1869, sub R. philonotis ); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub R. philonotis ).
Ranunculus muricatus L.
Luoghi sassosi e prati aridi. Granatello (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
* Ranunculus arvensis L. — T er — Paleotemp. — Prati e coltivi. Ercolano: Contrada
Casacampora, m 100, Cappella Vecchia, m 150.
Ranunculus fìcariformis F. W. Schulz — G b(H scap) — Euri-Medit. — Luoghi
erbosi. Portici: Parco Gussone, m 50-100.
Segnalaz preced.: Granatello, Pugliano, Torre del Greco (Pasq., 1869, sub R. fica-
ria subsp. calthifolius)\ Vesuvio (Bacc., 1881, sub Ficaria ranunculoides).
Guttiferae
Hypericum hircinum L. — P n — Steno-Medit. — Boscaglie e siepi. M. Somma, m
400; Colle dei Canteroni, m 550.
Segnalaz. preced.: M. Somma, Ottaviano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Hypericum androsaemum L.
Luoghi selvatici ombrosi. Canteroni (Pasq., 1869, sub Androsaemum officinale );
Vesuvio (Bacc., 1881, sub Androsaemum officinale ); Atrio del Cavallo, m 950
(Co., 1887, sub Androsaemum officinale ).
* Hypericum perforatum L. subsp. perforatum — H scap — Subcosmop. — Ambienti
aridi e lungo le strade. M. Somma, m 700, ecc.
* Hypericum perforatum L. subsp. angustifolium (L.) Gaudin — H scap — Subcos¬
mop. — Boscaglie rade ed incolti. Stazione di Via del Monte, m 100; M. Somma,
m 300-500; La Pagliara, m 300; Pescinale, m 470; Stradello Demaniale, m 600;
Valle del Gigante, m 900.
Hypericum perforatum L. s. 1.
Sulle lave e nei luoghi aridi. (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio del
Cavallo (Co., 1887); Piano delle Ginestre, m 600-900 (Ag., 1975).
Lauraceae
Laurus nobilis L. — P m — Steno-Medit. — Nei coltivi e presso le abitazioni. Cap¬
pella Vecchia, m 150; Portici: Parco Gussone, m 50-100, ecc.
Segnalaz. preced.: coltivato (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
La flora del Somma-Vesuvio 35
Papaveraceae
Papaver rhoeas L. subsp. rhoeas — T er — Cosmop. — Incolti e coltivi. Stazione di Via
del Monte, m 100; Cappella Vecchia, m 150; M. Somma, m 300; La Pagliara, m 300;
Bocche del 1861, m 300; Piano delle Ginestre, m 400; Valle del Gigante, m 800, ecc.
Segnalaz. preced.: coltivi (Pasq., 1969); Vesuvio (Bacc., 1881).
Papaver rhoeas L. subsp. strigosum (Boenn.) Pign. — T er — E-Medit. — Luoghi
erbosi e zone ruderali. Portici: Parco Gussone, m 50-100.
Glaucium flavum Crantz — H scap — Euri-Medit. — Terreni sabbiosi e pendici aride.
Torre del Greco: Via Litoranea, m 10; Pescinale, m 450; Valle del Gigante, m 850.
Segnalaz. preced.: Portici, Torre Annunziata, Atrio del Cavallo (Pasq., 1869); Vesu¬
vio (Bacc., 1881).
Chelidonium majus L. — H scap — Circumbor. — Boschi e boscaglie. Portici: Parco
Gussone, m 50-100; M. Somma, m 400-700; Colle dei Canteroni, m 550, ecc.
Segnalaz. preced.: Eremo, Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio del
Cavallo (Co., 1887).
Fumaria agraria Lag.
Siepi, ruderi e coltivi. (Pasq., 1869, sub F. capreolata var. c ).
Fumaria capreolata L. subsp. capreolata — T rept(scd) — Euri-Medit. — Luoghi
erbosi e siepi. La Pagliara, m 300; Torre del Greco: Via Montedoro, m 130, ecc.
Segnalaz. preced.: macchie, incolti e campi (Pasq., 1869).
Fumaria flabellata Gasp.
Muri e luoghi erbosi (Pasq., 1869, sub F. capreolata var. d ).
Fumaria bicolor Sommier ex Nicotra — T rept(scd) — Steno-Medit. — Prati e col¬
tivi. Bocche del 1861, m 300.
Entità citata per gli incolti ed i coltivi di molte isole tirreniche. Trattasi di specie
sinantropica verosimilmente al momento in espansione.
Fumaria bastardii Boreau — T rept(scd) — Subatl. — Lungo le strade ed i sentieri.
Bocche del 1861, m 300.
Segnalaz preced.: siepi, ruderi ed incolti (Pasq., 1869, sub F. jordani ).
Fumaria officinalis L. subsp. officinalis — T rept(scd) — Subcosmop. — Orti e giar¬
dini. Portici: Parco Gussone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: luoghi coltivati (Pasq., 1869, sub F. officinalis et F. officinalis
var. media).
Fumaria vaillantii Loisel.
Coltivi. Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Capparaceae
Capparis spinosa L. — Ch suff — Eurasiat. — Ambienti rupestri della fascia basale.
Torre del Greco: Ponte della Gatta, m 45; Portici: Parco Gussone, m 50, ecc.
Segnalaz. preced.: Convento dei Camaldoli e altrove (Pasq., 1869, sub C.
rupestris); Vesuvio (Bacc., 1881, sub C. rupestris ).
36 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Cruciferae
* Sisymbrium orientale L. — T er — Euri-Medit. — Margini delle strade e ambienti
ruderali. Ercolano: Corso Resina m 50; Fosso della Vetrana, m 300.
° Sisymbrium polyceratium L.
Luoghi sabbiosi e lungo le strade. Granatello (Pasq., 1869, sub S. polyceration)\
Vesuvio, s. d ., Pasquale (HP!).
Sisymbrium officinale (L.) Scop. — T er — Subcosmop. — Ambienti ruderali e col¬
tivi abbandonati. Ercolano: m 50; Fosso della Vetrana, m 500, ecc.
Segnalaz. preced.: Granatello (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Arabidopsis thaliana (L.) Heynh. — T er — Cosmop. — Pendici assolate, campi e
luoghi erbosi. Portici: Parco Gussone, m 50-100; La Pagliara, m 300; Bocche del
1861, m 350; Colle del Canteroni, m 520; Pescinale, m 550; Stradello Demaniale,
m 600; M. Somma, m 700-1090; Valle del Gigante, m 900, ecc.
Segnalaz. preced.: comune (Pasq., 1869, sub Sisymbrium thalianum ); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub Sisymbrium thalianum ); pendici occidentali (Ag., 1975).
Bunias erucago L. — T er — N-Medit. (Euri-) — Prati e coltivi. Cappella Vecchia, m
200, ecc.
Segnalaz. preced.: luoghi erbosi (Pasq, 1869).
* Erysimum cheiri (L.) Crantz — Ch suff — Euri-Medit. — Coltivata e spesso inselva¬
tichita. Bocche del 1861, m 300.
* Matthiola incana (L.) R. Br. subsp. incana — Ch suff — Steno-Medit. — Coltivata e
talora subspontanea. Bocche del 1861, m 350.
Matthiola incana (L.) R. Br. subsp. rupestris (Rafin.) Nyman
Sfuggita alle colture (Pasq., 1869, sub M. rupestris ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub M.
rupestris ).
Cardamine hirsuta L. — T er — Cosmop. — Ambienti antropizzati e coltivi. Portici:
Parco Gussone, m 50-100; La Pagliara, m 300; Bocche del 1861, m 300; S. Maria
di Castello, 450; Pescinale, m 450; Colle dei Canteroni, m 550; M. Somma, m
700-1000, ecc.
Segnalaz. preced.: prati e luoghi selvatici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Arabis collina Ten. [A. muralis Bertol., non Salisb.] — H scap — Orof. Medit. -
Rupi fresche e pendici sassose. Bocche del 1861, m 300; Fosso della Vetrana, m
400; Piano delle Ginestre, m 500; Osservatorio, m 600; Valle del Gigante; Gran
Cono Vesuviano, m 1050.
Segnalaz. preced.: valli del Vesuvio (Ten., 1831); Torre del Greco ai Monticelli,
Camaldoli, Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); pendici occidentali (Ag.,
1975, sub A. muralis var. collina ).
Arabis rosea DC ( A . collina Ten. p. p.) — H scap — Endem (?) — Rupi e muri
ombrosi. Fosso della Vetrana, m 400; Lave del 1906, m 500.
Segnalaz. preced.: Vesuvio (Ten., 1832); Salvatore, Somma Vesuviana, Vetrana
(Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
La flora del Somma-Vesuvio 37
Arabis turrita L. — H bien — S-Europ. — Brecciai e colate laviche. Bocche del
1861, m 300; Pescinale, m 480; Colle dei Canteroni, m 530; M. Somma, m 550-970;
Atrio del Cavallo, m 800; Valle del Gigante, m 800; Colle Margherita, m 950, ecc.
Segnalaz. preced.: M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Cognoli di
Giacca, m 680 (Ag.| 1975).
Lunaria annua L. s. 1.
Reai Parco della Favorita (Pasq., 1869, sub L. biennis); Vesuvio (Bacc., 1881, sub
L. biennis).
Lobularia maritima (L.) Desv. — Ch suff — Steno-Medit. — Bordi delle strade, rupi
e muri. Bocche del 1861, m 350; M. Somma, m 330; Strada Vesuviana, m 400;
Colle dei Canteroni, m 570; Stradello Demaniale, m 600, ecc.
Segnalaz. precede dovunque (Pasq., 1869, sub Koniga maritima ); Vesuvio (Bacc.,
1881, sub Alyssum maritimum); Vesuvio (Mart. e Tanf., 1892, sub Alyssum mari¬
ta imam),
Draba muralis L. — T er — Circumbor. — Ambienti erbosi e lungo le strade. Val¬
lone di Poìlena, m 200; Sorgenti deH’Olivella, m 300.
Segnalaz. precede sui muri e sulle macerie (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Erophila verna (L.) Chevall. subsp. verna — T er — Circumbor. — Praticelli aridi.
Strada Vesuviana, m 400; Colle Umberto, m 900, ecc.
Segnalaz. precede Vesuvio, Portici (Ten., 1832, sub Draba verna ); S. Maria a
Pugliano (Pasq., 1869; sub Draba verna); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Draba verna).
Capsella bursa-pastoris (L.) Medicus — H bien.— Cosmop. — Coltivi, incolti e
ambienti antropizzati. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Lava del 1804-1805, m
100; Torre del Greco: Villa Inglese, m 15; Colle dei Canteroni, m 600, ecc.
Segnalaz. precede comune (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Biscutella didyma L. — T er — S-Medit.-Turan. — Lave e luoghi erbosi aridi. Lave
del 1858, m 350-400.
Segnalaz. precede S. Maria di Pugliano (Pasq., 1869, sub B. ciliata et B. raphani-
folia ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub B. ciliata ); Vesuvio, 18.V.1880, Pasquale (HP!,
sub B. ciliata).
Lepidium graminifolium L. subsp. graminifolium — Ch suff — Euri-Medit. —
Ambienti ruderali e lungo le strade. S. Maria La Bruna: Via Cupa dei Monaci, m 50.
Segnalaz. precede Pugliano, Camaldoli (Pasq., 1840).
Coronopus didymus (L.) Sm. — T rept — Subcosmop. — Spiazzi aridi ed ambienti
ruderali. Torre del Greco: Villa Inglese, m 10.
Segnalaz. precede Stazione di Portici e Torre del Greco (Pasq.., 1869, sub Sene-
biera didyma ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Senebiera didyma).
Diplotaxis tenuifolia (L.) DC. — H scap — Submedit.-Subatl. — Coltivi, incolti e
lungo le strade. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Bocche del 1861, m 300;
Strada Vesuviana, m 400; S. Maria di Castello, m 430; Colle dei Canteroni, m
570; M. Somma, m 700, ecc.
Segnalaz. precede Frequente (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881; Mart. e Tanf.,
1892).
38 M. Ricciardi, . G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Brassica fraticulosa Cyr. subsp. fruticolosa — H scap (Ch suff) — Steno-Medit.
Centro-Occid. — Prati aridi e lave. Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Bocche
del 1861, m 350; La Pagliara, m 300; Lave del 1858, m 400; S. Maria di Castello,
m 430, ecc.
Segnalaz. preced.: comune (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Brassica nigra (L.) Koch.
Strade e coltivi. (Pasq., 1869, sub Sinapis nigra); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Sina-
pis nigra).
° Sinapis arvensis L. — T er — Steno-Medit. (?) — Bordi delle strade e siepi. Torre
del Greco: Via del Monte, m 100, Cappella Vecchia, m 150; Colle dei Canteroni,
m 570.
* Sinapis alba L. subsp. alba — T er — E-Medit. (?) — Incolti ed ambienti ruderali.
Ercolano: Lagno di Casacampora, m 100.
Cakile maritima Scop. subsp. maritima — T er — Medit.-Atl. — Sabbie marittime.
Stazione di S. Maria La Bruna, m 5-10.
Segnalaz. preced.: Portici, Ercolano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
* Rapistrum rugosum (L.) All. subsp. rugosum — T er — Euri-Medit. — Luoghi erbosi
e lungo i sentieri. Piano delle Ginestre, m 400.
* Rapistrum rugosum (L.) All. subsp. linneanum Rouy et Fouc. — T er — Euri-Medit.
- Coltivi ed ambienti ruderali. Cappella Vecchia, m 170.
Raphanus raphanistrum L. subsp. raphanistrum.
Nelle vigne (Pasq., 1869, sub R. fugax).
Raphanus raphanistrum L. subsp. landra (Moretti ex DC.) Bonnier et Layens — T
er — Circumbor. — Luoghi erbosi aridi e bordi delle strade. S. Maria La Bruna, m
5; Colle dei Canteroni, m 570, ecc.
Segnalaz. preced.: Margini delle vigne e dei campi (Pasq., 1869, sub R. landra);
Vesuvio (Bacc., 1881, sub R. landra).
Raphanus sativus L. — T er (H scap) — Origine ignota — Coltivato e spesso insel¬
vatichito. Bocche del 1861, m 250; S. Maria di Castello, m 430, ecc.
Segnalaz. preced.: coltivato (Pasq., 1869).
Resedaceae
Reseda alba L. — H scap — Steno-Medit. — Muri, ruderi e luoghi sassosi. Portici:
Parco Gussone, m 50-100; Bocche del 1861, m 350; Pescinale, m 460; M. Somma,
m 500-700; Atrio del Cavallo; m 950, ecc.
Segnalaz. preced.: Salvatore (Pasq., 1869, sub R. fruticulosa); Vesuvio (Bacc.,
1881, sub R. fruticulosa; Co., 1887, sub R. fruticulosa); Atrio del Cavallo e Valle
dellTnferno, m 600-900, Piano delle Ginestre, m 650-850 (Ag., 1975).
La flora del Somma-Vesuvio 39
Crassulaceae
Crassula tillaea Lester-Garland.
Prati aridi. Granatello, Pugliano (Pasq., 1869, sub Tillaea muscosa ); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub Tillaea muscosa ); S. Maria di Pugliano, 6.V.1869, Pasquale
(IIP!, sub Tillaea muscosa ).
Umbilicus horìzontalis (Guss.) DC.
Muri a secco. Antica strada del Salvatore (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Umbilicus rupestri* (Salisb.) Dandy — G b — Medit.-Atl — Rupi laviche e muri a
secco. Portici: Parco Gussone, m 50400; S. Maria dì Castello, m 430; Pescinale,
m 460; Piano delle Ginestre, m 500; M. Somma, m 700-970; Valle del Gigante, m
900, ecc.
Sognala/, preced.: Somma (Pasq., 1869, sub U. . pendulinus ); Vesuvio (Bacc.,
1881, sub U, pendulinus).
Sedum sediforme (Jacq.) Pau — Ch succ — Steno- Medit, — Colate laviche e muri.
Portici: Parco Gussone, m 50400. Strada Vesuviana, m 300-400; Piano delle
Ginestre, m 500; M. Somma, m 850, ecc.
Segnalaz. precede Tifoni e Tironcelli (Pasq., 1869, sub S. nicaense ); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub S. nicaense ; Co., 1887, sub S. rufescens ); Lave del 1858 (Ricc.,
1972); Strada Vesuviana, m 250 (Ag., 1975).
Sedimi tenui lui io m (Sm.) Strobl — Ch succ — Steno-Medit. — Ambienti sassosi. La
Pagliara, m 300.
Sedum dasyphyllum L. — Ch succ — Euri -Medit. — Muri e rupi ombrose. Strada
Vesuviana, m 450; Atrio del Cavallo, m 800, ecc.
Segnalaz. precede S. Giorgio a Cremano, Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881, sub S. neapolitanum).
Sedum cepaea L. T succ — Submedit.-Subatl. — Boscaglie e siepi. M. Somma, m
450; Strada Vesuviana, m 450.
Segnalaz. precede S. Anastasia (Pasq., 1869, sub S. galioides ); Vesuvio (Bacc.,
1881, sub S. galioides).
Sedum steliatum L.
Luoghi sassosi. Via delPOsservatorio (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Sedum litoreum Guss.
Rupi marittime. Capo dell’Uncino alla Torre dell’ Annunciata (Ter., 1831); Torre
dell’ Annunziata (Migl., 1896).
Saxifragaceae
Saxifraga rotundifolia L.
Rupi stillanti acqua. S. Anastasia, Cratere, M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881); Somma in cacumine, s.d., Pasquale (HP!)
40 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V. La Valva e G. Caputo
° Saxifraga tridactylites L.
Sui muri. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Somma, 13.V.(?).1868,
Pasquale (HP!).
° Saxifraga bulbifera L.
Nella valle una volta detta Fosso Grande (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881);
Vesuvio, Fosso Grande 5. d., Pasquale (HP!).
Rosaceae
Rubus idaeus L.
Valle dell’Orso presso S. Anastasia (Pasq., 1869, «fide Maione»); Vesuvio (Bacc.,
1881).
Rubus ulmifolius Schott — P n(l) - Euri-Medit. — Macchioni, siepi e boscaglie. M.
Somma, m 300-1000; Colle dei Canteroni, m 300-600; Strada Vesuviana, m 300-
900; Bocche del 1861, m 300; Piano delle Ginestre,m 400-800; Pescinale, m 500;
Atrio del Cavallo, m 900, ecc.
Segnalaz. precede Canteroni, Osservatorio, Somma, Pompei, Mauro (Pasq., 1869,
sub R. fruticosus var. dalmaticus ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub R. fruticosus );
Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Strada Vesuviana, m 250, Casa Sorrentino,
m 270, Bosco Casoria, m 310 (Ag., 1975).
Rubus caesius L.
Colle dei Canteroni presso l’Eremo e ai Tigli al Salvatore (Pasq., 1869, sub R.
acheruntinus ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub R. acheruntinus ).
Rubus glandulosus Bellardi [R. bellardii Weihe et Nees] - P n — Medit.-Mont.
briniceli e rupi fresche. S. Maria di Castello, m 450; M. Somma, m 600-1080.
Segnalaz. precede M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
° Rosa corymbifera Borkh.
Somma in cacumine, 2. VII. 1868, Pasquale (HP!, sub R. rubiginosa ).
Già Grande (in HP) corregge la determinazione di Pasquale riferendo questo sag¬
gio della vetta del M. Somma a R. corymbifera (sub R. dumetorum Thuill.). Ci
sembra pertanto verosimile che anche le citazioni di R. rubiginosa per Barra
(Pasquale, 1869) e per il Vesuvio (Bacc., 1881) debbano essere riferite a R.
corymbifera.
° Rosa agrestis Savi.
Siepi e cespuglieti. S. Vito, Vetrana (Pasq., 1869, sub R. rubiginosa var. agrestis );
Vesuvio (Bacc., 1881); Vesuvio, s.d., Pasquale (HP!).
Rosa heckeliana Tratt.
Boschi e macchioni. M. Somma, Vetrana (Pasq., 1869, sub R. hecleliana var. vesu¬
viana', Vesuvio (Bacc., 1881, sub R. hecleliana ).
° Rosa canina L. s. 1.
Fruticeti. Salita di Somma per la Vetrana (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881);
Atrio del Cavallo (Co., 1887); Vesuvio, s.d.. Pasquale (HP!).
La flora del Somma-Vesuvio 41
Rosa sempervireus L. — P n — Steno-Medit. — Boscaglie e siepi. Vallone di Poi-
Iena, m 250.
Segnalaz. preced.: comune (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Agrimonia eupatoria L. s. 1.
Luoghi erbosi e boschivi. (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc, 1881).
Sanguisorba minor Scop. s. 1.
Vesuvio (Bacc., 1881, sub. Poterìum sanguisorba).
Sanguisorba minor Scop. subsp. muricata (Spach) Briq. — H scap — Subcosmop. —
Pendici sassose assolate. Lava del 1804-1805, m 100.
Segnalaz. preced.: Canteroni, Somma (Pasq., 1869, sub Poterìum sanguisorba var.
puberulum).
Potentina hirta L. — H scap — W-Medit. (Euri-) — Luoghi erbosi. Granatello, m 5.
Potentina reptans L. — H rept — Subcosmop. — Prati e ambienti umidi. Portici:
Parco Gussone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: Somma, S. Anastasia, Mauro (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881).
Fragaria vesca L. — H rept — Cosmop. — Boschi e boscaglie. M. Somma, m 500.
Segnalaz. preced.: M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Aphanes arvensis L.
Prati aridi. Granatello, Torre del Greco, Pugliano (Pasq., 1869, sub Alchemilla
arvensis).
Cydonia oblonga Miller — P m — Cult. (SW-Asiat.) — Siepi e cespuglieti. Cappella
Vecchia, m 150; S. Maria di Castello, 430, ecc.
Segnalaz. preced.: coltivata e spontanea (Pasq., 1869, sub C vulgaris); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub C. vulgaris).
Pyrus pyraster Burgsd. — P m — Eurasiat. — Boscaglie di caducifoglie. Colle dei
Canteroni, m 550.
Malus sylvestris Miller.
Cespuglieti. Somma alla Vetrana (Pasq., 1869, sub Pyrus malus var. sylvestris).
Sorbus domestica L. — P m — Euri-Medit. — Coltivi e boscaglie. Stazione di Via
del Monte, m 100; Cappella Vecchia, m 150; M. Somma, m 700-750, ecc.
Segnalaz. preced.: Coltivato con tutte le varietà (Pasq., 1869); Camaldoli di Torre
del Greco, m 150, Bosco Casoria, m 310, Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975).
Sorbus graeca (Spach) Kotschy — P m(n) — S-Europ.-Pontico — Rupi laviche e ter¬
reni tapinici. Cognoli di S. Anastasia, m 1080.
In HP(!) il materiale riferito a S. aria (cacumine Somma, 2.VII.1868, Pasquale ,
sub Pyrus aria) corrisponde a S. graeca. Di recente quest’ultimo è stata più volte
ritrovata sull’Appennino meridionale. Ciò sembra avvalorare l’ipotesi che S.
graeca sia stato in passato frequentemente confuso con l’affine S. aria. È pertanto
verosimile che le precedenti citazioni di Sorbus aria per il Vesuvio siano da rife¬
rire a S. graeca.
42 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Mespilus germanica L. — P m(n) — E-Europ.-Pontico (?) — Boscaglie e siepi. Cappella
Vecchia, m 120; Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Colle dei Canteroni, m 550.
Segnalaz. preced.: nelle siepi e coltivato (Pasq., 1869, sub M. germanica var.
macrocarpa ); Vesuvio (Bacc., 1881).
Crataegus monogyna Jacq. subsp. monogyna — P n — Paleotemp. — Margini dei
coltivi, macchie e siepi. Cappella Vecchia, m 120-200.
Segnalaz. preced.: boschi, fruticeti e siepi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881);
Colle dei Canteroni (Ricc., 1972); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Casa Sor¬
rentino, m 270, Bosco Casoria, m 310 (Ag., 1975).
* Crataegus monogyna Jacq. subsp. azarella (Griseb.) Franco — P n — Paleotemp. —
Boscaglie miste e pinete. Camaldoli di Torre del Greco, m 150; versante S, m 100-
400.
Crataegus laevigata (Poiret) DC. (C. oxyacantha L., nom. amb.).
Presso l’Osservatorio (Mart., e Tanf., 1892, sub C. oxyacantha ).
Crataegus azarolus L. — P m — E-Medit. — Nei coltivi e spesso inselvatichito. Cap¬
pella Vecchia, m 120-160.
Segnalaz. preced.: (Pasq., 1869, sub C. azarolus et var. chlorocarpa ).
Sono oggetto di attiva coltivazione, sia pure in misura via via decrescente con
l’abbandono delle campagne, numerose specie fruttifere della famiglia delle Rosa-
ceae e precisamente:
Pyrus communis L., Malus domestica Borkh., Erybotrya japonica (Thunb.) Lindley,
Prunus persica (L.) Batsch, Prunus dulcis (Miller) D.A. Webb, P. domestica L.
subsp. domestica , Prunus cerasus L. e soprattutto P. armeniaca L. e P. avium L.
Leguminosae
* Cercis siliquastrum L. — P m — E-Europ.-W-Asiat. — Boschi e boscaglie. Portici:
Parco Gussone, m 50-100.
Ceratonia siliqua L. — P m — S-Medit. — Subspontanea presso le abitazioni. Cap¬
pella Vecchia, m 150, ecc.
Segnalaz. preced.: Torre del Greco, Resina (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Laburnum anagyroides Medicus — P m — S-Europ. — Boscaglie miste. M. Somma,
m 500.
Segnalaz. preced.: M. Somma (Pasq., 1869, sub Cytisus laburnum ); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub Cytisus laburnum).
Calicotome villosa (Poiret) Link.
Fruticeti (Pasq., 1869, sub Caly cotome villosa ).
Lembotropis nigricans (L.) Griseb. s. 1.
Colle dei Canteroni (Ricc., 1972).
Si tratta sicuramente di segnalazione erronea dovuta a confusione con Cytisus vil-
losus Pourret.
La flora del Somma-Vesuvio 43
Cytisus sessilifoiius L,
Reai Parco di Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Portici, 16.IV.1839,
Gussone (HG!, sub C. lobelii ); Portici, 5. d., Gussone (HG!, sub C. lo belìi). Portici,
s . d.., s. coll., (HG!, sub C. lobelii ).
Cytisus villosus Pourret - P n - W- e Centro-Medit. — Boscaglie e macchie. Por¬
tici: Parco Gussone, m 50-100; Camaldoli di Torre del Greco, m 150, ecc.
Segnalaz. preced.: Somma e Campiello (Pasq., 1869, sub Cytisus triflorus ); Vesu¬
vio (Bacc., 1881, sub Cytisus triflorus ); Camaldoli di Torre del Greco, m 150
(Ag, 1975).
Cytisus scoparius (L.) Link subsp. scoparius — P n - Europ. (Subatl.) - Pinete,
colate laviche e terreni lapillici. M. Somma, m 300-900; Bocche del 1861, m 300;
Pescinale, m 400-600; Piano delle Ginestre, m 500; Strade! lo Demaniale, m 600;
Atrio del Cavallo, m 800-950; Gran Cono Vesuviano, m 950-1020, ecc.
Segnalaz. preced.: (Pasq., 1869, sub Sarothamnus scoparius ); Vesuvio (Bacc.,
1881, sub Sarothamnus scoparius ; Co., 1887, sub Spartium scoparìum ); Piano
delle Ginestre, Gran Cono Vesuviano (Ricc., 1972); Casa Sorrentino, m 270,
Bosco Casoria, m 310, Piano delle Ginestre, m 630, Foresta Tifone, m 640,
Cognoli di Giacca, m 860 (Ag., 1975).
Teline monspessulama (L.) Koch — P n - Steno-Medit.-Macarones. — Fruticeti e
siepi. Camaldoli di Torre del Greco, m 150.
Segnalaz. preced.: Camaldoli, Somma (Pasq., 1869, sub Genista candicans)] Vesu¬
vio (Bacc., 1881, sub Genista candicans).
Genista tmctorìa L. subsp. tmctoria - Ch suff — Eurasiat. — Radure e margini dei
boschi. M. Somma, m 400; S. Maria di Castello, m 450.
Segnalaz. preced.: Somma, Canteroni (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio
del Cavallo (Co., 1887).
Genista aetnensis (Bìv.) DC. — P n(m) — Endem. — Aree rimboschite. Pescinale, m
460; Piano delle Ginestre, m 500; Stradello Demaniale, m 600; Valle delPInferno, m
850-950; Atrio del Cavallo, m 800-900; Gran Cono Vesuviano, m 900-1000.
Segnalaz. preced.: Vesuvio (Ag., 1959); Gran Cono Vesuviano (Ricc., 1972).
Introdotta a scopo di rimboschimento come ricorda Agostini (1959) sui terreni
più aridi e sabbiosi si diffonde sempre più per disseminazione spontanea.
Spartium jueceum L. — P n — Euri Mcdit. — Lave, sabbie vulcaniche e boscaglie.
Bocche del 1861, m 350; M. Somma, m 300-700; Lave del 1858, m 350; Piano delle
Ginestre, m 500; Pescinale, m 500-650; Gran Cono Vesuviano, m 1000-1100, ecc.
Segnalaz. preced.: Piana di Mauro, Ottaviano, S. Anastasia (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881; Co., 1887); Strada Vesuviana, m 250, Piano delle Ginestre, m 630,
Foresta Tirane, m 640 (Ag., 1975).
Ulex europaeus L. subsp. europaeus — P n — Subatl. — Pinete. Foresta Tifone, m 400.
Segnalaz. preced.: Bosco Tre case (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Lupinus luteus L.
Terreni sabbiosi coltivati. Torre del Greco (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
44 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Lupinus angustifolius L. subsp. angustifolius — T er — Steno-Medit. — Coltivi,
incolti e luoghi erbosi. La Pagliara, m 300; Bocche del 1861, m 350; Lave del
1858, m 350-600; Pescinale, m 460; Piano delle Ginestre, m 400-800, ecc.
Segnalaz. preced.: Monticello, pineta di Torre del Greco (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Strada Vesuviana, m 250,
Foresta Tirone, m 640, Atrio del Cavallo, m 950 (Ag., 1975).
Robinia pseudacacia L. — P m(n) — Avv. (Nordamer.) — Aree rimboschite, bosca¬
glie e siepi. Cappella Vecchia, m 150-200; Bocche del 1861, m 350; M. Somma, m
300-1000; Colle dei Canteroni, m 300-600; Stradello Demaniale, m 600; Pescinale,
m 650; Atrio del Cavallo, m 800-900; Gran Cono Vesuviano, m 950-1000, ecc.
Segnalaz. preced.: coltivata e spontanea (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881);
Colle dei Canteroni (Ricc., 1972); Atrio del Cavallo, m 950 (Ag., 1975).
Colutea arborescens L. subsp. arborescens — P m — Euri-Medit. (Subpontica) —
Macchie e fruticeti. M. Somma, m 300-900; Bocche del 1861, m 350; Colle dei
Canteroni, m 500; Pescinale, m 500-600; Atrio del Cavallo, m 950; Valle del
Gigante, m 850, ecc.
Segnalaz. preced.: Camaldoli, Canteroni, Atrio del Cavallo, Ottaviano (Pasq.,
1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Osservatorio (Mart., e Tanf., 1892); Cognoli di
Giacca, m 680 (Ag., 1975).
Astragalus glycyphyllos L. var. setiger Guss. — H rept — Endem. — Boschi di caducifo¬
glie. Bocche del 1861, m 300; M. Somma, m 500-1090, Colle dei Canteroni, m 550.
Segnalaz. preced.: Somma, Canteroni, Camaldoli (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881).
Questa varietà sembra essere piuttosto frequente sulPAppennino campano. Il suo
rango, il suo valore tassonomico e la sua esatta distribuzione nella penisola meri¬
tano ulteriori studi anche per meglio stabilire i suoi eventuali rapporti con A. gly-
cyphylloides DC, diffuso dai Balcani al Caucaso ed Asia Minore.
Psoralea bituminosa L. — H scap — Euri-Medit. — Ambienti ruderali ed incolti.
Cappella Vecchia, m 170; La Pagliara, m 300; Colle dei Canteroni, m 300; Bocche
del 1861, m 300, ecc.
Segnalaz. preced.: luoghi sassosi, siepi, boschi e campi (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881); Atrio del Cavallo (Co., 1887); Casa Sorrentino, m 270, Bosco Caso¬
ria, m 310 (Ag., 1975).
° Vicia ochroleuca Ten. subsp. ochroleuca — H scd — W-Medit.-Mont. — Boschi e
siepi. Portici: Parco Gussone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: Reai Parco di Portici e della Favorita (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881); Portici, 28.VIII.1861, Gussone (HP!).
Vicia villosa Roth subsp. varia (Host) Corb. [V dasy carpa auct. ?an Ten.].
Nei boschi. Reai Parco di Portici (Pasq., 1869, sub V pseudocracca var.
platycarpa ); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Casa Sorrentino, m 270,
Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975, sub V dasycarpa).
° Vicia pseudocracca Bertol. — T er — Steno-Medit. — Prati, macchie e siepi. Lava
del 1804-1805, m 100; Bocche del 1861, m 300; Lave del 1858, m 400; S. Maria di
Castello, m 450; Piano delle Ginestre, m 500, ecc.
La flora del Somma-Vesuvio 45
Segnalaz. preced.: luoghi erbosi arenosi (Pasq., 1869, sub V pseudocracca et V
pseudocracca var. sylvatica , var. platycarpa et var. albiflora)\ Vesuvio (Bacc.,
1881); Strada Vesuviana, m 250 (Ag., 1975, sub V villosa subsp. pseudocracca );
Vesuvio, 8.V.1868; 29.V.1868; 14.X.1868, Pasquale (HP!).
Vi ci a monantha Retz. subsp. t riflora (Ten.) P. L. Burtt et P. Lewis [V. calcarata
Desf. subsp. triflora (Ten.) Burtt et Lewis apud Pignatti].
Granatello (Migl., 1896, sub V triflora ).
Vicia hirsuta (L.) S. F. Gray.
Luoghi selvatici. Ottaviano, Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Portici e
Resina alla Favorita, 19.IV.1868, Pasquale (HP!).
Vicia pubescens (DC.) Link.
Boschi artificiali. Reai Parco di Portici e della Favorita (Pasq., 1869, sub V bieber-
steini ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub V biebersteini ); Portici e Resina, Bosco della
Favorita, 29.IV.1868 Pasquale (HP!, sub V biebersteinii)\ Portici, s.d., Gussone
(HP!).
Vicia grandiflora Scop. — T scd(er) — SE-Europ.-Pontica— Boschi e macchie. Portici:
Parco Gussone, m 50-100; M. Somma, m 450; Colle dei Canteroni, m 500, ecc.
Segnalaz. preced.: Portici, Canteroni, Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Vicia sativa L. s. 1.
Coltivi. Vesuvio (Bacc., 1881).
Vicia sativa L. subsp. cordata (Wulfen ex Hoppe) Ascherson et Graebner.
Portici, Canteroni (Pasq., 1869, sub V cordata ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub V cor¬
data).
Vicia sativa L. subsp. segetalis (Thuill.) Gaudin — T scd — Subcosmop. — Prati e
siepi. Lava del 1804-1805, m 100; Cappella Vecchia, m 150; Bocche del 1861,
m 300.
Segnalaz. preced.: Portici (Pasq., 1869, sub V segetalis ); Vesuvio (Bacc., 1881;
sub V segetalis).
Vicia hybrida L. — T scd — Euri-Medit. — Luoghi erbosi. Lava del 1804-1805, m
100; S. Maria La Bruna: Via Leopardi, m 100.
Segnalaz. preced.: Mortelle di Portici (Ten., 1831); Portici (Pasq., 1869), Vesuvio
(Bacc., 1881).
Vicia bithynica (L.) L. — T scd(er) — Euri-Medit. — Praticelli aridi. Lava del 1804-
1805, m 100; Lave del 1858, m 350, ecc.
Segnalaz. preced.: Tironi, Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Via
dell’Osservatorio, 5. d.. Pasquale (HP!).
Lathyrus venetus (Miller) Wohlf. — G rh(H scap) — Pontico — Boschi di caducifo¬
glie. M. Somma, m 400-1050; Colle dei Canteroni, m 500.
Segnalaz. preced.: Camaldoli, Canteroni e Somma (Pasq., 1869, sub Orobus varie-
gatus ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Orobus variegatus).
46 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
° Lathyrus sylvestris L.
Vetraria (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Camaldoli di Torre del Greco,
m 150, Casa Sorrentino, m 270, Bosco Casoria, m 310 (Ag., 1975, sub L. silve-
ster ); Sotto Vetrana, 26.IV. 1868, Pasquale (HP!).
Viene così confermata anche per questa via la presenza di tale specie in Campa¬
nia, regione dalla quale, secondo Pignatti (1982), essa sarebbe assente.
* Lathyrus latifolius L. — H scd — S-Europ. — Siepi e fruticeti. Ercolano: Lagno di
Casacampora, m 100.
Lathyrus sphaericus Retz. — T er — Euri-Medit. — Luoghi erbosi. Lava del 1804-
1805, m 100; Bocche del 1760, m 250, ecc.
Segnalaz. preced.: Mortelle di Portici (Ten., 1831, sub L. sphaericus var. neapolita-
nus)\ Casina Gigli, Osservatorio (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Lathyrus angulatus L.
Boschi. Vetrana (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Lathyrus setifolius L.
Vesuvio (Migl., 1896).
Lathyrus cicera L.
Alle Mortelle (Ten., 1832, sub L. dubius ); nei prati (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881).
Lathyrus clymenum L. — T rept(scd) — Euri-Medit. — Pinete, incolti e siepi. Por¬
tici: Parco Gussone, m 50-100; Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Bocche del
1861, m 300; La Pagliara, m 300; Lava del 1858, m 300-600; M. Somma, m 400, ecc.
Segnalaz. preced.: Via dell’Osservatorio, Somma (Pasq., 1869, sub L. tenuifolius)\
Vesuvio (Bacc., 1881, sub L. tenuifolius ).
* Lathyrus ochrus (L.) DC. — T rept — Steno-Medit. — Luoghi erbosi e lungo le
strade. Portici: Parco Gussone, m. 50.
Lathyrus aphaca L. — T scd(er) — Euri-Medit. — Coltivi abbandonati. Colle dei
Canteroni, m 300.
Segnalaz. preced.: Coltivi ed incolti (Pasq., 1869).
Pisum sativum L. subsp. sativum var. arvense (L.) Gams.
Vesuvio (Bacc., 1881, sub P. arvense ).
Melilotus alba Medicus — T er — Subcosmop. — Margini delle strade e dei sen¬
tieri. La Pagliara, m 300; M. Somma, m 450.
Segnalaz. preced.: Via dell’Osservatorio, Somma (Pasq., 1869, sub M. leucantha );
Vesuvio (Bacc., 1881, sub M. leucanthum).
Melilotus italica (L.) Lam.
Coltivi e luoghi selvatici. (Pasq., 1869, sub M. italica var. rotundifolia ); Vesuvio
(Bacc., 1881).
Melilotus neapolitana Ten. — T er — Steno-Medit. — Lungo le strade e nei coltivi.
La Pagliara, m 300; Strada Vesuviana, m 450; S. Maria di Castello, m 450.
Segnalaz. preced.: luoghi aridi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881, sub M. neapo-
litanus).
La flora del Somma-Vesuvio 47
Melilotus indica (L.) All.
Luoghi aridi, Vesuvio (Bacc., 1881, sub M. parviflorus ); Portici, 4.VI.1853, Gas¬
sane (HG!, sub M. parviflora ); Torre dell’ Annunciata, 1 .IV. 1834, Gussone (HG!,
sub M. parviflora ).
Melilotus silicata Desf, . 7 er -- S-Medit. — Spiazzi erbosi. Bocche del 1760, m
300; Fosso della Vetrària, m 350.
Trigonella corniculata (L.) L — T er — N-Medit. (Steno-) — Prati e coltivi abban¬
donati. Portici; Parco Gussone, m 50-100; La Pagliara, m 300; Bocche del 1861, m
300; Lave del 1858, m 350; S. Maria di Castello, m 450, ecc.
Segnalaz. preced.: Torre del Greco, Ottaviano (Pasq., 1869).
Medicago lupolina L. var. lupolina — T scd(rept) — Paleotemp. — Terreni sabbiosi
e lungo le strade. M. Somma, m 350; Pescìnale, m 400; S. Maria di Castello, m
450.
Segnalaz. preced.: Luoghi erbosi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Medicago sativa L. subsp. saliva - H scap ~ Persia (?) - Coltivi abbandonati. Colle
dei Can ceroni, m 300.
Segnalaz. preced.: Reali Parchi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Medicago arborea L
Coltivata nei giardini (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Medicago marina L.
Marina di Portici, Branchini presso Torre del Greco, Cima dei Canteroni (Pasq.,
1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Osservatorio (Mart. e Tanf., 1892).
Non più ritrovata non solo sui residui lembi di spiaggia ma neanche presso l’Os¬
servatorio in una stazione da considerarsi sicuramente eterotopica.
Medicago orbìcularis (L.) Bartal.
Luoghi marittimi. Mortelle di Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Medicago saltellata (L.) Miller.
Prati marittimi. Mortelle di Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Medicago tornata (L.) Miller.
Portici. (Pasq., 1869, sub M, helix ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub M. helix ).
Medicago littoralis Rohde ex Loisel. — T er(rept) — Euri Med.it. - Coltivi e
ambienti antropizzati. Carri a! doli dì Torre del Greco, m 150; Lava del 1804-1805,
m 100; Bocche del 1760, m 300; Strada Vesuviana, m 200-400, ecc.
Segnalaz. preced.: Coltivi ed incolti (Pasq., 1869); Torre Annunziata, Granatello
(Pasq., 1869, sub M. litoralis var. longiseta ); Mortelle di Portici (Pasq., 1869, sub
M. litoralis var. breviseta).
Medicago arabica (L.) Hudson — T er(scd) — Euri- Medi!. — Luoghi erbosi, incolti
e pinete. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Camaldoli di Torre del Greco, m 150;
Bocche del 1760, m 300, ecc.
Segnalaz. preced.: Tra le messi e nei prati. (Pasq., 1869, sub M. maculata ); Vesu¬
vio (Bacc., 1881, sub M. maculata).
48 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Medicago polymorpha L. [M. hispida Gaertner] — T er — Subcosmop. — Coltivi ed
incolti. Cappella Vecchia, m 150. Segnalaz. preced.: Tra le messi e nei luoghi
erbosi (Pasq., 1869, sub M. denticulata var. fi exuosa) ; Vesuvio (Bacc., 1881, sub
M. denticulata ).
Medicago tenoreana Ser.
Tra le messi. (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Medicago minima (L.) Bartal. — T er(scd) — Euri-Medit.-Centroasiat. — Praticelli
aridi. Fosso della Vetrana, m 400; La Pagliara, m 300; Strada Vesuviana, m 370;
Piano delle Ginestre, m 500; Colle dei Canteroni, m 500, ecc.
Segnalaz. preced.: luoghi arenosi (Pasq., 1869, sub M. mollissima ); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub M. mollissima ).
A causa dell’esistenza di forme intermedie tra la var. minima e la var. recta non è
agevole stabilire a quale di queste due varietà possano essere ascritti i saggi di M.
minima raccolti sul Vesuvio.
Trifolium repens L. subsp. repens — H rept — Subcosmop. — Prati, luoghi erbosi e
lungo le strade. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Bocche del 1760, m 320; S.
Maria di Castello, m 450; Colle dei Canteroni, m 570.
Segnalaz. preced.: Somma, Canteroni (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Trifolium nigrescens Viv. subsp. nigrescens — T er — Euri-Medit. — Radure erbose.
Portici: Parco Gussone, m 50-100; Lava del 1804-1805, m 100; Piano delle
Ginestre, m 550, ecc.
Segnalaz. preced.: nei pascoli e per le strade (Pasq., 1869).
Trifolium glomeratum L. — T er — Euri-Medit. — Prati aridi. Lava del 1804-1805,
m 100; Bocche del 1760, m 300.
Segnalaz. preced.: al Salvatore (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
° Trifolium suffocatum L.
Lungo le strade e nei prati aridi. (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Granatello,
Torre del Greco, 25.III.1868, Pasquale (HP!); Vesuvio, 6.V.1869, Pasquale (HP!).
° Trifolium vesiculosum Savi — T er — N-Medit. — Luoghi erbosi aridi. Stazione di
S. Maria La Bruna, m 5; Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Osservatorio Vesu¬
viano, m 600.
Segnalaz. preced.: Strada Vesuviana, m 250 (Ag., 1975).
Riteniamo sia da riferire qui la segnalazione di T. mutabile di Pasquale (1869)
per il Colle dei Canteroni presso l’Eremo; nell’Erbario Pasquale infatti l’unico
saggio riportato come T. mutabile (Vesuvio, all’Eremo, s. d., Pasquale , (HP!) è
sicuramente da ascrivere a T. vesiculosum.
° Trifolium resupinatum L. — T er(rept) — (W)-Paleotemp. — Coltivi ed incolti. Por¬
tici: Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 150, ecc.
Segnalaz. preced.: lungo le vie (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Portici e
Resina alla Favorita, 29.IV.1868, Pasquale (HP!); Vesuvio s.d., Pasquale (HP!).
° Trifolium tomentosum L.
Prati aridi. S. Maria di Pugliano, Granatello (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881);
La flora del Somma-Vesuvio 49
presso l’Osservatorio (Mart. e Tanf., 1892); Vesuvio, Portici, 29.V.1868, Pasquale
(HP!).
Trifolium patens Schreber.
Luoghi erbosi marittimi. Marina tra Resina e Torre del Greco (Pasq., 1869; sub T.
parmense ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub T. parisiense)\ Portici, tra Resina e Torre
del Greco, 29.IV.1868, Pasquale (HP!); Portici, s.d., Gussone (HP!).
Trifolium campestre Schreber [T. agrarium Auct. fi. it., non L.] - T er - W-Paleo-
temp. — Lave, pinete ed incolti. Lava del 1804-1805, m 100; Cappella Vecchia, m
150; Bocche del 1760, m 300; Lave del 1858, m 150-450; S. Maria di Castello, m
450; M. Somma, m 450-950; Pescinale, m 500-600; Atrio del Cavallo, m 950, ecc.
Segnalaz. preced.: dovunque (Pasq., 1869, sub T. agrarium ); Vesuvio (Bacc.,
1881, sub T. agrarium ); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Strada Vesuviana,
m 250, Foresta Tirone, m 640 (Ag., 1975).
Trifolium arvense L. — T er — (W)-Paleotemp. — Lave, terreni incoerenti e pinete.
La Pagliara, m 300; Lave del 1858, m 350; S. Maria di Castello, m 450; M.
Somma, m 450-950; Piano delle Ginestre, m 500; Pescinale, m 500-600; Stradello
Demaniale, m 600; Atrio del Cavallo, m 800-950, ecc.
Segnalaz. preced.: comunissimo (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Camaldoli
di Torre del Greco, m 150, Strada Vesuviana, m 250, Casa Sorrentino, m 270,
Piano delle Ginestre, m 620-950, Foresta Tirone, m 640, Atrio del Cavallo e Valle
dell’Inferno, m 600-900, Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975); Vesuvio, 5. d., Pa¬
squale (HP!).
Gli individui osservati sul Vesuvio presentano costantemente capolini allungati e
denti calieini 4-5 volte più lunghi del tubo. Essi potrebbero perciò essere riferiti a
T. longisetum Boiss. et Balansa. Secondo Coombe in Flora Europaea (1968) tale
entità rappresenterebbe in effetti una sottospecie di T. arvense a diffusione medi-
terranea.
Trifolium bocconei Savi — T er — Steno-Medit. — Pinete. Lave del 1760, m 150;
Bocche del 1760, m 300.
Trifolium scabrum L. subsp. scabrum — T rept(er) — Euri-Medit. — Incolti e mar¬
gini delle strade. Torre del Greco; Via Montedoro, m 300; Bocche del 1760, m
300; Strada Vesuviana, m 200-600, ecc.
Segnalaz. preced.: Nei luoghi coltivati e nelle strade. (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881); Strada Vesuviana, m 250 (Ag., 1975).
Trifolium stellatum L. — T er — Euri-Medit. — Terreni sassosi e pendici aride.
Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Torre del Greco: Cappella Bianchini, m
150; Strada Vesuviana, m 300-500, ecc.
Segnalaz. preced.: Strada dell’Osservatorio (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Trifolium incarnatum L. subsp. incamatum — T er(H bien) — Euri-Medit. — Colti¬
vato e spesso subspontaneo. Bocche del 1861, m 300, ecc.
Segnalaz. preced.: Coltivato, di rado spontaneo (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881).
Trifolium incarnatum L. subsp. molinerii (Balbis ex Hornem.) Syme — T er — Euri-
Medit. — Radure e lungo i sentieri. Bocche del 1760, m 300; Colle dei Canteroni,
m 500.
50 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
° Trifolium pratense L. subsp. pratense — H scap — Subcosmop. — Prati, radure e
spiazzi erbosi. Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Bocche del 1760, m 300;
Piano delle Ginestre, m 400-500; Stradello Demaniale, m 600; Atrio del Cavallo,
m 950.
Segnalaz. preced.: M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Vesuvio
(Mart., e Tanf., 1892, sub T. pratense var. collinum)\ Portici, 1850, Pasquale
(HP!); Somma, 8.V.1869, Pasquale (HP!).
I caratteri riscontrati in numerosi saggi raccolti tra le fessure delle rupi dell’Atrio
del Cavallo, sembrerebbero avvicinare questi ultimi alla subsp. semipurpureum
(Strobl) Pign. Il valore ed il rango tassonomico di questa entità andrebbe però
meglio precisato tenuto conto della ben nota variabilità del gruppo di T. pratense .
Trifolium diffusum Ehrh.
Tra il Monte Somma ed il Vesuvio verso il Monte di Ottaviano (Ten., 1842, sub T.
diffusum var. vesuvianum , «fide De Metting»).
Trifolium lappaceum L. — T er — Euri-Medit. — Luoghi erbosi aridi nelle pinete.
Lava del 1804-1805, m 100; Bocche del 1760, m 300.
Segnalaz. preced.: Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Trifolium angustifolium L. subsp. angustifolium — T er — Euri-Medit. — Pinete,
prati ed incolti. Lava del 1804-1805, m 100; Camaldoli di Torre del Greco, m 150;
La Pagliara, m 300; Bocche del 1760, m 300; Colle dei Canteroni, m 450-500;
Piano delle Ginestre, m 500; M. Somma, m 500-700, ecc.
Segnalaz. preced.: Nei campi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Trifolium subterraneum L. — T rept — Euri-Medit. — Pinete e boschi di leccio.
Portici: Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 150; Bocche del 1760, m
300.
Segnalaz. preced.: Pugliano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Lotus uliginosus Schkuhr.
Barra (Pasq., 1869, sub L. corniculatus var. uliginosus ).
Lotus corniculatus L.
Vesuvio (Bacc., 1881).
Lotus angustissimus L. — T er — Euri-Medit. — Luoghi erbosi. Portici: Parco Gus¬
sone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: Piana di Mauro (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
* Lotus edulis L. - T er — Steno-Medit. — Prati e radure. Bocche del 1760, m 300.
* Anthyllis vulneraria L. subsp. maura (G. Beck) Lindb. — H scap — SW-Medit. (Ste¬
no-) — Pinete rade e luoghi erbosi. Pescinale, m 450.
* Anthyllis vulneraria L. subsp. praepropera (A. Kerner) Bornm. — H scap — Euri-
Medit. — Pendici assolate. Bocche del 1760, m 300.
Ornithopus compressus L. — T er(scd) — Euri-Medit. — Ambienti ruderali e spiazzi
erbosi aridi. Cappella Vecchia, m 150-300; Bocche del 1760, m 300; Bocche del
La flora del Somma-Vesuvio 51
1861, m 300; Lave del 1858, m 400; Piano delle Ginestre, m 500; Stradello Dema¬
niale, m 600, ecc.
Segnalaz. preced.: Nei prati (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Casa Sorren¬
tino, m 270, Bosco Casoria, m 310, Foresta Tirane, m 640 (Ag., 1975).
Ornithopus pinnatus (Miller) Druce — T er — Medit.-Atl. — Pinete. Bocche del
1760, m 300.
Segnalaz. preced.: Granatello, s. d., Pasquale (HP!, sub O. ebracteatus).
Coronilla emerus L. s. 1.
Boschi a settentrione (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Colle dei Canterani
(Ricc., 1972); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Casa Sorrentino, m 270,
Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975).
Coronilla emerus L. subsp. emeroides (Boiss. et Spruner) Hayek — P n — E-Medit.-
Pontica — Boschi e boscaglie. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Bocche del 1861,
m 300; S. Maria di Castello, m 400-500; Colle dei Canterani, m 400-500; Pesci-
naie, m 500-600; M. Somma, m 700, ecc.
Sylvis Somma, 2.VII.1868, Pasquale (HP!, sub C. emerus ); Parco di Portici,
III. 1869, Pasquale (HP!, sub C. emerus ); Bosco della Favorita, 5. </., Pasquale (HP!,
sub C. emerus ); Portici, s. d ., Gussone (HP!, sub C. emerus).
Coronilla scorpioides (L.) Koch — T er — Euri-Medit. — Luoghi erbosi aridi. Cap¬
pella Vecchia, m 150.
Segnalaz. preced.: Nei campi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Onobrychis viciifolia Scop.
Sfuggita alle colture. Cercola (Pasq., 1869, sub O. saliva ); Vesuvio (Bacc., 1881,
sub O. sativa).
Onobrychis caput-galli (L.) Lam. - T er(rept) — Steno-Medit. — Prati aridi ed
incolti. Bocche del 1861, m 300; Bocche del 1760, m 300; Strada Vesuviana, m
360, ecc.
Segnalaz. preced.: Mortelle di Portici (Ter, 1831); lungo le vie e nei prati (Pasq.,
1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Onobrychis aequidentata (Sm.) D’Urv.
Lungo le strade (Pasq., 1840; sun O. foveolata).
Numerose sono le entità erbacee della famiglia delle Leguminosae coltivate in
tutta l’area vesuviana ed in particolare Lupinus albus L., Vicia faba L., Pisum sati-
vum L.
OXALIDACEAE
Oxalis corniculata L. — H rept — Cosmop. — Ruderi, muri e terreni calpestati. Por¬
tici: Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 150, ecc.
Segnalaz. preced.: comune (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Oxalis pes-caprae L. — G b - Avv. (Sudafr.) — Giardini, coltivi e zone antropiz-
zate. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 150-200, ecc.
Segnalaz. preced.: Granatello (Pasq., 1869, sub O. cernuaf Vesuvio (Bacc., 1881,
sub O. cerna a).
52 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Geraniaceae
° Geranium rotundifolium L. — T er — Paleotemp. — Prati e macchie. Bocche del
1861, m 300; La Pagliara, m 300; Strada Vesuviana, m 350-600; S. Maria di
Castello, m 450; Piano delle Ginestre, m 500; M. Somma, m 700, ecc.
Segnalaz. preced.: strade e coltivi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Strada
Vesuviana, m 260 (Ag., 1975); Torre del Greco, 25.III.1868, Pasquale (HP!); ibi¬
dem , 8.IV.1868, Pasquale (HP!).
° Geranium molle L. — T er — Subcosmop. — Siepi e coltivi. Portici: Parco Gussone,
m 50-100; Lava del 1804-1805, m 100; Colle dei Canteroni, m 550, ecc.
Segnalaz. preced.: luoghi aperti (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Torre del
Greco, 8.IV.1868, Pasquale (HP!); Sotto Vetrana, 26.IV. 1868, Pasquale (HP!); Por¬
tici e Resina, 28.IV.1868, Pasquale (HP!), Granatello, 29.IV.1868, Pasquale (HP!);
Ottajano, 8.V.1868, Pasquale (HP!); Vesuvio, 8.V.1869, Pasquale (HP!).
Il saggio attribuito a Geranium pusillum L. (Torre del Greco, s. d., Pasquale (HP!)
altro non è che un individuo microfìtico di G. molle come anche Grande (in HP)
annota. Lo stesso Pasquale (1869) d’altronde, rettifica, riferendola a G. molle , la
sua precedente citazione di G. pusillum (Pasquale, 1840).
Geranium columbinum L. — T er(scd) — Europeo-Sudsiber. — Siepi e luoghi
ombrosi. Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Atrio del Cavallo, m 850, ecc.
Segnalaz. preced.: Camaldoli e Tironcelli (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Geranium dissectum L.
Camaldoli (Pasq., 1840); Vesuvio (Bacc., 1881).
° Geranium lucidum L. — T er — Euri-Medit. — Rupi fresche ed umide. Lagno di
Pollena, m 200.
Segnalaz. preced.: Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Ottajano,
8.V.1868, Pasquale (HP!).
Geranium robertianum L. — T er — Subcosmop. — Boschi di caducifoglie. M.
Somma, m 700.
Segnalaz. preced.: S. Vito, Cercola, Vetrana, Torre del Greco (Pasq., 1869); Vesu¬
vio (Bacc., 1881); Atrio del Cavallo (Co., 1887); pendici occidentali, Camaldoli di
Torre del Greco, m 150 (Ag., 1975).
° Geranium purpureum Vili. — T er — Euri-Medit. — Boschi, boscaglie e siepi. Cap¬
pella Vecchia, m 150-200; M. Somma, m 300-600; Strada Vesuviana, m 350-500;
Pescinale, m 500; Stradello Demaniale, m 600; Atrio del Cavallo, m 800, ecc.
Portici, 29.IV.1868, Pasquale (HP!, sub G. robertianum var. purpureum ); sotto
Vetrana, 8.V.1869, Pasquale (HP! sub G. robertianum purpureum).
* Erodium malacoides (L.) L’Her. — T er(H bien) — Medit.-Macarones. - Ambienti
erbosi e coltivi. Ercolano: Lagno di Casacampora, m 150.
Erodium moschatum (L.) L’Her.
S. Giorgio a Cremano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
La flora del Somma-Vesuvio 53
Erodium cicutarium (L.) L’Her. subsp. cicutarium — H ros — Subcosmop. (Euri-
Medit. ?) — Terreni sabbiosi e luoghi sterili. Camaldoli di Torre del Greco, m
150; Torre del Greco: Via Montedoro, m 300; Strada Vesuviana, m 350-500.
Segnalaz. preced.: Pugliano, Granatello, Torre del Greco (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881).
Zygophyllaceae
Tribulus terrestris L. — T rept — Cosmop. — Coltivi e terreni incoerenti. Cappella
Vecchia, m 150-200; La Pagliara, m 300, ecc.
Segnalaz. preced.: campi arenosi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Linaceae
Linum bienne Miller — H bien (scap) — Euri-Medit.-Subatl. — Margini delle strade
e macchie. Bocche del 1760, m 300; Strada Vesuviana, m 350-500; Colle dei Can¬
terani, m 500, ecc.
Segnalaz. preced.: Vetrana (Pasq., 1869, sub L. angustifolium ); Vesuvio (Bacc.,
1881, sub L. angustifolium).
Linum usitatissimum L. — T er — Origine incerta — Lungo le strade. Portici: Parco
Gussone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: coltivato e spontaneo (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Linum trigynum L. — T er — Euri-Medit. — Colate laviche e pinete. Bocche del
1760, m 300; Lave del 1858, m 350-500.
Segnalaz. preced.: Strada Vesuviana, m 260 (Ag., 1975).
Euphorbiaceae
Chrozophora tinctoria (L.) A. Juss.
Vesuvio (Bacc., 1881).
Mercurialis annua L. — T er — Paleotemp. — Luoghi antropizzati e terreni nitrofili.
Portici: Parco Gussone, m 50-100; Lava del 1804-1805, m 100; Bocche del 1760,
m 300; S. Maria di Castello, m 450, ecc.
Segnalaz. preced.: Coltivi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio del Cavallo
(Co., 1887).
Mercurialis perennis L.
Nelle valli. Canterani (Pasq., 1840); Vesuvio (Bacc., 1881).
Le ragioni della scomparsa di questa entità una volta presente sul Vesuvio sono da
ricondursi al riempimento del Fosso della Vetrana, dove essa era accantonata, da
parte delle colate laviche delle eruzioni del 1855 e del 1868 come lo stesso Pasquale
(1869) ricorda.
54 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Ricinus communis L.
Coltivato. Torre Annunziata, Ottaviano (Pasq., 1868; 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881).
Euphorbia peplis L.
Luoghi arenosi marittimi. (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
* Euphorbia maculata L. — T rept — Avv. (Nordamer.) — Luoghi sassosi, selciati e ter¬
reni calpestati. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 150-200, ecc.
Entità sinantropica segnalata da più parti nellTtalia meridionale ed oggi estrema-
mente comune in Campania. Mancavano tuttavia finora segnalazioni per questa
regione.
* Euphorbia dulcis L. — Ch suff — Centroeurop. — Siepi e luoghi erbosi. Portici:
Parco Gussone, m 50-100.
Riferibile alla subsp. purpurata (Thuill.) Rothm. entità di cui molti AA. non rico¬
noscono la validità. Si tratta comunque della prima segnalazione di E. dulcis in
Italia a Sud del Lazio e del Molise.
Euphorbia helioscopia L. — T er — Cosmop. — Coltivi ed incolti. Portici: Parco
Gussone, m 50-100; Lava del 1804-1805, m 100; Cappella Vecchia, m 150-200;
Bocche del 1861, m 300; Strada Vesuviana, m 350-500, ecc.
Segnalaz. preced.: Luoghi erbosi coltivati (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Euphorbia peplus L. — T er — Cosmop. — Luoghi erbosi e ambienti ruderali. Por¬
tici: Parco Gussone, m 50-100; Lava del 1804-1805, m 100; Bocche del 1760, m
300; M. Somma, m 300; Strada Vesuviana, m 250-500, ecc.
Segnalaz. preced.: coltivi e prati (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Anche nei popolamenti del Vesuvio sono presenti individui di dimensioni ridotte
e con ombrelle a pochi rami e che potrebbero essere pertanto riferiti a E. peploi-
des Gouan. L’esame della variabilità di questi caratteri ci induce tuttavia ad accet¬
tare le vedute di Smith e Tutin in Flora Europaea (Tutin et al., 1964-80) e consi¬
derare E. peploides una semplice variante nana di E. peplus.
° Euphorbia terracina L. — Ch suff — Steno-Medit. — Coltivi abbandonati e scarpate
delle strade. Lava del 1804-1805, m 100; Bocche del 1760, m 300; Bocche del
1861, m 300; Strada Vesuviana, m 350-400, ecc.
Segnalaz. preced.: Granatello, Pugliano, Via del Salvatore, Torre del Greco (Pasq.,
1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Vesuvio, 8.V.1869, Pasquale (HP! sub E. neapoli-
tana).
Euphorbia amygdaloides L. subsp. amygdaloides — Ch suff — Centro-Europeo-Cau-
cas. — Boschi di latifoglie. M. Somma, m 400; Colle dei Canteroni, m 450, ecc.
Segnalaz. preced.: presso l’Eremo del Salvatore (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881).
Rutaceae
* Ruta chalepensis L. — Ch suff — S-Medit. — Muri e ambienti ruderali. Portici:
Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 150.
La flora del Somma-Vesuvio 55
Ruta graveolens L.
Coltivata. Tironi di Torre del Greco (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Sono ampiamente coltivate in tutta l’area vesuviana dal livello del mare fino ai
300 m numerose specie appartenenti alla famiglia delle Rutaceae e soprattutto
Citrus sinensis (L.) Osbeck, Citrus Umori (L.) Burm. fìl., Citrus deliciosa Ten.
Meno frequentemente e soprattutto nei giardini anche Citrus paradisi Macfayden
e Citrus limetta Risso.
SlMAROUBACEAE
Ailanthus altissima (Miller) Swingle — P m(n) — Avv. (Cina) — Siepi e cespuglieti.
Bocche del 1760, m 300; Bocche del 1861, m 300; Sorgenti deH’Olivella, m 330;
Pescinale, m 450, Stradello Demaniale, m 600.
Segnalaz. preced.: S. Vito, Tironi (Pasq., 1869, sub A. glandulosaf Vesuvio
(Bacc., 1881, sub A. glandulosa).
Anacardiaceae
Pistacia lentiscus L. — P n(m) — Steno-Medit. — Boscaglie e macchie. Portici:
Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 150.
Segnalaz. preced.: Tironi, Tironcelli, Bosco Tre Case (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881); Atrio del Cavallo (Co., 1887).
Aceraceae
Acer obtusatum Waldst. et Kit. ex Willd. (A. opalus Miller nom. amb.).
Somma Camaldoli, Reali Parchi di Portici e della Favorita (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881); Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975, sub A. opalus).
Acer campestre L.
Luoghi selvatici e siepi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Acer neapolitanum Ten. — P m — Endem. — Boscaglie di latifoglie. M. Somma, m
500-1000; Colle dei Canteroni, m 500-600, ecc.
Segnalaz. preced.: Vesuvio (Bacc., 1881).
Celastraceae
Euonymus europaeus L. — P n — Eurasiat. — Siepi e macchie. Cappella Vecchia, m
150, ecc.
Segnalaz. preced.: M. Somma, Camaldoli, Reali Parchi (Pasq., 1869), Vesuvio
(Bacc., 1881).
56 M. Ricciardi , G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Rhamnaceae
Paliurus spina-christi Miller.
Vesuvio (Bacc., 1881, sub P. australis).
Ziziphus jujuba Miller — P m — Avv. (E-Asiat.?) — Coltivato e spesso inselvati¬
chito. S. Maria La Bruna: Via Leopardi, m 100.
Segnalaz. preced.: coltivato (Pasq., 1869, sub Z. vulgaris ); Vesuvio (Bacc., 1881,
sub Z. vulgaris ).
Rhamnus alaternus L. — P m(n) — Steno-Medit. — Boschi sempreverdi. Portici:
Parco Gussone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: nei Reali Parchi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
VlTACEAE
Vitis vinifera L. subsp. vinifera — PI— Cult. — Coltivata e talora inselvatichita.
Bocche del 1861, m 300; La Pagliara, m 300; M. Somma, m 350.
Segnalaz. preced.: spontanea nei boschi a S. Anastasia, Strada Scorticatoio,
Mauro, ecc. (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Tìliaceae
Tilia platyphyllos Scop. subsp. platyphyllos — P m — Europeo-Caucas. — Boschi
misti. M. Somma, m 400-500; Colle del Canteroni; m 520.
Segnalaz. preced.: M. Somma, Canteroni, Madonna dell’Arco, Osservatorio, Bosco
Tre case (Pasq., 1869, sub T. europaea).
Malvaceae
Malva sylvestris L. — H scap — Subcosmop. — Luoghi erbosi aridi e margini delle
strade. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 150; Camaldoli di
Torre del Greco; m 150; lungo l’Autostrada Napoli- Pompei, m 50-100, ecc.
Segnalaz. preced.: luoghi erbosi coltivati (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
° Malva nicaeensis All. — T er — Steno-Medit. — Coltivi ed ambienti antropizzati.
Ercolano: Lagno di Casacampora, m 100.
Litore Portici, 29.IV. 1868, Pasquale (HP!, sub M. parviflora)’, Portici e Resina
nella Favorita, 29.IV. 1868, Pasquale (HP!, sub M. parviflora) Torre del Greco,
s. d., Pasquale (HP!, sub M. parviflora ).
Malva parviflora L.
Strade e coltivi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Resta incerta la presenza di questa entità nell’area vesuviana; i saggi d’erbario
(HP!) attribuiti a tale specie e da noi rivisti corrispondono a M. nicaeensis.
° Lavatera eretica L.
Rarissima. Camaldoli di Torre del Greco (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881);
Camaldoli della Torre, 8. IV. 1868, Pasquale (HP!).
La flora del Somma-Vesuvio 57
Lavatera arborea L.
Camaldoli, Resina (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Gossypium hirsutum L.
Coltivato. Torre Annunziata (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Thymelaeaceae
Daphne laureola L. subsp. laureola — Ch suff — Submedit.-Subatl. — Boschi di
latifoglie. M. Somma, m 300-1000.
Segnalaz. preced.: Canteroni (Pasq., 1840).
VlOLACEAE
Viola odorata L.
Luoghi selvatici e fruticeti. (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881), Atrio del
Cavallo, (Co., 1887).
Viola alba Besser subsp. denhardtii (Ten.) W. Becker — H ros — Euri-Medit. —
Boschi e boscaglie. Strada Vesuviana, m 350-500; Colle dei Canteroni, m 450; M.
Somma, m 400-700, ecc.
Segnalaz. preced.: S. Anastasia, Fosso di Vetrana (Pasq., 1869, sub V hirta var.
flore albido ); Portici, 8.III.1882 Gussone (HP!).
Sono da riferire qui i seguenti saggi: Somma Vesuviana, 2.VII.1868, Pasquale
(HP!, sub V hirta); Vesuvio, 6.V.1869, Pasquale (HP!, sub V hirta ) entrambi attri¬
buiti anche da Grande (in HP) a V denhardtii.
Viola hirta L.
Siepi, fruticeti e cedui. (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Viola reichenbachiana Jordan ex Boreau — H scap — Eurosib. — Boschi e cedui.
M. Somma, m 450.
Segnalaz. preced.: nei boschi (Pasq., 1869, sub V sylvestris).
Le segnalazioni di V riviniana per l’Eremo e quelle di V canina per il Vesuvio
Pasquale, (1840), sono da questo stesso A. successivamente corrette (Pasquale,
1869) e riferite a V reichenbachiana (sub V. sylvestris).
Viola riviniana Reichenb. — H scap — Europ. — Siepi e boscaglie. Lagno di Poi-
Iena, m 150; M. Somma, m 400-500, ecc.
Sono inoltre da ascrivere a V. riviniana i seguenti campioni d’erbario: sotto
Vetrana, 26.IV.1868, Pasquale (HP!, sub V. sylvestris); Vesuvio, s.d., Pasquale
(HP! sub V. sylvestris).
Viola tricolor L. s. 1.
Tra le messi (Pasq., 1869, sub V tricolor var. bicolor); Vesuvio (Bacc., 1881).
I saggi conservati in HP corrispondono a entità del ciclo di V. tricolor ma sono
tutti riferibili alla specie seguente. La presenza di V. tricolor nel meridione d’Italia
merita perciò conferma.
58 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
° Viola arvensis Murray — T er — Eurasiat.(?) — Coltivi ed incolti. La Pagliara, m
300, ecc. Segnalaz. preced.: Ottaviano (Pasq., 1869, sub V tricolor var. gracile-
scens)\ Camaldoli, s. d ., Gussone (HP!).
Da riferire a questa specie anche il saggio di V gracilescens Vesuvio, 8.V.1868,
Pasquale (HP!).
ClSTACEAE
* Cistus incanus L. — Ch suff (P n) — Steno-Medit. — Pinete rade. Cappella Vecchia,
m 200; Bocche del 1760, m 320.
° Cistus monspeliensis L.
Reai Parco di Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Reai Bosco di Portici,
s. d., Pasquale (HP!).
Cistus salvifolius L. — P n (Ch sufi) — Steno-Medit. — Colate laviche e lapilli.
Lava del 1804-1805, m 100; Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Bocche del
1760, m 300: Stradello Demaniale, m 600, ecc.
Segnalaz. preced.: Camaldoli, Osservatorio, Ottaviano (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881); Atrio del Cavallo, (Co., 1887); Casa Sorrentino, m 270, Bosco
Casoria, m 310 (Ag., 1975).
Tuberaria guttata (L.) Fourr. — T er — Euri-Medit. (Subatl.) — Prati aridi e pinete
rade. Bocche del 1760, m 300, ecc.
Segnalaz. preced.: Strada dell’Osservatorio, S. Iorio, Granatello (Pasq., 1869, sub
Helianthemum guttatum)\ Vesuvio (Bacc., 1881, sub Helianthemum guttatum ).
Helianthemum nummularium (L.) Miller subsp. obscurum (Celak.) J. Holub — Ch
suff — Europeo-Caucas. — Macchie e fruticeti. Strada Vesuviana, m 430; Colle dei
Canteroni, m 450, ecc.
Segnalaz. preced.: Canteroni (Pasq., 1869, sub H. vulgare var. unicolor)\ Vesuvio
(Bacc., 1881, sub H. vulgare ); Atrio del Cavallo, (Co., 1887, sub H. vulgare ).
Cu CURBITACE AE
Ecballium elaterium (L.) A. Richard — G b — Euri-Medit. — Ambienti ruderali e
terreni sabbiosi. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Torre del Greco: Villa Inglese,
m 20.
Segnalaz. preced.: Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Bryonia dioica Jacq. [B. eretica L. subsp. dioica (Jacq.) Tutin] — PI — Euri-Medit.
- Siepi e boscaglie. Portici: Parco Gussone, m 50-100; M. Somma, m 600.
Segnalaz. preced.: S. Anastasia (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
* Sicyos angulatus L. — T sed — Avv. (Nordamer.) — Ambienti antropizzati. Erco-
lano: Lagno di Casacampora, m 100.
Si tratta della prima segnalazione di questa entità a S dell’Umbria. Finora S. angu¬
latus è stato ritrovato in Italia solo lungo il Po, dal Vercellese al mare, e nel Tren-
La flora del Somma-Vesuvio 59
tino dove è coltivato a scopo ornamentale e spesso inselvachitico (Pignath,
1982). Essa è stata anche ritrovata tra Città di Castello e Todi lungo l’alto corso
del Tevere (Menghini e Mincigrucci, 1976). È possibile, trattandosi di specie
sinantropica, che il suo areale italiano sia in fase di espansione.
Myrtaceae
Myrtus communis L. subsp. communis — P n — Steno- Medi! . — Macchie e cespu¬
glieti. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Bocche del 1760; m 300, ecc.
Segnalaz. preced. nella zona meridionale (Paso., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
PUNICACEAE
Punica granatimi L. — P m — Cult. (SW-Asiat.) — Siepi e margini dei coltivi. Cap¬
pella Vecchia, m 150-200, ecc.
Segnalaz. preced.: coltivato (Pasq., 1969); Vesuvio (Baco., 1881).
Onagraceae
Oenotfoera sinuata L. — T er — Avv. (Nordamer.) — Coltivi ed incolti. S. Maria la
Bruna: Villa de Cillis, m 100.
Questa specie risulta segnalata finora in Italia solo per il Piemonte presso Torino
e per la Toscana alle foci del Frigido e a S. Rossore (Corti, 1955).
Oenothera stricta Ledeb. ex Link — H bien — Avv. (Sudamer.) — Luoghi erbosi
aridi e terreni sabbiosi. Camaldoli di Torre del Greco, m 120; Torre del Greco: ai
Monticelli presso Case Falanga, m 300.
EpiloMum montaeum L. — H scap — Eurasiat. — Boscaglie e fruticeti. S. Maria di
Castello, m 450; Pescinale, m 500; M. Somma, m 700, ecc.
EpiloMum lanceolatum Sebastiani et Mauri — H scap — Subatl. — Lapilli e sabbie.
Valle dellTnferno, m 850.
Va qui riferita anche la citazione di E. tetragonum L. per il Monte Somma
(Pasquale 1969). Il campione esaminato [M. Somma, s. d, Pasquale (HP!) ] va
infatti attribuito ad E. lanceolatum , come anche Grande (in HP) annota.
CORNACEAE
Cornus sanguinea L. subsp. sanguinea — P n — Eurasiat. temper. — Macchioni e
siepi. Lagno di Pollerìa, m 200-500; M. Somma, m 320; Colle dei Canteroni, m
400; Fosso della Vetrana, m 550, ecc.
Segnalaz. preced.: Torre del Greco, Somma, Ottaviano (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881); Atrio del Cavallo (Co., 1887).
60 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V. La Valva e G. Caputo
Araliaceae
Hedera helix L. subsp. helix —PI— Submedit.-Subatl. — Siepi e boscaglie. Lava
del 1804-1805, m 100; Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Bocche del 1861, m
300; Colle dei Canteroni, m 400-500; M. Somma, m 700-900, ecc.
Segnalaz. preced.: muri, macerie e sui tronchi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Casa Sorrentino, m 270, Cognoli di
Giacca, m 680 (Ag., 1975).
Umbelliferae
Sanicula europaea L.
Boschi ombrosi. Canteroni, Camaldoli (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Eryngium maritimum L.
Sul litorale di Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Echinophora spinosa L.
Sulla costa. Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Chaerophyllum temulentum L. [Ch. temulum L.] — T er — Eurasiat. — Boschi di
latifoglie. M. Somma, m 700.
Segnalaz. preced.: Camaldoli, Canteroni (Pasq., 1869, sub Ch. temulum ); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub Ch. temulum).
Anthriscus cerefolium (L.) Hoffm.
Nelle strade e negli orti. Portici, Resina (Pasq., 1869, sub Scandix cerefolium );
Vesuvio (Bacc., 1881, sub Scandix cerefolium).
Scandix pecten-veneris L. subsp. pecten-veneris — T er — Subcosmop. — Luoghi
erbosi e coltivi. Ercolano: Lagno di Casacampora, m 120; Camaldoli di Torre del
Greco, m 150.
Segnalaz. preced.: tra le messi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
* Bifora testiculata (L.) Roth — T er — Steno-Medit. - Ambienti ruderali. Cappella
Vecchia, m 180.
Smyrnium olusatrum L. — H bien — Medit. Atl. — Luoghi ombrosi umidi. Portici:
Parco Gussone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: Reai Parco di Portici (Pasq., 1869) Parco Gussone, Bosco di
Catena, Torre del Greco: verso POlivella (Der., 1907 a).
Crithmum maritimum L. — Ch suff — Euri-Medit. — Scogliere e rupi marittime.
Stazione di S. Maria la Bruna, m 2-10.
Segnalaz. preced.: Granatello, (Ten., 1831, sub Cachrys mari ti ma); Portici, Torre
Annunziata (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Foeniculum vulgare Miller subsp. volgare — H scap — S-Medit. — Luoghi antropiz-
zati ed ambienti ruderali. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Camaldoli di Torre
del Greco, m 150, ecc.
Segnalaz. preced.: Tironi e Tironcelli (Pasq., 1869).
La flora del Somma-Vesuvio 61
Foeniculum vulgare Miller subsp. piperìtem (Ucria) Coutinho — H scap — S-Medit.
— Pendici detritiche e lungo le strade. Portici: Parco Gussone, m 50-100.
Segnalaz. preced.i Torre Annunziata (Paso., 1869, sub F pìperitum).
Bwpleurum lanrifolium Hornem. — T er — Medit.-Turan. — Siepi e campi. Carnai-
doli di Torre del Greco, m 175.
Bupleurum praealtura L. . I er . SE-Europ. (Subpontico) — Coltivi e terreni
incoerenti. Stradello Demaniale, m 400; M. Somma, m 700.
Segnalaz. preced.: Canteroni, al Salvatore (Pasq., 1869, sub B. junceum); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub B. junceum).
Àmmì majus L.
Coltivi. (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Ferula communis L.
Sui colli. Camaldoli, Bosco Tre case. (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Toriiis nodosa (L.) Gaertner.
Nelle siepi, nei prati e tra i sassi. (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Toriiis arvensis (Hudson) Link subsp. arvensis — T er -- Subcosmop. — Incolti e
luoghi erbosi aridi. Portici: Parco Gussone, m 100.
Segnalaz. preced.: coltivi ed incolti (Pasq., 1869, sub T. helvetica ); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub T. helvetica).
Toriiis arvensis (Hudson) Link subsp. purpurea (Ten.) Hayek [7 heterophylla
Guss.].
Coltivi ed incolti. (Pasq., 1869, sub 7. helvetica var. purpurea ); Portici (Pasq.,
1869, sub 7. helvetica var. heterophylla).
Daucus muricatus (L.) L.
Strada Vesuviana, m 250, Atrio di Cavallo e Valle delPInferno, m 600-900, Piano
delle Ginestre, m 650 (Ag., 1975).
Daucus guttatus Sm. subsp. guttatus.
Lave e luoghi sassosi (Pasq., 1869, sub D. setulosus ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub
D. setulosus ); Granatello, 11.1868, Pasquale (HP! sub D. setulosus ).
Daucus carota L. subsp. carota — T er (H bien) — Subcosmop. — Luoghi erbosi,
coltivi ed incolti. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 150-300;
M. Somma, m 300-800, ecc.
Segnalaz. preced.: Luoghi coltivati (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881, sub D.
carota et D. parviflorus); Salvatore (Pasq., 1869, sub D. parviflorus ); Casa Sorren¬
tino, m 270, Bosco Casoria, m 310, versante meridionale, m 600-900, Piano delle
Ginestre, m 630 (Ag., 1975).
Daucus carota L. subsp. maximus (Desf.) Ball — T er (H bien) — puri-Medit. —
Ambienti aridi e stazioni ruderali. Lava del 1804-1805, m 100; Bocche del 1861,
m 300; Valle del Gigante, m 900, ecc.
Segnalaz. preced.: Piano delle Ginestre, m 650 (Ag., 1975, sub D. carota var.
maximus ).
62 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Daucus gingidium L. subsp. gingidium (L.) Onno.
Al margine dei boschi. Camaldoli, Somma (Pasq., 1869, sub D. mauritanicus)\
Vesuvio (Bacc., 1881, sub D. mauritanicus).
Ericaceae
Erica arborea L. — P n — Steno-Medit. — Macchie e pinete. Bocche del 1861, m
300. Bocche del 1760, m 300, ecc.
Segnalaz. preced.: Somma, Torre del Greco ai Monticelli (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881).
Arbutus unedo L. — P n(m) — Steno-Medit. — Boschi e boscaglie. Camaldoli di
Torre del Greco, m 120; Bocche del 1760, m 300; Bocche del 1861, m 300.
Segnalaz. precede Camaldoli di Torre, alle Schiappe di Torre del Greco (Pasq.,
1869); Vesuvio (Bacc., 1881; Co., 1887); Osservatorio (Der., 1906); Camaldoli di
Torre del Greco, m 150 (Ag., 1975).
Primulaceae
Cyclamen hederifolium Aiton — G b — N-Medit. (Steno-) — Boschi di leccio. Por¬
tici: Parco Gussone, m 50-100.
Segnalaz. precede Canteroni, Somma e S. Anastasia (Pasq., 1869, sub C. neapoli-
tanum)\ Vesuvio (Bacc., 1881, sub C. neapolitanum).
Cyclamen repandum Sm.
Reai bosco della Favorita (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Asterolinon linum-stellatum (L.) Duby.
Agli Ulivi dei Monaci (Pasq., 1869, sub Lysimachia linum-stellatum ); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub Lysimachia linum-stellatum ).
Anagallis arvensis L. — T rept — Subcosmop. — Campi, giardini e luoghi erbosi. Por¬
tici: Parco Gussone, m 50-100; M. Somma, m 300; Bocche del 1760, m 300, ecc.
Segnalaz. precede campi e luoghi erbosi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Anagallis monelli L.
Campi e luoghi erbosi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Segnalazione dubbia da attribuire verosimilmente alla specie precedente.
È spesso coltivato nei campi e nei giardini di tutta l’area vesuviana Diospyros kaki
L. fil. mentre non sono più oggetto di coltura Diospyros lotus L. e Diospyros virgi -
niana L. citati da Pasquale (1869).
Oleaceae
Fraxinus ormis L. — P m — N-Medit.(Euri-)-Pontico — Boschi e boscaglie. Portici:
Parco Gussone, m 50-100; M. Somma, Versante N, m 300-1030; Bocche del 1760,
m 300; Colle dei Canteroni, m 570, ecc.
La flora del Somma-Vesuvio 63
Segnalaz. preced: Reali parchi, Camaldoli e Somma (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Cognoli di Giacca, m 680
(Ag, 1975).
Ligustrum vulgate L. - P n - Europeo-W-Asiat. - Macchie e siepi. Portici: Parco
Gussone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: Reai bosco della Favorita, Somma (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881).
Olea europaea L. var. europaea - Pm - Steno-Medit. •* Coltivata e talora inselvati¬
chita nella fascia basale, m 0-300.
Segnalaz. preced.: coltivata (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Phìllyrea angue tifo ha L.
Nei giardini reali, Favorita, Portici (Pasq., 1869, sub Ph. angustifolia fo. oblongìfo -
Uà); Vesuvio (Bacc., 1881).
Riteniamo probabile che questa segnalazione sia da riferire alla specie seguente
che è stata Punica da noi ritrovata nelle località indicate da Pasquale (1. c.) e da
Bàccarini (1. c.).
PMllyrea latifolia L. (incl. Ph. media L.) - P n (m) - Steno-Medit. - Macchie e
boschi radi. Portici: Parco Gussone, m 50-100.
Concordiamo con Flora Europaea e con Pignatii (1982) e riteniamo che non sia
possibile considerare specie distinte Ph. media e Ph. latifolia in base alla diversa
morfologia fogliare.
Gentianaceae
Blackstonia perfoliata (L.) Hudson subsp. intermedia (Ten.) Zeltner.
Pompei (Pasq., 1869, sub Chiara perfoliata var. intermedia ); Strada Vesuviana, m
250 (Ag., 1975, sub Ch. perfoliata ). Somma, s.d., Pasquale (HP!, sub Ch. interme¬
dia) ; S. Anastasia, s.d.. Pasquale (HP!, sub Ch. intermedia ).
Blackstonia acuminata (Koch et Ziz) Domin [B. perfoliata (L.) Hudson subsp. sero¬
tino (Koch ex Reichenb.) Vollmann] — T er - Euri-Medit. - Prati aridi e lungo le
strade. Bocche del 1760, m 300; Sorgenti delPOlivella, m 300; Strada Vesuviana,
m 380; Baracche Forestali, m 500, ecc.
Centaurium erythraea Rafn subsp. erythraea - T er - Paleotemp. - Radure e luoghi
erbosi. Bocche del 1760, m 300; Strada Vesuviana, m 380; Baracche Forestali, m
500; Strabello Demaniale, m 600, ecc.
Segnalaz. preced.: terreni aridi e luoghi erbosi (Pasq., 1869, sub Erythraea centau¬
rium); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Erythraea centaurium ), Atrio del Cavallo (Co.,
1887, sub Erythraea centaurium ); Strada Vesuviana, m 250 (Ag., 1975).
Centaurium maritimum (L.) Fritsch.
Torre Annunziata (Colonna, 1616, sub Centaurium luteum novum ); Luoghi aridi.
Torre del Greco (Pasq., 1869, sub Erythraea maritima).
64 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Apocynaceae
* Nerium oleander L. - P n - S-Medit. - Parchi e giardini. Portici: Parco Gussone, m
50-100; Camaldoli di Torre del Greco, m 150, ecc.
Vinca minor L.
Luoghi ombrosi. Barra (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
° Vinca difformis Pourret.
Luoghi selvatici. Reai Parco di Portici (Pasq., 1869, sub V acutiflora)', Vesuvio
(Bacc., 1881, sub V acutiflora ); Portici, 7.V.1839 - 23.III.1849 - 5.IV.1851 s.d .,
Gussone (HG!, sub V. acutiflora ); Boschetto di Portici, 11 e 22. IV. 1840, Gussone
(HG!, sub V acutiflora ).
° Vinca major L. subsp. major - Ch rept - Euri-Medit. - Coltivata e spesso subspon¬
tanea. Cappella Vecchia, m 150; Portici: Parco Gussone, m 90.
Segnalaz. precede Luoghi selvatici. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881);
Atrio del Cavallo (Co., 1887); Portici, 7.V.1839, Gussone (HG!).
Asclepiadaceae
Gomphocarpus fruticosus (L.) Aiton fil.
Anticamente coltivato e spontaneizzato nei giardini. S. Sebastiano. Bosco Tre case
(Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Rubiaceae
Asperula arvensis L.
Tra, le messi, (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Sherardia arvensis L. - T er - Subcosmop. - Coltivi e margini delle strade. Lava
del 1804-1805, m 100; Bocche del 1760, m 300; Bocche del 1861, m 300; Strada
Vesuviana, m 350.
Segnalaz. precede luoghi aprici, dovunque (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Galium mollugo L.
Siepi e coltivi. S. Giorgio a Cremano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Non abbiamo rivenuto sul Vesuvio individui riferibili a Galium mollugo s. str.
entità peraltro nota con sicurezza solo per l’Italia settentrionale (Pignatti, 1982).
È quindi verosimile che queste citazioni siano da riferire a qualcuna delle succes¬
sive specie.
* Galium corrudifolium Vili. - H scap - Steno-Medit. - Pendici detritiche e lave.
Piano delle Ginestre, m 500; Stradello Demaniale, m 600, ecc.
Galium lucidum All. - H scap - Euri-Medit. - Distese laviche e sabbie vulcaniche.
Bocche del 1760, m 300; Sorgenti deH’Olivella, m 350; Pescinale, m 450; Baracche
Forestali, m 500; M. Somma, m 700-970; Atrio del Cavallo, m 800-900.
La flora del Somma-Vesuvio 65
Segnalaz. preced.: Camaldoli, S. Vito e Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881; Co 1887); Strada Vesuviana, m 250; (Ag., 1975, sub G. mollugo var.
lucidum ).
Galium aparine L. - T scd - Eurasiat. - Siepi ed incolti. Bocche del 1760, m 300;
S. Maria di Castello, m 450-500; Colle dei Canteroni, m 400; M. Somma, m 700;
Atrio del Cavallo, m 950; Valle del Gigante, m 950.
Segnalaz. preced.: nei luoghi coltivati e tra i sassi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881).
Galium parisiense L. - T rept - Euri-Medit. - Rupi e luoghi aridi. Torre del Greco:
Montedoro, m 200; La Pagliara, m 300; Bocche del 1760, m 300; Strada Vesu¬
viana, m 400; Stradello Demaniale, m 600, ecc.
Galium divaricatum Pourret ex Lam. - T rept - Steno-Medit. - Coltivi ed ambienti
erbosi freschi. Bocche del 1760, m 300; Stradello Demaniale, m 600.
Galium murale (L.) All.
Prati aridi. Granatello (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Cruciata levipes Opiz.
Vesuvio (Pasq., 1869, sub Galium cruciatum ).
Valantia muralis L. - T scd - Steno-Medit. - Muri a secco. Ercolano: Lagno di
Casacampora, m 200.
Segnalaz. preced.: Granatello, S. Maria Pugliano, Torre del Greco (Pasq., 1869,
sub Vaillantia muralis ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Vaillantia muralis ).
Rubia peregrina L. - P 1 - Steno-Medit.-Macarones. - Macchie e cespuglieti.
Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Bocche del 1760, m 300; Bocche del 1861,
m 300; S. Maria di Castello, m 450; M. Somma, m 700, ecc.
Segnalaz. preced.: dovunque (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881), Camaldoli di
Torre del Greco, m 150 (Ag., 1975).
Rubia tinctorum L.
Coltivata. Torre Annunziata (Pasq., 1869).
CONVOLVULACEAE
Cuscuta epilinum Weihe - T par - Euri-Medit. - Su Daucus carota , Artemisia
variabilis, Arabis turrita e Cytisus scoparius. M. Somma, m 500-600.
Cuscuta epithymum (L.) L.
Su Artemisia variabilis e Spartium junceum. Salvatore. Somma (Pasq., 1869, sub
C. minor)\ Vesuvio (Bacc., 1881, sub C. minor. Co., 1887, sub C. minor),
Calystegia sepium (L.) R. Br.
Strada Vesuviana, m 250 (Ag., 1975).
Segnalazione dubbia da attribuire probabilmente alla specie seguente.
Calystegia sylvatica (Kit.) Griseb. - H scd - SE-Europ. - Siepi e ambienti antropiz-
zati. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Bocche del 1760, m 300; Sorgenti delPOli-
66 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G, Caputo
velia, m 300; S. Maria di Castello, m 450; Colle dei Canteroni, m 500; Pescinale,
m 500; M. Somma, m 700, ecc.
Segnalaz. preced.: Siepi e ruderi. (Pasq., 1869, sub Convolvulus sylvaticus ); Vesu¬
vio (Bacc., 1881, sub Convolvulus sylvaticus ).
Convolvulus arvensis L. - G rh - Cosmop. - Coltivi, incolti e lungo le strade. Gra¬
natene, m 10; Cappella Vecchia, m 150; Torre del Greco: Montedoro, m 200; S.
Maria di Castello, m 450, ecc.
Segnalaz. preced.: dovunque nei coltivi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
* Ipomoea nil (L.) Roth - G rh - Pantrop. - Inselvatichita nelle siepi e nei luoghi
antropizzati. Portici: Parco Gussone, m 50-100; tra S. Giorgio a Cremano e Torre
Annunziata, m 50-100, ecc.
Boraginaceae
° Heliotropium europaeum L. - T er - Euri-Medit.-Turan. - Aree antropizzate ed
incolte. Portici: Parco Gussone, m 50.
Segnalaz. preced.: dovunque nei coltivi. (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881);
Piano delle Ginestre, m 620-950 (Ag., 1975); Granatello, s. d., s. coll. (HP!).
Da riferire qui anche le citazioni di Pasquale (1. c.) di Heliotropium europaeum
var. tenuiflorum Guss. entità di dubbio valore tassonomico e verosimilmente da
includere in H. europaeum.
Heliotropium dolosum De Not. - T er - Centromedit. - Turan. - Campi e terreni
sabbiosi. Bocche del 1861, m 300; La Pagliara, m 300; S. Maria di Castello, m
450; Stradello Demaniale, m 600, ecc.
Segnalaz. preced.: Vesuvio (Mart. e Tanf., 1892, sub H. eichw aidii).
Lithospermum officinale L.
Pasquale (1869) scrive di averlo riportato nel suo lavoro del 1840 ma di non
averlo più ritrovato. In HP(!) un campione raccolto a Pompei ed attribuito a L.
officinale corrisponde in effetti a Buglossoides arvensis.
Buglossoides purpurocaerulea (L.) I. M. Johnston - H scap - S-Europ.-Pontico -
Boscaglie mesofile. Fosso della Vetrana, m 400.
Segnalaz. preced.: Camaldoli, Canteroni, Somma (Pasq., 1869, sub Lithospermum
purpureo-coeruleum ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Lithospermum purpureo-
coeruleum ).
o Buglossoides arvensis (L.) L M. Johnston - T er - Euri-Medit. - Coltivi ed incolti.
Cappella Vecchia, m 150; Bocche del 1861, m 300.
Segnalaz. preced.: S. Giorgio a Cremano (Pasq., 1869, sub Lithospermum arvense );
Vesuvio (Bacc., 1881, sub Lithospermum arvense ).
Cerinthe major L. subsp. major - T er - Steno-Medit. - Luoghi erbosi e margini
delle strade. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 100-200, ecc.
Segnalaz. preced.: Canteroni, Salvatore, Somma ed Ottaviano (Pasq., 1869, sub C.
aspera var. gymnandra ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub C. aspera).
Sono presenti sovente individui riferibili alla var. gymnandra (Gasparr.) Rouy
entità peraltro di valore tassonomico assai dubbio.
La flora del Somma-Vesuvio 67
Echium volgare L. - H bien » Europ. ■■■ Coltivi ed incolti. Camaldoli di Torre del
Greco, m 150; Sorgenti dell’Olivella m 300; Bocche del 1861, m 300; Bocche del
1760, m 300; Strada Vesuviana, m 500; Colle dei Canteroni, m 570; Stradello
Demaniale, m 600, ecc.
Segnalaz. preced.: Granatello (Ten., 1831); Torre del Greco, via dell’Osservatorio
(Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Torre del Greco (Der., 1906).
Echium plantagineum L. - T er (H bien) - Euri-Medit. - Prati aridi e campi. Lava
del 18044805, m 100; La Pagliara, m 300; Bocche del 1760, m 300; Strada Vesu¬
viana, m 400; Stradello Demaniale, m 600; Cognoli di S. Anastasia, m 1030, ecc.
Segnalaz. preced.: Coltivi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Symphytum bulhosum G. Schimper.
Luoghi ombrosi umidi. Cercola, S. Sebastiano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881).
Anchusa undulata L.
Vesuvio (Bacc., 1881).
Anchusa hybrida Ten. - H scap - Steno-Medit. - Ambienti rocciosi e lungo i sen¬
tieri. Lagno di Pollena, m 200; Colle dei Canteroni, m 550; Osservatorio Vesu¬
viano, m 600.
Segnalaz. preced.: Coltivi soprattutto vigneti (Pasq., 1869, sub A. undulata var.
hybrida ).
Anchusa eretica Miller [Lycopsis variegata Auct. fi. ital., non L.] - T er - NE-
Medit. (Steno-) - Prati e campi. Portici: Parco Gussone, m 50; Cappella Vecchia,
m 100-200; Bocche del 1861, m 300; Fosso della Vetrana, m 400.
Segnalaz. preced.: coltivi e luoghi erbosi (Pasq., 1869, sub Lycopsis variegata );
Vesuvio (Bacc., 1881, sub Lycopsis variegata).
Borago officinalis L. - T er - Euri-Medit - Margini delle vie. Cappella Nuova, m 180.
Segnalaz. preced.: Coltivi e siepi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Myosotis ramosissima Rochel - T er - Europeo-W-Asiat. - Prati aridi e radure.
Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Lagno di Pollena, m 200; Bocche del 1861,
m 300; Fosso della Vetrana, m 400; Piano delle Ginestre, m 500, ecc.
Segnalaz. preced.: Granatello, Torre del Greco (Pasq., 1869, sub M. hispida );
Vesuvio (Bacc., 1881, sub M. hispida).
* Myosotis arvensis Hill- T er - Europeo-W-Asiat. - Boschi di latifoglie. Pescinale,
m 350; Cognoletto, m 500.
Cynoglossum creticum Miller - H bien - Euri-Medit. - Ambienti ruderali. Portici:
Parco Gussone, m 50-100; Pescinale, m 350.
Segnalaz. preced.: lungo le strade (Pasq., 1869, sub C. pictum); Vesuvio (Bacc.,
1881, sub C. pictum).
Verbenaceae
Verbena officinalis L. - H scap - Cosmop. - Terreni calpestati e lungo le strade.
Portici: Parco Gussone, m 50-100; Strada Vesuviana, m 150; Sorgenti deH’Olivella,
m 300, ecc.
Segnalaz. preced.: coltivi ed incolti (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
68 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Labiatae
Ajuga reptans L. - H rept - Europeo-Caucas. - Boscaglie e siepi. Colle dei Cante-
roni, m 500.
Segnalaz. preced.: luoghi ombrosi e margini dei campi. (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881).
Ajuga chamaepitys (L.) Schreber s. 1.
Nei campi. S. Giorgio a Cremano, S. Sebastiano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881).
Teucrium chamaedrys L. - Ch suff - Euri-Medit. - Boscaglie e radure. Camaldoli
di Torre del Greco, m 170; Bocche del 1760, m 350; Colle dei Canteroni, m 500.
Segnalaz. preced.: selva dei Camaldoli della Torre, Tironi e Tironcelli (Pasq.,
1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio del Cavallo (Co., 1887).
Teucrium polium L. subsp. capitatum (L.) Arcangeli.
Luoghi sassosi ed arene marittime. Granatello, Torre del Greco a Branchina
(Pasq., 1869 sub T. pseudo-hyssopus) ; Vesuvio (Bacc., 1881, sub T. pseudo-hysso-
pus ).
Marrubium vulgare L.
Ambienti ruderali (Pasq., 1840).
Sideritis romana L. subsp. romana - T er - Steno-Medit. - Prati aridi. Torre del
Greco: Villa Inglese, m 50.
Segnalaz. preced.: Granatello, Torre del Greco (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881).
Lamium flexuosum Ten.
Comune. (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Lamium bifidum Cyr. subsp. bffìdum - T er - Steno-Medit. - Campi ed incolti.
Cappella Vecchia, m 150; Colle dei Canteroni, m 450.
Segnalaz. preced.: coltivi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Lamium purpureum L. - T er - Eurasiat. - Spiazzi erbosi e margini delle strade.
Portici: Parco Gussone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: Coltivi. (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Lamium amplexicaule L. subsp. amplexicaule - T er - Paleotemp. - Siepi, coltivi
ed ambienti antropizzati. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m
150; Bocche del 1861, m 300, ecc.
Segnalaz. preced.: Nei coltivi e lungo le strade (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881).
Ballota nigra L. subsp. foetida Hayek - H scap - Euri-Medit. - Boschi di leccio.
Portici: Parco Gussone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: orti e coltivi (Pasq., 1869, sub B. nigra s. 1.); Vesuvio (Bacc.,
1881, sub B. foetida ).
Stachys arvensis (L.) L.
Margini delle strade e dei coltivi. (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
La flora del Somma-Vesuvio 69
Glechoma hederacea L.
Boschi e siepi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Prunella vulgaris L. - H scap - Circumbor. - Luoghi erbosi. Portici: Parco Gus-
sone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: siepi e boschi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Bru¬
nella vulgaris).
Melissa officia alis L.
Boschi. Canteroni e Camaldoli (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio del
Cavallo (Co., 1887).
Melissa romana Miller [M. altissima Sm.].
Luoghi selvatici e siepi. Salvatore e Somma (Pasq., 1869, sub M. offìcinalis var
altissima ).
Micromeria juliana (L.) Bentham ex Reichenb.
Sui muri. S. Anastasia (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); S. Anastasia,
2.VIL1869, Pasquale (HP!, sub Satureja juliana ); Mauro, 26.VIII.1868, Pasquale
(HP! sub Satureja juliana); Granatello, s. d ., Pasquale (HP! sub Satureja
tenuifolia).
Micromeria graeca (L.) Bentham ex Reichenb. subsp. graeca - Ch suff - Steno-
Medit. - Muri, ruderi e margini delle strade. Strada Vesuviana, m 200-600; La
Pagliara, m 300; S. Maria di Castello, m 450; Stradello Demaniale, m 600, ecc.
Segnalaz. preced.: muri e luoghi sassosi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881; Co.,
1887); Strada Vesuviana m 260 (Ag., 1975); S. Anastasia, 2.VIL1868, Pasquale
(HP!, sub Satureja tenuifolia ); Mauro, 2. VII. 1868, Pasquale (HP!, sub Satureja
graeca).
Micromeria graeca (L.) Bentham ex Reichenb. subsp. tenuifolia (Ten.) Nyman.
Vesuvio (Bacc., 1881, sub M. tenuifolia).
Micromeria consentina (Ten.) N. Terracc.
Sui muri. S. Giorgio a Cremano (Pasq., 1869, sub M. graeca var. angustifolia).
Micromeria graeca (L.) Bentham ex Reichenb. subsp. fruticulosa (Bertol.) Guinea
Ch suff - Endem. » Fessure delle rocce laviche. Lave del 1858, m 370.
Calamintha sylvatica Bromf. s. 1.
Boschi (Pasq., 1869, sub C. offìcinalis ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub C. offìcinalis );
Piano delle Ginestre, m 650 (Ag., 1975).
Calamintha nepeta (L.) Savi subsp. nepeta - Ch suff - Medit.-Mont. (Euri-) - Mar¬
gini delle strade, ambienti ruderali e negli abitati. Portici: Parco Gussone, m 50-
100; Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Strada Vesuviana, m 200-600; La
Pagliara, m 300; S. Maria di Castello, m 450; Stradello Demaniale, m 600, ecc.
Segnalaz. preced.: comune (Pasq., 1869); S. Giorgio a Cremano (Pasq., 1869, sub
C. nepeta var. micrantha); Vesuvio (Bacc., 1881).
Acinos suaveolens (Sm.) G. Don fil. - Ch suff - NE-Medit. - Radure delle pinete.
Bocche del 1760, m 300; Sorgenti dell’Olivella, m 350; Strada Vesuviana, m 500;
Stradello Demaniale, m 600; Atrio del Cavallo, m 850, ecc.
70 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V. La Valva e G. Caputo
Sono da riferire a questa specie i seguenti saggi d’erbario: Vesuvio, 8.V.1867, Pas¬
quale (HP! sub Thymus acynos ); Ibidem , 14.X.1868, Pasquale (HP! sub Thymus
acynos ).
Acinos arvensis (Lam.) Dandy.
Fruticeti e luoghi erbosi. Via del Salvatore, Tironi, Camaldoli, Somma (Pasq.,
1869, sub Thymus acynos).
Il controllo dei saggi d’erbario (HP!), riportati a proposito di A. suaveolens , ci
induce a ritenere per lo meno dubbia la presenza di A. arvensis sul Vesuvio.
Clinopodium vulgare L. subsp. vulgare - H scap - Circumbor. - Boscaglie e fruti¬
ceti. Camaldoli di Torre del Greco, m 170; M. Somma, m 700.
Segnalaz. preced.: boschi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Di recente alcuni Autori (Greuter e Raus, 1984), riprendendo le vedute di
Briquet, (1897) ritengono che i generi Micromeria, Calamintha, Acinos e Clinopo¬
dium debbano essere riuniti nel genere Satureja. Abbiamo ritenuto opportuno
anche in questo caso uniformarci alle vedute di Flora Europaea (Tuttn et al.,
1964-80) e di Pignatte (1982) che mantengono distinti i suddetti taxa.
* Origaimm heracleoticum L. - H scap (Ch sufi) - Eurasiat. - Macchie e cespuglieti.
Sorgenti deH’Olivella, m 300.
Segnalaz. preced.: Luoghi selvatici e fruticeti (Pasq., 1869, sub O. vulgare var.
virens ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub O. virens).
Origanum vulgare L.
Eremo (Pasq., 1840, sub O. virescens ); Atrio del Cavallo (Co., 1887); Strada Vesu¬
viana, m 260 (Ag., 1975).
Da riferire verosimilmente ad O. heracleoticum.
* Thymus longicaulis C. Presi - Ch rept (Ch sufi) - Euri-Medit. - Pinete. Bocche del
1760, m 300.
Mentha pulegium L.
Lungo le strade. Bosco Tre case (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Mentha suaveolens Ehrh. s. 1.
Strade e campi umidi. Portici (Pasq., 1869, sub M. macrostachya)\ Vesuvio (Bacc.,
1881, sub M. macrostachya).
Rosmarinus officinalis L. - P n - Steno-Medit. - Coltivato e spesso spontaneo.
Portici: Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 150; ecc.
Segnalaz. preced.: Coltivato (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Salvia glutinosa L.
Valli ombrose. Fosso di Vetrana, Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Salvia verbenaca L. - H scap - Medit.-Atl. - Incolti e margini delle strade. Lava
del 1804-1805, m 100; Bocche del 1760, m 300.
Segnalaz. preced.: Granatello (Ten., 1831, sub S. clandestina ); pascoli e luoghi
ombrosi (Pasq., 1869); Granatello, Torre del Greco (Pasq., 1869, sub S. clande¬
stina ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub S. clandestina ).
La flora del Somma-Vesuvio 71
SOLANACEAE
Lycium europaeum L.
Siepi presso il mare. Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Hyoscyamus albus L. - Ch suff - Euri-Medit. - Rupi marittime. Torre del Greco:
Torre Scassata, m 10.
Segnalaz. preced.: Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio del Cavallo
(Co., 1887).
Solarium nigrum L. subsp. nigrum - T er - Cosmop. - Incolti ed ambienti nitrofili.
Portici: Parco Gussone, m 50-100; Cappella Nuova, m 170; M. Somma, m 700;
Valle del Gigante, m 870, ecc.
Segnalaz. preced.: negli orti (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Solarium luteum Miller subsp. luteum.
Convento dei Camaldoli (Pasq., 1840, sub S. villosum).
Solarium luteum Miller subsp. alatum (Moench) Dostàl.
Nelle vigne (Pasq., 1869, sub S. miniatura)', Vesuvio (Bacc., 1881, sub S. miniatum ).
Solanum dulcamara L. - P 1 (n) - Paleotemp. - Boscaglie e siepi. S. Maria di
Castello, m 450; M. Somma, m 700.
Segnalaz. preced.: Somma, Convento dei Camaldoli (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881).
Solanum bonariense L.
Vesuvio (Bacc., 1881).
Datura stramonium L. - T er - Cosmop. -- Ambienti ruderali ed aree antropizzate.
Osservatorio, m 600.
Segnalaz. preced.: Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio del Cavallo
(Co., 1887); Torre Annunziata (Der., 1906).
Cestrum parqui L’Her. - P n - Avv. (Neotrop.) - Siepi e margini delle strade. Cap¬
pella Vecchia, m 150.
Segnalaz. preced.: Ottaviano, Mauro (Pasq., 1869).
Sono oggetto di attiva coltivazione in tutta l’area vesuviana le seguenti specie di
questa famiglia: Solanum tuberosum L., Solanum melongena L., Lycopersicon escu-
lentum Miller, Capsicum annuum L.
SCROPHULARIACEAE
Verbascum macrurum Ten.
M. Somma (Pasq., 1869, sub V thapsus var. macrurum et fo. albiflorum).
Verbascum thapsus L. subps. thapsus - H bien - Europeo-Caucas. -- Ambienti
ruderali e margini dei boschi. S. Maria di Castello, m 450; Colle dei Canteroni, m
570; M. Somma, m 700-800, ecc.
72 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Segnalaz. preced.: Ottaviano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio del
Cavallo, (Co., 1887); Parco Gussone (Der., 1906).
Verbascum rotundifolium Ten. subsp. rotundifolium - H bien - Endem. - Luoghi
sassosi e lungo le strade. Strada Vesuviana, m 450; Colle Umberto, m 610.
Segnalaz. preced.: Somma, Vetrana, S. Vito, Tironi di Torre del Greco (Pasq.,
1869); Vesuvio (Bacc., 1881; Pignatti, 1982).
Verbascum sinuatum L. - H bien - Euri-Medit. - Incolti e terreni calpestati. Por¬
tici: Parco Gussone, m 50-100; Lava del 1804-1805, m 100; Camaldoli di Torre del
Greco, m 150, ecc.
Segnalaz. preced.: Portici, Via del Salvatore, Somma (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881).
Verbascum nigrum L.
Vesuvio (Pasq., 1840).
Verbascum blattaria L. - H bien - Cosmop. - Ambienti ruderali ed antropizzati.
Portici: Parco Gussone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: Luoghi erbosi e lungo le strade (Pasq., 1869, sub V repandum );
Vesuvio (Bacc., 1881, sub V repandum).
Scrophularia peregrina L. - T er - Steno-Medit. - Incolti e luoghi erbosi. Portici:
Parco Gussone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: luoghi coltivati (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Scrophularia nodosa L. - H scap - Circumbor. - Boschi e boscaglie di latifoglie.
M. Somma, m 700.
Segnalaz. preced.: Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Scrophularia canina L. subsp. bicolor (Sm.) W. Greuter - H scap (Ch suff) - Euri-
Medit. - Luoghi erbosi aridi e terreni sabbiosi. Torre del Greco: Villa Inglese, m
10-30; Lave del 1858, m 200-600; Piano delle Ginestre, m 500-700; Stradello
Demaniale, m 600; Atrio del Cavallo, m 950; Gran Cono Vesuviano, m 1000-
1280, ecc.
Segnalaz. preced.: Torre dell’Annunziata (Ten., 1831, sub S. bicolor); Torre del
Greco, S. Vito, Salvatore (Pasq., 1869, sub S. bicolor ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub
S. bicolor ); Vesuvio (Mart. e Tanf., 1892, sub S. canina ); Gran Cono Vesuviano
(Ricc., 1972); Strada Vesuviana, m 250, Atrio del Cavallo e Valle dellTnferno, m
600-900 (Ag., 1975).
* Antirrhinum siculum Miller - Ch suff - Endem. - Ruderi e muri. Torre Annun¬
ziata: Lido Azzurro, m 10-20; Portici, m 10-100; S. Giorgio a Cremano, m 100;
Torre del Greco, m 100-150, ecc.
Antirrhinum majus L. s. 1.
Muri, tetti e lave (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Misopates orontium (L.) Rafìn. - T er - Paleotemp. - Campi ed incolti. Bocche del
1861, m 300; La Pagliara, m 300; Sorgenti delFOlivella, m 500, ecc.
Segnalaz. preced.: Coltivi (Pasq., 1869, sub Antirrhinum orontium ); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub Antirrhinum orontium ).
La flora del Somma-Vesuvio 73
Chaenorhinum minus (L.) Lange s. 1.
Nei campi. Camaldoli (Pasq., 1869, sub Linaria minor)\ Vesuvio (Bacc., 1881, sub
Linarìa minor).
Linaria purpurea (L.) Miller - H scap - Endem. - Siepi e luoghi erbosi. Portici:
Parco Gussone, m 50-100; Bocche del 1760, m 300; Bocche del 1861, m 300;
Strada Vesuviana, m 100-1000; Pescinale, m 450; S. Maria di Castello, m 450;
Colle dei Canteroni, m 670; M. Somma, m 700-950; Valle delPInferno, m 800-
900; Gran Cono Vesuviano, m 970-1180, ecc.
Segnalaz. preced.: Coltivi sassosi e lungo le strade (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881); presso POsservatorio (Mart. e Tanf., 1892).
Cymbalaria muralis P. Gaertner, B Meyer et Scherb. subsp. muralis - Ch rept -
Subcosmop. - Muri e rupi umide. Portici: Parco Gussone, m 50; Osservatorio
Vesuviano, m 600, ecc.
Segnalaz. preced.: Muri umidi (Pasq., 1869, sub Linaria cymbalaria ); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub Linaria cymbalaria).
° Kickxia commutata (Bernh. ex Reichenb.) Fritsch subsp. commutata.
Parco di Portici (Pasq., 1869, sub Linaria graeca); Vesuvio (Bacc., 1881, sub
Linaria graeca ); Portici, 22. VII. 1 832(7), Gussone (HG!, sub L. graeca).
Kickxia elatine (L.) Dumort. subsp. elatine.
Strade e campi (Pasq., 1869, sub Linaria elatine ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Lina¬
ria elatine).
Kickxia elatine (L.) Dumort. subsp. crinita (Mabille) W. Greuter.
Luoghi erbosi. Reai Parco di Portici (Pasq., 1869, sub Linaria spuria var. hetero-
phylla «fide Gussone»).
Kickxia spuria (L.) Dumort. s. 1.
Campi e luoghi erbosi. S. Giorgio a Cremano (Pasq., 1869, sub Linaria spuria );
Reai Parco di Portici (Pasq., 1869, sub Linaria spuria subvar. glabrata «fide Gus¬
sone»); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Linaria spuria).
Digitalis micrantha Roth [D. lutea L. subsp. australis (Ten.) Arcangeli] - H scap -
Endem. - Boscaglie e fruticeti. S. Maria di Castello, m 450; Colle dei Canteroni,
m 400-500; Pescinale, m 500; M. Somma, m 700-950, ecc.
Segnalaz. preced.: Camaldoli, Canteroni e Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881).
Veronica arvensis L. -- T er - Subcosmop. - Campi e luoghi erbosi. Colle dei Can¬
teroni, m 600.
Segnalaz. preced.: Dovunque (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Veronica agrestis L. - T er - Europ. - Spiazzi erbosi e lungo le strade. Lave del
1804-1805, m 100; Bocche del 1861, m 300; Strada Vesuviana, m 380, ecc.
Segnalaz. preced.: Coltivi e luoghi erbosi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Veronica polita Fries.
Luoghi sassosi, strade e coltivi (Pasq., 1869, sub V. agrestis fo. didyma); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub V. didyma).
74 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Veronica persica Poiret - T er (scd) - Subcosmop. - Campi e prati. Portici: Parco
Gussone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: tra le messi (Pasq., 1869).
Veronica hederifolia L. subsp. hederifolia - T scd (er) - Euroasiat. - Boscaglie
rade. Colle dei Canteroni, m 570.
Segnalaz. preced.: Coltivi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Veronica cymbalaria Bodard - T scd (er) - Euri-Medit. - Pietraie e margini delle
strade. Portici: Parco Gussone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: Coltivi, luoghi sassosi e strade (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881).
Odontites verna (Bellardi) Dumort. subsp. serotina (Dumort.) Corb. [ O . rubra
(Baumg.) Opiz subsp. rubra] - T er - Eurasiat. - Ambienti riuderali e zone antro-
pizzate. Ercolano: Via Nova, m 200; Strada Vesuviana, m 400; Piano delle
Ginestre, m 500.
Segnalaz. preced.: Canteroni (Pasq., 1869, sub Bartsia odontites ); Vesuvio (Bacc.,
1881, sub Bartsia odontites ).
Parentucellia latifolia (L.) Carnei - T er - Euri-Medit. - Prati aridi. Lave del 1858,
m 400.
Segnalaz. preced.: Cappella Vecchia, Granatello, S. Maria di Pugliano, Torre del
Greco, Tironi (Pasq., 1869, sub Euphrasia latifolia ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub
Euphrasia latifolia ).
Orobanchaceae
Orobanche ramosa L. subsp. ramosa - T par - Paleotemp. - Su diverse specie di
Solanum. Ercolano: Lagno di Casacampora, m 150.
Segnalaz. preced.: Prati aridi, su varie piante (Pasq., 1869, sub Phelipaea ramosa );
Vesuvio (Bacc., 1881, sub Phelipaea ramosa).
Orobanche purpurea Jacq.
Luoghi ombrosi, su Picris. S. Anastasia (Pasq., 1869, sub Phelipaea co ernie a),
Vesuvio (Bacc., 1881, sub Phelipaea co ernie a).
Orobanche crenata Forsskàl.
Su Ervum. Portici (Pasq., 1869, sub O. pruinosa «fide Gussone»), Portici (Migl.,
1896, sub O. viciae-fabae).
Orobanche minor Sm. - T par - Subcosmop. - Su Compositae. Bocche del 1760, m
300 su Carlina corymbosa L.; Lave del 1858, m 380 su Hypochoeris radicata L.;
Sorgenti delLOlivella, m 400 su Tussilago farfara L.
Segnalaz. preced.: Vesuvio (Bacc., 1881, sub O. nudiflora ).
Orobanche hederae Duby - T par - Euri-Medit. - Su Hedera helix L. Portici: Parco
Gussone,; m 50-100; M. Somma, m 700, ecc.
Segnalaz. preced.: Portici: nel Reai Parco su Hedera (Pasq., 1869 «fide
Gussone»); Torre del Greco (Pasq., 1869, sub O. hederae var glaberrìma ); Vesu¬
vio (Bacc., 1881).
La flora del Somma-Vesuvio 75
Orobanche elatìor Sutton.
Su Leguminosae (Pasq., 1869, sub 0. major); Vesuvio (Bacc., 1881, sub 0. maior).
Orobanche rapum-genistae Thuill. subsp. rapum-genistae - T par - Subatl. - Su
Leguminosae. Camaldoli di Torre del Greco, m 150 su Cytisus villosus Pourret;
Colle dei Canteroni, m 500 e S. Maria di Castello, m 450, su Cytisus scoparius (L.)
Link.
Orobanche gracilis Sm.
Su Spartium. Bosco di Mauro, M. Somma, Camaldoli (Pasq., 1869, sub 0.
cruenta ), Vesuvio (Bacc., 1881, sub 0. cruenta ).
Orobanche variegata Wallr. - T par - W-Medit. - Su Leguminosae. Colle dei Can¬
teroni, m 500 su Cytisus scoparius (L.) Link.
Orobanche sanguinea C. Presi - T er - Steno-Medit. - Su Leguminosae. Colle dei
Canteroni, m 500 su Spartium junceum L.
Segnalaz. precede Somma, Ottaviano (Pasq., 1869, sub O. crinita ); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub O. crinita ).
Acanthaceae
Acanthus mollis L. - H scap. - W-Medit. (Steno-) - Coltivato e spesso spontaneiz-
zato. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 150, ecc.
Segnalaz. precede Somma, S. Anastasia (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Plantaginaceae
Plantago major L. subsp. major - H ros - Subcosmop. - Incolti, strade e suoli cal¬
pestati. Portici: Parco Gussone, m 50-100.
Segnalaz. precede Somma (Pasq., 1869), Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio del Cavallo
(Co., 1887).
Plantago coronopus L. s. 1.
Prati marittimi. (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Plantago coronopus L. subsp. coronopus var. ceratophylla (Hoffrng. et Link) Rafin.
- H ros - Euri-Medit. - Prati salmastri. S. Maria La Bruna, m 15.
Segnalaz. precede Resina (Pasq., 1869, sub P. ceratophylla ); Vesuvio (Bacc.,
1881, sub P. ceratophylla ); Marina di Portici, 8.V.1868, Pasquale (HP!, sub P. cera¬
tophylla ); Portici e Resina nella Favorita, 29.IV. 1868, Pasquale (HP!, sub P. coro¬
nopus).
Plantango coronopus L. subsp. commutata (Guss.) Pilger - H ros - Euri-Medit. -
Terreni aridi e sabbiosi. Bocche del 1760, m 120-150.
Segnalaz. precede Granatello, S. Maria Pugliano, (Pasq., 1869, sub P. coronopus
var. laciniata).
Plantago macrorhiza Poiret.
Insieme a P. ceratophylla e a P. coronopus (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
76 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Plantago lanceolata L. s. 1.
Luoghi erbosi e strade (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
* Plantago lanceolata L. var. mediterranea (Kerner) Pilger - H ros - Cosmop. -
Ambienti ruderali e lungo le strade. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Lava del
1804-1805, m 100; Bocche del 1760, m 150-300; Bocche del 1861, m 300; Strada
Vesuviana, m 200-600; S. Maria di Castello, m 450; Colle dei Canteroni, m 300-
500, ecc.
Plantago lagopus L. - T er - Steno-Medit. - Muri a secco e prati xerofili. Grana¬
teli, m 5-10; S. Maria La Bruna, m 10-20.
Segnalaz. preced.: Granateli (Ten., 1832, sub P. eriostachyà)\ Granateli, S.
Maria Pugliano (Pasq., 1869, sub P. lagopus var. eriostachya); Vesuvio (Bacc.,
1881).
° Plantago bellardii All. subsp. bellardii - T er - S-Medit. - Spiazzi erbosi aridi. Cap¬
pella Vecchia, m 120-150.
Segnalaz. preced.: Camaldoli, S. Vito, Vìa del Salvatore (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881); Camaldoli, 16.VI.1868, Pasquale (HP!); Vesuvio, s.d.. Pasquale
(HP!).
Plantago arenaria Waldst. et Kit. [P. indica L. nom. illeg.].
Colle dei Canteroni presso l’Eremo (Pasq., 1869).
Plantago afra L. [P. psyllium L. nom. illeg.].
Granateli (Ter, 1831, sub P. psyllium ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub P. psyllium).
Caprifoliaceae
Sambucus nigra L. » P m (n) - Europeo-Caucas. - Boschi e boscaglie. Portici:
Parco Gussone, m 50-100; M. Somma, m 700, ecc.
Segnalaz.#preced.: zone basse a settentrione (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881);
Atrio del Cavali (Co., 1887).
Viburnum tinus L. subsp. tinus - P n - Steno-Medit. - Boschi di leccio. Portici:
Parco Gussone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: boschetti di Portici e Favorita (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881).
Lonicera implexa Aiton -PI- Steno-Medit. - Macchie e siepi. Portici: Parco Gus¬
sone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 150.
Segnalaz. preced.: S. Vito (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
* Lonicera caprifolium L. - P 1 - SE-Europ. (Pontica) - Boscaglie miste. Colle dei
Canteroni, m 570.
Valerianaceae
Centranthus ruber (L.) DC. subsp. ruber - H scap (Ch suff ) - Steno-Medit. -
Muri, lave e rupi. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Lave del 1858, m 100-500;
Piano delle Ginestre, m 400-800; M. Somma, m 200-600; Atrio del Cavallo, m
950; Gran Cono Vesuviano, m 1000, ecc.
La flora del Somma-Vesuvio 77
Segnalaz. preced.: Granatello, S. Vito, Salvatore, Somma (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881; Mart. e Tank, 1892); sotto l’Osservatorio (Der., 1906); Lave del
1858 (Ricc., 1972); Strada Vesuviana, m 250, Atrio del Cavallo e Valle dell’In-
ferno, m 650-900, Piano delle Ginestre, m 620-850, Foresta Tirane, m 640 (Ag.,
1975).
Centranthus macrosiphon Boiss. - H scap - W-Medit. (Steno-) - Muri e tetti. Por¬
tici: Palazzo Reale, m 50.
Segnalaz. preced.: Portici: Parco Gussone (Pizzolongo, 1959).
Sulla presenza di questa specie nella zona vesuviana si veda quando già detto da
Pizzolongo (1. c.).
Dipsacaceae
* Dipsacus fullonum L. - T er - Euri-Medit. - Lungo i sentieri. Fosso della Vetrana,
m 700.
Knautia arvensis (L.) Coulter var. pratensis (Schmidt) Szabó.
Cognoli Di Giacca, m 680 (Ag., 1975, sub K. pratensis).
Knautia integrifolia (L.) Bertol.
Boschi (Pasq., 1840).
Scabiosa columbaria L. - H scap - Eurasiat. - Ambienti ruderali e lungo le strade.
Bocche del 1760, m 300; S. Maria di Castello, m 450; Stradello Demaniale, m
600; Colle Umberto, m 700, ecc.
Segnalaz. preced.: Mauro, Canterani, S. Sebastiano, S. Anastasia, ecc. (Pasq.,
1869); Atrio del Cavallo (Co., 1887); Vesuvio (Mart. e Tanf., 1892).
Scabiosa uniseta Savi - H scap (Ch sufi) - Endem.(?) - Radure e pinete. Strada
Vesuviana, m 600-1000; Atrio del Cavallo, m 950, ecc.
Segnalaz. preced.: luoghi selvatici (Pasq., 1869, sub S. uniseta et var. calva ); Vesu¬
vio (Bacc., 1881).
Scabiosa maritima L. [S. ambigua Ten.]. - Ch suff (H scap) - Steno-Medit. -
Luoghi erbosi aridi ed antropizzati. Torre del Greco: Villa Inglese, m 10-50; Por¬
tici: Parco Gussone, m 50-100; Lava del 1804-1805, m 100; Camaldoli di Torre del
Greeco, m 150; Lave del 1858, m 200-600; Bocche del 1760, m 300, ecc.
Segnalaz. preced.: Granatello, Torre del Greco, Strada dell’Osservatorio (Pasq.,
1869, sub S. grandiflora ).
Riteniamo che siano da ascrivere a questa entità le citazioni di S. atropurpura L.
di Martelli e Tanfani (1892) per il Vesuvio e di Agostini (1975) per la Strada
Vesuviana ed il Bosco Casoria.
Campanulaceae
Legousia speculum-veneris (L.) Chaix - T er - Euri-Medit. - Luoghi erbosi e col¬
tivi. Ercolano: Lagno di Casacampora, m 100.
Segnalaz. preced.: tra le messi (Pasq., 1869, sub Specularla speculum var. hirta);
Vesuvio (Bacc., 1881, sub Speculano speculum).
78 M. Ricciardi , G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Legousia falcata (Ten.) Fritsch.
Tra le messi (Pasq., 1869, sub Specularla speculum var. falcata ).
Trachelium coemleum L. - Ch suff - W-Medit. - Muri ombrosi. Portici: Parco
Gussone, m 50.
Segnalaz. preced.: Reai Parco di Portici (Pasq., 1869, «fide Pedicino»); Vesuvio
(Bacc., 1881).
Campanula rapunculus L. - H bien - Paleotemp. - Boschi e fruticeti. Camaldoli di
Torre del Greco, m 150; Colle dei Canteroni, m 600.
Segnalaz. preced.: Vesuvio (Ten., 1831; Bacc., 1881); Canteroni, Somma (Pasq.,
1869); Atrio del Cavallo (Co., 1887).
Campanula dichotoma L. - T er - W-Medit. (Steno-) - Pietraie e rupi. Torre del
Greco: alla Torre di Bassano, m 10; Ercolano: Lagno di Casacampora, m 110;
Bocche del 1760, m 300.
Segnalaz. preced.: Pugliano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Campanula erinus L. - T er - Steno-Medit. - Muri e ruderi. Portici: Parco Gus¬
sone, m 35.
Segnalaz. preced.: Ottaviano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Campanula trachelium L. subsp. trachelium - H scap - Paleotemp. - Boschi e
boscaglie di caducifoglie. S. Maria di Castello, m 450; sopra Ottaviano, m 460;
Colle dei Canteroni, m 500.
Segnalaz. preced.: Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
COMPOSITAE
Eupatorium cannabinum L. - H scap - Paleotemp. - Canali e ambienti acquitri¬
nosi. Sorgenti delfOlivella, m 600.
Segnalaz. preced.: luoghi ombrosi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Solidago virgaurea L. - H scap - Circumbor. - Pendici sassose e margini dei
boschi. Bocche del 1861, m 300; Pescinale, m 650; M. Somma, m 500-700; Valle
del Gigante, m 870; Cognoli di S. Anastasia, m 1030; Gran Cono Vesuviano, m
1000-1100, ecc.
Segnalaz. preced.: Canteroni, Somma, Mauro (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881); presso l’Osservatorio (Mart. e Tanf, 1892).
* Aster squamatus (Sprengel) Hiern. - H scap - Avv. (Neotrop.) - Incolti e lungo le
strade. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Torre del Greco: Via Litoranea, ecc.
Conyza bonariensis (L.) Cronquist - T er - Avv. (America Tropic.) - Campi e mar¬
gini dei sentieri. Cappella Vecchia, m 150.
Segnalaz. preced.: coltivi (Pasq., 1869, sub C ambigua ); Vesuvio (Bacc., 1881,
sub C. ambigua ).
* Conyza floribunda Kunth [fc. albida Willd.; C. naudinii Bonnet] - T er - Avv.
(America Tropic.) - Zone antropizzate ed incolti. Lava del 1804-1805, m 100;
Bocche del 1760, m 300; S. Maria di Castello, m 430; M. Somma, m 500-600, ecc.
La flora del Somma-Vesuvio 79
Conyza canadensis (L.) Cronquist - T er - Cosmop. - Ambienti ruderali e lungo le
strade. Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Colle dei Canteroni, m 600, ecc.
Segnalaz. preced.: coltivi e vigne (Pasq., 1869, sub Erigeron canadense ); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub Erigeron canadense).
Bellis annua L.
Granateli© (Ter, 1831); Granatello, S. Maria a Pugliano, Torre del Greco (Pasq.,
1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Pugliano, 20.11.1868, Pasquale (HP!); Reai Parco di
Portici, 4. III. 1869, Pasquale (HP!); Granatello, s.d., s. coll. (HP!).
Bellis perennis L. - H ros - Circumbor. - Prati e terreni calpestati. Portici: Parco
Gussone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: Reai Parco di Portici (Pasq., 1869, sub B. perennis et B.p. var.
hy hrida)\ Vesuvio (Bacc., 1881).
Filago lutescens Jordan s. 1. [F. germanica (L.) Hudson].
Luoghi aridi e vigneti (Pasq., 1869, sub F. germanica ); Strada Vesuviana, m 250
(Ag., 1975, sub F. germanica).
Logfia arvensis (L.) J. Holub [Oglifa arvensis (L.) Cass.].
S. Vito (Pasq., 1840 sub Gnaphalium arvense).
Logfia gallica (L.) Cosson et Germ. [Oglifa gallica (L.) Chrtek et J. Holub; Filago
gallica L. ] - T er - Euri-Medit. - Incolti e prati aridi. Bocche del 1760, m 300;
Strada Vesuviana, m 350-500; Stradello Demaniale, m 600; Pescinale, m 650, ecc.
Segnalaz. preced.: Torre del Greco (Pasq., 1869, sub Filago gallica et var. tenuifo-
lia ); Strada Vesuviana, m 250, versante meridionale, m 600-900, Piano delle
Ginestre, m 630 (Ag., 1975, sub Filago gallica).
Gnaphalium luteo-album L. - T er - Subcosmop. - Prati e coltivi. Lava del 1804-
1805, m 100; Bocche del 1760, m 150; Cappella Vecchia, m 120; Bocche del 1861,
m 300; fumarole attive all’interno del cratere, m 1200, ecc.
Phagnalon rupestre (L.) DC. - Ch suff - W- e S-Medit. - Muri. Portici: Parco Gus¬
sone, m 100.
Phagnalon saxatile (L.) Cass.
S. Giorgio a Cremano, Barra (Pasq., 1869, sub Conyza saxatilis var. canescens).
Helicrhysum litoreum Guss. - Ch suff - Endem. - Pendici sassose, distese laviche
e muri. Portici: Parco Gussone, m 100; Bocche del 1760, m 150; Strada Vesu¬
viana, m 200-1000; M. Somma, m 600; Stradello Demaniale, m 600; Sorgenti
delPOlivella, m 600; Pescinale, m 650; Valle del Gigante, m 800-900; Gran Cono
Vesuviano, m 1000-1100, ecc.
Segnalaz. preced.: M. Somma, Granatello, Osservatorio, S. Anastasia, Somma e
Punta del Nasone (Pasq., 1869; Co., 1887); Strada Vesuviana, m 250, Piano delle
Ginestre, m 620-950, Atrio del Cavallo, m 950, (Ag., 1975); Atrio del Cavallo e
Valle dellTnferno (Ag., 1975, sub H. saxatile var. litoreum).
Sulla base di numerosi controlli effettuati, riteniamo valide le considerazioni di
Clapham in Flora Europaea (Tutin et al., 1964-80); manteniamo pertanto distinta
questa entità sia da H. saxatile Moris che da H. rupestre (Rafìn.) DC. a causa della
costanza dei caratteri osservati nei popolamenti vesuviani.
80 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Inula conyza DC. - H scap - Medioeuropeo-W-Asiat. - Boschi e boscaglie sempre¬
verdi. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Bocche del 1760, m 300; Colle dei Can-
teroni, m 570; Sorgenti delPOlivella, m 600; Pescinale, 650; Valle del Gigante, m
850, ecc.
Segnalaz. preced.: Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Dittrichia graveolens (L.) W. Greuter [Inula graveolens (L.) Desf.].
Luoghi aridi (Pasq., 1869, sub Inula graveolens ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Inula
graveolens).
Dittrichia viscosa (L.) W. Greuter subsp. viscosa [Inula viscosa (L.) Aiton] - H scap
(Ch suff) - Euri-Medit. - Luoghi sassosi e terreni aridi. Torre del Greco: Villa
Inglese, m 10-50; Portici: Parco Gussone, m 50-100; Lava del 1804-1805, m 100;
Bocche del 1760, m 300; Strada Vesuviana, m 200-600; Stradello Demaniale, m
600; Sorgenti delPOlivella, m 600; Pescinale, m 650; Valle del Gigante, m 800-
900, ecc.
Segnalaz. preced.: Granatello, Somma (Pasq., 1869, sub Inula viscosa); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub Inula viscosa); Atrio del Cavallo (Co., 1887, sub Inula viscosa);
Atrio del Cavallo e Valle delPInferno, m 600-900, Piano delle Ginestre, m 620-650
(Ag., 1975, sub Inula viscosa).
* Pulicaria odora (L.) Reichenb. - H scap - Euri-Medit. - Pinete. Bocche del 1760,
m 150.
Carpesium cernuum L.
Vesuvio (Pasq., 1840); Vesuvio (Bacc., 1881).
Lo stesso Pasquale (1869) esprime non pochi dubbi sulla presenza di questa spe¬
cie nell’area vesuviana in quanto, malgrado egli l’abbia annotata in precedenza
(Pasquale, 1840), non gli fu più possibile ritrovarla né sul Vesuvio né nei din¬
torni di Napoli dove era stata già segnalata da Tenore (1823).
Pallenis spinosa (L.) Cass.
