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Full text of "Bollettino dei Musei di zoologia ed anatomia comparata della R. Università di Torino"

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COMPARATIVE ZOOLOGY, 


AT HARVARD COLLEGE, CAMBRIDGE, MASS. 


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BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


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N. 186-165 


TORINO 
TIPOGRAFIA CARLO GUADAGNINI 


via Gaudenzio Ferrari, 3 


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150. 
151. 
». 152. 
153. 
154. 


. 155. 
156. 


. 157. 


INDICE 


Giglio-Tos (ERMANNO). Un nuovo genere di coleottero longicorne. 

Borelli (ALFREDO). Osservazioni sulla Planaria alpina (Dana) e ca- 
talogo dei Dendroceli d’acqua dolce trovati nell’Italia del Nord, 

Griffini (AcHiLLE) Nuova specie di Ortottero piemontese del gen. 
Ephipiggera Latr. 

Camerano (Lorenzo). Ricerche intorno alla forza assoluta dei mu- 
scoli degli invertebrati. I. — Muscoli dei Gordii. (Nota preventiva). 

Camerano (LoRENZO). [Note di Biologia alpina III.] Dell’azione del- 
l’acqua corrente e della luce sullo sviluppo degli anfibi anuri. 

Griffini (AcHILLE). Ortotteri del Piemonte. I. — Locustidi. 

Giglio-Tos \ERMANNO). Sui due generi di Coleotteri longicorni 
Psygmatocerus Perty 8 Badariotta Giglio-Tos. 

Griffini (AcHILLE). Sirfidi raccolti nella Valtravaglia. 

Griffini (AcÒivLe). Intorno a due locustidi di Madagascar. 

Blanchard (RAPHAEL). Révision des Hirudinées du Musée de Turin. 

Blanchard (RAPHAEL). Sur quelques Hirudinées du Piemont. 

Giglio-Tos (ERMANNO). Diagnosi di nuovi generi e di nuove specie 
di Ditteri, VIII. 

Camerano (Lorenzo). Descrizione di nuove specie di Gordius di 
Madagascar. 

Marchisio (Pietro). Intorno agli Echinaster Doriae e tribulus De- 
Filippi e all’Astropecten aster De-Filippi. 

Griffini (AcHILLE). Notonettidi del Piemonte. 

Rosa (DANIELE). Catalogo e distribuzione geografica dei Lumbricidi. 

Salvadori (Tommaso). Intorno alla Merula alpestris, Brehm. 

Sacco (FEDERICO). I Molluschi dei terreni terziari del Piemonte e 
della Liguria (Sunto). Parte XIII. 

Griffini (AcHILLE). Nuovi Grillacridi e Stenopelmatidi del Museo 
Zoologico di Torino. 

Crety (CESARE). Intorno alla struttura delle ova delle Oloturie. 

Peracca (MARIO G.). Descrizione di nuove specie di Rettili e Anfibi 
di Madagascar. i 

Griffini (AcHILLE) [Viaggio del Dr. E. Festa in Palestina, nel Li- 
bano, ecc. I.]. Nuova specie di Fanerotteride del genere Isophia Br. 


Giglio-Tos (EgmaNNO). Diagnosi di nuovi generi e di nuove specie 
di Ditteri, IX. 


. Griffini (ACHILLE). Ortotteri del Piemonte. II. Grillidi. 
. Rosa (DANIELE). [Viaggio del Dr. E. Festa in Palestina, ecc. II.]. 


Lumbricidi. 


. Blanchard (RapHaEL). [Viaggio del Dr. E. Festa in Palestina, ecc. 


III.]}. Hirudinées. 


. Camerano (Lorenzo). [Viaggio del Dr. E. Festa in Palestina, ecc. 


IV.]. Osservazioni sui girini degli anfibi anuri. 


. Emery (CarLO). Intorno ad alcune Formiche della collezione Spinola. 
. Giglio-Tos (ERMANNO) [Viaggio del Dr. E. Festa in Palestina, ecc. 


V.]. Ortotteri, (con una tavola). 


. Saeco (FepERIco). 1 Molluschi dei terreni terziari del Piemonte e 


della Liguria (Sunto). Parte XIV. 


N 20 1893 


vie BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 136 pubblicato il 2 Gennaio 1893 Vor. VIII 


Dott. E. GIGLIO-TOS 


Un nuovo genere di COLEOTTERO longicorne 


Il signor Giacinto Gianelli, ben noto lepidotterologo torinese, faceva, 
giorni sono, gentilmente dono al R. Museo Zoologico di Torino, di un 
bellissimo Cooleottero longicorne, inviatogli dal sig. Badariotti, Professore 
nel Collegio di S. Joaquin di Lorena, in provincia di S. Paolo nel 
Brasile. 

Non mi fu possibile di trovare nella classica opera del Lacordaire sui 
coleotteri (1) un genere, nei quale potesse essere compreso questo curioso 
insetto, nè mi risulta che, dal tempo in cui fu pubblicata quell’opera 
infino ai giorni nostri, fra i numerosi nuovi generi descritti alcuno ve 
ne sia che corrisponda ad esso. 

Ritengo perciò che sia un genere nuovo e come tale lo descrivo, dando 
ad esso il nome di Badariottia in onore di Badariotti, suo scopritore, e 
dedicandone la specie tipica al sig. Gianelli. 


Badariottia nov. gen. 


Ultimo articolo dei palpi non aciculato: tibie anteriori senza solco 
obliquo interno: pronoto non distinto dai fianchi del protorace: gambe 
inermi: occhi fortemente granulosi: cavità cotiloidi intermedie aperte al 
di fuori: linguetta membranosa: anche anteriori di grandezza normale, 
non sporgenti, e non angolose: palpi mascellari un po’ più lunghi dei 
labiali: i quattro primi segmenti dell’addome ineguali. Cerambicide 
vero. 


(1) LacorpaIRE Th., Histoire naturelle des Insectes, Genera des Coléoptéres, 
Tome VIII, Paris 1869. 


WENEISE 


Nella determinazione del gruppo, al quale debbo ascrivere questo in- 
setto, ho seguito la classificazione del Lacordaire ed i caratteri da lui 
proposti. 

Il Lacordaire fa consistere la distinzione. tra i Cerambicidi veri e gli 
Esperofanidi nell’essere la sporgenza prosternale, in quelli, quasi sempre 
troncata all'indietro, in questi, quasi sempre arcata. Per tale carattere 
questo insetto dovrebbe essere classificato tra gli Esperofanidi, ma per 
l’aspetto generale e per il complesso degli altri caratteri io ho creduto 
meglio di ascriverlo al gruppo dei Cerambicidi veri. 


Diagnosi. — Lobo inferiore degli occhi che oltrepassa notevolmente 
in avanti il tubercolo delle antenne: protorace assolutamente inerme ai 
lati; elitre assai convesse alla base, pochissimo all'estremità, quasi 
membranacee, troncate obliquamente all'apice e munite di due spine 
assai lunghe: femori posteriori armati di due spine all’apice, i mediani 
di una sola spina: antenne meno lunghe del corpo, di 12 articoli: 
il primo robusto, assai lungo e quasi cilindrico: dal 3° all’11° brevi, 
ma gradatamente crescenti in lunghezza, emettenti esternamente dal 
loro apice un ramo assai lungo, lamelliforme: 12 più lungo di 2-11 in- 
sieme riuniti, lamelliforme. 


Volendo anche in questo caso seguire la divisione fatta dal Lacordaire 
dei Cerambicidi veri, dovrei porre questo genere vicino al genere Criodion 
SERV., della sezione B, perchè ambedue caratterizzati dalle anche an- 
teriori non angolose all’esterno, dal lobo inferiore degli occhi oltrepas- 
sante in avanti i tubercoli antenniferi, dalle cavità cotiloidi intermedie 
aperte all’esterno e dai femori posteriori bidentati all'estremità. Però 
parecchi altri caratteri lo allontanano alquanto da questo genere. 


Descrizione. — Corpo snello, allungato. — Capo quasi tondeggiante 
alquanto più largo che lungo: mandibole quasi orizzontali, alquanto 
sporgenti, inermi all’indentro: linguetta membranosa: palpi mascellari 
alquanto più lunghi dei palpi labiali, cogli articoli ingrossati all’estre- 
mità e l’ultimo più lungo degli altri, appiattito, gradatamente più largo 
verso l’estremità e quivi troncato: palpi labiali coll’ultimo articolo si- 
‘mile all'ultimo dei palpi mascellari: guancie lateralmente prolungate in 
punta e sormontate di cresta: labbro superiore poco sviluppato munito 
di peli gialli rigidi: fronte spiccatamente solcata nel mezzo, verticale 
e pubescente: tubercoli delle antenne assai rilevati e terminati poste- 
riormente in punta: occhi assai fortemente granulosi, coi lobi posteriori 
assai piccoli ma notevolmente avvicinati, coi lobi anteriori oltrepassanti 
inferiormente ì prolungamenti delle guancie e superiormente i tubercoli 
delle antenne di modo che il loro margine interno è tangente alla linea che 


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congiunge i condili delle antenne coll’inserzione delle mandibole: vertice 
del capo con una notevole depressione trasversale. AnZenne oltrepassanti 
appena i due terzi dell'addome: il 1° articolo, robusto, quasi cilindrico, 
assai lungo, leggermente ingrossato verso il mezzo ed all’estremilà: 2° 
assai piccolo: dal 8° all’11° gradatamente più lunghi, più stretti e più 
depressi, ciascuno prolungato esternamente alla sua estremità in una 
ramificazione lamellare: queste lamelle si portano tutte quasi allo stesso 
liveilo, perciò evidentemente quella del primo articolo è la più lunga e 
le altre sono gradatamente più brevi di tanto quanto è lungo l’articolo 
antecedente: l’ultimo articolo, il 12°, è trasformato totalmente in una 
lamella identica alle altre, più breve di esse e lunga alquanto più degli 
articoli 2-11 insieme congiunti. — Proforace ben distinto, assolutamente 
inerme ai lati, che sono fortemente curvi, più stretto al margine ante- 
riore che al posteriore, ma con questi margini leggermente rilevati a 
cordoncino: sul dorso è sparso qua e là di rarissimi peli, alquanto tume- 
fatto ai lati e colla superficie alveolata, cioè coperta di un reticolato di co- 
stole sporgenti, che formano numerosi poligoni, limitanti altrettante depres- 
sioni alveolari: prosterno densamente peloso, depresso trasversalmente 
nel nezo, colla sporgenza prosternale ricurva posteriormente in basso: 
mesosterno e metasterno anch'essi densamente pelosi: cavità cotiloidee 
anteriori e mediane aperte. — Scudetto mediocre, triangolare, coi lati cur- 
vilinei. — ZZitre più larghe del protorace alla loro base e quivi tumefatte 
ai lati e alquanto convesse, sempre più pianeggianti verso l'estremità 
e gradatamente più strette, quasi membranacee, sottili e pellucide, fi- 
nissimamente pubescenti, all’apice curve lateralmente, quindi troncate 
obliquamente e munite di due spine assai sviluppate: tutto il margine 
delle elitre rilevato a costola. — Addome a segmenti disuguali: il primo 
assai più grande, gli altri gradatamente più brevi, fuorchè il quinto che 
è più lungo del quarto. Piedi assai robusti: anche anteriori quasi glo- 
bulose: femori assai robusti appena più ingrossati presso la base, late- 
ralmente compressi e leggermente arcati: i mediani terminati da una 
spina nel lato posteriore, i posteriori terminati da due spine di cui la 
posteriore più lunga: le tibie gradatamente ingrossate verso l’apice e 
tutte terminate da due spine poco sviluppate: il primo articolo dei tarsi 
posteriori appena più lungo del primo degli altri tarsi. 


La diagnosi e la descrizione suesposte si convengono al maschio : 
giudicando per analogia cogli altri generi alquanto simili, finora cono- 
sciuti, la femmina si distinguerà forse principalmente per la mancanza 
delle lamelle nelle antenne. 

Il carattere più vistoso e saliente di questo nuovo genere consiste 
nella peculiare conformazione delle antenne. Essa non è però isolata in 
questa ricca famiglia di Coleotteri: altri generi già si conoscono, e sono 


bee: 


menzionati dal Lacordaire, i quali si distinguono per una speciale strut- 
tura delle antenne in apparenza simile a questa. Forse fra tutti il più 
somigliante per questa conformazione è il genere C/osterus SERV., il 
quale d’altronde si distingue per molti altri caratteri, appartenendo alla 
sottofamiglia dei Prionidi: anche il genere Polyoza SERV., pure ap- 
partenente ai Prionidi, ha le antenne con aspetto alquanto somigliante, 
ma le ramificazioni lamellari sono assai più brevi e sono emesse dal 
lato interno degli articoli: le due sole specie che di esso si conoscono 
sono ambedue del Brasile. 

I due generi Aprosictus ed Anatisis PASCOE, del gruppo degli Stron- 
giluridi, sono caratterizzati da una struttura consimile delle antenne e 
le loro specie sono proprie dell'Oceania. 

Nel gruppo dei Cerambicidi veri, solo il genere Cyriopalus PASCOE, 
era menzionato finora come distinto per le antenne flabellate, come il 
Lacordaire stesso scriveva nella sua opera sopracitata (1): « La structure 
« remarquable de ses antennes, du moins chez le male, lui est propre 
« dans le groupe actuel »: ma oltre agli altri caratteri, nel genere 
Cyriopalus, anche la flabellatura delle antenne è notevolmente diversa 
da] caso nostro, essendo le ramificazioni gracili, irte di peli fini ed emesse 
dall’estremità interna degli articoli. 


EBadariottia Gianellii n. sp. 


Badariottia Gianellii n. sp. 


Maschio. — Mandibole assai robuste, nere: palpi mascellari e labiali 
di color castagno scuro: fronte ed occipite coperti di una breve pube- 


(1) LacoRDAIRE Th., Histoire des Ins. ecc., Op: Git.. pi. 252. 


dc 


scenza di color nocciola: antenne di color castagno-rossiccio, il primo 
articolo finamente pubescente fin presso all'apice, gli altri assolutamente 
glabri: protorace di color castagno-rossiccio, quasi rosso-granato, lu- 
cente, sparso qua e là, specialmente ai lati, di rari ma lunghi peli gial- 
licci; inferiormente tutto il torace coperto di lunghi e fitti peli di color 
nocciuola: elitre di questo stesso colore, leggermente più scure verso la 
base, quasi membranacee, pellucide, rivestite come anche lo scudetto, 
di peli cortissimi e finissimi, tumefatte ai lati presso alla base e alquanto 
anche presso all’apice, oltrepassanti notevolmente l’estremità dell’ad- 
dome, contornate intieramente da un sottile margine rilevato nero e 
lucente, che all'apice si prolunga in due spine assai sviluppate: la su- 
perficie è uniforme e quasi liscia, percorsa longitudinalmente da tre 
striscie quasi parallele pochissimo distinte: addome inferiormente bruno- 
testaceo, rivestito di finissimi peli corti di color nocciuola-chiaro: zampe 
nere, uniformemente pubescenti. (Vedasi la unita figura). 

Lunghezza del corpo: mm. 42 circa. 

La femmina è ancora sconosciuta. 

HaBIT. — Lorena (provincia di S. Paolo nel Brasile). 

L’esemplare che servì per la presente descrizione si conserva nella 
collezione entomologica del R. Museo Zoologico di Torino. 


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Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. a3"7 pubblicato il 9 Gennaio 1893 Vor. VIII 


Dott. ALFREDO BORELLI 


Osservazioni sulla PLANARIA ALPINA (Dana) 


e catalogo dei Dendroceli d’acqua dolce 
trovati nell’Italia del Nord. 


Planaria alpina 


Sinonimia: Hirudo alpina, Dana (5). 
Planaria arethusa, Dalyell (3). 
Planaria abscissa, Iijima (14). 
Planaria alpina, Kennel (17). 


Nome volgare: Nel dialetto di Garessio è detta Sciura. 


Il primo che descrisse la Planaria alpina fu il Dana il quale la trovò 
nelle sorgenti di acqua fredda dei dintorni di Garessio (Alpi Marittime); 
questo naturalista credendo però di avere a fare con una Irudinea 
diede a questa planaria il nome di Hirudo alpina e la descrisse con 
questo nome nella sua Monografia « De Rirudinis nova specie » (5), 
esprimendo però alcuni dubbii sulla sua identità col genere Hîrwdo. Il 
Carena occupandosi più tardi delle Irudinee del Piemonte andò a cercare 
l’Hirudo alpina negli stessi luoghi dove il Dana l’aveva trovata e stu- 
diandola con cura egli riconobbe che i dubbii del Dana sull’identità della 
sua Irudinea col genere Hirudo di Linneo erano fondati; « l’animal, 
que Dana a fait connaitre n’appartient pas au genre Hirudo mais à un 
autre qui à la vérité lui est très-voisin, en effet c'est une planaire: la 
Pianaria torva de Gmelin (1) », Dalyell (3 e 4) trovò più tardi in molte 
sorgenti di acqua fredda dell’Inghilterra una planaria che egli chiamò 
Planaria arethusa la quale, riferendosi alla figura che egli ne dà e 
principalmente a quello ch'egli dice sul suo modo di vivere, deve essere 
identificata alla planaria descritta dal Dana. 


> 


lijima nel suo lavoro: Veber einige Tricladen Europas (14), descrisse 
col nome di Planaria abscissa una specie che egli trovò in un ruscello 
di acqua fredda delle foreste della Turingia; ora la figura dell’animale, 
la descrizione del suo apparato genitale, il suo modo di vivere sono 
completamente identici a quelli di un'altra planaria che il Kennel de- 
scrisse ed illustrò sotto il nome di Planarîa alpina (Dana) nel suo la- 
voro: Untersichungen an neuen Turbellarien (17). 

Il Kennel raccolse la sua planaria nei dintorni di Wurzburg e credette 
di riconoscere in essa la stessa planaria che il Dana aveva erroneamente 
presa per una Irudinea e che il Carena aveva poi identificata colla 
Planaria torva Gmel.; più che sulla descrizione dell'animale data dal 
Dana, egli basa la sua identificazione su quello che dice il Dana del 
modo di vivere della sua Irudinea e sulla temperatura delle acque in 
cui essa si trova; difatti tanto il Dana quanto il Carena avevan detto 
che questa planaria si trovava soltanto nelle acque correnti molto chiare 
e fredde, il Kennel trovò anche lui la Planaria alpina in sorgenti dove 
l’acqua non oltrepassava mai i 12 centigradi. 

Nell’autunno dell’anno scorso, facendo ricerche nei dintorni di Boves 
(provincia di Cuneo) io trovai in ruscelli d’acqua freddissima che discen- 
dono dalle montagne (Alpi Marittime) che circondano questo paese, una 
planaria la quale sia per la sua forma esterna, sia pel suo modo di 
vivere corrisponde perfettamente alla Planaria alpina descritta dal 
Kennel. Anche in questi ruscelli l’acqua, che proviene dalla fusione 
delle nevi o da sorgenti situate a grandi altezze, è chiarissima e la sua 
temperatura non oltrepassa mai i 12 o 13 centigradi durante l’estate e 
per più di 5 mesi questi ruscelli sono coperti di un alto strato di ghiaccio. 
Alla fine del mese di agosto dell’anno corrente, trovai ancora questa 
planaria in sorgenti di acqua fredda dei dintorni di Limone (1007 metri), 
in tutte le sorgenti che si trovano lungo la strada mulattiera la quale 
da Entraque (895 metri) va al Santuario della Madonna delle Finestre 
(1886 metri) attraversando il colle delle Finestre; la trovai anche in 
abbondanza nelle fontane che scendendo dal versante nord del Colle 
Ciriegia (2551 metri) vanno a formare il ramo del torrente Gesso detto 
Gesso della Valetta; queste fontane sono all’altezza di 2000 metri. 

Le diverse località dove trovai la Planaria alpina sì trovano tutte 
nelle Alpi Marittime, dove si trova anche la città di Garessio, e gli in- 
dividui che raccolsi rassomigliavano perfettamente alla planaria descritta 
da Kennel sotto il nome di Planaria alpina ed a quella descritta da 
Iijima col nome di Planaria abscissa; pure siccome una delle ragioni ‘ 
principali che avevano indotto il Kennel (1) ad identificare la planaria 


(1) Nota. « Dass unsere Turbellarie wirklich Planaria alpina (Dana) ist, 
« geht Zweifellos aus der Vergleichùng mit solchen Exemplaren hervor, die 


de 


di Wurzburg coll’ Hîrudo alpina di Dana, era l’avere ricevuto alcuni 
esemplari identici trovati nelle sorgenti della P/essur che si trovano 
nelle Alpi dei Grigioni (Graubindtner Alpen) dove egli mette erronea- 
mente la città di Garessio e siccome il Carena dopo aver fatto delle 
ricerche nei dintorni di questa città aveva creduto di dovere identificare 
l’Hirudo alpina del Dana colla Planaria torva Gmelin, rimaneva sempre 
il dubbio che la planaria descritta dal Dana non fosse la stessa di quella 
descritta dal Kennel e dall’Iijima. Per togliere ogni dubbio volli anch'io 
fare delle ricerche nelle stesse località dove il Dana aveva trovato la 
sua Hirudo alpina e, nello scorso settembre mi recai a Garessio. Per- 
correndo la strada che va da Garessio a Casotto attraversando il Colle 
di Casotto, trovai dapprima soltanto la Planaria gonocephala Dugès, 
nascosta sotto le pietre del torrente chiamato nel paese A/beretto; ma 
poi, arrivato all’altezza di 1000 metri, nei dintorni cioè della borgata 
detta Capella, in tutte le sorgenti di acqua fredda e limpida così nume- 
rose in questa regione, trovai sotto le pietre in gran numero una pla- 
naria che rassomigliava perfettamente a quella che io aveva trovato in 
altre località delle Alpi Marittime; feci ancora delle ricerche sull’altro 
versante del colle di Casotto, nelle sorgenti che si trovano lungo la via 
che conduce alla Certosa di Garessio, come anche in quelle che si trovano 
sulle Alpi dette Bric de Mindin e trovai ancora in gran quantità la 
stessa planaria. Il Dana avendo fatte le sue ricerche nelle stesse località, 
nelle stesse sorgenti forse, non rimane più nessun dubbio ; la sua Hirudo 
alpina è la Plamaria alpina. Aggiungerò ancora che questa planaria 
era perfettamente conosciuta dai contadini i quali la chiamavano ne! loro 
dialetto: Sciura o Soure come lo riferisce il Dana e credevano ancora 
come ai tempi del Dana che quest'animale fosse pericoloso per gli ani- 
mali e per gli uomini dando loro la morte quando essi la trangugia- 
vano bevendo l’acqua delle sorgenti. 

Trovai ancora la Planaria alpina nelle numerose sorgenti dei dintorni 
di Ormea (790 m.) lungo la via che da Ormea conduce ai forti di Nava: 
in queste sorgenti trovai anche la Planaria gonocephala Dugès la quale 
però si fece sempre più rara ed oltrepassata una certa altezza scomparve 
affatto per lasciare la Pl/anaria alpina sola. Tijima (14) e F. Zschokke (217), 
trovarono anch'essi la Planarta alpina e la Planarîa gonocephala nelle 
stesse sorgenti, il primo nelle foreste della Turingia, il seconda nelle 
Alpi del Rhaticon, mentre gli altri naturalisti avevano trovato la P/a- 


« aus Oertlichkeiten stammen, welche denjenigen, wo Dana seine Hirudo 
« Alpina gefunden hat benachbart sind un die gleichen klimatischen Ver- 
« bAltnisse bieten. Ich erhielt zahlreiche gut conservirte Thiere mit den Wiurz- 
« burgen vollig identisch aas dem QueZlengediet des Plessur und des Davoser 
« Landwassers in den Graubundtner Alpen. .... ». KENNEL, l. c., p. 450. 


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naria alpina sempre sola. Nei dintorni di Boves (600 metri) dove trovaj 
per la prima volta la Ptanaria alpina, trovai dapprima la P/anaria g0- 
nocephata e la Polycelis nigra, ma queste due ultime vivevano in ru- 
scelli di acqua corrente vicini al paese, mentre la P/. a/pîna non s’incon- 
trava che in ruscelli di acqua molto più fredda situati a maggior altezza. 
(800 metri circa); però anche in questa località la Planaria alpina non 
era sola, difatti trovai nelle stesse sorgenti un’altra piccola planaria più 
stretta della PZ. alpina, di colore bianco latte colla parte anteriore 
tronca e con 2 piccoli occhi molto distanti dal margine anteriore la 
quale rassomiglia alla planaria descritta dal Dugès (9) sotto il nome di 
Plianaria vitta o P. bandetette, planaria che il naturalista francese trovò. 
nelle acque limpide e correnti dei dintorni di Montpellier. 

Io non ne trovai sino adesso che alcuni esemplari non adulti, e non 
avendo potuto esaminarne l’apparato riproduttore non posso accertare 
l’identità di questa planaria colla P. vitta Dugés. 

Il dottore Festa mi portò alcuni esemplari di Planaria alpina che egli. 
raccolse nella valle d’Aosta, in sorgenti che si trovano alle falde del 
monte Cramont. 

Questa planaria è anche molto sparsa in Germania dove, oltre il 
Kennel, e l’Iijima la trovarono ancora Zacharias (24-25), nei monti dei 
Giganti, Collin (2) nell’Harz, Voigt (22-23), nei dintorni della città di 
Bonn; dissi già ch’essa fu trovata in Inghilterra e nella Svizzera. In 
tutti quei paesi come in Italia, questa planaria si trova esclusivamente 
nelle acque molto fredde, limpide e correnti, provenienti da sorgenti 0 
dalla fusione delle nevi, ed essa sta sotto la superficie inferiore delle 
pietre, in gran numero sotto la stessa pietra. 

La Planaria alpina è di forma molto allungata colla superficie su- 
periore del corpo un po’ appiattita. 

I più grossi individui che io raccolsi avevano una lunghezza di l4 a 
15 millimetri ed una larghezza di 2 mm. a 2 millimetri e mezzo, la più 
gran parte però avevano una lunghezza di 8 0 9 mm. ed una larghezza 
di 1 millimetro e mezzo a 2 millimetri; queste misure furono prese 
sopra individui in moto. La sua parte anteriore appare dapprima tronca 
ma con una semplice lente si vede nel mezzo del margine una piccola 
convessità di cui i lati discendendo formano 2 piccole concavità una per 
parte limitate da due piccole sporgenze o tentacoli, visibili anche ad 
occhio nudo, benchè meno lunghi di quelli della Polycelis cornuta ; 
durante l’incesso l’animale porta i tentacoli un po’ voltati all’insù. Dietro 
i tentacoli il corpo si restringe formando 2 piccole concavità, poi esso 
si allarga insensibilmente sino verso la metà della sua lunghezza, dove 
comincia la macchia che indica la faringe; quivi esso raggiunge la sua. 
maggior larghezza che conserva sino all'altezza della macchia che segna 
l’apparato riproduttore, poi esso comincia a restringersi sensibilmente 


de ge 


sino alla coda la quale è corta, poco appuntita ed in certi esemplari 
arrotondata. La Planarîa alpina ha 2 piccoli occhi i quali distano fra di 
loro un po’ meno di quanto ciascun di essi disti dai margini laterali del 
corpo e quest’ultima distanza raddoppiata è pressapoco uguale alla di- 
stanza dei due occhi dal margine anteriore del capo. Gli occhi sono 
rappresentati da due piccole macchie nere di forma allungata o anche 
reniformi, situate nel mezzo di 2 macchie bianche ovali un po’ appuntite 
sul davanti. 

Il colore fondamentale dell’animale è grigio chiaro con una leggera 
tinta verdognola o giallognola; gli esemplari più grossi sono più oscuri 
in causa della maggior quantità di pigmento e la loro superficie supe- 
riore appare quasi nera; gli esemplari giovani sono generalmente più 
chiari ed alcuni sono di un color bianco sporco. In molti individuì il 
pigmento è sparso sul corpo in macchie od arabeschi la cui riunione 
forma generalmente 2 linee arborescenti le quali cominciano dietro agli 
occhi, si prolungano sino alla faringe che contornano in zig-zag, sì riu- 
niscono per dividersi di nuovo contornando l’apparato riproduttore e, 
riunendosi ancora, terminano alla coda in una linea più oscura. La 
testa ed i margini del corpo sono più chiari difettando di pigmento; in 
certi esemplari i tentacoli sono molto oscuri quasi neri alla loro estre- 
mità. La faringe e l’apparato riproduttore appaiono come 2. macchie 
chiare quasi bianche; la prima, situata un po’ al disotto della metà del 
corpo, ha una forma lineare; la seconda, situata pressapoco nel terzo 
posteriore del corpo, ha una forma ovale od oblunga. 

Alla superficie inferiore, il colore dell’ animale è molto più chiaro, 
generalmente grigio cinereo, la faringe e l'apparato riproduttore sono 
visibili come sulla parte superiore, inoltre con una semplice lente si 
vedono 2 striscie bianche le quali, dapprima riunite, all'altezza degli 
occhi divergono e si prolungano sino alla coda; internamente a queste 
2 striscie se ne vedono 2 altre oscure le quali cominciano con 2 punti 
neri e si prolungano sino al disotto della macchia che segna l’apparato 
riproduttore; le 2 striscie bianche segnano i nervi longitudinali ventrali 
colla loro commissura anteriore, i 2 punti e le 2 striscie nere segnano 
gli ovarii e gli ovidotti. Due pori si trovano alla superficie inferiore, 
l’uno situato nel terzo posteriore del corpo, all'estremità posteriore della 
faringe, di forma rotonda visibile ad occhio nudo e contornato di nero ; 
questo è il poro boccale; l’altro situato dietro la macchia dell'apparato 
riproduttore, ad uguale distanza del poro orale e della punta della coda, 
di forma un po’ allungata, visibile solo con una lente; questo è il poro 
genitale. 

L’anatomia della PI. alpina fu minutamente descritta da Kennel (17) 
@ da Iijima (14) e le loro descrizioni concordano perfettamente fra di loro 
come esse concordano colle mie proprie osservazioni, cosicchè mi limi- 


— 6 — 


terò a riferire soltanto quello che è necessario pel riconoscimento della 
specie. 

L’intestino, come in tutte le altre planarie d’acqua dolce, è diviso in 
3 rami di cui; l'uno anteriore parte dalla faringe e si prolunga sino 
all'altezza degli occhi oltrepassandoli un poco, i 2 altri, uniti all’estre- 
mità posteriore del primo, seguono la faringe a destra ed a sinistra e 
si prolungano sino all'estremità posteriore dell’animale non unendosi 
mai nè coi loro rami principali né coi loro rami secondarii, come suc- 
cede normalmente nel Dendrocelum nausice 0. Schmidt. (20), ed in 
alcuni individui di Dendr. lacteum; P. Hallez (11 e 12) considera questa 
disposizione come un caso teratologico ; questa particolarità è però molto 
frequente negli individui di Dendr. lacteum che raccolsi nei dintorni 
dì Torino. Il ramo anteriore dell’intestino presenta nella Planaria alpina 
da 6 a 9 divisioni o rami secondarii disposti in modo dicotomico più 0 
meno perfetto secondo gli individui; i rami posteriori ne presentano un 
numero molto maggiore, da 17 à 22. 

L'apparato riproduttore consta di 2 parti: una parte maschile, che 
comprende i testicoli, i canali deferenti ed il pene colla sua borsa 0 
guaina (penisbeùtel); una parte femminile che comprende gli ovarii e 
gli ovidotti ed una parte secondaria; il cosidetto utero o meglio r'ece- 
pliaculum seminîs. C'è ancora da notare una parte comune nella quale 
sboccano il pene, gli ovidotti ed il receptaculum seminîs; la cloaca od 
antro genitale che comunica coll’esterno per mezzo di un canale 0 
vagina. I testicoli sono situati nella parte ventrale, cioè al disotto del- 
l'intestino, e disposti in una doppia serie a destra ed a sinistra del 
ramo anteriore di quest’ultimo; essi cominciano dietro alla seconda di- 
visione del ramo anteriore dell'intestino e non si prolungano al di là di 
questo. 

I vasi deferenti situati a destra ed a sinistra della faringe dopo essersi 
ripiegati varie volte su loro stessi e rigonfiati discendono sino alla metà 
della borsa del pene, poi rimontano e si uniscono in un canale comune 
il quale, penetrando attraverso la parte superiore della borsa del pene, 
sì apre nel pene stesso. 

Il pene e la sua guaina sono le parti dell’apparato riproduttore della 
PI. alpina che presentano le maggiori caratteristiche. Nella maggior 
parte dei Tricladi d’acqua dolce, il pene è un organo robusto muscoloso, 
di forma conica, il quale si unisce ai tessuti circonstanti colla sua parte 
anteriore o basale di forma arrotondata, mentre la parte posteriore di 
forma appuntita s’inoltra nella borsa 0 guaina del pene, la quale non è 
altro che il prolungamento delle pareti poco muscolose dell’antro ge- 
nitale. Nella P7. alpina invece, il pene è poco voluminoso, molto sottile, 
con fibre muscolari poco sviluppate, di forma allungata, e manca asso- 
lutamente della parte anteriore o basale arrotondata, che nelle altre 


è fe 


planarie costituisce la parte più muscolosa. La borsa o guaina del pene 
è molto grossa e muscolosa di forma ovale od ellitica e, al contrario 
delle altre planarie di acqua dolce, essa avvolge nella PZ. a/pîna tutto 
il pene; la macchia ovale visibile ad occhio nudo sul terzo posteriore 
della superficie dorsale degli animali vivi è prodotta da questa volumi- 
nosa borsa del pene. La parete della borsa è molto muscolosa e, come 
dice il Kennel « die Wand des Penisbeutels lasst vier Schichten unter- 
scheiden: ausserlich eine aus zahllosen, dichtgedrangten Zellen beste- 
hende Hulle, welche auch den Connex mit dem umgebenden Gewebe 
vermittelt, unter derselben eine machtige Lingsmuskelschicht, und zu 
innerst eine starke Lage von Ringmuskeln, die endlich von einem Epithel 
schòner Zellen von fast cubischer Form iberkleidet ist. Dieses Epithel 
setzt sich unter gelegentlicher Aenderung seines Characters in alle 
Holràume des Geschlechtsapparates fort, in antrum, vagina, recepta- 
culum seminis, oviduct, iberzieht àusserlich den penis ùnd kleidet dessen 
Canal aus (1) ». La parte posteriore della borsa del pene è in comu- 
nicazione diretta coll’antro genitale il quale comunicando coll’esterno 
per mezzo di un canale o vagina permette al pene di uscire attraverso 
il poro genitale. Nell’antro genitale sboccano i 2 ovidotti e il cosidetto 
utero 0 receptaculum seminis, quest’ultimo poco voluminoso, è situato 
tra la parte posteriore della guaina della faringe e la parte anteriore 
della borsa del pene, e continua con un canale stretto il quale passando 
al disopra della borsa del pene, un po’ a sinistra, sbocca nell’apertura 
stessa della borsa del pene dietro al punto in cui si apre il canale co- 
mune ai 2 ovidotti. Questi ovidotti fanno seguito a 2 ovari situati alla 
superficie ventrale del corpo, fra la prima e seconda divisione dell’in- 
testino anteriore. Dissi già più sopra che questi ovidotti si potevano 
vedere per trasparenza alla superficie inferiore del corpo dell'animale 
vivo. È 

La riproduzione della PZ. a/pîna era poco conosciuta sino a questi 
ultimi tempi. La riproduzione asessuale, cioè per scissione spontanea, 
era stata osservata da Zschokke (27), ma, nessuno avendo trovato ancora 
nè uova nè bozzoli, benchè negli acquarii gli individui molto giovani 
fossero molto frequenti, la P/. a/pîna era ritenuta vivipara. Il 5 di maggio 
scorso, il Dottore Walther Voigt di Bonn pubblicò una importante me- 
moria nella quale egli disse di avere trovato, durante i mesi di gennaio 
e di marzo, i bozzoli di questa planaria, cosicchè la riproduzione ses- 
suale della P/. a/pina non forma più una eccezione. 

Io tenni dalla fine di novembre 1891 sino alla fine di maggio 1892 
numerosi individui di questa specie in un acquario, ma non ebbi la 


(1) Pag. 460; op. cit. 


og 


fortuna di trovare alcun bozzolo; durante il mese di giugno l’acqua 
avendo una temperatura superiore a 15° cent., tutti i miei esemplari 
morirono. Conservo adesso molti esemplari raccolti durante il mese di 
settembre a Garessio ed a Boves, ma essi non hanno deposto ancora 
alcun bozzolo. 

Osservai però anch’io una riproduzione asessuale per scissione, difatti 
incontrai spesso, fra i molti esemplari che raccolsi, alcuni individui di 
colore oscuro nella parte anteriore sino al disotto della faringe e colla 
parte posteriore molto chiara o viceversa; inoltre il 3 di novembre 
trovai nel fondo del mio acquario 4 pl. alpine divise, mancanti cioè 4 
della parte posteriore, e 4 della parte anteriore; non potei osservare il 
processo della scissione ma, siccome queste planarie si trovavano soltanto 
con altre pl. alpine e con nessun altro animale che avesse potuto fe- 
rirle, e siccome non avendo più cambiato l’acqua da 8 giorni, non aveva 
potuto ferirle io stesso, suppongo che questa scissione fosse spontanea; 
oggi queste planarie sono di nuovo ben sviluppate ma esse sono un po’ 
più piccole di quello che erano prima della scissione; inoltre esse non 
hanno ancora gli organi genitali i quali difettavano anche prima della 
scissione. 

A proposito della riproduzione asessuale per scissione, riferirò alcune 
osservazioni che feci sopra altre specie di planarie d’acqua dolce. Già 
Draparnaud (7), Dalyell (3-4), Johnson (15-16), Dugès (8), Faraday (10), 
avevano osservato una riproduzione asessuale per scissione spontanea 
in varie specie di Dendroceli d’acqua dolce, in questi ultimi tempi le 
loro osservazioni furono confermate da Zacharias (25), nella PZ. subdbien- 
taculata, da Kennel (17), nella P/. fissipara e da Zschokke (27), nella 
PI. alpina. 

To tenni per circa due anni separati in vasi diversi molti esemplari di 
Dendrocoelum lacteum, PI. polychroa, PI. torva, PI. lugubris, PI. g0- 
nocephala, Polycetîis nigra, Pol. cornuta, PI. subtentaculata e PI. al- 
pina; di tutte queste specie non osservai la scissione spontanea che nella 
PI. subtentaculata e nella P?. alpina, e, benchè io abbia rinnovato le 
esperienze di Johnson e di Dalyell sulla PoZ. cornuta, non osservai mai 
una scissione spontanea in questa specie. Nella PZ. sublentaculata la scis- 
sione avvenne nello stesso modo che la descrisse Zacharias e il processo 
della scissione durò 4 giorni cioè dai 20 ai 24 di marzo ; durante la notte 
del 14 al 15 di aprile la parte posteriore di questa planaria, la quale era 
diventata simile all’individuo prima della scissione, si divise di nuovo 
dietro il poro orale. Il tempo del processo della scissione si era di molto 
raccorciato; questo raccorciamento era dovuto alla stagione più avan- 
zata e lo verificai sempre durante i mesi di aprile e maggio; così due 
planarie subtentaculate che si evano divise in 4 pezzi ai 7 di aprile erano 
già completamente formate ai 19 di aprile ed ai 27 dello stesso mese 


de, a 


esse si erano di nuovo divise, compiendo sempre in una sola notte tutto 
il processo della scissione. 

Rinnovai anche le esperienze di Dugès tagliando trasversalmente e 
longitudinalmente molti individui di tutte le specie citate più sopra, ta- 
gliandone anche un individuo solo in 12 pezzi, la più gran parte dei 
pezzi riacquistò la parte esportata. Osservai però alcune differenze fra 
questa riproduzione per scissione artificiale e quella per scissione spon- 
tanea che avviene nella P7. subtentacutata. Gli individui ottenuti per 
scissione artificiale avevano sempre una parte più chiara, quella nuo- 
vamente acquistata, e questa differenza di colore era ancora visibile 
quando il pezzo tagliato aveva già la forma di una planaria adulta: 
inoltre gli individui così ottenuti avevano pressapoco la stessa mole degli 
individui prima della scissione. Nella Planaria subtentaculata invece, i 
nuovi individui 6 o 8 giorni dopo la scissione spontanea, avevano lo 
stesso colore in tutto il corpo, colore più chiaro di quello degli individui 
adulti, i quali sono di un grigio cinereo nella parte inferiore e di un 
grigio più oscuro nella parte superiore dove si trovano sparse alcune 
macchie nere date dal pigmento; la loro mole era molto minore, la loro 
lunghezza era meno della metà di quella dell’individuo che si era diviso 
ed essi erano molto più stretti. I pezzi posteriori degli individui divisi 
per scissione spontanea, 24 ore dopo la scissione lasciavano già vedere 
una macchia più chiara, situata un po’ al disotto del punto dove era 
avvenuta la scissione, e dopo alcuni giorni questa macchia lasciava 
vedere per trasparenza una piccola faringe, mentre negli individui 
ottenuti per scissione artificiale la faringe si trova sempre nella parte 
più chiara nuovamente acquistata. 

Avendo trovato 2 esemplari di P7. gonocephata i quali avevano una 
altra piccola planaria attaccata al margine del loro corpo come una 
gemma, ed alcuni esemplari di Po/. nigra, Pol. .cornuta e PI. alpina 
con 2 code, tentai artificialmente di ottenere le stesse mostruosità. A 
questo risultato arrivai facilmente tagliando longitudinalmente per un 
terzo della loro lunghezza alcuni esemplari ed esportando un piccola 
parte fra i 2 pezzi tagliati, di modo ch'essi non potessero più raggiun» 
gersi e cicatrizzarsi; così ottenni planarie di varie specie con 2 teste 
o 2 code. Facendo la stessa operazione sui margini del corpo ottenni 
planarie le quali portavano attaccate ai loro margini, chi una chi due 
escrescenze che dopo un lasso di tempo di 6 a '7 settimane avevano la 
forma di piccole planarie. Però queste teste addizionali e queste gemme 
si distaccarono dall’individuo progenitore un mese o 5 settimane dopo 
avere acquistato la loro forma definitiva e continuarono a crescere 
indipendentemente; al loro punto di attacco coll’individuo progenitore 
si formò una cicatrice e non vidi più comparire nuove gemme. Così era 
anche successo per le 2 PI. gonocefale, di cui dissi più sopra; aven- 


ni HO) — 


dole separate in un vaso durante il mese di maggio, trovai nel mese 
di luglio nello stesso vaso 2 grosse PI. gonocefale e 2 piccole che erano 
le gemme distaccate, le quali continuarono ‘a crescere, durante il mese 
di settembre esse deposero alcuni bozzoli. 


CATALOGO DEI DENDROCELI D’ACQUA DOLCE 
TROVATI SINO ADESSO NELL’ ITALIA DEL NORD 


Avendo l’intenzione di continuare le mie ricerche sui Dendroceli 
d’acqua dolce che si trovano in Italia, aggiungo a questa nota il catalogo 
delle specie che trovai in Piemonte e nei dintorni di Rapallo (Liguria). 
Gen. I. Dendrocelum Oerst. 

l. — Dendrocaelum lacteum, Oerst. 

Lo trovai in abbondanza nei dintorni di Torino in acque correnti ma 
di lento corso, lo trovai anche nei dintorni di Moncalieri e di Santena 
(provincia di Torino). Esso sta alla superficie inferiore delle foglie delle 
piante acquatiche o attaccato sotto pietre, pezzi di legno, ecc., che si 
trovano nell'acqua. 

Gen. II. Planaria O. F. Mill. 

2. — Planaria subilentaculata, Drap. 

La trovai soltanto nelle acque di un torrente dei dintorni di Rapallo 
(Liguria); queste acque provengono da sorgenti; questa planaria si 
trova in abbondanza sotto la superficie inferiore delle pietre; in questo 


torrente essa si trova sola, benchè in alcuni ruscelli dei dintorni di 


Rapallo si trovi abbondante la Po?. nîgra. 

3. — Plan. gonocephala, Dugès. — Nei dintorni di Garessio e di 
Ormea (provincia di Cuneo), nelle acque di sorgente; nei dintorni di 
Boves (provincia di Cuneo) in un ruscello formato da una diramazione 
delle acque del torrente Vermenagna; essa sta sotto le pietre, attaccata 
alla loro superficie inferiore. 

4. — Plan. torva, M. Schultze. — In acque correnti di lento corso 
di ruscelli dei dintorni di Torino e di Moncalieri. Essa si tiene sotto le 


pietre ma anche sotto la superficie inferiore delle foglie delle piante 


acquatiche. 

5. — Plan. polychroa, 0. Schmidt. — In alcuni ruscelli dei dintorni 
di Santena (provincia di Torino). Il dottore Peracca me ne portò alcuni 
esemplari ch’egli trovò in un ruscello situato nella località del Boschetto 
vicino a Chivasso. 

6. — PI. lugubrîs, O. Schmidt. — Nei ruscelli dei dintorni di Mon- 
ealieri dove trovai anche il Dexdr. lacteum e la PI. torva. 

7. — PI. alpina, Dana. — A Garessio, Ormea, Boves, Limone, bagni 


utenti 


sa rl 


di Valdieri, Entraque, sempre in sorgenti molto fredde o in acque che 
provengono da sorgenti o dalla fusione delle nevi; il dottor Festa me 
ne portò alcuni esemplari ch'egli raccolse in ruscelli che scorrono lungo 
le falde del Monte Cramont nelia valle d’Aosta. 

Gen. III. Polycelis Ehremb. 

8. — Polycelis nigra (Muller) Ehrenb. — In tutte le località dove 
feci le mie ricerche, nei dintorni di Torino, di Moncalieri, di Santena, 
di Boves, dove però non sale sopra i 600 metri, oltrepassata. quest’al- 
tezza non la trovai più ma cominciai a trovare la Planaria alpina; 
nei dintorni di Rapallo sempre in acque tranquille o di corso lento. 

a. — Var. brunnea. — Nei dintorni di Torino è comune e vive 
colla Pol. nigra; la trovai anche a Boves; ma non la trovai a Rapallo 
nè a Santena dove raccolsi in abbondanza la Pol. nigra. 

9. — Polycetis tenvis, lijima. — Ne trovai molti esemplari in un 
ruscello che va a perdersi nel Sangone, vicino alla strada che da Torino 
conduce a Stupinigi. 

10. — Polycelîs cornuta, O. Schmidt. — In abbondanza in alcune 
sorgenti dei dintorni di Torino e nei ruscelli di acqua corrente formati 
da queste sorgenti; la trovai anche nei laghi di Beinette (provincia di 
Cuneo), in questi laghi formati dal torrente Pesio l’acqua è fredda e 
molto limpida. La Polycelis cornuta vive soltanto nelle acque limpide e 
fredde, cosiechè l’incontrai colla Pol. nigra in acque limpide e correnti 
dei dintorni di Torino e non la trovai più a Rapallo dove la Pol. nigra 
è abbondante in ruscelli d’acqua quasi stagnante e poco limpida. La 
trovai ancora a Santena in una sorgente. 

a. — Var. brunnea. — Corpus supra brunneum, linea longi- 
tudinatlis nigra, subtus griseum, luteum. 

Nei dintorni di Torino trovai colla P. cornuta descritta da O. Schimdt, 
di cui il colore è grigio-chiaro in alcuni individui ed in altri grigio-oscuro, 
quasi nero, molti individui superiormente di colore bruno più o meno 
oscuro con una linea nera che, partendo dagli occhi va sino alla punta 
della coda, ed inferiormente di un colore più chiaro grigio-giallognolo : 
nei laghi di Beinette invece e a Santena non trovai che la varietà 
grigio-oscuro quasi nero. Questa varietà bruna della Pol. cornuta si 
può paragonare alla varietà bruna della Pol. nigra. 

Il Panceri (18), nel suo «catalogo degli anellidi, gefirei e turbellarie 
d'Italia », aveva già dato una lista dei Dendroceli d’acqua dolce trovati 
in Italia, ma siccome le specie ch'egli menziona furono tutte trovate in 
Lombardia da Balsamo Crivelli, credo che il presente catalogo non sarà 
affatto sprovvisto d’utilità. 


A 


INDICE BIBLIOGRAFICO 


. CARENA. — Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Torino, t. 25. 


Torino, 1820. 


. A. COLLIN. — Sitzungsber, d. Ges. narturf Fr. Jahrg. 1891, n° 9. 
» DALYELL. — Observations on some interesting phenomena on animal phy- 


stology exhibited by several species of Planaria 1814. 


. Id. — The Powers of the Creator etc. Vol. II, London, 1853. 


. DANA. — Mélanges de philosophie et de mathématique de la Société 
Royale de Turin pour les années 1762-1765. Turin, 1766. 
. DIESING. — Revision der Turbellarien Abth. Dendroceelen Sitz. Ber. math. 


naturw. KI. Akad. Wiss. Wien, 44 Bd. 1 Abth. Jahrg, 1861. 


7. DRAPARNAUD. — Tableau des mollusques terrestres et fluviatiles de la 
France. Montpellier, 1803. 

8. Duès. — Recherches sur l’organisation et les moeurs des Planariés, Ann. 
Sciences naturelles I ser. tom., XV, Paris, 1828. 

9. Id. — Apergu de quelques observations nouvelles sur les Planaires et plu- 
steurs genres voisins. Ibid. tome XXI, 1830. ‘ 

10. FARADAY. — On the Planarie. Medical Gazette febr. 1832. Tradotto nel- 


l’Isis, 1834, p. 994. 


. HALLEZ. — Sur l’origine vraisemblablement tératologique de deux espèces 


de Triclades. Paris, 16 mai 1892. 


. Id. — Morphogenie generale et affinités des Turbellaries, Trav. et Mém. 


faculté de Lille. Tom. II, Mém. 9, 1892. 


. [ijima, Isao. — Untersuchungen uber den Bau und die Entwickelungs- 


geschichte der Stisswasserdendrocoelen (Tricladen). In. Z. f. w. Z° 
Bd. 40. 


. Id. — Journ. of. Coll. of. Sc. imper. Univ. Japan Tokyo. Vol. I, part. 


IV, 1887, Taf. XXV. 


. JOHNSON. — Observations on the genus Planaria. Pb. Transact, Roy. Soc. 


London, 1822, part. II, p. 437-447. 


. Id. — Further observations on Planaria. \bid. 1825, part II, p. 247-256. 
. KENNEL. — Untersuchungen an neuen Turbellarien. — Zoolog. Jahrb. 


(Spengel) Abth. f. Anat. Bd. III, 1889. 


. PANCERI. — Catalogo, in Atti della Società Italiana di Scienze naturali. 


Vol. 18, anno 1875, p. 246-249. 


. 0. ScHMIDT. — Die Dendrocoelen Strudelwùrmer aus der Umgebung von 


Graz. Zeitschr. f. wiss. Zool. Bd. X. 


. Id. — Untersuchungen ber Turbellarien von Corfu und Cephalonia. Ibid. 


Bd. Xi 


. Id. — Uber Planaria torva. lbid. Bd. XI, p. 89. 
. Vorer W. — Sitzungsber, d. niederrhein. Ges. 189], p. 37. 
. IA. — Die Fortpflanzung von Planaria alpina (Dana). Zool. anz. n° 394, 


Juni, 1892, p. 238. 


. ZACHARIAS. — Studien ùber die Fauna des grossen und kleinen Teiches 


im Riesengebirge ; in Z. f. w. Zool. Bd. 4l. 


e _—— reo 


1 A 


25. ZACHARIAS. — Ergebnisse einer zoologischen Exkursion in das Glatzer, 
Iser, und Riesengebirge. Ibid. Bd. 43, p. 252-289, p. 271-276. Ueder 
Fortpflanzung durch spontane Quertheilung bei Stisswasserplanarien. 

26. ZSCHOKKE. — Faunistische Studien an Gebirgsseen. Verhandlungen der 
Naturforsch. Ges. 1890. Bd. IX, Heft 1. 

27. Id. — Die zweite zoologische Excursion an die Seen des Rhdaticon. Ibid. 

1891. Bd. IX, Heft 2. 


Jun 20 189 


rise BOLLETTINO 


DICI 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 
della R. Università di Torino 


N. 1358 pubblicato il 10 Gennaio 1893 Vor. VIII 


ACHILLE GRIFFINI 


Nuova specie di Ortottero Piemontese 
del Gen. Ephippigera Latr. 


Ephippigera Borellii, n. sp. — 9 — Stalura modica — Supra 
purpurascens, nigro et flavido-variegala; subtus flavescens — Oc- 
ciput basi late nigrum — Pronotum unicolor, perparum rugosum; 
supra pallide et sordide violaceo-roseums; marginibus inferioribus 
bisinuatis, pallidioribus, angulo anteriore subrecto; parte postica 
quam antica longiore et obscuriore, parum inflala, laeviten carinata, 
modice elevala, margine postico angulariter emarginato; lobîis de- 
flexis rotundato-însertis —— Elytra convexa, reliculata, flavo-ferru- 

_ ginea — Pedes supra pallide violacei, basi et sublus pallide flavescentes; 
libiae anticae supra, excepta spina apicali, inermes; femora postica 
breviuscula, subtus margine esterno 5-spinuloso, margine interno 
7-spinuloso — Abdomen elongatum, supra purpureum, vittis duabus 
paratlelis flavidis, ab extremo margine elytrorum usque ad seg- 
mentum anale, per totum abdomen perductis, inaelaque eas, ad 
marginem anticum uniuscuiusque segmenti, mucula externa nigra 
sublriangulari, ornatumy; necnon linea longitudinali fusca inter 
vittas flavidas media et parallela, plus minusve perspicua, varium 
— Oviposilor gracitis, subrectus, olivaceus, basi purpurascens, apice 
fuscus, pronoto triplo tongior — Lamina subgenitatis transversa, 
ampla, roltundato-emarginata, lobis rotundatis. 


Longitudo corporis mm. 26 — 28 
» pronoti » 7 
» elytrorum partis productae » 2,5—-3 
» femorum posticorum » l4— 16 


» ._  oviposttoris » 24-26 


Pg pa 


3 9 raccolte dal D" Alfredo Borelli verso il fine dell'agosto 1892 sul 
Colle Ciriegia, versante sud, a circa 200 metri oltre i cascinali situati 
all'altezza di 1470 metri sul livello del mare. 


ia esiste ne 


Ephippigera Borellii 9 

Essendo le numerose specie del genere Ephippigera facilmente rag- 
sruppabili in due sezioni ben distinte, secondo che hanno o non hanno 
carenature laterali sul pronotum, metodo che fu anche seguito da Brunner 
von Wattenwy] (1), la specie ora descritta viene a collocarsi nel 2° gruppo, 
ossia in quello il cui carattere distintivo fu indicato dal citato autore 
nel seguente modo: Lodi deflexi pronoti rotundato-inserti. In questa 
sezione essa riesce ben distinta da tutte le specie che vi si raggruppano, 
venendo collocarsi vicino alla E. vilàum Serv., e ricordando lontana- 
mente, per la lunghezza e gracilità dell’ovopositore, la E. lerrestris 
Yers; ha forse qualche rapporto anche con una specie dell’altra se- 
zione, la E. Zelleri Fisch., sia per l’occipite nero, che pel numero 
delle spine inferiori ai femori posteriori, ma la E. Zez/eriî, come appare 
dalle descrizioni, oltre all’aver il pronotum rugoso, con carene laterali, 
molto sollevato posteriormente e ornato di lineette scure, è più grossa, 
gialla, coll’ovopositore robusto, lungo circa 31 mm., e sull'addome manca . 
delle due fascie gialle, ma porta invece molte strie brune. 

Dopo l’opera «del Brunner, per quanto almeno è a mia cognizione, 
non furono descritte del genere EpRippigera che le seguenti specie: £. 
pellucida Bolivar, E. serrata Bolivar (2), E. coronata Costa (3), E. ba- 
learica Bolivar (4), Ephippiger Innocenti Finot et Bonnet, E. Quaryanus 
Fin. et Bon. (5). Ma di queste, le prime 5 entrano nell'altro gruppo, 
caratterizzato dalle carenature del pronotum, e sono assai differenti dalla 
nuova specie Piemontese, l’ultima, ossia lE. Oudryanus, viene essa pure 
a collocarsi vicino alla £. vili, ma è notevolmente'diversa dalla £. 
Borettiî, per dimensioni, per l’ovopositore, l’occipite, il pronotum ed 
i femori posteriori. 


(1) Prodromus der Europaischen Orthopteren, Leipzig, 1882, pag. 369. 

(2) Le Naturaliste, Poris, 1885, n° 15, pag. 116, 117. 

(3) Boll. della Soc. Entom. Ital. 1885, pag. 241. 

(4) Comptes Rend. Entom. Belg. 1884, pag. CVI. 

(5) Catal. raisonné des Orth. de la Rég. de Tunis. Montpellier, 1885, p. 56 
e 62. 


5227 - Tip. Carlo Guadagnini, via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torino. 


JUN 20 1893 


séy= BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 4359 pubblicato il 16 Gennaio 1893 Vor. VIII 


Prof. LORENZO CAMERANO 


Ricerche intorno alla forza assoluta dei muscoli degli Invertebrati. 


I. — Muscoli dei Gordii. 


NOTA PREVENTIVA (1). 


Le ricerche di Legros e Onimus, di Engelmann, di Polaillon, di Richet, 
di Romanes, di A. Mosso, di Mosso e Pellacani, di Calliburcers, di Cappa- 
relli, di Sertoli, di Acconci, di Bucholtz, di P. Bert, di Schillbach, di 
Biedermann, di First e di altri e in particolar modo di H. de Varigny 
hanno messo in chiaro che non esiste una differenza essenziale fra la 
fisiologia dei muscoli lisci e quella dei muscoli striati e che in certe 
condizioni i muscoli lisci arrivano ad eguagliare ed anche a sorpassare, 
dal punto di vista fisiologico, i muscoli striati. Ciò si osserva sopratutto 
nei muscoli lisci degli Invertebrati. 

Mentre la scienza possiede oramai numerosi dati intorno al periodo 
latente, all’azione dell’intensità della corrente elettrica, alla sua natura, 
alla sua direzione sulla contrazione dei muscoli lisci, intorno all’azione 
della temperatura, della fatica, del peso ecc., scarsissime sono le ricerche 
state fatte per determinare la forza, anche intendendo questo vocabolo 
in senso generale, dei muscoli lisci. Nessuna ricerca venne fatta fino 
ad ora per determinare la forza assoluta dei muscoli lisci all'infuori 
di quelle del Plateau intorno ai muscoli adduttori delle valve dei mol- 
luschi bivalvi (2). Da questo lavoro risulta che, anche lasciando in di- 

(1) Il lavoro completo venne approvato per la stampa negli Atti della R. 
Acc. delle Scienze di Torino nella seduta dell’8 gennaio 1893. 

(2) I lavori precedenti di A. Fick, L. VAILLANT e A. CouTANcE non danno 
risultati utilizzabili avendo questi Autori trascurato la determinazione di vari 
elementi indispensabili per poter calcolare la forza muscolare assoluta. 


— 92 È 


sparte i dati avuti dal Pecten marimus, dove una delle porzioni del 
muscolo adduttore è striata, la forza assoluta dei muscoli adduttori lisci 
dei molluschi bivalvi è calcolabile in un valore medio di oltre 4500 gr. 
per centimetro quadrato di sezione muscolare e il valore massimo può 
raggiungere 12431 grammi nella Venus verrucosa per centimetro qua- 
drato di sezione muscolare. 

Come è noto, l'elemento formale dei muscoli adduttori lisci dei mol- 
luschi Lamellibranchi può ritenersi come uno stadio di differenziazione 
morfologica inoltrata rispetto all'elemento muscolare più semplice che 
sì trova spesso negli animali inferiori, e in particolar modo nei vermi, 

Mi è sembrato perciò cosa non priva di interesse il ricercare quale 
sia la forza assoluta della fibra muscolare liscia in una condizione mor- 
fologica più semplice ancora di quella dei muscoli adduttori dei molluschi 
Lamellibranchi. Ho scelto per tale ricerca i Gordii, vermi che, per la 
disposizione anatomica del loro sistema muscolare e per la semplicità 
di struttura, concedono di poter riunire con sufficiente precisione i dati 
sperimentali necessarii per calcolare la forza muscolare assoluta. Ho 
esperimentato sopra individui di Gordius tolosanus Dujar. e di Gordius 
pustulosus Baird. che non avevano ancora dato opera alla riproduzione. 

Il valore medio ottenuto per la forza assoluta dei muscoli del Gordius 
tolosanus è di grammi 14262,64. 

Il valore medio ottenuto per la forza assoluta dei muscoli del Gordius 
pustulosus è di grammi 13730,28. 

Il valore medio per le due specie è di grammi 13996,46. 

Questo valore si avvicina notevolmente al valore massimo (grammi 
12431) ottenuto dal Plateau per la forza assoluta dei muscoli adduttori 
lisci della Venus verrucosa fra i molluschi bivalvi. 


.5243 -— ‘lip. Carlo Guadagnini, via Gaudenzio Ferrari. 3 - Torino. 


} STI I, 


;UN 20 1893 


6g, BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ai iiietonie comparata 


della R. Università di Torino 


N. 14O pubblicato il 20 Gennaio 1893 Vor. VIII 


Note di Biologia alpina. 
II. 


Prof. LORENZO CAMERANO. 


Dell’azione dell’acqua corrente e della luce 
sullo sviluppo degli ANFIBI ANURI (1) 


In altri lavori (2) io mi sono occupato dei fenomeni di svernamento 
e dei fenomeni neotenici facendo osservare che essi sono senza fallo 
una delle cause del poliformismo dei girini delle alte Alpi, operando 
unitamente al nutrimento, alla temperatura, alla luce, ecc. Non ritor- 
nerò qui sopra questo argomento. 

Io desidero ora richiamare l’attenzione degli osservatori, sopra un’altra 
causa modificatrice della forma dei girini degli Anfibi anuri che io ebbi 
occasione di studiare nei mesi di luglio, agosto e settembre (1890) a 
Ceresole Reale nei limiti di altitudine sul liveilo del mare compresi fra 
i 1500 e i 2800 metri. Si tratta cioè dell’azione modificatrice dell’acqua 
corrente e dell’acqua stagnante sullo sviluppo, sulla mole e sulla forma 
dei girini della Rana muta Laur. 

Nel piano di Ceresole Reale lo sviluppo dei girini si compie in molti 
luoghi in acque correnti, talvolta con velocità notevole. Le pozze iso- 
late, o per meglio dire, le pozze nelle quali non vi è un rapido rinno- 
vamento dell’acqua sono relativamente assai scarse. 


(1) I lavori completi sopra questi argomenti sono stampati negli Atti della 
R. Accademia delle scienze di Torino, vol. XXVI, 1890 e vol. XXVIII, 1892. 

(2) Vedi indicaz. bibliografiche in Note di Biologia alpina, I. Dello svi- 
luppo degli Anfibi anuri sulle Alpi. Boll. dei Musei di Zool. e di Anat. Comp. 
della Università di Torino, n. 30, vol. II, 1887. 


RR le 


Le osservazioni vennero compiute nelle località seguenti : 


1° Pozza al disotto del Grand Hòtel. — Altezza sul livello del mare 
metri 1490 circa. — L’acqua è poco profonda ed è corrente con di- 
secreta velocità, provenendo da un rigagnolo. — La pozza è in pieno 


sole ed è piena di vegetazione, il fondo è melmoso. 

2° Varie pozze fra le roccie che stanno sopra alla grande cascata 
dell’Orco. — Altezza sul livello del mare metri 1530 circa. — L’acqua 
è poco profonda e si può considerare quasi come stagnante, poichè il 
rinnovamento avviene con grande lentezza: le pozze sono alimentate 
da scoli d’acqua. Le pozze sono in pieno sole e ricche di Equiseti. — 
Il fondo è melmoso. 

3° Numerosi rigagnoli di irrigazione dei prati del Piano di Cere- 
sole. — Altezza sul livello del mare variabile da 1500 metri a 1600 
circa. — L'acqua non è molto profonda ed ha un corso lento. — Il 
fondo dei rigagnoli è melmoso ed è ricchissimo di ossido idrato di ferro 
proveniente dalle acque che ve lo depositano. 

4° Piccola pozza di un prato presso la diga che serve per la de- 
rivazione dell’acqua dell’Orco. — Altezza sul livello del mare metri 1520 
circa. — L'acqua proviene dai rigagnoli dei prati e vi ristagna, il fondo 


< 


è molto melmoso. 
5° Canale d’acqua proveniente dall’Orco per mezzo di una diga, 


collocato in prossimità della pozza precedente. L’acqua non è molto 
profonda (metri 0,50 al più); il fondo è sabbioso: la corrente dell’acqua 
è notevolmente forte: nelle infrattuosità delle sponde vi sono piccoli 
seni nei quali l’acqua è più tranquilla: le sponde sono in parte erbose: 
il canale è in pieno sole. i 

6° Pozza collocata al disopra della borgata la Villa, a metri 1660 
circa sul livello del mare. Questa pozza è formata dall’allargarsi di un 
rigagnolo il quale dà origine nel mezzo della pozza ad una corrente 
relativamente forte: la profondità massima è di venticinque o trenta 
centimetri: il fondo è melmoso: le sponde sono erbose; la pozza è in 
pieno sole. 

Le condizioni di vita pei girini si possono considerare come sensibil- 
mente le stesse per tutte le pozze sopra menzionate, per quanto riguarda 
il nutrimento, la luce ed anche la quantità di sole che esse ricevono: 
essendo collocate, si può dire tutte, nel mezzo della vallata. La tempe- 
ratura varia alquanto. Secondo le osservazioni fatte la temperatura 
media è alquanto superiore nelle pozze (N. 2) collocate sopra la cascata 
nelle quali si hanno in media due gradi centigradi di più che non nelle 
altre. La media di temperatura più bassa si ha nel canale proveniente 


dall’Orco (N. 5). 
‘Nella pozza N. 2, ho osservato + 14° + 15° +12° (verso le ore undici, 


antimeridiane, nelle giornate calde). 


pi 


Nel canale (N. 5) ho osservato +14°+12°+- 16°. Quest'ultima tem- 
peratura è del 1° settembre 1890. 

La temperatura delle altre pozze oscilla fra i limiti estremi, massimi 
e minimi indicati per le due pozze precedenti. 

Nelle acque che si trovano al disopra del Piano di Ceresole verso i 
2000 e i 2800 metri sul livello del mare io non ho trovato girini. 

La temperatura di queste acque è in media inferiore a + 10° ed anzi 
parecchi dei numerosi laghetti che stanno verso il colle del Nivolè o 
al disotto dei ghiacciai della Levanna, del Carro, ecc., non sono quasi 
mai totalmente liberi dal ghiaccio. 

Le acque che sgorgano da essi sono freddissime e nelle pozze da essi 
formate non si trovano girini di anfibi anuri. Questo fatto concorda 
con quelli che io osservai in altre località alpine (1). 

Dirò qui di passaggio che in tutta l’alta valle di Ceresole Reale non 
ho trovato nè girini, nè adulti di nessuna specie di anfibi urodeli. 

I girini di queste varie pozze presentano un polimorfismo assai spic- 
cato sopratutto nello sviluppo della coda e della membrana caudale. 
Questo poliformismo io credo sia dovuto essenzialmente all'essere l’acqua 
nella quale i girini si sviluppano o stagnante o più o meno fortemente 
corrente. 

Infatti, facendo una media della maggiore lunghezza della coda pa- 
ragonata alla lunghezza del corpo (dal capo all’ano) si ottengono i va- 
lori seguenti per le varie pozze sopra menzionate : 

1° Pozza N. 2. (Acqua stagnante). La coda è più lunga del corpo 
in media di m. 0,0025. 

2° Pozza N. 4. (Acqua stagnante). La coda è più lunga del corpo 
in media di m. 0,003. 

3° Pozza N. 3. (Acqua con lento corso). La coda è più lunga del 
corpo in media di m. 0,005. 

4° Pozza N. 1 e N. 6. (Acqua corrente). La coda è più lunga del 
corpo in media di m. 0,008. 

5° Canale d’acqua derivato dall’Orco, N. 5. (Acqua fortemente cor- 
rente). La coda è più lunga del corpo in media di m. 0,012. 

L'esame dei girini fa vedere inoltre che lo sviluppo maggiore o mi- 
nore della coda non è in correlazione collo sviluppo delle estremità 
posteriori. 

Il lento svilupparsi dei girini di Rana muta nelle alte regioni alpine 
in ordine alle loro metamorfosi, e quindi il lungo soggiorno dei girini 
stessi nell’acqua è condizione eccellente, poichè si possa modificare lo 


(1) Note di Biologia Alpina, II. Bollett. dei Musei di Zoologia e di Anat. 
Comp. di Torino, n. 30, 1887. 


- E 


sviluppo della coda. Questa condizione tuttavia si ha egualmente sia 
nelle pozze con acqua corrente, sia in quelle con acqua stagnante e 
quindi l’azione modificatrice dell’acqua corrente rimane distinta. 

In complesso si può dire che i girini sviluppantisi nel canale derivato 
dall’Orco (1) (3°) in acqua fortemente corrente sono di mole un po’ mag- 
giore di quelli sviluppantisi in acque al tutto ferme. 

Si potrebbe ora domandare se queste variazioni possono, per via del- 
l’azione secernente della scelta naturale e dei fenomeni ereditari dar 
luogo ad una modificazione costante pei girini di una data località, 
(come, ad esempio, pel Piano di Ceresole Reale dove prevalgono le 
acque correnti), tanto che esaminando complessivamente i girini della 
località stessa, questi presentino uno sviluppo maggiore della coda in 
confronto con quelli di altre località dove invece prevalgono le acque 
stagnanti. 

Ciò pare non avvenga, poichè in realtà le rane sviluppatesi dai gi- 
rini che crescono, ad esempio, nel canale derivato dall’Orco sopra ci- 
tato, è raro il caso vadano realmente a deporre le uova nello stesso 
canale. Ed in vero è noto come la Rana muta compiuta la deposizione 
delle uova, si allontani molto dalle acque e non vi ritorni che nella 
primavera successiva. Ora le peregrinazioni estive possono portare le 
rane in località diverse da quelle nelle quali si sono sviluppate. Sul 
Piano di Ceresole ciò può accadere facilmente perchè queste due sorta 
di acque si trovano non raramente vicine le une alle altre. I girini che 
nasceranno da queste rane si troveranno così molto spesso in condi- 
zioni opposte a quelle nelle quali i girini delle rane progenitrici si sono 
sviluppati. 

Ne segue che non è possibile l’accumularsi per molte generazioni 
successive, di un carattere il quale tenda, a divenir costante. 

La scelta naturale in questo caso, quantunque tenda continuamente 
(ad esempio, fra i girini che si sviluppano in acqua corrente) ad elimi- 
nare, per ragioni facili a comprendersi, gli individui più deboli e meno 
adatti, non riesce a fissare, per dir così, il carattere la di cui forma- 
zione venne provocata dalle circostanze esterne. 

Così pure in tal caso le circostanze esterne, quantunque siano causa 
di modificazione negli organismi, tuttavia non sono in grado di pro- 
durre una modificazione costante, di dar origine cioè a varietà nel 
significato tassonomico della parola. 

Fatti analoghi a quelli sopra descritti rispetto al Piano di Ceresole 
Reale si osservano anche in altre regioni, sebbene sopra una scala mi- 


(1) Questi girini avevano una velocità di movimenti assai grande e pote- 
vano nuotare contro corrente in modo veramente notevole. 


mg 


nore. Così, ad esempio, ristudiando i girini di Rana muta che io rac- 
colsi nell'estate del 1884 nell'alta valle di Andorno sul biellese, ho ot- 
tenuto i dati seguenti : 

I girini raccolti in pozze con acqua stagnante o di corso lentissimo 
presentano una lunghezza media della coda superiore a quella del corpo 
di m. 0,003 o di m. 0,005. 

I girini raccolti in pozze alimentate da acqua corrente presentano 
una lunghezza media dalla coda superiore a quella del corpo di metri 
0,007 e di m. 0,009. 

A primo aspetto si potrebbe credere che la profondità maggiore del- 
l’acqua nella quale i girini della Rana muta si sviluppano possa anche 
essa operare analogamente all'acqua corrente, vale a dire, provocare 
un maggior sviluppo della coda, similmente a quanto venne osservato 
pei girini degli anfibi urodeli. 

A questo riguardo è d’uopo osservare che i girini della Rana muta 
anche nei laghi profondi (Lago della Vecchia, ad esempio, 1866 metri 
sul livello del mare nella valle di Andorno) si scostano pochissimo dalle 
rive ed anzi sì riducono nelle insenature là dove l’acqua è meno pro- 
fonda ed il fondo è più melmoso. I girini infatti che io raccolsi in gran 
numero nel Lago della Vecchia, presentano la coda più lunga in media 
di soli 3 millimetri paragonata alla lunghezza del corpo. 

I girini invece raccolti nelle pozze dell'Alpe Rosei (pozza di piccole 

dimensioni, poco profonda; ma alimentata da una sorgente perenne) 
hanno una maggior lunghezza della coda di millimetri 77. 
_ Anche nel Piano di Ceresole Reale, come in altre località delle alte 
Alpi, una parte certamente notevole di girini di Rana muta passa l’in- 
verno allo stato di girino (1) poichè al 1° settembre di quest'anno erano 
frequenti nelle pozze i girini con sviluppo molto poco inoltrato. 

Aggiungerò che essendosi in principio di settembre la temperatura 
abbassata notevolmente, io trovava in tale epoca, pochi girini libera- 
mente nuotanti nelle acque mentre molti stavano affondati nel fondo, 
immobili. 

Ora, date le condizioni climatologiche del Piano di Ceresole Reale, 
ben pochi girini possono giungere alla metamorfosi prima del soprag- 
giungere dell’inverno alpino. 

Da quanto sopra ho esposto credo di poter conchiudere : 

1° Che pei girini degli Anfibi anuri una delle cause del polimor- 
fismo, talvolta notevolissimo riguardante sopratutto la coda e la mem- 
brana caudale, si deve ricercare nell'azione esercitata dall’acqua cor- 
rente. 


(1) L. CameRrANO, Note di Biologia alpina, I. Dello sviluppo degli anfibi 
anuri sulle Alpi. Boll. dei Musei di Zool. e di Anat. Comp. di Torino, n. 30, 1887. 


i «È 


2° Che tale azione modificatrice è particolarmente aiutata dal fe- 
nomeno dello svernamento di molti girini, fenomeno frequente. nelle 
alte regioni alpine dove dà luogo pure talvolta a casi di neotenia. 

3° Che le modificazioni prodottesi per tali cause, sebbene talvolta 
molto spiccate, non si fissano come caratteri specifici. 

4° Che nello stabilire i caratteri differenziali dei girini delle varie 
specie di Anfibi anuri, è d’uopo tener conto di questi fatti per non 
correr rischio di dare troppa importanza a caratteri di indole transi- 
toria, sviluppatisi per adattamenti speciali di corta durata. 


Un'altra delle cause del polimorfismo, talvolta notevolissimo dei gi- 
rini della Rana muta Laur, è l’azione della luce sullo sviluppo dei 
girini stessi, azione che io ebbi opportunità di studiare durante i mesi 
di luglio, agosto e settembre dello scorso anno 1892 a Courmayeur. 

Le osservazioni vennero compiute nelle località seguenti : 

1° Varie pozze collocate a destra della Dora sotto alla borgata Do- 
lonne a circa 1200 metri sul livello del mare. Queste pozze sono le une 
vicino alle altre alla distanza fra di loro di un metro o due. Alcune 
sono della grandezza di 28 o 30 metri quadrati, altre ne misurano solo 
da 8 a 10. La loro profondità è variabile da 60 ad 80 centimetri circa. 
Il fondo è melmoso. In tutte si trovano abbondanti Zignemacee, ma 
queste sono in particolar modo sviluppate in quelle pozze che hanno 
dimensioni più piccole. Nelle pozze più grandi le Zignemacee sono svi- 
luppate soltanto verso i margini, mentre la parte di mezzo ne è libera; 
nelle pozze più piccole esse si sviluppano dapertutto in guisa che la 
pozza è coperta intieramente come da un tappeto verde di spessore va- 
riabile nei diversi punti. 

Queste pozze servono per la macerazione della canapa e sono alimen- 
tate dalle infiltrazioni di un ruscello che corre fra di esse. L’acqua si 
può considerare come stagnante sopratutto nelle pozze più piccole. 

2° Varie pozze presso i bagni della Saxe a poco più di 1200 metri 
s. l. d. m. Le dimensioni sono a un di presso come nelle pozze prece- 
denti. Le Zignemacee sono pure ben sviluppate e anche qui esse occupano 
tutta la superficie delle pozze più piccole. L’acqua ha nelle pozze un corso 
lentissimo. 

3° Piccola pozza formata dall’allargarsi di un rigagnolo proveniente 
dal Ghiacciaio di Frebouzie nel piano torboso di Val Ferret a circa 1650 
metri sul livello del mare. La pozza è profonda 40 centimetri circa ed 
ha fondo melmoso, ricco di ossido idrato di ferro. Vi è un notevole 
sviluppo di Zignemacee, ma queste non costituiscono tuttavia un tappeto 
continuo. Lungo lo stesso rigagnolo si trovano anche altre pozze con 
acqua più profonda e prive di Zignemacee. 

4° Pozza in un piano torboso presso i Chalets della Pertù nella Valle 


es, po 


di Veni a circa 1500 m. s. 1. d. m. Questa pozza è ampia ed è formata 
dall’allargarsi di un rigagnolo. Il fondo è sabbioso e non presenta svi- 
luppo di Zignemacee. L'acqua è profonda da 50 a 60 centimetri ed è 
leggermente corrente. 

5° Piccola pozza presso il Lago di Combal a circa 1950 m. s. 1. d. m. 
Essa è formata da infiltrazioni di un ruscello che ha origine dalla mo- 
rena del ghiacciaio del Miage. Non vi è sviluppo di Zignemacee. L'acqua 
è profonda 60 centimetri circa ed è stagnante. 

6° Piccola pozza presso il Lago Verney a circa 2085 m. s.l. d. m. 
(Piccolo S. Bernardo). L'acqua è stagnante e poco profonda; il fondo è 
melmoso; non vi è sviluppo di Zignemacee (1). 

Considerando i girini (delle varie località) senza tracce esterne delle 
estremità anteriori, troviamo per ciò che riguarda la lunghezza del 
corpo (dall’estremità anteriore del capo all’apertura anale) i valori medii 
seguenti : 

Pozza presso Dolonne con grande sviluppo di Zignemacee. Lunghezza 


del corpo valore medio . È È m. 0,0085 
Pozza presso i bagni della Saxe con gr alia irilaipo di Zigne- 

macee. Lunghezza del corpo, valore medio i . » 0,0095 
Pozza di Val Ferret con grande sviluppo di Zignemacee. Lun- 

ghezza del corpo, valore medio . . » 0,009 
Pozze presso Dolonne senza adi di VARIA ORA ‘Lunghezza 

del corpo, valore medio . » 0,013 
Pozze presso i Chalets della Pertù senza Slan di ia 

Lunghezza del corpo, valore medio . . Mir Ni: 
Pozza presso il Lago di Combal senza sviluppo di Zignémanee. 

Lunghezza de! corpo, valore medio . 7 a 3 Vita 019 


Giriîni colle estremità anteriori esterne, con coda ben sviluppata 0 
almeno con residuo di coda. 


Pozza presso Dolonne con grande sviluppo di Zignemacee. Lunghezza 


del corpo, valore medio . E ; m. 0,009 
Pozza presso i bagni della Saxe con i nino di Zigne- 

macee. Lunghezza del corpo, valore medio 3 . » 0,0095 
Pozza di Val Ferret con grande sviluppo di Zignemacee. Lun- 

ghezza del corpo, valore medio . 3 » 0,011 
Pozze presso Dolonne senza sviluppo di Diigo, ‘Tuighesza 

del corpo, valore medio à a ì È 1 i » 0,017 


(1) Anche a Courmayeur come a Ceresole Reale, e come in altre località 
delle Alte Alpi, non ho mai trovato girini nelle acque che hanno una tempe- 
ratura estiva media inferiore a + 10°. A Courmayeur non ho trovato nè girini 
nè adulti di nessuna specie di Anfibi urodeli. 


pri. 


Pozza presso i Chàlets della Pertù senza sviluppo di Zigne- 


macee. Lunghezza del corpo, valore medio 5 i vm, ‘070.198 
Pozza presso il lago di Combal senza sviluppo di Zignemacee. 

Lunghezza del corpo, valore medio . ; ; » 0,012 
Pozza presso il lago di Verney senza sviluppo di Zignemaceo, 

Lunghezza del corpo, valore medio . ì : » 0,0145 


Si possono inoltre dedurre i seguenti valori medi: 
A — Girini delle pozze nelle quali le Zignemacee pel loro grande svi- 
luppo ricoprono a guisa di apo; tutta la superficie dell’acqua. 


Lunghezza del corpo { { m. . 0,009 
B — Girini delle pozze nelle fuali: le Zifnbrmiznee sono meno 

sviluppate. Lunghezza del corpo ; : » 0,010 
C — Girini delle pozze senza sviluppo di Zighemadeni Lungh. 

del corpo . ; i 6 ? i { ‘ i » 0,014 


Le dimensioni delle estremità anteriori e posteriori variano pure come 
varia la dimensione longitudinale del corpo; infatti pei tre gruppi pre- 
cedenti si hanno i valori medii che seguono. (Non è d’uopo osservare 
che le estremità si intendono misurate in girini con residuo di coda 
presso a poco eguali). 


A — Lunghezza media delle estremità anteriori m. 0,005 
Ù à s » posteriori » 0,011 
o pesi } s i » anteriori » 0,0055 
A 4 + » posteriori » 0,014 
tI i * 5 » anteriori » 0,007 
È * 3 » posteriori » 0,018 


La dimensione media del corpo dei girini che io osservai nelle acque 
stagnanti prive di Zignemacee del piano di Ceresole Reale è di metri 
0,013. Essa ha, come si vede, un valore che si avvicina assai a quello 
che presentano i girini del gruppo C. di Courmayeur. 

