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Noaa.30.1999
BOLLETTINO
Musei di Zoologia e di Anatomia comparata
della R. Università di Torino
—S-Sapeta—
Votalo lidia
N. 39-52
TORINO
TIPOGRAFIA GUADAGNINI E CANDELLERO
via Gaudenzio Ferrari, 3
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. 49.
. 50.
1 E
- 52.
FNDÒECR
. Rosa (DANIELE). Sulla struttura dell’ Hormogaster Redii mihi. — Rias-
sunto.
. Camerano (LorENZO). Descrizione di un girino anomalo di Rana escu-
lenta Linneo.
. Pollonera (CARLO). Nuove specie di Molluschi terrestri raccolti nello
Scioa dal dott. V. Ragazzi.
. Camerano (LorENzo). Ricerche intorno all’anatomia ed istologia dei
Gordii. Nota preliminare.
. Rosa (DANIELE). Sui generi Pontodrilus, Microscolex e Photodrilus.
. Rosa (DANIELE). Sul Geoscolex maximus Leuck.
. Rosa (DANIELE). Nuova classificazione dei Terricoli (Lumbricidi, sensu
lato).
. Camerano (Lorenzo). Ricerche sopra i Gordii d’Europa e descrizione di
due nuove specie (tav. I).
. Pollonera (CARLO). Appunti di malacologia I, II, III (tav. II).
. Rosa (DANIELE). Di un nuovo Lombrico italiano A/lobophora Tellind,
n. Sp.
. Camerano (LORENZO). La scoperta del dott. C. Lepori della natura delle
così dette ghiandole del collo del Phyllodactylus europaeus.
. Peracca (MARIO G.). Sul valore specifico del Pelodates latifrons dei din-
torni di Torino, recentemente descritto dal sig. Heron-Royer.
. Salvadori (Tommaso). Il Sirratte in Italia nella primavera del 1888.
. Salvadori (Tommaso). Le date della pubblicazione della « Iconografia
della Fauna italica » del Bonaparte ed Indice delle specie illustrate
in detta opera.
Camerano (LoRENZO). Monografia degli Ofidii italiani. Parte I. Viperidi.
— Riassunto.
Rosa (DANIELE). Lombrichi della Birmania, del Tenasserim e dello
Scioa. (Riassunto).
Pollonera (CARLO). Appunti di malacologia, IV (tav. II).
Salvadori (Tommaso). Altre notizie intorno al Sirratte in Italia nel 1888.
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BOLLETTINO
Musei di Zoologia ed Anatomia comparata
% 695
della R. Università di Torino
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N. 255 pubblicato il 18 Febbraio 1888 Vor. III
Dr. DANIELE Rosa
Sulla struttura dell’AORMOGASTER REDII mihi
RIASSUNTO
Nella nota N. 32, vol. II di questo Bollettino ho dato brevemente i
caratteri esterni dell’ H. Redii. (1) 1
Nella seduta del 22 gennaio fu presentato alla R. Accademia delle
Scienze di Torino per essere stampato nelle « Memorie » un mio lavoro
sulla struttura di questa specie.
La presente nota è un riassunto della parte anatomica di questo lavoro;
per i caratteri esterni vedasi il citato N. 32 del Bollettino.
I caratteri anatomici più importanti sono:
Integumento ricco di cellole ghiandolari, pori dorsali mancanti.
Cervello al 3° segmento fatto come quelli dei Lumbricus.
Dissepimenti anteriori molto spessi e infundibuliformi, dissepimenti dal-
l’8-9 al 15-16 obliqui.
Canal Gigerente con tre ventrigli o gésters ai segmenti 6, 7, 8, eso-
fago terminato da piccolo ringonfiamento al 20° segmento, intestino
con ciechi laterali nei segmenti 21-29 (inclusi), intestino normale dal 30°
in poi; typhlosolis anteriormente diviso in 7 grandi pieghe longitudinali,
posteriormente semplice.
Apparato circolatorio con vaso dorsale, ventrale e sottonerveo, 7 paia
di anse pulsanti anteriori.
Apparato riproduttore con due paia di testicoli liberi ai segmenti 10
e ll e un paio d’ovarii al segmento 13, due paia di vesicole seminali
(1) Aggiunta aì caratteri esterni dati nel Boll. N. 32. Numero dei segmenti
300-380, setole normali brevi della forma comune, setole copulatrici (non pe-
niali) sotto il clitello e anteriormente ad esso, molto più lunghe, ricurve in un
solo senso, con punta lanceolata.
all'11 e 12, due paia di padiglioni dei vasi deferenti al 10 e 12 liberi
come i testicoli cioè non chiusì in capsule seminali (Bergh), vasi defe-
renti di ogni lato fusi insieme al 12-13 con orificio esterno all’interseg-
mento 15-16 esternamente alla 2° setola, senza prostate, sete peniali 0
altro; 2 ovidotti con apertura interna nel 13°, esterna nel 14° esterna-
mente alla 2" setola e muniti di receptaculum ovorumy; receptacula
seminis o spermateche semplici agli intersegmenti 9-10, 10-11, 11-12 in
direzione delle setole dorsali.
Nefridii presenti dopo il 4° segmento, con cieco sboccante nel mezzo
della porzione muscolosa terminale, apertura esterna davanti alla 2° setola
un po’ dorsalmente.
Affinità. Sta fra i pre- ed intraclitelliani ma è più vicina a questi
ultimi. Non è strettamente affine a nessuna forma nota ma si accoste-
rebbe al genere Urobenus (Benham) se la posizione assegnata dal Benham
alle vesicole seminali e ai padiglioni per questo genere potesse conside-
rarsì inesatta.
N. B. La posizione che abbiamo data per gli organi riproduttori è
relativa ai segmenti interni. Ora i dissepimenti in questa regione sono
obliqui per cui i segmenti interni corrispondono ai segmenti esterni solo
ventralmente, ma dorsalmente no. Indicando con cifre romane i segmenti
interni e con cifre arabiche i segmenti esterni contati sul dorso risulta
che il segmento interno IX corrisponde dorsalmente ai segmenti esterni
9 e 10, il X corrisponde all’11, l'XI al 12, il XII al 13, il XIII alla
prima metà del 14, il XIV alla seconda metà del 14 ed a parte del 15.
Questa osservazione è molto importante perchè chi apre l’animale dal
dorso trova p. es. le vesicole seminali ai segmenti 12 e 13, mentre in
realtà esse occupano i segmenti interni 11 e 12.
Saar tr
1253 — Tip. Guadagnini e Candellero. via Gaudenzio Ferrari, 3.
BOLLETTINO
dei
Musei di Zoologia ed Anatomia comparata
(24
TA della R. Università di Torino
AA .3,/88)
N. 56 pubblicato il 18 Febbraio 1888 Viorss4 bl
Dr. L. CAMERANO.
Descrizione di un girino anomalo di RANA ESCULENTA Linneo
Il dott. Conte G. M. Peracca mi portò un girino di Rana esculenta
Linneo, da lui preso nell’agosto 1884 presso a Chivasso, il quale presenta
un'anomalia di struttura che mi pare meriti di essere descritta.
L’anomalia sta nelle zampe posteriori, le quali sono straordinaria-
mente piccole, mentre sono già uscite allo esterno le estremità anteriori
completamente sviluppate.
Le misure delle varie parti SONO :
Lunghezza totale : : 3 ; m. 0,045
» della coda 2 | i » 0,027
» estremità anteriore . 1 3 » 0,010
» » posteriore 4 } » 0,005
Lunghezza della coscia . 3 4 1 » 0,0015
» della gamba . ; ; » 0,0015
» del tarso . È î : : » 0,0020
Un individuo normale nello stesso stadio di sviluppo presenta in media
nel contorno di Torino le misure seguenti :
Lunghezza totale ©. ; ; 4 : m. 0,046
« della coda . È 7 È » 0,026
» delle zampe anteriori . Y » 0,009
» » posteriori . ) » 0,014
Lunghezza della coscia . ì i : » 0,005
» della gamba . i 1 ; » 0,0045
» del piede. 3 È ; » 0,0045
Si vede da ciò quanto grande sia la sproporzione fra lo sviluppo delle
estremità posteriori rispetto alle anteriori nel girino anomalo,
Le altre parti interne ed esterne dell'animale sono al tutto normali:
così pure è normale la posizione dell’orifizio anale.
Gli arti anomali sono bianchicci e con poche granulazioni nerognole
verso la parte ésterna. Le dita sono distinte, quantunque proporzionata-
mente più corte che negli arti normali; la membrana interdigitale è
spiccata.
Due ipotesi sì presentano per spiegare questa anomalia di strut-
tura, o sì tratta di un arresto di sviluppo delle estremità posteriori,
ovvero le estremità posteriori che sì erano sviluppate regolarmente ven-
nero esportate violentemente da qualche altro animale, e le estremità
attuali sarebbero di neoformazione.
Le sezioni microscopiche fatte attraverso agli arti posteriori hanno
dimostrato l’esistenza di due monconi quasi simmetrici nelle due parti
appartenenti ai femori primitivi. Così pure le sezioni dimostrano nei
tessuti degli arti neoformatisi quelle modificazioni che vennero diffusa-
mente descritte dal Fraisse (1) e dal Colucci (2) e che qui sarebbe
inutile ripetere. A mio avviso, è quindi Di probabile la seconda delle
ipotesi sopra menzionate.
(1) « Die regeneration von Geweben und organen bei den Wirbelthieren
besonders Amphibien und Reptilien ». — Cassel e Berlin, T. Fischer, 1885.
(2) Intorno alla rigenerazione degli arti e della coda nei Tritoni. — Memorie
della R. Accademia delle Scienze di Bologna. Sez. IV, vol. VI, 1885.
1254 — Tip. Guadag ini e Cande lero, via Gaudenzio Ferrari, 3.
bOLCEETIZEINO
dei
Musei di Zoologia ed Anatomia comparata
N6FIT della R. Università di Torino
Ar 37991 ix
N. "7 pubblicato il 21 Febbraio 1888 Vab, LE
CARLO POLLONERA.
Nuove specie di molluschi terrestri raccolti nello Scioa
dal Dottor V. Ragazzi.
Vitrina Licata.
Testa suborbicularis, solidula, supra depressula, subtus convexiuscula,
pallide corneo-virescens, spira depressa; anfractus 3 ‘/,, parum converxi,
irregulariter plicato-striati, rapide evoluti, ultimus amplissimus; apertura
subovato-rotundata, obliqua, margine membranaceo angustissimo. Diam.
max. 23 '/,; diam. min. 18; alt. 15; diam. apert. 15; alt. apert. 12 VE mill.
Hab. Assechign (Bulga).
Vitrina Ragazzii.
_ Testa suborbiculari-convexa, subtus convexiuscula, solidula, corneo-
rufescens, spira prominula; anfractus 3 '/,-4, convexi, irregulariter pli-
cato-striati, rapide evoluti, ultimus amplissimus; apertura subovata,
obiiqua, margine membranaceo angustissimo. Diam. max. 27-30; diam.
min. 22-28 '/,; alt. 18-19; diam. apert. 17 '/,-18 '/,; alt. apert. 14 '/,-16 mill.
Hab. Assechign (Bulga).
Vitrina Bianchii.
Testa subsemiglobosa, pertenuis, sub lente minutissime striatula, oleoso-
micans, succineo-virescens; spira brevis, apice submamillato ; anfractus
3 convexiusculi, celeriter accrescentes, sutura marginata divisi; ultimus
subventrosus, superne convexo-devexus, inferne inflatus; apertura sub-
obliqua, ovata, basi recedens, intus margaritaceo-opalina; peristoma sim-
plex, inferne margine membranaceo angusto; columella arcuata, inflexa,
Diam. max. 14; diam. min. 10; alt. 8; diam. apert. 9; alt. apert. 6 mill.
Hab. Garobela.
Vitrina Giuliettii.
Testa semiovata, pertenuis, irregulariter subplicata, sub lente minu-
tissime striatula, oleoso-micans, succineo-virescens; spira convexa, obtusa;
anfractus 3 subconvexi, rapide accrescentes, sutura anguste marginata
divisi, ultimus magnus, declivis, prope suturam subplanulatus; apertura
subovata, obliqua, basi recedens, intus submargaritaceo-albida; peristoma
simplex, inferne margine membranaceo angusto; columella arcuata.
Diam. max. 15 ‘/; diam. min..10 ‘/.; alt. 10; diam? apert. 95,680
apert. 8 !/, mill.
Hab. Garobela.
Vitrina Martinii.
Testa semiglobosa , tenuis, per longitudinem regulariter semirugata,
succineo-virescens, spira convexiuscula, apice minuto, submamillato ;
anfractus 3 convexi, celeriter accrescentes, sutura marginata divisi, ul-
timus subventrosus, superne convexo-devexus, inferne convexiusculus;
apertura obliqua, ovata, basi recedens, intus margaritaceo-albida; peri-
stoma simplex, inferne margine membranaceo angusto; columella tenuis-
sime arcuata, fere recta. Diam. max. 14; diam. min. 10 '/;; alt. 9 ‘|;
diam. apert. 8 '/,; alt. apert. ‘7 !,, mill.
Hab. Let Marefia.
Vitrina Antonellii.
Testa globosa, tenuis, succinea, per longitudinem regulariter semiru-
gata; spira brevis, apice minuto, submamillato; anfractus 3 convexi,
regulariter accrescentes, sutura marginata divisi; ultimus inflatus, ro-
tundatus, prope suturam planulatus; apertura subobliqua, subrotunda,
intus pallidula; peristoma simplex, inferne margine membranaceo an-
gusto; columella subarcuata. Diam. max. 12 !/,; diam. min. 9; alt. 9 ‘4;
diam. apert. 7 3/,; alt. apert. 7.
Hab. Farré.
Sitala trochulus.
Testa rimata, conoidea, fragillima, nitidissima, minute et irregulariter
striatula, pallide cornea; spira conica subdepressa; anfractus 6 convexi,
lente accrescentes, sutura impressa divisi; ultimus maior, ad aperturam
non dilatatus; apertura irregulariter lunata, obliqua, peristomate sim-
plici, recto, acuto, margine columellari supra rimam angustissime dila-
tato. Alt. 3 '/; lat. 4!/ mill.
Hab. Let Marefia.
Buliminus Vigonii.
Tesia anguste umbilicata, ovato-conica, tenuiuscula , irregulariter et
rude plicata, lineis spiralibus subtilissimis obsolete decussata; cerea,
strigis linearibus flavo-corneis sparse notata; spira conica, apice obtu-
siusculo; anfractus 6 convexiusculi, 2 primi loeves; ultimus magnus,
spira longitudinem superans; sutura impressa , irregularis, in ultimo
anfractu subcrenulata ; apertura parum obliqua, angulato-subovalis, intus
albidula; peristoma simplex, interruptum, marginibus externo et basali
acutis, columellari dilatato reflexoque. Alt. 24; lat. 15; alt. apert. 13 5, mill.
liab. Havash presso il monte Bosset.
Buliminus Sacconii.
Testa anguste umbilicata , ovato-conica, tenuiuscula , obsolete stria-
tula, striis spiralibus minutissimis et confertissimis decussata , nitidula,
pallide cerea, strigis linearibus pallide-corneis sparse notata; spira conica,
acuta, apice obtusulo, albido, nitido; anfractus 6 ‘/, subconvexi, ultimus
spira brevior, convexiusculo, basi rotundatus et pallidissime corneo-flavo
late bifasciato ; sutura impressa; apertura subovata, superne acutansula,
inferne subangulata, intus pallidula ; peristoma album, interruptum, mar-
ginibus callo tenuissimo junctis, columellari reflexo et dilatato, basali et
externo rectis, acutis, intus callo albido munitis. Alt. 24 '/,; lat. 13 !|.;
alt. apert. 11 mill.
Hab. Havash presso il monte Bosset.
Buliminus scioanus.
Testa perforata, ovato-conica, tenuiuscula, nitida, striatula, striis spi-
ralibus minutissimis decussata, pallide cornea, strigis linearibus corneis
sparse notata; spira conica, apice obtusiusculo; anfractus 6 convexiu-
sculi, ultimus magnus, spire longitudinem superans; sutura impressa;
apertura angulato-subovalis, intus albidula; peristoma simplex, interrup-
tum, marginibus externo et basali breviter reflexis, solidulis, columel-
lari subverticali, dilatato , reflexo. Alt. 21; lat. 13 '/»; alt. apert. fere
Jtd]!
Hab. Assechign (Bulga).
Buliminus Meneliki.
Testa obtecte umbilicata , oblongo-conica , solida, per longitudinem
subtilissime striatula et regulariter costulata , striis spiralibus minutis-
simis decussata, brunneo-fulva, albido-costulata; spira producta , apice
obtuso, albidulo, levigato; anfractus 6 ‘'/, subconvexi, ultimus dimidiam
longitudinis partem non attingens; sutura impressa, in ultimo anfractu
crenulata; apertura subovata, parum obliqua, intus brunnea, ad angulum
superum tuberculo calloso ornata; peristoma crassum , albidum, inter-
ruptum, marginibus callo tenuissimo junctis, columellari reflexo et di-
latato, umbilicum omnino tegente, superne extus subtuberculoso, basali
et exierno validis, reflexis, extus in labium albidum, latum, planumque
expansis. Alt. 30; lat. 15; alt. apert. 13 '/, mill.
Hab. Fehere Ghembre.
te stata
ì274 — Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3.
L
BOLLETTINO
Musei di Zoologia ed Anatomia comparata
Re. ono della R. Università di Torino
for. S./884
N. = pubblicato l’8 Marzo 1888 Vor. III
Dottor, LORENZO CAMERANO.
Ricerche intorno alla Anatomia ed Istologia dei GORDII.
Nota preliminare.
È in corso di stampa un mio lavoro col titolo sopradetto e che sarà
accompagnato da nove tavole. DÒ qui le conclusioni alle quali io sono
giunto.
Si può dire che i Gordî? allo stato libero si riducono a non essere
quasi altro che enormi apparati riproduttori, e che degli altri apparati
del corpo conservano quel tanto che è necessario perché possa farsi l’ac-
coppiamento e la deposizione delle uova. Perciò mentre vediamo nei
Gordîi adulti, svilupparsi enormemente gli organi sessuali, vediamo
corrispondentemente ridursi gli apparati di nutrizione ed anche gli ap-
parati nervosi.
La riduzione di questi apparati comincia all’estremità anteriore 0
cefalica e procede a poco a poco verso l’estremità caudale; essa procede
rapidamente a misura che l’individuo invecchia e ha luogo la deposi-
zione delle uova.
L’estremità anteriore può essere al tutto priva di vita, mentre l’estre-
mità posteriore è tuttora vivacissima, essendo essa innervata dal ganglio
caudale che conserva per un tempo lungo la propria energia.
Nelle specie che hanno una maggiore lunghezza (G. Viz/oti) spesso il
regredire degli apparati digerente e nervoso dell’estremità anteriore è
più inoltrato che non nelle specie a piccola mole (G. Tozosanus).
A mio avviso, la diagnosi anatomica (1) dei Gord? adulti, liberi, può
essere fatta brevemente così.
(1) Io mi sono occupato del parassitismo e del polimorfismo dei Gordii in
un lavoro inserito nel volume XXXVIII serie 2°, 1887, delle Memorie della
R. Accaeemia delle Scienze di Torino.
I Gordii hanno corpo sottile, allungatissimo.
L’integumento è transitoriamento segmentato ed è costituituo da uno
strato epidermico con cellule a grossi nuclei e a margini sinuosi più o
meno distinti e da una cuticula grossa, divisibile in due strati: uno
fibrillare, l’altro esterno, ora liscio, ora con areolature e granulazioni
di forma e di sviluppo variabile secondo le specie ; gli strati cuticolari
sono attraversati da prolungamenti filiformi o da canaletti.
I muscoli circolari mancano. I muscoli longitudinali sono celomiari
e sono simili a quelli dei Nematodi.
Nella estremità anteriore pare esistano fasci muscolari residui del-
l'apparato muscolare della tromba larvale e nella parte posteriore fasci
muscolari in rapporto cogli apparati riproduttori e colla dilatazione
cloacale dell’intestino..
La linea dorsale e le linee laterali mancano,
Non è dimostrata l’esistenza di una vera cavità del corpo: gli spazi
che stanno fra i vari organi sono occupati da un tessuto connettivo
con grosse maglie, che si trasforma in vari punti in tessuto connettivo
fibroso.
Il sistema nervoso è costituito da due masse gangliari sopraesofagee,
unite insieme e da due cordoni nervosi che partono da esse, circondano
l’esofago e si riuniscono lungo la linea mediana ventrale in un cor-
done solo che corre fino alla regione posteriore, rivestito inferiormente
e ai lati da un più o meno esteso e più o meno abbondante strato di
cellule gangliari. I nervi partono dalla regione inferiore del cordone
stesso e, attraverso ad una lamina connettiva mediana che separa i mu-
scoli, si portano contro l’epidermide piegandosi sotto lo strato musco-
lare. Nella regione caudale v'è un ingrossamento gangliare che manda
due o più fasci di nervi alla parte posteriore. Dalle masse gangliari soprae-
sofagee, e dai rami laterali del cingolo esofageo partono quattro fasci
di nervi che vanno all’estremità anteriore.
Il canale digerente è più o meno atrofizzato nella parte anteriore,
e alle volte viè e alle volte manca un residuo dell’apertura di invagi-
nazione della tromba larvale). Il canale dirigente non funziona ed è co-
stituito da uno strato interno di grosse cellule più o meno alterate e da
uno strato sottilissimo esterno senza struttura cellulare distinta; po-
steriormente presenta una dilatazione cloacale più ampia nei maschi,
meno ampia nelle femmine. Gli apparati riproduttori maschili e fem-
minili sono distinti in due individui diversi e vi sono caratteri ses-
suali secondari.
L’apparato maschile ha due lunghi testicoli che si spiugono fin presso
al cingolo esofageo, due vasi deferenti superiormente ampi, più stretti
in basso, che si aprono nella dilatazione cloacale dell’intestino.
Non esiste pene. Non esiste borsa copulatrice.
Nella femmina vi sono due lunghissimi ovari che giungono sin presso
al cingolo esofageo; due ovidotti molto lunghi ed ampi che raccolgono
i prodotti degli ovari e li conducono, restringendosi dapprima e poi
dilatandosi nel punto in cui sboccano, in un ampio diverticolo della dila-
tazione cloacale dell’intestino. V’è un lungo ed ampio r7ceptaculum
seminiîs, che si apre nella parte superiore del diverticolo cloacale.
Questo ha pareti ghiandolari ; nella sua parte superiore ha luogo la fe-
condazione delle uova, nella sua parte inferiore queste vengono av-
volte da una sostanza che si indurisce al contatto dell’acqua e le ce-
menta insieme.
In qualche specie esiste un lungo tubo imbutiforme a mo’ di vesti-
bolo, con pareti in parte ghiandolari ; il prodotto di queste serve a riunire
le uova in un cordone.
L’apertura anogenitale esiste quindi sempre.
I caratteri sessuali secondari sono abbastanza spiccati e si riferiscono
alla mole, che è maggiore nelle femmine che nei maschi, al profilo del
capo, alla forma dell’estremità posteriore, che è biloba nei maschi, sem-
plice o triloba nelle femmine, alla struttura della cuticola esterna ed
alla presenza di protuberanze papilliformi o di lamine chitinose che
sono nella regione posteriore dei maschi e pare servino a rendere più
facile e sicuro l'accoppiamento.
L’apparato di vasi acquiferi distinti, intermuscolari o interparenchi-
matosi ammesso dal Villot, a mio avviso, non esiste.
L'apparato secretorio del Vejdovsky non esiste. Esiste nella regione
dorsale e caudale delle femmine di alcune specie una cavità tubulosa
senza pareti proprie di significato - non ben noto (vaso dorsale da Vej-
dovsky).
Ciò premesso, quali conclusioni si possono trarre dalla struttura dei
Gordii adulti, liberi, per lo studio delle affinità e della Rlogenia di
questi vermi ?
Attualmente le due opinioni più diverse intorno alla posizione del
gruppo dei Gordii nella classificazione sono quella del Villot e quella
del Vejdovsky.
Il Villot considera i Gordîi come Nematelminti, e forma per essi
l’ordine dei Gordiens. Egli dice (1): « Ce nouvel ordre doit étre placé
dans la sous-classe des Némathelminthes, en téte de la classe des Hel-
minthes. »
Il Vejdovsky dice invece: « Da wir aber in den oben geschilderten
Uebereinstimmungen im Baue der Gordiiden und Annulaten eher mit
Homologien als Analogien zu thun haben, wofir vornehmlich die eckte
Leibeshòhle und die segmentweise Vertheilung der Ovarien massgebend
sind, so stehe ich nicht an die von mir in der vorliegenden Arbeit behan-
delte Wurmgruppe als degenerirte Annulaten aufzufassen und dieselben
(1) Ann. Sc. Nat., 6° ser. vol. XI, 1881, p. 42.
vorlàufig als eine selbstàndige Ordnung der « Nematomorpha » zu un-
terscheiden. »
Il Claus, nel suo noto trattato di zoologia, fa dei Gordii la 6° fami-
glia del suo ordine dei Nematodi e la colloca fra la famiglia Mermt
tidae e quella Anguil!ulidae.
Il Gesenbaur, nel suo non meno noto trattato di anatomia compa-
rata, divide i Nematelminti in due gruppi: Nematodi (S#rongy2us ,
Ascaris, Filaria) e Gordiacei (Gordius, Mermis).
Il Balfour, nel suo trattato di embriologia comparata, divide i Ne-
matelminti in tre gruppi:
1° Nematodi (Ascaridi, Strongilidi, Trichinidi, Filaridi, Mermitidi,
Anguillulidi).
2° Gordiacei.
3° Chaetosomidi.
Anzitutto i Gordii sono da separarsi dai Mermis e dalle Filarie, coi
quali vennero, come è noto, quasi sempre riuniti?
Mi pare che oramai non si possa esitare ad affermare che i Gordîi
devono costituire un gruppo a sè. Il Villot ed altri hanno ampiamente
dibattuto questa questione.
In secondo luogo, il gruppo dei Gord?i deve entrare fra i Nematel-
minti e fra gli Anellidi ?
Il Vejdovsky, per sostenere la propria opinione che i Gordii siano
Anellidi degenerati, si fonda principalmente sulla disposizione segmen-
tale delle ghiandole sessuali ; sulla disposizione del sistema nervoso
centrale e sulla presenza di una vera cavità del corpo, con mesenteri
propriamente detti e sopra caratteri di minore importanza, come la
struttura della epidermide, dei muscoli, ecc.
Nel corso del lavoro io ho menzionate le ragioni per le dadi non
mi paiono accettabili varie parti delle descrizioni e delle interpreta-
zioni date dal Vejdovsky degli organi ora menzionati.
Ora, se si tien conto della disposizione generale del canal digerente
che, sebbene sia negli adulti un apparato in regressione, pur tuttavia
è più affine a quello dei Nematelminti che non a quello degli Anellidi
sia per la sua struttura, sia anche anche per la sua terminazione po-
steriore che è ventrale anzichè veramente terminale (1); se si tien conto
della disposizione dei muscoli, del complesso dell’organizzazione degli
apparati riproduttori, della mancanza di una vera metameria del sistema
nervoso e di qualunque traccia di dissepimenti interni mi pare non si
possa esitare a collocare i Gord?î fra i Nematelminti.
(1) Nei maschi e nelle larve (vedi Villot, Monograph. op. cit.) ciò è evidente;
nelle femmine l’intestino si porta ad un’apertura pure ventrale che é collo-
cata in un solco più o meno inclinato, limitato da rialzi che sono da ritenersi
come rudimenti di lobi corrispondenti a quelli dei maschi.
Ciò premesso, quali sono le affinità dei Gordii cogli altri Nematel-
minti ?
La risposta a questa domanda è molto difficile. Il Villot ha già am-
piamente discusso i caratteri comuni e differenziali dei Gordii coi vari
gruppi dei Nematelminti e conchiude col dire che i vermi che hanno
maggiori affinità coi Gordii sono i Nematodi e gli Acantocefali.
A mio avviso, trovo molte maggiori affinità, tenendo conto della strut-
tura dello stadio adulto, coi Nematodi che non cogli Acantocefali.
Se poi vogliamo considerare la forma della larva dei Gordît, non
possiamo a meno di tener conto anche del gruppo degli EcRinoderes,
che il Reinhard (1) in un recente lavoro ha elevato al grado di classe
Kinorhyncha derivata dai Protoanellidi.
È indubitato che la larva dei Gordîî ha le maggiori rassomiglianze
con varie forme di Kiînorhyncha, come, ad esempio, coll’ EchRinoderes
pellucidus (Reinhard, op. citat., fig. 68), sia per la forma dell’estre-
mità anteriore, sia per la sua armatura di parti chitinose, sia per la
divisione del corpo, sia anche per la presenza nella parte posteriore
della larva dei Gordti (Villot, Monog. op. citat., tav. VII dis, fig. 50)
di due paia di appendici.
È molto probabile che il gruppo dei Gordii e quello dei Kinorhyncha
abbiano avuto origine dallo stesso gruppo di progenitori.
Ora, se teniamo conto da una parte della incontestabile affinità dei
Gordii coi Nemaiodi, della segmentazione tegumentale transitoria, della
semplicità del loro apparato muscolare, della disposizione del loro si-
stema nervoso, che ricorda quello del Po/ygordius, della disposizione
metamerica degli elementi ghiandolari ovarici e della affinità, a mio
avviso, notevoli colle larve dei Kinorhyncha, mi pare che noi siamo
in presenza di forme degenerate da altre con corpo a divisioni meta-
meriche.
I Gordii, prescindendo dalle modificazioni intervenute in essi per
adattamento e per correlazione di sviluppo delle parti, ci presentano
un grado di modificazione meno inoltrato di quello che offrono altri
Nematelminti, ad esempio, i Nematodi.
Se noi partiamo, nel disporre la successione delle forme provenienti
da un gruppo di progenitori, dalle forme che ci rivelano con maggior
evidenza le forme ataviche originarie, il gruppo dei Gordii resterebbe
alla base del prilum. I Nematodi sarebbero i più elevati nel senso
che sono i più modificati.
Ora, togliendo dai Nematelminti gli Acantocefali e facendo di questi
(1) « Kinorhyncha (Echinoderes) ihr anatomischer Bau und ihre Stellung im
System ». Zeit. fur Wiss. Zool., vol. XLV, pag. 401 e seg., 1887. — Atti della
Società dei Naturalisti di Charkow, vol. XIX, 1885 (in russo).
una classe a sè, come è opinione di molti, si può dividere la classe dei
Nematelminti in 2 ordini:
1° Gordiacei (il solo genere Gordius);
2° Nematodi.
I Nematelminti, così costituiti per mezzo dell’ordine dei Gordiacei,
verrebbero a collegarsi alle forme ataviche, .dalle quali hanno avuto
punto di partenza i Kinorhyncha e gli Anellidi.
I vari gruppi possono essere disposti nel modo seguente :
ANELLIDI
Nematodi
Gordiacei
KINORYNCHA
PROTOANELLIDI
1315. - Tip. Guadagnini e Candellero, Via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torino.
BOLLETTINO
Musei di Zoologia ed Anatomia comparata
I
075
Mess I) SEX della R. Università di Torino
N. 39 pubblicato il 10 Marzo 1888 Vot. III
D.r Rosa.
Sui generi PONTODRILUS, MICROSCOLEX e PHOTODRILUS,
In questa nota intendo dare alcuni nuovi ragguagli sul Miîcroscolea
modestus (1) e dimostrare la stretta affinità che corre tra esso ed i
generi Pontodrilus E. P. e Photodrilus Giard. A quanto ho detto an-
teriormente (1. c.) sul Microscolex modestus devo aggiungere:
Che la lunghezza totale può arrivare sino a 60°";
Che nel canal digerente manca il ventriglio (gésier) ed il typhlosolis;
Che manca il vaso ventrale sotto-nerveo;
Che le anse dorso-ventrali maggiori (cours) si trovano nei segmenti
10, 11 e 12;
Che le spermateche hanno un cieco laterale ;
Che esiste da ogni lato una ghiandola prostatica ben sviluppata e
lobata.
Ciò premesso, paragoniamo il M. modestus col Photodrilus phospho-
reus, descritto recentemente dal Giard (2). Faremo questo paragone
riunendo sotto una diagnosi complessiva i caratteri comuni dei due
generi; quando qualcuno di questi caratteri si riferisse solo all’uno od
all’altro di essi, lo indicheremo segnandolo rispettivamente colle lettere
Ph. (Photodrilus) o M. (Microscolea)
Photodrilus e Microscolex.
Integumento trasparente — setole in 8 serie distanti — clitello in
forma di cingolo completo occupante i segmenti (13-16, 17) = 4, 5 (M.)
(1) Rosa D. Microscolex modestus, n. g., n. sp. — Boll. dei Musei di Zoolog.
di Torino, vol. II, n. 19 (20 febbraio 1887).
(2) Grarp M. « Sur un nouveau genre de Lombriciens phosphorescents et
sur l’espèce type de ce genre, Photodrilus phosphoreus Dugès ». — Comptes
rendus de l’Acad. des Sc. de Paris (7 novembre 1887).
o (13-17)= 5 (P#.) — aperture delle spermateche un paio all’interseg-
mento 8-9 sulla 1° serie di setole — aperture femminee al 14, anterior-
mente alla 1° setola — aperture maschili al 17 (M.) o 18 (PA.) — ne-
fridiopori aprentisi fra le serie ventrali e dorsali di setole (ma, almeno
nel M. più vicino alla 8° setola) — manca il ventriglio — i cuori late-
rali stanno nei segmenti 10, 11 e 12 — le vescicole seminali sono in
due paia ai segmenti 11-12 contro il dissepimento anteriore — le sper-
mateche hanno un cieco laterale — esistono setole peniali.
I caratteri che distinguono sopratutto il Protodri!us dal Microscolex
sono le aperture maschili al 18 invece che al 17, e l’assenza di nefridii
anteriormente al 14° segmento, e la presenza di 4 rigonfiamenti eso-
fagei (non ventrigli) ai segmenti 10-11-12-13.
Ora, se questi due generi possono essere compresi in una diagnosi
comune in modo così notevole, bisogna necessariamente che la loro
affinità sia ben grande e che per conseguenza i caratteri differenziali
segnalati abbiano poco valore. — Pel primo di questi caratteri ciò è
ovvio, ma il secondo carattere, quello che riguarda i nefridii, era te-
nuto importantissimo ed era il principale argomento per cui il Vejdovsky
ritenne che i Pontodrili, che presentano pure lo stesso carattere, doves-
sero formare una famiglia a parte vicina ai Limicoli (1).
Pontodrilus.
Ammessa l’affinità del Microscolex col Photodrilus, paragoniamo
questi due generi col Pontodrilus (2).
Il Pontodritus (P.) è lungo circa 80"" [il Microscolex (M.) 60, il
Photodritus (Ph.) 45] — i segmenti sono 86-115 [M. 75, PA. 110] — il
lobo cefalico intacca in parte il 1° segmento come nel M. — le setole
sono distanti [M., P.], sopratutto le dorsali [M.] — mancano pori dor-
sali [M.] — il clitello è completo ed occupa i segmenti 13-17 [M., PA.] —
gli orifizi maschili sono al segmento 18 [PX.] davanti alla 1° setola ven-
trale [M., PR.2) — orifizi femminei non osservati — aperture del 2° paio
di spermateche all’integumento 8-9 in direzione della 1° setola [M.,
Ph.) — un primo paio al 7-8 manca dell’omologo in M. e Pr. — ne-
fridiopori corrispondenti alla 3° setola [M.] — esistono dischi adesivi
dopo il clitello, che non si riscontrano in M. e P%., ma anche nel P.
il loro numero e la loro posizione variano dal P. Marionis Perrier al
P. litoralis Grube.
Venendo ai caratteri interni, vediamo che manca il ventriglio [M.,
PR.) e il typhlosolis [M.]; che i nefridii son presenti solo dal 15° seg-
mento in poi [14° P%.]; che manca il vaso sottonerveo [M.]; che esi-
(1) VespovsKy. System und morphologie der Oligochaeten, 1884, pag. 63.
(2) PERRIER. Organisation des Pontodrilus. Arch. de zool. exper. T. IX, 1881.
stono due paia di grandi anse pulsanti ai segmenti 12 e 13 [10, 11 e
12 M., PR.); che le vescicole seminali (testicules per Perrier e Giard)
sono in due paia nei segmenti 11 e 12 contro al dissepimento anteriore
TM., Ph.)}; che i padiglioni dei vasi deferenti sono liberi nei segmenti
10 e 11 [M.], dal che si deve dedurre che i veri testes siano pure in
questi due ultimi segmenti [M.]; che si trova un paio di ghiandole pro-
statiche [M.]; che gli ovarii sono nel 13° segmento [M., P7.]; che gli
ovidotti si aprono interamente davanti al dissepimento 13-14 [M.] e che
le spermateche hanno un cieco laterale [M., P%.].
Da tutto ciò appare indiscutibilmente una grande affinità tra i generi
Pontodrilus, Microscolex e Photodrilus.
Nessun. altro genere ha con questi tre un’affinità uguale a quella che
essi hanno tra di loro. Ho creduto un momento che si dovesse fare una
eccezione per l’Eudri/us? dubius Fletcher, forma australiana che fu
descritta poco dopo il mio Microscolex (1).
Ma ho dovuto convincermi che l’Eudrilus? dubius Fletcher ed il
Microscolex modestus sono la stessa cosa; la descrizione del Fletcher
che concorda matematicamente punto per punto colla mia, non lascia
alcun dubbio su ciò.
Il nome di E. dubius deve andare in sinonimia, poichè quello di
M. modestus ha 4 mesi di priorità.
La patria vera dei tre generi di cui parliamo è ancora incerta.
Il Pontodrilus si trova a Villafranca ed a Marsiglia, ma il Perrier
stesso nota che è obbligato « à faire quelques reserves -relativement à
l’origine première des Pontodrites... » (1. c., p. 236 in nota).
Il Photodrilus phosphoreus venne trovato dal Dugés (2) nel 1837 nella
serra calda del Jardin des plantes a Montpellier e recentemente dal Giard a
Wimereux, dove esso si trova solo « dans les chemins longeant les
plates-bandes remplies de terreau venant des serres d’un horticulteur
de Boulogne, » per cui il Giard ritiene « que nous nous trouvons en
présence d’une espèce exotique qui s’est fort bien accomodée du climat
maritime du Boulonnais ».
Del Microscolex modestus ho avuto esemplari a due riprese: i primi
erano stati trovati a Torino dal mio amico Conte Peracca in un reci-
piente in cui metteva per solito i detriti ed i muschi che accompagna-
vano gl’invii di anfibi e rettili vivi che spesso riceve ; egli ritiene che
i lombrichi in discorso venissero probabilmente da Genova; gli altri
(1) FLETcHER. Notes on Australian Earthworms. Part. III. — Proc. of the
Linnean Society of New South Wales, vol. II, ser. II (29 giugno 1887).
(2) Duaes Nouv. observations sur la zool. et l’anat. des Annelides. Ann.
Sc. Nat., 2° ser., tom. VIII.
esemplari. mi furono dati dal Dr. Piolti, che li aveva trovati in un vaso
di fiori qui nel Museo mineralogico.
Infine è notevole che dell’Ewdréus /2/ dubius (= Microscolex mo-
destus), trovato a Sydney, Mulwala (New South Wales) e Adelaide
(South Australia) il Fletcher dica {(1. c.): « it is uncertain whether
this worm is indigenous, as so far Ihave had specimens only from gar-
dens ».
— a aftat —
1316. — Tip Gnadasnini e Cantlellero, Via Gandenzio Ferrari, 3 — Torino.