Luoghi sassosi e prati aridi (Pasq., 1869).
Ambrosia maritima L.
Ambienti marittimi. Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Xanthium spinosum L.
Luoghi sassosi e ruderali presso il mare. Granatello, S. Anastasia (Pasq., 1869);
Vesuvio (Bacc., 1881).
° Xanthium strumarium L. s. 1.
Torre del Greco, s.d., Pasquale (HP!).
Il saggio incompleto non consente di pervenire alla determinazione della sotto¬
specie.
* Galinsoga parviflora Cav. - T er - Avv. (Sudamer.) - Prati, coltivi e giardini. Por¬
tici: Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 120-150, ecc.
° Anthemis arvensis L. subsp. incrassata (Loisel.) Nyman [A. nicaeensis Willd.] - T
er - Subcosmop. - Campi e luoghi erbosi aridi. Lava del 1804-1805, m 100;
Bocche del 1760, m 150; Camaldoli di Torre del Greco, m 150, ecc.
La flora del Somma-Vesuvio 81
Segnalaz. preced.: dovunque (Pasq., 1869, sub A. arvensis fo. incrassata ); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub A. arvensis); Portici, s.d., Pasquale (HP!, sub A. incrassata);
Torre del Greco, alla marina, s.d., s. coll. (HP!, sub A. incrassata); Vesuvio,
8.V.1869, Pasquale (HP!, sub A. incrassata); Portici, s.d., s. coll., (HP!, sub A.
incrassata ).
Anthemis cotula L.
Coltivi (Pasq., 1869, sub Maruta cotula).
Anthemis mixta L.
Prati e strade. Portici, Torre del Greco (Pasq., 1869, sub Maruta mixta); Torre del
Greco, V.1834, Pasquale (HP!); Camaldoli, 10.V.1868, Pasquale (HP!); Vesuvio,
8.V.1869, Pasquale (HP!).
Anthemis austriaca Jacq.
Giardino Reale di Portici (Pasq., 1869 « fide Gussone»); Vesuvio (Bacc., 1881).
Achillea collina J. Becker ex Reichenb. - H scap - SE-Europ. - Macchie e siepi.
Ercolano: Lagno di Casacampora, m 150.
Achillea ligustica All. - Ch suff - W-Medit. (Steno-) - Ambienti ruderali e terreni
sabbiosi. Lava del 1804-1805, m 100; Camaldoli di Torre del Greco, m 150;
Bocche del 1861, m 300; Strada Vesuviana, m 200-600; Pescinale, m 650; M.
Somma, m 700, ecc.
Segnalaz. preced.: luoghi aperti sassosi e ai margini dei boschi (Pasq., 1869);
Vesuvio (Bacc., 1881); presso l’Osservatorio (Mart. e Tanf., 1892); Cognoli di
Giacca, m 680 (Ag., 1975).
Chamomilla recutita (L.) Rauschert [Matricharia chamomilla L. p. p.] - T er - Sub-
cosmop. - Campi e prati. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m
120-150; Strada Vesuviana, m 490, ecc.
Segnalaz. preced.: Pugliano (Pasq., 1869 sub M. chamomilla); Vesuvio (Bacc.,
1881, sub M. chamomilla); Torre Annunziata (Der., 1906, sub M. chamomilla).
Chrysanthemum segetum L. - T er - Euri-Medit. - Coltivi e luoghi erbosi antropiz-
zati. Lava del 1804-1805, m 100; Cappella Vecchia, m 120-180; Bocche del 1760,
m 300; Bocche del 1861, m 300; S. Maria di Castello, m 430, ecc.
Segnalaz. preced.: Campi e prati (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Coleostephus myconis (L.) Cass. [Myconia myconis (L.) Briq.] - T er - Steno-Medit.
- Zone ruderali e ambienti antropizzati. Portici: Parco Gussone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: Tra le messi (Pasq., 1869, sub Pyrethrum myconis); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub Pyrethrum myconis).
Tanacetum parthenium (L.) Schultz Bip. - H scap - SE-Europ. -W-Asiat. - Luoghi
antropizzati. Ercolano: Lagno di Villanova, m 100.
Artemisia vulgaris L.
Nelle siepi. Boscotrecase (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Artemisia verlotiorum Lamotte - H scap - E-Asiat. - Siepi ed ambienti ruderali.
Portici: Parco Gussone, m 50-100; Bocche del 1861, m 300, ecc.
82 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V. La Valva e G. Caputo
* Artemisia annua L. - T er - Eurasiat. - Ambienti antropizzati e lungo le strade.
Torre del Greco: Villa Inglese, m 50; Fosso della Vetrana, m 300.
Artemisia arborescens L.
Rupi. Portici, Salvatore, M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Artemisia variabilis Ten. - Ch suff - Endem. - Lave e ambienti xerofili. Lava del
1804=1805, m 100; Camaldoli di Torre del Greco, m 150; colle dei Canteroni, m
300-600; Strada Vesuviana, m 200-600; Atrio del Cavallo, m 950; Gran Cono
Vesuviano, m 1000-1200.
Segnalaz. preced.: comunissima (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881; Co., 1887;
Mart. e Tanf., 1892); Lave del 1858 (Ricc., 1972, sub A. campestris var.
variabilis ); Strada Vesuviana, m 250, Piano delle Ginestre, m 600-900, Foresta
Tirone, m 640, Cognoli di Giacca, m 680, Atrio del Cavallo, m 950 (Ag., 1975),
Atrio del Cavallo, e Valle dellTnferno (Ag., 1975, sub A. campestris var.
variabilis).
Tussilago farfara L. - G rh - Paleotemp. - Terreni acquitrinosi e scarpate delle
strade. S. Maria di Castello, m 430.
Segnalaz. precede Somma, Torre del Greco, Canteroni (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881); Atrio del Cavallo (Co., 1887); Via Vecchia dell’Osservatorio (Der.,
1906).
Senecio bicolor (Willd.) Tod. subsp. cineraria (DC.) Chater [S. cineraria DC.].
Margini dei campi. Reai Parco di Portici (Pasq., 1869, sub Cineraria maritima var.
bicolor ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Cineraria maritima ).
Senecio ambiguus (Biv.) DC. subsp. gibbosus (Guss.) Chater [Senecio gibbosus
(Guss.) DC.].
Coltivata e subspontanea. Reai Parco di Portici (Pasq., 1869, sub Cineraria mari¬
tima var. nuda , «fide Pedicino »).
Senecio erraticus Bertol. s. 1.
Vesuvio (Bacc., 1881).
Senecio vulgaris L. - T er - Cosmop. - Coltivi, incolti e ambienti antropizzati.
Portici: Parco Gussone, m 50-100; Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Cappella
Vecchia, m 150; Bocche del 1861, m 300; Strada Vesuviana, m 200-600; Pescinale,
m 650; M. Somma, m 700; Valle del Gigante, m 850-900; Gran Cono Vesuviano,
m 1100, ecc.
Segnalaz. precede dovunque (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Resina (Der.,
1906).
Senecio lividus L. - T er - Steno-Medit. - Radure e fruticeti. Pescinale, m 650.
Segnalaz. precede Somma presso Ottaviano, Camaldoli (Pasq., 1869, sub S.foeni-
culaceus ).
Senecio aethnensis Jan ex DC. [S. chrysan them ifo lius Poiret] - Ch suff - Endem. -
Incolti e margini dei sentieri. Fosso della Vetrana, m 400; Osservatorio Vesu¬
viano, m 600.
Segnalaz. preced.; Casa Bianca Matrone, m 620, strada per l’Osservatorio e rota¬
bile per il cratere (Ag., 1959, sub S. squalidus var. chrysan th em ifo lius).
La flora del Somma-Vesuvio 83
Per quel che attiene alla presenza di questa endemica dell’Etna sul Vesuvio si
rimanda alle considerazioni di Agostini (1959).
Nel suo areale etneo, questo Senecio si trova in popolamenti i cui individui si pre¬
sentano con morfologia variabile a seconda dell’altitudine. Si tratta di varianti di
valore tassonomico controverso che di recente Ronsisvalle (1968) ha ritenuto di
poter ricondurre a tre specie distinte. Per il grado di incisione delle foglie, gli
individui delle stazioni vesuviane potrebbero essere rapportati a S. chrysanthemi-
folius Poiret.
Calendula arvensis L. subsp. arvensis - H bien - Euri-Medit. - Prati e radure.
Lava del 1804-1805, m 100; Bocche del 1861, m 300; Strada Vesuviana, m 400-
500, ecc.
Segnalaz. preced.: Granatello, S. Maria a Pugliano, Torre del Greco (Pasq., 1869);
Camaldoli (Pasq.; 1869, sub C. arvensis fo. micrantha ); Vesuvio (Bacc., 1881).
Arctium nemorosum Lej. - H bien - Europ. (Subatl.) - Luoghi ombrosi. M.
Somma, m 700.
Carduus nutans L. subsp. nutans - H bien - W-Europ. - Radure e prati aridi. Colle
dei Canteroni, m 600; Stradello Demaniale, m 600; Strada Vesuviana, m 610.
Carduus macrocephalus Desf. s. 1.
Strade e luoghi erbosi. Strada dell’Osservatorio, S. Anastasia (Pasq., 1869); Vesu¬
vio (Bacc., 1881).
Carduus acicularis Bertol.
Orti e margini dei coltivi (Pasq., 1869, sub C. neglectus ); Vesuvio (Bacc., 1881,
sub C neglectus).
Carduus pycnocephalus L. subsp. pycnocephalus - T er - Medit.-Turan. (Euri-) -
Siepi, ambienti ruderali e lungo le strade. Lava del 1804-1805, m 100; Camaldoli
di Torre del Greco, m 150; Colle dei Canteroni, m 600; Pescinale, m 650; Valle
del Gigante, m 870, ecc.
Segnalaz. preced.: Granatello, Via del Salvatore (Pasq., 1869); presso l’Osservato¬
rio (Der., 1906).
Ptilostemon strictus (Ten.) W. Greuter - H scap - SE-Europ. - Boschi di latifoglie.
S. Maria di Castello, m 430; Colle dei Canteroni, m 570; M. Somma, m 700.
Segnalaz. preced.: Salvatore, Somma (Pasq., 1869, sub Cirsium strictum ); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub Cirsium strictum).
Cirsium vulgare (Savi) Ten. subsp. vulgare - H bien - Subcosmop. - Pinete rade.
M. Somma, m 700; Colle Umberto, m 880; Valle del Gigante, m 900.
Segnalaz. preced.: Vesuvio (Bacc., 1881, sub C. lanceolatum).
Silybum marianum (L.) Gaertner - H bien - Medit.-Turan. - Lungo le strade.
Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Colle dei Canteroni, m 570.
Segnalaz. preced.: Cercola (Pasq., 1869), Vesuvio (Bacc., 1881).
Onopordon horridum Viv.
Luoghi erbosi presso il mare. Granatello (Pasq., 1869, sub O. virens)-, Vesuvio
(Bacc., 1881, sub O. virens ); Granatello, s.d., Pasquale (HP!, sub O. virens).
84 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Il controllo del saggio sopra citato ci consente di concordare con Grande che già
rettifica (sub 0. tauricum var. horridum ) la determinazione di Pasquale.
Galactites tomentosa Moench - H bien - Steno-Medit. - Cappella Vecchia, m 200.
Segnalaz. preced.: Luoghi aridi e strade (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Centaurea deusta Ten. subsp. deusta - H bien - Endem. - Pendici e prati xerofili.
Lava del 1804-1805, m 100; Cappella Vecchia, m 150; Camaldoli di Torre del
Greco, m 150; Bocche del 1861, m 300; Bocche del 1760, m 300; Strada Vesu¬
viana, m 200-600; S. Maria di Castello, m 430; Colle dei Canteroni, m 500-600;
Stradello Demaniale, m 600; Pescinale, m 650; M. Somma, m 700; Valle del
Gigante, m 870, ecc.
Segnalaz. preced.: Camaldoli, Portici, Salvatore, M. Somma (Pasq., 1869); Vesu¬
vio (Bacc., 1881); Osservatorio Vesuviano (Mart. e Tanf., 1892, sub C. alba var.
deusta ); Bosco Casoria, m 310, Piano delle Ginestre, m 630-650, Foresta Tirane,
m 640, Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975).
Centaurea cyanus L. - T er - Subcosmop. - Coltivi ed ambienti ruderali. Erco-
lano: Contrada Villanova, m 100.
Segnalaz. preced.: tra le messi (Pasq., 1840).
Centaurea sphaerocephala L.
Resina (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Centaurea calcitrapa L. - H bien » Subcosmop. - Lungo le strade. Granatello,
m 10.
Segnalaz. preced.: Granatello (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Centaurea solstitialis L. subsp. solstitialis - H bien - Incolti e terreni aridi. S.
Maria La Bruna: Via Litoranea, m 20-50.
Segnalaz. preced.: Strade e luoghi aridi. (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Carthamus lanatus L. subsp. lanatus - T er - Euri-Medit. - Pendici assolate. S.
Maria di Castello, m 450.
Segnalaz. preced.: Granatello, Torre del Greco (Pasq., 1869, sub Kentrophyllum
lanatum); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Kentrophyllum lanatum).
Cnicus benedictus L. - T er - W-Medit.(?) - Incolti e luoghi sterili. Ercolano: Con¬
trada Villanova, m 100.
Segnalaz. preced.: falde del Vesuvio, Mauro (Ten., 1831, sub Centaurea
benedicta ); Vesuvio (Bacc., 1881).
Cnicus benedictus è ritenuto in via di scomparsa dal territorio italiano (Pignatti,
1982). Sul Vesuvio esso in effetti si ritrova tuttora, sebbene sporadicamente, negli
ambienti antropizzati ed ai margini dei coltivi.
° Carlina corymbosa L. subsp. corymbosa - H scap - Steno-Medit. - Pinete e siepi.
Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Cappella Vecchia, m 150; Bocche del 1861,
m 350; Strada Vesuviana, m 200-500; Pescinale, m 500; Baracche Forestali, m 605.
Segnalaz. preced.: Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975).
Carlina involucrata Poiret.
Somma, S. Anastasia, Canteroni (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
La flora del Somma-Vesuvio 85
Segnalazione dubbia; l’unico saggio raccolto sul Vesuvio e annotato: C. involu-
crata. Bosco di Mauro, 24.VIII.1868 Pasquale , (HP!) è da attribuirsi, come annota
anche Grande, a C. corymbosa.
Carlina vulgaris L. H scap -■ Eurosib. - Fruticeti e pinete rade. Colle Umberto,
m 880.
Segnalaz. preced.: Osservatorio, Somma, Camaldoli e Pugliano (Pasq., 1869);
Vesuvio (Bacc., 1881).
Scolymus hispanicus L. - H bien - Euri-Medit. - Ambienti ruderali e lungo le
strade. Torre del Greco: Via Litoranea, m 5-10; Granatello, m 10; Strada Vesu¬
viana, m 320, ecc.
Segnalaz. preced.: Granatello, S. Maria di Pugliano, Camaldoli (Pasq., 1869),
Vesuvio (Bacc., 1881).
Cichorium intybus L. - H scap - Cosmop. - Ambienti antropizzati e terreni com¬
patti. Portici: Parco Gussone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: Vesuvio (Bacc., 1881).
Lapsana communis L.
Siepi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Lampsana communis).
Tolpis umbellata Bertol. - T er - Steno-Medit. - Siepi e pinete. Bocche del 1760,
m 250; Strada Vesuviana, m 375.
Segnalaz. preced.: Torre dell’ Annunziata (Colonna, 1616, sub Hieracìum calyce
barbato ); Mortelle presso Portici, Torre del Greco (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881); Strada Vesuviana, m 250 (Ag., 1975).
Rhagadiolus stellatus (L.) Gaertner.
Luoghi ruderali (Pasq., 1840).
Rhagadiolus edulis Gaertner - T er - Euri-Medit. - Ambienti umidi e ombrosi.
Portici: Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 125; Bocche del 1861,
m 350.
Segnalaz. preced.: luoghi sassosi e macerie (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Hedypnols eretica (L.) Dum.-Courset - T er - Steno-Medit. » Prati aridi. Lava del
1804-1805, m 100.
Segnalaz. preced.: nei prati (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
* Tragopogon porrifolius L. subsp. porrifolius - T er - Euri-Medit. - Margini delle
strade. Pescinale, m 460; Fosso della Vetrana, m 600; Valle del Gigante, m 970.
Hypochoeris glabra L. - T er - Euri-Medit. - Radure erbose. Lava del 1804-1805,
m 100; Cappella Vecchia, m 130; Strada Vesuviana, m 370, ecc.
Segnalaz. preced.: Torre Annunziata (Ten., 1831, sub Hypochaeris arachnoides );
nei prati (Pasq., 1869, sub Hypochaeris glabra ).
Hypochoeris radicata L. subsp. neapolitana (DC.) Guadagno [H. radicata L. var.
heterocarpa Moris] - H ros - Europeo-Caucas. - Luoghi erbosi e margini delle
strade. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Lava del 1804-1805, m 100; Cappella
Vecchia, m 150; Valle del Gigante, m 750-800, ecc.
86 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Segnalaz. preced.: prati (Pasq., 1869, sub Hypochaeris neapolitana); Strada Vesu¬
viana, m 250, Bosco Casoria, m 310, versante meridionale, m 600-900, Piano delle
Ginestre, m 620-850, Cognoli di Giacca, m 680, Atrio del Cavallo, m 950 (Ag.,
1975, sub Hypochaeris radicata).
Hypochoeris achyrophorus L. - T er - Steno-Medit. - Ambienti antropizzati e
muri. Portici: Parco Gussone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: muri, macerie e tetti (Pasq., 1869, sub Seriola aetnensis ); Vesu¬
vio (Bacc., 1881, sub Seriola aetnensis).
Urospermum picroides (L.) Scop. ex F. W. Schmidt - T er - Euri-Medit. - Prati e
ambienti antropizzati. Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Lave del 1858, m
375.
Segnalaz. preced.: luoghi aprici (Pasq., 1869); Strada Vesuviana, m 250 (Ag.,
1975).
Urospermum dalechampii (L.) Scop. ex F. W. Schimdt - H scap - Euri-Medit. Cen-
tro-occid. - Pinete e pendici assolate. Lava del 1804-1805, m 100; Camaldoli di
Torre del Greco, m 150; La Pagliara, m 250; Strada Vesuviana, m 490, ecc.
Segnalaz. preced.: Torre del Greco, (Pasq., 1869).
Leontodon tuberosus L.
Prati (Pasq., 1869, sub Thrincia tuberosa ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Thrincia
tuberosa).
Picris hieracioides L. - H scap - Eurosib. - Siepi ed incolti. Stazione di S. Maria
La Bruna, m 10; Portici: Parco Gussone, m 50-100; Lava del 1804-1805, m 100;
Cappella Vecchia, m 120-150; Camaldoli di Torre del Greco, m 150, ecc.
Segnalaz. preced.: S. Anastasia (Pasq., 1869, sub P. spinulosa ); Vesuvio (Bacc.,
1881, sub P. spinulosa); Piano delle Ginestre, m 650-850, Cognoli di Giacca, m
680 (Ag., 1975).
Picris echioides L. - T er - Euri-Medit. - Margini delle vie. Portici: Parco Gus¬
sone, m 100.
Segnalaz. preced.: comune (Pasq., 1869, sub Helminthia echioides); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub Helminthia echioides).
Andryala integrifolia L. - T er - W-Medit. (Euri-) - Coltivi e incolti aridi. Lava del
1804-1805, m 100; Cappella Vecchia, m 120-150; Camaldoli di Torre del Greco, m
150; Bocche del 1861, m 300; Atrio del Cavallo, m 950, ecc.
Segnalaz. preced.: Torre del Greco (Pasq., 1869, sub A. tenuifolia); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub A. tenuifolia); Strada Vesuviana, m 250, versante meridionale,
m 600-900, Piano delle Ginestre, m 690 (Ag., 1975).
° Andryala rothia Pers. subsp. dentata (Sm.) Pign.
Luoghi erbosi, vigne e strade. Camaldoli, Via dell’Osservatorio, Mauro (Pasq.,
1869, sub A. dentata); Vesuvio (Bacc., 1881, sub A. dentata); presso l’Osservato¬
rio vesuviano (Mart. e Tanf., 1892, sub A. sinuata var. dentata); Torre del Greco,
31.X.1868, Pasquale (HP!, sub A. dentata); Camaldoli, 16.V.1869, Pasquale (HP!,
sub A. dentata); Vesuvio, 8.V.1869, Pasquale (HP!, sub A. dentata).
La flora del Somma-Vesuvio 87
Chondrilla juncea L. - H scap - Euri-Medit. -S.-Siber. (Subpontica) - Pendici sab¬
biose e tra i sassi. Lava del 18044805, m 100; Camaldoli di Torre del Greco, m
150; Stradello Demaniale, m 600; Valle del Gigante, m 970; Colle Margherita, m
1000, ecc.
Segnalaz. preced.: Camaldoli e Boscotrecase (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881;
Co., 1887).
Taraxacum gasparrinii Tineo ex Lojacono - H bien - N-Medit. (Euri-) - Luoghi
erbosi lungo le strade. Fosso della Vetrana, m 450; Colle dei Canteroni, m 570.
Il ritrovamento di questa specie sul Vesuvio ed il controllo di alcuni saggi d’erba¬
rio di provenienza siciliana (NAP!) elimina in buona parte il dubbio espresso da
Pignatti (1982) per quel che riguarda la presenza di T. gasparrinii in Italia meri¬
dionale ed in Sicilia.
Taraxacum officinale Weber - H ros - Circumbor. - Ambienti antropizzati. Colle
Margherita, m 1000.
Segnalaz. preced.: Somma, S. Anastasia (Pasq., 1869, sub Leontodon taraxacum
«fide Maione»); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Leontodon taraxacum).
Sonchus asper (L.) Hill subsp. asper - H bien - Subcosmop. - Coltivi ed incolti.
Portici: Parco Gussone, m 50-100; Lava del 1804-1805, m 100; Bocche del 1760,
m 300.
Segnalaz. preced.: coltivi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Sonchus oleraceus L. - H bien - Subcosmop. - Campi e ambienti antropizzati.
Portici: Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 120-160; Bocche del 1861,
m 300, ecc.
Segnalaz. preced.: comune (Pasq., 1869), Vesuvio (Bacc., 1881); Casa Sorrentino,
m 270, Bosco Casoria, m 310 (Ag., 1975).
Sonchus tenerrimus L. - H scap - Steno-Medit. - Muri e ruderi. Lava del 1804-
1805, m 100; Bocche del 1861, m 300; Bocche del 1760, m 300.
Segnalaz. preced.: luoghi erbosi e muri (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881);
Strada Vesuviana, m 250 (Ag., 1975).
Lactuca semola L. - T er - Euri-Medit. - S-Siber. - Incolti e ruderi. Lagno di Poi-
lena, m 200.
Mycelis muralis (L.) Dumort. - H scap - Europeo-Caucas. - Boschi di latifoglie. S.
Maria di Castello, m 430; Colle dei Canteroni, m 570; Pescinale, m 650; M.
Somma, m 700; Atrio del Cavallo, m 800; Cognoli di S. Anastasia, m 1030.
Segnalaz. preced.: Eremo del Vesuvio (Pasq., 1869, sub Lactuca muralis ); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub Lactuca muralis).
Reichardia picroides (L.) Roth - H scap - Steno-Medit. - Prati aridi, distese
laviche e pendici sassose. Lava del 1804-1805, m 100; Cappella Vecchia, m 120-
160; Bocche del 1760, m 200; Strada Vesuviana, m 200-600; Bocche del 1861, m
300; Stradello Demaniale, m 600; Atrio del Cavallo, m 950, ecc.
Segnalaz. preced.: muri e coltivi (Pasq., 1869, sub Picridium vulgare)', Vesuvio
(Bacc., 1881, sub Picridium vulgare ); Strada Vesuviana, m 250, versante meridio¬
nale, 600-900, Piano delle Ginestre, m 620-650 (Ag., 1975).
88 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Aetheorhiza bulbosa (L.) Cass. subsp. bulbosa - G b - Steno-Medit. - Siepi e fruti¬
ceti. Cappella Vecchia, m 120; Bocche del 1760, m 200.
Segnalaz. preced.: Luoghi sabbiosi e macerie (Pasq., 1869, sub Crepis bulbosa );
Vesuvio (Bacc., 1881, sub Crepis bulbosa ).
Crepis leontodontoides All. - H ros - W-Medit.-Mont. - Boschi di latifoglie. Por¬
tici: Parco Gussone, m 50-100; Bocche del 1861, m 300; Sorgenti delPOlivella, m
300; Strada Vesuviana, m 490; Colle dei Canteroni, m 570; Pescinale, m 650;
Atrio del Cavallo, m 700; Cognoli di S. Anastasia, m 1030, ecc.
Segnalaz. preced.: Ottaviano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Cognoli di
Giacca, m 680 (Ag., 1975, sub C. leontodontoides var. preslii ).
* Crepis pulchra L. - T er - Euri-Medit. - Prati e margini delle strade. Stradello
Demaniale, m 600; Valle del Gigante, m 870.
Crepis neglecta L. - T er - NE-Medit. (Euri-) - Muri e rupi. Lava del 1804-1805,
m 100; Cappella Vecchia, m 120; Bocche del 1760, m 300; Strada Vesuviana, m
375; S. Maria di Castello, m 430; M. Somma, m 600; Gran Cono Vesuviano, m
1100, ecc.
Segnalaz. preced.: prati e strade (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Camaldoli
di Torre del Greco, m 150 (Ag., 1975).
Crepis corymbosa Ten.
Prati e strade. (Pasq., 1869, sub C. neglecta fo. corymbosa).
* Crepis setosa Haller fil. - T er - E-Medit. (Euri-) - Luoghi erbosi aridi. Osservato-
rio Vesuviano, m 600.
Hieracium florentinum All. [ H . piloselloides Vili, subsp. piloselloides ] - H scap -
Europeo-Caucas. - Pinete e cespuglieti. Valle del Gigante, m 870; Cognoli di S.
Anastasia, m 1030.
Segnalaz. preced.: M. Somma, Punta Nasone, Mauro (Pasq., 1869, sub H. brachia-
tum); Vesuvio (Bacc., 1881, sub H. brachiatum).
Da riferire qui, secondo Guadagno (1932), anche la segnalazione di Hieracium
praealtum Vili, ex Gochnat di Pasquale (1869) per il Mauro; è verosimile che lo
stesso possa valere anche per la citazione di Baccarini (1881) relativa alla stessa
entità.
Hieracium umbellatum L.
Bosco di Mauro. (Pasq., 1869, sub H. umbellatum et H. u. var. lactaris ); Vesuvio
(Bacc., 1881).
* Hieracium sabaudum L. - H scap - Europeo-Caucas. - Boscaglie e cespuglieti. M.
Somma, m 700; Atrio del Cavallo, m 870; Cognoli di S. Anastasia, m 1030.
Hieracium crinitum Sm. - H scap - Europeo-Caucas. - Boschi e boscaglie. M.
Somma, m 700.
Segnalaz. preced.: boschi (Pasq., 1869, sub H. crinitum et H. cr. var. glabrescens et
H. cr. var. foliosum)\ Vesuvio (Bacc., 1881).
La flora del Somma-Vesuvio 89
MONOCOTYLEDONEAE
Liliaceae
Asphodelus fistulosus L. - H scap - Paleosubtrop. - Terreni sabbiosi. Lava del
1804-1805, m 100.
Segnalaz. preced.: Granatello (Ten., 1831; Pasq., 1869); Reai Parco di Portici,
Torre del Greco (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Asphodelus microcarpus Viv. (A. aestivus Brot.) - G rh - Steno-Medit. - Distese
laviche e terreni sterili. Lave del 1858, m 300-400.
Lilium bulbiferum L. subsp. croceum (Chaix) Baker - G b - Orof. Centro-Europ. -
Boscaglie e macchie rade. Colle dei Canteroni, m 500; M. Somma, m 600-1000.
Segnalaz. preced.: M. Somma, Vetrana (Pasq., 1869, sub L. bulbiferum var. sine-
bulbillis ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub L. bulbiferum ); M. Somma, (Ricc., 1972);
Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975).
Scilla autumnalis L.
Pascoli presso il mare. Granatello (Ten., 1831).
Ornithogalum umbellatum L. - G b - Euri-Medit. - Luoghi erbosi. Portici: Parco
Gussone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: Torre del Greco, Reali Parchi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881).
Ornithogalum exscapum Ten.
Tra le messi (Pasq., 1869, sub O. umbellatum var. exscapum).
Ornithogalum nutans L. - G b - W-Asiat. - Luoghi erbosi. Portici: Parco Gussone,
m 50-100.
Segnalaz. preced.: tra le messi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Muscari botryoides (L.) Miller
Luoghi aprici. Camaldoli di Torre del Greco (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Leopoldia comosa (L.) Pari. - G b - Euri-Medit. - Pinete, boscaglie e siepi. Lava
del 1804-1805, m 100; Bocche del 1760, m 300; Bocche del 1861, m 300; Colle
dei Canteroni, m 400-500, ecc.
Segnalaz. preced.: Camaldoli (Pasq., 1869, sub Muscari comosum); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub Muscari comosum ); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Casa
Sorrentino, m 270, Bosco Casoria, m 310 (Ag., 1975, sub Muscari comosum ); Por¬
tici e Resina alla Favorita, 29.IV. 1868, Pasquale (HP!, sub Hyacinthus comosum );
Torre del Greco, 8.VIII.1868, Pasquale (HP! sub Muscari comosum).
Allium amethystinum Tausch.
Granatello (Pasq., 1869, sub A. descendens); Vesuvio (Bacc., 1881, sub A. descen-
dens).
90 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V. La Valva e G. Caputo
° Allium vineale L.
Incolti presso il mare. Mortelle presso Portici (Ten., 1831); Lave del 1855, Somma
e Vetrana (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Vesuvio, s.d.. Pasquale (HP!).
Allium ampeloprasum L.
Vesuvio (Bacc., 1881).
Allium neapolitanum Cyr. - G b - Steno-Medit. - Muri e siepi. Portici: Parco Gus-
sone, m 50-100.
Segnalaz. precede S. Anastasia (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
* Allium triquetrum L. - G b - W-Medit. (Steno-) - Boschi sempreverdi, siepi e
luoghi ombrosi. Portici: Parco Gussone, m 50-100.
° Allium chamaemoly L.
Campi sterili e sabbiosi presso il mare. Granatello (Ten., 1831; Pasq., 1869);
Vesuvio (Bacc., 1881); Granatello, 4.IV.1869, Pasquale (HP!); Portici, s.d., Pa¬
squale (HP!).
Asparagus officia al is L. s. 1.
Siepi. Da Madonna dell’Arco a S. Anastasia (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Asparagus tenuifolius Lam.
Vesuvio (Bacc., 1881).
Asparagus acutifolius L. - G rh - Steno-Medit. - Pinete, macchie e siepi. Carnai-
doli di Torre del Greco, m 150; Bocche del 1760, m 300; Bocche del 1861, m 300,
ecc.
Segnalaz. precede M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Pasq., 1869; Bacc., 1881);
Atrio del Cavallo (Co., 1887); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Casa Sorren¬
tino, m 270 (Ag., 1975).
Ruscus aculeatus L. - Ch suff - Euri-Medit. - Boschi di latifoglie e macchie. Por¬
tici: Parco Gussone, m 50-100; Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Colle dei
Canteroni, m 450, ecc.
Segnalaz. precede Siepi e margini dei campi e dei boschi (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881); Atrio del Cavallo (Co., 1887); Camaldoli di Torre del Greco, m 150
(Ag., 1975).
* Ruscus hypoglossum L. - Ch suff - Euri-medit. (Subpontico) - Boschi di latifoglie.
Portici: Parco Gussone, m 50-100.
Smilax aspera L. - P 1 - Paleosubtrop. - Macchie, fruticeti e siepi. Portici: Parco
Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 120-150; Camaldoli di Torre del Greco,
m 150; Bocche del 1861, m 300; M. Somma, m 700, ecc.
Segnalaz. precede boschi, siepi e luoghi sassosi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881); Atrio del Cavallo (Co., 1887); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Casa
Sorrentino, m 270, Bosco Casoria, m 310, (Ag., 1975).
La flora del Somma-Vesuvio 91
Agavaceae
Agave americana L. - Ch succ -■ Avv. (Nordamer.) - Coltivata e spesso spontaneiz-
zata. Lungo l’Autostrada Napoli-Salerno tra Ercolano e Torre Annunziata, m 50-
100; Cappella Vecchia, m 150; Camaldoli di Torre del Greco, m 170.
Segnalaz. preced.: Margini dei campi e siepi (Pasq., 1869).
Amaryllidaceae
Narcissus jonquilla L.
Campi presso il mare. Granatello (TEN., 1831).
Narcissus tazetta L. subsp. tazetta. - G b - Steno-Medit. - Coltivi ed incolti. Por¬
tici: Parco Gussone, m 50-100; S. Maria La Bruna: Via Leopardi, m 100; Ercolano:
Contrada Casacampora, m 100.
Segnalaz. preced.: falde del Vesuvio (Ter, 1831, sub N. unicolor ); Giardino Reale
di Portici (Pasq., 1869, sub N. tazzetta ); Coltivi (Pasq., 1869, sub N. unicolor).
Narcissus tazetta L. subsp. bertolonii (Pari.) Baker.
Colli e campi presso il mare (Ten., 1831, sub N. italicus et N. praecox)\ coltivi
(Pasq., 1869, sub N. italicus).
Dioscoreaceae
Tamus communis L. - G. rtb - Euri-Medit. - Boschi e siepi. Portici: Parco Gus¬
sone, m 50-100; Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Bocche del 1861, m 300;
Colle dei Canteroni, m 300-600 M. Somma, m 300-700, ecc.
Segnalaz. preced.: M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio del
Cavallo (Co., 1887); Parco Gussone, Camaldoli di Torre del Greco (Der., 1906)
Casa Sorrentino m 270 (Ag., 1975).
Iridaceae
Iris germanica L. - G rh - Origine ignota - Coltivata e spesso subspontanea.
Autostrada Napoli-Salerno: tra Ercolano e Torre del Greco, m 100.
Segnalaz. preced.: Tironi, Pugliano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Iris fiorentina L. - G rh - Origine ignota » Coltivata e talora inselvatichita. Portici:
Parco Gussone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: Branchina a Torre del Greco (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881).
Iris foetidissima L.
Camaldoli, S. Sebastiano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
° Romulea columnae Sebastiani et Mauri subsp. columnae.
Luoghi sabbiosi presso il mare. Granatello (Ten., 1831, sub Ixia minima ); Grana¬
tello (Pasq., 1869, sub R. bulbocodium var. minima) Granatello, 8.IV.1839, Gus¬
sone (HG! sub Ixia minima ); Granatello, s.d., Pasquale (HP!, sub R. parviflora).
92 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V. La Valva e G. Caputo
° Romulea bulbocodium (L.) Sebastiani et Mauri.
Granatello (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Parco Gussone (Migl., 1896);
Granatello, 4.III.1869, Pasquale (HP!, sub R. bulbocodium var. minima ).
° Romulea ramiflora Ten.
Portici alla Marinella, 4.II.1839, Gussone (HG!).
Gladiolus italicus Miller.
Tra le messi (Pasq., 1869, sub G. segetum)-, Vesuvio (Bacc., 1881, sub G.
segetum ); Favorita di Portici, s.d.. Pasquale (HP!, sub G. segetum).
JUNCACEAE
° Juncus capitatus Weigel.
Prati. Granatello (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Granatello, s.d., Pasquale
(HP!).
° Luzula forsteri (Sm.) DC. - H caesp - Euri-Medit.- Boscaglie umide. Camaldoli di
Torre del Greco, m 150; Bocche del 1861, m 300; Fosso della Vetrana, m 500;
Colle dei Canteroni, m 550, ecc.
Segnalaz. preced.: Canteroni e Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881);
Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Casa Sorrentino, m 270, Bosco Casoria, m
310, Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975); Camaldoli, 8.IV.1868, 25.III. 1877, Pa¬
squale (HP!); Bosco di Mauro, 2 l.III. 1869, Pasquale (HP!); Vesuvio Somma,
8.V.1868, Pasquale (HP!, sub L. campestris ); Ottaviano, 8.V.1868, Pasquale (HP!,
sub L. pilosa ); Vesuvio, s.d., La Cava (HP!, sub Juncus pilosus).
Luzula pilosa (L.) Wìlld.
Canteroni e M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). I saggi d’erbario
(HP!) attribuiti a L. pilosa da noi rivisti corrispondono in effetti a L. forsteri.
D’altra parte L. pilosa non figura nemmeno nel materiale da noi raccolto.
* Luzula sieberi Tausch subsp. sicula (Pari.) Pign. - H caesp - Orof. S-Europ. -
Boschi di caducifoglie. S. Maria di Castello, m 400; Pescinale, m 400-500; M.
Somma, m 700; Cognoli di S. Anastasia, m 1080.
Luzula sylvatica (Hudson) Gaudin.
Zone elevate. M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); M. Somma (Co.,
1887).
Riteniamo che queste citazioni siano da riportare a L. sieberi subsp. sicula. Ciò si
può evincere dal materiale da noi raccolto e dall’esame dei seguenti saggi d’erba¬
rio: Ottaviano, 8.V.1868, Pasquale, (HP!, sub L. maxima ); Vesuvio, 8.V.1867, Pa¬
squale (HP!, sub L. erecta ) già corretti da Grande.
Questi dati sembrano confermare l’opinione di Pignatti (1982) secondo la quale
le segnalazioni di L. sylvatica per l’Appennino meridionale sono da riferire a L.
sieberi subsp. sicula.
Luzula campestris (L.) DC.
Nei boschi. Canteroni e Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Citazione dubbia; anche il saggio attribuito da Pasquale a L. campestris (Vesuvio
Somma, 8.V.1868, Pasquale, HP!) è infatti da riportare a L. forsteri.
La flora del Somma-Vesuvio 93
Gramineae
Lamarckia aurea (L.) Moench.
Muri. Portici (Pasq., 1869, sub Chrysurus cynosuroides ); Vesuvio (Bacc., 1881,
sub Cynosurus cynosuroides).
Cynosurus echinatus L. - T er - Euri-Medit. - Luoghi erbosi, fruticeti e siepi. La
Pagliara, m 300; Bocche del 1861, m 300; Strada Vesuviana, m 375; S. Maria di
Castello, m 430; Sorgenti dell’Olivella, m 430; Colle dei Canteroni, m 500; Piano
delle Ginestre, m 500; Stradello Demaniale, m 600; M. Somma, m 700, ecc.
Segnalaz. preced.: tra le messi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Strada Vesu¬
viana, m 260 (Ag., 1975).
Briza maxima L. - T er - Paleosubtrop. - Prati, coltivi ed incolti. Portici: Parco
Gussone, m 50400; Lava del 18044805, m 100; Camaldoli di Torre del Greco, m
150; Colle dei Canteroni, m 600, ecc.
Segnalaz. preced.: pascoli e luoghi erbosi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881);
Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Casa Sorrentino, m 270, Bosco Casoria, m
310, Cognoli di Giacca, m 680, Atrio del Cavallo, m 950 (Ag., 1975).
Briza media L.
Vesuvio (Pasq., 1840).
Briza minor L. - T er - Subcosmop. - Margini delle vie e coltivi. Portici: Parco
Gussone, m 50-100; Torre del Greco: Via Montedoro, m 150.
Segnalaz. preced.: tra le messi (Pasq., 1869, sub B. virens ); Vesuvio (Bacc., 1881,
sub B. virens).
Aeluropus lagopoides (L.) Trin. ex Thwaites.
Mortelle della Torre dell’Annunciata (Ten., 1832, sub Dactylis repens).
Segnalazione la cui attendibilità è difficile valutare; al momento. A e. lagopoides è
presente in Italia limitatamente alla Sicilia ed a Lampedusa (Pignatti, 1982).
Dactylis hispanica Roth - H caesp - Steno-Medit. - Pinete, fruticeti e campi aridi.
Torre del Greco: Villa Inglese, m 10-50; Lava del 1804-1805, m 100; Bocche del
1760, m 200, ecc.
Segnalaz. preced.: pascoli (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Dactylis glomerata L. - H caesp - Paleotemp. - Boschi e prati. La Pagliara, m 300;
M. Somma, m 300-1000; S. Maria di Castello, m 430; Pescinale, m 450; Piano
delle Ginestre, m 500; Stradello Demaniale, m 600; Atrio del Cavallo, m 800, ecc.
Segnalaz. preced.: Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Strada Vesuviana, m 260,
Casa Sorrentino, m 270, Bosco Casoria, m 310, Foresta Tirane, m 640, Cognoli di
Giacca, m 680, Atrio del Cavallo, m 950 (Ag., 1975).
Poa annua L. - T er - Cosmop. - Coltivi, giardini e ambienti ruderali. Portici:
Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 120-200; Strada Vesuviana, m
300-500; Colle dei Canteroni, m 570; M. Somma, m 700, ecc.
Segnalaz. preced.: coltivi e prati aridi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881; Co.,
1887).
94 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
° Poa trèvialis L.
Pascoli e luoghi erbosi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Portici, s.d.. Pa¬
squale (HP!).
* Poa sylvicola Guss. - G rh - Euri-Medit. - Boscaglie miste. Piano delle Ginestre,
m 500; Colle dei Canteroni, m 550-600, ecc.
° Poa bulbosa L. - H caesp - Paleotemp. - Pendici sassose e luoghi erbosi. Bocche
del 1760, m 300; Lave del 1858, m 375; Colle dei Canteroni, m 500; Piano delle
Ginestre, m 500; Cognoli di S. Anastasia, m 1030.
Segnalaz. preced.: Granatello, Pugliano, Torre del Greco (Pasq., 1869); Pugliano,
Via del Salvatore, Osservatorio (Pasq., 1869, sub P. bulbosa fo. prolifera ); Vesuvio
(Bacc., 1881; Co., 1887); Strada Vesuviana, m 260 (Ag., 1975, sub P. bulbosa var.
vivipara ); Vesuvio, s.d.. Pasquale (HP!).
Poa alpina L. s.l.
S. Maria a Pugliano (Pasq., 1840).
Citazione assai dubbia dovuta verosimilmente a confusione con entità affini.
Poa nemoralis L. - H caesp - Circumbor. - Rocce laviche e boscaglie. Cognoli di
S. Anastasia, m 1030.
Segnalaz. preced.: Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Vulpia geniculata (L.) Link.
Atrio del Cavallo e Valle delPInferno, m 600-900, Piano delle Ginestre, m 630-
850, Loresta del Tirone, m 640 (Ag., 1975).
Vulpia ligustica (All.) Link - T er - Steno-Medit. - Lungo le strade. Portici: Parco
Gussone, m 50-100.
Segnalaz. preced.: Parco della Lavorita (Pasq., 1869, sub Festuca ligustica ); Vesu¬
vio (Bacc., 1881, sub Festuca ligustica).
Vulpia ciliata (Danth.) Link subsp. ciliata - T er - Euri-Medit. - Prati aridi ed
incolti. Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Colle dei Canteroni, m 600, ecc.
Segnalaz. preced.: Lruticeti e boschi aperti (Pasq., 1869, sub Festuca ciliata );
Vesuvio (Bacc., 1881, sub Festuca ciliata ; Co., 1887, sub Festuca ciliata ); Strada
Vesuviana, m 250, versante meridionale, m 600-900 (Ag., 1975).
Vulpia myuros (L.) C. C. Gmelin - T er - Subcosmop. - Prati aridi. Portici: Parco
Gussone, m 50-100; Lava del 1804-1805, m 100.
Segnalaz. preced.: Ottaviano sulla strada del Mauro (Pasq., 1869, sub Festuca
myuros et Festuca ligustica var. glabrata ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Festuca myu¬
ros).
Vulpia bromoides (L.) S. L. Gray.
Vesuvio (Co., 1887, sub Festuca bromoides).
Vulpia fasciculata (Lorsskàl) Samp. [V. membranacea (L.) Link].
Torre Annunziata (Ten., 1832, sub Festuca uniglumis)-, terreni sabbiosi (Pasq.,
1840, sub F. uniglumis).
La flora del Somma-Vesuvio 95
Festuca altissima All.
Contrada Ulivi dei Monaci (Pasq., 1840, sub F. latifolia ); Vesuvio (Pasq., 1840,
sub F. sylvaticd).
Festuca drymeja Mert. et Koch » G rh - Medit.-Mont. - Boschi e boscaglie di lati¬
foglie. Bocche del 1861, m 300; Pescinale, m 450; S. Maria di Castello, m 500;
Colle dei Canteroni, m 550; M. Somma, m 700-900, ecc.
Segnalaz. preced.: Reai Parco della Favorita, Somma, Ottaviano (Pasq., 1869, sub
F. exaitata ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub F. exaitata ); M. Somma (Ricc., 1972, sub
F. exaitata ); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Casa Sorrentino, m 270, Bosco
Casoria, m 310, Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975, sub F. exaitata ).
Individui costantemente riferibili a F. exaitata Auct. FI. Ital, non Presi, entità
che, secondo Pignatti (1982), potrebbe costituire una sottospecie di F. drymeja
diffusa nelle nostra penisola ed in Sicilia.
Festuca fenas Lag. - H caesp - Euri-Medit. - Radure e spiazzi erbosi. Bocche del
1760, m 150-200.
Festuca pratensis Hudson s.l.
Torre Annunziata (Ten., 1832).
Festuca circumme diterranea Patzke - H caesp - Euri-Medit. - Luoghi erbosi
rupestri. Sorgenti delPOlivella, m 350; Colle dei Canteroni, m 570; M. Somma:
Punta del Nasone, m 1130.
Sono da riferire quasi sicuramente a questa entità le segnalazioni di Festuca ovina
L. di Pasquale (1869) per il Colle dei Canteroni e di Baccarini (1881) per il
Vesuvio.
Micropyrum tenellum (L.) Link [Nardurus talleri (Viv.) Fiori; Triticum lolioides
Pers., non Kar. et Kir.].
Mortelle di Torre Annunziata (Ten., 1832, sub Triticum lolioides).
Catapodium marinum (L.) C. E. Hubbard - T er - Medit-Atl. - Prati aridi e lungo
le strade. Strada Vesuviana, m 375.
Segnalaz. preced.: arene marittime. Portici (Ten., 1831, sub Triticum loliaceum);
Granateli© (Pasq., 1869, sub Catapodium loliaceum).
Catapodium rigidum (L.) C. E. Hubbard - T er - Euri-Medit. - Coltivi ed ambienti
antropizzati. Bocche del 1861, m 300; Strada Vesuviana, m 375; S. Maria di
Castello, m 430; Colle dei Canteroni, m 600; M Somma, m 700, ecc.
Segnalaz. preced.: muri e orti (Pasq., 1869, sub Sci erodilo a rigida); Camaldoli di
Torre del Greco, m 150, Strada Vesuviana, m 250 (Ag., 1975, sub Sclerochloa
rigida).
Ampelodesmos mauritanica (Poiret) Ih. Durand et Schinz.
Luoghi selvatici. Reai Parco della Favorita (Pasq., 1869, sub A. tenax); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub A. tenax).
Sesleria autumnalis (Scop.) F. W. Schulz - H caesp - SE-Europ. - Boschi di latifo¬
glie. M. Somma, m 300-1000.
96 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Sesleria nitida Ten. - H caesp - Endern. - Pendici assolate e luoghi erbosi. M.
Somma, m 700-800; Atrio del Cavallo, m 840.
Segnalaz. preced.: Canteroni e Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); M.
Somma (Co., 1887).
Melica ci Hata L.
Granatello, Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Segnalazione dubbia: da riferire con ogni probabilità alla specie seguente.
° Melica transsylvanica Schur subsp. transsylv artica.
Granatello s.d., Pasquale (HP!, sub M. ciliata ).
Melica uniflora Retz.
Boschi e valli ombrose. Fosso della Vetrana (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
* Avellinia michelii (Savi) Pari. - T er - Steno-Medit. - Ambienti erbosi aridi. Lave
del 1858, m 375; Strada Vesuviana, m 450; Piano delle Ginestre, m 500; Stradello
Demaniale, m 600.
° Cutandia maritima (L.) W. Barbey.
Torre Annunziata (Ten., 1831, sub Triticum maritimum ); Torre Annunziata (Pasq.,
1869, sub Sci erodilo a maritima ), Saline dismesse alla Torre dell’ Annunciata, s.d.,
s. coll., (HT!, sub Triticum maritimum ).
Psilurus incurvus (Gouan) Schinz et Thell. - T er - Euri-Medit. - Incolti e radure.
La Pagliara, m 150; Stradello Demaniale, m 600, ecc.
Segnalaz. preced.: Camaldoli della Torre, Salvatore, Piana di Mauro (Pasq., 1869,
sub P. nardoides ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub P. nardoides\ Co., 1887, sub P. nar -
doides).
Lolium temulentum L. subsp. te mu lentu ni - T er - Subcosmop. - Coltivi ed incolti.
Camaldoli di Torre del Greco, m 150.
Segnalaz. preced.: Tra le messi (Pasq., 1869, sub L. temulentum var. b)\ Vesuvio
(Bacc., 1881).
Lolium multiflorum Lam. - T er - Euri-Medit. - Terreni calpestati ed ambienti
ruderali. Bocche del 1760, m 300.
Segnalaz. preced.: Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Lolium perenne L. - H caesp - Circumbor. - Luoghi erbosi e lungo le strade. Por¬
tici: Parco Gussone, m 50-100; Colle dei Canteroni, m 600, ecc.
Segnalaz. preced.: lungo le strade (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Lolium festucaceum Link.
Luoghi erbosi e tra le messi. Torre del Greco, Ottaviano (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881).
* Bromus erectus Hudson - H caesp - Paleotemp. - Pendici sassose e rupi assolate.
Lava del 1804-1805, m 100; Bocche del 1760, m 300, ecc.
Bromus tectorum L. » T er - Paleotemp. - Margini delle vie e terreni lapidici.
Strada Vesuviana, m 375; Piano delle Ginestre, m 500; Stradello Demaniale,
La flora del Somma-Vesuvio 97
m 600; M. Somma, m 700-1000; Atrio del Cavallo e Valle del Gigante, m 800;
Gran Cono Vesuviano, m 1000-1200.
Segnalaz. preced.: Piano delle Ginestre, m 650-950 (Ag., 1975).
Bromus sterilis L. - T er - Euri-Medit.-Turan. - Terreni aridi e colate laviche.
Colle dei Canteroni, m 600; M. Somma, m 700; Atrio del Cavallo, m 800, ecc.
Segnalaz. preced.: Ottaviano, Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Strada
Vesuviana, m 250 (Ag., 1975); Portici, s.d., Gussone (HP!, sub B. villosus ).
Da riferire qui, come già annota Grande, i seguenti saggi attribuiti a B. rigidus da
Pasquale (HP!, sub B. villosus ): Sotto Vetrana, 26. IV. 1869; Somma, 8.V.1868;
Ottaviano, 8.V.1869; Via del Salvatore, 8.V.1869.
Bromus scaherrimus Ten.
Margini dei campi (Pasq., 1869).
Non abbiamo potuto mai osservare in tutta l’area vesuviana questa entità ritenuta
da alcuni Autori (Pignatti, 1982) di origine ibrida.
Bromus madritensis L. - T er - Euri-Medit. - Coltivi, incolti e pinete. La Pagliara,
m 300; Bocche del 1861, m 350; Stradello Demaniale, m 600; Atrio del Cavallo,
m 900, ecc.
Segnalaz. preced.: Muri e coltivi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Vesuvio,
29.V.1868, Pasquale (HP!).
Bromus rigidus Roth subsp. rigidus - T er - Paleosubtrop. - Luoghi erbosi e mar¬
gini delle strade. Lava del 1804-1805, m 100; Cappella Vecchia, m 120-200; S.
Maria di Castello, m 430; Pescinale, m 500; Colle dei Canteroni, m 520; M.
Somma, m 970, ecc.
Segnalaz. preced.: luoghi erbosi e siepi presso il mare (Pasq., 1869, sub B. maxi-
mus ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub B. maximus).
Bromus gussonei Pari. - T er - Euri-Medit. - Prati, siepi e fruticeti. Bocche del
1760, m 300; Cappella Vecchia, m 120-200; Colle dei Canteroni, m 500, ecc.
Segnalaz. preced.: Ottaviano (Pasq., 1869, sub B. maximus var. gussonei ); Portici,
29.IV.1868; 8.VIIL1868, Pasquale (HP!).
Bromus hordeaceus L. - T er - Subcosmop. - Incolti e prati. Lava del 1804-1805,
m 100; Bocche del 1760, m 300; Strada Vesuviana, m 350-400; Piano delle
Ginestre, m 500.
Segnalaz. preced.: coltivi e luoghi sterili (Pasq., 1869, sub B. mollis ); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub B. mollis).
Bromus secalinus L.
Coltivi (Pasq., 1840).
Brachypodium sylvatlcum (Hudson) Beauv. - H caesp - Paleotemp. - Boschi di
latifoglie e di conifere. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Camaldoli di Torre del
Greco, m 150; Sorgenti dell’Olivella, m 300; Bocche del 1760, m 300; Bocche del
1861, m 300; Colle dei Canteroni, m 400-550, ecc.
Segnalaz. preced.: Somma ed Ottaviano (Pasq., 1869); Camaldoli di Torre del
Greco, m 150 (Ag., 1975).
98 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Brachypodium pinnatum (L.) Beauv. - H caesp - Eurasiat. - Boscaglie e pinete.
Lave del 1760, m 150-300; Bocche del 1861, m 300, ecc.
Segnalaz. preced.: Giardino Reale di Portici (Pasq., 1869).
Brachypodium ramosum (L.) Roemer et Schultes - H caesp - W-Medit. (Steno-) -
Macchioni e siepi. S. Maria La Bruna, m 10; Via Leopardi, m 105.
Segnalaz. preced.: Casa Sorrentino, m 270, Bosco Casoria, m 310 (Ag., 1975).
Brachypodium distachyon (L.) Beauv. - T er - Steno-Medit.-Turan. - Prati aridi e
fruticeti. Bocche del 1760, m 300.
Segnalaz. preced.: luoghi sassosi e muri (Pasq., 1869, sub B. distachyum ); Strada
Vesuviana, m 260 (Ag., 1975, sub B. distachyum ).
Hordeum leporinum Link - T er - Circumbor. - Ambienti antropizzati e zone
ruderali. Lava del 1804-1805, m 100; Camaldoli di Torre del Greco, m 150; M.
Somma, m 300; Strada Vesuviana, m 300-600; Pescinale, m 400; S. Maria di
Castello, m 200-450; Piano delle Ginestre, m 500; Colle dei Canteroni, m 600;
Colle Margherita, m 970, ecc.
Segnalaz. preced.: strade, luoghi sterili e coltivi. (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881; Co., 1887).
Agropyron repens (L.) Beauv. - G rh - Circumbor. - Siepi e macchie. Cappella
Vecchia, m 120-150; Strada Vesuviana, m 375; Colle dei Canteroni, m 570; M.
Somma, m 700, ecc.
Segnalaz. preced.: Somma alla calata di Vetrana, Canteroni (Pasq., 1869, sub Tri-
ticum repens ); Camaldoli della Torre (Pasq., 1869, sub Triticum repens var. glau-
cum)\ Vesuvio (Bacc., 1881, sub Triticum repens ; Co., 1887; sub Triticum repens );
presso l’Osservatorio (Mart. e Tanf., 1892, sub Agropyrum repens ); versante meri¬
dionale, m 600-900 (Ag., 1975, sub Agropyrum repens).
* Dasypyrum villosum (L.) P. Candargy - T er - Euri-Medit.-Turan. - Prati xerofili.
Torre del Greco: Via Montedoro, m 130; La Pagliara, m 300.
Aegilops geniculata Roth subsp. geniculata - T er - Steno-Medit.-Turan. - Luoghi
erbosi aridi. Lave del 1760, m 300.
Segnalaz. preced.: Pugliano (Pasq., 1869, sub Ae. ovata), Vesuvio (Bacc., 1881,
sub A e. ovata).
Parapholis incurva (L.) C. E. Hubbard.
Luoghi sabbiosi presso il mare. Granatello (Pasq., 1869, sub Rottboellia
incurvata ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Rottboellia incurvata).
° Avena barbata Pott ex Link subsp. barbata - T er - Euri-Medit.-Turan. - Coltivi,
incolti e margini delle strade. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Camaldoli di
Torre del Greco, m 150; Cappella Vecchia, m 120-200; Strada Vesuviana, m 150-
600; La Pagliara, m 300; Sorgenti deH’Olivella, m 330; Lave del 1858, m 400;
Piano delle Ginestre, m 500; Colle dei Canteroni, m 300-600; Stradello Dema¬
niale, m 600; M. Somma, m 700, ecc.
Segnalaz. preced.: Strada Vesuviana, m 260 (Ag., 1975, sub A. sativa var.
barbata ); Vesuvio, 29.V.1868, Pasquale (HP!, sub A. sterilis).
La flora del Somma-Vesuvio 99
Avena barbata Pott ex Link subsp. atherantha (C. Presi) Rocha Afonso [A. wiestii
sensu Pignatti, non Steudel] - T er - S-Medit. (Steno-) - Campi e luoghi erbosi
aridi. Portici: Parco Gussone, m 50-100.
Tironi di Torre del Greco, 25. III. 1869, Pasquale (HP!, sub A. atherantha ).
Avena steri l is L.
Nei coltivi. (Pasq. 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Riteniamo che questa entità, da noi mai ritrovata, sia da escludere dalla flora
vesuviana; anche il materiale vesuviano conservato in HP sub A. sterilis corri¬
sponde in effetti ad A. barbata subsp. barbata et subsp. atherantha.
Avena fatua L.
Luoghi sterili e muri (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Arrhenatherum elatius (L.) Beauv. ex J. et C. Presi - subsp. elatius - H caesp -
Paleotemp. - Boscaglie e radure. Pescinale, m 500; M. Somma, m 500.
Gaudinia fragilis (L.) Beauv.
Pascoli e strade. Alla Favorita (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Holcus lanatus L. - H caesp - Circumbor. - Prati umidi. Sorgenti dell’Olivella, m
300; Bocche del 1861, m 300; S. Maria di Castello, m 450; Strada Vesuviana, m
375; Pescinale, m 450; Piano delle Ginestre, m 500; Stradello Demaniale, m 600;
M. Somma, m 700; Valle del Gigante, m 970, ecc.
Segnalaz. preced.: luoghi erbosi (Pasq., 1869); presso POsservatorio (Mart. e
Tanf., 1892); Strada Vesuviana, m 250, Casa Sorrentino, m 270, Bosco Casoria, m
310, Atrio del Cavallo e Valle delPInferno, Piano delle Ginestre, m 650-900,
Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975).
Holcus mollis L.
Vesuvio (Pasq., 1840).
Koeleria splendens C. Presi - H caesp - Medit.-Mont. - Pendici erbose assolate.
Lave del 1760, m. 300.
Lophochloa cristata (L.) Hyl. - T er - Subcosmop. - Campi ed ambienti antropiz-
zati. Camaldoli di Torre del Greco, m 150; S. Maria di Castello, m 450; Colle dei
Canteroni, m 600; Lava del 1872, m 600, ecc.
Segnalaz. preced.: Mortelle di Torre dell’ Annunciata (Ten., 1832, sub Koeleria
phleoides ); strade e luoghi erbosi (Pasq., 1869, sub Koeleria phleoides ); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub Koeleria phleoides ); Atrio del Cavallo e Valle delPInferno, m
600-900, Piano delle Ginestre, m 850 (Ag., 1975, sub Koeleria phleoides ).
Trisetaria panicea (Lam.) Maire [ Trisetum paniceum (Lam.) Pers.].
Luoghi erbosi. Cappella di S. Vito (Pasq., 1869, sub Trisetum neglectum ); Vesuvio
(Bacc., 1881, sub Trisetum neglectum).
Trisetaria aurea (Ten.) Pign. [Trisetum aureum Ten.].
Arene marittime. Torre dell’Annunziata (Ten., 1831 sub Trisetum aureum); Gra¬
nateli, Portici (Ten., 1832 sub Trisetum aureum).
Agrostis stolonifera L.
Salvatore (Migl., 1896).
100 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V. La Valva e G. Caputo
Agrostis capillaris L. [A. tennis Sibth.].
Lungo le vie (Pasq., 1840, sub A. vulgaris).
Calamagrostis epigejos (L.) Roth - H caesp - Eurosib. - Cespuglieti e boscaglie
degradate. M. Somma, m 500-1000.
Segnalaz. preced.: Osservatorio, Somma (Pasq., 1869).
* Polypogon viridis (Gouan) Breistr. - H caesp - Paleosubtrop. - Campi e luoghi
incolti. Bocche del 1760, m 300.
* Gastridium ventricosum (Gouan) Schinz et Thell. - T er - Medit.-Atl. - Pinete.
Lave del 1760, m 180.
Lagurus ovatus L. - T er - Euri-Medit. - Incolti e prati aridi. Lava del 1804-1805,
m 100; Cappella Vecchia, m 120-200; Lave del 1760, m 300; Lave del 1858, m
375; Lave del 1872, m 600, ecc.
Segnalaz. preced.: strade e luoghi aridi sulle lave (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881; Co., 1887); presso l’Osservatorio (Mart. e Tanf., 1892); Torre Annunziata
(Der., 1906).
Aira caryophyllea L. subsp. caryophyllea - T er - Paleosubtrop. - Prati e campi.
Cappella Vecchia, m 120-180; Lave del 1858, m 380; Pescinale, m 450; S. Maria di
Castello, m 450; Piano delle Ginestre, m 500; Stradello Demaniale, m 600; Colle
dei Canteroni, m 600; M. Somma, m 700; Valle del Gigante, m 800; Gran Cono
Vesuviano, m 100-1100, ecc.
Segnalaz. preced.: Fruticeti e luoghi selvatici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc.,
1881); Strada Vesuviana, m 260, versante meridionale, m 600-900, Piano delle
Ginestre, m 630-650 (Ag., 1975).
Aira cupaniana Guss. - T er - W-Medit. (Steno-) - Ambienti erbosi aridi. Lava del
1804-1805, m 100; Pescinale, m 450; Valle delPInferno, 850.
Segnalaz. preced.: coltivi, incolti e sulle lave (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881;
Co., 1887); Strada Vesuviana, m 250, Piano delle Ginestre, m 650 (Ag., 1975, sub
A. capillaris var. cupaniana).
* Aira tenore! Guss. - T er - Steno-Medit. - Colate laviche, sabbie e lapilli. Stra¬
dello Demaniale, m 600.
Aira elegantissima Schur [A. elegans Wìlld. ex Gaudin, nom. illeg.] - T er - Euri-
Medit. - Luoghi erbosi e coltivi. Bocche del 1760, m 300.
Segnalaz. preced.: Somma, cima dei Canteroni (Pasq., 1869, sub A. capillaris );
Vesuvio (Bacc., 1881, sub A. capillaris ); Camaldoli di Torre del Greco, m 150,
Piano delle Ginestre, m 630 e m 650, Foresta Tirone, m 640, Atrio del Cavallo, m
950 (Ag., 1975, sub A. capillaris).
Corynephorus divaricatus (Pourret) Breistr. - T er - Steno-Medit. » Lapilli e sabbie
vulcaniche. Lave del 1760, m 300; Lave del 1944, m 600, ecc.
Segnalaz. preced.: Torre del Greco, via dell’Osservatorio, Salvatore, Somma
(Pasq., 1869, sub C. articulatus ); Vesuvio (Co., 1887, sub C. articulatus ); Atrio del
Cavallo e Valle delPInferno, m 600-950, Piano delle Ginestre, m 620-700 (Ag.,
1975, sub C. articulatus).
La flora del Somma-Vesuvio 101
Phragmites australis (Cav.) Trin.
Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975, sub Ph. communis).
Segnalazione a nostro avviso da ritenersi erronea e dovuta forse a confusione con
Arundo plinii Turra, frequente sul Vesuvio dal piano basale fin quasi alla vetta.
Ogni ricerca di Ph. australis nella zona è risultata vana.
Arundo donax L. — G rh — Subcosmop. — Margini dei coltivi e ambienti umidi.
Cappella Vecchia, m 140.
Segnalaz. preced.: coltivi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Arundo plinii Turra [A. pliniana Turra] — G rh — Steno-Medit. — Scarpate delle
strade e terreni incoerenti. Lave del 1760, m 300; Bocche del 1861, m 300; M.
Somma, m 400; Pescinale, m. 460; Piano delle Ginestre, m 500; Strada Vesuviana,
m 500; Stradello Demaniale, m 600; Valle del Gigante, m 900; Gran Cono Vesu¬
viano, m 1100, ecc.
Segnalaz. preced.: Canteroni, Monticello presso Torre del Greco (Pasq., 1869, sub
A. collina ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub A. collina).
Phalaris canariensis L. — T er — Macarones. — Luoghi erbosi. Lave del 1872, m
600.
Segnalaz. preced.: Piano delle Ginestre, m 650 (Ag., 1975).
Anthoxanthum odoratum L. — H caesp — Eurasiat. — Radure ed incolti. Lave del
1760, m 300.
Segnalaz. preced.: Osservatorio (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Alopecurus rendici Eig [A. utriculatus Auct., non Solander].
S. Maria a Pugliano (Pasq., 1840, sub A. utriculatus ; Bacc., 1881, sub A. utricula¬
tus).
Secondo Clarke in Flora Europaea (Tutin et al., 1964-80), A. utriculatus Solander
è specie la cui presenza è stata finora accertata, nel bacino del Mediterraneo, solo
nell’isola di Siros nelle Cicladi.
Phleum ambiguum Ten. — G rh — Endem. — Aree laviche e pendici sassose. Lave
del 1760, m 300; Bocche del 1861, m 300; M. Somma, m 350-700; Atrio del
Cavallo, m 840.
Segnalaz. preced.: Canteroni sopra l’Osservatorio, Somma alla scesa di Vetrana
(Pasq., 1869, sub Ph. michelii ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Ph. michelii ; Co., 1887,
sub Ph. michelii).
Oryzopsis miliacea (L.) Bentham et Hooker ex Ascherson et Schweinf. [Piptathe-
rum miliaceum (L.) Cosson] — H caesp — Steno-Medit.-Turan. — Ambienti rude¬
rali e margini delle strade. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Bocche del 1861, m
300; Sorgenti dell’Olivella, m 330; M. Somma, m 700, ecc.
Segnalaz. preced.: Fruticeti e siepi (Pasq., 1869, sub Piptatherum multiflorum).
Nardus strida L.
Via del Salvatore presso i Camaldoli (Pasq., 1840).
Più che dubbia appare l’indicazione, per il Vesuvio, di questa entità anche in con¬
siderazione della sua ecologia.
102 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V. La Valva e G. Caputo
Eragrostis cilianensis (All.) F. T. Hubbard - T er - Subcosmop. - Ruderi ed
incolti. Cappella Vecchia, m 150.
Segnalaz. preced.: coltivi (Pasq., 1869, sub E. megastachya ); Vesuvio (Bacc.,
1881, sub E. megastachya ).
Crypsis aculeata (L.) Aiton.
Mortelle della Torre dell’ Annunciata (Ten., 1832).
Crypsis schoenoides (L.) Lam.
Mortelle della Torre dell’ Annunciata (Ten., 1832).
Cynodon dactylon (L.) Pers. — G rh — Subcosmop. — Incolti e margini delle vie.
Portici: Parco Gussone, m 50-100; Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Bocche
del 1861, m 300; Strada Vesuviana, m 375; Colle dei Canteroni, m 600, ecc.
Segnalaz. preced.: coltivi, incolti e strade (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
° Ehrharta erecta Lam. [E. panicea Sm.; E.delicatula sensu Pignatti, non Stapf] — H
caesp — Avv. (Sud Africa) — Boschi sempreverdi. Portici: Parco Gussone, m 50-
80.
Segnalaz. preced.: Reai Parco di Portici (Ten., 1835-38, sub Panicum deflexum );
Giardini Reali di Portici (Pasq., 1868; 1869, sub E. panicea ); Parco Reale di Por¬
tici (Pignatti, 1982, sub E. delicatula ); Reai Parco di Portici, 8.IV.1838, Gussone
(HP!, sub E. panicea ); Ibidem , XII. 1868, Pasquale (HP!, sub E. panicea ); Tenuta
di Portici, s. d.? s. coll. (PORUN!, sub E. panicea ); Portici, 1873, s. coll. (PORUN!,
sub E. panicea ); Bosco di Portici, s. d., s. coll. (PORUN! sub E. panicea ); Napoli a
Portici, 5. d., s. coll. (PAV! sub E. panicea ); a Portici, s. d., Pasquale (PAV! sub E.
panicea ).
Questa interessante avventizia è stata segnalata in Italia solo a Portici nel Parco Gus¬
sone annesso alla Facoltà di Agraria e nella Valle della Ninfa Egeria presso Roma.
Gli individui da noi a più riprese raccolti ed osservati nel Parco Gussone sono
risultati costantemente perenni e con fiori a sei stami e sono da attribuire ad E.
erecta.
Ciò non concorda con quanto riportato da Parlatore (1848) e ripreso da
Pignatti (1958; 1982); riteniamo pertanto che tale problema meriti di essere ulte¬
riormente approfondito anche sulla base di controlli su materiali d’erbario.
Echinochloa crus-galli (L.) Beauv.
Luoghi umidi. S. Anastasia, Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); tra S.
Anastasia e Somma (Der., 1906, sub Panicum crus-galli).
° Digitarla sanguinalis (L.) Scop. — T er — Cosmop. — Orti e giardini. Portici: Parco
Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 120-180; La Pagliara, m 300.
Segnalaz. preced.: Coltivi e strade (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881, sub D.
sanguinalis et Panicum sanguinale ); S. Giorgio a Cremano, 24. X. 1868, Pasquale
(HP!, sub Panicum sanguinale).
Digitarla ischaemum (Schreber) Muhl.
Campi e vie (Pasq., 1869, sub D. sanguinalis fo. filiformis).
Setaria glauca (L.) Beauv.
Coltivi. Torre Annunziata (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
La flora del Somma-Vesuvio 103
Setaria viridis Beauv. — T er — Subcosmop. — Coltivi ed incolti. Camaldoli di
Torre del Greco, m 150; M. Somma, m 300-600; S. Maria di Castello, m 450, ecc.
Segnalaz. preced.: coltivi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Setaria ambigua Guss. — T er — Subcosmop. — Luoghi erbosi sterili e ambienti
ruderali. Granatello, m 10.
Setarìa verticillata (L.) Beauv.
Coltivi ed orti (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Setaria italica (L.) Beauv.
Coltivata. Bosco di Mauro (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Imperata cylindrica (L.) Raeuschel.
Torre dell’Annunciata (Ten., 1832, sub Saccharum cylindricum ); Tironi, Ottaviano,
Mauro nel Bosco del Principe (Pasq., 1869, sub I. arundinacea ); Vesuvio (Bacc.,
1881, sub I. arundinacea ; Co., 1887, sub I. arundinacea ); Bosco di Mauro,
26.VIII.1868, Pasquale (HP!, sub I. arundinacea).
Erianthus ravennae (L.) Beauv.
Luoghi sabbiosi. Mauro nel bosco del Principe d’Ottaviano (Pasq., 1869, sub Sac¬
charum ravennae ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Saccharum ravennae ); Boscotrecase
al Mauro, 26.VIII.1868, Pasquale (HP!, sub Saccharum ravennae).
Sorghum halepense (L.) Pers. — G rh — Subcosmop. — Incolti e lungo le strade.
Cappella Nuova, m 150; La Pagliara, m 300.
Segnalaz. preced.: nelle vigne (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Cymbopogon hirtus (L.) Janchen subsp. hirtus — H caesp — Paleotemp. — Lave,
terreni incoerenti e ambienti degradati. Torre del Greco: Villa Inglese, m 10-50;
Lava del 1804-1805, m 100; Bocche del 1861, m 300; Lave del 1760, m 300; La
Pagliara, m 300, ecc.
Segnalaz. preced.: luoghi sassosi (Pasq., 1869, sub Andropogon hirtus et var. pube-
scens ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Andropogon hirtus; Co., 1887, sub Andropogon
hirtus); Strada Vesuviana, m 260 (Ag., 1975, sub Hyparrhenia hirta); Vesuvio,
8.IV.1868, Pasquale (HP!, sub Andropogon hirtus); Mauro, 26.VIII.1868, Pasquale
(HP! sub Hyparrhenia hirta); Torre del Greco, 31.X.1868, Pasquale (HP!, sub
Hyparrhenia hirta); Somma, s. d., Pasquale (HP!, sub Hyparrhenia hirta).
Araceae
Arum italicum Miller subsp. italicum — G rtb — Steno-Medit. — Boscaglie e siepi.
Portici: Parco Gussone m 50-100; Colle dei Canteroni, m 400-600; M. Somma, m
400-800, ecc.
Segnalaz. preced.: luoghi pingui (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Arisarum vulgare Targ.-Tozz. subsp. vulgare — G rtb — Steno-Medit. — Macchie e
fruticeti. Colle dei Canteroni, m 550.
Segnalaz. preced.: coltivi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
104 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Lemnaceae
* Le mna minor L. — Hyd nat — Subcosmop. — Acque stagnanti e vasche - Portici:
Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 150.
Wolffia arrhiza (L.) Horkel ex Wimmer.
Vasche presso Torre Annunziata (Pasq., 1869, sub Lemma arhiza ).
Cyperaceae
° Carex distachya Desf. — H caesp — Steno-Medit. — Boschi sempreverdi. Portici:
Parco Gussone, m 50-100; Bocche del 1861, m 300; La Pagliara, m 300; Colle dei
Canteroni, m 450, ecc.
Segnalaz. preced.: Tironcelli di Torre del Greco, Reai Parco di Portici (Pasq.,
1869, sub C. linkii ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub C. linkii ); Torre del Greco ai
Tironi, 2.III.1868, Pasquale (HP!, sub C. gynomane)\ pinete di Torre del Greco,
8.IV.1868, Pasquale (HP!, sub C. linkii ); Portici nel Reai Parco di sotto, 2.III.1869,
Pasquale (HP!, sub C. linkii ); Mauro, 2 1 .III. 1869, Pasquale (HP!, sub C. linkii ).
Carex divisa Hudson.
Prati. Portici (Pasq., 1869, sub C. schoenoides ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub C.
schoenoides ).
° Carex caryophyllea Latourr.
Boschi (Pasq., 1869, sub C. praecox ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub C. praecox );
Mauro, 2 l.III.l 869, Pasquale (HP!, sub C. praecox ).
Carex fiacca Schreber subsp. serrulata (Biv.) W. Greuter.
Luoghi erbosi. Salvatore (Pasq., 1869, sub C. serrulata)-, Vesuvio (Bacc., 1881,
sub C. serrulata ).
* Holoschoenus australis (L.) Reichenb. [Scirpus holoschoenus L. var. australis (L.)
Koch] — G rh — Euri-Medit. — Boscaglie umide. Camaldoli di Torre del Greco,
m 170.
° Blysmus compressus (L.) Panzer ex Link.
Mauro, s. d ., Pasquale (HP!).
Cyperus rotundus L. — G b — Subcosmop. — Infestante i coltivi. Portici: Parco
Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 120-160; La Pagliara, m 300; M.
Somma, m 200-400, ecc.
Segnalaz. preced.: Coltivi (Pasq., 1869, sub C. olivaris ); Vesuvio (Bacc., 1881,
sub C. olivaris ).
Cyperus esculentus L.
Coltivi e giardini. Torre Annunziata, S. Giorgio a Cremano (Pasq., 1869); Vesuvio
(Bacc., 1881).
La flora del Somma-Vesuvio 105
Orchidaceae
Ophrys sphegodes Miller subsp. sphegodes — G rtb — Euri-Medit. — Spiazzi
erbosi. Lagno di Pollena, m 200.
Segnalaz. preced.: Canteroni (Pasq., 1869, sub 0. aranifera)-, Vesuvio (Bacc.,
1881, sub 0. aranifera ).
Ophrys fuciflora (F. W. Schmid!) Moench s. 1.
Mortelle della Torre dell’Annunciata (Ten., 1832, sub 0. arachnites ).
Serapias lingua L.
Vesuvio (Bacc., 1881).
Serapias parviflora Pari.
Parco Gussone (Migl., 1897).
Serapias vomeracea (Burm.) Briq. — G rtb — Euri-Medit. — Rupi e distese laviche.
Lave del 1858, m 375.
Segnalaz preced.: Mauro (Ten., 1831, sub S. longìpetala)\ Parco Gussone (Migl.,
1896, sub Helleborine longipetala ).
Serapias cordigera — G rtb — Steno-Medit. — Pinete e boscaglie rade. Lave del
1760, m 300; Piano delle Ginestre, m 500.
Segnalaz. preced.: Ottaviano a Campitello (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Neotinea intacta (Link) Reichenb. fil. — G rtb — Steno-Medit. — Pinete. Lave del
1760, m 200-300; Piano delle Ginestre, m 500, ecc.
Orchis papilionacea L. subsp. papilionacea — G rtb — Euri-Medit. — Pinete e fruti¬
ceti. Lagno di Pollena, m 200; Bocche del 1861, m 300, ecc.
Segnalaz. preced.: Mortelle di Portici (Ten., 1831); Granatello, Tironi e Tironcelli
di Torre del Greco (Pasq., 1869, sub O. rubra ); Granatello, III. 1868, Pasquale
(HP!); Camaldoli, 30.III.1872, Pasquale (HP!); Tironi, s.d., Pasquale (HP!).
Orchis morie L. subsp. morio — G rtb — Europeo-Caucas. — Pratelli tra le colate
laviche. Lave del 1858, m 300-400.
Orchis x gennarii Reichenb. fil. [ O . morio X papilionacea ] — G rtb — Endem.(?) —
Luoghi erbosi tra le lave. Lave del 1858, m 300-400.
Orchis italica Poiret.
Ai piedi del Vesuvio, a S. Sebastiano (Colonna., 1616, sub Orchis anthropophora
oreades).
Orchis coriophora L. s. 1.
Pascoli aridi e fruticeti presso il mare. Mortelle di Portici (Ten., 1831); Granatello,
Torre del Greco (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Parco Gussone di Portici
(Migl., 1896); Granatello, s.d., Pasquale (HP!).
Orchis coriophora L. var. fragrans (Pollini) Boiss. — G rtb — Euri-Medit. — Rupi e
distese laviche. Lave del 1858, m 375.
Orchis provincialis Balbis.
Boschi (Pasq., 1869, «fide Pedicino»); Vesuvio (Bacc., 1881).
106 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V. La Valva e G. Caputo
Dactylorhiza romana (Sebastiani et Mauri) Soó [Orchis romana Sebastiani et
Mauri] — G rtb — Steno-Medit. — Pinete rade. Lave del 1760, m 180.
Segnalaz. preced.: Tironi (Pasq., 1869, sub Orchis pseudo-sambucina et var.
rubra); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Orchis pseudo-sambucina).
° Dactylorhiza maculata (L.) Soó s. 1. [Orchis maculata L.].
Luoghi selvatici medi ed elevati. Canteroni, Somma (Pasq., 1869, sub Orchis
maculata ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Orchis maculata ); Atrio del Cavallo (Co.,
1887, sub Orchis maculata ); Parco Gussone di Portici (Migl., 1896); M. Somma
(Ricc., 1972, sub Orchis maculata ); prope Eremum, 29.V.1868, Pasquale (HP!,
sub Orchis maculata ); Somma, 2.VII.1868, Pasquale (HP, sub Orchis maculata).
° Dactylorhiza saccifera (Brongn.) Soó [ Orchis maculata L. subsp. saccifera (Brongn.)
K. Richter] — G rtb — Paleotemp. — Boscaglie miste. Colle dei Canteroni, m 500;
M. Somma, m 500-1000.
Platanthera bifolia (L.) L. C. M. Richard.
Boschi. Canteroni, Somma (Pasq., 1869).
Epipactis helleborine (L.) Crantz — G rh — Paleotemp. — Boschi di latifoglie. Por¬
tici: Parco Gussone, m 50-100; M. Somma, m 500-1080.
Segnalaz. preced.: Canteroni (Pasq., 1869, sub E. latifolia); Vesuvio (Bacc., 1881,
sub E. latifolia).
Cephalanthera rubra (L.) L. C. M. Richard — G rh — Eurasiat. — Boschi di caduci¬
foglie. Cognoli di S. Anastasia, m 1080.
Segnalaz. preced.: M. Somma (Pasq., 1869; Ricc., 1972); Vesuvio (Bacc., 1881).
Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch — G rh — Eurasiat. — Boscaglie miste. Colle
dei Canteroni, m 450; Pescinale, m 500.
Segnalaz. preced.: Canteroni (Pasq., 1869, sub C. ensifolia ); Vesuvio (Bacc.,
1881, sub C. ensifolia).
Limodorum abortivum (L.) Swartz — G rh — Euri-Medit. — Boschi e siepi. Portici:
Parco Gussone, m 50-100; Lave del 1760, m 300; Colle dei Canteroni, m 400, ecc.
Segnalaz. preced.: Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881).
Spiranthes spiralis (L.) Chevall. — G rh — Europeo-Caucas. — Prati aridi e rocce
laviche. Ercolano: Contrada Casacampora, m 100; Lave del 1858, m 350, ecc.
Segnalaz. preced.: Mortelle di Portici (Ten., 1831, sub Neottia autumnalis );
boschetto Mauro a Bellavista di Portici (Migl., 1896).
La flora del Somma-Vesuvio 107
Conclusioni
L’elenco floristico che precede comprende 906 entità; in esso sono
censite le piante sicuramente autoctone e quelle ormai palesemente natu¬
ralizzate nell’area vesuviana. Non sono state pertanto prese in considera¬
zione le numerose specie esotiche presenti nei parchi e nei giardini tanto
frequenti in tutta la zona presa in esame. Per quel che attiene alle piante di
interesse agrario, ne sono state annotate 31 e cioè soltanto quelle più fre¬
quentemente coltivate nei campi e negli orti vesuviani. Esse vengono in
molti casi citate per inciso oppure in calce alle relative famiglie.
Di tutte le entità da noi ritrovate, 115 vengono segnalate per la prima
volta per il Vesuvio; non abbiamo invece potuto osservare nella zona ben
293 entità riportate in passato da altri Autori. Si può quindi affermare che
la flora accertata sul Vesuvio è costituita al momento da 610 entità.
Le specie da noi non più ritrovate e quasi certamente scomparse sono,
non di rado, piante legate ad ambienti particolari quali Ophioglossum lusi-
tanicum L., Allium chamaemoly L., Juncus capitatus Weigel, Romulea sp.
pi., tutte tipiche dei pratelli umidi subcostieri. Altrettanto dicasi per Medi-
cago marina L. Crypsis aculeata (L.) Aiton, Crypsis schoenoides (L.) Lam.,
Echinophora spinosa L., ed Eryngium maritimum L., proprie degli arenili,
nonché per alcune specie dei boschi e delle rupi come Mercurialis perennis
L. e Sanicula europaea L. ed alcune specie di Saxifraga indicate da
Pasquale (1869) per il Monte Somma.
Le nuove acquisizioni, a loro volta, sono costituite in prevalenza da
entità banali mentre pochi sono gli elementi di un certo interesse floristico
o fìtogeografìco.
Una analisi comparativa approfondita della storia del popolamento flo¬
ristico del Vesuvio non risulta agevole per la carenza di adeguati termini di
paragone e per le vicende che questo rilievo, recente e confinato sulle rive
del Tirreno, ha subito nel tempo.
Spettro biologico
Nella Fig. 4 è riportato lo spettro biologico riferito alle 610 entità cen¬
site nell’elenco floristico.
L’elevato numero di terofite, il cui valore percentuale è pari al 41,6%,
è indice dello spiccato grado di mediterraneità che caratterizza la flora del
Somma-Vesuvio; questo fatto è, tra l’altro, confermato dalla percentuale
relativamente bassa di emicriptofite (28,1%).
108 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
I risultati emersi dall’analisi della flora vesuviana non sono del tutto
comparabili con i pochi dati esistenti in letteratura e relativi ad altri rilievi
dell’Appennino campano.
P 13.6 %
H 28.1
Ch 6.9 %
HH 0.2 %
Fig. 4. - Spettro biologico percentuale relativo alla flora del Somma-Vesuvio.
Non ci sembra neanche appropriato un confronto con gli spettri biolo¬
gici riportati per alcuni distretti vulcanici siciliani da diversi AA. (Di
Martino, 1963; Ferro e Funari, 1968, 1970; Poli e Grillo, 1972) tutti o
troppo distanti o con caratteristiche sensibilmente diverse in quanto a mor¬
fologia ed altitudine.
Abbiamo comunque ritenuto utile riportare qui di seguito i dati rela¬
tivi ai due spettri biologici che ci sono sembrati in qualche modo suscetti¬
bili di un confronto con quello del Vesuvio.
p
Ch
H
G
T
HH
Isole di Procida e
Vivara (Caputo, 1964-65)
13,4
3,9
23,6
11,3
47,6
Vesuvio
13,6
6,9
28,1
9,6
41,6
0,2
Monte Alburno
(Moggi, 1955)
10,9
8,0
39,6
14,2
27,3
La flora del Somma-Vesuvio 109
Come si può desumere dal paragone tra questi tre spettri le percentuali di
terofite e di emicriptofite che si registrano nella flora vesuviana sono inter¬
medi tra quelli riportati per le isole di Precida e Vivara ed il Monte Alburno. Un
simile dato ci appare abbastanza normale soprattutto qualora lo si metta in
relazione alle diverse quote che si raggiungono nelle tre zone.
Anche le differenze tra le percentuali delle fanerofite ci sembrano
riconducibili al fattore altitudine; la loro più alta percentuale sul Vesuvio
sarebbe pertanto da collegare all’assenza, su questo monte, di una fascia di
vegetazioni dì vetta ~ a emicriptofìte e cam etite dominanti - presente
sull’Alburno. Ciò è dovuto, tra l’altro, anche alla incoerenza dei suoli vesu¬
viani particolarmente marcata a partire dagli 800 m di quota.
A quest’ultimo fattore sembra essere collegata anche la bassa percen¬
tuale di geofìte che hanno inoltre risentito, specialmente nelle zone basse,
dei fenomeni dovuti al disturbo antropico.
Tipi corologici
Nella Fig. 5 è riportato lo spettro corologico riferito alle 610 entità
(incluse le specie coltivate) presenti sul territorio vesuviano.
Nedit. Medit. Moni, distribuz. S-Europ.
Fig. 5. - Spettro corologico relativo alla flora del Somma-Vesuvio.
110 M. Ricciardi, G.G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Dall’esame del diagramma si può osservare come le endemiche siano
in numero di 18 e rappresentino quindi il 3,0% del totale; tali entità sono le
seguenti:
Alnus cordata (Loisel.) Loisel.
Silene giraldii Guss.
Astragalus glycyphyllos L. var. setiger Guss.
Acer neapolitanum Ten.
Micromeria graeca (L.) Bentham ex Reichenb. subsp .fruticulosa (Bertol.)
Guinea
Verbascum rotundifolium Ten. subsp. rotundifolium
Antirrhinum siculum Miller
Linaria purpurea (L.) Miller
Digital is micrantha Roth
Helichrysum litoreum Guss.
Artemisia variabilis Ten.
Centaurea deusta Ten.
Sesleria nitida Ten.
Phleum ambiguum Ten.
A queste, sia pure con qualche incertezza, si possono aggiungere Ara-
bis rosea DC. e Scabiosa uniseta Savi anche se, come accenna Pignatti
(1982), il loro areale non sarebbe limitato al territorio italiano.
Sul Vesuvio è largamente diffusa Genista aetnensis DC. che, come
avanti ricordato, risulta essere stata introdotta sul Vesuvio intorno al 1906
(Agostini, 1959) per rimboschimento.
Compare inoltre qua e là sui lapilli vesuviani Senecio aethnensis Jan
ex DC.; i semi di questa endemica sicula, sempre secondo Agostini
(1. c.) sarebbero pervenuti sul Vesuvio insieme a quelli di Genista aet¬
nensis.
Si tratta di entità quasi sempre ad ampia diffusione in Italia, con l’ec¬
cezione di Silene giraldii - segnalata solo per il Napoletano e in Sardegna
presso il fiume Liscia - mentre Micromeria graeca subsp. fruticulosa, Verba¬
scum rotundifolium subsp. rotundifolium ed Helichrysum litoreum sono cir¬
coscritti a poche zone dell’Italia centrale e meridionale. Alcune di esse si
ritrovano in ambienti diversi o sono diffuse dalle falde alle cime dell’intero
complesso. Ciò si verifica, ad esempio, per Linaria purpurea ed Artemisia
variabilis. Non di rado ci si trova addirittura di fronte a specie che tendono
a divenire sinantropiche quali Silene giraldii e Micromeria graeca subsp.
fruticulosa o semiruderali come Verbascum rotundifolium subsp. rotundifo¬
lium , Antirrhinum siculum e Centaurea deusta.
La flora del Somma-Vesuvio 111
Fig. 6. - Il Vesuvio dalla città di Napoli. È visibile la portata dell’espansione urbana che interessa ormai larga parte delle falde del
Vulcano.
112 M. Ricciardi, G.G. Aprile, V La Valva e G. Caputo
Rifacendosi a quanto evidenziato da Pignatti (1979) sull’evoluzione
della . flora mediterranea è verosimile che queste particolarità possano
essere ricondotte all’età relativamente recente ed alla natura vulcanica del
Somma-Vesuvio. In conseguenza di ciò tra le entità che hanno popolato
questo monte numerose sono le piante a ciclo vitale breve e di sovente
legate agli ambienti antropizzati.
Le entità mediterranee s. 1. raggiungono le 256 unità e costituiscono
quindi il 42,3% del totale. Tra di esse le Euri-Mediterranee in numero di
137 (22,5%) prevalgono nei confronti delle Steno-Mediterranee che sono
108 (18,0%), mentre appena 11 (1,8%) sono le Mediterraneo-Montane.
Altro gruppo piuttosto numeroso è quello delle specie ad ampia distri¬
buzione che ammontano a 135 (22,2%). Questo dato può essere a nostro
avviso spiegato dall’elevata incidenza delle aree agricole ed urbanizzate nei
paesi vesuviani di cui è indice, tra l’altro, il cospicuo numero delle specie
avventizie e coltivate che sono 58 (9,4%).
Le Eurasiatiche s. 1. sono a loro volta 112 (18,5%); tale valore è
alquanto inferiore a quello registrato da Moggi (1955) per il M. Alburno
(29,6%). Va peraltro tenuto presente che in questo gruppo di specie non
poche sono quelle proprie di ambienti elevati che non si realizzano sul
Vesuvio. Sotto tale riguardo va anche precisato che le specie reperibili oltre
i 1000 m di altitudine si riducono a pochi elementi tipicamente colonizza¬
tori. Ciò è anche da collegarsi, come abbiamo avuto modo di dire più volte,
alla incoerenza del substrato (lapilli, sabbie, ceneri) per estesi tratti oltre
gli 800 m di quota e dell’intero Gran Cono Vesuviano (1281 m).
Assai poco rappresentati, infine, i contingenti delle specie Boreali ed
Atlantiche che sono rispettivamente 27 (4,5%) e 18 (3,0%), fatto questo
peraltro prevedibile in questo settore della penisola italiana.
Per concludere e con tutte le riserve espresse in precedenza per
quanto riguarda l’oggettiva difficoltà di procedere ad analisi comparative si
può ritenere verosimile che il popolamento floristico del Vesuvio sia la
risultante in primo luogo della modesta elevazione raggiunta (m 1281) e
dei periodici rimaneggiamenti dovuti all’attività eruttiva.
Un ruolo non indifferente ha inoltre avuto la notevole degradazione
ambientale che si è verificata negli ultimi 150 anni e che ha interessato in
maggior misura i versanti meridionali ed occidentali soprattutto dalla costa
a circa 200 m di quota (Fig. 6).
Non va dimenticato, infine, che questo complesso sorge sulle rive
del Tirreno e che esso, in quanto di natura vulcanica, si trova in posi¬
zione isolata rispetto ai più prossimi rilievi calcarei della dorsale appen¬
ninica.
La flora del Somma-Vesuvio 113
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INDICE DEI GENERI
Acanthus
pag.
75
Acer
»
55
Achillea
»
81
Acinos
»
69
Adìantum
»
17
Aegilops
»
98
Aeluropus
»
93
Aetheorhiza
»
88
Agave
»
91
Agrimonia
»
41
Agropyron
»
98
Agrostemma
»
30
Agrostis
»
99
Aiianih us
»
55
A. ira ,
»
100
Ajuga
»
68
Allium
»
89
Alnus
»
22
Alopecurus
»
101
Amaranthus
»
27
Ambrosia
»
80
Ammi
»
61
Ampelodesmos
»
95
Anagallis
»
62
Anchusa
»
67
Andryala
»
86
Anemone
»
33
Anogramma
»
18
Anthemis
»
80
Anthoxanthum
»
101
Anthriscus
»
60
Anthyllìs
»
50
Antirrhinum
»
72
Aphanes
»
41
Arabidopsis
»
36
Arabis
»
36
Arbutus
»
62
Aretium
»
83
Arenaria
»
28
Arìsarum
»
103
Aristolochia
pag.
25
Arrhenatherum
»
99
Artemisia
»
81
Aram
»
103
Arando
»
101
Asparagus
»
90
Asperala
»
64
Asphodelus
»
89
Asplenium
»
18
Aster
»
78
Asterolinon
»
62
Astragalus
»
44
Atriplex
»
27
Avellinia
»
96
Avena
»
98
Ballota
»
68
Bassia
»
27
Bellis
»
79
Betula
»
21
Bifora
»
60
Biscutella
»
37
Blackstonia
»
63
Blysmus
»
104
Borago
»
67
Brachypodium
»
97
Brassica
»
38
Briza
»
93
Broussonetia
»
23
Bromus
»
96
Bryonia
»
58
Buglossoides
»
66
Bunias
»
36
Bupleurum
»
61
Cabile
»
38
Calamagrostis
»
100
Calamintha
»
69
Calendula
»
83
Calicotome
»
42
Calystegìa
»
65
118 Indice dei generi
Campanula
pag.
78
Capparis
»
35
Capsella
»
37
Capsicum
»
71
Cardamine
»
36
Carduus
»
83
Carex
»
104
Carlina
»
84
Carpesium
»
80
Carpobrotus
»
28
Carthamus
»
84
Castanea
»
22
Catapodium
»
95
Celtis
»
23
Centaurea
»
84
Centaurium
»
63
Centranthus
»
76
Cephalanthera
»
106
Cerastium
»
29
Ceratonia
»
42
Cercis
»
42
Cerinthe
»
66
Cestrum
»
71
Ceterach
»
19
Chaenorhinum
»
73
Chaerophyllum
»
60
Chamomilla
»
81
Cheilanthes
»
17
Chelidonium
»
35
Chenopodium
»
26
Chondrilla
»
87
Chrozophora
»
53
Chrysanthemum
»
81
Cichorium
»
85
Cirsium
»
83
Cistus
»
58
Citrus
»
55
Clematis
»
33
Clinopodium
»
70
Cnicus
»
84
Coleostephus
»
81
Colutea
»
44
Consolida
»
33
Convolvulus
»
66
Conyza
»
78
Cornus
»
59
Coronilla
»
51
Coronopus
»
37
Corrigiola
Pag.
30
Corylus
»
22
Corynephorus
»
100
Crassula
»
39
Crataegus
»
42
Crepis
»
88
Crithmum
»
60
Cruciata
»
65
Crypsis
»
102
Cupressus
»
20
Cuscuta
»
65
Cutandia
»
96
Cyclamen
»
62
Cydonia
»
41
Cymbalaria
»
72
Cymbopogon
»
103
Cynodon
»
102
Cynoglossum
»
67
Cynosurus
»
93
Cyperus
»
104
Cystopteris
»
19
Cytinus
»
25
Cytisus
»
43
Dactylis
»
93
Dactylorhiza
»
106
Daphne
»
57
Dasypyron
»
98
Datura
»
71
Daucus
»
61
Delphinium
»
33
Digitalis
»
73
Digitaria
»
102
Diospyros
»
62
Diplotaxis
»
37
Dipsacus
»
77
Dittrichia
»
80
Draba
»
37
Dryopteris
»
19
Ecballium
»
58
Echinochloa
»
102
Echinophora
»
60
Echium
»
67
Ehrharta
»
102
Epilobium
»
59
Epipactis
»
106
Eragrostis
»
102
Erianthus
»
103
Indice dei generi 119
Erica
pag.
62
Erodium
»
52
Erophila
»
37
Eryngium
»
60
Eryobotrya
»
42
Erysimiim
»
36
Euonymus
»
55
Eupatorium
»
78
Euphorbia
»
54
Fallopia
»
26
Ferula
»
61
Festuca
»
95
Ficus
»
23
Filago
»
79
Foeniculum
»
60
Fragaria
»
41
Fraxinus
»
62
Fumaria
»
35
Galactites
»
84
Galinsoga
»
80
Galium
»
64
Gastridium
»
100
Gaudinia
»
99
Genista
»
43
Geranium
»
52
Gladiolus
»
92
Glaucium
»
35
Glechoma
»
69
Gnaphalium
»
79
Gomphocarpus
»
64
Gossypium
»
57
Hedera
»
60
Hedypnois
»
85
Helianthemum
»
58
Helichrysum
»
79
Heliotropium
»
66
Helleborus
»
33
Herniaria
»
30
Hieracium
»
88
Holcus
»
99
Holoschoenus
»
104
Hordeum
»
98
Humulus
»
23
Hyoscyamus
»
71
Hypericum
»
34
Hypochoeris
»
85
Imperata
pag.
103
Inula
»
80
Ipomoea
»
66
Iris
»
91
Juglans
»
21
Juncus
»
92
Kickxia
»
73
Knautia
»
77
Koeleria
»
99
Laburnum
»
42
Lactuca
»
87
Lagurus
»
100
Lamarckia
»
93
Lamium
»
68
Lapsana
»
85
Lathyrus
»
45
Laurus
»
34
Lavatera
»
56
Legousia
»
77
Lembotropis
»
42
Lemna
»
104
Leontodon
»
86
Leopoldia
»
89
Lepidium
»
37
Ligustrum
»
63
Lilium
»
89
Limodorum
»
106
Linaria
»
73
Linum
»
53
Lithospermum
»
66
Lobularia
»
37
Logfia
»
79
Lolium
»
96
Lonicera
»
76
Lophochloa
»
99
Lotus
»
50
Lunaria
»
37
Lupinus
»
43
Luzula
»
92
Lychnis
»
30
Lycium
»
71
Lycopersicon
»
71
Malus
»
41
Malva
»
56
Marrubium
»
68
120 Indice dei generi
Matthiola
Pag.
36
Medicago
»
47
Melica
»
96
Melilotus
»
46
Melissa
»
69
Mentha
»
70
Mercurialis
»
53
Mespilus
»
42
Micromeria
»
69
Micropyrum
»
95
Mirabilis
»
28
Misopates
»
72
Moehringia
»
29
Morus
»
23
Muscari
»
89
Mycelis
»
87
Myosotis
»
67
Myrtus
»
59
Narcissus
»
91
Nardus
»
101
Neotinea
»
105
Nerium
»
64
Nigella
»
33
Odontites
»
74
Oenothera
»
59
Olea
»
63
Onobrychis
»
51
Onopordon
»
83
Ophioglossum
»
17
Ophrys
»
105
Opuntia
»
25
Orchis
»
105
Origanum
»
70
Ornithogalum
»
89
Ornithopus
»
50
Orobanche
»
74
Oryzopsis
»
101
Ostrya
»
22
Osyris
»
24
Oxalis
»
51
Paliurus
»
56
Pallenis
»
80
Papaver
»
35
Parapholis
»
98
Parentucellia
»
74
Parietaria
Pag.
24
Petrorhagia
»
32
Phagnalon
»
79
Phalaris
»
101
Phillyrea
»
63
Phleum
»
101
Phragmites
»
101
Phytolacca
»
28
Picris
»
86
Pinus
»
20
Pistacia
»
55
Pisum
»
46
Plantago
»
75
Platanthera
»
106
Poa
»
93
Polycarpon
»
30
Polygonum
»
25
Polypodium
»
19
Polypogon
»
100
Polystichum
»
19
Populus
»
21
Portulaca
»
28
Potentina
»
41
Prunella
»
69
Prunus
»
42
Psilurus
»
96
Psoralea
»
44
Pteridium
»
18
Pteris
»
17
Ptilostemon
»
83
Pulicaria
»
80
Punica
»
59
Pyrus
»
41
Quercus
»
22
Ranunculus
»
33
Raphanus
»
38
Rapistrum
»
38
Reichardia
»
87
Reseda
»
38
Rhagadiolus
»
85
Rhamnus
»
56
Ricinus
»
54
Robinia
»
44
Romulea
»
91
Rosa
»
40
Rosmarinus
»
70
Indice dei generi 121
Rubia
pag.
65
Rubus
»
40
Rumex
»
26
Ruscus
»
90
Ruta
»
54
Sagina
»
30
Salix
»
20
Salsola
»
27
Salvia
»
70
Sambucus
»
76
Sanguisorba
»
41
Sanicula
»
60
Saponaria
»
32
Saxifraga
»
39
Scabiosa
»
77
Scandix
»
60
Scilla
»
89
Scleranthus
»
30
Scolymus
»
85
Scrophularia
»
72
Sedum
»
39
Selaginella
»
17
Senecio
»
82
Serapias
»
105
Sesleria
»
95
Setaria
»
102
Sherardia
»
64
Sicyos
»
58
Sideritis
»
68
Silene
»
30
Silybum
»
83
Sinapis
»
38
Sisymbrium
»
36
Smilax
»
90
Smyrnium
»
60
Solanum
»
71
Solidago
»
78
Sonchus
»
87
Sorbus
»
41
Sorghum
»
102
Spartium
»
43
Spergola
»
30
Spergularia
»
30
Spiranthes
»
106
Stachys
Pag.
68
Stellaria
»
29
Symphytum
»
67
Tamus
»
91
Tanacetum
»
81
Taraxacum
»
87
Teline
»
43
Teucrium
»
68
Thymus
»
70
Tilia
»
56
Tolpis
»
85
Torilis
»
61
Trachelium
»
78
Tragopogon
»
85
Tribulus
»
53
Trifolium
»
48
Trigonella
»
47
Trisetaria
»
99
Tub eraria
»
58
Tussilago
»
82
Ulex
»
43
Ulmus
»
23
Umbilicus
»
39
Urospermum
»
86
Urtica
»
24
Valantia
»
65
Verbascum
»
71
Verbena
»
67
Veronica
»
73
Viburnum
»
76
Vi ci a
»
44
Vinca
»
64
Viola
»
57
Viscum
»
25
Vìtis
»
56
Vulpia
»
94
Wolffia
»
104
Xanthium
»
80
Ziziphus
»
56
Presentata nella tornata del 23 aprile 1986
Accettata il 9 giugno 1987
Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. XCV, 1986, pp. 123-139, figg. 7, tab. 1
Gli eventi sismici del maggio 1984 in Abruzzo;
una possibile sequenza: evento principale - repliche
precursori - evento principale - repliche
Nota di Mario Ferri (*) e Antonella Gorini(*)
presentata dai soci Gennaro Corrado e Giovanna Berrino
Riassunto. — In questo lavoro sono stati analizzati i parametri focali della
sequenza sismica del maggio 1984, in Abruzzo.
La distribuzione spaziale degli eventi mostra una concentrazione degli epicentri
in un’area compresa tra le regioni dell’Abruzzo e del Lazio. Il primo evento prin¬
cipale, avvenuto alle ore 17:49 GMT del 7 Maggio 1984 (MI = 5.2), è localizzato tra
S. Donato Val Cornino e Alfedena (0 = 41°43.83', A = 13°52.87'); successivamente
il giorno 11 si è avuto un secondo evento di notevole energia (MI = 5.0) che risulta
spostato rispetto al primo di circa 7 km in direzione NE.
L’evoluzione temporale, analizzata in dettaglio, evidenzia la presenza di una
sequenza multipla interpretata come sequenza del tipo: Evento principale - repliche
- precursori - evento principale - repliche.
Il calcolo dell’energia rilasciata e del parametro b della relazione Gutenberg-
Richter rientrano nei valori standard ottenuti per altre sequenze sismiche appenni¬
niche.
Infine vengono formulate due possibili ipotesi di correlazione tra i dati sismici e
l’assetto strutturale dell’area:
1) Due strutture geologiche attivate separatamente dai due eventi del 7 e
dell’11 maggio.
2) L’evento principale del 7 maggio innescherebbe in una struttura singola una
fratturazione multipla.
Summary. — An earthquake with a locai magnitude M = 5.2 occurred in
Abruzzo (Italy) on May 7, 1984. The main shock was located between S. Donato Val
Cornino and Alfedena (Lat = 41° 43.83', Long = 13°52.87'). The portable seismic
network brought into operation in thè epicentral area has allowed a precise location
of thè aftershocks. Another event with M = 5.0 occurred on May 11, 1984 about 7
km northeast of thè fìrst main shock; it was followed by a large number of after¬
shocks and several events with magnitudes of about 4 or greater were detected.
The time history of thè earthquake series in May ’84 suggests thè possibility of
a multiple sequence: main shock - aftershocks - foreshocks - main shock - after¬
shocks.
(*) Osservatorio Vesuviano - Ercolano (Napoli).
124 M. Ferri e A. Gorini
Both thè b value in thè Gutenberg-Richter frequency-magnitude law (Log N =
a-bM ) and energy release show standard values for tectonic shocks.
The analysed source parameters of thè total sequence could be interpreted in
two different ways:
- Two geological structures activated separately by thè main shocks of May 7
and 11, respectively.
- The main shock of 7 May 1984 could be related to a multiple fracture into a
single geological structure.
Introduzione
Nel maggio 1984, una vasta area dell’Appennino Centro-Meridionale
tra i Monti della Meta, la Marsica meridionale e la Val Roveto, è stata inte¬
ressata da una sequenza sismica con due eventi principali: il primo, il
giorno 7 alle ore 17:49 GMT, M,= 5.2 (I.N.G.), Ms = 5.8 (NEIS); ed il
secondo, il giorno 11 ore 10:41 GMT, Mt = 5.0 (I.N.G.), Ms= 5.2 (NEIS).
I due eventi furono avvertiti fino ad una distanza di circa 150 km con
un’intensità massima valutata del VII0 M.K.S. per l’evento del 7 maggio
(Branno et al., 1985).
L’epicentro del primo evento è stato ubicato, in via preliminare,
dall’Istituto Nazionale di Geofìsica (I.N.G.) a S. Donato Val Cornino
(0 = 41°43.83', A. = 13° 52.87') e su questa base, nei giorni successivi,
sono state posizionate dall’I.N.G., dall’ENEA e dall’Osservatorio Vesuviano
(O.V.), alcune stazioni sismiche mobili per poter migliorare l’informazione
locale attraverso uno studio più dettagliato della sequenza sismica.
Analisi dei dati
a) Distribuzione spaziale degli eventi
Il giorno successivo al primo evento sono state installate dall’O.V. 11
stazioni sismiche temporanee con una copertura omogenea dell’area epi-
centrale (Fig. 1). Di esse, 8 erano digitali, fornite dall’Università del
Winsconsin (USA), e 3 analogiche con registrazione su nastro magne¬
tico. Due di queste ultime, a componente verticale, furono installate a
Scanno (SCA) e a Forlì del Sannio (FDS) ed una, a tre componenti, a
Roccaraso (RCS).
Le stazioni analogiche hanno operato fino al 13 maggio mentre quelle
digitali hanno funzionato fino al 18 maggio (Del Pezzo et al., 1985).
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Gli eventi sismici del maggio 1984 in Abruzzo, ecc. 125
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Fig. 1. — Distribuzione stazioni sismiche nell’area epicentrale.
126 M. Ferri e A. Gorini
Unitamente ai dati raccolti dalla rete temporanea, sono stati utilizzati,
per le elaborazioni successive, i dati delle stazioni di Duronia (DUI) e S.
Donato Val Cornino (SDÌ) della rete sismica nazionale delFI.N.G. e le sta¬
zioni di S. Gregorio Matese (SGG) e M. Massico (MM1) della rete sismica
regionale delPO.V. Pur disponendo di dati relativi a stazioni più lontane, si
è preferito non inserirle nelle localizzazioni ipocentrali per motivi di omo¬
geneità dei dati.
Sono stati localizzati 762 eventi (Fig. 2), utilizzando il programma di
calcolo HYP0 71 modificato (Lee-Lahr, 1975), con un modello di velocità
che deriva dall’interpretazione di profili di sismica a rifrazione profonda
relativi all’area considerata (Nicolich, 1981).
La Fig. 2 riporta la distribuzione epicentrale degli eventi meglio loca¬
lizzati cioè quelli di classe A e B, secondo i criteri adottati in HYP0 71. Gli
epicentri risultano concentrati tra S. Donato V. Cornino ed Alfedena, in
particolare l’evento dell’ll maggio (0 = 41°43.29, À=13°55.55) è spo¬
stato di ca 7 km in direzione NE rispetto a quello del 7 maggio. Bisogna
considerare che per questo evento la localizzazione è meno accurata di
quella dell’ll in quanto mancano i dati relativi alle stazioni mobili instal¬
late solo l’8 maggio; se tale distanza è confermata, si potrebbe ipotizzare la
presenza di una faglia antiappenninica in un’unica struttura geologica.
I fuochi dei due eventi principali risultano a profondità di 17 km e 15
km rispettivamente; tali valori sono paragonabili alle profondità di molte
sequenze sismiche appenniniche (Deschamps et al. , 1983-1984, Del Pezzo
et al., 1983). Per definire nello spazio le strutture sismicamente attive, gli
ipocentri sono stati proiettati su piani verticali con orientamenti: S-N, SE-
NW, SW-NE (Fig. 3); in particolare quest’ultimo mostra più chiaramente
un possibile trend anti-appenninico dei fuochi.
b) Distribuzione temporale degli eventi
La sequenza sismica dell’Abruzzo è stata considerata da Console et
al. (1984) come «sequenza doppia», cioè costituita da due scosse principali
a magnitudo comparabile. Questa tipologia è riportata da utsu (1970) e
prevede le seguenti distribuzioni temporali:
0) Eventi isolati senza repliche
1) Evento principale - Repliche
2) Precursori - evento principale - repliche
3) Eventi a sciami
con un ulteriore suddivisione A, B, C che si riferisce rispettivamente ad:
evento singolo, eventi doppi 0 multipli (Fig. 4).
Gli eventi sismici del maggio 1984 in Abruzzo, ecc. 127
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C
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Fig. 2. - Mappa degli epicentri con classi di qualità A e B (secondo HYP0 71) e modello di velocità utilizzato per le localizzazioni.
128 M. Ferri e A. G orini
25
Gli eventi sismici del maggio 1984 in Abruzzo , ecc. 129
Fio. 3. — Distribuzioni ipocentrali con orientazioni: SN, SE-NW, SW-NE. Le dimen¬
sioni dei quadrati sono proporzionali alle magnitudo e sono relativi agli
eventi sismici di classi A e B (secondo HYP0 71).
Per poter inquadrare la sequenza esaminata in uno dei tipi descritti è
stata fatta un’analisi della frequenza oraria degli eventi, per il periodo 7-13/
5, dalla quale si può osservare il seguente andamento (Fig. 5):
— Due piccole sequenze (nn. 1 e 2) caratterizzate da un andamento
del tipo 1 (Evento principale - repliche) con rapidi decrementi dell’attività
sismica, dopo il picco iniziale.
- La sequenza 3 è quella che risulta più simile al tipo 2: precursori -
evento principale - repliche; infatti il 10 maggio l’attività riprende con il
verificarsi di due eventi con magnitudo 3.3 e 3.4, probabili precursori della
seconda scossa princpale del giorno 11, seguita da una «crisi sismica»,
della durata di circa 20 ore, durante la quale si sono verificati numerosi
eventi di magnitudo M, > =4.
- Le sequenze 4 e 5 si possono paragonare al tipo 1.
Questa suddivisione è anche in buon accordo con la distribuzione di
Omori rappresentata dalla ben nota legge:
Log (n) = K- p Log (0
130 M. Ferri e A. Gorini
o
1
2
3
AMAIA
Time
A
B0 !
ì B.
i. 1
L c
0
Single ev
(Doublet) Multiplet
1
Main shock- After s hook
2
Foreshock-main shock- after shock
3
Swarm
Fig. 4. — Tipi di sequenze sismiche (da UTSU, 1970).
0 : Eventi isolati senza repliche
1 : Evento principale - repliche
2 : Precursori - Evento principale - Repliche
3 : Eventi a sciami
FREQUENZA ORARIA
Gli eventi sismici del maggio 1984 in Abruzzo, ecc. 131
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’— 1
d
£
132 M. Ferri e A. Gorini
in cui n è il numero di repliche osservate in un prescelto intervallo di tempo e t
è il valore centrale di tale intervallo. Il coefficiente p rappresenta la velocità di
decadimento dell’attività sismica nel tempo e quindi un importante caratteri¬
stica per una sequenza del tipo 1: evento principale - repliche.
I valori di p, calcolati col metodo dei minimi quadrati per le sequenze
1, 2, 4 e 5 di Fig. 5 sono riportati nella seguente tabella:
Sequenza
P
1
2
4
5
0.93 ± 0.06
0.88 ± 0.10
0.92 ± 0.10
0.90 ± 0.09
Le stime ottenute per le suddette sequenze rientrano nei limiti relativi
a quelle del tipo 1 per la quale la relazione di Omori prevede dei valori
compreso tra 0.9 e 1.1 (Ranalli, 1969).
La presenza di eventi di moderata energia alfinterno della sequenza 3
e l’anomalo decadimento dell’attività sismica che non decresce in modo
uniforme potrebbe indicare un meccanismo di liberazione di energia molto
complesso.
Globalmente la sequenza completa si presenta, quindi, a carattere
multiplo, cioè partendo dal tipo 1 B2 della classificazione di utsu (1970),
con un’analisi più dettagliata, si articola in più tipologie, rientrando, cioè,
nel tipo 2 ed evolvendosi fino al tipo 2 B2 o perfino al tipo 2 C.
Una possibile ipotesi interpretativa per questa distribuzione potrebbe
essere la seguente:
L’evento del 7 maggio innesca una prima struttura intorno alla quale
si concentrano le repliche; successivamente un’altra piccola sequenza
muove una struttura adiacente a quella della scossa principale. Precursori
localizzati già nell’area del secondo evento (11 maggio) si verificano lungo
la stessa direttrice con la relativa serie di repliche. Infine altre piccole
sequenze innescano fratture adiacenti alla zona di rottura principale.
Questa ipotesi non è però suffragata dai dati sulla distribuzione spa¬
ziale degli eventi in quanto gli epicentri, come già evidenziato, sono abba¬
stanza concentrati e non consentono una discriminazione strutturale così
dettagliata, in un’area di dimensioni limitate.
Gli eventi sismici del maggio 1984 in Abruzzo, ecc. 133
c) Energia rilasciata e relazione Gutenberg-Richter
La magnitudo locale degli eventi sismici analizzati è stata valutata in
base alla durata dei sismogrammi ed in Tab. 1 sono riportati gli eventi ad
energia più elevata con M, > = 3.0. L’energia sismica rilasciata da un terre¬
moto è in relazione alla magnitudo locale Mh attraverso la legge di Guten-
berg-Richter (1942):
Log E = 9.9 + 1.9 M, - 0.024 M }
La radice quadrata dell’energia sismica è rappresentativa dello strain
rilasciato dall’evento.
Il diagramma di Fig. 6, che riporta, a partire dall’evento del 7 mag¬
gio, il rilascio cumulativo dello strain nel tempo, mostra tre salti che
corrispondono, rispettivamente, all’evento del 7 maggio, a quello dell’11
maggio con le relative repliche ed alla «crisi» del periodo 11-12 mag¬
gio; il successivo appiattimento è dovuto alla drastica diminuzione dell’atti¬
vità sismica.
La distribuzione cumulativa delle repliche rispetto alla magnitudo può
essere analizzata attraverso la relazione:
Log N = a — b M
dve N è il numero di eventi con magnitudo maggiore o uguale ad M ed a e
b sono delle costanti. Il parametro a varia sensibilmente da regione a
regione e dipende dal locale livello di attività sismica, mentre il parametro
b è in relazione alle caratteristiche del mezzo ed alle variazioni dello sforzo
locale (Mogi, 1963).
I valori del parametro b ottenuti utilizzando i dati prima e dopo
l’evento dell’ 11 maggio sono entrambi prossimi all’unità (Fig. 7), rien¬
trando nella norma per altre sequenze sismiche osservate nel mondo
(Page, 1968; Ranalli, 1970).
Le stime ottenute differiscono, per gli stessi periodi, da quelli riportati
da Console et al. (1984) come si rivela dalla seguente tabella:
Periodo 7-11/5
b = 1.10 ± 0.03
b = 0.74
(Console et al)
Periodo 11-31/5
b = 0.93 ± 0.02
b = 1.03
134 M. Ferri e A. Gorini
TABELLA 1
Elenco degli eventi sismici con magnitudo > = 3.0. N. = numero progressivo -
Data (anno,
mese,
giorno,
ora, minuto)
- M,=
Magnitudo locale
N.
DATA
Mi
(A M G H M)
1:
8405071749
5.2
31:
8405111131
3.2
61:
8405120111
3.9
2:
8405071759
3.0
32:
8405111148
3.6
62:
8405120213
3.9
3:
8405071807
4.0
33:
8405111153
3.8
63:
8405120313
3.0
4:
8405071823
3.1
34:
8405111159
3.2
64:
8405120332
3.2
5:
8405071826
3.5
35:
8405111203
3.4
65:
8405120340
3.3
6:
8405071905
3.1
36:
8405111205
3.1
66:
8405120411
3.6
7:
8405072103
3.3
37:
8405111210
3.0
67:
8405120421
3.0
8:
8405072107
3.5
38:
8405111221
3.1
68:
8405120456
4.1
9:
8405072127
3.4
39:
8405111253
3.0
69:
8405120545
4.0
10:
8405080123
3.7
40:
8405111304
3.3
70:
8405121402
3.4
11:
8405080238
3.0
41:
8405111314
4.3
71:
8405121428
3.5
12:
8405080346
4.3
42:
8485111339
4.3
72:
8405121644
3.7
13:
8405080701
3.3
43:
8405111343
3.5
73:
8405122043
3.5
14:
8405081222
3.0
44:
8405111402
3.2
74:
8405122218
3.0
15:
8405081230
3.0
45:
8405111456
3.2
75:
8405122237
3.8
16:
8405081511
3.1
46:
8405111622
3.0
76:
8405140031
3.1
17:
8405081757
3.0
47:
8405111637
3.3
77:
8405140438
3.1
18:
8405081858
3.0
48:
8405111639
4.3
78:
8405140559
3.2
19:
8405082058
3.0
49:
8405111701
3.5
79:
8405140723
3.0
20:
8405082352
3.1
50:
8405111714
3.0
80:
8405140901
3.1
21:
8405101631
3.3
51:
8405111819
3.3
81:
8405141634
3.5
22:
8405102144
3.4
52:
8405112002
3.3
82:
8405141938
3.0
23:
8405111041
5.0
53:
8405112004
3.1
83:
8405162224
3.2
24:
8405111050
4.2
54:
8405112043
3.3
84:
8405182021
3.0
25:
8405111053
3.0
55:
8405112111
3.0
85:
8405192111
3.1
26:
8405111057
3.0
56:
8405112158
3.5
86:
8405192158
3.0
27:
8405111115
3.4
57:
8405112335
3.9
87:
8405192358
3.3
28:
8405111119
3.0
58:
8405120008
4.1
88:
8405200905
3.0
29:
8405111122
3.0
59:
8405120013
3.5
30:
8405111126
4.2
60:
8405120108
3.3
RILRSCIO DI DEFQRMPZIONE
ABRUZZO (Maggio 1984)
Gli eventi sismici del maggio 1984 in Abruzzo , ecc.
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cn
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CN
CN
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CN
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CN
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o
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135
Fio. 6. — Grafico cumulativo del rilascio di deformazione calcolato in base alle magnitudo degli eventi occorsi nel periodo 7-31
Maggio 1984.
136 M. Ferri e A. Gorini
LEGGE GUTENBERG - RICHTER
ABRUZZO (7-11 Maggio)
Log N
3 . 0
2. 5
2.0
1 . 5
1 . 0
0.5
0.0
0.5
1 . 5 2.0 2.5 3.0 3.5 4.0 4.5 5.0
Log N
a
b
IH
4.61 t 0.09
1.10 ± 0.03
0.99
MAGNITUDO
LEGGE GUTENBERG-RI CHTER
Log N
ABRUZZO (11-31 Maggio)
4.59 ± 0.06
0.93 ± 0.02
0.99
MAGNITUDO
Fig. 7. — Relazioni magnitudo-frequenza cumulative, calcolate neirintervallo di
linearità 2 .4-4.3. Sono riportati i valori, per i due periodi analizzati, dei
coefficienti della relazione Gutenberg-Richter (a e b) ed il relativo coeffi¬
ciente di correlazione (|r|).
Gli eventi sismici del maggio 1984 in Abruzzo, ecc. 137
Queste differenze potrebbero essere attribuite al diverso set di dati
considerato; infatti nel lavoro citato si fa riferimento soltanto agli eventi
relativi alle stazioni della rete sismica nazionale (I.N.G.) e quindi con una
minore informazione sulla sismicità di più bassa energia deducibile dalle
stazioni sismiche mobili installate subito dopo l’evento del 7 maggio.
Conclusioni
La sequenza sismica in Abruzzo si presenta abbastanza complessa e di
non facile interpretazione in relazione alle strutture geologiche presenti
nell’area epicentrale. La storia geologica dell’Appennino centrale è infatti,
condizionata dalla presenza della piattaforma carbonatica abruzzese-laziale,
che nelle fasi tettoniche principali è stata notevolmente disarticolata con
generale vergenza ad E ed a NE (Ogniben - editor , 1975). La distribuzione
spazio-temporale degli eventi sismici e la valutazione dell’energia rilasciata
sono particolarmente indicative per poter formulare due possibili interpre¬
tazioni.
La prima prevede la presenza di due strutture geologiche distinte,
attivate dai due eventi principali (7 e 11 maggio). L’evoluzione tempo¬
rale degli eventi verrebbe, in questo caso, interpretata nel modo clas¬
sico di sequenza del tipo 1: evento principale e repliche ad esso asso¬
ciate.
La seconda ipotesi associa questa sequenza ad un’unica struttura geo¬
logica nella quale sia avvenuta una fratturazione multipla evolutasi nel
tempo a partire dall’evento del 7 maggio. Potrebbe essersi verificato quanto
segue: nell’area fratturata dalla prima scossa, ad elevata energia, si sono
innescate una serie di fratture attivate da altri eventi sismici che diven¬
tano, a loro volta, eventi principali di piccole sequenze sismiche con il
risultato di uno spostamento della zona di frattura in direzione antiap-
penninica.
L’intervallo di tempo intercorso tra i due eventi principali (circa 4
giorni) non è isolato nella storia sismica dell’area. Dal Catalogo sismico
I.N.G. (1984) risulta, infatti, che nel 1720 e nel 1973 si sono verificati, a
distanza di alcuni giorni, eventi sismici doppi con intensità paragonabili
(VI0 -VII0 grado M.C.S.).
Questa modalità di rilascio di energia è però abbastanza insolita rispetto
alle analisi di utsu (1970) sulle sequenze doppie del tipo B, in Giappone, nelle
quali si rileva un breve intervallo di tempo tra le scosse principali, a magnitudo
comparabile, dell’ordine dei minuti o di pochissime ore. Viceversa, in altre
138 M. Ferri e A. Gorini
sequenze sismiche come quella cominciata nel maggio 1976 in Friuli (Italia), si
sono verificati due eventi sismici di energia comparabile distanziati di alcuni
mesi, il primo, il 7 maggio 1976 (MAW = 6.4) ed il secondo, il 15 settembre
dello stesso anno (MAW= 6.1) (Finetti et al., 1979).
Si verificano, quindi tre possibili condizioni nell’evoluzione temporale
di sequenze «doppie»; pochi minuti o ore (Giappone), alcuni giorni
(Abruzzo) o mesi (Friuli).
Il tempo intercorso tra due eventi principali è certamente funzione
delle modalità e della velocità di accumulo dell’energia sismica nel mezzo,
che sono da mettere in relazione al campo di sforzi collegato alle strutture
principali presenti nell’area interessata da una possibile sequenza sismica.
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Accettata il 21 dicembre 1986
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Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. XCV, 1986, pp. 141-154
Resoconto avifaunistico dell’Isola di Capri (*)
Nota del socio Maurizio Fraissinet(**) e di Maria Grotta (**)
Riassunto . — Gli AA. riportano un elenco sistematico di 135 specie osservate
all’isola di Capri dal 1974, comprese quelle di comparsa accidentale. Le osservazioni
sono state dapprima discontinue, ma dal 1980 sono divenute mensili e regolari. Par¬
ticolarmente numerose sono risultate le specie migratrici rispetto a quelle nidifi¬
canti. Tra le prime vengono segnalate anche specie rare ed interessanti quali
Cicogna nera, Cicogna bianca, Falco pescatore e Gufo di palude. Ciò mette in evi¬
denza l’importanza dell’isola di Capri quale punto di transito e di sosta per gli
uccelli migratori. Accanto alle specie rinvenute viene riportato l’elenco delle specie
segnalate nel secolo scorso e mai più osservate nel corso dell’attuale. Capri, infatti, dal
finire del secolo scorso ad oggi è stata fatta oggetto di vari studi di carattere ornitologico
e il presente lavoro costituisce un resoconto aggiornato dell’avifauna caprese.
Summary. — The Authors report a sistemale list of 135 species, compóse acci-
dentals, observed on Capri Island from 1974 to 1980 irregularly, and from 1980
onward with regular monthly surveys. Particularly numerous were migratory species
confronted with nesting ones. Among thè migrants must be pinpointed, rare and
interesting species such as Black Stork, White Stork, Osprey and Marsh Owl. This is
an evidence of thè importance of Capri Island’s as a transit and resting site for
migratory birds. Besides thè surveyed species, herein are reported thè list of species
observed during 19th century and never more recorded. Infact from thè end of 19th
century until today Capri Island’s avifauna has been investigated in various studies
and this study aims to be up-to-date report about Capri avifauna.
Introduzione
Fin dalla fine del secolo scorso numerosi sono gli studi sull’avifauna di
Capri, che diventa così un’eccezione nella scarsità di dati storici per l’orni¬
tologia campana (S. e N. de Luca, 1840; Koenig, 1886; Giglioli, 1890;
(*) Contributo n. 76 del programma di ricerche del Gruppo Eco-Etologico
dell’Istituto e Museo di Zoologia - Università di Napoli.
(**) Istituto e Museo di Zoologia - Università degli Studi di Napoli - Via Mezzo¬
cannone, 8 - 80134 Napoli.
142 M. Fraissinet e M. Grotta
Palos, 1911; Tucker, 1927; Edelstam et al., 1963; Milone e Grotta, 1983;
Fraissinet e Caputo, 1984; Fraissinet, 1985; Gustin et al., 1985).
Altre notizie sono riportate, inoltre, dal Moltoni nel suo lavoro
sulPisola di Ischia (1968).
Dal 1956 al 1961 alcuni studiosi svedesi hanno svolto attività di ina¬
nellamento (Edelstam et al., 1963), ripresa recentemente da alcuni soci
della LIPU (Gustin et al, 1985).
Negli ultimi sei anni sono stati raccolti numerosi dati soprattutto da alcuni
ricercatori del nostro gruppo di lavoro che frequentano assiduamente l’isola in
quanto rappresenta la più importante area di nidificazione del Gabbiano reale
(Larus cachinnans) in Campania (Milone e Grotta, in stampa).
Tale lavoro intende fare il punto sulle specie ornitiche di Capri a circa
un secolo dall’ultimo resoconto completo del Giglioli (1890).
Area di studio
L’isola di Capri (prov. di Napoli) è posta a 17 miglia da Napoli e da
Ischia, a 4 miglia da Punta Campanella. Si colloca a SE nel Golfo di
Napoli, con una latitudine di 40° 32' 45"; la differenza in longitudine con
MM è di 1° 30' 16".
La superfìcie è di 10,40 kmq. L’isola è di natura prevalentemente cal¬
carea e raggiunge la punta più alta con il Monte Solare di 589 metri.
Capri è oggi fortemente antropizzata e conserva zone verdi a macchia
mediterranea (gariga, macchia bassa e alta, lecceta) in pochi punti. Sono
presenti anche zone coltivate, soprattutto a viti e ortaggi, e piccole pinete,
nonché numerosi giardini anche con essenze esotiche.
Metodi
Le osservazioni sono state condotte in modo irregolare eccetto nel
periodo della nidificazione (marzo-luglio) dal 1974.
Dal 1980 i rilevamenti mensili sono stati compiuti tutto l’anno eccetto
il mese di agosto.
Le osservazioni compiute in mare riguardano un’area con una profon¬
dità di circa 1,5 km dalla costa dell’isola.
L’elenco delle specie segue quello sistematico di B righetti e Massa
(1984). Per la definizione fenologica sono stati seguiti i suggerimenti di
Fasola e Brichetti (1984).
Resoconto avifaunistico dell’isola di Capri 143
Elenco sistematico delle specie e definizione fenologica
1 - Berta maggiore ( Calonectris diomedea )
migratrice primaverile regolare
2 - Uccello delle Tempeste (Hydrobates pelagicus )
migratrice rara e irregolare
3 - Sala (Sula b assona)
migratrice regolare, svernante
irregolare
4 - Cormorano (Phalacrocorax carbo )
migratrice regolare
5 - Nitticora (Nycticorax nycticorax )
migratrice primaverile regolare
6 - Sgarza ciuffetto ( Ardeola ralloides )
migratrice primaverile rara e
irregolare
7 - Garzetta (Egretta garzetta )
migratrice primaverile regolare
8 - Airone rosso (Ardea purpurea)
migratrice primaverile regolare
9 - Cicogna nera (Ciconia nigra)
migratrice primaverile rara e
irregolare
10 - Cicogna bianca (Ciconia ciconia)
migratrice rara e regolare
11 - Germano reale (Anas platyrhynchos )
migratrice regolare
12 - Marzaiola (Anas querquedula)
migratrice primaverile regolare
ma scarsa
13 - Falco pecchiaiolo {Perni s apivorus )
migratrice primaverile regolare
14 - Sparviere {Accipiter nisus )
migratrice rara e irregolare
144 M. Fraissinet e M. Grotta
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Poiana ( Buteo buteo)
Falco pescatore ( Pandion haliaetus )
Grillalo {Falco naumannì)
Gheppio {Falco tinnunculus )
migratrice regolare
)
migratrice regolare ma rara
migratrice rara ma regolare
Lodolaio {Falco subbuteo )
migratrice regolare, nidificante
estiva
migratrice primaverile rara ma
regolare
Falco pellegrino {Falco peregrinus)
Quaglia {Coturnix coturnix)
Voltolino {Porzana porzana)
Schiribilla {Porzana parva)
Schiribilla grigiata {Porzana pusilla)
Re di quaglie {Crex crex)
Gru {Grus grus)
Piviere dorato {Pluvi al is apricaria)
Pavoncella {Vanellus vanellus)
Beccaccia {Scolopax rustico la)
Labbo {Stercoraria parasiticus)
nidificante residente
migratrice regolare
migratrice rara e irregolare
migratrice rara e irregolare
)
migratrice rara e irregolare
accidentale (1 cattura nel 1961)'
migratrice rara e irregolare
migratrice rara e irregolare
migratrice rara e irregolare
migratrice regolare
migratrice rara e irregolare
Resoconto avifaunistico dell’isola di Capri 145
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Gabbianello (. Larus minutus)
migratrice rara e svernante erra¬
tica
Gabbiano comune ( Larus ridibundus)
svernante e migratrice regolare
Gavina {Larus canus)
migratrice regolare e svernante
erratica
Zafferano {Larus fuscus)
migratrice regolare e svernante
erratica
Gabbiano reale {Larus cachinnans)
Sterna comune {Sterna hirundo )
Mignattino {Chlidonias niger )
Colombella {Columba oenas )
Colombaccio {Columba palumbus )
Tortora {Streptopelia turtur)
Cuculo {Cuculus canorus )
Barbagianni {Tyto alba )
Assiolo {Otus scops )
Civetta {Athene noctua )
sedentaria e nidificante
migratrice regolare ma scarsa
migratrice regolare
migratrice primaverile regolare
ma scarsa
migratrice regolare
migratrice regolare
migratrice primaverile regolare
migratrice regolare e svernante
erratica
migratrice regolare, nidificante
estiva e svernante erratica
sedentaria nidificante e migra¬
trice regolare
146 M. Fraissinet e M. Grotta
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- Allocco {Strix aluco)
Gufo di palude {A sio flammeus)
migratrice
migratrice
Succiacapre ( Caprimulgus europaeus)
migratrice
Rondone ( Apus apus)
Rondone maggiore (. Apus melba)
Gruccione {Merops apìaster)
Upupa ( Upupa epops )
Torcicollo (Jynx torquilla)
migratrice
migratrice
migratrice
migratrice
migratrice
Calandrella ( Calandrella brachydactyla)
migratrice
Allodola ( Alauda arvensis)
migratrice
Calandra ( Melanocorhypha calandra)
migratrice
Topino {Riparia riparia)
Rondine {Hirundo rustica)
Balestruccio {Delichon urbica)
Calandro (Anthus campestris)
Prispolone {Anthus trivialis)
Pispola {Anthus pratensis)
migratrice
migratrice
migratrice
migratrice
migratrice
migratrice
rara e irregolare
rara e irregolare
regolare
regolare
regolare ma rara
regolare
primaverile regolare
regolare
rara e irregolare
rara ma regolare
rara e irregolare
regolare
regolare
regolare
rara ma regolare
regolare
rara ma regolare
Resoconto avifaunistico dell’isola di Capri 147
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Pispola golarossa ( Anthus cervinus)
Cutrettola ( Motacilla flava)
Ballerina gialla {Motacilla cinerea)
Ballerina bianca {Motacilla alba)
Scricciolo {Troglodytes troglodytes)
accidentale (1 cattura nel 1961)'
migratrice rara ma regolare
migratrice regolare
migratrice regolare, probabil¬
mente residente nidificante
residente nidificante
Passera scopaiola {Prunella modularis)
svernante regolare, migratrice
regolare
Pettirosso {Erithacus rubecula)
svernante regolare, migratrice
regolare
Pettazzurro {Luscinia svecica)
migratrice rara e irregolare
Codirosso spazzacamino {Phoenicurus ochruros)
svernante regolare, migratrice
regolare
Codirosso {Phoenicurus phoenicurus)
migratrice regolare
Stiaccino {Saxicola rubetra)
migratrice primaverile regolare
Saltimpalo {Saxicola torquata)
migratrice rara ma regolare
Culbianco {Oenanthe oenanthe)
migratrice regolare
Monachella {Oenanthe hispanica)
migratrice regolare
Monachella del deserto {Oenanthe deserti)
accidentale (1 cattura il 10-5-69) °
148 M. Fraissinet e M. Grotta
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Codirossone {Monticala saxatilis )
migratrice regolare
Passero solitario {Montieoi a solitarius )
residente nidificante e migra¬
trice regolare
Merlo dal collare {Turdus torquatus)
accidentale (1 cattura nel I960)'
Merlo {Turdus merula)
sedentario e nidificante
Tordo bottaccio {Turdus philomelos )
migratrice regolare
Tordela {Turdus viscivorus)
migratrice rara e irregolare
Usignolo {Luscinia megarhynchos)
migratrice regolare
Usignolo di fiume {Cettia cetti)
migratrice primaverile regolare,
probabilmente nidificante
Forapaglie {Acrocephalus schoenobaenus )
migratrice rara ma regolare
Cannaiola {Acrocephalus scirpaceus )
migratrice rara ma regolare
Cannareccione {Acrocephalus arundinaceus)
migratrice rara ma regolare
Canapino maggiore {Hippolais icterina)
migratrice regolare
Canapino {Hippolais polyglotta)
migratrice rara e irregolare
Magnanina sarda {Sylvia sarda)
migratrice rara e irregolare
Sterpazzola di Sardegna {Sylvia conspicillata)
migratrice rara e irregolare
Sterpazzola {Sylvia communis )
92
migratrice regolare
Resoconto avifaunistico del risola di Capri 149
93 - Occhiocotto ( Sylvia melanocephala )
residente nidificante, parzial¬
mente migratrice
94 - Silvia del Ruppell (Sylvia ruppe! Hi)
accidentale (1 cattura nel 1961)'
95 - Bigia grossa (Sylvia hortensis)
migratrice rara e irregolare
96 - Bigiarella (Sylvia eunuca)
migratrice rara e irregolare
97 - Beccafico (Sylvia borin)
migratrice regolare
98 - Sterpazzolina (Sylvia cantillans)
migratrice regolare
99 - Capinera (Sylvia atricapilla)
migratrice regolare, svernante e
nidificante estiva
100 - Luì bianco (Phylloscopus bone Ili)
migratrice rara e irregolare
101 - Luì verde (Phylloscopus sibilatrix)
migratrice regolare
102 - Luì piccolo (Phylloscopus col ly bit a)
svernante regolare, migratrice
regolare
103 - Luì grosso (Phylloscopus trochilus)
migratrice regolare
104 - Regolo (Regulus regulus)
migratrice regolare, svernante
regolare
105 - Fiorrancino (Regulus ignicapillus)
migratrice regolare, svernante
regolare
106 - Pigliamosche (Muscicapa striata)
migratrice regolare
107 - Balia dal collare (Ficedui a albicollis)
migratrice regolare
150 M. Fraissinet e M. Grotta
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Balia nera ( Ficedui a hypoleuca)
Cinciallegra ( Parus major)
Cincia bigia {Parus palustris)
Cinciarella {Parus caeruleus )
migratrice regolare
residente nidificante
migratrice rara e irregolare
migratrice rara ma regolare
Rampichino {Certhia brachydactyla )
migratrice rara e irregolare, sco¬
nosciuto lo status quale nidifi¬
cante
Rigogolo {Oriolus oriolus)
migratrice regolare
Averla piccola {Lanius colludo )
migratrice regolare
Averla cenerina {Lanius minor)
accidentale (1 cattura nel 1958)'
Averla capirossa {Lanius senator)
migratrice regolare
Corvo imperiale {Corvus corax)
residente nidificante
Storno {Sturnus vulgaris)
migratrice regolare
Passera d’Italia {Passer domesticus italiae)
residente nidificante
Passera mattugia {Passer montanus)
nidificante estiva, migratrice
regolare
Fringuello {Fr in gii la coelebs)
residente nidificante, migratrice
regolare
Verzellino {Serinus serinus)
residente nidificante, migratrice
regolare
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Resoconto avifaunistico dell’isola di Capri 151
Verdone ( Carduelis chloris )
residente nidificante, migratrice
regolare
Cardellino ( Carduelis carduelis)
residente nidificante, migratrice
regolare
Lucherino ( Carduelis spinus)
migratrice regolare
Fanello ( Carduelis cannabina )
migratrice regolare
Crociere ( Loxia curvirostra )
accidentale (4 catture nel 1959)'
Frosone ( Coccothraustes coccothraustes )
migratrice regolare
Zigolo giallo ( Emberiza citrinella)
migratrice rara ma regolare
Zigolo nero (. Emberiza cirlus)
migratrice regolare
Zigolo muciatto (. Emberiza eia)
migratrice rara e irregolare
Ortolano {Emberiza hortulana)
migratrice irregolare
Migliarino di palude {Emberiza schoeniculus)
accidentale (1 individuo osser¬
vato nell’autunno del 1959)°
Zigolo capinero {Emberiza melanocephala)
accidentale (2 catture: 1 nel 1961
e 1 nel 1985)'"
Strillozzo {Miliaria calandra)
migratrice rara e irregolare
' Edelstam et al. , 1963.
