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Full text of "Bollettino della Società entomologica italiana"

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BULLETTINO 


DELLA 


SOCIETÀ ENTOMOLOGICA 


ITALIANA 


AN ANAALANAANNI 


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FIRENZE 
TIPOGRAFIA CENNINIANA 


PIERO BARGAGLI 


RASSEGNA BIOLOGICA DI RINCOFORI EUROPEI 


(Contin. Vedi Bullett., anno XV, p. 301-326 è anno XVI, p 3-52, 149-258) 


———— _—t—»——_—k+—-— 


R. betulae Linn. — Linneo (a. 1810, 7), lo dice abitatore della Betula alba 
e della vite, di cui contorce le foglie. Secondo Fabricio (a. 427, d. 392) 
‘ abita le foglie di Betula, che corrode ed increspa, e vive anche sui Salix, , 
De Geer (a.). Rossi (a.) parla di questa specie come quella che avvolge 
le foglie di vite; ma è da credere che siavi confusione di sinonimia tra 
questo Rinchites ed il R. detuleti Fab. Zetterstedt (296, 3) afferma che 
nella Lapponia Svedese boreale e meridionale, e fino ad Alten in Fin- 
landia ed alla base del giogo alpino Tormense dal lato di Norvegia, 
questa specie si nutre delle foglie di Betula alba. Goureau (g. 47 e 
Girard d. 65) dice che avvolge le foglie di Almus glutinosa, Corylus 
avellana, Carpinus betulus, Fagus sylvatica e Betula alba. Ratzeburg 
(5. 100) nomina la Betula come pianta nutrice, sulla quale egli lo ha 
trovato in maggio ed in giugno. Kaltenbach (0. 153, 589, 611, 624, 633, 
639) lo indica come vivente in maggio sulla Betula, Alnus, Prunus 
padus (Ablkirsche), e narra che Stollwerk osservò il Bracon flavipes Ns. 
come parassito di questa specie. Anche in Austria vive sui Populus 
(Redtembacher 299). In Piemonte, nel Biellese, vive ad una elevazione 
di 800" (Sella). L’insettò è talvolta così abbondante, come narra il 
*Ratzeburg (c. 100), che appena una metà delle foglie rimangono immuni, . 
ed allora diviene veramente nocivo. Desbrochers (f. 63) lo cita sulla 
Betula e sugli Alnus. Delle foglie di Pero avvolte per opera di questo 
insetto furono trovate presso Firenze (Targioni a. 20). 


Larva. — Trovasi nell involucro di foglie dopo qualche settimana da che 
questo fu compiuto, e si nutre delle foglie stesse quando hanno preso un co- 
lore tra il verde ed il bruno. La detta larva depone nell’istesso involucro una 
quantità di escrementi filamentosi. Ratzeburg (c. 100, t. 4, f. B.) suggerisce 
di raccogliere e distruggere gli involucri, appena caduti, per diminuire lo svi- 


sora inse 


luppo dell'insetto che diviene spesso dannoso. (Hubert. a., Debey 53, 4, 
Stollwerk a., Perris 0., Audouin a., Chapuis et Candèze 542). 


Ninra. — Gli involucri delle foglie cadono, e tosto le larve si disperdono, 
probabilmente penetrando nel terreno. Audouin pure crede che la larva sì 
trasformi nel terreno. (Ratzeburg, Hubert, etc.). 

Uovo. — La ®,.secondo Ratzeburg (c), prepara le foglie per la deposizione 
dell uovo, come le specie attini, specialmente come l’Apoderus coryli, avvol- . 
gendo cioè le foglie insieme, e collocando un uovo in una piccola borsa for- 
mata da porzione d’epidermide staccata, che sfugge se non è ricercata con 
particolare attenzione. Talvolta l'involucro si disfà quando è per esser ter- 
minato, e l’insetto con grande pazienza torna a riavvolgerlo. Audouin con- - 
ferma tali osservazioni. (Ratzeburg, etc.). Perris (p. 398) parla di questa 9, 
“la quale dopo aver fatto una incisione trasversale assai estesa, ed in seguito 
ad erosione della costola mediana per determinare l’appassimento, avvolge 
la metà anteriore delle foglie di Betula, di Alnus e di Carpinus betulus. 


R. caligatus HaLipay. — Haliday lo trovava sulla Querce nei dintorni di 
Lucca. 


R. coeruleocephalus ScneL. — In Sassonia vive sul Crafaégus, al dire di 
Linneo (a. 1753, 158) e di Fabricio (a. 423, b. 389) e, secondo Kal- 
tenbach (d. 589), in maggio ed in agosto trovasi sulle Betula, 0, secondo 
Panzer, sul Biancospino. Dufour (b.) poi dice che esso danneggia le cime 
della Quercus sessiliflora (tauzin); anche Perris (p. 398) ha preso 
questa specie sulla pianta suddetta, ma non ha potuto scoprire se, come 
è probabile, l’insetto ne avvolge le foglie per deporvi le uova. Desbro- 
chers (f. 4.), secondo le osservazioni di Heyden, cita la Querce e la 
Betula, e secondo le sue proprie osservazioni, i Pinus, come sede del 
detto insetto. 


R. cupreus Linn. — aeneus Latr. — Schmidberger lo trovò sui germogli 
primaverili di Melo, di Susino, di Albicocco e di altri frutti. Lo stesso 
autore dà una dettagliata descrizione dei costumi di questo insetto. Se- | 
condo Gyllenhal, vive sul Sorbus aucuparia e sul Corylus; secondo 
Panzer, anche sulla BetuZa, come riferisce Kaltenbach (0. 154, 213, 589). 
Dubois (55) lo dice comune, in maggio ed in giugno, sul Susino, sul 

‘ Ciliegio, sul SorDus terminalis e sul Sorbus aucuparia. Non è raro in 
Austria sui. Prurus in fiore, come osservò Redtembacher (300). Girard 
(b. 657) lo indica pure come vivente nelle prugne. 


n 


Larva. — Dubois (a.) la osservò nei frutti degli alberi sopraindicati; ed 
i frutti che racchiudono la larva cadono precocemente. Secondo Schmidt- 
berger, le larve nascono pochi giorni dopo la deposizione delle uova e si 
scavano delle camerette sempre più larghe nel frutto. Dubois (55), Schmidt- 
berger (c. 243), Kollar (a. 248). Perris (p. 537) ha preso spesso gli adulti 
nei Meli e néi Prunus, ma non avendovi trovato foglie accartocciate, crede 
che i primi stadi si compiano nei frutti. Chapuis et Candèze (543). 

Ninra. — La ninfosi ha luogo nel terreno, come osservano i precedenti 
autori. (Kaltenbach id.). 

Uovo. — Quando i frutti degli alberi già ricordati hanno raggiunto il 
terzo o la metà della loro grossezza, la $ li fora, e deposto un solo uovo per 
frutto, ricopre il foro coll’ epidermide. Sono rilevanti i suoi danni, perchè 
depone un uovo per ogni frutto. 

R. cribripennis Derspr. — Fu inviato da Lecce, nell’ Italia meridionale, fino 
dal 1879, alla R. Stazione di Entomologia agraria di Firenze, come no- 
civo agli Olivi. Più tardi i danni di questo insetto si verificarono nella 
Terra d'Otranto non solo, ma anche nelle Puglie ed in Sicilia. (Cavanna). 

Larva e Uovo. — I danni sono prodotti dalle larve di questa specie, le 
quali vivono nel nocciolo delle giovani olive, che cadono precocemente. Le 
uova sono deposte alla superficie del frutto. (Cavanna). 


R. germanicus Hest. — minutus Gyll. — Trovasi in maggio ed in giugno 
sulla Vicia sepium, al dire di Kaltenbach (0. 140). Nel Monte Amiata 
in giugno fu osservato sulle gemme di C/ematis vitalba, pianta che, 
come quella citata precedentemente, non serviva che al nutrimento del- ‘ 
l’insetto perfetto (!). i 
LARVA e Uovo. — Perris (p. 398) ha più volte osservato l’insetto nel- 

l’atto di recidere i giovani germogli di Quercus sessiliflora (tauzin) per 

farli appassire e deporvi le uova. 

R. giganteus Krinick. — Abita gran parte dell'Europa meridionale; nel 
mezzogiorno della Francia è stato trovato sul Crataegus oxyacantha. 
(Desbrochers f. 345). 

R. Hungarius Hersst. — Olivier (T. V, pag. 22, pl. 2, fig, 30) lo ha 
trovato sulle Rose a Costantinopoli ed ai Dardanelli. Redtembacher (299) 
riferisce che il Sig. Schiner lo trovò sull’Aristolochia clematitis; ma 
tale insolita stazione farebbe credere che questo possa considerarsi come 
un caso accidentale. 


paga 


R. icosandriae Scop. — alliariae Fabr. — pubescens Rossi — comicus Ilig. 
Fabricio (a. 425, d. 132, c. 168, d. 390) afferma che esso vive sull’Ery- 
simum alliaria; Kaltenbach (0. 154, 180) indica il Prunus padus, i 
Crataegus, i Meli, i Ciliegi, gli Albicocchi, i Peri, i Sorbi ed i Nespoli, 
come piante alle quali questo insetto affida le sue uova. Si sviluppa in 
primavera, e talvolta in tal quantità da far cadere i fiori e le gemme 
degli alberi fruttiferi. Danneggia i frutteti e specialmente le gemme dei 
Peri in Piemonte, ma non sembra vivere nell'Italia media (Baudi). Pi- 
razzoli dice che in Aprile si è già compiuto l’accoppiamento, e subito 
dopo la 9 rompe le gemme dei Crataegus e di altre Rosacee per de- 
porvi le uova. 

Larva. — La larva, secondo Goureau, vive delle parti morte del giovane 
ramo, ed alla caduta di questo penetra in terra per trasformarsi. Gehin (a. 53), 
Goureau (p. 45), Boisduval (a.), Perris (p. 398), Schmidberger (a. 159), Kollar 
(a. 243), Chapuis et Candèze (543), Girard (0. 657). 

Ninra. — La trasformazione in ninfa ha luogo nel terreno entro un 
bozzoletto (id. id.). 

— Uovo. — La ® lo inserisce nelle gemme, e quindi pratica una incisione 
nelle parti di consistenza erbacea del ramo per alterarné i suèchi. (id. id.). Bois- 
duvaì (a.), citato anche da Desbrochers ({. 3), parla del gran numero d’indi- 
vidui di questa specie che in qualche anno si sviluppa, i quali danneggiano 
le giovani piantagioni di Peri. La 9, egli dice, sceglie i germogli di Pero, fa- 
cendovi, nella parte superiore, un foro quasi impercettibile, ma che si slarga 
all’ interno, e nel quale essa depone un uovo. Dopo ciò la stessa 9 recide in 
basso il ramo, che in seguito pende appassito e nel quale si sviluppa la larva. 


R. interpunctatus StepH. — alliariae Payk. — Vive a spese degli alberi 
da frutto, ai quali reca talvolta gravi danni, specialmente nelle pianto- 
naie, ed in generale ai frutti giovani. (Kollar a. 244). 

LARrva. — Vive nell’interno dei germogli degli alberi da frutta fino a 
che questi, completamente disseccati, cadono a terra. (Kollar a. 254, Schmid- 
berger 4. 151, Chapuis a. 543). 

Nina. — La ninfosi ha luogo nel terreno. (id. id.). 

Uovo. — La £ depone l'uovo nelle gemme dei rami o degli innesti, ap- 
pena si sviluppano le giovani foglie; poi colle mandibole produce una inci- 
sione nel giovane ramoscello, e non lo abbandona fino a che non lo ha fatto 
piegare. (id. id.). 


Va, i 


R. megacephalus GerMm. — Secondo Walton, trovasi in Giugno sulle foglie 
di Betula (Kaltenbach d. 589). 


R. nanus Pay. — minutus Hbst. — Sehoenherr (T. I, 234, 35) indica il 
Curculio alliariae Linn. come sinonimo del R. nanus Gyll.,, ma evi- 
dentemente l'indicazione delle abitudini che ne dà Linneo (a. 1742, 4) 
esclude questa sinonimia, perchè questi afferma che il C. alliariae « ha- 
« bitat in erysimi alliariae caulibus, quos perforat ». Gyllenhal lo trovò 
sulle Rose e sui fiori di Geranium sanguineum; Hartig lo osservò ab- 
bondante sulla Betu/a. In maggio è anche comune sulle cime dei Salci. 
Al principio della primavera trovasi sul Geum urbanum, come afferma 
il Kaltenbach (0. 239), secondo il quale il modo di vivere di questa 
specie sarebbe somigliante a quello del È. icosandriae Scop. conicus 
Illig. Desbrochers (f 4) e Perris (p. 398) lo hanno preso sugli Almus 
e sulle Betula. 


R. olivaceus GrLn — o comatus Gyll. — Walton lo trovò sul Crataegus 
in Inghilterra, (Kaltenbach d. 154, 638). Secondo Suffrian, non sarebbe 
raro sul Corylus. 


R. pauxillus Germ. — Fu trovato da maggio alla fine di giugno sul Cra- 
taegus oxyacantha, e, secondo Bach, sulla Spirea ulmaria, ed anche 
sul Prunus padus, (Kaltenbach 8. 207). Sta nei frutti e nei Prunus, 
(Desbrochers £), (Perris p. 398). Vedasi anche Gehin (49, 64). 


R. planirostris Farr. — fomentosus Gyll. — var. nanus Payk. — Nei Sa- 
liceti lungo i torrenti, massime nei monti, come nelle Alpi marittime, 
(Baudi). Nell’ Italia centrale fu preso sull’Amiata in giugno presso Ar- . 
cidosso (!). Desbrochers (f. 4) e Perris (p. 398) lo hanno preso’ negli 
Alnus e sulle Betula. 


 R. populi Linn. — Vive, al dire di Linneo (a. 1752, 40) e di Fabricio (a. 
422, b. 131, c. 166, d. 388), sui Populus, e sulle Betula. Zetterstedt (196, 2) 
lo indica comune nella Botnia boreale e più raro in autunno nella Lap- 
ponia boreale, sulle foglie di Populus tremula. Secondo Panzer (f. 20, 
n. 7.), il P. fremula è la sua pianta nutrice; e lo confermano Gyllen- 
hal, Walton, Smith, Dubois, Girard e Curtis, il quale indica pure la La- 
vandula officinalis (aspic) (Kaltenbach d. 544). Goureau (p.) dice che 
esso avvolge le foglie del Popwlus tremula, e che ha costumi analoghi 
a quelli del R. detuleti. Secondo Desbrochers (f. 4), quest’ insetto vive 


PES 


sul PD. fremula e sopra altre piante congeneri. Secondo il Dei (4.), 


oltre al Pioppo, attacca anche i pampani delle viti, come il . alni 
Mull. Il Sella (a.) lo ha osservato tra i 400 m. e gli 800 m. in Pie- 
monte, nel Biellese. Pirazzoli (a. d.) pure dice come esso accartoccia le 
foglie di viti per deporvi le uova, e cita tra i parassiti di questa specie 
il Sigalphus caudatus, Bracon discoideus, B. flavipes, Microgaster 
laevigatus, Pimpla flavipes, Poropea Stollwerichi ed altri. 


Larva.— Vive nelle foglie accartocciate di diversi Populus. Perris (p. 398), 
Huber (a.), Chapuis et Candèze (544). 


R. praeustus Bonm. — Fu trovato da Sartorius sulla Querce, secondo Red- 
tembacher (298). Pirazzoli (a. d.), in giugno, lo ha preso in copula sulla 
Quercus robur, e Perris (p. 398), sulla Quercus sessiliflora (tauzin). 


R. pubescens Fas. — cyamnicolor Sch. — Walton lo trovò in Inghilterra 
sul Crataegus e sulle giovani Querci in giugno, (Kaltenbach 6. 207). 


Secondo Curtis (XIII, 342), vive sul Corylus avellana e sulla Querce, . 
e su quest’ultima pianta lo indicano anche Perris (p.-398) e Desbro- 


chers (£. 4), il quale ricorda pure il Carpino. Bauduer (0.) lo dice assai 
‘raro in Francia, dove lo ha preso sugli Alnus. 


R. ruber Farrm. — Trovasi in Corsica, a Portovecchio, sulla Phyllirea an- 
gustifolia in giugno. (Damry). 


R. rugosus GeBL. — Vive sui Populus, secondo Desbrochers (f. 3). 


R. sericeus Hssr. — ophtalmicus Steph. — In Inghilterra vive sul Cra- 
taegus, secondo Walton (Kaltenbach d. 154, 207, 633); e non sarebbe 


raro altrove sul Corylus, al dire di Suffrian. Perris (p. 398) cita l’os- 
Servazione di Desbrochers (7. 4), che lo trovò spesso sulle Querci, e, 


quella di Leprieur che prese abbondantemente l’insetto (ophtalmicus) 
battendo le fronde di Betula, abbattute di recente. Pirazzoli (d.) lo in- 
dica sulla Quercus pedunculata, Q. robur, Q. cerris, Q. ilex. 


R. tristis FABR. — Baudi afferma che questa specie sembra propria dell’Ap- 
pennino. Nell’Italia centrale fu trovato in giugno sulla cima dell’Amiata 
sui cespugli di Faggio. Perris (p. 389) afferma che il dott. Puton lo 
ha preso sull’Acer pseudoplatanus. 


SA gue 


Gruppo RINOMACERIDI VERI. 


AULETES SoHONHERR. — Si trovano allo stato perfetto sui Pinus (La- 
cordaire a.) e sopra altre piante della regione mediterranea. Desbrochers (Y 4.) 
dice che se ne trovano pure sui Cistus. 


A. maculipennis Jac. Duv. — Abita le Zamarix, secondo Perris (p. 399). 


A. nigrocyaneus WaLr. — dasilaris Gyll. — Vive sul Salix monandra, 
secondo Pirazzoli (d.). 


A. politus Bonn. — Tessonii Muls. — ilicis Géné. — Vive presso Lione in 
Francia sull’Alnus incana, (Marsenl db. 322). In Corsica, a Portovecchio, 
lo si trova sulla Quercus ilex e sulla Q. sudber, (Damry in litt.). Go- 
dart (c.) lo prese sull’Almnus glutinosa. Géné (fase. II. 36, 37) To os- 
servò in Sardegna nelle gemme e nelle giovani foglie di Q. ilex. 


A. pubescens Kiesw. — cisticola Farm. — Farmaire (d.) dice trovarsi 
questa specie sui Cistus, a Hyères; ed anche Desbrochers (f. 88) e Per- 
ris (p. 399) indicano queste stesse piante. 


A. tubicen Bonm. — meridionalis Jacq. — In Corsica, a Portovecchio, tro- 
vasi ‘in giugno sul Juniperus Phoenicea, presso al mare (Damry); eda 
Nimes, sui Cipressi, secondo Perris (p. 399). ch 


DiropyrrnyncHus ScHinn. — L'unica specie si trova ai primi di 
‘ maggio sui Pinus in fiore, allo stato d’insetto perfetto; ma non si cono- 
scono le prime fasi della sua vita. 


D. austriacus OL. — L’insetto perfetto si trova sui Pinus in fiore ai primi 
di maggio, secondo Redtembacher, Desbrochers (f. 4), Perris (p. 399) ed 


altri osservatori. 


Rminowmacer Fagr. — Nordlinger (a. 231) e Perris (9. 348, f. 349-50) 
indicano il modo di vivere della unica specie di questo genere, il R. attela- 
boides F. Il secondo dei due autori peraltro fa sinonimo di questa specie il 
Diodyrrhynchus austriacus Sch., indicando questo per o? e l’altro come 9; cosa 
che peraltro non è confermata da nessun autore. 


AT gii 


R. attelaboides Fagr. — È indicato da Linneo (a. 1808. 2) come abitatore 
delle piante, in Svezia. In Austria, secondo Redtenbacher (302), vive sul 
Corylus avellana; Zetterstedt (a) lo aveva già segnalato tra gli insetti 
della Lapponia Umense, dove lo dice raro, e vivente sotto la scorza dei 


Pini e di altre resinose. È probabile che gli insetti osservati da questo - 


autore fossero nel loro periodo di ibernazione, giacchè anche il Perris 
(g. 348, p. 399) indica questa specie come propria dei fiori 7 del Pino, 
il che è stato osservato anche da Desbrochers (f. 4). 


Larva. — Nordlinger (a. 231) e Perris (9g. 348, f. 8349-50) indicano .il 
modo di vivere di questa larva: e quest’ ultimo, facendo il Diodyrrhynchus 
austriacus Sch. sinonimo del A. attelaboides Fab., ed indicando questo per @? 
e l’altro per 9, (cosa che non è indicata da nessun altro autore e nemmeno 
dallo stesso Perris in opere più recenti), dice che la larva vive nei fiori & 
del Pino marittimo, specialmente negli alberi abbattuti; perchè in questi, dopo 
aver profittato del resto dei succhi che rimangono in circolazione nella pianta, 
è certo che non avviene la completa fioritura, dopo la quale, la larva si tro- 
verebbe senza ricovero e senza nutrimento. 


Uovo. — La femmina depone l'uovo nei fiori 9? dei Pini. (Perris g.) 
Nemonxx ReDTEMBACHER. — N. lepturoides Fas. — Vive nei fiori, al 
dire di Redtembacher (303), di Girard (d. 659) e di Lacordaire. Desbrochers 


(7. 4.) riferisce l’ osservazione del Sig. Rouget, che ne indica un individuo 
raccolto nella Cote d’ Or sopra un RapRanus. 


Tribù MAGDALIDI. 


Macparis ScHONHERR. — Le specie vivono sugli alberi e sugli ar- 


busti in fiore, (Redtembacher 303). Perris (p. 399) afferma che queste specie . 


sono lignivore nei loro. primi stadi, e che le larve vivono e compiono le loro 
metamorfosi sotto la scorza e nel canale midollare di sottili ramoscelli. 


M. aterrima Linn. — stygia Gyll. — cerasi Hbst. — Vive, al dire di Red- 


tembacher (a. 305), in Austria, sugli alberi da frutta, e vi si trova 
quando questi sono in fiore. Curtis (a. III. 212) lo trovava nei Ciliegi, 


CAP 


e nei Prunus. Kaltenbach (bd. 152, 536) cita le osservazioni di Radzay (2), 
che lo indica proprio dei tronchi d’Olmo, ed egli stesso lo trovò in pri- 
mavera nelle siepi della stessa pianta, di cui l’insetto mangia le foglie. 
In Inghilterra Walton lo trovò pure sull’Olmo; Gyllenhal, in Svezia, sul 
Prunus cerasus; ed Hornung, nei tronchi del Prunus domestica. Nei 
dintorni di Firenze e sul Monte Amiata è comune nelle siepi, dove cre- 
scono i Prunus, e nell’ ultima regione fu osservato anco sul Frarinus 
ornus. Sverna allo stato d’insetto perfetto tra i Muschi (!). In Corsica 
trovasi in Maggio sugli Olmi, (Damry è» dtt.) e sulla stessa pianta fu 
osservato da Mathieu (210) nel Belgio. 


Larva. — Grande quantità di queste larve fu trovata da Perris (p. 400) 
nei rami di un Olmo morto di recente, le quali larve vivono in gallerie assai 
ravvicinate, che corrono da prima sotto la scorza e poi penetrano nel legno. 
Vedi anche Ratzeburg (c. 29). 


M. barbicornis Latr. — Secondo Nòrdlinger, ricordato da Kaltenbach 
(6. 152, 179), vive nei tronchi degli alberi da frutta, specialmente dei 
Meli. In Svezia, sul Prunus padus, P. spinosa, Sorbus domestica e 
S. aucuparia. Desbrochers (e. 51) indica-tutta l'Europa per patria di 
questa specie, che vive sui frutti. 


Larva. — Fu osservata da Perris (p. 400) nei rami di Melo. 


M. carbonaria Linn. — atramentaria Germ. — Kaltenbach (213, 590) af. 
ferma che Curtis osservò in Inghilterra questo insetto in luglio, sul 
Corylus avellana, ed oltre a questa pianta, lo stesso Curtis cita pure 
il Susino, la Betula, il Noce, ed il Nocciuolo. Gyllenhal indica il Sor- 
bus, la Betula ed il Corylus. Mathieu (210) dice averlo osservato sui 
Pinus, nel Belgio; e Brisout de Barneville (f.), sulla Betula in Francia. 
Zetterstedt, nella Lapponia boreale, osservava in luglio ed in Agosto 
quest’ insetto, sulle foglie di Betula alba, e crede che esso viva in tutta 
la Nordlandia e Finmarkia, dove cresce la Betula. 


Larva. — Perris (g.) afferma che la larva di questa specie vive nel mi- 
dollo delle piante e che passa allo stato di ninfa in gennaio ed in febbraio. 


Uovo. — La ® depone le uova in maggio ed in giugno, secondo Per- 
ris (9.), nei rami morti o malati, e che non siano di un diametro maggiore 
di 1 a 3 centimetri. 


DR | cp 


M. cerasi Linn. — Linneo (a. 1762, 11) e Fabricio (a. 486, d. 141, c. 171, 
d. 440) indicano il Ciliegio come pianta su cui vive questa specie; ed 
il Dubois (5), il Ciliegio, il Susino, e talvolta il Melo. Sembra che nel 
1750 l’insetto cagionasse gravi danni in Svezia. Secondo il Curtis (a. 
III. 212), le foglie di Prunus padus, di P. cerasus, e di Pero sareb- 
bero il nutrimento di queste specie in giugno. Walton (citato da Kal- 
tenbach d. 152), in Inghilterra, lo trovò sui Prunus delle siepi. Ma- 
thieu (209), nel Belgio, sui Ciliegi e sui Susini. 


Larva. — Perris (p. 400) ha ottenuto lo sviluppo di questa specie dai 
rami di Pero, di Melo, di Biancospino, ed anche di Rosa. 


M. duplicata Ger. — Vive a Compiègne nei fastelli di Pino, al dire di 
Aubé e Reiche, ed anche nella Lapponia meridionale vive nei Pini, come 
narra Zetterstedt (9g. 302, 1). Alla fine di giugno veniva trovato. in 
copula sulle Conifere delle Alpi. Desbrochers des Loges (e. 31) indica 
questa specie come abitatrice dei Pinus in Europa ed in Algeria; e 
Pirazzoli (0.), del Pinus sylvestris, in Italia. 


M. exarata Bris. — Vive a spese delle gemme della Querce, (Brisout de 
Barneville g.). Si trova, secondo Desbrochers (e. 45.), sulla Querce, e 
secondo Chevrolat, citato dallo stesso autore, sul Nespolo. Perris (p. 400) 
crede che la preferenza di questo insetto sia per questa ultima pianta. 


M. flavicornis Gr... — Il Kaltenbach (6. 647) lo pone tra gli abitatori À 
della Querce, come pure Perris (p. 400). Nel Monte Amiata, a S. Fiora, 
era comune in giugno sulla gemma terminale dei Verdbascum tRapsus, 
al quale non è da credere affidasse le proprie uova (!). 


M. Heideni Despr. — Il Senatore Heyden trovò questa specie a Francoforte 
sul Meno sulla Betula, (Desbrochers e. 2, Perris p. 399). 


Larva. — Desbrochers (e.) riferisce l'osservazione del figlio del prelo- 
dato entomologo, secondo la quale la larva di questa specie vivrebbe a spese 
della scorza dei giovani Pini. ot 


M. memnonia GyLL. — Perris (p. 300) la indica come particolare dei Pini; 
De Manuel, del Pinus maritima, e Desbrochers (e. 14), del Pinus 
sylvestris. 


— 3B—- 


LARVA. — Abita, secondo Perris (p. 399, f. 334-39), i germogli del- 
l’anno precedente dei Pinus maritima e del P. sylvestris, e scava una gal- 
leria esclusivamente nel canale midollare. 


M. nitida GyLL. — Si spinge fino nella Lapponia meridionale, ma vi è, ra- 
rissimo, secondo Zetterstedt (302, 4). 


M. nitidipennis Bonm. — Fu trovata dal Redtembacher (a. 305) su di un 
Crataegus in fiore, in Austria, e Jacquelin ‘Duval (0. 42) la cita come 
abitatrice del Populus migra, come conferma ‘anche Perris (p. 400). 
Sembra abitatrice di quasi tutta l’ Europa, ma è rara sempre. Fu os- 
servata sui Popwulus, in Germania, e sui Salix, in Francia. (Desbro- 
chers e. 59). 


M. phlegmatica Herpst. — Nella Lapponia svedese fu trovata in maggio 
ed in luglio nelle fronde secche, da Zetterstedt (302, 2). È più comune 
nella Lapponia boreale che non nella meridionale, dove trovasi in luglio. 
Pirazzoli (0.) la indica come abitatrice del Pinus sylvestris. 


M. pruni Linn. — Fabricio la dice propria del Ciliegio; Perris, in genere, 
delle Rosacee; Redtenbacher (305), degli alberi da frutta; Curtis (a. III, 
212), del Prunus padus e del P. Cerasus; Nòrdlinger, delle Rose. Dubois 
(56) afferma che l’insetto sì trova, dalla fine di maggio a tutto luglio, sui , 
Meli, sugli Albicocchi, sui Cotogni, sui Susini e talvolta sui Ciliegi. L’in- 
setto perfetto mangia il parenchima di dette piante. Secondo Kalten- 
bach (0. 152, 179, 216), vive nelle piante suddette; ma è più raro sui 
Ciliegi e sui Peri, e mangia il parenchima delle foglie. Walton trovò 
in Inghilterra l’ insetto sul Prunus spinosa. 


LARVA. — Le larve vivono sotto le scorze; ma non sono molto nocive alle 
piante, secondo Dubois (57). Kaltenbach (0. 152) dice che la larva abita 
in gallerie sotto la scorza dei tronchi ammalati. Nordlinger trovò le larve in 
simili condizioni nei tronchi di Rosa, tra la scorza ed il ‘legno. Secondo 
Bouchè, la larva, ed anche l’insetto perfetto, danneggiano le gemme di Pru- 
nus domestica e di Albicocco. Hamry la vide in maggio nei rami morti di 
P. domestica. Il Laccophrys magdalini Frst. è parassito della larva, se- 
condo Kaltenbach (a.). Perris (p. 400) constatò che le larve di queste specie 
vivono nei rami di Melo e di Biancospino. 


ARS EA 


M. rufa Grrm. — Trovasi nei Pini dei boschi in Austria (Redtenbacher 303). 


Jeckel lo ha trovato sui Pini di Vincennes; e Damry, sui rami di Pino 
caduti, dove va a deporre le sue uova in agosto, sui monti della Corsica. 
Desbrochers (e. 37) cita l’ Europa meridionale e centrale, la Corsica e 
l'Algeria per patria di questo insetto abitatore di diverse conifere. 


M. violacea Linn. — Linneo (a. 1768, 63) afferma che questa specie vive 


Var. 


nelle niante e che si trova frequentemente sulle gemme. Fabricio (@. 486, 
b. 141, c. 179, d. 440) la indica come abitatrice dei Pinus, nell'Europa 
boreale. Rossi (a. 125, 319) la dà per abitatrice della stessa pianta in To- 
scana: e Zetterstedt (302, 1) pure afferma il medesimo per la Lapponia 
Svedese boreale e meridionale, osservando che vi si trova in giugno ed 
in luglio sul Pinus sylvestris. Mathieu (a. 270) per il Belgio, Redten- 
bacher (304) per l’Austria citano pure il Pinus, come pianta nutrice di 
questa specie. Kaltenbach (db. 589, 688) ricorda che Klingelhòfer vide 
l insetto sui giovani Pinus, e che l’insetto perfetto mangia le foglie e 
si trova sulle Betula, sui Crataegus, nei ceppi di Vite e sul Pino. 
Ratzeburg (c.) descrive come in maggio si vedano volare questi insetti 
a sciami, che vanno a posarsi specialmente sui giovani Pini, di cui fo- 
rano le gemme, che per la morsicatura divengono deformi. Non sembra 
peraltro che tale operazione abbia per scopo la deposizione dell’ uovo. 
Desbrochers des Loges (e. 29) dice averne veduti nella collezione Heyden, 
raccolti da questo sui Larix. 


2 frontalis GyLu. — In Austria trovasi sugli Abeti (Fòhren), secondo 
il sig. Miller (Redtenbacher a. 304) nella Lapponia meridionale in Giu- 
gno ed in luglio sulle Pinete, Zetterstedt. Jacquelin Duval (0. 142) pure 
lo indica proprio dei Pini. 


Larva e Ninra. — Secondo Panzer, la larva mangia la midolla delle 


piante, e secondo Rurkhard e Steinhoff, la corteccia ed i tronchi dei giovani. 
Pini, preferibilmente nei rami di 2 anni. Ratzeburg (a. 1834, 449, c. 102, 


8.4, 


f. 3, B. G.) trovò questa larva tanto in Pini sradicati da quattro anni, 


quanto in quelli in vegetazione. Alcune di queste larve si scavano gallerie 


nella corteccia, altre nel legno e fino nella midolla, e stanno per solito vicine 


in numero di 4 a 6, e spesso associano i loro danni a quelli del Pissodes no- 
tatus. In opportune condizioni di calore l’insetto si sviluppa in febbraio ed — 


DIE | 


in marzo. Lo stesso Ratzeburg trovò l’insetto già sviluppato entro giovani 
Pini, in ottobre, dentro il canale midollare; e dalla direzione delle gallerie 
sembrava che le larve le avessero scavate corrodendo il legno di sotto in 
su. Una coppia di questi insetti è sufficiente a far perire un giovane Pino, ed 
* isuoi danni si rivelano e nelle gallerie che scavano le larve nel legno e nelle 
deformazioni delle gemme prodotte dai morsi degli insetti perfetti. Kaltenbach 
(6. 688) ricorda come Kollar trovasse la larva e la ninfa di questo insetto 
sotto la scorza di Pinus austriacus. Vedasi anche Kollar (4.) e Chapuis et 
Candèze (555). 


Tribù BALANINIDI. 


Baraninus GERMAR. — È questo genere assai ricco di specie europee, 

delle quali molte sono conosciute anche dal lato delle abitudini. Lacordaire (a) 
dice che le ® forano col rostro di straordinaria lunghezza la parte dei ve- 
getali che devono servire di nutrimento alle larve, e vi depongono un uovo. 
Alcune specie scelgono i frutti della Querce e del Nocciuolo; altri, i noccioli 
di diversi frutti; parecchi le galle prodotte da altri insetti. Sembra però che 
tutte le loro larve subiscano le metamorfosi nel terreno, e che gli insetti per- 
fetti si sviluppino l’ anno successivo. Anche in America il B. masicus Say. 
fu osservato da Harris sui Nocciuoli, sui Castagni e sulle Querci, nei frutti 
dei quali vien deposto l'uovo e si sviluppano le larve. 


B. brassicae Fap. — salicivorus Schòn. — napo-brassicae Linn. — Bouché 
(a. 200) lo indicò come abitatore del Salix vitellina, e ne descrisse le 
metamorfosi. Desbrochers (c. 333) cita pure i Salir. Kaltenbach (2. 29, 
564) lo trovò pure sui Salix; e Mathieu (a.) afferma che questa specie 
produce galle su varie piante nel Belgio. Anche nei dintorni di Firenze 
questo insetto si trova sulle foglie di Saliz, in primavera (!). Kalten- 
bach (0. 29), all’ articolo Brassica, riporta le osservazioni di Gyllenhal 
e di Focillon (a. II, 4. pag. 123), secondo il primo dei quali, questa 
specie vive nei fiori di varie specie di Brassica; secondo l’altro, pure 
l’insetto perfetto, indicato col nome di Grypidius brassicae, fora col 
rostro le pareti delle silique del Colza (Rapsernte) in Francia, e ne di- 

 Strugge i giovani semi. Anche Linneo (a. 1759) dice di un Curculio 


AND (px 


napo-brassicae « habitat in napobrassicae caulibus quos exedit ». È da 
vedersi con ulteriori ricerche se realmente si tratti della stessa specie, 
tanto più che il Focillon descriveva )' insetto per Grypidius brassicae. 


Larva. — Vive nelle galle dei Salix, secondo Bouché (a. 200) ed altri; 
e nelle silique di Brassica, secondo Gyllenhal e Focillon (a. 123). Anche 
Perris (p. 400) dice che questa larva vive nelle galle prodotte da un Nematus 
sulle foglie di Salix. Si veda pure Cameron (a.), Chapuis et Candèze (a.). 


Ninra. — La ninfosi ha luogo nel terreno, secondo Focillon (id.). 


B. cerasorum Fas. — villosus Fab. — Vive, secondo Panzer, sui Ciliegi e, 
secondo Gyllenhal, sulle foglie di Betula e di Alnus (Kaltenbach d. 589, 
611). Trovasi in Piemonte nei cespugli di Querce, (Ghiliani 97); e sulla 
stessa pianta lo indica pure Desbrochers (c. 333). Nel Belgio vive anche 
negli alberi fruttiferi. (Mathieu @. 216). Nei dintorni di Firenze trovasi 
ibernante sotto le scorze dei Platani alle Cascine (!). 


Larva. — La disparità nel modo di vivere della larva, secondo diversi 
autori, fa supporre che possa essere occorso qualche errore, sia nella determi- 
nazione dell’ insetto per parte di alcuni entomologi, sia nella sinonimia indicata 
dal catalogo di Gemminger e Harold per questa specie. Infatti il Colonnello 
Goureau (i. g. 202) dice di aver ottenuto l’ allevamento del 2. vilosus Fab. 
da certe galle in forma di mela, che si producono sulla Querce per effetto del 
Diplolepis pallidus. Non discorda in parte da questa osservazione quella di 
Kaltenbach (0. 647), che cioè la larva vive nelle galle del Cyrips terminalis; 
nè quella di Gyllenhal citato dal Kaltenbach (d.), che afferma essersi svi 
luppato pure il B. villosus Hbst. dalle galle di Cynips; nè forse quelle del 
Ghiliani (97), che dice trovarsi l’ insetto perfetto in primavera sui cespugli 
di Querce; nè quelle di Perris (p. 400), che lo ha osservato nelle galle a 
forma di mela prodotte dall’Andricus terminalis. Ma contrastano singolar- 
mente le affermazioni di Mathieu (a. 216), che indica i noccioli degli alberi 
fruttiferi come sede dei ‘primi stadi del 2. villosus Herbst., e quelle di Gyl- 
lenhal e di Panzer riferite dal Kaltenbach (d.), i quali dicono che il 5. ce- 
rasorum Payk. vive sui Ciliegi e sulle foglie di Betula. Secondo ogni appa- 
renza, quanto è detto di questi ultimi due sinonimi dovrebbe attribuirsi al 
B. Herbsti Gemming., cerasorum Hbst. Anche Perris (p.) parla di un B. ce. 
rasorum la cui larva vive nei noccioli dei frutti di. Prunus. 


Losi, Eta 


Ninra. — Goureau (i.) assegna breve spazio di tempo alla vita larvale 
di questo insetto, il quale, invece, passerebbe da 10 a 11 mesi come ninfa 
dentro il terreno. 


B. crux Fagr. — Si sviluppa in galle od escrescenze delle foglie di Saliz, 
nel Belgio (Mathieu a. 216). Anche Kaltenbach (0.) lo dice comune in 
maggio sui Salix. Pirazzoli (a. 0.) lo ha osservato in copula nel maggio 
sul Salix monandra. Perris (p. 400) suppone che anche questo, come 
altri insetti congeneri, sia gallicola. 


B. elephas Gy... — In Bretagna arrecò gravi danni alle Castagne, (Bigot). 
In Corsica vive sulla Quercus ilex e sulla Q. robur, (Damry). 


Larva. — Abita nel frutto del Castagno, divorandone l’interno; esce 
dal frutto verso la fine dell’anno, e penetra nel terreno. (Bigot). Secondo 
Damry, essa abita nelle ghiande delle specie di Querci sopra indicate, d’onde 
poi esce per entrare nel terreno. Perris (p. 369) conferma che questa larva 
vive nel frutto del Castagno, e prendendola come tipo di quelle dei Curcu- 
lionidi, ne dà numerosissimi dettagli e particolareggiate descrizioni. 


Ninra. — La ninfosi ha luogo verso la metà di giugno; ed esce l’insetto 
perfetto in luglio, (Bigot). Perris (p. 372) indica come la larva penetri nel 
terreno e quivi abbia luogo la metamorfosi in ninfa. 


B. glandium Marsa — venosus Grav. — Vive nelle ghiande, (Desbro- 

chers e. 3388) come il B. turbatus, (Kaltenbach d. 647). Nell’Italia 
centrale trovasi sulle piante di Quercus sessiliflora, in primavera (!). 
Ratzeburg (c. 123) dice che dalle sue osservazioni risulta che questo 
insetto vive a spese delle ghiande, e che talvolta distrugge un quarto 
od un terzo della raccolta di ghiande divorandone oltre la metà dei co- 
tiledoni. Per diminuirne i danni, propone di raccogliere le ghiande 
appena cadute, e distruggerle quando queste racchiudono le larve, e 
così impedire il successivo sviluppo di queste e la propagazione del- 
l’ insetto. 


LARrvA. — È facile il fare l'allevamento di queste larve raccogliendo in 
settembre ed in ottobre le prime ghiande che cadono, e che contengono quasi 
sempre una larva. Poste queste ghiande. in recipienti con terra e detriti, sì 


vedono le dette larve uscir fuori dalle ghiande ed internarsi nel terreno a 
Ann. XVII, 2 


TO. 


più di 0,© 20 di profondità, dove passano immobili tutto l’inverno (!), come 
viene confermato anco dalle osservazioni del Ratzeburg (c. 123, t. 5, f. 5, B. G.). 
Vedasi anche Goureau (9. 59), Chapuis et Candòze (a. 558). Nel fare l’ alle- 


vamento di larve raccolte entro ghiande dell’Italia centrale, si sviluppò il 


parassito Vespario che il compianto Prof. Rondani chiamò Orthocentrus ni- 
gristernus n. sp. (!). 


Ninra. — La ninfosi ha luogo entro una celletta in primavera, e l’insetto 
perfetto esce fuori in giugno ed in luglio (!). 


B. Herbsti GeMMING. — cerasorum Hbst. — L’insetto perfetto vive sulle gio- 
vani Betula, ed il Conte Ferrari lo trovò pure in Austria sul Prunus 
cerasus (Weichselbaum), (Redtembacker, 307). Nei noccioli del Prunus 
spinosa e sull’Alnus, Desbrochers (c. 333, 359). Perris lo dice proprio 
delle Rosacee. 


LARvA. — Vive nei noccioli del Prunus spinosa, dai quali ne ottenne 


lo sviluppo il Godart (a). Dubois la dice poco comune nei noccioli di Cilie- . 


gio. Perris (p. 400) parla della larva di un B. cerasorum che vive nei noc- 
cioli dei frutti di Prunus spinosa (prunellier). Vedasi anche Chapuis et Can 
dèze (588). Girard (d. 682) indica come la 2 deponga l'uovo nelle giovani 
ciliege, e come la larva viva nel nocciolo. 


B. ilicis — Baupi n. sp. — Vive in modo analogo alle altre specie nell’ Italia 
centrale, e sì sviluppa dalle Ghiande di Quercus ilex (!). 


B. nucum Linw. — Linneo (a. 1767, 59) e Fabricio (a. T. II, 486, d. 141, 
c. 179, d. 440) dicono che l’insetto vive nei suoi primi stadi nei frutti 
del Corylus avellana. De Geer (206), Redtembacher (307), Goureau (p. 14), 
Desbrochers (c. 333), Kaltenbach (b. 633, 647), ed altri ancora, concor- 
dano nell’assegnare a questa specie la pianta suddetta. Dubois (58) 


peraltro cita, oltre il Nocciuolo, anche la Querce; e Perris (p. 400), le: 


noci e le nocciuole. Nell’Italia centrale sembra che: questa specie, ri- 
spetti il Nocciuolo, e viva invece a spese della Quercus ilex (!). Kal- 
tenbach (d. id.) rileva dalle sue osservazioni che, sebbene questa specie 
sia particolare alle nocciuole, pure possa vivere nelle ghiande, giacchè 
dove mancava il Nocciuolo, egli 1’ ha raccolta sulla Querce. 


LARvA. — Rossi (a. 123, 314) indica questa larva come abitatrice dei 
frutti di Corylus avellana. Secondo Kaltenbach (id.), le larve mangiano 


cei To o 


l'interno del detto frutto. A Ginevra, in agosto, le larve già completamente 
cresciute, erano racchiuse nelle nocciuole (!). Vedasi anche de ‘Geer (206, t. 6, 
f. 14-16), Roesel (a. 1755, 383, supp. t. 67, f. 1-4), Bouché (a. 199), Ratze- 
burg (c. 123), Swammerdam (a. 1838, 871); Goeze (a.), Herbst (d.), Latreille 
(a. 1804, 73), Kirby (a. 1824, t. 13, f. 3), Loudon (a. 2028), Nòrdlinger 
(a. 232, b. 1855, 171), Altum, Boisduval (a. 152), Chapuis et Candèze (558), 
Girard (0. 681). 


Ninfa. — Secondo Nòordlinger, citato dal Kaltenbach (d.), la larva pene- 
trata in terra sì trasforma in ninfa, e lo sviluppo dell'insetto perfetto ha 
luogo in diverse epoche. Dubois (59) afferma che le larve passate dal frutto 
nel terreno, vi si costruiscono una celletta, nella quale si cambiano in ninfa, 
e vi passano l’ autunno e l’inverno. per svilupparsi nella ventura primavera. 
Goureau (p.) osservò che verso la seconda metà d’agosto le larve escono dalla 
nocciuola, praticandovi un foro grande quanto la loro testa, per cui il corpo 
è costretto ad assottigliarsi per passarvi; si trasformano quindi in ninfe 
nel maggio, e nel giugno escono allo stato d’ insetto perfetto. 


Uovo. — Dubois (58-59) descrive l’ovoposizione dicendo che la ‘£ per- 
fora le cupule alla base, e vi depone un uovo, spingendolo poi col lunghissimo 
rostro fino nell'interno delle mandorle; in autunno i frutti che contengono 
le larve cadono a terra. Nòrdlinger trovò la ® il 21 luglio in atto di deporre 
l’uovo. Essa, dopo aver cacciato tutto il suo rostro in una nocciuola di media 
grossezza, lo ritrasse, e quindi fece scendere un uovo fino in fondo a quel 
foro. Secondo Goureau (p.), l'accoppiamento avrebbe luogo in giugno, dopo 
di che la ® depone un uovo per ogni ghianda, che essa ha precedentemente 
forata col rostro. 


B. ochreatus Finrs. — Vive, secondo Perris (p. 400), sul Salix rosmarini- 
| folia, dove forse si sviluppa da qualche galla. 


B. pellitus Bonm. — Subisce le fasi della sua vita evolutiva dentro le 

ghiande, e talvolta trovasi anche sul Faggio, (Desbrochers c. 333). Nel- 
l’Italia centrale, come ad esempio a Querceto in Val d’ Elsa, vive a spese 
delle ghiande di Quercus sessiliflora e di Q. ilex, sulle quali piante si 
trovano vaganti od in copula gli insetti perfetti in primavera (!). 


‘B. pyrrhoceras MarsH. — Produce una galla nelle foglie di Querce, (Des- 
brochers, c. 333). In Corsica trovasi sulle Querci, in primavera, (Damry). 


— 20 — 


B. rubidus Gyxn. — Nel Belgio vive dentro i noccioli degli alberi fruttiferi, 
nei primi stadi della sua vita (Mathieu «. 216); e nei dintorni di Pa- 
rigi, sulla Betula, (Desbrochers c. 398). 


Larva. — Perris (p. 400) dice probabile che questa larva viva nei noc- 
cioli dei frutti di Prunus spinosa. 


B. sericeus Deser. — Il descrittore della specie (c. 334) dice che da lui 
e da altri è stata presa sull’Abeto. Tale insolita stazione meriterebbe 
peraltro ulteriore conferma, giacchè può essere eventuale. 


B. tessellatus Fourcr. — elephas Steph. — nucum Germ. — turbatus Gyll. — 
Vive sulla Quercus ilex, e sulla Q. suder, in Corsica (Damry). Anche 
nell’Italia centrale è stato osservato sul Leccio, in primavera; ed in in- 
verno, sotto le pietre nei boschi di Leccio della Montagnuola senese (!). 
In Ungheria è tanto comune, da danneggiare l’intiera raccolta delle 
ghiande, (Kaltenbach d. 633, 647). Desbrochers (c. 334) dice che il 
B. turbatus trovasi talvolta anche sui meli in fiore. , 


Larva. — In Corsica è stata osservata nelle ghiande della @Q. dex e 
della Q. suder, (Damry). 


B. tomentosus Fanrs. — Vive sullo Scirpus lacustris, «al dire del Brac- 
ciforti. 


Tribù ANTONOMIDI. 


Gruppo ANTONOMIDI VERI. 


Antrnonomus Germ. — Le specie vivono sugli alberi e sugli arbusti, 
e sono talvolta nocive ai giovani frutti di Prunus domestica e di P. arme- 
niaca, (Redtembacher, 308). Lacordaire (a) dice che, delle specie di questo 
genere, alcune vivono a spese delle gemme fiorali di diversi alberi; altre 
passano il tempo dello stadio larvale nell'interno dei noccioli di alcuni frutti. 
Perris (p. 401) li dice amici dei fiori, come indica il loro nome; ed è appunto 
nei fiori non ancora aperti, e dei quali le larve impediscono lo sbocciamento, 
che si compiono le prime fasi della vita di questi insetti. 


A. Chevrolati Deser. — Il descrittore della specie lo ha trovato sul Cra 
taegus oxyacantha, (Desbrochers c. 431). 


Pie A 


A. conspersus Deser. — Vive sul Salix capraea, e sui Sorbus, (Desbro- 
chers c. 445). 


A. aruparum Linn. — rectirostris Linn. — Vive nei noccioli del Prunus 
padus, secondo Linneo (a. 1768, 62) e Fabricio (a.); e nella medesima 
pianta anco in Lapponia e in Finlandia, e si crede anche in Botnia, 
(Zetterstedt «. 304, 5). Ratzeburg (c. 126) indica pure il nocciolo del 
Prunus padus, e forse anche quello delle Ciliegie, come sede dei primi 
stadi di quest’insetto. Dubois (a.) afferma che questa specie ha costumi 
analoghi a quelli dell’A. pomorum. Secondo Curtis (a.), vive nel P. 
avium (bird cherry) e nei fiori di Prunus spinosa; di Ciliegio sel- 
vatico, secondo Desbrochers (c. 416); ed in quelli di Ciliegio, e di 2. 
avium (mérisier), secondo Goureau; nel nocciolo dei frutti di Ciliegio, 
secondo Kaltenbach (0. 151), Girard (0. 679). 


Larva. — Goureau (p. 1, supp. 11) la dice abitatrice delle gemme di 
Ciliegio, e di Prunus avium, dove subisce la sua metamorfosi. Nòrdlinger 
(b. 170) afferma che la larva abita l'interno dei noccioli di Ciliegio e del 
Prunus padus; ed in Germania trovasi comunemente nelle Ciliegie di tardiva 
maturazione (Kaltenbach d. 151). Secondo Perris (p. 401), questa larva vive 
nei fiori di Ciliegio, di Prunus avium, e forse anche di P. spinosa. Ve- 
dasi anche Ratzeburg (c. 126). 


Ninra. — La trasformazione in ninfa ed in insetto perfetto avrebbe 
luogo nei noccioli di Ciliegia, secondo Kaltenbach (d.). 


Uovo. — Vien deposto nei noccioli di Ciliegia per un foro praticatovi 
dalla ® (Kaltenbach d.). : 


A. incurvus Panz. — Fu trovato nel Prunus avium (bird cherry) in giugno 
in Inghilterra (Curtis @. XII, 569). Il Ratzeburg (c. 1839, 33) ed il 
Gyllenhal lo citano come nocivo alla medesima pianta. Boch lo trovò, 
in aprile ed in maggio, sul Prunus Mahaleb, (Kaltenbach d. 152). 


LaArva e Uovo. — La larva ha i medesimi costumi dell'A. pomorum 
(Kaltenbach d.). Anche Perris (p. 40)) dice che la 9 di questa specie affida 
le sue uova alle foglie ed ai fiori di Pero e di Melo. (Vedasi anche Ratzeburg, 
c. 1839, 33, e Chapuis et Candèze, 557). 


A. pedicularius Linn. — Mathieu (a. 214) cita per questa specie i Cratae- 
gus, i Sorbi, i Meli, i Peri, come piante nutrici, nel Belgio; Desbro- 


0 GI 


chers (c. 442) indica l’Olmo ed il Crataegus; e Jacquelin Duval (d. 45), 
il Crataegus. Secondo Curtis, citato da Kaltenbach, (0. 182) in Inghil- 
terra trovasi sui Meli fioriti; Zenker lo dice distruttore delle gemme 
dei Meli e dei Peri. Nei dintorni di Firenze, si trova sulle piante delle 
siepi (!). Girard (0. 679) cita i Crataegus. 


Larva. — Dalla indicazione del luogo dove è deposto l’uovo, possiamo 
con certezza argomentare che la larva vive, nei suoi primi stadi, nelle gemme 
dei frutti. Perris (p. 401) la osservò nei fiori di Biancospino. Vedasi anche 
Westwood, (c. 1838, 469), Nòrdlinger (0. 1855, 170) e Chapuis et Candòze (557). 


Uovo. — Salisbury, citato dal Kaltenbach (0.), trovò l’uovo nei fiori 
di Melo. ì 


A. pomorum Linn. — Linneo (a. 1764, 46), Ratzeburg (c. 1837, 125), Du- 
bois (5), Curtis (a. XII, 569), Redtembacher (310), Kaltenbach (5. 151, 
182, 207), Dei (d.) ed altri, concordano nell’indicarlo come abitatore 
nocivo dei Meli. Ratzeburg, citando le osservazioni di Gyllenhal e 
Schmidberger, dice come l’insetto sverni sotto le scorze dei Meli, nel 
terreno e sotto le pietre e le foglie. Zetterstedt: (173, 7) lo trovò nella 
Lapponia meridionale, sui Prunus padus, in aprile, benchè rarissimo. 
Kaltenbach cita pure i Peri, i Crataegus ed il Prunus padus. Secondo 
Curtis, sverna sotto le scorze del Melo. Il Dubois fa osservare che l’in- 
setto passa l’estate e l'inverno sopportando fortissime temperature, 
e che preferisce i Meli, ma in mancanza di questi danneggia anche 
i Peri. Lo stesso autore soggiunge che l’ insetto sverna sotto le 
foglie e sotto le scorze, e che fa la sua apparizione al principiare della 
primavera. Desbrochers (c. 450) lo dice comune in tutta l'Europa ed 
in Algeria sui Meli, sui Peri, ec. Nell’Italia del Centro è stato osser- 
vato sui frutti, in primavera (!). Come rimedi ai danni di quest’ insetto 
il Ratzeburg cita i suggerimenti del Frisch, che propone la potatura e 


la concimazione abbondante dei frutti, perchè lo stesso Frisch osservò 


che le piante meno vegete sono quelle più’ danneggiate da quest’insetto. 


LARVA. — Goureau (p. 11) dice che la larva vive nelle gemme fiorali 
dei Meli; Ratzeburg (c.) e Kaltenbach (0.) narrano come la larva viva nelle 
gemme, che essa divora. Presto tal distruzione si propaga al fiore, ed i petali 
anneriscono e si seccano. L’accrescimento della larva si compie in quattro 
settimane. Il Curtis (id.) osservò che la detta larva vive nei bocci dei Meli 


eta 


e dei Peri, di cui essa mangia le parti interne, lasciando solo i petali ed il 
calice ; il Dubois osservò che dalle gemme che racchiudono la larva, il fiore 
non sboccia, e che la detta larva cresce per 15 giorni, e poi si forma una 
celletta collegando i petali tra loro. Perris (p.) dice che da molto tempo si 
sa che questa larva vive nei fiori di Melo e di Pero. Vedasi anche Frisch 
(b. 32, t. 8, f. 1-8), Lyonnet (120, t. 12, f. 13-19), Bouchè (a. 200, t. 10, 
f. 12-14), Rusticus, Ratzeburg (c. 125, t. 5, f. 8), Schmidberger (a. 180), 
Kollar (a. 252, 257), Nòrdlinger (a. 231, d. 1855, 164), Chapuis et Candàze (556), 
Gehin (85), Boisduval (a. 148). 


NinrA. — A mezzo maggio, dice il Kaltenbach (2.) che la ninfa già si 
trova nel fiore guasto, ed in 8 giorni diviene insetto perfetto. Curtis (a) vide 
le ninfe il 21 maggio; ed il 25 già si sviluppavano gli insetti perfetti. Se- 
condo Dubois, la ninfosi durerebbe 8 giorni. 


Uovo. — Quando si sviluppano le gemme e si mostrano i fiori, la £ ne 
fora gli integumenti e vi depone un uovo, dal quale dopo 7 od 8 giorni na- 
sce la larva, (Ratzeburg, Dubois, ec.). 


A. pruni Despr. — Vive nelle gemme fiorali del Prunus spinosa. Des- 
brochers (c. 440). 


A. pubescens Payk. — Secondo Gyllenhal, vive sui germogli di Pinus, 
(Kaltenbach d. 688). 


A. pyri Bonm. — cinctus Redt. — Abita sul Pero, in Europa (Rossi), (La- 
treille, T. XI, pag. 182). Redtembacher (a. 309) lo chiama distrug- 
gitore delle gemme dei Peri, in Austria; e Frauenfeld (n. 395) osservò 
ripetutamente quest’insetto che arrecava danni alle gemme di Pyrus 
salicifolia (Kaltenbach, d. 780). Girard (c.) parla dei danni che questa 
specie arreca ai Peri di Arbois nel Jura, (Cavanna, 405). 


Larva. — Vive allo stato di larva nelle gemme fiorali (Goureau p. 1, 
supp. 11). Kollar descrive i danni prodotti da questa larva nelle gemme 
fiorali del Melo, le quali al principio di primavera divengono, per la presenza 
di tale larva, di colore bruno (Kollar a. 257, Dubois, Boisduval a. 150, 
Girard d. 678). 


Ninra. — La ninfosi ha luogo entro le gemme stesse, e l’insetto perfetto 
si sviluppa verso la fine di maggio (Goureau p.). Secondo Aubé, passerebbe 


dt Vla 


un mese e mezzo dalla deposizione delle uova allo sviluppo dell’insetto per- 
fetto. Desbrochers (c. 334) riferisce che il Dott. Aubé in una lettera gli dava 
i dettagli seguenti, riguardo al modo di vivere di questo insetto: 

« C'est vers le 15 Avril, un peu plus tòt, un peu plus tard, qwil faut 
« s’occuper de cet insecte; il s'agit de regarder les boutons à fleur du poi- 
« rier. Ceux qui restent noirs et secs, lorsque les autres commencent à se 
« gonfler et à laisser voir que la végétation suit bien son cours, renferment 
« presque tous une larve d’ Anthonomus, et en les récoltant en ce moment, 
« un mois et demi environ après, l’insecte parfait sort du bouton. Seulement 
« il faut étre attentif à ne pas les récolter trop tòt. En outre, il faut se 
« défier des Pinsons, Bouvreuils, etc., qui font à ces larves une chasse assi- 
« due, ce qui les a fait accuser par les jardiniers, mais bien à tort, de man- 
« ger les boutons floreaux, tandis que au contraire ils débarassent les arbres 
« des petits ennemis acharnés. J'ai pris en un seul jour et sur un seul poi. 
« rier plus de deux cents larves de ce Curculionite, qui m’ont procuré envi- 
« ron soixante exemplaires de l’insecte parfait. 


Uovo. — Kollar (a.) dice che la $ depone le sue uova nelle gemme 
e nei bocci, i quali in seguito divengono bruni e cadono (Kaltenbach d.). 
Aubé osservò che la deposizione delle uova avviene verso il 15 aprile (Des- 
brochers c.). Frauenfeld afferma invece che la £ di questa specie depone le 
uova in autunno, mentre quella dell'A. pomorum le depone al principio di 
primavera; la prima sceglie le gemme del Pyrus salicifolia, dalle quali non 
si sono ancora svolte le foglie, mentre alla seconda sono necessarie le foglie 
che si svolgono dalle gemme per nutrimento delle giovani larve (Kaltenbach d.). 
Secondo Girard (c.), la 2 depone le sue uova nelle gemme del Pero, al prin- 
cipio della primavera, giacchè alla fine di marzo le larve, egli dice, erano 
già al loro completo sviluppo. 


A. rubi Herpst. — afer Marsh. — Curtis (a. XII, 562, rudi) l’osservò in In- 
ghilterra sul Lampone e sul Rubus caesius (dewberry d. 229, 381), ed 
anche (id. ater) sui Salx; Jacquelin Duval (0. 45) e Girard (0. 679), sui 
kubus, e talvolta sulle Rose; Kaltenbach, sulle Fragole e sul Lampone, 
di cui l’insetto mangia le gemme. Nell’ Italia centrale, ad Arcidosso, sul 
Monte Amiata, era comune in giugno nelle siepi, dove tra le altre piante 
prevalevano i Crataegus ed i Prunus (!). Bach (d.) indica la Rosa 
canina come pianta ospitante questo insetto, (Lacordaire a.). 


i RE 


Larva. — Perris (m. p.) la indica come abitatrice dei fiori di Rudus. 
(Vedasi anche Nérdlinger, d. 1855, 171). 


A. rufus GyLL. — mitidirostris Rey. — Fu trovato in Austria dal Sig. Tiirk 
sul Prunus domestica, (Redtembacher, 309); nelle gemme fiorali del 
Prunus, (Desbrochers c. 437); sul Monte Amiata in giugno, sul Prunus 
spinosa in frutto (!). Anche Perris (p. 401) lo dice abitatore del Pru- 
nus spinosa (prunellier). 


A. sorbi Germ. — Vive sul Sorbdus (Jacquelin Duval d. 45), (Perris p. 401). 


A. spilotus RepT. — In Austria, secondo il descrittore della specie, questo | 
insetto vive sugli alberi da frutta. Mathieu (a. 214) gli attribuisce gravi 
danni, che sarebbero prodotti alle gemme dei frutti nel Belgio. In Fran- 
cia è stato preso sul fiore di Pero, (Desbrochers c. 449). Trovasi meno 
comune delle altre specie nell'Italia centrale (!). I primi stadi di vita 
di questo insetto furono studiati da Perris (p. 401) nei loro più minuti 
particolari. 


Uovo. — Le giovani foglie del Pero si presentano avvolte ai lati in 
modo da formare due tubi contigui, prendendo presso a poco la forma di un 
nocciolo di dattero, e questo stato dura finchè la foglia abbia raggiunto la 
lunghezza di due o tre centimetri. Tra questi due tubi e sulla costola me- 
diana della foglia viene deposto l'uovo (Perris 7.). 


Larva. — La larva vive tra due ravvolgimenti laterali della foglia del 
Pero, e si nutre della sostanza della stessa foglia, la quale si mantiene verde 
per un certo tempo, e poi appassisce e si secca e diviene nera totalmente od 
in parte, rimanendo peraltro il peduncolo sempre verde. Lo stato di larva 
dura per tutto il mese di aprile. (Perris .). 


Ninra. — Per trasformarsi in ninfa la larva raduna intorno a sè la 
polvere nera composta dei suoi escrementi, ed agglutinandola con una specie 
di mucillagine, ne forma una celletta assai dura. La foglia guasta dalle 
erosioni della larva cade, trascinando bene spesso anche la celletta; ma tal- 
volta, quando questa si trova presso al peduncolo, la celletta rimane ade- 
rente a quello, che, come dicemmo, rimane sempre verde; e dopo la caduta 
delle foglie si vede il peduncolo stesso che sembra portare una piccola bacca. 
Le ninfe si trovano ai primi di maggio, e pochi giorni dopo nascono gli in- 
setti perfetti, che si accoppiano l’anno seguente. 


flat ata Life 


A. ulmi De Grer. — Linneo (a. 1772, 296), De Geer, Curtis (a. XII, 569), 
Jacquelin Duval (a. 45), Kaltenbach (0. 152, 536) ed altri lo dicono 
abitatore dell’Olmo. Gyllenhal lo osservò sul Prunus padus. Nei din- 
torni di Firenze è stato trovato spesso sulle siepi, e qualche volta sul 
Cornus mas, alle Cascine in giugno (!). 


Var. fasciatus MarsH. — Sui fiori di Ytosa spinosissima, e su quelli di 
Crataegus ‘oriacantha, (Curtis a. XII. 562). 


LARVA. — De Greer (1781, 349, t. 6, f. 29-30) ne ottenne lo sviluppo 
dalle gemme dell’Olmo, e ne descrisse e rappresentò la larva. Anche il Curtis 
(id.) riferisce che le larve abitano in maggio le gemme dell’Olmo, e che l’in- 
setto si sviluppa in giugno. Kaltenbach (id.) pure indica per la larva la 
stessa abitazione. Chapuis et Candèze (557). 


A. varians Payx. — Desbrochers (c. 125) lo indica come abitatore degli 
Abeti e dei Pini. Perris (p. 401) non sa che pensare di questa specie 
che si trova sui Pini, e sugli Abeti, e la raccomanda agli osservatori. 
‘Questo fatto, e quello citato per lA. pubescens, potrebbero riferirsi ad uno 
di quei casi che abbiamo veduto non infrequenti, in cui certi Curculio- 
nidi, specialmente nel colmo dell’estate, sembrano cercare riparo in 
piante affatto estranee al loro sviluppo. Ciò sembrerebbe non inve- 
rosimile, poichè si sa che gli AntRonomus che divengono adulti alla fine 
di primavera, rimangono tali per lungo tempo, dovendo attendere le 
nuove gemme per accoppiarsi e deporvi le uova. Mathieu nel Belgio 
lo osservò sugli abeti; Redtembacher (310) in Austria, sui Crataegus 
in fiore; e Kaltenbach (d. 688), sui germogli di Pinus. 


Var. melanocephalus Fas. — Desbrochers (e. 427) lo dice proprio degli 
Abeti e dei Pini in Francia. 


Brapysarus, — Le pochissime specie che compongono questo genere 
sono esclusivamente europee, ed il loro modo di vivere è uguale, giacchè i 
fiori dell’Acer campestre servono al loro sviluppo. Le larve e ninfe di questi 
insetti non sembra siano state descritte. 


B. Creutzeri Germ. — Chevrolat (a.) a S. Germain lo trovò più volte nel 
‘ Biancospino. Ghiliani (106) a Torino, De Manuel in Stiria, e Piraz- 
zoli (6.) lo osservarono sui fiori di Acer campestre, che è il luogo dove 

si compiono le fasi della vita ‘evolutiva di questo insetto. Trovasi comu- — 


SO 


nemente sull’Acer campestre, anche nell'Italia centrale, dove sverna 
sotto le scorze degli alberi e tra i Muschi (Piccioli) (!). 


B. Kelneri Bacn. — Vive nei fiori dell’Acer campestre, in Stiria, come fa 
sapere De Manuel. 


. 


B. subfasciatus GeRsTACK. — Reiche (a.) dice averlo trovato sulla Medi- 
cago sativa, a Saint Cyr; ma è da ritenere che tale stazione non sia 
il luogo di abituale dimora dell'insetto. Nell’Italia centrale, a Querceto 
nel Senese, è stato trovato nei Muschi in primavera; ed è credibile che 
ivi l’insetto fosse ibernante, e che la sua pianta nutrice fosse 1’ Acer 
campestre, che era comune in quella località (!). Nelle buone giornate 
d'inverno si vede sui muri esposti al sole (!). Anche Perris (p. 402) 
afferma che questo insetto si prende sugli Aceri in fiore, e dimanda se 
esso non potrebbe avere i medesimi costumi degli Anthonomus. Bau- 
duer (0.) lo aveva già preso in Francia sugli Acer campestre in fiore. 


AcarypTtus ScHONHERR. — Sono piccoli insetti, le cui pochissime spe- 
cie si rassomigliano; tutti vivono negli amenti dei Salix. I loro primi 
stadi non sono descritti. 


A. carpini Hersst. — Zetterstedt (181, 46) narra che Boheman lo trovava 
nella Lapponia norvegica sul Salix capraea, in giugno; e secondo Gyl. 
lenhal gli amenti del Salix cinerea, sono la dimora di questa specie. 
Pirazzoli (0.) narra di averlo preso in quantità sul Salix riparia. 


A. rufipennis GrLL. — Abita il Salix fragilis, al dire di Rosenhauer. Red- 
tembacher (312) lo dice proprio delle regioni alpine in Austria. 


Gruppo ORCHESTIDI. 


Oncnestes ILLicer. — Sebbene sia un genere assai sparso sul vecchio 
e sul nuovo continente, pure il maggior numero di specie appartiene all’ Europa. 
Hanno la facoltà di saltare, che condividono solo col genere Ramphus tra 
tutti i Curculionidi europei. Vivono tutti allo stato di larva e di ninfa nel 
parenchima delle foglie di diversi vegetali: e questa loro singolare stazione 
fa sì che le larve siano assai differenti da quelle degli altri Curculionidi, 
perchè sono più allungate e quasi piane. Le ninfe stanno rinchiuse in un 


ui 98° 


follicolo ovale setaceo, e presentano un aspetto singolare, dovuto al protorace 
che oltrepassa la testa ed ha due sporgenze anteriori. L’insetto perfetto esce 
ordinariamente in autunno (Lacordaire a.). 


O. alni Linn. — ulmi De Geer. — Vive sull’Alnus, in Francia, in’ Ger- 
mania ed in altre parti d' Europa, al dire di Latreille (a. T. XII, p. 187), 
De Geer (v. 262). Quest’ ultimo afferma di averlo trovato in maggio ed 
in giugno ad Utrecht, nel 1736; ma non in Svezia. Fabricio (a. 492, c. 183, 
d. 445) lo indica sull’ ’Alnus in Inghilterra ed in Germania; Redtemba- 
cher (a.312), sulla medesima pianta in Austria. Hoffmann e Frauenfeld 
pure citano per quòsta specie l'Alnus; Kaltenbach (d. 536) e Rossi (a. 126, 
321), gli Alnus e gli Ulmus; Girard (0. 679), le Quercus e gli Alnus. 
Nell’ Italia centrale talvolta si sviluppa in numero considerevolissimo, 
come nel giugno del 1879 fu osservato nel Val d'Arno inferiore, dove 
gli Olmi erano ricoperti da veri sciami di questi insetti, che volavano 
intorno agli alberi suddetti e ne crivellavano le foglie con piccoli ma 
copiosissimi fori (!). 


LARrva. — Le larve vivono nell'interno delle foglie (De Geer a. v. 262, 
t. 8, £. 7-11). Curtis (a. XIV, 678) la osservò nelle gallerie da essa praticate 
nelle foglie d’ olmo, d’onde in giugno si sviluppava. Vedi anche De Geer 
(v. 260, t. VIII, f. 7-11), Frauenfeld (X. 1223), Bertoloni, (a. 1844, 460), Cha- 
puis et Candèze (560), Perris (p. 403), Desbrochers (7. 257), Herbst (a.), Girard 
(b. 680). 


Nina. — Si trasformano in ninfa nell’ interno delle foglie entro un ri- 
gonfiamento dell’ epidermide (De Geer); Raeumur (id.) etc. Chapuis et Can- 
dèze (id.) indicano come la ninfa dimori in un follicolo dove abitò la larva, - 
e l’insetto perfetto, sviluppatosi prima del verno, passi questa stagione rico- 
verato tra i Muschi. 


O. avellanae Dowov. — signifer Creutz. — Sulla Querce e sul Salcio, in 

“tutta l’ Europa (Brisout %. 288). Secondo Gyllenhal, si trova sulla 
Querce (Kaltenbach, d. 647). Redtembacher (314) lo indica come abi- 
tatore dei Salix (314). Pirazzoli (in litt.) dice averlo preso nel maggio 
in copula tanto sulla Querce che sul Corylus avellana. 


O. cinereus Fanrs. — Vive sulla Q. suber, nell’ Europa meridionale (Bri- 
sout R. 286). 


du Doe 


O. decoratus GerM. — Vive sui Salix triandra, S. Russelliana, S. fra- 
gilis, S. purpurea ; e l’insetto perfetto si trova dalla metà di giugno 
fino alla fine del mese, e sembra aver due generazioni all’ anno, (Kal- 
tenbach d. 563). Vive sui Salix e sui Populus in tutta l’ Europa (Bri- 
sout 7. 292). 


Lagva. — Kaltenbach (2. 568) dice che le sue larve, di color giallo, sono 
minatrici delle foglie delle piante suindicate. La galleria comincia’ al- 
l’apice della foglia, a circa 14 o 34 di millimetro presso al margine, e si 
allarga ad un tratto in uno spazio rotondeggiante, che la larva poi perfe- 
ziona modellandolo circolarmente. 


NinrA. — Giunta al fine del suo pieno accrescimento, la larva rompe 
l'epidermide e cade a terra, dove si trasforma in ninfa (Kaltenbach). 


O. erythropus GeRM. — Suffrian e Brisout de Barneville (/%. 282) lo indicano 
come abitatore delle foglie di Quercus, in Germania ed in Francia. 


O. fagi Linn. -—— Fabricio (a. 495, d. 145, c. 184, d. 448) lo intitolò dal 
nome della pianta che questa specie abita. In Austria vive sui giovani 
faggi (Redtembacher 313); Ratzeburg (c. 158) lo dice nocivo al Faggio. 
Curtis (a. XIV, 678) narra che nel 18532 i faggi in Irlanda presero un 
aspetto autunnale in giugno ed ai primi di luglio, perchè quest’ insetto 
si gettava nelle gemme appena queste si aprivano, e divorava le foglio- 
line. Frauenfeld (i. 684) lo indica proprio del Faggio; sulla stessa 
pianta trovasi in Corsica (Damry), sulle Alpi, sugli Appennini e su 
tutti i monti dell’ Italia dove vegeta il Faggio, ed in particolare sulla 
Montagna di Cetona e sul Monte Amiata (!). Mathieu (a. 223) afferma 
che questa specie vive talvolta anche sulla Querce. Sverna in grandis- 
simo numero sotto le foglie e tra i detriti asciutti o poco umidi del 
Faggio sulla Montagna di Cetona (!). 


LARVA e NINFA. — Le osservazioni del Ratzeburg (c. 153, t. 4, f. 14, B. C.) 
inducono a credere che le larve di questa specie vivano mangiando i fiori 2 
del Faggio, e che il tempo che impiegano per il loro sviluppo sia di 3 settimane. 
(Brisout %. 257). Frauenfeld (è. 684) afferma che la larva è minatrice delle 
foglie del Faggio, di cui talvolta quasi ogni foglia contiene una larva; la 
quale appena uscita dall’ uovo si dirige obliquamente verso il margine della 
foglia scavando una sottile galleria nel parenchima, che quindi si. allarga in 


Ps RAS 


uno spazio che apparisce bruno, nel quale la foglia si secca. Curtis (id.) 
afferma che questa larva produce delle piccole gallerie divorando il paren- 
chima delle foglie in giugno, ed in breve tempo subisce le sue metamorfosi. 
Vedi anche Westwood (a. 345, f. 41, 19) e Perris (p. 403), Kiihn, Chapuis et 
Candèze (560), Goureau (9g. 61, 66). 


Ninra. — La trasformazione in ninfa ha luogo entro una celletta, come 
per VO. quercus e VO. alni, nell’ interno della foglia (Frauenfeld è.). 


Uovo. — Dice Frauenfeld (id.) che l’uovo vien posto nella pagina infe- 
riore della foglia di Faggio, nella costola di mezzo, ai primi di giugno. L’ac- 
coppiamento ha luogo ai primi di maggio, secondo Ratzeburg (id.), il quale 
vide ai primi di questo mese le uova di un bianco giallastro deposte sulle 
foglie di Faggio. (Brisout, id.). 


O. ferrugineus Marsa. — Abita l’ Olmo, in tutta l’ Europa, ma sembra 
mancare in Svezia (Brisout /. 270). 


Larva. — Perris (p. 403) afferma che questa larva è minatrice delle 
foglie dell’ Olmo. 