BOLLETTINO
Musei di Zoologia ed Anatomia comparata
5 della R. Università di Torino
4 L 4 -
Mag 30:/5$$
N. 4O pubblicato il 17 Marzo 1888 Vor. HI
Dott. D. Rosa. È
Sul GEOSCOLEX maximus Leuck.
La nota X delle Zoo/ogîsche Bruchstickhe, Heft. II, di F. S. Leuckart
(Stuttgart, 1841, pag. 104) è intitolata: Geoscolex Leuck., ein neues
Geschlecht von Ringwiurmern rAnnulata).
Questa nota, di 7 pagine in-8°, con una tavola (tav. V), contiene la
descrizione molto dettagliata di un lombrico gigantesco del Brasile, che
il Leuckart chiama G. maximus.
Questo lavoro è del 1841. Nel 1843 il Siebold ne diede un sunto ab-
bastanza diffuso negli Arck. f. Naturg. (9r. Jahrg. Bd. II, p. 293). An-
cora nel 1850 il Grube (Fam. der Annetliden in Arch. f. naturg., 16.
Jahrg Bd. II) cita a pag. 348 la specie del Leuckart, collocandola però
sotto il gen. Lumbricus, senza menzionare il nome generico di Geo-
scolex e citando l’Heft. III invece dell’Heft. II.
Questa citazione incompleta e scorretta del Grube è evidentemente
quella che fece perdere le traccie del Geoscolea maximus. Il Perrier
non ne parla nella parte storica che precede le sue Recherches pour
servir à l’histoîre des Lombricens terrestres (Nouv. Arch. du Museum.
T. VII, 1872), e non cita il lavoro del Leuckart nella bibliografia unita
alle sue ricerche sulle Urochaeta (Arch. de Zoo?. exper. T. III, 1874) in
cui son citate circa 130 opere. Il Vejdovsky (System und Morphotogie
der Oligochaeten, 1884) non fa che copiare la citazione del Grube. In-
fine il Benham (Quart. Journal of microsc. science, vol. XXVI, 1886)
nell’introduzione ai suoi Studies on Earthworms, in cui cita tutte le
specie di lumbricidi note sin allora, non parla del Geoscolex maximus,
nè cita la pubblicazione del Leuckart.
Ora, che cosa è il Geoscolex maximus?
Il Geoscolex maximus non è altro che il Tifanus brastîtiensis descritto
dal Perrier nel 1872 (1. c.), cioè 31 anni dopo la pubblicazione del Leù-
ckart (1841).
Aggiungerò che la descrizione del Leuckart e la tavola relativa sono
veramente sorprendenti per la loro accuratezza, in modo che non lasciano
alcun dubbio sulla nostra identificazione.
Per dimostrare l'identità del G. maxîmus col T. brasiliensis io con-
fronterò i passaggi del Perrier (1. c.) che si riferiscono ai caratteri esterni
delle sue specie coi passaggi analoghi che troviamo nel Leuckart.
Località. — Il Titanus brastliensis viene dal Brasile. Il Geoscolexa
maximus fa trovato « auf Letten, etwa zwei Stunden von Rio-Ja-
neiro, auf dem Corcovado ».
Dimensioni. — Il Perrier assegna al Titanus una « longueur pou-
vant atteindre 1”,26. — Il Leuckart dà al GeoscoZex « eine Lànge von
drei Fuss drei Zoll » e aggiunge che, secondo gli fu scritto, esso deve
« in Leben wenigstens 8-9 Fuss lang gewesen sein ».
Numero deî segmenti. — Il Perrier non ne parla; il Geoscolex ne
ha oltre 400 (corpore annutiîs plus quam 400 instructo, Leuck.).
Lobo cefalico. — Il Perrier non ne parla. Il Leuckart dice: « Der
obere Vordertheil dieses Ringes [cioè il lobo cefalico, poichè egli parla
del Kopfring] ragt abgerundet, etwas uber den untern Vordertheil des-
selben, der mehr abgestuzt erscheint, hervor, so dass die Maulòffnung
mehr nach unten gerichtet ist ».
Critetto. — Il Perrier dice : « la ceinture commence après le quator-
zième anneau..... elle commence franchement et non pas graduelle-
ment comme dans l’Anteus gigas. — Elle comprend neuf anneaux et finit
également brusquement; elle est d’ailleurs incomplète et interrumpue
dans toute sa longueur par une large bande ventrale longitudinale... »
Ora, il Leuckart dice appunto: « Der vordere Kòérpertheil..... zahlt
14 Rimeos Der Girtel Clitellum, der hierauf folgt..... bildet
einen sharf abgegrànzten Wulst der aus neun ziemlich betràchtlichen
Gliedern besteht, die, wie beim Regenwurm, nicht rings um den Kòrper
ihr wulstiges.Ansehen behalten, in dem dasselbe an dar untern Flàche
jederseits aufhòrt, so dass zwischen beiden verdichten Rindern der
Girtelringe ein Raum von 3-4 Linien ùbrig bleibt, wo dieselben in die
einfache, gevOnhliche Ringbildung ùbergehen ».
Orifizi maschili. — Il Perrier dice: « c'est au point de jonction de
cette bande [la striscia ventrale dove il clitello è interrotto] et des bords
de la ceinture proprement dite que se trouvent les orifices génitaux mdles,
entre le dixhuitième et le dixneuvième anneau. Les orifices sont très-
nets et bordés extérieurement par un petit bourrelet circulaire ».
Ora il Leuckart dice appunto: « Zwischen dem vierten un fiinften
Ringe des Giirtels [cioè fra il 18° e il 19° anello) bemerkt man unterhalb,
jederseits neben den verdickten Randern derselben eine kleine runde
Erhabenheit, in deren Mitte, von wulstigen Ràndern umgeben, sich ein
kleines rundes Loch befindet, ohne Zweifel Geschlechtsòffnungen ».
Orifizi femminei. — Non furono visti dal Perrier, ma il Leuckart
nota: « an dem letztem Ringe dieses Vordertheils oder dem vierzehnten
bemerkt man, schon mit blossen Augen sichtbar, unterhalb jederseits
eine kleine rundliche Oeffnung »; si tratta evidentemente delle aperture
femminee, che si trovano quasi sempre al 14° segmento.
Orifizi delle spermateche — pori dorsali. — Non furono visti nè dal
Perrier, nè dal Leuckart.
Setolte. — Nota il Perrier che « les soies presentent une disposition
remarquable ..... En avant de la ceinture, elles forment comme d’or-
dinaire, quatre doubles rangées. Les deux soies qui constituent chacun
des termes de ces rangées sont très-rapprochées, presque contigles.....
En arrière de la ceinture elles paraissent déjà plus écartées l’une de
l’autre, et cet écart va en augmentant jusqu'à la partie posterieure du
corps. Il en resulte que dans les deux derniers tiers du corps de l’animal
on distingue non plus quatre, mais huit rangées «e soies; seulement
chacune de ces rangées an lieu d’étre formée par des paires de soies,
est formée par des soies simples et isolées ..... Les quatre rangées d’un
méme còté sont parfaitement equidistantes . . . . . Ces soies sont «’alleurs
en forme d'S.....».
Il Leuckart descrive e figura la stessa disposizione. Parlando dei seg-
menti preclitelliani, dice: « An diesen Ringen . .... ‘indet sich an der
untern Fliche jeder Ring mit zwei Paar dusserst feiner Fuss-stacheln
oder Borsten besetzt, die inneren oder mehr untern Paare, and eben so
mehr nach aussen, nach jeder Seite hin, ein Paar dieser Gebilde, die àu-
seren oder mehr seitlichen Fussborstenpaare. Diese Borsten zeigen sich
je zwei so genahert, dass sie kaum '/;"" von einander abstehen...,.». Par-
lando poi dei segmenti postelitelliani, dice: « Man findet an jedem Kòrper-
ringe acht Borsten, von vorn nach hinten an diesem Theile demnach acht
Borstenreihen bildend. Es sind dieselben an den vorderen, dem Guùrtel
nàher gelegenen Ringen, je zwei, also paarweise, noch néaher beisam-
menstehend, entfernen sich aber dann allmahlig weiter von einander...
Die einzelnen Borsten an den Ringen der gròssern hintern Rumpftheiles
stehen etwa 1”' von einander ab jedoch stehen die eines jeden Paares
immer noch ein wenig nàher beisammen, als die einzelnen Borstenpaare
selbst. .-... ». Nella fig. 5, tav. V, le setole della regione posteriore son
disegnate perfettamente equidistanti, per cui questa traccia di gemina-
zione dev'essere ben leggera. Le setole vi son pure disegnate come aventi
forma di S.
Nefridioporî. — Nel Titanus: « Dans toute la région ou les soies sont
disposées par paires l’orifice des organes segmentaires se trouve placé
sur le bord antérieur de l’anneau, un peu en avant de la paire de soies
inférieure, et légèrement au-dessus de la soie supérieure de cette paire...
Lorsque les soies de chaque paire s’écartent de manière à former quatre
doubles rangées, on retrouve le méme orifice en avant et au-dessus de
chacune des soies qui forment la seconde rangée latérale à partir de la
région ventrale ». Più oltre il Perrier nota: « C'est seulement entre le
treizième et le quatorzième anneau que cet orifice [il nefridioporo] ap-
paraît pour la première fois. .... Entre le dixhuitième et le dixneuvième
anneau il est remplacé par l’orifice génital mdle. . . ».
Nel Geoscolex il Leuckart descrive la stessa disposizione: « Fur Athmun-
gslòcher, also fur eine Art von Stigmaten halte ich die kleinen rundlichen
Mindungen, von denen sich je zwei an der Bauchflache des Kéòrpers,
und zwar an dem obern Rande der meisten Kòrperringe, mit Ausnahme
der 13 ersten des Vordertheils und einiger Girtelringe, befinden ». Queste
aperture si trovano davanti alla seconda setola ventrale anche nella re-
gione posteriore, di cui il Leuckart dice: « An dem obern Rande jedes
Ringes sieht man hier in den Furchen und iber der aussern Borste
jedes der beiden inneren Bostenpaare jene, schon an den Gurtelringen
wahrgenommenen rundlichen Oeffnungen, die allmahlig nach hinten an
den Ringen dieses Kòrpertheils kleiner werden ».
Dopo di ciò nessuno potrà, credo, dubitare dell’identità non solo ge-
nerica, ma anche specifica del Geoscolex maximus Leuck. col Titanus
brastliensis Perrier. Necessariamente quest’ultimo nome dovrà passare
in sinonimia,
1339. - Tip. Guadaguini e Candellero, Via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torino.
BOLLETTINO
Musei di Zoologia ed Anatomia comparata
3 1, © I della R. Università di Torino
N. 44 pubblicato il 3 Aprile 1888 Voc. III
Dr. DANIELE Rosa.
NUOVA CLASSIFICAZIONE DEI TERRICOLI
(Lumbricidi, sensu lato).
Scopo di questa nota è fare un esame critico delle classificazioni dei
Terricoli, proposte dal Perrier in poi e di esporre un nuovo ordinamento
più adatto alle nostre conoscenze attuali su questi oligocheti.
‘Per la parte storica, che riguarda i tentativi di classificazione
fatti prima dal Perrier , il lettore può riferirsi agli scritti di quest’ul-
timo autore (22).
La classificazione del Perrier è fondata unicamente sulla
posizione degli orifizi maschili relativamente al clitello; essa divide
perciò i /ombriciens in antéclitelliens , intractitelliens, postelitelliens
ed actitelliens.
Questa classificazione ha reso dei buoni servigi, ma è artificiale (*),
perchè, seguendola esattamente, si dovrebbero collocare in gruppi dif-
ferenti:
1° Generi molto affini fra loro;
2° Specie di un medesimo genere;
3° Individui di una medesima specie.
Un esempio del 1° caso è citato dal Beddard. Egli dice (1, p. 312):
« we have genera like Megascolex, whose affinities are clearly with
Perichaeta, and which yet possess intractitellian generative apertures
(le perichete sono postelitelliane).
Un esempio del 2° caso è citato dal n. rier stesso (23, p. 236), dove
dice: « Les Eudrilus, que nous avons rangés dans nos — Recherches
pour servir à l'histoire des lombriciens terrestres —- parmi les lom-
(*) E appunto come artificiale l’aveva dapprima presentata il Perrier stesso.
[Vedi (22), pag. 42].
N N
briciens intractlitelliens, semblent faire la transition entre ce groupe
et celui des lombricîens posiclitelliens, si l’on ne considèére que
l’étendue de la ceinture qui se prolonge en arrière dans l’une des
espèces de manière à atteindre les orifices génitaux mdles; en réatité,
leur organisation est celle des lombriciens postclitelliens, et on dott les
classer en téte du groupe, immédiatement après les intraclitelliens. »
Un altro esempio ci è dato dall’Horst (18, p. 105), dove dice dell’ Acan-
thodrilus Bwuttikoferti Horst: «... în our species the penial seta are
situated vhitiîin the cliteltum whereas în A. obtusus und A. ungulatus
they are placed behind, and therefore Acanthodrilus îs regarded by
Perrîer as one of the Postclitelline Lumbricoîds. »
Sono ancora intraclitelliani 1) Acanthodrilus Layardi Beddard (2),
l’A. Schlegetiù Horst (6, p. 252), VA. Novae Zelandio, dissimilis e
muttiporus Beddard (3, pag. 814).
Ancora un altro esempio del 2° caso ci è dato dalla Perichaeta ca-
nalicutata Fletcher (15, I), che è intraclitelliana, contrariamente alla
regola.
Un esempio del 3° caso l’ho trovato io stesso nel Miîcroscolex mo-
destus mihi (26), in cui le aperture maschili sono al 17° segmento e il
clitello occupa ora i segmenti (13-16), ora i segmenti (13-17).
La stessa cosa ha notato il Fletcher (15, III) per l' Eudrilus? dubius,
che io ritengo però sinonimo del Microscolex modestus.
È naturale che in qualsiasi classificazione si presentino forme di pas-
saggio fra un gruppo e l’altro, ma quando il passaggio fra due gruppi
sì trova in più punti, è segno che la classificazione non è naturale.
Del resto, l’opinione degli autori a tal riguardo è unanime.
Modificazioni alla classificazione del Perrier sono
state proposte solo dal Beddard:
1° Dove propone la creazione del gruppo ?nfraczlitelliani per le
Pleurochaeta = Megascolea, proposta che pare aver abbandonata in
seguito (4);
2° Dove dice: « #7 appears to me mecessary somewhat to alter
Perriîers definition, and to divide Earthworms, into two groups, ac-
cording as to whether the clitellum is placed far forward, and com-
mences în front of the male generative orifices, or whether it îs placed
further back and commences behind the male generative orifice » (1).
Questa proposta equivale a fare un gruppo degli anteclitelliani e un
gruppo degli intra- e postclitelliani. Ora questi due gruppi non sono certo
equipollenti.
La classificazione del Claus (14) è un po’ più che una sem-
plice modificazione di quella del Perrier. Essa divide i Terricoli in
cinque gruppi:
ìL pra
Lumbricidae = anteclitelliani;
Eudrilidae = intraclitelliani;
Acanthodrilidae
Perichaetidae
Moniligastridae = aclitelliani.
Aggiunge poi il Claus che il gen. Plutellus E. P. merita forse una
famiglia a parte.
Questa classificazione è già migliore; solo il gruppo Eudrilidae è troppo
comprensivo, e inoltre i gen. Digaster e Pontodrilus sono posti fra gli
Acanthodrilidae evidentemente per l’unica ragione che sono posteli-
telliani. Dimostreremo più oltre che le loro affinità sono cogli Eudri-
lidae presi in senso più ristretto che non sia fatto dal Claus.
Classificazione del Vejdovsk.y. Parleremo solo di quella
data a pag. 63 del suo System und morphologie der Oligochaeten (31),
considerando come abbandonata quella data a pag. 15 e 16 della stessa
opera. Gli Oligocheti sono qui divisi in 177 famiglie, le ultime 9 cor-
rispondono ai Terricoli, e sono:
9. Pontodrilidae Vejd. — Pontodriîtus E. P. (P. littoralis Grube).
10. Criodrilidae Vejd. — Criodrilus Hoffm.
11. Lumbricidae Vejd. — 1. Tetragonurus Eis. 2. Allurus Eis.
3. Dendrobana Eis. 4. Allotobophora Eis. 5. Lumbricus Linné.
6.? Hypogaeon Sav. "7.2 Alyattes Kinbg.
12. Eudrilidae Claus. (Syn.: Lombriciens intraclitelliens E. P.).
1. Eudrilus E. P. 2. Rhinodrilus E. P. 3. Anteus E. P. 4. Tita-
nus E. P. 5. Geogenia E. P. 6. Urochaeta E. P. 7. Typhaeus Bed-
dard. 8.? Pontoscolex Schmarda.
13. Acanthodrilidae Claus. (Syn.: Lombriciens postclitelliens part.
E.P.). 1. Acanthodrilus E. P.2. Digaster E. P. 3.? Mandane Kinberg.
14. Perichaetidae Claus. (Syn.: Lombriciens postclitelliens part.
E. P.). 1. Perîchaeta (Schmarda), Beddard. 2. Perionya E. P.
15. Plutellidae Vejd. — l. Plutellus E. P.
16. Pleurochaetidae Vejd. (Syn.: Lomb. infraclitelliens Beddard).
1. Pleurochaeta Bedd. (2? = Megascolex Templ.).
17? Moniligastridae Claus. (Syn.: Lomb. aclitelliens). 1. Moni-
ligaster E P.
Una modificazione a questa classificazione fu fatta dal Benham (17,
II, pag. 101) riunendo i P/eurochaetidae ai Perichaetiaae.
Esame della classificazione del Vejdovsky.
Fam. Pontodrilidae. Il Vejdovsky dice (31, p. 63) che il Pon-
todrilus deve gdnzlich von den « Lombriciens postclitelliens... » Qus-
geschieden werden und eine natvrlichere Stellung zwischen den
Lumbriculiden und Criodriliden einnehmen.
= postclitelliani;
— fe
Cercherò ora di dimostrare che
1° I Pontodrilus non sono più affini ai limicoli che un altro terricolo;
2° I Pontodrilus non sono affini ai Criodrilus;
3° I Pontodrilus appartengono agli Eudrilidi (str. sensu).
Sul primo punto:
Il Vejdovsky stabilisce l’affinità dei Pontodrilus coi limicoli, fondan-
dosi sulle osservazioni di Perrier.
Il Perrier dice (23, p. 241): « Sur plusieurs rapports il (le Ponto-
drilus) occupe une position moyenne entre les Lombricidées et les
Natdées. Il se rapproche de ces derniers par l’absence de typhtosotis,
l’absence de gésîier, l’absence de vaisseau sousmervien, l’absence d’or-
ganes segmentaires dans la partie antérieure du corps, tandis qu'il
se lie étroîtement avec les Lombricîens terrestres par, elc., etc. »
Esaminiamo tutti questi caratteri.
Absence de typhlosolis. Raramente gli autori, descrivendo una specie,
parlano del fyphiosolis. È certo però che negli Eudrilidi (intesi secondo
la definizione stretta che daremo più oltre) in nessun caso si è con-
statata la presenza del #ypRlosolis, invece, almeno in due casi, se ne è
constatata la mancanza. Il fypARlosolis manca infatti nel Microscolea
modestus m. (28) e nell’Eudri!us Boyeriî Beddard. Quest'ultimo autore
dice infatti (5, p. 374): « I may state that I have not observed any
traces of a typhtosote; the absence of this structure, wich îs generally
present in Earthworms, allies Eudrilus to Pontodrilus ».*
La mancanza di ?ypRlosolîs fu constatata anche nel Megascolex
(Pleurochaeta) Moseleyîi Beddard (4), ed in altri Perichetidi.
Absence de gésîer. Il ventriglio manca anche nel Crzodriîlus. Ho no-
tato altrove che tale assenza nel Criodrilus « s7 spiega facîlmente da
sè, dato îl genere di vita dell'animale » (27). Il Benham (11, III, p. 566),
indipendentemente da me, ha espresso la stessa opinione, estendendola
pure al Pontodrilus. Egli dice: « The absence of a gizzard both in
Criodrilus and Pontodrilus îs probably related to the soft nature of
their food material. Both are aquatic în habit, Pontodrilus, as
Perrier tells us, lives on the seashore, and its food consists of de-
caying vegelable matter thrown up by sea, etc. »
L’assenza di ventriglio può dunque essere nel Pontodrilus dovuta ad
un fenomeno di adattamento, come è certamente il caso pel Cri0drélus,
come diremo più oltre sud Criodrilidae.
Absence de vaisseau sous-nervien. Anche questo carattere non è
proprio solo del Pontodrî!us. Il vaso sotto-nerveo manca, p. es., in Pe-
richaeta, Megascolea, Microchaeta e Microscolex.
Absence d’organes segmentaiîres dans la partie antérieure du corps.
Questo carattere è il più importante di tutti.
-. Aa
Tuttavia il Vejdovsky ha dimostrato (381 e 32) che anche nei limicoli
i nefridii od organi segmentali sono presenti anche nei primi segmenti
nei giovani e degenerano poi quando si sviluppa il sistema riproduttore.
Si può ammettere che questa degenerazione sia causata dal grande
sviluppo degli organi e dai prodotti della generazione in confronto alla
piccola mole dei limicoli. Non è improbabile che lo stesso succeda nel
Pontodrilus.
Ma v’ha un altro fatto.
Il Giard (16) ha descritto il Phofodrilus phosphoreus (Dugès), in cui
« les organes segmentaires n’existent qu'à partir du quatorzième
anneau. »
Ora, io ho dimostrato altrove (28) che il Profodrélus Giard, oltre ad
essere affine al Pontodrilus Perrier, è anche molto affine al Microscolea
mihi, i cui organi segmentali esistono a partire dal 4° segmento. Se noi
diamo importanza a questo carattere, noi siamo obbligati a collocare due
generi così affini come il Microscolex ed il Photodrilus in due gruppi
diversi.
Infine, secondo il Benham (11, III, p. 566), i nefridii mancano davanti
al 13° segmento nel Criodriî!us; mancano pure, secondo il Leuckart (21),
ai primi segmenti del Geoscolex (= Titanus E. P.).
Sul secondo punto.
Il Vejdovsky ammette il Criodritus faccia il passaggio tra il Pon-
fodritus ed i Lumbricidi, perchè, secondo lui, il Cr70drilus ha un « Darm
ohne Typhlosolis und Kropf. » i
Ora, il Typhlosolis nel Criodrilus esiste — io l’ho descritto e figu-
rato altrove (27). Il Benham da parte sua è venuto alla stessa conclu-
sione; egli dice (11, III, p. 565): « Vejdovsky states that there [în
Criodrilus] îs no typhlosole, but on stitting open the intestine along one
side, and examining its interior, a moderate-sized typhlosole îs seen
on the dorsal wall. Series of seclions confirmed this observations..... »
Il ventriglio (Kr 0pf) non esiste realmente, ma abbiamo già parlato
antecedentemente della causa probabile di questa assenza.
Eccetto la mancanza di ventriglio, non c’è nessun carattere che rav-
vicini il Pontodrilus al Criodrilus, salvo la mancanza in quest’ultimo
di nefridii prima del 13° segmento (Benham), carattere che era ignoto
al Vejdovsky. — Si veda quel che abbiamo detto su tale carattere nel
Pontodrilus. Il Pontodritus presenta l’organizzazione degli Eudrilus e
forme affini. Il Criodrilus invece è un vero lumbricide, come diremo
più avanti (v. Criodrilidae).
Sul terzo punto.
La parentela dei Pontodrilus colle forme vicine Eudrilidi (str. sensu)
sì vedrà più oltre dalla diagnosi di questa famiglia. Noteremo qui che
e A
il Perrier, che è certo l’uomo più competente su ciò, esprime pure ri-
petutamente questa opinione. Così egli dice (23, p, 177) «... Les Pon-
todrilus se rapprochent par cet important caractère [quello d'essere
postclitelliani], des Perichaeta, des Acanthodrilus, des Digaster et des
Eudrilus, tous exotiques et la plupart des pays chauds. Nous ver-
rons que l’anatomie confirme complèétement cette donnée. »
Più oltre egli nota (ibid., p. 193) che l’assenza del ventriglio e la sem-
plificazione dell’apparato circolatorio tenderebbero a far porre i Ponto-
drili fra i limicoli ed i terricoli: « sî par tout le reste de leur orga-
nisation et notamment par la structure de leur appareîl génttal, les
Pontodrilus ne se montraient nettement comme proches parents des
Lombriciens franchement terrestres du groupe des postclitelliens. »
Fam. Criodrilidae, Il Vejdovsky fa del Criodrius una fami-
glia a parte posta a far passaggio tra i Pontodrilidi ed i Lombricidi.
Abbiamo già detto (sub Pontodrilidae) che il Criodriîlus non ha affinità
coi Pontodrilidae. In altro lavoro abbiamo già dimostrato che — #7 Créo-
drilus ha î suoi più prossimi parenti nelle Allolobophora (A. terri-
gîida Eisen e simili); esso appartiene alto stesso phylum dei veri lum-
bricidae (stretto senso) dei quali però è una forma estremamente
modificata (27, p. 3). Son certo che il lettore riceverà la stessa impres-
sione dal lavoro del Benham su questo stesso argomento (11, III), sebbene
quest’autore non manifesti in quello scritto alcuna opinione al riguardo.
Vedo però dal Nature, n. 938, che il Benham in un seduta della British
Association ha letto un lavoro sulle — Recenis Researches în Earth-
worms — ìn cui parla del Criodrilus come di una « degenerate form. »
Fam. Lumbricidae. Questa famiglia è accettata da tutti gli
autori ed è naturalissima quando se ne separi il gen. Criodrilus.
Fam. Eudrilidae. Il solo carattere comune a tutti i generi di
questa famiglia sì è evidentemente quello di essere intraclilelliani. Questa
famiglia è perciò artificiale — come si vedrà comparando i caratteri
delle due famiglie in cui la divideremo (Eudrilidae e Geoscolecidae).
Fam. Acanthodrilidae, Qui non si è fatto altro che accettare
i postclitelliani del Perrier, togliendone i Perichetidi e Pontodrilidi. Il
Digaster sta qui evidentemente perchè è postclitelliano, come sono, se-
condo il Perrier, gli Acanthodrilus — sebbene siasi ora dimostrato che
molti di essi sono intraclitelliani. In realtà il Digaster si metterà fra gli
Eudrilidi da chiunque non dia importanza alla presenza o mancanza di
un segmento alla regione posteriore del clitello.
Fam. Perichaetidae. Questa famiglia è naturalissima, facen-
dovi però rientrare i Pleurochetidi, come ha già fatto il Benham (11,
II). Il carattere principale che distingue le Pleurochaeta (Megascotex)
dalle Perichaeta sta nell’avere il clitello esteso in modo da compren-
2 Hai
dere in sè le aperture maschili, e nell'avere le setole interrotte sul
ventre e sul dorso, caratteri che non possono avere che tutt'al più un
valore a distinguere un genere, non certo una famiglia.
Fam. Plutellidae, Il P/ute/lus secondo il Vejdovsky (21, p. 63):
« wegen der Vertheitung der Excretionsorgane zwischen den Otigo-
chaeten eine besondere, ausnahmweise Stellung einnimmi, obwoht
sie anderseits zu den Lombriciens postelitelliens angehòren sollte ».
Ora, questo carattere dell’avere i nefridiopori, parte davanti alle se-
tole ventrali, parte davanti alle dorsali, carattere segnalato dal Per-
rier (24) è tutt'altro che particolare al P/ufellus. Esso si trova nel
Lumbricus herculeuse purpureus, nell’AZlolobophora turgida, chlo-
rotica, transpadana, complanata, foetida, nello AQurus tetraedrus,
nell’Acanthodritus Novae Zelandiae e dissimilis, e nel Cryplodrilus
Fletcherî. Vedi i lavori di Hering (17), Claparéde (13), Borelli (12),
Beddard (3); ecc.
Il carattere che distingue veramente il P/ufe/2us è un altro da quello
indicato dal Vejdovsky, è la posizione anormale dell’ovario e dell’ovi-
dotto. Siccome tale anomalia, almeno per quanto riguarda l’ovario , è
ancora un po’ dubbia, e del resto da sola non offrirebbe forse un carat-
tere sufficiente, sarà meglio per ora non accettare la fam. Plutellidae.
Fam. Pleurochaetidae, vedi Perichaetidae.
Fam. Moniligastridae. Questa famiglia si può provvisoria-
mente accettare, aspettando studi più completi sui Monzligaster.
In conclusione, parmi che anche la classificazione del Vejdovsky non
sia ancora abbastanza naturale. Perciò mi permetto di proporne qui una
nuova.
NUOVA CLASSIFICAZIONE (°)
/ Aphaneura
Naidomorpha
Chaetogastridae
Discodrilidae
Oligochaeta Enchytraeidae
E RALniae Lumbricidae
Phreoryctidae i
nigi Geoscolecidae
Lumbriculidae > È
me pricol ? Moniligastridae
@rr160120.. » * | Aeanthodrilidae
Eudrilidae
Perichaetidae
(*) I primi 8 gruppi sono qui accettati provvisoriamente quali li ammette
il Vejdovsky e senza discuterne il valore.
l. Fam. LUMBRICIDAE Claus.
Syn. Lombriciens antéclitelliens E. P. — Lumbricidae + Criodrilidae Vejd.
Aperture maschili anteriori al clitello fra le setole ventrali e le dor-
sali. Clitello a sella di posizione e lunghezza variabili. Setole in 8 serie,
geminate o distanti, ma sempre parallele fra loro. Setole copulatrici (*)
poco diverse dalle normali. — Ventriglio posteriore agli apparati sessuali.
— Vescicole seminali normalmente 4, raramente 3 paia. — Mancano
prostate e setole peniali.
Lumbricus Eisen ex Lin., Allolobophora Fisen, Allurus
Eisen, Tetragonurus Eisen, Criodrilus Hoffmeister. Syn.
Enterion Sav., Dendrobaena Eisen, Octoclasion Oerley, Aporrectodea
Oerley. Dub. Hypogeon Kinb. (non Sav.).
2. Fam. GEOSCOLECIDAE.
Syn. Lombriciens intraclitelliens part. E. P., Eudrilidae part. Claus.
Aperture maschili sotto al clitello fra le setole ventrali e le dorsali,
occupanti segmenti o spazii intersegmentali molto variabili di posizione.
— Clitello generalmente a sella, di posizione e lunghezza variabile. —
Setole 8 per segmento, disposte a paia o distanti o in diverse disposizioni
spesso variabili dalla parte anteriore alla posteriore. — Setole copulatrici
molto più lunghe delle altre e di forma diversa. — Il ventriglio (che può
esser molteplice) è collocato anteriormente. — Vescicole seminali 1 o 2
paia. — Mancano prostate e setole peniali.
Geoscolex Leuckart, Anteus EF. P. Thamnodrilus Bed-
dard, Microchaeta Beddard, Urobenus Benham, Uro-
chaeta E. P.; Diachaeta Benham, Hlormogaster Rosa,
Rhinodrilus E. P., Geogenia Kinh., Tritogenia Kinb.
Syn. Titanus E. P. Dub. Eurydame ? Kinb., Pontoscolex ?? Schmarda,
Brachidrilus ? ? Beddard.
Nel Numero 40 di questo Bollettino ho dimostrato che il Geoscolea
maximus Leuckart è sinonimo del Titanus brasitiensis E. P. descritto
oltre trent'anni dopo. La descrizione di Leuckart è buonissima (v. Leu-
ckart (27)).
(*) Chiamo setole peniali quelle setole modificate contenute in speciali sac-
chetti che sono in relazione colle aperture maschili, e setole copulatrici quelle
setole modificate più lunghe delle altre che possono trovarsi per vari segmenti
sotto il clitello ed anche anteriormente ad esso.
23. Fam. MONILIGASTRIDAE Claus.
Lombriciens aclitelliens E. P.
Manca il clitello; aperture maschili un paio, poste fra due segmenti,
nello spazio fra le setole dorsali e le ventrali, anteriormente alle aper-
ture femminee che sono al 14 (Horst). Setole strettamente geminate in
quattro paia. — Vescicole seminali un paio. — Esistono prostate.
Moniligaster E. P. :
4. Fam. ACANTHODRILIDAE.
Lombriciens postclitelliens part. E. P., Acanthodrilidae part. Claus, Vejd.
Aperture maschili 4 paia sotto il clitello o dietro di esso su due seg-
menti non consecutivi, — Clitello di lunghezza e posizione variabile,
ora a cingolo completo (forme postclitelliane), ora con una interruzione
ventrale per tutta la sua lunghezza o solo nella regione delle aperture
maschili. — Setole in 8 serie più o meno geminate. — Ventriglio col-
locato anteriormente (ve ne sono talora 2 o 3) — Vescicole seminali due
paia. — Esistono 4 prostate e 4 fascetti di setole peniali in relazione
colle aperture maschili.
Acanthodrilus E, P., Trigaster Benham.
5. Fam. EUDRILIDAE.
Syn. Lombriciens intraclitelliens part. + L. postclitelliens part. E. P.
Eudrilidae part. + Acanthodrilidae part. Claus.
Pontodrilidae 4 Eudrilidue part. --- Acanthodrilidae part. + Plutel-
lidae Vejd.
Aperture maschili un paio al segmento 17 o 18, sotto alle setole ven-
trali o sotto alla 1° setola ventrale, nel clitello o posteriormente ad esso.
Clitello a cingolo completo occupante generalmente i segmenti (13, 14
— 16, 18) = 3-6. — Setole in 8 serie, geminate o distanti, ma sempre
parallele. — Ventriglio anteriore. — Vescicole seminali generalmente
due paia. Esistono prostate e fascetti di setole peniali.
Eudrilus E. P. —l Typhaeus Beddard — Microscolex
Rosa, Photodrilus Giard, Pontodrilus E. P., Digaster
E. P., Notoscolex Fletcher, Didymogaster Flet., Crypto=
drilus Flet., Perissogaster Flet., Dub.? Plutellus E. P.
— Ma
6. Fam. PERICHAETIDAE. Claus.
Lombriciens postelitelliens part. E. P.
L. postelitelliani part. 4 infraclitelliani Beddard.
Perichaetidae + Pleurochaetidae Vejd.
Aperture maschili al 18° segmento; aperture femminee al 14°, vicinis-
sime o fuse in una sola. Clitello in forma di cingolo completo, occu-
pante generalmente tre segmenti (14, 15, 16), con rarissime eccezioni;
setole in numero molto maggiore di 8 per segmento, disposte su cicli
continui o interrotti; esistono spesso papille copulatrici. Esistono sempre
prostate, ma rarissimamente setole peniali.
Megascolex Templeton, Perichaeta Schmarda, Perio-
nyx E. P. Syn. Pleurochaeta Beddard. Syn. Amyntas Kinb., Nitocrîs
Kinb., Pheretima Kinb., Rhodopîs Kinb., Lampito Kinb.
COMMENTI
Valore relativo dei diversi gruppi di Oligocheti.
Come si è visto, io considero le divisioni dei Lumbricidi, Geoscolecidi,
Moniligastrididi, Acantodrilidi, Eudrilidi e Perichetidi come suddivisioni
del gruppo Terricotî. I Terricoli poi non formano per me un gruppo
da opporsi a quello antico dei L77ricolî, ma solo un gruppo equipol-
lente a quello degli Enchitreidi, Tubificidi, ecc. Su ciò mi allontano
dal Vejdovsky, pel quale i diversi gruppi dei Terricoli hanno lo stesso
valore che i gruppi Enchitreidi, Tubificidi, ecc.
Io credo non si possa negare che tutti i gruppi dei Terricoli abbiano
tra loro un’affinità molto grande, che non ci sia tra essi una differenza
paragonabile a quella che c’è tra i Lumbricidi, p. es., e i Freorictidi,
oppure tra i Tubificidi e gli Enchitreidi.
Per i Terricoli è sopratutto caratteristico l'apparato sessuale che pre-
senta, malgrado le diverse modificazioni, una straordinaria uniformità
nelle disposizioni essenziali.
Nell’apparato sessuale dei Terricoli troviamo sempre queste disposi-
zioni fondamentali.
Apparato maschile. Esso presenta sempre:
1° Due paia di testicoli nei segmenti 10 e 11 contro alla parete an-
teriore (talora il 1° paio manca);
— 4a
2° Da 1 a 4 paia di vescicole seminali pari — esse sono sempre
prodotte da rientramenti (Ausslipungen) dei dissepimenti 9-10, 10-11
o 11-12, cioè dei dissepimenti che limitano i segmenti in cui stanno i
testicoli; queste vescicole comunicano colla cavità dei detti segmenti e
non sono che diverticoli di essi;
3° Dei vasi deferenti che si aprono con padiglioni nei segmenti in
cui stanno i testicoli, e nei quali (segmenti) sboccano le vescicole se-
minali. I vasi deferenti sono generalmente 2 per lato, liberi o parzial-
mente fusi, ed hanno allora in tutto quattro padiglioni. Quando i testicoli
sono in un sol paio e che per ciò le vescicole seminali sboccano in un
solo segmento, allora vi ha un sol paio di vasi deferenti e di padiglioni.
Vi possono essere inoltre delle capsule seminali, che racchiudono i
testicoli e i padiglioni e nelle quali sboccano le vescicole seminali per
cui i prodotti della riproduzione non sono più liberi nella cavità del
corpo (es., Lumbricus herculeus, Allolobophora comptanata , Peri-
chaeta indica, ecc.).
Apparato femmineo. Esso presenta:
1° Un paio di ovarii al 13° segmento contro la parete anteriore;
2° Un paio di ovidotti che si aprono internamente nel 13° segmento;
3° Sovente un paio di receptacula ovorum (omologhi alle vescicole
seminali), prodotti da rientramenti del dissepimento 13-14, comunicanti
col segmento 13°;
4° Un numero vario di spermateche o receptacula seminis (man-
cano nel Criodrîlus).
Questo è il piano fondamentale dell’apparato riproduttore dei Terri-
coli. Si ha ragione di credere che esso sia conservato in tutto il gruppo,
perchè esso venne constatato in forme diversissime appartenenti a tutte
le famiglie.
Furono descritte qua e là delle disposizioni contrarie a questo piano,
ma vedremo che almeno per molte di esse è dubbio che corrispondano
alla realtà.
Ora, è impossibile far rientrare in questo piano l’apparato sessuale
d’un altro gruppo di Oligocheti senza modificarlo profondamente. I Ter-
ricoli hanno dunque tra di loro un’affinità molto maggiore che con qual-
siasi altro gruppo, e perciò non si possono considerare le famiglie in
cui si dividono i Terricoli come equipollenti a quelle degli Enchitreidi,
Lumbriculidi, Tubificidi, ecc.
Del resto, ciò è vero anche pel complesso della struttura. Si dia uno
sguardo alle bellissime tavole del Vejdovsky (Systema der Otigochaeten)
che riguardano i Lumbriculidi (forme che pel Vejdovsky precedono
immediatamente ai Terricoli) e si vedrà che salto enorme, sopratutto
confrontati coll’uniformità di struttura delle diverse famiglie di Terricoli.
— 5
Lumbricidi. Su questa famiglia c'è poco da dire, perchè è am-
messa abbastanza generalmente. Noteremo che nei caratteri esterni la
differenza tra Lumbricidi e Geoscolecidi è talora ben poca; abbiamo,
p. es. il Criodrilus (Lumbricidi) in cui il clitello, secondo il Benham,
comincia immediatamente dietro alle aperture sessuali maschili, mentre
nell’ Hormogaster (Geoscolecidi) le aperture maschili stanno appena dopo
il primo o secondo segmento del clitello. Ma abbiamo i caratteri interni,
e precisamente la posizione così posteriore del ventriglio non si trova
mai altrove che nei Lumbricidi.
Geoscolecidi. Dal confronto delle diagnosi appare chiaramente
la necessità di separare questo gruppo da quello degli Eudrilidi. Noterò
qui che si sono descritte per molti generi delle disposizioni dell’apparato
sessuale contrarie al piano generale da noi superiormente esposto.
