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Full text of "Bollettino della Società adriatica di scienze naturali in Trieste"

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‘ Editrice; Ta Società Adriatica di A patata i 
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BOLLETTINO 


SOCIETÀ ADRIATICA 
SUE NATURALI 
IN TRIESTE 


REDATTO DAL SEGRETARIO 


AMEUSTO VIERTHALEB 


VOLUME DUODECIMO. 


RRIES TE 
TIPOGRAFIA DEL LLOYD AUSTRO -UNGARICO 
1890. 


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NOTIZIE INTERNE. 


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CONCRESSO GENERALE 


della Società Adriatica di scienze naturali 


tenuto il 26 Gennaio 1890 alle ore 12. 


Presiede il Dr. Bartolomeo Biasoletto. 


Presenti 30 Soci. 


Il Presidente constatato il numero legale dei soci richiesto dalio 
Statuto, apre la seduta colle seguenti parole : 


»In questo giorno nel quale vi raccogliete in quest’aula, palestra 
delle nostre scientifiche elucubrazioni, onde confermare col vostro 
voto la nostra operosità durante l anno accademico che oggi ha 
termine, è obbligo mio di darvi in generale un rapido sguardo 
retrospettivo sulla nostra attività. Non potrò quindi enumerarvi se 
non per sommi capi gli svariati argomenti che anche in quest’ anno 
si svolsero, i quali se non furono molto numerosi, richiesero pa- 
zientissimi studî e severissime indagini dagli eminenti e diligenti 
cultori che li porsero. 

Una ben riuscita monografia dell’ albero sacro a Minerva, 
l’olivo, ci fece ricordare la storia e le leggende, monchè ci additò 
le contrade che egli fece felici con la sua comparsa, apportatrice 
di pace e di lavoro; ci espose i modi di spremere dai suoi frutti 
il benefico olio, tanto nelle tarde etadi come ai tempi moderni e 
infine ci rammentò dei lucrosi commerci e delle sofisticazioni cui al 
presente esso va soggetto per troppa avidità di lucro. — Eruditis- 
simo lavoro sull’antico corso del fiume Sonzio, tanto nell’ epoca 


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preghiacciale quanto nella postghiacciale, interessò moltissimo. — 
Misteriosi suoni ci sorpresero partenti dalle fiamme cantanti, sì bene 
dimostrate, con tubi di differente diametro e sostanza. La chimica 
armata delle sue fiamme e cristalli ci presentò vari nuovi apparati 
atti a dimostrare con maggiore chiarezza gli assiomi di questa 
scienza ed altri di precisione per servire più accuratamente alla deter- 
minazione delle severe sue leggi. Le grotte trogloditiche del nostro 
altipiano, narrarono come nella notte de’ secoli anteriori alla storia, 
esse servivano in prima a dar ricovero alle belve feroci delle selve 
primitive che ubertose verdeggiavano sugli or aspri dumi della nostra 
Carsia, e che poscia servivano di albergo all’uomo aborigeno; i nume- 
rosi oggetti rinvenuti e da esso industriosamente lavorati dalle ossa 
animali e dalla dura selce, ci diedero prova della prima rozza 
coltura che regnava in allora nelle nostre contrade. — Un esau- 
rientissimo lavoro sopra le linee di forza magnetica palesate in 
tutte le loro fasi mediante i ben riusciti fantasmi magnetici, pose 
fuor di dubbio, con tutta evidenza, come l’ anello concentratore 
ideato dal Puccinoti, fu di base essenziale alla costruzione delle 
macchine di Gramme e di Smie, che forniscono ora i fulgidi raggi 
della luce elettrica. 

Altre dissertazioni stan per seguire pria che termini la sessione 
invernale, le quali avrebbero continuato se oggi non fosse stato 
doveroso di chiudere l’anno accademico 1889 con la presente 
adunanza. 

Nel Novembre 1890 sarà introdotto il nuovo programma degli 
studî farmaceutici presso le Università dello Stato. A tal uopo 
conviene che il giovine assistente abbia il corredo di 6 anni di 
corso ginnasiale o reale e nel primo anno universitario si diede 
vasto campo allo studio della botanica, escludendo perciò lo studio 
della zoologia e mineralogia. 

Onde facilitare la via degli studî precursori alla nostra gioventù, 
sarà cura della Società di far corrispondere l’ orto botanico alle esi- 
genze volute, incombenzando di ciò il Comitato preposto e il soler- 
tissimo Direttore dell’ orto stesso. 

La Direzione sociale ebbe più volte in mira di prendere 
l’usanza della lettura popolare, nei primi anni felicemente accolta 
dal pubblico. Quest’ anno, essendosi proposta la rigorosa osservanza 
del nostro regolamento, ha risolto di incominciare nella prossima 
primavera, un ciclo di letture popolari, per le quali varî onorevoli 


— VII — 


colleghi s' impegnarono con la loro firma. Con ciò ottempereremo 
al primo paragrafo del nostro Statuto che raccomando caldamente 
alla vostra graziosa osservanza. 

Ed ora mi pregio di rivolgere una parola ai nostri giovani 
colleghi, coll’ esortazione di concorrere ai fini che si propone il 
nostro sodalizio, certo che, vorranno ascoltarla per quell’ amore che 
guida allo studio delle cose della natura, onde siano i continuatori 
del nostro lavoro sì bene iniziato per il corso di tanti anni. Le 
nostre forze un po’ stanche per la ragion dell’età, ed altre cure che 
a noi s'impongono, ci rendono lenti e desiderosi che svelti ingegni, 
vigorosi per intelletto si uniscano a noi onde procurare maggiore 
scientifico incremento a questa Società, la quale fino ad ora cercò 
sempre di meritarsi l’ altezza della sua missione. 

E nel rammemorarvi di questi miei detti, nelle ore quiete dei 
vostri studî, auguro a voi, o pregiatissimi colleghi, che cerchiate con 
tratti di luce di schiarire quelle beneficenze della scienza, che stanno 
ancora nel grembo dell’avvenire, e avrete il plauso e con esso il 
più nobile compenso della vita. 


Il Presidente invita poi il segretario, Prof. Vierthaler, a rela- 
zionare sull’ attività sociale durante l’anno 1889. 


Il Segretario prende la parola. 


Onorevoli Signori! 


Incaricato a riferirvi sull’ attività e sulle condizioni scientifiche 
della nostra Società, debbo ripetere ciò che dissi l’anno decorso: 
le imponenti scoperte preistoriche, sulle quali vi riferirà il mio col- 
lega Dr. Marchesetti, assorbirono anche nell’ anno decorso la mas- 
sima parte dell’ attività sociale e col nuovo riordinamento del nostro 
patrio Museo, allargato colla cessione di alcuni locali guadagnati 
col trasferimento della scuola superiore di commercio ,Fondazione 
Revoltella“ in altra sede, avrete occasione di ammirare la ricchezza 
delle cose ivi raccolte, che già in oggi somministrano una fonte 
inesauribile per lo studio etnografico degli avi nostri. — L'onore 
scientifico di questa raccolta spetta unicamente al nostro condiret- 
tore Carlo Dr. Marchesetti, il sussidio materiale però va dovuto 
alla munificenza del nostro Comune ed all'esistenza della nostra 


— VII — 


associazione. — Noi siamo oggi proprietari assoluti di quel fondo 
di Sta. Lucia, il quale contiene la parte più estesa della Necropoli 
antica, e con lena, senza precipitazione alcuna, si potranno effettuare 
gli escavi futuri. 


La nostra Società fornì sul campo di studi naturali i mezzi 
alla pubblicazione degli interessantissimi lavori d’osservazione fatti dal 


Prof. Michele Stossich : 


sL' Elmintologia tergestina“ (continuazione). 
»Sulla Physaloptera Rudolphi“. 
pl Distomi degli anfibi*. 


Di recente venne presentata la continuazione degli studi orni- 
tologici del Sig. Vallon in Rovereto, ed una interessante comuni- 
cazione sopra un pesce forestiero (Gadus aeglefinus) comparso sul 
mercato di Venezia, da parte del Socio corrispondente Sig. Conte 
Dr. 4. PaeNinini, 


Fra le conferenze scientifiche tenute quest'anno mi è dovere 
di ricordare: 


le tre conferenze del Sig. Eugenio Pavani, ,Sull’ olivo“; 


una conferenza sperimentale del Prof, Em. Job, ,Sulle fiamme 
cantanti*, ed un altro sopra le ,Curve dinamo-magnetiche*“ ; 


tre conferenze del Sig. Dr. Carlo de Marchesetti, di cui due sulla 
caverna di Gabrovizza, ed una ,su/ corso antico dell’ Isong0“; 


una conferenza del Presidente Dr. B. Biasoletto, sull’ influenza dei 
sSaccherati nell’ indurimento del gesso“; 


una comunicazione del relatore, sopra alcune cristallizzazioni di 
speciale bellezza e ,su/la chiarificazione degli olii“. 


La vostra Direzione persuasa dell'idea, che per favorire l’in- 
teressamento generale alle discussioni sopra argomenti spettanti le 
scienze naturali, saggiamente dispose l’emmissione d’un elenco di 
conferenze stabili per trattare in via accademica sopra argomenti 
di lungo studio e per avviare pur anche conferenze scientifiche, con- 
sistenti in brevi comunicazioni, in domande e discussioni. 

La vostra Direzione dispose poi, di riprendere le letture po- 
polari per la maggior possibile diffusione delle cognizioni naturali, 


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e sono soddisfattissimo di potervi comunicare, che si è trovato un 
numero considerevole di scienziati, i quali nella prossima stagione 
primaverile si presteranno allo scopo di dimostrare ad un pubblico 
maggiore di quello dei puri soci, in tratti grandi e dilettevoli la 
forza imponente, la bellezza, gli incanti ed il mistero della Natura. 


Anche nell’anno decorso venne intrapresa un’ escursione, ini- 
ziata dalla Società di scienze naturali, in unione colla Società Agraria 
e con quella degli Architetti ed Ingegneri. Meta della gita fu la 
visita alla città di Fiume ed ai lidi di Abbazia. — Colgo l’occa- 
sione per ringraziare, in nome della Società, alle squisite gentilezze 
del Sig. Podestà di Fiume, Dr. Ciotta, il quale volle riceverci in 
persona, al nostro arrivo alla stazione, ed il quale ci onorò nel 
farci guida traverso la simpatica città di Fiume, ove ci fece vedere 
il teatro, i mercati coperti, l'acquedotto, i nuovi edifici scolastici, 
la palestra dei vigili, le chiese di maggiore importanza e le anti- 
chità di Tersatto. — A quanti parteciparono a quella gita rimar- 
ranno indimenticabili i modi gentili e cavallereschi del Sig. Podestà 
di Fiume. — Mi è dovere ancora di aggiungere, che moltissimi 
membri del Consiglio comunale, assessori ed ingegneri si assunsero 
le funzioni di Ciceroni presso la numerosa Comitiva Triestina, 
ospite di Fiume. 


La nostra Società ha mantenuto vivo lo scambio internazionale, 
e mi piace potervi constatare, che la Società adriatica delle scienze 
naturali sta in comunicazione letteraria con 214 associazioni scien- 
tifiche, di cui 
40 in Austria-Ungheria, 
55 in Germania, 
3o in Italia, 
11 in Isvizzera, 
13 in Francia, 
7 in Belgio, 
3 nei Paesi Bassi, 
1 in Danimarca, 
nel Lussemburgo, 
nell’ Inghilterra, 
nella Russia, 


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nella Svezia e Norvegia, 


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1 in Portogallo, 

i nell’ Egitto, 

3 nelle Indie inglesi, 

t nelle Indie olandesi, 

1 nel Giappone, 
14 negli Stati Uniti dell’ America, 
14 negli altri Stati americani, 

3 nell’ Australia. 


214 


La nostra Società attiva si compone alla fine dell’anno 1889 di 


8 Soci onorari, 


It , corrispondenti, 


224. residenti an. Trieste, 


» residenti fuori di Trieste. 


Non è una cifra insignificante, dacchè pesano i nomi dei sin- 
goli associati, ma in riguardo al tenuissimo canone ed in riflesso 
dei compiti elevatissimi assunti dalla nostra Società, io vorrei viva- 
mente sperare che l’associazione numerica si aumenti, per mantenere 
salda ed imperante la nostra Società. 


Fra le Società colle quali godiamo lo scambio rileverete una 
francese, la Società dei giovani naturalisti! — Pur troppo di giovani 
dilettanti ed amanti della natura, finora la nostra Società non può 
contare alcuno, eppure la ricchissima bibliotecca esposta nei nostri 
locali sociali, e curata colla massima valentia dall’ Egregio condi- 
rettore Dr. Stenta, potrebbe offrire ai giovani cultori delle scienze 
naturali un immenso tesoro di cose utili, dilettevoli ed impulsive 
a futuri studìî. 


Nell'anno decorso decessero i nostri Soci: 


Carlo Deschmann, direttore del Museo 
Prov. di Lubiana, 

Carlo Dr. Krauss, 

Edoardo Landauer, 

Giovanni Mabhorsich, 

Ferdinando Dr. Hauck. 


cal 


Anzitutto vi prego di onorare la memoria di questi distinti 
a noi rapiti dalla morte colla gentile vostra alzata. — Ora permet- 
tetemi di tessere brevi cenni necrologici di quei due defunti, che 
durante loro vita erano attivi naturalisti. 


Carlo Deschmann nacque nel 1821 in Istria. Orfano in età 
assai giovanile, ricevette i mezzi di educazione da uno zio nego- 
ziante in Lubiana. — Nel 1839 giunse all’ Università di Vienna 
per dedicarsi allo studio della medicina; in causa di prolungata 
malattia però dovette cambiare, in seguito al consiglio dei medici 
curanti, la facoltà prescelta e dedicarsi agli studi legali — Aman- 
tissimo delle scienze naturali, egli si dedicò principalmente agli 
studi botanici, e divenne sommo conoscitore della flora della Car- 
niola. — Per naturale conseguenza venne chiamato quale insegnante 
di scienze naturali presso il Ginnasio di Lubiana, e partito poi da 
Lubiana il Freyer, nominato direttore del nostro Civico Museo 
di scienze naturali, egli a Lubiana gli divenne successore, nella 
quale posizione egli rimase fino alla sua morte, avvenuta 1’ 11 
Marzo dell’anno decorso. 

Il Deschmann anzitutto era il botanico che illustrava perfet- 
tamente la flora della Carniola; quale direttore del Museo nazionale 
di Lubiana divenne anche archeologo, e, seguendo lo sviluppo 
scientifico degli studi paletnologici moderni divenne il Deschmann 
una vera illustrazione scientifica. Spettò a lui la scoperta delle 
palafitte di Lubiana e fu Deschmann che fece vive le Necropoli di 
Watsch, di St. Margherita e che fece conoscere le traccie paletno- 
logiche nelle contrade di Zirknitz, Zwetsch, Nessenfuss ed in altre 
località della Carniola. 

Deschmann poi era il fondatore del Museo provinciale di 
Lubiana; — un Museo splendido per la costruzione edilizia, per 
la disposizione ordinata e per la ricchezza dei materiali da studio 
ivi collocati, un Museo perfetto sotto ogni rapporto. 

Ho rilevato i principali meriti del nostro Deschmann, accenno 
ancora che egli fu consigliere comunale di Lubiana e per qualche 
tempo podestà di quella città, deputato alla Dieta, deputato al 
Parlamento. — Insomma fu insigne il nostro socio onorario Car/o 
Deschmann. 


Assai più nascosa decorse la vita dell’ altro nostro socio 
defunto Dr. Ferdinando Hauckj morto alienato il 21 Decembre 


— XII — 


1889. — Nato nel 1845 a Briinn, dopo avere assolto con maturità 
la scuola reale si diede agli studi politecnici, sempre però conser- 
vando l’amore di raccolte e di osservazioni naturalistiche. — Per 
raggiungere una posizione sociale, il povero Hauck sostenne con 
ottimo successo il corso prescritto per gli impiegati al telegrafo 
e divenne poi impiegato telegrafico, e come tale egli eseguì durante 
la sua salute tutti i doveri d'ufficio colla massima scrupolosità. 

Nelle ore fuori d’ ufficio il nostro ZZauck, si dedicò sulle sponde 
della glauca nostra Adria allo studio delle alghe. — Ed egli ne 
raccolse tante e tante da farne un Museo. 

Il Hauck coll’ andare degli anni divenne algologo di primo 
rango; collaboratore della ,Crittogamia di Rabenhorst“, fu egli che 
descrisse le alghe austriache e germaniche. 

In seguito a questi e ad altri numerosi lavori sul campo 
dell’ algologia, 1’ Università di Zurigo, nel suo Giubileo cinquan- 
tenne, lo nominò nel 1883 Dottore honoris causa. — In unione 
al Richter egli diede principio all’ edizione Phykotheka Univer- 
salis, la raccolta di alghe disseccate da tutte le parti del mondo. 
La Oesterr. Botanische Zeitschrift contiene poi tutti gli studi spe- 
ciali sulle alghe del mare Adriatico. — La 7edwigia contiene i 
lavori originali del ZZauck sulle alghe del mar rosso e dell'oceano 
indiano, ed anche gli atti del Museo Civico di storia naturale di 
Trieste nel vol. VII del 1884 contengono importantissimi cenni 
sopra alcune alghe dell’ oceano indiano. 

Nella Flora dell’ isola di Jan Mayen del Dr. Reichardt (Vienna 
1886) assunse li Dr. ZZauck la parte descrittiva delle alghe ivi raccolte; 
e moltissimi contributi all’opera yAlgae aquae dulcis exiccatae* di 
Wittrock e Nordstedt, come pure all'opera delle , Diatomee® di 
Méller sono dovuti all’ operosità infaticabile del Dr. Hauck. 

Rimane ora quale suo lascito un immenso erbario di alghe, 
composto di 60 grandi fascicoli, di cui 52 contengono esclusiva- 
mente le alghe marine. — Secondo ogni certezza passerà questo 
tesoro alla vendita e vivamente si dovrebbe deplorare che questo 
ricchissimo materiale, raccolto precipuamente nell'intorno delle nostre 
sponde, avesse da staccarsi dalle nostre patrie raccolte. 


Avendo accennato alla vita scientifica di questi valentissimi 
due scienziati, mi è un caro dovere di ricordarvi in questa occasione 
che quest'anno si compiono 10 anni dacchè è spirato il fondatore 


— XII — 


della nostra Società, Muzio de Tommasini, che fu amico e colla- 
boratore intimo del Deschmann e che avviò coi suoi consigli il 
Hauck agli splendidi studi da lui eseguiti. — È quindi un dovere 
nostro di onorare anche la memoria dell’ illustre Tommasini, e vi 
prego di farlo colla vostra alzata. 


Alla fine della mia relazione mi è un grato dovere di ringra- 
ziare pubblicamente alla cortesia della stampa locale, la quale, con 
benevolo affetto alla nostra istituzione, si è data ogni cura per 
patrocinare i nostri interessi sociali sul puro campo della scienza. 


Il Presidente invita poi il Sig. Direttore Dr. Carlo de Mar- 
chesetti, ad esporre il riassunto dei lavori preistorici fatti nell’anno 
sociale decorso. 

Il Dr. Marchesetti prende la parola e legge la relazione sugli 


») 
. 


scavi preistorici fatti nel 1889 


Come negli anni passati anche quest’ oggi mi corre il grato 
obbligo di darvi breve relazione intorno agli scavi eseguiti durante 
il 1889. Se anche la messe degli oggetti raccolti non può parago- 
narsi a quella dell’anno precedente, essendo restate sospese le ricerche 
nella necropoli di Sta. Lucia, tanto ricca di preziosi cimelî, noi dob- 
biamo tuttavia registrare parecchie interessanti scoperte, mercè le 
quali andò sempre più diradandosi la fitta nebbia, che oscurava il 
lontano orizzonte della nostra preistoria. 

Lo scavo principale fu a Caporetto, ove vennero sterrati 
478 m. q» di terreno, scoprendosi 255 nuove tombe, con che il 
numero totale dei sepolcri esplorati finora in questa importante 
necropoli ascese alla cospicua cifra di 878. Essi non sono sì fitti 
come a Sta. Lucia, dappoichè in media se ne ritrova appena uno 
per 2 m. q., laddove in quella essi sono 2!/, volte più densi. Lo 
scavo però riesce più facile non essendo tanto profondi. 

Anche quest’ anno si mantenne rito esclusivo la combustione 
e la deposizione dei resti del rogo nella nuda terra od in grandi 
urne cinerarie d'argilla o di bronzo. Oltre 221 pentole d'’ argilla 
di varie fogge ed una situla di bronzo, si raccolsero numerosi 0g- 
getti metallici, come fibule, spilloni, collane, anelli, armille, orec- 
chini, cinture, ecc. Dal lato della successione cronologica delle 


— XIV — 


varie parti dell’ estesa necropoli, riesce interessante che mentre nel 
lembo meridionale della stessa (fondo Monfreda) predominano le 
pentole situliformi e le coppe ad alto piede, come pure le fibule 
ad arco semplice (per lo più con la spirale da ambidue i lati), nel 
tratto settentrionale verso l’ Isonzo, trovansi di preferenza calici e la 
serie delle fibule è più varia spesseggiandovi quelle a navicella ed 
a bottone, senza però farvi difetto le altre forme di tipo meno 
arcaico, Più chiare ancora appariranno di certo queste particolarità 
allorchè gli scavi ci avranno rivelato i molti documenti, che tuttora 
se ne stanno celati entro il seno della terra. 

Vista la rarità di armi nelle nostre necropoli, riesce di spe- 
ciale importanza la scoperta della tomba di un guerriero, fatta alle 
falde del castelliere di S. Antonio, a cui s’ appoggia la borgata di 
Caporetto. Essa constava di una grande urna di bronzo sfracellata, 
a lamina molto grossa, contenente 8 lance, 4 celt, 1 paalstab ad alette, 
1 spuntone ed una mannaia di ferro. Eranvi inoltre un’ armilla di 
ferro ed una pietra da mola*). 

Alla stessa epoca, forse un po’ meno avanzata, appartiene un 
altro sepolcreto, che scavai a S. Pietro al Natisone presso Cividale. 
Esso dev’ essere stato molto esteso, ma pur troppo andò recente- 
mente distrutto col dissodamento del terreno e ciò che è più 
doloroso, senza che alcuno si sia data la briga di tener nota delle 
sue particolarità e degli oggetti rinvenuti. Mi riescì tuttavia di 
aprire 14 tombe, le quali se anche non ricche di oggetti, mi fecero 
conoscere almeno in parte la civiltà di questa interessante stazione 
preistorica, sulla quale mi riservo dare più tardi relazione **). 

Finora noi avevamo rivolta la nostra attenzione quasi esclu- 
sivamente alle necropoli della vallata dell’ Isonzo e de’ suoi con- 
fluenti, trascurando le reliquie paletnologiche, che in tanta copia 
trovansi sparse per la nostra bella penisola istriana. Due assaggi, più 
che scavi vi feci quest’ anno, che se anche non ci fornirono ricca 
messe di oggetti, ci diedero tuttavia contezza di muovi riti e forse 
di popoli diversi, che le indagini venture saranno chiamate a farci 
meglio conoscere. 


*) Anche quest'anno l’egregio mio amico Sig. Giuseppe Sartorio mi 
prestò valida assistenza durante gli scavi di Caporetto. 

#*) E qui devo ringraziare l’onor. Sindaco per il permesso concessomi 
di scavare sopra un fondo comunale, come pure il Sig. Giuseppe Bevilacqua per 
le gentilezze usatemi durante il breve soggiorno a S. Pietro. 


MIS ei 


Là nelle inospiti regioni della vallata superiore del Recca, 
ove a ributtare le incursioni dei barbari Giapidi, i Romani innal- 
zarono il famoso vallo che segnava il confine d’Italia, viveva una 
popolazione assai numerosa, e giudicare dalla quantità di castellieri 
colossali ivi esistenti, dei quali ne conosco non meno di diciasette. 

Gli scavi praticati alle falde del Castelliere di Sta. Caterina presso 
Ielsane e di quello di Sapiane, mi diedero parecchie tombe, che se anche 
appartengono al periodo Hallstattiano, come quelle di Sta. Lucia, Ca- 
poretto, Vermo, Pizzughi, ecc., vanno però fornite di oggetti alquanto 
differenti. Delle fibule non sono rappresentate che quelle della 
Certosa, all’ incontro quasi ogni tomba possede una torque liscia 
massiccia ed un’ armilla a spirale. Di più, le tombe non trovansi 
riunite in vasti campi come nelle necropoli preaccennate, ma ogni 
famiglia pare sotterrasse i suoi morti nei propri fondi, giacendo 
disseminati nelle piccole vallecole che apronsi alle falde delle colline. 

Un’altra necropoli istriana riesce interessante per non conte- 
nere tombe piane di combusti, ma tumoli con inumati. Già due 
anni fa, io aveva aperti alcuni di questi sparsi sulle sterili colline 
presso Villa di Rovigno, ma pur troppo essi erano stati già ante- 
riormente manomessi. Quest’ anno ne scopersi alcune centinaia, 
raggruppati intorno al Castelliere di S. Spirito presso Cittanova. 
Ne furono esplorati 15 che per altro non ci diedero che ossa più 
o meno decomposte, urne sfracellate ed un anellino di bronzo. 
Gli oggetti ritrovati sono troppo scarsi per permettere una deter- 
minazione precisa dell’epoca cui appartengono: l’ analogia però 
delle stoviglie con quelle delle tombe dei non lontani Castellieri di 
S. Dionisio e di Villanova sul Quieto, ci fa arguire che anch’ essi 
debbansi riferire all’ epoca del bronzo. Sarebbe perciò opportuno 
di aprirne ancora degli altri, che probabilmente ci darebbero oggetti 
caratteristici, rivelandoci chi fossero le genti che usavano questo 
speciale rito funebre. Del resto i dintorni di Cittanova meritereb- 
.-bero un’ accurata esplorazione spesseggiandovi i Castellieri, da uno 
dei quali ebbi una magnifica ascia di cloromelanite, regalatami 
dall’ egregio Canonico Sfecich *). 


*) Mi corre qui l’ obbligo di ringraziare pubblicamente i Signori Parentin 
e Zamarini di Cittanova, per la gentile cooperazione nella ricerca dei tumuli, 
come pure il Prof. Covrich ed il Sig. Capellari, che mi favorirono parecchi 
oggetti interessanti dai Castellieri di Villanova. 


— XVI — 


Un piccolo scavo fatto al piede del Castelliere della Gradiscata 
di Monfalcone mi diede cinque tombe d’inumati appartenenti però 
ad epoca più tarda. Erano deposti nella nuda terra senza alcuno 
schermo, solo la testa posava sopra una pietra. Oltre ad urne 
sfracellate, si raccolsero perle d’ambra, una fibula a cerniera, un 
orecchino d’ argento, una fusaiuola, ecc. 


Nè vennero tralasciate l’ esplorazioni delle caverne, continuan- 
dosi gli scavi specialmente in quelle di Gabrovizza e di S. Canziano, 
in quest'ultima per cura della benemerita Società austro-germanica 
degli alpinisti e per opera speciale dell’ attivissimo Sig. G. Marinitsch. 
Sui numerosi oggetti rinvenuti vi diedi già relazione durante il corso 
dell’anno *) e mi lusingo di aver occasione di parlarvene ancora, dap- 
poichè le ricerche che siamo intenzionati di continuarvi, ci daranno 
senza dubbio nuovo ed interessante contributo paletnologico. 


Infine non posso far a meno di accennare che al Congresso 
antropologico che quest’ estate venne tenuto a Vienna, furono molto 
ammirati gli oggetti di Sta Lucia, che aveva colà recato ad illustra- 
zione del rapporto sulle nostre indagini. 


Ed è con un sentimento di speciale compiacenza che qui posso 
rilevare come l’ esplorazioni iniziate dalla nostra Società Adriatica 
vengano altamente apprezzate dai corifei della scienza paletnologica, 
apprezzamento espresso apertamente dall’ illustre Virchow nel suo 
discorso inaugurale, con le seguenti parole: In quanto a me nulla 
ho salutato con gioia maggiore, che il ritrovamento di quelle estese 
necropoli che recentemente vennero scoperte nelle regioni più me- 
ridionali delle alpi austriache, nel Litorale ed in Istria. Con ciò 
venne inserita un’ importante catena di nuovi anelli nell’ antico 
sistema dei rapporti vicendevoli tra i vari popoli. Io vorrei accen- 
tuare quest'oggi come queste scoperte riescano della massima im- 
portanza, in quanto che ci dimostrano le relazioni internazionali 
esistenti nell’ epoche preistoriche e le vie per le quali si diffuse la 
coltura. Io credo che queste scoperte contribuiranno inoltre a destare 
nelle relazioni internazionali un po’ più di modestia e di gentilezza 
di quanto avviene al presente, in cui si parte dal punto di vista di un 
eccessivo sentimento nazionale, Allorchè le varie razze si riconoscessero 
come collaboratrici ai grandi compiti dell'umanità, allorchè in tutti si 


*) Boll. Soc. Adr. XI, p. 1-19. 


— (XVII — 


destasse il sentimento della moderazione e si riconoscessero i meriti 
delle altre nazionalità, cesserebbero molte delle lotte, che ora fatal- 
mente agitano il mondo“. (Mitth. anthrop. Ges. Wien 1880, p. 63). 

Così gli scavi di quest’ anno se anche non molto estesi, offrono 
il vantaggio di esser stati praticati nelle diverse parti della nostra 
provincia e di aver dischiuso nuove stazioni, che vengono a rischia- 
rare periodi differenti della nostra preistoria. Ed appunto colla 
molteplicità dei ritrovamenti e coi loro vicendevoli raffronti, si 
allarga sempre più la conoscenza di quell’ epoche remote sulle quali 
tace la storia, e che mercè pazienti continuate esplorazioni, potranno 
fra non molto risplendere di luce, pari a quelle che vennero irrag- 
giate dall’ imperitura civiltà latina. 


Il Presidente prega il Cassiere, Sig. Eugenio Pavani, di dar 
lettura del Consuntivo generale e quello della Commissione per 
gli studi preistorici. 


— XVII — 


Consuntivo della Società Adriatica di scienze naturali per |’ anno 1889. 


Introito 


Civanzo Cassa risultato alla chiusa 
dell’anno®1888% .&. = 
Canone: a) da due socip. l’anno 1888 
b)tda"z43 n, 6 1889 
Interesse del capitale fondazionale 
Mommastifiic co e Bee 
Contributo per conservazione del 
giardino botanico-farmaceutico: 
a) dal Comune di Trieste. . . 
b) dal Gremio Farmaceutico . . 


Contributo comunale per studî di an- 
tropologia e preistoria O 
Dal Comitato organizzatore della gita 
allPAbbpazia 0 Men 


SOMMISST 
BISON cene n e pe CL 


Civanzo Cassa addì 31 dic. 1889 


100 


f. 3401 
SEND) 


f. 1246 


I. Affitto locali della Società. . . . 
2. Emolumenti e mercedi: 
a)paliCGusio dente, 


b) per riscossione canoni. |, 


3. Stampe, litografie ed incisioni . . 
4. Spese di cancelleria: calefazione ed 
illuminazione de’ locali sociali, co- 
piature, carta ed altre varie . . 
SARE Atrani dial brian ne 
6. Spese postali p. francobolli, mandati 
e telegrammi. . . ob 
7. Conservazione locali e mobili . : 
8. Premio sicurtà mobili e libri. 
9. Bolli per quietanze . . a e 
10. Conservazione del giardino botanico- 
LAGIACCUICONTAASA NO LARA 
II. Studî di antropologia e preistoria 
(v. Resoconto speciale) . . . . 


Somma DE 


Esito 

A) f 408! i 
f. 100 

45 » 145) — 

: 290190 

. lm 50| 06 

3 if. Bolizo 

2 ‘(00085 

ll» 2| 20 

o: x 3| 32 

DIO D 2| 582 

Di ‘203 70 

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So fN205D) 185 


— XKX — 


‘06g1 ouue ] Jod osnuessid | tod ouodso 1u24v7 919ISSE) JOUSIS II 
‘majoid rapunsuoo 1 eunuean pe neaosdde ouoSusA ‘QUOIZEZOA è 0SSAN 
‘ejoied è] opuarsd ounssan 

‘aUOISSNOSIp è] alde 23U9pisoIg II 


‘grand  HnquguoI  1IEIUO]OA I[enzueAa 
11}je. eidos aJejuod èZuUas “‘IUOISIDUI 
o]lop  esods è] eslidoo Jod a 011938 
Ip nHOoa}] ju aJinfasosd dad 27u919UFNS 


cciI “| * | * * | ipewwose]‘o6gI cuue ]19d euorzisodsip 
ens è gIAt ElIo]sIoI] 9 eiSo]odonuy 
ip suoizas e] ‘o6gI ouut ] Jod eJa1mos 
e][ap suoIsiA9Id Ip 0]uo9 jou o]unsse 


| — [0093 “| * | ip onparo qozueato onsp |e o1uniSSy 
coeso sg] | _* | ozueaio 
Ta 966 Ar : ia toi co: Ant ae pati SLI ONIST] 
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GG. |G00 RN] ER RIO aos — [og “ * © * SDEJOC ‘puotutuo9 
Sadosio q ‘518 INT SES aldo 
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‘onasode) ip eyosiaid ijod | 211099 essouoJseg BloUSIS elle ‘T 
-0199U 9][au oAgosa Ip LIOAE] J9od | — [oo1 *;f © * «sint +) o8indi q{ 


ap EUIN essouoJeg eIOUSIS ee “I 


neSorso nuenon]e Jod onappns [W ‘Il 
:neand nnquguo9 ‘IT 


Lo |Lgg +3 + <|- - - > -Issosogui po 0091 7 i odgianei ao si: Gulle 200: ra 
| Ip OIJEUISIIdO 03paJo Ons op]es -2U OZUOIDS IP _BInelIipy va1dos elle ‘II 
è MasayoIeNy ep ope) “I ‘SIS IV I cc igte <il < | | *gggi a1quiasip 1g ippe esse” OZUBAID ‘] 


0}1SH 03101}u] 
‘0681 0uue | Jad elo)sIRIg 9 eifojodos]}uy Ip aucizas ejjap oAQHunsuoo 0}u09 


e 


Preventivo della Società Adriatica di scienze naturali per l’anno 1890. 


Introito 


| IRR GADONEMCA NASO CI TIA 
2. Interessi fondazione Tommasini . . 


3. Contributo conservazione del giardino 
botanico-farmaceutico: 


a) dal Comune di Trieste . 
b) dal Gremio farmaceutico . 


4. Contributo comunale per studî di 
antropologia e preistoria (V ed 
ultimagrata) Se 


Sonim a eee 


I. Affitto locali della Società. . . . 
2. Conservazione locali sociali e mobili 
in uso e acquisto mobili nuovi . 
3. Mercede al personale di servizio: 
a)'al'‘Custode E en ren ir 
b) per riscossione canoni . . . 
4. Stampati, litografie e incisioni . . 
5. Spese di cancelleria: calefazione ed 
illuminazione dei locali, copiature, 
Gartagednaltri Wire quis iva ere 
6. Noli, spedizione del Bollettino, fran- 
cobolli, mandati postali, telegr. ecc. 
Mese gR0ra (CIO DIL Ea ne e Rene 
UISbrafe-gionnali vt... atei . 
ONMRIENIONSICUrTA MODI een 
10. Conservazione giardino botanico e 
TA a GG tI GO CSA RT PINO 
II. Studì di antropologià e preistoria . 
ESCI LI DE CLETO INASTOSS IS II 


Dr*Bollite=timetamze)i teo 
IAC VALIeReA MM preve dui en o 
Somma . . . 

IRCHONONE".. <. WEPIRORTÀ OSE, 
Deficenzazaesbrinatt. i sie 


che verrà coperta col civanzo di f. 1246.02 
risultato alla chiusa del 1889. 


100 


1200 


— XXI — 


Messo a discussione, viene approvato il preventivo da tutti i 


Soci presenti nell’ adunanza generale. 


Il Presidente chiede, se qualcuno abbia da esporre desideri, 


osservazioni, e chiude la seduta acclamata dagli intervenuti. 


ELENCO 
dei Membri della Società Adriatica di Scienze naturali in Trieste 


alla fine dell’anno sociale 1889. 


Soci onorariì. 


. Canizzaro Dr. Stanislao, prof. 
Roma. 

. Claus Dr. Carlo, prof. Vienna. 
. Haeckel Dr. Ernesto, profess. 
Jena. 

. Heller Dr. Camillo, prof. /nns- 
bruck. 

. Hofmann Dr. Augusto, prof. 
Berlino. 

. Schulze Dr. Francesco, prof. 
Berlino. 

. Virchow Dr. 
Berlino. 
. Wiesner 
Vienna. 


Rodolfo, prof. 


Dr. Giulio, prof. 


mi O OO 00NI 


Soci corrispondenti. 


. BrusinaSpirid., prof. Zagabria. 
. Ciamician Dr. Giacomo, prof. 


Bologna. 


. Dal Sie Giovanni, prof. Verona. 


iGerson<:Dr. rJoser:daicCunha; 
Comm." Bombay. 
. Kornhuber Dr. Andrea, prof. 


Vienna. 


. Lanzi Dr. Matteo, medico pri- 


mario, Roma. 


. Lovisato, prof. Sassari. 


. Luciani cav. Tomm. Venezia. 
. Nini conte Dr. Al., prof. Venezia. 


. Sennoner Adolfo. 


Vienna. 
Thilmen.bar. de Felice. Vienna. 


Soci effettivi residenti in Trieste. 


. Accurti Giuseppe, prof. 


. Alber Augusto cav. de Glan- 
stitten. 


. Alberti Emilio conte de Poia. 


4. Allodi Rodolfo. 

5. Antonich Luigi. 

6. Artico Dr. Giovanni. 

7. Aulinger Dr. Edoardo, prof. 


— XXI — 


8 Baldo Giovanni, prof. 


. Bazzoni Dr. Riccardo. 

. Begna Antonio. 

. Benigher Dr. Nicolò. 

. Benporath Dr. Giacomo. 

. Benussi Dr. Bernardo, prof. 

. Benvenuti Silvestro, prof. 

. Bernetich Giuseppe. 

. Biasoletto Dr. Bartolomeo. 

. Boara Dr. Francesco, direttore 


dell’ ufficio edile. 


. Bohata Dr. Adalberto. 

. Bonavia Edoardo. 

. Brettauer Dr. Giuseppe. 

. Brisker Enrico. 

. Brugnaller Antonio. 

. Brumatti Antonio, prof. 

. Brunner Dr. Massimiliano. 

. Burgstaller cav. Giuseppe de 


Bideschini. 


. Cambon Dr. Alfredo. 

. Cambon Dr. Luigi, avv. 

. Cambon Ugo. 

. Camus Ernesto. 

. Caracari Aristide. 

. Carara Giacomo, dirigente. 

. Castiglioni Dr. Arturo. 

. Ceconi Anna, maestra. 

. Cesare Alessandro. 

. Cillia de Giovanna, maestra. 
. Claich Michele. 

. Cofler Dr. Attilio. 

. Cortivo Ernesto, prof. 

. Costa Alfonso, prof. 

. Costantini Dr. Achile, proto- 


fisico. 


. Covacevich Giovanni, 
. Crillanovich Giovanni. 
. Cristofolini Cesare, prof. 


44. 
45. 
46. 


Daninos cav. Dr. Angelo. 

Dase Julius. 

Defacis Dr. Giuseppe, presi- 
dente d’ Appello, Eccellenza. 


. Dejak Cristiano. 