O. foliorum Mit. — saliceti Payk. — Secondo Zetterstedî (a. 329. 8), vive 
nei fiori di Salix e di piante aquatiche in Luglio nella Nordlandia norve- 
gica..Nei Salix, in Svezia (Fabricio, a. t. II, pag. 493, d. 446; Latreille, 
t. XI, 190). In primavera vive negli amenti di Salix cinerea, S. ca- 
praea, e S. viminalis, ed anche nei Populus (Brisout %. 291, Kalten- 
bach d. 564). Perris (p. 403) è sorpreso come, sebbene l’insetto adulto 
sia comunissimo sui ,S. capraea (marceau), la sua larva non abiti le 
foglie delle stesse piante, e che le larve del sottogenere Tachyerges 
siano ancora sconosciute. 


Larva. — Vari autori credono che possano riferirsi a questa specie le 
osservazioni di Swammerdam (t. II, 744, 746; t. XLIV, f. 1 e 8-13) sopra i 
‘ primi stadi di un insetto di questo genere. (Desbrochers %. 255). 


O. hirtellus Mir. — Sui Pini, a Cefalonia ed al Monte Nero (Brisout /. 265). 


O. ilicis Fap. — segetis De Geer. — In Uplandia vive nelle Querci, (Fa- 
bricio a. 494, d. 447; Latreille a. XI, 191, 9). In Austria trovasi sulla 
Querce. Redtembacher (a. 312), Kaltenbach (d. 647), Noòrdlinger (a. 233), 
Mathieu (a. 223), Brisout (%. 272) lo indicano come proprio della stessa 


I SI 


pianta, di cui mina le foglie. Dubois (a.) riferisce l'osservazione di Oken, 
secondo il quale l’ insetto distrugge i semi immaturi di segale: 


LARVA E NINFA. — Secondo Nérdlinger (è.), le metamorfosi di questa spe- 
cie avvengono in modo analogo a quelle da esso descritte per lO. Quercus. 
Perris (p. 403). osservò queste larve nelle foglie di Querce. 


O. irroratus Kiesw. — Sulla Quercus suber, nella Francia meridionale, in 
Sardegna ed in Spagna (Brisout %. 273). 


Larva. — Perris (p. 403) afferma che la larva di questa specie abita le 
foglie di Suvera e della Quercus coccifera. 


O. jota Fis. — rosae Hbst. — In tutta 1’ Europa vive sulla Betula, sui 
Salix capraca, e sui Populus, (Brisout A. 276). Altri citano i Saliz, 
gli Alnus, le Betula, come piante nutrici della specie. De Geer lo ha 
trovato nella chioma della galla della tosa canina (Eglantier). 


Larva. — Kaltenbach (0. 590, 621, 563) ne osservò le larve in Agosto, 
minatrici delle foglie di Myrica gale, entro macchie chiare e rotonde, prodotte 
dalle escavazioni delle larve. Perris (p. 403) conferma la indicazione della 
pianta. 


A 


Nina. — La ninfosi sembra aver luogo nella stessa sede della larva, 
‘ poichè Kaltenbach (0.) soggiunge che l’insetto si sviluppò in Settembre. 


O. lonicerae HerpsT. — xylostei Clairv. — Vive in Austria sui fiori di Lo- 
nicera xylosteum, (Redtembacher 314). In Svezia, in Germania ed in 

‘ Francia vive sulla pianta suddetta, (Brisout %. 284). In Italia trovasi 
pure nella medesima pianta (Pirazzoli b.), ed anche sulla Lonicera 
caprifolium, (Latreille XI, 192, 10). Sahlberg lo trovò in primavera 
sulle Lonicera, (Kaltenbach d. 300). 


Larva. — In Germania la detta larva è minatrice della foglia di Lomi- 
cera xylosteum, (Kaltenbach d.). 


O. luteicornis CHevL. — Chevrolat (2.) ne trovò un individuo su piante 
palustri in Francia. Marseul (d. 326). 


O. maculiventris Tourn. — A Porto Vecchio in Corsica è comune nell’ Al- 
nus glutinosa, in Maggio ed in Giugno, (Damry). 


a 


O. populi Fis. — Nella Zelanda vive sui Popwlus, (Latreille t. XI, 198). 
Vive in tutta l’ Europa sul Salix viminalis e sul S. triandra, (Bri- 
sout 7. 285). Secondo Gyllenhal e Panzer, trovasi anche sui Populus, 
e sul Salix laurina, Sm.? (Lorbeer weide). Redtembacher (Kaltenbach 
b. 543, 563) dice trovarsi in Austria questa specie sui ,Salix. Secondo: 
Heeger (0. 42), l’ibernazione ha luogo sotto le scorze degli alberi, tra 
le foglie secche o tra i muschi, in prossimità delle piante nutrici, che, 
secondo questo autore, sono il Populus nigra ed il P. dilatata, (Kal- 
tenbach d.) 


Larva. — Heeger (0. 1853, 42, t. 6, f. 1-11), confermato anche da Bri- 
sout de Barneville (/. 256), descrive questa larva come minatrice delle foglie, 
giacchè vive sotto l’ epidermide; in otto giorni cambia pelle tre volte: le 
gallerie contengono una larva per ciascheduna. Kaltenbach pure osservò la 
larva minatrice delle foglie di Salix alba, S. fragilis, S. triandra, e di 
Populus migra. Letzner (e.) la osservò sui Populus, e sui Salix ; ed anche 
Perris (gr. 403) la indica come abitatrice delle foglie di questi medesimi al- 
beri. Vedasi anche Swammerdam (1752, 294, t. 44, f. 8-18), Frisch (0. 1721, 
31, t. 3, 6, f. 1-4). i 


Ninra. — Secondo gli stessi autori Heeger (0.) e Brisout (4.), la ninfosi 
avviene nella stessa dimora della larva; e 10 o 12 giorni dopo ha luogo la 
trasformazione in insetto perfetto. 


Uovo. — Quando gli insetti perfetti escono dai quartieri d’ inverno, in 
Aprile e Maggio, i sessi sì accoppiano, ed intanto si nutrono di foglie di 
Pioppo. La 2 poi depone le sue uova, ciascuna isolatamente; sotto l’ epider- 
mide delle foglie sopraindicate (Heeger d.; Brisout %.). 


O. pratensis Germ. — Secondo Redtembacher (313), 1’ insetto perfetto vive 
nei Salix. Heeger (6. 1859. 212), cita la Centaurea scabiosa, come 
pianta nutrice; ma Frauenfeld crede che tale indicazione possa essere 
equivoca. Letzner (a.) cita la Campanula montana; Germar, la An- 
chusa officinalis; e Brisout (%. 279), i Salix, nei luoghi paludosi di In- 
ghilterra, di Francia, d’Avstria e di Germania (Kaltenbach d. 375, 
384, 407, 445). 


Larva. — Secondo Heeger (5. 212, #. 1), la larva vive in una escrescenza 
prodotta sulle foglie di Centaurea scabiosa. Letzner (a) la trovò in grandi 


RAS > pda 


gallerie delle foglie di Campanula montana, formanti come larghe mac- 
chie presso l'apice della foglia. Germar osservò la larva nelle foglie di An- 
chusa officinalis. Frauenfeld (d. 257) la vide non in una escrescenza, ma 
in una galleria piana, nella quale vivono da. 10 a 12 larve. Perris (p. 403) 
conferma che queste larve sono abitatrici delle foglie di Campanula montana 
e di Centaurea scabiosa. Vedasi anche Heeger (0. XXXIV. 212. #. 1). 


Ninfa. — Tutti gli autori suindicati concordano nell’affermare che la 
ninfosi ha luogo nella stessa dimora della larva. Frauenfeld indica la durata 
di questo stato in 12 giorni. Letzner dice che la ninfa, bianchiccia, diviene 
insetto perfetto alla fine di giugno. i 


Uovo. — Secondo Heeger, la £ depone l'uovo all’apice di una foglia in- 
termedia di Centaurea scabiosa. 


O. pubescens Stev. — Sulla Betula, in Inghilterra, in Svezia ed in Silesia 
(Brisout %. 278). 


O. Quedenfelati GerHARDT. — Il sig. Gerhardt lo dice abitatore dell’ Ulmus 
campestris e dell’ U. effusa, dalla primavera ad agosto, come narrano 
Brisout (9) e Redtembacher (315). 


O. quercus Linn. — ulmi Hbst. — Saltator ulmi De Geer — viminalis Fabr. 
— Vive nei Salix (Fabricio a. 494, d. 145, c. 185, d. 447). In tutta l’ Eu- 
ropa vive sui Salix, secondo Latreille (a. #. XI, 191). Rossi (a. 126. 
822) osservò questa specie in Toscana sui Salix3 sulle Quercus e sugli 
Ulmus. Reaumur (a. III, 31, f. 17. r. #. «.) lo dice proprio delle foglie 
di Olmo, dove per altro vive pochi giorni allo stato d’insetto perfetto. 

*Sverna tra i muschi. Redtembacher (a.) lo indica come vivente sulle 
Querci in Austria; Mathieu (a. 222), sulle Querci, sui Salix, sugli Al- 
nus nel Belgio. Ratzeburg (c. 1839. supp. 39) e Nòrdlinger (a. 233) lo 
osservarono sulle Q. robur, Q. cerris e sulla Q. pedunculata. Quest’ ul- 
timo osservatore dice che l’ insetto fa poca differenza nella scelta delle 
specie di Querce, sulle quali esercita talvolta i suoi danni in tanta quan- 
tità di foglie, che le piante prendono un aspetto gialliccio. Anche nel- 
l’Italia centrale è comunissimo in estate sulle Querci, e nei dintorni 
di Firenze fu osservato in giugno sopra un muro all'ombra. 


Larva. — Reaumur (a. III, 31, #. 3, f. 17. r. #. v.) descrive come questa 


larva vive sotto l’epidermide delle foglie d’Olmo. Kaltenbach (0. 647) ne os- 
Ann. XVII, 3 


LES cs 


seryò le larve minatrici, le quali in giugno scavano grandi aree sotto l’epi- 
dermide all’apice delle foglie. Nòrdlinger (a. 233, #. 1, f. 6-7) descrive come 
le larve appena nate dall’ uovo si scavano gallerie nella nervatura principale 
della foglia, lasciando peraltro presto la prima direzione e deviando nel 
parenchima, disegnando gallerie strette in principio, e poi scavandosi larghi 
spazi, i cui limiti generalmente raggiungono il margine della foglia entro un 
paio di nervature principali. Frauenfeld (%.), ripetendo le osservazioni di Rat- 
zeburg (c.) e di Nòrdlinger (a.), osservò che la presenza delle larve nelle foglie 
oltrepassa il termine di 5 settimane. Vedi anche De Geer (a. V. 260, 262, 
t. VIII, f. 7-11), Herbst (a.), Perris (p. 403), Chapuis et Candòze (a. 560). 


NinrA. — L’incrisalidamento ha luogo nella stessa dimora delle larve 
(Kaltenbach d.). La larva si trasforma entro una vescichetta rotonda che 
essa si forma colle due pagine dell’epidermide della foglia. L’ insetto perfetto 
esce fuori praticando un’ apertura nella detta epidermide. Secondo Frauen- 
feld (%.), il luogo dove avviene la ninfosi prenderebbe anche l'aspetto di una 
galla sferica della foglia. 


Uovo. — Secondo Nérdlinger (a.) la £ si scava il posto dove collocare 
l'uovo nella costola mediana della foglia, e ricopre lo scavo con la parte cor- 
rosa della foglia medesima. i 


O. ramphoides JAQq. Duv. — Sembra abitatore del Salcio, nella Francia 
meridionale, in Algeria, ed a Costantina (Brisout 7. 280). 


O. ruficornis ZETTERST. — In Lapponia sui Salix, (Zetterstedt 185. 5, Bri- 
sout %. 296). 


O. rufitarsis GeRM. — È comune nel Salix capraea, in Svezia, in Germa- 
nia ed in Francia (Brisout /. 294). 


P. rufus OL. — Secondo De Geer (V. 371), Laboulbène, Kaltenbach (2. 563), 
vive sugli Olmi. Brisout (%. 265) lo dice abitatore della Querce, del- 
l'’Olmo, del Salix capraea, dei Crataegus, e dei Prunus, in quasi tutta 
l'Europa, eccetto in Svezia ed in Inghilterra, dove sembra mancare. Nei 
dintorni di Firenze sverna sotto le scorze dei Platani alle Cascine. (!) 


LARVA. — Laboulbène indica il modo di vivere e di trasformarsi di questa 
specie allo stato di larva nelle foglie di Ulmus. Vedasi anche De Geer 
(V. 371, ft. 8, f. 7-11) e Girard (b. 679). 


de ore 


O. rusci Herpst. — Kaltenbach (0. 590) dice che il modo di vivere di questa 
specie è analogo a quello dell’O. decoratus. Gyllenhal gli assegna la 
Betula, e lo dà come proprio a tutta l’ Europa. Brisout (%. 287). 


0. salicis Linn. — capracae Fab. — difasciatus Fab. — Nei fiori dei Salix, 
(Fabricio a. 494, d. 144, c. 183, d. 447). Vive sui Salix e sui Populus 
(Kaltenbach d. 564). Raro in Lapponia sui Salix è sulla Betula alba 
(Zetterstedt a. 328, 1). In Austria vive sui Salix, (Redtembacher a. 314). 
Sul Salìx capraea e sui Populus in tutta Europa (Brisout %. 293). 
Nell’ Italia centrale, a Firenze, in Giugno, ed a Viareggio in Agosto, è 
stato osservato sulle foglie di Salix (!). In inverno sta sotto la scorza . 
degli alberi (!). 


Larva. — Kaltenbach (5.) ne vide le larve minatrici delle foglie di Sa- 
lix Russeliana e di S. fragilis. 


O. sparsus Fanrs. — Sulla Betula, e talvolta sulle Quercus, in Francia, 
in Algeria ed in Spagna, (Brisout %. 274). 


Larva. — Secondo Perris (p. 403), questa larva abita le foglie dei ger- 
mogli di Quercus sessiliflora (tauzin). 


O. stigma Germ. — Jota Payk. — Sulle foglie di Betula e di Salix, nella 
Lapponia boreale, più raro nella meridionale (Zetterstedt 329, 2). Bri- 
sout (7%. 276) indica per patria di questa specie tutta l’ Europa, dove vive 
sui Salix capraea, Populus, Betula ed Alnus. Nei dintorni di Firenze 
è stato preso in Aprile sulle foglie di Salix viminalis (!). Pirazzoli lo 
osservò in -copula sul Pioppo, in Luglio, presso Imola. 


O. testaceus Mir. — scutellaris Fab. — Vive sulla Betula e sugli Alnus, |. 
in Maggio (Bouché a. 198, Westwood a. t. I, 345). È proprio dei Salix 
e dei Fagus nel Belgio (Mathieu a. 222), dell’ Alnus incana, secondo 
Frauenfeld (i. 184, Kaltenbach d. 612). 


Larva. — Secondo Frauenfeld (è), le larve, che raramente arrivano al 
numero di tre per abitazione, minano larghe plaghe nelle foglie di AZmus 
incana. Perris (p. 403) conferma questa osservazione. Chapuis et Candèze (560). 


Ninra. — La ninfosi ha luogo nelle stesse gallerie della larva dentro 
cellette sferiche, (Frauenfeld è.). 


Ben. gr 


Uovo. — Al dire di Frauenfeld (4.), l'uovo vien deposto non solo nella 
costola media o laterale delle foglie, ma spesso anche nella pagina della 
foglia. 


Var. suturalis Zetterst. — Rarissimo in Lapponia in Luglio (Zetterstedt 184). 


Var. scutellaris Zetterst. — Sulle foglie di A/nus, in Giugno e Luglio in 
Lapponia, (Zetterstedt). 


Var. albopilosus Reiche. — Trovasi sulle foglie di Alnus gIutinosa (Reiche d.) 


O. tricolor Kresw. — Sulla Quercus suder, in Spagna, nella Francia me- 
ridionale, in Algeria e nel Marocco, (Brisout %. 283). 


Tribù CORISSOMERIDI. 


Euryommarus Roger. — E. Mariae. Roc. — Redtembacher (316) 


narra che questo insetto fu scoperto da Sartorius, che lo trovò presso Golling 
nel Pinus abies. 


Coryssomerus. — C. ardea Germ. — Perris (0. 185) riferisce l’os- 
servazione di Brisout de Barneville (p. CLXIII), secondo il quale, la specie 
suddetta si trova sopra la Matricaria e sopra il Leucanthemum vulgare 
Lam. (grande marguerite). 


C. capucinus Beck. — Perris (0. 185) lo prendeva al piede delle piante di 
Achillea millefolii. 


Larva. — Lo stesso autore afferma che la larva vive nell’ interno della 
radice della pianta suddetta. 


Ninra. — La ninfosi avviene nel mese di maggio, nel terreno. 


Uovo. — Vien deposto quando la pianta ha le fogliette radicali. 


i. Side 


Tribù TICHIDI. 


Gruppo ELLESCHIDI. 


Licnyoprs ScHÒNHERR. — Poche specie europee ed una sola del Bra- 
sile costituiscono il genere. Non si conoscono che approssimativamente le abi- 
tudini del L. enucleator Panz. 


L. enucleator Panz. — Il sig. Tiirk trovò l’insetto perfetto in quantità, in 
Austria sulla Querce (Redtembacher 317.). 


FrLrscHuus STEPHENS — Se ne conoscono due specie proprie d’ Europa, 


ed una della Nuova Olanda. Le prime sono più particolarmente abitatrici dei 
Salix e dei Populus. 


E. bipunctatus Linn. — Nel Belgio vive nei fiori @ dei Salix (Mathieu 
a. 218). In Austria, nei Salix (Redtembacher 317). È raro in Lapponia, 
ma nella Botnia boreale è comune, e trovasi in giugno in copula, special- 
mente negli amenti 2 dei Salix (Zetterstedt 181, 45.). Nell’Appennino 
Ligure trovasi sui fiori di Salix viminalis e di S. capraea, (Baudi). 


Larva. — Vive negli amenti ® dei Salix, secondo il Kaltenbach (0. 564.). 


E. scanicus Payk. — Vive nei fiori d del Populus tremula, nel Belgio 
(Mathieu a. 217), e negli amenti 9 di Saliz, di Populus tremula e di 
P. alba, (Kaltenbach d. 548). In Austria, al dire di Redtembacher (317), 
trovasi l’insetto ai primi dell’estate sui prati, nei cespugli di Pioppo. 
‘Pirazzoli trovò questo insetto in luglio sull’ Ulmus campestris, presso 
Imola. 


Larva. — La larva vive negli amenti 9, secondo le osservazioni di Hof- 
mann confermate dal Kaltenbach. 


Ninra. — La ninfosi ha luogo in terra, e dopo 8 o 4 settimane si sviluppa 
l’insetto perfetto, (Kaltenbach d.). 


Tycmius ScHONHERR. — Questi insetti sono per la massima parte di 
piccolissime dimensioni e molto numerosi. Non si hanno che poche indicazioni 


Se E, 


sulle loro abitudini; alcuni sono abitatori delle silique di alcune leguminose 
nelle prime fasi della loro vita; molti però devono avere abitudini diverse. 


T. abdominalis Mann. — Sui fiori di Cardo, in agosto, sul Monte Alburno, 
nell’ Italia meridionale (Costa a.). 


T. argentatus CneyL. In Corsica trovasi sui fiori di Lotus, in maggio 
(Damry). Nell’ Italia del centro è comunissimo su diverse specie di 
piante. A Viareggio fu osservato sopra l’ Erythrea centaurium. Sverna 
tra i muschi (!). In Corsica vive sul Lotus Creticus (Perris p. 403). 


Larva. — Probabilmente, secondo Perris (p.), questa larva è propria delle 
silique di Lotus Creticus. 


T. bivittatus PeRRIS. — L’insetto è proprio della Corsica, dove si trova so- 
pra una Ginestra spinosa (Perris p. 403). 


Larva. — Perris (id.) indica come sede probabile di questa larva le silique 
della Ginestra suddetta. | 


T. capucinus Bonm. — Vive sui fiori di Lotus, in maggio, nell’isola di 
Corsica (Damry). 


T. cinnamomeus Kiesw. — suturalis Bris. — Vive sul Dorycnium suf- 
fruticosum. 


LArva. — Perris (p. 408) la dice abitatrice delle silique della pianta 
indicata. i 


T. crassirostris Kirsca. — In Silesia, a Leignitz, vive sul Melilotus, (Mar- 
seul dD. 329). 


T. cuprifer Panz. — procerulus Kiesw. — sericeus Ulr. — Pirazzoli (d.) 
afferma che quest’insetto vive sulla Plantago lanceolata. Trovasi in 
estate sulle erbe dei prati e dei fossi, e nell'inverno è comunissimo 
sotto le scorze degli alberi, presso Firenze, alle Cascine (!). 


T. curtus Bris. — Vive sui Trifolium e sui Lotus, (Brisout è. 771). 
T. deliciosus FABR. 


Larva. — Secondo Perris (p. 403), probabilmente questa larva vive nelle 
silique di Lotus Creticus, in Corsica. 


ol'Ooe 


T. flavicollis StePH. — squamulatus Gyll. — Vive sul Lotus corniculatus 
(Perris m. 13.). È assai comune nell'Italia centrale sulle erbe dei prati, 
ed in inverno tra i muschi (!). 


LARVA. — Vive nelle silique del Lotus corniculatus (Perris m. p. 408). . 


Ninra. — L’incrisalidamento ha luogo in terra (Perris m.). 


T. baematocephalus GyLL. — tRoracicus Kirby. — Sverna al piede dei 
Salix, nelle valli d'Imola (Pirazzoli). 


Larva. — Vive nelle silique di Lotus corniculatus (Perris 403). 
T. haematopus GyLL. — Sul Lotus corniculatus (Brisout m. 167). 
T. hordei BruLLé. — In Corsica si trova sull’ Hordeum maritimum (Damry). 


T. junceus ReIcH. — suturalis Mez. — Rosenhauer, citato da Jacquelin 
Duval (0. 47) e da Mathieu (a. 218), dice questa specie propria del 
Melilotus alba. 


LARVA. — Abita, secondo Perris (0. p. 403), le silique del IMelilotus 
macrorhiza. 


T. longicollis Bris. — Damry lo trovò in Corsica scuotendo i fieni falciati 


il giorno innanzi. 


‘T. meliloti STEPH. — Perris (m. 67. p. 403) lo ha osservato nei diversi stadi 
sul Melilotus macrorhiza, ed in Corsica sul I. sulcata.Mathieu (a. 218) 
lo dice pure proprio dei Melilotus nel Belgio. Pirazzoli (a. d.) lo ha 
trovato in copula sul Melilotus, nelle valli alpine. È assai comune 
anche nell'Italia centrale, e presso Firenze in maggio fu osservato sui 
fiori della Galega officinalis. Nelle isole venete fu trovato abbondante 
sulle Tamarix in agosto (!). i 


Larva. — Vive entro una galla nella costola di mezzo delle foglie di 
Melilotus macrorhiza (Perris m. p.). 


Ninra. — La trasformazione in ninfa ha luogo nel terreno; ed in tre setti> 


mane sì sviluppa l’insetto perfetto (Perris m.). 


T. picirostris Fagr. — Fabricio (a. 449, d. 407) e Latreille (a. 132) lo in- 
dicano per abitatore dei fiori del Trifoglio. Kaltenbach (d. 125) Jo trovò 


= AS 


in gran numero dentro i capolini dei fiori di Zrifolium pratense. Pi- 
razzoli (0.) indica la Plantago paniculata. Nell’ Italia centrale si prende 
abbondantemente questa specie sulle erbe dei prati, ed in inverno nel 
Muschi e sui muri esposti al sole (!). 


Larva. — Vive probabilmente nei capolini dei Trifogli (Perris p. 403). 


T. polylineatus GerRM. — Deforma e riduce a guisa di galla i fiori del 7r4- 
folium pratense (Kaltenbach d. 125). 


Larva. — Frauenfeld (i. 686) raccolse molte larve ed insetti perfetti di 
questa specie nelle gemme centrali di Trifolium pratense. Nelle collezioni 
entomologiche dell’Accademia delle Scienze di Monaco questa larva figura 
come abitatrice delle sillque di Spartium scoparius. 


T. quinquemaculatus Linn. — quinquepunctatus Linn. — Gyllenhal trovò 
l’insetto sui fiori di Orodus tuberosus; Kaltenbach (6. 144, 146), nel 
Pisum arvense. Mathieu (a. 218) nel Belgio lo vide su l’Orodus tw- 
berosus. Nell’ Italia del centro sverna tra i Muschi (!). 


LaArva. — Vivono, come osservò il Kaltenbach, nelle silique del Pisum 
arvense (Kaltenbach d. 145). Perris (403) ne ha ottenuto lo sviluppo dalle 
silique della Vicia angustifolia. 


NinrA. — Le metamorfosi hanno luogo nel terreno, e si compiono in 
una intiera settimana (Kaltenbach d.). 


T. scabricollis RosenH. — asperatus Des. — Trovasi sull’ Helianthemum 
guttatum (Perris m. 85). Dufour (0.) dice averlo trovato sulle Scope 
in pianura. 


LArva. — Vive nelle capsule della stessa pianta indicata da Perris 
(m. p. 403). 


NinrA. — La ninfosi ha luogo nel terreno (Perris m.). 


‘T. Schneideri HerBst. — lincatellus Scnòn. — lineatulus StePR. — Suf- 
frian lo trovò in luglio nell’ Anthyllis vulneraria, e supponeva che la 
larva dovesse vivere nei semi (Kaltenbach d. 118). Al Monte Amiata 
in giugno fu osservato sulle erbe (!). 


FICA 


T. sparsutus OLiv. — Vive sul Sarothamnus scoparius. Dufour (d.) lo dice 
proprio delle ginestre. Pirazzoli (0.) lo indica come abitatore di varie 
Leguminose, e specialmente del Cytisus sessilifolius e della Genista 
tinctoria. Nell’ Italia centrale trovasi comunamente sul Sarothamnus 
scoparius, come è stato osservato a Piancastagnaio sul Monte Amiata 
ed a Querceto nel Senese (!). Sverna tra le foglie secche e nei Muschi (!). 


LaArva. — Vive nelle silique del Sarothamnus scoparius, e quando queste, 
giunte a completa maturazione, si aprono bruscamente, la larva è lanciata 
sul terreno (Dufour d.) (Perris p. 403). 


Ninra. — L’incrisalidamento ha luogo nel terreno, ed in 10 o 12 giorni — 
avviene l’ultima trasformazione (Dufour d.). 


Var. obesus. — È comune questa varietà nell'Italia centrale, sulla Ginestra 
Spartium junceum (!). 


Var. minor. — Fu osservata questa varietà non lontano da Firenze, a Mon- 
tebuoni, in aprile, sull’Ororis in fiore (!). 


T. striatulus GyLL. — Vive nell’Onomis arenaria (Jacquelin Duval e La- 
reynie). Pirazzuli (a. d.) lo ha osservato in copula sull’Ononis matrix, 
in giugno. 


T. suturatus PerRIs. — È indigeno della Corsica, ed è rarissimo. Trovasi, 
come narra Damry, sulla Genista in fiore, ma è dubbio se sia questa la 
vera pianta nutrice. 


T. thoracicus Bonm. — In Val d’Elsa è stato osservato in maggio nei 
Muschi (!). 


T. tomentosus Hsst. — È una delle specie più comuni dell’Italia centrale, 
‘e trovasi sempre sulle erbe dei prati in estate. Alcuni individui sì svi- 
lupparono dai gambi di Artemisia vulgaris in dicembre; ma non vi 
erano state precedentemente osservate le larve; per cui è dubbio se questa 
pianta nutra veramente la specie o soltanto serva loro di stazione inver- 
nale. Nelle Isole venete, al Lido, è stata pure osservata in agosto 
sulla Tamarix, che non può essere certamente la sua pianta nutrice. 
In inverno ed in primavera è comune anche tra ì Muschi (!). 


Larva. — I capolini dei Trifogli sono indicati da Perris (p. 403) come 
probabile abitazione di questa larva. 


LL ADRIE 
T. venustus PERRIS. 


LARrva. — Come quella del 7. sparsutus, vive nelle silique del Sarotham- 
nus scoparius. (Perris p. 403). 


Sizinia GerMAR. — Sono somigliantissimi ai yckius e, come essi, 
. molto comuni sulle erbe e sui fiori dei prati. Alcune specie peraltro sono 
state più studiate nelle prime fasi della loro vita, e specialmente quelle vi- 
venti nelle capsule di Cariofillee. Una specie non europea, la S. bipunctata 
Kirsch, vive in Egitto a Ramleh sui Comvolvulus. 


S. arenariae STEPH. — È comune in Corsica nel maggio, sull’ Helicrysum 
in fiore (Damry) (Perris p. 404). 


S. attalica GyuL. — In tutta la Corsica è comune in maggio sull’ Helichry. 
sum in fiore (Damry). Pirazzoli (d.) la indica sulla SiZene conica. 


Larva. — In Francia si trova nelle capsule di Silene Lusitanica, ed a 
+ Madrid, in quelle di ,S. dipartita. (Perris o. 210, p. 404). 


S. formosa Aut. — Fu trovata da Aubè a Prades, nella Francia meriì- 
dionale, sul Thesium linophyUum. (Aubé a. 164) (Marseul, d.). 


S. gallicola Giraunp. — L’insetto perfetto fu trovato da Giraud (a. 491) 
sulla Silene otites. Redtembacher (a. 321). 


LARVA. — Queste larve abitano dentro a certi rigonfiamenti o tumori 
del gambo della ,Silene otites, che hanno da 4 a 5 volte e più la grossezza 
delle parti sane. Tali escrescenze sono talvolta più lunghe che larghe, e le 
loro estremità terminano bruscamente. Esse comprendono tutta la grossezza 
del gambo, sono di forma regolare e colla epidermide inalterata e di colore 
eguale a quella del resto della pianta. L’interno è ripieno di un deposito di 
sostanza midollare, in mezzo al quale si trova la larva spesso sola, talvolta in 
numero di 2 o 3, ed in questo caso isolate. Quando la larva ha raggiunto il 
suo completo sviluppo nella cavità irregolare, fora le pareti ed entra in terra 
a poca profondità. Le escrescenze si mostrano assai per tempo in primavera 
(Giraud 491, t. XVII, f. 7; Perris p. 404; Kaltenbach d. 49). 


Ninra. — La larva si costruisce un bozzoletto cilindrico nel terreno, 
lungo il doppio di quanto sembrerebbe richiedersi alle dimensioni del suo 
corpo. L’interno di questo bozzoletto è liscio a guisa di cartapecora; l’esterno 


"ARS 


è ricoperto di uno strato di terra aderente. Sembra che accidentalmente la 
ninfosi possa aver luogo nelle galle stesse. La larva entra nel terreno alla 
‘ fine di Giugno, e l’insetto perfetto sì sviluppa dopo tre settimane, (Giraud). 


S. meridionalis Bris. — È vicinissima alla S. sodalis Germ., e vive nella 
Francia meridionale in qualche pianta degli stagni salati, (Marseul 
b. 334; Grenier a. 192). In Corsica si trova sulla Artemisia coerule- 
scens, (Damry). 


S. pellucens Scop. — cana Herbst. — Vive in Francia sulla Lychmis dioica 
(Perris m. 77). Nell'isole Venete, in agosto, fu trovata sulla medesima 
pianta (!). In luglio Pirazzoli (a. 6) la osservò sulla Lycknis alba Mill. | 
tanto a Roma che ad Imola. 


LARVA. — Al dire di Perris (m. 77, p. 404), le sue metamorfosi si com- 
piono nella capsula della Lychnis dioica, e della Silene vespertina; ciò con- 
corda con quanto fu osservato nelle Isole Venete, dove nelle capsule di S. alba 
furono trovate in quantità le larve che si nutrivano dei minutissimi semi, e © 
dalle quali poi svilupparonsi gli insetti perfetti (1). 


Ninra. — La ninfosi ha luogo negli stessi semi, e ne furono ottenuti gli 
insetti perfetti in seguito ad allevamento (!). 


S. phalerata Stev. — centromaculata Villa. — Come la ,°. attalica, trovasi 
in Corsica, in Maggio, sull’Helichrysum in fiore (Damry, Perris p. 404). 
Pirazzoli la prese sopra una Carioffillea a Domodossola. 


S. potentillae GerM. — Vive nelle Spergula, nei fiori delle quali piante è 


probabile che la larva compia le sue metamorfosi, (Coll. Mus. Accad. 
Monaco). 


S. primita Hrrsst. — Pirazzoli la trovò sull’ AZnus in settembre, e Perris 
(p. 404) sull’ Zelichrysum stoechas, sul quale egli invano ricercò la 
larva. 


S. silenes PerR:s. — Vive nella Silene Portensis (Perris R. LXXVIII, p. 404; 
Kaltenbach d. 49). 


Larva. — Vive nei frutti della pianta suddetta (Perris h. p.). 


S. variata GyLL. — L’insetto si trova sulla Spergularia rubra, (Perris 
p. 404). 


— 44 — 
Larva. — Probabilmente questa larva vive nelle capsule di Spergularia 
rubra (Perris p.). 


Ss. viscariae Linn. — Latreille (a. 132) la indica come vivente sulla Lye%- 
nis viscaria. Mathieu (a. 220) la trovò nel Belgio sulla Lyc/msis, e 
sulle Silene nei campi. Lareynie la osservò nella Dordogna, sulla ,S. 
inflata (Jacquelin Duval d. 49). Nelle dune Adriatiche, presso Imola, vive 
sulla Silene inflata (Pirazzoli). Nei dintorni di Firenze trovasi iber- 
nante tra i Muschi (!). 


Larva. — Le sue larve vivevano, insieme a quelle della ,S. peZlucens 
Scop,, nei frutti della Zychnis dioica in agosto nelle Isole Venete, e da 
questi si sviluppò l’insetto perfetto (!). Perris (p. 404) le osservò nelle cap- 
sule di ,S. înflata. 


Tribù CIONIDAE. 


‘Cionus CLAIRVILLE. — Tutte le fasi della vita dei Cionus compiendosi 
sulle parti esterne dei vegetali, molti osservatori hanno riferito sul modo di 
vivere di questi insetti. Reaumur, De Geer e Perris (e. 7.) specialmente hanno 
dato copiosi dettagli sulla biologia di queste specie. In generale può dirsi che 
allo stato di larva vivono sulle foglie e sulle parti verdi dei Verbascum e 
delle Scrophularia, di cui mangiano il parenchima senza però penetrarvi. Da 
un tubo conico situato sull’ ultimo segmento esce a volontà dell'animale un 
umore vischioso che ricopre la larva. Cotesto tegumento prende consistenza 
cartacea e forma ovoidea al momento della ninfosi, e la ninfa si vede rinchiusa 
nel follicolo trasparente che aderisce alle foglie ed ai gambi o peduncoli delle 
piante suddette. L'ultima metamorfosi si compie in sette od otto giorni nella 
maggior parte delle specie (Lacordaire a.). 


C. blattariae Fas. — Latreille (a. 155) ricorda che questa specie vive in 
Italia sul Verdascum blattaria. Nell'Appennino centrale, sul Poggio 
Scali, fu trovato sulla ScropRularia, in luglio (!). Pirazzoli lo dice 
proprio della ScrophulariaTcanina, dove si trova in maggio. 


Larva. — Peragallo (a.) ha trovato in Francia, sulla Scrophularia lu- 
cida, la larva di questa specie in un bozzoletto trasparente. Anche sull’Ap- 
pennino, a Poggio Scali, le larve in luglio erano racchiuse nei loro bozzoletti 


pi (E 


trasparenti attaccati alla pagina inferiore della foglia (!). Perris (p. 405) la 
trovò sulla S. canina. 


Ninfa. — Le metamorfosi, secondo il Peragallo (4), avvengono nei bozzo- 
letti: ed anche tra quelli di Poggio Scali alcuni racchiudevano la ninfa in 
luglio (!). 


C. distinetus Desgr. — In Corsica a Porto Vecchio nelle dune vive sulla 
Scrophularia ramosissima; a Corti, sulla S. canina (Damry). 


LARVA. — Secondo notizie ricevute dal Sig. Damry, la larva vive sulle 
foglie delle piante suddette e vi costruisce i suoi bozzoletti. Secondo Perris 
(p. 405), vive sulla S. aquatica. | 


C. fraxini De Geer. — Geerì Linn. — Abita sul Frassino, secondo Linneo 
(a. 1768, 256). Vive sui Frassini e sull’ Olivo, come se ne hanno prove dal 
Redtembacher (a. 322) che lo ha visto sul Fraxinus excelsior in Austria, 
dal Kaltenbach (0. 428) e nel Belgio dal Mathieu (a. 240). Nell’ Italia 
centrale fu osservato sul Fraxinus ornus sul Monte Amiata nel bosco 
di S. Trinita. Grenier (0.) lo disse nocivo agli Olivi a Nizza; e Pera- 
gallo (a) pure descrive i danni che la stessa pianta risente da questo 
insetto, ed afferma che i maggiori danni sono prodotti dall’ insetto per- 
fetto, che nuoce alle gemme e che ha tre generazioni all’ anno. Può 
combattersi la prima generazione collo scuotere i rami in aprile per 
far cadere e distruggere le prime coppie di insetti. Perris (p. 405) 
conferma le osservazioni di Peragallo in quanto all’Olivo, ed ag- 
giunge con probabilità anche il Frassino; Pirazzoli (0.) indica pure 
un’ altra pianta affine alle precedenti, la PhyMirea media, come ospi- 
tante l’ insetto suddetto. Kaltenbach (0.) riferisce che Kawal osservò 
alcuni parassiti di questa specie, fra i quali alcuni Pteromalini ed un 
Pezomachus, nei ripostigli delle larve. È notevole come questa specie, che 
differisce dalle altre del genere per caratteri morfologici, è pure quella 
che differisce dalle altre nel modo di vivere (!). 


Larva. — Le larve, al dire del Peragallo (a.), vivono sulla superficie 
delle foglie di Olivo, e dopo 10 o 12 giorni si costruiscono un bozzoletto tra- 
+ sparente. Kaltenbach (2.) dice come le larve vivono in quantità sulla pagina 
inferiore delle foglie di Fraxinus, che esse mangiano, e poi si trasformano 
entro bozzoletti. Snellen (a. 1858, 156) ne trovò ai primi di giugno i bozzo- 


MB, LE 


letti, presso la Haye. Quasi tutti i bozzoletti erano attaccati alle foglie di 
Fraxinus sulla superficie, ed ogni bozzoletto conteneva una larva; dopo la 
metà di giugno si svilupparono gli insetti perfetti. 


Ninfa. — Vive dentro i follicoli costruiti dalle larve per 10 o 12 giorni 
(Peragallo). I bozzoletti sferoidali e trasparenti sono attaccati sulle foglie di 
Fraxinus (Kaltenbach d.). 


Uovo. — Peragallo (a.) afferma che le uova vengono deposte in aprile 
sulle foglie. 


C. globulariae Kiesw. — Telonensis Germ. — Vive sulla Globularia 
alypum, nei dintorni di Tolone (Grenier d.) (Marseul bd. 337). 


C. longicollis Bris. — Perris (p. 405) lo annovera tra gli abitatori dei 
Verbascum. 


C. minutus Tourn. — A Porto Vecchio in Corsica vive sulle PhyMliraea 
(Damry). 


C. olens Fas. — Olivier (a. V. 88) indica per pianta nutrice i Verdascum. 
In Austria vive sul Verbascum blattaria e sul V. thapsus. Redtem- 
bacher (a. 322). Nei Pirenei vive sul Verdascum pulverulentum, quando 
questo non ha che le foglie radicali (Perris e. m. 87). Vedi anche 
Goedart (a. 1740, p. 20). 


Larva e Ninra. — La larva di questa specie, secondo Perris (m. 87, 
p. 405), sarebbe minatrice delle foglie del V. pulverulentum, dove vive e si 
trasforma entro particolari rigonfiamenti. Reaumur (1737, p. 32, t. 2, f. 9-13) 
osservò le metamorfosi di questa specie. Chapuis et Candòze (564). 


C. Olivieri RosenscH. — Redtembacher (a. 323) fa conoscere che quest’ in- 
setto vive sui Verbascum, cosa che è confermata anche da Mathieu 
(a. 239) e da Perris (p. 405). Pirazzoli (0.) cita il Verdbascum thapsus 
ed il V. thapsoides, come piante sulle quali questo insetto dimora. 


C. pulchellus HerBst. — Sulle Scroplhularia, secondo Jacquelin Duval (d. 66). 
In Belgio sulla Scrophularia nodosa, (Mathieu a. 240) ed in Francia 
sulla S. canina (Perris p. 405). 


C. Schònherri Bris. — Perris (m. 86, p. 405) lo osservò sulla Scrophularia 
canina. 


ca 


Larva. — Perris (m.) e Peragallo (a.) narrano come questa larva sì formi 
un bozzoletto di una sostanza vischiosa che essa segrega. 


C. scrophulariae Fas. — Linneo (a. 1767-61) e Fabricio (a. 478 d. 140, 
c. 177, d. 434) lo dissero abitatore delle ScropRularia; Rossi (a. 121), 
delle Scrophularia, e più spesso del Verdascum thapsus ; Redtembacher, 
dei Verbascum, in Austria. Si spinge fino in Lapponia, al dire di Zet- 
terstedt (a. 327. 1). Nell’Italia centrale, sul Monte Amiata, fu trovato in 
giugno nella regione del Faggio e del Castagno sulla ScropArularia 
nodosa (!). In Belgio fu veduto da Mathieu (a. 239) sulla Scrophu- 
laria nodosa; e in questa pianta lo osservò anche Perris (p. 405). Pi- 
razzoli (d.) cita la Scrophularia canina. 


LAarva. — Linneo (a.) già aveva osservato la larva di questa specie, della 
quale dice: « Habitat in ScropRulariis, quarum pericarpia exedit larva, fol- 
« liculos ovatos, operculatos, fuscos, substituens. » Il Rossi (a.) rettifica l’os- 
servazione di Linneo e più esattamente si esprime in tal guisa: « Larva 
« mollis, veluti gutta glutinis metamorphosin subitura, in foliis consistit; 
« gluten essiccatur, fit folliculus; deinde spatio unius hebdomadis Curculio 
« exit declaratus. Videtur Linnaeus vidisse capsulam jam formatam. » Le larve, 
che secondo Kaltenbach (0. 461) vivono come quelle del ( solari, abitano 
varie specie di Verbascum e di Scrophularia, sulle foglie 0 sui fiori, e si ri- 
coprono di uno strato di materia vischiosa, trasparente, che trasuda da un tu- 
bercolo situato alla base di ciascuno dei 12 anelli. Questa sostanza indurisce 
e prende la forma di un bozzoletto trasparente, sferoidale, nel quale ha luogo 
la metamorfosi in ninfa. Bouché (a. 198) dice che la larva vive, in agosto, dei 
fiori e dei semi di Verbascum thapsus. Vedasi anche Schaeffer (a. III. 98), 
Germar (a. 302. 2), Bouché (a. 198), De Geer (a. V. 346. #. 26. f 23. 25), 
Herbst (a. 184), Latreille (a. 1804. 72), Huber (a. 1843. 15), Westwood 
(b. 1849. 228), Letzner (a. 1853. 157), Osborne (a.), Perris (e. 291), Blan- 
chard (a. II), Chapuis et Candèze (564). 

Ninra. — Secondo Bouché (a.), la trasformazione in ninfa ha luogo sulla 
pianta stessa, e la ninfosi dura tre settimane. 


C. similis MiLr., — Rhortulanus Fouror. — thapsus FAB. — Fabricio narra 
che questa specie vive sui Verbascum, e sulle Scrophularia, e lo con- 
fermano Latreille (a. 155) ed Olivier (V. 108). Gvyllenhal la indica sul 
Verbascum thapsus. In Austria Redtembacher (a. 323) trovava l’in- 


LE ARS 


setto perfetto sulla Scrophularia aquatica. Donovan pure lo indica 
come abitatore delle ScropRularia, in Inghilterra. Kaltenbach (0. 458) 
lo dice del Verbascum thapsus. Mathieu (a. 239) nel Belgio lo trovò 
sul V. nigrum, e sulle Scrophularia. In Italia vive pure sui Verba- 
scum, e fu trovato sul V. tRapsus e sulla Scrophularia nodosa, presso 
le Bagnora ed a Santa Fiora sul Monte Amiata in giugno; a Viareggio, 
in luglio, fu trovato sul V. sinuatum (!). Perris (p. 405) lo dice abita- 
tore dei Verbascum (thapsus) e della S. aquatica (hortulanus). 


Larva. — In agosto Perris (e. 291) osservò le larve di questa specie 
(thapsus) sul Verbascum mnigrum. Vedasi anche Blanchard (a. II. 124), 
Bouché (a. 198). 


C. solani FAB. — perpensus Rossi. — Olivier (V. 110) lo disse particolare 
ai Solanum, in Francia ed in Germania; ma sembra accertato che 
questa specie vive sui Verdascum e sulle Scrophularia. Perris (p. 405) 
lo ha osservato sulla ,S. n0dosa. 


Larva. -— Vive, al dire di Kaltenbach (0. 458. 461), come quelle del C. 
scrophulariae. 


C. tuberculosus Scop. — verdascî FAB. — Olivier (V. 107) lo indica sulle 
Scrophularia e Bouché sul Verbascum thapsus. Mathieu (a. 239) sulle 
Scrophularia, talvolta, ma più spesso sui V. thapsus, V. thapsoides, 
V. lychnitis è V. pulverulentum. Vedi anche Perris (p. 405). 


Larva. — Bouché (a. 198) la osservò sui fiori e nei semi di Verdascum 
thapsus, ma Perris fa notare come le larve dei Cionus non abbiano che even- 
tualmente tale stazione, essendo fillofaghe. Vedi anche Blanchard (a. II, 124). 


C. ungulatus Germ. — Perris (e. 291, p. 405) e Jacquelin Duval (db. 66) con- 
fermano che questa specie vive sui Verbascum. Presso Firenze, a Car- 
mignanello, fu trovato in maggio sulla Scroprularia canina (1). 


LARrva. — Perris (e.) osservò che la larva di questa specie vive sulle 


foglie del Verbascum lychmitis Linn. Chapuis et Candèze (564). 


Navornyrs Scnònnerr. — I primi stadi della vita dei Nanophyes si 
compiono in diversi modi ed a spese di varie piante. Alcune specie vivono |. 
sui Lythrum, sui quali producono delle galle od escrescenze del gambo, ed 


e 


in ciascuna di queste vive una sola larva. Altre passano lo stato larvale 
negli ovari delle Tamarix; e Gervais osservò pel N. tamaricis che la larva 
di questo fa produrre dei salti al frutticino di Tamariz, dove essa è racchiusa. 
Il meccanismo per altro pel quale questi singolari movimenti si producono 
non è descritto da nessun autore. Una specie creduta esclusivamente africana, 
ma poi trovata anche in Andalusia, cioè il N. Durioei Luc., fu dal suo 
scopritore (Lucas C.) osservata allo stato di larva nell’ Umbilicus hori- 
zontalis Dec., nel quale produce una galla. Un’altra specie delle Isole 
Canarie, il N. lunulatus Woll., fu osservata sulla Tamarix gallica (Wol- 
laston d. Brisout %.); e sulle Tamarix fu pure scoperto il N. inconspi- 
cuus Bris. da Brisout (i.) in Africa, a Biskra. Il monografo Brisout de 
Barneville (è.) divise i NamopRhyes europei in due gruppi per classificarne 
le specie. Il primo gruppo contiene specie di’ forma più globosa e colla 
clava composta di tre articoli nettamente separati. La seconda divisione 
comprende specie di forma più allungata e coi tre articoli della clava quasi 
saldati. Lo stesso autore fa osservare come le specie della prima divisione 
si trovino nei fiori di varie piante palustri e specialmente dei Lythrum, non 
solo ma ariche sulle Erica; quelle della seconda divisione sono invece abita- 
trici delle Tamarix. 


N. annulatus ArrAG. — Brisout (0. 320) indica questo insetto come trovato 
da Aubé sul Lythrum salicaria. 


N. brevis Bonm. — Bedel lo prese a Marly, e credesi, sul Lythrum salicaria 
: (Brisout o.). 


N. centromaculatus Costa. — Vive sulle Tamarix (Brisout o. 341). 


N. Chevrieri Bonm. — È specie variabilissima, che vive sopra molte piante 
in Corsica (Damry). Nei dintorni di Firenze si trova sulle erbe dei 
fossi (!). Trovasi anche-tra le Tumarix insieme al N. globiformis (Pi- 
razzoli a. d.). 


N. flavidus Ausé. — Brisout (o. 831) osservò questa specie al Bois de 
Boulogne sull’ Erica vulgaris. 


N. geniculatus AuBé. — Vive in quasi tutta la Francia, ed è stato osservato 


da Brisout (0. 335) sull’ Erica cinerea in ottobre. 
| Ann. XVII, 4 


La OE 
N. globulus GeRM. — Brisout (0. 324) lo prese in ottobre sull’ Erica cinerca, 


in Francia. 


N. hemisphaericus OL. — Dufour (db. 651) e Perris (m. 16, p. 405) dicono 
che questo insetto abita sul Lythrum Ryssopifolium, come conferma 
Brisout (0. 322.). 

Larva. — Secondo Dufour (d. 651 #. 19, III) e Perris (m.), la larva 
trovasi in luglio entro galle prodotte nella pianta che quest’insetto abita. 
Brisout (0). 

Ninra. — La ninfosi ha luogo nella stessa cella abitata precedentemente 


dalla larva. 


N. lythri Fas. — salicariae Linn. — Linneo (a. 1750, 142) lo dice abitatore 
del Lythrum salicaria in Inghilterra ed in Uplandia, Molti altri autori 
di poi lo hanno indicato come insetto vivente sui Lyt/rum, come Redtem- 
bacher (a. 324) sul Lythrum salicaria in Austria, Damry sui Lythrum 
in Corsica in giugno; e nelle Isole Venete in giugno, sui Lythrum in 
fiore (!). Kaltenbach (p. 253) osservò che nelle regioni dove manca il 
L. hyssopifolium, l insetto vive sul L. salicaria. Brisout (0. 336) cita 
i Lythrum e la Menta aquatica per abitazione di quest’ insetto. 


Larva. — Perris (p. 405) osservò che questa larva si sviluppa negli ovari 
del L. salicaria. i 


N. minutissimus Tourn. — Abita la Russia meridionale, l’ Andalusia, l’Al- 
geria, la Mesopotamia: si trova pure sulle Tamarix. Brisout (0. 348). 


N. pallidus OL. — stigmaticus Kiesw. — In Corsica trovasi in maggio e 
giugno sulle Tamarix (Damry). Anche Jacquelin Duval (d. 67) e 
Brisout (0. 34) lo indicano come abitatore delle Tamarix. 


N. pallidulus Grav. — liliputianus Kraatz. — È proprio di quasi tutta 
l’ Europa meridionale, e vive sulle Tamarir. Brisout (0. 349). In Corsica 

» trovasi sulle Tamarix in compagnia del N. pallidus Ol. nei mesi di 
maggio, giugno e luglio (Damry). A Chioggia, in agosto, sulle 7amarix, 

ed al Lido nelle Isole Venete, nonchè a Viareggio ed a Livorno in estate, 

sulle stesse piante (!). Pirazzoli (0.) lo indica sulla Tamarix gallica. 


Larva. — Perris (p. 405) crede assai probabile che essa si sviluppi negli 
ovari di Tamarir. (continua) 


ip 


MACCHIATI LUIGI. — Flora degli Afidi dei dintorni di Cuneo, colla 


descrizione di alcune specie nuove. 


Qualunque naturalista che abbia avuta la disgrazia 
diimprendere la descrizione di un gruppo di organismi 
grandemente mutevoli, ha incontrato certi casi (parlo 

A per esperienza) precisamente simili a quelli dell’uomo, 
e se egli è inclinato ad andare con cautela, finirà per 
riunire tutte le forme che si graduano, l’una pell’altra, 
in una sola specie; perchè egli dirà a se stesso che 
non ha il diritto di dar nomi ad oggetti che non può 
definire. 


L'origine dell’ uomo ec. p. 165 di C. DARWIN. 


Nell’ accingermi a pubblicare « la Flora degli Afidi dei din- 
torni di Cuneo » mi è venuto spontaneo alla mente il sopra riferito 
concetto del Sommo Darwin, che ho sempre preso a guida dei 
miei studi. Ed ora ardisco dichiarare, che, tra qualche anno, se 
mi basterà l'ingegno e non mi verranno meno le forze, pubbli- 
cherò un lavoro riassuntivo sulla sistematica degli Afidi, col 
quale mi propongo di raggruppare tutte le forme ‘che si graduano, 
 l’una nell'altra in una stessa specie, all'intento di eliminare tutti 
quei nomi che, adottati per distinguere più esseri che si diffe- 
renziano per caratteri assai fuggevoli, non possono servire che 
d’ ingombro ad un rapido progresso dell’Afidologia. — Per portare 
a compimento detto lavoro eminentemente sintetico, mi valgo 
delle opere, monografie e memorie di tutti i naturalisti che si 
occuparono della sistematica degli Afidi. Nessuno degli afidologi 
recenti sarà dimenticato, perchè tutti, dagli illustri Kaltenbach, 
Koch, Passerini, Targioni e Buckton, ai chiarissimi Signori Ferrari, 
Low, Hovarth, Kesseler, Lichtenstein, Courchet ecc. mi sommini- 
strarono dei preziosi materiali con le loro pubblicazioni, ela maggior 
parte di essi mi facilitarono la via coi loro consigli e suggeri- 
menti. — Esterno a tutti la mia profonda gratitudine, ma in modo 
speciale mi sento in debito di ringraziare l’ illustre Passerini, es- 
sendo stato quello che primo mi ha iniziato nello studio di questo 
interessante gruppo di Artropodi. 


—_ 92 — 


Acer J.. 
Chaithophorus aceris Koch. 
Sulle foglie, intorno ai picciuoli è sui germogli. Primavera. 
Acer campestre L. 
Lachnus longirostris Fbr. 
Tra le fessure della vecchia scorza, specialmente alla base dei tronchi 
annosi. Estate, autunno. 
Acer platanoides L. 
Siphonophora platanoides Schrk. 
Sulla pagina inferiore delle foglie, in estate ed in autunno. 
Achillea odorata L. i 
Aphis helichrysi Kalt. 
In agosto, sui fiori e sui peduncoli fiorali. 
Achillea L. 
Siphonophora millefolii Fbr. 
In estate, nelle sommità fiorite. 
Siphonophora sonchi Kalt. 
In estate, sui peduncoli fiorali. 
Rizobius sonchi Pass. 
In autunno, sulle ramificazioni delle radici 
Alnus glutinosa Gaertner. 
Pterocallis alni Fbr. 
In agosto, sotto le foglie. 
Amaranthus albus D. 
Aphis papaveris Fbr. 
In agosto, sulle foglie. 
Amaranthus retroflexum L. 
Aphis graccae Schrk. 
In luglio ed agosto, sotto le foglie e sulle infiorescenze. 
Amygdalus persica L. 
Rhopalosiphum persicae Sultz. 
Sulle foglie, in autunno. 


— 593 — 
Myzus persicae Pass. 
In maggio, sui rami giovani e sulle foglie, in grandi torme. 
Hyalopterus pruni Fbr. 
In primavera, sui teneri rami e sulle giovani foglie. 
Aphis persicae Boy de Fonsc. 
In estate, all’ apice dei giovani rami e sulle foglie increspate e ravvolte. 
- Amygdalus communis L. 
Hyalopterus pruni Fbr. 
In numerose famiglie sulle giovani foglie. Primavera. 
Anchusa italica L. 
Aphis symphiti Schrk. 
In estate, sulle foglie radicali. 
Antirrhinum majus L. 
Siphonophora antirrhini Macch. 
In giugno, sulle foglie e sui fiori. 
Artemisia absinthium L. 
Siphonophora absinthii L. 
Sui giovani rametti ed attorno ai fiori, in luglio ed agosto. 
Siphonophora artemisiae Boy. de Fonsc. 
Coll’ altra specie. 
Artemisia vulgaris L. 
Siphonophora artemisiae Boy. de Fonsc. 
In luglio ed in agosto, nelle infiorescenze ed attorno ai peduncoli. 
Avena. L. sp. varie. 
Siphonophora cerealis Wlkr. 
Sulle foglie. Estate ed autunno. 
Toxoptera graminum Rondani. 
In estate, sulle foglie. 
Ballota nigra L. 
Aphis ballotae Pass. 
In estate, tra i fiori. 
Bellis perennis L. 
Siphonophora malvae Mosley. 
Sulle foglie, in primavera. 
Berberis vulgaris L. 
Khopalosiphum berberidis Kalt. 
In estate, sulle foglie. 


i pago 


Berteroa incana D. 0. 
Aphis papaveris Fbr. 
Sulle foglie e sui fiori, in luglio, 
Brassica oleracea L. 
_ campestris L. 
Aphis brassicae L. 
Nelle foglie e tra i fiori. Estate. 
Bromus sterilis L,. 
Siphonophora cerealis Walk. 
In estate, sulle foglie. 
Siphonophora poae Macch. sp. nov. vedi Poa. 
Sulle spighette, in agosto e settembre. 
Schizoneura venusta Pass. 
Sulle radici. Giugno. 
Aploneura lentisci Pass. (forma sotterranea). 
Nelle fibre esterne delle radici; in giugno e luglio. 
Bunias erucago L. 
Aphis brassicae L. 
Nelle foglie. Giugno e luglio. 
Calamintha clinopodium Benth. 
Siphonophora solani Kalt. 
Sui fusti, in estate. 
Phorodon calaminthae Macch. sp. nuova. 
Forma vivipara attera. La sua lunghezza è di mill 1-+Yal+4 
Di forma ovato allungata. Artferne alquanto più lunghe del corpo, 
di color giallo-scuro, e bruniccie all’ estremità, dove terminano assai 
assottigliate; tubercolo antennale grosso e distintamente dentato dal 
lato interno; primo articolo antennale anch’ esso dentato, il di cui dente 
è poco meno prominente di quello del tubercolo. Il 4° e 5° articolo anten- 
nale sono di eguale lunghezza, il 6° è brevissimo, il 7° è più lungo 
degli articoli 4° e 5° presi insieme; il 8° alquanto più lungo del 4°; 
ì primi due articoli brevissimi e grossi. L'animale, che è tutto di color 
giallo-ciirino, ha quattro o cinque punti rosso-scuri sull’ addome, che 
si rendono distinti a dieci diametri di ingrandimento. L’ austello, che è 
di color giallo, col suo ultimo articolo bruno, oltrepassa la linea di inser- 
zione del 3° paio di zampe. Occhi rosso-bruni. Anelli del torace distinti, 
quelli dell’ addome fusi in uno. Ha i nettari della normale lunghezza, 


poor 


sottili e cilindrici e dello stesso colore dell'addome. La coda ha lo stesso 
colore dei nettarii, ed è lunga ‘4 appena di essi; sotto il microscopio 
appare coperta di radi e brevi peli. Le zampe del colore dell’ animale 
hanno i tarsi bruni. In estate, sulle foglie. 

Questa specie rassomiglia, in qualche modo, al PhRorodon cha- 
maedris Pass., col quale però non si può identificare pel colore degli 
"occhi e per la maggiore prominenza dei denti del 1° articolo delle an- 
tenne e del tubercolo dentale, oltre ad altri secondari caratteri differenziali. 
Aphis origani Pass. 

In giugno e luglio, sulle foglie increspate e tra i fiori. 
Aphis clinopodii Pass. 
Colla specie antecedente. 
- Calamintha parviflora Lam. 
Aphis origani Pass. 
In luglio ed agosto, sotto le foglie. 
Calamintha nepeta Clairville. 
Aphis origani Pass. 
In giugno ‘e luglio, sulle foglie increspate, nei nodi e tra i fiori. 
Calendula officinalis L. 
Aphis calendulicola Monell. 
Nelle ajuole della palestra della ginnastica, in luglio ed agosto 
sulle foglie. 
Camellia japonica L. 
Toxoptera aurantii Boy. de Fonsc. 
In villa Della Riva, sulle gemme e sulle giovani foglie. Estate. 
Campanula trachelium L. 
Siphonophora campanulae Kalt. Sulle foglie e sul caule, in estate. 
Capsella bursa-pastoris Moench. 
Aphis brassicae L. 
In estate, sulle foglie. 
Aphis capsellae Kalt. 
Nelle sommità fiorite, in primavera. 
Carduus Gaertn. sp. varie. 
Aphis cardui L. 
In estate, sulle foglie e sulle infiorescenze. 
Aphis origani Pass. 
Sulla pagina inferiore delle foglie. Luglio. 


Miaggi i, AS 


Cercis siliquastrum L. 
Aphis papaveris Fbr. 
Sulle cime dei rami giovani e sotto le giovani foglie. Primavera. 
Cichorium endivia L. 
_ intybus L. 
Siphonophora picridis Fbr. 
Sul fusto e sulle foglie. Estate. 
Rhizobius sonchi Pass. 
In luglio, sulle radici, 
Cineraria L. sp. varie. Nelle serre della villa Della Riva, in febbraio. 
Siphonophora circumflera Buckton. Sulle foglie. 
— urticae Schrk. Sulle foglie. 
Rhopalosiphum lactucae Kalt. Sotto le foglie. 
Aphis cardui L. Sulle foglie, in marzo, 
Chrysanthemum L. 
Aphis cardui L. 
In luglio ed agosto, sui peduncoli fiorali. 
Aphis papaveris Fbr. 
In agosto, sui peduncoli fiorali, sulle infiorescenze e sulle foglie. 
Chenopodium L. 
Aphis atriplicis L. 
Nelle foglie ravvolte. Estate. 
Clematis vitalba L. 
Aphis vitalbae Ferr. 
In estate, nella pagina inferiore delle foglie. 
Convolvulus L. \ 
Siphonophora convolvuli Kalt. Sulle foglie, in primavera. 
Corylus avellana L. i 
Stiphonophora avellanae Koch, 
Sui giovani rampolli, durante tutta l' estate. 
Crataegus oxyacantha L. 
Siphonophora crataegi Monell. 
Sulle giovani foglie. Giugno. 
Aphis crataegi Kalt. 
Sulle foglie, dall’ aprile al giugno. 
Aphis mali Fby. 
In agosto, nelle foglie convolte ed all’ apice dei rami. 


— 57T — 


Crepis lapsanoides }roel. 
Siphonophora sonchi L. 
Sui peduncoli fiorali e qualche volta anche sulle brattee dell’ in- 
volucro dei capolini. 
Cydonia vulgaris Pers. 
Aphîs mali Fbr. 
In agosto, nelle foglie convolte ed all’ apice dei rami. 
Cynodon dactylon Pers. 
Pemphigus Boyeri Pass. Nelle radici. 
Tychea trivialis Pass. Sulle radici. Autunno. 
Cyperus L. 
— Myzocallis cyperi Macch. 
Sulle foglie, dall’ estate all’ autunno. 
Cypripedium L. In villa Della Riva, nelle stufe. 
Rhopalosiphum nymphaeae L. 
Dal gennaio al marzo, sui fiori e sulle foglie. 
Dactylis glomerata L. 
Siphonophora cerealis Kalt. 
In estate, sulle spighette e sulle foglie. 
Daucus carota L. ed altre specie di Dawcus. 
Siphocorine foenicoli Pass. Nelle ombrelle. Luglio. 
Aphis carotae Koch. Nei peduncoli fiorali e nelle ombrelle. Luglio, agos'o. 
Aphis lappae Koch. Sul collo delle radici. 
Aphis papaveris Fbr. Nei peduncoli fiorali e nelle ombrelle. Luglio. 
Aphis plantaginis Schrk. In agosto, nelle ombrelle. 
Dianthus caryophyllus L. 
Ihopalosiphum persicae Sultz. 
Sulle foglie e sui peduncoli fiorali, specialmente nelle stufe. 
Digitalis purpurea L. 
Aphis pupaveris Fbr. 
In villa Della Riva, sulle foglie. Agosto. 
Diplotaxis tenuifolia D. 0. 
Aphis brassicae L. 
Nelle foglie ed attorno ai fiori. Autunno. 
Echium vulgare L. 
Aphis symphyti Schrk. 
In estate, nelle foglie. 


AB 


Epilobium molle Lam. 
Aphis epilobii Kalt. 

All'estremità degli steli e dei fusti, in luglio ed agosto. Insieme a questi 
si trovavano gli individui d’un afide di colore affatto diverso, e cioè 
gialliccio uniforme, incontrati anche dal Kaltenbach, e che d’ accordo 
col chiarissimo autore, per la identità di forma, inclino a credere una 
semplice varietà dell’ Apris epilodi. 

Aphis plantaginis Schrk. 
Sulle foglie, sui rami e sui frutti, in agosto. 
Epilobium origanifolium Lam. 
Aphis papaveris Fab. Sulle foglie, in agosto. 

Più un afide sotterraneo, che ho visto una sola volta sulle radici, 
e del quale non saprei dire con certezza il genere, non essendomi più 
stato possibile di ritrovarlo; supposi si trattasse di una Schizoneura. 

Erigeron canadensis L. 
Siphonophora solidaginis Fbr. Sulle foglie. 
Aphis euphorbiae Kalt. Questa specie od una forma molto simile. Sui 
capolini e sulle foglie terminali, in agosto. 

Più le larve d’ una SipRonophora, che suppongo fosse la Siphono- 

phora erigeronensis Thomas. 
Euphorbia L. sp. varie. 
Syphonophora cyparissiae Koch. 
In estate, sulle foglie e tra le brattee. 
Aphis euphorbiae Kalt. 
Nelle infiorescenze, in estate. 
Tychea phaseoli Pass. 
Nelle radici, in autunno. 
Evonymus europaeus L. 
Aphis evonymi Fbr. 
In villa Della Riva, sotto le foglie terminali dei rami. Agosto. 
Festuca L. 
Tychea trivialis Pass. Sulle radici. Estate ed autunno. 
Foeniculum officinale All. 
Siphocoryne foeniculi Pass. 
Nelle foglie superiori e nelle ombrelle.. Autunno. 
Aphis genistae Scop. 
Sui fusti e sui peduncoli delle ombrelle. Luglio, agosto. 


de Ole 


Fragaria L. 
Aphis chloris Koch. 
Attorno ai fiori, in primavera. 
Rhizobius sonchi Pass. 
Nelle radici, in autunno. 
Galactites tomentosa Mch. 
ERhopalosiphum galactitis Macch. 
In primavera, sulla pagina inferiore delle foglie. 
Galium aparine L. 
Aphis papaverìs Fbr. Sui peduncoli e sulle foglie. 
Geranium molle L. 
Siphonophora malvae Mosley. Sulle foglie, in maggio. 
Hedera helix L. 
Aphis hederae Kalt. 

All’ apice dei giovani rami, nelle foglie e nei fiori, dalla primavera 
all’ autunno. 

Heliotropium europaeum L. Da me coltivato in vasi per altro scopo. 
Siphonophora solani Kalt. Sulle foglie in autunno. 
Aphis heliotropii Macch. Sp. nov. 

Gl’individui di questa specie, appena deposti, hanno le antenne di 
cinque articoli soltanto, ed i nettarii appena visibili. 

Forma vivipara attera. Ovato-allungata, di color giallo d’ottone, ma 
alquanto più pallida sul dorso. Testa mediocre; occhi rosso-scuri; 
fronte leggermente convessa; antenne lunghe appena quanto la metà 
dell’ animale, con i primi due articoli brevi e grossi, il terzo lungo 
quanto il 4° ed il 5°; l’estremità del 5° articolo, tutto il 6° ed il 
7° sono di color nero, gli altri giallo-pallidi. Gli anelli del torace e 
gli ultimi quattro dell’ addome sono ben distinti, gli altri sono fusi in- 
sieme. Nettariù brevissimi, poco più lunghi che larghi, ed a forma di 
tronco di cono; scuretti nei due terzi terminali. Zampe di mediocre 
lunghezza, giallo-pallide, colle articolazioni ed i tarsi oscuri. L’austello 
che raggiunge appena il 2° paio di zampe ha gli articoli 2° e 3° scuretti. 

Vive sulle foglie, durante tutto l’ autunno. 

Heliotropium peruvianum L. In Villa Della Riva. 
Ehopalosiphum staphyleae Koch. 
Sulle foglie, in autunno, ed anche durante l’ inverno nelle stufe. 
Holcus mollis L. 
Aphis holci Ferr. In primavera. 


Lai GO 


Hordeum vulgare L. 
Siphonophora cerealis Kalt. In agosto. 
Toxroptera graminum Rond. Sotto le foglie. Estate. 
Hyacinthus orientalis L. 
Rhopalosiphum persicae Sultz. 
In Villa Della Riva, nelle serre calde. Febbraio. 
Hypericum montanum L. 
—_ perforatum L. 
Aphis chloris Koch. 
Sui fusti, sui rametti e sui peduncoli fiorali. Luglio. 
Aphis papaveris Fbr. 
Colla specie antecedente. 
Inula L. 
Siphonophora inulae Ferr. Sulle foglie, in estate. 
Phorodon inulae Pass. 
Sulle foglie, sui peduncoli e sulle brattee dell’ involucro. Agosto. 
Jasminum officinale L. 
Aphis laburni ? Kalt. 
In tutto corrisponde ai earatteri di detta specie, però manca delle 
efflorescenze azzurre, delle quali è sempre cosperso l’Aphis Zaburni. 
Juniperus communis L. 
Lachnus juniperi Degeer. Nei ramoscelli dell’anno. 
Lactuca L. Sp. varie. 
Pemphigus lactucarius Pass. 
Nelle radici, in estate ed in autunno. 
Lilium candidum L. 
Aphis lilii ? Licht. Supposi che si trattasse di questa specie inedita del- 
_ l'egregio Lichtenstein: è però indubbiamente una specie nuova. 
Linaria cymbalaria Mill. 
Aphis linariae Licht. In estate ed in autunno. 
Valga per questa la stessa nota della specie antecedente. 
Lolium L. sp. varie. 
Sipha maidis Pass. Nella pagina inferiore delle foglie, in estate. 
Pemphigus Boyerì Pass. 
Nelle radici. Estate ed autunno. 
Lychnis dioica I). C. 
Siphonophora solani Kalt. 
Sulle foglie, in luglio. 


Le BASS 


Lythrum salicaria L. 

Myzus lythri Schrk. 

Nelle infiorescenze e sotto le giovani foglie, in luglio. 

Matricaria chamomilla L. 

Myzus matricariae Macch. Giugno e luglio. 

Aphis consolidae Pass. In maggio sulle foglie. 

Aphis papaveris Fbr. Sulle foglie, in giugno. 
Medicago L. sp. varie. 

Aphis medicaginis Koch. i 

Nelle foglie e sugli steli, dalla primavera al principio dell’ autunno. 

Myzocallis ononidis Kalt. Sulle foglie, in estate ed in autunno. 
Mentha L. i 

Siphonophora menthae Buckton. In estate, sulle foglie. 
Mespilus japonica L. 

Aphis mali Fbr. 

In villa Della Riva, sotto le giovani foglie. Giugno e luglio. 

Nerium oleander L. 

Aphis papaveris Fbr. Nei fiori, in villa Della Riva. Agosto. 

Per quante ricerche abbia fatte, su questa specie di pianta, in Pie- 
monte, non mi è stato possibile di trovare nessun altro afide. 

‘Ononis L. sp. varie. 
Aphis brunnea Ferr. Nelle foglie, in luglio ed agosto. 

Forma vivipara alata, non descritta dal Ferrari. Ovato-allungata, 
coll’ addome acuminato. Arferne poco più lunghe della metà dell’ani- 
male, coi due primi articoli nero lucenti, il 3°, il 4° ed il 5° giallicci e 
percorsi da una linea nera; gli ultimi due quasi totalmente neri. 
Testa mediocre, di color nero lucente; fronte convessa; occhi grandi e 
neri; l’austello di color giallo, raggiunge appena il 2° paio di zampe. 
Collo e torace di color nero lucenti. Addome castagno-scuro lucente, 
cogli ultimi tre anelli sufficientemente distinti, gli altri fusi in uno. 
Nettarii cilindrici, mediocri, nero lucenti, leggermente piegati verso 
l'interno; coda dello stesso colore e circa i 2/4 della lunghezza dei net 
tarùi. Zampe flave, coi farsì e le articolazioni quasi nere. Ali a vena- 
ture primarie gialle, le secondarie scure. PRE 

Myzocallis ononidis Kalt. Nelle foglie, in agosto. 
Ononis Columnae All. 
Aphis brunnea Ferr. 
In alto sui fusti e sotto le giovani foglie, dal giugno all’ agosto. 


Le GS 


Orobanche L. 
Aphis orobanches Pass. 
Sulle radici e sulla base del caule, in estate. 


Origanum vulgare L. 


Aphis origani Pass. Tra le brattee ed i fiori, in estate. 


Oxalis corniculata L. 


Aphis oralis Macch. Dall estate all’ autunno, su tutta la pianta. 


Papaver L. sp. varie. 


Aphis papaveris Fbr. 
Sulle foglie e sui fiori, in primavera. 


Parietaria officinalis L. 


Aphis capsellae Kalt. Sotto le foglie e sul fusto, in giugno e luglio. 
Aphis urticae Fbr. Sotto le foglie. Maggio. 


Phaseolus vulgaris L. 


Aphis papaveris Fbr. In estate. 
Tychea phaseoli Pass. Sulle radici, in autunno. 


Pelargonium L. sp. varie. 


Siphonophora malvae Mosìey. Sulle foglie, nelle stufe, in inverno. 


Petroselinum sativum Hoff. 


Aphis genistae ! Scop. 
È più probabile che si tratti d’ una forma intermedia tra questa specie 
e l’Aphis euphorbiae Kalt. Nelle ombrelle, in luglio ed in agosto. 
Aphis sedi Kalt. Corrisponde in tutto alla descrizione che ne dà il Chiaris- 
simo autore, però l’ austello non raggiunge il 3° paio di zampe. 


Poa annua L. 


Siphonophora cerealis Walk. Sulle foglie, in estate. 