0 Moltoni, 1968.
" Gustin et al., 1985.
152 M. Fraissinet e M. Grotta
Specie segnalate nel secolo scorso e mai più osservate nel corso
dell’attuale (S. e N. de Luca, 1840; Koenig, 1886; Giglioli, 1890)
Svasso maggiore ( Podiceps cristatus)
Tuffetto ( Tachybaptus ruficollis )
Berta minore (Puffi nus puffinus)
Tarabuso (Botaurus stellaris )
Tarabusino (Ixobrychus minutus )
Aquila del Bonelli (Hieraetus fasciatus )
Folaga ( Fulica atra)
Folaga cornuta (Fulica cristata )
Occhione (Burhinus oedienemus)
Beccaccino (Gallinago gallinago )
Piro-piro piccolo (Actitis hypoleucos)
Piviere tortolino (Eudromia morinellus )
Gazza marina (Alca torda ): è segnalata un’invasione nel 1886
Pulcinella di mare (Fratercula arctica ): avvistati alcuni individui nel 1887
Martin pescatore (Alcedo atthis)
Ghiandaia marina (Coracias garrulus )
Tottavilla (Lullula arborea)
Sordone (Prunella collaris)
Ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula)
Conclusioni
Da un punto di vista fenologico l’isola di Capri è frequentata da nume¬
rose specie migratrici e poche nidificanti; tra le prime, poi, risultano preva¬
lenti le specie di passo primaverile rispetto a quello autunnale.
Tra le specie migratrici sono da segnalare quali rare la Cicogna nera, la
Cicogna bianca, il Falco pescatore e il Gufo di palude.
— Falco pellegrino. Alla fine del secolo scorso venivano citate 2-3 cop¬
pie in tutta l’isola (Giglioli, 1890). Nel 1927 Tucker (1927) riportava 4-5
coppie nidificanti. Attualmente la consistenza numerica è di 2 coppie come
da c.p. di de Filippo e Kalby.
— Quaglia. Questa specie è considerata attualmente migratrice rego¬
lare, ma gli autori della fine del secolo scorso parlavano anche di alcune
coppie nidificanti. In quel periodo e agli inizi del secolo Capri era interes¬
sata da un notevole transito migratorio di quaglie. Giglioli (1890) stimava
che venissero abbattute in primavera e in autunno non meno di 50-60.000
Resoconto avifaunistico dell’isola di Capri 153
individui e condannava tale strage ritenendola pericolosa per il futuro della
specie stessa. Il Tucker nel 1927, nel segnalare il cospicuo transito migrato¬
rio, denunciava ugualmente il massacro compiuto ai danni della specie. Nel
corso degli anni ’80 si è constatata la sua rarità.
— Gabbiano reale. Alla fine del secolo scorso e nella prima parte di
questo veniva segnalata una sola colonia nidificante sui Faraglioni
(Giglioli, 1890; Tucker, 1927). Recenti ricerche hanno evidenziato a
Capri un totale di 5 colonie (Milone e Grotta, 1983).
— Allocco. Sul finire del secolo scorso tale specie veniva segnalata
come nidificante (Giglioli, 1890); è ora divenuta migratrice rara e irrego¬
lare.
— Topino. Questa specie veniva citata come nidificante alla fine del
secolo scorso (Giglioli, 1890). Nel periodo dal 1956 al 1961 furono inanel¬
lati 20 individui (Edelstam et al., 1963) e 3 ne segnalano Gustin et al.
(1985) dal 1983 al 1985.
- Magnanina sarda. La rarità e l’irregolarità di questa specie è confer¬
mata dall’unica cattura avvenuta, ad opera degli svedesi, dal 1956 al 1961
(Edelstam, op. cit.) e dall’altrettanto unica cattura, ad opera della LIPU,
dal 1983 al 1985 (Gustin, op. cit.). Tale specie è assente nell’isola di Vivara
dove, invece, viene saltuariamente inanellata, in inverno, la Magnanina
(Sylvia nudata ), a sua volta assente da Capri (Fraissinet e Scerba, in
stampa).
- Cincia bigia. Il Moltoni segnala per questa specie una nidificazione
avvenuta nel 1965 (Moltoni, 1968).
- Cinciarella. Risulta assente come nidificante anche dalle altre isole
partenopee (Fraissinet e Caputo, 1984).
— Frosone. Ne viene segnalata un’invasione nel 1909 da Moltoni (op.
cit.), così come nello stesso lavoro viene citata un’osservazione in bande
relativa al 1959. L’esiguità delle specie nidificanti sull’isola di Capri fu già
notata nel 1890 dal Giglioli, che attribuiva ciò principalmente alla man¬
canza di boschi e alla caccia.
Si ritiene che, dopo quasi un secolo, il pericolo per la natura e l’avi¬
fauna sull’isola non siano cessati: la caccia viene ancora praticata in
maniera intensa e spesso illegale; l’edificazione abusiva ha notevolmente
inciso sull’integrità ambientale, oltre che paesaggistica dell’isola.
Il grosso flusso migratorio cui Capri è interessata, con la presenza
anche di specie rare, unito alle altre bellezze naturalistiche e paesaggi¬
stiche dovrebbero indurre gli isolani e i loro amministratori ad una diversa
e più concreta azione in difesa della natura della loro isola.
154 M. Fraissinet e M. Grotta
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svenska fagelstationen pa Capri ech dess verksamhet 1956-61», Var Fagelvarld,
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svernanti in Provincia di Napoli», I Parte, Uccelli d’Italia , 9, 57-75, 135-150,
fìgg. 35, Ravenna.
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nuziale negli anni 1983-1984-1985 nell’isola di Capri», Atti III Convegno Ita¬
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Gulls nesting in Campania», Boll. Zool., 50, 25-57, fìgg. 3, Padova.
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114, Londra.
Presentata nella tornata del 29 novembre 1985
Accettata il 9 giugno 1987
Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. XCV, 1986, pp. 155-159, fig. 1, tab. 1
Cromatografia liquida ad alta pressione
di warfarin nel plasma di ratti Sprague-Dawley
Nota del socio Giovanni Parisi (*),
Josephine Ana Buglione (**) e Francesca Mascia (**)
Riassunto. — Si propone un metodo per la determinazione in cromatografia in
fase liquida ad alta pressione del warfarin nel plasma di ratti Sprague-Dawley. Il
rodenticida, estratto in dicloroetano e ripreso in diossano, è stato cromatografato su
di una colonna in fase inversa C18 con l’ausilio di un detector UV variabile. Il [3-
(alfa-acetonilbenzil)-4-metossicumarina] ed il [3-(alfa-propilfenil)-4-idrossicumarina]
sono stati impiegati come standard interni. Il recupero del processo di estrazione è
stato del 95,0 ± 1,5%.
Il limite di sensibilità del metodo è di circa 0,5 pg/ml. I normali costituenti del
plasma non interferiscono nella metodica proposta.
Summary. — An improved high-pressure liquid chromatography method for thè
estimation of Warfarin in plasma was developed. Plasma was acidifìed and extracted
with ethylene dichloride spiked with methylated warfarin [3-(alfa-acetonylbenzyl)-4-
methoxycoumarin] and [3-(alfa-propylphenyl)-4-hydroxycoumarin] as internai stan-
dards. The residue, redissolved in dioxane, was chromatographed on a reverse-phase
column using a mobile phase of 40% dioxane in water (pH 4.2) on a high-pressure
liquid chromatograph fìtted with an UV absorbance detector. Recoveries from
extraction were 95.0 + 1.5%. Detection was sensitive to approximately 0.5 pg/ml
and specifìc without thè interference of normal plasma constituents.
Introduzione
Il Warfarin [3-(alfa-acetonilbenzil)-4-idrossicumarina] è uno dei roden¬
ticidi di più larga diffusione. Il suo effetto si esplica attraverso l’inibizione
del normale processo della emocoagulazione. Il punto di attacco della
droga è localizzato in sede epatica attraverso una competizione nei con-
(*) Laboratorio di Zoofisiologia - Istituto di Zoologia - Università di Napoli,
Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli.
(**) Laboratori di ricerca della ICO-MASCIA, Saviano (Napoli).
156 G. Parisi, J.A. Buglione e F. Moscia
fronti della vitamina K che rappresenta il fattore indispensabile per il pro¬
cesso di sintesi della protrombina. A questo effetto primario se ne asso¬
ciano altri che rendono ancora meno rapida e più difficoltosa la coagula¬
zione del sangue: diminuzione dei fattori di Christmas e di Stuart-Prower
(fattori plasmatici IX e X); diminuzione del fattore VII tissutale; riduzione
delfaggregabilità piastrinica.
In questi ultimi anni, l’efficacia del Warfarin è andata riducendosi in
quanto si sono sviluppati numerosi ceppi più o meno resistenti (Greaves
et al., 1974). Questo fatto ha indotto a studiare possibili associazioni siner-
gizzanti con altre molecole, ad esempio la solfochinossalina o il calciferolo,
al fine di potenziare l’azione rodenticida del Warfarin.
In via preliminare, al fine di poter quantificare siffatti effetti sinergici,
è necessario mettere a punto una metodica che consenta di valutare i
livelli plasmatici del Warfarin nel ratto, nelle 24 ore successive alla sommi¬
nistrazione di 1 mg/kg. Da tale necessità scaturisce la presente nota.
Da un attento esame della letteratura risulta che le comuni tecniche anali¬
tiche: cromatografìa su strato sottile (TLC) (Lewis et al., 1969), spettrofotome¬
tria (O’Reilly et al., 1962), fluorimetria (Corn et al., 1967; Nagashima R. et
al., 1969), gas cromatografìa (Midha et al., 1974) non sono facilmente uti¬
lizzabili per la valutazione del Warfarin nel plasma in quanto sono poco
sensibili oppure richiedono lunghe e piuttosto complesse procedure.
La natura polare del Warfarin ci ha pertanto indotti ad elaborare una
metodica che, impiegando la cromatografìa liquida ad alta pressione
(HPLC), consente di valutarne i tassi plasmatici in maniera semplice ma, al
tempo stesso, affidabile.
Materiali e metodi
La ricerca è stata condotta su quattro ratti maschi Sprague-Dawley di
quattro mesi, di peso compreso tra 350-400 g, ai quali è stato somministrato,
tramite una sonda gastrica, una compressa di talco-stearato di magnesio conte¬
nente 350-400 p,g di Warfarin. Da ciascun animale sono stati raccolti 4 mi di
plasma; precisamente dal primo dopo 6 ore dalla somministrazione del Warfa¬
rin, dal secondo dopo 12 ore, dal terzo dopo 18 ore e dal quarto dopo 24 ore.
La ricerca del Warfarin è stata eseguita estraendolo in 25 mi di diclo-
retano, contenente 10 qg di Warfarin metilato [3-(alfa-acetonilbenzil)-4-
metossicumarina] e 10 pg di Marcoumar [3-(alfa-propil-fenil)-4-idrossicuma-
rina] della Hoffmann-La Roche (standard interni), da 2 mi di plasma ai quali
erano stati aggiunti 1 mi di tampone fosfato 1 M pH 7,2 e 2 mi di HC1 3 N.
Detector response
Cromatografia liquida ad alta pressione di warfarin, ecc. 157
0 5 io min.
Fig. 1. — Cromatogramma di un estratto piasmatico contenente:
A = Marcoumar (standard interno)
B = Warfarin
C = Warfarin metilato (standard interno)
158 G. Parisi, J.A. Buglione e F. Moscia
Il Warfarin è stato mediato per reazione con ioduro di metile in N,N-
dimetilformammide e purificato per cromatografìa preparativa su strato sot¬
tile (dicloretano : acetone = 9:1).
La fase organica, dopo centrifugazione a 750 g, è stata essiccata e sva¬
porata sotto vuoto (15 mmHg).
Il residuo è stato ridisciolto in 50 pii di diossano.
10 pii sono stati utilizzati per l’analisi in HPLC.
L’analisi cromatografica è stata condotta utilizzando un cromatografo
liquido ad alta pressione Beckman modello 420 con una colonna C18
Altex Ultrasphere (5 |im) di 10 cm x 5 mm I.D., detector UV variabile.
La fase mobile impiegata era costituita da diossano-acqua (40 : 60) pH =
4,2. Le misure sono state eseguite alla lunghezza d’onda di 305 nm; flusso: 50
ml/h a 2000 p.s.i., velocità della carta 1 cm/min, fondo scala 0,1 (a.u.f.s.).
Risultati e discussione
L’analisi quantitativa del Warfarin è stata eseguita, con l’ausilio dell’in¬
tegratore Hewlett-Packard 3390 A, usando i due standard interni sopra
citati, le cui caratteristiche spettrali sono molto simili a quelle del rodenti-
cida da saggiare.
La Figura 1 riporta la separazione in HPLC del Marcoumar (Rt = 4.64
min), del Warfarin (Rt = 6.23 min) e del derivato metilato (Rt = 9.16 min).
Il recupero del Warfarin dal processo di estrazione è risultato del
95.0 ± 1.5%.
Le analisi sono state eseguite alla lunghezza d’onda di 305 nm al fine
di evitare interferenze con composti estranei presenti nel plasma ed assor¬
benti a lunghezza d’onda inferiore a 300 nm.
La Tabella 1, infine, riporta i valori di concentrazione plasmatici del
Warfarin, in ratti trattati come in precedenza descritto, a 6, 12, 24 e 48 ore
dalla somministrazione del rodenticida.
TABELLA I
Livelli plasmatici di warfarin in ratti trattati con 1 mg/kg
Tempo trascorso dalla
somministrazione
della
droga (ore)
0 6
12
18
24
Warfarin |ig/ml (*)
15
6,8
6,0
4,0
(*) I valori riportati sono quelli medi di due determinazioni ciascuna eseguita sullo stesso animale.
Cromatografia lìquida ad alta pressione di warfarin, ecc. 159
La metodica, relativamente semplice, sensibile e ripetibile può essere
impiegata non soltanto per il normale dosaggio del Warfarin nei liquidi
biologici, ma può anche essere impiegata per studiare l’azione che determi¬
nate sostanze possono avere nel modificare i tassi ematici della droga.
BIBLIOGRAFIA
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Presentata nella tornata del 29 novembre 1985
Accettata il 9 giugno 1987
Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. XCV, 1986, pp. 161-171, figg. 2, tabb. 2
Ricerche faunistiche nell’Oasi dei Variconi
(Foce Volturno, Caserta).
II - Gli Anfibi e i Rettili (*)
Nota del socio Costantino D’Antonio (**)
Riassunto. — La fauna erpetologica dell’Oasi dei Variconi è costituita, dopo
un’analisi preliminare, da 15 specie; 7 sono gli Anfìbi (pari al 30.4% delle specie
note in Italia continentale) e 8 i Rettili (pari al 22.9% delle specie note in Italia con¬
tinentale); di esse il 39.7% delle specie raccolte sono a distribuzione molto ampia
nella regione paleartica; 26.7% del Mediterraneo; 20.30% specie europee; e 13.30%
specie endemiche italiane.
Le specie più diffuse nell’Oasi sono Triturus cristatus , Hyla arborea , Rana escu¬
lenta , Podarcis sicula e Natrix natrix.
Summary. — A preliminary investigation on thè herpetofauna of thè moist zone
of thè Oasis of Variconi (mouth of Volturno River, Campania, Caserta, Italy) inclu-
des: 7 Amphibians ( Triturus cristatus , T. italicus , T. vulgaris meridionalis , Bufo bufo ,
Hyla arborea , Rana dalmatina , R. esculenta ; 8 Reptilians: Emys orbicularis , Tarentola
mauritanica , Hemidactylus turcicus , Lacerta viridis, Podarcis sicula , Chalcides chalci-
des , Coluber viridiflavus, Natrix natrix : they represents, according La Greca classifì-
cation (1964) thè 39,7 % of Paleartic, thè 26,7% of Mediterranean, thè 20,30% of
European and thè 13,3% of Italian endemie species.
L’Oasi dei Variconi rappresenta il limite settentrionale del proponendo
«Parco naturale di Licola - Castelvolturno » (de Filippo et al., 1982); pur¬
troppo la crescente antropizzazione e l’edilizia, non sempre consentita, ne
stanno riducendo l’estensione; a ciò contribuisce anche l’arretramento
della linea di costa (Cocco et al., 1980), dovuto, anche se indirettamente,
alla forte antropizzazione delle zone interne.
Nonostante il degrado ambientale, l’Oasi riveste, come zona umida, un
notevole interesse scientifico ed è grazie a quest’ultimo che il Gruppo Eco-
(*) Lavoro n. 108 del Programma di ricerca del gruppo Eco-Etologico del
Dipartimento di Zoologia dell’Università di Napoli.
(**) Dipartimento di Zoologia - Università di Napoli - Via Mezzocannone, 8 -
80134 Napoli.
162 C. D’Antonio
Etologico del Dipartimento di Zoologia delEUniversità di Napoli si è pro¬
posto di studiarne le comunità viventi per una migliore conoscenza dei
livelli trofici delle diverse piramidi ecologiche nell’ottica di una sua
migliore gestione e conservazione. In particolare, questo lavoro rappresenta
una nota per la conoscenza dell’erpetofauna dell’Oasi necessaria per lo
svolgimento interdisciplinare dell’intero gruppo.
Ambiente della ricerca
L’Oasi dei Variconi (Castelvolturno, Caserta) è situata sulla sinistra
orografica della foce del fiume Volturno (13° 56' long. E; 41° 02' lat. N),
occupando un’area di ha 48; è caratterizzata da uno stagno (oc in Fig. 1) e
di un laghetto (P in Fig. 1) costieri salmastri, divisi da un terrapieno artifi-
Fig. 1. — Schema topografico dell’Oasi dei Variconi (da D’Antonio, 1986).
ciale che consente l’accesso alla spiaggia. Lo stagno e il lago comunicano tra
loro tramite diversi canali sotterranei al terrapieno, mentre un canale a N dello
stagno fa sì che questo comunichi direttamente con il vicino fiume Volturno.
Ricerche faunistiche nell'Oasi dei Variconi, ecc. 163
Il clima, caratterizzato da inverni freddi e umidi e da estati non molto
calde e asciutte, può considerarsi di tipo temperato-mediterraneo con venti
predominanti da W e WNW.
L’aspetto vegetazionale, già sommariamente descritto in un precedente
lavoro (D’Antonio, 1986), è in studio presso il Dipartimento di Biologia
vegetale delPUniversità di Napoli, ed è schematizzato in Fig. 2 a. Comun¬
que, trattandosi di una zona umida salmastra, le varie associazioni vegetali
presenti sono inquadrabili nei Phragmitetalia Koch, 1925, Salicorne-
talia Br.-BL, 1931 e Juncetalia maritimi Br.-BL, 1931.
CARICETUM
(ff PHRAGMITETUM
n SAUCORNIETUM
Fig. 2. — a) Schema vegetazionale dell’Oasi dei Variconi; b ) i 6 siti di raccolta
dell’erpetofauna.
l PINETA
TT POTAMOGETUM
PRATO
Riguardo gli aspetti faunistici, l’Oasi è interessata da un notevole
flusso migratorio di uccelli limicoli e acquatici. Fino ad oggi sono state
identificate 110 specie ornitiche (Scerba et al, 1986), tra le quali notevole,
ma saltuaria, la presenza del Cavaliere d’Italia ( Himantopus himantopus );
meno rare ma ugualmente di spicco le presenze della Garzetta (. Egretta gar-
zeta) e del Falco di palude ( Circus aeruginosus). Degno di nota è stata la
cattura del Pettazzurro occidentale ( Luscinia svecica cy anecula) (Scebba &
Vitolo, 1983). Riguardo l’entomofauna esistono citazioni sugli odonati fatti
dall’autore (D’Antonio, 1985, 1986).
Area di studio
Per una migliore sistematicità nelle raccolte del materiale, la zona è
stata suddivisa in 6 siti di raccolta (Fig. 2b):
1) rive del fiume Volturno;
2) barra esistente fra, il fiume e lo stagno a;
164 C. D’Antonio
3) stagno oc;
4) terrapieno tra gli stagni oc e P;
5) stagno p ;
6) zona relativamente asciutta con Pineta.
Le osservazioni e catture si sono svolte per due anni dall’ottobre 1983
al settembre 1985.
Gli esemplari, catturati con il tradizionale cappio e il retino (per gli
stadi larvali acquatici), sono stati riconosciuti e classificati secondo Lanza
(1983) e Bruno & Maugeri (1979).
La maggior parte dei reperti sono stati subito liberati, pochi altri
sono conservati nella collezione dell’Autore. La Tabella 1 riunisce tutti i
dati raccolti.
Elenco delle specie
1) Triturus cristatus carnifex (Laurenti, 1768)
Gli adulti sono visibili da fine marzo a dicembre; gli stadi larvali nei
mesi di maggio, giugno e luglio. Osservati 4 mm, 20 ff, 4 di sesso indeter¬
minato. È la specie del gen. Triturus più diffusa, presente sia nei due stagni
che sulle rive del fiume Volturno, non rari, all’imbrunire, sui prati.
La specie è un’entità euroanatolico-caucasica. La sottospecie è propria
dell’Italia continentale e peninsulare, della Svizzera meridionale, delle
regioni alpine dell’Austria, della foresta Viennese, della Baviera meridio¬
nale, della Jugoslavia settentrionale e dell’Istria.
2) Triturus italicus (PERACCA, 1898)
Osservati e catturati solo 3 esemplari (2 mm, 1 f) nel maggio ’84 sulle
sponde del fiume.
Specie monotipica, endemica dell’Italia peninsulare centro-orientale e
meridionale.
3) Triturus vulgaris meridionalis (Boulanger, 1882)
Gli adulti sono visibili da fine marzo a dicembre; gli stadi larvali nei
mesi di maggio, giugno e luglio. Presente con sicurezza solo nello stagno
oc: osservati 8 mm, 11 ff.
Ricerche faunistiche nell’Oasi dei Vari co ni, ecc. 165
La specie è fondamentalmente un’entità euro-anatolico-caucasica, la
sottospecie meridìonalis è propria del Canton Ticino, Jugoslavia settentrio¬
nale e Italia continentale.
4) Bufo bufo (Linneo, 1758)
Nonostante la presenza di numerosi stadi larvali in entrambi gli
invasi nei mesi da Marzo a Giugno, sono stati osservati 5 individui di
cui 1 f.
È un’entità eurocentrasiatico-maghrebica presente in tutta l’Europa
eccezion fatta per l’Irlanda, Baleari, Corsica, Sardegna, isole maltesi, Creta
e isole minori.
5) Hyla arborea (Linneo, 1758)
Gli adulti sono visibili da marzo a ottobre in tutta l’Oasi; gli stadi lar¬
vali da fine aprile a luglio. Osservati 11 mm, 13 ff.
Si tratta di una specie politipica propria della maggior parte dell’Eu¬
ropa e dell’Asia paleartica.
6) Rana dalmatina Bon aparte, 1840
Osservati due esemplari adulti nel settembre ’85.
Si tratta di un’entità essenzialmente mediosudeuropeo diffusa dalla
Francia all’Asia minore, Caucaso, Persia nordoccidentale e meridionale.
7) Rana «esculenta» (Linneo, 1758)
Gli adulti sono visibili da marzo a dicembre; gli stadi larvali dai primi
di giugno alla metà di agosto. Osservati 10 mm, 18 ff.
Diffusa in Europa meridionale e Russia sino a 50° di Long. E; a
nord si spinge sino a 60° di latitudine lungo le coste svedesi e nella
zona di Leningrado, a sud est sino alla costa nordoccidentale del Mar
Nero.
8) Emys orbicularis (Linneo, 1758)
Poco frequente da marzo a dicembre. Osservati 8 mm, 7 ff.
Specie monotipica del Marocco, Algeria, Tunisia, Europa meridionale
e centrorientale, Asia occidentale, a est sino alla Turchia e la costa persiana
del Caspio, a nord sino al 55° parallelo.
166 C. D’Antonio
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7.VH.85 1 f, 1 1 1 2 mm
14.VIII.85 1 f 1
29.IX.85 1 f 3 ff 1 m
segue Tabella
Ricerche faunistiche nell’Oasi dei Variconi, ecc. 167
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14.VIII.85
168 C. D'Antonio
9) Tarentola mauritanica (Linneo, 1758)
Osservati alcuni esemplari all’imbrunire nel giugno ’85 sui muri degli
stabilimenti balneari: 3 adulti.
Specie prevalente w-mediterranea-macaronesica, presente anche in
varie zone del Sahara e nella regione orientale del Mediterraneo. In Ita¬
lia è distribuita uniformemente lungo le coste tirreniche, al contrario di
quelle adriatiche ove appare sporadica, localizzata e assente in molte
zone.
10) Hemidactylus turcicus (Linneo, 1758)
Osservati alcuni esemplari alPimbrunire nel giugno ’85 sui muri degli
stabilimenti balneari: 2 adulti.
Specie diffusa nei paesi mediterranei, regioni costiere della Penisola
Arabica a est sino all’India occidentale, a sud sino al Kenia. In Italia ha la
stessa distribuzione della Tarentola anche se, pare, meno diffuso sul ver¬
sante adriatico.
11) Lacerta viridis (Laurenti, 1768)
Osservati sporadicamente nei mesi giugno ’84 e maggio, giugno, luglio
’85 nella zona limitrofa lo stagno p (2 mm, 6 ff).
Specie diffusa nell’Europa centromeridionale, ad est fino alla Turchia
occidentale.
12) Podarcis sicula Rafinesque, 1810
Presente da marzo a ottobre, saltuaria durante i giorni invernali più
caldi. Frequenta le zone meno umide dell’Oasi: osservati 16 mm, 8 ff.
Si tratta di una specie a diffusione circumtirrenico-appenninico-dina-
rica.
13) Chalcides chalcides (Linneo, 1758)
Osservati pochi esemplari in novembre e dicembre ’84 e giugno ’85; in
tutto 5 adulti.
Entità del mediterraneo occidentale diffusa in Africa nordoccidentale,
Penisola Iberica, Francia meridionale, Italia peninsulare e insulare.
14) Coluber viridiflavus (LacépÈDE, 1789)
Osservato un unico esemplare adulto nel maggio ’84 nella Pineta.
È una specie sudeuropea occidentale diffusa in Spagna nord-orientale,
Francia, Svizzera meridionale, Jugoslavia settentrionale, Italia.
Ricerche faunistiche nell’Oasi dei Variconi, ecc. 169
15) Natrix natrix (Linneo, 1758)
Presente da aprile ad ottobre; risulta essere il Rettile più abbondante
dell’Oasi: osservati 11 mm, 11 ff, 26 juv.
È un’entità politipica ad areale euro-centroasiatico-maghrebino diffusa
in Tunisia, Algeria, Marocco, in quasi tutta l’Europa (fino al 67° parallelo
in Svezia, assente in Irlanda nelle Baleari e a Creta), in Asia occidentale e
centrale.
Discussione
La fauna erpetologica dell’Oasi dei Variconi comprende 15 specie di
cui 7 Anfìbi (rappresentanti il 30.4% delle specie presenti in Italia conti¬
nentale) e 8 Rettili (rappresentanti il 22.9% delle specie presenti in Italia
continentale).
La Tabella 2 indica la presenza delle specie nei vari siti di raccolta. Le
specie più abbondanti sono Triturus cri status, Hyla arborea , Rana esculenta ,
Podarcis sicula e Natrix natrix.
TABELLA 2
Presenza (indicata con X) delle specie animali nei 6 siti di raccolta delfOasi.
Sigle come in Tab. 1
Tc
Ti
Tv
Bb
Ha
Rd
Re
Eo
Lv
Ps
Cc
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1
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X
X
2
X
X
X
X
3
X
X
X
X
X
X
X
4
X
X
X
X
X
X
5
X
X
X
X
X
X
6
X
X
X
X
Poco numerosi sono stati, invece, i ritrovamenti di Lacerta viridis e
Chalcides chalcides , tutti nelle zone limitrofe gli stagni.
Unici sono risultati i ritrovamenti di Triturus italicus (3 esemplari in
un canale prossimo al fiume), di Rana dalmatina (2 esemplari tra lo
stagno p e la Pineta) e di Coluber viridiflavus (un esemplare adulto nella
Pineta).
170 C. D’Antonio
Nella Tabella è stato omesso il sito di ritrovamento dei 2 Gekonidi
perché raccolti sui muri degli stabilimenti balneari sulla spiaggia non risul¬
tanti in Fig. 2.
Considerando gli areali di diffusione e raggruppandoli secondo La
Greca (1964) si ottiene il seguente prospetto:
I - specie a distribuzione molto ampia nella regione paleartica -
39.7%: a) distribuzione euroasiatica: Hyla arborea ; b) distribuzione euro-
centroasiatica-maghrebina: Bufo bufo , Natrix natrix ; c) distribuzione euro-
turanica: Rana dalmatina ; d) distribuzione centroasiatico-pontica: Triturus
cristatus , T. vulgaris ;
II - specie delle terre del Mediterraneo - 26.7%: a) distribuzione mediter-
raneo-macaronesica: Tarentola mauritanica , Chalcides chalcides ; b) distri¬
buzione mediterraneo-turanica: Emys orhicularis, Hemidactylus turcicus ;
III - specie europee - 20.30%: a) distribuzione sudeuropea: Coluber
viridiflavus , Rana esculenta ; b) distribuzione europea centromeridionale:
Lacerta viridis ;
IV - specie endemiche italiane - 13.30%: a) distribuzione circumtirreni-
cappenninicadinarica: Podarcis sicula ; b) distribuzione sudappenninica: Tri¬
turus italicus.
BIBLIOGRAFIA
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svecica cyanecula) alla foce del Volturno (Caserta)», Ucc. Ital., 8, 249-251.
Presentata nella tornata del 25 marzo 1986
Accettata il 15 giugno 1987
Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. XCV, 1986, pp. 173-181, figg. 4
Azione del glucagone sull’interrenale
di Podarcis s. sicula Raf.
Nota di Vincenza Laforgia (*), Rosalba Putti (*),
Antimo Cavagnuolo (*) e Lorenzo Varano (*)
presentata dai soci Pietro Battaglini e Giuseppe Caputo
Riassunto. — In un precedente lavoro sulla citofisiologia delle cellule cromaffini
(Varano et al., in press), gli AA. hanno trattato alcuni esemplari di Podarcis con
insulina, sostanza che stimola la secrezione di adrenalina (A), in seguito alla dimi¬
nuzione dei valori ematici di glucosio. È stato osservato che solo alte dosi di insu¬
lina (8 U.I.) o trattamenti prolungati con basse dosi (4 U.I.) sono in grado di deter¬
minare una degranulazione delle cellule A.
Al fine di completare lo studio dell’azione degli ormoni pancreatici sulla fisiolo¬
gia delle cellule cromaffini, in questo lavoro sono state studiate le variazioni morfo¬
logiche della surrenale dopo la somministrazione di una sola dose di 2 y di gluca¬
gone e sono stati effettuati, ad intervalli di 30 minuti, sia il prelievo ematico che
quello istologico.
L’interrenale di Podarcis s. sicula Raf. è costituita dal tessuto cromaffine e da
quello steroidogenetico. Il tessuto cromaffine costituisce un cordone continuo di più
file di cellule lungo il margine dorsale della ghiandola ed è formato da cellule NA
negli strati più esterni e da cellule A in quelli più interni e negli isolotti cromaffini
che si trovano sparsi fra i cordoni di cellule steroidogenetiche. Le cellule steroidoge-
netiche hanno citoplasma chiaro, ricco di gocce lipidiche e nucleo basale; esse for¬
mano cordoni separati da piccoli capillari. Dopo il trattamento con glucagone questa
morfologia inizia a modificarsi nelle ghiandole prelevate 1 ora dopo la somministra¬
zione: si nota la presenza di cellule NA anche negli strati più profondi del cordone dor¬
sale. Nei prelievi effettuati 2,5 ore dopo la somministrazione di glucagone le principali
modificazioni si osservano invece a carico del tessuto steroidogenetico; fra i cordoni
interrenali appaiono grandi ammassi di cellule a nucleo picnotico e con evidenti segni
di degenerazione. Nel corso dell’esperienza la glicemia passa da 161,5 + 3,15 mg/100
mi, negli animali normali, a 426,6 ± 15,9 mg/100 mi dopo 2,5 ore dalla sommini¬
strazione di glucagone, per ritornare alla normalità 24 ore dopo il trattamento.
Summary. — In a former study (Varano et al., in press) thè AA. had treated
some specimens of Podarcis s. sicula Raf. with insulin, in order to study its action on
thè chromaffin cells secretion. At that time it was observed that only high doses of
(*) Dipartimento di Biologia Evolutiva e Comparata, Via Mezzocannone, 8 -
80134 Napoli.
174 V Laforgia, R. Putti, A. Cavagnuolo e L. Varano
insulin (8 I.U.) or long lasting treatments were able to cause a degranulation of thè
adrenalin (A) cells. In order to complete thè studies on thè action of pancreatic hor-
mones on thè chromaffm cells physiology, thè AA. report in this paper on thè morp-
hological changes which take place in thè adrenal gland after a single injection of 2
y of glucagon.
In thè control specimens thè adrenal gland shows thè chromaffm cells concen-
trated in a continuous dorsal ribbon made up by numerous celi strata, with thè
noradrenalin (NA) cells displaced in thè outer rows and thè adrenalin (A) cells loca-
ted in thè inner part of thè ribbon and in some small islets scattered in thè steroido-
genic parenchima. The interrenal (steroidogenic) cells show a clear cytoplasm, rich
of lipid droplets, and a basai nucleus; thè cells are arranged to form cords separated
by narrow blood vessels. In thè glands excised one hour after thè glucagon admini-
stration, thè morphology begins to show some changes: some NA cells can be
observed also in thè inner rows of thè dorsal ribbon.
In thè glands excised 2.5 hours after thè glucagon administration, also thè
steroidogenic parenchima undergoes modifications and between thè interrenal
cords appear large clusters of cells which show picnotic nuclei and signs of dege¬
neration.
The glands excised 24 hours after thè treatment appear absolutely similar to
those of thè control specimens.
Blood glucose levels were measured in thè course of thè experience and it was
observed that they were of 161.5 ± 3.15 mg/ 100 mi in thè normal specimens; they
reached thè value of 426.6 ± 15.9 mg/100 mi, 2.5 hours after thè treatment, when
thè morphological changes were more evident. The blood glucose levels went back
to normal values 24 hours after thè glucagon administration.
Introduzione
L’esocitosi è in molti casi il meccanismo di secrezione mediante il
quale il secreto viene rilasciato dalle cellule (Masur et al., 1972, Pelletier
et al., 1971). Tale meccanismo sulla base di molti studi biochimici effet¬
tuati sulle ghiandole surrenali dei vertebrati e sulle terminazioni nervose
adrenergiche è implicato nei meccanismi secretori del tessuto cromaffìne
(Kirshner, 1972; Malamed et al., 1968; Smith, 1971). Tuttavia solo nel
criceto è stato possibile evidenziare l’esocitosi morfologicamente (Grynsz-
pan-Winograd, 1971; Benedeczki et al., 1972; Smith et al, 1973). Cou-
pland nel ratto (1965), Aunis et al. (1979) nella surrenale dei bovini trat¬
tati con acetilcolina hanno messo in evidenza degli aspetti morfologici
simili a quelli dell’esocitosi; al microscopio elettronico Unsicker (1973) è
riuscito ad evidenziare l’esocitosi in una sola specie di uccelli. Negli studi
da noi condotti sulla ghiandola interrenale di Podarcis s. sicula non è stato
possibile evidenziare l’esocitosi neanche dopo trattamento con la reserpina
che favorisce il rilascio delle catecolamine (Varano e Laforgia, 1976).
Azione del glucagone sull’interrenale, ecc. 175
Altri studi sulla ghiandola interrenale di varie specie di Rettili neanche
hanno messo in evidenza processi di esocitosi (Laforgia e Varano,
1982).
Per approfondire lo studio della secrezione delle cellule cromaffmi
abbiamo trattato alcuni esemplari di Podarcis con insulina (dati in corso di
stampa) poiché quest’ ultima ha un meccanismo di azione diverso da quello
della reserpina dal momento che stimola la secrezione di adrenalina in
seguito alla diminuzione dei livelli ematici di glucosio. I tests biochimici
hanno confermato che anche in Podarcis l’insulina determina una diminu¬
zione del tasso ematico di glucosio mentre, lo studio morfologico ha dimo¬
strato che in particolare le cellule ad adrenalina sono stimolate dall’insu-
lina. Tuttavia solo dosi alte di insulina (8 UT.) o un trattamento lungo con
dosi più basse (4 U.I.) sono in grado di provocare una degranulazione delle
cellule ad adrenalina. Per completare i nostri studi abbiamo ritenuto inte¬
ressante studiare le variazioni morfologiche della surrenale dopo innalza¬
mento del valore glicemico. A tal fine abbiamo somministrato ad esemplari
di Podarcis s . si cu la una dose di 2 y di glucagone ed abbiamo fatto ad inter¬
valli di trenta minuti sia il prelievo ematico che quello morfologico per stu¬
diare l’andamento della glicemia e le possibili variazioni morfologiche
dell’interrenale.
Materiali e metodi
A trenta esemplari di Podarcis s . sicula Raf. è stata somministrata una
dose di 2 y di glucagone per via intraperitoneale, ad un gruppo di controllo
è stata iniettata una soluzione salina. Si è prelevato il sangue ad intervalli
di mezz’ora per vedere in quanto tempo si verifica una variazione della gli¬
cemia e quale è la sua durata. Contemporaneamente è stata prelevata
anche la ghiandola interrenale per controllare eventuali variazioni morfolo¬
giche correlate alle variazioni dei valori glicemici. Gli esemplari sono stati
uccisi per decapitazione, le interrenali sono state subito prelevate e fissate
in una miscela di bicromato di potassio e formalina e tamponate a pH 4
(Wood, 1963), incluse in paraffina e sezionate a 7 q. Le sezioni sono state
osservate dopo colorazione con uno dei seguenti metodi: a) metodo
Giemsa modificato secondo Pearse (1960); b) una miscela di eosina-ble
di anilina in tampone acetato a pH 4; c) colorazione tricromica secondo
Mallory.
La glicemia è stata misurata con i metodi enzimatici.
176 V Laforgia, R. Putti, A. Cavagnuolo e L. Varano
Osservazioni
La ghiandola interrenale di esemplari non trattati
o trattati con una soluzione salina
L’interrenale di Podarcis s. sicula è costituita da due diversi tipi di tes¬
suto: il tessuto cromaffine e quello steroidogenetico. Il tessuto steroidoge-
netico occupa la maggior parte della ghiandola ed è formato da cordoni di
cellule alte con citoplasma chiaro, ricco di gocce lipidiche, nucleo roton¬
deggiante disposto alla base e separati tra di loro da piccoli capillari san¬
guigni. Il tessuto cromaffme forma lungo il margine dorsale della ghian¬
dola un fitto cordone costituito da più file di cellule che inviano digita¬
zioni tra i cordoni di tessuto steroidogenetico. Lo strato più esterno è
costituito da cellule a noradrenalina, mentre quello più interno e le
digitazioni sono costituiti solo da cellule ad adrenalina. Il tessuto cro-
maffine è presente anche sotto forma di piccoli gruppi di cellule costi¬
tuiti esclusivamente da cellule ad adrenalina e sparsi nel parenchima
steroidogenetico (Fig. 1).
Fig. 1. — Interrenale di un esemplare non trattato di Podarcis s. sicula Raf. 475 x
Azione del glucagone sull’interrenale, ecc. ìli
Le colorazioni con metodi specifici che permettono di distinguere le
cellule a noradrenalina da quelle ad adrenalina, mostrano nel citoplasma
delle cellule a N.A. la presenza di granulazioni piuttosto grosse e non
distribuite uniformemente, mentre il citoplasma delle cellule ad A. è com¬
pletamente occupato da granuli molto fini.
Il valore ematico del glucosio è di 161,5 ± 3,15 mg/100 mi.
La ghiandola interrenale di esemplari trattati
con una iniezione di 2 y di glucagone
Le interrenali di Podarcis prelevate mezz’ora dopo la somministrazione
di glucagone non mostrano ancora segni di modificazione, ed il valore
ematico del glucosio è simile a quello degli esemplari di controllo. Al con¬
trario 1 ora dopo la somministrazione di glucagone la glicemia passa da
161,5 + 3,15 a 276,6 + 10,40 mg/100 mi. A livello morfologico si eviden¬
ziano delle modificazioni sia a carico del tessuto cromaffìne ma soprattutto
di quello steroidogenetico. È possibile notare nel cordone cromaffìne una
diminuzione delle cellule ad adrenalina con la comparsa di cellule a nora¬
drenalina anche negli strati più interni del cordone (Fig. 2).
Fig. 2. — Interrenale di un esemplare di Podarcis s. siculo trattato con una dose da
2 y di glucagone. Prelievo effettuato 1 ora dopo il trattamento. 475 x
178 V Laforgia, R. Putti, A. Cavagnuolo e L, Varano
Il rapporto cellule NA/cellule A risulta di 2,1/1.
La porzione di tessuto steroidogenetico che costituisce la zona reattiva
(Del Conte, 1972) negli esemplari di controllo è molto compatta mentre
dopo la somministrazione di glucagone appare di aspetto spugnoso ed i
cordoni di tessuto steroidogenetico sono separati da capillari più ampi
rispetto a quelli degli esemplari di controllo. Questa situazione si modifica
ulteriormente nelle interrenali prelevate due ore e mezza dopo la sommini¬
strazione di glucagone; nel tessuto steroidogenetico si notano dei cordoni
le cui cellule mostrano ampie zone trasparenti, indice della formazione di
grosse gocce lipidiche, tra le due file di cellule si notano ammassi cellulari
con nucleo picnotico che fanno pensare ad una parziale degenerazione dei
cordoni stessi (Figg. 3 e 4). Questo aspetto della ghiandola si osserva per
tutta la durata del trattamento e tende a modificarsi quando i valori glice-
mici ridiventano più bassi. Nei prelievi effettuati dopo ventiquattro ore,
quando la glicemia è ritornata ai suoi valori normali, i cordoni steroidogenetici
sono nuovamente costituiti da cellule allungate con citoplasma pieno di gocce
lipidiche di dimensioni ridotte e sono separati da capillari meno ampi; le cel¬
lule cromaffini, sono nuovamente presenti in un rapporto di 1,4/1.
Fig. 3. — Interinale di un esemplare di Podarcis s. sicula trattato con una dose da
2 y di glucagone e prelevata due ore e mezza dopo l’iniezione. 300 x
Azione del glucagone sull’interrenale, ecc. 179
Contemporaneamente al prelievo morfologico è stata misurata la glice-
mia; solo dopo 1 ora si ha un aumento del valore glicemico che passa da
161,5 + 3,15 mg/100 mi a 276,6 ± 10,40. Questo valore raggiunge il picco
massimo nei prelievi effettuati dopo due ore e mezza (426,6 + 15,89); ini¬
zia a diminuire dopo quattro ore e mezza (295,0 ± 13,28) e ritorna alla nor¬
malità dopo ventiquattro ore (166,6 + 4,17).
Fio. 4. - Stesso esemplare della figura precedente. Notare il tessuto steroìdogene-
tico ad un ingrandimento maggiore. 475 x
Conclusioni
Lo studio dell’interrenale di Podarcis s. siculo, Raf. dopo trattamento
con una dose da 2 y di glucagone ha dimostrato resistenza di modificazioni
sia a livello del tessuto cromaffine che di quello steroidogenetico. Contem¬
poraneamente a queste modificazioni di tipo morfologico si notano anche
variazioni nei valori glicemici che passano dal valore normale di
161.5 ± 3,15 mg/ 100 mi a valori più elevati con un picco massimo di
426.6 ± 15,89 mg/100 mi dopo due ore e mezza, e ritornano alla normalità
dopo ventiquattro ore.
180 V Laf orgia, R. Putti, A. Cavagnuolo e L. Varano
Dopo un’ora quando il valore glicemico diventa di 276,6 ± 10,40 mg/
100 mi i cordoni steroidogenetici diventano ipertrofici con cellule debol¬
mente colorate e sono separati da capillari più ampi rispetto a quelli degli
esemplari di controllo, la zona reattiva diventa spugnosa segno di un
aumento dell’accumulo di colesterolo nelle cellule. Queste modificazioni
diventano più evidenti dopo due ore e mezza quando il valore glicemico
raggiunge il picco massimo di 426,6 + 15,89 mg/100 mi, inoltre è possibile
notare delle zone in cui il tessuto steroidogenetico presenta cellule con
nucleo picnotico segno di una parziale degenerazione. A livello del tessuto
cromaffìne le cellule ad adrenalina risentono dell’influenza del glucagone
ed appaiono diminuite di numero rispetto agli esemplari di controllo. Sia la
glicemia che la morfologia dell’interrenale ritornano alla normalità negli
esemplari esaminati ventiquattro ore dopo il trattamento.
Questo studio sulle variazioni morfologiche delle interrenali dei Rettili
dopo iperglicemia dimostra che gli effetti maggiori si hanno a carico della
zona steroidogenetica, la cui secrezione, a causa dell’elevato tasso di gluco¬
sio circolante, viene bloccata provocando un accumulo dei precursori degli
steroidi nelle cellule, questo accumulo può determinare anche la degenera¬
zione di alcuni cordoni. Il tessuto cromaffìne, al contrario, risente meno degli
effetti della iperglicemia, mostra leggere modificazioni solo a livello delle cel¬
lule ad adrenalina, che probabilmente risentono della diminuzione nella pro¬
duzione di corticosteroidi con conseguente calo nell’attività della PNMT, l’en¬
zima che catalizza la metilazione della noradrenalina in adrenalina.
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Presentata nella tornata del 25 marzo 1986
Accettata il 10 giugno 1987
Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. XCV, 1986, pp. 183-191, fig. 1, tabb. 2
Variazione della glicemia
nella lucertola Podarcis s. siculo Raf.
dopo somministrazione prolungata di glucagone
Nota di Rosalba Putti (*), Vincenza Laforgia (*),
Antimo Cavagnuolo (*) e Lorenzo Varano (*)
presentata dai soci Pietro Battaglini e Giuseppe Caputo
Riassunto. — Gli AA. hanno sottoposto esemplari della lucertola Podarcis s.
sicula Raf. ad un trattamento prolungato con glucagone (2 y a giorni alterni) sia in
inverno che in primavera/inizio estate. Per il trattamento invernale sono state prati¬
cate 15 iniezioni per un totale di 30 gg. e le variazioni della glicemia sono state
determinate enzimaticamente, prelevando campioni di sangue 24 ore dopo la som¬
ministrazione dell’ormone.
Per il trattamento in primavera/estate sono state praticate 18 iniezioni di gluca¬
gone per un totale di 36 gg. e la glicemia è stata determinata sia a 3 ore che a 24
dalla somministrazione di glucagone. In parallelo sono state misurate le glicemie
degli animali di controllo e i dati ottenuti sono stati elaborati statisticamente.
La risposta all’azione iperglicemizzante del glucagone è diversa a seconda che il
trattamento sia effettuato d’inverno o in primavera/estate. In inverno alla seconda
iniezione si osserva un picco iperglicemico che diminuisce col progredire del tratta¬
mento fino a raggiungere valori glicemici normali, per Podarcis , in questa stagione.
Tuttavia alla fine del trattamento si instaura una evidente ipoglicemia che si osserva
transitoriamente anche dopo la sesta iniezione.
In primavera/estate la glicemia misurata tre ore dopo la somministrazione di
glucagone è sempre elevata; solo dopo la quinta iniezione si osserva una marcata
ipoglicemia.
Nelle determinazioni a 24 ore i valori glicemici si mantengono generalmente al
di sotto di quelli normali, con due momenti di elevata ipoglicemia fra la quinta e la
settima iniezione.
I risultati ottenuti dimostrano che la lucertola Podarcis s. sicula è suscettibile
all’azione iperglicemizzante del glucagone. Intorno alla sesta iniezione, tuttavia,
l’azione del glucagone appare più rivolta a stimolare la produzione di insulina endo¬
gena con la conseguente instaurazione di un’ipoglicemia.
Summary. — Specimens of Podarcis s. sicula Raf. underwent a long term treat¬
ment with glucagon (2 y on alternate days) both in winter and in spring/beginning
(*) Dipartimento di Biologia Evolutiva e Comparata, Via Mezzocannone, 8 -
80134 Napoli.
184 R. Putti, V. Laf orgia, A. Cavagnuolo e L. Varano
of summer. For thè winter treatment thè specimens were administered 15 injections
with a total of 30 days and thè blood glucose levels were determined enzimatically,
taking blood samples 24 hours after thè hormone administration.
For thè spring/summer treatment thè lizards were administered 18 injections of
glucagon with a total of 36 days and blood glucose levels were determined 3 and 24
hours after thè glucagon administration. At thè same time were measured thè glu¬
cose levels of thè control specimens; thè data obtained were statistically processed.
The results of thè glucagon action are different in thè winter and in thè spring/
summer treatments. During winter, after thè second injection there is a hyperglycae-
mic peak which during thè further treatment slowly decreases to values which are
normal for Podarcis in this season. However, at thè end of thè treatment, an evident
hypoglycaemia takes place; thè same strong lowering of thè blood glucose levels can
be observed also after thè sixth injection.
During spring/summer, thè blood glucose levels measured three hours after thè
administration of glucagon are always very high; only after thè fìfth injection it is
found an evident hypoglycaemia.
In thè determinations performed 24 hours after thè administration of glucagon,
thè glucose levels are generally lower than those of thè normal specimens, with thè
exception of thè fifth/seventh injection, when thè glucose levels are rather high.
The results of this study demonstrate that thè lizard Podarcis s. sicula Raf. is
very sensitive to thè glucagon action.
However, around thè sixth injection, thè action of thè hormone is more effective
in stimulating thè production of endogen insulin with a conseguent lowering of thè
blood glucose levels.
Introduzione
Solo negli ultimi 2 decenni hanno avuto un particolare impulso gli
studi sul glucagone, essendone stata riconosciuta l’importanza come «rego¬
latore fisiologico» del metabolismo del glucosio.
Nei mammiferi sono state effettuate molte ricerche per studiarne i possi¬
bili effetti a livello del pancreas endocrino e del metabolismo glicidico. (FoÀ et
al., ’49; FoÀ et al., ’57; Galansino et al., ’55; Lazarus et al., ’58; Logotheto-
poulos et al., ’60; De Bodo et al., ’63; Cherrington et al., ’7 6).
I rettili per la loro abbondanza in cellule A (le cellule a2 degli AA. sve¬
desi) possono fornire un ottimo modello sperimentale per studiare l’azione
del glucagone. I dati bibliografici non sono molto numerosi (Miller &
Wurster, ’58; Miller, ’61; Stevenson et al., ’57; Cardeza, ’60; Penhos et
al., ’65; Marques, ’67), ma tutti gli AA. concordano sull’alta sensibilità dei
rettili al glucagone e sulla sua forte azione iperglicemizzante.
Gli AA. si sono già occupati sia della morfologia del pancreas endo¬
crino, sia delle variazioni glicemiche dopo stimolazione con insulina e glu¬
cagone (Putti et al., ’83; Putti et al., ’86). Per proseguire la ricerca in
Variazione della glicemia nella lucertola «Podarcis s . sicula », ecc. 185
questo campo è stato intrapreso uno studio sugli effetti del trattamento
prolungato con glucagone in Podarcis , sia d’inverno che in primavera-
estate.
Materiali e metodi
Inverno
Sono stati usati 60 esemplari adulti di Podarcis s. sicula Raf, del peso
variabile fra i 10-15 gm. Nei mesi di febbraio-marzo gli animali sono stati
tenuti in stabulario, in condizioni di temperatura variabili entro ambiti
piuttosto ristretti: 9-13° C. Gli animali sono stati forniti d’acqua e cibo ad*
libitum; v’è però da notare che in questo periodo dell’anno le lucertole,
almeno in cattività, si mostrano poco propense a nutrirsi, per cui si ha a
che fare con animali in condizioni di ipoalimentazione. 50 lucertole sono
state iniettate a giorni alterni con 2 y di glucagone, sciolto in acqua distil¬
lata in un volume totale di 0,1 cc., per un totale di 15 iniezioni (30 gg. di
trattamento). 10 esemplari sono stati tenuti come controllo. Le determina¬
zioni della glicemia sono state effettuate 24 ore dopo la II, VI, IX, XII e XV
iniezione, con gli animali a digiuno da almeno 12 ore. In parallelo sono
state effettuate determinazioni anche ai controlli.
Primavera-estate
165 lucertole sono state tenute in stabulario nei mesi di maggio-
giugno ed alimentate, nei giorni in cui non avevano l’iniezione di ormone,
ad libitum. 140 sono state inoculate a giorni alterni con 2 y di glucagone,
per un totale di 18 iniezioni (36 gg. di trattamento). La temperatura si aggi¬
rava sui 18-25° C. 25 animali sono stati tenuti come controllo. Le determi¬
nazioni glicemiche sono state effettuate in due momenti successivi alla
somministrazione di glucagone: la prima a tre ore, la seconda a 24 ore
dall’iniezione (sempre con gli animali a digiuno). La doppia determina¬
zione è stata effettuata in seguito ai risultati riscontrati in un precedente
studio, che indica come l’azione di una singola somministrazione di gluca¬
gone in Podarcis raggiunga un massimo dopo 2,50-3 ore e si esaurisca entro
24 ore (Putti et al., in stampa). La determinazione a 24 ore è stata effet¬
tuata dopo la III, V, VII, IX, XI, XIII e XVIII iniezione di ormone. Quella a
tre ore ha seguito lo stesso schema della precedente. Anche per i controlli
sono state eseguite determinazioni parallele.
186 R. Putti, V. Laf orgia, A. Cavagnuolo e L. Varano
Tutte le glicemie sono state determinate col metodo enzimatico God
Perid della Boeringher; i dati ottenuti sono stati elaborati statisticamente.
Risultati
Inverno
Le variazioni glicemiche degli animali trattati con 2 y di glucagone
sono illustrate nella tabella I e nel diagramma 1. In questo periodo
dell’anno (febbraio-marzo) la glicemia degli animali normali ha un valore
medio di 161,5 ± 3,15.
TABELLA I
Inverno
n° animali
n° iniezioni
glicemia
P valori
10
2 (x 2 y)
390,3 ± 12,92
< 0,01
»
6 (x 2 Y)
103,3 ± 5,54
< 0,01
»
9 (x 2 y)
150,3 ± 6,70
N.S.
»
12 (x 2 y)
158 ± 6,725
N.S.
»
15 (x 2 y)
85,5 ± 13,8
< 0,01
»
controlli
161,5 ± 3,15
Come si vede nel diagramma 1 alla II iniezione v’è un picco iperglice-
mico di 390,3 + 12,92 mg/dl, che è circa due volte e mezzo la glicemia
degli animali normali. Successivamente la glicemia declina; alla VI inie¬
zione è addirittura più bassa (103,3 ± 5,54 mg/dl) che nei controlli, per poi
risalire a valori pressocché normali entro la XII iniezione. Alla fine del trat¬
tamento si riscontra una nuova caduta dei valori glicemici, che restano
molto al di sotto dei valori normali.
Primavera-estate
La ripetizione del trattamento in primavera-estate ha portato ai risul¬
tati schematizzati nella Tabella II e nel diagramma 1. Sia per le determina-
Variazione della glicemia nella lucertola « Podarcis s. sicula », ecc. 187
zioni a tre ore che per quelle a 24 ore si vede che fra la V e la VII iniezione
si ottiene il più basso livello di glucosio nel sangue, mentre successiva¬
mente i valori tendono ad elevarsi sempre di più col proseguire del tratta¬
mento. Inoltre le glicemie misurate a tre ore sono sempre più elevate di
quelle a 24 ore di circa 100 mg/dl, ad eccezione di quelle alla IV e V inie¬
zione, dove la differenza è del tutto irrilevante. Alla XVIII iniezione la gli¬
cemia raggiunge il suo punto massimo con 425 ± 8,89 mg/dl a tre ore e
171,6 + 12,60 mg/dl a 24 ore.
Fig. 1. — La linea tratteggiata si riferisce al trattamento invernale. La linea continua
al trattamento in primavera-estate, con determinazione della glicemia a tre
ore dall’iniezione. La linea punteggiata al trattamento in primavera-estate,
con determinazione della glicemia dopo 24 ore dall’iniezione.
Discussione e conclusioni
I dati esposti dimostrano che la lucertola Podarcis è molto sensibile
all’azione del glucagone, anche se i risultati del trattamento cronico d’in¬
verno e d’estate presentano notevoli differenze fra di loro.
188 R. Putti, V. Laforgia, A. Cavagnuolo e L. Varano
Il glucagone provoca una notevole iperglicemia, che in inverno è
riscontrabile anche dopo 24 ore, ma è limitata solo all’inizio del tratta¬
mento; viceversa in estate essa aumenta coH’aumentare del numero di inie¬
zioni, ma è riscontrabile solo nelle misure effettuate a tre ore dalla sommi¬
nistrazione dell’ormone. Al contrario, nelle misure a 24 ore, fino alla IX
iniezione si riscontra una discreta ipoglicemia.
TABELLA II
primavera-estate
n° anim.
]
n° iniez
Glicemia a 3 h.
P. valori
Glicemia
a 24 h.
P. valori
10
3
(X 2
Y)
221,6
± 13,3
< 0,01
141 ±
823
N.S.
»
5
( x 2
y)
128
± 7,21
< 0,01
124,6 ±
6,12
< 0,01
»
7
(x 2
y)
213,6
± 6,15
< 0,01
102,3 ±
4,62
< 0,01
»
9
(x 2
Y)
271,75 ± 21,3
< 0,01
138,6 ±
7,5
< 0,01
»
11
(x 2
y)
268,6
± 11,3
< 0,01
148 ±
9,21
N.S.
»
13
( x 2
y)
264
± 24,99
< 0,01
122 ±
5,2
< 0,01
»
18
( x 2
y)
425
± 8,89
< 0,01
171,6 ±
12,6
< 0,01
Non è certamente agevole spiegare tali differenze di comportamento.
Nei rettili Cardeza (1961) ha trovato un forte aumento della glicemia
in Xenodon merremii , dopo trattamento cronico con forti dosi di glucagone.
Marques (1967) in Chrysemys d’orbignyi , in seguito a somministrazione
giornaliera di 100 pg/kg di ormone per 30 giorni ha trovato, con deter¬
minazioni a 24 ore, una forte iperglicemia, che si riduce progressiva¬
mente col protrarsi del trattamento d’inverno, mentre d’estate la ten¬
denza è inversa.
Nelle linee generali i nostri dati sembrano concordare con quelli della
Marques, se per il trattamento estivo confrontiamo le nostre glicemie a tre
ore. La differenza maggiore consiste nel rapido esaurirsi dell’effetto ipergli-
cemizzante del glucagone in Podarcis. Esso è limitato a poche ore ed è del
tutto esaurito entro le 24 ore, così come gli AA. hanno messo in evidenza
in un altro lavoro (Putti et al., ’86). Invece la Marques trova ancora ipergli¬
cemia dopo la sospensione del glucagone, la cui azione cessa solo 20 giorni
dopo la fine del trattamento.
Un altro punto che non trova riscontro negli altri lavori sui rettili è il
ritrovare una notevole ipoglicemia, sia di inverno che d’estate, fra la V e la
Variazione deila giicemia nella lucertola «Podarcis s. siculo », ecc. 189
VII iniezione, riscontrabile sia nella misura effettuata a 24 ore che in
quella a 3 ore, come una risposta costante della lucertola Podarcis al tratta»
mento con glucagone.
Per cercare di spiegare il differente comportamento delle lucertole
d’inverno ed in primavera- estate dobbiamo prendere in considerazione fat¬
tori quali la temperatura, che influenza in qualche modo il metabolismo
glicidico di questi animali eterotermi, e le condizioni nutrizionali in cui
essi si trovano al momento dell’esperimento. Secondo Dessauer (’53) e
Màrques (’67) il contenuto di glicogeno epatico è maggiore d’inverno che
d’estate. Questo può forse spiegare perché di inverno si ha un picco ipergli-
cemico molto più precoce rispetto all’estate.
Il successivo declino della giicemia è presumibilmente dovuto ad una
somma di vari eventi, come:
a) un’intensa secrezione di insulina, provocata sia dall’iperglicemia,
sia dall’azione diretta del glucagone esogeno sulle cellule B, meccanismo
questo, messo in evidenza da vari AA. nei mammiferi (Samols et al, ’72),
b) le diminuite scorte di glicogeno epatico,
c) una possibile perdita di sensibilità al glucagone, come ipotizzato da
Logothetopoulos (’60) nei mammiferi. Tale ipotesi però, nel nostro caso
viene contraddetta dal comportamento della giicemia in primavera-estate,
che dimostra che alla XVIII iniezione non solo non v’è perdita di sensibi¬
lità, ma addirittura l’iperglicemia raggiunge il suo acme.
Più arduo è fornire ipotesi convincenti per il periodo primavera-estate.
Le lucertole coll’aumentare della temperatura sono molto più attive e
accettano il cibo di buon grado, introducendo quindi sostanze caloriche in
grado di rimpiazzare di continuo le riserve epatiche che vanno man mano
esaurendosi. Col metabolismo più attivo probabilmente l’insulinogenesi è
più pronta. Infatti se si osserva il diagramma 1, si può vedere che l’ipergli¬
cemia indotta dal glucagone a tre ore dalla sua somministrazione, è di
rapido declino, come indicano i valori glicemici che a 24 ore sono un po’ al
di sotto della norma ed anche più bassi dei corrispondenti valori invernali.
Tutto ciò fa pensare ad un’intensa secrezione insulinica, provocata, come
detto precedentemente, e dall’iperglicemia e dallo stesso glucagone eso¬
geno.
Il picco iperglicemico estivo osservato alla fine del trattamento
potrebbe far pensare ad un certo esaurimento (probabilmente temporaneo)
delle cellule beta, che non sono più in grado di far fronte all’iperglicemia
indotta dal glucagone con una quantità di insulina sufficiente a controbi¬
lanciarne gli effetti. Marques (’67), però, misurando la concentrazione di
insulina pancreatica, l’ha trovata ridotta in inverno ma leggermente aumen-
190 R. Putti, V. Laf orgia, A. Cavagnuolo e L. Varano
tata d’estate, per cui sono necessari ulteriori studi per comprendere
quest’aspetto del trattamento in estate.
Per quanto riguarda l’ipoglicemia osservata sia d’inverno che in prima-
vera-estate a circa un terzo del trattamento, si può solo ipotizzare che essa
corrisponda al periodo di maggiore stimolazione della secrezione insuli-
nica, per cui la quantità di insulina secreta è tale non solo da controbilan¬
ciare l’effetto iperglicemizzante del glucagone, ma addirittura tale da pro¬
vocare ipoglicemia. Solo successivamente si ristabilisce l’omeostasi glici-
dica, come si può notare dai valori misurati.
I dati qui esposti, insieme con quelli precedentemente ritrovati a
seguito del trattamento insulinico (Putti et al., ’86), fanno ritenere che
nella lucertola Podarcis insulina e glucagone provvedono, così come nei
mammiferi, al delicato meccanismo che controlla l’omeostasi glicidica,
bilanciando le variazioni della glicemia indotte sperimentalmente. Tale
omeostasi in Podarcis , richiede certamente un tempo più lungo che nei
mammiferi, ma non così lungo, come i dati precedentemente riportati in
letteratura sui rettili, fanno ritenere.
I risultati dei nostri studi morfologici, tuttora in corso, sugli effetti del
trattamento cronico con glucagone potranno forse contribuire a chiarire
alcuni dei fenomeni rilevati biochimicamente.
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Presentata nella tornata del 25 marzo 1986
Accettata il 10 giugno 1987
Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. XCV, 1986, pp. 193-199, 1 fig.
Note sull’erpetofauna della Valle delle Ferriere
(Amalfi - SA)
Nota del socio Vincenzo Caputo (*), di Alessio De Biase (**)
e di Fulvio Baldanza (*)
Riassunto. — Gli autori riportano l’elenco ragionato di 13 specie di Anfibi e Ret¬
tili osservati nella valle delle Ferriere (Amalfi, SA), nel corso di una ricerca condotta
negli anni 1984-85. Si pone l’accento sull’importanza fitogeografìca e faunistica del
biotopo studiato.
Summary. — The authors have studied thè Amphibians and Reptiles of thè Fer¬
riere Valley (Amalfi, SA), a locality near Amalfi on thè Sorrentine Peninsula, where
flows thè torrent Ceraso. Ibis area is peculiar from a climatic point of view, favou-
ring thè survival of Woodwardia radicans (L.) Sm ( Filicopsida , Blechnaceae ), a relict
of thè Tertiary period. The following species were found: Salamandra salamandra ,
Salamandrina terdigitata , Bufo bufo , Rana dalmatina , Rana graeca , Tarentola mauri-
tanica. , Lacerta viridis , Podarcis sicula, Coluber viridiflavus, Elaphe longissima , Elaphe
quatuorlineata , Natrix natrix , Vipera aspis. The phytogeografic and faunistic impor-
tance of biotope is emphasized.
Introduzione
L’erpetofauna dei Monti Lattari è molto poco conosciuta. Infatti le
poche informazioni reperibili in bibliografia si riferiscono, in maniera piut¬
tosto frammentaria, soltanto ad alcuni taxa (Boettger, 1941; Kramer &
Medem, 1940; Mertens, 1916; Tucker, 1931).
Nell’ambito di una più vasta indagine sulla Penisola sorrentina e
sull’area napoletana sensu lato (Caputo, in preparazione), ci è sembrato
opportuno render noti i primi dati sugli Anfibi e i Rettili presenti nel Val¬
lone delle Ferriere, località nei pressi di Amalfi, di particolare interesse per
(*) Dipartimento di Biologia Evolutiva e Comparata - Vìa Mezzocannone, 8 -
80134 Napoli.
(**) Istituto e Museo di Zoologia - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli.
194 V Caputo, A. De Biase e F. Baldanza
le sue peculiarità climatiche e fitogeografiche (Caputo & de Luca, 1970;
Chiarugi, 1952; Guadagno, 1916, 1922, 1925).
Area studiata
La Penisola Sorrentina è costituta da una catena di monti, culminante
col monte S. Angelo a Tre Pizzi (1444 m s.l.m.); è limitata a sud-est dalla
vallata di Costa e Nocera, a nord dal fiume Sarno, e degrada ad ovest verso
il mare, chiudendo la parte meridionale del golfo di Napoli. Ha una super¬
ficie di circa 361 kmq e sviluppa circa 67 km di costa (Guadagno, 1916).
La valle delle Ferriere, situata sul versante amalfitano della Penisola Sor¬
rentina, è incassata tra due serie di monti ad est e ad ovest, ed è chiusa a nord
dal Monte Rotondo (1023 m s.l.m.); nel fondo del vallore scorre il torrente
Ceraso che ha un corso di circa 6 km e sfocia nel mare presso Amalfi (Fig. 1).
I substrati dell’area considerata sono costituiti prevalentemente da cal¬
cari cretacei che poggiano su dolomie del Trias superiore.
II regime pluviometrico del tratto di costa Maiori-Amalfi-Positano è
del tutto diverso da quello delle zone limitrofe: infatti la quantità di piog¬
gia è maggiore, ma la frequenza è minore in quanto è più basso il numero
dei giorni piovosi. Le singole piogge sono quindi più intense e lasciano spa¬
zio ad una maggiore serenità e ad una maggiore radiazione solare. Queste
peculiarità climatiche sono dovute all’estensione in direzione est-ovest di
questo tratto di costa che è quindi più esposto ai venti umidi provenienti
da nord e da nord-est; a causa della brusca elevazione (uniformemente al
di sopra dei 1000 metri) della catena montagnosa a ridosso del mare, si
determina una forte condensazione dell’umidità portata dai venti, e quindi
una maggiore piovosità rispetto alle aree circostanti (Chiarugi, 1952).
Queste particolari condizioni climatiche si presentano accentuate nel
Vallone delle Ferriere, in cui si realizza un microclima caratterizzato da
un’elevata e costante umidità dell’aria (che non si allontana da un valore
medio dell’80% nelle 24 ore), da scarse escursioni termiche giornaliere
(oscillanti tra i 5° e i 6°C) e valori medi sui 15° C (Caputo & de Luca,
1970). Ciò ha consentito la sopravvivenza allo stato relittuale di alcune spe¬
cie vegetali tardo terziarie, la più interessante delle quali è senz’altro la
pteridofita Woodwardia radicans (L.) Sm., per la salvaguardia della quale è
stata istituita (1972) la Riserva Naturale Orientata della Valle delle Fer¬
riere, gestita dal Demanio Regionale.
L’area da noi studiata è caratterizzata da fitocenosi a macchia mediter¬
ranea; lungo il torrente Ceraso, grazie all’umidità dell’ambiente, sono pre-
Fig. 1. - Area di studio. La freccia nel riquadro in alto a destra ne indica l’esatta
localizzazione nella Penisola Sorrentina.
Legenda. I toponimi dell’area di studio riportati nel testo sono qui elencati
in riferimento ai numeri presenti sulla cartina.
1) Vallone Grevone (50 m s.l.m. circa)
2) Serbatoio (100 m s.l.m. circa)
3) Frassito (180 m s.l.m. circa)
4) Ruderi delle Ferriere (240 m s.l.m. circa)
5) Pellagra (500 m s.l.m. circa)
6) Punta delle Castagne (500 m s.l.m. circa)
196 V. Caputo, A. De Biase e F. Baldanza
senti, invece, specie tipiche dei piani di vegetazione montano e submon¬
tano, tra le quali Caputo & de Luca (1970) segnalano: Phyllitis scolopen-
drium (L.) Newman, Alnus cordata (Loisel.) Desf., Clematis vitalba L., Sal¬
via glutinosa L., Vinca minor L., Festuca montana M. B. var. exaitata Presi.
Nel corso delle nostre ricerche abbiamo notato anche: Alnus glutinosa (L.)
Gaertner, Ostrya carpinifolia Scop., Castanea sativa Miller, Helleborus foeti-
dus L., Anemone apennina L., Acer obtusatum Waldst. e Kit.
Nell’area a macchia mediterranea dominano, tra le altre, le seguenti spe¬
cie: Quercus ilex L., Quercus pubescens Wìlld., Laurus nobilis L., Euphorbia
dendroides L., Pistacia lentìscus L., Cistus salvifolius L., Cistus incanus L.,
Myrtus communis L., Erica terminalis Salisb ., Rosmarinus offlcinalis L.
Elenco ragionato delle specie presenti (*)
La ricerca è stata condotta negli anni 1984 e 1985, articolata in escur¬
sioni mensili della durata di un giorno ciascuna; escursioni sporadiche
sono state condotte a fine inverno 1985-86.
Alcuni degli esemplari raccolti sono conservati nella collezione di V.
Caputo.
Classe AMPHIBIA
Salamandra salamandra gigliolii Eiselt & Lanza, 1956
Specie piuttosto comune lungo le sponde boscose del torrente Ceraso,
soprattutto nel tratto medio e superiore. Due femmine catturate il 12-4-1985
hanno partorito in cattività 5 e 6 larve rispettivamente il 16 e il 26 aprile.
Reperite larve durante tutto il corso della ricerca.
Da notare che la specie preferisce partorire nei ruscelletti e rigagnoli
laterali al torrente principale, dove l’acqua ha un corso più tranquillo e
spesso ristagna in pozze, e soprattutto dov’è assente la trota {Salmo sp.).
Salamandrina terdìgìtata (LacÈPÉDE, 1788)
Estremamente localizzata nei microambienti con forte tasso di umi¬
dità, temperatura costante e scarsa luminosità (loc. Ruderi delle Fer¬
riere, 240 m s.l.m. circa e Pellagra, 500 m s.l.m. circa) (**).
(*) I toponimi sono riferiti alla tavoletta I.G.M. 1 : 25.000, 197 IV NE (Fig. 1).
(**) Bruno (1973) segnala la presenza di Triturus cristatus carnifex (Laurenti,
1768) per la valle delle Ferriere; noi malgrado le più accurate ricerche non abbiamo
mai osservato questa specie che riteniamo probabilmente assente dall’area in que¬
stione.
Note sull’ erpetof auna della Valle delle Ferriere (Amalfi - SA) 197
Bufo bufo (Linnaeus, 1758)
Specie molto comune nell’area studiata. Osservati esemplari in riprodu¬
zione in località Serbatoio (100 m s.l.m. circa) il 12-4-1985 e il 14-5-1985.
Rana dalmatìna BONAPARTE, 1840
Specie reperibile in acqua solo durante il periodo riproduttivo. Osser¬
vati esemplari in ovideposizione il 31-3-1984 in località Ruderi delle Fer¬
riere (240 m s.l.m. circa).
Rana graeca Boulenger, 1891
È PAnuro più comune della valle delle Ferriere, reperibile lungo il
corso del Ceraso, da Amalfi fino alle sorgenti. Il 31-1-1985 e il 9-3-1986
sono state osservate uova appena deposte e numerose coppie in amplesso
in località Pellagra (500 m s.l.m. circa). Girini di questa specie sono stati
osservati durante tutto il periodo della ricerca sia lungo il Ceraso, che nei
canali e ruscelletti minori.
Classe REPTTLIA
Tarentola mauritanica (LINNAEUS, 1758)
Frequente nell’abitato di Amalfi; nell’area della ricerca è stato osser¬
vato un esemplare il 31-3-1984 su un muretto a secco in località Vallone
Grevone (50 m s.l.m. circa).
Lacerta viridis (Laurenti, 1768)
Osservata una femmina il 26-7-1984 in località Punta delle
Castagne (500 m s.l.m. circa).
Podarcis sicula Rafinesque, 1810
Specie frequentissima nell’area della ricerca.
Coluber viridiflavus LacèpÉDE, 1789
Osservato in due località: Vallone Grevone (50 m s.l.m. circa) e
Fra s sito (180 m s.l.m. circa).
Elaphe longissima Laurenti, 1768
Piuttosto comune nelle zone boscate che costeggiano il torrente
Ceraso.
[Elaphe quatuorlineata (LACÈPÉDE, 1789)]
Specie non osservata nel corso della ricerca. Presumiamo, comunque,
che il Cervone sia presente nelle aree a macchia mediterranea della zona
198 V Caputo, A. De Biase e F. Baldanza
amalfitana in quanto numerosi contadini, che pare lo conoscano bene, ce
lo hanno segnalato; inoltre, è stato più volte osservato da uno di noi
(Caputo) nei dintorni di Agerola, a pochi km da Amalfi.
Natrix natrix (Linnaeus, 1758)
Specie osservata una sola volta nel corso della ricerca (1-4-1984) in un
canale in località Serbatoio (100 m s.l.m. circa).
Vipera aspis (Linnaeus, 1758)
Catturata in due località a macchia mediterranea, poco lontano dal tor¬
rente Ceraso (Frassito e Ruderi delle Ferriere, rispettivamente poste a
180 m e 240 m s.l.m. circa).
Discussione
Le informazioni sull’erpetofauna ricavate nel periodo della ricerca
mettono in evidenza come il vallone delle Ferriere rappresenti, al di là del
suo interesse fitogeografico (AA.W., 1971), anche un biotopo importante
per molte specie di Anfibi e di Rettili in via di progressiva rarefazione e
scomparsa in molte aree italiane. È il caso, per esempio, di Salamandrina
ter digitata, paleoendemismo appenninico (Lanza & Poggesi, 1971), in
forte regresso soprattutto nell’Italia centrale a causa di alterazioni ambien¬
tali di origine antropica (inquinamento, disboscamento, captazione delle
sorgenti, etc.) e delle sconsiderate catture per rifornire il mercato della ter-
raristica (Petretti, 1980).
Purtroppo lo stato di abbandono in cui versa la riserva, oltre a mettere
in gravissimo pericolo la sussistenza delle specie vegetali per la salvaguar¬
dia delle quali la riserva stessa era stata istituita (a questo riguardo segna¬
liamo come il popolamento di Woodwardia radicans (L.) Sm. sia diminuito
dai circa 10-15 individui del 1984 ai 3-4 del marzo 1986) rischia di determi¬
nare anche la scomparsa di specie di Anfibi e di Rettili che andrebbero
invece tutelate e poste sotto una rigida protezione.
Ringraziamenti
Gli AA. ringraziano vivamente il Prof. G. Ghiara e gli amici P. Audisio e D.
Capolongo per gli utili suggerimenti, ed il Prof. V. La Valva per aver riletto la
parte del lavoro riguardante gli aspetti botanici del vallone delle Ferriere.
Note sull’ erpetof auna della Valle delle Ferriere (Amalfi - SA) 199
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Presentata nella tornata del 23 aprile 1986
Accettata il 9 giugno 1987
Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. XCV, 1986, pp. 201-209, tabb. 2
Macchie solari e clima a Napoli
Nota del socio Adriano Mazzarella (*) e di Angelo Ciatti(*)
Riassunto. — Si è determinata l’influenza del ciclo 1 1 .le delle macchie solari sul
clima di Napoli mediante un filtraggio « ad hoc » dei valori giornalieri estremi, corre¬
lati a flussi atipici di masse d’aria. Si è mostrato che il massimo dell’ozono segue il
massimo dell’attività solare con un ritardo di 2.4 anni attribuibile alla diversa con¬
centrazione di ozono e ossido nitrico presente nell’atmosfera nel ciclo 11. le dell’atti¬
vità solare. Si è proposto un ragionevole modello fìsico che esalta il meccanismo di
«triggering» dell’ozono atmosferico fra le macchie solari e la temperatura dell’aria
che a sua volta influenza la nuvolosità.
Summary. — The influence of thè 1 1-yr solar activity on thè climate of Naples is
successfully determined. It is shown that a suitable removai of extreme daily values,
related to atypical air masses, from thè historical series increases thè significance
level of thè above determination. It is shown that thè maximum of ozone follows
that of thè solar activity with a lag equal to 2.4 years due to thè variable concentra-
tion of ozone and nitric oxide during thè 1 1-yr period of solar activity. A reasonable
physical model is proposed for thè triggering mechanism of atmospheric ozone bet-
ween solar activity and climate.
1. Introduzione
L’influenza della variazione 1 1 .le delle macchie solari sul clima è un
problema che da più di un secolo ha grande interesse scientifico. La lette¬
ratura sull’argomento è voluminosa e l’interesse continua con grosse con¬
troversie e contraddizioni (Mass and Schneider, 1977), (Pittock, 1978,
1983), (Currie, 1978, 1981). La riluttanza della comunità scientifica
internazionale ad accettare un’ipotetica influenza delle macchie solari
sul clima deriva dalla mancanza di un semplice meccanismo fisico che
spieghi come piccole variazioni dell’output solare di particelle e campi
possono influenzare le alte energie in gioco nella circolazione troposferica.
(*) Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia - Università di Napoli - Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
202 A. Mazzarella e A. Ciatti
A tutt’oggi vi sono scarse determinazioni, statisticamente poco significa¬
tive, dell’onda 11. le nei parametri meteorologici. Questo dipende dai
seguenti problemi:
a) Fonte dei dati : Le fonti di Enti Pubblici, scarsamente utilizzate,
sono le più affidabili e contengono tutte le indicazioni circa la qualità
stessa dei dati;
b) Omogeneità e rappresentatività dei dati nello spazio e nel tempo :
Nell’analisi di serie storiche, la continuità delle osservazioni e l’uniformità
delle condizioni di osservazione devono essere verificate per quanto
riguarda i cambiamenti della localizzazione della stazione meteorologica,
delle procedure di osservazione e dei fenomeni locali ambientali;
c) Adeguatezza dei metodi statistici'. L’analisi di serie storiche richiede
la preliminare identificazione di proprietà statistiche, quali la normaliltà e
la stazionarietà dei dati, che di norma sono implicitamente e spesso erro¬
neamente assunte esistere. Gli algoritmi di serie non-normali e non-stazio-
narie sono di regola diversi e più complicati. È necesario, inoltre, testare i
risultati finali su uno o più sottoinsiemi dell’intera serie.
Il presente lavoro mostra che il successo ottenuto nella determina¬
zione della debole influenza del ciclo 11. le delle macchie solari sul clima
di Napoli dipende dalla adeguatezza dei metodi statistici usati e dalla eli¬
minazione dei valori giornalieri estremi che, correlati a flussi atipici di
masse d’aria, causano una maggiore variabilità temporale dei dati sui
lunghi periodi. Le significative correlazioni ottenute fra le macchie solari e
la temperatura deH’aria da una parte e fra le macchie solari e la concentra¬
zione di ozono dall’altra, esaltano il meccanismo di «triggering» dell’ozono
fra le macchie solari e la temperatura dell’aria che a sua volta influenza la
nuvolosità.
2. Dati
Si sono esaminate le serie storiche giornaliere dei seguenti parametri
meteorologici registrati presso l’Osservatorio Meteorologico dell’Università
di Napoli (40°50'N, 14° 15' E, 50 mMSL) dal 1872 al 1985: 1) la tempera¬
tura superficiale dell’aria, media «Tmean», minima « Tmin », massima «Tmax»
( ± 0.1°C); 2) la pressione atmosferica «P» ( + 0.01 mb); 3) la quantità di
pioggia «R» ( ± 0.1 mm); 4) l’umidità relativa «U» (± 15%); la percen¬
tuale di cielo coperto «C» (+ 20%). L’alta qualità e omogeneità dei dati è
discussa nei dettagli da Palumbo (1979) e da Palumbo and Mazzarella
(1984). A causa della distribuzione casuale degli errori giornalieri, l’errore
Macchie solari e clima a Napoli 203
medio annuale dei parametri meteorologici si riduce di 365 1/2 — 19 volte. Si
sono esaminate pure le serie mensili delle macchie solari «N» registrate a
Zurigo dal 1872 al 1985, pubblicate da Waldmeier (1961) ed aggiornate e
dell’ozono totale « 03 » registrato ad Arosa dal 1932 al 1985 (World Ozone Data
Centre, 1985). Non si è analizzata la serie dell’03 registrato a Napoli a causa
della limitatezza e frammentarietà dei dati. Si sono controllati i valori originali
Xj dell’i.mo giorno di ciascuna variabile meteorologica con il seguente fdtro
passa-basso: 0.75 (x,-_i + xi+ì) — 0.30(x,_2 + xi+2) + 0.05 (xz_3 + x/ + 3).
Si sono individuate le fluttuazioni ad alta frequenza tipiche degli errori di
stampa e/o manoscritto con il confronto tra i dati originali e quelli calcolati
con il predetto filtro, ricontrollando sui diagrammi originali i valori giorna¬
lieri che deviavano dalla stima di una quantità predeterminata. L’analisi di
Box and Cox (1964) applicata ai valori di ciascuna serie mostra che una
varianza più costante nei dati delle macchie solari si ottiene con una tra¬
sformazione di radice quadrata.
3. Analisi dei dati
Si sono verificate le ipotesi di normalità e stazionarietà dei valori
annuali di tutte le serie con approcci statistici non-parametrici quali il %2
test e il Run test (Bendat and Piersol, 1971). Il test della normalità
misura la discrepanza totale X 2 fra ciascuna delle K frequenze osservate fi e
k
ciascuna frequenza calcolata con la legge di Gauss: X2 = Y (f — Fj)2 /Fj.
é= i
La distribuzione di X2 segue quella del %2 e l’ipotesi di normalità ad un
certo livello di confidenza è verificata con le tavole del %2 con un numero
di gradi di libertà uguale a K — 3. Il test della stazionarietà misura la casua¬
lità della serie dei valori quadratici medi calcolati per ciascuno degli NI
sotto-intervalli scelti e conta il numero NR delle fluttuazioni intorno al suo
valore mediano (Runs). L’ipotesi di stazionarietà è verificata con le tavole del
Run test e con un numero di gradi di libertà uguale a NI/2. La regione di accet¬
tazione dell’ipotesi di normalità e stazionarietà al 95% di confidenza con 10 e 5
gradi di libertà, rispettivamente è %2 < 18.3 e 2 < NR < 9. Si è calcolata
l’ampiezza dell’onda 11. le con il relativo intervallo di confidenza al 95%
mediante uno spettro lisciato con una funzione di Hanning per ridurre gli
indesiderati effetti del « fmestraggio » e con un numero di gradi di libertà p
uguale a 2.n/ll dove n è il numero di dati della serie. Fisicamente p è pro¬
porzionale al quadrato del rapporto segnale/rumore e le stime spettrali
sono più affidabili con il crescere di p. Si sono calcolati per il periodo di 1 1
anni i fattori di guadagno e di fase (Bendat and Piersol, 1971) che rappre-
204 A. Mazzarella e A. datti
sentano lo spostamento di ampiezza e di fase necessario a trasformare una
serie nell’altra serie. Si è pure calcolato il coefficiente di coerenza y12 fra due
serie (Bendai and Piersol, 1971) il cui quadrato rappresenta la frazione di
varianza in comune alle due serie. Si è calcolata la significatività statistica di y12
con un livello di confidenza uguale a 1 — a, ipotizzando una coerenza nulla fra
le popolazioni da cui sono estratte le serie ed utilizzando la seguente trasfor¬
mazione: 1/2 In [(1 + yi2)/(1 — yi2)] — 1 / (pi — 2) < za/2 dove z è il valore
della distribuzione gaussiana normalizzata.
4. Risultati
La Tabella I mostra che tutte le serie annuali meteorologiche, filtrate
del trend lineare dovuto all’urbanizzazione (Palumbo, 1979) sono normali
e stazionarie al livello di confidenza del 95%. Una prima analisi di cova¬
rianza fra J N e tutte le variabili meteorologiche mostra che l’ipotesi di coe¬
renza nulla è rigettata al 90% di confidenza solamente per C che presenta
una ridotta deviazione standard totale che non contamina l’ampiezza del
segnale di origine solare (Tab. I). Poiché la mancata determinazione
dell’influenza del ciclo solare in tutte le serie meteorologiche potrebbe
dipendere dalla presenza dei valori estremi giornalieri, dovuti a flussi ati¬
pici di masse d’aria, si è proceduto a ridurre la variabilità temporale dei
dati sui lunghi periodi in questo modo:
(i) si è determinata per ogni serie e per tutti i Gennaio (e a parte, per
tutti gli altri mesi) la deviazione standard dei valori giornalieri posti all’in¬
terno degli estremi percentili p (dove p = 1 inizialmente);
(ii) si è iterato il procedimento aumentando gradualmente p fino a che
per un certo p = px la velocità di riduzione del valore della deviazione stan¬
dard non supera il 10%;
(iii) si è proceduto a fare la media per ciascun mese di tutti i valori
giornalieri all’interno degli estremi percentili px. Si è trovato px uguale al
20. mo e 80.mo percentile per tutte le serie.
La Tabella I mostra che tutte le serie annuali meteorologiche, filtrate
dei valori estremi giornalieri e del trend relativo alla urbanizzazione, sono
normali e stazionarie al 95% di confidenza. La Tabella II mostra che l’atti¬
vità solare influenza in modo inversamente proporzionale la temperatura
minima dell’aria e in modo direttamente proporzionale la nuvolosità, con
21 gradi di libertà e con un livello di confidenza pari al 99%. Per investi¬
gare un ipotizzato meccanismo di triggering dell’03 fra /iV e Tmin , si sono
calcolati i fattori di guadagno e di fase fra -/iV e 03 e fra 03 e Tmin per il
Macchie solari e clima a Napoli 205
TABELLA I
Valore medio (x), deviazione standard (a), valore del X 2 calcolato con il Run test
per ciascuna serie annuale esaminata. La regione di accettazione dell’ipotesi
di normalità con 10 gradi di libertà e di stazionarietà con 5 gradi di libertà al 95%
di confidenza è X2 < 18.3 e 2 < NR < 9
Napoli
X ± o
x^
NR
T
Amean
17.2 ± 0.7°C
16.8
8
T
^rain
13.6 ± 0.7° C
15.0
5
Traax
21.1 ± 0.7° C
17.0
7
R
868.3 ± 168.8 mm
17.5
8
H
61.7 + 4.0%
16.5
3
P
1010.9 ± 1.1 mb
18.0
3
C
46.1 ± 1.1%
15.5
5
Napoli
(filtrato dei valori giornalieri estremi)
x ± a X 2
NR
T
Amean
17.3 ± 0.5° C
15.0
7
T
1mm
13.6 ± 0.3° C
14.5
5
Tmax
21.0 ± 0.6° C
16.5
6
R
865.9 ± 119.9 mm
16.8
4
H
61.0 ± 3.2%
16.4
4
P
1011.2 ± 0.8 mb
17.8
7
C
46.1 + 0.9%
15.0
5
Numero di macchie solari
x + a
x^
NR
/N
6.5 ± 2.9
16.0
6
Ozono totale
X ± a
X2
NR
o3
3.3 ± 0.1 mm
15.0
5
206 A. Mazzarella e A. Ci atti
periodo di registrazione deir03 cioè per Pintervallo 1932-1985. La Tabella
II mostra che i coefficienti di coerenza fra /A e 03 , fra -J~N e Tmin e fra 03
e Tmin sono statisticamente significativi rispettivamente al 99%, 85% e 85%,
con 10 gradi di liberta.
TABELLA II
Ampiezza dell’onda 11. le calcolata da uno spettro di potenza lisciato
con una funzione di Hanning con il relativo intervallo di confidenza al 95%;
fattore di ampiezza (A12) e di fase (<pi2) fra due serie; coefficiente di coerenza (y12)
calcolato
con [i gradi di libertà e
suo 1
ivello
di confidenza
Intervallo
Ampiezza dell’onda 11. le
Intervallo di confidenza al 95%
/A
1872-1985
4.30
(3.30-6.23)
Tmin
1872-1985
0.12°C
(0.09° C- 0.21° C)
c
1872-1985
3.60%
(2.52%- 5.22%)
03
1932-1985
0.05 mm
(0.04 mm - 0.09 mm)
Intervallo: 1872-1985
A12 <P12
n
712
Livello di confidenza
Sn
versus Tmin
0.019° C //À 5.9 anni
21
0.58
99%
y[N
versus C
0.64%/ -/A 0.0 anni
21
0.64
99%
Intervallo: 1932-1985
A12 «P12
li
Y 12
Livello di confidenza
JN
versus Tmin
0.020° C //À 7.0 anni
10
0.52
85%
JN
versus 03
0.010 mm /-/A 2.4 anni
10
0.76
99%
03
versus Tmin
1.91°C//A 4.1 anni
10
0.50
85%
5. Discussione
Le macchie solari influenzano statisticamente in modo significativo
solamente quelle variabili meteorologiche che come Tmin e C presentano
una ridotta variabilità temporale nei lunghi periodi con un’ampiezza
dell’onda 11. le comparabile con il valore della deviazione standard totale.
Questo sia perché Tmin è un parametro misurato alla fine della notte
quando l’atmosfera è più quieta, sia perché la nuvolosità misurata a Napoli,
Macchie solari e clima a Napoli 207
posta sul mare e circondata da terreno pianeggiante, non risente di
influenze locali (Palumbo, 1979). La correlazione fra le macchie solari e
l’ozono atmosferico è un problema dibattuto almeno dal 1910. Si sono
avuti nell’arco degli anni risultati confusi e contraddittori (Willett, 1962),
(Angell and Korshover, 1973, 1976), (Hill and Sheldon, 1975), ma gli
studi più recenti di Palumbo and Mazzarella (1984) su una ipotizzata
funzione di triggering dell’ozono giustificano un maggiore sforzo in questo
campo. La Tabella II mostra che l’03 registrato ad Arosa raggiunge il mas¬
simo 2.4 anni dopo il massimo di / N in perfetta concordanza con i risultati
sperimentali ottenuti da Willett (1962), Angell and Korshover (1973)
and Ruderman and Chamberlain (1975). Per spiegare tale ritardo di fase
è utile ricordare che la radiazione ultravioletta (UV) è responsabile sia
della produzione che della distruzione di 03. L’ozono è prodotto per assor¬
bimento deiriJV nella banda di Herzberg (200-242 nm) mentre è distrutto
per assorbimento dell’UV intorno ai 300 nm. Lean (1987) ha sperimentato,
in corrispondenza del massimo dell’attività solare, un’accentuazione del
10% nell’emissione dell’UV a 200 nm che tende gradualmente a zero ai 300
nm in accordo con i modelli teorici di Cook et al. (1980) e di Lean et al.
(1982). Poiché l’aumento dell’UV in corrispondenza della massima attività
solare interessa esclusivamente la banda di produzione dell’03 (200-242
nm) mentre è all’esterno della banda di distruzione dell’03 (300 nm), segue
che la massima concentrazione dell’03 deve essere in fase con il massimo
dell’attività solare. Nello stesso tempo, la distruzione dell’03 da parte di
NO prodotto dai raggi cosmici è minima in corrispondenza del massimo
dell’attività solare a causa della proporzionalità inversa fra l’intensità dei
raggi cosmici e le macchie solari (Ruderman and Chamberlain, 1975).
Perciò con la massima produzione e la minima perdita, la concentrazione
di 03 è massima in corrispondenza del massimo dell’attività solare. Ma la
concentrazione di 03 diminuisce a causa del suo spostamento verso i poli e
a causa dell’NO prodotto dal vento solare che è massimo in corrispondenza
del massimo dell’attività solare (Crutzen et al., 1975), (Keating et al.,
1986). In definitiva, la simultanea produzione e distruzione di 03 porta dal
punto di vista della loro somma vettoriale ad una riduzione dell’ampiezza
dell’onda 11. le nell’03 e ad un ritardo di fase fra il massimo di /V e di 03
di circa 2-3 anni. La temperatura minima dell’aria è misurata in quasi
totale assenza di radiazione solare e un aumento di 03 e del relativo effetto
serra causa un aumento della temperatura dell’aria. La Tabella II mostra che
questo riscaldamento non è istantaneo ma avviene con un ragionevole ritardo
di circa 4 anni imputabile all’inerzia termica dell’atmosfera. La correlazione
ottenuta fra J~N e 03 , fra 03 e Tmin e fra -/ N e Tmin evidenzia un mecca-
208 A. Mazzarella e A. datti
nismo di triggering delP03 fra -J~N e Tmin secondo il seguente schema
/N -* 03 -* Tmin che tradotto in termini di fattori di ampiezza e di fase
diventa rispettivamente: 0.01 mm / /N x 1.9°C / mm = 0.019°C / -JN;
(2.4 +4.1) anni = 6.5 anni. La Tabella II mostra che il fattore di ampiezza
(0.020° C /JN) e di fase (7.0 anni) ottenuti direttamente dall’analisi di /N
e Tmin sono molto simili a quelli calcolati con lo schema di cui sopra. L’op¬
posta risposta di Tmin e C a Jn (Tab. II) trova una semplice spiegazione
fisica nell’aumento della temperatura dell’aria causato da una diminuzione
della nuvolosità.
Ringraziamenti
Gli autori ringraziano vivamente il Prof. Palumbo per la valente dire¬
zione e guida.
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Presentata nella tornata del 23 aprile 1986
Accettata il 9 giugno 1986
Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. XCV, 1986, pp. 211-227, figg. 7, tabb. 3
Determinazione dei parametri elastici dinamici
in laboratorio su campioni
di pozzolane e tufi flegrei
Nota dei soci Eugenio Carrara (*), Francesco Maria Guadagno (*),
Antonio Rapolla(*) e di Concettina Nunziata (*), Nicola Roberti (*)
Ciro Del Negro (*), Michele Palmieri (*) e Vincenzo Siviero (*)
Riassunto. — Si riportano i risultati di uno studio di definizione dei parametri
dinamici in rocce sciolte e litoidi dei Campi Flegrei. In particolare, i campioni ana¬
lizzati sono rappresentativi dei due litotipi più diffusi dell’area dei Campi Flegrei: le
pozzolane in sede ed il tufo giallo.
Le prove, eseguite con l’utilizzo dei trasduttori piezoelettrici e quindi per bassi
valori di deformazione di taglio dinamico, hanno consentito la misura delle velocità
di onde ultrasoniche di compressione e di taglio e dei moduli derivati.
Per quanto riguarda i materiali tufacei (nonostante che i campioni fossero rap¬
presentativi di materiali litologicamente diversi) i parametri dinamici, costanti per il
campo di pressioni considerato, sono risultati variabili in un ambito sostanzialmente
ristretto.
Per quanto invece attiene alle pozzolane in sede, le misure effettuate, introdu¬
cendo i trasduttori in una speciale cella edometrica, hanno definito le influenze
delle pressioni sui parametri considerati.
I risultati ottenuti con la valutazione delle velocità ultrasoniche sia per quanto
attiene i tufi sia per le pozzolane sono stati confrontati con quelli definiti con la
colonna risonante.
Summary. — The results about thè evaluation of thè dynamic parameters of
Phlegraean Fields rocks and soils are reported. In particular, «pozzolane in sede»
and yellow tuff samples bave been analyzed. Ultrasonic transducers have been utili-
zed to measure compression and shear waves velocities, and therefore, to evaluate
thè dynamic moduli.
As regard as thè tufaceous materials (though representing different materials),
thè dynamic parameters, unvariable with changing pressure, are slightly variable. On
thè contrary, by a proper adjustment of thè oedometer, thè influence of thè pressure
on thè dynamic parameters has been studied.
(*) Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia - Università di Napoli - Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
212 E. Carrara e coll.
Moreover, thè shear modulus of tuff and « pozzolane » samples evaluated by ultra-
sonic instrumentation have been compared with those obtained with resonant column.
1. Introduzione
Ai fini di una adeguata programmazione degli interventi urbanistici in
aree soggette a rischio sismico, elemento di primaria importanza, a parità
di altri quali l’energia del sisma e la distanza epicentrale, appare la risposta
sismica locale.
Una effettiva valutazione di questa, che eviti banali schematizzazioni,
presenta notevoli difficoltà in quanto necessita di una precisa modellizza-
zione geometrica e fisico-meccanica del microsistema geologico affinché si
possano dedurre comportamenti significativi. Ciò presuppone che si utiliz¬
zino per la corretta valutazione della risposta complessiva del microsi¬
stema dati non solo rappresentativi dei modelli del comportamento dei
singoli litotipi, ma anche delle loro reciproche interrelazioni.
Sono state quindi sviluppate diverse metodologie di indagine per valu¬
tare la risposta a sollecitazioni dinamiche a diversi livelli di deformazione
di taglio dinamico (Tab. 1). Questi metodi fanno ricorso a modelli matema¬
tici basati sulla teoria della propagazione di onde in un mezzo viscoelatico
e richiedono pertanto la misura non solo dei parametri elastici del terreno
ma anche una valutazione dello smorzamento che tenga conto delle resi¬
stenze viscose del mezzo (Ishihara, 1971).
Le conoscenze geologico-strutturali e le fenomenologie legate al bradi¬
sismo fanno ritenere l’area dei Campi Flegrei e quella nelle immediate
vicinanze come notevolmente soggette a rischio sismico e vulcanico.
Questo studio si propone di dare un contributo alla conoscenza dei para¬
metri fisico-meccanici ed in particolare « dinamici » delle rocce sciolte e litoidi
affioranti nell’area mediante prove di laboratorio eseguite su campioni intatti
prelevati in zone di affioramento ritenute tipiche, nelle quali peraltro venivano
effettuate anche dettagliate indagini geofìsiche in sito (Carrara et al., 1986).
2. Indicazioni geologico-tecniche
2.1. Premessa
L’attività vulcanica dei Campi Flegrei, iniziata in connessione con le
fasi tettoniche distensive plio-quaternarie, è stata essenzialmente esplosiva,
di tipo freato-magmatica (indice di esplosività circa 100), ed ha dato luogo
Determinazione dei parametri elastici dinamici in laboratorio , ecc. 213
ad una moltitudine di edifici vulcanici (Di Girolamo et al, 1984). Di
contro fattività lavica è stata modesta ed è oggi rappresentata unicamente
da alcune cupole trachitiche.
TABELLA 1
Livelli di deformazione di taglio dinamica associati alle differenti prove in situ
ed in laboratorio (da Ishihara, 1971)
Ampiezza della
deformazione di
taglio dinamico
io
i
o
VO
1
! o
?
1 °
io-4 io-3
IO-2 IO-1
Fenomenologia
Propagazione di onde
Fratture
Scorrimenti
e vibrazioni
e cedimenti
differenziali
compatta¬
zione e li¬
quefazione
Modello
Fisico-Meccanico
Elastico
Elasto-plastico
Rottura
Costanti Modulo di taglio, Modulo di Poisson Angolo di
Attenuazione attrito
coesione
Misure in sito
Propagazione di
onde sismiche
Prove di vibrazioni
in sito
Prove di carico
dinamico ciclico
Misure in
Laboratorio
Misura di velocità
di onde elastiche
Prove di colonna
risonante
Prove di carico
dinamico
214 E. Carrara e coll.
Nell’area flegrea le caratteristiche della messa in posto delle rocce, le
influenze degli agenti esogeni ed in particolare di quelli connessi alle varia¬
zioni del livello marino, hanno indotto situazioni stratigrafico-strutturali
estremamente variabili che risultano articolate e diversificate sia puntual¬
mente che a più vasta scala.
In riferimento agli obiettivi della ricerca in corso, e di questo studio in
particolare, si distinguono tre principali litotipi: le lave, le piroclastiti litoidi
e le piroclastiti sciolte.
2.2. Lave
Le lave flegree, di natura trachitica, affiorano o costituiscono substrato
nella zona del Monte Olibano e della Solfatara, alla base del Monte Spina,
agli Astroni, alla Punta Marmolite di Quarto, al Monte di Cuma e in alcuni
tratti alla base del Monte Procida.
Le caratteristiche fisiche e meccaniche di queste rocce indicano un
peso di volume naturale di 2.50-2.55 t/mc, un carico di rottura allo schiac¬
ciamento di 400-1900 kg/cmq (Nicotera e Lucini, 1967).
Date le modeste estensioni delle aree di affioramento delle lave
rispetto a quelle degli altri litotipi, esse non vengono prese in considera¬
zione in questa sede ai fini di eventuali valutazioni dei parametri dinamici.
2.3. Piroclastiti lapidee
La diagenesi delle piroclastiti flegree viene attribuita a particolari con¬
dizioni verificatesi all’atto dell’eruzione. In particolare essa appare dovuta
alla deposizione di materiali caldi e ricchi in gas che hanno dato luogo a
fenomeni di autopneumatolisi e autoidrotermalizzazione (Di Girolamo et
al., 1984).
La temperatura e il contenuto in gas dei materiali all’atto della loro
sedimentazione influenzando fortemente il grado di diagenesi provoca pas¬
saggi graduali, sia in senso verticale che laterale, da materiali lapidei s.s. ad
altri semicoerenti fino a completamente sciolti.
Tra i vari tipi di tufi affioranti nell’area flegrea sono stati considerati,
per la loro importanza come rocce di substrato e di fondazione, il tufo
giallo napoletano ed il tufo giallo pseudostratificato di Monte Ruscello.
Il tufo giallo napoletano è stato indagato nella zona della Piana di
Quarto e a Monte San Severino, dove oltre alle indagini in sito si è provve¬
duto al prelievo di campioni in blocchi indisturbati diversificati dal punto
Determinazione dei parametri elastici dinamici in laboratorio, ecc. 215
di vista sedimentologico (da grana grossa a grana sottile). La zona di Torre
S. Chiara è stata prescelta per lo studio del tufo pseudostratificato di Monte
Ruscello (Fig. 1).
Fig. 1. — Schema vulcano-tettonico dei Campi Flegrei con ubicazione dei siti inda¬
gati. Legenda 1) crateri; 2) faglie; 3) orli delle caldere; 4) tufo giallo napo¬
letano; 5) lave; 6) brecce di esplosione; 7) tufo giallo pseudostratifìcato di
Monte Ruscello; 8) alternanze di piroclastiti fini e grossolane; 9) pirocla-
stiti rimaneggiate.
In Tab. 2 sono riportati i valori delle caratteristiche fisico-meccaniche
determinate per i vari campioni. In particolare, per quanto riguarda il tufo
giallo napoletano si sono ottenuti valori del peso volume secco yd tra 1.13 e
216 E. Carrara e coll.
1.26 t/mc, porosità tra 50% e 60%, modulo di elasticità normale indeter¬
minato con prove di compressione semplici su provini cilindrici con diametro
di 70 mm e altezza di 150 mm, tra 25* IO3 e 35* IO3 kg/cmq. A rottura sono
stati misurati valori di resistenza alla compressione compresi tra 35 e 75
kg/cmq.
Per quanto attiene al tufo pseudostratificato di Monte Ruscello si è
determinato un peso volume secco di 1.05 t/cmc con porosità di 56%. Le
prove di rottura hanno dato valori medi di o pari a 40 kg/cmq e moduli di
elasticità iniziali Ed di 22- 10 kg/cmq.
TABELLA 2
Valori sperimentali delle determinazioni in laboratorio su tufi flegrei
CARATT. FISICO-MECCANICHE
ULTRASUONI
COL. RISONANTE
Yd
Ed
Vp
vs
G
E
G
Camp.
Caratt. Litologiche
T/mc
kg/cmq
m/sec
m/sec
kg/cmq
kg/cmq
124 Hz
Damp. %
IO3
IO3
IO3
IO3
IO3
IO3
TF1
Tufo giallo
a grana media
1.26
29
1.45
0.65
5.3
26
TF7
Tufo giallo a
grana grossolana
1.19
1.6
0.91
9.8
30
7.7
0.97
TF8
Tufo giallo a
grana sottile
1.13
25
1.74
0.97
10.6
34
8.2
0.85
TF11
Tufo giallo a
grana fine
1.19
1.23
0.75
6.7
18
7.8
0.84
TF20
Tufo giallo
caotico
1.21
35
2.87
0.87
9.2
99
TF21
Tufo pseudo-
stratificato di
M. Ruscello
1.05
22
1.64
0.72
5.5
28
TF22
Tufo giallo
caotico
1.22
30
2.75
0.85
8.9
92
2.4. Pir od astiti sciolte
Tra i prodotti piroclastici sciolti dei Campi Flegrei assumono una note¬
vole importanza per l’estensione degli affioramenti, le pozzolane s.l..
Nel napoletano vengono chiamate pozzolane i depositi di ceneri vulca¬
niche più o meno ricche di pomici e lapilli indipendentemente dalla reatti¬
vità idraulica e cioè dalla capacità pozzolanica (Nicotera e Lucini, 1967).
Determinazione dei parametri elastici dinamici in laboratorio, ecc. 217
La porosità risulta piuttosto elevata in virtù della presenza dei vacuoli esi¬
stenti airinterno delle particelle così come risultano piuttosto bassi i valori
del peso volume del secco. Ulteriori fattori che influenzano le caratteri¬
stiche di questi depositi sono i processi subiti dopo la loro originaria depo¬
sizione. È opportuno pertanto distinguere tra pozzolane in sede, rimaneg¬
giate e dilavate (Nicotera e Lucini, 1967).
Le pozzolane in sede sono costituite da depositi di colore grigio chiaro
giallastro di ceneri, di lapilli pomicei e subordinatamente di lapilli lapidei che
non hanno subito alcuna modificazione dopo la loro originaria deposizione.
I depositi sopra citati che ad opera delle acque superficiali sono stati
erosi, trasportati e risedimentati sono detti pozzolane rimaneggiate; queste
hanno un colore dal giallo al marrone e a differenza dei depositi originari
presentano una percentuale maggiore di elementi lapidei e una frazione
granulometrica sottile più elevata.
Nel caso in cui fazione delle acque superficiali sia stata tanto intensa
da asportare la frazione granulometrica maggiore costituita da pomici a
favore della frazione più sottile costituita anche da sostanza organica, allora
si parla di pozzolane dilavate.
Come evidenziato da vari autori (Nicotera e Lucini, 1967; Pelle¬
grino, 1967) i caratteri sedimentologici appaiono determinanti nelle carat¬
teristiche fisico-meccaniche di queste rocce sciolte.
Nel presente lavoro si riportano i risultati delle indagini di laboratorio
riferite alle pozzolane in sede, che nell’area in esame risultano essere con
caratteri granulometrici e tessiturali sostanzialmente omogenei.
Le pozzolane in sede sono state quindi indagate per mezzo di campioni
indisturbati, prelevati in blocco da fronti di scavo nelle località indicate in fig. 1
con i numeri 1, 2 e 9, che si riferiscono rispettivamente al versante meridionale
della Solfatara, a quello settentrionale delfAverno e alla zona di Torre S.
Chiara a Monte Ruscello. Delle citate località, nella stessa figura, sono ripor¬
tate le colonne stratigrafiche con l’indicazione dell’altezza indagata.
In Tab. 3 sono riportati i valori delle caratteristiche geotecniche deter¬
minate; si evidenziano le poco significative differenze tra i valori delle
determinazioni anche se i campioni provengono da differenti località.
Granulometricamente i materiali analizzati sono risultati classificabili
come limo con sabbia. Per quanto attiene le caratteristiche fisiche il peso
volume del secco yd è tra 0.80 e 1.13 t/mc con contenuto d’acqua w varia¬
bile tra il 18% e il 45%. In connessione, il grado di saturazione S è risultato
sempre prossimo al 50%. Prove triassiali CD hanno fornito valori dell’an¬
golo di attrito variabile tra 33 e 40 gradi con valori di coesione intercetta
generalmente trascurabili.
218 E. Carrara e coll.
3. Metodologia
Per la determinazione in laboratorio dei parametri dinamici dei terreni
esistono diverse metodologie (Tab. 1) che sfruttano tecniche e apparecchia¬
ture differenti quali: colonna risonante e taglio torsionale (Isenhower,
1979), generatori di onde ultrasoniche (Stephenson, 1978), triassiale ciclico
(Hardin e Music, 1965).
TABELLA 3
Valori sperimentali delle determinazioni in laboratorio su pozzolane
CARATTERISTICHE FISICHE
ULTRASUONI
COL. RISONANTE
Camp, class.
Yr
Yn
w
s
VP
vs
G
E
G
Damp. %
granulom.
T/mc
T/mc
%
%
m/sec
IO3
m/sec
IO3
kg/cmq
IO3
kg/cmq
IO3
kg/cmq
IO3
91 Hz
PZ 1 Limo
con sabbia
2.42
1.38
22.5
48
0.36
0.18
0.4
1.7
0.3
0.85
PZ3 Limo
con sabbia
2.41
1.37
27.5
53
0.40
0.26
0.9
2.1
PZ4 Limo
con sabbia
2.42
1.34
29.1
53
0.35
0.19
0.4
1.6
PZ5 Limo
con sabbia
2.68
1.16
45.1
49
0.31
0.19
0.4
1.1
PZ6 Limo
con sabbia
2.55
1.87
18.8
51
0.39
0.19
0.6
2.8
In questo lavoro si è fatto uso del metodo degli ultrasuoni consistente
nella generazione e misura della velocità di onde ultrasoniche in campioni
di rocce sciolte e litoidi mediante trasduttori.
I trasduttori consistono di elementi di ceramica piezoelettrica in tita-
nato-zirconato di piombo (PbZrTi4) incapsulati in un contenitore cilindrico
di acciaio inossidabile. Gli elementi sono solidali alla base del contenitore
in modo da fornire un’efficiente trasmissione acustica. Ogni trasduttore
contiene una coppia di lamine: una genera o rileva onde di compressione
ed è polarizzata assialmente, l’altra emette o rileva onde di taglio ed è
polarizzata trasversalmente. Ciascuna lamina del trasduttore è indotta ad
oscillare alla sua frequenza di risonanza da un opportuno impulso elettrico
fornito da un generatore di segnali. Quest’ultimo genera impulsi di 1000
volt ad intervalli di 10 millisecondi per la durata di 1.5 microsecondi. Evi-
Determinazione dei parametri elastici dinamici in laboratorio, ecc. 219
dentemente quando i trasduttori di onde di taglio sono in vibrazione i tra¬
sduttori di onde di compressione sono disabilitati e viceversa. Trasmetti¬
tore e ricevitore sono identici: il primo trasforma gli impulsi elettrici che lo
eccitano in impulsi meccanici, il secondo da questi eccitato li riconverte in
impulsi elettrici.
Il segnale elettrico prodotto dal trasduttore ricevitore è opportuna¬
mente amplificato e visualizzato sullo schermo di un oscilloscopio a doppia
traccia (Fig. 2). Risultati tipici sono mostrati nelle Figg. 3 e 4. La traccia
mostrata in Fig. 3 è stata ottenuta con i trasduttori di onde di compres¬
sione. Il punto sulla traccia rappresenta farrivo dell’onda P. La definizione
di questo punto non comporta, in genere, particolari problemi e risulta di
facile localizzazione. La traccia mostrata in Fig. 4 è invece stata ottenuta
con i trasduttori di onde di taglio; il punto B indica farrivo delle onde di
taglio che è preceduto da onde longitudinali di piccola ampiezza (punto C).
Esso è stato definito come il punto dove si è notato una forte variazione
dell’ampiezza e della frequenza del segnale.
Fig. 2. — Catena strumentale utilizzata per le misure con le onde ultrasoniche.
Nella scelta delle caratteristiche dei trasduttori bisogna tenere corto
delle seguenti condizioni (Stephenson, 1978):
a) La lunghezza d’onda degli ultrasuoni che si propagano nel cam¬
pione deve essere molto minore della lunghezza del campione stesso.
220 E. Carrara e coll.
Abbiamo cioè un limite superiore della lunghezza d’onda per un campione
di data altezza.
b) La dispersione degli ultrasuoni cresce notevolmente man mano che
la lunghezza d’onda approssima il diametro dei granuli del campione.
Quindi la minima lunghezza d’onda accettabile per effettuare delle misure
su di un particolare terreno è data dal diametro dei granuli.
o.o
50
100
150
200 250
M SECONDI
Fio. 3. — Tipico oscillogramma ottenuto con trasduttori di onde ultrasoniche di
compressione.
Fig. 4. — Tipico oscillogramma ottenuto con trasduttori di onde ultrasoniche di
taglio.
Determinazione dei parametri elastici dinamici in laboratorio, ecc. 221
Queste due condizioni stabiliscono i limiti, inferiore e superiore, entro
i quali la lunghezza d’onda degli ultrasuoni deve variare per il dato cam¬
pione in prova.
In questo studio si sono usati trasduttori aventi una frequenza di riso¬
nanza di 50 KHz per le onde di compressione e una frequenza di risonanza di 1
MHz per le onde di taglio. Pertanto la lunghezza d’onda delle frequenze eccita¬
trici risulta in genere di un ordine di grandezza maggiore della più grande
dimensione dei grani dei campioni di terreno analizzati. Infatti l’analisi granu¬
lometrica ha indicato che il 90% dei grani ha diametro inferiore a 0.5 mm
mentre il 50% ha diametro inferiore a 0.05 mm. Per quanto riguarda il limite
superiore le dimensioni dei campioni sono state di alcuni centimetri e cioè
maggiori della lunghezza delle onde longitudinali e trasversali. Infatti per
valori di Vp di circa 500 m/sec si ha una lunghezza d’onda di 1 cm, mentre per Vs
di circa 300 m/sec si ha una lunghezza d’onda uguale a 0.03 cm.
La determinazione dei parametri dinamici sulle rocce litoidi, e sul tufo
in particolare, sono state eseguite posizionando i trasduttori a diretto con¬
tatto con le facce, rese piane e parallele, di campioni di opportuna lun¬
ghezza, in un ambito di pressione verticale fino a 10 kg/cmq. Per quanto
riguarda invece le prove sui materiali sciolti, ciascun campione è stato inse¬
rito in un anello edometrico in acciaio, con diametro di 70 mm e altezza di
19 mm, e posto tra i due trasduttori nella cella edometrica modificata (Fig.
5). I campioni sono stati caricati secondo la metodologia standard di una
prova edometrica fino a pressioni di 48 kg/cmq. Inoltre durante la prova
sono stati eseguiti cicli di carico-scarico.
Fig. 5. — Cella edometrica modificata per l’alloggio dei trasduttori di onde ultraso¬
niche.
222 E. Carrara e coll.
Per il controllo dell’efficienza del metodo utilizzato si è provveduto ad
eseguire misure su campioni di materiali con caratteristiche elastiche note
i cui risultati hanno confermato la bontà del metodo. In particolare, misure
effettuate su campioni di plexiglass, acciaio AISI316, vetro con Pb < 20%
hanno fornito valori con differenze, rispetto alle determinazioni note dalla
letteratura, mai superiori al 5%.
Le determinazioni delle velocità delle onde P e S e del corrispon¬
dente valore di densità di massa (p) hanno consentito di calcolare il
modulo di taglio dinamico G ed il modulo di Young E secondo le rela¬
zioni:
G = pV]
e
E = p V]
Misure di modulo di taglio dinamico G e di rapporti di smorzamento
D sono state eseguite su alcuni campioni di tufo e pozzolana anche con la
colonna risonante presso il laboratorio del Dipartimento di Ingegneria
Civile delPUniversità del Texas ad Austin. Per la descrizione delle caratte¬
ristiche tecniche di tale strumentazione si rimanda alla bibliografia in
merito (Isenhower, 1979).
4. Risultati
4.1. Tufi
Su campioni di tufo provenienti dalle località indicate in Fig. 1 sono
state effettuate misure delle Vp e Vs in ambiti di pressione verticale tra 0.5
e 10 kg/cmq. In tale ambito si è riscontrato la invariabilità delle velocità
ultrasoniche all’incremento delle pressioni. Tale comportamento è tipico
dei materiali litoidi.
In Tab. 2 sono riportati i valori delle determinazioni effettuate con
l’utilizzo degli ultrasuoni e per confronto alcuni risultati ottenuti con la
colonna risonante. Per quanto riguarda i primi, la velocità delle onde P
mostra un range di variazione tra 1.2 • IO3 e 2.9 • IO3 m/sec. Le velocità
delle onde S invece sono risultate variabili tra 0.6 • IO3 e 1.0 • IO3 m/sec.
Corrispondentemente i valori calcolati di G ed E variano tra 5.3 • IO3 e
10.6 • IO3 kg/cmq e 18 • IO3 e 99 • IO3 kg/cmq rispettivamente.
Determinazione dei parametri elastici dinamici in laboratorio , ecc. 223
Le misure con l’utilizzo della colonna risonante hanno dato valori di G
variabili da 7.8 • IO3 e 8.2 • IO3 kg/cmq. È da notare come il modulo di
Young (E), determinato come modulo iniziale da prove triassiali, sia com¬
parabile con quello calcolato sulla base della velocità delle onde ultraso¬
niche nonostante i diversi livelli di deformazioni insiti nelle due metodolo¬
gie. I valori di G ottenuti con la colonna risonante e con gli ultrasuoni
risultano, come già precedentemente notato, soddisfacentemente in buon
accordo, il che garantisce la significatività dei risultati avuti col metodo
degli ultrasuoni ai fini del problema posto.
4.2. Pozzolane
È ben noto che i parametri dinamici di una roccia sciolta sono fun¬
zione di una molteplicità di fattori che ne regolano le variazioni.
In particolare il modulo di taglio dinamico G può essere espresso
genericamente come (Hardin e Black, 1984; Ishihara, 1982)
G = f(o,e,H,S,r,C,A9F,T,OJT)
in cui: a = pressione effettiva; e = indice dei vuoti; H= storia della vibra¬
zione; S= grado di saturazione; r= componenti deviatorie dello sforzo;
C = forma, dimensione, mineralogia e assortimento dei grani; A =
ampiezza della vibrazione; F= frequenza della vibrazione; T = effetti
secondari che sono funzione del tempo e della grandezza dell’incremento
di carico; 0 = struttura del terreno; K= temperatura.
Nello studio effettuato, in particolare, le variabili prese in considera¬
zione si riducono esclusivamente a a ed e. Infatti per quanto riguarda le
variabili 0 e C esse possono essere trascurate essendo scarsamente variabili
le caratteristiche granulometriche e tessiturali dei campioni analizzati, S
risulta pressoché ininfluente e K, r, A, H, Te d F possono essere trascurate
in quanto le prove sono state condotte sempre con le stesse procedure e
quindi detti parametri sono da considerarsi costanti in tutte le prove. Per¬
tanto G risulta essere solo funzione di o ed e.
Queste assunzioni sono confortate dalla bibliografìa in cui molti autori
riportano numerose indicazioni in merito alla scarsa influenza delle sud¬
dette variabili quando le deformazioni di taglio dinamiche risultano minori
di circa 10_4% (Hardin e Black, 1984; Hardin e Drnevic, 1972; Hardin e
Richart, 1963; Ishihara, 1982; Ishihara e Kasuda, 1984).
Lo studio del comportamento dinamico delle pozzolane al variare
della pressione è stato effettuato con gli ultrasuoni utilizzando un edo-
224 E. Carrara e coll.
metro modificato. In Tab. 3 sono riportate le caratteristiche fisico-mecca¬
niche dei vari campioni esaminati ed i risultati delle prove agli ultrasuoni
relativamente alla pressione di 0.8 kg/cmq. In particolare, i valori di Vp
sono risultati variabili tra 0.31 • IO3 e 0.4 • IO3 m/sec. Per le Vs invece si
hanno variazioni tra 0.18 • IO3 e 0.26 • IO3 m/sec. Nel diagramma semiloga¬
ritmico di Fig. 6 si riporta fandamento della variazione di Vp e- Vs in fun¬
zione delle pressioni per tutti i campioni pozzolanici analizzati.
1000
5 00
+ 4 00
O
8) 300
V)
\
E 200
> 100
li
8 “
I SI
PRESSIONE Kg/cmq
Fig. 6. — Andamento delle variazioni di Vp (+) e Vs (0) in funzione della pressione
verticale per i campioni di pozzolana allo stato naturale.
Si nota come era da attendersi un aumento della velocità con l’incremento
delle pressioni. Va inoltre osservato che risultano più allineamenti di cui uno
per gli stati tensionali più bassi (fino a circa 1.5 kg/cmq) che riflette lo stato di
precompressione ed è parallelo ai tratti di ricarico effettuati durante la prova,
un altro a maggior pendenza relativo a valori di pressione superiori a quello di
precompressione. Un esempio tipico di questi andamenti è riportato in Fig. 7
in cui sono mostrati più cicli di carico-scarico; tale fenomenologia indica
importanti influenze della storia tensionale del campione sul valore della velo¬
cità. Al fine di fornire una relazione empirica, che mostri contemporanea¬
mente l’influenza su G sia del carico che dell’indice dei vuoti si è scelto,
sulla scorta dei riferimenti bibliografici (Hardin e Black, 1984; Hardin e
Richart, 1963), di utilizzare una relazione del tipo:
G = A[(B-e)2/( 1 - e)]oc
Determinazione dei parametri elastici dinamici in laboratorio, ecc. 225
in cui A, B e C sono le costanti caratteristiche del tipo di terreno che si
desidera valutare.
I calcoli effettuati hanno fornito valori per i tre parametri di: A = 13.69,
B = 12.16, C = 0.24 con un errore standard approssimato del quadrato dei resi¬
dui tra i valori di G misurati e quelli predetti dalla relazione suddetta dell’or¬
dine del 10%. La relazione suddetta è riportata in diagramma nella Fig. 8.
PRESSIONE Kg/cmq
Fig. 7. — Andamento tipico di Vp e Vs durante cicli di carico-scarico in prove edo-
metriche.
5. Conclusioni
In questo studio si è indagato sulla possibilità di valutare i moduli
dinamici su campioni di rocce sciolte e litoidi usando la tecnica degli ultra¬
suoni. Sono stati utilizzati trasduttori con frequenza di risonanza di 50 KHz
per le onde di compressione e di 1 MHz per quelle di taglio.
Le misure di velocità Vp e Vs sono state effettuate su campioni di tufo
e di pozzolane in sede di cui sono state valutate anche le caratteristiche
fisico-tecniche. È stata anche indagata la variazione dei moduli dinamici
con la pressione verticale arrivando fino a pressioni di 10 kg/cmq per i
campioni di tufo e di 48 kg/cmq per le pozzolane, utilizzando per quest’ul-
time un edometro opportunamente modificato. Inoltre sono stati eseguiti
226 E. Carrara e coll.
cicli di carico-scarico sulle pozzolane per studiare l’influenza sui moduli
elastici della storia tensionale del campione.
I moduli dinamici valutati con gli ultrasuoni sono in buon accordo
con quelli ottenuti utilizzando la colonna risonante (Tabb. 2-3). Questo
risultato sembra rilevante sia per la relativa semplicità del metodo che
per la possibilità di utilizzare gli ultrasuoni nelle misure edometriche
e in altre apparecchiature geotecniche come ad esempio la cella trias¬
siale.
Fig. 8. — Relazione tra il modulo di taglio dinamico e l’indice dei vuoti per pozzolane.
È da aggiungere infine che alcuni dei risultati ottenuti, in particolre
quelli relativi alfinfluenza sui moduli elastici della storia tensionale del
campione, debbono essere visti in chiave problematica e pertanto essi sono
da considerarsi preliminari e necessari di ulteriori approfondimenti.
Determinazione dei parametri elastici dinamici in laboratorio, ecc. 227
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Presentata nella tornata del 27 giugno 1986
Accettata il 9 giugno 1987
'
Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. XCV, 1986, pp. 229-253
Introduzione all’informatica ed applicazioni
Conferenza tenuta dal Prof. Carlo Ciliberto
Magnifico Rettore dell’Università di Napoli
(Seduta del 1° luglio 1986)
Ringrazio calorosamente il Prof. Aldo Napolitano, e per lui, la Società
dei Naturalisti, per avermi ancora una volta voluto invitare ad illustrare un
argomento.
Ho accolto di buon grado l’invito poiché ritengo che la funzione
dell’Università, e quindi dì chi la rappresenta, sia anche quella di realizzare
continui collegamenti con le altre realtà culturali che la circondano.
Spero che l’argomento del discorso odierno trovi l’interesse degli
ascoltatori, posto che riguarda un notevole aspetto della quotidiana vita
socio-culturale.
1. Premessa
Il tema da affrontare è molto ampio e con esso si rischia da un lato di
restare nel generico, dall’altro di perdersi in dettagli tecnici di scarso inte¬
resse generale; inoltre, gli stessi interessi dell’uditorio sono probabilmente
diversi, poiché certamente fra di voi ci sono da un lato utenti e studiosi di
informatica, dall’altro colleghi che si interessano dell’argomento a livello
informativo e culturale.
Chiedendo scusa ai più “esperti”, imposterò questa chiacchierata al
livello introduttivo, cercando soprattutto di mettere in evidenza i motivi
del grande sviluppo della informatica e delle sue applicazioni, ormai, a
tutte le attività tecniche, scientifiche e sociali in genere.
La impostazione classica nello studio dei sistemi per la elaborazione della
informatica (o, più semplicemente, dei circolatori) suddivide i sistemi stessi in
due componenti: l’“ hardware” e il “software”. I francesi, che in fatto di neolo¬
gismi non sono certo da meno degli anglosassoni, hanno tradotto i due termini
in " materie l” (materiale) e “logiciel ” (logicale), sottolineando, in termini più
vicini alla nostra lingua, il significato dei due neologismi:
230 C. Ciliberto
- Vhardware (il materiale) è, appunto, il materiale fìsico di cui è com¬
posto il calcolatore: circuiti elettronici, apparecchiature meccaniche, video,
tastiera, etc.
- il software (il logicale) è l’insieme dei prodotti “logici” del sistema:
programmi, organizzazione, etc.
Questa impostazione nello studio dei calcolatori (sulla quale, peraltro,
tornerò in seguito), mentre è essenziale per lo studioso “del calcolatore”,
non fornisce, se non dopo lungo approfondimento, una idea compiuta di
un sistema per la elaborazione della informazione: per giungere da essa
alla comprensione di “cosa è” un calcolatore occorrerebbe introdurre molti
altri concetti, quali ad esempio di quello di linguaggio macchina, di compila¬
tore, di interprete, di linguaggio ad alto livello, di calcolabilità, di algoritmo, di
sistema operativo e così via. È come voler introdurre un concetto complesso
quale quello di un “insediamento urbano” cominciando ad illustrare la strut¬
tura degli atomi di cui sono composti i materiali che costituiscono le pietre con
le quali gli edifìci deirinsediamento sono costruiti.
Cercherò invece di impostare un discorso più “globale”, introducendo
alcuni concetti fondamentali dell’informatica, senza addentrarmi nel
“come” il calcolatore li realizza, ma costruendo alcuni modelli astratti (però
non formalizzati) del suo comportamento.
Parlerò, in altri termini del “cosa fa” un elaboratore, non del “come lo
fa”. Vi chiedo pertanto, in uno sforzo di astrazione, di frenare la giusta
curiosità sul “come” i modelli vengono implementati (brutto neologismo,
in uso nell’ambiente informatico, per dire “realizzati”), concentrando la
vostra attenzione sul “cosa”.
Se vi domandassi “Cosa fa un Calcolatore?”, probabilmente mi rispon¬
dereste, correttamente, “Esegue programmi”. Ma è proprio questo il pro¬
blema da approfondire: “Che significa eseguire un programma?”, “Che
cosa è un programma?”, e “Perché, con questo semplice ‘eseguire pro¬
grammi’ si risolvono i più disparati problemi?”.
La questione è che, al di là dei formalismi dell’uno o dell’altro lin¬
guaggio di programmazione, al di là del BASIC o del FORTRAN o dei
“pacchetti applicativi” (che sono linguaggi simbolici che consentono una
programmazione più rapida e sicura che viene tradotta nel “linguaggio
macchina”), esistono alcuni concetti su cui si basa l’informatica, che è
importante comprendere nella loro astrazione, prima ancora che nella con¬
cretezza di alcune applicazioni.
Sintetizzo questi concetti nei seguenti:
Il dato
L’elaborazione dei dati
Introduzione aii’informatica ed applicazioni 231
Le operazioni sui dati e le azioni elaborati ve
La struttura dei dati
L’algoritmo
I livelli di un sistema informatico
II programma e il processore (esecutore del programma)
La macchina (virtuale) di Von Newmann
2, Il dato
Alla base delFinformatica c’è il concetto di “informazione” o “dato”.
Non mi addentro nelle polemiche terminologiche sulla differenza seman¬
tica tra i vocaboli “informazione” e “dato”: voglio soltanto illustrare le
caratteristiche fondamentali del concetto di dato (o di informazione) così
com’è inteso in informatica.
Il concetto è molto vasto; in generale si può dire che un “dato” è un
qualsiasi “oggetto” o “fatto” da elaborare.
Occorre subito rimuovere un errato e diffuso convincimento: il “dato”
non è necessariamente un “numero” o un “valore numerico”. Il concetto
di dato, così come trattato in informatica, si può illustrare più compiuta-
mente attraverso la tripla di entità (tipo-nome-valore) che lo caratterizza:
Il dato è un “oggetto” di un determinato tipo cui è associato un nome
ed un valore.