. Deputazione di Borsa. 

. Dessenibus Vincenzo, ing. 
. Dompieri Dr. Carlo. 

. Ebner 


Natalis di Ebenthal, 
i. r. consigliere governativo. 


. Eichelter E., prof. 

. Escher Dr. Teodoro. 
. Fabris Dr. Gioachino. 

. Farolfi Dr. Vincenzo, prof. 
. Feriancich Dr. Enrico. 

. Filippi Augusto, farm. 

. Fontana Carlo. 

. Frauer Emilio. 

. Friedrich Dr. Francesco, prof. 
. Galatti Giorgio. 

. Gandusio Zaccaria, 


dirigente 
del Magistrato. 


. Garzolini Giuseppe, dirigente. 
. Ganzoni Carlo. 

. Geiringer Dr. Eugenio, ing. 
. Gelcich Baldassare, cap. 
. Gentilomo Oscar. 

. Gialussi Pietro. 

. Graberg cav. Gustavo. 

. Graeffe Dr, Edoardo. 

. Gregorutti Dr. Franco. 
. Grignaschi Emilio, prof. 
. Guastalla Dr. Eugenio. 
. Guttmann Enrico. 

. Gutmansthal - Benvenuti 


cav. 


Luigi. 


. Guttenberg cav. de Ermano, 


i. r. ispettore forestale prov. 


. Gvozdanovich Tommaso. 


‘102. 
i 057 
104. 
IO). 
106. 
Ton: 
108. 
109. 
110, 
ble 
lib: 


— XXIII — 


. Haslinger Eugenio. 

. Hausenbichler Dr. Augusto. 
. Henke Silvino D. 

. Hochkofler de Dr. Augusto, 


notaio. 


. Hochkofler de Sig." Mary. 

. Hortis Dr. Attilio. 

+ Huber Enrico. 

. Ianovitz Dr, Edoardo, avv. 
. Idone cav. Domenico. 

. Jeklin Edoardo. “ 

. Jeroniti Norberto. 

. Job Emmanuele, prof. 

. Kagnus Raimondo, i. r. mag- 


giore. 


. Klodich-Sabladovschi cav. de 


Antonio, i. r. ispettore sco- 
lastico prov. 


. Krisch Antonio, consigliere. 
. Kugy Dr. Giulio. 

. Kugy Paolo. 

. Lanzi D. Alessandro. 

. Laudi Dr. Vitale, prof. 

. Lauro Francesco. 

. Lazzarini Giovanni, prof. 

: LeviXDr. Ganlo: 

100. 
IOI. 


Liebman Dr. Carlo. 
Liprandi G., farmacista. 
Lorenzutti Dr. Ettore. 
Lorenzutti Dr. Lorenzo. 
Lunardelli cav. Dr. Clem., avv. 
Lutschaunig Vittorio, prof. 
Luzzatti Dr. Giuseppe. 
Luzzatto Dr. Attilio. 
Luzzatto Raffaele. 
Luzzatto Dr. Moisè. 

Lyro Rodolfo, cons. 
Machlig cav. Felice. 
Machlig Pietro. 


Buda 
114. 
EE, 
116. 
117. 
LS: 
110. 


120, 


121, 


122, 


L29. 
124. 
125. 
126. 


N27: 


128. 


120. 
1305 
13.1: 
132, 
b3:5% 
134. 
35, 


136. 
137: 
138. 
139. 
140. 
I/GI: 
142. 
143. 


144. 
L45: 


146. 
147. 
143. 
149. 


150. 


Manussi cav. Dr. Alessandro. 
Marchesetti de Dr. Carlo. 
Marinitsch Giuseppe. 
Massopust cav. Ugo. 
Mauroner Leopoldo. 
Mazelle Edoardo, prof. 
Menegazzi Eugenio. 

Merli Dr. Antonio. 

Merlato Dr. Adriano. 
Miklaucich Giuseppe. 

Minas G. 

Mitrovich Bartolomeo, prof. 
Monti Ovidio, cap. 
Morpurgo Alessandro, prof. 
Morpurgo Dr. Eugenio. 
Morpurgo Nina, baronessa. 
Morteani Edoardo, prof. 
Musner Giuseppe. 

Nazor Dr. Giuseppe, prof. 
Nagy Dr. Maurizio. 
Nicolich Dr. Giorgio. 

D’ Osmo Dr. Davide. 
Osnaghi Ferdinando, i. r. 
Ispett. prov. 

Pardo Dr. Leone. 
Pascoletto Nicolò Damaso. 
Pavani Eugenio. 

Pellegrini cav. Luca. 
Peressini Giovanni, prof. 
Perhauz Giovanni, prof. 
Perhauz Giacomo. 
Pernecker Giacomo, prof. 
Pertot Dr. Simeone. 
Pervanoglù Dr. Pietro. 
Petke cav. Francesco. 
Pettener Giovanni, maestro. 
Petritsch Francesco. 

Piccoli Dr. Giorgio, avv. 
Pichler cav. de Carlo. 


151: 
1524 
LS 
154. 
1554 
156. 
157. 
158. 
159» 
160. 
TOI: 
162. 
163. 
164. 
165. 
166. 
167. 


168. 


169. 


170. 


Lg 
72: 
173. 
174. 
175. 
176. 
177. 


178. 


179. 
180. 


181. 
162% 
183. 


184. 


185. 


186. 
187. 


188, 


— XXIV — 


Pigatti Andrea. 

Pinter Dr. Adolfo. 

Pirona Giuseppe. 

Pitteri Dr. Riccardo. 
Pizzetti Pietro, prof. 
Pienker Bar. de Giorgio. 
Pollitzer Alfredo. 

Porenta Dr. Ugo. 
Pospichal Eduardo, prof. 
Postl Adolfo, prof. 
Pozzetto Dr. Guido. 
Pretis-Cagnodo bar. Sisinio. 
Pulgher Dr. Francesco. 
Quarantotto Dr. Giuseppe. 
Ralli bar. Paolo, 

Ravasini Angelo. 

Reinelt bar. Carlo. 

Renner de Osterreicher Enr. 
Revelante Felice, dirigente. 
Ricchetti Edmondo. 
Ricchetti Dr. Ettore, avv. 
Righetti Dr. Giov. cav. 
Rosenzweig Ferdinando. 
Rota Giuseppe. 
Rothermann cav. de Daniele. 
Sandrinelli Dr. Pio, prof. 
Sartorio de Alberto. 
Sartorio de Giuseppe. 
Sauer C. Marquard, direttore. 
Saunig Don Edoardo. 
Scalmanin Giovanni. 
Schell Dr. Alessandro. 
Schivitz M. V., ing. 
Schnabl Federico, ing. 
Schuller Giovanni, prof. 
Sencig G. B., maestro. 
Serravallo Jacopo. 
Serravallo Dr. Vittore. 


189. 
190. 
191. 
102. 
193. 
194. 
195. 
196. 
197» 
198. 
190. 
200. 
201. 
. Tedeschi Vittorio. 

. Tischbein Augusto. 

. Tominz Raimondo. 

. Tommasini Dr. Antonio cav. 
. Tonicelli Dr. Giacomo, avv. 
. Turck Dr. Andrea. 

. Usiglio Giacomo. 

. Ursich Giov., prof. 

. Vagopulos G. Demetrio. 

. Valle Antonio. 

. Venezian Dr. Felice. 

. Vettach Gius., direttore ginn. 
. Vidacovich Dr. Antonio, avv. 
. Vierthaler Augusto, prof. 

. Vio Arturo, ing. 

. Vlach-Miniussi Benedetto. 

. Welponer Dr. Egidio, prof. ‘ 
. Wranitzky Gustavo. 

. Xydias Dr. Pietro Typaldo. 
. Zadro Dr. de Illuminato cav. 
. Zalateo Giovanni. 

. Zampari Dr. Edoardo. 

. Zavagna Enrico, i. r. ispettore. 
. Zenker cav. Antonio. 

. Zenker Antonio, prof. 


Skerle Giuseppe. 

Simoni Dr. Giorgio. 
Slataper Luigi. 

Stenta Dr. Michele, prof. 
Stossich Adolfo, prof. 
Stossich Michele, prof. 
Stransky Francesco. 
Suppan Erminio, prof. 
Suppancich Dr. Michele, prof. 
Susa Dr. Giuseppe. 
Suttîna Antonio. 

Suvich Pietro. 

Tedeschi Dr. Vitale. 


< 030 N — 


— XXV — 


Soci effettivi residenti fuori di Trieste. 


. Bizzarro Dr. de Paolo. Gorizia. 
. Bolle Giovanni. Gorizia. 

. Buccich Gregorio. Lesina 

. Carboncicchio G., farmacista. 


Pola. 


. Cleva Dr. Giovanni. Dignano. 


. Eckhel Giorgio cav. de. Ma- 
gonza. 

. Giaconi Andr. Comisa (Lissa). 

. Giunta provinciale dalmata. 
Zara. 

. Giunta provinciale  istriana. 
Parenzo. 


. Gremio farmaceutico. Gorizia. 


. Haenisch Riccardo, i. r. cons. 


edile. Zara. 


. Levi Dr. Alberto. Vi/lanova di 


Fara (Gorizia). 


. Municipio di Pola. 

. Podersay prof. Arrigo. 

. Polakovich Dr. Alfredo. Pirano. 
. Ravalico Nicolò, prof. Gorizia. 
. Rizzi Nicolò. Pola. 

Rizzi. Dr Lodovico; Pola. 

. Salvetti Antonio. Pirano. 

. Schiavuzzi Dr. Bernar. Parenzo. 
. Vallon Graziano. Rovereto. 

. Vranyczany bar. de G. Fiume. 


SOCIETÀ COLLE QUALI SI GODE LO SCAMBIO DEGLI STAMPATI. 


Austria-Ungheria. 


. Bistritz. 
. Briinn. 


Budapest. 


» 


. Gorizia. 


” 


Graz: 


n» 
Hermannstadt. 


. Innsbruck. 

. Klausenburg. 
- Liamr: 

- Parenzo. 

» Praga. 

. Rovereto. 

. Serajevo. 


. Spalato. 
. Trento. 


Trieste. 


K. Gewerbeschule. 

Naturforschender Verein. 

Musée national de Hongrie. 

Tek. Magyar tudomanyos akademia. 
K. ungarische wissensch. Gesellschaft. 
i. r. Società Agraria. 

Museo Provinciale. 
Naturwissenschaftlicher Verein. 
Zoolog. Institut. 

Siebenb. Verein f. Naturwissenschaften. 
Ferdinandeum fiir Tirol u. Voralberg. 
Magyar nòvénytani lapok. 

Verein f. Naturkunde in Oesterr. o. E. 
Società archeologica istriana. 
K.b6hm. Gesellschaft d. Wissenschaften. 
i. r. Accademia degli Agiati. 

Direction des bosnisch - herzegovini- 
schen Landesmuseum. 

Museo archeologico. 

Consiglio Provinciale d’ agricoltura. 
Museo Civico d’ antichità. 

Museo Ferd. Massimiliano di storia 
naturale. 

Societa agraria. 

Società pedagogica-didattica. 

Società degli architetti ed ingegneri. 
Società alpina delle Giulie. 


41. 
42. 
43. 
44. 
45. 


46. 
a 


48. 
49. 
50. 


bio 
LEA 
530 


54. 


Trieste. 
» 
Vienna. 
» 

” 
tz) 


b2] 


n 
. Zagabria. 


»n 


Altona. 
Augsburg. 
Bamberg. 
Berlin. 


n 


» 


Bonn. 


Braunschweigh. 


Bremen. 
Breslau. 


Cassel. 
Chemnitz. 
Colmar. 


— XXVII — 


Nosocomio Civico. 

Unione stenografica triestina. 

K. k. Akademie der Wissenschaften. 
K. k. geologische Reichsanstalt. 

K. k. zoologisch-botanische Gesellschaft. 
Wissenschaltlicher Club. 

Verein zur Verbreitung naturwissensch. 
Kenntnisse. 

Naturwissensch. Verein der k. k. techni- 
schen Hochschule. 

K. k. geographische Gesellschaft. 

K. k. naturhistorisches Hofmuseum. 
6sterreichischer Fischerei-Verein. 

K. k. Militàr-geographisches Institut. 
K. k. 6sterr. Gradmessungs-Bureau. 
Horvatskoga arkeologiékoga DruZtva. 
Kroatischer naturwissensch. Verein. 


Germania. 


Naturwissenschaftlicher Verein. 
Naturhistorischer Verein. 
Naturforschende Gesellschaft. 

K. Preuss. Akademie der Wissenschaften. 
Botanischer Verein der Provinz Bran- 
denburg. 

Gesellschaft fr Anthropologie, Ethno- 
logie und Urgeschichte. 
Naturhistorischer Verein der preussi- 
schen Rheinlande. 

Verein fiir Naturwissenschaften. 
Naturwissenschaftlicher Verein. 
Schlesische Gesellschaft  fiir vaterlàn- 
dische Cultur. 

Verein deutscher Studenten. 

Verein fiùr Naturkunde. 
Naturwissenschaftliche Gesellschaft. 
Société d’histoire naturelle. 


. Danxig. 

. Darmstadt. 

. Dresden. 

. Erlangen. 

. Frankfurt a. M. 


a. O. 


n 
. Frauenfeld. 
. Freiburg (Breisgan). 


+ Palada: 
. Giessen. 


. Gorlitz. 


. Greifswald (tommem). 


50. Halle. 


” 


n 


» Hamburg. 
. Hanau. 
. Hannover. 


. Heidelberg. 
. Jena. 


. Karlsruhe. 
. Kiel. 


. Kònigsberg. 


. Leipzig. 
. Magdeburg. 


— XXVII — 


Naturforschende Gesellschaft. 

Verein fur Erdkunde. 
Naturwissenschaftl, Gesellschaft ,,Isis*. 
Physikalisch-medicinische Societàit. 
Senckenbergische Naturforscher Gesell- 
schaft. 

Societatum litterae. 

Thurgauisch naturforschende Gesellchaft. 
Gesellschaft fiir Befòrderung der Natur- 
wissenschaften. 

Verein filar Naturkunde. 

Oberhessische Gesellschaft fùr Natur- 
und Heilkunde. 

Oberlausitzische Gesellschaft der Wis- 
senschaften. 

Naturforschende Gesellscatt. 
Naturwissenschaftlicher Verein fir Neu- 
Vorpommern und Rigen. 
Geografische Gesellschaft. 

Kais. Leopold. Carol. Deutsche Aka- 
demie. 

Verein fiùr Erdkunde. 

Zeitschrift fiir die gesammten Natur- 
wissenschaften. 

Verein fir naturwissenschaftliche Un- 
terhaltung. 

Wetterauische Gesellschaft  fiir die 
gesammte Naturkunde. 
Naturhistorische Gesellschaft. 
Gesellschaft fiir Mikroskopie. 
Naturhistorischer medicinischer Verein. 
Medicinisch - naturwissenschaftliche Ge- 
sellschaft. 


- Naturwissenschaftlicher Verein. 


Naturwissenschaftl. Verein filrSchleswig- 
Holstein. 

Physikalisch-6konomische Gesellschaft. 
Naturforschender Verein. 
Naturhistorischer Verein. 


Mannheim. 


Miinchen. 


. Miinster. 


— XXIX. 

Verein fiir Naturkunde. 

K. bair. Akademie der Wissenschaften. 
Westphiilischer Prov.-Verein fiùr Wis- 
senschaften. 


86. Niirnberg. — Naturhistorische Gesellschaft. 

87. Offenbach a. M.  — Verein fir Naturkunde. 

88. Passau. — Naturhistorischer Verein. 

89. Regenburg. — Zoologisch-mineralogischer Verein. 

90. Riga. — Naturforscher-Verein. 

gi. Sondershausen (Thiringen). — Botanischer Verein ,Irmischia*. 

92. Stuttgart. — Wirtembergischer Verein fir vaterlàn- 
dische Naturkunde. 

93. Wiesbaden. — Nassauischer Verein fiir Naturkunde. 

94. Wiirzburg. — Physikalisch-medicinische Gesellschaft. 

95. Zwiekau. — Verein fiùr Naturkunde, 


100. 
IOI. 


102. 
103. 
104. 
109) 
106. 
107. 


108. 
109. 


IIO. 
TIT. 


Arezzo. 


. Bologna. 


Catania. 


» Firenze, 


»n 


Genova. 


bp) 
Lucca. 


Milano. 
Modena. 


bz) 


Napoli. 


” 


» 
Padova. 


Italia. 


R. Accademia Petrarca di scienze, 
Accademia delle scienze dell’ Istituto. 
Accademia Gioenia di scienze naturali. 
Società entomologica italiana. 

R. Museo. 

Società di lettere e conversazioni scien- 
tifiche. 

Museo civico di storia naturale. 
Accademia di scienze, lettere ed arti. 
R. Istituto Lombardo di scienze e lettere. 
Società dei naturalisti. 

R. Accademia di scienze, lettere ed arti. 
Accademia di scienze fisiche e mate- 
matiche. 

R. Istituto d’incoraggiamento alle scienze 
naturali. 

Società Africana. 

Società dei Naturalisti. 

Società veneto-trentina di scienze na- 
turali. 


TI 
113. 
I14. 
ID. 
TO: 
FE7. 
TI, 
1109. 
120. 
121: 
1235 
I23: 
124. 
125. 
126. 


138. 
139. 


Palermo. 


n 
» 


» 
Parma. 


Pisa. 

»n 
Portici. 
Roma. 

” 

n 
Siena. 

” 
Venezia. 
Verona. 


Frauenfeld. 


Graubiindten-Chur. 
. Lausanne. 


» 


Neufchatel. 
St. Gallen. 
. Schaffhausen. 


Amiens. 
Bexters. 


— XXX — 


R. Accademia di scienze, lettere ed arti. 
Il naturalista siciliano. 

Atti del collegio d’ingegneri ed architetti. 
Società di acclimazione. 

Bollettino di Paletnologia. 

Società malacologica. 

Società toscana di scienze naturali. 
Agricoltura meridionale. 

R. Accademia dei Lincei. 

R. Comitato geologico d’ Italia. 

R. Accademia medica. 

Società dei naturalisti. 

Redazione della rivista italiana. 

Civico Museo Correr. 

Accademia d’agricoltura, arti e com- 
mercio. 


Svizzera. 


Société murithienne du Valais. 
Naturforschende Gesellschaft. 
Schweizerische Gesellschaft fiir die ge- 
sammten Wissenschaften. 

Allgemeine schweizerische Cesellschaft 
filrr Naturwissenschaften. 
Schweizerische naturforschende Gesell- 
schafît. 

Naturforschende Gesellschaft. 

Société hélvetique de sciences naturelles. 
Société Vaudoise. 

Société de sciences naturelles. 
Naturwissenschaftliche Gesellschaft. 
Societé entomologique Suisse. 


Francia. 


Société linnéenne du Nord de la France. 


— Société d'études des sciences naturelles, 


140. 


I4I. 
142. 
143. 
144. 
145. 
146. 
147. 
148. 


149. 
150. 


DO: 


15D5 


ISIS 
150. 


158. 
10. 
160. 


161. 


162. 


Caen. 


Cherbourg. 
Lione. 


b»] 


Nancy. 
Nimes. 
Paris. 


be) 


” 


te) 


Rouen. 


Bruxelles. 


Amsterdam. 
Harlem. 
Leide. 


Kopenhagen. 


Louxembourg. 


— XXXI — 


— Académie nationale des sciences, arts 


et belles lettres. 
Société nationale des sciences naturelles. 
Société botanique de Lyon. 
Société des sciences, belles lertres et arts. 
Académie de ,,Stanislas®. 
Société d’étude des sciences naturelles. 
Société de Géographie, 
Journal de micrographie. 
Redaction de la feuille des jeunes na- 
turalistes. 
Société zoologique de France. 
Société nationale des sciences naturelles. 


Belgio. 


Académie R. des sciences, lettres et 


beaux arts. 


— Société entomologique de Belgique. 


Société malacologique de Belgique. 
Société R. de botanique de Belgique. 
Société belge de microscopie. 

Societé géologique de Belgique. 
Société R. des sciences. 


Paesi Bassi. 


— Académie R. des sciences. 
— Société hollandaise des sciences. 
— Société néerlandaise de zoologie. 


Danimarca. 


— Académie Royale. 


Lussemburgo. 


— Institut Grand Ducal. 


163, 
104. 
rOD. 
166. 
167. 
168, 
160. 
70: 


I7I. 
172. 


E793 
174. 
75: 


176. 
177: 


179. 


180. 


— XXXII — 


Inghilterra. 
Belfast. — Natural history and physical Society. 
Dublin. — Royal Society. 
Edimburg. — Royal physical Society. 
Glasgow. — Natural history Society. 
È — Geological Society. 
Liverpool. — Biological Society. 
London. — Royal Society of sciences. 
À — R. microscopical Society. 
Russia. 
Dorpat. — Naturforschende Gesellschaft. 
Ekatherinenburg. — Société ouralienne d’amateurs des scien- 
ces naturelles. 
Helsingfors. — Finska Vetenskaps Societeten. 
Moscou. — K. Gesellschaft der Naturforscher. 
S. Petersburg. — Académie imperiale des sciences. 


Svezia-MNorvegia. 


Cristiania. — Kong Norske Universitat. 
Goetheborg. — Kong Vetenskap. ad Vitterh. Savnhalles. 
Portogallo. 
. Lisbona. — Commissao Central permanente de Geo- 
graphia. 
Egitto. 
Cairo. — La Société khédiviale de géographie. 


Indie inglesi. 


Bombay. — Indo-portuguese numismatic Society. 


TONE 
182. 


183. 


184. 


185. 
186. 
L6r7: 


188. 
139. 
190. 
191. 
192. 
193. 
194. 
195. 
196. 
197. 
198. 


199: 
200. 


— XXXII — 


Calcutta. — Asiatic Society of Bengal. 
Shanghai. — China Branch of the Asiatic Society. 


Indie olandesi. 


Batavia. — Kon. Natuurkundige Vereenigung fiùr 
neederlind. Indie. 


Giappone. 


Yokohama. — Deutsche Gesellschaft fiìrasiatische 
Forschung. 


America. 


S'btati Uk bi. 


Baltimore. — Biological laboratory. 

Boston. — Society of natural history. 

Cambridge (Massachusetts). — Museum of comparative zoology at 
Harwards College. 

Chapelhill. — N. C. Mil. Scientific Society. 

Filadelfia -- Academy of natural sciences. 

Charleston ($.(arol.). — Elliot Society. 

S. Francisco (lalifornia). — Academy of sciences. 

S. Louis (Missouri, —— Academy of sciences 


> — Historical Society. 
Raleigh (N. Carolina), — Elisha Mitchell Scient. Society. 


New York. — American Museum of natural history. 
Washington. - U. S. Coart Survey office. 

5 — Smithsonian Institution. 
Irenton (N. J.) — Natural history Society. 


Altri Stati dell’ America. 


Cordoba (Argentin). — Academia nacional de ciencias. 
Montrea! ((analà), -— Natural history Society. 


213. 
214 
2105 


. Montreal ((Canalà). 
. Halifax (Nova Scotia, Canadà-Nova Scotian-Halifix). — Institut of natural 


. Toronto. 
. New Orleans. 
. Rio de Janeiro. 


» 


» 


Tacubaya. (Messico). 
o. Messico. 


Sant-Jago ((hilì). 


. S. José ((ostarica). 


Buenos Ayres. 


Sidney. 


» 


Melbourne. 


— XXXIV — 
— Geological and natural history survey. 


science. 
— Canadian Institut. 
-- Academy of sciences. 
— Observatoire impérial. 
— Instituto historico geographico ed etno- 
grafico do Brasil. 
— Museo nacional. 
— ©Observatorio astronomico nacional. 
— Sociedad cientifica. 
— Deutscher wissenschaftlicher Verein. 
— Museo nacional. 
-— Academia nacional de ciencias. 


Australia. 


— R. Society of New-South-Wales. 
— Australian Museum. É 
— Society of natural history. 


SOPRRSSEN PESCE FORESTIERO 


(GADUS AEGLEFINUS) 


COMPARSO SUL MERCATO DI VENEZIA. 


Comunicazione del socio 


Dr. A. P. NINNI. 


Nel novembre dello scorso anno con grande sorpresa degli 
Ittiologi e dei pratici si posero in vendita sul mercato di Venezia 
numerosissimi esemplari di varie dimensioni di Gadus aeglefinus 
sotto il nome di Molo bastardo. 

La presenza di una specie nordica sulla nostra piazza non 
poteva non destare vivo interesse in quanti studiano l’Ittiofauna 
Italiana, per cui non mi meravigliai punto di ricevere una lettera 
(a’ 22 Nov. 1888) dal mio amico Comm. Prof. Giglioli, nella quale 
mi scriveva: «Il 14 ed il 19 corr. mese vennero qui sul mercato 
provenienti da Venezia (e dicesi dall’ Istria) circa una cinquantina 
di esemplari grossi e piccoli di Gadus aeglefinus, specie non mai 
registrata nei nostri mari» .... «Il caso merita una seria indagine 
e ti prego di farla senza indugio». 

Ben lieto di render servigio al Prof. Giglioli, io attinsi le 
debite informazioni che a lui tosto spedii. 

Pensando però alle difficoltà che s’ incontrano nell’ eliminare 
gl’ intrusi dalle liste faunistiche, che perdurando generano errori 
che a fatica poscia si possono togliere, faccio conoscere qui il 
risultato delle ricerche intraprese. 

Seppi dal gentilissimo Sig. Sambo, uno dei principali nego- 
zianti di pesce della nostra piazza, che da Milano furono inviate 


1% 


delle casse di Moli bastardi in commissione al Sig. Agostino Bullo, 
ma essendo affatto ignoti al pubblico, si dovettero vendere al tenue 
prezzo da rr a 15 soldi austriaci al chilogramma. — Furono questi 
i pesci che in parte si mandarono a Firenze. Domandato il nome 
dello speditore, conobbi ch’esso era il Sig. Vincenzo Raza, Chiog- 
giotto, ma abitante a Milano. Inviai tosto una lettera allo stesso 
ed in data 8 Gennaio a, c. mi rispose : «posso assicurarla che questo 
pesce (il Gadus aeglefinus) non è dell’ Adriatico, ma lo ricevetti 
da un mio fratello dimorante in Annover». 

Per togliermi ogni dubbio che il pesce possa esser stato 
introdotto anche da Trieste, ricorsi al Sig. A. Valle e con la solita 
sua premura e cortesia egli mi scriveva che sul mercato di Trieste 
non compariscono che pesci provenienti dal nostro mare. Raris- 
sime volte col piroscafo di Costantinopoli ne arrivano dal Mar Nero. 

Metto dunque in avvertenza i raccoglitori e gli studiosi che 
tanto dal mare del Nord quanto dal mar Nero si introducono specie 
straniere sui nostri mercati, per cui bisogna andar cauti nel com- 
prendere specie non mai vedute nel nostro Adriatico. 

Ebbe ragione il Prof. Giglioli di dubitare dell’ origine italiana 
del Gadus aeglefinus, poichè sino ad ora non fu mai pescato nelle 
nostre acque. 


IL GENERE TRICHOSOMA RUDOLPHI, 


LAVORO MONOGRAFICO 


PER 


MICHELE STOSSICH. 


Le trichosome sono tutte forme olomiarie a corpo filiforme, 
capillare, con la parte posteriore più grossa contenente l'intestino 
e gli organi genitali. Nella cute si osservano certi sviluppi parti- 
colari, che si presentano nel loro complesso sotto forma di fascie 
longitudinali; sono di larghezza varia e presentano quasi sempre 
alla loro superficie dei puntini rotondi, i quali non sono altro 
che l’ estremità di bastoncini, che attraversano la cute nella sua 
grossezza; a seconda della posizione che occupano sulla superficie 
del corpo si distinguono in fascie laterali, dorsali e ventrali. 

All'estremità anteriore del corpo si apre il canale digerente 
con l’apertura orale priva di labbra o di qualunque specie di arma- 
tura; l’ apertura anale è terminale oppure situata alla base dell’ apice 
caudale; la parte posteriore dell’ esofago è circondata da un organo 
particolare, che si presenta sotto forma di un corpo glanduloso, 
lobato, formato di cellule piuttosto grandi e di forme molto sva- 
riate, con un nucleo avente un grande nucleolo e con un conte- 
nuto protoplasmatico finamente granulare. 

L’apertura genitale maschile può essere terminale oppure 
situata alquanto verso la parte ventrale, circondata sempre di una 
borsa genitale molto semplice, delle volte grande, in altri casi 
appena indicata. Il canale eiaculatore termina in un cirro lungo e 
solido, il quale alla sua base viene circondato di una guaina pro- 
retrattile, la quale alla superficie esterna si presenta liscia o con 
piegature traversali (Gymnothecae) oppure armata di dentini o 


* 


— 4 —-» 


setole (Echinothecae). In una sola specie, nella 7richosoma cras- 
sicauda, mancano questi organi copulatori nel maschio; è perciò 
che Linstow ne formò il nuovo genere Trichodes (Athecae). 

L'apertura genitale femminile, /a vulva, è situata sempre an- 
teriormente, ventrale e laterale, per lo più al punto di passaggio 
dell’ esofago nell’intestino oppure alquanto sotto il principio del- 
l’ intestino. L'apertura è rotonda o forma una fessura traversale, 
delle volte prominente, semplice o con processi membranacei. Le 
ova in generale sono a guscio grosso, provviste di un corio bruno 
e di due bottoncini ai due poli; la superficie dell’ovo si presenta 
ora granulosa, ora punteggiata, ora attraversata da coste fra loro 
reticolate. 

Le trichosome sono entozoi che vivono esclusivamente nei 
vertebrati, infettandone specialmente il canale digerente, la vescica 
urinaria e rare volte altri organi. E un genere piuttosto abbondante 
di forme, conoscendone fino ad ora 71 specie divise in quattro gruppi, 
31 appartenenti alle Gymnothecae, 16 alle Echinothecae, 1 alle Athecae 
e 23 specie inquirende; di queste 71 specie, 23 si raccolsero in mam- 
miferi, 39 in uccelli, 3 in rettili, 3 in anfibi e 3 in pesci. Con 
pochissime eccezioni tutte sono specie europee. 


SEZIONE I. — GYMNOTHECAE. 


GUATNA DEL'CIRRO INERME. 


i. Trichosoma pliea Rudolphi. 


Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 10. 

Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 255. 

Eberth. Unters. iber Nemat. 1863, pag. 55, tav. VI, fig. 8; tav. VII, 
flg:10, 013: 

Schneider. Monogr. d. Nemat. 1866, pag. 169, tav. XIII, fig. 2. 

Calodium plica, Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1445, pag. 20. 

Molin. Wiener Sitzber. XXX, 1858, pag. 157. 

Diesing. Wiener Sitzsber. XXXXII, 1860, pag. 0809. 


” s 

Ù » Molin. Denkschr. Wiener Akad. XIX, 1861, pag. 328, tav. 
XV, fig. 11-15. 

5 » Molin. Il sottord. d. Acrofalli, 1861, pag. 192. 

n » Diesing. Wiener Sitzsber. XXXXIII, 1861, pag. 279. 


Mas. 13—3092 


EemMasoe00n 


Ha il corpo capillare, anteriormente attenuato, posteriormente 
ingrossato, con due fascie laterali corrispondenti ad !/, della gros- 
sezza; bocca piccola, orbicolare, situata lateralmente. 

L’estremità caudale del maschio si presenta troncata obliqua- 
mente, mucronata, con una borsa genitale formata da due delicati 
lobi membranacei; guaina del cirro liscia e con delicate piegature 
traversali; cirro lunghissimo, filiforme, ad apice rotondato. 

Estremità caudale della femmina ottusa, con apertura anale 
terminale; vulva situata anteriormente e provvista di una borsa cam- 
panuliforme. 

Canis familiaris L. (Irlanda), Canis vulpes L. (Padova, Ber- 
lino, Parigi, Irlanda); vescica urinaria. 


LENRZA 


2. Trichosoma obtusiusculum Rudolphi. 


Menhlis. Isis. 1831, pag. 74, tav. Il, fig. 3. 

Lamark. Anim. s. vert. 2, edit. III, 1840, pag. 660. 
Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 20. 
Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 254. 


Mas, 11—16"", 
Fem. 27—40"". 


. 


Corpo posteriormente ingrossato ; estremità caudale della fem- 
mina ottusa; vulva situata molto anteriormente; guaina del cirro 
inerme, incurvata. 


Grus cinerea Bechst. (Vienna); fra le pareti dello stomaco 
e nell’ intestino. 


3. Trichosoma incrassatum Diesing. 


Diesing. Syst. IIelminth. H, 1851, pag. 257. 
Diesing. Wiener Sitzsber. XXXXII, 1860, pag. 691. 
Liniscus exilis, Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 29. 


Mas..e Lo:4555s 

Fem.! 14208 

Corpo posteriormente ingrossato a superficie quasi liscia; 
estremità caudale del maschio troncata obliquamente, della fem- 
mina rotondata; guaina del cirro inerme, striata di traverso, Ova 
lunghe 0*065"" e larghe 0‘025"". 


Sorex tetragonurus Herm. (Rennes); incistidata nelle mem- 
brane del testicolo. 


4. Trichosoma ornatum Dujardin. 
Dujardin. Ann. d. sc. nat. Ser. II, Tom. XX, 1843, tav. XIV, fig. B. 1-7. 
Diesing. Syst. Helminth. H, 1851, pag. 236. 
Calodium ornatum, Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 28, tav. I, fig. B. 
Pa 3 Molin. Il -sottord. d. Acrofalli, 1861, pag. 193. 


Mas, quiero 

Fem- gr 

Corpo capillare, alato, con due fascie longitudinali granulose; 
bocca all’ estremità di una prominenza conica. 

Estremità caudale del maschio ricurva, con una borsa genitale 


terminale, intagliata irregolarmente; guaina del cirro tubolosa, con 
delicate piegature traversali; cirro filiforme, lunghissimo. 


x > 
Estremità caudale della femmina debolmente attenuata, ottusa, 

con apertura anale subterminale; vulva situata anteriormente. 
Anthus pratensis Bechst. (Rennes); intestino. 


5. Trichosoma alatum Molin. 


Trichosoma entomelas, Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 10. 
» 9 Diesing. Syst. Helm. II, 1851, pag. 259. 

Calodium alatum, Molin. Wiener Sitzsber. XXX, 1858, pag. 157. 

Diesing. Wiener Sitzsber. XXXXII, 1860, pag. 690. 


» » 
a » Molin. Denkschr. Wiener Akad. XIX, 1861, pag. 327, 
tav. XV, fig. g—10. 
A 3 Molin. ll sottord. d. Acrofalli, 1861, pag. 101. 
A È Diesing. Wiener Sitzsber. XXXXIII, 1861, pag. 270. 
Mas. 8", 


Fem. T1I—-151%, 
Corpo capillare, posteriormente ingrossato, con intestino nero 


sinuoso. 
Estremità caudale del maschio alata, debolmente ricurva, atte- 


nuata, con borsa genitale terminale campanulata; guaina del cirro 
tubolosa, striata di traverso, a base sferica. 
Estremità caudale della femmina diritta ottusa; vulva situata 
anteriormente; ova elittiche, con due bottoncini alle due estremità. 
Putorius putorius L. (Padova), Putorius vulgaris L. (Irlanda), 
Mustela foina Briss. (Rennes); intestino. 


6. Trichosoma caudinflatum Molin. 


Calodium caudinflatum, Molin. Wiener Sitzsber. XXXIII, 1858, pag. 302. 
Diesing. Wien. Sitzsber. XXXXII, 1860, pag. 690. 


; > Molin. Denkschr. Wiener Akad. XIX, 1861, pag. 
330, tav. XV, fig. 17—18. 
A o Molin. Il sottord. d. Acrofalli, 1861, pag. 193. 
L L Diesing. Wien. Sitzsber. XXXXIII, 1861, pag. 279. 
Nasino 


Fiem, 251 
Corpo capillare, nella femmina attenuato anteriormente, nel 
p p ’ ’ 


maschio d’ambe l’ estremità. 

All’ estremità caudale del maschio l’ epidermide si gonfia in 
modo da prendere la forma di una grande vescica elissoidica tras- 
parente; la guaina del cirro si presenta tubolosa striata di traverso, 


con un cirro filiforme lunghissimo. 


Agla 


Estremità caudale della femmina ad apice rotondato; ano 
subterminale; vulva bilabiata situata anteriormente. 
Coturnix dactylisonans Meyer (Padova); intestino tenue. 


7. Triehosoma muceronatum Molin. 


Calodium mucronatum, Molin. Wien. Sitzsber. XXX, 1858, pag. 157. 
Diesing. Wien. Sitzsber. XXXXII, 1860, pag. 690. 


» » 


> 7 Molin. Il sottord. d. Acrofalli, 1861, pag. 194. 

5 > Molin. Denkschr. Wien. Akad. XIX, 1861, pag. 329, 
tav. XV, fig. 16. 

: » Diesing. Wien. Sitzsber. XXXXIII, 1861, pag. 279. 


MASsreseeo 


Corpo capillare, alquanto assottigliato alle due estremità. 
Estremità caudale del maschio mucronata, con borsa genitale ter- 
minale; cirro lunghissimo, con una guaina tubolosa striata di 
traverso. 

Mustela foina Briss. (Padova); vescica urinaria. 


8. Triehosoma speciosum Beneden. 


Beneden P. I. Mem. de l’Acad. Roy. d. Belgique, XXXX, 1873, pag. 19, 
tav. IV. 


Hem. on 


Corpo anteriormente molto assottigliato; estremità caudale 
della femmina attenuata, nel maschio troncata obliquamente e prov- 
vista di una borsa genitale formata di due ali membranacee; vulva 
situata verso la metà del corpo con vagina protratta; cirro lunghis- 
simo con guaina inerme, striata di traverso. 

Vespertilio dasycnemus Boie (Belgio), Vespertilio Nattereri 
Kuhl (Maestricht), Vespertilio Daubentonii Leisl. (Belgio), Vesperus 
serotinus Schreb. (Belgio); stomaco. 


9. Trichosoma splenaceum Dujardin. 


Dujardin. Ann. d. sc. nat. Ser. II, Tom. XX, 1843, pag. 336, tav. XIV, 
fig. A. 1-10. 
Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 255. 
Calodium splenaceum, Dujardin, Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 25, tav. I, 
fig. A. 
È 5 Molin. Il sottord. d. Acrofalli, 1861, pag. 194. 


| 
fo) 


Mas. 11-13", 
Fem. 24-37". 


Corpo capillare, anteriormente attenuato, con due serie laterali 
di granulazioni. Estremità caudale del maschio alata, con una borsa 
genitale terminale lobata; cirro lunghissimo con guaina tubolosa 


striata di traverso. 


Estremità caudale della femmina ottusa troncata obliquamente ; 


vulva situata anteriormente. 


Crocidura aranea Schreb. (Rennes); ventricolo, duodeno ed 


incistidata nella milza. 
Sorex leucodon Herm.; glandole mesenteriali. 


10. Trichosoma longifilum Dujardin. 


Diesing. Syst. Helminth. H, 1851, pag. 256. 
Calodium longifilum, Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 


È. z Molin. Il sottord. d. Acrofalli, 1861, pag. 195. 


Nas: Ash, 


Corpo capillare; estremità caudale del maschio unialata, 
borsa genitale terminale lobata; cirro lunghissimo, filiforme, 


guaina tubolosa striata di traverso. 
Accentor modularis Lath. (Rennes); intestino. 


11. Trichosoma angustum Dujardin. 


Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 16. 
Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 253. 