Presso Rosazza e presso Mortigliengo nell’alta valle d’Andorno io 
raccolsi pure girini di Rana muta nel settembre 1884 in pozze collocate 
in un bosco folto e in pozze collocate lungo il Cervo in pieno sole. A 
parità di sviluppo delle zampe posteriori essi presentano le misure 
medie seguenti: 


Pozze libere lungo il Cervo. 


Lunghezza del corpo dal capo all’ano m. 0,016. 


.Pozze dei boschî folti. 


Lunghezza del corpo dal capo all’ano m. 0,011. 
I girini che io raccolsi nell’agosto del 1880 al passo della Colma in 


por qua 


Val Vegezzo (Ossola) in una pozza senza Zignemacee e collocata in pieno 
sole presentano le seguenti dimensioni: 


Lunghezza del corpo m. 0,012 m, 0,013 
» della coda » 0,003 » 0,018 
» delle estremità anteriori » 0,006 » 0,005 
» ) » posteriori » 0,014 » 0,014 


Noi possiamo ora domandarci quale può essere la causa del polimorfismo 
così spiccato che si osserva nei girini di Courmayeur, anche in pozze 
vicinissime fra di loro, come ad esempio in quelle di Dolonne. Consi- 
deriamo anzi tutto le condizioni della temperatura, della qualità e 
quantità di nutrimento e dell’essere l’acqua corrente o stagnante. 

Temperatura. — Nelle pozze di Dolonne e in quelle dei bagni della 
Saxe la temperatura è ad un dipresso la stessa e varia in egual misura, 
La temperatura di queste pozze è un po’ più elevata di quella delle 
pozze del Lago Combal, della Pertù, di Val Ferret, e del Lago Verney. 
— Queste due ultime sono le più fredde. 

Come è noto e come io stesso ebbi occasione di osservare ripetuta- 
mente in varie località alpine, la temperatura più bassa delle pozze o 
dei laghi più elevati agisce nel senso che fa ritardare la metamorfosi 
prolungando il periodo girinale: ma non esercita, da sola, una azione 
notevole sulla mole del girino. 

Il nutrimento nelle pozze di Dolonne è egualmente abbondante in 
tutte: vi sono numerosi Crostacei del gruppo delle Dafnie, dei Cyclops, ecc. 
numerose larve d’insetti ecc. Numerose pure sono le Diatomee, che a 
quanto pare, sono assai importanti pel nutrimento dei girini nei loro 
primi stadii. Abbondantissime poi sono le alghe. La stessa cosa si dica 
per le pozze dei bagni della Saxe. — Nelle pozze di Val Ferret, della 
Pertù, del Lago di Combal e del Lago di Verney il fondo è melmoso e 
ricco di Diatomee: ma vi sono più scarsi i piccoli Crostacei, e le Zig- 
nemacee non vi sono sviluppate. 

In nessuna delle pozze sopra enumerate l’acqua è fortemente corrente. 
Nelle pozze piccole di Dolonne e della Saxe, nelle quali vi è grande 
sviluppo di Zignemacee, l’acqua si può considerare quasi come stagnante. 

Ciò premesso, si vede che noi ci troviamo in presenza di questo fatto: 
i girini che si sviluppano nelle pozze nelle quali le Zignemacee si svi- 
luppano tanto da ricoprire a guisa di tappeto la pozza stessa non rag- 
giungono la mole che presentano i girini che crescono nelle pozze prive 
di Zignemacee, o nelle quali queste ultime sono scarsamente sviluppate. 
Vi è una differenza di oltre ad un terzo in meno nella lunghezza media 
del corpo dei primi rispetto ai secondi. 

A mio avviso questa notevolissima differenza di mole dipende dall’a- 
zione della luce sullo sviluppo dei girini, azione che è diversa nelle due 
serie di pozze. 


2 AD 


L'azione della luce sullo sviluppo dei girini degli Anfibi venne studiata 
da parecchi autori (1) con esperienze di laboratorio. Particolarmente 
importanti sono i lavori di Schnetzler e di Yung. 

Schnetzler esperimentò sopra girini di Rana temporaria(= Rana muta). 
Egli dice: «... Les observations furent reprises cette année (1874) sur 
« des larves de Rana temporaria provenant d’ceufs pris dans un étang 
« à la fin du mois de mars. Une partie de ces ceufs fut placée dans un 
« bocal en verre blanc, bien transparent et contenant 2000 cent. cubes 
« d'eau avec une bonne provision d’une plante aquatique (ZE/odea ca- 
« nadensis). Une portion plus petite de ces mémes ceufs fut placée dans 
« un vase de couleur verte », il risultato fu che egli non potè ottenere 
lo sviluppo completo dei girini nel vaso verde. 

E. Yung fece numerose esperienze sullo stesso argomento, egli con- 
chiude: « 3° Les lumiéres rouge et verte paraissent nuisibles, en ce sens 
« que nous n’avons jamais pu obtenir le développement complet des 
« ceufs cités plus haut dans ces couleurs. 5° On peut disposer les diffé- 
« rentes couleurs du spectre eu égard à leur influence sur le dévelop- 
« pement dans la série décroissante suivante: violet, bleu, jaune et 
« blanc, obscur, rouge et vert ». 

Molto importanti sono pure le ricerche del Béclard, egli dice (2): « La 
« nutrition et le développement des animaux qui n’ont ni poumons ni 
« branchies et qui respirent par la peau, paraissent éprouver, sous 
« l’influence des divers rayons colorés du spectre, des modifications très 
« remarquables. Des ceufs de mouche (Musca carnaria Linn.), pris dans 


(1) Ricorderò fra gli altri: F. EpwARDS, Trazté de l’influence des agents 
physiques sur la vie. Paris, 1824. — J. HIGGINBOTTOM e RoBERT MAC DONNEL, 
Influence des agents physiques sur le développement du tétard de la greno- 
ville. « Journal de la Phisiologie du Brown-Séquard », v. VI, 1863. — Ibidem, 
v. II, 1859 e Philosoph. trans., 1850. — J. B. SCHNETZLER, In/luence de la 
lumiére sur le développement des larves des grenouilles. « Bibliot. univers. 
Archiv. des sc. phys. et nat. de Genève, IX sér., vol. 51, pag. 247 (1874). — 
ÉMILE YunG, Contributions à l’histoire de Vinfluence des milieux physiques 
sur les étres vivants. « Archives de Zool. expérimentale », vol. 7°, pag. 251 
(1878). — « Propos scientifiaves », Paris et Genéve (1890), e il recentissimo 
lavoro dello stesso autore pure sull’azione della luce colorata sullo sviluppo 
degli animali. « Compt.-Rend. Ac. d. Sc. de Paris », seduta 24 ottobre 1892. 
Molti altri autori poi, come Daubeny, Robert Hunt, Cloéz e Gratiolet, Draper, 
Guillémain, J. Sàchs, P. Bert, Béclard, Moleschott e Fubini, A. Poéz, Plea- 
sonton, Serrano Fatigati, Selmi e Piacentini, Pott, Fubini e Benedicenti ed 
altri, si sono occupati dell’azione della luce sullo sviluppo e sull’accrescimento 
degli animali e dei vegetali, sulla secrezione dell’acido carbonico, ecc. 

(2) Note relative à l’influence de la lumière su les animau®. « Compt.-rend. 
Ac. Sc. », vol. 46, pag. 441 (1858). 


a 


« un méme groupe et placés en méme temps dans des cloches diverse- 
« ment colorées, donnent tous naissance à des vers. Mais si au bout de 
« quatre ou cinq jours on compare les vers éclos sous les cloches, on 
« remarque que leur développement est très différent. Les vers les plus 
« développés correspondent au rayon violet et au rayon bleu. Les vers 
« éclos dans le rayon vert sont les moins développés. Voici comment 
« on peut grouper les divers rayons colorés eu regard au développement 
« décroissant des vers - Violet - Bleu - Rouge - Jaune - Blanc - Vert... 
« Entre les vers développés dans le rayon violet et ceux développés dans 
« le rayon vert, il y a une différence de plus du triple quant à la grosseur 
« et à la longueur ». 

Aggiungerò inoltre che P. Bert dimostrò che « la SERIO verte est 
« presque aussi funeste pour les végétaux que l’obscuritè ». 

È noto inoltre che l'esame di un raggio solare che ha attraversato 
una foglia verde o una soluzione di clorofilla nella benzina dimostra che 
è soltanto la regione verde dello spettro che passa nella sua totalità 
(Si consulti a tal proposito VAN TIEGHEM, Traîté de Botan. pag. 143). 

Ciò premesso io credo che causa della mole notevolmente minore 
dei girini e delle rane appena trasformate delle pozze di Dolonne e 
dei bagni della Saxe sopra menzionate le quali presentano un largo 
tappeto galleggiante di Zignemacee, debba ricercarsi principalmente 
nell’azione dei raggi verdi che attraversano il tappeto stesso e nella 
mancata azione della parte più rifrangente dello spettro (bleu, ultra 
violetto, ecc.). 

La luce che penetra nell’acqua sottostante al tappeto di Zignemacee 
è in gran parte costituita da raggi verdi e da raggi della porzione meno 
rifrangente dello spettro. Si può ritenere che i raggi verdi sono accom- 
pagnati da raggi del rosso estremo e da piccola parte di raggi aranciati 
e gialli e da piccolissima quantità di raggi azzurri e violetti. E noto che 
il numero e la larghezza delle striscie oscure dello spettro della cloro- 
filla variano col variare dello spessore dello strato che la luce attraversa 
(Van Thiegem). Tenendo conto delle tavole di Timiriazeff e di Pringsheim 
che a ciò si riferiscono e tenendo conto del fatto che lo spessore dello 
strato di Zignemacee era in media di oltre ad un decimetro, si può cre- 
dere che: 1° La quantità maggiore dei raggi che passano attraverso 
allo strato stesso è di raggi verdi, gialli, e rosso-scuri; 2° Che l’intensità 
luminosa è assai scarsa. Quindi i girini che si sviluppano in queste 
pozze sono sottoposti all’azione della scarsità di luce e all’azione della 
parte meno rifrangente dello spettro e in particolar modo dei raggi 
verdi, rossi e gialli. Si deve tuttavia osservare che i girini possono 
di tratto in tratto, per lo spostarsi delle Zignemacee e pel venire che 
essi fanno alla superficie dell’acqua, risentire l’azione della luce nor- 
male del sole. 


—_ 12-. 

Il Professore Michele Lessona (1) osservò un fatto analogo pei girini 
della Kana escutenta di alcune pozze del contorno di Torino, nelle quali 
una grande quantità di Lente palustre ricopriva tutta la superficie del- 
l’acqua: « il difetto di luce, egli dice, in queste pozze, perchè il verde 
tappeto della lente palustre intercetta ai suoi raggi il passaggio, è causa 
che lo sviluppo dei girini segua più lentamente ». Dallo specchietto unito 
al lavoro del Lessona si deducono le misure seguenti: 


Pozza colla superficie dell’acqua ricoperta da Pozza colla superficie 


grande quantità di lente palustre: dell’acqua libera: 
Dimensioni minime. Dimensioni minime. 
Lunghezza del corpo dal capo all’ano m. 0,0055 m. 0,013. 
Dimensioni medie. Dimensioni medie. 
Lunghezza del corpo dal capo all’ano m. 0,008 m. 0,017. 
Dimensioni massime. Dimensioni massime. 
Lunghezza del corpo dal capo all’ano m. 0,014 m. 0,020. 


In un mio precedente lavoro ripetutamente citato riferendomi ad alcuni 
fatti osservati intorno allo sviluppo dei girini della Rana muta in varie 
località dell’alta valle di Andorno nel Biellese, conchiudevo: «5° I gi- 
rini che si sviluppano in pozze circondate da alberi folti, in modo che 
la luce non viene loro trasmessa che attraverso alle foglie, rallentano 
sensibilmente il loro sviluppo. Aggiungerò ora che anche la mole dei 
girini che si sviluppano in queste condizioni è spiccatamente inferiore 
a quella dei girini che si sviluppano in pieno sole. 

Ho raccolto molti esemplari aduiti di Rana muta nelle vicinanze delle 
pozze di Dolonne, anzi nelle pozze stesse, poichè, fatto notevole, ma 
che si osserva anche in altre località alpine, questa specie, come la 
rana esculenta, vive spesso nell'acqua anche dopo che essa ha dato 
opera alla riproduzione. Ho raccolto pure molti esemplari presso i 
Chalets della Pertù e in Val Ferret; fra gli uni e gli altri tuttavia non 
ho trovato differenze spiccate. Mi pare quindi si possa ritenere che il 
polimorfismo notevolissimo dei girini dovuto alle cause sopradette, non 
agisce in modo sensibile sulla forma e sulla mole delle Rane mute di 
Courmayeur. 


(1) Studii sugli Anfibi anuri del Piemonte. « Reale Acc. dei Lincei. Mem. », 
vol. 1, 1877. 


525‘ - Tip. Carlo Guadagnini, via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torino: 


i : —_ 


exe 1904 
Jun 20 1993 


ze BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 444 pubblicato il 2 Febbraio 1893 Voc. VIII 


ACHILLE GRIFFINI 


ORTOTTERI DEL PIEMONTE 


I. — Locustidi. 


L’ordine degli ortotteri venne in Italia studiato da parecchi Autori, 
e già per quasi tutte le principali regioni italiane furono pubblicati 
catalogi o ricerche di fauna ortotterologica; così fra gli altri si possono 
ricordare, per la Sicilia i lavori di Riggio, Assenza e Krauss; per la 
Sardegna quelli di Costa e Dubrony; per l’Italia meridionale e centrale 
le pubblicazioni di Costa, Targioni-Tozzetti, Bertolini, Cavanna; s’oc- 
cuparono di tale argomento: pel Romano Messea, pel Marchegiano 
Spada, pel Modenese Picaglia, per la Liguria Dubrony, pel Veneto Ninni, 
pel Tirolo Krauss e Cobelli; per la Lombardia Pirotta, Malfatti, Bezzi, 
De-Carlini ed io stesso. 

Il Piemonte è una di quelle provincie ove gli ortotteri vennero poco 
studiati, ed alle quali manca anche un semplice catalogo nominativo, 
concernente le specie di quest'ordine che vi si trovano. La prima opera 
in cui si abbia qualche indicazione su tale argomento, è quella di Carlo 
Allioni (1); in essa di ortotteri ne son indicati ben pochi, e qualcuno 
v'è descritto come nuovo; in seguito il Genè si occupò delle forficule, 
nel suo: « Saggio d'una Monografia delle forficule indigene » (a), e in 
ulteriori lavori particolari; V. Ghiliani pubblicò alcune note sopra questa 
o quella specie, descrivendone alcuna come nuova, e qualche catalogo 
nominativo di insetti raccolti in limitate località piemontesi, ove accenna 
pochi ortotteri; il prof. Camerano pubblicò studii sopra varie specie dando 
anche le diagnosi di un genere e d’una specie nuovi, che in un mio 


(a) Ann. delle Scienze del Regno Lombardo-Veneto, tom. Il, 1832, 


Ea 


lavoro nel-1892 furono nuovamente descritti, stabilendo la sinonimia fra 
il genere descritto dal prof. Camerano, ed un genere proposto in seguito 
da Brunner von Wattenwyl; infine recentemente ebbi occasione di pub- 
blicare la diagnosi d’una nuova specie piemontese del genere Ephippigera. 

Avendo io intrapreso lo studio degli ortotteri piemontesi, molti dati 
mi vennero forniti da un catalogo manoscritto delle collezioni entomo- 
logiche del Museo di Torino, redatto da F. A. Bonelli, nel quale è tenuto 
conto delle località in cui furono raccolti i varii esemplari, delle loro 
condizioni biologiche, e molte specie sono descritte come nuove; queste 
diagnosi però rimasero sempre inedite e le specie stesse vennero descritte 
posteriormente. Il materiale poi, che mi servì per questo studio, proviene 
in gran parte dalle collezioni del Museo Zoologico di Torino, nelle quali 
sono comprese le raccolte fatte dai professori M. Lessona, L. Camerano, 
e dai dottori A. Borelli e D. Rosa; altre raccolte mi furono portate da 
varie località, dai sigg. Gianelli, Bellardi, Neri, Marchisio e Peola. Mi 
limitai per ora alla famiglia dei Locustidi, e mi sembrò non inutile il 
dar una descrizione delle specie, quali da noi si presentano, giovando 
tali nozioni al più sicuro riconoscimento di queste, nonchè alla conoscenza 
dei fenomeni d’adattamento e di variabilità, oggidì molto interessanti. 

Devo intanto rendere sentiti ringraziamenti al prof. L. Camerano, ed 
ai dottori D. Rosa ed E. Giglio-Tos, per l’aiuto che cortesemente mi pre- 
starono, sia nelle questioni di sistematica, sia nell’accennarmi e favorirmi 
la bibliografia dell'argomento. 

Di Locustidi piemontesi nella citata opera dell’ALLIONI (1) troviamo 
indicati solo i seguenti: GryZus viridissimus; Gryllus verrucivorus; 
nella classica opera del FIscHER (16), in cui è riassunto tutto quanto 
sugli ortotteri europei fu scritto prima del 1853, ed ove dopo la descri- 
zione delle singole specie, ne è indicato l’haditat, quanto ai locustidi 
solo pei seguenti: Pterolepîs pedestris F., Thamnotrizon apterus F. è 
detto: « in Italia, agro Pedemontano »; altri però sono citati come ge- 
nericamente italiani, o abitanti le Alpi. 

Nel catalogo del PIROTTA (31), ove è accuratamente specificato l’ha- 
bitat dei varii ortotteri enumerati sia in Europa, che particolarmente 
in Italia, si annoverano come abitanti il Piemonte i seguenti: Odontura 
serricauda F., Phaneroptera liltifolia F., Ph: falcata F., Locusta 
viridissima L., Pachytrachelus pedestris F., Decticus verrucivorus L. 

Nel lavoro di G. MALFATTI (30) che a questo catalogo fa seguito, sì 
indicano come raccolti sul Monterone le seguenti specie: Phaneroptera 
falcata, Conocephalus mandibularîs, Thamnotrizon fallax, Rhaco- 
cleis Raymondiîi, Platycleis griseus, Ephippiger vitium, E. terrestris; 
a Caselette lo Xyphidium fuscum; al Musinè la Phaneroptera falcata ; 
ad Orta la Plerolepîs pedestris e la Platycleîs grisea; ad Omegna il 
Conocephalus mandibularis. 


inenafi. 


Nell'opera di BRUNNER VON WATTENWYL (6), la più recente mono- 
grafia generale degli ortotteri europei, che compendia tutto quanto ne 
fu scritto prima del 1882, fra i locustidi, solo per la Ty/opsîs lltifolia 
F. e per l'Antfaxius pedestris F. è indicata una località piemontese ; 
così per la prima specie Torino, e per la seconda Alpi piemontesi; pa- 
recchie specie vengono però accennate come genericamente abitanti le 
Alpi ed altre l’Italia. 

Infine il prof. TARGIONI-TOZZETTI nel suo volume sugli Ortotteri 
agrarî (38) non fa mai cenno di locustidi piemontesi, nemmeno là ove 
tratta delle invasioni di cavallette avvenute in parecchie località. 

Descriverò dunque in questo mio lavoro tutte le specie che finora furono 
raccolte in Piemonte, eseguendo le mie descrizioni sugli esemplari di 
questa regione che potei esaminare, accennando per ogni specie le lo- 
calità particolari in cui fu trovata, e le più notevoli variazioni che vi 
sì riscontrano; quanto alle sinonimie non citerò che le opere fondamen- 
tali sugli ortotteri e sui locustidi, ed i lavori riferentisi in più special 
modo agli ortotteri del Piemonte o di località con esso confinanti. 

I generi di locustidi finora conosciuti in Piemonte, v»lendo facilitare 
la determinazione degli individui adulti, si possono distinguere nel se- 
guente modo: 

A) Articoli dei tarsi compressi, allungati; mancanza di elitre, di ali 
e di timpano; enorme sviluppo delle estremità; tibie posteriori inferior- 
mente armate di 3 spine apicali per parte, non solcate, e superiormente 
fornite di spine eguali, piuttosto distanti fra loro. [Stenopelmatîdi]. 
1. Dolichopoda. 
B) Articoli dei tarsi depressi, il 3° articolo cuoriforme. — Presenza 
di elitre più o meno sviluppate. 
I. Elitre ben svolte o, raramente, abbreviate (in alcune specie de] 
gen. Platycleis), mai però squamiformi. 

) Le ali oltrepassano di molto le elitre — Primi due articoli 
dei tarsi non solcati ai lati, anche anteriori armate d’una spina; ovopo- 
sitore assai corto ed alto. [ Fanerotteridi]. 

a) Tibie anteriori col timpano aperto. 2. Phaneroptera. 
aa) Tibie anteriori col timpano coperto. 3. Tylopsis. 

xx) Le ali non oltrepassano le elitre o tutt'al più di 1 02 mm. 

Primi due articoli dei tarsi, solcati ai lati; ovopositore allungato e 
stretto. 

b) Tibie anteriori col timpano aperto; anche anteriori prive 
di spina; tibie posteriori armate inferiormente di 2 spine apicali. — Di- 
mensioni minori. [ Meconemidi ]. 8. Meconema. 
bb) Tibie anteriori col timpano coperto; anche anteriori con 
una spina; tibie posteriori armate inferiormente di 4 spine apicali. 
y) Prosterno con due punte, 


a) Tibie anteriori solcate lateralmente, con una spina 
apicale sul margine esterno; fronte poco inclinata. — Dimensioni grandi, 
[Locustini],. 11. Locusta. 

8) Tibie anteriori senza solchi laterali; fronte molto 
inclinata. [ Conocefatlidi]. 

£) Dimensioni mediocri; antenne poco più lunghe del 
corpo; femori posteriori forniti inferiormente di molte piccole spine. 
9. Conocephalus. 
zz) Dimensioni piccole; antenne lunghissime; femori 
posteriori forniti inferiormente di poche piccolissime spine. 
10. Xiphidium. 
yy) Prosterno privo di punte ; tibie anteriori solcate lateral- 
mente; primo articolo dei tarsi posteriori fornito inferiormente di plan- 
tule libere. [ Detticidî]. 

y) Tibie anteriori con 3 spine superiormente; pronotum 
con una lieve carenatura mediana longitudinale nella metà posteriore; 
elitre perfettamente svolte o abbreviate. — Dimensioni mediocri. 

13. Platycleis. 

ò) Tibie anteriori con 4 spine superiormente; pronotum 
con carenatura mediana per tutta la lunghezza ; elitre ben svolte. —- Di- 
mensioni grandi. 12. Decticus. 

II. Elitre rudimentali, squamiformi, nella 9 talora ridottissime e 
nascoste sotto il pronotum; nei è la sinistra ricopre gran parte della 
destra; ali ridottissime o mancanti. i 

a) Tibie anteriori col timpano aperto; primi due articoli dei 
tarsi non solcati ai lati; anche anteriori senza spina. [Fanerotteridi]. 
x) Meso-, e meta-sterno posteriormente lobati; antenne più 
brevi del corpo; ovopositore allungato e dentato all'apice; cerci del è 
piegati sotto la lamina sottogenitale che è molto allungata. — Dimensioni 
grandi. 4. Orphania. 
Xx) Meso-, e meta-sterno posteriormente troncati; antenne 
molto più lunghe del corpo. 
b) Cerci del è ripiegati sotto la lamina sottogenitale che è 
mediocremente allungata; ovopositore allungato, dentato all’apice. — 
Dimensioni mediocri. 5. Barbistites. 
bb) Cerci del è non ripiegati sotto la lamina sottogenitale; 
ovopositore breve, alto, minutissimamente seghettato ai margini. Dimen- 
sioni minori. 6. Leptophyes. 
aa) Tibie anteriori col timpano coperto; primi due articoli dei 
tarsi solcati ai lati; ovopositore allungato e appuntito. 
y) Anche anteriori prive di spina; pronotum rugoso, con una 
forte piega trasversale e rialzato posteriormente a guisa d’arcione; tibie 


e 


posteriori con 2 spine apicali inferiormente. Prosterno senza punte. — 
Corpo grosso. [ Efippigeridi ]. 7. Ephippigera. 
yy) Anche anteriori con una spina; pronotum superiormente 
pianeggiante; primo articolo dei tarsi posteriori fornito di plantule libere 
inferiormente. [ Detticidi]. 
c) Prosterno con 2 piccole punte; plantule libere dei tarsi 
posteriori, brevi. — Dimensioni mediocri. 
z) Tibie posteriori con 4 spine apicali inferiormente; pro- 
notum rugoso; antenne più brevi del corpo; cerci del è conici. 
16. Anonconotus. 
22) Tibie CI con 2 spine apicali inferiormente; pro- 
notum liscio; antenne lunghe oltre il doppio del corpo; cerci del ò, 
larghi, dilatati e depressi. 17. Antaxius. 
cc) Prosterno privo di punte; plantule libere dei tarsi poste- 
riori, lunghe quasi quanto il primo articolo di questi. Pronotum liscio. 
R) Tibie posteriori con 2 spine apicali inferiormente; an- 
tenne lunghissime; ovopositore falciforme. — Dimensioni piccole. 
15. Anterastes. 
kRk) Tibie posteriori con 4 spine apicali inferiormente ; ovo- 
positore dritto o falciforme.— Dimensioni mediocri. 14. Thamnotrizon. 


Sottofam, 1* — STENOPELMATIDI. 


1. Gen. Dolichopoda Bolivar. 
D. palpata (Sulz.). 


Locusta palpata — Sulzer (37), pag. 87, Tab. IX, fig. 2. 
Rhaphidophora » — Fischer (16), pag. 200, Tab. IX, fig. 1. 
Dolichopoda » — Brunner (6), pag. 413, Tab. X, fig. 95; (7), p. 301, 
Arachne lucifaga — Bonelli, ined. 


Di color giallastro pallido, uniforme; tutti i femori inferiormente 
inermi. Segmento anale del 3 stretto, con un dente ottuso da un lato e 
dall’altro della sua superficie, ricurvo, cornuto. Lamina sottogenitale 
del è profondamente incisa, a lobi arrotondati; quella della @ piccola, 
arrotondata. Cerci del è lunghi; ovopositore dritto alla base, corto, un 
po’ curvo e acuminato all'apice. 


dar AE 
corpo mm. 13 12 femori posteriori mm. 19 20 
pronotum » 3 3,5 ovopositore ». ,— 7 


Hab. — Peccinetto in Val d’Ala (Perotti). 


e 


Di questa specie non potei esaminare che due esemplari è e 9, che 
si trovano nella collezione del Museo Zoologico di Torino, e che Bonelli 
aveva designato col nome di Arachne lucifuga; questi esemplari sono 
in pessimo stato, e per le dimensioni, come appare dalle misure sopra 
citate, sembrano doversi riferire ad individui non ancora perfettamente 
sviluppati. 


D. Linderi (Duf.). 


Phalangopsis Liderii — Dufour (12), pag. 13. 
Rhaphidophora geniculata — Costa (11), pag. 10, Tab. X, fig. 1. 
Dolichopoda Linderi — Brunner (6), pag. 413; (7), pag. 301. 


Giallo-bruniccia, coi segmenti dorsali del torace e dell'addome mar- 
ginati di bruno scuro posteriormente; il pronotum è marginato di bruno 
su tutti i lati — Segmento anale del è privo di denti — Lamina sottoge- 
nitale del è mediocremente incavata all’apice, a lobi arrotondati ; quella 
della 9 breve, arrotondata. — Femori inferiormente inermi, giallastri 
alla base, gradatamente più scuri verso l’apice, questo è macchiato di 
biancastro — Cerci del 3 lunghi e sottili; ovopositore allungato, sensi- 
bilmente ricurvo e appuntito. 


Arval o clint 
corpo mm. 13 16 femori posteriori mm. 25 23 
pronotum » 4 4,5 ovopositore » — 13 


Hab. — Valdieri (Sella); Moncenisio (Ghiliani); Garessio, Boves, (Bo- 
relli). 

Per avere gli esemplari piemontesi, specialmente quelli di Valdieri, il 
pronotum marginato di bruno anche al lato anteriore. si potrebbe du- 
bitare avessero a riferirsi alla D. Bormansiî Br., ma la mancanza di 
spine sui margini inferiori dei femori, mi sembra carattere di maggior 
importanza, e tale da far decidere la classificazione di questi locustidi 
come D. Lindert. 


Sottofam. 2* — FANEROTTERIDI. 


2. Gen. Phaneroptera Serville. 


Ph. falcata (Scop.). 


Gryllus falcatus — Scopoli (36), pag. 108, fig. 322. 

Locusta falcata — Charpentier (10), pag. 103. 

Phaneroptera » — Serville (35), pag. 419. — Fischer (16), pag. 238, Tab. 
XII, fig. 21, 22. — Brunner (5), pag. 211, Tab. IV; (6), pag. 291. — Pirotta 
(31), pag. 15. — Malfatti (30), pag. 317. 


MR 


D'un bel verde, poco lucente, a minutissime punticchiature rossiccie 
superiormente — Pronotum breve, coi lobi laterali più lunghi che alti 
— Elitre del è ornate superiormente di un punto nero ciascuna, dopo 
l’apparato stridulante (specchio): quelle della 9 senza punti — I femori 
posteriori raggiungono appena l’apice delle elitre — Ovopositore breve, 
alto, ripiegato all'insù formando un angolo quasi retto colla propria 
base — Lamina sottogenitale del è dilatata all'apice; quella della 9 trian- 
golare, ottusa. 


ò QUANT, ò 9 
corpo mm. 15 17-18. partedialisporg. mm. 8 8,5 
pronotum po UU RA 3,5-4 femori posteriori MAE 1; 17-19 
elitre » 20 21-22 ovopositore » — 0,9 


Hab. — Collina di Torino, Bersano, Valperga, (Bonelli); Monte Asinaro, 
Monterone (Malfatti); Avigliana (Neri). 

Alcuni individui appartenenti alla specie in questione hanno le zampe 
ed anche il capo di color bruno più o meno intenso. 


Ph. quadripuncetata Br. 


Phaneroptera quadripunctata — Brunner (5), p. 212; (6), p. 292, Tab. VIII, 
fig. 66. — Griffini (23), pag. 4. 


D'un bel verde chiaro, con minutissime punticchiature rossiccie su- 
periormente — Pronotum breve, coi lobi laterali più alti che lunghi — 
Elitre del è ornate superiormente, verso la base, di 4 distinti punti neri 
attorno all’apparato stridulante (specchio), e cioè uno sull’elitra destra 
ed uno sulla sinistra al limite posteriore di questo apparato, e due sull’e- 
litra sinistra al limite anteriore presso il pronotum ; elitre della 9 senza 
punti — I femori posteriori non raggiungono l’apice delle elitre — Ovo- 
positore breve, alto, ripiegato all'insù formando un angolo ottuso colla 
propria base — Lamina sottogenitale del è quasi cuoriforme, incisa al- 
l’apice ma non dilatata; quella della g triangolare, acuminata. 


ò Q ò Q 
corpo mm. 15-17 15-17 parte di ali sporge. mm. 8-9 8-9 
pronotum » 3-4 3-4 femori posteriori » 17-18 17-18 
elitre » 18-19 18-20 ovopositore » _ 5-6 


Hab, — Lombriasco (Bellardi); Monte Castello (Peola); Locana (Gia- 
nelli). 


3. Gen. Tylopsis Fieber. 
T. liliifolia (Fab.). 


Locusta lilifolia — Fabricius (13), pag. 36. — Charpentier (10), pag. 105. 
Phaneroptera lilifolia — Serville (35), pag. 421. 


= e 


Phaneroptera liliifolia — Fischer (16), pag. 237. 

Tylopsis » — Bolivar (2), pag. 231. — Brunner (5), pag. 227; 
(6), pag. 294, Tab. VIII, fig. 67. 

Phaneroptera liliifolia var. albicornis — Ghiliani (20), p. 53; (21), p. 97. 


Verde o gialliccia, talora variegata di colore oscuro — Capo piccolo 
con fronte allungata, solcata; occhi allungati; antenne giallo-chiare 0 
biancastre, talora coi primi articoli basali oscuri — Pronotum breve, 
coi lobi laterali più lunghi che alti, superiormente concavo, e ristretto 
al mezzo — Elitre verdi — Zampe verdi, gracili, allungate; tibie an- 
teriori col timpano coperto; i femori posteriori superano l’apice delle 
elitre — Cerci del è lunghi; ovopositore brevissimo, ricurvo, ottuso 
all’apice, e un po’ rugoso ai lati. 


ò 9 CINTO. 
corpo mm. 14-17 17-19 parte di ali sporg. mm. 7 7 
pronotum  » 4 5 femori posteriori » 22 23 
elitre » Ig 16-19 ovopositore » — 5 


Hab. — Falde delle Alpi; Sangano (Ghiliani). 

Parecchi individui hanno le zampe, altri anche il pronotum, il capo 
e l'addome di color bruno, restando verdi solo le elitre. V. Ghiliani 
aveva descritto una varietà piemontese di questa specie, che denominò 
var. albicornis, caratterizzata dalle antenne bianche; esistono nelle col- 
lezioni del Museo di Torino i tipi classificati con questo nome dallo 
stesso Ghiliani, in essi però, col disseccamento e col tempo, le antenne 
sono passate al color verde-gialliccio. Il sig. C. Brunner von Wattenwy], 
non accetta la varietà a/dDicornîs, giacchè la pose in sinonimia colla 
specie, nella sua Monografia delle Fanerotteridi, e nel suo Prodromus. 


4, Gen. Orphania Fischer. 
0. denticauda (Charp.). 


Barbhistites denticanda — Charpentier (10), pag. 99, Tab. III, fig. 3,6. — 
Serville (35), pag. 478. 

Orphania denticanda — Fischer (16), pag. 222, Tab. XII; fig. 3. — Bolivar 
(2); pag. 224. — Brunner (5), pag. 35, Tab. I, fig. 1} (6), pag. 255; Tab. VII, 
fig. 59; (8), pag. 24. 


Di color verde o verde-bruno superiormente, marmoreggiata finamente 
di bruno scuro; verde-gialliccia ventralmente — Capo piccolo, colla fronte 
talora punteggiata di bruno; antenne verdi — Pronotum convesso, con 
una distinta impressione trasversale prima del mezzo, ùn po’ sollevato 
posteriormente e quivi percorso da una lieve carenatura o da. un solco 
longitudinale mediano; tutto coperto superiormente di lineette e sui lobi 
laterali di punti oscuri — Elitre gialle — Zampe verdi, punticchiate di 
bruno scuro — Addome grosso; con una leggera carenatura mediana 


lacerato irene 


-MHa 


longitudinale — Cerci del è allungati, grossi, ricurvi, abbraccianti la 
lamina sottogenitale che è assai allungata, larga alla base, ristretta verso 
l'apice e quivi incavata — Ovopositore più o meno allungato, grosso, 
rugoso ai lati, dentato all’apice. 


3 9 ò Q 
corpo mm. 31-33 32-36 parte di elitre sporg. mm. 4-4,5 1,5 
pronotum » 10-11 9,5-11 ovopositore » — 21 

Hab. — Colle S. Giovanni, Alpi piemontesi (Camerano); Limone 


(Borelli). 


o. Gen. Barbistites Charpentier. 
B. serricauda (Fab.). 


Locusta serricanda — Fabricius (14), pag. 193. — Hagenbach (25), p. 23, 
fig. 12, 13. 

Barhistites serricanda — Charpentier (10), p. 101. — Serville (35), p. 479. 

Odontura » — Fischer (16), pag. 228, Tab. XII, fig. 9, 10, 11. — 
Pirotta (31), pag. 14. — Bolivar (2). pag. 229. 

Barbistites serricanda — Brunner (5), pag. 52; (6), pag. 268; (8), p. 31. 

Locusta flavicornis — Bonelli, ined. (Ninfa). 


Verde o bruno, con fitte marmoreggiature rossiccie; due linee longi- 
tudinali gialle partono dal margine posteriore degli occhi, si estendono 
al pronotum lungo le linee di inflessione dei lobi laterali, e si continuano 
sull’addome indecise, svanendo gradatamente; sono specialmente spiccate 
nei 3, essendo segnate anche sui margini esterni delle elitre — Capo 
mediocre; antenne oscure, con rare anellature chiare — Pronotum breve, 
un po’ concavo superiormente con una impressione mediana trasversale, 
e oltre le linee gialle laterali, talora ornato d’una terza lineetta sottile 
mediana, gialla, che si estende qnalche volta all’occipite — Elitre del 
è rossiccie, ampie, col margine esterno giallo; quelle della 9 minori, 
verdi o bruniccie — Zampe verdi o bruniccie — Addome grosso, con 
leggera carenatura mediana; verde, tutto coperto di punticchiature 
oscure — Cerci del è lunghi, lisci, ripiegati e incrociati sotto la lamina 
sottogenitale che è ampia, profondamente incisa posteriormente e leg- 
germente carenata al mezzo — Ovopositore grosso, col margine inferiore 
dritto, il superiore ricurvo, rivolto all’insù e dentato all’apice. 


) core dot 2 
corpo mm. 16-19 18 parte di elitre sporg. mm. 4-5 2° 
pronotum » 4 5. ovopositore | »  — ll 
Hab. — Moncalieri, Eremo, Torino (Bonelli); Collina di Torino, 


Chialamberto, Alpi Biellesi (Camerano). 
Esistono nelle collezioni del Museo di Torino 2 esemplari 9 allo stato 
di ninfa che Bonelli aveva classificati e descritti nel citato catalogo 


— A 


come nuova specie, denominandola Locusta flavicornîs; a mio giudizio 
vanno riferiti al Bardistites serricauda (F.). 

Di questa specie il prof. Targioni-Tozzetti descrisse una varietà de- 
nominandola B. obtusus, essa solo differisce dal B. serricauda pei cerci 
del 3 ottusi all’apice invece che appuntiti; negli esemplari piemontesi 
da me esaminati, l’appuntimento dei cerci nei è è mediocre, e senza 
far minute distinzioni di apice più o meno ottuso, li attribuisco senza 
altro alla specie tipica. 


B. serricauda var. taurinensis m. 


Tutto verde chiaro, senza marmoreggiature oscure — Nel è una lineetta 
nera si estende dal margine posteriore degli occhi al margine anteriore 
del pronotum; mancano assolutamente in ambo i sessi le linee gialle; 
il margine posteriore del pronotum nel è è orlato di nero — Antenne 
verdi chiare, senza anellature — Elitre in ambo i sessi verdi, nel è ornate 
ciascuna nella metà anteriore d’una grossa linea curva nera — Addome 
grosso, largo, carenato superiormente, verde, ornato superiormente nel 
è di qualche punticchiatura rossiccia assai sbiadita e indistinta — La 
Q è tutta verde — Cerci, lamina sottogenitale, ovopositore, come nella 
specie. 


8: 9 ò 2 
corpo mm. 18 18 parte di elitre sporg. mm. 4,5 2,5 
pronotum » 5 5,5 ovopositore » _ 11,5 


Hab. — Contorno di Torino, regione di Vanchiglia. 

Mi sembrò potersi distinguere come varietà separata, quella qui sopra 
descritta. A prima vista essa appare fornita d’addome più largo e meno 
allungato ; il color verde uniforme non sarebbe forse carattere sufficiente 
per separarla dalla specie, ma la mancanza delle linee gialle laterali, 
la presenza di lineette nere dietro gli occhi del è, di una marginatura 
nera all’orlo posteriore del pronotum, e di due grosse linee curve nere 
sulle elitre verdi del è, nonchè i caratteri delle antenne, mi sembrarono 
sufficienti differenze per tale distinzione. 


6. Gen. Leptophyes Fieber. 


L. laticauda (Friv.). 


Odontura laticauda — Frivaldsky (18), pag. 102, Tab. IV, fig. 1. 

Leptophyes » — Brunner (5), pag. 79; (6), pag. 284; (8), pag. 38. 
— Griffini (23), pag. 6. 

Barbhistites ruficosta — Frey-Gessner (17), pag. 19, Tab. I, fig. 2. 


Verde, tutta disseminata di minutissimi punti bruni superiormente — 
Antenne rossiccie con rare anellature pallide — Pronotum breve, non 
prolungato oltre il mesonotum, con un solco trasversale mediano ben 


i 


distinto che si continua obliquamente nei lobi laterali; lungo la linea 
d’inflessione di questi v’ha un debole accenno a righe gialle — Elitre 
in ambo i sessi squamiformi, sporgenti oltre il pronotum, aventi una 
costa laterale rialzata; ornate specialmente nella 9 di una linea curva 
bruna — Addome piuttosto grosso, percorso superiormente nel è da una 
larga fascia bruna longitudinale mediana — Zampe lunghe, poco robuste, 
quasi prive di punteggiatura nella 9; tibie leggermente rossiccie — Cercì 
del è piuttosto grossi e curvi all'apice; ovopositore lungo oltre il doppio 
della lunghezza del pronotum — Lamina sottogenitale del è assai larga 


alla base, priva di carenature, ristretta verso l’apice e quivi un po’ 
incavata. 


3 Q ò 9 
corpo mm. 16-17 20 parte di elitre sporg. mm. 3-3,5 2,5-3 
pronotum » 3,5-4 4 ovopositore » — 12 


Hab. — Rivoli, Colle S. Giovanni (Camerano); Boves (Borelli). 


IL. punetatissima (Bosc.). 


Locusta punctatissima — Bosc (3), pag. 44, Tab. X, fig. 5, 6. 
» autumnalis — Hagenbach (25), pag. 25, tig. 14. 


Barbistites » — Charpentier (10), pag. 102. 
» punctatissima — Serville (35), pag. 480. 
Odontura » — Fischer (16), pag. 232, Tab. XII, fig. 15. — 


Bolivar (2), pag. 228. 
Leptophyes punctatissima — Brunner (5), pag. 80; (6), pag. 285. 


Piccola, di color verde sporco, a moltissime punteggiature nere — 
Antenne variegate di nero — Pronotum breve, non esteso oltre il me- 
sonotum, ornato di linee laterali gialle, più o meno visibili — Elitre del 
è completamente, quelle della 9 quasi completamente sporgenti oltre il 
pronotum, ornate d'una linea oscura obliqua, spesse volte indistinta — 
Addome senza fascia longitudinale oscura — Zampe lunghe, gracili, talora 
bruniccie — Cerci del è brevi, un po’ curvi verso l’alto; ovopositore 
piuttosto breve — Lamina sottogenitale del è lunga, molto convessa alla 
base, carenata al mezzo, attenuata dalla metà all’estremo ove la care- 
natura è meno distinta, col margine posteriore troncato. 


3 9 Soaitg 
corpo mm. 12 14-15 parte di elitre sporg. mm. 3 2 
pronotum » 2,5 3 ovopositore »  — 7 


Hah. — Collina di Torino, Moncalieri (Bonelli); Graglia. 


L. Boscì Fieb. 


Leptophyes Boscii — Fieber in litt. — Brunner (5), pag. 82. 
» Bosci — Brunner (6), pag. 287, Tab. VIII, fig. 64. 
Locusta hamulata — Bonelli, ined. 


mai {nd 

Piccola, verde, poco punteggiata — Antenne minutamente variegate 
di rossiccio — Pronotum superiormente cilindrico, esteso fino al meta- 
notum, arrotondato posteriormente — Elitre del è superanti notevol- 
mente il pronotum, con una venatura bruna ed una macchia lineare 
meno spiccata, esterna, dello stesso colore; quelle della 9 appena visibili 
oltre il pronotum, troncate posteriormente, e ornate ciascuna di due 
lineette nere — Addome talora un po’ rossiccio — Cerci del è dritti, 
appuntiti e un po’ rialzati; ovopositore. piuttosto lungo e molto largo, 
col margine superiore quasi rettilineo, e l’inferiore ben ricurvo — La- 
mina sottogenitale del è allungata, un po’ ristretta verso l’apice, col 
margine posteriore quasi dritto, ad angoli prominenti. 


da eno ò Q 
corpo mm. 14 16  partedielitre sporge. mm. 1,7 0,5 
pronotum » 3,5 4,5  ovopositore » — 8 


Hab. — Fortino, Eremo (Bonelli). 


Sottofam. 3* — EFIPPIGERIDI. 


7. Gen. Ephippigera Latreille. 


E. perforata (Rossi). 
Locusta perforata .— Rossi (33), Tom. 1, pag. 267, Tab. VIII, fig. 3, 4. 
Ephippigera » — Fischer (16), pag. 213, Tab. X, fig. 1. — Brunner (6), 
pag. 394. — Targioni (38), pag. 58, fig. 38 B. 

Verde-olivacea; grossa — Occipite leggermente grigio — Pronotum 
rugoso, col margine anteriore concavo, due notevoli impressioni tra- 
sversali, e la parte posteriore poco sollevata, col margine posteriore non 
incavato; nessuna carenatura laterale ; lobi laterali col margine inferiore 
quasi dritto, angolo anteriore acuto — Elitre piccole, depresse, nella 9 
poco sporgenti, gialle perifiricamente — Addome olivaceo; parti ventrali 
tialliccie — Zampe verdi-olivacee; femori posteriori armati inferiormente 
verso l’apice, di 3 minutissime spine sul margine esterno, di 7 sul mar- 
gine interno — Tibie anteriori con una sola spina superiormente sul 
margine esterno — Cerci del 5 brevissimi, conici, con un dente alla 
base; ovopositore molto lungo, stretto, quasi dritto, superante di molto 
la tripla lunghezza del pronotum — Lamina sottogenitale del 3 allungata, 
concava posteriormente, con stili brevissimi; quella della 9 trasversale, 
non ingrossata nè incavata — Lamina sopra-anale del è posteriormente 
arrotondata, solcata al mezzo. 


ò (sec. Br.) 9 ) Q 
corpo mm. 23-26 30 femori posteriori mm. 16-19 19,5 
pronotum » 6,8-7,2 8 ovopositore » —_ 30 


Hab. — Eremo, Bersano (Bonelli). 

Di questa specie non ho potuto esaminare che un grosso esemplare 9 
esistente nelle collezioni del Museo di Torino, raccolto e classificato già 
da Bonelli. 


E. vitium Serv. 

Ephippiger vitium — Serville (34), pag. 68; (35), pag. 474. 

Locusta ephippiger — Fabricius (13), pag. 44. 

Barbistites  » — Charpentier (10), pag. 98. 

Ephippigera vitium — Fischer (16), pag. 213, Tab. IV, fig. 6 e Tab. X, 
fig. 2, 3, 4. — Bolivar (2), pag. 205. — Brunner (6), pag. 390. — Targioni (38), 
pag. 58, fig. 38 A. — Griffini (23), pag. 7. 

Ephippiger vitium — Malfatti (30), pag. 320. 


Di color verde-olivaceo o rugginoso superiormente, pallido ventral- 
mente; una linea gialla ai lati segna il limite fra la colorazione oscura 
superiore e la colorazione chiara ventrale — Occipite nero — Pronotum 
rugoso, col margine anteriore un po’ concavo, due notevoli impressioni 
trasversali e la parte posteriore ampia, molto sollevata, convessa; nes- 
suna carenatura laterale; lobi laterali col margine inferiore quasi dritto, 
angolo anteriore arrotondato; margine posteriore appena incavato — 
Elitre piuttosto ampie, convesse, reticolate, di color rugginoso, quasi 
eguali nel è e nella g — Zampe chiare: tibie anteriori con una sola 
spina superiormente sul margine esterno; femori posteriori armati in- 
feriormente verso l’apice di 3-4 spine minutissime sul margine esterno, 
di 7 sul margine interno — Addome superiormente olivaceo — Lamina 
sopra-anale del è ripiegata fra i cerci, munita di due angoli laterali ben 
pronunciati — Cerci del è grossi, brevi, poco appuntiti, muniti d’un 
dente interno; ovopositore un po’ ricurvo, piuttosto robusto, lungo il 
triplo del pronotum, appuntito e oscuro verso l’apice — Lamina sotto- 
genitale del è profondamente incavata posteriormente, con stili piccoli; 
quella della 9 larga e corta, appena incavata. 


3 9 ò Q 
corpo mm. 24-27 28-31 femori posteriori mm. 17-18 18,5 
pronotum » 8-9 8-8,5 ovopositore » — 24-25 


Hab. — Rivarossa (Lessona); Monterone (Malfatti). 


E. Borellii Gr. 
Ephippigera Borellii — Griffini (24), pag. 1. 


Q — Più piccola e più allungata delle precedenti — Di color porporino 
a disegni giallicci e neri superiormente, pallida ventralmente; una linea 
gialla, distinta anteriormente, indecisa posteriormente, segna il limite ai 
lati dell'addome fra la colorazione superiore e quella più chiara ventrale 


SE 


— Occipite nero — Pronotum pochissimo rugoso, d’un roseo sporco su- 
periormente, man mano più intenso verso il margine posteriore, e vol- 
gente gradatamente al gialliccio verso i margini laterali; margine ante- 
riore appena concavo ; due distinte impressioni trasversali, e la parte 
posteriore mediocre, poco sollevata, col margine estremo incavato ad 
angolo; nessuna carenatura laterale; lobi laterali col margine inferiore 
ondulato, angolo anteriore quasi retto — Elitre piuttosto ampie, convesse, 
poco sporgenti, reticolate, di color rugginoso chiaro — Zampe violaceo- 
rosee, pallide; tibie anteriori con una sola spina superiormente sul 
margine esterno; femori posteriori piuttosto brevi, armati inferiormente 
verso l'apice, di 5 minutissime spine sul margine esterno, di'7 sul margine 
interno — Addome superiormente porporino, segnato longitudinalmente 
in ogni segmento da una linea mediana bruniccia; due linee parallele 
gialliccie, una per parte, dall’orlo posteriore delle elitre si estendono 
all’estremo dell'addome; accanto a queste, esternamente, lungo il mar- 
gine anteriore di ciascun segmento, si trova una notevole macchia 
triangolare nera, che nel primo e nell'ultimo segmento è poco spiccata 
— Ovopositore gracile, allungato, quasi rettilineo, lungo oltre il triplo 
del pronotum, appuntito e oscuro all’apice — Lamina sottogenitale 
piuttosto ampia, posteriormente arrotondata e un po’ incavata al mezzo. 


corpo mm. 26-28 femori posteriori mm. 14-16 
pronotum » 7 ovopositore » 24-26 


Hab. — Colle Ciriegia (Borelli). 


E. terrestris Yers. 


Ephippigera terrestris — Yersin (39), pag. 8, Tab. 1, fig. 1-8. — Brunner 
(6), pag. 393. 
Ephippiger » — Malfatti (30), pag. 320. 


Di color giallastro o roseo sporco — Occipite del colore del capo — 
Pronotum rugoso, con due distinte impressioni trasversali, poco sollevato 
posteriormente, senza carenature laterali; parte posteriore piuttosto 
ampia, margine posteriore incavato ad angolo; lobi laterali coll’angolo 
anteriore piuttosto acuto e i margini inferiori anteriormente rettilinei, 
posteriormente sinuati — Elitre gialle, ampie e convesse nel è, minori 
e piuttosto depresse nella g — Femori posteriori con 4-6 piccole spine 
inferiormente sul margine esterno e 6-8 sul margine interno: tibie an- 
teriori fornite superiormente di 2 piccole spine sul margine esterno — 
Lamina sopra-anale del è triangolare, solcata al mezzo — Cerci del 3 
piuttosto grossi, depressi, divisi in due punte all'apice; ovopositore 
bruniccio, gracile, lunghissimo, visibilmente curvo fin dalla base, lungo 


& 


= Wa 


oltre il triplo del pronotum — Lamina sottogenitale del è ampia, molto 
incavata posteriormente; quella della 9g breve, larga, a lobi arrotondati. 


fu, Go 3 ‘9 
corpo mm. 29 30  femori posteriori mm. 18 19 
pronotum >» 9 9 ovopositore gl"? Vit" (COSA 


Hab. — Monterone (Malfatti). 


Non ho potuto esaminare esemplari piemontesi di questa specie; quelli 
che mi servirono per la descrizione provengono da Bagnols in Francia, 
e mi vennero gentilmente donati dal capitano A. Finot. 


Sottofam. 4* — MECONEMIDI. 


8. Gen. Meconema Serville. 


M. varium (Fab.). 


Locusta varia — Fabricius (13), pag. 47. — Rossi (33), pag. 267. — Char- 
pentier (10), pag. 110. 
Meconema varia — Serville (35), pag. 504. 
» varilum — Fischer (16), pag. 240, Tab. XII, fig. 19, 20. — Bo- 
livar (2), pag. 221. — Brunner (6), pag. 296, Tab. VIII, fig. 68. — Griffini (23), 


pag. 5. 


D'un bel verde chiaro — Occipite ornato d’una fascia mediana gialla, 
che si estende sul pronotum, ove si notano posteriormente due punti 
neri ai lati di questa — Pronotum breve, arrotondato posteriormente, 
con un solco trasversale al mezzo — Elitre ed ali ben svolte, quasi 
trasparenti; tibie anteriori col timpano aperto — Cerci del è allungati, 
sottili; ovopositore poco ricurvo, lungo quanto l’addome — Lamina 
sottogenitale della 9 triangolare. 


3 9 ò 9 
corpo mm. 14-15 12 elitre mm. 11,5 11-12 
pronotum » 3 3 ovopositore » _ 9 


Hahb. — Torino, Bersano, Moncalieri (Bonelli); Torino, piazza d'armi 
(Ghiliani); Chialamberto (Camerano). 


— IRE 


Sottofam. 5* — CONOCEFALIDI. 


9. Gen. Conocephalus Thunberg. 
C. mandibularis (Charp.). 


Locusta mandibularis — Charpentier (10), pag. 106. 
» tuberculata — Rossi (33), pag. 269. 

Conocephalus mandibularis — Serville (35), p. 521. — Fischer (16), p. 245, 
Tab. XIV, fig. 1. — Bolivar (2), p. 238, Tab. V, fig. 15. — Brunner (6), p. 304, 
Tab. VIII, fig. 71. — Malfatti (30), pag. 318. — Targioni (38), pag. 55. — 
Redtenbacher (32), pag. 427. — Griffini (23), pag. 3. 


Di color verde chiaro, raramente roseo o bruniccio — Sommità del 
capo prolungata in un tubercolo ottuso; labbro roseo, mandibole gialle 
— Pronotum allungato, un po’ rugoso, con alcune impressioni trasversali 
e una lieve carenatura mediana posteriormente — Elitre ed ali supe- 
ranti di molto l’addome — Cerci del è brevi, ingrossati, un po’ pelosi; 
ovopositore dritto, lungo circa come i femori posteriori. 


È 9Q ò 
corpo mm. 24-29 27-30 elitre mm. 31-35 37-42 
pronotum » 7-8 7-8 ovopositore » — 21-24 


Hab. — Fortino, Moncalieri, Eremo, R. Parco, Viù (Bonelli); Pra- 
lungo, Biella (Camerano); Rivarossa (Lessona); Alpignano (Borelli); 
Omegna, Monterone (Malfatti); Monferrato (Marchisio); Avigliana (Neri); 
Lombriasco (Bellardi). 


10. Gen. Xiphidium Serville. 
X. fuscum (Fab.). 


Locusta fusca —, Fabricius (13), pag. 43. — Charpentier (10), pag. 111. 

Xiphidion fuscum — Serville (35), pag. 506. 

Xiphidium ». — Fischer (16), pag. 247, Tab. XIV, fig. 2, 3. — Ghi- 
liani (21), pag. 97. — Malfatti (30), pag. 318. — Brunner (6), pag. 301. — 
Redtenbacher (32), pag. 508, Tab. IV, fig. 83. — Griffini (23), pag. 4. 


Verde, con una fascia bruna dorsale estesa dall’ occipite all’estremità 
posteriore, e segnata anche sulle elitre — Pronotum breve, coi lobi 
laterali posteriormente un po’ rigonfi — Elitre ed ali superanti alquanto 
l'estremo dell'addome; le ali sopravvanzano un po’ le elitre — Femori 
posteriori con 2 minutissime spine inferiormente sul margine esterno, 
verso l’apice — Cerci del è piccoli, con un dente interno verso l’estre- 
mità; ovopositore dritto, allungato, oscuro. 

o) ©) o) 
corpo mm. 14 14 elitre mm. 13 13-15 
pronotum e 4 ovopositore » -— 13 


— de 


Hab. — Prati vicini alla Stura (Bonelli); Sangano (Ghiliani); Caselette 
(Malfatti). 


Sottofam. 6* — LOCUSTINI. 


11. Gen. Locusta De Geer. 
L. viridissima (Linn.). 


Gryllus (Tettigonia) viridissimas — Linné (28), pag. 698. 
» viridissimus — Allioni (1), pag. 189. 
Locusta viridissima — Fabricius (13), pag. 41. — Charpentier (10), p. 108. 
— Serville (35), pag. 529. — Fischer (16), pag. 251, Tab. XVI, fig. 5. — Bo- 
livar (2), pag. 263, Tab. V, fig. 13. — Pirotta (31), pag. 17. — Brunner (6), 
pag. 307. — Targioni (38), pag. 57. — Griffini (23), pag. 3. 


Corpo molto grande; d'un bel verde, con qualche indecisa macehia 
bruna superiormente — Pronotum con una impressione a forma di lira 
verso il mezzo, spesso ornato d’una fascia media longitudinale bruniccia, 
estesa anche all’occipite — Elitre ed ali oltrepassanti di molto i femori 
posteriori; questi ornati inferiormente di due serie di piccolissime spine 
a punta nera — Cerci del è allungati, rettilinei; ovopositore dritto col- 
l’apice volto in basso, molto lungo, sopravvanzato però dalle elitre — 
Lamina sottogenitale del è armata di due stili lunghi, minori però dei 
cerci. 

o) Q ò 
corpo mm. 27-30 33-35  elitre mm. 44-49 47-52 
pronotum » 8 8 ovopositore  » _ 26-28 


Hab. — Torino, Bersano (Bonelli); Pralungo, Biella, Chialamberto, 
Courmayeur (Camerano); Avigliana (Neri); Boves (Borelli); Monte Ca- 
stello (Peola); Locana (Gianelli). , 


L. cantans Fuessly. 


Locusta cantans — Fuessly (19), p. 23, fig. 5. — Charpentier (10), p. 109. 
— Fischer (16), pag. 253, Tab. XIV, fig. 6. — Bolivar (2), pag. 264, Tab. VI, 
fig. 10). — Brunner (6), pag. 309. — Targioni (38), pag. 57. 

Locusta Gaverniensis — Serville (35), pag. 530. 

Locusta stridula — Bonelli, ined. 


Corpo grande; verde, talora bruna — Pronotum con una impressione 
a forma di lira verso il mezzo, superiormente spesso variegato di bruno 
— Elitre ed ali non superanti l’apice dei femori posteriori: questi, or- 
nati inferiormente di due serie di minute spine oscure — Cerci del è 
allungati, poco ricurvi, superanti un po’ gli stili della lamina sottoge- 
nitale; ovopositore dritto, tutto scoperto dalle elitre. 


La 


3 9 è 9 
corpo mm. 23-25 28 elitre mm. 25 25 
pronotum » 7-7,5 “| ovopositore » — 23 


Hab. — Viù, Eremo (Bonelli); Pralungo, Colle S. Giovanni, Biella, 
Chialamberto (Camerano); Limone, Colle delle finestre, Colle Ciriegia 
(Borelli). 


Sottofam. '7*# — DETTICIDI. 


12. Gen. Decticus Serville. 
D. verrucivorus (Linn.). 


Gryllus (Tettigonia) verrucivorus — Linné (27), pag. 698. 
» verrucivorus — Allioni (1), pag. 189. 
Locusta verrucivora — Fabricius (13), pag. 42. — Rossi (33), pag. 266. — 
Charpentier (10), pag. 124. 
Decticus verrucivorus — Serville (35), pag. 484. — Fischer (16), p. 280, 
Tab. XIII, fig. 2. — Pirotta (31), pag. 19. — Brunner (6), pag. 360, Tab. X, 
fig. 89. — Bolivar (2), pag. 240. — Targioni (38), pag. 56 e fig. 37. 


Verde-giallastro o olivaceo più o meno macchiato di bruno scuro — 
Fronte variegata di bruno — Pronotum superiormente fornito di 3 ca- 
renature, coi lobi laterali spesso ornati d'una macchia bruna — Elitre 
generalmente lunghe quanto l’addome; verdi, più o meno macchiate di 
bruno, raramente tutte verdi o tutte brune con macchiette e linee 
verdi-gialle — Femori inferiormente inermi, verdi o bruni, variegati, 
o fasciati longitudinalmente di bruno o di verde; i posteriori molto in- 
grossati alla base — Addome grosso, verdastro o brunastro, ventral- 
mente giallo, lateralmente per lo più oscuro — Cerci del è grossi, 
mediocremente appuntiti, con un dente al mezzo; ovopositore allungato, 
un po’ ricurvo, alquanto rugoloso all'apice — Lamina sottogenitale della 
e triangolare, un po’ incavata, con lobi acuti. 


3 9 ò 2 
corpo mm. 26-34 29-35 elitre mm. 26-32 24-28 
pronotum » 8-10 9-10 ovopositore » _ 20-21 


Hab. — Contorno di Torino (Bonelli); Alpi (Perotti); Ceresole Reale, 
Cascata della Frua, Piano di Formazza, Nibbia Novarese, Bardonecchia, 
Alpi Biellesi, Courmayeur, Pavillon du Mont Frety (Camerano); Mon- 
cenisio (Ghiliani); Boves, Colle delle finestre, Colle Ciriegia, Limone 
(Borelli). 

Questa specie varia assai per le dimensioni e pel colorito; alcuni 
esemplari sono quasi interamente verdi, coi lati dell'addome a macchiette 
brune; altri hanno sulle elitre una serie di macchie oscure e un accenno 
a sfumature brune sui lobi laterali del pronotum; altri infine hanno così 


ii 4-2 


svolte le macchie oscure, da apparir bruni, coi lobi del pronotum mar- 
ginati di verde, colle elitre brune a macchie verdi, e solo due linee 
sull’addome e alcune fascie sui femori posteriori di color chiaro. La 
lunghezza delle elitre rispetto all'addome varia specialmente nelle 9. 


13. Gen. Platycleis Fieber. 


P. grisea (Fab.). 
Locusta grisea — Fabricius (13), pag. 41. — Hagenbach (25), pag. 32, fig. 
19, 20. — Charpentier (10), pag. 120. 
Decticus griseus — Serville (35), pag. 488. 
Decticus (Platyeleis) griseus — Fischer (16), pag. 269, Tab. XIII, fig. 3. 
Platyeleis griseus — Bolivar (2), pag. 247, Tab. V, fig. 17. — Malfatti 


(30), pag. 319. 
Platycleis grisea — Brunner (6), pag. 347. — Griffini (23), pag. 5. 
Locusta longipennis — Bonelli, ined. 


Di color grigio o gialliccio, tutta variegata di bruno — Fronte ros- 
siccia a ombreggiature brune — Pronotum coi lobi laterali più alti che 
lunghi, aventi il margine inferiore più chiaro; superiormente ornato 
d’una impressione media a forma di lira; per lo più grigio a variegature 
oscure, ma in taluni individui la parte superiore, come l’occipite, ten- 
dono al giallastro — Elitre ed ali ben svolte, che raggiungono e supe- 
rano l’estremo dell’addome; elitre a macchie e linee brune e grigio- 
chiare — Zampe ornate di lineette brune : femori posteriori con una 
fascia bruna laterale esterna — Addome grigio-bruno lateralmente, 
chiaro superiormente; ventre pallido coi segmenti tutti piani in ambo 
i sessi — Cerci del è conici, con un dente interno verso l’apice; ovo- 
positore falciforme, appuntito, quasi nero, lungo un po’ più che una 
volta e mezza il pronotum — Lamina sottogenitale del è ampia, con 
stili brevi; quella della 9 solcata al mezzo, con due lobi arrotondati. 


è Q o) 
corpo mm. 18-23 19-22 elitre mm. 22-26 24-30 
pronotum » 5-6 5-6 ovopositore  » _ 9-11 


Hab. — Moncalieri, Collina di Torino (Bonelli); Orta, Monterone 
(Malfatti); Alpi piemontesi, Rosazza, Bardonecchia (Camerano); Boves 
(Borelli). 

Varia assai nel colore, dal verde bruniccio al grigio-rossastro, come 
ne è variabile la macchiettatura oscura — Un esemplare delle collezioni 
del Museo di Torino, era stato indicato da Bonelli come specie nuova, 
denominandola Locusta longipennis; esso è una P. grisea 9 in cui le 
ali oltrepassano un po’ le elitre — Ma lo sviluppo degli organi di volo 
nelle P/atycleis varia assai, laonde non potrei ritenere trattarsi in 
questo caso d’altro, se non d'una aberrazione individuale, 


—lop- 


P. Roeselii (Hagen.). 


Locusta Roeselii — Hagenbach (25), pag. 39, fig. 24. 
» brevipennis — Charpentier (10), pag. 114. 

Decticus » — Serville (35), pag. 490. 

Decticus (Platyeleis) brevipennis — Fischer (16). pag. 274, Tab. XIII 
fig. 9. 
Platycleis Roeselii — Brunner (6), pag. 358. 
Locusta abbreviata — Bonelli, ined. 


Minore; di color rugginoso o giallastro; occipite con una lineetta 
media gialla, fiancheggiata da fascie brune indecise; una macchia nera 
sopra e dietro gli occhi, racchiude una lineetta chiara — Pronotum 
piuttosto largo, breve, posteriormente arrotondato, di color giallastro; 
lobi laterali notevolmente alti, marmoreggiati specialmente nel è di 
bruno, con tutto il margine inferiore orlato di giallo — Elitre abbre- 
viate, olivacee a venature oscure, arrotondate all’estremo — Femori 
rugginosi, i posteriori ornati d’una fascia laterale bruna — Addome 
olivaceo — Cerci del è allungati, superanti assai la lamina sottogenitale, 
con un dente interno verso l’apice; ovopositore breve, falciforme, lungo 
quasi come il pronotum, pallido alla base, nero verso l’apice e lungo 
tutto il margine superiore — Lamina sottogenitale del è profondamente 
incavata, con stili ben sviluppati; quella della 9 carenata, incisa ad 
angolo, con lobi triangolari. 


ò q ò Li 
corpo mm. 15-17 18 elitre mm. 9-10 5-6 
pronotum » 4,5 5,5 ovopositore » —_ 7-8 


Hab. — Paludi di Stura (Bonelli); Avigliana (Neri); Boves (Borelli); 
Torino, barriera di Nizza. 


P. brachyptera (Linn.). 


Gryllus (Tettigonia) brachypterus — Linné (27), pag. 237. 
Locusta brachyptera — Fabricius (13), pag. 43. — Hagenbach (25), p. 28, 
fig. 15, 16. — Charpentier (10), pag. 113. 
Decticus brachypterus — Serville (35), pag. 439. 
» (Platycleis) brachypterus — Fischer (16), pag. 277, Tab. XIII, 
fig. 10. * 
Platycleis brachyptera — Brunner (6), pag. 356. 


Di color bruno intenso, quasi nero superiormente, ventralmente gialla 
— Fronte oscura, marmoreggiata; occhi circondati di nero; occipite 
con una lineetta chiara mediana — Pronotum poco allungato, con una 
impressione mediana a forma di lira, tutto bruno a fitte marmoreggia- 
ture nere; lobi laterali sottilissimamente marginati inferiormente d’una 
incerta linea gialla — Elitre abbreviate, che giungono fino al 4° segmento 


cur GI 
addominale; brune con alcune venature gialle, posteriormente arroton- 
date — Addome bruno scuro, specialmente ai lati — Zampe brune, 
marmoreggiate di nero — Cerci del è grossi, con un robusto dente verso 
il mezzo; ovopositore poco lungo, curvo, oscuro — Lamina sottogenitale 
del è molto ampia alla base, incisa all’apice, con stili mediocri, gialla 
al mezzo, bruna ai lati; quella della 9g minore, incisa, a lobi piuttosto 
arrotondati. 


è 9 ò l) 
corpo mm. 16 18 elitre mm. 7 7-8 
pronotum » 5-6 5-6 ovopositore » 9-10 


Hab. — Courmayeur (Camerano). 


14. Gen. Thamnotrizon Fischer. 
Th. Chabrieri (Charp.). 


Locusta Chabrieri — Charpentier (10), pag. 119. 

Pterolepis  » — Serville (35), pag. 493. 

Thamnotrizon Chabrieri — Fischer (16), pag. 263, Tab. XIII, fig. 13. — 
Brunner (4), pag. 293, Tab. X, fig. 6; (6), pag. 334. — Griffini (23), pag. 8. 

Locusta prasina — Bonelli, ined. ; 

Corpo robusto; di color verde chiaro, a variegature nere — Fronte 
gialla con 4 punti neri; una grande macchia nera attorno agli occhi, 
che sì continua nei lobi laterali del pronotum, ornati inferiormente d’una 
larga marginatura gialla; la parte superiore del pronotum è notevol- 
mente allungata, chiara, arrotondata posteriormente, e porta due im- 
pressioni trasversali ad angolo — Metanotum nella g superiormente 
nero — Elitre del è squamiformi, nere, sopravvanzanti di poco il pro- 
notum; nella 9 ridottissime, quasi invisibili — Segmento anale del 3, 
nero — Ventre giallastro — Zampe ornate di linee e punteggiature nere; 
femori posteriori lateralmente percorsi da fascie nere, inferiormente 
portanti 3 piccole spine sul margine interno — Cerci del è con un dente 
alla base; ovopositore allungato, un po’ ricurvo, gradatamente più scuro 
verso l'apice — Lamina sottogenitale del è con lobi armati d’una punta 
un po’ curva; quella della 9 triangolare, profondamente incisa. 


OROTAO ò g 
corpo mm. 21 23 parte di elitre sporg. mm. 1,5-2 _ 
pronotum » 10 11 ovopositore » _ 19 


Hah. — Eremo, Moncalieri (Bonelli). 


Th. apterus (Fab.). 


Locusta aptera — Fabricius (13), pag. 45. — Non Charp. 

Pterolepis » — Serville (35), pag. 494. 

Thamnotrizon apterus — Fischer (16), pag. 262, Tab. XIII, fig. 12. — 
Brunner (4), pag. 297, Tab. XII, fig. 11; (6), pag. 341. 


_ 99 _ 

Corpo robusto; nero o bruno-nero — Capo relativamente piccolo, con 
fronte nera nel è marmoreggiata di rossiccio, giallastra nella 9a va- 
riegature nere; due piccoli segni neri sul vertice del capo — Pronotum 
ristretto in avanti, allargato posteriormente e quivi un po’ arrontondato 
e incavato al mezzo; superiormente di color bruno rugginoso, con al- 
cune impressioni ad angolo; lobi laterali nel è neri, orlati di bruno 
anteriormente e di giallo posteriormente, nella 9 brunicci come la parte 
superiore — Elitre del 3 ampie, quasi completamente sporgenti oltre 
il pronotum, colorate in giallo paglierino, con grosse venature; quelle 
della 9 piccolissime, laterali, appena visibili — Addome superiormente 
bruno-scuro, lateralmente nero, ventralmente giallo — Zampe anteriori 
e medie bruniccie, marmoreggiate di nero; femori posteriori superior- 
mente di color castagno, lateralmente neri, inferiormente gialli; privi 
di spine — Cerci del è sottili; con un dente interno verso la base; 
ovopositore piuttosto ricurvo e robusto — Lamina sottogenitale del è 
gialla, ampia, marginata di nero ai lati, posteriormente un po’ incavata 
e armata di stili mediocri; quella della 9 poco incisa, con lobi arro- 
tondati. 


ò Q (sec. Br.). ò Q 
corpo mm. 19-21 22-25 parte di elitre sporg. mm. 5,5-7 1,5-2 
pronotum  » 7,5-8 8-9 ovopositore » —_ 19-21 


Hab. — Chialamberto, Monti Biellesi (Camerano); Macugnaga (Rosa). 


Th. litoralis (Fieb.). 


Pterolepis littoralis — Fieber (15), pag. 44. 
Thamnotrizon » — Brunner (4), pag. 295, Tab. XI, fig. 8. 

» litoralis — Brunner (6), pag. 339, Tab. IX, fig. 86. 
Locusta hemelytrata — Bonelli, ined. 


Corpo robusto, di color castagno superiormente, verde ai lati e infe- 
riormente — Capo marmoreggiato di bruno, con due spiccate macchiette 
oscure sul vertice — Pronotum superiormente castagno, un po’ convesso, 
con alcune impressioni trasversali, posteriormente arrotondato; lobi 
laterali di color castagno scuro, marginati largamente di giallo — Elitre 
del è quasi completamente sporgenti oltre il pronotum, di color castagno; 
quelle della 9 ridottissime, appena visibili — Addome verde, superior- 
mente bruno — Femori verdi, i posteriori molto lunghi e assai ingrossati 
- alla base, superiormente ornati d’una indecisa fascia bruna, inferior- 
mente privi di spine; tibie brune — Cerci del è lunghi, con un dente 
ottuso alla base, sottili; ovopositore dritto, bruno, molto lungo — La- 
mina sottogenitale del è ampia, incavata all'apice; quella della 9 un po 
carenata al mezzo, incavata all’apice, con lobi arrotondati. 


— 39 


ò È 3 Q 
corpo mm. 20 22-23 parte di elitre sporg. mm. 6 0-0,5 
pronotum » 7 8-9 ovopositore »..L 21-22 


Hab. — Eremo, Peccinetto, Boschi della Mandria (Bonelli); Boves 
(Borelli). 

Gli esemplari piemontesi presentano relativamente a quelli d’altra 
località, minor sviluppo nelle elitre e nell’ovopositore della 9. 


Th. litoralis var. similis Brunn. 
Thamnotrizon similis — Brunner (4), pag. 298, Tab. XIII, fig. 12. 


Di color giallastro — Vertice del capo con due macchiette bruniccie; 
una macchia nera sopra ciascun occhio -- Pronotum superiormente 
giallastro; lobi laterali lievemente brunicci, marginati ampiamente di 
giallo, con una linea nera sinuosa fra la marginatura gialla e la parte 


bruniccia — Elitre del è paglierine — Addome tutto di color verde- 
giallastro — Le altre parti come nella specie — Zampe tutte giallastre. 
RE SRP: 
corpo mm. 19 20 parte di elitre sporg. mm. 6,5 _ 
pronotum » 8 7 ovopositore » _ 19 


Hab. — Pralungo, Sandigliano (Camerano). 

Il D' Brunner von Wattenwy]l, mentre prima aveva descritto questo 
Thamnotrizon come specie distinta, lo pose poi in sinonimia col TA. 
litoratis (8); a me sembra però che si possa ritenere come varietà ben 
spiccata di quest’ultima specie. 


Th. cinereus (Linn. Gmel.). 


Loeusta cinerea — Linné (29), I, pag. 2071. — Hagenbach (25), pag. 30, 
fig. 17, 18. 

Locusta aptera — Charpentier (10), pag. 117. 

Pterolepis » — Serville (35), pag. 494. 

Thamnotrizon einerens — Fischer (16), pag. 265, Tab. XIII, fig. 16, 17. — 
Brunner (4), pag. 301, Tab. XIV, fig. 17; (6), pag. 343. 


Minore; di color cinereo o bruniccio a macchie nere — Fronte ros- 
siccia, più o meno marmoreggiata di bruno; talora tutto il capo coperto 
di punticchiature scure — Pronotum anteriormente un po’ ristretto, 
superiormente piano o un po’ convesso, con impressioni trasversali, 
posteriormente pochissimo arrotondato; lobi laterali del colore della 
parte superiore, oppure bruni macchiati di nero, col margine inferiore 
più pallido, ornato d’una sottilissima marginatura gialla — Elitre del 3 


(8) Proaromus der Europaîschen Orthopteren. Leipzig, 1882, pag. 339. 


gps 


quasi completamente scoperte, cinereo-rossiccie, con alcune vene gialle 
e il margine esterno nero; quelle della 9 arrotondate, laterali, poco 
visibili — Zampe marmoreggiate di nero; femori posteriori con macchie 
nere alla base, e ornati esternamente d’una fascia scura longitudinale; 
inferiormente pallidi, senza spine — Addome superiormente rossiccio 0 
bruno, talora ornato di un punto o d’un piccolo v nero al mezzo d'ogni 
segmento; ventralmente giallo — Cerci del è conici, dritti, con un dente 
alla base; ovopositore ben ricurvo, bruniccio — Lamina sottogenitale 
del è ampia, gialla con linee nere laterali, e il margine posteriore in- 
cavato; quella della 9 breve, trasversale, solcata al mezzo, incavata, 
con due lobi arrotondati. 


ò 9 ò 9 
corpo mm. 17 18-20 parte di elitre sporg. mm. 3-4 1,5-0 
pronotum » 5-7 7, ovopositore » _ ll 


Hab. — Collina di Torino, Eremo (Bonelli), Chialamberto, Colle S. 
Giovanni, Ceres, Alpi piemontesi (Camerano). 

Varia specialmente nel colore: le elitre di alcuni è sono gialle, l’ad- 
dome ha talora una fascia laterale nera. 


Th. fallax Fisch. 


Thamnotrizon fallax — Fischer (16), pag. 265, Tab. XIII, fig. 15. — Mal- 
fatti (30), pag. 319. — Brunner (6), pag. 342. 


Non ho potuto esaminare questa specie: Brunner ne dà le seguenti 
dimensioni : 
o) Q è Q 
corpo mm. 14-17 17-21 parte di elitre sporg. mm. 3-4,5 0,5 
pronotum —» —5,3-7,8  6,8-8 ovopositore » _ 12-13 


Hab. — Monterone (Malfatti). 

Il Th. fallax, secondo le diagnosi, sarebbe di color castagno, con 
nessuna impressione nè carenatura sul pronotum, i cui lobi laterali sa- 
rebbero oscuri con una larga marginatura pallida racchiudente una 
fascia bruna; avrebbe elitre oscure, ovopositore molto ricurvo. 


15. Gen. Amterastes Brunner., 


A. Raymondi (Yers.). 


Pterolepis Raymondi — Yersin (41), pag. 524, Tab. X, fig. 17-20. 
Rhacocleis dorsata — Brunner (4), pag. 303, Tab. XV, fig. 19. 

» Raymondi — Malfatti (30), pag. 319. 
Anterastes » — Brunner (6), pag. 329. — Griffini (23), pag. 10. 


Gracile; rossiccio o giallastro superiormente, di color castagno-scuro 
ai lati, per tutta la lunghezza del corpo; incerte lineette percorrono 
tutta la parte dorsale longitudinalmente. Antenne lunghissime — Pro- 


Ra 


notum coi lobi laterali pochissimo alti, ornati inferiormente d'una 
marginatura gialliccia; sulla parte superiore si nota un punto mediano 
bruno, indeciso — Elitre del 3 chiare, squamiformi non oltrepassanti il 
1° segmento addominale; quelle della g appena visibili — Zampe ros- 
siccie, ornate di punteggiature oscure; femori posteriori con una fascia 
laterale bruna più o meno spiccata — Cerci del è piuttosto grossi, ot- 
tusi; ovopositore appuntito, falciforme, meno lungo dell’addome — 
Lamina sottogenitale della 9 ampia, incavata ad angolo, con lobi trian- 
golari. 


ò O, ò 9 
corpo mm. 13-16 14-15 parte di elitre sporg. mm. 1,5-3 l 
pronotum  » 4 4,5 ovopositore » — 10 


Hab. — Monterone (Malfatti). 
Non ho potuto esaminare esemplari piemontesi di questa specie; quelli 
così descritti furono da me raccolti in Lombardia. 


16. Gen. Anonconotus Camerano (a). 


A. alpinus (Yers.). 
Pterolepis alpina — Yersin (40), pag. 111, Tab. IV, n° I, fig. 1-9. 
Psorodonotus alpinus — Brunner (4), pag. 290. 
Analota alpina — Brunner (6), pag. 317, Tab. IX, fig. 77. 
Anonconotus alpinus — Griffini (22), pag. 4. 


Di color verde-olivaceo — Capo verdastro, antenne un po’ oscure 
verso l'apice, una macchia nera attorno agli occhi, più 0 meno spiccata 
— Pronotum superiormente olivaceo con carenatura mediana posterior- 
mente spiccata, anteriormente piuttosto indistinta; lobi laterali bruno- 
scuri marginati di giallastro, talora quasi completamente olivacei — 
Elitre giallo-pallide, quelle della 9 laterali, poco sporgenti — Addome 
olivaceo con carenatura mediana, ornato di macchie bruno-scure ai lati 
della carenatura — Prosterno con due piccoli denti — Zampe olivacee 
o rugginose; femori posteriori con una macchia nera all’apice, spesso 
estesa anche alla base delle tibie corrispondenti — Ovopositore di color ‘ 
rugginoso scuro. 


3 9 ò ? 
corpo mm. 16-18 20-22 partedielitre sporge. mm. 2 I-1,5 
pronotum » 6,5 5,9-7 ovopositore » — 11-15 


Hab. — Bardonecchia, Colle S. Giovanni, Col des Acles, Courmayeur 
(Camerano); Limone (Borelli). 


(a) Per la sinonimia di questo genere, vedi: GRIFFINI A. Sui generi An0n- 
conotus Cam. e Analota Brunn. Boll. dei Mus. di Zool. e Anat. Comp. Torino, 


Vol. VII, 1892, n° 125. 


— an 


A. Ghilianii Cam. © 
Anonconotus Ghiliani — Camerano (9), pag. 1191. 
» Ghilianii — Griffini (22), pag. 4. 


Superiormente di color nero intenso, ventralmente verdiccio — Oc- 
cipite e occhi colorati in nero, fronte pallida; antenne brune, man mano 
più oscure verso l’apice — Pronotum superiormente nero, con impres- 
sioni trasversali al mezzo, ed una piccola carenatura mediana nella parte 
posteriore ; lobi laterali neri, largamente marginati di giallo — Elitre 
gialle, poco sporgenti oltre il pronotum — Addome superiormente ca- 
renato, bruno-scuro, con due fascie verdiccie; lateralmente nero, ven- 
tralmente verde-gialliccio; la carenatura superiore è in ogni segmento 
ornata d’una macchia chiara — Prosterno con due denti mediocri — 
Femori di color roseo sporco, i posteriori ornati all’apice d'una macchia 
nera che si estende alla base delle tibie; queste giallastre — Ovopositore 
olivaceo. 


3 Q ò Q 
corpo mm. 16 18 parte di elitre sporg. mm. 1,5 l 
pronotum pò 5 7 ovopositore » - 14 


Hab. — Monti Biellesi (Ghiliani). 