2.1. I! tipo (o categorìa)
Il tipo (o categorìa) del dato è l’insieme di oggetti cui esso appartiene.
Il concetto di “tipo” va acquisito nel più generale senso “insiemistico”
del termine: è un tipo di dati l’insieme dei numeri interi (più precisa-
mente, un sottoinsieme finito di questi, dovendo essere finito in ogni caso
l’insieme), ma lo è anche f insieme delle lettere dell’alfabeto o l’insieme
degli operai di un’azienda oppure l’insieme della corrispondenza di un uffi¬
cio e così via.
2.2. Il nome (o attributo)
Il nome (o attributo ) del dato è una parola che fornisce al dato un
“significato”.
232 C. Ciliberto
Al di là dei simbolismo e dei vincoli dei singoli linguaggi di program¬
mazione, si può intendere che tale nome sia espresso per esteso e con la
sua semantica; come ad esempio:
“Radice dell’equazione ” (in un tipo numerico)
“La iniziale del cognome” (in un tipo “lettera dell’alfabeto”)
“Operaio capo del reparto Y” (in un tipo “operai”)
“Prot. dell’ultima missiva spedita” (in un tipo “num. di protocollo”).
2.3. Il valore
Il valore di un dato è il particolare elemento dell’insieme-tipo che il
dato assume in un determinato istante. Il valore è in ogni istante indivi¬
duato univocamente dal nome del dato.
Sono ad esempio “valori” assunti dai dati di “nome” e “tipo” prece¬
dentemente esemplificati i seguenti:
Valore
Nome
Tipo
3,27
“Radice delPequazione”
numerico
C
“La iniziale del cognome”
lettera dell’alfabeto
Rossi Ugo
“Operaio capo del reparto
Y”
cognome e nome
125/86
“Prot. dell’ultima missiva
spedita”
numero protocollo
(testo lettera)
“Lettera prot. 125/86”
tutte le missive dell’Ufficio
I due ultimi esempi (tratti da una applicazione di ufficio) mettono in
evidenza come è la tripla “tipo-nome-valore” nel suo complesso a caratte¬
rizzare il dato: il “valore” di una lettera può essere del tipo “numero di
protocollo” (valore: 125/86) oppure del tipo “testo della lettera” (valore: la
sequenza di tutte le parole della lettera). Insomma il dato viene individuato
attraverso detta terna. Nel seguito tornerò su tali concetti.
Poniamo ora in evidenza alcuni concetti connessi al dato.
2.4. La assegnazione di valore ad un dato
Una delle operazioni fondamentali in informatica è la assegnazione di
valore ad un dato. Si è visto, nella definizione di “valore” che questo è un
elemento dell’insieme-tipo assunto dal dato in un “determinato istante”.
Tale definizione sottintende una evoluzione temporale dello stato dei dati,
Introduzione all’informatica ed applicazioni 233
che è in realtà quella che avviene in un programma (più in generale, in
una qualsiasi procedura di elaborazione dati); in base a tale evoluzione, il
“valore” di un determinato dato può cambiare sulla base delle elaborazioni
dettate dal programma stesso.
All’inizio di un programma, un dato è spesso indefinito , nel senso che
non gli è stato ancora assegnato un valore; durante la esecuzione del pro¬
gramma il dato diventa definito mediante una operazione di assegnazione di
valore. Quest’ultima può avvenire:
- mediante una acquisizione del valore dallo esterno ( operazione di
input o di immissione dati );
- mediante una elaborazione a partire dal valore di altri dati ( opera¬
zioni di “calcolo” ed assegnazione di valore).
Ancora una volta, quanto detto precedentemente deve essere inteso
nel senso più generale possibile, ad esempio:
- È una operazione di “input” la acquisizione dallo esterno del valore
di un coefficiente di una equazione, così come l’acquisizione mediante
digitazione del testo di una missiva.
- È una elaborazione il calcolo del valore A: = B + C (con questa
tipica notazione si indica, appunto, l’esecuzione della operazione “B + C”
e la assegnazione ad A, come valore, del risultato della operazione); ma è
anche una elaborazione quella che fa scaturire una missiva come “fusione”
(in un linguaggio tecnico di parla di “operazione di concatenamento”) di
due testi già disponibili.
— Un valore può essere modificato durante la evoluzione di un
programma: la radice di una equazione può essere, in successivi stadi
del programma, una radice approssimata con accuratezza crescente, così
come il testo della missiva può essere successivamente corretto o rive¬
duto.
In tal modo abbiamo in sostanza di fatto introdotto il concetto di ela¬
borazione dei dati, che svilupperemo tra poco.
Molti altri sono i concetti connessi al dato, sui quali per brevità non
posso soffermarmi: ricordo soltanto il grosso problema del rilievo dei dati,
della loro significatività, della sicurezza e della riservatezza.
3. L’elaborazione dei dati
Prima di illustrare in modo più completo il concetto di “elaborazione
dei dati” (spero che esso sarà chiaro al termine di questa chiacchierata),
occorre premettere alcune considerazioni di fondo.
234 C. Ciliberto
Tra i vari vocaboli che si usano per individuare l’elaboratore (compu¬
ter, sistema per la elaborazione, calcolatore, etc.) forse ancora una volta il
termine francese è il più appropriato: ordinateur. esso, infatti, essenzial¬
mente “riordina” i dati, presentandoli in modo comprensibile allo utente.
Ciò, è bene subito rilevarlo, comporta che alla base esista un programma
che effettui tale “riordino”.
È una elaborazione di dati quella che fornisce un tabulato ordinato delle
vendite di un concessionario di auto (vedere l’esempio qui di seguito riportato)
così come quella in grado di reperire un dato in una grossa “banca-dati”:
Esempio di elaborazione dati
131
4/4/83
1
Panda
3/4/83
5
10
7
Elaborazione
1
Data
\
Tipo
Auto vendute
3/4/83
Panda
5
131
7
Tot. 12
4/4/83
Panda
10
131
1
Tot. 11
L’elaboratore, in tali casi, non “inventa” dati, ma li “ordina”. Anche in
una complessa elaborazione matematica (come ad esempio la ricerca della
soluzione di una equazione) l’elaborazione consiste nel calcolare uno o più
“valori” (questa volta numerici) sulla base di valori noti di altri dati: sul
piano concettuale il problema è già risolto quanto lo si affida allo elabora¬
tore ed anche in questo caso si può affermare che l’elaboratore non
Introduzione all’informatica ed applicazioni 235
“inventa” dati, ma li calcola in funzione di altri, e quindi “trasforma” il
valore dei secondi in quello dei primi.
Concludo questa digressione affermando che:
L’elaborazione è un ordinamento, una trasformazione e non una produ¬
zione di dati:
con immagine tratta dalla elettrotecnica, si può dire che l’elaboratore è
un “trasformatore di dati” e non un “generatore di dati”.
La questione è che nella società moderna tutte le attività si basano sempre
maggiormente sulla informazione (o sui dati): una statistica dell’OCSE pone in
evidenza come nel 2000 il 65% dei lavoratori americani saranno più o meno
direttamente “operatori della informazione”. La circolazione e la elaborazione
dei dati in modo rapido ed ordinato, come può avvenire solo mediante un ela¬
boratore, è diventata una esigenza della Società moderna.
Questo è uno dei motivi del grande sviluppo della informatica.
4. Le operazioni sui dati e le azioni elaborative
Ma ritorniamo al filone principale del discorso sui dati.
4.1. Le operazioni
Su un tipo di dati si possono definire (e sono in genere definite)
alcune operazioni , tale termine essendo inteso in senso affatto generale. La
loro natura dipende dal tipo di dato e dalle esigenze della applicazione, in
ogni caso il concetto di operazione è tratto da quello matematico di opera¬
zione definita in un insieme (concetti di algebra, strutture algebriche, strut¬
ture di supporto algebrico); ad esempio:
— in un tipo numerico si definiscono le operazioni + — x :
— in un tipo “booleano” o “logico” le operazioni and or not
-- in un tipo “testo” (cfr. es. precedenti) le operazioni “concatena¬
mento”, “cancellazione di una parte”, “cambio del formato di stampa”
(“formattazione”), etc.
Le operazioni possono essere “interne” ad un tipo, nel senso che pro¬
ducono un valore del medesimo tipo (categoria) degli operandi (operazioni
“chiuse” su un insieme), oppure possono essere “esterne” (aperte), nel
senso che producono un valore di tipo (categoria) diverso.
Fondamentali operazioni esterne sono quelle di relazione , che trasfor¬
mano una coppia (o una ennupla), di un qualsiasi tipo in un valore “boo¬
leano”, come ad esempio:
— a > b (con a e b numerici) è “vero” o “falso”;
236 C. Ciliberto
- a “precede” b (con a e b di tipo “parola”) è, analogamente, “vero” o
“falso” a seconda che la lettera a preceda o meno la lettera b nell’ordine
alfabetico.
L’insieme dei tipi e quello delle annesse operazioni è del tutto arbitra¬
rio, nel senso che è legato alla applicazione ed alla “fantasia” dello utente:
invero, in ogni macchina informatica, come si vedrà, è definita una fami¬
glia di tipi e di operazioni “primitive”, ma ciò non toglie che in generale i
tipi e le operazioni necessarie alla singola applicazione siano in genere
diversi e “più complessi” (di questi) ed è compito del “programma” trasfe¬
rire gli uni negli altri.
Le operazioni dunque possono essere “semplici” o “complesse”; per
non appesantire il discorso, mi limiterò solo ad illustrare (dopo quelli sem¬
plici di cui sopra) alcuni esempi “complessi”:
- un tipo è una “matrice di numeri reali”, le operazioni sono “pro¬
dotto di matrici”, “inversione”, “trasposizione” etc.;
- un tipo è una “lista di nominativi”, le operazioni sono “ordina¬
mento alfabetico”, “inserimento di un nominativo”, “cancellazione di un
nominativo”, etc.;
- un tipo è lo “inventario dei beni di un Ente”, le operazioni sono
“valorizzazione dello inventario”, “inserimento”, “cancellazione”...;
- un tipo è un “documento”, le operazioni sono “allinea i margini”,
“cancella riga”, “cancella parola”, “metti punto e a capo”...
4.2. Le azioni elaborative
Al concetto di operazione è connesso quello di azione elaboratila , che
si può così sintetizzare.
Una azione elaboratila è l’assegnazione di valore ad uno o più dati.
Tipicamente, tale assegnazione avviene mediante la esecuzione di una o
più operazioni disciplinate in qualche modo in una “sequenza” (vedi anche
in seguito il concetto di algoritmo), oppure attraverso una operazione di
“input”, così come esemplificato in precedenza (cfr. 2.4.).
È ad esempio una azione elaborativa l’assegnazione ad A del valore
calcolato di una espressione aritmetica, oppure la assegnazione ad X del
valore della radice di un’equazione f(X) = 0; in settori diversi è una
azione elaborativa l’assegnazione di valore al testo di una missiva (la
immissione del testo, oppure la sua correzione), così come la ricerca dei
nomi di tutti gli impiegati dell’azienda che abbiano uno stipendio oltre
Lire 1.000.000/mese.
Introduzione all'informatica ed applicazioni 237
5. La struttura dei dati
Come si evince anche dagli esempi precedenti, un dato può essere
semplice o strutturato.
Il dato è semplice (o atomico, o non-strutturato) se è visto come un
“oggetto” non decomponibile in parti.
Sono, ad esempio, semplici i dati di tipo “numero intero”, “numeri
reali”, “caratteri” (lettere dell’alfabeto, cifre, simboli di una macchina da
scrivere). Le operazioni su di essi sono defìnitte assiomaticamente in base
alle loro proprietà e non è necessario far ricorso a parti componenti del
dato né per concepire il dato né per operarlo.
Come è noto ad esempio, il concetto “somma di due numeri” pre¬
scinde da “come si fa ad eseguire l’operazione di addizione” (tant’è,
che era noto anche agli antichi Romani, che la eseguivano diversa-
mente); il numero, come ho già esemplificato, è un classico “tipo sem¬
plice”.
Analogamente, per operare su una coppia di lettere (individuare, ad
esempio, se “a precede b”) occorre solo far riferimento al predefmito
“ordine alfabetico”, che considera la lettera, come un unico simbolo.
E così via...
Viceversa: un dato strutturato è un oggetto composto da “oggetti com¬
ponenti” che possono essere singolarmente trattati.
Alcuni esempi ci vengono da concetti matematici tradizionali: numeri
complessi, vettori, matrici. Altri se ne possono “inventare” a seconda delle
esigenze, come ad esempio:
— una parola (costituita da lettere);
- una lista di parole (costituita da parole);
- l’insieme di tutti i parametri che definiscono le prestazioni di un
automobile;
- una missiva (destinatario, oggetto, righe, parole, caratteri);
— una relazione (capitoli, paragrafi, inserti);
- una tabella (righe, colonne, riepiloghi);
— un grafico (ascisse, ordinate, simboli, titolo).
Le operazioni sui dati strutturati vengono definite con riferimento ad
operazioni “più semplici” sui loro componenti. Ad esempio:
— La somma di due numeri complessi può essere definita attraverso le
somme delle parti reali e dei coefficienti delfimmaginario.
238 C. Ciliberto
— Il prodotto di due matrici può essere definito come prodotto “righe
x colonne”.
- La “correzione” di un grafico può essere definita come alterazione
della scala, dei valori che la compongono, dei simboli adoperati per disegnarlo.
6. L’algoritmo
Concetto fondamentale dell’informatica è quello di algoritmo (dal
nome del matematico arabo del nono secolo Al Khuwariazmi).
Un algoritmo è una sequenza di azioni elaborative da compiere per
pervenire alla soluzione di un problema assegnato.
È importante considerare che sia le “azioni elaborative” (e quindi le
annesse operazioni) sia i dati su cui esse si compiono sono da intendere nel
senso più generale possibile precendetemente esaminato: è pertanto un
algoritmo non soltanto quello matematico in senso stretto che, ad esempio,
conduce alla individuazione per successive approssimazioni della radice di
un’equazione, ma anche:
— La scrittura o la correzione di una relazione
— La preparazione o la correzione di una tabella
- La preparazione o la correzione di un grafico
— Il reperimento di un dato in archivio
— La ricerca della migliore politica aziendale (in un insieme in
qualche modo formalizzato)
- La somministrazione di una “lezione” in una applicazione didattica.
In generale, molti problemi, teorici o pratici, di tutti i settori applica¬
tivi si possono porre in questi termini:
Dato un insieme X di dati, trovare un insieme Y da questo dipendente:
Y = f(X)
dove / sta a rappresentare, ad indicare una “regola”, un’elaborazione attra¬
verso la quale X viene trasformato in Y.
La trasformazione di X in 7, in generale non è tra le azioni elaborative
predefìnite (altrimenti il problema sarebbe banale!): occorre dunque tro¬
vare una sequenza di azioni “più semplici”:
Yi = fi (X)
r2 =/2(Yi)
Y = fn(Yn)
Introduzione alVinformatica ed applicazioni 239
ove fi,/2, sono tra le operazioni “semplici” predefinite (la formaliz¬
zazione è necessariamente approssimativa).
Una algoritmo descrive come realizzare operazioni complesse attra¬
verso una sequenza di operazioni elementari.
Nell’organizzazione di un algoritmo sono peraltro da considerare due
aspetti: l’uno si è visto, è quello dei tipi di dato e delle annesse operazioni
disponibili, l’altro è quello del controllo della sequenza delle operazioni.
Molti di voi, probabilmente, hanno familiarità o hanno sentito parlare
dei “diagrammi di flusso (flow chart)” attraverso i quali si esprime grafica¬
mente la sequenza delle operazioni di un programma: ormai si trovano
anche sui libri scolastici. Ma anche su questo argomento vorrei fornire una
impostazione “astratta”, per illustrare i concetti che stanno a monte di
questo metodo grafico. È stato dimostrato (teorema di Bohm-Jacopini) che
un qualsiasi algoritmo può essere controllato esclusivamente a mezzo di
poche “strutture di controllo”, e precisamente una “struttura sequenza”,
una “struttura alternativa”, una “struttura ciclica”.
Mi spiego meglio. Diciamo:
- i5, Pi, P2, . . ., P„ altrettante azioni elaborative di qualsiasi comples¬
sità (come caso limite, pensiamo ad operazioni semplici come A = B + C,
oppure, all’estremo opposto, la completa trasformazione Y = f(X) di cui
sopra);
— R una “relazione” fra dati che può assumere valore “vero” o “falso”
(come si è visto in precedenza, ad esempio a > b)\
A) Una “sequenza” è:
Pii Pi l P?>'" Pn
ove si intende che P2 segue nel tempo Pi, P3 segue P2 , etc.
B) Una “struttura alternativa” è:
if R then P\ else P2
(se) (allora) (altrimenti)
ove si intende che se R è vera va eseguita Pb altrimenti P2.
C) Una “struttura ciclica” è:
repeat P until R
(ripeti) (finché)
240 C. Ciliberto
ove s’intende che P viene eseguita una o più volte, fino a che R non
diventi vera (sempre che R resta falsa, il ciclo viene ripetuto) (vedere
l’esempio riportato al termine del testo). Ovviamente, i valori dei dati su
cui opera R sono alterati da P.
Esistono invero altre strutture, sulle quali sorvolo per brevità.
[Le più importanti sono: if R then P (come if-then-else, ma senza alter¬
nativa); while R do P (simile a repeat-until: sempre che R è vera, fai P)].
Vorrei sottolineare l’aspetto puramente logico e formale di tali strut¬
ture (che sono alla base della cosiddetta “programmazione strutturata”):
costruire un algoritmo significa “spezzare” il problema in sequenza, alter¬
native e cicli come sopra esposto. Mentre i diagrammi di flusso si perdono
nel dettaglio del tipo di controllo da effettuare, questa impostazione (che è
comunque riproducibile anche sui diagrammi di flusso) riproduce l’essenza
logica della struttura di un programma.
È da notare che ciascuna delle P, di cui agli schemi precedenti può a
sua volta essere una struttura e come da ciò discende anche una metodolo¬
gia di progetto dei programmi (metodologia top-down):
- il programma viene inizialmente concepito come un unico blocco
Y=f(X);
- si individuano una struttura di controllo ed alcune azioni “più sem¬
plici” in cui “spezzettare” il programma;
- si ripete iterativamente il procedimento fino a pervenire alle opera¬
zioni elementari disponibili nel sistema.
Un esempio di algoritmo articolato attraverso sequenze di operazioni
di un programma espresse mediante un “flow chart” è riportato alla fine
del testo.
7. I LIVELLI DI UN SISTEMA INFORMATICO
Lo studio di ogni sistema complesso va compiuto per “livelli di astra¬
zione”: riprendendo un paragone fatto nell’indroduzione, un insediamento
urbanistico è composto di edifici, strade, servizi; un edificio è composto di
appartamenti, un appartamento di stanze; e così via.
Lo studio “per livelli” di un sistema informatico (ed anche la sua pro¬
grammazione) è stata assunta a metodologia in informatica.
Esso può essere immaginato come una grossa “cipolla” con un picco¬
lissimo nucleo (l’hardware) e tanto strati successivi: senza entrare nel
merito della composizione hardware e software di ciascuno degli strati (o
livelli), possiamo affermare che ciascuno dei livelli è una distinta “mac-
Introduzione all’informatica ed applicazioni 241
china informatica” nella quale sono definiti i tipi e le operazioni su di
esso: ma con questi tipi e con queste operazioni si costruiscono i tipi e
le operazioni nel livello più esterno, fino ad arrivare alla “macchina”
che appare all’utente quella utile per le sue applicazioni. È ovvio che
qui il concetto di “macchina” va inteso nell’eccezione più ampia e nel
significato di struttura, organizzazione atta ad ottenere un certo risul¬
tato, quindi essa, in tutto o in parte, non è necessariamente un ente
fìsico, materiale.
In altri termini, un sistema informatico è strutturato in livelli che
vanno dal più elementare (la macchina “nuda”: hardware) ai più complessi
(le applicazioni), passando attraverso diversi livelli intermedi (linguaggio
macchina, software di base, sistema operativo, linguaggi simbolici, lin¬
guaggi di programmazione, pacchetti specializzati, etc.).
In ciascun livello, l’insieme dei tipi e delle operazioni definite
costituiscono le “primitive” del livello: nel livello più esterno le primi¬
tive sono abbastanza più “complesse” (o “potenti”) di quelle del livello
più interno.
Ad esempio, nel livello più basso sono primitive:
— A = B + C;
— confronta se il carattere di nome “alfa” precede o segue nell’ordine
alfabetico quello di nome “beta”;
— assegna un valore alla parola di nome “word”.
Nei livelli più alti sono primitive:
— inverti la matrice di nome A;
— ordina l’elenco J;
— assegna un valore al documento Y\
— trova le radici dell’equazione Z con il metodo “tal dei tali”;
— stampa i nomi di tutti gli impiegati con stipendio > 1.000.000.
Il concetto di livello è generale in informatica. Come si è visto, esso è
applicato:
ai dati: con i dati atomici si costruiscono quelli strutturati;
alle operazioni: con le operazioni primitive di un livello si costrui¬
scono quelle del livello superiore;
agli algoritmi: ogni azione P è decomposta in azioni più elemen¬
tari;
al sistema informatico: come il sistema più elementare (macchina
reale o “hardware”) si costruiscono macchine più evolute, fino alle “mac¬
chine per applicazioni specifiche”.
242 C. Ciliberto
8. Programma ed esecutore del programma
Il programma è la rappresentazione formale di un algoritmo; in altri
termini, esso è la descrizione formalizzata di una sequenza di azioni, e per¬
ciò si compone di istruzioni.
Il programma ha bisogno di un esecutore del programma (proces¬
sore).
L’esecutore del programma è l’organo preposto all’esecuzione delle
azioni descritte dal programma.
Esso deve dunque avere la “capacità” di:
- intendere il formalismo in cui è stato scritto il programma;
- sapere eseguire le operazioni elementari richieste dal programma,
sia in termini di operazioni sui tipi, sia in termini di controllo di sequenza.
Inoltre, esso deve avere in ogni istante “memoria” dello “stato” del
programma, e cioè in qualche modo deve registrare:
- il “punto” del programma al quale è arrivato (quali azioni deve
ancora eseguire);
- il valore assunto da tutti i dati trattati.
Da questi concetti generali e da queste esigenze nasce l’elaboratore.
9. La macchina (virtuale) di Von Newman
Il modello di macchina virtuale di Von Newman, o Macchina Astratta
Generalizzata ( MAG ) serve a dare una visione complessiva sul “cosa fa” un
elaboratore (o, più precisamente, una “macchina informatica” così come
appare all’utente); esso è tratto dal modello inizialmente concepito da Von
Newman per descrivere la struttura “hardware” ed è generalizzato al compor¬
tamento complessivo delle macchine attuali (hardware + software) l.
Una macchina è costituita da “organi” o “unità” distinte; ciascuno di
essi è un “organo astratto”, risultante dalla combinazione di azioni hard¬
ware e software; non si prendono in considerazione i tempi e i modi in
cui il comportamento complessivo si realizza: ad esempio, si trascurano
gli aspetti della traduzione dei linguaggi (compilazione o interpreta¬
zione), gli interventi del sistema operativo, la fisica allocazione dei dati
in memoria, etc.
1 Per una descrizione del modello MAG vedere ad esempio il testo «Fadini-
Savy: Programmazione dei Calcolatori Elettronici, Liguori » ed è stato successiva¬
mente “affinato” dagli stessi in occasione di lezioni introduttive in diversi ambienti.
Introduzione alV informatica ed applicazioni 243
Una macchine virtuale è costituita dagli organi:
memoria dei dati: Conserva il valore dei dati;
memoria dei programmi: Contiene i programmi da eseguire;
processore: È l’esecutore del programma;
unità di elaborazione: Esegue le singole operazioni sui tipi;
unità di input: Effettua la emissione di dati (Ambiente esterno
Macchina);
unità di output: Effettua la emissione di dati (Macchina -> Ambiente
esterno).
Le unità di cui sopra sono organi fisici nella “macchina reale”, hard¬
ware del sistema, organi logici nella “macchina virtuale” che appare
all’utente.
Una importante considerazione è la seguente: su un medesimo calco¬
latore possono coesistere diverse macchine virtuali ed una della azioni
definite è quella di spostarsi da una macchina all’altra. Nel linguaggio tec¬
nico corrente tali macchine vengono anche dette “ambienti”: si parla cor¬
rettamente di “ambiente Fortran”, oppure “ambiente basic” (per riferirsi
alle macchine tratte da alcuni diffusi linguaggi di programmazione, di
“ambiente DOS” o di “ambiente MVS” (per riferirsi ad ambienti “sistemi
operativi”, di “ambiente Data-base” (per riferirsi alle “macchine data¬
base”) o ancora di specifici ambienti per applicazioni di ufficio
(“Wordstar”, “spreadsheet” e miriadi di altri).
Qualche puntualizzazione sui singoli organi del modello.
9.1. L'unità di elaborazione
È caratterizzata da: i) una famiglia di tipi di dati, anche strutturati;
ii) un insieme di operazioni su di essi (o su loro componenti); iii) una
“memoria di lavoro”.
La complessità dei tipi e delle operazioni è legata al genere di
applicazione e, quindi, alla particolare macchina virtuale. Ecco qualche
esempio:
Una macchina per applicazioni matematiche (come quelle derivanti
dai linguaggi di programmazione Fortran, basic, etc. definisce i tipi
“numero intero”, “numero reale”, etc.), nonché le classiche operazioni arit¬
metiche fondamentali (+ — x :); se però è arricchita da una biblioteca di
“software matematico”, essa definisce altresì il tipo “matrice” con le
annesse operazioni, il tipo “sistema di equazione lineari” e l’operazione
“risoluzione del sistema” e così via.
244 C. Ciliberto
Una macchina per l’automazione di ufficio, come quelle derivate da
alcuni pacchetti commerciali, definisce i tipi “documento”, “tabella”, “gra¬
fico”, etc. e le annesse operazioni, quali ad esempio:
per i documenti: “allinea i margini”, “cancella una riga”, “cancella
una parola”, “metti punto e a capo”, etc.;
per le tabelle: “inserisci riga”, “cancella riga”, “definisce ampiezza
colonna”.
9.2. La memoria-dati
È un insieme di “contenitori” individuati ciascuni da un nome e con¬
tenenti il valore di un dato di uno dei tipi della macchina.
9.3. La memoria-programma
Contiene il programma da eseguire, espresso in un linguaggio for¬
male predefmito e noto al processore.
In realtà, una delle invenzioni fondamentali della informatica, il pro¬
gramma memorizzato, è diventata dal punto di vista dell’utente spesso
secondaria con lo sviluppo stesso della informatica e precisamente con la
disponibilità di operazioni primitive abbastanza sofisticate. Tant’ è che in molti
ambienti (tipicamente negli ambienti “sistemi operativi” e in molti ambienti
di “pacchetti per l’utente”) il programma memorizzato può mancare.
Infatti, si può affermare che i processi virtuali operano o in modo pro¬
gramma REGISTRATO (MEMORIZZATO) O in MODO IMMEDIATO.
Nel primo caso (quello classico di Von Newman), il processo attinge
alla memoria-programmi le successive istruzioni da eseguire.
Nel secondo caso, il processore attinge dalla unità di input le suc¬
cessive istruzioni (dette in tal caso “comandi”): la memoria-programmi
risiede in tal caso nel “cervello” dello utente (o sugli appunti che si è
preparato) e la interazione uomo-macchina si esplica allora in modo
“interattivo”.
9.4. Il processore
Esso opera secondo un algoritmo che si può così sintetizzare:
repeat
SELEZIONA AMBIENTE
DEFINISCE PRIMA ISTRUZIONE DEL PROGRAMMA
Introduzione all’informatica ed applicazioni 245
repeat
PRELEVA ISTRUZIONE
PREPARA LA ESECUZIONE DELLA ISTRUZIONE
ESEGUE ISTRUZIONE
DEFINISCE LA PROSSIMA ISTRUZIONE
until cambio ambiente
until macchina disattivata
9.5. Sintesi
In sintesi ed a riepilogo si può dire che:
il processore: Esegue il programma affidando l’esecuzione delle singole
istruzioni alle unità di elaborazione, di input, di output ed adoperando la
memoria-programmi per prelevarvi le istruzioni da eseguire, la memoria-dati
per prelevarvi o immettervi i valori dei dati. Le operazioni del processore si
possono ritenere schematizzate sinteticamente come nel grafico seguente:
OPERAZIONI SVOLTE DAL PROCESSORE
1
I
il programma individua l’insieme delle azioni elaborative da eseguire,
è espresso in un linguaggio formale ed è contenuto (all’atto della esecu¬
zione) nella memoria-programma, salvo il caso del funzionamento in modo
immediato.
246 C. Ciliberto
L’unità elaborativa: esegue una azione elaboratva. Esempi: cambia
il valore di un dato, esegue una azione di output, cambia macchina vir¬
tuale, determina la prossima azione elaborativa da eseguire.
10. Le applicazioni
Un breve cenno desidero fare circa le applicazioni più diffuse.
I campi principali di applicazione riguardano il settore tecnico-scienti¬
fico e quello aziendale. A fianco ad essi esistono molte altre applicazioni
che sfuggono ad una vera e propria classificazione.
Tali applicazioni si è convenuto di classificarle per campi che riguar¬
dano ad esempio: 1) Applicazioni commerciali ed industriali in generale:
amministrative, pianificazione e produzione; 2) Applicazioni commerciali
in campi specifici come: pubblicità, banche, istruzione ed insegnamento,
finanze, uffici pubblici, ospedali, giurisprudenza, biblioteche, militare, poli¬
zia, riviste e pubblicazioni periodiche, imprese di pubblica utilità, sport e
divertimenti, industrie di vario tipo, trasporti, agricoltura e foreste, alber¬
ghi, officine automobilistiche, costruzioni civili; 3) Scienze ed ingegneria:
aeronautica, spazio, astronomia, biologia, economia, ingegneria chimica,
ingegneria civile, ingegneria elettrotecnica ed elettronica, ingegneria nu¬
cleare, ingegneria idraulica, ingegneria marittima, ingegneria militare, inge¬
gneria navale, ingegneria meccanica, geologia, geofìsica, matematica, bio¬
medicina, medicina, metallurgia, metereologia, oceanografìa, paleografia,
fìsica, psicologia, sociologia, statistica; 4) Applicazioni umanistiche: archeo¬
logia, antropologia, arte, giochi di destrezza, genealogia, geografia, storia,
linguaggi, letteratura, musica.
Per un’articolazione dettagliata di tali sottosettori basta consultare
riviste specializzate, come ad esempio “Computers and Automation”.
11. Conclusioni
Concludo ponendo in evidenza i motivi principali del grosso sviluppo
della informatica; essi vanno ricercati sotto tre diversi aspetti: il bisogno
della società, gli aspetti logici, gli aspetti tecnologici in senso stretto.
E non a caso (anche un po’ polemicamente) ho posto all’ultimo posto
l’aspetto tecnologico (peraltro economicamente il più importante): proprio
perché voglio sottolineare gli altri due aspetti, che sono forse i meno illu¬
strati.
Introduzione all’informatica ed applicazioni 247
Il bisogno della società deriva dalla trasformazione della società
moderna da industriale a post-industriale, dal crescente bisogno di “servizi
complessi” e della importanza che la elaborazione, la trasmissione ed il
reperimento delle informazioni va sempre più assumendo.
Le motivazioni logiche dipendono dal fatto che il modello logico su
cui si basa l’informatica si è in pratica dimostrato un “modello universale”,
applicabile a tutti i settori tecnici, economici e organizzativi. La “mac¬
china informatica”, in modo atipico rispetto a tutte le altre macchine
della società industriale, è una macchina le cui funzioni non sono defi¬
nite a priori: essa è una macchina multifunzionale ed è solo la conve¬
nienza economica da un lato, l’approfondimento dei singoli problemi
dell’altro (e quindi spesso fattori temporali) a dettarne le possibili appli¬
cazioni.
Invero si dice (ed è vero) che lo sviluppo degli aspetti logici (o del
software) è arretrato rispetto agli sviluppi dell’hardware, ma ciò serve solo
a sottolineare le grandi possibilità ancora esistenti nel settore: le idee fon¬
damentali sono potenti, non resta che attenderne gli sviluppi.
Le motivazioni di ordine tecnologico sono legate al fatto che i pro¬
dotti hardware sono stati caratterizzati finora (e il fenomeno si prevede che
cresca) da un abnorme crollo del rapporto costo/prestazioni: con un paral¬
lelo “alla americana” è stato scritto che se il settore automobilistico avesse
goduto del medesimo fenomeno, una Roll-Royce oggi costerebbe 4.000 lire
e farebbe con un litro di benzina 800.000 kilometri (da Computer World).
Sta di fatto che oggi si acquistano al costo di 4/5 milioni macchine incom¬
mensurabilmente superiori per prestazioni complessive rispetto a macchine
che 25 anni fa costavano 400/500 milioni.
(Il riferimento è ai PC di oggi e ad applicazioni commerciali, confron¬
tato con il Bendix G20 (calcolatore acquistato dalla nostra Facoltà di Inge¬
gneria nel 1960: considerando lo “sforzo di programmazione” migliorato
nel rapporto 100:1, la velocità migliorata nel rapporto 10:1, la svaluta¬
zione 20:1 si avrebbe un rapporto (a “sentimento”) di 1.000.000:1.
248 C. Ciliberto
Esempio di algoritmo espresso mediante un “flow eh art ”
(tratto sostanzialmente, salvo qualche ininfluente modifica formale, da:
“Una macchina chiamata computer” di M. Volpato - Editrice «Il Crogiolo»).
“Si ipotizzi che Pelaboratore sappia eseguire un ordine”:
Scendere, in un millesimo
di secondo, di un miri.,
dalla quota di h mm.
scritta volutamente entro un rettangolo perché si conviene che ogni frase
positiva (e la nostra è, appunto, una frase positiva) venga scritta entro un
rettangolo.
È appena il caso di avvertire che nell’informatica si ipotizza che il
costruttore ha abilitato la “macchina” a compiere scrivendo (stabilmente)
le rispettive istruzioni (operazioni elementari) su apposita memoria. In altre
parole, le operazioni elementari in discorso sono quelle che formano il
vocabolario tipico che differenzia e pregia la macchina. Ciò premesso,
avvertiamo anzitutto la macchina che stiamo per fare un discorso; per darle
delle istruzioni. Insomma “la macchina” viene considerata come una per¬
sona che è in grado di eseguire alcune, poche istruzioni a comando. Per
questo avvertimento, si conviene di scrive la parola Inizio (o l’equivalente,
Start) racchiusa entro un circolo come appare nella figura che segue.
Subito dopo si indicano / dati che, per convenzione, vengono scritti
entro un parallelogramma posto in cascata rispetto al cerchio.
Si ottiene la figura A con la quale è come se si dicesse: “sappi che ti
trovi ad una quota di h mm. dal livello del mare”. Subito dopo le rivol¬
giamo la frase interrogativa : “È h= 0?”, che si conviene di scrivere entro
un rombo o in un trapezio posto in cascata rispetto al parallelogramma dei
dati. Si ottiene così la figura B:
Dati
h mm.
di quota
Fig. A
Dati
h mm.
di quota
È h = 0
Fig. B
Introduzione all’ informatica ed applicazioni 249
È implicito che la “macchina” sia in grado di individuare la quota e,
per di più, la sappia leggere. (Attenzione! In caso contrario bisognerebbe
ampliare l’insieme delle istruzioni in modo da abilitarla a rilevare la quota
a cui si trova). Si è rilevato che la “macchina” è uno strumento piuttosto
sempliciotto, e si suppone che lo sia al punto da non saper rispondere altro,
in una qualche maniera, che no , oppure sì, tramite la coppia 0, 1, ad una
qualsivoglia domanda. Si supponga che la macchina risponda sì alla
domanda. Ciò significa che si trova già alla quota zero del livello del mare
e quindi che è già finita l’operazione di discesa. Ma non lo sa. Noi la infor¬
miamo che l’operazione è terminata continuando (sempre in cascata possi¬
bilmente) nel modo che segue:
Fine
250 C. Ciliberto
Vi si legge la frase propositiva'. “Resta fermo”, scritta come si è conve¬
nuto per tutte le frasi propositive, entro un rettangolo; vi si legge il risul¬
tato (nel nostro caso: “sei arrivato”) che, per convenzione va rinchiuso in
un parallelogramma come i dati; vi si legge inoltre l’avvertimento “Fine”
che, per convenzione si scrive entro un circolo 1’“ Inizio”.
Se, invece, la “macchina” risponde alla domanda con l’alternativa no ,
(il che significa che non si trova al livello del mare) allora le si impartisce
il comando di scendere di 1 mm. in un millesimo di secondo con la frase
propositiva , scritta in cascata sotto al no , come segue:
Per comprendere il seguito, si deve immaginare che abbia memorizzato
il dato iniziale (cioè: h mm. di quota) in una ipotetica (allegorica) tasca
contraddistinta col nom& h. Come un medesimo simbolo (cioè, h ) viene
Introduzione all’ informatica ed applicazioni 251
perciò indicato simultaneamente, il nome della tasca ed anche il suo conte¬
nuto (che è la quota espressa in mm., la quale, pur potendo variare nel
tempo, viene espressa sempre col medesimo simbolo h, che è il nome della
tasca, e che appare allora come una variabile o parametro nel senso tradi¬
zionale della matematica). Ciò premesso, poiché con l’esecuzione del
comando impartitogli con l’ultima frase propositiva (sottesa alf alternativa
no) si è scesi di quota di 1 mm. si deve fornire un’altra istruzione (frase
propositiva) che le permetta dì aggiornare la quota (più bassa di 1 mm.
rispetto alla precedente) alla quale è arrivata. La nuova frase propositiva
dovrà dire alla “macchina”:
Cancella il contenuto della tasca h, riempila
con un nuovo contenuto inferiore di 1 mm.
rispetto al precedente e continua ad indicare
col simbolo h (nome della tasca)
anche questo nuovo contenuto.
(di qui, il molo di variabile del simbolo, e quindi della tasca, h). In sim¬
boli, e sempre per convenzione, la frase viene espressa nel modo che
segue:
h -> (h- 1)
che va scritta (possibilmente, sempre in cascata rispetto alla precedente e
che si legge: “ diminuisci di una unità il contenuto della tasca h e conside¬
rala come nuova quota h alla quale ti trovi”. A questo punto è come si fosse
tornati daccapo. Pertanto, si tornerà a rivolgerle la domanda:
252 C. Ciliberto
In simboli, il ritorno (o, come suol dirsi in gergo, il feed-back) è rap¬
presentato come segue:
È evidente che la “macchina” dovrà continuare (glielo comanda il
flow) a dar corso al feed-back fin tanto che non rileverà di essere alla quota
zero e di dover rispondere con Palternativa sì alla domanda contenuta nel
rombo. Ricordiamo che il complesso delle frasi sottese alfalternativa no
(del rombo) ed il feed-back che fa tornare alla domanda contenuta nel
rombo, configura ciò che in gergo è chiamato un ciclo (o loop). È evidente
che l’insieme ordinato di tutte le operazioni elementari che la macchina
deve compiere, per portarsi da una assegnata quota h alla quota zero, sono
inequivocabilmente espresse nel diagramma di flusso (flow-chart ) disegnato
nell’ultima figura. Trattasi, come si è sottolineato, di un nuovo linguaggio
grafico convenzionale col quale, in maniera inequivocabile , vengono coordi-
Introduzione all’informatica ed applicazioni 253
nate alcune operazioni elementari secondo un ordinamento (sempre inequi¬
vocabile) studiato al fine che l’esecuzione (nell’ordine) di tutte le opera¬
zioni elementari indicate si concluda con l’esecuzione finale di un opera¬
zione più complessa rispetto ad ogni singola operazione elementare. È
importante rilevare esplicitamente che non conta che la “macchina” abbia
sufficiente “intelligenza” da comprendere l’operazione complessa che essa
(inconsciamente, allora) viene a compiere eseguendo una dopo l’altra le
singole operazioni elementari (da essa dominabili) previste nel flow-chart.
Quello che conta è che la “macchina” sappia compiere le singole opera¬
zioni elementari.
'
Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. XCV, 1986, pp. 255-279, 3 figg., 6 tavv.
Segnalazione di livelli ittiolitici eocenici
a Cyclopoma gigas Agassiz
ai Monti Alburni (Appennino Campano)*
Nota dei soci Sergio Bravi** e Marcello Schiaitarella **
Riassunto. - Si segnala un livello riccamente fossilifero ai M.ti Alburni. Nella
porzione superiore, calcarea, si rinvengono ittioliti in gran numero che lo studio
paleontologico ha permesso di ascrivere alla specie Cyclopoma gigas Agassiz (ord.
Perciformes , fam. Serranidae , gen. Cyclopoma Agassiz). La porzione inferiore, calca-
reo-marnosa, è invece caratterizzata dalla presenza di Crostacei Decapodi. Il pacco
fossilifero non supera i quindici metri di spessore e poggia stratigrafìcamente su cal-
careniti a foraminiferi dell’Eocene medio. Brecce eoceniche ad elementi delle sud¬
dette calcareniti, di calcari cretacici e degli stessi litotipi ittiolitici, chiudono verso
l’alto la successione. Si estrapola pertanto una età eocenica (non inferiore all’Eocene
medio) per l’intero livello fossilifero.
I caratteri litologici e paleontologici dei campioni provenienti dal livello segna¬
lato suggeriscono un ambiente deposizionale di tipo lagunare, ben riparato ed a bas¬
sissima energia.
Abstract. - A rich fossil horizon outcropping in Alburni M.ts (Campania Apen-
nines) is recorded. In thè upper portion (laminated limestones with chert) fish fos-
sils, whose palaeontological study allows to ascribe to Cyclopoma gigas Agassiz spe-
cies (ord. Perciformes , fam. Serranidae gen. Cyclopoma Agassiz), have been found.
The lower portion (bituminous marly limestones) is characterized by thè presence of
Crustacean Decapoda.
These levels, thick no more than fìfteen meters, are supported by middle-eoce-
nic foraminiferal limestones. Eocenic breccias with elements of underlying limesto¬
nes form thè top of thè outcropping sequence. Therefore w e suggest an eocenic age
(not older than middle Eocene) for thè fossil hearing levels.
On thè ground of lithological and palaeontological peculiarities of thè reported
horizon it is possible to suppose a depositional environment of lagoonal type.
Key words: - Stratigraphy (Senonian, Eocene), Palaeontology (Teleostean fishes,
Cyclopoma gigas Agassiz), Italy (Campania Apennines, Alburni M.ts).
(*) Lavoro stampato con il contributo del Ministero della Pubblica Istruzione.
(**) Istituto di Paleontologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli
256 S. Bravi e M. Schiattarella
Premessa e conclusioni
Nell’ambito delle ricerche paleontologiche e stratigrafiche condotte
dall’Istituto di Paleontologia dell’Università di Napoli sulle successioni
mesozoiche dell’Appennino meridionale, sono state eseguite campionature
di calcari cretacici ai M.ti Alburni. Nel corso di tale lavoro sono stati rinve¬
nuti terreni eocenici, non segnalati in precedenza, con livelli fossiliferi a
Pesci ed a Crostacei Decapodi. È stato pertanto intrapreso uno studio di
dettaglio al fine di precisare la posizione stratigrafìca del livello ittiolitico e
determinarne il contenuto fossilifero.
La presente nota illustra la situazione geologico-stratigrafica dell’affio-
ramento e fornisce alcune osservazioni sugli ittioliti. La fauna studiata pro¬
viene da un pacco di strati di esiguo spessore affiorante in località Carbo-
nera (quota m. 1380 circa), compresa nella porzione sudoccidentale della
tavoletta IGM AULETTA 198 I SE.
Le ricerche finora condotte sul terreno ed in laboratorio permettono di
precisare quanto segue:
1) i livelli fossiliferi (calcari ad ittioliti e calcari marnosi a” Crostacei
Decapodi) poggiano stratigraficamente su calcareniti a foraminiferi e sono
sovrastati da calciruditi ad elementi dei litotipi sottostanti; si ascrive all’Eo¬
cene l’intero pacco di strati fossiliferi in base alle osservazioni sulle micro¬
faune presenti nelle calcareniti sottostanti e nella matrice delle brecce
sovrastanti;
2) i reperti ittiolitici risultano appartenere alla specie Cyclopoma gigas
Agassiz, mai segnalata prima d’ora in Appennino;
3) si ipotizza un’evoluzione dell’ambiente neritico delle calcareniti di
base ad un ambiente lagunare ben riparato, con mare sottile ed a bassis¬
sima energia, soggetto a frequenti episodi di mortalità di massa delle faune
che lo popolavano, patria deposizionale dei litotipi a Pesci ed a Crostacei;
la deposizione delle brecce segna un brusco mutamento ambientale proba¬
bilmente attivato da fattori tettonici.
Inquadramento geologico
La dorsale dei M.ti Alburni costituisce una vasta monoclinale di forma
regolare, allungata in direzione WNW-ESE. La struttura immerge verso SW
ed è bordata da grandi faglie perimetrali. Il versante sud-occidentale
degrada più o meno dolcemente verso il fondovalle mentre i restanti ver¬
santi sono caratterizzati da un paesaggio più aspro, con pendii acclivi e
pareti subverticali. Sull’altipiano dominano le forme carsiche.
Segnalazione di livelli ittiolitici eocenici ( Appennino campano) 257
L’ossatura geologica della dorsale è costituita da terreni mesozoici,
ampiamente rappresentati in affioramento: i calcari del Giurassico supe¬
riore affiorano in misura limitata all’apice settentrionale del massiccio
mentre i termini carbonatici del Cretacico inferiore sono presenti senza
soluzione di continuità lungo i versanti nord-orientale e nord-occidentale,
ed in misura minore nella porzione più meridionale del versante sud¬
occidentale e su quello sudorientale; la restante parte dell’area è occu¬
pata da terreni del Cretacico superiore. Su questi si rinvengono forma¬
zioni trasgressive eoceniche e mioceniche in lembi di modesta esten¬
sione, laddove le condizioni di giacitura ne hanno evitato il completo
smantellamento erosivo. Terreni del Paleocene-Eocene e del Miocene
affiorano più estesamente al piede del versante sud-occidentale. Il Qua¬
ternario è rappresentato prevalentemente da detrito di falda lungo i
bordi della dorsale.
Il massiccio è attraversato da due principali sistemi di faglie in dire¬
zione appenninica e antiappenninica.
La successione affiorante è costituita alla base da calcari micritici gri¬
gio chiaro, a luoghi dolomitici e pseudoolitici, con frammenti di molluschi,
ascritti al Giurassico superiore per la presenza di Selliporella donzelli Sart.
& Cresc., Clypeina jurassica Favre, Pfenderina salernitana Sart. & Cresc.,
Kurnubia palastiniensis Henson. Su questi appoggiano calcari micritici
avana in banchi e strati, con frequenti intercalazioni di dolomie. I livelli
basali contengono, tra l’altro, Cuneolina laurentii Sart. & Cresc., Pianella
dinarica (Rad.), Cuneolina scarsellai De Castro, Orbitolina sp., e sono per¬
tanto riferibili al Barremiano-Aptiano; l’Albiano, in facies marino-lagunare,
è definito dalla seguente associazione: Ovalveolina reicheli De Castro,
Cuneolina sp., Nezzazata sp., Orbitolinopsis spp., Ostracodi. Pure all’Albiano
Sartoni e Crescenti (1962) ascrivono un intervallo di circa trenta metri,
rinvenuto sul versante nordoccidentale del massiccio, costituito da calcari
neri a grana finissima, sottilmente stratificati, contenenti frammenti ittioli¬
tici indeterminabili. I livelli superiori della formazione sono ascrivibili al
Cenomaniano per la presenza di Rhaphydionina dubia De Castro, Nummo-
loculina beimi Bonet, Cisa/veolina fraasi Reichel. Il Cretacico superiore
(Turoniano-Senoniano) è costituito da calcari micritici e detritici di colore
bianco o avana, in banchi e strati, con più rare intercalazioni dolomitiche,
a Moncharmonthia apenninica De Castro, Thaumatoporella parvovesiculi-
fera (Raineri), Accordi eli a conica Farinacci, Rotorbinella scarsellai Torre,
Dicyclina schlumbergeri Mun.-Chalm.; nella parte superiore della forma¬
zione si rinvengono livelli con abbondanti resti di Rudistacee. La facies è
di ambiente di retroscogliera.
258 S. Bravi e M. Schiattarella
L’intera successione stratigrafica mesozoica è riferibile ad un ambiente
deposizionale di interno di piattaforma carbonatica.
Ai terreni cretacici seguono calcilutiti e calcareniti avana con chiazze
rossastre, ben stratificate, con intercalazioni di brecce intraformazionali e
di marne verde-giallo, ascrivibili al Paleocene-Eocene inferiore (formazione
di Trentinara, Selli, 1962) per la presenza di Alveolina ellipsoidalis Schw.,
Spirolina spp., Periloculina rainchorti Schlumb.. Su queste e direttamente
sul Cretacico appoggiano calcareniti giallastre e rosate, mal stratificate, a
luoghi con intercalazioni di brecce, con abbondanti microfossili: Nummuli-
tes sp., Alveolina oblonga D’Orb., Orbitolites complanatus Lam., Fabiania
cf. cassis Silvestri, Miliolidi, Rotalidi; tale associazione è riferibile all’Eo¬
cene medio.
Terreni trasgressivi di età miocenica, caratterizzati alla base da mate¬
riale carbonatico (calcareniti e calciruditi) passante verso l’alto a termini
terrigeni, chiudono la successione.
Descrizione dell’affioramento studiato
Gli affioramenti presi in esame (località Carbonera, tavoletta 198 I SE)
costituiscono un piccolo lembo residuo di terreni a tetto delle successioni
cretaciche in facies in piattaforma carbonatica (ambiente di retroscogliera).
La successione stratigrafìca di questo lembo non è ben esposta. Le condi¬
zioni di giacitura non solo impediscono l’osservazione dell’intero pacco di
strati in un’unica successione indisturbata, ma non consentono neppure di
investigare il contatto con il substrato cretacico. La successione è stata
ricostruita mediante una serie di osservazioni separate dei singoli rapporti
stratigrafìci tra i vari terreni in esame, compiute comunque a piccola
distanza le une dalle altre (poche decine di metri), che hanno permesso di
estrapolare l’intera stratigrafia del sito fossilifero. Per quanto concerne l’ap¬
poggio sui terreni mesozoici, si può soltanto segnalare che una campiona¬
tura speditiva eseguita sui dossi di calcari cretacici che contornano il sito
permette di attribuirli al Senoniano (probabilmente Coniaciano-Santo-
niano) per la presenza di Accordiella conica Farinacci, Sgrossoella parteno -
peia De Castro, Aeolisaccus Rotori Radoicic, Thaumatoporella sp., Num-
moloculina sp., Miliolidi, Textularidi (Tav. I).
La successione studiata è costituita, dal basso verso l’alto, da:
a) calcareniti grigio-giallastro, mal stratificate, riccamente microfossili¬
fere, di spessore complessivo non valutabile; in sezione sottile si osser¬
vano: Alveolina spp., Nummulites sp., Fabiania cassis Silvestri, Soritidi,
Segnalazione di livelli ittiolitici eocenici (Appennino campano) 259
Rotalidi, rari Miliolidi (Tav. II); tale associazione è riferibile all’Eocene
Medio;
b) calcari marnosi dal grigio-bruno al nero, a luoghi sottilmente lami¬
nati, con selce, talvolta bituminosi, fetidi alla percussione; intercalato nella
porzione basale è stato rinvenuto un livello calcilutitico avana scuro conte¬
nente oogoni e frustoli di Caracee, associati a Gasteropodi dal guscio sot¬
tile (Fig. 1); i litotipi bituminosi, laddove si presentano alterati, assumono
Fig. 1 . — Oogoni e fmstuli di Caracee in associazione con Gasteropodi a guscio sottile.
una colorazione chiara e sono più facilmente sfaldabili in straterelli sottili;
i fossili riscontrabili macroscopicamente sono costituiti da Crostacei Deca¬
podi (Tav. I), spesso in frammenti ed impronte, e di cui si osservano più
frequentemente appendici ed antenne; altri Crostacei Decapodi nell’area
dei massicci carbonatici silentini, sono stati segnalati al M.te Vesole da
Scorziello e Sgrosso (1965) ed attribuiti al Senoniano, forse Senoniano?-
Maastrichtiano, da Sgrosso (1968);
c) calcilutiti avana con liste e noduli di selce, sottilmente laminate ma
non facilmente sfaldabili, fetide alla percussione; il livello contiene nume-
260 S. Bravi e M. Schiattarella
rosi resti di Pesci, distribuiti soprattutto sulle superfici delle lamine, le
quali tuttavia si presentano irregolari a causa di microdislocazioni e patine
di ossidi; pertanto lo stato di conservazione dei resti fossili, pur permetten¬
done lo studio paleontologico, non è ottimale; a luoghi gli strati ittiolitici
risultano caratterizzati da una laminazione più evidente e regolare e da una
maggiore fissilità che consente di osservare sulle superfici delle lamine
anche squame e coproliti; intercalato nella parte alta degli strati ittiolitici si
rinviene un livello delle calciruditi del punto successivo;
d) brecce calcaree ben cementate, ad elementi in prevalenza delle cal-
careniti del punto a) e subordinatamente di calcari cretacici e dei calcari
ittiolitici del punto c); nella matrice delle brecce è stata accertata la pre¬
senza di Nummuliti ed Alveoline (Tav. Ili) che consente di attribuire al¬
l’Eocene anche tale litotipo; gli spessori originari delle calciruditi non sono
determinati poiché queste costituiscono il top della successione affiorante.
A livello microfossilifero sia i calcari ad ittioliti che i calcari marnosi a
Crostacei Decapodi non presentano faune significative dal punto di vista
cronostratigrafico; si rileva comunque la presenza di rari ostracodi.
L’intero pacco di strati fossiliferi non supera i quindici metri di spes¬
sore.
In base alla posizione stratigrafica dei livelli fossiliferi è estrapolabile
per questi un’età eocenica (non inferiore all’Eocene medio). Studi ulteriori
potranno precisare se la successione descritta risulta ascrivibile per intero
all’Eocene medio o in parte anche all’Eocene superiore.
Osservazioni paleontologiche sugli ittioliti
Lo studio eseguito si basa su quindici esemplari pressoché interi, su
molti esemplari incompleti e numerose parti disarticolate.
La lunghezza parziale (dal margine anteriore del capo al margine
posteriore delle ipurali, essendo la coda quasi sempre danneggiata nella
parte distale) varia negli esemplari studiati tra 3.5 e 12.5 cm. L’altezza mas¬
sima del corpo (presa ortogonalmente all’asse del pesce) varia tra 1.1 e 4
cm. La lunghezza della testa (dall’estremità anteriore del capo al margine
posteriore dell’opercolo) varia tra 1.4 e 4.5 cm. La lunghezza della pinna
dorsale (presa dalla base del primo raggio alla base dell’ultimo) varia tra
1.8 e 5.5 centimetri. L’altezza minima del peduncolo caudale, infine, varia
tra 0.5 e 1.8 cm.
Gli esemplari studiati, attribuibili tutti alla stessa specie, mostrano i
caratteri di seguito riportati.
Segnalazione di livelli ittiolitici eocenici (Appennino campano) 261
Fig. 2. - Contatto stratigrafico tra i calcari ad ittioliti e le sovrastanti brecce eoce¬
niche.
262 S. Bravi e M. Schiattarella
Il corpo è relativamente allungato con testa dal profilo quasi tondeggiante
e cavità orbitale subcircolare. La pinna dorsale è divisa in due parti (D! e D2)
non intervallate; la parte posteriore (D2) sembra avere un profilo arrotondato
posteriormente, così come la pinna caudale e quella anale (Tav. IV).
Il sopramascellare è presente. Piccoli denti conici si osservano su pre¬
mascellare e dentale.
Il preopercolo, che a causa della sua relativa robustezza si rinviene
spesso anche isolato, presenta una branca ascendente con un margine
posteriore ornato per buona parte della lunghezza da una fitta dentellatura;
la branca inferiore è provvista di quattro robuste spine ricurve in avanti.
L’angolo tra le due branche è di circa 110° (Tav. V).
L’opercolo è di forma subtriangolare e termina posteriormente con
una robusta spina sovrastata molto probabilmente da una di dimensioni
minori che nei reperti studiati non si conserva per intero (Tav. VI).
Su qualche esemplare si sono potuti contare 5-6 raggi branchiostegi.
La colonna vertebrale è composta da 24 vertebre di cui 10 sono tora¬
ciche e 14 caudali.
La parte anteriore della pinna dorsale (DO, preceduta da tre axonosti
ausiliari, è sorretta da otto raggi spiniformi di dimensioni crescenti dal
primo al quarto; la parte posteriore (D2) è sostenuta da un primo raggio
spiniforme seguito da almeno dieci raggi molli.
La pinna anale presenta tre raggi spiniformi di lunghezza crescente dal
primo al terzo; il secondo è il più robusto. Seguono sette (otto) raggi molli.
La pinna caudale (Tav. V), anche se in genere non ben conservata, spe¬
cie nella parte distale a causa della delicatezza delle strutture, sembra
avere un profilo tondeggiante; restano comunque ben separati i due lobi a
causa del diastema esistente tra la seconda e la terza ipurale. La pinna cau¬
dale presenta diciotto raggi lunghi che si dividono distalmente, più quelli
di dimensioni minori situati in posizione esterna superiore ed inferiore. Le
vertebre che partecipano al sostegno degli elementi endoscheletrici e dei
raggi della pinna caudale sono le ultime tre. Si osservano cinque ipurali ed
una paraipurale; la terza e la quarta ipurale si presentano molto ravvici¬
nate, quasi a formare un unico corpo. La prima epiurale presenta un’espan¬
sione lamellare nella zona prossimale e diviene cilindrica distalmente. Le
altre due epiurali sono cilindriche, più brevi e sottili della prima. Non è
stato possibile osservare con chiarezza, a causa del cattivo stato di conser¬
vazione, l’urodermale e lo stegurale.
Le squame sono osservabili in parte su alcuni esemplari e più spesso
isolate, distribuite in gran quantità sulle superfici di laminazione della roc¬
cia, insieme a frammenti ossei disarticolati. Esse risultano essere prevalen-
Segnalazione di livelli ittiolitici eocenici (Appennino campano) 263
temente di tipo ctenoide (Tav. V); si sono osservate alcune squame di tipo
cicloide nella zona della nuca di un solo esemplare.
Per i caratteri sopra descritti, per la forma generale del corpo e la reci-
proca posizione delle pinne nonché per la dicotomia di alcune spine della
branca inferiore di un preopercolo di grosse dimensioni, si ritiene che i
reperti studiati siano da ascrivere all’ordine Perciformes , famiglia Serrani-
dae , genere Cyclopoma Agassiz 1833, specie Cyclopoma gigas Agassiz
1833.
Distribuzione cronostratigrafica e geografica del genere Cyclopoma
Il genere Cyclopoma Agassiz, monospecifico, è segnalato con certezza,
allo stato attuale delle conoscenze, nei terreni eocenici del Monte Bolca
(M.ti Lessini, Verona). Gaudant (1982) lo ritrova, sempre in terreni eoce¬
nici, nella formazione del Calcaire grossier (Bacino di Parigi).
Altri resti, dubitativamente attribuibili a questo genere, sono costituiti
da preopercoli, di cui uno rinvenuto in terreni del Paleocene superiore di
Dormaal (Belgio) e riferito da Casier (1967) alla nuova specie Prolates?
dormalensis , e un altro in terreni del Cretacico superiore dell’Isola di
Eubea (Grecia). In accordo con Sorbini (1975) si ritiene che solo nuovi
ritrovamenti nei terreni citati potranno confermare la presenza di Cyclo¬
poma in quei siti.
In terreni eo-oligocenici del Queensland (Australia), Long (1980)
segnala una forma fossile attribuibile al genere vivente Percalates; quest’ul¬
timo è ritenuto da Sorbini (1983) probabilmente identico al genere Cyclo¬
poma.
Considerazioni paleoecologiche e paleoambientali
Il genere fossile Cyclopoma , così come altri generi affini ( Eolates ,
Lates, Dules , ecc.), si ritiene sia stato essenzialmente abitatore delle coste,
dalle abitudini di predatore. Grazie alle caratteristiche di eurialinità
comuni a gran parte dei Serranidi, esso poteva penetrare in ambienti a sali¬
nità variabile quali estuari e lagune costiere. Quest’ultimo ambiente ben si
accorda con i caratteri deposizionali e sedimentologici delle rocce conte¬
nenti gli ittioliti in questione. Infatti tali litotipi risultano essere costituiti
da alternanze di colorazione chiara e scura di sottili lamine micritiche e
dolomicritiche (Fig. 3), tipiche di ambienti a bassissima energia con episodi
264 S. Bravi e M. Schiattarella
evaporitici. La selce intercalata in lenti più o meno sottili, più raramente in
noduli, presenta talvolta strutture da disseccamento. Si ricorda inoltre che
la presenza di oogoni e frustuli di Caracee e Gasteroropodi a guscio sottile
(probabilmente Planorbidi e Limneidi) nei livelli basali calcilutitici dei cal¬
cari a Crostacei Decapodi, indica chiaramente un ambiente deposizionale a
salinità molto bassa per continui apporti di acqua dolce.
Fig. 3. — Fotografìa da sezione sottile dei calcari ad ittioliti. Si osserva l’alternanza
di lamine micritiche e dolomicritiche dislocate da strutture da pressione
soluzione trasversali alla laminazione.
Nell’ambiente lagunare ipotizzabile come patria deposizionale dei cal¬
cari ad ittioliti ed a Crostacei Decapodi dei M.ti Alburni, la popolazione di
Cyclopoma sarebbe stata soggetta a frequentissimi episodi di mortalità di
massa testimoniati dalla presenza di numerosi ittiofossili distribuiti su
superfìci di laminazione della roccia distanti soltanto pochi millimetri le
une dalle altre.
La deposizione delle brecce segna un brusco mutamento paleoambien¬
tale (sebbene dopo un primo episodio calciruditico si restaurino temporanea¬
mente le condizioni lagunari), attivato probabilmente da fattori tettonici.
Segnalazione dì livelli ittiolitici eocenici (Appennino campano) 265
Ringraziamenti
Ringraziamo vivamente la prof.ssa Maria Moncharmont Zei, il prof.
Ugo Moncharmont, il prof. Piero De Castro e il prof. Italo Sgrosso, per la
lettura critica del manoscritto e le proficue e stimolanti discussioni sull’ar¬
gomento.
Siamo grati al prof. Lorenzo Sorbini per averci permesso di confron¬
tare alcuni nostri reperti con quelli custoditi nel Museo Civico di Storia
Naturale di Verona e per gli utili chiarimenti e la cortese ospitalità.
Un particolare ringraziamento va al prof. Filippo Barattolo per la
supervisione delle analisi micropaleontologiche e la preziosa collaborazione
nella realizzazione della parte illustrativa.
Desideriamo inoltre ringraziare Enzo Caputo e Danilo Rybcenko per
averci segnalato la presenza di frammenti ittiolitici in manufatti antropici
dell’area di studio, e Loredana Vega, Cecilia Castelluccio, Costantino
D’Antonio e Guglielmo De Falco per l’appoggio logistico e morale ricevuto
durante tutta la ricerca.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
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Mem. Soc. Geol. It ., 3, pp. 737-789, 1 fìg., 1 tav.
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porti con il genere attuale Lates (Pisces - Centropomidae). Studi e ricerche sui
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i pesci attuali: vicarianza o dispersione? Boll. Soc. Paleont. It ., 22, n. 1-2, pp.
109-118, 6 fìgg., 1 tab.
Presentata nella tornata del 28 novembre 1986
Accettata il 1 0 febbraio 1988
TAVOLA I
a) Associazione a Thaumatoporella sp.. Cuneolina sp., Aeolisaccus kotori , Miliolidi;
30x, Senoniano.
b) Crostaceo Decapode; circa 3x, Eocene.
Boll. Soc. Natur. Napoli, 1988 Sergio Bravi, Marcello Schiattarella,
Segnalazione di livelli ittiolitici eocenici
(Appennino campano) Tav. I
TAVOLA II
Calcareniti a foraminiferi dell’Eocene medio;
a) Nummulites sp., Alveolina sp., Miliolidi; circa lOx.
b) Nummulites sp., Fabiania cassisi circa 26x.
Boll. Soc. Natur. Napoli, 1988 Sergio Bravi, Marcello Schiattarella,
Segnalazione di livelli ittiolitici eocenici
( Appennino campano) Tav. II
TAVOLA III
Brecce eoceniche ad elementi delle calcareniti dell’Eocene medio (clasto in alto a
destra) e dei calcari senoniani (clasto in basso, con Accordiella conica ); si noti
Alveolina sp. in matrice; lOx.
Boll. Soc. Natur. Napoli, 1988
Sergio Bravi, Marcello Schiattarella,
Segnalazione di livelli ittiolitici eocenici
(Appennino campano) Tav. Ili
TAVOLA IV
Cyclopoma gigas Agassiz; circa 2x.
Boll. Soc. Natur. Napoli, 1988 Sergio Bravi, Marcello Schiattarella,
Segnalazione di livelli ittiolitici eocenici
(Appennino campano) Tav. IV
TAVOLA V
a) Cyclopoma gigas Agassiz. Squama ctenoide; circa 17x.
b) Cyclopoma gigas Agassiz. Preopercolo; circa 5x.
c) Cyclopoma gigas Agassiz. Particolare della pinna caudale; circa 6x.
Leggenda:
1, 2, 3, 4, 5 = I, II, III, IV, V Ipurali;
6 = Paraipurale;
7, 8 = Emacanti;
9 = Neuroacanto della terzultima vertebra.
Boll. Soc. Natur. Napoli, 1988
Sergio Bravi, Marcello Schiattarella,
Segnalazione di livelli ittiolitici eocenici
(Appennino campano) Tav. V
TAVOLA VI
Cyclopoma gigas Agassiz. Testa e parte del tronco; 5x.
Leggenda:
1 = Preopercolo;
2 = Opercolo;
3 = Raggi branchiostegi;
4 = Dentale;
5 = Premascellare;
6 = Parasfenoide.
Boll. Soc. Natur. Napoli, 1988 Sergio Bravi, Marcello Schiattarella,
Segnalazione di livelli ittiolitici eocenici
(Appennino campano) Tav. VI
Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. XCK 1986, pp. 281487, fig. 1
Possibili correlazioni durante il periodo riproduttivo
tra l’attività enzimatica dell’ipotalamo e il tasso
piasmatico degli androgeni in Perdix perdix (*)
Nota dei soci Maria Filomena Caliendo(**) e Mario Milone(**)
Riassunto. - In maschi di starna gli AA hanno ipotizzato possibili correlazioni tra il
tasso piasmatico degli androgeni e l’attività ipotalamica di alcuni enzimi steroido-
dipendenti nel periodo da gennaio a maggio. Nell’area preottica la [3-glucuronidasi
((3-GLR) mostra un andamento direttamente confrontabile con quello degli andro¬
geni, mentre è possibile notare una relazione inversa per la glucosio-6-fosfato deidro¬
genasi (G-6-PDH). Nella stessa area la fosfatasi acida (FAQ e la malato deidrogenasi
(MDH) non mostrano variazioni tali da poter essere messe in rapporto col tasso
androgenico nel plasma. Nell’ipotalamo posteriore la [3-GLR ha un andamento simile
al tasso androgenico piasmatico, mentre le attività della G-6-PDH e della FAC offrono
un andamento inverso. In conclusione, gli enzimi per i quali è possibile ipotizzare una
correlazione col tasso piasmatico degli androgeni sono la (3- GLR e la G-6-PDH.
Abstract. - In males Perdix perdix AA have hypothized possible correlations between
plasmatic androgens and hypothalamic activity of steroid-dependent enzymes during
thè period january-may. Activity of (3-GLR in thè preoptic area is directly comparable
with level of androgens and an inverse relationship was shown for thè G-6-PDH acti¬
vity. ACP and MDH do not show relationship with plasmatic androgens in thè preop¬
tic area. The picture in thè posterior hypothalamus is thè same for P-GLR and G-6-
PDH; also thè activity of ACP shows an inverse relationship with androgens during thè
studied period. But, probably, it is possible to hypothize a correlation between thè plas¬
matic level of androgens and thè enzymatic activity for p-GLR and G-6-PDH only.
Introduzione
Fino agli anni 70 i vari aspetti della biologia riproduttiva negli Uccelli
erano stati studiati solo in poche specie, per lo più domestiche (Follett, 1973;
Balthazart et al. , 1976; Jallageas et al., 1978; Wingfield e Farner,
(*) Lavoro n. 94 del programma di ricerca del Gruppo Eco-Etologico (CEE) in
Napoli.
(**) Istituto e Museo di Zoologia - Vìa Mezzocannone, 8 - Napoli.
282 M. F. Caliendo e M. Milone
1980) . Negli ultimi anni la starna, a causa del suo declino in natura, ha
destato notevole interesse nei ricercatori. In campo europeo, gli studi fatti
finora avevano fatto luce solo su aspetti eco-etologici della specie (Pulliai-
nen, 1965; Potts, 1980). Nel 1983 l’Istituto Nazionale Biologia della Sel¬
vaggina ha coordinato un «Progetto Starna Italiano», al quale hanno ade¬
rito vari ricercatori che, oltre alle succitate problematiche, si sono interes¬
sati anche di biologia riproduttiva (Bottoni et al. , 1984; Fraissinet et al .,
1985; Lucini et al ., 1985; Beani, 1985). In relazione a quest’ultimo aspetto,
nel maschio di starna, dopo le gonadi, abbiamo esteso gli studi all’ipota-
lamo, quale organo-chiave nel controllo dell’attività riproduttiva, conside¬
rando in particolare il periodo da gennaio a maggio. Dell’ipotalamo ci
siamo interessati a due zone, l’area preottica, che opera prevalentemente
un controllo sull’attività sessuale e l’ipotalamo posteriore, che regola per lo
più la risposta agli stimoli ambientali (Valenstein et al., 1970). In questo
lavoro abbiamo voluto studiare alcuni markers enzimatici, quali la fosfatasi
acida (FAC), la p-glucuronidasi (B-GLR), la glucosio-6-fosfato deidrogenasi
(G-6-PDH) e la malato deidrogenasi (MDH), che, sia nelle gonadi di starna
che in altre specie, sono coinvolti nei meccanismi di regolazione ormonale
(Di Pietro, 1968; Bardin et al., 1979; Rastogi et al., 1979; Varriale et al.,
1981) . Inoltre è stato valutato l’andamento degli androgeni plasmatici, dai
quali questi enzimi spesso sono dipendenti.
Materiali e metodi
Sono stati utilizzati 30 maschi adulti di starna di un ceppo di origine
italica. Di questi, dieci sono stati sacrificati in gennaio, dieci in marzo e
dieci in maggio. L’ipotalamo è stato prelevato e diviso in area preottica e
ipotalamo posteriore. Le due zone sono state pesate e omogeneizzate in 5
mi di acqua distillata. Successivamente sono state eseguite le determina¬
zioni enzimatiche come descritto in Milone et al. (1985), ad eccezione
della FAC, determinata secondo il metodo di Chieffi et al. (1966). Il conte¬
nuto proteico è stato determinato secondo il metodo di Lowry et al.
(1951).
L’andamento degli androgeni è stato valutato nel plasma come
descritto da Pierantoni et al. (1984). Il coefficiente di variazione inter- ed
intra-assay è stato rispettivamente del 7% e 9%. La sensibilità era di 2 pg/
tubo.
La significatività è stata vagliata col test del «t» di Student.
Possibili correlazioni durante il periodo riproduttivo, ecc. 283
Risultati
Andro geni
L’andamento di tali ormoni rimane invariato a livelli minimi tra gen¬
naio e marzo, aumenta in aprile (p < 0.02 versus marzo) e raggiunge il
massimo in maggio (p < 0.001).
P -GLR
L’attività dell’enzima nell’area preottica mostra un aumento significa¬
tivo nel periodo gennaio-maggio (p < 0.01 gennaio vs maggio). Nell’ipota-
lamo posteriore l’incremento è significativo sempre e solo tra gennaio e
maggio (p < 0.02).
FAC
Nell’area preottica l’attività enzimatica subisce un notevole calo in
marzo (p < 0.0001), per poi mostrare una ripresa in maggio (p < 0.01).
Nell’ipotalamo posteriore si nota una lieve diminuzione in maggio
(p < 0.02 vs gennaio).
MDH
L’attività dell’enzima, nell’area preottica, mostra un aumento non
significativo in marzo, per poi diminuire significativamente in maggio
(p < 0.02 vs marzo). Non si osservano variazioni significative nell’ipota-
lamo posteriore.
G-6-PDH
Nell’area preottica l’attività dell’enzima si mantiene alta in gennaio e
marzo, per poi diminuire significativamente in maggio (p < 0.01) vs gen¬
naio; p < 0.02 vs marzo). Nell’ipotalamo posteriore l’attività enzimatica
diminuisce più nettamente tra gennaio e marzo (p < — ) e, in misura
minore, in maggio (0.05 < p < 0.02; p < 0.01 gennaio vs maggio).
Discussione
Osservando la Fig. 1 viene da notare subito che esiste una certa varia¬
bilità nei dati, soprattutto in quelli relativi al mese di marzo. Ciò può esser
messo in relazione alla eterogeneità nel comportamento sociale e sessuale
284 M. F. Caliendo e M. Milone
e quindi anche a quadri ormonali diversi da individuo a individuo in
periodo prenidificante. Infatti, è stato osservato che già in inverno vi sono
alcuni individui che esibiscono sequenze di corteggiamento e che degli
esemplari anticipano rispetto alla media il quadro tipico primaverile del
comportamento alimentare e aggressivo, tanto in natura che in voliera
(Beani, 1985).
Possibili correlazioni durante il periodo riproduttivo, ecc. 285
Delle due idrolasi è da osservare che la p-GLR potrebbe esser ben cor¬
reiabile con randamento degli androgeni plasmatici nelle due zone ipotala-
miche considerate. Infatti per la FAC non c’è confronto tra l’andamento
degli androgeni plasmatici e la sua attività nell’area preottica, anche se è
possibile ipotizzarne al più uno inverso nell’ipotalamo posteriore. Questi
ultimi dati sono piuttosto analoghi a quanto osservato nel testicolo e
nell’epididimo di ratto da Vanha-Perttula e Nikkanen (1973, 1977). Tali
autori, infatti, hanno dimostrato resistenza di 4 diverse forme di FAC non
tutte androgeno-dipendenti e non sempre presenti nei vari dipartimenti tis-
sutali, il che altera notevolmente il semplice quadro dell’analisi in tato. Le
due deidrogenasi tendono entrambe a diminuire in maggio, ma con un
comportamento delPMDH non raffrontabile con quello ormonale. L’elevata
variabilità dell’enzima è stata riscontrata già nelle gonadi di starna
(Milone et al , 1985) e può esser rapportata all’eterogeneità etologica delle
starne, soprattutto in marzo, all’inizio del periodo riproduttivo quando si
ritrova in molti organi a ciclicità annuale una elevata ripresa postinvernale
del metabolismo. Comunque bisogna tener presente che questo enzima
esiste in due forme, la mitocondriale e la solubile, che, almeno nel topo,
hanno mostrato avere un controllo ormonale diverso e spesso complemen¬
tare (Milone et. al , 1981; Varriale et al. , 1981). La diminuzione dell’atti¬
vità della G-6-PDH da gennaio a maggio è invece significativa per
entrambe le aree e può esser inversamente correiabile con l’andamento
degli androgeni plasmatici nello stesso periodo. Ciò è spiegabile col fatto
che il massimo dell’attività ipotalamica si esplica precocemente nel periodo
riproduttivo. Infatti il picco di LH cade a metà aprile (Lucini et al. , 1985)
e, «di conseguenza», quello del testosterone capita a maggio con l’attività
testicolare della G-6-PDH massima nei mesi successivi (Milone et al. ,
1985): è quindi piuttosto logico che l’enzima, indice in questo caso del
metabolismo steroideo ipotalamico, abbia già mostrato il massimo della
sua attività.
In conclusione possiamo dire che una correlazione diretta tra il tasso
di androgeni plasmatici e l’attività enzimatica nell’ipotalamo può esser
dimostrabile solo per la p-GLR, come già visto per il medesimo organo nel
topo (Milone et al , 198 Ib) e nella rana (Iela et al , 1974), mentre è possi¬
bile ipotizzare una correlazione inversa tra androgeni plasmatici e attività
enzimatica, come già dimostrato per l’adenoipofìsi di rana (Iela et al. ,
1974), a carico della G-6-PDH.
Dobbiamo infine anche dire che non si può escludere la influenza di
altri sistemi ormonali, come ad es. la prolattina, importante nell’ipotalamo
posteriore, in quanto ad essa è legato il comportamento di cura parentale
286 M. F. Caliendo e M. Milone
(Lucini et al., 1985). Infatti il tasso piasmatico di tale ormone, nella starna,
tende ad aumentare da gennaio a maggio (Lucini et al., 1985), analogamente
alla attività enzimatica della p-GLR nell’ipotalamo posteriore, mentre le atti¬
vità della FAC e della G-6-PDH si comportano in modo inverso.
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Accettata il 21 settembre 1987
■
Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. XCV, 1986, pp. 289-301, figg. 2, tabb. 4
Gulls Wintering
Along thè Campanian Coastline
Nota del socio Mario Milone (*), di Maria Grotta (**)
e di Giovanni Del Monaco (***)
Abstract. - The results of regular observation made along thè Campanian coast¬
line (Southern Italy) from 1970 to 1983 are described. The coastline was divided
into 13 zones according to their geomorphology and degree of urbanization. Nine
species of gulls were observed ( Larus melanocephalus, L. minutus, L. audouinii, L.
canus, L. ridibundus, L. fuscus, L.a. argentatus, L. cachinnans michahellis, L.
marinus). We report thè maximum presence of each species along thè whole coast;
thè average monthly presence of each species; thè density for each zone during thè
wintering, reproductive, summer and autumn periods; thè average annual presence
of each species during thè wintering period per km of coastline in each zone and thè
adult/immature ratio. The most abundant species during thè winter were L. ridibun¬
dus and L. cachinnans michahellis. Little difference was found in species diversity
between urbanized zones and less urbanized ones. Greater differences in species
diversity were found between north and south of thè mouth of thè Seie River near
Salerno.
Riassunto. - Vengono riferite osservazioni regolarmente svolte durante gli anni
1970-1983 sui gabbiani svernanti lungo la costa campana. Le osservazioni sono state
condotte in punti prefissati, alla stessa ora, indipendentemente dalle condizioni cli¬
matiche, ogni 15 gg. da Novembre a Febbraio (periodo di svernamento) e da Marzo
a Giugno (periodo riproduttivo) e una volta al mese nei restanti periodi dell’anno;
sono state riferite a 13 zone litoranee e insulari (Fig. 1), omogenee sotto il profilo
geomorfologico e dell’antropizzazione (Tab. I). Vengono riportati dati relativi a nove
specie {Larus melanocephalus , L. minutus, L. ridibundus, L. canus, L. audouinii, L.
fuscus, L. a. argentatus, L. cachinnans michahellis, L. marinus) riportando per ogni
specie la presenza annuale massima lungo tutta la costa (Tab. II); la presenza media
mensile (Fig. 2); la presenza durante i periodi di svernamento, riproduttivi, estivi e
autunnali in ciascuna zona (Tab. Ili); la media chilometrica di presenza per ciascuna
(*) Dipartimento di Zoologia - via Mezzocannone 8 - 80134 Napoli, Italia.
(**) Via Caracciolo 20 - 80100 Napoli.
(***) Via Visconti 48 - 80147 Napoli-Ponticelli.
290 M. Milone, M. Grotta e G. Del Monaco
zona, relativamente alla totalità delle stagioni di svernamento, e il rapporto adulti/
immaturi (Tab. IV). Larus melanocephalus si presenta come svernante e migrante di
doppio passo, legato principalmente alla costa a nord del Seie, in gruppi misti col
gabbiano comune. L. minutus è in costante aumento quale specie svernante in
gruppi ampi misti e di passo autunnale a piccoli gruppi monospecifìci. L. ridibundus
è la specie più comune e abbondante ma essenzialmente svernante, anche se pre¬
sente con individui isolati in estate; è in notevole aumento. L. audouinii è uno sver¬
nante occasionale. L. canus è svernante e migrante primaverile osservabile solo a nord
del Seie. L. fuscus è essenzialmente svernante in lieve incremento numerico. L.
cachinnans michahellis è l’unica specie nidificante con una popolazione molto stabile
negli anni. L. marinus è uno svernante occasionale in lieve incremento dal 1979. Si
discutono infine le preferenze di habitat e l’ipotesi di espansione dell’areale di sverna¬
mento di specie ritenute più rare come la Gavina, lo Zafferano, il Mugnaiaccio.
Key Woords : gulls/Mediterranean Sea/wintering/anthropogenic impact.
Contribution no. 50 of thè research program of thè Eco-Ethological Group of
thè Department of Zoology, Naples.
INTRODUCTION
Information on thè presence of gulls in thè Mediterranean Region is
fragmentary, especially for thè wintering period (Insenmann 1980, Car-
rera et al. 1981, Cramp & Simmons 1983, Fasola 1984). Partial data are
available for thè Campanian coastline (Tucker 1927; Milone et al. 1982;
Fraissinet & Caputo 1984). However, a detailed picture of thè presence of
all thè species in relation to wintering and migratory periods is lacking.
Moreover, thè effect of coastline degradation and water pollution on gufi
species diversity has not yet been investigated.
Here w e report thè results of observations on thè community of gulls
along thè whole Campanian coastline between 1970 and 1983.
Study area
The Campanian coastline was divided into 13 zones (Milone et al.
1982) in relation to their geomorphology and to thè anthropogenic influ-
ence. The following characteristics were taken into account: a) rocky or
sandy coast; b) number, size and activity of ports; c) main land use; d)
type of population center; e) human population density (residents/kmq);
/) index of agricultural development (percentage of farmers work in thè
active population; g) index of industriai development (percentage of
Gulls Wintering A long thè Campanian Coastline 291
people employed in thè active population; industriai plants/km of coast; h)
index of intensity of tourism (percentage of people employed in thè active
population; beds/km of coast; number of camping sites/km of coast)
(Grotta et al. in preparatici!) . The indexes for e),/), g), h) were scored 1
for thè minimum valued and 5 for thè maximum value. The main characte-
ristics of each zone are summarized in Tab. I.
The 13 zones were (Fig. 1): 1) From thè estuary of thè Garigliano River
(41°13'20" N, 13°45'34" E) to thè ruins of Cuma (40°51'00" N, 14°02'51" E).
2) The phlegrean archipelago; thè island of Ischia (40°42'33" N, 13051'17"
E), Vivara and Procida (40°46'07" N, 14°01'08" E). 3) From Cuma to Cape
Posillipo (40°48T3" N, 14°12'34" E). 4) From Cape Posillipo to Castellam¬
mare di Stabia (40°4210" N, 14028'51" E) excluding Bagni di Pozzano, 5)
TABLE I
Main geomorphological and anthropogenic characteristic of zones studied. Coastal
lenght in km. Rivers and lakes in number. Type of coast: r = rocky; s = sandy. Activity
of port: f = fishing; i = industriai; t — touring. Main land use: ur = urban; s = seed-
ing; cr = vineyard, olive grove, orchard and orticultural cropping; co = used coppice;
un = uncultived. Population centers type: u = urban; r = residential; t = touristic.
Human population density and thè indexes are graduated from 1 to 5 (see methods).
Zone
Coastal
length
(km)
Rivers
lakes
(no.)
Type
fo
coast
Activi-
ties and
port no.
Main
land
use
Types
of
centers
Human
popul.
dens.
Index
agr.
devel.
Index
ind.
devel.
Index
tourism
int.
1
48.7
1-2
s
It
un, co
t,r
2
5
2
4
2
60.7
-
r
8t,f
s,ur
t,u
3
3
1
5
3
31.5
4-0
s
6f,i,t
ur,cr
u,r
5
3
4
3
4
40.0
0-1
s
9i,f,t
ur,cr
u,r
5
1
5
1
5
19.7
-
r
9t,f
cr,un
u,t
4
4
3
3
6
45.5
-
r
lt,f
un,cr
t,u
2
3
1
4
7
27.7
-
r
6t,f
cr,un
u,t
4
2
3
4
8
3.8
0-1
s
2i,t,f
ur
u,r
5
1
5
2
9
37.7
0-7
s
0
s,un
t,r
1
4
4
2
10
42.5
0-1
r
5t,f
s,cr
t,u
2
5
2
2
11
8.7
0-1
s
0
s,un
t,u
1
5
1
2
12
45.7
0-3
r
3f,t
un.cr
t,u
1
4
1
3
13
18.7
0-1
s
2f,t
un,s
u,t
2
4
2
3
292 M. Milone, M. Grotta e G. Del Monaco
Fig. 1. — Profìle of Campanian coastline, showing thè 13 zones studies.
Gulls Wintering Along thè Campanian Coastline 293
The Sorrento coastline from Pozzano to Marina della Lobra (40°36'40" N,
14°20T7" E). 6) The islands of Capri, li Galli, Isca, Vetara and thè peak of
thè Sorrento peninsula from Marina della Lobra to Cape S. Elia (40°36'57"
N, 14°25'38" E) near Positano. 7) The coastline from Cape S. Elia to Vietri
sul Mare (40°40'20" N, 14°43'34" E) near Salerno. 8) From Salerno to thè
mouth of thè River Irno (40°38'30" N, 14°50'QQ" E). 9) The lowland region
between Salerno and Paestum, from thè River Irno to thè River Solofrone
(40°23'20" N, 15°00'26" E). 10) The coast from thè mouth of thè River
Solofrone to Marina di Casalvelino (40°10'33" N, 15°07'26" E). 11) The
Velia lowlands from Marina di Casalvelino to Marina di Ascea (40°08'00" N,
15°10T3" E). 12) The Palinuro coast from Marina di Ascea (locality Torre
del Telegrafo) to Garagliano (40°02/33" N, 15°29,34" E). 13) The Gulf of
Policastro from Scario to Torre di Capo Bianco (40°02'26" N, 15°40'43" E).
Henceforth we shall refer to these zones by their number only.
Methods
Field observations were taken along thè coastline from November
1970 to February 1983, twice a month during thè wintering (November-
February) and breeding (March-June) periods; from July to August (sum-
mer period) and from September to October (autumn period), observations
were conducted once a month. Gulls were detected in prefixed points and
at thè same hour, year after year independently by climatic conditions.
The data are summarized as follows: a) total maximum presence
(related to a single observation) along thè whole coast for each year stu-
died (figures for 1970 refer to November-December only and those for
1983 refer to January-February only); b) thè circannual presence along thè
whole coast as monthly averages; c) mean numbers observed per km of
each coastline zone calculated for thè wintering period only; d) adult/
immature ratio during winter.
Results
Tab. II shows thè maximum numbers of birds of each species observed
along thè total coastline in each year; L. cachinnans is thè only breeding
species (Milone & Grotta, 1983). The circannual presence of thè species
is shown in Fig. 2. Tab. Ili shows thè total numbers of birds observed during
thè wintering, reproductive, summer and autumn periods respectively, in
each zone of thè coastline. Tab. IV shows thè mean numbers of birds seen
per km of shoreline for each zone and thè respective adult/immatures ratio.
294 M. Milone, M. Grotta e G. Del Monaco
Mediterranean Gull Larus melanocephalus. Fairly Constant throughout
thè whole observation period (Tab. II). Wintering and migratory species
(April-May, September, Fig. 2). It was found only in zones 1, 3, 5, 8 and 9
(Tab. Ili and IV). Immature birds were particulary abundant in thè First two
zones, while a more even age ratio was found in thè others (Tab. IV). It was nev-
er seen on thè islands or on thè southern coastline. Mixed flocks of Mediterra¬
nean gulls and Black-headed gulls occurred on thè shoreline, while in thè open
sea thè Mediterranean gull formed only monospecific flocks.
Little Gull L. minutus. Increased during our observation period (Tab.
II). Wintering species with a notable presence in November and in Decern-
ber, or migrant (March-April, August, Fig. 2). It prefers zone 3 (Tabb. Ili
and IV), which is rich in Coastal lakes, and zone 8, which contains a river
(Tab. I). Migrants were observed more often along rocky coastline zones 2,
3, 4, 5 (Tab. III). Wintering birds were seen in mixed flocks with Black-
headed gulls or in large, uniform, homogeneous groups; migrants were
seen in small, isolated groups.
Black-headed Gull L. ridibundus. The most abundant species and in
Constant increase (it has doubled in ten years) (Tabb. II and IV). Present all
thè year round, but essentially wintering (maximum presence in January,
minimum presence in June); it migrates in March-April and October (Fig. 2).
TABLE II
Maximum number of gulls present along thè total coastline.
Years
Larus
melanoce¬
phalus
Larus
minutus
Larus
ridi¬
bundus
Larus
canus
Larus
fuscus
Larus
cachinnans
mich.
Larus
marinus
1970
12
183
3.416
18
1
803
0
1971
26
265
5.318
22
0
754
0
1972
23
286
4.276
28
2
723
1
1973
22
321
4.721
24
0
741
0
1974
41
274
5.264
31
2
778
0
1975
38
266
5.813
29
1
817
1
1976
24
242
5.519
35
1
823
0
1977
37
259
6.228
28
1
851
1
1978
26
301
6.744
31
2
802
0
1979
32
322
6.317
39
2
874
1
1980
44
368
7.151
43
2
862
0
1981
39
424
7.326
41
3
861
0
1982
46
302
6.842
38
5
813
2
1983
18
66
7.924
22
4
842
1
melanocephalus canus
Gulls Wintering Along thè Campanian Coastline 295
296 M. Milone, M. Grotta e G. Del Monaco
TABLE III
Total numbers of gulls observed during wintering (November-February), reproduc-
tive (March-June), summer (July-August) and autumn (September-October) periods.
The fìgures are averages for thè years 1970-1983.
Zones
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
period
L. melanocephalus
wintering
23
0
14
0
0
0
0
9
2
0
0
0
0
reproduc.
6
0
13
0
4
0
0
0
0
0
0
0
0
summer
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
autumn
0
0
0
0
0
0
0
18
0
0
0
0
0
L.
minutus
wintering
3
2
182
11
0
0
0
10
22
0
0
0
0
reproduc.
0
0
10
13
26
0
0
0
0
0
0
0
0
summer
0
0
0
0
26
0
0
0
0
0
0
0
0
autumn
0
5
2
7
0
0
0
0
0
0
0
0
0
L.
ridihundus
wintering
2097
459
1514
1438
219
29
249
976
103
258
28
193
3
reproduc.
282
103
144
205
126
57
98
166
86
51
0
0
2
summer
24
0
22
31
0
0
0
63
0
14
41
0
9
autumn
69
65
99
116
51
0
82
101
92
0
0
0
2
L. canus
wintering
8
1
11
30
3
14
2
1
1
0
0
0
0
reproduc.
0
4
9
13
3
0
4
0
0
0
0
0
0
summer
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
autumn
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
L. fuscus
wintering
2
1
0
0
0
2
1
3
2
0
0
0
0
reproduc.
0
0
1
0
0
0
0
3
0
0
0
0
0
summer
0
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
autumn
0
. 0
0
0
0
0
0
0
1
0
0
0
0
L.
cachinnans
wintering
283
104
107
23
9
106
5
12
5
2
0
14
3
reproduc.
28
31
117
62
20
343
50
59
2
11
0
39
2
summer
126
. 58
158
113
40
123
66
91
11
22
8
28
9
autumn
168
66
173
69
16
128
14
101
3
7
2
15
2
Gulls Wintering Along thè Campanian Coastline 297
TABLE IV
Numbers of birds observed during wintering period per km of coastline in each
zone and relative adult/immature (A/I) ratio. Average for 1970-1983.
Zones
Index
L. melano-
cephalus
L. minutus
L. ridi-
bundus
L. canus
L. fuscus
L. cachin¬
nans
1
km
0.47
0.06
43.01
0.16
0.04
5.58
A/I
0.2
0.3
1.8
1.0
1.1
1.2
2
km
0
0.04
7.56
0.02
0.02
1.73
A/I
-
I
1.1
A
A
2.2
3
km
0.44
5.78
48.06
0.35
0
3.37
A/I
0.4
2.04
1.2
0.2
-
0.23
4
km
0
0.28
35.95
0.75
0
0.58
A/I
-
0.3
0.2
1.8
-
1.8
5
km
0
0
11.09
0.15
0
0.46
A/I
-
-
0.1
0.7
-
oo
O
6
km
0
0
0.64
0.31
0.04
2.33
A/I
-
-
8.0
2.0
1.2
3.6
7
km
0
0
8.97
0.07
0.04
0.18
A/I
-
-
0.5
0.8
I
0.6
8
km
2.40
2.67
260.27
0.80
0.80
33.87
A/I
1.1
1.1
1.3
1.4
0.9
1.2
9
km
0.05
0.58
2.73
0.03
0.05
0.13
A/I
1.0
1.1
0.6
I
1.0
0.5
10
km
0
0
6.07
0
0
0.05
A/I
-
-
4.4
-
-
0.5
11
km
0
0
3.20
0
0
0
A/I
-
-
1.1
-
-
-
12
km
0
0
4.22
0
0
0.31
A/I
-
-
1.2
-
-
1.1
13
km
0
0
2.72
0
0
0.31
A/I
—
__
1.4
—
—
0.4
It prefers man modified zones (1, 3, 4, 8), where beaches and shallow water
prevail (Tabb. I and III). It is present in summer only in these zones. In
zones south of thè Seie river (10, 11, 12, 13) thè Black-headed and thè Her-
ring gulls are thè only wintering species (Tab. III). Generally more adults
than immatures were observed, especially in zones where L. cachinnans
was nesting (e.g. zones 6 and 10, Tab. IV).
298 M. Milone, M. Grotta e G. Del Monaco
Audouin’s Gull L. audouinii. Observed only in December 1977 in
zones 6 (1 bird) and 9 (2 birds). Occasionai wintering species.
Common Gull L. canus. Increased during thè observation period. Spr-
ing migrant and wintering species (Fig. 2). It was observed in thè nine nor-
thern zones only (Tab. III). Not common except around Naples, where it is
thè second most abundant species, after thè Black-headed gull (Tabb. Ili
and IV). Immatures prefer rocky peninsular coasts (Tab. IV).
Lesser Black-backed Gull L.fuscus . Present in 12 of thè 14 years of thè
observation period, but with few individuate (Tab. II). Essentially winter¬
ing, but ateo a spring migrant (March); rare migrant in autumn (Fig. 2).
Present in zone 8 and near Salerno (zones 7,9) as well on thè islands
(zones 2, 6) and zone 1. It avoids thè highly man-modified coastline near
Naples (zones 3, 4, 5), where it occasionally passes as a migrant, and thè
less man-modified Cilento coastline (zones 10, 11, 12, 13, Tabb. Ili and IV).
Mediterranean Herring Gull L. cachinnans michahellis. Constantly
present throughout thè observation period (Tab. II). A resident species,
with variations in number in late spring-summer (Fig. 2). It was found in
all zones, except 11, during thè winter and thè reproductive season (Tab.
III). During thè reproductive season and summer we observed a relevant
presence of immatures in thè non-breeding zones, particularly along thè
neapolitan coastline (zones 3, 5). This species prefers to winter north of thè
Seie river (zones 1-8) except on thè Sorrento-Amalfì peninsula (Tab. III). It
is thè second most abundant species overall (in zone 4 it is thè third and in
zone 6 thè First) (Tabb. Ili and IV). High adult/immature ratios in zones 2,
4, 6; abundant presence of immatures in zones 3, 7, 9, 13 (Tab. IV). Some
birds of L. a. argentatus were observed during March, November and Decem¬
ber in 1973, 1976 and 1979.
Great Black-backed Gull L. marinus. Occasionai wintering species.
Increased slightly after 1979.
Discussion
Reports on thè gulls wintering in thè Mediterranean are not homoge-
neous and are usually limited to a few species (Mayaud 1954, Bourne
1957, Erard 1960, Kumerloeve 1961, Van Zurk 1962, Smith 1965, 1972,
Bundy & Morgan 1969, Juana-Aranzana 1974, Melendro & Rodri-
guez-Valverde 1975, Isenmann 1972, 1975 a, 1975 b, 1976, 1980, Isen-
mann & Czajkowski 1978, Carrera et al 1981, Carrera 1983, Fasola
1984). These fragmentary studies have not allowed to build a reliable pie-
Gulls Wintering Along thè Campanian Coastline 299
ture of thè movements of gulls in thè Mediterranean: our work probably
consists in a fìrst organic attempt to supply a wide description of Larus
wintering in a centrai area of thè Mediterranean sea.
Our findings demonstrate, in agreement with observations conducted
in Camargue, France (Blondel & Isenmann 1973), that human activity has
a profound effect on thè wintering of many gulls. However, distributional
peculiarities have stili to be clarified.
The type of freshwater (coastal lakes and wasterwater principally), thè
human contribution to food availability and thè different land uses appear
to be thè main factors affecting gull species diversity. However, peculiari¬
ties of thè various species also play a role in establishing thè pattern of gull
communities: a) thè relative site fidelity of thè Mediterranean gull as
observed by Isenmann (1980) and as appears from our data on thè Great
and Lesser Black-backed gull, and of thè Little gull (Tabb. Ili and IV); b)
thè competition between thè Mediterranean gull and thè Black-headed gull
for thè winter areas, observed in thè western Mediterranean by Isenmann
(1975 a); c) thè different distances of each species from its breeding zones;
d) thè relative abundance and thè different spacing of thè populations.
Regarding thè last point, we found that some species, e.g. thè Black-
headed, thè Mediterranean and thè Little gull increased constantly throug-
hout thè observation period.
The Mediterranean Herring gull (thè only species breeding in Campa¬
nia, Milone et al. 1982) was considerably stable in thè zones studied. The
limited seasonal variations in numbers were probably due to young spe-
cimens or to additions from populations of thè nearby island of Palmarola.
The presence of L. a. argentatus was probably related to thè vagrancy of
immatures more numerous than older birds, probably favoured by particu-
lar climatic condition.
Our results confirm those of Mayaud (1956), Bundy & Morgan
(1969), Isenmann (1975 b) and Isenmann & Czajkowsky (1978) that thè
Mediterranean gull is a scarse wintering species along thè east Tyrrhenian
coasts, even though they are known to feed also along coastal areas (Isen¬
mann 1975 b, Carrera et al. 1981).
The Little gull prefers areas near freshwater (lakes or rivers) during
winter. In agreement with Erard (1960, 1963) we found that thè species is
extremely dispersive and pelagic (even though it was not found near thè
islands). In contrast to Isenmann (1980) and Carrera (1983), we noted
that thè Mediterranean gull was less abundant than thè Little gull.
Our data obtained on thè Great Black-backed gull, together with
observation on thè African coastline (Smith 1965, Juana- Aranzana
300 M. Milone, M. Grotta e G. Del Monaco
1974, Garcia 1976, 1977, Mayaud 1983) and in Bulgaria (Nankinov &
Daraktchiev 1983), suggest thè beginning of a winter expansion of thè
species via thè coasts of North Africa or via thè water bodies of centrai
Europe.
There is undoubtelly an increase in thè presence of thè Lesser Black-
backed gull in thè South Tyrrhenian, contrary to thè observations reported
by Isenmann & Czajkowski (1978), even though it seems very localized.
Our observations on thè presence of thè Common gull (more abun-
dant during exceptionally cold winters: Sorensen 1977) coincide, on thè
whole, with thè report by Isenmann & Czajkowski (1978). However w e
found slightly larger populations, and thè species tended to prefer thè nor-
thern, more man-modifìed, Coastal areas of Campania.
Data reported by Juana- Aranzana (1974), Garcia (1976, 1977), Isen¬
mann (1976, 1980), Carrera et al. (1981), Mayaud (1983), Fasola (1984)
and our finding seem to support thè idea that some gull species, when
entering thè Mediterranean through thè Gibraltar, follow thè North African
rather than thè Spanish-French-Italian coastline.
Finally, we agree with Fasola (1984) that Isenmann & Czajkowski
(1978) understimated gull populations, even taking into account thè pro-
bably increase of thè wintering populations which as occurred in recent
years. We should also stress that we did not observe thè Common Kitti-
wake, reported by Isenmann & Czajkowski (1978) in Lazio and by us in
Lazio and in Calabria, and we did not fìnd thè Slender-Billed gull, gene-
rally defined as wintering in thè centrai Mediterranean.
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voi. ICK 1986, pp. 303-316, figg. 6, tab. 1
Evaluation of Toxic Effects of Heavy Metals
on Unicellular Algae. V - Analysis of thè Inhibition
Manifesting Itself with an Increased Lag Phase(*)
Nota dei soci Gabriele Pinto(**) e Roberto Taddei(**)
Riassunto. — Esiste una oggettiva difficoltà nello scegliere parametri unici atti a
valutare la tossicità dei metalli pesanti sugli organismi unicellulari; a riprova di ciò
si consideri la grande quantità di «indici di tossicità» proposti dì volta in volta da
parte di vari studiosi.
La tossicità (o inibizione) dei M.P. sulle alghe unicellulari si può manifestare
secondo tre diversi tipi (Fig. 1). Nel presente lavoro gli autori analizzano le connes¬
sioni esìstenti tra l’inibizione di III tipo (cioè quella che si manifesta con un incre¬
mento della fase di latenza) e la concentrazione del M.P.
Vengono effettuate varie prove di crescita, in presenza di differenti M.P. che
determinano inibizione di III tipo, su tre alghe unicellulari: Chiarella saccharophila ,
Cyanidium caldarium e Galdieria sulphurarìa (Fig. 2).
Sulla base di precedenti lavori, gli autori sviluppano l’ipotesi secondo cui l’inibi¬
zione di III tipo è principalmente conseguenza della morte di parte delle cellule
(Fig. 3); partendo da tale assunto essi dimostrano che è possibile quantizzare l’inibi¬
zione per mezzo di un indice (/) e che esiste una relazione algebrica tra questo
indice, il tempo di raddoppio (D) ed il tempo di latenza (L), cioè 7=1 — 2-L/D.
Tale formula viene applicata nello studio degli effetti tossici di alcuni M.P. sulle
suddette alghe; vengono riportate in grafico le variazioni dell’indice dì inibizione I e
dei suoi probit in funzione del Log della molarità del M.P. (Figg. 4 e 5). L’alto
livello di significatività dei coefficienti di correlazione, soprattutto nella trasforma¬
zione in probit (Tab. 1), è una riprova della validità dei presupposti teorici.
Su queste basi viene proposto un nuovo metodo di valutazione della inibizione
di III tipo, basato sulla formula 7=1 — 2~L/D.
Viene discussa la possibilità di usare gli indici di inibizione I per la valutazione
dell’LCSO (concentrazione letale mediana), che è frequentemente impiegata nei
riguardi degli animali pluricellulari.
L’analisi dei probit dell’indice di inibizione in funzione del rapporto L/D (Fig. 6)
suggerisce di limitare il numero dei tests utilizzabili a quelli compresi nell’intervallo
di probit 3.5-7. 0.
(*) Ibis investigation was supported by a research grant from M.P.I.
(**) Dipartimento di Biologia Vegetale, Università degli Studi - Via Feria, 223 -
80139 Napoli.
304 G. Pinto e R. Taddei
Abstract. — The authors investigate thè inhibition of type III (increased lag
phase) at different concentrations of various heavy metals on three unicellular algae:
Chlorella saccharophila, Cyanidium caldarium , and Galdieria sulphuraria. On thè
basis of previous works thè authors put forward thè hypothesis that this type of inhi¬
bition is a consequence of thè death of a part of thè cells. From this assumption
they show that is possible thè quantization of inhibition by an index I and that
there is an algebrical relation linking together this index, thè doubling time D, and
thè lag time L, namely / = 1 — 2_L/D.
The results of this work fully confirm thè theoretical assumption; as a consequ¬
ence of this thè authors suggest that a new evaluation method of type III inhibition,
based on this formula, is therefore adopted.
It has been discussed thè possibility of using thè inhibition index for thè eva¬
luation of LC50 (median lethal concentration) which has already been widely
employed with regard to pluricellular animals.
INTRODUCTION
The study of noxious effects of heavy metals on organisms can be car-
ried on starting from numerous points of view and aiming at very different
purposes; in any way thè scholars who have worked in this field always had
to face thè need of quantifying thè results of their researches.
The numerous indices of toxicity that have been proposed in thè vari¬
ous cases (cf. Whitton, 1975) are a clear symptom of both thè importance
of this need and thè diffìculties one meets in thè choice of parameters
indispensable to a synthetical illustration of thè phenomenon; in this con¬
nection one should point out that thè choice of a particular index is not
necessarily suitable for all thè organisms.
The harmfulness of Chemical elements on unicellular algae is evaluat-
ed, in any case, on thè ground of their toxicity or inhibition exerted on thè
growth of thè algae themselves. These algae, in thè absence of toxic ele¬
ments or other limiting factors and at low inocula, show an exponential
growth. Heavy metals can determine an inhibition of thè growth that can
manifest itself according to three different patterns of thè growth curves
(Fig. 1) (Blankley, 1973; Albertano et ai , 1980 a).
The method of « median inhibitory limit » (Ilm, thè concentration of toxic
material causing 50% inhibition), proposed by Blankley, is chiefly based on
thè calculation of thè per cent inhibition of growth in unicellular organisms
and employs for thè inhibition of thè three types thè following formulae
respectively:
I
final yield C
final yield B
x 100
Evaluation of Toxic Effects of Heavy Metals, etc. 305
II % inhibition
gr0Wth rate X 100
growth rate C /
III % inhibition
lag phase C
lag phase B
x 100
in which B is thè test in thè presence of toxic material and C is thè control
In a graph thè various per cent inhibition are inserted making thus possible
a determination of thè ILM by means of interpolatici
Though we agree on thè generai lines of this rneth od, we bave
observed in our experiments that this criterion of evaluation cannot apply
to all cases. For instane©, in so far as thè inhibition of type III is con-
cerned, we bave realized that thè proposed formula cannot he usefully
Fio. 1. — Growth curves of unicellular algae grown in a liquid medium: in thè con¬
trol (G) and with three different inhibitory substances (e.g. heavy metals).
In thè control it is possible to poìnt out successively a lag phase (not
always present), an exponential phase, and a stationary phase. The pres¬
ence in thè medium of a H.M. can manifest itself accordìng to three dif¬
ferent type of inhibition: I, reduced exponential phase; IL reduced growth
rate; III. increased lag phase (Blankley, 1973, modified).
306 G. Finto e R. Taddei
applied when thè lag phase of control is much reduced or even non exis-
tant (which often happens when cultures of algae are tested in exponential
phase); actually in this case thè calculated inhibition level goes up to 100%
as soon as thè least hint of lag phase in thè culture B appears, which some-
times may also happen for merely fortuitous causes.
The aim of this work is to find out which kind of connection there is
between thè inhibition of type III and thè concentration of heavy metals,
in order to employ it in thè calculation of thè «median inhibitory limit» in
thè case of inhibition of type III.
Materials and Methods
We tested 6 pairs alga-metal, that had demonstrated in preliminary
tests an inhibition of type III (increased lag phase), viz.: Chlorella saccharo -
phila (strain 21 1.9 a Gò from thè CCAP, Cambridge) associated with cop-
per and mercury; Cyanidium caldarium (strain 001 from our collection)
associated with mercury; Galdieria sulphuraria (strain 1355.1 from thè
CCAP, sub C. caldarium) associated with chromium, mercury, and
selenium (***).
The enrichment cultures and thè tests have been carried on liquid
media with thè following composition:
for Chlorella saccharophila
kno3
1010
mg
MnClr 4H20
0.95
mg
MgS04-7H20
300
mg
ZnCl2
0.70
mg
kh2po4
210
mg
Na2Mo04- 2H20
0.24
mg
k2hpo4
90
mg
CoC12- 6H20
0.23
mg
CaClr 2H20
26
mg
CuClr 2H20
0.01
mg
NaCl
10
mg
h2o
1000
mi
FeS04-7H20
9
mg
H3BO3
3
mg
pH = 6.0
(***) We also regarded chromium and selenium as heavy metals, even though
not strictly speaking metals. All thè reagents employed in this work were chemically
pure and produced by Riedel-De Haén. For taxonomical informations about Cyanid¬
ium and Galdieria see Merola et al. , 1981.
Evaiuation of Toxic Effects of Heavy Metals , etc . 307
for Cyanìdìum caldarium and Gaidieria sulphuraria
(NH4)2S04
1320
mg
MnClr 4H20
0.95
mg
MgS(V 7H20
300
mg
ZnCl2
0.70
mg
kh2po4
300
mg
Na2Mo04- 2H20
0.24
mg
CaClr 2H20
26
mg
CoClr 6H20
0.23
mg
NaCl
10
mg
CuClr 2H20
0.05
mg
FeS04*7H20
9
mg
h2o
1000
mi
H3BO3
3
mg
H2804 to pH =
1.5
The enrichment cultures were centrifuged, again suspended in a
renewed liquid medium, and after fìve days were employed for thè tests
(therefore thè inoculum was always in exponential phase).
The tests were carried on in tubes 14 mm wide and 140 mm high,
each containing 6 mi of culture, and were plugged with polypropylene
caps. Each test tube contained a pair alga-metal The heavy metals
employed were:
chromium as K2Cr207 mercury as HgCl2
copper as CuCl2*2H20 selenium as H2Se03
Each H. M. was tested at different concentrations, chosen on thè basis
of preliminary tests, at intervals of 0.1 units of Log. The concentrations
ìndicated in Figs. 2, 4 and 5 refer to thè elements and not to their salts.
The concentration of copper was not inclusive of thè Cu added in thè med¬
ium as oligoelement.
The test tubes were placed on a plexiglas shaking apparatus under
conditions identical to those indicated in our previous work (Albertano et
al , 1979). The ambient temperature was maintained at 23° C for C saccha-
rophila , at 37° C for C. caldarium and G. sulphuraria.
The algal growth was followed by means of readings taken by a Bausch &
Lornb Spectronic 20 colorimeter at a wavelength of 550 nm; thè necessary cor-
rections were operated as suggested for thè «non-homogeneous samples »
(Albertano et al , 1980 a). The initial inoculum for C. saccharophila was such
to allow 0.04 a.u. to be registered, 0.03 a.u. for C. caldarium and G. sulphuraria
(uncorrected values). The readings were carried out every 2-3 days for C. cal¬
darium and every 3 -4 days for C. saccharophila and G. sulphuraria ; thè ex peri -
ments lasted 42 days as most, or were interrupted at ca 0.9 a.u.
308 G. Pìnto e R. Taddei
The level of thè liquid medium in thè test tubes was periodically con-
trolled and, if necessary, H20 was added up to thè initial level.
All thè operations relating to thè enrichment cultures were carried out
under sterile conditions. The tests, on thè other hand, were carried out
under conditions of semisterility; thè development of fungi and bacteria
proved in fact to be non existant or absolutely negligible. Two probings of
thè whole experiment were carried on.
Results
The results of thè tests are shown in Fig. 2 (a, b, c, d, e, f). In thè
graphs it is possible to note that:
1) thè lag phase is not present in thè control;
2) thè inhibition manifests itself with a lag phase;
3) thè greater is thè concentration of H.M. thè longer is thè lag
phase;
4) thè growth rate of thè cultures after thè lag phase is identical with
thè control, excepting for thè cases under mentioned;
5) sometimes thè cultures with low concentrations of H. M., after
an initial lag phase, show a growth rate greater than thè control (b, c,
ri, e);
6) thè cultures in thè presence of thè highest concentrations of H. M.
may also produce a reduced growth rate in comparison with thè control (a).
Those in Fig. 2 (and thè successive elaborations in Figs. 4 and 5) are
thè results of one of thè two probings carried out. The results of thè other
one showed slight variations in quantity, nevertheless they fully confirmed
thè generai development of thè phenomenon described here.
Discussion
The lag phase in thè type III inhibition may be explained in different
ways. Blankley (1973) suggested that thè algae suffer an initial shock;
Shrift et al. (1961) showed that adapting processes may take place; Alber-
tano et al. (1980 b) maintained that thè phenomenon is due to thè death
of a part of thè algae and actually proved that dead cells detoxify thè cul¬
ture medium.
Fig. 2. — Growth curves of three algae in thè presence of different heavy metals at
various concentrations, namely: a) Chlorella saccharophila with copper; b)
C. saccharophila with mercury; c) Cyanidium caldarium with mercury; d)
Galdieria sulphuraria with chromium; e) G. sulphuraria with mercury; f)
G. sulphuraria with selenium. Dashed lines indicate thè control. Numbers
beside growth curves indicate Log of molarity of thè H.M. Sometimes
w e bave omitted thè growth curves concerning low concentrations of
H. M. in order to make thè graphs clearer. However we have considered
them in thè elaborations described below (Figs. 4-5). The inhibition is
always of type III (increased lag phase). Note that thè cultures with low
concentrations of H.M. sometimes show a growth rate greater than thè
control (b, c, d, e). On thè other hand thè highest concentrations of
H.M. may also produce a reduced growth rate in comparison with thè
control (a).
310 G. Finto e R. Taddei
Other explanations certainly might be given, but one thing is sure,
that thè cultures showing a lag phase behave «as though» some of thè
algae had died. This assertion is schematized in Fig. 3. W e denote with:
n = thè inoculum, estimated as optical absorbance with a colorimeter;
D = thè doubling time, both in thè control and in any test after thè lag
phase;
L = thè lenght of thè lag phase;
s = thè hypothetic optical absorbance of thè « surviving cells ».
Fig. 3. — A sketch showing thè growth of unicellular algae in thè presence of a
H.M. that causes an inhibition of type III (increased lag phase): ( - )
in thè control; ( — — — ) in thè presence of a H.M. In both these cultures
thè inoculum was n , nevertheless in thè presence of H.M. thè growth
starts after a lag phase L ; afterwards thè growth is like that in thè control,
i.e. according to thè same doubling time D ; in thè presence of H.M. thè
culture therefore behaves «as though» a part of thè cells were dead and
only s out of them survived. If we take a particular example into conside-
ration, a culture (.....) in which L= D behaves as though 50% of thè
cells were dead.
Evaluation of Toxic Effects of Heavy Metals, etc. 311
W e draw immediately from Fig. 3:
Log n — Log 5 _ L
Log 2 D
and then
£_ _ 2~l/d
n
If we assume I = (n — s)/ n, being thè fraction of algae we suppose
are dead, we deduce that 1=1 — 2_L/D. The value of / so obtained can be
taken as an inhibition index. We note that a test showing a lag phase equal
to thè doubling time (L = D) produces an inhibition I = 0.5, that is to say
as though 50% of cells are dead (see also Fig. 3).
We observe it shows a remarkable similarity with thè « mediati lethal con»
centration », LC5q , diffusely used in thè case of pi uri celi alar animals (frogs,
rats, etc.). As we propose to deal soon with thè actual similarities between
these two indices, we are going anyhow to apply to our results some easy elabo-
rations currently used for calculating thè median lethal concentration.
Fig. 4 shows thè changes of /in function of thè Log of H. M. molarities; in
Fig. 5 thè values of /are converted to probits (Ip ). It is evident that in both cases
thè points are roughly aligned, but almost always thè transformation into pro¬
bits seems to be effective enough as to straighten sigmoid lines (see e.g. Figs.
4-5: a, b, c; see also Tab. 1). The imperfect linearity, in our opinion, is due not
only to experimental errors, but also to thè following causes:
1) thè probit-transformation is efficaciously employable in thè case of a
homogeneous population (e.g. male rabbits of thè same age); we are dealing
with algae in exponential phase, grown at continuous light, i.e. asynchronous
to thè highest degree; all thè growing stages are therefore present with their
res poeti ve levels of resistance to thè IL M. possibly different from one another;
2) within this variability, thè less resistant cells are killed by thè H. M.
at thè beginning, and after death detoxify thè culture medium. The differ¬
ent growth stages of thè algae are practically subjected to different concen-
trations of H. M. and thè more resistant ones seem to tolerate higher con-
centratìons as they ready do;
3) sometimes low concentrations of H. M, are inhibitory at thè very
beginning and become stimulant afterwords. In practice it is di Ili cult to
determine thè trae growth course (we ought to carry out records at too
dose intervals); thè concomitance of thè above mentioned phenomena can
mutually undo their effects and thè growth may be recorded much like thè
control.
Nevertheless, on thè whole of thè examined cases thè transformation
into probits seems to be effìcacious and certainly employable for evaluat-
312 G. Finto e R. Taddei
ing thè mediati lethal concentration LC50. The high degree of significance
of thè correlation coefficients (chiefìy in thè transformation into probits;
see Tab. 1) is an evidence that our theoretical assumptions are valid.
Fig. 4. — The toxic effects of some H.M. on three unicellular algae bave been stu-
died, viz. a) Cu on Chlorella saccharophila , b) Hg on C. saccharophila , c)
Hg on Cyanidium caldarium , d) Cr on Galdieria sulphuraria , e) Hg on G.
sulphuraria, 0 Se on G. sulphuraria. In all thè six cases considered thè
H.M. produced a type III inhibition (see Fig. 2) and this was evaluated as
7=1- 2_L/D (see thè text for an explanation of this formula). The graphs
show thè variations of thè inhibition / in function of thè Log of thè molar-
ity of thè H.M. The points that were utilized for calculating thè correlation
coeffìcient and thè LC50 are marked •; those which were not utilized in
that way are marked O (see Table 1 and explanations in thè text).
inhibition probits inhibition probits inhibition probits
Evaluation of Toxic Effects of Heavy Metals, etc. 313
converted bere to probits ( Ip ). See Fig. 4 for all other explanations.
Six alga-metal pairs showing type III inhibition (increased lag phase; see Fig. 2) bave been analysed with a new method described
here. According to this, thè formula 7=1 — 2-L/D is employed in thè calculation of thè inhibition (see text). In thè table there are
indicated thè correlation coefficients of thè % inhibition (or thè relevant probits) with regard to thè Log of thè metal concentration,
314 G. Pinto e R. Taddei
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0.03 Se 0.9972 0.9985 12 -4.90 -4.91 1.23-10"
Evaluation of Toxic Effects of Heavy Metals, etc. 315
CONCLUSION
On thè basis of thè foregoing discussion w e suggest that type III inhi-
bition (increased lag phase) is evaluated with thè above described method,
that w e résumé here expressly:
1) Graphic analysis of thè growth in thè control and at various concen-
trations Q of H.M. (preferably in logarithmic succession). Calculation of
thè doubling time D and of thè lag times L. Whenever thè control shows a
lag phase Lc, in thè subsequent operations thè value (L — Lc) will be
taken into consideration instead of L. Actually one may assume that, in
this case, thè lag phase is thè result of an initial shock due to thè inoculum
operation and that presumably is thè same both in thè control and in all
thè tests.
2) Evaluation of thè index of inhibition 7=1 — 2-L/D and of thè
respective probits Ip at thè various values of Log Q.
3) Analysis of thè regression and estimation of thè value of Log Q cor-
responding to Ip = 5.
The relative value of Q is therefore thè concentration of H. M. that
produces a lag phase equal to thè doubling time and is comparable with
thè median lethal concentration. We suggest that this value is taken as
LC5o in place of thè ILM (median inhibitory limit) calculated in different
manner (Blankley, 1973). The unit of measure can be chosen as required
and should be always specified (p.p.m., molarity, etc.).
In practice we suggest that only probits included in thè interval 3. 5-7.0
are used. In fact a very short lag phase (L = DI 10 ca) corresponds to probit
3.5 and a slight error in estimating L allows a great change in calculating
thè probit (cf. Fig. 6). Conversely such errors are negligible near probit 7,
where L= 5.5 D ca, but here a further extension of thè test becomes
annoying, useless, and even dangerous, also owing to thè increasing risks
of contamination.
We deem it useful to emphasize - even if it may appear unneces-
sary - that only thè tests that show a true type III inhibition should be
taken into consideration, i.e. those tests in which, at thè end of thè lag
phase, thè growth appears to have thè same rate as thè control; thè
length of thè lag phase measured at thè level of Log n appears lesser
than it actually is in those tests in which low concentrations of H.M.
are stimulating; conversely it appears greater than it actually is whenev¬
er high concentrations of H.M. cause also a reduction in thè growth
rate.
316 G. Pinto e R. Taddei
Due to such reasons, thè points marked O in Figs. 4 and 5 (cf. thè
relevant growth curves in Fig. 2) were not utilized for calculating thè corre-
lation coeffìcient and thè LC50 (see Table 1).
Fig. 6. — Values of Ip (inhibition probits) in function of thè ratio L/D (lag time/
doubling time).
Lastly w e emphasize that thè size of thè inoculum is an important fae¬
ton thè greatest thè size of thè inoculum, thè lowest are thè toxic effeets of
thè H.M. (Albertano et al. , 1979) and thè appearance of other types of inhi¬
bition becomes possible, e.g. type II = decreased growth rate (Albertano &
Taddei, 1980; see also Fig. 2 a), for which other methods of evaluation are
recommended (Blankley 1973; Fisher & Jones, 1981).
Table 1 shows, for example, thè elaboration of thè results of this work
according to thè above described method.
REFERENCES
Albertano P., Pinto G. & Taddei R., 1979 - «Evaluation of toxic effeets of heavy
metals on unicellular algae. I. The influence of inoculum concentration on thè
evaluation of toxicity », Delpinoa, 20: 75-86.
Albertano P., Pinto G. & Taddei R., 1980 a - «Idem. IL Growth curves with differ-
ent concentrations of heavy metals», Delpinoa , 21: 23-34.
Evaluation of Toxic Effects of Heavy Metals, etc. 317
Alberiamo P., Finto G. & Tàddei K,, 1980 b - «Idem. III. Subtraction of thè toxic
element from thè medium by thè cells», Delpinoa , 21: 47-61.
Alberiamo P & Taddei R., 1980 - «Idem. IV. Effects of inoculum size on inhibition
type», Delpinoa , 21: 71-77.
Blamkley W.F., 1973 - «Toxic and inhibitory materials associated with culturing».
In Stein J.R. (Ed.): «Handbook of phycological methods», 207-229, Cam¬
bridge.
Fisher N. S. & Jones G. J., 1981 - «Heavy metals and marine phytoplankton: corre¬
la don of toxicity and sulfhydryl-binding », /. Phycol 17: 108-111.
Merola A., Castaldo R , De Luca F , Gambardella R., Musacchio A. & Taddei
R 1981 - «Revision of Cyanidium caldarium. Ti i ree species of acidophilic
algae», Giorn. Boi hai , 115: 189-195.
Shrift A., Mewas I. & Turnborf S., 1961 - «Mass adaptation to selenomethionine
in populations of Chiarella vulgarìs », Plani Physìol. , 36: 502-509.
Whitton B. A. & Say P. J., 1975 - «Heavy metals». In: Whitton B. A. (Ed.): «River
ecology», 286-311, Oxford.
Presentata nella tornata del 28 novembre 1986
Accettata il 21 gennaio 1988
Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. XCV, 1986 , pp. 319-328, fig. 1, tabb. 4
The Action of Heavy Metals on thè Growth
of Three Acidophilic Algae (*)
Nota dei soci Patrizia Albertano (**) e Gabriele pinto (***)
Riassunto. — È stata analizzata la crescita di differenti ceppi di tre alghe acido-
file, Cyanidium caldarium , Cyanìdioschyzon merolae e Galdieria sulphurarìa (Rii odo
phyta) in presenza di vari metalli pesanti,
I risultati ottenuti mostrano che i ceppi di C. caldarium e C. merolae si compor¬
tano in maniera analoga, mentre i ceppi di GL sulphurarìa presentano dati qualitati¬
vamente e quantitativamente differenti.
Viene posta in evidenza la resistenza di queste tre alghe ad elevate concentra¬
zioni di metalli pesanti, in modo particolare al rame.
Summary. — An analysis has been carried out on thè growth of different strains
of thè acidophilic algae Cyanidium caldarium , Cyanìdioschyzon merolae and Galdieria
sulphurarìa (Rhodophyta) in thè presence of heavy metals.
The results obtained showed an identical effect in thè strains of C. caldarium
and C. merolae , either in type and level of inhibition; however Galdieria sulphurarìa
gave different effects.
It is pointed out thè extreme resistance of thè tested algae to high concentra-
tions of some toxic elements, particularly to copper.
Imtrqbu CTION
Cyanidium caldarium , Cyanìdioschyzon merolae and Galdieria sulphura-
ria are three members of thè Rhodophyta; on thè ground of many ecologi¬
ca!, physiological, and ultrastructural studies (cf. Fbkuda, 1979, 1980) they
were attributed to Cyanidiaceae (C. caldarium and C. merolae ) and Gaidie-
riaceae ( G . sulphurarìa) (Merola et al. , 1981). These algae are pres-
(*) Ibis ìnvestigation was supported by a research grant from M.P.I.
(**) Dipartimento di Biologia - II Università di Roma - Via O. Raimondo -
00173 Roma.
(***) Dipartimento di Biologia vegetale - Università di Napoli - Via Foria, 223 -
80139 Napoli,
320 P. Albertano e G. Fìnto
ent in thermal and highly acid environments often characterized by high
concentration of heavy metals (Whitton, 1975).
Many studies have been carried out on thè effects of heavy metals on
unicellular algae and many different criteria for thè evaluation of toxicity
have been proposed (Whitton, 1975).
Any evaluation must necessarily be conducted on two fundamental
aspects of action of these toxic elements: quantitative (inhibition level)
and qualitative. Wìth regard to this latter modality, thè inhibition due to
various concentration of heavy metals can manifest itself on thè algal
growth patterns according to three fundamental types (Blankley, 1973;
Albertano et al ., 1980).
Previous works evidencied that resistance of algae to heavy metals is
species specifìc (Hollibaugh et al ., 1980).
The scope of our experiments has been to test thè resistance to thè
heavy metals listed in Table 2 of different strains of Cyanidium caldarium,
Cyanidioschyzon merolae and Galdieria sulphuraria , to point out possible
qualitative and quantitative differences.
Material and methods
The strains employed are reported in Table 1. The enrichment cultures
and thè experimental tests had been carried on Allen’s medium modifìed,
at pH 1.5 (cf. Albertano et al. , 1979).
The tests were carried out in tubes 14 mm wide and 140 mm high,
plugged with parchment paper.
Tubes were placed on a plexiglas shaking apparatus which held them
at a 71° angle and rocked them with an amplitude of 11 cm at thè rate of
62 cycles per minute (cf. Shihira & Krauss, 1965). The shaker was illumi-
nated from below by lamps Philips TLD 30 W/55 (6000 lux). The room
temperature was maintained at 37° C.
Experimental tests had been carried on in presence of 16 heavy metals
at different concentrations, with intervals of 0.3 log units (i.e. with a circa
1 : 2 ratio between two successive concentrations).
The elements employed are reported in Table 2. All thè reagents
employed were chemically pure and produced by Riedel-De Haén.
The enrichment cultures were prepared in 1 liter bottles containing
circa 350 mi of algal suspension; these algae were centrifuged, again
suspended in thè culture medium and after Pive days were employed for
thè experimental tests (all thè cultures were in exponential phase).
The Action of Heavy Metals on thè Growth, etc. 321
TABLE 1
The Strains of Algae employed in thè Experiments
Alga
Strain N. 1 2
Provenance ^
Cyanidioschyzon
meroiae
199
Pisciarelli
(Italy 53) 3
205
Yellowstone
(Wyoming, U.S.A.) 3
206
Mt. Lawu
(lava, Indonesia)3
Cyanidium
caldarium
001
Pisciarelli
(Italy 53)
023
Ischia
(Italy 50)
086
Lagoni del Sasso
(Italy 95)
134
Los Azufres
(Mexico) 4
137
Ahuachapan
(E1 Salvador)4
139
Yellowstone
(Wyoming, U.S.A.)4
182
Mt. Lawu
(lava, Indonesia)
222
Yumoto Spa
(Shimotsuko, Japan)5
Galdieria
sulphuraria
002
Pisciarelli
(Italy 53)
006
Acquasanta Terme
(Italy 112)
008
Bagni S. Filippo
(Italy 101)
074
Mt. Lawu
(lava, Indonesia)
135
Los Azufres
(Mexico) 4
136
Cerro Prieto
(Mexico) 4
138
Ahuachapan
(E1 Salvador)4
140
Yellowstone
(Wyoming, U.S.A.)4
1355-1
Yellowstone
(Wyoming, U.S.A.)6
1 All thè mentioned strains of algae were obtained from thè Algae Collection of
thè Naples Department of Vegetatale Biology.
2 The number of italian sites is referred to thè list published by Finto & Taddei
(1977).
3 These strains were described in De Luca, Moretti & Taddei (1977).
4 These strains were described in De Luca, Gambardella & Merola (1979).
5 Strains ìsolated by Fukuda.
6 Strain isolated by Allem.
322 P. Albertano e G. Finto
The algal inoculum was in all cases washed and then put into thè
above mentioned experimental conditions.
Each test tube contained 3 mi of liquid medium with heavy metal at a
concentration doublé of what w e wanted, to which 3 mi of algal suspension
was added.
TABLE 2
The Heavy Metals employed for thè Experiments
arsenic
as
3As205 • 5H20
manganese
as
MnCl2 • 4H20
beryllium
as
Be(N03)2 • 4H20
mercury
as
HgCl2
cadmium
as
CdCl2 • H20
molybdenum
as
Na2Mo04 • 2H20
chromium
as
K2Cr207
nickel
as
NìS04 • 6H20
cobalt
as
CoCl2* 6H20
selenium
as
H2Se03
copper
as
CuCl2- 2H20
thallium
as
T12S04
indìum
as
InCl3
tungsten
as
Na2W04 • 2H20
lanthanum
as
LaCl3 • 7H20
zinc
as
ZnCl2
In thè case of As, Cr and TI thè molarity indicated refers to thè element and not to
its salt.
The growth of thè algae was controlled by means of readings made at
thè Bausch & Lomb Spectronic 20 colorimeter at a wavelength of 550 nm,
made every two or three days for C. caldarium and C. merolae and three or
four days for G. sulphuraria , after adding H20 up to thè initial level. The
readings were made without drawing any samples, since thè outer diameter
of tubes fits well into thè hollow of thè instrument.
The initial inoculum of algae was such as to allow 0.04 a.u. The expe-
riment lasted 20 days, or rather was interrupted as and when thè absor-
bance overstepped thè value of 1.0 units.
The readings taken from thè colorimeter were corrected, following
Albertano et al. (1980), relating to thè generic phenomenon of «lacking
in linearity », to thè interference effects due to coloured metals (cobalt,
copper, nickel) and to thè phenomena of alteration of pigments produced
by molybdenum and tungsten.
All thè operation relating to thè enrichment cultures were carried out
under sterile conditions. The experimental tests, on thè other hand, were
carried out under conditions of semi-sterility; thè development of fungi
The Action of Heavy Metals on thè Growth, etc. 323
and bacteria proved in faci to be non existent or absolutely negligible in
all thè tests. This procedure, quite apart from accelerating thè operations,
hindered eventual alterations in thè substances employed in thè course of
thè sterilization operations.
Each test was repeated three times.
Results
Growth patterns of algae are shown in Fig. 1. As can be seen three
types of inhibition curves were observed: I reduced exponential phase, II
decreased growth rate, III increased lag phase.
Fig. 1. — Growth patterns of Galdieria sulphuraria (strain 1355-1) in presence of
three heavy metals at different concentrations. For each growth curve thè
heavy metal concentration is indicated as log of thè molar concentration
of thè element. The dotted line indicates thè control. Note thè three dif¬
ferent types of growth patterns shown by thè alga in presence of Mn (I
reduced exponential phase), As (II decreased growth rate), and Hg (III
increased lag phase).
Concerning inhibition of type I, it was estimated thè optical density of
stationary phases at different concentrations of heavy metals and, using
interpolation, it was arbitrarirly assumed, as concentration which causes
50% of inhibition, thè concentration of toxic element producing thè reach-
ing of stationary phase at thè vaine log optical density = 0.7 (i.e. after two
doubling time ca. of algae). EC50 values (metal concentration which
depressed growth rate by 50%) were computed according to Fischer &
Jones (1980) for metal decreasing growth rate and LC50 (metal concentra¬
tion which were lethal to 50% of inoculum) were computed according to
Pinto & Taddei (1986) for metals inducing lag time.
324 P. Albertano e G . Pinto
The inhibition type for each strain relating to heavy metals employed
is recordered in Tab. 3, thè type is indicated as I or II or III. We must stress
that while thè curves for type III always proved to be unambiguous, some-
times thè inhibition type was a hybrid I and II: in these cases thè inhibi¬
tion type was listed as I,II.
The inhibition values for each strain in thè presence of different
metals are recordered in Tab. 4; they are thè mean values attained in three
experiments, approximated to thè fìrst decimai point. The values in which
thè maximum departure from thè mean was superior to 0.1 (and in any
cases inferior to 0.2) are indicated by italics.
Discussici and Conclusions
Heavy metals can cause different types of inhibition (Albertano et
al ., 1980); thè analysis of thè results reported in Tables 3 and 4 shows that
all three algae generally present a Constant type of inhibition under thè inf-
luence of thè same toxic element. Some metals, on thè contrary, produce a
different inhibition from species to species. Cr and Se cause principally
type II inhibition on C. caldarium and C, merolae , type III on G. sulphura-
ria ; Mn type II on thè fìrst two algae and type I on G. sulphuraria.
It is so evident that thè same heavy metal can cause a different type of
inhibition according to thè algal species effected and this confirm that thè
type of inhibition is a characteristic of thè alga-metal pair (Hollibaugh et
al. , 1980).
Each heavy metal usually gives rise to a highly Constant behaviour
among thè strains belonging to one species (we can note however thè ano-
malous behaviour of thè strain 001 in thè case of tungsten).
As regards thè inhibition level, thè values of inhibition are for some
metals at thè same level of toxicity (Be, Co, Cr, and Mo) for all three algae; they
are relatively homogeneous for thè strains of each species as well.
For As, Cd, Mn, and Se C. caldarium and C. merolae present identical
inhibition values, whereas G. sulphuraria differs widely from these levels;
in thè case of tungsten C. merolae shows lower values than thè other two
species.
The differences of toxicity limits, existing among strains of thè same spe¬
cies (e.g. In for thè strains 134, 182, and 222) are due, probably, to thè metal
content of thè environment from which each strain was isolated as well as to
thè geographical isolation. The different behaviour could justify thè relative
predominance of these three algae in particular naturally acid environments.
Type of inhibition of thè strains of Cyanidioschyzon merolae , Cyanidìum caldarium and Gaidieria sulphuraria .
Three fundamental types of inhibition curves are recorded: I reduced exponential phase, II decreased growth rate,
III increased lag phase; type I,II is a blend of thè inhibition types I and IL
The Action of Heavy Metals on thè Growth, etc. 325
1355-1
Inhibition values of thè strains of Cy anidio schyzon merolae , Cyanidium caldarium and Galdieria sulphuraria. They are thè mean
values attained in three experiments, approximated to thè fìrst decimai point. The values in which thè maximum departure from
326 P. Albertano e G. Finto
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1355-1
The Action of Heavy Metals on thè Growth, etc. 327
Cyanidium caldarium and Cyanidioschyzon merolae have analogous
behaviour: this may be a further proof that these algae are much more clo-
sely related to one another sistematically than Galdieria sulphuraria
(Merola et al , 1982).