Siphonophora poae Macch. Sp. nov. 
— Forma vivipara attera. Di forma ovato-allungata; lunga da 
mill. 214 a 2%. Antenne quasi lunghe quanto il corpo, nere ad ec- 
cezione dei primi articoli e del tubercolo frontale che sono brunicci; 
l austello, che raggiunge appena il 2° paio di zampe, ha i suoi due 
primi articoli di color verde-pallido ed il 3° nero. Zesta, anello del 
collo ed ultimo anello dell'addome rossicci: in tutto il resto l’ animale 
è di color verde intenso, ma frequentemente marmorizzato in bruno. 
Anelli del torace decisamente distinti, quelli dell’ addome poco distinti. 
Nettarii lunghi, nero lucenti, assottigliati verso l’ apice e leggermente 
ripiegati all’ infuori. Coda birilliforme, bianco-gialliccia e lunga da '/; 
a 24 i nettarii. Zampe appena rossiccie, coi tarsi neri, i femori per 


DO GRESE 


metà bruni e per metà rossicci. Al disotto, e specialmente sul ventre, 
l’animale è tutto quanto ricoperto da un polviscolo di color verde pallido. 
Forma vivipara alata. Antenne assai più lunghe del corpo e di 
‘color nero lucente, ad eccezione dei due primi articoli che sono di color 
verde-pallido. Testa di color giallo-aranciato tendente al bruniccio; 
occhi di color rosso-oscuro; fronte angolosa; 1’ austello nero col primo ar- 
ticolo verdiccio, supera di poco l'inserzione del 3° paio di zampe. Torace a 
fondo giallo con due macchie laterali ed una mediana posteriore di color 
bruno lucente, anello del collo verde. Addome di color verde-pallido, con 
una fascia mediana bruna, che arriva quasi fino ai nettarii dove si biforca. 
Nettarii lunghi, neri, leggermente ingrossati verso la base e verso 
l'apice, gradatamente assottigliati verso il mezzo. Coda 4 la lunghezza 
dei nettarii, verde pallida, trasparente e birilliforme. Zampe nere, colla 
metà superiore della tibia ed il terzo superiore del femore di color verde. 
Alì chiare e trasparenti, colle venature di color verde-bruno. In estate, 
sulle foglie e sulle spighette. 
Toroptera graminum Rond. 
Nella pagina inferiore delle foglie e sulle infiorescenze, in estate. 
Sipha glyceriae Kalt. In agosto, sulle foglie. 
Tychea trivialis Pass. Sulle radici, in autunno. 
Polygonum aviculare L. 
Aphis polygoni Macch. Sp. nuova. 
Forma vivipara attera. Lunga millimetri 1 + 34 a 2; ovato-allun- 
gata di color marrone-scuro uniforme, con alcuni punti bianchi vi- 
sibili a mediocre ingrandimento. Amntenne lunghe la metà dell’ ani- 
male, con i due primi articoli scuri, gli articoli 3°, 4° e parte del 5° 
bianchi, i due terminali neri. Occhi neri. L’austello che non raggiunge 
il 8° paio di zampe, ha l’ultimo articolo nero lucente. Il torace ha gli 
anelli ben distinti; nell’addome si vedono due solchi laterali. I nettarii 
bianchi sono un poco ingrossati alla base, e poco più lunghi che larghi; 
la coda è bianca e breve. Sul ventre gli anelli sono ben distinti, dello 
stesso colore che nel dorso, ma un poco meno intenso, e cospersi d’una 
finissima polvere. L'animale, guardato con una lente a 3 o 4 diametri 
d’ ingrandimento, si mostra finamente marmorizzato sul dorso. Le zampe, 
di color bianco, hanno i femori brunicci ed i tarsi neri. I giovani sono 
di color castagno. 
Forma vivipara alata. Lunga 2 mill. e 4 circa. Testa e torace di 
color nero ; l’addome di forma ovato-arrotondata è di color castagno. 


sl) a 


Le antenne sono lunghe appena 24 Vl animale, i due primi articoli, metà 
del 5° ed i due ultimi sono neri; gli articoli 3° e 4° colla prima metà 
del 5° sono bianchi con qualche macchia scuretta. Testa piccola, 
occhi neri. Il primo anello del torace è largo quanto la testa, gli 
altri due più larghi; gli anelli dell’ addome sono fusi insieme. Nettartì 
poco più lunghi che larghi, cilindrici e perfettamente bianchi; codicina 
dello stesso colore dei nettarii, e tanto lunga, quanto larga. L’ austello 
è giallo nei primi due terzi e nero all’ estremità; raggiunge appena 
il 2° paio di zampe. Il ventre è di color rosso-marrone. Ali grandi 
colle venature principali gialle, le secondarie bianche. Zampe bianche, 
coi tarsi neri, parte dei femori e l’ articolazione femoro tibiale nero-lu- . 
centi..All’apice dei rami e sulle gemme. Estate. 
Populus L. 
Chaithophorus populi Koch. 
Nelle foglie ed all’ apice dei giovani rami. Maggio e giugno. 
Populus nigra L. 
Chaitophorus leucomelas Koch. 

Nelle foglie, tra le ripiegature in forma di galle, sulla pagina infe- 

riore, per lo più ai lati del nervo mediano. 
Pemphigus bursarius L. 
Nelle galle legnose applicate contro i rami. Luglio, settembre. 
Pemphigus affinis Reaum. 

La forma vivipara attera nasce sotto una piccola ripiegatura del mar- 
gine delle foglie; la prole di questa va a formare numerose «famiglie, 
entro foglie rossastre ripiegate sul nervo mediano e combaciate coi mar- 
gini in guisa da formare una galla spuria rigonfia. Maggio, giugno. 

Pemphigus pyriformis Licht. 

Nelle galle del picciuolo. Aprile, giugno (specie inedita). 

Pemphigus spyrothecae Pass. 

Entro galle contorte ed aprentisi a spirale dei picciuoli delle foglie, 
formate per un semplice attorcigliamento del picciuolo, con. ipertrofia 
dei tessuti. Maggio, luglio. 

Pemphigus marsupialis Courchet. 

Nelle galle della nervatura mediana delle foglie. Aprile, giugno. 

Plantago major L. È 
Aphis plantaginis Schrk. Sulle spighe, in agosto. 
Platanus occidentalis L. 
Lachnus platani Kalt. Sotto le foglie, in settembre ed ottobre. 


Primula acaulis Jaca. 
Siphonophora malvae Mosley. Sulle foglie, in primavera. 
Prunus armeniaca L. | 
— domestica DL. 
Hyalopterus pruni Fbr. 
Nelle foglie e sui teneri rami, dalla primavera all’ autunno. 
Prunus Spinosa L. 
Aphis persicae Boy de Fonse. 
Im primavera, nelle foglie increspate. 
Pyrus communis L. î 
Myzus pyrarius Pass. Nelle foglie convolte, in primavera. 
Aphis cratacgi Kalt. Colla specie antecedente. 
Myzus oxyacanthae Schrk. 
Nelle foglie bolloso-convolte e rosso-sanguigne. Primavera, estate. 
Pyrus malus L. 
Aphis mali Fbr. 
Nelle foglie convolte ed all'apice dei rami, dalla primavera all'autunno. 
Aphis crataegi Kalt. Come*nel Pyrus communis L. 
Schizoneura lanigera Hartig. 
Intorno alle ferite dei vecchi tronchi con considerevole danno delle 
piante. Estate, autunno. 
Ranunculus acris L. 
| Aphis papaveris Fbr. 
Sui peduncoli fiorali e sui fiori, in agosto. 
Aphis ranunculi Kalt. 
Sul collo delle radici, in autunno. 
Raphanus L. sp. varie. 
Aphis brassicae L. Sulle foglie, in estate. 
Ribes grossularia L. 
— rubrum I. 
Myzus ribis L. 
Sulle foglie bollose ed increspate, dalla primavera al principio del- 
l’ autunno. 
Robinia pseudo-acacia L. 
Aphis robiniae Macch. sp. nuova. Sui germogli e sulle giovani foglie. 
Forma vivipara attera. Questa specie è intermedia tra il Myzus 
cerasi Fbr. e l’Aphis laburni Kalt., ma si distingue dal primo per 
avere il rialzo frontale brevissimò, le antenne più brevi ed i nettarii non 
Ann. XVII, | 5) 


0 


cilindrici, e dal secondo per avere la coda più breve in proporzione dei 
nettarii, che alla lor volta sono anche troppo assottigliati all’ apice; 
ma le differenze risulteranno più evidenti dalla seguente descrizione. 
Corpo ovato allungato, nero-lucente e lungo da mill. 214 a 2%. 
Antenne lunghe poco più che la metà del corpo, i di cui articoli 3°, 4° 
ed i primi ?/4 del 5° sono quasi bianchi, tutto gli altri perfettamente 
neri; i due primi articoli brevi e grossi, gli articoli 3° 4° e 5° che 
vanno gradatamente decrescendo in lunghezza, il 6° brevissimo, ed il 
7° lungo quanto il 3°. Occhi neri. L’austello, che raggiunge appena il 
2° paio di zampe, è di colore bianco-sporco col 8° articolo nero. 
Testa mediocre; anello del collo mucronato dalle due parti e largo 
quanto la testa, i due anelli del forace che gli fanno seguito sono'larghi 
e ben distinti; quelli dell'addome fusi insieme, ad eccezione dei due 
ultimi che sono distinti. Netftarì lunghi, sottili, distintamente assotti- 
gliati all'apice, totalmente neri e lucenti come l’ intero corpo. Ripiegatura 
anale visibile. Coda, 14 della lunghezza dei nettari, nera-lucente, e co- 
nica. Zampe bianche coi tarsi, la porzione del femore prossima al- 
l'articolazione femoro tibiale e l’ anca escuri. 

Forma vivipara alata. Piriforme. È lunga due millimetri, non com- 
prese le.ali, che sono molto grandi in proporzione dell’ animale. Le 
antenne, che arrivano fino alla base dei nettari, hanno scuretti i primi 
articoli e gli articoli terminali, mentre che il 3°, il 4° ed il 5° sono 
quasi totalmente bianchi. Occhi neri.. Testa piccola, di colore nero 
lucente, del pari che il torace. Addome di color verde-scuro, chiazzato | 
da parecchie macchie trasversali nere; i suoi anelli sono fusi in uno. 
Nettarì e codicina come nella femmina attera, ma i primi un poco 
più brevi che in quella. Zampe identiche a quelle della femmina:attera. 
Ali assai grandi, colle venature bianche. 

Le ninfe e le larve sono ricoperte da un polviscolo ae -cenerino. 

Rosa L. Sp. v. coltivate e spontanee 
Siphonophora rosae L. 
Nella pagina inferiore delle foglie, nei germogli e sui peduncoli fiorali. 
Primavera autunno. 
Siphonophora rosaecola Pass. 
All’apice dei rami e delle giovani foglie, in aprile e maggio. 
Myzus tetrarhoda Walk. 
. Sulle giovani foglie ed all’ apice dei rami, in agosto. 
Hyalopterus trirhoda Walk. In estate, sulle foglie. 


gra 


Rubus L. 
Aphis urticae Fbr. Sulle foglie e sui teneri germogli, in luglio ed in agosto. 
Rubus idaeus L. 
Siphonophora funesta Macch. Sp. nov. Da non confondersi colla Sip. 
rubi Kalt.; ha però una qualche rassomiglianza colla Sip. sonchi L. 

Vive sui teneri germogli e sulle tenere foglie, arrecando gravissimi 
danni. Dal maggio al luglio. 

Forma vivipara attera. Di forma ovato- allungata. Antenne più lunghe 
del corpo cogli articoli 1° e 2° di color rosso-bruno, il 8° gialliccio, il 
4° giallo nel mezzo soltanto, gli altri articoli neri. La festa ed i tuber- 
coli frontali rosso-bruni. Occhi neri. Torace ed addome, a fondo di 
color rosso-bruno, marmorizzati in nero lucente. Il forace è assai assot- 
tigliato ed ha gli anelli ben distinti; gli anelli dell’ addome, ad ecce- 
zione dell’ ultimo, sono tutti fusi insieme; l addome al di sopra è pia- 
neggiante ed ha due incisure, longitudinali, laterali. Nettarii lunghi, 
cilindrici, però ingrossati leggermente alla base, incurvati in dentro, a 
fondo di color giallo, con macchie, anellate, nere. La coda, che è molto 
assottigliata, è di color giallo con una macchia giallo-aranciata al di- 
sopra; la sua lunghezza è di !4 a ?4 quella dei nettari. Zampe lunghe 
e gialle, coi tarsi e le estremità dei femori neri. Awustello giallo col 
terzo articolo nero. Tutto l’animale è lungo ‘circa 3 millimetri. I gio- 
vani sono di color rosso-castagno. 

Forma vivipara alata. Di forma ‘ovato-allungata, assottigliata in 
avanti. Le antenne, quasi totalmente bianche, hanno soltanto una lunga 
macchia oscura al 3° articolo. esta piccola, di color rosso-vinoso. 
Occhi mediocri e neri. Anello del colo rosso-bruno; gli altri anelli del 
torace giallo citrini. Addome appiattito, dello stesso colore dell’ anello 
del collo, con due macchie anellate gialle che circondano la base dei 
nettarii. Nettarii, codicina e zampe come quelli della forma vivipara 
attera. Le alî hanno le venature primarie bianche, le secondarie brune. 
I giovani di queste sono più chiari di quelli della forma attera e si 
mostrano cospersi di un bianco polviscolo. 

Aphis urticae Fbr. i 
Sulle sommità dei rami e nella pagina inferiore delle giovani foglie, 
in agosto e settembre. 
Rumex conglomeratus Sclereb. 
Aphis acetosae Fbr. 
Sul fusto, sui rami ed attorno ai frutti, in agosto. 


GS. Garne 


Aphis rumicis L. 
Nelle foglie increspate convolte, e sulle cime apicali, in estate. 
Salix L. sp. varie. 
Aphis saliceti Kalt. Nei giovani rami, in giugno. 
Aphis spectabilis Ferr. In giugno e luglio. 
Cladobius populae Kalt. Intorno ai rami, dal maggio all’ ottobre. 
Chaithophorus capreae L. Fbr. Sulle foglie, in maggio e giugno. 
_ vitellinae Schrk. Intorno ai ramicelli, sui picciuoli e sott 
le foglie, in luglio. 
Lachnus viminalis Pass. Intorno ai rami, in autunno. 
Sambucus nigra L. 
Aphis sambuci L. Kalt. Sui giovani rami e sulle infiorescenze, dalla 
primavera al luglio. 
Aphis sambucaria Pass. Sotto le foglie, in ottobre. 
Scabiosa L. 
Aphis scabiosae Schrk. Sui peduncoli fiorali, in estate. 
Scorzonera hirsuta L. 
Aphis papaveris Fbr. 
Sulle brattee dell'involucro, sulle foglie e sui peduncoli, in agosto. 
Scrofularia T. 
Siphonophora scrophulariae Buckton. Sulle foglie e sui fiori, in primavera. 
Sedum fabaria K. 
Aphis sedi Kalt. Sotto le foglie ed all'estremità dei rami fioriferi, in agosto. 
Setaria L. 
Aphìs avenae Fbr. Sulle foglie, in estate . 
Tychea setaria Pass. Nelle radici. 
Silene inflata L. 
Aphis silenae Ferr. Nelle giovani foglie, in giugno. 
Sinapis alba L. 
Aphis brassicae L: Sulle foglie. Primavera, estate. 
Solanum nigrum L. . 
Aphis papaveris Fbr. Sui rami, sui picciuoli e sulle foglie. Luglio. 
—  silybi Pass. Sotto le foglie increspate. Estate. 
Sonchus L. sp. varie. 
Siphonophora sonchi L. Steli e peduncoli fiorali. Estate, autunno. 
Rhopalosiphum lagiucae L. Sulle foglie, nei peduncoli fiorali, e nelle 
brattee dell’ involucro. Estate, autunno. 
Trama troglodytes Heyd. Nelle radici. Estate, autunno. 


i 


Rhizobius sonchi Pass. Nelle radici, in autunno. 
Tanacetum vulgare L. 
Myzus tanaceti L. All’ apice dei rami e sui peduncoli. Aprile e maggio. 
Taraxacum dens leonis Desf. 
Aphis tararaci Kalt. Su tutta la pianta, in primavera. 
Tilia L. 
Pterocallis tiliae L. In estate, nella pagina inferiore delle foglie. 
Siphonophora tiliae Monell. Sulle foglie. Estate, autunno. 
Tragopogon porrifolius L. 
Aphis tragopogonis Kalt. 
Sotto le foglie e nei capolini. Luglio, agosto. 
Trifolium repens L. 
Siphonophora ulmariae Schrk. Sulle foglie, in estate. 
Aphis medicaginis Koch. Sotto le foglie e sui fusti. Estate, autunno. 
Triticum vulgare Vill. ; 
Siphonophora cerealis Kalt. Tra le spighette, in primavera. 
Aphis avenae Fbr. Sulle foglie, in novembre. 
Ulmus americana , 
Schizoneura compressa Koch. 
Nelle galle pezziolate ed appiattite delle foglie, in estate. 
Ulmus campestris Sm. 
Tetraneura rubra Licht. 
= ulmi Geofîr. 
Sulle galle follicolari rossigne delle foglie. Maggio. 
Schizoneura lanuginosa Hartig. 
Nelle foglie mutate in grosse pseudo-galle vescicose. Giugno. 
+ Schizoneura ulmi Geoff. 
Nelle foglie bollose rivoltate della varietà sugherosa, in giugno. 
Urtica dioica L. 
Aphis urticae Fbr. 
Nelle sommità e nella pagina inferiore delle foglie. Luglio. 
Verbascum L. 
Aphis verbasci Schrk. Sotto le foglie e tra i fiori, in estate 
Verbena chamaedryfolia Juss. | 
Siphonophora malvae Mosley. Sulle foglie, nelle stufe. Inverno. 
Iopalosiphum persicae Sultz. Coll’ altra specie. 
Vicia L. ve 
Aphis papaveris Fbr. Nelle sommità fiorite. 


Deco (4 gt 
Viola tricolor L. 


Siphonophora malvae Mosley. Sulle foglie, in primavera. 
Zea mais L. 


Aphis papaveris Fbr. Sulle spighe e nelle pannocchie terminali. Luglio 
e agosto. 
Sipha maydis Pass. Sotto le foglie, in luglio. 


Torxroptera graminum Rondani. Sotto le foglie. Agosto e settembre. 


Tetraneura ulmi Kalt. (Forma sotterranea). Nelle radici, in giugno e luglio. 
Tychea setariae Pass. Nelle radici, in settembre. 


Gabinetto di Storia Naturale del R. Istituto tecnico di Viterbo 
1 gennaio 1885. 


SULLA VITA LATENTE 
DEGLI OVULI DEL BACO DA SETA 


- DURANTE L’IBERNAZIONE 


RICERCHE SPERIMENTALI 
del Prof. LUIGI LUCIANI 


Direttore del Laboratorio di Fisiologia nel R. Istituto di Studi Superiori di Firenze 


È un fatto volgare che gli ovuli del baco da seta emessi alla 
fine dell'estate, non son capaci di svilupparsi e dischiudersi che 
dopo svernati, vale a dire al ritorno della primavera. Ciò dimo- 
stra che sotto l’influenza del freddo invernale, essi subiscono 
importanti cangiamenti, i quali sebbene tuttora ignoti nella loro 
natura, sono certamente indispensabili alla loro facoltà evolutiva. 
Se dunque a primavera gli ovuli sono altra cosa di ciò che erano 
in autunno, perchè hanno acquistata la capacità di svilupparsi 
sotto l’influenza del calore che prima non avevano, parrebbe 
logico il concludere che durante il tempo dell’ ibernazione essi sî 
maturino come germi, e quindi vivano di una vita a//iva e non 
puramente virfuale; che essi sieno in rapporto di scambio.mate- 
riale col loro ambiente, in una parola che essi respirino assumendo 
ossigeno ed emettendo acido carbonico (1). Eppure basta una sem- 
plice riflessione per revocare in dubbio il valore assoluto di sif- 
fatta conclusione che sembra tanto limpidamente fluire dalle 
premesse. — È dimostrato che occorra tutta la lunga stagione in- 
vernale perchè avvenga quella maturazione dei germi che lì 
. renda atti allo sviluppo ? Se invece l’esperienza dimostrasse che 


(1) Vedi Cl. Bernard — Lecons sur les phénomènes de ]a vie communs aux 
animaux et aux vegétaux — Paris 1878 ,pag. 92-93. 


none 


a cotesto scopo fosse sufficiente un’azione frigorifera intensa di 


breve durata, non dovrebbe allora esser legittimo il sospetto che 


il freddo invernale, per maturare i germi, non abbia che a sospen- 
derne del tutto le funzioni, conducendoli allo stato d’indifferenza 
chimica o di vita latente, da cui poi si ridestano ai primi tepori 
primaverili? 

Gli esperimenti del Duclaux (1) dimostrano appunto il fatto 
che si può sostituire il lungo inverno naturale con un inverno ar- 
tificiale di corta durata. Basta sottomettere gli ovuli dei bachi da 
seta non ancora svernati, ossia in autunno, alla temperatura zero 
per sole ventiquattro ore, perchè essi diventino capaci di svilup- 
‘ parsi e di dischiudersi sotto l’ influenza successiva del calore d’ in- 
cubazione. Non potrebbe essere dubbio il sigrificato di cotesto 
fatto: — esso dimostra che la così detta maturazione del germe 
ché ha luogo durante l’ibernazione, non consiste (come general- 
mente si ritiene) in uno sviluppo lento, insensibile, favorito dal- 
l’azione del freddo, che è necessario preceda l'evoluzione embrionale 
e la schiusura dell'ovulo operata dal calore; ma piuttosto in un 
cangiamento dello stato fisico di aggregazione del profoplasma 
germinale che possa compiersi indipendentemente da qualsiasi 
attività fisiologica dell’ovulo, e che anzi si compia più facilmente 
e prontamente quando le funzioni vitali di esso sieno molto de- 
presse o sospese del tutto. È evidente infatti che l’azione del 
freddo in generale non può che deprimere le attività vitali, ed è 
assai probabile a priori, che la temperatura di zero gradi, agendo 
sugli ovuli del baco da seta, debba sospenderne in maniera assoluta 
le funzioni conducendoli nello stato di vifa latente. 

Coll’argomento dell’ibernazione degli ovuli del filugello si 


rannoda più di un problema che nello stato attuale delle cono- 


scenze non può ricevere una soluzione netta, precisa, e incontro- 
versa. Alla temperatura nella quale si effettua per solito l’iber- 
nazione naturale o artificiale, gli ovuli vivono effettivamente, vale 
a dire respirano, oppure si trovano nello stato di vila virtuale 0 


(1) Citato dal Bernard. 


* da; 
le 


CAN 
tatente, come è noto avvenire pei grani del frumento ? Supposto 
che in dette condizioni la respirazione degli ovuli abbia luogo, è 
questa necessaria alla integrità vitale di essi, o almeno utile al 
loro futuro sviluppo ed evoluzione, oppure del tutto indifferente 
o superflua? Durante l’ibernazione possono gli ovuli rimanere 
per lungo tempo confinati in ambienti assolutamente irrespirabili 
senza perire, senza perdere la loro capacità germinativa, e senza 
alcun danno apprezzabile della loro vita avvenire? La tolleranza 
degli ovuli ibernanti pei gas irrespirabili o tossici è subordinata o no 
alla temperatura dell'ambiente? — A chi ci rivolgesse una qualun- 
que di coteste dimande, noi non sapremmo dare con piena convin- 
zione alcuna risposta precisa, fondandoci sui fatti sperimentali 
finora pervenuti a nostra conoscenza. Così secondo le ricerche 
di E- Mouline, ie uova dei bachi sopravvivono dopo essere state 
racchiuse durante l’inverno in un ambiente di acido carbonico (1). 
Medesimamente dai risultati sperimentali del Prof. Luvini si ricava 
che le uova, confinate entro diversi gas irrespirabili per un tempo 
abbastanza lungo, non ne risentono alcun danno apparente (2). 
Invece il Verson e il Quajat sostengono per propria esperienza 
« che unseme conservato costantemente (?) in un’atmosfera di acido 
« carbonico, contrariamente. alle osservazioni del Sig. Mouline, 
« muore fino all’ ultimo grano senza dar luogo a nascita alcuna. » 
Ripetute poi su vasta scala e acconciamente variate le ricerche 
sullo stesso argomento, pervennero a risultati, che sebbene poco 
| coerenti nei loro particolari, si piegano tuttavia alle seguenti con- 
clusioni generali: — 1° L’immersione del seme in atmosfere chiuse 
di ossigeno, d' idrogeno, di acido carbonico, sia durante la sverna- 
tura che dopo, sia a temperatura bassa che media (5° — 9° R.,) 
produce presso a poco i medesimi effetti. 2° L’ immersione del 
seme in detti ambienti per breve tempo (3 - 9 giorni) determina la 
morte ossia impedisce la nascita di una gran parte degli ovuli 
(40 — 60 °/ circa); l immersione-di. più lunga durata (20 — 100 


(1) Citato dal Verson per un lavoro pubblicato in un giornale di Lione. 
‘(2) Annali della R. Accademia di Agricoltura — Torino 1878. 


ie; 


giorni circa) o uccide tutta intera la partita o permette solo la 
schiusura di pochi bacolini isolati (1). 

Bastino queste brevi citazioni per dimostrare quanta incertezza 
e oscurità regni tuttora sui fatti che hanno rapporto coll’ argo- 
mento della respirazione degli ovuli. Sarebbe inefficace qualsiasi 
ragionamento astratto per spiegare la contradizione che corre 
tra i risultati del Mouline e del Luvini e quelli del Verson e 
Quajat. Ma anche considerando solo gli esperimenti di questi ul- 
timi, come rendersi conto del fatto che l'immersione degli ovuli 
nell’ossigeno produca il medesimo effetto che l’ immersione in gas 
irrespirabili come l'idrogeno e l’acido carbonico? Come avviene 
che gli ovuli, sottoposti ad un medesimo ambiente incongruo, non ri- 
sentano tutti lo stesso danno, e mentre molti periscono altri riman- 
gono capaci di svilupparsi in modo normale? — Dalle ricerche 
praticate dai suddetti sperimentatori per chiarire almeno in parte 
coteste incognite, furono raggiunti risultati talmente contradittori 
da indurli a concludere colle seguenti parole: « Confessiamo in- 
« genuamente di non saperci raccapezzare per ora fra dati così 
« discordi, e riserbiamo ogni giudizio per quanto ci sarà concesso 
« di ritornare con prove più numerose e concludenti su questo 
« argomento spinosissimo ».' 

Messa così in vista l'assenza pressochè assoluta di idee chiare 
e solidamente fondate sull’argomento della respirazione degli ovuli 
ibernanti del filugello, e considerando la non poca importanza che 
al medesimo si connette, tanto dal punto di vista della fisiologia 
generale, che da quello della tecnica industriale della così detta 
svernatura del seme bachi, m’indussi a farne soggetto di alcune 
ricerche sperimenteli, che eseguii nei due decorsi anni 1883-84, 
valendomi dei semi della migliore razza nostrana a bozzolo giallo 
confezionati in Ascoli Piceno nello Stabilimento Bacologico dei 
fratelli Luciani coi più rigorosi metodi di selezione. Trattasi di 
un primo saggio di ricerche, le quali perciò non hanno per ob- 
biettivo di risolvere tutte le diverse questioni inerenti all’ar- 


(1) Annuario della R. Stazione Bacologica di Padova. Vol. VII — Padova 1880. 


= joe 


gomento, ma prendono specialmente di mira il problema fondamen- 
tale che ha maggiore interesse per la pratica, quello cioè di ben de- 
terminare se gli ovuli durante l’ibernazione abbiano o no bisogno 
di respirare, per conservare la loro vitalità 0 capacità germinativa. 

A risolvere il quesito, naturalmente mi si offrivano due di- 
verse vie: il-mel/odo chimico, consistente nel determinare le mo- 
dificazioni subite dall'ambiente in cui gli ovuli ibernanti furono per 
un certo tempo confinati; e il metodo fisiologico consistente nel- 
l’apprezzare i cangiamenti subiti dagli ovuli stessi, per effetto della 
loro protratta immersione in ambienti incongrui al normale scam- 
bio respiratorio. Senza rinunciare al primo metodo, col quale però 
non ho finora eseguito che poche ricerche incomplete con risul- 
tati poco dimostrativi, io mi sono attenuto al secondo metodo, di 
più facile esecuzione, e più direttamente conducente alla soluzione 
del proposto quesito. 

Esporremo dapprima in succinto i nostri esperimenti e i ri- 
sultati obbiettivi ottenuti, riserbandoci infine a trarre le nostre 
conclusioni. 


Il 15 ottobre 1882 alcuni saggi di seme bachi della medesima 
razza nostrana e dello stesso allevamento, furono posti a svernare 
in un ambiente a temperatura bassa pressochè costante (7 — 8° C), 
variamente condizionati nel seguente modo : 


Saggio A. in un recipiente aperto all’aria libera. 

« B. in un ampolla sigillata ripiena di aria umida. 

« C. in un’ampolla sigillata ripiena di aria comunicante, mercè 
un tubo di vetro ricurvo che esce dal turacciolo, con 
un piccolo fiaschetto contenente dell’acido solforico 
anidro (aria secca normale). 

« D. sospeso entro una campana sigillata nel piatto ripiena 
di aria, e contenente in due piccole capsule acido 
solforico anidro e pezzetti di potassa caustica (arza 
secca e priva di CO°). 

« E. chiuso perfettamente in un’ampolla ripiena di acido 
carbonico. 


di) 


Saggio F. sospeso entro una campana sigillata nel piatto, fornita 

di un rubinetto al suo culmine, e di un manometrino 
a mercurio al fianco, ripiena di acido carbonico e con- 
tenente un vasetto con soluzione di potassa. (Il mano- 
metro non segnava che una leggera pressione negativa 
nell'interno della campana per assorbimento di CO*. 
È evidente che la tenuta dell'apparecchio non era 
perfetta). 

« G. chiuso in un provino ripieno di ossido di carbonio. (La 
punta affilata del provino fu saldata alla lampada). 

« H. chiuso in un provino ripieno d’74rogeno. (La punta affi- 
lata del provino fu saldata alla lampada). 


Il 16 aprile 1883 vale a dire dopo 152 giorni, gli otto saggi 
di seme furono tutti estratti dai loro recipienti, messi all’aria 
libera collocati in altrettante scatoline di cartone, e posti in 
un ambiente della temperatura di 15 — 16° C, per incominciare l’in- 
cubazione graduale. Finalmente il 6 maggio furono posti in una 
specie di stufa ventilata ad una temperatura iniziale di 20° C. che 
cresce regolarmente di giorno in giorno, fino al massimo di 25 — 
26° C. 


Saggio A. — La mattina dell’11 maggio cominciano a nascere 
alcuni bacolini. Fra il 12 e il 13 nascita completa. 

« B. — Tenuto nella stufa fino al 14 maggio senza che na- 
scesse neanche un bacolino. Il colore del seme tende 
al paonazzo, conserva la turgidezza normale. Os- 
servato il contenuto al microscopio, presenta i soliti 
corpuscoli rotondi normali di svariata grandezza. 

« C. — La mattina del 12 comincia a dischiudere. Tra il 13 
e 14 la schiusura è completa. 

« D. — Comincia a nascere qualche bacolino la mattina del- 
l' 11. Al 12 nascita in gran quantità. Al 13 è pres- 
sochè tutto dischiuso. 

« E. -- La mattina del 12 nasce quasi la metà. Al 13 è 
tutto nato. 


ao Ly it 


Saggio F. — La mattina del 10 qualche bacolino. AIl’11 nascita 
in gran copia. Al 12 nato quasi in totalità. 
« G. — La mattina del 10 alcuni bacolini. All’11 e al 12 
nascita pressochè completa. 
« H. — Nessuna nascita fino al 14. Il seme presenta gli stessi 
=. caratteri di quello del saggio B. 


Riassumendo questi risultati obbiettivi si ha: 

1° Gli ovuli racchiusi in aria umida e nell’ idrogeno (Saggi B 
e H) hanno perduto la loro /acoltà germinativa. 

2° Tutti gli altri sono nati normalmente come quelli esposti 
all’aria libera. 


8° Gli ovuli racchiusi in arîa secca (Saggio C) si sono mo- 
strati alquanto tardivi a nascere, quelli immersi in ossido di car- 
bonio (G) alquanto precoci, quelli trattati all’acido carbonico (E) 
sono nati contemporaneamente a quelli esposti all’aria aperta. 
Dietro questi risultati io mi formai nettamente il concetto 
che la vitalità degli ovuli ibernanti non sia subordinata alla pre- 


senza dell’ossigeno dell’aria, perchè sì conserva anche dopo essere - 


stati confinati per molto tempo in ambienti di CO° e di CO. Il 
che porta a concludere che gli ovuli ibernanti, posti in dette 
condizioni, o non respirino affatto e trovinsi nello stato di vita 
latente assoluta, o cadano in questo stato senza nocumento della 
loro vitalità dopo aver speso respirando tutto l'ossigeno di prov- 
vigione immagazzinato nel loro protoplasma. Per quanto infatti si 
voglia immaginar lento il consumo e abbondante la provvigione 
dell'ossigeno, è impossibile ammettere che basti a mantenere la 
respirazione e la vita attiva per 152 giorni. 

Il fenomeno della sopravvivenza degli ovuli immersi per lungo 
tempo in gas irrespirabili ha tutti i caratteri netti di un fatto 
positivo che si verifica in condizioni determinate, e che non può 
esser distrutto da altri fatli negativi osservati in condizioni cer- 
tamente differenti. Per negarne l’importanza bisognerebbe niente 
meno dimostrare che nei miei esperimenti non avessi veramente 
adoprato CO* e CO, o che almeno le ampolle non fossero state 


@ 


i o 


ben sigillate, il che spero non verrà in mente ad alcuno di so- 
spettare. 

Che gli ovuli sopravvissero non solo nell’acîdo carbonico, 
ma anche nell’ossido di carbonio, gas eminentemente tossico, ci 
dimostra che molto probabilmente non ebbe luogo tra gli ovuli e 
questi gas alcun notevole processo di diffusione, da compromettere 
la vitalità dei germi. Questo stesso concetto vale a spiegarmi per 
opposizione gli effetti mortiferi esercitati dall’ idrogeno, che es- 
sendo il più leggero e diffusibile dei gas, ha potuto certamente 
penetrare nell’interno degli ovuli e alterare — se non per azione 
chimica per semplice azione meccanica — la delicata struttura del 
protoplasma germinale. 

Ma resta un altro fenomeno di assai più difficile interpreta- 
zione. Come spiegare l’azione mortifera esercitata sugli ovuli dalla 
semplice aria umida confinata? — Siccome l’aria secca confinata, 
priva o no di CO', non esercitò alcuna nociva influenza sugli ovuli, 
si sarebbe indotti a sospettare che la presenza del vapor acqueo 
abbia occasionato la morte degli ovuli. Ma in che modo? Forse 
favorendo lo scambio respiratorio e impedendo agli ovuli di en- 
trare prontamente nello stato di vita latente? — Prima di affi- 
darci a questa ipotesi ardita, passiamo ad esporre i risultati di 
una seconda serie più numerosa di ricerche compiute nello scorso 
anno. 


Il 10 gennaio 1884 si pesano con una bilancia di precisione 
(sensibile al decimo di milligrammo) 14 saggi di 4 grammi cia- 
scuno di seme bachi selezionato di razza nostrana e dello stesso 
allevamento, e si pongono entro appositi fiaschetti della capacità 
di circa 800 cent. cub. nelle condizioni seguenti: 


Due saggi (A e A’) all’aria libera. (I colli dei fiaschi sono lasciati 
senza turacciolo). 
« (B e B) all'aria chiusa umida. (I fiaschi sono chiusi 
con turaccioli di sughero e quindi saldati e 
coperti di mastice). 


PAPA 


Due saggi (C e C') all’aria chiusa secca. (Ciascun fiasco comunica 
con una piccola ampolla contenente aciîdo s0/- 
forico anidro, mercè un tubo di vetro ricurvo 
che esce dal turacciolo diligentemente saldato). 

« (D e D') all’ossigeno. (Ciascun fiasco ha il turacciolo at- 
; traversato da due tubi di vetro, uno dei quali 
si prolunga fino al fondo del recipiente. Si 
mette in comunicazione quest’ultimo con una 
corrente di ossigeno puro proveniente da un 
gassometro, e quando si è sicuri che tutta 
l’aria è stata scacciata e sostituita dall’os- 
sigeno, si saldano alla lampada le estremità 
dei due tubi). 


« (E e E’) all’acido carbonico. (Si riempiono i due fiaschi 
di CO° collo stesso metodo di D D'). 

« (F e F”) all'ossido di carbonio. (Si riempiono i due 
fiaschi nel modo suddetto). 

« (G e G') all'idrogeno. (Si adoprano come recipienti due 


piccole storte affinchè il riempimento coll’ H 
col metodo dello spostamento riesca perfetto. 
Le estremità dei tubi delle storte vengono 
saldati alla lampada). 


I primi sette saggi A, B, C, D, I, F, Gsi collocano in un 
ambiente della temperatura di 5 — 6° C., consistente in una camera 
calorimetrica di un metro cubo di capacità, da me ideata e fatta 
costruire per uso del mio Laboratorio. Essa è congegnata in guisa 
da non poter disperdere nè assorbire calore, da mantenere quindi 
pressochè costante una qualsiasi temperatura iniziale. 

Gli altri sette saggi A‘, B,' C‘, D', E', F', G' sono collocati 
nel mio gabinetto, risealdato durante l'inverno ad una tempera- 
tura che oscilla tra 12 e 15° C. 

Il 27 marzo,vale a dire 76 giorni dopo, i 14 saggi di seme 
bachi sono tratti fuori dai loro recipienti, immediatamente ripe- 
sati, e quindi collocati in piccole guantiere di cartoncino, e con- 


= e 


dotti nel gabinetto alla temperatura di 15° C. Le pesate diedero 
il risultato che si legge nel seguente specchietto: 


PESO DIFFERENZA PESO DIFFERENZA 


A=gr. 4, 017| + gr. 0,017 AI 
B= » 3,99] — » 0,007 B/ 


3,669 | — 0,331 (1) 
3,948 | — 0,052 


l_all 


C= » 3,9755| — » 0,024 CI = 3,864 | — 0,196 
D= » 4,004| + » 0,004(2) | D' = 3,909 | — 0,091 (3) 
E= » 3,993] — » 0,007 E! = 3,972 | — 0,028 
F= » 3,981] — » 0,019 F/ = 3,99 | — 0,041 
G= » 3,982] — » 0,018 GI = 3,972 | — 0,028 


Riassumendo i dati che possono ricavarsi dalle pesate, rile- 

viamo quanto appresso. 

1° Non tenendo conto del risultato della pesata di saggio D 
(leggasi la nota relativa), si ottenne una diminuzione di peso in 
tutte le partite, ad eccezione del saggio A lasciato all'aria libera, 
che subì un notevole aumento. 

2° La diminuzione di peso subita dai saggi tenuti a tem- 
peratura bassa, fu assai minore di quella subita dai saggi te- 
nuti a temperatura moderata. . 

8° La diminuzione massima di peso si ebbe nei saggi C e 
C' tenuti in aria secca confinata ; la minima nei saggi B e B', 


(1) La mattina del 27 marzo quando venne ripesato il saggio A/ molti bacolini erano 
nati spontaneamente, vale a dire senza speciale incubazione. La forte diminuzione di 
peso dipende certamente da cotesto fatto, e rappresenta in certo modo la misura del con- 
sumo materiale che accompagna lo sviluppo embrionale degli ovuli. 

(2) Quando s’ introdusse nel fiasco l'ossigeno vi penetrò qualche goccia d’acqua dal 
tubo di gomma del gassometro, che umettò il seme, che al 27 marzo si presentava di co- 
lor bruno, adeso alle pareti del fiasco e agglutinato da non poterlo estrarre facilmente. 
A raggiungere questo intento fu d’uopo introdurre acqua nel fiasco per distaccare il 
seme dalle pareti; quindi l’acqua col seme furono versati in un filtro, fu fatto asciugare 
il seme alla temperatura di 15° C, e poscia pesato. Certamente l'aumento di peso pro- 
venne in questo caso dalla subìta lavatura. 

‘ (3) Anche il saggio D’' come il D presentava il seme umido e alquanto aderente 
alle pareti del fiasco; tuttavia con un po’ di pazienza si riescì ad estrarlo tutto senza bi- 
sogno di lavatura e senza perdere neanche un acino. 1 


SERA geo 


E e E' tenuti in aria umida confinata e in CO? la media nei 
saggi Fe F, G e G' tenuti nel CO e nell H. 

Questi fatti si lasciano facilmente interpretare con concetti 
assai semplici d’ordine puramente fisico. 

È evidente che l’aumento di peso subito dal saggio A non 
può dipendere che da assorbimento di vapor acqueo effettuato 
dagli ovuli all’aria libera sotto bassa temperatura. Se si suppone 
che durante l’ibernazione gli ovuli respirino, si dovrebbe avere 
necessariamente, per eliminazione di carbonio, una perdita pro- 
gressiva del loro peso, proporzionale alla vivacità dello scambio 
gassoso. Ma posto anche, che cotesto consumo potesse essere in 
parte o anche del tutto compensato da un progressivo assorbimento 
di acqua, non si può negare che il notevole accrescimento di peso 
presentato dal saggio A è assai male conciliabile col supposto che 
durante l’ ibernazione gli ovuli respirino e quindi consumino, men- 
tre s'intende facilmente come semplice effetto di puro assorbi- 
mento di acqua durante la perfetta indifferenza vitale degli ovuli. 

Il fatto che gli ovuli tenuti a temperatura moderata subiscono 
una diminuzione di peso assai maggiore di quelli tenuti a tem- 
peratura bassa, potrebbe far sospettare che i primi respirino più at- 
tivamente che i secondi: ma se si considera che il fatto si osserva 
non solo nei saggi chiusi in ambienti ossigenati, ma anche in 
quelli immersi in gas irrespirabili, è chiaro che non può essere 
spiegato che come effetto di esalazione di vapor acqueo che deve 
evidentemente esser proporzionale alla temperatura dell’ambiente. 

La riprova che veramente la diminuzione di peso verificata 
in generale in tutti i saggi di ovuli racchiusi in ambienti confi- 
nati dipenda unicamente da esalazione di vapor acqueo subita dai 
medesimi in dette condizioni, si ha nel fatto che la diminuzione 
massima di peso ebbe luogo nei saggi C e C' tenuti in aria secca, 
e la minima in B e B', E e E' tenuti in aria ed'in acido carbo- 
nico non scevri di umidità. In C ed in E si ebbe un’identica di- 
minuzione di peso del valore di 7 mi2ligr., i quali (supposto che 
gli ovuli, per conservare la loro vitalità, avessero bisogno di respi- 


rare continuamente) rappresenterebbero il consumo di 76 giorni 
Ann. XVII, 1183 6 


i Seen 


di vita attiva! Se il saggio C in ambiente ossigenato ha  per- 
duto 7 milligr. come E in ambiente affatto privo di ossigeno, non 
abbiamo in questo fatto gli estremi per ritenere che nè C nè E 
abbiano affatto respirato e che la lieve diminuzione di peso da 
essi subita dipenda da leggerissima esalazione d’acqua avvenuta 
durante tutto il tempo dell’ibernazione ? 

Dopo queste considerazioni riuscirà assai interessante l’esa- 
minare i risultati ottenuti coll’ incubazione graduale dei 14 saggi 
di seme bachi. Dissi già che dopo la pesatura di essi effettuata 
il 27 marzo, furono tutti trasportati in un ambiente di circa 15° C 
all’aria libera. Ivi furono lasciati per 20 giorni, vale a dire fino 
al 16 aprile, in cui ebbe principio l’incubazione artificiale. A que- 
sto scopo furono posti in una specie di stufa ventilata, riscaldata 
da una fiammella di gas provvista di regolatore, ad una tempera- 
tura crescente nel modo seguente : 


16 aprile, ore 12 m. Temp 17° C. 


IW » 18° — 18,5° 
IS.» » 20° 

dora » 21,50 — 220 
20 » fi 
24 MIHTBS” » 23° 

22 » » 230 

23 » » 23° 

24 » 4 23° 


Le nascite nei diversi saggi sono incominciate secondo l’ or- 
dine seguente : 


A127 marzo cominciarono a nascere spontaneamente i semi del saggio A‘. 

Al 21 aprile, 5° giorno d’incubazione, appaiono alcuni bacolini pre- 
cursori nel saggio C. 

AI 22, 6° giorno d’incubazione, prime nascite nei saggi B/, B, C. 

Al 23, 7° giorno d’incubazione, prime nascite nei saggi D, D, F. 

AI 24, 7° giorno d’incubazione, prime nascite nel saggio A. 


* 


BR ei 


AI 25, 8° giorno d’ incubazione, prime nascite nel saggio E. 


Al 26, 9° giorno d'incubazione, prime nascite in G ed F. 


Il risultato definitivo dell’incubazione dei diversi saggi tro- 


A Tatti nati ma con forte ri- 
tardo. 


B Tutti nati. 


C Tatti nati. 


D Discreto residuo di ovuli es- 
siccati. 


E Nati quasi tutti, ma con ri- 
tardo. 


F Nati circa la metà e con ri- 
tardo 


vasì riassunto nel seguente specchietto: 


A’ Tutti nati assai precocemente 


B' Notevole residuo di ovuli es- 
siccati. 


C/ Residuo minore che in B/. 


D’' Residuo maggiore che in D, 
e in B.. 


E’ Nati pochissimi bacolini. 


F' Nati in minor numero che 
in F. 


G Nati circa la quinta parte G/ Nessuna nascita. 


con ritardo. 


Da questi dati possiamo ricavare le seguenti conclusioni: 

1° Nei saggi svernati a bassa temperatura, le nascite fu- 
rono in generale tardive, rispetto a quelle dei saggi svernati a 
temperatura moderata. 

2° Nei saggi svernati a temperatura bassa e in ambienti 
ossigenati e respirabili (A, B, C, D), gli ovuli svilupparono tutti 
regolarmente, sia quelli rimasti in aria aperta che chiusa, sia quelli 
in aria secca che umida (A, Bb, C), solo lasciò un qualche residuo 
di ovuli essiccati il saggio tenuto nell’ossigeno puro con molta 
umidità (D); invece nei saggi omonimi (A‘, B, C, D') svernati a 
temperatura moderata, si ebbe un notevole residuo di ovuli es- 
siccati nel saggio tenuto in aria chiusa umida (B'’), un residuo 
minore nel saggio tenuto in aria chiusa secca (C’), e un residuo 
maggiore in quello tenuto in ossigeno con moltissima umidità (D'). 

8° Nei saggi svernati a temperatura bassa in ambienti ir- 
respirabili (E, F, G), gli ovuli si svilupparono quasi tutti nel sag- 
gio tenuto in acido carbonico (E), circa la metà in quello tenuto 


— 84 — 


in ossido di carbonio (F), e circa la quinta parte in quello tenuto 
nell’idrogeno (G); invece nei saggi omonimi svernati a tempera- 
tura moderata (E’, F‘, G), pochi bacolini nacquero in quelli te- 
nuti nell’acido carbonico o nell’ossido di carbonio (E', F') e nem- 
meno uno nel saggio tenuto nell’idrogeno (G') 

L’interpretazione di questi fatti in tutti i loro particolari es- 
senziali non è un compito dei più difficili. 

Senza pretesa di indagarne le riposte cause, il ritardo della 
nascita, vale a dire la maggiore durata dell'evoluzione embrio- 
nale degli ovuli svernati a temperatura bassa rispetto a quelli 
svernati a temperatura moderata, può essere concepito come ef- 
fetto di una minore eccitabilità o di un maggiore torpore rispetto 
alle azioni esterne, che assume e conserva per molti giorni l’o- 
vulo che ha dimorato lungamente in un ambiente freddo. 

Che dopo lunga dimora in ambienti chiusi ossigenati gli 
ovuli conservino la loro vitalità a bassa temperatura, mentre a 
temperatura moderata non pochi di essi vi periscono, ci permette 
di pensare che molto probabilmente nel primo caso gli ovuli ca- 
dano in uno stato di vita latente assoluta, mentre nel secondo caso 
nello stato di vifa minima, per cui respirino debolmente, da rima- 
nerne infine consunti i più deboli, ossia i meno sviluppati o meno 
perfettamente costituiti. Una bella conferma di questa induzione 
ci sembra il fatto importante che il maggior numero di ovuli es- 
siccati si ebbe tra quelli che furono chiusi nell’ossigeno e nell'aria 
umida e il minor numero tra quelli chiusi in aria perpeluamente 
secca, il che è quanto dire che il maggior numero di vittime si 
ebbe nell’ambiente il più atto alla respirazione e il minor numero 
nell'ambiente il meno adatto. 

Che la vita attiva o la respirazione durante l’ ibernazione sia 
più nociva che utile, si desume anche dal fatto che a bassa temp. 
gli ovuli svernati in acido carbonico nacquero quasi tutti, men- 
tre quasi tutti perirono a temperatura moderata. Le forti perdite 
subite dai saggi svernati in ossido di carbonio e in idrogeno a 


bassa temperatura, non dipesero certamente da che in queste con- 


dizioni abbiano respirato e quindi sieno rimasti asfissiati, dopo 


peo n 


o 
avere speso tutto l'ossigeno di provvigione, per mancanza di am- 
biente respirabile; ma piuttosto — come si disse di sopra — dal 
fatto della diffusione e penetrazione di questi gas nella intimità 
del protoplasma germinale, e conseguente disorganizzazione chi- 
mica, o forse meglio meccanica, della sua finissima struttura. 
Rispetto ai ‘saggi di seme svernati in ambienti irrespirabili 
a temp. moderata, mentre armonizza perfettamente con quanto 
sì è detto il fatto del danno assai più grave subito dagli ovuli, 
comparativamente agli omonimi ‘saggi tenuti a temp. bassa; men- 
tre intendiamo benissimo la morte di tutti gli ovuli racchiusi 
nell’idrogeno; dobbiamo confessare di non saperci render conto 
del fatto che il seme racchiuso nell’ossido di carbonio subì mi- 
nori perdite di quello confinato nell’acido cardonico. 


Quando si confrontino i risultati dei nostri esperimenti del 
1883 con quelli del 1884, si ha che — presi nel loro complesso — 
essi concordano perfettamente in quanto dimostrano la vita latente 
degli ovuli del filugello durante l’ ibernazione a temperatura bassa, 
ma pure differiscono in due particolari importanti che ci sentiamo 
in obbligo di rilevare e- d’ indagarne le cagioni. Nell’ 83 i saggi di 
seme svernati nell'aria umida confinata e nell’ idrogeno perirono 
completamente; invece nell’ 84 nacque completamente quello rac- 
chiuso in aria umida a bassa temp: e lasciò un caput mortuum di 
circa la quinta parte quello racchiuso nell’ idrogeno. Notiamo in- 
tanto che la differenza del risultato è assai minore quando si 
confrontino i suddetti saggi dell’ 83 coi corrispondenti dell’ 84 te- 
nuti a temperatura moderata. Abbiamo infatti che quelli chiusi 
nell’ idrogeno perirono tutti come nell’ 83, e quelli chiusi in aria 
umida lasciarono un notevole residuo di ovuli essiccati. 

È naturale che le cagioni di queste differenze dobbiamo cer- 
carle nelle diverse condizioni sperimentali in cui ci ponemmo nelle 
due serie di ricerche. E a cotesto proposito rileviamo: 1.° nel- 
l'’83 la svernatura artificiale in ambienti inusati durò 152 giorni, 
nell’ 84 invece 76 giorni soltanto, vale a dire la metà precisa del 


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Lidi PRA JA 


LE ROTe 


tempo: 2.° nell’83 la svernatura ebbe luogo alla temp. di 7 — 8° C, 
nell’ 84 alla temp. di 5 — 6° C (temp. bassa) e di 12 — 15° C. (temp. 
moderata). 

Bastano questi due dati a chiarire in gran parte le accennate 
differenze. — S' intende bene infatti che l’azione dell’aria chiusa 
umida e dell’ idrogeno possa riescire micidiale alla vitalità degli 
ovuli, quando sia protratta per moltissimo tempo e a temperatura 
non molto bassa, e che invece possa riescire o innocua (aria 
umida) o mediocremente nociva (idrogeno), quando non duri che 
la metà del tempo e a due gradi meno di temperatura, da non 
permettere la vita attiva degli ovuli. Che nell’84 a temp. da 
12 — 15° C. l’azione dell’ idrogeno riescì micidiale come nell’ 83, si 
spiega facilmente, pensando che quel grado di temperatura possa 
essere favorevole alla penetrazione dell’ idrogeno nell'interno degli 
ovuli, da alterarne la struttura in tempo relativamente breve, 
raggiungendo così lo stesso effetto che ha luogo in un tempo 
doppio a temperatura meno elevata. Ma come spiegare il fatto 
che nell’ 84 a temperatura da 12 — 15° C, l’azione dell’aria umida 
confinata non produsse che mediocre danno, mentre nell’ 83, a 7 — 8° 
C, riescì altrettanto micidiale dell'idrogeno? Ciò secondo noi di- 
mostra che l’aria chiusa umida riesce nociva .alla vitalità degli 
ovuli, meno in ragione della temperatura in cui si compie l’ iber- 
nazione, che della durata della medesima. Ci sembra inoltre un 
fatto che armonizza colla nostra ipotesi, che cioè l’aria chiusa 
umida riesca nociva in quanto può favorire la respirazione degli 
ovuli ibernanti, e per un meccanismo essenzialmente differente da 
quello per cui riesce malefico l'idrogeno. 


Ora rimarrebbero a spiegare le grandi «lifferenze dei risultati 


delle mie ricerche, rispetto a quelli ottenuti dai Professori Verson . 


e Quajat, i quali — come si disse — ottennero una fortissima 
mortalità degli ovuli racchiusi, anche per pochissimi giorni, e a 
differenti temperature, sia nell’ O, sia nel CO”, sia nell’ H. Ma a 
noi manca la conoscenza esatta e minuta di tutte le singole con- 


aggio 


dizioni sperimentali in cui si posero questi autorevoli Bacologi, 
le quali solo potrebbero fornirci la chiave per renderci conto delle 
differenze, e per dare il giusto valore ai loro risultati. Abbando- 
neremo quindi agli autori medesimi cotesto compito non facile, 
pregandoli a riflettere che l’ importanza dei nostri risultati postî- 
tivi, non può essere attenuata dai loro risultati negativi. Mentre 
infatti la sopravvivenza degli ovuli dietro protratta chiusura in 
ambienti irrespirabili e a bassa temperatura, dimostra necessaria- 
mente la loro vita :atente durante la chiusura, invece la loro 
morte per simile trattamento, non dimostra che l’asfissta ne sia 

la cagione vera e necessaria, potendo molte altre cagioni — ap- 
prezzabili o no — aver determinato lo stesso evento. 


Vogliamo infine rilevare che se dal punto di vista fisiologico 
le nostre ricerche valgono a mettere chiaramente in vista il fatto 
notabilissimo della vita latente degli ovuli ibernanti del filugello 
in determinate condizioni di temperatura; non riescono meno in- 
teressanti dal punto di vista della tecnica industriale della sver- 
natura del seme bachi. 

Due sono i fatti, appurati coi nostri esperimenti, che hanno 
più stretto rapporto con la pratica bacologica: 

1° — Il seme bachi conservato durante l’inverno in aria umida 
confinata può subìre danni più o meno rilevanti in proporzione 
della durata della chiusura e del grado di temperatura dell’am- 
‘biente. 

2° — La bassa temperatura (5 — 6° C—=4— 5° R.) rendendo il 
seme affatto inattivo e îneccitabile, vale a dire insensibile alle 
azioni esterne, ne garantisce la perfetta vitalità, indipendente- 
mente da qualsiasi ventilazione o rinnovamento dell’aria am- 
biente. 

La pratica razionale della svernatura del seme bachi deve 
fondarsi su questi due cardini. Tutto si riduce a conservare il 
seme durante l’ inverno a /reddo e all’asciutto. Non disapproviamo 
l’uso delle così dette svernatricî con le quali è dato raggiungere 


3 "ARES 


abbastanza bene cotesti intenti; ma affermiamo con piena con- 


vinzione che la svernatura può riescire anche meglio, con mezzi 
più semplici e meno dispendiosi. Cotesta notizia deve fare certa- 
mente piacere ai bachicultori in generale e ai produttori di seme 


in particolare. 


Firenze, dal Laboratorio di Fisiologia del R. Istituto 
di Studi Superiori, febbraio 1885. 


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LEE 


CAMERANO dott. L. - Osservazioni intorno alla neotenia negli insetti. 


Il fenomeno della neotenia, il quale venne in questi ultimi 
tempi studiato primieramente negli Anfibi, non è tuttavia esclu- 
sivo a questi animali; ma si presenta pure in altri gruppi di 
viventi e sopratutto negli Insetti (1). 

Il fenomeno della neotenia inteso nel suo significato più ge- 
nerale, consiste nel perdurare nello stato adulto di parte o di tutti 

i caratteri giovanili o larvali. La massima parte dei fenomeni 
È che oggi si considerano come neotenici, noti già da molto tempo, 
erano considerati come arresti di sviluppo più o meno completi. 

A questo riguardo è d’uopo porre bene in sodo che la neotenia 
propriamente detta non importa menomamente l’ idea di un arresto 
generale di sviluppo, ma semplicemente il perdurare di certi or- 
gani per tutta la vita, a cominciare da un determinato stadio 
giovanile o larvale. 

Intesa la neotenia in questo senso, si vede chiaramente che 
lo studio di essa è intimamente collegato allo studio delle meta-. 
morfosi e a quello del polimorfismo sessuale, sociale ecc. Si suole 
generalmente dividere lo sviluppo degli insetti in quattro periodi: 
L’'ovo, la larva, la ninfa, e l' insetto perfetto. È noto tuttavia 
come non in tutti gli Insetti questi stadi siano ben chiari e de- 


(1) Si consulti intorno alla neotenia, J. Kollmann. Das Ueberwintern von europai- 
schen Frosch - Triton Larve etc. - Verhand]. d. Naturf. Gesel. in Basel. VII, 1883. - 
L. Camerano, Intorno alla neotenia ed allo sviluppo degli Anfibi. - Atti R. Accad. 
Sciénze di Torino vol. XIX, 1888 - Kollmann. - Die Anpassungsbreite des Batrachier 
und die correlation der Organe. - Zool. Anz. n. 167, 1884. 

L. Camerano. Nuove osservazioni intorno alla Neotenia ed allo sviluppo degli 
Anfibi. Atti R. Acc. Scienze Torino, v. XX, 1884. | 

Si consulti anche — E. Haeckel - Ein never Fall von abgekiirzter Entwicke- 
lung - Kosmos - Zeitschrift fùr Entwick. 5 Iahrg. I. Hef, 1884. Stuttgart. 


> DOS 


limitati: è noto pure come in certi casi questi stadi siano in 
numero maggiore, come nei fenomeni così detti di ipermeta- 
morfosi. 

Nei quattro periodi sopra menzionati si osservano nei vari 
gruppi di insetti essenzialmente due serie di fatti; vale a dire,.0 
uno 0 più dei detti periodi tendono ad allungarsi, o uno o più 
tendono invece a raccorciarsi. Quando l'allungamento di uno dei 
periodi larvali è molto spinto, tanto anzi da concedere all’animale . 
di riprodursi in quello stato, si ha un caso di mneotenia totale. 
Se l’animale non giunge a riprodursi se non dopo clie ha cam- 
biato stadio vi ha allora una semplice neotenia parziale. Le due 
forme di neotenia possono trovarsi nella stessa specie in individui 
diversi. Per ‘poter comprendere bene i fenomeni neotenici è d’ uopo 
perciò considerare anzitutto il modo di interpretare le metamor- 
fosi, le ipermetamorfosi, e la generazione alternante, fenomeni 
che si sogliono incontrare nello sviluppo degli insetti. 

Si dà in generale nella classificazione degli insetti una troppo 
grande importanza al carattere delle metamorfosi, poichè le divi- 
sioni degli insetti in ametaboli e metaboli, olemetaboli ed emi- 
imetaboli sono puramente scolastiche. 

Le metamorfosi degli insetti come si intendono oggi non 
sono molto probabilmente che fenomeni di cenogenesi, dovuti in 
massima parte a fenomeni di adattamento. Ciò si può dire par- 
tendo dal fatto che in generale l’animale tende ad ‘accorciare, e 
quindi ad accelerare, il periodo del suo sviluppo ontogenetico. 
Il più delle volte quando nello sviluppo di un animale si vede 
prolungarsi notevolmente un dato periodo di questo sviluppo si 
può ammettere che ciò proviene per adattamento. 

Comunemente si suol dire che l’insetto esce dall’uovo allo 
stato di larva, ora è d’ uopo osservare che non tutte le larve 
escono dall’ uovo allo stesso grado di sviluppo. Così ad esempio 
negli Ortotteri e nei Rincoti Je larve escono dall’ uovo provviste 
di vere zampe toraciche, mentre invece nei Lepidotteri, nei Dit- 
teri ec., le larve escono allo stato vermiforme. Contrariamente 


eo pr 


a quanto si suol fare le larve del primo tipo sono da ritenersi più 
elevate di quelle del secondo (1). 
Le larve impiegano un tempo variabile per giungere allo stato 
di insetto perfetto, ora si è durante questo periodo che esse pos- 
sono subire modificazioni più o meno profonde per adattamento. 
Queste modificazioni possono essere numerosissime e molto varie, 
io ne enumererò qui le principali, che dividerò per maggior 
chiarezza in:vari gruppi: 
1° Periodo larvale breve : l’animale esce dall’ uovo simile al 
tutto all’insetto perfetto. - Insetti ametaboli degli Autori (Atteri). 
2° Periodo larvale allungato, senza periodi di riposo (2). 
Insetti emimetaboli, metamorfosi incompiute degli Autori. Le larve 
differiscono poco dagli insetti perfetti: il loro sviluppo è come si 
suol dire diretto: vi sono vere zampe toraciche nelle larve le quali 
hanno anche una spiccata eteronimia della segmentazione. (Ortot- 
teri, Rincoti). 
3° Periodo larvale molto allungato e con periodi di riposo 
più o meno distinti e più o meno lunghi. - Insetti olometaboli degli 
Autori, metamorfosi compiute. - Le larve differiscono moltissimo 
dagli insetti perfetti; o mancano tutte le zampe; 0 le toraciche sono 
spesso rudimentali; sono frequenti le false zampe, l’omonimia dei 
segmenti è spiccata. (Ditteri, Coleotteri, Imenotteri, Lepidotteri). 
Le larve di tutti questi gruppi presentano modificazioni 
più o meno importanti le quali sono dovute ad adattamento; mo- 
dificazioni che devono essere tenute in linea di conto, e alle quali 
non si deve dare una troppo grande importanza nella classificazione 
generale degli insetti, e sopratutto nelle deduzioni intorno alla fi- 
logenesi degli insetti stessi. 
Nel primo gruppo la brevità grande dello sviluppo larvale è 
molto probabilmente, un portato del parassitismo. 


(1) Si consulti e questo proposito - S Lubbock - Mètamorphoses des insectes, tra- 
duzione francese, Parigi 1880. 
(2) Indico così lo stadio di crisalide o di ninfa; quantunque, come è noto, non vi 


sia un vero riposo; ma invece il principio di una nuova serie di trasformazioni. 


Beet Val 


Nel secondo gruppo lo sviluppo delle ali, carattere principale 
sul quale è fondata la differenza fra la larva e l’insetto perfetto, 
poiché il graduato sviluppo degli organi sessuali non costituisce 
una metamorfosi nel senso generale della parola, è molto varia- 
bile anche in forme affini. Sono noti numerosi casi d’ insetti per- 
fetti, ad esempio fra gli Ortotteri, che sono privi di ali, e che 
quindi a questo riguardo sono ancora allo stadio larvale. 

Nel terzo gruppo lo sviluppo presenta una serie di fenomeni 
talvolta molto complessi ; il fatto principale tuttavia sta sempre 
nello stadio di crisalide o di ninfa, stadio che è certamente un 
portato dell'adattamento, in rapporto probabilmente colle varia- 
zioni di stagione, come il sopraggiungere di una stagione molto 
fredda, o molto calda o secca, ed anche, in certi casi, forse col- 
l'apparire di certi parassiti. Mi pare che il periodo crisalidale si 
potrebbe considerare come originatosi dal prolungarsi e dal mo- 
dificarsi di un dato periodo di muta della pelle; fenomeno: come 
è noto che si verifica in tutte le larve, anche del gruppo prece- 
dente. Ciò almeno si osserva abbastanza bene nel passaggio allo 
stato ninfale di molti Ditteri. Dato questo prolungamento della 
vita larvale entro ad uno astuccio protettore ne sarebbero se- 
guite poi tutte le modificazioni ulteriori, interne ed esterne delle 
ninfe stesse. 

Il prolungamento del periodo larvale dipendente molte volte 
dalla vegetazione e in generale dalle condizioni del cibo, indur- 
rebbe nelle larve modificazioni notevoli, come uncini, aculei, co- 
lorazioni, prolungamenti cutanei mimetici ecc.; la stessa forma 
generale del corpo in molti casi,.spiccatamente vermiforme, la 
stessa. mancanza delle zampe, dico, sono fenomeni di adattamento 
e di cenogenesi. 

Talvolta lo sviluppo larvale si complica per la presenza di 
un numero vario di periodi di riposo, (ipermetamorfosi) come ad 
esempio nelle Sifaris, nelle Meloe ecc., ma questa modificazione 
è troppo chiaramente dovuta al genere di vita della larva. 

Altre volte, essendo il periodo larvale straordinariamente al- 


Ù RR ne 


lungato, la larva si sviluppa tanto da riprodursi prima di giun- 
gere allo stato perfetto, come ad esempio negli Afidi, e si ha allora 
una generazione alternante, fenomeno che sì può considerare come 
secondario e legato al perdurare per lungo tempo dello stadio larvale. 

Si vede adunque che anche negli insetti come negli Anfibi, 
il periodo larvale è per dir così molto elastico e flessibile, capace 
cioè di accorciarsi o di allungarsi. 

Anche negli insetti come negli. Anfibi i vari individui della 
stessa specie possono presentare casi di meofeniu parziale, cioè 
impiegare un tempo notevolmente lungo per svilupparsi. È fre- 
quente il caso ad esempio, di larve, di Lepidotteri le quali acciden- 
talmente svernino, non è raro il caso che larve di Libellule e di 
Friganee passino allo stato larvale nell'acqua un tempo più lungo 
dell'ordinario. È probabile che il fatto di trovare molti insetti i 
quali impiegano due o tre anni, ed alcuni anche cinque, sei, ed anche 
dieci ed undici a trasformarsi, sia dovuto a fenomeni neotenici. 

Mi pare che si possano considerare come neolenia totale il 
fatto di quelle forme le quali si riproducono o normalmente o 
solo in certe condizioni, (Miastor) allo stato larvale. 

Per maggior brevità e chiarezza riunisco qui in uno spec- 
chietto le principali categorie di fenomeni neotenici degli insetti. 

I. Neotenia parziale. L’ insetto impiega più di un anno a 
svilupparsi; qualche volta ne impiega un numero notevole. 

II. Neotenia totale. L’ insetto conservando la sua forma 
larvale si riproduce. Ora il fenomeno è accidentale e si osserva 
solo in qualche individuo; ora invece è di già divenuto caratte- 
ristico della specie: in questo ultimo caso la neotenia totale è per 
lo più esclusiva delle femmine. Sono numerosi gli esempi di fem- 
mine adulte larviformi. 

La Neotenia totale si ha ancora in molti casi di insetti a 
sviluppo diretto (metamorfosi incompiuta Aut.), nei quali le ali 
non si sviluppano e quindi non vi è differenza esterna fra la 
Ninfa e l’insetto perfetto nelle ali. La neotenia anche in questo 
caso è passata per lo più allo stato di carattere specifico. 


te 0) ARS 


La neotenia importa adunque un polimorfismo, il quale. può 
essere più o meno spiccato secondo i casi, e può osservarsi o fra 
i vari individui di una specie, o fra i due sessi. Quest’ ultima 
maniera di polimorfismo è la più frequente negli insetti. 

Probabilmente anche il polimorfismo sociale è dovuto à feno- 
meni neotenici (individui neutri). In questo caso la neotenia si 
estende anche agli organi riproduttori. 

Osserverò inoltre che anche negli insetti, come negli Anfibi, 
non esiste correlazione di sviluppo fra gli organi riproduttori e 
i vari organi esterni, come ad esempio le ali, le zampe, ecc., con- 
trariamente a quanto si suol dire. 

Io dirò adunque per conchiudere questa breve nota. 

1° Che le metamorfosi attuali degli insetti, intese nel signi- 
ficato usuale, sono in buona parte fenomeni di adattamento (1). 

2° Che il periodo dello sviluppo larvale e ninfale può essere 
accorciato o allungato secondo le circostanze. 

8° Che gli individui che si riproducono nel periodo larvale 
si possono considerare come neofenici ed analoghi a quelli che si 
osservano negli Anfibi. 

4° Che neoteniche si devono considerare le femmine larvi- 
formi di molte specie. 

5° Che le specie attere di molti Ortotteri e pigicoa son 
pure neoteniche. 

6° Che nella classificazione degli insetti il carattere delle 
metamorfosi, come lo si intende generalmente, deve essere messo 
in seconda linea, dopo i caratteri morfologici ed embriologici pro- 
priamente detti. 

7° Che finalmente negli insetti, l’apparato riproduttore si 
sviluppa senza essere in correlazione colla forma esterna dell’ani- 
male, e spesso entra in funzione prima che l’animale sia giunto 
all’ ultimo stadio del suo sviluppo generale. 


(1) Si consulti a proposito delle Metamorfosi, il lavoro di I. Lubbock. Mètamor- 
phosesdes Insectes, traduzioné francese Parigi 1880. - Packard. Embryological Studies 
an Hexapodous Insectes — Mem. Peabody. Academ. of Scienc. 1° n. 8. 


, 


EX OOO 


CAMERANO LORENZO. — Di una apparizione della Nerzzosse 
cardwè nel 1883, nei pressi di Torino. 


L’anno 1879 fu notevole per l'apparizione in vari luoghi di grandi quan- 
tità di Vamessa cardui e di altre specie di lepidotteri. Negli Annali di Agri- 
coltura del 1884 contenente la Relazione intorno ai lavori della R. Stazione 
Entomologica agraria di Firenze sono riassunte tutte le osservazioni che ven- 
nero fatte da vari Autori intorno a questi fatti. 

Nel 1885. Si ripetè intorno a Torino, sebbene in scala alquanto minore, 
lo stesso fatto. Il Museo Zoologico di Torino ricevette il seguente rapporto 
dal Brigadiere delle guardie Rurali della Stazione di Pozzo di Strada nella 
Strada di Rivoli unitamente ad alcuni esemplari di Vanessa cardui. 

7 Luglio 1883. 

Fassaggio di Farfalle. 

« Un rarissìmo caso si osservò ieri dalle 1 alle 3 pom. nello stradale di 
Rivoli vicino alla caserma delle guardie rurali. In quell'ora uno stuolo im- 
| menso ed infinito di Farfalle passò all’altezza degli alberi proveniente da Ri- 
voli e dirette verso Torino. Dette Farfalle tenevano una estensione di circa 
metri 9,40 di larghezza per 10 di altezza, viaggiavano agglomerate con tat- 
tica di guerra, precedute e susseguite da altri piccoli stuoli venienti da avanti- 
guardia e da retroguardia, munite pure dei rispettivi fiancheggiatori da 
ambo i lati e se stanche si riposavano sugli alberi e parte al suolo sull’erba. 
Fu uno spettacolo curioso ed interessante e la popolazione le osservava fa- 
cendo molti commenti. » 

In Torino stesso si osservarono in quell'epoca alcune di queste farfalle. 

Jo ebbi notizia della apparizione di un certo numero di Vanessa cardui 
e osservai io stesso la cosa in varie altre località nei pressi di Torino. 

Non mi consta che queste farfalle abbiano fatto danno sensibile. 

Nell'anno 1884 C. Vanessa cardui non fu notevolmente più abbondante 
del solito. i 

Ho: creduto bene di menzionare questo fatto affinchè esso serva a comple- 
tare la storia delle apparizioni fra noi di grandi stuoli di Vanessa cardui. 


— 96 — 


BOLLES LEE ARTURO — Nota intorno alla struttura intima dei 


bilancieri dei Ditteri. 


Già nel 1856 fu stabilito dal Brax/on Hicks che i bilancieri 
possiedono sulla loro base certe piastre particolari che portano 
delle papille trasparenti e che sono in rapporto con un nervo; 
e fu attribuito a coteste piastre la natura di organi olfattivi. 


Questa credenza si è dovuta poi modificare in seguito alla sco- 


perta del Leydig (1860) che il detto nervo contiene dei pacchetti di 
corpuscoli stiliformi (Nervensti/te), simili a quelli trovati dal von 
Stebold nell’ « orecchio » degli Ortotteri (e che conosciamo ora sotto 
il nome di stiletti cordotonali); per questo le piastre dei bilancieri 
vennero considerate come organi uditivi, differenti da quelli degli 
Ortotteri, essenzialmente per il fatto che parevano possedere non 
solo gli elementi stiliformi che soli bastano alla funzione uditiva 
negli Ortotteri, ma, inoltre, quelle papille trasparenti, differenzia- 
zione cuticolare che manca in questi ultimi. Il Leydig descriveva 


di più, nel nervo, due forme di stiletti, gli uni con teste tonde, 


gli altri con teste acuminate. Nel 1882 il Grader stabiliva che le 


8 


piastre papillifere di ogni bilanciere presentano un dimorfismo - 


rimarchevole, inquantochéè le une hanno le loro papille munite di 
una fessura evidentissima (papille schizostome), le altre invece 
hanno papille perfettamente chiuse all’ infuori (papille astome). Gli 
pareva naturale di ammettere che cotesto dimorfismo delle papille 
rispondesse al dimorfismo degli stiletti descritto dal Leydig, ep- 
perciò concludeva che le papille schizostome dovevano alloggiare 
l’una sorte di stiletti, le papille astome l’altra. Ma non riusciva 
a lui, come non era-riuscito al Leydi9g, di porre in evidenza gli 


Mi at 


stiletti 7 sé, nelle papille; e perciò lo attribuire alle papille 
indole di organi uditivi rimaneva una mera ipotesi. 

Ho studiato i bilancieri (di più specie, ma principalmente di 
Calliphora vomitoria, appunto la specie studiata dal Leydig e dal 
‘ Graber), col metodo dei tagli fatti col microtomo. Con questo me- 
todo riesce facile stabilire che gli stiletti non entrano in nessun 
rapporto colle piastre papillifere, ma formano un organo cordo- 
tonale perfettamente normale, sospeso in una regione della base 
del bilanciere che non dimostra nessuna differenza cuticolare spe- 
ciale. In quanto poi al preteso dimorfismo degli stiletti descritto 
dal Leydig, non esiste in realtà, giacchè quella parte che da lui 
fu descritta e disegnata come testa dello stiletto, non è altro che 
la base fortissima e talvolta dilatata della corda distale, la quale 
inserendosi sopra le spalle dello stiletto ne nasconde la testa vera, 
e dà l’illusione di una testa tonda o acuminata, a secondochè si 
trova nello stato dilatato od in quello affondato. Questi stiletti 
di Calliphora forniscono una conferma molto dimostrativa della 
| tesi proposta da me or sono due anni (1), che cioè, la corda di- 
stale esiste sempre e dev'essere considerata come un prolungamento 
dello stiletto stesso. Sono poi interessantissimi anche per l’evi- 
denza colla quale dimostrano la continuità di sostanza dello sti- 
letto e della corda. 

Lo studio delle piastre papillifere ha dato dei risultati non 
meno discordanti da quelli degli autori precitati. Le papille astome 
od a membrana imperforata, di Graber, non sono tali in nessun 
modo. Esse mostrano invece, sulla loro sommità, una fessura, che 
conduce in una cavità a forma di imbuto o di manica piegata ed 
avente nel suo fondo un turacciolino protoplasmico, che è forato nel 
‘suo asse da un canale al disopra del quale si vede sporgere un 
sottilissimo pelo. Ogni papilla è in rapporto con una unica cellula 
sensitiva. Questa è bipolare, fusiforme, stirata in un collo lungo, 


(1) Vedasi il Bul/ettino anno XVI, p. 53 e seg. 
Ann. XVII. TI 


Bivio 


la cui estremità distale, oltremodo sfilata, pare passare attraverso 
il canale del turacciolino ed alloggiarsi finalmente nella cavità 
del piccolo pelo. Intorno a questo collo lungo si scuopre una guaina 
che deriva dalla stessa cellula sensitiva, e che si inserisce sulla 
base del turacciolino. 

L’altra specie di piastre papillifere, ossia le cosidette schizo- 
stome del Graber, hanno una struttura ancor più complicata, e 
forse non sarebbe possibile elucidarla senza l’aiuto di figure. Si 
può dire in somma che le papille di queste piastre differiscono 
da quelle or ora descritte inquantochè hanno ia loro sommità 
fortemente compressa nel senso laterale, e che la fessura possiede 
due labbra strettamente compresse, molto ispessite, e pigmentate. 
Esse papille non sono da confondersi colle strutture alle quali il 
Graber aveva dato il nome di papille schizostome ; strutture che 
non sono papille ma consistono in una serie di volte od archi 
di struttura complicata assai, che ricuoprono le papille e servono 
a proteggerle. Le vere papille non sono mai state vedute nè dal 
Graber nè da altro autore. In esse la terminazione nervosa si 
fà nello stesso modo che abbiamo descritto per le papille della 
prima specie. 