17. Gen. Antaxfiws Brunner. 
A. Brunneri (Kr.). 


Pterolepis Brunneri — Krauss (26), pag. 20, Tab. I, fig. 8-15. 
Antaxius » — Brunner (6), pag. 326, Tab. 1X, fig. 82. 


Di color bruno scuro, marmoreggiato di nero ; ventralmente giallastro 
— Fronte di color castagno a marmoreggiature nere — Pronotum an- 
teriormente e posteriormente troncato a linea retta, con una lieve ca- 
renatura mediana longitudinale e un’impressione media ben evidente; 
lobi laterali neri, col margine inferiore e posteriore verdicci — Elitre 
del è gialle, lateralmente bruniccie, quelle della 9 laterali, ridotte — 
Zampe marmoreggiate di nero; femori posteriori con un’ampia fascia 
esterna nera, e una interna oscura talora poco spiccata, inferiormente 
giallastri — Addome superiormente carenato — Cerci del è col lobo 
interno molto prolungato ad angolo verso l’apice; ovopositore curvo, 
acuminato, più breve dell’addome — Lamina sottogenitale della 9 al- 
lungata, incisa ad angolo non molto profondamente, con lobi triangolari 
piuttosto acuti. 


è (sec. Br.) 9 e) Q 
corpo mm. 18-19 19 parte di elitre sporg. mm. 6 
pronotum » 4,5 4,5 ovopositore » _ ll 


Hab. — Biellese (Camerano). 


= 


A. pedestris (Fabr.). 
Locusta pedestris — Fabricius (13), pag. 45. — Charpentier (10), p. 118. 
Pterolepis » — Fischer (16), pag. 260, Tab. XMI, fig. 23, 24. — Mal- 
fatti (30), pag. 319. 
Pachytrachelus pedestris — Pirotta (31), pag. 17. 
Antaxius » — Brunner (6), pag. 326. 


Superiormente di color castagno, talora volgente al giallastro; ven- 
tralmente pallido — Fronte pallida con 4 punti neri 0 marmoreggiata 
di bruno; una macchia nera dietro e sotto gli occhi — Pronotum su- 
periormente pianeggiante o un po’ convesso, con impressioni trasversali, 
posteriormente un po’ arrotondato e leggermente incavato al mezzo: lobi 
laterali di color castagno o verde, spesso ornati d’una macchia bruna 
che li occupa quasi totalmente, altre volte con una lieve macchia po- 
steriormente — Elitre del è marmoreggiate di bruno e di giallo, po- 
steriormente gialle; quelle della 9 laterali, poco visibili — Addome 
superiormente carenato —.Zampe verdastre o bruniccie, più o meno 
marmoreggiate di bruno-scuro; femori anteriori e medii con un anello 
scuro prima del loro apice, questo anello nella 9 talora è assai indeciso ; 
i posteriori oscuri alla base e all’apice, con 1-3 piccole spine lungo il 
margine inferiore interno, spesso ornati di fascie oscure in ambo i lati; 
tibie anteriori e medie spessissimo cerchiate di nero all’apice e alla base; 
le posteriori solo alla base — Cerci del 3 espansi a lamina, acuminati, 
e dentati alla base e all'apice — Ovopositore dritto, più breve del corpo, 
bruniccio — Lamina sottogenitale del è ampia, leggermente carenata al 
mezzo, con stili mediocri; quella della 9 profondamente incisa, con lobi 
subtriangolari, arrotondati all’apice. 


ò 9 ò 9 
corpo mm. 18-19 19-23 partedi elitre sporg. mm. 3,5 1-0,5 
pronotum » 6 7 ovopositore _ 16-17 


Hab. — Moncalieri (Bonelli); Santuario d’Orta (Malfatti); Chialam- 
berto, Monte Mologna piccola, Gassino, Eremo (Camerano). 

Varia assai per colorazione, alcuni esemplari, specialmente 9, sono 
molto chiari, in altri le macchie sono numerose e quelle laterali del 
pronotum sono tanto svolte da estendersi alla metà anteriore della parte 
superiore, ed anche all’occipite. 


opt 


INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE 


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de la Soc. Entom. de France. III sér. Tom. VIII, 1860. 


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Jun 20 1893 


5 BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. d442 pubblicato il 20 Febbraio 1893 Vor. VIII 


Dott. E. GIGLIO-T0S 


Sui due generi di coleotteri longicorni 
PSYGMATOCERUS Perty e BADARIOTTIA Giglio-Tos 


Nel n° 136 di questo stesso Bollettino pubblicatosi il 2 gennaio del 
corrente anno io descriveva col nome di Badariottia Gianellii un co- 
leottero longicorne, proveniente dal Brasile, creando per esso un nuovo 
genere. 

Or sono parecchi giorni l’egregio Dott. Raffaello Gestro, Vice-Direttore 
del Museo Civico di Storia naturale in Genova, al quale aveva pure 
inviata una copia del mio lavoro, mi avvertiva che, sfogliando il lavoro 
del PERTY, Delectus animalium articulatorum ecc. aveva notato una 
fisura, quella del Psygmatocerus Wagleri che presentava una notevole 
somiglianza colla Badariottia Gianeltiîi. 

Non possedendo questa preziosa opera mì limitai a rivedere con at- 
tenzione la diagnosi del genere Psygmatocerus data da LACORDAIRE 
nel suo Genera des Coléoptères. Ma anche questa volta fui condotto a 
ritenere differenti i due generi, fuorviato da alcuni errori e da espres- 
sioni improprie che si trovano in essa. 

Devo alla ben nota cortesia del Dott. Gestro l’aver potuto consultare 
l’opera del Perty che egli gentilmente mi inviò con rara sollecitudine 
perchè potessi togliermi ogni dubbio in proposito. E dall'esame della 
figura, sebbene la descrizione unitavi sia alquanto insufficiente, mi con- 
vinsi che lo Psygmatocerus Wagleri del PERTY non è altro che la 
stessa specie Badariottia Gianelltii. 

Sono ben lieto perciò di poter rendere pubblicamente grazie al Dott. 
Gestro per l'osservazione fattami e per avermi messo in grado di rico- 


ZUDRIE 


noscere così un errore, nel quale era incorso, fidandomi troppo nell’opera 
del Lacordaire. 

Quest’autore dice di fatto: antennes pubescentes ... articles 3-11 
émettanis au còté interne un très-tong rameau gréle et lineaire 
e quindi: Prothorax transversale, cylindrique, à peine arrondi 
sur les c6tés. Basta confrontare le espressioni di questi caratteri con 
quelle da me usate nella descrizione e colla figura annessa per rico- 
noscere che c’era tanto da essere tratto con facilità in errore. 

Il Perty dice che le antenne sono di 11 articoli invece che di 12: ciò 
dipende dal fatto che egli considera il 12° articolo come una seconda 
flabellatura dell’11°. Anche la figura lascia alquanto a desiderare, sia 
per la colorazione omogenea data alle antenne, alle elitre ed alle zampe, 
sia anche per la forma imperfetta del torace. 

Resta perciò così stabilita la sua singhimia: 


Psymatocerus Wagleri PeRTY, Isis, 1828, p. 739, tab. X. — Delectus anim. 
artic. brasil. 1830, pag. 88, tab. XVII, fig. 9. — LACORDAIRE, Gen. Coléopt. 
VIII, p. 242, /diagnosi gener. emendanadu). 

Phoenicocerus Dejeanii LATREILLE, Régne anim. Ins. I, p. 475, pl. 65, 
fig. 7. — SERVILLE, Ann. Soc. Ent. France, 1834, p. 29. 

Badariottia Gianellii GrGLIO-Tos, Boll. Mus. Zool. Anat. Comp. VII, 1893, 
n. 136. 


Io voglio sperare che la descrizione data nel suddetto mio lavoro non 
sia affatto inutile e serva ad ogni modo di complemento ed in parte 
anche di correzione a quelle date precedentemente dagli altri autori. 


5315 - Tip. Carlo Guadagnini. via Gaudenzio Ferrari 3 - Torino 


JUN 20 1893 


‘> BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 41443 pubblicato il 21 Febbraio 1893 Vor. VIII 


ACHILLE GRIFFINI 


SIRFIDI raccolti nella Valtravaglia. 


In un precedente lavoro (a) descrissi già i Locustidi da me raccolti 
nei dintorni di Porto-Valtravaglia, sulla riva sinistra del Lago Mag- 
giore, durante l’estate dell’anno 1892; fra le collezioni entomologiche 
che in quella località potei riunire, erano anche rappresentati abbon- 
dantemente i Sirfidi, nell'ordine dei Ditteri. — Questi insetti, in Italia 
sono fra i meno studiati, e dopo l’opera del Rondani (1), ove non si dà 
una descrizione che di poche fra le specie citate, ed ove l’haditat delle 
varie forme è spesso indicato entro limiti molto vaghi ed ampi, quanto 
alla Lombardia non si può ricordare riguardo a tale ordine, che il libro 
del Bettoni (8) ove di Ditteri ben pochi sono menzionati, e fra questi 
non v’ha alcun Sirfide, ed il catalogo puramente nominativo del Bezzi (2) 
nel quale molti sono annoverati, essendone anche indicate con molta 
cura e dettagliatamente le località in cui furono raccolti. 

Alcune delle specie di Sirfidi che trovai nella Valtravaglia, non figu- 
rano in quest'opera, altre si presentano con aspetto diverso da quello 
accennato dai principali autori; onde mi parve non inutile il riunirle 
in un catalogo ragionato e descrittivo, indicandone anche esattamente 
le dimensioni e quelle particolarità che posson riuscire di qualche in- 
teresse. 

I generi di Sirfidi da me raccolti nella suddetta località si possono 
distinguere nel seguente modo : 

A. Prima vena trasversale delle ali, posta oltre il mezzo della cellula 
discoidale. 


(a) Bollett. dei Musei di Zool. e Anat. comp. Torino, 1892, vol. VII, n. 133. 
(B) Prodromi della Faunistica Bresciana. Brescia, 1884. 


È esi 


I. Terza vena longitudinale molto sinuosa verso l'apice; aidome 
ovale, poco ‘allungato; femori posteriori normali, senza spine inferior- 
mente; corpo peloso, privo di splendore metallico. Dimensioni mediocri. 

x) Le vene longitudinali 2* e 3°, raggiungono separatamente 
la vena costale; 3° articolo delle antenne con stilo laterale nudo; faccia 
poco distintamente tubercolata. 1. Helophilus. 

x) Le vene longitudinali 2° e 3° si congiungono prima di ar- 
rivare alla vena costale; 3° articolo delle antenne con stilo laterale 
nudo o piumato; faccia con un distinto tubercolo al mezzo. 

2. Eristalis. 

II. Terza vena longitudinale un po’ sinuosa verso l’apice; le vene 
longitudinali 2* e 3° si congiungono prima di arrivare alla costale ; 
3° articolo delle antenne con stilo laterale nudo; addome allungato ; 
femori posteriori mediocremente dilatati, con un’acuta sporgenza den- 
tiforme inferiormente presso l’apice. Corpo peloso e privo di splendore 
metallico. Dimensioni grandi. 3. Milesia. 

III. Terza vena longitudinale appena sensibilmente curva verso 
l'apice; le vene longitudinali 2* e 3° raggiungono separatamente la vena 
costale; 3° articolo delle antenne con stilo laterale nudo; femori poste- 
riori dilatati, forniti inferiormente d’una serie di piccole spine. Corpo 
glabro a splendore metallico. 

y) Femori posteriori molto dilatati; 1° vena trasversale, per- 
pendicolare alle due longitudinali fra cui si trova. Dimensioni piccole. 

5. Syritta. 
yy) Femori posteriori non tanto dilatati; anche posteriori con 
una distinta spina; 1° vena trasversale obliqua alle due longitudinali 
fra cui si trova. Addume allungato. Dimensioni mediocri. 4. Xylota. 
B. Prima vena trasversale distintamente posta anteriormente al 
mezzo della cellula discoidale. Le vene longitudinali 2* e 3* raggiun- 
gono separatamente la vena costale; la 3* longitudinale è pochissimo 
curva verso l'apice. Terzo articolo delle antenne con stilo laterale 
nudo; femori sottili. Specie per lo più piccole e poco pelose. 

I. Faccia gialla in parte o interamente. Corpo poco lucente. 

2) Occhi anteriormente molto divergenti, quelli del 3 forniti 
di un’area superiore risultante da faccette allargate; fronte molto con- 
vessa. Dimensioni mediocri. 7. Catabomba. 

xx) Occhi anteriormente poco divergenti, privi nel è di area 
formata da faccette allargate; fronte poco convessa. Dimensioni piccole. 

a) Organo copulatore del è estroflesso, ingrossato ; addome 
molto allungato e stretto, depresso, a margini paralleli. 
6. Sphaerophoria. 
B) Organo copulatore del è nè ingrossato, nè estroflesso ; 
addome per lo più ovale, mediocremente allungato. 8. Syrphus. 


i 


II. Faccia nera. Corpo a lucentezza metallica. Dimensioni piccole. 

9. Melanostoma. 
Le seguenti descrizioni furono fatte sugli individui della località ; 
quanto alla bibliografia ed alle sinonimie, mi limito a citare i lavori 
fondamentali sui Ditteri, il catalogo del Bezzi e l’opera del Rondani. 


]. Gen. Helophilus Meigen. 

H. floreus (Linn.). 
Musca florea, Linné (5), pag. 984. — De Geer (3), pag. 100, pl. 6, fig. 2. 
Syrphus floreus, Fabricius (4), pag, 764. — Zetterstedt (9), pag. 669. 
Eristalis floreus, Meigen (7), pag. 399. — Macquart (6), pag. 504. 
Myathropa florea, Rondani (1), pag. 45. — Bezzi (2), pag. 67. 
Helophilus floreus, Schiner (8), pag. 338. 


Mediocre, fulvo a disegni neri. — Faccia gialla, con una linea me- 
diana nera; antenne nere. Torace peloso, gialliccio, con due fascie 
trasversali nere, una anteriore, interrotta al mezzo, e una posteriore 
intera, più larga ai lati; ornato inoltre nella metà anteriore d’una linea 
cinerea longitudinale. Scudetto rossiccio. Addome ovale, in massima 
parte fulvo, con una fascia nera lungo l'orlo posteriore di ciascun seg- 
mento, ed una linea longitudinale mediana pure nera, che con quella 
sì congiunge; il 2° segmento ha inoltre una linea nera anche sul mar- 
gine anteriore, riunita essa pure a quella longitudinale mediana. Zampe 
in gran parte fulvo-rossiccie; base dei femori oscura, femori posteriori 
più scuri degli altri; apice delle tibie posteriori e tutti i tarsi, bruno-neri. 

Lungh. del corpo mm. 11-15; lungh. delle ali mm. 9-11,5. 

Comune ovunque, sui fiori dei prati. 

Le larve di ZMe/ophilus, bianchiccie, molli, allungate, fornite d’un 
prolungamento filiforme, abbondano nelle pozze presso Domo, 

2. Gen. Eristalis Fabricius. 
E. tenax (Linn.). 
Musca tenax, Linné (5), pag. 984. 
» porcina, De Geer (3), pag. 98. 
Syrphus tenax, Fabricius (4), pag. 765. — Zetterstedt (9), pag. 661. 
Eristalis » Meigen (7), pag. 385. — Macquart (6), pag. 504. — Ron- 
dani (1), pag. 43. — Schiner (8), pag. 334. — Bezzi (2), pag. 66. 


Mediocre, nera, con macchie rosso-fulve più o meno spiccate sul 
2° e 3° segmento addominale. — Faccia bianchiccia con una grossa linea 
mediana nera; antenne brune, con stilo nudo; una macehia nera sul 
fronte, sopra le antenne. Torace bruno a fitta pubescenza cinereo-ros- 
siccia. Scudetto rossiccio. Addome ovale, nerastro, poco pubescente, 
con macchie laterali sul 2° e talora anche sul 3° segmento. Zampe nere, 
pelose, colla base delle tibie anteriori e medie gialliccia. 

Lungh. del corpo mm. 15-16,5; lungh. delle ali mm. 12-13. 


ufet 


Comunissima ovunque, specialmente sui fiori delle Composite, attorno 
ai quali vola e sui quali si posa, agitando l’addome con moto verticale. 

Si trovano nella Valtravaglia due varietà di questa specie, egualmente 
numerose, e corrispondono a quelle indicate da Zetterstedt colle let- 
tere Db e ce. 

Nella varietà b sono ben svolte le macchie laterali giallo-rossiccie 
del 2° e 3° segmento addominale; i femori posteriori sono macchiati di 
rosso-fulvo. Nella varietà e l’addome è tutto nero, talora solo con in- 
distinte macchie laterali rosso-scure sul 2° segmento, i femori sono 
totalmente neri; gli individui che v’appartengono presentano dimensioni 
alquanto maggiori. 


E. arbustorum (Linn.). 
Musca arbustorum, Linné (5), pag. 984. 
Syrphus » Fabricius (4), pag. 760. — Zetterstedt (9), pag. 659. 
Eristalis » Meigen (7), pag. 395. — Macquart (6), pag. 503. — 
Rondani (1), pag. 42. — Schiner (8), pag. 335. — Bezzi (2), pag. 66. 


Miînore della precedente; nera con grandi macchie fulve alla base 
dell'addome, e l’orto posteriore dei segmenti addominali marginato 
di bianco. — Faccia biancastra, senza macchie; antenne nere, con stilo 
alquanto piumato. Torace bruno a pubescenza giallognola. Scudetto 
bruniccio. Addome ovale, in massima parte nero, col margine posteriore 
dei segmenti bianchiccio, e due grandi macchie laterali fulve, prolun- 
gate internamente ad angolo, sul 2° segmento in ambo i sessi; nel 6 
due analoghe macchie si trovano anche sul 3° segmento. Femori neriì, 
tibie gialliccie alla base, tarsi oscuri. 

Lungh. del corpo mm. 11-12; lungh. delle ali mm. 9-9,5. 

Ticinallo, Bedero, Muceno. Abbastanza frequente. 


3. Gen. Miîlesia Latreille. 
M. crabroniformis (Fab.). 

Syrphus erabroniformis, Fabricius (4), pag. 768. 

Milesia » Meigen (7), pag. 227. — Macquart (6), pag. 532. — 
Schiner (8), pag. 367. 

Sphixea crabroniformis, Rondani (1), pag. 70. 


Grande, pelosa; gialla, variegata di nero e di bruno. — Faccia 
gialla, antenne rossiccie. Torace anteriormente giallo, con due macchie 
laterali arrotondate, nere, posteriormente bruniccio con due macchie 
allungate a forma di triangolo colla base volta anteriormente, nere ; 
ornato al mezzo d’una fascia nera longitudinale, che non giunge fino 
all’orlo posteriore, ma si arresta un po’ prima, dilatandosi. Scudetto 
rosso-bruno. Ali con sfumatura bruna lungo il margine anteriore. Ad- 
dome allungato, col 1° segmento nerastro, gli altri gialli col margine 


A 


posteriore leggermente nerastro, ornati anteriormente d’una linea me- 
diana longitudinale nera, e posteriormente d'una fascia trasversale bru- 
niccia, interrotta al mezzo. Zampe fulve, pubescenti, femori posteriori 
grossi, con un dente sul margine inferiore. 

Lungh. del corpo mm. 20-22; lungh. delle ali mpi. 16. 

Porto. Sui fiori di Hydrangea hortensia, nel giardino di casa Torta. 
Poco comune. 

Questa specie manca nel catalogo di Bezzi. Rondani nel suo Pro- 
dromus dice che è molto rara, e non venne da lui trovata che nello 
Apennino Parmese, essendo da altri raccolta in Piemonte ed in Sicilia. 

Anche la Milesia, come i Sirfidi affini, appena posatasi su qualche 
vegetale, va agitando il proprio addome con moto verticale. 


4. Gen. Xylota Meigen. 
X. segnis (Linn.). 
Musca segnis, Linné (5), pag. 988. — De Geer (3), pag. 121, pl. 7, fig. 10. 
Milesia » Fabricius (4), pag. 191. 
Xylota » Meigen (7), pag. 220. — Macquart (6), pag. 521. — Zet- 
terstedt (9), pag. 874. — Rondani (1), pag. 82. — Schiner (8), pag. 354. — 
Bezzi (2), pag. 67. 


Mediocre, glabra; di color verde-bronzato, lucente, col 2° e 3° seg- 
mento dell'addome giallo-fulvi. — Fronte oscura, epistoma cinereo, 
antenne quasi nere. Torace e scudetto di color verde-bronzato, lucenti. 
Addome allungato, quasi cilindrico, col 1° segmento bronzeo, 2° e 3° 
fulvi, 4° e 5° neri. Anche posteriori con una spina sottile ben evidente; 
femori neri, i posteriori molto ingrossati; tibie anteriori e medie quasi 
totalmente gialle, le posteriori gialle alla base, nere all’apice ; tarsi 
brunicci. l 

Lungh. del corpo mm. 12; lungh. delle ali mm. 9,5. 

Porto. Sui fiori di Aydrangea hortensia, nel giardino di casa Torta. 
Poco comune. 


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Musca pipiens, Linné (5), pag. 988. — De Geer (3), pag. 120, pl. 7, fig. 8. 
Syrphus » Fabricius (4), pag. 772. 
Xylota » Meigen (7), pag. 213. 
Syritta >» Macquart (6), pag. 525. — Zetterstedt (9), pag. 881. — 
Rondani (1), pag. 99. — Schiner (8), pag. 358. — Bezzi (2), pag. 68. 


Piccola, glabra; nera, piuttosto lucente, con 6 macchiette bianche 
sull’addome. — Faccia bianchiccia, antenne giallognole. Torace nero, 
con 2 lineette laterali bianco-gialliccie. Scudetto nero. Addome nero- 
lucente, piuttosto cilindrico e alquanto allungato, con 2 piccole macchie 


=gia 


bianche laterali, alla base di ciascuno dei segmenti 2°, 3° e 4°; quelle 
del 2° sono le maggiori e volgono un po’ al gibMOEOIo! Zampe ante- 
riori e medie bruniccie, le posteriori nere; femori posteriori moltissimo 
ingrossati, ornati inferiormente d’una macchia rossa. 

Lungh. del corpo mm. 7,7-9; lungh. delle ali mm. 6-6,5. 

Porto. Sui fiori di Yydrangea hortensia, nel giardino di casa Torta. 
Piuttosto frequente. 


6. Gen. Sphaerophoria St-Fargeau e Serville. 

S. taeniata (Meig.). 
Syrphus taeniatus, Meigen (7), pag. 325, tab. 30, tig. 35, 36. 
Sphaerophoria taeniata, Macquart (6), pag. 551. — Zetterstedt (9), pag. 768. 


— Rondani (1), pag. 113. 
Melithreptus taeniatus, Schiner (8), pag. 318. — Bezzi (2), pag. 62. 


Piccola, allungata; di color bruno privo affatto di lucentezza, con 
4 ampie fascie gialle sull’addome che è motto stretto e depresso. —- 
Faccia gialliccia, antenne giallo-brune. Torace un po’ pubescente, oscuro, 
con 2 lineette laterali gialliccie; scudetto rossiccio. Ali piuttosto brevi. 
Addome glabro, molto allungato, a margini paralleli; fondamentalmente 
oscuro, con fascie trasversali gialle, intere, sui segmenti 29, 3°, 4° e 5°, 
di quasi eguale ampiezza; fra queste la prima è un po’ ristretta al 
mezzo, l’ultima è ornata di una lineetta mediana e di 4 punti oscuri 
agli angoli. Organo copulatore del è estroflesso, ingrossato. 

Lungh. del corpo mm. 11; lungh. delle ali mm. 7. 

Domo. Piuttosto rara. 


7. Gen. Catabomba Osten-Sacken. 
C. pyrastri (Linn.). 

Musca pyrastri, Linné (5), pag. 987. 

?»  rosae, De Geer (3), pag. 108, pl. 6, fig. 18. 

Scaeva pyrastri, Zetterstedt (9), pag. 703. 

Lasiophthicus pyrastri, Rondani (1), pag. 142. 

Syrphus pyrastri, Meigen (7), pag. 303. — Macquart (6), pag. 536. — 
Fabricius (4), pag. 771. — Schiner (8), pag. 301. — Bezzi (2), pag. 63. 


Mediocre, un po’ lucente; nero, con 3 paia dî macchie bianche 
semiîlunari sull’addome. — Faccia biancastra, con una linea mediana 
nera; antenne brune; occhi pubescenti; fronte convessa, con peli neri. 
Torace nero, lucente, un po’ pubescente, con duc lineette laterali bian- 
chiccie. Scudetto giallognolo. Addome ovale, nero, piuttosto lucente e 
glabro, con 6 macchie trasversali bianche, 3 per parte; di queste, due 
sono nel 2° segmento ed hanno forma quasi rettangolare, due nel 3° e 
due nel 4° segmento sono più lunghe, semilunari, ingrossate però agli 
estremi; l’orlo posteriore dei segmenti 4° e 5°, è sottilmente marginato 


=9p- 


di bianco. Segmenti ventrali neri, largamente marginati di bianco ai 
lati e posteriormente. Zampe gialle con tarsi oscuri; femori posteriori 
neri. 

Lungh. del corpo mm. 183,5; lungh. delle ali mm. 11,5. 

Rocca di Caldè. Poco comune. 


8. Gen. Syrphus Fabricius. 
S. balteatus (De Geer.). 

Musca balteata, De Geer. (3), pag. 116. 

Scaeva » Zetterstedt (9), pag. 721. 

Syrphus balteatus, Meigen (7), pag. 312. — Macquart (6), pag. 538. — 
Rondani (1), pag. 132. — Schiner (8), pag. 309. — Bezzi (2), pag. 63. 


Piccolo, nero, coll’addome fulvo a linee trasversali nere. — Faccia 
pallida, antenne piccole, rossiccie; nella 9 una linea media oscura, 
congiunge il vertice colla base di queste. Torace bruno-scuro, con 
3-5 lineette longitudinali poco spiccate, bianchiccie. Scudetto rossiccio. 
Addome depresso, coi segmenti giallo-fulvi, marginati posteriormente 
di nero; nel 2° v’hanno anche una lineetta anteriore trasversale, ed 
una longitudinale mediana che questa congiunge col margine poste- 
riore, pure nere; i segmenti 3° e 4° sono poi ornati d’una lineetta nera 
trasversale, presso il margine anteriore, per lo più intera, leggermente 
bisinuosa nella 9, formata invece di 2 metà disgiunte e un po’ curve 
nel è. Ventre giallo. Zampe gialle o rossiccie. 

Lungh. del corpo mm. 10; lungh. delle ali mm. 9-9,5. 

Comunissimo ovunque, sui fiori dei prati e sugli arbusti, sopra i quali 
sta spesso librato a lungo, prima di posarvisi. 


S. cinetus Meig. var. 

Syrphus cinetus, Meigen (7), pag. 318. — Macquart (6), pag. 542. — Ron- 
dani (1), pag. 131. — Schiner (8), pag. 312. 

Scaeva cincta, Zetterstedt (9), pag. 741. 


Minore, nero con 4 fascie trasversali bianchiccie sull’addome. — 
Faccia gialla, antenne rossiccie, fronte oscura. Torace nero, con due 
linee laterali gialliccie; scudetto verde-giallognolo. Addome allungato, 
a margini quasi paralleli; nero, coi segmenti 2°, 3°, 4° e 5° ornati di 
una fascia trasversale bianchiccia; di queste la prima è leggermente 
ristretta verso la metà, l’ultima è nettamente interrotta al mezzo, e 
così divisa in 2 macchie quasi rettangolari. Ventre pallido. Zampe di 
color giallo-chiaro. 

Lungh. del corpo mm. '77,5-8,5; lungh. delle ali mm. 6-6,5. 

Muceno, Bedero. Poco comune. 

Questa specie non è accennata nel catalogo di Bezzi; Rondani nel 
Prodromus dice esser rara e che fu solo trovata nel Parmense e nel- 


Pr: “n 


l’Apennino. Come però appare dalla descrizione, gli individui da me 
raccolti, non corrispondono esattamente al S. cinclus Meig., avendo 
il torace nero e non verdastro, la prima fascia dell’addome intera e 
l’ultima interrotta, mentre nella specie la prima è interrotta e l’ultima 
soltanto ristretta al mezzo. Se tali caratteri possono considerarsi suf- 
ficienti onde distinguere questa forma dalla specie tipica, e se non cor- 
rispondono a varietà o specie descritte in pubblicazioni che non mi fu 
dato di consultare, potrebbe questo Syrphus denominarsi: S. cinctus, 
var. insubricus. 


S. ornatus Meig. 
Syrphus ornatus, Meigen (7), pag. 298. — Rondani (1), pag. 136. 
Doros » . Macquart (6), pag. 550. — Zetterstedt (9), pag. 693. 
Xanthogramma ornata, Schiner (8), pag. 319. 
Syrphus (Xanthogramma) ornata, Bezzi (2), pag. 62. 


Mediocremente piccolo, glabro, un po’ lucente; nero, con 4 fascîe 
gialle sull’addome. — Faccia gialla, antenne giallo-rossiccie, fronte 
con una linea oscura. Torace nero, con 2 linee laterali bianchiccie. 
Scudetto giallo, più chiaro all'apice. Addome ovale, coi segmenti 2°, 3°, 
4° e 5° ornati alla base d’una fascia trasversale gialliccia interrotta al 
mezzo; di queste la prima è più chiara, più ampia delle altre, e ri- 
sulta di 2 macchie quasi triangolari, più larghe esternamente, la 4* è 
arcuata; i due ultimi segmenti addominali hanno l’orlo posteriore sot- 
tilmente marginato di giallo. Ali con una macchia lineare allungata, 
bruna, lungo il margine anteriore. Zampe gialle; apice dei femori po- 
steriori, tibie posteriori e tarsi, bruni. 

Lungh. del corpo mm. 10,5; lungh. delle ali mm. 8. 

Domo, Castello. Piuttosto raro. 

9. Gen. Melanostoma Schiner. 

M. mellarium (Meig.). 
Syrphus mellarius, Meigen (7), pag. 328. — Macquart (6), pag. 544. 
Scaeva scalaris var., Zetterstedt (9), pag. 762. 

? Musca mellina, De Geer (3), pag. 117. 

? Syrphus scalaris, Rondani (1), pag. 129. 

? » mellinus, Rondani (1), pag. 129. — Bezzi (2), pag. 63. 

Melanostoma mellina, Schiner (8), pag. 291 (part.). 


Piccolo, glabro; nero, molto lucente, con 6 macchie rosso-scure 
sull’addome. — Faccia nera, antenne rosso-brune. Torace e scudetto 
bronzati, molto lucenti. Addome nero, lucente, ornato nel è di una 
fascia rossa in ciascuno dei segmenti 2°, 3° e 4°, interrotta al mezzo, 
e nella 9 di due macchie rosse in ciascuno dei detti segmenti; di queste 
le prime due sono piccole, quasi circolari, le altre quattro maggiori, 
trapezoidali. Ventre nero. Zampe bruniccie, tarsi oscuri. 


» 


degli 


Lungh. del corpo mm. 7; lungh. delle ali mm. 6. 

Rocca di Caldè. Raro. 

A proposito di questa specie ricorderò come parecchie forme, chia- 
mate: Mwusca mellina L., Syrphus scataris F., S. mellarius Meig., 
S. melliturgus Meig., S. îris Meig., vengano dai varii autori diversa- 
mente considerate, e ritenute cioè, o specie distinte, o varietà di una 
specie sola, che denominano Me/anostoma mellinum, oppure ritenute 
costituenti un'unica specie, senza varietà. Per decidere di tal questione 
converrebbe esaminare un numero grandissimo di individui che a quelle 
forme si riferissero, onde stabilire se v’hanno veri passaggi fra alcune 
di esse o fra tutte; i due esemplari da me raccolti corrispondono esat- 
tamente al S. meZlarius Meig., onde per tali li ho classificati e de- 
scritti; dal catalogo nominativo di Bezzi non appare se gli individui 
da lui esaminati ed indicati come S. mellînus, si riferiscano a questa 
o ad altre forme. 


INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE 


1. RONDANI C., Dipterologiae Italicae- Prodromus. — Parmae, 1857, vol. II. 
2. Bezzi M., Contribuzione alla fauna ditterologica della prov. di Pavia. — 
Firenze, 1891, parte I. Estr. dal Boll. Soc. Ent. It., anno XXIII. 
3. DE GEER C., Mémoires pour servir à l’histoire des insectes. — Stockholm, 
1776, tom. VI. 

4. FaBRICIUS J. Ch., Systema entomologiae. — Flensburgi et Lipsiae, 1775. 

5. LINNÉ C. A., Systema naturae. — Holmiae, 1767, tom. I, pars II. 

6. MacQquartT M., Hist. nat. des insectes diptères. — Paris, 1834, tom. I. 

7. MEIGEN J. W., Systemat. Beschreibung der bekannten Europ. Zweifluge- 
ligen Insekten. 1822. Dritter Theil. 

8. ScHINER R., Fauna Austriaca « Die Fliegen ». — Wien, 1862. Erster Theil. 

9. ZETTERSTEDT J. W., Diptera Scandinaviae disposita et descripta. — Lundae, 
1842, tom. I. 


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JUN 20 1893 


BOLLETTINO 


DIKI 


Il cIS 
Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


ON AZZ pubblicato il 16 Marzo 1893 Vor VIII 


ACHILLE GRIFFINI 


Intorno a due LOCUSTIDI di Madagascar. 


Plangia venata, n. sp. 


ò — Ex alcool, flavescens (viva, summa probabitlitale, laete viridis) ; 
statura maiore. — Antennae gracillimae, nigrae, basi virides; oculi 
subglobosi, prominuli; fastligium verticis oblusum, subsulcalum, cum 
fastigio frontis lineola contiguums; frons rotundata. — Pronotum 
supra planum, impressione ante medium lyrata perspicua, postice ro- 
tundatum, antice subconcavum et parum angustius quam postice ; ca- 
rinis laleralibus rotundatis, laevibus, sulco tanlum antico absoleto 
laeviler incisîs, vittaque longitudinali livida, incerte delimitata or- 
natis; lobis deflexîs allioribus quam longioribus, margine antico 
subconcavo, marginibus infero et postico rotundatis. — Elytra im- 
maculala, coriacea, tata, lanceolala, apîce subrolundata, margine 
postico (superiore), tenuiter nigro-limbato,. venis radialibus conliguis, 
ramo radiali unico medio oriente, ante medium furcato ; campo 
tympanati elytri sinistri rotundatim subproducio, vena plicata cal- 
losa, valde (ut în Microcentris) expressa, instructo. — Alae etytra 
superantes, campo triangulari apicali, postice (supra) tenuissime 
nigro-limbato. — Meso- et meta- sternum triangulariter tobata. — 
Coxae anticae spina armatae. — Femora breviuscula; antica et in- 
termedia, subtus, margine externo (antico) 4- spinuloso; postica basi 
modice dilatata, subtus, margine eaxterno, spinulis nigrîs 7-8 armata. 
Tibiae omnes basi et supra lividae; anticae el întermediae supra 
non sulcalae, minime explanatae, fere rotundatae ; anticae utrinque 
foramine aperto praedilae, supra, excepia spinula apicali, inermes; 
postictae femoribus parum longiores, conferte spinutosae. — Abdomen 
> fg vitta lata livida, incerte delimitata, ornatum. — Cerci bre- 


viuscutli, acuminati; lamina subgenitalis convexra, margine postico 
subrecto, stylis minimis instructa. 
Long. corporîs mm. 29 Long. elytrorum mm. 42-43 
» pronoli » 8 » femor. posticorum » 21 

Due è provenienti da Madagascar (Collez. Museo Zoolog. di Torino). 

I caratteri più notevoli di questa Fanerotteride consistono nella vena 
plicata callosa molto pronunciata, nelle tibie anteriori e medie non 
solcate, e nei femori posteriori forniti inferiormente di 7-8 spine, per 
il che essa, oltre all’essere la maggiore fra quante finora si conoscono 
del genere africano Plangia, si discosta alquanto dalle caratteristiche 
del genere stesso, quale fu stabilito dapprima da Stal (1) e dettagliata- 
mente ridescritto da Brunner (2), ricordando invece, in modo assai 
spiccato, il genere americano Mîcrocentrum. 


Plangia venata è 


Finora si conoscevano di Madagascar solo la P/. segonoîdes (Butler) (3) 
e la Pl. guttatipennis Karsch (4); queste, oltre all’essere minori, dif- 
feriscono dalla P7. venata specialmente per avere le elitre ornate 
di macchie oscure, e pel numero delle spine dei femori posteriori. 
Quanto alle altre specie di P/angiîa, non viventi a Madagascar, ma 
proprie del continente africano, esse sono, per quanto almeno io mi 
sappia, la P?. camerata Karsch (4), del Kamerum (Afr. occid.), la Pr. 
nebulosa Karsch (5), della regione Barombi (Afr. occid.) e la PI. gra- 
minea (Serv.) (6), propria dell’Africa meridionale e sud-ovest. — Di 


(1) Oefvers. af kh. Vetensk. Akad. Fòrhandlingar. 1873, n. 4, p. 40. — 
Vedi anche STAEL, Recensio Orthopterorum, Il, Stockholm 1874, pag. 18. 
. (2) BRUNNER V. WATTENWYL. C., Monogr. der Phaneropteriden. — ‘Wien 

1878, pag. 276. 

(3) Phylloptera segonoides. BuTLER. — Proc. of the Sc. Meet. of the Zool. 
Soc. of London, 1878, pag. 648. 

(4) Berliner Entom. Zeitschrift. — 1888, pag. 457. 

(5) Entomolog. Nachrichten; XVI Jahrg. — Berlin 1890, N°. 23, pag. 14. 

(6) Phylloptera graminea. SERVILLE. — Hist. Nat. des Insectes « Ortho- 
ptères ». Paris 1839, pag. 405. 

®» 


9 3 


queste la prima è molto distinta da tutte, per le ali non sporgenti oltre 
le elitre, e per talune particolarità di struttura; la seconda presenta 
dimensioni notevolmente minori, principalmente quanto alle elitre, la 
cui lunghezza da Karsch è indicata solo mm. 25,5, ed oltre alle parti 
colarità di conformazione, ha i margini posteriori del pronotum quasi 
troncati; l'ultima poi, che fu la prima descritta, e sulla quale Stàl 
aveva costituito il genere Plangia, ha le tibie solcate, tutti i femori 
con 3-4 spine inferiormente, ed il campo timpanale dell’elitra sinistra, 
semplicemente (come dice Serville) « ridé, jaunàtre au centre » : tali 
conformazioni probabilmente si verificano anche nelle altre specie tutte, 
per le quali gli autori non indicarono la vena plicata fortemente pro- 
nunciata, callosa e liscia, presentata dalla P/. venata, nè un maggior 
numero di spine ai femori posteriori. 


Aethiomerus adelphus Redt. 


Fra i Locustidi recentemente giunti al Museo Zoologico di Torino da 
Madagascar, esaminai anche due Conocefalidi appartenenti al genere 
Aethiomerus Redt., e propriamente all’ Ae. adelphus Redt. (1); essi sono 
due 9. — Essendo le specie di questo genere descritte dal citato autore 
solamente su dei 3, ed essendo anzi il genere stesso stato costituito solo 
sui è, credo non inutile il dare la descrizione delle 9 da me esaminate: 

9 — Di color giallastro. Antenne lunghe oltre il doppio del corpo, col 
primo e secondo articolo molto grossi, neri, i rimanenti bruni, gracili; 
tubercolo del vertice acuto, più breve del primo articolo delle antenne; 
mandibole nere all'apice. — Pronotum breve, tutto orlato d’una lineetta 
nera, col margine posteriore dritto, fasciato inoltre di bruno-scuro e i 
lobi laterali a margine inferiore sinuato, posteriormente ampliati e ar- 
rotondati. — Elitre piuttosto brevi, superiormente tinte di bruno, a 
minuta punteggiatura oscura. — Tutti i femori tinti di nero-bruno in- 
feriormente e verso l’apice; di questi gli anteriori e medii armati in- 
feriormente di 6 spine, i posteriori di 11-12. — Tibie tinte di bruno 
verso l'apice; tarsi bruni. — Ovopositore ensiforme, allungato, quasi 
rettilineo, bruno-piceo, piuttosto robusto e appuntito. — Lamina sot- 
togenitale piccola, ristretta e incavata semicircolarmente all'apice, cogli 
orli laterali marginati di bruno. 


Lungh. del corpo mm. 27 Lungh. delle elitre mm. 18,5 
» delpronotum » 7,5 » dei femori posteriori » 15 
Lungh. dell’ovopositore mm. 20. 


(1) Monographie der Conocephaliden. Verh. der K. K. Zool. — Bot. — Gesell. 
in Wien. — 1891, pag. 438. 
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Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 145 pubblicato il 28 Aprile 1893 Vor. VIII 


Revision de Hirudinées du Musée de Turin 


par le D" RAPHAEL BLANCHARD 


Professeur agrégé à la Faculté de médecine de Paris 
Secrétaire général de la Société Zoologique de France. 


Gràce à l’amabilité de MM. les professeurs Lessona et Camerano, qui 
m'ont fait le plus cordial accueil, j'ai pu examiner la petite collection 
d'Hirudinées, que possède le Musée zoologique de l’Université de Turin. 
Cette collection consiste seulement en 31 flacons, mais dans le nombre 
fismurent des pièces rares et intéressantes, telles que les Hirudinées re- 
cueillies par F. De Filippi au cours de son voyage en Perse, telles aussi 
que le type de l’Haementeria Ghilianii. 

J°espérais y trouver aussi les types des espèces piémontaises décrites 
par Carena et dont quelques-unes sont restées d’une identification in- 
certaine. Mon espérance a été decue à cet égard, et j'ai dù me rendre 
à quelques-unes des localités mentionnées par cet auteur, afin d’y re- 
chercher les espèces déerites par lui. 


ICHTH YOBDELLIDES. 
Genre Cystobranchus Diesing, 1858. 


Diesing (1) a créé le genre Cystobranchus pour des Sangsues d’eau 
douce, ectoparasites des Poissons, à corps divisé en deux régions, dont 
la postérieure, qui est la plus développée, porte une série d’appendices 
globuleux servant à la respiration et disposés par paires le long des 
bords latéraux. A ces caractères, ajoutons encore que le somite est 
formé de sept anneaux, ce qui distingue nettement les Cystobranchus 
des Callobdella, dont le somite n’a que six anneaux. 

Ce genre comprend actuellement trois espèces: Cystobranchus re- 
spîrans (Troschel), C. fasciatus (Kollar) et C. vividus Verrill; nous 
allons parler des deux premières, qui sont représentées dans J]es col- 
lections du Musée de Turin. 


1. Cystobranchus respirans (Troschel), 1850. 


SYNONYMIE: ? Piscicola geometrica Leydig, 1849. 
P. respîrans Troschel, 1850. 
Ichthiobdelta stellata Kollar, in Diesing, 1850. 
Ichthyobdetla stettata Kollar, in Diesing, 1858. 
Cystobranchus Troschelî Diesing, 1858. 


Sept exemplaires, recueillis à Interlaken sur un Poisson non dénommé 
du lac de Brienz (Suisse). Le plus grand a une longueur de 25 mm. 


Fig. 1. — Extremité antérieure Fig. 2. — Extrémité postérieure 
de Cystobranchus respirans, vue vue par la face ventrale et 
par la face ventrale et grossie. grossie. 


En outre de ces sept exemplaires, nous avons pu examiner cinq spé- 
cimens envoyés par le Musée de Vienne et recueillis en 1874 sur le 
Barbus fiuviatilis; le plus grand mesure 30 mm. de longueur, ventouses 
comprises. Ils sont très contractés, surtout aux deux extrémités, où il 
y a une réelle difficulté à compter les anneaux; au contraire, l’étude 
de ceux-ci est assez facile dans la partie moyenne du corps. 

La partie antérieure du corps (fig. 1) comprend 24 anneaux, très serrés 
les uns contre les autres. L’orifice male est percé entre les anneaux 
17 et 18; l’orifice femelle, entre les anneaux 24 et 25, c’est-à-dire entre 
le cou et le corps proprement dit. Celui-ci comprend tout d’abord 11 
somites semblables, formé chacun de sept anneaux, puis se termine par 
une quinzaine d’anneaux très serrés. L’anus ji débouche entre le dernier 
et l’avant-dernier anneau. 

Chacun des 11 somites portant la vésicule respiratoire est constitué 
par sept anneaux répartis comme suit: deux anneaux antérieurs groupés 


= i 


ensemble, deux anneaux portant les deux vésicules, deux autres anneaux 
groupés ensemble, enfin un dernier anneau isolé. En avant, la vésicule 
déborde et refoule les anneaux 1 et 2; elle se comporte de méme en 
arrière, à l’égard des anneaux 5 et 6. 

La ventouse postérieure porte dix taches oculiformes, disposées autour 
du bord, mais seulement sur les parties postérieure et latérales; la partie 
antérieure, normalement recouverte par le corps, en est dépourvue. 

L’identité de la Piscicola respirans Troschel avec l’IcRthyobdella 
steltata Kollar nous semble évidente ; chez certains individus, on voit'à 
travers la peau les petits chromatophores étoiles qui avaient attiré 
l’attention de Kollar. 

Cystobranchus respirans est SGto parasità de divers Poissons d’eau 
douce: Cyprinus carpîio, Barbus fluviatilis, Thymallus vulgaris, 
Rhodeus amarus, Trutta fario, etc. 

Kessler (2) dit en avoir recu deux exemplaires de Cronstadt, mais 
sans désignation du Poisson sur lequel ils vivaient. Ils provenaient vrai- 
semblablement d’un Poisson péché dans le fond du golfe de Finlande. 
Le fait, s’il est exact, serait intéressant, mais ne saurait nous surprendre, 
car les eaux qui baignent Cronstadt sont à peu près douces. On sait 
d’ailleurs que diverses Hirudinées d’eau douce ont été recueillies en 
d’autres points de la mer Baltique: M6bius (3) y signale Piscicola ge- 
ometra sur le Stolper Bank, à l'est de Bornholm, environ par 15° de 
longitude est, et G/ossiphonia paludosa sur l’'Adlersgrund, entre Bor- 
nholm et Riigen, environ par 12° de longitude est. 


2. Cystobranchus fasciatus (Kollar), 1842. 


SYNONYMIE: Piscicola fascîata Kollar, 1842. 
Ichthiobdella fasciata Diesing, 1850. 


Deux lots, l’un de cinq, l’autre de deux exemplaires, recueillis a 
Tiflis par F. De Filippi (4), dans une poissonnerie. Le plus grand in- 
dividu est long de 75 mm. et large de 8 mm.; sa ventouse postérieure 
est cupuloide, longue de 12 mm., large de 10 mm. Rien n’indique sur 
quels Poissens ces Hirudinées ont été prises. 

J'ai pu examiner encore deux autres lots faisant partie de ma col- 
lection : 

1° Quatre exemplaires capturés sur le Sz/urus g/anîs, sans indi- 
cation de localité, et envoyés par le Musée de Vienne. Le plus grand 
mesure 50 mm. de longueur, le plus petit 25 mm. seulement. 

2° Trois exemplaires pris à Astrakhan, sur le S7urus g/anîs, par 
M. C. Satunin, étudiant à l’Université de Moscou, qui a eu l’amabilité 
de me les offrir. Le plus grand mesure 42 mm. de longueur. 

Le Cystobranchus fasciatus est aisement reconnaissable à ses grandes 


i 


dimensions. Conservé dans l’alcool depuis longtemps, il est d'un blane 
sale uniforme; mais quand on a l’occasion d’examiner des individus 
capturés depuis peu, on constate que leur face dorsale est marquée 
transversalement de 18 bandes violacées, qui divisent le corps en une 
série de segments inégaux (fig. 3 et 4). 

Examinons tout d’abord la partie anté- 
rieure, pour laquelle nous faisons quelques 
réserves, l’annulation étant entièrement ef- 
facée chez certains exemplaires et à peine 
indiquée chez les autres. On compte suc- 
cessivement: 


1° 5 anneaux clairs et 1 anneau violet 


les chiffres arabes indiquent 


D013 » » Hi » » 

deo » » I » » 

4° 6 » » ni » » 
là 5° .6 » » Il » 

6° 6 » » 1 » » 

7° 6 » » sl » 


La partie antérieure du corps, qui com- 
prend les six premières séries énumérées ci- 
dessus, commence par s'élargir légèrement, 
puis conserve sensiblement la méme largeur. 
L’avant-dernier anneau de la sixième série 
et les sept anneaux suivants s’élargissent da- 
vantage, puis se rétrécissent progressivement. 
Il se produit ainsi un renflement elliptique, 
en arriére duquel le corps recommence è 
s’élargir progressivement, pour atteindre 
bientòt sa largeur définitive. Les bandes 
violacées, qui occupent toute l’étendue de 
la face dorsale d’un anneau, se répéètent 
alors régulièrement de sept en sept anneaux. 
Toutefois, à l’extrémité postérietire (fig. 4), 
les deux dernières bandes colorées ne sont. 
séparées l’une de l’autre que par deux anneaux clairs. Derrière la 
dernière se voient encore six anneaux clairs; l’anus débouche entre le 
dernier et l’avant-dernier. 

Dans les séries VII à XVII inclusivement, l’avant-dernier anneau avant. 
la bande colorée porte à chacune de ses extrémités une vésicule respira- 
toire. Les vésicules de cette nature sont au nombre de 11 paires; chaque 
paire est toujours portée par un seul et unique anneau, au lieu d’étre 
portée par deux anneaux, comme chez Cystobranchus respirans. La 


Fig. 3. — Extrémité antérieure de Cysfobranchus fasciatus, vue par la face 


dorsale et grossie. Les chiffres romains indiquent le numéro d’ordre des seg- 


ments du corps, délimités par les bandes colorées 
le numéro d’ordre des vésicules respiratoires. 


Ri 


répétition régulière de ces vésicules et des bandes violacées démontre 
que le somite comprend normalement sept anneaux, 
mais nous ne saurions dire actuellement quelles 
sont ses limites réelles. 

La ventouse antérieure porte deux paires d’yeux: 
les antérieurs ont la forme de deux traits obliques 
d'avant en arrière et de dedans en dehors; der- 
rièére eux, se voient les deux yeux postérieurs, 
punctiformes. La ventouse postérieure porte égale- 
ment, à sa face supérieure et non loin de son 
bord libre, une rangée de dix taches noires ocu- 
liformes. 

Un premier orifice génital se voit à la face 
ventrale et à la partie postérieure du sixièòme 
segment du corps; l’autre orifice est percé sur la Fig. 4. — Fxtrémité 


partie moyenne du septièìme segment. postérieure, vue par la 
face dorsale et grossie. 


3. Branchellion torpedinis Savigny, 1820. 
Deux exemplaires, sans indication de provenance. On sait que cette 
espèce habite la Méditerranée. 


4. Pontobdella muricata (Linné), 1761. 
Un exemplaire, de Sardaigne. 


5. Pontobdella verrucata Leach, 1815. 

Trois exemplaires, de Nice. 

D’après Apathy, cette espèce serait tout auw plus une varieté de Ila 
précédente. Les opinions émises par cet auteur étant au plus haut degré 
sujettes à caution, nous continuons à eonsidérer comme distinctes Jes 
deux espèces admises par les auteurs, jusqu'à ce que nous ayons pu 
faire la révision du genre Pontobdella. 


6. Pontobdella species? 

Un exemplaire, du Pérou, long de 58 mm., large de 5 mm. au ma- 
ximum. Les orifices sexuels sont percés l’un entre les anneaux 15 et 
16, l’autre entre les anneaux 16 et 17. Les anneaux sont au nombre 
de 59; l’anus debouche sur l’anneau 57. s 

A première vue, ceite espèce ressemble beaucoup à la précédente; 
elle en diffère néanmoins par quelques particularités. Chez Pontobdella 
verrucata, les anneaux sont au nombre de 60, l’anus s’ouvre entre les 
anneaux 58 et 59, l’orifice male entre les anneaux 16 et 17, l’orifice 
femelle entre les anneaux 18 et 19. 

Ce sont là, sans contredit, des différences suffisantes pour légitimer 
l’établissement d’une espèce nouvelle; néanmoins, nous hésitons à nous 


pa 


prononcer, jusqu’à ce que nous ayons pris connaissance des Pontobdella 
planodiscus Baird et P. variegata Baird, espèces originaires de la Pa- 
tagonie et apparemment voisines de celle qui nous occupe. 


* 


GLOSSIPHONIDES. 


Genre Haementeria F. De Filippi, 1849. 


F. De Filippi (5) a donné de ce genre la diagnose suivante: 

« Corpus depressum, laltum. Acetabulum anterum impervium. 08 
în margine supero. Lingua ltonga, exigua, valde musculosa .» 

Une diagnose beaucoup plus détaillée est due à R. Leuckart (8), 
auquel De Filippi avait communiqué quelques exemplaires d’ Haemen- 
teria mexicana: 

« Corps large et aplati, fortement annelé, atteignant en général une 
taille considérable, arrondi en arrière, effilé en avant. Surface ventrale 
plane. Dans la partie moyenne de la face ventrale, les différents segments 
sont assez régulièrement divisés en 5 anneaux (en 6 sur la face dorsale), 
qui se réunissent par paires de facon à ce que l’anneau moyen reste 
simple. Ventouses relativement petites; l’antérieure bilabiée à l’état de 
repos, et annelée à sa face interne. L’orifice buccal est petit et situé à 
l’extrémité antérieure du corps, du còté du ventre. Deux yeux très 
proches l’un de l’autre, à la face dorsale du deuxième anneau. Le bord 
postérieur de la ventouse antérieure est formé par le neuvième anneau. 
27 anneaux plus en arrière se trouve l’orifice male, tuméfié et suivi de 
l’orifice femelle, moins apparent, à une distance de trois anneaux. La 
trompe est un long cylindre, qui s’effile vers son extrémité libre et fi- 
nalement se continue en une fine pointe. Son extrémité postérieure 
s’épaissit et est pourvue de deux paires de muscles, qui se portent en 
arrière et en avant et renferment un grand nombre de glandes unicel- 
lulaires. » 

Cette diagnose est inexacte en ce qui concerne la répartition des an- 
neaux par rapport aux somites; elle fait -intervenir d’autre part des 
caractères trop variables d’une espéèce à l’autre pour pouvoir étre in- 
voqués dans la caractéristique d’un genre. Enfin, la création récente de 
notre genre Placobdella (11) nous engage à proposer pour le genre 
Haementeria une diagnose nouvelle, qui sera libellée ainsi: 

Corpus depressum, latum. Acetabulum anterum impervium. Os în 
tabio anteriore aut în parte anteriore acetabuli hians. Proboscîis 
longa, exigua, valde musculosa. Dorsum verrucosum. Ventrati 
superficie inspecia, in media parte corporîs secundus tertiusque an- 
nuli uniuscujusque somiti a sulco profundo transversim dividuntur. 
Oculi duo. 

Corps déprimé, large. Ventouse antérieure imperforée, Bouche percée 


gs 


dans la lèvre supérieure ou dans la partie antérieure de la ventouse. 
Trompe longue, étroite, très musculeuse. Dos verruqueux. A la face 
ventrale et dans la partie moyenne du corps, le second et le troisiòme 
anneaux de chaque somite sont dédoublés par un profond sillon trans- 
versal. Deux yeux. 

Les Haementeria portent leurs oeufs et leurs petits fixés sous le 
ventre; ce procédé d’incubation est d’ailleurs caractéristique des Glos- 
siphonides. 

Jusqu'à ce jour, on ne connait qu'un petit nombre d’espèces d’ Hae- 
menteria, décrites par De Filippi: H. Ghilianii, de l'’Amazone (Brésil), 
H. officinalis et HA. mexicana, du Mexique. Comme nous le démon- 
trerons, ces deux dernières espèces se réduisent à une seule. Au total, 
on ne connait donc encore que deux espèces d’ Haementeria,; nous allons 
en donner la description. 

Nous possédons en outre d'autres espèces du Chili et du Brésil, que 
nous nous proposons de décrire prochainement. Nous pensons aussi que 
les Haementeria existent dans l’Uraguay et dans la République Argen- 
tine; c'est à l’une d’elles, selon toute apparence, que M. le D" C. Berg, 
directeur du Musée de Buenos-Aires, fait allusion en ces termes, dans 
une lettre qu’il nous a adressée à la date du 6 juillet 1892: « Le Museum 
de Montevideo possède une C/epsine vivante, énormément grande (de 
8 à 9 cm. de longueur), laquelle a élevé des petits qui font déjà des 
excursions, revenant plus tard s’attacher au ventre de la mère; celle-ci 
s’alimente du Mollusque Physa rivalis Sow. ». 

Il est intéressant de noter que le genre Haementeria est, jusqu’à ce 
jour, exclusivement américain. 


7. Haementeria Ghilianii F. De Filippi, 1849. 


ICONOGRAPHIE. — F. De Filippi (6); Lang (9). 

HISTORIQUE. — Cette belle et intéressante espèce vit dans le fleuve 
des Amazones; elle a été découverte au Parà (Brésil) en 1846, par 
Vittore Ghiliani, assistant au Musée de Turin. L’unique exemplaire 
rapporté par Ghiliani a été décrit par F. De Filippi (6), qui en a donné 
cette courte diagnose: 

« Viridis, macutlis rubescentibus sparsa, nigro marginatis. » 

« Quale si è, conservata nell’alcool, e per conseguenza contratta, la 
sua lunghezza è di 0 m. 135: la larghezza massima di 0 m. 05; l’indi- 
viduo vivente però, come dal sig. Ghiliani mi fu asserito, allungavasi 
perfino a misurar un piede parigino. Esso è ora uniformemente sco- 
lorato; ed appena sopra di un fondo bianco-giallastro sudicio osservansi 
a stento pallide macchie più chiare in serie trasversali. La nota che 
descriveva i colori dell’animale vivo fu smarrita; tuttavia il sig. Ghiliani 
mi riferì che la tinta generale di esso era un intenso verde, tinta che 


de @ = 


venne comunicata alle prime dosi di alcool che si adoperarono alla 
conservazione di questo singolare Anellide; e su questo fondo erano 
sparse molte macchie rosse contornate di nero. 

« Il carattere, che subito lo distingue dai generi finora conosciuti, 
consiste nella posizione della bocca, la quale, invece di trovarsi nel 
centro della ventosa anteriore, si apre sul margine superiore di questa. 
La bocca poi consiste in un samplice forellino circolare pel quale sporge 
appena un’appendice analoga in certo qual modo alla lingua tubolosa 
delle Clepsine, ma che se ne distingue subito, perchè non è come questa 
sporgibile e retrattile. Invano io ho tentato, afferrandola con una 
pinzetta, di tirarla o più infuori o più indentro. 

« In corrispondenza del 28° anello esiste lo sbocco degli organi ses- 
suali, nè fa d’uopo di uno studio particolare a ricercarlo; perchè si 
prolunga al di fuori in un'appendice apposita, grossa, cilindrica, con 
labbro circolare carnoso, e dentro di esso un altro concentrico e più 
piccolo, che appartiene appunto all'apertura ‘anzidetta. 

« I segmenti del corpo sono in numero di '72, e ve n’ha di due sorta: 
alcuni, per così dire, sono doppii, cioè suddivisi di nuovo sulla faccia 
ventrale da un solco trasverso che non giunge però fino ad intaccare 
i margini del corpo; altri sono semplici; e la disposizione di questi seg- 
menti è tale che i doppii sono appaiati; e queste paia sono separate da 
un segmento semplice. » 

Après cette description sommaire de la morphologie externe, F. De 
Filippi passe en revue les principaux organes; il examine successivement 
le système nerveux, l’appareil digestif, l’appareil circulatoire et l’appareil 
uro-génital; sans le suivre dans tous ces détails, bornons-nous à trans- 
crire un résumé qu’il a donné lui-méme ('7) de son mémoire original. 

CRT Sur la face ventrale on observe une verrue cylindrique percée 
par le conduit commun des organes génitaux. L’organisation de ce Ver 
rappelle beaucoup celle des Clepsines, mais avec des modifications plus 
ou moins grandes de chaque système organique..... 

« D’abord il n'y a pas de trompe exsertile comme dans les Clepsines. 
A l’ouverture buccale commence un pharynx très long et très muscu- 
leux; qui à sa terminaison dans l’oesophage est environné par deux 
paires de glandes salivaires; une autre paire de ces glandes s’ouvre 
par un conduit long et très gréle dans l’cesophage lui-méme. 

« Le sac digérant est lobé comme dans les Clepsines..... Ce sac est 
enveloppé par un immense assemblage de cellules en tubes ramifiés, que 
je considère comme le foie. 

« Il ya un vaisseau pulsant très replié, qui s’étend, à différents ni- 
veaux, de l’extrémité antérieure à la postérieure; il y a aussi un 
système lacunaire très développé comme dans les Clepsines. 

« La chaîne nerveuse est formée par 20 ganglions, chacun desquels 


cia 


donne origine à deux nerfs latéraux comme dans les véritables Sangsues, 
les Néphélis, etc. y 

« Mais ce qui m’a frappé surtout, ce sont 4 paires de glandes pédi- 
cellées flottantes dans le sang de la cavité viscérale, entre les deux 
derniers prolongements caecaux de l’intestin, dans lesquels leurs con- 
duits débouchent. Ces paires de glandes correspondent chacune à un 
ganglion. Observées au microscope, elles montrent des tubes très repliés, 
et des cellules sécrétantes. Je pense qu'on ne peut voir dans ces glandes 
que les représentants des reins, quoique ces organes ne soient pas en- 
core connus dans la classe des Vers. » 

En terminant, De Filippi établit un rapprochement entre le genre 
Haementeria et la Clepsine costata Fr. Miller, 1846, qui vit en Crimée. 
Cette dernière espèce n’est autre que la G/ossiphonia catenigera Mo- 
quin-Tandon, 1846: elle doit prendre place dans notre genre Pl/acobdella, 
en sorte que les affinités soupconnées par le naturaliste piémontais 
étaient exactes. 

Le professeur A. Lang (9), de Zurich, possède depuis quelques années 
un exemplaire d’Haementeria Ghilianti qui lui a été envoyé de Rio de 
Janeiro, avec un grand nombre d’embryons, par le D" E. A. Gòldi. Ce 
spécimen est entiérement décoloré;,il est long de 190 mm., large de 
100 mm. au maximum et épais de 8 mm.; au lieu d’etre plat comme le 
précédent, il est enroulé sur lui mème à la facon d'une carapace de Tatou. 

Cet exemplaire a été, de la part de Lang, l’objet d’une importante 
étude morphologique, dans le détail de laquelle nous devons entrer, afin 
de la comparer aux résultats que nous avons acquis nous-méme par 
l’examen du spécimen appartenant au Musée de Turin. Suivant la mé- 
thode adoptée par Apàthy, Lang divise le corps en plusieurs régions, 
qu’il décrit successivement. 

Région moyenne. — Elle commence avec le somite qui fait suite à 
celui sur lequel s’ouvre la vulve; elle comprend 12 somites, tous com- 
plets, sauf le dernier ; les deux derniers sont plus courts que le 10 autres. 

Tout somite typique et complet de la région moyenne du corps est 
formé à la face dorsale par trois anneaux d’égale longueur, séparés les 
uns des autres par des sillons d’égale profondeur. Les trois anneaux de 
la face dorsale s’unissent aux cinq anneaux de la face ventrale, de telle 
sorte que le premier anneau dorsal se continue avec le premier an- 
neau ventraì, tandis que les deuxième et troisiome anneaux dorsaux 
sont divisés chacun à la face ventrale par un sillon transversal, qui 
naît tout près du bord latéral du corps. Le premier anneau du somite 
reste donc toujours simple à la face ventrale, et lui seul présente ce 
caractère. 

Le douzième somite est incomplet; il ne comprend, à la face ventrale, 
qu'un anneau simple et un anneau double. 


== f@0-— 


La région moyenne du corps comprend donc 35 anneaux à la face 
dorsale; et 58 à la face ventrale. 

La face dorsale porte deux sortes de tubercules: 

1° Des tubercules segmentaires, lisses, situés uniquement sur le 
premier anneau des somites et formant six rangées longitudinales; ces 
tubercules sont sans analogues à la face ventrale. Lang n’a pu recon- 
haitre la situation des papilles segmentaires, mais il pense qu’elles siégent 
sur les tubercules en question. 

2° Des tubercules crénelés, rappelant les papilles conignes des Pow- 
fobdella; les plus grands ont une couronne de cinq à huit petites dents. 
Ils siégent en grand nombre à la face dorsale de tous les anneaux, 
disposés en une rangée transversale. 

Sur le premier anneau de chaque somite, on en compte 5 ou 6 dans 
la partie médiane, entre les tubercules internes; dans chaque moitié 
latérale de ce méme anneau, on en compte 5 à 7 entre les tubercules 
interne et intermédiaire, 2 à 4 entre les tubercules intermediaire et 
marginal. Il y a donc en moyenne 86 gros tubercules. 

Sur les deuxième et troisième anneaux de chaque somite, la disposition 
générale est la méme, mais la place laissée vacante par les tubercules 
segmentaires est occupée encore par un ou deux gros tubercules cré- 
nelés. On compte donc en moyenne 40 gros tubercules sur chacun 
des deuxième et troisiéme anneaux du somite. 

A la partie postérieure de la région moyenne, le nombre de ces tu- 
bercules diminue rapidement, par suite du rétrécissement du corps. 

Des tubercules crénelés plus petits se voient encore sur tous les an- 
neaux; ils sont confusément disposés sur deux rangées transversales, 
l’une en avant, l’autre en arrière de la rangée principale de gros tu- 
bercules. Entre le tubercule segmentaire marginal et le bord de l’anneau, 
les tubercules crénelés deviennent plus gros et se disposent méme sur 
trois, quatre ou cinq rangs peu distincts; ils contournent le bord et 
passent sur la face ventrale, mais ils y diminuent rapidement de taille, 
au point de disparaitre. 

A la face ventrale, les anneaux sont croisés par un grand nombre 
(environ 50) de sillons longitudinaux, dont chacun correspond à Vin- 
tervalle de deux faisceaux musculaires. 

Les pores néphridiaux sont très petits; ils débouchent à la face ven- 
trale du premier anneau du somite, plus près de la ligne médiane que 
du bord. Chacun des douze somites de la région moyenne du corps en 
présente une paire, percée en regard du milieu de l’espace interposé 
aux tubercules interne et intermédiaire. 

Région cliteltienne. — Elle comprend les 6 somites qui précèdent 
immédiatement la région moyenne. Ces somites sont complets. L'orifice 
génital mAle débouche dans le sillon séparant les troisième et quatrième 


enti de 


anneaux ventraux du cinquième somite, c’est-à-dire entre les deuxième 
et troisième anneaux dorsaux de ce méme somite. L’orifice femelle est 
trés petit et débouche trois anneaux plus loin, entre les premier et 
deuxièìme anneaux du sixième somite. 

Les anneaux postérieurs du cinquième somite et les anneaux anté- 
rieurs du sixième, sont très rétrécis; cet étranglement porte surtout 
sur les anneaux interposés aux orifices sexuels. 

La disposition générale des tubercules segmentaires, des tubercules 
crénelés et des pores néphridiaux est la méme que dans la région 
moyenne. Toutefois, ces derniers ne s’observent ni sur le premier, ni sur 
le sixiéme somite; comme on ne les voit que dans les régions moyenne 
et clitellienne, leur nombre total est donc de 16 paires. 

Les somites de la région clitellienne sont plus courts que ceux de la 
région moyenne, mais il n’en est pas de méme chez des embryons longs 
de 8 à 9 mm,, en sorte que la taille inégale des somites dans les dif- 
feérentes régions tient à une simple inégalité de développement. Chez 
ces embryons, les anneaux 2 et 3 des somites de la partie moyenne sont 
tous dédoublés par un sillon ventral, mais ce sillon est à peine marqué 
et passe facilement inapercu sur les somites de la région clitellienne: 
cela tend à démontrer que le somite est fondamentalement constituè par 
trois anneaux seulement, l’état quinaire n’étant qu'une variation du 
type initial. 

Région céphalique. — Elle comprend toute cette partie du corps quì 
est en avant de la région clitellienne: d’après Apàthy, elle est formée 
de six somites constamment raccourcis et réduits. 

Lang avoue n’avoir pu l’interpréter exactement. Il y distingue une 
partie antérieure correspondant à la ventouse, et une partie postérieure. 
Cette dernière est formée à la face dorsale de deux somites complets, 
mais très raccourcis; à la face ventrale du somite postérieur, le troi- 
sième anneau disparaît bientòt dans le sillon séparant les anneaux 2 
et 4. Le somite antérieur est beaucoup plus réduit; le deuxième anneau 
dorsal se dédouble à la face ventrale, puis disparaît complétement, à 
peu de distance du bord; le troisième anneau dorsal reste simple à la 
face ventrale. 

La partie correspondant à Ja ventouse comprend assez distinctement 
un somite à trois anneaux, en avant duque) l’annulation perd toute 
netteté. Lang a cru pourtant y reconnaître 7 anneaux, en sorte que la 
partie correspondant à la ventouse comprendrait en tout 10 anneaux: 
l’étroit orifice buccal est percé à la partie inférieure du premier anneau, 
les deux gros yeux correspondent au cinquième. 

La ventouse se voit par la face ventrale; elle est plus large que longue, 
assez excavée et marquée de sillons transversaux, mais sans que ceux-ci 
aient une relation certaine avec ceux de la face dorsale. 


Ue 


Région anale. — D’après Apathy, elle comprend toujours 3 somites 
raccourcis et réduits; tel est précisément le cas pour HMaementeria 
Ghilianii. 

Le premier somite est formé de deux anneaux. Le premier anneau 
porte deux rangées transversales de tubercules crénelés, en outre des 
tubercules segmentaires caractéristiques; c’est sans doute pour cette 
raison que, contrairement à tous les autres premiers anneaux des so- 
mites, il est dédoublé à la face ventrale. 

Le deuxième somite a aussi deux anneaux: l’antérieur porte les tu- 
bercules segmentaires, l’autre est très étroit. Le troisième somite com- 
prend également deux anneaux: l’antérieur montre encore les tubercules 
segmentaires internes et intermédiaires; le posterieur, qui se confond 
avec la ventouse, n’est bien net que chez l’embryon; entre les deux 
se voit l’anus. 

Ventouse postérieure. — Elle est sensiblement circulaire, large de 
20 mm. Sa face supérieure ou convexe présente 7 ou 8 sillons concen- 
triques assez irréguliers, moins marqués vers le bord; les anneaux ainsî 
délimités portent un grand nombre de tubercules crénelés, qui devien- 
nent plus petits vers le bord. Entre les sillons 5 et 7 ou 6 et 8, on voit 
14 tubercules lisses, allongés, semblables aux tubercules segmentaires 
de la rangée intermédiaire et rayonnant par rapport au centre de la 
ventouse. La face inférieure ou concave de cette dernière est striée & 
la fois dans le sens concentrique et dans le sens rayonnant. 


DESCRIPTION. — L’étude détaillée que nous venons de résumer nous 
laisse peu de chose à dire; nous n’avons pu qu’en vérifier l’exactitude, 
dans ses traits essentiels, et noter quelques particularités que Lang a 
omis de signaler. Cet auteur a eu d’ailleurs la bonne fortune d’examiner 
un spécimen fraîchement capturé, et à tubercules dorsaux bien visibles. 

L’exemplaire du Musée de Turin, qui séjourne depuis 47 ans dans 
l'alcool, est d’une étude moins facile. Il est aplati, d’une teinte blanc 
sale uniforme, long de 126 mm. et large de 52 mm. au maximum; sa 
ventouse postérieure est circulaire et large de 20 mm. Il ne présente 
point le profond étranglement observé par Lang au niveau des orifices 
sexuels, mais va en s’élargissant progressivement, ainsi que F. De Fi- 
lippi l’a figuré; le tiers postérieur du corps se rétrécit plus brusquement 
et s’arrondit. 

Le somite normal est constitué de la facon indiquée par Lang, c’est- 
à-dire qu'il comprend trois anneaux, indivis et d’égale dimension à la 
face dorsale, mais présentant une intéressante particularité à la face 
ventrale; l’antérieur reste constamment sans division et est sensible- 
ment plus court que les deux autres; ceux-ci sont égaux entre eux et 
sont dédoublés chacun par un profond sillon transversal, qui occupe 


1 


toute leur largeur et s’arréte au moment où il va atteindre le bord 
lateral. Si nous admettons que l’orifice génital male soit percé sur le 
somite X, nous pouvons dire dès maintenant que cette disposition s’ob- 
serve avec la plus grande régularité sur les somites VI à XXIII inclu- 
sivement (fig. 5 et 6, B). 

On ne voit pas trace de tubercules ou de papilles à la face ventrale; 
en revanche, la face dorsale présente un grand nombre de tubercules 


Fig. 5. — Schéma de l’extrémité antérieure d’Haementeria Ghilianii. 


totalement décolorés et correspondant aux tubercules crénelés de Lang. 
Il est impossible de distinguer les tubercules segmentaires qui, en raison 
de leur disposition suivant six lignes longitudinales et de leur répéti- 
tion métamérique sur le premier anneau de chaque somite, doivent 
étre envisagés comme de véritables tubercules sensoriels ; l’analogie avec 
les Glossiphonia nous autorise à affirmer que ce sont eux, en effet, qui 
portent les papilles segmentaires. Ainsi se trouve démontré que l’anneau 
qui reste indivis à la face ventrale est bien réellement le premier an- 
neau du somite. Cette interprétation résulte d’autre part de ce que ce 
méme anneau porte toujours le ganglion nerveux et les pores néphridiaux, 

Les petits tubercules crénelés sont disposés en double rangée trans- 
versale dans la zone moyenne des anneaux 2 et 3 de chaque somite; 
ils se disposent sur trois, et méme parfois sur quatre rangs dans les 
zones latérales. Telle est la disposition que Lang a décrite, mais cet 
observateur n’a point remarqué que le premier anneau de chaque so- 
mite n'a qu'une seule rangée de petits tubercules crénelés, qui se dé- 
double simplement dans la région marginale. En tenant compte de ce 
caractère différentiel, on peut donc reconnaître par la face dorsale ceux 


pan |. nd 


des anneaux qui restent simples ou au contraire se dédoublent à la face 
ventrale. 

Nous avons distingué déjà quatre somites normaux en avant du somite 
X, qui porte l’orifice génital mAle, à savoir les somites VI à IX (fig. 5). 
La partie du corps située en avant du somite VI est constituée par 
trois anneaux préoculaires, hors série (et non par quatre, comme Lang 
tend à l’admettre), puis par douze anneaux parmi lesquels on discerne 
la limite de trois somites. 

Les deux somites reconnus par Lang à la partie postérieure de la 
région céphalique et le somite reconnu à la partie postérieure de la 
ventouse correspondent respectivement aux somites III, IV et V. Restent. 
donc trois anneaux, représentant les somites I et II, en outre de trois 
anneaux préoculaires. 

Cela étant acquis, passons maintenant à la description méthodique 
de l'Haementeria Ghilianti : 

La ventouse antérieure a la forme d’une dépresion ovalaire, à grand 
axe transversal, creusée à l’extrémité de la face ventrale. Elle est dé- 
primée, mais sans atteindre une profondeur appréciable, et est marquée 
de trois sillons transversaux, sensiblement concentriques à sa lèvre pos- 
térieure et dépourvus de toute relation avec les anneaux véritables. La 
lèvre antérieure se prolonge vers la concavité de la ventouse en un lobe 
triangulaire, au sommet duquel est percé l’orifice buccal et sur lequel 
on distingue les limites des trois anneaux préoculaires. Ce lobe n’est 
d’ailleurs autre chose que l’extrémité de la face dorsale infléchie et 
prolongée vers la face ventrale. Il résulte de cette disposition que, quand 
on examine l’animal par la face dorsale, l’anneau oculifère occupe 
l’Pextrémité antérieure et semble étre le premier anneau du corps. 


Suivant la convention adoptée dans nos publications précédentes, nous 
donnerons le numéro 1 à l’anneau oculifère. On constate ainsi que les 
anneaux 1 à 7 occupent la face supérieure de la ventouse; ils corres- 
pondent, comme nous l’avons dit, aux somites I à III et au premier 
anneau du somite IV. Par comparaison avec l’Haementeria officinalis, 
décrite plus loin, et avec plusieurs P/acobdella, nous considérons le 
somite I comme constitué par un seul anneau et le somite II comme 
formé par deux anneaux; le somite III comprend déjà trois anneaux. 

L’anneau 8, ou deuxième anneau du somite IV, contourne le bord la- 
téral et gagne de chaque còté la face ventrale, mais il ne tarde pas 
à disparaître, serré entre la lèvre postérieure de la ventouse et YVan- 
neau 9 ou troisième anneau du somite IV. Ce dernier anneau est complet, 
aussi bien à la face ventrale qu’à la face dorsale, et tous les anneaux 
suivants se comportent de méme. 

Les anneaux 10, 11 et 12 constituent le somite V; l'anneau 11 ne 


BET 1 gui 


présente aucune trace de dédoublement, à la face ventrale, mais l’anneau 
12 présente déjà une tendance au dédoublement, accusée par un sillon 
transversal qui naît au voisinage du bord latéral et s’efface après un 
court trajet, longtemps avant d’avoir atteint la ligne médiane. Sur le 
somite VI, les anneaux 14 et 15 sont entièrement dédoublés à la face 
ventrale, et il en est de méme pour les deuxième et troisième anneaux 
des somites suivants; le dédoublement se poursuit ainsi régulièrement 
jusque sur l’anneau 65 ou deuxième et dernier anneau du somite XXIII, 

A l’extrémité postérieure (fig. 6), la ventouse remonte jusque sous 


Fig. 6. — Schéma de l’extrémité postérieure d’Haementeria 
Ghilianii, de grandeur naturelle. 


l’anneau 63 ou dernier anneau du somite XXII. Les somites XXI et XXII 
sont constitués normalement, comme le prouve le dédoublement régulier 
de leurs deux derniers anneaux; ils représentent les anneaux 58 à 63. 

Nous serions tentés de considérer aussi le somite XXIII comme formé 
de trois anneaux normaux, mais Lang dit expréssement avoir reconnu 
que l’anneau 66, bien que dédoublé à la face ventrale, porte des tuber- 
cules segmentaires à la face dorsale. Nous admettons comme exacte 
cette observation, que nous n’avons pu vérifier sur l’exemplaire étudié 
par nous. 

Nous attribuons donc au somite XXIII les deux anneaux 64 et 65, au 
somite XXIV les deux anneax 66 et 67, au somite XXV les deux an» 
neaux 68 et 69, au somite XXVI et dernier l’auneau 70. Lang consi. 
«dère comme un anneau distinct la partie post-anale; il nous a semblé 
plutòt que l’anus s’ouvrait sur le milieu d’un seul et unique anneau, 

L’orifice génital màle est percé entre les anneaux 26 et 27; le pénis 
sort légèrement et les téguments se sont soulevés autour de lui en une 
sorte de manchon long de 3 mm. et large de 4 à 5 mm. L'’orifice fe- 
melle, que F. De Filippi n’avait pas su voir, est percé entre les anneaux 
28 et 29. Il convient de remarquer que la position des pores génitaux 


— 160 — 


semble présenter une très grande fixité chez les Zaementeria et les Pla- 
cobdella; chez toutes les espèces que nous avons examinées jusqu’à 
présent, l’orifice male est situé entre les anneaux 2 et 3 du somite X, 
l’orifice femelle entre les anneaux 1 et 2 du somite XI. 

Les pores néphridiaux débouchent à la face ventrale du premier 
anneau des somites; ils sont plus rapprochés de la ligne médiane que du 
bord latéral. La première paire se voit sur l’anneau 16, du somite VII; 
la 17° et dernière paire se voit sur l’anneau 64, du somite XXIII. Ils 
existent sur l’anneau 28, du somite XI, où Lang ne les a pu reconnus. 

Les vastes caecums gastriques indiqués par F. De Filippi sont au 
nombre de 10 paires. La première paire est développée dans le somite 
XII; les paires suivantes occupent chacune un somite, jusqu'au somite 
XXI inclusivement. 


8. — Haementeria officinalis F. De Filippi, 1849. 


SYNONYMIE: Haementeria mexicana F. De Filippi, 1849. 
Glossiphonta granulosa Jimenez (10), 1865. 
ICONOGRAPHIE. — Jimenez (10), pl. I. 
HIsTORIQUE. — De Filippi (5) admet l’existence de deux espèces 
distinctes d’ Haementeria au Mexique; il en donne la diagnose suivante: 

HAEM. OFFICINALIS De Fil. 

« Brunneo-rufescens; dorso verrucoso; gangliis pigmento nigro 
involutis. Ocellis 2. Long. 0 m. O7. 

« Hab. Mexico ». 

HAEM. MEXICANA De Fil. 

« Brunneo-virescens. Involucro gangliorum incolori. Caeteris cum 
antecedenti confert. 

« Hab. Mexico ». 

De Filippi donne sur ces Hirudinées d’intéressants détails, que nous 
croyons utile de reproduire ici: 

« La bocca non si apre nella ventosa anteriore, ma al margine supe- 
riore di essa; e la dissezione anatomica riscontra anche in queste san- 
guisughe messicane que’ caratteri che distinguono le Ementerie dalle 
Clepsine: e particolarmente il grande sviluppo delle ghiandole salivari, 
e due nervi per lato, procedenti da ogni ganglio. Perfino la stessa ma- 
teria rossa granulare che trovai riempire le sacche intestinali della. 
Haem. Ghilianii, distendeva parimenti quelle di molte fra queste san- 
guisughe messicane. Il sig. ETTORE CRAVERI, di Bra, che le recò da 
quella contrada insieme ad una ricchissima collezione d’altri oggetti 
naturali, mi diede intorno ad esse i seguenti ragguagli. Vivono in gran 
copia nelle lagune prossime alla città stessa di Messico, dove trovano 
un potente nemico naturale in una specie di Ibis assai affine all’ I. fa4 
cînellus, che le mangia. Esse adoperansi colà ad uso medico, ed hanno 


— I 


ormai fatto cessare del tutto l’importazione di sanguisughe d’Europa. 
ll signor Craveri ne provò egli medesimo gli effetti, poichè ne ebbe 
applicate un gran numero alla regione epigastrica; e riconobbe egli pure 
la proprietà, che le renderebbe in certi casi preferibili alle sanguisughe 
comuni, di non lasciar cicatrice di sorta. Gli esemplari ch’io potei 
avere dalla di lui cortesia furono prese colle sue mani dal vaso in una 
bottega di un barbiere-chirurgo. 