The use of physiological criteria has been studied by Kessler for many
years (Kessler & Soeder, 1962; Kessler, 1977). Our results on thè three
algae studied suggest that heavy metals resistance could be used as additional
taxonomical criteria. Moreover heavy metal resistance could be useful expe-
cially for genera whose species cannot be distinguished by means of morpholo-
gical and ultrastructural characters, as reported by Devi Prasad (1983).
Finally all three algal species already gathered a high resistance to
these toxic elements; in particular, thè resistance to copper is, in compari-
son with other unicellular algae (Capasso & Pinto, 1983), thè highest
recorded to date.
Acknowledgments
The Authors are grateful to Prof. P. De Luca and Prof. R. Taddei for
having kindly provided thè strains of thè Algae Collection of thè Naples
Department of Vegetai Biology, and to Prof. I. Fukuda for his generous
gift of thè Japanese strain.
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Presentata nella tornata del 28 novembre 1986
Accettata il 21 gennaio 1988
Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. XCK 1986, pp. 329-338, figg. 4, tab. 1
Dinamica delle popolazioni
di Silvidi sull’Isola di Vivara(*)
Nota dei soci Massimo Siani e Gabriele de Filippo (**)
Riassunto. - Vengono descritti i cicli annuali di abbondanza di 13 specie di Sil¬
vidi sull’isola di Vivara, evidenziando le diverse categorie fenologiche in base ai dif¬
ferenti modelli migratori. Si osserva un gradiente di stabilità di abbondanza con
massimi in Sylvia melanocephala e S. atricapilla e minimi in Acrocephalus schoeno-
baenus e Regulus regulus.
Summary. - Population dynamics of Sylviids on Vìvara Island. Vìvara is a volca-
nic island, placed in North-West area of thè Gulf of Naples (13°58’ E, 40°45’ N). The
vegetation is represented by scrub, oak-grove and uncultivated olive-grove. 22 Syl-
viid species have been observed. The relative abundance and annual migratory
trends have been shown for 13 species, thè most nomerous ones. Different migra¬
tory patterns are shown. Sylvia atricapilla and S. melanocephala are sedentary; Phyl-
loscopus collybita , Regulus ignicapillus and R. regulus are migrant and wintering; S.
andata is wintering; thè other species show seasonal migratory fluxes. In that last
cluster we observe two groups differing in thè spring and autumnal abundance. S.
melanocephala and S. atricapilla have thè most regular fluxes during migration, on
thè contrary Acrocephalus schoenobaenus and R. regulus show a highest variability
during thè years.
Introduzione
Come in altre aree della regione Mediterranea, a Vivara la comunità di
uccelli è interessata da consistenti cambiamenti stagionali della struttura
(Scebba 1985). L’isola, infatti, è interessata dal passo migratorio di nume¬
rose specie tra le quali più numerose sono quelle dei Sylviidae e Turdidae.
(*) Lavoro n. 109 del programma di ricerca del Gruppo Eco-Etologico (GEE) in
Napoli.
(**) Dip. Zoologia - Via Mezzocannone 8, - 80134 Napoli
330 M. Siani, G. de Filippo
I Sylviidae sono una famiglia di passeriformi prevalentemente insetti¬
vori diffusi in Europa-Africa-Asia dotati di uno spiccato comportamento
migratorio (Williamson 1976 a, 1976 b, 1976 c). Ampiamente distribuiti nel
bacino del Mediterraneo, in Italia sono state trovate 37 specie (Brichetti &
Massa 1984).
In questo lavoro ci proponiamo di descrivere la dinamica stagionale
delle specie appartenenti a questa famiglia sull’isola di Vivara. Lo studio
scaturisce da 5 anni di osservazioni nel quadro di un progetto di ricerche
che si propone una maggiore conoscenza della avifauna campana (Milone
1982, Milone & Fraissinet 1984) e la sua salvaguardia (de Filippo et al. ,
1983). L’isola di Vivara è, infatti, oasi di protezione della fauna e per la sua
gestione è necessaria la conoscenza del ciclo annuale dell’avifauna.
Area di studio e metodi
Vivara è un’isoletta vulcanica situata al limite settentrionale del Golfo
di Napoli (13°58’E, 40°45’N), si estende in direzione sud-nord per poco più
di 1 km con una superficie di 32 ha ed un’altezza massima di 108 m s.l.m.
Il clima è tipico mediterraneo costiero con piovosità distribuita nel
periodo autunno-invernale ed intervallo di aridità che si estende da maggio
ad agosto (piovosità media annuale 745 mm; temperatura media, inverno
10.6° C, estate 23.5°; dati raccolti sull’isola d’Ischia; Mennella, 1981).
Il querceto, la macchia mediterranea e un oliveto abbandonato sono i
raggruppamenti vegetazionali predominanti (Caputo, 1981).
Tra la fauna gli invertebrati più studiati sono gli insetti (Fimiani, 1981;
D’Antonio, 1983). Mentre tra i Vertebrati sono note 4 specie di rettili
(Picariello, 1980), 7 di mammiferi (Rinaldi e Milone, 1980; Scara¬
mella, 1981; AA.W., 1985) e 112 di uccelli, delle quali 68 appartengono
all’ordine dei Passeriformi (Scebba, 1985).
Dal gennaio 1981 al dicembre 1985 sono state montate sull’isola,
distribuendole nei vari ambienti, reti mist-nets alte 3 metri, per un’esten¬
sione lineare di circa 250 m. Le catture sono state effettuate mensilmente per
un numero di giorni da 3 a 7 (cfr. Lovei et al ., 1985) solo durante le ore ad illu¬
minazione solare. L’abbondanza relativa di ciascuna specie è stata espressa
mensilmente come numero di individui / 1000 m2 di rete / 100 ore. Si è quindi
calcolata mensilmente l’abbondanza media ( + d.s.) di ogni specie.
Per misurare le differenze tra i cicli annuali di abbondanza delle
diverse specie prese due a due si è utilizzato l’indice di diversità percen¬
tuale D = 1 — S, con S = S min (p,, q; ), dove p; e sono le frequenze
Dinamica delle popolazioni di silvidi sull’isola di Vivara 331
relative delle due specie considerate in ogni mese «i». D varia tra 0 (diffe¬
renza nulla) a 1 (differenza massima). Dalla matrice delle differenze dei
cicli annuali si è ricavato un dendrogramma col metodo del legame singolo
(Sadocchi, 1981).
Si è stimata la stabilità negli anni dell’indice di abbondanza delle diverse
specie con il coefficiente di variabilità CV = deviazione standard/indice di
abbondanza medio. La verifica di una differenza dei CV tra le diverse specie o
tra i vari mesi comparati tra loro è stata effettuata mediante analisi della
varianza per campioni di numerosità diversa (Del Vecchio 1982).
Risultati
Sono state rinvenute 22 specie. Phylloscopus honelli (3 catture), Sylvia
conspicillata (2 c.), S. eunuca, S. hortensis, S. ruppe Ili, Acrocephalus scirpa-
ceus, A. arundinaceus, A. palustris, Cettia cetti (1 c.) sono state considerate
accidentali e, pertanto, non verranno utilizzate nell’analisi dei risultati.
Cicli annuali delle abbondanze. La Tab. 1 elenca le specie oggetto di
studio con le relative abbreviazioni utilizzate nelle figure, mentre la Fig. 1
TABELLA 1
Elenco delle specie oggetto di studio con le relative abbreviazioni
riportate nelle figure
Specie
Abbreviazione
Sylvia atricapilla
Sa
» melanocephala
Sm
» communis
Sco
» borin
Sb
» cantillans
Sca
» undata
Su
Regulus ignicapillus
Ri
» regulus
Rr
Phylloscopus collybita
Pc
» sibilatrix
Ps
» trochilus
Pt
Hippolais icterina
Hi
Acrocephalus schoenobaenus
As
332 M. Siani, G. de Filippo
GFMAMG LASOND
Fig. 1 — Indici di abbondanza delle specie
studiate, espressi come numero di
individui diversi/1000 m2 di rete/
100 ore.
riporta gli indici di abbondanza delle specie nei diversi mesi. Le specie dei Sii-
vidi presenti su Vivara sono principalmente migratorie. Solo S. melanocephala
e S. atricapilla sono state catturate in tutti i mesi dell’anno. Le altre specie,
in modo diverso tra loro, mostrano frequenze nell’ambito di pochi mesi.
Dopo uno sguardo alla Fig. 1 sembrerebbe possibile classificare le spe¬
cie in base al loro comportamento migratorio in categorie fenologiche (cfr.
Fasola & B righetti, 1984) ricavabili dal dendrogramma in Fig. 2. Dap¬
prima notiamo 3 gruppi principali (A, B, C). Nel gruppo A troviamo le spe-
Dinamica delie popolazioni di silvidi sulVisola dì Vivara 333
334 M. Siani, G. de Filippo
eie presenti in un arco di tempo più ampio. Distinguiamo due sottoinsiemi;
il primo rappresentato da S. melanocephala e S. atricapilla che costituisce
la categoria delle specie presenti tutto l’anno. Il secondo composto da R.
ignicapillus, R. regulus, P. collybita rappresenta le specie che arrivano a
Vivara in autunno, trascorrono l’inverno e lasciano l’isola in primavera,
cioè la categoria fenologica degli svernanti. S. undata rappresenta un
f " - T - — - - - 1 - - - 1 - —I - 1 - - 1
0 0.5 1
Fig. 2 — Dendrogramma delle differenze tra i cicli annuali delle abbondanze delle
specie studiate.
gruppo a se, essa è presente limitatamente ai mesi di dicembre, gennaio e
febbraio. Infine, il gruppo C comprende le specie esclusivamente di tran¬
sito. Nel suo interno distinguiamo S. borin dalle altre specie perché mostra
una preponderanza del picco autunnale rispetto a quello primaverile.
Un’ulteriore distinzione è possibile anche tra le restanti specie; infatti
S. canti Hans, P. trochilus e P. sibilatrix hanno un picco primaverile 3 volte
superiore rispetto a quello autunnale; mentre le altre hanno un incremento
primaverile circa 10 volte maggiore di quello autunnale.
Stabilità annuale. La Fig. 3 mostra i coefficienti di variabilità medi nei
flussi delle diverse specie. Esiste un gradiente di variabilità significativo
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D
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Fig. 3 — Coefficienti di variabilità medi tra gli anni delle abbondanze delle diverse
specie.
Dinamica delle popolazioni di silvidi sull’isola di Vivara 335
(ANOVA p < 0.01, F = 4.73 con 12 e 81 g.l.) dal quale S. melanocephala e
S. atricapilla risultano essere le specie con maggiore stabilità di abbon¬
danza nel corso degli anni, mentre A. schoenobaenus e R. regulus sono
quelle con migrazione più irregolare. Per verificare se esistono mesi che
per le proprie caratteristiche (p. es. clima) possono determinare in tutte le
specie una maggiore o minore stabilità di flussi, abbiamo confrontato i
coefficienti di variabilità medi mensili (Fig. 4). Pur notando un gradiente
con un massimo in febbraio ed un minimo in dicembre, non si hanno in
esso differenze statisticamente significative (ANOVA p > 0.05, F = 1.51,
con 11 e 82 g.l.).
cd
O t>OCOUP> 3 t*P -Q
•h Cd 0 fcOQ/y O -H Z3-P 0
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t - - - 1 - - H— I - » - h- - — - !
0 1
Fig. 4 — Coefficienti di variabilità medi tra gli anni delle abbondanze nei diversi
mesi.
Discussione
Per i Silvidi Pisola di Vivara si conferma essere un’importante ponte
per la migrazione nella zona centrale del bacino del Mediterraneo (Scebba,
1985). S. melanocephala e S. atricapilla sono le specie più abbondanti
durante Panno come riscontrato anche in altre aree costiere mediterranee
(Abramsky & Safriel 1980). L’abbondanza di S. melanocephala è spiega¬
bile in quanto è specie fortemente adattata agli ambienti di macchia medi-
terranea (Coppola, 1984) ove risulta sempre dominante (de Filippo & Cop¬
pola, 1985). Il grafico del suo ciclo annuale di abbondanza mostra un
picco nei mesi di luglio e agosto attribuibile all’involo dei piccoli (Fraissi-
net & De Vita, in prep.). S. atricapilla pur essendo presente durante l’in¬
tero anno, mostra variazioni di abbondanza rappresentate dall’alternarsi di
differenti popolazioni (Loevi et al., 1985). In queste due specie i valori di
abbondanza sono poco variabili negli anni.
Gli svernanti P. collybita, R. regulus , R. ignicapillus sono tipiche specie
che trascorrono l’inverno lungo le coste mediterranee. S. undata non è
inseribile nella categoria degli svernanti, essendo, le prime, specie che oltre
ad essere presenti in inverno mostrano un doppio passo migratorio. È da
ritenersi che essa presenti fenomeni di erratismo invernale da parte di
336 M. Siani, G. de Filippo
alcuni individui provenienti da aree limitrofe dell’isola di Vivara. Bri ghetti
& Massa (1984) la definiscono sedentaria, nidificante e svernante nell’Ita¬
lia meridionale; volendo conservare il termine di svernante dovremo allora
parlare di differenti strategie di svernamento.
Le specie di solo transito migratorio presentano un’asimmetria tra le
abbondanze nel periodo primaverile e quello autunnale, come analoga¬
mente è stato riscontrato in altre zone del Mediterraneo (Abram sky &
Safriel 1980, Curry-Lindahl, 1977, Besson, 1975). Queste specie sono
anche quelle che mostrano una maggiore variabilità di abbondanza negli
anni; è probabile che questa variabilità sia in realtà dovuta ad una più ele¬
vata possibilità di commettere errori di campionamento. Infatti, le specie
migratrici transitano per breve tempo sull’isola, per cui si ottengono cam¬
pionamenti annuali più esigui e meno omogenei, con la conseguente mag¬
giore variabilità di abbondanza rilevata. L’inverso avviene invece per specie
più sedentarie.
Ulteriori studi dovrebbero approfondire aspetti della strategia migrato¬
ria messi in luce da questa ricerca; in particolare relativamente all’esi¬
stenza di rotte migratorie circolari, e le cause che determinano le asimme¬
trie dei passi.
Particolarmente interessante sarebbe inoltre correlare i cicli annuali di
questa famiglia con quelli degli insetti sull’isola. Sembra interessante
notare, infatti, che la maggiore abbondanza di silvidi si ha durante la pri¬
mavera e non in autunno, e che in queste due stagioni si verificano signifi¬
cative differenze dell’abbondanza di insetti sull’isola a favore della prima¬
vera (de Filippo et al. , in prep.).
Ringraziamenti. - Ringrazio per le informazioni e gli utili consigli il
Prof. Milone, il dott. M. Fraissinet e S. Scebba, e i sigg. A. De Vita e
M. Kalby.
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Presentata nella tornata del 28 novembre 1986
Accettata il 4 dicembre 1987
PROCESSI VERBALI DELLE TORNATE
E DELLE ASSEMBLEE GENERALI
Processo verbale della tornata ordinaria del 31 gennaio 1986
Il giorno 31 gennaio 1986 alle 17h 15m si è riunita in assemblea generale, la
Società dei Naturalisti in Napoli.
Sono presenti: Napoletano Aldo, Torrente Schiattarella, Franciosa, Tomasino
Schettino, D’Antonio, Brani, de Cunzo, Berrino Viola, Piscopo Maria Caputo, Cioffì,
Forgione, Battaglini, Napoletano Anastasio.
In apertura di seduta il Presidente chiede al segretario di leggere il verbale della
seduta precedente che viene letto approvato e sottoscritto.
Il Presidente quindi legge la relazione sull’attività svolta dalla Società nel 1985,
i bilanci consuntivi 1985 e preventivo 1986, che verrà poi inviata come di norma al
Ministero BB.CC.AA.. La Relazione viene qui fedelmente descritta: Relazione
sull’attività svolta dalla Società dei Naturalisti in Napoli durante l’anno 1985. La
Società dei Naturalisti in Napoli, sia pure attraverso difficoltà contingenti, continua
nella sua graduale ripresa dopo la non breve paralisi conseguente al sisma del 1980.
Ecco pertanto, in sintesi il resoconto dell’attività svolta durante l’anno 1985 settore
per settore.
Biblioteca. Dalla relazione di fine anno presentata alla Presidenza dal Biblioteca-
rio, prof. Nicola Franciosa, membro del Consiglio Direttivo, la consistenza al 31-12-
1985 si presenta così: libri, opuscoli e periodici inventariati dal 31-12-1984 n. 11.188;
entrati al 31-12-1985 libri e opuscoli =; entrati al 31-12-1985 testate periodici n. 12;
totale n. 11.200; per quanto attiene ai periodici si specifica quanto segue. Periodici
raccolti in volumi rilegati o da rilegare: Testate in corso n. 194; Testate estinte n.
614; Geological Survey, testate n. 15; Totale: 823; Si è largamente esteso lo scambio
del Bollettino, giunto al suo 92° volume, con pubblicazioni periodiche edite da isti¬
tuzioni culturali italiane e straniere come comprovato dall’aumento delle testate
verificatosi durante l’anno. Si è completato il riordino del catalogo alfabetico sia per
autore che per soggetto. Si è completata la bibliografìa dei periodici con la indica¬
zione della testata e della consistenza di ciascuno di essi. Poche le donazioni di libri
e periodici pervenuta alla Società da parte di Soci, di istituzioni ed enti vari, peraltro
ancora da catalogare. Si confida nell’attaccamento dei soci al Sodalizio per un mag¬
giore impegno tendente ad incrementare l’interessante e valido patrimonio librario.
Ricordiamo che questa Biblioteca comprende un complesso di periodici provenienti
340 Processi verbali
da tutto il mondo che costituiscono un inestimabile valore storico-scientifico posto
a disposizione di docenti, ricercatori e studiosi. Riguardo al personale che a suo
tempo ci fu destinato, in forza della legge 285/77, dal Ministero per i Beni Culturali
e Ambientali, costituito da due unità dirigenziali: Dott.ri Rosaria Ermiero, Liliana
Calabrese e Silvia Gargiulo, è spiacevolmente da rilevare che esse nel corso
dell’anno si sono ridotte a due, essendo il dott. Ermiero destinata a prestare servizio
presso l’Archivio di Stato di Napoli. Le rimanenti due unità Dott.ri Calabrese e Gar¬
giulo nominate in ruolo col 1° luglio 1985, sono entrate alla Biblioteca Nazionale di
Napoli per il prescritto periodo di prova. Su nostra richiesta le suddette Biblioteca¬
rie hanno ripreso servizio presso la nostra Biblioteca dall’ottobre al dicembre 1985
per completare il lavoro di schedatura e collocazione delle pubblicazioni periodiche
pervenute attraverso gli scambi dal luglio al dicembre 1985. Inoltre i dott.ri L. Cala¬
brese e S. Gargiulo hanno dato inizio al lavoro di schedatura e catalogazione di tutti
i periodici in dotazione alla Biblioteca per la successiva pubblicazione in volume. Il
Consiglio Direttivo nella sua tornata del 12 dicembre 1985 ha approvato la spesa,
nei limiti consentiti dalle disponibilità di bilancio e, comunque, alle migliori condi¬
zioni di offerta. In questo loro breve periodo di ripresa di attività presso la nostra
Biblioteca le due succitate Bibliotecarie hanno provveduto alla ricollocazione delle
pubblicazioni rilegate di recente. Per incarico affidato dalla Presidenza ai membri
del Consiglio Direttivo proff. de Cunzo, segretaria e N. Franciosa, Bibjiotecario, si
spera che la direzione della Biblioteca Nazionale di Napoli possa cosi concederci
almeno periodicamente l’impiego presso questa Biblioteca dei suddetti Dott.ri L.
Calabrese e S. Gargiulio allo scopo anche di completare la preparazione del cata¬
logo dei periodici la cui pubblicazione e diffusione si presenterebbe di grande utilità
per la ricerca scientifica oltre a dare un giusto riconoscimento alla operosità delle
compilatrici. La Biblioteca è stata aperta al pubblico nei giorni e nelle ore secondo
le possibilità offerte al Consigliere Bibliotecario dalla disponibilità di personale con¬
cessoci dalla Biblioteca Nazionale di Napoli. Noi facciamo voti che il Ministero per i
Beni Culturali e Ambientali, al quale questa relazione viene inviata, possa ravvisare
l’opportunità, nell’interesse della diffusione della cultura di un pieno utilizzo del
ricco patrimonio della nostra Biblioteca, disponendo il comando presso questa
Biblioteca delle due unità dirigenziali che fino al dicembre 1985 ne hanno fatto
parte. La società ed il numero dei frequentatori, tra soci e non soci, mediamente di
oltre duecento registrati nell’anno 1985, è un indice significativo del grado di uti¬
lizzo di un complesso librario ad elevato valore culturale. Col contributo straordi-
naio di Lit. 7.000.000 concessoci dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali per
il 1985, in virtù della legge n. 219/81, abbiamo provveduto: a) all’acquisto ed alla
posa in opera di una bacheca in profilati di alluminio anodizzato, munita di spor¬
tello a vetro e chiusura da utilizzare per comunicazioni ed informazioni al pubblico;
b ) alla rilegatura di alcune annate di periodici per complessivi 198 volumi; c) all’ac¬
quisto di n. 4 armadi metallici a porte scorrevoli e muniti di rete metallica da desti¬
narsi alla conservazione di volumi di rilevante pregio. La somma residua sarà utiliz¬
zata, così come previsto dalle disposizioni date dal Ministero per i Beni Culturali e
Ambientali, al quale viene inviata la richiesta documentazione.
Archivio storico. Esso, per ora, è annesso alla Biblioteca come dalla precedente
relazione del 1984, fu portata a termine la prima fase di raccolta e di sommaria clas¬
sificazione della notevole e storicamente importante documentazione che si è riuscita
Processi verbali 341
a recuperare nei locali di deposito, dove era stata accatastata in conseguenza dei
danni riportati daH’edifìcio per il sisma del novembre 1980. Purtroppo, da una prima
indagine, si sono riscontrate soluzioni cronologiche di continuità dovute alla disper¬
sione di documenti più o meno importanti, che facevano parte di specifiche raccolte.
Come annunziamo nella precedente relazione, il materiale documentario, prove¬
niente dal deposito, è stato raccolto in 29 pacchi ciascuno completo di elenco. Si è
sperato che nel 1985 si fosse potuto iniziare una classificazione e collocazione siste¬
matica del materiale, ma la indisponibilità di personale ci ha costretti a rimandare
l’operazione. Di massima la documentazione predetta comprende registri di verbali,
carteggio, corrispondenza relativi alla Società dalla sua fondazione, ivi compreso
documenti e carteggio provenienti dalle donazioni di Soci e di loro eredi. Mi piace
ricordare ancora una volta come dal carteggio sono emersi interessanti documenti
sulla plurima attività della Società sin dalla sua fondazione. Interessante quella che
riguarda l’opera di solidarietà umana svolta in occasione della immane catastrofe
che si abbatté su Messina per il terremoto del 28 dicembre 1908, la cui terrificante
descrizione si può leggere nel resoconto riportato nel volume « Sotto la crosta ter¬
restre » di M. Polo e C. Cavagguti. Presso la Biblioteca si trovano, inoltre, volumi di
opere che vanno dalla fine del ’500 ai primi del ’900, ivi compresi 5 volumi di mano¬
scritti, di disegni di Domenico Cirillo con altro materiale documentario di indubbio
valore storico-culturale. Da segnalare i 4 volumi di Corneo Pier Filippo: Consiliorum
sive respunsuum - Venetiis 1582. Biblioteca e Archivio storico costituiscono un
binomio di indubbia rilevanza e prestigio dovuto al loro valido significato culturale.
Compagine sociale. Con le assemblee generali del 28 giugno 1985 e del 20
dicembre 1985 sono stati ammessi a far parte del sodalizio, secondo le norme con¬
template dagli art. 5 e 18 dello Statuto, attualmente in vigore, n. 17 aspiranti soci;
pertanto la consistenza Sociale alla data del 31 dicembre 1985, tenuto conto della
scomparsa nel corso dell’anno dei Soci proff. Mario Galgano e Ferdinando Chiaro-
monte e dell’irreperibilità accertata di alcuni altri, resta così composta: Soci Bene¬
meriti n. 5; Soci ordinari n. 284, nuovi Soci 1985 n. 17. Totale n. 306.
Assemblee. Come si evince dall’allegata documentazione, nel corso dell’anno
sociale si sono svolte n. 8 assemblee delle quali cinque in tornata ordinaria e due in
assemblea generale. In occasione della tornata ordinaria 1985, il vice presidente
della Società, Prof. O. Schettino, Direttore dell’Istituto di Chimica farmaceutica e
tossicologica della Facoltà di Farmacia dell’Università di Napoli ha, con nobili
parole, commemorato la figura di uomo e di scienziato del Socio prof. M. Covello,
deceduto nel dicembre 1981.
Attività scientifica. Nel corso delle tornate accademiche sono state presentate
dai Soci n. 21 comunicazioni scientifiche. Esse, passate al vaglio, per specifica com¬
petenza di « referees », scelti di volta in volta dal comitato di redazione, verranno, se
giudicate valide, cioè idonee alla pubblicazione, inserite nel volume XCIV (1985) del
«Bollettino della Società dei Naturalisti in Napoli», che si presume possa vedere la
luce entro il prossimo mese di giugno.
Conferenze. Anche nel 1985 si sono svolte presso la Sala assembleare, con l’in¬
tervento dei Soci e di altre personalità del mondo della cultura, due interessanti
conferenze tenute da eminenti Docenti universitari il 7 marzo. Eduardo Caianiello,
342 Processi verbali
Ordinario di Fisica Teorica all’Università di Salerno ha trattato il tema «Il problema
della struttura negli organismi e nella società: il 31 maggio il Prof. Giovanni Chieffi,
Accademico dei Lincei, ha intrattenuto l’uditorio sull’appassionante argomento di
«Prospettive di clonazione sulla specie umana». Entrambe le conferenze verranno
pubblicate sul «Bollettino dell’annata 1985».
Attività fuori sede. Il 23 e 24 novembre vedono la partecipazione del Presidente
al Convegno di Studio su la Prevedibilità dei Terremoti svoltosi a Benevento. Il 5 e
6 dicembre il Consigliere e Segretario del Sodalizio prof. T. de Cunzo, partecipa al
convegno Internazionale sul tema: «Odissea rifiuti: prospettive di riequlibrio» tenu¬
tosi a Venezia. Il 5 dicembre il Presidente partecipa al Convegno di Benevento sul
tema: «Agriturismo e prospettive nell’ambito della CEE». A tale manifestazione
interviene con ampia relazione il nostro socio prof. F. Rossi, geologo, docente alla
Scuola militare e della libera facoltà di Sciente Turistiche.
Consiglio Direttivo. Il Consiglio Direttivo si è riunito durante l’anno 1985 nei
seguenti giorni: 12 febbraio , presentazione per l’approvazione, prima che all’assem¬
blea generale del bilancio consuntivo del 1984 e di quello preventivo per il 1985.
Vengono, altresì, esposti alcuni problemi relativi alla funzionalità della Biblioteca
sui quali si delibera. 23 aprile : vengono suggerite alcune modifiche da apportare allo
Statuto da sottoporre all’apposita commissione per la riforma. 25 giugno : si esami¬
nano ancora alcune proposte di modifica allo Statuto vigente da sottoporre alla
Commissione. Si delibera sulla proposta di ammissione di nuovi Soci, prima della
presentazione all’assemblea generale per la definitiva approvazione. Si delibera
sull’utilizzo del contributo straordinario del Ministero per i Beni Culturali e
Ambientali in attuazione della legge 219/81 per le zone terremotate. Il Tesoriere e il
Redattore delle pubblicazioni prof. S. Piscopo e F. Barattolo riferiscono sui costi di
stampa del «Bollettino». 15 ottobre : chiusura del ciclo di conferenze e proposte per
l’anno accademico 1985/86. Aggiornamento dei lavori della Commissione per la
riforma dello Statuto. Si approva la stampa del « Bollettino » su carta più economica
così come proposto dalla Ditta Giannini. Si discute su di un lieve ritocco da appor¬
tare alla quota sociale, rinviando la delibera alla successiva seduta. 15 novembre :
vengono fatte proposte relative all’elezione del nuovo Consiglio Direttivo per il
biennio 1986/87. Viene esaminata la situazione venuta a crearsi alla Biblioteca per il
rientro delle due unità dirigenziali alla Biblioteca Nazionale per il completamento
del periodo di prova. I Consiglieri prof. T. de Cunzo e N. Franciosa prenderanno
accordi con la Direzione della Biblioteca Nazionale per tentare di superare la messa
in crisi della funzionalità della Biblioteca. Viene deliberato l’adeguamento della
quota sociale che verrà poi approvato dall’assemblea generale del 20 dicembre. 12
dicembre: viene deliberato sull’ammissione di nuovi soci da sottoporre all’assemblea
generale del 20 dicembre; viene approvata salvo la disponibilità del bilancio la
stampa del catalogo delle pubblicazioni periodiche. Si conferma la data del 31/1/
1986 per l’elezione del nuovo Consiglio Direttivo per il biennio 1986/87 e del Colle¬
gio dei Revisori dei Conti per il 1986. Viene sollecitata l’apposita Commissione a
presentare le modifiche dello Statuto da sottoporre per l’approvazione all’assemblea
generale e, successivamente, al ministero. La stessa Commissione viene, altresì,
invitata ad accelerare i tempi per la presentazione all’Assemblea delle modifiche al
Regolamento.
Processi verbali 343
Comitato di Redazione. Si è riunito più volte, redigendo un regolare verbale fir¬
mato dal Presidente e controfirmato dal Redattore delle pubblicazioni, dott. F.
Barattolo. Esso si è occupato della stampa del «Bollettino» dell’assegnazione delle
comunicazioni scientifiche ai referees (due per ogni lavoro) ed alle delibere di pub¬
blicazione nel Bollettino. In definitiva si è portato a conclusione il 26 gennaio 1985
la stampa del volume XCII (1983); mentre il volume XCIII (1984) ha visto la luce
nel mese di dicembre 1985, seguito dal volume XCIV (1985) la cui stampa si pre¬
vede possa essere ultimata entro il prossimo mese di giugno. L’assemblea all’unani¬
mità approva la su trascritta relazione. Il Presidente indi invita uno dei Revisori dei
conti, Socio però assente a leggere la relazione, pertanto legge la relazione della
revisione dei Bilanci consuntivo 1985 e preventivo 1986, il Segretario T. de Cunzo,
che cede poi la parola al Tesoriere prof. Piscopo che illustra ambedue i Bilanci. L’as¬
semblea approva all’unanimità.
Il Presidente indi propone all’assemblea di scegliere i componenti del Seggio
per l’elezione del Consiglio Direttivo uscente, prevista dall’Ordine del giorno: si sug¬
geriscono i nomi di: Schettino Oreste presidente, e Torrente Maurizio Maria e
Tomasino Carlo come scrutatori. L’assemblea approva all’unanimità e i suddetti soci
si insediano immediatamente per dare inizio alle operazioni di voto. Terminate le
operazioni elettorali, si procede alla lettura del verbale redatto dal Seggio per le ele¬
zioni del Consiglio Direttivo, che farà parte integrante del verbale della seduta: ver¬
bale del seggio: 31 gennaio 1986.
Verbale del seggio Elezione del Consiglio Direttivo 1986/1987. Costituzione del
seggio elettorale: Presidente O. Schettino, Scrutatori M. Torrente e C. Tomasino.
Apertura seggio ore 17h30m. Chisura 19h00m. Votanti diretti: 18, votanti con delega
22, totale n. 40. Schede bianche nessuna: schede nulle: nessuna; Hanno riportato
voti:
per la carica di Presidente:
Napoletano Aldo
Schettino Oreste
39
1
per la carica di Vice Presidente:
Schettino Oreste
Caputo Giuseppe
39
1
per la carica di Segretario:
de Cunzo Teresa
40
per la carica di vice Segretario:
Rossi Fortunato
Schiattarella Marcello
39
1
per la carica di Tesoriere:
Piscopo Eugenio
40
per la carica di Bibliotecario:
Franciosa Nicola
D’Antonio Costantino
Cioffì Salvatore
Moncharmont Ugo
34
4
1
1
per la carica di Redattore capo:
Barattolo Filippo
40
344 Processi verbali
per la carica di Consiglieri:
Caputo Giuseppe
Battaglini Pietro
Corrado Gennaro
Torre Mario
Moncharmont Ugo
Schiattarella Marcello
Franco Errico
D’Antonio Costantino
Napoletano Aldo
Risultano pertanto eletti:
Presidente:
Vice-Presidente:
Segretario:
Vice-segretario:
Tesoriere:
Bibliotecario:
Redattore:
Consiglieri:
del che è verbale
Presidente
Schettino Oreste
Scrutatori
Tomasino Carlo
Torrente Maurizio
39
36
35
34
6
5
3
1
1
Napoletano Aldo
Schettino Oreste
de Cunzo Teresa
Rossi Fortunato
Piscopo Eugenio
Franciosa Nicola
Barattolo Filippo
Caputo Giuseppe
Battaglini Pietro
Corrado Gennaro
Torre Mario
f.to Oreste Schettino
f.to Carlo Tomasino
f.to Maurizio Torrente
data: 31 gennaio 1986.
Le operazioni di scrutinio terminano alle ore 19.00 e vengono consegnati i ver¬
bali.
Terminate le operazioni del seggio la seduta viene ripresa.
Il Presidente proclama eletti i componenti del nuovo Consiglio Direttivo.
Esaurito pertanto l’ordine del giorno, la .seduta è tolta alle 20h05m.
Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano
Processo verbale dell’Assemblea del 25 marzo 1986
Il giorno 25 marzo 1986 alle ore 17.15 si è riunita l’assemblea della Società dei
Naturalisti in Napoli. Sono presenti: Napoletano Aldo, Maurizio Maria Torrente,
Costantino D’Antonio, Massimo Siani, de Cunzo, Bravi, Schiattarella, Bosco, Batta¬
glini, Lucini Carla, Franciosa, Vincenzo Caputo.
Processi verbali 345
Il Presidente chiede al Segretario di leggere il verbale della seduta precedente
che viene letto approvato e sottoscritto.
Il Presidente quindi in apertura di seduta comunica di aver inviato al Ministero
dei Beni Culturali e Ambientali lo schema del Nuovo statuto che dovrà essere
approvato dall’assemblea dei Soci.
Comunica inoltre l’avvenuto acquisto di un proiettore per diapositive e di una
lavagna luminosa, strumentazioni essenziali all’attività del nostro sodalizio.
Il Presidente informa di aver dato disposizione perché si provveda all’osser¬
vanza della legge 818/84 prevenzione antincendi. Il Presidente inoltre informa che è
in corso di acquisto anche un elaboratore elettronico, dell’acquisto di detto compu¬
ter è stato delegato il Redattore del nostro Bollettino dott. Barattolo che ha già pre¬
sentato in Sede di Consiglio Direttivo vari preventivi di spesa con relativi requisiti
dell’apparecchio in questione.
Il Presidente informa anche che quanto prima si pubblicherà il Bando di Con¬
corso a Premi di incoraggiamento a giovani laureati che la nostra Società intende
allestire.
Si passa dunque alle comunicazioni scientifiche:
a) il prof. Cavagnuolo non socio, presentato dai soci Battaglini e Caputo,
espone il lavoro suo e di La Forgia, Putti, Varano, dal titolo « Azione del Glucagone
sull’interrenale di Podarcis sìculo Raf.» interviene Napoletano.
b ) il non socio Putti presentato da Battaglini e Caputo, soci, espone il lavoro
suo e di La Forgia, Cavagnuolo, Varano, dal titolo: «Variazioni della glicemia nella
lucertola Podarcis sicula Raf. dopo somministrazione prolungata di glucagone»,
interviene Napoletano.
c ) D’Antonio presenta il suo lavoro dal titolo: «Anfibi e Rettili della zona
umida dell’oasi di Variconi (Foce del F. Volturno) Caserta. I Nota preliminare inter¬
vengono: Franciosa, Napoletano.
Esaurito l’ordine del giorno, la seduta è tolta alle 18h20m.
Il Segretario: Fortunato Rossi II Presidente: Aldo Napoletano
Il giorno 8 aprile 1986 alle ore 17, nella Sala delle adunanze del nostro Sodali¬
zio, nell’ambito delle attività della Società previste dallo Statuto, il prof. Amos Nur
docente di Geofisica alla Stanford University in California, ha tenuto un seminario
sui terremoti, invitato dall’Osservatorio Vesuviano e dal nostro Sodalizio.
Il seminario, dal titolo: «Very Large Earthquakes »; ha visto un folto pubblico
seguire con interesse la dotta disquisizione a cui sono seguiti diversi quesiti posti
dal pubblico.
Il giorno 9 aprile 1986 sempre alle ore 17 il prof. Amos Nur ha tenuto un’altra
conferenza dal titolo: «Mechanics of Aftershocks»; anche questa volta un pubblico
interessato ha seguito la disquisizione ed ha posto alla fine quesiti a cui Nur ha
risposto.
Il Segretario: Teresa de Cunzo
Il Presidente: Aldo Napoletano
346 Processi verbali
Processo verbale dell’Assemblea del 23 aprile 1986
Il giorno 23 aprile 1986 alle 16h45m si è tenuta in tornata straordinaria l’assem-
blea della Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti: Napoletano Aldo, Fran¬
ciosa, Bravi, D’Antonio, Vega, Caracciolo, Capolongo, Picariello, Palmiero, Mam¬
mella, Ciotti, Rossi, Nazzaro, Cioffi, Caputo, assente Giustificato il Segretario de
Cunzo.
Su richiesta del Presidente, il vice-segretario prof. Rossi, legge il verbale della
tornata precedente che viene approvato all’unanimità e sottoscritto.
Il Presidente in apertura di seduta informa che è giunta notizia di un bando di
concorso indetto dalla «Pro Loco» associazione culturale ricreativa, per ragguagli
rivolgersi alla Segreteria della Società dei Naturalisti. Si passa quindi alle comunica¬
zioni scientifiche: a) il socio Caputo Giuseppe, presenta con il socio Capolongo il
lavoro di Vincenzo Caputo. A De Biase ed F. Baldanza dal titolo: «Note sugli anfibi
e Rettili della Valle delle Ferriere». Intervengono Franciosa, Palumbo, Nazzaro,
Caputo, Napoletano, Capolongo, Ricciardi, b ) Ricciardi presenta il lavoro scritto con
S. A. Aprile, V. La Valva, G. Caputo, dal titolo: «La flora del Somma-Vesuvio».
Intervengono Capolongo e Napoletano; c ) Mazzarella presenta il lavoro suo e di
Ciotti, dal titolo: «Il ciclo delle macchie solari ed il clima a Napoli», intervengono
Rossi, Napoletano, Palumbo. Vengono esaurite le voci dell’ordine del giorno: la
seduta è tolta alle 19h.
Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano
Il giorno 16 giugno 1986 alle ore 17 nella sala delle adunanze del nostro sodali¬
zio, nell’ambito delle attività della Società previste dallo Statuto il prof. George
Nemethy, della Cornell University, docente e ricercatore al Becker Laboratory di
Ithaca, di analisi conformazionale di polipeptidi ha tenuto un seminario dal titolo:
«Struttura di proteine»; la conferenza è stata seguita con interesse dal folto pub¬
blico presente. Sono seguiti quindi interessanti quesiti posti dai presenti. Al relatore
poi è stata consegnata medaglia ricordo della Società stessa e busta con annullo
postale eseguita in occasione del Centenario del nostro stesso sodalizio caduto nel
1981.
Il Presidente ringrazia il relatore che così gentilmente ha accettato l’invito della
nostra Società.
Si conclude alle 19h.
Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano
Processo verbale dell’Assemblea generale del 27 giugno 1986
Il giorno 27 giugno 1986 alle 16h45m si è riunita in Assemblea Generale, la
Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti: Napoletano Aldo, Schiattarella,
Bravi, D’Antonio, Torrente, Capolongo, Barbera, Romano, Guadagno, de Cunzo,
Caputo, Moncharmont, Rapolla, Palumbo, Carrara, Ciotti, Borgstrom, Mazzarella, de
Filippo, Kalby, Cimmino.
Processi verbali 347
In apertura di seduta il Presidente invita il Segretario a leggere il verbale della
Seduta precedente che viene letto approvato all’unanimità e firmato.
Si passa quindi all’ammissione di nuovi soci; il Presidente comunica che sono
pervenute 11 domande che sono state attentamente esaminate dal Consiglio Diret¬
tivo. Il Consiglio Direttivo ha ritenuto di portare in assemblea otto domande, poiché
ha deliberato in riunione che le restanti domande non sono idonee per insufficienza
di documentazione.
Pertanto i nominativi proposti sono tutti ammessi quali nuovi soci ed essi sono
nell’ordine, con i rispettivi soci presentatori:
1) Caputo Vincenzo presentato da Caputo Giuseppe, Capolongo,
2) Cuti Ilo Vincenzo presentato da Napoletano Aldo, Battaglinì,
3) Lardone Aldo presentato da Napoletano Aldo, Franciosa,
4) Kalby Mario presentato da De Filippo, Caliendo,
5) Benedetti Ettore presentato da Vitagliano Vincenzo, Barone,
6) Descio Palmisanì Dolores presentata da de Cunzo, Petrosino,
7) Cubellis Elena presentata da Corrado, Berrino.
8) Castellano Laura presentata da Moncharmont, de Cunzo.
Espletate dunque le operazioni di voto, all’unanimità vengono tutti ammessi
quali nuovi soci.
Si passa alle comunicazioni scientifiche, per prima, Cimmìno Maria Grazia pre¬
senta il lavoro suo e di Carmela Barbera dal titolo: « Segnalazione della presenza di
Microvertebrati nel riempimento della Grotta del Tufo (Capri)»; infine Capolongo
Cristiano, presenta la nota sua e di Carrara, Guadagno, Rapo] la, Roberti dal titolo:
«Indagini sismiche a rifrazione nell’area Flegrea per la determinazione dei parametri
elastici dinamici dei principali litotipi Superficiali »; Guadagno presenta il lavoro suo
e di Carrara, Del Lupo, Nunziata, Palmieri, Rapolla, Roberti, Sinieco dal titolo:
«Determinazione dei parametri elastici dinamici in laboratorio sui campioni di poz¬
zolane e tufi flegrei» interviene: Napoletano; De Filippo presenta il lavoro suo e di
Kalby e Caputo Vincenzo dal titolo «Rassegna della Fauna dei monti Alburni»;
Palombo dice la nota Sua e di Ciotti, Gargiulo, Parcella dal titolo: «Inquinamento
atmosferico e marino nel Golfo di Napoli», interviene Napoletano.
Esaurito l’ordine del giorno si chiude l’assemblea alle 19h30m.
Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Alno Napoletano
Processo verbale della tornata ordinaria del 28 novembre 1386
Il giorno 28 novembre 1986 alle 17h si è riunita in tornata ordinaria l’assemblea
della Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti: Napoletano Aldo, Kalby, De
Filippo, Schiattarella, Bravi, Kartori Tina Milone, Caliendo, Fraissinet, Taddei,
Alb ertane, Moncharmont Zei Maria, Moncharmont Ugo, Cimmino, de Cunzo, Scor-
ziello, Torrente.
Il Presidente invita il segretario a leggere il verbale della seduta precedente,
verbale che viene letto, approvato e sottoscritto. Il Presidente comunica che, per
348 Processi verbali
concessione dell Direttore della Biblioteca Nazionale le dottoresse Calabrese e Gar-
giulo hanno l’autorizzazione a venire presso il nostro sodalizio per sistemare la
biblioteca e per continuare l’ottimo lavoro intrapreso durante gli anni trascorsi già
presso la nostra Società. Comunica inoltre che tra gli altri volumi è pervenuto il
testo di Filippo Bottazzi su «Leonardo Scienziato», curato da Leonardo Donatelli,
Francesco Ghisetti e Andrea Russo.
Si passa alle comunicazioni scientifiche:
a) Carrara, Cristiano, Guadagno, Rapolla, Roberti, dal titolo: «Indagini sis¬
miche a rifrazione nell’area flegrea per la determinazione dei parametri elastici dina¬
mici dei principali litotipi superficiali », la nota viene soltanto consegnata al segreta¬
rio in quanto era già stata presentata e discussa nella tornata precedente ma appunto
non consegnata a tempo;
b ) De Filippo, presenta il lavoro suo e di Siani dal titolo «I Sylviidae (Cl.
Aves) sull’isola di Vivara: modelli di migrazione e stabilità di flusso»; interviene
Napoletano;
c) Taddei presenta per primo il lavoro che nell’ordine è indicato alla lettera
d ), suo e di G. Pinto e che, a richiesta, dovrà precedere anche in sede di pubblica¬
zione la successiva nota, titolo: «Evolution of toxic effects of heavy metals on uni¬
cellular algae. V. analysis of thè inhibition manifesting itself with an increased lag
phase»; intervengono Benedetti, Desio;
d ) Albudano presenta il lavoro suo e di Pinto dal titolo: «The action of heavy
metals on thè growth of three acidophilic algae»; intervengono Napoletano, Taddei,
Benedetti;
e) Caliendo presenta il lavoro suo e di Milone dal titolo: «Possibili correla¬
zioni durante il periodo riproduttivo tra l’attività enzimatica dell’ipotalamo e il tasso
piasmatico degli androgeni in Perdix perdix »;
f) Milone presenta il lavoro suo e di Grotta Del Monaco, dal titolo: «Gab¬
biani svernanti lungo la costa campana»; interviene Napoletano;
g) Schiattarella presenta il lavoro suo e di Bravi dal titolo: «Segnalazioni di
livelli ittiolitici nei Monti Alburni (Appennino Campano)», interviene Napoletano.
Esaurito l’ordine del giorno, la seduta è tolta alle ore 19h.
Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano
Processo verbale dell’Assemblea generale
del 19 dicembre 1986
Il giorno 19 dicembre 1986 alle ore 16h45m si è riunita in Assemblea Generale,
la Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti Napoletano Aldo, di Cunzo, Della
Ragione, Barattolo, Bozza, D’Antonio, Schiattarella, Cutolo, Nazzaro, Franciosa, Lar¬
done, Caputo, Piscopo, Cubellis, Corrado.
Su richiesta del Presidente il segretario legge il verbale della seduta precedente
che viene approvato e sottoscritto.
Processi verbali 349
Si passa dunque alla votazione dei candidati nuovi soci: sono state presentate
sette domande; l’assemblea vota all’unanimità per l’ammissione esprimendo il voto
candidato per candidato, e per tutti i candidati risultano quindi ammessi. Nell’or¬
dine i candidati, con relativi nomi dei soci presentatori sono:
1) Carlone Gennaro presentato da Napoletano Aldo, Franciosa,
2) Colliani Felice presentato da Napoletano Aldo, Rossi Fortunato
3) Cinquegrana Emilia presentata da de Cunzo, Zamparelli,
4) Esposito Aiardo Antonio presentato da Napoletano Aldo, Battaglini,
5) Guzzetta Giuseppe presentato da de Cunzo, Zangarelli,
6) Schipa Matilde presentata da Napoletano, de Cunzo,
7) Santo Antonio presentato da Boni, de Cunzo.
Il Presidente dichiara i sunnominati: nuovi soci.
Si passa alla votazione per l’elezione di un Redattore che sostituisca il socio
Barattolo che si è dimesso dalla stessa carica. Si procede dunque alla votazione che
risulta così suddivisa: Cutillo Vincenzo con n. 19 voti; Mario Milone con 2 voti. Gli
scrutatori controllano le schede; gli stessi, D’Antonio e Schiattarella consegnano gli
atti al Presidente. Risulta quindi nuovo redattore il prof. Vincenzo Cutillo. Il Presi¬
dente lo dichiara eletto come Redattore, componente il Consiglio Direttivo. Su sug¬
gerimento dell’Assemblea poi vengono nominati i Revisori dei conti nelle persone
di Taddei Roberto, Lardone Antonio.
Il Presidente infine dà inizio alla proclamazione dei vincitori dei premi di inco¬
raggiamento cui al bando del 26-5-1986.
Il Presidente presenta ogni vincitore con parole di encomio e di augurio e con¬
segna ad ognuno l’assegno di lire 500.000 (cinquecentomila). Sono premiati diretta-
mente i giovani: 1. Santo Antonio che ha concorso con una tesi in Geologia; 2. Cin¬
quegrana Rosa Emilia, con tesi in Geologia strutturale; 3. Casadio Francesca tesi in
Botanica; 4. Cesaro Giampiero con tesi in Zoologia quest’ultimo non è intervenuto
di persona ma ha delegato il padre al ritiro del premio.
Esaurito l’ordine del giorno la seduta è tolta alle 19h.
Il Segretario: Teresa de Cunzo
Il Presidente: Aldo Napoletano
ELENCO DEI SOCI AL 31 DICEMBRE 1986
con la data di ammissione
SOCI BENEMERITI
1) 3142-922
2) 29- 4-923
3) 2- 5-931
4) 2- 5-931
5) 20- 1-932
Palombi Arturo - Via Carducci, 19 - 80121 Napoli.
Torelli Beatrice - Via Bracciano, 2 - 00189 Roma.
Mor-n> lenti Giuseppe ~ Istituto di Genetica - Città Universitaria -
00185 Roma.
Parenzan Pietro - Stazione di Biologia Marina - 73010 Porto Cesa¬
reo (Lecce).
De Lerma Baldassarre - Dipartimento di Zoologia delPUniversità -
Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli.
1) 26- 2-971
2) 2042-985
3) 28- 6-985
4) 28- 3-963
5) 29-12-976
6) 22-12-982
7) 22-12-982
8) 29-12-974
9) 23-12-975
10) 20-12-985
11) 26- 7-975
12) 22-12-982
13) 7- 2-938
14) 22-12-982
SOCI ORDINARI
Abatino Elio - C.R.R. - Centro di Microscopia elettronica LM. -
Piazza Barsanti e Matteucci - 80125 Napoli.
Abbate Rosario - Via S. Marco, 17 - 25055 Pisogne (Brescia).
Astolfi Luisa - Piazza Muzii, 11/c - 80127 Napoli.
Abignente Enrico - Istituto di Chimica Farmaceutica delPUniver¬
sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Accordi Giovanni - Via Grossi Gondi, 46 - 00162 Roma.
Albert ano Patriza - Via Santa Teresella degli Spagnuoli, 58 -
80132 Napoli.
Aliotta Giovanni - Via Stadera, 86 - 80143 Napoli.
Amodeo Giovanni - Via Fava, 33 - 84014 Nocera Inferiore (SA).
Anastasio Antonio - Via M. Pisciceli!, 29 - 80128 Napoli.
Amcarola Vincenzo - II Traversa Domenico Fontana, 1 - Napoli.
Ali diloro Filippo - Campo Sperimentale Contrada «Bettina» -
89013 Gioia Tauro (RC).
Andreozzi Giuliana - Istituto Policattedra di Anatomia Sistema¬
tica e Comparata - Via Delpino, 1 - 80137 Napoli.
Antonucci Achille - Via Girolamo Santacroce, 19/c - 80129
Napoli.
Antonucci Rosanna - Istituto Policattedra di Anatomia Sistema¬
tica e Comparata - Via. Delpino, 1 - 80137 Napoli.
352 Elenco dei soci
15) 25- 6-976
16) 30- 1-981
17) 29-10-971
18) 27- 6-980
19) 21-12-984
20) 30- 1-959
21) 23-12-975
22) 27- 6-980
23) 25- 6-976
24) 27- 3-964
25) 27- 6-980
26) 21-12-984
27) 31- 5-968
28) 28- 6-985
29) 22-12-981
30) 22-12-981
31) 30- 1-959
32) 30-11-973
33) 21-12-984
34) 31- 5-968
35) 30-12-960
36) 3-12-971
37) 28- 2-969
38) 28- 6-985
39) 28- 6-985
40) 26- 5-972
41) 27- 6-980
42) 27- 3-964
43) 20-12-985
Aprile Francesco - Dipartimento di Scienze della Terra Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Arcamone Nadia - Via d’Ayala Gomez, 6 - 80127 Napoli.
Ariani Antonio - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬
cannone, 8 - 80134 Napoli.
Ascione Aniello - Via S. Michele, 76 - 80147 Ponticelli (Napoli).
Avallone Del Gaudio Rita - Via Liguria, 14 - 81022 Casagiove
(Caserta).
Badolato Franco - Viale Pantelleria, 13 - 00141 Roma.
Balsamo Giuseppe - Dipartimento di Biologia Generale e Gene¬
tica - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli.
Barahona Fernàndez Enrique - Estación Experimental del Zai-
din C.S.I.C. - Professor Albareda, 1 - Granada (Spagna).
Barattolo Filippo - Istituto di Paleontologia - Largo S. Marcel¬
lino, 10 - 80138 Napoli.
Barbera Carmela - Istituto di Paleontologia dell’Università -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Barone Guido - Via Gemito, 70 - 80128 Napoli.
Barra Diana - Via Croce Rossa, 21 - 80131 Napoli.
Battaglini Pietro - Dipartimento di Zoologia dell’Università - Via
Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli.
Beneduce Paolo - Via Cavour, 100 - 80040 Pollenatrocchia (Na¬
poli).
Berrino Giovanna - Via Plinio il Vecchio, 75 - 80053 Castellam¬
mare di Stabia (Napoli).
Billwiller Arnoldo - Via Lucchese, 183 - Masotti - 51030 Serra-
valle Pistoiese (Pistoia).
Boisio Maria Luisa - Distacco Piazza Marsala, 3/6 - 16122 Genova.
Bolognese Bianca - Via Posillipo, 47/A - 80123 Napoli.
Bonaduce Gioacchino - Via Nevio, 102/A - 80122 Napoli.
Bonardi Glauco - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Bonasia Vito - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo
S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Boni Maria - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Mar¬
cellino, 10 - 80138 Napoli.
Borgia Giulio Cesare - Via Luigi Guercio, 145 - 84100 Salerno.
Borgstròm Sven - Via T. Tasso, 601 - 80137 Napoli.
Bosco Salvatore - Via Michelangelo Testa, 8 - 84100 Salerno.
Botte Virgilio - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬
cannone, 8 - 80134 Napoli.
Boza Lopez Julio - Estación Experimental del Zaidin C.S.I.C. -
Professor Albareda, 1 - Granada (Spagna).
Brancaccio Ludovico - Dipartimento di Scienze della Terra -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Bravi Sergio - C/o Vega Loredana - I Traversa Via Croce di
Piperno, 8 - 80126 Napoli.
Elenco dei soci 353
44) 21-12-979
45) 23-12-975
46) 23-12-975
47) 30- 1-981
48) 21-12-983
49) 21-12-983
50) 31- 3-972
51) 28-12-951
52) 29-10-971
53) 22-12-982
54) 27- 4-973
55) 30-12-962
56) 21-12-979
57) 27- 3-964
58) 29-10-971
59) 21-12-983
60) 22-12-982
61) 31- 5-968
62) 28-12-940
63) 23-12-975
64) 24- 6-977
65) 3-12-971
66) 22-12-981
67) 28-12-969
68) 21-12-984
69) 23-12-975
70) 23-12-975
71) 29-10-971
72) 26- 5-972
73) 27- 1-978
74) 20-12-985
75) 21-12-984
76) 31- 5-968
Buccino Gerardo - Via C. Rossi, 13 - 84043 Agropoli (Salerno).
Budetta Paolo - Via Matierno, 5/A - Parco Aurora - 84100
Salerno.
Cagliozzi Anna - Via D. De Dominicis, 8 - Pai. 10 - 80128 Napoli.
Caliendo Maria Filomena - Istituto di Zoologia dell’Università -
Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli.
Calzada Badia Sebastian - Museo y Laboratorio de Geologia del
Seminario de Barcelona - Disputacion, 231 - Barcelona 7 (Spagna).
Cancelliere Amelia - Via Marino Cotronei, 47 - 80128 Napoli.
Cannavale Giuseppe - Via Gaetano Quagliariello, 6 - 84110
Salerno.
Capaldo Pasquale - Via C. Cattaneo, 26 - 80128 Napoli.
Capasso Giuseppe - Via S. Eustacchio, 51 - 84100 Salerno.
Capasso Leonilda - Via Giacinto Gigante, 204 - 80128 Napoli.
Capolongo Domenico - Via Roma, 8 - 80030 Roccarainola
(Napoli).
Capone Antonio - Via Cilea, 136 - 80127 Napoli.
Cappello Brunella - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicolo¬
gica - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli.
Caputo Giuseppe - Dipartimento di Biologia Vegetale - Via Foria,
223 - 80139 Napoli.
Carannante Gabriele - Dipartimento di Scienze della Terra -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Carati Mariano - Via S. Stefano, 37 - 80127 Napoli.
Carrano Perrone Alma - Via Petrarca, 47/B - 80122 Napoli.
Carrara Eugenio - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Casertano Lorenzo - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Castaldo Chiara - Via Ugo Niutta, 22 - 80128 Napoli.
Castellano Corniello Giovanna - Via Balducci, 10 - 81100
Caserta.
Catalano Raimondo - Istituto di Geologia - Corso Tukòry, 131 -
90134 Palermo.
Catalano Virgilio - C.so Vitt. Emanuele, 539 - 80135 Napoli.
Catenacci Vincenzo - Via A. Regolo, 12/d - 00192 Roma.
Cavalieri Angelina - Corso Nuovo, 4 - 81036 S. Cipriano Picen-
tino (Caserta).
Ceccoli Annamaria - Via Piscicelli, 29 - 80128 Napoli.
Celico Pietro - Piazza Pilastri, 17 - 80125 Napoli.
Chieffi Giovanni - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mez¬
zocannone, 8 - 80134 Napoli.
Ciardiello Valle Anna Maria - Via Caldieri, 147 - 80128 Napoli.
Cimino Antonio - Via Mariano Stabile, 110 - 90139 Palermo.
Cimmino Maria Grazia - Via Nazionale, 46 - 80146 Napoli.
Cioffi Salvatore - Viale Tiliano, 14 - 80055 Portici (Napoli).
Cippitelli Giuseppe - Via Iannozzi, 38 - 20097 S. Donato Mila¬
nese (Milano).
354
Elenco dei soci
77) 21- 5-968
78) 24- 6-977
79) 28- 2-969
80) 28-12-949
81) 28- 3-963
82) 20-12-985
83) 26- 1-949
84) 29-10-971
85) 21-12-983
86) 21-12-984
87) 30- 1-959
88) 27- 6-973
89) 29-12-961
90) 31- 5-968
91) 30- 1-959
92) 21-12-984
93) 30- 1-959
94) 3-12-971
95) 22-12-981
96) 22-12-981
97) 21-12-984
98) 22-12-981
99) 31- 5-968
100) 29-11-974
101) 31- 5-968
102) 28- 6-975
103) 26- 2-971
104) 25- 6-976
105) 26- 6-976
106) 27- 3-964
107) 20-12-960
108) 21-12-979
Cocco Ennio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Mar¬
cellino, 10 - 80138 Napoli.
Corniello Alfonso - Istituto di Geologia Applicata - Facoltà di
Ingegneria - Piazzale Tecchio - 80125 Napoli.
Corrado Gennaro - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Cotecchia Vincenzo - Istituto di Geologia Applicata - Via Re
David, 200 - 70125 Bari.
Crescenti Uberto - Via Gioberti, 44 - 65100 Pescara.
Crovato Paolo - Via S. Liborio, 1 - 80134 Napoli.
Cucuzza Silvestri Salvatore - Casella Postale 345 - 95100 Catania.
Damiani Alfonso Vittorio - Lungotevere Mellini, 30 - 00193 Roma.
d’Amore Concetta - Piazza Cavour, 19 - 80137 Napoli.
D’Antonio Costantino - Via Aniello Falcone, 386/B - 80127
Napoli.
D’Argenio Bruno - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Dazzaro Luigi - Dipartimento di Geologia e Geofìsica - Palazzo
Ateneo - Via Nicolai, 2 - 70121 Bari.
De Castro Piero - Istituto di Paleontologia dell’Università - Largo
S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
De Castro Coppa Maria Grazia - Istituto di Paleontologia del¬
l’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
De Cunzo Teresa - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
De Filippo Gabriele - Dipartimento di Zoologia - Via Mezzocan¬
none, 8 - 80134 Napoli.
De Leo Teodoro - Dipartimento di Fisiologia Generale ed
Ambientale - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Delfino Vincenza - Via Pietro Castellino, 88 - 80131 Napoli.
Del Gaudio Silvana - Via Giuseppe Orsi, 50 - 80128 Napoli.
Della Ragione Salvatore - Via Cenilo, 57 - 80070 Bacoli (Napoli).
del Re Maria Carmela - Via Bisignano, 24 - 80121 Napoli.
Del Rio Antonio - Via Floriano del Secolo, 4 - 80125 Napoli.
De Medici Giovanni Battista - Via Beisito, 13 - 80123 Napoli.
De Miranda Renato - Via Chiatamone, 60/B - 80121 Napoli.
De Riso Roberto - Istituto di Geologia Applicata - Piazzale Tec¬
chio - 80125 Napoli.
D’Errico Francesco Paolo - Istituto di Entomologia Agraria -
Facoltà di Agraria dell’Università - 80055 Portici (Napoli).
De Simone Bruno - Parco Comola Ricci, 120/c - 80122 Napoli.
De Simone Francesco - Cattedra di Fitofarmacia - Facoltà di Far¬
macia - Via L. Rodino, 22 - 80138 Napoli.
Di Benga Felice - Via Nicola Stame, 185 - 00128 Roma.
De Girolamo Pio - Dipartimento di Scienze della Terra - Via Mez¬
zocannone, 8 - 80134 Napoli.
Di Leo Lucia - Via Lepanto, 21 - 80125 Napoli.
Di Luise Giancarlo - Via Iacopo Palma, 15 - 20146 Milano.
Elenco dei soci 355
109) 27- 6-915
110) 22-12-981
111) 21-12-983
112) 20-12-974
113) 29-10-971
114) 28- 1-972
115) 27- 4-973
116) 26- 5-972
117) 22-12-981
118) 21-12-979
119) 21-12-983
120) 28- 2-969
121) 27- 6-980
122) 30- 1-981
123) 21-12-979
124) 30- 1-981
125) 29-10-971
126) 26- 6-976
127) 27- 6-980
128) 29-12-961
129) 21-12-979
130) 24- 6-977
131) 21- 5-968
132) 28- 2-969
133) 18-12-959
134) 22-12-981
135) 23-12-975
136) 3-10-971
137) 22-12-982
Di Maio Ferdinando - Via G. Poli, 70 - 80055 Portici (Napoli).
Di Matteo Loredana - Via Consalvo, 138 - 80126 Napoli.
Di Muro Antonio - Via Lucania, 15 - 04100 Latina.
Dini Antonio - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicologica -
Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli.
Di Nocera Silvio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Dipartimento di Geologia e Geofisica - Palazzo Ateneo - 70121
Bari.
Dipartimento di Scienze della Terra - Via Trentino, 51 - 09100
Cagliari.
Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 -
80138 Napoli.
Di Stefano Piero - Istituto di Geologia - Corso Tukòry, 131 -
90134 Palermo.
Diurno Maria Vittoria - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossi¬
cologica - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli.
Esposito Maria Cristina - Via A. de Gasperi, 33 - 80133 Na¬
poli.
Fantetti Vincenzo - Via Napoli, 107 - 71016 S. Severo (Foggia).
Fenoll Hach-Ali Purificación - Departamento de Cristalografìa y
Mineralogia - Facultad de Ciencias - Universidad de Granada
(Spagna).
Ferrara Lydia - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicologica
dell’Università - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli.
Ferreri Vittoria - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Ferro Raffaele - Via Diano, 27 - 80078 Pozzuoli (Napoli).
Fimiani Pellegrino - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di
Agraria - 80055 Portici (Napoli).
Finamore Ester - Via Posillipo, 239 - 80123 Napoli.
Fiorito Graziano - Viale Michelangelo, 39 - 80128 Napoli.
Fondi Mario - Via Nevio, 78 - 80122 Napoli.
Forgione Pasquale - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossico-
logica - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli.
Forlani Marcello - Via Libertà, 218/bis - 80055 Portici (Napoli).
Foti Lidia - Dipartimento di Fisiologia Generale ed Ambientale -
Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli.
Franciosa Nicola - Traversa Ponticelli, 24 - 80147 Napoli.
Franco Enrico - Dipartimento di Scienze della Terra - Via Mezzo¬
cannone, 8 - 80134 Napoli.
Frassinet Maurizio - Via Recanati, 51 - 80046 S. Giorgio a Cre¬
mano (Napoli).
Galassi Leone - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬
cannone, 8 - 80134 Napoli.
Galiano Giovanni - Via Vanvitelli, 53 - 82100 Benevento.
Gargiulo Giuliana - Istituto Policattedra di Anatomia Sistematica
e Comparata - Via Delpino, 1 - 80137 Napoli.
356 Elenco dei soci
138)
139)
140)
141)
142)
143)
144)
145)
146)
147)
148)
149)
150)
151)
152)
153)
154)
155)
156)
157)
158)
159)
160)
161)
162)
163)
164)
165)
166)
167)
168)
169)
170)
22-12-981 Giglio Francesca - Vico Miracoli, 16 - 80137 Napoli.
15-12-978 Gioffrè Domenico - Via Ricasoli, 46 - 89016 Rizziconi (RC).
21-12-984 Grasso Egidio - Via Lapronia, 4 - 83031 Ariano Irpino (AV).
15-12-978 Guadagno Francesco Maria - Dipartimento di Geofisica e Vulca¬
nologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
31- 3-972 Guglielmotti Eugenio - Via G. Seripando, 14 - 84100 Salerno.
26- 2-971 Gustato Gerardo - Istituto di Zoologia delfUniversità - Via Mez¬
zocannone, 8 - 80134 Napoli.
21- 5-968 Honsell Edmondo - Istituto di Botanica - Via Valerino - 34100
Trieste.
27- 6-980 Huertas Garcia Francisco - Estación Experimental del Zaidin -
C.S.I.C. - Professor Albareda, 1 - Granada (Spagna).
31- 3-972 Ioni Lamberto - Via Luca Giordano, 6 - 80127 Napoli.
21- 12-983 Istituto di Geologia, Paleontologia e Geografìa fìsica - Via dei
verdi, 75 - 98100 Messina.
26- 1-973 Istituto di Paleontologia delfUniversità - Largo S. Marcellino, 10 -
80138 Napoli.
30- 1-981 Istituto di Scienze della Terra - Viale Ungheria, 43 - 33100 Udine.
6- 2-939 Jovene Francesco - Via Acquedotto, 165 - 80070 Ischia (Na¬
poli).
14- 6-945 La Greca Marcello - Dipartimento di Biologia animale delfUni¬
versità - Via Androne, 81 - 95124 Catania.
30- 1-981 Lambiase Salvatore - Via S. Vito - Pai. Azzurro - 85050 Tito (PZ).
28- 2-969 Lapegna Tavernier Amalia - Dipartimento di Scienze della Terra
- Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
29- 10-971 La Rotonda Maria Immacolata - Corso Garibaldi, 129 - 80055
Portici (Napoli).
27- 6-973 Laureti Lamberto - Viale Mudilo, 21 - 20149 Milano.
29-10-971 Lavorato Giovanni - Via S. Matteo, 5 - 84090 Montecorvino
Pugliano (SA).
15- 12-978 Lazzari Silvestro - Via Mantova, 79 - 85100 Potenza.
20-12-985 Lenzi Giuseppe - Via Flavia, 12 - 00062 Bracciano (Roma).
22- 12-981 Leuci Giuseppe - Via Vittorio Emanuele III, 13 - 72026 S. Pancra¬
zio Salentino (BR).
31- 3-972 Liguori Vincenzo - Via Scordia, 5 - 90147 Tommaso Natale (PA).
27- 6-980 Linares Gonzales José - Estación Experimental del Zaidin
C.S.I.C. - Profesor Albareda, 1 - Granada (Spagna).
27- 6-980 Lopez Aguayo Francisco - Departamento de Geologia y Geoquì-
mica - Facultad de Ciencias - Universidad de Valladolid (Spagna).
22-12-981 Lopez George Julio - Via Puente verde, 2 - Granada (Spagna).
22-12-984 Lucini Carla - Massimo Stanzione, 18 - 80129 Napoli.
26- 5-971 Lucini Paolo - Via Cammarano, 19 - 80129 Napoli.
22-12-981 Luraschi Elena - Via Tasso, 480 - Parco Materazzo, 80123 -
Napoli.
22- 2-963 Maccagno Angiola Maria - Piazza Zama, 19 - 00183 Roma.
26- 4-974 Maglione Costantino - Via Cilea, 280 - 80127 Napoli.
27- 1-956 Mancini Fiorenzo - Via Gino Capponi, 18 - 50121 Firenze.
25- 6-976 Manzo Sergio - Via Terracina, 368 - 80125 Napoli.
Elenco dei soci 357
171) 20-12-985
172) 23-12-975
173) 21-12-984
174) 28- 6-985
175) 30-11-973
176) 30- 1-981
177) 22-12-981
178) 29-10-971
179) 31- 3-972
180) 22-12-981
181) 29-10-971
182) 28-12-949
183) 27- 1-978
184) 27- 1-978
185) 7- 2-938
186) 27-11-947
187) 30-12-960
188) 21-12-983
189) 26- 6-976
190) 21-12-83)
191) 30- 1-981
192) 27- 1-978
193) 31- 5-968
194) 27-11-947
195) 21-12-984
196) 22-12-982
197) 24- 6-977
198) 26- 1-949
199) 25- 6-976
Maresca Maria - Via Bagnulo, 71 - 80063 Piano di Sorrento (NA).
Marmo Francesco - Dipartimento di Biologia Generale e Genetica
- Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli.
Marturano Aldo - Via Fusaro, 54 - 80070 Bacoli (NA).
Mastrolorenzo Giuseppe - Via C. Rosaroll, 15 - 80139 Napoli.
Matteucig Giorgio - Dipartimento di Zoologia dell’Università -
Facoltà di Scienze - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli.
Mazza Cereti Maria Teresa - Istituto di Chimica Farmaceutica e
Tossicologia dell’Università - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134
Napoli.
Mazzarella Adriano - Via Petrarca, 119 - 80122 Napoli.
Merenda Luigi - C.N.R. - IRPI - 87030 Castiglione Scalo
(Cosenza).
Meucci Nardella Anna Maria - Via Domenico Fontana, 95 -
80128 Napoli.
Mezzacapo Vincenzo - Via G.B. Novelli, 34 - 81025 Marcianise
(CE).
Micieli De Biase Leandro - Istituto di Entomologia Agraria -
Facoltà di Agraria - 80055 Portici (Napoli).
Migliorini Elio - Via Vitelleschi, 26 - 00193 Roma.
Milito Pagliara Severina - Via Principati, 39 - 80100 Napoli.
Milone Mario - Istituto di Zoologia dell’Università - Facoltà di
Scienze - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli.
Moncharmont Ugo - Via A. Falcone, 88 - 80127 Napoli.
Moncharmont Zei Maria - Istituto di Paleontologia dell’Univer¬
sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Montagna Raffaele - Via Domenico Cimarosa, 2/A - 80127
Napoli.
Montella Maria - Via Ugo Palermo, 5 - 80128 Napoli.
Morrica Schirru Patrizia - Istituto di Chimica Farmaceutica e
Tossicologica dell’Università - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134
Napoli.
Musacchio Aldo - Via Farnete, 4 - 87050 Mangone (CS).
Mustacchi Silvia - Via Mariano d’Ayala, 6 - 80121 Napoli.
Muzzo Carlo - Via Galatina P. Anfiteatro, E/8 - 81055 S. Maria
Capua Vetere (Caserta).
Napoleone Giovanni - Dipartimento di Scienze della Terra - Via
La Pira, 4 - 50121 Firenze.
Napoletano Aldo - Via Rodolfo Falvo, 20 - 80127 Napoli.
Napoletano Anastasio - Via Pratelle - 81010 Raviscanina (CE).
Nazzaro Antonio - Osservatorio Vesuviano - 80056 Ercolano
(Napoli).
Nicoletti Pier Giorgio - Via S. Maria Capua Vetere, 26 - 81043
Capua (CE).
Nicotera Pasquale - Istituto di Geologia Applicata - Facoltà di
Ingegneria - Piazzale Tecchio - 80125 Napoli.
Nicotina Mariano - Istituto di Entomologia Agraria - Facoltà di
Agraria - 80055 Portici (Napoli).
358 Elenco dei soci
200)
201)
202)
203)
204)
205)
206)
207)
208)
209)
210)
211)
212)
213)
214)
215)
216)
217)
218)
219)
220)
221)
222)
223)
224)
225)
226)
227)
228)
229)
27- 4-973 Nota D’Elogio Ernesto - Parco Mergellina, 3 - 80122 Napoli.
30-12-960 Oliveri del Castillo Alessandro - Dipartimento di Geofisica e
Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
25- 6-976 Orio Franco - Via G. Santoro, 14 - 84100 Salerno.
27-11-947 Orrù Antonietta - Via Monte Pollino, 2 - Quartiere Montesacro -
00141 Roma.
27- 6-980 Ortega Huertas Miguel - Departamento de Cristalografia y
Mineralogia - Facultad de Ciencias - Universidad de Granada
(Spagna).
29- 10-971 Ortolani Francesco - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo
S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
30- 12-960 Pagella Maria Luisa - Via Girolamo Santacroce, 7 - 80129 Napoli.
30-12-960 Palmentola Giovanni - Dipartimento di Geologia e Geofisica -
Palazzo Ateneo - 70121 Bari.
22-12-982 Palomo Delgado Inmaculata - Estación Experimental del Zaidin
C.S.I.C. - Profesor Albareda, 1 - Granada (Spagna).
29- 3-963 Palumbo Antonino - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
28- 2-969 Paoletti Alfredo - Via Puccini, 19/c - 80127 Napoli.
30- 12-960 Parenzan Paolo - Via Gabrieli, 13 - 70100 Bari.
29- 10-971 Parisi Giovanni - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬
cannone, 8 - 80134 Napoli.
24- 6-977 Pasquarella Carmelo - Via 4 Orologi, 29/A - 80056 Ercolano
(Napoli).
28- 6-985 Patella Prof. Domenico - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanolo¬
gia - Largo S. Marcellino, 10 - 80136 Napoli.
22-12-981 Pedata Patrizia - Via Nuova S. Rocco, 73 - 80131 Napoli.
22-12-976 Pellecchia Maria - Via Francesco Saverio Correrà, 222 - 80135
Napoli.
27-12-957 Pericoli Sergio - Via del Porto, 151 - 47033 Cattolica (Forlì).
29- 12-961 Pescatore Tullio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
31- 1-951 Pescione Messina Adelia - Via Fleming, 89 - 00191 Roma.
20- 12-985 Petrosino Mariarosaria - Via Vivaldi, 51 - 81100 Caserta.
27- 6-980 Picariello Orfeo - Istituto di Zoologia dell’Università - Facoltà di
Scienze - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli.
29-10-971 Piciocchi Alfonso - Parco Comola Ricci, 9 - 80122 Napoli.
27- 4-973 Pierattini Donatella - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
29-10-971 Pinna Eros - Dipartimene di Scienze della Terra - Via S. Maria, 53
- 56100 Pisa.
22-12-982 Pinto Gabriele - Via Nicolardi, Parco Arcadia, 5 - 80131 Napoli.
18-12-959 Piscopo Eugenio - Dipartimento di Chimica Farmaceutica e Tossi¬
cologica dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
21- 12-979 Placella Bianca - Corso Umberto, 35 - 80138 Napoli.
22- 12-982 Pollio Antonino - Via Kerbaker, 86 - 80129 Napoli.
27- 6-980 Pozzuoli Antonio - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Elenco dei soci 359
230) 29-10-971
231) 21-12-979
232) 28-12-956
233) 20-12-974
234) 21-12-983
235) 27- 3-964
236) 31- 5-968
237) 21-12-970
238) 3-12-971
239) 27- 3-964
240) 27- 6-980
241) 21-12-983
242) 22-12-981
243) 27- 6-975
244) 15-12-978
245) 27-11-947
246) 22-12-981
247) 30- 1-981
248) 30- 1-981
249) 29-10-971
250) 21-12-983
251) 27- 1-978
252) 31- 5-968
253) 3-12-971
254) 28- 3-963
255) 20-12-974
256) 30-12-941
257) 29-10-971
258) 21-12-983
Priore Rosa - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di Agraria -
80055 Portici (Napoli).
Pugliese Pasquale - Istituto di Chimica Farmaceutica dell’Univer-
sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Quagliariello Teresa - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Ramundo Eliseo - Via Cesare Rosaroll, 174 - 80139 Napoli.
Rapisardi Luigi - Dipartimento di Geologia e Geofìsica - Via
Nicolai, 2 - 70121 Bari.
Rapolla Antonio - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Ricchetti Giustino - Dipartimento di Geologia e Geofìsica - Via
Nicolai, 2 - 70121 Bari.
Righetti Francesco - Istituto di Zootecnica - Via F. Delpino, 1 -
80137 Napoli.
Roda Cesare - Istituto di Scienze della Terra - Viale Ungheria, 43 -
33100 Udine.
Rodriguez Antonio - Via Pietro Castellino, 179 - 80131 Napoli.
Rodriguez Gallego Manuel - Departamento de Cristalografìa y
Mineralogia - Facultad de Ciencias - Universidad de Granada
(Spagna).
Romano Claudio - Via Sagrerà, 23 - 80129 Napoli.
Rossi Fortunato - Via Montedonzelli, 48/b - 80128 Napoli.
Rosso Andrea - Via Ferrara, 14 - 81100 Caserta.
Rotondo Antonio - Istituto di Coltivazioni Arboree - Facoltà di
Agraria - 80055 Portici (Napoli).
Ruffo Sandro - Museo Civico di Storia Naturale - Lungadige
Porta Vittoria, 9 - 37100 Verona.
Russo Antonio - Viale Muratori, 225 - 41100 Modena.
Russo Giovanni Fulvio - Laboratorio di Ecologia - Piazzetta S.
Pietro - 80070 Ischia Porto (Napoli).
Russo Luigi - Via Cilea, 171 - 80127 Napoli.
Russo Luigi Filippo - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di
Agraria - 80055 Portici (Napoli).
Saccani Luigi - Via Pontano, 80 - 80122 Napoli.
Salvati Gerardo - Via Pisa, 1 - 85100 Potenza.
Sarpi Ernesto - Via S. Aspreno, 13 - 80133 Napoli.
Sartoni Samuele - Istituto di Geologia - Via Zamboni, 63-67 -
40127 Bologna.
Scandone Paolo - Dipartimento di Scienze della Terra - Via S.
Maria, 53 - 56100 Pisa.
Scaramella Domenico - Istituto di Entomologia Agraria - Facoltà
di Agraria - 80055 Portici (Napoli).
Scherillo Antonio - Via Stanzione, 18 - 80129 Napoli.
Schettino Oreste - Istituto di Chimica Farmaceutica dell’Univer¬
sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Schiano di Zenise Barbaro Mariella - Via S. Strato, 25 - 80123
Napoli.
360 Elenco dei soci
259) 21-12-984
260) 30-11-973
261) 27- 3-964
262) 25- 6-967
263) 15-12-978
264) 31- 1-951
265) 21-12-979
266) 28- 3-963
267) 28- 6-985
268) 29-10-971
269) 31- 1-951
270) 30-12-960
271) 26- 5-972
272) 20-12-985
273) 31- 5-968
274) 27- 6-975
275) 21-12-984
276) 31- 5-968
277) 31- 5-968
278) 26- 3-942
279) 22-12-981
280) 22-12-981
281) 21-12-984
282) 31- 5-968
283) 29-12-961
284) 21-12-984
285) 27- 1-978
286) 19-10-971
Schiattarella Marcello - Via Onofrio Fragnito, 2 - 80131 Napoli.
Scippacercola Sergio - Centro di Calcolo Elettronico Interfacol¬
tà - Pad. 17 - Mostra d’Oltremare - 80125 Napoli.
Scorziello Raffaele - Istituto di Paleontologia dell’Università -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Senatore Felice - Via Balziro - Traversa Bottiglieri, 17 - 84100
Salerno.
Serra Virginia - Dipartimento di Biologia Evolutiva e Comparata -
Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli.
Sersale Riccardo - Istituto di Chimica Applicata - Facoltà di Inge¬
gneria - 80125 Napoli.
Sgarrella Franca - Istituto di Paleontologia - Largo S. Marcel¬
lino, 10 - 80138 Napoli.
Sgrosso Italo - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Siani Massimo - Via B. Avallone, 26 - 84013 Cava dei Tirreni
(Salerno).
Simone Lucia - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Sinno Renato - Via Scudillo, 20 bis - 80131 Napoli.
Sorrentino Pappalardo Albina - Via Bernardo Clesio, 14 - 38100
Trento.
Speranza Antonio - Via Tommaso Caravita, 29 - 80134 Napoli.
Stamatopulos Leonidas - Vracneica Patrasso - 25002 Grecia.
Stanzione Damiano - Via Nicolardi (Parco Arcadia, is. 5) - 80131
Napoli.
Steri Stefano - Dipartimento di Matematica - Via Mezzocannone,
8 - 80134 Napoli.
Stigliano Michele - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo
S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Taddei Roberto - Orto Botanico - Via Foria, 223 - 80139 Napoli.
Taddei Ruggiero Emma - Dipartimento di Scienze della Terra -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Tarsia in Curia Isabella - Corso Umberto I, 106 - 80138 Napoli.
Tartaglione Anna Maria - Via S. Donato, 20 - 81020 Sala di
Caserta (CE).
Tartaglione Elio - Via G. Santacroce, 3 - 80129 Napoli.
Tomasino Carlo - Via Luigi Transillo, 54/F - 80125 Napoli.
Torre Mario - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Mar¬
cellino, 10 - 80138 Napoli.
Torre Zamparelli Valeria - Dipartimento di Scienze della Terra -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Torrente Maurizio Maria - Via Livio Andronico, 103 - 80126
Napoli.
Tramutoli Mariano - Via Caserma Lucana, 23 - 85100 Potenza.
Tremblay Ermenegildo - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà
di Agraria - 80055 Portici (Napoli).
Elenco dei soci 361
287) 15-12-978
288) 29-12-961
289) 30- 1-981
290) 21-12-984
291) 25- 6-976
292) 29-10-971
293) 28- 6-985
294) 21-12-979
295) 27- 1-978
296) 21-12-984
297) 31- 3-972
298) 30-12-960
299) 25- 6-976
Valentini Giovanni - Dipartimento di Scienze della Terra - Città
Universitaria - Piazzale Aldo Moro, 1 - 00185 Roma.
Vallario Antonio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo
S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Varriale Bruno - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬
cannone, 8 - 80134 Napoli.
Vecchione Carlo - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Verniani Franco - Via Fossolo, 10 - 40138 Bologna.
Viggiani Gennaro - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di
Agraria - 80055 Portici (Napoli).
Viggiano Giulio - Via Icaro, 2 - Scala F - 80072 Pozzuoli (Napoli).
Villanis Gabriella - Via Guglielmo Sanfelice, 24 - 80134 Napoli.
Villari Anna - Via Bausan, 36 - 80121 Napoli.
Viola Giuseppe - Viale Moiano, 27 - 82011 Airola (BN).
Vitagliano Paolo Augusto - Via S. Giacomo dei Capri, 125 -
Palazzo Seca - 80128 Napoli.
Vitagliano Vincenzo - Via A. Manzoni, 30 - 80123 Napoli.
Zampino Carlo - Via Rotunno, 14 - 84100 Salerno.
SOCI AMMESSI IL 27 GIUGNO 1986
1) Caputo Vincenzo - Via Macedonia, 11 - 80137 Napoli.
2) Cutillo Vincenzo - Corso Vittorio Emanuele, 167/2A Parco Èva - 80128 Napoli.
3) Lardone Aldo - Via Mezzocannone, 31 - 80134 Napoli.
4) Kalby Mario - Viale dei Tigli, 22 - 84100 Salerno.
5) Benedetti Ettore - Dipartimento di Chimica - Via Mezzocannone, 4 - 80134
Napoli.
6) Descio Pamisani Dolores - Viale Lincoln - 81100 Caserta.
7) Cubellis Elena - Via Roma, 39 - 81010 Baia e Latina (CE).
8) Castellano Laura - Dipartimento di Matematica - Via Mezzocannone, 8 - 80134
Napoli.
SOCI AMMESSI IL 19/XII/986
1) Santo Antonio - Via Tagliamento, 49 - 83100 Avellino.
2) Schioppa Matilde - Viale Colli Aminei, 16/G - 80131 Napoli.
3) Guzzetta Giuseppe - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia.
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
4) Esposito Aiardo Antonio - Via S. Pietro, 42 - 80026 Casoria (Napoli).
5) Cinquegrana Rosa Emilia - Via R. Di Sangro, 27 Napoli.
6) Colliani Felice - Via Scarlatti, 134 - 80127 Napoli.
7) Carlone Gennaro - Via A. Catone, 21 - 86017 Sepino (CB).
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Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino
della Società dei Naturalisti
1) Accademie e biblioteche d’Italia. Roma.
2) Acta Botanica Fennica. Helsinki.
3) Acta Entomologica Fennica. Helsinki.
4) Acta Entomologica Musei Nationalis Pragae. Praha.
5) Acta Facultatis rerum naturalium Universitatis Comeniane. Ser. Anthropologia,
Botanica, Zoologia. Bratislava.
6) Acta Geologica et Geographica Universitatis Comenianae Geologica. Bratis¬
lava.
7) Acta Palaentologica Sinica. Nanking.
8) Acta Societatis Botanicorum Poloniae. Warszawa.
9) Acta Societatis prò fauna et flora fennica. Helsinki.
10) Acta Zoologica Fennica. Helsinki.
11) Agricoltura. Roma.
12) Agricoltura. Ambiente. Roma.
13) Agricoltura. Ricerca. Roma.
14) Almanacco d’Italia. Roma.
15) Ambio. Stockholm.
16) Anales del Jardin Botanico de Madrid. Madrid.
17) Anales de Sociedad Cientifica Argentina, Buenos Aires.
18) Annalen des Naturhistorischen Museum in Wien. Wien.
19) Annales Botanici Fennici. Helsinki.
20) Annales Entomologici Fennici. Helsinki.
21) Annales historico-naturales Musei Nationalis Hungarici. Budapest.
22) Annales historiques de la Révolution franfaise. Parigi.
23) Annales Musei Goulandris. Kifissia (Atene).
24) Annales de la Société Royale Zoologique de Belgique. Gent.
25) Annales Universitatis Mariae Curie Sklodowska. Sectio B: geographia, geologia,
mineralogia et petrographia. Sectio C: Biologia. Lublin.
26) Annales Zoologici Fennici. Helsinki.
27) Annali della Facoltà di Agraria. Milano.
28) Annali della Facoltà di Scienze Agrarie dell’Università degli Studi di Napoli.
Portici.
29) Annali del Museo Civico di storia naturale «Giacomo Doria ». Genova.
30) Annals of thè Missouri Botanical Garden. St. Louis.
31) Annuario delle Biblioteche italiane. Roma.
32) Annuario dell’Istituto e Museo di Zoologia dell’Università di Napoli. Napoli.
33) Annuario da Sociedade Broteriana. Coimbra.
364 Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino
34) Archiv der Freunde der Naturgeschichte in Mecklenburg. Rostock.
35) Archivio per l’antropologia e la etnologia. Firenze.
36) Archivio di oceanografìa e limnologia. Venezia.
37) Ateneo veneto. Venezia.
38) Atti dell’ Accademia Ligure di Scienze e Lettere. Genova.
39) Atti dell’Accademia Pontaniana. Napoli.
40) Atti dell’Accademia Properziana del Subasio. Assisi.
41) Atti dell’Accademia di Scienze di Ferrara. Ferrara.
42) Atti dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna. Rendiconti. Classe di
scienze fisiche. Bologna.
43) Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino. Atti Generali e Verbali delle
Classi riunite. Torino.
44) Atti del Circolo Culturale G. B. Duns Scoto. Roccarainola.
45) Atti dell’Istituto di Botanica e del Laboratorio Crittogamico dell’Università di
Pavia. Pavia.
46) Atti e memorie dell’Accademia di agricoltura, scienze e lettere. Verona.
47) Atti del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste. Trieste.
48) Atti della Società italiana di scienze naturali e del Museo Civico di Storia natu¬
rale di Milano. Milano.
49) Atti della Società dei Naturalisti e Matematici. Modena.
50) Atti della Società Peloritana di Scienze fìsiche e matematiche. Messina.
51) Atti della Società Toscana di Scienze Naturali. Pisa.
52) Biological Bulletin. Woods Hole.
53) Biological Review. Cambridge.
54) Boletim da Sociedade Broteriana. Coimbra.
55) Bollettino dell’Accademia Gioenia di Scienze Naturali. Catania.
56) Bollettino del Gruppo Grotte Brescia «Corrado Allegretti». Brescia.
57) Bollettino dell’Istituto di Entomologia dell’Università degli Studi di Bologna.
Bologna.
58) Bollettino del Laboratorio di Entomologia Agraria «Filippo Silvestri» - Portici.
59) Bollettino dei Musei e degli Istituti Biologici dell’Università di Genova.
Genova.
60) Bollettino del Museo Civico di Storia naturale di Venezia. Venezia.
61) Bollettino del Museo Civico di Storia naturale di Verona. Verona.
62) Bollettino del Servizio Geologico d’Italia. Roma.
63) Bollettino della Società Adriatica di Scienze. Trieste.
64) Bollettino della Società Entomologica Italiana. Genova.
65) Bollettino della Società Geografica Italiana. Roma.
66) Bollettino della Società Italiana di Biologia sperimentale. Napoli.
67) Bollettino Società Sarda di Scienze Naturali. Sassari.
68) Bollettino di zoologia agraria e di bachicoltura. Milano.
69) Bulletin de l’Institut de Geologie des Bassins d’Aquitaine. Talence.
70) Bulletin of thè British Museum (Naturai Fhstory). London.
71) Bulletin of thè Entomological Society of Egypt (Economie Series). Cairo.
72) Bulletin of thè Geological Institutions of thè University of Uppsala. Uppsala.
73) Bulletin de l’Institut Royal des Sciences naturelles de Belgique. Ser. Biologie,
Entomologie, Sciences de la Terre. Bruxelles.
74) Bulletin of thè Minerai Research and Exploration Institut of Turkey. Ankara.
Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 365
75) Bulletin of Nanjing Institute of Geology and Palaeontology. Nanking.
76) Bulletin de la Société Entomologique d’Egypte. Cairo.
77) Bulletin de la Societé des Sciences naturelles de l’Ouest de la France. Nantes.
78) Ciencia biologica. Cgimbra.
79) Comunica?òes dos Services Geologicos de Portogai. Lisboa.
80) Coree d’aujourd’hui, la. Pyongyang.
81) Corriere UNESCO. Roma.
82) D.A. Difesa ambientale. Milano.
83) Decheniana. Bonn.
84) Decheniana. Beihefte. Bonn.
85) Delpinoa. Napoli.
86) Deutsche Akademie der Naturforscher Leopoldina. Halle.
87) Doriana. Genova.
88) Entomologische Arbeiten aus dem Museum G. Frey. Tutzing.
89) EUS - Revista Espanola de Entomologia.
90) Folia. Musei Historico-Naturalis Bakonyensis. Veszprem.
91) Fragmenta Entomologica. Roma.
92) Geologicky zbornik. Geologica carpathica. Bratislava.
93) Giornale botanico italiano. Firenze.
94) Gorteria. Leiden.
95) Illinois biological monographs. Urbana.
96) Immaginale. Lecce.
97) Informatore agrario. Verona.
98) Informatore botanico italiano. Firenze.
99) Informatore del giovane entomologo. Genova.
100) Italia Nostra. Roma.
101) Izvèstija Akademia Nauk Modavioi SSR - a. Scienze biologiche e chimiche,
b. Scienze matematiche e fisiche. Kisciniof.
102) Journal of thè Marine Biological Association of thè United Kingdom.
Plymouth.
103) Journal of thè Minnesota Academy of Sciences. Minneapolis.
104) Journal of stratigraphy. Nanking.
105) Leopoldina. Halle.
106) Madoqua. Windhoek.
107) Marine studies of San Pedro Bay. Los Angeles.
108) Mediterranea. Alicante.
109) Memorias da Sociedade Broteriana. Coimbra.
110) Memoirs of Nanjing Institute of Geology and Palaeontology. Nanking.
111) Memoranda Societatis prò Fauna et Flora Fennica. Helsinki.
112) Memorie fuori serie del Museo Civico di Storia naturale di Verona.
113) Memorie del Museo Civico di Storia naturale di Verona.
114) Memorie e note delflstituto di Geologia applicata delPUniversità di Napoli.
115) Memorie e rendiconti dell’Accademia di Scienze, lettere e belle arti degli
Zelandi e dei Dafnici. Acireale.
116) Memorie della Società Entomologica Italiana. Genova.
117) Mìcropaleontology - Nwe York.
366 Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino
118) Mitteilungen der Bayerischen Staatssammlung fur Palàontologie und histor.
Geologie. Mùnchen.
119) Mitteilungen aus dem Hamburgischen Zoologischen Institut und Museum.
Hamburg.
120) Monographiae Botanicae. Warszawa.
121) Monographs of thè Allan Hancock Foundation. Los Angeles.
122) Natura. Rivista di scienze naturali. Milano.
123) Natura bresciana. Brescia.
124) Naturalista siciliano, il. Palermo.
125) Note Fitopatologiche per la Sardegna. Sassari.
126) Notiziario del Circolo Speleologico Romano. Roma.
127) Nova Acta Leopoldina. Halle.
128) Nuova scienza. Roma.
129) Novos Taxa Entomologicos. Louren^o Marques.
130) Oberhessische Naturwissenshaftliche Zeitschrift. Giessen.
131) Ohio Journal of Science. Columbus.
132) Orsis. Barcellona.
133) Palaentologia Sinica. Nanking.
134) Palaeontology Stratigraphy and Lithology. Sofia.
135) Paleobios. Berkeley.
136) Periodico di Mineralogia. Roma.
137) Pescaport. Genova.
138) Postilla. New Haven.
139) Proceedings of thè Academy of Naturai Sciences of Philadelphia. Philadelphia.
140) Proceedings of K. Nederlandse Akademie van Wetenschappen. Ser. Physical
Sciences. Ser. Biological und medicai Sciences. Amsterdam.
141) Proceeding of thè Nova Scotian Institute of Sciences. Halifax.
142) Pubblicazioni dell’Istituto di Botanica dell’Università di Catania. Catania.
143) Publicaciones del Centro Pirenaico de Biologia Experimental. Jaca.
144) Publicaciones del Departamento de Zoologia. Barcelona.
145) PublicaQÒes do Instituto de Zoologia «Dr. Augusto Nobre». Porto.
146) Quaderni di Agricoltura Ambiente. Roma.
147) Quaderni dell’Istituto di Geologia dell’Università di Genova. Genova.
148) Rasprave zavoda za Geoloska i Geofizicka istrazivanja. Beograd.
149) Redia. Giornale di Zoologia. Firenze.
150) Rendiconti dell’Istituto Lombardo. Accademia di Scienze e Lettere. Milano.
151) Rendiconto dell’Accademia delle Scienze fìsiche e matematiche. Napoli.
152) Republique Populaire Democratique de Coree. Pyongyang.
153) Revista de la Sociedad Cientifica del Paraguay. Asuncion.
154) Risveglio del Molise e del Mezzogiorno. Roma.
155) Riviera Scientifique. Nice.
156) Rivista di Biologia normale e patologica. Messina.
157) Rivista Rosminiana di filosofia e di cultura. Stresa.
158) Rozpray Ceskoslovenské Akademie véd. Praha.
159) Scientia. Milano.
160) Scienza-società. Lecce.
161) Scripta Facultatis Scientiarum naturalium. Universitatis Purkynianae Brunensis.
Brno.
Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 367
162) Semekenbergiana biologica. Frankfurt a.M.
163) Struktur und Mitgliederbestand. Deutsche Akademie der Naturforscher Leo¬
poldina. Halle.
164) Studi Geologici CamertL Camerino.
165) Studi Sassaresi. Sassari.
166) Studi trentini di scienze naturali. Acta geologica, Acta biologica. Trento.
167) Technical reports of thè Aliali Hancock Foundation. Los Angeles.
163) Thalassia salentina. Lecce.
169) Transaction of thè Wisconsin Academy of Sciences, Arts and Letters. Madison.
170) Travaux biologiques de Flnstitut J. B. Carnoy. Louvain -la-Neuve.
171) United States Geological Survey - a. Annual report; b. Bulletin; c. Earthquake
information bulletin; d. Professional paper; e. Techniques; f. Water supply
paper. Washington.
172) University of California publicatìons in Geological Sciences. Los Angeles.
173) University of California publications In Zoology. Berkeley.
174) Universo. Firenze.
175) Verhandlungen der Zoologisch - Botanischen Gesellschaft in Òsterreich. Wien.
176) Vesnik. a. Geologija; b. Inzenjerska Geologija i Hidrogeologija; c. Geofizika.
Beograd.
177) Vita italiana. Roma.
178) Vita oggi. Roma.
179) Zbornik Slovenského Nàrodného Mùzea. Bratislava.
Recensioni
1) Centre de Documentation du C.M.R.S. - 26, Rue Boyer, 75971 - Paris Cedex 20.
2) Library Chemical Abstracts Service - P.O. Box 3012 - Columbus, Ohio 43210.
3) Libri e Riviste d'Italia - Ministero per i Beni Culturali e Ambientali - Divisione
Editoria - Roma.
4) Literature Resources Department Biosciences Information Service. 2100 Arch
Street - Philadelphia, Pennsylvania - 19103 U.S.A.
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INDICE
Ricciardi M., Aprile G. G., La Valva V., Caputo G. - La flora del
Somma-Vesuvio . . . . . . pag. 3
Ferri M., Gorini A. - Gli eventi sismici del maggio 1984 in Abruzzo;
una possibile sequenza: evento principale - repliche precursori -
evento principale - repliche ................................ » 123
Fraissinet M., Grotta M. - Resoconto avifaunistico delusola di Capri » 141
Parisi G., Buglione I. A., Mascia F. • Cromatografia liquida ad alta
pressione di warfarin nel plasma di ratti Sprague-Dawley .... » 155
D’Antonio C. - Ricerche faunistiche nell’Oasi dei Variconi (Foce Vol¬
turno, Caserta). II - Gli Anfibi e i Rettili .................. » 161
Laforgia V., Punì R., Cavagmuolo A., Varano L. - Azione del gioca
gone sii 11’ intei renale di Podarcis s. sicula Raf. .............. » 173
Punì R., Laforgia V., Cavagnuolo A., Varano L. - Variazione della
glicemia nella lucertola Podarcis s . sicula Raf. dopo somministra¬
zione prolungata di glucagone .............................. » 183
Caputo V., De Biase A., Baldanza F. - Note sull’erpetofauna della
Valle delle Ferriere (Amalfi - SA) .......................... » 193
Mazzarella A., Ciato A. - Macchie solari e clima a Napoli . . » 201
Carrara E., Guadagno F. M., Rapolla A., Nunziata C., Roberti R,
Del Negro C, Palmieri M., Siviero V. - Determinazione dei para¬
metri elastici dinamici in laboratorio su campioni di pozzolane e
tufi flegrei ................................................ » 211
Ciliberto C. - Introduzione alf informatica ed applicazioni ...... » 229
Bravi S., Schiattarsela M. » Segnalazione di livelli ittiolitici eocenici a
Cyclopoma gigas Agassiz ai Monti Alburni (Appennino Campano) » 255
370 Indice
Caliendo M. F., Milone M. - Possibili correlazioni durante il periodo
riproduttivo tra l’attività enzimatica dell’ipotalamo e il tasso pia¬
smatico degli androgeni in Perdìx perdix . pag. 281
Milone M., Grotta M., Del Monaco G. - Gulls Wintering Along thè
Campanian Coastline . » 289
Pinto G., Taddei R. - Evaluation of Toxic Effects of Heavy Metals on
Unicellular Algae. V - Analysis of thè Inhibition Manifesting Itself
with an Increased Lag Phase . » 303
Albertano P., Pinto G. - The Action of Heavy Metals on thè Growth
of Three Acidophilic Algae . » 319
Siani M., de Filippo G. - Dinamica delle popolazioni di Silvidi
sull’Isola di Vivara . . » 329
Processi verbali delle tornate e delle assemblee generali . » 339
Elenco dei soci al 31 dicembre 1986 . . » 351
Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino della Società dei
Naturalisti . . . » 363
Recensioni . » 367
TERMINATO DI STAMPARE OGGI
XIX OTTOBRE MCMLXXXVIII NELLE
OFFICINE GRAFICHE NAPOLETANE
FRANCESCO GIANNINI & FIGLI S.P.A.
Direttore responsabile: Prof. ALDO NAPOLETANO
Autorizzazione della Cancelleria del Tribunale di Napoli - n. B 649 del 29-11-1960
Art. 14. — Nel dattiloscritto, si raccomanda di indicare con doppia sottolineatura
(maiuscoletto) i nomi degli Autori e con la sottolineatura semplice (corsivo) i titoli dei
periodici nella bibliografia, i nomi scientifici latini ed i termini stranieri.
Art. 15. — Le illustrazioni che corredano il testo saranno accompagnate da brevi
esaurienti didascalie nella stessa lingua del testo.
Art. 16. - Dato il tipo di carta adottato per la stampa del Bollettino la maggior parte
delle figure andranno inserite come tali nel testo, con numerazione progressiva. Al termine
del testo, in continuità con rimpaginazione precedente, potranno essere inserite delle
tavole contrassegnate da numeri romani progressivi, fermo restando che le dimensioni
- inclusa la didascalia - non oltrepassino quelle del formato standard di cm 11 xl8. È con¬
sigliabile che gli originali per le illustrazioni siano di dimensioni superiori a quelle defini¬
tive (1 V2 o 2 volte quelle definitive). Salvo indicazioni contrarie, le illustrazioni saranno
riprodotte in modo da utilizzare al massimo il formato standard e, in ogni caso, in confor¬
mità con il parere espresso in merito dal Redattore.
Art. 17. — Le tabelle andranno contrassegnate con una numerazione indipendente e
progressiva. Per eventuali tabelle con dati numerici o elenchi di nomi con segni o grafici è
consigliabile preparare un originale ad inchiostro di china o dattiloscritto da cui possa
essere ricavato uno zinco. Salvo casi di impossibilità, dette tabelle non dovranno superare
le dimensioni di cm 11 xl8.
Art. 18. — Le note a piè pagine devono portare una numerazione indipendente e
progressiva dall’inizio del lavoro. Nel dattiloscritto esse vanno presentate a parte, tutte riu¬
nite in successione e numerate.
Art. 19. — La bibliografìa sarà raccolta alla fine del testo e dovrà comprendere solo i
lavori effettivamente citati nel testo stesso, in una delle forme seguenti Gray (1824);
(Gray, 1824); (Gray, 1824: 73); va pertanto esclusa una numerazione progressiva dei rife¬
rimenti bibliografici.
Nell’elenco alfabetico degli Autori il cognome dovrà essere riportato prescindendo dai
prefìssi di casato (p. es. de , von ecc.) che, se presenti saranno indicati subito dopo il nome.
Se di uno stesso Autore vengono citati più lavori, questi saranno elencati cronologica¬
mente. Si faranno seguire alla data di pubblicazione, nell’ordine, le lettere a, b, c, ecc.
quando i lavori abbiano lo stesso anno di edizione. Le stesse lettere dovranno essere ripor¬
tate nelle citazioni nel testo. Per lavori pubblicati da più Autori, tutti gli Autori dovranno
essere riportati in Bibliografìa, mentre nel testo - qualora gli Autori siano tre o più - si
riporterà solo il primo con 1’aggiunta di et ai
Al cognome dell’Autore seguirà l’iniziale o le iniziali del nome, quindi la data di pub¬
blicazione del lavoro, tra parentesi e punto. Nel caso di più Autori, questi saranno separati
da una virgola.
Il titolo del lavoro dovrà essere riportato per esteso, sottolineando le eventuali parole
in corsivo.
I titoli dei periodici dovranno essere riportati in corsivo (sottolineatura semplice) ed
abbreviati attenendosi alla Word List of Scientific Periodicals , IV Ed. (1963-65). Il numero
del volume sarà sottolineato con una linea semplice ed una ondulata onde sia riprodotto in
grassetto; esso sarà eventualmente preceduto, tra parentesi, dal numero della serie e seguito,
pure tra parentesi, da quello del fascicolo; quindi due punti e indicazione della prima e dell’ul¬
tima pagina dell’articolo, delle eventuali figure (figg.), tavole (tavv.), tabelle (tabb.) ed infine
la città tra parentesi. Qualora il periodico sia articolato in numeri, questi saranno indicati col
simbolo N°; analogamente la parte si indicherà con P., la sezione con Sez., il supplemento con
Suppl. una nuova serie con N. Ser., una edizione con Ed. In ogni altro caso il riferimento dovrà
essere riportato per esteso (per es. nella citazione di una tesi, di un simposio ecc.).
Per i lavori non pubblicati su periodici si indicheranno dopo il titolo, nell’ordine, l’Edi¬
tore e la relativa Città; quindi dopo il punto, il numero complessivo delle pagine (pp.), le
eventuali figure (figg.), tavole (tavv.), e tabelle (tabb.).
Gli esempi seguenti potranno servire da guida per la compilazione della Bibliografia:
Crescenti U., CrostellaA., Donzelli G. & Raffi G. (1969). Stratigrafia della serie calca¬
rea dal Lias al Miocene nella regione marchigiano-abruzzese. Mem. Soc. geol. ital. 8:
343-420, 64 figg., 3 tavv. (Pisa).
Goodey J. B. (1963), Soil and freshwater Nematodes. Metheum and Co., London, XV +
544 pp., 298 figg.
Art. 20. — Di eventuali errori e/o omissioni nella compilazione della Bibliografia
sono responsabili gli Autori delle note. La Redazione del Bollettino della Società dei Natu¬
ralisti non risponde delle opinioni scientifiche espresse dagli autori.
ISSN 0366-2047
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BOLLETTINO DELLA
SOCIETÀ DEI NATURALISTI
IN NAPOLI
VOLUME XCVI - 1987
6 ioga ì
GIANNINI EDITORE
NAPOLI 1989
NORME PER LA STAMPA DI NOTE NEL BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ
DEI NATURALISTI DI NAPOLI
Art. 1. — La stampa delle note è subordinata all’approvazione da parte del Comitato
di Redazione che è costituito dal Presidente del Consiglio direttivo, dai quattro Consiglieri
e dal Redattore delle Pubblicazioni. Il Comitato di Redazione qualora lo giudichi necessa¬
rio ha facoltà di chiedere il parere consultivo di altri, anche non soci.
Art. 2. — I testi delle note devono essere consegnati al Redattore, dattiloscritti in tri¬
plice copia, nella stessa tornata o assemblea in cui vengono comunicati. Per gli allegati
(figure, tavole, carte ecc.) si richiede la consegna, oltre che degli originali destinati alla
Tipografia, di una copia eliografica di tutti i disegni a china e di una seconda serie di
stampa per tutte le fotografie, con l’indicazione su ciascuna di esse della figura cui si rife¬
risce e del simbolo (numero o lettera) che ne indica la posizione nella figura stessa. Per le
diapositive a colori potrà essere fornita, in luogo di una seconda copia, una stampa a colori
nel formato minimo di cm 10x15.
Art. 3. — Ogni anno i soci hanno diritto a 10 pagine di stampa, gratuite, o al loro
equivalente, oltre’ a 50 estratti senza copertina. Tale diritto non è cedibile né cumulabile.
Art. 4. — Con le prime bozze, la Tipografìa invierà al Redattore il preventivo di spesa
per la stampa nel Bollettino e per gli estratti, questi lo comunicherà all’Autore per la parte
di spesa che lo riguarda.
Art. 5. — L’Autore restituirà con le prime bozze, gli originali ed il preventivo di
spesa per la stampa, sottoscritto per conferma ed accettazione, indicando il numero di
estratti a pagamento desiderati, l’indirizzo a cui dovrà essere fatta la spedizione e l’intesta¬
zione della fattura relativa alle spese di stampa del periodico e degli estratti. Nel caso che
l’ordine provenga da un Istituto Universitario o da altro Ente, l’ordine deve essere sotto-
scritto dal Direttore.
Art. 6. — Modifiche ed aggiunte apportate agli originali nel corso della correzione
delle bozze (correzione d’Autore), comportano un aggravio di spesa, specialmente quando
richiedono la ricomposizione di lunghi tratti del testo o spostamenti nell’impaginazione.
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AlfT. 7. — Le bozze devono essere restituite al Redattore entro 15 giorni. Il ritardo
comporta lo spostamento della nota relativa nell’ordine di stampa sul Bollettino; per
questo motivo la numerazione delle pagine sarà provvisoria anche nelle ultime bozze e
quella definitiva sarà apposta su esse a cura e sotto la responsabilità della Tipografia.
Art. 8. — A cura del Redattore, in calce ad ogni lavoro sarà indicata la data di accet¬
tazione da parte della Rivista.
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fica dei lavori è necessario che il testo venga presentato dattiloscritto in cartelle di 25 righe,
ciascuna con 60 battute.
Art. 10. — L’Autore indicherà in calce al dattiloscritto l’Istituto o l’Ente presso cui il
lavoro è stato compiuto e l’eventuale Ente finanziatore della stampa e delle ricerche.
Art. 11. — Le note saranno accompagnate da due riassunti, da cui si possa ricavare
chiaramente la parte sostanziale del lavoro. Uno dei due riassunti sarà in italiano e l’altro,
più ampio ed esauriente, preferibilmente in inglese.
Art. 12. — Vengono ammesse alla pubblicazione sul Bollettino anche Note d’Autori
non soci, purché presentate da due soci e preventivamente sottoposte per l’approvazione al
Comitato di Redazione. La stampa di tali Note sarà a totale carico degli Autori.
Art. 13. — I caratteri disponibili per la stampa sono i seguenti: maiuscolo £
maiuscoletto ==, corsivo - , tondo; in corpo 10 e corpo 8. L’Autore potrà
avanzare proposte mediante le sottolineature convenzionali prima riportate. La scelta defi¬
nitiva dei caratteri è di competenza del Redattore.
ISSN 0366-2047
BOLLETTINO DELLA
SOCIETÀ DEI NATURALISTI
IN NAPOLI
VOLUME XCVI - 1987
GIANNINI EDITORE
NAPOLI 1989
SOCIETÀ DEI NATURALISTI IN NAPOLI
VIA MEZZOCANNONE, 8
CONSIGLIO DIRETTIVO
BIENNIO 1988-89
Prof. Aldo Napoletano
- Presidente
Prof. Oreste Schettino
- Vice-Presidente
Prof. Teresa de Cunzo
- Segretario
Dott. Graziano fiorito
- Vice-Segretario
Prof. Eugenio Piscopo
- Tesoriere
Prof. Amalia Tavernier
- Bibliotecario
Dott. Vincenzo Cutillo
- Redattore delle pubblicazioni
Prof. Pietro Battaglini
- Consigliere
Prof. Giuseppe Caputo
- Consigliere
Prof. Gennaro Corrado
- Consigliere
Prof. Enrico Franco
- Consigliere
Hanno contribuito alla stampa di questo volume:
La Presidenza del Consiglio dei Ministri - Ente Nazionale Cellulosa e Carta
Il Ministero per i beni culturali ed ambientali
L’Università di Napoli
COMITATO DI REDAZIONE DELLE PUBBLICAZIONI
È costituito dal Presidente, dal Redattore delle pubblicazioni e dai quattro
Consiglieri, ma si avvale, quando lo ritiene più opportuno, della consulenza scien¬
tifica di particolari competenti italiani o stranieri.
In particolare a questo numero hanno collaborato: Pietro Battaglini, Marcello
Bernabini, Gian Carlo Carrada, Paolo Ciambelli, Cesare Conci, Gennaro Corrado,
Pietro Cosentino, Francesco Dessi, Mauro Fasola, Enrico Franco, Giuseppe Guz-
zetta, Giuseppe Luongo, Ugo Moncharmont, Renato Massa, Lucia Simone, Ermene¬
gildo Tremblay.
IN MEMORIA DI ARTURO PALOMBI
Signor Presidente della Società dei Naturalisti, Signori Membri del
Consiglio direttivo, cari Consoci, è con senso di viva commozione che
adempio al mesto compito di ricordare il Socio benemerito prof. Arturo
Palombi, affidatomi da Lei e dal Consiglio direttivo, e ringrazio tutti per
avermi offerta l’opportunità, come vecchio socio, di ricordare l’amico affet¬
tuoso ancor prima che il Maestro, che mi onorò della sua benevolenza ed
amicizia per oltre un cinquantennio. Ciò è per me di grande conforto,
velato solo dal rammarico di non potere tributare alla Sua memoria, che
solo un debole omaggio di riconoscenza, di amichevole e sincero rim¬
pianto.
La vostra presenza, quella di autorità accademiche, di colleghi, di ex¬
allievi, di amici ed estimatori, vuole testimoniare quella partecipazione
commossa che noi tutti desideriamo significare ai familiari dello scom¬
parso, e in particolare alla eletta compagna, Sig.ra Maria Cuomo e ai suoi
figliuoli, i dr. Enzo, Vóga ed Elio, i quali, seguendo l’esempio paterno, ono¬
rano altamente le loro professioni.
4 U. Moncharmont
Arturo Palombi fu socio benemerito della Società dei Naturalisti, alla
quale era iscritto fin dal 31-12-1922; ne fu Vice Segretario nel 1932, Vice-
Presidente nel triennio 1966-69, Presidente dal 1969 al 1973 e Consigliere
dal 1974 al 1982; dedicò al nostro Sodalizio il suo costante interesse e la
sua fattiva collaborazione alla vita sociale, per più di un sessantennio. Al
suo impegno la Società deve il ravvivarsi degli scambi con altre Associa¬
zioni naturalistiche italiane e straniere, il rinnovato incremento delle fina¬
lità statutarie a vantaggio delle giovani generazioni di Naturalisti e di Inse¬
gnanti di Scienze. Attese con scrupolosità, durante i suoi mandati, all’am-
pliamento della Sede sociale con facquisizione dei nuovi locali attigui, pro¬
mosse il riordino della Biblioteca sociale. Negli ultimi anni della Sua vita,
Egli volle donare alla Biblioteca della Società la parte di opuscoli e di libri
della sua vasta raccolta riguardante la fauna terrestre ed altre discipline
naturalistiche. La Società, in segno di gradimento, fece rilegare con ornate
copertine i volumi donati. La parte riguardante la fauna marina fu da Lui
donata alla Biblioteca della Stazione Zoologica di Napoli, nei cui laboratori
aveva svolto assiduamente le sue ricerche. Volle così manifestare i vincoli
di affetto che lo legavano a queste due Istituzioni, con cui aveva vissuto,
lavorato ed assaporato la soddisfazione della ricerca scientifica.
* * *
Per lumeggiare la figura di Arturo Palombi, sia come Uomo che come
scienziato, attingo le principali notizie dalla sua Biografìa, gentilmente for¬
nitami dai familiari, e dal «curriculum» dei suoi studi, nonché da alcuni
miei ricordi personali.
Arturo Palombi nacque in Benevento il 25 agosto 1899, ed ebbe la tri¬
stezza di perdere i Genitori in tenera età; negli anni dell’adolescenza gli fu
guida amorevole il fratello maggiore Michele. Nel 1917, a 18 anni, dovette
interrompere la frequenza alla 3a liceale perché chiamato alle armi, e dopo
un breve periodo di addestramento, entrò, da aspirante Ufficiale di fante¬
ria in zona di operazioni sul Montello, partecipando alla controffensiva del
giugno 1918 sul Piave, a Nervesa della Battaglia, e all’ultima del 24 otto-
bre-3 novembre 1918 sul Monte Grappa, che portarono l’Italia alla vittoria
nella la Guerra mondiale. Fu congedato da tenente, dopo tre anni di servi¬
zio militare, successivamente promosso capitano.
Questi eventi lo misero molto presto di fronte alla cruda realtà e alle
difficoltà della vita, ma consolidarono quel suo carattere serio, perseve¬
rante e scrupoloso che conservò per tutta la vita, sempre alieno da ogni
forma di opportunismo, di impreparazione culturale e di improvvisazione.
In memoria di Arturo Palombi 5
Ritornato dal servizio militare, si impegnò a fondo negli studi e si lau¬
reò in Scienze naturali nelìTJniversità di Napoli nell’agosto 1922, con il
massimo dei voti e la lode, presentando una tesi sperimentale in Zoologia,
che fu successivamente pubblicata.
Subito dopo la laurea fu per due anni coadiutore in soprannumero
neiristituto dì Zoologia delf Università di Napoli. L’Istituto era allora
diretto dal prof. Francesco Saverio Monticelli (1863-1927), celebre elminto-
logo, fondatore, nel 1912, insieme con Michele Stossich e Corrado Parona,
della Collezione Elmintologica Centrale Italiana, con sede a Napoli. Il
Palombi già da studente aveva mostrato il suo tenace e scupoloso impegno
sia nelPattività scientifica nel campo parassitologico che in quello organiz¬
zativo, occupandosi del riordino della Biblioteca delPallora nuova sede
deiristituto Zoologico in Via Mezzocannone 8. Furono quelli gli anni della
sua prima formazione come zoologo, ma nel 1924, per la soppressione dei
posti in soprannumero, fu costretto ad emigrare nella Scuola secondaria
superiore, affrontando con successo, dopo una strenua preparazione, il
regolare concorso nazionale per Pinsegnamento delle Scienze naturali, chi¬
mica e geografia, in cui risultò 2° vincitore.
Fu così assegnato al Liceo scientifico di Avellino, dove nel 1925 iniziò
Pinsegnamento delle scienze che si protrasse per cinque anni. Durante
questo periodo continuò a coltivare, malgrado il trapazzo e il disagio delle
molte ore di viaggio allora necessarie per il collegamento tra Napoli ed
Avellino, gli studi elmintologie!; frequentò la Stazione Zoologica di Napoli
conducendovi ricerche sperimentali, e l’Istituto di Zoologia dell’Università,
interessandosi in particolare dei cicli di sviluppo di Platelminti parassiti di
animali marini. Tra questi lo studio delle cercarie del gen .Gymnophalìus
dei Mitili (1923) ed il lavoro su di un «Nuovo Pi atei minto Alloiocele, Dige-
nobothrium inerme n. sp.» (1926) raccolto da G. B. Grassi su Leptocefalo e
inviatogli per lo studio; ad essi sono da aggiungere lo studio dei Turbellari
raccolti da H. Munro Fox di Cambridge nel Canale di Suez (1928) e le
indagini sul ciclo evolutivo di Helicometra fasciata (1929).
Per le ricerche compiute in quegli anni gli fu conferito il 1° premio
«G. B. Grassi» per la Parassitologia della R. Accademia dei Lincei (1928).
Conseguì nel 1930 la libera docenza in Zoologia e potè così essere tra¬
sferito al Liceo scientìfico di Napoli (che fu poi intitolato a Vincenzo
Cuoco): ciò gli consentì di dedicarsi con una maggiore disponibilità di
tempo agli studi di biologia marina e dì scoprire alcuni cicli di sviluppo di
Trematodi non ancora noti.
Sono infatti di questi anni la conclusione sperimentale del ciclo biolo¬
gico di Diphterosoma brusirtele (1931), «La copulazione nei Trematodi»
6 U. Moncharmont
(1931), «Gli stadi larvali dei Trematodi del Golfo di Napoli» (1934) e
Tidentifìcazione del «Ciclo evolutivo di Baccìger baccìger » (1934), che gli
valsero, nel 1935, un nuovo premio «G. B. Grassi» di Parassitologia della
R. Accademia Nazionale dei Lincei.
Le sue ricerche si concentrarono sempre più, oltre che alla sistematica
(specie dei Trematodi e dei Turbellari Policladi), allo studio dei cicli di svi¬
luppo di questi parassiti in animali marini. Tali studi, resi attuabili sul piano
sperimentale dalle prestazioni specializzate esistenti alla Stazione Zoologica
di Napoli, gli consentirono di ricostruire in vivo i vari stadi larvali: essi rappre¬
sentano buona parte della sua produzione scientifica originale.
Il prof. Umberto Pierantoni (1876-1959), che successe al prof. Fran¬
cesco Saverio Monticelli nella direzione delPIstituto di Zoologia dell’Uni¬
versità di Napoli, nella Rassegna sul contributo italiano al progresso della
Zoologia negli ultimi cento anni, fatta alla Società Italiana per il Progresso
delle Scienze nel 1939, sintetizzò così l’opera scientifica del Nostro:
«Allievo del Monticelli, assai valoroso in questo campo è stato special-
mente il Palombi, che si è reso assai noto per avere applicato il metodo
degli allevamenti per la ricostruzione dei cicli biologici dei parassiti, giun¬
gendo così a chiarire rapporti ancora ignorati tra ospitatore e parassita ed
alla identificazione di forme larvali non prima potute classificare, special-
mente nel campo dei Trematodi. È un reputatissimo classificatore di Platel-
minti, che gli vengono inviati in studio da tutto il mondo».
Per un triennio (1933-36) tenne un Corso libero su «Animali parassiti
e la loro biologia» ed ottenne la conferma della libera docenza. Nel 1938
lasciò l’insegnamento medio perché nominato Ispettore centrale presso il
Ministero dell’Educazione nazionale, ma l’impossibilità di continuare le
sue ricerche scientifiche lo indussero a rinunziare a quella carica dopo
pochi mesi, per ritornare all’insegnamento e alla ricerca.
In quello stesso anno fu dichiarato maturo nel concorso universitario
per la cattedra di Zoologia dell’Università di Cagliari, con una relazione
molto lusinghiera.
Il Palombi fu chiamato dal prof. Filippo Silvestri sull’incarico di inse¬
gnamento di Zoologia generale nella Facoltà di Agraria di Portici, incarico
che mantenne dal 1936 al 1969.
Importante fu la scoperta (1935) di una nuova Leptomedusa, Eugym-
nanthea in qui lina, ospite interno di Tapes decussata , rappresentante di un
nuovo genere, e forse di una nuova sottofamiglia, perché la medusa (una
Leptomedusa cioè con le gonadi lungo i canali radiali) derivava da un
polipo nudo (Idroide Atecato), mentre avrebbe dovuto avere origine, come
per le altre Leptomeduse, da un polipo provvisto di teca e con gonadi
In memoria di Arturo Palombi 7
lungo il manubrio. Probabilmente il nuovo ambiente nell’interno del Mol¬
lusco aveva determinato la scomparsa della teca. Questa situazione fu suc¬
cessivamente ritrovata da diversi AA, e in mari anche distanti, in altri mol¬
luschi ospitatori ( Mytilus , Cardium, Ostrea). Negli anni 1934-1939 condusse
studi sui Turbeilari marini di varie parti del mondo.
Nello stesso periodo continuò le ricerche sulle cercarie marine viventi
nei Molluschi del Golfo di Napoli, per stabilire i cicli di sviluppo dei Tre-
matodi nei Pesci marini e riuscì nell’interessante esperimento di ottenere
in laboratorio il completo ciclo biologico di un Trematode, il Lepocreadium
album (Stossich).
Dal 1939 al 1942 pubblicò diversi lavori, tra i quali la monografia su
Eusicyonia carinata che gli valse il premio « Filippo Cavolini » della Società
Nazionale Lettere ed Arti (Società Reale) di Napoli, e sul ciclo biologico di
Ptychogonimus megastoma , per il quale l’Accademia d’Italia gli conferì il
premio del Ministero della Pubblica Istruzione.
In un secondo concorso a cattedre di Zoologia, svoltosi nel 1942, fu
dichiarato maturo all’unanimità, ma purtroppo non venne incluso nella
terna dei vincitori: questa profonda amarezza, anche se da Lui fortemente
risentita, non lo distolse dai suoi studi preferiti, ma lo allontanò per sempre
dalla carriera e dai concorsi universitari.
Dal 1942 al 1947 produsse ben nove cospicui contributi sui Trematodi
Monogenetici, tutti pubblicati sull’Annuario del Museo Zoologico dell’Uni¬
versità di Napoli e intitolati «Notizie elmintologiche», lavorando su mate¬
riale conservato nella Collezione Elmintologica Centrale Italiana ed aventi
carattere di revisione sistematica.
Nel 1949 pubblicò sull’Archivio Zoologico Italiano la prima parte della
Monografia «I Trematodi d’Italia» - Trematodi Monogenetici. Essa rappre¬
senta un lavoro di sintesi di ampio respiro, scritto, come Lui stesso dichiara
«nel periodo più triste e turbinoso della mia vita di uomo e di italiano, tra
gli orrori delle devastazioni ed il raccapriccio delle distruzioni di ogni
sorta» e potè essere pubblicata a distanza di alcuni anni per l’interessa¬
mento dell’amico prof. Umberto Pierantoni. Questi gli aveva anche consen¬
tito di portar via dalla sede universitaria, e mettere così in salvo dal bom¬
bardamento che nel 1943 colpì il Museo Zoologico, tutta la sezione dei
Trematodi Monogenetici della Collezione Elmintologica Centrale Italiana.
Come è noto i Trematodi Monogenetici svolgono i loro cicli vitali su
di uno stesso ospitatore, generalmente un Pesce, ma anche su Anfibi, Ret¬
tili e Mammiferi, o in Cefalopodi e Crostacei. In quella monografia egli
riporta e descrive le specie raccolte su ospitatori rinvenuti in Italia e in
zone limitrofe durante il suo lungo periodo di frequenza alla Stazione Zoo-
8 U. Moncharmont
logica di Napoli o esistenti nella Collezione Elmintologica Centrale. La
trattazione è ordinata per singole specie, ciascuna con l’indicazione deìV ha¬
bitat, la diagnosi, una figura ed i riferimenti bibliografici.
L’opera è corredata da chiavi analitiche per il riconoscimento dei taxa,
e costituisce un utile strumento per la ricerca, e venne accolta molto favo¬
revolmente, specie dagli studiosi stranieri.
La reputazione riscossa dal Palombi è attestata anche dai numerosi
generi e specie nuove di Turbeilari e di Trematodi che portano il suo
nome. Una più ampia e dettagliata informazione sui contenuti della vasta
produzione scientifica nel campo della Zoologia e della Parassitologia, può
essere meglio ricavata, analizzando il completo Elenco delle pubblicazioni,
riportato in appendice.
* * *
Impossibilitato di risiedere a Napoli, dove aveva avuta la casa requisita
dalle truppe di occupazione e con la paralisi dei laboratori scientifici provo¬
cata dalla guerra, fu distolto dalle ricerche sperimentali e si orientò verso
altri studi. Così, ad esempio, in occasione delle manifestazioni per ricor¬
dare il 2° centenario degli scavi di Pompei, su sollecitazione del prof. Ame¬
deo Maiuri, lavorò su «La fauna marina nei musaici e nei dipinti pom¬
peiani» (1950), sui «Dipinti di fauna marina e conchiglie rinvenute
durante gli scavi dell’antica Stabia» (1958) e su «I dipinti di fauna marina
esistenti nel Museo Campano di Capua» (1962) e ancora su «Anfore e
piatti decorati con motivi di fauna marina esistenti nel Museo Nazionale di
Napoli» (1974).
Orientando la sua attività sempre più verso l’insegnamento medio, ed
universitario presso la Facoltà di Agraria di Portici, produsse (1950-55) una
serie di pubblicazioni su argomenti tecnici di interesse agrario applicativo.
Tra queste primeggia il «Compendio di Zoologia Generale ed
Agraria» (1965), in accurata veste tipografica, che raccoglie il frutto della
sua lunga esperienza di docente di Zoologia nella Facoltà di Agraria di Por¬
tici. Destinato in particolare agli studenti di Agraria, Egli si sofferma, dan¬
done adeguata trattazione, più diffusamente sugli animali utili e dannosi
all’Uomo, agli animali domestici ed alle piante coltivate, descrivendo i cicli
biologici dei parassiti, i danni che questi possono provocare e i mezzi per
combatterli. La stesura piana ed essenziale, la ricchezza delle illustrazioni
soprattutto della parte sistematica, rendono agevole agli studenti una
buona preparazione zoologica di base.
In memoria di Arturo Palombi 9
Un altro impegnativo volume su «Gli animali commestibili dei mari
d’Italia», con illustrazioni e figure, venne pubblicato da Ulrico Hoepli di
Milano in bellissima veste editoriale: esso riporta, oltre alla descrizione dei
singoli animali, elenchi dei loro nomi nelle varie regioni d’Italia e di molti
paesi mediterranei. Esso fu accolto con grande favore ed interesse da stu¬
diosi, da tecnici della pesca e da naturalisti, tanto che il libro vide ben
quattro edizioni (1935, 1961, 1969 e 1971). Riporto dalla prefazione alla
prima edizione: «All’improba fatica che ho dovuto condurre in condizioni
precarie di tempo e di mezzi, ho voluto associare il sig. Mario Santarelli,
Conservatore nella Stazione Zoologica di Napoli, il quale mi è stato di
aiuto nella ricerca, presso i pescatori ed i mercati del pesce, degli esemplari
da riprodurre in fotografìa. Ma altre ragioni, di indole sentimentale, mi
hanno spinto ad associare il suo nome al mio: la sua costante dedizione nei
trent’ anni di amicizia e di rapporti di studio ed il ricordo del padre Carlo,
stimato Conservatore della stessa Stazione Zoologica ove io mossi, con
piena indipendenza di metodi, di scuola e di dottrina, i primi passi nelle
ricerche scientifiche ».
Riprendo questi ultimi righi per sottolineare con le sue stesse parole,
l’espressione sintetica della sua personalità scientifica, fatta con fermezza e
con fede. E mi piace aggiungere, traendola dalla lettera da Lui indirizzata
in occasione del 100° anniversario della nascita di Rinaldo Dohrn, figlio del
Fondatore Anton Dohrn, quest’altra testimonianza: «In quella Stazione
Zoologica di Napoli che offre allo studioso autonomia di indagine e di indi-
pendenza di vedute, che rende veramente piacevole e fecondo il lavoro. Si
spiega quindi il mio attaccamento a questa Istituzione».
* * *
Tra l’altre attività impegnative, Arturo Palombi, comandato presso la
Sopraintendenza Bibliografica della Campania e della Calabria, intorno al
1938, fu incaricato dal dr. Gino Tamburrino, allora Sopraintendente, di colla¬
borare al rilevamento delle consistenze dei periodici esistenti presso le Biblio¬
teche napoletane, lavoro di ricerca fatigante ed impegnativo, poi interrotto con
l’inizio della Guerra, che Egli compì con la sua consueta solerzia e precisione.
Dopo l’interruzione della 2a Guerra mondiale, questa monumentale opera fu
ripresa e portata a compimento sotto la direzione e per merito della prof. Guer¬
riera Guerrieri e del prof. Carmelo Colamonico. Il volume «Pubblicazioni
periodiche esistenti nelle Biblioteche pubbliche e negli Istituti universitari di
Napoli (fino al 1950) », edito dalla Società Nazionale di Scienze, Lettere e Arti
di Napoli, venne alla luce nel 1957, e la nostra città venne così dotata, tra le
10 U. Moncharmont
prime in Italia, di un prezioso strumento di studio e per la fruizione del vastis¬
simo patrimonio bibliografico cittadino.
* * *
Ampie furono la sua competenza e fimpegno per i problemi della
didattica, anzi volle ampliare l’orizzonte delle sue attività in questo campo,
partecipando nel 1955 al Concorso per Ispettore centrale del Ministero
della Pubblica Istruzione, che vinse brillantemente: venne assegnato alla
Direzione generale per l’Istruzione tecnica. Con grande impegno si dedicò
all’introduzione nelle Scuole della didattica sperimentale delle Scienze, sol¬
lecitando attivamente l’impegno del Ministero per l’attuazione della
riforma dell’insegnamento nella Scuola media dell’obbligo.
Visitò moltissime Scuole di Avviamento professionale, rendendosi
conto di persona quali fossero i problemi e le necessità relative all’insegna¬
mento scientifico, che analizzò in una serie di articoli pubblicati sugli
Annali del Ministero, ed in altri periodici ufficiali. La sua posizione di
Ispettore centrale gli diede modo di impegnarsi perché si attuasse la nuova
didattica, fondata sull’osservazione in natura e la sperimentazione da parte
dei discenti, e collaborò fattivamente all’introduzione dei nuovi metodi
nella Scuola media dell’obbligo e alla valorizzazione dell’Insegnamento
delle Scienze naturali.
Fu chiamato dal Centro Didattico Nazionale per la Scuola media e
diresse numerosissimi Corsi di aggiornamento a livello nazionale e provin¬
ciale, destinati ai Docenti di Scienze e di Osservazioni scientifiche.
Volle seguire personalmente e fare propria l’esperienza sui nuovi
metodi didattici e non esitò a tal fine ad impartire corsi di «Osservazioni
scientifiche» per la Scuola media nella serie di trasmissioni televisive di
Telescuola, organizzate dalla RAI: lavoro questo nuovo e assai complesso,
che affrontò coraggiosamente, sapendo che, servendosi del mezzo televi¬
sivo, avrebbe potuto raggiungere le sedi scolastiche più lontane ed un’am¬
pia diffusione della nuova didattica. Queste lezioni ebbero vasto interesse e
stimolarono iniziative da parte dei docenti in tutta Italia che si cimenta¬
rono nella nuova didattica nelle loro Scuole.
* * *
L’intensa e crescente attività di quegli anni ed il conseguente impegno
fisico che Egli poneva sempre nell’espletamento del suo lavoro, cui atten¬
deva con completa dedizione ed alto senso di responsabilità, gli causarono
In memoria di Arturo Palombi 11
un grave scompenso epatico, tanto che fu costretto a sottrarsi a quel ritmo
di lavoro divenuto turbinoso, chiedendo con rammarico il collocamento a
riposo dall’ufficio di Ispettore, con anticipo di sette anni. Si pensi infatti al
contemporaneo carico di lavoro legato all’insegnamento superiore presso la
Facoltà di Agraria di Portici, aH’allestimento del Corso di Osservazioni
scientifiche di Telescuola che si teneva a Roma e che richiedeva tutta una
nuova ed originale impostazione tecnica per una didattica congrua al
mezzo televisivo, ma soprattutto di doveri inerenti all’ufficio di ispettore,
che lo costringevano a continue trasferte in luoghi lontani, con intensis¬
simo trapazzo fìsico. Egli invero intese e professò la funzione ispettiva non
soltanto dal punto di vista strettamente amministrativo, bensì come quella
di consigliere e di guida dei docenti di Scienze nel loro magistero per l’at¬
tuazione dei nuovi programmi di Osservazioni scientifiche.
Fu componente del Comitato Nazionale per l’Educazione Scientifica
(C.N.E.S.) creato dal Ministero della Pubblica Istruzione, prendendo parte
attiva ai lavori nei diversi colloqui per la ristrutturazione degli studi della
Scuola media superiore, alla Villa Falconieri di Frascati.