Mas. ee 
Eensizoo 


Corpo a superficie striata di traverso. 


con 
con 


Estremità caudale del maschio troncata obliquamente; guaina 
del cirro inerme liscia. Estremità caudale della femmina alquanto 


assottigliata ad apice ottuso; vulva situata anteriormente. 
Fringilla coelebs L. (Rennes, Vienna); intestino. 


12. Trichosoma curvicauda Dujardin. 


Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 16. 
Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 253. 
Maso Br 

Fem. 6:3"”, 


Estremità caudale del maschio arcata, ad apice rigonfiato; 
apertura anale situata lateralmente col margine posteriore ingros- 
sato ; cirro lungo 1*3"", con guaina inerme. 

Estremità caudale della femmina ottusa, ad apice rotondato 
con apertura anale subterminale; vulva provvista di un’ appendice 
membranacea; ova lunghe 0'059"". 

Cypselus apus L. (Rennes), Hirundo rustica L. (Vienna); 
intestino, 


) 


13. Trichosoma rigidulum Dujardin. 


Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 15. 
Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 253. 


Mas: 12000, 

Ben, ag 

Corpo posteriormente ingrossato, a superficie striata traver- 
salmente; cirro rigido, lungo 1*05”", con guaina inerme e liscia. 

Estremità caudale della femmina ottusa, con apertura anale 
subterminale; vulva marginata, prominente; ova con guscio granu- 
loso, lunghe 0*057"”, larghe 0‘0256 e provviste di due larghi bot- 
toncini alle due estremità. 

Accentor modularis Lath. (Rennes); intestino. 


14. Triehosoma inflexum Rudolphi. 


Lamark. Anim. s. vert. 2, edit. III, 1840, pag. 660. 
Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 14. 
Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 252. 


mm 


Mas. 14—17 

Fem. 25—28"". 

Corpo posteriormente ingrossato; estremità caudale del ma- 
schio inflessa, ottusa; guaina del cirro inerme, liscia; estremità 
caudale della femmina ottusa. 

Monticola cyvana L. (Napoli); 7urdus viscivorus L. (Irlanda); 
intestino. 

15. Trichosoma pieorum M. C. V. 

Dujardin. Hist. nat. d. Helm., 1845, pag. 18. 

Diesing. Syst. Helminth. 1I, 1851, pag. 261. 

Leidy. Proc. Acad. Nat. Sc. Philadelphia VIII, 1856, pag. 55. 


Diesing. Wiener Sitzsber. XXXXII, 1860, pag. 692. 
Linstow. Wuùrttemb. naturw. Jahresh. 1879, pag. 335. 


Mas. 14". 
Fem 21 ty) mm 


Estremità caudale del maschio troncata e bilobata; cirro 
lungo 1*6"" con guaina liscia. Apertura anale terminale; vulva 
sporgente; ova lunghe 0‘043", larghe 0‘026"" e provviste alla 
superficie di coste longitudinali. 

Picus collaris Vig. (Filadelfia), Picus major L. (Rennes), 
Gecinus viridis L. (Vienna), Gecinus canus Gm. (Vienna); intestino. 


16. Trichosoma brevispiculum Linstow. 


Linstow. Arch. f. Naturg. XXXIX, 1873, pag. 293. 
Linstow. Arch. f. Naturg. XXXXIII, 1878, pag. 230. 
Linstow. Arch. f. Naturg. LI, 1885, pag. 247. 


Mas. 2194—3:3—8-*9"". 

Fem. 6°6—7:8—g9-5"". 

Ha il corpo posteriormente ingrossato, alla superficie con due 
fascie laterali corrispondenti a °/, della grossezza. Estremità caudale 
del maschio con due piccole protuberanze rotonde; cirro corto (0*26) 
ma robusto, con guaina liscia. Estremità caudale della femmina as- 
sottigliata ad apice rotondato; ova a guscio sottile coperto di pun- 
tini lucenti, lunghe 0'059—0*62 e larghe 0'029"”. 


Blicca bjoerkna L. (Ratzeburg), Lota vulgaris Cuv. (Hameln); 
intestino. 


17. Trichosoma exiguum Dujardin. 


Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 9. 

Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 251. 

Eberth. Unters. ùber Nemat. 1853, pag. 56, tav. VI, fig. 6, 0, 10. 
Linstow. Arch. f. Naturg. XXXXIV, 1878, pag. 231, tav. VIII, fig. 16. 


Mas. 59—7:6!"". 

Fem. 10'6—15"". 

Corpo striato traversalmente, con due fascie laterali corri- 
spondenti ad !/, della grossezza. 

Estremità caudale del maschio alata, con l’apertura genitale 
circondata da quattro lobi membranacei, due anteriori e due poste- 
riori, i quali ultimi vengono sostenuti da un processo digitiforme 
del corpo; guaina del cirro con finissime piegature traversali. 

Estremità caudale della femmina diritta conica, mucronata ; vulva 
rotonda, bilabiata; ova lunghe 0‘049—0‘066, larghe 0'021—0'026""”", 


con la superficie coperta di rialzi ondulati, i quali intrecciandosi 
formano un disegno reticolato. 

Erinaceus europaeus L. (Hameln, Rennes); esofago, stomaco 
ed intestino. 


18. Trichosoma ovopunetatum Linstow. 


Linstow. Arch. f. Naturg. XXXIX, 1873, pag. 296, tav. XIII, fig. 2. 


Mas; 024.532 

Remo se: 

Sulla superficie del corpo si osservano due distinte fascie late- 
rali aculeate. Estremità caudale del maschio con una distinta borsa 
genitale bilobata sostenuta da una pulpa, la quale da. ogni parte 
presenta due processi arrotondati; guaina del cirro liscia. 

Estremità caudale della femmina alquanto assottigliata con 
apice rotondo; vulva protratta campanuliforme soltanto in esem- 
plari giovani; ova lunghe 0’0509””, larghe 0*029"”, col guscio 
attraversato da una quantità di bastoncini, i quali impartiscono 
alla superficie dell’ovo un aspetto punteggiato. 

Sturnus vulgaris L. (Ratzeburg); intestino. 


19. Trichosoma tenuissimum Diesing. 


Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 256. 

Eberth. Unters. uber Nematod. 1863, pag. 56, tav. VI, fig. 2. 

Leidy. Proc. Acad. Nat. Sc. Philadelphia, 1886, pag. 310. 

Calodium tenue, Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 28. 
n »s Molin. Il sottord. d. Acrofalli, 1861, pag. 192. 


Mas I OE 
Femi 1882 


Corpo capillare debolmente striato con una fascia laterale cor- 
rispondente ad !/, della grossezza. Estremità caudale del maschio 
troncata obliquamente; cirro filiforme lunghissimo, con guaina tu- 
bolosa provvista di piegature traversali. 

Estremità caudale della femmina ottusa, con apice rotondo; 
vulva situata anteriormente, avente un’appendice membranacea. 
Viviparo. 

Columba livia L. (Irlanda), Columba domestica L. (Vienna), 
Zenaidura carolinensis (Florida); intestino crasso. 


— e — 


20. Trichosoma capillare Linstow. 


Linstow. Arch. f. Naturg. XXXXVIII, 1882, pag. 14, tav. II, fig. 19. 
Linstow. Zool. Jahrbùcher II, 1887, pag. 113. 


Mastetpar8e2 

Corpo immensamente sottile, con fascie laterali corrispondenti 
a 7/,, della grossezza; guaina inerme con regolari piegature tra- 
versali; cirro lungo 0o‘*81"”. Vulva molto prominente, provvista 
alla sua base di una specie di colletto; ova lunghe 0‘049" e 
larghe 0:026"". 

Crocidura aranea Schr. (Gòttingen), 7alpa europea L. 
(Hameln); vescica urinaria, 


21. Trichosoma pachykeramotum Wedl. 


Wedl. Wiener Sitzsber. XIX, 1856, pag. 127, tav. I, fig. o—12. 
Diesing. Wiener Sitzsber. XXXXII, 1860, pag. 6gr. 


Mas. 6"", 

Fem. 15—18"!"", 

Corpo posteriormente ingrossato, nella femmina serpentiforme, 
nel maschio con una piccola borsa genitale; guaina del cirro prov- 
vista di finissimi rilievi traversali; ova a guscio molto grosso, 
lunghe 0'048 - 0 052", larghe 0‘028"", ai due poli appiattite e 
provviste di due bottoncini. 

Felis guttata Herrm.; intestino. 


22. Trichosoma longispiculum Sonsino. 


Sonsino. Proc. verb. Soc. Toscana di sc. nat. 12 Maggio 1880. 


Mas. 4o0®. 

Pensi 39-30 

Estremità caudale del maschio provvista di una piccola borsa 
terminale e di una papilla laterale; guaina lunghissima a strie tra- 
versali; cirro anche lunghissimo (2"") e striato traversalmente. 

Estremità caudale della femmina ottusa con apertura anale 
quasi terminale; vulva sporgente; ova lunghe 0*05—o*06"". 

Python molurus L.; intestino. 


23. Trichosoma longevaginatum Linstow. 


Linstow. Wurttemb. naturw. Jahresh. 1870, pag: 335. 


Mas LI mm 
di. . 
Fem. 13, 


Estremità caudale del maschio con una stretta borsa genitale; 
cirro lungo 1*7"" e provvisto di una guaina molto larga anulata 
e non dentata; ova lunghe 0:052, larghe 0‘021"”. 

Alauda arvensis L.; intestino. 


24. Trichosoma exile Dujardin. 


Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 15. 
Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 253. 
Eberth. Unters. iiber Nemat. 1863, pag. 57, tav. VII, fig. 7. 


19 


Mas. 9:5—10:4"". 

Fem. 9°:6—14'2"", 

Ha il corpo a superficie liscia, con una fascia ventrale molto 
stretta corrispondente ad !/,, ed una fascia laterale corrispondente 
a circa la metà della grossezza del corpo. 

Estremità caudale del maschio terminante in due protuberanze 
rotonde; guaina del cirro corta e liscia. 

Turdus merula L. (Rennes); intestino. 


25. Trichosoma resectum Dujardin. 


Dujardin. Ann. d. sc. nat. Ser. II, Tom. XX 1843, tav. XIV, fig. D, 1-3. 

Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 17, tav. II, fig. B, D. 

Diesing. Syst. Helminth. Il, 1851, pag. 254. 

Molin. Wiener Sitzsber. XXX, 1858, pag. 156. 

Diesing. Wiener Sitzsber. XXXXII, 1860, pag. 691. 

Molin. Denkschr. Wiener Akad. XIX, 1861, pag. 321. 

Diesing. Wiener Sitzsber. XXXXIII, 1861, pag. 280. 

Eberth. Unters. ùber Nemat. 1863, pag. 56, tav. VI, fig. 15, 18; tav. VII, 
fip=5; 12: 


Linstow. Arch. f. Naturg. XXXXIII, 1877, pag. 177. 


Master ne 
Eiemfans asa 


Corpo nella femmina diritto, posteriormente ingrossato, nel 
maschio uniforme, posteriormente attortigliato e provvisto di due 
fascie laterali corrispondenti ad /!/, e di una fascia ventrale corri- 
spondente ad !/, della grossezza; nelle forme molto adulte queste 
fascie aculeate si trasformano in fascie pigmentate intensamente in 
rosso bruno. 


UNO 


Estremità caudale del maschio troncata obliquamente, con due 
processi laterali arrotondati; guaina del cirro liscia. 

Estremità caudale della femmina ottusa, con apertura anale 
subterminale; vulva ventrale, sotto forma di fessura traversa poco 
prominente. 

Corvus monedula L. (Rennes, Irlanda), Corvus frugilegus L. 
(Padova), Garrulus glandarius L. (Hameln); intestino. 


26. Trichosoma longicolle Rudolphi. 


Mehlis. Isis. 1831, pag. 74. 

Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 10. 

Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 260. 

Eberth. Unters. ùber Nemat. 1863, pag. 57, tav. VI, fig. 11. 

Carruccio. Bull. R. Accad. medica, Roma, XII, 1886, pag. 293. 

Parona. Elmint. sarda, Genova, 1887, pag. 85, tav. VII, fig. 48 - 49. 
Trichosoma anulatum, Molin. Wiener Sitzsber. XXX, 1858, pag. 156. 
Diesing. Wiener Sitzsber. XXXXII, 1860, pag. 602. 


5 5 Molin. Denkschr. Wiener Akad. XIX, 1861, pag. 
320, tav. XV, fig. 1-2. 
> o Diesing. Wien. Sitzsber. XXXXIII, 1861, pag. 280. 
A 5 Carruccio. Bull. R. Accad. med., Roma, XII. 1886, 
Pag: 293. 
Mas: 155°, 


Fem. 16—80"". 

Corpo bianco opaco, con superficie lievemente striata di tra- 
verso e percorsa da due strettissime fascie laterali corrispondenti 
ad !/, e da una larga fascia ventrale corrispondente alla metà della 
grossezza. 

Estremità caudale del maschio terminante in due corti pro- 
cessi laterali; guaina del cirro sottile e liscia. 

Estremità caudale della femmina ottusa, con apertura anale 
quasi terminale; vulva traversale alquanto prominente; ova lunghe 
0*055, larghe 0‘023"”", con due bottoncini ai due vertici. 

Gallus domesticus (Padova, Cagliari, Vienna, Rennes, Irlanda), 
Phasianus colchicus L., Phasianus piclus L., Perdix cinerea Briss. 
(Rennes), Tetrao urogallus L. (Vienna), Lyrurus tetrix L. (Vienna); 
intestino crasso e cieco. 7 


27. Trichosoma brevicolle Rudolphi. 


Mehlis. Isis. 1831, pag. 74, tav. II, fig. 4. 
Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 21. 


= LOT == 


Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 254. 

Eberth. Unters. ùber Nemat. 1863, pag. 58, tav. VI, fig. 12, 17. 
Mas. 11-13", 

Fem. 21-25!" 


Corpo posteriormente alquanto ingrossato, con la cute attra- 
versata da una fascia laterale corrispondente ad !/, e da una fascia 
dorsale e ventrale fra loro eguali corrispondenti ad !/; della gros- 
sezza. 

Estremità caudale ottusa, arrotondata, con apertura anale sub- 
terminale; guaina del cirro liscia; vulva ventrale, alquanto promi- 
nente. 

Mergus merganser L., Harelda glacialis L. Anser cinereus 
Meyer (Vienna); intestino tenue e cieco. 


28. Trichosoma anulosum Dujardin. 


Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 256. 
Eberth. Unters. ùber Nemat. 1863, pag. 57, tav. VI, fig. 7. 
Trichosoma Muris decumani, Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 11. 
Calodium anulosum, Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 27. 
5 > Molin. Il sottord. d. Acrofalli, 1861, pag. 192. 


Mas. 1428: 

Rep g21, 

Corpo distintamente anulato, anteriormente attenuato, con 
una fascia laterale aculeata corrispondente ad !'/,, una fascia ven- 
trale ed una dorsale granulate, fra loro eguali e corrispondenti ad 
1,5 della grossezza. 

Estremità caudale del maschio alata, troncata obliquamente, 
con borsa genitale terminale, biloba; cirro lunghissimo, con guaina 
tubolosa, striata di traverso. 

Estremità caudale della femmina ottusa arrotondata, con aper- 
tura anale subterminale; vulva situata anteriormente. 

Mus decumanus Pall. (Irlanda), Mus rattus L. (Rennes); 
intestino. 

20. Trichosoma Schmidtii Linstow. 
Linstow. Arch. f. Naturg. XXXX, 1874, pag. 285, tav. VIII, fig. 4—6. 
Mas. Sn. 


Corpo distintamente anulato e privo di fascie longitudinali ; 
capo troncato con tre piccole prominenze. 


Estremità caudale provvista di una borsa genitale bilobata; 
Cirro ricurvo ad uncino, molto lungo (1°4""), con guaina liscia 
plicata di traverso. 


Mus decumanus Pall.; vescica urinaria. 


30. Trichosoma convolutum Fourment. 
Mass 3 
Fem. 24225. 


Guaina del cirro inerme. 
Ossifraga gigantea Gm.; intestino. 


SEZIONE Il. — ATHECAE 


(TRICHODES LINSTOW). 


SENZA ORGANI COPULATORI, 


31. Trichosoma crassicauda Bellingham. 


Bellingham. Ann. Mag. of Nat. Hist. XIV, 1844, pag. 476. 

Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 11. 

Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 250. 

Eberth. Unters. ùber Nemat. 1863, pag. 61, tav. VI, fig. 3; tav. VII, 


fig. Q—II. 

Walter E - d. Offenbach. Ver. f. Naturk. 1866, pag. 26, tav. I, fig. 4. 

Bitschli. Arch. f. Naturg. XXXVIII, 1872, pag. 236, tav. VIII, fig. 1-7. 

Trichosoma Muris decumani, Bayer. Arch. d. Medec. comp. I, 1843, pag. 

180, tav. XII, fig. 12—19. 

Trichodes crassicauda, Linstow. Arch. f. Naturg. XXXX, 1874, pag. 271, 

tav. VIIl, fig. 1-3. 
s 5 Linstow. Arch. f. Naturg. XXXXVIII, 1882, pag. 12, 
tav. I, fig, 18. 

Mas. 1°46—2'5"". 

Fem. io-5—11:52. 

Il maschio vive nella vagina della femmina; ha tanto l’ estre- 
mità anteriore che posteriore arrotondate, è privo di organi copu- 
latori e la cute è perfettamente liscia. 

Il corpo della femmina s’ ingrossa fortemente verso l’estremità 
posteriore; la cute è liscia ed attraversata da due fascie laterali 
corrispondenti ad !/,, una fascia dorsale ed una ventrale fra loro 
eguali e corrispondenti ad '/ della grossezza; vulva ventrale, pro- 
minente conica; ova di forma variante, ora quasi sferiche, ora quasi 
cilindriche, lunghe 0:062—0'075, larghe 0‘029 — 0:56". 

Mus decumanus Pall. (Offenbach, Ratzeburg, Trieste, Parigi, 
Irlanda); vescica urinaria, libere o formanti conglomerati. 


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SEZIONE III. — ECHINOTHECAE. 


GUAINA DEL CIRRO ARMATA. 


32. Trichosoma striatum Linstow. 


Linstow. Arch. f. Naturg. XXXXV, 1879, pag. 182. 


Mas. 3.39", 

ema. 

La cute del corpo presenta una striatura traversale con fascie 
laterali. L’estremità caudale del maschio termina in due lobi 
rotondati; il cirro è lungo 0.66”" e possiede una guaina finamente 
dentellata. Le ova alla superficie mostrano un finissimo disegno 
reticolato ed hanno una lunghezza di 0.069" ed una larghezza 
di 0.046*”, 

Nisus communis Cuv. (Hameln); intestino. 


33. Trichosoma collare Linstow. 


Linstow. Arch. f. Naturg. XXXIX, 1873, pag. 204, tav. XIII, fig. 1. 
Carruccio. Bull, R. Accad. medica, Roma, XII, 1886, pag. 2093. 
Mas.--8.92°, 

Fem.- 955°. 

Il corpo presenta soltanto due fascie laterali, le quali in 
esemplari adulti diventano sempre più indistinte. L’estremità ante- 
riore è conica, ottusa e sotto all’ apice a piccola distanza si osserva 
una fascia cervicale. 

L’estremità caudale del maschio si presenta bilobata, con un 
cirro lungo 1.38"" avente una guaina coperta di finissime setole 
rivolte anteriormente. 

Estremità caudale della femmina rotondata; ova lunghe 
0.066", larghe 0.030"; in esemplari giovani, la vulva è protratta. 

Gallus domesticus (Ratzeburg); intestino. 


x Ze 


34. Trichosoma filiforme Linstow. 
Linstow. Arch. f. Naturg. 41, 1885, pag. 247, tav. XV, fig. 26. 


Mas. 7.86". 
Fem. 12,48°P: 


Ha una fascia ventrale corrispondente a 4/,, della grossezza, 
con numero molto scarso di bastoncini. Guaina del cirro aculeata, 
cirro lungo 0.3". 

Ova lunghe 0.068"" e larghe 0.036”; il loro guscio è 
attraversato da finissimi canali, i quali comunicano con. altri 
canali percorrenti parallelamente alla superficie dell’ovo. 

Triton alpestris Laur. (Hameln), Zriton cristatus  Laur. 
(Hameln); intestino. 


35. Trichosoma dispar Dujardin. 


Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 13, tav. H, fig. A. 
Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 261. 
Eberth. Unters. uber Nemat. 1863, pag. 60, tav. VH, fig. 4, 17. 


Hem 260,5 


Superficie del corpo striata, con una fascia ventrale corri- 
spondente ad !/ ed una laterale alla metà della grossezza. 

L’apertura genitale del maschio è terminale e circondata da 
due ingrossamenti laterali e rotondi; la guaina del cirro è coperta 
di dentini rivolti anteriormente. 

Estremità caudale della femmina ottusa, con apice troncato 
obliquamente ed apertura anale subterminale; vulva rotonda, non 
prominente; ova lunghe 0.065”, larghe 0.032 —0.036"". 

Falco subbuteo L. (Rennes), Buteo vulgaris L.; esofago. 


36. Trichosoma tenue Dujardin. 


Diesing. Syst. Helminth. H, 1851, pag. 258. 
Eucoleus tenuis, Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 24. 
> n Linstow. Arch. f. Naturg. XXXXIV, 1878, pag. 232, tav. 
VIII, fig. 17. 


Mas. 8,5", secondo Dujardin 15.6". 
Hienas 12057 


Ha il corpo filiforme; la cute presenta una finissima striatura 
traversale e viene attraversata da due larghe fascie laterali e da 


una ventrale più sottile; le singole fascie sono prive di aculei, ma 
provviste invece di piccole prominenze coniche, ottuse. 

Estremità caudale del maschio troncata obliquamente, con 
due piccole papille da ogni lato; guaina del pene molto lunga e 
coperta di dentini; cirro non visibile. 

Estremità caudale della femmina ottusa con apertura anale 
terminale; ova lunghe 0.072”, larghe 0.033", provviste di tre 
involucri, dei quali il più interno con un disegno reticolato alla 
sua superficie. 

Erinaceus europaeus L. (Vienna, Hamelin); bronchi e 
polmoni. 

37. Trichosoma obtusum Rudolphi. 

Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 14. 

Creplin. Wiegmann's Arch. 1846, pag. 130. 

Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 252. 

Eberth. Unters. ùber Nemat. 1863, pag. 50, tav. VI, fig. 14, 16. 


Linstow. Arch. f. Naturg. XXXXIII, 1877, pag. 177. 
Linstow. Arch. f. Naturg. XXXXVI, 1880, pag. 40. 


Mas: 032055, 

Fem. 18—27)!". 

Sulla superficie del corpo si osserva una larga fascia ventrale 
corrispondente ad !/, ed una stretta fascia laterale corrispondente 
ad !/,;, della grossezza. 

L’ estremità caudale del maschio è troncata obliquamente e 
ricurva verso la faccia ventrale; guaina del cirro campanulata e 
coperta di dentini. 

Estremità caudale della femmina ottusa conica, con apertura 
anale terminale: vulva situata alla parte ventrale, sotto forma di 
fessura traversale; ova a guscio esterno di colore bruno, attraver- 
sato da fascie longitudinali più chiare. 

Strix flammea L. (Rennes), Syrnium aluco L. (Vienna), 
Nyctale dasypus Bechst. (Vienna), Otus vulgaris L. (Vienna, 
Hameln), Bubo maximus Sibb. (Greifswald), Surnia noctua Bp. 
(Hameln), Surnia passerina Keys.; intestino, cieco e rarissime 
volte nell’ esofago. 


38. Trichosoma Faleonum Rudolphi. 


Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 260. 
Eberth. Unters. uber Nemat. 1863, pag. 59, tav. VI, fig. 1. 


Trichosoma Falconis pvgargi, Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 14. 
s " nisi, Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 13, 
tav. H, fig. A. 4. 

Lunghezza 40". 

Sulla superficie del corpo si può osservare una fascia laterale 
corrispondente ad '/, ed una fascia ventrale corrispondente ad '/ 
della grossezza. All'estremità caudale del maschio si trova l’ aper- 
tura genitale attorniata da un lobo laterale e da un lobo dorsale ; 
la guaina del cirro si presenta coperta di minutissimi dentini. 

FEstremità caudale della femmina ottusa conica, con l’aper- 
tura anale subterminale; vulva sotto forma di una fessura traver- 
sale; ova provviste di coste longitudinali che si tagliano sotto un 
angolo molto acuto. 

Buteo vulgaris L., Nisus communis, Cuv. (Rennes), Milvus 
regalis Briss., Falco pygargus L. (Rennes); intestino tenue. 


30. Trichosoma papillifer Linstow. 

Linstow. Arch. f. Naturg. XXXXIII, 1877, pag. 7, tav. I, fig. rr. 

Mas. 21.8", 

Si osserva lo sviluppo di una fascia dorsale e di una fascia 
ventrale. 

L’estremità caudale si presenta rotondata, con una piccola 
borsa genitale, nella quale la pulpa prende un aspetto uncinato 
e da ogni parte al margine anteriore sviluppa una  papilla 
peduncolata. 

Cirro lungo 1.38" e provvisto di una guaina coperta 
di uncini. 

Chelidon urbica L. (Hameln); intestino. 


4o. Trichosoma pachyderma Linstow. 
Linstow. Arch. f. Naturg. XXXXIII, 1877, pag. 177. 


Mas. 12”; esofago !/, della lunghezza totale. 
Fem. 12”; esofago !/, della lunghezza totale. 


Corpo attortigliato a spirale, con cute molto grossa attra- 
versata da una fascia dorsale e da una ventrale; le due glandole 
all’ estremità dell’ esofago presentano una tinta gialla; guaina del 
cirro aculeata; ova a guscio liscio, lunghe 0-052"" e larghe 0.023". 

Podiceps minor Gm. (Hagenau); esofago. 


i — 


41. Trichosoma aerophilum Creplin. 


Creplin. Wiegmann’s Arch. 1840. pag. 55. 

Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 258. 

Eberth. Unters. iber Nemat. 1863, pag. 68, tav. VH, fig. 2, 3, 16. 
Schneider. Monogr. d. Nemat. 1866, pag. 169, tav. XIII, fig. 12. 
Eucoleus aerophilum, Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 24. 


Mas. 24.59". 

Pet 326 

Corpo a superficie striata di traverso, con una fascia dorsale 
corrispondente a /, una fascia ventrale corrispondente ad  !/, 
ed una fascia laterale molto esile corrispondente ad !/,, della 
grossezza. 

Estremità caudale del maschio inflessa, troncata obliquamente, 
con l’apice caudale terminante in due lobi corti uniti fra loro da 
una delicatissima membrana; guaina del cirro lunga, tubolosa, pro- 
e retrattile e coperta di piccoli denti. 

Estremità caudale della femmina ottusa, con apertura anale 
subterminale; vulva laterale, rotonda, priva di appendici. 

Canis vulpes L. (Greifswald, Rennes); trachea. 


42. Trichosoma contortum Creplin. 


Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 12. 

Creplin. Wiegmann's Arch. 1846, pag. 134. 

Diesing. Syst. Helminth. IH, 1851, pag. 252. 

Eberth. Unters. ùber Nemat. 1863, pag. 59, tav. VI, fig. 5; tav. VII, fig. 18. 
Linstow. Arch. f. Naturg. XXXIX, 1873; pag. 296. 

Linstow. Arch. f. Naturg. XXXXIII, 1877, pag. 176. 

Linstow. Arch. f. Naturg. XXXXV, 1870, pag. 181. 

Linstow. Arch. f. Naturg. IV, 1884, pag. 135. 

Linstow. Zool. Jahrb. II, 1887, pag. 113. 


Mas. 11,6—15”", 

Fem. 17—36°. 

Ha il corpo attortigliato a spirale, con una fascia ventrale 
molto robusta corrispondente a 3/1, una fascia dorsale corrispon- 
dente ad !/, e due strettissime fascie laterali corrispondenti ad "/y 


della grossezza. 
Nella femmina il corpo al disotto della vulva s’ ingrossa di 


molto e termina con un apice caudale troncato obliquamente; 
vulva rotonda, prominente e situata alla parte ventrale; ova 


— 24 — 


provviste al loro guscio esterno di prominenze puntiformi, lunghe 
da 0.052—0,069"" e larghe da 0.026—0.036. 

Estremità caudale del maschio assottigliata, con una borsa 
genitale formata da due piccoli lobi rotondi; guaina del cirro 
lunga 0.25” e coperta di dentini acutissimi. 

Uria grylle Cuv., Anas crecca L. (Hameln), Larus ridi- 
bundus L. (Hameln), Larus canus L., Aegialites hiaticula Boie, 
Recurvirostra avocetta L., Machetes pugnax Cuv., Corvus corone 
L. (Hameln), Corvus monedula L., Corvus cornix L. (Greifswald), 
Corvus frugilegus L., Sturnus vulgaris L. (Ratzeburg), Lusciola 
tithys Lath. (Hameln), Lusciola rubecula L. (Hameln), Buteo 
vulgaris L., Nisus communis Cuv. (Gòttingen); esofago, libera o 
sotto l’ epitelio. 


43. Trichosoma trilobum Linstow. 
Linstow. Arch. f. Naturg. XXXXI, 1875, pag. 198, tav. III, fig. 25. 


Mas. 8.75. 

Remo: 

Sulla superficie del corpo si osserva lo sviluppo di una larga 
fascia dorsale e di una stretta ventrale; i bastoncini della fascia 
dorsale sono molo spessi e terminano con le loro punte in piccole 
infossature imbutiformi della cute. 

L’estremità caudale del maschio termina arrotondata ed è 
provvista di due lobi laterali ognuno dei quali porta una papilla ; 
guaina del cirro coperta di grandi aculei. Ova lunghe 0.074" e 
larghe 0.031". 

Vanellus cristatus M. (Hameln); fra le membrane dello 
stomaco. 


44. Trichosoma bacillatum Eberth. 


Eberth. Unters. iber Nemat. 1863, pag. 58, tav. VI, fig. 4; tav. VII, 
He, O, o: 


Maso r5 02: 


Si osserva lo sviluppo di una fascia dorsale corrispondente 
a 8/,, di una fascia ventrale corrispondente ad ’/,3 e di una fascia 
laterale corrispondente ad '/,, della grossezza del corpo. 

L’ apertura della bocca, situata anteriormente, viene circondata 
da tre piccole papille. 


— a = 


Estremità caudale del maschio ripiegata debolmente verso la 
parte ventrale, con l’ apertura genitale terminale circondata da due 
lobi laterali; guaina del cirro setolosa. 

Estremità caudale della femmina troncata obliquamente, con 
l'apertura anale terminale; vulva rotonda, non prominente; ova a 
guscio grosso, lunghe 0.0486"" e larghe 0.0189"". 

Mus musculus L., esofago. 


45. Trichosoma manica Dujardin. 


Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 257. 
Thominx manica, Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 22. 


Mas. 1309 


Corpo posteriormente ingrossato a superficie striata traver- 
salmente. 

Estremità caudale arcata, con l’ apertura genitale terminale e 
circondata da tre lobi; guaina del cirro triquetra e coperta di 
18 serie di aculei. 

Fringilla coelebs L. (Rennes); intestino. 


46. Trichosoma gracile Bellingham. 


Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 22. 
Diesing. Syst. Helminth. IH, 1851, pag. 263. 
Molin. Wiener Sitzsber. XXX, 1858, pag. 156. 
Molin. Denkschr. Wiener Akad. XIX, 1861, pag. 322, tav. XV, fig. 3—8. 
Thominx gracilis, Diesing. Wiener Sitzsber. XXXXII, 1860, pag. 690. 
5; 5 Diesing. Wiener Sitzsber. XXXXIII, 1861, pag. 280. 
: > Carus. Prodr. Faun. Medit. I, 1884, pag. 173. 
Mas. 20, 
Rem 3502: 


Corpo anteriormente molto assottigliato posteriormente in- 
grossato. 

Estremità caudale del maschio debolmente ricurva e termi- 
nante in due lobi; guaina del cirro lunghissima tubolosa e 
coperta di minutissimi denti piramidali; cirro lunghissimo, torto 
a spirale. 

Estremità caudale della femmina ottusa, con apertura anale 
subterminale ; vulva sotto forma di apertura traversale, bilabiata, 
situata anteriormente. 

Merlucius esculentus Riss. (Padova, Irlanda); intestino. 


Pio gie 


47. Trichosoma tridens Dujardin. 


Diesing. Syst. Helminth. H, 1851, pag. 257. 
Thominx tridens, Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 23. 


nm 


Mas. 10 
Corpo a superficie liscia; estremità caudale troncata, con 
una borsa genitale caliciforme trilobata; guaina del cirro triquetra, 


echinata. 
Luscinia luscinia L. (Rennes); intestino. 


48. Triehosoma Totani Linstow. 


Linstow. Arch. f. Naturg. XXXXI, 1875, pag. 200. 


Mas.iz.00%> 

Corpo provvisto di fascie aculeate; guaina del cirro aculeata ; 
cirro lungo 1.3". 

Totanus hypoleucos. Temm. (Hameln); intestino cieco. 


SPECIE INQUIRENDE. 


49. Trichosoma Alaudae Rudolphi. 


Dujardin. Hist. nat. d. Helminth. 1845, pag. 16. 
Diesing. System. Helminth. II, 1851, pag. 261. 


Alauda arvensis L., (Vienna); intestino. 


50. Triehosoma breve Linstow. 


Linstow. Arch. f. Naturg. XXXXIII, 1877, pag. 178. 


o 


Fem. 6-7"; esofago ®, della lunghezza totale. 


Le fascie laterali si presentano debolmente aculeate; vulva 
situata anteriormente, sotto il termine dell’ esofago; ova lunghe 
0,049” e larghe 0.026". 

Totanus fuscus Leisl. (Ratzeburg); intestino. 


51. Triehosoma Caprimulgi M. C. V. 


Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1843, pag. 16. 
Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 262. 


Caprimulgus europaeus L.; intestino. 


52. Trichosoma Carbonis Rudolphi. 


Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 21. 
Diesing. Syst. Helminth. H, 1851, pag. 262. 


Phalacrocorax carbo L. (Vienna); intestino. 


53. Trichosoma Charadrii Rudolphi. 


Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 20. 
Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 262. 


Aegialites minor Boie, Himantopus melanopterus; fra le 
membrane dello stomaco. 


ME 


54. Trichosoma Chrysotidis Walter. 
Walter H. Ber. d. Offenb. Ver. f. Naturk. VII, 1866, pag. 28. 


Chrysotis amazonicus L.; stomaco. 


55. Trichosoma Crotali Rudolphi. 


Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 21. 
Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 263. 


Orocrotalon catesbvanum ; intestino. 


56. Trichosoma Crypturi Rudolphi. 


Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 20. 
Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 262. 


Fem o I 2 mm 
Tinamus tao Temm. (Brasile); intestino. 
}9 


57. Trichosoma eylindricum Eberth. 
Eberth. Unters. ùber Nemat. 1863, pag. 60, tav. VI, fig. 13. 
Fina io 
Ha il corpo diritto, con l’ estremità caudale molto assotti- 
gliata; la cute è liscia e provvista di due fascie laterali, corrispon- 
denti ad !/, della grossezza; ano terminale; vulva con un’ appendice 


campanulata. 
Buteo vulgaris L.; esofago. 


58. Triehosoma Felis cati Bellingham. 


Siebold. Wiegmann’s Arch. 1845, pag. 206. 

Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 250. 

Diesing. Wiener Sitzsber. XXXXII, 1860, pag. 601. 

Linstow. Arch. f. Naturg. XXXXVI, 1880, pag. 49. 

Trichosomum lineare, Leidy. Proc. Acad. Nat. Sc. Philadelphia, VIII, 
1856, pag. 54. 

Fem. 7.5", 

Felis catus L. (Irlanda, Hameln), Felis domestica L. (Vienna); 


vescica urinaria. Felis domestica L. (Filadelfia); intestino. 


59. Trichosoma Lemmi Retzius. 
Diesing. Syst. Helminth. H, 1851, pag. 260. 


Arvicola amphibius L.; stomaco. 


— 20 — 


60. Trichosoma Leporis Dujardin. 


Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 12. 
Diesing. Syst. Helminth. H, 1851, pag. 258. 
Lunghezza 135—160"", 


Corpo anteriormente assottigliato: estremità caudale aghi- 
forme, striata longitudinalmente, con ova di colore oscuro disposte 
in due serie longitudinali. i 

Lepus timidus L.; bronchi. 


61. Trichosoma Muris musculi Creplin. 


Creplin. Wiegmann’s Arch. 1849, pag. 56. 
Diesing. Wiener Sitzber. XXXXII, 1860, pag. 602. 


Mus musculus L.; intestino crasso. 


62. Trichosoma Muris sylvatici Dujardin. 


Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. i1. 
Diesing. Syst. Helminth. IH, 1851, pag. 250. 
Bs: 2/20: 


Corpo a superficie striata longitudinalmente; estremità caudale 
troncata; vulva priva di appendici, situata anteriormente. 
Mus sylvaticus L. (Rennes); intestino. 


63. Trichosoma Myoxi nitelae Dujardin. 


Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 12. 
Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 260. 


Estremità caudale della femmina alquanto assottigliata, con 
apice ottuso; apertura anale subterminale. 
Myoxus nitela Schreb. (Rennes); intestino. 


64. Trichosoma papillosum Wedl. 


Wedl. Wiener Sitzsber. XIX, 1856, pag. 120, tav. I, fig. 13—14. 
Diesing. Wiener Sitzsber. XXXXII, 1860, pag. 692. 


em 5 


Il corpo s’ ingrossa gradatamente verso la parte posteriore e 
termina in un apice conico ottuso; sul capo si osservano 4 


SR 


papille. Vulva poco prominente, situata posteriormente; ova lunghe 
0.048 — 0.052!" e larghe 0.028. 


Ovis aries L.; intestino. 


65. Trichosoma protractum Dujardin. 


Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 20. 

Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 262. 

Hem: s90=>- 

Ha il corpo posteriormente ingrossato, a leggiera striatura 
traversale e con una fascia longitudinale granulosa. 


Vanellus cristatus M. (Vienna); intestino. 


66. Trichosoma recurvum Solger. 


Solger. Arch. f. Naturg. XXXXIII, 1877, pag. 19, tav. O. 


5: 


Fem.UW7o=g5e% 

L’estremità anteriore del corpo è molto assottigliata, la 
posteriore ingrossata ad apice troncato obliquamente. Vulva situata 
anteriormente; ova lunghe 0.063"" e larghe 0.030 

Crocodilus acutus (Messico); forma delle gallerie sinuose 
nell’integumento della parte ventrale. 


mm 


67. Trichosoma spirale Molin. 


Molin. Wiener Sitzsber. XXXIII, 1858, pag. 301. 

Diesing. Wiener Sitzsber. XXXXII, 1860, pag. 602. 

Molin. Denkschr. Wiener Akad. XIX, 1861, pag. 321. 
Diesing. Wiener Sitzsber. XXXXIII, 1861, pag. 2$0. 

Eberth. Unters. uber Nemat. 1863, pag. 61, tav. VII, fig. 14. 


mm 
. 


Femisi 

Ha il corpo attortigliato a spirale, anteriormente attenuato, 
posteriormente ingrossato ; la cute presenta delle rughe traversali 
e viene attraversata da una fascia ventrale corrispondente a 8/, 
della grossezza, da una dorsale a // e da una laterale molto 
stretta e granulosa. 

La bocca è terminale, piccola, orbicolare e cinta di un 
anello saliente. Vulva laterale, situata anteriormente, rotonda e 


STARCI 


poco prominente; ano terminale; ova lunghe 0.036" e larghe 


0.0189®". 
Plegadis falcinellus L. (Padova, Nizza); sotto l’ epitelio 
dell’ esofago. 