« Adunque ciò che era prima una supposizione è divenuto quasi una 
realtà; poichè assai probabilmente questo servigio che rendono le emen- 
terie messicane, è reso pure dalle altre specie del genere, al quale io 
credo appartenere anche la Clepsina recata dalla Crimea dal sig. Koch 
(Cz. costata F. Mull.). 

« Questa cognizione può riescire di molta utilità, atteso l’inconcepibile 
scialacquo che si è fatto delle comuni sanguisughe medicinali, tanto da 
impoverirne del tutto le località che da prima ne abbondavano, e da 
renderle quasi d’impossibile acquisto al povero, perfino ne’ paesi dove 
questa merce ha il minor valore. È bene che si pensi una volta ad usare, 
ma non consumare, questi preziosi animali, e del tutto cada l'antico 
pregiudizio per cui si gettano come un caput mortuum, dopo che hanno 
succiato una volta. Contemporaneamente però sarebbe da promuoversi 
l’introduzione di specie esotiche. Io credo che le sanguisughe del Messico 
possano benissimo vivere e propagarsi fra noi, con qualche vantaggio 
sulla comune sanguisuga medicinale, quale appunto quello di non lasciar 
cicatrice, e della puntura meno dolorosa. 

« Lo strumento di questa puntura non può essere che la sottile lingua 
muscolare e tubulosa e la forte suzione aiutata molto dalla ventosa an- 
teriore da cui va distinta la bocca. Nulla ho trovato in questa, nè di 
lapideo nè di cartilagineo. 

« Una dozzina di queste sanguisughe portatemi dal sig. CRAVERI 
appartengono a due specie assai affini, ma distinte per caratteri sicuri, 
come si vedrà più sotto, dal loro confronto. La loro statura è pari a 
quella delle comuni sanguisughe. Se anche l’Haem. Ghilianti può rivol- 
gersi ad uso medico, come l’analogia permette di credere, la mole enorme 
di questa la renderebbe, almeno in certi casi, preferibile a tutte le altre 
specie. Due soli individui varrebbero come dieci sanguisughe comuni. 

« Su tale opportunità ho rinnovato l’esame anatomico di questo genere 
di Anellidi. Mentre mi propongo di esporre in altro lavoro le cose os- 
servate, bisogna che rettifichi la frase diagnostica del genere quale è 
pubblicata nella mia Memoria sovracitata. La lingua, o se vuol prefe- 
rirsi invece quest’altro nome, la proboscide, può essere mandata fuori 
e ritirata come quella delle Clepsine; è però molto più esile e robusta. 
Così del pari v’ha, come nelle Clepsine, un’apertura apposita per l’or- 
gano femmineo, due o tre segmenti più sotto l'apertura maschile. La 


di qa 


verruca in cui quest’ultima si trova, manca nelle due specie messicane: 
è quindi un carattere proprio soltanto della specie del Parà. » 


On doit également à Lauro Maria Jimenez (10) une intéressante étude 
sur cette espèce, qui abonde aux environs de Mexico et qui y est em- 
ployée aux usages médicaux, à l’exclusion de toute autre. Voici la-de- 
scription qu’il en donne: 

« Presenta un cuerpo bastante aguzado en su parte anterior, aplanado, 
de color moreno oscuro, tirando algo al verde y manchado con puntitos 
negros. Toda la superficie es generalmente granulosa; pero se advierten 
dos clases de granos; unos muy pequenos, poco perceptibles, mas oscuros, 
casì negros, repartidos irregularmente y con abundancia; y los otros 
de mayor tamalo, mas escasos, muy separados, formando cinco series 
rectilineas longitudinales, que se veen como hialinos con el lente y como 
una mancha blanquizca al 0jo desnudo: parecen rodeados de una au- 
reola negra porque descansan sobre los puntos de mayor tamanio, que 
manchan la superficie y que se encuentran en las mismas series. 
De éstas una es mediana y cuatro laterales. Los màrgenes son frange- 
ados, morenos y manchados con lineas negras. La ventosa posterior, con 
su forma comun, es radiada en su periferia. La anterior, de figura 
eliptica, lleva en su fondo una abertura por donde el animal hace salir 
una trompa, conica, exsértil, formada por una vaina membranosa que 
encierra un estilete: sobre las paredes de esta vaina se advierten 
fibras longitudinales y anulares que parecen ser de naturaleza muscular. 
Es una trompa que se continua con un esofago largo que va à termi- 
narse à un estomago, provisto de apéndices cecales. En la parte anterior y 
superior de la misma estremidad cefàlica, casì sobre su borde, estàn dos 
puntos oculares, tan cerca el uno del otro, que parecen formar uno solo. 

« Esta especie la recogen comunmente en el pueblo de Mexicalcingo, 
pero la hay tambien en el mayor numero de los canales del Valle (de 
México). » 

Un'des faits les plus curieux de l’histoire de l’Haementeria offici- 
natis consiste en ce que la piqùre de cette Hirudinée déterminie fré- 
quemment des accidents inflammatoires, de l’urticaire et divers autres 
phénomènes morbides. Dès 1844, Miguel Jimenez attirait sur eux l’at- 
tention, dans une lecture faite devant la Sociedad filoiàtrica; depuis lors, 
ces accidents on été observés aussì par G. Mendoza et A. Herrera (12), 
puis par Lauro Maria Jimenez (10, 11). Les publications auxquelles 
nous faisons allusion sont à peine connues en dehors du Mexique (1); 


(1) Nous en devons un exemplaire è la courtoisie des professeurs R. Aguilar 
et A. L. Herrera, de Mexico, auxquels nous adressons tous nos remerciements. 


— = 


elles présentent pourtant un réel intérét au point de vue de la zoo- 
logie médicale; aussi croyons-nous utile d’entrer dans quelques détails 
à leur propos. 

Voiei la description de Miguel Jimenez: 

« Lo primero que siente el enfermo es una sensacion de adormeci- 
miento ù hormigueo en los brazos è piernas, que se generaliza con ra- 
pidez y se accompalia muy luego de un picoteo y comezon incomodi- 
simos. Examinando la piel, se advierten las mas veces muchas ronchas 
discretas ò confluentes, pequenas y arredondadas, en forma de papulas 
6 grandes hasta el tamano de una peseta é irregulares, de un color 
blanco mate, 6 lo que es mas comun, de un rojo escarlata que se aviva 
conforme se les rasca; en una palabra, idénticas & la urticaria. 

« El enfermo entra en una agitacion proporcionada à su susceptibi- 
lidad : la care se le enciende, le zumban los oidos, el pulso se acelera 
y ordinariamente se hace mas pequeno, la lengua se entorpece y la 
articulacion se dificulta; hay vértigos y deslumbramientos, alguna vez 
nàuseas y vOmitos, y el enfermo cae, segun he sabido, de los casos que 
antes aludi (dos de muerte) con todos los sintomas de una apoplegia 
fulminante. Otras veces toman estos mismos sintomas al caràcter de una 
fuerte lipotimia, con ansiedad precordial y epigastrica, latidos en la ùl- 
tima region, desfallecimiento, sudor frio general, estrema contradiccion 
en el pulso y palidez en toda la piel. Hay ocasiones en que la congestion 
cerebral sigue inmediatamente al picoteo y comezon del cùtis, sin que 
en éste se observe la eflorecencia; otras en que el hervor de sangre, 
como vulgarmente se llama, es decir la comezon y las ronchas son la 
Unica cosa que se observa; pero en la generalidad de Ios casos todos 
estos fenòmenos se enlazan y se suceden con tal rapidez, que ponen èà 
uno en angustia. » 

A quelle cause attribuer ces Heardensa Miguel Jimenez envisage suc- 
cessivement sept hypothèses, sans conclure en faveur d’aucune. 

Mendoza et Herrera comparent la piqùre de l’Haementeria à celle 
du Moustique et admettent que, dans l’un et l’autre cas, l’animal in- 
troduit dans la plaie une sorte de salive venimeuse. Ils remarquent 
d’ailleurs que l’Hirudinée n’est venimeuse que lorsqu’elle est conservée 
dans des eaux croupissantes ou quand elle provient directement des 
marécages; chez les barbiers qui la vendent, elle a de l’eau limpide, 
fréquemment renouvelée, et sa nuisance disparait bientòt. 

Lauro Maria Jimenez (10) se range è l’avis exprimé par Mendoza 
et Herrera; il croit aussi à l’action d’un liquide sécreté par un appareil 
glandulaire spécial. Il y a, dit-il, des personnes qui n’ont jamais éprouvé 
les accidents rapportés plus haut, quelle que soit la fréquence avec la- 
quelle on leur ait appliqué des Sangsues; il en est d'autres, au contraire, 
qui n’ont pas échappé une seule fois aux accidents consécutifs à la pi- 


SR 


qùre. Ces accidents n’apparaissent donc que chez des individus jouissant 
d'une prédisposition particulière. 

Dans une note ultérieure (11), L. M. Jimenez rejette l’opinion pré- 
cédente, pourtant assez plausible, et admet que l’Haementeria devient 
venimeuse au moment de la reproduction. Il base cette croyance sur 
l’observation d’une personne atteinte d’urticaire et d’autres accidents, 
après l’application de Sangsues dont quelques-unes portaient des petits 


sous le ventre. Nous ne croyons pas devoir nous attarder à critiquer 
cette doctrine. 


DESCRIPTION. — Le Musée de Turin posséde, sous le nom d’Haemen- 
terîa mexicana, deux lots d’Hirudinées: d’une part, 12 exemplaires 
dont le plus grand mesure 55 mm. de longueur sur 1'7 mm. de largeur 
maximum; d’autre part, 11 exemplaires dont le plus grand est long de 
78 mm. et large de 21 mm. 

J'ai pu en outre étudier un grand nombre d’autres Haementeria, qui 
font partie de ma collection et qui, comme les précédents, proviennent 
tous du Mexique: 

16 exemplaires de Queretaro, recus en 1865 par M. le professeur 
L. Vaillant, qui a bien voulu me les remettre; 

94 exemplaires des environs de Mexico, recus en 1889 de M. J. Ra- 
mirez, professeur au Musée national de Mexico. Le plus grand exem- 
plaire est long de '75 mm. et large de 13 mm. M. Ramirez m’assure que 
cette espèce sert aux usages médicaux; 

76 exemplaires des environs de Mexico, recus en janvier 1893 de 
M. A. L. Herrera, aide-naturaliste au Musée de Mexico. Le plus grand 
exemplaire est long de 62 mm. et large de 15 mm. Ces animaux me sont 
parvenus sans avoir été changés d’alcool; ils avaient abandonné à celui-ci 
un pigment vert, rappelant les solutions alcooliques de chlorophylle, 
mais ne présentant au spectroscope aucune bande d’absorption, si ce 
n'est que le rouge est légèrement entamé sur son bord. Cette solution 
alcoolique teint le papier, mais celui-ci se décolore à la lumière au 
bout de quelques jours. 

Au total, j'ai donc examiné 209 Haementeria provenant du Mexique, 
et je n’ai trouvé parmi elles qu@Pune seule et: méme espèce. Je crois 
étre autorisé à conclure que les deux espèces admises par F. De Filippi 
se réduisent à une seule qui, pour des raisons de priorité, doit porter 
le nom d'Haementeria officinalis. 

L’animal varie notablement de forme, suivant qu’il s’allonge ou se 
contracte: dans le premier cas, il ressemble à une Z4rudo; dans le 
second cas, il garde l’aspect général des G/ossiphonia. Malgré la grande 
différence de taille, il a la plus grande ressemblance avec Haementeria 
Ghilianti, en ce qui concerne la métamérisation. 


fl 


La présence de papilles bien apparentes, sur un bon nombre des 
exemplaires que nous avons étudiés, nous permet d’indiquer avec pré- 
cision la limite des somites, aussi bien pour l’extrémité antérieure que 
pour la postérieure. 

On compte d’abord deux anneaux préoculaires (fig. 7). Le somite I 
comprend un seul anneau, qui porte les yeux. Le somite II comprend 


- 
- 


A i 
Fig. 7 — Schéma de l’extrémité antérieure d’Haementeria officinalis, grossie. 


les anneaux 2 et 3. Les somites III à XXII sont formés chacun de trois 
anneaux. 

Les trois premiers somites entrent dans la constitution de la ventouse 
antérieure. Celle-ci est bordée en arrière par une lèvre dans la con- 
stitution de laquelle entrent les anneaux "7 et 8, qui restent distincts 
dans les parties latérales, mais se fusionnent dans la région moyenne 
de la face ventrale; il va sans dire que ces mémes anneaux restent 
distincts à la face dorsale. 

L’anneau 12 ou dernier anneau du somite V se dédouble dejà dans 
les parties latérales de sa face ventrale, mais reste encore indivis 
dans la partie moyenne. Ce dédoublement est complet et se répète avec 
la plus grande régularité sur les deuxième et troisiome anneaux de 
chaque somite, du somite VI au somite XXII inclusivement. 

A l’extrémité postérieure (fig. 8), les papilles segmentaires se voient 
très nettement sur les anneaux 61, 64, 66, 68 et 70: les quatre derniers 
somites ont donc chacun deux anneaux; le deuxième anneau des somites 


ria 


XXIII, XXIV et XXV est très étroit. L’anus s’ouvre entre les anneaux 
70 et871. 
La ventouse postérieure est circulaire; elle présente à sa face dorsale 


N È 
RL 


S 


Fig. 8 — Schéma de l’extrémité postérieure d’ Haementeria officinalis, grossie. 


quatre rangées concentriques et rayonnantes de tubercules semblables 
à ceux qui portent les papilles segmentaires. Par sa face ventrale, elle 
est rayonnée et remonte jusque sous le deuxième anneau de somite XXII. 

Les pores sexuels occupent la méme situation que chez Haementeria 
Ghitianii; l’orifice màle, qui s’ouvre entre les anneaux 26 et 27, est 
une simple fente; l’orifice femelle débouche entre les anneaux 23 et 29. 
Les pores néphridiaux sont également disposés de la méme manière que 
chez la grande espèce du Brésil. 

Comme cette dernière, l’Haementeria officinalis est également très 
verruqueuse. On peut distinguer trois catégories de tubercules ou de 
verrues (fig. 9): 


o 90 0 © 00 0 0 0 0° 
9 90 00 0000 00 0 


09 09-0- o-00000 


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© o 5 e 0 6 o 0 o 0 oo , 
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so-0o da 0 e soa Di 090 O 
Ì 


Fig. 9 — Schéma indiquant la disposition des papilles et des tubercules 
à la face dorsale d’ Haementeria officinalis. 


1° Des tubercules portant les papilles segmentaires; ils ont la di- 
sposition générale caractéristique des Glossiphonides; ils ont été repré- 
sentés seuls dans les figures '7 et 8, et sont indiqués sur la figure 9 par 
de gros cercles ombrés. 


na 


2° Des tubercules de moyenne taille qui sont en série linéaire avec 
les précédents, notamment dans la rangée intermédiaire. Une verrue 
toute semblable se voit sur la ligne médio-dorsale de la plupart des an- 
neaux, surtout dans la région postérieure du corps; quand elle ne se 
répète pas réguliérement sur tous les anneaux, on la voit du moins 
persister sur le dernier anneau de chaque somite (fig. 8, A). 

3° Des tubercules de petite taille, qui sont repandus sur toute la 
face dorsale de chacun des anneaux du corps, sans grande régularité. 
Entre la rangée des papilles intermédiaires et le bord latéral de l’an- 
neau, ces tubercules se disposent plus ou moins nettement sur un seul 
rang et sont d’une taille un peu plus grande. Sur le reste de l’anneau, 
ils se disposent en deux rangées transversales, séparées l’une de l’autre 
par un sillon peu profond, qui s’étend dans l’intervalle des gros tuber- 
cules segmentaires. 

Aucune de ces trois sortes de tubercules ne présente l’aspect crénelé 
qui s’observe sur les tubercules non segmentaires d’ Haementeria Ghi- 
Ziamnii. 

M. le professeur A. L. Herrera m’écrit que, malgré les accidents aux- 
quels elle donne lieu, l’Haementeria officinalis est encore actuellement 
la seule espèce dont il soit fait usage dans la ville de Mexico; les 
barbiers en font l’élevage et l’appliquent après ordonnance du médecin. 

M. le D" A. Dugès, consul de France à Guanajuato, l’a vue employer 
aussi à Guadalajara; quand elle a làché prise, on la coupe en deux 
pour évaluer la quantité de sang qu'elle a sucée. 


1. Glossiphonia tessellata (0. F. Muller), 1774. 


SYNONYMIE: C/epsiîine orientalis F. De Filippi, 1865. 
? CI. Leuckarti F. De Filippi, 1865. 


Trois grands exemplaires, du lac Goktsha, en Géorgie; ils ont été 
recueillis par F. De Filippi (4), qui en donne la description suivante: 

« Affine alla complanata, ma di dimensioni sensibilmente maggiori, 
di corpo più molle, di colore molto più verde. » 

Ces animaux sont entièrement décolorés; le plus grand est long de 
20 mm. et large de 9 mm. Leur attribution à l’espèce G/ossiphonia 
tessellata n'est pas douteuse, malgré leur médiocre état de conservation. 
Il est probable que les petites Hirudinées à huit yeux recueillies par De 
Filippi dans le lac Goktsha et désignées par lui sous le nom de Clepsine 
Leuckarti, ne sont que des jeunes de cette méme espèce; nous n’en 
avons trouvé aucune trace au Musée de Turin. 

L’extrémité antérieure du corps répond entièrement aux descriptions 
que j'ai données précédemment (14, 15). Un sillon bien marqué, 
passant entre les anneaux 10 et 11, sépare la téte du corps. Celui-ci 


n Pf 


s’élargit d’ailleurs assez brusquement; sur toute sa longueur, les anneaux 
sont divisés par groupes de trois, à l’aide de sillons passant entre les 
anneaux 2 et 3 de chaque somite; cette pseudo-segmentation est mieux 
marquée à la face ventrale qu’à la face dorsale, mais est pourtant ap- 
parente aussi sur cette dernière. Le somite XXVI et dernier a deux 
anneaux, ce qui donne un total de 73 anneaux. 


HIRUDINIDES. 


10. KXerobdella Lecomtei G. von Frauenfeld, 1868. 


Un spécimen provenant des monts Karawanken (Carinthie), par une 
altitude de 1800 mètres; donné au Musée en 1892 par M.le D" E. von 
Marenzeller. 

Il est intéressant de noter la présence de la Xérobdelle par une alti- 
tude aussi considérable; M. von Marenzeller m’assure méme qu'on la 
trouve jusqu’au voisinage des neiges éternelles. Cela permet de supposer 
qu'on la rencontrera quelque jour dans le massif occidental des Alpes. 

Aux documents bibliographiques signalés dans notre étude morpholo- 
gique de la Xérobdelle (16), on doit en ajouter encore un autre (1'7), 
dont nous devons l’indication à M. le professeur L. von Graff. 

«M. L. von Graff m’annonce que son assistant, M. le D" Bòhmig, est. 
en train de faire l’étude anatomique et histologique de la Xérobdelle. 
Je me félicite d’avoir attiré son attention sur cette Hirudinée, qui est. 
sans contredit au nombre des plus grandes curiosités de la faune euro- 
péenne. 


11. Hirudo troctina Johnson, 1816. 


Trois exemplaires de grande taille, recueillis en Sardaigne par F. De 
Filippi. C'est la première fois, à notre connaissance, que cette espèce 
est signalée d’une facon certaine hors du nord de l’Afrique. Il nous 
semble très peu probable qu'il s'agisse là d’exemplaires résultants de 
l’introduction à une époque antérieure et de la multiplication d’individus 
importés d’Algérie ou de Tunisie. On doit donc penser que cette méme 
espèce habite aussi la Sicile et méme le sud de l’Italie continentale. 

Deux exemplaires ont été étudiés particulièrement: 

Chez le premier, les pores néphridiaux débouchent sur le dernier 
anneau de chaque somite, et non dans les sillons séparant les somites. 
L’anneau 96, ou dernier anneau du somite XXIII, est dédoublé à la face 
ventrale; le somite XXIV comprend trois anneaux ; les somites XXV 
et XXVI ont chacun deux anneaux. L’anus s’ouvre derrière l’anneau 
102, c’est-à-dire entre les deux anneaux du somite XXVI et dernier. 


_ I° 


Chez le second, l’anneau 96 est entièrement dédoublé aux faces dor- 
sale et ventrale: le somite XXIII tend donc à présenter quatre anneaux. 
Le somite XXIV comprend encore trois anneaux, le dernier étant ca- 
ractériséè par ce qu'il porte à la face dorsale les taches vertes spéciales 
à l’espèee. Le somite XXV a deux anneaux, mais le somite XXVI n’en 
a plus qu’un, en avant duquel s’ouvre l’anus. Il n'y a que 102 anneaux 
au total. 


12. Haemopis sanguisuga (Bergmann), 1757. 


SYNONYMIE: Hoemopîs vorax Moquin-Tandon, 1827, var. è, fig. 5, 
h, j (nec var. 68 et y, fig. 5, a, db, f, 9) 
Hirudo sanguisuga Carena, 1820 (pl. XI, fig. 7). 
Aulastoma guto Moquin-Tandon, 1846. 
Aulostomum gulo Polonio, 1863. 
Au. italicum Polonio, 1863. 
Haemopîs sanguisorba Polonio, 1863 (partim). 


Le Musée possède onze lots de cette Hirudinée, dont neuf provenant 

du Piémont: 

1° Un exemplaire de Sant'Ambrogio, près Suse. 

2° Deux exemplaires de Vanchiglia, faubourg de Turin. 

3° Deux exemplaires de Gassino, environ à 13 kilomètres au nord- 
est de Turin, recueillis par Baraldi, le 10 avril 1885. 

4° Deux exemplaires de Gattinara, province de Novara, environ à 
35 kilomètres au nord de Vercelli (haut Piémont). 

5° Quatre exemplaires de Brandizzo, environ à 18 kilomètres au 
nord de Turin, recueillis par Baraldi en 1884. 

6° Sept exemplaires de Tesoriera, près Turin. 

7° Sept exemplaires de Casalgrasso, près Turin, recueillis par Ba- 
raldi, le 24 avril 1885. 

8° Onze exemplaires de Stupinigi, environ à 10 kilomètres au sud 
de Turin. Les pores génitaux présentent des variations qui méritent 
d’étre notées: cinq individus sont conformes au type, c’est-à-dire que 
l’orifice màle est percé entre les anneaux 30 et 31, et l’orifice femelle 
entre les anneaux 35 et 36. Quatre autres individus ont la vulve dans 
la situation normale, tandis que l’orifice màle s’ouvre sur le milieu de 
l’anneau 81. Les deux derniers exemplaires ont l’orifice male sur l’an- 
neau 31 et l’orifice femelle sur l’anneau 36. 

9° Deux exemplaires de taille moyenne, recueillis par Moller, en 
1890, dans la Serra do Gerez, sur la frontière septentrionale du Portugal, 
un peu au-dessous du 41° degré de latitude nord et environ par 10° 20' 
de longitude ouest. L’un des deux exemplaires avait le corps bordé de 
chaque còté par une bande jaune. A notre connaissance, c'est la pre- 


lac MS® illa 


mière fois que cette espèce est signalée d’une facon positive dans la 
péninsule ibérique. 

10° Trois exemplaires d’Erivan, en Transcaucasie. L’anus s’ouvre 
derrière l’anneau 101; l’anneau 102 est très petit et représenté seu- 
lement par deux rudiments latéraux. Les maAchoires sont petites et sont 
armées de dents grosses et peu nombreuses. 

11° Onze exemplaires recueillis par F. De Filippi dans le lac Goktsha, 
en Transcaucasie, environ par 40° de latitude nord et 43° de longitude 
est. Les machoires portent 19 grosses dents; les plis cesophagiens sont. 
tels que Moquin-Tandon les a décrits et fisurés. La constitution méta- 
mérique du corps est, d’une facon générale, la méme que chez les spé- 
cimens de l’Europe occidentale. Pourtant, chez deux exemplaires qui 
font maintenant partie de ma collection et qui ont été examinés avec 
une attention particulière, on constate de petites variations individuelles 
que les figures 10 et 11 indiquent suffisamment. La vulve occupe sa 
situation normale, entre les anneaux 35 et 36. L’orifice male est percé 
sur l’anneau 30 chez un individu (fig. 10), sur l’anneau 31 chez l’autre 


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lettesssa d's0 
XI PA mene 
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A5.- XI Foricnsm 
ausili, enna Pi 
iena Sri 
XIV fi 
Fonti Ml cla 
dat” XV [sstista 
XXVI C 
A B 


Fig. 10 — Haemopiîs sanguisuga du lac Goktsha. 
A, extrémité postérieure vue par Ia face dorsale; B, la méme, vue par la face 
ventrale; C, position des orifices sexuels. 


Fig. 11 — Autre Haemopis sanguisuga du lac Goktsha. 
A, extrémité postérieure vue par la face dorsale; B, position des orifices 
sexuels. 


ii = 


individu (fig. 11); il est probable qu’il occupe aussi sa situation normale, 
entre les anneaux 30 et 31, sur quelques-uns des neuf exemplaires 
restant au Musée. Ces animaux sont totalement décolorés; sur l’un d’eux, 
on voit encore vaguement la trace d’une largo Pando: médio- dome, 
bordée de macules noires. 


13. Limnatis nilotiea (Savigny), 1820. 


SYNONYMIE: Bdella nilotica Savigny, 1820. 
Limnatis nilotica Moquin-Tandon, 1826 et 1846. 
Homopîs vorax Moquin-Tandon, 1826 (partim: pl. IV, 
fig Bb; 0a; de 7): 
Haemopis sanguisuga Moquin-Tandon, 1846 (nec Hi 
rudo sanguisuga Bergmann, 1757). 


Le Musée possède deux lots de cette Hirudinée, dont la synonymie 
ci-dessus, bien que très résumée, indique les vicissitudes. 

Un spécimen de Tunisie, donné au Musée par le D" E. Festa, en 1892. 

Sept exemplaires de Tiflis, presque entièrement décolorés. Le clitellum 
comprend les anneaux 25 à 39: il intéresse le somite IX, dont il laisse 
en dehors le premier anneau, les somites X et XI et méme le somite 
XII, dont il comprend le premier anneau. Sur un individu qui fait 
maintenant partie de ma collection, on devine encore la bande latérale 
orangée; on constate en outre quelques particularités de l’annulation 
qui méritent d'étre signalées. Les anneaux 7 et 8, bien distincts à la 
face dorsale, se fusionnent incomplétement à la face dorsale. Les an- 
neaux 95 et 96 sont assez nettement dédoublés aux faces dorsale et 
ventrale, en sorte que le somite XXIII manifeste une tendance à posséder 
cinq anneaux. Les anneaux 99, du somite XXV, et 101, du somite XXVI, 
sont également dédoublés en partie. L’anus s’ouvre derrière l’annneau 
101 et dernier. 

La Limnatis nilotica n’avait pas encore été signalée en Transcau- 
casie, ni méme au-delà de Chabin-Karahissar, ville d’Arménie située 
environ par 36° de longitude est et 40° de latitude nord (18). Nous 
pouvons indiquer dès maintenant que cette espèce semble occuper en 
Asie une aire de distribution considérable; le Musée zoologique de 
l’Académie des sciences de Saint-Pétersbourg en possède plusieurs exem- 
plaires recueillis dans le Turkestan par Severtzov, vers le 87° degré de 
longitude est et le 43° degré de latitude nord; trois exemplaires pro- 
viennent des monts Kara-tau, deux autres de Tshimkent. 


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Sous-genre Poecilobdella R. Blanchard, 1893. 


Nous désignons sous le nom de Paczlobdella d'élégantes Hirudinées 
d’eau douce qui ont les caractères généraux des Lîmmatis (lèvre supé- 
rieure creusée d’un sillon longitudinal, màchoires armées de dents nom- 
breuses et portant des papilles sensorielles), mais qui se distinguent 
entre toutes les Hirudinides par la répartition des taches noires qui ornent 
la face dorsale. Sans décrire ici les variations que peuvent subir ces 
taches et les bandes qui les accompagnent, nous donnerons simplement 
une diagnose qui s’applique à tous les cas. 

DIAGNOSE. — Dorsum a linea nigra, aut continua, aut interrupta, 
în medio ornatum ; linea îinterrupita tantummodo primum, secundum 
ultimumque annulum uniuscujusque somiti adornat. Tertius quar- 
tusque annuli prope mediam partem, secundus vero quintusque an- 
nuli prope marginem, utrinque quadrata macula nigra însigniti. 
Primus annulus istis macutlis caret. 

Le dos est orné en son milieu d’une ligne noire, continue ou inter- 
rompue; dans ce dernier cas, elle orne seulement le premier, le second 
et le dernier anneau de chaque somite. Le troisième et le quatrième 
anneaux près de la ligne médiane, le second et le cinquième près du 
bord, portent de chaque còté une tache noire quadrangulaire. Le premier 
anneau est dépourvu de ces taches. 

Au sous-genre Poectlobdella appartiennent les Hirudinées désignées 
jusqu’à présent sous les noms d’H?îrudo granulosa Savigny, H. macu- 
tosa Grube, H. maculata Baird, H. assimitis Baird, H. Belcheri Baird, 
H. Loweî Baird, Sanguîsuga hypochlora Wahlberg. La plupart de ces 
espèces sont purement nominales et se confondent avec Lîmnatis (Pae- 
cilobdelta) granutosa (Savigny), ainsi que nous avons pu nous en assurer. 
Toutes ces espèces sont originaires des régions indo-chinoise et indo- 
malaise. Nous y joignons une belle espèce de la Martinique, dont la 
présence aux Antilles constitue une réelle curiosité. 


14. Limnatis (Poccilobdella) gramulosa (Savigny), 1820. 
SYNONYMIE: Hirudo granulosa Savigny, 1820. 


Deux exemplaires de Java. 


Genre Limnobdella, novum genus. 


ETYMOLOGIE. — Aiuyvr, étang, lac; BdéXXa, sangsue. 


DIAGNOSE. — Corpus, oculi, porîique genitates disposîti ut in Hiru- 
dine. Somitus XXIIITtius e 5 annulis completis constat, vt în Macrobdella 


221 


et în Whitmania: a prima vero hoc differt quod giandultae copula- 
tionis deficiunt, ab altera quoa somitus VI!"s solummodo e 3 annulîs 
constat. Maxillae pauciîs, longis vero fortibusque dentibus armatae. 


Le corps, les yeux et les pores sexuels sont disposés comme chez 
Hirudo. Le somite XXIII est formé de cinq.anneaux complets, comme 
chez Macrobdella et Whitmania; mais il diffèere du premier par l’ab- 
sence des glandes copulatrices, et du second parce que le somite VI ne 
comprend que trois anneaux. Màchoires armées de dents peu nombreuses, 
mais longues et puissantes. 

En outre de l’espèce nouvelle que nous décrivons ci-dessous, ce nouveau 
genre comprend quelques espèces précédemment connues, telles qu’ Hi- 
rudo quinquestriata Schmarda, d’Australie. 


15. Limnobdella mexicana, nova species. 


Sous le nom d’Z7rudo lateralis Say, le Musée de Turin possède un 
grand nombre d’Hirudinées du Méxique réparties en deux lots: l’un 
comprend 24 exemplaires, dont 4 font actuellemement partie de ma col- 
lection; l’autre comprend 32 exemplaires, dont 5 figurent maintenant 
dans ma collection. Celles du premier lot proviennent de Tehuacan, dans 
le sud-est de l’Etat de Puebla (Mexique); elles sont entièrement déco- 
lorées. Celles du second lot, dont la provenance n’est pas indiquée, 
conservent encore une teinte grise uniforme; elles montrent en outre 
une large bande médio-dorsale de teinte plus sombre, de chaque còté 
de laquelle se voit à quelque distance une fine ligne sombre longitudi- 
nale; chacun des flancs est occupé par une bande claire, qu’'une zone 
sombre borde aussi bien au dos qu’au ventre. 

Par une heureuse coincidence, au moment méme ou j'écrivais ces 
pages j'ai recu deux exemplaires de cette méme espèce; je les dois à 
l’amabilité de M. Léon Diguet, qui les a recueillis lui-méme à Santa- 
Agueda, petit village voisin des mines de El Boleo (Basse Californie); 
pendant la vie, elles sont d’une teinte noire uniforme et se tiennent 
dans de petites mares alimentées par des sources souvent taries. L'e- 
xamen de ces deux nouveaux spécimens m’a été d’un grand secours et 
m’a permis d’élucider quelques points restés obscurs après l’étude des 
exemplaires du Musée de Turin. 

L’espèce que nous établissons ici diffère notablement de l’ Hirudo /a- 
teralis. Celle-ci, en effet, n’a que six yeux, d’après les descriptions de 
Say et de Verrill; ce dernier auteur la range dans le genre Nephetis, 
mais il n’est aucunement certain qu'il ait eu affaire à l’espèce envisagée 
par Say, espèce qui vit dans les Jacs Supérieur et Rainy, ainsi que dans 
la région voisine, à la limite des Etats-Unis et du Canada. 


—_ ai 


Limmnobdella mexicana présente une longueur de 55 mm., è l’état 
de contraction par l'alcool. A la face ventrale de quelques individus, 
le quatrième anneau de chaque somite est plus rétracté que les autres 
anneaux, d’ou résulte une série de dépressions transversales qui se re- 
produisent régulièérement de cinq en cinq anneaux. 

L'extrémité antérieure du corps est constituée comme chez Lîmnatis 
(fig. 12). La lèvre supérieure est creusée d’un sillon, d’ailleurs peu 


Fig. 12 — Schéma de l’organisation de Limnobdella mexicana. 
A, extrémité antérieure vue de profil; B, la méme vue par la face dorsale; 
Cc, extrémité postérieure vue par la face dorsale; D, anomalie du somite 
XXI, vu par la face ventrale. 


profond. La ventouse est bordée en arrière par une lèvre résultant de 
la fusion des anneaux 5 et 6. Un exemplaire ne nous a présenté que 
deux anneaux au somite IV; le troisième anneau s’était fusionné avec 
le premier anneau du somite V, comme l’indiquait la position des yeux 
sur le bord postérieur de ce méme anneau. 

A l’extrémité postérieure, le somite XXIII est formé de cinq anneaux 
distincts; les somites XXIV et XXV comprennent chacun deux anneaux. 
Le somite XXVI comprend tantòt deux anneaux et tantòt un seul, entier 
ou divisé en deux moitiés latérales ; l’une de ces dernières peut manquer. 
Il y a donc 103 ou 104 anneaux suivant les individus, L'anus est ter- 
minal; sa position varie suivant la constitution du somite XXVI. 

L’un des individus que nous avons examinés avait au somite XXI 
une anomalie représentée par la figure 12, C, D. 

Les màchoires sont petites et dépourvues de papilles sensorielles. Chez 
un méme individu, elles portent respectivement 40, 42 et 43 dents lon- 
gues et. pointues; un autre exemplaire en présente 43, 44 et 46; un 
autre encore 42, 43 et 45. 


rai 34 23 
NÉ PHÉLIDES. 


16. Nephelis octoculata (Bergmann), 1757, partim. 


Un exemplaire des environs de Turin, avec la mention: « d’une cou- 
leur vert-obscur uniforme ». Il est conforme à la description que nous 
avons donnée de cette espèce (19; fig. 13, A), sauf les corrections 
indiquées plus loin. 


Fig. 13 — Schéma montrant l’organisation du somite 
et la disposition des pores génitaux dans divers types de Néphélides. 
A, B, Nephelis octoculata ; C, D, Nephelis gallica; E, Nephelis tergestina. 


17. Nephelis gallica R. Blanchard, 1892. 


Quatre exemplaires de Valduggia (Valsesia, Piémont), répondant à la 
variété représentée par la figure 13, D. 

Jusqu’à présent cette espèce n’avait été signalée par nous (19) qu’à 
Cannes (Alpes-Maritimes); nous pouvons indiquer aussi sa présence à 
Amboise (Indre-et-Loire) dans des marécages, et dans l’étang de Noth, 
près la Souterraine (Creuse). 


INDEX BIBLIOGRAPHIQUE 


1. — K. M. DigsINa, Revision der Myzhelminthen Abtheilung 
Baellideen. Sitzungsber. der Wiener Akad. der Wiss., math.-naturw. 
Classe, XXXIII, p. 483, 1858. 

2. — K. KESSLER, Matériaua pour la connaissance du lac Onéga 
et du pays circumvoîsin, principalement sous le rapport zoologique. 
Travaux du premier Congrès des naturalistes russes. Saint-Pétersbourg, 
in-4° de 114 p., 1868. Voir p. 109-117, Hirudiînea. 

3. — K. MOBIUS, Die wiîrbellosen Thiere der Ostsee. Die Expedition 
zur phys.-chem. und biol. Untersuchung der Ostsee im Sommer 1871 
auf S. M. Avisodampfer Pommerania. Berlin, I, p. 97, 1873. Voir p. 106. 


4. — F. DE FILIPPI, Viaggio în Persia. Milano, 1865, in-8°, voir 
p. 81, 96, 196 et 197. 

5. — F. DE FILIPPI, Nuovo genere di Sanguisughe medicinali. 
Gazzetta med. lombarda, (2), II, n° 48, p. 437, 1849. 

6. — F. DE FILIPPI, Sopra un nuovo genere di Annelidi della 
famiglia delle Sanguisughe. Memorie dell’Accad. delle Sc. di Torino, 
(2), X, p. 395, 1849. 

7. — F. DE FILIPPI, Ueder eîne neue riesengrosse Egetart. Z. f. 
w. Z., I, p. 256, 1849. 

8. R. LEUCKART, Die menschlichen Parastîten, I, p. 737, 1863; II, 
p. 874, 1876. 

9. — A. LANG, Ueber die dussere Morphologie von Haementeria 
Ghilianii Y. de Filippi. Festschrift zur Feier des 50 jahrigen Doctor- 
Jubilàums der Herren Prof. von Nàgeli und von Kòlliker. Zùrich, grand 
in-4°, p. 199, 1891. 

10. — L. M. JIMENEZ, Apuntes sobre algunas de las especies de 
las Sanguijuelas de México. Gaceta méd. de Mexico, I, n° 30, p. 483, 
1865. 

11. — L. M. JIMENEZ, Otro envenenamiento por la Glossiphonia. 
Ibidem, II, n° 17, p. 267, 1866. 

12. — G. MENDOZA y A. HERRERA, Observaciones acerca de la 
Sanguijuela que se usa en esta capital. Mexico, in-8° de 8 p., 1865. 

13. — R. BLANCHARD, Courtes notices sur les Hirudinées. — X. 
Hirudinées de Vl Europe boréale. Bull. de la Soc. Zool. de France, XVIII, 
p. 92, 1893. 

14. — R. BLANCHARD, Description de ta Glossiphonia tessellata. 
Mémoires de la Soc. Zool. de France, V, p. 56, 1892. 

15. — R. BLANCHARD, Présence de la Glossiphonia tessellata au 
Chili. Description complémentaire de cette Hirudinée. Actes de la Soc. 
scientif. du Chili, II, p. 177, 1892. 

16. — R. BLANCHARD, Description de la Xerobdella Lecomtei. Mé- 
moires de la Soc. Zool. de France, V, p. 539, 1892. 

1'7. — R. LATZEL, Bettrdige zur Fauna Kirntens. Jahrbuch des 
naturhist. Landesmuseums von Kàarnten, XII, p. 120-124. Klagenfurt, 
18176. 

18. — R. BLANCHARD, Courtes notices sus les Hirudinées. — I. Sur 
la Sangsue de Cheval du nord de V Afrique (Limnatis nilotica Savigny). 
Bull. de la Soc. Zool. de France, XVI, p. 218, 1891. Voir la note ad- 
ditionnelle, p. 221. 

19. —— R. BLANCHARD, Courtes notices sur les Hirudinées. — II. 
Description de ta Nephelis atomaria Carena. Bull. de la Soc. Zool. de 
France, XVIII, p. 165, 1892. 


5422 - ‘lip. Carlo Guadagnini - Via Gaudenzio Ferrari, 3. 


LIO e Le reo. 


1» BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 146 pubblicato il 14 Maggio 1893 Vor. VIII 


Sur quelques Hirudinées du Piémont 
par le D" RAPHAEL BLANCHARD 


Professeur agrégé à la Faculté de médecine de Paris 
Secrétaire général de la Société Zoologique de France. 


En 1820 et 1825, Hyacinthe Carena (1, 2) fit paraître deux importants 
mémoires sur les Hirudinées du Piémont: il y donna la description de 
plusieurs espèces nouvelles: 

1. Hirudo provîncialis. Habite la Provence, près Marseille et Toulon, 
ainsi que les îles d’Hyères; est importée en Piémont pour l’usage mé- 
dical. Cette espèce ne mérite pas d’étre maintenue: c'est une simple 
variété de l’_Hirudo medicinalis. 

2. Hirudo verbana, du lac Majeur, où elle est rare. Nous pensons 
qu’il s'agit aussi d'une variété de l’ Zirudo medicinalis ; nous nous pro- 
posons d’ailleurs d’aller prochainement vérifier le fait. 

3. Hirudo atomaria, des lacs voisins d’Ivrée, où elle est moins 
abondante que l’Hirudo vulgaris. Ces deux espèces appartiennent 
actuellement au genre Nephetis. 

4. Hirudo cephalota, des lacs d’Avigliana et autres localités. Cette 
Hirudinée n’est autre que la G/ossiphonia marginata (0. F. Muller), 
ainsi que Carena l’a reconnu lui-méme par la suite. 

5. Hirudo trioculata, du lac d’Avigliana, où elle est très rare. Ca- 
rena décrivit d’abord cette espèce comme ayant « trois yeux linéaires, 
disposés en triangle, le sommet en avant ». Il reconnut plus tard que 
chacun de ces yeux était double et pour cette raison Moquin-Tandon 
changea le nom primitif en celui de Clepsine Carenae, 1826. 

6. Hirudo paludosa, dans les eaux stagnantes près de Carmagnole, 
à cinq lieues de Turin. 

En outre de ces six espèces nouvelles ou considérées comme telles, 
Carena signale la présence en Piémont de cinq autres espèces: 

”. Hirudo medicinatis, en diverses localités. 


l'al 


8. Hirudo sanguisuga, fréquente dans les fossés. 

9. Hirudo vulgaris, c’est-à-dire Nephetlîs octoculata. 

10. Hirudo complanata, c’est-à-dire Glossiphonia sexroculata. 
11. Hirudo bioculata, c'est-à-dire Glossiphonia biocutlata. 

Le Musée de Turin ne possédant aucun des types décrits par Carena, 
je résolus d’explorer moi-méme quelques-unes des localités citées par 
cet auteur, afin d’y rechercher certaines espèces dont l’identité était 
jusqu’à ce jour demeurée douteuse. 

Une excursion à Villastellone et à Carmagnola ne m’a donné aucun 
résultat; il m’a été impossible de rencontrer la G/ossiphonia paludosa, 
mais les recherches effectuées dans le lac de San Giuseppe, près Ivrea, 
et dans le grand lac d’Avigliana ont donné lieu à des observations in- 
téressantes. 


1. — Glossiphonia bioculata (Bergmann), 1757. 


Dans les lacs de San Giuseppe et d’Avigliana. 


2. — Glossiphonia paludosa (Carena), 1825. 


Comme je l’ai dit plus haut, je n'ai pu retrouver cette espèce à Car- 
magnola ni ailleurs. Elle est signalée aux environs de Pavie par F. de 
Filippi (S, 4) et Polonio (5) et auprès de Montpellier par Dugès ; 
de Filippi indique qu'elle « habite de préférence sur le Planorbdis 
corneus et sur le Limnaeus stagnalis. » : 

On peut donc penser qu'elle existe aussi dans la région de Nice et 
de Cannes; toutefois je ne l’ai jamais observée au cours des nombreuses 
recherches que j’ai faites aux environs de cette dernière ville. 

Moquin-Tandon n’a lui-méme jamais vu l’espèce en question. Les 
dessins qu'il en donne dans sa Monographie (1° édition, pl. IV, fig. 3, 
a-c; 2"* édition, pl. XIV, fig. 2-4) lui ont [été envoyés par Carena; 
j’en possède les originaux, ainsi que la lettre d’envoi, datée de Turin 
le 5 juin 1826. 

Mébius (6) signale cette espèce comme ayant été draguée dans la 
mer Baltique sur l’Adlersgrund, entre Riigen et Bornholm, par 7 brasses 
et demie de profondeur, sur un fond de gros sable et d’Algues rouges. 
Mais, remarque Levinsen {'7), comme cette espèce, d’après Carena, se 
trouve dans les marais en Italie, on est en droit de considérer comme 
très douteuse la détermination de Mébius. 

Cependant, d’autres observateurs auraient aussi rencontré la Gosst- 
phonia paludosa dans la mer Baltique: Grimm (8) la signale à Hel- 
singfors et à l’embouchure de la Néva; Kojevnikov (9) l’a capturée à 
Windau, sur la còte de Courlande. 

En Hongrie, Erley (10)la mentionne à TOt-Szent-Pàl, mais Apàthy (11) 


sn 


assure que son compatriote n’a eu affaire qu’à la G/ossiphonia hete- 
roclita. 

Nous aurons indiqué tout ce qu’on sait de la G/ossiplronia paludosa, 
quand nous aurons dit que les rédacteurs de la deuxième édition des 
Primitiae faunae mosquensis (12) assurent qu'elle a été trouvée par 
Rossinsky dans la Moscova. Ajoutons toutefois que Kalujsky ne men- 
tionne aucunement cette espèce aux environs de Moscou. 

A supposer que les observateurs cités plus haut n’aient commis aucune 
erreur de détermination, il est vraiment étrange que nous n’ayons jamais 
pu découvrir la G/ossiphonia paludosa ni en France ni en Italie, alors 
que cette espèce semble avoir une aire de distribution assez vaste. Et 
pourtant nos recherches ont été nombreuses et variées ! 

Aussi ne sommes-nous pas éloigné d’admettre que la G/ossiphonia 
paludosa est une espèce fictive. Voici en effet qui démontre l’incerti- 
tude où l’on est sur ses véritables caractères distinctifs. M. Gadeau de 
Kerville m’a communiqué récemment une petite collection d’Hirudinées 
de Normandie, déjà examinées et déterminées par le professeur Ehlers. 
Un tube contenant deux spécimens était étiqueté Clepsine paludosa : 
or, j'ai reconnu dans l’un des exemplaires une G/ossiphonia marginata, 
dans l’autre une G/ossiphonia sexroculata. 


3. — Glossiphonia marginata (0. F. Muller), 1774. 


SYNONYMIE: Hirudo cephalota Carena, 1820. 

Un exemplaîre, du lac de San Giuseppe. Il est noir, avec des taches 
jaunes bien nettes: celles des rangées marginales font défaut. Sa teinte 
fondamentale résulte d'un mélange de brun foncé et de vert; cette 
dernière couleur se dissout presque aussitot dans l'alcool. 

Plusieurs exemplaires, du lac d’Avigliana. Ils sont de petite taille et 
d’ailleurs semblables aux précédents; quelques-uns portent sur la téte 
deux grosses taches vertes, qui se décolorent rapidement dans l’alcool. 

Tous ces exemplaires sont conformes à la description que j’ai donnée 
de l’espèce (13). 


4, — Glossiphonia sexoculata (Bergmann), 1757. 


Nombreux exemplaires, du lac de San Giuseppe et du lac d’Avigliana, 
conformes à la description que j'ai donnée de l’espèce (14). 

Je remarque un jeune individu dont les caecums gastriques sont remplis 
de sang: quand on l’excite, il contracte son tube digestif et refoule cette 
masse sanguine tantòt dans les trois paires de caecums antérieurs et 
tantòt dans les trois paires postérieures, sans qu'elle reflue jamais dans 
je rectum ou dans ses branches latérales. 


Lal fn 


5. — Glossiphonia trioculata (Carena), 1820. 


SYNONYMIE: Clepsine Carenae Moquin-Tandon, 1826. 

Cette espèce a été découverte par Carena dans le lac d’Avigliana, où 
elle est très rare; F. de Filippi et Polonio assurent l’avoir rencontrée 
à Pavie. 

Moquin-Tandon ne l’a point vue, non plus qu’aucun observateur 
récent. Il est vrai que Vejdovsky la signale en Bohéme (14), mais 
avec doute, et depuis l'année 1874 son opinion ne s'est pas modifiée 
à cet égard. Voici, en effet, ce qu'il m’écrivait à la date du 13 no- 
vembre 1892: « Quant à la GZ. Carenai, je doute qu'elle soit commune 
en Bohéme; dans ces dernières années, autant que je puis me rappeler, je 
n’ai trouvé qu’un seul exemplaire de cette rare espèce dans l’Elbe. Elle 
est verdàtre, plus grande que GZ. dioculata et d’une consistance gélati- 
neuse particulière. Je ne l’ai pas étudiée récemment avec attention ». 

En ce qui me concerne, je n’ai jamais rencontré aucune Glossiphonie 
qui corresponde à la description très vague donnée par Carena: quatre 
heures de recherches attentives au bord du lac d’Avigliana ne m’en 
ont pas fourni le moindre spécimen. Si l’on considère que Carena n’en 
a vu que deux exemplaires et que Vejdovsky n’en a vu qu’'un seul, 
d’ailleurs douteux, on n’est pas loin de conclure que la G/ossiphonia 
trioculata n’a point d’existence réelle et est simplement synonyme de 
GL. sexoculata, espèce qui est abondante dans le lac d’Avigliana. 


6. — Haemopis. sanguisuga (Bergmann), 1757. 


Un bel exemplaire d’un noir olivàtre, trouvé à Ivrea dans un fossé 
à sec, à une trentaine de mètres de la Dora Baltea. J’ai cherché avec 
soin dans cette rivière, mais sans y trouver d’Hirudinées: ces animaux 
s’accommodent mal d’un cours aussi impétueux. 

Un exemplaire, d’un noir olivàtre, du lac de San-Giuseppe. 

Deux exemplaires, du lac d’Avigliana. L’un est d’un noir olivàtre uni- 
forme, plus clair au ventre, plus foncé au dos. L’autre a la face dor- 
sale d’un gris olivAtre, avec une large bande médiane noire et plusieurs 
traînées longitudinales et irrégulières de lignes noires interrompues. 


7. — Nephelis atomaria (Carena), 1820. 


Je n'ai pu trouver que 13 exemplaires de cette espèce dans le lac 
de San-Giuseppe : elle y est'beaucoup plus rare que NepheZis octoculata, 
comme Carena l’avait déjà nat; et ne se trouve sùrement pas dans 
une proportion supérieure à 5 0[0. Tous les exemplaires que j'ai re- 
cueillis avaient la teinte brun roux décrite et figurée par Carena (pl. XII, 
fig. 16), avec rangées transversales de points jaunàtres. 

La description de l’auteur piémontais s'applique encore exactement; 
aux individus de cette provenance: il est donc certain que j'ai re- 


Ri RA 


trouvé dans le lac de San-Giuseppe, près Ivrea, l’espèce que Carena y 
avait découverte lui-méme et qu'il avait si bien caractérisée (7 2acudus 
prope Eporediam minus frequens). 

Dans un travail antérieur (15), j'ai admis que la Nephezis atomaria 
(Carena) était identique à la Nephezîs reticutata Malm; le résultat de 
mes recherches dans le grand lac voisin d’Ivrea (Eporedia) démontre 
combien était exacte cette assimilation. 

La Nephetlis atomaria abonde dans le lac d’Avigliana, mais ici elle 
appartient à la variété reticulata de Moquin-Tandon (2° édition, pl. III, 
fig. 11). Sa teinte fondamentale est gris clair; la face dorsale est ornée 
d’un réseau irrégulier de taches noires, manquant plus ou moins com- 
plétement sur certains anneaux, ainsi que sur la zone médio-dorsale. 
Une étude plus attentive permet de reconnaître que c’est le premier 
anneau de chaque somite qui reste ainsi dépourvu de taches noires. 

Les Nephelis du lac de San-Giuseppe et celles du lac d’Avigliana ont 
donc une coloration bien différente; on note aussi entre elles d’autres 
dissemblances, qui seront indiquées plus loin. Nous les considérons né- 
anmoins comme appartenant les unes et les autres à l’espèce NepheZis 
atomaria. Les observations que nous avons faites sur elles nous per - 
mettent de compléter et de rectifier notre description précédente (15). 

Exemplaires du lac de San-Giuseppe. — Ces exemplaires représentent 
le type de l’espèce. La figure 1 nous dispense d’entrer dans de longs 
détails relativement à leur constitution métamérique; nous nous bor- 
nerons à en donner une analyse rapide. 

Pour des raisons indiquées plus bas, l’anneau 1, qui porte les deux 
premières paires d’yeux, doit étre considéré comme équivalant aux 
deux premiers somites. Le somite III comprend les deux somites 2 et 3; 
le somite IV comprend les deux somites 4 et 5. Les somites Và XXII 
inclusivement sont formés chacun de cinq anneaux. Le somite XXIII a 
quatre anneaux ; les somites XXIV, XXV et XXVI en ont chacun deux; 
le dernier anneau se perd sur la ventouse postérieure. Sauf à l’extré- 
mité antérieure, le premier anneau de chaque somite est très aisément 
reconnaissable à la coloration jaunatre qu'il présente à la face dorsale. 

Le pore génital male s’ouvre soit entre les anneaùx 4 et 5, soit sur 
l’anneau 5 du somite X; l’orifice femelle se voit entre le anneaux 2 
et 3 du somite XI, Le clitellum comprend les quatre derniers anneaux 
du somite IX, les somites X et XI tout entiers et le premier anneau 
du somite XII. 

Nous avons reconnu 17 paires de pores néphridiaux, débouchant entre 
les somites, sur les parties latérales de la face ventrale. La première 
paire s’observe entre les somites VI et VII, la dernière entre les somites 
XXII et XXIII. Ces orifices sont bien apparents, contrairement à ce qui 
se constate chez la Nephelis atomaria des environs de Paris. 

Le systéme nerveux débute par un collier cesophagien situé sur les 


MURE” 703 


anneaux 2 et 3 du somite V. Le premier anneau des somites suivants 
porte un ganglion nerveux. ‘ 


Clitellum, 


Fig. 1]. — Schéma de l’organisation de Nephelis atomaria, 
d’après des exemplaires du lac de San Giuseppe. 

A, face dorsale; B, face ventrale; C, extrémité postérieure vue par la face dorsale. 

Exemplaires du lac d’ Avigliana. — En traitant l’animal vivant par le 
liquide picro-sulfurique de Kleinenberg et en l’observant attentivement à 
la loupe, on parvient à mettre en évidence les papilles sensorielles qui 
caractérisent le premier anneau du somite. Ces papilles se disposent en 
série transversale; elles apparaissent en grand nombre aux deux faces 
de l’animal, mais sont plus nombreuses à la face dorsale: chaque anneau 
papillifère en présente de 15 à 20 à la face dorsale, de 12 à 15 à la 
face ventrale (fig. 2). Elles sont très petites et vraisemblablement; disposées 
en séries linéaires suivant la longueur du corps, mais ‘leur petitesse et 
leur grande confluence ne nous ont pas permis de trancher cette question. 
Quoi qu’il en soit, l’apparition des papilles segmentaires permet de dé- 
finir avec précision l’extrémité antérieure, dont la. constitution. méta- 
mérique était restée incertaine à la suite «de notre première étude (15). 


Fig. 2. — Schéma de [L'organisation de Nephelis atomaria, 

d’après des exemplaires du lac d’Avigliana. 

A, face dorsale; B, face ventrale; C, extrémité antérieure vue de profil; 
cn, collier nerveux péri-cesophagien; 1°" 9g, 5° 9, ganglions nerveux avec 
leur numéro d’ordrej; 1° n. 8° n, 17° x, pores néphridiaux avec leur numéro 
d’ordre; 1°" v, 11° v, paires de véricules sanguines contractiles avec leur 
numéro d’ordre. , | de 


i MB e 


En avant des yeux, on voit deux anneaux hors série. Chez un bon 
nombre d’exemplaires, on constate avec la plus grande netteté que les 
deux premières paires d’yeux sont portées par deux anneaux différents, 
représentant chacun un somite condensé: dans les cas où les quatre yeux 
antérieurs siègent sur un seul et méme anneau, celui-ci résulte done 
de la fusion des somites I et II. Le somite III comprend deux anneaux 
complets; le premier sert de lèvre postérieure à la ventouse buccale. 
Le somite IV comprend aussi deux anneaux: le second est simple à la 
face ventrale, mais présente des traces de dédoublement à la face dorsale. 
Les somites V à XXII inclusivement sont normaux et formés chacun 
de cinq anneaux. Le somite XXIII comprend quatre anneaux; les so- 
mites XXIV, XXV et XXVI ont chacun deux anneaux; le dernier se 
perd sur la ventouse postérieure. Il y a donc un total de 106 anneaux, 
quand les somites I et II sont distinets; de 105 anneaux, quand ces 
mémes somites sont fusionnés en un seul. 

L’anus s’ouvre entre les deux anneaux du somite XXV. Les pores 
néphridiaux (fig. 2, n), les orifices sexuels, le collier nerveux péri-ceso- 
phagien, cr, et les ganglions nerveux, 9, occupent la position indiquée 
plus haut. 

Les vésicules sanguines pulsatiles, v, se voient dans la moitié posté- 
rieure du corps. Elles s’étendent sur les onze anneaux XII à XXII, 
chacun de ceux-ci en présentant deux paires, disposées dans les parties 
latérales; toutefois, il est habituel de voir le somite XII ne posséder 
que deux ou trois, parfois méme qu’une seule de ces vésicules. La paire- 
antérieure est à cheval sur les anneaux 2 et 3 du somite; la postérieure, 
à cheval sur les anneaux 4 et 5. 


8. — Nephelis octoculata (Bergmann), 1757. 


Nombreux exemplaires recueillis dans le lac de San-Giuseppe et ap- 
partenant aux variétés a, 6 et è de Moquin-Tandon (2° édition, pl. III, 
fig. 1, 2 et 4). Cette espèce, représentée par les mémes variétés, abonde- 
également dans le lac d’Avigliana. 

Le traitement de l’animal vivant par l’acide picro-sulfurique nous a 
donné des résultats encore plus probants qu’avec la Nephelîs atomaria > 
les papilles segmentaires, qui apparaissent comme autant de petits points 
blanchàtres, tranchent nettement sur la teinte sombre du corps. Comme 
cette teinte est uniforme, l’observation des papilles segmentaires est. 
seule capable d’indiquer d’une facon précise la limite des somites des. 
deux extrémités, en l’absence des pores néphridiaux et des ganglions. 
nerveux. | 

On compte un seul anneau préoculaire (fig. 3). Les deux premières 
paires d’ yeux sont généralement portées par un seul et méme anneau,. 


We 


représentant les somites I et II. Le somite III comprend deux anneaux, 
dont le premier porte une rangée de papilles segmentaires. Le somite IV 
est formé de trois anneaux; le premier présente également une rangée 
de papilles segmentaires, dans l’intervalle des yeux. Les somites V à XXII 
inclusivement comprennent chacun cinq anneaux, dont le premier porte 
une rangée de papilles segmentaires. 


Fig. 3. — Schéma de l’extrémité antérieure de Nephelis octoculata. 

A, face dorsale; B, face ventrale; cn, collier nerveux péri-cesophagien; 1° 9, 
5° 9, ganglions nerveux avec leur numéro d’ordre; 1°" n, 6° n, pores né- 
phridiaux avec leur numéro d’ordre; 1°" v, 2° v, paires de vésicules san- 
guines contractiles avec leur numéro d’ordre. 


L'extrémité postérieure présente d’assez fréquentes variations (fig. 4 
et 5). Le somite XXIIl est forméè normalement de quatre anneaux (fig. 
4, A), mais il n’est point rare de voir son dernier anneau présenter 


— 19 = 


des traces manifestes de division transversale, B, ou méme se dédoubler 
complèétement, C: le somite XXIII comprend alors cinq anneaux. 

Le somite XXIV comprend deux anneaux, mais le deuxième présente 
parfois des traces de dédoublement (fig. 5, A); la séparation peut méme 
étre complète, auquel cas ce somite comprend trois anneaux distincts 
(fig. 4,0). 


Fig. 4. — Schéma montrant les variations de l’extrémité postérieure 
chez Nephelis octoculata. 


Le somite XXV comprend toujours deux anneaux, entre lesquels 
s’ouvre l’anus. Le somite XXVI et dernier comprend également deux. 
anneaux; le dernier se perd sur la ventouse postérieure. 


Fig. 5. — Extrémité postérieure chez Nephelis octoculata. 
A, face dorsale; B, face ventrale; 17° n, dernière paire de pores néphridiaux; 
11° v, dernière paire de vésicules sanguines contractiles. 


Celle-ci porte à sa face supérieure six ou huit rangées rayonnantes de 
papilles sensorielles, homologues aux papilles segmentaires et mises en 
évidence par le méme procédé que ces dernières. 

L’anneau 3, ou dernier anneau du somite III, borde la ventouse buc- 
cale en arrière. Les pores néphridiaux et les vésicules pulsatiles de l’ap- 


nh e 


pareil circulatoire ont la méme disposition que chez Nephelis atomaria. 
Le collier nerveux péri-cesophagien (fig. 3, B, cn) est porté par les 
anneaux 3 et 4 du somite V; le premier ganglion nerveux, 1° 9, est 
porté par le deuxième anneau du somite VI; tous les ganglions suivants 
reposent sur le premier anneau du somite correspondant. 

Les pores sexuels (fig. 3, A) sont séparés par quatre anneaux. L'o- 
rifice male est percé entre les anneaux 4 et 5 du somite X; l’orifice 
femelle débouche entre les anneaux 3 et 4 du somite XI. 


INDEX BIBLIOGRAPHIQUE 


1. — H. CARENA, Monographie du genre Hirudo. Memorie della 
R. Accademia delle Sc. di Torino, XXV, p. 273, 1820. 

2. — H. CARENA, Supplément à la monographie du genre Hirudo. 
Ibidem, XXVIII, p. 331, 1823. 

3. — F. DE FILIPPI, Memoria sugli Anetlidi della famiglia delle 
Sanguisughe. Milano, in-4° de 32 p., 1837. 

4. — F. DE FILIPPI, Lettera al signor dott. M. Rusconi sopra 
l'anatomia e lo sviluppo delle Clepsine. Pavia, in-8° de 25 p., 1839. 

5. — A. F. PoLonIO, Bdellideorum ilalicorum prodromus. Bo- 
noniae, in-8° de 39 p., 1863. 

6. — K. MOBIUS, Die wiîrbellosen Thiere der Ostsee. Die Expedition 
zur phys.-chem. und biol. Untersuchung der Ostee im Sommer 1871 
auf S. M. Avisodampfer Pommerania. Berlin, I, p. 97, 1873. Voir p. 106. 

7. — G. M. R. LEVINSEN. Videnskab. Meddel. fra naturhist. Forening 
i Kjobenhavn, p. 255, 1883. 

8. — O. A. GRIMM, K poznantiu fauni baltiiskavo moria. Trudî 
Sanct-Peterburg. Obtshestva estestvoispuitatelei, VIII, 1877. 

9. — Gr. KoJEVNIKOV, La faune de la mer Baltique orientale et 
les problèmes des explorations prochaines de cette faune. Congrès 
internat. de zoologie. Deuxième session, à Moscou. FORINO partie, 
p. 132, 1892. 

10. — L. (ERLEY, A magyarorszigi pioczak Sunia Mathem. és 
természett. Kòzlemények, XXII, p. 63, 1886. Voir p. 104 et 114. 

11. — St. APATHY, Swsswasser- Hirudineen. Ein systematischer 
Essay. Zoolog. Jahrbicher, Abth. fur Systematik, III, p. 725, 1888. Voir 
p. 17773. 

12. — I. A. DWIGUBSKY, Primitie faune mosquensis, 1802. Deu- 


ag 


xièéme édition, avec nombreuses additions, faite à l’occasion du Congrès 
international de zoologie. Moscou, in-8° de 137 p., 1892. Voir p. 127. 

13. — R. BLANCHARD, Courtes notices sur les Hirudinces. TV. De- 
scription de la Glossiphonia marginata /0. F. Muller). Bull. de la Soc. 
Zool. de France, XVII, p. 173, 1892. 

14. — Fr. VEJDOVSKY, Vor/dufige Uebersicht der bisher bekannten 
Anneliden Bòhmens. Sitzungsber. der kòn. bòohmischen Gesellschaft der 
Wiss., p. 220, 1874. 

15. — R. BLANCHARD, Courtes notices sur les Hirudinées. III. De- 
scription de ta Nephelis atomaria Carena. Bull. de la Soc. Zool. de 
France, XVII, p. 165, 1892. 


5456 - Tip. Carlo Guadagnini, via, Gaudenzio Ferrari, 3;- l'orino 


4 BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. d4-4"7 pubblicato il 20 Maggio 18983 VoL. VIII 


Dott. E. GIGLIO-TO0S 


Diagnosi di nuovi generi e di muove specie di Ditteri 


VIII. 


Come già altri ditteri precedentemente descritti anche questi appar- 
tengono alla collezione BELLARDI di ditteri messicani. Alle brevi dia- 
gnosi che ora ne darò, faranno seguito più tardi altre descrizioni più 
minute nella continuazione del mio lavoro sui 4 Ditteri del Messico ». 


Dexinae. 


Gen. Hystrisiphona Bigot. 


H. bicolor n. sp. — Mas. — Nigra: vîtta frontali, antennarum 
articulis primis, palpîs fulvis: abdomine testaceo-flavido, apice nigro ; 
tibiis ferrugineis, pulvillis flavis; alis venis luteo-marginatis; caly- 
pteris piceis. — Long. mm. 14. 


Gen. Mochlosoma Brauer e Bergenst. 


M. anale n. sp. — Nigrum; antennis et palpîs fulvis; facie albida 
fNiavicante; fronte albida, vilta rufa; thorace antice cinereo-poll'inoso 
vîttis obsoletis; abdomine apice fulvo pollinoso; pulvillis flavidis; 
alis basi flavida, calypteris piceîs. — Long. mm. 13-14. 


Mas ra 


M. sericeum n. sp. — Foem. — Nigrum; palpîs antennisque ful- 
vis; stylo nigro, pubescente; facie fronteque Navidis, vitta frontali 
rufa; thorace, scutello abdomineque uniformiter pallide-sulphureo 
et cinereo pollinosis, sericeo-nîtentis; pedibus fulvis, tarsis nigris, 
pulvillis flavidis, alis basi lava, calypteris fiavis. — Long. mm. 13-14. 


Gen. Hystrichodexia Réòder 


H. mellea n. sp. — Mas. — Facîe flavida, vitta frontali nigra, 
proboscide nigra, palpis flavis; antennis fulvis arlicuto tertio nigro: 
thorace nigro; thoracîs lateribus, scutellto abdomineque metlleis; pedi- 
bus etcalypteris flavis; aliîs basi venisque flavidis. — Long. mm. 15. 

H. aurea n. sp. — Foem. — Facîe flavida, proboscide nigra; 
palpîs, antennis, setis oralibus, pectore, thoracis lateribus, scutetlo, 
calypteris, et pedibus flavis; thoracîis disco nigro, flavido pollinoso ; 
abdomine melleo pilîs longis aureîs hirto; vitta mediana interrupta 
nigra; segmento quarto în dorso spinis destituto. — Long. mm. 15. 


Gen. Scotiptera Macq. 


S. cyanea n. sp. — Mas. — Nigra-cyanea, nîtens; palpîs, et ante- 
narum articulis primis fulvis; facie et fronte lateribus flavidis; 
thorace antice, pieuris el abdominis incisuris parum cinereo-polli- 
nosisj pedibus nigris, pulvillis griseis; alis dilute fuscis, calypteris 
fere piceîs. — Long. mm. 10. 


Myioscotiptera nov. gen. 


Corpus oblongum; proboscîis longa saltem uti capitis altitudo ; pal- 
pî porrecti, longitudine fere proboscidis, distincte clavati; genae 
latiores medietate oculorum altitudinis ; vibrissae ad marginem oralem 
insertae; facies parum retracta, epistomio porrecto ; antennae fere 
usque ad vibrissas productae, articulo tertio saltem triplice secundo j 
fronte porrecta, superne angusta în mare; abdomen conicum setis 
discalibus munitum; cellula apicalis aperta; vena quarta tongîtudi- 
nalîs non appendiculata; unguiculae et pulvilli longi; ypopygium 
magnum. i 

Species typica: M. cincta. 

Questo genere si avvicina per taluni caratteri al genere Myocera, 
per altri al gen. Scotiptera; Aistinguesi da ambedue per la forma spa- 
tulata dei palpi e la loro notevole lunghezza; differisce inoltre dal ge- 
nere Scotiptera per la mancanza di appendice alla quarta vena longi- 
tudinale, dal genere My7ocera per la presenza di setole discali sul» 
l’addome. 

M. cincta n. sp. — Mas. — Nigra, cinereo-pollinosa; palpis, un: 


Eee 


quiculis et pulvillis flavis; antennis articulîs primis fulvis; facie 
griseo-flavicante-pollinosa; thorace cinereo-potlinoso vittis nigris ob- 
soletis; abdomine ad basim segmentorum fasciis latis cinereo-polli- 
nosîs în medio interruptis fasciato; alîis et calypieris dilute flavidis. 
— Long. mm. 10 


Gen. Microphthalma Macq. 


M. sordida n. sp. — Mas. — Nigra; facîe ct fronte lateribus 
ochraceîs, antennis fulvis, apice nigro; abdomine laleribus rufis, 
cinereo-pollinoso fasciato, pulvillis et calypteris Niavidisj alis griseis, 
vena parva transversa offuscata. — Long. mm. 10-11. 


* 


Gen. Thelaîrodes v. d. Wulp. 


T. basalis n. sp — Foem. — Nigra; facie, thorace, pleuris, scu- 
tello, fasciaque basali abdominis segmentorum argenteo pollinosis; 
palpis, antennarum basi, abdominis segmento primo, femoribusque 
flavo-testaceis; alis margine antico flavido. — Long. mm. 8. 


Gen. Chaetona v. d. Wulp. 


C. cruenta n. sp. — Foem. — Nigra; facie flavida, palpîs, probo- 
scide, antennis et femoribus flavis; thorace dense flavido-pollinoso 
vîttis quatuor nigris distinclis; scutello griseo-testaceo, abdomine an- 
guste albido-fasciato ad basim segmentorum, maculisque duabus latîs 
lateralibus apiceque rufis; alis fere hyalinis, calypteriîs albîis. — Long. 
mm. 8. 


Gen. Aporia Macq. 


A. elegans n. sp. — Mas. — Nigra, nitens; facie argentea et 
frontis lateribus argenteis; thorace, pectore et abdominis segmen- 
torum basi argenteo-pollinosîs; palpis fulvis, pulvillis flavidis; alîs 
medietate basali lava, apicali fusca ; calypteris albis. — Long. mm. 14. 


Muscinae, 


Gen. Calliphora Rob. Desv. 


C. praepes n. sp. — Mas. — Facîe et palpis fulvis, genis et pro- 
boscide nigris; antennis articulo tertio triplice secundo; thorace scu- 
tellogque cyaneis; abdomine parum violaceo; pedibus piceis, tarsîis 
nigris; alis fere hyalinis; venis testaceis; calypteris albis. — Long. 
mm. 7. 


Cl 


Gen. Lucilia Rob. Desv. 


L. praescia n. sp. — Mas. — Violacea; facie brunnea, antennis 
nigris basi fulva, longitudine fere faciei; articulo terlio longitudine 
saltem quinquies secundo; pedibus et calypleris piîceis; alis basi 
fulva. — Long. mm. 7. 

L. quieta n. sp. — Foem. — Cyanea; palpis et antennarum basî 
fulvis; antennis brunneis ; facie brunnea, geniîs nigris parum ni - 
tentibus; pedibus brunneîs, calypteris piceîs, alîs basi sordida; vena 
purva transversa fusca; costa ante apicem sinuata; abdomine apice 
violaceo. — Long. mm. 77. 


» 
Mesembrinella nov. gen. 


Generi Mesembrine affine: distinctum praecipue corpore sub-nudo. 
Caput thorace parum latius; facies sub-concava, genîs angustis, 
nudis; epistomium fere porreciumy; vibrissae ad marginem oralem 
inserlae; oculi in fronte maris sub-contigui; palpi clavati; anten- 
narum stylum longe plumosum. 

Species typica: M. quadrilineata FABRICIUS Syst. Ant. p. 286,10 
(Musca); WIEDEMANN Auss. zweifl. Insek. II. p. 347, 1 (Mesembrina) 
— ? PERTY Delect. anim. brasil. p. 186. tab. 37 fig. 6. 

Il carattere principale, per cui ho creduto opportuno di distinguere 
questo genere dall’europeo Mesembrina, è quello della quasi nudità del 
corpo che fa cosi notevole contrasto colla pelosità di quello delle specie 
europee. Inoltre nelle specie di questo nuovo genere le guancie sono 
assai più strette e nude, l’apertura boccale è più larga e le setole del 
margine orale, che in Mesembrina sono abbondanti e fitte, qui sono 
assai più rare e spaziate e disposte in una sola serie: gli occhi quasi 
si toccano sul fronte essendo separati solo da una sottilissima striscia 
e le faccette della parte anteriore di essi sono assai più grandi di 
quelle delle parti laterali: i palpi sono inoltre clavati. Le nervature 
delle ali sono come in Mesembrina. 

Nella collezione Bellardi di Ditteri esotici ho potute trovare un 
esemplare femmina di M. quadrilineata, tipo di questa specie, pro- 
veniente dal Brasile. 

Anche la Mesembrina anomala di JAENNICKE (Neue exot. Dipt. 
p. 69, 89. Tab II fig 4) appartiene a questo genere? Io propendo più 
a credere che essa si debba porre nel genere Cyrfoneurina presso alla 
C. vittigera BiGoT, a cui è molto simile nella colorazione; e questo 
più facilmente io credo anche perchè nella figura accennata non è in- 
dicata alcuna setola dal lato interno delle tibie mediane. 

M. bicolor n. sp. — Mas. — Testacea; facie lateribus albicante; 
thorace dorso brunneo-violaceo , cinereo-pollinoso , vittis quinque 


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striato; scutello brunneo-violaceo, niîtente; abdomine segmento primo 
testaceo, secundo testaceo-violaceo; reliquis intense cyaneo-violaceis ; 
tarsis apice niîgricantibus ; alis et calypteris flavicantibus. 

Foem. — Distincta: fronte lata, vitta latissima; ihorace et scutetto 
fere testaceîs. — Long. mm. 10-11. 


Gen. Hyadesimyia Bigot 


H. grisea n. sp. — Foem. — Grîsea; proboscide pedibusque nigriîs; 
geniîs pilosis; palpis antennisque fulvis; fronte lata, vîitta latissima 
nigra; thorace vittis quatuor nigris; abdomine tessellato, segmento 
quarto fulvo; alis limpidis, cellula apicali aperta; calypteris albis. 
— Long. mm. 9-11. 


Gen. Graphomyia Rob. Desv. 


G. mexicana n. sp. — Facîe argentea; proboscide, palpîs, an- 
tennis, pedibusque nigris; thorace cinereo vittis quatuor nigris, latîs; 
scutello cinereo, vitta mediana nigra; abdomine cinereo, lateribus 
fulvis, vitta mediana interrupta marginibusque posticis nigriîs; alîis 
sub-limpidis; calypteris albicantibus. — Long mm 8-9. 


Questa specie è somigliantissima alla europea G. macutata (LIN.) 
anche per la disposizione delle vene alari, ma ne è distinta per il 
fronte alquanto meno sporgente, per le strisce nere del torace non in- 


terrotte e perchè la fascia grigia marginale che cinge lo scudetto è 
costantemente interrotta all’apice. 


Cyrtoneurina nov. gen. 


Caput thorace parum latius, occipite ommnino plano, facie verti- 
cali, plana, epistomio fere non porrecto; vibrisse ad marginem ora- 
lem inserta; gene anguste ; apertura oratis lata. Proboscîs carnosa, 
mediocris; palpi filiformes interdum clavati. Frons în mare semper 
angusta, saepe subtillima; în foemina latissima. Oculi magni nudi, 
saepe în summo fronte fere contigui, interdum areolis anlicis ma- 
joribus. Antennae fere longitudine faciei; stylo longe plumoso. Ab- 
domen ovatum, interdum cordiforme; piclura varia. Alae medio- 
cres cellula apicali lata, saepe latissime aperta ad apicem; venis lon- 
gitudinalibus prima et tertia interdum spinulosis. 

Species tipicae : 

C. mexicana MACQUART Dipt. exot. II. 3 part. p. 158, 4, tab. XXI 
fig. 9 (Cyrtoneura). 

C. vittigera BiGoT Bull. soc. ent. de Franc. 1887, p. CLXXXII; 
Ann. soc. zool. de France 1887, p. 613. 


Va 


Questo nuovo genere comprende un gruppo di specie che hanno 
molta affinità con quelle del genere Cyrtoneura MAca., dalle quali sono 
specialmente distinte per la forma del capo; forma che difficilmente si 
riesce a descrivere a parole. Il capo è molto sottile antero-posterior- 
mente; e l’occipite piatto, la faccia e gli occhi pure appiattiti dànno 
in certo qual modo ad esso una forma discoide; anche le guancie sono 
più strette che nel genere Cyrfoneura perchè gli occhi discendono più 
in basso e le antenne sono sempre quasi lunghe quanto, la faccia; gli 
altri caratteri sono accennati nella descrizione. 

C. parilis n. sp. — Testacea; facie albicante ; oculis în fronte marîs 
contiguis; antennis palpis pedibusque flavo-testaceis; thorace nigro, 
cinereo pollinoso, vittis quatuor interruptis nigris; abdomine pallide 
testaceo, cinereo-pollinoso, vitta mediana interrupta, et apice nigro; 
atis limpidis, calypterîs albis. — Long. mm. 8. | 

Questa specie è somigliantissima a C. mexicana MACQ. (Dipt. exot. II. 
3 part. p. 158, 4 tab. XXI fig. 9); i maschi però ne sono ben distinti 
per aver gli occhi contigui sul fronte, mentre in C. mexicana gli 
occhi sono ben separati, e perchè lo scudetto è totalmente testaceo. 

C. vecta n. sp. — Tesfacea: proboscide nîgra, apice fulvo; facie 
albicante, oculis contiguiîs; thorace brunneo, Aavicante-pollinoso, 
vittis duabus anticis obsoletis; scutello brunneo, mnitente; abdomine 
flavido-pollinoso, vitta mediana interrupta et apice brunneiîs ; tarsîs 
fuscis; alîs margine antico et calypteris flavidis. — Long. mm. 8. 

C. inuber n. sp. — Mas. — Faciîe albicante, genîs brunneis; probo- 
scide nigra; palpîs et antennis flavo-testaceis; thorace nigro, cinereo- 
pollinoso, vittis duabus anticis obsoiîetis; scutello cinereo; abdomine 
pallide sed dense ochraceo-pollinoso; segmento 2° et 3° vittis duabus 
nigris dorsualibus; pedibus nigris, tibiis ferruginets, alis et calypleris 
dilute flavescentibus, cellula apicali late aperta, vena prima longiîtu- 
dinalis tota spinulosa, tertia usque ad parvam transversam. — Long. 
mm. 5-6. 

C. gluta n. sp. — Mas — Nigra; facie et frontis lateribus albis; 
antennis basi fulvis; thorace antice et postice ochraceo-pollinoso, vittis 
obsoletis; abdomine dense ochraceo-pollinoso, în segmentis secundo 
tertioque vittis duabus medtis fasciaque postica nigricantibus; atis 
limpidis, venis tertia et quarta longîitudinalibus sub-parallelis, vena 
prima longitudinali tota, tertia vero partim spinutosis; calypterîs 
albidis. 


Foem — differt: Fronte lata, vitta nigra latissima; thorace et 
abdomine cinereo-pollîinosis, pictura obsoleta; alîis puncto stygmatico, 
venisque transversis fuscis. — Long. mm. 6. 


C. pellex n. sp. — Foem. — Nigra; facîe et fronte lateribus fla- 
vescentibus; palpîs clavatis et antennis flavis; scutello apice brunneo ; 


Ra”, fe 


abdomine basi et apice fulvo; pedibus nigriîs, femoribus omnibus 
apice fulvo annulatis; alis dilutissime flavidis ut in C. gluta motatis ; 
vena prima longitudinali tota, et tertia longitudinali ultra parvam 
transversam spinutosis; calypleris albidis. — Long. mm. 5. 

C. uber n. sp — Mas. — Faciîe albida; proboscide palpisque nigriîs; 
antennis flavis; thorace et scutello nigris, ochraceo-pollinosis; abdo- 
mine ochraceo vittis duabus medianis et fascia postica nigricantibus 
in segmentis secundo et tertio; segmento quarto fusco-variegato ; pe- 
dibus nigris; alis fusco-flavicantibus prazsertim ad marginem an- 
dicum; calypteris flavidis. — Long. mm. 5-6 (1). 


Gen. Leucomelina Macq. (2). 


L. garrula n. sp. — Mas. — Nigra, opaca; facie, thoracîs maculis 
praealaribus, et posticis, vittisque duabus obsoletis ante suturam, 
abdominiîs vitta mediana, maculisque trigonis lateralibus, seginen- 
toque quarto, cinereîs; alis dilute fuscîs; oculîs non contiguiîs; ca- 
dypteris flavidis. — Long. mm. 7. 

L. corvina n. sp. — Nigra, opaca; facie, thoracis macutis prae- 
alaribus et posticis, vittis duabus et fascia suturali în medio inter- 
rupta, sculelli tateribus, abdominiîs vitta mediana, macutlis trigonis 
lateralibus et segmento quarto cinereîs : alis sub-limpidis ; caly- 
pieris albis. — Long. mm 6. 

L. strigata n sp. — Foem. — Nigra, parum niîtens; facîe grîsea ; 
thorace vilttis tribus anticis cinereîs; abdomine în segmento quarto 
maculis duabus trigoniîis lateralibus cinereis; alis limpidis; caly- 
pieris albîis. — Long. mm. 6-7. 