Terminato lo studio della base dei bilancieri, abbiamo creduto 
opportuno di esaminare il loro bottone terminale (capituwus). Di 
elementi nervosi non vi se ne trovano, all'infuori di alcuni peli 
tattili. Hanno però i bottoni una struttura curiosissima. Sono di-. 
visi in due camere per mezzo di un septum torto ad elica e com- 
posto di tessuto ipodermico fibrilloide (/îbriloides Bindegewebe, 
Graber). Il contenuto di queste camere consta di grosse cellule 
vescicolari ripiene di grasso ed aventi normalmente due nuclei, 
spesso anche quattro. 

La funzione del bottone rimane per ora molto problematica. In 
quanto alla base dei bilancieri, è stabilito che essa porta un organo 
uditivo cordotonale sviluppatissimo; poi delle piastre papillifere 
che presentano un dimorfismo di struttura al quale corrisponde 
(pare almeno naturale ammetterlo), una certa differenza di fun- 


— 99 — 


zione. Quale sia questa funzione non è troppo chiaro. In man- 
canza di sperienze fisiologiche adattate, sarebbe forse saggio di 
classare queste papille ad imbuto o a manica nella categoria vaga, 
indefinita, degli organi aeroscopici, e di ravvicinarle agli organi 
olfattivi studiati recentemente dal Hauser, Kraepelin, Sazepin, 
ed altri: con quegli organi presentano infatti maggiore analogia. 
Per’altro non vogliamo asserire vi sia una assoluta identità di 


funzione. 


— 100 — 


NOTE 


SOPRA ALCUNE COCCINIGLIE (COCCIDEI) 


di AD. TARGIONI TOZZETTI (1). 


Da una importante pubblicazione del sig. Commstock, (2) ab- 
biamo tolto un elenco di specie di Coccidei, in gran parte nuove, 
che infestano piante coltivate, in America, e che non può dispia- 
cere di trovare quì riportato, colla indicazione delle piante re- 


spettivamente infestate. 


Trib. DIASPITI. 


Genere e specie delle Cocciniglie 


Aspidiotus ancylus Putmnam. 
— aurantii Mask. 
— converus n. sp. (Commst.) 
— cydoniae n. sp. 
— ficus Riley. 
— gjuglans regiae n. sp. 
— ner Bouchè. 


— obscurus n. Sp. 
— perniciosus n. Sp. 
— perseae n. Sp. 

— pini n. sp. 


Piante infestate e località. 


Alberi da frutto e piante diverse. 

Citrus sp., Jowa. N. Zel., Calif., Austr. 

Quercus sp., California. 

Quercus, sp. Florida. 

Citrus aurant., Florida, California. 

Juglans regia sp., California. 

Magnolia, Leandro. Diffuso dall’Atlan- 
tico al Pacifico, e dai Laghi salati 
al Messico, sopra quasi ogni specie 
di piante. 

Quercus phellos, Washington. 

Alberi da frutto, California. 

Persea carolinensis, Florida. 

Pinus rigida, P. mitis, Nuova York. 


(1) V — in. parte, TARG. Tozz. Relaz. intorno ai fatti della R. Staz. di entom. agr. 
di Firenze per gli anni 1882-84. Ann. di Agricoltura 1884. 
(2) ComMsTOCK. Un. St, Depart. of the Agricult. Entomol. Report of the Commiss. of 


Agric. Ann, 1880. 


— 101 — 


Aspidiotus rapax n. sp. 


— fenebricosus n. sp. 
— wuvae n. Sp. 
Diaspis Caruelii Targ. 


— rosae (Sandb.) 
Chionaspis evonymi n. sp. 

— furfurus (Fitch) 

— nyssae n. Sp. 

— ortholobis n. sp. 

— pinifoliae (Fitch.) 


— quercus 1. sp. 
— salicis (L.) 


Mytilaspis citricola (Pack) 
— Gloveri (Pack) 
— Pandanni n. sp. 
— pomorum (Bouchè) 


Parlatoria Pergandii Commst. 
Fiorinia camelliae n. sp. 


Asterodiaspis quercicola Bouchè. 


Evonymus japonicus, Umbellularia 
californica, California. 

Acer rubrum, Washington. 

Vitis .... Vevay (Indiana). 

Juniperus chinensis, J. rigida, J. 
oxycedrus, J. Japoniae, J. com- 
munis, Biota orientalis, Thuja 
occidentalis, Europa, Stati Uniti. 

Scorza delle rose, Florida, California. 

Evonymus latifolia, Norfolk. 

Sorbus aucuparia, Massachusset. 

Nyssa multiflora, N. California. 

Quercus sp., S. Bernardino. 

Pinus Pallasiana, Nuova York, Flo- 
rida. California. 

Quercus lobata, California. 

Quercus, Europa, Itan, Nuova York, 
S. Luigi. 

Citrus sp., Florida. 

Citrus sp., Florida. 

Trealese, Cambridge. 

Ribes, Lonicera, Planera, Yucca, 
Tilia, Castanea sp., ec. 

Citrus sp., Florida. 

Camellia, Kentia balmoriana, Cycas 
revoluta. 

Quercus sp., Europa, America. 


Trib. LECANITI. 


Ceroplastes floridensis n. sp. 


— cirripediformis n. sp. 


Pulvinaria innumerabilis Rathw. 
Lecanium hemisphaericum Targ. 


— hesperidum (L.) 
— oleae (Bernard) 


Biotrites japonica, Ilex glaber, An- 
dromeda sp., Florida. 

Citrus, Eupatorium sp., Florida. 

Alberi da frutto. 

Croton, Disipyrus Chrysophyllum, 
sp.; Europa, America. 

Citrus sp., Florida. 

Quercus, Nerium, Citrus sp., 


Trib. COCCITI. 


Kermes galliformis Riley. 


Erioccoccus azaleae n. sp. 


California, Florida, Alabama, Colom- 
bia, S. Luigi, Nuova York. 
Azalea sp., Washington. 


— 102 — 


Rhizococcus araucariae (Mask.) 

— quercus n. Sp. 
Dactylopius adonidum (L.) 

— destructor n. sp. 

— longifilis n. sp. 
Pseudococcus aceris (Geoff.) 
Coccus cacti L. 

Icerya Purchasiù Mask. 


Orthezia americana Walk. 


Carteria lacca (Kerr) 

— larreae n. sp. 

— mexicana n. Sp. 
Cerococcus quercus n. sp. ? 


Araucaria excelsior. 
Quercus sp. Graminacee, Florida. 


Coffea arabica e piante da stufa. 

Croton sp., stufe. 

Acer saccharinum. 

Cactus sp., Florida. 

Aranci, California, Cambridge, Austr&- 
lia, Nuova Zelanda. 

Arctium officinale, — luoghi e specie 
diverse. 

Larrea mexicana, Messico. 

Mimosa sp., Tampico, Id. 


D'altra parte la copia dalle cose nuove, in questo gruppo, si aumenta 
per un altra serie di specie descritte dal Sig. Colvèe in Ispagna (1). 


Aspidiotus ceratoniae — (Ensendra- Ceratonia siliqua. 


mento, o Cecinilla). 

— Corynocarpi. 
Diaspis oleae. 

— Monserrati. 

— pirì. 

— trinacis. 

— Sp. 
Mytilaspis ficus. 
Ceroplastes Ruscì Sign. 


Corynocarpus sp. 

Olea europaea, Valenza. 

Citrus aurantium (forte Valenza). 
Phoenix dactylifera. 

Strelitzia, Anona sp. Valenza. 
Corynocarpus sp. 

Ficus carica L. 

Strelitzia reginae. 

Anona kerimolia. 


A fronte delle specie delle Cocciniglie, il Sig. Commstock, con altrettanta 
cura ed abbondanza di ritrovamenti, descrive i parasiti, dei quali giova 
riassumere la nota, con quella degli ospiti respettivi. 


Parasiti 
Fam. CALCIDIDEI. 


Aphelinus mytilaspidis Le Baron. 


Ospiti. 


Mytilaspis pomorum sp. 
Chionaspis pinifoliae Fitch. 
Diaspis Carueli Targ. 


(1) CoLvEE. Estudios sobra alcunos insectos de la fam. de los Coccidos. Valen- 


cia, 1881. 


me 


— 103 — 


Aphelinus diaspidis Commst. Diaspis rosae Sandb. 
— abnormis Commst. i Mytilaspis salicis? 
— fuscipennis Commst. Mytilaspis sp. 
Asterodiaspis sp. 
Coccophagus Lecanii Fitch. Lecanium quercitronis Fitch. 


Pulvinaria innumtrabilis (Rathv.) 
Lecanium hesperidum (L.) 


« — immaculatus Commst. Eriococcus Azaleae Commst. 
— fuscipes Commst. Lecanium sp. 
— cognatus Commst. Lecanium hesperidum. (L.) 
— fraternus Commst. Lecanium sp. 
— ater Commst. Lecanium sp. 
— varicornis Commst. Aspidiotus sp. 


Subfam. ENCYRTHINI. 


Rhofus Coccois E. A. Smith. Pseudococcus aceris (Geoff.) 
Comys bicolor Forst. Lecanium hesperidum. (L.) 
— fusca Commst. Lecanium sp. 
— Chiloneurus albicornis Comm. L. Caryae, Lecanium sp. 
Aphyrus eruptor Commst. Lecanium sp. 
— flavus Commst. Mytilaspis citricola Pack. 
— pulvinariae Commst. Pulvinaria innumerabilis (Rathw) 
Blastothrix adjutabilis Commst. Lecanium sp. 
— incerta Commst. Lecanium Sp. 
— longipennis Commst. 
Encyrthus flavus Commst. Lecanium hesperidum (L.) 
— ‘ainquisitor Commst. Dactylopius destructor. 


Subfam. PIRENINI. 


Tomocera californica Commst. Lecanium oleae (T.) 


Subfam. TETRASTICHINI. 


Gyrolasia flavimedia Commst. Aleurodes sp. 


Subfam. ENTEDONINI. 

Astichus minutus Commst. Lecanium sp. 
Fam. PROCTOTRUPIDI. 
Subfam. SCELIONINI. 


Telenomus sp. Kermes sp. 


— 104 — 
Subfam. MyMARINI. 
Anaphes gracilis Commst. Mytilaspis pomorum (Bouch.) 
Cosmocoma elegans Commst. Kermes sp. 


Mytilaspis sp. 


Sono altresì assai importanti, per la pratica almeno, le notizie circa i 
rimedi consigliati od applicati in America (1). 


Sapone da 3/, a !/, di libbra per gallone (Litri 4, 53) di acqua, in una 
o più applicazioni. 
Kerosene (Petrolio greggio) in emulsione con latte, a parti eguali, diluita 
con 50 a 100 p. di acqua. 
Tabacco in decozione con acqua, nella proporzione di p. 1 a p. 9. 
Tabacco e zolfo a parti uguali, in polvere. 
Filiggine e acqua nella dose di una libbra a 2-4 galloni, ovvero: 
Filiggine lib. 1. 
Gasolina (Petrolio) o Benzina 1 pinta. 
Olio , LIETA 
Acqua 5 galloni. 
Piretro in polvere, in infusione, in tintura alcoolica. 
Ammoniaca. 
Acido carbolico. 
Zolfo. 
Nitrobenzina. 
Solfuro di carbonio. 
Cenere. i 


Dopo la enumerazione delle Cocciniglie, in generale molto dannose alle 
piante, torna gradita quella di altre che compensano i peggiori effetti delle 
prime, con benefizi più o meno larghi; e che offrono d’ altronde, o nei loro 
prodotti o nelle loro azioni, materia di studio. 

Si è occupato di esse con ottimo consiglio ed effetto il sig. Raffaello 
Blanchard, in un lavoro assai recente ancor esso (2). 


(1) V. Bull. Soc. ent. ital. 1884. Nota di entomol. applicata p. 807. 
(2) BLANCHARD RAPH. Les Coccides utiles. Meulan 1883. 


AO 


— 105 — 


Le specie passate in rassegna, colla indicazione delle piante che le por- 
tano, ed i loro prodotti, sono: 


Ceroplastes Psidii (Chav.) Psidium sp. Am. mer. 
— Cassiae (Chav.) Cassia sp. Am. mer. 
— Kkusci (F.) Sign. Ficus carica. Eur. Amer. 


Ericerus Pela (Westw.) Sign. — RhAus succedaneus, Ligustrum glabrum, 
L. lucidum, Hybiscus syriacus, Celastrus ceriferus, Fraxinus sinensis. 
China. —- (Latchong). 

Carteria Lacca Sign. — Ficus religiosa, F. indica, Rhamnus jujuba, Mimosa 
cinerca, M. glauca, Coccida corynda, Anona squamosa, Butea fron- 
dosa, Croton lacciferum. Pondichery, Bengala, Hindoustan, Bombay. — 
(Gomma lacca). 

Carteria Larreae Commst. — Larrea mexicana; Arizona. — (Gomma lacca). 

— mexicana Commst. Messico. Mimosa sp. — (Gomma lacca). 

Kermes vermilio Planch. — Quercus coccifera. Provenza, Italia, Spagna — 

(Grana Kermes, Grano d’Avignone). 
— Emerici. — @. coccifera, 4. ilex. 

Gossyparia manniparus Sign. — Tamarix gallica, var. mannifera. Ehr., — 
Asia minore, Egitto. — (Manna del Sinai, composta di zucchero di 
canna 0,55, zucchero invertito (levulosi e glucosi) 0,25, destrina e prodotti 
analoghi 0,20). 

Coccus cacti L. — Cactus teyra, C. Hernandezi. — Messico, Isole Cana- 
rie, Algeria. — (Cocciniglia). 

Laveia arinus Sign. — Jatropha curcas, Spondias myrobalanus. Mes- 
sico. — (Sostanza grassa di uso medicinale.) 

Porphyrophora polonica Burm. — Polygonum cocciferum. — Polonia. — 
(Grano di Polonia). 

— Hameli (Brandt e Ratz), Targ. — Aleuropus laevis. Armenia. — (Coc- 
ciniglia di Armenia). 


Tutti i Ceroplastes danno un prodotto cereo resinoso, probabilmente ana- 
logo a quello del C. Ruscì, da noi altra volta studiato coll’ aiuto del profes- 
sore Fausto Sestini. (1) 

Non è poi difficile scorgere che, quando veramente non si tenga conto 


(1) Tara. Toz. Sulla Cocciniglia del fico ec. Continuaz. degli Atti della R. Accad. dei 
Georgofili 1863, Nuovo Cimento T. 21, p. 22 (1854). Relaz. della R. Staz. di entom. agrar. 
di Firenze Ann. 1877-78, p. 146. 


— 106 — 


del genere Colummea da noi istituito, il cui nome è invero attribuito anco ad un 
genere di piante, nè del nome specifico, C. festudinata, per ripristinare sotto il 
genere Ceroplastes un nome di specie più antico, il Ceroplastes Ruscì 
(Coccus Rusci Fab.) dovrebbe diventare C. novus Lepas nova Colonna. 
Ericerus Pela (Westw.) Sign. dovrebbe essere Ericerus ceriferus (F.), come 
d'altronde per rispetto di anteriorità. 
Carteria lacca Sign. (1874) dovrebbe essere Kerria lacca Targ. 
— Larreae Commst. Kerria Larreae Commst. 


L’ origine dei prodotti, specialmente della Manna, della Lacca e delle so- 
stanze cereoresinose, è sottoposta a nuovo esame dal sig. Blanchard, il quale 
coll’ Ehrenberg, ritenendo che la Manna fluisca dai rami delle Tamerici sotto 
l’azione delle Cocciniglie, non la deriva immediatamente ed a ragione, da 
queste, nè dalle punture da esse fatte sull’ albero. 

È probabile che nello stesso modo si ottenga la Lacca, sebbene le Coc- 
ciniglie, colla presenza delle quali, sulle piante, combinasi la sua effusione, 
sien dotate di un organo glandulare che potrebbe non essere estraneo al fe- 
nomeno, e che i loro corpi d’altronde forniscano una sostanza che forma 
una tintura di lacca. I prodotti dei Ceroplastes, sono senza dubbio prodotti 
di glandule ipodermiche più o meno copiose ed attive, e che si raccolgono in 
forma concreta sui corpi loro. 

Sono pure di natura cereo resinosa le sostanze che cuoprono di una sottile 
crosta pulverulenta i corpi della Cocciniglia del Messico e che formano indumenti 
fioccosi o lanosi in altre, come le Dorthesia, le Guerinia, follicoli e foderi nelle 
Pulvinaria, Filippia ec. e d'altra parte costituiscono la massa della cera della 
China, come finalmente la materia amorfa o filamentosa degli scudi dei Diaspiti. 

La materia colorante, comune a molti Cocciti e Lecaniti, e che nella Coc- 
ciniglia del Messico divien carminio, è un corpo acido C8 H8 04 associato 
ad un glucoside, e si forma in alcune cellule designate da Claus, e che noi 
altra volta abbiamo considerate come parti del corpo adiposo. 

In rapporto colla presenza di Cocciniglie, di Afidi, di Cicadellidi, sono 
sempre dei trasudamenti gommosi zuccherini delle piante, qui altra volta esami- 
nati, e delle vegetazioni di Crittogame brune, che aggravano il deturpamento 
e forse il danno della infezione degli insetti. 

Le nostre osservazioni ed esperienze escludono che i trasudamenti sgor- 
ghino dalle punture fatte da questi, come altri pur crede (Roze), o che la loro 
sostanza sia invece formata dagli insetti e proiettata anco a distanza da essi 
(Rivière). — Quanto alle crittogame brune o fumaggini, dopo aver formato un 


— 107 — 


genere Fumago, nel quale si ammettevano una F. Salienia Montagne, e 
una 7. citri Pers, Roze le costituisce in un altro genere Morfea, nel quale 
frattanto distingue una M. citrî, M. Hesperidi, M. Rivieriana (1). 

In seguito ad alcune parti del lavoro del sig. Commstock, poi, ci sembra 
di potere fare alcuni rilievi di ordine generale, ed altri, che, malgrado nostro, 
assumono in parte il carattere di rivendicazioni. 

La divisione della famiglia in Diaspiti, Lecaniti, Cocciti è assai antica 
nella scienza, e formalmente proposta da noi prima del Signoret, il quale 
rigettando la divisione degli Orteziti, anco questa da noi presentata, intro- 
dusse l’altra dei Brachisceliti di Schrader. Il sig. Commstock ed il Signo- 
ret non ammettono l’altra nostra divisione dei Lecanodiaspiti, ma ciò non 
toglie che la classificazione del Signoret sia posteriore, e per tre su quattro 
de’ suoi termini corrisponda a quella da noi messa innanzi. 

Ciò che il Commstock espone sulla biologia, nel capitolo Metamor- 
phoses of the Coccidae, ci sembra di avere esposto più largamente ed esat- 
tamente, da lungo tempo, nel nostro lavoro degli Studi sulle Cocciniglie e 
nella Introduzione alla 2* memoria per esse. 

Rispetto alla definizione delle parti, e al valore di alcune di esse, come 
caratteri, abbiamo già fatto rilevare e praticamente abbiamo impiegato più 
volte l’ultimo segmento addominale dei Diaspiti (pigidio), e di tutti gli 
accessori che vi si trovano, e abbiamo, con intenzione di dar loro importanza 
tassonomica, designato appunto: 


Filiere sparse marginali. 
discoidali. 
— aggregate perianali. 
Palee (Lobi, Commstock). 
Squame. 
Quanto alle spoglie abbiamo già distinto quelle che concorrono a for- 
mare lo scudo dei Diaspidi stessi in 
Spoglia larvale. 
Spoglia tettrice 12. 
os ha 9a, 


distinguendo da esse la secrezione che da loro si parte, per allargare o rin- 
forzare lo scudo. 


(1) Roze. Contribution à l’étude de la Fumagine.— Bull. Soc. Bot. fr. T. 14 p. 12 (1867). 
TARG. Ancora sulla melata e la sua origine, — Bull). Soc. ent. ital. T. 9, p. 240. 
Relaz. 1877-78. Part. Scient. p. 138. 


— 108 — 


“Non sembra poi che neanco il Sig Commstock abbia veduto che lo scudo 
dei Diaspiti, amorfo qualche volta (Diaspis, Aspidiotus) nella parte più 
larga e sottoposta alle spoglie, è altre volte formato da filamenti cereoresi- 
nosi disposti con molta regolarità (Mytilaspis), ed altre ancora resulta da una 
terza spoglia della larva, estesa, indurita, e dentro la quale il corpo della fem- 
mina, dopo un esuviamento che lo separa da quella, sì retrae, vuotandosi delle 
uova, che anco nascono dentro di essa (Aonidia, Chionaspis, Leucaspis). 

Non abbiamo per verità distinto nei Diaspiti dalla spoglia tergale, una 
spoglia ventrale, perchè quella, cosi detta dal Commstock, non è altro che una 
parte di secrezione dovuta alla faccia sternale del corpo di taluno di essi. 

Il Commstock crede di aver distinto l'apertura anale (tergale) dalla 
vaginale (ventrale), che generalmente si descrivono insieme col nome di 
apertura anogenitale; ma anco in questo esso è prevenuto da noi, quanto ai 
Diaspiti almeno, testimonio il Signoret. Il Signoret stesso poi le ha riconosciute 
distinte nelle Gwuerinia. 

La nuova definizione di un mesor, 0 piano longitudinale mediano, che di- 
vide il corpo in due metà laterali, non ci sembra necessaria per nessun rapporto; 
e difficilmente si potrebbe sostituire ai comuni, ma d’altronde esattissimi 
termini di dorsale, ventrale, adiettivamente adoperati, e che hanno i loro 
sostantivi corrispondenti, gli altri sostantivi assai meno eufonici-dorsad, ven- 
trad, laterad, essendo anco fuori di mano abbastanza e non desiderabili gli 
altri destras, sinistras, invece di destro, e sinistro; o gli altri prossimas, 
distas, invece di anteriore e posteriore. 

(V. Targioni. Studi sulle Cocciniglie. Mem. della Soc. ital. di Sc. na- 
turali 1867. — Introduzione alla seconda Memoria per gli studi sulle Cocci- 
miglie. Atti Soc. it. cit. 1868. — Sopra due generi di Cocciniglie e sui 
criteri della loro definizione. Bull. della Soc. ent. ital. T. 1, 1869. 


Trib. DIASPITI. 
Gen. Aonidia Targ. 


AonIDIA AURANTII Targ. (V. Relaz. cit. pag. 383, fig. 58). 
Aon. Gennadii Targ. (1), Aspidiotus aurantii Mask. (2), A. citri Com- 
mstock (3), A. coccineus (Risso) Gennadius (4). 


(1) TARG. Aelaz. della R. staz. di entom. agr. 1877-78, pag. 152 (1881). f- 7. 

(2) MASKELL. Trans. and. Proc. of the N. Zealand Inst. T. 11, pag. 199. 

(3) CommsTocK. Cunad. Entomol. T. 13, pag. 8. U. S. Depart. of the Agric. Entom. Re- 
port. of the Commiss. of Agric. ann. 1880. T. 3, pag. 29, f. 1, t. 12, f.1,14, f. 1. p. 293 t. 3 
f.}; t. 12. f. 1; t. 14, fig. V. catal. cit. 

(4) GENNADIUS. Sur une nouv. èsp. de Cochenille du genre Aspidiotus (A. coccineus) Ann. 
Soc. ent. fr. Ser. 6°, T. 1, pag. 189 (188I). 


— 109 — 


. La specie, della quale riportiamo appositamente la sinonimia, non può in 
alcun modo riferirsi ad un Coccus coccineus Risso, poichè ne i termini della 
definizione di questo secondo Risso, ne altre osservazioni permettono di ricono- 
scere ciò che con quella si è voluto indicare. Descritta dal Maskell col nome 
specifico di Aspidiotus aurantii, non può portarne altro oramai, quindi ca- 
dono i nomi di A. citrì Commst. e di Aonidia Gennadiù Targ.; tanto più 
l’altro di Aon. aonidum, col quale per errore, che resulta dal testo successivo 
della descrizione ad essa applicato erroneamente da noi, e che è già destinato 
ad altra specie dello stesso genere, propria dell’alloro (Laurus nobilis), nel 
supposto che questa corrisponda meglio al tipo del Coccus Aonidum degli 
scrittori. 

Intanto si apprende dal Commstock che il suo Aspidiotus citrì passò da 
Sidney alla Nuova Zelanda, e di là o dall'Australia in America, molto prima 
che fosse riscontrata in Grecia, come poi è avvenuto. 


Gen. Diaspis Bouché 


- DIASPIS BLANCKENHORNI darg (1) 

Va senza dubbio riportato all’ Aspidiotus vitis Sign.; e la differenza del- 
l’assegnamento di genere, derivò per noi dall’averlo definito senza conoscere 
. lo scudo dei maschi (2). 


Gen. Mitylaspis. 


MymraAspis FLAVESCENS Targ. 

Crediamo di mantenere il nome della specie, oramai adottato, anco a 
preferenza di quello di M. fulva, che veramente fu il primo da noi proposto e 
che venne inavvertitamente sostituito dall'altro (3). 

Infatto il nome di Aspidiotus citricola, posto ora invece di quello di Myti- 
laspis citricola dal Commstock, (4) si trova in una descrizione di Packard, che 
comunque riportata a due anni prima della nostra (1869), resterebbe ancora, 
come il Commstock stesso la definisce, unrecognizable, e da meritare .... 220 
claim to recognition. 

Ma ciò che importa di più è che, mentre il Colvèe annunzia che la specie era 
conosciuta nella Catalogna dal 1868, a S. Vincenzo da Sarrià dal 1870, e 


(1) TARG. Tozz. Bull. Soc. ent. ital. vol. 11, p. 17, (1879). 

(2) SienoRET. Ann. Soc. ent. fr. 1876. Bullet. p. 82. 

(3) TARG. Effemer. del Comiz. agrar. di Fir. 1872. Bull. Soc. ent. ital. 1872. p. 31. 
(4) Commsrt. Op. cit. p..921 t- 7. f. I; t. 20 f. 3. t. 18f. 8. 


— 110 — 


dal 1872, e più tardi altrove, dalle indicazioni del Commstock istesso e del 
Packard, si trova ch’essa, anco prima (1855) era conosciuta in America. In- 
manzi ancora, il Glover l’aveva osservata a Jaksonville nella Florida, attri- 
buendola ad una importazione «dalle Bermude. Con tutto questo il Commstock 
medesimo, seguendo Packard, e il Colvée, dalla parte sua, credono la spe- 
cie originaria d’Italia, e di Nizza in particolare. Ora quanto a Nizza non ci 
è venuto fatto di ritrovarla, neanco in occasione assai recente, e cercandone 
in diversi giardini. — Si sà benissimo invece ch’essa fu osservata in Sicilia 
in quel di Palermo, dove era affatto ignota nel passato, dal sig. Console e 
che in breve tempo diffusa, ha invaso anco gli aranceti messinesi. Da poco 
tempo soltanto se ne lamentano gli effetti in Calabria, ma sebbene ancora, 
poco avvertita dai pratici, esiste nelle vicinanze di Sorrento e di Napoli, e, 
sparsa sopra piante provenienti forse dal mezzodì, si trova anco in altre parti 
d’ Italia, come si vede nei mercati delle città, sulle arance e i limoni che ven- 
gono dalla Sicilia. 

Quanto alla sua origine, il Sig. Console di Palermo pensò che fosse de- 
rivata da Napoli, dove, se mai, è stata invece portata dalla Sicilia, e più 
tardi, di trovare identità fra essa ed un altra, che a detta sua infesta i tuberi 
del Cyclamen neapolitanum; il che per lo meno pare assai poco probabile. 

MymILaspis GLoveri Commstock (1). 
Coccus Gloverii Pack. op. cit. 
Aspidiotus Glovertì id. 

Questa specie, molto simile alla precedente, e con essa associata, ha il 
guscio della femmina più allungato e più stretto. Sarebbe stata anch'essa 
conosciuta in America a N. York 40 anni addietro, ed attribuita ad una im- 
portazione dalla China per mezzo di alcune piante di Mandarino. (Citrus de- 
liciosa). Ora infesta gli aranceti della Florida e della Luisiana. Il Sig. 
Commstock l'avrebbe trovata in copia sui frutti o foglie di arancio ricevute 
di Sicilia e dal mezzogiorno d'’ Italia. 

Con tutto il maggior buon volere non abbiamo saputo distinguerla su 
questi dalla IM. Navescens, con gli scudi più larghi della quale si trovano in- 
vero scudi anco stretti, ma di maschi, che il Sig. Commstock d’altronde co- 
nosce perfettamente. 

Il Sig. Commstock non ripete questa specie dall’ Europa, e l’attribuisce an- 
ch’esso alla China, ma in ogni modo, stando alle loro medesime informa- 
zioni, par chiaro l’errore degli americani per la origine della precedente. 


(1) ID, op. cit. p. 328. t. 7. f. 2; t. 18. f. 4.; 1.21. £. 1. . 


sat 


— lll — 


In generale parrebbe che quelle Cocciniglie che sono ora comuni ad un paese 
ed all’altro, infestando piante identiche o affini (Pseudococcus aceris, Astero- 
diaspis quercicola, ec.); di questo o di quello, sono tali, o per originaria doppia 
distribuzione di esse, avvenuta con una distribuzione corrispondente delle piante 
infestate, o per esser passate da una parte dell’Atlantico all’altra, cogli ar- 
tificiali trasporti delle piante relative, come di Europa in America proba- 
bilmente il Lecanium oleae, lAspidious Nerti, e quando fossero meglio de- 
finiti, il Lecanium hesperidum il Dactylopius Adonidum; o di America in 
Europa, come i Diaspis Caruelii, Chionaspis evonymi, ec. 

Ma d’altra parte poi 1’ Europa e l'America hanno ricevuto ciascuna im- 
portazioni da paesi diversi, che sono rimaste a loro esclusivamente, o che 
a vicenda poi hanno scambiato. Vi è cosi una Orthezia americana Rathw., 
prima confusa coll’O. characias Westw. di Europa, ma che ora si riconosce 
diversa, e probabilmente importata in America dall'Australia o dalla Nuova 
Zelanda; e vi sono poi i Mitilaspidi degli agrumi, il Chionaspis dell’ Evo- 
nimo, la cui importazione in America da altre regioni sembra provata, 
come provato è d’altronde che questo e quelli sono venuti, o dalle stesse 
regioni originarie, o dall'America a noi. 

Tuttavia la questione scientificamente considerata, ha una certa importanza 
per determinare più concretamente alcuni fattori della distribuzione delle 
specie, e per la pratica dovrebbe, se mai, risolversi in un postulato e in una le- 
zione; postulato per il ritrovamento di mezzi facili e sicuri di disinfezione 
delle piante che si scambiano per via di commercio dai germi che le rendono in- 
fette; lezione, per insegnare maggior prudenza nell’accettare e nel diffondere 
piante, delle quali non sia prima riconosciuta la purezza da inopportuna e 
spesso malefica compagnia. 


Gen. Chionaspis Signoret 


Crionaspis Evonymi Commstock op. cit. p. 813, f. 5, f. 8, f- 17, f. 2. 


La specie è stata ritrovata nel mese di gennaio dell’anno precedente 
presso Torino sull’Evonymus latifolius, e cortesemente comunicata dal Sig. 
D. L. Camerano. — Oltre l’ Evonimo essa attacca gli aranci nella Luisiana, 
e moltiplicandosi come ha fatto sulla pianta da cui prende il nome, presso di 
noi, potrebbe diventare un nuovo pericolo o un nuovo danno per i nostri 
agrumeti. 

L'occasione è opportuna per ischiarire il dubbio della minore o maggiore 


— 112 — 


consistenza del genere Chionaspis, Sign. (1) avanzato in una nostra Rela- 
zione sui lavori della Stazione di entomologia agraria, e per esprimere me- 
glio l’animo nostro in proposito. i 

Il genere Chionaspis ha le più strette relazioni col genere Levcaspis 
introdotto per una specie del Pino, (Leucaspis Signoreti), e adottato da Si- 
gnoret; tanto l’uno che l’altro, sono pel maschio e per la femmina diversi 
affatto dal genere Mytilaspis, a fronte del quale pertanto, ora non converrebbe 
di sopprimere questo o quello. 

Fra loro poi si distinguono specialmente per la terminazione del mar- 
gine libero del pigidio della femmina, che nel genere Lewucaspis è guernito 
di una frangia di filamenti brevi, uguali, sottili, nel genere Cionaspis 
invece è guernito di palee, di squame e di spine. 

Ma nell’ uno e nell’altro genere, ciò che si prende per lo scudo della fem- 
mina è realmente una terza spoglia di essa, ampia e coriacea, entro la 
quale, per un nuovo esuviamento, il corpo si ritira, a mano a mano che, vuo- 
tandosi di uova, queste vengono a prenderne il posto; e ciò che pare al- 
l'esterno come uno strato candido talvolta (Zeucaspis), o bianco 0 grigiastro, 
o giallo, o nero, più spesso, (CRionaspis), è una efflorescenza 0 deposito molto 
sottile di materia cereo resinosa, amorfa però, non in fili tesi con delicata 
opera, da un lato all’altro, come nel genere Mytilaspis. 

I due generi Leucuspis e Chionaspis stanno quindi, per le vicende 
della femmina, e per la costituzione di ciò che pare il suo scudo, al genere 
Mytilaspis come il genere Aonidia sta al genere Diaspis. 

Ora, questo ammesso, se non vi fosse nel corpo della femmina inclusa, la 
differenza della guarnizione del margine del pigidio, fra un Levcaspis e un 
Chionaspis non esisterebbe differenza essenziale nessuna; e quindi dei due ge- 
neri l ultimo costituito, che appunto è il genere Chionaspis, dovrebbe essere 
soppresso. Ma data la differenza indicata, e fino a quando ulteriori scoperte 
non faranno meglio conoscere l'estensione e il valore reale di essa, nessun 
male vi è che i due generi sian mantenuti, di conserva fra loro. 

In questo concetto però la Lewucaspis Riccae delle olive, descritta nella 
Relaz. della Staz. di entom. agraria, 1877-78, pag. 160, t. 3, f. 21, col suo 
guscio nero, e non bianco, ellittico e non obovato, e col suo pigidio armato di 
denti e di spine dovrebbe passare nel genere Chionaspis. 

Il fatto dell’ esuviamento della femmina dentro la sua terza spoglia, dopo 


(1) SIGNoRET. Essai sur les Cochenilles* — Ann. Soc. ent. fr. 4. Ser. T. 9. p. 492 
(Anno 1869). TARG. Tozz. Relaz. della Staz. ent. di Fir. Ann, 1879-82. p. 159, 


— 113 — 


aver raggiunto, per le dimensioni, uno sviluppo completo, in alcuni Diaspiti 
sembra essere stato avvertito da Asa Fitch. Infatti, per una specie, che da vi- 
cino si accosta alla nostra ( Aspidiotus piniîfoliae Fitch, Mytilaspis pinifoliae 
Fitch, Chionaspis pinifoliae Commst., op. cit., pag. 318, t. 6, f. 2, t. 16, f. 4, t. 18, 
f.1), esso rileva che le squame « are the relics of the bodies of the gravid females, 
« covering and protecting their eggs, » per quanto più tardi cada nell’errore 
di paragonare le tre spoglie al capo, al torace e all'addome della femmina 
stessa (1). 


Tribù LECANITI. 


Gen. Pulvinaria Targ. 


a larva ingrand.; 

b, antenne della femmina; 

c, apparecchio anale con; 

d, squame anali; 

m, margini del corpo con peli ciliari ; 
e, zampe medie, femore; 

f, unghie e digituli ; 

9, femmina matura, gr. nat, 


PULVINARIA LINEARIS Sp. DN. 


Infesta specialmente le Camellie (Camellia japonica), ponendosi sulle 
foglie. 

È conosciuto un Aspidiotus Camelliae Signor. Ann. Soc. ent., Ser. 42 
T. 9, pag. 17, t. 8, f£. 9, 1869 (Kermes Camelliae Boisduv. Ent. hort., p. 334), 


pa 


(1) V. A. FiTcH Report. of state Entom. of N. York, pag. 739-285. — Id. 2 Report, 
pag. 439, 207. 
Ann. XVII, 8 


— ll4 — 


a quanto sembra, assai comune nei tepidari francesi sulle piante di cui porta | 
il nome, non che sulle piante di The (Boisduval). 

Questo però non è della specie ora proposta. Essa nello stato adulto sì pre- 
senta come una squama ovale, pergamenacea, minuta, a capo di un guan- 
cialetto lineare, bianco, cotonoso (fig. 59, G.), molto più lungo di essa, aderendo 
alla pagina inferiore delle foglie di Camellia, coltivate in tepidario o a spalliera, 
e dentro al quale, dalle uova raccolte, nascono a tempo opportuno, le larve. 

MascHio. Scudo ellittico allungato traslucido, con due sottili carene sub- 
mediane convergenti in avanti, di dietro riunite da una linea trasversa, e 
dalle quali partono, al terzo anteriore e al terzo posteriore, due linee trasver- 
sali, che tendono al margine laterale, come altre due carene laterali partono 
dagli angoli, per cui le carene submediane si uniscono alla carena che le 
riunisce alla volta sua da un lato all’altro, e vengono obliquamente al mar- 
gine indietro ed infuori. 

FEMMINA; più giovane non si distinguerebbe da quella di qualunque altro 
Lecanium, del L. oleae o del L. hesperidum per esempio. 

Da adulta è ellittica allungata, rotonda nella estremità anteriore, ha tutto il _ 
margine radamente brevemente ciliato; in avanti ha due insenature laterali che 
corrispondono agli occhi, alla metà del corpo, verso il 4° anteriore ne ha due 
altre più acute, corrispondenti agli stigmi del primo paio, come più indietro 
due ancora, per gli stigmi del 2° paio. 

Estremità posteriore rotondata, profondamente divisa da una fessura lineare, 
che divide due lobi preanali, sporgenti indietro, pel margine interno rav- 
vicinati, e fra i quali, nel fondo della incisione trovansi altri due Zodì 0 
squame anali, e l'apertura dell’ano. 

Le antenne, inserite all'altezza degli occhi, più vicine alla linea mediana 
che al margine, sulla faccia sternale, obliquamente reflesse, si compongono 
di quattro articoli basiliari, il primo più grossetto e più corto, il secondo e 
il quarto subequali cilindracei, poco più lunghi che larghi, il terzo metà più 
lungo di essi; e di tre articoli terminali sensibilmente più sottili; i primi due 
cilindrici poco più lunghi che larghi, l’ultimo conoide, lungo come i due pre- 
cedenti, incompletamente 3-4 articolato; gli articoli completi, con alcuni peli 
rigidi esternamente, l’ ultimo con altri peli nelle sinuosità pseudo articolari, 
e un pelo più lungo nell’apice. 

La bocca sta sulla linea mediana, fra le inserzioni delle zampe anteriori, 
assai dietro al margine frontale, ed ha il clipeo triangolare 3-dentato po- 
steriormente, il labbro semigloboso, minuto, mandibule, mascelle setiformi, 
le prime laterali anteriori distinte, le seconde posteriori riunite fra loro. 


— 115 — 


Le zampe sono inserite a distanze sensibilmente uguali; le anteriori di 
quà e di là dalla bocca, colla coscia piegata infuori sull’anca, la tibia sulla 
coscia diretta in avanti. Le zampe medie e le posteriori restano allungate ai 
lati della linea mediana, e dirette indietro. 

Anca delle zampe anteriori conoide, troncata obliquamente; trocantere 
trigono minuto, armato di un pelo esternamente. Anca delle zampe medie e 
posteriori più lunga; coscia ellittica con un pelo setiforme verso la base, sul 
margine interno. Tibie trasversalmente divise dal tarso, più corte delle cosce. 
Tarso conoide più corto della tibia, di sopra e di sotto provvisto di alcuni 
peli rigidi e brevi, all’ ultimo di due peli capitati (digituli) superiori più lun- 
ghi, e di due inferiori più corti. Unghia corta triangolare acuta, sul margine 
interno denticolata. 

La larva è obovata, depressa, all’estremo posteriore profondamente incisa 
bilobata; distintamente segmentata, col segmento anteriore più grande e com- 
prendente gli vcchi, la inserzione delle antenne, della bocca e delle zampe 
anteriori, limitato nel margine dalla apertura laterale dello stigma anteriore, 
anteriormente rotondato, in corrispondenza degli occhi leggermente smarginato, 
radamente ciliato; ciglia preoculari 4-5 per ogni lato; le prime volte in avanti, 
le submediane ed esterno-medie piegate infuori, le successive, come due ciglia 
postoculari, voltate infuori ed indietro. 

Segmenti successivi 6-7 distinti; il primo e il secondo toracici corrispon- 
denti alla inserzione delle zampe del 2° e del 8° paio; i seguenti addominali. 
Segmento terminale più lungo, non distintamente suddiviso, lateralmente pro- 
tratto indietro in due lobi rotondati, inflessi. Lobi corti triangolari, terminati 
da lunga setola apicale ciascuno, separati da un intervallo tsasversale, da 
cui sporge l'armatura anale, leggermente ingrossata, anulare, guarnita di ci- 
glia. Antenne, zampe come nello stato di maturità più avanzata. Bocca con 
setole laterali anteriori disgiunte ed avvolte ad elice, di quà e di la dallo 
estremo del clipeo, o raccolte in fascio onisento ad ansa, e reflesse all'altezza 
delle zampe del 3° paio. 


Lungh. della larva, dal margine frontale all’apice dei lobi 
esterni posteriori. ‘. . . +... . » Inill. — 0, 48 


Lungh. al fondo della incisione . . ... »  —0, 88 
I RE DIRI ei e rn a e oe et Sg) I 
Loposanteriore "e tag ae o ce 


I follicoli si trovano abitati da un 7yroglyphus (Acaridi), che attacca, 
in istato di vita, le uova. 


— 116 — 


Tribù COCCITI. 


Gen. Westwodia Sign. 


a, insetto non maturo ; 
b, antenna; 

c, zampa anteriore ; 

d, clipeo; 

e, labbro; 

f, setole buccali. 


WESTWODIA Sp. n. ? 


DACTYLOPIUS MAMMILLARIAE nob. (non Signor.) Relazione ent. agr. di Fi- 
renze 1879-82, pag. 

Questa forma, da ricondurre al genere cui appunto si riferisce, è diversa 
da un altra, unica fin qui (Westwodia Perisii Signor.), per lo stato del 
tegumento del corpo, tenuissimo glabro, non fittamente ispidulo, come, se non 
descritto, è figurato da Signoret (1). i 

Gli individui osservati, ancora assai giovani, vivevano nella terra e fra 
le poche fibre radicali di una specie di Mammillaria. 

Corpo lineare lungo mill. 1, 7, largo mill. 0, 66, depresso, ottuso alle due 
estremità, nella estremità posteriore inciso bilobato. Sul vivo cosperso di efflo- 
rescenza biancastra, tenue amorfa, senza ciglia marginali distinte, tranne 
alcune molto brevi, all'estremo dei lobi preanali e ai lobi anali. 

Antenne ravvicinate al margine cefalico, fra loro distanti almeno il doppio 
del diametro dell’articolo basilare, cilindracee, angolarmente piegate sulla base 
e dirette infuori, composte di 6 articoli; il 1° conoide, : più grosso; il 2° ci- 
lindroide, poco più largo che lungo, e metà più corto del 1°; il 8° cilindrico, 


(1) SI@NORET. Op. cit. Ann. Soc. ent. fr. Ser. 6%. T. S. p. 837. t. 7, fig. 2. 


— 117 — 


lungo come il 1°; il 4° e il 5°, subequali, conoidi, più larghi in avanti, e quì 
tanto larghi che lunghi; il 6° ellittico, lungo più dei due precedenti, con 
impressioni trasverse incomplete irregolari. Tutti gli articoli, salvo il primo, 
sono provvisti di pochi peli circolarmente ordinati verso il margine terminale, 
l’ultimo con peli irregolarmente distribuiti secondo le impressioni dell’articolo. 

Bocca situata dietro le antenne e fra le zampe anteriori, minuta; cli- 
peo posteriormente trilobato; labbro triangolare, lungo il doppio della lar- 
ghezza alla base, nell’apice ottuso smarginato, di due articoli, uno basilare 
brevissimo, uno terminale più lungo; mandibule, mascelle setiformi, ripie- 
gate ad ansa, attingente l’origine delle zampe del 2° paio, lungo la linea 
mediana del corpo. 

Zampe brevissime, dalle prime alle ultime sensibilmente più lunghe; le 
anteriori più vicine fra loro che le medie o le posteriori, e dalle medie più 
distanti che queste dalle ultime. 

Anca conoide, obliquamente inserita con lungo apodema lineare al se- 
gmento anteriore esterno della base, obliquamente troncata; trocantere minuto 
triangolare, col margine più lungo obliquamente adattato all’interno della 
coscia, ch’ è grossetta ellittica allungata; tibia leggermente più larga verso 
l'estremo tarsico, con due peli spiniformi agli angoli dell’articolazione, e poco 
più corta della coscia; tarso triangolare poco più corto della tibia, con peli 
spiniformi, nel tratto della sua lunghezza, terminato da unghia distinta, conica 
acuta, colla base rigonfia, quasi 1-dentata. 


Antenne. Articolo I RE RL RO: 5 B 1) 
_ ZO AZIO a LIA 0, 75 
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AMANO AIA LI) IRON SARAI IT OR GRISO VECI SANARE SENTI DIE: 7 
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CRERORONONO I i lo 96 

RL i AAA e NEO SIBA US: | 


Gen. Guerinia Targ. 


GUERINIA SERRATULAE Signor. Ann. Soc. ent. fr. Ser. 52, T. 5, pag. 356, t. 8, 
FIATO 
Guerinia tinctoria Targ. Introd. alla 22 mem. per gli studi delle Cocciniglie, 
Atti della Soc. It. di Sc. n. T. 11, (1868). 
° Coccus serratulae Fab. Ent. system. T. 4, pag. 227. 


n 


— 1138 — 


Coccus picridis; C. hirticornis Boyer Fonscol. Ann. Soc. ent. fr. T. 3, pa- 
gine 201, 203, t. 3, f. 1, 2. 

Coccus fabae Guer. Men. Compt. rend. de VAc. des Sc. 1° marzo 1852. 
Revue et Magas. de Zool: Ser. 2°, T. 4, pag. 145, 1852. Compt. rend, 
cit. 14 luglio 1856; Revue et Magas. de Zool. Ser. 2°, T. 8, pag. 347, 1856. 
La specie fu annunziata nel nostro catalogo delle Cocciniglie, (mem. cit.), 

dietro le descrizioni del Coccus fadae di Guerin Meneville, e lo studio di al- 

cuni esemplari, con l’ usata benevolenza, comunicati dall’ illustre autore al- 


lora vivente. 

Capitò poi e in abbondanza alla R. Stazione di Entomologia agraria, 
nel 1879, comunicata dall’ illustre e compianto Barone Bettino Ricasoli, che 
‘la rinvenne fra le scorze delle viti colle sue masse fioccose composta di fila- 
menti esilissimi piegati ad arco, di materia cereoresinosa, e di altri tubulosi 


A, larva molto ingrandita. 

A/, insetto (femmina) adul- 
to, involto dallamassa 
cereo-resinosa in for- 
ma di fiocchi, medio- 
cremente ingrandita. 

B, Bocca della femmina 
adulta ; 

b, clipeo: =: 

c, labbrodistaccato coll’an- 
sadellesetolebuccali. 

C, zampa anteriore, per la 
disposizione della fi- 
gura, opposta a quella 
naturale voltata in- 
dietro e cogli articoli 
dall’ anca all’unghia. 

D, ocello e antenna per la 
disposizione della fi- 
gura rovesciata; 

d, ocello terminato da cor- 
neola; 

e, 2° articolo dell'antenna; 

e', 5° articolo; 

e, ultimo ariicolo. 


GUERINIA SERRATULAE (Fab.) 


dritti e più grossi, piena dei corpi degli insetti, di uova e di larve, come poi 
sì è avuta da diverse altre parti. 

Descritta con assai diligenza dal Signoret (op. cit.), esso la mantenne nel 
genere da noi istituito, identificandola però col Coccus picridis B. Fonsc. e 


[Voi 


— 119 — 


col C. serratulae F. Stando a questo, Fabricio prima, Boyer Fonscolombe più 
tardi, la rinvennero sulla Picris Rieracioides e sulla Serratula arvensis. 

Guerin la rinvenne di primavera su delle piante di fave, di trifoglio, di 
erba medica, e più tardi colle femmine turgide e piene di uova, dopo la 
mietitura dei grani, fra le scorze degli alberi. 

Signoret la ebbe anco dall’Algeria, e, da individui conservati durante l’ in- 
verno, ebbe larve della nuova generazione, come è accaduto di averle a noi da 
individui svernati all'aperto, e comunicati alla fine di marzo e ai primi di 
aprile. Da questo non sarebbe certo però che nell’estate la specie avesse 
altra generazione; ma poichè Boyer Fonscolombe dichiara che il momento 
della deposizione delle uova del suo Coccus picridis cade alla fine di questa 
stagione, ogni dubbio sparisce. Si avrebbe sempre nei due momenti di- 
versi della vita annuale, una emigrazione dalle piante sulle quali la specie, 
con la generazione primaverile, vive la vita attiva della buona stagione, a 
quelle sulle quali, colla generazione estiva, si porta per passare l’autunno e 
svernare. i 

Profittando intanto di un altra comunicazione recente, di insetti al solito 
trovati sopra le viti, e di cui le larve si sono sviluppate nel laboratorio, ab- 
biamo ottenuto la fissazione di queste su delle piante di fave, sulle quali si 
sono accresciute e hanno per assai tempo prosperato perfettamente. 

Oltre la sostanza cerosa, Guerin Meneville riconobbe nella specie la ric- 
chezza di una materia colorante rossa, di cui tanto le larve che le femmine 
sono piene, come la Cocciniglia vera, (Coccus cacti), quella del Chermes, e 
altre; e che per la sua tinta fu, dallo Chevreuil e dal M. Edwards, messa di 
mezzo fra la materia della Robbia e il Carminio. 

Dietro la cortese comunicazione degli insetti nella loro massa cerosa, 
pregammo l’illustre e compianto Barone Ricasoli, ch’egli volesse raccoglierne 
in maggior copia, tentare la fusione della cera e l’estrazione della materia 
colorante, ma non fu assai la quantità dell’ una o dell’altra, per dar luogo 
a studi ulteriori. 

Tuttavolta, trattando con allume, un saggio di acqua bollita con alcuni 
insetti, e precipitandola con ammoniaca, si ebbe una lacca vinata assai ricca 
di colore. 

Signoret ha indicato nel tegumento del corpo le minute filiere sparse fra i 
peli, e due aperture all’estremo posteriore, colle quali, ha dal suo canto avuto 
l’idea di un orifizio anale e di un orifizio genitale distinti. 

Guerin aveva già ottenuto dalle sue Cocciniglie, conservate l’ inverno, dei 
parasiti non determinati. 


— 120 — 


Dalle Cocciniglie di Algeria, Signoret ebbe poi una mosca, che fu rico- 
nosciuta da Bigot per la SpRerocera subsultans, specie le affinità ed i cui 
sinonimi di Sp. merdarum, stercoraria, cadaverina, necrophaga, richiamano 
giustamente abitudini assai diverse. 

Poche delle femmine da noi osservate erano esenti da una pupa volu- 
minosa, che ne riempiva quasi l'addome, e che sviluppata diede una piccola 
mosca bruna, dal Chiaris. Prof, Rondani, allora vivente, determinata per il suo 
Cryptochetum grandicorne, del quale però non abbiamo saputo nè i termini 
nè il luogo della descrizione. 


Firenze, dal.Laboratorio di Anatomia e Zoologia degli Invertebrati 
nel R. Museo, 9 gennaio 1885. 


—_ R1- 


ACARORUM SYSTEMATIS 


SPECIMEN 
Auctore ANTONIO BERLESE 


(ex laboratorio zoologico animalium invertebrat. Musei hist. nat. florentini, 


praefecto eximio prof. A. TARGIONI-TOZZETTI) 


Familia I. DEMODICIDAE. 


Gallicoli, stigmis nullis, corpore elongato vermiformi. 


Genus 1. Demodex Ow. 
Zoophagi. 


Genus 2. Phytoptus Duj. 
Phytophagi. 


Familia II. SARCOPTIDAE. 


Stigmis nullis, corpore rotundato. 
Subfamilia A. Psoraplidae. 


Sub animalium epidermide semper degentes et succis victi- 
marum victitantes. 
| Rostro syphonem sistenti (Cytholeichi). 


Genus 1. Cytholeichus Mègn. 

Corpore rotundato, ambulacris pedunculatis, disculis copula- 
tionis nullis. 

} t Rostro mandibulis palpisque liberis. (Sarcoptes) 


* Pedibus tertii et quarti paris subabdominalibus, appendiculis cauda 
libus nullis. 


— 122 — 


Genus 2. Sarcoptes Latr. 
Disculis genitalibus nullis. 
* * Pedibus omnibus marginalibus, disculis copulationis conspicuis. 


Genus 3. Psoroptes Gerv. l 
Ambulacro, pediculo longo, triarticulato sustento. 


Genus 4. Chorioptes Gerv. 
Ambulacro percurto pedunculo sustento. 


(tenus 5. Myocoptes K. 
Pediculis ambulacralibus nullis, pedibus tertii et quarti paris 


percrassis. 
Subfamilia B. Anatgesidae 


Avium plumis victitantes. Disculis genitalibus nullis, dorso 
scululato. 
} Disculis copulationis nullis. 


Genus 6. Anoplites Tr. et Mégn. 
Palpis normalibus. 


Genus 7. Dermoglyphus Mégn. 
Palpis spathulatis. 
} + Disculis copulationis conspicuis. 
* Foemina adulta abdomine integro. 
a.) Maris pedibus posticis (3°, 4°) foeminae subaequalibus 
(Pterolichi). 


(enus 8. Freyana Hall. 
Pedibus mariîis foeminaeque aequalibus, posticis subabdomi- 
nalibus. 


(renus 9. Pterolichus Rob. 
Pedibus maris foeminaeque subaequalibus, posticis quoque 
lateralibus. 


(renus 10. Falciger Tr. et Mégn. 
Pedibus maris foeminaeque subaequalibus, mandibularum 
digito interno falciformi. 


r_—e- va 


‘ — 123 — 


Genus 11. Bdellorhynchus Tr. et Mégn. 
Pedibus 4° paris atrophicis, subabdominatlibus, marium for- 
mae duae, quarum altera mandibulis permagnis. 


Genus 12. Paralges Tr. et Mégn. 
Pedibus 4° paris atrophicis, subabdominalibus, maribus omni- 
bus inter sese aequalibus, mandibulis normatlibus. 


Genus 13. Xoloptes Can. 
Pedibus 4° paris in mari, caeteris crassioribus, unguiculatis. 
b.) Maris pedibus posticis foeminae multum crassioribus. 
(Analges). 
Genus 14. Pteronyssus Rob. 
Pedibus inermibus, ambulacratis, maris tertiù paris multum 
caeteris crassioribus. 


Genus 15. Pteralloptes Tru. et Mégn. 
Pedibus anticis spinosis, maris 4° parîs caeteris crassioribus. 


Genus 16. Protalges Tru. et Mégn. 
.  Pedibus anticis spinosis, marîs, tertii et quarti paris caeteris 
crassioribus. 


Genus 17. Megninia Berl. 
Pedibus tertiù paris multo caeteris crassioribus, omnibus ca- 
runculatis, abdomine articulato. 


Genus 18. Analges Nitzsch. 
Pedibus tertii paris multo caeteris crassioribus, unguiculatis. 
* * Foemina adulta abdomins postice bifido. 


Genus 19. Alloptes Can. 
Pedibus 4° paris în mari caeteris crassioribus, omnibus ca- 
runculatis, pene perlongo. 


Genus 20. Pterocolus Hall. 
Abdomine maris în appendicem uni vel bilobatam producto, 
pedibus aequalibus. 


Genus 21. Proctophyllodes Rob. 
Abdomine maris trunco, appendiculas foliaceas gerenti. 


— 124 — 


Genus 22. Pterodectes Rob. 


Abdomine maris trunco vel bilobo, appendiculis setiformibus 
aucto. 


Genus 23. Pterophagus Mégn. 
Abdomine maris vix bilobo, foeminae, lobis parvulis setigeris. 


Subfamilia C. Camnestrinidae. 


Insectorum parasiti, disculis genitalibus conspicuis, dorsunudo. 
| Mandibulis biarticulatis, articulo postremo serrulato. 


Genus 24. Linobia Berl. 
t t Mandibulis chelatis. 


Genus 25. Canestrinia Berl. 
Disculis copulationis conspicuis. 


Genus 26. Coleopterophagus Berl. 
Disculis copulationis nullis. 


. Subfamilia D. Tyroglygphidae. 


Vagantes, dorso nudo. 
© Palporum articulo postremo setiformi. 


Genus 27. Hypopus Duj. 
Corpore mammilloso, disculis copulationis pluribus. 
| { Palpis normalibus. 
* Pene interno, vulva trivalvi, (Chortoglyphi). 


Genus 28. Chorthoglyphus Berl. 

Unco pedum minutissimo, disculis genitalibus nullis, copu- 
lalionis conspicuis. 

* Pene externo, vulva bilabiata. (Tyroglyphi). 


Genus 29. Trichodactylus Duf. 
Disculis coputationis nullis, pedum ungue maximo. 


Genus 30. Tyroglyphus Latr. 


Disculis copulationis conspicuis, pedibus unguiculatis, abdo- 
mine în mucronem carunculigerum non producito. 


A 12) REI 


Genus 31. Histiogaster Berl. 
Abdomine postice apophysim quadricarunculatam et quadri- 
foliosam gerenti. 


Genus 32. Glycyphagus Her. i 
Pedibus ungue incospicuo, disculis copulationis nullis. 


Genus 33. Rhyzoglyphus Clap. 
Pedibus tertii paris unguiculatis, ambulacro destitutis. 


Familia III. ORIBATIDAE. 


Vagantes, corpore clypeato, stiygmis in cephalotoracis dorsu 
sculptis, setigeris. 


Subfamilia A. Tarsonemidae. 


Abdominis dorsu în partes 5 diviso. 
| Pedibus quarti paris ambulacris destitutis 


Genus 1. Tarsonemus Can. et Fanz. 
Maris pedibus 4 paris incrassatis, faeminae exilibus setigeris, 
antico nudo. 


Genus 2. Disparipes Mich. 

Maris pedibus 4 paris incrassatis, faeminae setigeris, antico 
clypeato. (Michaelii fide). i 

} } Pedibus aequalibus omnibus carunculatis. 


Genus 3. Pigmephorus Kr. 
Maris tarso antico crassiori, chelato. 


Subfamilia B. Ffoplophoridae. 


Antico cum abdomine articulato. 


Genus 4. Hoplophora K. 
Scutis genitalibus 4, palpis quadriarticulatis, tarsis uniun- 
guibus. 


— 1260—. 


Genus 5. Tritia Berl. 
Scutîis genitalibus, 8. palpis quinquearticulatis, tarsis triun- 


quibus. 
Subfamilia C. Nothridae. 


Tecto nullo, vel subnullo. 
| Genitalibus framine ab ano sejuncto. 
* Unguicula pedum unica. (Belbae). 


Genus 6. Hermannia Nic. 
Labio infero, rhombeo, pedibus subgeniculatis, dermute gra- 


nulOSO. 
Genus 7. Carabodes K. 

Labio infero, rectangulo, pedibus subgeniculatis, dermate im- 
presso, duro. ‘ 


Genus 8. Belba Heyd. 

Labio infero subpentagono, antrorsus acuto, pedibus corpore 
multo longioribus, geniculatis, dermate glabro. 

* Unguiculis pedum tribus (Eremaei). 


Genus 9. Damoeus K. i 
Corpore depresso, pedibus corpore multo longioribus, geni- 


culatis, dermate aspero. 


Genus 10. Eremaeus K. ! 
Pedibus corpore curtioribus, labio înfero semicirculari, der- 


mate aspero. 


Genus 11. Scutovertex Mich. 
Scuto antico obsoleto, anticum non omnino tegenti (Michaelii 
fide). i A 
Genitalium foramine, ano approximato (Nothri). 
" Scutis larvarum persistentibus concentrice in dorso dispositis. 


Genus 12. Liodes Heyd. 
Labio infero duplici, frustulum rhombeum sistenti, antico 


inermi, abdomine globoso, suborbiculari. 
* Scutis larvarum caducis. 


Genus 13. Nothrus K. 

a) Abdomine quadrangulo, depresso, excavato, antico an- 
terius corniculato setigero, uncis pedum semper tribus, 
setis stigmaticis claviformibus. 

b) Angelia. Abdomine subtrapezoideo, posterius rotundato, 
excavato, antico inermi, uncis pedum 3 vel 2 vel 1, 
setis stigmaticis perlongis. 


Subfamilia D. Oridbalidae. 


Tecto conspicuo, anticum tegenti. 
+ Abdominis alis nullis, (Leiosomi). 
* Mandibulis chelatis. 


Genus 14. Cepheus K. 
Abdomine late orbiculari, tecto carinulas duas albicantes si- 


stens; dermate aspero, labio late rectangulari. 


Genus 15. Leiosoma Nic. 
Abdomine obovato, glabro, nitido, tecto carinas duas laterales 
siîstens, labio subtrapezoideo, elongato. 


Genus 16. Oppia K. 

Antico magno, pedibus ad latera abdominis iînsitis; uncis 
setiformibus; labio semicirculari anterius rectilineo, abdomine 
globoso glabro. 

* Mandibulis exertilibus, longis, serrulatis. 


Genus 17. Neozetés Berl. 
} | Abdominis alis conspicuis, pedes posticos tegentibus 
(Oribates). 


Genus 18. Oribates Latr. 


Antici pilis simplicibus, mandibulis curtis, crasse chelatis. 
a) Appendicula tectiformi cephalothoraci omnino conjuncta (Oribates). 
* Uncis pedum tribus. (Oribates alatus, Lucasii, agilis, latipes). 
* * Unco pedum unico (O. dentatus). 
b) Appendicula tectiformi tantum basi cephalothoraci conjuneta, omnino an- 
ticum tegens et eccedens. (Achipteria). (Oribates Nicoletii, nitens etc.). 


— 123 — 


c) Appendicula tectiformi, tantum basi cephalothoraci conjuncta, partim ob- 
tegens, alis lateralibus laminiformibus. (Sphaerozetes). 
* Alae anticae tectì inter sese crista transversa conjunctae. (Orib. orbicu- 
laris etc.). 
* ® Alae laterales tecti inter sese discretae. (Orib. globulus). 


Genùs 19. Pelops K. 
Antici pilis spathuliformibus vel foliiformibus, mandibulis, basi 
latis, denique strictioribus, perlongis, minuscule chelatis. 


Subfamilia E. Panopliidae. 


Stigmis încospicuis, pedibus triunguibus, anticis biunguibus 
(an huius familiae?) 


Genus 20. Panoplia Heyd. 
Corpore anterius quadricorni. 


Familia IV. GAMASIDAE. 


Vagantes vel paraxiti, corpore clypeato, stigmis ad latera. 
corporis, stomatomorphis, mandibulis cheligeris. 


Subfamilia A. Uropodidae. 


Rostrum pedesque antici, in foramine unico (Camerostoma) 
infixa. 

{ Nymphis omeomorphis pedunculatis, nympharum formis 
duabus (Uropodae). . 

* Scuto dorsali in adultis quoque partibus duabus constituto. 
Genus 1. Polyaspis Berl. 

Dorsi scutis inter sese seiunctis, ventralibus distinctis, pedibus 
anticis inermibus. 


Genus 2. Discopoma C. et R. Can. 

Dorsi scutis antrorsus inter sese coniunctis, retrorsum seiun- 
ctis, ventrali unico. 

(An satis a Cillibanis distictum ?) 


Genus 3. Cillibano Heyd. 
Orbiculares, pedibus anticis ambulacro destitutis. 


Genus 4. Uropoda Latr. 
Obovati, pedibus anticis ambulacro auctis. 
{ + Nympharum forma unica, minime pedunculata. (Coeleni). 


Genus 5. Trachynothus Kr. 
Scuto dorsuali in adultis quoque, în partibus tribus diviso. 


Genus 6. Coeleno K. 
Scuto dorsuati, în nymphis quoque integro . 


: Subfamilia B. Secidae. 


Camerostoma nullum, maris operculum genitale în medio 
scuto sternali sculptum. 


Genus 7. Seius K. 


Subfamilia C. Epicriidae. 


Pedibus anticis perlongis, antenniformibus maris mandibu» 
lis calcaratis, dermate aspero, maris pedibus inermibus. 


Genus 8. Epicrius C. et F. 
Peritrema inconspicuum. 


Genus 9. Podocinum Berl. 
Peritrema conspicuum, rostrum attingens, pedes antici per- 
longi inermes. 


Subfamilia D. Celeripedidae. 


Corpore lato, pedibus percrassis, mandibulis non cheligeris; 
parasili. 


Genus 10. Celeripes Montagù. 


Pedibus ommibus carunculatis. 
Ann. XVII, 9 


— 1390 — 


Genus 11. Antennophorus Hall. (an huius subfamiliae ?) 
Pedibus anticis inermibus. 


Subfamilia E. Mermanyssidae. 


Parasiti, gamasiformes dermate molli, sanguisugi. 
} Vulva labiis duobus longitudinalibus circumdata. 


Genus 12. Ophionyssus Mègn. 
Serpentium parasiti. 
| t Vulva scutulo normali obtecta. 
* Nymphis normalibus clypeatis. 


Genus 13. Leiognathus Can. 
Mandibutis chelatis. 
* * Nymphis normalibus nudis; adultis clypeatis. 


Genus 14. Dermanyssus Dug. 
Mandibulis styliformibus. 


Subfamilia C@amasidae. 


Corpore ovato, pedibus anticis caelteris exilioribus, mandibulis 
cheligeris, maris appendiculatis; liberi. 
$ Scutis ventralibus 4. 


Genus 15. Iphis K 
Scutulto ventrali minimo ab anali seiuncto. 


Genus 16. Laelaps K. 
Scutulo ventrali maximo, anali adnato. 
} { Scutis ventralibus 3. 


Genus 17. Macrocheles Latr. 
Pedibus anticis ambulacro destitutis. 


Genus 18. Gamasus Latr. 
Pedibus anticis ambulacro auctis. 


— 31. — 


Familia V. IXODIDAE. 


Stigmis ‘inferis ad latera abdominis, maxillis cum ligula 
frustulum styliformem saepius denticulatum sistentibus. 


Subfamilia A. frodidae. 


. 


Palpis non cylindricis, scutulo thoracico articulatis. 


Genus 1. Ixodes Latr. 


(Plura quoque genera ex Koch instituta, nunc negligent 
auctores, quare nunc minime cito). 


Subfamilia B. Argasidue. 


Palpis cylindricis, scutulo thoracico nullo; rostro infero. 


Genus 2. Argas. Latr. 
Cnaract. Subfam. 


Familia VI. TROMBIDIIDAE. 


Stigmis ad mandibularum basim insitis, cribriformibus. 


Subfamilia A. Zupodidae. 


Mandibulis chelatis, chela edentata. 
Genus 1. Eupodes K. 


Pedum posticorum femure percrasso. 


Genus 2. Megamerus Dug. 

Pedibus anticis longissimis, corpore triplo vel quadruplo lon- 
gioribus, motatortis. 
Genus 3. Scyphius K. 

Pedibus normalibus, oculis nullis. 


— 132 — 


Genus 4. Penthaleus K. 
Pedibus normalibus rubris, corpore oculato, nigro. 


Genus 5. Tydeus K. 
Pedibus normalibus, oculis duobus, mandibularum digito mo- 
bili styliformi, fixo mucroniformi. Foliicoli. 


Genus 6. Ereynetes Berl. 
Pedibus normalibus, oculis nullis, scutulo thoracico, mandi- 
bularum digito mobili styliformi, fico cultriformi. Terricoli. 


Subfamilia B. Cheytetidae. 


Mandibulis styliformibus, palpis crassiunguibus, oculis nullis, 
corpore nudo, pedibus pulvinatis. 
| Parasiti sub animalium epidermate degentes. 


Genus 7. Harpirhynchus Mègn. 
Palporum uncis pluribus. 


Genus 8. Picobia Hall. ‘ 
Palporum unco unico, pedibus anticis caeteris similibus. 
| + Liberi, sive in animalium pilis tegumenti caelati, aliorum 
acarorum venatores. 


Genus 9. Myobia Heyd. 
Pedibus primi paris latis, unciformibus. 


Genus 10. Cheyletus Latr. 
Palporum articulo basali percrasso, uncigero. 


Subfamilia C. Tetranychidae. 


Corpore nudo, selis raris adsperso, mandibulis unguiculatis, 
palpis appendiculatis. 
| Planticoli. 


Genus 11. Tetranychus Douf. 
Pedibus omnibus unguiculatis et pilis unciformibus apice 
auctis. 


— 133 — 


Genus 12. Heteronychus C. et F. 
Pedibus anticis spina terminatis. 
| Terricoli. 


Genus 13. Bryobia K. 
Corpore excavato, anterius quadricorni. 


Genus 14. Raphygnathus Dug. 
Corpore convexro, dermate molli, saepius areolato, inermi. 


Suafamilia D. BAayncholophidae. 


Corpore pilis densis vestito, mandibulis styliformibus, palpis 
appendiculatis, pedibus pulvino destitutis. 
} Corpore anterius crista antica impresso, oculis 4 vel 2. 


Genus 15. Rhyncholophus'Dug. 
Rostro non exertili. 
a) Oculis 4, pedibus corpore longioribus. (Macropi). 
b) Oculis 2, pedibus primis et quartis corporis longitudi- 
nem aequantibus. (Rhyncholophi). 


Genus 16. Smaridia Dug. 
Rostro exertiti, palpos gerenti. 
} t Corpore crista antica nulla, oculis 6. 


Genus Smaris Latr. 
(Charact. praed.) 


Subfamilia E. Bdellidae. 


Rostro longo subulato, palpis longîs antenniformibus, mandi- 
bulis chetatis. 


| Rostro non exertili. 


Genus 17. Bdella Latr. 
Palpis subclaviformibus apice bisetis. 


— 1394 — 


Genus 18. Scirus Herm. 
Palpis apice acuminatis, spinigeris. 


Genus 19. Eupalus K. 
Palpis articulo postremo cylindrico, inermi. 


{ { Rostro eaertili. 


Genus 20. Cryptognathus Kram. 
(Char. praed.) 


Subfamilia F. Afyehidae. 


Mandibulis cheligeris, chelis dentalis, corpore lato, impresso, 
palpis simplicibus, filiformibus articulis subaequalibus, 
{ Corpore nudo mandibulis exillimis. 


Genus 21. Michaelia Ber]. 
Oculo antico unico. 
t t Corpore villoso, mandibulis percrassis. 


Genus 22. Alychus K. 
Oculis 4. 


Subfamilia G. Trombidiidae. 


Mandibulis unguiculatis, palpis appendiculatis. 
} Antico vix ab abdomine distincto. 


Genus 23. Geckobia Mégn. 
Ocutis nullis; Parasiti. 


Genus 24. Actineda K. 
Palporum articulo penultimo triungui, pedibus unguibus 2 
terminatis. 


Genus 25. Erythraeus Latr. 
Palpis appendiculatis, pedibus apice triunguibus. 
{ + Antico ab abdomine distinctissimo. 


— 135 — 


Genus 26. Tanaupodas Hall. 
Palpis villorum appendicula apicali (Halleri fide). 


Genus 27. Trombidium Fabr. 
Palpis appendiculatis. 


Familia VII. HOPLOPIDAE. 


Mandibulis unguiculatis, dermate chitineo, stigmis..... (?) 
Genus 1. Caeculus Duf. 
Char. fam. 


Florentiae, 25 Januarii 1885. 


‘NoTA. — Speciminis huius brevitatem miratus lector, clarissimo 
Prof. Targioni-Tozzetti, me specimen hoc, Societati eximiae Entomologicae 
Ital. legentem, ut amplius sistematis historiam describerem monenti, promis= 
sionis meae, me mox sedulius opus perfecturum, memineat. 


iù 


BERLESE A. — Di alcuni Acari del Museo di Firenze, colla descrizione 
di tre nuove specie appartenenti alla famiglia dei Trombididi. _ 
(Dal Laboratorio degli Invertebrati nel R. Museo di Storia Naturale 
in Firenze). 


— 1396 — 


(Tav. I.). 


Fam. ORIBATIDAE. 
Subfam. HOPLOPHORIDAE. 


Genus 1° #r'éféa BERL. 
1. Tritia decumana (K.) BerL. 


Hoplophora decumana C. L. Koch. - C. M. A. Deutschl. fasc. 2, fig. 9. 
—_ — Haller Milbenf. - Wurtemb. p. 307. 


Tritia decumana A. Berlese - Acari Myr. Scorp. etc. fasc. VI, N. 2. 
_ _ G. Canestrini. - Acarofauna it. p. 45. 
Un bell’esemplare raccolto dal sig. Ferdinando Piccioli al 
Monte Consuma (Toscana). 


Subfam. NOTHRIDAE. 


Genus 2. 2eiba Hreyvp. 
2. Belba geniculata (L.) C. et. F. 


Acarus geniculatus Linnè. - Fn. suec. 1977; Syst. Nat. 2929. 
Notaspis clavipes Hermann. - Mem. apt. p. 84, tav. 4, fig. 7. 
Oribata geniculata Gervais. - Apt. III, p. 259. 
Damoeus genicutatus C. L. Koch. - C. M. A. Deutschl., fasc. 8, 
fig. 13. 

— _ Nicolet. — Hist. nat. Acar. p. 463, t. 8, fig. 3. 
Belba geniculata Canestrini e Fanzago. - Acar. it. p. 33. 
Damoeus geniculatus Haller. - Milbenf. Wurtemb. p. 306. 


— 137 — 


Damoeus geniculatus Michael. — British Oribatidae p. 245. 
—_ si P. Kramer et C. I. Neuman. - Acariden 
wéàhrend der Vega-expedition einge- 
sammelt. p. 528. 
Belba geniculata A. Berlese. - Acarof. Sicula p. 10, N. 50. 
—_ — G. Canestrini. - Acarofauna it. p. 39- 
Esaminai tre esemplari adulti ed una ninfa coperta di terra 
provenienti dalla Consuma e raccolti da G. Cavanna. I 


Subfam. ORIBATIDAE. 


Genus 3. @rîbafes LATR. 
3. Oribates globulus Nrc. 


Oribata globula Nicolet. - Hist. nat. Acar. p. 489, tav. 5, fig. DL 


—_ —_ Michael. - British Oribatidae p. 239. 
—_—  — Haller. - Milbenf. Wirtemb. p. 304. 


Oribates globulus G. Canestrini. — Acarof. it. p. 20. 
2. Zetes satellitius Koch. - C. M. A. Deutschl. fasc. 31, fig. 13, 
(nympha). 
‘ Vidi un bell’esemplare di questa specie raccolto alla Consuma. 


Fam. TROMBIDIIDAE. 
Subfam. RAYNCHOLOPHIDAE. 


Genus 4. Fhyncholophus Duc. 
4. Rhyncholophus nemorum. (K.) 


Rnynch. nemorum Koch. - C. M. A. Deutschl. fasc. 1. fig. 4. 

Di questa bellissima specie il Museo possiede un esemplare 
raccolto alla Consuma: io lo disegnai per la mia pubblicazione 
Acari, Mvyr. et Scorp. etc. 


5. Rhyncholophus Cavannae, N. Sp. 


Rh. rufus, abdomine elongato, depressiusculo, impresso; rostro 


— 138 — 


infero, Oculis duobus, tarsis dilatatis, papillis simplicibus 
setiformibus. Ad. 3 mill. long. 

Di questa bellissima specie, la più grande tra i Rincolofidi, 
ho già dato breve diagnosi nel Repertorium specierum mnova- 
rum, Series VIII, N. 43. Si distingue da tutte le specie conge- 
neri, oltrechè per la grandezza, anche pel carattere del ro- 
stro infero. Difatti guardando l’animale per di sopra, non si 
scorge parte nessuna del rostro, che resta totalmente celato sotto 
la prominenza del capotorace. Il corpo ha una forma allungata, 
arrotondato di dietro e prodotto in angolo ottuso all’ innanzi. 