68. Trichosoma Talpae Siebold. 
Linstow. Arch. f. Naturg. XXXXVIII, 1882, pag. 13. 


Nome impartito dal Siebold ad alcuni vermi trovati incisti- 
dati nella milza della Talpa europaea, L. Linstow trovò invece 
nella milza grande quantità di ova di Trichosoma, lunghe 0.072 "” 
e larghe 0.034”. 


69. Trichosoma tomentosum Dujardin. 


Dujardin. Ann. d. sc. nat. Ser. II, Tom. XX, 1843, tav. XIV, fig. G. 

Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 22, tav. H, fig. F. 

Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 263. 

Trichosoma Cyprini, Creplin. Isis. 1831, pag. 74. 

Fem. 83—9"". 

Ha il corpo posteriormente ingrossato e provvisto anterior- 
mente di una larga fascia longitudinale granulosa; 1’ estremità 
caudale si presenta ottusa con |’ apertura anale subterminale. Vulva 
situata anteriormente. 


Scardinius erythrophthalmus L. (Rennes), Idus melanotus 
Hec. (Rennes); intestino. 
70. Trichosoma Tritonis cristati Krabbe. 
Diesing. Wiener Sitzsber. XXXXII, 1860, pag. 602. 


Triton cristatus Laur. (Vienna); fegato ed intestino. 


71. Trichosoma Tritonis punctati Dujardin. 


Dujardin. Hist. nat. d. Helm. 1845, pag. 21. 
Diesing. Syst. Helminth. II, 1851, pag. 262. 


Femi 10-17", 
Triton punctatus Dum, (Parigi); intestino. 


INDICE SISTEMATICO 


degli animali nei quali furono riscontrate 


le specie del genere Trichosoma. 


P+E S.C.l 
Fam. Gadidae. Fam. Cyprinidae. 


D 


. Blicca bjoerkna L. 


1. Lota vulgaris Cuv. E. i 
5 Trichosoma brevispiculum Linst. 


Trichosoma brevispiculum Linst. 4. Scardinius erythrophthalmus L. 
È { Trichosoma tomentosum Du). 
2. Merlucius esculentus Riss. 5. TaiSsiaicienetas cai 
Trichosoma gracile Bellingh. Trichosoma tomentosum Duj. 
AUNOE IUBOL 
6. Triton alpestris Laur. | 8. Triton punctatus Dum. 


Trichosoma filiforme Linst. 

7. Triton cristatus Laur. 
Trichosoma filiforme Linst. 
Trichosoma Tritonis cristati Krabbe. | 


Trichosoma Tritonis punctati Dujard. 


Rie gas 


o. Python molurus L. 11. Crocodilus acutus, 
Trichosoma longispiculum Sonsino. 

10. Orocrotalon catesbyanum. 
Trichosoma Crotali Rud. 


Trichosoma recurvum Solger. 


OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE 
DELL'ANNO 1886 


ISTITUITE ALL’ OSSERVATORIO MARITTIMO 


DELL'I. R. ACCADEMIA DI COMMERCIO E NAUTICA IN TRIESTE. 


Latitudine) {\ (1 Ci {YUE 45538‘ 6 Nord 


Longitudine . i-.. 0; cn, » 13% 45°45 Est (di'Greenwieh 
Altezza del barometro sopra il livello del mare . . 26 metri 
Altezza-del.terimometro.soprazil suolo... iure, < sere 24 Metri 
Altezza del termometro sopra il tetto della casa . . 15 metri 


Altezza del pluviometro sopra il suolo . , . . . 27 metri 


Riassunto delle osservazioni meteorologiche dell’ anno 1886 
istituite nell’ Osservatorio dell’i. r. Accademia di Commercio e Nautica in Trieste. 


(Altezza dell’ Osservatorio sopra il livello del mare = 26 metri, riduzione al livello = + 2:52.) 


Pressione dell’aria in millimetri ridotta alla temperatura zero Temperatura dell’aria in centigradi 
1886 Dite Oscilla= 


Diffencaza : ; Soa » Oscillazione ; renza 7 3 ini ; mule IA 
Media Normale dalla Massima | Giorno Minima Giorno È Rio Media |Normale | ‘alla ||MAssima| Giorno || Minima | Giorno zione | Giorno || zione 
arometi' i î 


normale normale metrica || massima minima 


Gennaio .. 7547 7610 — 6:3 766:8 26:8 Gennaio . ; Pier . . i n 3i 
Febbraio ...|| 7611 760*2 + 09 7750 2079 Febbraio. rl e — 13 o o 9 È a 3 
7612 7580 + 32 7722 322 Marzo... o 4 | — 17 . . g È 25 
7592 7574 SISI 7707 239 fAprile.. ‘4 |+o2| 24 i : 5 | 28 
7609 7578 + 3-1 768:8 18:6 Maggio .. q ‘9 | — 0*3 
756:3 758:5 — 22 7646 1916 Giugno . ‘2 |— 15 
7597 7584 13 7659 151 Luglio... 23: o ES; 
75910 758:6 + 04 7651 11°8 Agosto . 7 |— 0:8 
Settembre ..|| 761°9 759'9 +20 769:8 28 È 19.6 Settembre 9 |+18 
Ottobre. ...|| 7608 7591 + 17 7715 29 : 318 Ottobre . . ‘2 | +0:6 
Novembre . .|| 761*3 7590 + 2.3 7700 d 28 190 Novembre e O + 12 
Decembre ..|| 7562 7604 — 4°2 765:3 26 25:5 Decembre s x si: 


Anno..| 759:3 7590 + 0:3 7750 8 Febbraio 16 Ottobre |  35:3 Anno. ; :2.| +0 


Velocità del vento in Direzione del vento in base a tre osser- 


Pressione del vapore nell'aria Umidità dell’aria in || Quantità di pioggia caduta 
chilometri vazioni giornaliere (7° a. 2° p. gÈ p.) 


È 25 È È 5 Lea È Annuvolamento 
in millimetri percento del massimo in millimetri 


Numero | Numero | Numero 


CS] 

> 3 A La 7 A PO È Somma | Somma A n 5 |digiorni|di giorni|di giorni|| Media E 
Media ||Massima| Giorno || Minima | Giorno || Media | Minima | Giorno mensile | normale | Massima| Giorno Ci con con |con tem-|| oraria KS) 
5 (©) 


pioggia | neve porale 


Calma 


157 | 98 |r1o| 11676 
2861 8I 9| 18871 
Tot, 75 11676 
95 | 54 6834 
96 | 69 7194 
82 49 5882 
QUI 56 6745 
To, ili (03 7952 
100 68 7172 
11'8 62 8765 
9:6.| 72 6917 
12°7 60 9437 


Gennaio bin 86 | È 38 gg-1 | 62 i Gennaio .|| 7°4 
ro 3:6 qa "q 22°1 \ Febbraio.|| 5*I 
farzo...|l 47 8:3 v 101*7 i Marzo ...||4'0 
do . 73 || 10°8 ; 37:6 i Aprile . . .||5*4 
aggio ..|| gi 14:8 - 22:5 È Maggio . .|| +7 
Giugno . 169 = 2741 f Giugno ..| 69 
Luglio .. 20'9 o 342 H Luglio. ..||3*1 
Agosto .. 181 . 97:3 , Agosto ..|| 44 
Se 237 : 60°5 î ‘Settembre|| 3:0 
ttobre . Di 143 . E 70° Li o 
70'3 Ottobre .|| 46 
Novembre . 12‘9 ‘q 962 È Novembre|| 5:2 
Decembre : 9'9 "5 1904 5 È Decembre|| 78 


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12. 


18 


2I 


33 — 


LoCELLI 


Fam. Alcidae. 


Uria grylle Cuv. 


Trichosoma contortum Crepl. 


Fam. Colymbidae. 


. Podiceps minor Gm. 


Trichosoma pachyderma Linst. 


Fam. Lamellirostres. 


. Anser cinereus dom. 


Trichosoma brevicolle Rud. 


. Anas crecca L. 


Trichosoma contortum Crepl. 


. Harelda glacialis L. 


Trichosoma brevicolle Rud. 


. Mergus merganser L. 


Trichosoma brevicolle Rud. 
Fam. Steganopodes. 


Phalacrocorax carbo L,. 
Trichosoma Carbonis Rud. 


Fam, Laridae. 


. Larus ridibundus L. 


Trichosoma contortum Crepl. 


. Larus canus L. 


Trichosoma contortum Crepl. 


Fam. Procellaridae. 


Ossifraga .gigantea Gm. 


Trichosoma convolutum Fourment. 


Fam. Charadriidae. 


. Aegialites hiaticula Boie. 


Trichosoma contortum Crepl. 
Aegialites minor Boie. 
Trichosoma Charadrii Rud. 
Vanellus cristatus M. 
Trichosoma trilobum Linst. 


Trichosoma protractum Dujard. 


DALE 


26. 


Fam. Scolopacidae. 


Totanus fuscus Leisl. 
Trichosoma breve Linst. 
Totanus hypoleucos Temm. 
Trichosoma Totani Linst. 


. Himantopus melanopterus. 


Trichosoma Charadrii Rud, 


. Recurvirostra avocetta L. 


Trichosoma contortum Crepl. 


. Machetes pugnax Cuv. 


Trichosoma contortum Crepl. 


Fam. Ardeidae. 


. Plegadis falcinellus L. 


Trichosoma spirale Molin. 


. Grus cinerea Bechst. 


Trichosoma obtusiusculum Rud. 


Fam. Crypturidae. 


. Tinamus tao Temm. 


Trichosoma Crypturi Rud. 
Fam. Phasianidae. 


Gallus domesticus. 
Trichosoma longicolle Rud. 
Trichosoma collare Linst. 


. Phasianus pictus L. 


Trichosoma longicolle Rud. 
Phasianus colchicus L. 


Trichosoma longicolle Rud. 


Fam. Tetraonidae. 


. Lyrurus tetrix L. 


Trichosoma longicolle Rud. 


. Tetrao urogallus L. 


Trichosoma longicolle Rud. 


. Perdix cinerea Briss. 


Trichosoma longicolle Rud. 
Coturnix dactylisonans Meyer. 
Trichosoma caudinflatum Molin. 


35 


40 


4I 


47. 


48 


(5 Al 
5] 


Fam. Columbidae. 
Zenaidura carolinensis. 
Trichosoma tenuissimum Dies. 


Columba domestica L. 
Trichosoma tenuissimum Dies. 


Columba livia L. 
Trichosoma tenuissimum Dies. 


Fam. Picidae. 


Gecinus viridis L. 
Trichosoma Picorum M. CU. V. 


Gecinus canus Gm, 
Trichosoma Picorum M. C. V. 
Picus major L. 
Trichosoma Picorum M. C. V. 


Picus collaris Vig. 
Trichosoma Picorum M. C. V. 


Fam. Psittacidae. 
Chrysotis amazonicus L. 
Trichosoma Chrysotidis Walter. 

Fam. Hirundinidae. 


Hirundo rustica L. 
Trichosoma curvicauda Dujard. 


Chelidon urbica L. 


Trichosoma papillifer Linst. 


Fam, Cypselidae. 


. Cypselus apus L. 


Trichosoma curvicauda Dujard,. 


Fam. Caprimulgidae. 


Caprimulgus europaeus L. 


Trichosoma Caprimulgi M. C. V. 


Fam. Corvidae. 


. Corvus corone L. 


Trichosoma contortum Crepl. 


Corvus monedula L. 
Trichosoma resectum Dujard. 
Trichosoma contortum Crepl. 


54. 


55. 


506. 


un 
‘O 


60 


66. 


Corvus cornix L. 
Trichosoma contortum Crepl. 
Corvus frugilegus L. 


Trichosoma resectum Dujard. 
Trichosoma contortum Crepl. 


Garrulus glandarius L. 
Trichosoma resectum Dujard. 


Fam. Sturnidae. 


Sturnus vulgaris L. 
Trichosoma ovopunctatum Linst. 
Trichosoma contortum Crepl. 


Fam. Accentoridae. 


. Accentor modularis Lath. 


Trichosoma longifilum Dujard. 
Trichosoma rigidulum Dujard. 


Fam. Motacillidae. 


Anthus pratensis Bechst. 
Trichosoma ornatum Dujard. 


Fam. Turdidae. a 


Luscinia luscinia L. 
Trichosoma tridens Dujard. 
Lusciola tithys Lath. 
Trichosoma contortum Crepl. 
Lusciola rubecula L. 
Trichosoma contortùm Crepl. 


. Turdus viscivorus L. 


Trichosoma inflexum Rud. 
Turdus merula L. 
Trichosoma exile Dujard. 


Monticola cyana M. 
Trichosoma inflexum Rud. 


Fam. Alaudidae. 


Alauda arvensis L. 
Trichosoma longevaginatum Linst. 
Trichosoma Alaudae Rud, 


82 


83. 


84. 


(di Re 


Fam. Fringillidae. 


. Fringilla coelebs L. 


Trichosoma angustum Dujard. 
Trichosoma manica Dujard. 


Fam. Strigidae. 


Strix fammea L. 
Trichosoma obtusum Rud. 


. Syrnium aluco L. 


Trichosoma obtusum Rud. 


. Nyctale dasypus Bechst. 


Trichosoma obtusum Rud. 


. Otus vulgaris L. 


Trichosoma obtusum Rud. 


. Bubo maximus Sibb. 


Trichosoma obtusum Rud. 


. Surnia noctua Bp. 


Trichosoma obtusum Rud. 


74. Surnia passerina Keys. 


79 


76. 


77 


Trichosoma obtusum Rud. 


Fam. Falconidae. 


Milvus regalis Briss. 
Trichosoma Falconum Rud. 


Buteo vulgaris L. 
Trichosoma Falconum Rud. 
Trichosoma contortum Crepl. 
Trichosoma dispar Dujard. 
Trichosoma cylindricum Eberth. 
Nisus communis Cuv. 
Trichosoma Falconum Rud. 
Trichosoma striatum Linst. 
Trichosoma contortum Crepl, 


. Falco subbuteo L. 


Trichosoma dispar Dujard. 


. Falco pygargus L. 


Trichosoma Falconum Rud. 


MAMMIFERI. 


Fam. Cavicornia. 


. Ovis aries L. 


Trichosoma papillosum Wedl. 


Fam. Leporidae. 


. Lepus timidus L. 


Trichosoma Leporis Dujard. 


Fam. Muridae. 


Mus rattus L. 
Trichosoma anulosum Dujard. 


Mus decumanus Pall. 
Trichosoma anulosum Dujard. 
Trichosoma crassicauda Bellingh. 
Trichosoma Schmidtii Linst. 


Mus musculus L. 
Trichosoma bacillatum Eberth. 


Trichosoma Muris musculi Crepl. 


85. 


87. 


88. 


Mus sylvaticus L. 
Trichosoma Muris sylvatici Dujard. 


Fam. Arvicolidae. 


. Arvicola amphibius L. 


Trichosoma Lemmi Retz. 


Fam. Myoxidae. 


Myoxus nitela Schreb. 
Trichosoma Myoxi nitelae Dujard. 


Fam. Erinaceidae. 


Erinaceus europaeus L. 
Trichosoma exiguum Dujard. 
Trichosoma tenue Dujard. 


Fam. Soricidae. 


. Crocidura aranea Schreb. 


Trichosoma capillare Linst. 
Trichosoma splenaceum Dujard. 


* 


90. Sorex leucodon Herm. 


92. 


©) 
DD 


95. 


06. 


= 


07. Canis vulpes L. 


Trichosoma splenaceum Dujard. (È Trichosoma plica Rud. 
Sorex tetragonurus Herm Trichosoma aerophilum Crepl. 
Trichosoma incrassatum Dies. | Fam, Felidae. 
Fam. Talpidae. 98. Felis guttata Herm. 
Talpa europea L. Trichosoma pachykeramotum Wedl 


Trichosoma capillare Linst. 
Trichosoma Talpae Siebold. 


Fam. Mustelidae. 


. Mustela foina Briss. 


Trichosoma alatum Molin. 


Trichosoma mucronatum Molin. 


. Putorius vulgaris L. 


Trichosoma alatum Molin. 


Putorius putorius L. 
Trichosoma alatum Molin. 


Fam. Canidae. 


Canis familiaris L. 
Trichosoma plica Rud. 


99. Felis catus L. 
Trichosoma cati Bellingh. 


| 100. Felis domestica L. 
| Trichosoma Felis cati Bellingh. 


Fam. Vespertilionidae. 


tot. Vespertilio dasycnemus Boie. 
Trichosoma speciosum Bened. 


102. Vespertilio Nattereri Kubl. 
| Trichosoma speciosum Bened.. 


\103. Vespertilio Daubentonii Leisl. 
| Trichosoma speciosum Bened. 


104. Vesperus serotinus Schreb. 


Trichosoma speciosum Bened. 


INDICE. 


Calodium alatum alla specie N.° 5|Trichosoma contortum Crepl. 
> anulosum È n n 2S specie N.° 42 
$ caudinflatum , 5 SR 6 3 convolutumFourm., , 30 
E longifilum 3 A uo A crassicauda Bel- 
5 mucronatum , È Bi 0g lingh. n a 31 
5 ornatum 5 5 Ret rs Crotali Rud. ot 15) 
5 plica ; 5 SODI 2 Crypturi Rud. pipe 96 
> splenaceum , e DENG z curvicauda!iDuj; , >, 12 
ci tenue H È SO E cylindrieumEberth, , 57 
Eucoleus aerophilum , P MI P Cyprini. Crepl. 
> tenuis 5 5 50 alla specie , 609 
Liniscus exilis 5 3 Ca: 3 dispar Du). specie , 35 
Thominx gracilis i, 5 IO, È entomelas  Duj. 
5 manica 5 5 PIRA alla specie , 5 
> tridens 5 A RA pa exiguum Duj. specie , 17 
Trichodes crassicauda , 5 5} DI 5 exile Duj. ENI 
Trichosoma aerophilum Crepl. 5 Falconis prgargi Duj. 
SPECICNSMII alla specie , 38 
> alatum Mol. 3 7 5 n so nisi Duj. 
5 Alaudae Rud. , ZO, alla specie , 38 
s angustum Duj. , Lsu gr Ù Falconum Rud. specie, 38 
» anulatum Mol. 5 Felis cati Bellingh. , ,» 58 
alla specie , 26 5 filiforme Linstow , » 34 
E anulosum Duj. specie , 28 n gracile Bellingh. , » 46 
7 bacillatum Eberth , , 44 5 incrassatum Dies. , » 3 
È breve Linstow n Mg do È inflexum Rud. Pi 
5 breyicolle; Rudi: >. ,, ‘> 27 3 Lemmi Retzius >, > 5a 
5 brevispiculumLin- 2 Leporis Duj. o IM 00 
stow ARSARIO 5 lineare Leidy alla specie, 58 
5 capillare Linstow , , 20 5 longevaginatum Linst. 
5 CaprimulgiM.C.V., , EI Specie, 625 
5 Carbonis Rud. ASI: 5 lofigicolle Rud. 0 3, Wattzo 
5 caudinflatum Mol. , , 6 3 longifilum Duj. , , 10 
Di Charadrii Rud. 53 , longispiculum Son- 
3 Chrysotidis Walter, , 54 sino Se, 22 


5 collare @tinstowMM Me, 033 > manica Duj. ra 49 


Trichosoma mucronatum Mol. specie N.° 


» 


Muris decumani 
Duj. 
Muris decumani 
Rayer 
Muris 

Crepl. 


musculi 


alla specie 
alla specie 


specie 


Muris sylvatici Du). ,, 


Myoxi nitelae Duj. 
obtusiusculum Rud, 
obtusum Rud. 
ornatum Duj. 


ovopunctatum Lin- 
stow 

pachyderma  Lin- 
stow 
pachykeramotum 
Wedl 


papillifer Linstow 
papillosum Wedl 
Picorum M. C. V, 


» 


» 


n 


» 


m 


/ 


28 


31 


38 — 


Trichosoma plica Rud. 


n 


” 


» 


» 


» 


» 


protractum Duj. 


fecurvum Solger , 


resectum Duj. 
rigidulum Du). 
Schmidtii Linstow 


n 


» 


» 


» 


speciosum Beneden, 


spirale Molin 
splenaceum Duj. 
striatum Linstow 
Talpae Siebold 
tenue Du). 
tenuissimum Dies. 
tomentosum Duj 
Totani Linstow 
tridens Duj. 
trilobum Linstow 
Tritonis  cristati 
Krabbe 

Tritonis punctati 
Du). 


n 


» 


» 


”» 


”» 


specie N.° 


» 


» 


n 


» 


. 


71 


BRANI 


DI 


ELMINTOLOGIA TERGESTINA 


PER 


MICHELE STOSSICH. 


Professore in Trieste. 


SERIE SETTIMA. 


Taenia cesticillus Molin. 


Nell’ intestino tenue del Gallus domesticus; piuttosto rara, 


Scolex polymorphus Rudolphi. 


Lo scolice da me rinvenuto nell'intestino del Pagellus ery- 
thrinus, corrisponde perfettamente al disegno che ne dà il Monticelli 
nel suo lavoro ,Contribuzioni allo studio della fauna elmintologica 
del golfo di Napoli. I. Ricerche sullo Scolex polymorphus Rud. 
1888, tav. VI, fig. 1“. 

Alquanto differente invece è lo scolice che osservai nella 
cloaca dello Zeus faber; ha una lunghezza di 2:5—3"" e presenta 
una distinta macchia rossa sotto le ventose; la ventosa terminale 
è molto sviluppata, imbutiforme, a pareti molto grosse e termi- 
nante posteriormente in un processo conico esteso fra le quattro 
ventose; in complesso presenta grandissima assomiglianza con la 
ventosa terminale dei gasterostomidi. (Tav. XV, fig. 63). 


Distomum rufoviride Rudolphi. 


L’ebbi dallo stomaco del Labrax lupus. 


Distomum appendieulatum Rudolphi. 


Rinvenuto nello stomaco della ZLichia amia. 


Distomum monorchis Stossich. 


(Tav. XV, fig. 62). 


È questo un minutissimo distoma, che ebbi occasione di 
osservare alcune poche* volte nelle appendici piloriche e nell’ in- 
testino tenue del Cantharus orbicularis. Il suo corpo è di forma 
molto variante, ora elittico, ora ovale, ora periforme, con la 
superficie coperta intieramente di minutissimi aculei disposti in 
serie longitudinali. La bocca sua è terminale, provvista di un’ampia 
apertura orbicolare; la ventosa è più piccola, sessile, rotonda e 
situata anteriormente. Alla bocca segue immediatamente una piccola 
faringe di forma sferica, dalla quale, senza formazione di un eso- 
fago, dipartono le anse intestinali, le quali, ricurve a grande arco, 
si estendono fino all’ estremità posteriore del corpo; le due anse 
vanno posteriormente sempre più allargandosi e sono ripiene di 
granulazioni nere. 

Le glandole vitellogeni sono in numero molto limitato e for- 
mano ai lati del corpo fra le due ventose due gruppi grappoliformi, 
che comunicano © fra loro per mezzo di un canale trasversale, il 
quale passa sotto la faringe. L’ovidotto presenta una lunghezza 
‘enorme e forma nella parte postacetabulare due ammassi di forma 
piramidale, comunicanti fra loro per mezzo di un ramo trasversale 
‘situato sotto la ventosa; ova minutissime ed in numero stragrande, 
Dei due testicoli che sogliono essere sviluppati nel maggior numero 
di «distomi, non vidi che soltanto il destro, grande e di forma 
elittica. Il sacco del pene è grande ed arcato in guisa d’ abbracciare 
il lato destro della ventosa; tanto il canale eiaculatore quanto la 


vagina sono internamente provvisti di processi aculeati, i quali 
presentano la punta rivolta posteriormente. 

Apertura genitale comune, ventosiforme, situata sopra la 
ventosa. 

Lunghezza 16°". 

Larghezza 1:25", 


Distomum Mormyri Stossich. 


Osservato nell'intestino del Cantharus orbicularis. 


Distomum Gobii Stossich. 


Oltre che nell’ intestino di Gobius jo7o, ebbi occasione di 
raccoglierlo in quello della Trigla corax ed inoltre sopra il fegato, 
tanto in cisti quanto libero, del Gobius ]070. 


Distomum fallax Rudolph. 
(Tav. XVI. fig. 72). 


Raccolsi ripetute volte questo elegante distoma nell’intestino 
dell’ Uranoscopus scaber. 

Il suo corpo è molto allungato, anteriormente filiforme, 
posteriormente ingrossato cilindrico e coperto intieramente di mi- 
nutissimi aculei; la ventosa è alquanto più piccola della bocca, 
sessile e circolare. Ha la bocca terminale, ornata di una corona di 
22 aculei aghiformi; la faringe è relativamente piccola e unita alla 
bocca per mezzo di un lungo canale; l’ esofago è grosso e corto 
e diviso in due larghe anse intestinali, terminanti a poca distanza 
dall’ apice caudale. 

Nella parte posteriore del corpo, molto discosti uno dal- 
l’altro, si osservano due grandi testicoli di forma elittica alquanto 
irregolare; all’ innanzi del testicolo anteriore giace un piccolo 
ovario di forma sferica. L’ovidotto è molto lungo e coi suoi giri 
si estende fino all'estremità posteriore; contiene delle minutissime 
ova di colore giallognolo. Apertura genitale al margine anteriore 
della ventosa. 

Lunghezza 3—11""®, 


== 


Distomum bieoronatum Stossich 
— Distomum cesticillus Molin. 


Da esemplari trovati nel Lophius piscatorius, potei convin- 
cermi dell’ identicità delle due specie. 


Distomum album Stossich. 
(Tav. XVI. fig. 73). 


E questo un minutissimo distoma di colore bianco a corpo 
cilindrico, anteriormente assottigliato e molto contrattile, posterior- 
mente rigido ed arrotondato; la cute è intieramente coperta di 
minutissime squame semicircolari, disposte in serie traversali; la sua 
ventosa è’ alquanto più piccola della bocca, sessile, circolare, 
anteriore. Vai dei: 

Ha la bocca terminale ad ampia apertura orbicolare, provvista 
di una grande e robusta faringe allungata, dalla quale diparte un 
cortissimo esofago, che sopra la ventosa si divide in due anse 
intestinali prolungate fino all’ estremità posteriore. 

Testicoli due, grandi e situati - posteriormente uno sopra 
l’altro; alla destra un piccolo ovario sferico, alla sinistra il ricet- 
tacolo seminale a forma di bottiglia; guaina del pene allungata, 
contenente nella parte posteriore la vescica seminale, dalla quale 
diparte il pene cilindrico ed armato. Le glandole vitellogeni sono 
molto numerose, grandi, sferiche ed occupano tutto lo spazio 
libero fra ventosa ed estremità caudale; ova in numero limitato, 
grandi, elittiche. 

Raccolsi questa specie nelle appendici piloriche e nell’ inte- 
stino tenue del Cantharus orbicularis. 

Lunghezza 1205". 

Larghezza 0'3—0‘6"". 


Distomum Linstowii Stossich. 
(Tav. XVI. fig. 67, 68, 60). 


Nella dissezione di diverse Testudo graeca, ebbi occasione 
di raccogliere nell’ intestino alcuni trematodi, assomigliantissimi al 


Monostomum aculeatum Linstow. Studiando però meglio la specie 
potei convincermi che il monostoma in questione non era altro 
che un distoma, al quale ad onore del suo primo scopritore diedi 
il nome di D. Linstomii. 


Il suo corpo è molto allungato, nastriforme, arrotondato alle 
due estremità; i piccoli aculei conici che coprono la sua superficie 
sono fittamente disposti alla parte anteriore, mentre che posterior- 
mente vanno gradatamente dileguandosi. La ventosa è sessile, 
subelittica, alquanto più piccola della bocca e molto discosta dalla 
biforcazione dell’intestino. All’ estremità anteriore è situata la ven- 
tosa orale, globosa e provvista di una grande faringe, dalla quale 
diparte un brevissimo esofago diviso in due lunghissime anse inte- 
stinali, estese fino all'estremità caudale. 


I testicoli sono due, grandi, quasi sferici e situati a poca 
distanza dall’ apice caudale uno dietro l’altro; la guaina del pene 
è molto lunga, cilindrica e nella sua parte posteriore contiene una 
piccola vescica seminale, dalla quale diparte il lunghissimo canale 
ejaculatore. A metà distanza fra ventosa e testicolo anteriore si 
osserva l’ovario grande e perfettamente sferico, mentre lo spazio 
compreso fra l’ovario ed il testicolo è occupato dai numerosi giri 
dell’ ovidotto ; ova in grande numero, gialle, elittiche. Gli organi 
genitali sboccano per mezzo di due distinte aperture, situate vici- 
nissime fra loro ed al margine superiore della ventosa. 


Lunghezza g9—10'5"". 
Larghezza 0'5 — 08". 


Distomum mesostomum Rudolpbi. 


Ha il corpo inerme, cilindrico ed allungato. 

Le due ventose sono in grandezza e forma eguali e provviste 
di ampia apertura circolare. La bocca è subterminale; ad essa segue 
immediatamente la faringe, dalla quale, senza sviluppo di esofago, 
dipartono le anse intestinali, estese fino l’ apice caudale. 


I testicoli sono situati nella parte posteriore del corpo uno 
dietro l’altro, grandi e di forma elittica. Delle minutissime ova di 
colore giallo-bruno riempiono il largo ovidotto, il quale occupa 
tutto lo spazio compreso fra la ventosa ed il testicolo anteriore e 
sbocca sotto la faringe. L’organo secretore si compone .di un 


sacco, che dall’apice caudale si estende fino alla base del testicolo 
posteriore. 

Lunghezza 5". 

Larghezza 0‘75"". 


Osservai la presenza di questo distoma nell’intestino del 
Turdus viscivorus. 


Gasterostomum gracileseens Wagener. 


Abbastanza frequente in tutto l’ intestino del Lophius pisca- 
torius. 


Axine Belones Abildgaard. 


Sulle branchie di Belone acus. 


Echinorhynehus propinquus Dujardin, 


Alla specie di pesci, enumerati nelle mie serie precedenti, 
come infetti di questo acantocefalo devo aggiungere il Pagellus 
erythrinus%e la Raja asterias (valvola intestinale). 


Echinorhynchus pristis Rudolphi. 


Rinvenuto un'unica volta nell’intestino del Box boops. 


Echinorhynchus plagieephalus West. 


Sembra essere una specie molto rara per l'Adriatico, non 
avendola osservata che due sole volte nell'intestino dell’ Aci- 
penser sturio. 


Echinorhynchus lesiniformis Molin. 
(Tav. XV. fig. 65). 


La proboscide è divisa in due parti da una strozzatura tra- 
versale; la parte anteriore è di forma ovoidale ad apice rotondato, 


— 45 x 


armata di uncini semplici ma robusti; la parte posteriore è alquanto 
più breve, cilindrica e coperta d’uncini molto più piccoli. Il corpo 
anteriormente si gonfia di molto, poi si restringe per terminare 
molto assottigliato alla parte posteriore. Questa bellissima forma 
di acantocefalo rinvenni libera sopra il peritoneo di Rana 
esculenta, 

Lunghezza 3-5". 


Echinorhynehus rubicundus Molin. 
(Tav. XV. fig. 66). 


Sta racchiuso in cisti celittiche o di forma irregolare, di 
colore giallo o rosa, sparse nella cavità interna del corpo o libere 
nell’ intestino di P/atessa passer. 

Ha una proboscide di forma molto caratteristica, lunga cilin- 
drica, nel mezzo ingrossata a guisa di sfera; la parte anteriore è 
coperta di aculei semplici a braccia eguali, la parte sferica invece 
è armata di 22 aculei grandi aventi il tronco molto più lungo 
dell’uncino ed infine la parte posteriore porta degli aculei aghi- 
formi debolmente arcati. Il collo è breve e nudo; il corpo ante- 
riormente è coperto di piccoli aculei aghiformi e posteriormente 
va a terminare nella cisti. 


Ascaris holoptera Rudolphi. 


E una forma che rinverini rarissime volte nell’ intestino crasso 
della 7estudo graeca. 


Heterakis spumosa Schneider. 
(Tav. XV. fig. 64). 


Ha il corpo arcato, di colore bianco, anteriormente molto 
assottigliato e con la cute finamente striata in senso tanto longi- 
tudinale quanto traversale; estremità caudale del maschio lunga 
diritta, della femmina lunga subulata. La ventosa è grande, 
saliente e circondata di un robusto anello elittico (assomiglia 
moltissimo alla ventosa dell’H. vescicularis, che descrissi e disegnai 
nella serie quinta dei brani di elmintologia tergestina). 


Papille ne contai 10 paia e di queste 3 (1—3) appartenenti 
all’apice caudale, 5 (4—8) alla regione anale e 2 (o—10) alla 
ventosa. Le due papille 5 ed 8 presentano uno sviluppo del tutto 
particolare; esse poggiano sopra ingrossamenti della cute foggiati 
a guisa di cuscinettij questo modo d’inserzione ha lo scopo di 
allungare e in pari tempo di rinforzare la corrispondente papilla, 
dovendo essa servire da pilastro al grande padiglione della borsa. 

Osservato un’unica volta nell’intestino retto di un Mus 
decumanus. 


Heterakis fusiformis Molin. 
(Tav. XMLime: 70,870): 


E una specie che si riscontra abbastanza di frequente tanto 
nello stomaco quanto nella prima parte dell’ intestino della Platessa 
passer, attaccata fortemente alle pareti. 

L’esofago è corto, molto robusto e sviluppa alla sua estre- 
mità posteriore una specie di bulbo privo di apparato denticolare. 
L’intestino è formato di cellule poliedriche uninucleari con proto- 
plasma ricco di granulazioni rifrangenti; da esso diparte un sacco 
cieco rivolto verso la bocca. ; 

L’estremità caudale della femmina va lentamente assotti- 
gliandosi e termina in una punta acuta; vicino all’ apice caudale 
esistono due minutissime papille; vulva alquanto prominente situata 
quasi nel mezzo del corpo; viviparo. 

AI’ estremità caudale del maschio sì osserva una grande 
ventosa sporgente, di forma elittica, con piegature superficiali 
disposte a raggi. Le papille sono in numero di to, ,5 pre- e 
5 postanali; 1 e 2 vicinissime all’ apice caudale 3 - 7 appartengono 
alla regione anale e di queste una interna e quattro esterne in 
una serie, 8—10 appartenenti alla ventosa Due cirri lunghi eguali 
e provvisti di ali delicatissime. 

Lunghezza maschio 2—3"", 


grmm 
. 


Lunghezza femmina 4—-5 


Heterakis praecineta Dujardin. 


La ebbi dall’intestino del Conger vu/garis; gli esemplari trovati 


mm 
. 


erano tutte femmine e la loro lunghezza variava dai 19 ai 21 


Spiegazione delle figure. 


. Distomum monorchis Stossich. 


. Scolex polymorphus dello Zeus faber. 


Heterakis spumosa Schneider. 


. Echinorhynchus lesiniformis Molin. 


Echinorhynchus rubicundus Molin. 


Distomum Linstowii Stossich; ventosa orale e faringe. 


. Detto; ovario, estremità posteriore della guaina del pene 


con la vescica seminale e principio del canale eiaculatore, 


ovidotto ed anse intestinali. 


. Detto; estremità posteriore. 
. 71. Heterakis fusiformis Molin. 
. Distomum fallax Rudolphi. 


. Distomum album Stossich. 


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ELMINTI VENETI 


RACCOLTI DAL 


DERLESSANDRO CONTE DE NINNI 


E DESCRITTI DA 
MICHELE STOSSICH 


Professore in Trieste. 


Li 


Riferisco in queste poche pagine il risultato di alcune mie osser- 
vazioni sopra elminti raccolti in animali del Veneto dal chiarissimo 
Dr. A. P. Ninni. Ringrazio perciò l’ Illustre Naturalista, che con 


tanta gentilezza volle porre a mia disposizione il prezioso materiale. 


M. Stossich. 


1. Didymozoon scombri Taschenberg. 


Nella cavità branchiale di Scomber scomber (2 settembre 1887). 


2. Holostomum macrocephalum Rudolphi 

Nell’intestino di Circus aeruginosus (21 febbraio 1889), di 
Haliaetos albicilla (15 marzo 1889) e di Circus cyaneus (9 aprile 
18809). 

3. Holostomum longicolle Dujardin. 

Un solo esemplare nell’ intestino di Larus ridibundus (26 

marzo 1880). 
4. Hemistomum spatula Diesing. 


Nell'intestino di Circus aeruginosus (21 febbraio 1889). 


5. Distomum rufoviride Rudolphi. 
Nella parte interna dell’opercolo di Uranoscopus scaber (23 
agosto 1879) e nella bocca di un Ophidium barbatum (18 agosto 
1887). 


6. Distomum tereticolle Rudolphi. 


Nello stomaco di un FEsox /ucius (26 febbraio 1889). 


7. Distomum crassiusculum Rudolphi. 


Nella vescica del fiele di un Circus aeruginosus (21 febbraio 
18809). 

Ha il corpo elittico, depresso, anteriormente assottigliato, 
posteriormente ingrossato arrotondato, di un dominante colore 
verdastro con una forte macchia bruna proveniente dalle numero- 
sissime ova. 


alt= 


Le due ventose sono piccole; l’orale è terminale, alquanto 
sporgente, cerciniforme e con ampia apertura circolare, mentre la 
ventosa ventrale è alquanto più piccola, circolare e situata in posi- 
zione subcentrale. 

Dalla bocca diparte una piccola faringe allungata, la quale 
dà sviluppo a due esilissime anse intestinali, che verso l’ estremità 
posteriore vanno gradatamente ingrossandosi. 

Minutissime sono le glandole vitellogeni, che si estendono 
lungo i margini centrali del corpo; l’ovidotto è molto grosso e 
molto lungo, compie un grandissimo numero di giri nel mezzo del 
corpo, estendendosi fra i testicoli ed il margine anteriore delle 
glandole vitellogeni. Testicoli due grandi, situati uno dietro l’altro 
verso l’estremità posteriore del corpo, a contorno irregolare; alquanto 
all’innanzi giace l’ovario molto più piccolo e di forma sferica ed 
al suo fianco si osserva un grande ricettacolo seminale. 

Il Wedl nella sua descrizione dice che il corpo di questo 
distoma è armato di aculei retrattili, cosa questa che non osservai 
negli esemplari raccolti dal Ninni; la questione però mi sembra di 
pochissima entità, inquantochè ebbi agio d’ osservare diverse volte 
che gli aculei dei distomi armati sono tutti più o meno decidui e 
che la loro presenza dipende tanto dall’ età quanto dallo stato di 
conservazione del corrispondente animale. 


8. Distomum echinatum Zeder. 


Nell’ intestino cieco di Anas domestica (16 febbraio 1889). 


9. Distomum trigonocephalum Rudolphi. 
Nell’ intestino di Putorius vulgaris (17 febbraio 1889). 


ro. Distomum veliporum Creplin. 


Dall’ Echinorhinus spinosus e Notidamus griseus. 


Diplodiscus subelavatus Diesing. 
Nell’ intestino di Rana esculenta (14 aprile 1889). 


12. Polystomum ocellatum Rudolphi. 


Nella bocca e nell’ esofago di Emys lutaria ui pt 1889); 
gli esemplari erano lunghi 3"" e larghi 1.2!" 


eu 


13. Axine Belones Abildg. 


Sopra le branchie di Be/one acus (18 agosto 1887). 


14. Onchocotyle borealis Beneden. 


Sopra le branchie della Myliobatis noctula (1887). 