Anthomyinae. 


Gen. Hyetodesia Rond. 


H. mulcata n. sp. — Mas. — Nigra, facie argentea, oblique re- 
tracta, stylo longe-plumoso; thorace cinereo-pollinoso vittis quatuor 


(1) In queste specie /C. inuder, C. gluta, C. pellex, C. uber) le differenze 
sessuali nella colorazione dell’addome sono notevoli, avendo il maschio l’ad- 
dome densamente ocraceo-pollinoso coi disegni descritti ben distinti, mentre 
nella femmina l’addome è prevalentemente nero, colla pollinosità cenerina ed 
i disegni quasi indistinti. 

(2) BiGorT in Ann. Soc. ent. Fran. 1882, p. 17 n. 26 erra indubbiamente nel- 
l’attribuire a questo genere il carattere: Front du male plus large que la 
moîttié de l’un des yeux. Il fronte è sempre molto stretto nel maschio, ge- 
meralmente quasi nullo nella parte superiore, perchè gli occhi sono contigui; 
nella femmina è invece molto largo. 


RR > 


nigriîs; abdomine oblongo, cinereo, în segmentis secundo tertioque ma- 
culis duabus geminatis dorsualibus, duabusque laleralibus nigris; 
femoribus tibiîsque posticis, pulvîltis, halteribus flavidis; alis costa, 
venisque transversis fusco-nebutlosis; calypieris albidis. — Long. mm. 9. 
H. parsura n. sp. — Mas. — Nigra, facie argentea, abdomine 
oblongo cinereo, maculis duabus dorsualibus duabusque margina- 
libus nigris; tibiis posticis brunneo-testaceis; pulvillis et halteribus 
albo-flavidis; calypteris albidis; alis ut in H. mulcata. — Long. mm. 7. 
H. abacta n. sp. — Mas. — Nigra; facie albo-micante; thorace, 
scutelto et abdomine cinereis; macutlis dorsualibus în segmentis se- 
cundo tertioque abdominis, pedibusque nigris; pulvillis et calypterîs 
sordide albicantibus; alîs griseîs; halteribus fulvis. — Long mm. 7. 
H. abdieta n. sp. — Foem. — Nigra; facie et frontis latae late- 
ribus, cinereîs; thorace scutello et abdomine cinereis; thoraciîs vittis 
et abdominis macutis duabus in segmentis secundo tertioque nigrîs, 
fere obsolelîis; alis costa el venis transversis dilute flavidis; calypterîs 
albidis, halteribus flavis. — Long. mm. 8. 
H. insons n. sp. — Mas. — Nigra; facie cinerea, thorace abdomi- 
neque cinereo-pollinosis; thoracîs vittis quatuor nigris; abdomine 
ovato, maculis duabus in segmentis secundo tertioque mnigris; fe- 


morum triente apicali libiîisque tolîs ferrugineîs; alis et calypteris 


dilute flavidis. — Long. mm. 9. 


Gen. Spilogaster Macd. 


S. refusa n. sp. — Mas. — Nigra; facie albicante, antennarum 
stylo breviter plumoso, oculis în fronte proximis; non contiguis; tho- 
race cinereo-pollînoso vittis quatuor mnigris; abdomine oblongo, pîi- 
loso et setuloso; în segmentis secundo et tertio maculis duabus dor- 


sualibus nigris; femorum apice tibiisque ferrugineis; alis dilute 


flavidis, costa spina unica praedita, venis transversîs fusco-nebulosîis, 
calypteris griseîs, vel fuscis. — Long. mm. 6. 


Foem. — Differt: Fronte et vitta frontali latis, corpore non longe 


piloso, abdomine sub-ovato. 

S. abdita n. sp. — Foem. — Nigra; facie. cinerea, fronte et vitta 
frontati latis, antenniîis articuto tertio basi fulvo; thorace, scutello et 
abdomine cinereiîs; thoracis vitltis quatuor mnigris; abdomine nigro 
îirregulariter notato; pedibus ferrugineîs; alis apîce dilute brunnets ; 
macula stigmaticali, venisque transversis fuscîs; costa spina unica 
praedita ; calypterîs griseis. — Long. mm. 77. 


S. etesia n. sp. — Foem. — Cinerea; facie albicante; proboscidis 


apîce, palpis, antennarum basi, pedibusque praeter tarsos favidis ; 


thoracîs vitlis obsoletis, abdominisque macutis duabus dorsuatlibus în 


i n n è cn cn i n nn viti 


sia 


segmentis secundo et tertio brunneis: tarsîis nigris; aliîs griseîs, costa 
spina unica praedîta; calypteris sordide albidis. — Long. mm. 77. 

S. meracula n. sp. — Foem. — Nigra; facie cenerina, thorace, 
scutello abdominisque mnigris parum mnitentibus, cinereo-pollinosiîs ; 
abdomine ovato-oblongo încisuris nigris; femoribus anticis medietate 
basali coetterisque fere totis, apice excluso, flavis; alis, calypleris hal- 
teribusque dilute flavidis; spina costati distincta. — Long. mm. 5. 

S. pansa n. sp. — Foem. — MeZlea; proboscide, vitta frontali la- 
tissima, thoraucîs vittis duabus lateralibus, abdominis fasciîs duabus 
posticis în segmentis secundo tertioque, tarsisque nigris; thorace ci- 
nereo-pollinoso : alis, calypteris et halteribus flavidis. — Long. mm. 10. 

S. sera n. sp. — Mas. — Nigra; facie cinerea; thorace scutello ab- 
domineque dense cinereo-pollinosis; thoracis vittis quatuor distinctis ; 
abdomine oblongo-elliptico, piloso, maculis duabus dorsualibus în 
segmentis secundo tertioque nigris, distinctis; geniculis tibiîsque po- 
sticis ferrugineis; tarsis tibiis longioribus; alarum venis flavo-mar- 
ginatis, spina costati distincta; calypterîs albidis, halteribus Havidis. 
— Long. mm. 9 

S. scabra n. sp. — Mas. — Cinerea; proboscide, palpîs, antennis 
et abdominis incisuris nigrîs; pedibus nigris vel piceîs, tibiis piceis; 
tarsis tibiis longioribus; alis sub-limpidis venis pallide testaceîs, ca- 
Iypteris albidis; halteribus fiavis. — Long. mm. 8-9. 

Foemina — Differt: fronte et vitta frontali latis, abdomine ovato- 
acuto, non oblongo ut în mare. 


Brachiophyra gen. nov. 


Caput thorace parum laltius; facies sub-concava; gene anguste; vi- 
brisse aliquantulum procul înserte a margine orali, ad lalera pilîs 
crebris munîto; proboscîs brevis, labiis latis, palpi filiformes; frons 
angustissima în mare, lata în foemina; antenna sub-longce, stylo 
nudo; oculi nudi; abdomen ovatum, breve. 

Questo genere è affine ai generi Ophyra RoB. DESV. e Brachyga- 
sterina MacQ., dai quali differisce specialmente perchè il corpo non ha 
colore metallico e per la posizione delle vibrisse 

Species typica: 2. e/frons. 

B. effrons n. sp — Mas. — Cinerea; proboscide, palpîs, antennis, 
thoracis vittis tribus latis, scutelli macuta basali pedibusque nigris; 
abdomine ovato, brevi, dense ochraceo-albicante; vittis duabus dor- 
sualibus fasciaque postica în segmentis secundo et tertio, segmentoque 
quarto fere toto nigricantibus; alîs limpidis, pulvillis, calypteris et 
halter:bus flavicantibus. 

Foem. differt: fronte lata, vitta lata nigra, superne angulalim 


incîsa; abdomine cinereo maculis duabus brunneis in segmentis se- 
cundo et tertio. — Long. mm. 5. 


Gen. Lasiops Meig. 


L. mexicana n. sp. — Nigra opaca; facie albicante; thoracis vittis 
lateralibus ante alas, maculisque posticis magnis, abdominis pilosi 
fascîis lalis posticis, antice angulatim incisîs, cinereis; alis dilulis- 
sime fuscis, îiridescentibus; calypteris et halteribus flavidis. — Long. 
mm. 4//,- 5. 


Gen. Amnthomyia Meig. 


A. trifilis n. sp. — Nigra, stylo antennarum sub-nudo; facie, 
thorace, scutello abdomineque cînereîs; abdomine oblongo, în mare 
obtuso; în foemina acuto, vitta dorsali iîncisurisque nigris; alîs lim- 
pidis, spina costali minima, calypteris albis. — Long. mm. 4. 


Gen, Chortophila Macq. 


C. stlemba n. sp. — Foem. — Dense cînerea; facie, frontis late- 
ribus, antennarum basî, pedibus, halteribusque testaceîs; vitta fron- 
tali fulva; proboscide, palporum apice încrassato, antennarum ar- 
ticulo terlio brevi, tarsisque nigris; alîs limpidis calypteris albîs. — 
Long. mm. 5. 


Gen. Hylemyia Rob. Derv. 


H. levipes n. sp. — Foem. — Dense cînerea; palpis, antennarum 
medietate basali, pedibus halteribusque flavis; proboscide, anten- 
narum apice, femorum apice, tarsisque nigris; thoracis vitta me- 
diana et lateralibus obsoletis brunneis; alis et calypiteris flavidis, 
spina costati distincta. — Long mm. 8. 

H. abrepta n. sp. — Foem. — Nigra; facie cinerea, palpîs et an- 
tennarum basi obscure fulvis; thorace cinereo-pollinoso fusco obso- 
lele tri-vittato; abdomine obconico, acuto, cinereo-pollinoso, incisuris 
nigris; pedibus et halteribus flavis; femorum apice tarsisque nigriîs; 
alis spina costati distincla, costa dilute fuscescente, venis transversîs 
late fusco-marginatis; calypteris albidîs. — Long. mm. 8-9. 

H. rhodina n. sp. — Foem. — Nigra; facie, thoraciîs lateribus ante 
alas, vitta mediana antica, pleurisque cinereo-pollinosis ; abdomine 
obconico, acuto, cinereo-pollîinoso, incisuris nigris; femoribus meditîs 
et posticîis praeter trientem apicalem et halteribus flavis; alîs lim- 
pidis, spina costati distincta, calypteris albidis. — Long. mm. 5 ‘|, - 6. 


Dee 


Gen, Coenosia Meig. 


C. pacifera n. sp. — Foem. — Nigra, nitens; facie, frontis late- 
ribus, antennarum basi et calypleris albidis; thorace et scutello piceo- 
pollinosis; abdomine fasciis basalibus cinereo-pollinosis; pedibus et hal- 
teribus testaceis, tarsîs nigris; alis ditute Navidis — Long. mm. 3//y. 

C. vitilis n. sp. — Foem. — Picea, vel ferruginea; antennis nigrîs 
longitudine facieî; facie albicante ; thoracîs vitlis duabus cinereis ; 
abdomine segmentis lertio et quarto nigris; palpîs, pedibus et halte- 
ribus testaceo- Navidis; femorum apice tarsisque fuscis ; alis limpidis, 
calypteris albidis. — Long. mm. 5//, - 6. 

C. uvens n. sp. — Foem. — differt a C. vitili cui similis est: palpiîs 
brunneis, antennis valde brevioribus, abdomine niîgro opaco, cinereo- 
pollinoso, obsolete maculato; femoribus anticis praeter apicem nigris. 


— Long. mm. 5. 


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24> BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. d4& pubblicato il 20 Maggio 1893 Vor. VIII 


Prof. LORENZO CAMELRANO 


Descrizione di nuove specie di GORDIUS di Madagascar. 


Gordius madagascariensis nov. spec. 


Località. — Annanarivo (Madagascar). 

Un esemplare femmina lungh. m. 0,188, largh. m. 0,0012. Estratto 
dal corpo di una Mantide. 

L’estremità anteriore è appuntita, misura appena m. 0,0005 e termina 
in una piccola calotta biancastra. L’ estremità posteriore è pure note- 
volmente appuntita e misura trasversalmente m. 0,0006. L° estremità 
posteriore è intiera e quindi si può presumibilmente ritenere che il 
nostro esemplare sia una femmina. L'apertura cloacale è ventrale, ma 
è collocata molto vicino al margine posteriore dell’estremità del gordio.. 

La colorazione è bruno nerastra; con una lente a piccolo ingrandi- 
mento si scorgono facilmente come delle punteggiature nere che corri- 
spondono a gruppi di papille speciali rialzate. 

La cuticola presenta quattro sorta di formazioni distinte : 

1° Areole a contorno rotondeggiante o in parte poligonale larghe 
da 10 a 14 micromillimetri, rialzate, e leggermente coniche, finamente 
rugose (ob. apocr. immers. omog. 1,5 mm. apert. 1,30 e ocul. comp. 8 
Zeiss). Quasi tutte presentano un canaletto che si termina con un foro 
alla superficie dell’areola stessa. 

2° Areole a contorno rotondeggiante di tinta più scura delle prece- 
denti, coperte da grossi tubercoli rotondeggianti. Questa sorta di areole 
circonda le formazioni areolo-papillari seguenti : 

3° Papille, rialzate, alcune a contorno elittico, altre a contorno cir- 
colare riunite a gruppi di dieci, dodici, quattordici circondati dalle areole 
precedenti. Il diametro massimo è di 15 o 17 micromillimetri. Queste 


206 ani 


papille sono ricoperte superiormente da un ciuffo di filamenti lunghi e 
sottili. 
4° Qua e là fra le areole del 1° gruppo sorgono delle sorta di tubi 
trasparenti larghi alla base circa 5 micromillimetri e alti da 15 a 16 
micromillimetri. Verso l’apice il loro diametro si restringe tanto che la 
loro forma viene ad essere a un dipresso come quella di una bottiglia. 
Questa specie appartiene al così detto gruppo dei Gordîî Chordodes 
di Creplin, ma si presenta ben distinta da quelle fino ad ora descritte 
pei caratteri della sua cuticola. 


Gordius pardalis nov. spec. 


Località. — Annanarivo (Madagascar). 
Un esemplare femmina, lungh. m. 0,175, largh. m. 0,0008 
» » » ». 0,190 » -» 0,001 
» » » » 0,195 » » 0,001 


Estratti da un individuo femmina di Ae/hiomerus adelphus Redt (Co- 
nocefalide). 

L'estremità anteriore va gradatamente facendosi appuntita e termina 
con una calotta biancastra. L’estremità posteriore è un po’ più piccola 
del diametro trasversale massimo del corpo. L'apertura cloacale è ter- 
minale e si apre al fondo di un leggero solco trasversale. 

Il gordio è di color giallastro scuro ed è spiccatamente macchiettato 
di bruno. 

La cuticola esaminata per trasparenza con un ingrandimento debole 
(ob. E. ocul. 2 Zeiss) si presenta divisa in areole che facilmente si pos- 
sono distinguere in due gruppi, vale a dire areole chiare ed areole 
scure. Queste ultime sono numerose e si trovano ora isolate ora a due 
‘ a due oppure a gruppi di tre, quattro ed anche più senza grande rego- 
larità. Le areole chiare occupano lo spazio interposto fra le areole scure, 
Le areole chiare e le areole scure presentano dei cerchietti che appa- 
iono brillanti od oscuri secondo che si avvicina o si allontana l’obbiet- 
tivo. Le areole sono alquanto rialzate. 

Esaminando la cuticola per trasparenza coll’obb. apocr. immers. omog. 
1,5 mm. apert. 1,30 e ocul. comp. 8 di Zeiss, si vede che le areole sono 
tutte finamente rugose e che i cerchietti brillanti sopradetti apparten- 
gono a due sorta di formazioni vale a dire che gli uni sono la sezione 
di canaletti che sboccano alla superficie delle areole chiare e gli altri 
sono la sezione ottica di piccoli prolungamenti che si trovano o fra due 
areole scure od anche nel mezzo di areole scure isolate qua e là. Questi 
prolungamenti sono alti da due a tre micromillimetri. 

Questa specie è facilmente distinguibile dalle altre fin qui descritte 
pei caratteri della cuticola e per la colorazione. 


5524 - Tip. Carlo Guadagnini (già Fodratti) - Torino. 


Nata SE 


scuna di queste spine un campo circolare a superficie scabrosa, (come 
mostra la figura qui unita) di color più chiaro del resto del corpo. Sul 
dorso del disco le spine hanno tendenza a disporsi in cerchio, al centro 
del quale sorgono 3 spine. Nelle maglie delimitate dalle trabecole da 
12 a 14 pori. Piastra madreporica. 

Colore rosso. 

Larghezza: 9 centimetri. 

Località: Spezia. 

2. Cinque bracci uguali, più conici di quelli dell'esemplare precedente, 
larghi alla base cent. 0,18, al 3° superiore cent. 0,10. Il loro raggio 


NB. Per maggiore chiarezza si sono delimitati i campi di asperità con una 
linea circolare, che realmente non esiste. 


sta a quello del disco :: 4 1j2 : 1. Le papille dei solchi portano alla base 
2 spinette, trasversalmente dirette verso l’interno del solco. Le spine 
ventrali e dorsali formano 9 serie longitudinali, di cui 5 più grosse 
portate da una cresta longitudinale più rilevata. Nei campi di pori 
apronsi da 20-24 pori. 

Larghezza: 11 centimetri. 

Località: Spezia. 


Echinaster tribulus. De-Filippi. 


Cinque bracci poco disuguali, quasi cilindrici. La proporzione tra il 
raggio del disco e quello dei bracci è :: 1 : 5. Due serie di pedicelli con 
ventosa nel solco ambulacrale. Sui margini di questo una serie di pa- 
pille subcilindriche di poco più lunghe di quelle dell’E. Doriîae, esse 
pure munite alla base di una piccola spina. Subito allo esterno delle 
papille notasi una serie di spine che si distinguono dalle altre per es- 
sere un po’ più lunghe e più fitte. Sui lati e sul dorso dei bracci 9 
serie longitudinali formate da spine più numerose e meno acute di 


quelle della specie precedente. Le serie mediane dorsali constano di 


È MS 


gruppetti di due spine e di spine isolate. Sul dorso del disco le spine 
accennano a disporsi come nella specie precedente. Alla loro base uno 
spazio circolare a superficie scabrosa. Nei campi di pori da 10-12 pori. 
Piastra madreporica. 

Colore rosso. 

Larghezza: 11 centimetri circa. 

Località: Spezia. 

Osservazioni. — Nella descrizione di queste specie io ho seguito il 
metodo adottato dagli autori che si sono fin qui occupati di Echinodermi. 
Così parlando delle spine ventrali ho accennato ad una serie di spine non 
dissimili dalle papille, aggiungendo anzi, nell’Echinaster Doriae, che 
esse sì possono considerare come il passaggio dalle papille alle spine dei 
lati e del dorso. Mi sono valso perciò della diagnosi che i signori Muller 
e Troschel (1) ed altri autori hanno dato degli altri Eckinaster e par- 
ticolarmente della specie Echinaster sepositus (Retzius), in cui è ap- 
punto detto che alla serie di papille seguono tre o quattro serie di 
spine. Io sono pertanto d’avviso che la più interna di queste serie 
debba essere considerata come non di spine ma di papille. Di vero, an- 
che prescindendo dal fatto che essa consta di spine che paiono aver la 
base in comune colle papille ed è separata dalle altre serie come da un 
solco, quando si operi colle dovute cautele (2), non è difficile verificare 
che realmente le sue spine sorgono, come le papille, sulle piastre adam- 
‘ bulacrali, mentre quelle delle altre serie sono impiantate sulle piastre 
ventrali. Mi pare quindi ragionevole il chiamare papille le spine di 
questa prima serie. In questo senso devesi dire che tanto nell’ Echina- 
ster seposttus (Retzius) quanto nell’ Echinaster Doriae De-Filippi ed 
Echinaster tribulus De-Filippi, costeggia ciascun lato del solco ambu- 
lacrale una doppia serie di papille. 


II. 


‘Nella stessa pubblicazione il De-Filippi dava la descrizione di una 
nuova specie d’ Astropecten, chiamandola Astropecten aster ed avver- 
tendo egli stesso ch'essa era vicina all’ Astropecten squamatus Muller 
et Troschel (3). Le differenze tra le due specie stavano nel numero delle 
lamine marginali dorsali e nel fatto che nell’ Astropecten squamatus, 


(1) Miller und Troschel — System der Asteriden. 

(2) Si confronti per ciò il lavoro « Anatomie Comparée du squelette des 
Stellerides par le Docteur Viguier — Archives de zoologie expérimentale et 
générale. — Tome VII - 1878 p. 33. 

(3) Miiller u. Troschel — Beschreibung neuer Asteriden — Arch. f. Natur- 
gesch, 1884. p.182. 


= 


secondo la diagnosi di Miller e Troschel, queste lamine erano tutte prive 
di spine a differenza di quelle dell’ Astropecten aster che per la mag- 
gior parte ne erano munite. Già Lutken (1) aveva fatto notare la pos- 
sibile identità tra queste due specie. Più tardi Hubert Ludwig (2) avendo 
avuto occasione di confrontare l'esemplare tipico d’Astropecten squa- 
matus, descritto da Miller e Troschel, con 7 esemplari di Napoli, tro- 
vava che questi ultimi appartenevano alla specie suddetta e che ad 
essi era identico l’ Astropecten aster De-Filippi. Egli nota che le dif- 
ferenze su cui il De-Filippi aveva fatto questa nuova specie non sus- 
sistono, perchè nei diversi individui varia il numero delle lamine mar- 
ginali dorsali e nello stesso esemplare tipico di Muller e Troschel non 
tutte le lamine marginali dorsali sono senza spine. 

Per quanto riguarda l’identità dell'A. aster De-Filippi coll’ A. squa- 
matus Muller et Troschel, dopo l’esame di 19 esemplari esistenti nel 
Museo Zoologico di Torino e determinati come A. aster dallo stesso 
De-Filippi, sono arrivato alla medesima conclusione del Ludwig. 

Do qui sotto la descrizione minuta dell’ Astropecten aster dedotta 
dall'esame dei 19 esemplari tipici del De-Filippi: 


Astropecten aster De-Filippi. 


Cinque bracci il cui raggio sta a quello del disco :: 2 1{2 : 1. Le pa- 
pille adambulacrali si dispongono in due serie: la interna, su ciascuna 
piastra, presenta 3 papille cilindriche, di cui quella di mezzo è più 
langa e più sporgente ; la esterna consta pure di gruppi di 3 papille, 
delle quali la mediana è molto più lunga e più larga delle laterali che 
sono più cilindriche. Le lamine marginali ventrali, in numero di 26, 
hanno un campo mediano nudo, circondato da una corona di piccole 
scaglie delicate; a ciò fanno però eccezione la prima lamina e quelle dell’e- 
stremità libera di ciascun braccio, oppure le sole lamine dell’estremità 
libera, le quali sono completamente coperte da scaglie. Queste lamine 
terminano al margine del braccio con due o più spine piatte, delle 
quali una, aborale, è notevolmente più larga delle altre che stanno 
alla sua base. Delle lamine marginali dorsali, granulose, alte verso la 
metà dei bracci press’a poco quanto sono larghe, alcune portano una 
spina conica, lunga la loro metà circa, altre ne sono prive affatto. 
Varia il numero delle lamine munite di spina; così mentre al margine 
d’un braccio esse sono in numero di 11, contigue l’una all’altra, e 


(1) Litken, Chr. Fr., Kritiske Bemaerkninger etc. Vidensk. Meddelels. na- 
turh. Forening for 1844 — Kjòbenhavn 1865 p. 129-132. 

(2) Hubert Ludwig — Ueber einige seltenere Echinodermen des Mittelmeeres 
— Mittheilungen aus d. Zool. Station zu Neapel. — Bd. Il. - p. 57. 


Lei 


all’altro margine sono in numero di 9 di cui 7 sole contigue, nel 
braccio vicino da un lato se ne contano 8, di cui 4 separate dalle altre 
da tre lamine nude, e dall’altro lato se ne contano 2 distanti l’una 
dall’altra. L'area passillifera verso la metà dei bracci è eguale a tre 
volte circa la larghezza delle lamine marginali dorsali della stessa re- 
gione. 
La piastra madreporica dista del suo diametro dalle lamine margi- 
nali dorsali. 
Larghezza: cent. 4, 6. 
Località: Livorno. 
Gli esemplari sopra nominati presentano inoltre le variazioni se- 
guenti: 
A —- In 3 esemplari la prima lamina e quelle dell’estremità libera 
dei bracci sono completamente coperte da scaglie. 
B — In 10 esemplari sono coperte da scaglie le sole lamine del- 
l'estremità libera dei bracci. 
C — In 6 esemplari la prima lamina dei bracci presenta un campo 
nudo piccolissimo e quelle dell’estremità sono affatto coperte da scaglie. 
Aggiungo qui le misure di tutti gli esemplari. 


Numero Lunghezza del‘Faggio del del ragzio dei Numero della lamine 
a (A Dias 
1 46 10 24 26 
2 49 9 26 23 
3 54 10 29 28 
si 52 9 26 26 
5) 49 9 27 26 
6 46 9 24 25 
7 58 11 30 28 
8 52 9 PAL) 28 
9 54 9 23 28 
10 48 8 24 26 
sl 50 10 27 26 
12 47 9 26 26 
13 54 9 27 28 
14 60 10 31 28 
15 02 9 27 26 
16 48 9 26 26 
17 53 9 28 26 
18 50 9 26 26 
19 55 9 30 28 


NB. Gli ultimi 4 esemplari sono a secco. 


JUN 20 1893 


145 BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. d49 pubblicato il 20 Maggio 1893 Votr. VIII 


PIETRO MARCHISIO 


Intorno agli ECHINASTER DORIAE e TRIBULUS De- Filippi 
e all’ASTROPECTEN ASTER De-Filippi 


I. 


Consultando, per lo studio degli echinodermi del Mediterraneo, il la- 
voro « Die Echinodermen des Mittelmeeres » (1) di Hubert Ludwig, ho 
notato che questi mette in sinonimia coll’ Asterias tenuispina Lamarck 
due specie d’Echinaster, Echinaster Doriae ed Echinaster tribulus, 
descritte come nuove dal De-Filippi nella Revue et Magasin de Zoologie 
pure et appliquée — 2° serie — Tomo XI — 1859 — Pg. 63. 

Secondo la sinonimia data dal Ludwig, il De-Filippi avrebbe fatto con- 
fusione tra il genere Asferias (L.) Gray ed il genere Echinaster Muller 
et Troschel, l’uno dall'altro ben distinti. Ora, al fine di appurare la 
cosa, ho esaminato gli esemplari tipici studiati dal De-Filippi stesso ed 
ho trovato che essi non solo nulla hanno a che fare coll’ Asferias te- 
nuispina Lamarck, ma che non appartengono neppure al genere As/e- 
rias (L.) Gray. Le diagnosi che di queste specie ha dato il De-Filippi 
sono, a vero dire, imperfette; ciò non di meno a me pare ch’esse non 
siano tali da giustificare l'errore in cui è incorso il signor Ludwig. 
Il De-Filippi infatti, descrivendo l’Eckinaster Doriae, dice: « Des re- 
liefs transversaux partagent l’espace qui sépare les dites rangées (di 
spine), et limitent ainsi des camps parsemés de pores très-nombreux » i 
e più sotto: « Près de la base de chaque épine un camp circulaire cou- 
vert d’aspérités ». Ora, ch’io mi sappia, nell’ Asterias tenwispina La- 


(1) Dr. Hubert Ludwig — Die Echinodermen des Mittelmeeres — Prodromus 
— Mittheilungen aus der Zoologischen Station zu Neapel — Bd I. 1879. p. 523, 


La 


mark nulla v’ha di tutto ciò; nè i rilievi trasversali, e tanto meno i 
campi d’asperità. 

Con tutta probabilità il Ludwig ha pensato che con questo campo di 
asperità il De-Filippi avesse voluto indicare la corona di pedicellarie 
che circonda la base delle spine nel genere Asterias (L.) Gray; e poichè 
il De-Filippi parla di più serie longitudinali di spine e nulla dice dei 
pedicelli del solco ambulacrale, bastando per ciò dire Eckinaster, egli 
ha trovato in ciò ragioni sufficienti per mettere in sinonimia le due 
specie di De-Filippi coll’A. fenuispîna Lamarck. Ma allo stesso modo 
che non si può pensare che il nostro autore non avesse saputo fare 
distinzione tra il genere Asferîas (L.) Gray ed il genere Eckinaster 
Miiller et Troschel, così non puossi ammettere ch’egli avesse scambiate 
le pedicellarie con asperità. Di più egli dice che i campi di asperità 
sono « près de la base » di ciascuna spina; mentre nel genere Asterias 
(L.) Gray le pedicellarie oltre che essere vicino alla base, la circon- 
dano a corona. 

Quanto alla validità di queste due specie, ammesso, come non è pos- 
sibile fare altrimenti, ch’esse siano del genere Echinaster M. et Tr., 
non può per l’Echinaster Doriae sorgere dubbio di sorta. Basta con- 
frontare i due esemplari che di questa specie si conservano nel Museo 
Zoologico di Torino colle diagnosi degli Ec%inaster fin qui studiati, per 
convincersi ch’essa non fu descritta prima del De-Filippi. Lo stesso non 
credo di poter dire quanto all’Echinaster tribulus, perchè i caratteri 
differenziali tra questa specie e la prima mi paiono di così poca impor- 
tanza, ch’io non saprei farne due specie separate. 

Siccome però, per definire la questione, sarebbe utile l’aver dinanzi 
molti esemplari delle due specie, tra cui poter stabilire un confronto, 
ed essi mi mancano, mi limito a dare la diagnosi delle due specie come 
l’una dall’altra distinte, lasciando insoluta la questione se debbasi o non 
riunirle in una sola. 


Echinaster Doriae. De Filippi. 


1. Cinque bracci uguali, subcilindrici, larghi alla base cent. 0,10, al 3° 
superiore cent. 0,8. Il loro raggio sta a quello del disco :: 5 : 1. — Due 
serie di pedicelli muniti di ventosa nel solco ambulacrale, su ciascun 
lato del quale sorge una serie di papille cilindriche, alte 3-4 volte 
quanto sono larghe, munite alla base, dalla parte del solco, di una pic- 
cola spina. 

Immediatamente all’esterno di questa serie papillare una serie di spi- 
nette cilindriche, simili alle papille, che fanno come il passaggio da 
queste alle spine dei lati e del dorso. Le quali, coniche, nude, si ele- 
vano sui rilievi situati nella pelle disponendosi in 7 serie longitudinali, 
di cui più regolari le dorsali mediane. In vicinanza della base di cia- 


e BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 15O pubblicato il 25 Maggio 1893 Vor. VIII 


ACHILLE GRIFFINI 


NOTONETTIDI del Piemonte. 


Questo studio viene a far seguito ad un mio lavoro recentemente 
stampato negli Annali della R. Accad. di Agricoltura di Torino, 1893, 
in cui pubblicai un catalogo descrittivo dei Rincoti appartenenti alle 
famiglie dei Pentatomidi e dei Coreidi fra le Geocorise del Piemonte, e 
che eseguii principalmente servendomi del materiale conservato nelle 
collezioni del Museo Zoologico di Torino: non starò quindi a ripetere 
qui la parte storica riferentesi alla fauna emitterologica del Piemonte, 
che in quel lavoro è già trattata. 

Quanto alle Idrocorise piemontesi, nelle citate collezioni esse erano 
invero assai meno rappresentate che le Geocorise, nondimeno, deside- 
rando applicarmi a questo gruppo, ebbi cura di raccoglierne in varie 
località, e coadiuvato dal sig. S. Neri, potei riunirne numerosi esem- 
plari appartenenti a diverse specie. 

Le famiglie delle Nepidi e delle Naucoridi, non presentano nulla di 


notevole in Piemonte, essendo rappresentate dalla Ranatra linearis (L.), 
dalla Nepa cînerea L., dalla Naucorîs cîimicoîdes (L.), e dalla N. ma- 
 culata Fab., già note come diffuse in tutta Italia. — Di tali specie le 


prime tre sono comunissime ovunque, e vennero già citate del Monfer- 


«rato da Cavanna (2), l’ultima è assai più rara, e non ne esiste nelle 
i ° A . . 
. collezioni da me esaminate, che un solo esemplare piemontese, senza 


da 


a! 


indicazione di località particolare; fu però già accennata della Liguria 
da Ferrari. 
La famiglia o gruppo delle Notonettidi (Notonettine e Corisidî) in- 


| vece, si presenta in Piemonte ricca di forme, mentre non ne era stata 
| indicata che la sola Notonecia glauca fra gli Emitteri del Monferrato. 
_ Parecchie poi di queste specie piemontesi, non furono accennate dai 


Li 


rà 


Un 


La 


> 


Ce 


varii autori, nemmeno della Liguria o della Lombardia, e talune nep- 
pure come genericamente italiane, nel catalogo di Garbiglietti (8). 

Credo dunque non privo d’interesse il riunirle in un catalogo, limi- 
tandomi a citare, per quanto si riferisce alla sinonimia ed alla biblio- 
grafia, solo i principali autori ed i lavori che più direttamente inte- 
- ressano il Piemonte. — Ringrazio poi vivamente il dott. A. Puton ed 
il prof. A. De-Carlini, che mi furono prodighi di consigli sulla determi- 
nazione di talune specie del genere Corisa, molto difficili a distinguersi 
fra loro. 

I generi di Notonettidi viventi.in Piemonte si possono distinguere nel 
seguente modo: 

A. Rostro libero, formato di 3-4 articoli. Tarsi anteriori con 2 ar- 
ticoli. Antenne di 4 articoli. Scudetto ben visibile. Dorso convesso, quasi 
tettiforme. Insetti nuotanti sul dorso [Notonettine]. i 

1) Elitre omogenee, completamente coriacee, senza membrana. 
Occhi molto distanti tra loro. Rostro di 3 articoli. Base dello scudetto 
larga come il pronotum. Dimensioni molto piccole (2,5-3 mm.) Plea. 

2) Elitre fornite di parte coriacea e di membrana. Rostro di 
4 articoli. Base dello scudetto più larga del pronotum. Dimensioni medie 
(14-16 mm.). Notonecta. 

B. Rostro nascosto, apparentemente inarticolato, Tarsi anteriori con 
un solo articolo. Dorso poco convesso. Insetti nuotanti sul ventre [Co- 
risidi]. 

— 1) Scudetto nascosto. Antenne di 4 articoli. Corpo allungato. Di- 


mensioni medie o piccole (14-5 mm.). Corisa. 
2) Scudetto visibile. Antenne di 3 articoli. Corpo quasi elittico. 


Dimensioni piccolissime (1-1,5 mm.). Sigara. 


1. Gen. Plea Leach. 
P. minutissima. 


Notonecta minutissima, Fabr. (4), p. 59. 

Ploa » Fieber (6), p. 17, T. I, f. 27-35. — Am. et Serv. 
(1), p. 449. — Vollenh. (15), p. 152, T. 10, f. 3. 

Plea minutissima, Leach. (9), p. 14. — Garbigl. (8), p. 280. — Puton (11), 
p. 38. — (12), p. 216. — Reuter (13), p. 728. 


Piemonte (Ghiliani); Torino, ruscelli alla barriera di Nizza. Poco co- 
mune. Già indicata della Liguria (Ferrari) e della Lombardia (De-Carlini). 
2. Gen. Notonecta Linn. 

N. glauca. 


ì Notonecta glauca, Linné (10), p. 712. — Fabricius (4), p. 689. — Am. et 
Serv. (1), p. 452. — Leach (9), p. 13. — Dufour (3), p. 116. — Vollenh. (15), 


BS. DI 


p. 151, T. 10, f. 12. — Puton (Il), p. 38. — (12), p. 217. — Cavanna (2), 
p. 265. — Reuter (13), p. 725. 


Notonecta Fabrieii, Fieber (5), p. 49. — Garbigl. (8), p. 280. 


Piemonte (Ghiliani); Valle di Lanzo (Lessona); Salassa (Gianelli); 
Pralungo (Camerano); contorno di Torino (Neri); Monferrato (Mens). 
Comunissima. Già accennata della Liguria (Ferrari) e della Lombardia 
(De-Carlini). 


N. glauca var. furcata. 


Notonecta furcata, Fabricius (4), p. 58. — Leach. (9), p. 12. 
» glauca var. furcata, Am. et Serv. (1), p. 453. — Puton (11), 
p. 38. — (12), p. 217. — Reuter (13), p. 727. 


Piemonte (collez. Museo Torino); Valdieri (Lessona); Torino, barriera 
di Nizza. Frequente. 


N. glauca var. marmorea. 


Notonecta marmorea, Fabricius. Systema Rhyngotorum 1803, p. 103. 
» glauca var. marmorea, Am. et Serv. (1), p. 453. — Puton (11), 
p. 38. — (12), p. 217. — Reuter (13), p. 726. 


Piemonte (collez. Museo Torino); Piano di Formazza (Camerano). 
Poco frequente 


3. Gen. Corisa Geoffroy. 
C. carinata. 


Corixa carinata, Sahlberg (14), p. 12. — Vollenh. (15), p. 160, T. 10, f. 8. 
Corisa » Fieber (7), p. 38. — Puton (11), p. 39. — (12), p. 234. 


Lungh. mm. 8,5. Piuttosto robusta; bruno-scura. Capo giallognolo 
tinto di bruno sulla sommità del vertice; fronte del è molto concava. 
Pronotum notevolmente prolungato all’indietro, percorso da una linea 
longitudinale mediana rilevata, estesa fin quasi all’estremo posteriore ; 
bruno scuro, ornato di 10 linee trasversali giallognole poco spiccate, 
indistinte ai lati. Elitre fornite di lineette giallognole intricate, disposte 
in serie trasversali; più regolari nella parte basale del clavus, ove sono 
quasi parallele; ramificate sulla parte coriacea ove quasi confluiscono 
in linee longitudinali; membrana a disegno intricatissimo e geroglifico; 
una linea giallognola piuttosto evidente segna il limite fra la parte co- 
riacea e la membrana. Ventre giallognolo coi primi 2 segmenti addo- 
minali tinti di bruno. Zampe giallognole coi tarsi oscuri all’apice. 

Alpi Piemontesi; Valle d’Aosta (Ghiliani). Rara. Non fu accennata nè 
della Liguria nè della Lombardia. Manca anche nel catalogo Garbiglietti, 


si; Mai 


C. Geoffroyi. 
Corixa Geoffroyi, Leach. (9), p. 17. — Vollenh. (15), p. 158, T. 10, f. 5. 
Corisa » Am. et Serv. (1), p. 447. — Fieber (7), p. 14. — Gar- 
bigl. (8), p. 279. — Puton (11), p. 38. — (12), p. 220. — Reuter (13), p. 729. 


Lungh. mm. 18,5-14. Corpo robusto, piuttosto convesso anteriormente, 
depresso posteriormente; bruno, un po’ lucente. Capo giallo col vertice 
fornito d’una macchietta bruna; fronte del è leggermente concava. 
Pronotum bruno con 18-20 lineette trasversali giallognole, sottili, un 
po’ irregolari. Elitre brune, ornate di fitte e minute macchiette giallo- 
gnole disposte a file trasversali molto irregolari; non v’ha accenno a 
linea pallida fra la membrana e la parte coriacea. Ventre giallastro col 
petto, le anche e il primo segmento addominale tinti di nero. Zampe 
gialle, tarsi posteriori superiormente marginati di bruno scuro ai lati. 

Piemonte (Ghiliani); Torino, Vanchiglia, barriera di Nizza. Frequente, 
ma poco numerosa. Già indicata della Liguria (Ferrari) e della Lom- 
bardia (De-Carlini). 


C. hieroglyphica. 

Corixa hieroglyphica, Dufour (3), p. 214, T. VII, f. 85. — Vollenh. (15), 
DE 16010T. "10,079. 

Corisa hieroglyphica, Fieber (7), p. 22. — Puton (Il), p. 39. — (12), 
p. 223. — Garbigl. (8), p. 279. 


Lungh. mm. 5-5,5. Di color grigio-bruno, volgente al giallognolo 0 
al cinerino. Capo gialliccio con una macchietta oscura sul vertice ; 
fronte del è molto concava, Pronotum un po’ prolungato all’indietro, 
fornito di una brevissima lineetta rialzata anteriormente; giallognolo, 
percorso da 8-9 lineette nere trasversali parallele. Elitre fondamental- 
mente grigio-giallognole, con numerose e intricate punteggiature o li- 
neette bruniccie trasversali, confluenti lungo più serie longitudinali ir- 
regolari. Clavus giallognolo con pochissime lineette nere distanti fra 
loro, spesso abbreviate, mancanti per lo più alla base. Margine esterno 
delle elitre giallognolo; membrana a disegno irregolare. Ventre nel è 
nero, nella 9 giallastro, col petto e il primo segmento addominale neri. 
Zampe gialle, tarsi oscuri. 

Torino, ruscelli alla barriera di Nizza (Neri); Vanchiglia. Comune e 
assai numerosa. Non fu accennata nè della Liguria, nè della Lombardia. 


C. Falleni. 
Corisa Fallenii, Fieber (7), p. 31. — Puton (11), p. 39. — (12), p. 228. 
Corixa >» Vollenh. (15), p. 164. 
Lungh. mm. 8. Bruno-giallastra, allungata e piuttosto depressa. Capo 
giallo, con vertice ornato d’una macchietta oscura; fronte del è leg- 
germente concava. Pronotum mediocremente allungato, scuro, ornato 


2% = 


di 8-9 linee trasversali gialle leggermente ondulate; fornito di un bre» 
vissimo rialzo longitudinale mediano anteriormente; angolo laterale del 
pronotum acuto. Elitre fornite di lineette trasversali gialle, regolari, 
parallele e omogenee fra loro, un po’ interrotte o biforcate lungo i 
margini esterno e interno della parte coriacea, ove per la riunione 
degli spazi oscuri si notano come due macchiette nere allungate. Mem- 
brana a disegno oscuro molto fitto e intricato, separata dalla parte co- 
riacea da una lineetta gialla piuttosto spiccata; margine esterno delle 
elitre piuttosto largo, giallo. Ventre giallo, zampe gialle, tarsi oscuri. 

Torino, barriera di Nizza (Neri); Vanchiglia. Frequente. Indicata già 
della Lombardia (De-Carlini). 


C. striata. 

? Notoneeta striata, Linné (10), p. 712. 

Corisa » (L.) Fieber (7), p. 30. — Garbigl. (8), p. 279. — Puton 
(11), p. 39. — (12), p. 227. — Reuter (13), p. 730. 

Corixa striata, Vollenh. (15), p. 163. 


Lungh. mm. '7. Molto simile alla precedente. Bruna, lucente. Capo 
giallastro con una macchietta oscura sul vertice; fronte del è legger- 
mente concava. Pronotum breve, scuro, con 6-7 lineette trasversali 
gialle, sottili, regolari e parallele; fornito di un brevissimo rialzo lon- 
gitudinale mediano anteriormente; angolo laterale del pronotum ottuso. 
Elitre brune, fornite di numerose lineette trasversali giallognole piut- 
tosto sottili, parallele, notevolmente interrotte e intricate lungo i mar- 
gini esterno e interno della parte coriacea, ove gli spazii oscuri fon- 
dendosi, formano come 2 macchie longitudinali nere; lineette chiare 
del clavus distintamente più larghe principalmente alla base e verso il 
lato interno. Membrana a disegno intricatissimo, oscuro, separata dalla 
parte coriacea da una lineetta gialla fiancheggiata da lineette scure ; 
margine esterno delle elitre piuttosto stretto, giallognolo o în parte 
bruniccio. Ventre giallognolo. Zampe giallognole coi tarsi oscuri. 

Vanchiglia. Poco frequente. Indicata già della Lombardia (De-Carlini). 


C, Fabricii. 


Corisa Fabricii, Fieber (7), p. 83. — Puton (12), p. 231. 
» Fabrici, Puton (ll), p. 39. 


Lungh. mm. 5,7-6. Bruniccia o giallognola. Capo giallo. Fronte del 3 
con una concavità, limitata superiormente fra gli occhi da una care- 
natura trasversale. Pronotum piuttosto breve, colla lineetta rilevata 
mediana breve, ben evidente anteriormente; ornato di 7 linee gialle 
trasversali piuttosto ampie, e talora fondamentalmente giallognolo a 
lineette oscure. Elitre con linee gialle trasversali alquanto intricate ; 
quelle della base del clavus piuttosto regolari, parallele; quelle della 


— 6 —- 


parte coriacea spesso interrotte da una linea irregolare bruna longitu- 
dinale lungo l’orlo interno, essendo specialmente nero l’angolo posteriore 
interno; membrana a disegno irregolare, separata dalla parte coriacea 
da una leggera linea giallognola; margine esterno delle elitre pallido, 
percorso da una linea nera. Ventre giallognolo colla base nera. Zampe 
giallognole. 

Gli esemplari da me esaminati si riferiscono preferibilmente alla var. 
nigrolineata Fieb. 

Torino, ruscelli alla barriera di Nizza. Poco frequente. Indicata già 
della Liguria (Ferrari). 


C. limitata. 
Corisa limitata, Fieber (7), p. 35. — Puton (11), p. 39. — (12), p. 229. 


: Lungh. mm. 6-6,5. Simile alla precedente. Bruniccia; capo giallo; 
fronte del è notevolmente concava. Pronotum un po’ prolungato all’in- 
dietro, con leggerissimo accenno anteriormente ad un rialzo mediano 
lineare; ornato di 8 lineette gialle trasversali, alquanto ampie. Clavus 
a linee gialle oblique, parallele fra loro, piuttosto regolari e legger- 
mente più ampie verso la base. Parte coriacea delle elitre a linee tra- 
sversali irregolari, spesso interrotte, in modo da apparirvi due linee 
longitudinali scure ai lati; margine esterno delle elitre giallognolo ; 
membrana a disegno irregolare, separata dalla parte coriacea da una 
leggera lineetta gialla. Ventre giallo, alquanto scuro alla base. Zampe 
giallognole. 

— Piemonte (Ghiliani); Vanchiglia. Frequente. Non accennata nè della 
Liguria, nè della Lombardia. Manca anche nel catalogo Garbiglietti. 


4. Gen. Sigara Leach. 
S. minutissima. 
Notonecta minutissima, Linné (10), p. 713. 
Sigara minuta, Fabricius (4), p. 60. — Fieber (6), p. 13, T. 1, f. 11-19. 
» minutissima, Leach (9), p. 14. — Garbigl. (8), p. 279. — Vollenh. 
(15), p. 156, T. 10, f. 4. — Puton (Il), p. 39. — (12), p. 237. — Reuter (13), 
p. 732. 


Piemonte (collez. Museo Torino). Rara. Già accennata della Liguria 
(Ferrari) e della Lombardia (De-Carlini). 


INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE 


. AMyYOT C. J. B. et AUDINET-SERVILLE, Histoire naturelle des insectes « Hé- 


miptères ». — Paris, 1843. 


. CAVANNA G., Emitteri eterotteri del Monferrato. Bull. Soc. Entom. Ital., 


anno X. — Firenze, 1878, trim. IV. 


. DuFour L., Recherches anatomiques et physiologiques sur les Hémiptères. 


Mémoires Acad. Sciences. — Paris, 1833, tom. lV. 


. FaBRIcIUS Joh. Chr., Entomologia systematica emendata et aucta. — 


Hafniae, 1794, tom. IV. 


. FieBER Fr Xav., Rhynchotographien. — Pragae, 1851. 
. — Entomologische Monographien. — Leipzig, 1844 (Monogr. d. Gattung. 


Stigara; Monogr. d. Gattung. 0a). 


. — Species generis « Corisa » monographice dispositae. — Pragae, 1851. 
. GARBIGLIETTI A., Catalogus methodicus et synonymicus Hemipt. Heteropt. 


Italiae indigenarum. Bull. Soc. Ent. It., anno I. — Firenze, 1869. 


. LeAacH W. Flf., On the classification of the nat. tribe of ins. Notonectides. 


Trans. Linn. Soc. — London, 1818, tom. 12. 


. LINNÉ Car., Systema naturae. Edit. XII reformata. — Holmiae, 1767, 


tom. I, pars II. 


. PuTON A., Catalogue des Hemiptères Heteroptères d’Europe.— Paris, 1869. 
, — Synopsis des Hemiptères Heteroptères de France, Ill partie. — Remi- 


remont, 1880. 


. REUTER 0. M., Revisio synonymica Heteropterorum palaearcticorum. Act. 


Soc. Scient. Fennicae, tom. XV. — Helsingf., 1888. 


. SABLBERG C. R., Observ. quasdam Hist. Notonectidum imprimis Fenn. 


illustrantes. — Aboae, 1819. 


. SNELLEN VAN VOLLENHOVEN S. C., De Inlandsche Hemipteren. Tijdschrift 


voor Enatom. — S. Gravenhage, 1877. 


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°. BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 
della R. Università di Torino 


N. 454 pubblicato il 29 Maggio 1893 Vot. VIII 


D' DANIELE Rosa 


Catalogo e distribuzione geografica dei LUMBRICIDI. 


Nel tomo XLIII ser. II delle Memorie della R. Accademia delle Scienze 
di Torino (1893), ho pubblicato una « Revisione dei Lumbricidi » che 
contiene, oltre a brevi generalità, la descrizione di tutte le specie finora 
note di lumbricidi str. sensu (/ombriciens préctitelliens di Perrier). Do 
qui il catalogo delle specie descritte in quel lavoro, aggiungendo alcuni 
fra i più importanti sinonimi. 

G. Lumbricus. 

1 L. rubellus Hoffm. 2 L. castaneus (Sav.) = L. purpureus Eisen. 
3 L. Meliboeus Rosa. 4 L. herculeus (Sav.) = L. agricola Hoffm. part. 
= L. terrestris Eisen. 5 L. festivus (Sav.) = L. rubescens Friend. 6 L. 
Polyphemus Fitz. 

G. Allolobophora. 

1 A. foetida (Sav.)= L. olidus Hoffm. 2 A. rosea (Sav.)= A. mu- 
cosa Eisen. 3 A. veneta Rosa = A. putris forma hortensis Michaelsen. 
4 A. alpina Rosa. 5 A. Nordenskjbòldii Eisen. 6 A. submontana Veja. 
7 A. putris (Hoffm.) = L. puter Eisen part. = A. subrubicunda, tenuis 
et arborea Eisen = A. putris var. subrubicunda et arborea Mich. 8 A. 
constricta Rosa. 9 A. mammatlis (Sav.)= A. celtica Rosa. 10 A. pygmaea 
(Sav.) = ?A. minima Rosa. 11 A. octoedra (Sav.) = Dendrobaena 
Boeckii Eisen. 12 A. platyura (Fitz) = A. Oerleyi Horst. 13 A. cau- 
casica (Kulaghin). 14 A. Nassonovîiî (Kulaghin). 15 A. Bogdanoviti 
Kulaghin. 16 A. madeîrensis Mich. 17 A. caliginosa (Sav.) = L. tra- 
pezoides Dugès = A. turgida Eisen. 18 A. ferrestris (Sav.) = L. agri- 
cola part. Hoffm. = A. longa Ude. 19 A. chiorotica (Sav.) = L. ri- 
parius Hoffm. 20 A. cambrica Friend. 21 A. Molleri Rosa. 22 A. îcterica 
(Sav.). 23 A. japonica Mich 24 A. Georgîi Mich. 25 A. smaragdina 


Lea: 


Rosa. 26 A. limicota Mich. 27 A. hispanica Ude. 28 A. gigas (Dugès). 
29 A. dubiosa Oerley. 30 A. Festae Rosa. 31 A. mediterranea Oerley. 
32 A. complanata (Dugès). 33 A. transpadana Rosa. 34 A. cyanea 
(Sav. non Vejd.) = A. profuga Rosa = A. studiosa Mich. 35 A. lés- 
saensis Mich. 36 A. miîma Rosa. 37 A. Frivaldszkyi (Oerley). 38 A. 
gracitis (Oerley). 39 A. rubida (Oerl. non Sav.) 40 A. Tellinti Rosa. 
41 A. jassyensis 42 A. syriaca (Vessely in lit.). 43 A. Leoni Mich. 
44 A. Eisenî (Levinsen) = Lumbricus Eiseni Lev, 45 A. Hermanni Mich. 
46 A. Antipae Mich. 47 A. parva Eisen. 48 A. norvegica Eisen. 49 
A. tumida Eisen. 

G. Allurus. 

1 A. tetraedrus (Sav.) = L. agilis Hoffm. = A. dubius Mich. 2 A. 
hercynius Mich. 3 A. neapolitanus Oerley. 4 A. Ninnti Rosa. 5 A. pupa 
(Eisen) = Tetragonurus pupa Eis. 6 A. letragonurus Friend (proba- 
bilmente però v'han solo 3 specie diverse di Allurus corrispondenti 
rispettivamente alle specie 1 e 2, 3 e 4, 5 e 6). 

G. Criodrilus. 

Cr. lacuum Hoffm. 

Sono poi descritte varie sp. inquirendae ed è dato un catalogo delle 
sp. spurie. Tavole sinottiche facilitano la determinazione delle specie. 

Un capitolo sulla distribuzione geografica dei lumbricidi che non ba 
potuto trovar posto in quella mia Revisione sarà qui da me brevemente 
riassunto. 

I lumbricidi sono proprii delle regioni paleo-artica e neo-artica (Sclater e 
Wallace) corrispondenti alle regioni nord-polare, europeo-siberiana, chi- 
nese, mediterranea e nord-americana di Mòbius. I lumbricidi veri che 
si trovano fuori di queste regioni devono considerarsi come importati 
accidentalmente dall'uomo. 

I lumbricidi importati nelle regioni tropicali, così ricche d’altri ter- 
ricoli, non vi si acclimano, essi si sono invece abbondantemente accli- 
mati nelle regioni temperate dell’emisfero australe (Australia, Nuova 
Zelanda, Capo di Buona Speranza, America australe) dove alcuni (sopra- 
tutto l’A. caliginosa var. trapezoides) respingono davanti a sè le forme. 
indigene. 

In base alla distribuzione geografica dei lumbricidi possiamo dividere 
l’Europa in 5 provincie: Nordica, Centrale, Occidentale, Meridionale 
e Orientale. 

Alcune specie di lumbricidi si trovano indifferentemente in tutte le 
provincie; esse sono: L. rubellus, Allolobophora caliginosa, A. chloro- 
tica, A. rosea, A. foetida, A. putris, Allurus tetraedrus. 

Tutte le altre specie sono più o meno localizzate. 

La provincia nordica comprende il Nord della Russia e la Scandi- 
navia. Essa contiene le seguenti specie: 


- pae 


I. Lumbricus herculeus, L. rubellus, L. castaneus, Allolobophora 
caliginosa, A. chlorotica, A. rosea, A. foetida, A. putris, A. octoedra, 
A. Eiseni, Allurus tetraedrus. 

II. Allolobophora norvegica, A. Nordenskjoldii. 

Le prime 11 specie (I) sono comuni a queste provincie ed alla provincia 
centrale, le due ultime (II) non si trovano in Europa fuori della prima. 

Questa provincia studiatissima da Eisen e da Levinsen è la più po- 
vera. La specie che si spinge più a Nord è l’A. octoedra che fu tro- 
vata alla Nuova Semlia (73° 20') al Nord della Siberia e della Norvegia, 
alle Loffoden, in Islanda, al Groenland ed a Terranuova. 

Questa specie sale sulle Alpi sino a 2200, altezza raggiunta (e sor- 
passata) dall’A. alpina, forma orientale che non si trova al Nord. Le 
specie che si spingono meno al Nord sembrano essere }’A. Eiseni (tro- 
vata solo in Danimarca) e l’A. chlorotica (Danimarca e Scozia). Anche 
sulle Alpi quest’ultima non sale oltre a 300 m. Per verità il Levinsen 
ne cita esemplari del Groenland ma si tratta forse di individui di fresco 
importati e non acclimati come avviene, secondo Eisen, del L. herculeus 
che importato in Groenlandia dalle navi non vi passa l’inverno. 

La provincia centrale comprende: Inghilterra, Francia (esclusane la 
parte mediterranea), Olanda, Belgio, Germania, Svizzera, le Alpi e la 
zona subalpina del Piemonte, inoltre la Boemia e la Polonia. Parte della 
Russia entra in questa provincia ma i dati che ci dà a tal riguardo il 
Kulaghin, pel modo singolarissimo con cui quest’ autore considera le 
specie, sono affatto incerti. 

Di queste provincie son note 30 specie cioè: 

]. Lumbricus herculeus, L. rubellus, L. castaneus, Allolobophora 
caliginosa, A. chlorotica, A. rosea, A. foetida, A. putris (var. arborea 
e subrubicunda) A. octoedra, A. Eiseni, Allurus tetraeder. 

II. Lumbricus festivus, Allolobophora terrestris, A. cyanea, A. ve- 
neta (var. hortensis et hibernica), A. icterica, A. constricta, A. mammalis, 
A. pygmaea, Criodrilus lacuum. 

III. Lumbricus Meliboeus, Allolobophora alpina, A. submontana,; 
A. transpadana, A. limicola, A. Hermanni, A. platyura, A. gracilis, 
A. stagnalis, Allurus tetragonurus. 

Le specie del gruppo I si ritrovano anche nella provincia nordica; 
dove mancano le specie dei gruppi II e III, quelle del gruppo II si pos- 
sono considerare come caratteristiche della provincia centrale sebbene 
alcune ne oltrepassino qua e là i limiti, quelle del gruppo III sono piut- 
tosto proprie delle regioni vicine oppure vi si trovano in essa solo in 
qualche punto. Della provincia nordica la centrale è distinta sopratutto 
per la presenza dell’ Allobophora eyanea, veneta e terrestris. 

La provincia occidentale comprende la penisola iberica colle Baleari, 
le Azzorre e Madeira. Essa comprende le seguenti specie: 


OOE, "OE 


I. Lumbricus herculeus, L. rubellus, Allolobophora caliginosa, A. chlo- 
rotica, A. rosea, A. foetida, A. putris, A. Eiseri, A. octoedra, A. cyanea, 
A. veneta, Allurus tetraedrus. 

II. Allolobophora complanata. 

III. Allolobophora Molleri, A. hispanica, A. Georgii, A. mediter- . 
ranea, A. madeirensis. 

Le specie del gruppo III sono esclusive di questa regione, l’unica del 
gruppo II si trova fuori di essa solo nella provincia meridionale e orien- 
tale, quelle del gruppo I son comuni anche nella regione centrale. La 
provincia occidentale, sebbene poco studiata è molto ricca di forme di 
cui parecchie affatto caratteristiche. 

La provincia meridionale comprende la regione mediterranea della 
Francia e dell’Italia sino ai limiti sovra indicati della provincia cen- 
trale, (bisogna escluderne il lembo orientale dell’Alta Italia all’est di 
Venezia che rientra già nella provincia orientale). In questa provincia 
s'incontrano lo seguenti specie: 

I. Lumbricus herculeus, L. rubellus, L. castaneus, Allolobophora 
caliginosa, A. chlorotica, A. rosea, A. foetida, A. veneta, A. putris, 
A. constricta, Allurus tetraedrus, Criodrilus lacuum. 

II. Atlolobophora gigas, A. complanata, A. transpadana, A. Festae, 
A. neapolitanus, A. Ninnii. 

Le specie del gruppo I sono comuni anche alla provincia centrale, 
però i Lumbricus non si trovano comunemente che su qualche punto 
periferico. Le specie del gruppo II non si trovano nella provincia cen- 
trale salvo l’Allobophora transpadana comune in tutta la valle del Po, 
ma che però è specie orientale. Questa provincia è il vero centro del- 
l’Allol. complanata. 

La provincia orientale comprende sinora il lembo orientale dell’ Alta 
Italia, tutto l’impero Austro- Ungarico (salvo la Boemia) e la Rumenia. 
I veri limiti di questa provincia non sono ben noti; le sue specie sono: 

I. Lumbricns herculeus, L. rubellus, L. voemzioe ? L. festivus, Al- 
lolobophora caliginosa, A. terrestris, A. chlorotica, A. foetida, A. rosea, 
A. putris, A. veneta, A. cyanea, A. octoedra, Criodrilus lacuum, Al- 
lurus tetraedrus. 

II. Allolobophora complanata, A. daanga A. alpina, A. pla- 
tyura, A. gracilis, Allurus Ninnii. 

III. Lumbricus Polyphemus, Allolobophora smaragdina, A. dubiosa, 
A. Tellinii, A. mima, A. jassyensis, A. Leoni, A. Frivaldszkyi, A. Antipae. 

Le specie del gruppo 1 si trovano anche in quasi tutta la provincia 
centrale; il gruppo II, salvo l’Allol. complanata che è piuttosto meri- 
dionale, comprende forme che son piuttosto da considerarsi come orien- 
tali sebbene si trovino qua e là anche altrove; il gruppo III contiene 
forme non trovate fuori della provincia orientale. Questa provincia è 


5 


la più ricca e quella che ha un maggior numero di forme caratteri- 
stiche. 

Il resto della regione paleartica è poco noto. Il Nord dell’Africa si 
riattacca direttamente alla fauna della provincia meridionale, son note 
di esso le seguenti specie: Allol. caliginosa var. trapezoides (Marocco, 
Tunisi, Tripoli, Egitto), A. complanata (Algeria), A. rosea (Marocco), 
A. Festae (Tunisi), Allurus tetraedrus (Tenerifa). Della Siria ci son note 
l’A. caliginosa (Sinai) e la specie dubbia Lumb. Victoris (Beyrouth). Il 
Caucaso e le regioni vicine sembrano essere ricchi di lumbricidi e riat- 
taccarsi alla provincia orientale, come tende a dimostrarlo la presenza 
dell’Allol. veneta typica e dell’A. alpina nell’Armenia; specie proprie 
della regione sarebbero l’A. syriaca di Samsun e le A. caucasica, Bog- 
danovii e Nassonovii del Caucaso. Della Siberia son note l'A. Norden- 
skioldji (che non si è trovata altrove che in Svezia) l'A. rosea, l'A. 
putris e l'A. octoedra, dimodochè tale regione non sembra distinta dalla 
provincia nordica e centrale. Della China (Kansù) si conosce solo l’A. ca- 
liginosa, e del Giappone si conosce solo l’A. foetida e l’A. japonica; 
gli altri lumbricidi finora noti di questo paese (e son già abbastanza 
numerosi) appartengono ad altre famiglie (Moniligastridi e Perichetidi). 

Quanto all’ America settentrionale, essa non ha che tre specie non 
ancor trovate altrove (Allol. tumida e parva ed Allurus pupa) le altre 
sono fra le più comuni dell’Europa del Nord cioè: L. herculeus, L. ru- 
bellus, L. castaneus, Allolobophora caliginosa, foetida, putris, chloro- 
tica, rosea, octoedra, Allurus tetraedrus. I lumbricidi occupano tutta 
l’America del Nord, dal Groenland e da Terranuova sino alla California 
ed il Messico, però tutti gli autori sono concordi per dire che vi sono 
in generale rari e che nelle regioni non ancora coltivate non se ne 
trova quasi affatto. 

In conclusione, i lumbricidi sono proprii a tutta la regione paleo- e 
neo-artica nella quale gli altri gruppi di terricoli non si mostrano che 
in qualche punto periferico. Però il vero paese dei lumbricidi è l’Eu- 
ropa, poichè la Siberia e l'America del Nord son povere di forme e le 
poche che ci sono sembrano esser venute dal Nord dell’Europa. Nella 
Europa stessa la regione più ricca di lumbricidi è la regione orientale, 
poi viene la centrale ed infine l’occidentale che ha ancora molte forme 
proprie. Quanto all’Europa del Nord ed alla regione mediterranea pro- 
priamente detta esse sono sempre più povere a misura che si allonta- 
nano dalla provincia centrale. 

Sulla distribuzione verticale vedasi questo bollettino, vol. II (1882) 
N. 31. Le mie ricerche posteriori non hanno fatto variare notevolmente 
i risultati colà esposti. 


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“ BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 452 pubblicato il 31 Maggio 1893 VoLr. VIII 


Intorno alla MERULA ALPESTRIS, Brehm. 


Nota di TOMMASO SALVADORI. 


Nel 1886 il D" Stejneger pubblicava un interessante lavoro (1) per 
dimostrare che il Turdus alpestris (Brehm) dell’Europa centrale e me- 
ridionale è una specie perfettamente distinta dal 7. torquatus, Linn. 
dell'Europa settentrionale. 

Il Seebhom, l’autore del volume V del Catalogo del Museo Britannico, 
contenente la famiglia Turdidae, e che di questa si è particolarmente 
occupato col proposito di pubblicarne una monografia, e perciò auto- 
revole sopra tutti intorno all’argomento trattato dallo Stejneger, ha 
accettato le sue conclusioni (2), ed anzi ha creduto di dover riconoscere 
una terza forma del Caucaso e della Persia, che egli ha chiamato Merula 
torquata orientatis. 

Ad onta di ciò, il Giglioli (3) non sembra inclinato a riconoscere il 
Turdus alpestris (Brehm) come forma distinta. 

Io mi proposi di studiare tale questione, per risolvere la quale era 
necessario di avere esemplari specialmente adulti in abito perfetto, rac- 
colti în Italia durante îl tempo della riproduzione. Ma a fare ciò ho 
trovato un gravissimo ostacolo nella improvvida ed antiscientifica di- 
sposizione delle Autorità italiane, per la quale non viene più concesso 
ai cultori della Ornitologia il permesso di cacciare, per ragioni scien- 
tifiche, durante il periodo del dìvieto di caccia. Tuttavia anche col poco 
materiale che io sono riuscito a raccogliere, e con altro da me esaminato 


(1) On Turdus alpestris and Turdus torquatus, two distinct species of Eu- 
ropean Thrushes (Pr. Un. St. Nat. Mus. 1886, pp. 365-373). 

(2) On Merula torquata and its Geographical Races (/07s, 1888, pp. 309-312). 

(3) Primo Resoconto dei risultati della inchiesta ornitologica in Italia. Parte 
prima. Avifauna Italiana, pp. 170-171, 1889. 


TS 


nel Museo Britannico e nelle Collezioni private del Seebohm e del Dresser 
in Inghilterra, mi sono convinto che il. 7. alpestriîs è realmente una 
forma meridionale, distinta dal settentrionale 7. forgquatus. So che questa 
conclusione non sarà facilmente accettata dagli Ornitologi italiani, ed io 
prego quindi quelli che hanno occasione di visitare le regioni alpine, 
ove il Tordo alpestre non è raro e nidifica, di voler con tutti i mezzi 
possibili verificare le cose che sarò per dire, giacchè conviene por mente 
a ciò, che non è esaminando promiscuamente i Tordi dal collare bianco 
che si prendono in autunno al tempo della migrazione, ma sibbene 
studiando quelli stazionarii e nidificanti sulle nostre montagne e con- 
frontandoli con esemplari tipici in abito di primavera della forma nor- 
dica che la questione può essere giustamente e facilmente intesa. 

Non saranno inutili alcuni cenni intorno alla storia del T. a/pestris, 
togliendoli da quanto ha detto ottimamente lo Stejneger. 

Il nome di Merwu/a alpestrîs, Brehm, s'incontra per la prima volta 
nell’Isis, 1828, p. 1281, ma senza descrizione, la quale fu aggiunta nel 
1831, nell’Handbuch del Brehm, p. 372, ove si legge quanto segue: 

« Il petto e l'addome hanno un disegno a squame. Ciascuna piuma 
di queste parti oltre al margine chiaro, ha una grande macchia mediana 
bianca, interrotta da una stria scapale nera, ed il nero è perciò confi- 
nato verso il margine bianco ..... Questa specie vive sulle Alpi del 
TIROLO ». 

Nell'Isis pel 1848 il Brehm pubblicò alcune osservazioni del defunto 
Conte Gourcy Droitaumont intorno al canto di alcuni uccelli di Germania. 
Le note del Brehm, che accompagnano le osservazioni intorno al canto 
forte e penetrante del Tordo alpestre, contengono il seguente confronto 
delle due specie (pp. 92-93): 


Tordo dal collare nordico. Tordo dal collare alpino. 
Merula torquata, auct. Merula alpestris, Brehm. 


MASCHIO IN PRIMAVERA 
Becco giallo, con una tinta scura più o meno intensa (all’apice ?) 
L'intero uccello, eccetto le ali un Parti superiori di un nero non 
poco più chiare, nero con un mezzo intenso; parti inferiori molto mac- 
collare bianco sulla parte inferiore chiate e variegate, tutte le piume, 
(ed anteriore) del collo. inferiormente al collare bianco, a- 
vendo margini bianchi che mai 
scompaiono, e la maggior parte es- 
sendo fornite dî macchie bianche 
nel mezzo, molto spiccate nell’e- 
state, e che mai si vedono nella 
Merula torquata. 


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Nell'autunno anche il maschio di 
questa specie ha i margini delle 
piume (delle parti inferiori) bianchi, 
ma essi sono sottili e scompaiono 
interamente in primavera. Esso non 
presenta mai macchie bianche nel 
mezzo delle piume. 

La femmina è più macchiata del 
maschio per causa dei margini chiari 
delle piume che sono più larghi, ma 
anche in autunno molto meno che 
non nella Merw/a alpestris; nella 
estate, quando quei margini scom- 
paiono in parte od interamente, essa 
assume un colorito bruniccio, che 
contrasta col collare bianco-grigia- 
stro. 

L’abito del giovane mi è scono- 
sciuto. 


Esso abita l’ Europa settentrionale 
ed emigra attraverso la Germania 
lungo le catene montane. È la sola 
specie che s’ incontri nella Ger- 
mania settentrionale e media. Io 
posso asserire ciò nel modo più as- 
soluto, giacchè tutti gli esemplari 
che ho ricevuto dalla Germania 
settentrionale, dal Rentendorf, dai 
Monti del Voigtland e dalla foresta 
Turingiana appartengono a questa 
specie. Questo è l’uccello posseduto 
dal Bechstein, giacchè non era pos- 
sibile che ne potesse avere altro 


Nell'autunno l'abito del maschio 
è molto variegato, per causa dei 
margini delle piume che sono molto 
larghi, la quale cosa si verifica an- 
che nella femmina. Anch’essa pre- 
senta un aspetto molto variegato 
per causa dei margini bianchicci e 
della macchia bianca nel mezzo delle 
piume, ed in autunno, specialmente 
nel primo anno, i margini bianco- 
grigiastri sono così larghi che l’uc- 
cello inferiormente appare bianco 
anzichè scuro. 


Nell’ abito giovanile l’uccello è 
appena riconoscibile (tanto è diffe- 
rente dall’adulto). Tutta la super- 
ficie superiore è bruna nericcia, più 
grigiastra nella femmina, con strie 
scapali giallognole e coi margini 
delle piume chiari, più larghi sulle 
ali, le quali perciò appaiono molto 
chiare; tutta la superficie inferiore 
è macchiata trasversalmente di gial- 
lognolo e di nero ; il maschio sovente 
ha la gola quasi interamente bianca. 

Abita le Alpi meridionali, spe- 
cialmente quelle del Tirolo e della 
Carinzia e si avanza fino ai Riesen- 
gebirge. Tutti gli esemplari ivi rac- 
colti dal Gloger, e tutti quelli che 
io ho ricevuti per mezzo dei miei 
amici da Salzburg, dal Tirolo, dalla 
Carinzia e da Vienna appartengono 
a questa specie. Questo è l’uccello 
che il mio collaboratore Conte 
Gourcy Droitaumont ebbe, ed il solo 
che poteva avere, giacchè la specie 
settentrionale non è rappresentata 
fra i 18 esemplari che io ho ricevuto 


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nella Turingia, siccome è il solo che dai luoghi sopra menzionati. Questo 
vi si trovi. Esso ha il canto da lui è l’uccello che ha il canto forte e 
descritto (fioco, cupo e debole, ma penetrante.....» (1). 

melodioso e piacevole), e niente af- 

fatto il forte canto del suo affine ». 

Finalmente nel Journa! fur Ornithologie del 1860, il Brehm aggiunge 
alcune note ad un lavoro di Leone Olph-Galliard intorno agli Uccelli 
della Vallata del Greyerz, nella Svizzera, ed ivi (p. 239) egli insiste 
intorno alle differenze fra le due specie nel modo seguente: 

« I Tordi dal collare bianco dell'Europa centrale differiscono essen- 
zialmente dai settentrionali: 

1° Per la colorazione più chiara delle ali; 

2° Per i margini chiari delle piume delle parti inferiori più larghi ; 

3° Per le macchie bianche sul mezzo delle piume del petto e del- 
l'addome. 

Inoltre essi hanno una voce così forte che il loro canto è affatto 
intollerabile in una camera, laddove quello dei settentrionali è dolce e 
piacevole ». 

Ora le cose dette dal Brehm e dallo Stejneger vengono interamente 
confermate dalle mie osservazioni. 

Si noti prima di tutto, come giustamente ha fatto notare anche lo 
Stejneger, che lo Sharpe ed il Dresser nella Tavola 15 della grande 
opera « Birds of Europe » figurarono una giovane femmina ricevuta 
dallo Schlùter di Halle (2), e nel testo discorrendo della medesima di- 
cono: « non abbiamo potuto trovare alcuna menzione di questo curioso 
abito in nessuna delle opere da noi esaminate ». Quest’abito, che non 
si incontra mai nel settentrionale 7. forquatus, è appunto quello pro- 
prio delle femmine della forma meridionale, che lo Sharpe ed il Dresser 
non avevano saputo distinguere, e che era stato benissimo descritto dal 
Brehm, ed anche dal Naumann. 

Come ho già detto, io ho esaminato un grande numero di Tordi o 
Merli dal collare bianco e certamente gli esemplari nordici, e special- 
mente i molti inglesi da me visti, sono diversi dai meridionali e spe- 
cialmente italiani. Presentemente ho innanzi a me 18 esemplari presi 


(1) L’Homeyer nel 1849 (Rhea, II, p. 159), ignorando a quanto pare i lavori 
del Brehm, fece notare come gli individui delle montagne della Germania 
meridionale siano notevolmente più chiari di quelli della Pomerania e della 
Prussia. 

(2) Questo esemplare è indicato come proveniente dallo Schleswig, ma come 
fa notare lo Stejneger, non è improbabile che fosse invece della Slesia, ove 
il T. alpestris si trova. 


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in Italia; di questi 4 soltanto, due maschi adulti in abito perfetto presi 
nel Marzo, cioè al tempo della migrazione verso settentrione, ed un 
maschio ed una femmina adulti, parzialmente albini, si possono riferire 
alla forma settentrionale; gli altri 14 spettano decisamente alla forma 
meridionale, e fra questi un maschio adulto col becco giallo, tranne 
l’apice scuro, ucciso nella Valle del Bitto il giorno 8 aprile 1887 (e quindi 
probabilmente sedentario), 5 adulti presi nel mese di marzo, due nel 
mese di ottobre e finalmente due giovani, un maschio ed una femmina, 
uccisi da me il 15 ed il 16 agosto 1889 sul Monbarone, poco lungi da 
Andrate, a circa 1200 metri di altezza, mentre in compagnia di altri 
individui della stessa specie stavano beccando le ciliegie. 

Un carattere, che mi sembra sia stato trascurato e che secondo 
me fa riconoscere immediatamente la Meru/a alpestris è nelle piume 
del sottocoda, le quali non solo sono largamente marginate di bianco, 
ma hanno una macchia bianca molto distinta lungo il mezzo; 
questo carattere manca affatto nella Merula torquata, che ha le 
piume del sottocoda interamente nere, o con un sottilissimo margine 
bianchiccio. 

La Merula alpestris si trova in Italia sui monti durante la stagione 
della riproduzione, ed emigra parzialmente in autunno, nel qual tempo 
si trova anche nel piano, insieme alla Meru/a torquata, che giunge 
allora in Italia dal Nord. Probabilmente a questa specie spettano gli 
individui che al tempo della migrazione si vedono anche in Sicilia e 
specialmente nell’isola d’Ustica (Doder/eîn). 

A quanto pare la Merula alpestris sì trova nidificante in tutta la 
catena delle Alpi. In Piemonte nidifica di certo nel Vallone Orsera al 
di sopra di Viù, donde provenivano parecchi giovani individui che vidi 
in Viù nell’agosto del 1877; così pure, come ho detto più sopra, nell’a- 
gosto ho trovato i giovani sul Monbarone al di sopra della Serra d'Ivrea; 
ai primi di settembre ne ho visti nel Vallone di Graine (Valle di Challand 
o d’Ayas) e nella Valle della Cinischia, presso il Moncenisio; parimenti 
a questa specie senza dubbio debbono essere attribuiti gli esemplari che 
l’Abre (Gig/ioti, 1. c.) asserisce nidificare sui monti della Provincia di 
Cuneo, e che il Bazzetta, il Guarinoni, il Bernasconi ed il Galli Valerio 
affermano nidificare nell’Ossola, nella Valsesia e nella Valtellina, e così 
pure quelli che il Bettoni ricorda nidificare in diversi luoghi delle Alpi 
Lombarde e che sono sedentarii e nidificanti sulle Alpi del Tirolo, del 
Veneto e del Friuli (Bonomi, Ninni, Pellegrini, Molariî, Tissî, Delaito, 
Vallon). 

Il Merlo Alpestre è inoltre sedentario e nidificante anche sugli Appen- 
nini, almeno in Toscana, Il Savi per l’appunto dice che qualche coppia 
vi rimane a nidificare e ne menziona una da lui trovata in Mugello 
nel mese di agosto del 1882; dallo stesso Mugello il sig. Roster ebbe 


— G— 


pure una coppia nel giugno del 1879 (Gigzioti, 1. c.); il Fiorini lo dice 
sedentario sui monti del Casentino (GigZiotîi, 1. c.). 

Pare che il Merlo Alpestre nidifichi anche sui monti del Modenese; 
questa cosa fu intesa dire dal Doderlein, e non è affatto improbabile. 

In conclusione abbiamo in Italia la M. a?pestris nidificante sui monti 
e parzialmente migratrice, ed abbiamo pure la nordica M. forquata, 
ma questa non nidificante, ma invernale, giungendovi in autunno e 
restandovi fino al marzo. 

L’area occupata dalla M. a/pestris si estende dall'Europa meridio= 
nale fino alla Germania centrale, ove il limite settentrionale sembrano 
essere i Riesengebirge e la Slesia, e dalla Spagna ad occidente fino ai 
Monti Carpazi ad oriente; la nordica M. torquata invece abita, al 
tempo della riproduzione, la Scandinavia, la Germania settentrionale 
al Nord dei Riesengebirge e della Slesia e l'Inghilterra (1), dai quali 
luoghi emigra in autunno nell’Europa meridionale, ove s'incontra colla 
M. alpestris. 

Aggiungo la sinonimia della 


Merula alpestris 


Merula alpestris, Brehm, Isis, 1828, p. 1281 (nom. nud.); id. Handb. 
Vòg. Deutschl. p. 377 (1831) (descr. princeps); id. Isis, 1848, p. 92; 
id. Naumannia, 1855, p. 281; id. Journ. f. Orn. 1856, pp. 376, 446; 1860, 
p. 239; A. E. Brehm, Verz. der nachg. Sammlung (meist) europ. Vòg. 
von Dr. Ch. L. Brehm, p. 5 (1866); Gigl. Primo Resoc., Parte prima 
p. 170 (1889). 

Turdus torquatus, Naum. (nec. Linn.) Naturg. Vòg. Deutschl. VI, 
pp. 5-7 (1833); XIII, p. 363, Taf. 361, fig. 3 (juv.) (1847-51); Sharpe et 
Dress. B. of Eur. (pt. 10), II, pp. 113-125, (part.) pl. 15 (3 9) (1872). 

Merula vociferans, Brehm, Naumannia, 1855, p. 281 (nom. nud.); 
id. Journ. f. Orn. 1856, p. 446. 

Merula maculata, Brehm, Naumannia, 1855, p. 281 (nom. nud.); 
id. Journ. f. Orn. 1856, p. 446. 

Merula îinsignis, Brehm, Journ. f. Orn. 1856, p. 446 (nom. nud.). 

Turdus alpestris, Stejneg. Pr. Un. St. Nat. Mus. 1886, pp. 365-373; 
id. Auk, 1887, p. 60; Dress. Ibis, 1891, p. 365. 

Merula torquata, var. alpestris, Tschusi zu Schmidh, Schwalbe, XII, 
p. 70 (1888). 


(1) Secondo il Seebhom, la M. torquata nidifica anche nei Vosgi, ma questa 
cosa forse merita conferma, siccome mi pare più probabile che si tratti della 
M. alpestris. 


DO Kee 


Merula torquata alpestris, Seebh. Ibis, 1888, p. 311; Leverk. Journ. 
f. Orn. 1889, p. 253; Floericke, Journ. f. Orn. 1891, pp. 66, 278; 1892, 
p. 168. 


Turdus torquatus alpestris, Pràzak, Schwalbe, XVII, p. 68 (1893) 
(Boemia). 


PER L’ITALIA. 


Merla torquata, ossia co? collare, Gerini, Stor. degli Ucc. tav. 304 
(femina) (1771). 

Sylvia torquata, part., Savi, Orn. Tosc. I, p. 206 (1827). 

Merula torquata, Bett. (nec Linn.) Stor. Nat. Ucc. Lomb., Turdidae, 
gen. 514 (1865); Vallon, Boll. Soc. Adr. Sc. Nat. IX, p. 193 (1886) 
(Friuli); Gigl. Avif. Ital. p. 93 (part.) (1886); Salvad. Elenco Ucc. Ital. 
p. 112 (part.) (1886); Gigl. Primo Resoconto, Parte prima, p. 170 (part.) 
(1889); Galli Valerio, Mater. Faun. Vert. Valtell. p. 69 (1890). 

Turdus torquatus, part., Doder!. Avif. Mod. e Sic. pp. 106, 335 (1869); 
Salvad. Fauna d’Ital., Ucc. p. '77 (1872); Savi, Orn. Ital. I, p. 360 (part); 
(1873); Bazzetta, Cronaca Fondaz. Galletti, I, p. 39 (1881) (Ossola); 
Minà-Palumbo, Natural. Sicil. II, pp. 175-177 (1883); Doderì. ibid. p. 217 
(1883) (Ustica); Bonomi, Avif. Trident. p. 23 (1884) (Trentino); Gigl. 
Icon. Avif. Ital. sp. 105, tav. CV (1884). 