Di più la pelle della faccia dorsale si appiana in corrispon- 
denza della parte posteriore del corpo, avvicinandosi alla faccia 
ventrale per modo che l’orlo posteriore appare come uno spigolo 
acuto. Caratteristiche sono anche le fossette del dorso e le diverse 
impressioni. Notasi costantemente all’ innanzi una impressione 
mediana longitudinale, nel fondo della quale si cela la cresta del 
capotorace. Questo solco posteriormente si unisce ad una impres- 
sione trasversa, che termina presso i margini in due profonde 
fossule, e rappresenta il solco toraco-addominale degli altri Rin- 
colofi. Del resto le scapole non sono punto prominenti, nè vi ha 
più sensibile traccia della divisione del corpo nelle due parti, di- 
stinte sempre nelle altre specie del genere. Due altre impressioni 
trasversali si scorgono sull’addome, l’ultima in corrispondenza 
delle zampe del 4° paio. Tra questa ultima fossula e l’orlo poste- 
riore del corpo sono comprese quattro distintissime impressioni 
che irradiano, per così dire, dal centro del dorso alla periferia e 
all’orlo posteriore. La cresta del capotorace (cresta metopica Ca- 
nestr.) è lunga, porta un’areola abbracciata alla sua base da 
rami chitinosi, in forma di trapezio allungato, al vertice si biforca 
comprendendo un tubercolo carnoso che come in qualche altro - 
Rnyncholophus porta un ciuffo di peli lunghetti. Gli occhi sono 
due, uno in ciascun lato, collocati presso il margine del corpo 
in corrispondenza delle zampe del 2° paio. 

I piedi sono lunghetti, quelli del 1° e 4° paio raggiungono 
all'incirca la lunghezza del corpo; i primi la superano di poco, 


— 1599 — 


i quarti la uguagliano. Le zampe 2° e 3° paio sono più corte. La 
forma dei tarsi è curiosa. Tutti sono ingrossati, ma quelli del 3° 
e più del 4° paio sono appiattiti, arrotondati e quasi circolari. 
Il corpo ed i piedi sono coperti di fitti peli semplici e corti. 

Nel rostro, i palpi sono di mediocre lunghezza, con. lunghi 
peli semplici, l’articolo penultimo reca un robusto uncino e il ten- 
tacolo claviforme, del doppio più lungo dell’ uncino. 

Le mandibole hanno all’orlo esterno, verso l’apice, quattro 
dentelli diretti all'indietro. Il colore degli esemplari conservati 
nell’alcool è rossiccio aranciato; però siccome non havvi traccia 
di sfumature brune nel dorso, determinate da sostanze ingerite, è 
da ritenere che il colore fosse rosso miniaceo o cinnabarino colle 
zampe alla base aranciate. 

Questa grandissima specie raggiunge fino 3 millimetri di 
lunghezza. ” 

Habitat. 

Cinque begli esemplari sono indicati come presi a Piedimonte 
di Alife, in Terra di Lavoro, dal Segretario G. Cavanna. 

Un esemplare è di Palizzi, in Prov. di Reggio Calabria, e fu 
raccolto dallo stesso Cavanna. 

Sette individui furono dal sig. Ferdinando Piccioli raccolti 
a Poggio Borselli, nel Fiorentino. 

Così questa specie fu trovata nel Fiorentino, nella Campania 
ed in Calabria. 


6. Rhyncholophus globiger BERL. n. sp. 


Rh. fuscus, pedibus rufis, longis, abdomine elongato, impresso; 
palporum appendicula magna, globosa. Ad. 2,50 mill. long. 
Questa seconda specie di RAayncholophus che pure riconobbi 
come non peranco descritta, è molto diversa dalla precedente. 
È molto più gracile del Rn. Cavannae. Il corpo è allungato, 
rotondato di dietro, con due leggiere insenature agli angoli 
esterni. Le scapole sono appena prominenti. Il dorso alquanto 
convesso è marcato da cinque impressioni trasversali, nessuna 


però raggiunge il margine laterale. Di queste una si osserva 


— 140 — 


immediatamente dietro alla cresta del eapotorace ed ha forma 
presso a poco di un V, le altre sono pressochè diritte, meno 
la seconda, foggiata a semicerchio colla concavità rivolta in avanti. 
Mancano anche le traccie -delle fossule irradianti dal centro del 
corpo alla sua periferia posteriore. La cresta del capotorace, 
punto infossata, è lunga; alla base allargata a ferro di lancia con 
areola trapezoidale nel mezzo; all'apice biforcata e racchiudente 
una prominenza del capotorace che è fornita di un ciuffo di peli 
più lunghi degli altri. Gli occhi, in numero di due, sono collocati 
uno in ciascun lato, in corrispondenza delle zampe del 2° paio. 
Il rostro è situato all’ innanzi del corpo e si scorge bene guardando 
l’animale dal disopra. I palpi, piuttosto lunghetti, si scorgono co- 
perti di lunghi e fitti peli semplici; il loro terzo articolo è corto, 
il quarto reca una robusta unghia, e il tentacolo (5° art.), che 
in questa specie, a differenza di tutte le altre da me viste, è molto 
grande, globoso, pressochè sferico è fornito superiormente di peli 
semplici, lunghetti ed inferiormente di peli corti, spessi, spiniformi. 
Questo articolo supera notevolmente l’ unghia del 4°. 

Le zampe sono lunghe, gracili; quelle del primo e quarto paio 
superano la lunghezza del corpo stesso. Le prime hanno tarsi 
fusiformi; stretti, le ultime tarsi allungati, appianati, in forma 
di lungo trapezio, più stretti cioè alla base che all’apice. 

Zampe e corpo coperti di fitti peli semplici, lunghetti. 

Il colore dell'esemplare studiato, è roseo-pallido traente al 
giallastro, con due»porzioni del dorso brune, per trasparenza delle 
sostanze ingerite. All’ innanzi il capotorace non è offuscato dai 
ciechi. Però consideriamo il colore naturale come rosso miniaceo, 
o cinnabarino, col dorso più oscuro, bruniccio. 

Habitat. 

L’esemplare raccolto proviene da Pratiglione (Ivrea) e misura 
ben 2 mill. e mezzo di lunghezza (esclusi i piedi). 

Anche di questa specie diedi breve diagnosi nel Repert. spec. 
novar. loc. cit. N. 45. 


7. Rhyncholophus phalangioides (D. G.) K. 
Acarus phalangioiîdes De Geer. - Uebers. VII, p. 56, tab. VIII, fig. 7-8. 


NS 


Trombidium phalangioides Hermann. - Mem. Apt. p. 33, N. 18 fig. 10. 
Rhyncholophus cinereus Dugès. - Ann. Sc. Nat. II, Ser. I, p. 31, 
tav..1, fig.07. 
—  phalangioides Koch. - C. M. A. Deutschl. fasc. 16, fig. 4. 
«—  .opilionoides Koch. - C: M. A. Deutschl. fasc. 16, fig. 3. 

Trombidium cinereum Gervais. - Hist. Apt. III, p. 183. 
Rhynchotophus cinereus Canestrini e Fanzago. — Ac. it. p. 69. 

—  opilionoides Haller. - Milbenfauna W ùrtemb. p. 314. 

—  phalangioides A. Berlese. - Acari, Myr. Scorp. it. f. 2, fig. 9. 

Di questa specie sonovi molti esemplari di località diverse, 
come appare dal seguente specchio: 

2 esemplari da Firenze (Piccioli !). 


2 — dalla Defensa. (Matese, Terra di Lavoro, a circa 
1000 metri di altezza. Cavanna !). 

1. da Firenze (raccolti in inverno). 

2 — grossissimi dal Varco del Pollino (Basilicata. 
Cavanna !). 

1 _ da Lipari. (Prof. E. H. Giglioli). 


Subfam. TROMBIDIIDAE. 


Genus 5. Trombidivaa FABR. 
S. Trombidium setosulum n. sp. 


Tr. cinnabarinum, oculis petiolatis, crista antica longa, in medio 
ditatatula, triareolata, mandibularum ungui recta, #07 plu- 
mosis, cinnabarinis. Ad. 2 mill. long. 

Il corpo è cordiforme, prominente alle scapole e rotondato di 
dietro. Sul dorso si osservano cinque strie trasversali; di queste 
l’una è il solco toraco-addominale, le altre quattro, impresse sul 
«dorso dell'addome sono più o meno ricurve e non raggiungono i 
margini del corpo stesso. Il capotorace è triangolare, non molto 
. acuto, porta la cresta anteriore, foggiata in modo caratteristico. 
Essa è lunga quanto il capotorace stesso; alla base è semplice, 
formata cioè da larga fascia chitinea diritta; nel mezzo si allarga 
in una placchetta in cui sono scolpite cinque areole; due anteriori 


SEI 1 ES 


minutissime, e tre posteriori più grandi in una stessa fila. Dopo 
questo allargamento la cresta chitinosa si assottiglia notevolmente 
e corre diritta per un terzo della sua lunghezza, finchè all’apice 
si biforca in due rami, ciascuno dei quali si dirige prima all’ in- 
nanzi indi bruscamente e per breve tratto all’ indietro. Nel capo- 
torace si vedono lateralmente anche gli occhi, appaiati e picciolati. 
Il picciolo è mediocremente lungo. Nel rostro vediamo i palpi 
col 2° articolo molto grosso, il 8° cortissimo, il 4° lungo e con 
due unghie, delle quali una molto piccola, l’altra robustissima; 
il tentacolo è claviforme, villosissimo e supera appena l’ uncino. 
Le mandibole hanno un’ampia galea membranosa, ed un unghia 
che in questa specie è diritta, cultriforme e sdentata, 

I piedi sono lunghetti, quelli del 1°, 2° e 4° paio quanto il 
corpo stesso, con tarsi allungati e muniti di due uncini ma sprov- 
veduti di unghia. 

È degna di nota questa curiosa ed unica lunghezza delle 
zampe del 2° paio, di solito molto corte. 

Il corpo è coperto di fitti peli piumati e colorati in cinnaba- 
rino vivissimo. Tutto l’animale è molto villoso; nei piedi i due 
ultimi segmenti sono coperti di peli più fini e più spessi, massi- 
mamente i tarsi. 

Colore. Essendo i peli colorati, l'esemplare conservato nell’alcool 
mantiene ancora il suo colore, cinnabarino dell’addome, più chiaro 
nel capotorace e nel rostro. In tutto eguale al colore del. Trom- 
bidium pusillum già da noi altrove descritto. 

L’esemplare misura 2 mill. di lunghezza. 

Habitat. 
Nell’etichetta sta scritto: raccolto a Cagliari. 


9. Trombidium holosericeum (Linn.) FABR. 


Acarus holosericeus Linné. - Fauna suecica. p. 1979. 
— — —_ Syst. Nat. p. 2934. 
Trombidium holosericeum Fabricius. 
—_ _ Hermann. - Mém. apt. 


— 149 — 


Trombidium holosericeum Gervais. - Hist. Apt. III, pag, 179. 
tav. 36, fig. 1. 


— _ GC. :L. -Koch®:-=' €. M: UA; Deutschl. 
fasc. lb, fig. 6. 

—_ _ Mégnin. - Metamorphoses des Acar. 
pil Miavo12; fig. & 

— _ Canestrini e Fanzago. — Acar. it. p: 64. 


Riferii a questa specie tutti gli esemplari sotto indicati quan- 
tunque tutti deficienti di pulvino alle zampe. Il Mégnin è il solo 
autore che disegni la zampa del 7romb. holosericeum con pulvino 


tra gli uncini. Sarebbe mai un errore di osservazione? Finora 
tutti gli individui da me esaminati da molte località riferibili a 


questa specie mi apparvero sprovveduti di pulvino. 
Il Museo possiede molti e grossissimi esemplari provenienti 
da Belluno. 
1 esemplare da Domodossola. 
1 esemplare da Presenzano (Terra di Lavoro: racc. da 
Cavanna). 


10. Trombidium gymnopterorum (L.) BerL. 


Acarus gymmopterorum Linné. - Fn. Suecica p. 1208. 

_ — _ Syst. Mat. p. 2929. 

—  cicadarum Goetze. 

—  aphidis De Geer. 

—  phalangii De Geer. - Schranch, Linneo etc. 
Trombidium fuliginosum Hermann. - Mém. apt. p. 23, tav. 1, f. 3. 

—_ holosericeum Hahn. - Arachn. vol. I, p. 21, tav. 6, fig. 18. 

— fuliginosum Hahn. - Loc. cit. p. 22, tav. 6, fig. 19. 

—  fuliginosum Koch. - C. M. A. Deutschl. fasc. 15, f. 2. 

_ hortense Koch. - Loc. cit. fasc. 15, fig. 3. 

—  cordatum Koch. - Loc. cit. fasc. 6, fig. 7. 

_ fuliginosum Gervais. - Hist. nat. Apt. III, p. 179. 

—  holosericeum Contarini. —- Catal. etc. p: 16. 

— -- _ Venezia e sue lagune, volu- 

me II, p. 162. 


— 144 — 


Trombidium holosericeum Paghestecker. - Zur anatomie der 
Milben. 
—  fuliginosum Meégnin. - Metamorph- des Acar. p. 11. 
tay:.149 fest. 
— _ Canestrini e Fanzago - Acar. it. p. 65. 
_ hortense Canestrini e Fanzago. - Loc. cit. p. 66. 
—  fuliginosum Henking. Beitrage zur Anatom. Etwicklungs- 
geschichte und Biologie von Tromb. fuligin. 
— _ Haller - Milbenf. Wuùrtemb. p. 322. 
Il Museo ha molti esemplari di questa specie, provenienti da 
molte località: eccone il prospetto. 
1 Esemplare giovane da Capri. 
1 _ da Caramanico. (Abruzzo. Cavanna !) 
— da Lavaiano. (Prov. di Pisa. Cavanna !) 
—_ da Casale Monferrato (Prof. Mens 1). 
da Gricigliano. (Martelli 1). 
_ da Firenze. (Cavanna !). 
= da Monte Morello Prov. di Firenze, 2.500 metri. 
(Piccioli 1). 


o a aa dv 
| 


Firenze, 31 gennaio 1885. 


SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA. 


Fig. 1. RAyncholophus Cavanne, dal dorso. — 1. a. palpo. 1. b. tarso 
del primo paio. 1. c. id. del quarto paio. 1. d. tarso 1° paio di 
fianco. 1. e. cresta capotoracica. 1. f. pelo del corpo. 1. g. mandi- 
bola (destra). 


. Ehyncholophus globiger, dal dorso. — 2. a. palpo. 2. b. tarso quarto 
paio. 2. c. 24. di fianco. 2. d. cresta capotoracica. 2. e. pelo del corpo. 


x 
DO 


Trombidium setosulum, dal dorso. — 3. a. palpo. 3. b. occhio (sini- 
stro). 3. c. estremità della mandibola. 3. d. pelo del corpo. 3. e. 
cresta capotoracica. 


(cp) 


» 


META 


— 145 — 


SOPRA ALCUNI ACARI 


Lettera del dott. ANTONIO BERLESE al dott. G. HALLER in Zurigo. 


Egregio Signore. 


Ho ricevuto con vivo piacere la sua memoria interessante Beschreibung 
einiger neuen Milben, e mi affretto di rendergliene vive grazie. 

Mi permetta in pari tempo di aggiungere qualche mia osservazione alle 
preziose sue, esposte nella prelodata memoria, e mi conceda di esporle il mio 
parere su taluna delle specie descritte nel suo lavoro. 

Veggo a pag. 221 illustrata come americana una specie di Oribata che 
Ella chiama Oribata monodactyla n. sp. Il carattere di un solo uncino alle 
zampe, anzichè tre come generalmente scorgonsi nelle altre specie congeneri, 
mi richiamò alla mente, appena esaminai' il suo scritto, una mia specie 
di Oribata già illustrata nel fasc. 9 n. 8 della mia pubblicazione Acarò, 
Myriopoda et Scorpiones hucusque in Italia reperta in data 20 di- 
cembre 1883. Esaminiamo attentamente queste due forme. Sì la mia specie 
che la sua ricordano a prima giunta l’Oribata femorata di Nicolet, o me- 
glio l’Oribates latipes del Koch. Questo. Ella disse nel suo pregiato scritto, 
e questo ‘disse pure per me il Chiarissimo Prof. Canestrini nella sua Acaro- 
fauna italiana. Il Prof. Canestrini volle anzi spingersi più innanzi e 
considerare la mia specie come sinonima della O. latipes. Evidentemente 
però a torto poichè il solo punto di contatto delle specie riposa sulla forma del 
capotorace e sulla larghezza dei femori. Però mentre nella O. latipes solo i 
femori del secondo paio sono i più larghi, e soltanto marginati di mem- 
brana; nella specie mia quelli del secondo e terzo paio sono largamente margi- 
nati, e per di più quelli del secondo sono muniti inferiormente di robusto 
dente chitineo, (d’onde il nome di Oribates dentatus), mancante affatto 
nella O. latipes. 

Come caratteri differenziali stanno invece: la forma delle setole stimma- 
tiche, brevissime e clavate nella O. latipes, lunghissime e tusiformi nella mia 
specie, la preacennata armatura dei femori 2° e 3° paio, le due setole che 

Ann. XVII, 10 


n # Bd le 
Di Ue 


— 146 — 


notansi, e lunghe, sul contorno posteriore dell'addome, e più specialmente 
l’unico uncino che termina le zampe. 

È bensì vero che quest’ultimo carattere non appare dal mio disegno 
dell’intero individuo, e ciò per una semplice svista nell’ inciderlo; nè si ri- 
leva dalla diagnosi, ma è molto nitidamente illustrato nelle due figure in 
dettaglio (N. 5 e 6) delle zampe 1° e 2° paio. Il disegno che Ella dà (ta- 
vola XV fig. 3) della Oribata monodactyla, lascia qualche cosa a desiderare 


per quello che riguarda il capotorace, però evidentemente si attaglia alla: 


armatura del capotorace della specie mia. Quanto alle setole stimmatiche, 
alle setole del vertice, alla forma dell'addome e delle sue ali, i due disegni, 
mio e suo, sono identici. 

Dell’ armatura delle zampe 2° e 8° paio Ella non dà disegno, ma la 
descrive, e le rispettive diagnosi si corrispondono. 

Nel disegno suo i due peli che notansi nell’orlo posteriore della mia 
specie non appariscono, ma è noto che sono caduchi, e perciò a questa difte- 
renza annetto poco valore. 

Resta la apparentemente notevole discrepanza dell'habitat. Perciò io ri- 
corderò che già nella diagnosi dissi aver trovato la specie în calidariis  R. 


a 


Hortì Botanici patavini, dove di piante esotiche vi ha dovizia, e considerai ‘ | 


sempre l’O. dentatus come specie importata, al pari di molte altre da me 
trovate nella stessa località (Polyaspis patavinus, Gamasus exilis ete.). 
Però ho voluto ritenere la specie come italiana perchè la credo acclima- 


tata, dacchè nello stesso R. Orto Botanico, scopersi in pieno inverno, molti 


esemplari, che conservo, di Polyaspis patavinus, viventi nei tronchi fradici 
di piante nostrane piantati all'aperto da qualche anno. 

Conchiudo: credo l’Oribata monodactyla come identica al. mio Oribates 
dentatus, che in questo caso deve avere la precedenza; e considero questo 
ultimo distintissimo dall’O. Zatipes del Koch per i caratteri sopradetti. 

A pag. 226 e fig. 1-4 della tavola XVI veggo illustrato un Dam@us 
craterifer n. sp. trovato a Marsiglia ed a Nizza. La zampa lo fa tosto rico- 
noscere per un vero Dam@us, secondo il nuovo senso da me dato a questo 
gruppo. Ella però si limita a studiare questa forma senza pulirla dagli in- 
vogli ninfali e delle sostanze diverse di cui sempre i Dam@wus sì coprono. 
Perciò la specie sua ha un aspetto nuovo. Questa facies ingannò già altri 
prima di Lei: così i Proff. Giovannni Canestrini e Fanzago, descrissero nel 
lavoro sugli Acari italiani una nuova specie di Belba, la Belba gibba la cui 
diagnosi sì attaglia benissimo a quella che Ella dà del suo Dam@us cra- 
lerifer, e sopratutto ai disegni. Anch'io trovai più volte questa forma, che 


— 47 — 


a suo tempo disegnerò, e la riferii tosto alla Belbagibba C. et F.; ma ripu- 
lita delle sostanze diverse che ne coprono e difendono il dorso mi apparve 
tutt'altra cosa, un vero Dama@us bdicostatus K. Anche il Damaus Dugesti, se- 
condo la testimonianza del Prof. Canestrini, quando è coperto ricorda nello 
aspetto la Belba gibba. Perciò ripulisca i suoi esemplari e vegga se al 
Damaus Dugesiù 0 al Dama@us bicostatus del Koch la specie sua si debba ri- 
ferire. Per me sono d’opinione che si debba ritenere come un D. dicostatus K. 
Questa ultima specie è come il D. Dugesii comune in tutta Italia. 

Volle il caso che a Lei, egregio signore, ed a me venisse quasi contem- 
poraneamente l’idea di dedicare un genere di Acari al diligente cultore del- 
l'Acarologia Dott. Michael. Ella nel suo scritto, a pag. 229, intitolava Michae- 
Zia un nuovo genere di Oribatidi, io nel mio fascicolo XVI degli Acari, 
Mir. etc. chiamo Michaelia un nuovo gruppo di Trombididi. Uno dei due ge- 
neri deve mutar nome: ambedue nacquero nel 1884, ma certamente Ella mi 
precede, poichè il mio predetto fascicolo data dal 20 dicembre. Con ciò io 
sarei in debito di mutare nome al mio gruppo. Se non chè l’esame accurato 
del genere da Lei istituito fa riconoscere che esso è fondato su forme nin- 
fali di altri Oribatini. Già il solo aspetto della sua Michaelia paradoxra n. 
sp. basterebbe a giustificare il mio asserto, ma vi ha di più. Anch’io trovai 
una forma che se non è proprio la sua Michaelia paradoxa si deve però 
ritenere come molto affine ad essa. i 

Non esitai punto a ritenerla una forma ninfale di altri Oribati, e molto 
probabilmente di Z/oplopRora. Difatti, quali sono i caratteri che distinguono 
il genere IMichaelia dai generi Hypocthonius e Murcia, che sono indubbia- 
mente forme larvali? Quali caratteri presenta la IMichaelia paradoxa perchè 
debba essere ritenuta forma adulta? 

Non certo la presenza di apertura sessuale; nelle Murcie, Hypocthonius ete. 
l'apertura sessuale esiste. Perciò io ritengo il suo genere IMichaelia istituito 
per forme larvali che possono rientrare nel genere ZHypocthonius 0 Murcia 
del Koch. 

Viene ultimo l’Acaro che Ella chiama Cheyletia laureata n. sp. Il di- 
segno che Ella ne dà non dimostra chiaramente l’armatura dei palpi, pure 
nella sua diagnosi è fatta menzione di un robusto dente chitinoso che 
manca nel Ch. ornatus di Canestrini e Fanzago. 

De Geer illustra e disegna un Acarus squamatus trovato aderente 
ad un emittero. Il disegno di questo autore, sebbene un po’rozzo, non la- 
scia dubbio si tratti di un CQheyletus. Quanto all’rabitat, nulla di strano 
nel pseudoparassitismo; io feci già osservare di aver raccolto parecchi acari 


La 


— 148 — 


vaganti, tra i quali il Cheyletus venustissimus, pseudoparassiti di insetti. 

È un caso di emigrazione. 

Canestrini e Fanzago, trovano un Cheyletus, e lo disegnano e illustrano 
negli Acari italiani (pag. 79 tav. 5 fig. 2) sotto il nome di Cheyletus orna- 
tus n. sp. Il disegno è veramente assai infelice, sia per la forma delle ap- 
pendici, che invece di foliacee e flabelliformi appaiono clavate, sia per la forma 
ed armatura dei palpi etc. Cosi nella diagnosi è interpetrata male la strot- 
tura delle dette appendici. 

Molto meglio il Michael (On a species of. Acarus of the genus Cheyle- 
tus, believed to be new. 1878) disegna e descrive questa specie, che però a 
torto considera come nuova e chiama Cheyletus Nabellifer. 

È però da notarsi che il Cheyletus di Michael, ha una armatura dei 
palpi intermedia tra quella della specie sua e dei Prof. Canestrini e Fanzago; 
difatti, veggo nella grande unghia, disegnato alla base un robusto dente, 
che potrebbe corrispondere al dente da lei descritto, e più sopra due denti 
minori che ricordano i dentelli del Cheyletus ornatus. I miei esemplari cor- 
rispondono con quelli del Ch.v° Prof. Canestrini. Perciò, o la specie è varia- 
bile nel minuto carattere dell’ armatura dell’ unghia, o i Cheyletus ornatus, 
flabellifer e laureatus sono specie distinte. Ognuna di queste ipotesi ha però 
bisogno di essere dimostrata. Per ora se le specie si considerano come tra i 
loro distinte 1’ Acarus squamatus di De Geer deve essere dimenticato perchè 
specificamente irreconoscibile. 

Inoltre il Cheyletus ornatus non deve riferirsi, come Ella fa, a Canestrini 
e Berlese, ma bensì ai Prof. Canestrini e Fanzago. Di qualche altra piccola 
inesattezza, come ad esempio il Cheyletus eruditus attribuito a Koch anzichè 
a Schrank, il RAynecholophus detto Rhopalocerus anzichè Ehopalicus non 
parlo ora. 

Scusi se mi sono permesso queste poche osservazioni, ma lo feci in omag- . 
gio alla verità, scopo delle comuni nostre ricerche scientifiche. 


Firenze, dal Laboratorio degli Invertebrati nel R. Museo, 28 Gennaio 1885. 


— 149 — 


ELENCO 


DELLE PUBBLICAZIONI ENTOMOLOGICHE 


del Professor CAMILLO RONDANI 


Volentieri sodisfo al desiderio manifestatomi dal Segretario 
della Società, e quì pubblico un Elenco definitivo delle pubblicazioni 
entomologiche del fù prof. Camillo Rondani. Questo Elenco è ba- 
sato principalmente : 1° sulla enumerazione della Bibliotheca ento- 
mologica di Hagen, corretta ed aumentata secondo le indicazioni di 
due miei articoli editi nelle Verhandlungen der k, k. zoolog. botan. 
Gesellschaft di Vienna; 2° sul contenuto di quei due articoli (1); 
8° sulla raccolta originale degli Opuscoli di Rondani, proveniente 
dalla sua Biblioteca che è ora mia proprietà, e che ho collazionata 
con le liste. L’elenco comprende le sole pubblicazioni entomolo- 
giche (s. 1.) (2): quindi vi mancano i titoli di lavori d’ altro sog- 
getto, indicati nel Catalogo che accompagna lo scritto del Dott. A. 
Del Prato « Cenni sulla vita e sulle opere del Prof. C. Rondani, 
Parma 1881 ». 

Credo opportuno ripetere qui alcuni schiarimenti già dati 
altrove (Verhan. Z. B. Ges. 1881, p. 388) intorno alle designazioni 
di Memoria, Fragmentum, Nota, Commentarium, adoperate dal 
Rondani nei titoli delle sue opere. 

I. Nella serie delle Memorie, gli opuscoli di minore impor- 
tanza sono indicati come Fragmenta: e così le Memorie ed i 


‘ (1) Verhand. z. b. Ges. Wien. 1881, p. 337-344 e 1884, p. 112-118. 
(2) Tali sono gli articoli: Istruzioni sull’ uso del Salmarino in Agricoltura e Zoo- 
tecnia. Parma, giornale l’Annotatore, 1857. 
I boschi e la montagna parmense; Ibid. 1858. 
Appunti ad un progetto per una scuola di Caseificio da istituirsi in Parma. Gaz- 
zetta di Parma, 1870. 


— 150 — 


Fragmenta formano una serie numerata, continua, cui si aggiun- 
sero più tardi i Commentaria. Ecco quì la serie, con i numeri 
corrispondenti della mia lista posti tra parentesi: la sola Me- 
moria XV non ho potuto identificare con certezza. 


Memoria I (1), II (3), ITI (4), IV (6), V (8), VI (9), Fragmentum VII (10), 
VIII (11), Memoria IX (12), Fragmentum X (14), Memoria XI (16), XII (17), 
Fragmentum XIII (20), Memoria XIV (24), XV (26, 28, 31 ? ?), Fragmentum 
XVI (34), Commentariam XVII (54), XVIII (55), XIX (57), XX (59). 


II. Le Notae costituiscono una serie a sè, indipendente. Non 
ho potuto rinvenire la Nota quinta: la septima venne pubblicata 
tre anni prima della sexta. 


Nota I (15), II (18), ILI (19), IV (27), V (2), VI (83), VII (29), VIII (48), 
IX (50), X (52), XI (53), XII (56), XIII (58), XIV (60), XV (95), XVI (96). 


Heidelberg, 4 dicembre 1884. 
C. R. OSsTEN SACKEN. 


1. Sopra una specie di insetto Dittero (Flebotomus). — Memoria prima per 
servire alla Ditterologia Italiana. 
Parma, Donati, 1840; 8°, pag. 16, con tavola. 


2. Note sur les insectes contenus dans l’ambre de Sicile, et décrits par 
M”. Guérin. 
Revue Zool. 1840, T. 3, pag. 369-370. 


8. Sopra alcuni nuovi generi di insetti Ditteri. — Memoria seconda etc. 


Parma, Donati, 1840, 8° pag, 28, con tavola. 
NB. Cecidomyidae; il N° 26 è una nuova edizione del medesimo lavoro. 


4. Progetto di una classificazione in famiglie degli Insetti Ditteri europei. — 
Memoria terza etc. 
Parma, Donati, 1841, 8°, pag. 29. (Secondo Hagen, Bibliogr.; non co- 
nosco questa edizione). 
Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna 1841, T. 5, p. 257-285; riprodotto nell’ « Isis » 1843, 
VII, p. 614-618. — Estratto, pag. 28. 


— 151 — 


5. Nota sopra una specie del genere Cimex Spin. 
Bull. Accad. Aspir. Natur., Napoli, 1842, p. 98-99. 


NB. Cimex nidulurius n. sp. vivente nei nidi della Hirundo wurbica. 


6. Osservazioni sulle diversità sessuali di alcune specie di Fasia (Phasia) ete. — 
Memoria quarta etc. 
Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna 1842, T. 8, p. 456-463. — Estratto p. 8. 


7. Note sur un nouveau genre d’insecte Diptère subaptère (Pterelachisus Bertei). 
Guérin, Magaz. Zool. 1842, T. 12, N° 106; fig. col. 


8. Osservazioni sopra alcune larve di insetti Ditteri, viventi nel gambo dei 
cereali in Italia. — Memoria quinta etc. 
Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna 1843, T. 9, p. 151-159, con tavola. — 


Estratto p. 1l. 
NB. Chortophila, Urophora, Phytophaga. 


9. Quattro specie di insetti ditteri, proposti come tipi di generi nuovi. — Me- 
moria sesta etc. 
Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna 1843, T. 10, p. 32-46; con tav. — Estratto, 
p. 15. 
NB. Nov. Gen. Rainieria (Micropezidae), Ludovicius, Nodicornia (Dolichop.), Leopol- 
dius (Conopid.); Albertia (Tachin.). 


10. Species italicae generis Hebotomi ex insectis dipteris observatae et di- 
stinctae. — Fragmentum septimum etc. 


Ann. Soc. Ent. Fr. 1843, p. 263-267 ; fig. 
NB. Hebotomus errore di stampa pro Phlebotomus; vide N. 1. 


11. Species italicae generis Callicerae ex insectis dipteris, distinctae et de- 
scriptae. — Fragmentum octavum etc. 
Ann. Soc. Ent. Fr. 1844, p. 61-68. 


12. Proposta della formazione di un genere nuovo per due specie di insetti 
editteri. — Memoria nona etc. 
Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna, 1844, T. 2, p. 193-202; con tav. — 
Estratto, pag. 12. 
NB. N. Gen. Ferdinandea (Syrphidae). 


13. Ordinamento sistematico dei generi italiani degli insetti Ditteri. 
Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna, 1844, T. 2, p. 256-270; p. 443-459, (e 
rimasto incompiuto). — Estratto p. 32. 


— 152 — 


14. Species Italicae generis CArysotori ex insectis Dipteris observatae et di- 
stinctae. — Fragmentum decimum ete. 
Ann. Soc. Ent. Fr. 1845, p. 193-203; con tavola. 


15. Di una specie di insetto Dittero, che si propone come tipo di un genere 
nuovo. — Nota prima per servire alla ditterologia italiana. 


Ann. Accad. Aspir. Natur. Napoli 1845, T. 3, p. 21-26. — Estratto, p. 8. 
NB. Nov. gen. Palpibraca (Tachin.). 


16.Sulle differenze sessuali delle Comnopinae e Myopinae. — Memoria un- 
decima ec. 
Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna 1845, T. 3, p. 5-16. Estratto p. 16. 


17. Descrizione di due generi nuovi di insetti Ditteri. — Memoria duodecima etc. 
È Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna 1845, T. 3, p. 25-36; con tavola. — 
Estratto, p. 16. 

NB. Nov. gen. Phytomyptera e Bigonicheta (Tachin.). 


18. Sul genere Xyphocera del Macquart. — Nota seconda etc. 
Ann. Accad. Aspir Natur. Napoli 1845, T. 3, p. 150-154. — Estratto, 
pag. 7. 


19. Descrizione di una nuova specie del gen. Lasiophthicus. — Nota terza etc. 
Ann. Accad. Aspir. Natur. Napoli 1845, T. 3, p. 155-158. — Estratto, p. 6. 


20. Genera italica Conopinarum distineta et descripta. — Fragmentum de- 
cimum tertium etc. 
Guérin, Magaz. de Zool. 1845, N. 153; con tavola color. — pag. 10. 


21. Merodon armipes sp. nov. 
Guérin, Magaz. de Zool. 1845, N. 154; con tav. color. 


22. Nouveau genre de Dipterès d'Italie (Spazigaster). 
Guérin, Magaz. de Zool. 1845, N. 155; con tav. color. 


23. Note sur l’Agromyza acneiventris. 
Ann. Soc. Entomol. Fr. 1845, Bullet. p. 47. 


24. Sulle specie italiane del genere Merodon. — Memoria decimaquarta etc. 
Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna, Ser. 2, 1845, T. 4, p. 254-267. — Estratto, p. 14. 


25. Sur les moeurs de Corethra oleae. 
Revue Zool. 1845, T. 8, p. 444-446. 


26. 


29. 
30. 


dl. 


32. 


39. 


S4. 


36. 


a fagi 


Compendio della seconda Memoria Ditterologica di C. Rondani, con alcune 
aggiunte e correzioni. i 
Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna, Ser. 2, 1846, T. 6, p. 363-376; con tav. — 
Estratto, p. 14. 


. Considerazioni sul genere Mintho di Rob. Desvoidy. — Nota quarta etc. 


Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna, Ser. 2, 1847, T. 8, p. 66-70, con tav. — 
Estratto, p. 7. 


. Estratto con annotazioni della memoria sulle famiglie dei ditteri europei. 


Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna, Ser. 2, 1847, T. 7, p.5-23. — Estratto, p. 19. 


Nova species generis Ocktherae. — Nota septima etc. 
Ann. Soc. Ent. Fr. 1847, Bullett. p. 29-31. 


Esame di varie specie d’insetti Ditteri Brasiliani. 
Truqui, Studi entomolog. 1848, T. 1, p. 63-112 con tav. — Estratto, p. 52. 


Osservazioni sopra parecchie specie di esapodi afidicidi e sui loro nemici. 
Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna, Ser 2, 1847, T. 8, p. 337-851; p. 432-448; 
1848, T. 9; p. 5-33; con tavola. — Estratto, p. 66. 


Dipterorum species aliquae in America aequatoriali collectae a Cajetano 
Osculati, observatae et distinctae, novis breviter descriptis. 
Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna, Ser. 3, 1850, T. 2, p. 357-372. — Estratto, 
pag. 18. 


De nova specie generis Ceriae Fab. detecta et descripta etc. — Nota sesta ete. 
Ann. Soc. Ent. Fr. 1850, T. 8, p. 211-214, con tav. 


Species italicae generis Eumeriì observatae et distinctae. — Fragmentum 
decimum sextum etc. 
Ann. Soc. Ent. Fr. 1850, T. 8, p. 117-130; con tav. 


. Osservazioni sopra alquante specie di esapodi ditteri del Museo Torinense. 


Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna, Ser 3, 1850, T. 2, p. 165-197, con tav. — 
pag. 37. — Estratto, p. 37. 


Lettera scritta dal Sig. Cam. Rondani al Sig. Prof. G. Bertoloni, in data 
di Farma, del 14 giugno 1852. 
Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna 1852, T. 6, p. 9-12. — Estratto, p. 4. 


NB. Nota sopra una specie di Afide volante in numerose torme nella città di 
Parma (Aphis graminum n. sp.) 


— 154 — 


37. Sulla specie d’ insetto volante in nubi nella città di Parma (ApRis). 


Gazzetta di Parma, giugno 17, 1852, N. 135. — Estratto 8°, p. 8. 


88. Alcuni cenni della Tignuola dei Pometi. 


Gazzetta di Parma 1854, 20 giugno, N. 138. — Estratto, p. 6. 


39. Sulla pretesa identità specifica degl’ Estridi del Cavallo. 


Nuov. An. Sc. nat. Bologna, Ser. 3, 1854, T. 9, p. 67-71. — Estratto, p. 5. 


40. Sugl’ insetti creduti produttori della malattia della vite. 


Gazzetta di Parma 1854, N. 42 e 43, — Estratto p. 10. Rel. Bianconi, 
Repert. 1854, T. 2, p. 164-165. 


41. Alcune notizie sul filugello del Ricino. 


Gazzetta di Parma, maggio 23, 1854. — Estratto, p. 7. 


42. Dipterologiae Italicae Prodromus. 


Parma, Stocchi, 8. T. I, 1856, p. 226; T. II, 1857, pi 264, con tav.; 
T. III, 1859, p. 243, con tav. T. IV, 1861, p. 174; T. V, Parma, Grazioli, 
1862, p. 239; T. VI, Parma, Societas Typogr. 1877, p. 304. s 
NB. Il vol. I ha per titolo : Genera italica ordinis Dipterorum ordinatim disposita 
et distincta etc. 
I volumi seguenti: Species italicae ordinis Dipterorum in genera caracteribus 
definita, ordinatim collectae, methodo analytica distinctae etc. 4 


43. Nota sul genere Opsedius fra i ditteri Enopidei. 


Iride, 1857, N. 22, p. 4. 


44, Il bombice dei pruni. 


45 


46 


47 


Gazzetta di Parma 1857; p. 4. 


. Relazione sull’ allevamento del filugello a tre mute negli anni 1856-57. 
Giornale l’' Annotatore, Parma 5 giugno 1858. 


. La morte di un ragno. 
Parma, giorn. la Stagione genn. 20, 1859. 
NB. Un ragno cacciato dal Pompilus. 


. De genere Orthochile Latr. (Dipt.) 
Linnaea Entom. T. XIII, p. 314-317. 1859. 


48. De genere Bertea. — Nota octava ete. 


Atti Soc. Ital. Sc. nat. Milano 1860, T. 2, p. 56-57, con figura. — 
Estratto, p. 2. 


— 155 — 


49. Sugli insetti che concorrono alla fecondazione dei semi nelle Aristolo- 
chie. — Nota. 
Atti Soc. Ital. Sc. nat. Milano 1860, T. 2, p. 133-135, con figura. — 
Estratto p. 3. 


50. Nova species italica generis dipteroruam Sphiximorphae detecta. — 
Nota nona etc. 
Atti Soc. Ital. Sc. nat. Milano, 1860, T. 2, p. 144-146. con figura. — 
Estratto p. 3. 


51. Sulle abitudini della PRora' fasciata del Fallen. Nota per servire alla 
storia degli insetti afidivori. 
Atti Soc. Ital. Sc. nat. Milano, 1860, T. 2, p. 165-168, con figura. — 
Estratto, p. 4. 


52. De genere Dipterorum Neera Desv. italicis adderido. — Nota decima etc. 
Atti Soc. Ital. Sc. nat. Milano 1860, T. 2, p. 183-187, fig. — Estratto, p. 5. 


53. Stirpis Cecidomynarum genera revisa. — Nota undecima etc. 
Atti Soc. Ital. Sc. nat. Milano febbr. 1861, T. 2. — Estratto, p. 9, con tav. 


54. Species europ. gen. Phasiae Latr.. observatae et distinctae — Com- 
mentar. XVII pro dipterol. ital. 
Atti Soc. Ital. Se. Natur. Milano, T. III, 1861; con tav. — Estratto, p. 15. 


55. Sarcophagae italicae observatae et distinctae — Commentarium XVIII ete. 
Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, T. lII, 1861. — Estratto p. 20. 


56. De specie altera generis Chetinae. — Nota duodecima, pro Dipter etc. 
Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, T. III, 1861. — Estratto, p. 4. 


57. Ocypterae italicae observatae et distinctae. — Commentarium XIX etc. 
Archivio per la Zool. T. 1, fasc. 2, p. 268-277; Modena 1861, con tav. — 
Estratto, p. 10. 


58. De genere Prosena. — Nota decimatertia, pro Dipterol. ital. 
Archivio per la Zool. T. I, fasc. 2, p. 278-282, Modena 1861, fig. — 
Estatto p. 5. 


59. Generis Masicerae species in Italia lectae. — Commentarium XX etc. 
Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, T. 1V, 1862. — Estratto, p. 14. 


60. Zeuxiae generis dipterorum monographia. — Nota XIV etc. 
Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, T. IV, 1862. — Estratto, p. ©. 


61. 


62. 


63. 


64. 


65. 


67. 


68. 


69. 


— 156 — 


Dipterorum Italiae specimen in expositione Londinensi anno 1862 a Prof. 
Camillo Rondani ostensum. 
Parma, Stocchi, 1862, p. 16, piccolo 8°. 
NB. Un elenco dei Sirfidi e Tachinidi. 


Uova di bruchi selvatici in commercio (Liparis dispar.) 
Giornale il Patriota, Parma, 1862, p. 2. 


Sopra una specie di bruco nocivo ai prati ( Ampridasis alpinaria). 
Monitore delle famiglie. Parma, 1862, — Estratto, p. 4. 


Poche parole sulla generazione spontanea del baco da seta. 
Monitore ‘delle famiglie. Parma 1862. — p. 1. 
NB. Il medesimo articolo si trova nel periodico « Osservatore della Romagna » 
Forlì, luglio 1862, però il testo è un poco differente. 


Sementa di filugelli a 40,000 lire il Kil. 
Gazzetta di Parma, 1862. 


. Cenni sopra una razza d’insetti creduti nocivi alie biade. (Thrips). 


Monitore delle famiglie. Parma, 1862, p. 413-414.‘ 


Cenni sopra un insetto dittero dannoso ai cereali. (C7/0rops). 
Monitore delle famiglie. Parma, 12 agosto, 1862, p. 504-506. 


Cenni sul metodo di cura dei Bachi secondo sistema il Polli (col Passerini). 
Gazzetta di Parma, 1863, n° 94. — Estratto, p. 3. 


Sulla causa della malattia dominante nel baco da seta. 
Gazzetta di Parma, 1863, n° 69. — Estratto, p. 4. 


. Le spore, come causa di malattia nel baco da seta. Memoria prima (col 


Passerini) p. 12; Mem. seconda, p. 8. 
Atti Soc. Ital. Sc. Natur, vol. V. Milano, 1863. 


. Dipterorum species et genera aliqua exotica revisa et annotata, novis 


nonnullis descriptis. 
Archivio per la Zool. Modena, 1863, T. III, fasc. 1. con tavola. — 
Estratto sotto il titolo: Diptera exotica revisa et annotata. Modena, 1863. 


. Sulla comparsa di quantità straordinaria d'insetti volanti in Parma. 


(Ephemera albipennis). 
Bull. Commerciale ed agrario. Parma, ott. 1864, p. 3. 


73. 


74. 


75. 


76. 


77. 


78. 


79. 


80. 


81. 


82. 


89. 


— 157 — 


Sul metodo proposto dal Signor C. Bellotti per ottenere semente sana di 
Bachi da seta (col Passerini). 
Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, T. VII, 1864. 


Sopra tre insetti bialati, che rodono il culmo dei cereali. 
Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, 1864, T. VII. — Estratto p. 4. 
NB. Chortophila sepia M. Urophora signata M. Cecidom. frumentaria Rond. 


Caso di malattia di petto con espulsione di larve di insetti. 
Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, 1864, T. VII. — Estratto, p. 5. 


D’alcune specie d’ insetti dannose ai cereali. 
Giornale degli agrofili italiani. Bologna, 1864; fig. — Estratto, p. 11. 
NB. Le parole « ai cereali » sono omesse nel titolo dell’ estratto. — Si tratta 
delle tre specie medesime del n0 74. 


Sul dissecamento prematuro del cece (Acarus). 
Giorn. d. Agrofili etc. Bologna, 1865. 


Alcune osservazioni sulla nota dei Professori Generali e Canestrini sui 
parassiti della Cecidomia del frumento. 
Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Vol. VIII, fasc. 2, 1865. 


Diptera italica non vel minus coguita descripta vel annotata, observa- 
tionibus nonnullis additis. 
Fasc. I, II, in Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, 1865, T. VIII. — 


‘ Fasc. III, Ibid. T. IX, 1866. — Estratto, p. 94. 


NB. Oestridae, Syrphidae, Conopidae, Tachinidae e alcùni altri Muscidi. 


Anthomyinae italicae, collectae, distinctae et in ordinem dispositae. 
Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, T. IX, p. 68-216, 1866. 


Sugli imenotteri parassiti della Cecidomyia frumentaria. 
Archivio per la Zool. Modena, 1866, p. 4, con tavola. 


Sulle specie italiane del gen. TripRaena. (Lepidopt.). 
Archivio per la Zoologia, vol. IV, fasc. 1. Modena, 1866. 
NB. Le numerazioni 81 e 82 si trovano nell’Archivio sotto il titolo comune di: 
Note entomologiche. 


Alcune parole sull’acaro dell’ ape, osservato dal Sig. Duchemin. (CReto- 
dactylus n. gen.). 
Giornale degli Agrofili. Bologna, 1866. 


84. 


85. 


86. 


87. 


88. 


89. 


Dl 


{@} 
DO 


93. 


94. 


RR 1 


Sul filugello giapponese della Quercia. 
Gazzetta di Parma, 1866. — Estratto, p. 4. 


Di un insetto che impedisce la fruttificaziene dei pruni e di suo parassito. 
(Asphondylia pruniperda n. sp. e Lopodytes n. gen. Chalcid.) 
Giornale di Agric. Ital. o degli Agrofili. Bologna, 1867. — Estratto p. 9. 


Scatophaginae italicae, ccllectae, distinetae, et in ordinem dispositae. 
Dipterol. Ital. Prodromi pars VII, fasc. I. 
Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, 1867. T. X, p. 85-135. 


De speciebus duabus generis Asphondyliae et duobus earum parasitis. 
Annuar. Soc. Natur. in Modena. T. II, 1867, con tav. — Estratto, p. 4. 


Diptera aliqua in America meridionali lecta a Professore P. Strobel. 
Annuar. Soc. Natur. in Modena, T. III, 1868, con tav. — Estratto, p. 20. 


Larva e parassito della Tischeria complanella Lin. 
Annuar. Soc. Natur. in Modena, T. III, 1868, fig. — Estratto, p. 4. 


. Specierum italicarum ordinis dipteroram Catalogus, notis geographicis 


auctus. 


Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, T. XÎ, fasc. 8, 1868. — Estratto, p. 45. 
NB. Oestridae, Syrphidae, Conopidae, Tachinidae, Muscidae, 


Sciomyzinae italicae collectae, distinctae et in ordinem dispositae (Dipterol. 
Ital. Prodromi Pars VII, fasc. 2). 
Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, 1868, T. XI, p. 199-256. 


. Gli ucelli e gl’ insetti dannosi all’ agricoltura. 


Bull. del Comizio Agrario, Anno I, N. 6; Parma, 1868. — Estratto, p. 8. — 
Un'altra edizione aumentata ibid. Anno V, 1872, N. 7, p. 129-133; N. 8, 
p. 144-146. — Estratto, p. 11, ristampa della 2° edizione. 


Ortalidinae italicae collectae, distinctae et in ordinem dispositae (Dipterol. 
Ital. Prodromi Pars VII, ‘fasc. 3, 4). 
Bull. Soc. Ent. Ital. T. I, p. 5-37, 1869; T. II, p. 5-31; p. 105-133, 1870; 
T. III, p. 8-24; p. 161-188, I871. — Estratto, p. 37; p. 59; p. 53. 


Sul genere 7rigonometopus degli insetti dipteri. 
Bull. Soc. Ent. Ital. T. I, p. 102-105, 1869. — Estratto, p. 3 


. Sulle specie del genere Oedaspis Lw. — Nota decimaquinta, ete. 


Bull. Soc. Ent. Ital. T. I, p. 161-164, 1869. — Estratto, p. 4. 


— 159 — 


96. Sul genere Chetostoma. — Nota decimasesta, etc. 
Bull. Soc. Ent. Ital. T. I, p. 199-201, 1869; fig. — Estratto, p. 3. 


97. Di alcuni insetti dipteri che ajutano la fecondazione in diversi perigonii. 
Archivio per la Zool. Modena, 1869, Ser. 22, T.I.— Estratto, p. 6. 


98. Sopra tre specie di imenotteri utili all’ agricoltura. 


Archivio per la Zool. Modena,, 1870, Ser. 2, T. II. con tav. — Estr. p. 7. 
NB. Myina Nees., Anagrus Hal., Bracon sp. 


99. La Caccia e l'Agricoltura; lezione. 
Parma, Giornale Il Presente, 19 febbraio 1870. 


100. Risposta alla lettera del Prof. Strobel sull’ argomento della Caccia e 
dell’ Agricoltura. i 
Parma, Giornale Il Presente, 8 marzo 1870. 
NB. Ambedue gli articoli trattano degl’insetti dannosi e degli uccelli. 


101. Sul insetto Ugi; nota. 
Bull. Soc. Ent. Ital. T. II, p. 134-137, 1879. — Bull. del Com. Agrar., 
Parma, Ann. III, N. 4, medesimo testo; il titolo è. L° Ugi; la diagnosi 
in fine è in italiano, non in latino. — Estratto, p. 4. 


102. L’acaro del Baco da seta e l’acaro del Gelso. 
Bull. Soc. Ent. Ital. T. II, p. 166-168, 1870; fig. 
NB. Nel Bull. Soc. Ent. Ital. IV, 1872; Atti etc. p. 18, io trovo il. titolo citato 
come un estratto del Giornale di Agricoltura del Regno d’ Italia; Ann. VII, 
1870, vol. XIII. 


105. Note sugli insetti parassiti della Galleruca dell’ Olmo. 
Bull. Com. Agr. Parma, Ann. III, N. 9, p. 137-142; con tavola. — 
Estratto, Parma, agosto 1870, p. 5. 


104. Diptera-italica non vel minus cognita descripta aut annotata (Addenda 
Anthomyinis, Prodromi Pars VI). 
Bull. Soc. Ent. Ital. T. II, p. 317-338, 1870.— Estratto, p. 24. 


105. Nota sugli insetti produttori della paralisia del frumento e del riso. ( 7/rips.) 
Bull. Com. Agr. Parma, 1871, Ann. IV, N. 2, p. 25-30; con tavola. — 
Estratto, p. 7. i 


106. Degli insetti parassiti e delle loro vittime (Elenco dei parassiti nemici 
di insetti dannosi). 
Bull. Soc. Ent. Ital. T. III, p. 121-143; p. 217-243; 1871; T. IV, p. 41-78; 
p: 229-258; p. 321-342, 1872; Supplemento alla parte prima, T. VIII, p. 54-70; 
p. 120-138; p. 237-258, 1876; T. IX, p. 55-66, 1877. 


107. 


108. 


109. 


110. 


LI, 


IIS: 


113. 


114, 


115. 


116. 


— 160 — 


Dei insetti nocivi e dei loro parassiti. 
Bull. Soc. Ent. Ital. T. IV, p. 137-165, 1872; T. V, p.3_30, p. 133-165, 
p. 209-232, 1873; T. VI; p. 43-68, 1874; Supplemento alla parte seconda, 
T. X, p. 9-38, p. 91-112, p. 161-178, 1878. 
Metto questi due articoli sotto il medesimo numero, perchè nell’ intenzione del- 
l’autore non dovevano esser separati ; estratti furono pubblicati sotto i titoli 
‘un po’ modificati, come segue : i 
Repertorio degli insetti parassiti e delle loro vittime. Firenze, 1872, 
Parte I. Elenco dei parassiti conosciuti come nemici degli insetti dan- 
nosi, p. 140. — Parte II. Elenco degli insetti dannosi e dei loro parassiti. 


Sulle specie italiane del genere Culer. Nota. 
Bull. Soc. Ent. Ital. T. IV, p. 29-81, 1872. — Estratto, p. 3. 


Nuova specie del genere PhRytomyptera Rond. 
Bull. Soc. Ent. Ital. T. IV, p. 107-108, 1872. — Estratto, p. 2. 


Sopra alcuni Vesparii parassiti. 
Bull. Soc. Ent.' Ital. T. 1V, p. 201-208, 1872. — Estratto, p. 8. 


Sopra alcuni Muscarii parassiti. 
Bull. Soc. Ent. Ital. T. IV, p. 209-214, 1872. — Estratto, p. 6. 


Il bruco lignivoro dei Verzieri (Zeuzera aesculi). 
Bull. Com. Agr. Parma, 1872, Ann. V, N. 2, p. 27-29. — Estratto, p. 3. 


Nota sul Clorope lineato del Fabricius. 
Giornale « La Campagna » Parma, 5 giugno 1872. — Estratto, p. 2. 


Nota sopra un insetto che ha danneggiato i frumenti in erba nell’anno 
agrario 1871-1872 (Cklorops lineuta). 
Bull. Com. Agr.* Parma, 1872, Ann. V, N. 4, p. 83-86. — Estr. p. 4. 


Un’ altro nemico delle biade (Camarota cerealis n. sp.). 
Giornale « La Campagna ». Parma, 1873. 
NB. E una notizia preliminare al N. 115. 


Un nuovo roditore dei frumenti (Camarota cereatis). 
Bull. Com. Agr. Ann. VI, N. 7, p. 103-105, con fig. — Estratto, Parma, 
18793; 1p.092 


Muscaria exotica musei civici Januensis. 
Fragmentum I. Species aliquae in Abyssinia lectae. 

Ann. Mus. Civ. St. Natur. di Genova. T. IV, p. 282-294, 1873. — 
Estratto, p. 13. 


FIT. 


118. 


119. 


120. 
121. 


122. 


123. 


124. 
125. 
126. 


127. 


— 161 — 


Fragmentum II. Species aliquae in Oriente lectae. 

Ann, Mus. Civ. ete. T. IV, p. 295-300, 1873, con fig. — Estratto p. 6. 
Fragmentum III. Species in insula Bonae Fortunae (Borneo), annis 1865, 

1868 lectae. 

Ann. Mus. Civ. etc. T. VII, p. 421-466, 1875, con fig. — Estr. p. 50. 
Fragmentum IV. Hippoboscita exotica. 

Ann. Mus. Civ. ete. T. XII, p. 150-170, 1878, con fig. — Estr., p. 21. 


Nota sulle specie italiane del Genere Xy/ocopa. 
Bull. Soc. Ent. Ital. T. VI, p. 103-105, 1874. — Estratto, p. 3. 


Nuove osservazioni sugli insetti fitofagi e sui loro parassiti fatte nel 1873. 
Bull. Soc. Ent. Ital. T. VI, p. 130-136, 1874. — Estratto, p. 7. 


Species italicae ordinis dipterorum. Stirps XXI. Tanipezinae Rond. 


collectae et observatae. 
Bull. Soc. Ent. Ital. T. VI, p. 167-182, 1874. — Estratto, p. 16. 


Species italicae ordinis dipterorum. Stirps XXII. ZLonchacinae Rond. 
Bull. Soc. Ent. Ital. T. VI, p. 243-274, 1874. — Estratto, p. 32. 


Species italicae etc. Stirps XXIII. Agromyzinae. 
Bull. Soc. Ent. Ital. T. VII, p. 166-191, 1875. — Estratto, p. 26. 


Alcune parole sulla Doryphora decemlineata. 
Bull. Com. Agr. Parma, 1875, Ann. VIII, N. 1, p. 5-8. Il Periodico 
« l'Agricoltura Italiana » fasc. 4-5, 1875. — Estratto, p. 8. 


Nota sul Moscherino dell’ Uva (Drosophila uvarum). 
Bull. Com. Agr. Parma, 1875, Ann. VIII, N. 10, p. 145-148. Il Giornale 
« La Campagna » 5 gennaio 1876. — Estratto, p. 3, con tavola. 


Papilionaria aliqua microsoma nuper observata. 
Bull. Soc. Ent. Ital. T. VIII, p. 19-24, 1876, con tavola. — Estr., p. 6. 


Diagnosi di tre vesparii microsomi insetticidi. 
Bull. Soc. Ent. Ital. T. VIII, p. 83-86, 1876. — Estratto, p. 4. 


Species italicae etc. Stirps XXIV. Chylizinae Rond. 
Bull. Soc. Ent. Ital. T. VIII, p. 187-198, 1876. — Estratto, p. 12. 


Il nemico della tignuola della cera (Galleria cereana; Eupelmus 
CErCANUS). 
Bull. Com. Agr. Parma, 1876, Ann. IX, N. 9, p. 38-40, con fig. — 
Estratto, p. 4. 
Ann. XVII, ll 


128. 


129. 


130. 


131. 


154, 


— 162 — 


Sulla tignuola minatrice delle foglie della vite. (Antispila rivillella). 
Bull. Com. Agr. Parma, 1876. Ann. IX, N. 9, p. 133-136. — Estratto, 
p. 4, un'altra piccola edizione, p. 11. Giornale di Agricoltura ete. 1876. v. II. 


Vesparia parasita non vel minus cognita, observata et descripta. 
Bull. Soc. Ent. Ital. T. IX, p. 166-213, 1877, con 4 tavole. — Estr. p. 48. 


Antispila rivillella et ejusdem parasita. 
Bull. Soc. Ent. Ital. T. IX, p. 287-291, 1877, con tavola. — Estr. p. 5. 


Species italicae ordinis dipterorum. Stirpis XIX, Sciomyzinarum revisio. 
Ann. della Soc. dei Natur. in Modena, Ann. XI, 1877. Estratto, p. 78. 


2. Nota sul Lecanium vitifolium. 


Boll. Com. Agr. Parma, 1879, Ann. XII, N. 5, p. 84-87. — Estr. p. 5. 


. Hippoboscita italica in familias et genera distributa. 


Bull. Soc. Ent. Ital. T. XI, p. 3-28, 1879. — Estratto, p. 26. 


Species italicae etc. Stirps XXV, Copromyzinae Zett. 
Bull. Soc. Ent. Ital. T. XII, p. 3-45, 1880. — Estratto, p. 43. 


— 163 — 


LETTERATURA ENTOMOLOGICA ITALIANA ©! 


BauDI DI SELVE FL. - Oedémérides recueillis en Portugal et au Maroc par feu 
C. van Volxem — C. R. Soc. ent. belgique, n° 48. 


BECCARI 0. — Piante ospitatrici, ossia piante formicarie della Malesia e della 
Papuasia, descritte ed illustrate ec. — Malesia: raccolta di osserv. ho- 
taniche ec. vol. II. Genova, 1884. 


Fanno parte del II volume della Malesia alcuni cenni sulle piante ospita- 

trici preceduti da considerazioni d’indole generale tendenti a provare l’unità 
“dei fenomeni vitali nei due regni vegetale ed animale. 

Secondo il Beccari le cavità ospitatrici ed altri organi ospitanti di alcune 
piante sono fatti dovuti alla eredità. Le piante antiche dalle quali le presenti 
derivarono, erano naturalmente imperforate, e gli animali perforatori le avranno 
assalite: nelle manovre occorrenti per perforare la scorza, remuovere il tes- 
suto interno, per vivere insomma dentro alle cavità da essi stessi formate, gli 
animali avranno stimolato, anche senza volerlo, le pareti della cavità abitata, 
la quale in causa degli stimoli ricevuti avrà potuto accrescersi e modificarsi 
a seconda delle circostanze, per finir còn l'andar del tempo a dare origine per 
eredità a dei fusti che naturalmente producono cavità ospitatrici. 


CAMERANO L. — Il Congresso ornitologico di Vienna e la questione degli Uccelli 
e degli Insetti in rapporto coll’Agricultura — Annali Accad. Agricolt. 
Torino, vol. XXVII. Torino, 1884 


L’A. già da tempo si è messo con quei naturalisti che al coefficiente 
< uccelli » nell’equilibrio ricercato dall’ uomo nelle regioni coltivate accordano 
poca importanza. Con questo scritto Egli insiste sulle argomentazioni da altri 
.e da lui stesso adotte in favore della opinione sopraindicata. 


(1) Sotto questa rubrica daremo, a seconda dei casi, i soli titoli, o più o meno ampie 
recensioni, dei lavori entomologici (s. 1.) pubblicati in Italia e fuori da Italiani, e di 
quelli fatti da stranieri su materiali italiani o raccolti dai nostri connazionali. L’ aste- 
risco indica i lavori venuti in dono alla Società. 


— 164 — 


Hanno qualche interesse alcune osservazioni del contenuto del ventricolo 
in parecchie specie di uccelli. È desiderabile che tali osservazioni si moltipli- 
chino, e siano molto particolareggiate, sia in ordine alla determinazione dei ma- 
teriale contenuti nel ventricolo, sia in ordine a tutte le altre circostanze esterne 
di tempo e di luogo. 


CANESTRINI G. e BERLESE A. - Sopra alcune nuove specie di acari italiani. — 
Atti Soc. Veneto-trentina Scienze nat. res. in Padova, vol. IX. Padova, 
1884. (con tav.) 


Queste note riguardano le specie seguenti. Uropoda paradoxa, U. obovata, 
U. lamellosa, Belba globiceps, Tarsonemus buri. 


CANESTRINI G. e BERLESE A. - Nota intorno a due Acari poco conosciuti — 
Annali Soc. veneto-trentina ec. vol. IX. Padova, 1885, (con 2. tav.). 


La prima di queste specie è il Trichodactylus xilocopae Dug. l’altra il 
Leptorchistis micronychus, tipo di un nuovo genere. 


Costa A. - Notizie ed osservazioni sulla Geofauna sarda; mem. terza. — Atti 
della R. Acc. delle Scienze fisiche ete di Napoli, ser. 22, vol. I. Na- 
poli, 1884. 


Ci limitiamo a dare il titolo di questa memoria, la quale contiene un no- 


tevole numero di specie. Come abbiamo già fatto per la memoria seconda, le 
diagnosi delle dette nuove specie saranno riprodotte nel Bullettino. 


Costa A. - Notizie ed osservazioni sulla Geofauua sarda; mem. quarta. — Atti 
R. Acc. delle Scienze et. di Napoli, ser. 22, vol. I. Napoli, 1885. 


Valga anche per questa quel che si è detto per la memoria terza. 


Costa A. - Nota intorno ai Nevrotteri della Sardegna — Rivista Scientifico- 
industriale di G. Vimercati. anno XVI. Firenze, 1884. 


Per questa nota vale quanto si è detto per la memoria terza, dalla quale 
è estratta. 


— 165 — 


EMERYyY C. — Materiali per lo studio della Fauna tunisina raccolti da G. e L. 
Doria: IlI. Rassegna delle formiche della Tunisia. — Annali del Museo civ. 
di St. nat. di Genova. ser 2?, vol. I. Genova, 1884. (con xilog.). 


Si conoscono ora soltanto 40 specie o razze definite di formiche in Tunisia. 
Carattere generali della Fauna mirmecologica barbaresca è la relativa scarsezza 
dei Camponotidi e l'abbondanza dei Mirmicidi, vale a dire si trovano esagerati 
i caratteri della fauna mediterranea. L'A. descrive un nuovo Anochetus, che 
è il secondo rappresentante del genere e di tutto il gruppo degli Odontoma- 
chidi nella fauna mediterranea. (A. Sedilloti). 


EMERY C. - Fortbewegung von Thieren an senkrechten und uberhingen- 
den glatten Flichen — Biol. Centralbl. 4 bd. n° 14. 


GRASSI B. - Intorno ad un nuovo Aracnide artrogastro (Koenenia mirabilis). — 
Il Naturalista siciliano, anno IV. Palermo, 1885. 


È una singolare ed interessante scoperta questa fatta nelle campagne di 
Catania dal prof. B. Grassi. L'animale ha dei rapporti intimi coi Telifoni ed i 
Solifugi. Sarebbe rappresentante di un nuovo ordine, quello dei Microtelifonidi. 
Non prolunghiamo questa recensione perchè sarà probabile vengano pubblicate 
nel prossimo fascicolo del Bullettino notizie intorno al nuovo aracnide per 
opera dello stesso prof. Grassi. 


LEVEILLE A. Description d'une nouvelle espèce de Trogositides. — Annali Mu- 
seo civ. di Stor. nat. di Genova, ser. 22, vol. I. Genova, 1884. 


Raccolta da L. M. d'Albertis nella Nuova Guinea meridionale, conservata 
nel Museo civico di Genova, prende il nome di Leperina opatroides. 


MAGRETTI P. — Risultati di raccolte imenotterologiche nell'Africa orientale. — 
Ann. del Museo civico di Storia naturale di Genova, ser. II, vol. I. 
Genova, 1884, (con tav. e carte). 


In questo lavoro sono enumerate ben 190 specie, delle quali 35 nuove per 
la scienza 


— 166 — 


MAGRETTI P. - Nel Sudan orientale : ricordi di un viaggio in Africa per studi 
zoologici. — Atti Soc. ital. di Scienze naturali, vol. XXVII. Milano, 1884, 
(con una carta-itinerario). 


Minà PALUMBO F. - Lepidotteri druofagi. 


Di questo lavoro abbiamo già fatto parola in altri fascicoli. È ora giunto 
a compimento nel Naturalista siciliano. Comprende ben 301 specie di Lepidotteri 
dannosi alle quercie, il che prova le assidue indagini dell’egregio Autore. 


PARONA C. - Materiali per lo studio della Fauna tunisina raccolti da G. e L. 
Doria: IV, sopra alcune Collembola e Thysanura di Tunisi. — Annali 
Mus. civ. di St. nat. ser. 22, vol. 1. Genova, 1884. (con tav. col.). 


La collezione studiata dal prof. Parona comprendeva 5 specie di Poduridi 
ed'8 di Lepismidi. Due specie sono nuove; lo Sminthurus bicolor e lo S. Doriae. 


PERRACCA M. - Sur un cas d’albinisme observè dans une femelle de Melithaea 
didyma. — Zool. Anz., n. 185. Leipzig, 1885. 


L’individuo albino descritto dal Sig. Perracca era di grandezza assai mag- 
giore della normale. I casi di albinismo sono rari nelle Melitee, mentre sî 
conoscono numerosi casi di melanismo. 


REITTER (von) E. - Sechs neue Coleopteren aus Italien, gesammelt. von Herrn 
Agostino Dodero. — Annali del Museo civico di Storia naturale di 
Genova, ser. 2°, vol. I. Genova 1884. 


Diamo qui i nomi delle nuove specie, riservandoci riprodurne le diagnosi 

in altro fascicolo del Bullettino. | 

Machaerites dentimanus. Sardegna. 

Bythinus difficilis. » 

Pygoxyon tychioforme. Liguria. 

Euplectus Doderoi. Sassari. 

Cephennium (Cephennarium) sardoum. Sassari, 

Baeocera nobilis Sardegna. 


Mr: 


— 167 — 


RIGgIo G. - Sul Polycheles Doderleini Riggio ex Heller (P. typhlops Hell) 
— Naturalista siciliano, anno IV, 1885. Palermo, 1885. (con tav.). 


È in questo lavoro descritta e figurata una femmina del P. typhlops di 
Heller. Là specie era stata costituita dall’ Heller sopra nn solo maschio, ed 
inoltre, come è noto, sfuggirono all’osservatore gli occhi del’animale, che fu 
pertanto erroneamente creduto cieco, donde il nome datogli dall’ Heller. Il 
Riggio, consigliandolo 1’ Heller, cambia il nome alle specie, della cui piena cono- 
scienza egli ha contribuito, chiamandola P. Doderleini. 

Questo Polycheles non pare abiti a grande profondità. 


RIGGIO G. — Contribuzione alla Fauna Lepidotterologica della Sicilia. — Il Na- 
turalista siciliano, anno IV. Palermo, 1884. 


E | Elenco di 220 Eteroceri raccolti da A. Kalchberg in Sicilia, conservati 
nella Collezione entomologica del Gabinetto di Storia naturale del R. Istituto 
tecnico di Palermo. 


RosTER D. - Sulla decapitazione degli Insetti — Rivista Scientifica-industriale 
di G. Vimercati. anno XVI. Firenze, 1884. 


Questa nota contraddice in parte i resultati ottenuti dal Dott. R. Cane- 
strini (Vedi questo Bullettino, anno XV, 1883, p. 189). 


RosTER D. - Osservazioni biologiche sul Rhynehytes betuleti — Rivista Scien- 
tifica-industriale di Guido Vimercati. anno XV. Firenze, 1883. 


RosTER D. - Caccia di Libellule — Rivista Scient.-indust. di G. Vimercati. 
anno XV. Firenze, 1883. 


Questa Nota contiene l’elenco illustrato degli Odonati che vivono nella 
così detta Vasca della Fortezza, laghetto scavato parecchi anni or sono nel 
pubblico passeggio della Fortezza in Firenze. L'elenco è lungo, e comprende 
alcune specie per una o per altra ragione interessanti. 


RovELLI G. - Alcune ricerche sul tubo digerente degli Atteri, Ortotteri e Pseudo- 
nevrotteri. Una nuova specie di lepismide (Lepisma furnorum). Como, 
1884. (8° di p. 15), 


— 163 — 


ScHAurUSss L. W. - Die ScyAmaeniden Nord-Ost-Africa's, der Sunda-inseln 
und Neu-Guinea's, im Civico Museo di Storia naturale zu Genua 
untersucht und bearbeitet. — Annali Museo civ. di Stor. nat. di Genova, 


ser. 2*, vol. I. Genova, 1884. 


Sonsino P. - La Filaria sanguinis hominis osservata in Egitto, e gli esperi- 
menti intorno al suo passaggio nelle zanzare ed in altri insetti emato- 
fagi. — Giornale della R. Acc. di medic. di Torino, anno XLVII. To- 


rino, 1884. 


TROIS E. F. - Sopra alcui esperimenti per la conservazione delle larve degli 
Insetti. — Atti del R. Istituto veneto ec. ser. VI, t. III. Venezia, 1885. 


Trattasi di un liquido che ha dato all'Autore eccellenti resultati, e del 


quale diamo qui sotto senz altro la formula: 


Gloruro di*s0010f te + .. gram. 235 
Solfato alluminico potassico ... » 55 
Cloruro di mercurio ........ centg. 18 
Acqua distillata bollente. . . ... litri 5 


A liquido perfettamente raffreddato si aggiungano grammi 50 alcool feni- 
cato (contenente il 30]° d’acido fenico). Bisogna poi filtrare, cinque o sei 
giorni dopo, la composizione. I vasi vanno chiusi ermeticamente. 

Con questo liquido si sono conservati a perfezione i colori delle larve 


anche se esposte a vivissima luce e nelle condizioni più sfavorevoli. 
G. CAVANNA. 


— 169 — 


RASSEGNA E BIBLIOGRAFIA ENTOMOLOGICA 0 


BRASS A. - Die Thiericshen parasiten des Menschen. — Cassel, Fischer, 1884. (8° 
di pag. 123, con 6 tav. lit.). 


CHATIN. J. - Recherches sur la constitution de la mandibule chez les Colèop- 
tères et les Orthoptères — Bull. de la Societé Philomatique de Paris. 
1° serie, t. IX. Paris, 1885. 


Dopo aver ricordata la complessità della mascella e della mandibola, ac- 
cenna alle modificazioni di quest'ultima nei masticatori, ed insiste perchè nelle 
descrizioni non sì rappresenti la mandibola degli insetti come formata di un 
solo pezzo. 


* LEE BoLLES A. — The Microtomist’s Vade-mecum: a Handbook of the Methods 
of mieroscopic Anatomy — London, Churchill, 1885. (vol. 8° Crown, p. 425). 


Questo Manuale redatto dal nostro egregio consocio, contiene più di 600 for- 
mule e manipolazioni raccolte nella pratica dei migliori istologi, e presenta un 
quadro completo dell'odierna Microtomia. G. C. 


MocQuARD F. - Recherches anatomiques sur l'estomac des Crustacés Podopthal- 
maires. Thèses de Paris, 1884. (1, vol. di 311 p. con 11 tavole). 


L’A. principia con una accurata rivista storica e passa quindi a descrivere 
l'armatura gastrica dei Decapodi, dividendoli secondo il solito in Brachiuri e, 
Macruri, in questi comprendendo gli Stomatopodi. 

La nomenclatura seguita in questo diligente lavoro è quella adottata dal 
Sig. H. Milne. Edwards nella sua storia dei Crostacei. Naturalmente il Sig. Moc- 
quard ha dovuto completarla e leggermente modificarla perchè gli potesse ser- 


(1) Per cura della Redazione saranno dati i titoli o le recensioni dei lavori di Ento- 
mologia (s. 1.) inviati dai loro autori in dono alla Società, e delle opere di qualche 
importanza relative agli Artropodi. L’asterisco indica i lavori venuti in dono alla Società. 


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— 170 — 


vire nelle sue estese ricerche sopra questo soggetto, che lo hanno portato a 
concludere essere l'apparecchio stomacale disposto secondo un tipo speciale, 
proprio ad ogni famiglia naturale, e che quest’apparecchio stesso divide netta- 
mente i Brachiuri dai Macruri. 

Nei primi infatti, il pezzo mesocardiaco è piccolo e triangolare, i pezzi 
pterocardiaci allungati e diretti orizzontalmente; nei secondi, questo pezzo 
mesocardiaco occupa tutto lo spazio trasversale della parete cardiaca superiore, 
i pezzi pterocardiaci sono più corti che nei Brachiuri, e posti quasi verti- 
calmente sulla parete cardiaca anteriore o antero-laterale. 

Descrive poi minutamente i muscoli che mettono in moto i numerosi pezzi 
dell'armatura stomacale; e qui pure, come per i nervi che vanno ai vari mu- 
scoli entra in una serie di finissimi dettagli dove è impossibile seguirlo in 
questo breve cenno. | è 

Per ciò che riguarda il sistema nervoso farò solamente rilevare che a pro- 
posito dello stomato-gastrico (gastro epatico) che il Lemonie (Recherches pour 
servir à l’Hist. des Syst. nerveux, musculaire et glandulaire de l’Ecrevisse, 1868), 
dice diviso in 3 rami, l’A. di questa tesi osserva di non aver mai trovato si- 
mili divisioni nè nell’Astacus nè in alcun altro decapode. 

Il Sig. Mocquard fa rilevare anche che secondo i suoi studi non è possibile, 
dal punto di vista delle funzioni, assimilare il sistema stomato-gastrico dei Cro- 
stacei superiori al nervo vago dei Vertebrati: sarebbe però possibile, scrive: 
l'autore, « che le diverse radici dello stomato-gastrico avessero delle proprietà 
differenti, e che la loro unione formasse un tronco misto, anche più complesso di 
quello del nervo vago dopo che ha ricevuto il ramo interno dello spinale. » 

CORRIDORI 


* PERAGALLO A. - Etudes surles Insectes nuisibles a l’Agriculture. II Partie. 
Le Chéne, la Vigne, l’Oranger, le Citronnier, le Caroubier, le Cerisier, le 
Figuier, le Chataigner, le Pommier et le Poirier etc. — Nice, Malvano — 
Mignon, 1885. (1 vol. 8° gr. con tav. col.). 