15. Amphilina foliacea Rudolphi. 
In grande quantità nella cavità addominale dell’ Acipenser 
sturio (15 settembre 1887). 
16. Cysticereus fasciolaris Rudolphi. 


Nel fegato di Mus musculus (15 febbraio 1889). 


17. Triaenophorus nodulosus Rudolphi. 


Neli’ intestino di Esox /ucius (26 febbraio 1889). 


18. Bothriocephalus proboscideus Rudolphi. 


Nell’ intestino di Salmo carpio (Garda, 16 gennaio 1885). 


19. Bothriocephalus punctatus Rudolphi. 


Nell’ intestino del Rhombus maximus (3 novembre 1888). 


20. Bothriocephalus heteropleurus Diesing. 


Nelle appendici piloriche del Centrolophus pompilus (19 
aprile 1889). 


21. Taenia cucumerina Bloch. 


Nell’ intestino del cane (18 marzo e 3 aprile 1889). 


22. Taenia porosa Rudolphi. 


Nell’ intestino di Larus ridibundus (26 marzo e 18 aprile 
1889). I cirri sono marginali, alternanti e si presentano di forma 
clavata. Ventose molto sporgenti. 


MIRO = 


23. Taenia echinococcus Siebold. 


Nell’ intestino del cane (3 aprile 1889). 


24. Taenia cesticillus Molin. 


Nell’ intestino di Gallus domesticus (30 marzo 1889). 


25. Taenia globifera Batsch. 


Nell’ intestino di Circus cyaneus (9 aprile 1889). Rostello 
piccolo circondato di una doppia corona di minutissimi aculei, dei 
quali i posteriori sono alquanto più piccoli degli anteriori. 


20. Taenia angulata Rudolpbhi. 


Nell’ intestino di 7urdus musicus (2 aprile 1889) e 7urdus 
torquatus (14 aprile 1889). 


27. Taenia filum Goeze. 


Nell’ intestino di Yotanus calidris (2 aprile 18809). 


28. Taenia Emberizorum Rudolphi. 


Nell’ intestino di Emberiza hortulana L. Scolice sferico, molto 
ben distinto dal corpo con ventose grandi e globose. Collo breve 
e conico; proglottidi superiori a rughe, le successive sempre più 
larghe, trapezoidali e le ultime allungate. Aperture genitali margi- 
nali, situate verso la parte superiore della proglottide; cirri irrego- 
larmente alterni, lunghi, cilindrici, ad apice troncato e coperti di 
minutissime punte. 

Lunghezza 15—20 


mm . 
. 


29. Taenia circumvallata Krabbe. 


Nell’ intestino di Cotournix dactylisonans. 


30. Phyllobsthrium thridax Beneden. 


Nella valvola intestinale di Squatina angelus (15 febbraio 
1889) e di Raja clavata (15 febbraio 1889). 


31. Solenophorus megacephalus Creplin. 


Nel duodeno di un Python sp. (morto in un serraglio ai 19 
aprile 1889). 


32. Calliobothrium coronatum Rudolphi. 


Nella valvola intestinale di Scy/lium stellare (10 maggio 1889). 


33. Echinorhynchus striatus Goeze. 


Nell' intestino di Ardea cinerea (11 febbraio 1889). 


34. Eehinorhynehus propinquus Duj. 


Nell’ intestino di Gobius ophiocephalus (22 febbraio 1889). 


35. Echinorhynchus angustatus Rudolphi. 
Nell’ intestino di Esox /ucius (26 febbraio 1889) e di 7ly- 
mallus vexillifer (26 febbraio 18809). 
36. Echinorhynchus proteus Westr. 

Libero ed in cisti nell'intestino di 7hymallus vexillifer (26 
febbraio 18809) e nell’ intestino di Barbus plebejus (14 aprile 1889). 
37. Echinorhynchus hystrix Bremser. 

Un unico esemplare maschio nell’ esofago di un Mergus ser- 
rator (8 aprile 18809). 
38. Echinorhynehus haeruca Diesing. 


Nell’ intestino di Rana esculenta (14 e 22 aprile 1889). 


39. Echinorhynehus anthuris Dujardin. 
Nell intestino di Emys lutaria (19 e 27 aprile 1889) e di 
Triton cristatus (22 aprile 1889). 
40. Echinorhynchus globocaudatus Zeder. 


Nell’intestino di Circus cvaneus (9 aprile 1889). 


NSOE (gere 


41. Asearis' adunea Rudolphi, 


Nella cavità branchiale di A/osa finta (13 aprile 1878). 


42. Asearis mystax Zeder. 


Nell’ intestino di Canis familiaris (26 marzo 1889). 


43. Asearis mierocephala Rudolphi. 


Nell’ esofago e ventricolo (26 marzo 1889) e nell'intestino di 
Nycticorax europaeus (28. aprile 1889). In esemplari minuti nel- 
l’ esofago di Ardea purpurea (17 aprile 1889). 


44. Asearis spiculigera Rudolphi. 


Nell’ esofago di un Mergus serrator (8 aprile 1889). 


45. Ascaris papilligerum Stossich. 


Nello stomaco di Scomber scombrus. 


46. Asearis acus Bloch. 


Nell’ intestino di Esox /ucius (26 febbraio 1889). 


47. Heterakis dispar Dujardin. 


‘ Nell’ intestino di Anas domestica in soli due esemplari fem- 
mina (16 febbraio i559). 


a, ole compar o 


Nel tubo Cao di CAGARE us tetrix. (Alpi venete fa 
ottobre 1884). i 

La ventosa all’ estremità caudale del oa è molto dia 
non saliente e sostenuta da un anello quasi ‘circolare; ad. ogni lato 
della ventosa si osservano due papille a pulpa molto: allungata; 
un terzo paio di papille allungate si trova al disopra della cloaca. 
La borsa è piccola, striata traversalmente ed occupa soltanto la 
regione della ventosa. Dopo la cloaca l’ estremità caudale si assot- 
tiglia di molto ripiegandosi in pari tempo verso la parte dorsale. 


Wet sa 


49° Heterakis inflexa Rudolphi. 


Nell’intestino di Gallus gallorum (8 febbraio 1889). 


50. Oxyuris ambigua Rudolphi. 
Nell’ intestino di Lepus cuniculus in diversi esemplari tutti 
femmine (14 marzo 1889). 
51. Cueullanus globosus Zeder. 


Nell’intestino della trota veneta (1 gennaio 1889). 


52. Dispharagus hamulosus Diesing. 
In soli tre esemplari trovati fitti nelle pareti dello stomaco di 
un giovane galletto (6 settembre 1888). 
53. Filaria nodulosa Rudolphi. 


Sotto la pelle del collo di Lanius collurio (4 giugno 1877). 


54. Filaria quadrispina Diesing. 


Sotto la pelle di Mustela foina; soltanto esemplari femmine. 


55. Filaria labiata Creplin. 


Nella cavità toracica di Ciconia nigra; esemplare femmina 
lungo 600”. 


56. Filaria acutiuscula Molin. 


Sotto la pelle di Canis familiaris (11 maggio 1889). 

Corpo bianco filiforme, anteriormente alquanto ingrossato, 
posteriormente arrotondato. Bocca inerme. Borsa nel maschio poco 
sviluppata; papille cinque, tre preanali e due postanali. 

Specie indigena del Brasile e importata nel Veneto facilmente 
dagli immigrati. 


INDURIMENTO DEL GESSO 


mediante i saccecarati terrosi. 


Facendo una poltiglia di gesso e calce spenta con l’acqua e 
unendo a questa del sciroppo di zucchero, p. e. su 30 di gesso, due 
di calce e 15 di sciroppo, dopo completa presa si ottiene un indu- 
rimento abbastanza notevole. Il gesso da sè solo fatto in poltiglia 
coll’acqua e lo sciroppo di zucchero, acquista pure un certo indu- 
rimento; ciò va a ragione che il gesso essendo sempre alcalino 
contiene della calce libera. Anche gli oggetti d’ ornamento, come 
gessi decorativi, busti ecc. già riprodotti col gesso, possono venir 
induriti immergendoli a più riprese nell'acqua di calce ed alternati- 
vamente, dopo asciutti, in una soluzione di zucchero. Se dopo 
8— 10 immersioni fatte in ciascun dei due liquidi e dopo ben asciutto 
l’ oggetto, si bagna mediante un pennello la superficie con una solu- 
zione fredda di acido borico nell’acqua distillata e quasi a satura- 
zione, l'oggetto, levigato mediante una pietra dura o meglio con 
un brunitore di agata, acquista una lucentezza come se fosse stato 
verniciato. Ho esperimentato l’ ossido di magnesio in sostituzione 
della calce, nella poltiglia di gesso zuccherato, e, come mi ripro- 
mettevo, ottenni un esito più favorevole. Una durezza marmorea 
raggiunsi poi usando invece della calce 1’ ossido di alluminio, bene 
prima mescolato col gesso; per questa mistione usai la formula 
seguente : 

Gesso: 30): BI Ret1:530 
Ossido d’ alluminio. 3 
AEquarop pari. gg 
Seltoppoi, sottratti 


È balia 


Circa la ragione di questi indurimenti del gesso mediante i 
suaccennati ossidi terrosi, mi dichiaro per l'opinione espressa da 
Parson per le malte saccarate, che, cioè, i saccarati riempiendo più 
o meno i pori esistenti nel gesso, formano con esso una massa più 
continua e quindi più resistente. Anche le pietre porose, usando 
del processo d’immersione, possono venir così più notevolmente 
indurite. 


Dr. B. Biasoletto. 


G. VALLON. 


ESCURSIONI ORNITOLOGICHE NEL FRIULI. 


PI SETTE, 


Nelle mie Note sull’ avifauna del Friuli più d’ una volta 
accennai alla mancanza d’ osservazioni fatte sugli uccelli, che vive- 
vano. particolarmente nei luoghi montuosi ricoperti riccamente da 
foreste, così abbondanti nel cuore della Carnia. 

Le mie escursioni, per mancanza di tempo non avevano 
potuto estendersi colà che superficialmente, o, per meglio dire, 
per un tempo così ristretto che nulla di positivo poteva  ricavar- 
sene. Avevo lambito la yterra promessa“, varî viaggi di circonval- 
lazione avevo compiuti, ma non m’era mai stato dato di penetrare 
là, dove tanti tesori ornitologici eran nascosti, forse da nessuno 
mai ancora cercati, con quell'amore e con quell’ avidità, propria 
solo a chi è appassionato. 

Il pensiero mi tormentava continuamente, allorchè mi giunse 
la notizia di dover abbandonare la Provincia. Allora non più titu- 
banze, non più dilazioni. Prima di recarmi altrove mi sembrava 
assolutamente necessaria una visita, che si fosse prolungata il più 
possibile, a quei siti selvaggi, quanto pittoreschi. Detto fatto, in 
poco d’ora, io aveva riuniti in una piccola valigia tutti gli effetti 
e gli strumenti necessari per un’escursione di tal natura e mi 
recava senza indugio alla stazione della ferrovia, per pigliare il 
treno che alle quattro del dopopranzo del sedici giugno millotto- 
centottantasette partiva per la Pontebba. 


Ge 


In due ore circa giungevo alla stazione per la Carnia, dove pa- 
recchi veicoli di varie foggie e dimensioni attendevano i passeggeri 
che dovevano recarsi in Carnia. Presi posto a cassetto per poter 
meglio godere degli spettacoli che la natura offre là intorno esu- 
berantemente, e lasciai che altre due persone usufruissero della 
elasticità delle molle e della morbidezza dei cuscini nell'interno di 
quell’ antico arnese fatto a vettura. 

Dalla stazione per la Carnia a Tolmezzo, prima tappa del 
viaggio, la trottata dura in realtà un’ ora, ma per chi viaggia ‘ col- 
l'animo assetato di vedere e godere, l’ora vola così rapida da 
sembrare ridotta a minuti. Subito lasciata la stazione, e passato il 
ponte piuttosto lungo che abbraccia il torrente Fella, il quale 
poco di là va a sboccare nel Tagliamento, la strada comincia a 
salire, e, costeggiando la montagna a destra lascia spaziar l’occhio 
su di una larga distesa che fa il fiume anzidetto fino all’ opposta 
riva da cui sorgono se non erro i monti Testa e S. Simeone. A 
breve distanza scorgesi il villaggio di Amaro, posto dalla mano 
dell’uomo rozzo ed incolto, in una posizione stupendamente indo- 
vinata, proprio in cima ad un poggio che gradatamente, con bella 
curva, va a finire nel letto del fiume, così da formare uno dei più 
bei quadri che mai si sia ammirato. Passato il villaggio, il passo 
va alquanto restringendosi ed i monti innalzandosi, ma in com- 
penso c’ è la vegetazione, e noi possiamo ammirare da vicino dei 
gruppi di larici e di.pini che prima non si distinguevano se non 
a grandi distanze. La strada incassata sul monte, talvolta tagliata 
nella roccia corre per buon tratto a trenta o quaranta metri di 
altezza sulle spumeggianti acque del ‘Tagliamento, sormontata da 
pareti granitiche d’altezze smisurate, ove qualche raro alberetto © 
cespuglio, ha trovato piccole fenditure da cacciare le magre radici, 
e vivere d’una vita stentata e rachitica. Più in la le roccie ci 
abbandonano, il quadro si allarga ancora, per una distesa di 
terreno tutto massi, taluni enormi, ciottoli, frantumi, sabbie, in 
declivi più o meno ripidi precipitantisi verso l’alveo del fiume. 
Duranti le grandi pioggie, al dire dal mio vetturale, che aveva a 
che fare per rispondere a tutte le mie domande, simili larghe offri- 
vano uno spettacolo imponente divenendo pericolosissime, inquan- 
tochè le acque che già dalle altissime cime travolgevano, impri- 
mendo sui graniti lentamente sì, ma inevitabilmente l’ orme del 
loro passaggio, irrompevano sulla via ostruendola con tali ammassi 


Me 


di materie seco loro trascinate, che per vario tempo le comunica- 
zioni erano rotte, ed impossibile il passaggio senza evidente peri- 
colo di vita. 

A poco a poco fra quelle gole il paesaggio cambia e per 
dire con Bombici*) ,irresistibilmente, giacchè il trasmutamento di 
aspetto dei paesaggi montani, e può dirsi, l'aspetto di estesi terri- 
tori anche pianeggiati non si manifesta nei grandi fenomeni me- 
teorici: bensì nelle recondite, latenti, quasi inavvertibili attività 
dell’acque e dell’aria“. 

Lungo il letto del fiume vari individui della Cornacchia 
bigia, andavano cercando un po’ d’alimento, altri volavano verso 
i vicini boschetti, ove probabilmente si recavano ad imbeccare i 
nati da poco; uno che poggiava su di un pino nascente lungo un 
pendio a qualche metro soltanto dal terreno, non si mosse punto 
al passaggio della vettura che mi trascinava. Non strano coraggio 
in un essere così diffidente e pauroso, non istinto, ma ragione. 

L’astutissima cornacchia sapeva benissimo che nulla di male 
poteva succederle lasciandosi passare a pochi passi la carrozza, pur 
mantenendo il suo posto. 

Quanto non si è scritto e quanto discusso su questa parola 
che convien dirla priva di senso. 

»Non potendo penetrare certi misteri profondi che accom- 
pagnano la vita dell’uccello, si è inventato — dice il Figuier — un 
vocabolo che soddisfa le menti poco difficili: si dice istinto quel 
sentimento che spinge gli uccelli alle meravigliose azioni che noi 
vediamo. Bisogna confessare che questo istinto rassomiglia all’ in- 
telligenza e per noi non è altro“. 

Chi ha osservato e studiato l'uccello e specialmente durante 
l’epoca della riproduzione non può fare a meno d’ ammettere che 
il medesimo sia dotato anzi in sommo grado d'intelligenza. Come 
credere che la nostra Gazza sia solamente guidata dall’istinto 
nella costruzione del proprio nido? Allorquando la medesima lo 
colloca sulle cime eccelse degli alberi per difendere le uova e poi 
i piccini dagli attacchi dei rapaci, lo copre da impenetrabile tessi- 
tura di ramoscelli; se all'incontro lo colloca in un basso cespuglio 
dappresso alla superficie dell’ acqua, ommette tale precauzione 
perchè sa che è inutile, trovando il sito difeso a sufficienza dalle 


#) Trasformazioni lente dei paesaggi terrestri, 


earn 


fitte frondi naturali che tutto all’intorno lo circondano. E quando 
le Cincie che han l’abitudine di deporre le loro uova nei fori 
degli alberi, mon ne trovano, e cercano di adattare il nido come 
meglio possono in altre località anche contrarie alla loro natura, 
da che cosa son guidate? Non è troppo evidente che in questo 
caso non si possa parlare di un semplice istinto? 


I passeri che abitualmente fabbricano i loro nidi sotto alle 
tegole delle case, quando non trovano la situazione conveniente, 
depongono le loro uova nei fori degli alberi, ovvero si fabbricano 
un nido coperto. La Taccola in certe località nidifica sui campanili 
o sulle torri altissime, in altre nei fori del terreno praticati dai 
conigli come lo dimostra il White. Sostenere che l’istinto spinga 
l'uccello a formare il suo nido di questo o quel materiale a 
seconda della località nella quale vuol collocarlo, onde meglio 
nasconderlo agli occhi del suo persecutore, mi sembra spinger un 
po’ troppo l’audacia, fidando puramente nella credulità di chi 
ascolta o legge. E bene a proposito dice il Brehm nella sua storia 
degli animali: ,ammettere l'istinto equivale all’avere fede nella 
rivelazione, nell’azione di una forza esterna, di cui la creatura non 
può avere coscienza; opinione che può bensì bastare a chi crede 
senza disamina, ma non già a chi esplora, a chi esperimenta.... 
L’essere animale, tutt’ al più non l’intendiamo che in parte... É 
cosa comodissima, ma indegna dell’uomo, colà ove cessa la 
ragione, concedere alcunchè alla superstizione, giacchè quando 
chiaccherasi di soprannaturale, sparisce la natura. Chi non concede 
una ragione agli uccelli ed assai sviluppata ed estesa, non li 
conosce o mon li vuole conoscere, perchè spera salvare all’ uomo 
quella semideità che pur non gli si può concedere. Costui dinien- 
tica la educabilità degli uccelli, dimentica che possono essere 
istrutti, avvezzi a volare lontano ed a ritornare alle gabbie, a 
ripetere parole, insomma a far cose che contraddicono completa- 
mente l'opinione di una forza inconcepibile, agente dall’ esterno; 
perchè chiunque alleva un uccello confuterebbe con questo sol 
fatto codesta forza ignota“. 


»nAmmettere il cosidetto istinto, dicono benissimo i fratelli 
Miiller, è la inconcepibile scappatoia dei pretesi sapienti che vorreb- 
bero porre l’istinto in luogo dell’ anima che all’ animale non 
concedono“. 


"SI 


Si legge nel Buffon*).... “gli animali invece, di cui la matura 
è semplice e puramente materiale, non risentono nè /otte interne, 
nè opposizione, nè turbamento, non hanno nè i nostri rimpianti, 
nè i mostri rimorsi, nè le nostre speranze, nè i nostri timori“. 
Trova però difficile un periodo più innanzi a determinare e distin- 
guere nettamente le passioni che appartengono solo all'uomo, da 
quelle ch’egli ha comuni cogli animali. Ed io voglio credergli 
ben volentieri. La fedeltà del cane, il modo col quale quest’ani- 
male tanto intelligente aiuta, guida, consiglia l’uomo, in tante 
circostanze della vita, è istinto? l’ affetto delle madri pei loro nati 
dipende soltanto dacchè furono occupatissime a portarli, a pro- 
durli, a liberarli dai loro invogli, e lo sono tuttora nell’ allattarli ? 
“e se negli uccelli, continua l’ingegnoso Buffon come lo chiama il 
Darwin, i padri sembrano avere un certo affetto per i loro 
piccoli, e paiono accudirli come le madri**) si è che hanno coope- 
rato con esse a costrurre il nido, si è che lo hanno abitato, si è 
che vi hanno avuto del piacere colle femmine, di cui il calore 
dura ancora a lungo dopo che sono state fecondate*. 

Ma non è che nati i piccini e cresciuti tanto da poter abban- 
donare il nido, i genitori li lascino in balia di sè stessi per aver 
perduto ogni cognizione di quanto è loro successo due settimane 
prima; noi vediamo all'incontro e padre e madre premurosi come 
per lo innanzi sostenere la prole per lunga pezza nelle lotte per 
la vita, dar loro da mangiare fino a che hanno raggiunto lo 
sviluppo necessario per cercarselo da per sè soli, istruirli nella 
ricerca di questo, nel volo, nell’evitare gli assalti dei nemici e 
nell’emigrare da un sito all’altro, cercando temperature più miti 
che assicurino loro l’ esistenza. 

Forse una delle prove maggiori per l'intelligenza degli uccelli 
ci viene offerta appunto da queste loro emigrazioni ed è qui che 
la maggior parte degli avversari procurano d’avvantaggiarsi, trovando 
un campo vasto e propizio a congetturare. Il meraviglioso, il 
sublime nella vita di questi prediletti figli della natura a cui fu 


*) Discorso intorno alla Natura degli animali. 

#*) Noi osserviamo la stessa cosa nella specie umana: è sempre la madre 
quella che sembra avere per la prole maggiore attaccamento, sia perchè la me- 
desima dà ai figli il proprio latte da succhiare, sia poi perchè in seguito deve 
assoggettarsi a mille sacrifici per allevarli, cure queste alle quali il padre non 
può incaricarsi, per le sue diverse mansioni nella vita. 


concesso realmente il dominio nel mondo, a norma del senso 
naturale della parola, ci viene offerto dalle loro emigrazioni. È là 
che noi impariamo a conoscere la loro prodigiosa memoria, la 
squisitezza dei sensi, il ragionar perfetto nelle loro deliberazioni. 

Non guidati dall’ istinto essi ritrovano i cari luoghi ove han 
passato le prime ore della vita, e ritrovano il bosco, l'albero, la 
fronda ove hanno poggiato il nido, ove son cresciuti, il ruscello 
ove si sono dissetati, 

»Ma son proprio quelli stessi partiti anche i ritornati?“ si 
domanda il Brehm*) Hanno ritrovata proprio l’antica patria?“ 
A questa domanda egli può rispondere di sì con tutta coscienza. 
»Certamente sono quei medesimi uccelli, che ricercano la loro 
prima dimora: ne fa prova il loro comportarsi al ritorno in pri- 
mavera. Le cicogne arrivano e riprendono il loro nido con tal 
sicurezza, che non è possibile dubitare che loro non appartenga, 
che non sia la casa ben nota sulla quale poggiarono l’anno prima, 
Gli storni non incominciano subito a costruire, ciò ha luogo 
alcune settimane più tardi, ma si rallegrano d'aver ritrovata l’an- 
tica abitazione, ,»yL'uccello ha ritrovata la sua casa* dice il Sal- 
mista. Lo stesso dicasi delle rondini. Il topino (Cotyle riparia) 
riconosce fra tutti gli altri il foro nel quale sta il suo nido, e si 
rintana senza titubanza. La rondine che ha nidiato sotto all’im- 
palcatura d’una stanza entra per la finestra semiaperta e saluta 
con gioia il suo nido. E delle prove ce ne sono ancora. L’intel- 
ligente sa con precisione se l’usignolo che canta nel suo giardino 
sia di passaggio, oppure quello che nell’anno decorso vi aveva 
preso stabile dimora. 

{l nostro immortale Naumann, conosceva dal canto tutti i 
suoi protetti che vivevano dappresso alla sua dimora ..... yL' usi- 
gnuolo forestiero, già menzionato, che per il suo canto difettoso noi 
nominavamo »lo sciancato“ non poteva venire scambiato con nessun 
altro, giacchè era pigro al segno, che anche quel poco di canto 
che aveva appreso dai suoi congeneri lo ripeteva stentamente ed 
a sbalzi. Per nove anni di seguito prese stanza nel nostro parco e 
sempre all’epoca precisa“. Thienemann aveva addomesticata una 
rondine al punto che la poteva distinguere a primo colpo d’ occhio 
da tutte le altre; per tre anni di seguito frequentò la sua casa. 


*) Das Leben der Vogel, pag. 301. 


Sa 068 


Un amatore allevò due fringuelli tolti dal nido, e strappò 
ai medesimi alcune penne del petto onde chiarirne il sesso. 

Appena quelle d'un individuo crebbero grigie e fu quindi 
stabilito essere una femmina, diedele la libertà ed appese la gabbia 
che conteneva l’altro fuori della finestra. 

La femmina abituata a prender il cibo nella gabbia, a quella 
ritornò e cacciando la testina fra le stanghette prese il suo cibo 
assieme al fratello. Dopo qualche tempo la gabbia venne posta sul 
davanzale della finestra e lasciata aperta un’ala della medesima; 
ed il fringuello libero continuò i suoi pasti e s’abituò un po’ per 
volta alla stanza. Venuto l’ autunno, intraprese | emigrazione 
assieme ai compagni, ma nella primavera vegnente ritornò all’an- 
tico posto, e continuò a prendere il cibo assieme al fratello. Poco 
dopo costrusse il nido e visse insieme ai suoi piccini col cibo 
della gabbia. Per quattro anni di seguito partì e rimpatriò, com-. 
portandosi sempre nella medesima guisa. Alla sesta. primavera 
appena non si fece più vedere. 

Che dalla natura. l'uccello sia dotato d’una squisitezza di 
sensi straordinaria, va posto fuori di dubbio. 

Egli è sopratutto un essere sommamente elettrico, egli è 
più che ‘ogni altro“, dice il citato filosofo francese, “in rapporto 
con buon numero-di fenomeni di meteorologia, di calorico e di 
magnetismo che sfuggono ai nostri sensi ed alla nostra osser- 
vazione. Egli li percepisce nella loro origine, nei loro inizii; assai 
prima che si manifestino. Ne ha. come una specie di prescienza 
fisica. Non è dunque naturale che l’uomo, di percezione assai più: 
lenta e che non li sente se non dopo la loro manifestazione, in- 
terroghi il precursore instintivo che li annunzia? È il principio 
degli auguri, e perciò non v'è nulla di più saggio di questa pre- 
tesa follta dell’ antichità“. 

Nel mezzo dell’ Oceano l’ uccello stanco, . che riposa una 
notte sull'albero di una nave, trascinato lungi dalla sua strada da 
quella mobile tappa, la ritrova per tanto senza fatica. Egli si man- © 
tiene in un rapporto sì perfetto col globo, e così bene orientato, 
che, all'indomani mattina, dopo aver tenuto seco un breve con- 
sulto, prende il vento senza esitare, e sceglie, sopra l’ abisso. 
immenso, uniforme, e da null’altra via segnato che dal solco della 
nave, la linea precisa che lo conduce là dove vuol recarsi.  Colà 
non ha il modo, come quando vola sopra la terra, di attenersi a- 

5* 


E" 


nessuna osservazione locale a nessun segno, di seguire una guida, 
ma le sole correnti dell’aria in rapporto con quelle dell’acqua, 
forse invisibili correnti magnetiche, servono da pilota al viaggia- 
tore ardito“. 

Strana scienza! Non solo la rondinella sa in Europa che 
l’insetto che qui le manca la aspetta altrove e lo cerca viaggiando 
in longitudine; ma il rigogolo degli Stati Uniti, in latitudine, e 
sotto gli stessi climi, sa che la ciliegia è matura in Francia, e 
parte senza esitazione per venire a raccoglierla“. 

A torto si crede che codeste migrazioni si facciano nella loro 
stagione, senza scelta precisa del giorno e ad epoche indetermi- 
nate. Abbiamo potuto invece osservare il lucido consiglio che le 
determina e che segna un’ora precisa alla loro esecuzione“. 

»Quando eravamo a Nantes (nell’ottobre 1851), mentre la 
stagione era ancora bellissima, numerosi gli insetti, ed il pasto 
delle rondini facile e copioso, ci trovammo nella fortunata occa- 
sione di vedere la saggia repubblica in un'immensa e clamorosa 
assemblea, discutere, deliberare sul tetto d’una chiesa (S. Felice), 
la quale domina l’Erdre, e da un lato la Loira. Perchè quel 
giorno e quell'ora piuttosto che un’altra? Lo ignoravammo ma 
non tardammo a comprenderlo. Di mattina il cielo era sereno, ma 
soffiava un vento dalla Vandea. I miei abeti gemevano e dal mio 
cedro commosso usciva una voce bassa e profonda. I frutti erano 
sparsi per il suolo e ci mettemmo a raccoglierli. A poco a poco 
il tempo si oscurò, il cielo divenne grigio, cessò il vento e tutto 
si fe’ cupo. Fu allora che nello stesso tempo, da tutti i punti e 
dal bosco, e dall’Erdre, e dalla città, e dalla Loira calarono infi- 
nite legioni di rondini — così da oscurare la luce — e s'adden- 
sarono sulla chiesa con mille voci, mille gridi, vivi dibattiti e 
discussioni. Senza conoscer quel linguaggio, indovinammo benis- 
simo che non andavano d’ accordo. Forse i più giovani, ingannati 
da quel soffio tiepido d’autunno avrebbero voluto indugiare ancora. 
Ma i più savi e più pratici, i viaggiatori sperimentati, insisterono 
per la partenza immediata. Prevalsero, e la massa nera, movendosi 
come un'immensa nube, s’involò verso il sud-est, e probabilmente 
verso l’ Italia. Non avevano ancora percorso trecento leghe (quattro 
o cinque ore di volo) che s’ aprirono tutte le cateratte del cielo, 
per inabissare la terra. Sembrava il diluvio. Ritiratici nella nostra 
casa, scrollata dai venti furiosi, ammirammo la saviezza degli 


= 


alati indovini, che avevano sì prudentemente precorso la solita 
epoca del loro viaggio annuale. 

Evidentemente non era stata la fame a spingerli. In mezzo 
ad una natura, ancor bella e ricca avevano colta l’ora precisa. E 
l'indomani sarebbe stato troppo tardi; infatti l’immensa quantità 
di pioggie, aveva in gran parte distrutto gl’insetti, e i sopravissuti 
s'erano rifugiati dentro alla terra“. 

Non è predestinazione, non è istinto che spinge l’uccello a 
quelle immense pellegrinagioni; la delicatezza somma venutagli 
dalla stessa sua costruzione, gli fa presentire, come vedemmo dagli 
esempi citati, il mutar dei venti che a lui possono essere fatali o 
che a lui servono di guida, di strada nell’ emigrazione. Se pura- 
mente una forza ignota, irresistibile, li spingesse a questo mutar 
di paese, come si potrebbero spiegare allora gl’infiniti casi di 
uccelli che da noi rimangono durante l'inverno, menando una 
vita stentata oppure in istato di torpore, come fa il ghiro, il 
tasso, il pipistrello ecc.? Già Aristotele ne parla in proposito e 
dice delle rondini: ,In inverno questi uccelli passano in climi più 
caldi, se però quei climi non sono a gran distanza: altrimenti si 
seppelliscono nei climi dove dimorano“. 

Che l’ emigrazione sia un bisogno sentito da questi. ‘animali 
certo non si può mettere in dubbio; vediamo persino quelli che 
vivono in gabbia provvisti abbondantemente di cibo, e tenuti ad 
una temperatura pressochè eguale assaliti da questo bisogno. 

Durante il tempo che dura l'emigrazione sono inquieti, si 
dibattono la notte nelle loro gabbie, cantano poco e fanno spesso 
udire il loro grido di richiamo. Ho fatto però l'osservazione che 
tanto quelli che vivono in gabbia già da due o tre anni quanto 
quelli tenuti in grossa compagnia non sentivano così prepotente- 
mente questo bisogno naturale. Ho osservato ancora .che tutti 
quegli uccelli che servir debbono nell’autunno per richiamo nelle 
uccellande e che l’ amatore tien chiusi in stanze apposite con poca 
luce fino a quell'epoca, non sentono il bisogno dell’ emigrazione 
in primavera e si n quieti come al solito nelle loro 
gabbie. 

Perchè il fringuello, la cingallegra, il pettirosso, il cardultino 
ecc. che nidificano al nord, emigrano verso contrade più miti, nel 
mentre che quelli che. allevano i loro piccini da noi vi passano 
anche l'inverno? Di tutte le specie summenzionate ed altre ancora, 


* 


=. RS 


io ne ho incontrate a tutte le epoche dell’anno e si trovavano in 
uno stato di vitalità, da non poter ammettere la mancanza di 
forze come causa assoluta della mancata emigrazione. Ecco; 
adunque che si può dire assieme al Darwin che: ,l’ emigrazioni 
degli uccelli non possono essere attribuite a necessario istinto, 
perciò che l’ emigrazioni stesse non sono necessarie“. 


Alcune specie di uccelli allorchè per un bisogno o l'altro 
sono costretti ad abbandonare per qualche tempo le uova, coprono 
le medesime, onde nasconderle meglio agli occhi dei loro perse- 
cutori, con delle foglie secche che si trovano nell’adiacenze; nella 
maggior parte delle specie la femmina si fa imbeccare dal maschio 
durante l’incubazione e più specialmente allora che la temperatura 
è bassa e non abbandona mai le uova allorchè le giornate son 
piovose; lo Struzzo che nidifica nel centro dell’Africa le lascia 
esposte ai raggi solari durante il giorno e le copre col suo corpo 
soltanto nella notte. All’incontro gli individui della medesima 
specie che nidificano più al sud verso il Capo di Buona Speranza 
ove la temperatura non è così alta, incubano le uova e il giorno 
e la notte. Lo stesso dicasi delle rondini di mare. Mi ricordo di 
aver letto, ma non so più dove, che una Fifa dell’ Egitto sparge 
fra le sue uova della terra umida durante le cocenti ore del 
mezzogiorno, ode il calore troppo intenso non arrecchi danno 
all’embrione che va sviluppandosi. 


»sV' hanno diverse cognizioni, c’insegna il Darwin, che gli 
animali viventi nei paesi civilizzati sembrano apprendere assai per 
tempo, sia che le apprendano gli uni dagli altri o dalla esperienza 
e dalle osservazioni; la più grande cognizione è quella di sfuggire 
l’uomo. Tanta rassomiglianza v’ ha nel linguaggio delle passioni 
di tutti gli animali, che noi facilmente sappiamo distinguere la 
buona dalla cattiva disposizione d'animo in cui sono, e lo stesso 
eglino sanno distinguere in noi; e quindi possiamo sgridarli e 
farli fuggire da noi usando certo tono di voce e certi gesti, e così 
con altro tono e con altri gesti potremo anche farli avvicinare 
s'eglino non conoscessero di già la cattiva disposizione degli 
uomini in generale verso di loro.... Dalla difficoltà di addomesti- 
care gli animali vecchi e dalla facilità di addomesticare i giovani, 
si comprende che il timore che hanno generalmente. gli: animali 
alla vista dell’uomo è una cognizione acquistata. 


po 


Nella. Germania ove l’uccello gode estesa protezione — e 
chiunque abbia visitata qualcuna di quelle città se ne sarà accorto 
di leggieri — noi vediamo passeggiare liberamente per le vie più 


frequentate la Panterana e la Cappellaccia; e nei parchi il Frin- 
guello, il timido Merlo, la Cingallegra, la Capinera e tanti altri 
cercano il loro cibo sui viali, o se lo vengono a prendere dalla 
mano dell’appassionato che glielo fornisce in abbondanza. Mi 
ricordo d’essermi trovato più d’una volta nel parco stupendo di 
Graz in giornata di musica quando il numero dei passeggianti era 
straordinario, e quelle care bestiuole continuavano le loro bisogna 
senza provare il benchè minimo spavento in mezzo a quella folla. 
Da noi neppure il passero ardito si permette di rovistare le immon- 
dizie delle vie quando il concorso dei passanti è più numeroso del 
solito, e quando lo fa, usa mille circospezioni, ciò che dimostra 
con l’incessante e diffidente guardarsi attorno. 

Io. sono persuaso che se il conte di Buffon dovesse oggi 
ridire il suo discorso intorno alla natura degli animali non vorrebbe 
più che il suo uditorio lo sentisse porre in dubbio in modo 
tanto strano. l’intelligenza dell’ animale. 

A quell'epoca certo non s’avevano cognizioni tanto fondate 
e speciali sia della costituzione fisica dell’uccello sia della vita e 
dei costumi del medesimo, per cui era facile cadere in errori che 
oggi col progresso della scienza non vanno più tollerati. 


L’Averla piccola (Lanius collurio) comunissima anche qui 
come dappertutto la si scorge poggiata sui fili del telegrafo, oppure 
sui rami degli alberi immediatamente prossimi alla strada. Questo 
piccolo predatore non volle abbandonarmi mai dal principio fino 
alla fine del mio viaggio ed ebbi campo, come si vedrà più tardi, 
di conoscere i suoi istinti sanguinosi, carattere che distingue la 
famiglia — ciò che, come ebbi a leggere taluna. volta, veniva 
posto in dubbio per questa specie da certi autori i quali non 
vedevano ma reputavano. 

E correndo un po’ alla volta, s'era giunti in vista di Tol- 
mezzo cacciato in mezzo a gole e sotto allo Strabut colosso di 
mille metri d’altezza circondato e seguito da altri monti minori, 
digradanti e sospesi verso il Tagliamento. Il paese è abbastanza 
grande, pulito, pieno d’alberghi e di caffè. 


— gò — 


Fermatici e pagato lo scotto, infilai subito la strada che 
conduce a Caneva, ove io ‘presi un’altra vettura per farmi traspor- 
tare a Villa Santina, residenza del mio carissimo amico Eugenio 
Fioroli della Lena, dove intendeva piantare le mie tende. 

Il giorno era già caduto e man mano la strada si faceva 
oscura menando per brevi lariceti e per ricche pinete, ove gli 
alberi susurranti invitavano la fantasia, in quell’ora di penombra 
e di quiete, ad uno strano lavorio. Si scorgeva poco distintamente 
a qualche decina di metri più sotto della strada che si percorreva 
una lunga striscia bianca d’accanto al letto del fiume. Era l’antica 
via abbandonata, che le acque vorticose del ‘Tagliamento avevano 
più d’ una volta spazzata. 

S'addormentava la natura e con essa i prediletti suoi figli. 
Io quasi più non vedeva e a mala pena discerneva ancora qualche 
enorme spacco nelle rupi o qualche masso gigantesco .,che dal 
vertice di lunga erta montana“, era precipitato a pochi passi 
dalla strada. 

S'udiva il grido lugubre di qualche rapace notturno, e mi 
tornavano in allora a memoria gli anni della mia giovinezza, dei 
quali molti passai in campagna. Quantunque a quell'epoca io non 
avessi. che pochissime e vaghe cognizioni, sebbene già allora lo 
studio della natura fosse per me la cosa più attraente e del 
maggior interesse, pure ricordo vivamente certe cose che ad altri 
sarebbero sfuggite per non aver prodotto che un’ impressione 
passeggera. 

La . casa ove. s' abitava era situata, si può dire, in mezzo ai 
boschi; un’importante distesa di annose quercie cominciava ad 
aver radici dappresso il muro di cinta, e dovunque io volgessi i 
miei passi una verde vòlta s’ estendeva a me di sopra. Quante 
volte: oggi, costretto a. vivere in una città, che mi offre solo quello 
che non cerco, ricorro: col pensiero a quei cari luoghi, che m’em- 
pivano il.cuore .d’una gioia pura e serena, che mi procuravano 
palpiti così veementi, che tutte le bellezze della più splendida 
metropoli non basterebbero per suscitarle solo a metà. 

Là fra quel verde che mi circondava, io traevo la mia vita 
bella e ridente, e gran parte del giorno lo passava fra i miei 
simili meno perfetti, studiandoli ed ammirandoli. 