Così, p. es., VAnfeus mancherebbe di canali deferenti, per cui i pro-
dotti della generazione uscirebbero per i nefridii. Questo fatto ha ancor
bisogno di conferma, perchè il ThRammodrilus che, secondo il Beddard,
è molto affine all’ Antfeus, ha vasi deferenti che paiono aprirsi al 18° seg-
mento (6).
Nella Microchaeta (11, Ie III) c'è un paio di padiglioni al 9° segmento
e un paio di vescicole seminali al 10°, più, nella M. Beddardiî, un 2°
paio di padiglioni al 10 e un 2° paio di vescicole seminali all’11. La po-
sizione del primo paio di padiglioni e vescicole è realmente anormale,
ma prima di ammettere definitivamente questa eccezione, bisognerebbe
verificare se non avvenga qui come nell’Hormogaster (59, fig. 12), in
cui l’obliquità dai dissepimenti produce un apparente spostamento su
questi organi.
Nell’Urobenus (11, III) i padiglioni sono descritti come giacenti nei
segmenti 12 e 13 invece che al 10 e 11, e le vescicole seminali al 13
e 14 invece che all’11 e 12, come è la regola.
Nell’Urochaeta (25), secondo il Perrier, l’unico paio di vescicole se-
minali pende alla parete posteriore del dissepimento 12-13, mentre teo-
ricamente dovrebbe appartenere al dissepimento 11-12. Il fatto però che
nella Diachaeta (11, III), che le è affinissima, si trova invece l’unico
paio di vescicole seminali in posizione affatto normale, getta qualche
dubbio sull’esattezza dell’osservazione fatta sull’Uroc/haeta. — Gli altri
generi o sono normali, o non sono noti sotto questo riguardo.
| 2Moniligastridi. I dati degli autori sull’anatomia dei Monili-
gastridi sono molto contradittorii.
La descrizione che dà 1’Horst (19) del Monéligaster Houtenii mi pare
la più esatta. Secondo questa descrizione, i Moniligaster non presente-
rebbero nulla di anormale nell’apparato sessuale. L’unico paio di ve-
scicole seminali sarebbe infatti nel segmento 12 (il che porta per con-
Se |
seguenza che i fesfes ed i padiglioni siano nell’11); i r’eceptacula ovo-
rum penderebbero della faccia posteriore del dissepimento 13-14 (e perciò
gli ovarii sarebbero nel 13 segmento); infine le aperture degli ovidotti
sarebbero nel 14, come al solito, e quelle dei vasi deferenti allo inter-
segmento 11-12 fra le setole ventrali e le dorsali.
Un fatto strano si è che nella descrizione data dal Beddard del M. Bar-
welti (7 e 8) si può far coincidere la posizione da lui assegnata a tutti
gli organi sessuali colla posizione data ad essi dall’Horst, trasportando
i primi di due segmenti più indietro.
Infatti le spermateche si aprono, secondo il Beddard, all’intersegmento
6-7 e, secondo l’Horst, all’8-9. Le aperture maschili sono pel Beddard
all’intersegmento 9-10 e per l’Horst all’11-12. Le vescicole seminali
dipendono pel Beddard dal dissepimento 8-9, e per l’Horst dal dissepi-
mento 10-11.
È possibile che in due specie vicine vi sia una simile differenza? Non
sarebbe ammissibile in uno dei due casì un errore di numerazione? In
tal caso riterrei esatti solo i dati dell’Horst, perchè non obbligano ad
ammettere alcun fatto eccezionale.
Quanto al M. Deshayesi (22), ammetto col Beddard e con Horst che
il Perrier abbia preso le spermateche per un paio di testicoli, descri-
vendo così 4 aperture maschili invece di 2; altre inesattezze devono
esserci nella sua descrizione; con tuttociò io credo che esso sia non
solo specificamente, ma anche genericamente distinto dagli altri due.
Noterò ancora che il Beddard (8) ha alquanto esagerato l’importanza
dei caratteri che distinguono il Moniigaster.
Egli dice, p. es.: « The postîtion of the male pores on the boundary
line betwen two segments though not found in any other earthworm
îs common among the Limicolae »
Ora, aperture maschili intersegmentali sono invece comuni frai Geo-
scolecidi. I pori maschili sì trovano all’intersegmento 18-19 nel Geo-
scolex (= Titanus), al 19-20 nel Rhinodrilus, al 16-17 nella Geo-
genia, al 16-17 nell’Hormogaster. (Quest'ultimo esempio però non poteva
esser ancor noto al Beddard).
Più oltre egli dice: « The apertures of the oviduct are situated ac-
cording to Horst upon the 14. segment (*), î. e. behind the male
apertures. This again is a character unkown in any other earth-
worm, but very usual among the Limicolae ».
Ora, questo carattere sarà, se sì vuole, « unknown » in altri Lom=
brichi, ma io ho veduto che sì trova anche nel comunissimo A//urus
(*) Nel testo del Beddard è stampato 11, ma deve essere un errore di stampa,
perchè l’Horst dice 14.
= ie.
tetraeder, in cui le aperture femminee rimangono, come al solito , al
14, mentre le maschili sono al 13. Probabilmente tal carattere si tro-
verà anche nel Telragonurus Eisen, che ha le aperture maschili al 12.
Si tratta semplicemente di maggiore o minore lunghezza dei vasi de-
ferenti; ora si sa quanto essa sia variabile, poichè la posizione dei pa-
diglioni è la stessa, qualunque sia il segmento in cui si trovano le aper-
ture esterne dei vasi deferenti.
In conclusione, se la descrizione dell’Horst fosse da ritenersi la sola
esatta, allora non ci sarebbe che la presenza della prostata che potrebbe
trattenerci dal riunire i Monz?ligaster ai Geoscotlecidi , con molti dei
quali essi hanno in comune tanti caratteri, come le aperture maschili
intersegmentali, la presenza di un sol paio di vescicole seminali, i ven-
trigli anteriori (nel M. DesRayesi), i nefridii muniti di ciechi, ecc.).
Nessuno di questi caratteri si ritrova nei Lumbricidi che sono coi Geo-
scolecidi i soli che si possa pensare a paragonare ai Moniligastridi.
Acantodrilidi. Formano un gruppo molto naturale; ne riparle-
remo trattando della posizione reciproca dei diversi gruppi di Terricoli.
Eudrilidi. Ho gia spiegato antecedentemente [pag. 6 e 9] perchè
ritengo che in questo gruppo, come è qui limitato, si deve far rientrare
il Digaster (che nella classificazione del Claus e del Vejdovsky sta fra
gli Acantodrilidi) e anche (con qualche dubbio) il P?uteZus. I veri
Eudrilus presentano singolari modificazioni nell’apparato riproduttore,
ma non escono dal piano generale, e non abbiamo ragioni sufficienti per
farne un gruppo a parte.
Perichetidi. Sui limiti di questo gruppo non c’è più alcuna
divergenza tra gli autori.
COROGRAFIA DEI TERRICOLI
La distribuzione geografica dei Terricoli pare abbastanza bene colla
nostra classificazione.
I Lumbricidi abitano la regione paleo- e neo-artica. Essi arrivano al
Nord sino al Matotschkin Sharr (73°, 20’), al Nord della Norvegia, al-
l'Islanda, al Groenland e si estendono al Sud sino alla Persia (*), alla
Siria, all’Egitto, all’Algeria e al Messico. Pare che i Lumbricidi segna-
lati altrove, p. es., in Australia ed alta Nuova Zelanda siano realmente
(*) Abbiamo in Museo un’AVolobophora trapezoides (Dug.) presa in Persia
dal prof. Filippo Defilippi.
— 45
importati: è certo che in quelle regioni non si è mai trovata con sicu»
rezza una specie che sia diversa da quelle d'Europa. (V. 8 e 31).
I Geoscolecidi sono tutti dell'America del Sud, salvo la Geogenia che
sì troverebbe a Natal, l’Urochaeta di cui una specie si troverebbe con-
temporaneamente al Brasile e a Giava, e l’Hormogaster che si trova
in Italia; siccome esso è già stato segnalato dal Redi in Toscana, oltre
200 anni fa, è poco presumibile che sia importato, e ciò costituisce un
fatto molto difficile da spiegare.
I Moniligastridi son nativi di Sumatra, Manilla e Ceylan.
Gli Acantodrilidi sono molto disseminati, sopratutto nell'emisfero au-
strale — trovandosi nella nuova Zelanda, Nuova Caledonia, Madagascar,
Capo di Buona Speranza, Siberia, alle Kerguelen e sec. Kinberg a Mon-
tevideo e nella Patagonia. È stranissimo il fatto che sembrino mancare
in Australia, regione così bene studiata dal Fletcher.
Gli Eudrilidi abitano prevalentemente l’Australia (dove non vi sono,
a quanto pare, che Eudrilidi e Perichetidi). Ma furono trovati anche
alla Nuova Zelanda (?) alla Nuova Caledonia ed una specie nella Guyana.
I Pontodrilus, Photodrilus e Microscolex furono trovati in Francia ed
Italia e il Plutellus in Pensilvania, ma è molto dubbio che vi siano in-
digeni, tanto più il M?7crosco/ex che si ritrova anche in Australia (= Eu-
drilus? dubius Fletcher) vedi (28).
I Perichetidi sono forme tropicali, sono numerosi in tutta l’Oceania,
nel Giappone, nella Cocincina, nell’India. Qualcuna se ne trova al Capo
di Buona Speranza, a Bourbon (e al Perù ??) e, secondo il Kinberg, a
Rio-Janeiro.
I Terricoli sono facilmente trasportabili inconsciamente dell’uomo,
bisogna quindi essere cauti nel trarre conclusioni generali della loro
distribuzione.
RELAZIONI RECIPROCHE DEI TERRICOLI
Allo stato presente della scienza credo impossibile stabilire l’origine
dei Terricoli. Non sappiamo nemmeno con certezza quali forme si de-
vono considerare come più vicine alle primitive.
Il Vejdovsky considera come tali i Pontodrili ; abbiamo già discussa
anteriormente questa opinione [pag. 4].
Il Beddard propendeva a credere (9), contrariamente all’opinione del
Perrier, che le forme primitive sono rappresentate dai Perichetidi, cioè
avevano un ciclo di setole intorno ad ogni segmento e che la disposi-
— (ie
zione delle setole in 8 serie è derivata da essa per riduzione. A priori
questa opinione pare difficile ad accettare se noi ammettiamo, cosa che
nessuno finora ha messa in dubbio, che i Terricoli derivino dai cosidetti
Limicoli. Infatti, in nessuno di questi, nè nelle forme più elevate, nè
nelle più semplici e primitive, come, p. es., l’ Aeo/0s0720, non si trovano
mai setole a ciclo continuo; esse sono quasi sempre in quattro fasci [che
in rarissimi casi si riducono a due].
Lo stesso autore più recentemente (8) trovava nel Moniligaster nu-
merosi punti di rassomiglianza con certi Limicoli. A ciò abbiamo già
accennato più avanti (pag. 13). Le opinioni son dunque disparate, e io
credo che in realtà noi manchiamo ancora di dati sufficienti.
Tuttavia è sempre utile esporre le ipotesi ragionevolmente possibili;
quella di esse che resisterà meglio alla critica potrà accettarsi come
teoria finchè si abbiano i fatti necessarii, e perciò mi permetto di esporre
un’altra ipotesi. — Per me gli Acantodrilidi, senza es-
sere realmente forme inferiori, sono tuttavia
quelle che meglio devono ricordare le forme
originarie dei Terricoli.
Sono condotto a questa opinione da due ordini d'argomenti: 1° dalla
conservazione in molte specie di AcantRodrilus di caratteri che paiono
realmente primitivi; 2° dalle relazioni che essi hanno colie altre famiglie.
Fra i caratteri primitivi che si ritrovano in certi
Acantodrili sono sopratutto notevoli i seguenti:
1° La dauplicità det vaso dorsale. — Il Beddard ha notato (3) che
questa duplicità, già. accennata nell’ Acanthodrilus Novae Zelandiae e
nell’A. dissimilis è completa nell’A. 22u/liporus. Egli dice: « In thîs
species the dorsal vessel îs composed of two tubes which run from
end to end of the body and are not fused at iIhe mesenteries ». Questo,
il Beddard stesso lo nota, è un carattere embrionale; ciò risulta infatti
dalle ricerche di Kowalevsky (20) e di Vejdovsky (33).
2° La presenza mell’A. dissimilis di due pata di ovarti (5). —
Normalmente si trovano nei Terricoli due paia di testicoli al 10° e 11°
segmento e un paio di ovarii al 13°, l'A. dissîmilis, secondo il Beddard,
ne ha un paio anche al 12° (più o meno rudimentale). Questa disposi-
zione sembra essere primitiva ; si hanno così i testicoli e gli ovarii in
segmenti contigui, come è la regola dei Limicoli, ed inoltre si ha mag-
gior simmetria fra l'apparato maschile ed il femmineo. Si può ammet-
tere che il 1° paio di ovarii sia poi scomparso in causa della presenza
nel 12° segmento del paio posteriore di vescicole seminali che ne avranno
impedito lo sviluppo.
3° L'indipendenza delle due paia di vasi deferenti e îl loro aprirsî
all’esterno per 4 orifizi distinti. — Nella maggior parte dei Limicoli
ZL. {oe
v'è un sol paio di testicoli e per conseguenza un sol paio di vasi defe-
renti. In alcuni Limicoli e in quasi tutti i Terricoli (*) i testicoli sono
in due paia e i vasi deferenti pure, ma questi vasi deferenti sono par-
zialmente fusi insieme e si aprono per un solo paio di orifizi, salvo che
negli Acantodrili.
Anche il Vejdovsky ritiene che delle due ultime, quella che si in-
contra negli Acantodrili sia la disposizione primitiva. Egli dice infatti
(14, p. 143): « In dem zweiten Falle [quando sonvi 2 paia di vasi de-
ferenti] finden wir, dass 4 Samentricher mit 4 Samengdngen vor-
handen sind, die în der ursprunglicheren Anordnung von einander
getrennt mittets 4 Oeffnungen mit der Aussenwelt communiciren >».
4°? La presenza di 8 nefridii nell’A. multiporus. — Il Beddard
(9) ha descritto in questa specie otto nefridii, che nella regione poste-
riore del corpo si aprono per 8 pori corrispondentemente alle 8 setole.
Egli considera questa disposizione come relativamente primitiva e ca-
pace di spiegare come nei lombrichi con soli 2 nefridii per segmento,
questi si aprono ora davanti all’una, ora all’altra delle setole, variando
in ciò da specie a specie e anche da segmento a segmento.
Tuttavia bisogna notare che egli considera come ancora più primitiva
la disposizione che si ha nell’A. m2u//iporus alla parte anteriore del
corpo, in cui gli otto canali dei nefridii si ramificano formando un ciclo
di pori attorno ad ogni segmento. Il Beddard ritiene che ognuno di
questi pori corrispondesse originariamente ad una setola, e perciò che
forme primitive avessero un ciclo completo di setole. Ma in tale ipo-
tesi è difficile comprendere come una simile disposizione non si sia tro-
vata in nessuno dei molti Perichetidi che ci son noti.
Le relazioni degli Acantodrilidi cogli altri Ter-
ricoli sono tali che, prendendoli per punto di partenza, sì possono
ordinare i Terricoli stessi in modo molto naturale.
Infatti, lasciando per ora gli Acantodrilidi, vediamo che le altre 4
famiglie (trascuro pel momento il Moni/igaster) forman due gruppi ben
distinti, cioè:
l° Eudritidi e Perichetidi;
2° Geoscolecidi e Lumbricidi.
Nel 1° gruppo troviamo, come caratteri comuni, un clitello a cingolo
completo, di posizione quasi costante, solo leggermente variabile nei
limiti; aperture maschili costantemente al 17° o 18° segmento, e perciò
(*) In alcuni Geoscolecidi: Geoscolex (= Titanus), Rhinodrilus, Urochaeta,
Diachaeta, si ha solo un paio di vescicole seminali estremamente lunghe e
un paio di padiglioni, per cui probabilmente non v’è che un paio di testicoli.
Sembra trattarsi qui di uno speciale adattamento.
1866
alla regione posteriore del clitello o dietro di esso; presenza di prostate,
mancanza presunta di #ypA/osolîs (questo non è mai stato trovato in
nessun Eudrilide o Gescolecide).
Nel 2° gruppo troviamo, come caratteri comuni, un clitello a sella,
di lunghezza e posizione molto variabile; aperture maschili in posizione
variabilissima, ma sempre prima del clitello o prevalentemente nella
regione anteriore di esso; mancanza di prostate; presenza spesso consta-
tata di #yphRlosolis, ecc.
Questi due gruppi sono dunque, come si vede, abbastanza diversi fra
di loro; gli Acantodrilidi servono a congiungerli. Infatti, gli Acantodri-
lidi talora hanno le aperture maschili al margine posteriore del clitello
o dietro di esso, e allora il clitello è fatto a cingolo completo, disposi-
zione che ci conduce al 1° gruppo, Eudrilidi e Perichetidi, altre volte
hanno le aperture maschili nella regione mediana o anche anteriore del
clitello, che allora è ventralmente incompleto, come, p. es., nel Trz-
gaster Lankesteri, disposizione che ci conduce ai Geoscolecidi e Lum-
bricidi.
I Moniligastridi possono, io credo, considerarsi come modificazioni dei
Geoscolecidi. Il passaggio tra Geoscolecidi e Lumbricidi si può cercare
nel Criodrius, le cui aperture maschili sono immediatamente prece-
denti al clitello (Benham). Secondo questo modo di vedere, le forme
meno modificate dei Perichetidi sarebbero da cercarsi nei Megascolea,
cioè in quei Perichetidi in cui il clitello soventi non è ancora limitato
a tre segmenti e in cui le setole presentano ancora intervalli mediani;
in essi mancano ancora i ciechi intestinali e i nefridii hanno ancora la
forma normale, come ho visto io stesso nel Megascolea /Perichaeta,)
armatus Beddard (10).
. Ora, è precisamente nei Megascolex (intesi in questo senso) che si ri-
trovano ancora fascetti di setole peniali, che mancano nelle altre forme.
Essi si trovano nel M. armatus, dove sono in relazione colle aperture
maschili e nel Megascolex (Perichaeta) ceylonicus (7) Beddard; anzi
quest’ultimo sembrerebbe, secondo il Beddard , presentare davanti alle
aperture solite altre due aperture che conducono in un tubo cieco e che
potrebbero considerarsi come residui del primo paio di aperture ma-
schili degli Acantodrilidi.
Risulta da quanto precede che la disposizione naturale dei Terricoli
può esprimersi col seguente schema:
—. 40822
Lumbricidi
Geoscolecidi Eudrilidi
Perichetidi
? Moniligastridi
PARLIETT
‘
OPERE CITATE.
(1) BepparD F. E. Descriptions of some new or little-known Earthworms. —
(2)
(3)
(4)
(5)
(6)
(7)
(8)
(9)
(10)
»
»
»
»
Proc. Zool. Soc., 1886.
Note on the structure of a large species of Earthworm from New
Caledonia. — Ibid., 1886.
On the specific characters and structure of certains New-Zealand
Earthworms. — Ibid., 1885.
Anatomy and histologie of Pleurochaeta Moseleyi. — Trans. Roy.
Soc. — Edinburg, XXX, 1883.
Contributions to the anatomy of Earthworms. — Proc. Zool. Soc.,
1887.
On the structure of a new genus of Lumbricide (Thamnodrilus
Guglielmi). — Proc. Zool. Soc., 1887.
Note on some Earthworms from Ceylon and the Philippine Island.
— Ann. a. Mag. of Nat. Hist., 1886.
Note on the reproductive organs of Moniligaster. — Zool. An-
zeiger, N. 268.
Preliminary note on the nefridia of a new species of Earthworms.
— Proc. Roy. Soc., N. 238, 1885.
Note on some Earthworms from. India. — Ann. a. Mag., 1883.
(11) BenHAM W. BI. Studies on Earthworms. Part. 1, Quarterly Journ. of mi-
croscopical Science. Vol. XXVI, 1886; Part. II, ibid. Vol. XXVII,
1887; Part. III, ìbid., 1887.
(12) BoRELLI A. Sul rapporto 7 i néfridii e le setole nei Lombrici anteclitel-
liani. — Boll. dei Musei di Zool. di Torino, N. 27, 1887.
— SE
(13) CuaParEDE. Histologische Untersuchungen uber den Regenwurm. — Z. f.
w. Z., Bd. XIX, 1869.
14 CLaus. Grundzige der Zoologie. Vierte Ausgabe. — Marburg, 1880.
(15) FLETcHER J. J. Notes on australian Earthworms. — Proc. Linn. Soc. of
New South Wales. Part. I, 1886; Part. II, id.; Part. III, 1887.
(16) GrARD A. Sur un nouveau genre de Lombriciens phosphorescents et sur
l’espèce type de ce genre — Photodrilus phosphoreus Dugès. —
Comptes rendus de l’Acad. des Sc., 1887.
(17) HerING E. Zur Anatomie un Physiologie der Generationsorgane des Re-
genwurmes. — Z. f. w. Z., Bd. VIII, 1857.
(18) Horst R. On two new species of the genus Acanthodrilus Perr. from Li-
beria. — Notes from the Leyden Museum. Vol. VI, 1884.
(19) » Description of Earthworms. I e II, ibid. Vol. IX, 1887.
(20) KovaLEvsKy A. Embryologische Studien an Wiùrmern und Arthropoden. —
Mem. Acad. Imp. St. Petersburg. 1871.
(21) LEUCKART F. S. Zoologische Brucbstiicke, II, Note X. — Stuttgart, 1841.
(22) PERRIER E. Recherches pour servir à l’histoire des Lombriciens terrestres.
— Nouv. Arch. du Museum. T. VIII, 1872.
(23) » Etudes sur l’organisation des Lombriciens terrestres. — Org. des
Pontodrilus. — Arch. de Zool. expérimentale. T. IX, 1881.
(24) » Etude sur un genre nouveau de Lombriciens (genre Plutellus). —
Ibidem. T. II, 1873.
(25) » Etude sur l’org. des Lombr. terr. (Urochaeta). — Ibid. T. III, 1874.
(26) Rosa D. Microscolex modestus, n. g., n. sp. — Boll. dei Musei di Zool.....
di Torino, N. 19, 1887. i
Ret» Sul Criodrilus lacuum. — Mem. della R. Accad. delle Scienze di
Torino. Ser. II, vol. XXXVIII, 1887. — Vedi nota preliminare in
Boll. dei Musei, ece., di Torino, N. 39, 1886.
(28) » Sui generi Pontodrilus, Microscolex e Photodrilus. — Boll. dei
Musei, ecc., N. 39, 1888.
(29) _» Sulla struttura dell’Hormogaster Redii. — Mem. Accad. Sc. di
Torino (in stampa). — Vedi nota prelim. in Bollettino dei Musei,
N. 35, 1888.
(30) » I Lumbricidi anteclitelliani in Australia. — Boll. dei Musei, ece.,
N. 18, 1886.
(31) VeJpovsKy F. System und Morphologie der Oligochaeten. — Prag, 1884.
(32) » Das larvale und definitive Excretions system. — Zool. Anz., N. 268.
(33) » Ueber die Entwiklung des Herzens bei Criodrilus. — Sitzungsb.
der K. bòhm. Gesellschaft der Wissenschaften. Prag, 1879.
1355. - Tip. Guadagnini e Candellero, Via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torino.
BOLLETTINO
Musei di Zoologia ed Anatomia comparata
s/1 695 della R. Università di Torino
f 74 È, pe
la, 60, /85 I
N. 42 pubblicato il 6 Aprile 1888 Vor. III
Dott. LoRENZO CAMERANO.
Ricerche sopra i GORDII d’Europa e descrizione di due nuove specie
I' materiali sui quali si aggirano queste ricerche hanno le seguenti
provenienze.
1. Il Professore A. Targioni Tozzetti di Firenze mi inviò in comu-
nicazione la ricca raccolta dei Gordii del Museo da lui diretto, la quale
contiene Gordii della Toscana, della Repubblica di S. Marino e del
Bellunese.
2. Dal Professore E. Perroncito di Torino ebbi Gordii di Viaze
(Astigiano).
3. Dal Dottor Riccardo Canestrini di Padova ebbi una numerosa
raccolta di Gordii della Vazle di Non (Trentino).
. Dal Signor A. Tellini una numerosa raccolta di Gordii del Yriudi.
. Dal Cav. G. M. Prario ebbi Gordii del Bzez/ese.
. Dal Capitano G. Bazzetta ricevetti Gordii di Dom20dossola.
. Dal Dottor Federico Sacco ebbi Gordii del Monte Bianco.
. Dal Signor Pio Baraldi ebbi Gordii di S. Benigno (Canavese).
9. Io stesso raccolsi parecchi esemplari di Gordius nella VazZe grande
di Lanzo.
10. Dal Prof. Kolombatovic ricevetti Gordii della Da/mazia.
11. Dal Dott. V. Fatio di Ginevra ebbi numerosi Gordii del Giura
Svizzero.
12. Dal Dottor Wolterstorff ricevetti parecchi Gordii di Francoforte.
A tutte le egregie persone ora indicate mi piace di porgere qui i miei
più vivi ringraziamenti. (1).
(e LS SA
(1) In precedenti lavori (Ricerche intorno alle specie italiane del genere
Gordius, Atti R. Acc. Sc. di Torino vol. XXII, 1887 - e - Ricerche intorno al par
rassitismo ed al polimorfismo dei Gordii - Memorie R. Acc. Sc. di Torino, Sez. II,
vol. XXXVIII, 1887) ho avuto occasione di pubblicare i risultati dell’esame
Di: RO
Nello studio sistematico dei Gordii facienti vita libera, da quanto ri-
sulta dalle ricerche del Villot e mie è d’uopo ritenere:
1. Che sono adulti nel vero significato fisiologico della parola quegli
individui che hanno gli organi riproduttori sviluppati e pronti a fun-
zionare.
2. Che fra gli individui adulti esiste per lo più un notevole poli-
morfismo il quale interessa principalmente: 1° la lunghezza dell’animale;
2° il grado di chitinizzazione e quindi l’inscurimento maggiore o minore
degli strati tegumentali; 3° lo sviluppo correlativamente maggiore o mi-
nore delle appendici tegumentali.
3. Che il polimorfismo ora accennato dipende in massima parte:
1° dalla mole dell’ospite in cui si sviluppa il parassita; 2° dalla durata
del soggiorno del parassita nell’ospite prima di uscire a vita libera;
3° da un soggiorno più o meno lungo nell’acqua durante il quale l’in-
tegumento può assumere un vario grado di inscurimento.
4. Che la forma generale delle estremità anteriore e posteriore può
variare alquanto secondo che l’animale non ha ancora deposte le uova
o gli spermatozoi o la deposizione ha già avuto luogo in parte, o è al
tutto compiuta.
5. Che i Gordii che hanno totalmente deposto i loro prodotti ses-
suali presentano un appiattimento generale del corpo e un raggrinza-
mento trasversale dell’integumento più o meno spiccato che non deve
essere considerato come carattere specifico.
Gordius Villoti Rosa (G. aquaticus Villot).
LS
L'esame del numeroso materiale che è indicato qui sotto mi conduce
ad accogliere le idee del Villot relativamente alle forme europee che
hanno cuticola liscia nei due sessi e lamina posteloacale nei maschi, vale
a dire che esse devono essere riunite sotto un solo nome specifico.
Il Gordius Vittoti è la più sparsa e la più polimorfa di tutte le specie
di Gordius fino ad ora conosciute. Quindi il Gordius Perronctti, il
Gordius Rosae, il Gordius Pioltiî da me descritti (Ricerche sulle specie
italiane del genere Gordius, Atti R. Acc. Sc. vol. XXII, 1887) rappre-
sentano alcune delle forme che si possono trovare negli individui della
specie in discorso.
della raccolta dei Gordius, numerosa e assai interessante del R. Museo zoolo-
gico di Pavia gentilmente favoritami in comunicazione dal Prof. P. Pavesi la
quale contiene esemplari di Lombardia e di Prussia. Ho esaminato pure esem-
plari del R. Museo Zoologico di Padova ed esemplari di Sicilia favoritimi dal
Dott. R. Canestrini e dal Prof. P. Doderlein. Numerosi esemplari esaminai pure
del contorno di Torino e di varie località piemontesi.
di Le
Con un esame di un materiale più numeroso per le singole località si
potrà forse stabilire se esse possano considerarsi come variazioni locali ;
come si potrebbe credere per la forma Perroncîti e la forma Rosae,
poichè la prima io non l’ho avuta fino ad ora che dall’Italia centrale e
la seconda dalle Alpi Biellesi e dal Giura Svizzero.
‘ @-2 esempl. femmine. Chialamberto, Valli di Lanzo (Camerano 1887)
lungh. m. 0,090, largh. m. 0,0005.
D - 1 esempl. femmina. Colle di Checouré (Monte Bianco, metri 1900
sul livello del Mare). Dottore F. Sacco, 1887, lungh. m. 0,130, largh.
m. 0,0007.
C - 4 esempl. maschi. Piedicavallo (Biella) 1040 m. s. l. d. m. dal
sig. Prario 1887, lungh. m. 0,122, largh. m. 0,0005.
1 esempl. femmina (ibidem) lungh. m. 0,125, largh. m. 0,0006.
Questi individui corrispondono alla forma Rosae Camer.
d - 8 esempl. maschi. Valle della Veggia (Biellese) m. 1100 s. 1. d. m.
(L. Camerano) lungh. media m. 0,130, largh. m. 0,0006.
3 esempl. femmine. (ibidem), lungh. media m. 0,160, largh. m. 0,0007.
Colorazione variabile. Alcuni sono molto chiari quasi bianchi ed altri di
pari dimensioni sono bruno scuri.
e - 2 esempl. incompleti. Col S. Giovanni (Valle di Lanzo) m. 1160
s. 1. d. m. (L. Camerano).
f - 3 esempl. femmine. Domodossola (sig. Capitano G. Bazzetta 1887)
lungh. m. 0,200, m. 0,210, largh. m. 0,0006. Colorazione bruno chiara.
1 esempl. maschio. (ibidem), lungh. m. 0,180, largh. m. 0,0005
colorazione bruno scura. i
g - 1 esempl. maschio. Valle della Moeda (Friuli) 800 m. s. 1. d. m.
(sig. A. Tellini 1887). Questo esemplare era entro ad un individuo di
Scolopendra sp.? Io stesso lo estrassi, esso è lungo m. 0,165 e largo
m. 0,0005; è di color bianco salvo un piccolo accenno del collare cefalico
che è di color bruniccio; ha il corpo finamente segmentato.
h - 2 esempl. femmine. Rio Forgaria (Friuli), (dal sig. A. Tellini
1887) lungh. m. 0,120 e m. 0,430, largh. m. 0,0005 e m. 0,0011, la co-
lorazione è bruno scura.
1 esempl. maschio. (ibidem), lungh. m. 0,250, largh. m. 0,0007,
colorazione bruno nera.
î - 2 esempl. femmine. Valle della Moeda (come 9g) lungh. m. 0,200
m. 0,380, largh. m. 0,0008, colorazione brunastra.
9 esempl. maschi (ibidem) lungh. m. 0,130 m. 0,224, m. 0,260,
m. 0,278, largh. m. 0,0005, m. 0,0006, colorazioni variabili, i più piccoli
hanno colorazione assai chiara con anello cefalico poco spiccato.
j - 3 esempl. maschi. Monte Corno (Friuli) m. 800 s. I. d. m., lun-
ghezze m. 0,220, m. 0,230, m. 0,470, larghezze m. 0,0007, m. 0,001.
SL
L’esemplare più grosso è di color bruno scuro colle macchiette chiare.
caratteristiche molto spiccate; gli altri esemplari sono molto più chiari.
1 esempl. femmina (ibidem), lungh. m. 0,270, largh. m. 0,0008,
di colore completamente bianco salvo il collare che è appena brunastro.
R - 14 esempl. maschi. Valle di Non (Trentino) dal dottor ‘R. Ca-
nestrini 1887, lungh. m. 0,080, m. 0,090, largh. m. 0,0005, m. 0,0004,
colorazione chiara, quasi bianca, lungh. m. 0,120, m. 0,130, m. 0,170,
m. 0,180, m. 0,220, m. 0,312, m. 0,340, m. 0,363, m. 0,491, m. 0,504,
m. 0,762, largh. m. 0,0006, m. 0,0007, m. 0,0008, colorazione assai va-
riabile; un esemplare lungo m. 0,180 è bruno nero e un’ altro lungo
0,760 è bruno chiaro; gli altri sono bruno scuri.
2 esempl. femmine (ibidem) lungh. 0,075, largh. m. 0,0005, lungh.
m. 0,320, largh. m. 0,001. Il primo è bianco, il secondo è di color fulvo
chiaro.
Z - 1 esempl. femmina. Belluno (dal prof Targioni Tozzetti) lungh.
m. 0,350, largh. m. 0,0008 colorazione fulvo chiara.
m - 3 esempl. femmina. Casentino. (Dal Prof. Targioni-Tozzetti),
lungh. m. 0,175, m. 0,170, m. 0,210, largh. m. 0,0006, colorazione bruno
rossiccia, il collare è bruno scuro.
1 esempl. maschio (ibidem), lungh. m. 0,230, largh. m. 0,0005,
colorazione bruno rossiccia, scura.
n - 2 esempl. maschi. Firenze, (dal Prof. Targioni-Tozzetti, lungh.
0,305, m. 0,520, largh. m. 0,001, colorazione bruno scura alquanto ros-
sastra; il collare è bruno nero.
1 esempl. femmina (ibidem) lungh. m. 0,710, largh. m. 0,0008,
colorazione giallognolo brunastra, il collare è poco spiccato.
p - 1 esempl. femmina. Boboli (dal Prof. Targioni-Tozzetti) lungh.
m. 0,910, largh. m. 0,00095, colorazione bruno scura. Questo esemplare
corrisponde alla forma Perronciti Camer.
0 - 3 esempl. maschi. Dalmazia, nella Narenta, dal Prof. Kolomba-
tovic 1887, lungh. m. 0,109, m. 0,150, m. 0,180, largh. m. 0,0005,
m. 0,0007, colorazione bruno chiara.
3 esempl. femmine (ibidem), lungh. m. 0,145, m. 0,190, largh.
m. 0,0005, m. 0,0008, colorazione fulvo chiara.
g 4 esempl. maschi. Giura (Svizzera) dal dottor V. Fatio 1887,
lungh. media m. 0,100, largh. m. 0,0005, colorazione bruno scuro, estre-
mità posteriore simile alla forma Rosae Camer. per la colorazione, col-
lare ben spiccato.
3 esempl. femmine, (ibidem) lungh. media m. 0,110, larghezza
m. 0,0007, color bianco brunastro, collare ben spiccato.
Oltre che nelle località sopra menzionate questa specie venne con
certezza incontrata in Italia anche nelle seguenti:
fer dr
Lago del Cenisio, Rivasco in Val Formazza, Fonte Uga di Fiumelatte
presso Varenna, Palermo, Montanaro in Piemonte, Liguria (Prof. Parona)
Brescia.
Gordius tolosanus DUJARDIN.
Oltre ai caratteri specifici ben noti di questa specie io credo si possa
aggiungere che anche negli individui di maggior mole rimane sempre
nell’estremità anteriore traccia dell’apertura di invaginamento della
tromba larvale; la qual cosa non avviene per altre specie.
a - 29 individui. S. Benigno Canavese (Piemonte), 8 settembre 1887.
Di questi individui 23 sono maschi e 6 femmine. In essi vi si nota un
notevole polimorfismo sia rispetto alla mole sia rispetto alla colorazione.
La lunghezza dei maschi varia da m. 0,080 a m. 0,120.
Un esemplare di quest’ultima lunghezza aveva già completamente
emesso gli spermatozoi, era raggrinzato trasversalmente e di color nero
intenso.
La lunghezza delle femmine varia da m. 0,080 a m. 0,100.
Due esemplari uno lungo m. 0,80 e l’altro m. 0,100 avevano già to-
talmente deposte le uova, erano molto appiattiti, quasi nastriformi ed
erano raggrinzati trasversalmente, il loro colore si era fatto scuro ma
meno che nei maschi in eguali condizioni.
b - 1 esemplare maschio. Repubblica di S. Marino, (dal Museo di
Firenze), lungh. m. 0,115, colorazione bruna non molto scura, non ha
emesso totalmente gli spermatozoi. |
c - 1 esemplare maschio. Viale (Astigiano) dal Prof. Perroncito,
lungh. m. 0,095, colorazione bruno scura.
In Italia le località dove sino ad ora venne trovato con sicurezza
questa specie sono: Contorni di Torino, Lanzo, Carignano, Moncalieri,
Rocchetta Tanaro, Orbassano, Volvera, Viale, Brescia, Lombardia, Re-
pubblica di S. Marino.
Gordius affinis VILLOT.
a - 6 esemplari femmine.» Orbassano (Piemonte) dal Signor Bar-
toldo 1887.
Lunghezze m. 0,125, m 0,130, m. 0,142, m. 0,170, largh. m. 0,0007,
m. 0,0008, m. 0,0009.
Questa specie descritta ultimamente dal Villot, (1) viene qui indicata
per la prima volta in Italia.
(1) Revision des Gordiens. Ann. Sc. Nat. 1886, p. 302.
b=
Fuori d’Italia si trova a Grenoble (Villot) e a Quedlinburg in Prussia.
(Camerano, (1)).
Gordius Wolterstorffii nov. spec.
a - 4 esemplari femmine. Francoforte, avuti dal Sig. W. Wolter-
storff.
L’estremità anteriore del corpo è alquanto appuntita ed è leggermente
arrotondata all’apice. Non vi sono traccie d’apertura d’invaginazione del
rostro larvale. Il corpo ha ad un dipresso lo stesso diametro a metà
della sua lunghezza e alla sua estremità posteriore.
L’estremità posteriore ha un solco antero posteriore ben spiccato nel
quale vi è l’apertura cloacale.
Lo strato cuticolare esterno è areolato. Le areole misurano in media
12, 18, 21 micromillimetri in lunghezza per 11, 12, 14 di larghezza; di
tratto in tratto due o tre areole si saldano fra loro per uno dei lati. Il
margine delle areole appare leggermente frastagliato per la presenza di
minutissime asperità. Qua e là, irregolarmente disposti, si osservano tu-
bercoli più grossi.
La colorazione è fulvo grigiastra: il collare dell’estremità anteriore
è relativamente corto e bruno scuro, da questo partono due striscie
longitudinali anche poco marcate: l’estremità posteriore è brunastra ed
è un po’ più scura verso l’apice.
Dimensioni :
Lunghezza m. 0,140 Larghezza massima m. 0,001
» » 0,145 » » » 0,001
» » 0,260 » » « 0,001
Questa specie è facilmente distinguibile dalle altre per la struttura
dello strato esterno della cuticola.
Gordius violaceus BAIRD.
a - 1 esemplare femmina. Gaglianico (Biella), maggio 1887.
Lunghezza totale m. 0,180, larghezza m. 0,0009, colorazione generale
bruna: prodotti sessuali maturi. 3
È la prima volta che questa specie vien trovata con sicurezza in Italia
(vedasi disegno della cuticola in Camerano, ricerche intorno alle specie
italiane del genere Gordius. Atti R. Accademia delle Scienze di Torino
vol. XXII, 1886). i
(1) Ricerche sul parassitismo e sul polimorfismo dei Gordii. Mem. Ac. Sc.
di Torino, Ser. II, vol XXXVIII, 1887.
2 Mt
Gordius alpestris VILLOT.
a - 5 esemplari. Valle di Non (Trentino) dal Sig. dottor Riccardo
Canestrini.