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BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 453 pubblicato il 31 Maggio 1893 Vor. VIII 


I MOLLUSCHI dei terreni terziari del Piemonte 
e della Liguria 


descritti 


dal Dott. FEDERICO SAcco 


PARTE! XIII (1) 
(CONIDAE e CONORBIDAE) 


Fam. CONIDAE (Swainson), 1840 


Gen. Comus, Linn., 1758. 


Sottog. Dendroconus Swains. 1840. — D. betuZinotdes (Lk.) e var. su- 
pramamillata, chelyconoides, exlineata, concavespirata, dertosulcu- 
lellata, dertomamitlata e dertocanaliculata. — D. Bergausi (Micht.) 
e var. subaspira, propebetu’inoides, bifasciolata, exfuscocingulata, 
moravica, moravicoides, triangularis, planocylindrica, percom- 
munis, Vacecki, glandiformis, conotriangula, semisulcatula, coni- 
cospira e permucronata. — D. dertovatus e var. conneciens. — 


(1) Nota. — La parte XIII è divisa in due fascicoli. Il primo fascicolo, con 
2 tavole, comprendente i Sottog. Dendroconus, Lithoconus, Leptoconus e Co- 
nospîrus, è pubblicato nelle Memorie della R. Accademia delle Scienze di 
Torino, serie II, tomo XLIII, 1893. 

Il secondo fascicolo, con numerose tavole, comprendente i Sottog. Chelyconus, 
Cylindrus, Rhizoconus, Stephanoconus, Hemiconus e le Conorbidae, non po- 
tendo più essere inserito nelle suddette Memorie durante il corrente anno 
accademico 1892-93, venne pubblicato a spese dell’Autore. 


Tali fascicoli, uniti o separati, trovansi in vendita presso la libreria Loescher 
di C. Clausen - Torino. 


CIR 


D, Eschewegi (Da Costa) e var. caelata e depressoastensis. — D. DY- 
ruloides (Dod. Sacc.) e var. planacutispira. 

Sottog. Lithoconus Mérch. 1850. — L. Mercati (Br.) e var. cincta, 
Aldrovandi, elongatofusula, depressulospira, ltongoastensiîs, Baldi- 
chieri, fusuloidea, crassovata, Caroli, turricuta, canaticulato-de- 
pressa, supraînflata, miocenica, subaustriaca, tauromaxima, com- 
pressicaudata ed acanaliculala. — L. subacuminatus (D’'Orb.) e var. 
conoidospira, subpyrulata, subamarginata e tauroconnectens. — L. 
antigquus (Lk.) e var. Wheatley, planospira, concavospira, percana- 
liculata, acanaliculata, elatocanalicutata, subscalarata, elatospîrata, 
perelatospira ed elongatissima. — L. îneditus (Micht.) e var. astrio- 
lata, ascalaratospira, juvenodepressa, longispirata, pagodaeformis, 
convexospirata, perproducta e fungiformis. — L. parvicaudatus 
Sacc. e var. lurbinatissima e taurotessellata. 

Sottog. Leptoconus Swains. 1840. — L. Brocchii (Brn.) e var. exca- 
naliculata, antediluvianotdes, fusulospirata, crassospîrata e brevi- 
depressula. — L. Allionîti (Micht.) e var. granulocatenata, coniîco- 
spîrata, perconicospirata, discors, pupoidespira, perpupoîdespira, 
oblita e perfuniculata — L. elatus (Micht.) e var. depressulespirata, 
taurobrevis, tauroparva, taurotransiens, tauroconverula, converu- 
loîdes, fusulatimspirata, fusuloparva, perconicospirata, funifor- 
mispirata e perlongespîrata. — L. tauroelatus Sace. 

Sottog. Conospirus (De Greg. 1890). — C. antediluvianus (Brug.) e 
var. dertonensîs, compressospira, turritospira, dertogranosa, tur- 
ripîna, fasciornata, dertoblita, crassogranosa, mioblita, taurobli- 
toides, tauroascalarata, miosubagranosa, taurocatenatoiîdes, empena, 
transiens e subagranulata. — C. Dujardini (Desh.) var. tauro- 
striolata, pseudoantediluviana, pseudocatenata, depressulina, tau- 
rominor, brevicaudata ed astensîs. — C. Bronni (Micht.) e var. 
stazzanensis, evolutospira, crassocolligens, depressoastensîs, subbi- 
conîca, obtusangutata, rotundulata, exfusus, rotundulogranosa, 
taurotransiens, subascalarata, fusoliva e tauroafusula. — C. oblon- 
goturbinatus (Grat.)e var. propegaltica, taurogracilis, fusolaevis, 
biconolonga, paucispiralata e taurochelyconotdes. 

Sottog. Chelyceonus Mòrch. 1852. — C. expelagicus Sacc. e var. tauroîn- 
certa e subcingulellata. — C. oboesus (Micht.) e var. sociabilîs, pau- 
cisuturala, pseudosuessi, elatoîdes, tauroconnectens, gracîlispira, 
dertospiratissima. — C. Puschi (Micht.) e var. demissespîrata, derto- 
elatoides, longovulata, pseudobiconica, crassuloides, crassuloclava, 
peracutolonga, longogracitis, scalaratula, parvulespirata, ascalaris 
e subuliformis. — C. Marti Sacc. e var. fusulopupoides, fusulo- 
brevis, ovatopupoides, digitiformis, asparagispira, perfusulospira, 
clavatoidea, perglandiformis, subconicospira, subpileospira, ovato- 


— B- 


breviîs, pileospira, mamillatospîira e depressomamitlla. — C. derto- 
gibbus Sacc. e var. lauroperlonga, semiovatospira, digîtaloides, 
suturata, perovuloîdea, depressogibba ed ovatoastensis. — C. prae- 
tongus H. A. ? var. parvodertonensis. — C. mucronatolaevis Sace. e 
var. fusoelegans, longovuloîdes, laevispira, taurobiconica glandi- 
spira, globospira, permamitlata e conicangulata. — C. taurorectus 
Sacc. e var. perpileata e proappenninica. — C. Montisclavus Sace. 
e var. cappucinorum, pagodaeformis, inflatulospira, mamillato- 
crassa, angulatocrassa, humitlispirata, magnomamillata e mamîl- 
| lospîira. — C. clavatus (Lk.) var. tauroclavatuta, taurofusulata, 
fusoidoliva, fusoidovata, perfusulata, taurovulata, dertovulata, den- 
droconotdes, plioglans, expyramidatis, subrotundospîra, tauroconica 
e pileospiroîdes. — C. Deshayesî (Bell. Micht.) e var. fusacuta, coni- 
coscalariîs, ponderovata, mioantiqua e lineoclavata. — C. ponde- 
rovulatus Sacc. — C. conoponderosus Sace. e var. conîcissima, 
subpupoidea, tauroelongata, taurosuturata e tauropileata. — C. 
ponderoglans Sacc. e var. mediosulcata e taurolonga. — C. pon- 
derosus (Br.) e var. miopraecedens, taurocrassa, miosubmamiltata, 
miopermamillata, miosubtypica, miofusuloides, tauroponderosa, 
tauropertaevis, miovulea, unisulculata, fusoclavata, laevimuti- 
nensis, convexospira, planeconvexospira, glandonoe, glandoasul- 
cata, parvonoe, juveniula e juvenoasulcala. — C. ponderosulcatus 
Sacc. e var. mamillatoides, pseudovuloides e supraconveroides. — 
C. laeviponderosus Sacc. e var. tauroperlata, perpupoides, brevi- 
pupoides, mucronatina, perpyrulata, laevissima, gracilicaudata, 
fulminornata, perlineata, irregularilineata, ponderolineata e ti- 


neofasciata. — C. Noe (Br.). — C. globoponderosus e var. raro- 
astensis e rarodertonensîs. — C. corynetes (Font.) var. pergraciti- 
cauda, pseudangulosa ed ovoligustica. — C. pyrula (Br.) e var. 


circumangulata, fulminans, longopyrulata, apiceperlonga, supra- 
converculata, supradepressulata, perrubiginosa e magnovata. — C. 
rarîstriatus (Bell. Micht.) e var. mucronatula, dertangulata e su- 
bafunicilltata. — C. pelagicus (Br.) e var. miopleniîspira, taurogi- 
gantea, acutiusculoîdes, pseudopyruta, fusulocingulata, depresso- 
conica, colorata ed astensinfiata. — C. striatulus (Br.) e var. li- 
neolata, anomalospira, ductifera, compressoconica, pagodinfiata, 
clavinflata, fusulobronnioîides, fusulovoîdes ed ochreocingulellata. 
— C. parvus (Bors.) e var. parvecatenala, mioanomatlospira, tauro- 
crassulosa, anomalocrassulosa, miosubuloides, miofusuloides e lon- 
ganfractus. — C. taurinensis (Bell. Micht.) e var. turripupoides, 
fusolivoides, perolivaeformis ed anomatomamilla. — C. cidarispî- 
ratus Sacc. e var. subglandiformis, minimespirata, magnoconica, 
pseudolivoîdes e pseudavellanoides. — C. avellana (Lk.) e var. 


i Afoa 


pseudofusata, pusilla, pseudoplanata, pseudocanatliculata, pseudo- 
turbinata, longoturbinata e pseudogibbosa. — C. mediterraneus 
(Brug.) var. taurovata, miovenirosa, miosubscalarata, perpyrami- 
datospira, pupoidemiocenica, permiocenica, dertoscalaris, mioatra, 
subalpina, depressissima, pseudoventricosa, marmorata, intermedia, 
plioventrosa, ovatoventrosa, conoangulata, ligusticomamilla, ‘plio- 
ficoides e fusoficoîdes. — C. spongiopiîictus Sace. — C. gastriculus 
(Dod. Coppi). — C. fauroventricosus Sace. e var. magnolapugyensis. 
— C. bitorosus (Font.) e var. lauroantiqua, elatoastensis, crassovata, 
exventricosa, perpiniana, pliolransiens, postvindobonensis ed exi- 
lior. — C. belus (D’Orb.) e var. tauroinflata, taurocompressula e 
Rovasendae. 

Sottog. Cylindrus Montf. 1810. — C.? subtexzilis (D’Orb.) e var. parvo- 
ligustica, ovaloligustica e conoligustica. — C. 2 planoligusticus Sace. 

Sottog. Rhizoconus Mòrch. 1852. — R. virginalis (Br.) e var. conîco- 
ligustica, fusuloligustica, îinflatulospira, planulatospira e per- 
strialula. 


Sottog. Stephanoconus Mérch. 1850. — S. Ighinaî (Micht.) e var. 
Alessioîi. — S. carcarensîs Sacc. — S. Gastaldîi (Micht.) e var. 
supracompressa, superneasulcata e supraproducta. — S. subnico- 


baricus (D’Orb.) var. taurorara, taurocoronata e taurotuberculata. 
— S. Bredaî (Micht.) e var. fauroscalarata, subaturbinata e glo- 
bulospira. — S.2 Ottiliae (H. A.) e var. asperula, ovulatina e lon- 
gogracitis. — S. subbigranosus Sace. e var. subbicrenulata, ligu- 
sticofusulata, ligusticovulata, ligusticonica e pliocoronaroides. 
Sottog. Hemiconus Cossmann 1889. — ZH. granularis (Bors.) e var. 
dertosimplex, tauroscabricula, mioperovata, ornata, Stacheî e tau- 
rolaevigata. — H. dertoagranutaris Sacc. e var. ovulellata. 


Fam. CONORBIDAE (De Gregorio 1880). 
Gen. Cryptocomus Koenen, 1867. 
Cryptoconus degensîs (May.). — C. exacutus (Bell.) e var. perven- 
trosa. 
Gen. Comorbis Swainson, 1840. 


Conorbis protensus (Micht.) e var. /usulellatior, conocanaliculata, 
totocanaliculata e longobiconica. 


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RIA EL I co 


5511 - Tip. Carlo Guadagnini (già Fodratti) - Torino. 


1,695 


‘ BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 454 pubblicato il 9 Giugno 1893 Vor. VIII 


ACHILLE GRIFFINI 


Nuovi GRILLACRIDI e STENOPELMATIDI 
del Museo Zoologico di Torino. 


Genere Eremus Brunn. /Gri/lacridi). 


Eremus Camerani, n. sp. — 9 (fig. 1) — Testaceo-rufus, nîgro-fusco 
variegatus; statura parva — Corpus apterum — Caput pronoto la- 
tius; occipite convexro, lineola longitudinali flava media percurrente; 
vertice fusco; fronte laevi, subtota fusco-nigra, macula media ovata 
albida, valde ampla, fere dimidii oculi magniludinem superante, 
ornata; fastigio frontîs rotundato, articulo primo antennarum duplo 
laliore; mandibutlis, palpisque testaceis. Pronotum breve, supra subcy- 
lindricum, marginatum, unicolor rufescens; lateribus, antice anguto 
fere recto, apice rotundato; margine înfero usque ad mediuin recto 
deinde vatde rotundato. Meso- et meta-notum oblusa parva, margine 
postico truncato — Abdomen subangustum, testaceo-rufum; segmentis 
omnibus margine postico late nîgro-fusco fasciatis; necnon lineola 
media longitudinali flava obsoleta, ornatum — Pedes omnes longe 
pilosuli, testaceo-rufescentes, tibiarum basi incerte fusco-annulata — 
Tibiae anticae et intermediae subtus utroque margine, apicem versus, 
spinis 4 elongatis, instructae; tibiae posticae supra, exceptis spinîs 
apicalibus, margine exlerno 4-5 spinuloso, margine interno 5-6 spi- 
nuloso — Femora postica breviuscuta incrassata; subtus, margine 
externo spinulis 3, margine interno spinulis 1-3, aequaliter minimis, 
armata — Lamina subgentîtalis valde transversa, margine postico 
quam anlticum latiore, subrotundato, nec inciso, nec emarginato — 
Ovipositor laevis, femoribus posticis longior, incurvus, apice acumi- 
natus, basi sensim incrassatus. 


Long. corporis mm. 20 Long. fem. postic. mm. 11 
wi prOnoti >»?! 14,5 »  ovipositoris » 12 


der 


Eremo nigrofronte Br. primo intuitu similis; differt praecipue sta- 
tura minore, fronte laevi, non rugosa, lamina subgenitali 9 transversa, 
nec triangulari, ovipositore femoribus posticis longiore, pedum spinis 
testaceis nec nigris, mandibulis testaceis.. Eremo Mwuetlleri Br. etiam 
proximus, attamen statura maiore, abdomine fusco-fasciato, ovipositore 
femoribus posticis longiore nec breviore, apice non dilatato, nec medio 
gracili, carinulisque obliquis destituto, tibiis anticis femoribusque posticis 
diverse spinosis, fastigio frontis marginibus laevibus, nec carinatis, prae- 
cipue distinguendus, 


Fig. 1 — Eremus Camerani @ 


Un esemplare 9, proveniente dalla Nuova Olanda. L'E. Camerani è 
ben distinto da tutte le specie finora conosciute e citate da Brunner nella 
sua Monografia (1) — Dopo la pubblicazione di quest'opera, del genere 
Eremus non era stato descritto, almeno per quanto io mi sappia, che 


lE. longîcauda Pictet et Saussure (2) del Malabar; esso è assai diverso 
della nuova specie Australiana. 


Genere Stenopelmatus Burm. /Stenopelmatidi). 


Stenopelmatus calcaratus, n. sp. — 9 (fig. 2) — Saturate ferrugi- 


neus, abdomine infuscato; statura modica — Corpus apterum — 


Caput magnum, subglobosum, pronoto latius; occipite valde convexo; 
vertice el fronte minute et irreguiariter impresso-punctatis; fastigio, 
articuto primo antennarum triplo laliore; mandibutlis apice atris — 
Anlennae vatidae, breves — Pronoluin antice el postice fere aequila- 
tum; anlice concavum, impressione anlica transversa valde explicata; 
postice truncatumy; lateribus, angulo antico sat producto, rotundato 
— Abdomen ferrugineo-fuscum, nitidum. — Pedes testaceo-ferru- 
ginei; femora valida sed compressa, laleribus subsulcata; tibiae posticae 
femoribus posticis paullo breviores, latere planae, apicem versus 
obsoletissime dilatatae, margine externo, exceptis calcaribus, 3-spi- 
nuloso, margine interno (fig. 3) 5-spinoso, spinis aeque distantibus, 


(1) Monographie der Stenopelmatiden und Gryllacriden. Verhand der K. K. 
Zool. — Bot. — Gesell. in Wien; XXXVIII Band, 1888. 

(2) E. longicanda — Mittheilung. der Schweiz. Entom. Gesellsch.; Schaffhausen 
1891, vol VIII. Heft 8, pag. 317. 


Gaio, 


Mec a 


spina quinta minima; calcaribus îinternis spinarum duplam longîtu- 
dinem aequantibus vel superantibus, calcare primo binis reliquis 
aliquantuto longiore. Ovipositor brevissimus, robustus, valvulis di- 
visis, incurvus. 


Long. corporîs mm. 28 Long. fem. postic. mm. 12,5 
»  pronoti » 7 » ib. postic. PIO DI 


St. histrioni Sauss. similis, attamen colore, statura maiore, capite 
pronoto latiore, tibiisque posticis diverse spinosis et calcaratis, facile 
distinguendus. Sf. Ta/pae Burm. magis proximus, sed statura minore, 
capite pronoto distincte latiore, fastigio inter antennas antennarum ar- 
ticulo primo triplo tantum, non quintuplo latiore, praecipue differens. 


=> 
= 
È 
SI 


Fig. 2 — Stenopelmatus calcaratus 9 Fig. 3. 


Una 9 proveniente dal Messico, con esemplari di St. Talpa Burm. e 
St. minor Sauss. 

Stenopelmatus Lessonae, n. sp. — Castaneus (9), vel fusco-casta- 
neus (3) nitens; statura modica vel minore — Corpus aplerum — Caput 
grande, oblongum (praecipue în 9), pronoto lalius (9) vel fere aequi- 
latum ($); occipite valde convexo, vertice et praesertim fronte im- 
pressionibus punctiformibus rugulosis, fastigîio inter antennas arti- 
culo antennarum primo subquadruplo latius; epistomalte, praecipue 
în 9, testaceo vel rufo, mandibulis apice atris — Aniennae validae, 
_ breves — Pronotum, impressionibus punctiformibus sparsis, praeser- 
tim ad angulum anticum confertis, praeditum; antiîce et postice fere 
aequilatumy; margine antico concavo et piliîs fulvis minutis sed densis 
ornato, impressione antica transversa valde explicalta, margine po- 
stico truncato, laevissime subconcavo: lateribus, angulo antico non 
(d3) vel minime (9) producto — Abdomen cum corpore concotor — 
Pedes breviusculi, omnes el toti împressionibus punctiformibus (prae- 
cipue în anticis/, conferlis rugulosi, în 9 corpore perparum palli- 
dioribus — Femora valida, breviuscula, parum compressa, teretia — 
Tibiae posticae femoribus posticis, praesertim în 9 distincle breviores, 
talere eaterno teretes; apicem versus, non, vel obsoletissime ampliatae; 
margine eaxterno 3-spinuloso, vel ecadem frequentia 4-spinuloso, spi- 


Le 


nula superiore minima, obtusa; margine interno 5-spinoso, spinîs 
subaequalibus, vel (per exceptionem mihi tantum în ds cognitam) 
4-spinoso, spinula quinta deficiente, vel etiam 5-spinoso, spina quinta 
minima; calcariîbus internis spinarum duplam longitudinem aequan- 
libus vel superantibus, binis primis fere longitudine aequalibus — 
Cercî pilosuli — Ovipositor brevissimus, robustus, valvutlis divisis, 
apice încurvus. 
o) , o Q 
Long. corp. mm. 23,5-25,5 27-28 Long. fem. post. mm. 9-10 10 
» pron. » 5,5- 6 6- 6,5 » tib. post. » 8-9 8-8,2 
Long. ovipositoris 9 mm. 3. 


St. calcarato m. similis, paullo minor; tamen pedibus breviorihus, 
colore, forma et magnitudine capitis, longitudine et spinis pedum posti- 
corum, recte distinctus videtur. A SS? Nieti Sauss., colore, pedibus nec- 
non longitudine ovipositoris differens. A_ Sf. hydrocephalo Br. pronoto 
antice et postice aequilato, tibiisque posticis apicem versus non dila- 
tatis, praecipue diversus. 

Tre è e tre 9 adulti, provenienti dal Messico col precedente. Oltre 
questi, vi sono due larve ed un è piccolo, che non può però ritenersi 
allo stato larvale, e che corrisponde in tutto allo S7. Lessonae, le cuì 
dimensioni sone le seguenti : 


Corpo mm. 20 Fem. post. mm. 9 
Pronotum » 5 Tib. post. » 208 


In una g sola, a differenza da tutti gli altri esemplari la fronte è 
nerastra. 

Dopo la Monografia di Brunner già citata, nessuna specie di questo 
genere per quanto è a mia cognizione, era stata descritta. 


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5557 - Tip. Carlo Guadagnini (già Fodratti) - Torino. 


11,695 


BOLLETTINO 


DIKI 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 455 pubblicato il 12 Giugno 1893 Votr. VIII 


Intorno alla struttura delle ova delle OLOTURIE 


nota del Dottore CESARE CRETY. 


Durante il mio soggiorno nella stazione zoologica di Napoli nei mesi 
di Settembre, Ottobre e Novembre 1892 ebbi occasione di osservare 
alcuni fenomeni che presentano le ova mature delle Oloturie e che mi 
parvero degni di nota. Estesi in seguito le mie ricerche alle Sinapte 
nelle cui ova rinvengonsi alcune speciali formazioni che si possono com- 
parare con quanto avevo osservato nelle Oloturie. 


Holothuria tubulosa Gml. 


Se ad una Oloturia vivente e nello stato di maturità sessuale si tol- 
gono gli ovari e nella medesima acqua di mare si sottopongano le uova 
all’ esame microscopico, dopo breve tempo si vedrà che in un punto 
qualunque della loro superficie comincia a fare protuberanza un corpic- 
ciolo chiaro, trasparente e granuloso a forma di cupola; nel tempo 
stesso sì scorge che una parte più o meno grande del vitello dell’ ovo 
attraversa sotto forma d’imbuto la zona radiata e termina in quella 
eminenza cupuliforme innanzi descritta; questa cresce e si allontana 
alquanto dalla superficie dell’ovo rimanendo però sempre attaccata a 
quella parte più ristretta che si vede attraversare la zona radiata come 
ad un picciolo. Dopo breve tempo la porzione sferica di questa forma- 
zione si stacca dall’ovo e rimasta libera nell’acqua di mare si unisce 
alle congeneri emesse dalle altre ova formando dei piccoli gruppi di 
una sostanza trasparente, finamente granulosa. 

Furono in seguito fissati gli ovari con acido picrico- «solforico addi- 
zionato con qualche goccia di acido osmico 1 °,, colorati con ematos- 
silina alcoolica, paracarminio, e sezionatiì in serie. 

Le ova sono voluminose e misurano in media « 142 di diametro com- 
presa la zona radiata. 

Il diametro del vitello è di «x 119; questo si colora intensamente ed 
i granuli vitellini spiccano per una tinta più intensa. In molte ova si 


Mina dre. 


osserva inoltre che il vitello in un punto qualunque della sua super- 
ficie manda un prolungamento imbutiforme, il quale s’ inoltra nella zona 
radiata fino a raggiungere la superficie esterna. Il prolungamento im- 
butiforme con la parte più slargata è rivolto verso il vitello e con la 
porzione più ristretta verso l’ esterno; in qualche ovo osservasi che 
questo prolungamento, all’ esterno della zona radiata, contiene un’ espan- 
sione cupuliforme, come si è osservato a fresco. Osservando ora atten- 
tamente si scorge che questo prolungamento contiene nel suo interno 
uno o più corpuscoli intensamente colorati; questi possono avere forma 
varia, allungata, piriforme, a biscotto, annulare e non presentano una 
struttura ben definita; seguendo le sezioni consecutive dal medesimo 
ovo si scorge che in altre parti del vitello e, nel maggior numero dei 
casi, sempre vicino alla periferia, si contengono altri corpuscoli cro- 
matofili in numero vario e che presentano i medesimi caratteri; questi 
altri corpuscoli non sono riuniti in gruppo, ma dispersi in vari punti 
del vitello i 


Nelle sezioni dell’ ovario allo stato di maturità (Ottobre-Novembre) 
scorgonsi pure dei piccoli ammassi di sostanza ialina, trasparente, che 
contengono nel loro interno corpuscoli intensamente colorati. I feno- 
meni adunque descritti innanzi avvengono indifferentemente nell’ ovo 
ovarico come nell’ ovo deposto. 

Il prolungamento imbutiforme del vitello fu veduto per la prima volta 
da G.-Muller che lo considerò come un micropilo. L’ Hamann (1), in un 
lavoro più recente, ha veduto e descritto il prolungamento imbutiforme 
e l’eminenza sferica che lo termina; le sue conclusioni concordano con 
le mie che cioè la formazione sferica va perduta e rimane soltanto il 
rialzo a mo’ di fumaiuolo. 

La vescicola germinativa è pure voluminosa; misura «w 62 di diametro 
e fa veder una distinta membrana, il suo contenuto non è identico in 
tutte le ova; in alcune si mostra composto di granulazioni intensa- 
mente colorate e di varia grandezza; in altre il contenuto della vesci- 
cola germinativa è più omogeneo, finamente punteggiato e si colora 
meno; inoltre non si osserva traccia di reticolo cromatico. 

La macula germinativa si colora intensamente e lascia scorgere uno 
o più vacuoli. Le ova dell’ Hotothuria Poli presentano i medesimi feno- 
meni e la medesima struttura della H. #uDulosa. 


Synapta inhaerens. Diib. Kar. 


Le ova di questa specie sono voluminose ed in media presentano w 112 
di diametro; per la reciproca compressione a cui sono sottoposte nel- 
l’ovario la loro forma non è sferica ma irregolarmente poliedrica. 


(1) V. Hamann. Beitràge zur Histologie der Echinodermen. Die Holothurien 
Jena 1884 pg. 88. 


la 


Re pe 


Il vitello delle ova colorate col paracarminio assume una tinta uni- 
formemente rosea con i granuli vitellini più intensamente colorati. 

La vescicola germinativa è pure voluminosa e presenta una distinta 
membrana; il suo diametro è di 4 69 e nel contenuto non si osserva 
articolo eromatico ma una sostanza uniformemente omogenea; inoltre 
nel contenuto della vescicola germinativa si osservano anche granuli 
che si colorano intensamente e che sono irregolarmente distribuiti. Non 
è raro il caso di scorgere nell’interno della vescicola germinativa e 
sempre alla periferia, dei corpuscoli a forma di bastoncello che osser- 
vati attentamente risultano composti dei suddetti granuli allineati uno 
in seguito all’altro. 

La macula germinativa ha un diametro di « 14 e presenta uno o più 
vacuoli. 

Anche in questa specie si osservano normalmente nel vitello di tutte 
le ova dei corpuscoli che si colorano intensamente; questi osservansi 
di preferenza verso la periferia del vitello; la loro forma è a baston- 
cello ed a semiluna e quelli a bastoncello sono lunghi « 20. Non di rado 
all’esterno dell’ ovo osservansi corpuscoli che hanno i medesimi carat- 
teri di quelli descritti nell’interno del vitello, e.che sono in contatto 
con la membrana vitellina; in questo caso i corpuscoli presentano di- 
mensioni maggiori. In altre ova scorgesi inoltre che i corpuscoli cro- 
matofili quando trovansi alla periferia del vitello e vicino alla membrana 
vitellina, questa in corrispondenza del corpuscolo presenta una piccola 
protuberanza, come se il corpuscolo facesse pressione per fuoriuscire. 

Ritengo molto probabile che i corpuscoli cromatofili innanzi descritti 
nelle Oloturie e nelle Sinapte rappresentino formazioni che debbano 
essere eliminate dall’ovo; potrebbe anche supporsi che si tratti di ova 
degenerate, ma a ciò si oppone la considerazione della generalità ed 
uniformità del fenomeno, e dall’ essere stato osservato questo, nelle Olo- 
turie, da altri come il Muller e |)’ Hamann. 

Relativamente alla loro origine tutto porterebbe a ritenere che si tratti 
di parti della vescicola germinativa che fuoriescano. Infatti in nume- 
rose ova di Oloturie si osserva che la membrana della vescicola ger- 
minativa è contratta e raggrinzata; in altre essa emette dei prolunga- 
menti digitiformi che s’inoltrano nel vitello; queste deformazioni fanno 
assumere alla vescicola germinativa le forme più strane; di preferenza 
queste si osservano in quelle ova nelle quali il contenuto della vesci- 
cola germinativa risulta di granulazioni di varia grandezza e che si colo- 
rano intensamente. Neile ova nelle quali il contenuto della vescicola 
germinativa si mostra più omogeneo e meno intensamente colorato la 
forma della vescicola è sempre sferica ed il contorno regolare in tutta 
la sua periferia. Potrebbe obbiettarsi che queste deformazioni della vesci- 
cola siano il risultato dell’ azione dei reagenti e di tutte le manipola- 


PESO 1 


zioni che si eseguono per sezionare gli ovari; se così fosse tutte le ova 
dovrebbero presentare questo fenomeno e ciò è contradetto dall’ osser- 
vazione. Nelle ova delle Sinapte invece la forma della vescicola germi- 
nativa osservasi sempre regolarmente sferica; però nel contenuto, come 
più innanzi ho dimostrato, si osservano quei granuli che intensamente 
sì colorano e qualche volta questi sono riuniti fra loro a forma di ba- 
stoncello vicino alla superficie della membrana della vescicola. La mo- 
dalità del fenomeno sarebbe diversa, però sostanzialmente sarebbe il 
medesimo. 

Tutto ciò può affermarsi solo in linea di probabilità, perchè finora 
mancano le prove di una dimostrazione diretta. 

La macula germinativa, per quanto ho finora osservato, non prende 
niuna parte in questi fenomeni che potrebbero considerarsi come pro- 
dromi dei fenomeni di maturazione dell’ ovo. 

Il fatto della gemmazione della vescicola germinativa non è nuovo 
nella scienza; esso è stato descritto da parecchi osservatori e fra i re- 
centi citerò solo il Balbiani ed il Leydig. Il Balbiani (1) niel Geophilus 
longicornis e carpophagus ha osservato gemmazioni della vescicola 
germinativa, le quali darebbero origine al nucleo vitellino ed alle cellule 
del follicolo. 

Il Leydig (2) nei vermi ed in numerosi Artrapodi ha descritto for- 
mazioni intravitelline che avrebbero la loro origine dalla vescicola e ma- 
cula germinativa; secondo lo stesso autore queste formazioni compari- 
rebbero in un tempo molto precoce della vita dell’ ovo, mentre le forma- 
zioni extravitelline, corpi polari, comparirebbero al tempo della sua 
maturazione, Le mie ricerche conformerebbero quelle dei due citati au- 
tori; considerando però la grande importanza dell’ argomento questi 
risultati dovrebbero ricevere, a mio avviso, un’ ulteriore conferma da 
altre osservazioni. 

Le formazioni innanzi descritte nelle Oloturie e Sinapte potrebbero 
considerarsi omologhe ad un nucleo vitellino? il nucleo vitellino per 
quello che ho potuto osservare nei Trematodi (3) e per le osservazioni 
molteplici di molti autori come Schutze, Stulmann, Jatta, De Gasperis, 
Leydig, Henneguy ed altri è una formazione che comparisce nel periodo 
giovanile della vita dell’ovo e non sembra che debba esserne eliminato ; 
inoltre esso non è più osservabile quando l’ ovo è vicino alla sua ma- 
turazione. 


(1) E. G. BaLBiaN1. Sur l’origine des cellules du follicule et du noyau vitellin 
de l’oeuf chez les Geophiles. Zoolog. Anzeiger. Jahrgang. VI. 1883. pg. 658, 696. 

(2) F. LeyDpIG. Beitràge sur Kenntniss des thierischen Eies in unbefruchte- 
ten Zustande. 

Zoologische Jahrbicher. Abtheilung. f. Anatomie und Ontogenie. Band. III. 
Jena. 1889. pg. 287. 

(3) C. CrETY. Intorno al nucleo vitellino dei Trematodi. Rendiconti della 
R. Accademia dei Lincei. Vol. I. Semestre 1° fascicolo 4, 1892. 


5558 - Tip. Carlo Guadagnini (già Fodratti) - Torino. 


695 I 
BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 156 pubblicato il 20 Giugno 1893 Vox. VIII 


Dott. M. G. PERACCA 


Descrizione di nuove specie di Rettili e Anfibi di Madagascar. 
NOTA II {l). 


Una ricca collezione di Rettili ed Anfibi di Madagascar giuntami al 
principio dell’anno corrente mi fornì il materiale per questa seconda 
nota. I Rettili ed Anfibi provengono tutti dai dintorni di Andrangoloka 
e dalla vicina valle dell’Umbi. 

Oltre alle specie nuove o imperfettamente note (Uroplates phanta- 
sticus Blgr., Chamaeleon gastrotaenia Blgr.) ho creduto opportuno ri- 
discrivere alcune forme rare di Anfibi, la cui descrizione, confrontata 
colla serie dei miei esemplari, mi parve inesatta o incompleta. 


Uroplates phantasticus Blgr. 


Questa specie fu descritta (2) dal Boulenger nel 1888 su di un solo 
esemplare femmina. 

Io ne posseggo un esemplare solo, maschio, di cui darò qui sotto una 
breve descrizione, essendo in qualche particolare un po’ diverso dal 
tipo 9 descritto. 

Capo assai grande, cordiforme, profondamente distinto dal collo. La 
regione compresa tra gli occhi e la punta del muso è concava dall’a- 
vanti all'indietro e convessa da destra a sinistra. La punta del muso è 
sporgente in alto e le narici, piccolissime, si aprono ai lati della spor- 


(1) Nota I. Bollettino dei Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della 
R. Università di Torino, N. 112, 18 gennaio 1892, vol. VII. 

(2) Annals and Magazine of Natural History, 1888, p. 101. — Descriptions 
of new Reptiles and Batrachians from Madagascar, by G. A. Boulenger, 
pag. 101, plate V, l-la. 


f) 


c 3 


genza. La distanza tra l'occhio e l’apice del muso è uguale ad una volta 
e |, il diametro dell’occhio, e supera di circa un millimetro la distanza 
tra l’angolo postero esterno dell’occhio e l'apertura uditiva, piccolissima, 
grande presso a poco come le narici. 

Una piega cutanea sopraciliare circonda l’occhio in alto e posterior- 
mente, allargandosi assai posteriormente ed in alto dove termina in una 
sorta di spina molle, rivestita, come la piega cutanea, di minute scaglie 
appuntite. La lunghezza di questa spina è circa la metà del diametro 
dell’occhio. Il collo, breve, è piccolo e rotondo. 

Il corpo è fortemente compresso e termina in una brevissima coda 
ingrossata alla base, di aspetto quasi globulare inferiormente, che ter- 
mina alla sua volta bruscamente in un’appendice sottile, breve, stretta 
ed appuntita, appiattita dall’alto al basso. 

Le estremità sono gracili e lunghe. Le posteriori, tirate in avanti 
lungo il corpo, raggiungono la spalla. 

Il corpo è coperto di granuli minutissimi, convessi, piccoli, sopratutto 
sul vertice del capo, sulla linea mediana del dorso e sulla gola. Il ventre 
è coperto di piccole scaglie, grandi due o tre volte i granuli delle altre 
parti del corpo, embricate. 

Sul capo al davanti degli occhi si vedono: da tre a quattro linee 
rilevate costituite da granuli più sporgenti, disposte a V a profilo sinuoso, 
coll’apice rivolto in avanti: un’altra linea sinuosa foggiata a V coll’apice 
rivolto all'indietro, che riunisce le spine dei margini sopraciliari. 

Sul corpo si osserva una leggiera piega cutanea rettilinea che va 
dall’ascella all’inguine. 

Sulle tempie si notano parecchi granuli conici sporgenti, due grossi 
tubercoli conici, uno per parte, al di sopra dell'apertura uditiva; sul 
collo due tubercoli simili uno per parte. 

Sui fianchi, a poca distanza al disopra della piega cutanea laterale 
si vedono da sette a otto tubercoli conici per parte, disposti in una 
linea longitudinale. 

Due altre serie parallele di quattro-cinque tubercoli, si vedono ai lati 
della linea vertebrale. 

Ai tati della coda si vedono quattro altri tubercoli, due per parte. 

Sul gomito e sul ginocchio si osserva pure un tubercolo conico: 
altre piccole spine, irregolarmente disposte, si vedono sulla gamba e sul 
braccio. 

Colorazione. — Il ventre e la gola sono di un grigio pallido volgente 
al rossastro. 

Il dorso ed il capo presentano delle fascie a V, coll’apice rivolto po- 
steriormente, più scure, di cui le più visibili sono: la fascia tra gli 
occhi, e quella sull’occipite che si prolunga sul collo e sul dorso, ed è 
marginata esternamente di bianco. 


Mpx 2 


Sotto agli occhi si vedono due tratti obliqui bianco-splendenti che 
raggiungono la commessura della bocca. 

Due altre macchie di un bianco sudicio si osservano davanti alle spalle 
sul torace. 


Dimensioni. 
Lunghezza totale . . .... mm. 66 
» del'Capo* 2 sante) n pih 
Larghezza del'capo eat.» 13 
Lunghezza del'corpo . 0... >» 37 
Estremità anteriori . ..... >» 24 
» HOSSOLIOrE atea ei LI dI 
Moda: “ee... ca rn n CS A 


Chamaeleon gastrotaenia Blgr. 


La specie fu stabilita su due soli esemplari di cui un maschio ed un 
giovane, dal Boulenger (1). 

Io posseggo una femmina adulta, colle ova, assai differente dal maschio. 

Galea poco sviluppata, piana superiormente, sporgente appena di mezzo 
millimetro sul dorso, compressa ai lati posteriormente e continuantesi 
lateralmente senza linea di demarcazione col collo e coi fianchi. 

Il profilo del capo può paragonarsi ad un angolo molto ottuso (di 
circa 150°) essendo rettilineo dall’apice del muso agli occhi e dagli 
occhi al vertice della galea. 

La distanza tra l’angolo della commessura della bocca ed il vertice 
della galea è un poco inferiore (di circa un millimetro) alla distanza 
che intercede tra l’angolo della commessura della bocca e la narice. 

La maggior larghezza del capo si osserva dietro gli occhi. Il canthus 
rostralis è ben evidente, il muso è molto appuntito, la mandibola in- 
feriore oltrepassa alquanto la superiore. 

Nessuna traccia di cresta o tubercoli (a differenza del maschio) sulla 
linea vertebrale del dorso, nessuna cresta golare o ventrale. 

Sul capo, tra gli occhi e la punta del muso, si osservano delle grosse 
scaglie pavimentose, poligonali, meno grandi e più convesse sull’occipite. 

Le scaglie delle rimanenti regioni del corpo sono assai grandi, leg- 
germente convesse, prevalentemente quadrangolari, salvo sulla gola, 
nel tratto occupato dalla fascia bianca che descriverò più sotto, dove 
esse sono molto più piccole. 


(1) Annals and Magazine of Natural History, 1888. — Descriptions of new 
Reptiles and Batrachians from Madagascar, by G. A, Boulenger, p. 103, 
plate V, 2. 


nor MR 


Coda un po’ più corta del capo e tronco riuniti (circa 1 centimetro). 

Colorazione. — Capo, dorso, fianchi, coda grigio-violacei, nessuna 
traccia di fascie laterali. 

Sulla gola si osserva una larga fascia bianco-giallognola che si con- 
tinua sul ventre fino all’ano. Sul ventre però la zona centrale della 
fascia è grigio-giallognola, orlata di bianco. 

La faccia inferiore degli arti è bianco-giallognola. 

Il braccio, la coscia e la gamba portano sul loro margine esterno una 
sottile linea bianca che viene a finire sul pacco esterno delle dita. 


Dimensioni. 
Q 6) 
Lunghezza totale . . . . ST ABITO 130 
Dalla punta del muso all’ SARTI ublia RE » 14 IRE 
Dalla punta del muso all’estremità della galea >» 16 Se ta 


Larghezza delecapo:- 7a uo e Ue POoYa » 8 11 
L'UNENOZZA UeISTONCO 0 0 DOES LI » 39 43 
» dellatbibigoa: param.) dard, A TEOREMI 10 
» UBNEReola mE Sa e 0 ni 1 cha 68 


Di questa specie posseggo pure un maschio, di poco più grande del 
tipo descritto dal Boulenger. 

Il capo superiormente è coperto da larghe piastre poligonali, piatte, 
di cui le più grandi si osservano tra gli occhi e nello spazio compreso 
tra gli occhi e le creste laterali, non sporgenti, ma visibili sotto la pelle. 

Sui fianchi si osserva una striscia bianco-giallognola, che sì estende 
sul collo e sul capo fino all’occhio. La fascia non presenta le macchie 
rotonde indicate dal Boulenger. La colorazione del resto, così variabile 


nella stessa specie, è alterata dall'alcool. 


Rana aspera B)gr. 


Esemplari: un maschio, due femmine adulte e una femmina giovane. 

La descrizione del Boulenger concorda assai bene coi miei esemplari. 

La pelle del capo, del dorso e delle estremità superiori, faccia supe- 
riore, è coperta di minutissime e spiccatissime granulazioni coniche, 
contigue, su cui spiccano sul capo dei tubercoli più grandi e dei rilievi 
ghiandolari allungati longitudinalmente, sopratutto sul dorso. 

La femmina più grande ‘presenta una colorazione affatto differente dal 
tipo e degna di menzione. 

L’esemplare è di un color bianco-cinereo sui fianchi volgente all’oli- 
vastro sulla faccia superiore delle estremità posteriori. 

Il capo ed il dorso presentano una larga fascia nera, bruna, che va 


Bk 


dalla punta del muso all’ano, fortemente ristretta, quasi strozzata a 
livello delle scapole. 

Le estremità posteriori presentano, nel giovane, da 4 a 5 sbarre nero- 
brune sulle coscie, 5 sulle gambe. Negli adulti queste fascie scompaiono 
quasi interamente e non rimangono che una macchia allungata nero- 
bruna alla base della coscia, una macchia pallida sulla coscia vicino a] 
ginocchio, una macchia nero-bruna sulla gamba a poca distanza dal- 
l'articolazione tibio-tarsale, una macchia pallida verso il ginocchio. 
Queste quattro macchie sono disposte in modo che quando la gamba è 
piegata sulla coscia, esse si corrispondono. 


Dimensioni. ò Q Q 

giovane 
Lunghezza dall’apice del muso all’ano mm. 26 RI ERI 
» delle estremità anteriori . » 17 19 get E OE 
» delle estremità posteriori .  » 49', 55 57 28‘, 

» dnlaaianane e. i cele LO LI a 4° 10 

» MORICI in e I 23 24 12 
Merehezza:del.capp .. è. di & 3; » 9 + IO ak 


Rana femoralis Bler. 


Ricevetti di questa specie neve esemplari di cui due femmine di grande 
mole. 

Il Boulenger, che descrisse questa specie (1), dà per lunghezza totale 
50 mm. Una delle femmine in questione raggiunge dalla punta del muso 
all’ano 75 mm. Alla descrizione del Boulenger vi sono da aggiungere 
le particolarità seguenti. 

Lingua assai grande, debolmente biforcata posteriormente, coperta di 
minute papille coniche, sparse uniformemente su tutta la lingua. 

Sulla linea mediana, anteriormente, all'unione del terzo anteriore coi 
due terzi posteriori, si osserva una papilla circumvallata, conica, assai 
grande. 

In tutti e nove gli esemplari tirando le estremità posteriori lungo il 
corpo, l'articolazione tibio-tarsale raggiunge la punta del muso o la ol- 
trepassa leggermente (giovani). 

Nei maschi il timpano è più grande ed il suo diametro antero-poste- 
riore uguaglia in largezza lo spazio inter-orbitale. 

Negli individui di mezza età la colorazione del ventre è più spiccata 
che negli adulti di gran mole, ed il disegno spicca più nelle femmine 


(1) Catalogue of the Batrachia salientia S. ecaudata in the collection of 
the British Museum, 1882, II edition, London. 


-_ 


che nei maschi. Il ventre è di color bianco sporco, finamente punteg- 
giato di bruno. 

Nelle femmine la parte inferiore del ventre ed i fianchi sono soventi 
di un giallo croceo vivo. 

Sulla gola si osservano, oltre ad altre macchie tondeggianti irregolari, 
due grandi macchie oblunghe, divergenti in avanti, nero-brune. 

Queste macchie, come pure quelle del ventre, sono nelle femmine 
spiccatissime, orlate di giallo. Nei maschi esse sono sfumate sui mar- 
gini, per cui tutto il disegno del ventre appare come velato. Negli in- 
dividui di gran mole il ventre è giallognolo, pallido, immacolato e 
finamente punteggiato di bruno e appena rimangono traccie delle due 
macchie della gola. 

Una delle femmine presenta sul dorso una striscia di circa 3 mm. 
di larghezza, di un grigio biancastro che si estende dal muso all’ano. 

Le fascie trasverse delle coscie e delle gambe sono affatto invisibili. 


Dimensioni. 


9 Y_9 2, Giai leò, a SARO 
Lungh. tot. dall’apice del muso all’ano nm. 75 66 49 47 46'/, 39'/, 44 43 
» delle estremità anteriori . . » 47 PAT BIO ARE 25: 20/4/0058 
» delle estremità posteriori. . » 122'/, 114'/, 84 84 88 71 7496 
»° “della gamba... . 0» 40. -374/, 26 28. 27. 224 
> Lo niplolle® (UV 00 Lapis 1065 50° «89 ‘40/042 4/00 1/33! DORRE A 
Larghezza del capo +. 00: + +»126*/, 221/1150046 15%) 124/00 


Rana Cowanii Blgr. 


Sette esemplari, di cui cinque maschi e due femmine. 

Fui un po’ incerto nel riferire i miei esemplari alla Rana Cowanii 
BIgr. (1) per alcune notevoli particolari non accennati nella descrizione. 
Inviai perciò gli esemplari in comunicazione al dott. Boulenger pregando 
a confrontarli coi tipi della sua specie: egli mi confermò trattarsi, come 
avevo supposto, della R. Cowanili. 

Credo perciò utile, trattandosi di specie ancor poco note, di ridare 
una nuova descrizione. 

Denti vomerini in due piccoli gruppi ovali, obliqui, dietro il livello 
delle coane. Lingua relativamente grande, biforcata posteriormente in 
due brevi appendici arrotondate, coperta uniformemente da. minute 
papille tondeggianti. Capo mediocre, tozzo; muso prominente, subacuto, 


(1) Catalogue of the Batrachia salientia S. ecaudata in the collection of 
the British Museum. Il edition, 1882, by G. A. Boulenger. 


= 


quasi rotondo, allargato dalla sporgenza notevole delle narici sulla linea 
del canthus rostralis. 

Canthus rostralis distinto, arrotondato; narici sporgenti, più vicine 
alla punta del muso che all’occhio. 

‘ Regione loreale quasi verticale, leggermente scavata, spazio inter-or- 
bitale di poco più largo della palpebra superiore, eguale pressochè alla 
distanza che separa l’ angolo antero-interno dell’occhio dalle narici. 
Timpano distinto, metà del diametro dell’occhio. 

Dita delle estremità anteriori dilatate in larghi dischi di cui quello 
del 3° dito è il più grande ed eguaglia in larghezza il diametro verticale 
del timpano. Il 1° dito è più corto del 2°, ed il 2° è più corto del 4°. 

Dita delle estremità posteriori intieramente palmate, dilatate in dischi 
più piccoli di quelli delle dita anteriori, ma tuttavia assai grandi. 

Un tubercolo metatarseo interno allungato, appiattito, poco sporgente. 
Tirando in avanti lungo il corpo le estremità posteriori, l’articolazione 
tibio-tarsale nelle femmine arriva all'angolo antero-interno dell’occhio 
o tra l’occhio e le narici, nei maschi raggiunge ed oltrepassa la punta 
del muso. 

Nei maschi si osserbano sotto le coscie una per parte due sporgenze 
ovalari, ghiandolari, che potrebbero considerarsi come pori femorali. 

Pelle liscia, lassa, ghiandolare sui fianchi, granulare sulla faccia po- 
steriore delle coscie, specialmente nei maschi. 

Colorazione. — Questa non presenta differenza da quella indicata 
nella descrizione del Boulenger. 


Dimensioni. 


Lungh. totale dall’apice del muso all’ano mm. 39 36 1001321030 14/, 


» delle estremità anteriori . . . » 25 224/, 21° 20 
» delle estremità posteriori . . . » 61 62 57 54 
Adele papa dol no intrigo 2011 20 pa:192017%% 
i doliiode Muri saperloge ole poso 1284/7088 PT 


Larghezza del capo. 0. . 0.0 00 18, 114/00 /11,,10%; 


Rana inaudax n. sp. 


Denti vomerini in due gruppi obliqui dietro il margine posteriore 
delle coane. i 

Lingua cordiforme, piuttosto piccola, biforcata posteriormente in due 
brevi appendici arrotondate. 

Capo moderato, muso subacuto sporgente di circa 1 mm. sulla man- 
dibola inferiore; canthus rostralis arrotondato; regione loreale legger- 


— #a 


mente concava; spazio inter-orbitale eguale in larghezza alla palpebra 
superiore, uguagliante la distanza che intercede tra l’angolo antero- 
interno dell’occhio e la narice. Timpano ben visibile, circa *|, del dia- 
metro dell’occhio, eguale in diametro alla distanza tra l’angolo antero- 
interno dell’occhio e la narice, sormontato da una piccola piega cutanea 
che parte dall'angolo postero-esterno dell’occhio e si perde all’origine 
del braccio. 

Dita delle estremità anteriori di mediocre lunghezza, appena dilatate 
all’estremità ; tubercoli sotto-articolari piccoli, rotondi e molto sporgenti. 
Primo dito più corto di poco del secondo, secondo e quarto eguali. 

Dita delle estremità posteriori terminate da dischi più grandi quasi 
del doppio di quelli delle estremità anteriori. Tubercolo metarsale in- 
terno ovalare, sporgente, assai grande. Un piccolo tubercolo metatarsale 
esterno, conico. Dita quasi interamente palmate. Tirando in avanti lungo 
il corpo le estremità posteriori, l'articolazione tibio-tarsale raggiunge 
appena l’angolo postero-esterno dell’occhio. 

La pelle del capo, del dorso, dei fianchi, della faccia superiore delle 
estremità posteriori, e della faccia posteriore delle coscie è finamente 
granulosa; nelle altre regioni è liscia. Sulla faccia inferiore delle coscie 
si osserva da ciascuna parte un rilievo ghiandolare circolare piccolo, 
presentante una depressione mediana in cui sono visibili 5 o 6 pori 
puntiformi (pori femorati). 

Colorazione — Colore fondamentale delle parti superiori grigio-bruno 
o grigio-ardesia più o meno chiaro. Una macchia nera riunisce gli occhi, 
preceduta da una fascia più chiara. Sul dorso si osserva una macchia 
scura irregolare, talora foggiata a V. Le estremità posteriori presentano 
delle strette fascie nere. Le labbra e le gote sono punteggiate di bianco. 

Faccia inferiore di un bianco gialliccio sudicio, volgente al grigio 
carneo sulla gola, punteggiata irregolarmente di blanco! 


Dimensioni. 
SIRO: ò 
Lunghezza totale dal muso all’ano . mm. 33. 29! 22 
» dell’estremità anteriore . —» 18'/ 15‘, 13% 
» dell’estremità posteriore . » 47'/ 38 32 
» della. gamlià 4, AGUMANME Sittib lis 12 10 
» del pid... .. sella RAR 13; dDle 
Larghezza del capo 0. GL. 0. il 0» 413 1] 
Tubercolo metarseo-interno . . . » 2 è bia 


Tre PR 


vs DIO 


Rana opiparis n. sp. 


Denti vomerini in due gruppi obliqui dietro il margine posteriore 
delle coane. 

Lingua piuttosto piccola, ovalare, biforcantesi posteriormente in due 
brevi appendici arrotondate. 

Capo mediocre, muso acuminato che sporge assai sulla mandibola in- 
feriore; canthus rostralis pronunciato, pressochè ad angolo retto. Narici 
di poco più vicine all'occhio che alla punta del muso, aprentesi al di- 
sotto, ma a contatto dello spigolo del canthus rostralis, su cui produ- 
cono una leggera sporgenza. Regione loreale scavata dall’avanti all’in- 
dietro tra le narici e l’occhio. Spazio interorbitale eguale al doppio 
della larghezza della palpebra superiore. Timpano ben visibile, il cui 
diametro eguaglia la distanza che intercede tra l’angolo antero-interno 
dell’occhio e la narice, di poco inferiore in grandezza all’occhio. 

Dita delle estremità anteriori assai lunghe, dilatate all’estremità in 
dischi mediocri. Il 1° dito (interno) è di poco più corto del 2°, il 4° è 
di poco più lungo del 2° ed il 3° è il più lungo. 

Tubercoli sotto-articolari rotondi, piccoli, poco sporgenti. I dischi del 
3° e 4° dito sono i più grandi. 

Dita delle estremità posteriori terminate da dischi più piccoli, di poco 
oltrepassanti il diametro delle dita stesse. Un piccolo tubercolo meta- 
tarseo interno conico assai sporgente. Un piccolo tubercolo metatarseo 
esterno alla base del 4° dito, conico. All’esterno di questo, alla base 
del 5° dito sì osserva pure un altro piccolissimo tubercolo. 

Tubercoli sotto-articolari piccoli, eonici. 

Dita metà palmate. Tirando in avanti lungo il corpo le estremità 
posteriori l’articolazione tibio-tarsale oltrepassa di circa 2 mm. la punta 
del muso. 

Sul dorso si osservano tre pieghe rilevate ghiandolari, una mediana, 
che va dalla punta del muso al coccige, due laterali che partono dal 
margine della palpebra superiore e convergendo leggermente all'indietro, 
seguendo un percorso rettilineo, vanno a perdersi nella regione del coc- 
cige. La pelle sul dorso, tra le due pieghe ghiandolari esterne, è fina- 
mente granulare. Tra i granuli se ne osservano frammisti dei più grandi, 
disposti irregolarmente. Sulla parte posteriore della palpebra superiore 
sì osservano pure alcune granulazioni più grandi. La regione loreale, 
tra le narici e l'occhio, ed i fianchi, sono pure granulari, come pure la 
regione posteriore ed inferiore delle coscie. 

Sulla faccia inferiore delle coscie si osservano, una per parte, due 
sporgenze ghiandolari circolari, con una depressione centrale (pori fe- 
morali). i 

Colorazione. — Sul dorso osservasi una larga fascia chiara, di color 


AD 


grigio-carneo, che occupa la regione compresa tra le due pieghe cutanee 
longitudinali sopradescritte. La piega cutanea impari mediana spicca in 
chiaro sul fondo. Ai lati di essa, negli individui giovani, si osservano 
due macchie triangolari, violacee, marginate di scuro, colla punta del 
triangolo rivolta indietro,, disposte la prima tra gli occhi, e l’altra im- 
mediatamente dopo sul dorso; questa seconda macchia si prolunga sotto 
forma di fascia sottile nella regione vertebrale fino al coccige. 

L'occhio pineale spicca come una macchia chiara puntiforme. 

Regione loreale grigio-violacea. Dietro all'occhio parte una larga 
fascia violaceo-scura, che si estende sui fianchi, ai lati della fascia 
chiara longitudinale e va a continuarsi colla tinta violacea che domina 
sulla faccia superiore degli arti posteriori. 

Dall’occhio, sotto la fascia violacea, parte una striscia bianco-gialla 
sudicia che si estende fino alla spalla. Una macchia allungata violaceo- 
scura si osserva alla radice del braccio, faccia inferiore. 

Gola di color bruno-vinoso, scarsamente punteggiata di bianco. Una 
linea mediana chiara, nettissima, si estende sulla linea mediana della 
gola e si continua colla linea chiara impari che si osserva sul dorso e 
sul muso, dando luogo sulla punta del muso ad una piccola ed evidente 
macchia chiara. 

Ventre e faccia inferiore delle coscie di color giallognolo sucido, mac- 
chiato irregolarmente di bruno vinoso. Le coscie presentano superior- 
mente, sopratutto alla loro parte anteriore, 4-5 strette fascie violaceo- 
scure, marginate di chiaro, molto oblique in fuori, che si fondono e si 
perdono posteriormente colla tinta pl uiliforito che domina sugli 
arti posteriori, 


Dimensioni. 
S 9 a 
Lunghezza totale dal muso all’ano mm. 29 23 23 
» dell’estremità anteriore » 18 15 15 
» dell’estremità posteriore  » 53, 46 45 
» delinspamba = 0 'Arto tired 15 15 
» so 5) Agi ii elet: Ratti MSI i 14 14 
Latphozza ‘del''Capo 100% 80», DI 335000894 Ca 


Tre esemplari. 


Rana aerumnalis n. sp. 


Denti vomerici in due gruppi ovali, piccoli, dietro il margine posteriore 
elle coane. Lingua assai piccola, assai allungata, biforcata posteriormente 
in due brevi appendici arrotondate. Sui lati e sulla punta della lingua si 
vedono disseminate irregolarmente delle numerose papille rotonde. 

Capo piccolo, allungato, muso sub-acuto; canthus rostratis assai ac- 


—- fa 


centuato tra le narici e gli occhi, a spigolo smussato, meno accentuato 
tra le narici e la punta del muso. Le narici si aprono sopra una leggera 
sporgenza situata quasi sul canthus rostralis, più vicine alla punta del 
muso che all'occhio. Regione loreale scavata tra gli occhi e le narici. 
Spazio inter-orbitale superante di un terzo la larghezza della palpebra 
superiore. 

Timpano molto visibile, più grande dell'occhio. Il suo diametro oriz- 
zontale eguaglia la distanza che intercede tra l’angolo antero-interno 
dell’occhio e la punta del muso. 

Dita delle estremità anteriori assai tozze, dilatate all’estremità in 
dischi mediocri; tubercoli sotto-articolari assai grossi, rotondi, poco 
sporgenti. 

Il 1° dito più breve del 2°, 2° e 4° pressochè uguali. 

Dita delle estremità posteriori terminate da dischi pressochè uguali a 
quelli delle estremità anteriori. 

Un tubercolo metatarseo interno mediocre, appiattito, poco sporgente. 
Tubercoli sotto-articolari piccoli, rotondi. Palmatura delle dita rudi- 
mentale. 

Tirando in avanti lungo il corpo le estremità posteriori, l’articola- 
zione tibio-tarsale raggiunge le narici. 

Sotto le coscie si osservano due sporgenze glandolari assai voluminose 
che presentano nel loro centro una fossetta ben visibile (por? femorali). 

Sul dorso si osservano due pieghe glandolari rettilinee che dalla pal- 
pebra superiore si estendono, convergendo, fino alla regione coccigea. 
Si osservano pure le traccie di una linea glandolare mediana. È ben 
visibile l’occhio pineale (glandola frontale). La pelle del dorso pressochè 
liscia, appare, esaminata con debole ingrandimento, leggermente gra- 
nulare. 

I fianchi presentano delle pieghe cutanee e dei rilievi glandolari, come 
pure la regione posteriore delle coscie. In tutte le altre regioni la pelle 
è liscia. 

Cotorazione. — Parti superiori rossigne lavate di grigiastro, con 
una linea longitudinale mediana grigio-chiara che si dilata in una macchia 
più chiara sulla punta del muso. Fianchi al di sotto delle linee glan- 
dolari laterali più scuri. Regione anteriore del capo confusamente mar- 
moreggiata di bruno. Una striscia nera va dalle narici all'occhio ed al- 
largandosi si stende sul timpano. Sotto questa striscia nera spicca una 
striscia bianco-grigiastra che contorna inferiormente l’occhio ed il tim- 
pano per perdersi sulla spalla. All'origine del braccio si vede una macchia 
oblunga bruno-nera. Le coscie superiormente presentano da 6-7 fascie 
bruno-nere sottili e molto vicine, posteriormente sono vermicolate di 
bruno. Sulla gamba e sul piede si vedono pure numerose fascie sottili 
e brune. Ventre e gola giallognoli. Sulla gola si osserva un reticolo 


su AME 


bruno sfumato ed una linea mediana grigio-chiara che fa seguito alla 
linea chiara che si osserva sul capo e sul dorso. Le estremità anteriori 
sono orlate posteriormente di bruno nero. 


Dimensioni. 
Lunghezza totale dal muso all’ano . . mm. 234, 
» dell’estremità anteriore . . » 14 
» dell’estremità posteriore . . » 38 
» GOA Sane "SCA, » osa » 12 
» URTI. o 0 i 
SATCNEzza Melita potttt. se VI a AMB fa 


Un esemplare. 


Rana aluta n. sp. 


Denti vomerini in due piccoli gruppi, appena dietro il livello delle coane. 

Capo tanto largo quanto lungo. Muso subacuto; canthus r'ostratis ar- 
rotondato, poco apparente; regione loreale leggermente incavata. Spazio 
inter-orbitale più largo di un terzo della palpebra. Narici più vicine 
all’apice del muso che all'occhio. 

Diametro orizzontale del timpano eguale allo spazio inter-orbitale. 

In molti esemplari è e 9 (forma B), caratterizzati anche dall'aver il 
ventre immacolato, il timpano è più piccolo ed il suo diametro eguaglia 
la distanza tra l’angolo antero-interno dell'occhio e la narice. 

Dita delle estremita anteriori sottili, appuntite, terminanti in botton- 
cini inferiori in diametro ai tubercoli sotto-articolari. 

Il 1° dito è un po” più corto del 2°, ed il 2° è appena più corto del 4°. 
Esiste una palmatura rudimentale. 

Dita delle estremità posteriori dilatate in piccoli dischi grossi appena 
come i tubercoli sotto-articolari. 

Un piccolo tubercolo metatarseo interno poco sporgente, allungato. 

Dita palmate per circa */, della loro lunghezza. 

Tirando in avanti lungo il corpo le estremità posteriori, l’articola- 
zione tibio-tarsale raggiunge all’incirca il centro dell’occhio. 

Sulla faccia inferiore delle coscie si osservano una per parte, due pic- 
cole sporgenze ghiandolari, appiattite, scavate nel centro, più appariscenti 
nei maschi (por? femorali). 

La pelle è liscia dappertutto, salvo nella regione posteriore delle coscie 
dove è granulare. 

Colorazione. — Quanto alla colorazione in questa specie si possono 
distinguere due forme, che non meritano iggiavia di essere elevate al 
grado di varietà. 


E 7 


— il 


FORMA A. — Parti superiori di color bruno scuro, lavato di grigiastro 
con piccole macchie nere irregolari sul dorso e sui fianchi, dove per 
lo più sono confluenti in modo da formare un reticolo irregolare. Sulle 
estremità posteriori si osservano delle fascie nere più o meno incom- 
plete, generalmente in numero di 3 sulle coscie e di 3 sulle gambe. La 
parte posteriore delle coscie è marmoreggiata di nero bruno. Sul capo 
sì osserva un tratto nero, più o meno evidente, che dalla punta del 
muso passando per le narici si estende fino all'occhio. Dietro all’occhio 
si nota una macchia nera che si estende dall'occhio al timpano e ter- 
mina in punta prima di arrivare alla spalla. Sotto a questa macchia 
nera si osserva una striscia bianco-grigiastra che si estende fino alla 
spalla. Sul braccio, faccia anteriore, vi è una macchia nera, allungata, 
più o meno evidente. Le labbra sono macchiate e soventi orlate di nero. 
La gola è di un color giallognolo chiaro che passa al bianco gialliccio sul 
ventre e sui fianchi. La faccia inferiore delle estremità posteriori è di 
un color rossiccio chiaro. Sulla gola, sul ventre e sulle estremità in- 
feriori si nota una punteggiatura nero-bruna irregolare, e sullo sterno 
due macchie nere allungate dall’avanti all’indietro, assai costanti in 
quasi tutti gli esemplari della forma A. Esemplari quattordici. 

FoRMA B. — Parti superiori di color bruno grigiastro chiaro con 
macchie nero-brune irregolari. Una linea grigio-chiara occupa la linea 
mediana del dorso dal muso all’ano. Gola e ventre di un bianco gial- 
lognolo, immacolati. Nel rimanente le macchie sono disposte come nella 
forma A. Esemplari undici. 


Dimensioni. 
9 i e 
Lungh. totale dall’apice del muso all’ano mm. 28 4/,, 27 24 285, 


» delle estremità anteriori . . . >» 15‘, 16 14‘/ 16‘, 
» delle estremità posteriori . . . » 43 44 39 45 
POCA Bariliop= no per, prose Neli CAR ot h2 23 
DI LIE piede rd) ESRI 3 A/R o TATA 
faro ivaza*dol'Gapotri coito, im attento 10 ) i‘ Mg, 10 


Racophorus femoralis Bigr. 


Due esemplari è e 9. Essi concordano assai bene colla descrizione del 
Boulenger (1). Osservo però che tirando in avanti lungo il corpo le 


(1) Catalogue of the Batrachia salientia S. caudata in the collection of the 
British Museum, Il edition, G. A. Boulenger. 


— Mie 


estremità posteriori, l’articolazione tibio-tarsale raggiunge non il centro 
dell'occhio, ma l’angolo anteriore dell’occhio. 

Questa specie è molto affine al Rh. Boulengerii da me descritto (1) 
e proveniente dalla stessa località; ne differisce, oltrechè per la colora- 
zione, per la palmatura evidente (specialmente tra il 4° e 8°, e 3° e 
2° dito) delle dita delle estremità anteriori e pel tubercolo metatarseo 
interno, che non è falciforme come nel Rh. Boulengerii, ma allungato, 
a margini rotondi, ricordante l’aspetto di un dito rudimentale. 


Dimensioni, 
ò C) 
Lunghezza totale dal muso all’ano . . . mm. 32 35 
» delle estremità anteriori. . . >» 19 22 
» delle estremità posteriori . . >» 47 53 
» Cella *gaMapant, n e al RO EI) Si 
» ARP n se i, n n) SI 


Larghezza del capo > JI, dea 


Esemplari due. 


Racophorus liber n. sp. 


Denti vomerini in due gruppi lineari obliqui, dietro il livello delle 
coane, narici più vicine alla punta del muso che all’occhio. 

Capo mediocre più largo che lungo, muso corto, sub-rotondo, a prima 
giunta quasi troncato per la lieve sporgenza delle narici. 

Canthus rostratlis arrotondato, poco spiccato ; regione loreale concava, 
che guarda in fuori ed in alto. Spazio inter-orbitale eguale al diametro 
orizzontale dell'occhio, superante di un terzo la larghezza della pal- 
pebra superiore. 

Timpano ben visibile, piccolo, eguale in diametro ai dischi delle dita 
delle estremità anteriori. 

Dita delle estremità anteriori assai lunghe, dilatate all’estremità in 
dischi assai grandi. 

Ciascun dito sul suo margine interno ed esterno, ad eccezione del dito 
nterno, è orlato da una stretta plica cutanea (che serve ad aumentare 
la superficie d’aderenza del dito) che alla base delle dita forma una 
palmatura affatto rudimentale, Il 1° dito è più breve del 2°, il 2° del 4° 
ed il 3° è il più lungo. 

I tubercoli sotto-articolari sono ben sviluppati, sporgenti, conici; la 


(1) Descrizione di nuove specie di Rettili e Anfibi di Madagascar. Bollet- 
tino dei Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di 
Torino, N. 112, 1892. 


cia i ca 


superficie palmare è irta di piccoli tubercoli conici. Si osservano tre tu- 
bercoli metacarpei alla base del 1°, 2° e 8° dito, di cui il 1° è il più grande. 

Dita delle estremità posteriori palmate per circa ‘|, della loro lun- 
ghezza, terminate da dischi più piccoli di circa la metà di quelli delle dita 
anteriori. Tubercoli sotto-articolari rotondi, poco sporgenti. Un tuber- 
colo metatarseo interno allungato, sporgente; uno esterno piccolo, conico. 

Tirando in avanti lungo il corpo le estremità posteriori, l’articolazione 
tibio-tarsale giunge pressochè ad egual distanza tra gli occhi e le narici. 

La pelle sul dorso, sulla gola e parte anteriore del ventre e sulle estre- 
mità è liscia. È fortemente granulosa sul ventre, sulla faccia inferiore 
e posteriore delle coscie e sui fianchi, finamente granulare sulla regione 
coccigea. 

Una piccola piega cutanea ghiandolare che parte dalla palpebra supe- 
riore circonda in alto il timpano e viene a perdersi all’origine della spalla. 

Colorazione. — Dorso giallo rossiccio, capo grigiastro, anterior- 
mente alla linea che unisce gli occhi. Inferiormente domina un color 
giallo carneo chiaro, salvo nei maschi in cui il ventre è lavato di bruno. 
La gola nei maschi spicca per una colorazione giallo paglierino chiaro, 
senza macchie. 

In tutti gli esemplari si osserva una macchia scura che riunisce gli 
occhi, costituita da una fitta punteggiatura bruno-nera. Sul dorso e sui 
fianchi si osservano numerose e minute macchie puntiformi nero-brune, 
che hanno tendenza a fondersi sui fianchi, dove circoscrivono due o 
tre macchie irregolari biancastre. Nei maschi si osserva sui fianchi una 
tinta grigiastro-cenerina, e soventi sulla linea mediana del dorso una 
sottile linea grigio-chiara. 

Sulle estremità posteriori si osservano: sulle coscie una o due fascie 
bruno-pallide assai larghe; sulle gambe da una o due fascie brune ge- 
neralmente più visibili, e qualche fascia sul piede. 

Sul capo una linea nero-bruna va dalla punta del muso all’occhio e 
dall'occhio sul timpano per perdersi nella punteggiatura dei fianchi. 
Sulle labbra, giallo-rossiccie, come la tinta fondamentale, si osserva una 
macchia ovalare bianco-grigia molto evidente, corrispondente allo spazio 
che esiste tra l’occhio e il timpano. 

Dimensioni. 


CRON ME ò CABARA DIRO GGI 
Lungh. totale dal muso all’ano mn. 24 25 24'/, 25‘, 30‘! 29 28 27/, 
»  delleestremità anter. » 16 15'/, 16! 18 PRIN 1 VALI i E 
»  delleestremità poster. » 39 37 38 41 44'/, 46'/, 46 44 
» delaganta . . » 14 12 12‘ 13 15 154/, 145, 14 
acta pista): irta 12 LIO 19:1/, 0 184f9 DAN o DA 1,648 
Larghezza del capo . . . >» 9 8° 8‘ 9 100: Mg dh 

Quindici esemplari. 5 


— 46. 


Platypelis pollicaris Blgr. (1). 


Un solo esemplare maschio in tutto simile alla descrizione del tipo. 
Le macchiette chiare e scure che presenta sul dorso brunastro l’esem- 
plare del Museo Britannico sono appena visibili nel mio esemplare. 


Dimensioni. 
Lunghezza totale dal muso all’ano . . . mm. 29 
» delle estremità anteriori. . . >» 18 
» delle estremità posteriori —. . » 88 
» uella*esralminba Sarete. + A 12 
» delpieder', mafie. Sor kivid euald 18 
Larghezza. del ‘capo t.. aerei ti otto Re ERSSA 


(1) Annals and Magazine of Natural History, 1888, pl. V!, fig. 3-3a. 


n ne eee ee] eee 


5546 - Tip. Carlo Guadagnini (già Fodratti) - Torino. 


Il 6 ge 


BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 45'"7 pubblicato il 20 Giugno 1893 Vox. VIII 


Viaggio del D.r E. Festa in Palestina e nel Libano, LD 


I. - Nuova specie di Fanerotteride del genere ISOPHYA Br, 


descritta da ACHILLE GRIFFINI. 


Isophya Festae — n. sp. — Supra rufa, fusco-punctata et albido- 
variegata; subtus flavescens: statura modica — Antennae unicolores 
rufae, obsolete fusco-punctalae — Frons unicotor, fiava; epistoma 
albidum; fastigium vesticis angustum, compressum, apice et basi 
subaeque latum, subsulcatum, cum fastigio frontis rotundato-con - 
tiguumy; occiput convexum, pallide rufum, punctis fuscis ornatum, 
necnon lineola media longitudinali flavida obsoleta, în medio pronoti 
continuata; lineae pone ocutlos albidae — Pronotum în è subsellatum, 
elytra tota liberante; în 9 postice non elevatum, elytrorum plus quam 
dimidiam partem liberante; marginibus antico et postico truncatis, 
sulco transverso angulato, pone medium situ, în lateribus oblique 
continuato; supra rufum, lineola media flavida obsoleta, punclisque 
fuscîs conspersum, praecipue în è explicatis, in quo sexu maculae 
posticae fuscae supra lineas albidas elongatae adsunt; lineîs albidis 
lateralibus ab oculis orientibus per totum pronotum perductis; lobis 
deflexîs pallide brunneis, sparse et obsolete fusco-punctatis, margine 
infero antice recto, postice oblique rotundato — Elytra în utroque 
sexu vitta alba laterali ornata; în Q rugulosa, pronoti dimidiam 
tongitudinem multo superantia, parum incumbentlia, supra flavido- 
brunnea, fere rotundata; în è pronoto ltongiora, valde incumbentia, 
vena plicata elytri sinistrîì per totum discum perducta, perspicua, 
margine interno elylri sinistri, ad venam plicatam angulalim pro- 
ducto; supra flavescenlia, rugulosa; ltateribus, supra vittam margi- 
nalem albam,rufo-fusca; margine postico rotundato, margine externo 
fere recto — Abdomen în 9 obesum, pallide rufo-purpureum, obsolete 
fusco-punctatum; in è supra saturate rufo-purpureum, fusco- 


2h EA 


punctatum; vittis duabus latîs, ab extremo elytrorum margine usque 
ad segmentum anale perductis albis, in omnibus segmentis ad mar- 
ginem posticum, lineolam obligquam albam externam emittentibus 
— Spatium wvîttaeforme quod supra în medio abdomine inter has 
vîttas manet rufo-purpureum, linea media subtilis alba percurrit — 
Pedes omnes basi et subtus flavescentes, supra rufi, minute fusco- 
punclati — Tibiae anticae tympano aperto; femora postica sal iîn- 
crassata; tibiae posticae femoribus posticis paulo longiores — Lamina 
supra-analis è rotundata, inter cercis deflexa — Cerci è rufi, lamina 
subgenitali breviores, basi crassi, regulariter curvati et parum atte- 
nuati; apice pallidi, obtusi, nigro- et brevissime mucronati. Ovipositor 
unam et dimidiam pronoti longîitudinem non altingens, parum în- 
curvus,s margine infero fere recto, apice serratus, perparum dila- 
tatus, lateribus laevibus — Lamina subgenitalis è ampta, elongata, 
laevis, non carînata sed margine laterali limbato, apice parum at- 
ftenuata et rotundato-emarginata, lobis angulatis; lamina subgeni- 
talis 9 parva, rotundata. 


dscaho Ò rudi 
Long. corporîs mm. 21 22,5 Long. elytrorum mm. 4,3 3,9 
D EPRONOLE 4 4,8 » oviposîtoris » — "4 


I. Schneideri Br. ad ripas occidentales maris Caspici viventi, plus 
quam aliis hujus generi speciebus cognitis (1) proxima videtur, tamen 
statura maivre, colore, pronoti forma et pictura, elytrorum magnitu- 
dine, cercisque 6 distincta. 


Isophya Festae è. 


Un è e una 9g adulti raccolti a Gerico, con 5 è poco sviluppati e 
numerosissime larve — Nelle larve è son sempre visibili le fascie late- 
rali bianche dell'addome, e la lineetta chiara che percorre la parte su- 
periore oscura è più dilatata. 


(1) Vedi principalm: Brunner von Wattenwyl — Monogr. d. Phaneropte- 
riden; Wien 1878, p. 59-70 — id. Prodromus d. Europ. Orth.; Leipzig 1882, 
p. 273-281 — id. Additamenta z. Monograph. d. Phaneropt.j Verhand. der K. 
K. Zool. Bot. Ges. in Wien 1891, XLI Band. p. 32 -36. 


5607 - Tip. Carlo Guadagnini (già Fodratti) - Torino. 


/l,095" 
BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 158 pubblicato il 1° Luglio 1893 Vor. VIII 


Dott. E. GIGLIO-TOS 


Diagnosi di nuovi generi e di muove specie di Ditteri 


IX. 


Tutti i ditteri, di cui nel presente lavoro do le brevi diagnosi, appar- 
tengono alla collezione BELLARDI di Ditteri messicani. 


Tachininae, 


Gen. Gymnomma v. d. Wulp. 


G. novum n. sp. — Foem. — Facie flava, genis pilosis, fronte 
lateribus nigrescente, antennis flavis articuto tertio nigro, apice 
tato, truncato, securiforme; thorace nigro, flavo-olivaceo pollinoso ; 
sculello, abdomineque fulvis; in segmentis primo, secundo el tertio 
macula nigra dorsuali sub-quadrata ; in segmentis secundo el tertio 
setis duabus discalibus praeter marginales; pedibus fulvis; alîs brun- 
neo-flavescentibus; calypteris hallteribusque fulcis. — Long. mm. 9. 


Microtrichomma nov. gen. 


Generi Echinomyiae affine: facies, genae, epistomium et frons ut 
in Echinomyia: genae nudae; papi sub-clavali; antennae ut in 
bchinomyia; arlicuzo terlio ovalo, vix secundo longiore: oculî hirli, 
abdomen selis duabus discalibus în segmento secundo et tertio, duabus 
marginalibus în secundo et plurimis in lertio, mullis discalibus în 
quarto, munilum. 

Species typicae: 


M. Forreri = Nemorea Forreri v. de Wulp Biol. centr. Americ. 
yol..Jl. p.AX Pa ilg. 21, Pa 

M. Smithi = Nemorea sSmithi v. de Wulp ibid: p. 50, 4. 

M. intermedium = Nemorea intermedia v. d. wulp, ibid. p. 50,5. 


Gen. Nemochaeta v. d. Wulp. 


N. incerta n. sp. — Mas. — Robusta: facie fiavescente, genis pi- 
losîs, patpîs flavîs ; fronte flavo-pollinosa, vitta fulva ; antennis flavis, 
articulo tertio nigro: arista nigra: thorace nigro, griseo-pollinoso ; 
scutello ferrugineo ; abdomine basi, apice et în vitta mediana nigro- 
aeneo, lateribus obscure ferrugineiîs; pedibus nigris, pulvillis flavîs; 
alis sub-limpidis, calypteris albidis. — Long. mm. 12. , 

N. dubia n. sp. — Mas. — Similis N. incertae, differt tamen: ge- 
nis nudis, antennis articulo tertio minore, thorace et scutello dense 
flavo-pollinosis; abdomine ferrugineo, basi et vitta lata ad apicem 


segmenti tertii abbreviata, nigris; calypteris brunneîs. — Long. 
mm. 12. 
N. crucia n. sp. — Facîe flavescente, genis nudis, palpîs flavis, 


fronte flavescente-pollinosa, vitta brunneo-fulva, antennîs mnigre- 
scentibus, articulo terlio nigro; thorace nigro, griseo-pollînoso; scu- 
tello et abdomine piceîs, hoc basi et vitta mediana obsoleta ad apicem 
segmenti tertiî abbreviata nigris; apice obsotlelissime fulvo-pollinoso; 
pedibus nigris, pulvilltis flavis, alis sub-limpidis, calypieris brun- 
nescentibus. — Long. mm. 15. 

N. pernox n. sp. — Robustissima: facie flava, genis pilosis, fronte 
nigrescente, flavo-pollinosa, vitta nigrescente, antennis nigris; thorace 
griseo-pollinoso; scutello et abdomine omnino piceis; hoc basi latis- 
simo, cordiforme; pedibus mnigris, pulvillis flavis, alis sub-griseîs, 
culypteris brunneîs. — Long. mm. 18. 

N. jurinioides n. sp. — Mas. — Faciîie flava, geniîs pilosissimis, 
fronte flavo-pollinosa, vitta obscure-fulva; antennîs obscure-fulvîs, 
articuto tertio nigro, malleiforme; thorace disco niîgro, lateribus 
late, macuta sub-quadrata ante scutellum et scutello îpso, ferrugineîs; 
hoc în medio spiniîs hirto; abdomine lato, piceo, apice obsoletissime 
fulvo-pollinoso, basi et viltta mediana obsoleta ad apicem segmenti 
tertiù abbreviata, nigris; în segmentis secundo et tertio spinis alî- 
quibus brevibus discalibus et dorsualibus; pedibus nigris, pulvillis 
fulvis; alîs griseis, basi fusca, vena transversa parva nigro-fusca; 
calypteris piceis. — Long. mm. 15. 

N. (?) aberrans n. sp. — Foem. — Facie flava, sub-verticali, parum 
incavala; genis nudis inflalis, palpis filiformibus, flavis; fronte latis- 
sima anlice satis producta, sub-inflata, flava, vilta frontali praeter- 
modum lata, fulva; thorace nigro-nitido, antice paulisper griseo- 


Rise 


pollinoso, seutello et abdomine migro-mitidis, sub-chalybeis; pedibus 
migris, pulvillis fulvis; alis griseîs, bast fusca; calypteris piceis. — 
Long. mm. 15. 

An typus novi generis? 


Gen. Dejeania Robin. Desv. 


D. aurea n. sp. — Mas. — F/ava; palpîs flavîis, longis, exilibus, 
apice pitosis; genis nudis; antennis articulo tertio migro, ovato ; 
thorace disco nigro, dense flavo-pollinoso, laterîbus maculaque ante 
sculellum sub-quadrata, late flavîis; abdomine fulvo, apice bilobo, 
pîlis densîs sulphureîs induto, spinisque nigris marginalibus în seg- 
mento primo, secundo et tertio, alîiguibus discalibus in quarto; în 
omnibus segmentis macula trigona dorsuali nigra ad basim : pedibus 
fulvis; alis el calypteriîs flavescentibus. — Long. mm. 11. 

Somigliantissima a D. corpulenta WIEDEM.; ne differisce per i palpi 
assai più sottili, il capo ed il torace molto più piccoli, il colore dei 
peli dell'addome molto più chiaro e specialmente poi per il primo seg- 
mento dell'addome munito di spine, mentre che in D. corpu/enta ne è 
sempre privo. 


Gen. Saumndersia Schiner. 