Fece parte dell’Accademia Pontaniana di Napoli, dell’Accademia Gioe-
nia di Catania, dell’Accademia Teatina di Chieti. Fu insignito del titolo di
Cavaliere di Vittorio Veneto, di Cavaliere Ufficiale e di Commendatore al
merito della Repubblica. In riconoscimento dei suoi alti meriti, il Ministero
della Pubblica Istruzione gli conferì la Medaglia d’oro ai Benemeriti della
Scuola, della Cultura e dell’Arte, onorificenza meritatissima che Egli molto
apprezzò.
* * *
Ma il Nostro volle continuare la sua opera a favore della Scuola e nel
1969 fondò in Napoli l’Associazione Campana Insegnanti Scienze Naturali
(A.C.I.S.N.), sempre con l’obiettivo di migliorare l’insegnamento delle
Scienze naturali e delle Osservazioni scientifiche, di sviluppare la coscienza
naturalistica del nostro paese, di promuovere incontri tra docenti per
l’esame dei problemi didattici relativi agli insegnamenti naturalistici. Egli
ne fu l’ideatore, il fondatore e il perseverante promotore.
L’Associazione da Lui guidata e patrocinata, si inserì con successo nel
mondo della Scuola; nel 1979, dopo dieci anni di attività, l’A.C.LS.N. pro¬
mosse, d’accordo con altre Associazioni naturalistiche d’Italia, l’organizza¬
zione del 1° Convegno nazionale degli Insegnanti di Scienze Naturali, che
si tenne a Sorrento. I tempi erano maturi e nel riuscitissimo Convegno, che
vide affluire i rappresentanti di molte altre Sezioni delle varie regioni ita-
12 U. Moncharmont
liane, che si erano a mano a mano andate costituendo, nacque l’Associa¬
zione Nazionale Insegnanti di Scienze Naturali (A.N.I.S.N.) con sede in
Napoli. Questo Sodalizio è tutt’ora fiorente e valido per le sue finalità.
In riconoscimento dell’opera organizzativa ed unificatrice da Lui
svolta, fu designato plebiscitariamente quale Presidente del nuovo Sodali¬
zio, carica che tuttavia declinò a causa dell’età avanzata: egli stesso giu¬
dicava che l’età, non la volontà, gli avrebbe impedito di continuare ad eser¬
citare tale funzione ampliata con l’alacrità necessaria. Accettò invece con
soddisfazione e gratitudine la carica di Presidente onorario, mantenuta fino
alla sua dipartita, che l’Assemblea unanime propose, in riconoscimento
dell’opera di Fondatore ed unificatore del Sodalizio a livello nazionale.
Ricordo il prof. Palombi, o semplicemente Arturo Palombi, come Egli
volle che amichevolmente lo chiamassi, sempre con affetto filiale e reve¬
renziale, grato per la cordialità, l’amicizia e la disponibilità che sempre
ebbe nei miei riguardi. Ricordo come Egli fosse comprensivo verso tutti, di
comportamento signorile, corretto e senza cedimenti, rispettoso della per¬
sonalità altrui, e come nei suoi rapporti con gli altri non facesse mai sentire
o pesare la propria personalità o autorità.
Carattere austero, ma affabile, riservato, si rallegrava con sincerità dei
successi e delle affermazioni dei suoi allievi con intima soddisfazione. Si
sentiva partecipe del mondo, di cui ammirava con religiosità l’ordine e la
bellezza.
Fu rigido specialmente verso se stesso, anche quando provato, nel
corso della sua lunga vita, da circostanze a lui contrarie. L’amore per l’or¬
dine, la sua vasta cultura naturalistica, la dedizione alla famiglia e alla
Scuola, la sua mai interrotta laboriosità, lo indicano come esempio e
modello di vita ben vissuta in armonia con il mondo, per il cui migliora¬
mento Egli offrì tutto se stesso.
* * *
Arturo Palombi ci lasciò, all’età di 88 anni, il 7 di aprile del 1987,
ancora lucido di mente, ma non più sorretto dal fìsico, circondato dall’af¬
fetto e dall’amorevole assistenza dei suoi cari, nel rimpianto profondo di
quanti lo conobbero ed amarono.
In memoria di Arturo Palombi 13
ELENCO DELLE PUBBLICAZIONI
Il prof. Arturo Palombi redasse un completo elenco delle sue pubblica¬
zioni. I suoi lavori, ordinati cronologicamente, sono stati suddivisi in cin¬
que gruppi di argomento: Lavori di Zoologia; Libri di testo per l’Università
e per la Scuola secondaria; Articoli di divulgazione, di cultura e didattica
della Biologia; Articoli sulla didattica e sull’organizzazione scolastica;
Commemorazioni.
I. Lavori di Zoologia
1) 1923 - Diagnosi di nuove specie di Policladi della R.N. Liguria. Nota prelimi¬
nare. Boll. Soc. Natur. Napoli , 35: 33-37.
2) 1923 - Sulle cercarie del genere Gymnophallus Odhner dei Mitili. Rend. 14°
Assembl. Conv. Unione Zool. ital. Genova 8-11, ott. 1923: 21-23.
3) 1923 - Le cercarie del genere Gymnophallus Odhner dei Mitili. Pubbl. Staz.
zool. Napoli , 5: 137-152, tav. 1.
4) 1924 - Policladi pelagici. Raccolte planctoniche fatte dalla R. Nave Liguria.
Pubbl. Ist. super. Firenze , 3: 1-28.
5) 1924 - Di un nuovo ospitatore della cercaria di Echinostomum secundum Nicoli
1906: Mytilus galloprovincialis Lmk. Boll. Soc. Naturai. Napoli , 37: 49-51.
6) 1926 - Digenobothrium inerme n. gen. n. sp. ( Crossocoela ). Considerazioni siste¬
matiche sull’ordine degli Alloeocoela. Arch. zool. ital. Napoli , 11: 143-177, tav.
1, fìgg. 3.
7) 1926 - Nuova cercaria di Mytilus galloprovincialis Lmk. - Cercaria megalophal-
los n. sp. Annu. Mus. zool. Napoli (n. s .), 5: 1-3, fìgg. 2.
8) 1927 - Notizie faunistiche sul Canale di Suez. Ann. Liceo scient. Avellino , pp. 1-
9, 1 carta (1926-27).
9) 1928 - Report on thè Turbellaria. Cambridge Expedition to thè Suez Canal,
1924. Trans. Zool. Soc. London , 22, pt. 5, pp. 579-631, fìgg. 169-197, tav. 1 con
12 fìgg.
10) 1928 - La Cercaria pedinata Huet 1891 nella sua fase d’incistidamento. Annu.
Mus. Zool. Univ. Napoli (n. s.), 5, n. 20: 1-3, 1 fig. Napoli.
11) 1929 - Le specie del genere Helicometra esistenti nella Collezione Elmintolo-
gica Centrale Italiana. Annu. Mus. Zool. Napoli (n. s.), 5: 1-19, fìgg. 6. Napoli.
12) 1929 - Ricerche sul ciclo evolutivo di Helicometra fasciata (Rud. ). Revisione
delle specie del genere Helicometra Odhner. Pubbl. Staz. Zool. Napoli , 9: 237-
292, fìgg. 33, tav. 1, con 5 fìgg. Napoli.
13) 1929 - Gli apparecchi copulatori della famiglia Polyposthiidae (Policladi Acoti-
lei). Ricerche sistematiche e considerazioni sulla affinità dell’ordine dei Poli¬
cladi. Boll. Soc. Naturai. Napoli , 40: 196-209. Napoli.
14 U. Moncharmont
14) 1929 - Il ciclo biologico di Diphterostomum brusinae Stossich (Trematode dige¬
netico: fam. Zoogonidae Odhner). Rend. Accad. Lìncei (6), 10: 274-277, figg. 1-
9. Roma.
15) 1930 - Il ciclo biologico di Diphterostomum brusinae Stossich. (Trematode dige¬
netico: fam. Zoogonidae Odhner). Considerazioni sui cicli evolutivi delle specie
affini e dei Trematodi in generale. Pubbl. Staz. Zool. Napoli , 10: 111-149, figg.
24, tav. 1, con 4 figg. Napoli.
16) 1930 - Il ciclo evolutivo di Diphterostomum brusinae Stossich. Riv. Fis. Mat. e
Se. nat. (2), Anno 4°: 3, fìg. 1. Napoli.
17) 1931 - Il polimorfismo nei Trematodi. Ricerche sperimentali su Helicometra
fasciata (Rud.). Annu. Mus. Zool. Napoli (n. s.), 6, n. 5: fìgg 1-8. Napoli.
18) 1931 - Rapporti genetici tra Lepocreadium album Stoss. e Cercaria setifera (non
J. Miiller) Monticelli. Boll. Zoologia Napoli , anno 2°, n. 4: 165-171, 2 fìgg.
19) 1931 - Per una migliore conoscenza dei Trematodi endoparassiti dei Pesci del
Golfo di Napoli. Steringotrema divergens (Rud.) e Haploporus benedeni (Stoss.).
Annu. Mus. Zool. Napoli (n. s.), 6: 1-15, fìgg. 9. Napoli.
20) 1931 - Faune et Flore de la Mediterranée. Paris. Planches: Polycladidae; Tre-
matoda.
21) 1931 - La copulazione nei Trematodi. Ricerche sul significato fisiologico del
canale di Laurer. Arch. zool. ital. 17: 123-151, fìgg. 9. Napoli.
22) 1931 - Stylochus inimicus sp. nov. Policlade acotileo commensale di Ostrea Vir¬
gin ica Gmelin delle coste della Florida. Boll. Zool., anno 2°, n. 6: 219-226, fìgg.
4, tav. 1.
23) 1931 - Turbeilari della Nuova Guinea. Résultats scientifìques du voyage aux
Indes orientales néerlandaises de LL.AA.RR. le Prince et la Princesse Leopold
de Belgique. Mém. Musée Hist. nat. de Belgique (n. s.), 2, fase. 8, fìgg. 2, tav. 1.
24) 1932 - Rapporti genetici tra Cercaria setifera Monticelli (non Joh. Miiller) ed
alcune specie della famiglia Allocreadiidae. Brevi notizie sul ciclo biologico di
Podocotyle atomon (Rud.). Boll. Soc. Naturai. Napoli , 44, pp. 213-216.
25) 1932 - Bacciger bacciger (Rud.) Nicol 1914 forma adulta di Cercaria pedinata
Huet 1891. Boll. Soc. Naturai. Napoli , 44: 217-220.
26) 1933 - Cercaria pedinata Huet e Bacciger bacciger (Rud.). Rapporti genetici e
biologia. Boll. Zoologia Napoli , anno IV: 1-11, fìgg. 6.
27) 1933 - Una parola di risposta a C. Ruth Shaw su Cercariaeum lintoni Miller and
Northup. Boll. Zoologia Napoli , anno IV: 117-119.
28) 1934 - Bacciger bacciger (Rud.). Trematode digenetico: fam. Steringophoridae
Odhner. Anatomia, sistematica e biologia. Pubbl. Staz. Zool. Napoli , 13: 438-
478, fìgg. 33.
29) 1934 - Gli stadi larvali dei Trematodi del Golfo di Napoli. I. Contributo allo
studio della morfologia, biologia e sistematica delle cercarie marine. Pubbl.
Staz. Zool. Napoli , 14: 51-94, fìgg. 34.
30) 1935 - Eugymnanthea inquilino , nuova Leptomedusa derivante da un Atecato
Idroide ospite interno di Tapes decussatus L. Pubbl. Staz. Zool. Napoli , 15: 159-
168, fìgg. 8, tav. 1.
In memoria di Arturo Palombi 15
31) 1936 - Policladi liberi e commensali raccolti sulle coste del Sud Africa, della
Florida e del Golfo di Napoli. Arch. zoo! ita /., 23: 1-45, figg. 27, tav. 1, figg. 9.
Torino.
32) 1937 - Il ciclo biologico di Lepocreadium album Stossich sperimentalmente rea¬
lizzato. Osservazioni etologiche e considerazioni sistematiche sulla Cercaria
setifera (non J. Mùller) Monticelli. Riv. Parassita 1: 1-12, figg. 2, tav. 1. Roma.
33) 1937 - La cercaria di Mesometra orbicularis (Rud.) e la sua trasformazione in
metacercaria. Appunti sul ciclo evolutivo. Riv. Parassita 1: 13-17, fìgg. 2.
Roma.
34) 1938 - Metodi impiegati per lo studio dei cicli evolutivi dei Trematodi Digene¬
tici. Materiale per la conoscenza della biologia di Podocotyle atomon (Rud.), in:
Livro Jubilar prof. Travassos, Rio de Janeiro, Rrasil, pp. 371-379, figg. 5.
35) 1938 - Turbeilari del Sud Africa. Secondo contributo. Arch. zool. ita!., 25: 329-
383, fìgg. 24, tav. 1, col. Torino (per il 1° Contributo v. n. 31 di questo Elenco).
36) 1938 - Gli stadi larvali dei Trematodi del Golfo di Napoli. 2° Contributo allo
studio della morfologia, biologia e sistematica delle cercarie marine: il gruppo
delle Cercarie Cotilocerche. Riv. Parassito /., 2: 189-206, 5 gruppi di fìgg. nel
testo. Roma (per il 1° Contributo v. n. 29 di questo Elenco).
37) 1937-38 - Metodi impiegati per lo studio dei cicli evolutivi dei Trematodi Dige¬
netici. Annu. Liceo-Ginnasio «VE. Il» Napoli , pp. 10. Napoli.
38) 1939 - Turbeilari del Sud Africa. Policladi di East London. Terzo contributo.
Arch. zool. ita!., 28: 123-149, fìgg. 16, tav. 1. Torino (I tre contributi sono ai
nn. 31, 35 e 38 di questo Elenco).
39) 1939 - Boopsis mediterranea Pierantoni = Cephalopyge trematoides (Chun).
Contributo allo studio della morfologia, sistematica e biologia del genere Ce¬
phalopyge ( Gastropoda : Fam. Phylliroidae). Boll. Zoologia , anno 10°: 65-73,
fìgg. 3. Torino.
40) 1939 - Uova e larve di Cerithium rupestre Risso ( Gastropoda : Prosobranchia.
Boll. Zoologia , anno 10°: 209-213, fìgg. 10 nel testo. Napoli.
41) 1939 - I caratteri sessuali secondari di Eusicyonia carinata (Olivi) (Crustacea:
Penaeidae). Studio morfologico e biometrico. Arch. zool. ital ., 28: 323-348, tav.
20, fìgg. 7. Torino.
42) 1939 - Note biologiche sui Peneidi. La fecondazione e la deposizione delle
uova in Eusicyonia carinata (Olivi). Boll. Zoologia , anno 10°: 223-227, fìgg. 4.
43) 1939 - Il significato della «ghiandola del cemento» nei Peneidi. Boll. Zool.,
anno 10°: 229-230. Napoli.
44) 1939 - Studi sugli Idroidi. I. L’azione delle radiazioni luminose. Boll. Soc.
Natur. Napoli , 50: 149-182, fìgg. 14.
45) 1940 - Turbell aria Polycladidea. Résultats scientifìques des croisières du Navi-
re-école belge «Mercator». Mém. Musée R. Hist. natur. Belgique (s. 2°), 2, fase.
15: 95-114, pi. I, fìgg. 7. Bruxelles.
46) 1940 - Gli stadi larvali dei Trematodi del Golfo di Napoli. 3° Contributo allo
studio della morfologia, biologia e sistematica delle Cercarie marine. Riv.
Parassito /., 4: 1-25, fìgg. 13. Roma. (I precedenti contributi sono indicati ai
n. 29 e 36 di questo Elenco).
16 U. Moncharmont
47) 1940 - Le anomalie del rostro di Eusìcyonìa cannata (Olivi). Boll. Zoologia , 11:
3-7, figg. Napoli.
48) 1940 - Policladi delle coste occidentali dell’Africa. Materiale raccolto dal dr. E.
Dartevelle. Revue Zool. et Botan. Africaine, 33, fase. 2: 109-121, tav. 4, figg. 8.
Bruxelles.
49) 1940 - Sulla presenza di simbionti intracellulari in Arbacia aequituberculata
(Blainville) (Echinodermi). Boll. Zool., anno 11°: 79-82, figg. 2. Napoli.
50) 1941 - Eusìcyonìa carinata (Olivi). Apparecchio digerente, branchiale e ses¬
suale. Anatomia, fisiologia, sviluppo ed anomalie in rapporto cogli altri Crosta¬
cei Decapodi. Atti. Accad. Sci. fìs. e mat. Napoli (s. 3°), 2: 1-38, figg. 3, tav. 7.
Napoli.
51) 1941 - Cercaria dentali Pelseneer, forma larvale di Ptychogonimus megastoma
(Rud.). Riv. Parassit., 5: 127-128. Roma.
52) 1942 - Notizie ed osservazioni sui normali ed accidentali ospitatori definitivi di
Ptychogonimus megastoma (Rud.). Annu. Mus. Zool. Univ. Napoli (n. s.), 2: 1-3.
Napoli.
53) 1942 - Ricerche sperimentali sull’azione del secreto delle glandole cefaliche
della cercaria di Ptychogonimus megastoma (Rud.). Boll. Zool., anno 13°: 9-15,
figg. 6. Napoli.
54) 1942 - Il ciclo biologico di Ptychogonimus megastoma (Rud.). Osservazioni sulla
morfologia e fisiologia delle forme larvali e considerazioni filogenetiche. Riv.
Parassito! ., 6: 117-172, figg. 26, tav. 2. Roma.
55) 1942 - Notizie sull’attività scientifica e didattica di Arturo Palombi. Tip. N.
Jovene. Napoli, pp. 53.
56) 1942 - Notizie elmintologiche. I. Monocoty/e myliobatis Taschenberg. Caratteri
della specie e rilievi sul genere. Annu. Mus. Zool. R. Univ. Napoli, 7, n. 12: 5,
fìg. 1. Napoli.
57) 1942 - Notizie elmintologiche. II. Ancyrocotyle bartschi Price 1934 = Ancyroco-
tyle vallei (Parona e Perugia 1897). Nuova diagnosi del genere e sua posizione
sistematica. Annu. Mus. Zool. R. Univ. Napoli, 7, n. 13, pag. 4, fig. 1.
58) 1943 - Notizie elmintologiche. III. Una specie del genere Merizocotyle Cerf.
probabilmente nuova. Posizione sistematica del genere. Annu. Mus. Zool. R.
Univ. Napoli, 7, n. 14: 1-3, fìg. 1. Napoli.
59) 1943 - Notizie elmintologiche. IV. Anoplodiscus richiardii Sonsino e Anoploco-
tyle austra/ìs (Harvey Johnston) nom. nov.; loro posizione sistematica. Annu.
Mus. Zool. R. Univ. Napoli, 7, n. 15: 1-3-. Napoli.
60) 1943 - Notizie elmintologiche. V. Diplectanum ( Dactylogyrus ) echeis (Wag.) Par.
e Per. = Lamellodiscus ignoratus n. sp. Diagnosi della specie e suoi ospitatori.
Annu. Mus. Zool. R. Univ. Napoli, 7, n. 16: 1-5, fìg. 1. Napoli.
61) 1943 - Notizie elmintologiche. VI. Le specie italiane del gen. Calceostoma e
revisione del genere. Annu. Mus. Zool. R. Univ. Napoli, 7, n. 17: 1-8, fig. 2.
Napoli.
62) 1943 - Notizie elmintologiche. VII. Contributo per una migliore conoscenza di
alcune specie italiane della famiglia Diclidophoridae. Annu. Mus. Zool. R. Univ.
Napoli, 1, n. 17: 1-8, figg. 1-3. Napoli.
In memoria di Arturo Palombi 17
63) 1943 - Notizie elmintologiche. Vili. Le specie italiane del gen. Hexostoma Rafi-
nesque (= Hexacotyle Blainville). Annu. Mus. Zool. R. Univ. Napoli , 7, n. 18: 1-
8, fig. 3. Napoli.
64) 1947 - Notizie elmintologiche. IX. Nuovo rinvenimento di Benedenia Monticela
lii (Parona e Perugia 1895) su Mugil capito Cuv. del Lago Fusaro (Napoli).
Annu. Mus. Zool. R. Univ. Napoli , 7, n. 20, pp. 1-6, Fig. 4.
65) 1949 - I Trematodi d’Italia. Parte I. Trematodi monogenetici. Ardi. zool. Ital .,
34: 203-408, figg. 1-89.
66) 1950 - La fauna marina nei musaici e nei dipinti pompeiani. Pompeiana , I.
Macchiaroli editore, Napoli.
67) 1952 - Mesometra orbicularis (Rud.) (Trematode digenetico) Anatomia e biolo¬
gia. Arch. zool. ital., 37, pp. 423-438, fìg. 18. Napoli.
68) 1953 - Gli animali commestibili dei mari d’Italia. Descrizioni e nomi italiani,
dialettali dei Pesci, Tunicati, Echinodermi, Molluschi e Crostacei (in colla¬
borazione con Mario Santarelli), 1 voi., pp. VHI+349, Figg. 1-261, tav. 2. Edi¬
zione Ulrico Hoepli, Milano. la ediz. 1953; 2a ediz. 1961; 3a ediz. 1969; 4a ediz.
1971.
69) 1955 - Adattamenti biologici dei Trematodi digenetici al Fine della conserva¬
zione della specie. Pubbl. Staz. Zool. Napoli , 27: 108-113, tav. 2 e Boi. Lab. Cli¬
nica Louis Rasetti, p. 719, figg. Caracas (Venezuela).
70) 1958 - L’antica Stabia: dipinti e materiale di fauna marina. Ann. Pubbl. Istruz
4, pp. 516-517. Firenze.
71) 1958 - Dipinti di fauna marina e conchiglie rinvenute durante gli scavi di Sta¬
bia. Boll. Soc. Naturalisti Napoli , 67, pp. 3-7, tav. 1.
72) 1962 - Dipinti di fauna marina del Museo Campano di Capua. Atti Accad. Pon-
taniana (n. s.), 11, p. 213, tav. 1. Napoli.
73) 1970 - Carpent tua poma nepotes (Virgilio) - Prospettive di ricerche biologiche e
chimiche su alcuni animali marini delle classi degli Idrozoi e dei Trematodi.
Boll. Soc. Naturalisti Napoli , 79, pp. 3-6, Napoli.
74) 1974 - Anfore e piatti decorati con motivi di fauna marina esistenti nel Museo
Nazionale di Napoli. Atti Accademia Pontaniana (n. s.), 23, p. 169. Napoli.
IL Libri di testo per VUniversità e per la Scuola secondaria
76) 1965 - Compendio di Zoologia generale e agraria. 1 voi. di pp. XV+653, Figg. 1-
700. Edizioni Edagricole, Bologna 2a ediz. 1970; 3a ediz. 1976.
77) 1954 - Natura viva. Corso di Scienze naturali e per le Scuole medie superiori (3
voi., poi nelle successive edizioni ridotti a due), in collaborazione con il prof.
Salvatore Pignanelli. Garzanti editore, Milano.
78) 1957 - Insegnamo sperimentando - Garzanti editore, Milano (due edizioni:
1957 e 1962).
18 U. Moncharmont
79) 1962 - Il «Piccolo Leonardo» - Guida alle osservazioni scientifiche. Ediz. Para-
via, Torino (due edizioni: 1962, 1964).
80) 1963 - Meraviglie della Natura - Corso di Scienze naturali per gli Istituti tecnici
commerciali, in collaborazione con il prof. Salvatore Pignatelli, Garzanti edi¬
tore, Milano.
81) 1964 - Osserva, sperimenta e impara. Corso di osservazioni ed elementi di
Scienze naturali per la Scuola media. 3 voli, in collaborazione con la prof. Don-
vina Magagnoli per la parte riguardante la Fisica. Ediz. Paravia, Torino.
82) 1969 - Stesso titolo: Educazione antinfortunistica (appendice al 3° volume).
Ediz. Paravia, Torino.
83) 1966 - Tavole ecologiche per lo studio degli elementi. Ediz. Paravia, Torino.
84) 1973 - La Natura: osserva e sperimenta - Corso di osservazioni ed Elementi di
Scienze naturali (in due volumi), in collaborazione con la prof. Donvina Maga¬
gnoli per la parte riguardante la Fisica. Ediz. Paravia, Torino.
III. Articoli di divulgazione , di cultura e di didattica della Biologia
85) 1946 - Le Arvicole. Riv. Fitosanitaria, I, p. 24, fìg. 3, Roma.
86) 1946 - L’Anchilostomiasi: malattia sociale. Humus , II, n. 11, pp. 19-21, fig. 5.
Milano.
87) 1948 - I Molluschi dannosi all’agricoltura. Riv. Fitosanitaria , III, n. 7. Roma.
88) 1949 - Lumache e limacce: danni e vantaggi. Humus , V, n. 9, pp. 21-23, fig. 13.
Milano.
89) 1949 - Biologia dei Trematodi parassiti degli erbivori in Italia. Humus , V, pp.
25-27. Milano.
90) 1952 - Le Anguilluline parassite delle piante, loro biologia e mezzi per combat¬
terle. Agricoltura napoletana. Pubbl. Ispett. Prov. Agr. Napoli (n. s.), n. 35, pp.
1-6. Napoli.
91) 1952 - La malaria in Italia ed il ciclo evolutivo dei parassiti che la determinano
alla luce delle nuove indagini. Agricoltura napoletana. Ispett. Prov. Agr. Napoli
(n. s.), n. 35, pp. 1-6. Napoli.
92) 1953 - I più importanti Platelminti parassiti degli animali domestici viventi in
Italia. I. I Trematodi degli erbivori e la loro biologia, n. 5, p. 1; II. I Cestodi dei
carnivori e la loro biologia, n. 10, p. 1, figg. in Agricoltura napoletana , anno
20°, - Ispett. Prov. Agr. Napoli (n. s.), n. 43 e n. 10. Napoli.
93) 1955 - Le Anguilluline e le anguillulosi. Riv. Fitosanitaria , 3, fase. 2, pp. 1-5,
fìg. 7. Roma.
94) 1955 - Travaglio di una scoperta. Il ciclo evolutivo di un comune parassita dei
pescicani nostrani: il Distoma megastoma. Pescasport , 4, n. 2. Genova.
95) 1958 - La Chiocciola. Scuola e didattica , III, p. 480, figg. Brescia.
96) 1958 - Lezioni sui Lamellibranchi. Scuola e didattica , IV, p. 61. Brescia.
97) 1959 - Osservazioni scientifiche: I Cefalopodi. Scuola e didattica , IV, p. 567.
Brescia.
In memoria di Arturo Palombi 19
98) 1960 - Una lezione sugli Echinodermi. Scuola e didattica , 5, p. 689. Brescia.
99) 1965 » Le associazioni fra animali e vegetali. Scuola viva. Riv. per le Scuole
medie superiori , n. 11, p. 28, figg. Torino.
100) 1965 - Metagenesi ed eterogonìa: loro significato biologico. Istruì, tecnica e
professionale , 6, p. 430, fìgg,. Roma.
101) 1965 - La Natura nei suoi portenti. Le Scienze e il loro insegn ., a. 2°, p. 25, figg.
Ediz. Le Monnier. Firenze.
102) 1965 - Il comune «Verme dei bambini». Le Scienze e il loro insegn ., a. 2°, p.
100, fìgg. Firenze.
103) 1965 - I problemi della sessualità. Le Scienze e il loro insegn ., a. 2°, p. 201.
Firenze.
104) 1965 - Idee antiche e moderne sullo sviluppo degli animali. Istruì. Tecn. Pro-
fess. (n. s.), 1, p. 29, fìgg. Roma.
105) 1965 - La reazione dell’ospitatore verso il parassita: la Trichina, la produzione
delle perle, i cecidi. Le Scienze e il loro insegn., a. 2°, p. 319, fìgg. Firenze.
106) 1966 - Emofilìa: triste retaggio. Le Scienze e il loro insegn., a. 3°, p. 77, fìgg.
Firenze.
107) 1966 - Il ciclo evolutivo dei parassiti malarici. Le Scienze e il loro insegn ., a. 4°,
p. L Firenze.
108) 1966 - Le «società» animali. Didattica delle Scienze , 2°, p. 37, fìgg. Brescia.
109) 1967 - Le sintesi e le sistemazioni in biologia. Le Scienze e il loro insegn., a. 4°,
p. 364. Firenze.
110) 1968 - Dimorfismo sessuale. Le Scienze e il loro insegn., a. 5°, p. 78, fìgg.
Firenze.
111) 1968 - Confronto fra le generazioni degli esseri viventi per mostrare l’unifor¬
mità delle leggi della Natura di A. Vallisneri. Le Scienze e il loro insegn ., a. 5°,
p. 276. Firenze.
112) 1968 - Sollecitazione alla raccolta delle conchiglie che possono rinvenirsi sulle
spiagge italiane. Le Scienze e il loro insegn ., a. 5°, p. 356. Firenze.
113) 1969 - Tema di Scienze naturali: Rapporti degli animali tra loro e con altri
organismi. Le Scienze e il loro insegn., a. 6°, p. 39. Firenze.
114) 1969 - Nuovo invito alla raccolta ed allo studio degli animali che possono rin¬
venirsi sulle spiagge italiane. Le Scienze e il loro insegn ., a. 6°, p. 182. Firenze.
115) 1969 - La Stazione Zoologica di Napoli. Una visita alfAcquario. Le Scienze e il
loro insegn., a. 6°, p. 352. Firenze.
116) 1970 - Tema di Scienze naturali: Gli organi e gli apparati della vita vegetativa
degli animali e delle piante. Le Scienze e il loro insegn., a. 6°, p. 53. Firenze.
117) 1970 - Le festa degli alberi e la conservazione della Natura. Istruz. Tecnica.
Min. Pubbl. Istr., 6, n. 24, p. 235. Roma.
118) 1972 - I Trematodi e il loro ciclo biologico. Le Scienze e il loro insegn., a. 9°, p.
72. Firenze.
119) 1982 - La fauna marina nella canzone «O Guarracino». L’Esopo Rivista di
Bibliofilìa, n. 16, pp. 55-66, tavv. Milano.
20 U. Moncharmont
IV. Articoli sulla didattica e sull’organizzazione scolastica
120) 1955 - L’insegnamento delle Scienze naturali, della Merceologia nelle Scuole
Tecniche commerciali. Archivio didattico (s. 5°), 45. Roma.
121) 1956 - La partecipazione degli allievi al travaglio della ricerca scientifica.
Annali Pubbl. Istruz., a. 2°, p. 45. Firenze.
122) 1956 - L’insegnamento delle Scienze naturali nelle Scuole di Avviamento.
Annali Pubbl. Istruz ., a. 2°, n. 12, p. 41. Firenze.
123) 1956 - Considerazioni sull’insegnamento delle Scienze naturali. Annali Pubbl.
Istruz ., a. 2°, n. 12, p. 41. Firenze.
124) 1957 - L’insegnamento delle osservazioni scientifiche e della matematica nella
nuova scuola unitaria opzionale (media e di avviamento professionale). Homo
faber, a. 7°, n. 68, p. 4315. Roma; La Scuola Secondaria e i suoi problemi (n. s.),
a. 6°, n. 15, p. 703. Roma.
125) 1957 - L’osservazione scientifica nel mondo degli animali. Ricerche didattiche ,
a. 8°, n. 44, p. 1. Roma.
126) 1957 - La III Rassegna internazionale cinematografica specializzata. Annali
Pubbl. Istru., anno 3°, n. 6-7, pp. 429-430. Firenze.
127) 1958 - La Scuola Unitaria Opzionale: nuova scuola del pre-adolescente. Tec¬
nica, a cura del Consorzio Prov. Istr. tecnica , n. 11. Napoli.
128) 1958 - Le ansie dello studioso nel travaglio della ricerca. Annali Pubbl. Istruz.,
a. 4°, p. 344, fìgg. Firenze.
129) 1958 - La preparazione del maestro per l’insegnamento delle Scienze. Archivio
Didattico , 2, n. 3, p. 99. Centro didattico Nazionale Scuola Elementare. Roma.
130) 1958 - Osservazioni scientifiche. Fase. I e IL Telescuola Edizioni E.R.I. Torino.
131) 1959 - Le raccolte didattiche: loro importanza ai fini culturali ed educativi..
Ricerche didattiche , n. 47-48. Roma.
132) 1960 - L’insegnamento delle Scienze naturali: sua importanza ai fini educativi:
suoi caratteri e strutture in relazione all’età degli alunni. Centro didattico nazio¬
nale per i Licei , 6, p. 39, Padova (in collaborazione con l’Ispettore centrale Pa¬
squale Piepoli).
133) 1961 - L’istruzione popolare di grado secondario: Osservazioni scientifiche.
Luce nella professione , 32, p. 110. Edizione U.C.I.I.M. Roma.
134) 1961 - L’insegnamento delle Scienze naturali nelle Scuole medie con partico¬
lare riguardo alle «Osservazioni scientifiche» nella Scuola Media Unificata.
Natura e Montagna ( s . 2°), a. 1°, p. 43. Roma.
135) 1961 - Didattica delle Osservazioni scientifiche. Collana «Scuola Media Unifi¬
cata», n. 9, p. 1, fìgg. Movimento Circoli della Didattica. Roma.
136) 1961 - Le Osservazioni scientifiche. L’esperimento di Scuola Media Unificata.
Anno scolastico 1960-61. Ministero Pubbl. Istruz. Ispett. per Istituti infer. 2°
grado. Roma.
137) 1961 - L’insegnamento delle Scienze naturali nelle Scuole secondarie, con par¬
ticolare riguardo alle Osservazioni scientifiche nella Scuola media unificata.
Boll. Soc. Naturalisti Napoli , 70, p. 88-90. Napoli.
In memoria di Arturo Palombi 21
138) 1962 - L’insegnamento delle «Osservazioni scientifiche» come mezzo di for¬
mazione. L’esperimento di Scuola media unificata nell’anno scolastico 1961-62.
Ministero della Pubblica Istruzione. Roma.
139) 1964 - Sull’abbinamento della Matematica e delle Osservazioni ed Elementi di
Scienze naturali. Scuola e Didattica. 10, p. 1101. Brescia.
140) 1965 - La nuova Scuola Media. Scuola e Famiglia. 11, n. 4, p. 3. Roma.
141) 1965 - Il programma di Osservazioni ed Elementi di Scienze naturali nella
terza classe della Scuola media. Le Scienze e il loro insegnamento , 11, p. 263.
Firenze.
142) 1967 - Esami di abilitazione e di concorso a cattedra di Scuola Media. Esame
dei programmi di Scienze. Le Scienze e il loro insegnamento , 4, p. 1. Firenze.
143) 1977 - L’insegnamento delle Osservazioni ed Elementi di Scienze naturali nella
Scuola Media nelle future prospettive. Le Scienze e il loro insegnamento.
Firenze.
144) 1979 - Introduzione agli Atti del 1° Convegno Nazionale dell’Associazione
degli Insegnanti di Scienze naturali. Sorrento 9-11 marzo 1979, pp. VII-XI.
Pubbl. a cura Sezione Campana Associaz. Naz. Insegn. Scienze Naturali Napoli
(Ott. 1984).
V. Commemorazioni
145) 1975 - In memoria del socio Giuseppe Fadda. Boll. Soc. Naturalisti Napoli , 84,
pp. 9-10. Napoli.
146) 1977 - Selim Augusti (1903-1977). Boll. Soc. Naturalisti Napoli , 86, pp. 11-25.
Napoli.
147) 1980 - In memoria di Lea Pannain. Boll. Soc. Naturalisti Napoli , 89, pp. 3-9.
148) 1983 - Rinaldo Dohrn nel centenario della nascita. In: Groeben, Ch. u. Geschw.
Dohrn: Reinhard Dohrn (1880-1962). Reden, Briefe und Veròffentlichungen
zum 100° Geburtstag. Springer Verlag, Berlin, pp. 41-43 (in italiano).
Numerose recensioni e rassegne di libri sono pubblicate in periodici
diversi, ma specialmente negli «Annali della Pubblica Istruzione» Firenze,
a cura del Ministero P. Istruz. e nella Rivista « Le Scienze e il loro insegna¬
mento» Editore Le Monnier - Firenze.
Ugo Moncharmont
Napoli, 27 novembre 1987
Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. 96, 1987, pp. 23-27
The Structure of Proteins
Conferenza tenuta dal Dr. George Nemethy
Baker Laboratory of Chemistry, Cornell University
Ithaca, N.Y., U.S.A.
(Tornata del 16 giugno 1986)
Proteins are unique among thè various biologically important macro-
molecules, because of thè great versatilility of their function and structure.
Proteins play a decisive role in almost every important biochemical and
physiological process, such as thè catalysis and regulation of most bioche¬
mical reactions (enzymes), transportation of substances (heme proteins),
muscle action (myosin, actin), maintenance of body structure (collagen,
keratin), etc. Every protein has a specific function. For example, catalysis
by a given enzyme may be specific not only to one kind of a reaction but
to a particular substrate molecule undergoing this reaction. On thè other
hand, proteins that carry out thè same function in different organisms may
have slightly different srtuctures. As a result of these variations, an enor-
mous number of different proteins exists in nature. One of thè main goals
of protein chemistry is to understand how this multiplicity of form and
function is related to molecular structure.
The physical, Chemical, and biological properties of a protein depend
not only on its Chemical structure, but to an equal extent on its conforma-
tion, i.e. on thè spadai arrangement of its constituent atoms. In principio, a
protein molecule can have many conformations. Under some circums-
tances, thè molecule behaves, indeed, like a flexible chain. On thè other
hand, when thè protein is biologically active and exhibits thè Chemical and
physical properties associated with its active state, its conformation is well-
defìned and essentially unique. In this so-called native state, each molecule
of thè protein is folded in thè same way. The folding is very compact, with
little open space, if any, inside thè molecule. This behavior contrasts with
that of thè loosely folded random coil structure of many synthetic polym-
ers in solution.
A modification of thè three-dimensional structure by some physical
means may be suffìcient to cause an alteration or even thè complete loss of
24 G. Nemethy
thè physical or functional properties of thè protein, even though there has
been no change of pH, addition of various organic components or of salts,
etc. Denaturation is reversible in many cases: return to thè native physical
conditions often results in thè complete recovery of structure and function.
In terms of its Chemical structure, a protein is a linear macromolecule,
formed by thè linking of amino acid residues as monomer units. A few
Chemical cross-links may exist between non-neighboring parts of thè chain.
Most proteins consist of a combination of thè 20 naturally occurring amino
acid residues. Modified amino acids occur rarely. The amino acid sequence
of each protein is unique, i.e. it corresponds to a particular ordering of thè
constituent amino acids. This sequence is determined by thè genetic code.
Modification of thè sequence in criticai positions may lead to an alteration
or even loss of biological function, e.g. in mutations. One of thè reasons for
thè loss of function may be that a residue in thè active site has been
replaced, i.e. a residue that parti'cipates directly in thè function of thè pro¬
tein. On thè other hand, replacement of a residue elsewhere in thè mole-
cule may have an indirect effect, if it causes a change of thè confomation
that, in turn, results in a modification of thè structure of thè active site.
Conversely, certain modifications of thè sequence have no effect on thè
function. For example, proteins with a given function that occur in diffe-
rent species often exhibit differences in thè amino acid sequence but not
in their conformation and function.
Experimental information on thè conformation of proteins is obtained
by means of various physical techniques. X-ray crystallography can provide
complete structural information. So far, thè structure of nearly 100 proteins
has been determined to atomic resolution. It is more diffìcult to determine
thè exact conformation of a protein molecule in solution. Ampie evidence
exists, however, that thè structure of most proteins is essentially identical
in solution and in thè crystalline state. Recent advances in nmr spectros-
copy, especially thè use of thè newly developed two-dimensional techni¬
ques, resulted in detailed structural information about some protein mole-
cules as they exist in solution. Additional, less specifìc information can be
obtained using various spectroscopic methods or circolar dichroism.
According to thè basic hypothesis of protein structure, thè unique three-
dimensional structure of thè native molecule is determined only by its amino
acid sequence and by its physical environment (temperature, solvent composi-
tion, pH, etc). Thus, it is a resultant of thè balance of various noncovalent inte-
ractions that act between thè atoms of thè amino acid residues in thè protein
and also between these atoms and thè molecules of thè solvent. An unders-
tanding of these interactions has been achieved by investigations of thè ther-
The Structure of Proteins 25
modynamics of solution of small model molecules, spectroscopic studies,
and theoretical computations of intermolecular interactions.
The main types of noncovalent interactions, of interest for hydrogen
bonds between polar groups, electrostatic, interactions (including those
occurring between charges on ionizable groups and those between dipoles
of uncharged polar groups), and barriers to internai rotation about covalent
bonds. Interactions with thè solvent are of a similar nature. In thè case of
water as a solvent, structural changes of water in thè presence of various
solutes contribute to thè stabilization or destabilization of certain confor-
mations. Changes of thè structure of water are particularly important in thè
case of nonpolar solutes, and they result in thè phenomenon of hydropho-
bic interaction, i.e. thè attraction of nonpolar groups for each other in
aqueous solution, with unusual thermodynamic properties.
As a result of these interactions, certain conformations of thè polypep-
tide chain are favored energetically, and they occur frequently in various
proteins. They may be considered as conformational building blocks. They
include some regular structures in which several successive amino acid
residues bave thè same conformation, for example in thè alpha-helix. Se¬
veral parts of thè peptide chain in a nearly fully extended conformation
may associate to form thè B-sheet.
Both of these conformations are stabilized by hydrogen bonds and van
der Waals interactions between peptide groups of non-neighboring mole¬
cules. The direction of thè polypeptide chain may be reversed in thè course
of two residues, with thè B-turn conformation. These three regular confor¬
mational elements are seen frequently in thè structure of most proteins.
The remaining parts of thè polypeptide chain also possess a unique and
well-defined conformation, even though this conformation is not regular.
The various segments of thè polypeptide chain are folded against each
other to form thè native conformation.
This conformation is characterized by a balancing of different kinds of
interactions. Thus, nonpolar groups tend to on thè outside, while
uncharged polar groups may be either outside, interacting with thè water,
or inside, forming hydrogen bonds with each other. In addition, many pro¬
teins consist of an aggregation of several identical or nonidentical subunits
that associate by means of noncovalent interactions. Each subunit is a
complete protein molecule.
Structural, i.e. fìbrous proteins may contain other regular peptide con¬
formations. For example, thè collagen molecule, an important component
of tendon and skin, is composed of three polypeptide chains that are
wound around each other in a rope-like manner, forming a triple helix.
26 G. Nemethy
The theoretical analysis of protein conformation is based on computa-
tions of thè conformational energy. It has become an important fìeld of
protein physical chemistry. The basic hypothesis of protein structure, men-
tioned above, serves as thè foundation of these computations. If thè native
structure is thermodynamically stable, it must represent thè minimum in
free energy of thè System that consists of thè protein molecule and of thè
surrounding solvent.
The conformation of a molecule can be expressed in terms of bond
lengths, bond angles, and dihedral angles of internai rotation about bonds.
In protein studies, thè first two are usually considered to be fìxed, with
standard values, while thè dihedral angles are treated as variables. The con-
formational energy for a given conformation can be computed as thè sum
of various noncovalent interactions, which in turn are a function of thè
interatomic distances and, therefore, of thè dihedral angles. The conforma¬
tion can be altered so as to minimize thè energy (or thè free energy, if
interactions with thè solvent are taken into account), using methods of
numerical computation for function optimization. Thus, it is possible, in
principle, to find a conformation that represent thè minimum in free
energy, and thus, to predict thè native conformation of a protein molecule
from its amino acid sequence. In practice, this goal has not yet been
reached for a protein in generai, mainly because of thè enormously large
number of possible conformations that have to be surveyed in order to fin
thè correct one, and because of thè «multiple minimum problem», i.e. thè
possible existence of many thermodynamically metastable conformations
that represent locai minimal of thè conformational free energy.
Conformational energy computations have been carried out success-
fully on oligopeptides and on peptides and proteins in which certain fea-
tures of thè Chemical structure (e.g. regularity of thè amino acid sequence,
symmetry, or thè presence of cyclic structures) reduce thè theoretically
possible number of conformations, or in cases in which additional experi-
mental or theoretical information is available to direct thè computations
toward probable structures.
Currently, strong efforts are directed at thè systematic analysis of
structural regularities and of various constraints which can aid thè compu¬
tation of thè conformational energy. It is hoped that these efforts will lead
ultimately to a full prediction of thè conformation of proteins from their
amino acid sequence. Achievement of this goal will further our unders-
tanding of thè relationships between thè structure and function of proteins,
and will lead ultimately to thè design of protein molecules with desirable
structural and functional properties.
The Structure of Proteins 27
REFERENCES
Dickerson, R. E. & Geis I., 1969 - The Structure and Action of Protein , Harper &
Row, New York.
Nemethy, G. & Scheraga H. A., 1980 - Biophysical Folding , Quart. Rev. Biophys.,
10, 239-352.
Cantor, C. R. & Schimmel P. R., 1980 - Biophysical Chemistry, Part I, W. H. Freeman
& Co., San Francisco.
Nemethy, G., Peer, W. H. & Scheraga H. A., 1981 - Effects of Protein-Solvent Inte-
ractions on Protein Conformation, Annual Rev. Biophys. Bioeng., 10, 459-497.
Richardson, J., 1981 - The A nato my and Taxonomy of Protein Structure , Adv. Protein
Chem., 34, 167-339.
Scheraga, H. A., 1984 - Cari sb erg Res. Commun ., 53, 1.
Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. 96, 1987, pp. 29-39, fìgg. 4, tab. 1
Indagini sismiche a rifrazione nell’area flegrea
per la determinazione dei parametri elastici dinamici
dei principali litotipi superficiali
Nota dei soci Eugenio Carrara (*), Francesco Maria Guadagno (*),
Antonio Rapolla(*), Pasquale Cristiano (*)
e di Nicola Roberti (*)
Sommario. — Vengono riportati i risultati di una ricerca eseguita nell’area dei
Campi Flegrei allo scopo di determinare i parametri dinamici dei principali litotipi
affioranti. L’indagine è stata effettuata in zone di cava e/o di affioramento mediante
l’utilizzo della sismica a rifrazione superficiale. Sono discusse anche le problema¬
tiche connesse all’utilizzo di tale metodologia per dedurre significativi valori dei
parametri dinamici.
Summary. — The results obtained after a refraction seismic survey carried out
in thè «Campi Flegrei» volcanic area near Naples, Italy, are bere reported and
discussed. The aim of this research was to evaluate thè dynamic parameters of thè
main outcropping rock and soils.
Premessa
È ben noto che i terreni, per effetto di un carico dinamico, mostrano
deformazioni che sono spesso diverse da quelle relative ai carichi statici.
Il comportamento di un suolo o di una roccia infatti, espresso in ter¬
mini di moduli elastici o moduli di deformazione, dipende quasi senza alcuna
eccezione dalla velocità, dalla durata e dalfampiezza del carico applicato.
Diversi approcci sono possibili per la valutazione della risposta dina¬
mica dei suoli e dei materiali rocciosi, così come diverse sono le metodolo¬
gie d’indagine rivolte alla definizione dei parametri elastici dinamici che
tengono conto del livello di deformazione, nelle reali condizioni tensionali
che si determinano nel mezzo in posto (Clark, 1966).
(*) Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia.
30 E. Carrara, F.M. Guadagno, A. Rapolla, P. Cristiano e N. Roberti
I moduli elastici dinamici dei terreni: (E) Modulo di Young; (K)
Modulo di incompressibilità; (G) Modulo di taglio; (v) Coefficiente di Pois-
son; (D) Rapporto di smorzamento, oltre che i parametri geometrici delle
successioni stratigrafiche delfimmediato sottosuolo, sono utilizzati nei
modelli matematici sviluppati per la valutazione della risposta dinamica
roccia-suolo e suolo-struttura che negli ultimi anni è diventata una parte
molto importante degli studi geosismici ed in particolare dei problemi di
ingegneria sismica.
Nell’ambito di indagini effettuate per lo studio del bradisismo flegreo,
nel quadro di una collaborazione tra Università di Napoli e Regione Cam¬
pania, questo gruppo di ricerca si è posto, tra l’altro, l’obiettivo di definire
le geometrie e le caratteristiche elastiche dinamiche dei terreni presenti
nell’immediato sottosuolo, nel quadro più generale della valutazione della
risposta sismica locale. Il raggiungimento di questo obiettivo è stato perse¬
guito attraverso l’uso di varie metodologie tra cui la prospezione di sismica
a rifrazione.
In questo lavoro si discuterà sulla possibilità di pervenire, con questo
metodo, oltre che alla geometrizzazione degli orizzonti geosismici, anche
alla determinazione dei moduli elastici e del rapporto di smorzamento; ver¬
ranno inoltre presentati e discussi i risultati ottenuti.
Cenni sulla attenuazione e smorzamento delle onde sismiche
Mentre è ben noto il significato dei moduli elastici e delle loro rela¬
zioni con le velocità di propagazione delle onde sismiche, riteniamo oppor¬
tuno soffermarci, seppur brevemente, sul problema dello smorzamento,
prima di discutere i risultati ottenuti.
In un mezzo viscoelastico, come è in pratica il terreno, bisogna tener
conto oltre che dello smorzamento legato alla geometria della propaga¬
zione delle onde, anche dello smorzamento viscoso. Si dimostra (Bornitz,
1931) che in tale mezzo viscoelastico, omogeneo e isotropo, la diminuzione
dell’ampiezza delle onde di massa con la distanza dalla sorgente, dovuta sia ad
uno smorzamento di tipo geometrico che viscoso, può essere descritta da:
A2 = A1(R1/R2) exp [-a(R2-R,)] (1)
dove A! , A2 sono le ampiezze relative al tipo di onda considerato e Rj , R2
sono rispettivamente le distanze dalla stessa sorgente e dove a è il coeffi¬
ciente di attenuazione per effetto del comportamento viscoso del mezzo.
Indagini sismiche a rifrazione nell’area flegrea, ecc. 31
Tale coefficiente è una quantità importante che può essere determi¬
nata dai risultati delle misure di propagazione delle onde sismiche, cono¬
scendo le ampiezze in due o più punti a distanza nota dalla sorgente; dalla
(1), può quindi essere espresso mediante la relazione:
oc = In (Ai Ri / A2R2) / (R2 — Ri )
I risultati sperimentali (McDonald et ah , 1958; Kudo e Shima, 1970)
hanno mostrato che il coefficiente di attenuazione è, inoltre, funzione
lineare della frequenza:
a = Ca • f
dove Ca è la costante di attenuazione ed f è la frequenza dell’onda.
Una espressione molto utile per la valutazione dello smorzamento dei
terreni, assai spesso usata per applicazioni ingegneristiche, è il decremento
logaritmico ò che è legato al coefficiente di attenuazione dalla relazione
(Richart et ah , 1970):
ò = a • (V/f)
dove V è la velocità di propagazione dell’onda ed f la sua frequenza.
Un altro modo più utilizzato di esprimere lo smorzamento viscoso è,
infine, il rapporto di smorzamento D che è legato al decremento logarit¬
mico dalla relazione:
D = /ò2 / (4it2 + ó2)
oppure all’ampiezza dei segnali relativi, dalla relazione:
In (Ai Ri / A2R2)
D = ■ .■■■■■■■■■ —
V(2*t ,/T)2 + [In (A,Rj / A2R2)]2
dove Ai e A2 sono ancora le ampiezze misurate a distanze note, Ri e R2,
dalla stessa sorgente; T è il periodo dell’onda, f è l’intervallo di tempo di
propagazione dell’onda per passare dalla distanza Ri alla distanza R2.
Risultati e discussioni
Su alcune formazioni caratteristiche dei Campi Flegrei ed in partico¬
lare nei siti riportati in Fig. 1 sono state svolte delle prospezioni sismiche a
rifrazione utilizzando un registratore a dodici canali digitale ad incremento
32 E. Carrara, F.M. Guadagno, A. Rapolla, P. Cristiano e N. Roberti
di segnale, una massa battente come sorgente energizzante e geofoni oriz¬
zontali e verticali di frequenza propria di 14 Hz e smorzamento prossimo al
critico.
Fig. 1. — Schema vulcano-tettonico dei Campi Flegrei con ubicazione dei siti inda¬
gati. Legenda: (1) crateri; (2) faglie; (3) orli delle caldere; (4) tufo giallo
napoletano; (5) lave; (6) brecce di esplosione; (7) tufo giallo pseudostrati¬
ficato di Monte Ruscello; (8) alternanze di piroclastiti fini e grossolane;
(9) piroclastiti rimaneggiate.
Si sono utilizzati stendimenti di lunghezza totale non superiore a 50 m
con distanza intergeofonica di 3 m. Molta attenzione si è fatta nella tara¬
tura dello strumento di registrazione, nel misurare accuratamente le
distanze sul suolo, nel collocare adeguatamente i geofoni per ottenere il
Indagini sismiche a rifrazione nell’area fi egre a, ecc. 33
miglior accoppiamento geofono-terreno ed eliminare quindi, in risposta,
indesiderati effetti spuri.
Per energizzare il suolo, dopo aver infisso una piastra nel terreno per
alcune decine di centimetri, la si colpiva secondo la verticale e successiva¬
mente secondo l’orizzontale in sensi opposti esattamente normali allo sten¬
dimento, per generare onde elastiche a prevalente componente di compres¬
sione e di taglio rispettivamente. Nelle registrazioni con impatti opposti le
onde di taglio si presentano con polarità invertita di 180° e il punto della
registrazione in cui è chiaramente evidente tale inversione di fase è consi¬
derato come istante di arrivo delle onde di taglio. Tale punto e quindi il
tempo corrispondente, sono chiaramente ed univocamente definiti sempre
che ovviamente, vi sia un buon rapporto segnale/disturbo.
In particolare si fa notare che in determinate situazioni la definizione
della velocità delle onde (S) può essere sufficientemente precisa ed attendi¬
bile, anche se esse venissero confuse con onde di tipo superficiale in
quanto si può dimostrare (Richart et al , 1970) che la velocità delle onde
Rayleigh (R) sono assai vicine alla velocità delle onde di taglio (S), dipen¬
dendo soltanto dal coefficiente di Poisson del mezzo elastico. Infatti il sud¬
detto autore ha mostrato come le onde del Rayleigh variano tra circa
l’87% e il 96% della velocità Vs nel campo di variabilità del coefficiente di
Poisson. Le stesse considerazioni sono valide per le onde di Love (L). È da
dire però che, specie per i terreni pozzolanici è spesso stato diffìcile ricono¬
scere l’arrivo delle onde (S), in particolare di quelle provenienti da rifrat¬
tori profondi.
Con i dati raccolti in campagna mediante i sondaggi sismici, di cui in
Fig. 2 si riportano alcuni esempi di dromocrone, si è proceduto, oltre che
alla definizione delle velocità Vp e Vs e degli spessori, anche al calcolo dei
parametri elastici dinamici. Questi risultati sono rappresentati in Tabella 1.
Inoltre, come si vedrà in seguito, in alcuni casi si è anche tentato di deter¬
minare in via preliminare il rapporto di smorzamento.
Per quanto riguarda i tufi, sono state effettuate misure in tre cave in
località M.te S. Severino. Pur potendosi presumere la presenza in profon¬
dità sempre di litotipi tufacei, i valori ottenuti risultano per le prime due
differenziati tra le zone più superficiali (1-2 metri) e quelle più profonde,
mentre per la terza cava non si nota tale disomogeneità. Non può esclud-
fersi che la differenziazione verticale riscontrata può, almeno in parte,
essere legata ad una netta differenziazione del grado di saturazione della
roccia.
I valori determinati (Tab. 1) per il litotipo più superficiale sono di 1100
m/sec per le Vp e 450 e 600 m/sec per le Vs. Per il litotipo più profondo
34 E. Carrara , F.M. Guadagno, A. Rapo Ila, P. Cristiano e N. Roberti
invece, i valori aumentano a circa 2400 m/sec per le Vp ed a 850 e 950 m/
sec per le Vs.
Per quanto riguarda le pozzolane, indagate in diverse località, i valori
presentano una forte dispersione, pur essendosi in presenza di termini lito¬
logici praticamente simili. In particolare, i termini più superficiali mostrano
valori delle Vp variabili tra 100 m/sec e 380 m/sec, mentre i termini più
profondi mostrano valori più elevati fino a circa 1000 m/sec. Per le Vs,
invece, si hanno valori variabili da 50 m/sec a 230 m/sec per i termini più
n. sec
160
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._ 80
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0,29
1,3
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0,013 IO4
210
510
182
0,43
1,3
2.862
0,13 IO4
0, 041-10*
360
295
0,25
1,3
1.909
0,29 IO4
0,12 IO*
180
Fig. 2. — Esempi di dromocrome ottenute e relative interpretazioni.
superficiali e valori più elevati fino a circa 500 m/sec per quelli più pro¬
fondi. In corrispondenza di tali valori di velocità sono stati ricavati, sulla
base della densità naturale (y) dedotta in laboratorio con metodi geotecnici
su campioni appositamente prelevati, i principali moduli elastici dinamici.
Tali dati sono anch’essi riportati in tabella 1.
A titolo di confronto con dati riportati in letteratura per gli stessi lito¬
tipi, si fa notare che il valore di E (modulo di Young) da noi ottenuto per i
tufi risulta variabile tra circa 13500 e 45500 kg/cm2. Il modulo E determi¬
nato con prove di compressione semplice su campioni di tufo (Pellegrino,
1967) presenta valori variabili tra 8000 e 30000 kg/cm2 con valori più
frequenti (80% dei provini) compresi tra 10000 e 20000 kg/cm2. Si sottoli¬
nea, pertanto, la significatività dei valori di E dedotti per via sismica in
situ.
Indagini sismiche a rifrazione nell’area flegrea, ecc. 35
Per quanto riguarda invece i termini pozzolanici, può essere opportuno
confrontare i valori ottenuti con quelli desumibili dalla relazione riportata
in letteratura (Ohsaki e Iwasaki, 1973) che lega il modulo di taglio dinamico G
con il numero di colpi N desunto da prove penetrometriche. In particolare essi
TABELLA 1
Risultati delle indagini effettuate.
m
m/sec
gr/cm3
/
kg/cm2
H
Vp
Vs
Y
V
G
E
K
Tufo: Località 3 Cava
A
1.5
1125
600
1.54
0.30
5651
14708
12333
2450
950
1.54
0.41
14168
39996
75339
Tufo: Località 3 Cava
B
1.7
1125
450
1.5
0.40
3096
13417
15223
2400
860
1.5
0.43
11308
45588
72994
Tufo: Località 3 Cava
C
6
1600
700
1.5
0.38
7492
34891
29153
Pozzolana:
Località 9
1.5
250
53
1.87
0.48
54
158
1123
4.5
850
285
1.87
0.44
1151
4456
11727
Pozzolana:
Località 9
4
567
134
1.16
0.47
213
627
3534
Pozzolana:
Località 9
4
380
230
1.34
0.21
723
1750
1009
Pozzolana:
Località 1
5
1050
475
1.38
0.37
3174
8705
11277
Pozzolana
Lago Lucrino
1.2
300
110
1.32
0.42
163
463
944
3.8
400
190
1.32
0.35
486
1316
1505
Pozzolana
Villa Avellino
4
300
130
1.30
0.38
224
620
894
Pozzolana:
Località 2
2.2
200
107
1.37
0.30
160
416
345
3.8
375
150
1.37
0.40
314
883
1545
470
280
1.37
0.22
1095
2682
1625
Pozzolana:
Località 2
bis
2.3
187
100
1.3
0.30
133
344
287
3.7
510
182
1.3
0.43
439
1253
2862
510
295
1.3
0.25
1153
2880
1909
propongono la relazione G=12QN°-8. Utilizzando i valori riportati in
bibliografìa (Pellegrino, 1967) per i litotipi pozzolanici (N = 2 — 20) si
ricavano per G valori compresi tra 200 e 1300 kg/cm2. In realtà il campo di
variabilità dei valori ottenuti mediante la sismica di rifrazione in situ,
mostra ambiti di variabilità maggiori (50-3200) anche se i valori più fre-
36 E. Carrara, F.M. Guadagno, A. Rapo Ila, P. Cristiano e N. Roberti
quenti risultano essere compresi nel campo su riportato. Per poter valutare
sperimentalmente l’applicabilità della suddetta relazione tra G ed N, per
terreni pozzolanici, si è ritenuto opportuno eseguire delle indagini penetro-
metriche specifiche in alcuni siti laddove si erano eseguiti i sondaggi si¬
smici. I risultati relativi ai siti indagati sono illustrati nei grafici di Fig. 3
Numero di colpi N (CPT)
Fig. 3. — Andamento del modulo di taglio G con il numero di colpi N (CPT).
dove è riportata anche la curva relativa alla relazione G = 120 N0 8. È facile
notare che i valori di G, sperimentalmente determinati, risultano in ottimo
accordo con quelli deducibili dalla suddetta relazione. Tale risultato
Indagini sismiche a rifrazione nell’area flegrea, ecc. 37
comunque è da considerarsi del tutto preliminare dato il numero esiguo
delle prove effettuate.
Due esempi tipici di misura del decremento del segnale con la
distanza, relativi a tufo e pozzolana, sono mostrati in Fig. 4. Al di là di una
certa dispersione di dati, gli andamenti ottenuti porterebbero ad una valu¬
tazione del coefficiente di attenuazione della curva interpolante, pari a
1.6 x IO-2 ed a 10.4 x IO-2 rispettivamente per il tufo e la pozzolana. Da
a
Ca
ó
D%
a
Co
6
D%
1,6 » IO 2
2,28 x IO 4
0,19
3.1
10,37 x io2
2 3 x 10 4
0,46
7.3
Fig. 4. — Curve di attenuazione del segnale con la distanza: a) tufo; b) pozzolana.
tali valori si dedurrebbe un rapporto di smorzamento pari a 3.1% e 7.3%
avendo utilizzato nel calcolo il valore di frequenza di 70 Hz e 45 Hz,
dedotto dalle registrazioni e, per le velocità, i valori medi di 850 e 200 m/
sec rispettivamente per il tufo e la pozzolana. I valori di D, risultano molto
più elevati di quelli che sono stati ricavati da misure mediante colonna
colonna risonante su campioni provenienti dagli stessi siti. È da sottoli¬
neare però che una notevole incertezza esiste per quanto riguarda i valori
assunti nel calcolo ed in particolare per quelli di velocità. Ciò è dipeso dal
fatto che si era in presenza, in ambedue i casi, di dromocrone a pendenza
diversa risultando quindi problematica Fattribuzione di una unica velocità
a tutta la curva di attenuazione. D’altro canto, non era evidente una suddi¬
visione di dette curve di attenuazione in tratti distinti facilmente correlabili
38 E. Carrara, F.M. Guadagno, A. Rapolìa, P. Cristiano e N. Roberti
con quelli relativi alle curve tempo/distanza. Indubbiamente il problema
dovrà essere molto più approfondito prima di poter considerare sufficiente¬
mente attendibili i dati della sismica a rifrazione convenzionale, quale nor¬
malmente usata per scopi ingegneristici, per la determinazione delle carat¬
teristiche di attenuazione del mezzo. Ciò in quanto la valutazione dell’am¬
piezza è basata in tali casi su complessi strumentali, non particolarmente
destinati per questo obiettivo.
In conclusione la ricerca ha mostrato che, con opportune cautele ed
attenzione alla metodica sperimentale, mediante la sismica di rifrazione
convenzionale possono ottenersi dati significativi sui parametri dinamici
dei terreni costituenti il sottosuolo di una certa zona, oltre che evidente¬
mente sulla geometria di detti orizzonti. È da sottolineare che essa pre¬
senta un rapporto costi/benefici molto favorevole rispetto ad altre meto¬
diche di campagna quali le tecniche del down-hole, cross-hole, ecc. anche
se ovviamente per l’esplorazione a profondità maggiori di circa una decina
di metri e necessario l’utilizzo di queste ultime.
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Presentata nella tornata del 27 giugno 1986
Accettata il 18 marzo 1988
.
Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. 96; 1987, pp. 41-65, figg. 11, tabb. 2
Studio mineralogico e fisico-chimico
sulla zeolitizzazione dei tufi del Monte Vùlture,
in previsione di un loro impiego
come decontaminanti di soluzioni radioattive (*)
Nota del socio Giuseppe Lenzi (**)
Riassunto. — Sono stati studiati 65 campioni di tufi vulcanici, raccolti in varie
formazioni piroclastiche del Monte Vùlture (Basilicata): depositi lacustri e fluviola¬
custri, tufi chiari di varie facies (facies ignimbritica, facies di lahar, facies compatta,
ecc...), tufi scuri di varie facies (stratificati, non stratificati, ecc...), prodotti delle
manifestazioni finali (facies cineritica e stratificata). È stato condotto uno studio
mineralogico in sezione sottile con il microscopio polarizzatore, con difrattometria a
raggi X su polveri ed al SEM (Microscopio Elettronico a Scansione). È stato trovato
che la maggior parte della zeolitizzazione a Cabasite e Phillipsite è presente nella
formazione dei tufi chiari in facies ignimbritica.
Successivamente lo studio fisico-chimico, per determinare i coefficienti di
distribuzione del Cs e Sr, ha confermato che tale estesa zeolitizzazione è associata
con i valori di Kd più alti e statisticamente più costanti di quelli in cui la zeolitizza¬
zione è trascurabile o addirittura assente, con percentuali di rimozione del Cs
sempre maggiori del 99% e quelle dello Sr di circa il 97%.
Summary. — 65 samples of volcanic tuffs were studied, collected in various
pyroclastic formations of Mount Vùlture (Basilicata-Italy): lacustrine and fluviolacu-
strine deposits, light tuffs of different facies (ignimbritic, lahar, compact, etc...), dark
tuffs of different facies (layered, not layered, etc...), final products (cineritic and
layered facies). The mineralogical study was conducted by thin section polarizing
microscope, by powder X-rays diffractometry, and by SEM. The maximum of Ora¬
fo azite and Phillipsite zeolitization was found in thè light tuffs formation of ignim¬
britic facies. The physico-chemical study to determine thè Cs and Sr distribution
coefficients confìrmed that extensive zeolitization is associated with thè higher Kd
(*) Lavoro presentato al Congresso Internazionale sulle zeoliti « Zeolite ’85 »
a Budapest dal 12 al 16 agosto 1985.
(**) Ricercatore: via Roma, 14 - 53100 Siena.
42 G. Lenii
values and statistically more Constant than those where zeolitization is poor or nil,
with Caesium removai always was higher than 99% and Strontìurn removai was
about 97%.
1. Introduzione e scopo del lavoro
L’uso dell’energia nucleare ha posto un vasto numero di problemi tec¬
nologici, fra i quali, anche quello della produzione di rifiuti radioattivi. Il
grande volume degli scarichi liquidi rilasciati e contaminati da prodotti di
fissione a lungo semiperiodo (137Cs, 90 Sr, 106Ru, 129I, 144Ce, ecc...) ha dato
luogo al problema di una loro apposita decontaminazione tramite «letti fil¬
tranti», aventi una buona capacità di scambio ionico. Negli anni passati,
sono state condotte varie ricerche sugli scambiatori inorganici naturali
(Ames, 1962; Iaea, 1972) (argille e zeoliti), in sostituzione, o alternativa,
alle resine artificiali a scambio ionico, sia in Italia (Bocola et al., 1968;
Boenzi et al., 1965; Boenzi & Lenzi, 1967), che in altri Paesi (Buckin-
gham, 1970; Mercer et al., 1970; Mercer & Ames, 1976; Yoshiaki et al.,
1982). In Italia, già da molti anni, erano note molte località e giacimenti di
zeoliti (Alietti et al. , 1967; Gottardi & Obradovic, 1978); sono stati, poi,
inoltre, trovati estesi affioramenti di tufi vulcanici più o meno zeolitizzati
(De Gennaro & Franco, 1971; De Gennaro et al., 1983; Lenzi & Passa¬
gli, 1974; Lenzi & Pozzuoli, 1970; Sersale, 1959 a; 1959 b; 1960 a;
1960 b; Sersale et al. , 1963), uno dei quali fu studiato come potenziale
decontaminante delle soluzioni radioattive di bassa attività: il «Tufo Giallo
Napoletano», zeolitizzato a Phillipsite (Bocola et al., 1968).
In vista di ciò, e considerato che il Monte Vùlture è situato nella stessa
regione in cui, già da vari anni, funziona il Centro Ricerche Energia (CRE)
della Trisaia dell’ENEA (prov. di Matera), con un impianto pilota per il
riprocessamento delle barre di combustibile nucleare esaurito, si è ritenuto
opportuno intraprendere un dettagliato studio sui tufi vulcanici di tale area,
con due scopi precipui:
1) determinare quali tipi di formazione tufacea fossero più o meno
zeolitizzati, identificando i loro affioramenti e valutarne la loro potenzialità
(studio geo-mineralogico);
2) indagare sulle possibilità di usare tali tufi come decontaminanti di
soluzioni radioattive, soprattutto basandoci sulle loro capacità di scambio
per il Cs e lo Sr (studio fisico-chimico).
Studio mineralogico e fisico-chimico, ecc. 43
Ambedue tali finalità sono state, inoltre, giustificate dal fatto che
farea vulcanica del Monte Vùlture era già abbastanza nota dal punto di
vista geologico e petrografico, da studi precedenti (Amodio & Hieke-Mer-
lin, 1966; Hieke-Merlin, 1964, 1967; Sersale, 1960 a; La Volpe & Piccar-
reta, 1971, 1972; De Fino et al. , 1982, 1986; Crisci et al. , 1983).
2. Inquadramento geologico-petrografico
Il Monte Vùlture è un vulcano-strato di età quaternaria, in provincia di
Potenza e la sua altezza raggiunge approssimativamente 1326 m.s.l.m. L’edifi¬
cio vulcanico poggia su di una serie sedimentaria costituita da argille Plio-Plei-
stoceniche, sabbie e conglomerati, cosippure sul cosiddetto « flhysh lucano»
(brecce calcaree fini, calcari silicei nodulari, calcari marmosi, marne ed arena¬
rie, ecc...). L’attività vulcanica è iniziata « dopo il Calabriano » (Hieke-Merlin,
1964, 1967; La Volpe & Piccarreta, 1971); le determinazioni di età asso¬
luta (Cortini, 1975) hanno dimostrato che tale attività ha interessato un inter¬
vallo di tempo di circa 300.000 anni. I suoi prodotti, in cui le pirocalstiti preval¬
gono nettamente sulle lave, appartengono al vulcanismo alcalino-potassico
della fascia Tirrenica, con attività prevalentemente esplosiva.
Tali piroclastiti sono state distinte in vari tipi litologici (Hieke-Merlin,
1967), fra cui, quelli di maggiore e più rilevante importanza considerati,
sono stati i seguenti:
1) depositi lacustri e fluviolacustri;
2) tufi chiari, legati al ciclo trachitico-fonolitico e suddivisi, a loro
volta, in varie facies (ignimbritica, lahar, stratificati, ecc...);
3) tufi scuri, connessi col susseguente ciclo tefritico-basanitico-foidi-
tico e sopragiacenti a quelli chiari; sono molto più ripartiti ed abbondanti
dei primi e sono stati suddivisi, a loro volta, in varie facies (stratificata,
poco stratificata, ecc...);
4) prodotti delle manifestazioni vulcaniche finali, suddivisi in due facies.
3. Campionatura e studio delle formazioni considerate
L’area di studio è stata identificata e campionata (per un totale di 65
campioni), dal basso verso l’alto, come segue:
1) formazione «Im» (depositi lacustri e fluviolacustri, finemente strati¬
ficati): 6 campioni.
44 G. Lenzi
2) formazione « TC » (tufi chiari), suddivisa in varie facies:
a) facies ignimbritica riccamente vacuolare: 17 campioni;
b) facies di «lahar»: 6 campioni;
c) facies compatta non vacuolare (tufi chiari s.L): 14 campioni;
d) facies compatta, intercalata nella formazione dei «tufi scuri»: 2
campioni;
e) facies « trachitica»: 3 campioni.
3) formazione « TS » (tufi scuri subaerei), generalmente stratificati, sud¬
divisi, a loro volta, nelle seguenti facies:
a) facies generalmente stratificata: 6 campioni;
b) facies poco stratificata, compresa nella formazione dei «TC»: 2
campioni;
c ) facies non stratificata: 2 campioni.
4) formazione «Pf» (prodotti delle manifestazioni finali), così suddivisa:
a) facies stratificata: 2 campioni;
b) facies cineritica, grigia, compatta: 3 campioni.
Totale: 65 campioni.
La Fig. 1 illustra la stratigrafia schematica, sebbene non in scala, con
la indicazione delle piroclastiti considerate ed i campioni raccolti. Lo stu¬
dio dei campioni è stato condotto in due parti:
parte A) studio mineralogico;
parte B) studio fisico-chimico (determinazione del Kd-coefficiente di
distribuzione).
Lo studio mineralogico con cui ci si è proposti di identificare le zeoliti
nei tufi, è stato condotto, a sua volta in tre modi:
A] ) studio al microscopio polarizzatore, in sezione sottile di alcuni dei
campioni più rappresentativi (41 su 65 = 63%).
A2) Diffrattometria a Raggi X su polveri di tutti i campioni.
A3) Studio al SEM (Microscopio Elettronico a Scansione) sui campioni
della facies ignimbritica riccamente vacuolare.
Lo studio fisico-chimico, che aveva lo scopo di determinare i coeffi¬
cienti di distribuzione - Kd -, con il metodo statico «in batch », già speri¬
mentato in precedenti lavori (Bocola et al. , 1968; Boenzi et al. , 1965;
Studio mineralogico e fisico-chimico, ecc. 45
Lenzi & Pozzuoli, 1969), è stato condotto su tutti i campioni raccolti, allo
scopo di correlare la zeolitizzazione dei tufi ed, eventualmente, un prò-
cesso di argillificazione più o meno sviluppato, con una maggiore o minore
selettività di assorbimento per il Cs e lo Sr di tutti i campioni. Tale metodo
permette di individuare subito e scegliere i materiali «migliori» di una
data serie, basandoci sulle loro capacità di scambio ionico e considerando
soltanto quei campioni che hanno, non solo i più alti valori del IQ, ma
anche i valori statisticamente più costanti.
Infatti un valore molto elevato del Kd di un campione, potrebbe non
indicare la presenza di zeoliti, ma un forte processo di argillificazione (ad
Fig. 1. — Schema stratigrafìco generale delle formazioni piroclastiche del Monte
Vùlture studiate e campionate (sono escluse le colate di lava, per mag¬
giore semplicità); 1) Im = depositi lacustri e fluviolacustri finemente stratifi¬
cati (tufìti): 6 campioni; 2 b) TClf = tufi chiari subaerei generalmente non
stratificati, in facies di lahar: 6 campioni; 2 a) TCif = idem in facies ignimbri-
tica riccamente vacuolare: 17 campioni; 2 c) TC2cf = idem, in facies com¬
patta non vacuolare e non stratificata s.l. (14 campioni); 2 d) TC2 = idem,
facies talvolta intercalata nei tufi scuri: 2 campioni; 2 d) TCtf = idem, in
facies «trachitica»: 2 campioni; 2 d) TC ->• TS = passaggio dai tufi chiari a
quelli scuri: 1 campione; 3 a) TSlf = tufi scuri subaerei generalmente stratifi¬
cati: 6 campioni; 3 c) TSnlf = tufi scuri non stratificati: 2 campioni; 3 b) (1) —
livelli di tufi scuri intercalati in quelli chiari: 2 campioni; 3 d) Pz = tufi scuri
in facies pozzolanica rossiccia-violetta: 2 campioni; 4) Pf = prodotti dell’atti¬
vità vulcanica finale, brecce di esplosione, tufi grigio-scuri con proietti di
tufi, lave, ecc...; 4 a) Lff = facies finemente stratificata: 2 campioni; 4b)
Atf facies cineritica non stratificata: 3 campioni.
46 G. Lenzi
esempio, in montmorillonite). Quindi, per le finalità di questo lavoro, sono
stati comparati molti campioni, e quelli con i valori di più alti sono stati
differenziati in campioni zeolitizzati ed, eventualmente, argillificati, pren¬
dendo in considerazione, come potenziali decontaminanti, solo quelli che
presentavano i valori del IQ, non solo più alti, ma anche più costanti, per
un dato tipo litologico.
Parte A
4. Studio mineralogico
4.1. Sezione sottile al microscopio polarizzatore
Fra i 65 campioni raccolti, ne sono stati scelti 41, equamente rappre¬
sentativi delle varie formazioni e sono stati studiati in sezione sottile.
Soprattutto nella parte vetrosa della pasta di fondo si è notato un feno¬
meno di «devetrificazione» perfettamente simile a quello già trovato nei
«tufi rossi a scorie nere» della regione vulcanica Sabatina (Lenzi & Passa-
glia, 1974) (Fig. 2), secondo le modalità qui di seguito specificate: con par¬
ticolari tecniche di osservazione, si notano dei microcristallini bianchi, lim¬
pidi, incolori o, tutt’al più, colorati in verdolino pallido a debole o debolis-
Fig. 2. — Campione n. 19 - Tufi chiari in facies ignimbritica: zeolitizzazione del
vetro della pasta di fondo che dà luogo a cristalli di Cabasite; 590 X, solo
polarizzatore, filtro verde. Simili caratteristiche sono state notate anche
negli altri campioni della stessa facies. (Affioramento della «Vecchia Cava
Severini »).
Studio mineralogico e fisico-chimico, ecc. 47
simo rilievo, con indice di rifrazione minore di quello del balsamo, a mo’
di scagliette a sezione quadrata, rettangolare e/o rombica; il loro contorno
non è perfettamente netto e definito, cioè con due o tre spigoli (o lati) ben
visibili, mentre, dalla parte opposta a tali lati, si osserva una sorta di lato
«sfumato», «indefinito» che si confonde nella stessa pasta di fondo
vetrosa e/o, talvolta, argillificata; tali cristallini, dalla parte in cui sono ben
netti i contorni cristallografici, sono otticamente anisotropi, con una birifra-
zione bassa sui toni del grigio-giallastro del 1° ordine, con estinzione obli¬
qua, rispetto ai contorni cristallografici; mentre dalla parte in cui il cristalletto
si «salda», o «sfuma» nel resto della pasta vetrosa, vi è completa isotropia,
come se tale microcristallo fosse, in parte cristallino, ed in parte vetroso, senza
un limite ben definito tra di esse. A causa della loro piccolezza, non è stato pos¬
sibile osservarvi alcuna figura d’interferenza (Fig. 2). Tale fenomeno ricorda,
pertanto, quello già osservato sui campioni dei «tufi rossi a scorie nere » della
regione Vulcanica Sabatina (Boenzi & Lenzi, 1967; Lenzi & Passaglia, 1974),
quindi si è indotti a ritenere che si sia sviluppato un processo di zeolitizzazione
strettamente legato alla presenza del vetro e, quindi, alla formazione di Caba-
site, da tale vetro della pasta di fondo, come era già stato precedentemente
dimostrato (Lenzi & Passaglia, 1974). L’unica differenza, però, nel caso di
questi campioni del Vùlture, sembrerebbe trovarsi nel fatto che tale fenomeno
di trasformazione appare soltanto « parziale » e non del tutto completo.
Quanto sopra esposto è stato identificato soprattutto (e quasi sempre) nei
campioni di tufo chiaro della facies ignimbritica, mentre appare sporadica¬
mente in pochissimi campioni delle altre formazioni. Altre microzeoliti, attri¬
buibili alla Phillipsite ed attaccate e/o riempienti alcune microcavità della
pasta di fondo, sono state notate più frequentemente, sebbene in scarsa quan¬
tità, in quasi tutti i campioni delle altre formazioni (ad eccezione dei tufi scuri)
(cfr. Fig. 3): esse si presentano tavolta come rarità accessorie, talvolta più
abbondanti, come cristalletti bianchi, limpidi, incolori, a mo’ di sferuliti fìbro-
so-raggiate, o semplicemente a ciuffetti fìbroso-raggiati, a basso o bassissimo
rilievo e bassa birifrazione. Talvolta tali cristallini si trovano localizzati all’in¬
terno di alcune masserelle globulari di natura vetrosa o argillosa, con estin¬
zione retta ed allungamento negativo e potrebbero riferirsi, in base ai soli
caratteri ottici, anche ad una natrolite.
4.2. Diffrattometria a Raggi X
Tutti i 65 campioni sono stati sottoposti alla diffrattometria a Raggi X sulla
polvere non orientata (« random ») sotto varie e ripetute condizioni di scan-
48 G. Lenzì
sione (CuKa filtrata su Ni). In alcuni casi, su alcuni campioni che non erano
zeolitizzati, ma anche presentavano, però, dei valori di IQ molto alti, è stato
condotto uno studio più particolareggiato, sulla loro argillifìcazione, usando,
sia le polveri non orientate (« random »), sia le varie tecniche diagnostiche
standard (AON, AOGE, AODMSO, AO a differenti temperature)1.
Lo studio a Raggi X ha mostrato quanto segue: la Cabasite e la Phillipsite
(in aggiunta alfAnalcime che è quasi sempre presente e, nella stragrande mag¬
gioranza dei casi, già osservato per via ottica), sono state identificate con sicu¬
rezza, solo nei tufi chiari in facies ignimbritica riccamente vacuolari.
Fig. 3. — Campione n. 43 - Tufi chiari in facies di «lahar»; piccolissimi cristalli di
Phillipsite in aggregati fibrosoraggiati in una microcavità della pasta di
fondo, parzialmente microcristallina. 600 X, nicols incrociati. Simili cri¬
stalli sono spesso presenti in circa il 36% delle sezioni sottili esaminate.
Nelle altre formazioni, tali minerali sono presenti in scarsa o scarsissima
quantità (tracce), o addirittura del tutto assenti (formazione « Im » e forma¬
zione « TC » in facies di lahar). Le Figg. 4 e 5 illustrano il diffrattogramma gene¬
rale osservato su tutti i campioni dei « tufi chiari » (facies ignimbritica); da esse
1 Poiché questo lavoro riguarda lo studio delle zeoliti, non si possono riferire,
qui, nei particolari, i risultati trovati nei campioni argillificati di cui sarà riferito in
un successivo lavoro, attualmente in preparazione, nell’ambito di una monografia
generale sulla zeolitizzazione di questi tufi del Vùlture; pertanto, ne accenneremo
solo brevissimamente nelle successive pagine. Vedi anche (Di Pierro et al ., 1985;
Violante & Violante, 1973; 1977; Violante et al. , 1977).
Studio mineralogico e fisico-chimico , ecc. 49
c
S
<
a
o
o
site, dell’Analcime.
M = Minerale del gruppo delle miche; C = Cabasite; P = Phillipsite; A = Analcime; Q = Quarzo; F = Feldspato.
50 G. Lenzi
Fig. 5. - Diffrattogramma di polveri a Rx dei campioni 17, 18, 19, 20, 21 e 22, sempre della formazione «TC», in facies ignimbri-
tica; in questo diffrattogramma si nota una quasi totale scomparsa dei picchi relativi alla Phillipsite, mentre restano
sempre ben evidenti e forti quelli della Cabasite (oltre che deH’Analcime) (stesse condizioni della Figura precedente).
M = Minerale del gruppo delle miche; C = Cabasite; P = Phillipsite; A = Analcime; Q = Quarzo; F = Feldspato.
Studio mineralogico e fisico-chimico , ecc. 51
è possibile valutare la maggiore o minore abbondanza delle varie zooliti,
attraverso i loro picchi caratteristici:
Analdme : sempre presente; picchi a: 5,60 A (m) o (f); 3,42 À (m) o (f);
2,90 ~ 2,91 À (m); 2,68 A (md); 2,499 A (d).
Cabasite: sempre presente; picchi a: 9,40 A (f) o (m); 4,32 -4- 4,33 A (ff) o
(f); 3,59 ~ 3,58 A (d); 2,92 (comune aH’Analcime) (ff); 2,88 -e 2,90 A (m).
Phìllipsite : talvolta più abbondante, talaltra meno; picchi a: 8,17 ~ 8,20 A
(dd); 7,17 A (md) o (m); 6,91 A (md) o (d); 4,97 5,03 A (comune ad alcuni
minerali argillosi) (ni f) o (m); 3,24 -f- 3,20 A (comune ai feldspati aneli5 essi
presenti) (d) o (m), e quello a 3,18 A (m) o (mf); 2,90 -- 2,93 A (comune
alFAnalcime ed alla Cabasite) (m) o (ff).
La Fig. 6 rappresenta un istogramma schematico della zeolitizzazione
a Cabasite e Phillipsite, nelle varie formazioni studiate, relativo alla abbon¬
danza di questi minerali, su scala arbitraria, puramente indicativa.
43. Studio al SEM
Tutti i campioni relativi ai tufi chiari della facies ignimbritica, sono
stati sottoposti al SEM e così è stata confermata la presenza di Cabasite
(abbondantissima) e Phillipsite (più o meno abbondante), proprio in quei
campioni che avevano precedentemente rivelato tali minerali, sia tramite il
microscopio polarizzatore, sia tramite gli spettri di diffrazione a Raggi X.
Le Fìgg. 7, 8, 9, 10 mostrano un esempio tra le più rappresentative
fotografìe ottenute su tre campioni: in tutti gli altri sono state notate, più o
meno, le stesse particolarità; pertanto la presenza di Cabasite e Phillipsite
ne viene, in tal modo, confermata.
Concludendo: il processo di zeolitizzazione a Cabasite e Phillipsite è
avvenuto in modo continuo e molto regolare soltanto nei tufi chiari della
facies ignimbritica molto vaculare, ed è raro e/o pochissimo localizzato sol¬
tanto in alcuni campioni delle altre formazioni.
Al contrario, il processo di argillificazione (in smectite, kaolinite-hal-
loysite 10 A-halloysite 7 A, clorìte e, talvolta anche vermiculite, vedi Di
Piereo et al 1985), mentre è quasi trascurabile o inesistente nei tufi chiari
della facies ignimbritica molto vacuolare, è, invece, talvolta altissimamente
sviluppato, ma solo localmente ed in modo alquanto discontinuo, nelle
altre formazioni piroclastiche, a seconda delle loro locali condizioni fisico-
chimiche di alterazione.
52 G. Lenzi
Parte B
5. Studio fisico-chimico
5.1. Determinazione del coefficiente di distribuzione con il metodo statico «in
batch »
Secondo quanto già indicato da altri autori (Bensen, 1960; Ames,
1962) si è poi provveduto a determinare i coefficienti di distribuzione per il
Cs e Sr, al fine di constatare la maggiore o minore selettività di assorbi¬
mento di tali cationi, su vari campioni delle formazioni esaminate; lo scopo
di tale determinazione è già stato indicato nel paragrafo 3.
Fig. 6. — Istogramma schematico della zeolitizzazione a Cabasite e Phillipsite, nelle
varie formazioni tufacee del Monte Vùlture, su scala arbitraria; è evidente
come la zeolitizzazione sia fortemente concentrata nel tipo «fi» = facies
ignimbritica, dei tufi chiari, mentre nelle altre piroclastiti della stessa zona
è praticamente assente, o in tracce. Le sigle si riferiscono ad altri tipi lito¬
logici: lm = depositi lacustri; fc = facies compatta; fs = facies stratificata,
ecc. (Cfr. Fig. 1).
Il coefficiente di distribuzione Kd esprime il rapporto tra la concentra¬
zione del radionuclide (o di un catione qualunque) nella fase solida e la con¬
centrazione nella fase liquida, in condizioni di equilibrio e sotto ben specifi-
Studio mineralogico e fisico-chimico, ecc. 53
cate condizioni (concentrazione della soluzione, pH, ecc...) anche in presenza
di altri cationi estranei; ossia, secondo la definizione data da Bensen (1960):
concentrazione del radionuclide in fase solida R V
Kd = - - - • -
concentrazione del radionuclide in fase liquida 100 — R m
in cui: R = percentuale di rimozione del catione dalla soluzione;
V = volume della soluzione in mi;
m = massa del materiale in grammi.
Tale rapporto, quindi, determina una selettività più o meno spiccata di
un dato materiale «scambiatore», per un dato radionuclide (o catione).
Ora, quanto maggiori sono le proprietà di scambio di un dato materiale
naturale litoide, tanto più alta è la probabilità e la frequenza che in esso
siano contenuti minerali ad alta capacità di scambio (Boenzi et al. , 1965)
(zeoliti e/o minerali argillosi); infatti, in un precedente studio è già stato
evidenziato che, a parità di valore del Kd , i campioni con « alti » valori del
Kd (rispetto a tutta una serie di numerosi valori trovati su molti campioni
di una località) erano statisticamente più frequenti tra i tufi zeolitizzati a
Cabasite (Boenzi et al ., 1965).
La tecnica di misura del coefficiente di distribuzione viene qui di
seguito, brevemente descritta, dopo essere stata messa a punto in prece-
Fig. 7. — Campione n. 35 - Cristalli romboedrici di Cabasite sulla pasta di fondo
vetrosa (Tufi chiari in facies ignimbritica riccamente vacuolare: affiora¬
mento presso il «Fosso delEArcidiaconata»).
54 G. Lenzi
denti studi (Bocola et al. , 1968; Boenzi et al ., 1965; Lenzi & Pozzuoli,
1969), cioè usando una soluzione simulata, detta «model water», a composi¬
zione salina standard, ovvero a 25° di durezza F (francesi) e contenente, come
« carrier » anche Cs e Sr in debolissima concentrazione (1CT4N, o 10-5N),
tracciato con un radioisotopo del Cs e dello Sr, rispettivamente.
Fig. 8. — Campione n. 36 - Cristalli di Cabasite (romboedrici) con altri piccoli cristalli
arrotondati di Analcime ed altro materiale vetroso (amorfo). (Tufi chiari in
facies ignimbritica; affioramento presso il «Fosso delfArcidiaconata»).
5.1.1. Tecnica di misura del Kd
Tutti i campioni sono stati sottoposti ad una leggera essiccazione a
temperatura non superiore ai 45° C, onde facilitarne la macinazione, indi
macinati e passati al setaccio di 270 Mesh, di poi sono stati portati a peso
costante. La polvere del materiale, dopo esatta pesatura sino alla 3a o 4a
cifra decimale, veniva posta in contatto, per sbattimento, entro provette di
polietilene, con un volume noto di soluzione radioattiva, per un tempo pre¬
determinato (60 ' o 90') sufficiente al raggiungimento delfequilibrio chi¬
mico allo scambio ionico. La soluzione radioattiva veniva, quindi, misurata
radiometricamente, dopo il contatto, avendo cura di centrifugare la sospen¬
sione per separare il liquido supernatante dalla polvere ed a tale scopo si è
fatto uso di un contatore multicanale Spectrum laben 2000, con rivelatore
per liquidi, entro pozzetto di piombo, usando provette di vetro con 2 mi di solu¬
zione, per ogni misura. Per ogni campione sono state fatte quattro misure su
due provette, in modo da avere una misura statisticamente sufficiente, dalla
Studio mineralogico e fisico-chimico, ecc. 55
Fig. 9. — Campione n. 16 - Raggruppamento fibroso-raggiato di Phillipsite ed altri
cristalli romboedrici di Cabasite, impiantati sulla pasta di fondo vetrosa;
si nota anche la presenza di materiale amorfo e di minerali scagliosi
(minerali tipo-mica). (Tufi chiari in facies ignimbritica: affioramento di
«Piana dei Gelsi»).
Fig. 10. — Campione n. 21 - Numerosi microcristalli aciculari di Phillipsite impian¬
tati in una microcavità della pasta di fondo. Sono visibili anche delle
microscagliette riferibili a minerali micacei. (Facies ignimbritica dei tufi
chiari, in affioramento presso la «Vecchia Cava Se verini»).
56 G. Lenzi
quale è stato sottratto il fondo naturale e dopo aver verificato che le misure
stesse non differissero tra di loro (su ogni campione) del ± 4 h- 5% (max).
Nella Tabella I viene riportata la composizione della soluzione usata
per la determinazione del Kd, composizione corrispondente all’acqua della
piscina di raffreddamento delle barre di combustibile nucleare deirim¬
pianto itrec e del Centro enea della Trisaia; si vede, quindi, che tale solu¬
zione contiene anche vari altri cationi estranei (Ca++, Fe+ + +, Mg++, Na+,
ecc...) in bassissima concentrazione, oltre al Cs ed allo Sr.
TABELLA I
Composizione della soluzione per la determinazione del IQ per Cs-137 e per Sr-90
nei campioni di tufo del Monte Vùlture.
Catione
Soluzione usata per il Cs
(valori in g/1)
Soluzione usata per lo Sr
(valori in g/1)
Ca+ +
9,65. IO-6
idem
Fe (tot)
7,54. IO-6
idem
Mg+ +
1,70. IO-6
idem
Na+
2,43. IO"3
idem
K+
3,94. IO"5
idem
Li+
3,29. IO"3
idem
Ni+ + +
2,61. IO"5
idem
Cr (tot)
6,03. IO"8
idem
Co+ +
2,50. IO"9
idem
Sr+ +
7,04. IO"8 = 0,8.10"9N
8,5. 10~3 = 10"4N
Cs+
1,4. IO"2 = 10"4N
2,4. IO"8 = 1,7.1 0"10 N
(tracciata con Cs-137)
(tracciata con Sr90/Y90)
La soluzione usata per il Cs conteneva, quindi, una concentrazione di Cs+
superiore a quella dell’acqua della piscina (10~4 N, anziché 1,7. IO-10 N) che era
stato aggiunto come « carrier» ed altrettanto dicasi per lo Sr++ (IO-4 N, anziché
0,8. IO-9 N = circa 10"9N): l’aggiunta del « carrier» si è resa necessaria, come
ormai era stato confermato da esperimenti precedenti, per ottenere dei valori
significativi del IQ , durante la misura della radioattività. Le due soluzioni, per¬
tanto, differivano unicamente per le concentrazioni relative del Cs e dello Sr.
Nel caso del IQ (Sr) le misure della soluzione contaminata da 90 Sr/90 Y
sono state eseguite dopo circa 15 gg. dalla fine della esperienza « in batch »,
tempo sufficiente per il ristabilimento dell’equilibrio radioattivo dello 90 Sr/
90 Y e pertanto la misura si riferisce all’attività totale p e non al solo 90 Sr.
Studio mineralogico e fisico-chimico, ecc. 57
5.2. Risultati e considerazioni finali
I risultati ottenuti vengono esposti nella Tabella II, suddivisa in gruppi
e sottogruppi, riferentisi alle varie formazioni: in essa sono mostrati i valori
di Kd e le corrispondenti rimozioni percentuali; essi, com’è ovvio, sono
relativi ad un’acqua avente la tipica composizione di quella della piscina
dell’impianto itrec, come già riportato nella Tabella I o, tutt’al più, molto
simile ad essa. Nella Tabella II si può osservare quanto segue: le rimozioni
percentuali, corrispondenti ad ogni valore di , sono riportate soltanto
sino alla II cifra decimale, per maggiore semplicità; i valori dei IQ sono
riportati per intero, con l’approssimazione all’unità, per le ragioni sintetica¬
mente riportate qui di seguito.
Vi è spesso una notevole diversità del Kd (Cs) e/o (Sr) anche per due
campioni che hanno «apparentemente» la stessa R% (rimozione percen¬
tuale), come si evince, infatti, da un breve esempio di calcolo qui riportato, per
i campioni n. 4 e n. 16 (tufi chiari in facies ignimbritica) (cfr. Tabella II);
Camp. n. 4: Volume soluzione V=25 mi
V
m
25
0,2697
= 92,69
massa del materiale m = 0,2697 g
R% (ottenuta dalla misura radiometrica) = 99,77762
Si ha, quindi:
Kd
R
99,77
100 - R m
100 - 99,77
(trascurando le ultime tre cifre)
• 92,69 =
99,77
0,23
92,69 = 433,7826 • 92,69 = 40207,309 = 40207
Camp. n. 15: Volume soluzione V = 25 mi
V
m
25
0,2495
100,20
massa del materiale m = 0,2495 g
R% (ottenuta dalla misura radiometrica) = 99,77418
K, =
Si ha, quindi:
R V
99,77 99,77
(c.s.) • 100,20 = — —
100 - R m 100 - 99,77
433,7826 • 100,20 = 43465,016 = 43465.
0,23
• 100,20 =
58 G. Lenzi
TABELLA II
Coefficienti di distribuzione per Cs e Sr, con relative rimozioni percentuali (R%), sui
vari campioni, raggruppati per tipo di formazione.
Gruppo
Sottogruppo
N. del
campione
Kd (Cs)
R%
Kd (Sr)
R%
lm) depositi lacu-
30
24684
99,5
1542
94,3
stri e fluviolacu-
31
4898
97,7
633
85,8
stri finemente
32
2712
96,0
478
81,5
stratificati ecc.
33
894
87,5
45
30,9
34
8046
98,7
1447
93,7
38
3130
96,3
1040
91,4
TC) Tufi chiari
Facies ignimbritica
35
58071
99,8
12414
99,2
subaerei generai-
riccamente vacuolare
36
111988
99,91
24810
99,6
mente non strati-
37
55122
99,82
11417
99,1
beati di colore
2
32642
99,7
7388
98,7
chiaro ecc.
3
50569
99,79
10172
99,0
4
40207
99,77
2119
95,2
5
16282
99,38
3890
97,6
6
35965
99,70
1671
94,3
17
27860
99,66
14624
99,3
18
27041
99,69
3239
97,0
19
42477
99,72
1572
94,2
20
8361
98,80
1913
95,0
21
38813
99,73
9099
98,9
22
9670
98,60
1146
92,5
14
32235
99,69
4169
97,5
15
24159
99,61
5041
98,0
16
43465
99,77
4328
97,7
Facies di lahar
39
998
91,7
309
74,8
40
2363
95,7
1319
93,3
41
11895
99,1
380
79,3
43
9533
99,0
494
84,2
45
683
83,8
931
90,1
46
11718
99,0
414
78,1
Facies compatta non
1
2663
96,3
150
58,8
vacuolare, non stra¬
7
1115
92,4
595
85,9
tificata (TC l.s.)
8
9956
99,0
1585
94,1
10
2045
94,4
916
90,4
13
517
81,6
264
76,8
25
1664
97,8
1332
92,7
27
2158
96,2
774
89,0
Studio mineralogico e fisico-chimico, ecc. 59
segue Tab. II
Gruppo
Sottogruppo
N. del
campione
Kd (Cs)
R%
Kd (Sr)
R%
TC) Tufi chiari
Facies compatta non
28
3248
97,4
626
86,8
subaerei generai-
vacuolare, non stra-
57
11101
98,1
595
86,3
mente non strati-
tificata ecc. (TC l.s.)
58
1142
90,9
1025
91,6
fìcati di colore
59
1878
93,7
898
90,7
chiaro ecc.
60
1713
93,3
986
91,7
61
2685
97,1
592
85,1
63
1054
91,6
255
71,5
Facies talvolta
42
1667
94,2
540
84,3
intercalata nei TS
62
5114
98,2
2234
95,7
Facies dei tufi
23
2180
96,5
924
89,9
chiari «trachitici»
24
2621
96,4
566
85,0
Passaggio TC -> TS
26
2351
95,8
87
47,6
TS) Tufi scuri
TS generalmente
9
1258
92,5
174
63,2
subaerei general¬
stratificati l.s.
11
6454
98,4
1083
91,4
mente stratificati
12
4940
97,4
2621
96,8
di colore grigio
29
1137
91,0
521
83,6
bruno ecc...
48
2127
94,9
785
88,4
50
2270
95,3
646
84,5
Livelli poco strati¬
64
1049
92,7
161
60,5
ficati compresi
nei TC
65
4629
98,1
3855
97,7
TS non stratificati
49
1310
92,9
306
76,4
44
1765
94,6
1203
92,8
Facies pozzolaniche
56
2574
95,9
1133
92,4
rossiccio-violette
47
3137
97,2
1119
92,4
Pf) Prodotti finali,
Facies stratificata
54
2728
96,0
1065
91,8
brecce di esplo¬
52
2167
96,3
385
80,5
sione tufi grigio¬
Facies cineritica
51
2868
96,5
1201
92,3
bruni con proietti
non stratificata
53
1408
93,3
301
74,4
ecc.
55
1528
94,9
366
78,6
Ne segue, pertanto, che la leggerissima differenza riscontrata nei valori
della R°/o, oltre la seconda cifra decimale, può essere considerata praticamente
trascurabile o nulla (Es. 99,777262, oppure 99,77418 = 99,77); per tale ragione
60 G. Lenii
i valori della R%, nella Tabella II, vengono riportati solo sino alla seconda cifra
decimale, ma dall’esempio riportato sopra, però, si evince che i valori del
possono essere anche notevolmente diversi, pure per due o più campioni
che « apparentemente » hanno la stessa R%, in quanto nella formula del Kd
compare il fattore V/m che è leggermente diverso per ogni campione.
Ciò porta a concludere che, di due campioni che hanno la «medesima»
R%, uno può essere, ciononostante, «più selettivo» di un altro nei riguardi
del catione Cs, poiché può contenere minime quantità di zeolite in più
dell’altro, tali da giustificare il Kd più alto anche di alcune migliaia di
unità.
In pratica ciò si traduce col dire che, ad esempio: nel camp. 4, la con¬
centrazione del Cs (all’equilibrio) è 40207 volte più alta che nella solu¬
zione; mentre nel camp. 16 la concentrazione del Cs è 43465 volte più alta
che nella soluzione, ovvero 3258 volte di più che nel camp. 4.
Per evidenti ragioni di ordine chimico e fisico-chimico, le colonne dei
valori tra il Cs e lo Sr, non possono tra di loro confrontarsi, cioè i valori
non possono essere proporzionali; ma si devono confrontare tra di loro,
solo i valori relativi ad un radionuclide, per i differenti campioni.
Premesso quanto sopra, ed osservando i risultati della precedente
tabella, si possono fare le seguenti osservazioni:
1) soltanto i campioni della fomazione « TC » in facies ignimbritica ricca¬
mente vacuolare, presentano dei IQ (Cs) altissimi (rispetto agli altri) e costanti,
con R% sempre superiori al 99% (eccetto due) ed egualmente « alti » valori del
(Sr) con R% oscillante dal 92 94, sino a poco più del 99%.
2) I campioni del gruppo «lm» (lacustre e fluviolacustre) general¬
mente hanno una buona percentuale di rimozione del Cs, ma non altret¬
tanto buona per lo Sr; essi sono stati raccolti lungo un solo affioramento
approssimativamente della lunghezza di circa 100 — 200 metri e soggetto a
rapide e locali variazioni di composizione, il che giustifica tale variabilità.
3) Soltanto 3 campioni del gruppo «TC» (in facies di lahar) hanno una
R% > 99%, mentre 3 altri campioni hanno una R% (Cs) di circa 91 ~ 96%;
le R%(Sr) sono tutte estremamente variabili e sempre < 99% (approssimativa¬
mente). In questo caso la composizione mineralogica presenta una completa
assenza in zeoliti, ma, nel contempo, una forte variabilità in minerali argillosi.
4) Soltanto 5 campioni della «facies compatta non vacuolare»,
mostrano una R% > 97%, mentre gli altri 9 campioni hanno una R% (Cs)
variabilissima < 96%; per lo Sr le R% sono sempre < 94% e disperse in un
vasto range (58,8 4- 92,7% (Scarsa quantità di zeoliti e variabile quantità di
minerali di alterazione).
Studio mineralogico e fisico-chimico , ecc. 61
5) Per quanto riguarda le altre facies dei tufi chiari, dei tufi scuri e dei
prodotti finali, si può osservare che, per il Cs la R% raggiunge il 98% solo
in tre casi e che in tutti gli altri campioni i valori sono estremamente varia¬
bili, oscillando dal 91 al 97%; per lo Sr la variabilità è persino maggiore
(60,7 -§= 96,8%) e solo un campione raggiunge una R% = 97,7%.
La Fig. 11 illustra un grafico dei valori indicati nella Tabella II, suddi¬
visi per gruppi e sottogruppi di formazione; le rimozioni % (R%) per il Cs
(punti) e per lo Sr (triangoli) sono indicate sulle ordinate. Ne segue che i
campioni di tutte le altre formazioni hanno un insieme di R% estrema-
mente incostanti e disperse in un vasto « range », per il Cesio ed anche di
più per lo Stronzio; invece, soltanto i campioni della facies ignimbritica hano
variazioni pressoché inesistenti, tutte intorno al 99%, per il Cs; e solo legger¬
mente più disperso, ma sempre comprese tra il 92 ed il 99%, per lo Sr.
Ciò può essere spiegato dal fatto (schematicamente indicato nella Fig. 11,
nella parte destra), che i campioni di alcuni affioramenti, talvolta presentano
dei processi di argillificazione, che possono essere molto intensi (notevoli
quantità di halloysite + caolinite -I- smectite + clorite + residui di analcime +
tracce di cabasite in variabilissima quantità relativa), oppure mancanti del
tutto, dipendenti dalle condizioni locali (Di Pierro et al ., 1985).
Come risultato, nei campioni con una grande quantità di materiali non
scambiatori inalterati (come vetro, feldspati, pirosseni, anfiboli, feldspa¬
toidi, ecc...) si osserva una minore R%; la situazione opposta si verifica nei
campioni con una maggiore quantità di minerali scambiatori (zeoliti e
minerali argillosi). La facies ignimbritica, invece, che è pressoché comple¬
tamente zeolitizzata, non mostra mai tali evidenti variazioni.
6. Conclusioni
Lo studio mineralogico e fisico-chimico descritto ha dimostrato che la
zeolitizzazione si è soprattutto sviluppata nei tufi chiari in facies ignimbri¬
tica (similmente a quanto è stato rinvenuto nei «Tufi rossi a scorie nere»
dell’area Sabatina nel Lazio), con notevoli quantità di Cabasite e Phillip-
site, in corrispondenza dell’abbondanza del vetro nella pasta di fondo.
Al contrario, nelle altre formazioni studiate, questo processo è limitato
o scarsissimo a causa della scarsità od assenza di vetro di appropriata com¬
posizione, nella roccia madre.
Pertanto, anche lo studio dei coefficienti di distribuzione ha confer¬
mato che, quando la zeolitizzazione è elevata, i (Cs e Sr) e, quindi, i
62 G. Lenzi
Fig. 11. — Grafico dei valori riportati nella Tabella II; gruppo 1 = campioni della
formazione «TC» (facies ignimbritica); 2 = formazione «Im»; 3 = for¬
mazione «TC» (facies di lahar); 4 = idem (facies compatta); 5 = idem
(facies talvolta intercalata nei tufi scuri, facies « trachitica » e passaggio
dai «TC» ai «TS»); 6 — formazione «TS» (facies generalmente stratifi¬
cata, non molto stratificata, ecc...); 7 = campioni della formazione «Pf»
(facies stratificata e facies cineritica).
Studio mineralogico e fisico-chimico, ecc. 63
valori di R%, sono altissimi e conseguentemente i più costanti fra tutti
quelli ottenuti sui 65 campioni raccolti.
Ciò significa che gli affioramenti ignimbritici del Monte Vùlture pos¬
sono essere usati per scopi industriali ed, in particolare, per la decontami¬
nazione dei rifiuti liquidi radioattivi di bassa attività, giacché la percentuale
di rimozione del Cs è costantemente maggiore del 99% e quella per lo Sr
oscilla tra il 92 ed il 99%.
Ringraziamenti
Sono particolarmente grato al P. I. Sig. Fabrizio Pierdominici del
Laboratorio tib-mat-micro (enea-casaccia), per la sua utile e preziosa col¬
laborazione nello studio dei campioni zeolitizzati al SEM.
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■
Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. 96, 1987, pp. 67-85, figg. 8, tab. 1
Modalità di deformazione della Scaglia Rossa
dell’Appennino umbro-marchigiano
Nota del socio Rosa Emilia Cinquegrana
Riassunto. - È stato già rilevato che talune pieghe minori nella Scaglia Rossa
dell’Appennino umbro-marchigiano si sono prodotte attraverso un meccanismo di
deformazione che ha comportato traslazione e rotazione di piccoli corpi rocciosi.
Questi ultimi non hanno subito una deformazione intima apprezzabile e i loro con¬
torni si sono progressivamente modificati per processi di dissoluzione e precipita¬
zione.
Nella presente nota si intende dimostrare che un simile meccanismo di defor¬
mazione ha operato anche nelle zone interessate da clivaggio spaziato stilolitico. In
questo caso i corpi rocciosi che hanno subito spostamenti relativi sono i lithons
compresi tra due superfici di clivaggio consecutive. Nella Scaglia Rossa il detto cli¬
vaggio appare presente solo in volumi rocciosi che hanno subito una deformazione
rotazionale (fianchi di pieghe concentriche e zone prossime a scollamenti tettonici).
La deformazione si è prodotta attraverso scivolamenti secondo superfici di strato e
superfici di clivaggio associati a dissoluzione e precipitazione. L’allungamento paral¬
lelo alla stratificazione prodotto a seguito della rotazione dei lithons può essere stato
maggiore dell’accorciamento conseguente alla dissoluzione lungo le superfìcie di
questi.
È verosimile che lo stato di tensione locale sia stato caratterizzato da una com¬
pressione principale massima molto inclinata rispetto alle superfìci di strato. Se le
superfìci di clivaggio si sono originate in un simile stato di tensione, esse debbono
essersi sviluppate (per propagazione progressiva) parallelamente a piani lungo i quali
agiva una componente di taglio.
Summary. - The deformation responsible for production of some minor folds in
thè Scaglia Rossa limestone (northern Apennines) has been already explained as
taking place by relative displacement of not measurably strained rock bodies whose
boundaries were undergoing progressive modification by dissolution and precipita-
tion.
It is shown bere that such a deformation mechanism look place also where thè
rock bodies were those delimited by two consecutive stylotic (solution) cleavage sur-
faces. In thè Scaglia Rossa limestone such a systematically arranged spaced cleavage
is associated with zones of localized rotational deformazion, characterized by super-
position of pure and simple shear, such as limbs of fìexural slip folds and zones
near detachment thrusts. The deformation occurred through slip along both bedding
and cleavage surfaces associated with dissolution and precipitation. Bedding-parallel
68 Rosa Emilia Cinquegrana
elongation produced by rotation of rock bodies delimited by cleavange surfaces (//-
thons)c an prevail on thè bedding-parallel shortening produced by dissolution along
cleavage surfaces.
It is likely that thè locai state of stress has been characterized by a principal
maximum stress at high angle with thè bedding surface. If thè cleavage surfaces ori-
ginated in such a state of stress, they had to develop (by progressive propagation)
parallel to planes along which a shear component was acting.
Introduzione
Le pieghe che caratterizzano i terreni della successione umbro-marchi¬
giana sono state oggetto di strudio da parte di vari Autori. Più spesso la
genesi delle strutture applicative è stata considerata nel quadro generale
dell’evoluzione tettonica regionale o sono state descritte strutture partico¬
lari (Scarsella, 1951; Dallan Nardi e altri, 1971; Centamore e altri, 1972;
Fazzini, 1973; Lavecchia e Pialli, 1980; Lavecchia, 1981; Calamita e
Deiana, 1981-82; Lavecchia e altri 1983; Koopman, 1983). In alcuni lavori
(Alvarez e altri, 1976a; 1976b; 1978) l’attenzione è stata rivolta alle moda¬
lità di deformazione dei calcari della Scaglia Rossa. Tali calcari, di colore
rosa e bianco, sono di età Cretacico superiore-Eocene e costituiscono una
sequenza ben stratificata depostasi in ambiente pelagico. Ai calcari sono
intercalati lenti o strati di selce e, verso l’alto, livelli marnosi e marnoso-
calcarei. Questa formazione, solidalmente con i rimanenti terreni pelagici
appartenenti alla successione sedimentaria umbro-marchigiana, è interes¬
sata da pieghe di tipo più o meno concentrico, asimmetriche, con vergenza
adriatica, a cui sono associate pieghe minori di varia natura. Localmente si
osserva un sistema di clivaggio spaziato spesso fortemente inclinato, fino a
quasi normale, rispetto alla stratificazione. Lo stesso assume una disposi¬
zione a ventaglio divergente rispetto al piano assiale di pieghe minori e
può essere persino parallelo a quest’ultimo. La presenza di residuo insolu¬
bile lungo tali superfici e la morfologia delle stesse suggeriscono che esse
sono state interessate da fenomeni di pressione-soluzione.
È stato messo in evidenza dagli Autori citati per ultimi il ruolo che il
trasporto di materia per diffusione ha avuto nella produzione di strutture
deformative nei calcari di questa formazione. In particolare, sono state
attribuite a tale processo la produzione di pieghe minori e l’origine stessa
del clivaggio spaziato.
L’importanza che il trasporto di materia per diffusione ha avuto nel
produrre il cambiamento di forma di grossi corpi carbonatici è stata messa
in evidenza a partire dalla fine degli anni sessanta (Dunnington, 1967;
Modalità di deformazione della Scaglia Rossa dell’Appennino umbro-marchigiano 69
Choukroune, 1969; Carannante e Gozzetta, 1972; Groshong, 1975). Mal¬
grado ciò, tale processo è ancora interpretato dai vari Autori in maniera
diversa e talora contraddittoria. Le conoscenze acquisite, grazie ad uno stu¬
dio di dettaglio delle strutture deformative osservabili nella succesione
sedimentaria umbro-marchigiana e alla loro comparazione con quelle pre¬
senti in formazioni calcaree appartenenti ad altri bacini, consentono di
poter meglio definire in questa nota le modalità di deformazione dei cal¬
cari della formazione in parola.
In generale, in accordo con quanto sostenuto (apparentemente solo per
la genesi di pieghe minori) da Alvarez ed altri (1976a; 1976b), è possibile
rilevare che la deformazione della Scaglia Rossa si è prodotta per trasla¬
zione e rotazione di piccoli corpi rocciosi delimitati da superfici stilolitiche
e vene. Tali spostamenti sono stati possibili per la progressiva modifica¬
zione del contorno dei suddetti elementi rocciosi, senza che alfinterno di
essi si producesse un’apprezzabile deformazione pervasiva.
Gli elementi rocciosi vengono a contatto lungo superfici di strato e
superfici stilolitiche trasversali. Tra queste ultime vanno comprese le super-
fi ci sistematicamente ordinate costituenti il clivaggio spaziato stilolitico.
Quesfultimo, come già suggerito da Koopman (1983), sembra essere asso¬
ciato solo a zone che hanno subito deformazione rotazionale sia in prossi¬
mità di sovrascorrimenti con superficie poco inclinata rispetto alla stratifi¬
cazione, o parallela ad essa, che nei fianchi di pieghe prodotte per «flexu-
ral slip».
Si è potuto concludere che tali deformazioni per taglio hanno compor¬
tato stiramento (allungamento accompagnato da assottigliamento) di pacchi
di strati. Lo stiramento si è realizzato attraverso la rotazione di corpi roc¬
ciosi compresi tra superfici di clivaggio stilolitico consecutive - lithons
(Laveccchia e altri, 1983) - ed è stato compensato lateralmente dalla pro¬
duzione di pieghe secondarie. L’entità della dissoluzione lungo le superfici
di clivaggio appare essere funzione diretta della rotazione subita dai lithons
e quindi dell’allungamento subito dagli strati a causa di tale rotazione. Per¬
tanto le imbricazioni osservabili nei livelli di selce intercalati non possono
essere considerate evidenza di un ipotetico accorciamento degli strati calca¬
rei bensì dello scivolamento relativo degli stessi.
Il clivaggio spaziato
Il clivaggio spaziato stilolitico è presente e ben sviluppato solo sporadi¬
camente nei calcari della Scaglia Rossa. Esso è stato studiato più in detta-
70 Rosa Emilia Cinquegrana
glio tra Frasassi e Pierosara, tra Pievetorina e Fiume, tra Bolognola e
Monte Sasso Tetto, presso Fabitato di Pontedazzo, alla Gola delle Fucicchie
tra Scheggia e Cantiano e in varie altre località sul fianco occidentale di
Monte Catria. La sezione del fianco normale di una della pieghe a sviluppo
regionale, esposta lungo la strada tra San Lorenzo al Lago (frazione del
comune di Fiastra) e Bolognola ha consentito le più proficue osservazioni.
Fig. 1. — Superfìcie di clivaggio stilolitico con ondulazioni parallele alla zonazione
interna degli strati. Su detta superfìcie si osservano aggregati cristallini di
calcite fibrosa. La direzione di allungamento dei cristalli è perpendicolare
alle ondulazioni.
Le superfici di clivaggio sono nell’insieme piane ma abbastanza irrego¬
lari nei dettagli. Esse sono caratterizzate spesso da una ornamentazione
minuta rappresentata da picchi stilolitici più o meno distinti che si sovrap¬
pone ad una a maggiore scala rappresentata da marcate ondulazioni con
andamento parallelo alla stratificazione (Fig. 1). Si ha motivo di ritenere
che tali ondulazioni siano in relazione con variazioni verticali di composi¬
zione e struttura dello strato. Nei calcari della Scaglia Rossa le ondulazioni
sono più o meno rettilinee e parallele alla superfìcie di strato in quanto la
zonazione interna degli strati è piano-parallela. Si è osservato che nei cal-
Modalità di deformazione della Scaglia Rossa dell’Appennino umbro-marchigiano 71
cari pelagici eocenici della zona isopico-strutturale Ionica della Grecia occi¬
dentale le ondulazioni che caratterizzano analoghe superfìci di clivaggio
seguono talora l’andamento della laminazione convoluta presente in taluni
strati. Le superfìci di clivaggio, in genere ben evidenziate per la presenza di
residuo insolubile di colore rosso scuro, tagliano gli strati formando con la
loro superfìcie (così come essa appare attualmente) un angolo variabile.
Tale angolo è spesso prossimo ai 90° ma può avere valori molto più piccoli
(fino ai 20°). Quando l’angolo si discosta molto dai 90° le superfìci possono
perdere l’andamento piano assumendone uno sigmoidale. La quantità di
residuo insolubile è maggiore lungo le superfìci di clivaggio meno inclinate
rispetto alla stratificazione. Anche negli strati immediatamente sovrastanti
e sottostanti a superfìci di scollamento tettonico si osservano inclinazioni
lontane dai 90° (Alvarez e altri, 1978). L’intersezione tra superfìci di clivag¬
gio e superfìci di strato può determinare a luoghi:
1) un’unica lineazione con andamento parallelo all’asse della piega,
2) o due lineazioni simmetricamente inclinate di circa 20°-30° rispetto
alla direzione dell’asse della piega,
3) o un’unica lineazione di andamento ondulato o a zig-zag i cui sin¬
goli tratti rettilinei sono orientati approssimativamente come le due linea¬
zioni già descritte.
Le superfìci stilolitiche possono intersecare interamante lo strato o
meno. In quest’ultimo caso esse scompaiono in una direzione, con progres¬
siva riduzione della quantità del residuo insolubile, o terminano brusca¬
mente contro un’altra superficie stilolitica. Le superfìci che attraversano gli
strati sono caratterizzate da una spaziatura pressocché costante in ogni sin¬
golo strato. La spaziatura presenta una certa variabilità nei vari strati,
sembra essere alquanto indipendente dallo spessore di questi e comunque
ristretta. In un campione di 40 strati, in cui le superfìci di clivaggio sono
subperpendicolari alla stratificazione, la distanza tra superfìci di clivaggio
consecutive è risultata compresa tra 1 e 5 centimetri, con valori più fre¬
quenti di 2 o 3 centimetri.
In sezione trasversale le porzioni di roccia comprese tra due superfìci
di clivaggio consecutive ( lithons ) appaiono disposte en echelon se le dette
superfìci non sono perpendicolari alla superfìcie di strato attuale. In questo
caso la superficie di strato originaria mostra un offset quando è intersecata
da una superfìcie di clivaggio che attraversa lo strato per intero (Fig. 2 e 3).
V offset è in genere maggiore se le superfìci di clivaggio sono poco inclinate
rispetto alla stratificazione attuale. Le superfìci di clivaggio sono in genere
subperpendicolari alla stratificazione originaria.
72 Rosa Emilia Cinquegrana
In sezioni normali alle superfici di clivaggio è possibile osservare, in
talune sinuosità della traccia di tali superfici, aggregati di cristalli di calcite.
Gli aggregati hanno forma amigdaloide o sigmoidale e i cristalli di calcite
un abito fibroso (a in fìg.2). La direzione di allungamento dei cristalli di
Fig. 2. — Sezione tipica di uno strato deformato per scivolamento lungo superfici di
strato e superfici di clivaggio, associato a dissoluzione e precipitazione, a
= calcite fibrosa sulle superfici di clivaggio; b — calcite fibrosa sulle
superfici di strato attuali; c — superfici di clivaggio; d = superfici stilo¬
litiche, parallele al clivaggio, che non attraversano lo strato per intero;
e = superfici stilolitiche interne ai lithons che terminano contro una
superficie di clivaggio stilolitica.
calcite forma un piccolo angolo con l’andamento generale della superficie
di clivaggio. L’orientazione dei cristalli e il loro impianto mostrano, senza
ombra di dubbio, che V offset della superficie di strato originaria si è pro¬
dotto a causa di uno scivolamento relativo dei lithons accompagnato da
dissoluzione lungo la maggior parte delle superfici di contatto tra gli stessi.
È possibile talora osservare questi aggregati di calcite fibrosa anche sulle
superfici di clivaggio esposte e liberate dal residuo insolubile (fig. 1). La
direzione dello scivolamento è perpendicolare all’intersezione tra superficie
Modalità di deformazione della Scaglia Rossa dell’Appennino umbro-marchigiano 73
di clivaggio e superfìcie di strato e quindi perpendicolare alle ondulazioni
presenti sulle superfìci di clivaggio.
La presenza ubiquitaria, anche se sporadica, di aggregati fibrosi di cal¬
cite sulle superfìci di clivaggio spaziato indicante scivolamenti relativi dei
Fig. 3. — Offset della superfìcie di strato originaria dovuto a scivolamento relativo
dei lithons.
lithons non è stata rilevata da alcuni Autori (Alvarez 1976a) ed è segnalata
da altri (Lavecchia, 1983) solo in pieghe minori su piani di clivaggio quasi
paralleli al piano assiale.
In talune località (ad esempio al Km 15 della Strada Statale 229, tra
Pievetorina e Visso) è stato possibile osservare l’esistenza di due sistemi di
clivaggio spaziato apparentemente non contemporanei (Fig. 4). Le superfìci
74 Rosa Emilia Cinquegrana
di clivaggio più recenti S2 sono quasi ortogonali alla superfìcie di stratifica¬
zione attuale. Non si hanno evidenze di scivolamenti apprezzabili secondo
queste superfìci, mentre si ha evidenza di un rilevante scivolamento
secondo le superfìci più antiche S\.
Le superfìci degli strati calcarei e gli interstrati di selce
Le superfìci di strato attuali, quando esposte e non modificate dalfaltera-
zione meteorica, appaiono decorate da una lineazione grosso modo perpendi¬
colare all’asse delle pieghe o parallela al senso di scivolamento in prossimità di
scollamenti tettonici. La lineazione è data sia da cristalli di calcite fibrosa che
da strie sliccolitiche (Nitecki, 1972; Carannante e Guzzetta, 1972).
Frequentemente sulle superfìci di strato gli aggregati cristallini e le
sliccoliti si vedono disposti in bande alternate. Le bande sono perpendico¬
lari alla direzione della lineazione e parallele all’intersezione tra superfìci
di clivaggio e superfìci di strato (Fig. 5). Si rileva facilmente che le sliccoliti
si sono prodotte nel corso della parziale asportazione per dissoluzione delle
asperità (h in fig. 2) che si sono generate a causa della rotazione dei //-
thons , mentre gli aggregati di calcite fibrosa costituiscono il riempimento
delle depressioni residue (b in fig. 2). Più spesso sugli strati affioranti la calcite
fibrosa è stata totalmente asportata dagli agenti meteorici e risulta ora evidente
la gradinatura più o meno smussata della superfìcie di strato originaria.
Sono frequenti intercalazioni di livelli di selce tra gli strati calcarei.
Alcune sembrano aver avuto una certa continuità originaria, altre erano
Modalità di deformazione della Scaglia Rossa dell’Appennino umbro-marchigiano 75
certamente costituite da allineamenti discontinui di noduli. Quando è pre¬
sente il clivaggio spaziato, strati e noduli di selce appaiono spesso sovra-
scorsi ed embriciati. Come già gli altri Autori hanno rilevato (Alvarez e
altri, 1978), fembriciatura è più spinta laddove le superfici di clivaggio
negli strati calcarei appaiono meno inclinate rispetto alla stratificazione.
Fig. 5. — Superfìcie attuale di uno strato su cui si distinguono vene di calcite
fibrosa disposte in bande parallele alle tracce delle superfìci di clivaggio.
L’allungamento dei cristalli e le sliccoliti presenti sul calcare esposto sono
parallele alla direzione di scivolamento degli strati.
In sezioni trasversali di strati calcarei si osservano, in prossimità di noduli
o interstrati di selce più o meno dislocati e accavallati, delle deflessioni nell’an¬
damento delle superfìci di clivaggio. Queste convergono verso luoghi in cui i
noduli o gli interstrati risultano certamente scollati e accavallati mentre diver¬
gono in zone adiacenti (vedi fig. 3 in Alvarez e altri, 1976a).
Le vene trasversali
Oltre che in aggregati cristallini fibrosi, la calcite è presente sotto
forma di aggregati di cristalli ad abito non fibroso in vene trasversali alla
76 Rosa Emilia Cinquegrana
stratificazione. Queste sono in genere molto inclinate rispetto alla stratifi¬
cazione e la loro intersezione con quest’ultima è più o meno normale
all’asse delle pieghe e parallela alla direzione dei sovrascorrimenti. Le rela¬
zioni angolari più ricorrenti tra tali vene e tutti gli altri elementi strutturali
fin qui descritti sono ben esemplificate dal diagramma della figura 6 rela¬
tivo ad una stazione di misura ubicata a circa metà strada tra S. Lorenzo al
Lago (Fiastra) e Bolognola.
N
* la ° 4
Fig. 6. — Proiezione polare degli elementi strutturali osservati. Misure relative ad
una stazione a metà strada tra la frazione San Lorenzo al Lago di Fiastra e
Bolognola.
Modalità di deformazione della Scaglia Rossa dell’Appennino umbro-marchigiano 77
Cinematica della deformazione
Quanto osservato consente di fare alcune considerazioni sulla cinema¬
tica della deformazione delle sequenze di strati in cui si è sviluppato il cli¬
vaggio spaziato stilolitico. Il clivaggio, qualunque sia stata la sua origine, si
deve essere formato con andamento più o meno perpendicolare alla strati¬
ficazione dal momento che nei singoli lithons le superfìci di clivaggio for¬
mano in genere con la superfìcie di strato originaria un angolo prossimo ai
90° (fig. 2).
La deformazione rotazionale nei fianchi di pieghe maggiori e in prossi¬
mità di scollamenti tettonici risulta dalla composizione di una componente
di taglio puro e di una di taglio semplice. Essa si sarebbe prodotta per con¬
temporaneo:
a) scivolamento relativo dei lithons associato al processo di dissolu¬
zione e precipitazione lungo le superfìci di contatto (superfìci di clivaggio),
b) e scivolamento relativo degli strati, associato ad un analogo pro¬
cesso di dissoluzione (e precipitazione).
Le evidenze dei due tipi di scivolamento sono diverse a causa del
diverso rapporto tra la componente di spostamento parallelo e normale alle
superfìci di strato e alle superfìci di clivaggio e verosimilmente del diverso
tipo di asperità originarie delle dette superfìci. In fig. 2 è schematizzata la
configurazione di uno strato così deformato.
Dopo una rotazione sufficientemente ampia lo spessore dello strato
risulta minore di quello originario. La lunghezza dello strato deve supporsi
anch’essa in genere variata. In sezione trasversale (normale all’asse di rota¬
zione dei lithons) la variazione della lunghezza dovrebbe risultare dalla
combinazione di più effetti:
1) dall’allungamento dovuto alla rotazione dei lithons ,
2) dall’accorciamento dovuto alla dissoluzione lungo le superfìci di cli¬
vaggio,
3) da una riduzione di area (non accompagnata da variazione di
volume) dovuta al presumibile allungamento normale alla sezione eviden¬
ziato dalle vene trasversali di calcite su descritte,
4) e da una possibile riduzione di volume dovuta alla precipitazione di
calcite nei pori e/o alla fuoriuscita di materia dal sistema.
Non considerando per semplicità i contributi 3 e 4 e trascurando i
volumi disciolti lungo i giunti di strato (h in fig. 2) è possibile trattare la
deformazione come piana ed (equivoluminale) (Fig. 7). Per un simile
modello semplificato è possibile calcolare la percentuale di variazione di
spessore Ah e di lunghezza Al di uno strato e la variazione di spessore AS
78 Rosa Emilia Cinquegrana
dei lithons nell’ipotesi che gli spazi indicati con la lettera b in figura 7
risultino colmati con materiale solido proveniente esclusivamente dalla dis¬
soluzione uniforme lungo le superfici di clivaggio. Le suddette variazioni
dipendono soltanto dall’angolo di rotazione o delle superfici di clivaggio,
immaginate originariamente normali allo strato, e dal rapporto r tra lo
spessore originario dei lithons e lo spessore originario dello strato. Nella
tabella 1 sono riportate tali variazioni per diversi valori della rotazione e
del rapporto r. È da tenere presente che in un campione di 40 strati (con
superfìci di clivaggio quasi perpendicolari alle superfici di strato) si è osser¬
vato che quest’ultimo rapporto è compreso tra 0,05 e 0,25. I valori più fre¬
quenti sono compresi tra 0,1 e 0,2.
Fig. 7. — Modello della deformazione rotazionale equiareale (equivoluminale) di
uno strato. Il materiale dissolto lungo le superfìci laterali dei lithons si è
depositato a formare gli spazi b.
Nel modello , con il progressivo crescere dell’angolo di rotazione p, la
lunghezza dello strato decresce (e lo spessore cresce) di poco all’inizio per
poi crescere continuamente una volta che si è superato un valore critico p*
dell’angolo di rotazione. Lo spessore dei lithons diminuisce progressiva¬
mente sin dall’inizio della rotazione. Nella realtà , è verosimile che nella
fase iniziale della deformazione si sia prodotta una progressiva dissoluzione
dei volumi indicati con la lettera h in fig 2. Questo avrebbe evitato l’ini¬
ziale incremento di spessore e il conseguente accorciamento parallela-
mente agli strati riconducendo l’entità della dissoluzione sulle superfìci dei
lithons. In tal modo il processo sarebbe proceduto sempre nella stessa dire¬
zione fin dall’inizio.
In assenza di ulteriori spazi disponibili per la precipitazione della cal¬
cite, o di fuoriuscita di questa dal sistema come proposto da Geiser e San¬
sone (1981), il modello dà dei valori per eccesso per quanto riguarda fai-
Modalità di deformazione della Scaglia Rossa dell’Appennino umbro-marchigiano 79
TABELLA 1
Angolo
di
rotazione
P
r = 0.1
r = 0.2
Variazione
lunghezza
strato
Al
Variazione
spessore
strato
Ah
Variazione
spessore
ìithon
As
Variazione
lunghezza
strato
Al
Variazione
spessore
strato
Ah
Variazione
spessore
ìithon
As
5°
- 4.48%
+ 0.48%
- 0.86%
- 1.32%
+ 1.33%
- 1.69%
10°
0.19%
+ 0.19%
- 1.70%
- 1.81%
+ 1.84%
3.30%
11°. 205
0.00%
0.00%
- 1.91%
-
-
-
20°
+ 2.80%
- 2.70%
- 3.40%
0.37%
+ 0.37%
- 6.38%
21°. 134
-
-
-%
0.00%
0.00%
0.00%
30°
+ 9.48%
- 8.66%
- 5.20%
+ 4.54%
- 4.34%
- 9.46%
o
+ 21.11%
- 17.43%
- 7.22%
+ 13.87%
-12.18%
- 12.77%
o
+ 40.46%
-28.80%
- 9.71%
+ 29.77%
-22.94%
-16.58%
60°
+ 73.83%
-42.47%
- 13.08%
+ 57.20%
-36.39%
-21.40%
r = rapporto tra gli spessori originari dei lithons e dello strato.
lungamente degli strati e per difetto per quanto riguarda la riduzione di
spessore per dissoluzione lungo le superfìci di clivaggio. Si deduce dal
modello che la percentuale di assottigliamento dei lithons per dissoluzione
cresce al crescere dell’angolo di rotazione, cioè a dire al crescere dell’entità
della deformazione finita. In conclusione, all’accorciamento nella direzione
parallela alla stratificazione dovuta all’incremento della dissoluzione si
accompagna un progressivo aumento di lunghezza nella stessa direzione a
causa della rotazione dei lithons .
In un sistema chiuso come quello rappresentato dal modello, a seguito
di rotazioni apprezzabili dei lithons (superiori ai 10°-20°) si avrebbe come
risultato un allungamento nella direzione parallela agli strati. Tale allunga¬
mento sarebbe più rilevante al crescere della rotazione dei lithons (vedi
tabella 1). Nella realtà, in mancanza di accurate e attendibili valutazioni su
eventuali fuoriuscite di materia solida dal sistema e/o precipitazione nello
spazio dei pori, non è possibile valutare quale dei due effetti abbia pre¬
valso. Pertanto non sembra lecito mettere in relazione proporzionale diretta
V entità della dissoluzione con un ipotetico accorciamento degli strati.
Si rileva che l’entità della dissoluzione è proporzionale all’entità della
deformazione finita e quindi tra l’altro degli scivolamenti di strato su
strato. Si è inoltre osservato che gli accavallamenti degli interstrati di selce
80 Rosa Emilia Cinquegrana
sono più importanti e frequenti quanto più rilevante è stata sia la dissolu¬
zione negli strati calcarei adiacenti (Alvarez e altri, 1978) che la rotazione
dei lithons. Ne consegue che è più verosimile mettere in relazione gli acca¬
vallamenti degli interstrati di selce con gli scivolamenti relativi degli strati
prodottisi nel corso della deformazione, anziché con un accorciamento
degli strati calcarei che non può essere provato con certezza.
Questa conclusione è avvalorata dal fatto che lo stesso tipo e fre¬
quenza di accavallamenti in interstrati di selce è stato osservato in altre
successioni calcaree sottilmente stratificate e piegate in cui non era pre¬
sente un clivaggio stilolitico. In esse non si è sicuramente prodotto alun
fenomeno di dissoluzione a cui sia imputabile un accorciamento degli
strati calcarei. Un esempio è quello degli accavallamenti osservabili nella
formazione di Viglia nella serie Ionica in Grecia occidentale (fig 8).
Una prova dello stiramento (assottigliamento e allungamento) di
pacchi di strati deformati nella maniera già descritta sarebbe data dall’esi¬
stenza di pieghe secondarie che si sono prodotte lateralmente come strut¬
ture compensative dello stesso. Tali pieghe sono talora caratterizzate da
una disposizione a ventaglio asimmetrica del clivaggio, già notata da Koop-
man (1983, pag. 74, fìg. 40). Questo indica che il clivaggio si sarebbe svi¬
luppato e avrebbe subito una certa rotazione prima del piegamento attra¬
verso il meccanismo su descritto.