3 maschi. Lunghezza m. 0,050, m. 0,090, m. 0,100, larghezza
m. 0,0003, m. 0,0004. :
2 femmine. Lungh. m. 0,095, m. 0,134, largh. m. 0,0004.
b - 5 esemplari. Giura (Svizzera) dal dottor Victor Fatio, 1887.
3 maschi. Lunghezze m. 0,112, m. 0,130, m. 0,150, larghezza
m. 0,00035. ;
2 femmine. Lunghezze m. 0,160, m. 0,185, larghezza m. 0,0004.
c - 1 esemplare maschio. Chialamberto (Valli di Lanzo) L. Came-
rano, 1887 lung. m. 0,090. La colorazione degli esemplari Svizzeri è un
po’ più scura di quella degli esemplari del Trentino. Nelle femmine è
sopratutto più spiccata la macchia bruno ferruginosa dell’estremità po-
steriore. Anche in questi esemplari il collare scuro dell’estremità ante-
riore è difficilmente discernibile.
Fino ad ora in Italia il Gordius azpestris è stato trovato oltre che
nelle località sopradette anche nelle seguenti località: Vallone della
Veggia (Biellese, m. 1500 s. 1. d. m.) Valle di Non (Trentino).
Fuori d’Italia questa specie non venne trovata che nei contorni di
Grenoble (Villot) e nella località della Svizzera sopra indicata.
Gordius Preslii VEJDOVSKY.
a - 3 esemplari. Udine (dal sig. Tellini, 1887).
1 maschio, lunghezza m. 0,120, larghezza m. 0,0005, colorazione
bruno chiara.
1 maschio, lunghezza m. 0,195, larghezza m. 0,0005, colorazione
bruna un po’ più scura del precedente.
1 femmina, lunghezza m. 0,165, larghezza m. 0,0006, colorazione
bruno chiara.
Contrariamente al Villot (1) io credo buona questa specie, poichè i
caratteri che presenta la sua cuticola sono costanti anche in individui
colla cuticola inspessita e inscurita e che hanno deposti i prodotti ses-
suali e sono diversi da quelli che presenta la cuticola del G. violaceus
colla quale specie il Villot la riunisce.
Il Gordius Prestii venne in Italia trovato anche a Treviso (Camerano).
Gordius Tellinii nov. spec.
a - 4 esemplari femmine. Rio Forgaria (Valle del Tagliamento) dal
Signor Achille Tellini, 1887.
(1) Revision des Gordiens Ann. Sc. Nat. 1886 p. 309.
= gi
Il corpo è appuntito nella regione anteriore, l’estremità posteriore negli
esemplari da me esaminati appare tronca ed ha traccia di solco antero
posteriore ; essa tuttavia è alquanto schiacciata lateralmente come si
osserva anche in altre specie.
Il corpo si presenta alquanto rigonfio a partire da un breve tratto al
disopra dell’estremità caudale. Lo strato cuticolare esterno presentasi
coperto da prolungamenti larghi alla base appena 2 micromillimetri, un
po’ appuntiti ed alti un micromillimetro o due, di tratto in tratto si os-
servano dei gruppi di prolungamenti più lunghi che appaiono come uniti
fra loro alla base e che sono alti in media da 5 a 6 micromillimetri e
sono leggermente più scuri degli altri che li circondano. Questi gruppi
di prolungamenti più lunghi sono ben evidenti verso l’estremità ante-
riore e posteriore.
In un individuo giovane (lunghezza totale m. 0,100, e con apertura
di invaginazione del rostro larvale ben evidente) la cuticola si presenta
come nella fig. 3. I gruppi di prolungamenti più sviluppati sono più
vicini gli uni agli altri e si direbbe quasi che provengano da modifica-
zioni di vere areole simili a quelle che si sogliono trovare nel G. toZo-
sanus e nel G. violaceus.
La massima lunghezza dei gruppi di prolungamenti più spiccati sono
da 7 a 12 micromillimetri.
La colorazione è fulvo brunastra, chiara; presso l’estremità anteriore
vi è un tratto un po’ più scuro che ricorda il solito anello nero dei
Gordius, ma che è costituito da una semplice marmoreggiatura bruno
scura.
Dimensioni :
Lunghezza m. 0,160 Larghezza massima m. 0,001
» » 0,260 » » » 0,001
» » 0,100 » » » 0,0005 (juv)
La struttura della cuticola farà facilmente conoscere questa specie che
offre qualche affinità colle specie del gruppo dei Chordodes.
Gordius tricuspidatus (L. DUFOUR).
a - 1 esemplare femmina. S. Benigno (Canavese) 8 settembre 1887,
lunghezza m. 0,165, larghezza m. 0,0008, colorazione giallo fulva.
db - 3 esemplari femmine. Repubblica di S. Marino (dal Museo di
Firenze), lungh. m. 0,165, m. 0,190, m. 0,220, largh. massima m. 0,0009,
colorazione fulvo brunastra.
c - 17 individui maschi. Pratovecchio (Arno) Toscana (dal Museo
di Firenze) lungh. minima m. 0,120, lungh. media m. 0,140, lunghezza
massima m. 0,220 (un solo esemplare), colorazione fulvo bruna.
= de
d - 1 esemplare femmina. Boboli (presso Firenze; dal Museo di Fi-
renze), lungh. m. 0,162, largh. m. 0,001, colorazione giallo grigiastra
chiara.
Il Villot ha descritto minutamente i caratteri di questa specie nel suo
lavoro: Revision des Gordiens (1) fondandosi sopra esemplari di Grenoble.
Egli insiste nel fatto che i lobi dell’estremità posteriore della femmina
hanno tutti e tre la stessa forma, la stessa larghezza e la stessa lunghezza
Egli inoltre dice: « Le Gordius varius de l’Amérique du Nord, le
Gordius stylosus du Turkestan et le Gordiîus de Pérou, rapporté avec
doute par Oerley à mon Gordiîus trilobus different du Gordius gratio-
nopolensis (G. tricuspidatus L. Dufour) par l’inégalité de l’un des
trois lobes de l’éxtrémité posterieure de la femelle. » Ora gli esemplari
sopra menzionati di S. Benigno e della Repubblica di S. Marino e di
Boboli non hanno i tre lobi caudali tutti della stessa lunghezza, come
un esemplare che io ho potuto esaminare di Grenoble e come mostra
la fig. 1 tav. XIV dello Schneider (2). Il lobo dorsale è un po’ più corto
e più stretto ed appuntito degli altri due. Debbo far osservare che anche
negli esemplari precedentemente studiati di Orbassano e di Treviso (3)
il lobo dorsale era leggermente più corto e più appuntito degli altri due.
La cuticola non presenta differenze dagli individui di Grenoble. Le
dimensioni sono variabili e così pure la colorazione : resta quindi da
discutersi se il carattere della diversa lunghezza del lobo dorsale possa
essere sufficiente per separare specificamente gli esemplari sopra indicati
dai fricuspidatus di Grenoble.
Ora tenuto conto dell’indubitabile ed abbondante polimorfismo che si
osserva negli individui di varie specie di Gordîus e del fatto che esso
interessa in particolar modo la forma dell’estremità anteriore e poste-
riore, per quanto riguarda la maggiore o minore acutezza, il maggiore
o minore rigonfiamento; mentre i caratteri della cuticola rimangono
costanti, io non darei alla modificazione dei lobi posteriori negli esem-
plari da me studiati il valore di carattere specifico. Ciò faccio tanto più
volentieri in quantochè io non ho potuto esaminare il Gordius varius
Leidy dell'America del Nord, nel quale, pare si trovi lo stesso carattere.
Fino ad ora il Gordius tricuspidatus (L. Duf.) venne trovato in
Italia nelle località seguenti: Orbassano, S. Benigno, Treviso, Udine,
Repubblica di S. Marino, Pratovecchio (Toscana), Sicilia (Diesing).
(1) Annales des Sc. Nat. 1886, p. 313.
(2) Monographie des Nematoden. Berlino 1866.
(3) Bollettino dei Musei di Zoologia ed Anatomia Comparata di Torino,
vol. II. N. 28, 1887.
Fig.
»
»
1
DA
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Be, 7; pros
SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA I.
Gordius Tellinii nov. spec. Strato esterno della cuticola. (ob. 1/12 oc. 2
Zeiss).
Gordius Tellinii nov. spec. Strato cuticolare esterno visto di profilo
(ob. 1/42 oc. 2 Zeiss).
Gordius Tellinii nov. spec. Strato cuticolare esterno (0b.1/120c.2 Zeiss),
di individuo con apertura di invaginazione della tromba larvale.
Gordius Tellinii, femmina. Estremità anteriore (ob. 4, oc. 2 Hartn).
Gordius Wolterstorffii nov. spec. Strato esterno cuticolare (ob. 1/42
oc. 2 Zeiss.)
Una areola della stessa specie più ingrandita (ob. 1/49 oc. 4 Zeiss.
Gordius affinis Villot, femmina. Strato cuticolare esterno (ob. 9 oc. 2
Hartn.)
I preparati sono in glicerina. I disegni vennero fatti alla camera lucida
tenendo il tubo del microscopio chiuso e la carta di disegno sul tavolo da la-
VOro.
1355. - Tip. Guadagnini e Candellero, Via Gaudenzio Ferrari ,3 - Torino.
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BOLLETTINO
Musei di Zoologia ed Anatomia comparata
IA della R. Università di Torino
» DACI, ARTI
9 Micca dò TAR:
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N. 435 pubblicato il 14 Aprile 1888 Ver. AO
CARLO POLLONERA.
Appunti di Malacologia.
I. — Di alcune Testacelle raccolte presso Torino.
Durante la scorsa estate, il giovinetto sig. Marco Doyen raccolse nelle
aiuole del giardino della villa paterna nelle vicinanze di Cavoretto (col-
lina di Torino) 5 conchiglie adulte di Tesface/Za ed alcune giovani.
Sono esse fossili, oppure viventi ?
Questo è il quesito che mi posi appena vidi tali conchigliette, e che
finora non ho potuto risolvere con certezza nè in un senso, nè nell’altro.
Mai fino ad oggi è stata trovata in Piemonte una Tesfacella vivente;
ma questa non sarebbe ancora una obbiezione sufficiente ad escludere
la possibilità che tali conchiglie lo siano, tanto più essendo state rac-
colte in un giardino dove sono tante piante esotiche trasportate là da
regioni più calde. E neppure il loro stato di calcinazione quasi completa
può dissipare ogni dubbio, perchè il lungo soggiorno che esse possono
aver fatto tra il letame posto attorno alle piante, ed esposte al sole co-
cente ed a tutte le intemperie delle successive stagioni, può aver loro
dato l’aspetto di conchiglie fossili. Per me la più forte obbiezione alla
possibilità che esse siano viventi ed importate l’ho trovata nei caratteri
specifici di esse. Infatti, questi 5 esemplari appartengono a tre specie
diverse, due delle quali mi sembrano nuove, e la terza (la 7. RaZiotidea),
sebbene assai comune in gran parte della Francia, non vive nè in To-
scana, nè nella riviera ligure donde vengono importate in Piemonte la
massima parte delle piante da giardino.
Inoltre, in tutto il territorio di Cavoretto è diffuso il lehm che con-
tiene i fossili terrestri postpliocenici, dei quali mi sono occupato altra
volta (Moz?. foss. postplioc. cont. di Torino, in Mem. Acc. Sc. Tor.,
1886), ed anche nelle aiuole del giardino Doyen si scorge il lehm ce-
Ana
nerino misto ad altra terra e si trovano varie Helix, Hyalinia e Bu-
liminus evidentemente fossili. Tuttavia bisogna notare che il Dott. Sacco,
il quale esplorò in tutti i sensi, non solo la vallata di Cavoretto, ma
tutta la collina torinese alla ricerca dei fossili postpliocenici, non trovò
mai un solo esemplare o frammento di TesfaceZia. Oltre a ciò, la val-
lata di Cavoretto è posta sul versante settentrionale della collina, la
fauna fossile postpliocenica del quale ha carattere schiettamente alpino,
e le Testacelte non sono specie alpiche; è ben vero però che nei din-
torni di Cavoretto si trovano soltanto depositi privi di ClausiZie, i quali
sono già meno spiccatamente alpini che i depositi a Clauszlia di Val
Salice e della strada di S. Vito.
Se dunque, com'è possibile, le Testacezle di Cavoretto sono fossili, io
inclinerei a credere che esse siano comparse nel versante settentrionale
della collina torinese quando la fauna alpina, che l’abitava, andava
scomparendo pel cambiamento del clima, e mentre le specie apennine
l’invadevano, e che in seguito siano nuovamente scomparse.
Ad ogni modo, siano esse fossili o viventi, passo all’esame delle tre
specie in questione.
Testacella haliotidea Drap.
Due esemplari adulti e tre giovani a vari stadii, quasi identici a quelli
viventi a Bayonne in Francia, solamente un poco più grandi ed appena
più allungati. Corrispondono assai bene alla figura che Gassies et Fischer
(Mon. Testac., 1856, tav. II, fis. 6 E) danno della loro var. e/ongata,
ma non hanno la insenatura del margine destro, che è invece come nella
forma tipica, fig. 6 C. La massima lunghezza è di 8 mill., e la massima
larghezza quasi 5.
Testacella dubia, n. sp.
Tav. II, fig. 4, 5, 6.
Precedenti proxima, sed major, crassior, profunde rugosa et valde
convexior. Apex minutus, recurvus, adherens. Margo columellaris latus,
arcuatus, inferne subtruncatus, superne e margine dextero disjunctus,
Long. max. 9-9 '/, lat.6-6 '/, mill.
Due esemplari adulti. Non fosse la molto maggiore convessità di questa
conchiglia, l'avrei forse ritenuta quale varietà maggiore della 7. ha-
liotidea , sebbene i numerosi esemplari di quest’ultima specie di Auch
e Bayonne in Francia, che si trovano nella collezione Blanc al Museo
Zoologico di Torino, si dimostrino poco variabili quanto alle dimensioni.
Sg
È pur vero che i sigg. Gassies e Fischer (I. c., p. 48) danno per la
T. haliotidea come lunghezza della conchiglia da 6 a 10 mill,; ma sic-
come questi autori davano alla suddetta specie limiti assai più vasti di
quelli nei quali essa è limitata dai più recenti autori, così è ben pos-
sibile che la forma di massime dimensioni sia ora considerata come
specie distinta.
Testacella subtrigona, n. sp.
Tav. I,-fie. 1;;23.
Testa trigona, depressula, concentrice valide striata ; apice minutis-
simo, recurvo, adherente; margine columellari valido, arcuato, inferne
paululum deflexo ac subtruncato , superne a margine dextero (superne
late expanso) disjuncto. Impressio muscularis lata, profunda. Long. ma-
xima 7, lat. max. 5 mill.
Un solo esemplare adulto. Ha molta analogia colla 7. drymonia di
Capri e colla 7. Brondeti dell'Algeria, delle quali può dirsi inter-
media per la forma trigona della conchiglia, avvicinandosi tuttavia più
alla prima che alla seconda. Si distingue però dalla 7. drymonia ,
oltre che per la columella meno fortemente arcuata, per il vertice non
prominente nè distaccato e completamente mascherato dalla dilatazione
del margine columellare , allorchè si guarda la faccia inferiore della
conchiglia. Superiormente la conchiglia è leggermente convessa, e seb-
bene abbastanza fortemente rugosa, lo è tuttavia assai meno che la specie
LI
precedente. L’impressione muscolare è molto incavata e larga.
II. — Di alcune Testacelle spagnole.
Nello scorso anno i sigg. De Chia e Savanà di Barcellona , ai quali
mi ero rivolto per avere dei molluschi nudi terrestri della Spagna, cor-
risposero molto gentilmente al mio desiderio, ed insieme a molti lima-
cidi della regione da essi abitata e studiata mi inviarono pure alcune
Testacelle, delle quali qualcuna giunse ancor viva.
Il sig. De Chia mi mandò da Barcellona un esemplare vivo di una
Testacetta, che io ritenni essere la 7. Rhaliotidea , citata di tale loca-
lità (1); alcuni mesi dopo, il sig. Salvanà mi inviò da Olot (località più
(1) D" D. JoaQ. M° SALVANÀ, Introd. da la Fauna Malac. de Vallvidrera, 1884.
— MANUEL DE CHIA, Catdl. mol. test. de la Comarca de Gerona, 1886. —
Nota de los mol. terr. de los alred de Barcelona, 1887.
SR 0A
interna della Catalogna) quattro esemplari di Testacezta, che io credetti
appartenessero alla stessa specie, per cui trascurai di esaminarne at-
tentamente l’animale, tanto più che uno era già in stato di inoltrata
putrefazione, e gli altri erano quasi morenti; uno di questi era inte-
ramente bianchiccio e lo credetti un caso di albinismo, caso non raro
nel genere Tesfacella. L'esame anatomico ed un’accurata osservazione
delle conchiglie mi fecero avvertito essere io caduto in errore, e mi
diedero la certezza che gli individui di Olot non appartenevano alla
stessa specie di quello di Barcellona, e che anche questo non corri-
spondeva alla forma tipica della 7. RaZiotidea quale è descritta dagli
autori francesi. Ecco ora quanto ho potuto osservare su queste varie
forme.
Testacella barcinonensis, spec. nova?
Tav. II, fig. 13, 14, 15, 16.
Animal parvulum (long. max. fere 40 mill.), pallide sulphureum, dorso
maculis nebulosis brunneis fuscato, capite et solea albidulis, tentaculis
oculiferis cinereis, sulcis dorsalibus fuscis.
Testa subovato-auriformis, depressa, concentrice rugoso-striata, soli-
dula, pallide corneo-rufescente; apice prominulo, subsoluto, non mediano;
margine columellari albido, arcuato, inferne subtruncato; margine dex-
tero regulariter expanso et arcuato. Impressio muscularis debilis. Long.
max. 5 */; lat. max. 3 '/s mill.
Hab. Barcellona in Spagna. (De-Chia).
Come si può vedere dalla succinta descrizione che ho dato di questa
forma, le differenze tra essa e le 7°. Raliotidea e bisulcata, se non sono
molto profonde, sono però assai numerose. L'animale è piccolissimo,
poichè non giunge, mentre è completamente disteso, ai 40 mill., mentre
quello della 7°. haZiolidea è lungo dai 70 ai 75, e quello della 7°. disulcata
almeno 65. Anche per la colorazione si distingue da queste due specie.
La conchiglia è assai più piccola che quella della 7. Raziotidea, ma se
ne distingue ancora per l’apice che è più grosso, più prominente,
quasi distaccato dal margine columellare e meno portato verso la
linea mediana. Dalla T°. disulcata si distingue per la columella meno
arcata, meno nettamente troncata alla base e per l'apice troppo sulla
sinistra.
Il grande e lungo sacco linguale mi sembra affatto simile a quello
della 7. Rhaliotidea, ed è rattenuto da più di 30 (da 34 a 36 circa) re-
trattori.
L'apparato sessuale è sullo stesso stampo di quello delle 7. Maugeî
PA a-@
e hatliotidea, senza tuttavia essere identico ad uno di questi (1). Per
la guaina della verga si accosta più alla prima che alla seconda, perchè
non ha il forte assottigliamento di tutto quel tratto che corre tra il
flagellum e la sporgenza della guaina, come si vede nella 7. haZiotidea,
e che mostra il /lagellum tanto distinto. La posizione dei due retrattori
è identica; quella della verga subito sopra lo sbocco del canale defe-
rente, quello del /l/agellum alla estremità di questo. Per tutte le altre
parti di questo apparato mi sembra concordare quasi perfettamente colla
T. haliotidea, eccetto per la borsa copulatrice, che è assai più grande
ed a collo più breve.
Deve questa forma essere considerata come specie distinta, oppure
quale varietà locale della 7°. RaZiotidea 2 Lascio a’ malacologi più di me
competenti risolvere questa quistione.
Testacella catalonica, n. sp.
‘Tav. II, fig. 7,8,9e17.
Animal precedenti similis, sed minor et dorso omnino uniformiter
maculis et punctis brunneis vel griseis obscurato.
Testa ovata, depressula, pallide cornea, tenuiuscula; apice rotundato,
adherente, parum prominulo; peristomate subcontinuo ; margine colu-
mellari albido, superne tantum arcuato, inferne attenuato ; margine
dextero regulariter arcuato. Long. max. 4 3/,-5; lat. max. 2 4/3 mill.
Hab. Olot in Spagna (Salvanà), 3 esemplari.
L'animale è ancora più piccolo del precedente, cosicchè, mentre
cammina, non deve raggiungere i 35 mill.; inoltre la punteggiatura
bruna o grigia è diffusa egualmente per tutto il dorso, cosicchè prende
una tinta uniforme, mentre nell'altro le macchie scure, essendo molto
più fitte sul mezzo del dorso e molto più rade sui fianchi, sembra bi-
colorato. La testa, la suola ed il margine esterno del piede sono bian-
chicci.
La conchiglia somiglia molto alla 7. Servaini Massot (2), sia per la
piccolezza che per la forma generale, ma di quest’ultima il Massot dice
« entièrement aplatie en dessus », mentre la 7. cazalonica non è niente
più appiattita che la 7. RaZiotidea; oltre a ciò, l’apice è meno ricurvo
(1) T. Maugei, app. sess., in Gassies et Fischer, Mon. Testacelle, 1856, pl. I,
f. 15. — T. haliotidea, app. sess., Moquin-Tandon, Moll. France, 1855, pl. V.
fig. 16.
(2) Massor, Des Testacelles frang., in Annales de Malac., 1, 1870, pl. V,
fig. 13-17.
LEE
e meno mediano. Inoltre l’animale della 7°. Serva?îni ha una tinta ver-
dastra sul dorso ed il margine del piede di un bel giallo, caratteri che
non mi ricordo di aver veduto negli animali di Olot.
Il sacco linguale è come nella precedente con circa 34 retrattori.
L’apparato sessuale invece è molto diverso da quello delle 7. Mawugeî,
haliatidea e barcinonensis, poichè manca il /fagellum alla guaina della
verga, e quindi il relativo retrattore. La guaina della verga è assai
lunga, più grossa che nelle tre specie sopra citate, ingrossata alla sua
estremità superiore, dalla quale parte il retrattore unico, che è termi-
nale, e vicino al quale (di fianco) sbocca il canale deferente inferiore.
La borsa copulatrice è piriforme , di mediocre grossezza, con il collo
ancora più lungo e più sottile che nella 7. Maugeî, e che come in
quella si dilata al suo sbocco nella vagina. Il canale deferente superiore
è molto più lungo che nelle 7. haliotidea e barcinonensis.
Questo carattere della mancanza del /lageXum io l’ho pure trovato
nella 7. Pecchiolii Bourg. di Toscana; in questa però la guaina della
verga è ancora più lunga, non ha nessun ingrossamento all’estremità
superiore ed inferiormente, presso il suo sbocco nel canale comune, sì
restringe assai; la borsa copulatrice è più piccola, di forma più irre-
golare, a collo assai breve e più grosso che nelle 7. Rhaziotidea e bar-
cinonensis.
Testacella sp.? (forma anomata?).
Tav: 15 apo 400145 12:
Animal precedenti similis, sed omnino albidum.
Testa (deformis?) a precedente discrepans apice prominulo , soluto,
dorso superne subsinuato.
Hab. Olot in Spagna (Salvanà), un solo esemplare.
L'animale è evidentemente albino. La conchiglia è notevole per l’a-
pice molto prominente, libero e molto accentuato ancora da una leggera
depressione o sinuosità trasversale, che sulla parte dorsale della con-
chiglia lo separa in certo modo dalla parte dilatata ed appiattita di
questa. Tale concorrenza di caratteri mi fa fortemente dubitare che sia
questo piuttosto un individuo aberrante, anzichè il rappresentante di
un’altra specie.
L’apparato sessuale, sebbene foggiato sullo stesso tipo di quello della
specie precedente , presenta tuttavia alcune differenze, che potrebbero
anche essere puramente individuali e anormali. La guaina della verga
è senza /lagellum e lunga e grossa presso a pcco come nella 7. cata-
lonica, ma non ha l’estremità superiore così fortemente nè distintamente
Bel - gio
ingrossata , e presenta invece una brevissima sporgenza (lateralmente
all’inserzione del retrattore), che sembra quasi un rudimento del man-
cante /lagellum. La parte inferiore è presso il suo sbocco come stroz-
zata da un breve e repentino restringimento. La borsa copulatrice è
ovoide invece di piriforme, ma il suo collo è identico a quello della suc-
citata specie, come pure il canale deferente sì inferiore che superiore.
Il percorso invece dell’ovidotto è singolarmente breve (tanto da sem-
brare mostruoso) e la ghiandola dell’albume è appena distinta.
Insomma, anche l’apparato sessuale sembra in alcune parti anormale,
per cui prima di dare un giudizio definitivo su questa forma, occorre-
ranno nuove ricerche ed altri studi su più numerosi individui. Ho voluto
tuttavia accennarla per mettere sull’avviso i zelanti malacologi spa-
gnuoli che in questi ultimi anni si sono dati allo studio della fauna della
Catalogna.
III. — Un nuovo Limacide dell’Asia Minore.
Dal Dott. M. Braun, professore di Zoologia all’Università di Rostock,
ricevetti alcuni Limacidi colla sola indicazione di « Asia Minor, 1887 ».
Tra questi trovai una forma, rappresentata da tre esemplari adulti e
due giovani, che a prima vista dubitai potesse essere il Lîmax Ehren-
bergî Bourguignat. Non avendo io l’opera in cui questa specie era stata
descritta, mi rivolsi al sig. Locard di Lione, il quale, colla sua consueta
cortesia, mi trascrisse il brano del lavoro del sig. Bourguignat (1) re-
lativo alla suddetta specie. Questo autore chiamò L. Ehrendergi il Limax
dall’Ehrenberg (2) trovato a Beirut, e da lui attribuito al L. varde-
gatus Drap., e descritto con queste parole: « L. supra brunneus aut
« rufescens, obscurius reticulatus, fascia dorsali rufa media, tentaculis
« coerulescentibus, subtus pallide fuscescente albus. Expansus tripolli-
« caris, contractus pollicem aequans. Dorsum convexum postice atte-
« nuatus et juxta finem subcarinatum acutum evadit. Scutum dorsale
« membranaceum, concha inclusa nulla, 10 lineas fere longum, subti-
« lissime transverse rugulosum, etc. »
La differenza principale ed essenziale rilevata dal Bourguignat per
separare questa forma dal L. variegatus consisteva nell’accennata as-
(1) BouRGUIGNAT, Catal. raîs. des moll. terr. et fluv. recueillis par M. F.
de Saulcy, pendant son voyage en Orient, 1853, p. 2 et seg.
(2) EHRENBERG, Simbole physice, 1828.
i, ea
senza di limacella nel limacide di Beirut, carattere più che sufficiente
per creare in questa famiglia non solo una specie, ma un genere nuovo,
ove fosse bene accertato. Altri viaggiatori dopo l’Ehrenberg raccolsero
molluschi nudi nella Siria, ma nessuno finora trovò un limacide privo
di limacella, cosicchè io credo molto probabile che il suddetto autore
sia caduto in un errore di osservazione e quindi il nome di L. EARren-
bergi debba essere abolito.
Degli altri limacidi della Siria e dell'Asia Minore, possiedo î L. ewus-
triclus Bgt., pheniciacus Bgt. e berytensis Bgt., e conosco la figura
e la descrizione del L. darypus Bgt., nessuno dei quali somiglia alla
specie inviatami dal prof. Braun.
Esaminando questa’ forma, non solo non potei identificarla con al-
cun’altra finora descritta, ma non potei neppure includerla in alcuno
dei generi o sottogeneri di limacidi a me noti. Per certi caratteri essa
si avvicina agli Agritolîmax ed ai Malacolimax, per altri ai veri Lîmax,
per altri infine alle Amaia , differenziandosi per altri da ciascuno di
questi generi; per distinguerla dai quali costituirò il seguente genere
nuovo :
Nov. gen. MESOLIMAX Pollonera.
Animal limaciforme, brevi-carinatum; solea transverse oblique sulcata,
zonis lateralibus longitudinaliter bisulcatis. Limacella nucleo centrali sicut
in gen. Amalia. Generationis apparatus sicut in gen. Lîmax. Radula
dens centralis triaculeatus; zonarum lateralium dentes biaculeati (sicut
in gen. Agriolimax et Malacolimax). Intestinum quater circumvolutum,
contortum; rectum coeco carens.
Mesolimax Brauni, n. sp.
Tav. II, fig. 19.423.
Animal (in alcohol) haud profunde rugosum, sordide ochraceum, la-
teribus pallidioribus, dorso nigro-reticulato, zona mediana ochracea;
postice attenuatum , breviter et obtuse carinatum. Clypeus mediocris,
non granulosus, postice subcuneato-rotundatus, fuscatus, nigro-macu-
latus, longitudinaliter confuse zonatus; apertura pulmonea parum postica,
fere mediana, pallide marginata. Caput pallidum. Solea pallida unicolor,
transverse oblique sulcata, zonis lateralibus longitudinaliter medio bi-
sulcatis. Limacella irregularis, tenuissima, nucleo postico submediano
apice prominulo, marginibus lateralibus et antico in membranam dila-
tatis.
Long. max. 47, lat. max. 11 mill.
ss Li
Hab. Asia minor.
L'aspetto esterno è quello di un grosso Agriolîmax o Malacolimax;
è però notevole la posizione quasi mediana dell’apertura polmonare, ma
questo è forse soltanto un carattere specifico e non generico. Si avvi-
cina alle Amalia pei caratteri della suola e della limacella ; infatti la
suola è , come in quelle, tagliata trasversalmente da solchi obliqui ed
alquanto ricurvi che s'incontrano nel mezzo a spina di pesce, mentre
nel genere Lîmax, come negli altri limacidi, i solchi trasversali sono
perpendicolari al contorno della suola e quindi non formano nessun an-
golo nella parte mediana. Nelle Azm2aZia tuttavia la zona centrale della
suola è più grande relativamente alle due laterali, e queste non hanno
i due solchi longitudinali che si vedono nel Meso/îmax, carattere questo
che non ho ancora osservato in nessun altro limacide. La limacella,
sebbene di forma poco simmetrica, è evidentemente foggiata come quella
delle Ama/ia ; quella dei giovani è sottilissima e fragilissima; quella
degli adulti invece è alquanto solida e inferiormente concava soltanto
nella sua parte mediana posteriore.
— Il cappuccio è liscio, e non presenta nessuna traccia di granulazioni,
è quindi a supporre che nell’animale vivo esso sia striato concentrica-
mente, e probabilmente anche a strie fine, poichè le rughe del dorso
sono anch'esse poco profonde. Nei giovani la colorazione è più accen-
tuata, cosicchè le fascie scure e le chiare del cappuccio, come pure le
screziature del dorso, sono molto più marcate.
La radula è come negli Agrio/îmax, Malacolimax e nelle pseudo-
Amalie, cioè il dente centrale ha tre aculei, mentre quelli dei campi
laterali ne hanno 2 soltanto.
Il canale digerente ha quattro circonvoluzioni, la prima delle quali
(lo stomaco) è assai breve, e l’ultima manca di cacum, inoltre la tor-
sione di questi visceri è notevole, è insomma al tutto un canale dige-
rente di Agriolimax, di quelle specie però che mancano di cacum al-
l’intestino retto.
L’apparato sessuale invece è come nei veri Lî220x. La guaina della
verga è assai lunga (più che nel L. cellartus), poichè uguaglia e forse
sorpassa la lunghezza della prostata; il suo retrattore va ad inserirsi
(come nei L. cellarîus, cinereo-nîiger, ecc.) posteriormente ed un po’
a sinistra della cavità pulmo-renale. Nessuna traccia di appendici flagel-
liformi o di prostata vestibolare, insomma un vero apparato sessuale di
Limax nel senso più ristretto (Heynemannia Malm).
Il genere Mesolînax è una forma di più che si aggiunge a quelle
che collegano i Lîm2ax colle Amalia; ma sembra assolutamente indi-
pendente dalle due serie di passaggi da me notate (1) tempo fa, poichè,
(1) Bollett. dei Musei Zool., ecce., di Torino, vol. II, N° 23, 22 aprile 1887.
Lab
mentre per l’apparato sessuale conserva quello tipico dei Lîmax , per
i caratteri della suola si avvicina più che qualunque altro alle Am2a/70.
Esso dunque costituisce, secondo me, una terza via di passaggio (inter-
media alle altre due) tra i suddetti due generi, ma indipendente dai
Malacolimax, la quale partendo dal sottogenere Eu/îimax, o meglio
Heynemannia, va al gen. Amalia, segnando il posto del gen, Meso-
lîmax all’altezza del gen. Paralimax.
SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA II.
Fig. 1, 2, 3, Testacella subtrigona Poll. — 4, 5, 6, T. dubia Poll. — 7, 8,
9, T. catalonica Poll. — 10, 11, 12, 7. sp.? — 13, 14, 15, 7. darcinonensis
Poll. — 16, Apparato sessuale della T. dbarcinonensis Poll. — 17, App. sess.
della 7. catalonica Poll. — 18, App. sess. della 7. Pecchiolii Bgt. di Setti-
gnano, presso Firenze. — 19, Mesolîmax Brauni Poll. gr. nat. — 20, id. id.,
Apparato sessuale. — 21, id. id., Canale digerente. 22, 23, id. id., limacella.
= CNZAGNETO—===
1400. — Tip. Guadagnini e Candellero. Via Gaudenzio Ferrari ,3 - Torino.
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BOLLETTINO
ei di Zoologia di: Anatomia comparata
) 1 09GI- CA della R. Università di Torino
079 LS Abb.
NAA pubblicato il 4 Maggio 1888 VOGA
Dr. DANIELE Rosa.
Di un nuovo Lombrico italiano
Allolobophora Tellinii, n. sp.
Locatità. Questo lombrico, di grandissime dimensioni, mi è noto per
un solo esemplare raccolto dal signor Achille Tellini laureando in scienze
naturali a Ragogna nel Friuli (alt. 220") sul finire dello scorso aprile.
Lunghezza nello stato di massima estensione, 50 cm.
Diametro presso al clitello, in tale stato, 15".
Numero dei segmenti, 264.
Forma cilindrica, generalmente depressa verso l'estremità posteriore,
che quando l’animale è irritato può allargarsi notevolmente.
Colore fondamentalmente bianchiccio , più livido anteriormente, con
una fascia bruno-violacea su ogni segmento (come nell’A//ofobophora
fotida ed A. veneta); tali fascie sul dorso sono larghissime , lateral-
mente, cioè fra le setole dorsali e le ventrali, sono più strette, ven-
tralmente son più strette ancora, anzi le fascie ventrali vanno poste-
riormente scomparendo. Le fascie sono interrotte sulle linee occupate
dalle quattro doppie serie di setole, per cui si notano quattro striscie
bianche longitudinali.
La tinta del clitello è uniformemente violacea.
Lobo cefalico appena sporgente dal margine anteriore del segmento
boccale (primo segmento), essendo anteriormente appiattito in modo da
presentare l'aspetto di uno scudetto ovale, che abitualmente chiude
l’apertura boccale. Il prolungamento dorsale posteriore del lobo cefalico
è largo, ma brevissimo, intaccando appena il 1° segmento.
Clitelto a sella, occupante i segmenti (27-41) = 15; però i segmenti
25 e 26 si mostrano già alquanto modificati; la sua superficie nell’ani-
male vivo è generalmente grinzosa e come zigrinata,
Tubercula pubertatis fra le setole ventrali e le dorsali in forma di
due striscie bianche occupanti i segmenti (32-37) = 6 e parte dei segmenti
attigui 31 e 38.
Orifizi maschili al 15° segmento, fra le setole ventrali e le dorsali,
circondati da rigonfiamento bianco; da ess! ai ubercula pubertatis
scorre un rilievo longitudinale.
Orifizi femminei al 14° segmento esternamente alla 2° setola, in forma
di piccoli pori.
Orifizi delle spermateche in forma di occhielli agli intersegmenti
9-10, 10-11 davanti alle setole dorsali.
KRigonfiamenti ghiandolari ai segmenti 8, 9, 10, a. 12 corrisponden-
temente alle setole ventrali.
Nefridiofori aprentisi parte davanti alla 2° setola, parte davanti alla 4*,
in ambo i casì un po’ esternamente, cioè dorsalmente, parte infine sul
dorso.
Pori dorsali dall’intersegmento 5-6 in poi; essi emettono un liquido
leggermente giallognolo.
Setole geminate in quattro serie; le setole delle serie dorsali o laterali
sono più strette fra loro che quelle delle serie ventrali. Lo spazio fra
le setole dorsali e ventrali è circa uguale ai */; dello spazio mediano
ventrale.
Nole anatomiche. Vi sono 4 padiglioni dei vasi deferenti liberi nella
cavità dei segmenti 10 e 11; ho visto solo due paia di vescicole semi-
nali ai segmenti 11 e 12; esistono solo 2 paia di spermateche ai seg-
menti 10 e 11 contro al dissepimento anteriore, aprentisi all’esterno agli
intersegmenti 9-10, 10-11 davanti alle setole dorsali.
Saitta
1480 - Tip. Gundagnini e Candellero, Via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torino
BOLLETTINO
Musei di Zoologia ed Anatomia comparata
UCPFT
(498 MITA L
N. 4.5 pubblicato il 14 Maggio 1888 Vot. II
della R. Università di Torino
Dott. LORENZO CAMERANO.
La scoperta del dott. C. Lepori
della natura delle così dette ghiandole del collo
del PHYLLODACTYLUS EUROPAEUS.
Il dott. Cesare Lepori, in un suo recentissimo lavoro, intitolato: « Im-
portanza dei sali di calce nell'organismo animale e sulla reale natura
delle così dette ghiandole del collo nel PRyZ/odactylus europaeus» (1),
dice: « Una recente scoperta da me fatta sopra îl Phyllodactylus eu-
ropaeus, nel quale si vedono più o meno chiaramente, secondo diverse
circostanze, due corpiccioli bianchi aî lati del collo, chiamati perciò
dai zoologi ghiandole del collo, mi determinò a studiare e scegliere
un argomento che pure mi valse pel mio discorso d'obbligo pronun-
ziato nel giorno del mio riconoscimento a dottore aggregato alla
Facoltà di scienze fisiche, matematiche e naturati dell’Università di
Cagliari), il quale permettesse di richiamare l’attenzione sull’impor-
tanza dei sali di calce nell’organismo animale. Invero, siffatto argo-
mento, mentre da un lato mi dava occasione a mettere în rilievo
l'ufficio elevatissimo che i sali di calce sono destinati a compiere
nell'economia animale e nell'economia della natura în generale, mi
offriva adall’altro opportunità di potere con qualche ampiezza ricor-
dare la sovraccennata interessante scoperta; la quate consiste appunto
nell'aver constatato che î detti corpicciolî bianchi ai lati del collo del
Phyllodactytus europaeus, chiamati ghiandole del collo, sono intiera-
mente costituiti da un sale di calce. »
A pagina 159 dello stesso lavoro il Lepori dice: « Le gRiandole del
(1) Lo Spallanzani — Giornale scientifico della Capitale. Anno XVIII, ser. II,
fasc. III e IV, pag. 143 e seg., 1888.
colto del Phyllodactylus europaeus e di altre specie di geconidi che le
possiedono non hanno finora attirato l'attenzione dei zoologi per
quanto si riferisce al loro compito fisiologico. »
Il dottor Lepori, scrivendo queste parole, mostra di non aver studiato
la bibliografia del proprio argomento. Che le così dette ghiandole del
collo del Pry//odactylus europaevus contengano principalmente sali di
calce è un fatto noto da molto tempo, come pure non solo il loro còm-
pito fisiologico, ma anche il loro significato morfologico venne già ac-
curatamente studiato.
Sopra questo argomento la scienza possiede anzitutto un lavoro fon-
damentale del Wiedersheim, intitolato: « Zur Anatomie und Physio-
logie des Phyllodactylus europaeus mit besonderer Berùcksichtigung des
Aquaeductus vestibuli der Ascalaboten im Allgemeinen » (1).