S. aurea n. sp — Fava; genîs pilosis et setosis, fronte fulva; 
aniennis arliculo tertio fuscescente, apice lato, et oblique truncato; 
arista nigra sub-pubescente; thorace disco nigro, flavo pollinoso ; 
tateribus maculaque ante scutellum late flavis; abdomine fulvo, pilis 
tongis sulphureis dense vestito praesertim ad apîcem; segmentis se- 
cundo et tertio spinis plurimis munitis; segmento quarto paucîs; pe- 


dibus fulvis; alis sub limpidis; calypteris fiavescentibus. — Long. 
mm. 14. 
S. picea n. sp. — Picea: facîe albescente, genis nudis, antennis ni- 


gris, articulo tertio ovato; fronte nigrescente j thorace nigro, griseo- 
pollinoso; scutello abdomineque piceis; abdomine pilis densiîs nigris 
induto; pedibus nigris, pulvillis flavisy atis griseis,; calypleris brun- 
neîs. — Long. mm. 10-12. 


Gen. Belvosia Robin. Desv. 


B. bella n. sp. — Foem. — Nigra, cînereo-flavescente pollinosa; 
capite thorace latiorej; facie lata, oblique retracta, argentea; palpîs 
flavis, clavatis; fronte brunnea, latissima, vitta fulva; antennis ni- 
gris, articulis duobus primis fulvis; thorace disco griseo-pollinoso, 
lateribus pleuris pectoreque fiavescente pollinosis; scutello basi brunneo, 
apice fulvo-testaceo; abdomine ovato, nigro, praeter segmentum pri- 


I 


mum et marginem posticum segmentoruni flavo-pollinoso ; segmento 
quarto aureo; setis duabus dorsualibus in segmentis primo el secundo, 
plurimis in terlio et quarto, marginalibus; pedibus validis nigris, 
pulvillis fiavîiss alis dilutissime flavescentibus, calypleris albis. — 
Long. mm. 10. 


Mystacomyia nov. gen. 


Caput sub-emisphaericumy; facies verticalis; epistomium et frons 
non prominentes; palpiî filiformes; antennae breves, dimidio faciei 
longae, articulo tertio secundo duplo, lineari, apice sub-rotunao ; 
arista nuda; vibrissae satis procul a margine oralî inserlae; mar- 
gines orales ciliatî usque ad vibrissas; oculi magni, hirti, inferne 
ultra vibrissas producti; genae breves; scutellum magnum; abdomen 
ovatum, segmento primo magno, setis dorsualibus destitutum, late- 
ralibus tantum praeditum ad margines posticos segmentorumy; apice 
vero segmenti quarto setoso et piloso; pedes aliquantulo validi, tibiis 
posticis, externe cilialis; alae margine antico ima basi ciliato, cel- 
lula apicali aperta ante apicem, vena apicati aliquantulum concava ; 
venula transversa obliqua; vena postica lransversa laeviter  bi- 
sinuosa. 


Species typica: M. ruDbriventris = Mystacella rubriventris VAN DER. 
WuLP Biol. centr. amer. II. p. 52-1 — Messico. 


Gen. Chaetogena Rond. 


C. carbonaria n. sp. — Mas. — Nîgra, opaca; facie argentea,. 
multum oblique retracta; lateribus per totam longitudinem setis uni- 
seriata; proboscide nigra, palpîs fulvis; fronte mullum prominente, 
nigrescente, griseo-poilinosa, vitta lata nigra; antennis longitudine 
faciei, articulo tertio lato, quadrupto vel quintuplo secundo; ocutîis 
dense et longe hirtis; thorace griîseo-pollinoso, vittis quatuor nigris; 
sculello piceo; abdomine nigro apice piloso el setoso; setis in seg- 
mentis tribus primis tuntum marginalibus, in quarto eliam disca- 
libus; pedibus nigris; pulvillis flavis; alis fere hyalinis, basi parum 
futvescente; calypleris albis. — Long. mm. 13-14. 

C. cincta n. sp. — Similis €. carbonariae corporis forma, et dispo- 
sitione selarum; facie flavicante, antennis nigris, palpis flavis, fronte 
flavicante-pollinosa; thorace et scutello griseo-flavescente dense pol- 
linosis, vittis quatuor nigris; abdomine mnigro, segmentis secundo: 
tertio et quarto fascia basali tata griseo-pollinosa; pedibus, alis et 
calypteris ut in C. carbonariae. — Long. mm. 12-13. 

C. gracilis n. sp. — Foem. — Nigra, cinereo-pollinosa; facie ar- 
gentea, fronte flavo-aurea, antennis tongis, articuto terlio apice 


MAE E e 


e 


parum dilatato, stylo fere usque ad apicem crasso, brevi; thorace 
et scutello dense grîseo-pollinosis ; abdomine sub-conico, nigro, praeter 
primum segmentum totum, et margines posticos segmentorum late 
cinereo-pollinoso; setis tantum marginalibus; pedibus nigris; pul- 
villis fulvis, alis hyalinis, calypteris albis. — Long. mm. 9. 


Gen. Acroglossa Williston. 


A. tessellata n. sp. — Foem. — Nigra, dense cinereo-pollinosa ; 
Facie et fronte flavo-aureis, palpis flavis, antennis longis, nigriîs, 
oculis nudis, thorace nîgro-quadrivittato, scutello apice testaceo, ab- 
domine lato, ovato, cinereo-tessellato, segmento quarto flavo ; pedibus 


nigris, pulvillis fulvis, alis fere hyalinis, calypterîs albis. — Long. 
mm. 9. ; 


Gen. Plagia. 


P. mexicana n. sp. — Foem. — Nigra, nîtens; facie et fronte 
Jlavis, antennis nigriîs, articulîis primis brevibus, tertio triplo lon- 
giore secundo; proboscide brevi nigra, palpîs obscure-fulvis; thorace 
pruinoso antice latiore; abdomine conico, segmentis intermediis fa- 
scîis latis cinereo-pollinosis; pedibus nigris, atis sub-limpidis, vena’ 
tertia longitudinali satis ultra venam transversam parvam spinu- 


losa; calypterîis albîs. — Long. mm. 8. 
P. dieta n. sp. — Foem. — Nigra, nîtens; facie, lateribus frontis 


cinereis; palpis, proboscidis apice fulvis; pectore dense cinereo-pol- 
tinoso; thoracîs dorso minus pollinoso, vitlis obsoletis; abdominiîs 
sub-conici segmentis basi albido-fasciatis, setis discalibus etiam prae- 
ditis; alis, calypteris cinereîis. — Long. mm. "7. 


Gen. Tricholyga Rond. 


T. gracilens n. sp. — Mas. — Nigra, nîtens; facie, laleribus frontis 
albidis; palpîs flavis; oculis longe hirtis; setis orbitalibus tribus longis; 
antennis longitudine faciei; thorace cinereo-pollinoso vittis obsoletis; 
abdomine conico, segmentis basi fascia cinerea; unguicutlis et pulvillis 
longîs, pulvillis fulvis; alîis griseis, venis longitudinalibus 1* et 3° 
totis, 5* vero tantum medietate basali spinulosis; calypteris albis, 
halteribus flavidis. — Long. mm. 10. 

An typus novi generis? 

T. insita n. sp. — Mas. — Nigra, nîtens; facie cinereo-flavida, 
fronte superne angusta; setis orbitalibus nullis; palpis flavis, an- 
tennis longîs, articuto tertio lato, basî fulvo; oculis longe hirtis; tho- 
race et scutello parum cinereo-pollinosis; abdominis segmentis basi 
perparum cinereo-fasciatis, setis discalibus duabus etiam praeditis; 


= 


unguiculis et pulviltis longîs; pulvillis fulvis; alis et calypteris gri- 
seîs. — Long. mm, "7. 


Gen, Blepharipoda Rond. 


B. mexicana n. sp. — Foem. — Nigra, cinereo-pollinosa; facie et 
fronte auratis, palpîs fulvis, antennis nigris, articulis duobus primis 
brunneo-fulvis; vitta frontali nigra; thorace flavescente-pollinoso, 
vittis quatuor nigris, latis; scutello apice rufo-testaceo ; abdomine 
cinereo-micante, apice flavido; pedibus nigris, alis hyalinis, caly- 
pieris albîs. — Long. mm. 13. 


Gen. Cyrtophloeba Rond. 


C. horrida n. sp. — Mas. — Nigra, mnitens; facie cinerea, setis 
facialibus utrinque quatuor ; palpis flavîsj; setis orbitalibus tribus}; 
oculis longe hirtis; antennis longîs, articuto tertio lato, stylo medie- 
tate basali incrassata; thorace parum cinereo, vittis obsoletis; abdo- 
minis segmentis fascia basali angusta albida; pulvillis flavidis, alîs 
griseis basi et margine antico fuscis, venis transversis omnibus of= 
fuscatis; vena transversa postica curva; venis tongîtudinalibus prima 
tota, tertia ultra parvam transversam spinulosis; calypteris vio 
fuscîs. — Long. mm. 8. 


Gen. Masicera Macq. 


M. sesquiplex n. sp. — Foem. — Nigra, cînereo-flavido-pollinosa; 
facie et fronte auratis, palpîs flavis, antennis nigriîs, articulo tertio 
sesquiplice secundo; thorace vittis quatuor nigris, scutello apice rufo- 
testaceo ; abdomine segmento primo toto, vitta media et laterali et 
margine postico în segmentis 2-3, nigrîs, segmento quarto toto flavo; 
pedibus nigris, alis limpidis, calypteris albis. — Long. mm. 8. 

M. usta n. sp. — Foem. — Nigra, aureo-potltinosa ; facie, fronte et 
palpîs flavis; antennis nigris, arliculo tertio secundo triplice, styto 
longo vix ad basim incrassato el pubescente; thorace vittis quatuor } 
scutelli basi, abdominis segmento primo fasciaque lata postica în re- 
liquis segmentis, pedibusque nigris: setis tantum marginalibus, alîs 
macula lata, diffusa, infumata in medietate marginis antici; ca- 
typieris albidis. — Long. mm. "7. 

M. glauca n. sp. — Foem. — Nigra, cinereo-glauco-pollinosa ; facie 
et fronte ochraceis, palpîs et proboscide flavis; antennis, vitta fron- 
tali, vittis quatuor thoracis pedibusque nigris, pulvillis fulvis, atis 
et calypteris fere griseis ; abdomine praeter alias setas setis duabus 
discalibus in segmento tertio munito. — Long. mm. 8. 


"Pa 


Gen. Degeeria Meigen. 


D. mexicana n. sp. — Mas. — Nigra, nîitens, pilosa; facie et fronte 
lateribus argenteis; abdomine conico, praeter setas marginales, setis 
discalibus munito în segmentis secundo, tertio et quarto; pulvillis 
fulvis;s alis praeter marginem posticum et apicem infumatis; ca- 
Qypteris brunneîs. — Long. mm. 7-8. 

Questa specie che da questa breve diagnosi apparirebbe simile a D. 
nigrocostalis VAN DER WULP Biolog. centr. amer. II, p. 151, 1, tab. IV, 
fig. 10, ne è tuttavia distinta per le vene delle ali, e per la colorazione 
nera dei palpi, come verrà detto in una più ampia descrizione. 

D. dicax n. sp. — Mas. — Nigra, setosa, cinereo-flavido-pollinosa; 
facie et fronte lalteribus, thoraceque aureo-pollinosis; proboscide, pal- 
pîs, antennis, thoracîs vittis, scutelto toto praeter apicem, pedibusque 
nigris; abdomine nigroj; segmentis secundo, tertio et quarto fascia 
basali cinereo-flavido-pollinosa, lateribus latissima, in medio postice 
excavata, selis quatuor discalibus praeter marginales praeditis; alîs 
dilute fuscis margine antico; pulvillis obscure-fulvis; calypteris al- 
bidis. — Long. mm. 8. 

D. insecta n. sp. — Foem.? — Nigra; facie, fronte lateribus, tho- 
race, pleuris, scutello et fascia basali lata in segmentis secundo tertio 
et quarto cinereis; abdomine setis tantum marginalibus praedito; 
patpîs flavis, pulvillis fulvis, alîis hyalînis; calypteriîs albidis. — 
Long. mm. 8. 

D. eruralis n. sp. — Foem. — Nigra, nîtens; facie, fronte lateribus, 
thoracis margine antico, pleuris, fasciîsque în segmentis secundo 
tertio et quarto abdominis cinereo pollinosis; proboscide, palpiîs, fe- 
moribusque flavis; abdomine praeter selas marginates, discalibus 
etiam praedito; alîs sub-hyalinis; calypieris albidis. — Long. mm. 6. 


Gen. Clistomorpha Tyler Townsend. 


C. ochracea n. sp. — Foem. — Omnmnino ochracea; thorace flavo- 
olivaceo pollinoso; tarsis fuscis, alis flavidis ad apicem dilute fusce- 
scentibus. — Long. mm. 5. 


Scatophagsinae. 


Gen. Secatophaga Meig. 


S. reses n. sp. — F/ava, pilosa; seltis oralibus, ocutis, vitta mediana 
occipîtali, thoracis vittis, segmentorum abdominis limbîs posticis, fe- 
morum apice, unguiculiîsque nigris, tarsis fuscis; alarum venis trans- 
versis parum îinfuscatis. — Long. mm. 9-10. 


= Reel 


Questa specie molto simile alla europea S. scybalaria (Lin.) ne è 
distinta specialmente per il color giallo della proboscide e delle ali. 

S. coenosa n. sp. — Foem. — Cînereo flavida; facie, palpis et 
frontis lateribus flavîis; vitta frontali mellea; proboscide setis et an- 
tennarum stylo nigriîs; thorace ochraceo vittis fuscis; abdomine cî- 
nereo pedibus fulvis, femoribus praeter apicem nigris; alis margine 
antico flavido, ha!lteribus flavis. — Long. mm. 8-9. 


Haelomyzinae. 


FTauromyia nov. gen. 


Caput parvum, sub-aemisphaericum; facies lata, verticalis, epi- 
stomio non porrecto; apertura oralîis latissima, marginibus serie 
setarum praeditis; genae angustae; proboscîs brevîs, labiîs latissimis; 
frons ocutlis latior, îinferne et ad verticem selîis duabus praedita; 
antennae breves articulto tertio ellyptico; stylo nudo; oculi sub-ro- 
tundiîi, nudi; thorax magnum, gibbum; scutellum setis quatuor 
praeditumi; abdomen conicum; pedes gracîles; alae longae apice 
latae basi angustae; venis transversis remotis; venae 5° longitudi- 
nalîs medielate basali crassa; costa subtillime ciliata. 

T. pachyneura n. sp. — Foem. — Testaceo flava; facie et fronte 
punctis tribus nigriîs, rotundatis ; Ihorace vittis quatuor brunneîs; 
abdominis apice îrregulariter fusco maculato, tarsis apice fusciîs ; 
pieuris punctis tribus nigris notatis; alis flavidis. — Long. mm. 3. 


Gen. Helomyza Fall. 


H. iniens n. sp. — F/avo-testacea; facie pallide flava, antennis 
articuto tertio sub-circulari basi et margine supero mnigris; stylo 
plumoso, longo; thorace ochraceo fusco punctato; pleuris pallidis ; 
scutello ochraceo, quadrisetoso, fusco bivittato; abdominis segmentis 
postice nigro-limbatis; pedibus în mare validis, pilosis; libîis basi et 
apice nigro-annulalis; tarsis apice nigrîs; alis flavidis, costa spt- 
nulosa, margine antico, veniîs transversis et apice quariae longitudi- 
nalis fuscîs. — Long. mm. 9. 


Tetanocerinae. 


Gen. Sepedon Latr. 


S. praemiosus n. sp. — Mas. — F/avo-rufescens; proboscide, an- 
tennarum margine supero, tarsorum articulis ultimis nigris; femo- 
ribus posticis înferne spinosis. — Long. mm. 10. 


Li 


Sapromyzinae. 


Gen. Sapromyza Fall. 


S. stata n. sp. — Foem. — MeZea; facie, proboscide, palpis et 
pedibus flavis, abdomine fulvescente, marginibus posticis segmen- 
torum mnigris; tarsis apice nigricantibus; alîs flavidis; costa praeter 


basim, triente apicali, venisque transversis late fuscîis. — Long. 
mm. 7. 
S. plagosa n. sp. — Testacea; vîtta în genis nigra; thoracis vittis 


duabus latis în scutellum productis duabusque in pleurîs, nigriîs: 
segmentorum abdominis margine postico nigricante : femorum apice, 
tibiis anticis fere totîs, reliquis medîetate apicali tarsisque mnigriîs : 
alis luride flavidis, costa late, triente apicali, venis transversiîs et 
vena quinta longitudinali late fuscîs: in fuscedine apicali macutlis 
tribus flavidis. — Long. mm. 77. 

S. sonax n. sp. — Facîe, proboscide, palpîs, antennîs, îmo pectore 
el pedibus flavis: thorace fulvo, fusco-punctulato: abdomine nigro; 
alis fusco-flavidis, apice dilutiore. — Long. mm. 5. 

S. vinnula n. sp. — MeZea: capîte et pedibus flavis, tarsîs fuscîs: 
abdomine basî melleo, vitta mediana, fasciisque posticîis subtilltimis 
nigris: alîs dilute flavidis. — Long. mm. 4. 

S. urina n. sp. — F/ava, nitida: capîte thorace latiore: punctis 
duobus în ima fronte et uno verticali, vittis duabus în dorso tho- 
racîs et uno puncto în pleurîs, nigrîs: abdomine nigricante: femo- 
ribus anticis annulo apicali nîgro: tibiis fuscîs, tarsîs nigricantibus : 


alis dilute flavidis, margine antico late fusco. — Long. mm. 4. 
S. innuba n. sp. — F/ava: alis dilutissime flavidis, venis trans- 
versîs fuscîs. — Long. mm. 4//,. 


Trypetinae. 


Gen. Euaresta Loew. 


E. audax n. sp. — Foem. — Nigra: capite, pedibus, halteribusque 
filavîis; alis nigris albo-maculatis: macula lata basali, tribus subtri- 
goniîs margine antico, sex apicalibus, plurimis margine postico, 
duabus rotundis discalibus (alis ut in E. timida Loew. Monographs 
of the Diptera of N. America, III, p. 311, 54, tab. X, fig. 25). 


Gen. Blepharoneura Loew. 


B. regina n. sp. — Mas. — F/avo-mellea, inferne pallidior: geniîis. 
fuscîs: maculis duabus marginis posticis thoracîs, vittis duabus în 


— que 


metanoto, punctis quatuor ad basim margineque postico segmentorum 
abdominîs, praeler primum, nigris: alis fuscîs, maculis plurimis latis 
albis maculatis. — Long. mm. 8. 

B. saga n. sp. — Mas. — Flavo-mellea: maculis duabus in mar- 
gine postico thoraciîs, vittis duabus în metanoto, maculisque quatuor 
parvis ad basim segmenitorum abdominis nigriîs; alis nigris maculis 
albis adspersîis, fere ut în alis Buarestae timidae Loew. Monographs 
Dipt. N. Amer. III, tab. X, fig. 25. 

B. Io n. sp. — Mas. — F/ava, nitida; vittis quatuor thoracîs ad 
suturam interruptis, punctîs duobus în margine postico, et duobus 
ad basim scutelli, vittis duabus in metanoto, maculis quatuor sub- 
rotundis ad basim fasciaque postica in medio înterrupta segmentorum 
abdominis, nigriîs; alis dense fuscîs, maculis plurimis albis notatis. — 
Long. mm. 6. 

B. diva n. sp — Foem. — Fava; viltis în metanoto, punctis parvis 
ad basim segmentorum abdominis limboque postico in medio late în- 
terrupto, ovipositore nigrîs; alis dense fuscis, maculis albis notatîs. — 
Long. mm. 6 

B. splendida n. sp. — Mas. — Fava: fronte viîttis duabus fuscis: 
thoracîs vittis quatuor, macutis duabus subtrigonis posticis, pleuriîs 
et pectore praeter partem anticam, metanoti vittis, scutelli punctis 
duobus, segmentorum abdominis maculis basalibus fasciaque lata 
postica maculis connexra, femorum posticorum triente apicali, nigris; 
alis dense fuscis, macula lata trigona antica, fascîis duabus obliquis 
apicalibus, macula lata postica incisa, macutis parvis dbasalibus albis 
notatis. — Long. mm. 6. 


Gen. Acrotoxa Loew. 


A. mucida n. sp. — Mas. — Nigra: capite flavo, thorace cinereo- 
pollinoso, pectoris parte antica flava, scutelli apice griseo: pedibus 
flavis, femoribus parum fuscîs: alis nigris fascia basali, macula 
trigona antica magna, fasciis tribus obliquis apicalibus posticîs, 
maculis tribus posticis ovatis prope basi albis: halteribus flavidis. — 
Long. mm. 4. 


Ostracocoelia nov. gen. 


Caput oviforme, thorace angustius, occipite inflato ; epistomio nudo 
vix porreclo; genîs mediocribus, nudiîs. Probosciîs mediocrîs, palpîi 
tati. Oculi ellyptici, nudi. Frons oculis latior, setis minimis prae- 
dita în serie dispositis. Antennae facie breviores articulo tertio duplo 
ciîrciter secundo: stylo nudo. Thorax magnum, dorso convero. Scu- 
tellum semicirculare, tumidum, bisetosum. Abdomen planum, nitens, 


MO 


segmentis quinque distinctis, primo coeteris majore: ovipositore me- 
diocre. Pedes validi, femoribus tibiisque dilatatis, tibiis posticis curvis. 
Alae latae nigrae albo-fasciatae, margine antico bisinuoso, cellula 
anali sub-acuta, vena transversa postica curva. 

0. mirabilis n. sp. — Foem. — Nigra nitens: capite flavo, pro- 
boscide nigra, palpîs rufis: thorace vittis quatuor brunneis; pedibus 
tarsis flavis, halteribus basi flavescente; alis nigris, fascia lata în- 
tegra ante medium, macula lata trigona postica, et altera trigona 
angusta proxima, albis. — Long. mm. 9. 


Molynocoelia gen. nov. 


Caput thorace latius, sub-aemisphaericum : genis mediocribus, 
nudis; epistomio nudo, non porrecio: apertura orati lata. Proboscis 
brevis, carnosa. Frons latitudine oculorum setis tenuibus tantum 
verticalibus et ante-verticalibus praedita, plana, antice parum pro- 
minuta. Oculi ovati, nudi. Antennae longitudine faciei : arlicuto 
tertio lineari, angusto, longo. Thorax ovatum, dorso parum curvato. 
Scutellum triangulare, quadrisetosum. Abdomen basî angustius , 
segmentis quatuors primo longitudine aequali secundo et tertio con- 
junctis. Pedes graciles. Alae latae; venis transversis approximatis ; 
cellula anali acuta; venis longitudinalibus prima et tertia, et costa 
totis spinutlosis. 

M. lutea n. sp. — Mas. — Lufea; thoracis dorso macutis duabus 
anticis duabusque posticis latis sub-rotundis nigris; metanoti vittis 
duabus, abdominis maculis duabus posticis in segmentis primo, se- 
cundo et quarto nigrîs; alis limpidis nigro-fasciatis; fascia angusta 
basali, fascia late bifida mediana, fasciaque sub-apicali cum fascia 
marginali apicali antice connexa. — Long. mm. 6. 


Chaetocoelia nov. gen. 


Caput sub-aemisphaericum, geniîis angustis nudîs, facie brevi, lata, 
verticali: epistomio non porrecto, nudo. Proboscis brevis: palpi fili- 
formes. Frons latitudine ocutorum, serie trium setarum undique 
praedita. Oculîi magni, sub-rotundi, nudi. Antennae breves: articulo 
tertio oviforme: stylo pubescente. Thorax gibbum, lateribus et postice 
setoso. Scutellum quadrisetosum. Abdomen planum, ovalum, seg- 
mentis postice serie setarum praeditis. Pedes graciles. Alae latae, 
nigrae, postice tantum albo-maculatae: cellula anali parva. 

C. palans n. sp. — Mas. — Fusco-ochracea: facie, proboscide, an- 
tennis et palpis Iuride testaceis, fronte fusca: thorace fusco punctu- 
lato: abdomine basi ochraceo, in coeteris segmentis nigro punctulato ; 
setis în singulo segmento in serie postica disposîtis în punctis nigris 


a 


rotunaatis: pedibus flavis: alis nigris macutis duabus magnis posticis 
albîs: halteribus fiavis. — Long. mm. 5 4]-6. 


Platystominae. 


Gen. Platystoma WMecig. 


P. mexicanum n. sp. — Mas. — Nigrum, albido punctulatum : 
capite flavo, palpîs fulvis, proboscide lata nigra: alîs limpidis fasciis 
quatuor nigris, duabus basalibus, alia mediana, alia praeapicali : 
halteribus flavo-pallidis. — Long. mm. 5. 


Ortalidinae. 


Paragorgopis gen. nov. 


Caput thorace latius, occipîite plano: facie lata, brevi, verticali: 
genis latis inferne parum pilosis. Proboscîs brevis, palpi filiformes. 
Frons ocutliîs latior, înferne supra antennas prominentia parva me- 
diana, bifida, lateribus setis verticalibus praedîta. Antennae breves, 
articuto tertio superne îincîso: stylo nudo. Thorax mediocre, postice 
parum setoso. Scutellum trigonum, quadrisetosum. Abdomen parvum. 
Pedes gracîtes. Alae magnae, nigrae, albo-maculatae: veniîs tran- 
sversis valde approximatiîs: venis longitudinalibus prima et secunda 
sinuosis; cellula anali mediocri. 

Questo genere è molto affine al genere Gorgopîs descritto da Ger- 
staecker nella Stettiner entomologische Zeitung 1860, p. 180, le cui 
specie Gorgopiîs bucephala e G. cristiventris hanno per patria l’Am- 
boina. î 

P. maculata n. sp. — Foem. — Nigra: facie, antennis, palpis et 
pedibus flavis: proboscide apice nigro: fronte fulva: thorace dorso 
cinereo: scutello apice fulvescente: abdomine basi flavido: alis nigrîs 
macutlis parvîs albis notatis; halteribus flavis. — Long. mm. 4. 


Gen. Qedopa Loew. 


0. elegans n. sp. — Foem. — Nigra, cinerea: proboscide nigra, 
palpîs luride testaceîs: facie et fronte brunneîs, antennis flavis, pe- 
dibus nigris, tibiîs et tarsîs luride-flavis: tibiîs basi et annulis duobus 
nigris: alis maculis parvis fuscis plurimis omnino adspersis: halte- 
ribus flavidis. — Long. mm. "7. 


Me > e 
Gen. Rhimotora Schin. 


R. diversa n. sp. — Mas. — Capite melleo; proboscide, buccula et 
puncto ocellari nigris; thorace rufo, nigro maculato; imo pectore 
nigro; scutello magno, apice bilobo, melleo; abdomine nigro, nitente; 
pedibus nigris, femorum medietate apicali, tibiarum basi et annulo 
medio, tarsisque totis praeter apicem melteis, femoribus anticis valde 
incrassaltis; alis griseis, maculis nigris tranversiîs ornatis, venisque 
transversis quinque venam primam longitudinalem cum costa con- 
neclentibus; vena unica transversa secundam longitudinalem cum 
prima conneclente; halteribus flavis. — Long. mm. 6. 


Bricinnîiella nov. gen. 


Corpus oblongum, metallicum. Facies brevis, lata, arcuatim de- 
pressa: epîistomio porrecto, nudo: buccula magna, genis angustis 
nudis: occipite inferne lateribus inflatum. Proboscis brevis carnosa. 
Palpi apice dilatati. Antennae longitudine faciei, exiles: arliculo 
tertio longissimo: stylo nudo. Frons latitudine oculorum inferne 
protracta: ocellis tribus în trianguto verticali dispositis: setis lan- 
lum apicalibus et praeapicalibus praedita. Oculi magni, nudi, sub- 
ellyptici. Thorax oblongum, abdomen conicum basi angustius. Pedes 
validi, tibîis posticis incurvis. Alae mediocres: costa, venisque prima, 
tertia et quinta longiludinalibus spinulosis: cellula anali magna. 

Questo genere assai simile per )’aspetto generale del corpo al genere 
Bricinnia Walker ne è specialmente distinto per la conformazione della 
faccia e per i caratteri delle ali. 

B. cyanea n. sp. — Mas.?— Cyanea: capite melleo, fronte în medio 
et inferne nigricante, proboscide nigra, antennis articulo tertio apice 
fusco: pedibus nigris, nitentibus, tarsis basi flavis: alis flavis, postice 
griseis, macula apicali et altera magna a basi usque ad venam 
posticam transversam nigris: halteribus flavis, apice nigris. — Long. 
mm. 10. 


Tanypezinae. 


Gen. Chyliza Fall. 


C. enthea n. sp. — Foem. — MeZZea: frontis puncto ocellari et 
maculis parvis laleralibus, pectore et fascia thoracica late interrupta 
abdomineque nigris: pedibus flavis; femoribus triente apicali tibi- 
isque medietate apicali nigris: alis sub-limpidis: halteribus flavis. — 
Long. mm. 7. 


nni 


Gen. Tanypeza Fall. 


T. mexicana n. sp. — Viridis aenea sub-nitida: fronte et facie 
pallide-ochraceîs: antennis fiavis stylo sub-nudo: macuta verticali, 
maculisque latis in pleuris argenteiîs, thorace scutelloque vix cinereîs: 
pedibus flavis, tarsîs anticis praeter basim nigris, coeteris totis nigris: 
tibiis medtis et posticis basi el apice late fuscescentibus: halteribus 
melleis: alis flavidis. — Long. mm. 8-9. 


Tylemyia (mihi). 


Sostituisco questo nome a quello di Omazocephata (meglio Homato- 
cephala) usato da MACQUART nel 1843 per un dittero della Guiana de- 
scritto col nome di 0. fusca in Diptères exotiq. II, 3° part. p. 282, 
tab. XXXI, fig. 12, 12, 12>. Tale nome era già stato prima usato da 
SPINOLA nel 1839 per un ‘genere di Rincoti. 

Species typica: Tylemyia fusca = Omalocephala fusca Macq. 


Gen. Calobata Meig. 


C. plectilis n. sp. — Foem. — Nîgra: femoribus medtis et posticis 
in medio late fulvis, tarsîs anticis praeter apicem flavidis: alis fla- 
vidis. — Long. mm. 15. 


Drosophilinae. 


Gen. Drosophila Fall. 


D. excita n. sp. — Foem. — Nigra: facie cinerea, geniîs latiîs: 
antennis nigrîs, stylo superne plumoso : pleuris, fasciisque apicalibus 
segmentorum abdominis cinereis: alis sub-fuscis. — Long. mm. 5. 


Chiloropinae. 


Gen. Chlorops Meig. 


C. unicornis n. sp. — Fava: antennis, triangulo lato frontali, 
tnoracis vittis tribus latis, abdomine, tarsis omnibus et tibiîs posticîs 
nigris: alîs limpidis: fronte conice longe producta. — Long. mm. 4, 
a capîte ad apicem alarum. 


eg e 


‘” BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 459 pubblicato il 4 Luglio 1893 Vor. VIII 


ACHILLE GRIFFINI 


ORTOTTERI del Piemonte. 


II. — Grillidi (a). 


Di Grillidi, nessuno è citato come piemontese, nè dall’Allioni, nè da 
Fischer (5) o da Brunner (2), benchè da questi ultimi autori, talune 
specie sieno indicate come alpine o genericamente italiane. — Nel ca- 
talogo di PIroTTA (14), si annoverano come abitanti il Piemonte l’Oe- 
canthus pellucens, e come raccolto a Novara il Gry//us domesticus ; 
nel lavoro di MALFATTI (11) si indica l’ Achanthus pellucens come preso 
sul Monterone; GHILIANI (6) cita l’Oecanthus pellucens di Sangano. 

Dallo studio che potei fare delle Collezioni del Museo Zoologico di 
Torino, anche la famiglia deì Grillidi risulta ben rappresentata in Pie- 
monte; ne aggiungo quindi il catalogo ragionato delle specie a quello 
dei Locustidi da me già enumerati e descritti. 

I generi di Grillidi finora trovati in Piemonte, volendo facilitare la 
determinazione degli individui adulti si possono così distinguere : 

I. Zampe anteriori scavatrici. — Tibie posteriori superiormente 
spinose. — 9 senza ovopositore [Gri//ota/pidi]. 
a) Dimensioni grandi (36-42 mm.). — Corpo peloso; tibie poste- 
riori dilatate, brevi; elitre membranose; cerci in numero di 2. 
2. Gryllotalpa. 
aa) Dimensioni piccole (6 mm.). — Corpo glabro ; tibie posteriori 
gracili, allungate; elitre cornee; cerci in numero di 4; tarsì posteriori 
ridotti ad un solo articolo o mancanti. l. Tridactylus. 


(a) Vedi I* parte « Locustidi » Bo/Z. Mus. Zool. e Anat. comp. Torino, 1893, 
Vol. VII, N. 14l. 


dt di Ù 


II. Zampe anteriori ambulatorie. — 9 con ovopositore. 

x) Occhi mancanti. — Corpo molto piccolo (3 mm.) e ovale, at- 
tero. — Antenne brevi, ingrossate; pronotum molto sviluppato. — Tibie 
anteriori senza timpano [M?rmecofilidi]. 7. Myrmecophila, 

x) Presenza di occhi. — Antenne sottili, lunghe [Grd2nd]. 

5) Corpo allungato, completamente attero. — Tibie anteriori 
senza timpano; tibie posteriori superiormente denticolate, non spinose. 
Dimensioni piuttosto piccole (6-9 mm.). 6. Arachnocephalus. 

bb) Presenza di elitre più o meno sviluppate. — Tibie anteriori 
con timpano: tibie posteriori superiormente spinose. 

y) Corpo allungato e stretto. — Capo e pronotum piccoli ; 
tibie anteriori col timpano aperto da ambo i lati; tibie posteriori più 
lunghe dei femori corrispondenti, che sono poco ingrossati. — Elitre 
del 3 piane, gradatamente allargate posteriormente, trasparenti. (Corpo 
di 11-13 mm.). i 3. Oecanthus. 

yy) Corpo piuttosto robusto. — Tibie pusteriori più brevi dei 
femori corrispondenti, che sono molto ingrossati. 

a) Tibie anteriori fornite di timpano aperto solo sul lato 
posteriore. — Elitre piuttosto abbreviate; primo articolo dei tarsì po- 
steriori liscio; ovopositore non ingrossato all’apice. — Dimensioni piut- 
tosto piccole (5,5-9 mm.). 5. Nemobius. 

B) Tibie anteriori fornite di timpano grande, aperto sul 
lato posteriore, e di timpano piccolissimo sul lato anteriore. — Elitre 
ben svolte; primo articolo dei tarsi posteriori superiormente solcato e 
dentellato; ovopositore dritto, ingrossato all'apice. — Dimensioni medie 
o grandi (11-29 mm.). 4. Gryllus. 


Sottofam. 1* -- GRILLOTALPIDI. 


1. Gen. Tridactylus Latreille. 
T. variegatus. 
Tridactylus variegatus, Latreille (8), p. 119. — Serville (17), p. 315. — 
Brunner (2), p. 454, T. XI, f. 108. — Sauss (15), p. 47. 
Xya variegata, Charp. (3), p. 84, T. II, f. 2, 5. — Fischer (5), p. 154, 
T.KfW& 
Tridactylus melanogaster, Bonelli ined. 


Bruno lucente a riflessi bronzati, glabro. — Capo oscuro un po’ pro- 
lungato; antenne poco più lunghe del capo. — Pronotum convesso, 
nero-bronzato, coi margini inferiori bianchi: spesso ornato di macchiette 
bianchiccie. — Elitre brevi, biancastre, con qualche tinta bruniccia ; 
ali biancastre, quasi trasparenti, molto più lunghe dell’addome, oppure 
ridotte o mancanti. — Addome bruno lucente al disopra, ventralmente 


Di i 


grigiastro o giallognolo. — Zampe brune lucenti; femori inferiormente 
ornati d'una linea bianca; tibie medie rigonfie al mezzo. 
Ooepo “.*. oviim.;;.6 Eire. .., masi? 
Pronotum . . >» 1,9 Femori post. . » 4 


Stupinigi (Bonelli). 
2. Gen. G@ryllotalpa Latreille. 
G. vulgaris. 

Gryllotalpa vulgaris, Latreille (9), p. 95. — Charp. (3), pag. 83. — Ser- 
ville (17), p. 306. — Fischer (5), p. 157, T. IX, f. 1. — Brunner (2), p. 451, 
T. XI, f. 107. — Sauss. (15), p. 27. 

Notissima e comunissima specie. In Piemonte si trova ovunque e 
presenta le seguenti dimensioni : 
Corpo mm. 36-42 Pronotum mm. 12-15 
Elitre mm. 13-15. 


G. vulgaris var. cophta. 
Gryllotalpa cophta, Haan (7), p, 227. 


Differisce dalla specie per aver le ali notevolmente più brevi del- 
l’addome. 
Contorno di Torino (Bonelli). Frequente. 


Sottofam. 2*® — GRILLINI. 


3. Gen. OQecanthus Serville. 
0e. pellucens. 
Gryllus pellucens, Scopoli (16), p. 32. 
Oecanthus , Fischer (5), p. 165, T. IX, f. 14. — Brunner (2), p. 421, 
T. XI, f. 96. — Pirotta (14), p. 12. — Ghiliani (6), p. 96. — Sauss (15), p. 455. 
Achanthus pellucens, Malfatti (11), p. 317. 
Acheta italica, Charp. (3), p. 79. 

Bianco-gialliccio o bianco-verdiccio, lucente. — Corpo allungato e 
stretto. — Capo giallognolo, talora con qualche punto oscuro; antenne 
lunghissime, sottili. — Pronotum stretto, piuttosto allungato, coi lobi 
laterali molto stretti, talora ornato di qualche punto oscuro. — Elitre 
nella 9 strette, allungate e acuminate; nel è piane, gradatamente molto 
allargate posteriormente e quivi arrotondate; bianche lucenti e traspa- 
renti, con molte minute venature e 3 principali vene, di cui una un 
‘po’ prima del mezzo obliqua, e 2 posteriori, parallele fra loro, perpen- 
dicolari alla prima, alla quale si congiungono. — Ali acuminate, lunghe 
quanto o poco più delle elitre. — Zampe gracili; femori posteriori poco 
ingrossati; tibie posteriori fornite di spine piuttosto lunghe e distanti 
fra loro, tra cui stanno spine piccole e fitte. — Addome stretto; cerci 
lunghi e pelosi; ovopositore lungo, dritto, coll’apice ingrossato, nero, 


i 


8 9 ò 0, 
Corpo. . mm. 11-13 12 Elitre . . mm. 11-13 10-11 
Pronotum . » 2-2,5 Ovepositore » _ 6-6,5 


Monterone (Malfatti), — Sangano, Gassino, Torino (Ghiliani). — Lom- 
briasco (Bellardi). 

« Nelle vigne, scrive Ghiliani (6), la specie sta nascosta sotto alla 
pagina inferiore delle foglie della vite, ed ivi acquista un colore bianco- 
verdognolo così singolare, da far supporre una specie diversa; ma per 
quanto io l’abbia studiata non potei trovarvi alcun carattere valevole 
a separarla specificamente. — Questa varietà difficile ad acchiappare, 
ma sparsa nei vigneti e negli orti, è conosciuta pel suo stridore mo- 
notono e malinconico che odesìi di notte per le campagne; e viene dai 
contadini piemontesi chiamata Vaîret, che vale, annunziatore della 
maturazione delle uve ». i 
4. Gen. G@rylius Linné. 

G. campestris. 

Gryllus campestris, Linné (10), p. 695. — Serville (17),"p. 336. — Fischer (5), 
p. 178. — Brunner (2), p. 428. 

Liogryllus campestris, Saussure (15), p. 137. 

Notissima specie, diffusa ovunque. — In Piemonte presenta le seguenti 
dimensioni : 

è Q 6) Q 
Corpon:stesinmmi «2:251122/29 Elitre. . . mm. 14-15 13-16 
Pronotum . » 4-5 Ovopositore  » — 11-33 

Si distingue subito dalla seguente, per la mole maggiore del corpo, 
il colore nero più intenso e più lucente, il capo più largo del pronotum, 
le elitre bruno-scure, colla base giallognola. 


(. desertus. 

Gryllus desertus, Pallas (12), p. 468. — Brunner (2), p. 430. — Sauss. (15), 
p. 1162. 

Acheta melas, Charp. (3), p. 81. 

Gryllus , Fischer (5), p. 177. — Serville (17), p. 338. 

Gryllus lucorum, Bonelli ined. 


Nero-bruno. — Capo non più largo del pronotum; capo e pronotum 


completamente neri. — Elitre bruno-rossiccie, più brevi dell’addome, 
spesso ornate d’una linea longitudinale giallognola, verso i lati; ali per 
lo più rudimentali. — Zampe bruno-scure;; femori posteriori assaì in- 
grossati. — Cerci lunghi e pelosi; ovopositore dritto, un po’ ‘dilatato 
all'apice, molto più lungo dei femori posteriori. 
ò o) ò 
Corpo . . mm. 12-14 16-17 Elitre . . imm. 7 5-7,5 


Pronotum .  » 3,5 Ovopositore » — 12-13 


"i 


Nei boschi intorno a Torino (Bonelli). — Villa regina, Sangano (Ghi- 
liani). — Torino (Neri). 
(x. domesticus. 


Gryllus domesticus, Linné (10), p. 694. — Serville (17), p. 340. — Fischer (5), 
p. 180, T. IX, f. 9. — Pirotta (14), p. 13. — Brunner (2), p. 432, T. XI, f. 99. 
— Sauss. (15), p. 173. 


Notissima specie. — In Piemonte presenta le seguenti dimensioni : 
ò q è 

Corpo . . mm. 16-19 16-18 Elitre . . mm. 10,5-12 I 

Pronotum . » 3 Ovopositore » _ 12-13 


Si distingue subito dal seguente per la mole maggiore del corpo, il 
colore più giallo, l’ovopositore molto più lungo dei femori posteriori, 
il capo giallo, ornato di 3 fascie trasversali brune, nonchè per le ali 
generalmente sviluppate e superanti l'addome. 

Novara (Parona). — Piemonte (Bonelli, Ghiliani). 


G. burdigalensis. 

Gryllus burdigalensis, Latreille (8), p. 124. — Serville (17), p. 341. — 
Fischer (5), p. 175. — Brunner (2), p. 433. — Sauss. (15), p. 185. 

Acheta burdigalensis, Charp. (3), p. 82. 


Di color grigio-giallastro. — Capo bruno, con 4-6 linee longitudinali 
gialle sull’occipite, una linea trasversale gialla fra gli occhi, ed un’altra 
irregolare fra le antenne. — Pronotum giallastro, tinto irregolarmente 


di bruno. — Elitre ben svolte, giallognole, nel è un po’ più brevi del- 
l’addome; ali rudimentali, zampe giallognole; cerci allungati, irti di 
lunghi peli; ovopositore un po’ dilatato all’apice, dritto, non più lungo 
dei femori posteriori 


ò Q ‘(sec. Br.) AionoP 
Corpo: mm; 14 11-14 Elitre - . . mm. sv _#-2 
Pronenma >» * 2,50 ‘2-28 Ovopositore » — 6-8,5 


Collina di Torino (Bonelli). 


5. Gen. Nemobius Serville. 
N. sylvestris. 

Acheta sylvestris, Fabricius (4), p. 33. — Charp. (3), p. 82. 

Gryllus è Fischer (5), p. 183, T. IX, f. 6. 

Nemobius , Serville (17), p. 348. — Brunner (2), p. 424, T. XI, f. 98. 
— Sauss. (15), p. 76. 


Bruno-castagno. — Capo nero, con 3 lineette longitudinali gialle, an- 
teriormente convergenti e angolose. — Pronotum superiormente bru- 
niccio, coi lobi laterali neri. — Elitre bruniccie, molto abbreviate, ‘col 
margine posteriore tronco. — Addome superiormente castaneo a lineetta 


==" "f°- 


e punti brunicci. — Cerci brunicci, allungati e pelosi; ovopositore dritto, 
più lungo dei cerci e dei femori posteriori. 


pe: È 08 

Corpo: = nm. 7,5 _ 8-9 Elitre . © nm. ‘3u® 

Pronotum . » 2 Ovopositore » = — 7 
Molto comune nei boschi. — Sangano (Ghiliani). — Ceres. 


Questa specie, come osserva una nota manoscritta di Ghiliani, in 


Piemonte è un po’ più piccola, e sul vivo, di color nero-bruno intenso. 


N. Heydeni. 
 Gryllus Heydenii, Fischer (5), p. 185. 
Nemobius Heydeni, Brunner (2), p. 425. — Sauss. (15), D. 90. 
Gryllus pygmaeus, Bonelli, ined. 


‘Grigio-rossiccio o bruniccio. — Fronte oscura, occipite pallido. — 
Pronotum superiormente rossigno con una lineetta mediana longitudinale 
pallida; lobi laterali lievemente tinti di nerastro. — Elitre giallognole 
ben sviluppate, lunghe quasi quanto l’addome; quelle del è arrotondate 
all’apice, ornate spesso d’una lineetta longitudinale gialla ai lati. — 
Zampe giallastre; tibie posteriori con 4 spine su ambo i margini. — 
Cerci grigio-giallastri, lunghi; ovopositore breve, alquanto ricurvo al- 
l'insù, molto più corto dei femori posteriori. 


G° 00 ORIO, 

Corpo. cu, UM, do 0 Elitre -. . mm,' 4-36 

Pronotum . » 19 Ovopositore. » — 2,5 
Troffarello. — Lungo i rii della collina (Bonelli). 


N. lineolatus. 

Gryllus lineolatus, Brullé (1), p. 179. — Fischer (5), p. 184. 

Nemobius ” Serville (17); p. 349. — Brunner (2), p. 426. — Sauss. 
(15); p. 784 | 

Gryllus riparius, Bonelli ined. 

Grigio-giallastro. — Fronte oscura; occipite a lineette chiare: — Pro- 
notum superiormente giallastro, ui ai lati. — Elitre giallognole, 
più brevi dell'addome, col margine posteriore troncato in ambo i sessi. 
Zampe giallognole ; tibie posteriori con solo 3 spine nel margine esterno, 
4 sul margine interno. — Cerci molto lunghi e pelosi; ovopositore più 
scuro all’apice, più corto dei femorì posteriori e dei cerci. 


è (sec. BI) 9 ò 
Corpo... mm. 9 8,5 Elitre.... —.- Jom... ba 
Pronotum . » 2 2 Ovopositore » — 3,8 
Lungo le sponde della Dora e della Stura di Lanzo. — Peccinetto 


(Bonelli). 


== 


6. Gen. Araehnocephalus Costa. 


A. Yersini. 
Arachnocephalus Yersini, Saussure (15), p. 311, T. 15, f. XXVIII. — Brunner 
(2), p. 449. 

Corpo stretto e allungato; bruno. — Antenne lunghe e sottili; capo 
depresso, giallastro; fronte con un tubercolo mediano. — Pronotum 
subcilindrico, giallastro; elitre ed ali mancanti. — Addome bruno in- 
tenso, fusiforme. — Zampe giallastre; le anteriori e medie brevi,.le 
posteriori coi femori piuttosto ingrossati e le tibie più lunghe dei femori, 
Ovopositore allungato, un po’ più lungo dei femori posteriori, rivolto 
all’ingiù, coll’apice leggermente ingrossato. 


è (sec.Br.) © api 2 
Uorpo .. . mm, 8,5 9 Femori posteriori mm. 4,57 
Pronotum . » 16 1a 1,8 Ovopositore . . »  — 5 


Sangano (Ghiliani). 
Sottofam. 3* — MIRMECOFILIDI. 


7. Gen. Myrmecophila Latreille. 
M. acervorum. 


Blatta acervorum, Panzer (13), fasc. 68, T. 24. 
Myrmecophila , Serville (17), p. 319. — Fischer (5), p. 160, T. IX, £. 3. 
— Brunner (2), p. 446, T. XI, f. 104. — Sauss. (15), p. 291. 


Due soli esemplari allo stato larvale. — Piemonte (Coll. Mus. Torino). 

Essendo gli unici individui piemontesi da me esaminati, non perfet- 
tamente sviluppati, li ascrivo alquanto dubbiamente alla M. acervorum, 
stando principalmente alla distribuzione geografica di questa specie. 


INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE 


. BRULLE A., Hîst. natur. des însectes. Tom. IX « Orthoptères et Hemiptères » 


— Paris, 1835. 


. BRUNNER von WATTENWYL C., Prodromus der Europ. Orthopteren. — 


Leipzig, 1882. 


. CHARPENTIER TOUSSAINT, Horae entomologicae. — Vratislaviae, 1825. 


FaBrIcius JoH. CHR., Entomologia systematica emendata et aucta. — 
Hafniae, 1792-94, Tom. Il. 


. FiscHER LEeoP. HENR., Or/hoptera europaea. — Lipsiae, 1853. 
. GHILIANI V., Notizie di escursioni e di caccie entomologiche. — Bull. Soc. 


Entom. Ital., Anno VI, 1874, Trim. 1°. 


. HAAN W., Bijdragen tot de Kennis der Orthoptera. — Verhand. over de 


natur. Gesch. der Nederl. overzeesche Bezittingen, 1842. 


. LATREILLE P. A., Hist. Nat. des Crustaces et des Insectes. — Paris, 1802- 


1805, Tom. XII. 


. — Genera Crustaceorum et Insectorum. — Paris, 1806-1809, Tom. III. 
. LINNÉ CaR., Systema Naturae. — Edit. XII reformata. Holmiae, 1767, 


Tom. I, pars II. 


. MALFATTI G., Inforno ad alcune specie di Ortotteri genuini lombardi. — 


Atti della Soc. It. di scienze nat., Vol. XXII. Milano, 1879. 


. PALLAS P. S., Reisen durch versch. Prov. des russichen Reîches in den 


J. 1768-74. Petersburg 1771-76. I Anhang, 


. PANZER G. W. F., Faunae Insect. Germaniae. — Nirnberg, 1793-1823. 
. PIROTTA R., Degli ortotteri genuini insubrici. — Elenco sistematico. Estratto 


degli Atti della Soc. It. di Sc. nat., Vol. XXI. Milano, 1878. 


. SAUSSURE H., Mélanges Orthopterologiques. Fasce. Ve VI. Mem. de la Soc. 


de Ph. et d’Hist. Nat. de Genève, 1876-1877. 


. ScoPoLI J. A., Entomologia Carniolico. — Vindobonae, 1763. 
. SERVILLE AUDINET, Hîst. Nat. des Insectes « Orthoptères ». — Paris, 1839. 


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5624 - Tip. Carlo Guadagnini (già Fodratti) - Torino, 


Il, LIT 


BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 160 pubblicato il 10 Ottobre 1893 Vor. VIII 


Viaggio del Dr. E. FESTA in Palestina, nel Libano e regioni vicine. 


II. LUMBRICIDI 


pel Dr. DANIELE Rosa. 


Nel suo recente viaggio in Siria il Dr. Enrico Festa ha dato speciale 
attenzione al gruppo tanto spesso trascurato dei Lumbricidi. In tal modo 
egli riuscì a raccoglierne non meno di 15 specie, rappresentate ciascuna 
da molti esemplari di svariatissime località. Questo numero è molto 
notevole se lo si confronti con quello trovato in quelle altre parti della 
regione paleartica che sono meglio note sotto questo riguardo. Queste 
parti sono certamente la Scandinavia, la Germania e l’Italia; ora della 
1: son note 12 specie, della 2* circa 20 e della 3? circa 30, numero di 
specie che non fu raggiunto che dopo molti anni di ricerche. 

Una sola specie di lumbricide (A. caliginosa) era finora nota per la 
Siria (*). Delle 15 specie portate dal Festa, 4 sono nuove per la scienza, 
due altre non sono finora note che di una sola località, altre ancora 
sono molto rare. Queste raccolte portano dunque un contributo non in- 
differente alla sistematica di questo gruppo, esse ci danno in pari tempo 
un nuovo e prezioso elemento per caratterizzare dal punto di vista z00- 
geografico la regione siriaca. Infine esse ci han fatto conoscere (nella 
n. sp. A/lolobophora samarigera) una singolarissima forma e disposizione 
degli spermatofori che ci permetterà, io credo, di sciogliere definitiva- 
mente la tanto controversa questione dell’origine degli spermatofori nei 
lumbricidi. 

Nel presente lavoro io ho omesso in massima parte le sinonimie e 
la bibliografia per le quali si può ricorrere alla mia « Revisione det 


(*) Il Lumbricus Vietoris non è proveniente dalla Siria, come è detto per 
errore nella mia revisione dei lumbricidi, esso proviene invece da Damietta, 


(DE 


lumbricidi (Mem. della R. Accad. delle Scienze di Torino, 1893) ». La 
classificazione qui adottata è anche quella stessa che si trova esposta 
in quel lavoro. 

I nomi di località (salvo quelli universalmente noti pei quali ho con- 
servato l'ortografia italiana) sono trascritti secondo l’ortografia seguìta 
dal Petermann nella carta 58 dello Stieler's Hand-Atlas (ultima edizione). 

Mi è gradito dovere il ringraziare qui vivamente anche per mio 
conto personale il Dr, E. Festa che di queste come delle alire sue col- 
lezioni volle far dono a questo R. Museo Zoologico. 


1. Allolobophora (Notogama) rosea. 


Enterion roseum, Savigny, 1826. 
Allolobophora mucosa, Eisen, 1874. 
V. Rosa: Rev. dei lumbricidi, 1893, pag. 31 dell’estratto. 


Loc. a. Est del Giordano. 

» d. Ain el Sultan presso Gerico. 

. Monte Hermon. 

. Schtora (Valle del Nahr el Litani circa 870 m. s. m.). 

. Valle di Zebedani (Antilibano, circa 1200 m. s. m.). 

Monti presso Zebedani (Antilibano, circa 1500 m. s. m.). 

. Ferzol (Libano). 

. Merdsch Ahin (Libano settentrionale, 1714 m. s. m.). 
Numerosissimi esemplari perfettamente tipici. Nella regione mediter- 

ranea questa specie, fuori d'Europa, non era nota con certezza che dal 

Marocco. È probabile però che i lombrichi del Caucaso e di Merv de- 

scritti dal Kulaghin sotto il nome di A//o/obophrora carnea apparten- 


gano alla nostra specie. 


SESTSTSERIA 


2. Allolobophora (No/ogama) veneta. 


Allolobophora veneta, Rosa, 1886. i 
V. Rosa: Rev. deì Lumbricidi, 1893, pag. 33 dell’estr. 


. Gerusalemme. 
. Es Salt (Est del Giordano). 

Beirut. 
. Monte Hermon, sino a 2000 m. s. m. o 
. Ferzol (Libano). 

Gli esemplari di tutte queste località appartengono alla subsp. typica. 
Il clitello offre maggiore variabilità che da noi, sopratutto nel suo mar- 
gine anteriore che anche in questi esemplari incomincia generalmente 
col seginento 26 o 27 ma talora anche col 25 o 24; il suo ultimo seg- 


mento è sempre il 33 o 34. 


Loc. 


ISESZEINIES 


RA 
D° 


= $ = 


Nell’Asia minore questa specie si conosce già dall’ Armenia (rive del 
lago Goktscha; vedi Rev. dei Lumbricidi). 


3. Allolobophora (Notogama) alpina. 


Atllolobophora alpina, Rosa, 1884. 
V. Rosa: Rev. dei Lumbricidi, 1893, pag. 34 dell’estr. 


Loc. M. Hermon a 2000 m. s. m. nel fango della neve. 

Anche qui il clitello ha il margine anteriore molto più avanti del 
solito, incominciando col segmento 24 invece che col 27 o 28, il poste- 
riore termina tipicamente col 33; il clitello occupa così 10 segmenti. 
Anche questa specie è già stata trovata sulle rive del lago Goktscha. 


4. Allolobophora (Dendrobaena) semitica n. sp. 


Loc. a. Est del Giordano. 
» d. Mesraah (Libano). 

Dimensioni. Esemplari in alcool piuttosto contratti hanno una lun- 
ghezza di 5-6 cm., altri più molli di 7 cm.; il diametro, subito dietro 
al clitello, è di circa 7 mm. 

Forma cilindrica, poco attenuata all’indietro, con estremità posteriore 
ottusa, anteriormente conica sino alle aperture maschili. 

Colore (in alcool) pallido con traccia di pigmento rosso-violaceo alla 
regione anteclitelliana, anche ventraimente. 

Segmenti 100-140. 

Setole distanti, lo spazio laterale inferiore ad ed il laterale mediano 
bc sono quasi uguali, il laterale superiore cd un po’ più stretto. Lo 
spazio dorsale 44 è quasi triplo del laterale superiore cd, lo spazio ven- 
trale 4a è quasi doppio del laterale inferiore 40; la linea laterale del 
corpo passa ad eguale distanza fra le setole d e c cioè fra il paio ven- 
trale ed il paio dorsale. Questi dati si intendono, come al solito, per la 
regione postelitelliana; anteriormente le setole diventano geminate, lo 
spazio laterale mediano de facendosi più largo e diventando presso le 
aperture è sin doppio dei laterali superiore cd ed inferiore ad che di- 
ventano invece più stretti. 

Prostomio con breve processo posteriore a margini laterali conver- 
genti che taglia circa per ‘/, il segmento boccale; oltre al solco trasver- 
sale che termina posteriormente il prostomio (e che spesso è invisibile) 
i solchi laterali sovente proseguono paralleli all’ indietro in modo da 
tagliare quasi completamente il segmento boccale. 

Critelto occupante i segmenti (26-33) = 8. I suoi segmenti sono anche 
dorsalmente distinti sebbene non ci si vedano traccie di pori dorsali; i 
suoi limiti anteriori e posteriori sono ben netti, non così i limiti late- 


LE 


rali perchè anche ventralmente i segmenti del clitello sono piuttosto 
rigonfi. 

Tubercula pubertatis ai segmenti 31, 32, talora 31, 32, 33, formanti 
un grosso rilievo longitudinale tagliato però dalle linee intersegmentali 
e collocato precisamente sulle linee laterali del corpo producendo così 
ai due lati della parte posteriore del clitello una notevole convessità, 

Aperture è al 15 in forma di fessure trasversali con labbro anteriore 
e posteriore molto tumidi; i rigonfiamenti però non si estendono sui seg- 
menti adiacenti; esse sono affatto laterali per cui si vedono anche dal 
dorso e producono un corrispondente rilievo ai due lati. 

1° poro dorsale all’intersegmento 5-6. 

Papiîtle rigonfie sono quasi sempre presenti al segmento 11 dove por- 
tano le setole ventrali 40; papille minori si trovano per ‘solito alla 
base delle setole ventrali inferiori a dei segmenti 26, 27-30 sotto al 
clitello. 

CARATTERI INTERNI: 

Vescicole seminali nel numero (tipico per le Dendrobaena) di 3 sole 
paia, ai segmenti 9, 11, 12, le ultime molto maggiori. Capsule seminali 
mancano ed i padiglioni, coi testes, sono liberi nei segmenti 10 ed 11, 

Spermateche due paia ai segmenti 10 ed 11 aprentisi agli intersegmenti 
9-10 e 10-11 in direzione della terza serie c di setole. 

Cuori moniliformi ai segmenti 6, 7, 8, 9, 10; forse ce ne sono altri 
anteriori ma quello del 10 è certamente l’ultimo; esso è il maggiore. 

Ghiandole dell’atbume? masse ghiandolari che si trovano per solito 
nel segmento 11 contro la parete ventrale del corpo e che corrispondono 
alle papille esterne. 

Gli esemplari in alcool di questa specie si confondono facilmente a 
primo aspetto colle grosse A. veneta ed A. alpina delle stesse località. 
La più importante differenza esterna si riduce al piccolo spostamento 
dei /ubercula pubertatis; ciò malgrado, i caratteri interni mostrano 
facilmente che questa specie non è una No/ogama ma una vera Den- 
drobaena. 


5. Allolobophora (Dendrodaena) byblica n. sp. 


Loc. a. Ain el Sultan (presso Gerico). 
» d. Ain Musa (Est Giordano). 
» €. Ain Dschedur (Est Giordano). 
» dd. Lago di Tiberiade. 

e. Damasco. 
» =. Homs. 

g. Schtora (Libano). 
» =’. Zebedani (Antilibano). 


“ se 5 


Dimensioni: es. in alcool mediocremente contratti hanno una lun- 
ghezza di 20-40 mm. con un diametro di 4 mm. 

Forma anteriormente cilindro-conica, posteriormente cilindrica o al- 
quanto poligonale, poco attenuata. 

Colore: gli es. in alcool mostrano traccie evidenti di pigmento vio- 
laceo, sopratutto alla regione anteclitelliana. 

Segmenti in numero di 80-100. 

Setote distanti: i tre intervalli laterali 40, dc, cd sono quasi uguali, 
quest'ultimo (cd) sta circa 2 volte nello spazio dorsale 44; lo spazio 
ventrale aa è poco maggiore del laterale inferiore ad. 

Prostomio con processo posteriore largo, ma di lunghezza variabile 
che in media intacca circa per ‘/, il 1° segmento. 

Clitello esteso sui segmenti (25-30) = 6, generalmente molto liscio coi 
segmenti perfettamente fusi dimodochè non vi si vedono pori dorsali ; 
anche ventralmente questa regione è molto ghiandolare ed i solchi in- 
tersegmentali e le setole vi son poco visibili, cosicchè il clitello presenta 
spesso l'aspetto di un cingolo completo. 

Tubercula pubertatis ai segmenti 26, 27, 28 continui, per solito ac- 
compagnati dorsalmente da una linea pellucida; sono spesso mal visibili. 

Aperture 4 al 15 su minutissimi rigonfiamenti chiari, piuttosto ventrali 
che laterali. 

Pori dorsali estremamente difficili a vedere, sopratutto nella regione 
anteclitelliana dove non li ho potuti seguire più avanti dell’intersegmento 
10-11. 

Papîlle quasi costanti al segmento 11 in forma di 4 tubercoli corri- 
spondenti a ciascuna delle setole ventrali, generalmente però tutto il 
segmento 11 è rigonfio ventralmente in modo continuo. 

CARATTERI INTERNI: 

Vescicole seminali 3 paia ai segmenti 9, 11, 12; padiglioni liberi al 
10 e 11. Spermateche due paia ai segmenti 10 e 11 aprentisi agli in- 
tersegmenti 9-10 e 10-11 in direzione delle setole dorsali superiori (d) 
cioè della 4* setola. 

Questa specie, malgrado la diversissima posizione del clitello e dei 
tubercula pubertatis è in complesso la più affine di tutte all’A. (Den- 
drob.) octaedra Sav. (Dendrobaena Boeckii Eisen). Questa nuova specie 
però non è affatto arborea, anzi vive nei siti umidissimi e il più spesso 
affatto nell'acqua. Essa sembra essere molto sparsa ed abbondante. 


6. Allolobophora (Dendrobaena) samarigera n. sp. 


Loc. Gerusalemme. 

Dimensioni: lunghezza degli esemplari adulti 6-8 cm. con diametro 
(subito dietro al clitello) di 6-7 mm., il diametro massimo si trova non 
al clitello, ma fra le aperture è dove raggiunge 9 mm. 


Aa 


Forma anteriormente conica sino alle aperture è che si trovano in 
grandi rigonfiamenti laterali occupanti 3-4 segmenti; poi più ristretta, 
non molto allargata al clitello e di diametro quasi uniforme sino alla 
estremità posteriore che è piuttosto ottusa. La sezione della parte post- 
clitelliana negli individui più contratti è alquanto poligonale. 

Colore certamente rosso-violaceo, anteriormente più scuro apparendo 
ancora tale negli es. in alcool. 

Segmenti in numero di 130-140. 

Setole molto lassamente geminate, nelle paia ventrali esse sono un 
po’ più scartate che nelle dorsali; l’intervallo ad fra le setole di ciascun 
paio ventrale sta circa due volte nell’intervallo laterale mediano dC; 
lo spazio ventrale aa è maggiore del laterale mediano de anzi è uguale 
alla somma del laterale mediano dc e del laterale superiore cd, lo spazio 
dorsale 44 è uguale ad una volta e mezza il ventrale. La linea laterale 
passa sotto alle setole superiori cd che sono perciò affatto dorsali. Questi 
rapporti anteriormente al clitello non variano notevolmente. 

Prostomio mediocre che per solito taglia per intero il 1° segmento, 
mediante un prolungamento abbastanza stretto; talora esso presenta un 
solco trasverso che in qualche caso è molto profondo, mentre dopo di 
questo i margini laterali del prolungamento diventano obsoleti per cui 
quel solco sembra terminare il prostomio. 

Clitelto poco rilevato coi segmenti dorsalmente sempre più o meno 
distinti senza però lasciar vedere i pori dorsali; esso occupa i segmenti 
‘28-34)=7 ed ha limiti anteriori e posteriori molto netti. 

Tubercula pubertatis mancano, ma i singoli segmenti del clitello pre- 
sentano al margine un inspessimento che termina bruscamente contro alla 
depressione in cui stanno le piccole papille che portano sotto al clitello 
(sopratutto nei segmenti intermedii 29-33) le setole ventrali esterne. 

Aperture è al 15 segmento in forma di ampie fessure affatto laterali 
che si aprono ciascuna in un grande rigonfiamento ventralmente eva- 
nescente ma limitato dorsalmente da margini netti, il quale occupa i 
segmenti 14, 15, 16 e talora anche 17, dalle setole ventrali superiori di 
cui si vedono ancora traccie sino al livello delle setole dorsali superiori 
che del resto sono qui invisibili. Questo rigonfiamento lascia ancor ve- 
dere i solchi intersegmentali (sono anche visibili al 14° segmento le 
aperture 9 in forma di piccoli pori un po’ esterni alla setola ventrale 
superiore). 

Spermatofori molto grandi collocati dorsalmente fra le aperture ma- 
schili generalmente dietro ai segmenti 15 e 16 che sono qui rigonfi e 
rugosi (vedi appendice 2°). 

1° poro dorsale all’intersegmento 4-5. 

Papille minute portano le setole ventrali ad sotto al clitello man- 
cando generalmente al primo ed ultimo segmento di esso. 


Cama 


CARATTERI INTERNI: 

Mancano le spermateche. Le vescicole seminali sono in tre paia ai 
segmenti 9, 11, 12, padiglioni e testes liberi nei segmenti 10 e 11. Ghian- 
dole albuminogene (?) molto sviluppate formano contro alla parete ven- 
trale interna del clitello quattro serie sboccanti nelle papille citate fra 
i caratteri esterni. 

I grossi cuorî moniliformi sono in 6 paia ai segmenti 6, 7, 8, 9, 10, 
11. I vasî intestino-tegumentari partono dal vaso dorsale alla fine del 
10° segmento e scorrono internamente ai cuori mandando varii rami di 
cui alcuni, dal segmento 10°, si dirigono all’indietro; [questa disposi- 
zione è diversa da quella nota pei sottogeneri Nofogama ed Octotasia 
dove i vasi intestino-tegumentari partono dal vaso dorsale al 12° seg- 
mento, almeno così è nell’ A//0/. /Notog.) veneta e nella A/0t. lOctol.) 
complanata; la nuova specie concorda invece sotto questo rispetto col 
gen. Lumbricus in cui però non vi sono che cinque paia di cuori, il 
primo dei quali si trova nel segmento 7].' 

La massa farîngea (molto sviluppata come in altre dendrobene) oc- 
cupa anche tutto il segmento 5, alla sua estremità posteriore sì notano 
piccole masse ghiandolari aderenti ai retrattori che vanno alle pareti 
del corpo. Le ghiandole di Morren costituiscono tre ingrossamenti an- 
nulari ai segmenti 10, 11, 12 (però anche al 9 e al 13 l’esofago mostra 
la struttura striata caratteristica di queste ghiandole). Lo stomaco in- 
comincia al 15° segmento. 

I dissepimenti 12-13, 13-14, 14-15 sono particolarmente spessi. 

Ho dato il nome specifico di samarigera a questa specie per i suoi 
singolarissimi spermatofori dorsali ricordanti i frutti o samare dell’olmo. 
Di essi dirò più a lungo nella 2* appendice. 


7. Allolobophora /A//o/obophora) caliginosa. 


Enterion caliginosum. Savigny, 1826. 
Lumbricus trapezoides. Dugés 1828. 
V. Rosa. Revis. dei Lumbricidi. 1893, p. 17 dell’estratto. 


Loc. a. Gerico. 

. Ain Dschedur. 

. Est Giordano. 

. Amman (Rabbat Amman). 

. Monte Hermon. 

Damasco. 

. Monti presso Zebedani (Antilibano). 
. Valle di Zebedani. 

Schtora (Libano). 

Ferzol (Libano). 


Lc. po oe QNORO 


per: JI 


Loc. &. Merdsch Ahin (Libano settentrionale). 
?. Beirut. 

I numerosissimi esemplari di tutte queste località appartengono alla 
subspecie #rapezoizdes che è la forma più meridionale. Questa specie in 
Siria è già stata trovata al Sinai (Michaelsen). Il Dr. Festa ne recò pure 
numerosi esemplari da Alessandria d’Egitto. 


8. Allolobophora /Az/o/odophora) ehlorotiea. 
Enterion chloroticum. Savigny, 1826. 
Lumbricus riparius. Hoffmeister, 1843. 
V. Rosa. Rev. deî Lumbricidi. 1893, p. 50 dell’estratto. 


Loc. Falde del Monte Hermon. 
Un solo esemplare perfettamente tipico. 


9. Allolobophora /A%0/obophora) Jassyensis. 


A. jassyensis. Michaelsen. 1891. 
V. Rosa. Revis. deî Lumbricidi. 1893, p. 63 dell’estratto. 

Loc. a. Gerico. 

b. Est del Giordano. 

c. Valle di Zebedani (Antilibano). 
a. Monti presso Zebedani. 

e. Schtora (Libano). 

Questi esemplari corrispondono molto bene alla descrizione data dal 
Michaelsen salvo che i ubercula pubertatis si estendono sui soli tre 
segmenti 32, 33, 34. Le spermateche si aprono bensì, come dice il Mi- 
chaelsen, agli intersegmenti 9-10 e 10-11 ma giaciono non nei segmenti 
9 e 10 come ha osservato il Michaelsen, ma invece nei segmenti 10 e 11. 

Era importante stabilire per questa specie il numero delle vesciche 
seminali che il Michaelsen aveva lasciato incerto; egli dice infatti che 
ve ne sono due paia nei segmenti 11 e 12 ma senza affermare che 
quelle siano le sole. Ho verificato che ve ne sono 4 paia disposte come 
nella A//o. caliginosa. Questa specie si deve dunque collocare nel sot- 
togenere A//olobophora (str. senso). 

Questa specie non era nota sinora che di Jassy (Rumenia). 


10. Allolobophora /Az/o2obophora) Georgii. 
A. Georgit. Michaelsen. 1890. 
V. Rosa. Revis. dei Lumbricidi. 1893, p. 53 dell’estratto. 
Loc. a. Falde del Monte Hermon. 


b. Valle di Zebedani (Antilibano). 
c. Schtora (Libano). 


= DES 


Molti esemplari perfettamente corrispondenti tanto pei caratteri esterni 
che per gli interni alla bella descrizione data dal Michaelsen. Questa 
specie sinora non si conosceva che di Valencia in Ispagna. 


ll. Allolobophora /0ctozasia/ complanata. 


Lumbricus complanatus. Dugès, 1828. 
V. Rosa. Rev. dei Lumbricidi. 1893, p. 57 dell’estratto. 


Loc. Monte Hermon, sulle falde e sino a 1000 metri. 

Da questa località il Dr. Festa ha portato molti esemplari, di cui al- 
cuni grandissimi, tutti perfettamente simili a quelli così comuni in Italia. 
Questa specie è comune in tutta la regione mediterranea. Approfitto 
dell'occasione per notare che in Africa questa specie oltre che nell’Al- 
geria si trova anche nel Marocco, Infatii ne ebbi recentemente due esem- 
plari da Fez (per cortesia del signor Giovanni Bertoldo laureando in 
medicina); in Asia non era ancor stata trovata. 


12. Allolobophora patriarchalis n. sp. 


Loc. a. Dscherash (Est del Giordano). 
b. Ain Dschedur (id.). 
c. Aîn Musa (id.). 
d. Damasco. 
e. Homs. 

Molti esemplari di cui disgraziatamente un solo (quello di Homs) era 
adulto. 

Dimensioni: l’unico esemplare adulto manca dell’estremità posteriore 
ma un altro esemplare quasi adulto (di Aîn Dschedur) è lungo 64 mm. 
cioè cinque volte la distanza fra l'estremità anteriore ed i tubercula pu- 
bertatis: moltiplicando pure per 5 la stessa distanza quale si trova nel- 
l’esemplare adulto (il cui stato di contrazione è uguale) si ottiene per 
esso una lunghezza totale di 75 mm. Il diametro dell’adulto è di 4 mm. 
che sale a 5 mm. al clitello. 

Segmenti negli esemplari quasi adulti in numero di 150-160. 

Forma snella, cilindrica, poco attenuata posteriormente, anteriormente 
un po’ clavata col massimo diametro verso il 9° segmento. 

Colore negli es. in alcool ora svanito, ora giallo-bruno; molto pro- 
— babilmente manca un pigmento rosso o violaceo. 

Setole strettamente geminate; le superiori sono sulla linea laterale del 
corpo. 

Prostomio con largo processo posteriore, simile a quello dell'A. ch/o- 
rotica, che taglia ‘|, del 1° segmento. 

Ctitetto nell’adulto occupante i segmenti (22-33) = 12 con limiti tra- 
sversali ben netti; i suoi segmenti, non perfettamente fusi insieme, 
lasciano scorgere i pori dorsali e le setole. è 


49 = 


Tubercuta pubertatis ai segmenti 31 e 32 formanti un rilievo lon- 
gitudinale continuo ben limitato che nell’adulto si estende alquanto sui 
due segmenti adiacenti; essi sono ben visibili anche in molti degli esem- 
plari ancora mancanti di clitello. Si badi a non confondere con essì le 
papille subclitelliane). 

Aperture è al 15° segmento con labbra tumide che si estendono sui 
due segmenti adiacenti. 

1° poro dorsale all’intersegmento 4-5. 

Papiîlle molto costanti, anche nei giovani nei quali manca il clitello 
e sono appena sviluppati i tubercula pubertatis, sono quelle che si tro- 
vano ai segmenti 30, 31, 32 in relazione colle setole ventrali; anche nei 
giovani quei segmenti sono rigonfi in tutta la metà inferiore. Nell’a- 
dulto oltre a quelle tre paia di papille ce n’è un quarto paio in posi- 
zione analoga sotto il segmento 34 che segue immediatamente al clitello. 

CARATTERI INTERNI: 

Avendo un unico es. adulto che naturalmente non si doveva sciupare 
devo limitarmi ai seguenti: I setti anteriori sino alle vescicole seminali 
sono molto spessi e resistenti. Di vescicole seminali non ho visto che 
due paia ai segmenti 11 e 12, esse hanno struttura racemosa e, sopra- 
tutto le prime, sono molto piccole. Testes molto sviluppati e liberi come 
i padiglioni ai segmenti 10 e 11. Spermateche due paia nei segmenti 
10 e 11 aprentisi agli intersegmenti 9-10 e 10-11 in direzione delle setole 
dorsali (nel seg. 11, a destra, vi erano due spermateche invece di una). 

Per ciò che riguarda la posizione sistematica io credo che questa 
specie non appartenga ad alcuno dei quattro sottogeneri Notogama, 
Dendrobaena, Altolobophora ed Octotasia» Nella mia revisione dei lum- 
bricidi ho fatto un 5° gruppo o sottogenere provvisorio, senza nomi- 
narlo, per le specie con 2 paia di vescicole seminali. Togliendo da questo < 
gruppo l’A. Eisenî che pel complesso dei suoi caratteri è piuttosto una 
Dendrobaena e l'A. jassyensîs che è ora risultata appartenere al subg. 
Alltotobophora, rimarrebbero in esso le forme esclusivamente orientali: 
A. Tellinii, A. syriaca, A. Leoni, cui si deve certo aggiungere questa 
nostra A. patriarchatis. Questo sottogenere ancora alquanto provvi- 
sorio potrà prendere il nome di ZopRila. 


13. Allurus tetraedrus. 


Enterion tetraedrum. Savigny, 1826. 
V. Rosa. Rev. dei Lumbricidi. 1893, p. 71 dell’estratto. 


Loc. a. Ain Dschedur (Est Giordano). 
b. Ain Musa (id.). 
c. Birket er Ram (a sud dell’Hermon). 
d. Falde dell’Hermon. 
e. Monti presso Schtora (Libano).. 


Loc. 7. Merdsch Ahin (Libano settentrionale). 
g. Afka (sorgenti del Nahr Ibrahim nel Libano). 
Moltissimi esemplari perfettamente tipici. 
Questa specie è comune nella regione paleartica, in Asia però non 
era ancor stata trovata, in Africa è nota solo di Tenerifa. 


14: Allurus Ninnii. 


Allolobophora Ninnii. Rosa, 1886. 
V. Rosa. Revis. dei lumbricidi. 1893; p. 73 dell'estratto. 


Loc. a. Ain Dschedur. 
b. Ain Musa. 
c. Damasco. 
d. Homs. 

Questa specie di Allurus, interessante per avere le aperture è al 15° 
segmento invece che al 13°, non si conosceva sinora che di Treviso e 
Pavia. 

15. Criodrilus lacuum. 
Cr. lacuum. Hoffmeister, 1845. 
V. Rosa. Revis. dei lumbricidi. 1893, p. 75 dell’estratto. 


Loc. a. Cisterne di Es Sanamein (Hauran). 
b. Kuteibeh (id.). 
c. Nahr el Asy (Orontes). 
a. Sehtora (Libano). 

Molti esemplari perfettamente tipici. Gli esemplari di Schtora (rac- 
colti il 15 maggio) e quelli di Es Sanamein erano accompagnati dalle 
caratteristiche ooteche (cocons). 

Questa interessantissima forma acquatica si conosceva solo della Ger- 
mania, della valle del Po, dell'Austria e dell'Ungheria. 


APPENDICE 1? 
I Lumbricidi e la Fauna delia Palestina. 


Nel mio « Catalogo e distribuzione geografica dei lumbricidi » 
(questo Boll. vol. VIII N. 151) ho dato la distribuzione dei lumbricidi 
nelle cinque regioni in cui ho diviso sotto tale punto di vista l'Europa, 
cioè nelle regioni nordica, centrale, occidentale, meridionale ed orien- 
tale. Quello che conosciamo ora dei lumbricidi della Siria ci permette 
di estendere a questa parte della regione paleartica le nostre conside- 
razioni e di trarre da queste le seguenti conclusioni: 

1° I lumbricidi della Siria sono tutti esclusivamente paleartici. 

2° Essi appartengono in parte alla fauna mediterranea e in parte 
(anzi prevalentemente) alla fauna dell’ Europa orientale estramediterranea, 
(regione orientale V. Boll. N. 151). 


LA 


3° Manca assolutamente fra essi l'elemento boreale; non si trova 
infatti fra essi nessuna delle forme che essendo comuni nel Nord e nel- 
l'Europa estramediterranea, nella regione mediterranea mancano 0 sì 
fanno rarissime (tali sono p. es. i Lumbricus str. senso). 

4° Le specie proprie della regione (non trovate sinora altrove) sono 
4 su 15 cioè circa ‘|, del numero totale. 

Queste conclusioni sono naturalmente alquanto provvisorie ma tuttavia 
possono avere un certo valore. Esse del resto sì accordano in generale 
colle conclusioni cui è giunto il Tristram (Survey of Western Palestine 
1883) salvo che fra i lumbricidi non c’è traccia di infiltrazione di ele- 
menti etiopici od indiani come avviene per altri gruppi sopratutto nel 
bacino del Mar Morto. 


APPENDICE 2* 
Gli spermatofori dei lumbricidi. 


Il n. 71 di questo Bollettino (vol. IV, 1889) contiene una mia nota 
« sull’assenza dei receptacula seminiîs in alcuni lumbricidi. » In quella 
nota io concludevo che contrariamente alle opinioni del Fraisse e da 
quelle di Vejdovsky gli spermatofori dei lumbricidi vengono formati 
dai rigonfiamenti ghiandolari che stanno attorno allo sbocco esterno delle 
aperture maschili. Notavo inoltre che questi spermatofori (che in talune 
specie mancano ed in altre son piuttosto da considerarsi come prodotti 
accidentali e senza importanza) servono a sostituire fisiologicamente 
le spermateche nelle specie in cui questi organi mancano regolarmente. 


Fig. 1. Uno spermatoforo di AZ/olobophora samarigera X 5. 
Fig. 2. Parte di A. samarigera vista dal dorso, con due spermatofori X 2. 
Fig. 3. Veduta laterale delle aperture maschili della stessa x 2. 


Ora la nuova specie A//o/obophora samarigera (v. sopra) porge un 
valido appoggio a quella conclusione; del resto i suoi spermatofori sono 
per forma e posizione così singolari che ad ogni modo meriterebbero 
sempre un cenno più esteso di quello dato nella descrizione della specie. 


RA 


La maturità sessuale dell’ A/folobophora Dendrobaena) samarigera 
incomincia in Maggio; degli esemplari raccolti in quel mese dal Dottor 
Festa a Gerusalemme una parte era ancora immatura, una parte in- 
vece era perfettamente adulta ed aveva già subìto l’accoppiamento 
poichè era munita di spermatofori. 

Questi spermatofori sono anzitutto caratteristici per la loro posizione. 
In regola queste produzioni nei lumbricidi sono fisse sotto al clitello 0 
poco avanti ad esso; solo nel Criodri/us esse sono poste presso alle aper- 
ture maschili; anche nella nostra n. sp. gli spermatofori hanno questa 
ultima posizione, però con questa differenza importante che essi non 
stanno sul ventre ma invece sul dorso. 

Qui essi si trovano in un numero che nei miei esemplari varia da 1 
a 3 ma che per solito è di 2; la scarsità del numero è, come vedremo, 
compensata dalla loro grandezza. 