Appena l’alba nasceva, come l’uccello che lascia il varati 
che lo sostenne e la foglia che lo coperse, io abbandonava il letto, 


e cercava il mio caro bosco, per godere tutto intero lo svegliarsi 
della natura. 

Talvolta la smania di vedere era così forte, che mi trovava 
nel folto a notte oscura, ed assisteva allora agli amori ed alle 
gesta delle ,larve spaventose”. 


Chi non ha veduto coi propri occhi ed udito con le proprie 
orecchie i notturni sollazzi e le grida lugubri delle civette e dei 
gufi, non può formarsi nessuna idea anche leggendo le più. parti- 
colareggiate descrizioni. La prima volta che si ode nel silenzio 
della notte, in mezzo a densa boscaglia, il formidabile grido del 
maggior gufo, non si può fare a meno, benchè scevri da idee super- 
stiziose, di raccapricciare. Le favole della vecchia domestica tornano 
involontarie alla mente, ed un fremito corre per le ossa. Io la 
ricorderò sempre quella notte calma ed oscura, in cui il mio 
giovine cuore balzava fortemente nel petto, in cui il mio occhio, 
dilatato per lo spavento, cercava d'indagare nelle tenebre la causa 
di quel grido da fantasma. Il terrore m’aveva inchiodato al posto 
ove mi trovava, ed involontariamente mi obbligava ad assistere 
alle scene d'amore di quel potente predone notturno, Al secondo 
grido che mi giunse all’ orecchio ancor più forte del primo io non 
trasalii più; esso non mi parve cotanto spaventevole e mi forzai 
al coraggio; le gambe tornavano a prestarmi il loro buon ufficio, 
ed. il cuore andava man mano calmandosi. Che che fosse, 
qualunque cosa stesse per succedere, io voleva vedere e fidando 
nella mia buona stella, come dicevo allora, mi nascosi pian piano 
dietro ad un piccolo dirupo, mezzo coperto. da cespugli e da 
tronchi di quercie. Ne andò guari ch’io udii per la terza e per la 
quarta volta il grido cavernoso, che pareva escisse dal petto di 
un gigante chiedente aiuto. 

Più in là, dalla parte quasi opposta, dove il bosco era, se 
possibile, ancor più denso, si fe’ chiara un’altra voce, meno po- 
tente, ma più terribile, più raccapricciante assai. Il coraggio mi 
abbandonò ancora una seconda volta, voleva fuggire ma non. lo 
potei — e fu la mia fortuna, che altrimenti non avrei avuto il 
bene di godere quello che in appresso successe, addivenendo più 
superstizioso ancora della vecchia fantesca che nelle fredde sere di 
inverno sotto alla vòlta del camino raccontava a me ed ai miei 
fratelli le spaventevoli storie dei castelli incantati. i 


Davanti a me c’era un piccolo praticello, meglio anzi un 
breve spazio di terreno, circondato da alti alberi, da bassi cespugli 
e da mille erbe arrampicantisi ed intralciantisi in ogni maniera e 
direzione. Al debole chiarore delle stelle io distingueva abbastanza 
bene il tutto, ed anzi quella luce incerta e vacillante rendeva la 
scena più attraente, imponendo assai all’ osservatore. 

Leggiero come una sol piuma, cullata da un zeffiro imper- 
cettibile, io vidi il re degli uccelli notturni, il Bubo maximus degli 
scienziati, venire a me, e poggiar a terra sul praticello, quasi a 
tranquillarmi ed infondermi coraggio. Dopo due secondi al più, 
facendo un mezzo giro ed abbassando un po’ la testa quadrata, 
diè fuori un altro urlo, che certo più non mi spaventò, giacchè 
avevo a me dinanzi chi l’emetteva. All’ urlo seguì un batter 
ripetuto di becco, un tach, tach, che non mi so ben spiegare, 
quantunque l’abbia udito infinite volte a due passi di distanza o 
meno da individui che ho tenuti in cattività per lungo tempo. 
Son così brevi le due mandibole che non corrispondono alla forza 
del suono che il rapace produce, battendole  assieme.*) Come ne 
sia, l’innamorato fè tach, tach più d’una volta, rizzò i due grandi 
ciuffi del capo, si gonfiò un tantino e parve attendere la risposta. 

Come io stessi nel mio nascondiglio lascio immaginarlo al 
lettore. Fu un supplizio che durò per più d'un quarto d’ora, 
dovendo conservarmi assolutamente immobile nel posto e nella 
posizione in cui mi trovava, ma dico il vero che se anche il supplizio 
avesse dovuto durare un’ora, io l’ avrei sopportato pur di godere 
quello spettacolo attraentissimo. 

La risposta adunque che il real rapace pareva implorasse non 
sì fece attendere lungamente. 


*) Nella recente pubblicazione della seconda e terza puntata 1886 del 
periodico ,Ornis® di Vienna, pubblicato per cura dei Dri. Blasius e Hajek, 
nell’interessantissimo articolo del ‘Meves “Osservazioni ornitologiche raccolte la 
maggior parte nell’estate 18609 nella Russia“, ‘trovo notato: Il batter strano del 
Gufo col becco, allorchè è irritato, lo conosce certo qualunque abbia avuto occa- 
sione di poter ‘osservare vivo uno di questi rapaci; come. poi il suono sia pro- 
dotto; mi pare di poterlo spiegare nel modo seguente: col semplice batter le 
due mandibole una sull’altra, il colpo forte non si produce, senonchè l’animale 
protende la mandibola inferiore verso la punta della superiore, la chiude, lascia 
scivolar la prima che va allora a battere fortemente contro: la superiore € si 
produce allora immancabilmente il noto. suono, Tutto ciò si succede in brevi 
istanti“. 


= gi 


Da un albero vicino essa giunse, potente al mio orecchio e 
scosse visibilmente l’innamorato gufo, giacchè battè ancora il 
becco, corse nella direzione da dove il suono era. pervenuto e, si 
gonfiò come una palla. Allora l’uccello dell’albero scese anche 
lui sul praticello e dopo fatti vari salti pei quali s’ aiutava con le 
ali mentre pareva non trovasse il posto che gli conveniva, si 
poggiò sul tronco reciso ed abbandonato d’una quercia che spor- 
geva dall’ammasso dei cespugli. Il primo dei gufi non fece che 
girare il suo corpo dalla parte ove il secondo si trovava senza 
muoversi dal posto; rimase gonfio, allargò un tantino le ali, 
abbassò assai la testa e soffiò. Era la terza maniera d’esprimersi 
ch'io apprendeva nel gufo, e questa io credo si potrebbe parago- 
nare un poco al soffiar del gatto quando si difende dai nemici, o 
quando fa all'amore sui tetti. 

Naturalmente il suono è più forte, e nel medesimo tempo più 
cupo, ma della rassomiglianza ad ogni modo io credo ce ne sia. Quando 
il gufo reale viene irritato, oppure attaccato, allora soffia sempre una o 
due volte, per solito due, quindi batte anche due volte il tach 
tach e cala giù i due gran ciuffi della testa. Invero che un simile 
uccello, il quale possiede due occhi enormi, rosso-aranciato di 
fuoco, due pennacchi lunghi ed erigibili, la proprietà di formare 
del suo corpo una palla di penne; un.uccello che soffia, che urla, 
che batte, è certamente atto in sommo grado a produr dell’impres- 
sione nei fedeli osservatori e dello spavento nei superstiziosi. 

E per ritornare al racconto interrotto per un momento dirò 
che, dopo il soffio del maschio, la femmina saltò giù dal tronco 
e ricominciò il balletto di prima, eccitandomi al riso, tanto era 
goffa e male equilibrata; abbassava anch'essa la testa, ma senza 
emettere suoni, e guardava di tratto in tratto fra un ballo e 
l’altro, il. maschio che le stava dinanzi. Poi d’un subito, senza una 
causa visibile, s’ allontanò, come se fosse stata spaventata da qualche 
visione o da qualche suono. Il maschio ancora non si mosse. 
Trascorsero alcuni secondi d’un silenzio assoluto, indi il grido 
della femmina giunse forte abbastanza all’ orecchio, per cui si 
poteva arguire che non s’era di troppo allontanata; subito dopo il 
maschio rispose, prima alzando, poi, sul finire. del grido, abbas- 
sando la testa: quindi scomparve anch’ esso nella direzione che 
aveva preso la compagna innamorata. Rimasi deluso e. dispiacente, 
giacchè io sperava di poter assistere al ,,dulcis in fundo“ di quella 


strana commedia, e mi mossi un pò per cangiar posizione, giacchè 
mi sentiva orribilmente stanco: poi stetti aspettando ancora per 
lunga pezza, ma invano. Per quella notte non vidi nè intesi 
più nulla. 

Parecchie volte ancora ebbi occasione di udire i. canti e le 
grida delle Civette e dei Barbagianni che nidificano sulla nostra 
casa, e quelli dell’ Allocco che indubbiamente allevava i suoi piccini 
nei fori dei grandi alberi del bosco, ma per quanto lugubri e 
disaggradevoli sieno questi gridi, non hanno nulla a che fare con 
quelli del Gufo reale, non suscitando in noi nessuna emozione o 
spavento. Forse nella città la cosa può cangiare d’ aspetto. Là dove 
si è abituati tutto il giorno a continui romori, la notte assume già 
da per sè, qualchecosa di più tetro ed imponente. Io sovente lavo- 
rando nelle calde notti d’estate, aperte le porte e le finestre per 
respirare un’ aria men calda, udiva da lungi e dappresso il lugubre 
grido della Civetta e del Barbagianni, ed al bel chiaro di luna 
scorgevo disegnato nettamente sul culmine delle case circostanti il 
contorno dei loro corpi goffi e pesanti. 

Quelle grida predisponevano certo alla malinconia. 

Più d’una volta abbandonai la sedia e la stanzuccia da 
lavoro, e cercai il mio piccolo Museo, luogo prediletto, ove i 
pensieri tetri, i disgusti d’ogni sorta svanivano come per incanto. 
Colà per me era un altro mondo; il mio occhio che dapprima 
correva rapido da una vetrina all’altra esaminando per la cento- 
millesima volta le ornitologiche raccolte, si fermava quasi sempre 
all'ordine prediletto dei rapaci. 

Contavo le Aquile, contavo l’Avoltoio, uno solo — ma che 
faceva per tanti;; uno stupendo maschio del Gypàetos barbatus, 
avuto dal nobilissimo amico mio Commendatore Giglioli, uno: fra 
i primi ornitologi d’Italia, il quale ha fondato a Firenze una 
Collezione centrale. dei vertebrati italiani che va annoverata già 
presentemente fra le più belle del regno. 

È un vero modello di perfezione, ed io ch’ebbi la fortuna 
di visitarla già un paio di volte, guidato dall’ esimio fondatore 
istesso, non istò un momento dal dichiarare che tutte le mie più 
grandi aspettative furono di gran lunga superate. Nè dal lato scien- 
tifico, nè da quelio artistico è possibile immaginare una cosa più bella. 

I maggiori elogi gli vanno certo tributati perchè non ri- 
sparmiò nè cure, nè fatiche, nè danaro per raggiungere lo scopo 


ch’egli s'era prefisso. E così va fatto. Solo a questo modo egli 
ha potuto venir in possesso di rarità ornitiche sparse per tutta la 
penisola, e che con ogni probabilità sarebbero andate perdute. Che 
importa se gli fu fatto peccato di troppa fortuna, quando forse si 
trattava di troppa invidia? Nobilmente egli ha risposto ,chi cerca 
trova“ ed io so ch’egli ha molto cercato, e che cerca ancora. 


Dopo una buona ora giungevo a Villa, se vogliamo anche 
un po’ intirizzito per la brezza notturna; passavo il piccolo vil- 
laggio e poco dopo riuscivo alla casa dell'amico mio, un’ elegante 
casettina in mezzo ai prati lungo la via nuova che allora si stava 
riattando e che doveva condurre ad Ampezzo. 

La fortuna mi fu oltremodo propizia; } amico Eugenio era 
giunto da Forni di Sopra mezz’ ora prima ch'io arrivassi. Avendogli 
io mille volte promesso di venire ad abbracciarlo ed egli sapendo 
quanta brama mi tormentava di visitare quei luoghi, fu in lui 
maggiore della sorpresa il piacere di vedermi, e lo lessi in 
quegli occhi che mi davano il benvenuto con la più entusiastica 
espressione. 

Intanto che la casa andava sossopra per i preparativi di una 
cenetta, si fece un po’ di compagnia alla gentilissima di lui signora, 
costretta a letto da una non lieve indisposizione, parlando del 
passato, delle ore deliziose godute tutti uniti nella dolce e simpa- 
tica Udine. Progetti su progetti, furon fatti e stabiliti piani per le 
escursioni da intraprendere nei giorni ch'io mi sarei fermato colà 
Ad ora tarda, dopo aver bevuto di quel buono riserbato per le 
ricorrenze solenni, mi congedai dai miei buoni ospiti e cercai la 
stanza statami messa a disposizione, vero angolo di paradiso che 
al giorno vegnente mi serbava infinite sorprese. 

Col cuore gonfio di tante emozioni provate e che pensava di 
dover provare mi coricai e m° addormentai subito. 


Prima di continuare il mio racconto dirò brevi cose intorno 
a due Gufi selvatici (Syrnium aluco) stati catturati dal Fiorioli e 
ricevuti pochi giorni prima del mio viaggio a Villa Santina. 

Il 31 Maggio adunque mi perveniva un individuo giovane di 
questa specie non ancora atto al volo. Certo fu una grande 


sorpresa per me, inquantochè non credeva che la specie nidificasse 
da noi, tanto più che in generale si mostrava. molto raramente. 

A primo aspetto. sembrava un’ ,Uralense“ in miniatura, 
giacchè la tinta predominante è un grigio-cenerino; soltanto le 
penne delle ali e quelle della coda hanno qua e là un po’ di 
fulvo. L'occhio è bello, grande, nero-bruno, con la pupilla che 
passa all’ azzurro trasparente, circondato da un anello rosso-vinato 
pallido. La fronte ed una sottil fascia, che segna il cerchio facciale 
è più chiara di tutte le altre parti del corpo, e di color grigio- 
bianco. prd; 
Il penname che dall'occhio va alla cera non è ancora svi- 
luppato, le setole sì — e sono di color nero; tutte le altre penne 
intorno all'occhio e chiuse dal cerchio facciale hanno la base, il 
centro e la punta bianchiccia, le parti comprese bruno-nericcio 
pallido. Le penne di tutte le parti inferiori, molto sfilacciate, sono 
attraversate verso la punta da una fascia abbastanza ‘larga bruno- 
nericcio pallido. Le penne del cerchio più alte delle altre (spor- 
gono per un millimetro crescente) hanno alla punta un po’ di 
tinta fulviccia, quelle del vertice e dell’occipite sono a base oscura 
(bruno nericcio) con punte cenerino-bianche; la base trasparisce 
fra le punte ed hassi quindi una tinta generale cenerina; le penne 
delle parti superiori del collo, del dorso e le copritrici delle ali 
sono ‘a fascie bruniccio-nero e cenerino-bianco, alternantisi le une 
con le altre, con le punte però da per tutto di quest’ ultimo colore. 
Un po’ di fulviccio è indicato qua e là e particolarmente sulle 
copritrici delle ali. Le penne del dorso sono naturalmente molto più 
sviluppate che non quelle del collo e delle copritrici della coda. Le 
remiganti e timoniere sono abbastanza sviluppate, tutte a fascie e 
disegni a zig-zag color bruno-nero, fulviccio e grigio-bianco; - gli 
steli sono tutti bruno-oscuri;.i tarsi e le dita. fino. a due. terzi, 
sono ricoperti da penne. bianco-sudicio. Il becco ‘e la parte nuda 
delle dita hanno color di corno chiaro, le unghie sono più oscure; 
la cera e gli angoli della bocca carnicini. Misura in lunghezza 
fino alla punta della coda 23 cent.; la coda 5; in larghezza 
cent. 66; l’ala dalla piegatura alla punta della: remigante. pîù lunga 
(3.a) cent. 15; dito medio compresa l'unghia cent. 3, l’ unghia 
del medesimo cent. 1%. Osserverò infine che tanto le penne 
della testa, del dorso, del collo e del petto, hanno all’ estremità 
il piumino. 


— 77 —_— 


Faceva udire di solito un pigolio sommesso; irritato o spa- 
ventato batteva il tach, tach degli adulti, ben inteso con minor 
forza e non così ben pronunciato. 

Il secondo individuo lo ebbi il 15 giugno assieme alla madre, 
raccolti in una selva di Forni di Sopra. Nel nido c’ eran due 
giovani, uno però morì prima che l’amico Fiorioli avesse potuto 
spedirmeli. 

Più giovane assai dell’anzi descritto, aveva pressochè le me- 
desime tinte con la differenza che in generale su tutto il penname 
preponderava il fulviccio. Lo avevo conservato in vita per lungo 
tempo e fatto uccidere e preparare allora solo che aveva messo 
l’abito di transizione; fatalmente però ciò succedeva appunto al- 
l’epoca del mio cangiamento di dimora, per cui prima ch'io mi 
avessi il tempo di notarmi le tinte del piumaggio, le tarme me lo 
deturparono totalmente. non lasciando che il fusto e qualche 
pezzetto di pelle. 


Sorgeva l’ alba quando io. mi svegliai, nè più poteva rima- 
nermi nel comodo dettuccio, apprestatomi con cura da una bella 
villana, dagli occhi di fuoco e dalle curve provocanti. D'un balzo 
ebbi le lunghe e scarne membra a terra, ed apersi gli scuretti di 
una finestra per vedere ove io mi trovava. Oh, l'incantevole 
spettacolo che allora mi si offerse agli sguardi! Tutto monti, cam- 
picelli, prati ristretti e brevi con mille gradazioni di verde, di 
bruno, di grigio e d’azzurro, non più. delle vie anguste con mu- 
raglie a ridosso, ma tutto. largo, largo, pieno d’aria, di luce e la 
luce mi deliziava e l’aria me la sentivo entrare nei polmoni che 
si gonfiavano avidamente. Dopo ‘aver contemplato a lungo quella 
impareggiabile scena, corsi ad aprire la seconda finestra all’ angolo. 
di fianco. Qui il quadro era più ristretto ma non meno delizioso ; 
il monte Cretto s’innalzava maestoso a pochi metri di distanza 
dalla via che passava sotto alla casa, e interdiceva la vista a punti 
più lontani. 

C'eran delle casettine bianche sparse qua e là lungo i pendii 
del monte, degli aggruppamenti di quercie, delle piccole radure 
ricche di vegetazione nana, un po’ d’acqua in angusto. rigagnolo, 
degli altissimi larici e pini isolati o nascenti in mezzo alle betule, 
cretaglie imponenti fra il verde dei cespugli che mitigavano il 
grigio-bianco tinto . d’azzurro e di. violetto. E fra tutta questa. 


AR 


bellezza della natura un correr di profumo balsamico e di dolci 
melodie che da cento petti e cento uscivano squillanti e dolci in 
omaggio al Creatore supremo. 

Insaziabile io mi stava gustando tanta bellezza, ed i miei 
occhi correvano quasi smarriti per l’interna commozione, sui vari 
punti che formavano il complesso di quel quadro. 

Quando un po’ alla volta lo spirito si calmò, e l’occhio 
divenne meno incerto afferrando più a lungo i soggetti che meglio 
mi interessavano, tutta io compresi la vita che colà doveva con- 
dursi e mi sentii una stretta al cuore pensando che così per poco 
tempo io avrei potuto godere di quell’ aria e di quella libertà. 

In fretta finii di vestirmi e discesi; mi sembrava di commet- 
tere un peccato standomene a casa. Pregai la simpatica servotta di 
avvisare l’amico Eugenio ch’io sarei rincasato verso le otto, e 
senz’ altro mi diressi verso il villaggio, coll’intenzione di recarmi 
diffilato nel vicino boschetto di cui Fiorioli tanto mi aveva parlato. 

Villa Santina, che giace a 364 metri sul livello del mare, è 
costrutta proprio ai piedi del Cretto, alcune case anzi son poste 
sugli ultimi pendii, e sembra che quel colosso, le di cui pareti 
cadon giù perpendicolarmente fino quasi alla base, prometta nei 
secoli che verranno di formare del paese un variopinto mucchio 
di rovine. In mezzo al villaggio passa la strada principale, che 
presentemente condurrà diggià ad Ampezzo, con diramazione per 
Ovaro ecc., formando nel centro una larga piazza con caffè e 
birraria, ufficio postale e credo anche telegrafico; in una via late- 
rale, se non isbaglio l’unica di tutto il paese, che potrebbe dirsi 
il prolungamento della piazza, od un’ aggiunta alla medesima, sta 
l’ufficio forestale diretto dal mio caro amico Eugenio, con scuola 
annessa e casa del curato. Proprio dirimpetto sorge la chiesa 
pulita ed abbastanza vasta e da questa la via conduce, pet campi 
coltivati, al boschetto degli abeti e dei pini, ove noi ci recheremo 
in cerca di emozioni ornitologiche. È questo un piccolo tratto di 
pochi chilometri di lunghezza, e forse uno di larghezza, nato 
parte alle sponde del Tagliamento e parte del Degano, giacchè 
circa a metà del bosco quest’ultimo sbocca nel primo ed è deli- 
mitato dalla parte opposta da campi coltivati e da prati. Finisce 
quasi in una punta presso il piccolo villaggio d’ Invillino dove si 
innalza un colle di natura rocciosa, isolato nel bel mezzo della 
pianura e coperto riccamente da conifere. Come dissi, il boschetto 


è formato da pini e da abeti e rari sono gli alberi a foglia caduca 
che qua e là si son frammischiati; in certi punti il terreno è 
coperto da folta vegetazione di sterpi non di rado impenetrabili; 
anche i grossi cespugli isolati non mancano, e lunghe e folte siepi 
lo dividono dai prati e dalle vigne. E un piccolo paradiso per il 
mondo pennuto, ed infinito è il numero degli individui che colà 
han preso stanza estiva. 

Già a qualche distanza dal bosco odesi il canto robusto del 
Fringuello frammisto ad altre note meno sonore di cantori più 
deboli che non si possono peranco definire. Man mano che i 
passi conducono verso il folto, i canti raddoppiano; qui odesi il 
grido di richiamo della Cingallegra più in là le belle e squillanti 
note della Capinera, sulle cime degli alberi da un’altra parte il 
sibilante chiamar dei Luì, di su, di giù, nei cespugli sui rami più 
alti, il Boccalepre, la Sterpazzola, il Tordo, il Merlo a chiamarsi 
a cantar l'inno d’amore, a volar in cerca di cibo per i piccini, e 
di sopra a noi il gracidar della Cornacchia che sode quasi in- 
cessante, perchè straordinario è il numero delle coppie nidificanti, 
a qualche distanza il cupo cu-cuc del Cucolo, il pa-pa-pac della 
Quaglia ed altre mille voci e suoni che non si capiscono perchè 
troppo frammiste le une alle altre. 

L’occhio non riposa neppure un istante in un punto solo, 
la vita ferve dovunque, ogni albero, ogni cespuglio, ogni ramo, 
direi, ha il suo leggiadro abitatore che passa da pianta a pianta 
con quell'aria nel cuore che gli dà la vita libera, cantando la sua 
leggiadra canzoncina d’amore od invitando la femmina ed i com- 
pagni ad una gaja scorrazzata nei loro sconfinati domini. Oh! la 
bella vita! Oh! la suprema felicità! Quanto noi ci sentiamo mise- 
rabili al cospetto di questi esseri così privilegiati! 

» Vita facile e sublime! dice il Michelet*). Con qual occhio 
l’ infimo uccello deve considerare, sprezzare il più forte, il più 
rapido dei quadrupediì, una tigre, un leone! Come deve sorridere 
a vederlo, nella sua impotenza, avvinto alla terra, facendola tre- 
mare con inutili e vani ruggiti, con gemiti notturni che testificano 
il servaggio di questo falso re degli animali, incatenato, come tutti 
siamo, all'esistenza limitata che ci compongono la fame e la 
gravitazione“. 


*) _L’ uccello, pag. 51. 


TRI 0 o 


sOh! la fatalità del ventre! la fatalità del moto che ci 
costringe a trascinarci sulla terra! L’implacabile peso che richiama 
entrambi i nostri piedi all’ elemento aspro e greve, in cui la morte 
ci farà rientrare, e che ci dice: ,Figliuol della terra, appartieni 
alla terra. Uscito un istante dal suo seno vi tornerai e vi rimarrai 
ben a lungo“. 

Non moviamone lamento alla natura — che è il segno certo 
che abitiamo un mondo assai giovane ancora, assai barbaro ; mondo 
d’ esperimento e di preparazione, nella serie delle stelle, una delle 
tappe elementari della grande iniziazione. Questo globo è un bam- 
bino, e tu, tu lo sei pure. Anche tu sarai emancipato da questa 
scuola inferiore, tu pure avrai belle e poderose ali; qui ti guadagni 
intanto, col sudor della fronte, un grado nella libertà. 

Facciamone una prova: chiediamo all’ uccello, ancor rinchiuso 
nell'uovo, ciò che vorrebbe essere, concediamogli l'opzione. ,, Vuoi 
tu essere uomo e dividere con noi il reame del globo largitoci 
dall'arte e dal lavoro? Risponderà di no certamente. Non calco- 
lando lo sforzo immenso, la fatica, il sudore e la. preoccupazione, 
la vita di schiavi che il reame ci costa, egli non dirà che questo: 
»Fin dalla nascita, re io stesso dello spazio e della ‘luce, ‘nor 
veggo perchè dovrei abdicare, quando luomo, nella sua più ‘alta 
ambizione, nel suo supremo voto di felicità e di libertà, sogna di 
essere uccello e di possedere delle ali“. 


In numero straordinariamente grande incontriamo la Cincia 
romagnola (Parus ater) questo grazioso uccelletto che manca’ 
affatto là dove il bosco si compone d’alberi a foglia caduca. La 
selva nera è l’unico loro soggiorno e colà ad ogni passo c’ imbat- 
tiamo in numerosi stuoli che percorrono il bosco in. tutte le 
direzioni. 

La prima volta ch’ io poteva ammirare questi simpatici 
uccellini nell’estiva loro dimora, e nascondendomi ora dietro un 
tronco, ora appiantandomi in un folto. cespuglio ammiravo con 
entusiasmo i loro graziosi e svelti movimenti. Dalle cime più ‘alte 
dell’ albero su cui s’ intrattenevano discendevano di grado in grado 
fino ai rami più bassi, cercando fra le sottili foglie aculeate dell’ a-. 
bete e del pino qualche insetto, appendendosi in mille modi, e 
facendo sentire di continuo un giù-tii o 7i-zij, talvolta anche il 


sia 


fiuc della Cingallegra ma più debole e più sommesso. Con una 
agilità sorprendente, battendo graziosamente !’ ali e movendo la 
piccola coda si girano sulla punta estrema d’un ciuffo con visibile 
diletto e senz’ altro scopo che di darsi sollazzo. Incontrandosi due o 
tre individui sul medesimo albero, s’ inseguivano da un ramo all’altro, 
ed allora emettevano un ,pit-zezeze“, cacciandosi nel più folto 
dell’ albero, per ritornare dopo poco ai primi giuochi. 


Se mi faceva vedere, uscendo dal mio nascondiglio, non si 
spaventavano punto, e solo allora scappavano dall’ albero su cui si 
trovavano, s'io faceva un gesto con le mani, oppure s’io gettavo 
un pincio verso di loro. Anche in questo caso lasciavano udire il 
»Zezeze-pit* oppure un forte Ltii-tii-ti1%. 


Non dubitava punto che molti nidi dovevano essere nascosti 
in quel piccolo paradiso, un boschetto attraentissimo, come dissi 
prima, di pochi chilometri di lunghezza ed uno di larghezza nato 
alle sponde del Tagliamento e parte del Degano. 


Interessandomi grandemente di poter scoprire almeno un 
nido di questa specie, mi diedi con tutta pazienza a frugar per 
gli alberi, con l'occhio attento ad ogni mossa degli uccellini che 
mi danzavano d’intorno, sperando in qualche loro imprudenza, 
che mi avesse più facilmente condotto alla meta desiderata. E così 
cercando e nascondendomi, vidi un individuo che mi parve — 
giacchè era un po’ distante — avesse qualchecosa nel becco, un 
vermicciatolo od un coleoptero. Pian piano mi cavai dal posto 
ove mi trovava, e con grande precauzione camminando carponi, 
procurai di spingermi più innanzi per poter veder meglio. Un 
altro individuo giunse, e si fermò alcuni rami più sopra sul mede- 
simo albero del primo. Tutti e due battevano l’ali in modo strano, 
quasichè nel loro corpicino fosse stato un congegno artificiale che 
producesse quel moto regolare e continuo; il ,ziù-tii‘ poi veniva 
emesso con egual costanza. Passati alcuni minuti, il primo indi- 
viduo cominciò man mano a discendere, sempre però continuando 
con gli stessi movimenti e gridi; dall'albero passò ad un basso 
cespuglio, da quello lo vidi discendere sul terreno, e dopo 15 0 
20 secondi, ritornar, gridando più che mai, su d’un basso ramo- 
scello nudo d’un piccolo abete. L’ altro intanto non s'era mosso 
dal posto, e sembrava attendere il compagno o compagna 


che fosse. 
6 » 


MI 


Quantunque avessi grande desiderio di correre ad esaminare 
il posto, ove aveva veduto la Cincia discendere a terra, pure 
mi frenai sperando di poter vedere ancora qualchecosa, se non che 
un’ Averla piccola, il Lanius collurio, piombò di repente addosso 
alla cara bestiuola coll’intenzione di predarla, ciò che però con 
mio sommo contento, non gli riuscì, inquantochè la piccina seppe 
scansar il colpo, e sfuggire all’ ardito. Anche l’altro che stava sul- 
l’albero aveva veduto l’assalto brutale, e con un »fiuc-zezeze“ 
prolungato, aveva preso il largo. Allora io m’avanzai, e corsi ad 
esaminare il punto ove aveva veduto discendere la piccola Cincia sul 
terreno. Scorsi un foro, ed allargando un po’ il musco che lo 
circondava, intravidi a qualche centimetro di profondità inclinata, 
qualche cosa che si muoveva, e cacciando due dita nel condotto, 
potei con mio gran piacere afferrare un piccino, che portai alla 
luce del sole per poterlo esaminare. Passato il primo spavento, i 
genitori erano ritornati nella prossimità del nido, e vedutomi 
dinanzi al medesimo, battendo l’ali e gridando mi facevano com- 
prendere la loro angoscia. 

Dell’abito notai i seguenti caratteri; testa mericcia, macchia 
all’occipite giallolina, dello stesso colore, ma un po’ più intenso, 
due macchie guanciali; il dorso, e tutte le altre parti superiori 
olivastro-oscuro; gola e fianchi nericci con tendenza olivacea; il 
resto delle parti inferiori giallolino sudicio. Remiganti e copritrici 
nericcie, con sottili marginature alle barbe esterne olivastre; punte 
delle copritrici secondarie e di qualche penna dell’aletta bianco 
sudicio; timoniere nericcie con sfumature leggere verdastre ai 
margini; piede nericcio-azzurrognolo, becco nericcio. Lunghezza 
cent. 8°. 

Riposto il piccino nel nido, mi allontanai, e dopo due giorni 
facendo ritorno al posto, trovai ancora tutto come avevo. lasciato. 
La mattina susseguente però i piccini avevano abbandonato il 
nido, e s’aggiravano assieme ai genitori sugli alberi e nei cespugli 
circonvicini. Ne vidi però un solo, e per un momento soltanto; e 
certo alle grida incessanti del maschio e della femmina, messi in 
guardia, sapevano nascondersi così bene fra il folto che non era 
possibile il discernerli. 

Per entro al foro che si trovava ai piedi di un abete, e che 
misurava in diametro circa 3 cent., approfondendosi nel terreno 
per 11 cent., ed allargandosi fino a misurare al fondo 7 a 8, era 


RR 


formato un vero nido, ma di conca debolissima, quasi per intero 
composto da pelo animale; esternamente, o cioè la parte che pog- 
giava sul suolo della buca era fatta da musco, i lati della mede- 
sima sostanza e qualche piccola particella della pianta era scarsamente 
cointessuta in fra il pelo, È cosa naturale che le misure di questo 
ammasso di pelo e musco, dipendono unicamente dall’ ampiezza 
del foro nel quale vengono deposte. Un uovo infecondo, insucidato 
così da non poterlo determinare scorsi seminascosto fra il mate- 
riale; dopo averlo ben bene lavato, trovai il suo fondo di color 
bianco, quello delle macchie e punti più o meno grandi, che sono 
distribuiti pressochè con eguale spessore per tutta la superficie, 
rosso-mattone pallido; misurava in lunghezza 2° in larghezza 
1° centimetri. 

E qui in queste medesime località che troviamo anche 
l’affine e bellissima specie Parus cristatus, non però così fre- 
quente come l’anzi descritta. Per ciò che riguarda i suoi costumi, 
con poca differenza, potrebbesi ripetere quello già detto per 
l’ Ater; mi parve solo un po’ meno vivace, voglio dire che se i 
suoi movimenti sono del pari graziosi ed agili, non vengono ese- 
guiti con quella prestezza, quale è comune alla specie precedente. 
Il grido che emette più di frequente, quando s’arrampica, sicura 
di sè, e senza venir disturbata, potrebbe tradursi con un ,zp“ 
sottile ed alquanto sibilante; quello di richiamo è un ,zzzz“ acuto 
e talvolta ripetuto parecchie volte di seguito; lo fa udire anche 
allora (più gutturale ma non meno forte) che un altro individuo 
viene a poggiare nel medesimo ramo. Innalza ed abbassa il gra- 
zioso ciuffo molto di frequente, specie se vede qualche cosa di 
nuovo o di sospetto. Non teme punto l’uomo; io poteva avvici- 
narmi fin sotto l’albero sul quale s’ intratteva con altri, senza che 
le graziose bestiuole si lasciassero disturbare, anzi continuavano 
nei loro giuochi e saltellamenti, e tutt'al più innalzavano un po’ 
più sovente il ciuffetto. 

Non li ho veduti discendere su rami più bassi di un terzo 
dell'altezza dell’albero, ed il nido, per quante ricerche facessi, non 
mi è stato possibile di scoprirlo. 

È indubitato che questa specie deponga le sue uova nei fori 
degli alberi e nel 1886 n’ebbi uno trovato nella cavità di un 
albero, mandatomi dall'amico Fiorioli. Seguendo l’indicazioni di 
un ragazzo, mi portai a visitare un vecchio pioppo, che a circa 


* 


— ie 


dodici metri dal terreno, aveva in un ramo laterale morto un foro 
nel quale doveva trovarsi un nido di questa Cincia. Inutile fatica 
però, perchè nulla scopersi. 

Frequentissima è la Cornacchia bigia, noi la vedemmo già 
subito nei primi passi fatti verso la Carnia, e tale è la quantità 
che alberga intorno a Villa, da incontrarla ad ogni passo. Il suo 
nido lo mette sulle cime più eccelse degli alberi a venti metri di 
altezza, appoggiandolo solidamente ai rami laterali ed al tronco. 
Su quel piccolo colle presso Invillino che accennai più addietro 
ricoperto da grossi abeti, i nidi erano frequenti, ma, per la stagione 
avanzata, uova non ne trovai; tutti contenevano ormai i piccini, 
taluni dei quali abbastanza sviluppati. La pelle del midiaceo ha 
una tinta bruna, con certi riflessi, sotto ad una data incidenza di 
luce, quasi violetti; il becco, le zampe li ha neri, e del medesimo 
colore pure le piccole punte delle penne che stanno per nascere. 
È bruttissimo a vedersi anche per essere tanto impacciato nei 
movimenti. Colà la chiamano ,Cornila“ per distinguerla dal s Corvat“ 
(Corvus frugilegus), che è molto più raro, non incontrandosi che 
lungo le alte scogliere ove nidifica, a dire dei paesani, in punti 
difficilmente accessibili. Durante il tempo ch'io passai a Villa non 
mi venne dato di trovare neppur una delle poco artistiche costru- 
zioni di questa specie, nè del Pettirosso (Sylvia rubecula), che 
sembra sia molto comune, 

Udii il canto di questo simpatico uccello nel folto dei ripidi 
pendii del monte Cretto, proprio dirimpetto a Villa, ma, circa al 
nido, la fortuna non volle essermi propizia. Dello ,Scricciolo“ 
(Troglodytes parvulus) ne trovai uno solo, quantunque molti me 
ne venissero segnalati. Vennero intraprese anche diverse ascensioni 
verso le parti più alte delle case, giacchè — da quanto mi fu 
detto — ama lo ,Scricciolo“ fabbricar spesso il suo ‘nido sotto alle 
assi sporgenti del tetto delle case, in qualche foro dèi muri; però 
per quanto si cercasse nulla si potè scoprire. Quello che trovai 
era posto in un buco di un muro di separazione di un orto 
vicino ad una casa abitata. Distava dal terreno circa quattro metri, 
e non conteneva nulla, dacchè i piccini l’avevano ormai abbando- 
nato. E una costruzione molto voluminosa per un animaletto così 
piccolo, e consta esternamente di musco frammisto a poche pa- 
gliuzze e filamenti d’erba disseccati; qua e là si scorge anche del 
crine animale e qualche rara pennuccia; l'interno poi, formato per 


a RI 


gran parte da crini e sottili filamenti d’ erba, è rivestito completa- 
mente da penne d’uccello (quasi tutte di pollo) in maniera da 
rendere la conca soffice e delicata. Misurava in larghezza da una 
parte cent. 18, dall’altra 13, il diametro interno importa cent. 7; 
l’istessa misura ha l'altezza, la profondità ne ha 6. 


Comunissimi sono i nidi del Fringuello tanto nei boschetti 
di pino, che negli orti e nelle larghe macchie di quercia sul ver- 
sante meridionale di Lavico. Comuni sono pure quelli dei Verdoni 
e dei Boccalepre e molti ne scopersi anche della Capinera. Rara 
all’incontro è la Cingallegra che manca affatto nei boschi, e che 
non udii che vicino ai caseggiati ove si trovi qualche - vecchio 
pioppo; lo stesso dirò della Cinciarella, della Cincia bigia e del 
Codibugnolo. Incontrai la prima specie nel bosco a foglie caduche 
(per la maggior parte quercie) del versante meridionale di Lavico. 
Erano due individui; del ,,palustris* ne vidi uno solo e dell’, Acredula“ 
un’intera famiglia. 

Tanto nelle selve nere, quanto in quelle di quercie, di betulle 
ecc., se non può dirsi comune il ,Lui“ (Phillopneuste rufa) pure 
il ,ciù, ci-ciù, ciau, ci* ripetuto con una costanza invidiabile lo si 
ode spesso. Per quante precauzioni usassi onde vederli, e scoprire 
qualche nido, non potei riuscire nel mio intento, Cantano nel più 
folto e verso la cima degli alberi, ed avvicinandosi al punto da 
dove s’ ode il richiamo, abbandonano il loro posto silenziosamente 
senza lasciarsi scorgere. 

Trovai abbastanza comune il Merlo ed il Tordo (Turdus 
musicus), rara la Ghiandaia, di cui ebbi un nido scoperto sopra 
ad un Frassino ad un'altezza di circa tre metri dal terreno. 

Estremamente comune l’ Averla piccola (Lanius collurio), nè 
mai mi ricordo d’aver trovato tanti nidi in un paio d’ ore come 
in siffatte località. Eran posti la maggior parte nelle folte siepi, il 
minor numero nei cespugli, e parte contenevano uova, parte  pic- 
cini non ancora sviluppati. 