La configurazione rappresentata in figura 2 si osserva abbastanza fre¬
quentemente in campagna e mostra che nelfambito di singoli strati la
deformazione è stata spesso abbastanza omogenea. Nei casi in cui i vincoli
di vario genere hanno impedito il libero scivolamento di strato su strato e
dei lithons all’interno di un dato strato, la disomogeneità della deforma¬
zione si manifesta principalmente attraverso la deflessione e la locale varia¬
zione di frequenza delle superfici di clivaggio. Questo è quanto si è verifi¬
cato, ad esempio, laddove noduli isolati o segmenti di interstrati di selce,
rimanendo aderenti a segmenti degli strati calcarei, hanno impedito la
deformazione di questi ultimi. I segmenti degli interstrati di selce rimasti
solidali all’adiacente strato calcareo ne hanno ostacolato la deformazione
(accorciamento per dissoluzione e/o rotazione dei lithons). Tale mancata
deformazione locale è compensata da quella più accentuata che si produce
nel calcare delle immediate adiacenze dove la selce scollata ed embriciata
non pone alcun vincolo (figura 3 in Alvarez, 1976a).
In conclusione, si può ribadire che il locale stiramento e piegamento degli
strati calcarei si è prodotto per spostamento relativo e rotazione di elementi
strutturali pressocché indeformati nel loro interno, ma subenti variazioni di
forma esterna a seguito di dissoluzione e precipitazione (retrogradazione e
Modalità dì deformazione delia Scaglia Rossa deli’Appennino umbro-marchigiano 81
aggradazione secondo Gozzetta, 1984). Gli elementi strutturali sono da consi¬
derare continuamente in contatto tra loro, per tutto lo sviluppo del loro con¬
torno, malgrado la variabilità di quest’ultimo nel corso della deformazione.
Data l’entità delle deformazioni finite a cui si è pervenuti per questa via, il
comportamento dei corpi calcarei nel loro complesso deve considerarsi senza
alcun dubbio duttile. Da questo punto di vista le embriciature osservabili nei
livelli di selce sono da ritenere analoghe a quelle che interessano di norma sol-
Fio. 8. — Embriciatura di un livello di selce nera nei calcari a strati sottili nella for¬
mazione di Vigla, nella zona Ionica (Grecia occidentale). Nei calcari non
vi è alcuna evidenza di raccorciamento parallelo alla stratificazione.
tifi strati competenti intercalati a strati incompetenti nei fianchi di pieghe
(Koopman, 1983, Fig 21). Questo dovrebbe valere anche per gli strati cal¬
carei embrici ati intercalati alle marne nella formazione del Bisciaro segna¬
lati da Bonardi e altri (1986) presso San Lorenzo al Lago (Fiastra).
Dinamica della deformazione
La deformazione risultante da composizione di taglio puro e taglio
semplice e comportante stiramenti di strati o pacchi di strati può imputarsi
82 Rosa Emilia Cinquegrana
ad uno stato di tensione caratterizzato da una direzione principale di com¬
pressione massima formante un angolo superiore ai 45° con la stratifica¬
zione. Tale stato di tensione è perfettamente compatibile con le condizioni
di sollecitazione in un fianco di piega concentrica o in prossimità di una
superfìcie di scollamento tettonico. Uno stato di tensione caratterizzato da
una componente di taglio semplice è, d’altro canto, da considerare agente
anche a scala regionale nell’Appennino umbro-marchigiano, data la simme¬
tria monoclina delle strutture plicative e dei sovrascorrimenti considerati
nel loro complesso. Questo anche se le condizioni di sollecitazione locale
possono discostarsi qua e là da tale stato di cose.
Poiché il clivaggio stilolitizzato, sembra essersi sviluppato proprio in
volumi di roccia caratterizzati da una compressione massima fortemente
inclinata rispetto alla stratificazione, e cioè in fianchi di pieghe e zone di
scollamento, non sembrano accettabili le ipotesi già avanzate (Alvarez e
altri, 1976b) a proposito della genesi del clivaggio. In particolare non
sembra fondata l’assunzione che in una fase immediatamente precedente
l’inizio del piegamento si avesse nelle aree studiate una compressione prin¬
cipale massima parallela in generale alla stratificazione.
L’inizio stesso di una rotazione dei piani di clivaggio, in origine sub¬
perpendicolari alla superficie di strato, non sarebbe stato possibile senza
l’esistenza di una componente di taglio parallela ad essi. Una componente
normale, d’altro canto, è stata necessaria perché si potesse produrre disso¬
luzione.
Se lo stesso stato di tensione è da ritenersi responsabile della origine
delle superfìci di clivaggio, oltre che della loro successiva rotazione, si deve
concludere che queste si sono originate secondo piani inclinati rispetto allo
sforzo principale massimo (subendo un qualche controllo da parte di aniso¬
tropie preesistenti come già osservato da Geiser e Sansone, 1983). Alcune
evidenze possono essere tentativamente interpretate in questa chiave.
Come si è detto, si osservano numerose superfìci stilolitiche, parallele
a quelle che delimitano i singoli lithons , le quali non attraversano per
intero gli strati. Si può pensare che tanto queste superfìci stilolitiche che
quelle che hanno finito per tagliare gli strati si siano nucleate sul bordo
superiore e inferiore di ogni singolo strato calcareo e si siano propagate
progressivamente e lentamente parallelamente a superfìci su cui agiva una
componente di taglio. Conseguentemente all’esistenza di una componente
di pressione normale alle dette superfìci (e di congrue condizioni), si è
instaurata dissoluzione lungo le discontinuità già nel corso della loro pro¬
pagazione. Col tempo un numero sempre maggiore di superfìci stilolitiche,
con frequenza sempre crescente, ha finito per attraversare per intero lo
Modalità di deformazione della Scaglia Rossa dell’Appennino umbro-marchigiano 83
strato. Solo quando la frequenza delle discontinuità lo ha consentito (com¬
patibilmente con la velocità di dissoluzione sulle superfici di strato),
sarebbe iniziata la rotazione dei lithons così identificati.
Si può prevedere che, una volta che le superfici di clivaggio abbiano
raggiunto la perpendicolarità rispetto alla direzione principale di compres¬
sione massima, venga meno la possibilità di ulteriore rotazione delle
stesse. Queste condizioni sembra siano state raggiunte nel caso illustrato in
fig. 4. Il clivaggio di prima generazione Si avrebbe subito la massima rota¬
zione compatibile con lo stato di tensione esistente. Il proseguimento della
deformazione con analoghe modalità avrebbe richiesto a questo punto la
produzione di una nuova generazione di superfici di clivaggio S2. È da
notare che, con faglie al posto delle superfìci di clivaggio, un analogo
modello è stato proposto da Morton e Black (1975) per spiegare l’assotti-
gliamento crostale nella regione dell’Afar in Etiopia.
Malgrado l’ipotesi relativa all’origine delle superfìci di clivaggio qui
avanzata necessiti di ulteriori prove, si possono dar fin d’ora delle indica¬
zioni certe sulla genesi e il ruolo che tale clivaggio ha avuto nella deforma¬
zione della Scaglia Rossa:
1) le superfìci del clivaggio spaziato stilolitizzato si sono probabil¬
mente prodotte non normalmente alla compressione principale massima e
hanno avuto un ruolo cinematicamente attivo nella deformazione, al con¬
trario di quanto sostenuto da altri Autori (Alvarez e altri, 1976b);
2) la deformazione è consistita in una combinazione di taglio semplice
e puro realizzatosi attraverso scivolamento relativo di strati e lithons , asso¬
ciato a processi di dissoluzione e precipitazione lungo le superfìci di strato
e di clivaggio;
3) a tale deformazione non è associabile come necessaria conseguenza
un accorciamento degli strati;
4) lo stato di tensione che a luoghi è stato responsabile di questo tipo
di deformazione è stato caratterizzato da una direzione principale massima
di compressione fortemente inclinata sul piano di stratificazione.
Ringraziamenti
Ho potuto portare a termine questo studio iniziato come parte del lavoro
di tesi grazie all’incoraggiamento e ai consigli del prof Giuseppe Guzzetta.
Ringrazio anche il prof. Bruno D’Argenio per gli utili suggerimenti.
84 Rosa Emilia Cinquegrana
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Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. 96, 1987, pp. 87-106, ftgg. 4, tabb. 6
Contributo alla conoscenza del ruolo
del comportamento di emissione di inchiostro
nel genere Aplysia
(Mollusca, Gastropoda, Opisthobranchia)
Nota del socio Graziano Fiorito (*) e di Carmela Capuano (*),
Antonio Miralto (*) e Gary Greenberg (**)
Riassunto. — Il comportamento di emissione di inchiostro nelle Aplysie è di
notevole interesse. La sua utilità come meccanismo di difesa è stata discussa a
lungo, ma appare tuttora dubbia. Nella presente nota gli Autori riportano una
serie di esperimenti fisiologici e di osservazioni comportamentali condotti su Aply¬
sia depilans L. tendenti a mostrare che remissione di inchiostro abbia un «signifi¬
cato» per i conspecifici. Sulla base dei dati presentati, gli Autori evidenziano una
relazione tra la presenza di inchiostro nell’ambiente e remissione di inchiostro
stesso, la qual cosa indurrebbe a ritenere il comportamento di emissione di
inchiostro quale probabile «segnale» tra conspecifici nell’ambito dei comportamenti
di difesa.
Summary. — The role of Aplysias inking behavior in thè defensive mechanisms
is stili uncertain even in relation to thè naturai history of thè genus. Authors report
a series of physiological experiments and behavioral observations showing thè rela-
tionship between ink presence and inking behavior. This probably involves a special
function of thè ink and of thè inking behavior between conspecifics, concerning spe-
cially avoidance behaviors.
Parole chiave : Aplysia ; Mollusca; Invertebrata; Comportamento; Emissione
d’inchiostro; Comportamento di difesa.
Key words : Aplysia ; Mollusca; Invertebrata; Behavior; Inking; Defence.
(*) Stazione Zoologica, Laboratorio di Neurobiologia, Villa Comunale, 80121
Napoli, Italia.
(**) Department of Psychology, Wichita State University, Wichita, Kansas,
USA.
88 G. Fiorito, C. Capuano, A. Miralto e G. Greenberg
Introduzione
L’emissione di inchiostro ha una sua collocazione ben precisa nell’am-
bito della maggior parte delle specie di Molluschi. Nel phylum, infatti, gli
Anaspidea ( Aplysiacea ), il Cefalaspide con caratteri primitivi Acteon e tutti
i Cefalopodi (eccezione fatta per il genere Nautilus) emettono secrezioni
pigmentate in seguito a stimoli nocivi. Pochi sono gli studi disponibili sulla
morfologia e embriologia comparate di tale secrezione, tutti piuttosto di
vecchia data (Blochmann, 1883; Mazzarelli, 1889; Flury, 1916), e certa¬
mente tutta la problematica necessiterebbe di una rinnovata attenzione.
In generale, si ritiene che remissione di inchiostro appartenga alla
categoria dei «meccanismi innati di difesa» indispensabili per il taxon
(Kandel, 1979). Benché i meccanismi biochimici e neurofisiologici con¬
nessi con 1’emissione di inchiostro siano stati studiati approfonditamente
nelle Aplysie (Byrne, 1980; 1981; Byrne et al. , 1979; Carew e Kandel,
1977 a, b, c; Chapman e Fox, 1969; Kandel, 1979; Prota, 1980; Rudiger,
1967; Shapiro et al ., 1979), non è ancora possibile fornire un quadro con¬
clusivo circa la funzione del comportamento di emissione di inchiostro nel
genere Aplysia (Fiorito et al ., 1985; Léonard e Lukowiak, 1986). L’ipotesi
che questo comportamento svolga per il genere una funzione di risposta
innata di difesa, in seguito ad attacchi di predatori (Tab. 1), appare, infatti,
poco probabile in relazione alla posizione occupata dalle monache di mare
nella catena alimentare e alla loro relativamente scarsa disponibilità come
specie preda dovuta principalmente alla non «palatabilità» dei tessuti
(Ambrose et al. , 1979; Di Matteo, 1981, 1982; Fiorito et al ., 1985). Per
quel che riguarda l’inchiostro Ambrose et ahi (1979) ritengono che esso
non è repellente, ma è utilizzato dalle Aplysie come colorazione di avverti¬
mento e quindi come deterrente alla predazione. A differenza di quanto
succede nei Cefalopodi, le specie di Aplysia non possono utilizzare remis¬
sione di inchiostro come schermo di protezione , dal momento che il pig¬
mento è rilasciato gradualmente e che l’animale stesso si muove con una
certa lentezza (Kupferman e Carew, 1974; Léonard e Lukowiak, 1986).
Indipendentemente da ciò la scarsità delle osservazioni riguardanti la rela¬
zione tra attacchi predatori su Aplysia ed emissione di inchiostro (Tab. 1),
certamente avvalora l’ipotesi che tale comportamento rappresenti per
questi animali un «fattore» utilizzato anche al di fuori della categoria dei
meccanismi di difesa. È probabile che nel corso della loro evoluzione gli
Aplysiidae, in relazione alla nicchia occupata, non abbiano subito pressioni
selettive per l’utilizzazione di tale meccanismo comportamentale, per cui
siano andati incontro a ulteriori specializzazioni della dotazione probabil-
Riposta difensiva di Aplysia spp. in seguito ad attacchi predatori.
Contributo alla conoscenza del ruolo del comportamento, ecc. 89
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4) Léonard e Lukowiak, 1986.
5) Di Matteo, 1982.
6) Susswein et al. , 1984.
90 G. Fiorito, C. Capuano, A. Miralto e G. Greenherg
mente nel senso della emissione di un codice-segnale (Tavolga, 1970)
come già proposto da Fiorito et alii (1985).
Esiste una notevole serie di meccanismi di comunicazione chimica
(Lederhendler, 1977; Lederhendler et al ., 1975; 1977) che le Aplysie
utilizzano per l’aggregazione dei consimili o per la modulazione di diversi
comportamenti (Audesirk, 1975; 1977; Jahan-Parwar e Fredman, 1976;
Lederhendler et al. , 1977; Léonard e Lukowiak, 1986; Susswein e
Benny, 1985). L’emissione di inchiostro sembra, inoltre, avere una soglia
più bassa se gli animali sono tenuti in coppie o in gruppi per periodi più o
meno brevi (Tobach et al ., 1965), il che depone per una possibile relazione
tra remissione di inchiostro e il comportamento riproduttivo.
Questi dati suggeriscono di indagare ulteriormente le implicazioni
«sociali» dell’inchiostro di Aplysia. In particolare, l’ipotesi che remissione
di inchiostro possa fungere da meccanismo di comunicazione intra-speci-
fico nelle Aplysie richiede di essere sottoposta ad una più estesa indagine
sperimentale. La prima questione da dirimere riguarda l’eventualità che
1’emissione di inchiostro influenzi il compimento di questa stessa reazione
in conspecifici. La presente nota riporta una serie di esperimenti condotti
a tal fine.
Materiali e metodi
1. Animali e loro mantenimento
Tutti gli esperimenti sono stati condotti utilizzando esemplari di Aply¬
sia depilans (complessivamente 100 individui) sessualmente maturi e
quindi corrispondenti agli stadi di sviluppo 12 e 13 definiti da Kriegstein
(1977). I pesi degli animali variavano tra i 150 e gli 800 grammi. Le dimen¬
sioni fomite ed utilizzate per l’analisi statistica (peso in grammi dell’ani¬
male sgocciolato per alcuni secondi, determinato con una bilancia Mettler
K50) sono state confrontate con quella ottenute utilizzando altri metodi
(Bilancia Hartner, volume di liquido spostato dall’animale in un cilindro
graduato contenente acqua di mare) senza fornire disparità apprezzabili,
come del resto già indicato da altri Autori (Otsuka et al. , 1980). Gli ani¬
mali, tenuti isolati, sono stati mantenuti per non più di tre giorni in vasche
di vetro (volume 180 litri) con ricambio continuo di acqua di mare, e sono
stati alimentati con una notevole varietà di alghe verdi e rosse (principal¬
mente Ulva spp. e Gracilaria spp.).
Contributo alla conoscenza del ruolo del comportamento, ecc. 91
2. Osservazioni comportamentali
Le osservazioni sono state compiute nelle vasche di mantenimento, a
temperatura ambiente, alla stessa ora del giorno (tra le 9.00 e le 11.00)
durante il mese di aprile del 1986. Durante queste osservazioni in ogni
vasca veniva immesso inchiostro in quantità nota, proveniente da un indi¬
viduo omeospecifico «donatore», raccolto come indicato da Di Matteo
(1982). Venivano quindi registrati tutti gli «atteggiamenti» comportamen¬
tali esibiti in 30 minuti (Tabb. 3 e 4). La durata dell’osservazioni è stata
determinata in precedenza come tempo necessario affinché l’inchiostro
immesso nelle vasche fosse completamente eliminato dalle stesse per
mezzo della circolazione dell’acqua di mare.
3. Esperimenti di stimolazione
Gli animali utilizzati per questi esperimenti venivano prelevati dalle
vasche di mantenimento e posti in vasche di plastica (dimensioni 31 x 20 x 12
cm) contenenti 5,0 litri di acqua di mare filtrata e areata continuamente.
La temperatura delle vaschette non ha mai superato quella stagionale del
mare (18-22° C). Trascorsi 60 minuti gli animali sono stati trattati in
accordo al tipo di esperimento (Tab. 2) e quindi dopo altri 5 minuti stimo¬
lati elettricamente. La stimolazione era effettuata mediante applicazione
manuale di elettrodi di platino alla regione del «collo» (Fig. 1) dell’ani¬
male poco dietro i rinofori. La corrente somministrata per 3 secondi (range
utilizzato 20-90 mA) era prodotta da un generatore di shock Grass S-44.
Per ogni animale sono stati raccolti i dati relativi al peso dell’animale,
alla soglia di emissione (espressa in milliampere) corrispondente alla più
piccola intensità di corrente capace di evocare l’emissione di inchiostro e
alla latenza (espressa in secondi) rappresentante l’intervallo tra l’applica¬
zione dello stimolo e 1’emissione di inchiostro.
a) Primo esperimento. - Gli esemplari (40 in tutto) sono stati ripartiti
in 4 gruppi sperimentali come indicato in tabella 2 A. Cinque minuti dopo
l’introduzione di inchiostro proveniente, come già detto, da animali dona¬
tori, a seconda della situazione sperimentale, ciascun animale era stimolato
con una corrente di 20 mA. Successivamente, ad intervalli di cinque
minuti, ciascun animale era stimolato con correnti via via maggiorate di 5
mA fino all’emissione di inchiostro (determinando così la soglia di emis¬
sione e la latenza).
92 G. Fiorito, C. Capuano, A. Miralto e G. Greenberg
TABELLA II
Suddivisione in gruppi degli esperimenti di stimolazione condotti su individui di
Aplysia depilans. In 2 -A sono riportati le assegnazioni dei gruppi « no-ink » o « ink »
nelfambito dei due giorni di sperimentazione, «ink» sta ad indicare la presenza di
inchiostro di un conspecifico nella vasca di stimolazione, «no-ink» il contrario.
In 2-B sono riportati i dati relativi agli animali testati nel corso del secondo esperi¬
mento raggruppati così come stimolati con diverse concentrazioni di inchiostro.
In parentesi sono indicate le medie del peso corporeo degli animali utilizzati.
2 -A
Giorno
Giorno
I giorno
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ink
no-ink
ink
II giorno
no-ink
no-ink
ink
ink
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10 anim.
10 anim.
10 anim.
2-B
Concentrazione inchiostro
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Range
di peso
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162-550
gr (351.0)
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mi
inchiostro/5000
mi
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8
262-593
gr (412.4)
10
mi
inchiostro/5000
mi
SW
8
201-433
gr (294.7)
15
mi
inchiostro/5000
mi
sw
8
215-412
gr (326.7)
30
mi
inchiostro/5000
mi
sw
8
160-469
gr (370.2)
Il secondo giorno la stimolazione iniziava con una corrente di 10 mA
più bassa di quella che aveva determinato la risposta di ciascun animale il
giorno precedente. Gli animali venivano quindi stimolati progressivamente
come il primo giorno fino alla nuova emissione di inchiostro.
b) Secondo esperimento. — Nel secondo esperimento sono stati utiliz¬
zati altri 40 esemplari di A. depilans stimolati in presenza di inchiostro di
animali donatori a concentrazioni diverse (Tab. 2B). Ogni animale è stato
stimolato un solo giorno utilizzando il metodo del primo esperimento.
Contributo alla conoscenza del ruolo del comportamento, ecc. 93
Risultati
1. Osservazioni comportamentali
Nel corso di tali esperimenti sono stati registrati tutti i comportamenti
esibiti dagli animali per tutta la durata del test. La nomenclatura per
Lidentificazione dei singoli patterns comportamentali esibiti è risultata
sostanzialmente identica a quella descritta da Léonard e Lukowiak (1986)
nella definizione delfetogramma di Aplysia californica : pertanto, per
ragioni di uniformità ci si riferirà al citato lavoro.
Fig. 1. — Raffigurazioni dell 'Aplysia depilans con indicato il punto di applicazione
delfelettrodo (area in grigio).
Hanno destato particolare interesse ai fini della nostra ricerca 13 com¬
portamenti, la cui descrizione è riportata in tabella 3, considerati da diversi
Autori (cfr. la bibliografia citata da Léonard e Lukowiak, 1986) come esi¬
bizioni comportamentali appartenenti alle categorie «comportamenti gene¬
rali» e «comportamenti di difesa». In tabella 4 è indicato il numero di
volte per cui tali comportamenti sono stati osservati durante le quattro fasi
temporali delfesperimento per un totale di 1248 azioni registrate in com¬
plessivi 630 minuti di osservazione. La figura 2 riporta gli andamenti delle
Descrizione dei comportamenti durante le osservazioni comportamentali (sezione 2 dei Materiali e Metodi) e loro nomenclatura
secondo Léonard e Lukowiak (1986).
94
G. Fiorito, C. Capuano, A. Miralto e G. Greenberg
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Contributo alta conoscenza del molo del comportamento, ecc. 95
TABELLA IV
Frequenze (numero di volte in cui un dato comportamento è stato osservato) dei
comportamenti esibiti nel corso di tutte le osservazioni comportamentali da 8 esem¬
plari di Aplysia depilans. Le fasi temporali corrispondono a: INIZIO, inchiostro non
presente in vasca; METÀ, inchiostro distribuito in metà vasca; PIENO, inchio¬
stro presente in tutta la vasca; VUOTO, inchiostro non più visibile nella vasca.
Comportamenti osservati
Fasi temporali
INIZIO
METÀ
PIENO
VUOTO
Crawling
36
23
114
62
Balled-up
24
24
74
0
Hunched
49
12
60
59
Rearing
23
12
47
0
Head-waving
36
72
194
48
Parapodia-open
12
13
34
36
Parapodia-flat
0
0
27
23
Parapodia-erect
0
0
0
0
Pumping
0
0
34
0
Inking
0
0
0
0
Galloping
0
12
60
0
Head-withdrawal
0
0
28
0
Opaline-secretion
0
0
0
0
Totale dei comp. osservati
180
168
672
228
percentuali di attività e inattività durante le 4 fasi temporali indicate. Tali
percentuali sono state calcolate sommando il numero di azioni di
«attività» o di «inattività» per ogni fase e dividendo il risultato per il
totale delle azioni registrate in quella fase temporale. A tal fine sono state
definite «attività» tutte le azioni comportamentali che si esplicano attra¬
verso il movimento, mentre per quelle di «inattività» si intende assenza di
movimento delfanimale o di parti del suo corpo.
Da tali dati si evince, che durante la presenza di inchiostro nella vasca,
gli animali tendono in generale ad incrementare la loro attività. Più in par¬
ticolare i comportamenti di crawling , head-waving e pumping hanno una più
elevata frequenza durante le fasi con inchiostro; è da notare anche l’incre¬
mento di head-withdrawal durante le stesse fasi. È altresì interessante la
mancanza di secrezioni di difesa ( Inking e Opaline-secretion) durante tutta
96 G. Fiorito, C. Capuano, A. Miralto e G. Greenberg
la durata del test, anche se la maggior parte degli animali trattati mostrava
al tatto dello sperimentatore un aumento di mucosità del corpo, quando
questi erano rimossi dalla vasca di sperimentazione alla fine del test.
Fig. 2.— Andamento dei comportamenti di «attività» ( - ) e di inattività (— )
durante le quattro fasi temporali delle osservazioni comportamentali
svolte su individui di Aplysia depilans in presenza di inchiostro emesso da
un animale donatore. I: Inizio; M: Metà; P: Pieno; V: Vuoto.
2. Esperimenti di stimolazione
I dati ricavati dai due esperimenti condotti sono stati analizzati con i
classici metodi di statistica parametrica e non-parametrica. È stata innanzi¬
tutto controllata l’omogeneità del campione analizzando i pesi degli ani¬
ma/li utilizzati nei diversi gruppi sperimentali ( Esperimento /: no-no, no-yes,
Contributo alla conoscenza del ruolo del comportamento, ecc. 97
yes-no, yes-yes; Esperimento II: 0, 5, 10, 15, 30 mi inchiostro in 5000 mi di
acqua di mare) con il test di Kru skal- Wallis (1952) per l’analisi della
varianza monovalente per ranghi, che ha indicato che non esistono diffe¬
renze significative tra i pesi degli animali nei diversi gruppi sperimentali.
I dati relativi alle soglie di risposta e alle latenze d q\V esperimento I
(Tab. 5) non indicano (Fig. 3) una variazione significativa nei parametri
registrati durante il primo e il secondo giorno in funzione delle condizioni
sperimentali; è significativa solo la differenza tra le latenze del gruppo
«no-yes» per il primo ed il secondo giorno. In ogni caso la tendenza gene¬
rale e nell’incremento della soglia di risposta nel secondo giorno, eccezion
fatta per i gruppi no-yes e yes-yes, e nel decremento costante delle latenze
tra il primo e il secondo giorno in tutti i gruppi sperimentali. Esiste altresì
una buona correlazione lineare tra i parametri peso animale-soglia di emis¬
sione (probabilità compresa tra 0,5 e 0,01), mentre i parametri peso anima¬
le-latenza di risposta non hanno dato significatività per la correlazione
lineare.
I dati relativi all’ esperimento II (Tab. 6) hanno mostrato una correla¬
zione lineare (probabilità compresa tra 0,5 e 0,01) tra la concentrazione di
inchiostro presente in vasca e la soglia di risposta, mentre tale relazione
non esiste quando si correlano la concentrazione di inchiostro e la latenza
di emissione. In figura 4 è mostrato l’andamento delle relazioni concentra¬
zione di inchiostro-soglia e concentrazione di inchiostro-latenza. Tali rela¬
zioni evidenziano una significativa variazione della soglia di risposta del
comportamento di emissione di inchiostro di A. depilans quando è pre¬
sente in vasca una concentrazione di inchiostro di un conspecifico pari a 1
ml/1 (5 mi di inchiostro/5000 mi acqua di mare).
Tutti i dati ricavati dagli esperimenti di stimolazione sembrano pertanto
essere in accordo con il fatto che il comportamento di emissione di inchiostro
non è direttamente influenzato dalla presenza di inchiostro di un altro animale
conspecifico anche se, come sarà discusso in seguito, i dati non rigettano, al
momento, un significato aposematico all’inchiostro stesso.
Discussione
Fino ad oggi non è stata fornita una spiegazione autorevole e conclu¬
siva circa il molo del comportamento di emissione di inchiostro nel genere
Aplysia (Léonard e Lukowiak, 1986). Vinking , infatti, potrebbe servire
semplicemente ad espellere dall’organismo l’aplysioviolina che è un pro¬
dotto di rifiuto (Chapman e Fox, 1969). L’eventuale funzione di repellente,
Dati relativi a peso corporeo, soglia di emissione e latenza di risposta per le Aplysie stimolate elettricamente nel corso del I esperi¬
mento. L’attribuzione dei gruppi sperimentali, già riportata in tabella 2, è stata controllata con il test di Kruskal-Wallis. I numeri
nella prima colonna corrispondono ai singoli animali (gr: peso degli animali; mA : soglia di risposta; s: latenza di risposta).
98 G. Fiorito, C Capuano, A. Miraito e G. Greenberg
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B
Gruppi 'Sperimentali
Fig. 3. — Istogramma dei valori medi riscontrati per i parametri soglia di emissione
(mA) in B e latenza di risposta (sec) in A del comportamento di emissione
di inchiostro in seguito alla stimolazione elettrica di Aplysia depilans in
due giorni successivi (in bianco I giorno, in tratteggio II giorno) nelle
diverse condizioni sperimentali.
100 G. Fiorito , C. Capuano, A. M ir alto e G. Greenberg
svolta dall’inchiostro, benché dimostrata per A. dactylomela dai lavori di Di
Matteo (1981; 1982) non trova riscontro in esperimenti condotti da Fio¬
rito et alii (1985) su Carcinus mediterraneus (Crustacea, Decapoda) utiliz¬
zando l’inchiostro di A. fasciata e di A. depilans. Inoltre, la convergenza di
osservazioni sulla scarsità di predatori attivi di Aplysie, soprattutto impu¬
tata alla non palatabilità dei loro tessuti (Ambrose et al. , 1979), è stata di
recente contraddetta dalla scoperta che VA. californica è oggetto di attiva
ingestione da parte di Molluschi del genere Navanax (Léonard e Luko-
wiak, 1986), senza che a tali episodi di predazione corrispondano, tuttavia,
emissioni di inchiostro. L’appartenenza d QÌVinking ai meccanismi compor¬
tamentali di difesa è pertanto sempre più incerta.
TABELLA VI
Dati relativi alla soglia di emissione e alla latenza di risposta di 40 esemplari di A.
depilans stimolati elettricamente in presenza di inchiostro a diverse concentrazioni
nel corso dell’esperimento II. In corsivo sono riportati i valori medi e gli errori stan¬
dard calcolati.
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di inchiostro
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Se remissione di inchiostro non trova il suo utilizzo come «protezione»
dagli attacchi di eventuali predatori, si può allora pensare ad una funzione
neH’ambito della comunicazione chimica e quindi dei comportamenti
cosiddetti «sociali». In tal senso il lavoro di Tobach et alii (1965), benché
basato su di un numero limitato di osservazioni, suggerisce che le Aplysie
Contributo alla conoscenza del ruolo del comportamento, ecc. 101
Fig. 4. — Andamento della relazione concentrazione di inchiostro/corrente (mA) in A
e concentrazione di inchiostro/latenza (s) in B.
102 G. Fiorito, C. Capuano, A. Miralto e G. Greenberg
in condizioni di aggregazione rilasciano inchiostro, quando stimolate, più
facilmente di quelle isolate. Tale fatto sembrerebbe indicare una possibile
relazione tra comportamento riproduttivo, aggregazione sociale e
inchiostro.
Benché A. californica , Navanax inermis e altri Molluschi siano in grado
di esibire azioni comportamentali diverse in «parallelo» (Léonard, 1982;
Léonard e Lukowiak, 1984; Léonard e Lukowiak, 1986), per la realizza¬
zione di altri comportamenti gli stessi animali devono necessariamente
«sopprimere» qualsiasi altra attività. Questo concetto, esprimibile in ter¬
mini di gerarchie di comportamento (Davis et al ., 1974; Dawkins, 1976),
pone la necessità di indagare sulla natura delle «pulsioni» che sono alla
base dei diversi comportamenti, prima di poter analizzare le possibili inter¬
relazioni esistenti tra le stesse azioni comportamentali. Un individuo di
Aplysia spp. per poter copulare come femmina deve sopprimere diverse
reazioni di difesa (ad esempio: gill-withdrawal e inking ) e mantenere i
parapodi aperti. In particolare, il fatto che le Aplysie mantengono il man¬
tello esposto a stimoli tattili di un conspecifico, potrebbe evocare compor¬
tamenti di difesa quali il galloping e Yinking che, invece sono soppressi
(Léonard e Lukowiak, 1986). I meccanismi comportamentali di difesa e il
comportamento sessuale femminile, pertanto, si escludono a vicenda (Léo¬
nard e Lukowiak, 1986). Tale incompatibilità è anche avvalorata da dati
sperimentali riguardanti la soppressione del gill-withdrawal in preparati
neurologici provenienti da animali in copulazione (Lukowiak e Freedman,
1983) . Questa soppressione è probabilmente mediata da una neurosecre¬
zione di natura oppioide, dal momento che il naloxone, un antagonista
degli oppioidi, ristabilisce i normali livelli di retrazione branchiale. La sop¬
pressione dello stesso comportamento in animali che si stavano alimen¬
tando non è riscontrabile in esperimenti dello stesso tipo (Léonard et al .,
1984) . Queste indicazioni ci indurrebbero ad escludere il significato sociale
in senso riproduttivo dQÌVinking nelle Aplysie ancor più perché la neuro¬
modulazione attuata da un sistema oppioide coinvolge i meccanismi di
difesa, cioè i meccanismi atti alla protezione delfomeostasi del singolo in¬
dividuo.
I dati riportati nella presente nota e particolarmente quelli relativi alle
osservazioni comportamentali sembrerebbero mostrare che la presenza di
inchiostro induce un incremento dell’attività locomotoria e comportamen¬
tale dei conspecifici che non abbiano emesso la secrezione. In particolare,
l’elevata frequenza di crawling , head-waving e pumping , considerati apparte¬
nenti alla categoria di meccanismi comportamentali «generali» (Léonard
e Lukowiak, 1986), e di head-withdrawal (meccanismi comportamentali di
Contributo alla conoscenza del ruolo del comportamento , ecc. 103
difesa) in presenza di inchiostro, potrebbe essere ricondotta ad una varia¬
zione dello stato «percettivo» dell’individuo che non ha emesso Fin-
chiostro, dimostrando così esclusivamente che V Aplysia depilans ha «sen¬
sazione» della presenza di inchiostro nell’ambiente. Tale assunto, benché
non possa essere avvalorato al momento da studi di carattere neurofisiolo¬
gico, può essere preso in considerazione per studi futuri soprattutto sulla
base dei risultati degli esperimenti riportati nel presente lavoro. Infatti,
come è stato detto, l’inchiostro aumenta significativamente i livelli di atti¬
vità comportamentali dei conspecifici e di questi influenza direttamente la
soglia di emissione di inchiostro.
In conclusione non è possibile fornire dati certi su di un significato
sociale dell’emissione di inchiostro, ma appare evidente che le Aplysie
«riconoscano» in qualche modo la propria secrezione, modificando di con¬
seguenza il loro comportamento: ciò certamente lascia dubbi sul fatto che
l’emissione di inchiostro rappresenti soltanto e semplicemente l’emissione
di un sottoprodotto del metabolismo. È allora opportuno continuare l’inda¬
gine per ricercare i meccanismi che hanno portato le Aplysiidae ad
un’eventuale specializzazione funzionale di tale secrezione, in funzione di
«segnale» nei comportamenti di difesa.
Ringraziamenti
Gli Autori desiderano ringraziare per la collaborazione tecnica il sig.
Giovanni Amoroso e il dr. Paolo Bergamo.
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Presentata nella tornata del 24 aprile 1987
Accettata il 9 dicembre 1987
Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. 96, 1987, pp. 107-128, figg. 14
L’interpretazione dei profili sismici a rifrazione
col metodo reciproco generalizzato
Nota del socio Domenico Patella (*)
e di Vincenzo Antonio Lapenna (*) e Celestina Satriano (*)
Riassunto. - Si espongono gli elementi teorici e pratici del metodo reciproco
generalizzato, introdotto da Palmer nel 1980 per l’interpretazione quantitativa dei pro¬
fili sismici a rifrazione. Si descrivono poi i caratteri innovativi del metodo e i suoi
limiti, prendendo lo spunto dall’analisi di alcuni profili sismici sperimentali, condotta
al calcolatore con un programma opportunamente predisposto.
Summary. - In this paper we describe thè theoretical and practical elements of
thè Generalized Reciprocai Method, elaborated by Palmer in 1980 to improve quanti¬
tative interpretation of refraction seismics profìles. Advantages and limits of thè met¬
hod are also evaluated through thè accurate analysis of some field profìles by an
opportunely written computer program.
Introduzione
Nel corso degli ultimi anni la prospezione sismica a rifrazione ha occupato
uno spazio sempre più preminente nell’ambito dei metodi geofìsici, che ven¬
gono comunemente adottati nell’indagine del sottosuolo a piccole profondità,
per la soluzione di problemi geologico-applicativi in generale, e ingegneristici
in particolare.
L’interpretazione geofìsica dei profili sismici a rifrazione è un’operazione
generalmente molto delicata, soprattutto quando si affronta lo studio di aree
geologicamente complesse e quando le si attribuisce il ruolo determinante per
la definizione fìsica e geometrica delle strutture sepolte investigate.
Non v’è dubbio che per migliorare il rapporto costi/benefìci d’una inda¬
gine sismica si deve poter disporre di metodi d’interpretazione con elevata
(*) Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia - Università di Napoli, Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
108 D. Patella, V. A. Lapenna e C. Satriano
capacità di risoluzione e allo stesso tempo basati su un formalismo matematico
relativamente semplice, tale da renderli applicabili col solo apporto d’un perso¬
nal computer.
11 metodo reciproco generalizzato (Generalized Reciprocai Method,
G.R.M.), venuto alla ribalta di recente (Palmer, 1980), appare rispondere,
in linea di principio, a queste due esigenze.
Sin dalla sua apparizione in letteratura, il G.R.M. ha suscitato notevole
interesse fra i geofìsici applicati di tutto il mondo, tanto da divenire spesso
argomento predominante di discussione scientifica in convegni internazio¬
nali del settore e oggetto di accurate sperimentazioni in diversi campi d’ap¬
plicazione (Haeni, 1986; Hatherly et al ., 1986; Kilty et al ., 1986).
Ciononostante, rimane a tutt’oggi, certamente in Italia, e forse anche
in altri paesi scientificamente avanzati, un metodo scarsamente utilizzato
nella normale routine professionale. Ciò può probabilmente imputarsi sia
alla non semplice struttura logica dei suoi principi, sia alla mancanza di
programmi di calcolo opportunamente predisposti per un’immediata utiliz¬
zazione direttamente durante la campagna d’indagini.
In questa nota ci si propone di fornire del metodo un ragguaglio teo¬
rico e pratico a carattere elementare e di mettere in particolare evidenza i
suoi caratteri innovativi e i suoi limiti, prendendo lo spunto dall’analisi
quantitativa di alcuni profili sperimentali, eseguita con un programma di
calcolo opportunamente predisposto.
Richiami di sismica a rifrazione
Com’è noto, il metodo della sismica a rifrazione si basa sullo studio
della propagazione delle onde elastiche di volume che si generano da una
sorgente posta sulla superfìcie libera della terra, poi si rifrangono attraverso
le discontinuità presenti nel sottosuolo, e infine si riportano in superfìcie
come onde coniche, prodottesi in seguito al fenomeno dello sganciamento
del fronte d’onda rifratto da quello diretto, al raggiungimento dell’angolo
d’incidenza limite da parte di quest’ultimo fronte. Tale fenomeno si veri¬
fica, come si può dimostrare in base all’analogia con le leggi dell’ottica
geometrica, quando le velocità negli strati crescono con la profondità. Coi
tempi d’arrivo delle onde coniche (Fig. 1), misurati in superfìcie a partire
dall’istante dell’impatto alla sorgente, si costruiscono dei diagrammi tem¬
po-distanza, detti dromocrone.
Un criterio per analizzare le dromocrone è quello basato sull’ipotesi
che il sottosuolo si possa approssimare con un modello a strati omogenei e
isotropi separati da superfìci di discontinuità piane, comunque inclinate. In
L’interpretazione dei profili sismici a rifrazione , ecc. 109
Fig. 1. — Rappresentazione schematica dei principi della sismica a rifrazione e della relativa apparecchiatura.
110 D. Patella, V. A. Lapenna e C. Satriano
tal caso si determinano le velocità degli strati e le profondità e pendenze
degli orizzonti rifrangenti mediante note formule presenti in tutti i testi di
geofìsica applicata (ad es. Dobrin, 1976). La Fig. 2 mostra un esempio di
tale criterio interpretativo per una situazione a due strati.
Tale modello è però spesso inadeguato nel descrivere realtà geologiche
in aree strutturalmente complesse. Una migliore approssimazione del sot¬
tosuolo si può ottenere modificando il modello su citato con l’introduzione
di superfìci di discontinuità generalmente curve e di variazioni laterali di
velocità nei rifrattori.
Fra tutti i metodi descritti in letteratura che affrontano quest’ultimo
problema interpretativo, il G.R.M. sembra dotato del maggior potere di
risoluzione. Appare inoltre in grado di ridurre notevolmente le ambiguità
connesse all’esistenza o meno di strati lenti e/o nascosti, che rappresentano
la causa più frequente di cospicui errori nell’interpretazione dei profili si¬
smici a rifrazione.
Il G.R.M. trae spunto dal metodo del Plus-Minus di Hagedoorn (1959) e da
quello, sostanzialmente identico, del Tempo Reciproco di Hawkins (1961).
Nella formulazione di Hagedoorn (1959), limitandosi a considerare un
semplice doppio strato avente la superfìcie di discontinuità sepolta caratte¬
rizzata da pendenze non superiori a circa 20° lungo tutto il profilo e velo¬
cità v2 costante nel substrato (Fig. 3), e tralasciando le note considerazioni
a proposito della valutazione della velocità Vj nel primo strato, la velocità
v2 si ricava dalla relazione:
(l/v2) - (dtv/dx), (ù < 20°), (1)
essendo
tv = (tAG ~ tBG + tAB) / 2 (2)
e x la distanza del generico geofono G da uno dei due punti di energizza-
zione, ad esempio il punto A (Fig. 3). I termini tAG e tBG rappresentano i
tempi, sperimentalmente valutabili, impiegati dall’onda a percorrere i tratti
ACEG e BDFG, rispettivamente (Fig. 3). Inoltre, il termine tAB , detto
tempo reciproco, rappresenta il tempo, anch’esso sperimentalmente valuta¬
bile, impiegato dall’onda a percorrere il tratto ACDB (Fig. 3).
La profondità del rifrattore, al di sotto del generico geofono G, si cal¬
cola poi mediante la formula
ZG = tG (vj/cosii), (3)
dove l’angolo limite f si determina con la relazione
ii = arcsin (vj/v2)
(4)
L’interpretazione dei profili sismici a rifrazione, ecc. Ili
(B)
distanze (m)
Fig. 2. — Esempio di dromocrone relative ai profili diretto e coniugato (A) e relativa
interpretazione quantitativa secondo lo schema convenzionale a strati
inclinati (B).
tempi (ms)
112 D. Patella , V A. Lapenna e C. Satriano
e il tempo tG con la relazione
i-G — (Ug + ^bg ~ Ub)/ 2. (5)
È proprio dallo sviluppo della (5) che si ottiene la (3), allorché si
approssimi a una superficie piana la parte di rifrattore compresa fra i punti
E ed F (Fig. 3).
A GB
Fig. 3. — Traiettorie dei raggi nel profilo diretto e in quello coniugato, i cui tempi di
percorso sono utilizzati nel metodo del tempo reciproco di Hawkins.
Il metodo reciproco generalizzato
Analogamente ai metodi di Hagedoorn (1959) e Hawkins (1961), dai
quali trae spunto, anche il G.R.M. utilizza i primi arrivi relativi ai profili
diretto e coniugato.
Limitandosi ancora una volta a considerare, per semplicità d’esposi¬
zione, un doppio strato, la velocità v2 nel substrato si valuta ora attraverso
l’analisi della «funzione di velocità», definita dalla seguente relazione
tv — (tAY “ tBx + tAB)/2 (6)
dove A e B indicano ancora i due punti d’energizzazione nei profili diretto
e coniugato, rispettivamente, e X e Y le generiche posizioni di due geofoni
lungo il profilo (Fig. 4).
Fissato un intervallo XY, ed essendo i termini al secondo membro
della (6) valutabili sperimentalmente, la funzione tv può essere calcolata
per punti al variare della distanza x tra una delle due sorgenti, per esempio
A, e il punto medio di XY, che scorre lungo il profilo AB e al quale si attri¬
buisce il valore di volta in volta ottenuto.
L’interpretazione dei profili sismici a rifrazione, ecc. 113
La derivata di tv(x) rispetto a x definisce l’inverso di una velocità
apparente,
-7- tv(x) = l/vi, (7)
dx
che, per pendenze relative della traccia del rifrattore inferiore a 20° e per
un’opportuna scelta del parametro XY, approssima abbastanza bene la
velocità vera del rifrattore, v2.
A X G Y B
Fig. 4. — Traiettorie dei raggi nel profilo diretto e in quello coniugato, i cui tempi di
percorso sono utilizzati nel metodo del tempo reciproco generalizzato di
Palmer.
Utilizzando la funzione tv (x) si può quindi determinare la velocità nel
rifrattore mediante al più un semplice procedimento d’interpolazione ai
minimi quadrati. La funzione di velocità può di fatto essere calcolata più
volte, utilizzando diversi valori di XY scelti tra i multipli della distanza di sepa¬
razione fra geofoni contigui, adoperata lungo il profilo. In seguito si vedrà il cri¬
terio di scelta del valore XY che permette di ritenere v2 — v2. Tale valore di
XY è detto ottimale.
Per XY — 0, la funzione di velocità coincide col tempo minus di Hage-
doorn (1959).
L’andamento e la profondità della superfìcie del rifrattore sono poi
valutati attraverso la «funzione di profondità», o «tempo reciproco genera¬
lizzato», definita dalla relazione.
1g — [Uy + tax ” (t ab + XY/v2)]/2.
(8)
114 D. Patella, V. A. Lapenna e C. Satriano
Quando la distanza XY raggiunge, in particolare, il valore ottimale, che
corrisponde alla condizione E = F = H (Fig. 4), allora tG rappresenta
approssimativamente sia la differenza tra il tempo impiegato dall’onda a
percorrere la distanza EX (o FY) e quello impiegato a percorrere un tratto
equivalente a GX (o GY) sul rifrattore, sia il tempo impiegato dal raggio
che, emergendo perpendicolarmente dal rifrattore, raggiunge il punto G in
superficie (Fig. 4).
Pertanto si dimostra che la profondità del rifrattore al di sotto d’ogni
geofono si ottiene dalla relazione (Palmer, 1980), analoga alla (3),
ZG=ktG, (9)
dove tG è proprio il tempo reciproco generalizzato nella condizione di XY
ottimale, e k è un fattore di conversione tempo-distanza, dato da
k = v j v2 / (vf - v\)m (10)
per il modello a due strati ora in esame.
Non essendo però l’XY ottimale noto a priori, consegue che la sua
migliore stima va ricercata proprio attraverso lo studio delle funzioni di
velocità e di profondità, entrambe calcolate per diversi valori del parametro
XY (Figg. 5 e 6).
L’interpretazione quantitativa dei profili sismici sperimentali (Fig. 7)
dipende quindi, in ultima analisi, esclusivamente dal valore ottimale di XY,
corrispondente, come s’è detto, alla situazione in cui i raggi nel profilo
diretto e in quello coniugato riemergono da uno stesso punto sul rifrattore.
Una scelta errata della distanza XY è equivalente a un’operazione di fil¬
traggio passa-basso agente sulla superficie del rifrattore. Infatti, per un rifrat¬
tore semplicemente curvato, si otterrebbe una profondità maggiore di quella
vera se la concavità è rivolta verso il basso, minore se verso l’alto (Fig. 8).
Si fa infine notare che per XY = 0 la funzione di profondità coincide
col tempo plus introdotto da Hagedoorn (1959).
L’esempio di Fig. 9 chiarisce ora il criterio per la stima del valore otti¬
male di XY, attraverso l’analisi delle due famiglie di diagrammi, relative
alle funzioni tv e tG. Infatti, l’interpretazione delle dromocrone di Fig. 9 (b),
per diversi valori di XY, mostra nelle Fig. 9 (e, 0 che la ricostruzione più
fedele dell’andamento del rifrattore, nel modello di partenza di Fig. 9 (a), si
ottiene in corrispondenza del valore di XY per cui il diagramma della fun¬
zione tv è il più regolare, Fig. 9(c), e quello della funzione tG il più detta¬
gliato, Fig. 9 (d).
tempi (ms) tempi (ms)
L’interpretazione dei profili sismici a rifrazione, ecc. 115
70
60
50
40
30
20
10
0
70
60
(A)
funzione di velocità t
profilo diretto
XY=15 m
10 m
5 m
0 m
“T” - T - - 1 - - T" T I I . . I I
10 15 20 25 30 35 40 45 50
distanze (m)
(B)
funzione di velocità t
v
profilo coniugato
50 -
40 -
30 -
20 ^
10 -
u "T” . i — — r — —™j - ~T — — i — "» . - i - "i - —r - — i
0 5 10 15 20 25 30 35 4 0 45 50
distanze (m)
Fig. 5. — Rappresentazione della «funzione di velocità» nel metodo del tempo reci¬
proco generalizzato di Palmer. Le varie curve, che si riferiscono a diversi
valori della distanza XY (v. Fig. 4), sono state calcolate coi dati relativi alle
dromocrone di Fig. 2.
116 D. Patella, V. A. Lapenna e C. Satriano
Se le irregolarità topografiche e le disomogeneità nelle immediate
vicinanze dei geofoni hanno dimensioni confrontabili con quelle delle strut¬
ture sepolte da investigare, si possono allora ottenere perturbazioni nella
funzione di velocità tali da non far più apparire il più regolare il diagramma
relativo all’XY ottimale. Analogamente, i dettagli nella funzione di profon¬
dità tendono ad attenuarsi e a migrare al crescere di XY (Palmer, 1980).
w
e
a
£
a
«p
distanze (m)
5 IO 15 20 25 30 35 40 45
0 f— -4— +- 1 — -4 - 1 - 1-- 4— 1 I
IO -
20
30 -
40
funzione di profondità
XY= 0 m
-
= 5 m
= 10 m
= 15 m
•- *' •- "*
Fig. 6. — Rappresentazione della «funzione di profondità» nel metodo del tempo
reciproco generalizzato di Palmer. Le varie curve, che si riferiscono a
diversi valori della distanza XY (v. Fig. 4), sono state calcolate coi dati
relativi alle dromocrone di Fig. 2.
Nel caso più generale della sequenza di n rifrattori, lo spessore ZmG
del generico strato m-esimo, in corrispondenza del generico geofono G
lungo il profilo, si calcola mediante la formula
m - 1
ZmG = (tmG- X ZjG/kj)-km, (m = 2, 3, n - 1), (11)
j=i
L’interpretazione dei profili sismici a rifrazione , ecc. 117
distanze (m)
5 10 15 20 25 30 35 40 45
Fig. 7. — Risultato dell’interpretazione quantitativa delle dromocrone di Fig. 2 col
metodo del tempo reciproco generalizzato di Palmer.
(A)
X G Y
X G Y
Fig. 8. — Risultato di una scelta errata della distanza XY nel metodo del tempo reci¬
proco generalizzato di Palmer. La profondità del rifrattore è maggiore di
quella vera quando la concavità è verso il basso (A), mentre è minore
quando la concavità è verso l’alto (B).
tempi (ms) tempi (ms) profondità (m)
distanze (m)
0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
1 - L. - J - - 1 - - - 1 )
V1 = 0.25 kn/s
-
Vo = 1.00 kn/s
SEZIONE PROFONDITÀ*
(A)
(B)
(C)
Fig. 9. — Un esempio sintetico a dimostrazione del comportamento delle funzioni
di velocità e di profondità nel metodo del tempo reciproco generalizzato
di Palmer. Assegnato un modello a gradino (A) e calcolate le relative dro-
mocrone dei profili diretto e coniugato (B), sono state tracciate le funzioni
o
distanze (m)
distanze (m)
■P
•H
T3
C
O
«H
o
u
a
io
15-
2a
25-
sezione profondità
XY=5 m
(F)
di velocità (C) e di profondità (D) per differenti valori della distanza XY.
Il confronto tra le due interpretazioni, (E) ed (F), mostra che la ricostru¬
zione più fedele del rifrattore è quella che corrisponde al valore di XY
(ottimale), per cui il diagramma della funzione tv è il più regolare e quello
della funzione tG il più dettagliato.
120 D. Patella, V. A. Lapenna e C. Satriano
dove tmG è il tempo reciproco generalizzato, valutato prendendo in conside¬
razione il rifrattore alla base delfm-esimo strato, e kj sono i fattori di con¬
versione definiti dalla seguente formula
kj = VjVm+|/(Vm+1 - V-)1'2, (j = 1, 2, m). (12)
È sempre utile, in pratica, stimare il valore ottimale di XY, sulla base
delle conoscenze geologiche dell’area indagata, prima di eseguire l’inter¬
pretazione quantitativa.
Effettuata poi l’interpretazione, tenendo in conto che, nell’ipotesi di
una sequenza di n strati piano-paralleli, il valore ottimale di XY per il
rifrattore m-esimo si può calcolare mediante la relazione
m
XYm = 2 l ZjGtanij, (m = 1, 2, .... n - 1), (13)
j=l
essendo ij gli angoli d’incidenza sulle varie discontinuità sovrastanti [in par¬
ticolare im è l’angolo d’incidenza limite sulla discontinuità che separa lo
strato m-esimo dall’(m + l)-esimo], si può impostare una verifica della
bontà dell’interpretazione stessa. Infatti, il valore di XYm scelto deve corri¬
spondere, ovviamente entro certi limiti di tolleranza, a causa dell’approssi¬
mazione insita nella (13), a quello per così dire teorico, che si ottiene dalla
(13) utilizzando i parametri della sezione interpretata. Nel caso in cui il
valore dell’XY teorico e il valore osservato sono marcatamente diversi, tale
discrepanza può essere verosimilmente addebitata o alla presenza di strati
nascosti, o, extrema ratio , all’inadeguatezza del modello originario sul
quale è impostato il metodo di Palmer. Nella prima circostanza, cioè in
presenza di strati nascosti, l’interpretazione col G.R.M. viene opportuna¬
mente rivista, introducendo i concetti di velocità media e di angolo d’inci¬
denza medio (Palmer, 1980). Cosicché, il calcolo delle profondità dei
rifrattori non risulta alla fine inficiato dalla mancata valutazione degli spes¬
sori di alcuni strati nascosti.
Esempi di applicazione del metodo reciproco generalizzato
Si mostrano qui di seguito i risultati dell’applicazione del G.R.M. ad
alcuni profili sperimentali di sismica a rifrazione per onde P.
Analizzate le registrazioni e determinati i primi arrivi, si sono all’uopo
costruite le relative dromocrone, Figg. 11 (a), 12 (a) e 13 (a), sulle quali
L’interpretazione dei profili sismici a rifrazione, ecc. 121
sono state opportunamente selezionate porzioni relative a rifrattori differenti.
Questo è il primo e certamente più importante passo verso l’interpretazione
finale, poiché su di essa, e indipendentemente dal metodo che per essa si
adotta, si ripercuotono pesantemente poi eventuali valutazioni errate.
Tutte le operazioni relative all’applicazione del G.R.M. sono state ese¬
guite con l’ausilio d’un personal computer con capacità di memoria di 768
kbytes e d’un terminale grafico per l’immediata visualizzazione delle
sezioni sismiche, ai fini di eventuali loro modifiche e/o correzioni e succes¬
siva loro definitiva memorizzazione. Il tempo necessario per il calcolo delle
funzioni di velocità e di profondità e degli spessori dei rifrattori al di sotto
d’ogni geofono è stato sempre inferiore a 30 s. In Fig. 10 si riporta il dia¬
gramma di flusso del programma predisposto.
Le funzioni tv e tG, calcolate mediante le formule (3) e (8), sono grafi-
cate nelle Figg. 11 (b), 12 (b) e 13 (b) e nelle Figg. 1 1 (c), 12 (c) e 13 (c)
rispettivamente.
Inizialmente si è cercato d’individuare sui diagrammi della funzione di
velocità cambiamenti di pendenza significativi, direttamente collegabili alla
presenza di variazioni laterali di velocità.
Per ogni profilo si sono poi ricalcolati i fasci di diagrammi della fun¬
zione tv, scambiando la levata diretta con quella coniugata, per verificare
in essi la presenza delle stesse variazioni precedentemente ipotizzate.
A questo punto, si è potuto valutare ogni valore ottimale di XY, appli¬
cando la procedura dei minimi quadrati ai diversi tratti delle tv e alle tG e sce¬
gliendo l’XY cui contemporaneamente competevano il più alto coefficiente di
correlazione per le tv e il più basso per le tG, come si è sempre verificato.
Le velocità nei rifrattori sono state ottenute dai coefficienti angolari
delle tv. Le intercette delle rette dei minimi quadrati hanno poi fornito le
così dette half time intercepts , che corrispondono numericamente ai valori
della funzione tG sotto i punti di energizzazione (Palmer, 1980).
Si sono infine costruite le sezioni sismiche di Figg. 11 (d), 12 (d) e
13 (d), nelle quali l’andamento dei rifrattori viene fornito come inviluppo
delle circonferenze con raggi pari alle profondità dei rifrattori sotto i geo-
foni, centri delle medesime circonferenze.
L’esempio di Fig. 11 mostra la presenza di un unico rifrattore con
andamento abbastanza regolare della superficie di discontinuità, ma con
un’evidente variazione laterale di velocità al suo interno.
Nell’esempio di Fig. 12 le variazioni laterali di velocità nel substrato
sono due, che, come s’e detto, derivano da due nette variazioni di pen¬
denza nella funzione tv corrispondente all’XY ottimale, presenti anche
nella funzione tv coniugata.
Fig. 10. — Schema a blocchi del programma di calcolo predisposto per l’attuazione
pratica del metodo del tempo reciproco generalizzato.
L’interpretazione dei profili sismici a rifrazione , ecc. 123
E E E E
un o m o
H - 1 - 1 - 1 - 1 - 1 - h
o o o o o o o
t" IO LO PO CM rH
( sw) xduisq.
(ui) B^tpuojoad
Un primo esempio di applicazione pratica del metodo di Palmer a profili sismici rivolti alla zonazione sismica d’un ter¬
ritorio comunale. (A) dromocrone; (B) funzione di velocità; (C) funzione di profondità; (D) sezione interpretata.
124 D. Patella, V. A. Lapenna e C. Satriano
Fig. 12. — Un secondo esempio di applicazione pratica del metodo di Palmer. (A), (B), (C)
L’interpretazione dei profili sismici a rifrazione, ecc.
125
Fig. 13. — Un terzo e ultimo esempio di applicazione del metodo del tempo reciproco generalizzato di Palmer. (A), (B), (C) e (D)
126 D. Patella, V. A. Lapenna e C. Satriano
Infine, l’esempio di Fig. 13 mostra la presenza di due rifrattori, dei
quali il primo ha il top assimilato a una superfìcie piana lievemente incli¬
nata, e il secondo a una superfìcie ondulata.
Per accertare la mancanza di eventuali errori sia nel programma di cal¬
colo che nel criterio interpretativo, si è eseguita, per tutti i profili speri¬
mentali, una verifica dell’interpretazione proposta, valutando la bontà del
fitting fra le dromocrone di partenza e quelle «sintetiche» derivate dai
modelli interpretati mediante la tecnica del ray tracing.
distanze (m)
Fig. 14. — Verifica dell’interpretazione effettuata col metodo del tempo reciproco
generalizzato di Palmer. Il criterio utilizzato è stato quello della costru¬
zione delle dromocrone sintetiche (linee continue), relative al modello
interpretato, e conseguente confronto con le dromocrone sperimentali
(cerchietti scuri per il profilo diretto e asterischi per quello coniugato).
La verifica si riferisce all’esempio sperimentale di Fig. 12.
Un esempio di tale verifica è riportato in Fig. 14. Appare evidente che
tra i tempi sperimentali e quelli calcolati teoricamente, in base all’interpre¬
tazione di Fig. 12 (d), v’è una differenza affatto trascurabile, persino infe¬
riore agli stessi errori di misura e di lettura.
L’interpretazione dei profili sismici a rifrazione , ecc. 127
Conclusioni
Il G.R.M. con la sua rigorosa ma semplice formulazione matematica è
un metodo d’interpretazione che certamente appare in grado di fornire
apprezzabili risultati di dettaglio con tempi d’elaborazione abbastanza con¬
tenuti, purché applicato in aree dove il sottosuolo da investigare è approssi-
mabile col modello che sta alla sua base. In realtà, questo vincolo non
costituisce una forte limitazione del metodo, poiché molte aree, con note¬
vole interesse geologico-applicativo e/o ingegneristico alle piccole profon¬
dità, sono caratterizzate dalla presenza di uno o più rifrattori aventi super-
fici di discontinuità comunque ondulate e inclinate, ma con pendenze
lungo tutto il profilo in esame inferiori a 20°.
Con l’applicazione del G.R.M. le informazioni che si riesce a estrarre dalle
dromocrone sono sicuramente maggiori di quelle fornite dall’applicazione del
Plus-Minus, o del Tempo Reciproco, o del Tempo di Ritardo (Barry, 1967).
Come s’è visto, la possibilità di scegliere il valore ottimale di XY permette
di fatto la più fedele ricostruzione dell’andamento d’un rifrattore.
L’esperienza ha poi mostrato che i valori delle XY ottimali, nei profili
sismici superficiali, è quasi sempre inferiore a 5 m. Di conseguenza,
quando si adotta la convenzione di utilizzare una distanza intergeofonica
non inferiore a 5 m, le possibilità di selezionere i valori di XY ottimale sono for¬
temente compromesse, potendo solo scegliere tra XY = 0 e XY = 5. In conclu¬
sione, appare opportuno suggerire l’uso d’una spaziatura intergeofonica infe¬
riore al valore dell’XY ottimale atteso, o ipotizzato, in modo da ampliare lo
spettro dei diagrammi delle funzioni tv e tG e conseguentemente garantire il
maggior dettaglio possibile nelle sezioni sismiche elaborate.
BIBLIOGRAFIA
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Presentata nella tornata del 24 aprile 1987
Accettata il 15 gennaio 1988
Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. 96, 1987, pp. 129-146
Alimenti e salute
Conferenza tenuta dal socio Oreste Schettino
Direttore del Dipartimento di Chimica Farmaceutica
e Tossicologica dell’Università di Napoli
(Tornata del 28 aprile 1987)
L’esistenza di uno stretto rapporto tra alimentazione e qualità della
vita è un fatto innegabile, sia da un punto di vista intuitivo che da un
punto di vista scientifico. Nutrirsi significa vivere e vivere significa nutrirsi:
il Beccari, medico e naturalista del diciottesimo secolo affermava: «che
altro non siamo se non ciò di cui ci nutriamo?».
E certamente un’accurata scelta della linea alimentare costituisce uno dei
presupposti fondamentali nel determinare la qualità e la durata della vita.
Tale scelta, in un passato nemmeno troppo lontano, non presentava
grosse difficoltà, e poteva trovare nella sobrietà il principale correttivo
volto a selezionare e regolare l’ingestione dei cibi. La medesima scelta è
divenuta, ai nostri giorni, uno dei problemi più assilanti di chi ha la ven¬
tura di vivere nei Paesi a più elevato livello di civiltà. I cosiddetti Paesi svi¬
luppati, infatti, fruiscono da alcuni decenni di una inedita abbondanza ali¬
mentare che ha determinato, a partire dagli anni ’5Q una nuova situazione
nutrizionale la cui opulenza è favorita sia dal progresso tecnologico e scien¬
tifico che economico.
Conseguenza diretta di questa trasformazione è stata l’instaurazione di
modi di vita del tutto nuovi, caratterizzati da un minore impegno dell’ener¬
gia muscolare nelle attività umane e da minori esigenze ai fini della termo-
regolazione. Un uomo di 75 anni, secondo i calcoli di Fourastie, aveva
lavorato nel 1880 mediamente 220.000 ore, mentre nel 1980 lo stesso indi¬
viduo avrebbe effettuato solamente 75.000 ore di lavoro produttivo.
Alla drastica riduzione dell’impiego dell’energia muscolare si accom¬
pagnano sostanziali modifiche nel comportamento alimentare. In Italia, ad
es., si è osservato negli ultimi decenni un continuo incremento qualitativo
e quantitativo nel consumo dei prodotti alimentari, sia freschi che trasfor¬
mati, di origine animale e vegetale. Differenze anche rilevanti si osservano
130 0. Schettino
ancora, purtroppo, fra le regioni e i gruppi sociali, tuttavia, in termini di
valori medi, si può senz’altro affermare che gli italiani si nutrono oggi più
abbondantemente che nel passato. Secondo alcuni autori, nell’ultimo
secolo si sarebbero verificati aumenti del consumo medio per abitante che
raggiungono e superano, per alcuni alimenti, il 100%.
Siamo dunque assillati da dubbi circa la scelta dei cibi e la loro equili¬
brata assunzione. Le nostre incertezze coinvolgono due aspetti distinti
della problematica alimentare: l’uno riguarda la natura, la composizione
chimica dei cibi tra i quali possiamo esercitare la nostra scelta, l’altro
riguarda le modalità, il ritmo, le norme quantitative secondo cui questi cibi
debbono essere assunti, ovvero la dietologia.
Per poterci intendere, diamo uno sguardo alle due facce del problema.
Il primo aspetto, quello connesso con la natura e la composizione degli
alimenti, è reso più complesso dalla contrapposizione tra gli alimenti consi¬
derati genuini, in genere intesi di produzione casalinga o artigianale, che
dovrebbero risultare inaltarati nei loro costituenti originali e naturali, e
quelli prodotti con le più moderne tecnologie industriali.
Alla base di questa contrapposizione si colloca evidentemente la con¬
traddizione di cui è vittima l’uomo moderno che, se da un lato avverte
quello che gli psicologi definiscono «il timore del progresso» d’altro canto
vuole usufruire di tutti i ritrovati che gli permettono di goderne i lati po¬
sitivi.
Alcuni errori, dovuti spesso a scarsa informazione, peggiorano la situa¬
zione. Prendiamo ad esempio il caso dell’uso in cucina di grassi alimentari:
quanti di noi sono convinti che per le fritture sia preferibile impiegare,
anziché l’olio di oliva, gli oli di semi, ritenuti atti a dare un fritto più «leg¬
gero» perché resistono meglio al calore, mentre è vero esattamente il con¬
trario, come è dimostrato da una vasta letteratura scientifica: è proprio
l’olio di oliva, per il migliore equilibrio degli acidi grassi insaturi che con¬
tiene, per il naturale contenuto di antiossidanti, ad assicurarci fritture
meno indigeste.
Quanti sono convinti che per mantenere la linea sia preferibile alimen¬
tarsi con oli di semi perché meno ricchi di calorie, dimenticando che tutti
gli oli, a parità di peso, daranno al nostro organismo lo stesso numero di
calorie.
Anche in questo caso la bilancia potrebbe pendere a favore dell’olio di
oliva se consideriamo che di quest’ultimo, essendo più ricco di gusto, è
possibile impiegarne quantità minori.
Il problema risiede, in verità, non tanto nella scelta dell’olio da usare,
quanto nelle modalità appropriate del suo impiego, oltre che in termini
Alimenti e salute 131
quantitativi anche sotto l’aspetto che definirei tecnico-culinario. Mi rife¬
risco, in particolare, all’utilizzazione (così gradita dal punto di vista organo¬
lettico) nella frittura. In questi ultimi anni si è accumulata una bibliografia
imponente comprendente studi di carattere sia chimico che bio-tossicolo-
gico, sulle sostanze che si formano negli olì durante il riscaldamento alle
varie temperature, comprese quelle più elevate caratteristiche della frittura.
Gli studi chimici hanno evidenziato la formazione di oltre 200 com¬
posti volatili e di altri non volatili: fra questi ultimi, numerosi prodotti di
ossidazione, di ciclizzazione e di polimerizzazione, in gran parte non bene
identificati.
Il quadro delle trasformazioni delle sostanze grasse nel corso del
riscaldamento si presenta estremamente complesso e ciò tanto più quanto
maggiore è la durata e quanto più elevata è la temperatura raggiunta (100,
180; 250), per l’intervento di una serie di reazioni generali come:
a) Reazioni di ossiriduzione fra idroperossidi e molecole trigliceridiche
intatte, che conducono alla formazione di alcoli, aldeidi ed aldoacidi, attra¬
verso la demolizione della catena degli acidi grassi.
b) Reazioni fra radicali generati dalla decomposizione degli idroperos¬
sidi, con formazione di composti che hanno un peso molecolare doppio dei
trigliceridi che costituiscono normalmente le sostanze grasse, e cioè in¬
torno a 1800-1900.
c) Reazioni di ulteriore ossidazione, mediate dagli idroperossidi, dei
prodotti primari, con formazione di acidi monocarbossilici, bicarbossilici e
di altri prodotti ancora più complessi.
Si deve tener presente a questo proposito che una parte delle molecole
dell’acido grasso rimane sempre legata alla glicerina e forma gliceridi di
struttura non naturale.
d) Se il riscaldamento della sostanza grassa avviene in presenza di
acqua, essa interviene in alcuni processi: ad esempio idrolizzando i glice¬
ridi, decomponendo i prodotti instabili, ecc...
Il quadro delle trasformazioni chimiche è poi reso ulteriormente com¬
plesso da fattori capaci di influenzarne l’entità, come l’areazione, l’am¬
biente chimico in cui avvengono le trasformazioni, la presenza di metalli di
transizione in forma liposolubile in grado di agire da catalizzatori di ossida¬
zione, alla presenza di prò- ed anti-ossidanti, alla natura delle altre
sostanze alimentari con cui viene a contatto, nonché alle scorie degli stessi
alimenti che permangono a lungo nell’olio, alla natura stessa del reci¬
piente.
Gli studi bio-tossicoligici, a loro volta, sembrano dimostrare che se da
una parte l’impiego di grassi sottoposti a trattamenti termici non spinti non
132 0. Schettino
sembra avere effetti apprezzabili sulla crescita e sulla durata della vita,
rischi concreti sono connessi ai grassi sottoposti a trattamenti più drastici,
anche se è difficile stabilire il limite oltre il quale si manifestano effetti
negativi a carico del fegato, del sangue e di vari organi e tessuti, oltre che
una minore digeribilità.
Dobbiamo anche sottolineare che il settore degli alimenti e delfali-
mentazione è inquinato da un serie di pregiudizi, espressi spesso mediante
luoghi comuni, talvolta di segno opposto. Un ben noto luogo comune è
quello secondo il quale i prodotti della moderna industria alimentare deb¬
bano essere considerati con sospetto per le manipolazioni subite e per la
presenza di sostanze chimiche quali ad esempio gli additivi, sostanze
queste ritenute globalmente più o meno pericolose.
Un altro luogo comune vuole che i prodotti di origine naturale, in
quanto tali, possono essere senz’altro ritenuti innocui e salubri.
Come spesso accade ambedue le affermazioni contengono qualche
parte di verità e qualche parte di errore.
Cominciamo con la seconda affermazione, che gode al giorno d’oggi
del maggior seguito, specialmente tra i non più giovanissimi, grazie al revi¬
val dei concetti di genuinità naturale ed al rinnovato gusto per le buone
cose del buon tempo antico.
È fuori dubbio che la maggior parte dei cibi, preparati o conservati
secondo sane tecniche e procedimenti tradizionali, uniscono in genere
ottimi caratteri di salubrità e appetibilità che si traducono in gusto grade¬
vole, in buona digeribilità in positivo contributo allo stato di buona salute.
Ma chi potrebbe garantirci oggi che le grandi quantità di alimenti necessa¬
rie per la nutrizione di una popolazione così numerosa quale quella
odierna, possano arrivare sulle nostre mense con i necessari requisiti igie¬
nici e nutrizionali se ci affidassimo esclusivamente a quelle pratiche
antiche? Esse possono essere ancora appannaggio di pochi fortunati tuttora
in grado di seguire l’intero ciclo che va dalla produzione alla elaborazione
ed eventuale conservazione, ed infine al consumo, nell’ambito ristretto
dell’azienda familiare. E si noti bene che anche in questo caso ben difficil¬
mente, almeno nella fase di produzione, gli alimenti sia di origine vegetale
che animale potranno essere immuni da quei trattamenti fitoterapeutici o
farmaceutici che soli possono garantire una buona produttività.
Non dobbiamo illuderci che un olio o un vino preparato con le nostre
mani, possano essere esenti da residui di quei pesticidi, di quegli anticritto¬
gamici, senza l’aiuto dei quali la produzione delle olive e dell’uva sarebbe
oggi in pratica irrealizzabile. E il discorso potrebbe estendersi parimenti
alla frutta ed agli ortaggi coltivati nell’orto familiare.
Alimenti e salute 133
D’altra parte anche il concetto secondo cui un alimento, per il solo
fatto di essere di origine naturale, debba essere considerato innocuo non è
certo esatto in senso assoluto. Esiste, infatti, una vasta casistica di prodotti
per i quali questa affermazione non è valida, per cui molti alimenti, anche
se privi di costituenti estranei alla loro composizione chimica, possono con¬
tenere delle sostanze che interferiscono con i normali processi fisiologici
giungendo, in casi estremi, a provocare danni più o meno gravi a carico di
vari organi e tessuti.
Non corrisponde in sostanza a verità il criterio, invero troppo semplici¬
stico, secondo il quale, «naturale» è sinonimo di «genuino» e corrispon¬
dentemente deve considerarsi «genuino» solamente ciò che è naturale.
Nel suo vero significato letterale P aggettivo «genuino» deve applicarsi
agli alimenti che risultano inalterati nei loro costituenti originali oppure gli
alimenti che sono preparati in conformità alle disposizioni vigenti in mate¬
ria. In più si deve aggiungere che anche volendo usare tale aggettivazione
nel senso distorto che in questi ultimi tempi si è cercato di darle, la condi¬
zione di «genuinità» di un alimento non coincide sempre e necessaria¬
mente. con una sua miglore qualità. D’altra parte anche il concetto secondo
cui un alimento, per il solo fatto di essere di origine naturale, debba essere
considerato innocuo, non è certo esatto in senso assoluto. Esiste, infatti,
una vasta casistica di prodotti per i quali questa affermazione non è valida,
per cui molti alimenti, anche se privi di costituenti estranei alla loro com¬
posizione chimica, possono contenere delle sostanze che interferiscono con
i normali processi fisiologici giungendo a provocare danni più o meno gravi
a carico di vari organi e tessuti.
Una esemplificazione, anche molto sommaria, rende facilmente conto
di quanto sopra affermato.
I nitrati, ad esempio, sono contenuti normalmente in molti alimenti
vegetali a livelli che vanno da 200 a 3000 p.p.m. e non sono tossici dì per
se, ma lo diventano per la loro trasformazione in nitriti durante la conser¬
vazione. In spinaci responsabili di intossicazione furono trovati fino a 2000
parti per milione di nitriti, derivanti da altrettanti nitrati, mentre già quan¬
tità dì 300 p.p.m. possono produrre intossicazione, specie in neonati per la
presenza nel loro sangue dì emoglobina fetale, particolarmente sensibile a
queste sostanze. Anche nell’acqua potabile possiamo riscontrare presenza
di nitrati (fino a 100 p.p.m.).
Alcune nostre osservazioni sperimentali cì hanno consentito di riscon-
trare come gli effetti negativi dì sostanze dì questo tipo si possono manife¬
stare anche in via indiretta. È questo il caso della formazione di nitrosam-
mine in prodotti vegetali inscatolati, in seguito alla' formazione di nitriti
134 O. Schettino
per riduzione elettrolitica dei nitrati presenti, talvolta in concentrazioni
superiori al normale, nei prodotti vegetali, in seguito all’assorbimento
diretto dei nitrati medesimi, impiegati quali fertilizzanti. Va sottolineato
che, agli stessi nitrati, si ascrive l’azione corrosiva particolarmente intensa
esplicata da tali conserve vegetali sulla banda stagnata, azione corrosiva
che ha come effetto lo sviluppo di idrogeno nascente e, in conseguenza, la
riduzione elettrolitica di cui sopra abbiamo fatto cenno.
Nelle patate troviamo l’alfa-solanina, un alcaloide glucosidico tossico,
responsabile di disturbi gastrointestinali e di azione deprimente del sistema
nervoso centrale. Questa sostanza si forma nelle parti del tubero a più
intensa attività metabolica, cioè sotto la buccia e nei germogli. Il contenuto
normale di questo alcaloide, inferiore alle 100 p.p.m., è innocuo. In alcuni
casi però, (germogliazione avanzata, patate novelle) il contenuto può risul¬
tare particolarmente incrementato, fino a divenire pericoloso.
Si considerino che 400 mg di solanina possono risultare letali.
Nell’olio essenziale della noce moscata è contenuto fino al 4% di
«Miristicina» considerata responsabile, assieme agli altri componenti
(pinene, dipinene, safrolo, borneolo, linaldo, eugenolo) del fenomeno di
intossicazione di tipo stupefacente che si può verificare per ingestione
dell’equivalente di due noci moscate intere, con possibilità di esito anche
letale.
E così via enumerando troviamo di volta in volta, l’apiolo, le cuma-
rine, le saponine, le fito-emoagglutinine, proteasi inibitori, ammine bio¬
gene, allergeni, ecc...
Bisogna poi tenere conto della eventualità di una tosscità indotta da feno¬
meni di contaminazione non dovuti all’intervento volontario dell’uomo ma ad
accidenti vari, come nel caso dell’assorbimento abnorme di selenio da parte
del frumento coltivato in terreni che ne siano particolarmente ricchi.
Questo è un caso particolarmente significativo: si tratta infatti, di un
elemento che va considerato come un micro-nutriente essenziale per
l’uomo, da assumere, cioè in quantità estremamente piccole, dell’ordine
dei 30 mg/giorno. Esso è, infatti, un costituente essenziale della glutatione-
perossidasi che catalizza la riduzione dei perossidi organici (nocivi a livello
cellulare) e presenta altre importanti funzioni, come ad esempio una
influenza nel metabolismo della vitamina E.
Qualora l’assunzione superi notevolmente i limiti normali, come nel
caso più sopra indicato, la situazione si capovolge, ottenendosi un’azione
nettamente tossica a carico di vari organi.
Altro capitolo particolarmente interessante nel settore della contami¬
nazione degli alimenti è quello delle tossine di origine micotica che al
Alimenti e salute 135
giorno d’oggi è uno dei più vasti della tossicologia alimentare. Esso è
legato all’attecchimento di forme micotiche (muffe) capaci di elaborare
sostanze altamente tossiche, le «micotossine».
È questo il caso del «penicillìum islandicum» muffa infestante che fa
ingiallire il riso producendo il cosiddetto «riso giallo». Esso sintetizza dei
mera bokti epatolesivi, capaci di provocare, oltre che cirrosi, neoplasie il cui
agente causale sarebbe stato individuato in un insolito ciclopeptide (la
islandotossina) ed un derivato antracfainonico (la Luteoschirina). A questi
agenti sembra potersi far risalire la particolare frequenza di epatomi in
Estremo Oriente.
Già in passato (nell’ 800) si era intuito che alcuni disturbi nelPuomo e
negli animali potevano essere associati alla presenza di muffe negli ali¬
menti. Questa intuizione condusse però a conclusioni erronee quando si
collegò ad esempio la pellagra, malattia endemica nel secolo scorso, all’uso
di farina di granoturco ammuffita. Tuttavia solo dagli anni 40 in poi si ebbe
la prova sicura che alcuni miceli sono i grado di produrre sostanze tossiche
che passano nel substrato su cui si sono sviluppate. Miceli produttori di
micotossine sono stati individuati in diversi gruppi sistematici e particolar¬
mente nei generi Penicillum, Aspergillus, Fusarium isolati da alimenti e
mangimi diversi: cereali in particolare modo (grano, orzo, mìglio, mais e
il già citato riso), farina di arachidi, formaggi, carni insaccate, succhi di
fratta ecc...
I metaboliti incriminati vanno sotto il nome di Anatossine, Patulina,
Sterigmocistina, Citrinina ecc. Per analogia voglio ora fare cenno ad un
caratteristico alimento che, come genere, possiamo associare al precedente:
i funghi. È noto come, accanto ad un certo numero di specie edibili ve ne
sono alcune, per la verità non molte, velenose per Fazione tossica eserci¬
tata da alcuni costituenti. Tristemente famose sono le Amanite, per il con¬
tenuto di certi peptidi biciclici, le falloidine. Tuttavia i pericoli derivanti da
questi veleni sono aggirabili attraverso un’accurata selezione da affidare,
evidentemente a personale esperto.
È stato osservato però recentemente un tipo di rischio meno facil¬
mente prevedibile ed evitabile, connesso alla capacità che i funghi sem¬
brano possedere in misura apprezzabile di assorbire dal terreno elementi
inorganici tossici come il Cadmio, il Tallio, e il Piombo. Secondo qualche
autore in comuni prataioli si è evidenziato un quantitativo di Cadmio 300
volte superiore a quello esistente nel terreno, con maggiori concentrazioni
nelle lamelle piuttosto che nel cappello (minime dosi sono state rinvenute
nel gambo). Le zone inquinate da cadmio si trovano in terreni vicini alle
strade, parcheggi, discariche, centrali elettriche. Specificamente avido di
136 0 . Schettino
mercurio sembra essere, invece, il Boletus edulis, fino a raggiungere una
concentrazione del metallo dell’ordine dei 100 mg/kg di peso di fungo
secco.
Concentrazione questa paragonabile a quella rilevata nei pesci della
tristemente nota baia di Minamata. Il rischio relativo è comunque minore
se si considera l’eccezionaiità del consumo dei funghi rispetto a quello del
pesce da parte dei pescatori.
Citiamo ancora i vari agenti allergenici e tossici abbondantemente pre¬
senti nei legumi, come il p-ammino propio nitrile, probabile responsabile
delle malattie note col nome di favismo e di latirismo, o le emoagglutinine,
per fortuna distruttibili con la cottura; la tiramina, presente nei formaggi
stagionati a causa di crisi ipertensive negli individui trattati con taluni far¬
maci antidepressivi, l’acido cianidrico presente sotto forma del glucoside
amigidalina nelle mandorle amare, di norma aggiunte alle mandorle dolci
per esaltarne l’aroma nelle preparazioni dolciarie, eccetera.
Anche l’inquinamento atmosferico incide in modo rilevante sugli ali¬
menti di origine vegetale e, in misura minore, per lo più in seguito ad inge¬
stione di quelli da parte del bestiame, sugli alimenti di origine animale.
L’azione sugli alimenti di origine vegetale può manifestarsi, fondata-
mente, attraverso due vie. Un primo tipo di azione, di interesse prevalente¬
mente fitopatologico, consiste nell’interferenza sul ciclo vegetativo.
L’azione negativa sullo sviluppo e il metabolismo del vegetale consegue sia
al fatto meccanico della ricopertura delle sue parti vitali (foglie, ecc.) sia ad
azioni fitotossiche legate alla natura chimica degli agenti inquinanti.
Bisogna tener presente, infatti, che l’interferenza sulla vita dei vegetali da
parte di tali agenti può manifestarsi sia quale conseguenza di una vera e
propria fìtotossicità di quelle sostanze chimiche, capaci di influire diretta-
mente sul biochimismo della pianta, sia attraverso un’azione «ostruttiva»
esercitata ad es. dai fumi e dalle polveri, specie quando siano accompagnati
da particelle untuose. Questo materiale, infatti, ostruendo l’apertura degli
stomi, ne limita la respirazione e la traspirazione a livello della lamina
foliare.
L’incidenza sull’alimentazione di un tale tipo di danno va posta in
relazione soprattutto alla quantità ed alla qualità della produzione agraria.
L’altra via di azione degli agenti inquinanti, che investe aspetti pro¬
priamente tossicologici a livello umano, è connessa alla pura e semplice
deposizione degli agenti inquinanti sul prodotto vegetale, eventualmente
con parziale assorbimento, e quindi cessione all’individuo che se ne ali¬
menta, specialmente quando vengono scarsamente rispettate le norme di
igiene. Effetti strettamente simili, anche se il fenomeno si verifica in
Alimenti e salute 137
misura più limitata, derivano dall’assorbimento radicale di parte degli
agenti inquinanti, dopo che questi si sono depositati al suolo. È questo il
caso, ad es., di alcuni metalli pesanti.
Tra gli innumerevoli, potenziali agenti inquinanti, quelli che presen¬
tano un più elevato livello di pericolosità con riferimento agli aspetti sopra
delineati, possono essere raggrupati in un certo numero di categorie a
seconda dello stato fisico o della struttura chimica che li accomuna.
L’azione fitotossica, ad es., è particolarmente elevata ad opera di una serie
di inquinanti gassosi che comprendono alcuni tra gli agenti più aggressivi,
come l’anidride solforosa, il cloro, gli ossidi di azoto, il fluoro, ecc.
Un significato di primo piano dal punto di vista tossicologico, va attri¬
buito invece, per la comune elevata tossicità, al gruppo di metalli pesanti
tra i quali un rilievo del tutto particolare compete al piombo. La letteratura
scientifica vertente sulla ricerca e determinazione di questo elemento
apportato ad opera dell’inquinamento atmosferico nei più svariati ecosi¬
stemi è oggi imponente. Le fonti dalle quali questo pericoloso elemento
può provenire sono molteplici, ma quella che di gran lunga prevale sulle
altre è costituita dal piombo prodotto dalla combustione delle benzine per
autotrazione addizionate di piomboalchili in qualità di antidetonanti. È
ormai, purtroppo, reperto comune un quantitativo più o meno elevato di
piombo in frutta (uva, pesche, ecc.) e vegetali vari. Notevole interesse pre¬
sentano anche altri elementi, sia pure meno ubiquitari, come l’arsenico, il
mercurio e, con rilievo crescente, il cadmio, responsabile di tutta una serie
di manifestazioni morbose, tra le quali sembra si debbano includere l’ane¬
mia e il cancro.
Un aspetto meno studiato dell’inquinamento degli alimenti vegetali
originato da sostanze tossiche provenienti dall’atmosfera è quello connesso
alle sostanze organiche costituenti materiali di scarico sia di origine indu¬
striale che di gas combusti prodotti dalla motorizzazione, e che ricono¬
scono tra i costituenti più dannosi gli idrocarburi policiclici, considerati tra
i più pericolosi fattori di carcinogenesi. L’inquinamento ad opera di queste
sostanze, anche se meno esteso e intenso di quello da metalli pesanti,
riveste tuttavia un suo peso non trascurabile. Esso, tra l’altro, risulta parti¬
colarmente marcato in determinate condizioni ambientali, come ad esem¬
pio in presenza di smog, che favorisce l’adesione delle sostanze chimiche
alla superficie dei vegetali, dopo aver contribuito ad aumentarne la concen¬
trazione alle basse quote.
Studi da noi condotti su colture orticole ed arboree nell’area urbana di
Napoli, ci hanno consentito di evidenziare, tra l’altro, la presenza di tracce
apprezzabili di 3, 4-benzopirene, antracene, fenantrene su ortaggi da foglia
138 0. Schettino
(broccoli, lattughe) e sulle foglie di alberi fruttiferi. Non può sfuggire
l’aspetto preoccupante di un tale reperto, specie se si tiene presente che
non sempre un lavaggio eseguito in maniera superficiale, è in grado di
asportare la pellicola untuosa, iglobante le sostenze tossiche, aderente alla
superficie delle foglie.
Anche i pesci sono una fonte di rischi sia che assorbano ed elaborino
grosse quantità di mercurio dall’ambiente in cui vivono, sia che vengano
assaliti da infezioni batteriche o parassitane (smentendo così la fama di
essere «sani come un pesce») come nel caso della squisita coda di rospo
assurta all’onore delle cronache qualche anno fa, in seguito all’avvelena¬
mento di una decina di persone. Abbiamo, del resto, anche cause di tossi¬
cità derivante da motivi puramente fisiologici, come quello dei lucci che
elaborano sostanze tossiche per l’uomo durante la stagione degli amori per
cui se consumati in tale periodo possono provocare disturbi abbastanza
seri.
Esiste poi, l’altro luogo comune, quello che propone una condanna
indiscriminata degli alimenti di produzione industriale. Qui il discorso si fa
particolarmente delicato perché investe una parte ormai preponderante
delle nostre disponibilità alimentari e perché indubbiamente è indispensa¬
bile una estrema cautela nel valutare i rischi connessi con le manipolazioni
che tali prodotti subiscono e con le addittivazioni, le contaminazioni da
fitofarmaci, da medicamenti zootecnici o ad opera dei cosiddetti coadiu¬
vanti tecnologici che possono dar luogo a residui più o meno pericolosi
nell’alimento finito.
Pochi alimenti sfuggono alle diverse tecniche di condizionamento e di
preparazione necessarie per l’evoluzione dei consumi di massa.
L’urbanizzazione, la crescita demografica, il migloramento del livello
di vita, la ridotta disponibilità di tempo della donna (o dell’uomo ?) che
lavora, sono i principali mutamenti socioeconomici del XX secolo che
hanno stimolato lo sviluppo delle moderne tecnologie alimentari.
Esse hanno, nella maggior parte dei casi, lo scopo di «conservare» gli
alimenti mantenendo ad essi le originali caratteristiche fisiche, chimiche,
organolettiche e di valore biologico nutritivo. Le verdure e la frutta in sca¬
tola, nonché le marmellate, non sono altro che conserve del prodotto «del
campo», così come il salame, la mortadella, il prosciutto non sono altro
che conserve di carne. Ma la tecnologia moderna ci propone ben altro, coa¬
diuvata anche da un sonoro battage pubblicitario, oltre a vecchi prodotti
della notorietà ormai consolidata come le margarine, ottenute da oli vege¬
tali, non sempre di eccelsa qualità, nobilitati e consolidati mediante l’idro-
generazione, i tanti formaggini (che rappresentano spesso una forma di
Alimenti e salute 139
recupero di cascami delPindustria casearia), quei prodotti di fantasia, cosid¬
detti spalmabili, di incerta genealogia, e così via: gli esempi potrebbero
essere innumerevoli.
La punta dell’iceberg è rappresentata dai prodotti del tutto nuovi rea¬
lizzati dalla tecnologia più recente, come i piatti precucinati (per le grandi
comunità) od i piatti pronti disidratati (per impieghi speciali), fino a giun¬
gere a quei piatti in cui l’alimento tradizionale è solo un accessorio che
serve a dare corpo ad un prodotto di ideazione industriale. Quanti di quegli
hamburger che si consumano avidamente nei moderni snacks dopo averli
abbondantemente cosparsi di ketchup, o di altre salse di aspetto equivoco
sono in realtà una mescolanza di carne (non tratta certo dalle parti più pre¬
giate di animali), e proteine di soia mascherata da carne mediante la estru¬
sione e la filatura, e variamente aromatizzate. La prospettiva futura sembra
essere quella di un’industria alimentare che qualcuno ha definito del «pret
a’ manger» paragonabile a quella dell’automobile, con la sua brava catena
di montaggio. Un primo settore di «estrazione» si occuperà delle materie
prime agricole e zootecniche, in analogia alle industrie metallurgiche, gli
additivi saranno preparati da industrie specializzate, come quelle che fab¬
bricano pneumatici, specchietti retrovisori, sedili. Le industrie finali assem¬
bleranno i pezzi per comporre i piatti di fantasia.
Se questa similitudine ci sembra soltanto una battuta avveniristica,
non possiamo però ignorare la potenzialità di innovazioni che già sono in
grado di essere convertite in risultati pratici da parte dell’industria alimen¬
tare più evoluta. Essa è in generale specifica dei singoli settori produttivi e
anche di determinate strutture aziendali e di determinati Paesi.
In uno scenario riguardante il prossimo futuro si possono, secondo Canta¬
relli, identificare alcune generalizzazioni, anche in considerazione del fatto
che l’evouzione futura porterà ad un progressivo livellamento della domanda.
a) I prodotti « Convenience », di pronto e facile uso, che avranno una
crescita per la risposta positiva dei consumatori a tutte quelle proposte di
prodotti di qualità accettabile, il cui prezzo non sia troppo lontano da
quello dell’alimento tal quale, non trattato, convenzionale.
La domanda di alimenti «convenience» pretrattati risponde inoltre
all’esigenza di ridurre i comsumi domestici di energia per il loro consumo.
Rientrano in questa categoria i prodotti di vario genere, di cui alcuni già
largamente in uso. Ad esempio, tra i surgelati, citiamo le verdure surgelate,
selezionate, tagliate e pulite, pronte per l’uso come ingrediente di cucina, o
certe paste pronte, con o senza aggiunta di lievito, ecc., ovvero prodotti in
scatola, sterili, miscele pronte allo stato secco (dry mixes) per la prepara¬
zione di dolci o pizze, ecc.
140 0. Schettino
b) / prodotti «pronti» da mangiare o da scaldare, come componenti
del pasto o come pasto completo, avranno analogamente una crescente dif¬
fusione, compatibilmente con un prezzo accettabile vicino a quello di
ingredienti tal quali. Risulterà condizionante la diffusione di idonee attrez¬
zature domestiche e per servizi di catering quali i forni a microonde.
c) Alimentazione istituzionale e collettiva : si prevede un notevole ulte¬
riore sviluppo dei consumi extradomestici, con una crescita valutata
intorno al 15% all’anno (in USA si calcola già un pasto su tre e in futuro
uno su due).
Si ritiene anche che attraverso questo via vi sia la possibilità di intro¬
durre prodotti nuovi e nuove formulazioni, superando il misoneismo del
consumatore.
d) Gli alimenti non convenzionali : intendendo con questo termine for¬
mulazioni contenenti ingredienti nutrizionalmente integrati per ottenere
cibi con buoni requisiti organolettici, di facile uso e di costi competitivi
(proteine vegetali ad un quinto del prezzo della carne). In termini di inno¬
vazioni trasferibili sul mercato, oltre ai diversi semilavorati assume partico¬
lare rilievo la preparazione di nuovi prodotti equilibrati e di buon valore
biologico.
e) Alimenti dietetici e geriatrici di basso costo : attualmente la diffe¬
renza di prezzo rispetto agli alimenti non dietetici è molto alta e ne
restringe il mercato; pertanto a domanda crescente si realizzerà una
risposta economicamente conveniente. Analisi recenti del mercato alimen¬
tare USA rilevano che il 70% dei prodotti nuovi sono della categoria degli
«Health Foods» alimenti di «salute». Non si tratta propriamente di diete¬
tici ma di alimenti nutrizionalmente equilibrati come valore biologico delle
proteine, tenore di agpi, fibra, ecc.
f) Bevande : di buona qualità che il mercato potenziale dei succhi potrà
assorbire se avranno requisiti di qualità nettamente più prossimi al fresco
ed a prezzi accessibili. Considerazioni analoghe valgono per bevande tradi¬
zionali, la cui standardizzazione è crescente (birra, vino da pasto). Impor¬
tanti prospettive per bevande gratificanti «igieniche» possono essere pre¬
viste per le sollecitazioni de la domanda crescente di bevande «fantasia»
diversificate e di prodotti nutrizionalmente bilanciati.
Che fare allora? Dare l’ostracismo a tutti gli alimenti industriali? Ma
ciò comporterebbe una riduzione drastica, drammatica, delle nostre dispo¬
nibilità alimentari. E, d’altra parte, un allarmismo acritico è ingiustificato:
non è un’acquisizione moderna, ma si può far risalire addirittura a Para¬
celso la constatazione che tutte le sostanze, e non soltanto gli additivi ali¬
mentari, presentano una certa tossicità. Afferma, infatti, Paracelso che
Alimenti e salute 141
«tutte le cose sono veleno e nulla è senza veleno, soltanto la dose fa si che
una cosa non sia veleno».
Si impone perciò, in realtà, l’opportunità di usare gli additivi con
discernimento, quando sono effettivamente necessari e non soltanto per
motivi estetici o di comodo (vedasi il caso dei coloranti) nelle dosi minime
possibili e sotto un accurato controllo delle autorità.
E questi controlli oggi sono ampi e si svolgono su scala internazionale.
Un comitato misto FAO/OMS stabilisce ogni anno, alla luce delle cono¬
scenze e delle esperienze, quali sostanze sono idonee, sotto l’aspetto igieni-
co-sanitario, ad essere aggiunte negli alimenti per soddisfare, senza rischi,
le attese del consumatore. In proposito esiste un continuo scambio di infor¬
mazioni e la vigilanza dei Ministeri e delle istituzioni preposte ai controlli
e alle autorizzazioni. Opera inoltre a livello CEE un comitato scientifico
per l’alimentazione che si muove di concerto con la FAO, l’OMS, le istitu¬
zioni scientifiche dei singoli Paesi membri. La sperimentazione si prefìgge
lo scopo di mettere in chiaro il comportamento farmacocinetico e metabo¬
lico, i livelli di tossicità, il potenziale mutageno, cancerogeno, teratogeno,
nonché gli effetti combinati che possono instaurarsi, per esempio, con
nutrienti propri delle derrate o con le tecnologie preparative. Solo al ter¬
mine di questa ampia sperimentazione ci si accinge a dichiarare sperimen¬
tabile nell’area umana un additivo o un colorante, e si cerca di fissare una
dose giornaliera accettabile (ADI), tale cioè che consenta di escludere ogni
possibilità di rischio ragionato.
Attraverso questo complesso lavoro si tende a concretizzare il concetto
di «sicurezza dell’alimentazione» giungendo a ridurre nella misura più
ragionevole possibile il rischio di danno per l’uomo dall’assunzione di com¬
ponenti nutritivi o non nutritivi dell’alimentazione, attraverso, ad es., la
redazione di un elenco di ciò che è ammesso nella sicurezza del consuma¬
tore, essendo il resto tutto escluso.
In questo quadro anche la recente introduzione dell’obbligo di indi¬
care in etichetta la composizione degli alimenti oltre che la loro cosiddetta
scadenza, può rappresentare una buona garanzia per il consumatore, se cor¬
rettamente attuata: ma quanti di noi si curano di dare uno sguardo a
queste indicazioni?
In conclusione possiamo dire che questa categoria di alimenti, pur se
accettata con senso critico, pur se certamente meno gratificante e congeniale al
nostro costume alimentare, può far parte, e certamente ne farà parte in
maniera sempre più ampia nel futuro, della nostra razione alimentare.
L’altro aspetto del problema alimentare è quello che prima ho definito
dietologico: i quesiti che affiorano alla mente sono molteplici. Quali ali-
142 0. Schettino
menti scegliere? Che quantità consumarne? Come distribuirli nell’arco
della giornata? Come alimentarsi, in definitiva, per salvaguardare la salute
garantendosi così il benessere fisico-psichico e in definitiva la durata stessa
della vita?
La risposta che si dà a questi quesiti nell’ambito familiare è certa¬
mente empirica e spesso, purtroppo, errata per accesso. Osserveremo, così,
la mamme che rimpinzano i loro bambini confondendo la salute con il
peso, gli innumerevoli nevrotici che leniscono la loro insoddisfazione psi¬
chica con un’abbondante introduzione di alimenti, coloro che ritengono
che solo mangiando abbondantemente ci si conserva in forma ed infine
quei cultori della buona cucina il cui amore per la gastronomia si identifica
spesso con l’ingordigia.
Da questi errori dietetici, più diffusi di quanto si possa pensare, conse¬
gue una estesa incidenza dell’obesità, sin dall’età infantile, e l’aumento
delle malattie associate a squilibri od eccessi nell’alimentazione, come ar¬
teriosclerosi, diabete, ipertensione e malattie cardio-vascolari.
Come risposta e rimedio a questi errori, ecco fiorire una moltitudine
di diete che si propongono di correggere essenzialmente gli effetti dell’ec¬
cesso alimentare sul peso corporeo, onde riportarlo a quello che la moda o
certi canoni, anche medici, indicano come più opportuno.
C’è solo l’imbarazzo della scelta tra le numerose denominazioni,
anche se non di rado affiorano dubbi non ingiustificati sull’efficacia e sulla
innocuità di pratiche non condotte, il più delle volte, sotto l’indispensabile
controllo medico. A tutti sarà capitato di leggere su qualche rivista femmi¬
nile o su taluni mensili che si definiscono «specializzati» il nome di una
dieta un pò fantasiosa: dieta «del fantino», dieta «della hostess», o dieta
«delle uova», e così via variando sul tema. Molte, quasi tutte, sono addirit¬
tura dannose. La tanto pubblicizzata dieta «punti» per esempio, penalizza
tutti gli amidi, i cereali, la frutta e gli zuccheri, mentre ha un occhio di
riguardo per i grassi e le carni. Ne segue che nel punteggio quotidiano pro¬
posto un fico secco, ad esempio, verrà valutato molto più di una abbon¬
dante porzione di burro.
Ma allora, se scegliere gli alimenti è così difficile nel ginepraio dei
moderni prodotti industriali, se utilizzarli è altrettanto diffìcile e ci impone
affrettate marce indietro dietetiche per correggere gli errori commessi, sarà
forse opportuno giungere ad una soluzione più drastica, quasi salomonica,
e tendere addirittura al digiuno quale toccasana per la nostra salute.
Badate bene, questa non è una mia convinzione ma una teoria svilup¬
pata da taluni autori moderni ed anche non troppo moderni. Infatti già un
paio di secoli fa un valente medico del «Collegio reale di Edimburgo»
Alimenti e salute 143
esaltava i risultati ottenuti da «un certo numero di uomini i quali (sono
sue parole) si sono contentati di una piccola quantità di alimenti semplici e
senza apparecchio, che hanno goduto la migliore salute e che sono lunga¬
mente vissuti: Augusto che si limitava a una piccola quantità di cibo e
ognuno sa quanto abbia vissuto questo imperatore; Bartolo, celebre ristora¬
tore del Diritto, il quale è il primo che abbia pesato i propri alimenti; li
riduceva in scarsissime quantità a fine di conservare con ciò il suo genio;
l’immortale Newton che è pervenuto in età avanzatissima non è vissuto
che di poco pane, raramente di un poco di vino di Spagna e di un poco di
pollo ‘ma l’esempio più strepitoso che il nostro medico riferisce, è quello
di un certo’ Cornaro, nobile viniziano, che dopo una vita di sregolatezze,
quale quella invero piacevole, di noi poveri mortali, a 40 anni, essendo di
salute infelice, preferì una maniera di vitto più sobria: dodici once di nutri¬
mento solido al giorno e quattordici once di bevanda, la quarta parte del
nutrimento ordinario. L’effetto di questo vitto, ch’ei descrisse in una pic¬
cola opera, fu che le sue infermità dileguarono: all’età di 95 anni fece il
ritratto più interessante della sua vita: ‘io mi trovo sano e gagliardo; scrivo
sette o otto ore al giorno; nel resto del tempo passeggio, ciancio, appetisco
tutto ciò che mangio, ho l’intelligenza viva, la memoria pronta, il giudizio
fino, e quel che sorprende, la voce forte e armoniosa’. Di altre attività,
nella sua riservatezza, non parla. Ei visse oltre i cento anni».
In analogia con il medico di Edimburgo alcuni gerontologi moderni
sostengono la tesi che il digiuno rappresenti l’elisir di lunga vita. Secondo
loro, infatti, per vivere a lungo basta semplicemente limitare drasticamente
i cibi, abolire per sempre la carne, a vantaggio delle verdure crude con
qualche concessione per yogurt e latte magro.
Entusiasta fautore di questa teoria, è un professore russo Suren Arake-
lyan. Egli sostiene di riuscire a raddoppiare ed anche a triplicare la durata
della vita dei suoi animali da esperimento (polli, mucche) grazie alla pra¬
tica del digiuno. Pare inoltre che egli abbia in corso anche una sperimenta¬
zione su se stesso: non tocca cibo nei primi tre giorni di ogni mese, ogni
trimestre digiuna per una settimana e ogni anno digiuna per un mese.
Peraltro è troppo presto per verificare gli effetti della sua dieta: ha solo 56
anni.
Tuttavia, anche a voler dare il massimo credito alle esperienze di Ara-
kelyan e di quanti, come lui, mirano al raggiungimento, grazie alla pratica
del digiuno, del traguardo di una lunga vita, sarete d’accordo con me nel
ritenere che una tale vita sarebbe davvero poco piacevole. E allora, quale
sarà la via giusta da seguire? Certamente quella della moderazione e
dell’equilibrio sarà fertile di buoni risultati. Lasciamo il digiuno ai santi ed
144 0. Schettino
agli apostoli di grandi cause ideali. Evitiamo, anche, di imbarcarci in diete
alla moda, dai risultati non sempre costanti e non sempre duraturi ma
spesso fonte di danni non indifferenti per la salute. Teniamo presente che
la restrizione dietetica e la modifica delle abitudini alimentari debbono
essere accettate consapevolmente, non devono costituire motivo di preoc¬
cupazione, né operare rotture clamorose con la tradizione. Del resto già la
scuola medica Salernitana suggeriva in una delle sue massime, spesso così
piene di buon senso da essere ancor sempre valide:
«Segui sempre il regime al quale sei assuefatto. Osserva questa regola
e non cambiarla che per necessità. Ippocrate stesso afferma che mutar
regime alimentare può portare a gravi inconvenienti. Indubbiamente è gran
medicina il seguire una dieta costante. Se questo non osservi, agirai da
stolto e procurerai del male».
Prendiamo, allora, come punto di riferimento il patrimonio della
nostra cucina popolare. Accogliamo, di buon grado, anzi sollecitiamo il
ritorno alla cucina tradizionale, così varia e gustosa sostanzialmente sana,
quella cucina che forse molti di noi, nella nostra esterofilia, consideravamo
con una certa sufficienza e che oggi si vede rilanciata addirittura su scala
internazionale, sotto il nome di dieta mediterranea.
Con questa denominazione ci si vuole riferire ad un modello dietetico
ideale, tipico delle abitudini alimentari del nostro Paese all’inizio degli
anni ’50: cioè una dieta ricca di cereali, vegetali e frutta fresca, con uso
preferenziale, fra gli alimenti di origine animale, di latte e prodotti lattieri.
Forse addirittura converrà abbandonare il concetto di «dieta» che è
sempre punitivo. Potremo parlare piuttosto dell’abbandono di abitudini ali¬
mentari errate, e di attuazione di più sane abitudini di vita. Cerchiamo di
attuare un regime che non comprometta l’assunzione delle sostanze nutri¬
tive essenziali (carboidrati, grassi, proteine, vitamine, sostanze minerali) né
procuri squilibri o deficienze. È opportuno, anche, che un tale regime non
crei difficoltà domestiche, ma si possa ottenere con cibi facilmente reperi¬
bili, non esasperati da incongrua pubblicità e, perché no, a prezzi ragione¬
voli. Ed essi saranno semplici, tradizionali prodotti artigianali, se reperibili,
od anche i prodotti della moderna industria alimentare, se il produttore ci
fornirà sufficienti garanzie di serietà e onestà. Evitiamo di lasciarci abbin¬
dolare dagli slogan ingannevoli della pubblicità, ma non lasciamoci nem¬
meno condizionare da una diffidenza generalizzata e preconcetta: lo ripeto
impariamo a leggere le etichette. E non ascoltiamo il già citato medico di
Edimburgo, il quale, dimosrando per la verità un carattere piuttosto acido,
dice: «L’arte del cuoco rende malsani parecchi alimenti che non lo sareb¬
bero di loro natura.
Alimenti e salute 145
Accozzare molti ingredienti di spezie differenti per fare un intin¬
golo piccante o una zuppa succosa questo è volere comporre un vero
veleno. I condimenti di piccante sapore non sono atti che ad eccitare
l’ingordigia e non lasciano giammai di nuocere allo stomaco. Egli
sarebbe un bene per l’umanità se i cuochi e la loro arte fossero
banditi».
Non ascoltiamolo specialmente quando sono le nostre gentili signore a
prepararci i manicaretti, e non trascuriamo l’importanza della preparazione
del pasto mediante accorte ricettazioni che non rendano la nostra dieta
monotona e insapore. Perché non è vero che la gastronomia più accurata
sia di necessità legata alla scelta di ingredienti particolarmente sofisticati.
Nessuno potrà negare che piatti di semplicissima composizione sono spesso
tra i più gustosi. Citiamone qualcuno: gli spaghetti aglio e olio, magari con
un pò di peperoncino, gli gnocchi di patate al pomodoro, le trenette al
pesto, la nostra buona pizza napoletanam, eccetera. E sappiamo tutti che
nelle ricette di questi piatti, degli ingredienti tanto semplici come l’aglio e
il prezzemolo, il peperoncino, il pomodore pelato, il basilico, e soprattutto
il nostro prezioso olio d’oliva, costituiscono, accanto agli ingredienti base,
il segreto della loto felice realizzazione.
In ogni caso i seguenti principi dovrebbero costituire la più opportuna
linea di condotta:
1) Scegliere opportunamente gli alimenti, consumando ogni giorno
porzioni appropriate dei cibi facenti parte di ciascuno dei gruppi fondamen¬
tali; in particolare è da tenere presente che, sul piano quantitativo, i deri¬
vati dei cereali devono costituire la base dell’alimentazione;
2) selezionare, nell’ambito di ciascuno dei principali gruppi di ali¬
menti, la più ampia varietà di cibi al fine di accrescere le probabilità di
consumare quantità adeguate di tutti i nutrienti essenziali;
3) equilibrare, soprattutto per i ragazzi ed i giovani, l’assunzione di
energia attraverso gli alimenti, tenendo conto, da un lato, del dispendio di
energia per attività fisica, dall’altro del mantenimento di un giusto peso in
relazione all’altezza. Se il peso è in eccesso, cercare di portarsi ad un peso
più conveniente riducendo l’eventuale assunzione globale di alimenti, fra
cui in particolare quella dei grassi di condimento o di alimenti ricchi di
grasso, aumentando contemporaneamente l’attività fisica;
4) se le necessità di energie sono limitate, come ad esempio per le
persone anziane e per coloro che fanno vita sedentaria, ridurre il consumo
di alimenti come: bavande alcoliche, zucchero, dolciumi, grassi e sostanze
grasse, cioè tutti i cibi che costituiscono una fonte «condensata» di calorie,
ma che sono poveri di altri nutrienti essenziali.
146 0. Schettino
È questione, in altre parole, di scelte, di iniziative, di intelligenza,
direi quasi di amore. Possiamo dire, in conclusione, che mille e mille
buone cose rimangono a disposizione di chi cucina, per presentare ed insa¬
porire gli alimenti senza toglierci, nel piacere della mensa, una delle poche
gioie della vita e, perché no, delle sempre più rare occasioni di lieta riu¬
nione della famiglia o degli amici.
Che se poi nostro malgrado, ma non so quanto malgrado, saremo tal¬
volta costretti a peccare di gola, ricordiamoci che uno strappo alla regola
potrà esserci consentito soltanto se avremo adottato una corretta regola
di vita.
BIBLIOGRAFIA GENERALE
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Boll. Soc. Nalur. Napoli
voi. 96, 1987, pp. 147-164, figg. 3, tahb. 4
Un catalogo degli atteggiamenti comportamentali
esibiti da Cardnus mediterraneus , Czerniawsky
(Crostàcea, Decapoda, Brachyura)
nell’espressione dell’aggressività intraspecifica
Nota di Paolo Bergamo, Antonio Miralto
e del socio Graziano Fiorito (*)
Riassunto. . In questa nota gli Autori descrivono per la prima volta il catalogo
comportamentale aggressivo di Carcinus mediterraneus (Crustacea, Decapoda, Bra¬
chyura). L'esame di incontri intra-specifici condotti in laboratorio ha permesso
ridentificazione di 23 elementi o posture attuate da C. mediterraneus nel corso di
tali incontri. Il 19% del totale delle esibizioni registrate appartiene alla categoria
delle posture cosiddette ritualizzate. Lo 0.4% è rappresentato dal combattimento
vero e proprio, nella maggior parte dei casi, quindi, l’esito degli incontri aggressivi
viene «deciso» grazie alFutilizzo di «posture» ritualizzate e quindi di meccanismi
di comunicazione. Questi risultati sono di notevole interesse dal momento che il C
mediterraneus è conosciuta essere specie solitaria e quindi, nelFambito delle correnti
teorie, non dovrebbero esibire comportamenti ritualizzati.
Summary . — The aggressive behavior of thè Braehyuran crab Carcinus medi¬
terraneus ìs described for thè First time. Behavioral observations carrìed out in
laboratory allowed to defme a catalogne of thè different actions patterns involved
in thè aggressive behavioral context. Authors recognized 23 behavioral patterns
that can be dìvided into 3 categories of thè aggressive behavior (General Action
Patterns, Ritualized Action Patterns and Fighting Action Pattern). Among thè total
of observed patterns (n = 26261), 19% are -Ritualized Action Patterns and only
0.4% is Fighting. This means that probably Cardnus mediterraneus cannot be con-
sidered as a «solitary» species, but exhibits an interesting behavioral repertoire
that can be utilized as a model for thè study of aggression in non-social species of
Crustaceans.
(*)' Laboratorio di Neurobiologia, Stazione Zoologica, Villa Comunale - 80121
Napoli.-
148 P. Bergamo, A. Miralto e G. Fiorito
Parole-chiave : Carcinus mediterraneus, Crustacea, Comportamento, Aggressività
intra-specifìca. Catalogo comportamentale.
Key-words : Carcinus mediterraneus , Crustacea, Behavior, Intraspecifìc agonism,
Behavioral catalogue.
Introduzione
La descrizione di un dato comportamento in una specie animale rap¬
presenta un passo fondamentale per la comprensione del ruolo di quel
comportamento nell’ambito della dinamica delle popolazioni e delle comu¬
nità. Lo studio di un qualsiasi comportamento comprende, infatti, l’identi¬
ficazione delle relazioni fra il comportamento stesso e gli eventi all’interno
o all’esterno dell’organismo che precedono, accompagnano e seguono il
comportamento in questione (Hinde, 1966). La descrizione dei processi
comportamentali e la comprensione dei meccanismi biologici che ne sono
alla base, interessano sia il campo fisiologico (hardware) che quello com¬
portamentale (software) (Baerends, 1976 a). Il primo comprende i processi
ormonali e neurali che producono quel comportamento, mentre il secondo
coinvolge le cosiddette «regole di ordine» (Fentress, 1980), o gerarchie
comportamentali (Léonard, 1982), che sono utilizzate per individuare i
«modelli funzionali» dei comportamenti per mezzo dei quali è possibile
predire le azioni di un animale in particolari condizioni. È chiaro che una
approfondita conoscenza dell’hardware, ad esempio delle vie nervose, non
può dare un’indicazione del comportamento che un animale attua senza
che siano conosciuti i principi di base del software dell’animale (Baerends,
1976 a, b; Dawkins, 1976). La conoscenza del software ha, d’altra parte,
bisogno di una approfondita analisi delle modalità con cui un dato compor¬
tamento viene realizzato. La descrizione degli elementi comportamentali
rappresenta allora uno stadio essenziale per la comprensione dell’integra¬
zione tra «hardware» e «software». Nell’ambito degli studi comportamen¬
tali, una accesa disputa (Drummond, 1985; Gordon, 1985; Léonard &
Lukowiak, 1985; Schleidt, 1985; Schleidt et al. , 1984) è tuttora in atto
circa le modalità di realizzazione e di impiego degli etogrammi. La descri¬
zione verbale delle azioni, ad esempio, potrebbe essere meglio utilizzata
per scopi non strettamente «etologici» (Léonard & Lukowiak, 1985),
mentre altri metodi, basati sulla codifica e concatenazione strutturata delle
azioni comportamentali (Schleidt et al. , 1984; Schleidt, 1985), potreb¬
bero meglio soddisfare gli studiosi del comportamento. Recentemente
Un catalogo degli atteggiamenti comportamentali ecc. 149
Oster e Wilson (1978) hanno riconosciuto sostanzialmente due tecniche
di descrizione dei comportamenti:
1 - il catalogo comportamentale , che rappresenta la descrizione degli
«atti», cioè delle diverse azioni che un animale esibisce nel corso di un
dato comportamento, e la loro frequenza;
2 - Uetogramma , un catalogo comportamentale che descrive i probabili
«passaggi» tra le azioni di un dato comportamento e la loro durata.
Probabilmente si è ancora lontani dalPadottare una tecnica ottimale
per la descrizione dei comportamenti animali. Alla luce di queste perples¬
sità, la presente nota, basata sulla descrizione del comportamento aggres¬
sivo di Carcìnus mediterraneus , propone per la prima volta un catalogo
comportamentale (sensu Oster e Wilson, 1978) delle azioni relative al
contesto aggressivo intraspecifìco di questo Crostaceo.
Carcinus mediterraneus rappresenta uno strumento valido per gli studi
comportamentali dal momento che, pur essendo un organismo relativa¬
mente semplice per quel che riguarda l’organizzazione neurale (Bullock &
Horridge, 1965), attua una vasta gamma di manifestazioni comportamen¬
tali. La complessità del suo «software» è realizzata da un’elevata coordina¬
zione del sistema nervoso e neuro-ormonale che provvede alla modula¬
zione di tutta l’attività fìsio-comportamentale (Arechiga, 1979). Purtroppo
i dati relativi alla biologia, fisiologia ed etologia della specie sono relativa¬
mente scarsi (Sacchi, 1962; Sacchi & Melogli, 1975; Cottiglia, 1983) e
per lo più attribuiscono a Carcinus abitudini «solitarie». Quest’ultimo dato
è particolarmente interessante dal momento che osservazioni di laboratorio
hanno mostrato che Carcinus mediterraneus stabilisce gerarchie di domi¬
nanza intraspecifica se è tenuto in gruppo, con la conseguente alterazione
dei livelli di aggressività intraspecifìca (Bergamo, 1987). La contraddizione
tra l’esibire aggressività intraspecifìca ed essere solitari stimola l’interesse
scientifico per questa specie dal momento che tutta la letteratura di base
(cfr. Wilson, 1975) ritiene che l’aggressività intraspecifìca sia una manife¬
stazione peculiare delle specie sociali. La compilazione del catalogo com¬
portamentale « aggressivo » di Carcinus mediterraneus è quindi un primo passo
per lo studio della biologia e della neurologia della specie mediterranea.
Materiali e metodi
Diversi esemplari di Carcinus mediterraneus sono stati catturati setti¬
manalmente dal Servizio Pesca della Stazione Zoologica durante il periodo
settembre' 1985 marzo-1986. Tutti gli animali utilizzati per il presente stu-
150 P. Bergamo, A. Miralto e G. Fiorito
dio, intatti e in buono stato di salute, sono stati suddivisi in base al sesso e
alla lunghezza del carapace (Tabella I).
Diversi cicli sono stati realizzati, ciascuno della durata di 7 giorni,
costituiti da altrettanti gruppi sperimentali, contrassegnati con le lettere
dell’alfabeto dalla A alla N, ciascuno composto da individui selezionati in
base alla taglia ed al sesso (Tabella II) in modo che i gruppi risultassero
omogenei (test di Kruskal-Wallis non significativo). Gli animali sono stati
marcati numerandoli con smalto per unghie sul lato dorsale del carapace
come proposto da Vannini (1971).
TABELLA I
Quadro riassuntivo delle caratteristiche degli individui di Carcinus mediterraneus uti¬
lizzati negli esperimenti.
2
Classi
2.5
di grandezza
3
(cm)
3.5
4
Maschi
6
98
67
6
6
Totali 183
Femmine
15
77
46
24
15
Totali 177
Totali
21
175
113
30
21
360
TABELLA II
Distribuzione ed organizzazione dei cicli sperimentali realizzati in preparazione
degli «incontri aggressivi». La durata è espressa in giorni di mantenimento di ani¬
mali isolati ed in gruppo (N = 5 per ciascun sottogruppo).
Gruppo
Animali
Durata
A 10 maschi della stessa taglia 7
B 10 femmine della stessa taglia 7
C 10 maschi di taglie differenti 7
D 10 femmine di taglie differenti 7
E 2 maschi e 8 femmine della stessa taglia 7
F 2 femmine e 8 maschi della stessa taglia 7
G 2 maschi e 8 femmine di taglie differenti 7
H 2 femmine e 8 maschi di taglie differenti 7
I 4 maschi e 6 femmine della stessa taglia 7
L 4 femmine e 6 maschi della stessa taglia 7
M 6 maschi e 4 femmine di taglie differenti 7
N 6 femmine e 4 maschi di taglie differenti 7
Un catalogo degli atteggiamenti comportamentali ecc. 151
Per i primi 5 giorni di ciascun ciclo i Carcinus sono stati tenuti isolati
in vasche di plastica (38 x 45 x 15 cm) illuminate artificialmente secondo
il ritmo nict-emerale stagionale e alimentati con pezzi di alice ( Engraulis
enchrasicolus). Le osservazioni comportamentali sono state effettuate negli
ultimi due giorni durante l’attuazione di incontri tra coppie di Carcinus
secondo lo schema riportato in tabella III. Ogni
«incontro», della durata
TABELLA III
Schema di
sequenza e combinazione degli
incontri aggressivi.
RESIDENTI
I
1 2 3
4 5
N
1
*
*
T
2
*
*
R
3
*
*
U
4
* *
S
5
*
*
I
massima di 20 minuti, è stato realizzato ponendo un granchio «residente»
in una vasca di vetro circolare (diametro 16.5 cm, altezza 9 cm), conte¬
nente circa 250 mi di acqua di mare filtrata, 10 minuti prima di un gran¬
chio «intruso». Durante gli incontri sono stati annotati i movimenti e le
azioni esibite dai Carcinus utilizzando un protocollo di osservazioni ripro¬
dotto in figura 1. In questa fase non è stata valutata la durata di ogni
azione, ma solo la frequenza.
Risultati
Tutte le esibizioni comportamentali attuate dai Carcinus mediterraneus
nel corso degli «incontri» sperimentali sono state annotate (cfr. Fig. 1) e
quindi analizzate.
In generale si è visto che immediatamente dopo l’introduzione di
entrambi gli animali nell’arena questi restavano immobli per alcuni
secondi e successivamente, muovendosi lungo il perimetro dell’arena,
intraprendevano una serie di interazioni. La variabilità di queste ultime è
152 P. Bergamo, A. Mirai to e G . Fiorito
in relazione allo «stato» aggressivo e più in particolare al sesso, alla diffe¬
renza di taglia e al grado di «dominanza» degli animali.
Il catalogo che è qui di seguito proposto rappresenta il repertorio compor¬
tamentale «aggressivo» del Carcinus mediterraneus nelle condizioni speri¬
mentali in cui è stato osservato. I criteri di analisi e individuazioni dei singoli
elementi comportamentali sono stati attuati sulla base di quanto proposto e
discusso in dettaglio da Kasuya (1983) e da Fagen & Goldman (1977).
ENCOUNTER DATA OBSV .
h. IN
h.FIN
ANIMALE 1 ANIMALE 2 ANIMALE 1 ANIMALE 2
1
11
2
12
3
13
4
14
5
15
6
16
7
17
3
18
9
19
10
20
Fig. 1. — Modello della scheda utilizzata per l’acquisizione dei dati comportamen¬
tali nel corso degli «incontri» aggressivi. Ciascun minuto comprendeva
tre osservazioni per ciascun animale (ogni 20 secondi circa) per comples¬
sive 120 osservazioni per «incontro».
Lo studio delle singole azioni esibite nel corso degli incontri ha reso possi¬
bile l’individuazione di 23 «atti» comportamentali che sono qui di seguito
elencati in ordine alfabetico. Alcuni di essi sono rappresentati in figura 2.
Allarme-minaccia. Tale posizione è indicata a quella descritta per il
Carcinus maenas e chiamata «lateral merus display» (Wright, 1968). Nel
Carcinus mediterraneus il granchio solleva il corpo con le prime due paia di
Un catalogo degli atteggiamenti comportamentali ecc.
153
Fig. 2. — Raffigurazione di alcune delle posture comportamentali esibite dai Carci-
nus mediterraneus nell’ambito delle interazioni aggressive intraspecifìche.
Con visioni dall’alto: Fermo (A), Contatto frontale di chela (C), Contatto
con chela aperta (D), Grasping (D), Chela sopra (E), Sale sopra (F) e
Fermo sull’altro (F). Vista frontale di un Carcinus in posizione di allarme-
minaccia (B).
154 P. Bergamo, A. Miralto e G. Fiorito
pereiopodi ed estende il terzo paio lateralmente mentre mantiene il quarto
posteriormente in posizione flessa. Il carapace è in posizione obliqua ed
estende i chelipedi lateralmente mantenendo le chele aperte. L’animale, in
tale posizione, si pone di fronte all’altro spesso rimanendo immobile.
Questo comportamento generalmente prelude o ad avvicinamento frontale
o ad attacco o ad un comportamento di difesa da parte dell’altro che si
manifesta o con un’avvicinamento o con un atteggiamento di minaccia.
Avvicinamento. Sebbene la differenza sia quasi impercettibile si può
sempre notare che i Carcinus si avvicinano reciprocamente in modo casuale
o diretto. La differenza consiste nel fatto che l’avvicinamento casuale porta
al contatto laterale (parti del corpo, chelipedi o pereiopodi; induce sequen¬
zialmente uno dei seguenti elementi: LC, CL, LO, LB), mentre quello fron¬
tale porta al contatto frontale (inducento i seguenti elementi: FC, CO, PC,
PO, GR, FI).
Bubbling. Carcinus emette bolle dalla porzione fronto-laterale del cara¬
pace tenendo il corpo in posizione obliqua sollevato sul primo paio di
pereiopodi. Se da una parte sembra che esso rappresenti un normale atto di
respirazione, dall’altro, è stato più volte notato che l’emettere bolle porta
ad una risposta analoga da parte dei conspecifici. Questo elemento com¬
pare in vari momenti del comportamento agonistico soprattutto durante le
pause di questo stesso. Lungi dal poter giungere ad una conclusiva attribu¬
zione di valore comunicativo, è importante sottolineare come per altri Cro¬
stacei (Schmitt, 1965; Grane, 1966; Von Hagen, 1984) si siano riscontrati
dei meccanismi di comunicazione sonora.
Combattimento. Il combattimento è costituito da azioni estremamente
rapide e « violente » e può essere contemporaneo ad altri comportamenti come
il bubbling ed il grasping. Si notano colpi contemporaneamente con entrambe
le chele sia sulla parte laterale delle chele e del carapace che su quella dorsale e
ventrale di quest’ultimo che provocano rumore causato dall’urto stesso. Il
combattimento può seguire ad una azione prolungata di spinta con le chele
aperte. Durante il combattimento i colpi sono molto rapidi ed è perciò difficile
poter, in questa fase della ricerca, proporre una dettagliata descrizione degli
elementi comportamentali che intervengono nel «combattimento». Pertanto
il combattimento corrisponde, in realtà, ad una sottosequenza di elementi
comportamentali che saranno oggetto di futura analisi.
Chela aperta. Un animale, o entrambi reciprocamente, entrano in con¬
tatto in diverse parti del corpo attraverso il contatto con una o entrambe le
chele aperte. Questo tipo di contatto interviene nella fase «acuta» dell’in¬
contro essendo, in genere, preliminare a comportamenti più aggressivi tipo
grasping o spinta con le chele aperte.
Un catalogo degli atteggiamenti comportamentali ecc. 155
Chela sopra. Questo elemento compare in svariati contesti «aggressivi».
Infatti, generalmente, un animale si trova con una o entrambe le chele appog¬
giate sul carapace dell’altro o in pause del combattimento e del grasping.
Contatto frontale. Il contatto frontale è sempre «volontario» (almeno
da parte di uno dei due animali) e porta l’animale che lo attua ad un con¬
tatto con la parte cefalica del carapace.
Contatto laterale. Contrariamente al precedente questo elemento può
manifestarsi già nei primi minuti di osservazione, contemporaneamente ai
comportamenti di esplorazione, ed è casuale. L’animale entra in contatto
con l’altro animale attraverso i pereiopodi.
Contatto posteriore. Altro contatto con i pereiopodi che però in tal caso
avviene nella parte posteriore del corpo e in tale posizione l’animale è
meno attivo rispetto l’esecuzione di atti successivi.
Contatto laterale di chele. Da un contatto frontale o in seguito ad un
contatto laterale si può passare a questo contatto. Tra i contatti con le
chele questo è probabilmente il meno «aggressivo».
Contatto frontale di chele. Da una posizione di contatto frontale si può
passare ad un contatto con la punta delle chele (aperte o chiuse) e già in
questa fase si può iniziare a notare se si è arrivati ad un « assestamento » in
base alla risposta che l’animale «passivo» attua. Bisogna dire che il con¬
tatto frontale, seguendo ad un avvicinamento diretto o «volontario», già di
per sé fornisce delle indicazioni circa l’aggressività di chi lo attua. L’altro
animale può rispondere, o no, in modo altrattanto aggressivo consentendo
di raccogliere dati circa il suo «stato aggressivo».
Fermo. L’immobilità di un animale è in genere molto ricorrente sia
nelle fasi iniziali dell’incontro così come nelle pause di questo. La durata
delle pause è molto variabile e durante queste gli animali possono o meno
essere in contatto tra loro.
Fermo sull’altro. In seguito al movimento di un Carcinus sull’altro,
soprattutto se non c’è reazione da parte del «sottoposto», si può riscon¬
trare una fase durante la quale un animale resta fermo sul corpo dell’altro.
A questo punto si può avere o una reazione di «allontanamento» del sotto¬
posto o nessuna reazione, così come un animale « superiore » può impedire
l’allontanamento del primo con il grasping.
Grasping. Si può considerare questa come una fase abbastanza acuta
del combattimento, in cui (più frequentemente) uno dei due animali con le
punte delle chele comincia a toccare il cefalotorace dell’altro e con le chele
aperte «pinza» chelipedi o pereiopodi. Si può avere qualche tentativo di
sollevare l’altro o di capovolgerlo con il probabile conseguenziale combatti¬
mento o fuga dell’altro.
156 P. Bergamo, A. Miralto e G. Fiorito
Locomozione in generale. Gli animali nel corso dei loro movimenti di
esplorazione descrivono il perimetro dell’« arena» senza incontrarsi. Tal¬
volta i movimenti si svolgono sulle pareti della vasca stessa muovendo i
pereiopodi ed i chelipedi (come descritto da Vannini, 1971).
Muove le zampe. È il movimento dei pereiopodi. Un animale pur rima¬
nendo fermo in un posto può muovere i pereiopodi o durante le «pause» o
in seguito a spinte ricevute dall’altro animale.
Ritirata. Uno dei due granchi in seguito ad un combattimento, o più
semplicemente, in seguito a manifestazioni aggressive dell’altro, si allon¬
tana da questo con un movimento molto rapido. Un’altra situazione che
può verificarsi e che, come la precedente, è stata denominata «ritirata» e si
ha quando uno dei due animali tenta ripetutamente di uscire dall’arena
(talvolta riuscendovi) muovendosi lungo le pareti di questa con i pereio¬
podi estesi per cercare un appiglio.
Sale sopra. Uno dei due animali può passare sull’altro se durante l’es¬
plorazione della vasca o in uno dei tentativi di «fuga» entra in contatto
laterale con questo e successivamente sale, letteralmente, sopra i pereio¬
podi o sul corpo nel caso che quest’ultimo non lo intralci.
Spinta con le zampe. Quando i due animali giungono a contatto con i
pereiopodi possono cominciare a spingersi reciprocamente. Questa fase del-
l’« incontro» può durare più o meno a lungo e in generale si può dire che
si può osservare che uno dei due spinga più spesso dell’altro. Nel corso
delle osservazioni si è più volte notato che, quando due animali entrando
in contatto laterale attuano unicamente spinte con i pereiopodi, nel seguito
dell’incontro, quasi mai, si avranno combattimenti o atteggiamenti «gene¬
ricamente» più aggressivi.
Spinta con le chele. Questa spinta indica, in modo volutamente generico,
tutte quelle spinte che vengono date con le due chele in modo differente.
Spinta con la chela aperta. Da un contatto con le chele aperte o in
seguito ad allarme uno dei due (od entrambi) animali può spingere con
una (o entrambe) le chele aperte. Si deve ribadire come in generale tutti i
contatti frontali con le chele preludono a comportamenti più aggressivi
come il Grasping o al Combattimento.
Spinta laterale di chela. Una spinta laterale riguarda molto spesso un
contatto laterale che, come tale, non viene considerato molto aggressivo.
Due animali, però, possono spingersi con la parte laterale delle chele pur
essendo reciprocamente in posizione frontale.
Sono stati osservati nel complesso 26161 «atti» appartenenti ai sopra¬
riportati 23 elementi del catalogo come indicato in tabella IV. La distri¬
buzione percentuale degli «atti» individuati nel corso degli «incontri»
Un catalogo degli atteggiamenti comportamentali ecc. 157
TABELLA IV
Definizione degli elementi comportamentali utilizzati per la descrizione delle
sequenze delle esibizioni aggressive di Carcinus mediterraneus.
Elemento
Codice
%
Descrizione
Allarme
AL
0.48
Sollevato sui primi due paia di pereio-
podi tiene il carapace in posizione obli¬
qua ed estende i chelipedi in posizione
laterale mantenendo le chele aperte.
Avvicinamento
AP
10.59
Movimento di un animale verso un
altro, può essere sia diretto (general¬
mente frontale) che casuale (laterale).
Bubbling
BO
0.64
Il granchio emette bollicine dalle bran¬
chie tenendo il corpo in posizione obli¬
qua o sollevato sui pereiopodi talvolta
in posizione di allarme.
Combattimento
FI
0.38
Con il corpo sollevato sui primi due
paia di pereiopodi con chelipedi estesi
lateralmente (minaccia) se anche l’altro
animale è nella medesima posizione si
ha prima una spinta con le chele e poi
il combattimento vero e proprio (tal¬
volta il combattimento non è preceduto
da minaccia). Questo consiste in una
serie di colpi portati con le chele aperte
sui chelipedi e sul carapace dell’altro.
Chela aperta
CO
0.36
Contatto con una o entrambe le chele
aperte.
Chela sopra
CU
0.50
Posizionamento di una o di entrambe
le chele sul corpo dell’altro.
Contatto frontale
FC
4.20
I due animali entrano in contatto con
la porzione cefalica del carapace.
Contatto laterale
LC
12.16
Contatto con i pereiopodi, casuale o
dopo un avvicinamento laterale.
Contatto
posteriore
LB
2.98
Contatto con la parte posteriore del
corpo o con le zampe, casuale o in
seguito ad avvicinamento.
Contatto laterale
di chele
CL
0.95
In posizione di contatto laterale entra
in contatto con la parte laterale delle
chele.
158 P. Bergamo, A. Miralto e G. Fiorito
segue Tab. IV
Elemento
Codice
%
Descrizione
Contatto frontale
di chele
CF
0.07
In posizione di contatto frontale entra
in contatto con la punta delle chele.
Fermo
ST
22.37
Sta fermo.
Fermo con le
zampe sulfaltro
LO
0.29
Fermo con i pereiopodi sul corpo o su
parti del corpo delfaltro.
Fermo sulfaltro
SU
0.03
Si ferma sulfaltro dopo essere salito.
Grasping
GR
0.18
Con le chele «pinza» le zampe o le
chele o le muove sul carapace del¬
faltro.
Locomozione
WA
19.88
Locomozione in generale.
Muove le zampe
LM
14.88
Muove i pereiopodi.
Ritirata
WI
0.51
Movimento rapido di un animale per
allontanarsi (fuggire) dall’altro.
Sale sopra
wu
0.79
Movimento e salita sulle zampe o sul
corpo delfaltro.
Spinta con le
zampe
LP
5.84
Spinta con i pereiopodi, laterale (se in
posizione di contatto laterale) o poste¬
riore (se in contatto con la parte poste¬
riore del corpo o con l’ultimo paio di
pereiopodi).