Considerata la natura di questo nuovo scritto dell’operoso nostro consocio 
sig. cav. A. Peragallo basterà averne dato il titolo. 


* PLATEAU FEL. — Recherches expérimentales sur les mouvements respiratoires 
des Insectes — Mém. de l’Acad. royale des Sciences etc. de Belgique. 
t. XLV. Bruxelles, 1884. (fasc. in 4°, con tavole, diagrammi etc.). 


Plateau, uno dei più attivi scienziati che si occupino dello studio dei feno- 
meni fisiologici degli Articolati, ci ha, sulla fine dello scorso anno, presentato 


SS pi e 


un lavoro accuratissimo in cui egli studia con îngegnosi apparati i movimenti 
respiratori degli insetti, da l'esatta determinazione dei muscoli espiratori ed 
inspiratori, e un cenno intorno all'influenza del sistema nervoso sui movimenti 
della respirazione. è 

Nella introduzione al suo lavoro comincia col dar conto, mediante un ca- 
talogo, degli autori che si occuparono in qualche modo del soggetto medesimo, 
riportando le descrizioni dei metodi tenuti da Hausmann e da M. Girard per 
studiare i fenomeni respiratori in quegli animali nei quali l'osservazione di- 
retta avrebbe dato risultati poco precisi. 

Senza seguire Plateau nel dotto esame dei sistemi usati precedentemente, 
vediamo quali metodi egli ha seguito nelle 137 osservazioni che servono di 
base al lavoro. 

Oltre lo studio diretto che solo può dare utili risultati quando questi si pos- 
sano confrontare con quelli ottenuti da altri sistemi, egli ha seguito due me- 
todi diversissimi ma ugualmente precisi e fedeli. 

Il metodo grafico e il metodo delle projezioni. 

Nel metodo grafico l’insetto spogliato dell’elitre e delle ali, coi suoi movi- 
menti d’ispirazione e d’espirazione fa scrivere su di un cilindro affumicato 
un'asta terminata in punta. Questo il metodo fondamentale, modificato in due 
maniere distinte. 

Nel primo caso l’asta scrivente è una leva di terzo genere costruita di 
carta bristol il cui peso non oltrepassa un mezzo decigrammo e la cui lun- 
ghezza è di I2 centimetri circa. L'asse è costituito da un ago, tenuto a posto 
e in contatto della carta bristol da due margheritine di vetro. L'insetto tenuto 
fermo su di una tavola di sughero da due spilli che ne trapassano gli estremi 
del mesotorace, è in contatto dell’asta per mezzo di un pezzo di carta attac- 
cata col balsamo del Canadà a due o tre anelli tergali. L’estremità libera del. 
l'asta scrivente è a contatto del cilindro, in modo chè ad ogni fase respirato- 
ria del paziente segna sulla carta affumicata del cilindro una linea che rap- 
presenta il ritmo della respirazione. 

Così, tenuto conto delle diverse cause che possono influire dannosamente, 
egli ha raccolto tutte le sue osservazioni sotto le identiche circostanze, in modo 
che il valore delle linee è proporzionale solamente alla forza inspiratrice 
dell’ individuo. 

Nel secondo caso l’insetto è tenuto fermo nella maniera medesima, ma 
porta la listerella di cartoncino bristol libera, e saldata solo per mezzo del 
balsamo del Canadà sugli anelli del dorso. 

Così equilibrati i bracci dell'asta, in modo che il loro peso non influisca 
sulla regolarità dei movimenti, messa l'estremità acuminata a contatto del 
cilindro affumicato, l’ insetto innalzando e abbassando gli archi tergali scrive 
sul cilindro girante una linea ondulata la quale indica, come nel primo 
caso, il ritmo respiratorio. | 


— 172-. 


Metodo della projezione. i 

Questo metodo offre il vantaggio di permettere lo studio dei movimenti 
respiratori in tutti quegli insetti che per la forma del corpo o per la piccolezza 
non concedono al metodo grafico tutta la precisione di cui si ha bisogno. 

L’insetto è fissato su di una lamina di sughero ed introdotto in una lan- 
terna magica rischiarata da una buona lampada a petrolio: vien collocato nel 
punto in cui la temperatura non influisce menomamente sulla perfetta vitalità. 

Uno schérmo verticale riceve così per mezzo della lente l’immagine arro- 
vesciata dell'insetto, e se l'ingrandimento è di 10 o 12 diametri si può seguire 
in quell'ombra il più piccolo cangiamento di posizione dovuto ai moti respiratori. 

Dopo un po' di pratica Plateau ha potuto disegnare sullo schermo le im- 
magini delle due diverse fasi. 

Per avere dei punti fissi ai quali riferirsi comodamente aggiunge all'in- 
setto delle listerelle di carta, che complicando l’immagine ed offrendo degli 
angoli netti, lo ajutano a tracciare la silhouette dell'animale; e perchè le due 
linee non si confondano, egli ha segnato in nero il corpo dell'animale e ha 
tracciato con una linea sottile la posizione dell'individuo nella fase di inspi- 
razione per modo che una sola occhiata alle tavole che accompagnano il lavoro, 
basta a darci un'idea dei rapporti diretti delle due fasi. 

Poche parole sulla dissezione dei muscoli respiratori e la tecnica usata nelle 
ricerche sul sistema nervoso, terminano la parte generale e servono di intro- 
duzione allo studio dei varii tipi respiratori fatto nel terzo capitolo. i 

Ricordati i concetti coi quali Gerstaecker secondo gli studi di Ratke divise 
gli insetti in 4 tipi respiratori, Plateau dandone le adeguate ragioni gli riduce 
a tre, che io mi permetto riportare : 


I. Tipo. Gli archi tergali ordinariamente solidi e molto convessi, si muovono 
poco. Gli archi sternali sono molto mobili, si inalzano e si ab- 
bassano alternativamente d'una notevole altezza. 

A. Tutti i Coleotteri. 
B. Gli Emitteri. 
C. Gli Ortotteri blattidei ec. ? 


II. Tipo. Gli archi tergali molto sviluppati ricadono lateralmente sugli archi 
sternali e cuoprono generalmente la zona membranosa laterale che 
fa una piega rientrante. 

Gli archi tergali e sternali si raccorciano e si distendono alterna- 
tivamente. Gli archi sternali sono quasi sempre i più mobili. 
A. Gli Odonati. 
B.I Ditteri. 
C. Gli Emitteri aculeati. 
D. Gli Ortotteri Forficulini ed Acridi. 


i 


— 173 — 


III. Tipo. La zona membranosa che unisce gli archi tergali e sternali è sco- 
perta sui fianchi e molto sviluppata. 

Gli archi tergali e sternali si accorciano e si distendono alternativa- 
mente mentre che la zona molle laterale è depressa e riprende la 
sua forma. 

A. Ortotteri locustidei. 
B. Lepidotteri. 
C. Nevropteri propriamente detti (meno i Friganidi). 


Questi tre tipi vengono nei paragrafi successivi suddivisi in molti sotto- 
tipi, nell’esame dei quali lo spazio non mi permette di diffondermi. 

Dopo queste generalità, comincia il paziente studio dei singoli animali, ed i 
risultati ottenuti coi varii sistemi sono riportati con ampie e dottissime 
annotazioni. 

Termina quindi prendendo in esame le diverse cause d'arresto e di accele- 
razione dei movimenti respiratori in rapporto cogli agenti esterni, e riassume 
le osservazioni fatte sul sistema nervoso e muscolare. lasciando vivo il deside- 
rio in chi legge, di veder presto pubblicata qualche altra memoria che, come 
questa, sia degna del nome di Felice Plateau e della fama. ch’ Egli ha già 
meritata. D. R. 


RECUEIL Zoologique suisse: dirg. par H. Fol. Ginevra e Basilea, Georg, 1884-85. 


Richiamiamo l’attenzione dei Soci sopra il nuovo giornale zoologico, fon- 
dato nel 1883 dal prof. Ermanno Fol., « Le Recueil zoologique Suisse. » Nel 
tomo I troviamo un’ importante lavoro del prof. H. Blanc sopra gli Aselloti 
eteropodi (osservazioni fatte sulla Tanais Oerstedii Kroyer), con tre tavole; 
delle osservazioni interessanti sopra la biologia del Chermes coccineus, dal dot- 
tore C. Keller; ed una contribuzione del nostro Socio Arturo Bolles Lee in- 
torno agli organi cordotonali e il metodo del cloruro di oro. 

Nel primo fascicolo del tomo II, troviamo uno studio biologico-economico 
sopra i ragni utili o dannosi ai boschi. 


RICHARD J. - Un mot sur la phosphorescence des Myriapodes. — Ann. Soc. Ent. 
Belgique, t. XXIX. Bruxelles, 1885. 


Descrive l’A. la fosforescenza osservata in un geofilide, lo Scolioplanes 
crassipes Koch, già conosciuto come fosforescente. Riassume poi le cognizioni 
che si hanno oggi intorno ‘alla fosforescenza dei Miriapodi. Le quali sono poche 
assai, ed in parte anche incerte, onde si rileva l'interesse che potrebbe pre- 
sentare lo studio di questo argomento. 


— 174 — 


* ScupDER S. H. — Dictyonevra, and the allied Insects of the Carboniferous 


epoch. — Proceedings of the American Academy of Arts and Sciences. 
Xbre 1884. 


Simon E. - Note sur les Amaurobius de l’Amerique du Nord. — Bull. Soc. Zool. 
de France, t. IX. Paris, 1884. (con xilogr). 


Due specie europee di Amavrobius, cioè ferox e claustrarius, si trovano 
anche nell'America settentrionale: a queste, già note, il Simon ne aggiunge 
ora altre tre nuove, proprie del Nuovo Mondo. 


SIMmon E. - Arachnides nouveaux d’Algerie. — Bull. Soc. Zool. de France, t. IX. 
Paris, 1884. 


Sono le seguenti: 

Scotolathys simplex (tipo del n. gen.). 

Altella (= Amphissa Cambrid. preoccupato) uncata. 
— rupicola. 

Devade (= Diotima Sim. preoccupato hirsutissima). 

Chaerea maritimus (tip. del n. gen.). 

Xestaspis nitida (tip. del n. gen.). 

Leptoneta spinimana. 

Selamia histrionica. 

Gli Scotolathys sono vicini alle Lethia ; i Chaerea alle ROS gli Xe- 

staspis ai Gamasomorpha Karsch. 


SIMon E.- Note sur le groupe des Mecicobothria. — Bull. Soc. Zool. de France, 
t.IV. Paris, 1884. 


Secondo l’autore i Mecicobothria dovrebbero formare soltanto un gruppo 
nella famiglia degli Avicularidi, non presentando essi caratteri sufficienti per 
giustificare la creazione di una speciale famiglia. | 

lcaratteri del gruppo sono i seguenti: 

Fossetta toracica longitudinale. Labium e zampe mascelle mutici, senza spi- 
cule. Zampe con spine fine e lunghe. Tarsi senza copule, con tre uncini: i 
due superiori con un solo ordine di denti. 

Questo gruppo, americano, comprenderebbe i generi Brachybothrium, Aty- 
poides, Mecicobothrium ed Hexura. 


— 1795 — 
Simon E. - Arachnides recueillis par M. Weyers a Sumatra (1°. envoi) — 
C. R. Soc. ent. de Belgique, sèance 7 mars 1885. Bruxelles, 1885. 


Sono descritte in questo lavoro parecchie specie nuove, alcune delle quali 
da considerarsi come tipi di nuovi generi. È una nuova prova di quarto an- 
cora rimane a fare per la piena conoscenza dell’Aracnofauna sondaica, mal- 
grado ben note eccellenti opere pubblicate qualche anno fa. 

Gue. 


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NOTIZIE DI ENTOMOLOGIA APPLICATA 


Applicazione dell’Entomologia alla Medicina legale. — Bergeret pel primo, 
nel 1855 (Ann. d’Hyg. et de Med. leg. t. IV. p. 442), si giovò delle cognizioni 
fornite dall'Entomologia per determinare il tempo della morte di un infante, i 
cui resti furono trovati mummificati. Mégnin, nel 1883 (Gazette des Hbpit. 6 mars 
n. 27), ebbe a trattare argomento eguale. Quest'anno (1885) gli stessi Annales 

‘d’ Hygiène etc. (p. 68 e p. 121), ci recano due rapporti, uno di Socquet e Bouton, 

l’altro di Lichtenstein, Moitessier e Jaumes, intorno a ricerche identiche. In 
tutti questi casi poterono essere fissati, e talvolta anche con precisione, me- 
diante lo studio degli avanzi di insetti ritrovati sui cadaveri, l’anno e la sta- 
gione della morte. Cc. 


La Simulia columbaczensis. — (Rovartani Lapok, ottobre 1884). 

Il moscerino di Coloumbatch é una specie propria della regione montuosa 
delle due rive del basso Danubio in Ungheria e in Serbia, ove si propaga stra- 
ordinariamente e si riunisce in enormi sciami, costituendo un pericolo molto 
temibile per gli animali. 

Questo moscerino compie le sue metamorfosi nei ruscelli limpidi e rapidi 
delle montagne. 

La femmina depone 6 uova dal 15 maggio al 15 giugno in piccoli cumuli 
piatti sulle pietre o sul fondo: le uova si schiudono dopo 15 o 20 giorni. Le 
larve si fissano mediante due lame dentellate che si trovano all’estremità del 
loro addome, sulle pietre e sugli oggetti sommersi, nutrendosi di alghe e di 
materie vegetali che portano alla bocca agitando due organi rotatori posti 
sulla testa. 

Dopo la quarta muta le larye, lunghe 6 o 7 millim., si trasformano in ninfe 
generalmente dall'agosto al settembre. La larva si fissa su di una pietra o su 
di uno stelo prossimo all'acqua e si prepara un involucro ih forma di imbuto. 
Questi bozzoli, nei quali avviene la muta, hanno sempre la loro apertura volta 
verso la direzione della corrente. 

Le ninfe passano l'autunno e l’inverno nei loro invogli, e sviluppano a 
primavera, tra il 20 aprile e il 10 maggio. 

Si riuniscono in piccoli sciami, che si ingrossano man mano, formando delle 
vere nuvole pericolose per le greggi. 


i 


AI levar del sole si riuniscono e si ammassano, ritirandosi giorno e notte 
nelle caverne, nelle fessure delle roccie e nei boschi. 

Questi nuvoli d' insetti lasciano però la contrada natale ed emigrano. A 
primavera domina sempre nella vallata del basso Danubio un vento d’est, e mi- 
gliardi di moscerini 9 si dirigono come una nuvola lungo il corso del fiume, 
al disopra del livello dell’acque di due o quattro metri. 

Giunti a Bazias ove lo stretto del Danubio finisce, lo sciame segue la di- 
rezione del vento che incontra, e secondo le circostanze può essere spinto nelle 
diverse regioni. 

L'apparizione di questi moscerini dannosi fuori della regione natale di- 
pende sempre dal vento e dalle condizioni metereologiche. 

Lo sciame emigrante attacca accanitamente gli armenti che incontra. Gli 
animali cornuti, i cavalli, i montoni e i suini sono ugualmente esposti agli 
attacchi della Simulia, e soccombono spesso alle succhiature di migliaia di 
quei moscerini. 

Furono uccisi a Kubin nel 1880 in 4 ore di tempo 400 suini, 80 cavalli e 
40 bestie cornute. I (sunto di D. R.) 


La Chareas graminis. — I danni rilevantissimi apportati alle graminacee 
ed alle altre piante da prato nella Norvegia dalla Chareas graminis spinsero 
l'Accademia reale di Agricoltura a studiare le abitudini di questo lepidottero e 
i mezzi per impedirne l’eccessiva e dannosa propagazione. 

Il sig. Holmgren ha studiato sul posto l' insetto e ci da i seguenti ragguagli: 

« I danni durano generalmente 2 anni. Il primo anno si vede appena un 
leggero aumento nel numero delle larve, nel secondo esse si mostrano in quan- 
tità abbastanza grande da risvegliare l’attenzione, sebbene i danni siano ancora 
di poca-importanza; è nel terzo anno solamente che si lamentano i guasti ve- 
ramente gravi quando una temperatura propizia, come quella dell'anno passato, 
permette ai piccoli danneggiatori di svilupparsi in numero grandissimo. 

La Chareas giunta al suo terzo anno aveva divorato quasi tutte le grami- 
nacee, salvo il Phleum, nelle vecchie aiuole e ‘nei vecchi prati, risparmiando 
i luoghi dove la vegetazione era vigorosa. 

Cosi Holmgren ha veduto delle giovani aiuole quasi intatte entro delle 
vecchie aiuole rosicchiate dall’ insetto. 

L’autore accenna alle graminacee che crescono sui prati della Norvegia, e 
. cita quelle a cui la Chareas non produce danno. Parla in questi termini delle 
cause per cui l’insetto si nutre a preferenza di certe piante e per cui dispare 
ad un tratto. ; 

La Chareas offrendo una organizzazione differente in ciascuna delle sue 
metamorfosi, se ne deduce giustamente che ella debba vivere allo stato di 


larva in modo differente che allo stato perfetto. 
Ann. XVII. 12 


— 178 — 


“Ed è per conseguenza necessario che le larve non domandino il loro nu- 
trimento ai vegetali dei quali avranno bisogno dopo la loro ultima trasforma- 
zione : le piante citate come immuni dalla Chareas lo sarebbero per questa 
causa precisa. , 

Se dunque la larva non tocca il trifoglio, e per la sua durezza il Phleum 
non conviene alle sue mandibole, si avrà luogo, secondo Holmgren, di coltivare 
su gran scala in Norvegia queste due piante da foraggio, che danno così buoni 
risultati nelle regioni più meridionali del paese. 

Si potrà anche impiegare la veccia ed altre leguminose. 

Si è spesso meravigliati non solo dell'apparizione subitanea della Chareas 
in un certo anno, ma ancora della sparizione sua nell’anno seguente: e la ra- 
gione si trova negli imenotteri parassiti, di cui si sono osservate le specie 
ospiti della Chareas, ed ai quali dobbiamo senza dubbio la sparizione di questo 
lepidottero nel quarto anno del suo sviluppo. (sunto di D. R.) 


L'Orchestes populi L. — È comparso sulle coste del Baltico, a Gefle 
(Svezia), dove ha attaccato, divorandone completamente le foglie, il Populus 
balsamifera ed il P. nigra, lasciando immune affatto il P. tremula, 


La mosca dell’orzo (Chlorops taeniopus). — I Chlorops hanno fatto gravi 
danni nell’isole di Gotland e di Oland. Si calcola il danno, pel solo Gotland 
nel 1883, a due milioni di lire, 


Larve piscivore di Libellule. — In uno stagno dello Stabilimento di Pi- 
scicultura del Conte Pàlffy, a Szomolang (Ungheria), le larve di un Libellulide 
fecero tali guasti che di 50,000 giovani pesci introdotti nell’ aprile, se ne tro- 
varono nel settembre soltanto 54. Le larve erano in numero straordinario. 

(Birò, inRovartani Lapok. Dicembre 1884) 


La Megachile lagopoda. — Questo imenottero ha attaccato in Ungheria, 
nella proprietà del Sig. Sajò, i piantonai di certi alberi americani, come Quer- 
cus: coccinea, palustris, Carya alba, rodendo le foglie fino alla nervatura me- 
diana. Le querce indigene rimasero intatte. 


Disinfezione delle piante. — Considerati i danni che venivano al com- 
mercio delle piante per i provvedimenti legislativi proibitivi, il Ministero di 


<p ta a ai 
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— 1799 — 

‘ 
Agricultura ha cercato la via perchè gl'interessi degli Orticultori e quelli del 
pubblico fossero messi d’accordo. Una serie di esperienze fatte a Nizza dal 
Prof. Kénig, alla presenza di apposita Commissione, ha condotto a brillanti 
resultati. Le piante possono essere sottoposte ai vapori cianidrici senza che 
ne soffrano, mentre gli animali sottoposti con esse ad egual trattamento muo- 
jono. Il sistema di disinfezione potrà quindi essere adottato ai confini, ed il 
languente commercio delle piante vive, dei fiori recisi ece., potrà rianimarsi. 

C. 


Gli insetti ematofagi e la diffusione dei nematodi ematici. — Il Dottor 
Sonsino ha studiato (Giornale R. Ace. Medic. Torino, anno XLVII, 1884), il 
passaggio della Filaria sanguinis hominis nelle Zanzare ed in altri insetti 


ematofagi. 


Un nuovo periodico Apistico. — Don Giotto Ulivi, Pievano in Campi Bi- 
senzio (Toscana), apicultore di nota abilità pratica, ha cominciato la pubblica- 
zione di un periodico dal titolo « L’ Apicultura razionale risorta in Italia, me- 
diante l’arnia poliforme ecc. ecc. » Speriamo che le pagine della « Apicultura 
razionale » non vadano tutte sprecate in diatribe, e nelle solite polemiche senza 
‘costrutto, per le quali pur troppo l’egregio Direttore ha mostrato sempre mol- 
tissima inclinazione. 


Pubblicazioni di bachicultura. — L’annata II. della serie II° del Bullet- 
tino mensile di Bachicultura, (Padova, 1884-85), diretto dai Prof. Quajat e Ver- 
son, contiene i seguenti articoli: La razza chinese Shanghai — L'A gente delle 
tasse e i confezionatori di seme-bachi — Regolatore automatico delle tempe- 
rature per incubatrici ed altri piccoli ambienti — Modo di allevare il baco 
selvatico dell’Yama-mai — Quesito cui si cerca soluzione circa una razza 
verde dei bachi — I Cartoni originari nel 1884 — Notizie sulla campagna 
serica nel 1883 — Una nuova Crittogama dei gelsi — La malattia dei gelsi 
nella primavera 1884 — Nuove incubatrici — Sulla svernatura dei semi — Le 
vere cause che determinano l’incarimento della foglia — Termine della cam- 
pagna serica nel 1884 — Metodo per distinguere le uova vive dalle morte. — 
Congresso Nazionale di Bacologia e Sericultura — La Bachicoltura e la Seri- 
cultura all’ Esposizione di Torino — La composizione chimica dei gusci delle 
uova — Saggio monografico dei bozzoli prodotti in Italia — I premiati alla 
Esposizione di Torino — Influenze esterne che fanno variare il peso delle 
uova — A proposito di disinfezioni — Seme bachi Broussa — La causa della 


Sl Pte 


ruggine dei bozzoli — Il raccolto dei bozzoli nel 1884 — Un nuovo solvente 
della seta — Le malattie del Gelso — Varietà — Notizie bibliografiche — Ri- 
vista — Notizie varie — Curiosità. 


Pubblicazioni italiane di Entomologia agraria. 

Ministero di Agricoltura ec. — Atti del Congresso filosserico internazio- 
nale di Torino, ottobre 1884 — Annali del Ministero di Agricoltura ec. 1885 — 
Roma, 1885. (1 vol. 8.° di pag. 402). 

Camerano L. — Note sopra una specie di Lophyrus nociva all’ Abies ew- 
.celsa. — Annali R. Acc. Agricolt. Torino, vol. XXVII. Torino, 1884. 

Camerano L. — Osservazioni intorno alla Cochylis ambiguella Hubn, e 
alla Tortrix pilleriana Staud. e Woche. — Ibid. 

. Camerano L. — Il Congresso ornitologico di Vienna e la questione degli 
Uccelli e degli Insetti in rapporto coll’Agricoltura. — Ibid. 

Camerano L. — Osservazioni intorno a due specie di Eccoptogaster no- 
cive agli olmi. — Ibid. 

Comes 0. — Istruzioni sulla mosca olearia (Dacus oleae). Bari, Can- 
none, 1885. 

Ranchet Gio. — Eco del Congresso fillosserico internazionale tenutosi in 
Torino nell'ottobre 1884: Lettera aperta al Prof. Gaetano Cantoni. Varese, 
Macchi e Brusa, 1884. 

Aloi A. — Sulla comparsa delle Termiti nelle Vigne di Catania. — Atti del- 
l’Acc. Gioenia di Scienze nat. in Catania. serie 8°, vol. XVIII. Catania, 1884. 

C. 


NOTE E NOTIZIE VARIE 


Volo dell’Harpalus griseus. — Sebbene molte specie di Carabici siano 
aptere, pure se ne conoscono in non piccolo numero anche di quelle alate. 
Fra queste, pochissime sono quelle che vedonsi spiegare le ali al volo durante 
il giorno (Cicindela, Amara, Dromius, Bembidium, ec.); tantochè per molti 
insetti di questa famiglia si ignora ancora quando facciano uso delle ali. 

Nella seconda metà di agosto io mi trovavo a Sarteano ed ero solito di 
godermi la sera un pò di fresco, tenendo aperta una finestra che prospettava 
l' aperta campagna. Ebbi così occasione di osservare, tra numerose specie di 
Microlepidotteri che venivano intorno al lume e cadevano sulla tavola, alcuni 


— 181 — 


individui dell’ Harpalus griseus che subivano la stessa sorte, dopo essersi 
slanciati a volo, e dopo aver urtato ripetutamente nel lume. 

Questo fatto può dare una idea del tempo e dell’ora nella quale 1° Har- 
palus griseus esercita le sue ali, e così può essere annoverata questa specie 
tra i moltissimi Coleotteri volatori notturni e crepuscolari, quali i Ditiscidi, 
i Melolontini, il Bolboceras mobilicornis, i Vesperus, le Necydalis major, ec. 

PBI 


Stazioni di Coccinelle. — In settembre, sotto le pietre, sopra una collina 
presso Saint Affrique (Aveyron), il Sig. Rebaud ha trovato in notevole quan- 
tità l’Adonia variabilis, ed associata ad essa alcune Coccinella 7-punctata. 
(Feuille des Jeunes Naturalistes n. 173). 


Nello stesso Giornale (n. 172) il Sig. Gineste così rende conto di una os- 
servazione dello stesso genere. 

« Essendo, in settembre, sopra una collina di confine tra l’Aude e 
l’Herault, occupato in studi di topografia militare, mi avvidi che d' un tratto 
un ammasso di pietre (segnale trigonometrico) erasi coperto di Coccinella 
7-punctata. La plaga era rocciosa, e le piante vegetavano soltanto 100 metri 
più in basso. Il fatto mi parve degno di nota, e volli demolire la piramide di 
pietre, la cui interna cavità, capace di circa 10 litri, trovai piena delle stesse 
Coccinelle. Ne raccolsi un mezzo litro. Con un semplice calcolo credo poter 
fissare a circa 350,000 il numero degli insetti adulti colà riuniti. » 


Volo degli insetti. — Secondo Poujade (Ann. Soc. ent. France. Nov. 1884), 
è assai difficile assegnare un ufficio qualsiasi alle zampe durante il volo: in 
quegli insetti che possono dirigersi a volontà, sembra evidente che le ali sole, 
movendosi da un lato solamente ed in diverso modo, determinano il cambia- 
mento di direzione. 


Carabici fitofagi. — Come tali il Dott. Horvath ha riconosciuto in Unghe- 
ria parecchie specie di Amara, l’Acinopus ammophilus, l’ Harpalus obscu- 
rus ed il griseus. (Rovartani Lapok, novembre 1884). 


Fatto singolare. — Frivaldszky, nell’ Ungheria meridionale, ha trovato 
tutti insieme 300 esemplari del Coleottero Tharops nigricornis di sesso fem- 
minile, e pochi giorni dopo, quaranta chilometri lontano, entro i fori di un 
vecchio albero caduto, diverse centinaia di Tharops tutti di sesso maschile. 


2 ‘Tag 


Un insetto fossile branchiato. — È noto che la Pteronarcys regalis (Ne- 
vrotteri), presenta allo stato perfetto, oltre gli stigmi e l'apparato tracheale, 
sulla faccia inferiore del torace e dei due primi anelli addominali, dei fiocchi 
di branchie. Ora, il Sig. C. Brongniart, negli schisti carboniferi di Commen- 
try, ha trovato un insetto che presenta simili particolarità, e probabilmente era 
anfibio, come gli attuali Pteronarcys. Per la nervatura delle ali, il fossile si 
avvicina ai Corydalis ed ai Chauliodes: prende il nome di Choridalordes 
Scudderi. (Ann. Soc. ent. France, séance, 14 janv. 1885). 


Lepidottero a larva insettivora. — Nel nido di Anaphe panda (Zanzibar) 
Fromholz ha scoperto un Ficide, che allo stato di larva divora le crisalidi di 
Anaphe. Egli chiama la farfalla Zophodiopsis Ryaenella. Forse è la stessa 
specie descritta dal Mabille nel 1879 col nome di Metoecis lepidocerella, sco- 


perta nel nido di alcuni Bombici del Madagascar. 


La Lithosia caniola. — Anche in. quest’ anno, nella prima settimana di 
marzo, hanno cominciato a svilupparsi i bruci di questa innocua farfalla, ed 
ora (20 aprile) sono innumerevoli lungo le vie, sulle muraglie, entro le case, 
e nei cortili. Nulla abbiamo da aggiungere all'infuori della notizia nuda, poi- 
chè di tali insoliti sviluppi della Lithosia caniola in Firenze, si è già altre 
volte occupata la Società Entomologica. Giova però tener conto anche di questa 
notizia per metterla insieme alle altre che già si hanno. Non è impossibile vi 
sia in queste insolite comparse una certa periodicità. 


Migrazioni della Vanessa cardui. — Non si tratta della farfalla ma della 
larva. L'osservazione rimonta al 1879, ma è pubblicata solo adesso (Anker, in 
Rovartani Lapok, dicembre 1884). Enormi quantità di larve della Vanessa, 
dopo distrutto, nelle montagne di Budapest, i cardi ed altre piante, emigra- 
rono in massa, recandosi a vigne lontane, ch’ebbero a subire dei danni 
considerevoli. 


Un nuovo solvente della Seta. — È l'Acido ossalico, che la scioglie in 
ragione di 12 per 10. La soluzione può essere allungata con acqua calda senza 
che avvenga precipitato. Precipita per l'alcool a 96 sotto forma di fiocchi e 
fili bianchissimi, o per sali. neutrali in soluzione concentrata (Cloruro di 
sodio ec). 

Vedi in proposito Lidow nei Russ. Phys. Chem. ecc., 1884, ed il Bull. di 
Bachicultura di Quajat e Verson. anno II. 1885, p. 180. C. 


— 183 — 


AGGIUNTE ALLA NOTA SUI COCCIDI 


a pag. 107. 


Innanzi tutto: invece di Fumago Salienia Montagne, leggi Fumago 
salicina Tulasne; e delle Fumaggini si avverta,.che, oltre quella citata di 
Persoon (F. citrì), Persoon medesimo dava le seguenti: /. vagans del 
Tiglio, dell’ Acero, dell’ Olmo, del Pioppo, dell’ Ontano, del Salcio; 7. mali, 
del Melo; F. quercinum delle Querce; . citri, del Cedrato; 7. fagi, del 
Faggio; /. typhae, della Tifa o Schiancia di padule. Ma già delle Y. citri, 
ve ne è un’ altra, che non pare appunto la precedente (7 citrì Turp.), e sotto 
nomi dello stesso genere, o di generi diversi, altre ancora. Ma tutte sono 
ormai considerate come forme conidiofore, che sotto forma ascofora, fanno 
parte del genere Capnodium Montagne. 

Il chiariss. Cattaneo ne ha aggiunto altre ancora (Fumago Camelliae, 
F. mori), che aumentano il numero delle precedenti; senza parlare di una 
F, lonicerae Fuck., o di una . oleae Inzenga, corrispondente alla più antica 
Torula oleae Castagne. 

Ce ne riportiamo poi alle cose altre volte già dette, circa i rapporti delle 
Fumaggini coi trasudamenti gommosi zuccherini, e di questi colla presenza 
delle Cocciniglie o degli Afidi sulle piante. Lasciando pure a chi ne abbia 
maggior competenza la spiegazione di essi; chiara abbastanza fino a un certo 
punto, ma ancora assai oscura in quello che riguarda la formazione dei ma- 
teriali dei trasudamenti, che avviene a spese certo dei materiali propri degli 
organi della pianta sulla quale si formano, senza che però se ne veda il processo. 


Vedi sulle Fumaggini : 


Carrano — Sui Microfiti che producono la malattia delle piante vol- 
garmente conosciuta col nome di Nero, Fumago, Morfea; — in Archivio del 
Laboratorio di Botanica crittogamica presso la R. Università di Pavia, 
vol. 2-3, p. 229, 


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ANCORA SULLA IBERNAZIONE 


DEGLI OVULI DEL BACO DA SETA 


Risposta del prof. L. LUCIANI 


alle note e appunti del prof. VERSON (1). 


—-___—_— 


Le conclusioni a cui giunsi nella mia piccola memoria sulla ibernazione 
del seme bachi (2), erano in tale disaccordo con quelle a cui pervennero i 
Signori Verson e Quajat in un loro precedente lavoro sullo stesso soggetto, 
che io mi teneva sicuro che essi non avrebbero mancato di prendere in con- 
siderazione le mie ricerche, per ben determinare le condizioni sperimentali 
diverse che diedero luogo a così oppugnanti risultati. Ma non trattandosi di 
‘un articolo critico e molto meno polemico, io riteneva che essi non avrebbero 
emesso il loro giudizio, se non dopo un nuovo e più maturo esame della que- 
stione, vale a dire dopo avere ripetuti e acconciamente variati i miei espe- 
rimenti. | 

Ma il Prof. Verson, non abituato a veder discusse e contradette le sue 
opinioni (chè come bacologo tiene degnamente in Italia il bastone di mare- 
sciallo), ha creduto di rompere qualsiasi indugio, e di rispondere ai miei ar- 
gomenti, senza attendere lumi da nuove ‘indagini, scusandosi coll’ asserire 
che i risultati degli esperimenti di Firenze e di Padova non sono inconciliabili. 

Il Prof. Verson troverà naturale che dirigendosi egli a un numeroso 
pubblico, certamente rispettabile e non poco benemerito del progresso della 
ricchezza nazionale, ma nel quale gli empirici, i semplici industriali, i fattori 
di campagna, prevalgono grandemente sulle persone veramente competenti 
in questioni di scienza fisiologica, io mi senta costretto a rispondere ai suoi 


(1) Vedi il Bullettino mensile di bachicultura. Maggio 1885, N°. 2. Note e appunti alla 
memoria del Prof. LUIGI LUCIANI. 
(2) Vedi il Bullettino della Società Entomologica Italiana. Ann. XVII, fasc. I-II. 


Ann. XVII, 13 


— 186 — 


appunti, compulsando brevemente gli argomenti coi quali si affatica a con- 
futare la tesi da me sostenuta. 

Come introduzione al mio lavoro, io presi le mosse dal fatto che Cl. Ber- 
nard attribuiva al Duclaux, che cioè per rendere covabili le uova del baco da 
seta, può bastare un’ibernazione artificiale alla temp. zero, durata per sole 
24 ore, il che m' indusse a sospettare che l’ibernazione si compia indipen- 
dentemente da qualsiasi attività chimico-fisiologica, contro quanto è ritenuto 
da tutti, compreso il Bernard. Ora il Verson dichiara esser questa una pre- 
messa falsa, un'idea preconcetta che mi fa traviare! Sebbene io abbia an- 
notato il libro e le pagine ove il Bernard citò l'esperimento del Duclaux, egli 
dice di non sapere ove io l’abbia pescato, e asserisce recisamente che «2 
Duclaux non è mai venuto in mente di affermare cosa simile! Che egli 
anzi ha provato che a ottenere una piena covabilità degli ovuli insensibili al 
calore, bisogna far precedere alla covatura un soggiorno di quasi due mesi 
a zero gradi! E che un freddo modico prolungato sì mostra più efficace e 
meno dannoso alla vigorìa dei bachi di un’azione frigorifera intensa di breve 
durata! (Pag. 18). — È strano che il Prof. Verson non si sia accorto che le 
sue citazioni del Duclaux non sono minimamente in contradizione con quanto 
gli attribuisce il Bernard. Qui appare manifestamente quanto diverso sia il 
punto di vista del fisiologo da quello del bacologo. Il primo ritiene molto 
importante il fatto che un’ibernazione di sole 24 ore a 0°, possa bastare a ren- 
dere covabili delle uova (molte o poche) che prima non lo erano; il secondo 
invece si preoccupa esclusivamente di sapere quale sia il modo d’ibernazione 
che ci garantisce della piena covabilità e sì mostra più efficace e meno 
dannoso alla vigorìa dei bachi. 

Nel riferire i fatti e le opinioni dei Signori Verson e Quajat io usai — 
come è mio costume — il massimo scrupolo, e riportai perfino le loro stesse 
parole. A torto adunque il Verson si lamenta d’aver io usata poca esattezza 
nell’accennare al contenuto della sua memoria. Egli non può certamente pre- 
tendere che io fossi obbligato ad esser più chiaro e meno equivoco di lui nel 
render conto delle sue opinioni. Ma ciò che deve maggiormente maravigliare 
il lettore è che egli meriti il rimprovero che dirige a me ingiustamente! — 
Egli mette in un fascio le mie tre serie di ricerche, eseguite in condizioni 
sperimentali diverse e ben determinate, e ne riferisce in blocco i differenti 
risultati, per farli apparire incoerenti, vale a dire per tentar di ravvicinarli 
a quelli ottenuti da lui! Però malgrado questo sottile artificio egli non 
raggiunge l’intento, ed è costretto di soggiungere: « Queste differenze nei 
«risultati obbiettivi meritano bene di venir poste in chiaro, e noi non manche- 


— 187 — 


« remo di intraprendere all’ uopo nuove e ripetute prove. » (Pag. 21). — Que- 
sto proposito è serio e lodevole: peccato che il nostro bacologo, in coerenza 
al medesimo, non si sia astenuto dall’emettere ogni giudizio intorno alle mie 
ricerche, prima di aver ottenuto i risultati di quelle che si propone di fare; 
che egli non si sia peritato dal metterne in dubbio l’ attendibilità, facendo 
appello all’esperienza dei coltivatori pratici contro le indagini da gabinetto! 
(Pag. 20). Non si è egli accorto che col far mostra di accordar maggior va- 
lore all’osservazione empirica che agli esperimenti scientifici, egli ha fin d’ora 
tassate d’inutilità e inefficacia le sue indagini future ? 

Ma passiamo alle obbiezioni che egli rivolge contro la tesi da me soste- 
nuta. — Nel principio della mia memoria io enumero alcune delle tante questioni 
(a mio credere finora non ben risolute), che si connettono col fatto dell’iber- 
nazione del seme bachi. Il Verson fa mostra di credere che lo scopo dei miei 
esperimenti sia di risolvere tutte le dette questioni; mentre io avverto esplici- 
tamente il lettore; che « trattasi di un primo saggio di ricerche, le quali 
« perciò non hanno per obbiettivo di risolvere tutte le diverse questioni ine- 
« renti all’argomento, ma prendono specialmente di mira il problema fonda- 
« mentale che ha maggiore interesse per la pratica, quello cioè di ben de- 
« terminare se gli ovuli durante l’ibernazione abbiano 0 no bisogno di respi- 
« rare, per conservare la loro vitalità o capacità germinativa. » (Pag. 7). 
Dal fatto che la vitalità degli ovuli ibernanti sì conserva dopo essere 
stati confinati in CO? per 152 giorni, alla temperatura di 7-8°C., mi parve 
di poter concludere che in dette condizioni o non respirino affatto e trovinsi 
nello stato di vita latente o cadano in detto stato senza nocumento della loro 
vitalità (vale a dire conservando la loro capacità germinativa) dopo avere 
speso tutto l'ossigeno di provvigione. — È qui che il Verson dice di dissen- 
tire profondamente da noi, e asserisce « che le nostre risultanze sperimentali 
« non autorizzano a simile conclusione. » Vediamone le ragioni. 

Primieramente egli obbietta che uno dei nostri saggi (E) tenuto in CO? 
per 76 giorni perì intieramente (io dissi « nati pochissimi bacolini »). — 
Quì il nostro bacologo fa mostra di dimenticare che il detto saggio fu sver- 
nato in CO? non alla temperatura di 7-8°C, ma a 12-15°C.; e che io ne 
conclusi che a 7-8°C. gli ovuli ibernanti cadano nello stato di vita latente, 
mentre a 12-15° C. trovinsi nello stato di vita minima! 

In secondo luogo il Verson nota che non avendo io seguìto il regolare 
sviluppo dei bacolini sgusciati, e nemmeno veduto se essi avessero forza suffi- 
ciente a prender cibo, posso solo concludere che « la vitalità degli ‘ovuli 
non andò interamente distrutta » e non già che essa mon subì alcun nocu- 


— 188 — 


mento. — Qui il nostro bacologo — in mancanza di migliori argomenti — 
si vale per combattermi di un innocente gioco di parole, facendo grave torto 
a sè stesso coll’ infingersi di un livello d’ intelligenza più basso del naturale. 
È evidente infatti per qualsiasi ingenuo lettore della mia memoria, che io 
non ho affatto trattato della questione se 1’ibernazione in CO? nuocia o no 
alla robustezza e produttività del baco, ma solo se permetta la conservazione 
della vitalità ossia della capacità germinativa degli ovuli. 

Infine il Verson — in opposizione al mio concetto della vita latente — 
crede possibilissimo « che Za provvigione di ossigeno immagazzinato nel pro- 
« toplasma possa bastare a mantenere la respirazione e la vita attiva per 
« 152 giorni. » (Pag. 22). E in appoggio cita i suoi esperimenti sulla deter- 
minazione dell’ ossigeno di provvigione, dai quali risulterebbe che un chilo- 
grammo di seme immerso nell’ H, è capace di sviluppare fino a gr. 30,56 di 
CO?, consumando tutto il suo O di provvigione! — Il nostro bacologo non 
avrebbe dovuto ricordare cotesti suoi esperimenti, che egli stesso ebbe a giu- 
dicare poco concludenti. Per accertarsi che cotesto giudizio è tutt'altro che 
severo, basta formarsi un concetto di che si tratta: — riempie d’ idrogeno sette 
palloni contenenti ciascuno una quantità nota di soluzione baritica titolata e 
sei grammi di seme (già svernato) in borsellino di garza; ne espone 4 alla 
temp. di 15° R. e 3 alla temp. di 10° R.; dopo 17 giorni procede alla deter- 
minazione del CO? raccolto in ciascun pallone e trova valori rappresentati 
dalle seguenti differentissime cifre, ragguagliate a un chilogrammo di seme: 


a 10° R. di CO? grammi 29,89 — 3,92 — 2,137 
a 15° R. » » 30,56 — 2,839 — 18,704 — 7,849 


Basta essere appena iniziati in siffatto genere di ricerche chimiche applicate 
alla fisiologia, per convincersi che risultati tanto discordanti non dimostrano 
che la fallacia del modo come furono condotte le indagini. Io non fo alcun 
carico di ciò al Prof. Verson: sono errori che possono succedere a chiunque 
faccia le prime prove di un metodo di ricerca, del quale non ha ancora ac- 
quistata padronanza. Egli però dovea astenersi dal pubblicarne i risultati : 
con ciò avrebbe risparmiata a sè medesimo la mortificazione di dichiararli 
poco concludenti. Ma ciò che è più strano, egli ora sembra voglia ritrattare 
questo suo giudizio. Egli crede che quei risultati dimostrino che i suoi 7 saggi 
di sementi possedessero veramente provvigioni assai differenti di ossigeno!! 
E soggiunge: « allora quel fatto ci era riuscito inatteso; ma più non cireca 
« meraviglia oggi, dopo che abbiamo potuto accertare in numerose occasioni 
« quanto pronunciato sia l’inpIvipUALISMO che mei singoli ovuli si rende 


— 139 — 


« manifesto (1) Anzi egli è per questa proprietà appunto che noi non sap- 
« piamo condividere affatto la incredulità del Prof. Luciani allorquando egli 
« nega che gli ovuli sottoposti ad un medesimo ambiente incongruo possano 
« non risentire tutti lo stesso danno. (lo non. ho negato questo fatto; ho 
« soltanto cercato di rendermene conto). Noi ammettiamo invece che gli ovuli 
« sono veri organismi indipendenti (peregrina scoperta!) non macchine da 
« rispondere con uno scatto simultaneo al moto della manovella. E siccome 
« sono veri organismi, io penso che assai probabilmente le uova del fi- 
« lugello debbono perire eziandio in un’atmosfera di ossigeno puro, non 
« altrimenti che noi stessi vi periremmo dopo breve soggiorno (!!) » 

Che dire di queste strambe teorìe del Prof. Verson? — Non è necessario 
esser fisiologo e nemmeno bacologo per comprendere a colpo d’occhio che se 
i singoli ovuli del baco da seta (e notisi della stessa razza, dello stesso alle- 
vamento, e tenuti in condizioni identiche) fossero individualità tanto profon- 
damente diverse tra loro, non solo sarebbe impossibile la bacologia, ma la 
stessa fisiologia sarebbe una scienza chimerica! Stranissima poi è l’illusione 
del nostro bacologo di spiegare coll individualismo gli svariatissimi risultati 
da lui ottenuti nelle ricerche dianzi accennate, quasichè egli fosse riuscito, 
per pura casualità, a mettere insieme tutti gli ovuli provvisti di molto ossi- 
geno nel saggio che emise acido carbonico in ragione di gr. 80,56 per chilo- 
«grammo di seme, e tutti gli ovuli più poveri di ossigeno nel saggio che non 
diede che gr. 2,137 di acido carbonico!! 

Nella mia memoria io riferii i primi tentativi del metodo delle pesate 
da me la prima volta applicato per determinare se gli ovuli durante 1’ iber- 
nazione in ambienti chiusi respirino o no (1). Tra gli altri rilevai un fatto 
che mi parve molto eloquente: — in due saggi di seme di 4 grammi precisi 
ciascuno, posti a svernare per 76 giorni alla temperatura di 5-6°C., uno in 
aria chiusa umida (vale a dire in aria normale non scevra di vapore 
acqueo) e l’altro in acido carbonico (anch'esso non privo di vapore acqueo), 
ottenni una identica diminuzione di peso del valore di 7 mi/ligrammi. (Vedi 
la tabella a pag. 12). « Se il saggio C in ambiente ossigenato — io soggiunsi — 
« ha perduto 7 millig. come E in ambiente affatto privo di ossigeno, non 
« abbiamo in questo fatto gli estremi per ritenere che nè C nè £ abbiano 
« affatto respirato, e che la lieve diminuzione di peso da essi subìta dipenda 


(1) In una seconda memoria, che mi prefiggo di pubblicare nel prossimo anno, spero 
di dimostrare quale grande partito si possa trarre da cotesto metodo per risolvere con 
rigore scientifico molte questioni fondamentali attinenti all’ibernazione del seme bachi, 


— 190 — 


« da leggerissima esalazione d’acqua avvenuta durante tutto il tempo del- 
« l’ibernazione? » In queste citazioni dei saggi incorsi inavvertitamente in 
una svista, invece del saggio Cl (seme racchiuso in aria secca, che perdè 
24 millig. di peso), dovea citare il saggio B (racchiuso in aria umida). — 
Il Prof Verson non manca di rilevare l’innocente errore (sfido, era tanto 
facile!) e cerca trarne partito a scopo polemico, appigliandosi — come 
suol dirsi — ai rasoi. « L’autore (egli dice) è rimasto evidentemente vittima 
« di un abbaglio in tutto quel suo ragionamento. Perchè chi consulta con 
« qualche attenzione lo specchietto precedente, si accorge subito che egli ha 
« scambiato il saggio C per il B (aria chiusa umida) e che viene a 
« cadere di conseguenza tutto l’edificio faticosamente (?) innalzato sulla 
« presunta (?) eguaglianza di perdita di peso, che il saggio conservato in 
« ambiente ossigenato avrebbe sofferto al pari di quello custodito in am- 
« biente affatto privo di ossigeno! « (Pag. 24). — Mi giova credere che il 
nostro bacologo abbia scritto queste parole in un momento di distrazione. 
Come non accorgersi infatti che se avessi veramente stabilito il confronto 
tra il saggio £ svernato in ambiente umido, e il saggio C svernato in 
ambiente secco, tutto il mio ragionamento sarebbe errato, mentre invece 
corre coi suoi piedi se il confronto cade tra Z£ e B, ambedue svernati in 
ambienti umidi, uno respirabile e l’altro irrespirabile ? 

In seguito il Prof. Verson chiama oziosa (?!) l’interpretazione che io 
diedi degli effetti mortiferi esercitati sul seme bachi dall’idrogeno, fondan- 
domi sulla diffusibilità di questo gas; e dice che gli riesce « affatto in- 
« comprensibile, come la diffusione fra due gas sotto eguale pressione, possa 
« mai determinare delle alterazioni meccamiche. » — Chi ha obbligato il 
Prof. Verson a fare cotesta ingenua confessione? Non avrebbe egli meglio 
provvisto ai casi suoi, leggendo in un buon trattato di Fisica quanto fu sta- 
bilito dal Graham e dal Bunsen intorno alle leggi della diffusione dei gas? 

Finalmente il nostro bacologo, rivolgendosi ai coltivatori, li esorta a non 
avventurarsi in pratiche applicazioni dell’ ipotesi da me emessa, che cioè du- 
rante V ibernazione la respirazione possa riescire al seme bachi più nociva 
che utile. — Ma egli non dovrebbe ignorare che in ogni memoria scientifica che 
meriti questo nome, bisogna ben distinguere la parte positiva, costituita 
dall’insieme dei nuovi fatti ben dimostrati, e la parte opinabile rappresentata 
da interpretazioni più o meno ipotetiche. Ai fatti soltanto deve conformarsi 
la pratica; ma le ipotesi non sono da disprezzare: esse costituiscono altrettanti 
problemi da risolvere con successive ricerche. Egli sa che io nella mia me- 
moria ho ben distinto i fatti dalle interpretazioni, e che mi son ben guardato 


— 191 — 


dal consigliare ai bachicultori la svernatura del seme in acido carbonico; 
poteva dunque risparmiarsi le sue esortazioni, destinate solo a produrre una 
sinistra impressione intorno a quanto ho sostenuto, su chi non ha letto la 
mia memoria. 

« Compiamo un dovere del nostro ministero, mettendo in guardia i pratici 
« dell’arte contro innovazioni, che potrebbero avere le più fatali conseguenze. » 
Con queste parole il Prof. Verson termina con solennità le sue note ed ap- 
punti alla mia memoria. Ebbene sappia che anche a noi è affidato un mini- 
stero, d’una giurisdizione più ampia ed elevata, al quale si collega il dovere 
di ricercare e proclamare le verità naturali, e di combattere a viso aperto 
gli errori e i pregiudizi più tenaci, specialmente quando si riparano dietro 
i baluardi degli interessi materiali. 


Firenze, giugno 1885. 


Dal Laboratorio di Fisiologia del R. Istituto di Studi superiori. 


— 192 — 


ARTROPODI DELL'ISOLA DI S. PIETRO 


Nota di ANGELO DE CARLINI. 


—__—_—__—— 


Per l’importanza sempre maggiore che va acquistando lo studio fauni- 
stico delle piccole isole nella soluzione dei problemi geologici, qualunque con- 
tribuzione, anche esigua, alla conoscenza di una pressochè inesplorata, deve sem- 
pre riescire utile ed interessante. Ond’è che, quando il chiarissimo prof. P. Pa- 
vesi volle affidarmi l’incarico di determinare alcuni artropodi, da lui presi 
nel giugno dell’anno scorso sull’isolotto trachitico di S. Pietro o Carloforte, 
ov’erasi recato per tutt'altro scopo che di ricerche zoologiche, io l’accettai di 
buon grado. E ciò tanto più, perchè sapevo che della fauna terrestre di quel. 
lAccipitrum insula, situata a libeccio del capo Altano della Sardegna me- 
ridionale, ed in genere di tutte le altre circondanti l'isola madre, gli ento- 
mologi s'erano occupati incidentalmente o null’affatto. La sola contribu- 
zione alla fauna di S. Pietro, degna di nota, è quella intorno ai Coleotteri 
del sig. P. Bargagli, il quale, in una serie di memorie sui Coleotteri di Sar- 
degna, accenna qua e là anche a 19 specie raccoltevi da lui o precedente- 
mente da altri; ma soltanto 3 del presente elenco sono comuni ai cataloghi 
del Bargagli, quindi le altre 14 risultano nuove per la fauna carolina. Ad 
essa il prof. Genè aveva già attribuito, come esclusiva, la Cicindela saphi- 
rina, forse una semplice varietà locale della campestris, non più ritrovata 
nè dal Bargagli, né recentemente dall’illustre prof. A. Costa di Napoli; però 
il sig. Costa-Ramo, medico di Carloforte avrebbe di nuovo assicurato il pro- 
fessore Pavesi che realmente tale specie trovasi in un posto ristretto del- 
l'isola, che questi non ebbe il tempo di esplorare. 

Lo stesso dottor Costa-Ramo ha messo insieme una collezione di insetti 
di S. Pietro, che rimane però ancora inedita; e risulta solo dalle memorie del 
professor Costa sulla geo-fauna sarda che quella raccolta contiene di rimarche- 
vole un Charazes Jasius, una Lasiocampa quercifolia ed un Inocellia cras- 
sicornis. Anche l’egregio prof. Corrado Parona ha fatto nel 1882 un’escursione 
a Carloforte, raccogliendovi non pochi insetti, che però non rese finora di 
pubblica ragione, lasciandoli indeterminati nel Museo zoologico dell’ Univer- 
sità di Cagliari o donandone al conte Lostia. Ed il prof. Costa, che ha illu- 


— 1939 — 


strato tanta parte della fauna entomologica sarda, vi approdò pure due voîte, 
ma vi ha trovato nulla, egli dice, che meritasse la pena di essere raccolto; 
asserzione strana per se, e che il risultato delle mie determinazioni mostra 
erronea, poichè il prof. Pavesi ha preso in poche ore una settantina di spe- 
cie, alcune delle quali nuove per la Sardegna ed anche assai rare. 

Avrei desiderato stendere un riassunto completo di tutti gli artropodi, 
che si conoscono finora dell’isola di S. Pietro, persuaso che nei molti lavori 
di entomologia generale o sarda qualche specie di codesta località potrà an- 
che essere incidentalmente citata; ma al lavoro mi mancano adesso i mezzi 
o dirò meglio il tempo. Ho curato però, particolarmente per le specie che mi 
sembrano nuove per Carloforte, di indicare quegli altri luoghi della Sarde. 
gna in cui consta che furono già raccolte, aftine di poter stabilire le rela- 
zioni faunistiche fra l’isola madre e l'isolotto vicino. 

Spiacemi che il difetto di opere speciali recenti, sopratutto intorno ad 
alcuni ordini, mi abbia impedito la determinazione di alcune forme forse in- 
teressanti; così tra i coleotteri mi restano innominate due belle specie di 
Cassida, tra i ditteri una specie di Sylvius, ecc. 

Ed ora sento il debito di ringraziare vivamente il chiarissimo prof. Pa- 
vesi, che, oltre d’avermi procurato il materiale, mi fu sempre largo di con- 
siglio e di ajuto nella compilazione di questa breve Nota. 


INSETTI 
IMENOTTERI 


1. Anthophora pilipes Fabr. — Tutta la Sardegna (Costa). 


COLEOTTERI 


N 


. Staphylinus lutarius Grav. — Sardegna (Ghiliani). 

3. Ateuchus sacer (L). — Sardegna (Baudi, Ghiliani, Villa, Costa) — A 
Carloforte 1’ ha trovata precedentemente il sig. Bargagli. 

. Anoxia matutinalis Cast. — Alghero, Cagliari (Raymond, Ghiliani, Costa). 

. Oryctes nasicornis L. — Sardegna (Villa, Costa). 

. Leucoscelis stictica L. — Sardegna (Villa, Ghiliani, Bargagli, Costa). 

. Cebrio sardous Perris — Porto Torres (Baudi). 

. Trichodes alvearius Fabr. — Sardegna (Bargagli, Costa) — Bargagli 
l’ha già trovata anche a Carloforte. 


0 JI > A db 


— 194 — A 


. Akis subterranea Sol. — Porto Scuso e Carloforte (Ghiliani, Bargagli). . 
. Scaurus tristis 01. — Sardegna (Ghiliani, Baudi, Villa, Schaufuss, Ray- 


mond, Costa). 


. Blaps gigas L. — Sardegna (Bargagli, Costa). 

. Phylax littoralis Muls. — Sardegna (Ghiliani). 

. Helops dryadophylus Muls. — A S. Lussurgio in Sardegna (Costa). 

. Mordella aculeata L. — Sardegna (Baudi, Costa). 

. Phytonomus phylanthus O. — Alghero, Oristano (Ghiliani, Raymond, 


Baudi, Costa). 


. Clythra scopolina Fabr. — Sardegna (Baudi). 
. Cassida margaritacea Schol. — Sardegna (Ghiliani, Baudi). 
. Coccinella septempunctata, L. — Sardegna (Ghiliani, Baudi, Bargagli, 


Costa). 
Le tre specie adunque già trovate precedentemente a Carloforte da 


Bargagli sono: Atevchus sacer L., Trichodes alvearius Fabr. ed AFis sub- 
terranea Sol. L’ altre risultano nuove per la fauna di S. Pietro. Le forme 
già indicate dal sig. Bargagli e che non fanno parte del mio catalogo sono: 


Cicindela campestris L. G. levigatus Fabr. 
Carabus morbillosus Fabr. Tentyria Thunbergii Stev. var. sar- 
Ocypus olens Muls. dea Sol. 
Hister major L. Pachyscelis Payraudi Latr. 
Heterocerus nanus Genè P. rugatula Sol. 
Ateuchus sacer L. var. punctulatus —P. Goryì Sol. 

Muls. Larinus flavescens Germ. 
A. variolosus Fabr. Agapanthia irrorata Fabr. 
Geotrupes hiostius Genè Clythra taxicornis Fabr. 

LEPIDOTTERI 


19. Satyrus janira L. — Sardegna (Costa, sub: Pararge). 


È 


Inoltre nella collezione del dott. Costa-Ramo trovansi: Charaxes Jasius e 
Lasiocampa quercifolia. 


DITTERI 


% 

” 

20. Paragus bicolor Fabr. — Sardegna a Tissi e Cagliari (Costa). 
21. Somomia coesar (L.). — Sardegna (Costa, sub. Lucilia). 

22 Stomoxis calcitrans Fabr. — Sardegna (Costa). 


23. 
24. 
25. 
26. 
27. 
28. 
29, 
30. 
Sl. 
32. 
39. 
Sd. 


95. 


— 199 — 


RINCOTI. 


Odontotarsus caudatus, Klug. — Meana, Sassari (Costa). 
Aelia acuminata (L.) — Sardegna (Costa). 

Peribalus distinctus, Fieb. — Sardegna (Costa). 
Eusarcoris aeneus, Fieb. — Cagliari (Costa). 

Corizus rufus, Schill. — Cagliari (Costa). 

C. distinctus, Sign. 

Therapha hiosciami L. — Sardegna (Costa). 

» » » var. flavicans Puton — Iglesias, Nuoro (Costa). 
Emblethis verbasci, Fabr. — Oristano, S. Lussurgio (Costa). 
Trigonotylus ruficornis, Fall. 

Histeropterum grylloides Fieb. — Sardegna, a Tempio (Costa). 

Philaenus parvulus (Vismara). — Il mio unico esemplare presenta tutti 
i caratteri dell’ApRrophora parvula Vism., però ne differisce nel me- 
sosterno, che invece di essere vermiglio, come il resto del petto, pre- 
senta una larga macchia ovale trasversa intensamente nera. 


NEUROTTERI. 


Mirmeleon appendiculatus Latr. — Sardegna (Costa). 
Della collezione del Costa-Ramo fa parte un’ Inocellia crassicornis. 


ORTOTTERI. 


. Diplax meridionalis, De Selys. indiv. 2. 

. Forficula lurida, Fisch. indiv. 9. 

. Loboptera decipiens, Germ. — Sardegna (Costa, sub: Forficula). 

. Periplaneta orientalis (L.). — Sardegna (Costa). 

. Bacillus Rossiiù Fabr. — Oristano (Costa). 

. Stenobothrus biguttulus, Charp. 

. Stauronotus maroccanus Thunb. — Sardegna a Terranova Pausania 


(Costa, sub: S. cruciatus). Questa specie era straordinariamente comune 
alla Punta di Carloforte. 


. Oedipoda coerulescens L. — Sardegna (Costa). 
. Acridium aegyptium (L.). — Sardegna (Costa, sub: A. tartaricum). 


45. 


65. 


66. 


. Epeira armida, Sav. Aud. 
. E. Redii (Scop.). — Sardegna (Pavesi sub: £. sollers). 
. Cyrtophora citricola (Forsk.). — Cagliari, Oristano (Costa, sub: C. 


. Zilla atrica, C. L. Koch. 

. Tetragnatha chrysochlora, Sav. Aud. 

. Argyrodes gibbosus (Lucas). — Sardegna (Pavesi). 

. Theridium aulicum, C. L. Koch. ; 

. Textrix coarctata (Duf.). 

. Drassus macellinus Thor. 

. Prosthesima latipes (Canestr.). — Sardegna JARRE) 

. Philodromus glaucinus Simon. 

. Thomisus onustus Walk. — Sardegna (Pavesi, sub: 7. albus; Costa). 
. Runcinia lateralis (Koch.) — Cagliari (Costa). È 
. Misumena vatia (Clerck.) var. dauci W. 


PTT Pa BI RI afenia CIS n, BERE = TRIO 


— 196 — 


ARACNIDI 
SCORPIONI. 


Euscorpius flavicaudis (De Géer). 


RAGNI. 


opuntiae). 


. M. Savignyi Simon. 
. Diaca globosa (Fabr.). — Sardegna (Pavesi). o 
. Tarentula radiata (Latr.) — Sardegna (Pavesi, Costa sub: Lycosa). | 
. Oxyopes heterophthalmus (Latr.) — Sardegna (Costa). 
. Menemerus semilimbatus Hahn. — Sardegna (Pavesi). 


OPILIONI 
Phalangium opilio L. 


MIRIAPODI 
CHILOPODI 


Geophilus maxillaris P. Gerv. 


Pavia, dal Laboratorio Zoologico della R. Università, 29 maggio 1885. 


— 197 — 


PAVESI Prof. PIETRO. — Aracnidi raccolti dal conte BOUTURLIN 
ad Assab e Massaua. 


ASSAB 
Ord. SCORPIONIDAE 


1. AnpRoctonus AENEAS, C. L. Koch = A. bdicolor auct. nec Ehr. Specie 

alquanto diffusa nell’Africa settentrionale ed in Asia; un esemplare. 

BurHus euROPAEUS (Linné) 1794 nec 1758. Un esemplare. Specie assai 

diffusa anche sulle coste africane del Mar Rosso; io la segnalai di 
Massaua, prima al dott. Koch (Aeg. w. Abyss. Arachn. p. 7), poi 
direttamente ne’ miei Studi sugli aracnidi africani (I. Aracn. Tu- 
nisia, p. 37; III. Aracn. Scioa, p. 94). 

3. B. scAaBER (Ehr.) Otto esemplari ad. e giov. Specie descritta dall’ Ehren- 
berg (Symb. phys., Aracn. sp. 3, tav. II, fig. 7) sopra individui di 
Archiko. 

4. B. minax, L. Koch? Dieci esemplari. Non avendo al momento disponibile 
la sopracitata memoria del dott. Koch, mi resta incerta la deter- 
minazione. 

5. BUTHEOLUS LITORALIS, n. sp. Un esemplare così caratterizzato: 

Trunco depresso, ovali, antice valde attenuato truncato, lati 
tudine maxima */4 longitudinem superante, dorso tenue granuloso, 
brunneo-nigro, carinis obsoletis; cephalothorace caudae segmentum 
V aequante, angulis rotundatis, intervallo oculorum elato, leviter 
sulcato et granuloso; segmentorum ventralium margine postico exqui- 
site serrato, anticis in medio sordide testaceis, circumcirca et segmentis 
granulosis posterioribus brunnescentibus. Cauda brunnea, crassa, api= 
cem versus dilatata et segmentis supra magis magisque excavatis; seg- 
mentis I-ITI supra, lateribus et infradense granulosis, costatis; seg- 
mentis IV-V subtus converis, nitidis punctis magnis impressis ornatis, 
haud costatis nec granulosis, lateribus V exceptis, qui postice granosi 
sunt et initium costarum figurantes, marginibus supernis sinuosis, 
antice altis, supra IV leviter ruguloso, V punetis parcis ercavatis 


DI 


— 198 — 


et depressione lata, ovali, nitida, vesicam accipiente; vesica rufeola 
infra ad basin infuscata, sat grandiuscula quamvis caudae segmento 
V angustiore, convera, sub aculeo parum angulosa, lateribus pun- 
ctis impressis parvis, subter tantum medium granulorum vel denti- 
culorum serie unica tertium postremum attingente munita, aculeo 
forti, brevi, apice rufo. Palpis brunneo-fuscis, parum robustis granu- 
losis, manu costata tibia sensim breviore.-et leviter crassiore, digitis 
testaceis, gracilibus, arcuatis, intus imminute spinosis, digito manus 
mobili manu postica duplo longiore. Pedibus granulosis costatis, te- 
staceo-fuscis, tarsis testaceis. Dentibus pectinum 10. Long. trunci 6, 
caudae 10 mill. vesica inclusa. In Erythraei maris litore prope Assab 
inventus. B. Aristidi (7) Nubiae affinis, sed manu costata, vesica con- 
vera infra granulosa differt et Arabiae felicis thalassino (2) magis 
convenit; trunco latiori, nonnullis characteribusque ambobus distine- 
tus, manus digitorum longitudine majore simul cum vesicae cauda- 
lis magnitudine Aristidis aliud sexus haec parva scorpionum species 
esse non videtur. 


Ord. SOLIFUGAE. 


6. RiAx PHALANGIUM (Oliv.) Un maschio ed una femmina giovane. La fascia 
trasversale pallida al terzo posteriore dell'addome e qualche altra 
piccola particolarità di colorazione parrebbero distinguere il maschio 
dell’indicata specie ed avvicinarlo all’ockhropus Duf., però ha l’arma- 
tura delle chele, delle zampe ecc. come nel phalangista auct. = pha- 
langium Oliv. lo n’ebbi già una femmina ovigera di Moncullo, rac- 
colta dall’Antinori. 


Ord. ARANEAE. 


7. ARTEMA (ProLcus) BorBoNICA (Vins.) Quattro femmine più o meno svilup- 
pate; specie già nota d’Abissinia e che vive in molte parti d’Africa. 
8. Sparassus ArcELASII, Walck. Due femmine. Specie della regione mediter- 
ranea, trovata anche a Suakin, da me già segnalata di Massaua per- 


(1) Simon, Arachnides de l’ Yemen méridional, in Ann. Mus. civ. Genova, XVIII. 1882, 
p. 44 (248), tab. VIII, fig. 20. 
(2) Ibid., p. 54 (258), tab. VIII, fig, 23. 


— 199 — 


chè raccoltavi dall’Issel (Aracn. Scioa, p. 95), ma l’ebbi anche dal 
Sudan. 

9. Prexippus PaykuLLII (Sav. Aud.) Due femmine adulte di questa specie 
conosciuta, assai diffusa in Africa, segnalata di Suakin dal dott. Koch, 
e da me di Massaua (aracr. Scioa, p. 95), d’Arramba, e di Mahal-Uonz 
nello Scioa (p. 86). 


Ord. ACARI. 


10. HyALOMMA DROMEDARII (C. L. Koch) Quattro esemplari di questa specie 
alquanto diffusa in Asia ed in Africa, già per me nota di Massaua 
(Aracn. Scioa p. 95). 


MASSAUA 


Ord. ARANEAE. 


1. ArcIOPE LOBATA (Pall.) 14 femmine ad. Specie molto diffusa anche in tutta 
l'Africa, ch'io segnalai di Arramba (Aracn. Scioa, p. 9) ed ebbi pure 
dal Sudan, raccolta dal dott. Ori. 

2. SELENOPS AEGYPTIACA, Sav. Aud. Una femmina giovane. Specie comune in 
Egitto ed in molte altre parti d'Africa, che il dott. Koch indicò del- 
l’Ansaba ed io anche di Massaua (Aracn. Scioa, p. 95) e di Me- 
temma (p. 100). 

3. STEGODYPHUS LINEATUS (Lat.) Una femmina. Specie circummediterranea, 
che trovasi anche in Egitto. 


Con queste poche aggiunte, gli aracnidi di Massaua e dintorni fino ad 
ora conosciuti per le pubblicazioni di Koch, Cambridge, Simon e mie som- 
mano a 19, cioè sono: 

Scorpiones. — Buthus curopacus (Linn.) 
B. scaber (Ehr.) Archiko. 
Isometrus maculatus (De Géer). 
Solifugae. — Rhax phalangium (Oliv.) Moncullo. 
Araneae. — Gasteracantha lepida, Cambr., Massaua e Sceik-Said. 
Argiope lobata (Pall,) 
A. Lordii, Cambr. 
A. trifasciata (Forsk.) 


Acari 


para Rediù ; Gen) Va 
Cyrtophora citricola (Forsk.) 
Pholcus rivulatus (Forsk.) 
Artema borbonica (Vins.) 
Sparassus Argelasii, Walck. 
Cebrennus aethiopicus, Sim. 
Selenops aegyptiaca, Sav. Aud. 
Plexippus Paykullii (Sav. Aud.) 
Stegodyphus lineatus (Latr.) 


— Hyalomma dromedarii, C. L. Koch. 


H. anatolicum, C. L. Koch. 


Pavia, 29 maggio 1885. 


®. 


PAVESI Prof. PIETRO. — Controsservazioni ad un opuscolo recente 


di Aracnologia. 


Pavia, 29 maggio 1885. 


Ricevo oggi stesso la 16% memoria o parte degli Etudes arachnologiques, 
favoritami dall’autore sig. Eugenio Simon e che porta il titolo di IMateriaua 
pour servir à la faune des Arachnides de la Greéce (Ann. Soc. entom. Fr. 
1884, p. 305, ed. aprile 1885), in cui l’egregio aracnologo di Parigi e nostro 
consocio non si lascia sfuggire l'occasione propizia di volgermi i suoi soliti strali. 

Sono così compreso della bontà della mia causa e di essere in ottima com- 
pagnia coll’illustre Thorell, fra i supposti suoi avversari, che non volevo rac- 
cogliere il guanto in questo momento di troppe e diverse occupazioni; ma. 
non posso lasciar correre fra gli specialisti certe coserelle e le rilevo in fretta 
per la seduta di posdomani della Società entomologica italiana. 

In cotest’ ultimo lavoro il Simon riprende il mio Catalogo sistematico 
degli aracnidi di Grecia, pubblicato in esteso negli Annali del Museo civico 
di Genova fin dal 1878 (vol. XI, p- 354) e del quale lessi una comunicazione 
preventiva al R. Istituto Lombardo di scienze e lettere il 17 maggio 1877 
(Rendiconti, serie II, vol. X, p. 323); e gli fà notevolissime aggiunte di spe- 
cie, oltre quelle che già aveva indicate di Grecia sulle raccolte di Letourneux 
(in Ann. Soc. entom. Fr. 1880, Bull. ent. p. CXXXIX). 

E proprio appena nella breve introduzione dà ad intendere che quel mio 
lavoruccio fosse una semplice compilazione delle opere di Brullé, . Koch, 
Cambridge ecc., mentre, oltre di quegli elementi, lo dissi, avevo tenuto 
conto delle specie per me raccolte dall'amico capitano D'Albertis col Vio- 
lante in parecchie isolette ellene. Anzi, quasi di straforo, nella nota in 
calce scrive « M. P. Pavesi relève, avec une certaine pompe, ces indica- 
« tions erronèes, oubliant sans doute que nous les avions nous-méme rectifiées 
« depuis longtemps dans nos Arachnides de France » alludendo a certe mie 
correzioni di sue false indicazioni geografiche, che lui, viaggiatore egregio in 
molte parti d'Europa e d’Africa, non doveva pubblicare o quando le corresse 
cangiarle in peggio. D'altronde, alla data del mio opuscolo sulla Grecia, tre 
soli volumi dell’opera citata erano comparsi per le stampe; ed infine è noto 

Ann. XVII, 14 


OSSIA SOIA BI ITAST ATO SR I SG DI EVA RIN 


+ 


— 202 — 


a tutti che io non uso mettere mai alcuna protervia nelle pubblicazioni di 
ogni ramo della zoologia, dei quali egli coltiva tanto bene uno solo. Chi è | 
più modesto scagli la prima pietra! Le mie correzioni non mirano a persone, 
nè a farmi piedestallo di colleghi battuti, mirano a reintegrare la verità 
nella scienza, visto che le indicazioni erronee di località servono a trar fuori 
di strada il corologo sul carattere delle faune. 
Ed ora vediamo cosa scrive di me il Simon nel suo catalogo. 

1°. A proposito dell’Oryopes heterophthalmus Latr. (sp. 58) dice 
« C'est lO. linceatus du Catalogue Pavesi. » Sicuro, ma egli ben sà, e forse 
gliene duole, che io seguo sempre la classificazione di Thorell ed i suoi stu- 
pendi Remarks on Symonyms, quando non trovi di meglio, a mio giudizio, 
nei libri del Simon o d’altri. 

2°. Sotto la specie (82) Oryptila albimana Sim. leggesi « C'est 
« probablement le X. dufo du Catalogue Pavesi. » Io non conservo alcuna 
delle raccolte da me determinate e sparse in vari Musei d’ Italia e dell’estero; 
non è dunque fuori del caso che Simon abbia ragione, tanto più perchè egli 
stesso, al paragrafo dello Xysticus graecus C. L. Koch, confessa di aver fatto 
delle belle confusioni sul conto dell’albimarna, che possono avermi indotto 
in errore. 

3°. Ringrazio il critico di aver accettata la mia opinione, senza dirlo 
ben s'intende, sulla identità del TXomisus spirnipes Brullé con la (sp. 87) 
Misumena vatia CI. 

4°, Lasciando altre possibili discussioni riguardanti gli ZEresus di 
Brullé, sotto la specie (105) Epeira dalmatica Dol. scrive « Theridion va- 
« riegatum Brullé, qui a été ajouté à la synonymie, doit étre retranché. La 
« description de Brullé est insignifiante. » Veramente l’impersonale « qui a 
« ajouté « sono io, che anzi ho discusso a lungo la questione di questa sinonimia 
e priorità di nome. Ma il Simon trova fra l’altro che la figura dell'addome 
nelle tavole di Brullé è un parto della « fantaisie du dessinateur » e ci ap- 
prende che « les Arachnides recueillis en Morée par Brullé avaient beau- 
« coup souffert au cours de la mission » ciò che io non potevo sapere e mi 
scusa se non ho interpetrato il vero così come sa l’aracnologo di Parigi. 

5°. Vedo con piacere che si trova anche in Grecia l Epeira byzan- 
thina Pavesi 1876, della quale lo stesso autore mette in sinonimia la sua 
Epeira turcica Simon 1879. 

6°. A proposito della Cyclosa (sp. 119) che finalmente Simon s’ac- 
concia a chiamare insulana Costa, mentre s'era sempre ostinato a non iden- 


ita Lace e TT LN TI Su 
i E A O e i sila, 


x 


— 203 — 


tificarla con la C. tritubereulata Luc., perchè l'aveva detto io, scrive che la 
C. argentea Auss. « nous paraît étre le jeune de C. insulana. » Fin dal 1878 
moi pure emettevamo il dubbio che fosse la medesima specie. 

7°. Dopo d'allora non feci più la confusione del Theridium aulicum 
C. L. Koch col sisyphium (CI.), anzi lo distinsi anche nell’ ultima appendice 
agli Aracnidi di Tunisia; per cui recito a malincuore l'atto di contrizione 
consigliatomi due volte dal Simon sotto codesto nome di auZicum (p. 331) ed 
in altra nota speciale (p. 335). 

8°. Prima di venire a questa, esprimo -però la mia gratitudine al 
Simon di aver quì accettato, come anche negli Aracknides de l’Océan Atlan- 
tique (in Ann. Soc. entom. Fr. 1883, p. 271 e 281) il mio genere Enoplo- 
gnatha 1880 per la mandibularis (sp. 142) e specie affini, giacchè non 
me lo voleva passar buono in altra sua memoria (Arackmides des environs 
de Pekin, in Ann. Soc. entom. Fr. 1880, p. 113), identificandolo col Drepa- 
nodus Menge 1869. 