Anche il Cardellino è specie piuttosto frequente che nidifica 
sugli alberi da frutto. 

Non comune è la Sylvia cinerea di cui trovai due nidi nei 
bassi cespugli che contenevano piccini; in uno i medesimi erano , 
grandicelli, e stavano per abbandonare la culla natia, nell’ altro 
dovevano esser sgusciati da due giorni al più. 


SR 


Frequente è la Pojana che scorsi dovunque aggirarsi presso 
le vette delle alte montagne, più sovente in due individui, ma 
talvolta anche in cinque o sei. 

E spesso io mi fermava ad ammirare quel librarsi leggero 
nell'aria, e mi tornavano in mente le parole di Giulio Michelet, 
che definisce l’uccello rapace così:.... yuccelli di monte briganti 
del giorno e della notte, larve spaventose d’ uccelli, fantasmi che 
atterriscono la medesima luce“. 

Certo che l’ornitologo il più scrupoloso, quegli a cui questo 
ordine potente di animali pennuti, ispira avversione e disprezzo, 
non sarebbe stato atto a descrivere un uccello di rapina così, ne 
avrebbe nemmeno immaginata la veemente definizione del grande 
pensatore francese. 

In tutto il capitolo dedicato a quest’ ordine interessante il 
Michelet, riversa l’acerbo suo odio, e fa voti per l'assoluta scom- 
parsa dalla terra degli uccelli rapaci. 

Non v'ha dubbio, ed io mi schiero fra i più indulgenti, 
nell’ammettere che taluni di questi arditi predoni menano stragi e 
immani carneficine fra gli animali. Ma non mi si escluda d'altronde 
la considerazione che siamo noi, i più potenti di questo mondo, 
per maggior ragione, in forza dell’aumentata massa di cervello, 
noi, protoplasma il più perfezionato, che vogliamo attribuirci il 
diritto di uccidere e sterminare tutto quello che, o d’incomodo ci 
riesce, o che incaglia i nostri fini egoistici, o che distrugge quello 
che non vogliamo creato per noi, esclusivamente per noi. 

Che diranno fra centinaia di migliaia di secoli quegli Esseri, 
che molto superiori alla nostra razza, conservata ancora in qualche 
angolo della terra, e dai Linnei o Cuvier venturi, posta nel primo 
ordine della famiglia dei mammiferi, precisamente come noi facciamo 
oggidì delle scimmie, che diranno, dico, di questo animale yuomo“ 
prepotente ed egoista? Non sarà condannato anche lui, come egli 
condanna inesorabilmente, spietatamente? 

La provvida natura ha pensato a tutto e per tutti. L’ uomo 
immagina invece e pretende tutto il creato per sè, ed in diretta 
proporzione dello suo sviluppo - del suo intelletto sta l’ egoismo, 
questa smania sanguinaria che tradisce la sua origine e che gli fa 
abbattere non soltanto gli animali che servir debbano a suo nutri- 
mento, ma quelli ancora che per vivere predano con istento e _ 
fatiche animali troppo cari a lui, perchè gli forniscono delicati e 


— 83 — 


ricercati manicaretti. Nè qui certo la smania egoistica di questo 
animale primo s’arresta. Il suo simile — non giunto ancora al 
medesimo grado di perfezione intellettuale viene sterminato, distrutto, 
annientato. Quanti popoli non sono scomparsi dalla terra per la 
mano dell’uomo stesso? E qui ricordo, e mi raccapricciano le belle 
pagine del Giglioli nel suo libro ,I Tasmaniani“. Tutti fino al- 
l’ultimo e vecchi e donne e fanciulli dovettero cedere e pagare 
col loro sangue fino all'ultima goccia la renitenza opposta per 
quel diritto di vivere che la natura aveva loro concesso. Chi 
diede a noi proprio esclusivamente la facoltà di sterminare, ed il 
diritto di reagire e d’uccidere gli altri esseri che per la propria 
conservazione sterminano? 


La forza brutale. 


La forza brutale, quella, che l'origine nostra ci fa intendere, 
e che nulla vale a nascondere. 


Allorquando tutti o la maggior parte dei rapaci saranno 
scomparsi dalla terra, e che il magnanimo uomo avrà provveduto 
così alla sicurezza del resto del mondo pennuto — giacchè questo 
è solo lo scopo per cui brutalmente agisce — allora contento del- 
l’opera sua, riposerà sui ben meritati allori. Avrà vilmente privata 
la natura di questi briganti“, di queste ylarve spaventose“ sotto la 
stupida pretesa d’aver agito per il bene degli uccelli, che con la 
destra protegge e che con ambo le mani orribilmente massacra. 

E lui, questo vermiciattolo, questo, per la natura, inconclu- 
dente atomo animato, è lui soltanto che deve aiutare la grande 
opera della conservazione, l'eterno equilibrio! Quanti sono i secoli 
passati, dacchè le prime vite animarono il mondo e l’uomo infine 
vi fece la comparsa? 

Ed in questi milioni d’ anni noi la vediamo la gran madre 
servirsi di tutto e di tutti senza privilegi, senza distinzione, per 
progredire particella per particella, studiando la perfezione e 
giungere a noi. 

No, no, o animale primo, non lusingarti che il Governante 
l'eterno, l’infinito, abbia cessato con te e per te la sua serie di 
perfezionamenti pago alla fine delle opere sue. 

Lascia che il rapace compia l’impostogli, come tu puoi com- 
piere la parte che ti spetta. Non atteggiarti a primo, assoluto 
padrone, contentati di vivere e non dimenticare, o impara che 


(int 


l'origine tua la traesti nell’ egual modo dell’ aquila possente o del 
Falco ardito..... 

Perchè non intendi concedere un Tordo all’ affamato Astore 
che deve ricorrere a mille astuzie per impossessarsene, se tu ne 
uccidi a migliaia e migliaia in pochi istanti? Perchè imprechi al- 
l'Aquila marina che ha ghermito dopo un lungo assedio un Ger- 
mano, nel mentre tu hai inventato una macchina infernale che ne 
abbatte a centinaia in pochi minuti secondi? E interdici al Lodolaio 
un Pettirosso o una Pispola, nel mentre tu, con le panie, con le 
reti, coi lacci e in mille modi, centinaia, e molte —. ne distruggi 
in poche ore? Nè rifuggi dalle torture più spietate, dall’ appendere 
la bella Cingallegra a un filo che prima le hai fatto passare attra- 
verso le narici, o dal legare il Fringuello strettamente per le delicate 
zampine che si lacerano e si spezzano, per farteli servire da zim- 
bello, ed attirare i suoi simili nelle tue malaugurate insidie? 

E la tua mano non trema ed il tuo cuore non ispasima, 
allorchè della preda fatta compi spietata carneficina; a quale dei 
poveri uccellini schiacciando il capo, facendone talvolta schizzar 
l'occhio dall’ orbita, a quale premendo il petto crudelmente assi- 
stendo alle ultime angoscie di debole ed innocente vittima, quale 
gittando d’un colpo sul duro sasso, altri a dozzine appiccicati sul 
panione pestandoli e ripestandoli sul terreno e con le mani crudeli, 
assassine — senza pietà, senza dolore premendo, schiacciando, 
uccidi e uccidi? 

Ecco l’opera tua, ecco il magnanimo tuo cuore, ecco la 
pietà tua falsa, disgustosa, ributtante..... 

Al Gheppio basta una Pepola per quietare l’ ardente appe- 
tito, all'uomo abbisognano venti Fringuelli per soddisfare la gola, 
ma il Gheppio solo è degno di morte, perchè ha osato divorare 
la Pepola che l’uomo pretende sia sua. 

Eccovi a mò d’esempio delle parole che gridano doppia 
vendetta, perchè scritte non già da un semplice cacciatore o ama- 
tore, ma da uno che ha pubblicato un’opera intera sugli uccelli 
rapaci. 

A conclusione d’ uno scritto intorno alla famiglia dei ,Butei* 
stampa ed a caratteri marcati: 

»Qualunque animale ha diritto di vivere, purchè porti un 
utile indiscutibile nella vita, comune, e ciò anche se taluna volta 
si permette di appropriarsi di cose utili o piacevoli all’ uomo. In 


nl 4 


> 


tal caso lo si deve risparmiare, salvo che per avvenimenti speciali 
sia divenuta necessaria la soppressione (sic). Questo è quello che 
io penso ecc. ecc.“.... poi continua: yun animale, all'incontro, la 
di cui esistenza è intesa soltanto a distruggere tutto quello che 
all'uomo è piacevole o utile, e che, per conseguenza, non offre 
vantaggio alcuno, perde il diritto di vivere e deve scomparire. 
Son giuste o false queste opinioni? — effettuabili o no? E se son 
giuste a quale categoria vanno ascritti i Butei?* 


pLau risposta nelle descrizioni che seguono“. 


Io prego il cielo a cui le bestemmie non piacciono, che non 
permetta più al barbaro scrittore di ritrovare la penna per con- 
tinuare..... 


In tutto l’ ordine di questi simpatici e fieri abitatori dell’aria, 
non ci sono che due sole specie, le quali realmente devono venir 
perseguitate, giacchè desse assalgono l’ uomo, e mettono in pericolo 
la sua esistenza. 


In questo solo caso, noi abbiamo diritto a perseguitare e 
distruggere. 

L’ Avoltoio barbato o Arpia assale l’uomo, ne fa testimo- 
nianza il Dr. Girtaner, della cui veridicità non si può aver dubbio. 
Scrive egli in proposito nel racconto che fa della storia di uno di 
questi predoni alati: 

»Col progredire delle cognizioni intorno alla vita ed ai costumi 
dell’ Avoltoio barbato di paesi più meridionali s’ è radicata abba- 
stanza tenacemente negli scienziati l’idea che il Gipaétus della 
catena delle Alpi centrali non si sia mai elevato più in alto di un 
volgare divoratore di carogne, e raccoglitore d’ossa e che tutto 
quello raccontato e scritto intorno al medesimo, non abbia avuto 
per base che la menzogna e l’inganno, o, detto con modi più 
garbati, non sia stato che il prodotto della facile credenza di 
narratori romantici e propagatori imbeccati. Ed è perciò, che si è 
tenuti a considerare degni di nota, serbandoli scrupolosamente, 
tutti i fatti autentici che comprovano alla lor volta quanto prive 
di fondamento sieno codeste asserzioni, o per dir anche in questo 
caso in modo più gentile, per combattere opinioni che hanno per 
base solo l’ incredulità. 


Certo non nego che già da tempi remoti vennero ascritte al 
nbarbato* delle aggressioni all’ uomo, commesse invece dall’ , Aquila 


= igo ‘— 
fulva“, non è però men vero — e ne abbiamo le prove — che in 
certi casi l’unico e solo autore sia stato il ,Gipetto“. 

Come è già noto al mondo scientifico fui nel 1870 nel caso 
di poter provare siccome un’Arpia avesse attentato (nel Cantone 
di Berna) alla vita d’un adolescente, e come il meschino avrebbe 
dovuto soccombere se a tempo non gli giungeva aiuto. 

Il fatto è tanto certo, che bisognerebbe aver perduto ogni 
pudore, per poterlo ancora mettere in dubbio. 

Con ciò non si supponga ch’io ascriver voglia al Gipetto la. 
causa unica per cui nell'ultimo censimento la Svizzera non abbia 
potuto provare almeno il raddoppiamento della sua popolazione: 
sostengo però che questo rapace attacchi sotto certe condizioni 
l’uomo coll’intenzione di farlo sua preda, ed aggiungerò che non 
v’ha dubbio alcuno ch'egli sia riuscito nel suo intento più facil- 
mente assalendo adolescenti e bambini, anzichè robusti e coraggiosi 
cacciatori. 

Consideriamo poi che l’' Arpia della catena delle Alpi centrali 
supera di gran lunga per forza e grandezza qualsiasi altro individuo 
della specie di altri paesi; consideriamo ancora che, come mezzo 
offensivo, il Gipetto adopera le poderose sue ali cresciute ad una 
forza veramente imponente, onde abbattere la vittima che s’ inerpica 
lungo i dirupi scoscesi e verticali — consideriamo seriamente tutto 
ciò e ci dovremo anzi meravigliare che simili attacchi non succe- 
dano molto più frequenti. 

Tal fatto a mio modo di vedere va attribuito in primo luogo 
alla rarità sempre crescente della specie, in secondo luogo alla man- 
canza di circostanze favorevoli. 

Mi si conceda una riflessione. 

Immaginiamoci un uomo — anche adulto — privo d’ armi 
di difesa, assalito dall’ Arpia in un luogo ove non trova appoggio 
nè via di scampo; immaginiamocelo lungo una parete verticale che 
gli precipita sotto a centinaia di metri di profondità, aggrappato 
con l’unghie a qualche leggera sporgenza della massa granitica, 
fermo col piede sopra ad un sentieruolo di qualche decimetro di 
larghezza. È un raccapriccio, ci sembra che un soffio dovrebbe 
perderlo. Da lungi il Gipetto lo scorge e sopra di lui accanita- 
mente si precipita, battendo con l’ ala poderosa la testa della vit- 
tima infelice, immaginiamoci tutto ciò, e confessiamo quindi, che 
facile deve riescire al rapace che può disporre di sì potenti mezzi 


ge 
offensivi, trascinare nell’ abisso un uomo inetto, in tali condizioni, 
ad ogni resistenza. Che il Gipetto non assalga costantemente l’ uomo 
non va certo attribuito nè al rispetto ch’ egli prova alla vista di lui, 
nè perchè si sente incapace d’assalirlo$ . ... 

Intorno all’ Aquila fulva molto si è scritto e parlato, ed anche 
il Savi sa che questa specie si ciba qualchevolta di piccoli ragazzi, 
e cita il fatto comunicato all’ Accademia delle scienze di Tolosa 
sulla verità del quale egli non ha dubbio, del rapimento, cioè, av- 
venuto nel cantone di Vaud di una bambina di cinque anni, che 
mentre giocava in compagnia d’un’altra bambina di anni tre, fu 
ghermita da un’aquila e malgrado le grida della compagna, e 
l’ accorrere di alcuni contadini, fu tratta per l’aria, e solo dopo 
due mesi ne fu ritrovato sull’alto di un monte il cadavere mutilato 
e disseccato. 


Uscito per un momento dal campo prefissomi, per lo sdegno 
che provo alle tante persecuzioni cui son fatti segno incessantemente 
questi nobili abitatori dell’ aria, ritorno all’ argomento, accen- 
nando alla Pojana che nidifica in Carnia assai abbondantemente, 
come ne fanno prova gli invii frequenti d’ uova e pulcini da parte 
del mio amico Fiorioli*). Frequente è pure il Verdone (Chloris 
hortensis) della cui specie molti nidi scopersi, fra i quali uno che 
conteneva cinque piccini ricoperti da una pelurie bianca, lunga 
alcuni millimetri. Era collocato sopra ad un ,Fraxinus excelsior“ 
in cima alla pianta a circa cinque metri d’altezza dal terreno. 

Scarsa è la Quaglia, e solo qua e là, ove qualche praticello 
trova posto nel piano, s' ode il grido di richiamo del maschio .... 


La strada che da Villa conduce ad Enemonzo e di là a Soc- 
chieve ed Ampezzo Carnico è certo una delle più belle che si pos- 
sano immaginare in natura. A poca distanza dal villaggio la strada 
va subito ad internarsi nel bosco di conifere che già descrissi, e lo 
percorre in tutta la sua larghezza. Son dieci o quindici minuti che 
si passano deliziosamente in fra quel folto pieno d'ombra e d’un 
rezzo balsamico che porta suoni miti e distinti: è il ronzio di mille 
e mille insetti che vanno, che s’ arrampicano, che volano, mesciuto 


*) Vedi Escursioni“ I Serie. 


alle innumerevoli voci degli uccelli che stanziano in quel piccolo 
regno di pace. 


Appena fuori della selvetta convien percorrere buon tratto 
del letto asciutto del Degano, e passar due ponti mobili che attra- 
versano le due braccia del torrente a quell'epoca abbastanza ingros- 
sate. Già in quel punto il paesaggio s’allarga per l'estensione che 
vanno ad occupare i letti del Degano e del Tagliamento congiun- 
gentisi a poca distanza dai due ponti. Stupende colline ubertosis- 
sime, cosparse qua e là di rustiche casette di rado agglomerate così 
da formare dei villaggetti, come Majuso, Colza, Tartinis, Tresis, 
fiancheggiano a destra la larga strada che va diritta per lungo tratto 
senza troppe inclinazioni. A sinistra s’ ergono alte montagne, quale 
il Lorinza e Deresinas che bagnano le basi rocciose nelle acque 
poco limpide del Tagliamento. 


Dalla strada al letto del fiume corrono per buon tratto prati 
verdeggianti e campi ben coltivati, piantati ad alberi di considerevole 
dimensione: sono per la maggior parte pioppi ed abeti. In fondo 
al pittoresco quadro montagne su montagne s’ innalzano a grandi 
altezze, e vale notare il Tinizza che fa riscontro al monte Ama- 
riana, e sovrasta ad Ampezzo. Al di là, internandosi nella valle che 
conduce a Forni Savorniani (Forni di sotto e Forni di sopra), si 
scorgono le stupende catene del Clapsavon e della Birera, nonchè 
dei monti di Lauris al di là del monte Pura. Sulla sponda sinistra 
del Tagliamento e sulla destra del Premaggiore, con la sequela 
infinita delle creste dei monti minori fra cui il Cimaenta, il Mon- 
falcone e nello sfondo del Bacino il Mauria (passo del Cadore) al 
cui destro fianco s’ erge maestoso il Cridola inaccessibile. 


Passando il Tagliamento ad Enemonzo si riesce a Preone, 
ameno paesello sito su di un colle ai piedi del monte Pallis da 
dove s’ interna il canale di S. Francesco, che per la valle Chiampon 
mette a Clauzetto, e pel monte Vallon in canale di Cuna e 
Tramonti. 


Il piccolo Enemonzo non offre nulla di particolare, è uno di 
quei soliti villaggetti di montagna con le sue case rozze, con una 
piazzetta tutta in pendio con isghembi a diritta e a manca, una 
gran fontana — abbeveratoio nel mezzo, la scuola comunale da 
un Jato, una gran casa con la più bella bottega del paese dall’ altro, 
qualche edificio più notabile di possidentucci — e basta. 


Non so più ricordar bene quanto impiegammo per far la 
strada, credo circa un’ ora, ma fra le chiacchere e le interessanti 
osservazioni che poteva fare ad ogni passo, il tempo volò e ci tro- 
vammo in meno che me ne accorgessi nella bottega principale del 
villaggio, il di cui proprietario — una notabilità del paese — era 
conoscente dell’ amico mio. 

Dopo le presentazioni d’ uso, nelle quali io passai per ischerzo 
del mio amico quale professore delegato governativo per un’ in- 
chiesta ornitologica nella Provincia, prendemmo informazioni circa 
a chi e meglio si avrebbe potuto rivolgersi onde più facilmente 
raggiungere il massimo esito con la massima celerità. Ci venne 
indicato il maestro di scuola che teneva a sua disposizione una 
truppa di ragazzi, pur troppo addestratissimi nell’iscoprir nidi .... 
e bene inteso anche nel distruggerli. 


Subito ci recammo alla scuola e fummo accolti con vera cor- 
tesia dall’egregio maestro che conosceva diggià il Fiorioli. Pose a 
nostra disposizione sette od otto dei suoi scolari, quelli dei più 
destri in materia, ed io, novello Cristo, m’incamminai verso la 
campagna. 


Scorsi subito la Ballerina“ (Motacilla alba) sparsa in numero 
considerevole lungo i corsi d’acqua e le pozze e così pure la sua 
affine ,Cutrettola* (M. Sulphurea) ma molto meno numerosa. Di 
questa specie trovai un nido con cinque piccini quasi atti al volo, 
messo nel foro di un muro d’una casa dalla parte dell’ orto. 
Distava dal terreno tutt’ al più tre metri. 


1 giovani avevano le parti superiori del corpo compreso il 
sopracoda di color grigio-ardesia, del medesimo colore le guancie ; 
una stria lunga sopra l’occhio, la gola, il gozzo e le parti supe- 
riori del petto di color fulviccio-chiaro; le altre. parti inferiori 
bianche con tendenza al gialliccio, colore che si fa sempre più in- 
tenso di mano in mano che s’avvicina al sottocoda; i fianchi tinti 
di fulviccio, remiganti e copritrici nere, coi margini di quest’ ultime 
e delle ultime remiganti secondarie fulvo-lionati. Le penne della 
coda candide eccettuate le tre mediane che sono nere; le penne 
del sopracoda che coprono le timoniere bianche sono di color 
giallo-zolfo. Il becco è bruno rossiccio; il piede giallo-carnicino 
con le unghie oscure. Lunghezza totale 8° cent., piede al ginoc- 
chio 6°, tarso 1°. 


Inoltratici nei boschetti sparsi sulle colline, seppure boschetti 
possono dirsi pochi aggruppamenti d’alberi correnti per un’ estesa 
di pochi chilometri, incontrai piuttosto comune lo ,Zigolo giallo“ 
(Emberizza citrinella). Già da lontano udivasi il suo canto mesto 
simile a quello dell’,Ortolano“, ed in breve, avvicinandosi con 
qualche precauzione al luogo da dove lo si udiva giungere all’ o- 
recchio, scorgevasi il bell’ uccelletto, vestito tuttora dalla splendida 
livrea di nozze — poggiato su qualche ramo alto e sulle cime di 
un alto ed isolato cespuglio. Il nido lo trovai costruito nella cavità 
di una ceppaia di quercia posta sul terreno. Era una rozza costru- 
zione, piuttosto mal connessa, formata quasi per intero da pagliuzze 
secche. Qua e là scorgevasi cointessuto qualche pezzetto di musco, 
all’interno, come di solito nei nidi dell’ ,Emberizze“ il materiale 
era un po’ scelto e vi si vedeva anche qualche radichetta. Misu- 
rava in larghezza 13 cent., il diametro 7, l'altezza 7, la profon- 
dità 3. 

Anche qui l’,Averla piccola è straordinariamente comune, su 
tutti i cespugli si vede qualche individuo ed i nidi sono spes- 
sissimi. 

Sul Lorinza e Deresinas — a quanto mi fu detto — la 
sPepola* (Fringilla montifringilla) costruisce il suo nido negli 
spacchi delle roccie, e all’epoca in cui io mi trovava a Villa — 
se il tempo me lo avesse permesso — ne avrei potuto trovare 
parecchi. 

Anche la ,Beccaccia“ (Scolopax rusticola) depone le belle 
sue uova nelle medesime località. Quattro giorni prima ch’ io 
arrivassi, una donna del villaggio aveva portato a casa un nido 
che conteneva quattro uova ed aveva preparato a suo marito alla 
sera una frittata delicata. Siccome il caso mi veniva riferito da 
uno dei fanciulli che mi accompagnavano, poco io ci voleva prestar 
fede e lo pregai di condurmi da quella donna. 

Il caso pur troppo era vero e mi veniva confermato con una 
cert’ aria di soddisfazione da quella disgraziata. 

Tralascio in merito ogni e qualunque osservazione; aggiun- 
gerò soltanto che questi casi pur troppo non sono eccezionali, e 
che quindi spaventevole è addirittura il numero degli uccelli che 
in tal modo vanno distrutti. 

Per me interessante assai fu la scoperta di un nido di ,,Tor- 
cicollo“ (Iynx torquilla) nel foro di un gelso ad un'altezza dal 


terreno di circa un metro e mezzo. Stando in piedi io poteva 
vedere benissimo l’interno. La femmina era nel nido, e non uscì 
che dopo vari colpi che diedi sul tronco e dopo averla spinta ad 
abbandonarlo solleticandola con una leggera pagliuzza. Uscita la 
bestiuola, io esaminai la cavità e mi parve di discernere le uova, 
giacchè il foro s’approfondiva nel tronco al massimo dai 15 ai 
20, cent 


La mia mano però non entrava per l'apertura elittica le di 
cui assi misuravano 5 e 7 cent.; per cui fattomi venire un bimbo 
dalla casa situata a pochi passi di distanza, lo pregai a volermi 
prestare i suoi buoni uffici. Introdotti la sua manina ed il brac- 
cetto nel foro, dopo pochi istanti levò mezzo guscio di un uovo 
bianco perfettamente asciutto. Certo che da quello il piccino era 
ormai uscito. Fattagli ripetere l'operazione, estrasse prima uno 
poi tre, poi ancora due piccini, e varî pezzi di guscio. Tutti i 
piccini erano nati, ma da poco assai, ed avevano appena avuto il 
tempo d’essere asciugati dal corpo della madre. 


Ritornando da Enemonzo, e passando il boschetto di pini 
scorsi a poca altezza dal medesimo uno ,Sparviere“ (Accipiter 
nisus) che per le dimensioni e per il colore dell’abito che si potevano 
discernere benissimo, arguii essere una femmina. Un giorno più 
tardi, verso sera, lo scorsi una seconda volta e potei esaminare 
per lunga pezza il suo volo agile e sicuro. 


Soffiava una brezzolina, e, volando di contro, esso poteva 
mantenersi immobile per qualche tempo allargando solo di tratto 
in tratto la bella e lunga coda per assicurare l'equilibrio. Con due 
o tre colpi leggeri d’ala saliva a maggiori altezze e ripiombava 
chiudendole un poco per ripetere il medesimo giuoco varie volte 
di seguito. Una volta calando lo vidi alzar in alto le punte delle 
ali come fanno i Rondoni, sebbene con minor agilità e prestezza, 
e precipitarsi quindi nel folto del bosco. 


Trovandomi a parlare dello ,Sparviere£, non tornerà forse 
discaro al lettore d’apprendere siccome io ebbi occasione un giorno 
di vedere uno di questi piccoli falchi presi nelle reti tese ai frin- 
guelli, alle Pepole, ai Tordi ecc., ciò che dimostra una volta di 
più siccome questo rapace ed il suo affine l’,,Astore“, che d’ ordi- 
nario sono d’una meravigliosa avvedutezza, vadano incontro a 
morte sicura, inseguendo con tutto accanimento la loro vittima. 


= gii 


Di spesso nell’autunno mi alzo di buon’ora, e vado far una 
visita, che d’ordinario si prolunga fino alle nove circa, ad un con- 
tadino col quale ho stretto relazione da vari anni. E possessore di 
una vasta e ben tenuta ,Bressana“ e sa farla valutare per benino 
a fin di caccia. Piglia d’ogni sorta di piccoli uccelli dal Tordo in 
giù; dai trenta ai quaranta nei giorni di scarso passaggio, e qualche 
centinaio — pur troppo — quando il passaggio è abbondante. 

Erano gli ultimi giorni dell’ ottobre 1885 ed io, non ancora 
suonata la quinta ora, prendevo da casa mia la strada, lunga circa 
un’ora, che mi doveva condurre alla Bressana dell’amico contadino. 

Strada facendo, lavoravano nel mio cervello mille fantasti- 
cherie, una più assurda dell'altra, ma che pure m’aiutavano a 
camminare meno pesantemente, e non mi permettevano d'’ intiriz- 
zirmi totalmente pel freddo che faceva. Sognavo qualche specie 
rara che capitasse per la prima volta da noi, qualche varietà stra- 
ordinaria, un ibrido che avrebbe fatto il giro di tutti i Musei di 
Europa in cerca di un’esatta determinazione, infine la cattura di 
qualche..... non sapeva neppur io che cosa più desiderare, dap- 
poichè aveva ormai enumerate tutte le possibilità immaginabili. 
Più bello e più importante era il sogno, e più dalla gioia mi 
stropicciava le mani e tutto ridente in volto correva, e quasi 
saltellava verso la bramata meta..... 

Eccomi già dappresso alla Bressana; sto alcun poco in silenzio 
per udire se qualche ,errante e misero“ faccia udire il suo grido 
di richiamo, poi con circospezione m’inoltro, tenendomi distante 
dalle reti, fino a che giungo presso alla piccola capanna, tutta coperta 
da fronde, nella quale lestamente m’insinuo. Buon giorno ecc., 
i soliti convenevoli, poi, con un'occhiata sulle panchine, cerco di 
rilevare il numero delle vittime. Per fortuna quel giorno poca cosa, 
tre Fringuelli, una Pepola ed altri due o tre piccoli uccelli di cui 
non ricordo più bene l’ abito. 

Fatta quest’ispezione silenziosa, mi sedei chetamente sulla 
panchina dirimpetto all’amico campagnuolo, e cacciai il naso fuori 
della piccola apertura, dalla quale tutta la Bressana si presentava 
d’un tratto. Non c’ erano che richiami in gabbia che cantavano a 
squarciagola, e due o tre zimbelli a cui l’uccellatore di tratto in 
tratto tirava il cordoncino per far loro sbattacchiar l’ ali. Sugli alberi 
che chiudevano il campicello, nessuna vita; i cespuglietti artificiali 
che formavano la principale attrattiva dei ,Lucherini* e delle , Cincie“ 


A 


erano deserti, in fra il grano saraceno che vien piantato a bella posta 
per ingannar meglio i poveri emigranti e far loro sembrar delizioso 
il luogo ove la morte li aspetta, non si vedeva ‘un’anima viva. Il 
contadino zufolava per i Tordi con gran.impeto, e si capiva subito 
ch’ era invaso da dispetto. Al solito, quando la giornata era buona 
trovava d’essi al mio apparire un paio di dozzine almeno sulla 
panchina. Lo confortai bugiardamente alla meglio, facendogli spe- 
rare un seguito impreveduto. 

Egli dondolava la testa in segno dubitativo e guardava fuori 
dal pertugio, verso il cielo. D’un tratto lo vidi rizzarsi un pò, 
ammiccarmi coll’ occhio, e pigliar in mano il capo della corda degli 
spauracchi. Guardai nella Bressana attentamente, e difatti scorsi 
giungere da lontano un drappello serrato di piccoli uccelli. In 
pochi istanti furono così dappresso, che si potè dire — parte per 
il canto, parte per il modo di volare — ch’erano fringuelli. Fecero 
alcuni giri nell’ aria rispondendo ai richiami poi si posarono sulle 
alte piante che delimitano l’ uccellanda. 

Qui d’ ordinario incomincia |’ ansia ed il dubbio. per l’ uccel- 
latore, che teme sempre la possibile viziatura dei sopraggiunti. Ogni 
moto dell’ uccello lo fa a sua volta dubitare e sperare. Quando 
son novizi, come dicono loro, allora non passa gran tempo, che 
ad uno ad uno calano giù sul terreno per godere della ricca mensa 
loro imbandita. Quando tutti o la maggior parte sono giù, destra- 
mente l’uccellatore dà uno strappo forte alla corda che si tende, 
e gli spauracchi, facendo un baccano d'inferno, spingono le bestiuole 
a sbandarsi a diritta e sinistra dove stan tese le reti. 

Nel caso nostro adunque i sopravvenuti erano proprio novizi, 
perchè a poco a poco si gettarono giù dalle cime degli alberi in 
fra il grano saraceno. Una dozzina ancora circa, incerta persiste al 
suo posto, quando un piccolo falco che prima noi non avevamo 
veduto, si precipitò veloce come dardo sopra uno dei fringuelli che 
camminavano sul terreno. Quantunque la velocità del rapace fosse 
stata straordinaria, pure il meschino potè sfuggire al suo persecu- 
tore, e cercare uno scampo, ahimè! troppo funesto nelle reti di 
destra della Bressana. Si salvava dalla stretta mortale degli artigli 
di un falco, ma cadeva nelle insidie tesegli dall’ uomo. 

Ho inteso dire che i mali condivisi sono per metà sentiti; 
non so però se in questo caso il fringuello aveva a dolersi a metà 
della sua disgrazia. 


Sopra di lui si dibatteva come un ossesso il piccolo Falco, che, 
avido di sangue, aveva seguito furiosamente la vittima, perdendo di 
conseguenza come essa la libertà. 

Vista la mala parata, una gran parte dei fringuelli che già si 
trovavano fra il grano, presero tutti spaventati il largo, ed unitisi 
a quelli che ancora stavano sulle piante, continuarono la loro emi- 
grazione ben contenti d’ averla scappata bene. 

L’ amico contadino bestemmiava al maledetto rapace, ch'io 
benediva, e tirava disperatamente la corda. Subito un susurro in- 
diavolato risuonò per l’aria, ed i rimasti, pieni d’indicibile sgomento 
si precipitarono nelle reti fatali. Tutto questo succedersi di vicende 
aveva durato poco secondi, dopo che, noi a gambe levate abban- 
donammo la capanna per correre a sbrigare il Falco dalle reti; 
temendo che avesse a romperle. 

Non posso ridire il mio contento, allorchè trovandomi ab- 
bastanza vicino, riconobbi nel prigioniero uno Sparviere e per sopra 
più, un bel maschio in abito adulto, che sono tanto rari da noi e 
da per tutto. Gli occhi aveva di fuoco e le gambe tese fuori delle 
maglie, mentre minacciava con le lunghe e stecchite dita guernite 
di adunchi artigli. 

Il contadino voleva ucciderlo, giacchè altrimenti, diceva lui, 
non sarebbe stato possibile di levarlo dalle reti, ma io tanto insi- 
stetti, fino a che si decise di tentare la prova. Difatti dopo breve 
tempo e senza gran fatica, con un fazzoletto che gli annodammo 
intorno al capo, ed un pezzetto di funicella che servi a legargli le 
gambe, fummo al caso di levarlo dal così detto sacco della rete. 
Per quel giorno io non aveva bisogno d’altro. Carico del prezioso 
fardello mi accommiatai dall’uccellatore, facendogli conoscere in vari 
modi la mia gratitudine e me n’ andai contento come una pasqua. 


Il giorno seguente a quello dell’escursione per Enemonzo fu 
per me giornata di buona ventura. 

Appena posto il piede fuori della villetta del mio amico, trovai 
due ragazzetti che attendevano ansiosi il mio apparire per annun- 
ciarmi la scoperta di un nido di Cardellino, di otto o dieci di 
Averla piccola e di due di Corvo, e per portarmene uno di ,Bigia 
padovana“ (Sylvia nisoria) che conteneva cinque piccini molto 
bene sviluppati e quasi atti al volo. Pur troppo non potei avere 


nessun particolare attendibile (solita storia coi fanciulli) intorno 
alla località ove il nido era stato scoperto. 

Si prese adunque la strada verso Invillino, giacchè da quella 
parte m’ erano segnalati dai bimbi i nidi di Cardellino e d’ Averla, 
e si percorse buon tratto puramente fra campi poco o nulla col- 
tivati. La viuzza incassata nel terreno era fiancheggiata a tratti da 
altissimi pioppi, sui quali varie yAverle cenerine“ (Lanius minor) 
avevano preso dimora. Certo qualche nido vi stava nascosto, giacchè 
scorsi un individuo poggiato là da presso sopra un albero di prugne 
e con un vermiciattolo nel becco. Dati alcuni colpi di bastone sul 
tronco di tre pioppi scappò dal folto del terzo un altro individuo, 
probabilmente il maschio, il quale s’ aggirò gridando nell’aria, 
s’ allontanò per poco e ritornò quindi per nascondersi in uno degli 
alberi vicini. Fatta un pò di strada ed assieme alla mia piccola 
compagnia appiattatomi in un folto cespuglio potei vedere, siccome 
il primo individuo, quello che teneva il vermiciattolo nel becco, 
appena gli parve d’ essere sicuro, non vedendoci più, si diresse 
verso l'alto pioppo ove supponeva il nido. Persuaso allora, con- 
tinuai la strada. 

Una piccola roggia a corso però molto impetuoso, prima di 
sboccare nel Tagliamento, spande un pò delle sue acque lungo una 
prateria che s’ estende per piccolo tratto, là dove il bosco di pini 
di Villa finisce e s’innalza il colle di natura rocciosa, già altre volte 
menzionato. 

Colà passando, scovai un sCharadius“ che non potrei dire 
a quale specie appartenesse, se al ,cantianus“ o hiaticula“, giac- 
chè prese il largo d'improvviso e non si lasciò più debitamente 
avvicinare una seconda volta. Le mie ricerche per iscoprire il nido 
in quei paraggi, anche un pò sabbiosi, e lungo le sponde del Ta- 
gliamento, riuscirono infruttuose. 

Intanto s’ era giunti al posto, ove sopra ad un albero da frutto 
il ,Cardellino* aveva messo il suo nido che conteneva quattro 
piccini. Due riuscirono a scappare prima che si giungesse al nido, 
gli altri due caddero in mio potere. 

Erano completamente vestiti, e certo il giorno di poi non si 
sarebbero più potuti trovare. Ecco l’ abito che indossavano: la gola, 
il petto ed i fianchi tinti di caffè pallido con macchie più oscure, 
il ventre bianchiccio; la testa che aveva ancora qua e là qualche 
ciuffettino di piumino bianco, presentava il colore del dorso: 


* 


= 100 Se 


caffè-rossiccio pallido, con macchie centrali, che s’estendevano fino 
alla punta, brune. Il groppone del colore stesso, ma più pallido; 
il sopra-coda fulvo-chiaro. Le remiganti primarie e secondarie nere, 
con macchie alla punta delle penne bianca, tinta leggermente di 
fulviccio; dalla sesta alla decima remigante primaria era alla base 
delle barbe interne una macchia, in forma di stria allungata, giallo- 
canarino. Le copritrici primarie nere; le secondarie bianche in punta 
ed alle barbe esterne, nere all’interno; le ultime secondarie bianche 
tinte di giallo pallido e fulvo. L’aletta nericcia con macchie fulve; 
la coda nera con punte fulve. La mandibola superiore nericcia, 
l’ inferiore cornea, i piedi carnicini. 

Passando alla sfuggita, esaminavo i molteplici nidi dell’ “Averla 
piccola“, che non noto particolarmente, inquantochè non offrivano 
nulla di nuovo. Certi contenevano ancora le uova, però già forte- 
mente incubate; nella maggioranza trovai i piccini più o meno svi- 
luppati. 

I nidi di Corvo dovevano esser posti sugli alti abeti d’ un 
pittoresco colle presso Invillino, dove in antico, da quanto mi scrive 
il mio caro Fiorioli, v'era un castello il cui posto è attualmente 
occupato dalla Pieve di S. Maria Maddalena. 

Pur troppo però tutte le ricerche riuscirono infruttuose, e per 
quanto assieme ai fanciulli io avessi cercato ed esaminato minuta- 
mente, posso dire, albero per albero, nulla potemmo iscoprire. O 
quei due nidi esistevano semplicemente nell’ immaginazione dei 
bimbi o erano stati distrutti senza lasciar traccia visibile. Di quella 
piccola ascensione non posso però pentirmi, inquantochè potei fare 
un’ osservazione interessante assai sul , Falcone“ (Falco communis), 
che, sotto ogni probabilità, deve venir annoverato fra i nidificanti 
nella Provincia. 

Accommiatati i bimbi, che più non m’abbisognavano, pensai 
a riposarmi un pò e farmi qualche annotazione. 

La giornata era bella, ma un pò calda essendo il giugno. Non 
però insopportabile. Mi sedei sulla molle erbetta d’ un piccolo 
spiazzo sotto ad un alberello folto tanto da non permettere al 
sole di bruciarmi. A non troppa distanza annose quercie e betulle 
e varie specie di conifere ed ancora grandi alberi che non so 
tecnicamente nominare formavano un bel complesso, abbastanza 
esteso, ricoprente la maggior parte della collina. Abbasso, al piede, 
vedeva una casa semi-nascosta da un gruppetto bizzarramente disposto 


ae 


di salici, specie di modesta fattoria da dove tratto tratto mi giungeva 
all’ orecchio il canto del gallo. 