Questo lavoro si trova citato nella mia Monografia dei Sauri ita-
liani (2) nella sinonimia del PRyZ/odactylus europaeus.
1 risultati intorno alle così dette ghiandole del collo del PRy//0dactylus
europaeus, a cui giunse nel lavoro sopra citato l’anatomico tedesco,
sono riprodotti dallo stesso Wiedersheim in altre sue notissime pubbli-
cazioni, vale a dire:
1° Nel « Lehrbuch der vergleichenden Anatomie der Wirbelthiere ».
Jena, 1882, pag. 461, fig. 336.
2° Idem, idem, seconda edizione. Jena, 1886, pag. 458, fig. 346.
3° Wiedersheim: « Grundriss der vergleichenden Anatomie der
Wirbelthiere fùr Studierende bearbeitet ». Jena, 1884, pag. 168.
I risultati del Wiedersheim vennero accettati dagli anatomici. Si tro-
vano riferiti in vari trattati, fra cui si può citare:
« C. K. Hoffmann in Bronn's Klassen und Ordnungen der Thier-Reichs »,
vol. VI, parte III, pag. 844 e seg.; tav. XCI, fig. 7, e tav. XCVI, fig. 2,
1882.
Questi risultati sono del resto accennati anche in trattati più generali
e di uso comune, come, ad esempio, nel trattato di Anatomia compa-
rata del Gegenbaur. Vedasi pagina 612 della traduzione italiana.
1] Wiedersheim, nel suo lavoro fondamentale sopra citato, dice espressa-
mente che le così deite ghiandole del collo del P/y//0dactylus europaeus
sono sacchi contenenti cristalli di carbonato di calce, che egli rappre-
senta nella fig. 5 della sua tavola XVII. -- In quanto alla struttura anato-
mica di questi organi, il Wiedersheim ne fa uno studio accuratissimo e
viene a risultati affatto diversi da quelli a cui è giunto il Lepori. Egli,
vale a dire, dimostra questi organi appartenere all’apparato uditivo e
rappresentare un enorme sviluppo del sacco endo-linfatico.
(1) Morpholog. Jahrbuch, vol. I, pag. 496 a pag. 534, tav. XVII, XVIII, XIX
(1875).
(2) Memorie della R. Accademia delle Scienze di Torino. Ser. II, vol. XXXVII,
1885.
Il Wiedersheim ha osservato analoga disposizione di parti nel Pla-
tidattilo e nell’Emidattilo.
In quanto alla inaspettata funzione attribuita dal Lepori a questi or-
gani, che sarebbe « dî somministrare il sale calcare al guscio delle
uova » (1) (pag. 164), io credo sia prudente aspettare a discorrerne quando
il Lepori avrà dimostrato erronei i risultati, cui è giunto il Wieder-
sheim colle sue minute ricerche, il che forse non sarà tanto agevole.
(1) Siccome gli organi in discorso si trovano anche nei maschi e nei gio-
vani, il Lepori suggerisce che « potredbde nei geconidi il sale secreto dai sacchi
del collo essere anche nella via ordinaria impiegato alla conservazione delle
ossa nelle circostanze di un lungo digiuno dell’animale, come, per esempio,
nel tempo del letargo (sic!!)... oppure si potrebbe, anzi si dovrebbe spiegare
nel modo stesso col quale si spiega la presenza di mammelle nei maschi dei
mammiferi. »
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Musei di Zoologia ed Anatomia comparata
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N. 46 pubblicato il 16 Maggio 1888 Vot. III
Dott. M. G. PERACCA.
Su! valore specifico del PELOBATES LATIFRONS
dei dintorni di Torino
recentemente descritto dal Sig. Héron-Royer.
Il signor Héron-Royer di Parigi in una sua nota recentissima pubbli-
cata nel t. XIII del Bulletin de la Socîété Zoologique de France de-
scrisse come nuova specie, sotto il nome di Pelobates latifrons, alcuni
Petobates fuscus che io stesso ebbi occasione di mandargli nel 1886.
Io non credo che si possano accettare le conclusioni della nota del
sienor Héron-Royer per le ragioni che addurrò in seguito. Premetto che,
oltre ad un abbondante materiale di Pelodates fuscus di Piemonte (din-
torni di Torino, Nibbia, Quinto Vercellese) ebbi pure agio di esaminare
n. 5 Pelobates fuscus dei dintorni di Parigi avuti dalla cortesia dello
stesso Héron-Royer nonchè n. 4 Pelobates fuscus dei dintorni di Mag-
deburgo. Esaininai pure alcuni Pe/odates fuscus di Germania di cui uno
dei dintorni di Berlino inviati al Museo Zoologico di Torino dal Dottor
G. A. Boulenger.
Vediamo ora quali sono i caratteri che secondo l’Héron-Royer distin-
guerebbero il suo Pelodates latifrons dell’Italia dal Pelobates fuscus
di Germania e di Francia.
Come caratteri esterni l’Héron-Royer ci dà, in confronto del Pe/odates
fuscus tipico, i seguenti: colorazione più vivace con toni rossi e gialli
predominanti, occhio di grandezza media, pupilla verticale, cerchio
metallico dell’iride inciso, fesso superiormente ed inferiormente, mentre,
secondo l’Héron-Royer, nel P. fuscus tipico sarebbe solo inciso inferior-
mente: colore dell’iride più rosso, più giallo, a seconda degli individui:
capo un po’ più largo e più lungo proporzionatamente che nel P. fuscus,
convessità minore, muso più conico che sopravvanza il labbro superiore,
Come caratteri scheletrici egli annovera maggior larghezza nel suo
tatifrons dello scudo fronto-parietale, a superficie irta di tubercoli
ossei, separati, distinti, con una larga apofisi, diretta verso l’apofisi cor-
rispondente del timpanico per modo da coprire in parte la fossa timpa-
nica, mentre i fronto-parietali sarebbero nel P. fuscus più stretti (in
paragone della lunghezza) a superficie coperta da un reticolo osseo ri-
levato, con appena accennate le apofisi che si avanzano lateralmente
sulla fossa temporale.
I fronto-parietali, sopratutto all'indietro sarebbero poi limitati da un
margine osseo sporgente e rilevato, che manca nel cranio del P. fuscus.
I vomerì di forma triangolare presentano un’apofisi lunga e sottile al
loro angolo postero-esterno che viene ad appoggiarsi sulle ossa palatine
e che manca nei vomeri del P. fuscus.
L’osso joide infine sarebbe nel P. /wscus presso che identico al joide
del P. cultripes mentre che i prolungamenti cartilaginei anteriori pre-
senterebbero nel P. /afîfrons una espansione semilunare a convessità
antero-esterna che ne modificherebbe di molto l’aspetto.
Come caratteri meno importanti accenna alla forma del bacino e delle
apofisi trasverse delle 4 ultime vertebre. Lasciamo in disparte quest’ul-
timo carattere e veniamo alla discussione dei caratteri del P. latîfrons
suesposti.
CARATTERI ESTERNI.
È verissimo che in genere la colorazione dei Pelobates Piemontesi è
più vivace. Però: 1° non mancano esemplari a livrea oscura identici in
tutto a quelli del Nord. 2° È un fatto normale che le colorazioni dei
batraci del Sud siano più vivaci che non le colorazioni dei batraci del
Nord, come sono più vivaci le colorazioni dei batraci di pianura, sopra-
tutto urodeli, (es. Tr. alpestris, che vive in montagna ed in pianura) in
confronto delle colorazioni di quelli di montagna. Il sistema di colora-
zione quindi è tipicamente lo stesso ed il fatto che alcuni dei nostri
Pelobates presentano tinte più calde, più vivaci, non può assolutamente
essere invocato come carattere specifico.
L’occhio nei nostri Pe/obates non è gran che differente in grandezza
dell’occhio di quelli del Nord. La fessura lineare dell’iride è intaccata
inferiormente, ma per quanto io abbia esaminato numerosi esemplari,
non la riscontrai intaccata superiormente come accenna l’Héron-Rover.
Salvo in basso il suo margine è integro come nei Pe/obates del Nord.
Il colore dell’iride è identico a quelli del Nord nei nostri Pe/obates
a colore scuro, è più rosso, più giallo nei Pe/odates a tinte vivaci. Ma
sì sa che il colore degli occhi è in stretto rapporto col colore del corpo,
ed abbiamo già visto per quest’ultimo la sua importanza nulla come
carattere specifico,
Quanto alla convessità del capo i Pelobates di Parigi presentano, vé-
ramente, tra gli occhi una maggior couvessità che noni P. Piemontesi,
ma quanto alla sporgenza del muso sul labbro superiore io non trovai
differenze apprezzabili tra i nostri Pelobates e quelli di Parigi. Sono
differenze individuali, che non possono avere grande importanza se si
esamina un abbondante materiale.
CARATTERI SCHELETRICI.
Veniamo ai caratteri del cranio. E per maggior chiarezza premetterò
che io designo col nome di apo/isî orbitale del fronto-parietale quell’apo-
fisi che, originata dal fronto-parietale, sopravvanza lateralmente sulla
fossa temporale verso l’apofisi corrispondente del timpanico. L'esame
accurato di 12 cranii di Pe/odbates Piemontesi, di 2 cranii di Pelobates
di Magdeburgo e di 4 cranii di Pe/odates di Parigi mi ha condotto alle
seguenti conclusioni.
1° I tubercoli che si osservano sui fronto-parietali del 2. di Torino
sono generalinente distinti ed evidenti, più nei vecchi che nei giovani
dove essi mancano affatto. In molti esemplari però essi sono fusì tra di
loro tanto da formare vacuoli-reticoli che ricordano l'aspetto particolare
della superficie dei fronto-parietali dei Pe/odates di Parigi. Nei crani
dei Pel/obates di Germania constatai che, contrariamente alle osserva-
zioni di Héron-Royer, si notano i tubercoli tutti isolati, come in quelli
di Piemonte.
Nei Petobates di Parigi i fronto-parietali sono coperti di un reticolo
osseo rilevato che ad un conveniente ingrandimento appare prodotto
dalla fusione di tubercoli ossei primitivamente distinti (forse nei giovani)
a larga base che si unirono pei margini mentre molte punte di tuber-
coli rimangono tuttora indipendenti e visibili.
2° Le apotisi orbitali dei fronto-parietali nei cranii di P. piemontesi
sono generalmente sviluppate, nei giovani sono appena accennate e negli
adulti in molti sono assai sporgenti ed in altri appena presentano uno
sviluppo eguale a quello che si può osservare nei cranii parigini. Pare
che questo fatto, dal maggior sviluppo delle apofisi dei fronto-parietali,
che non è sempre in rapporto diretto coll’età, sia dovuto all’ossiticazione
al suo punto d’inserzione delle benderelle aponevrotiche che riuniscono
le apofisi orbitali dei frouto-parietali alle omologhe del timpanico, pas-
sando a guisa di ponte sulla fossa temporale.
Nei cranii dei Pe/obates di Germania le apofisi orbitali, sono tanto
sviluppate quanto in quelli Piemontesi,
Nei cranii dei Pe/obates di Parigi queste apofisi hanno in generale
un minore sviluppo.
3° I fronto-parietali poi nei cranii delle tre località presentano
infinite variazioni individuali. Così ora si terminano posteriormente con
margine presso che rettilineo, più o meno rialzato ed in questo caso la
loro lunghezza è molto minore e non sovraincombono al foro occipitale,
ma ne distano sempre di circa 1 mm.
Altre volte il loro margine posteriore si termina in una punta trian-
golare che raggiunge il margine superiore del foro occipitale, dando ai
fronto-parietali la loro massima lunghezza, e di qui si può già vedere
come vari senza regola alcuna il rapporto tra la lunghezza e la lar-
ghezza dei parietali in cranii diversi della stessa grandezza.
Cosa del resto che appare evidente delle tavole di misura più sotto
esposte, prese su cranii di Pe/obates di Parigi, di Germania e d’Italia.
4° I vomeri, contrariamente anche qui alle osservazioni dell’ Héron-
Royer, sono di forma diversa nei Pelobates di Parigi, di Germania e
d’Italia. |
Nei cranii di Pe/obates di Parigi i vomeri sono triangolari a forma
di un triangolo presso che equilatero; il lato posteriore é parallelo al
margine anteriore dell'orbita (guardando il cranio dal di sotto) e l'angolo
postero esterno accenna appena ad un prolungamento.
Nei cranii dei Pe/obates di Germania, sono a forma di triangoli irre-
golari di cui il lato esterno è più corto che nei vomeri dei crani di
Peltobates parigini, e quindi mentre in questi il lato posteriore dei vo-
meri è parallelo al margine anteriore dell’orbita (guardando il cranio
dalla sua faccia inferiore) in quelli di Germania ìl lato posteriore dei
vomeri obliqua in avanti ed in fuori. L'angolo postero esterno dà pure
un piccolo prolungamento.
Nei crani piemontesi, i vomeri sono più grandi, ed il loro angolo po-
svero esterno si allunga in sottile apotisi fino a raggiungere il palatino.
5° L’osso joide che avrebbe, secondo l’Héron-Royer, una forma spe-
ciale già sopra accennata nel Pe/odates latifrons, sì presenta invece
perfettamente identico nei tre Pel/odates di Parigi, di Germania e d’Italia,
colla forma dall’Héron-Royer data per speciale al Peobates lutifrons.
Io ne ho preparati parecchi con diversi metodi e mi sono potuto con-
vincere che la figura del joide del ecobates fuscus tipico, disegnato
dall’Héron-Royer, è una ligura errata per difetto di preparazione.
Se sì osserva la figura deli’osso jolde figurato dall’ Heron-Royer e si
bada che le due mezzelune in cui terminano le carulagiui anteriori sono
tra loro unite da un resistente legame connettivo, facilmente si com-
prenderà come, essendo la cartilagine fresca fragilissima, si possano colla
miglior buona volontà del mondo esportare le due sporgenze interne delle
mezzelune e riprodurre così la figura errata dell’Héron-Royer. l'acendo
invece cuocere l’animale, la cartilagine si indurisce, diventa opaca e
quindi visibile anche prima che sia completamente isolata, e si potrà al-
lora osservare la sua forma esatta,
e MR AA ctr diaia
Larghezza | Lunghezza
PELOBATES FUSCUS AREE Larghezza dei dello scudo
i del fronto fronto
PIEMONTESI cranlo (1) cranlo parietali (2) parietali
| millimetri millimetri millimetri millimetri
Meg TOPINO. 17 1/2 23 ll 10 1/2
Ria DorimorenE Sese 16 22 9 1/2 10 1/2
Ofurotino! a iseorc: 15 1/2 21 1/2 9 9
Ge Togmor. “i3 a" 15 1/2 24 10 1/2 10
ge Forio 9 < 16 20 1/2 9la 10
SUiTorino 910254, 15 20 1/2 10 1,2 91/2
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SE POPIMOL O 3° gta 14 19 9 9
OMROrINOst 10,0% 14 1819 9 9
o Quinto Vercellese 13 1/2 18 9 9
o Quinto Vercellese | 13 17 1/2 8 e)
d' Quinto Vercellese 10 1/2 13 1/2 7 ELIS
DI MAGDEBURGO
d Magdeburgo . . 16 21 | 1012 10 1/2
o Magdeburgo . 12 19 8 1/2 81,2
DI PARIGI | | | |
pariotc.. . .. 15 20 1/9 8 9
CIPRO, > cl 14 3/4 20 8 9
parigi. . 04 14 20 8 9
OR Rariol . . . 141,2 20 81/4 8
Quanto ai caratteri esterni abbiamo visto che, eccezion fatta per una
maggiore convessità del cranio nei Pe/obates di Parigi, poco sensibile e
variabile forse, se si osservasse accuratamente in molti individui, non
ne esiste ressun0 tale da permettere di distinguere a prima vista i Pe-
lobates del Nord da quelli di Torino. Quanto ai caratteri schetetrici
abbiamo constatato : l'identità quasi assoluta (salvo un minor sviluppo
dei vomeri nei Pe/obates di Germania) tra î Pelobates di Torino e di
Germania e ben poche dijjerenze riguardo all’uspetto ed alle dimen-
stoni dei fronto-parietali tra questi e quelli di Purigi. Ora il signor
Héron-Royer non trovando lui stesso differenze fra i suvi Pe/ubates e
quelli di Germania, non dovrà far molta fatica per convenire pure
sull’identità specifica del Pelobates fuscus col Petobales latifrons di
Torino,
Gli ossi joidi d'altronde sono precisamente eguali nei Pe/odates delle
tre provenienze.
Io credo quindi che l’unità specifica del Pelobates fuscus non possa
(1) La lunghezza del cranio è misurata sulla faccia inferiore dall’apice del
muso al margine inferiore del foro occipitale tra i due condili,
(2) Misurata tra le apotisi orbitali.
venir scissa, e che sopratutto non possa esserlo fondandosi sopra una
particolarità scheletrica, quale è quella delle asperità dei fronto-parie-
tali, carattere più apparente che reale, presentato in grado or maggiore
or minore dal cranio dei nostri stessi Pe/ohales Piemontesi.
Aggiungo, prima di finire, che l’identità specifica del Pezobates della
Valle del Po col Pelobates di Germania era già stata riconosciuta dal
nostro Cornaglia, come appare dalle sue osservazioni sul Pelobates
fuscus e sulla Rana Agîtis trovate in Lombardia (Atti della Società
Italiana di Sc. Nat. vol. XVI, 1873, pag. 96). Dal Lessona (Atti Accad.
Med., Classe Scienze, Serie III, vol. 1, p. 1077, tav. 3 — Il. Atti R.
Accad. delle Scienze di Torino, vol. XII, 1877, dal Boulenger. (Catalog.
of. the Batrachia Salientia Salientia S. Ecaudata of. Brit, Museum
1883, p. 437) e dal Camerano (monografia degli Anfibii Anuri Italiani,
Reale Accad. delle Sc. di Torino, Serie II, Tom. XXXV).
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N. 47 pubblicato il 19 Giugno 1888 Vor. II
Il SIRRATTE in Italia nella primavera del 1888
per
TOMMASO SALVADORI
Membro del Comitato Ornitologico internazionale,
L’illustre Ornitologo Taczanowski, direttore del Museo di Varsavia,
con lettera del 26 aprile dell’anno corrente, annunziava al Dott. R. Bla-
sius, presidente del Comitato Ornitologico internazionale, che il 24 dello
stesso mese aveva ricevuto un Sirratte ucciso tre giorni prima (21 aprile)
presso Plock in Polonia, e che altri esemplari erano stati uccisi poco
dopo, uno dei quali era stato abbattuto da uno stuolo di più di 200
individui.
Due giorni appresso, il 28 aprile, una lettera del Dott. Rey annun-
ziava allo stesso Dott. Blasius che due Sirratti erano rimasti morti, bat-
tendo contro i fili del telegrafo presso Paunsdorf, a 15 kilometri all’est
di Lipsia.
Il Dott. Blasius si affrettò ad annunziare questi fatti col mezzo di
una circolare, scritta il 29 aprile, ai Membri del Comitato Ornitologico
internazionale, facendo notare che evidentemente si trattava di una
nuova e grande emigrazione di Sirratti, come quella del 1863; egli
domandava di renderlo consapevole delle catture che fossero per farsi,
ed implorava a favore dei nuovi venuti un’ospitale accoglienza, nella
speranza che essi potessero riprodursi in Europa, come avvenne nel 1863
nell’Olanda e nella Danimarca, e prendere stabile dimora fra noi (1).
(1) Dopo la pubblicazione della circolare del Blasius il Sirratte è stato
osservato, oltre che in Italia, in moltissimi luoghi dell'Europa orientale e
settentrionale: Transilvania, Ungheria, Dalmazia, Austria, Sassonia, Moravia,
Boemia, Pomerania, Slosia, Prussia, presso Amburgo, Holstein, Danimarca,
Isole del Baltico, Svezia, Norvegia ed Inghilterra, ove si sono trovate anche
le uova (Prof. Newton, ?n Zétf.) (Vedi il giornale inglese Nature, n. 968,
pag. 53-54, 17 maggio; n. 969, pag. 77, 24 maggio; n. 970, pag. 103, 120,
120, 31 maggio; n. 971, pag. 132, 7 giugno).
2
Appena ricevuta quella circolare, io avvisai ai mezzi di annunziare il
probabile arrivo anche in Italia dei Sirratti, facendo pubblicare la cir-
colare tradotta in italiano, con alcuni cenni intorno alla importanza del
fatto che si trattava di studiare. La pubblicazione fu fatta nella Gaz-
zetta Piemontese di Torino, n. 140, 20-21 maggio, ma, per ragioni indi-
pendenti dalla mia volontà, con circa 20 giorni di ritardo. Quella pub-
blicazione fu cortesemente accolta anche dallo Sport 70ustrato di Milano,
ed un sunto della medesima fu pubblicato per cura del Conte A. Ninni
nell’ Adriatico di Venezia, n. 149, 30 maggio, e per cura del sig. Edoardo
Ferragni nel giornale Inferessî Cremonesi, n. 64, 2 giugno, e nel gior-
nale Caccia e Corse di Milano, n. 34, p. 441 (1).
La pubblicazione fu seguìta da felici resultamenti, almeno per le no-
tizie che immediatamente mi giunsero da molti luoghi d’Italia, ma non
pare che abbia disposto i cacciatori ad ospitali sentimenti verso i nuovi
venuti !
Appena pubblicata la mia notizia, io riceveva, per mezzo di cartolina
del 23 maggio, dal Dott. Massimino Martini di Villabartolomea nel Ve-
ronese, il primo avviso di un Sirratte ucciso nel territorio di quel co-
mune, la qual cosa ini fu poscia confermata dal fortunato possessore del-
l’uccello, il sig. Ing. Camillo Dal Fiume di Badia Polesine. Altri Sirratti
veduti o catturati mi furono annunziati da Schio, da Palmaneva, da
Cavanella Po nella provincia di Rovigo, da Camposampiero e da Monta-
gnana nel Padovano, da Mantova, da Orvieto e da Roma; per mezzo di
notizie pubblicate nei giornali seppi di altri esemplari veduti, o catturati
presso Fano e presso Solarolo nella provincia di Ravenna.
Ecco talune notizie intorno agli esemplari veduti, o presi finora in
Italia, disposte in ordine cronologico.
Aprile, 24. — Dal Sig. Luciano Foratti di Montagnana, nella provincia
di Padova, a quindici chilometri dai colli Euganei e Berici, ho ricevuto
una lettera scritta il 2 giugno, nella quale egli mi dice che nel giorno
sopraindicato un suo fratello incontrò in una pianura non paludosa vicino
alla cittadella un branco di otto Sirratti, uno dei quali fu ucciso, ma
perchè sciupato dal cane non fu potuto conservare; un altro, ferito in
un'ala, fu conservato vivo ed ora è perfettamente guarito e si nutre di
miglio a preferenza di altre semenze. Da un’altra lettera dello stesso
sig. Foratti, scritta il 12 giugno, apprendo che il suo Sirratte, dopo
quasi due mesi dalla cattura, è sempre vivo e bellissimo.
Aprile, 26 (?). — Il sig. Nicola Landi, Maggiore nel 76° Reggimento
(1) Anche il D" Agostino Bonomi di Rovereto ha fatto pubblicare nel £02-
lettino del Naturalista, vii, n. 5 (maggio) Un avviso agli Ornitologi, per
annunziare la presente emigrazione dei Sirratti in Europa.
3
di Fanteria, mi scrive che intorno al giorno indicato, trovò in un prato,
presso Palmanova, un Sirratte vivo, ma con un’ala rotta; nello sforzo
fatto per liberarsi dalla stretta, l'uccello perdè la coda; ora è guarito
e rimette la coda; venne nutrito da prima con briciole di pane e poscia
con frumento.
Maggio, 4. — In questo giorno, « circa le 6 del pomeriggio, un
branchetto di sei sirratti, volando a pochi metri dal suolo, comparye
lungo la spiaggia del mare a Sud-est di Fano (nella provincia di Pesaro)
e si posò sul terreno, non lontano dal casello ferroviario, che dista
quasi due chilometri dalla città ». Due ne furono uccisi.
Maggio, 3. — Un altro sirratte (maschio) fu ucciso la sera di questo
giorno, pure nelle vicinanze di Fano; la mattina successiva fu portato
sul mercato.
Maggio, 5. — « Il giorno 5 un altro branchetto di quattro sirratti
era di passaggio a Nord-ovest di Fano, sopra un’altura distante circa
sette chilometri dalla città, prossima al mare e formante l’ultima dira-
mazione di Monte Ardizio; fu uccisa una femmina nelle prime ore del
mattino ».
Due degli individui uccisi presso Fano, un maschio ed una femmina,
furono acquistati e conservati dal Prof. Vincenzo Gasparini, il quale
pubblicò, colla data 27 maggio, un Avviso agli Ornitologi, narrando
i fatti suddetti, nel giornale L'Ordine di Ancona, n. 145, 28-29 maggio.
Lo stesso Avviso è stato pubblicato anche nel giornale di Milano Caccia
e Corse, n. 34, 7 giugno, p. 441.
Una narrazione più dettagliata dei fatti suddetti, con alcune varianti,
è stata pubblicata dal prof. Gasparini nel BoZ/eltino del Naturatista,
VII, n. 6, pag. 83 e seg., ove si legge un articolo, compilato in gran
parte 06 notizie da me pubblicate nella Fauna d’Italia, ed intitolato
« Sul Syrrhaptes paradoxus, Notizie Ornitoltogiche ». Nel primo
Avviso il Gasparini riferiva i sirratti di Fano a due soli incontri, avendo
riunito l’unico del 3 maggio con quelli del 1 maggio; inoltre egli asse-
gnava all’arrivo del branchetto di 4 individui la data del 3 maggio,
invece del 5, ma forse fu questo un errore tipografico.
Maggio, 3. — Fu ucciso un Sirratte presso Villabartolomea (provincia
di Verona). Questa cosa mi fu annunziata, come ho già detto, dal Dott.
Massimino Martini di quella terra, il 23 maggio, e mi fu confermata dal
sig. Ing. Camillo Dal Fiume di Badia Polesine, il quale conserva l’esem-
plare, un maschio bellissimo , nella sua collezione; egli mi scrive che
l’uccello fu ucciso la mattina del 3 maggio a Carpi Veronese, frazione
del comune di Villabartolomea, mentre era posato a terra, e che era solo.
Il sig. Dal Fiume ha sab) già la notizia di questa cattura nel Bo/lettino
del Naturatlista, vu, n. 6, pag. 89.
Maggio, 6.—- In ATA giorno furono veduti ct Sirratti nel ter-
4
ritorio di Schio (provincia di Vicenza) e precisamente a due chilometri
dalle falde del Summano, in terreno piano e magrissimo; tre furono uccisi,
uno verso il mezzodì e gli altri due nel pomeriggio; questi furono man-
giati, il primo invece, un maschio, fu malamente imbalsamato in Schio
e da me acquistato pel Museo Zoologico di Torino. Il sig. Gaetano Sartori
di Schio, che mi scrisse la prima notizia il 30 maggio, afferma di aver
trovato nella ingluvie dell’ esemplare imbalsamato semi di pavîo (?),
simili a grani di miglio, misti a granelli di sabbia bianca.
Lo stesso sig. Sartori nelle sue lettere successive mi scrive di aver
inteso dire da una guardia campestre come di Sirratti, nelle campagne di
Schio, ve ne fossero più di venti, e che nella località ove furono uccisi i
tre menzionati si trovi una coppia, alla quale il sig. Sartori si propone di
far fare buona guardia, affinchè non sia disturbata. Quella coppia è stata
veduta anche il giorno 8 giugno, e secondo il sig. Sartori ci sarebbe
anche ora, ma egli teme che, sebbene si levi sempre a distanza, fuori
della portata del fucile, ed abbia volo rapidissimo, tuttavia venga ma-
nomessa dai contadini, i quali la inseguono accanitamente. Gli altri
Sirratti probabilmente sono partiti dal territorio di Schio, giacchè più
non si sono veduti.
Maggio, 13. — In questo giorno « un contadino abitante nelle Mandrone
(che sono larghi prati vicino a Solarolo, nella provincia di Ravenna)...
s'imbattè in un branco di sedici uccelli (erano sirratti), posati in terra,
i quali, per quanto facesse (sono le sue precise espressioni), non se li
poteva cavar d’attorno, tanta era la loro confidenza e l’ignoranza del
pericolo in cui li metteva la prossimità dell’uomo! L'occasione fa il ladro,
dice il proverbio; e .l’occasione tentò il contadino a fare un bel colpo.
Torna di corsa a casa, prende il fucile, corre sul luogo, donde i poveri
innocenti non s'erano mossi, spara nel branco e ne uccide sette. Gli altri
fuggono. Egli colla preda sconosciuta si reca a Faenza e la vende all’Al-
bergo della Corona per cinquanta soldi! » Sei furono spiumati e mangiati,
ma furono trovati durissimi; uno solo fu salvato e portato a Bologna,
ove figurerà nella esposizione di caccia e pesca. «I nove superstiti furono
veduti presso Faenza, proprio in piazza d’armi, poi verso Ravenna. »
Queste notizie si leggono in un articolo, intitolato : « Il Sirratte in
Italia » firmato Reno, e pubblicato nel giornale Fanfulla, num. 149,
giovedì 31 maggio e venerdì 1° giugno.
Dei sette sirratti uccisi presso Faenza fu data notizia anche alla
Redazione del giornale Caccia e Corse (N. 34, pag. 441) dal Capitano
Monari, il quale afferma che l’esemplare salvato si conserverà nel
Gabinetto di Bologna. Anche il Sig. Prof. Vincenzo Gasparini nel suo
Avviso agli Ornitologî sopra citato, menziona i sette esemplari di
Faenza, e così pure il Ferragni (In/eressî Cremonesi, n. 66, 6 giugno).
Maggio, 15. — Un sirratte, che si dice maschio, fu ucciso in questo
6)
giorno dal sig. A. Barabbino, impiegato al Ministero delle Finanze in
Roma, mentre era a caccia di quaglie, a circa un chilometro dalla
spiaggia di Santa Severa (fra Palo e Civitavecchia) e precisamente nel
prato di Macchia Tonda; da quanto mi scrive il prof. Martorelli, l'uccello
era solo, aveva volo sostenuto e mandava un grido simile a quello delle
pernici, ma più forte; esso è stato imbalsamato. L’annunzio della sud-
detta cattura fu pubblicato nel Fan/w//a, n. 158, 5-6 giugno.
Forse alludeva a questo esemplare il prof. Gasparini, scrivendo nel
suo Avviso agli Ornitologi, che i sirratti erano apparsi recentemente
anche a Roma.
Maggio, 23. — In questo giorno fu ucciso un sirratte a Camposam-
piero, nella Provincia di Padova; fu portato sul mercato di questa città,
ma non era più preparabile.
Questa notizia io ho avuto dal Conte Alessandro Ninni di Venezia, il
quale alla sua volta l’ha ricevuta dal Conte Ettore Arrigoni degli Oddi
di Padova.
Maggio, 27. — Il Sig. Carlo Prevogna di Cavanella Po, nella provincia
di Rovigo, mi scrive che il 27 maggio trovò avanti all’uscio della sua
casa un Sirratte rannicchiato e vivo, ma esausto ; il 31 maggio era
ancora vivo, cominciava a camminare, ma non poteva volare.
Maggio, 28. — In questo giorno fu ucciso un Sirratte femmina, nel
territorio di Orvieto, in un latifondo del Sig. Edoardo Ravizza; questi,
scrivendomi, aggiunge che l’uccello faceva parte di un branco di sette
individui, i quali furono veduti la prima volta il 20 maggio e poscia
ripetutamente nei giorni successivi, ma ridotti a soli cinque; più non
furono veduti dopo la uccisione della femmina avvenuta il 28.
La detta femmina, la quale mi fu inviata in carne, si conserva ora
nel Museo Zoologico di Torino, insieme col maschio di Schio. Nella in-
gluvie ho trovato semi di trifoglio, di veccie e di ombrellifere, a quanto
pare, di specie italiane.
Oltre alle catture sopra indicate, ho avuto notizie di un’altra, ma la
data della medesima è incerta.
Maggio, 15? — Intorno a questa data fu preso vivo nel Mantovano
un Sirratte maschio, che morì per inedia e che fu portato in carne al
Sig." Dott. Morretti Foggia, farmacista in Mantova; esso è stato acqui-
stato pel Museo di Modena dal Sig. Prof. Luigi Picaglia, il quale m
annunzia che della cattura farà argomento di una sua pubblicazione (1).
(1) Durante la stampa del presente lavoro ho ricevuto dal D' Picaglia il
n. 160 (11 giugno) del giornale di Modena il Panaro, contenente un’Appendice
intitolata: « Intorno ad una recente invasione del Syrrhaptes paradoxus, Ill. ».
Credo opportuno di correggere talune inesattezze contenute in detta Appendice:
Non è il D" Blasius, ma il Taczanowski che pel primo ha richiamato l’atten-
6
Riunisco nel seguente quadro le notizie ricevute :
Aprile, 24 Montagnana (Padova) . individui 8, catturati 2, conser. vivo 1
» 26? Palmanova (Udine) . » l, » l, » vivo l
Maggio, 1 Fano (Pesaro) A e » 6, » 2
Porls3 VEAno gi : » E » 1, conservato l
» 3 Villabartolomea (Vada) » li » li » 1
pred. Fano - î ; » 4, » I » 1
» 6 Schio(Vicenza) . È » 4, » 3, » l
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» 13 Solarolo (presso Faenza) » 16, » 1) » l
» 15 Santa Severa, fra Palo e Civit.* » 1; » }} » 1
» 15? Mantovano . : » 1; » vivo ], » 1
» 23 Camposampiero (Padova) » E » l
» 27 Cavanella Po (Rovigo). » le » h » vivo l
» 28 Orvieto (Perugia). ° » » _l, conservato I
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Totale individui circa 74, catturati 23, conservati Il
Com’è naturale, la maggior parte degli esemplari trovati in Italia,
durante la presente immigrazione, capitarono nella parte orientale,
cioè: nel Veneto, nella Romagna e nelle Marche; due volte i sirratti sono
stati incontrati nel versante mediterraneo, cioè presso Orvieto e presso
la spiaggia di Santa Severa, fra Palo e Civitavecchia; il luogo più
settentrionale nel quale sono stati veduti è Palmanova nella provincia
di Udine, il più meridionale è Fano sull’Adriatico e Santa Severa sul]
Mediterraneo; finora nell’Italia settentrionale non sono stati trovati nella
Lombardia e neppure nel Piemonte.
Rispetto al tempo della comparsa del Sirratte in Italia, i primi esem-
plari si sono visti il 24 aprile e l’ultimo il 28 maggio, quindi i Sir-
ratti arrivarono quasi contemporaneamente in Polonia (21 aprile), nella
Boemia (22 aprile) ed in Italia (24 aprile).
Se, come è probabile, saprò di altri sirratti catturati, o visti in Italia,
completerò questa mia relazione con un'aggiunta, quando si potrà ragio-
nevolmente supporre che ì fatti relativi alla presente immigrazione del
Sirratte in Italia siano tutti noti.
Torino, Museo Zoologico, Giugno 1888.
zione sulla presente emigrazione dei Sirratti; inoltre il numero degli esemplari
osservati finora in Europa ed i luoghi nei quali sono stati trovati, come ho
indicato precedentemente, sono molti più di quelli menzionati dal D' Picaglia,
e finalmente l'esemplare del Mantovano, come si può scorgere dall’elenco da
me dato, non è il solo, nè il primo trovato in Italia, durante la presente
immigrazione; al D" Picaglia sono sfuggite le notizie pubblicate nei giornali
L’Ordine Ai Ancona, Fanfulla, Interessi Cremonesi, Caccia e Corse ed altri.
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BOLLETTINO
usei di Zoologia ed Anatomia comparata
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3 LA della R. Università di Torino
(lug. ISIÉL. RR tate SARA
N. 4& pubblicato il 20 Giugno 1888 Vot. III
Le date della pubblicazione della
“ ICONOGRAFIA DELLA FAUNA ITALICA ,, DEL BONAPARTE
ed Indice delle specie illustrate in detta opera
per
ToMmMASO SALVADORI
La grande e bella opera del Bonaparte, intitolata « Iconografia della
Fauna Italica per le quattro classi degli Animali Vertebrati »,
come sì legge sui frontispizi dei tre tomi dell’opera, fu pubblicata in
Roma dalla Tipografia Salviucci, nel lasso di dieci anni, cioè dal 1832
al 1841. La pubblicazione della medesima fu fatta a fascicoli, in numero
di trenta (XXX), il contenuto dei quali fu poscia distribuito per ordine
di materia nei tre tomi.
Nessuno degli autori di zoologia descrittiva, neppure fra i più recenti,
quando debba citare la detta opera, sa indicare la data precisa della
pubblicazione delle descrizioni e delle figure, o dei nuovi generi stabiliti
nella medesima, e quindi, o cita insieme le date estreme 1832-1841, ov-
vero, quando voglia darne una determinata, la dà sempre sbagliata.
Per la parte ornitologica potrei menzionare le opere più recenti del
Dresser, del Seebohm, dello Sharpe, quella intorno agli uccelli americani,
intitolata « The Code of Nomenclature and Check-List of North American
Birds, » e tante altre, nelle quali le date sono costantemente o sbagliate,
o non determinate. Così nella ultima opera menzionata il genere Oto-
corîs (sic), Bp., viene citato come stabilito nella Introduzione agli
Uccelli della Fauna Italica, colla data 1839; lasciando pel momento in
disparte che quel genere fu stabilito in altro lavoro del Bonaparte, è
da notare qui, come dimostrerò più innanzi, che la Introduzione suddetta
certamente non fu pubblicata nel 1839. Lo Sharpe nel recentissimo vo-
9
lume XII del « Catalogue of the Birds » cita la tav. 34, rappresentante
la Emberiza palustris, colla data 1832, invece di 1834, la tav. 38, rap-
presentante la Ch/orospiza incerta, colla data 1832, invece di 1839, e
le tavole 35, 36, 37, rappresentanti rispettivamente la Erythrospiza
githaginea, la Emberiza durazzi e la Fringilta serînus, colle date
indeterminate 1882-1841; colle stesse date indeterminate è citato dallo
Sharpe il genere E£ry/hrospiza, Bp., il quale era stato stabilito in
un’opera precedente del Bonaparte (Su//a seconda edizione del Regno
animale del barone Cuvier, Osservazioni, p. 80, 1830), ed è equi-
valente di Carpodacus, Kaup (1829), e quindi non può essere usato,
come è stato fatto dallo Sharpe, come equivalente del genere Buca-
netes, Cab.
Anche il Seebohm, tanto nel volume V del « Catalogue of Birds, »
quanto nella recentissima opera « Geographical distribution of the Cha-
radridae, » non è molto esatto nelle date, allorchè cita la Fauna del
Bonaparte. Infatti, nell'ultima sua opera, nella sinonimia del VaneZlus
gregarius, p. 212, il Seebohm cita Chettusia gregaria, Bp., Faun. Ital.
Ucc., Introd., p. 12, colla data 1882, che è certamente erronea ed ante-
riore di sei anni alla prima cattura di quella specie in Italia, avvenuta nel
1838, nel quale anno furono pubblicate la descrizione e la figura di quella
specie col nome di Vane/lus gregarivs, mentre il genere Chettusta fu
stabilito più tardi, a quanto pare, nella Introduzione; nell’opera del See-
bohm la data della citazione relativa al genere Cheltusia, Bp., avrebbe
dovuto essere 1841, come esattamente sì trova nella sinonimia del genere
Vanettus, alla pag. 205 della medesima opera.