9°. Ammetto che mi sia sfuggito d’inserire a catalogo l’Erigone 
(Entelecara Sim.) graeca Cambr. (sp. 147), ma non ho ancora da fortuna di 
possedere la memoria di Cambridge, in cui 1’ ha descritta. Non dico questo 
per scusarmene, poichè in fatto di bibliografia, come di leggi, non ci sono 
scuse plausibili, nè per me nè per altri, quando una specie è pubblicata deve 
essere conosciuta. 

10°. Nella nota di Simon, alla quale mi riferivo nell’osservazione 7? 
sta anche scritto (p. 335) « TReridion bicolor Brullé est encore plus incer- 
« tain; il me paraît difficile de se faire une opinion sur son compte. » Simon 
non lo dice, ma vuol alludere alla mia opinione (Cat. Grecia, p. 371) che 
sia un Lithyphantes: ho dato gli argomenti anche per ritenerlo distinto 
dalle altre specie di Grecia. Soggiunge l’autore « On a signalé de plus en 
« Gréce, Teutana triangulosa Walck. (Theridium venustissimum C. Koch) 
« et Latrodectus 13-guttatus Rossi; mais nous ne les avons pas regus. » 
Bel motivo per escladerli dal suo catalogo generale, che è pur sempre in 
molta parte una compilazione! Egli è dunque di coloro che non ritengono 
vero e buono se non quello visto da se medesimi, San Tommasi redivivi, me- 
ritevoli di altrettanta incredulità. Vedasi il mio finale degli Aracnidi d’ In- 
hambane. 

11°. Una pagina dopo (p. 337) il Simon ritorna alla carica, mettendo 
in nota « M. Pavesi signale encore Agelena similis Keys. de Pikermi » ma 
non vuole elencarla. È proprio c£ì, e malgré bisognerà che l’ascriva alla 


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fauna greca, perchè l’ ho veduta io, che so benissimo distinguerla da ogni al- 
tra, com'è molto facile. 

12°. Questa noterella fa seguito a quanto dice riguardo all’Agelena 
labyrinthica Cl., cui mette sinonimo il Theridion mazxillare Brullé. Esso, 
secondo Simon « n’ est pas synonyme de. Zegenaria parietina, comme 
« l’indique le Catalogue Pavesi; les figures désignent clairement un Agelena 
« particuliérement celle des yeux en deux lignes fortement courbées. » La- 
scio ai colleghi imparziali di scoprire la logica fra il « clairement » e quel 
ch’egli scrisse innanzi sulla collezione Brullé, vale a dire che « les déscriptions 
et les dessins s'en ressentent naturellement » dei guasti sofferti dagli esemplari. 

13°. Il nostro autore, quasi pentito d’avermi concessa l' istituzione di 
un altro genere, al punto del Drassus fastuosus Luc., che lui identifica col 
dives Luc. per confronto di tipi (su di che fa d’uopo confidare ciecamente), 
caccia in sinonimia del suo genere Micariolepis (sp. 169) il mio Bona. Mi 
trascina insomma a ricordargli, tuttochè egli sia stato membro della Commis- 
sione di nomenclatura della Società Zoologica di Francia, che ha propo- 
sto una nuova legislazione nel 1881, quanto dissi nel supplemento agli Arac- 
nidi di Tunisia (Ann. Mus. civ. Genova, XX. 1884, p. 466) al momento di 
cambiare quel suo nome generico. Micariolepis, non e’ è scampi, è un nome 
ibrido e non avrebbe dovuto insistere a conservarlo dimenticando l’afo- 
risma linneano, che gli ho citato dalla Phrilosophia botanica « Nomina ge- 
« nerica ex vocabulo graeco et latino, similibusque hybrida, non agnoscenda 
« sunt. » Simon continua imperterrito, mantiene anche i nomi Micarzosoma 
ed altri di sua particolare invenzione per la serqua di specie nuove, che ac- 
cumula a vantaggio della scienza aracnologica. 

14°. Non comprendo poi perchè applichi un punto d’interrogazione 
avanti la (sp. 183) Pythonissa thressa Pavesi 1876, che io ho « indiqué de 
« Turquie et de Grèce. » Cioè, se dubita che non sia per lui una Pythonissa 
o Gnaphosa nel senso di Thorell e mio, oppure se dubita di avere egli ben 
determinati i suoi esemplari d’Atene! 

15°. Per l'ennesima volta mette in nota, sotto la Dysdera punctata 
C. Koch (sp. 195) questa riga « M. Pavesi a signalé de l’île d’Antiparos D. 
« lata Reuss, espèce d'Egypte. » Nulla di fenomenale che‘abbia fallito nella 
determinazione, però nulla di strano che una specie d'Egitto si trovi in 
un’isoletta vicina di Grecia; non è pregio dell’opera citare cento esempi simili. 

16°. Mi meraviglio quindi della smentita, che mi dà il Simon circa 
la Cteniza Sauvagei (sp. 348). Simon vi fa codesta glossa « Il mwest pas 


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< exact (1) que Cteniza Sauvagei Rossi habite Corfou, comme l’indique le 
« Catalogue Pavesi sur la foi de Cambridge. Le Rév. O. P. Cambridge, que 
« j'ai consulté a cet égard, m'écrit: Je n’ai jamais trouvé Cteniza Sauvagei 
« à Corfou, mais seulement Ct. orientalis, qui y est trés abondant. » 
Nuovo sistema, sui generis, di screditare i colleghi: inventare uno sbaglio a 
loro danno, poi criticarlo, chiamando complici altri della birichinata!.. 
Replicherò ad entrambi che: in primo luogo, è falso ch'io abbia indicata 
| tassativamente di Corfu la Cteniza Sauvagei sulla fede dell’illustre aracno- 
logo di Bloxworth, bensì la diedi delle isole Jonie in genere (Catal. Grecia, 
p. 380, sp. 103), mentre di Corfu, oltrechè di Tinos e di Pikermi indicai a 
parte (sp. 104) la C. orientalis: secondariamente, ho pigliata dal Cambridge 
stesso la citazione di « Is. Jonie » scritta da lui nell'opera di Moggridge 
(Harvest. Ants and Trop-door Spiders, App. p. 143 « COteniza Sau- 
vagei Rossi, Corsica, Pisa, Mentone, Jonian Islands »), non avendo l’abi- 
tudine di citare di seconda mano ed a memoria per paura di cadere in , 
tanti comuni strafalcioni: in terzo luogo, ho attribuito alla Grecia questa 
specie sulla fede del Simon (Mist. nat. des Araignées, 1864, p. 453 « My- 
galodonta fodiens W. Corse, Grèce ») che non si era e non si è per anco 
ricreduto dall’errore. Io dubito fin della smemoratezza del Cambridge, pensando 
‘che si potrebbe ripetere il fatto della Zycosa Giebelii Pavesi 1873. D'essa Simon 
(Arachn. de France III, p. 350 nota) dice che, avendo comunicato il mio 
tipo al dott. L. Koch, questi gli « écrit qu'il partage entièrement mon opi- 
« nion relativement à l’identité de cette espàce avec sa L. ferruginea » e fu 
tanto vero che il dott. Koch s’affrettò a pubblicare negli Arachniden aus 
Sibirien und Novaja Semlya (in K: Schwed. Akad. 1878, p. 100) che « heide 
« sind ganz sicher verschiedene Species » ammettendo la mia Giebelii anche 
per quelle regioni polari! 
17°. Finirò la mia via-crucis con gli scorpioni e gli opilioni, per se- 
guitare passo a passo il Simon; resistere contro le cime mostra almeno del 
coraggio. Egli mette sinonimo di Buthus europaeus L. (sp. 211) il gibbosus 
Brullé, ch'io ritenni un Jurus, confortato poi anche da una lettera di 


(1) Oh iulinea d’esattezza non dovrebbe mai parlare Simon; apri un suo libro qua- 
lunque e converrai subito meco. Mi vengono ora tra mano, per esempio, i suoi recentissimi 
Arachnides récueillis i Khartoum (Bull Soc. Zool. de Fr. IX. 18841) e nella bella prima pagina 
vi leggo che i miei aracnidi di Scioa eran del viaggio D'Albertis che non c'è mai stato! 
Poverò amico Antinori se ritornassi al mondo qual dispiacere! . . .. E quì non mi oc- 
cupo se il Simon trascura alcune specie che io avevo gia incidentalmente segnalate 
del Sudan egiziano sopra una piccola raccolta del dott. Ori. 


ga RAR ITR vu ia d\,° a 
i a di pr î 


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Thorell. All’opposto identifica il Jurus Dufovreius Brullé (sp. 213) col gibbosus 
Br. mihi, ma conferma il mio sospetto di uno scambio di segnatura, anzi lo 
dà come positivo. Nè sicuro lui e basta! Soggiunge « Il n’est pas étonnant; 
« que M. Pavesi, cherchant à réconnaître le Jurus dans cette dernière dé- 
« scription, l’ait déclarée quasi-incompréhensible. » Non credo mai di scrivere 
cose etonnantes, e me ne guarderei particolarmente in questi giorni di pom- 


pierate Simoniane. Del resto cotali divergenze sugli scorpioni di Brullé 


notansi anche negli opuscoli del dottor Karsch, ricordati nel mio supplemento 
agli Aracnidi di Tunisia (p. 450). Inoltre, rispetto all’Euscorpius carpa- 
thicus L., cui identifica con me, senza dirlo, il Buthus terminalis Br., tenuta 
specie distinta dal Karsch (Ueders. der europdischen Skorpione, in Berl. 
entom. Zeitschr. 1881, p. 90) scrive il Simon « Nous n’avons point vu 
« d’Euscorpius provenant de Grèce, et nous citons le carpatricus sur la foi 
« de Pavesi. » Ma foi, stimai che gl’individui giovani riportatimi dal 
cap. Enrico D'Albertis dalla grotta di Antiparo fossero di carpathicus (Nuovi 
risultati aracn. Violante, p. 339 cui è unito il Cat. Grecia); li ho però de- 
scritti sufficientemente per farli riconoscere come volesse il sig. Simon di que- 
sta specie o d’altra parente. 
18°. Quanto all’opilionide, si tratta dell’ Egaenus crista Br. (sp. 214) 

del quale quì, e prima nelle Descriptions d’opiliones nouveaux (in Compt. 
Rend. de la Soc. entom. de Belgique 1879, p. 14 e 15), pur senza citarmi, 
ammette la mia, che fà sua, identificazione con Zacheus mordax = trino- 
tatus C. L. Koch. Troppa grazia. 

Direi ancora parecchio su altri punti che mi riguardano meno direttamente, 
anche in base a nuove raccolte fattemi a Megara da mio cognato l'ing. Bren- 
tani, ma non ho più tempo da perdere e depongo la penna. 


PO I 7 E TT nn e 


MAGRETTI Dott. PAOLO. — Di una galla di Cinipide trovata sulle 
radici della vite (Vifis rimifera). — (Comunicazione pre- 


ventiva). 


Il Sig. Rag. Cav. Felice Franceschini, membro della Commissione di sor- 
veglianza contro la Fillossera, spediva, pochi mesi or sono, al Professor Fer- 
dinando Sordelli del Civico Museo di Milano, un pezzo di radice di vite 
(Vitis vinifera) trovata in Novellara (Emilia). 

" Scopo principale di detto invio era lo studio d’una Crittogama da cui 
vedevansi interamente invase le barboline, e che il chiaro botanico asserivami 
riferirsi ad una RXizomorpha, cioè ad uno stadio imperfetto di un fungo. 
Nello stesso tempo però accennava il Signor Franceschini, alla presenza di 
due galle molto visibili sporgenti sui lati del ramo principale di detta radice. 

Avuto il pezzo in comunicazione per gentilezza del predetto collega, ebbi 
‘ la possibilità di studiarne anche l’insetto, che quantunque bene sviluppato, 
abitava ancora una di dette galle, mentre l’altra presentavasi di già forata. 

Per la mancanza d’ali, per lo scudetto arrotondato, pei solchi longitu- 
dinali del mesonoto, per le antenne composte di 14 articoli, la piccola carena 
frontale, la testa allargata dietro gli occhi, la spina ventrale dell’ ultimo 
segmento addominale da una volta ad una volta e mezza più lunga che 
grossa, l’ insetto in questione sembra molto verisimilmente potersi riferire al 
genere Biorhiza fra i Cinipidi od Imenotteri gallinsetti. 

Ma di questo genere, per quanto ne riferisce il dotto Prof. Mayr di Vienna, 
non sono conosciute in Europa che la B. aptera, Fabr. e la B. ferminalis Fabr. 
rappresentanti quella la forma agamica, questa la sessuata d’ una medesima 
specie, vivente ora sulle radici ora sui rami delle comuni nostre quercie (Quer- 
cus pedunculata, Q. sessiliflora, varietà della Quercus robur). 

Il caso d’una galla di tal famiglia e genere d’ insetti sulle radici della 
vite, riesce quindi molto interessante per la sua novità, tanto che lo stesso 
Professore di Vienna, mettevami in forte dubbio se veramente fosse una ra- 
dice di Vite quella sulla quale osservai le due sopraccennate Galle. 


LOR: $ 


Non potendo dubitare delle asserzioni del signor Franceschini, e più an- 
cora di quelle del botanico Sordelli, credo opportuno far noto semplicemente 
per ora questo fatto, allo scopo di richiamarvi l’attenzione dei signori viticultori 
naturalisti e scienziati, nella speranza di poter ottenere ulteriori prove di 
quanto vengo ora ad annunciare. 

A complemento di questi brevi cenni dirò che le Galle, di forma sferoidale 
e grosse quasi come un seme di grano turco, d’un color rossiccio bruno, tro- 
vansi addossate luna all’altra sui lati d’ un piccol tronco di radice di tre 
millimetri di diametro, in vicinanza di alcune piccole barboline radicali. 


Canonica D'Adda Maggio 1855. 


—LR209 LO 


SULLO SVILUPPO POSTEMBRIONALE 


E RATSA RLEOVIATTLIS TOS 


DEL Dort. FERRUCCIO MERCANTI 


(Tav. (?)) 


La Telphusa fluviatilis Lat. abita di preferenza nei torrenti e nei bur- 
roni, sotto le pietre, oppure entro buche scavate nell’argilla. È in esse che 
‘ sì ritira all'avvicinarsi della stagione fredda, specialmente in vicinanza delle 

acque di vena, perchè più calde. Si spoglia di Agosto, al più lungo di Set- 
tembre: si riproduce d’estate. All’epoca della riproduzione porta, attaccate ai 
falsi piedi dell'addome, molte uova di un colore giallo aranciato che, giunte 
a maturità, misurano un diametro medio di 83 mm. ed offrono più tardi, quando 
sono innanzi nello sviluppo, alla loro periferia, due macchie nere, pressochè 
lineari, che si scorgono per trasparenza e corrispondono agli occhi dell'embrione. 

Ho tentato di fare schiudere quelle uova, tenendo il granchio in un vaso 
ove l’acqua sì rinnuovava continuamente, per mezzo di una sottile corrente, 
ma non sono riuscito nel mio intento. Dopo due giorni di cattività, il granchio 
cominciava a lasciar cadere le uova; per far ciò scostava l'addome dalla 
superficie inferiore del cefalotorace, abbassandolo ; agitava lentamente le zampe 
addominali con un movimento di lateralità, finchè le uova, venendo a fluttuare 
| nell'acqua, si staccavano e cadevano al fondo, ove finivano per corrompersi. 

Mi sono quindi dovuto accontentare di procacciarmi dei granchi nei 
quali le uova erano in parte dischiuse, in parte no, ottenendo così dei piccoli 
granchi appena sgusciati dall’uovo, procurandomi inoltre altri granchiolini 
in uno stadio ulteriore di sviluppo, ma tuttavia attaccati alle zampe addo- 
minali materne, cui aderivano afferrandosi colle chele. 

La Telphusa fluviatilis, in quel primissimo stadio da me esaminato, si 


— 210 — 


mostra in una condizione di sviluppo molto avanzata, formando così eccezione, 
insieme ad alcuni granchi terrestri, a quanto avviene nella maggior parte 
dei Decapodi Brachiuri che schiudono allo stato di Zoea. Questa forma pri- 
mitiva della Zelphusa (fig. 1 e 2 ) si può riportare al tipo di Megalopa, 
avendo gli occhi già peduncolati e le zampe ambulatorie completamente svi- 
luppate; mancano però ancora quelle addominali. 

La lunghezza dei giovani granchiolini comprese le gambe, supera di poco 
i3 mm.; lo scudo cefalotoracico (fig. 3) è rotondeggiante, fortemente con- 
vesso ed arcuato; porta in avanti, fra i due occhi, una sporgenza arroton- 
data, corrispondente al rostro, che andrà avvallandosi in seguito nell’adulto. 
Il colore del cefalotorace è giallo chiaro ed il solco cervicale è già appari 
scente, segnato in addietro da un contorno più oscuro. Il tegumento è ancora 
molle e sprovvisto di sali calcarei e si mostra omogeneo, anche se guardato 
con forte ingrandimento. Le zampe sono gracili, sottili, di color bianco; le 
ambulatorie conservano ancora la posizione che occupavano nell’uovo, essendo 
dirette all'indietro come se sporgessero dalla parte posteriore del capotorace 
anzichè dalle laterali; esse nom sono ancora adatte alla locomozione. In 
questo e nel seguente stadio da me esaminato le differenti appendici hanno 
già la struttura e la conformazione generale che mostreranno nell’adulto, da 
cui però si differenziano, qual più qual meno, per certi caratteri. Piccola è 
pure la differenza degli organi respiratori: quindi la formula branchiale è 
uguale a quella della Telphusa Auviatilis arrivata a completo sviluppo, che 
è la seguente: 


VES VHpi 0 Li i Vi Ep. 
VII S _Ep+1 0 1 0=-2+ Ep. 
VII S Ep. +1piccolissimal 1 O0=3 + Ep. 

ESS. 0 1 bd 2 

Md 0 UE aa ea 

RITO MRO (i En 
Siro 04 MIDP AR 
IIS 0141000 


9 Epi lo aergia o 0 48. 
La qual formula, premesso che non è sicuro se l’artrobranchia del VII so- 
mite sia anteriore o posteriore, è identica alla formula assegnata dal Claus (1) 


(1) Neue Beitrige zur Morphologie der Crustaceen, in Arb, aus Zolog. Inst. Wien, 
T. V1. fasc. 1, 1885, pag. 78. 


Aa ia RA Patio i e uri | beta 


— 211 — 


ai Brachiuri, che ci è presentata da’ Majacei, dalla maggior parte dei Ciclo- 
metopi e da molti Catometopi; differisce solo nell'essere la podobranchia del- 
VIII somite affatto rudimentale, ricordando così ciò che si riscontra in un 
Grapsoide, nell’Ocypoda, dove, oltre la riduzione del numero delle branchie 
da 9 a 7, si ha la podobranchia del terzo massillipede molto piccola. 

Venendo ora a descrivere le singole appendici nel primo stadio, lasciati 
in disparte gli occhi già bene sviluppati ed in cui si possono scorgere anche 
con un debolissimo ingrandimento le zone bianche e le oscure, le antennule 
e le antenne mostrano già accennata la struttura dell'adulto e sono assai 
piccole fin d’ora in proporzione colla grandezza dell'animale. Nelle prime, i 
tre pezzi formanti lo stelo (fig. 4) portano due flagelli brevissimi nei quali 
manca ancora la divisione in articoli anulari; solo l’ interno, assai più pic- 
colo e sottile, offre la traccia di una prima divisione in due segmenti. Le an- 
tenne hanno un’ appendice brevissima che rappresenta una squama o esopodite 
rudimentale di cui non rimane traccia nell’adulto (fig. 5). 

Delle parti buccali, la mandibola (fig. 6), assai breve e massiccia, è sor- 
montata da un palpo pur breve, già diviso completamente in due primi seg- 
menti. La prima mascella (fig. 7) è assai semplice: un basipodite allargato 
e col margine dentato per la presenza di setole larghe e rigide è accompa- 
gnato da un coxopodite più breve e più stretto e da un endopodite coll’ac- 
cenno di una prima divisione in due segmenti. Fin d’ora poi noteremo un 
fatto che è comune a tutti quanti i pezzi buccali, che cioè ciascuno di questi 
membri (e con essi tutto il corpo del piccolo granchio) in questo primo stadio, 
è avvolto in una sottile cuticola embrionale gìà distaccata, ma non ancor ri- 
gettata, la quale è tutta continua sui margini e non offre nessuna traccia 
delle diverse asprezze, setole e peli che sporgono dalla superficie dei vari 
membri : io ho trascurato di disegnarla per non generare confusione nelle figure. 

Assai più complessa è la struttura della seconda mascella (fig. 8), che 
tale si conserva anche nello stadio successivo e nell’adulto; un’ampia la- 
mina semiellittica col margine quà e là setoloso costituisce lo scafognatite, 
cui tengon dietro verso l'interno un endopodite ingrossato alla base, sottile 
all'apice, ove non offre traccia di segmentazione; un basipodite diviso in due 
lobi, più grande l’esterno, più piccolo l’altro, ambedue muniti di setole nel 
margine interno, ed infine un coxopodite anch’esso distinto in due lobi, il 
più interno brevissimo, non segmentato, con due o tre setole all’apice, l’esternò 
più lungo e setoloso in punta. 

Il primo massillipede (fig. 9) ha un coxopodite ed un basipodite sottili, 


— 212 — 


brevi, arrotondati sul margine interno e provvisti su di esso di setole rigide : 
l’endopodite è lungo e segmentato; ancor più lungo l’esopodite, col flagello 
che comincia a mostrare i segmenti anulari; l’epipodite è presente ed ha 
forma di una lamina membranosa larga alla base, aguzza all'apice. Nel se- 
condo piede mascellare (fig. 10) gli ultimi articoli dell’endopodite non hanno 
ancora assunta, se non in parte, la disposizione ricurva ed arcuata dell'adulto, 
ove descrivono un semicerchio; l’epipodite è laminare, stretto alla base, al- 
largato e rotondeggiante all'apice, con un rudimento di branchia epipodiale 
brevissima, non ancor lamellare, ma affatto sacciforme. Il massillipede esterno 


(fig. 11) offre queste differenze dall’adulto : il basipodite fuso in un sol pezzo: 


coll’ischiopodite è più stretto e non presenta il solco longitudinale che lo 
percorre lungo la linea mediana nell'adulto; il meropodite è pressochè qua- 
drangolare invece di essere poligonale arrotondato; i tre ultimi articoli del- 
l'endopodite sono diretti in alto, non ripiegati ad angolo sul margine interno 
del segmento precedente; l’esopodite è già diviso in due segmenti, più lungo 
il basale, più corto e coll’accenno di una divisione anulare l’apicale. L'’epi- 
podite ingrossato alla base, laminare nella parte libera ed arrotondato al- 
l’apice, porta una branchia rudimentale, sacciforme. 

I margini interni di questi due massillipedi destro e sinistro, guardati 
im situ, non sono a contatto come nel granchio arrivato a completo sviluppo, 
ma appaiono divaricati in modo da lasciare scorgere le parti sottostanti. 

Le zampe chelifere ed ambulatorie sono bene sviluppate; ci si ravvisano 
i diversi segmenti, colla forma e le dimensioni proporzionali presso a poco 
simili a quelle dell'adulto: mancano le zampe addominali. 

Nello stadio ulteriore da me esaminato, che però non sono certo se segua 
immediatamente al precedente, i giovani granchi presentano un cefalotorace 
lungo oltre 3 mm. largo 4; ed hanno già assunta quasi completamente la 
forma adulta. Lo scudo cefalotoracico, meno convesso, non è più circolare 
ma allargato trasversalmente e pressochè quadrilatero, col margine frontale 
diritto, i laterali leggermente convessi specialmente nella porzione posteriore. 
La sporgenza rostrale è più larga, ma meno prominente, e solcata in mezzo 
da un avvallamento; le leggere sculture che orneranno la superficie dello 
scudo non sono ancora formate. Le diverse appendici hanno già presa una 
forma pressochè definitiva, le antennule, le antenne, le mandibole, le mascelle 
non offrono particolarità di sorta confrontate collo stadio precedente. Il primo 
massillipede ha l’estremità dell’endopodite ingrossata e l’epipodite si è foggiato 
a lama e si presenta coperto di lunghe setole. Nel secondo piede mascellare 


3 


4 
. 


— 2153 — 


pure l’epipodite sì mostra setoloso, la branchia epipodiale è più sviluppata, 
ma non ancora lamellare; l’esopodite ha il flagello diviso in segmenti anu- o 
lari, l’endopodite mostra gli ultimi tre articoli già un po’ piegati a semicir- 
colo. Nel piede mascellare esterno finalmente, la forma adulta è decisamente 
segnata: il meropodite è poligonale rotondeggiante, gli ultimi tre articoli 
sono ripiegati in basso; il solco longitudinale dell’ischiopodite è già accen- 
nato, la podobranchia è in gran parte coperta di lamelle la cui formazione 
procede dalla base verso l’apice ove, per breve tratto, si mostra ancora 
sacciforme ; l’epipodite laminare è guarnito di lunghe setole. Guardati in 
posto gli ischiopoditi dei due piedi hanno i margini interni ravvicinati tanto 
da chiudere completamente il quadro buccale, nascondendo i membri sottostanti. 

Non saprei dire se una o più mute separino questo stadio dal prece- 
dente: intanto il tegumento generale va acquistando i sali calcarei e non è 
più omogeneo, ma mostra, guardato con mediocre ingrandimento, una rego- 
lare e fina scultura in piccole maglie esagonali. 

Le zampe chelifere ed ambulatorie sono ormai adatte alla loro funzione, 
ma le addominali mancano ancora; l’addome è aderente alla superficie infe- 
riore del capotorace e la sua forma è degna di menzione. 

La forma dell’addome costituisce, come ognun sa, la differenza sessuale 
più spiccata in questi animali. Nei maschi adulti esso si presenta in com- 
plesso triangolare; dei segmenti che lo compongono i primi due sono ret- 
tangolari e più stretti del terzo, ch'è più largo di tutti, mentre i successivi 
vanno restringendosi mano a mano in modo da prendere la figura di tanti 
trapezii, l’ultimo eccettuato ch'è triangolare. Nelle femmine invece l’addome 
è ovoidale; dai primi due segmenti che sono più ristretti esso va a mano a 
mano allargandosi fino al quinto e sesto; il settimo poi si ristriuge dalla base 
fino alla sommità, ed arrotondasi in curva ovoidale. Inoltre, nelle femmine 
l'addome è assai più sviluppato in larghezza ed in lunghezza che nei maschi, 
coprendo nelle prime tutta la superficie ventrale del cefalotorace fino al 
margine posteriore del quadro buccale e lateralmente fino all’articolo basilare 
dei piedi ambulatori, mentre nei secondi ricopre solo una porzione limitata 
della superficie inferiore del corpo dell'animale, giungendo in avanti all’al- 
tezza del secondo paio di piedi ambulatori. 

Nello stadio giovanile, di cui testè parlammo, la forma dell’addome deci- 
samente triangolare ricorda quella del maschio adulto, almeno in tutti gli 
esemplari, circa una trentina, da me esaminati; ne differisce solo pel fatto 
che i primi due segmenti anzichè essere più stretti, sono più larghi del 


— 214 — 


terzo, cosicchè, invece di presentare un ristringimento alla base, sono rego- 
larmente triangolari da questa all’apice. 

La somiglianza dell'addome giovanile assai più a quello del maschio 
che a quello della femmina adulta può riguardarsi come una delle eccezioni 
ad una regola assai generale nel regno animale, la somiglianza cioè della 
femmina alle forme giovanili della sua specie, maggiore di quella dei maschi. 

Dopo questo stadio or ora descritto, il granchio può considerarsi come 
pressochè giunto alla sua forma definitiva: negli stadi successivi esso non 
dovrà che acquistare le zampe addominali ed accrescere il volume del corpo. 

La storia dello sviluppo della Telphusa Auviatilis ha qualche punto di 
contatto con quello di un altro decapode, del gruppo però dei Macruri, l’ Astacus 
fluviatilis, il quale schiude anch'esso, facendo eccezione a quanto avviene 
nei generi affini, in uno stadio assai simile, per la forma del capotorace e 
dei membri, a quello di Megalopa (1). 

Le ragioni di questa somiglianza si hanno a cercare nelle condizioni di 
vita eguali nei due animali, che vivono di preferenza nelle acque correnti, 
talvolta assai rapide. In tale ambiente i giovani nati per provvedere alla 
loro salvezza è necessario che si trovino ben presto in grado di sostenere 
urto e l’impeto della corrente; indi lo sviluppo rapidissimo e quasi diretto 
aiutato dalla protezione che ai primi giorni della esistenza vien fatta ai 
giovani dall’addome materno. 

E, per considerare di fianco alla “storia ontogenetica della TelpRusa la 
sua storia filogenetica, sorge spontanea la domanda se conosciamo una forma 
che si possa considerare come l’antenato di questo interessante crostaceo di 
acqua dolce. Fra gli scarsi avanzi di crostacei fossili, che delle passate epoche 
geologiche ne rimangono, si presenta una forma trovata da prima nei depo- 
siti lacustri del miocene superiore di Oeningen e rinvenuta dipoi dal Prof. 
Capellini nella formazione gessosa di Castellina Marittima, di cui si cono- 
scono diversi esemplari; è la specie riportata da prima dal v. Meyer (2) al 
gruppo dei Brachiuri quadrilateri, col nome di Grapsus speciosus ricordata 
dall’Heer (3) con quello di Telphusa speciosa, e finalmente riferita dal 
Capellini (4), dietro il consiglio e sulla autorità di Alfonso Milne Edwards, 


(1) HuxLEy - Il Gambero, trad. italiana, Milano 1883, pag. 195. 

(2) Palaeontograpbica X, pag. 168, 1863. 

(3) Die URWwELT der ScHwEIZ, trad. fran. di DAMOLE, 1872, pae. 434, fig. 207. 
(4) La formazione gessosa di Castellina Marittima e suoi fossili, pag. 38, 39. 


ad un nuovo genere, il genere Pseudotelphusa (1), distinto sopratutto per le 
chele inermi e le zampe prive di setole rigide. 

Il Prof. Capellini mi ha, per sua cortesia, permesso di sottoporre ad ac- 
curato esame gli esemplari di Castellina Marittima conservati nel Museo Geo- 
logico dell’ Università di Bologna (del che rendo a lui le più sentite grazie, 
come le rendo al Chiarissimo Prof. C. Emery nel cui laboratorio ho potuto 
condurre a termine questo mio breve lavoro). Confrontando gli esemplari 
fossili con delle Telphuse adulte in due differenti stadi di vita, giovanile 
l’ uno, molto avanzato l’altro, ho potuto convincermi che i giovani di questa 
specie differiscono dai più adulti per alcuni caratteri che ricordano assai da 
vicino le forme fossili (fig. 15, 16, 17,). 

Difatti il margine sopraciliare si presenta nel fossile come una curva 
concava assai sentita, maggiore di un semicerchio, ed il margine interno di 
questa curva è pressochè perpendicolare al margine frontale; nella giovane 
Telphusa sì ha una conformazione assai somigliante, mentre nello stadio 
più adulto la curva è meno pronunciata, ed il margine interno cade sul 
frontale formando un angolo assai più ottuso. 

Il primo dente del margine laterale dello scudo cefalotoracico è ben di- 
stinto in questa ultima forma ed è diviso mediante un infossamento dell’an- 
golo anteriore dello scudo; meno pronunciato negli individui più giovani è 
mancante affatto nel secondo stadio postembrionale da me descritto preceden- 
temente, e nel fossile, in cui i contorni laterali dello scudo sono tutti continui 
dall’orbita alla porzione posteriore del capotorace. Questi margini inoltre 
offrono in addietro, nel punto ove hanno origine le membra toraciche dell’ ul- 
timo paio, un avvallamento che è assai più sentito nella Pseudotelphusa 
e nelle Te/pRuse giovani che non nelle più vecchie. 

Finalmente la distanza dal contorno anteriore delle due sculture che 
sporgono presso la linea mediana dello scudo, fino al ‘margine libero del 
rostro è assai maggiore nel fossile e nel giovane che nell’adulto. 

Questi fatti valgono a confermare viemeglio la ipotesi dal professore 


(1) Mi permetto di dissentire in questo punto dall’opinione dell’ illustre carcinologo 
francese. Un accurato esame degli esemplari foSsili di Castellina Marittima e dei di- 
segni di quelli di Ueningen dati dal v. Meyer e dall’Heer, confrontati con individui di 
Telphusa fluviatilis, mi fanno credere che si tratti soltanto di due specie differenti dello 
Stesso genere. Ne fanno fede sopratutto le sculture caratteristiche dello scudo cefaloto- 
racico, identiche nelle due forme e la presenza di qualche piccola setola rigida che si 
manifesta ad una attenta osservazione sull'ultimo articolo delle zampe toraciche del 
fossile, quantunque l'Heer avessé data la mancanza di tali setole come segno diagnostico. 


— 216 — 


Capellini (1) già incidentalmente accennata, che la Pseudotelphusa speciosa 
si abbia a riguardare come una forma ancestrale dello attuale nostro gran- 


chio d’acqua dolce. 


x 
SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA. 


Segni comuni a tutte le figure : 


‘4 . en endopodite; es. p. esopodite; ep. epipodite; cr. p. coxopodite è p. basi- 


a podite; s 9. scafognatide; br. branchia. 


Fig. 1 — Giovane Telphusa nel primo stadio, veduta di fianco. 


Ingr. 7 diam. i 
2 — id. veduta di sopra. Ingr. 7 diam. 
8 — Cefalotorace in questo primo stadio Ingr. 7 diam. 
4 — Antennula (Questo ed i seguenti membri sono del lato sinistro 


v » 
e disegnati adoprando un ingrandimento di 50 diam. circa. 
» 5 — Antenna. 
i » 6 — Mandibola, p palpo. 
/ >» 7 — Prima mascella. 
» 8 — Seconda mascella. 
» 9 — Primo massillipede. 
» 10 — Secondo massillipede. 
» 11 — Terzo massillipede. 
» 12 — Primo massillipede dell’adulto. Ingr. 4 volte. 
» 13 — Secondo massillipede, idem. 
» 14 — Terzo massillipede, id. 
i » 15 — Scudo cefalotoracico della Pseudothelphusa speciosa Cap. 
tolto dalle tavole della Memoria del Capellini. 
» 16 — Scudo cefalotoracico di una Telphusa fluviatilis adulta. Gran- 
dezza naturale. 
» 17 — Id. di un individuo più giovane — Grand. nat. 
(1) Loc. cit. 


PE ICORME ME ARESE SR I EMO EHE a UN O CORIO 


Cars 


SULLA MORTE 


DEGLI INSETTI PER INANIZIONE 


Esperienze di N. PASSERINI 


e 


La morte per inanizione è stata oggetto di molti studii e di svariate 
esperienze pei vertebrati e specialmente per alcuni vertebrati superiori, quali 
sarebbero gli animali domestici. Cani, conigli ed altri mammiferi sono stati 
oggetto di tali studii, e non è mancato qualche essere umano, ben singolare 
davvero, che, almeno a quanto si dice, si sia assoggettato a rimaner senza 
prender cibo per alcune settimane, solo bevendo acqua purissima. Lo stesso 
credo non possa dirsi riguardo agli animali inferiori e particolarmente per 
gli insetti; tutti sanno che molti di questi artropodi possono vivere un tempo 
lunghissimo senza prender cibo di sorta, ma non è mia saputa che si sieno 
istituite esperienze allo scopo di osservare, per alcuni di essi, fino a qual 
punto può estendersi la vita, mancando affatto il nutrimento. 

Queste poche esperienze che io presento potranno, se non altro, servire di 
materiale per lavori di maggiore estensione e di più grande importanza. 

Il sistema molto semplice con cui esse vennero condotte è questo: Gli 
insetti, appena presi, erano pesati con bilancia di precisione; quelli di movi- 
menti poco svelti erano posti direttamente sul piatto della bilancia, quelli 
saltatori o volatori venivano rinchiusi in un tubo di vetro di peso conosciuto. 
Dopo pesati, gl’insetti erano posti ciascheduno entro un vasetto di cristallo 
a bocca larga e di dimensioni variabili a seconda della mole dell’animale ; il 
vaso era chiuso con un tappo di rete metallica. | 

Non ho adoperato gabbiette di legno nè turaccioli di sughero pei vasi, 
per eliminare il caso che alcuni insetti rosicchiandoli e cibandosene, non ren- 
dessero erroneo il resultato della esperienza. 

Sopra ciascun vasetto era un cartellino, su cui veniva indicato il giorno 
in cui l’ insetto era stato preso e rinchiuso, e il peso del medesimo al mo- 


mento della sua cattura. 
Ann. XVII. 15 


ESPERIENZA I°. 


È Acridium lineola Serv. 
‘Ra 
pi | Posto in vaso il 29 Dicembre 1882. 
N Differenza 
ST : di peso 
AG PEspi eee. a, Rami LA) gr. 0,13 
i MogGennaror1899%.. . f.le.» 1,92 0,07: 
ct REI 0111. PR PE E E I di: 
a Muore il 19 Febbraio . ...... » 1212) >? 904 
Fix Temperatura dell'ambiente 6 a 8 R. 
i fi In:52 giorni è diminuito di peso .-. ... + +. . +.» 7. 0,068 
5 | 
«DB ESPERIENZA 2°. 
È Acridium lineola 
pic : 
_ “29 Dicembre 1882. . . ... . Peso gr 1,25 
>: | Muore il 12 Gennaio 1883 . . . . >» » 1,10 
n Temperatura dell'ambiente 6 a 8 R. 


In 14 giorni è diminuito di peso... 0.0... ‘rammiad, 
ESPERIENZA 8° 


Acridium lineola + | 
È Differenza. 


di peso 
29 Dicembre 1882 . . . . . ... . Peso gr. 1,60 er. 0,20 
To Gannalo, CISA anita <rintenee » >» 1,40 ) 0.13 i 
1a 5: Febbraio "Rel e an a i Fasi 
È sò Myors.T'1-Fehbrajby ss. ua RA ER 0,03 — 
/ pen 


Temperatura dell'ambiente 6 a 8 Ri 
In 44 giorni è diminuito di peso. . . . . . . . grammi 0,36 


{l1) Questa prima cifra indica il peso dell'animale al momento della cattura. 
{2) Questa ultima cifra sienifica il peso dell’insetto appena morto. 


did 


— 219 — 


ESPERIENZA 4? 


Acridium lineola 


2Selbicambpre 182 4 pe ae eee 880: BT: 


deseennalo: 18896, e LOI e » 
SP RAAROo o a » 
Muore il 10 Febbraio . . . LIE » 


Temperatura dell'ambiente 6 a 8 R. 
In 43 giorni è diminuito di peso . 


ESPERIENZA 5? 


Acridium lineola 


» 


co bicembroi 1882004,» sii rg i Peso. gE 


JoscGenmnalo: 1168staR e Lian » 
5 Febbraio » Ra ad 
26 Marzo » E n I. » 
WMnoro:i]:Ssaprile»it. nor ? » 


Temperatura dell'ambiente 6 a 8 R 
In 87 giorni è diminuito di peso . 


ESPERIENZA 62 


Larva adulta di Cossus cossus 


. 


Tor Gernaiagi885g0. Tita ie. Paso: er. 


DREBBDEAIOE we Ape A n ca dA 
20 » PIA CR OI RIT TATA RO : CAO 
28 » Re VA a ao » » 
26 Marzo » CRI enne » » 
Muore il 31 uo PONE ia TIE puo 


In 135 giorni è diminuita di peso . 


1,60 
1,42 
1,25 
1,23 


13,50 


3,37 
3.28 
2,70 
2,66 


4,81 


3,86 
3,66 
3,48 
3,32 
2,23 


Differenza 
di peso 


gr. 


» 


» 


0,18 
0,17 
0,02 


gr. 0,97 


Differonza 
di peso 


gr. 


» 


» 


» 


0,13 
0,14 
0,53 
0,04 


r. 0,84 


Differenzo 
di peso 


gr. 


» 


» 


gr. 


0,45 
0,20 
0,18 
0,16 


1,09 


2,08 


— 220 — 


ESPERIENZA 7? 


Acridium lineola 


Il vaso viene posto all'aria aperta in luogo freddo, a Nord 


pliGenn nia  ce. CM Li 
TO SEA ie. do dall 
Muore il 23 di Febbraio . . . ... $i dt 40 


In 33 giorni è diminuito di peso . 


ESPERIENZA 8° 
Acridium lineola 


* Questa esperienza e le due seguenti vennero fatte in una 
fine di avere un ambiente piuttosto caldo. 


23° Febbraio! 20 so ORESTE A RASO BE a 
MEA E O » » 2,96 
Moore al:18- Aprile 0 DIE Re. » » 00 


Temperatura media 12 R. 
In 54 giorni è diminuito di peso . 


ESPERIENZA 9? 


Acridium lineola 


28 VEebbralo n RT AAT dpr246 
AL: Marzo Te NR RE >» 14,96 
Muore-.3l 14 Marie” ci » >» 1,86 
Temperatura media 12 R. 

In 19 giorni è diminuito di peso . 


Differenza 
di peso 


gr. 0,19 
» 0,21 


gr. 0,40 


cucina a 


Differenza 
di peso 


gr. 0,96 
» 0,46 


e eeO 


gr. 0,82 


Differenza 
di peso 


gr. 0,50 
» 0,10 


gr. 0,60 


| 


ti Da Aire A ATENA a PAIA dA x di ' i i] 
( ai; NaUhSr pu Ue È Ii e ; 
ATE , FIS UR ef È î 
RIC è 


— 221 — 


ESPERIENZA 10* 


Acridium lineola 


Differenza 
di peso 
D RI 9 
enbralose i di, Let SE 90) STI-3,9D gr. 0,51 
ear den an » » 3,4 L'OuG 
Maoreril Mar n i dd 298 Ped 
Temperatura media 12 R. 
In 18 giorni è diminuito di peso . . . . .... gr. 0,97 
EsPERIENZA 11° 
Acridium lineola 
ARGGORIGI a e e POSd STI 
Muor st Giant LR a LAN 3,92 
In 9 giorni è diminuito di peso . . ... .... grammi 0,97 
EsPERIENZA 12° 
Xylocopa violacea 
LOGIA SR) A n) AL 8 «Peso gr: 0,44 
Mio einen teen CASI: » » 0,934 
In 2 giorni è diminuita di peso. . . .-. . .. grammi0,10 
EsPERIENZA 13* 
Cetonia sp. ? 
Differenza 
i di peso 
IUEGRASDO NI to PERO gr. 0,81 
RM RE I a 8 SORRIDI 0.09 
dadi tugliot i i e 


In 51 giorni è diminuita di peso... ...... gr. 0,40 


— 222 — 


ESPERIENZA 148 


Cetonia morio 


10 xGigeno dato... sl ale Rat PEA 
Muere fici 7 Gloemo.. <. i. RR, fe ERO 
In 7 giorni è diminuita di peso . .. . . . ... grammi 0,15 


ESPERIENZA 15? . 


Cetonia sp. ? 


Differenza 
di peso 
10 /Gineno 11002, Monni rata xi Peso or. 2a gr. 0,38 
26 » e Pieri ere ED » » 0,84 gar 
Misoge 10’3 diflnglio, i... 4 #00. 08 i 
In 28 giorni è diminuita di peso. . . . . ... gr. 0,59 
EsPERIENZA 16° 
Bombyx mori. Larva di 5° età 
ibiGigono 1. . she tia Eee ere 
Il 26 Giugno lo mae DIRI dentro un 
bezzalo molto foscio . . . lu... est » "» 1,63 
‘Im 7 giorni è diminuito di peso . . . . .. . .grammi 1,45 
ESPERIENZA 172. 
Bombyx mori. Larva di 5° età. 
Differenza 
di peso 
19 Giuenio ra: Gt a VEE E AREE VERA gr. 1,22 
260 » ; di 2 SN » 0149 3 0a 
Muore il 29 iGinigno: siva i Sl he DDA ni; I 
In 10 giorni è diminuito di peso. . . . .... gr. 1,48 


19 Giugno . 


26 » 


— 223 — 


ESPERIENZA 18° 


Baco da seta. Larva di 5? età 


(è chiuso nel bozzolo, pros- 
simo ad incrisalidare). 


Muore il 1° Luglio . SE 
In 12 giorni è diminuito di peso . 


EspPERIENZA 19? 


Peso gr. 
» » 
DE» 


Baco da seta. Larva di 52 età 


19 Giugno . 


26 » 


Muore iì 5 Luglio bi e 
In 16 giorni è diminuito di peso . 


19 Giugno 
26 » 


ESPERIENZA 202 


Peso gr. 
O 
Fiat» 


Baco da seta. Larva di 5? età 


(chiuso in bozzolo, prossimo 
ad incrisalidare). 


Muore il di 8 Luglio . 
In 19 giorni è diminuito di peso . 


19 Giugno 
Doc» 


ESPERIENZA 218 


Peso gr. 


» » 


Baco da seta. Larva di 52 età. 


(chiuso in bozzolo, prossimo 
a incrisalidare). 


Muore il 23 Luglio . 5 
In 34 giorni è diminuito di peso 


Peso gr. 
» » 
dad 


0,91 
0,59 


2,20 
1,06 
0,60 


4,18 


1,73 
1,10 


4,69 


1,85 
0,65 


Differenza 
di peso 


gr. 1,92 
» 0,32 


gr. 1,64 


Differenza 
di peso 


gr. 1,14 
» 0,46 


gr. 1,60 


Differenza 
di peso 


gr. 2,45 


» 0,63 


gr. 3,08 


Differenza 
di peso 


gr. 2,84 


» 1,20 


gr. 4,04 


— 224 — 


ESPERIENZA 22* 


Cerambyxa heros d 


3 Luglio . . . 
Muore il 16 Luglio E 
In 13 giorni è diminuito di peso . 
ESPERIENZA 23° 
Cerambyx heros P 


4 Luglio . : 
Muore il 13 Luglio . È 
In 9 giorni è diminuito di peso 


ESPERIENZA 24° 
Cerambyx velutinus d 


4 Luglio . ; 
Muore il 20 Luglio . P 
In 16 giorni è diminuito di peso . 


ESPERIENZA 25° 


Calosoma sycophanta 


4 Luglio. 
Muore 1’8 Luglio . h 
In 4 giorni è diminuito di peso. 


ESPERIENZA 269 
Cerambya. heros 


baLangliottWi fto Vee 
Muore il 23 Luglio . DEE 
In 17 giorni è diminuito di peso . 


Peso gr. 3,94 
» » 3,03 
. grammi 0,91 


Peso gr. 3,46 
» » 2,84 
grammi 0,62 


Peso gr. 2,08 
» >» 1,48 
. grammi 0,55 


Peso gr. 0,89 
»i « d..0,68 
. grammi 0,23 


Peso gr. 3,70 
» >» 2,82 


grammi 0,88 


— 225 — 


ESPERIENZA 27? 
Locusta viridissima 


10 Luglio , 
Muore il 17 Luglio . 


Temperatura media ill'aglgio 16° a 200 k. 


In 7 giorni è diminuito di peso 


ESPERIENZA 28° 


Lucanus cervus 


24 Luglio : 
Muore il 23 Agosto . 
In 50 giorni è diminuito di peso . 


ESPERIENZA 29 
Lucanus cervus SP 


6 Agosto. 
Muore il 16 Agosto. È 
In 10 giorni è diminuito di peso . 


ESPERIENZA 30° 


Lucanus cervus 2 


3 Agosto. È 
Muore il 15 Agosto . } 
In 7 giorni è diminuito di peso 


ESPERIENZA 31° 


Lucanus cervus £ 


8 Agosto . 3 
Muore il 15 Agosto . ; 
In 7 giorni è diminuito di peso. 


Peso gr. 3,18 
».» 7a 


grammi 1,41 


Peso gr. 2,05 
» ep Lod 
. grammi 0,73 


Peso gr. 1,98 
e e Pl: 7; 
. grammi 0,41 


Peso gr. 0,85 
»° »U 0,55 
. grammi 0,50 


Peso gr. 1,54 
Pu ldir4, 13 
. grammi 0,41 


— 226 — 


ESPERIENZA 322 
Lucanus cervus d 


Po vbaghost. st —. LOS RS 
Muore.1l: 15 AgDStOT > I° RATE » 1,32 
In 18 giorni è diminuito di peso . . . . .. . . grammi 0,96 


ESPERIENZA 883° 


Larva di Sphinx sp. ? 


Ti Noyembio! es ii a ve I Peso fami AO 
Muore:al if Novambpro: è. Voc ie» » 4,20 
Temperatura 10° a 12° R. 

In 10 giorni è diminuita di peso . . . . . : . grammi 10,50 


ESPERIENZA 348 


Rhyzotrogus sp. ? 


T° NOVBIDORO: 0 LR ve Res grane 


Math Novembre, ee » 030 
Temperatura 9° a 12° R. 
In 8 giorni è diminuito di peso . . . . . . .°. grammi 0,16 


ESPERIENZA 35° 
Rhyzotrogus sp. ? 


7 Novembre! Lato Reso: Bran 000 
Muoro il 16 Novembre: cive Leu » 0,19 
Temperatura 9° a 12° R. 

In 9 giorni è diminuito di peso . . . . . ... grammi 0,ll 


— 227 — 


ESPERIENZA 36° 


Rhyzotrogus sp. ? 


MR NONGIRDTe: e n 00 E OS0 IR did 
Moorosul"17 Nuvembre PSI 4 » » 0,21 
Temperatura 9° a 12° 

In 10 giorni è diminuito di peso . . . . . .. grammi 0,10 


ESPERIENZA 37° 
Larva di Sphina sp. ® 


PORNGVEIM DIG Sera i Vert eroe 080 gran, DI 
Muore 19 Dicembre: ‘ale #0 n Da pl 0,0 
In 20 giorni è diminuito di peso. . . . .. . . grammi 5,59 


Deduzioni che si possono trarre dalle esperienze esposte di sopra. 

1. — Alcuni insetti possono vivere un tempo molto lungo senza pren- 
dere alcun cibo. L’insetto che visse più di ogni altro in tale stato, ui una 
larva adulta di Cossus cossus (Esp. 6°). 

2. — Gli individui tenuti senza cibo diminuiscono rapidamente di peso, 
fino a giungere ad ‘/, del peso ITINERE in qualche caso hanno raggiunto 
meno di 14 del primo peso. 

3. — La durata della vita è generalmente più lunga d'inverno che 
l’estate; e ciò perchè quando la temperatura è bassa, il ricambio materiale 
dei tessuti e la vita degli insetti sono molto meno attivi. Si sa che gli in- 
setti che svernano, in generale non prendon cibo, ma passano la fredda sta- 
gione assiderati e come in uno stato di torpore, in cui le attività vitali sono 
debolissime. 

Negli insetti dunque avviene tutto il contrario di quel che si riscontra 
nei vertebrati a sangue caldo, la cui vitalità è più attiva quando si abbassa 
la temperatura esterna, e la cui combustione organica aumenta nello stesso caso. 

4. — Durante la calda stagione la diminuzione di peso è molto maggiore 
the nell'inverno; e ciò per le ragioni dette al $ 3, ed anche perchè, quando la 
temperatura è alta, è più attiva la evaporazione dei liquidi:del corpo. 

Un Acridium lineola durante \’inverno, in 52 giorni diminuì soli 
grammi 0,24, e '/ del peso primitivo, pesando al principio dell’esperienza 
gr. 1,45 e alla fine gr. 1,21 (Esp. 1°). 


— 228 — 


Un animale della medesima specie, ma nel mese di giugno, in soli © 
giorni diminuì di gr. 0,97 e di quasi !/ del primo peso (Esp. 11). 

Se gli insetti vengano tenuti, durante la fredda stagione, in un ambiente 
caldo, la diminuzione del peso si accelera, potendosi così osservare artificial- 
mente d° inverno, ciò che si vede naturalmente di estate (Esp. 8, 9 e 10). 

5. — La diminuzione di peso è in proporzione alla mole dell’animale, 
ed ha un certo rapporto colla maggiore o minore consistenza degli integu- 
menti. A parità di condizioni gli insetti a integumenti molto spessi e indu- 
riti, quali per esempio i Coleotteri, soffrono una diminuzione di peso minore 
di insetti a cute sottile e poco chitinizzata, come sarebbero le larve dei 
Lepidotteri. 

La ragione di ciò è da attribuirsi alla minore evaporazione che subiscono 
i liquidi del corpo di animali a integumento molto indurito, di quello che non 
avvenga per insetti che, come a mo’ d’esempio i bachi da seta, lo hanno 
moito tenue e mollissimo. 

6. — Fra gli insetti sottoposti a queste esperienze, quelli che hanno più a 
lungo resistito alla inanizione sono una larva di Cossus cossus e gli Acridium. 

In linea progressiva si ha; 


(Imenottero) Xylocopa violacea . . . . .. .. giorni 2 
(Coleottero) C'alosoma sycophanta . . ..... » 4 
(Ortottero) Locusta viridissima. . . ..... ‘00 | 
(Colcotteri) | RAYSOMPOGUS. + >. e 0 e e » 8a2 
» Cerambyx heros e velutinus. . . .. » 9a 17 
(Lepidotteri) Larva di. ...... dI Veste Se e RE 
(Cole@btor1)® SIMCGMUs Cervus... ca Cela ene ASI 
» COCO), MIEI LIS E > 7 asl 
(Lepidotteri) Larva di Bombyx mori. . . .... » 7a34 
(Ortototteri) Acridium lineola . ....... pi d'a Sf 
(Lepidotteri) Larva di Cossus cossus. . . . ... » 135 


7. — Gli insetti sottoposti a queste esperienze, quando sono stati alcun 
tempo senza prender cibo, divengono deboli, macilenti e torpidi. 

Gli insetti volatori non possono più in verun modo sostenersi sulle ali. I 
bachi da seta costruiscono un bozzolo floscissimo, morendovi dentro gene- 
ralmente prima di trasformarsi in crisalide. Le larve dei lepidotteri diminui- 
scono grandemente di dimensioni, si raccorciano e divengono grinzose (rinfra- 
tiscono, come dicono gli allevatori di bachi da seta). 


SUGLI INCROCIAMENTI 
FRA LE RAZZE BIANCHE 


DEL BACO: DA SETA 


Nel decorso anno il Sig. Giuseppe Pasqualis (1) richiamò l’ attenzione 
dei bachicultori sopra un fatto assai curioso che interessa gl’ incrociamenti. 
Già in antecedenza il sig. De Gonzendach (2) aveva notato che comune- 
mente si ottengono bozzoli gialli allorquando s'inerocia la razza bianca Sina 
con una bianca Giapponese (3). Ad onta della plausibile spiegazione data 
da questo autore, cioè essere detta colorazione dei bozzoli un semplice feno- 
meno di atavismo (4), siccome l’attuale razza bianca Sina proviene da una 
selezione del Giallo, fatta già nel 1873 da una signora delle Cevenne: ad 
onta diciamo di tale spiegazione, il fenomeno per noi non cessa certo di essere 
della massima importanza precipuamente dal lato scientifico. Egli è perciò 
che fino da due anni sono abbiamo intrapreso una serie di incroci tra nu- 
merose razze bianche provenienti da varie provincie d’Italia; ed avevamo 
apparecchiato N. 22 campioni. Senonchè molti di questi dovettero venir get- 
tati, causa la grandissima corpuscolosità delle farfalle; e dai rimanenti si 
ebbero parziali falligioni per flaccidezza, tanto che restarono servibili soli 
quattro lotti, affidati alle solerti cure del sig. Conte A. Custozza di Padova. 

Ecco il risultato, quale lo desumiamo dai campioni bozzoli gentilmente 
inviatici : 

1,0 

Femmina Bianca di Osimo. 

Maschio Giapponese Riprodotto. 


(1) Bollettino mensile di Bachicoltura, Auno 1883, N. 4. e Bull. Soc. Ent. Ital. Anno XV, 
1833, pae. 330. 

(2) IL Bacologo Italiano. Anno 1878-79, N. 86. 

(3) Il Sig. CAv. E. Mari direttore del R. Osservatorio Sericolo di Ascoli Piceno, ci 
assicurò verbalmente di aver fatto vari anni or sono un incrocio di bianco Bagdad (boz- 
zoli grandissimi e consistenti) con bianco giapponese, e di aver ottenuto per prodotto 
tutti bozzoli gialli ranciati, 

‘ (4) Il Bacologo Italiano. Anno 1833-84, N. 16. 


— 2390 — 


Risultato. Bozzoli tutti gialli, salvo 1 bianco sopra 100 di gialli. La 
colorazione gialla non è punto uniforme, va dal giallo limone al giallo carneo. 


Io 


Femmina Bianca Giapponese. 

Maschio Bianco di origine Novi Ligure, coltivato nel 1883 ad Ascoli Piceno. 

Risultato. Circa il 60 p. °/, bozzoli bianchi il rimanente gialli di colore 
non uniforme. 


TELE 


Femmina Bianca Giapponese. 

Maschio Bianco nostrano di Lugo. 

Risultato. Circa '/, di bianco, !/; di verde ed '/, di giallo. 

Siccome nella stessa casa dove venne allevato il N. III° si coltivavano su 
larga scala anche delle razze verdi, è lecito il dubitare che accidentalmente 
si sieno mescolati al campione di esperimento molti bachi verdi. Sicchè tale 
lotto noi non lo prenderemo in considerazione. 

Il pericolo di una simile mescolanza con altri bachi e il dubbio solo che 
potesse rinnovarsi il caso lamentato, al tempo degli allevamenti ordinari 
essendo direi quasi impossibile di trovare chi allevi poche deposizioni isolate, 
ci convinse. poi della opportunità di proseguire le prove con allevamenti au- 
tunnali, onde ottenere per tal modo la sicurezza che neppure un bozzolo sa- 
rebbe estraneo alle deposizioni date a coltivare. 

Si fecero quindi nel decorso anno vari incroci di razze bianche prove- 
nienti da differenti razze; e prima che il seme fosse colorato venne sotto- 
poste alla pioggia elettrica di una macchina Holz, a mezzo della quale, come 
è ben noto ai nostri lettori, si ottengono nascite uniformi e complete dopo 
8, 10 giorni circa (1). E desiderando che tale esperimento fosse esteso su più 
larga scala possibile, ripetuto in località varie, e nelle migliori condizioni, 
onde l'allevamento avesse a riuscire bene, ci siamo rivolti alla gentilezza 
ben nota di amici e conoscenti (ai quali porgiamo ora pubblicamente le do- 
vute azioni di grazie) onde ottenere il favore di tali coltivazioni. A_suo tempo 
ne ritirammo i bozzoli per assoggettarli agli esami opportuni. 

Ecco i risultati ottenuti: 


(1) Bollettino di Bachicoltura. Anno I, N. 1 e seg. 


ET ov Teor reo 


fee ce i i Dc FRAN i E, 1 MAURI Raso Ar ‘o. 
ar RUNE LA cit, : 


— 231 — 


Femmina Bianca Osimo. 

Maschio Giapponese Monselice. 

1. In una prima coltivazione si ebbero bozzoli per la massima parte di 
colore roseo ed i rimanenti giallo arancio meno due bozzoli bianchi. 


2. In una seconda coltivazione riuscirono i Bozzoli tutti gialli, con varie 
sfumature. Bozzoli bianchi Numero 5 (prodotto complessivo Kg. 1,900 — 
N. 780 bozzoli formavano un Kg.). 


Femmina Bianca Osimo. 

Maschio Giapponese Gallarate. 

3. Tutti i bozzoli ottenuti di colore giallo pallido. 

4. Dei 750 grammi di bozzoli ottenuti uno solo era dianco, i rimanenti 
gialli con sfumature dal giallo arancio al giallo carneo. 


C 


Femmina Giapponese Gallarate. x 

Maschio Nostrano Osimo. 

5. Tutti i bozzoli ottenuti erano gialli, con sfumature dal giallo pallido 
al giallo acceso dorato. 


D 


Femmina Giapponese Monselice. 

Maschio Nostrano Monselice. 

6. Si raccolsero soli N. 10 bozzoli tutti gialli. 
. Falligione per flaccidezza. 


D_NI 


. Colore dei bozzoli misto giallo e dianco nelle seguenti proporzioni: 


Bianchi gr. 575 
Gialli >» 150 


È da osservarsi che di bozzoli veramente dianchi non ve ne era alcuno, 
il colore era dianco avorio (bianco sporco) tendente alquanto al verde con 
sfumature varie. I bozzoli gialli presentavano gradazioni molteplici dal giallo 
pallido al giallo limone, al giallo carneo, al giallo roseo. 

Durante l'allevamento vennero scartati N. 73 bachi con zampe bianche 


— 2592 — 


N. 32 con zampe gialle, di guisachè computando anche detti bachi come boz: 
zoli, abbiamo la nuova proporzione di 


Bianchi 648 
Gialli 182 


Non è da trascurassi inoltre l'osservazione cho circa il 20 p. °/, dei bachi 

erano mori e che questi tutti dettero bozzoli bianchi. 
E 

Femmina Nostrana Monselice. 

Maschio Giapponese Monselice. 

9. Si ottennero due soli bozzoli, uno diarnco l’altro giallo. I bachi pre- 
sentavano prima di soccombere alla flaccidenza circa nella stessa misura 
zampe gialle e bianche. i 

10. In massima parte bozzoli bianchi : uno giallo arancio, un secondo 
giallo pallido. 

11. Si ebbero N. 14 bozzoli tutti bianchi; non venne però tenuto conto 
del colore dei zampini dei bachi morti nel corso dell'allevamento. 


F 
Femmina Nostrana Osimo. 


Maschio Nostrano Osimo. 
12. Di circa 250 bozzoli raccolti tutti biancRi meno quattro bozzoli gialli. 


G 
Femmina Bivoltina bianca Padova (1). 
Maschio Chinese bianco Shanghai. 
13. Si ottennero bozzoli tutti indistintamente Vianchi. 


H 


Femmina bianca Bivoltina Verona. 

Maschio Chinese bianco Shanghai. 

14. Si ebbero N. 29 bozzoli gialli e N. 40 bozzoli bianchi. Durante l’alle- 
vamento morirono N. 11 bachi con zampe gialle e N. 15 con zampe bianche. 

Devesi aggiungere che tali bozzoli gialli erano tutti sbiaditi e per gra- 
duazioni insensibili si avvicinavano al bianco. 


(1) Razza bivoltina allevata da moltissimi anni alla Staz. Bacologica. 


Femmina Bianca Novi Ligure. 

Maschio bianco Giapponese. 

15. Questo incrocio eseguito dall’egregio Sig. P. Motta diede tutti i boz- 
zoli bianchi : ma non già di bianco puro, bensì sporco, o come comunemente 
dicesi bianco avorio. : 


Dagli esperimenti citati chiaro apparisce quindi che incrociando fra di 
loro differenti razze bianche, si ottengono in alcuni determinati casi bozzoli 
tutti gialli, in altri casi metà gialli e metà bianchi e talvolta anche bozzoli 
solo bianchi. Come cercheremo di dare una plausibile spiegazione a tale 
fenomeno ? 

Certo per noi la sola teoria di Darwin può essere guida attendibile in 
campo così oscuro. E non dubitiamo punto che se a quel potente ingegno 
fosse stato noto tale curioso fenomeno, nuovo argomento ne avrebbe tratto 
per avvalorare la sua ipotesi provvisoria della pangenesi. 

Ma incominciamo dal rintracciare la storia di alcuni dei campioni ado- 
perati nelle nostre esperienze, onde poter poi addivenire a più fondate 
conclusioni. 

La razza bianca Osimo che diede il maggior contingente ai nostri in- 
croci, proveniva dal Sig. Enrico Antonelli di Osimo, ed essendo di una 
bellezza veramente rimarchevole, ci siamo rivolti alla gentilezza di esso onde 
avere schiarimenti sulle origini, riproduzioni ecc. ecc. Per tal modo siamo 
giunti a sapere che detti bozzoli provenivano dalla sclezione di. una razza 


gialla (1). 


(1) Ecco quanto ci scrisse il sig. Antonelli: « I bozzoli che le ho rimessi per cam- 
pione derivano da un incrocio giapponese annuale bianco, e bozzolo giallo nostrale; 
questo incrocio Io feci con pochissimi bozzoli comprati alla piazza d’Osimo nel 1878, e 
siccome i farfallini di questi bozzoli erano tutti corpuscolosi, adottai il sistema di ac- 
coppiamento limitato, e dopo il lasso di 4 o 5 ore di accoppiamento gittai il maschio per 
esaminare a suo tempo la femmina gialla. E questo fu il primo lavoro. 

Esaminate che fnrono dette femmine, che trovai immuni da corpuscoli, feci nel- 
l’anno susseguente la coltivazione di questo seme incrociato, ed ebbi per prodotto 1/,; 
di bozzoli bianchi poco belli e 4/; di bozzoli gialli. Ritornai a fare la stessa operazione 
come nell’anno innanzi ed ebbi gli stessi risultati, con sensibile miglioramento. Visto 
che questi bozzoli andavano pel miglioramento, confezionai del seme col solo bozzolo 
bianco, e con ì bozzoli gialli ottenuti dall’inerocio suddetto. Che cosa ebbi per pro- 
dotto? Il bianco restò stazionario, ed il giallo metà bianco e metà giallo, ma sempre 
cop sensibile miglioramento. Visto e considerato che la qualità bianca era ed è la mi- 
gliore, ne ho fatti molti allevamenti con felicissimi successi. » 


Anno XVII. 16 


— 234 — 


I bozzoli bivoltini spediti dal Sig. Bardon e Finato di Cologna Veneta 
provenivano da varie riproduzioni a bozzolo sempre bianco. 

Dei rimanenti non abbiamo potuto rintracciare in alcun modo la genealogia. 

La genesi delle forme vive secondo il Mantegazza (1) si può riassumere 
in due formole, l’ una empirica, l’ altra scientifica. Secondo la prima il figlio 
o il nuovo individuo è eguale alla metà del padre e della madre, onde 


9 leg at 
ia i ta / 3 Wall 


e ci indica che il nuovo individuo è costituito da elementi paterni, da ele- 
menti materni e da elementi atavici. Con queste formule noi possiamo anche 
giungere a spiegare la comparsa di qualche bozzolo di differente colore in 
una partita di bianchi o gialli o verdi, e così pure quelle più marcate diffe- 
renze che sì riscontrano assai spesso fra i vari bozzoli che si ottengono dal- 
l'allevamento separato anche di una sola deposizione. Ma nel nostro caso con 
l’accennata formula nulla giungiamo a spiegare, poichè abbiamo formazione 
di bozzoli di un colcre quasi unico che differenzia immensamente da quello 
del padre e della madre. 

Il Mantegazza ci dà però un’altra formola per tutti quelli individui nei 
quali mentre l’elemento dei genitori si riduce a quantità eguali allo zero, 
giganteggia invece l'elemento atavico, cioè la somma di tutti gli elementi 
atavici; ed in tal caso il figlio grandemente differisce e d’un tratto dai suoi 
genitori. Questo nuovo essere che il pref. prof. chiama nato per meogenesi, 
potrebbe secondo l’ A. essere rappresentato dalla formula 


f=Ed+E'S+T- + at 


nella quale gli £ E° E” rappresentano dei valori evanescenti (2). 


(1) Archivio per l Antropologia e l'Etnologia pubblicato da P. Mantegazza e F. Finzi. 
Firenze, 1871, Vol. I°, Fasc. III. 

(2) Otre tale formula abbiamo quella del Lemdigne, che secondo il Prof. Canestrini 
{La teoria di Darwin criticamente esposta), è più complicata sì, ma più corrispondente al 
vero, tenendo calcolo anche delle qualità acquisite dal riproduttore dopo la nascita. Ri- 
mandiamo il lettore alla memoria originale o alla chiara esposizione data dal Professor 
Canestrini, non interessando per noi le qualità acquisite. 


Nel nostro caso adunque l'elemento atavico giganteggia in tutta la sua 
potenza, ed a priori si avrebbe potuto affermare che, specie i bozzoli bianchi 
gi Osimo, dovevano provenire da una selezione di gialli. 

Ora se la ipotesi emessa dall’egregio Dott. Cobelli (1) è vera, vale a dire 
se il colore originario del bozzolo del filugello è stato il giallo, noi ci tro- 
viamo poste innanzi le seguenti questioni: 

1. Come sorsero le razze bianche? 

2. Come mai si può spiegare il fatto della ricomparsa del colore primi- 
tivo, da un incrocio di due razze bianche? 

3. In quante generazioni una razza bianca, formata dalla selezione del 
giallo non darà poi, se anche incrociata, fenomeni d’atavismo ? 

Se la ipotesi del Dott. Cobelli è giusta, come lo sembra certamente, ap- 
poggiandosi dessa a ricerche sperimentali continuate per vari anni, alla 
prima questione si dà adeguata soluzione, affermando che i bozzoli bianchi 
non rappresentano che singole varietà; e ciò non ci deve meravigliare punto 
allorchè osserviamo in natura le molteplici varietà prodottesi con lentezza 
straordinaria, durante un tempo estremamente lungo. Certo che l’elezione 
naturale, e precipuamente la metodica, devono avere contribuito potentemente 

‘a creare con maggior sollecitudine nuove razze, ed a comprova di ciò citiamo 
. un brano del grande naturalista Geoffroy Saint Hilaire (2): 

« Au nombre des races domestiques d’origine anomale créés par selection 
on peut encor citer diverses races de vers à soie, et entre autres, une race 
à cocons blancs, qui a offert l’exemple le plus remarquable que nous con- 
naissions de l’influence de l’atavisme sur des générations dejà très éloignées 
de leur souche. » : 

« Pour former cette race, on avait, è chaque génération, éliminé tous les 
cocons jaunes, et élevé, au contraire, avec soin, pour la reproduction, les vers 
sortis de cocons blanes. En 1784, époque de l'introduction en France de la 
race, elle donnait, sur dix cocons, un jaune et neuf blancs. » 

« Combien avait - il fallu de générations pour ariver à co résultat?® On 
l’ignore: mais les résultats obtenus par la culture des soîrante-cing genéra- 
tions suivantes sont exactement connus, gràce à une série d’observations re- 


(4) Intorno al colore primitivo del Bozzolo nel Bombice del Gelso, pel Dott. RuGGERO 
CoseLti. Bologna, 1831. ù 

(1) Istpore GEOFFROY SAINT-HILAIRE — Histoire naturelle générale des régnes orga- 
niques principalement éludice chez l'homme et les animaua. Tome III, pag. 254. 


— 23596 — 


cueillies et en partie faites par le savant directeur de la Magnanerie experi- 
mentale de Sénart, feu M. Camille Beauvais. Ces résultats peuvent se resu- 
mer ainsi: quoiqu’on eùt continué durant soixant-cinq ans è éliminer tous 
les individu à cocons jaunes, on n’avait pas encore rèussi, en 1849, à épurer 
complétement la race, par conséquent, à annuler l’influence de l’atavisme; 
seulement, on s'était beaucoup rapproché du but depuis si longtemps pour- 
suivi: de 0,1 le nombre des cocons jaunes s'était rèduit à 0,035. » 

« L’influence de l’atavisme était donc encore sensible sur des individus 
séparés de la souche, à cocons jaunes, par une longue série d’ascendants, 
tous è cocon blancs; soixante-cinq générations connues, et un grand nombre 
d’autres è inconnues! » 

« La successions rapide ou lente des générations n'est ici qu'un des élé- 
ments qui tendent à favoriser et è hàter, ou au contraire, à entraver et a 
ralentir la fixation des caractères. Il est des espèces où la reproduction est 
très rapide et où le type, au moins dans quelques-uns de ses caractères, 
résiste opiniàtremént à nos efforts pour le modifier. C'est ce qu’on voit. clai- 
rement par l’exemple remarquable citè dans la note précédente. » 

La elezione metodica può giungere dunque certamente a rèndere fissi i 
caratteri di una varietà bianca sorta fra i gialli, ma non rade volte però 
manca la stabilità nel colore, come già accennava nel 1856 il prof. Cornalia, 
il quale (1) da seme di farfalle uscite dai bozzoli bianchi e provenienti da 
bachi zebrati e bianchi, aveva ottenuto due soli bianchi sopra trecento riu- 
sciti del solito colore dorato. 

Per dare una adeguata spiegazione al quesito 2° noi dobbiamo ricorrere 
alla ipotesi provvisoria della pangenesi di C. Darwin. È una ipotesi combat- 
tuta da molti, sostenuta da pochi, ma che però nello stato attuale della 
scienza spiega il maggior numero di fatti; ipotesi divinata già dal Mante- 
gazza. Nè abbandonando la pangenesi per sostituirvi la ipotesi della dina- 
migenesi di Madame Royer, o quella della perigenesi di Haechel, o quella 
infine della vis formativa dell’Jager (2), si giungerebbe certo a dare migliore 
spiegazione del fatto che ci preoccupa. L'ipotesi della pangenesi ammette 
che vi sieno delle proprietà le quali possono rimanere latenti per più gene- 


(1) Monografia del Bombice del Gelso, di EmiLIo CORNALIA, pag. 52. Milano, 1856. 

(2) Per la spiegazione di tali ipotesi rimandiamo il lettore alla chiara e dettagliata 
esposizione data dal Prof. CANESTRINI nel cap. VII della sua opera: La leoria di Darwin 
crilicamente esposta. Milano, 1880. 


PERRIN ORE VAGLIO SA I N 
Na” ta I° , x " Las 


— 237 — 


razioni, senza per questo scomparire: onde sono sempre pronte & manifestarsi 
di bel nuovo, allorquando si avverano determinate condizioni capaci di su- 
scitarle. Perciò Darwin ammette che le cellule, oltrechè moltiplicarsi per di- 
visione spontanea, conservando-la loro natura, e dando origine quindi ai 
vari tessuti, emettono eziandio dei minuti granuli (gemmule) che sono disse- 
minati per tutto il sistema organico, e ricevuta una sufficiente nutrizione si 
moltiplichino per divisione, e si sviluppino per ultimo in cellule simili a 
quelle da cui derivano. Queste gemmule poi si raccolgono segnatamente negli 
organi genitali, ed il loro sviluppo nelle successive generazioni dà origine 
ad un nuovo essere; ma esse possono trasmettersi anche dormenti con forza 
latente, e svilupparsi solo in determinate circostanze (1). 

E venendo all’analisi del fatto che ci occupa, a prima vista potrà pa- 
rere strano, che bachi, i quali senza gl’incrociamenti avrebbero dato origine 
a bozzoli bianchi, conservino tuttavia delle gemmeule latenti, capaci poi alla 
prima occasione propizia (incrociamento) di svilupparsi e di dare bozzoli gialli. 
Parrà strano lo ripetiamo a molti, ma possibilissimo a tutti coloro che stu- 
diano alquanto dettagliatamente il gran libro della natura. E non è forse 
meno strano il fatto bene accertato degli organi rudimentali che si trasmet- 
tono nel regno animale per migliaia di generazioni? Non abbiamo noi forse 
il rudimento della coda, il rudimento della membrana nittitante ed un 
inutile muscolo? ! (2). 

Darwin fu il primo che dimostrò come l’incrociamento determini la riap- 
parizione di caratteri da lungo tempo perduti (8), e soggiunge anzi che 
questa tendenza inerente alla reversione, è provocata da qualche perturba- 
zione che l’incrociamento determina nell'organismo (4). 

Quale sia questa perturbazione non siamo certo in grado nello stato at- 
tuale della scienza di nemmeno congetturare. 


(1) Variazioni degli animali e delle piante allo stato àaomestico, di CARLO DARWIN: tradu- 
zione italiana del Prof. G. CANESTRINI. ‘Torino 1878, pag. 703. 

(2) G. P. VracovicH. Sopra un muscolo anomalo, situato sull’ ambito perineale della 
pelvi. Atti dell’ Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. Vol. X. Serie III. 

(3) Per esposizione più chiara e dettagliata rimandiamo il lettore alla citata opera 
del Darwin, non comportando il presente lavoretto dì fare un sunto esteso della accen- 
Data ipotesi. 