Fumavo e pensavo, a quando a quando alzavo gli occhi in 
alto interrogando |’ immensa vòlta azzurra. 

Dalla parte della chiesa barocca, vidi ad un tratto due grandi 
ali che venivano nella direzione ove io mi siedeva. Naturalmente 
cominciai subito ad animarmi, a guardar più fisso, ed a studiare a 
qual corpo potessero appartenere quelle due bellissime ali. Finchè 
l'uccello mi stava di contro ed era lontano non potevo azzardare 
una giusta definizione, per cui sempre attento, aspettai. Finalmente 
trovai l’ ordine, era indubbiamente un rapace; batteva |’ ali abba- 
stanza di frequente e s’inoltrava con certa rapidità. A metà strada 
fra me e la chiesa deviò un pochino e descrisse un ampio semi- 
cerchio; allora potei vedere la coda, che era breve, le ali che erano 
aguzze. Ciò mi bastava. Un uccello di rapina di bella statura con 
ali grandi appuntite e coda breve, giudicai non poter esser altro 
che un Falcone. Nel descrivere il semicerchio s’ era allontanato da 
me, ma io lo seguiva sempre fissamente con gli occhi e mi sem- 
brava che s’ abbassasse. Poi d’un tratto lo vidi innalzarsi rapida- 
mente come se qualche cosa nella terra lo avesse spaventato, e 
dirigersi con maggior fretta di prima verso la fattoria. Allora io lo 
potei veder meglio, perchè la distanza s’ era diminuita e mi parve 
proprio di non aver sbagliato nella determinazione. Girò due o tre 
volte rapidamente su sè stesso, si fermò quindi un istante, raccolse 
l’ali e piombò giù con vertiginosa rapidità dietro al gruppo dei 
salici. Non lo vedeva più, ma attendevo senza respiro il suo ritorno. 
Non ebbi il tempo di batter l’ occhio, e ricomparve spinto come 
da una molla al cielo. Che imponente rapidità! io non l’aveva 
prima d’allora neppure sognata. Vedendo ch’egli si dirigeva a me 
pian piano, attaccato più che poteva al tronco del piccolo albero, 
procurai di nascondermi per quanto era possibile dietro al mede- 
simo. Questa volta io lo vidi benissimo, ed ogni dubbio doveva 
scomparire; ammiravo precisamente un .Falco pellegrino“. 

Cheto, con le braccia penzoloni lungo il tronco dell’ albero, 
gli occhi in alto, guardava con la bocca aperta il nobile rapace che 
s'innalzava sempre più guatando verso quella specie di fattoria. 
Fece ancora dei giri proprio sopra la mia testa, poi si diresse len- 
tamente in direzione opposta; credeva stesse per abbandonarmi, 
quando invece lo vidi volgersi rapidamente ed innalzarsi ancora 


ION 


un poco; poi per un istante batter l’ ali rapide, indi raccoglierle 
come la prima volta, e ripiombare obliquamente verso la fattoria. 
Se il primo assalto fu per me meraviglioso, questo secondo mi fece 
addirittura rimanere sbalordito, in quantochè l’ uccello era a me 
vicino e sentii il fruscìo prodotto dal suo corpo che fendeva l’aria. 
lo non potei vedere, dopo pochi istanti che il rapace discendeva, 
che una massa cupa che sibilando per l’aria precipitava a terra. 
Passati alcuni secondi scorsi ancora _il rapace che rapidamente 
s’ allontanava dalla parte del bosco rasentando le piante, nel quale 
poi anche sparì. 

Tutti gli autori sono concordi nel plauso, alla velocità stra- 
ordinaria, al coraggio ed alla forza di questo nobile predatore. 
Dice in proposito il Michelet: ,,Le qualità del Falcone sono tali 
da eccitare in sommo grado l’ osservatore e costringerlo all’ ammi- 
razione. Lo spavento indicibile dal quale sono invasi gli uccelli, 
dal grazioso Cantore al Germano o al Fagiano di monte ed al 
Gallo cedrone, allorchè questo temuto predone loro s’ avvicina è 
una prova della sua potenza e della sicurezza con la quale egli sa 
impadronirsi della vittima. La sua forza, la sua destrezza, il suo 
coraggio indomito, congiunti a somma acutezza dei sensi a delle 
armi, fanno sì ch'egli vada posto fra i primi nella schiera dei nostri 
rapaci. È tale la potenza con cui il Falcone preme con le dita 
uccello sul quale si è precipitato, che prima ancora ch’ egli abbia 
raggiunto il luogo ove posarsi per divorarlo, il poverino ha già 
cessato di vivere“. 

Ecco adunque ch’ io aveva ben ragione di dire, incominciando 
a descrivere questa giornata, che la medesima mi portava una bella 
avventura, Siffatte osservazioni son rare assai e non vi può essere 
che un caso fortuitissimo che vi prepari cotanto invidiabile fortuna. 


Fra i nidi di yLanius collurio* esaminati in quella giornata, 
uno merita di venir menzionato particolarmente, sia per la posi- 
zione del medesimo, sia per il colore delle uova. Era collocato 
sopra ad un albero alto a circa due metri dal terreno, e conteneva 
quattro uova fortemente incubate. La maggior parte dei nidi di 
quest’ Averla noi li troviamo posti nei cespugli, nelle siepi che deli- 
mitano i campi ben nascosti nei ciuffi delle foglie, 1° Averla capi- 
rossa sceglie le medesime località; all'incontro |’ Averla cenerina 


— 103 — 


(Lanius minor) preferisce le cime più alte degli alberi altissimi; 
di rado noi lo troviamo posto a metà della pianta; di rado invece 
l’ Averla piccola sceglie l’albero alto per porvi il suo nido. 

L’esterno del medesimo era tutto formato da musco con 
qualche rara erbetta e radichetta, rassodato con filo vegetale. L’in- 
terno poi era tutto formato da radichette delicate, coperte da fiocchi 
di lana animale, lasciati molto flosci. Misurava in larghezza 10 cent. 
il diametro interno 5°, l’altezza 4 e la profondità 3 cent. 

Le uova avevano un colore di fondo bianco-crema, con mac- 
chie sottostanti disposte in corona verso la parte ottusa di color 
ardesia-violetto, e di sovrastanti sparse per tutta la superficie, ma 
più spesse verso la parte ottusa ove unitamente alle sottostanti ad- 
densano la corona, di color rosso-siena. La superficie è liscia ed 
alquanto lucente. L’ asse maggiore misura 21”, il minore 16”®. 


Per il giorno vegnente s’ era stabilito con l’amico Fiorioli 
un’ escursione a Ovaro; era pur troppo l’ultima mattina della quale 
io poteva disporre, giacchè al dopo pranzo m’ era duopo far ritorno 
in città. 

Già di buon’ora un magro bucefalo, dai garretti men saldi 
di quello d’ Alessandro ma più restio assai, ci trasportava con una 
velocità assiderante, un pò a suo piacimento per le cave di pietre 
circonvicine, un pò per la strada che si doveva percorrere, a forza 
di frusta e d’un vociar continuo. 

Da Villa a Chiassis verso Ovaro, la strada che si percorre 
offre continui spettacoli d’ una attraenza straordinaria. Lambe il 
Degano, entra nella spaccatura della montagna che dai Volti di 
Voltignacco riesce alla miniera di carbon fossile di Cludinico in 
una folta abetaia e di là ad Ovaro, lasciando scorgere gl’ innume- 
revoli paesetti siti sulla destra del Degano che l’ amico auriga fra 
un colpo e l’altro alle ossa del ronzino mi nominava per Muina, 
Miane con la bellissima Villa dei signori Micoli-Toscano, Agrons, 
Cella, Luint, Ovastra, Luincis, Entrampo, ecc. Le montagne son 
ricoperte da un verde smagliante e da una vegetazione abbastanza 
ricca. Le selve non sono continue, ma disposte a gruppi qua e là 
per gli erti pendii. Di faccia a Raveo, la strada è praticata nel 
vivo macigno, ed è tutto questo tratto che offre le maggiori 
attrattive. 


Nella densa foresta. di abeti summenzionata, per quanto. il 
tempo ristretto me lo permettesse, ho potuto notare una quantità 
grandissima di uccelli, la maggior parte appartenenti al ,Parus ater 
e cristatus£ nonchè al ,Ciuffolotto“ (Pyrrhula europaea), della quale 
specie ho osservati moltissimi individui nel maggior numero maschi, 
parte dei quali s’intrattenevano sulle più basse ramificazioni degli 
alberi o sui cespugli e parte sul terreno in cerca d’ alimento. Non 
era difficile di poterli osservare, e si lasciavano avvicinare abbastanza, 
facendo ogni qual tratto udire il loro monotono grido di. richiamo. 
Avessi avuto maggior tempo, mi sarei dato la.briga di cercare 
qualche nido, chè dovevano essere numerosi, vista la quantità degli 
individui incontrati. Dopo una mezz’ ora, tutto al più, che girai 
fra quelle annose piante che tanto mi promettevano, con mio vero 
dispiacere fui costretto a rimontare in carrozza e rifar la strada già 
percorsa. 


Dopo un desinare succolento e mille promesse di rivederci in 
breve e grandi evviva alla comune salute e prosperità, presi com- 
miato dai miei diletti amici, montai un’altra arca che mi doveva 
ricondurre a Tolmezzo, e poi alla Stazione per la Carnia. Via 
facendo, rimirai ancora i bei monti, che Dio sa quando avrei rive- 
duto, le care vallate allora tutte ricoperte da rigogliosa vegetazione, 
il bellissimo ponte sul But, da dove scorgesi stupenda la conca del 
bacino. di Arta. Presso Tolmezzo si giunge alla base del monte 
Amoriana, laddove cessa la Carnia propriamente detta, ed incomincia 
il territorio friulano. 1 

nQuesta bellissima montagna“. mi scrive il Fiorioli, yche ve> 
duta da Socchieve, ‘sembra chiudere la valle del: Tagliamento:e si 
eleva piramidale sugli enormi Talus di Amaro e del Rio di Tol- 
mezzo, è totalmente dolomitica. La ‘cresta verso Tolmezzo è: stra- 
namente scoscesa, per modo che alla zona di strati inclinati a sud 
si appoggia un’altra zona che ne rappresenta la continuazione, 
volgendo a nord-nord-est. con pari e forse. maggior inclinazione. 
Fra le due creste che sembrano squarciatesi ieri si sprofonda uno 
spaventevole burrone ove ha origine il Rio Tolmezzo o Rio Bianco. 
Da questo punto, abbandonando la strada nazionale e salendo un 
sentiero, fiancheggiato da Mughi (Pinus mugus), si giunge alla cima 
da dove scorgonsi i gruppi del Canino e del Montasio; ai piedi il 
Tagliamento e subito al di là il lago di Alesso. Un pò più dietro 


— 105 — 


si presenta la magnifica piramide del Sernio e il Zucc de Boar, più 
in là i monti della Carinzia il Gartnerkofl e più a destra il Do- 
bratsch. A sinistra le valli del Chiarsò e del But, frastagliate da 
innumerevoli picchi, e più lontano il gruppo del Cogliano, dietro 
a cui si scorge un’ infinità di monti Carintiani, fra cui spiccano il 
Tauern ed il Grossglockner che par vicinissimo. Chiudono lo stu- 
pendo panorama'al:di dietro i monti del Cadore, fra cui ‘l'Antelao, 
il Pelmo e la Marmolade*. 

Vicino ad Amaro scorsi sul filo del telegrafo un bellissimo 
maschio della ,Saxicola stapazzina“, che si lasciò avvicinare fino 
a. pochi passi; attraversò la strada che si percorreva, un maschio 
nella sua splendida livrea della stagione, il quale andò a fermarsi 
sopra un sasso ai piedi della montagna, del ,Codirossone“; scorsi 
due Gheppi uno a poca distanza dall’ altro, quasi sopra al villaggio, 
che si trastullavano a una mediocre altezza nell’aria; nè tralascierò 
di dire che potei scorgere anche in quella sera un Falcone che 
volava lungo rupi elevate della montagna che s’ erge sopra il vil- 
laggio. Continuò le sue evoluzioni per un pezzo, poi lo vidi pre- 
cipitare come una freccia fra il denso di un piccolo bosco. 

Poco dopo io prendeva il treno che mi riconduceva a Udine. 


» 


SUPPLEMENTO 


alle .,Note sull’ Avifauna del Friuli’. 


Dopo la pubblicazione delle mie «Note sull’ Avifauna del 
Friuli» avvenuta nel 1886, che comprendevano le osservazioni fatte 
fino all’ anno 1885, ben yundici“ nuove specie vennero catturate in 
provincia, alcune delle quali interessantissime. 

Non avrei al certo intrapreso la pubblicazione del presente 
supplemento dopo un lasso di tempo così breve, se non spinto 
dalla necessità di completare il più possibile il mio piccolo lavoro, 
prima d’ abbandonare la Provincia. 

Oltrechè alle nuove specie osservate e tutte pervenute nelle 
mie mani, altre osservazioni circa la nidificazione ho potuto racco- 
gliere, alcune delle quali vennero già pubblicate nella I Serie delle 
mie «Escursioni ornitologiche nel Friuli», ed il di cwi restante faccio 
conoscere agli interessati, parte in questo supplemento e parte nella 
II Serie d’ escursioni. 


A) Nuove Specie. 


I Ordine. — Rapaces-Rapaci. 
II Famiglia: Falconidae-Falchi. 


1. Cerchneis cenchris, Naum. 


Grillaio. 


Quest’ unico dell’ Avifauna friulana lo ebbi per gentilezza del 
mio amico Sig. Barnaba di Udine, il quale lo uccise nei pressi di 
S. Vito sul Tagliamento il giorno 13 aprile 1887. 


—__. 107 pen, 


E un bellissimo maschio adulto in perfetta livrea. Secondo 
il Giglioli !), la specie non è comune nel continente, ed aggiunge 
che può dirsi sconosciuta in molte provincie settentrionali. Stando 
al Savi ?), quest’ uccello è proprio dell’ Africa settentrionale e delle 
parti più meridionali d’ Europa. Alla fine d’aprile emigra verso il 
nord. Sembra sedentario in Sicilia ove largamente nidifica. 

Nel Cremonese 3) e nel Pugliese 4) è pure uccello raro. È 
comparso anche nel Veneto °). 

Trovasi nella mia raccolta. 


2. Haliaétus albicilla, Linn. 
Aquila di mare — Acuile de mar. 


Uno stupendo esemplare maschio adulto di questa specie 
venne ucciso dal Sig. Bedinello il 16 febbraio 1886 alle foci del 
Tagliamento, per cui non è più dubbia la sua presenza nella 
Provincia. 

Il bellissimo rapace trovasi nella mia collezione. 


VII Ordine. — Cantores-Canori. 
XXVII Famiglia: Saxicolinae-Maciole. 


3. Agrobates familiaris, Mentr. 


Rusignuolo levantino. 


Il giorno 12 Settembre del 1886 acquistava al mercato di 
uccelli di Udine una femmina viva di questa rara specie per 
l’Italia, e probabilmente unica per il Friuli. 

Venne presa con le reti a Villalta, piccola borgata prossima 
alla città di Udine. 

Il Giglioli nella sua Avifauna italica *), dice che questa specie 
sembra capiti annualmente dal Nizzardo, da dove ebbe cinque 


1) Avifauna Italica 1886 e Annali di Agricoltura 1881, N. 36, pag. 10. 
3) Ornitologia Italiana 1873, pag. 175, vol. I. 

3) O. Ferragni. Avifauna Cremonese 1885, pag. 57. 

#) V. de Romita. Avifauna Pugliese 1884, pag. 4. 

®) A. P. Conte Ninni. Materiali per una Fauna Veneta. 

5) Pag. 126. 


— 108 — 


individui e fatta eccezione per una femmina presa nel marzo, tutti 
gli altri quattro furono presi in un’ epoca posteriore alla data di 
cattura del mio individuo. Aggiunge poi che nella raccolta del 
Prof. C. Magni-Griffi di Siena trovasi ancora un individuo preso 
in Italia. 


La singolarità fatta risaltare da quel distinto Ornitologo, che, 
cioè, quest’ uccello che abita le parti sud-ovest d’ Europa e parte 
dell’ Asia siasi mostrato nella Liguria, viene ad essere aumentata 
con la cattura avvenuta nel Friuli. 

Nel Savi !) non trovo traccia nè di questa specie, nè dell’ af- 
fine galactodes, ciò che pienamente conferma le asserzioni del 
Giglioli. 

Anche il Dr. Ninni) non l’annovera come specie veneta, nè 
la menziona il Dr. Schiavuzzi 3). Nelle due Avifaune del Pugliese 
(Prof. Vincenzo de Romita) e del Cremonese (Edoardo Ferragni) 
non vi è traccia nè del Rusignuolo africano nè del levantino. 

Il Salvadori 4) ne fa due varietà e dice che: ,un solo indi- 
viduo di questa specie è stato finora preso nell’ Italia continentale, 
cioè nella Valle di Polcevera in Liguria.... In Malta, sebbene 
raro, pure si prende di quando in quando, per lo più nel mese 
di settembre“, Continua poi: ,,non ho potuto esaminare nessuno 
degli individui presi in Italia e quindi non so se debbano essere 
riferiti all’ A. galactodes o all’ A. familiaris*. 

Stando al Giglioli,. sembrerebbe che questa specie fosse più 
comune in Italia del «galactodes». 

Il Brehm?) parlando del «galactodes», dice: .... yAbita la 
Spagna e le parti nord-est dell’ Africa, da dove visita talvolta l’ Italia, 
la Germania e l’ Inghilterra; in Grecia, nell’ Asia minore e nel- 
l’ Egitto viene sostituito dalla specie affine più piccola «A. familiaris». 


) Op. cit. 


?) Mat. per una Fauna Veneta. 
3) Mat. per un’Avifauna del territorio di Trieste e Istria. — Estratto del 
Bollettino della Società di scienze naturali, Vol. VH, fasc. I, 1883. — Estratto — 


degli uccelli viventi nell’Istria ed in ispecie nell’Agro piranese, N. 1, anno IV, 
con aggiunte e correzioni, vol. V, fasc. II, 1880, I Serie; vol. VI, fasc. I, 1880, 
lI Serie; vol. VII, fasc. I, 1882, III Serie. 

1) Pag. 118—119. 

5) Brehm’s Thierleben. Kolor.-Ausg. II. Abth., II. Bd. Seite 166. 


Il Fritsch!) non ha che una sola specie l’ «A. galactodes», 
giacchè secondo lui ed altri scrittori le tre specie: «rubiginosus» 
dell’ Africa, «galactodes» della Spagna e «familiaris» della Grecia, 
sono da ritenersi per una specie unica. 

La femmina è passata nella Collezione centrale dei vertebrati 
italiani a Firenze. -Io ebbi in cambio dall’ egregio amico Giglioli 
un maschio del Nizzardo. 


VIII Ordine. — Passerini-Passeracci. 


XXX Famiglia: Emberizidae-Zigoli. 


4. Emberizza rustica, Pall. 


Zigolo boschereccio. 


Acquistai questa rara specie al mercato di Udine il giorno 
4 dicembre 1886. Era stata presa unitamente a molte altre E. 
schoeniclus col vischio nelle vicinanze della città. 

Secondo il Giglioli ®) questa specie è rara da noi e venne cat- 
turata sempre in autunno, più di frequente è stata trovata in Li- 
guria, ma nel 1876 è stata colta anche nel Veneto ed in Lombardia. 
Anche il Savi) l’annovera fra i rarissimi e non sa che di due 
catture soltanto avvenute nel Genovese. Due individui cita pure 
il De Romita 4) presi nel Pugliese nel 1874 e 1881. 

Il mio individuo era un maschio che scambiai per un altro 
maschio del Nizzardo con la collezione ornitologica di Firenze. 


xX Ordine. — kRasores-Razzolatori. 


XXXV Famiglia: Pteroclidae-Pterocli. 


5. Syrrhaptes paradoxus, Pall. 
Sirratte. 


Il Sig. Nicola Landi, maggiore nel 76.° reggimento di fanteria, 
scrive all’ illustre Salvadori che ai 26 aprile, o intorno, del 1888, 


') Naturgeschichte der Vògel Europas. 
UO pi cità, page ha Ve 8a. 

Op: cit, pag. 115) voll. 

‘) Op. cit., pag. 49. 


— (HKLOe= 


trovò in un prato, presso Palmanova, un Sirratte vivo, ma con 
un’ ala rotta. 

Al tempo che scriveva era però già guarito. 

Altre catture nel Friuli non mi son note. 


XI Ordine. — Grallae-Uccelli di ripa. 
XXXV Famiglia: Otidae-Otarde. 


6. Otis tarda, Linn. 


Otarda. 


Nei pressi di Pantiacco (poco discosto dal corso dal Taglia- 
mento e non lungi da Codroipo) venne ucciso un maschio giovane 
di questa specie, nel mentre volava in direzione da nord a sud 
(dalle Alpi verso le Basse) nel giorno 7 gennaio 1887 alle ore due 
pom. circa. 

Aveva una ferita alla testa, ed in causa della caduta, stante 
il suo peso, s'era leso per alcuni centimetri di lunghezza il ventre, 
lasciando escire, sotto alla cute però, gli intestini. 

L'uccello pesava chilogrammi 399, Il contenuto dello sto- 
maco formato puramente da foglie del «Chelidomium majus» !) e 
da pochi fili d’ erba e piccoli pezzetti di musco, pesava grammi 320. 
Lunghezza totale dell’uccello cent. 85; dalla piegatura dell'ala fino 
alla punta della seconda remigante, cb’ era più lunga, cent. 48. 
Apertura delle ali metri 1°4. 

Questa bellissima Otarda trovasi presentemente nella colle- 
zione centrale dei vertebrati italiani di Firenze °). 

Alcuni giorni più tardi (16 gennaio 1887) trovai al mercato 
un altro individuo pure maschio, ma di dimensioni molto inferiori 
al sopra descritto (lunghezza totale 72 cent.), catturato in prossi- 
mità di Udine, Non lo acquistai perchè esigevano da me un prezzo 
favoloso. 

Fino ad oggi queste sono le due uniche comparse a me note 
avvenute nel Friuli. 


) Il Dr. Carlo Marchesetti, direttore del Civico Museo di storia naturale 
di Trieste, gentilmente mi determinava la pianta. 
2) Avifauna Italica. — Parte prima, 1889, pag. 558. 


— MMI 


XII Ordine. — Grallatores-Grallatori. 
XXXIX Famiglia: Ibidae-Ibi. 


7. Falcinellus igneus, Leach. 


Mignattajo. 


Nelle piccole paludi presso S. Daniele veniva ucciso il giorno 
28 aprile 1887 un individuo maschio di questa specie, a quanto 
pare, il primo che nella Provincia di Friuli sia capitato. Vestiva 
la perfetta livrea, qualche raro punto biancastro si osservava 
nella gola. 

Conservasi nella mia collezione. 


XIV Ordine. — Anseres-Uccelli acquatici. 


XCII Famiglia: Anatidae-Anitre. 


8. Tadorna cornuta. Gm. 


Volpoca. 


Due bellissimi individui maschi adulti in abito da nozze ven- 
nero catturati nella primavera del 1887 a Marano lagunare. 
Uno conservasi nella mia raccolta. 


xV Ordine. — Colymbidae-Tuftfatori. 
XCIII Famiglia: Alcidae-AIche. 


o. Alla torda, Linn. 


Gazza marina. 


Un individuo femmina di questa specie veniva preso il giorno 
23 giugno 1887 a Marano lagunare. 

Una simile cattura, rara già per il solo fatto, viene ad essere 
ancor più interessante per aver avuto luogo in un’epoca così tarda. 
L’uccello che misurava 37 cent. dalla testa fino alla punta della 
coda, era piuttosto magro ed aveva l’ovaia molto ristretta. Lo 
stomaco non conteneva che poca poltiglia nera. 

Incorporato nella mia raccolta. 


e 


XVI Ordine. — Laridae-Gabbiani. 
XCVI Famiglia: Larinae-Gabbiani. 


ro. Larus cachinnans, Pall. 


(L. Argentatus, Brunn. var. Michachellesi, Bruch.). 


Ebbi un individuo maschio giovane nel novembre del 1887, 
proveniente da Marano lagunare; per cui s’ è ‘avverato quante scri- 
veva a pag. 51 nelle mie Note. i 


XCVII Famiglia: Sterninae-Rondini di mare. 


11. Hydrochelidon nigra, Naum. 


Mignattino. 


Ai 15 di maggio si ta 1886 ho potuto osservare lungo il pic- 
colo corso del Varmo, vicino a Codroipo, una ventina d’individui, 
ed il giorno 24 agosto acquistai al mercato di uccelli a Udine un 
esemplare in abito di transizione, che conservo nella mia raccolta. 


B) Osservazioni fatte dopo la pubblicazione delle ,, Note 
sull’ Avifauna del Friuli“ del 1886 su specie già citate 
nelle suddette Note. 


A pag. 3. 
1. Gyps fulvus, Gm. 
Il giorno 19 giugno 1886, mi veniva presentato per l’ acquisto 
un bell’ individuo di questa specie, ucciso nel Comune di Tarcetto 
(Schiavonia del Friuli). Era un individuo molto adulto, con le 


parti superiori di una tinta pressochè uniforme isabellina. La punta 
delle penne della coda (barbe e steli) era notabilmente consunta. 


— 113 — 


A pag. 4, Note e 44 Escursioni. 
4. Crythropus vespertinus, Linn. 


Il giorno 28 aprile 1886 fra le cinque e mezza e sei e mezza 
pomeridiane, osservai nei dintorni di Tricesimo un piccolo pas- 
saggio di questa specie interessante. Giungevano da sud-est e si 
dirigevano verso nord-ovest, da dove spirava un leggier venticello. 
Non era uno stuolo grande e compatto, ma piccoli branchi di due 
a tre a sei fino a sette individui, che mantenendosi a media altezza, 
proseguivano direttamente la strada presa, ora battendo l’ali, ora 
scivolando per l’aria con grazia e facilità. La distanza che un 
branco conservava dall’ altro poteva misurare da cento a duecento 
metri. In quell’anno passavano assai, il 7 maggio continuava for- 
temente l’emigrazione ed io ebbi molti esemplari uccisi dai miei 
amici e da me. I maschi che non hanno peranco raggiunta l’età 
d’un anno hanno la cera, l’anello perioculare ed i piedi di color 
giallo-aranciato molto pallido, a differenza degli adulti, nei quali 
queste parti nude hanno una tinta aranciato-rosso intensa. Tutte 
le parti superiori hanno raggiunta pressochè la tinta degli adulti. 
Non v'è che la fronte che è un pò biancastra, con gli steli sotti- 
lissimi delle penne nericci. Le parti superiori del collo sono però 
fulvo-bianco, e questa tinta forma un anello che divide la testa dal 
dorso. Anche sul groppone si scorgono alcune penne, che hanno 
delle macchie fulve. Le quattro timoniere mediane, hanno la tinta 
un pò più pallida del maschio adulto, le altre presentano il disegno 
di quelle della femmina. Le redini sono grigio-ardesia, così pure 
i piccoli baffi. La gola è biancastra con qualche macchia leggiera 
di grigio. I lati del collo, la gola e le parti anteriori del petto 
hanno un colore fulvo con gli steli delle penne bruno-oscuri; le 
parti posteriori del petto ed il ventre hanno una tinta grigio-ardesia 
pallida con gli steli delle penne neri. Qua e là si scorge qualche 
macchia centrale lungo gli steli, ma piuttosto larga, giallo-rosso- 
bruno. La regione anale, il sottocoda ed i calzoni hanno la tinta 
degli adulti ma molto più pallida. Le remiganti sono pressochè 
eguali a quelle della femmina adulta, e soltanto le principali e 
qualche penna delle copritrici hanno la tinta del maschio adulto. 

Il giorno 13 dello stesso mese incontrai un altro branco com- 
posto da circa una trentina d’ individui quasi tutti intenti a dar la 
caccia agli insetti del prato che avevano occupato. 

8* 


A pag. 7. 


14. Pernis apivorus, Linn. 


Il 5 giugno 1886 mi veniva portato uno stupendo maschio 
adulto di questa specie, ch’ era stato preso in Carnia presso Tol- 
mezzo. Il contadino che me lo portò diceva d’ averlo preso sul 
nido ove stava covando due uova. Quando io lo ricevetti era ancor 
vivo e non mostrava nessuna traccia di lesione al corpo. Si lasciava 
prendere con tutta facilità, non cercando neppure di far uso degli 
artigli e del becco. Risultò però dall'esame interno che l’ uccello 
era stato ferito e più probabilmente percosso fortemente con un 
bastone. 

Trovasi nella mia raccolta. 


A pag. 9. 
18. Circus cyaneus, Linn. 


Ricevetti dall’ esimio Cappellano di Bertiolo Don Francesco 
Nadalutti, il giorno 5 giugno 1887, la femmina di questa specie 
presa col laccio nel nido, nonchè quattro uova fortemente incubate. 
Dietro a mia preghiera due giorni dopo, con gentile premura, il 
soprannominato Don Francesco mi mandava anche il nido, un 
agglomerato di paglie secche e poche stoppie tanto esternamente 
che internamente, con la conca appena accennata. La forma è 
piuttosto regolare ed abbiamo un diametro pressochè costante in 
tutte le direzioni di 28 cent., l'altezza della costruzione importa 
g cent. e c'è appena 1° di profondità per la conca. Le uova ester- 
mnamente sono di un color bianco leggermente perlato, interna- 
mente di un bel verdognolo. Macchie propriamente dette non ve 
ne sono, senonchè tutta la superficie è imbrattata di una tinta 
giallognola, che in certi punti forma quasi delle macchie, ma che 
io credo il prodotto d’un insucidamento da parte dell’ uccello o 
del materiale di cui il nido è composto. La superficie è di po- 
chissima lucentezza, piuttosto porosa, ed osservata con una lente 
d’ ingrandimento, presenta delle ineguaglianze molto sensibili e poco 
regolari. La forma è arrotondata; misurano in lunghezza cent. 4°, 
4%, 4, 45, in larghezza 3?, 35, 35, 35. Il Rev. Nadalutti accompagnava 


e Hani n 


il prezioso dono con lo scritto seguente:..... ,Questa specie 
d’ Albanelle, che non sono infrequenti nei nostri paraggi, fanno il 
loro nido in luoghi paludosi, lontano dalle abitazioni, e precisa- 
mente in quelle macchie di palude che sono più folte. Senza far 
prima preparazione alcuna, sul terreno stesso, senza neppure pra- 
ticarvi alcuno scavo (come fan le Lodole ed altri uccelli), radunano 
un pò di strame raccolto nelle vicinanze e formano così il loro 
nido, come può vedere dal campione che le spedisco. Dalla depo- 
sizione del primo uovo al quarto (numero che mai non viene 
superato) fino alla fine dell’incubazione passano dai ventitrè ai 
venticinque giorni, così mi assicurò un tale che qui ne fece espe- 
rimento. Le mando pure un fascettino d’erba di padule e le dico 
che il nido è contornato interamente da questo vegetale“. 


La femmina presa sul nido misurava dalla testa alla punta 
della coda 44 cent., la coda 22, l’ala dalla piegatura alla punta 
della remigante più lunga (3%) 36, la larghezza cent. 92. 


Sono ben felice d’aver potuto ottenere, mercè la squisita cor- 
tesia del Rev. Nadalutti, la certezza che anche questa bella specie 
nidifichi da noi. Prima d’ora non mi era stato possibile di deter- 
minare che il suo passaggio abbastanza regolare nell’ autunno e 
anche in primavera. 


A pag. 12. 


34. Hirundo riparia, Linn. 


Nel 1887 e precisamente nell’ istesso giorno che osservai le 
Barlette, scorsi pure frammisti ai Balestrucci cinque Topini; forse 
dunque sono di passo regolare, ma non fermandosi rimangono 
inosservate dalla maggioranza. 


A pag. 26, Note e 76 Escursioni. 


92. Locustella fluviatilis, M. e W. 


In data 6 luglio 1887, l'illustre ornitologo Conte Tommaso 
Salvadori, mi scriveva circa questa specie: »Ella discorre della 


* 


— 116 — 


nidificazione !) della «L. fluviatilis» e senza restrizioni, come se si 
trattasse di specie comune. In un suo precedente lavoro *) ella men- 
ziona un nido con 3 uova, trovati il 19 giugno 1884 nelle vicinanze 
di Codroipo, passato alla Collezione dei Vertebrati di Firenze, ma 
il Giglioli da me interpellato in proposito, mi scrisse che la deter- 
minazione di quel nido è incerta per non dire impossibile, e fu 
perciò ch'io non annoverai la detta specie fra le italiane nel mio 
recente Elenco degli uccelli Italiani ..... Mi pare quindi che ella 
avrebbe potuto accennare alla «Locustella fluviatilis» come a specie 


molto dubbia in Italia£. 


Per cause indipendenti dalla mia volontà non ho potuto a 
quell’ epoca rispondere che parcamente al chiarissimo Conte Sal- 
vadori, e da allora tante furono le peripezie per me della vita, che 
mio malgrado restai sempre debitore di una esplicita dichiarazione. 
Senonchè giuntami la bellissima Opera #) dell’ infaticabile e distin- 
tissimo Ornitologo, amico mio Giglioli, e trovandomi appunto a 
compilare queste mie ,, Note“, mi risovvenni della mancanza, alla quale 
ora procuro di rimediare. Lo fò pubblicamente per ragione facile 
a comprendersi, e spero venia dall’ egregio Salvadori. Già allora, 
nella mia breve risposta al Sig. Conte — per quanto mi ricordi — 
espressi la mia meraviglia per le informazioni giuntegli da parte 
del Giglioli circa il nido e le uova della «fluviatilis». A me il 
chiarissimo professore non aveva mai fatto obbiezione di sorta, nè 
posto in dubbio la possibilità che una coppia di questa specie 
assai rara per l’Italia, siccome io stesso ebbi a dire e nelle , Note“ 
e nelle ,Escursioni“, avesse nidificato nel Friuli 4. E dalla prima 
meraviglia io sono costretto a passare. ad una seconda più «forte, 
rilevando come il Giglioli asserisca nella sua nuova pubblicazione 
già citata, ch'io gli abbia consegnato un nido. con uova della «me- 
lanopogon» (invece che «fluviatilis»), cosa che non ho mai fatto 
e che potrei provare con la Nota compilata il giorno 16 maggio 
1885, (nota che conservo nel mio diario istesso e nella quale è 


') Escursioni ornitologiche nel Friuli, pag. 76. 

?) Note sull’Avifauna del Friuli, pag. 26. 

°) Avifauna Italica 188c, Parte I. 

‘) Nella pubblicazione dell’ ,Avifauna Italica" avvenuta nel 1886, dopo 
ch'io aveva diggià diramate le mie ,Note“, il Giglioli non fa cenno del caso. 


indicato chiaramente il nido della «fluviatilis» !) di tutti i nidi, 
le uova e gli uccelli, ch’ ebbi il piacere di consegnare nelle sue 
stesse mani. Nella spedizione poi fattagli il giorno 20 dello stesso 
mese da Udine, non trovo neppure notato il nido della «melano- 
pogon» in questione; per cui sono indotto a credere che l’equivoco 
l’ha causato questa volta l’ egregio amico mio Giglioli. 

Altre consegne o spedizioni di uova e nidi, credo (almeno) 
di non averne fatte per la Collezione dei Vertebrati di Firenze. 

E ritornando sull’ argomento circa la possibilità che quella 
specie abbia nidificato nel Friuli, mi pare che di addimostrarlo più 
facilmente sarebbe nel caso il Giglioli, sottoponendo a nuovo ed 
accurato esame il nido equivocato, e le uova ch’egli pur asserisce 
di aver ricevuto, 

Fino a nuove prove, mantengo quanto ho scritto nei miei 
due Opuscoletti, giacchè ho la coscienza di aver determinato il 
nido dopo accuratissimo esame, consultando molte opere, anche 
speciali in materia. 

Contuttociò io non escludo assolutamente la possibilità di 
aver errato, e sarò contento se di ciò mi si potrà dare una 
prova certa. 


!) Osservo che il Giglioli, nella lettera al Salvadori, ammette però ch’ io 
gli abbia consegnato un nido della ,fluviatilis*, nel mentre che nell’ Avifauna 
omette di dirlo, 


AGGIUNTE ALLA I. SERIE 


d',,Escursioni ornitologiche nel Friuli‘‘ pubblicate nel 1887. 


di pag, 25: 
Calamoherpe Cettii, Boje. 


Ai 15 maggio 1887, tolsi da un nido di questa specie due 
piccini, nella speranza di poterli allevare in gabbia e studiare da 
vicino un uccello tanto interessante, ma il giorno di poi, ad onta 
di tutte le possibili cure, morirono tutti e due, maschio e femmina, 
pressochè nell’ ora medesima, Il grido di richiamo rassomigliava 
assai a quello del passero, era un ,ziù, ziù“ forse un pò più forte 
(specialmente quello del maschio) ma meno aspro. 

Per il colore, i due sessi non si distinguevano, però il maschio 
era più robusto, più grandicello e più ardito. In qua e in là per 
il corpo vedevansi ancora escir fra le penne dei ciuffetti di piumino, 
specialmente nella femmina. Il colore delle parti superiori era pres- 
sochè quello degli adulti, un bruno rossiccio-chiaro, del medesimo 
colore il sottocoda, tutte le altre parti inferiori bianco-sudicio, il 
gozzo aveva un pò la tinta delle guancie, o più veramente il colore 
d’una guancia si fondeva con quello dell’altra. Le remiganti di un 
colore bruno-nero, le copritrici bruno-rossiccio. Le penne della 
brevissima coda bruno-nere. Il becco superiormente (mandibola 
superiore) bruniccio, con punta e margini carnicino, lo stesso colore 
aveva pure la mandibola inferiore; i margini della bocca piuttosto 
rigonfi, di color giallo, del medesimo colore le fauci. L'occhio era 
bruno-nero ; il piede carnicino sudicio, le unghie più oscure alla base. 

Il maschio misurava in lunghezza cent. 7°, la femmina 7°. 
Tutti e due conservansi nella mia collezione. 


ERRATA-CORRIGE 


alle ,Note sull’ Avifauna del Friuli”. 


A pag: (12::l\aliNs 32, 0:° linea. 


Invece che yagli ultimi giorni di agosto“, devesi leggere: agli ultimi 
giorni di settembre o primi di ottobre“. 


Anpag-ra2:al N 351. 


Il nome volgare della Totavilla è Calandre; Calandràtt invece è 
quello del N. 133, Calandra. 


A pag. 34: al N. 145. 
Sono incorso involontariamente in errore per quello che riguarda 
questa specie, e dell’avermene avvertito, vado debitore al chiaris- 
simo Salvadori. Il periodo va così modificato: yNegli inverni rigidi 
lo s'incontra in varie parti del Friuli che giacciono in prossimità 
dei monti; ma sempre in numero molto limitato“. 


A pag. ‘425 al N. 193. 


Invece che ,G. porzana, Linn.-Voltolino*, devesi leggere: ,G. pyg- 
maea, Naum.-Schiribilla grigiata*. 


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comparso sul mercato. di Venezia. . 


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-— Elminti veneti raccolti dal Dr. Alessandro 


conte de Nîni . . . 


| Dr. B. Biasoletto. ——— Indurimento del | gesso ‘mediante i saccarati | 


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È ‘ — Escursioni ornitologiche nel Friuli (Il Serie). 


Tipografia del Lloyd austro-ungarico. in Trieste. 


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