Spinta con la
chela
PC
0.63
Spinge con la chela in generale.
Spinta con le
chele aperte
PO
0.50
Spinge con una od entrambe le chele
aperte.
Spinta laterale
della chela
PL
0.78
Spinta con la parte laterale della chela.
aggressivi del Carcinus mediterraneus con i suoi conspecifici, mostra
l’estrema scarsezza degli atti esibiti dagli individui «vincitori» (cioè domi¬
nanti) degli incontri. Infatti gli atti AL, GR, CU, LO, CF, SU, FI e CO esi¬
biti più frequentemente dagli individui dominanti raggiungono nel com¬
plesso una percentuale del 3% sul totale. È da precisare che tali esibizioni
riguardano più propriamente «atti» ritualizzati utilizzati per stabilire situa-
Un catalogo degli atteggiamenti comportamentali ecc. 159
zioni di dominanza all’interno del territorio di un individuo, come già indi¬
cato da (Grane, 1966) per il comportamento aggressivo intraspecifìco nel
genere Uca (Crustacea, Decapoda).
Come vedremo in seguito questi dati possono trovare interpretazione
nel modello del comportamento aggressivo formulato da Rasa (1982).
Gli altri elementi del catalogo, appartenenti alle interazioni «generali»
che possono intercorrere tra i due individui, il residente e l’intmso, non
riguardano strettamente la «dominanza».
Conclusioni
Il presente contributo riporta, per la prima volta, come è già stato sot¬
tolineato, il catalogo del repertorio comportamentale «aggressivo» della
specie Carcinus mediterraneus.
Benché le ricerche sull’aggressività e la «dominanza» in un ordine
gerarchico in Invertebrati comportino una certa difficoltà, per i rischi con¬
nessi con l’individuazione e la formulazione di una corretta nomenclatura,
sulla base di quanto proposto da Fagen & Goldman (1977) siamo stati in
grado di identificare 23 elementi comportamentali, o atti, esibiti da Carci¬
nus mediterraneus Czerniavski nelle fasi dell’aggressività intraspecifica.
Fino ad oggi lo studio dell’aggressività intraspecifica ha riguardato per
lo più Invertebrati di specie «gregarie» o «sociali» o che comunque nel
loro ecotopo hanno problemi di spaziatura (spacing) cioè di disponibilità
fisica di territorio per tane o luoghi di residenza e approvigionamento di
cibo. Solo recentemente Michener (1985) ha discusso la possibilità che
una specie considerata solitaria possa costituire una struttura eusociale o
quasisociale (sensu Wilson, 1985) per motivi non strettamente legati alla
sua storia evolutiva. In altri termini, necessità biologiche, ecologiche o
comportamentali legate alla ottimale sopravvivenza della specie nell’area,
promuoverebbero meccanismi comportamentali caratteristici di specie tas¬
sonomicamente affini e considerate «eusociali».
La scoperta, fatta durante i nostri esperimenti, che Carcinus mediterra¬
neus , specie solitaria, esibisce aggressività intraspecifica che può condurre
alla formazione un ordine gerarchico, potrebbe essere inquadrata nell’am¬
bito di questa ottica.
Finora non era stato mai proposto un «catalogo comportamentale»
relativo al genere Carcinus né, più in particolare, alla specie C. mediterra¬
neus. L’unico studio relativo al comportamento aggressivo del Carcinus
mediterraneus è quello di Vannini (1981) nel quale sono state studiate le
160 P. Bergamo, A. Miralto e G. Fiorito
relazioni tra il comportamento aggressivo e la densità di animali, e tra l’aggres¬
sività e l’escrezione di metaboliti. Lo stesso Vannini (1981) riferisce che la
biologia della specie è poco conosciuta e per lo più identificata con l’affine
Carcinus maenas , che è specie atlantica (Moncharmont, 1979-1980).
I nostri dati sperimentali e quelli di Vannini (1981) si riferiscono
entrambi a situazioni sperimentali simili. L’esistenza di una relazione tra
l’aggressività e il numero di individui sembrerebbe rafforzare l’ipotesi
(Vannini, 1981) della natura adattativa dell’effetto «crowding». In pratica,
in caso di coesistenza forzata o di scarsità di fattori limitanti, gli animali
sarebbero indotti ad auto-inibire (o auto-regolare!) il loro comportamento
aggressivo che, diversamente, avrebbe un ruolo marcatamente territoriale.
Le considerazioni circa il significato complessivo e relativo dei 23 ele¬
menti comportamentali da noi identificati suggeriscono una funzione « auto¬
protettiva» dell’aggressività di Carcinus mediterraneus. Le interazioni casuali
(Contatti laterali) o volute (Contatti frontali) rappresentano certamente due
differenti modalità di attuazione dei meccanismi di «protezione» del terri¬
torio individuale. Infatti le unità comportamentali Allarme-minaccia, Gra-
sping, Chela sopra, Zampe sopra, Contatto frontale di chele, Chele aperte,
Combattimento e Stare sopra, ciascuna più o meno ritualizzata e quindi
appartenente a livelli energetici diversi, compaiono soprattutto nella fase
acuta degli incontri. È chiaro allora che nel caso di interazioni casuali
(come è il caso dell’incontro tra un individuo residente in un dato territo¬
rio e un intruso «esploratore») o obbligate (come è il caso di un iniziale
affollamento dell’area) vengano attuati meccanismi di protezione e mante¬
nimento del territorio dell’individuo. Osservazioni condotte in laboratorio
durante il mantenimento di Carcinus mostrano oltretutto che, dopo un ini¬
ziale «riaggiustamento» dei livelli di aggressività individuale, solo alcuni
individui (soprattutto quelli in migliore stato di salute e probabilmente i
più grandi) continuano a mantenere una elevata aggressività esibendo, con
bassa soglia, comportamenti ritualizzati quali Allarme-minaccia e Stare
sopra (Fiorito, osserv. pers.).
Sulla base della teoria dell’avvicinamento-allontanamento (Schneirla,
1964) e dell’« ego-soma» (Rasa, 1982) (Figura 3) il comportamento aggres¬
sivo del Carcinus mediterraneus può, allora, essere interpretato, al pari di
quello esibito da altri Invertebrati e Vertebrati, come risposta dell’indivi¬
duo «residente» all’avvicinamento di un conspecifico. L’intruso durante la
sua interazione incontra una serie di «barriere energetiche» di livello cre¬
scente che il «residente» crea per la salvaguardia della sua incolumità e
della sua proprietà. Il successo dell’intruso e/o del residente dipenderà dal
potenziale energetico che ciascuno dei due individui è capace di rendere
Un catalogo degli atteggiamenti comportamentali ecc. 161
disponibile e tradurre in barriere, cioè in comportamenti aggressivi, per la
maggior parte ritualizzati, atti al raggiungimento del proprio fine (Rasa,
1982). Gli invertebrati forniscono, ancora una volta, un evidente paralle¬
lismo con i Vertebrati anche per quel che riguarda l’uso di esibizioni ritua¬
lizzate. L’uso della ritualizzazione da parte di Carcinus medìterraneus
induce a considerare la specie nel novero di quelle ad elevato grado di
struttura sociale. Al contrario, come già è stato detto, i dati relativi alla sto-
DISPENDIO ENERGETICO
Fig. 3. — Raffigurazione del modello energetico (EGO-SOMA) proposto da Rasa
(1982) e relativo al comportamento agonistico. L’ego è il «potenziale» di
un individuo in ciascun momento e dipende dall’esperienza e dallo stato
dell’animale. Secondo Rasa i confini dell’ego dipendono dalle «pressioni»
che i conspecifici possono esercitare sull’individuo per cui gli animali pur
tendendo al raggiungimento del massimo potenziale sono ostacolati di fatto
da meccanismi fisici o sociali. Il soma è il corpo di un animale e il piccolo
spazio intorno a questo. I cerchi concentrici rappresentano le barriere ener¬
getiche che l’organismo residente attua per scoraggiare l’avvicinamento di
un intruso. Un intruso che si avvicina è considerato neutrale o amico (A),
finché è fuori dell’ego, appena penetra nell’ego la sua denotazione è quella
di rivale (R) e diventa nemico (N) appena raggiunge il soma.
162 P. Bergamo , A. Mìralto e G. Fiorito
ria naturale della specie ed alle abitudini, oltre a quelli ricavabili dall’analisi
degli ordini di dominanza (Bergamo, 1987) rinvenuti nel corso di questa
ricerca, sono in contrasto tra loro dal momento che non sarebbe «teorica¬
mente » possibile mantenere stabili temporalmente gerarchie di dominanza. È
chiaro che sulla base di considerazioni energetiche (Rasa, 1982) il comporta¬
mento aggressivo può essere esibito da individui appartenenti a specie non
strettamente sociali. Pertanto i livelli di aggressività misurati potrebbero
essere in realtà interpretabili in chiave energetica e sulla base della storia indi¬
viduale. Il livello di aggressività mostrato da ogni Carcinus mediterraneus può
essere interpretato sulla base dello stato tensionale, cioè del livello di stress
(energia potenziale disponibile e resa energetica) che l’individuo stesso ha e su
cui hanno la loro influenza innumerevoli fattori fisiologici ed ecologici. La
risposta dell’individuo è allora in stretta correlazione con il suo stato tensio¬
nale. È da ribadire, infine, che la chiave di interpretazione fornita da Miche-
ner (1985) può trovare in Carcinus un interessante modello di applicazione.
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Tornata del 26 giugno 1987
Accettata il 24 luglio 1987
Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. 96, 1987, pp. 165-175
Gli Odonati del lago di Falciano
(Falciano del Massico, Caserta) e nuove catture
di Odonati in altre stazioni
(XXIII Contributo alla conoscenza degli Odonati)
Nota del socio Costantino D’Antonio (*)
Riassunto. — Nella presente nota l’A. elenca le 16 specie di Odonati [di cui 5
Zigotteri (31.25%) eli Anisotteri (68.75%)] raccolte sul lago di Falciano (Falciano d.
Massico, Caserta).
Importante la cattura di Orthetrum nitidinerve, non più segnalato in Campania
dal 1928.
Considerando gli areali di diffusione e raggruppandoli secondo le categorie
considerate da St. Quentin (1960) è possibile notare la netta prevalenza delle specie
sopravvissute all’epoca glaciale (Refugialfauna - 87.5%) su quelle che invasero la
nostra Regione in epoca postglaciale (Invasionsfauna - 12.5%); dato non discordante
da quello riscontrato per il popolamento odonatologico della Campania: Refugial¬
fauna 77.3%, Invasionsfauna 22.7%.
La nota si conclude con l’elenco di 34 specie raccolte in 38 località soprattutto
dell’Italia meridionale: Calopteryx virgo meridionalis , Platycnemis pennipes , Aeshna
mixta , Anax imperator , Cordulegaster bottoni sono risultate nuove per il Molise;
mentre Aeshna affinis e Libellula fulva sono nuove per la Calabria.
Summary. — The Author lists 16 Odonata species collected at Falciano’s lake
(Caserta, Campania, Southern Italy).
The catch of 0. nitidinerve confirms thè presence of this species in Campania
(thè last segnalation was in 1928).
A zoogeographic analysis of Odonatofauna, according St. Quentin (1960),
shows a high percentage (87.5%) of species pertaining to thè preglacial Refulgial-
fauna.
Besides, thè Author shows thè 34 Odonata species collected in 38 places
(above all of Southern Italy): Calopteryx splendens meridionalis , Platycnemis penni¬
pes , Aeshna mixta , Anax imperator , Cordulegaster bottoni are new for Molise; Aeshna
ajfinis and Libellula fulva are new for Calabria.
(*) Dipartimento di Zoologia, Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli.
166 C. D’Antonio
Introduzione
Il lago di Falciano (UTM VF 15) è un lago di origine vulcanica (Sche-
rillo et al. , 1966) situato a km 1.6 da Falciano del Massico in Provincia di
Caserta. Conosciuto anche con il nome di lago di Carinola, ha una superfi¬
cie subcircolare di mq 64000 ed un perimetro di ca. km 1.4; la larghezza
media è di ca. m 300. Il lago è alimentato sia dal rio Fontanelle, che nasce
nei Pressi di Monte Lupara (m 507) della catena degli Aurunci, sia dalla
falda freatica. La vegetazione delle sponde è folta a tratti, formando, tal¬
volta, quasi una barriera all’accesso al lago ed è prevalentemente costituita
da associazioni a Sparganium erectus, Arundo donax , Potamogeton sp.,
Typha latifolia, Phragmites communis. Ecologicamente il lago è stato defi¬
nito da Battaglini & Sebastio (1972) un lago «a corto circuito» in quanto
esiste una zona, ad Est, fortemente eutrofica con scarsa fauna ed un’altra
zona ad Ovest con acque mesotrofiche (oligotrofiche in taluni punti) fauni¬
sticamente più ricche; ciò è dovuto alla presenza sullo stesso lato (quello
ad Ovest) sia dell’immissario che dell’emissario. Nel lago, inoltre, sul lato
Est, poco prima deH’immissario, si riversa anche uno scarico di rifiuti agri¬
coli e domestici provenienti dal vicino centro abitato di Falciano.
Materiali e metodi
Le ricerche si sono svolte nei giorni 15 e 21 giugno, 3 settembre e 4
ottobre 1987.
Il materiale raccolto (conservato nella collezione dell’autore) è stato
determinato basandosi essenzialmente su Conci & Nielsen (1956); le sta¬
zioni di raccolta sono state divise in tre gruppi di stazioni:
A - stazioni situate lungo l’immissario;
B - stazioni situate lungo le rive del lago;
C - stazioni situate lungo l’emissario.
Per quanto riguarda l’ordine sistematico e gli areali di distribuzione si
è seguito Carchini (1983).
Calopterygidae
1) Calopteryx haemorrhoidalis haemorrhoidalis (Van der Linden, 1825).
15. VI: 3 mm, 2 ff. 21.VI: 4 mm, 2 ff. 3.IX: 2 mm, 4 ff.
Presente nelle stazioni A e C.
Gli O donati del lago di Falciano, ecc . 167
Geonemia: Magreb, Penisola Iberica, Francia meridionale, Italia centrale
sulle coste, Italia meridionale.
Lestidae
2) Chalcolestes viridis (Van der Linden, 1825).
3. IX: 2 mm. 4.X: 1 m, 1 f.
Presente in B e C.
Geonemia: Magreb, Europa centromeridionale, Asia minore, Caucaso,
Caspio.
Platycnemididae
3) Platycnemis pennipes (Pallas, 1771).
15.VI: 2 mm, 3 ff. 21. VI: 4 mm, 2 ff. 3.IX: 1 m, 3 ff.
Presente in tutte e tre le stazioni.
Geonemia: Magreb, Europa centromeridionale e parte sud dell’Europa set¬
tentrionale, Asia minore, Caucaso, Caspio.
COENAGRIONIDAE
4) Ischnura elegans (Van der Linden, 1820).
15.VI: 5 mm, 3 ff. 2 ninfe. 21. VI: 5 mm, 3 ff. 3 .IX: 3 mm, 1 f. 4.X: 3 mm, 2
ff. 7 ninfe.
Presente in tutte e tre le stazioni.
Geonemia: Europa, Caucaso, Caspio, Asia minore.
5) Cercion lindeni (Selys, 1840).
3. IX: 3 mm.
Presente solo in B.
Geonemia: Magreb, Europa meridionale e (in parte) centrale, Caucaso,
Asia minore.
Aeshnidae
6) Aeshna affinis Van der Linden, 1820.
15.VI: 1 m, 3. IX: 2 ff. 4.X: 4 mm, 2 ff.
Presente in A e B.
Geonemia: Magreb, Europa centromeridionale, Caucaso, Caspio, Asia
minore.
168 C. D’Antonio
7) Anax imperator Leach, 1815.
15. VI: 4 mm, 3 ff. 3. IX: 1 m, 4 ff. 4.X: 3 mm, 1 f.
Presente solo in B.
Geonemia: Africa, Europa centromeridionale, Caucaso, Caspio, Asia mi¬
nore e meridionale.
CORDULEGASTRIDAE
8) Cordulegaster bottoni Donovan, 1807.
15. VI: 2 ff. 2 EVI: 1 m, 2 ff.
Presente in A e C.
Geonemia: Magreb, Europa, Caucaso, Caspio, Asia minore e Mediterraneo
orientale.
Libellulidae
9) Libellula fulva Mtìller, 1764.
15. VI: 1 m, 2 ff. 21. VI: 2 mm.
Presente in tutte e tre le stazioni.
Geonemia: Europa centromeridionale, Caucaso, Caspio, Asia minore.
10) Orthetrum nitidinerve (Selys, 1841).
21. VI: 2 mm, 1 f.
Presente in C.
Geonemia: Magreb, Tripolitania, Spagna meridionale, Sardegna, Sicilia,
Campania.
11) Orthetrum coerulescens (Fabricius, 1798).
15. VI: 2 mm, 1 f. 4.X: 4 mm, 2 ff.
Presente in B e C.
Geonemia: Europa centromeridionale e parte meridionale dell’Europa set¬
tentrionale.
12) Orthetrum cancellatum (Linneo, 1758).
4.X: 4 mm, 3 ff.
Presente solo in B.
Geonemia: Magreb, Europa, Caucaso, Caspio, Asia minore e centrale fino
al Kashmir.
13) Crocothemis erythraea (Brullé, 1832).
15. VI: 4 mm, 2 ff. 21. VI: 3 mm, 2 ff. 3.IX: 4 mm, 2 ff. 4.X: 3 mm, 2 ff.
Gli 0 donati del lago di Falciano, ecc. 169
Presente in A, B e C.
Geonemia: Africa, Europa meridionale, Asia anteriore fino all’Assam.
14) Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840).
21. VI: 3 mm.
Presente in B e C.
Geonemia: Magreb, Europa centrosettentrionale e parte meridionale
dell’Europa settentrionale, Caucaso, Caspio, Asia minore e centrale, Sibe¬
ria, Cina settentrionale, Giappone.
15) Sympetrum fonscolomhei (Selys, 1840).
3. IX: 2 mm, 1 f.
Presente in B e C.
Geonemia: Magreb, Europa centromeridionale, Caucaso, Caspio, Asia
minore e centrale.
16) Trithemis annulata (Palisot de Beauvais, 1805).
15.VI: 5 mm, 3 ff. 21. VI: 4 mm, 2 ff. 3.IX: 3 mm, 4.X: 7 mm, 3 ff.
Presente in A, B e C.
Geonemia: Africa, Europa meridionale, Asia minore.
Discussione
Complessivamente sono state raccolte 16 specie, di cui 5 Zigotteri
(31.25%) e 11 Anisotteri (68.75%).
Considerando gli areali di diffusione e raggruppandoli secondo le cate¬
gorie considerate da St. Quentin (1960) si ottiene il seguente prospetto
[dove è possibile notare la netta prevalenza delle specie sopravvissute
all’epoca glaciale (Refugialfauna - 87.5%) su quelle che invasero la nostra
Regione in epoca postglaciale (Invasionsfauna - 12.5%); dato del resto non
discordante da quello riscontrato per il popolamento odonatologico della
Campania (D’Antonio, 1987a)]:
A - Forme a gravitazione meridionale-Refugialfauna - 14 (87.5%):
1) Forme del mediterraneo occidentale:
Calopteryx h. haemorrhoidalis ; Cercion lindeni.
2) Forme olomediterranee:
Chaleolestes viridis ; Cordulegaster bottoni; Orthetrum cancellatum; 0. coeru-
lescens; Sympetrum fonscolomhei; S. striolatum .
170 C. D’Antonio
3) Forme del Mediterraneo orientale:
a) forme con centro di dispersione nel Mediterraneo orientale: Anax impe¬
ratore
b) forme che raggiungono il Mediterraneo dall’Asia minore: Orthetrum ni ti -
dinerve ; Crocothemis erythraea\ Trithemis annulata ;
c) forme ampiamente diffuse nella regione aurosibirica: Ischnura elegans ;
Aeshna affini s.
B - Forme a gravitazione settentrionale-Invasionsfauna - 2 (12.5%):
1) Forme eurosibiriche ampiamente diffuse nella regione mediterranea:
Pìatycnemis pennipes ; Libellula fulva.
Interessante, inoltre, è stata la segnalazione di Orthetrum nitidinerve
non più segnalata in Campania dal 1928 (D’Antonio, 1987a).
Dati inediti di nuove stazioni
A - Elenco delle località. Nella lista che segue ho elencato le 38 loca¬
lità, per ciscuna delle quali è indicato un numero d’ordine progressivo (lo
stesso utilizzato nel catalogo delle specie in sostituzione della denomina¬
zione completa) ed una sigla che inquadra la stazione nel reticolo UTM.
Staz. 1 - VF11: Vivara (NA), m 109. Staz. 2 - VF74: S. Martino V.C. (AV): a)
Masserie Le Cave, Fosso Cerretello; b) loc. Varrettelle - lago artificiale di
una vecchia cava di argilla; c) loc. Varrettelle - palude in una vecchia cava
di argilla; d) loc. Borghe - canale d’irrigazione; e) loc. Acquafredda, Piana
del Lauro (M 1250); f) Torr. Caudino. Staz. 3 - WE06: Rutino (SA), f.
Alento. Staz. 4 - WE89: Trivigno (PZ), Torr. Camastra. Staz. 5 - XE29: Tim-
mari (MT), F. Bradano. Staz. 6 - BK44: Gallipoli (LE), Darsena Fontanelle -
canale d’acque stagnanti. Staz. 7 - BK84: Otranto (LE), Dolina - si tratta di
un laghetto di origine artificiale nato in seguito ad operazioni di scavo per
l’estrazione di bauxite e successivamente abbandonato. Staz. 8 - WC82:
Aspromonte, Sant.o dei Polsi (RC), f. Bonamico, m 962. Staz. 9 - XC02:
Bianco (RC), f. Bonamico. Staz. 10 - XD23: Caporosa (CS), f. Savuto (m
1180) prima di immettersi nel lago Savuto. Staz. 11 - XD33: Torre di Spi¬
neto (CS), sorgente del f. Savuto (m 1220). Staz. 12 - XD33: a Est del M.
Scorciavuoi (CZ), f. Cincillà (m 1250). Staz. 13 - XD27: Acri (CS), Torr.
Trionto, m 1040. Staz. 14 - MP50: Quiliano (SV), Rio di Quiliano, m 200.
Staz. 15 - VF68: Guardiaregia (CB), Torr. Quirino (m 880) - a monte della
Gli Odonati del lago di Falciano, ecc. 171
costruente diga. Staz. 16 - VF48: Lago Matese (CE), m 1000. Staz. 17 -
VF78: Sassinoro (BN), F. Tammaro. Staz. 18 - VG40: Sessano del Molise
(IS), f. Carpino (m 550). Staz. 19 - WE34: Laurito (SA), f. Mingardo. Staz.
20 - WE15: S. Biase (SA), f. Palistro. Staz. 21 - WE34: Montano Antilia
(SA), f. Lambro. Staz. 22 - WE26: Gorga (SA), f. Alento. Staz. 23 - WE44:
Morigerati (SA), aff. destro Bussento. Staz. 24 - WE33: Poderia (SA), f.
Mingardo. Staz. 25 - WE80: Orsomarso (CS), Torr. Argentino. Staz. 26 -
WE62: Maratea (PZ), confluenza tra la F.ra di Castrocucco e la Fiumarella.
Staz. 27 - PS92: Cavalese (TN), Laghi del Bombasel (m 2256). Staz. 28 -
PS23: Pejo (TN), Malga Mare (m 2000), aff. Noce Bianco. Staz. 29 - WE06:
Agropoli (SA), stazione ferroviaria. Staz. 30 - WE43: Capitello (Vibonati,
SA). Staz. 31 - WE44: Lago Sabetta, Caselle in Pittari (SA). Staz. 32 -
WE70: Scalea (CS), f. Lao (m 50). Staz. 33 - WE27: Castel S. Lorenzo (SA),
f. Fasanella prima delfimmissione nel f. Calore.
B - Elenco delle specie (dove non specificate, le catture si intendono
fatte dall’A.):
Calopterygidae
1) Calopteryx haemorrhoidalis haemorrhoidalis (Van der Linden, 1825).
Campania. Staz. 3: 16. VII. 86, 4 mm, 6 ff. Staz. 19: 8. VII. 87, 3 mm, 5 ff. Staz.
22: 8. VII. 87, 1 m, 1 f. Staz. 23: 9.VIL87, 1 m. Staz. 24: 18.IX.87, 6 mm, 4 ff.
Staz. 30: 14.IX.87, Belfiore leg. 1 f.; 16.IX.87, 2 mm. Staz. 33: 19.IX.87, 3
mm, 4 ff. Basilicata. Staz. 5: 27.VHI.86, 3 m, 2 ff Staz. 26: 10.VII.87, 1 m,
Calabria. Staz. 9: 18. VI. 87. 4 mm, 7 ff. 2 ninfe. Staz. 12: 19.VI.87, 1 ninfa.
Staz. 32: 16.IX.87, 1 m.
2) Calopteryx virgo meridionalis Selys, 1873.
MOLISE. Staz. 18: 27.VI.87, 2 mm, 5 ff. Campania. Staz. 19: 8.VIL87, 3 ff.
3) Calopteryx splendens caprai Conci, 1956.
Campania. Staz. 2a: 7. VI. 87, 2 mm, 1 f. Staz. 17: 27. VI. 87, 3 mm, 2 ff. Staz.
19: 8 .VII. 87, 2 mm, 1 f. Basilicata. Staz. 5: 27.VIII.86. 3 mm, 4 ff.
Lestidae
4) Chalcolestes viridis (Van der Linden, 1825).
Campania. Staz. 3: 16.VII.86, 1 m, 2 ff. Staz. 23: 14.IX.87, 1 ninfa, 1 f. Staz. 30:
18.IX.87, 2 mm, 1 f. Staz. 31: 14.IX.87, 1 f. Calabria. Staz. 9: 18.VI.87, 1 f.
5) Lestes virens vestalis Rambur, 1842.
Campania. Staz. 2d: 26.VIL87, 1 m.
172 C. D’Antonio
PLATYCNEMIDIDAE
6) Pìatycnemis pennipes (Pallas, 1771).
Molise. Staz. 18: 27. VI. 87, 1 f. Campania. Staz. 2a: 7.VL87, 1 f. Staz. 17:
27. VI. 87, 4 mm, 3 ff. Staz. 19: 8. VII. 87, 3 mm, 4 ff. Basilicata. Staz. 4:
27. Vili. 86, 3 mm, 2 ff. Staz. 5: 27. Vili. 86, 2 mm. Calabria. Staz. 10:
19.VI.87, 3 mm, 2 ff.
COENAGRIONIDAE
7) Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776).
Campania. Staz. 17: 27.VI.87, 2 ff.
8) Ischnura elegans (Van der Linden, 1820).
Campania. Staz. 2b: 25. VII. 87, 3 mm, 4 ff. Staz. 2c: 25. VII. 87, 2 mm, 1 f.
Staz. 24: 18.IX.87, 3 mm, 4 ff. Basilicata. Staz. 4: 27. Vili. 86, 6 mm, 2 ff.
Puglia. Staz. 6: 29.VIII.86, 3 mm, 1 f. Calabria. Staz. 9: 18. VI. 87, 5 mm, 3
ff. Staz. 23: 16.IX.87, 3 mm, 2 ff.
9) Enallagma cyathigerum (Charpentier, 1840).
Campania. Staz. 16: 26.VII.87, 6 mm, 8 ff. Basilicata. Staz. 4: 27.VIII.86, 1
m. Calabria. Staz. 9: 18. VI. 87, 2 mm.
10) Cercion lindeni (Selys, 1840).
Campania. Staz. 2b: 25.VII.87, 4 mm, 3 ff. Staz. 3: 16. VII. 86, 1 m. Staz. 17:
27.VI.87, 1 m, 2 ff. Staz. 24: 18.IX.87, 2 mm, 3 ff.
11) Coenagrion puella (Linneo, 1758).
Campania. Staz. 19: 8. VII. 87, 1 m. Calabria. Staz. 10: 19. VI. 87, 3 mm, 2 ff.
12) Ceriagrion tenellum tenellum (Villers, 1789).
Campania. Staz. 2a: 7. VI. 87, 2 mm. Staz. 24: 18.IX.87, 1 m. Puglia. Staz. 6:
29. Vili. 86, 1 m. Calabria. Staz. 9: 18. VI. 87, 2 mm, 5 ff. Staz. 10: 19. VI. 87, 1 m.
Aeshnidae
13) Aeshna juncea (Linneo, 1758).
trentino a. a. Staz. 27: 20. Vili. 87, 3 mm, 4 ff. Staz. 28: 20. Vili. 87, Belfiore
leg. 1 f.
14) Aeshna cyanea (Mtiller, 1764).
CALABRIA. Staz. 10: 19.VI.87, 1 m.
15) Aeshna mixta Latreille, 1805.
Molise. Staz. 15. 26.V1I.87, 1 f. Campania. Staz. 2c: 25.VIII.87, 1 m. Staz.
2e: 2. Vili. 87, 1 f.
Gli O donati del lago di Falciano , ecc . 173
16) Aeshna affìnis Van der Linden, 1820.
Campania. Staz. 20: 8.VII.87, 1 f. Staz. 23: 17.IX.87, 1 m. Calabria. Staz.
25: 16.IX.87, 1 m.
17) Aeshna isosceles (Miiller, 1767).
Calabria. Staz. 9: 18. VI. 87, 2 mm, 4 ff.
18) Anax imperator Leach, 1815.
Liguria. Staz. 14: 26.VI.87, Audisio leg. 1 ninfa. Campania. Staz. 2b:
25.V1IL87, 3 mm, 4 ff. Staz. 2c: 25.VIII.87, 2 mm, 3 ff. Staz. 2d: 26.VIL87, 2
mm. Staz. 29: 4.IX.87, 1 m. Staz. 30: 14.IX.87, 2 mm, 1 f. Puglia. Staz. 7:
30.VIII.86, 3 mm, 2 ff, 7 ninfe. Calabria. Staz. 9: 18. VI. 87, 3 mm, 2 ff.
19) Anax parthenope (Selys, 1839).
PUGLIA. Staz. 7: 30.VIII.86, 4 mm, 5 ff, 4 ninfe.
Gomphidae
20) Onychogomphus forcipatus unguiculatus (Van der Linden, 1820).
CAMPANIA. Staz. 19: 8.VII.87, 2 mm, 1 f; 15.IX.87, 1 m. Staz. 22: 8.VH.87, 1
f. Staz. 23: 17.IX.87, 1 f. Staz. 24: 9. VII. 87, 2 mm. Basilicata. Staz. 5:
27.VIII.86, 1 m. Calabria. Staz. 9: 18.VI.87, 1 ninfa, 1 f.
21) Onychogomphus uncatus (Charpentier, 1840).
LIGURIA. Staz. 14: 26.VI.87, Audisio leg. 2 ninfe.
CORDULEGASTRIDAE
22) Cordulegaster gr. boltoni.
MOLISE. Staz. 15: 26.VII.87, 1 m, 1 f, 1 ninfa. Campania. Staz. 2: 6.VI.87, 1
ninfa. Staz. 23: 9.VII.87, 2 mm, 2 ff; 17.IX.87, 1 m, Calabria. Staz. 13:
20.VI.87, 1 ninfa, Staz. 25: 9.VII.87, 2 mm, 16.IX.87, 1 f.
23) Cordulegaster bidentata (Selys, 1843).
LIGURIA. Staz. 14: 26.VI.87, Audisio leg. 1, ninfa.
CALABRIA. Staz. 25: 9.VII.87, 1 f.
CORDULIIDAE
24) Somatochlora metallica metallica (Van der Linden, 1825).
TRENTINO a.a. Staz. 27: 20.VIII.87, 3 mm, 5 ff.
174 C. D’Antonio
Libellulidae
25) Libellula depressa Linneo, 1758.
Campania. Staz. 23: 9.VII.87, 2 ff.
26) Libellula fulva Muller, 1764.
Calabria. Staz. 11: 19. VI. 87, 1 m, 1 f. Staz. 12: 19.VI.87, 2 mm.
27) Orthetrum nitidinerve (Selys, 1841).
Campania. Staz. 2b: 25. VII. 87, 3 mm, 5 ff.
28) Orthetrum coerulescens (Fabricius, 1798).
Campania. Staz. 2e: 2. Vili. 87, 1 m. Staz. 19: 8.VII.87, Belfiore leg. 1 m.
Staz. 24: 9.VII.87, 1 f; 18.IX.87, 1 m. PUGLIA. Staz. 6: 29.VIII.86, 1 m.
29) Orthetrum brunneum (Fonscolombe, 1837).
Campania. Staz. 2f: 14. VI. 86, 1 m. Staz. 17: 27. VI. 87, 1 m. Staz. 19:
8. VII. 87, 2 mm, 3 ff. Staz. 21: 8.VII.87, 2 mm. Staz. 24: 18.IX.87, 3 mm.
BASILICATA. Staz. 4: 27.VIII.86, 1 m, 1 f. PUGLIA. Staz. 7: 30.VIII.86, 2 mm.
Calabria. Staz. 8: 18. VI. 87, Audisio leg. 1 f. Staz. 9: 18. VI. 87, 1 m.
30) Orthetrum cancellatum (Linneo, 1758).
Campania. Staz. 2b: 25. VII. 87, 4 mm, 3 ff.
31) Crocothemis erythraea (Brullé, 1832).
Campania. Staz. 1: 9. VI. 86, 1 m. Staz. 2b: 25. VII. 87, 2 mm, 3 ff. Staz. 2c:
25.VII.87, 3 mm, 3 ff. Staz. 3: 27.VIII.86, 3 mm. Staz. 19: 8.VII.87, 2 mm.
Staz. 24: 18.IX.87, 3 mm. Basilicata. Staz. 4: 27.VIII.86. Puglia. Staz. 7:
30.VIIL86, 4 mm, 5 ff. Calabria. Staz. 9: 18. VII. 87, 3 mm, 2 ff.
32) Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840).
Calabria. Staz. 9: 18. VI. 87, 2 mm, 3 ff. Staz. 12: 19. VI. 87, 2 mm.
33) Sympetrum fonscolombei (Selys, 1840).
CAMPANIA. Staz. 2b: 25.VII.87, 3 mm, 2 ff. Staz. 2c: 25.VII.87, 2 mm, 4 ff.
Staz. 2d: 26.VII.87, 1 m.
34) Tri thè mi s annulata (Palisot de Beauvais, 1805).
Puglia. Staz. 7: 30. Vili. 86, 3 mm, 4 ff Calabria. Staz. 9: 18. VI. 87, 2 mm, 2 ff.
Delle 34 specie segnalate, 5 sono risultate nuove per il Molise: Galop -
teryx virgo meridionalis , Platycnemis pennipes, Aeshna mixta , Anax impera¬
tore Cordulegaster boi toni (D’Antonio, 1987b); mentre 2 nuove per la Cala¬
bria: Aeshna affinis e Libellula fulva. Altre catture interessanti sono state:
Platycnemis pennipes presa a Caporosa (CS) a m 1180 che risulta essere
la stazione più meridionale e più elevata dell’Italia continentale;
Gli O donati del lago di Falciano, ecc. 175
Pyrrhosoma nymphula presa a Sassinoro (BN) per la seconda volta in
Campania [la prima segnalazione è stata fatta di recente da me e dal dr. de
Filippo ad Auletta (SA) sul f. Tanagro (D’Antonio & de Filippo, 1987)];
Coenagrion puella raccolta a Caporosa (CS) m 1180: stazione più meri¬
dionale, in Italia, di rinvenimento della specie;
Aeshna isoscelis raccolta alla foce del fiume Bonamico (RC): stazione
più meridionale di rinvenimento della specie in Italia;
Orthetrum nitidinerve raccolta a S. Martino V.C. (AV): 4a stazione per
l’Italia meridionale;
Orthetrum coerulescens raccolta a m 1250 in località Acquafredda,
Piana del Lauro, S. Martino V.C. (AV): la stazione più alta s.l.m., nel Sudi-
talia, precedenti segnalazioni indicavano la massima altezza di rinveni¬
mento a m 1180 s.l.m. (Carchini & Rota, 1986).
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Accettata il 18 febbraio 1988
Boll. Soc. Natur. Napoli
voi. 96, 1987, pp. 177-183, figg. 2, tab. 1
Seasonal Changes in Habitat Selection
Among Sylviids (Aves)
on a Mediterranean Island(*)
Nota del socio Gabriele de Filippo (**)
Summary. — On Vivara Island, Sylviids shows a species specific distribution on
5 habitats: grass and man-made vegetation, low scrub, high scrub, olive-orchard and
wood. Seasonal changes in habitat selection and in thè interspecific interaction
occur. The author suggests that seasonal variations in resources availability, cause
these results.
Riassunto. — In questo studio vengono descritti i modelli di selezione ambien¬
tale dei Sylviidae sull’isola di Vivara (32 ha), nel golfo di Napoli. Sono stati conside¬
rati 5 ambienti: AA - prati e vegetazione scarsa con un vigneto e frutteto abbando¬
nati e invasi da vegetazione spontanea; LS - macchia di altezza media 1.5 m; HS -
macchia con altezza media 3 m; OL - olivete abbandonato e invaso da macchia alta;
WD - isole di bosco a Quercus pubescens. Per ogni specie si è calcolata l’ampiezza di
habitat in ogni stagione e le frequenze relative di abbondanza nei diversi habitat.
Inoltre si è misurata la sovrapposizione di nicchia ambientale interspecifica nelle
diverse stagioni, e la similarità di selezione ambientale in diverse stagioni per ogni
specie. I modelli di selezione ambientale cambiano stagionalmente. Si pensa che ciò
sia in relazione a variazioni delle disponibilità alimentari.
Introduction
Habitat selection is one of thè most important factors which deter-
mines thè ecological niche in birds. Species specific habitat breadth and
preferences change seasonally (Rotemberry et al ., 1979, Alatalo, 1981),
but reasons for this behaviour are not completely understood.
(*) Research n. 47 of thè program of thè Eco-Ethological Group.
(**) Dept. of Zoology, via Mezzocannone, 8 - 80134 Naples.
178 G. de Filippo
I investigateci on thè habitat selection of Sylviids in a mediterranean
little island and I describe seasonal differences in habitat selection.
Study Area and Methods
Vivara Island (32 ha) lies in thè gulf of Naples (40°44'N, 13°59'E),
South Italy, and shows a typical mediterranean vegetation (Caputo, 1964/
65). I categorized 5 habitats:
AA - grass and some uncultivated vines and fruit trees, walls;
LS - scrub, mainly Myrtus communis , Euphorbia dendroides and Pista-
eia lentiscus, with a mean height of 1.5 m;
HS » scrub, mainly Arbuts unedo and Erica arborea with a mean height
of 3 m;
OL - uncultivated olive-orchard with a mean height of 5 m;
WD - wood of Quercus pubescens with a mean height over 5 m.
I studied IO Sylviids species, thè most common ones: Sylvia atricapilla ,
S. melanocephala , S. borin , S. communis , S. cantili ans, Phylloscopus colly-
bìta , P. sibilatrix , P. trochilus , Regulus ignicapillus, Hippolais icterina. Four
periods are considered: spring (March to May), summer (June to August),
autumn (September to November) and winter (December to February).
During three days in each month I used mist nets in 22 trapping plots
arranged in each habitat (Milone et ai , 1981). For every months I calculat-
ed thè species abundance in each habitat espressed as birds/lOQ mq of
mist-nets/10 hours. Then for each season I summed thè monthly values
and calculated thè percentage frequencies in thè habitats.
I measured thè habitat breadth and overlap by AH = £ min (pj , qj)
(Smith, 1982), where in thè case of breadth p, is thè occurrence of thè spe¬
cies in thè habitat «i» and thè availability of that habitat on Vivara
(relative frequency); in thè case of overlap pj is thè occurrence of thè fìrst
species in thè habitat «i», and qj that of thè second one. From thè similar-
ity matrix I built a dendrogram for each season by thè single linkage
method (Davies, 1971).
The same index was also used to estimate thè seasonal changes of
habitat distribution in each species (PS). In this case Pj is thè occurence of
thè species in habitat «i» in thè fìrst season, and qj is thè occurrence in
thè second one.
Species bave a random distribution when AH = 1. Two species (or a
species between two seasons) bave thè same distribution when PS = 1. So
Senso nal Changes in Habitat Selection Among Sylviids, ecc. 179
it is important to test if thè observed PS or AH is statistically different from 1.
For sample size > 20 we can use thè test z = (AH or PS — 1)//Var . Vari-
ance is Var = (1 — (X Pi Kj)2 — ]T pjLj)/N, where K = — 1 if p > q, k = 0 if
p = q, K = 1 if p < q, and L=1 if p = q, L = 0 if p < > q (Smith, 1982).
Results
In spring, S. communis , S. barin and H. icterina select similar habitats;
they are most abundant in AA, HS and OL (Tab. I). However, thè habitat
breadth of thè First species is not significantly different from 1. S. melano-
cephala and. cantillans have a random distribution; they present high habitat
overlap. On thè contrary, S. atricapilla have a low AH (Fig. 1) and its occurence
in AA is higher. P. trochilus occurs only in high scrub and olive
TABLE I
Relative frequencies in habitats: AA - grass with uncultivated vineyard and fruit
trees (7%); LS - low scrub (27%); HS - high scrub (24%); OL - olive orchard (29%);
WD - wood of Quercus pubescens (13%).
SPRING SUMMER
5.
melanocephala
.02
.32
.16
.20
.29
.13
.24
.31
.29
.03
atricapilla
.13
.12
.41
.11
.22
.05
.00
.46
.08
.42
S.
communis
.19
.13
.29
.31
.07
.00
.00
1.0
.00
.00
S.
borin
.16
.08
.44
.31
.00
.00
.47
.23
.30
.00
S.
cantillans
.04
.34
.31
.12
.19
P.
collybita
.05
.24
.49
.21
.00
P.
sibilatrix
.03
.00
.76
.06
.15
P.
trochilus
.00
.00
.35
.65
.00
H.
icterina
.18
.00
.36
.39
.07
AA
LS
HS
OL
WD
AA
LS
HS
OL
WD
S.
melanocephala
.38
.17
.15
.22
.07
.08
.15
.28
.21
.27
S.
atricapilla
.55
.06
.22
.08
.08
.15
.09
.20
.45
.12
S.
borin
.19
.42
.00
.18
.21
P.
collybita
.13
.36
.11
.22
.18
.14
.00
.52
.33
.00
R.
ignicapillus
.02
.51
.23
.12
.11
.00
.00
.54
.08
.38
AUTUMN
WINTER
180 G. de Filippo
orchard; while thè other two Phylloscopus spp. occur chiefly in HS. Howev-
er only P. trochilus and P. sibilatrix bave AH signifìcantly different from 1.
In summer, S. melanocephala and S. borin bave a random distribution,
while S. atricapiila occurs mostly in WD and HS, Although P. col ly bit a
occurs only in HS, AH is signifìcantly wide. In autumn, S. melanocephala
and S. atricapiila show thè same habitat distribution, concentrated in AA.
IPRI'MG
* *
rvj * *
oo * * *
*
* *
* *
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u o
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IDE
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WINTER
Fig. 1. — Habitat breadth. Samples sizes are indicated. Statistical differences bet-
ween observed AHs and AH = 1: *p < 0.05, **p < 0.01, ***p < 0.001.
In winter, S. melanocephala and S. atricapiila occur in HS less than thè
other species.
There are no statistical seasonal differences in AH; however, Sylviids
change habitat selection (Tab. II) and interspecifìc habitat overlap (Fig. 2).
Seasona ! Changes in Habitat Selection Among Sylviìds, ecc, 181
S. melanocephala shifts in AA in autumn and in HS in winter.
S. atricapiila increases in WD in summer, in AA in autumn, in OL in
winter, and returns most abundant in HS in spring, The habitat overlap
between these species changes seasonally. It is higher in autumn and lower
in summer,
S. borin occurs in HS in spring, but in thè other seasons there are no
statistica! differences between observed AH and AH = L
P. collybìta shifts its frequenee in HS and OL during winter,
Finally, R. ignìcapillus leaves LS to WD in winter.
SPRING SUMMER
ANTIJNN ' WINTE'3
Fig. 2. — Interspecific habitat overlap espressed as percentage similarity (PS) in
habitat selection.
Discussion
Patterns of habitat selection change seasonally, as shown both bet¬
ween thè seasons (Alatalo, 1981) and within a single season: in summer
(Saari, 1977), in winter (Karr, 1976) and also during spring (Laursen,
1978) and autumn (Balle in, 1983) migrations.
Seasonal changes in habitat selection are due to changes in food avaìlabil-
ity (Bàrlrim, 1983). I suggest it is trae on Yivara too. Infact, studies made
in other Mediterranean areas (Herrera and Jordano, 1981; Debussche
and Isenmann, 1983) about Sylvia spp,, show these species changes from
182 G. de Filippo
insect food to berries in winter, when insects are scarce and berries are
abundant. Furthermore, in autumn they feed on Imenoptera Formicidae,
that are thè most abundant insects in this season.
To esemplify, w e can follow thè habitat selection between S. africa -
pilla and S. melanocephala , thè only two species occurring in every sea-
sons. In summer these species overlap in habitat use less than in thè other
seasons. During spring birds may exploit thè great abundance of insects; in
autumn Vivara abound in ants, and during winter in berries. In summer w e
observe a limited resource availability and more difficult environmental
conditions, in particular thè scarcity of water. So different habitat selection
permits to avoid thè competition. Furthermore we notice in this season
lower species richness and abundance; since during spring Sylviids defend
interspecific territories, in summer there is lower territorial competition,
that is higher space availability in thè habitats.
The high bird concentration in low and high scrub during summer
may be also explained by thè dense vegetation that determines a more
favourable microclimate in this dry season.
In conclusion, these data suggest that thè patterns of habitat selection
change seasonally according with thè environmental modifications.
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Presentata nella tornata de l 27 novembre 1987
Accettata il 23 febbraio 1983
PROCESSI VERBALI DELLE TORNATE
E DELLE ASSEMBLEE GENERALI
Processo verbale della tornata ordinaria del 30 gennaio 1987
Il giorno 30 gennaio 1987 alle ore 18h30m nella Sala Francesco Compagna in
Castel dell’Ovo in Napoli si è tenuta la conferenza del dott. Gabriel Slonina Ubal-
dini dal titolo «Gasherbrum II - Karakorum (Pakistan)».
Il Presidente della nostra Società ha presentato l’oratore con gentili parole e lo
ha ringraziato anche a nome del Presidente del Club Alpino sezione di Napoli per
aver accettato l’invito a raccontare la sua spedizione.
Il Presidente poi ringrazia il dott. Alfonso Piciocchi, Presidente della sezione di
Napoli del Club Alpino Italiano con sede in Castel dell’Ovo per aver guidato, prima
della conferenza, il pubblico alla visita del Museo allestito nella sede stessa.
Detta conferenza, vista sempre come manifestazione attuata nell’ambito delle
attività previste dallo Statuto del nostro Sodalizio, è stata organizzata appunto in
comunione con la sezione di Napoli del Club Alpino Italiano, il Club Alpino Ita¬
liano, come tutti sanno, prestigioso sodalizio vanta anch’esso cento anni e più dalla
sua fondazione, ha avuto ed ha tuttora, tra i suoi iscritti nomi illustri di escursionisti
e di maestri della speleologia.
La conversazione del dott. Slonina Ubaldini è stata molto interessante; l’oratore
ha mostrato ed illustrato con competenza le centinaia di diapositive portate dalla
spedizione che egli stesso ha effettuato nell’estate 1985 appunto sulla vetta del
Gabernum II a quota 8.035 metri; egli ha saputo avvincere il foltissimo pubblico
fino a tarda sera.
Di notevole suggestione anche il sottofondo di musiche originali registrate
lungo i paesi attraversati.
Dopo la simpatica conversazione numerosi interventi, tra cui moltissimi gio¬
vani, hanno trattenuto l’oratore per rivolgergli quesiti e interessanti domande a cui
lo stesso ha risposto.
In fine i saluti alle 22h15m
Il Segretario: Teresa de Cunzo
Il Presidente: Aldo Napoletano
186 Processi verbali
Processo verbale della tornata ordinaria del 2 febbraio 1987
Il giorno 2 febbraio 1987 alle ore 16h45m si è tenuta in tornata ordinaria l’As¬
semblea della Società dei Naturalisti in Napoli.
La presente tornata non si è tenuta come preventivato dal calendario, il giorno
30 gennaio venerdì, in quanto vi era coincidenza con la conversazione del dott. Ga¬
briel Slonina Ubaldini, tenuta nello stesso giorno, come risulta dal verbale nelle
pagine precedenti. Sono presenti Napoletano, de Cunzo, Cutillo, Ancarola, Romano,
Piscopo, Franciosa, Schiattarella, Astolfì, Lenzi, Franco, Sardone.
Il Presidente invita il Segretario a leggere il verbale della seduta precedente,
verbale che viene letto, approvato all’unanimità e sottoscritto.
Il Presidente informa i soci presenti che il giorno 17 febbraio prossimo venturo
il prof. Gialanella terra conferenza nei locali stessi del nostro Sodalizio, sulla
radioattività, situazione in Campania, dopo Chernobyl; si passa alle comunicazioni
scientifiche; il socio Lenzi presenta il suo lavoro dal titolo: « Studio mineralogico e
fisico-chimico sulla zeolitizzazione dei tufi del Monte Vulture, in previsione di un
loro impiego come decontaminanti di soluzioni radioattive»; intervengono Franco,
Ancarola, Napoletano.
Esaurito l’ordine del giorno, la seduta è tolta alle 18h.
Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano
Processo verbale della tornata del 17 febbraio 1987
Il giorno 17 febbraio 1987 alle 17h, nella sale delle adunanze del nostro Sodali¬
zio, nell’ambito delle attività della Società, previste dallo Statuto, il prof. Giancarlo
Gialanella, Ordinario di Fisica generale, Direttore della Radioprotezione dell’Univer¬
sità di Napoli, Facoltà di Scienze, ha tenuto una conferenza su: «La situazione della
radioattività in Campania in relazione all’incidente di Chernobyl».
La dotta, interessante disquisizione è stata seguita da innumerevoli interventi e
da richieste di chiarimenti da parte del folto pubblico presente in sala.
L’oratore ha risposto con competenza a tutti i quesiti postigli, aprendo un
acceso dibattito con gli interventori.
La seduta si toglie alle 19h30h.
Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano
Processo verbale dell’Assemblea generale del 27 febbraio 1987
Il giorno 27 febbraio 1987 alle 17h si è riunito in Assemblea generale, la Società
dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti Aldo Napoletano, Franco, Cutillo, D’Anto¬
nio, Cinquegrana, Guzzetta, Piscopo, Schiattarella, Bravi, de Cunzo, Ugo Monchar-
mont, Franciosa, Torrente, Schioppa, Lardone.
Processi verbali 187
In apertura di seduta il Presidente invita il segretario a leggere il verbale della
seduta precedente che viene letto, approvato e sottoscritto.
Il Presidente quindi legge la Relazione sull’attività svolta dalla Società nel 1986;
i bilanci consuntivi e preventivi 1986 e 1987; la relazione poi verrà inviata al Mini¬
stero BB.AA.CC. secondo norma, dopo che l’Assemblea l’avrà approvata. La rela¬
zione quindi dice: Relazione sull’attività svolta dalla Società dei Naturalisti di Napoli
durante l’anno 1986. La Società dei Naturalisti in Napoli, in ossequio alle finalità
che l’art. 1 dello Statuto attualmente in vigore le conferisce, presenta, settore per
settore, il seguente resoconto dell’attività svolta durante l’anno 1986.
Nuovo statuto e regolamento
Il consiglio direttivo nella tornata del 10 giugno ha definitivamente approvato il
nuovo Statuto della Società, già sottoposto a supervisione da parte della Divisione II
dell’Ufficio Centrale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali. Esso verrà presentato
all’approvazione dell’Assemblea generale dei soci nella tornata del 27 febbraio 1987
ed infine verrà inviato al succitato Ufficio del Ministero per i Beni Ambientali e
Culturali per gli adempimenti previsti per gli Enti Morali. Il Regolamento è a cura
del Vice Presidente O. Schettino. In fase di definitiva revisione in conformità del
nuovo Statuto. Esso verrà sottoposto all’approvazione dell’Assemblea generale in
una delle prossime tornate accademiche del 1987.
Biblioteca
È ormai nota l’importanza che riveste la Biblioteca. Le notizie relative alla sua
origine e al suo successivo sviluppo possono ben rilevarsi dall’annuario delle Biblio¬
teche Italiana, Parte III, edito dai Fratelli Palombi, Roma, 1973, 2a ristampa 1983.
Dalla relazione di fine anno presentata alla Presidenza dal Consigliere Bibliote¬
cario prof. Nicola Franciosa si rileva, purtroppo, che la biblioteca, non disponendo
di personale idoneo a tempo pieno, ha funzionato con saltuarietà nelle ore di aper¬
tura dell’Ufficio di Segreteria ed a volte, per ricerche di un certo rilievo, si è
richiesta la presenza dello stesso Consigliere Bibliotecario.
La Direzione della Biblioteca Nazionale «Vittorio Emanuele» di Napoli consa¬
pevole delle difficoltà sorte per una regolare funzionalità della nostra biblioteca ha
disposto che le due unità dirigenziali, dott. Liliana Calabrese e Silvia Gargiulo, che
già vi erano state concesse per il periodo ottobre-dicembre 1985, prestino servizio
presso di noi per inventariare, schedare e collocare quei libri e quei periodici e ogni
altra pubblicazione entrati durante il 1986. Per il notevole quantitativo di oggetti
accumulatisi e per il continuo affluire degli stessi, attraverso gli scambi che abbiamo
all’interno e all’estero, il lavoro richiede tempi lunghi.
Le predette bibliotecarie dott. Calabrese e Gargiulo provvedono, altresì, al com¬
pletamento delle schede dei periodici in dotazione alla biblioteca per la pubblica¬
zione in catalogo che, come a suo tempo deliberato dal Consiglio Direttivo, verrà
pubblicato quale appendice al Bollettino della Società dei Naturalisti costituendo un
utile strumento di ricerca. Tale operazione dovrebbe collegarsi al progetto: Sistemi
Beni Librari dato in appalto al Consorzio IRIS del quale, come noto, fanno parte
alcune società del gruppo IRI quali l’Italsiel, l’Italstel, la Sidac, l’Infrasud Progetti,
l’Italtekna, la Rai.
Noi formuliano, pertanto, voti che il Ministero per i Beni Culturali e Ambien¬
tali al quale questa relazione viene inviata, possa tenere presente, avendone gli stru-
188 Processi verbali
menti, la necessità di meglio tutelare e potenziare questa biblioteca, patrimonio di
elevato valore storico e culturale, a disposizione di studiosi, ricercatori e studenti.
Con il contributo straordinario di L. 7.000.000 concessoci, in virtù della Legge
219/81 dal Ministero dei Beni Culturali e Ambientali si è parzialmente provveduto
al ripristino di attrezzature e di libri danneggiati dal sisma del novembre 1980 e feb¬
braio 1981, come verrà documentato al competente Ufficio della IV divisione del¬
l’Ufficio Centrale dei Beni Librari a Istituti Culturali.
Dalla citata relazione del Consigliere delegato alla biblioteca prof. Nicola Fran¬
ciosa così si può sintetizzare la consistenza della biblioteca al 31 dicembre 1986:
libri, opuscoli e periodici 11.462
annate di periodici, entrate entro l’anno 100
Totale 11.562
Sono in corso di inventario circa 10 testate di nuovi periodici oltre libri e opu¬
scoli vari. Pertanto, sino a quando non verranno inventariati, schedati e collocati le
nuove accessioni, per quanto attiene ai periodici, la situazione si presenta analoga a
quella segnalata al 31 dicembre 1985, cioè:
testate in corso
194
testate estinte
614
Geological Survey
15
Totale
823
L’accesso di nuove testate di periodici sta a testimoniare l’incremento verifica¬
tosi negli scambi col nostro Bollettino durante l’anno 1986, nonostante la fase critica
che sta attraversando il funzionamento della biblioteca.
Pur non registrandosi un elevato numero di frequentatori, per la già detta situa¬
zione precaria, la varietà e il numero di frequentatori, tra i soci e non, è stato
comunque, se non lusinghiero almeno soddisfacente.
In conclusione si possono così sintetizzare gli urgenti interventi del Ministero
dei Beni Culturali per la rivitalizzazione di un così notevole complesso librario:
1) assegnazione e comando da parte del Ministero di almeno tre unità: una
dirigenziale e due esecutive per le normali operazioni di inventario e schedatura e
collocazione, nonché di sorveglianza con normale orario di servizio;
2) contributo straordinario che dovrebbe venire utilizzato in prevalenza per il
restauro e la rilegatura di vo umi di elevato valore che vanno dalla fine del ’500 ai
primi del ’900, ivi compresi 5 volumi di manoscritti (vedi allegato preventivo della
Ditta Salvarezza di Roma, n. 1); sia per una pulizia generale, rilegatura ordinaria di
libri e di periodici e una migliore scaffalatura.
Archivio Storico
È annesso alla Biblioteca, come risulta già dalla relazione del 1985. Il materiale
documentario è tuttora raccolto in 29 pacchi ciascuno completo di elenco. È stato, a
cura del Consigliere Bibliotecario prof. Nicola Franciosa, custodito in un armadio
metallico unitamente alla raccolta di Disegni di Domenico Cirillo ed altro materiale
documentario di indubbio valore storico. Biblioteca e archivio storico costituiscono
un binomio rilevante e prestigioso da tutelare.
Processi verbali 189
Compagine sociale. Con le Assemblee generali del 20 dicembre 1986 e del 27
giugno 1986, adottando la procedura prevista dagli articoli 5 e 18 dello Statuto
attualmente in vigore, n. 15 aspiranti soci sono stati ammessi a far parte del Sodali¬
zio per il 1986; pertanto la consistenza alla data del 31 dicembre 1986, tenuto conto
della irreperibilità di alcuni soci, risulta così composta:
soci
benemeriti
5
soci
ordinari
304
nuovi soci
15
Totale
324
Su delibera del Consiglio direttivo viene istituita per la prima volta la tessera
nazionale annuale.
Assemblee. Dalla allegata documentazione (all. ti 2-7) si rileva che nel corso del¬
l’anno i soci si sono riuniti in Assemblea generale e in tornate ordinarie alle
seguenti date:
Assemblee generali: 31 gennaio; 27 giugno; 19 dicembre;
tornate ordinarie: 25 marzo; 23 aprile; 28 novembre.
Attività scientifica, conferenze e seminari. Nel corso delle tornate accademiche
sono state presentate dai soci e discusse in Assemblea n. 28 comunicazioni scienti¬
fiche che, a norma del regolamento in vigore, sono rimaste sette giorni a disposi¬
zione dei soci per eventuali note di osservazione. Scaduto tale termine i lavori sono
passati alla redazione che, dopo la valutazione degli stessi, sia direttamente, sia
attraverso quella di esperti designati dal Comitato di Redazione, ottenuto il «si
stampi» sono andati in tipografìa per la pubblicazione nel volume XCV (1986), che
si presume possa venire distribuito ai soci entro l’anno 1987.
Durante l’anno 1986 si sono svolte le seguenti conferenze e seminari, così come
segue:
- 1*8 e 9 aprile il prof. Amos Nur, docente di Geofisica alla Stanford University
(California), ha introdotto i seguenti due seminari (all. 8);
- 1*8 aprile: Very Large Earthquakes;
- il 9 aprile: Mechanics of aftershocks;
- il 16 giugno il prof. George Nemethy della Cornell University di Itaca N.Y.
tiene una conferenza: «Struttura di proteine» (all. 9);
- fi luglio il prof. Carlo Ciliberto, Rettore dell’Università di Napoli sviluppa il
tema: « Introduzione aH’Informatica ed applicazioni », che per la figura dell’esperto e
per l’attualità dell’argomento verrà pubblicata nel voi. XCV del Bollettino della
Società (all. 10).
Concorso. In ossequio all’art. 2 dello Statuto attualmente in vigore, viene ripresa
l’istituzione dei premi di incoraggiamento che da qualche decennio, per varie
ragioni contingenti, era stata accantonata. Pertanto, alla data del 26 maggio viene
bandito un concorso per l’assegnazione di quattro premi di incoraggiamento da
L. 500.000 ciascuno riservato ai laureati presso le Università della Campania nel
periodo compreso tra l’I maggio 1984 e il 30 aprile 1986, che abbiano svolto una
tesi di laurea sperimentale a carattere naturalistico (aliti 11-12).
190 Processi verbali
Consiglio Direttivo. Il Consiglio Direttivo, come risulta dal registro dei verbali di
seduta, si è riunito nei seguenti giorni, per la discussione degli ordini del giorno
indicati per ciascuno di essi:
- 16 gennaio 1986: 1) comunicazioni del Presidente; 2) accesso ai locali della
sede; 3) prevenzione incendi e offerta Sadi; 4) proposta di una lista di candidati per
il nuovo Consiglio Direttivo e segnalazioni per i Revisori dei Conti per il 1986; 5) re¬
lazione del Presidente sull’attività svolta nel 1985 e programma per il 1986; 6) Bilan¬
cio e consuntivi 1985 e preventivo 1986 (prof. E. Piscopo); 7) situazione biblioteca
con particolare riferimento al personale e alla gestione;
- 20 febbraio 1986: si insedia il nuovo Consiglio Direttivo che risulta così com¬
posto: Presidente prof. Aldo Napoletano; Vice Presidente prof. O. Schettino; Segre¬
tario prof. T. de Cunzo; Vice Segretario prof. F. Rossi; Bibliotecario prof. N. Fran¬
ciosa; Redattore alle Pubblicazioni prof. F. Barattolo; Tesoriere prof. E. Piscopo;
Consiglieri prof. G. Caputo, prof. P. Battaglini, prof. M. Torre, prof. G. Corrado. I
quattro consiglieri faranno parte del Presidente del Comitato di Redazione.
Risultano eletti dall’Assemblea generale i Revisori dei conti nelle persone dei
proff. G. Gargiulo, Franco Enrico, e supplente Carla Lucini.
1) Dichiarazioni del Presidente sulla riunione svoltasi al Formez e varie; 2) Si¬
tuazione e prospettive economico-fìnanziarie per il 1986 (prof. E. Piscopo); 3) Fun¬
zionalità delle Segreteria e programma conferenze per il 1986 (prof. T. de Cunzo);
4) Istituzione premi di incoraggiamento e stesura bando di concorso (proff. Batta¬
glini e e Piscopo); 5) Stato Biblioteca: apertura, personale, impiego somma residua
legge 219/87 (proff. T. de Cunzo e N. Franciosa); 6) Lavori e arredamento locali
sede (proff. N. Franciosa e E. Piscopo); 7) Presentazione nuovo Statuto da inviare al
Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali (prof. O Schettino).
- 10 marzo 1986: 1) Comunicazioni del Presidente con la lettura di lettera di
compiacimento del Rettore della Università per l’elezione del nuovo Consiglio
Direttivo e del Collegio dei Revisori dei Conti; 2) Problemi relativi alla funzionalità
della Biblioteca: censimento periodici: si delibera per la pubblicazione del catalogo
dei periodici in dotazione alla Biblioteca quale appendice al volume del Bollettino.
- 5 maggio 1986: 1) Comunicazioni del Presidente che dà lettura della lettera
di dimissioni del Redattore alle pubblicazioni prof. F. Barattolo che vengono
accolte; 2) Compatibilità degli oneri di spesa previsti per il 1986 con la situazione
attuale di cassa (prof. E. Piscopo); 3) Stampa della locandina per il concorso ai premi
di incoraggiamento (prof. T. de Cunzo); 4) Ciclo conferenze, programma e disponi¬
bilità dei soci proff. B. de Lerma e A. Palumbo; 5) Completamento spesa contributo
straordinario legge 219/89 (prof. N. Franciosa); 6) Esame preventivi spese per: a) re¬
stauro volumi antichi in dotazione alla Biblioteca (prof. N. Franciosa); b ) Personal
Computer IBM (proff. Napoletano e Barattolo). Si delibera, altresì per l’istituzione di
una tessera annuale per i soci proposta dal prof. E. Piscopo.
- 10 giugno 1986: 1) Comunicazioni del Presidente; 2) Esame delle domande
di ammissione di nuovi soci da presentare all’Assemblea generale (ne vengono
accolte 8 su 11); 3) Modifiche apportate allo Statuto (riferisce il prof. O. Schettino).
Si accettano e si delibera perché il prof. Schettino contatti direttamente il Ministero
prima di presentare il nuovo Statuto all’Assemblea generale; 4) Comitato di Reda¬
zione e proposte per la nomina del nuovo Redattore alle pubblicazioni da presentare
all’Assemblea generale.
Processi verbali 191
- 16 ottobre 1986: 1) Comunicazioni del Presidente; 2) Apertura di plichi, in
numero di 21, inviati dai concorrenti ai premi di incoraggiamento.
- 24 novembre 1986: Comunicazioni del Presidente; 2) Contenuto della lettera
dott. Antonio Cimino; 3) esame delle tesi presentate per il concorso a quattro premi
di incoraggiamento e scelta dei quattro vincitori.
3 dicembre 1986: 1) Vengono definitivamente proclamati i quattro vincitori dei
premi di incoraggiamento nelle persone dei dottori: Francesca Casadio con tesi in
Zoologia; Giampiero Ceraro con tesi in Botanica; Rosa Emilia Cinquegrana con tesi
in Geologia strutturale e Antonio Santo con tesi in Geologia.
Comitato di Redazione: Il Comitato di Redazione, costituito dal Presidente
prof A. Napoletano, dal Redattore delle Pubblicazioni prof F. Barattolo e dai Consi¬
glieri: proff. P. Battaglini, G. Caputo, M. Torre, G. Corrado si è riunito nei giorni 20
febbraio, 27 maggio, 16 luglio e 27 ottobre per faccertamento delle norme stabilite
dal Regolamento per la definitiva accettazione dei lavori e per l’assegnazione degli
stessi a due referees il cui giudizio è indispensabile per la pubblicazione nel «Bollet¬
tino». Di ogni seduta è stato redatto regolare verbale.
20 gennaio 1987.
Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano
L’Assemblea all’unanimità approva la su trascritta relazione.
Il Presidente quindi invita uno dei Revisori dei conti, prof. Enrico Franco a
leggere la relazione della revisione dei Bilanci, consuntivo 1986 e preventivo 1987;
detta relazione viene anche ampiamente spiegata e commentata dal tesoriere
prof E. Piscopo che l’ha curata. L’Assemblea approva all’unanimità i due
Bilanci.
Il Presidente legge poi il Programma previsto per le attività da svolgersi durante
il 1987, anch’esso viene approvato all’unanimità dall’Assemblea.
Il Presidente comunica che un socio del nostro Sodalizio, prof. S. Matteucig è
stato eletto accademico presso l’Accademia Romana di Scienze Mediche e Biolo¬
giche in occasione della seduta tenutasi in Campidoglio il 15 gennaio per il 68° anno
di Studi dell’Accademia stessa. Il Presidente formula rallegramenti e auguri al
nostro socio per conto proprio e dell’Assemblea tutta.
Si passa alle comunicazioni scientifiche: a) il socio R. E. Cinquegrana presenta il
suo lavoro dal titolo: «Modalità di deformazione dei Calcari della formazione della
Scaglia Rossa (Appennino Umbro-marchigiano)», intervengono Schiattarella, Guz-
zetta.
Esaurito l’ordine del giorno, la seduta è tolta alle 19h 15m.
Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano
Il giorno 17 marzo 1987 alle 17h, nella Sala delle adunanze del nostro Sodalizio,
nell’ambito dell’attività della Società, previste dallo Statuto, il prof. Francesco Save¬
rio Gaeta dell’Istituto Internazionale di Genetica e Biofisica del CNR, ha tenuto una
conferenza su: «Ruolo dei flussi di energia termica nell’evoluzione prebiologica».
192 Processi verbali
La dotta, interessante disquisizione è stata seguita da innumerevoli interventi e
da richieste di chiarimenti da parte del folto pubblico presente in sala. L’oratore ha
risposto a tutti i quesiti postigli.
Il Presidente ringrazia l’oratore e il pubblico intervenuto.
La seduta si scioglie alle 19h30m.
Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano
Processo verbale dell’Assemblea generale del 24 aprile 1987
Il giorno 24 aprile 1987 alle 17h10m si è riunita in Assemblea generale, la
Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti Aldo Napoletano, Patella, Cutillo,
Giovanni Russo, D’Antonio, de Cunzo, Fiorito, Barra, Bravi, D’Argenio, Franciosa,
Ugo Moncharmont, Piscopo; in apertura il Presidente prega il segretario di leggere il
verbale della seduta precedente che viene letto, approvato e sottoscritto, e dichiara
aperta la seduta.
Il Presidente annuncia l’avvenuto decesso del socio benemerito prof. Arturo
Palombi avvenuto in Napoli il 7 marzo 1987.
Il Presidente quindi presenta all’Assemblea la proposta del nuovo Statuto; per
suggerimento del socio Moncharmont copia del nuovo Statuto verrà sottoposta alla
visione di tutti i soci; pertanto la presentazione di esso verrà effettuata per la sua
approvazione nella prossima seduta di Assemblea generale.
Si passa alle comunicazioni scientifiche:
a) il Socio Patella presenta i coautori di un lavoro scritto con la sua collabora¬
zione: Lapenna e Satriano, dal titolo: «Interpretazione nella sismica a rifrazione col
metodo reciproco generalizzato»; intervengono Napoletano, Franciosa;
b) il socio Fiorito presenta il lavoro scritto con Capuano, Miralto, Greenberg dal
titolo: «Contributo alla conoscenza del ruolo del comportamento di emissione di
inchiostro nel genere aplysia (Mollusca-Gastropoda, Opistobranchia).
Interviene Cutillo.
Esaurito l’ordine del giorno, la seduta è tolta alle 19h05m.
Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano
Il giorno 28 aprile 1987 alle 17, nella Sala delle adunanze del nostro Sodalizio,
nell’ambito delle attività della Società a carattere culturale, il socio Vice-Presidente,
prof. Oreste Schettino, Direttore del Dipartimento di Chimica Farmaceutica e Tossi¬
cologica dell’Università di Napoli, ha tenuto una conferenza su «Alimenti e Salute».
La dotta e interessante conversazione ha molto interessato il folto pubblico pre¬
sente, che ha partecipato al dibattito seguito alla conferenza con acute e specifiche
domande cui ha dato risposta il bravo conferenziere con soddisfazione di tutti.
La seduta è sciolta alle 19h20m.
Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano
Il giorno 18 giugno 1987 alle 18h, nella Sala delle adunanze del nostro Sodali¬
zio, nell’ambito delle attività culturali della Società dei Naturalisti, il socio prof Giu-
Processi verbali 193
lio Viggiano dell’Istituto di Fisiologia umana e Fisica Medica della I Facoltà di Medi¬
cina e Chirurgia delFUniversità di Napoli ha tenuto una conferenza dal titolo: « Dal
moto browniano alla chemiotassi». La conversazione ha suscitato l’interesse del
pubblico che ha posto all’oratore domande e quesiti cui il conferenziere ha risposto
con magistrale competenza.
La seduta è tolta alle 10h.
Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano
Processo verbale dell’Assemblea generale del 26 giugno 1987
Il giorno 26 giugno 1987 alle 17h30m si è riunita in Assemblea generale, la
Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti: Fiorito, Barra, Lardone, Aldo Napo¬
letano, de Cunzo, Schioppa, Scanderbeg, Franciosa, Catalano, Cutillo, Ancarola.
Su richiesta del Presidente, il Segretario legge il verbale della seduta prece¬
dente, che viene approvato all’unanimità e sottoscritto.
Il Presidente introduce la seduta con la notizia che il Bollettino verrà a luce
quanto prima.
Si pone poi in discussione la necessità della rilegatura e del restauro di volumi
antichi presenti presso la Biblioteca del nostro Sodalizio.
Si passa quindi alle comunicazioni scientifiche:
a) Fiorito presenta il lavoro suo e di Bergamo e Miralto dal titolo: «Un cata¬
logo degli atteggiamenti comportamentali esibiti dal Carcinus mediterraneus Czer-
niavsky (Crustacea, Decapoda, Brachyura) nell’espressione dell’aggressività intraspe-
cifìca»; intervengono: Franciosa, Napoletano, Cutillo, Schioppa, Ancarola.
Si passa poi all’ammissione di nuovi soci per il 1987. Sono state presentate
quattro domande aspiranti nuovi soci, l’Assemblea vota candidato per candidato,
con voto unanime, per cui tutti i candidati risultano ammessi. Nell’ordine i candi¬
dati, con relativi nomi dei soci presentatori sono:
1. Casadio Francesca de Cunzo Napoletano
2. Di Benedetto Vittorio Napoletano Franciosa
3. Falcone Vincenzo de Medici de Cunzo
4. Sorrentino Patrizia
Milone Caliendo
Il Presidente dichiara i sunnominati nuovi soci.
Si passa quindi alla presentazione ed approvazione del nuovo Statuto e del
Relativo Regolamento già proposto in seconda convocazione all’Assemblea Generale
del 24 aprile 1987, ed ancora in prima convocazione del 25 giugno 1987.
Il nuovo Statuto presentato dal Segretario viene approvato all’unanimità dai
Soci presenti per conto proprio e per conto dei soci che avevano inviato delega, i
soci per delega sono: L. Lamberti, E. Piscopo, L. Di Leo, P. Battaglini, M. Monchar-
mont, Tavernier, M. Moncharmont Zei, G. Bonandi, B. D’Argenio, L. Castellono, U.
Bonaria, tutto pertanto si esegue a norma dello Statuto attualmente vigente: art. 18,
2° e 3° comma e art. 23, per alzata di mano.
194 Processi verbali
Si passa alla votazione secondo le stesse norme vigenti per l’approvazione del
Regolamento che viene approvato all’unanimità.
Espletate le operazioni di voto e considerato esaurito l’ordine del giorno la
seduta è tolta alle 19h 45m.
Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano
Processo verbale dell’Assemblea ordinaria
del 27 novembre 1987
Il giorno 27 novembre 1987 alle 16h45m si è riunita in Assemblea ordinaria, la
Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti: Napoletano, Conforto, Cutillo,
Beneduce, Martorano, de Filippo, Schiattarella, Casadio, Moncharmont Zei, Ugo
Moncharmont, Speranza, Mauro, de Cunzo, Caputo, D’Antonio, Chieffi Ioni,
Schioppa, Scandeberg, Cioffi, de Lerma, Manca, Cataldi, Fraissinet, Sorrentino,
Lombardi, Sivea, Serra, Morelli, Laspada, Astolfì, Risieppa e i familiari del socio
scomparso prof. Arturo Palombi, suoi amici, suoi estimatori e suoi allievi.
Dichiarata aperta la seduta, il Presidente invita il socio prof. Ugo Moncharmont
a commemorare il socio benemerito prof. Arturo Palombi di recente scomparso. Il
prof. Moncharmont con degne parole ricorda la figura del socio scomparso mettendo
in risalto le nobili doti di uomo e di scienziato.
Il Presidente quindi ringrazia il prof. Moncharmont e i familiari del prof.
Palombi intervenuti; concede quindici minuti di interruzione per poi riprendere la
seduta.
Si riprende la seduta con la lettura del verbale fatta dal Segretario, il verbale
della seduta precedente viene approvato e sottoscritto.
Si passa quindi alle comunicazioni scientifiche:
a) il socio Schiattarella presenta il lavoro suo, di Fuscaldo e Beneduce dal
titolo: «Condizionamenti strutturali sulla morfodinamica del versante nord-orientale
del vulcano della Solfatara (Campi Flegrei, Napoli)», interviene Romano;
b) de Filippo presenta il suo lavoro dal titolo: «Modificazioni stagionali della
selezione ambientale nei Sylviids (Aves) sull’Isola di Vivara», intervengono Napole¬
tano, D’Antonio;
c) D’Antonio presenta il suo lavoro dal titolo: «IV Contributo alla conoscenza
degli Odonati. Gli Odonati del lago di Carinola (Caserta) e nuovi dati su catture di
Odonati in altre stagioni», inteviene Fraissinet;
d) D’Antonio presenta il lavoro suo e di Bravi dal titolo: «Ricerche naturali¬
stiche nella tenuta Astroni (Napoli) - II Anfìbi e Rettili».
La seduta è tolta alle 18h45m.
Il Segretario: Teresa de Cunzo
Il Presidente: Aldo Napoletano
Processi verbali 195
Processo verbale dell’Assemblea ordinaria,
nei locali del Sodalizio, del 18 dicembre 1987
Il giorno 18 dicembre 1987, alle lóh45m, viene tenuta l’Assemblea ordinaria
della Società dei Naturalisti in Napoli, sono presenti: Napoletano, Matteucig, Parini,
Fraissinet, Battaglini, Casadio, Cutillo, Catalano, Romano, Bruni, D’Antonio, Cim-
mino, Gozzetta, Ugo Moncharmont, Piscopo, Lardone, de Cunzo.
Su richiesta del Presidente, il Segretario legge il verbale della seduta precedente
che viene approvato e sottoscritto. Il Presidente dichiara aperta la seduta.
Il Segretario chiede la parola e fa notare che, al suo arrivo, quindi prima che
fosse dichiarata aperta la seduta, era già in corso la votazione per le cariche del Con¬
siglio direttivo per il prossimo biennio. Ella fa presente il vizio di procedura e
chiede al Presidente e all’Assemblea:
a ) che le votazioni già effettuate siano da considerare nulle;
b) che le votazioni per il rinnovo delle cariche verranno aggiornate per convoca¬
zione delle prossime sedute;
c) che si intenda chiusa anche la stessa, presente Assemblea.
L’Assemblea approva a maggioranza; le schede già votate peraltro da soci al
momento assenti, vengono chiuse sigillate e consegnate al Segretario.
La seduta è tolta alle 17h15m.
Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano
.
■
ELENCO DEI SOCI AL 31 DICEMBRE 1987
con la data di ammissione
SOCI BENEMERITI
1) 31-12-922
2) 29- 4-923
3) 2- 5-931
4) 2- 5-931
5) 20- 1-932
Palombi Arturo - Via Carducci, 19 - 80121 Napoli.
Torelli Beatrice - Via Bracciano, 2 - 00189 Roma.
Montalenti Giuseppe - Istituto di Genetica - Città Universitaria -
00185 Roma.
Parenzan Pietro - Stazione di Biologia Marina - 73010 Porto Cesa¬
reo (Lecce).
De Lerma Baldassarre - Istituto di Zoologia dell’Università - Via
Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli.
1) 26- 2-971
2) 20-12-985
3) 28- 6-985
4) 28- 3-963
5) 29-12-976
6) 22-12-982
7) 22-12-982
8) 29-12-974
9) 23-12-975
10) 20-12-985
11) 26- 7-975
12) 22-12-982
13) 7- 2-938
14) 22-12-982
SOCI ORDINARI
Abatino Elio - C.R.R. - Centro di Microscopia elettronica I.M. -
Piazza Barsanti e Matteucci - 80125 Napoli.
Abbate Prof. Rosario - Via S. Marco, 17 - 25055 Pisogne (Brescia).
Astolfi Dott. Luisa - Piazza Muzii, 11/c - 80127 Napoli.
Abignente Enrico - Istituto di Chimica Farmaceutica dell’Univer¬
sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Accordi Giovanni - Via Grossi Gondi, 46 - 00162 Roma.
Albertano Patrizia - Via Santa Teresella degli Spagnuoli, 58 -
80132 Napoli.
Aliotta Giovanni - Via Stadera, 86 - 80143 Napoli.
Amodeo Giovanni - Via Fava, 33 - 84014 Nocera Inferiore (SA).
Anastasio Antonio - Via M. Piscicelli, 29 - 80128 Napoli.
Anca ro la Prof. Vincenzo - II Traversa Domenico Fontana, 1 -
Napoli.
Andiloro Filippo - Campo Sperimentale Contrada «Bettina» -
89013 Gioia Tauro.
Andreozzi Giuliana - Istituto Policattedra di Anatomia Sistema¬
tica e Comparata - Via Delpino, 1 - 80137 Napoli.
Antonucci Achille - Via Girolamo Santacroce, 19/c - 80129
Napoli.
Antonucci Rosanna - Istituto Policattedra di Anatomia Sistema¬
tica e Comparata - Via Delpino, 1 - 80137 Napoli.
198
Elenco dei soci
15)
25- 6-976
16)
30- 1-981
17)
29-10-971
18)
27- 6-980
19)
21-12-984
20)
30- 1-959
21)
23-12-975
22)
27- 6-980
23)
25- 6-976
24)
27- 3-964
25)
27- 6-980
26)
21-12-984
27)
31- 5-968
28)
28- 6-985
29)
22-12-981
30)
22-12-981
31)
30- 1-959
32)
30-11-973
33)
21-12-984
34)
31- 5-968
35)
30-12-960
36)
3-12-971
37)
28- 2-969
38)
28- 6-985
39)
28- 6-985
40)
26- 5-972
41)
27- 6-980
42)
27- 3-964
43)
20-12-985
Aprile Francesco - Dipartimento di Scienze della Terra Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Arcamone Nadia - Via d’Ayala Gomez, 6 - 80127 Napoli.
Ariani Antonio - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬
cannone, 8 - 80134 Napoli.
Ascione Aniello - Via S. Michele, 76 - 80147 Ponticelli (Napoli).
Avallone Del Gaudio Rita - Via Liguria, 14 - 81022 Casagiove
(Caserta).
Badolato Franco - Viale Pantelleria, 13 - 00141 Roma.
Balsamo Giuseppe - Dipartimento di Biologia Generale e Gene¬
tica - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli.
Barahona Fernàndez Enrique - Estación Experimental del Zai-
din C.S.I.C. - Professor Albareda, 1 - Granada (Spagna).
Barattolo Filippo - Istituto di Paleontologia - Largo S. Marcel¬
lino, 10 - 80138 Napoli.
Barbera Carmela - Istituto di Paleontologia dell’Università -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Barone Guido - Via Gemito, 70 - 80128 Napoli.
Barra Diana - Via Croce Rossa, 21 - 80131 Napoli.
Battaglini Pietro - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mez¬
zocannone, 8 - 80134 Napoli.
Beneduce Dott. Paolo - Via Cavour, 100 - 80040 Pollenatrocchia
(Napoli).
Berrino Giovanna - Via Plinio il Vecchio, 75 - 80053 Castellam¬
mare di Stabia.
Billwiller Arnoldo - Via Lucchese, 183 - Masotti - 51030 Serra-
valle Pistoiese (Pistoia).
Boisio Maria Luisa - Distacco Piazza Marsala, 3/6 - 16122 Genova.
Bolognese Bianca - Via Posillipo, 47/A - 80123 Napoli.
Bonaduce Gioacchino - Via Nevio, 102/A - 80122 Napoli.
Bonardi Glauco - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Bonasia Vito - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Boni Maria - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Mar¬
cellino, 10 - 80138 Napoli.
Borgia Giulio Cesare - Via Luigi Guercio, 145 - 84100 Salerno.
Borgstròm Dott. Sven - Via T. Tasso, 601 - 80137 Napoli.
Bosco Dott. Salvatore - Via Michelangelo Testa, 8 - 84100 Salerno.
Botte Virgilio - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬
cannone, 8 - 80134 Napoli.
Boza Lopez Julio - Estación Experimental del Zaidin C.S.I.C. -
Professor Albareda, 1 - Granada (Spagna).
Brancaccio Ludovico - Dipartimento di Scienze della Terra -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Bravi Prof. Sergio - C/o Vega Loredana - I Traversa Via Croce di
Piperno, 8 - 80126 Napoli.
Elenco dei soci 199
44) 21-12=979
45) 23-12-975
46) 23-12-975
47) 30- 1-981
48) 21-12-983
49) 21-12-983
50) 31- 3-972
51) 28-12-951
52) 29-10-971
53) 22-12-982
54) 27- 4-973
55) 30-12-962
56) 21-12-979
57) 27- 3-964
58) 29-10-971
59) 21-12-983
60) 22-12-982
61) 31- 5-968
62) 28-12-940
63) 23-12-975
64) 24- 6-977
65) 3-12-971
66) 22-12-981
67) 28-12-969
68) 21-12-984
69) 23-12-975
70) 23-12-975
71) 29-10-971
72) 26- 5-972
73) 27- 1-978
74) 20-12-985
75) 21-12-984
76) 31- 5-968
Buccino Gerardo - Via C. Rossi, 13 - 84043 Agropoli (Salerno).
Bu detta Paolo - Via Matierno, 5/A - Parco Aurora - 84100
Salerno.
Cagliozzi Anna - Via D. De Dominicis, 8 - Pai. 10 - 80128 Napoli.
Calibndo Maria Filomena - Istituto di Zoologia dell’Università -
Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli.
Calzada Badia Sebastian - Museo y Laboratorio de Geologia del
Seminario de Barcelona - Disputacion, 231 - Barcelona 7 (Spagna).
Cancelliere Amelia - Via Marino Cotronei, 47 - 80128 Napoli.
Cannavale Giuseppe - Via Gaetano Quagliariello, 6 - 84110
Salerno.
Capaldo Pasquale - Via C. Cattaneo, 26 - 80128 Napoli.
Capasso Giuseppe - Via S. Eustacchio, 51 - 84100 Salerno.
Capasso Leonilda - Via Giacinto Gigante, 204 - 80128 Napoli.
Capolongo Domenico - Via Roma, 8 - 80030 Roccarainola
(Napoli).
Capone Antonio - Via Cilea, 136 - 80127 Napoli.
Cappello Brunella - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicolo¬
gica - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli.
Caputo Giuseppe - Dipartimento di Biologia Vegetale - Via Foria,
223 - 80139 Napoli.
Carannante Gabriele - Dipartimento di Scienze della Terra -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Carati Mariano - Via S. Stefano, 37 - 80127 Napoli.
Carpano Perrone Alma - Via Petrarca, 47/B - 80122 Napoli.
Carrara Eugenio - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Casertano Lorenzo - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Castaldo Chiara - Via Ugo Niutta, 22 - 80128 Napoli.
Castellano Corniello Giovanna - Via Balducci, 10 - 81100
Caserta.
Catalano Raimondo - Istituto di Geologia - Corso Tukòry, 131 -
90134 Palermo.
Catalano Virgilio - C.so Vitt. Emanuele, 539 - 80135 Napoli.
Catenacci Vincenzo - Via A. Regolo, 12/d - 00192 Roma.
Cavalieri Angelina - Corso Nuovo, 4 - 81036 S. Cipriano Picen-
tino (Caserta).
Ceccoli Annamaria - Via Pisciceli!, 29 - 80128 Napoli.
Celico Pietro - Piazza Pilastri, 17 - 80125 Napoli.
Chieffi Giovanni - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mez¬
zocannone, 8 - 80134 Napoli.
Ciardiello Valle Anna Maria - Via Caldieri, 147 - 80128 Napoli.
Cimino Antonio - Via Mariano Stabile, 110 - 90139 Palermo.
Cimmino Prof. Maria Grazia - Via Nazionale, 46 - 80146 Napoli.
Cioffi Salvatore - Viale Tiliano, 14 - 80055 Portici (Napoli).
Cippitelli Giuseppe - Via lannozzi, 38 - 20097 S. Donato Milanese
(Milano).
200 Elenco dei soci
77)
21- 5-968
78)
24- 6-977
79)
28- 2-969
80)
28-12-949
81)
28- 3-963
82)
20-12-985
83)
26- 1-949
84)
29-10-971
85)
21-12-983
86)
21-12-984
87)
30- 1-959
88)
27- 6-973
89)
29-12-961
90)
31- 5-968
91)
30- 1-959
92)
21-12-984
93)
30- 1-959
94)
3-12-971
95)
22-12-981
96)
22-12-981
97)
21-12-984
98)
22-12-981
99)
31- 5-968
100)
29-1 1-974
101)
31- 5-968
102)
28- 6-975
103)
26- 2-971
104)
25- 6-976
105)
26- 6-976
106)
27- 3-964
107)
20-12-960
108)
21-12-979
Cocco Ennio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Mar¬
cellino, 10 - 80138 Napoli.
Corniello Alfonso - Istituto di Geologia Applicata - Facoltà di
Ingegneria - Piazzale Tecchio - 80125 Napoli.
Corrado Gennaro - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Cotecchia Vincenzo - Istituto di Geologia Applicata - Via Re
David, 200 - 70125 Bari.
Crescenti Uberto - Via Gioberti, 44 - 65100 Pescara.
Crovato Prof. Paolo - Via S. Liborio, 1 - 80134 Napoli.
Cucuzza Silvestri Salvatore - Casella Postale 345 - 95100 Catania.
Damiani Alfonso Vittorio - Lungotevere Mellini, 30 - 00193 Roma.
d’Amore Concetta - Piazza Cavour, 19 - 80137 Napoli.
D’Antonio Costantino - Via Aniello Falcone, 386/B - 80127
Napoli.
D’Argenio Bruno - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Dazzaro Luigi - Dipartimento di Geologia e Geofisica - Palazzo
Ateneo - Via Nicolai, 2 - 70121 Bari.
De Castro Piero - Istituto di Paleontologia dell’Università - Largo
S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
De Castro Coppa Maria Grazia - Istituto di Paleontologia del¬
l’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
De Cunzo Teresa - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
De Filippo Gabriele - Dipartimento di Zoologia - Via Mezzocan¬
none, 8 - 80134 Napoli.
De Leo Teodoro - Dipartimento di Fisiologia Generale ed
Ambientale - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Delfino Vincenza - Via Pietro Castellino, 88 - 80131 Napoli.
Del Gaudio Silvana - Via Giuseppe Orsi, 50 - 80128 Napoli.
Della Ragione Salvatore - Via Cenilo, 57 - 80070 Bacoli.
del Re Maria Carmela - Via Bisignano, 24 - 80121 Napoli.
Del Rio Antonio - Via Floriano del Secolo, 4 - 80125 Napoli.
De Medici Giovanni Battista - Via Beisito, 13 - 80123 Napoli.
De Miranda Renato - Via Chiatamone, 60/B - 80121 Napoli.
De Riso Roberto - Istituto di Geologia Applicata - Piazzale Tec¬
chio - 80125 Napoli.
D’Errico Francesco Paolo - Istituto di Entomologia Agraria -
Facoltà di Agraria dell’Università - 80055 Portici (Napoli).
De Simone Bruno - Parco Comola Ricci, 120/c - 80122 Napoli.
De Simone Francesco - Cattedra di Fitofarmacia - Facoltà di Far¬
macia - Via L. Rodino, 22 - 80138 Napoli.
Di Benga Felice - Via Nicola Stame, 185 - 00128 Roma.
De Girolamo Pio - Dipartimento di Scienze della Terra - Via Mez¬
zocannone, 8 - 80134 Napoli.
Dì Leo Lucia - Via Lepanto, 21 - 80125 Napoli.
Di Luise Giancarlo - Via Iacopo Palma, 15 - 20146 Milano.
Elenco dei soci 201
109) 27- 6-975
110) 22-12-981
111) 21-12-983
112) 20-12-974
113) 29-10-971
114) 28- 1-972
115) 27- 4-973
116) 26- 5-972
117) 22-12-981
118) 21-12-979
119) 21-12-983
120) 28- 2-969
121) 27- 6-980
122) 30- 1-981
123) 21-12-979
124) 30- 1-981
125) 29-10-971
126) 26- 6-976
127) 27- 6-980
128) 29-12-961
129) 21-12-979
130) 24- 6-977
131) 21- 5-968
132) 28- 2-969
133) 18-12-959
134) 22-12-981
135) 23-12-975
136) 3-10-971
137) 22-12-982
Di Maio Ferdinando - Via G. Poli, 70 - 80055 Portici (Napoli).
Di Matteo Loredana - Via Consalvo, 138 - 80126 Napoli.
Di Muro Antonio - Via Lucania, 15 - 04100 Latina.
Dini Antonio - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicologica -
Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli.
Di Nocera Silvio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Dipartimento di Geologia e Geofisica - Palazzo Ateneo - 70121
Bari.
Dipartimento di Scienze della Terra - Via Trentino, 51 - 09100
Cagliari.
Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 -
80138 Napoli.
Di Stefano Piero - Istituto di Geologia - Corso Tukòry, 131 -
90134 Palermo.
Diurno Maria Vittoria - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossi¬
cologica - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli.
Esposito Maria Cristina - Via A. de Gasperi, 33 - 80133 Na¬
poli.
Fante tti Vincenzo - Via Napoli, 107 - 71016 S. Severo (Foggia).
Fenoll Hach-Ali Purificación - Departamento de Cristalografìa y
Mineralogia - Facultad de Ciencias - Universidad de Granada
(Spagna).
Ferrara Lydia - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicologica
dell’Università - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli.
Ferreri Vittoria - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Ferro Raffaele - Via Diano, 27 - 80078 Pozzuoli.
Fimiani Pellegrino - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di
Agraria - 80055 Portici.
Finamore Ester - Via Posillipo, 239 - 80123 Napoli.
Fiorito Graziano - Via G. Gigante, 39 - 80128 Napoli.
Fondi Mario - Via Nevio, 78 - 80122 Napoli.
Forgione Pasquale - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicolo¬
gica - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli.
Forlani Marcello - Via Libertà, 218/bis - 80055 Portici.
Fon Lidia - Dipartimento di Fisiologia Generale ed Ambientale -
Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli.
Franciosa Nicola - Traversa Ponticelli, 24 - 80147 Napoli.
Franco Enrico - Dipartimento di Scienze della Terra - Via Mezzo¬
cannone, 8 - 80134 Napoli.
Frassinet Maurizio - Via Recanati, 51 - 80046 S. Giorgio a Cre¬
mano.
Galassi Leone - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬
cannone, 8 - 80134 Napoli.
Galiano Giovanni - Via Vanvitelli, 53 - 82100 Benevento.
Gargiulo Giuliana - Istituto Policattedra di Anatomia Sistematica
e Comparata - Via Delpino, 1 - 80137 Napoli.
202 Elenco dei soci
138)
22-
12-
-981
139)
15-
12
-978
140)
21-
12-
-984
141)
15-
12-
-978
142)
31-
3-
-972
143)
26-
2-
-971
144)
21-
5-
-968
145)
27-
6-
-980
146)
31-
3-
-972
147)
21-
12-
-983
148)
26-
L
-973
149)
30-
L
-981
150)
6-
2-
-939
151)
14-
6-
-945
152)
30-
L
-981
153)
28-
2-
-969
154)
29-
10-
-971
155)
27-
6-
-973
156)
29-
10-
-971
157)
15-
12-
-978
158)
20-
12-
-985
159)
22-
12-
-981
160)
31-
3-
-972
161)
27-
6-
-980
162)
27-
6
-980
163)
22-
12-
-981
164)
22-
12-
-984
165)
26-
5-
-971
166)
22-
12-
-981
167)
22-
2-
-963
168)
26-
4-
-974
169)
27-
L
-956
170)
25-
6-
-976
Giglio Francesca - Vico Miracoli, 16 - 80137 Napoli.
Gioffrè Domenico - Via Ricasoli, 46 - 89016 Rizziconi (RC).
Grasso Egidio - Via Lapronia, 4 - 83031 Ariano Irpino.
Guadagno Francesco Maria - Dipartimento di Geofisica e Vulca¬
nologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Guglielmotti Eugenio - Via G. Seripando, 14 - 84100 Salerno.
Gustato Gerardo - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mez¬
zocannone, 8 - 80134 Napoli.
Honsell Edmondo - Istituto di Botanica - Via Valerino - 34100
Trieste.
Huertas Garcia Francisco - Estación Experimental del Zaidin -
C.S.I.C. - Professor Albareda, 1 - Granada (Spagna).
Ioni Lamberto - Via Luca Giordano, 6 - 80127 Napoli.
Istituto di Geologia, Paleontologia e Geografìa fìsica - Via dei
verdi, 75 - 98100 Messina.
Istituto di Paleontologia dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 -
80138 Napoli.
Istituto di Scienze della Terra - Viale Ungheria, 43 - 33100 Udine.
Jovene Francesco - Via Acquedotto, 165 - 80070 Ischia (Na¬
poli).
La Greca Marcello - Dipartimento di Biologia animale dell’Uni¬
versità - Via Androne, 81 - 95124 Catania.
Lambiase Salvatore - Contrada Serra - 85050 Tito (PZ).
Lapegna Tavernier Amalia - Dipartimento di Scienze della Terra
- Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
La Rotonda Maria Immacolata - Corso Garibaldi, 129 - 80055
Portici.
Laureti Lamberto - Via Nievo, 84 - 80122 Napoli.
Lavorato Giovanni - Via S. Matteo, 5 - 84090 Montecorvino
Pugliano (SA).
Lazzari Silvestro - Via Mantova, 79 - 85100 Potenza.
Lenzi Prof. Giuseppe - Via Comacchio, 129 - 44100 Ferrara.
Leuci Giuseppe - Via Vittorio Emanuele III, 13 - 72026 S. Pancra¬
zio Salentino (BR).
Liguori Vincenzo - Via Scordia, 5 - 90147 Tommaso Natale (PA).
Linares Gonzales José - Estación Experimental del Zaidin
C.S.I.C. - Profesor Albareda, 1 - Granada (Spagna).
Lopez Aguayo Francisco - Departamento de Geologia y Geoquì-
mica - Facultad de Ciencias - Universidad de Valladolid (Spagna).
Lopez George Julio - Via Puente verde, 2 - Granada (Spagna).
Lucini Carla - Massimo Stanzione, 18 - 80129 Napoli.
Lucini Paolo - Via Cammarano, 19 - 80129 Napoli.
Luraschi Elena - Via Tasso, 480 - Parco Materazzo, 80123 -
Napoli.
Maccagno Angiola Maria - Piazza Zama, 19 - 00183 Roma.
Maglione Costantino - Via Cilea, 280 - 80127 Napoli.
Mancini Fiorenzo - Via Gino Capponi, 18 - 50121 Firenze.
Manzo Sergio - Via Terracina, 368 - 80125 Napoli.
Elenco dei soci 203
171)
20-
42
- 985
172)
23-
12
-975
173)
21-
12'
-984
174)
28-
6
-985
175)
30-
IL
-973
176)
30-
1
-981
177)
22-
12'
-981
178)
29-
10
-971
179)
31-
3'
-972
180)
22-
12.
-981
181)
29-
10
-971
182)
28-
12'
-949
183)
27-
1
-978
184)
27-
1-
-978
185)
7-
2'
-938
186)
27-
il-
-947
187)
30-
12-
-960
188)
21-
12-
-983
189)
26-
6'
-976
190)
21-
12-
-83)
191)
30-
1-
-981
192)
27-
L
-978
193)
31-
5-
-968
194)
27-
11-
-947
195)
21-
12-
-984
196)
22-
12-
■982
197)
24-
6
-977
198)
26-
1
-949
199)
25-
6-
-976
Maresca Prof. Maria » Via Bagnolo, 71 - 80063 Piano di Sorrento
(NA).
Marmo Francesco - Dipartimento di Biologìa Generale e Genetica
- Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli.
Marturano Aldo » Via Fusaro, 54 - 80070 Bacoli (NA).
Mastrolorenzq Dott. Giuseppe - Via C. Rosaroll, 15 - 80139
Napoli.
Matteucig Giorgio - Istituto di Zoologia dell’Università - Facoltà
di Scienze - Via Mezzocannone, 8 » 80134 Napoli.
Mazza Ceeeti Maria Teresa - Istituto di Chimica Farmaceutica e
Tossicologia delPUniversità » Via Leopoldo Rodino, 22 » 80134
Napoli.
Mazzarella Adriano - Via Petrarca, 119 - 80122 Napoli.
Merenda Luigi - C.N.R. - IRPI - 87030 Castiglione Scalo
(Cosenza).
M lucci Nàrdella Anna Maria - Via Domenico Fontana, 95 -
80128 Napoli.
Mezzacapo Vincenzo - Via G.B. Novelli, 34 - 81025 Marcianise.
Micieli De Biase Leandro - Istituto di Entomologia Agraria -
Facoltà di Agraria - 80055 Portici.
Migliorini Elio - Via Vitelleschi, 26 - 00193 Roma.
Milito Pagliara Severina - Via Principati, 39 - 80100 Napoli.
Mi lo ne Mario - Istituto di Zoologia dell’Università » Facoltà di
Scienze - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli.
Moncharmont Ugo - Via A. Falcone, 88 - 80127 Napoli.
Moncharmqnt Zei Maria - Istituto di Paleontologia dell’Univer¬
sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Montagna Raffaele - Via Domenico Cimarosa, 2/ A - 80127
Napoli.
Montella Maria - Via Ugo Palermo, 5 - 80128 Napoli.
Mollica Schirru Patrizia - Istituto di Chimica Farmaceutica e
Tossicologica dell’Università - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134
Napoli.
Musacchio Aldo - Via Farnete, 4 - 87050 Mangone (CS).
Mustacchi Silvia - Via Mariano d’Ayala, 6 - 80121 Napoli.
Muzzo Carlo - Via Galatina P. Anfiteatro, E/8 - 81055 S. Maria
Capua Vetere (Caserta).
Napoleone Giovanni - Dipartimento di Scienze della Terra - Via
La Pira, 4 - 50121 Firenze.
Napoletano Aldo - Via Rodolfo Falvo, 20 - 80127 Napoli.
Napoletano Anastasio - Vìa Fratello - 81010 Raviscanina (CE).
Nazzaro Antonio - Osservatorio Vesuviano - 80056 Ercolano.
Micoletti Pier Giorgio - Via S. Maria Capua Vetere, 26 - 81043
Capua.
Nicotera Pasquale - Istituto di Geologia Applicata - Facoltà di
Ingegneria » Piazzale Vecchio - 80125 Napoli.
Nicotina Mariano - Istituto di Entomologia Agraria - Facoltà di
Agraria - 80055 Portici.
Elenco dei soci
204
200)
201)
27- 4-973
30-12-960
202)
203)
25- 6-976
27-11-947
204)
27- 6-980
205)
29-10-971
206)
207)
30-12-960
30-12-960
208)
22-12-982
209)
29- 3-963
210)
211)
212)
28- 2-969
30-12-960
29- 10-971
213)
214)
24- 6-977
28- 6-985
215)
216)
22-12-981
22-12-976
217)
218)
27-12-957
29-12-961
219)
220)
221)
31- 1-951
20-12-985
27- 6-980
222)
223)
29-10-971
27- 4-973
224)
29-10-971
225)
22-12-982
226)
18-12-959
227)
228)
229)
21- 12-979
22- 12-982
27- 6-980
Nota D’Elogio Ernesto - Parco Mergellina, 3 - 80122 Napoli.
Oliveri del Castillo Alessandro - Dipartimento di Geofisica e
Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Orio Franco - Via G. Santoro, 14 - 84100 Salerno.
Orrù Antonietta - Via Monte Pollino, 2 - Quartiere Montesacro -
00141 Roma.
Ortega Huertas Miguel - Departamento de Cristalografìa y
Mineralogia - Facultad de Ciencias - Universidad de Granada
(Spagna).
Ortolani Francesco - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo
S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Pacella Maria Luisa - Via Girolamo Santacroce, 7 - 80129 Napoli.
Palmentola Giovanni - Dipartimento di Geologia e Geofìsica -
Palazzo Ateneo - 70121 Bari.
Palomo Delgado Inmaculata - Estación Experimental del Zaidin
C.S.I.C. - Profesor Albareda, 1 - Granada (Spagna).
Palumbo Antonino - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Paoletti Alfredo - Via Puccini, 19/c - 80127 Napoli.
Parenzan Paolo - Via Gabrieli, 13 - 70100 Bari.
Parisi Giovanni - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬
cannone, 8 - 80134 Napoli.
Pasquarella Carmelo - Via 4 Orologi, 29/A - 80056 Ercolano.
Patella Prof. Domenico - Dipartimento di Geofisica e Vulcanolo¬
gia - Largo S. Marcellino, 10 - 80136 Napoli.
Pedata Patrizia - Via Nuova S. Rocco, 73 - 80131 Napoli.
Pellecchia Maria - Via Francesco Saverio Correrà, 222 - 80135
Napoli.
Pericoli Sergio - Via del Porto, 151 - 47033 Cattolica (Forlì).
Pescatore Tullio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Pescione Messina Adelia - Via Fleming, 89 - 00191 Roma.
Petrosino Prof. Mariarosaria - Via Vivaldi, 51 - 81100 Caserta.
Picariello Orfeo - Istituto di Zoologia dell’Università - Facoltà di
Scienze - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli.
Piciocchi Alfonso - Parco Comola Ricci, 9 - 80122 Napoli.
Piera ttini Donatella - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Pinna Eros - Dipartimento di Scienze della Terra - Via S. Maria, 53
- 56100 Pisa.
Finto Gabriele - Via Nicolardi, Parco Arcadia, 5 - 80131 Na¬
poli.
Piscopo Eugenio - Istituto di Chimica Farmaceutica dell’Univer¬
sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Placella Bianca - Corso Umberto, 35 - 80138 Napoli.
Pollio Antonino - Via Kerbaker, 86 - 80129 Napoli.
Pozzuoli Antonio - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Elenco dei soci 205
230) 29-10-971
231) 21-12-979
232) 28-12-956
233) 20-12-974
234) 21-12-983
235) 27- 3-964
236) 31- 5-968
237) 21-12-970
238) 3-12-971
239) 27- 3-964
240) 27- 6-980
241) 21-12-983
242) 22-12-981
243) 27- 6-975
244) 15-12-978
245) 27-11-947
246) 22-12-981
247) 30- 1-981
248) 30- 1-981
249) 29-10-971
250) 21-12-983
251) 27- 1-978
252) 31- 5-968
253) 3-12-971
254) 28- 3-963
255) 20-12-974
256) 30-12-941
257) 29-10-971
258) 21-12-983
Priore Rosa - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di Agraria -
80055 Portici,
Pugliese Pasquale - Istituto di Chimica Farmaceutica dell’Univer¬
sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli,
Quagliariello Teresa - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Ramundq Eliseo - Via Cesare RosarolL 174 - 80139 Napoli.
Rapisàrdi Luigi - Dipartimento di Geologia e Geofisica - Via Nico¬
lai, 2 - 70121 Bari,
Ràpglla Antonio - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Picchetti Giustino - Dipartimento di Geologia e Geofisica - Via
Nicolai, 2 - 70121 Bari.
Righetti Francesco - Istituto di Zootecnica - Via F. Delpino, 1 -
80137 Napoli.
Roda Cesare - Istituto di Scienze della Terra - Viale Ungheria, 43 -
33100 Udine.
Rodriguez Antonio - Via Pietro Castellino, 179 - 80131 Napoli.
Kodriguez Gallego Manuel - Departa mento de Cristalografia y
Mineralogia - Facultad de Ciencias - Universidad de Granada
(Spagna).
Romano Claudio - Via Sagrerà, 23 - 80129 Napoli.
Rossi Fortunato - Via Montedonzelli, 48/b - 80128 Napoli.
Rosso Andrea - Via Ferrara, 14 - 81100 Caserta.
Rotondo Antonio - Istituto di Coltivazioni Arboree - Facoltà di
Agraria - 80055 Portici (Napoli).
Ruffo Sandro - Museo Civico di Storia Naturale - Lungadige Porta
Vittoria, 9 - 37100 Verona.
Russo Antonio - Viale Muratori, 225 - 41100 Modena.
Russo Giovanni Fulvio - Laboratorio di Ecologia - Piazzetta S.
Pietro - 80070 Ischia Porto.
Russo Luigi - Via G. Jannelli, 608 - 80131 Napoli.
Russo Luigi Filippo - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di
Agraria - 80055 Portici.
Saccani Luigi - Via Fontano, 80 - 80122 Napoli.
Salvati Gerardo - Vìa Pisa, 1 - 85100 Potenza.
Sarpi Ernesto - Via S. Aspreno, 13 - 80133 Napoli.
Sartoni Samuele - Istituto dì Geologia - Via Zamboni, 63-67 -
40127 Bologna.
Scandone Paolo - Dipartimento di Scienze della Terra - Vìa S.
Maria, 53 - 56100 Pisa.
Scaramella Domenico - Istituto di Entomologia Agraria - Facoltà
di Agraria - 80055 Portici.
Scherillo Antonio - Vìa Stanzione, 18 - 80129 Napoli.
Schettino Oreste - Istituto di Chimica Farmaceutica dell’Universi¬
tà - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Schiano DI Zenise Barbaro Mariella - Via S. Strato, 25 - 80123
Napoli.
206 Elenco dei soci
259)
260)
21-12-984
30-11-973
261)
27- 3-964
262)
25- 6-967
263)
15-12-978
264)
31- 1-951
265)
21-12-979
266)
28- 3-963
267)
28- 6-985
268)
29-10-971
269)
270)
31- 1-951
30-12-960
271)
272)
273)
26- 5-972
20-12-985
31- 5-968
274)
27- 6-975
275)
21-12-984
276)
277)
31- 5-968
31- 5-968
278)
279)
26- 3-942
22-12-981
280)
281)
282)
22-12-981
21-12-984
31- 5-968
283)
29-12-961
284)
21-12-984
285)
27- 1-978
286)
19-10-971
Schiattarella Marcello - Via Onofrio Fragnito, 2 - 80131 Napoli.
Scippacercola Sergio - Centro di Calcolo Elettronico Interfacol¬
tà - Pad. 17 - Mostra d’Oltremare - 80125 Napoli.
Scorziello Raffaele - Istituto di Paleontologia delfUniversità -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Senatore Felice - Via Balziro - Traversa Bottiglieri, 17 - 84100
Salerno.
Serra Virginia - Dipartimento di Biologia Evolutiva e Comparata -
Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli.
Sersale Riccardo - Istituto di Chimica Applicata - Facoltà di Inge¬
gneria - 80125 Napoli.
Sgarrella Franca - Istituto di Paleontologia - Largo S. Marcellino,
10 - 80138 Napoli.
Sgrosso Italo - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Siani Dott. Massimo - Via B. Avallone, 26 - 84013 Cava dei Tirreni
(Salerno).
Simone Lucia - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Sinno Renato - Via Scudillo, 20 bis - 80131 Napoli.
Sorrentino Pappalardo Albina - Via Bernardo Clesio, 1 - 38100
Trento.
Speranza Antonio - Via Tommaso Caravita, 29 - 80134 Napoli.
Stamatopulos Prof. Leonidas - Vracneica Patrasso - 25002 Grecia.
Stanzione Damiano - Via Nicolardi (Parco Arcadia, is. 5) - 80131
Napoli.
Steri Stefano - Dipartimento di Matematica - Via Mezzocannone,
8 - 80134 Napoli.
Stigliano Michele - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Taddei Roberto - Orto Botanico - Via Foria, 223 - 80139 Napoli.
Taddei Ruggiero Emma - Dipartimento di Scienze della Terra -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Tarsia in Curia Isabella - Corso Umberto I, 106 - 80138 Napoli.
Tartaglione Anna Maria - Via S. Donato, 20 - 81020 Sala di
Caserta (CE).
Tartaglione Elio - Via G. Santacroce, 3 - 80129 Napoli.
Tomasino Carlo - Via Luigi Transillo, 54/F - 80125 Napoli.
Torre Mario - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Mar¬
cellino, 10 - 80138 Napoli.
Torre Zamparelli Valeria - Dipartimento di Scienze della Terra -
Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Torrente Maurizio Maria - Via Livio Andronico, 103 - 80126
Napoli.
Tramutoli Mariano - Via Caserma Lucana, 23 - 85100 Po¬
tenza.
Tremblay Ermenegildo - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà
di Agraria - 80055 Portici.
Elenco dei soci 207
287)
15-12-978
288)
29-12-961
289)
30- 1-981
290)
21-12-984
291)
25- 6-976
292)
29-10-971
293)
28- 6-985
294)
21-12-979
295)
27- 1-978
296)
21-12-984
297)
31- 3-972
298)
30-12-960
299)
25- 6-976
Valentini Giovanni - Dipartimento di Scienze della Terra - Città
Universitaria - Piazzale Aldo Moro, 1 - 00185 Roma.
Vallario Antonio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Varriale Bruno - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬
cannone, 8 - 80134 Napoli.
Vecchione Carlo - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S.
Marcellino, 10 - 80138 Napoli.
Verniani Franco - Via Fossolo, 10 - 40138 Bologna.
Viggiani Gennaro - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di
Agraria - 80055 Portici.
Viggiano Prof. Giulio - Via Icaro, 2 - Scala F - 80072 Pozzuoli
(Napoli) .
Villanis Gabriella - Via Guglielmo Sanfelice, 24 - 80134 Napoli.
Villari Anna - Via Bausan, 36 - 80121 Napoli.
Viola Giuseppe - Viale Moiano, 27 - 82011 Airola (BN).
Vitagliano Paolo Augusto - Via S. Giacomo dei Capri, 125 -
Palazzo Seca - 80128 Napoli.
Vitagliano Vincenzo - Via A. Manzoni, 30 - 80123 Napoli.
Zampino Carlo - Via Rotunno, 14 - 84100 Salerno.
SOCI AMMESSI IL 27 GIUGNO 1986
1) Caputo Vincenzo - Via Macedonia, 11 - 80137 Napoli.
2) Cutillo Vincenzo - Corso Vittorio Emanuele, 167/2A Parco Èva - 80128
Napoli.
3) Lardone Aldo - Via Mezzocannone, 31 - 80134 Napoli.
4) Kalby Mario - Viale dei Tigli, 22 - 84100 Salerno.
5) Benedetti Ettore - Dipartimento di Chimica - Via Mezzocannone, 4 - 80134
Napoli.
6) Descio Pamisani Dolores - Viale Lincoln - 81100 Caserta.
7) Cubellis Elena - Via Roma, 39 - 81100 Caserta.
8) Castellano Laura - Dipartimento di Matematica - Via Mezzocannone, 8 - 80134
Napoli.
SOCI AMMESSI il 19 DICEMBRE 1986
1) Santo Antonio - Via Tagliamento, 49 - 83100 Avellino.
2) Schioppa Matilde - Viale Colli Aminei, 16/G - 80131 Napoli.
3) Guzzetta Giuseppe - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia - Largo S. Marcel¬
lino, 10 - 80138 Napoli.
4) Esposito Aiardo Antonio - Via S. Pietro, 42 - 80026 Casoria (Napoli).
5) Cinquegrana Rosa Emilia - Via R. Di Sangro, 27 Napoli.
6) Colliani Felice - Via Scarlatti, 134 - 80127 Napoli.
7) Carlone Gennaro - Via A. Catone, 21 - 86017 Sepino (CB).
208 Elenco dei soci
SOCI AMMESSI IL 26 GIUGNO 1987
1) Casadio Francesca - Piazzetta Nilo, 7 - 80134 Napoli.
2) Di Benedetto Vittorio - Via Arte della Lana - 84010 Atrani (Salerno).
3) Falcone Vincenzo - Via Vigliena c/o Enel - 80146 Napoli.
4) Sorrentino Patrizia - Via G. Marconi, 41 - 84013 Cava dei Tirreni (Salerno).
Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino
della Società dei Naturalisti
1) Accademie e biblioteche d’Italia. Roma.
2) Acta Botanica Fennica. Helsinki.
3) Acta Entomologica Fennica. Helsinki.
4) Acta Entomologica Musei Nationalis Pragae. Praha.
5) Acta Facultatis rerum naturalium Universitatis Comeniane. Ser. Anthropologia,
Botanica, Zoologia. Bratislava.
6) Acta Geologica et Geographica Universitatis Comenianae Geologica. Bratis¬
lava.
7) Acta Palaentologica Sinica. Nanking.
8) Acta Societatis Botanicorum Poloniae. Warszawa.
9) Acta Societatis prò fauna et flora fennica. Helsinki.
10) Acta Zoologica Fennica. Helsinki.
11) Agricoltura. Roma.
12) Agricoltura. Ambiente. Roma.
13) Agricoltura. Ricerca. Roma.
14) Almanacco d’Italia. Roma.
15) Ambio. Stockholm.
16) Anales del Jardin Botanico de Madrid. Madrid.
17) Anales de Sociedad Cientifica Argentina, Buenos Aires.
18) Annalen der Naturhistorischen Museum in Wien. Wien.
19) Annales Botanici Fennici. Helsinki.
20) Annales Entomologici Fennici. Helsinki.
21) Annales historico-naturales Musei Nationalis Hungarici. Budapest.
22) Annales historiques de la Révolution fran$aise. Parigi.
23) Annales Musei Goulandris. Kifissia (Atene).
24) Annales de la Société Royale Zoologique de Bcigique. Gent.
25) Annales Universitatis Mariae Curie Sklodowska. Sectio B: geographia, geologia,
mineralogia et petrographia. Sectio C: Biologia. Lublin.
26) Annales Zoologici Fennici. Helsinki.
27) Annali della Facoltà di Agraria. Milano.
28) Annali della Facoltà di Scienze Agrarie dell’Università degli Studi di Napoli.
Portici.
29) Annali del Museo Civico di storia naturale «Giacomo Doria ». Genova.
30) Annals of thè Missouri Botanical Garden. St. Louis.
31) Annuario delle Biblioteche italiane. Roma.
32) Annuario dell’Istituto e Museo di Zoologia dell’Università di Napoli. Napoli.
33) Annuario da Sociedade Broteriana. Coimbra.
210
Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino
34) Archiv der Fruende der Naturgeschichte in Mecklenburg. Rostock.
35) Archivio per l’antropologia e la etnologia. Firenze.
36) Archivio di oceanografia e limnologia. Venezia.
37) Ateneo veneto. Venezia.
38) Atti dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere. Genova.
39) Atti dell’Accademia Pontaniana. Napoli.
40) Atti dell’Accademia Properziana del Subasio. Assisi.
41) Atti dell’Accademia di Scienze di Ferrara, Ferrara.
42) Atti dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna. Rendiconti. Classe di
scienze fisiche. Bologna.
43) Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino. Atti Generali e Verbali delle
Classi riunite. Torino.
44) Atti del Circolo Culturale G. B. Duns Scoto. Roccarainola.
45) Atti dell’Istituto di Botanica e del Laboratorio Crittogamico dell’Università di
Pavia. Pavia.
46) Atti e memorie dell’Accademia di agricoltura, scienze e lettere. Verona.
47) Atti del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste. Trieste.
48) Atti della Società italiana di scienze naturali e del Museo Civico di Storia natu¬
rale di Milano. Milano.
49) Atti della Società dei Naturalisti e Matematici. Modena.
50) Atti della Società Peloritana di Scienze fisiche e matematiche. Messina.
51) Atti della Società Toscana di Scienze Naturali. Pisa.
52) Biological Bulletin. Woods Hole.
53) Biological Review. Cambridge.
54) Bjulleten’ Moskovskogo Obscestva Ispytatelej Prirody.
55) Boletim da Sociedade Broteriana. Coimbra.
56) Bollettino dell’Accademia Gioenia di Scienze Naturali. Catania.
57) Bollettino del Gruppo Grotte Brescia «Corrado Allegretti». Brescia.
58) Bollettino dell’Istituto di Entomologia dell’Università degli Studi di Bologna.
Bologna.
59) Bollettino del Laboratorio di Entomologia Agraria «Filippo Silvestri» - Portici.
60) Bollettino dei Musei e degli Istituti Biologici dell’Università di Genova.
Genova.
61) Bollettino del Museo Civico di Storia naturale di Venezia. Venezia.
62) Bollettino del Museo Civico di Storia naturale di Verona. Verona.
63) Bollettino del Servizio Geologico d’Italia. Roma.
64) Bollettino della Società Adriatica di Scienze. Trieste.
65) Bollettino della Società Entomologica Italiana. Genova.
66) Bollettino della Società Geografica Italiana. Roma.
67) Bollettino della Società Italiana di Biologia sperimentale. Napoli.
68) Bollettino Società Sarda di Scienze Naturali. Sassari.
69) Bollettino di zoologia agraria e di bachicoltura. Milano.
70) Bulletin de l’Institut de Geologie des Bassins d’Aquitaine. Talence.
71) Bulletin of thè British Museum (Naturai History). London.
72) Bulletin of thè Entomological Society of Egypt (Economie Series). Cairo.
73) Bulletin of thè Geological Institutions of thè University of Uppsala. Uppsala.
74) Bulletin de l’Institut Royal des Sciences naturelles de Belgique. Ser. Biologie,
Entomologie, Sciences de la Terre. Bruxelles.
Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 211
75) Bulletin of thè Minerai Research and Exploration Instimi of Turkey. Ankara.
76) Bulletin of Nanjing Instilute of Geology and Palaeontology. Nanking.
77) Bulletin de la Société Entomologique d’Egypte. Cairo.
78) Bulletin de la Societé des Sciences naturelles de F Quest de la France. Nantes.
79) Cìencia biologica. Coimbra.
80) Comunicagdes dos Servigos Geologicos de Portogai. Lisboa.
81) Coree d’aujourd’hui, la. Pyongyang.
82) Corriere UNESCO. Roma.
83) D.A. Difesa ambientale. Milano.
84) Decheniana. Bonn.
85) Decheniana. Beihefte. Bonn.
86) Delpinoa. Napoli.
87) Deutsche Akademie der Naturforscher Leopoldina. Halle.
88) Doriana. Genova.
89) Entomologische Arbeiten aus dem Museum G. Frey. Tutzing.
90) EUS - Revista Espanola de Entomologia.
91) Folk. Musei Historico-Naturalis Bakonyensis. Veszprem.
92) Fragmenta Entomologica. Roma.
93) Geologicky zbornik. Geologica carpathica. Bratislava.
94) Giornale botanico italiano. Firenze.
95) Gorre ri a,. Leiden.
96) Illinois bìological monographs. Urbana.
97) Immaginale. Lecce.
98) Informatore agrario. Verona.
99) Informatore botanico italiano. Firenze.
100) Informatore del giovane entomologo. Genova.
101) Italia Nostra. Roma.
102) Izvéstija Akademia Nauk Modavioi SSR » a. Scienze biologiche e chimiche,
b. Scienze matematiche e fìsiche. Kisciniof.
103) Journal of thè Marine Biological Association of thè United Kingdom.
Plymouth.
104) Journal of thè Minnesota Academy of Sciences. Minneapolis.
105) Journal of stratigraphy. Nanking.
106) Leopoldina. Halle.
107) Madoqua. Windhqek.
108) Marine studies of San Pedro Bay. Los Angeles.
109) Mediterranea. Alicante.
110) Memorias da Sociedade Broterìana. Coimbra.
111) Memoirs of Nanjing Institute of Geology and Palaeontology. Nanking.
112) Memoranda Societatis prò Fauna et Flora Fennica. Helsinki.
113) Memorie fuori serie del Museo Civico di Storia naturale dì Verona.
114) Memorie del Museo Civico di Storia naturale dì Verona.
115) Memorie e note dell’Istituto di Geologia applicata dell’Università di Napoli.
116) Memorie e rendiconti dell’ Accademia di Scienze, lettere e belle arti degli
Zelandi e dei Dafnici. Acireale.
117) Memorie della Società Entomologica Italiana. Genova.
118) Micropaleontology - New York.
212 Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino
119) Mitteilungen der Bayerischen Staatssammlung fiir Palàontologie und histor.
Geologie. Munchen.
120) Mitteilungen aus dem Hamburgischen Zoologischen Institut und Museum.
Hamburg.
121) Monographiae Botanicae. Warszawa.
122) Monographs of thè Allan Hancock Foundation. Los Angeles.
123) Natura. Rivista di scienze naturali. Milano.
124) Natura bresciana. Brescia.
125) Naturalista siciliano, il. Palermo.
126) Note Fitopatologiche per la Sardegna. Sassari.
127) Notiziario del Circolo Speleologico Romano. Roma.
128) Nova Acta Leopoldina. Halle.
129) Nuova scienza. Roma.
130) Novos Taxa Entomologicos. Lourenqo Marques.
131) Oberhessische Naturwissenshaftliche Zeitschrift. Giessen.
132) Ohio Journal of Science. Columbus.
133) Orsis. Barcellona.
134) Palaentologia Sinica. Nanking.
135) Palaeontology Stratigraphy and Lithology. Sofia.
136) Paleobios. Berkeley.
137) Periodico di Mineralogia. Roma.
138) Pescaport. Genova.
139) Postilla. New Haven.
140) Proceedings of thè Academy of Naturai Sciences of Philadelphia. Philadelphia.
141) Proceedings of K. Nederlandse Akademie van Wetenschappen. Ser. Physical
Sciences. Ser. Biological und medicai Sciences. Amsterdam.
142) Proceeding of thè Nova Scotian Institute of Sciences. Halifax.
143) Pubblicazioni dell’Istituto di Botanica dell’Università di Catania. Catania.
144) Publicaciones del Centro Pirenaico de Biologia Experimental. Jaca.
145) Publicaciones del Departamento de Zoologia. Barcelona.
146) Publica^òes do Instituto de Zoologia «Dr. Augusto Nobre». Porto.
147) Quaderni di Agricoltura Ambiente. Roma.
148) Quaderni dell’Istituto di Geologia dell’Università di Genova. Genova.
149) Rasprave zavoda za Geoloska i Geofizicka istrazivanja. Beograd.
150) Redia. Giornale di Zoologia. Firenze.
151) Rendiconti dell’Istituto Lombardo. Accademia di Scienze e Lettere. Milano.
152) Rendiconto dell’Accademia delle Scienze fisiche e matematiche. Napoli.
153) Republique Populaire Democratique de Coree. Pyongyang.
154) Revista de la Sociedad Cientifìca del Paraguay. Asuncion.
155) Risveglio del Molise e del Mezzogiorno. Roma.
156) Riviera Scientifique. Nice.
157) Rivista di Biologia normale e patologica. Messina.
158) Rivista Rosminiana di filosofìa e di cultura. Stresa.
159) Rozpray Ceskoslovenské Akademie vèd. Praha.
160) Scientia. Milano.
161) Scienza-società. Lecce.
162) Scripta Facultatis Scientiarum naturalium. Universitatis Purkynianae Brunensis.
Brno.
Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 213
163) Senckenbergiana biologica. Frankfurt a.M.
164) Struktur und Mitgliederbestand. Deutsche Akademie der Naturforscher Leo¬
poldina. Halle.
165) Studi Geologici Camerti. Camerino.
166) Studi Sassaresi. Sassari.
167) Studi trentini di scienze naturali. Acta geologica, Acta biologica. Trento.
168) Technical reports of thè Allan Hancock Foundation. Los Angeles.
169) Thalassia salentina. Lecce.
170) Transaction of thè Wisconsin Academy of Sciences, Arts and Letters. Madison.
171) Travaux biologiques de l’Institut J. B. Carnoy. Louvain-la-Neuve.
172) United States Geological Survey - a. Annual report; b. Bulletin; c. Earthquake
information bulletin; d. Professional paper; e. Techniques; f. Water supply
paper. Washington.
173) University of California publications in Geological Sciences. Los Angeles.
174) University of California publications in Zoology. Berkeley.
175) Universo. Firenze.
176) Verhandlungen der Zoologisch - Botanischen Gesellschaft in Òsterreich. Wien.
177) Vesnik. a. Geologija; b. Inzenjerska Geologija i Hidrogeologija; c. Geofizika.
Beograd.
178) Vita italiana. Roma.
178) Vita oggi. Roma.
180) Zbornik Slovenského Nàrodného Mùzea. Bratislava.
Recensioni
1) Centre de Documentation du C.N.R.S. - 26, Rue Boyer, 75971 - Paris Cedex 20.
2) Library Chemical Abstracts Service - P.O. Box 3012 - Columbus, Ohio 43210.
3) Libri e Riviste d’Italia - Ministero per i Beni Culturali e Ambientali - Divisione
Editoria - Roma.
4) Literature Resources Department Biosciences Information Service. 2100 Arch
Street - Philadelphia, Pennsylvania - 19103 U.S.A.
INDICE
Moncharmont U. - In memoria di Arturo Palombi . . pag. 3
Nemethy G. - The Structure of Proteins . . » 23
Carrara E., Guadagno F. M., Ra polla A., Cristiano P., Roberti N. -
Indagini sismiche a rifrazione nell’area flegrea per la determinazio¬
ne dei parametri elastici dinamici dei principali litotipi superficiali » 29
Lenzi G. - Studio mineralogico e fisico-chimico sulla zeolitizzazione
dei tufi del Monte Vùlture, in previsione di un loro impiego come
decontaminanti di soluzioni radioattive . . » 41
Cinquegrana R. E. - Modalità di deformazione della Scaglia Rossa del-
l’Appennino umbro-marchigiano . » 67
Fiorito G., Capuano C., Miralto A., Greenberg G. - Contributo alla
conoscenza del ruolo del comportamento di emissione di inchio¬
stro nel genere Aplysia (Mollusca, Gastropoda, Opisthobranchia) » 87
Patella D., Lapenna V. A., Satrianq C. - L’interpretazione dei profili
sismici a rifrazione col metodo reciproco generalizzato . . . » 107
Schettino O. - Alimenti e salute . » 129
Bergamo P., Miralto A., Fiorito G. - Un catalogo degli atteggiamenti
comportamentali esibiti da Carcinus mediterraneus, Czerniawsky
(Crustacea, Decapoda, Brachyura) nell’espressione dell’aggressività
intraspecifìca . . » 147
D’Antonio C. - Gli Odonati del lago di Falciano (Falciano del Massico,
Caserta) e nuove catture di Odonati in altre stazioni (XXIII Contri¬
buto alla conoscenza degli Odonati) . » 165
de Filippo G. - Seasonal Changes in Habitat Selection Among Sylviids
(Aves) on a Mediterranean Island . . » 177
Processi verbali delle tornate e delle assemblee generali . » 185
Elenco dei soci al 31 dicembre 1987 . . » 197
Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino della Società dei
Naturalisti . . . » 209
TERMINATO DI STAMPARE OGGI
XXXI MAGGIO MCMLXXXIX NELLE
OFFICINE GRAFICHE NAPOLETANE
FRANCESCO GIANNINI & FIGLI S.P.A.
Direttore responsabile: Prof ALDO NAPOLETANO
Autorizzazione della Cancelleria del Tribunale di Napoli - n. B 649 del 29-11-1960
Art. 14. — Nel dattiloscritto, si raccomanda di indicare con doppia sottolineatura
(maiuscoletto) i nomi degli Autori e con la sottolineatura semplice (corsivo) i titoli dei
periodici nella bibliografìa, i nomi scientifici latini ed i termini stranieri.
Art. 15. — Le illustrazioni che corredano il testo saranno accompagnate da brevi
esaurienti didascalie nella stessa lingua del testo.
Art. 16. — Dato il tipo di carta adottato per la stampa del Bollettino la maggior parte
delle figure andranno inserite come tali nel testo, con numerazione progressiva. Al termine
del testo, in continuità "con rimpaginazione precedente, potranno essere inserite delle
tavole contrassegnate da numeri romani progressivi, fermo restando che le dimensioni
- inclusa la didascalia - non oltrepassino quelle del formato standard di cm 11 x 18. È con¬
sigliabile che gli originali per le illustrazioni siano di dimensioni superiori a quelle defini¬
tive (IV2 o 2 volte quelle definitive). Salvo indicazioni contrarie, le illustrazioni saranno
riprodotte in modo da utilizzare al massimo il formato standard e, in ogni caso, in confor¬
mità con il parere espresso in merito dal Redattore.
Art. 17. — Le tabelle andranno contrassegnate con una numerazione indipendente e
progressiva. Per eventuali tabelle con dati numerici 0 elenchi di nomi con segni o grafici è
consigliabile preparare un originale ad inchiostro di china 0 dattiloscritto da cui possa
essere ricavato uno zinco. Salvo casi di impossibilità, dette tabelle non dovranno superare
le dimensioni di cm 11 x'18.
Art. 18. — Le note a piè pagine devono portare una numerazione indipendente e
progressiva dall’inizio del lavoro. Nel dattiloscritto esse vanno presentate a parte, tutte riu¬
nite in successione e numerate.
Art. 19. — La bibliografia sarà raccolta alla fine del testo e dovrà comprendere solo i
lavori effettivamente citati nel testo stesso, in una delle forme seguenti Gray (1824);
(Gray, 1824); (Gray, 1824; 73); va pertanto esclusa una numerazione progressiva dei rife¬
rimenti bibliografici.
Nell’elenco alfabetico degli Autori il cognome dovrà essere riportato prescindendo dai
prefissi di casato (p. es. de , von ecc.) che, se presenti saranno indicati subito dopo il nome.
Se di uno stesso Autore vengono citati più lavori, questi saranno elencati cronologica¬
mente. Si faranno seguire alla data di pubblicazione, nell’ordine, le lettere a, b, c, ecc.
quando i lavori abbiano lo stesso anno di edizione. Le stesse lettere dovranno essere ripor¬
tate nelle citazioni nel testo. Per lavori pubblicati da più Autori, tutti gli Autori dovranno
essere riportati in Bibliografìa, mentre nel testo - qualora gli Autori siano tre o più - si
riporterà solo il primo con l’aggiunta di et al.
Al cognome dell’Autore seguirà l’iniziale 0 le iniziali del nome, quindi la data di pub¬
blicazione del lavoro, tra parentesi e punto. Nel caso di più Autori, questi saranno separati
da una virgola.
Il titolo del lavoro dovrà essere riportato per esteso, sottolineando le eventuali parole
in corsivo.
I titoli dei periodici dovranno essere riportati in corsivo (sottolineatura semplice) ed
abbreviati attenendosi alla Word List of Scientific Periodicals , IV Ed. (1963-65). Il numero
del volume sarà sottolineato con una linea semplice ed una ondulata onde sia riprodotto in
grassetto; esso sarà eventualmente preceduto, tra parentesi, dal numero della serie e seguito,
pure tra parentesi, da quello del fascicolo; quindi due punti e indicazione della prima e dell’ul¬
tima pagina dell’articolo, delle eventuali figure (figg.), tavole (tavv.), tabelle (tabb.) ed infine
la città tra parentesi. Qualora il periodico sia articolato in numeri, questi saranno indicati col
simbolo N°; analogamente la parte si indicherà con P., la sezione con Sez., il supplemento con
Suppl. una nuova serie con N. Ser., una edizione con Ed. In ogni altro caso il riferimento dovrà
essere riportato per esteso (per es. nella citazione di una tesi, di un simposio ecc.).
Per i lavori non pubblicati su periodici si indicheranno dopo il titolo, nell’ordine, l’Edi¬
tore e la relativa Città; quindi dopo il punto, il numero complessivo delle pagine (pp.), le
eventuali figure (figg.), tavole (tavv.), e tabelle (tabb.).
Gli esempi seguenti potranno servire da guida per la compilazione della Bibliografia:
Crescenti U., C roste lla A., Donzelli G. & Raffi G. (1969). Stratigrafia della serie calca¬
rea dal Lias al Miocene nella regione marchigiano-abruzzese. Mem. Soc. geol. ital. 8:
343-420, 64 figg., 3 tavv. (Pisa).
Goodey J. B. (1963), Soil and freshwater Nematodes. Metheum and Co., London, XV +
544 pp., 298 figg.
Art. 20. — Di eventuali errori e/o omissioni nella compilazione della Bibliografia
sono responsabili gli Autori delle note. La Redazione del Bollettino della Società dei Natu¬
ralisti non risponde delle opinioni scientifiche espresse dagli autori.
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