La stessa mancanza di esattezza , anzi incompiutezza assoluta nelle
citazioni che si riferiscono all’opera del Bonaparte, si nota pei Mam-
miferi nel « Catalogue of the Chiroptera » del Dobson; pei Rettili e per
gli Anfibi nel « Catalogue of the Lizards » e nel « Catalogue of the Ba-
trachia Salientia » del Boulanger, e pei Pesci nella grande opera « Ca-
talogue of the Fishes » del Gunther.
Questa mancanza di precisione ha gravi inconvenienti, specialmente
«mando si tratta di definire questioni di priorità.
Allorchè io lavorava intorno al mio « Elenco degli Uccelli Italiani »,
pubblicato negli Annali del Museo civico di Storia Naturale di Ge-
nova, ser. 2°, vol. III, pp. 1-331, 1887, fui obbligato a fare diligenti ri-
cerche per fissare la data di alcuni generi stabiliti dal Bonaparte, e mi
venne fatto di poter trovare il modo per determinare le date della pub-
blicazione delle diverse parti della « Iconografia della Fauna Italica. »
Il bandolo per venire a capo di ciò ci viene dato dallo stesso Bonaparte,
il quale nello Specchio generale dell’opera, stampato nel Tomo primo,
dopo il Catalogo degli Associati e prima dell’Indice distributivo del
Tomo medesimo, enumera i XXX fascicoli, di cui si compone l’opera
3
colla data di pubblicazione di ciascuno di essi; pare che quello Specchio
sia sfuggito all’attenzione dei zoologi.
Inoltre nell’Indice distributivo di ciascun Tomo il Bonaparte indica
per ciascuna specie illustrata il fascicolo nel quale essa fu pubblicata.
Con questi elementi ho potuto ritrovare il contenuto di tutti i fascicoli
e la data della pubblicazione dei medesimi.
Io ho anche fatto ricerche per procurarmi, od almeno per rintracciare
qualche esemplare dell’opera del Bonaparte , distribuito ancora nei fa-
scicoli originali, ma le mie ricerche sono state infruttuose e presso la
Stamperia Salviucci di Roma, che stampò l’opera, e presso il Cardinale
Bonaparte in Roma. Ad ogni modo io non ho alcun dubbio che il re-
sultato cui io sono giunto è soddisfacente, ad onta di talune incertezze
provenienti da indicazioni evidentemente erronee, forse per /apsu calami
dello stesso Bonaparte, o per errore tipografico.
In questo mio lavoro bibliografico io indicherò prima il contenuto dei
singoli fascicoli, e poscia aggiungerò un Indice alfabetico delle specie
illustrate dal Bonaparte nella sua « Iconografia », dividendolo in quattro
parti, ciascuna delle quali si riferisce ad una delle quattro classi, nelle
quali il Bonaparte distribuì i Vertebrati della « Fauna Italica. »
Nell’indice alfabetico il nome di ciascuna specie sarà accompagnato
dalla indicazione del Tomo in cuì si trova, del numero della puntata di
cui faceva parte (numero che, come avverte il Bonaparte nella NB. al-
l’Indice distributivo, /rovasî impresso a piè di pagina dei fogli per
indicare la progressione con la quale gli articoli furono pubblicati);
della Tavola coi relativi numeri delle figure, e finalmente del fascicolo
colla rispettiva data. Per tal modo gli autori avranno un mezzo facile
per dare la esatta e completa citazione delle specie illustrate dal Bona-
parte nella « Iconografia della Fauna Italica. »
ELENCO E CONTENUTO
dei XXX fascicoli della « Iconografia. »
Fasc. I (1832).
Canis melanogaster, punt. 1, 1°, tav. |.
Sylvia icterina, punt. 2, tav. 28, f. 2.
Sylvia hippolaîs, punt. 2", tav. 28, f. 1.
Coluber Riccioli, punt. 3, 3*, tav. 61.
Triton cristatus, punt. 4, 4%, 4°*, tav. 83, f. 1, 2.
Triton punctatus, punt. (4) (1), tav. 83, f. 4.
(1) Sono inclusi fra parentesi i numeri che non si trovano stampati a piò di pagina dei rispettivi
fogli, ma che sono quelli della puntata, cui i detti fogli appartengono.
Triton carnifex, punt. (4), tav. 83, f. 3.
Triton exiguus, punt. (4), tav. 83, f. 5.
Cantharus orbicularis, punt. 5, 5*, tav. 89.
Trygon violacea, punt. 6, tav. 155.
Fasc. II (1833).
Talpa caeca, punt. 7, 7°, tav. 17, f. 1.
Talpa europaea, punt. (7), tav. 17, f. 2.
Numenius tenuirostris, punt. 8, tav. 42.
Natrix gabina, punt. 9, 9*, tav. 72.
Serranus hepatus, punt. 10, 10", tav. 86, f. 1.
Anthias sacer, punt. 10", tav. 86, f. 2.
Anthias buphthalmos, punt. (10), tav. 86, f. 3.
Miliobatis noctula, punt. 1], tav 159.
Miliobatis aquila, punt. 12, tav. 160.
Fasc. III (1833).
Mus tectorum, punt. 13, 13*, tav. 21, f. 1.
Mus decumanus, punt. 13*, tav. 21, f. 2.
Fringilla cisalpina (1), punt. 14, tav. 36, f. 1, 2, 3.
Ascalabotes mauritanicus, punt. 15, 15*, tav. 54, f. 1.
Hemidactylus triedrus, punt. (15), tav. 54, f. 2.
Callionymus festivus, punt. 16, 16*, tav. 104, f. 1; tav. 105, f. I.
Callionymus maculatus, punt. 16**, tav. 104, f. 2,3.
Raja miraletus, punt. 17, tav. 145.
Raja quadrimaculata, punt. 18, tav. 146.
Fasc. IV (1833).
Mustela martes, punt. 19, 19*, tav. 2.
Fringilla serinus, punt. 20, 20*, tav. 37, f. 1, 2.
Coluber fiavescens, punt. 21, 21*, tav. 62, f. 1, 2.
Pleuronectes macrolepidotus, punt. 22, 22*, tav. 97, f. 1.
Pleuronectes Bosciîi, punt. (22), tav. 97, f. 2.
Pleuronectes arnoglossus, punt. (22), tav. 97, f. 3.
Rhombus rhomboides, punt. 23, tav. 99, f. 1.
Rhombus laevis, punt. 23*, tav. 99, f. 2.
Rhombus podas, punt. 24, tav. 100, f. 1.
Rhombus mavimus, punt. 24", tav. 100, f. 2.
Fasc. V (1833).
Coluber viridiflavus, punt. 25, 25*, tav. 63, 63 bis.
Coluber viridiflavus, var. carbonarius, tav. 63 ter.
Solea vulgaris, 26, 26*, tav. 101, f. 1, 2.
(1) Come sì dirà più avanti, in una nota alla Ch/orospiza incerta, per un’accidentale trasposi-
zione, nell’« Indice distributivo del tomo primo » la Fringilla cisalpina è erroneamente indicata
come contenuta nel fascicolo XXIV. Per la stessa ragione l'indicazione che la Fringilla serinus
sia stata pubblicata nel fascicolo III, anziché nel IV, è senza dubbio erronea,
Solea Kleinti, punt. 26**, tav. 101, f. 3.
Solea oculata, punt. 27, tav. 102, f. 1.
Solea lascaris, punt. 27*, tav. 102, f.2.
Solea Mangilii, punt. 27**, tav. 102, f. 3.
Plagusia lactea, punt. 27***, tav. 102, f. 4.
Solea lutea, punt. 28, tav. 103, f. 1.
Solea monochir, punt. 28", tav. 103, f. 2.
Rhombus unimaculatus, punt. 28**, tav. 103, f. 3.
Fasc. VI (1834).
Perdix graeca, punt. 29, 29*, tav. 29.
Mugil cephalus, punt. 30, 30*, 30**, tav. 91, f. 1.
Mugil chelo, punt. (30), tav. 91, f. 2.
Mugil labeo, punt. (30), tav. 91, f. 3.
Mugil capito, punt. 31, tav. 92, f. 1.
Mugil auratus, punt. 31*, tav. 92, f. 2, 3.
Raja marginata, punt. 32, 32*, tav. 144.
Trygon pastinaca, punt. 33, 33%, tav. 156.
Trygon brucco, punt. 34, tav. 157.
Fasc. VII (1834).
Lutra vulgaris, punt. 35, 35%, tav. 4.
Motacilla flava, punt. 36, 36*, tav. 31, f. 1.
Motacilla cinereocapilla, punt. (36), tav. 31, f. 2.
Motacilla melanocephala, punt. (36), tav. 31, f. 3.
Natrix elaphiîs, punt. 37, 37", tav. .71, 71 bis, f. 1, 2.
Coluber leopardinus, punt. 38, 38*, tav. 64, f. 1, 2, 3.
Scyllium canicula, punt. 39, 39*, 39**, 39***, tav. 131, f. 1.
Scyllium stellare, punt. (39), tav. 131, f. 2.
Scyllium melanostomum, punt. (39), tav. 131, f. 3.
Fasc. VIII (1834).
Arvicola arvalis, punt. 40, 40%, tav. 23, f. 1, 2.
Arvicola terrestris, punt. 40**, tav. 23, f. 3.
Arvicola amphibius, punt. (40), tav. 23 bis (1).
Emberiza palustris, punt. 41, 41", tav. 34, f. 1, 2, 3.
Emberiza schoenicola, tav. 34 (fig. capitis).
Vipera ammodytes, punt. 42, 42", tav. 76.
Mustelus plebejus, punt. 43, 43%, tav. 132, f. 1.
Mustelus equestris, punt. 43**, tav. 132, f. 2.
Galeus canis, punt. (43), tav. 132, f. 3.
Spina® acanthias, punt. 44, 44*, tav. 139.
(1) La tavola nella quale è figurato l'Arvicola amphibius non è annoverata nell’« Indice distri-
butivo del tomo primo. »
6
Fasc. IX (1834).
Capra musmon, punt. 45, 45%, tav. 5.
Sylvia turdoîdes, punt. 46, 46*, tav. 29, f. I.
Sylvia arundinacea, punt. (46), tav. 29, f. 2.
Sylvia Cetti, punt. (46), tav. 29, f. 3.
Natrix torquata, punt. 47, 47%, tav. 74, f. 1,2.
Stromateus fiatola, punt. 48, 48*, tav. 125, f. l.
Stromateus microchirus, punt. (48), tav. 125, f. 2.
Spinax Blainvillii, punt. 49, tav. 140, f. 1.
Spinax uyatus, punt. 49%, tav. 140, f. 2.
Fasc. X (1834).
Sylvia sibilatrix, punt. 50, tav. 27, f. 1.
Sylvia trochilus, punt. 50", tav. 27, f. 2.
Sylvia rufa, punt. (50), tav. 27, f. 3.
Sylvia Bonellii, punt. (50), tav. 27, f. 4.
Vipera aspîs, punt. 51, 51*, tav. 77, f. 1, 2, 3; tav. 77 bis, f. 1, 2.
Vipera aspîs, tav. 77 ter, fig. 1, nigra.
» » fig. 2, Ocellata.
» » fig. 3, rubriventris.
Vipera aspis rufa, tav. 77 quatuor, fig. 1.
Vipera aspîs fusca, tav. 77 quinque, f. 2.
Trigia\cords, punt,:52, 53° 53, o2°** tav. 94, Lo:
Trigla lyra, punt. (52), tav. 94, f. 2.
Trigla milvus, punt. (52), tav. 94, f. 3.
Trigla aspera, punt. (52), tav. 94, f. 4.
Fasc. XI (1834).
Sylvia palustris, punt. 53, tav. 30, f. 1.
Sylvia luscinioides, punt. 53%, tav. 30, f. 2.
Testudo graeca, punt. 54, 54", tav. 48.
Emys lutaria, punt. 55, 55*, tav. 50.
Natriîx tessellata, punt. 56, tav. 73, f. 1.
Natrix tessellata albolineolata, tav. 73, f. 2.
Natrix viperina, punt. 56%, tav. 73, f. 3.
Mugil saliens, punt. 57, tav. 98.
Trigla cuculus, punt. 58, tav. 96, f. 1.
Trigla lineata, punt. 58%, tav. 96, f. 2.
Fasc. XII (1835).
Coluber hippocrepis, punt. 59, tav. 65, f. 1, 2.
Pelias berus, punt. 60, 60*, tav. 78, f. 1.
Pelias chersea, punt. 60"*, tav. 78, f. 2.
Callionymus belennus, punt 61, tav. 105, f. 2, 3.
_Lophius piscatorius, punt. 61°, 61**, tav. 105, f. 4; tav. 105 bis, f. 1.
Lophius budegassa, punt. (61), tav. 105 bis, f. 2, 3.
Notidanus griseus, punt. 62, 62*, tav. 137, f. 1.
Notidanus cinereus, punt. 62**, tav. 137, f. 2.
Torpedo nobiliana, punt. 63, tav. 154.
Fasc. XIII (1835).
Pseudopus serpentinus, punt. 64, tav. 56.
Sciaena umbra, punt. 65, 65", 65"*, tav. 88, f. 1.
Corvina nigra, punt. (65), tav. 88, f. 2.
Umbrina cirrhosa, punt. (65), tav. 88, f. 3.
Alopias vulpes, punt. 66, 66°, tav. 134, f. 1.
Lamna cornubica, punt. (66), tav. 134, f. 2.
Echinorhinus spinosus, punt. 67, tav. 138.
Raja radula, punt. 68, tav. 147.
Trygon altavela, punt. 69, tav. 158.
Fasc. XIV, XV, XVI, XVII, XVIII (1835, 1836) (1)
}*
Dysopes Cestonii, punt. 70, tav. 7 (fasc. xIV, xvI, 1835, 1836).
Cervus dama, punt. 71, 71*, tav. 6 (fasc. xv, xvi, 1836).
Porphyrio antiquorum, punt. 72, 72", tav. 44 (fasc. xv, xvI, 1836).
Terrapene caspica, punt. 73, 73*, tav. 51 (fasc. xv, xVI, 1836).
Chelonia caretta, punt. 74, 74", 74**, tav. 52 (fasc. xIv, xvI, 1835, 1836).
Mus sylvaticus, punt. 75, tav. 22, f. 3 (fasc. xVvI, xvuI, 1836).
Mus musculus, punt. 75*, tav. 22, f. 2 (fasc. xv, xVIU, 1836).
Mus tectorum var. fuliginosus, tav. 22, f. 1 (fasc. xv, xvi, 1836).
Lacerta ocellata, punt. 76, 76*, 76**, 76**, tav. 55 (fasc. xv, xvI, 1836).
Lacerta viridis, punt. 76***, tav. 505 bis, f. 1, 2 (fasc. xv, XVI, XVII, XVII,
1836). i
Lacerta viridis bilineata, tav. 55 bis, f. 3 (fasc. xV, XVI, xVII, xVIII, 1836).
Lacerta viridis maculata, tav. 55 ter, f. 3 (fasc. xV, xVI, XVII, xVII, 1836).
Lacerta viridis mento-caerulea, tav. 55 ter, f. 4 (fasc. Xv, xVI, XVII, XVIII,
1836).
Lacerta agilis, punt. 76, tav. 55 quatuor, f. l (fasc. xv, XVI, XVII, XVII,
1836).
Lacerta agilis var. erythronota, tav. 55 quatuor, f. 2 (fasc. xV, xVI, XVII,
xvi, 1836).
Podarcis muralis, punt. 76, tav. 55 quinque, f. a. albiventris, d. nigriventris,
c. rubriventris (fasc. XV, XVI, XVII, xvi, 1836).
Podarcis muralis siculus, tav. 55 sex, f. a. olivaceus albiventris, d. macu-
latus rubriventris (fasc. xv, xVI, xVII, xVuII, 1836).
Gongylus-(2) ocellatus, punt. 77, 77*, 77°", tav. 57, f. 1 (fasc. xIV, xVII,
1835, 1836).
(1) Quasi tutte le specie contenute nei fascicoli XIV, XV, XVI, XVII e XVII, pubblicati negli
anni 1835 e 1836, furono comprese in più di un fascicolo, e quindi non mi è stato possibile asse-
gnarle a fascicoli singoli, e sono stato costretto di annoverarle nell’ordine col quale furono stam-
pate le puntate, indicando per ciascuna specie i diversi fascicoli in cui esse furono comprese.
(2) In tab. Scineus.
Seps chalcides, punt. 77, tav. 57, f. a. lineata, è. concolor (fasc. xIV, XVIII,
1835, 1836).
Perca fluviatilis, punt. 79, 79*, 79**, tav. 87, f. 1 (fasc. x1v, xvIr, 1835, 1836).
Labrax lupus, punt. 79""**, tav. 87, f. 2 (fasc. xIv, xvII, 1835, 1836).
Apogon rex-mullorum, punt. (79), tav. 87, f. 3 (fasc. x1v, xVII, 1835, 1836).
Smaris gracilis, punt. 80, 80*, tav. 90, f. 1 (fasc. xv, xVI, xVII, 1836).
Smaris insidiator, punt. 80**, tav. 90, f. 2 (fasc. xv, xVI, xVII, 1836).
Smaris alcedo, punt. 80""*, tav. 90, f. 4 (fasc. xv, xVI, xVII, 1836).
Smaris chryselis, punt. (80), tav. 90, f. 3 (fasc. xv, xVI, xvII, 1835).
Smaris gagarella, punt. (80), tav. 90 bis, f. 1 (fasc. xv, xv1, xVII, 1836).
Smaris vulgaris, punt. (80), tav. 90 bis, f. 2 (fasc. xv, xVI, xVII, 1836).
Smaris Maurii, punt. (80), tav. 90 bis, f. 3 (fase. xv, xVI, xVII, 1836).
Rurettus pruetiosus, punt. 81, tav. 128 (fase. xv, xvII, 1836).
Belone acus, punt. 82, 82", tav. 122, f. 1 (fasc. xv, xvIr, 1836).
Sayris Camperi, punt. (82), tav. 122, f. 2 (fasc. xv, xvi, 1836).
Tylosurus Cantrainii, punt. (82), tav. 122, f. 3 (fase. xv, xvi, 1836).
Acridotheres roseus, punt. 83, tav. 32, f. 1, 2, 3 (fasc. xvin, 1836).
Spinar niger, punt. 84, 84%, tav. 141, f. 1 (fase. xiv, xvIr, 1835, 1826).
Centrina Salviani, punt. (84), tav. 141, f. 2 (fase. xIv, xvIr, 1885, 1836).
Scymmnus lichia, punt. 85, tav. 142 (fase. xIv, xvI, 1835, 1836).
Rhinobalus Columnae, punt. 86, tav. 152 (fase. xv, xvir, 1835, 1836).
Acipenser sturio, punt. 87, 87%, 87*, 87%**. 87**. tav. 129, f. 1 (fasc. xVI,
xvi, 1836).
Acipenser Naccarii, punt. (87), tav. 129, f. 2 (fase. xvI, xvII, 1836).
Chimaera monstrosa, punt. 88, tav. 120 (fasc. xvI, xvII, 1836).
Coluber austriacus, punt. 90, 90*, tav. 67, f. 2, 3 (fasc. xv, xv, 1836).
Coluber Riccioli juv., tav. 67, f. 1 (fase. xv, xvirr, 1836).
Atherina hepsetus, punt. 91, 91%, 91**, tav. 118, f. 1 (fasc. xvIr, xvi, 1836).
Atherina mochon, punt. (91), tav. 118, f. 2 (fase. xvIr, xvi, 1896).
Atherina lacustris, punt. (91), tav. 118, f. 3 (fase. xvIr, xvIn, 1836).
Atherina Boyeri, punt. (91), tav. 118, f. 4 (fase. xvi, xvi, 1836).
Cyprinus regina, punt. 92, 92", tav. 108, f. 1 (fuse. xvni, 1836).
Cyprinus carpio, punt. (92), tav. 108, f. 2 (fase. xvIm, 1836).
Cyprinus elatus, vunt. (92), tav. 108, f. 3 (fase. xvi, 1836).
Tinca italica, punt. 93, 93*, tav. 109, f. 1 (fase. xvi, 1836).
Tinca chrysitis, punt. (93), tav. 109, f. 2 (fase. xvi, 1836).
Fasc. XIX (1837).
Coluber monspessulanus, puut. 89, 89*, tav. 66.
Coluber monspessulanus, var. Neumayeri, tav. 66 bis.
Sphargîs coriacea, punt. 94, tav. 53.
Salamandra maculosa, punt. 95, 95*, tav. 84, fig. 1.
Salamandra atra, punt. (95), tav. 84, f. 2.
Salamandrina perspicillata, punt. (95), tav. 84, f. 3.
Geotriton fuscus, punt. (95), tav. 84, f. 4.
Leuciscus squalus, punt. 96, 96%, tav. 111, f. 1; tav. 112, f. 2.
Leuciscus rubilio, punt. (96), tav. 111, f. 2.
Leuciscus scardafa, punt. (96), tav. 111, f. 3.
Pleuronectes Grohmanni, punt. 97, tav. 98, f. 2.
Platessa passer, punt. (97), tav. 98, f. 1.
Fasc. XX (1837).
Anguis fragilis, punt. 78, tav. 58, f. 2, a, d, c.
- Pseudopus serpentinus, tav. 58, f. 1.
Vespertilio emarginatus, punt. 98, lege 99, tav. 9, f. 1.
Vespertilio Capaccini, punt. (98, lege 99), tav. 9, f. 2.
Vespertilio vispistrellus, punt. 100, tav. 11, f. 1.
Vespertilio Savii, punt. (100), tav. 11, f. 2.
Aiîlurophis vivax, punt. 101, tav. 68, f. 1.
Coluber leopardinus jun., tav. 68, f. 2.
Trigla obscura, punt. 102, tav. 95, f. 1.
Trigla gurnardus, punt. (102), tav. 95, f. 2.
Leuciscus rubella, punt. 103, tav. 112, f. 1.
Leuciscus squalus, tav. 112, f. 2.
Leuciscus muticellus, punt. 103*, tav. 112, f. 3.
Leuciscus trasimenicus, punt. (103), tav. 112, f. 4.
Fasc. XXI (1837).
Plecotus auritus, punt. 98, 98", tav. 8, f. 1.
Plecolus brevimanus, punt. (98), tav. 8, f
Vespertilio Daubentoni, punt. 105, tav. 10,
Vespertilio murinus, punt. (105), tav. 10, f. 2.
Vespertilio Ursinii, puut. 106, tav. 15, f. 1
Barbastellus communis, punt. (106), tav. 15, f. 2.
Vespertilio Alcy'hoe, punt. 107, tav. 14, f. 1.
Vespertilio Leucippe, punt. 107%, tav. 14, f. 2.
Vespertilio Aristippe, punt. (107), tav. 14, f. 3.
Vespertilio noctula, punt. 108, tav. 13, f. 1.
Vespertilio serotinus, punt. (108), tav. 13, f. 2.
Rhinolophus ferrum-equinum, punt. 109, 109*, tav. 16, f. 1.
Rhinolophus hippocreptîs, punt. (109), tav. 16, f. 2.
Rhinolophus clivosus, punt. (109), tav. 16, f. 3.
Fasc. XXII (1838).
Leuciscus Fucini, punt. 104, tav. 113, f. 1.
Leuciscus albus, punt. 104", tav. 113, f. 2.
Leuciscus cavedanus, punt. (104), tav. 113, f. 3.
Mustela boccamela, punt. 110, tav. 3.
Sttta europaea, punt. 111, tav. 26, f. 1.
Sitta syriaca, punt. (111), tav. 26, f. 2.
Merops aegyptius, punt. 115, lege 114, tav. 25, f. 1.
Merops apiaster, tav. 25, f. 2.
Tyria Dahli, punt. 116, tav. 69.
10
Hytaco.ridts, paoli 117, 1175090170299 AS
Rana esculenta, punt. (117), tav. 79, f. 2, 2.
Rana temporaria, punt. (117), tav. 79, f. 3.
Fasc. XXIII (1838).
Sciurus italicus, punt. 112, tav. 20.
Sturnus unicolor, punt. 113, tav. 23, f. 1.
Sturnus vulgaris albo-varius, tav. 23, f. 2.
Vanellus gregarius, punt. 115, tav. 4l.
Rhinechis scalaris, punt. 118, tav. 70, f. 1 a, d.
Caelopeltis monspessulana, tav. 70, f. 2.
Pelobates fuscus, punt. 119, tav. 80, f. 1, 1.
Pelodytes punetatus, punt. 119", tav. 80, f. 2, 2.
Discoglossus pictus, punt. 119**, tav. 80, f. 3, 3.
Alytes obstetricans, punt. 119"**, tav. 809, f. 4, 4.
Bombinator igneus, punt. (119), tav. 80, f. 6.
Bombinator pachypus (1), punt. (119), tav. 80. f. 5, 5.
Mora mediterranea, punt. 120, 120”, tav. 107, f. 1.
Strinsia tinca, punt. (120), tav. 107, f. 2.
Lota argentea, tav. 107, f. 3.
Fasc. XXIV (1839).
Vespertilio Bonapartii, punt. 121, tav. 12, f. 1.
Vespertilio albo-limbatus, punt. (121), tav. 12, f. 2.
Chlorospiza incerta, punt. 122, tav. 98, f. 1, 2 (2).
Discoglossus sardus, punt. 129, tav. 81, f. 1.
Discoglossus pictus, tav. 81, f. 2
Rana alpina, tav. 81, f. 3.
Rana marittima, tav. 81, f. 4.
Rana hispanica, tav. 81, f. 5.
Bufo vulgaris, punt. 124, 124*, 124**, tav. 82, f. 2, 3; tav. 82 bis, £l1a,1%.
Bufo viridis, punt. (124), tav. 82, f. 1.
Bufo calamita, punt. (124), tav. 82 bis, f. 2.
Leuciscus roseus, punt. 126, lege 125, tav. 114, f. 1.
Leuciscus Genei, punt. 126*, lege 125*, tav. 114, f. 2.
Leuciscus Heegeri, punt. (126, lege 125), tav. 114, f.3.
Carcharodon lamia, punt. 126, 126*, tav. 135.
(1) In tab. Bombinator pacridactylus (sic).
(2) La Chlorospiza incerta nell’« Indice distributivo del tomo primo » è indicata come contenuta
nel fascicolo IV, pubblicato nel 1833, mentre la FringiZla cisalpina è indicata come contenuta nel
fascicolo XXIV, pubblicato nel 1839, e la Fringilla serinus come contenuta nel fascicolo III, ma
quelle indicazioni sono certamente erronee. Infatti nella sinonimia della Ch/orospiza incerta il
Bonaparte cita il volume III del « Manuel d'Ornithologie » del Temminck, che fu pubblicato nel
1835, cosicchè è evidente che la (Alorospiza incerta non poteva essere contenuta nel fascicolo IV,
pubblicato nel 1833. Anche dall’ordine progressivo delle puntate si giunge allo stesso risultato, e
così pure dalle date impresse sulle tavole, 1832 su quella della FYr2ngiZZa cisalpina, 1833 su quella
della Fringilla serimus, e 1838 su quella della Chlorospiza incerta, anteriori di un anno alla data
di pubblicazione dei rispettivi fascicoli III, IV e XXIV.
Fasc. XXV (1839).
Gallinago Brehmi, punt. 127, tav. 43.
Zootoca vivipara, punt. 128, 128*, tav. 59, f. 1.
Notopholis Fitzingeri, punt. 128*, tav. 59 bis, f. 3.
Notopholis moreotica, tav. 59 bis, f. 4.
Psammodromus Edwardsianus, punt. 128**, tav. 59 bis, f. 2.
Tropilosaura algira, tav. 59 bis, f. 5.
Acanthodactylus Boschianus, punt. (128), tav. 59, f. 2.
Acanthodactylus velox, tav. 59, f. 3.
Eremias variabilis, tav. 59, f. 4
Eremias variabilis arguta, tav. 59, f. 5.
Phyllodactylus europaeus, punt. (128), tav. 59 bis, f. 1, 1.
Barbus fluvialilis, punt. 129, 129", tav. 110, f. 3.
Barbus eques, punt. 129**, tav. 110, f. 2.
Barbus plebejus, punt. (129), tav. 110, f. 1.
Barbus (monstrum), tav. 110 bis, f. 1.
Bardus caninus, punt. (129), tav. 110 bis, f. 2.
Barbus leptopogon, tav. 110 bis, f. 3.
Gob'o uranoscopus, tav. 110 bis, f. 4.
Gobio venatus, punt. (129), tav. 110 bis, f. 5.
Gobio fiuviatilis, tav. 110 bis, f. 6.
Laeviraja oxyrhynchus, punt. 130, tav. 151, f. 1.
Laeviraja macrorhynchus, punt. (130), tav. 151, f. 2.
Fasc. XXVI (1839).
Salamandra corsica, punt. 131, tav. 85, f. 1, a, d.
Megapterna montana, tav. 85, f. 2.
Glossoliga Potreti, tav. 85, f. 3.
Bradybates ventricosus, tav. 85, f. 4.
Pleurodeles Waltli, tav. 85, f. 5.
Euproctus platycephalus, punt. 131*, 131**, 131*"*, tav. 85 bis, f. 1.
Triton alpestris, punt. (131), tav. 85 bis, f. 2.
Triton apuanus, tav. 85 bis, f. 3.
Triton marmoratus, tav. 85 bis, f. 4.
Triton nycthemerus, tav. 85 bis, f. 5.
Triton palmatus, tav. 85 bis, f. 6.
Triton lobatus. tav. 85 bis, f. 7.
Emberiza Durazzi, punt. 132, tav. 35, f. 1, 2.
Erythrospiza githaginea, punt. (132), tav. 35, f. 3.
Astrodermus elegans, punt. 132, 132*, lege 133, 133", tav. 127, f. 1.
Centrolophus pompilus, punt. (132, lege 133), tav. 127, f. 2.
Schedophilus medusophagus, punt. (132, lege 133), tav. 127, f. 3.
Oxyrrhina Spallanzanti, punt. 134, tav. 136, f. 1.
Odontaspis ferox, punt. (134), tav. 134, f. 2.
Raja falsavela, punt. 135, lege 136, tav. 148, f. 1.
Raja quadrimaculata, tav. 148, f. 2.
14
12
Fasc. XXVII (1840).
Xema Lambruschinii, punt. 135, 135*, lege 136, 136*, tav. 45.
Xema ridibundum, tav. 45, f. a.
Xema melanocephalum, tav. 45, f. db.
Chersus marginatus, punt. 137, tav. 49.
Gonostoma denudata, punt. 138, 138", tav. 119, f. 1.
Ichthyococcus ovatus, punt. 138**, tav. 119, f. 3.
Ichthyococcus Poweriae, punt. (138), tav. 119, f. 2.
Scopelus Benoiti (1), punt. (138), tav. 119, f. 4.
Scopelus Risso, punt. (138), tav. 119, f. 5.
Scopelus Cocco, punt. (138), tav. 119, f. 6.
Maurolicus amethystino-punctatus, punt. (138), tav. 119, f. 7.
Maurolicus attenuatus, punt. (138), tav. 119, f. 8.
Myctophum Rafinesquii, punt. 139, tav. 120, f. 2.
Myctophum metopoclampum, punt. 139*, tav. 120, f. 3.
Myctophum Gemellari, punt. 139**, tav. 120, f. 4.
Myctophum punctatum, punt. (139), tav. 120, f. 1.
Lampanictus Bonapartii, punt. (139), tav. 120, f. 5.
Odontostomus hyalinus, punt. (139), tav. 120, f. 6.
Squalus glaucus, punt. 140, 140*, 140**, tav. 133, f. 2.
Sphyrna zygaena, punt. (140), tav. 133, f. 1.
Natrix Cettiî, punt. 141, tav. 75, f. 1.
Zacholus Fitzingeri, tav. 75, f. 2.
Fasc. XXVIII (1840).
Xema capistratum, punt. 142, tav. 46, f. 1.
Xema minutum, tav. 46, f. 2.
Pterocles alchata, punt. 143, tav. 40.
Chlorophthalmus Agassizi, punt. 144, tav. 121, f. 2.
Argyropelecus hemigymnus (2), punt. (144), tav. 121, f. 3.
Aulopus filamentosus, punt. 144*, tav. 121, f. 1 a, d.
Callionymus dracunculus, punt. 145, tav. 106, f. 1, 2.
Blennius Rouxi, punt. 145*, 145**, tav. 106, f. 3.
Blennius trigloides, punt. (145), tav. 106, f. 6.
Blennius lupulus, punt. (145), tav. 106, f. 5.
Blennius varus, punt. (145), tav. 106, f. 7.
Blennius anticolus, punt. (145), tav. 106, f. 4.
Telestes Savignyi, punt. 146, tav. 115, f. 1.
Scardinius erythrophthalmus, punt. 146*, tav. 115, f. 2.
Chondrostoma rysela, punt. (146), tav. 115, f. 3.
Squatina angelus, punt. 147, 147*, tav. 143, f. 1.
Squatina oculata, punt. (147), tav. 143, f. 2.
Squatina fimbriata, tav. 143, f. 3.
(1) In tab. Scopelus Benoisti.
(2) In tab, Sternoptya mediterranea.
13
Fasc. XXIX (1840).
Sorex araneus, punt. 148, 148*, tav. 18, f. 1, 2.
Sorex alpinus, punt. 148"*, tav. 18, f. 3.
Sorex Antinorii, punt. (148), tav. 18, f. 4, f. 5 (0).
Crossopus fodiens, punt. (148), tav. 18, f. 6.
Crossopus ciliatus, punt. (148), tav. 18, f. 7.
Sorex pygmaeus, tav. 19, f. 1.
Pachyura etrusca, punt. 149, tav. 19, f. 2.
Pachyura capensis, tav. 19, f. 3.
Crocidura flavescens, tav. 19, f. 4.
Crocidura musaranea, punt. 149*, tav. 19, f. 5, 6.
Crocidura thoracica, punt. (149), tav. 19, f. 7.
Crocidura leucodon, punt. (149), tav. 19, f. 8,9.
Falco Eleonorae, punt. 150, tav. 24.
Sudis hyalina, punt. 152, 152", tav. 121, f. 1.
Paralepis coregonoides, punt. (152), tav. 124, f. 2.
Sphyraena spet, tav. 124, f. 3.
Coryphaena hippurus, punt. 153, 153*, tav. 126, f. 1.
Coryphaena pelagica, punt. (153), tav. 126, f. 2.
Raja batis, punt. 154, tav. 149, f. 1.
Dasybatis asterias, punt. 154*, tav. 149, f. 2.
Dasybatis aspera, tav. 149, f. 3.
Dasybatis clavata, punt. (154), tav. 149, f. 4.
Fasc. XXX (1841).
Querquedula angustirostris, punt. 151, tav. 47, f. 1, 2.
Callichen rufinus, tav. 47, f. 3.
Podarcis oxycephala, punt. 155, 155*, tav. 60, f. 3.
Podarcis taurica, punt. 155*, tav. 60, f. 2.
Psammodromus cinereus, punt. (155), tav. 60, f. 4.
Lacerta viridis, var. strigata, tav. 60, f. 5.
Notopholis nigropunctata, tav. 60, f. 1.
Ophiomorus miliaris, tav. 60, f. 6.
Ctenolabrus iris, punt. 156, 156%, 156%, tav. 117, f. 3.
Coricus virescens, punt. 156***, tav. 117, f. 4.
Julis vulgaris, punt. (156), tav. 117, f. l.
Julis Giofredi, punt. (156), tav. 117, f. 2.
Aspius alburnus, punt. 157. tav. 116, f. 5.
Leuciscus Genei, tav. 116, f. 1.
Scardinius erythrophthalmus, tav. 116, f. 2.
Squalius elatus, tav. 116, f. 3.
Squalius aula, tav. 116, f. 4.
Stomias barbatus, punt. 158, tav. 123, f. 3.
Chauliodus setinotus, punt. 158", 158**, tav. 123, f. 2.
Macrourus caelorhynchus (1), punt. (158), tav. 123, f. 1
(1) In tab. Macrourus mysticetus
14
Dasybatis fullonica, punt. 159, 159*, tav. 150, f. 1, f. a.
Lagocephalus Pennanti, punt. (159), tav. 150, f. 2.
Torpedo narce, punt. 160, 160*, 160**, 160***, 160****, 160*****, tav. 153,
dt,
Torpedo Galvanii, punt. (160), tav. 153, f. 3, 4, 5.
Oltre alle descrizioni delle specie contenute nei fascicoli, il Bonaparte
pubblicò anche una « Introduzione » a ciascuna delle quattro classi dei
Vertebrati: una pei Mammiferi, una per gli Uccelli, una per gli Anfibi
ed una finalmente pei Pesci. In ciascuna di queste Introduzioni, tutte le
specie italiane della rispettiva classe, e non soltanto quelle illustrate nei
fascicoli, sono menzionate, sovente con una nomenclatura diversa ed
anche nuova, e sia per questa ragione, come anche per avere il Bona-
parte proposto nelle medesime taluni nuovi nomi generici, non è senza
importanza di poter fissare la data esatta della pubblicazione di dette
Introduzioni. Limitandomi a discorrere della Introduzione alla Classe
degli Uccelli, giacchè credo che le altre siano state pubblicate alla
stessa data, debbo far notare come si affermi generalmente che essa sia
stata pubblicata nel 1839 (1), ma questa data è certamente erronea,
giacchè per prove che scaturiscono dalla Introduzione stessa, come ha
fatto giustamente notare il Prof. Alfred Newton (Yarrell’s, Brît. Birds,
I, p. 613, nota), è certo che essa non fu pubblicata prima del 1840; infatti
nella medesima si trovano menzionati alcuni nomi generici e specifici
di uccelli, pubblicati per la prima volta dal Keyserling e dal Blasius
nell’opera intitolata « Wirbelthiere Europa's (2), pubblicata nel 1840,
non prima del mese di maggio, come appare dal « Prospectus » di quel-
l’opera, avente quella data. È quindi evidente che la « Introduzione »
del Bonaparte deve essere stata pubblicata qualche tempo dopo quella
data, ed io sono quasi certo che essa non apparve prima del 1841. m-
fatti nell’ultimo paragrafo della « Introduzione » alla classe degli uccelli
sono menzionate tutte le specie figurate nell'opera, e siccome l’ultima
figurata, come appare dall’Indice distributivo del Tomo primo, fu la
Querqueduta angustirostris (insieme colla testa del CazZîchen rufinus),
la cui tavola fu contenuta nel fascicolo XXX, od ultimo, pubblicato,
secondo l’asserzione del Bonaparte (Specchio generale dell’opera) nel
1841, ne consegue che la « Introduzione » deve essere stata pubblicata
(1) List. Brit. Birds, B. O. U. p. 73. — Check-List of N. Am. B. p. 238, ecc.
(2) Il Bonaparte, oltre al menzionare il genere .Symorhynchus, K. et Blas., ed
il Larus leucocephalus, Boiss., sinonimo di L. Lambruschinti, il primo stabi-
lito ed il secondo-identificato nell’opera del Keyserling e del Blasius, menziona
gli « Ucelli Liguri » del Durazzo, che furono pubblicati nel 1840.
15
dopo il compimento del fascicolo XXX od ultimo nel 1841, ed è naturale
che così sia avvenuto.
Ma, si può domandare, come va che nella seconda edizione della « List
of Genera of Birds » del Gray, pubblicata nel 1841, si trova già men-
zionato il genere Chettusia, Bp., che si crede sia stato stabilito nella
detta Introduzione? — La risposta non è difficile. La Lista del Gray, di
cui, per notizia avuta dal Prof. Newton, fu pubblicata una rivista dallo
Strickland nel numero di gennaio del 1842 degli « Annals of Natural
History » (vol. VIII. p. 367), molto probabilmente fu pubblicata negli
ultimi mesi del 1841, e se la « Introduzione » alla classe degli Uccelli
del Bonaparte fu pubblicata nei primi mesi dello stesso anno, il Gray
può aver avuto il tempo di vederla prima della pubblicazione della sua
« List ».