Caratteristica è pure la loro forma; mentre negli altri lumbricidi essi 
sono più o meno cilindrici e lunghi al massimo poco più d’un millimetro 
(eccetto nel Criodrilus dove giungono sec. Orley a 6-8 mm.) qui essi 
hanno fondamentalmente la forma di una foglia più acuminata anterior- 
mente e più larga presso la base; la lunghezza varia da 4-5 mm. con dia- 
metro massimo di 3 mm. Questi spermatofori sono biancastri o gial!o- 
gnoli, d'aspetto madreperlaceo ed in essi bisogna distinguere due parti, 
il vero astuccio che contiene gli spermatozoidi e la lamina che lo cir- 
conda. Il vero astuccio degli spermatozoidi scorre lungo l’asse maggiore 
dello spermatoforo come la nervatura principale d’ una foglia ed ha 
forma di ampolla o di pera allungatissima, del massimo diametro (presso 
alla base) di circa 1 mm., la cui base dista pochissimo dal margine 
posteriore dello spermatoforo mentre la sua estremità acuminata arriva 
sino all'apice di esso. Se qui ci sia un’apertura è difficile stabilire, in 
ogni caso essa è minutissima e colla pressione non è possibile farne 
uscire gli spermatotori cementati assieme. 

Ai lati di questo astuccio si inserisce tutt’all’intorno la parte laminare 
corrispondente al lembo di una foglia, essa è molto sottile e sopratutto 
tenuissima e trasparente ai margini, (questi nella fig. 1 sono un po’ 
irregolari, ma ciò è dovuto a parziale disseccamento, normalmente sono 
più continui). Tutto questo spermatoforo è fisso per tutta la sua faccia 
inferiore sul dorso del verme ed aderisce così saldamente che è impos- 
sibile staccarlo senza portar via anche la cuticola. 

Questi spermatofori sono sempre disposti coll’estremità più acuminata 
rivolta all’avanti e si estendono su 3 0 4 segmenti, la base si trova per 
solito al margine anteriore del segmento 19 o 20 e l'estremità anteriore 
sul 15° o 16° segmento, essi stanno l’uno accanto all’altro od anche l’uno 
addosso all’altro. Tra i rigonfiamenti che circondano le aperture ma- 
schili, i segmenti 15 e 16 ed anche la parte posteriore del 14 sono 


Peo gi 


dorsalmente rigonfi e tagliati da profondi solchi longitudinali che com- 
binati con un solco trasversale ne dividono la superficie in tante tesserule 
rigonfie, disposte in complesso in due serie trasversali irregolari su ogni 
segmento. 

Questi spermatofori non sono evidentemente prodotti delle spermateche 
poichè esse qui, come nel Crzodrilus, nell’ A/totobophora Eiseni e nella 
A. constricta, non esistono, anzi vista la loro capacità e la massa di 
spermatozoidi che essi realmente contengono è qui ben evidente che essi 
sostituiscono fisiologicamente questi organi. Non v'è nell’integumento 
della A//olobophora samarigera altra massa ghiandolare che possa se- 
cretare uno spermatoforo delle dimensioni e della forma che abbiamo 
descritto, all’infunri delle intumescenze che circondano lo sbocco delle 
aperture maschili (40/e o atrii di Hoffmeister, vu/vae degli autori antichi). 

Queste intumescenze nella nostra specie sono enormi, come abbiamo 
visto nella descrizione di essa, e si estendono in lunghezza per 3 0 4 
segmenti; dall’interno del corpo esse appaiono come un cuscinetto ovale 
rilevato, in cui penetra dalla estremità anteriore il vaso deferente; questo 
cuscinetto glandolare è in media lungo 5 mm., largo 4 mm,, ed ha lo 
spessore di quasi 2 mm.; esso è interamente compatto non presentando 
altra cavità che il vaso deferente. Questi due cuscinetti ghiandolari 
hanno dunque mole ben sufficiente a produrre ciascuno 1 o 2 sperma- 
tofori. Essi hanno anche la forma adatta a ciò, infatti la loro apertura 
è una fessura trasversale profondissima, e larga in media 3 mm. che è 
appunto la larghezza degli spermatofori. 

Io sono convinto che senza nessun dubbio gli spermatofori dell’ A. 
samarigera sono prodotti dalle intumescenze ghiandolari che circon- 
dano le aperture maschili e credo che tale sia il caso anche per gli 
altri lumbricidi per le ragioni già da me esposte nella mia nota sopra- 
cennata. 

Naturalmente gli spermatofori non sono prodotti dall’individuo stesso 
che li porta, ma vi sono deposti durante l'accoppiamento da un secondo 
individuo; che queste produzioni vengano deposte sul dorso e non sul 
ventre è fatto che trova il suo parallelo nelle A//o/obophora del sotto- 
genere Notogama (p. es. A. foetida) nelle quali le spermateche, che 
nell’accoppiamento ricevono lo sperma da altro individuo, non sì aprono 
sul ventre o ai lati, ma proprio contro la linea mediana dorsale. 

In qual modo gli spermatozoidi arrivino poi dagli spermatofori nelle 
ooteche è ancora oscuro, ma si deve confessare che è altrettanto oscuro 
il modo in cui essi ci arrivano normalmente dalle spermateche. 


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BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 1614 pubblicato il 24 Ottobre 1893 Votr. VIII 


Viaggio del D.r E. FESTA in Palestina, nel Libano e regioni vicine. 


INI. - HIRUDINÉES 


par le D.r RAPHAEL BLANCHARD 
Professeur agrégé à la Facultè de médecine de Paris 
Secrétaire géneral de la Société Zoologique de France 


Au printemps de l’année 1893, M. le D.r E. Festa a fait un voyage 
zoologique en Syrie: il en a rapporté, entre autres col'ections, un grand 
nombre d’Hirudinées, dont il a bien voulu me confier l’étude (1). 

J'ai accepté sa proposition avec d’autant plus d’empressement que 
j'avais eu naguère à étudier une collection faite dans les mémes ré- 
gions par M. le D.r Théodore Barrois (2), et qu’ainsi je pourrais établir 
des comparaisons entre les récoltes de M. Festa et celles de M. Barrois. 
Il y avait lieu de penser notamment que ces deux savants naturalistes, 
familiarisés l’un et l’autre avec la recherche délicate des animaux d’eau 
douce, avaient su recueillir, gràce à la multiplicité de leurs péches, è 
peu près toutes les espèces d’Hirudinées vivant dans les eaux qu’ ils 
avaient explorées. 

Cette prévision se trouve réalisée: M. Th. Barrois avait recueilli six 
espèces, peut-étre sept; M. Festa en a rapporté six également, qui, à 
l’exception d’une seule, d’ailleurs signalée déjà par nous en Orient, 
sont celles-là méme que M. Barrois avait soumises à notre examen. 
Une aussi remarquable concordance montre tout le soin que MM. Th. 


(1) La collection a été donnée au Musée Zoologique de Turin. 
(2) R. BLANCHARD, Voyage du D.r Th. Barrois en Syrie. Hirudinées. Revue 
biologique du nord de la France, VI, p. 41, 1893. 


Dei pe 


Barrois et Festa ont apporté dans leurs recherches et nous permet de 
penser que nous possédons actuellement des notions à peu près défini- 


tives sur la faune 


des Hirudinées de la Syrie, du moins en ce qui con- 


cerne les espèces de grande taille. 
Les recherches de M. Festa ont été faites dans les localités suivantes, 
indiquées du sud au nord: 


Station N° 1 — 
N°2— 


N°393 — 
N° 4 — 
N°5— 


N° 8 — 
Nea 
N°10—- 
N°11—- 
N°132—- 


N°13 — 
N° 14 — 


N° 15 — 
N° 16 — 


Ain el Hauad, à Béthanie, près Jérusalem. 

Ain Djedur, par ‘725 méètres d’altitude, sur le plateau 
oriental du Jourdain. 

Lac de Houleh. 

Sources du Jourdain. 

Birket er Ram ou lac Phiala, dans un cratère éteint, 
par une altitude de 1024 mòètres. 

Mont Hermon, dans l’Antiliban. 

Fontaine sur le mont Hermon, par 1500 mètres 
d’altitude. 

Aîn el Khudra, dans.l’Antiliban. 

Montagne près de Zebedani, dans l’Antiliban. 

Nahr el Asy ou fleuve Oronte, dans la Coelésyrie. 

Citerne près d’Afka, dans le Liban. 

Jamuneh, sur la rive septentrionale du Birket Lei- 
mune, dans le Liban. 

Ain Haur, Marsh ain, dans le Liban septentrional, par 

‘ 1700 mètres d’altitude. 

Stora, dans le Liban. 

Citerne d’Es Sanamein. 

Marais de Homs. 


Voici maintenant la liste des Hirudinées recueillies par M. le D.r E. 
Festa; les localités y sont indigquées par le numéro qu’elles portent 
dans la liste précédente. 


1. — Glossiphonia tessellata (0. F. Muller), 1774. 


Station n° 13, un exemplaire. 
En Orient, l’espèce est déjà connue du lac Goktsha, en Géorgie (1). 


2. — Placobdella catenigera (Moquin-Tandon), 1846. 


Station 14, un exemplaire long de 15 mm., large de 7 mm. 
Un très jeune exemplaire de cette espèce a été recueilli par Th. Bar- 
rois.dans le lac Phiala. 


(1) R. BLANCHARD, 


Reévision des Hirudinéees du Musee de Turin. Bollettino 


dei Musei di zool. ed anat. comp., VIII, n° 145, p. 23, 1893. 


SOL 


3. — Hirudo medicinalis Bergmann, 1757. 


Stations 10, deux exemplaires; 15, un exemplaire; 16, dix jeunes. 

Cette espèce a été trouvée en outre par Th. Barrois dans le lac 
Phiala, où Lortet l’avait d’ailleurs indiquée déjà, et dans le Birket Ab- 
badi, à l'est de Damas. 


4. — Haemopis sanguisuga (Bergmann), 1757 (nec Moquin-Tandon, 1846). 


SYNONYMIE: Au/astoma gulo Moquin-Tandon, 1846. 

Station 12, un jeune exemplaire. 

Le Muséum de.Paris (flacon n° 64) possède un individu de cette es- 
pèce, recueilli en Syrie par M. Letourneux en 1887. Nous avons déjà 
signalé sa présence à Erivan et dans le lac Goktsha en Transcaucasie. 


5. — Limnmatis nilotica (Savigny), 1820. 


SYNONYMIE: Haemopîs sanguisuga Moquin-Tandon, 1346 (nec Berg- 
mann, 1757). 

Stations 1, deux très jeunes exemplaires ; 13, vingt-deux exemplaires. 

Cette espèce abonde en Syrie, où Barrois l’a trouvée aussi dans six 
localités différentes, et dans toute l’Asie mineure. Elle est commune 
aussi au Caucase et se répand jusque dans le Turkestan. On la retrouve 
d’autre part en Sicile, en Espagne, en Portugal, aux Canaries, aux Acores 
et dans tout le nord de l’Afrique: son aire de distribution est donc très 
vaste. 


6. — Dima Blaisei R. Blanchard, 1892. 


Stations 1, 2, 3, 4, 5, très nombreux exemplaires; 6, six exemplaires; 
7, douze exemplaires; 8, trois exemplaires; 9, dix exemplaires; 11, trois 
exemplaires; 13, quatre exemplaires; 14, un exemplaire; 15, un exem- 
plaire; 16, cinq exemplaires. 

Th. Barrois a rapporté aussi un nombre considérable d’exemplaires 
de cette espèce, qui est littéralement banale en Syrie: comme dans la 
péninsule ibérique et dans le nord de l’Afrique, elle se substitue aux 
vraies Nephelis, dont aucun exemplaire authentique n’a encore été 
trouvé dans ces différentes contrées. Répandue jusqu'à Madère et aux 
Acores, elle a une distribution géographique très considérable, mais ap- 
partient principalement à la région circumméditerranéenne. 


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BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. d62 pubblicato il 26 Ottobre 1893 VoL. VIII 


Viaggio del Dr. E. FESTA in Palestina, nel Libano e nelle regioni vicine. 


) 


IV. — Osservazioni sui girini degli ANFIBI ANURI 


pel Prof. LorENZzo CAMERANO. 


I girini degli Anfibi anuri, generalmente trascurati dagli erpetologi, 
sono stati in questi ultimi tempi oggetto di parecchi lavori (1) mercè i 
quali lo studio dei loro caratteri differenziali specifici ha fatto un pro- 
gresso notevole. Il Boulenger ha recentemente pubblicato in un lavoro 
riassuntivo utilissimo (2) i caratteri diagnostici dei girini degli Anfibi 
anuri di Europa. Io stesso ebbi occasione di occuparmi dei girini degli 
A. anuri dal punto di vista dei fenomeni neotenici e dei fenomeni di 
polimorfismo prodotti dall’azione degli agenti esterni e del mezzo am- 
biente (3). 


(1) HiRoNn-RoyER e VAN BAMBEKE. Le vestibule de la bouche chez les tétaras 
des Batracien anoures d’ Europe. Archives de Biologie. Liége, 1889, vol. IX. 
— E. GuTzEIT. Die Hornzihne der Batrachierlarven. Zeit. f. Wiss. Zool., 
XLIX, 1890. — J. BeDRIAGA. Die Lurehfauna europa’ s. I. Anura. Bull. Soe. 
Nat. Moscou, 1889 — Les larve des Batraciens recueillies en Portugal, ete. 
Coimbre, 1891. — Remarques supplementaires sur les Amph. et Rept. du 
Portugal, etc. « Instituto » 1893. 

(2) A Synopsis of the Tadpoles of the European Batrachians. Proc. Zool. Soc. 
di Londra, 1891, p. 593 e seg. 

(3) L. CAMERANO. Note di biologia Alpina. I. Dello sviluppo degli Anfibi anuri 
sulle Alpi. Boll. dei Mus. di Zool. ed Anat. Comp. di Torino, vol. lI, n° 30, 
1887 - III, vol. VHI, n° 140, 1893. — Ricerche sullo sviluppo e sulle cause del 
polimorfismo dei girini, ece. Atti. Ace, Sc, di Torino, vol. XXVI, 1890 e vol. 
XXVIII, 1892. 


Rida ja | 


Il materiale che ha servito a questi lavori è stato nella massima parte 
dei casi raccolto in Europa, e non raramente le descrizioni sono state 
fatte sopra uno scarso numero di esemplari. Ne segue che non è ancora 
possibile stabilire con certezza il valore diagnostico di tutti i caratteri 
ritenuti come differenziali fra le varie specie o sottospecie dei girini 
degli Anfibi anuri della fauna Paleartica. Ho creduto perciò cosa non 
inutile il rendere conto di una raccolta di girini di Anfibi anuri fatta 
testè dal Dr. Enrico Festa nel suo viaggio in Siria, e generosamente 
donata insieme a molte altre raccolte al R. Museo Zoologico di Torino. 


Rana esculenta Linn. var. ridibunda Pall. 


1° Locatità. Bejrut. — Nei fossati e nelle pozzanghere con acqua 
quasi stagnante e poco profonda. Le piante acquatiche sono abbondanti. 


A. Lunghezza totale m. 0,033 B. Lunghezza totale m. 0,015 


» del corpo » 0,013 » estrem. post. » 0,020 
» della coda » 0,020 » » ant. » 0,008 
» zampe post. » 0,002 » » tibie » 0,008 

» » delcapo » 0,007 


Larghezza m. del capo » 0,006 


Il girino A non presenta differenze notevoli da quelli della Rana 
esculenta sub. sp. Lessonae, nè da quelli della forma 4ypica all’infuori 
della forma della membrana caudale che essendo proporzionatamente 
meno alta e più appuntita ha quindi una superficie minore (vedi figura 
data dal Boulenger (op. cit.) di un girino della forma iypîca di S. Malò). 

2° Località. Ain el Douch (Gerico), 4 aprile. — In fontane con acqua 
limpida, poco profonda e quasi senza vegetazione. 

A. Lunghezza totale m. 0,046 — L. del corpo m. 0,019 — L. della 
coda m. 0,027 — L. delle zampe posteriori m. 0,007. 

Paragonati coi girini e colle figure della forma typîca date dal Bou- 
lenger e da Heron Royer e Van Bambeke si trova che la 1° linguale 
mediana è proporzionatamente più lunga e che in complesso l’apertura 
boccale e le parti che la circondano sono trasversalmente più larghe. 
Per questi caratteri essi sono più somiglianti ai girini della subsp. Les- 
sonae che non a quelli della forma #ypica. Negli individui con zampe 
posteriori già inoltrate nello sviluppo si nota di già, in confronto coi girini 
della subsp. Lessonae, un minor sviluppo del tubercolo metatarseo. 

3° Località. Schtora (Valle del Nahr el Litani, a circa 870 metri sul 
livello del mare), 15 maggio. —. Nei fossati con acqua corrente ricca 
di vegetazione, 


e: © 


A. Lunghezza totale m. 0,062 — L. del corpo m. 0,027 — L. della 
coda m. 0,035 — L. delle zampe posteriori m. 0,019 — Diametro mas- 
simo trasversale dell'apparato boccale m. 0,045 — Diametro massimo 
trasversale della mandibola posteriore m. 0,003. 

La membrana caudale è più ampia e relativamente meno appuntita 
che non nei girini di Bejrut (1-A). Anche in questi girini come in quelli 
di Ain el Douch (2) la 1* linguale è relativamente molto sviluppata e in 
complesso l’intero apparato boccale è trasversalmente più sviluppato che 
nella forma fypîca e nella subsp. Lessonae. 

4° Locatità. Monte Zebedani (Antilibano, a circa 1500 m. sul livello 
del mare), 16 maggio. — Nei piccoli fossati. 

A. Lunghezza totale m. 0,014 — L. del corpo m, 0,006 — L. della 
coda m. 0,008 — Zampe posteriori rudimentali. 

Per quanto si può vedere dagli esemplari da me esaminati i girini 
della &. esculenta subsp. ridibunda non presentano differenze notevoli 
dai girini delle altre due sottospecie fypîca e Lessonae all’infuori di 
una maggior lunghezza della 1° linguale e in complesso di un maggior 
sviluppo del diametro trasversale dell’apparato boccale. Le altre diffe- 
renze, sopra dette, relative allo sviluppo maggiore della membrana cau- 
dale e dell’essere questa più o meno appuntita non hanno valore dia- 
gnostico poichè dipendono puramente dalle speciali circostanze in cui si 


sviluppano i singoli girini (acqua corrente, stagnante, profonda o no, 
ecc.). 


Bufo viridis Laurenti. 


1° Località. Monte Zebedani (Antilibano, a circa 1500 m. sul livello 


del mare), 16 maggio. — Nei piccoli fossati insieme ai girini di A. escu- 
lenta subsp. ridibunda. 


A B C D 
Lunghezza totale m. 0,028 m. 0,026 m. 0,013 m. 0,018 
del corpo » 0,011» 0,011 » 0,006 » 0,008 
della coda » 0,017 » 0,015 » 0,007 » 0,010 


delle zampe anter. — — peer are PERI ELOSIE 
» poster. » 0,009 >» 0,010 rudimenti » 0,001 


2° Gerico, 27 marzo. — Nei fossati. 

A. Lunghezza totale m. 0,032 — L. del capo m. 0,014 — L. della 
coda m. 0,018 — Zampe posteriori rudimentali. 

3° Ain Naua, 23 giugno. — In un laghetto a circa 2000 m. sul livello 
del mare; vegetazione abbondante. 

A. Lunghezza totale m. 0,020 — L. del corpo m. 0,008 — L. della 
coda m. 0,012 — Zampe posteriori rudimentali. 


Succ O 


Questi girini sono di colore bruno nerastro scuro. 

4° Brak (Hauran), 22 maggio. — Nelle cisterne. 

A. Lunghezza totale m. 0,021 — L. del corpo m. 0,008 — L. della 
coda m. 0,013 — Zampe posteriori rudimentali. 

5° Boschi del Libano settentrionale presso Jamouney, 22 giugno. 

Lunghezza totale m. 0,017 — L. del corpo m. 0,015 — L. della coda 
m. 0,002 — L. zampe posteriori m. 0,014 — L. zampe anteriori m. 0,010. 

I girini da me esaminati di Bufo vîridis di Siria non presentano dif- 
ferenze notevoli da quelli che si trovano in Italia, nè dalle figure date 
dai vari Autori, fatta eccezione pei girini di Ain Naua, che hanno una 
colorazione più scura di quella che io ho osservato nei girini italiani. 


Hyla arborea Linn. subsp. Savignyi (Aud.). 


1° Località. Schtora, 15 maggio. — Nei fossi con acqua poco cor- 
rente e profonda. 
Dimensioni medie dedotte da molti esemplari. 


Lunghezza totale A. m. 0,036 B. m. 0,018 
» del corpo » 0,014 » 0,007 
» della coda » 0,022 » 0,011 
» zampe posteriori » 0,004 wie 
2° Località. Djerach, 20 aprile. — Nei fossi con acqua corrente e 


molta vegetazione. 

3° Ain Jagus presso Hammam, 25 aprile. — In una fontana poco pro- 
fonda con acqua limpida e con poca vegetazione. 

A. Lunghezza totale m. 0,016 — L. del corpo m. 0,007 — L. della 
coda m. 0,009 — Zampe posteriori rudimentali. 

Le dimensioni medie sono come le precedenti. Non ho osservato nel- 
l'apparato boccale di questi girini differenze notevoli e costanti da quello 
dei girini dell’ Zy/a arborea del contorno di Torino e da quelli figurati dal 
Boulenger e dall’Heron Royer e Van Bambeke. I girini di Schtora pre- 
sentano sulle parti laterali della porzione muscolosa della coda una fascia 
mediana chiara, longitudinale e due fascie bruno scure che superiormente 
ed inferiormente si estendono dalla base della coda all’apice della coda 
stessa. Questo sistema di colorazione non l’ho mai osservato nei girini 
piemontesi, esso però si trova nei girini della sottospecie meridionalis 
Boettger di Nizza esaminati dal Boulenger (op. cit., pag. 611). 

I girini di Djerach (2) presentano le fascie brune laterali, longitudi- 
. nali della coda non continue e così spiccate come in quelli di Schtora. 
Essi perciò sono molto simili, a questo riguardo, ai girini piemontesi. 
Si vede da ciò che il carattere sopradetto di colorazione non si può 
ritenere costante pei girini della subsp. Sawignyi. 


VIE e 
Pelobates syriacus Boettger. 
(Zoolog. Anzeig. N. 302 - 1889). 


Locatità. Cisterna del Khan (Djoub Jousuff). — Acqua profonda. — 
31 maggio. 


A B G D 
Lunghezza totale m. 0,087 m. 0,096 m. 0,103 m. 0,097 
» del corpo » 0,040 » 0,044 » 0,047 » 0,044 
» della coda » 0,047» 0,051 » 0,056 » 0,053 
» zampe posteriori » 0,010 » 0,014 » 0,024 » 0,007 
» » anteriori — — — — — — — — 


Largh. della mandibola super.» 0,005 0,005.» 0,0055 » 0,0055 
Altezza massima della stessa » 0,003» 0,003» 0,003» 0,0035 
Diam. trasv. mass. app. bocc. comp. 9,008» 0,007 >» 0,009» 0,008 


A 


Pelobates fuscus (Torino) 
B 


E F o 
Lunghezza totale m. 0,100 m. 0,103 m. 0,087 m. 0,102 
» del corpo » 0,044 » 0,043 » 0,040 » 0,042 
» della coda » 0,056 » 0,060 » 0,047 » 0,060 
» zampe posteriori » 0,019 » 0,012 » 0,008 € » 0,012 
» » anteriori — — yi ME Lara 


Larg. della mandibola super. » 0,006» 0,005 » 0,0035 » 0,004 
Altezza massima della stessa » 0,0035 » 0,003» 0,002» 0,002 
Diam. trasv. mass. app. bocc. comp. 0,009» 0,009» 0,006» 0,006 


Il Boulenger ha ultimamente (1) pubblicato un cenno descrittivo del 
girino del Pe/obates syriacus fondato sopra esemplari raccolti dal Prof. 
J. Barrois nei contorni di Damasco, nel quale egli dice che il rostro e 
le labbra sono intieramente come nel P. /uscus. Egli dice pure che non 
ha trovato carattere di qualche importanza che valga a distinguere net- 
tamente il girino del P. syriacus da quello del P. /uscus. 

I girini del P. syriacus raccolti dal Dr. E. Festa e da me esaminati 
e paragonati con girini piemontesi del P. fuscus e colle descrizioni e 
figure date dagli Autori ripetutamente citati, mi conducono a ritenere 
i girini delle due specie come molto simili fra di loro, per ciò che ri- 
guarda la disposizione delle lamine pettinate e delle altre parti del ve- 
stibolo boccale; ma a ritenerli diversi per la forma e lo sviluppo del 
becco corneo. La mandibola superiore nel girino del P. syr7acus è no- 


(1) On the Tadpole of Pelobates syriacus Boettger. Annals and Mag. Nat, 
Hist. (6), v. XII, 1893. 


IL 


tevolmente più sviluppata trasversalmente (come si vede dalle misure 
dello specchietto sopra riferito), che non quella del P. /uscus; inoltre 
il margine superiore interno è quasi rettilineo, mentre nel P. fuscus è 
quasi rotondo, il che fa sì che nel P. syriacus le due branche laterali 
siano notevolmente più corte che nel P. /wscus. Il vestibolo boccale del 
P. syriacus è poi nel suo complesso proporzionatamente più grande che 
nel P. fuscus. 

Gli esemplari del P. syrîacus da me esaminati non sono in uno stato 
di conservazione sufficientemente buono per poter studiare in essi con 
frutto la disposizione delle cripte mucose della pelle. 


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II, 695 
BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 4635 pubblicato il 1° Dicembre 1893 Vot. VIII 


Prof. CARLO EMERY 


Intorno ad alcune FORMICHE della Collezione Spinola. 


Trovandomi di passaggio a Torino nel maggio 1891, ho potuto, grazie 
alla cortesia del prof. L. Camerano, esaminare le formiche della colle- 
zione Spinola, conservata in quel Museo Zoologico e contenente parecchi 
tipi dell’autore e altri ricevuti da Latreille e da Klug, alcuni con eti- 
chette autografe che ne accrescono l’importanza, per quanto tra questi 
parecchi portino nomi inediti. Delle specie descritte dallo Spinola man- 
cano alcune; altre portano nomi diversi da quelli sotto ì quali furono 
pubblicate: probabilmente le loro etichette sono anteriori alle descrizioni, 
nelle quali l’autore cambiò il nome dato da lui all’insetto in altri tempi; 
così, ad es., il Cryptocerus oculatus porta il nome inedito di spîni- 
dorsus. 

Meritano speciale menzione le specie seguenti: 

Cosmacetes omalinus Spin. L’esemplare tipico del Parà manca, es- 
sendovi tuttora l'etichetta. Evvi soltanto. quello d’Algeria (Rambur) 
citato dallo Spinola nella sua memoria su gl’Imenotteri del Parà: esso 
è identico alla Typhlopone oramniensis, Luc. (Y del Dorylus juvenculus, 
Shuck). Una formica segnata come del Parà (Ghiliani 1846), e che, a 
mio avviso, non è diversa dalla precedente, porta l’etichetta « Lepta/ea 
sp. » Non sembrandomi possibile che la stessa specie di Dorilidi viva 
nel vecchio e nel nuovo continente, io sospetto che l’indicazione di 
patria tanto di questo insetto quanto del tipo brasiliano smarrito del 
Cosmacetes omalinus (che per avventura potrebbero pure essere la 
medesima cosa?) sia erronea. Ciò ammesso, la specie di Spinola pren- 
derebbe posto nella sinonimia del Dorylus juvenculus. 

A questo proposito, non posso tacere che serbo fortissimi dubbi sulla 
esistenza di Dorylus /Typhlopone) in America. Sarebbe di massimo 


ec YZ 


interesse ristudiare i tipi delle varie specie istituite da Westwood e da 
Shuckard, e confrontarli con forme indiane e africane. Gli esemplari 
descritti dagli autori inglesi provenivano dalla medesima fonte e, piut- 
tosto che specie diverse, mi sembrano esemplari di varia grandezza 
della medesima specie. Si comprende così come un solo errore di scrit- 
tura abbia potuto arricchire la fauna dell’America di parecchie specie 
nuove ! 

Ponera ruficornis Spin. L'’esemplare unico è composto della testa e 
protorace di un Dolichoderus attaccata al resto del corpo di una P/a- 
tythyrea. Il confronto con la descrizione mi fa credere che fosse tale 
quando fu descritto. Sarebbe dunque una specie inesistente in natura, 
e perciò da cancellarsi dai cataloghi. 

Formica nigriventris Spin. I tipi sono conformi alla descrizione del 
Lasius dichrous Rog. che quindi cade in sinonimia. 

Cryptocerus? rimosus Spin. Non esiste sotto questo nome generico 
nella collezione. Evvi invece una Myrmica rimosa che ritengo essere 
la stessa cosa. L'esame fatto allora degli esemplari e ‘il confronto più 
accurato di uno di essi (un è) con esemplari della mia collezione mi 
hanno convinto che trattasi della specie descritta poi da Smith col nome 
di Meranoplus difformis, e che appartiene al genere Cyphomyrmeo. 
Nel Catalogus hymenopterorum del Dalla Torre, ho già pubblicato questa 
sinonimia e la precedente. 

Myrmica Iyncea Spin. è una Pseudomyrma, come lo ha già rilevato 
il Mayr. 

Sotto il nome di Myrmica Gayi, trovansi confusi esemplari di .So/e- 
nopsis geminata F. con altri di un Pogonomyrmex che corrisponde 
alla descrizione della Myrmica bîspînosa dello stesso Spinola. + 

Ponera caffra (Klug) Spin. Questa specie non è mai stata descritta 
sotto tal nome. A pag. '70 della Memoria sugl’ Imenotteri del Parà, lo 
Spinola cita semplicemente, come specie gigantesca tra le formiche, la 
Ponera caffra del Klug, senza neppure una parola che possa farla 
riconoscere. A. mio parere questo nome deve essere abbandonato e la 
specie deve prendere quello di Pleciroctena mandibularis F. Sm. 

Sotto il nome di Ponera attenuata Klug (ined.) evvi una Leptogenys 
del Capo di Buona Speranza che mi sembra corrispondere alla descri- 
zione della Ponera attenuata F. Sm. Della stessa specie io ho un esem- 
plare della Baia di Delagoa. — ‘Essa rassomiglia alla L. Peuqueti 
André per la forma del torace e del peduncolo addominale, ma la testa 
è più allungata e ristretta indietro, le zampe sono più lunghe, così anche 
le antenne, e gli articoli del flagello sono molto più gracili che nella 
specie indiana. Lungh. 7 ‘|; — 8 mm. scapo 2 mm. femore. post. 2. 3. 

Formica carbonaria Latr. La collezione Spinola possiede un esem- 
plare tipico, con etichetta autografa di Latreille. È specie molto affine 


° 


Lord 


al Camponotus radiatus Forel. Dai miei appunti e da ulteriori ragguagli 
fornitimi gentilmente dal prof. Camerano, cui spedii per confronto un 
esemplare di C. radiatus, risulterebbero alcune differenze di qualche 
importanza. Nel C. carbonarius il dorso del torace è più rettilineo, cioè 
il piano del pronoto ha una direzione poco differente da quella degli altri 
due segmenti, le lamine frontali sono meno flessuose e più divergenti 
indietro, i peli del bordo della squama sono più brevi. In generale il C. 
carbonarius è più robusto del C. radiatus, più parallelo nell’insieme, 
con le zampe più forti e le tibie più larghe. Lunghezza dell’esemplare 
9 mm. 


Bologna, novembre 1893. 


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Pironi spese » opa ner < wi 
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II, IS 


BOLLETTINO 


DII 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


Vv 


N. 464 pubblicato il 10 Dicembre 1893 Vor. VII 


Viaggio del D.r E. FESTA in Palestina, nel Libano e regioni vicine. 
V. 


Dr. E. GIGLIO-TO0S. 


ORTOTTERI 


Nella prefazione al suo lavoro sulla Fauna e la Flora della Palestina (1) 
il Tristram fa ammontare a 60 il numero delle specie di Ortotteri rac- 
colte in quella regione, senza indicare però quali sieno. Dalla data di 
quell’opera insino ad oggi non mi consta che sia stato pubblicato qualche 
altro studio speciale su quella fauna ortotterologica, sebbene alcune 
specie qua e là sieno state descritte od indicate come appartenenti ad 
essa: onde ho creduto bene di portarvi un contributo pubblicando il 
catalogo di quelli raccolti dal Dr. E. Festa nel suo viaggio in quelle 
località. 

Considerata la breve durata del viaggio, la raccolta di Ortotteri 
del Dr. E. Festa è certamente notevole e per un numero non esiguo 
di specie e per una grande abbondanza di individui ad ogni stadio di 
sviluppo. Tutti furono conservati in alcool; e di questo si deve tener 
conto quelle poche volte che mi occorre di accennare alla colora- 
zione, la quale naturalmente venne così alquanto alterata. Quanto 
al carattere complessivo della fauna, quale appare dalla raccolta, esso 
è eminentemente europeo, tanta che, fatte poche eccezioni, mi è ba- 
stato per la determinazione il Prodromus der europdiîischen Ortho- 
pieren del Brunner von Wattenwil, di cui anzi accettai le sino- 


(1). Tristram H. Be— The Survey of Western Palestine. The Fauna and 
Flora of Palestine. — London, 1884. 


nimie. Talune specie, abbondantissime in Europa, sono. pure abbon- 
danti e comunissime in tutte le località di quella regione: così nella fa- 
miglia dei Yorficularia, scarsamente rappresentata, la comune Forficula 
avricularia è assai largamente distribuita: poche invece sono le specie 
di Blattodea e più abbondanti per contro i Mantodea, fra cui la Blepharîs 
mendica e specialmente l’Eremiaphila Genei vi sono caratteristiche: 
quest’ultima è l’unica del genere che vi abbia trovato e forse una delle 
più comuni e delle più diffuse anche nei luoghi montuosi. Fra i Phas- 
modea, come in Europa, non vi trovai che il genere Baciz//us in una 
specie che dubbiamente parmi il B. Rossîî: ma gli Acridiodea invece 
vi sono abbondantemente rappresentati da molti generi e fra le specie 
più diffuse noto l’Ocnrilidia tryxalicera, lo Stauronotus maroccanus, 
l’ Acrotilus insubricus, l' Oedipoda gratiosa, ) Eremobia Cisti, il Pam- 
phagus galericulatus, e specialmente poi il Caloptenus italicus anche 
colà, come in Europa, abbondantissimo. Fra i Locustodea; cosa strana, 
mancano assolutamente di rappresentanti le Callimenidae, le Mecone- 
midae, le Locustidae, le Ephippigeridae, le Heterodidae, e le Steno- 
pelmatidae, mentre fra le Phaneropteridae la Tylopsis bilineolata vi 
rappresenta l’europea T. /iliifolia, Vl Acrometopa syriaca \ europea 
A. macropoda ed è poi abbastanza comune l’Isophya Festae, descritta 
recentemente dal Dr. Griffini su individui già prima ricevuti dal Dr. 
Festa. Così anche fra le Decticidae molte specie europee vi sono rap- 
presentate, fra cui parecchie del genere Thammnotrizon: comune poi sono 
la Platycleîs grisea, europea, ed il grande Decticus assimitis, affinissimo , 
al nostro D. verrucirorus. Fra le Conocephalidae non manca il Conoce- 
phalus mandibularis, ma, a quanto pare, non è molto abbondante, e fra 
le Sagidae non riscontrai che tre individui della Saga vîttata. Più co- 
muni sono i GryZ/odea, fra cui l’Oecanthus pellucens e il Grylus de- 
sertus e algericus. 

Molte delle specie qui menzionate sono dunque comuni all'Europa, e 
talune non erano finora conosciute in quella. regione: parecchie sono 
proprie di quelle località; di due specie, non è molto descritte, il Pam- 
phagus Foreli del Saussure e la Paradrymadusa syriaca del Pictet. 
non erano conosciuti, la femmina del primo e il maschio della seconda: 
di queste due forme ho aggiunto pertanto quei caratteri che credetti. 
opportuni: in fine, oltre alla già accennata specie Isophya Festae, del 
Griffini, altre sei ne rinvenni che credo nuove e come tali descrissì. e 
figurai. 

Il viaggio del Dr. Festa durò dal marzo all'agosto, cioè tutta la. pri- 
mavera e buona parte dell’estate del 1893; non è improbabile che la 
mancanza assoluta di forme delle famiglie di Locustodea sopradette de- 
rivi precisamente dall'essere forse forme autunnali, che il, Dr. Festa 
non potè perciò raccogliere. 


i, 


Ad ogni modo è certo che il Dr. Festa è ben meritevole di ogni elogio 
e per la abbondanza e per la accuratezza delle sue raccolte, che ci fecero 
progredire nella conoscenza generale della fauna entomologica di quelle 
interessanti regioni. 

I nomi delle località sono trascritti secondo l’ortografia seguita dal 
Petermann nella carta 58 dello Stieler?*s Hand-Atlas (ultima edizione). 
Gli esemplari di questa raccolta sono conservati nelle collezioni ento- 
mologiche del R. Museo Zoologico di Torino, a cui il Dr. Festa gen- 
tilmente ne fece dono. 


Forficularia 


I. Gen. Labidura Leach. — 1. L. riparia (Pallas) Dohrn. Brun. 
Una femmina di color molto pallido. — Beirut (11 luglio). 


II. Gen. Forficula Lin. — 2. F. auricularia Lin. 
Parecchi maschi e femmine, di differente statura. — Dscherasch. — 
Damasco. — Medeba — Gerusalemme (17 marzo). — Monti dell’Antilibano 
presso Suk Wadi Barada a 1500 m. circa. 


Blattodea 


III. Gen. Periplaneta Burm. — 3. P. orientalis (Lin.) Burm. Brun. — 
Siria. 


IV. Gen. Loboptera Brun. — 4. L. decipiens (Germar) Brun. — Bek- 
feiya (Libano). 3 


V. Gen. Aphlebia Brun. — 5. A. Carpetana® Boliv. 
Alcuni esemplari in cui il pronoto ed il capo sono di color ferrugineo. 
Bekfeiya (Libano). 


VI. Gen. Heterogamia Burm. — 6. H. livida Brun. — Gerico. 


Mantodea 


VII. Gen. Eremiaphila Lefeb. — 7. E. Genei Lefeb. 

Molti esemplari: alcuni adulti, parecchi allo stato di larva, di varie 
dimensioni. Presso i Cedri del M. Libano a 1900 m. sullivello del mare 
(23 giugno). — M. Ermon (lato orientale) a 1800 metri. — Jamuneh® 
— Merdsch-Ahin a 1500 m. (24 giugno). Gli esemplari di questa località 
sono più grandi, più robusti, col corpo più granuloso, l’addome più 


largo e di colore più rossastro. — Suk Wadi Barada sull’Antilibano a 
1500 m. circa (maggio). — Monti presso Zebedani a 1500 m. sull’Anti- 
libano. — Dintorni di Sabura. — Gerico presso il Mar Morto. — Monte 


Sannin del Libano (1800 o 2000 m.) — Parte settentrionale della Coele- 
syria. 


I 


VIII. Gen. Empusa Illig. — 8. E. fasciata Brullé. 

Un bell’esemplare da Beirut (11 luglio). 

9. E. pennicornis (Pallas) Sauss. 

Un bell’esemplare maschio adulto da Gerico presso le rive del Gior- 
dano (29 aprile). 

10. Empusa. — sp. 

Un solo individuo ancora giovane, lungo solo 10 mm.; ha solamente 
la parte posteriore e sottile del pronoto, le zampe mediane e posteriori 
bianco-gialliccie; le espansioni fogliacee all'estremità dei femori sono 
appena accennate; il resto del corpo è nero e l’addome verso l’apice 
alquanto ferrugineo; le zampe anteriori sono fasciate di giallo e le an- 
tenne sono anellate di giallo e di nero. — Bekfeiya. 


IX. Gen. Blepharfs Aud. Serv. — 11. B. mendica Aud. Serv. 
Un solo individuo allo stato larvale da Haifa (1'7 agosto). 


XxX. Gen. Ameles Burm. — 12. A. Hel/areichi Brunner. 

Un maschio non ancora del tutto sviluppato e mancante dell’estre- 
mità dell'addome. — Banias sulla strada tra Saida e Damasco. — Molti 
esemplari da Aleih (Libano). — Monti all’est del lago Tiberiade presso 
Fik. — Haifa (17 agosto). 

13. A. Spallanzania (Rossi) Sauss. 
Una larva di color bruno punteggiata di nerastro da Dscherasch. 


XI. Gen. Bolivaria Staol. — 14. B. drachyptera (Pallas) Brun. 
Una femmina da Gerico presso il Mar Morto (27 aprile). — Jamuneh. 
— M. Sannin da 1500 a 2000 m. — Ferzol (Libano). 


XII. Gen. Fischeria Sauss. — 15. F. Baetica (Ramb.) Sauss. 
Parecchi individui adulti e grandi e molti allo stato larvale. — Beirut. 
— Monti all’est del lago Tiberiade presso Fik. — M. Ermon. — Ferzol 
sul Libano. — Bekfeiya sul Libano a 1000 m. (18 luglio). — Parte set- 
tentrionale della Coelesyria. 


XIII. Gen. Mamtis Lin. — 16. M. religiosa Lin. 
Alcuni individui ancora allo stato larvale da Bekfeiya (Libano) a 1000 
m. — Afka presso le sorgenti del Nahr Ibrahim (20 giugno). — Aleih 
(Libano). — Beirut. — Haifa (15 agosto). 


XIV. Gen. Hierodula Burm. — 17. H. dioculata (Burm.) Sauss. 
Un individuo femmina non ancora adulto da Aleih (Libano). 


Phasmodea 


XV. Gen. Bacillus Latr. — 18. B. Rossté (Fabr.)? Latr. 


= 


Tre esemplari che non corrispondono perfettamente a questa specie. 
— Aleih sul Libano. — Bekfeiya sul Libano a 1000 m. circa. 


Acridiodea 


XVI. Gen. Tryxalis Fabr. — 19. 7. unguiculata Ramb. 
Presso il lago Tiberiade (28 maggio). — Gerico (29 aprile). — Fik (27 
maggio). — Parte settentrionale della Coelesyria. — Mar Saba (20 marzo). 
20. T. nasuta (Lin.) Fabr. Brullé. 
Molti individui, alcuni giovani, altri adulti. — Bekfeiya sul Libano a 
1000 m. circa. — Beirut. — Alcune piccole larve da Aleih sul Libano. 
— Haifa (17 agosto). 


XVII. Gen. Qchrilidia Staol. — 21. 0. tryxalicera (Fisch.) Brun. 
Aleih sul Libano. — Bekfeiya sul Libano a 1000 m. — Gerico. — 
Alcune larve da Dscherasch (11 aprile). — Es-Salt. — Haifa (17 agosto). 
— Mar Saba (20 marzo). —— Monti dell’ Antilibano presso Suk Wadi 
Barada a 1500 m. circa. 
22. 0. pruinosa Brun. 
Vari adulti da Gerusalemme (17 marzo). — Riva orientale del Mar 
Morto. — Sulle rive del Nahr el Asy presso Homs. 
23. O. tibialis (Fieb.) Brun. 
Beirut. — Gerusalemme (17 marzo). — Es-Salt. 


XVIII. Gen. Epacromia Fisch. — 24. E. thalassina (Fabr.) Fisch. 
Alcuni individui adalti e qualche larva dalla parte settentrionale della 
Coelesyria. — Alcune larve dai dintorni di Sabura. 


XIX. Gen. Stenobothrus Fisch. — 25. S. biguttulus (Lin.) de Sélys. 
Brun. 
Molti individui adulti e molte larve da Aleih sul Libano. — Moltissime 
larve da Ferzol sul Libano. — Jamuneh. — Gerico. 


XX. Gen. Stauronotus Fisch. — 26. S. Maroccanus (Thunb.) Staol. 
Molti individui dei due sessi, adulti e giovani. — Beirut. — Ferzol 
(Libano). — Una quantità grandissima di larve da Gerico (marzo). — 
Molti adulti da Haifa (17 agosto). — Una larva dai Monti dell’Antili- 
bano presso Zebedani a 1500 m. circa. — Mar Saba (20 marzo). — Ge- 
rusalemme. — Merdsch-Ahin sul Libano. — Monti presso Fik ad 
oriente del lago Tiberiade. — Medeba. — Monti dell’Antilibano presso 
Suk Wadi Barada a 1500 m. circa. — M. Sannin da 1500 a 2000 m. 
— Parecchi individui adulti dalla parte settentrionale della Coelesyria 
che sono di statura assai maggiore (35 mm. di lunghezza del corpo) e di 
una colorazione molto pallida. 


dc a 
L) 
XXI. Gen. $Sphingonotus Fieb. — 27. S. Kittaryî Sauss. 
Un solo maschio da Gerico. 


XXII. Gen. Acrotylus Fieb. — 28. A. Insubricus (Scop.) Fieb. 
Beirut. — Es-Salt. — Dscherasch. — Gerusalemme (1'7 marzo). — Presso 
i laghi ad oriente di Damasco, — Monti dell’Antilibano presso Zebedani 
a 1500 m. circa. — Gerico. — Schtora alle falde del Libano, 


XXIII. Gen. Egmatius Staol. — 29. E. apicalis Brun. 
Parecchi individui adulti. — Monti del Libano presso Jamuneh (giugno). 
— Beirut. — Merdsch-Ahin sul Libano. — Haifa (15 agosto). 


XXIV. Gen. Qedipeda Latr. — 30. 0. gratiosa Serv. 

Beirut. — Aleih sul Libano. — Bekfeiya a 1000 m. sul Libano (Ta- 
luni individui di questa località, fra cui uno adulto e qualche larva, 
sono ben distinti dagli altri per avere il corpo di color uniforme bianco- 
gialliccio, mancando le fascie sulle ali e sui femori posteriori ed avendo 
la macchia presso l’apice delle ali appena distinta). — Moltissime larve 
da Ferzol sul Libano. — Morti del Libano presso Jamuneh (giugno). — 
Parte settentrionale della Coelesyria (28-29 giugno). — Jamuneh. — 
Beirut. — Sulle rive del Nahr el Asy presso Homs. — Dintorni di Banias 
sulla strada tra Saida e Damasco. 


XXV. Gen. Pachytylus Fieb. — 31. P. migratorius (Lin.) Fieb. Brun 
Alessandretta (20 agosto). — Antilibano. — Dscherasch (11 aprile). — 
Beirut. 


XXVI. Gen. Helioscirtus Sauss. — 32. H. Moseri Sauss. 
Dintorni del lago Hule. — Monti dell’ Antilibano presso Zebebani a 
1500 m. circa. — Sponda orientale del Mar Morto. 


XXVII. Gen. Cosmorhyssa Staol. — 33. C. sulcata (Thunb.) Staol. 
Sauss. 

Un solo individuo adulto, in cui però la fascia sulle pareti laterali del 
pronoto si continua fin sulle guancie come in C. fasciata Thunb. — 
Gerico. N 

34. C. fasciata (Thunb.) Staol. Sauss. 

L’esemplare di questa specie si distingue da quello della specie pre- 
cedente per la statura alquanto maggiore e per avere il capo più largo 
in basso che in alto e la costa facciale meno profondamente solcata e 
che in basso si allarga sensibilmente. — Antilibano. 


XXVIII. Gen. @uiroguesia Bol. — 35. Q. BruZZei Sauss. 
Due soli maschi. — Beirut (10 luglio). 


=Y= 


XXIX. Gen. Pyrgodera Fisch. — 36. P. cristata (Fisch.) Eversma 
Parte settentrionale della valle Coelesyria (28-29 giugno). — Dintorni 
di Sabura. — M. Sannin da 1500 a 2000 m. 


XXX. Gen. Eremobia Serv. — 37. E. Cisti (Fabr.) Serv. 
© Numerosi esemplari dei due sessi e molte larve da Gerusalemme, Ge- 
rico, Mar Saba. — Es-Salt. — Monti presso Suk Wadi Barada a 1500 
m. circa. — Merdsch-Ahin sul Libano. — Medeba, — Riva orientale 
del Mar Morto. 
38. E. carinata (Fabr.) Serv. Sauss. 
Dintorni del lago di Hule. — Monti presso Zebedani a 1700-2000 m. 
— Dscherasch (11 aprile). 
39. E. gibbera Staol. 
Qualche larva dai Monti dell’ Antilibano presso Zebedani a 1500 m. circa. 


XXXI. Gen. Pamphagus Thunb. — 40. P. galericulatus Staol. 

Molte femmine adulte, parecchi maschi e qualche individuo giovane. 
— M. Ermon. — Ferzol sul Libano (18 giugno). — Monti dell’Antili- 
bano presso Suk Wadi Barada a 1500 m. circa (maggio). — Monti del- 
l’Antilibano presso Zebedani da 1700 a 2000 m. — Alcune piccole larve 
da Aleih sul Libano. — Monti del Libano presso Jamuneh (giugno). — 
Es-Salt. 

4l. P. verrucosus Brun. 

Molti individui. — M. Ermon. — Ferzol sul Libano (18 giugno). — 
Monti dell’Antilibano presso Zebedani da 1700 a 2000 m. — Beirut. — 
Alcuni esemplari presi a 1900 m. circa sul Libano presso i Cedri (23 
giugno). — Jamuneh. | 

42. P. Yersini Brun. 
. Beirut (18 luglio). — M. Ermon. 

43. P. Foreli Sauss. Mitth. d. Schweiz. ent. Gesellsch. vol. VIII, num. 8, 
pag. 294 (1891). 

Una copia che riferisco a questa specie per la forma depressa del 
corpo e per gli altri suoi caratteri. La femmina, non descritta dal Saus: 
sure, differisce dal maschio per la statura maggiore (lunghezza del corpo 
63 mm.). Si distingue dalle altre specie sovramenzionate, oltre che per 
la forma depressa del corpo, anche per la forma del capo che, visto di 
fronte, è molto più breve, assai più largo in basso che in alto e molto 
più granuloso. Gli occhi rotondi sono assai sporgenti, la cresta frontale 
più profondamente incisa sotto all’ocello. Il pronoto, fortemente granu- 
loso, è anche profondamente smarginato al suo margine posteriore. — 
Dintorni dì Fik. 


XXXII. Gen. Nocarodes Fisch. — 44. N. Straudei? (Fieb.) Staol. 


Un solo esemplare giovane che riferisco con dubbio a questa specie. 
— Aleih sul Libano. 


va 


.XXXIII. Gen. Acridium Geoffr. — 45. A. Aegyptium (Lin.) Staol. Brun. 
Gerico (marzo). — Gerusalemme. 


XXXIV. Gen. Schistocerca Staol. — 46. S. peregrina (Oliv.) Staol. 
Brun. 

Molti individui adulti dai dintorni dei laghi ad oriente di Damasco. 

— Un esemplare adulto di color molto pallido da Dscherasch (11 aprile). 


XXXV. Gen. Euprepocnemis Fieb. — 47. E. plorans (Charp.) Fieb. 
Alessandretta (20 agosto). — Beirut. — Monti del Libano presso Ja- 
muneh (giugno). — Antilibano. — Molte larve di color più scuro, al- 
cune rossastre punteggiate di nero, col pronoto più granuloso ed una 
striscia di piccole macchiette brune lungo la costa facciale da Gerusa- 
lemme (17 marzo) e da Es-Salt. — Parecchi adulti e qualche larva da 
Haifa (1'7 agosto). 
48. E. titoralis Ramb. 
Alessandretta (20 agosto) 


XXXVI. Gen. Caloptenus Burm. — 49, C. îfatirus (Lin.) Burm. Brun. 
Esemplari corrispondenti alla varietà Sfcula Burm. ed alle varietà 
Marginella ed Icterica Serv. — Beirut. — Parecchi individui più o 
meno giovani da Bekfeiya a 1000 m. circa sul Libano. — Aleih sul 
Libano. — Monti presso Fik ad oriente del lago Tiberiade. — Moltissime 
larve dalla parte settentrionale della Coelesyria. — Una grande quantità 
di larve ed adultì dagli isolotti presso Tripoli (17 agosto). — Haifa (17 
agosto). — Gerico. — Sponda orientale del Mar Morto. — Sulle rive 
del Nahr el Asy presso Homs. — Dintorni di Banias sulla strada tra 
Saida e Damasco. 
50. Caloptenus Festae n. sp. (fig. 2). 

Fusco-lividus, flavo-marmoratus: costa frontalis livida, impresso- 
punctata, îinferne. dilatata, superne sub-angustala: oculî quam genae 
altiores: occiput carinulatum : pronotum lateribus distincte et fortiter 
impresso-punctatum, margine postica rotundata, carina mediana di- 
stincia a sulco typico pone medium intersecta: carinis lateralibus 
distinctis, undulatiîs, postice divergentibus et subobliteratis: elytra valde 
abbreviata, squamaeformia, abdominis segmenti secundîi marginem 
posticum haud attingentia: alae minimae, medietate antica nigro-ve- 
nosis, medietate postica albidis: femora postica basi crassiora, extus 
et intus flavo-zonatis: tibiae posticae sanguineae, basi et annulo tli- 
vido: spinis validis, apice nigris; abdomen superne medio carinatum. 


o) 

Longit. corporis mm. 33-36 20-22 
» pronoti » 8 5 
» elytror. » 9 5) 


» fem. postic. » 13-20 14-15 


EDS, dl 


Questa specie, per la forma delle elitre, è vicina alla europea C. Brun- 
neri Staol; per la forma del corpo e per altri caratteri simile alla 
africana C. obesus Bolivar (1). Prevale in tutto il corpo il color livido 
nerastro con macchie più o meno distinte di color giallastro. Del capo 
il labbro superiore, le parti laterali alla costa frontale, la parte poste- 
riore delle guancie, la porzione della costa frontale al di sopra dell’in- 
serzione delle antenne, le parti laterali dell’occipite e del vertice sono 
giallastre: le guancie sono distintamente punteggiate di impressioni: la 
cresta del vertice che si prolunga sull’occipite è ben distinta e livida 
e la parte anteriore del vertice è appena leggermente concava: le an- 
tenne sono più brevi del capo‘e torace insieme uniti. La carena mediana 
del pronoto è ben distinta, e così anche le laterali: la mediana è in- 
taccata dal solco posteriore che è posto assai dietro al mezzo del pro- 
noto: la metazona del pronoto è nettamente punteggiato-impressa: molto 
più fortemente punteggiato-impressi sono i fianchi del pronoto, che ap- 
paiono realmente reticolati-rugosi: il margine posteriore dorsale è arro- 
tondato: le carene laterali sono leggermente incurvate verso l'interno del 
margine anteriore al primo solco e da questo al terzo, appena divergenti 
in seguito: tutte e tre le carene sono nitide e lucide. La zona mediana 
longitudinale del pronoto è livida: due striscie giallastre accompagnano 
internamente le carene laterali, connettendosi in avanti colle parti gial- 
lastre dell’occipite e prolungandosi posteriormente, ma meno distinte, 
sulle elitre. Il cono del prosterno è compresso antero-posteriormente 
coll’apice ottuso e liscio. Le vene delle elitre sono ben rilevate; Je ali 
strette, lineari. L’addome è alquanto compresso, carenato lungo il mezzo 
del dorso ed irregolarmente marmoreggiato di livido e di giallastro. 
Anche i piedi anteriori e mediani sono marmoreggiati. I femori po- 
steriori sono lividi e raggiungono appena l’apice dell’addome; esterna- 
mente una striscia larga gialla, incominciando dalla base e costeggiando 
il margine inferiore, a mezzo della lunghezza circonda il femore prolun- 
gandosi internamente fino al margine inferiore: un’altra macchia gialla 
presso la base sulla carena superiore si estende anche in buona parte 
sul lato interno: una fascia gialla intera circonda il femore prima del- 
l’apice. Le tibie posteriori sono quasi sanguigne: la base ed un anello 
al cominciare della serie di spine sono lividi, quasi nerastri: le spine 
robuste sono nere all’apice. 

Il maschio, oltre che per la statura minore, differisce anche per la 
colorazione generale più scura, per le macchie gialle e specialmente le 


(1) BoLIvaR J. Ortépteros de Africa del Museo de Lisboa, in: Jor. d. Sciene. 
matem. physic. e nat. de Acad. de Scienc. de Lisboa, Il serie, Tom. I, pag. 
Mon 171. 


19) — 


striscie gialle del pronoto, dell’occipite e delle elitre ben distinte e con- 
tinue: sui femori invece le macchie gialle sopra descritte sono molto 
confuse. 

Parecchi individui adulti dei due sessi da Gerusalemme e dalla sponda 
orientale del Giordano. 

51. Caloptenus coelesyriensis. n. sp. (fig. 4). 

C. italico similis: omnino obscure-ferrugineus, subtus niger: pro- 
noti sulcus typicus în medio situs: margo postica obtuse angulata: 
carinae laterales postice sub-obliteratae : elytra membranacea, an- 


gusta, corporis colore, vix sicuti abdomen longa. — 9. 
Longit. corp. mm. 29-30 
» pronoti » 7 
»  elytr. » 17-18 


» fem. post. >» 15-16 


Forse a questa specie allude StAOL quando a proposito del C. i/alicus 
Lin. scrive (1): « variat fere totus niger » ? 

Il colore è uniformemente bruno rossastro, il vero colore della pol. 
vere di ematite: al disotto è quasi nero lucente. Le elitre sono mem- 
branacee, strette, appena lunghe quanto l’addome ed alla loro base sono 
ben disgiunte l’una dall’altra lasciando scoperta la parte sottostante del 
torace. L'angolo formato dal margine posteriore del pronoto è sempre 
più ottuso che nel C. ifalicus. 

Alcune femmine prese nella parte settentrionale della Coelesyria. — 
Alcune larve da Gerico (?). 

52. Caloptenus sacer n. sp. (fig. 1). 

Robustus: luride testaceus, pronoti lobis defiexis et capîtis lateribus 
lacteis: costa frontalis superne et ad ocellum sub angustata: pronoti 
margo postica rotundata: carina media non elevata, carinae la- 
terales sub-obliterate: elytra abdomine breviora, coriacea, apice mem- 
branaceo: alae hyalinae nigro-venosae: femora postica crassissima, 
abdomine breviora, superne fusco-trimaculata, întus nigricantia : 
abdomen lacteo et ferrugineo variegatum, superne medio sub-ca- 
rinalum. — 9. 


Longit. corp. mm. 36 
» pronoti EPRRDI 
»  elytr. » 20 


» fem. post. » 18 
La maggior robustezza del corpo e specialmente la notevole larghezza 


. (1) StaoL C. Observations orthopterologiques, in: Bihang Tit - K. Svenska 
Vet. Akad. Handlingar, Band 4, n° 5, p. 13, nota. 


ua 


dei femori e la brevità delle elitre distinguono questa specie dal C. ita- 
Zicus Lin. a cui è alquanto simile. 

Il capo, visto di fronte, è più largo in basso che in alto, comprendendo 
gli occhi: la costa frontale è appena più ristretta al di sopra delle an- 
tenne e subito al di sotto dell’ocello, quindi dilatata in basso: il vertice 
è alquanto più concavo e più declive che in C. 7ta/icus. Il pronoto su- 
periormente è macchiettato di bruno: sui lobi deflessi è distintamente 
impresso-punteggiato, uniformemente bianco-latteo, come i lati del capo: 
la metazona del pronoto è tutta punteggiata anche sul dorso: la carena 
mediana ben distinta, ma meno rilevata, è interrotta solamente dal solco 
tipico posto nel mezzo: le carene lalerali meno rilevate, ma ancora ben 
distinte, sono divergenti posteriormente fino al solco tipico, quindi pa- 
rallele, ma quasi indistinte: il margine posteriore è ad angolo molto 
ottuso ma coll’apice arrotondato. Il cono del prosterno è alquanto acuto. 
I margini inferiori dei lobi deflessi del pronoto, come anche le zampe e 
lo sterno, sono sparsi di peli bianchi. Le elitre di un terzo circa più 
corte dell'addome, sono coriacee colle nervature ben distinte, membra- 
nacee nel terzo apicale. Le ali immaculate sono percorse da nervature 
nere. I femori posteriori sono molti larghi e raggiungono l’apice delle 
ali: la loro larghezza è quasi metà della lunghezza: la carena inferiore 
è pronunziatissima e quasi seghettata nella metà posteriore: la superiore 
è visibilmente tutta seghettata e munita come la inferiore di peli bianchi, 
ma più numerosi: tutta la parte interna dei femori e della loro carena 
inferiore è nerastro-ferruginea uniforme. Le tibie posteriori biancastre 
hanno all’esterno 6 e all’interno 7 spine robuste colla punta nera : inoltre 
sono anch’esse molto pelose. 

Una sola femmina da Gerico. 


XXXVII. Gen. Opomala Serv. — 53. 0. cylindrica (Marsch.) Fisch. 
Brun. 


Parecchi individui adulti e giovani. — Alessandretta. — Beirut. 
XXXVIII. Gen. Tettix Charp. — 54. T. depressus Briss. 
Due soli esemplari. — Ferzol sul Libano. 
55. T. subulatus (Lin.) Brun. 
Bekfeiya a 1500 m. circa sul Libano. — Dintorni del lago Homs. 


56. T. cristatus Scudd. 
Bekfeiya sul Libano. — Schtora alle falde del Libano. 


Locustodea 


XXXIX. Gen. Esophya Brun. — 57. /. Festae Griffini, Boll. Musei di 
Zool. e Anat. comp. R. Unversità. Torino, VIII, n.° 157 (1893). 
Gerico. — Dscherasch (11 aprile). — Wadi Seir. — Riva orientale del 
Giordano. — Es-Salt. — Beirut. 


Re 


XL. Gen. Leptophyes Fieb. — 58. L. punctatissima (Bosc.) Brun. 

Bekfeiya a 1000 m. circa sul Libano. — Haifa. 

59. Leptophyes Festae n. sp. (fig. 5). 

Flava vel flavescens, punctis rufis confertim adspersa: antennae 
nigrae, albido annulatae : fastigium verticis breve, sulcatum; occiput . 
fascia lata nigra, vittam subtiltiman flavam includente: pone oculis 
macula nigra et vitta flava în pronoto continuata: pronotum breve 
antice et postice subtruncatum, lobis deflexis longioribus quam al- 
tioribus, margine infera recita, albida, angulo postico rotundato, 
rufum, lineîs flavis lateralibus, maculaque în disco ferrum equinum 
imitante signatum: sulco transverso pone medium sito, angulato, în 
lobis deflexis oblique perducto: elytra sub-rotundata, macula basali 
fusca: abdomen vitta media vittisque lateralibus latis rufis: ovipositor 
latus, basi incrassata, margine supera subrecta, margine infera în- 
curva, versus apicem crenutlatis: femora postica carîna infera albida: 
tarsi omnes lateribus nigro-vittali: lamina supra-anatis apice rotun- 
data, lamina subgenttalis triangularis acuta. — 9. 


Long. corporis mm. 18 
» pronoti Did 
» femor. antic. IO 
» femor. postic. » 15 
» ovipositor. v ap 


Dalla L. laticauda Friv., colla quale questa specie ha una notevole 
rassomiglianza, si distingue specialmente per la colorazione del suo pro- 
noto, dell’occipite, dell’addome e per la forma della lamina sotto-geni- 
tale. Caratteristica è la larga fascia nera e lucida dell’occipite divisa 
per lo lungo da una sottilissima striscia gialla: così sul pronoto, nel 
punto in cui il solco trasverso interseca le due striscie laterali gialle, 
internamente a queste, vi è una piccola macchia nera ben distinta ed è 
anche notevole la macchia gialla che simula perfettamente un ferro di 
cavallo colle due punte rivolte in avanti. La striscia mediana bruna 
dell'addome è formata da una serie di macchie triangolari che si sus- 
seguono alla base di ogni segmento. 

Un'altra femmina della stessa località è di colorazione generale assai 
più pallida, ha più stretta ma ben distinta la faccia nera dell’occipite, 
ma la macchia bruna e la striscia gialla dietro gli occhi e le striscie 
brune laterali dell'addome meno distinte. Del pronoto poi i lobi deflessi 
sono quasi intieramente giallicci, e la parte centrale del disco è più 
pallida, sparsa di ben più rari punticini, mancando della macchia distinta 
a ferro di cavallo: esistono però le due macchiette nere laterali sopra 
descritte. L’addome, anch'esso più pallido e colle punteggiature ben più 


det pe 


rare, manca poi assolutamente della striscia mediana bruna. Le dimen- 
sioni di queste femmine sono le medesime, 
Due femmine da Bekfeiya a 1000 m. circa sul Libano. 


XLI. Gen. Acrometopa Fieb. — 60. A. Syriaca Brun. Monogr. d. Pha- 
neropt. p. 87. 


Un maschio adulto da Bekfeiya a 1000 m. circa sul Libano. 
61. Acrometopa Festae n. sp. (fig. 3). 

Flava: articulo primo antennarum postice, oculis, femoribus an- 
ticis et medtis superne, tarsisque omnibus latere rufo-vittatis: pro- 
notum lobis deflexis rotundatim insertis, postice finissime rufo-pun- 
ctatum et obtuse angulatum : elytra magna, lata, etlyptica, atis ton- 
giora: lamina supraanatis obtusa: lamina subgentitalis triangularis, 
acuta: ‘ovipositor, excepta basi, niger, fere totus distincte granulosus: 
basi incrassata: margo supera basi curvata deînde recta, margo în- 
fera curva. — 9. 


Longit. corporis mm. 30 
» pronoti > n, | 
» elytrorum » 28 
» femor. postie. » 33,5 
» oviposit. e SR. 


Distinguo questa specie dalla A. macropoda, a cui è molto somigliante, 
specialmente per la forma del pronoto, delle elitre, dell’ovopositore. I 
lobi laterali del pronoto sono inseriti a curva e non ad angolo, per cui 
mancano affatto le carene laterali, fuorchè presso il margine posteriore: 
inoltre questi lobi non sono verticali, ma diretti in basso obliquamente 
all'esterno, col margine inferiore rettilineo ma alquanto risvolto allo 
esterno: il margine posteriore dei medesimi lobi è semicircolare, ma leg- 
germente festonato: il solco trasverso ad angolo molto ottuso è al di 
dietro del mezzo del disco: così è pure ad angolo molto ottuso il mar- 
gine posteriore del pronoto: i seni omerali ben distinti. Le elitre oltre- 
passano l’ovopositore e sono coriacee, colle nervature ben distinte, strette 
alla base, allargate al mezzo e verso l'apice, molto ottuse ed arroton- 
date all’apice coi due margini egualmente curvi: le ali sono di poco più 
brevi delle elitre. L’ovopositore è robusto ; quasi tutto, fuorchè alla 
base, cosparso di numerosi e ben spiccati tubercoli: la lamina sottoge- 
nitale è triangolare, appena incisa all’apice, appena solcata alla base: 
la lamina sopra anale è quasi tronca all’apice. Tutti i tarsi hanno da 
ogni parte una sottile striscia rosso-bruna: un punto di tal colore è alla 
base delle elitre ai lati del campo timpanico: una striscia simile tra- 
sversale è sul mezzo degli occhi che sono rotondi e ben sporgenti: 
un’altra longitudinale al di dietro dei primi articoli delle antenne: gli 


Doll | fe 


altri articoli di esse diventano gradatamente gialli. Una macchia pure 
di tal colore, ma meno distinta, è posta sul vertice nella leggera solca- 
tura. Anche i femori anteriori e mediani sono superiormente percorsi 
da una striscia poco distinta che non arriva però fino al loro apice. I 
femori posteriori lunghi ed alquanto ingrossati alla base sono ai mar- 
gini inferiori esterno ed interno muniti di alcune minute spine brune. 

Dalla femmina di A. Syr?aca differisce specialmente per avere le ali 
assai sviluppate, solo di poco più brevi delle elitre. 

Una sola femmina da Beirut. 


XLII. Gen. Phaneroptera Serv. — 62. P. quadripunetata Brun. 


Una sola femmina senza indicazioni della località della Siria in cui fu 
raccolta. 


63. P. minima Brun. 
Es-Salt. 


XLIII. Gen. Tylopsis Fieb. — 64. T. dineolata Serv. 
Parte settentrionale della Coelesyria. — Aleih sul Libano. — Nahr el 
Asy presso Homs. — Bekfeiya a 1000 m. circa sul Libano. — Afka 
presso le sorgenti del Nahr Ibrahim. — Monti presso Fik ad oriente del 


lago Tiberiade. — Ferzol sul Libano. — Haifa. — M. Ermon a 1800 
m circa. 


XLIV. Gen. Conocephalus Thunb. — 65. C. mandibularis (Charp.) 
Serv. Brun. 


Due larve dai monti dell’Antilibano. — Beirut (11 luglio). 


XLV. Gen. Kiphidiwm Serv. — 66. X. hastatum (Charp.) Fisch. Brun. 
Due individui giovani. — Alessandretta (20 agosto). 


XLVI. Gen. Paradrymadusa Herm. — 67. P. Syriaca Pictet, Mem. 
Soc. Phys. et Hist. nat. Genève, Tom. XXX, 1890, p. 55, fig. 37. 

Una copia da Aleih sul Libano. — Il maschio, sconosciuto a Pictet, è 
somigliantissimo alla femmina, da cui differisce per la statura appena 
maggiore e per il campo timpanale delle elitre assai distinto, triangolare. 
Il segmento sopraanale è profondamente inciso e presenta perciò due 
punte acute all’estremità, rivolte leggermente in basso e all’esterno. I 
cerci sono brevi, diritti, presso all’apice muniti di un acuto dente in- 
terno. La lamina sottogenitale è anche profondamente incisa ad angolo 
acuto e le due punte munite di piccole appendici articolate. 

68. P. sordida Herm. 

Una sola femmina ancora giovane da Merdsch-Ahin sul Libano (24 

giugno). 


— 45 — 


XLVII. Gen. Ctemodecticus Bol. — 69. C. Festae n. sp. (fig. 6). 

Pallide-testaceus, utrinque vitta fusca vel nigricante, lata, a vertice 
usque ad anum perducta: frons grisea: fastigium verticis latum : 
tibiae anticae lalere externo spinis quatuor armatae: femora postica 
basi vatde incrassata, corpore multo longiora, extus et iîntus fusco 
vel nigro vittata: lamina sub-genitatis è postice vatde producta, trun- 
cata: cercî è modici, incurvi, basi dentati: lamina sub-genitatis Q 
usque ad basim profunde incisa, în lobos duos foliaceos, acutos: ovi- 
positor basi incrassatus, deinde tenuis, subrecius, apice acuminato, 
tenuissime granulosus. 


è 
Longit. corporis 24-27 
» pronoti 6-7 
» fem. postic. 24-27 
»  oviposit. i 15-16 


Questa bella specie, per la larghezza notevole del vertice, per il nu- 
mero delle spine sulle tibie anteriori e per la forma notevole della la- 
mina sottogenitale nella femmina, potrebbe essere distinta dal gen. Cte- 
nodecticus Bol. Il colore predominante del corpo è il testaceo, che va 
facendosi sempre più pallido sulle parti inferiori: le due striscie late- 
rali brune e talora quasi nerastre, partendo dai lati del vertice sopra 
gli occhi si estendono fino all’apice dell’addome, includendo una fascia 
dorsale ben distinta, di color testaceo-bruniccio, la quale, larga quanto 
è largo il vertice, si estende pure da questo fino all’ano, dilatandosi 
appena gradatamente sull’addome. Lungo il mezzo di essa una sottilis- 
sima linea più pallida segna una carena che si estende per tutto il corpo, 
quasi punto rilevata sul vertice e sul pronoto, ma ben distinta sull’ad- 
dome. Sul pronoto le due fascie brune laterali si estendono sui lobi de- 
flessi, interrotte però da una striscia giallo-bianchiccia, che, un po’ al 
di sotto del loro mezzo, va dal loro margine posteriore fin presso al mar- 
gine anteriore: i seni omerali del pronoto sono arrotondati: il margine 
anteriore quasi tronco, così il margine posteriore: i margini dei lobi 
deflessi sono sottilmente listati di giallo-bianchiccio, ed il loro margine 
inferiore è quasi retto. Le anche anteriori sono munite di una spina: i 
piedi sono marmoreggiati di nerastro: i femori posteriori più lunghi del 
corpo, assai ingrossati alla base, raggiungono nella femmina l’apice del- 
l’ovopositore. Le elitre, rudimentali, hanno forma di piccole squame ovali 
e laterali nella 9, sono più grandi, arrotondate, sovrapposte e macchiate 
di nero al margine esterno nel è. La lamina sotto-genitale nel maschio 
è grande, triangolare, tronca all’apice e quivi munita di due sottili ap- 
pendici: quella della femmina è nettamente divisa in due lobi grandi, 
foliacei, triangolari acuti coi lati curvi, I due articoli dei tarsi posteriori 
sono lunghi e pressochè uguali e le appendici lobiformi del primo arti- 


== 


colo uguagliano questi due in lunghezza. Le larve sono più pallide, ta- 
lune quasi bianche: i lobi deflessi del pronoto interamente biancastri: 
perciò le due striscie brune sono meglio delineate. 

Haifa e monti presso Fik ad oriente del lago Tiberiade. 


XLVII. Gen. Pachytrachelus Fieb. — 70. P. striolatus Fieb. 
Parte settentrionale della Coelesyria. — Banias sulla strada tra Saida 
e Damasco, — Es-Salt (di questa località due larve corrispondono bene 
alla descrizione, mentre quelle delle altre località differiscono alquanto 
nella colorazione). — Dscherasch. 
71. P. frater? Brun. 
Due sole larve che riferisco con dubbio a questa specie. — Es-Salt. 
72. P. — sp.? 
Due larve molto simili a quelle di P. str70/atus, ma col pronoto pro- 
porzionalmente più breve. Es-Salt. — Un’altra larva dai monti dell’An- 
tilibano presso Suk Wadi Barada a 1500 m. circa (maggio). 


XLIX. Gen. Thamnotrizon Fisch. — 73. T. femoratus (Fieb.) Brun. 
Parecchi individui dei due sessi. — Parte settentrionale della Coele- 
syria. — Beirut. — Dscherasch (11 aprile). — Ferzol (Libano). — Nahr 
el Asy presso Homs. — M. Ermon. — Merdsch-Ahin. — Mar Saba (20 
marzo). — Riva orientale del Mar Morto. — Bekfeiya a 1500 m. circa 
sul Libano. — Dintorni di Fik. — Medeba. — Monti presso Zebedani 
fra i 1700 e 2000 m. — M. Ermon. — Monti dell’ Antilibano presso Suk 
Wadi Barada a 1500 m. circa (maggio). 
74. Thamnotrizon Smyrnensis Brun. 
Due soli maschi adulti. — Banias sulla strada tra Saida e Damasco. 
— Aleih sul Libano. 
75. T. punctifrons (Burm.) Brun. 
Una sola femmina da Afka presso le sorgenti del Nahr Ibrahim (20 
giugno). — Un solo maschio da Bekfeiya a 1000 m. circa sul Libano. 


L. Gen. Platyeleis Fieb. — 76. P. grisea (Fabr.) Fieb. 

Un maschio adulto e due giovani femmine dal M. Sannin tra i 1800 
e 2000 m. — Molti adulti e qualche larva da Aleih sul Libano. — Banias 
sulla strada tra Saida e Damasco. — Nahr el Asy presso Homs. — 
Monti presso Fik ad oriente del lago Tiberiade. 

77. P. affinis? Fieb. 

Due sole larve di femmine che riferisco perciò con dubbio a questa 

specie. — M. Sannin tra i 1800 e 2000 m. 


Ll. Gen. Decticus Serv. — 78. D. assimilis Fieb. Brun. 
Parecchi adulti dei due sessi. — Parte settentrionale della Coelesyria. 
— Haifa (15 agosto). — Beirut. — Isolotti presso Tripoli (1'7 agosto). — 
Mar Saba (20 marzo). 


Poi 


LII. Gen. Psorodonotus Brun. — 79. P. specularis? (Fisch.) Brun. 
Due soli maschi giovani che però non corrispondono perfettamente 
alla descrizione di questa specie. — Presso la cisterna del Khan (Dioubl- 
Joussout ?). — Una femmina ancora giovane da Banias sulla strada tra 
Saida e Damasco. 


LIII. Gen. Saga Charp. — 80. S. vitta/a Fischer 
Tre femmine da Beirut. 


Gryllodea. 


LIV. Gen. Qecanthus Serv. — 81. O. pellucens (Scop.) Brullé, Brun. 
Molti esemplari adulti e giovani. — Bekfeiya a 1000 m. circa sul Li- 
bano. — Haifa. 


LV. Gen. Nemobius Serv. — 82. N. sylvestris (Fabr.) Serv. 
Bekfeiya a 1000 m. circa sul Libano. — Schtora alle falde del Libano. 


LVI. Gen. G@ryllus Lin. — 83. G. A/gericus Sauss. 

Parecchi esemplari adulti e allo stato di larva. — Gerusalemme (17 
marzo). — Sponda orientale del Giordano. — Monti presso Zebedani tra 
i 1700 e i 2000 m. — Dscherasch (11 aprile). — Monti dell’Antilibano 
presso Suk Wadi Barada a 1500 m. circa (maggio). — Bekfeiya a 1000 
m. circa sul Libano. — Es-Salt sulla riva orientale del Giordano. — 
Beirut (11 luglio). — M. Ermon. — Gerico. — Banias sulla strada tra 
Saida e Damasco. 

84. G. desertus Pallas. 

Ferzol sul Libano. — Monti dell’Antilibano presso Zebedani a 1500 m. 
circa. — Homs. — Boschi del Libano presso Jamuneh (giugno). — 
Schtora alle falde del Libano. 

85. G. campestris Lin. 

Monti presso Zebedani da 17700 a 2000 m. — M. Ermon. 
86. G. Burdigalensis Latr. 

Beirut. 


LVII. Gen. Trigonidium Serv. — 87. 7. cicindeloides Serv. 
Due femmine adulte ed una larva. — Beirut (11 luglio). 


LVIIl. Gen. Gryllotalpa Latr. — 88. G. vulgaris Latr. 

Parecchi individui tutti della varietà copRta cioè colle ali abbreviate. 
— Schtora alle falde del Libano. — Bekfeiya a 1000 m. circa sul Libano. 
— Homs. — Gerico. — Beirut. — Presso i laghi ad oriente di Damasco. 
— Dintorni del Birket er Ram. — Gerico (marzo). 


LVIX. Gen. Tridaetylus Latr. — 89. 7. variegatus Latr. 
Bekfeiya a 1000 m. circa sul Libano. — Beirut (11 luglio), 


ai o 


l'UE 


SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA 


Caloptenus sacer @ 
Calopienus Festae 9 
Acrometopa Festae 9 
Catoptenus Coelesyriensis 9 
Leptophyes Festae 9 
Ctenodecticus Festae 9 


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Giglio-Tos (grand. nat.) 


77) 695° 
BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia. comparata 


della R. Università di Torino 


N. 465 pubblicato 1’11 Dicembre 1893 Vor. VIII 


I MOLLUSCHI dei terreni terziari del Piemonte 
e della Liguria 


descritti 
dal Dott. FEDERICO Sacco 


PARTE XIV 


(STROMBIDAE, TEREBELLIDAE, CHENOPIDAE, 
HALIIDAE, CYPREIDAE) 


(con 2 Tavole) 


Fam. :STROMBIDAE D'Orbigny 
Gen. Strombus Linn. 1758. 


Sottog. Strombus (str. sensu). —..S1r0omdus radi Brongn..e var, r- 
giîfera, perrugifera e subnodosa. — S. nodosus (Bors.) e var. elon- 
gata, intermedia, mîtroparva, pseudoradix, mediocanaticulata e 
crassecingulata. — S. coronatus Defr. e var. pertuberculata, pau- 
cituberculata, altavillensis, cornuta, percoronata, minor, tubercu- 
lifera, compressonana e perspinosonana. 

Sottog. Oostrombus Sacc. (tipo 0. problematicus Micht.) 1893. — 
Vostrombus problematicus (Micht.) e var. longovata, Tournowueri, 
regularior, irregularis e cyatiformis. 

Gen. Gladius Klein 1753. 

Sottog. Gladius (str. sensu). — G/adius dentatus (Grat.) var. tauro- 
stricta. 

Sottog. Sulcogladius Sacc. (tipo S. CoZlegnoî Bell. Micht.) 1893. — 
Sulcogladius Collegnoi (Bell. Micht.) e var. curvirostrata, pluriden- 


tulata, taurocolligens, latesulcata, supralaevis e rotundolaevîis. — 
S. cf. spiratus (Roualt). 


data” 20 


Gen. Rtimella Agassiz 1840 (in Sow., ed. germ.) 


Sottog. Rimella (str. sensu) — RiîmeZla decussata (Bast.) e var. ecti- 
nochiloîdes, amplelabiata, variedecussata e rotundulata. — R. in 
tegra (Koen.) var apenninensis. 


Gen. Mitraefusts Bell. 1871. 


Mîtraefusus orditus (Bell. Micht.) e var. postypica. 


Fam. TEREBELLIDAE Sacc. 1893 


Gen. Terebellum Klein 1753. 


Sottog. Terebellum (str. sensu). — Teredellum subfusiforme D'Orb. 


Fam. CHENOPIDAE Deshayes 1866 (Aporraidae Phil. 1853) 


Gen. Chenopus Philippi 1836. 


Sottog. Chenopus (str. sensu). — Chenopus cf. tridactylus A. Braun. 
— C. meridionalis (Bast.) e var. taurinensis. — C. uttingerianus 
(Risso) e var. crassulosa, ornatissima, brongniartiana, perarane- 
osa, percarinata ‘e perelata. — €. serresianus (Michaud) var. 
pliorara e pliotransiens. — C. pespelicani (L.) var. taurominor, 
dertominor, minor, crenulatina, parvecincia, turritolonga, varie- 
‘cincta, basicincta, apicevoluta ed anglica. 


Fam. HALITIDAE Sacc. 1893 


Gen. Halia Risso 1826. 


Hatia praecedens Pant. e var. taurolonga, tauroglobosa e tauropar. 
vuta. — H. Priamus (Meusch.) var. 'helicoîdes, deshayesiana, com- 
pressolonga, ovatula e perfusuta, 


(Continua). 


5907 - Tip Carlo Guadagnini (già Fodratti) - Torino. 


Boll.Mus. Zool.Anat. Comp.R.Universita-Torino Vol.VII-N.164 


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