Ma, si può soggiungere, come va che il Gray nella sua « List » at-
tribuì al genere Chettusia, Bp. la data 1839? — A_meno che il Bonaparte
non abbia pubblicato quel nome generico in qualche altro lavoro gene-
ralmente ignorato (1), la sola spiegazione che io posso dare è la seguente:
La dedica della « Iconografia » del Bonaparte al Granduca di Toscana
Leopoldo II, posta dopo il frontispizio del primo Tomo dell’opera, ha la
data 1839 (2), e molto probabilmente il Gray credette che quella fosse
la data anche della « Introduzione ».
Dopo le cose dette io penso che noi possiamo ragionevolmente ritenere
che la « Introduzione » alla classe degli Uccelli e quelle alle altre classi
di Vertebrati, nella « Iconografia della Fauna Italica » del Bonaparte,
siano state pubblicate nell’anno stesso in cui l’opera fu compiuta, cioè
nel 1841.
(1) Anche rispetto al genere Otocorys, Bp., si affermava generalmente che
esso fosse stato stabilito nella « Introduzione » colla data 1839, ma io sono
riuscito a scoprire recentemente che la data è esatta, ma che esso fu proposto
per la prima volta nei « Nuovi annali delle Scienze Naturali » (Bologna), II.
p. 407 (1839).
(2) Pare che il Bonaparte pubblicasse la dedica della sua opera al Granduca
di Toscana Leopoldo II, in occasione del primo Congresso degli Scienziati lta-
liani, tenuto in Pisa, nel 1839.
16
INDICE ALFABETICO
delle specie di Vertebrati illustrate dal Bonaparte
nella « Iconografia della Fauna Italica »
Mammiferi.
Arvicola amphibius, tom. I, punt. (40), tavola 23 bis (fase. vi, 1834).
Arvicola arvalis, tom. I, punt. 40, tav. 23, f. 1, 2 (fasc. vu, 1834).
Arvicola terrestris, tom: I, punt. (40), tav. 23, f. 3 (fasc. vir, 1834).
Barbvastellus communis, tom. I, punt. (106), tav. 15, f. 2 (fasc. xxI, 1837).
Canis melanogaster, tom. I, punt. 1, tav. 1 (fasc. 1, 1832).
Capra musmon, tom. I, punt. 45, tav. 5 (fasc. Ix, 1834).
Cervus dama, tom. I, punt. 71. tav. 6 (fasc. xv, xvI, 1836).
Crocidura flavescens, tom. I, tav. 19, f. 4 (fasc. xxIx, 1840).
Crocidura .-leucodon, tom. I. punt. (149), tav. 19, f. 8,9 (fasc. xxIx, 1840).
Crocidura musaranea, tom. I, punt. (149), tav. 19, f. 5,6 (fasc. xxrx, 1840).
Crocidura thoracica, tom. I, punt. (149), tav. 19, f. 7 (fasc. xxix, 1840.
Crossopus ciliatus, tom. 1, punt. (148), tav. 18, f. 7 (fasc. xxIx, 1840).
Crossopus fodiens, tom. I, punt. (148), tav. 18, f. 6 (fasc. xx1x, 1840).
Dysopes Cestonti, tom. I, punt. 70, tav. 7 (fasc. xIv, xvI, 1835, 1836).
Lutra vulgaris, tom. I, punt. 35, tav. 4 (fasc. vu, 1834).
Mus decumanus, tom. 1, punt. (13), tav. 21, f. 2 (fasc. Ir, 1833).
Mus musculus, tom. 1, punt. (75), tav. 22, f. 2 (fase. xv, xvIn, 1836).
Mus sylvaticus, tom. I, punt. 75, tav. 22, f. 3 (fasc. xvI, xvII, 1836).
Mus tectorum, tom. I, punt. 13, tav. 21, f. 1 (fasc. mn, 1833).
Mus tectorum, var. fuliginosus, tom. I, tav. 22, f. 1 (fasc. xv, xvui, 1836).
Mustela boccamela, tom. I, punt. 110, tav. 3 (fase. xxIT, 1838).
Mustela martes, tom. I, punt. 19, tav. 2 (fasc. Iv, 1833).
Pachyura capensis, tom. I, tav. 19, f. 3 (1840).
Pachyura etrusca, tom. I, punt. 149, tav. 19, f. 2 (fasc. xxIx, 1840).
Plecotus auritus, tom. I, punt. 98, tav. 8, f. 1 (fase. xx1, 1837).
Plecotus brevimanus, tom. I, punt. (98), tav. 8, f. 2 (fasc. xxI, 1837).
Rhinolophus clivosus, tom. I, punt. (109), tav. 16, f. 3 (fasc. xxI, 1837).
Rhinolophus ferrum-equinum, tom. I, punt. 109, tav. 16, f. 1 (fase. xx1, 1837).
Rhinolophus hyppocrepis, tom. I, punt. (109), tav. 16, f. 2 (fasc. xxI, 1837).
Sciurus italicus, tom. I, punt. ‘112, tav. 20 (fase. xx, 1838).
Sorex alpinus, tom. I, punt. (148), tav. 18, f. 3 (fasc. xxIx, 1840).
Sorex Antinorii, tom. I, punt. (148), tav. 18, f. 4, 5 (?) (fasc. xx1x, 1840).
Sorex araneus, tom. I, put. 148, tav. 18, f. 1, 2 (fase. xxIx, 1840).
Sorex pygmaeus, tom. I, tav. 19, f. 1 (fasc. xxIx, 1840).
Talpa caeca, tom. I, punt. 7, tav. 17, f. 1 (fase. IT, 1833).
Talpa europea, tom. I, punt. (7), tav. 17, f. 2 (fasc. II, 1833).
Vespertilio albo-limbatus, tom I, punt. (121), tav. 12, f. 2 (fase. xxIv, 1839).
Vespertilio Alcythoe, tom. 1, punt. 107, tav. 14, f. 1 (fasc. xxI, 1837).
Vespertilio Aristippe, tom. I, punt. (107), tav. 14, f. 3 (fasc. xxI, 1837).
Vespertilio Bonapartii, tom. I, punt. 121, tav. 12, f. 1 (fasc. xxIv, 1839).
Vespertilio Capaccinii, tom. I, punt. (98, lege 99), tav. 9, f. 2 (fasc. xx, 1837).
Vespertilio Daubentoni, tom. I, punt. 105, tav. 10, f. 1 (fasc. xxI, 1837).
Vespertilio emarginatus, tom. 1, punt. 98, lege 99, f. 1 (fasc. xx, 1837).
Vespertilio Leucippe, tom. I, punt. (102), tav. 14, f. 2 (fasc. xxI, 1837).
Vespertilio murinus, tom. I, punt. (105), tav. 10, f. 2 (fasc. xxI, 1837).
Vespertilio noctula, t>m. I, punt. 108, tav. 13, f. 1 (fasc. xxI, 1837).
Vespertilio Savii, tom. 1, punt. (100), tav. 11, f. 2 (fasc. xx, 1837).
Vespertilio serotinus, tom. I, punt. (108), tav. 13, f. 2 (fisc. xxI, 1837).
Vesperlilio Ursinii, tom. !, punt. 106, tav. 15, f. 1 (fasc. xxI, 1837).
Vespertilio vispistrelltus, tom. I, punt. 100, tav. 11, f. 1 (fuse. xx, 1837).
Uccelli.
Acridotheres roseus, tom. I, punt. 83, tav. 32, f. 1, 2, 3 (fasc. xviti, 1836).
Callichen rufinus, tom. I, tav. 47, f. 3 (fasc. xxx, 1841).
Chiorospiza incerta, tom. I, punt. 122, tav. 33, f. 1, 2 (fasc. xxIv, 1839).
Emberiza Durazzi, tom. 1, punt. 132, tav. 35, f. 1, 2 (fasc. xxvI, 1839).
Emberiza palustris, tom. I, punt. 41, tav. 34, f. 1, 2, 3 (fasc. vin, 1834).
Emberiza schoenicola, tom. I, tav. 34 (fig. capitis) (fase. vin, 1834).
Erythrospiza githaginea, tom. I, punt. (132), tav. 35, f. 3 (fasc. xxvI, 1839).
Falco Eleonorae, tom. 1, punt. 150, tav. 24 (fasc. xxIx, 1840).
Fringilla cisalpina, tom. I, punt. 14, tav. 36, f. 1, 2, 3 (fasc. I, 1833).
Fringilla serinus, tom. I, punt. 23, tav. 37, f. 1, 2 (fasc. Iv, 1833).
Gallinago Brehmi, tom. I, punt. 127, tav. 43 (fasc. xxv, 1839).
Merops aegyptius, tom. I, punt. 115, lege 114, tav. 25, f. 1 (fasc. xxII, 1838).
Merops apiaster, tom. I, tav. 25, f. 2 (fasc. xxtI, 1838).
Motacilla cinereo-capilta, tom. I, punt. (36), tav. 31, f. 2 (fasc. vir, 1834).
Motacilla flava, tom. I, punt. 36, tav. 31, f. 1 (fase. vir, 1834).
Motacilla melanocephala, tom. I, punt. (36), tav. 31, f. 3 (fase. vi', 1834).
Numenius tenuirostris, tom. I, punt. 8, tav. 42 (fasc. II, 1833).
Perdix graeca, tom. I, punt. 29, tav. 29 (fasc. vi, 1834).
Porphyrio antiquorum, tom. I, punt. 72, tav. 44 (fase. xv, xvI, 1836).
Pterocles alchata, tom. I, punt. 143, tav. 40 (fasc. xxvIrI, 1840).
Querquedula angustirostris, tom. I, punt. 151, tav. 47, f. 1, 2 (fasc. xxx, 1841).
Sitta europaea, tom. I, punt. 111, tav. 26, f. 1 (fasc. xx, 1898).
Stitta syriaca, tom. I, punt. (111), tav. 26, f. 2 (fasc. xx, 1838).
Sturnus unicolor, tom. I, punt. 113, tav. 23, f. 1 (fase. xx, 1838).
Sturnus vulgaris albo-varius, tom. I, tav. 28, f. 2 (fase. xx, 1838).
Sylvia arundinacea, tom. I, punt. (46), Tav. 29, f. 2 (fasc. 1x, 1834).
Sylvia Bonellii, tom. I, punt. (50), tav. 27, f. 4 (fasc. x, 1834).
Sylvia Cettit tom. I, punt. (16), tav. 29, f. 3 (fasc. 1x, 1834).
Sylvia hippolais, tom. I, punt. (2), tav. 28, f. 1 (fasc. 1, 1832).
Sylvia îcterina, tom. I, punt. 2, tav. 28, f. 2 (fasc. 1, 1832).
Sylvia luscinicides, tom. I, punt. (53), tav. 30, f. 2 (fasc. xI, 1834),
18
Sylvia palustris, tom. I, punt. 53, tav. 30, f. 1 (fasc. xI, 1834).
Sylvia rufa, tom. I, punt. (50), tav. 27, f..3 (fasc. x, 1834).
Sylvia sibilatrix, tom. I, punt. 50, tav. 27, f. 1 (fasc. x, 1834).
Sylvia trochilus, tom. I, punt. (50), tav. 27, f. 2 (fasc. x, 1834).
Sylvia turdoides, tom. I, punt. 46, tav. 29, f. 1 (fasc. 1x, 1834).
Vanellus gregarius, tom. I, punt. 115, tav. 41 (fase. xx, 1838).
Xema capistratum, tom. I, punt. 142, tav. 46, f. 1 (fase. xxvui, 1840).
Xema Lambruschinii, tom. I, punt. 135, lege 136, tav. 45 (fasc. xxvIr, 1849).
Xema melanocephalum, tom. I, tav. 45, f. d (fase. xxvu, 1840).
Xema minutum, tom. I, tav. 46, f. 2 (fasc. xxvI, 1840).
Xema ridibundum, tom. I, tav. 45, f. a (fasc. xxviI, 1840).
Ammfibi.
Acanthodactylus Boschianus, tom. II, punt. (128), tav. 59, f. 2 (fasc. xxv, 1839).
Acanthodactylus velox, tom, II, tav. 59, f. 3 (fasc. xxv, 1839).
Aiîlurophis vivaxr, tom. II, punt. 101, tav. 68, f. 1 (fasc. xx, 1837).
Alytes obstetricans, tom. II, punt. 119**, tav. 80, f. 4, 4 (fasc. xxnI, 1888).
Anguis fragilis, tom. II, punt. 78, tav. 58, f. 2 a, d, c (fasc. xx, 1837).
Ascalabotes mauritanicus, tom. II, punt. 15, tav. 54, f. 1 (fasc. In, 1833).
Bombinator igneus, tom. II, punt. (119), tav. 80, f. 6 (fasc. xx, 1838).
Bombinator pachidactylus (sic), tom. II, tav. 80, f. 5, 5 (fasc. xxm, 1838).
Bombinator pachypus, tom. II, punt. (119), tav. 80, f. 5, 5 (fasc. xx1tt, 1888).
Bradybates ventricosus, tom. II, tav. 85, f. 4 (fasc. xxvI, 1839).
Bufo calamita, tom. II, punt. (124), tav. 82 bis, f. 2 (fasc. xxIv, 1839).
Bufo viridis, tom. II, punt. (124), tav. 82, f. 1 (fasc. xxIv, 1839).
Bufo vulgaris, tom. II, punt. 124, 124", 124*, tav. 82, f..2, 3, .tav. 82. bis,
Lod, } 0 ({ASC.ZXLV,,,1939).
Caelopeltis monspessulana, tom. Il, tav. 70, f. 2 (fasc. xx, 1838).
Chelonia caretta, tom. II, punt. 74, 74*, 74*, tav. 55 (fasc. xIv, xvI, 1835, 1836).
Chersus marginatus, tom. II, punt. 137, tav. 49 (fasc. xxvII, 1840).
Coluber austriacus, tom. Il, punt. 90, 90*, tav. 67, f. 2, 3 (fasc. xv, XVII
1836).
Coluber flavescens, tom. II, punt. 21, tav. 62, f. 1, 2 (fasc. Iv, 1833).
Coluber hippocrepis, tom. II, punt. 59, tav. 65, f. 1, 2 (fasc. xu, 1835).
Coluber leopardinus, tom. II, punt. 38, tav. 64, f. 1, 2, 3 (fasc. vu, 1834).
Coluber leopardinus jun., tom. II, tav. 68, f. 2 (fasc. xx, 1837).
Coluber monspessulanus, tom. II, punt. 89, 89%, tav. 66 (fasc. xIx, 1837).
Coluber monspessulanus, var. Neumayeri, tom. II, tav. 66 bis (fasc. xIx, 1837).
Coluber Riccioli, tom. lI, punt. 3, 3%, tav. 61 (fasc. I, 1832).
Coluber Riccioli jun., tom. II, tav. 67, f. 1 (fasc. xv, xvit, 1836).
Coluber viridi-flavus, tom. II, punt. 25, tav. 63, 63 bis (fasc. v, 1833).
Coluber viridi-flavus, var. carbonarius, tom. II, tav. 63 ter (fase. v, 1833).
Discoglossus pictus, tom. II, pun. 119*, tav. 80, f. 3,3 (fase. xxII, 1838); tav.
81, f. 2 (fasc. xxIv, 1839).
Discoglossus sardus, tom. II, punt. 123, tav. 81, f. 1 (fasc. xxIv, 1839).
Emys lutaria, tom. II, punt. 55, tav. 50 (fasc. xI, 1834).
Eremias variabilis, tom. II, tav. 59, f. 4 (fasc. xxv, 1839).
Eremias variabilis arguta, tom. II, tav. 59, f. 5 (fasc. xxv, 1839).
Euproctus platycephalus, tom. II, punt. 131% 131*, 131**, tav. 85 bis, f. 1
(fasc. xxvi, 1839).
Geotriton fuscus, tom. II, punt. (95), tav. 81, f. 4 (fasc. xIx, 1837).
Glossoliga Potreti, tom. II, tav. 85, f. 3 (fasc. xxvI, 1839).
Gongylus ocellatus, tom. II, punt. 77, 77*, 77*, tav. 57, f. 1 (fasc. xIV, XVII,
1835, 1836).
Hemidactylus triedrus, tom. II, punt. (15), tav. 54, f. 2 (fasc. 111, 1833).
‘Hyiavreidis, bom. Il, punt. 117, 117%, 117 BMaxri8/9; TI (daseo xxIn 163%);
Lacerta agilis, tom. II, punt. (76), tav. 55 quatuor, f. l (fasc. xV, XVI, XVII,
xVII, 1826).
Lacerta agilis, var. erythronota, tom. II, tav. 55 quatuor, f. 2 (fasc. xv, xVI,
XVII, XVIII, 1836).
Lacerta ocellata, tom. II, punt. 76, 76*, 76**, 76**, tav. 55 (fasc. xv, xvI, 1839).
Lacerta viridis, tom. II, punt. '76*”*, tav: 55°DIs; 1. 1, 2 (fasc. xV, XVI, XVII,
xVII, 1836).
Lacerta viridis bilineata, tom. II, tav. 55 bis, f. 3 (fasc. xV, XVI, XVII, XVIII,
1836).
Lacerta viridis maculata, tom. II, tav. 55 ter, f. 3 (fasc. xv, XVI, XVII, XVIII,
1836).
Lacerta viridis mento-caerulea, tom. II, tav. 55 ter, f. 4 (fasc. xV, XVI, XVII,
XVIII, 1836).
Lacerta viridis, var. strigata, tom. II, tav. 60, f. 5 (fasc. xxx, 1840).
Megapterna montana, tom. II, tav. 85, f. 2 (fasc. xxvI, 1839).
Natrix Cettit, tom. II, punt. 141, tav. 75, f. 1 (fasc. xxvII, 1840).
Natrix elaphis, tom. II, punt. 37, tav. 71, 71 bis, f. 1, 2 (fase. vil, 1834).
Natrix gabina, tom. II, punt. 9, tav. 72 (fasc. 1, 1832).
Natrix tessellata, tom. II, punt. 56, tav. 73, f. 1 (fasc. xI, 1834).
Natrix tessellata albolineata, tom. II, tav. 73, f. 2 (fasc. xL, 1834).
Natrix torquata, tom. II, punt. 47, tav. 74, f. 1, 2 (fasc. 1x, 1834).
Natrix viperina, tom. II, punt. 56, tav. 73, f. 3 (fasc. xI, 1834).
Notopholis Fitzingeri, tom. II, punt. 128*, tav. 59 bis, f. 3 (fasc. xxv, 1859).
Notopholis moreotica, tom. II, tav. 59 bis, f. 4 (fasc. xxv, 1839).
Notopholis nigro-punctata, tom. II, tav. 60, f. 1 (fasc. xxx, 1840).
Ophiomorus miliaris, tom. II, tav. 60, f. 6 (fasc. xxx, 1840).
Pelias berus, tom. II, punt. 60, 60%, tav. 78, f. 1 (fasc. x, 1835).
Pelias chersea, tom. II, punt. 60**, tav. 78, f. 2 (fase. x1, 1835).
Pelobates fuscus, tom. II, punt. 119, tav. 80, f. 1, 1 (fasc. xxmr, 1838).
Pelodytes punctatus, tom. II, punt. 119*, tav. 80, f. 2, 2 (fasc. xx1t, 1838).
Phyllodactylus europaeus, tom. II, punt. (128), tav. 59 bis, f. 1, 1 (fasc. xxv,
1839).
Pleurodeles Waltli, tom. II, tav. 85, f. 5 (fasc. xxvI, 1839).
Podarcis muratis, tom. II, punt. 76, tav. 55 quinque, f. a. albiventris (fasc. xv,
XVI, XVII, XVIII, 1836).
Podarcis muralis, tom. II, tav. 55 quinque, f, 6. nigriventris (fasc. xv, xVI,
XVII, XVIII, 1836),
20)
Podarcis muralis, tom. II, tav. 55 quinque, f. c. rubriventris (fase. xV, xVI,
XVII, XVIII, 1836).
Podarcis muralis siculus, tom. II, tav. 55 sex, f. dè. maculatus rubriventris
(fasc. xV, xVI, XVII, xvIII, 1836).
Podarcis muralis siculus, tom. II, tav. 55 sex, f. a. olivaceus albiventris (fase.
XV, XVI, XVII, XVIII, 1836).
Podarcis oxycephala, tom. II, punt. 155, 155%, tav. 60, f. 3 (fasc. xxx, 1840).
Podarcis taurica, tom. II, punt. 155**, tav. 60, f. 2 (fasc. xxx, 1840).
Psammodromus cinereus, tom. II, punt. (155), tav. 60, f. 4 (fasc. xxx, 1840).
Psammodromus Edwardsianus, tom. II, punt. 123**, tav. 59 bis, f. 2 (fasc.
xxV, 1839).
Pseudopus serpenlinus, tom. II, punt. 64, tav. 56 (fasc. xII, 1835); tav. 58,
Todi (Case: xx 01887),
Rana alpina, tom. II, tav. 81, f. 3 (fasc. xxrv, 1839).
Rana esculenta, tom. II, punt. (117), tav. 79, f. 2, 2 (fasc. xxI, 1837).
Rana hispanica, tom. I, tav. 81, f. 5 (fase. xxIv, 1839).
Rana marittima, tom. II, tav. 81, f. 4 (fasc. xxrv, 1839).
Rana temporaria, tom. II, punt. (117), tav. 79, f. 3, 3 (fasc. xxI, 1837).
Rhinechis scalaris, tom. II, punt. 118, tav. 70, f. 1 (a, 0) (fase. xx, 1838).
Salamandra atra, tom. Il, punt. (95), tav. 84, f. 2 (fasc. xix, 1837).
Salamandra corsica, tom. II, punt. 1831, tav. 85, f. 1 @, d (fase. xxviI, 1839).
Salamandra maculosa, tom. II, punt. 95, 95%, tav. 84, f. 1 (fase. xrx, 1837).
Salamandrina perspicillata, tom. II, punt. (95), tav. 84, f. 3 (fase. xnx, 1837).
Scincus ocellatus, tom. II, tav. 57, f. 1 (fasc. xrv, xvi, 1835, 1896).
Seps chalcides, tom. II, punt. 77, tav. 57, f. 1 (fasc. xv, xvi, 1835, 1836).
Sphargis coriacea, tom. II, punt. 94, tav. 53 (fase. xrx, 1837).
Terrapene caspica, tom. II, punt. 73, 73%, tav. 51 (fasc. xv, xVI, 1886).
Testudo graeca, tom. -II, punt. 54, tav. 48 (fasc. xI, 1834).
Triten alpestris, tom. II, punt. (131), tav. 85 bis, f. 2 (fasc. xxvI, 1839).
Triton apuanus, tom. II, tav. 85 bis, f. 3 (fase. xxvI, 1839).
Triton carnifex, tom. II, punt. (4), tav. 83, f. 3 (fasc. I, 1832).
Triton cristatus, tom. II, punt. 4, tav. 83, f. 1, 2 (fasc. 1, 1832).
Triton exiguus, tom. II, punt. (4), tav. 83, f. 5 (fasc. 1, 1832).
Triton lobatus, tom. II, tav. 85, f. 7 (fasc. xxvi, 1839).
Triton marmoratus, tom. II, tav. 85, f. 4 (fasc. xxvI, 1889).
Triton nycthemerus, tom. II, tav. 85, f. 5 (fasc. xxvI, 1839).
Triton palmatus, tom. II, tav. 85, f. 6 (fasc. xxvI, 1889).
Triton punctatus, tom. II, punt. (4), tav. 83, f. 4 (fasc. 1, 1832).
Tropidosaura algira, tom. II, tav. 59 bis, f. 5 (fasc. xxv, 1839).
Tyria Dahli, tom. II, punt. 116, tav. 69 (fase. xxIr, 1837).
Vipera ammodytes, tom. II, punt. 42, tav. 76 (fasc. vi, 1834).
Vipera aspis, tom...Il, punt. 51, taw-77, f. 15°2, 3, tav. 77bis. [IM Xias0d7
1834).
Vipera aspîs fusca, tom. II. tav. 77 quatuor, f. 2 (fasc. x, 1834).
Vipera aspîs nigra, tom. Il, tav. 77 ter, f. 1 (fasc. x, 1834).
Vipera aspis ocellata, tom. II, tav. 77 ter, f. 2 (fasc. x, 1834).
Vipera aspis rubriventpis, tom. II, tav, 77 ter, f. 3 (fasc. x, 1834),
Vipera aspis rufa, tom. II, tav. 77 quatuor, f. 1 (fasc. x, 1834).
Zacholus Fitzingeri, tom. Il, tav. 75, f. 2 (fasc. xxVII, 1840).
Zootoca vivipara, tom. II, punt. 128, 128*, tav. 59, f. 1 (fasc. xxv, 1839).
Pesci.
Acipenser Naccarti, tom. III, punt. (87), tav. 129, f. 2 (fase. xvi, xvir, 1836).
Acîpenser sturio, tom. III, punt. 87, 87%, 87%, 87**, 87** tav. 129, f. 1 (fasc.
XWlXVU;,.1336).
Alopias vulpes, tom. III, punt. 66, 66*, tav. 134, f. 1 (fasc. xm, 1835).
Anthias buphthalmos, tom. III, punt. (10), tav. 86, f. 3 (fase. 11, 1833).
Anthias sacer, tom. III, punt. 10*, tav. 86, f. 2 (fasc. 11, 1833).
Apogon rex-mullorum, tom. III, punt. (79), tav. 87, f. 3 (fasc. xIv, xVIL, 1835,
1836).
Argyropelecus hemigymnus, tom. III, punt. (144), tav. 121, f. 3 (fase. xxvIII,
1840). i
Aspius alburnus, tom. III, punt. 157, tav. 116, f. 5 (fasc. xxx, 1841).
Astrodermus elegans, tom. III, punt. 132, 132*, lege 133, 133*, tav. 127, f. 1
(fasc. xxvI, 1839).
Atherina Boyeri, tom. III, punt. (91), tav. 118, f. 4 (fasc. xvi, xvnI, 1836).
Alherina hepsetus, tom. III, punt. 91, 91*, 91**, tav. 118, f. 1 (fasc. xv, xVII,
1836).
Atherina lacustris, tom. III, punt. (91), tav. 118, f. 3 (fase. xvII, xv, 1836).
Atherina mochon, tom. II, punt. (91), tav. 118, f. 2 (fasc. xvII, xvi, 1836).
Aulopus filamentosus, tom. III, punt. 144*, tav. 121, f. 1 a, è (fasc. xxvI,
1840). : È
Barbus caninus, tom. II, punt. (129), tav. 110 bis, f. 2 (fase. xxv, 1839).
Barbdus eques, tom. III, punt. 129*, tav. 110, f. 2 (fasc. xxv, 1839).
Barbus fiuviatilis, tom. lII, punt. 129, 129*, tav. 110, f. 3 (fasc. xxv, 1839).
Barbus leptopogon, tom. III, tav. 110 bis, f. 3 (fasc. xxv, 1839).
Barbus (monstrum), tom. III, tav. 110 bis, f. 1 (fasc. xxv, 1839).
Barbus plebejus, tom. III, punt. (129), tav. 110, f. 1 (fasc. xxv, 1839).
Belone acus, tom. III, punt. 82, 82%, tav. 122, f. 1 (fasc. xv, xvII, 1836).
Blennius anticolus, tom. III, punt. (145), tav. 106, f. 4 (fase. xxvin, 1840).
Blennius lupulus, tom. III, punt. (145), tav. 106, f. 5 (fasc. xxvnI, 1840).
Blennius Rouxi, tom. III, punt. 145%, 145**, tav. 106, f. 3 (fasc. xxvir, 1840).
Blennius trigloides, tom. II, punt. (145), tav. 106, f. 6 (fasc. xxvirt, 1840).
Blennius varus, tom. III, punt. (145), tav. 106, f. 7 (fasc. xxvitt, 1840).
Callionymus belennus, tom. III, punt. 61, tav. 105, f. 2, 3 (fasc. x, 1835).
Callionymus dracunculus, tom. III, punt. 145, tav. 106, f. 1, 2 (fasc. xxVuI,
1840).
Callionymus festivus, tom. III, punt. 16, 16%, tav. 104, f. 1; tav. 105, f. 1
(fasc. II, 1835). ;
Callionymus maculatus, tom. IIl, punt. 16*, tav. 104, f. 2, 3 (fase. 1, 1833).
Cantharus orbicularis, tom. III, punt. 5, 5*, tav. 89 (fasc. 1, 1832).
Carcharcdon lamia, tom, III, punt. 126, 126*, tav. 135 (fasc, xxrv, 1839),
29
Centrina Salviani, tom. III, punt. (84), tav. 141, f. 2 (fasc. xIv, xvi, 1835,
1886).
Centrolophus pompilus, tom. III, punt. (192, lege 133), tav. 127, f. 2 (fasc. xxvI,
1839).
Chauliodus setinotus, tom. III, punt. 158*, 158**, tav. 123, f. 2 (fasc. xxx,
1841).
Chimaera monstrosa, tom. III, punt. 88, tav. 130 (fasc. xvI, xvII, 1836).
Chlorophthalmus Agassizi, tom. III, puut. 144, tav. 121, f. 2 (fasc. xxVIII,
1840).
Chondrostoma rysela, tom. III, punt. (146), tav. 115, f. 3 (fase. xxvIn, 1849).
Coricus virescens, tom. III, punt. 156**, tav. 117, f. 4 (fasc. xxx, 1841).
Corvina nigra, tom. III, punt. (65), tav. 88, f. 2 (fasc. xr, 1835).
Coryphaena hippurus, ‘tom. III, punt. 153, 153%, tav. 126, f. 1 (fasc. xxIx,
1840).
Coryphaena pelagica, tom. III, punt. (153), tav. 126, f. 2 (fasc. xxrx, 1840).
Ctenolabrus îris, tom. II, punt. 156, 156*, 156*, tav. 117, f. 3 (fase. “xxx,
1841).
Cyprinus carpio, tom. III, punt. (92), tav. 108, f. 2 (fase. xvi, xvi, 1856).
Cyprinus elatus, tom. III, punt. (92), tav. 108, f. 3 (fasc. xvi, xvi, 1836).
Cyprinus regina, tom. III, punt. 92, 92*, tav. 108, f. 1 (fasc. xvi, xv, 1836).
Dasybatis aspera, tom. III, tav. 149, f. 3 (fasce. xxIx, 1840).
Dasybatis asterias, tom. III, punt. 154%, tiv. 149, f. 2 (fasc. xx1x, 1840).
Dasybatis clavata, tom. III, punt. (154), tav. 149, f. 4 (fasc. xxIx, 1840).
Dasybatis fullonica, tom. II, punt. 139, 159%, tav. 150, f. 1, a (fasc. xxx,
1841).
Echinorhinus spinosus, tom. III, punt. 67, tav. 138 (fase. xt, 1835).
Galeus can's, tom. III, puat. (43), tav. 132, f. 3 (fasc. vili, 1834).
Gobio fluviatilis, tom. III, tav. 110 bis, f. 6 (fasc. xxv, 1839).
Gobio uranoscopus, tom. III, tav. 110 bis, f. 4 (fasc. xxv, 1839).
Gobio venatus, tom. III, punt. (129), tav. 110 bis, f. 5 (fasc. xxv, 1839).
Gonostoma denudata, tom. III, punt. 133, 138%, tav. 119, f. 1 (fasc. xxvir, 1840).
Ichtyococcus ovatus, tom. III, punt. 138*, tav. 119, f. 3 (fase. xxv.1, 1840).
Ichtyococcus Powerine, tom. III, punt. (138), tav. 119, f. 2 (fasc. xxvII, 1840).
Julis Giofredi, tom. III, punt. (156), tav. 117, f. 2 (fase. xxx, 1841).
Julis vulgaris, tom. III, punt. (156), tav. 117, f. 1 (fase. xxx, 1841).
Labrax lupus, tom. III, punt. 79***, tav. 87, f. 2 (fase. xIv, xvII, 1835, 1836).
Laeviraja macrorhynchus, tom. III, punt. (130), tav. 151, f. 2 (fase. xxv,
1839).
Laeviraja oxyrhynchus, tom. INI, punt. 130, tav. 151, f. 1 (fasc. xxv, 1839).
Lagocephalus Pennanti, tom. III, punt. (159), tav. 150, f. 2 (fasc. xxx, 1841).
Lamna cornubica, tom. Ill, punt. 66, tav. 134, f. 2 (fasc. xm, 1835).
Lampanictus Bonapartii, tom. III, punt. (139), tav. 120, f. 5 (fasc. xxvII, 1840).
Leuciscus albus, tom. II, punt. 104*, tav. 113, f. 2 (fasc. xxn, 1888).
Leuciscus cavedanus, tom. III, punt. (104), tav. 113, f. 3 (fasce. xx, 1838).
Leuciscus Fucini, tom. III, punt. 104, tav. 113, f. 1 (fasc. xx, 1828).
Leuciscus Genei, tom. III, punt. 126*, lege 125*, tav. 114, f. 2 (fasc. xxIv, 1839);
tav. 116, f. 1 (fasc. xxx, 1841).
93
Leuciscus Heegeri, tom. III, punt. (126, lege 125), tav. 114, f. 3 (fasc. xxIv,
1839).
Leuciscus muticellus, tom. III, punt. 103*, tav. 112, f. 3 (fasc. xx, 1837).
Leuciscus roseus, tom. III, punt. 126, lege 125, tav. 114, f. 1 (fase. xxIv, 1839).
Leuciscus rubella, tom. lII, punt. 103, tav. 112, f. 1 (fuse. xx, 1837).
Leuciscus rubilio, tom. II, punt. (96), tav. 111, f. 2 (fase. xIx, 1837).
Leuciscus scardafa, tom. III, punt. (96), tav. 111, f. 3 (fase. x1x, 1837).
Leuciscus squalus, tom. TI, punt. 96, ©6*, tav. 111, f. 1, tav. 112, f. 2 (fasc.
xx, 1837).
Leuciscus trasimenicus, tom. III, punt. (103), tav. 112, f. 4 (fasc. xx, 1837).
Lophivus budegassa, tom. III, punt. (61), tav. 105 bis, f. 2, 3 (fasc. xm, 1835).
Lophius piscatorius, tom. III, punt. 61*, 61*, tav. 105, f. 4, tav. 105 bis,
f. 1 (fasc. x, 1835).
Lota argentea, tom. III, tav. 107, f. 3 (fase. xx1, 1838).
Macrourus caelorhynchus, tom. III, punt. (158), tav. 123, f. 1 (fasc. xxx, 1841).
Macrourus mysticaetus, tom. II, tav. 123, f. 1 (fase. xxx, 1841).
Maurolicus amethystino-punctatus, tom. III, punt. (138), tav. 119, f. 7 (fase.
xxVI, 1840). l
Maurolicus attenuatus, tom. III, punt. (188), tav. 119, f. 8 (fasc. xxvir, 1840).
Miliobatis aquila, tom. III, punt. 12, tav. 160 (fasc. 11, 1833).
Miliobatis noctula, tom. III, punt. 11, tav. 159 (fase. 11, 1833).
Mora mediterranea, tom. III, punt. 120, 120*, tav. 107, f. 1 (fase. xxtr, 1838).
Mugil auratus, tom. III, punt. 31*, tav. 92, f. 2, 3 (fasc. vI, 1834).
Mugil capito, tom. III, punt. 31, tav. 92, f. 1 (fasc. vI, 1834).
Mugil cephalus, tom. III, punt. 30, 30%, 30*, tav. 91, f. 1 (fase. vI, 1834).
Mugil chelo, tom. III, punt. (30), tav. 91, f. 2 (fasc. vi, 1834).
Mugil labeo, tom. III, punt. (30), tav. 91, f. 3 (fasc. vi, 1834).
Mugil saliens, tom. III, punt. 57, tav. 93 (fase. xI, 1884).
Mustelus equestris, tom. III, punt. 43**, tav. 132, f. 2 (fuse. vii, 1834).
Mustelus plebejus, tom. III, punt. 43, 43%, tav. 132, f. 1 (fase. viti, 1834).
Myctophum Gemellari, tom. III, punt. 139*, tav. 120, f. 4 (fasc. xxvII, 1840).
Myctophum metopoclampum, tom. III, punt. 139%, tav. 120, f. 3 (fasc. xxVII,
1840).
Myctophum punctatum, tom. III, punt. (139), tav. 120, f. 1 (fase. xxvI, 1840).
Myctophum Rafinesquii, tom. III, punt. 139, tav. 120, f. 2 (fase. xxvi, 1840).
Notidanus cinereus, tom. II, punt. 62**, tav. 137, f. 2 (fasc. xt, 1835).
Notidanus griseus, tom. III, punt. 62, 62*, tav. 137, f. 1 (fuse. xt, 1835).
Odontaspis ferox, tom. III, punt. (134), tav. 134, f. 2 (fasc. xxvI, 1839).
Odontostomus hyalinus, tom. III, punt. (139), tav. 120, f. 6 (fasc. xxvir, 1840).
Oxyrrhina Spallanzanti, tom. III, punt. 134, tav. 136, f. 1 (fasc. xxvI, 1839).
Paralepis coregonoides, tom. III, punt. (152), tav. 124, f. 2 (fasc. xxIx, 1840).
Perca fiuviatilis, tom. III, punt. 79, 79*, 79**, tav. 87, f. 1 (fasc. xIV, XVII,
1835, 1836).
Plagusia lactea, tom. III, punt. 27**, tav. 102, f. 4 (fasc. v, 1833).
Platessa passer, tom. III, punt. (97), tav. 98, f. 1 (fasc. x1x, 1837).
Pleuronectes arnoglossus, tom. III, punt. (22), tav. 97, f. 3 (fasc. In, 1833).
Pleuronectes Boscîi, tom. III, punt. (22), tav. 97, f. 2 (fasc. 111, 1833).
24
Pleuronectes Grohmanni, tom. III, punt. 97, tav. 98, f. 2 (fasc. xIx, 1837). —
Pleuronectes macrolepidotus, tom. MI, punt. 22, 22*, tav. 97, f. 1 (fasc. HI,
1833).
Raja batis, tom. III, punt. 154, tav. 149, f. 1 (fasc. xx1x, 1840).
Raja falsavela, tom. III, punt. 185, lege 136, tav. 148, f. 1 (fase. xxvr, 1839).
Raja marginata, tom. III, punt. 32, 32*, tav. 144 (fasc. vi, 1834).
Raja miraletus, tom. III, punt. 17, tav. 145 (fasc. 11, 1833).
Raja quadrimaculata, tom. III, punt. 18, tav. 146 (fasc. n, 1833); tav. 148, f. 2
(fasc. xxvI, 1839).
Raja radula, tom. III, punt. 68, tav. 147 (fase. xI1I, 1835).
Rhinobatus Columnae, tom. INI, punt. 86, tav. 152 (fase. xv, xvII, 1835, 1836).
Rhombus laevis, tom. III, punt. 23*, tav. 99, f. 2 (fasc. Iv, 1833). ;
Rhombus maximus, tom. III, punt. 24*, tav. 100, f. 2 (fasc. Iv, 1833).
Rhombus podas, tom. III, punt. 24, tav. 100, f. 1 (fasc. Iv, 1833).
Rhombus rhomboides, tom. III, punt. 23, tav. 99, f. 1 (fasc. In, 1833).
Rhombus unimaculatus, tom. III, punt. 28**, tav. 103, f. 3 (fase. v, 1833).
Ruvettus praetiosus, tom. III, punt. 81, tav. 128 (fasc. xv, xv, 1836). .
Sayris Camperi, tom. III, punt. (82), tav. 122, f. 2 (fasc. xv, XVII, 1836).
Scardinius erythrophthalmus, tom. III, punt. 146%, tav. 115, f. 2 (fasc. xxVIII,
1840); tav. 116, f. 2 (fasc. xxx, 1841).
Schedophilus medusophagus, tom. III, punt. (132, lege 133), tav. 127, f. 3 (fasc.
XXVI, 1839).
Sciaena umbra, tom. III, punt. 65, 65%, 65**, tav. 88, f. 1 (fasc. xII, 1835).
Scopelus Benoîti, tom. III, punt. (138), tav. 119, f. 4 (fasc. xxvu, 1840).
Scopelus Cocco, tom. III, punt. (138), tav. 119, f. 6 (fase. xxviI, 1840).
Scopelus Risso, tom. III, punt. (138), tav. 119, f. 5 (fasc. xxvi, 1840).
Scyllium canicula, tom. III, punt. 39, 39%, 39%, 39**, tav. 131, f. 1 (fasc. vII,
1834).
Scyllium melanostomum, tom. III, punt. (39), tav. 131, f. 3 (fasc. vi, 1834).
Scyllium stellare, tom, III, punt. (39), tav. 131, f. 2 (fase. vit, 1834).
Scymnus lichia, tom. III, punt. 85, tav. 142 (fasc. xIv, XVI, 1835, 1836).
Serranus hepatus, tom. lII, punt. 10, 10*, tav. 86, f. 1 (fase. 11, 1833).
Smaris alcedo, tom. III, punt. 80**, tav. 90, f. 4 (fasc. xv, xVI, xvII, 1836).
Smaris chryselis, tom. III, punt. (80), tav. 90, f. 3 (fasc. xV, xVI, XVII, 1836).
Smaris gagarella, tom. MI, punt. (80), tav. 90 bis, f. 1 (fasc. xV, XVI, XVII,
1836).
Smaris gracilis, tom. IlI, punt. 80, 80*, tav. 90, f. 1 (fase. xv, xvi, xvIr, 1836).
Smaris insidiator, tom. III, punt. 80**, tav. 90, f. 2.(fase. xv, xVI, xvII, 1836).
Smaris Maurii, tom. III, punt. (80), tav. 90 bis, f. 3 (fasc. xv, xvI. xVII, 1836).
Smaris vulgaris, tom. III, punt. (80), tav. 90 bis, f. 2 (fasc. xv, xvI, xvII, 1836).
Solea Kleinii, tom. MI, punt. 26**, tav. 101, f. 3 (fasc. v, 1833).
Solea lascaris, tom. III, punt. 27*, tav. 102, f. 2 (fasc. v, 1833).
Solea lutea, tom. III, punt. 28, tav. 103, f. 1 (fasc. v, 1833).
Solea Mangilii, tom. III, punt. 27*, tav. 102, f. 3 (fasc. v, 1833).
Solea monochir, tom. III, punt. 28*, tav. 103, f. 2 (fasc. v, 1833).
Solea oculata, tom. III, punt. 27, tav. 102, f. 1 (fasc. v, 1833).
Solea vulgaris, tom. III, punt. 26, 26*, tav. 101, f. 1, 2 (fasc. v, 1833).
25
Sphyrna zygaena, tom. III, punt. (140), tav. 133, f. 1 (fase. xxvir, 1840).
Sphyraena spet, tom. III, tav. 124, f. 3 (fasc. xxIx, 1840).
Spinax acanthias, tom. III, punt. 44, 44*, tav. 139 (fase. va, 1834).
Spinax Blainvillii, tom. III, punt. 49, tav. 140, f. 1 (fuse. Ix, 1834).
Spinax niger, tom. III, punt. 84, 84%, tav. 141, f. 1 (fasc. xv, xvi, 1836).
Spinax uyatus, tom. III, punt. 49*, tav. 140, f. 2 (fasc. Ix, 1834).
Squalius aula, tom. III, tav. 116, f. 4 (fasc. xxx, 1841).
Squalius elatus, tom. III, tav. 116, f. 3 (fase. xxx, 1841).
Squalus glaucus, tom. III, punt. 140, 140*, 140*, tav. 133, f. 2 (fasc. xxVII,
1840).
Squatina angelus, tom. IIl, punt. 147, 147%, tuv. 143, f. 1 (fasc. xxvI, 1840).
Squatina fimbriata, tom. Ill, tav. 143, f. 3 (fase. xxviti, 1840).
Squatina oculata, tom. III, punt. (147), tav. 143, f. 2 (fasc. xxvin, 1840).
Sternoptyx mediterranea, tom. III, tav. 121, f. 3 (fase. xxvni, 1840).
Stomias barbatus, tom. III, punt. 158, tav. 123, f. 3 (fasc. xxx, 1841).
Strinsia tinca, tom. III, punt. (120), tav. 107, f. 2 (fase. xxmI, 1838).
Stromateus fiatola, tom. III, punt. 48, 48*, tav. 125, f. 1 (fasc. 1x, 1834).
Stromateus microchirus, tom. III, punt. (48), tav. 125, f. 2 (fase. ix, 1884).
Sudis hyalina, tom. II, punt. 152, 152%, tav. 124, f. 1 (fasc. xxIx, 1840).
Telestes Savignyi, tom. III, punt. 146, tav. 115, f. 1 (fase. xxvmi, 1840).
Tinca chrysitis, tom. III, punt. (93), tav. 109, {. 2 (fasc. xvIu, 1836).
Tinca italica, tom. III, punt. 93, 93*, tav. 109, f. 1 (fase. xvi, 1836).
Torpedo Galvanii, tom. III, punt. (160), tav. 158, f. 3, 4, 5 (fasc. xxx, 1841).
Torpedo narce, tom. III, punt. 160, 160*, 160**, 160***, 160****, 160****, tav. 153,
f. l, 2 (fasc. xxx, 184l).
Torpedo nobiliana, tom. III, punt. 63, tav. 154 (fasc. xm, 1835).
Trigla aspera, tom. III, punt. (52), tav. 94, f. 4 (fasc. x, 1834).
Trigla corax,-tom. III, punt. 52, 52%, 52*, 52*** tav. 94, f. 1 (fasc. x, 1834).
Trigla cuculus, tom. III, punt. 58, tav. 96, f. 1 (fasc. xI, 1834).
Trigla gurnardus, tom. III, punt. (102), tiv. 95, f. 2 (fase. xx, 1837).
Trigla lineata, tom. III, punt. 58*, tav. 96, f. 2 (fasc. xI, 1834).
Trigla tyra, tom. II, punt. (52), tav. 94, f. 2 (fasc. x, 1834).
Trigla milvus, tom. III, punt. (52), tav. 94, f. 3 (fasc. x, 1834).
Trigla obscura, tom. III, punt. 102, tav. 95, f. 1 (fasc. xx, 1837).
Trygon altavela, tom. III, punt. 69, tav. 158 (fase. xm, 1835).
Trygon brucco, tom. III punt. 34, tav. 157 (fase. vi, 1834).
Trygon pastinaca, tom. III, punt. 33, 33*, tav. 156 (fasc. vI, 1834).
Trygon violacea, tom. III, punt. 6, tav. 155 (fasc. 1, 1832).
Tylosurus Cantrainii, tom. III, punt. (82), tav. 122, f. 3 (fasc. xv, xvII, 1836).
Umbrina cirrhosa, tom. III, punt. (65), tav. 88, f. 3 (fasc. xII, 1835).
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sx BOLLETTINO
do22018 lussi di Zoologia ed ‘Anatomia comparata
della R. Università di Torino
N. 49 pubblicato il 14 Novembre 1888 Vor. III
Dott. LORENZO CAMERANO.
Monografia degli OFIDI ITALIANI.
Parte I. — Viperidi.
RIASSUNTO.
L'A. continua in questo lavoro, che venne approvato per la stampa
nelle Memorie della R. Accademia delle Scienze di Torino nella seduta
del 1° luglio 1888, lo studio dell’Erpetologia Italiana già da lui intra-
preso colle monografie degli Anfibi anuri, degli Anfibi urodeli e dei
Sauri (1).
L’A. ebbe a sua disposizione per fare questo studio un materiale ab-
bondante proveniente dalle raccolte del R. Museo Zoologico di Torino,
da quelle del R. Museo Zoologico della Università di Pavia e del Museo
dell’Istituto Tecnico della stessa città, le quali gli vennero gentilmente
comunicate dal Prof. P. Pavesi, dalle raccolte del Museo della Fonda-
zione Galletti di Domodossola, comunicategli dal suo direttore Capitano
G. Bazzetta, da quelle del Museo locale della Sezione Biellese del Club
Alpino e da quelle del Museo Civico di Venezia, pure gentilmente co-
municategli dal suo direttore Conte Alessandro Ninni.
Duecentottanta esemplari circa di vipere, appartenenti a molte loca-
lità italiane, vennero esaminati dall’ Autore.
Nei Viperidi italiani si ha un esempio bellissimo del variare delle
forme animali coll’estendersi della loro area di distribuzione e dell’im-
portanza dell’applicazione delle moderne teorie evoluzionistiche per la
distinzione delle forme animali.
Le questioni principali che si presentavano all'Autore nello studio dei
Viperidi erano :
(1) Memorie della R. Accademia delle Scienze di Torino. Ser. II, vol. XXXV,
1883. — Ser. II, vol. XXXVI, 1884. — Ser. II, vol. XXXVII, 1885.
1° Se le Vipere europee si dovessero considerare come appartenenti
a due generi, o ad uno solo;
2° Se le Vipere europee fossero da considerarsi divisibili in tre sole
specie: V. aspîs, V. berus, V. ammodytes, oppure in cinque specie:
V. aspîs, V. berus. V. ammodytes, V. Seoanei, V. Latastei;
3° Quali specie di Vipere si trovino in Italia e quale sia la loro
distribuzione tanto verticale, quanto orizzontale.
L'Autore è giunto alle seguenti conclusioni notevolmente diverse da
quelle alle quali erano giunti gli Autori precedenti :
1° Le Vipere europee appartengono ad un solo genere, il gen. Vi-
pera LAUR.
2° Il genere Vipera LAUR comprende in Europa due specie:
_ V. ammodytes (LINN.);
V. berus (LINN.);
3° La Vipera berus (LINN.) presenta una sottospecie aspis predomi-
nante nelle regioni meridionali d'Europa ;
4° La Vipera Latastei (BoscÀ) deve essere riferita alla Vipera berus,
subspec. aspîs, e non alla Vipera ammodytes;
5° La Vipera Latastei Boscà e la Vipera Seoanei LATASTE non
sono da considerare nè come specie distinte, nè come sottospecie, ma
bensì come semplici variazioni della V. derus, o della V. derus, subspec.
aspîs, non sufficientemente stabili per poter essere designate con nomi
distinti ;
6° In Italia si trovano le seguenti forme di Viperidi:
Vipera ammodytes (LINN.);
» berus (LINN.);
» berus, subspec. aspis.
La Vipera ammodytes non venne fino ad ora trovata in modo sicuro
altrochè in alcune località del Friuli e del Tirolo.
La Vipera berus è stata trovata, in modo da non lasciar dubbio, in
Piemonte, nel Pavese, nel Veronese, nel Ferrarese e al Gran Sasso
d’Italia.
La Vipera berus, subspec. aspîs, è la più comune e manca, per quanto
se ne sa ora, in poche località italiane (fra queste sono la Sardegna,
la Corsica e le isole minori, esclusione fatta dell’isola d’Elba e dell’i-
sola di Montecristo); essa è comunissima sulle Alpi, dove si spinge fin
quasi ai 3000 metri sul livello del mare; si trova anche nelle regioni
paludose del piano, in tutta la parte peninsolare, e non è rara in Sicila.
Due tavole di disegni, rappresentanti i caratteri diagnostici più im-
portanti e le loro variazioni, accompagnano questo lavoro,
1938 - Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torino.
VAIO
BOLLETTINO
Musei di Zoologia ed Anatomia comparata
della R. Università di Torino
N. 5O pubblicato il 30 Novembre 1888 Vot. III
Dr. DANIELE Rosa.
LOMBRICHI della Birmania, dei Tenasserim e dello Scioa.
(RIASSUNTO)
Le nuove forme di Lombrichi, di cui saranno qui accennati i caratteri
più importanti, sono state da me descritte estesamente nelle due seguenti
pubblicazioni :
1° Viaggio di Leonardo Fea în Birmania e regioni vicine. —
V. Perichetidi, in Annali del Museo Civico di Genova, ser. 2°, vol. VI,
1888, pag. 155-167, tav. III. |
2° Lombrichi dello Scioa. Ibidem, pag. 571-592, tav. IX.
Teleudrilus Ragazii n. g., n. sp.
Questo nuovo genere, affinissimo agli Ewdr%us, si distingue già ester-
namente da tutti gli oligocheti conosciuti per avere una sola apertura
maschile mediana (al 19° segmento); è pure impari (all’intersegmento
13-14) l’apertura delle spermateche, mentre le aperture femminee sono
pari e/collocate, come negli Zudrz/us, sulla serie dorsale di setole (al
15° segmento); il clitello è completo ed occupa i segmenti (14-17) = 4;
le setole sono distanti sebbene ancora geminate. Le disposizioni interne
singolarissime sono descritte nel 2° dei citati lavori.
Hab. Let-Marefia nello Scioa (D" V. Ragazzi).
Acanthodrilus scioanus n. sp.
È una specie a due ventrigli, come gli A. Buttikoferii e Beddardti di
Horst; è lungo 60-70”, ha setole geminate, clitello ai segmenti (13-19),
aperture maschili ai segmenti 14 e 19 — setole peniali liscie e quasi
dritte, spermateche con un diverticolo, non munite di ghiandole acces-
sorie nè di setole copulatrici.
Hab. Let-Marefia (D' Ragazzi).
Perichaeta Feae.
Lunghezza sino a 86 cent.; colore sopra quasi nero; inferiormente
bianco, con clitello tutto nerastro ; setole circa 100 per segmento in ciclo
completo; clitello ai segmenti 14, 15, 16; aperture maschili su pa-
pille piatte al 18° segmento ; non papille accessorie; apertura femminea
impari; quattro paia di spermateche munite di lungo cieco a zig-zag;
esistono due ciechi intestinali.
Hab. Kokareet nel Tenasserim (L. Fea).
Perichaeta birmanica n. sp.
Lunghezza 13 cm.; setole 70 per segmento in circolo completo; cli-
tello ai segmenti 14, 15, 16; aperture maschili su areole al 18° segmento; |
mancano papille copulatrici; aperture femminee impari; spermateche
in tre paia, con un cieco in forma di sacco pedunculato contenente un
tubo circonvoluto.
Hab. Bhamò nell’Alto Irawaddi (L. Fea).
Nel 1° dei citati lavori sono inoltre descritti il Megascolex armatus
(Beddard) su esemplari presi dal Fea a Mandalay, ed il Perdonya ex-
cavatus (Perrier) sugli esemplari raccolti dallo stesso a Bhamò (Alto
Irawaddi) e Meetan (Tenasserim).
Devo questi materiali al sig. Marchese Giacomo Doria, direttore del
Museo Civico di Genova.
1960 - lip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torino.
DOPEETEINO
7A ù
62% Musei di Zoologia ed Anatomia comparata
della R. Università di Torino
N. 54 pubblicato il 10 Dicembre 1888 Vor. III
CARLO POLLONERA.
Appunti di Malacologia.
IV. — Intorno ad alcuni Limax italiani.
Nel 1861 il sig. Bourguignat descriveva (1), sotto il nome di Lîmax
psarus, una limaccia della Brianza in Lombardia, di aspetto assai simile
al L. cellarius Argenville, ma di statura alquanto minore e sopratutto
distinta per la posizione quasi mediana dell’apertura respiratoria; ma a
queste differenze reali esso aggiungeva un carattere distintivo erroneo
(dovuto probabilmente ad una contrazione eccessiva prodotta dall'alcool
sull’individuo esaminato), allorchè diceva che il cappuccio era posterior-
mente arrotondato. Più tardi il dott. Pini, nel suo lavoro sui Molluschi
di Esino (2), ridescriveva questa specie, ripetendo l’accennato errore
riguardo la forma del cappuccio, malgrado che la figura che esso ne
dava mostrasse il cappuccio ottusamente acuminato posteriormente. E
ciò è confermato da un esemplare di ZL. psarus del contorno di Milano,
mandatomi dallo stesso dott. Pini, il quale ha, come quelli piemontesi
da me veduti, il cappuccio al di dietro ottusamente acuminato.
Il sig. Sordelli, nel suo lavoro sull’Anatomia del Lîmax Doria (3),
colloca questa specie tra quelle che, come il L. cellarius Argenv. (L.
maximus auct.), hanno la guaina della verga meno della metà più breve
che la matrice; tuttavia nel LZ. psarus questo organo è alquanto più
lungo e più ripiegato che nel L. ceZlarius, come si può vedere para-
gonando la figura che accompagna questo mio lavoro (tav. III, fig. 6)
con quelle dell’altra specie date dal Lessona alla tav. III, fig. 3-4 del
lavoro sui Molluschi viventi del Piemonte (4). Dunque, malgrado l’opi-
(1) Revue et Mag. de Zoologie, par Guérin-Méneville, 1861, p. 358.
(2) Bullett. della Soc. malac. ital., vol. II, 1876, p. 97, tav. B, fig. 3-4.
(3) Atti Soc. ital. di Scienze nat., 1870, p. 249.
(4) Mem. Accad. dei Lincei 1880.
nione contraria dei dott. Simroth e Heynemann, i quali riuniscono il
L. psarus al L. maximus, io penso si debba ritenere quale specie per-
fettamente distinta.
Altre due specie assai prossime al L. psarus vennero in seguito de-
scritte, cioè il L. milipunctatus Pini nel 1884 ed il L. canapîcianus
Pollonera nel 1885.
Passerò ora in rassegna le varie forme di questo gruppo, finora tutte
esclusivamente italiane, incominciando da quella che più si avvicina al
L. cellarius.
Tutte queste specie hanno sempre la suola pallida unicolore, non mai
tinteggiata di scuro nelle zone laterali; l’apertura respiratoria poco po-
steriore; il cappuccio sparso di macchie nerissime arrotondate di varia
grandezza e più o meno numerose; la guaina della verga sempre più
sviluppata che nel L. cellariîus.
Limax psarus Bourguignat, tav. III, fig. 6.
Spicil. malac. in Rev. et Mag. Zool., Juin, 1861, p. 358.
Pini, Moll. Esino in Bull. Soc. malac. ital., 1876, p. 97, tav. B, f.3-4.
Animal cylindricus, mediocriter rugosus; postice acute-albido-carinatus ;
cinereo-coruleus vel albidus nigro-maculatus, in clypeum maculis rotundatis,
îrreqularibus, plus minusve confertis, in dorsum maculis sepe confluentibus
subzonatus. Solea albidula unicolor; pedis limbus lineolis horizontalibus ni-
grescentibus signatus. Caput et tentacula pallida. Longit. 50-60 mill.
Hab. I contorni di Milano, la Brianza, la Valsassina ed il territorio
di Esino in Lombardia; in Piemonte fu trovato presso Intra sul Lago
Maggiore, e nella valle della Dora Riparia a Rivoli, Avigliana e Sacra
di S. Michele.
La forma tipica, secondo la descrizione del Bourguignat, ha il cap-
puccio sparso di poche macchie arrotondate nere soltanto, cosiechè per
la macchiatura si stacca maggiormente dal L. ceZZarîus che non la forma
figurata dal Pini e quelle piemontesi che sono ancora più fittamente e
più irregolarmente macchiate. Il lembo del piede, che è immediatamente
sopra il contorno della suola, è ornato da una serie di lineette nere
orizzontali, che non si trovano mai nel L. cellarivs, almeno in Italia.
Dell’apparato sessuale ho detto più sopra.
Limax polipunctatus, n. sp., tav. III, fig. 5.
Limax millipunctatus, var. Pollonera, Aggiunte malac. terr. Piem.
in Boll. Mus. Zool. Torino, N. 1'7, 1886.
Animal valide rugosus, obtuse et brevi carinatus, pallide cinereo-carneus;
dorso maculis nigris exgiguis rotundatis ornato, lateribus maculis maioribus
subseriatis; clypeo castaneo, postice perobtuse angulato, minutissime et crebre
nigro-punctulatus vel signatus. Collum fuscatumy; solea albida unicolor; pedis
limbus minutissime nigro-punctatus. Long. 10-12 cent.
Habh. Monte Castello (589 m.) sopra Givoletto, provincia di Torino.
Io avevo attribuito questa limaccia al L. m//ipunctatus, ma, aven=
dola anatomizzata, vidi che per l'apparato sessuale si avvicina più al
L. psarus che all’altra specie. Esternamente non si distingue dalla specie
del Pini, che per la macchiatura del cappuccio molto più minuta e per
la tendenza di queste macchie a fondersi insieme formando qua e là dei
brevi zig-zag, e per il lembo del piede molto meno visibilmente pun-
teggiato di nero.
Var. raripunetatus, tav. III, fig. 4 e 9.
Animal pallide-lutescens unicolor, maculis parvulis nigris equaliter rari-
punctatus.
Hab. Monte Ermetta sopra Alpicella, tra gli 800 ed i 1000 metri sul
livello del mare (Liguria).
Si distingue dal tipo per il cappuccio pallido , dello stesso colore del
resto del corpo, e per la punteggiatura più rada ed uniforme tanto sul
cappuccio che sul dorso e sui fianchi; inoltre la minutissima punteggia-
tura nericcia del lembo del piede è in questa forma appena visibile.
Limax millipunetatus Pini, tav. III, fig. 3.
Novità malac. in Atti Soc. ital. sc. nat. — 1884.
Animal cinereo-lutescenti-brunneus, subcylindricus, postice valde atte-
nuatus tuberculis levioribus subovalibus instructus; maculis nigrescentibus
punctiformibus crebre signatus. Clypeus antice rotundatus, postice obtuse
acute-rotundatus, leviter concentrice striatus, confertissime nigro-punctulatus.
Apertura pulmonaris parum postica. Tentaculis cylindricis crebre granu-
losis, nigro-punctulati, basi non approximatis. Solea albo-luteola unicolore.
Long. 115-125, lat. 10-12 mill. (Pini).
Hab. Sestri e Voltri in Liguria e la Lombardia.
Dalla surriferita diagnosi del dott. Pini ho tolto le parole « non mar-
gînata » relative all’apertura respiratoria, perchè l’esemplare di questa
specie, mandatomi dallo stesso autore, ha l’apertura distintamente con-
tornata da una zona nericcia. Il lembo del piede è ampiamente sparso
da una minutissima punteggiatura nera polverulenta, la quale si estende
(benchè assai meno abbondante) anche sul margine esterno della suola.
.L’apparato sessuale è identico a quello del L. canapicianus rappre-
sentato alla fig. 8 della tav. III, nel quale la guaina della verga è no-
tevolmente più lunga della matrice.
Limax canapicianus Pollonera, tav. III, fig. 2 e 8.
Elenco dei moll. terr. viv. in Piemonte, in Atti Acc. Sc. Torino, 1885.
Animal mediocriter rugosus, pallide castaneus, maculis rotundatis ater-
rimis notatus. Clypeus postice acute angulatus, ample nebulose fuscatus,
maculis rotundatis aterrimis lateraliter signatus. Apertura pulmonea fere
mediana. Carina mediocris, pallide castanea. Solea albida unicolor. Pedis
limbus nigropunctatus. Long. 14 cent.
Hab. Nei boschi di castagni sopra Forno di Rivara sulla falde del
Monte Soglio, nella provincia di Torino in Piemonte.
La guaina della verga è sviluppatissima e molto più lunga che la ma-
trice.
Questa specie differisce da tutte le precedenti per la parte posteriore
del cappuccio molto più acuminata; inoltre essa è di statura maggiore
LI
e la posizione dell’apertura respiratoria è ancor più mediana.
Var. ocellatus, tav. III, fig. 1.
Differt a typo clypeo rare-maculato, dorso medio non maculato , latera-
liter tantum macularum duabus seriebus ornato, pedis limbo non punctulato.
Hab. Col precedente.
Tutte queste specie precedentemente descritte somigliano più o meno:
nel modo di macchiatura al L. punciulatus Sordelli di Lombardia, ma
questo si distingue per la posizione assai posteriore dell’apertura e per
la forma del cappuccio che posteriormente è quasi rotonda.
L’apparato sessuale del L. punciulatus, che rappresento nella fig. 7
della tav. III, ci mostra la guaina della verga ancora più sviluppata e
più ritorta che nelle due specie precedenti.
A proposito di questa specie farò notare che il Sordelli, allorchè la
descrisse, le attribuì un cappuccio privo di macchie nere, e come tale
venne riferito nella Monografia dei Limacidi italiani da Mario Lessona:
e da me. In seguito il dott. Pini (il quale aveva fornito l'esemplare de-
scritto dal Sordelli) dimostrò che il L. punctulatus è macchiato di nero
anche sul cappuccio, e doversi la prima asserzione contraria del Sordelli
ad una inavvertenza di questo autore. Cosicchè devesi ritenere per
L.punctulatus Sordelli quello descritto e figurato dal Pini nel citato
lavoro sui Molluschi di Esino.
SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA III.
Fig. l. L. canapicianus Poll., var. ocellatus; 2. L. canapicianus Poll., tipo;
3. L. millipunetatus Pini; 4. L. polipunctatus Poll., var. raripuncetatus ;
5. L. polipunctatus Poll., tipo; 6. Apparato sessuale di L. psarus Bgt.; 7. App.
sess. di L. punctulatus Sordelli; 8. App. sess. di L. canapicianus Poll.; 9. App.
sess. di L. polipunctatus Poll., var. raripunctatus.
1960 - Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torino.
4, BOLLETTINO
Musei di Zoologia ed Anatomia comparata
della R. Università di Torino
N. 52 pubblicato il 15 Dicembre 1888 Vor. III
Altre notizie intorno al SIRRATTE in Italia nel 1888
raccolte da
TOMMASO SALVADORI
Membro del Comitato Ornitologico internazionale.
In un lavoro intitolato I Sirratte în Italia nella primavera del 1888,
pubblicato nel giugno decorso, nel N. 47 di questo Bollettino, io dava
tutte le notizie che aveva potuto raccogliere intorno ai Sirratti veduti
ed uccisi in Italia fino ad allora, e terminava il lavoro annunziando il
mio proposito di pubblicare le ulteriori notizie che mi fossero giunte,
quando si fosse potuto supporre che i fatti relativi alla immigrazione
del Sirratte in Italia in questo anno fossero tutti noti.
Mi pare giunto il momento di mandare ad effetto quel mio proposito,
ma prima stimo opportuno di fare una rettificazione ed alcune aggiunte
relative alle notizie già pubblicate nel primo lavoro.
La rettificazione si riferisce al Sirratte di Palmanova, che io indi-
cava come preso il 26 aprile, ma con un punto d’interrogazione, non
essendo ben certo del giorno preciso della cattura. Ed in vero esso fu
preso due giorni più tardi, cioè il 28 aprile. Questa cosa io ho appreso
da una lettera del sig. Maggiore Landi del '76° reggimento di fanteria;
egli mi ha fatto sapere i seguenti particolari intorno a quell’esemplare,
che alle ore 7 e mezzo del mattino egli vide fuggire da un cespuglio
collocato al piede di un palo telegrafico; esso aveva un'ala rotta, senza
dubbio per aver battuto, forse durante la notte, contro i fili sovrastanti
del telegrafo. Il sig. Maggiore Landi ha avuto la cortesia di offrirmi in
dono l’esemplare, che egli conservava ancora vivente il 19 giugno.
La data esatta sopraindicata della cattura è registrata anche in un
lavoro del dott. A. B. Meyer, direttore del Museo di Storia Naturale di
Dresda, intorno alla immigrazione del Sirratte in Europa nel 1888 (1);
ignoro da chi egli l’abbia avuta.
Le aggiunte sono due: l’una si riferisce ai Sirratti di Schio, dei quali,
secondo quanto mi scrive il sig. Sartori, una, coppia fu vista ancora
verso. la metà di luglio e poi non più, “Bino che si sappia che essa sia
stata manomessa.
L'altra aggiunta si riferisce alla qualità dei semi contenuti nel gozzo
della femmina uccisa nel territorio di Orvieto e dal sig. Edoardo Ra-
vizza generosamente donata a me, ed ora deposta nella collezione di
uccelli italiani del R. Museo zoologico di Torino. Quel contenuto fu di-
ligentemente esaminato nel Laboratorio dell'Orto Botanico di Torino
dal chiaro prof. Gibelli , il quale mi ha fornito le seguenti indicazioni :
1° Cariossidi di Sefarîa in grande quantità; 2° Frutti di Daucus carota;
8° Fiori e semi di Scleranthus; 4° Calice di Trifolium lappaceum; 5° Semi
di Lathyrus. i
Vengo ora alla enumerazione delle notizie di altri Sirratti veduti, uc-
cisi e conservati in Italia, ricevute dopo la pubblicazione del mio pre-
cedente lavoro.
Maggio, ai primi. — Il sig. Nicola Ricci di Mercato Saraceno (Forlì)
mi scrive che ai primi di maggio, in un campo di grano, trovò tre Sir-
ratti e ne prese uno con un colpo di fucile, avendogli un pallino rotto
la punta di un’ala; messolo in un camerino insieme con alcune quaglie,
il Sirratte si Ana di grano, e si è addomesticato per modo da poterlo
egli prendere ed accarezzare come vuole.
Maggio, 13. — Nello stesso giorno e quasi nella stessa ora in cui
furono veduti alle Mandrone presso Solarolo i 16 Sirratti, già menzio-
nati nel mio primo lavoro, un branchetto di tre, forse sbandati dal
branco principale dopo la uccisione dei sette, si posò poco discosto dalle
Mandrone in parrocchia di Casanola, nelle piccole ZargRe dette le
Savoje. Un contadino, che per caso si trovava presente all’arrivo , si
avvicinò a tiro, sparò nel branco ed uccise un Sirratte; il giorno dopo
un viandante, che passava nel medesimo luogo, ne raccolse un altro,
senza dubbio ferito dal medesimo colpo e poi morto all’ombra di un
filare. Anche questi servirono per la tavola !
Questa notizia è stata pubblicata dal sig. Alberto Bacchi della Lega in
un articolo intitolato IZ Sirratte în Romagna e nel Bolognese, stam-
pato nel N. 321 del giornale Lo Sport Ittustrato di Milano.
Maggio, 13. — Lo stesso giorno che, come scrive il Bacchi della
Lega, era pei Romagnoli la Domenica dei Sirratti, e nelle stesse ore
antimeridiane, nei pressi di Bellaria, non molto Vara da Cesenatico e
dal mare, arrivarono tre Sirratti, e mò maschio e femmina, rimasero
(1) Ueder. das Vorkonmen des Steppenhuns, Syrraptes paradoxus Pall.,
in Europa im Jahre 1888. Dresden, 1888.
uccisi da un solo colpo di fucile; un vecchio bracciante li prese e li
portò a Sant'Arcangelo di Romagna, ove li vendette al sig. Elia Gal-
lavotti, che li ha imbalsamati e li conserva nella sua collezione.
Queste notizie io ebbi prima dal già menzionato sig. Alberto Bacchi
della Lega di Bologna (Reno nel Fanfulla) e poi dal sig. prof. Andrea
Fiori del Liceo Galvani di Bologna, dal sig. prof. Vincenzo Gasparini del
Liceo di Fano e dal possessore sig. Gallavotti; questi mi scrive che il
maschio aveva i testicoli molto sviluppati e nel gozzo molti semi scuri
ed altri gialli e qualche granello di sabbia; la femmina aveva l’ovaia
molto sviluppata e lo stomaco vuoto; la carne era saporita, ma molto
dura.
La notizia relativa ai Sirratti di Bellaria fu pubblicata dal sig. Gal-
lavotti nel Bollettino del Naturatista, anno VIII, n. 7, p. 105 e dal
sig. Alberto Bacchi della Lega nell’articolo sopramenzionato.
Maggio, circa alla metà. — Il sig. Antonio Valle, aggiunto al civico
Museo di Storia Naturale di Trieste, pubblicò nel BoZ/ettino del Natu-
ralista (1. c.) la seguente notizia:
« Mi pregio comunicare che circa alla metà di maggio veniva preso
vivo colle mani in una campagna vicino alla nostra città (Trieste) un
Syrrhaptes paradoxus. L'individuo trovasi ora nel ‘Museo civico di
Storia Naturale. »
Pare che si riferisca a questo esemplare la notizia di un Sirratte preso
a Bosco Pontini, nelle vicinanze di Trieste, data nello Sport IWustrato,
n. 307, p. 342, da chi sì firma Bruno. i
Maggio, 25 0 26. — Quattro Sirratti si sarebbero visti in uno dei
due giorni indicati, lungo la Magra presso Sarzana, a 18 chilometri
all’est di Spezia; di essi due sarebbero stati uccisi, e di questi uno sa-
rebbe andato perduto e l’altro sarebbe stato portato sul mercato di
Sarzana il 27 maggio dal cacciatore e dal medesimo riportato via per
tema di contravvenzione, e sarebbe anch’esso scomparso! Queste notizie
mi sono state date dal prof. Enrico Giglioli, ma ignoro da chi egli le
abbia avute...
Maggio, 27. — Un Sirratte fu ucciso in questo giorno nel greto del
torrente Parma presso Panocchia, villaggio posto a circa 15 chilometri
a monte di Parma.
Io ebbi questa. notizia dal sig. dott. Alberto del Prato di Parma, il
quale mi scriveva che l’individuo era solo e che nello stomaco aveva
grani immaturi di frumento e semi di Brassica napus. Tale notizia fu
pubblicata da me nello Sport IN2ustrato, num. 305, p. 317, e dal dott.
Quinzio Ugolotti, che conserva l'esemplare, nel giornale Caccia e Corse,
anno.II, n. 38, p. 499. Anche il dott. Meyer (Z. c.) ne fa menzione.
Maggio, 29. — Scrive il Meyer (2. c.) che in questo giorno, nella
Bandita di San Rossore presso Pisa, furono veduti quattro Sirratti e che
due furono uccisi. Il Meyer, da me interpellato, non ha saputo dirmi
da Chi abbia avuta detta notizia. È singolare che nè dal Giglioli , nè:
da me, nè dagli altri che in Italia si sono occupati dei Sirratti, si sia,
avuto sentore di quegli esemplari, cosicchè ignoriamo i particolari della
cattura, e se i due uccisi siano stati conservati !
Maggio, alla fine. — Secondo lo stesso Meyer (2. c.), sette Sirratti
sarebbero stati uccisi presso Faenza alla fine di maggio, ma io dubito.
che quella asserzione sia erronea, e che si tratti dei sette uccisi il 13
maggio a Solarolo presso Faenza.
Luglio, circa alla metà. — Presso Lanischie, nel distretto di Pin-
guente nell’Istria, sarebbe stato ucciso un Sirratte (Meyer, /. c.).
Settembre, 9. — Presso Budrio nella provincia di Bologna, in un
campo con rari steli di granturco, la mattina del 9 settembre sì trova-
vano due Sirratti, uno dei quali, la femmina, fu ucciso dal sig. Marco
Sarti; l’altro fu veduto il giorno appresso da un contadino, che non
riuscì a colpirlo, sebbene gli tirasse a fermo. Il primo è stato imbalsa-
mato nel Laboratorio del Museo zoologico di Bologna e quindi è stato.
inviato a Milano per esservi esposto nella vetrina del preparatore sig.
Bonomi.
Le notizie suddette furono pubblicate dal sig. Sarti nel giornale Caccia
e Corse, II, n. 48, p. 613, e n. 50, p. 637, e dal sig. Alberto Bacchi della
Lega nello Sport Itustrato, n. 321; nell’ultimo luogo la data indicata è
8 settembre.
Si parla anche di un Sirratte che sarebbe stato ucciso a Cavalese in
Val di Fieme (Soc. Ornit. Vienna) (Bollettino del Naturatista , VIII,
p. 137), ma la cosa non è certa e forse la notizia si riferisce al sirratte
ucciso in quella località nel 1863.
Il Meyer (2. c.) ha accennato a Sirratti nelle vicinanze di Palermo,
verso la metà di maggio, ma da una sua lettera apprendo che l’accenno
sì fondava sopra una supposizione che non ha potuto verificare.
Pare inoltre che parecchi Sirratti si siano veduti nelle vicinanze di
Porto S. Giorgio nella provincia di Ascoli Piceno, giacchè un mio fra-
tello, cacciatore valentissimo, mi ha narrato di uccelli sconosciuti, che
si sarebbero veduti volare da lui e da altri alla fine di aprile od al prin-
cipio di maggio.
Finalmente non sarà inutile di far sapere che la notizia di un Sirratte
ucciso nelle Brughiere di Somma Lombardo dal nobile Federico Casa-
nova, pubblicata nel giornale Caccia e Corse, n. 50, p. 637, è erronea;
il direttore del giornale, sig. marchese Delor, mi scrive che si trattava
invece di un piviere !
Termino questo mio lavoro, presentando un quadro contenente tutte
le notizie ricevute finora intorno ai Sirratti veduti, uccisi e conservati
in Italia durante questo anno.
Aprile, 24 Montagnana (Padova) . individui 8, cattur. 2, conser. (vivo) 1
» 28 Palmanova (Udine) . È » LA ye el » (vivo) I
Maggio, al principio. Mercato Saraceno (Forlì). 3, A » (vivo) l
» 1 Fano (Pesaro) . > 5 » 6, CRA
» St Pamo. ; î 3 x » li, » 1], » 1
» 3 Villabartolomea (Verona) . » I, > È » l
» o Fano . 3 > - 5 » 4, a) 0 » l
» 6 Schio (Vicenza) . . ; » 4, STO, » l
» 6 Schio . - . ; È circa 20
» 6? Schio . È E P ; » 2
» 13 Solarolo (presso Faenza) . Va VICE » » Il
» 13 Casanola (presso Faenza) . » 3; » 2
» 13 Bellaria (presso Cesenatico) » da > i » 2
» 15 S° Severa (fra PaloeCivitavecchia)» JE »>:I0 » l
» alla metà. Mantovano : | » L CARO » l
» alla meta. Trieste . a ; » Î, >» ep, » 1
» 23 Camposampiero (Padova) . » le 2 AE
» 26 o 27. Sarzana (Liguria or.) » 4, pi ca
» 27 Cavanella Po (Rovigo) i » li » » (vivo) l
» 27 Panocchia (Parma) . 7 » Ji ya 0h » l
» 28 Orvieto (Perugia) 5 . » T » I » l
» 29 S. Rossore (Pisa) a 7 » 4, SUanNc » ?
» alla fine. Faenza (?) . 3 $ » TO 0
Luglio, alla metà. Lanischie (Istria) . » pe s 1 » 1
Settembre, 9 Budrio (Bologna) . x » L > i) » l
Totale individui circa 102, cattur. 43, conservati 17
I fatti che sono venuti alla luce dopo la pubblicazione del mio primo
lavoro, se hanno aggiunto un certo numero di esemplari a quelli os-
servati, catturati e conservati, non hanno esteso di molto l’area nella
quale i Sirratti sono stati trovati in Italia, e neppure hanno estesa la
durata del loro passaggio.
Nel forte dell’arrivo e del passaggio, cioè alla fine di aprile e nel
maggio, ad oriente, i Sirratti si sono forse visti più in basso di Fano,
cioè presso Porto S. Giorgio, ma, a quanto pare, non nel Napoletano.
Verso occidente, oltre che a Santa Severa presso Civitavecchia, che è il
punto più meridionale, e presso Orvieto, i Sirratti si sono veduti a San
Rossore e presso Sarzana, se le osservazioni sono esatte, ed a Panocchia
presso Parma, che è il punto più occidentale nell’Italia settentrionale, rag-
giunto dai Sirratti in questo anno; in Piemonte non sarebbero arrivati.
L’esemplare di Pinguente nell’Istria alla metà di luglio e l'esemplare
di Budrio, ucciso il 9 settembre, senza dubbio non erano giunti allora,
ma arrivati anch'essi nella primavera e rimasti nei rispettivi luoghi fino
al tempo della loro uccisione.
Torino, Museo Zoologico, 7 dicembre 1888,
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