(4) Secondo Weismann (citato da Darwin, pag. 418), nel suo lavoro sulle diverse 
forme di farfalle prodotte da una medesima specie in stagioni diverse, si giunge anche 
alla conclusione, che ogni causa la quale disturbi l'organizzazione, come la esposizione 
del bozzolo al calore, e perfino le forti scosse, determina una tendenza alla reversione. 


— 2398 — 


Ci potrebbe venir fatta l'obbiezione seguente: Se è vera l'ipotesi del 
Dott. Cobelli che il baco originariamente formava bozzoli gialli; se è vero che 
le gemmule del Darwin si trasmettono per » generazioni e generazioni senza 
rivelare la loro presenza, come mai non si ottengono bozzoli gialli da tutti gli 
incrociamenti di due razze bianche, mentre nell’esperienza G ed I si eb- 
bero tutti bozzoli bianchi? 

A tale obbiezione ha già risposto in via generale lo stesso Darwin « non 
vha ragione per supporre che tutte le gemmule latenti debbano trasmet- 
tersi e propagarsi perpetuamente. Per quanto piccole e numerose si possano 
ideare le gemmaule, l'organismo non potrà racchiuderne e conservarne un nu- 
mero infinito, emanate da ciascuna cellula di ciascun antenato, in un lungo 
corso di modificazioni e di discendenti. D’ altra parte, non sembra improbabile 
che certe gemmule possano, in condizioni favorevoli, essere conservate e mol- 
tiplicarsi per un periodo più lungo che altre » (1). 

Con ciò si può spiegare la formazione di bozzoli tutti bianchi dell’espe- 
rienze accennate, ed inoltre la comparsa di metà bianchi e gialli, perchè è 
ovvio l’ammettere essere fra i casi probabili e possibili che alcune volte il 
solo maschio abbia gemmule latenti, altre volte invece la sola femmina. 

All’ ultimo quesito che ci siamo proposti è impossibile affatto per ora di 
dare adeguata risposta, poichè le esperienze razionali sugli incroci in generale 
non datano che da pochi anni: certo si potrà giungere a risolvere il problema 
allorchè anche pei bachi da seta, come si fa da tanto tempo specie pei ca- 
valli in Inghilterra, si avranno libri che in modo chiaro espongano la ge- 
nealogia di determinate razze. Però noi crediamo di poter soggiungere che 
una razza bianca sarà tanto più pura, allorchè con l’inerociamento non darà 
neppure un bozzolo giallo. Per noi ciò vorrà indicare che le gemmule del 
sangue originario giallo secondo la teoria di Darwin, in seguito ad un nu- 
mero grandissimo di riproduzioni successive sono scomparse totalmente, dando 
posto a solo puro sangue bianco. 

Amiamo chiudere la presente memoria, invitando i coltivatori intelligenti 
a tentare nuovi incroci dell'ordine da noi accennato; forse si potrà giungere 
a formare razze nuove che al pari di tutte quelle che provengono da incrocia- 
menti presentino maggiore resistenza alle attuali malattie. Sarà questione di 
tempo lungo, di pazienza costante nella selezione, ma pure la riuscita non 


(1) Darwin, Op. cit. pag. 723. 


IE = SL 


TT e re 


— 239 — 


può essere dubbia; e Darwin stesso parlando della possibilità di creare nuove 
razze così si esprime (2): « Non può esservi dubbio che l’incrociamento unito 
‘« ad una elezione rigorosa, continuata durante diverse generazioni, non sia 
« stato un metodo potente per modificare le antiche razze e crearne di nuove » 
solo dice che l'allevatore troppo facilmente si dispera e conchiude all’im- 
possibilità di formarne di nuove, ma soggiunge essere questione di pazienza 
e cita le parole di Spooner: « La natura non mette ostacolo al mescolamento, 
e si può quindi giungere col tempo e con una elezione ed epurazione a creare 


una nuova razza. » 


QUAJAT. 


(2) Darwin, Op. cit. pag. 450. 


— 240 — 


COSTA Prof. A. — Diagnosi di nuovi Artropodi della Sardegna (1). 


COLEOTTERI. 


Berosus affinis, Brull. var. lineicollis. — Pronoto linea media longitu- 
dinali subelevata, impunctata, flava. 


Cryptocephalus alnicola, nob. — 0. subcylindricus, pronoto valde con- . 


vero, levi, elytris regulariter punctato-striatis; niger, nitidissimus capite, 
pronoto, antennarum basi pedibusque fulvo-rufescentibus; elytris vitta 
marginali externa ad tertium anticum in discum plus minusve in dorsum 
producta flavo-rufescente ; abdomine segmento ultimo dorsali et ventrali 
postice flavo marginat. — Long. mill. 2,4 - 2,7. 

Questo piccolo Criptocefalo appartiene al gruppo 23° della monografia di 
Marseul, ed è probabilmente affine al gracilis Fabr. ed all’ Hubneri Fabr. 


Chrysomela viridana, var. cupreo-purpurea. — Typo duplo major, co- 
lore cupreo-purpurascente. 


Scaurus striatus, var. Sardous, nob. — .S. minus angustatus, elytris pla- 
miusculis, costis egilibus et parum elevatis, interstitiis subtilissime vage 
punctatis: 7? femorum anticorum dente validissimo, valde incurvato. — 
Long. mill. 18. 

Sarà forse da considerarsi poi come specie distinta. 


Xilophilus (Olotelus) atomus, nob. — X. minutissimus, pronoto tran- 
sverso ante basim profunde transverse impresso; totus obscure testaceus, 
oculis tantum nigris. — Long. mill. 1 1[6. 

È il più piccolo degli Anticidei. Pel colorito si avvicina al laveolus. 


Anaspis suturalis. 
In Sardegna gli esemplari di questa specie hanno ordinariamente il pro- 
torace e le elitre testacee. 


Peritelus sardous, nob. — P. ovatus, converiusculus, squamositate in 


(1) Nel BuLLETTINO (anno XV, p. 832), furono riprodotte le diagnosi dei nuovi Ar- 
tropodi descritti dal Prof. Costa nella sua seconda Memoria sulla Geofaun& Sarda. Oggi 
riproduciamo quelle contenute nelle Memorie terza e quarta, anch'esse pubblicate negli 
Atti della Reale Accademia delle Scienze fisiche e matematiche di Napoli. (Vol. I, ser. 2°. 
Napoli 1884-85). ) NaneR: 


pela Aa 


; — 241 — 
dorso cinerea fusco-alboque variegata, infra albida vestitus, brevissime 
hispidus; pronoto subeylindrico, latitudine parum breviore, basi apiceque 
truncato, remote profunde punctato ; elytris profunde striato-punctatis; an- 
tennis crassis, flagelli articulo 1° duobus sequentibus simul sumptis subae- 
qualis, clava subovata; tibiis anticis apice incurvis. Long. mill. 3 1{4. 
Presenta grandi affinità col parvulus e con l’echidna. 


ORTOTTERI. 


Aphlebia trivittata, Ser. 

Negli individui freschi e ben maturi le tre striscie sul corpo sono di un 
bel nero intenso, che nel torace e nelle elitre risalta sopra un fondo bianco 
jalino, che tende un poco al fulvo nel disco del primo. 


Sphyngonotus coerulans, Lin. var. candidus. ) 
Le varietà di colorito che presenta questa specie sono d’ordinario in rap- 
porto con la natura dei luoghi che essa abita. 


Rhacocleis parvula, nob. — d. KR. rufo-testacea, vitta utrinque nigra, 
lobis inflexis totis albido marginatis; pedibus fusco migroque variegatis ; 
elytris parvis, pronoti marginem posticum haud superantibus: abdominis 
segmento ultimo dorsali subtiliter canaliculato, postice late et parum pro- 
funde triangulariter ewxciso , cercis validis conicis apice acuminatis, summa 
basi introrsum dilatato-dentatis ; lamina subgenitali angusta. — Long. corp. 
(exicc.) mill. 10, pron. 4, femor. postie. 12. 

A prima vista si prenderebbe, facilmente questa piccola locusta per l'An- 
terastes Raymondi o per lo Ctenodecticus costulatus. Essa per altro appar- 
tiene al genere Rhacocleis, e va annoverata tra le specie del secondo gruppo: 


dalle due specie in questo comprese basterebbe a distinguerla la sola grandezza. 


Ephippigera coronata, nob. — E. verticis fastigio prominente, sulcato ; 
pronoti lobis deflexis acute insertis et profunde impressis, dorso sulcis 
duobus transversis profundis; lobo antico irregulariter plicato, utrinque 
tuberculis duobus validis basi connatis: lobo medio oblique utrinque sulcato 
et cornubus duobus obtusis praedito: lobo postico elevato transverse rec- 
tangulo, grosse reticulato, medio carinato, margine postico calloso recto; 
elytris atris, margine postico flavicante: d lumina anali dorsali vite trian- 
gulari, concava, cercis laminam non superantibus, validis, scabris, ad me- 
dium dente interno incurvo : lamina anali ventrali posterius vix arcuato- 
emarginata, stylis brevissimis : è ovipositore pronoto sesqui longiore, parum 
incurvo. — Color in vivo olivaceus, pronoti tuberculis et carinis flavican- 
tibus, abdomine macularum flavarum seriebus quatuor; vertice, antennis 


e 


— 242 — 


(art. 2 primis exceptis) pedibusque purpurascentibus; ventre fiavo costis 
albis. — Long. corp. exicc. mill. 2. 15. 9 17, pron. 8, femor. postic. 15. 


Per l’eleganza del colorito, che nell’animale essiccato sì perde, questa. 


Efippigera è una delle più singolari d’' Europa. 


Pterolepis pedata; A. Costa (Mem. 1°, pag. 33). 
Il genere Pterolepis venne scisso in due. La specie in discorso deve an- 
dare sotto il nome generico Pterolepis. 


Platycleis umbilicata, nob. 

Q PI. habitu, colore et statura PI. intermediae similis, segmento ventrali 
septimo basi gibbo, annulo ovato-triangulari elevato, disco annuli excavato 
et in medio tuberculato. — Long. corp. exicc, mill. 18. 


NEVROTTERI. 


Sysira iridipennis, A. Costa. (Nota su’ Nevrot. di Sard. (1). — S. fusca, 
antennis pedibusque pallidis, illis articulis duobus primis mnigris; alis vi- 
treis, iridescentibus, venis omnibus pallidis. — Long. corp. mill. 4; exp. 
alar. m. 12. 

Molto distinta dalla ,S. fuscata, pel diverso colorito delle ali e delle an- 


tenne: in queste i primi due articoli sono di un nero intenso splendente, i 


rimanenti pallidi. 


Chrysopa bifidilinea, nob. (ypsilon, A. Cost. Nota su’ Nevr. di Sard.). — 
C. sordide lutea, dorso vitta utrinque ab occipite ad abdominis extremita- 
tem ducta, lineaque frontali superius in duas occipitem attingentes divisa 
fusco-nigris ; alis hyalinis, venis longitudinalibus pallidis, trunsversis ni- 
gris. — Long, corp. mill. 5; exp. alar. m. 17. 

Il nome di Ypsilon era già stato impiegato per una specie dell'America 
settentrionale. Questa specie è affine alla Genei di Rambur, anch'essa di Sar- 


degna: il carattere più spiccato della bifidilinea, sta nella colorazione del capo. 


Sericostoma Mac Lachlanianum, A. Cost. (Nota sw’ Nevr. Sard.). — 
S. fuscum, antennis fulvescente-subannulatis, pilis verticis rufescentibus ; 
alis pilis fulvescentibus mitidis parum condensatis vestitis: 7 appendi- 
cibus lateralibus penis compressis, foliaceis, postice bilobis, lobo supero 
lato truncato-rotundato, infero parvo obtuso. — Long. corp. mill. 7; exp. 
alarm. 25. 

Molto affine al clypeatum di Corsica. Se ne distingue per la forma delle 


(1) Rendiconto della R. Accad. di Sc. Fis. Mat. Marzo 1884. 


— 243 — 
appendici laterali del pene del maschio, che hanno il lobo superiore assai più 
ampio e più troncato. 


Thremma sardoum, A. Cost. (Nota sw’ Nevr. Sard.). 

È dato questo nome ad un friganide diverso sì dalle altre due specie del 
genere ora conosciute, ma che per essere rappresentato nella raccolta da una 
sola femmina, ed anche in cattivo stato, non può essere definito con certezza. 


Coecilius abiectus, nob. — C. brunneo- rufescens, pedibus pallidis; alis 
| sordide hyalinis, venis crassis fuscis, pterostigmate in parte arcuata fusco 
cineto, pedunculo cellulae furcalis furca fere duplo longiore. — Long. cum 
alis fl. mill. 3. 
Affine al C. Burmeisteri. 


Coecilius flavipennis, nob. — Cl. testaceus, oculis tantum migris: alis 
flavescenti-hyalinis, immaculatis, venis concoloribus, ramulis tantum rami 
eaterni venae submediana fuscis. — Long. cum al. fl. mill. 2,5: alar. m. 2. 

Affine al C. fiavidus. 


Psochus funerulus, nob. — Ps. fusco-castaneus, subnitidus pedibus palli- 
dioribus; alishyalinis, venis nigris, pterostigmate in dimidio apicali. macula- 
que minuta in venae dorsalis apice saturate fuscis ; areola discoidali latitudine 
maxima parum longiore. — Long. corp. c. al. fl. mill. 2,8; alae m. 2. 


Gen. Cyrtopsochus nob. — Corpus apterum. Mesothorax et metathorax 
sejuncti. Palpi articulo ultimo cylindraceo. Antennae corpore longiores, 
gracillimae, articulis valde elongatis. 

Si avvicina al genere Hyperectes nel gruppo degli Atropini. 


Cyrtopsochus irroratus, nob. — €. cinerascens, nigro irroratus, palpis 
pedibusque albis, palporum ac tibiarum, summo apice tarsorumque articulis 
duobus ultimis nigris. — Long. corp. mill. 3, anten. m. 4. 

È il più grosso Psocideo attero ora conosciuto in Italia. 


IMENOTTERI. 


Bembex Geneana e melanostoma, A. Cost. 
Queste due specie vanno identificate. Rimane il nome di Geneana. 


Harpactes leucurus, nob. — H. niger, abdominis segmentis primis tribus 
rufis immaculatis, quinto macu!a dorsali lactea; orbitis internis, clypei mar- 
gine, pronoti linea postica, callis humeralibus et scutello albis. 9. — Long. 
corp. mill. 7. 

Per l’abito generale e la scultura del torace si avvicina all’ 7. elegans. 


— 244 — 


Rhopalum gracile, Wesm. — VQ. R. nigrum nitidum, antennarum scapo, 
pedibus anterioribus ex parte posticorum trochanteribus et tibiarum basi 
albis; antennarum flagelli articulo primo parum, tertio magis eatus dila-. 
tato-dentatis. Long. mill. 5,5. 

Specie descritta da Wesmael sopra una femmina di Ginevra; e da Wesmael 
in poi non più ritrovata. 


staceis; clypeo argenteo micante utrinque corniculato, mesopleuris muticis, 
metanoti area dorsali convera, medio canaliculata, margine haud crenata; 


Crossocerus bison, noh. — Cr. robustus, niger nitidus, tarsis piceo-te- 
alis hyalinis, anticis in cellula radiali fumatis. — Long. corp. mill. 7, dg. 


Mutilla hyspanica, Sich. Rad., var. melanolepis, n. — d. M. nigra, parce 
argenteo pilosa et nigro villosa; thorace rufo-testaceo, pectore et pronoti 
iruncatura antica nigris; abdominis nigro pilosi fascia angusta marginali 
in segmentis primo et secundo, ac segmentis tertio et quarto totis argenteo 
villosis; ano argenteo piloso; alis fumatis, cellulis cubitalibus tribus, tegu- 
lis nigris nitidissimis, limbo postico rufescente. — Long. corp. mill. 9-10. 

Variat. tibiis rufis, apice nigris. È 

I tipi di Sardegna, variano, come si vede, da quelli descritti da Sichel e 
Radoszowky. 


Mutilla agusii, nob. (uon Acusii) — g? M. rigra, thorace rufo ; hoc capiteque 
albo pilosis; pectore et macula utrinque mesonoti tegulae contigua nigris; ab- 
domine nigro piloso, segmentis tribus primis fimbria marginali mpostica e. 


ciliis stratis albis; alis fumato-hyalinis, tegulis nigris. — Long. mill. 9. 
Molto simile alla M. Rhispanica. 


Myrmosa ephippium, Jur. 
Questa specie va richiamata in vita e lasciata nel genere Myrmosa, dove 
la pose il suo autore Jurine. 


PO VE CO 


Odynerus (Lejonotus) Costae, Andr, (ined. ?). — 0. minutus, crebre pune-. 
tatus, metanoto postice infra utrinque valide spinoso, abdominis segmento 
primo posterius subcoarctato; niger, pronoti fasciola interrupta, tegulis ala- 
rum maxima parte, abdominis segmentorum primi et secundi (in margine. 
postico crenulati) albidis; gemiculis, tibiis tarsisque flavo-fulvis. — Long. 
millim. 6. 

od antennarum scopo antice albido, flagelli articulis ultimis rota 
fulvis; clypea albo, punctato-ruguloso, inferius profunde emarginato an- 
gulis apiculatis. 


? ant. scapo ant. rufo-ferrugineo; flagello toto nigro; clypeo vix emar- 
ginato, angulis apiculatis, grosse longitudinaliter plicato et sparse punctato, 
nigro macula basali fulva. 


— 245 — 


Camponotus marginatus, Latr. var. hyalinipennis. 
Esemplari con ali trasparenti, mentre nel tipo sarebbero « enfoumées de 
 roussatre ». 


* 


.  Evania splendidula, nob. — E. nigra, mitidula, capite thoraceque fere 
ò glabris crebre punctatis, abdominis petiolo subtilissime punetulato ; anten- 
narum articulo tertio vix capitis longitudine ; tibiis tarsisque anterioribus 
fulvis: alarum venis validis nigris, tantum cellulae cubitalis infera et ex- 
terna pellucidis. Long. mill. 5. 
Specie molto distinta da tutte le congeneri. 


Campoplex Kriechbaumeri, nob. — Cl. niger, subopacus, palpis albidis, 
abdominis segmentis tertio et quarto postice et lateribus fusco-rufis; femo- 
ribus omnibus rufîs, tibiis anticis rufis, mediis dimidio basali albido annutlo 


fusco, posticis summa basi alba, alis hyalinis venis nigris, radice et squa- 


mula albidis; metanoto rugoso, in medio profunde canaliculato. — Long. m. 6. 


Chelonus minutus, nob. = GR niger opacus, punctato-rugosus, clypeo 
mitidulo punctulato, abdomine basim versus longitudinaliter plicato-subre- 
ticulato, metathorace breviter bidentato, mandibulis rufo-ferrugineis; tibiis 
tarsisque anticis, tibiarum et tarsorum posticorum basi albidis. — Long. m. 3. 

$ abdomine prope apicem rima transversa notato. 

Affine al lugubris di Wesmael. 


Leucospis sardoa, nob. — $ Nigra, maculis duabus frontalibus, pronoti 
marginibus postico et lateralibus fasciaque pone marginem anticum, meso- 
noti macula minuta discoidali et vitta utrinque, scutelli fascia lunulata, 


metapleurarum vitta verticali, abdominis fasciis quatuor, antica multo la- 


 tiore, macula in coxarum posticarum margini, superi basi, femoribus po- 


isticis eatus (macula infera nigra), femoribus ceteris apice, tibiis tarsisque 


flavis; terebra scutellum attingente. — Long. mill. 9. 
Prossima alla intermedia ed alla aculeata. Se ne ha anche una var. minor. 


Leucospis Siscellis, Westw. var. 
Questa varietà differisce dal tipo soltanto per la mancanza delle due linee 


| gialle al mesotorace. 


Sparasion pallidinerve, nob. — S. capite thoraceque cum scutello confer- 


_ tim punctato-areolatis, fronte mutica, facie canaliculo medio laevi notata: 


antennarum flagello fusco-fulvescente. articulo tertio caeteris singulis ma- 
Jore : pedibus fulvis ; alis hyalinis, venis stigmateque incoloribus. — Long. 
millim. 5. 

Affine al tibiale ed al frontale ma evidentemente diverso. 


— UG 


Tachythes Panzeri, fulviventris, fulvitarsis ed erythrogastra. 
La T. Panzeri e la rufiventris (0 fulviventris) sono da identificare: così 
è della erythrogastra e della fulvitarsis. 


Pompilus concinnus, Dahlb. 
È da dubitare della validità di questa specie. 


Gen. Pseudomutilla, nob. — Femmina (aptera) thorace in medio wvalde 
constricto, regionibus tribus uti in maribus Mutillarum distinctis constituto. 

Pseudomutilla sardiniensis, nobh. — Ps. capîte thorace duplo fere latiore, 
convexro, nitido, crebre punctato ; thorace subbinodoso; abdominis segmento 
primo basi valde constricto angulis prominulis; nigra, pilis rigidis cinereis 
migrisque hirta ; ore thoraceque rufis; abdominis segmentis tribus primis 
fascia marginali e pilis stratis albis, fascia segm. secundi in medio superius 
angulata. — Long. mill. 6. 


Mutilla Spinolae, Lep. 
Appartiene a questa specie sebbene presenti qualche variazione dal tipo, 
una Mutilla di Sardegna altra volta lasciata indeterminata. 


Hylaeus plumicornis, nobh. — g. H. antennarum scapo triangulariter 
dilatato, plumoso ; tarsorum mediorùm articulo primo basi dilatato; miger, 
antennis pallide flavis, dorso scapi nigro, flagelli fusco-fulvescente ; tibiis 
amnticis antice, mediis summa basi, posticis dimidio basali tarsisque flave- 
scemti-albis. Long. mill. 6. 

Si avvicina all’ 7y. cornutus. 


Hylaeus strigulosus, nob. — H. clypeo grosse punctato, longitudinaliter 


ri 


striato-rugoso, abdomine laevi nitido, segmento primo subtilissime punctu- 


lato; metanoti area dorsali grosse rugosa, subareolata, nitida: niger, an- 
tennarum flagello subtus ferrugineo ; genis maculaque parva rhombea cly- 
pei margini contigua saturate flavis; tibiarum anticarum basi externa et 


posticarum annulo baseos externe latiore pallide flavis; alis umbratis. — 


Long. mill. 6,5. 
Affinissimo all'4H7y. rimosus Foerst. 


Osmia (Chalcosmia) laterefasciata, nob. — 9. O. migra capite thoraceque 


comfertissime punctulatis, opacis, breviter cinereo villosis; abdomine dorso 
laevi, subtilius sparse punctulato, nitidissimo, segmento primo cinereo 
piloso, segmentis primis tribus utrinque in margine postico fascia e' pilis 
substratis albis, quarto quinto et sexto in margine postico albido fim- 


briatis; scopa ventrali alba; alis subfumato-hyalinis; clypeo inermi. — 


Long. corp. mill. 11. 


rd è 


VE 


Mi gle 


Osmia (Ctenosmia) bihamata, nobh. — @ 0. minuta, nigra subnitida, 


subtilissime punctulata, albido pilosa, antennarum flagello infra ferrugineo, 
abdominis segmentis dorsalibus primis quinque in margine postico albo ci- 
 liato-fimbriatis; segmento sexto transverso et transverse concavo, utrinque 
emarginato-dentato; septimo posterius truncato-rotundato ; alis hyalinis. — 
Long. m. 6.. 


Sembra sia simile alla 0. diformis, dalla quale differirebbe per la forma: 


«del sesto anello addominale. 


4 


| Megachile Schmiedeknechtii, nob. — 9. M. nigra, capite, thorace abdo- 
mimisque segmenti primi dorso cinereo-fulvescenti villosis; huius segmentis 
primis quinque fascia marginis postici, sexto maculis duabus contiguis e 
pilis stratis flavis ; scopa ventrali flavo-fulvescente. — Long. mill. 10. 

&g abdominis segmento quinto basi flavo fasciato, posterius nigro piloso, 
sexto maculis in fasciam latam basalem conjunctis, margine postico denti- 
eulato spinisque quatuor parallelis armato. Long. m. 8 1R. 

ì Variat scutello immaculato. 
Somiglia molto alla M. argentata. 


Anthidium melanostomum, nohb. — $. A. nigrum, cinereo villosum, mandi- 
bulis migris, clypeo, genis orbitis internis, fascia utrinque occipitali, meso- 
noti marginibus lateralibus, scutelli maculis quatuor, tegularum parte antica 

punctoque discoidali, abdominis segm. 1-5 fascia in medio attenuata ac in 
let 2 interrupta, saturate flavis; pedibus flavo-fulvis; alis fuscis. — Long. 
mill. 4. 

Ha le mandibole nere. Somiglia nel resto molto agli A. diadema e 

provinciale. 


Anthidium peregrinum, nobh. — A. nigrum, albo villosum, clypeo, genis 
‘macula utrinque occipitali, mandibulis (apice excepto), tegularum margine 
antico, punctis duobus in margine antico mesonoti, scutello, maculis, binis 
transverse ovatis in abdominis segmentis 1-5, maris segmento septimo (brevi 
transverso, mutico) toto cremeis; pedibus rufo-fulvis. basi nigris; alis fu- 
sescentibus. — Long. mill. 6. 

Q. A. clypeo nigro; abdominis segmento sexto (ultimo) brevi, late 
rotundato. 

Variat scutello immaculato. 

Vicino al lituratum Panz. 


Foenus rugidorsum, nob. — /. capite subtilissime coriaceo, subopaco, 
linea media frontali laevi nitida, ante marginem posticum elevatum minimo 
foveolato ; thoracis dorso irregulariter transverse grosse rugoso ; niger, facie, 
occipite, pleuris, mesomoti limbo antico pleurisque argenteo puberulis; pe- 


=! 


dibus anterioribus basi et apice tibiarum et basi tarsorum, posticis annulo 
ad basim tibiarum et tarsorum articulo primo albis; terebra corpore parum 
longiore, vagina apice alba. — Long. corp. mill. 8-10. 


Simile a primo aspetto al F. pedemontanus; ma gli mancnno le fossette 
occipitali. È affine anche al granulithorax Tourn. ed al vagepunctatus 
A. Costa. 


Apaeleticus sardous, nob. — 9. A rufo-ferrugineus, scutello sulphureo 
abdominis segmentis 2-6 nigris, sexto margine postico albo; trochanteribus 
posterioribus femoribusque posticis nmigris; antennarum art. primis quatuor 
ferrugineis, ceteris nigris, 9-13 dorso albis; alis hyalinis, stigmate niyro. — 
Long. m. 6. 


Apaeleticus Kriechbaumeri nob., 7. A. rufo-ferrugineus, antennis, 
capitis parte supera ac metathoracis dorso, lineola infera femorum anterio- 
rum, ac pedum posticorum trochanteribus, geniculis, tibiarum apice tarsisque 
migris; scutello sulphureo; facie, clypeo, ore, antennarum articulo primo 
infra, pronoti margine postico, lineola infra alas, alarum tegulis et radice, 
pedum anteriorum facie antica albidis; alis hyalinis, venis nigris, stigmate 
fusco. — Long. mill. 6. 


Ischnus ridibundus, nob. — I. gracilis, rufus, capite (ore excepto) fa- 
Sciola circumscvtellari abdominisque segmentis duobus vel tribus ultimis 
migris; antennis ferrugineis, dorso fuscis; alis hyalinis radice et tegula 
albis, stigmate fusco angulo interno albicante, areola quinqueangulari. — 

Q Antennarum articulis 11-14 albis; terebra abd. segm. septimo paullw- 
lum longiore. — Long. mill. 7-8. 


Ischnus proximus, nob. — 2. I. rufus, capite (ore excepto), metathoracis 
dorso abdominis segmento primo, sexto et septimo ac intermediorum inci- 
suris et pedum posticorum trochanteribus, femorum apice et tarsis nigris; È 
lineola anteorbitali, collari, coris atque tibiarum tarsorumque summa basi : 
albidis; antennis nigris, articuli 12-14 dorso albis; alis hyalinis, tegula ra- | 
diceque albis, stigmate albido: terebra abd. segm. septimo paullulum lon- 3 
giore. — Long. mill. 6. 3 


Molto affine, almeno la femmina, alla specie precedente. 


Oronotus thoracicus, nob. — 0. rufus, capite, metathorace, pectore me- 
dio, abdominis segmento primo et duobus ultimis nigris; pedum posticorum. 
femorum tibiarumque apice tarsisque nigricantibus; alis hyalinis, stigmate 
fusco, radice et tegula albidis. — Long. mill. 6. 


È Cryptus fuliginipennis, nob. (Cryptus....? Mem. 33). — 9 C. miger ni- 
tidus, umicolor, brevissime pubescens; alis fusco-fuliginosis; terebra abdo- 
mine sexto breviore. — Long. corp. mill. 10, ter. m. 5. 


Di 53940 


Hemiteles collinus, nob. — ®. rufo-testaceus, abdomine fusco, segmentis 
primo et secundo fascia postica rufo-testacea; antennis apice pedibusqae 
posterioribus fuscis ; alis hyalinis, stigmate nigro, fascia pone sligma fusce, 
radice tegulaque pallide testaceis : terebra abdominis dimidium aequante. — 
Long. mill. 3, ter. m. 1. 


Pimpla cercopithecus, nob. — $ P. rufa, capite, dorso metathoracis 
abdominisque segmento primo et coterorum margine postico mnigris: cosis 
et trochanteribus anticis albidis, tarsis posticis fuscis ; alis hyalinis, radice, 


tegula stigmateque albis terebra corpore fere sesqui longiore, gracili, re-- 


curva. — Long. corp. mill. 61]2, ter. 8 1}2. 


Pimpla apricaria, nob. — 9. P. crassiuscula, nigra, abdomine pedibus- 
que (cum coxis et trochanteribus) rufis; pedum posticorum tibiis tarsisque 
migris, tibiis annulo prope basim albo; palpis albidis; alis fuscescenti-hya- 
linis, radice, tegula ac stigmatis nigri angulo interno albidis; abdomine 
dorso subtilissime punetulato subopaco, segmentorum margine laevi nitido ; 
terebra abdominis trientes fero aequante. — Long. mill. 7. 


Pimpla cingulatella, nob. — P. gracilis, nigra, abdomine pedibusque ru- 
fis, illo segmentorum 1-6 incisuris segmentoque septimo toto migris ; palpis 
pallidis; antennis subtus obscure ferrugineis : alis hyalinis, radice et tegula 
albis, stigmate fuscescente; 9 terebra abdominis segmenta quinque antica 


longitudine aequante. — Long. corp. mill. 6, ter. 2 172. 


csi 


Lissonota pectoralis, nob, — & L. nigra, facie cum orbitis anticis, 
clypeo oreque albidis, torace fulvo-rufescente vitta media mesonoti et dorso 
metathoracis nigris; mesonoti marginibus albidis; pronoto albido, fascia 
migra in utraque extremitate in pectus descendente; mesosterno lateribus 
albidis; pedibus pallide rufis, coris anterioribus et trochanteribus anticis 
albidis; antennis gracilibus, corpore longioribus, subtus art. 1° albido, cae- 
teris ferrugineis; alis hyalinis radice et tegula albis, stigmate fusco. — 
Long. mill. 6. 


Meteorus splendens, nob. — 9. M. rufo-fulvus, metathoracis dorso po- 
‘stico uc segmenti primi abdominalis dimidio antico nigris; abdominis seg- 
mento primo valde elongato, rimulato, ante medium utrinque foveola margi- 
nali clongata; alis hyalinis, stigmate pallido, cellula cubitali prima venulam 
recurrentem prope apicem excipiente, cellulis discoidalis basi aequalibus ; 
terebra abdomine quinto breviore. — Long. corp. mill. 6, ter. 2. 


Meteorus scutatus, nob. — 2. M. testaceus, abdominis segmento primo 
nigro; mesotkoracis dorso in disco depresso, punctato-rugoso, utrinque 


marginato; abdominis segm. 1° eleganter confertim striolato; alis hyalinis 
Ann. XVII, 17 


MRAZ: 


stigmate pallido, cell. cub. secunda prope basim venulam recurrentem exci- 
piente, cell. discoidali interna versus basim externa parum breviore : terebra 


abdominis trientes aequante. — Long. mill. 4, ter 1. 


Dinocampus pallidipes, nob. — D. niger, pedibus pallidis, antennis 
fuscis, alis hyalinis iridescentibus, stigmate fusco basi pallido, terebra di- 
midiam abdominis longitudinem aequante. — Long. corp. mill. 2. 


Macrocentrus procerus, nob. — 9 M. niger, pedibus rufis, alis fusce- 
scenti-hyalinis; abdominis segmento secundo lateribus marginato, dorso 
haud striolato, in medio canalicula obsoleta notato; terebra corpore fere 
duplo longiore. — Long. corp. m. 7, tereb. 13. 

Molto simile apparentemente al M. marginator. 


Bracon geniculator, nob. — 9. B. rufo-testaceus, macula rhomboidali 
verticis, maculis tribus mesonoti, altera in metanoto ed in segmento primo 
abdominali pectoreque migris; pedibus migris, tibiis anticis geniculisque 
omnibus rufo-testaceis; alis saturate fuscis, stigmatis dimidio basali au- 
rantio, fasciaque flavescenti hyalina; terebra abdomine parum breviore; 
abdomine fere, ut in B. nominator sculpte, metanoto rugoso. — Long. corp. 
mill. 6, ter. 212, 

Per la scultura dell'addome molto affine al B. nominator. 


Bracon humerator, nob. — 2. Niger, orbitis, facie (linea media excepta) 
oreque flavis; humeris, abdominis segmentis secundo tertio et quarto pedi- 
busque (tibiis tarsisque posticis exceptis) rufo-testaceis; alis flavescenti- 
fuscis, stigmatis dimidio basali avrantio, fasciaque pellucida: abdominis 


segmentis primis quatuor subtiliter rimulosis, primo utrinque carinato. — . 
Long. mill. 6 172. 


Rogas reticulator, Nees var. atripes. 
Varietà con i piedi completamente neri. 


Rogas gasterator, Jur. 
Specie ben distinta dalla precedente: il carattere differenziale sta nella 
proporzione delle due cellule discoidali. 


Rogas tristis, Wesm. 
Gli individui di Sardegna presentano nella colorazione.due varietà. 


Rogas basalis, nob. — KR. rufo-testaceus, metanoti vittula, abdominis 
dorsi segmento primo basi quartoque pectoreque medio nigris; mesopleuris 
crebre punctulatis} postice tantum laeviusculis nitidis; abdominis segmentis 
primis quatuor confertim punctato-rugulosis ; alis hyalinis, stigmate fusco 


— 251 — 


angulo ad basim pallido, cellula cubitali secunda parum latiore quam alta. — 
Long. mill. 5. 

Dal colore si direbbe molto affine al testaceus Spin. Ha poi l’abito 
del bicolor. ; 


Rogas testaceus, Spin. 
Alcuni individui presi in Sardegna sono più piccoli dei tipici: presentano 
anche qualche varietà nel colorito. 


Spatius erythrocephalus, Wesm. 
Rimane assai incerto se questa specie debbasi o no identificare con lo 
S. rubidus Nees. 


EMITTERI. 


Podops ...? 
Le Podops di Sardegna sembrano appartenere alla dilatata Puton, vivente 
in Spagna. 


Nezara viridula, Lin., var. aurantiaca, n. 
Varietà col corpo intero di color giallo aranciato. 


Neottiglossa bifida, A. Cost., var. 
Varietà mancante dell’orlo nero all’esterno dei cordoni laterali biancastri 
del protorace. 


Peribalus vernalis, var. 
Col quarto articolo tutto rosso. Stabilisce un passaggio al P. distinctus. 


Metopoplax ditomoides, A. Cost., var. decipiens. 
Varietà col lobo posteriore ed il margine anteriore del pronoto giallo-pal- 
lidi che passano al ferruginoso. 


Brachyplax palliata, A. Cost., var. rufipes. 
Piedi interamente rosso-fulvi; antenne in gran parte bruno-ferruginose. 


° Arocatus Roeselii, Schml., var. 
Femori e tibie interamente rossi. Varietà rosseggiante. 


Myrmecomimus paederoides, noh. — M. capite, pronoto, scutello pedi- 


busque rufis, abdomine nigro: elytris valde abbreviatis, abdominis segmen- 


tum primum non excedentibvs, ciliatis, fuscis margine baseos postico, que 
lacteis; antennis pallidis, articulo secundo, clava apicali tertii et quarto 
ex parte nigris. — Long. mill. 4. 


Pif E < 


nigra, capite aureo tomentoso, thorace abdomineque dorso pilis brevibus ad- 


Kelisia Putoni, nob. — K.. albida, capitis facie, genis et carinis verticis 
in dimidio antico; thoracis dorsi lateribus abdominisque dorso migris ; ely- \ 


tris subyalinis, lineola abbreviata marginis interni, vittaque in tertio po- 


stico posterius triramosa fuscis: 2 segmento anali fusco-nigricante. — 
Long. mill. 4. 


Livia limbata, Wag., var. Crefeldensis, Mink. 
Certo la L. Crefeldensis di Mink è una varietà costante della limbosa di 
Waga. Gli esemplari di Sardegna spettano alla varietà. 


LEPIDOTTERI. 


Crambus vallicolellus, nob. 

Capo rivestito di squame argentine. Palpi cenerino-giallicei con ciuffo dor- 
sale basilare di squame argentine allungate. Le ali anteriori sono di color 
giallo dorato con una striscia longitudinale bianco-perlacea, la quale parte 
dall’ angolo omerale e si arresta ai cinque sesti della lunghezza, verso la metà 
divisa in due da una fascia molto obliqua fosca, più larga ed inarcata nella 
parte interna anteriore (ali in riposo), assottigliata dall’estremo esterno poste- 
riore. La metà posteriore di detta striscia perlacea nel margine interno è fian- 
cheggiata da una serie di linee angolose legate l’ una all’ altra, le quali girando 
dietro l'estremità della fascia raggiungono il margine esterno dell’ ala. Queste 
linee fosche sono esternamente fiancheggiate da altre simili bianche. Il mar- 
gine posteriore è diritto (non smarginato); nella metà superiore ha due punti 
di color nero intenso, nella inferiore è bruno; la frangia è argentina, traver- 
sata da una linea cenerina. Ali posteriori di un bianco sporco, che tende un 
poco al cenerino verso il margine. — Lung. con le ali mill. 11. 


DITTERI. 


Nemotelus leucorhynchus, nob. — N. capite horizontali: anterius longe 1 
acute producto, nigro-virescente, albido piloso ac squamoso, rostro ab an- 
tennarum basi ad apicem albido: abdomine pedibusque roseis, illo segmentis 
1-5 in medio mnigris postice albido marginatis; alis vitreis, venis exalbidis I. 
Long. mill. 5. 


Anthrax stenogastra, nob. — A. abdomine conico-cylindraceo: fusco- 


pressis deciduis flavidis, lateribus subtusque albo villosis: pedibus fulve= 
scentibus, tarsis nigris; alis per duo trientes longitudinis a costa ad me- 
dium fusco-fiavescentibus. — Long. mill. 9. 


— 253 — 


Questa specie ha forma assai diversa dalle congeneri, tanto che potrebbe 
costituire una speciale sezione. 


Dioctria Bigoti, nob. — D. elongata, gracilis, abdominis segmentis 2-5 
latitudine duplo longioribus, subnodulosis ; nigra nitida, facie mystaceque 
argenteis, abdominis segmentis 3-1 rufo-testaceis fascis lata nigra; pedibus 
rufis, posticis tibiis tarsisque nigris, illis apice subclavato, his articulo primo 
valde incrassato; alis fusco-hyalinis: 2 abdominis articulo octavo brevis- 
simo ac appendicibus genitalibus rufis. 2 £, — Long. mill. 10. 


Saropogon perlatus, nob. — S. niger, facie (praeter mystacem) ommnino 
nuda mystaceque argenteis; occipite mentoque niveo pilosis; thoracis dorsi 
lateribus, pleuris ex parte, obdominisque segm. 1-5 fascia marginali late in- 
terrupta argenteis; pedibus rufo-testaceis, femorum dorso nigro; alis sub- 
hyalinis. 2 9. — Long. mill. 10 7: 12 è. 

Variat pedum posticorum femoribus tibiisque fere omnino nigris. 


Stilopogon aequecinctus, nob. — St. nigro-cinerascens, facie mystaceque 
candidissimis, occipite genisque albo villosis, abdomine atro, marginibus la- 
teribus, et fasciola basali angustissima in medio subinterupta in segmentis 
2-5 cinereo puberulis, segmentis primo ultimoque cinereo pubescentibus ; 
tibiistarsorumque articulis primis quatuor fulvis; alis hyalinis. Long. m. 6. 

Somiglia molto allo .St. inaequatlis. 


Midas sardous nob. — M. niger, capite albo villoso, thorace vittis quin- 
que dorsalibus e pube adpressa albocinerascentibus: abdominis disco dorsali 
rufo-ferrugineo, segmentis omnibus postice flavido cingulatis; tuberculis 
humeralibus, pleuris scutellogque rufo-piceis, pedibus rufo-ferrugineis, tarsis 
vel et femoribus nigricantibus; alis hyalinis, cinerascentibus 7. Long. m. 16. 

Affine alla M. rufipes, Westw. 


Chaetostoma princeps, nob. (non Chetostoma) — Ch. fulvo-testacea, setis 
nigris, metathoracis vitta postica nigra; femoribus anticis setis longe pectina- 
tis; alishyalinis, basi macula extensa irregulari fenestrata flavida, ad medium 
fascia integra a costa ad marginem posticum ducta, ultra eam fascia altera 
etiam integra illi subparallela et antice per costam ad apicem ducta ibique 
dilatata ac venae quintae longitudinalis extremitatem attingente, fuscis, 
flavescenti variegatis. — Long. mill. 7. 

9 ovipositore brevi, lato posterius truncato-rotundato. 


Molto affine, e fors’ anco da identificare con Ch. curvinervis di Rondani, 
specie per la quale fu fondato il genere. 


Merodon trochantericus, nobh. — g. M. pedum posticorum cowa inermi, 
trochantere valido, cylindraceo, ultra femoris insertionem producto et in 
dentemlaminarem rotundatum terminato, femore prope basimmarginis inferi 


— 294 — 


tubercolo crasso praedito, apophysi apicali valida 5-dentata ; antennarum 


articulo tertio superne obliquo truncato ; capite niveo villoso, verticis parte 
antica nigro, religua fulvo villosa; abdominis segmento primo fascia rufa 
medium versus angustata et subinterrupta, secundo et tertio fasciola tran- 
sversa albido villosa, illa tertii in medio angulata; tibiis basi fulvis, tarsis 
nigro-cinerascentibus; antennis nigreo-piceis; art. tertio ad basim rufe- 
scente. — Long. mill. 12. 

Variat: tarsorum mediorun articulo primo, posticorum articulis tribus 
primis fulvescentibus. 

La principale caratteristica di questa specie sta nella forma dei piedi 
posteriori. 


Merodon rubidiventris, nob. — g7. M. coris et femoribus, praster apo- 
physim apicalem, inermibus ; tibiis in marginis inferi summo apice unco 
minuto recurvo praeditis ; antennarum articulo tertio dorso oblique trun- 
cato: obscure aeneus, facie cinereo villosa, vertice anterius nigro, caeterum 
fulvo-villoso ; abdominis segmentis duobus anticis fulvo-aeneis fascia in 
medio angustato-interrupta et incisuris laete rufo-fulvis, tertio fulvo fascia 
angulata pallidiore, ventre rufo-fulvo; tibiis fulvis annulo lato mnigricante, 
tarsis fulvis articulis duobus ultimis nigro-cinerascentibus j antennis ni- 
gro-piceis. — Long. mill. 14. 

La specie cui sì avvicina è il varius. 


Eumerus crassitarsis, nob. — E. obscure aeneus, albido wvillosus, tho- 
racis vittis tribus postice evanescentibus cinereo puberulis ; abdomine aeneo- 
nigro, segmentis primis tribus lunulis binis albis; tibiis basi testaceis; pedum 
posticorum tibiis fusiformibus ac tarsorum articulo primo valde incras- 
sato. — Long. mill. 7. 


MIRIAPODI. 


Lithobius oligoporus, n. sp. — Sat gracilis, sublaevis, rufo-castaneus. 
Antennae dimidium corpus longitudine aequantes, tenues, 38-41 articulatae. 
Ocelli utrinque 9-11, in series 3-4 digesti (1 4 3,3,2 — 1 + 3,3,2,2). Comxae 
pedum maxillarium dentibus 2 + 2 parvis armatae. Lamina dorsalis nona 
angulis posticis modice productis, lamina dorsalis undecima et tredecima 
angulis posticis fortius productis. Pori coxales uniseriati, parvi, circulares, 
2,2, 2,2. Pedes anales breves, cum pedibus paris praecedentis sat inflati, 
ungue simplici, infra calcaribus 0,1,3,2,0 armati; articuli primi margo late- 
ralis calcari instructus. FP. — Long. corp. mill. 12,5; lat. 1,9, (1). 


(11 Questa descrizione è stata fatta dal distinto Miriapodologo Prof. Latzel, cui 
vennero comunicati gli esemplari. 


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ARACNIDI. 


d | Singa Simoniana, nob. Femmina. — Capotorace fulvo con due striscie, 
una da cadaun lato, brune. Occhi con contorno nero. Addome in avanti pro- 
tratto al di sopra del capotorace, un poco sporgente ed ottusamente angoloso 
nel mezzo del margine anteriore ; di color grigio perla, minutamente areolato 
di bruno: con sei grossi punti neri, due molto distanti tra loro al terzo ante- 
riore della lunghezza, e quattro assai più ravvicinati nella parte posteriore. 
Piastrone sternale rosso-castagnino. Ventre con una striscia mediana brunic- 
cia. Piedi e cheliceri fulvi con peli rigidi: piedi anteriori con due spine poco 
discoste nella faccia interna del femore e due lunghe e delicate nella tibia. 
Dechi mediani formanti un quadrato poco più ampio in avanti; i due Ae 
riori più discosti tra loro, che i posteriori. 


— 256 — 


ROSTER DANTE ALESSANDRO. — Contributo all’anatomia ed alla . 


biologia degli Odonati (Tav. III e IV). 


Le Libellule destarono la curiosità degli Scenziati fino da tempi remo- 
tissimi, colla vivacità dei loro colori, col rapido e continuo movimento e col- 
l'abbondanza loro, in alcuni luoghi veramente prodigiosa. 

Le larve, spoglie delle eleganti attrattive del colore e della forma, furono 
per la prima volta osservate da Rondelet (1), da Moufet (2), da Jonhston (3), 
e da Redi (4); però tanto i caratteri esterni quanto il loro modo di vita co- 
stantemente acquatico, confusero le menti di quei naturalisti, che non seppero 
a qual forma tipica si potessero riferire. 

Troviamo la Cicada fluvialis, la Squilla fluviatilis e la Libella fNlu- 
viatilis T. di Rondelet, la Locusta acquatica di Moufet e la Forficula 
e il Pulex marinum di Jonhston e lo Scorpio acquaticum di Redi, tutte 
forme giovanili di Odonati, la cui denominazione ci permette di ravvisare 
ora larve robuste di Anas e di Aeschna (Cicada, Squilla) ora deboli larvettine 
di Agrion e di Lestes (Forficula, Pulex). 

Nel 1610 Swammerdam (5) dissipò d’un tratto le folte tenebre che re- 
gnavano sulle metamorfosi degli insetti, e collo studio accurato di quelle 
forme allora incomprese riuscì a darne una descrizione accurata e precisa 
insieme ad illustrazioni che non lasciano niente a desiderare. 

Sessant anni più tardi troviamo fatta menzione delle Libellule allo stato 
larvale nelle Memorie per servire allo studio degli insetti redatte da Réau- 
mur (6), che è il primo a studiarne gli apparati respiratori, dandoci una figura 
che per quanto imperfetta ha il vanto d’esser la prima che dia un'idea del 
sistema tracheale. i 

Diffondendosi a descrivere gli organi respiratori egli crede di osservare 
quattro stigmi toracici e nove addominali, fondando così un errore che è stato 
di poi con troppa frequenza ripetuto da chi non si rammentò quanto sia fal- 
lace jurare in verba magistri. 


(1) Rondelet. — De pìscibus marinis. Lugduni, 1554. 

(2) Moufet. — Vedi: Swammerdam, Biblia naturae. 1680. 

(3) Jonhston. — Historiae naturalis de piscibus et cetis. 1640. 

(4) Redi. — Sulla metamorfosi degli insetti. 5° edizione. Firenze, 1688. 

(5) Swammerdam. — Biblia naturae. 1680. 

(6) Réaumur. — Memoires pour servir a l’histoire des insectes. Paris, 1742. 


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Quasi contemporaneamente Poupart (1) accennò a questo carattere delle 
larve degli Odonati, senza però entrare in particolari sulla morfologia degli 
‘organi respiratori stessi. 

Dopo Réaumur gli autori che si occuparono del soggetto medesimo si 
possono dividere in quattro schiere distinte; quelli che ritrovarono due soli 
stigmi toracici, e sono Lyonnet (2), Dufour (3) e Milne-Edwards (4), l'uno 
quasi contemporaneo di Réaumur, gli altri due della prima metà del secolo 

| presente, e non solo essi affermarono esser due gli stigmi, ma Dufour messo 
in guardia dai resultati delle ricerche dei predecessori dichiarò di essersi 
servito di tutti i mezzi che la tecnica gli avea fornito senza giungere a sco- 
prire l’altro paio di stigmi. 

Poi vi sono quelli che descrissero la larva con quattro stigmi toracici, e 

 sonotutti abbastanza recenti: Oustalet (5), Olga Poletaiew (6), e H. Viallanes (7). 

Abbiamo i seguaci di Réaumur, che forse affidandosi alle parole dell’ an- 
tico naturalista accettarono senza discuterle le sue affermazioni, e sono Spren- 
gel (8), Carus (9) e Duvernoy (10). 

Altri non pochi, occupatisi del soggetto e visto come la questione fosse 
intricata, si tennero neutrali e passarono sopra questo argomento di tanta 
importanza senza nemmeno sfiorarlo, e sono Swammerdam, Poupart, Girard (11) 
De Geer (12), Cuvier (13), Von Siebold (14) e Palmen (15). 

In quanto allo studio delle trachee, fu Cuvier che primo segnalò il mec- 
‘canismo respiratorio descrivendo gli elementi che lo compongono. Molti poi 
sono concordi sulle particolarità del sistema rettale, sul numero di pilastri 
forniti di branchie pneumatiche e sulla loro disposizione; infatti Marcel de 


(1) Poupart. — Philos. Trans, vol., 22, p. 673. 

(2) Lyonnet. — Ouvrage posthume publié par Hann. 1832. 

(3) Dufour. — Études anatomiques et phisiologiques et obs. sur les flarves des Li- 
bellules. 8. series, tom. 17. Paris, 1852. 

(4) Milne-Edwards. — Legons sur la phisyologie etc , tome 2°. 

(5) Oustalet. — Memoire sur la respiration des larves in An. de Sc. 5. Série, vo- 
lume XI, 1869 

(6) Poletaiew Olga — Quelques mots sur la respiration des chenilles des Odonates 
in Horae entomologicae Rossicae, vol. XI, 1880. 

(7) Viallanes H. — Feuille des jeunes naturalistes, 1884. 

($) Sprengel. —- Memoires sur la respiration des insectes. 

(9) Carus. — Anatomie comparé, tome II, p. 180. 

(10) Dnvernoy. — Anatomìe comparé. tome VII. 

(11) Girard M. — Traité elementaire d’entomologie. Paris. 

(12) De Geer. — Memoires pour servir a l’histoire des Insectes, 1771. 

(13) Cuvier. — Memoire sur la manier dont se fait la nutrition dans les insectes, 1793. 

(14) Siebold (Von). — Manuel*d’anatomie compare, 1849. 

(15) Palmen. — Zur Morphologie des Tracheensistem6@8, 1877. 


— 258 — 


Serres (1), Suckow (2), Ratzeburg (3), Dufour, Milne-Edwards, Oustalet e 
Cuvier descrivono questi organi con differenze insignificanti. 

E qui mi giova notare che per quanto gli autori indichino le loro larve 
come appartenenti nel più dei casi ai generi Aeschna e Libellula, ed alle 
specie Ae. cyanea (4) 0 L. depressa (5), pure alcune volte tratti in inganno 
da una sinonimia un po confusa studiarono delle forme atfini che allo stato 
larvale hanno differenze piccolissime e aumentarono così, senza volerlo, la con- 
fusione che dominava questo argomento. 

In mezzo allo stuolo degli autori che hanno studiato lo stato giovanile 
degli Odonati primeggiano due abbastanza recenti L. Dufour e Oustalet, sia 
per essere abbastanza minuziosi, sia per avere illustrato con figure i loro lavori. 

Però di due cose debbo far carico ai dotti anatomici or or ricordati, che 
cioè per quanto fu curata la parte microscopica altrettanto fu trascurata la 
macroscopica; Oustalet, accuratissimo nel descrivere la parte rettale, confonde 
nella regione toracico-cefalica anche i canali principali in modo da far 
quasi meraviglia. 

Dufour lascia la porzione cefalica coperta col dermascheletro, e-spostando 
i vasi principali per render più chiara la figura, raggiunge invece P'effetto 
opposto alterando i rapporti dei vari canali, le curve e le sinuosità. 

Così, dato unicuique suum, e sapendo di non aver fatto niente di nuovo, 
credo solo aver colmato varie lacune studiando accuratamente la disposizione 
delle trachee nella testa e nel torace, verificando o poco più quello che 
fu detto delle terminazioni rettali e della disposizione dei canali principali 
nell’addome, è per rendere più completo lo studio ho tenuto conto della di- 


(1) Marcel de Serres. — Observation sur les usages du vaiseau dorsal ete., 1813. 
(2) Suckow. — Respir. des Insecten insbesondere ilber die Darm Respiration der 
Ae. grandis, 1828. 
(3) Ratzeburg. — Insectes nuisibles aux fòret, 1844. 
(4) Aeschna cyanea Miiller. — (Sinonimia data da Selys-Long ). 
» maculatissima De Selys Long. Monogr, p. 108, App. 
» maculatissima Everm — Rambur — Steph — Evans. 
» juncea Charp. 1840, p. 103. Hagen, n. dl. 
» varia Shaw-Curt. 
» — grandis Panzer-Donow. 
» eximia Hansen. 
» Roeseli Hansen (var. rubra). 
» viatica Leach. 
Libellula anguis Harris. 
» cyanea Miill-Wil. 
(5) Libellula depressa L. — (Sinonimia data da Selys-Long.). 
» depressa De Selys Monogr., n. 2. Charp. tav. IV, Rambur — Hagen — 
Bild — Steph — Curt. — Evans — Evers. 


* as iL do, 0 1 BU TUA ali ” », r9 
ph Ù 


— 259 — 


stribuzione delle trachee nelle appendici diverse, voglio dire nella maschera 
o labbro inferiore, nelle gambe e nelle ali rudimentali. 

Ecco dunque la descrizione dell’intero sistema tracheale (a cui le due 
tavole esplicative spero accresceranno chiarezza) che tanto per la parte ma- 
croscopica, quanto per la microscopica fu redatta mercè numerose osservazioni 


fatte sull’insetto fresco e su preparazioni microscopiche delle singole parti. 


La respirazione delle larve dei Libellulidi, che hanno vita esclusivamente» 
acquatica, avviene costantemente per mezzo di branchie. Alcuni Odonati che 
formano un gruppo distinto hanno il sistema branchiale all’esterno del loro 
corpo, altri lo hanno nell'interno e più precisamente nella cavità rettale, sulle 
pareti muscolari dell’intestino. 

Gli Agrion, i Lestes e le Calopteris hanno le branchie nelle fogliette 0 
appendici caudali e costituiscono il gruppo dei Caudobranchiati. Appartengono 


al secondo, dei Rectobranchiati,.gli Anas, le Libellula, le Aeschna, di cui ora 


ci occuperemo specialmente. 

Gli Odonati di questo gruppo, tutti di mole considerevole, distribui- 
scono nei tessuti l’aria eliminata dalle lamelle rettali per mezzo di un 
sistema branchiale chiuso, caratteristico delle larve dei Pseudoneurotteri 
amfibiotici. 

Le trachee sono tubi grossi e colorati da un pigmento rossiccio, che in 
alcuni punti si addensa e li rende opachi, in altri li vela leggermente di 
una tinta che par quella del rame. 

Per la intima costituzione ci ricordano le trachee degli altri insetti. Con- 
stano di uno strato cellulare esterno formato da cellule schiacciate e sottili, 


di uno strato chitinoso finissimo e trasparente e di un filamento che si av- 


volge a spirale sullo strato chitinoso, in modo da renderlo elastico e rinfor- 


«zarlo. In nessuna parte dell’animale si trovan trachee vescicolari quali si 


osservano in alcuni Coleotteri, nei Lepidotteri e nei Ditteri, e forse questa man- 
canza assoluta avvalora l'opinione che esse siano in rapporto colla perfezione 
del volo. Per la grossezza loro e per l'ufficio cui son destinate si possono divi- 


dere in frachee centrali e in periferiche, 0 in trachee arterie e trachee nu- 


tritive (1): nel fatto però i canali arterie o centrali sono quelli che seguono 
l'andamento del corpo dell’ animale e ne costituiscono quasi direi lo scheletro 
tracheale assile mentre gli altri si distribuiscono alle varie appendici, ai 
muscoli, agli apparecchi riproduttori ed al dermascheletro. I canali centrali 


(1) Dufour. Loc, cit., pag. 7-6. 


— 260 — 


sono costituiti da un sistema di tre paia di grosse trachee ben distinte e ca- 
ratteristiche. CINE 

Il primo paio è esterno e dorsale, il secondo è viscerale, il terzo è ven- 
trale o laterale. i n 

Queste le generalità degli organi respiratori del secondo gruppo; veniamo 
ora alle particolarità che si osservano nell’ Aeschna cyanea Miiller. 


I canali ventrali superiori, il cui diametro medio è di 0,75 millimetri, | 
hanno un color vinoso carico che traspare anche all’esterno, prendono origine 


al livello del terzo segmento e salgono fino alla linea di attacco del  meso- 
torace col protorace dove si suddividono per entrare a distribuirsi nella re- 
gione cefalica. Essi nascono come ho detto, in corrispondenza della spina del 
terzo segmento, mandando un ciuffo di trachee che si addossa all’intestino 
e da cui scaturiscono due rami principali. Il primo e più .interno si addossa 


alla parte esterna dell’ intestino e manda le sue diramazioni fino a ritrovare | 


le lamelle branchiali che rivestono la cavità rettale interna; il secondo 
scende obliquamente verso l’esterno per unirsi con un ramo tracheale che 
è già la riunione dei tronchi viscerali e ventrali. 

Questi canali, così ingrossati dall’ affluire dei tronchi viscerali e ventrali, 
scendono dividendosi in mille trachee e involgendo la parte terminale dello 
intestino stesso fino al livello dell’ apertura anale. 

Ritornando più in alto, troviamo il canale superiore centrale che sale 
sovrapposto all’intestino a cui è unito strettamente per 13 o 14 rami che 
partono da due lati opposti e scendono suddividendosi a trarre l’aria da 
numerose lamelle branchiali che tappezzano la superficie interna dell’inte- 
stino stesso. 

Giunti a livello del 7° segmento i due rami centrali che sono rimasti 
fino allora paralleli, lasciano le pareti della cavità rettale e si allontanano 
formando un angolo ottuso e racchiudendo così un vasto ciuffo di tubi mal- 
pighiani a cui inviano due sottili diramazioni. Questo nella parte interna: 
dalla esterna però partono ad intervalli quasi uguali cinque diramazioni sot- 
tili che collegano questi tronchi con quelli ventrali o esterni. 

La prima diramazione si diparte a livello del 7° segmento; le altre tre, 
come si vede dalla Tav. IIl, in corrispondenza dei relativi segmenti, e la 
quinta a livello dell’articolazione toracico-addominale. Oltre le sottilissime 
diramazioni che scendono ad innervare l’adipe, i muscoli addominali e il 
dermascheletro e di cui non si può valutare nè il numero nè la direzione, questi 
canali centrali danno origine alle trachee periferiche che vanno al primo e 
secondo paio di zampe e si anastomizzano a livello della seconda gamba per 


— 261 — 


mezzo di un tronco cortissimo e di gran calibro al cui attacco si partono 


superiormente due canaletti incolori che Oustalet credette andassero al se- 


‘condo paio di stigmi e che invece salgono a distribuirsi al secondo paio di ali. 

Più in alto, in corrispondenza della commessura mesoprotoracica, il canale 
superiore centrale si divide e va a distribuirsi alla parte cefalica. Così ab- 
biamo veduto che questo canale tracheale ha un percorso rettilineo eccetto 
nella sua metà, dove forma un angolo ottuso di cui vediamo l’ utilità consi- 


«derando quale spostamento devono produrre le contrazioni che servono ad 


aspirare ed inspirare l’aria. Se il tubo fosse diretto, o le tracheole si stacche- 


rebbero dalle branchie intestinali o il canale si spezzerebbe, mentre mercè 


quell’ angolo che può facilmente distendersi e la disposizione del tracheole 


nelle branche, Tav. IV, fig. 7, l’animale può contrarsi e stendersi senza 


«mettere in pericolo nè i canali centrali, nè le tracheole rettali. 


Passiamo ora al paio viscerale. 
I canali viscerali hanno un diametro di circa 0,06 millimetri ed un per- 


corso quasi eguale a quello delle trachee centrali, il loro colore è biancastro 


= 


specialmente nelle larve giovanissime. Nascono dal canale tracheale che si 
dirige trasversalmente al secondo paio di zampe e si ripiegano quelle di 
destra verso sinistra e viceversa per discendere poi parallele all’ apparato 
digerente della larva. 
Le diramazioni che questi canali mandano sono tutte uniformi, poco ra- 
mificate e sempre dall’esterno verso l’interno. 

Nella parte superiore si distribuiscono al ventricolo chilifero quattro 
ordini di tracheole, due per lato, che lo abbracciano in tutta la sua esten- 
sione; in corrispondenza dell'angolo ottuso formato dalle trachee centrali 


cessano per tornare a diramarsi a livello del settimo segmento, sull’intestino 


rettale, di cui utilizzano le due prime branchie che gli sono più vicine, quindi 
si dirigono al punto che noi abbiamo già nominato per fondersi con gli altrì 
canali principali. Il sistema ventrale è costituito da due canali ben coloriti 
del diametro di 0,55 millimetri, pochissimo importanti perchè non mandano 
le loro diramazioni che agli organi riproduttori ed ai gangli nervosi ad- 
dominali. 

Abbiamo già indirettamente segnati i punti che gli limitano, perche ter- 
minano da un lato dove si fondono tutti i canali principali; dall’ altro si 
uniscono alla quinta diramazione del canale superiore centrale che è a li- 
vello della commessura toracica addominale: sono in rapporto col canale cen- 
trale per mezzo dei cinque rami gia nonwnati e mandano al lato opposto 
delle sottili tracheole che involgono i muscoli estensori dell'addome e si 


— 262 — 1 


distribuiscono al dermascheletro e ai gangli addominali. Il sistema tracheale 
cefalo-toracico si può considerare come la terminazione del sistema centrale 
superiore o indipendentemente da esso. Consta di due tubi grossi 0.75 millimetri 
di diametro e coloriti intensamente, che tendono a dividersi in due, ma che ap- | 
pena divisi sono riuniti da un tronco trasverso dopo il quale si scindono in. 
due rami distinti, in modo che a prima vista sembra che il canale si sia. 
rigonfiato e abbia un foro nel centro del rigonfiamento. Al lato esterno 
di questo tubo, sul punto in cui si scinde in due, si trova lo stigma toracico, 
che tiene così questa porzione del canale tracheale adesa al dermascheletro. 
I due rami che nascono da questa scissione piegano, l’ interno verso l'esterno 
e l’esterno verso l'interno, accavallandosi nel punto in cui son tenuti in sito 
da una lamella chitinosa foggiata a spina, che è all’ articolazione della testa 
col torace. 

Il ramo esterno prima di giungere a questo punto manda due dirama- 
zioni al primo paio di gambe e un ciuffetto insignificante di tracheole sot- 
tilissime, quindi passa al disopra ed entra nella regione cefalica. 

Qui giunto, entra sotto un prolungamento del dermascheletro che gli 
serve come da guida, e si divide in tre rami distinti volgendosi dall’ interno | 
verso l’esterno. È 

La diramazione più interna va orizzontalmente a riconnettersi con l’altra | 
omologa, formando così un ponte che tiene unite le due metà del sistema 
cefalico. 

La diramazione mediana sale formando un arco a concavità interna è 
dirigendosi verso l'apparato boccale si scinde in numerosi rami che involgono 
il bulbo ottico e lo coprono con sottilissime diramazioni, e in due tronchi 
principali di cui il primo e più interno scende obliquamente verso la regione 
media della testa per entrare a distribuirsi nella maschera, mentre’ l’altro 
termina nei muscoli delle mascelle. Il ramo esterno, seguendo Ja curva for- 
mata dall’occhio, riveste di numerose trachee il bulbo ottico, terminando con 
delle sottili diramazioni che vanno a congiungersi colle trachee del secondo 
ramo cefalico superiore. i 

Un carattere costante di queste diramazioni ottiche è che prendono la È 
forma di candelabri, in modo che da una diramazione sola partono numerosi 
rametti che vanno a distendersi su di una superficie relativamente estesissima. 

L’altro tubo, che si distingue a prima vista per essere più chiaro, passa 
al di sotto di quello ora descritto e si piega prima dall'interno all’esterno, 
poi cambia direzione e va dall’esterno all’interno, terminando in tre rami. 

Il primo va distribuendosi al cingolo nervoso esofageo ed alla ipofaringe, | 


— 263 — 


il secondo sale verticalmente e si scinde in due rami che si intrecciano e 


vanno, l’ uno, il più interno, a terminare nei muscoli della bocca, 1’ altro nella 
‘mascella, il terzo, piccolissimo, si distribuisce alla parte mediana del bulbo ottico. 

Passiamo ora allo studio delle trachee periferiche di quelle cioè che hanno 
andamento laterale dall'interno verso l'esterno. Le principali sono quelle che 


staccandosi dal canale superiore centrale vanno alle gambe, le diramazioni 


che partono dallo stigma toracico, quelle che entrano a distribuirsi nel labbro 
inferiore e le altre che terminano nelle ali. i 

Il primo paio di trachee che va a distribuirsi nelle gambe del terzo 
paio, Tav. IV. Fig. 4, nasce a livello della commessura toracica addominale 
quasi a contatto della quinta diramazione centrale ventrale, ha un percorso 


| breve e si dirige dal basso in alto per andare a trovare la guaina chitinosa 
‘che forma l'arto. Manda delle sottili diramazioni che vanno ai muscoli su- 


- 


perficiali delle ali, poco più in alto riceve nel medesimo punto, ma dai due lati, 
due diramazioni, una che viene dallo stigma toracico, l’altra dal ramo ven- 


‘trale o esterno, quindi entra nella gamba mandando sottili filamenti che 


si distribuiscono ai muscoli abduttori della gamba stessa. 


Nell’ arto le trachee si dirigono direttamente fino all’estremità, percorrendo 
gli spazii intermuscolari medii e mandando numerose diramazioni ai mu- 


 scoli. La posizione disegnata nella figura quarta della Tav. IV, non è co- 
stante anzi cambia ad ogni movimento dell'animale, per cui ad ogni contra- 
zione del muscolo flessore del tarso, le trachee gli si accostano, e si allon- 
tanano quando il muscolo antagonista entra in azione. Le trachee che si 


diramano nel secondo arto son più importanti perchè danno origine al ca- 


nale viscerale o mediano: nascono a livello dell’ anastomosi central superiore, 


cioè dove terminando il canale mediano prende origine il sistema cefalo- 
toracico, ricevono il ramo viscerale che scende dal lato opposto e la dirama- 
zione dello stigma toracico e si diramano nel modo medesimo che negli arti 


del terzo paio. I rami tracheali del primo paio che vanno alla prima zampa 
si staccano dalla parte esterna del ramo superiore toracico cefalico, e si diri- 


gono con brevissimo percorso agli archi che gli si apron dinanzi ricevendo 


quattro diramazioni, due stigmatiche e due che si volgono indietro e vanno 
a distribuirsi nel primo paio di ali, quindi entrano come le precedenti trachee 
degli altri arti diramandosi nelle zampe e terminando all’estremità dell’ un- 
ghie dell’ animale. Le diramazioni che partono dallo stigma toracico son due, 


una che mediante un percorso di 0,07 millimetri si attacca alla porzione 


cefalo-toracica, l’altra che è rivolta verso l'esterno e che si divide in tre 
rami, di cui il superiore va alla trachea del primo paio di zampe, il me- 


— 264 — 


diano a quello del terzo paio e l’inferiore alla trachea del secondo paio. 
Noterò che queste trachee stigmatiche hanno una qualche importanza, perchè 
formano come un sistema laterale toracico costituito da sottilissimi rami che 
vanno a distribuirsi ai muscoli estensori e flessori delle ali ed ai gangli to- 
racici. Le trachee che vanno a distribuirsi alla maschera nascono, come ho 
detto, dalla parte interna dalla seconda diramazione del ramo superiore ce- 
falico, entrano parallelamente una per lato, e si dirigono lateralmente ai bordi 
della prima parte della maschera, mandando sottili tracheole che involgono 
i muscoli adduttori e flessori del labbro; quindi entrano nel labbro propria- 
mente detto, seguono luna da un lato e l’altra dall’ altro l'andamento dei 
muscoli adduttori esterni del dente del labbro, però appena sboccate nel 
labbro si dividono in due diramazioni che innervano la parte centrale e 


quindi poco più in alto si dividono di nuovo con un ramo che va al lembo: 


superiore esterno; il ramo principale che segue la forma della maschera, sale 
fino a distribuirsi negli articoli terminali, e termina nella punta della spina 
esterna (vedi Tav. IV, fig. 3). 

Le ali ricevono, come ho incidentalmente accennato, le loro trachee da 
due origini differenti. Il primo paio che nella larva è inferiore, riceve le tra- 
chee da due sottili diramazioni che partono dal ramo anastomotico superiore 
centrale, il secondo paio che è superiore, e di forma leggermente più rotondo, 
riceve le trachee dal primo paio di zampe. La distribuzione nel primo e se- 
condo paio di ali è quasi eguale, come si vede nella Tav. IV. Fig. 1. (Ala del 
secondo paio) e nella Tav. IV. Fig. 2. (Ala del primo paio), perchè le trachee 
salgono fino al limite esterno per discendere con un angolo molto acuto fino 
al lembo interno, mandando in questo percorso cinque o sei diramazioni che 
innervano, intrecciandosi in vario modo, la superficie dell’ala, e si distribui- 
scono come le figure dimostrano evidentemente. 

Descritta la disposizione delle trachee principali, veniamo a studiar gli 
apparati che servono a eliminare dall'acqua il gas che serve alla respirazione. 
L’ intestino rettale è quello che contiene nelle sue pareti le branchie o la- 


melle che servono a quest’ufficio. Esse sono disposte in 12 striscie. che ne. 


contano da 22 a 25 ciascuna, circa 300 in tutte, e che cominciano colle tra- 
cheole in un modo assai speciale, perchè delle 6 lamelle superiori le 4 mediane 
sono in rapporto con i canali superiori centrali, le due laterali con quelli 
viscerali, Tav. IV. Fig. 6. 

Le distribuzioni delle trachee nelle lamelle è anche essa caratteristica, 


perchè i sottili rami son curvi a più riprese, in modo da poter sopportare - 


degli stiramenti forti e repentini senza sentirne danno. 


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— 2605 — 


Le terminazioni poi che vanno a diramarsi alla superficie della branchia 
assumono due forme e sempre costanti; quelle che nascono da rami laterali 
inferiori rivestono tutta la superficie curva della branchia con dei sottili ra- 
metti che procedono paralleli da un lato all’altro; quelli invece che nascono 
dai rami papillari prendono la forma di un ricciolo o quella di un getto a 
diramazioni eguali ed opposte, come si vede nella Tav. IV. Fig. 7. 

I rami papillari terminano alla superficie delle branchie mandando fuori 
delle papille di forma ben delineata e che si innalzano sulla superficie bran- 
chiale o verticalmente od obliquamente, hanno una forma cilindrica, e sulla 
estremità superiore portano 6 o 8 punte a cono che non comunicano coll’ in- 
terno per nessuna soluzione di continuità. Tav. IV, Fig. 5. 

Nell’interno i rami tracheali sono aggruppati in una folta matassa che sale 
dal basso all’alto e termina anastomizzando le sue numerosissime tracheole. 

Nelle papille come nelle branchie si addensa non di rado il pigmento in 
modo da dare una colorazione vivissima, che impedisce alcune volte di in- 
tendere a prima vista la disposizione delle varie parti. 

Conosciuta la disposizione tracheale e come sono formate le branchie, 
vediamo in qual modo l’animale porta a contatto della cavità intestinale il 
liquido da cui trae il gas che gli circola nelle trachee. 

L’acqua entra nella cavità rettale per il foro anale, munito di spine 


che aprendosi, o richiudendosi secondo la volontà dell’animale, intercettano 


Md 


o permettono l’ ingresso all’acqua. Dopo le spine si trova un’altra barriera, 
costituita da una valvola semilunare che può impedire anch’essa il riflusso 
del liquido dalla cavità generale del corpo. 

L’aprirsi e il chiudersi di queste punte che intercettano la via all'acqua 
già penetrata nella cavità, non è ritmico come alcuni hanno voluto far cre- 
dere, perchè se l’animale sta in quiete può aprire ritmicamente la valvola e 
le spine candali, e per mezzo di una contrazione dei muscoli trasversi del- 
l’addome assorbire l’acqua; ma questa apparente regolarità delle funzioni di 
assorbimento si cambia quando una causa esterna venga a turbare la quiete 
dell'animale stesso. 

Allora tutti gli accessori dell’apparecchio respiratorio si cambiano in 
organi di difesa, e la larva si muove, si dibatte, lancia ad una distanza che 
può essere anche di 50 centimetri un getto d’acqua abbondante. Anche in 
condizioni normali la locomozione si effettua in grazia della spinta prodotta 
dal rigetto dell’acqua assorbita, perchè in tal modo l’animale progredisce 10 
volte più lesto che se camminasse, e può assalire le vittime piombando loro 


addosso come una freccia. 
Ann. XVII, 18 


— 266 — 


Le spine possono essere divaricate anche per difesa, per offesa e per sorreg- 
gere l’animale in certe «condizioni speciali di vita. 

Acute e sottili quali sono, servono per offesa e per difesa; in grazia della 
loro mobilità l’animale può girarle rapidamente in vario senso. 

Quando la ninfa è prossima alla muta non di rado sale o sulle pietre o 
sulle piante per emergere dalle acque ed asciugarsi; allora le punte-caudali 
fanno l’ ufficio medesimo della coda degli Zigodattili, perchè sorreggono l’ani. 
male, che a causa della semplicità degli ugnelli non può attaccarsi con gran 
sicurezza alle superfici poco scabre. 

In tutte queste circostanze si aprono le punte, ma la valvola mantiene 
Ie sue tre labbra a contatto e impedisce che il liquido venga fuori. Il modo 
di respirazione, per quanto sembri simile a quello dei pesci, ne è in effetto 
molto diverso, perchè nelle larve le papille separano dall’acqua un gas per 
immagazzinarlo nelle grosse trachee, mentre i pesci, come è noto, pongono per 
mezzo degli archi branchiali il sangue a contatto dell’ossigeno sciolto néll’acqua. 

Dufour ha scritto che la natura ha creato quelle grosse stigme toraciche 
per ridurre al momento opportuno il sistema respiratorio chiuso in sistema 
aperto, comunicante cioè coll’esterno mediante la rottura della membrana 
muscolosa che chiude i bordi dello stigma toracico, e qui cade in contradi- 
zione per varie cause. 

Come infatti potrà una larva che si trova all’asciutto rompere la mem- 
brana che chiude lo stigma ? E ammesso che la rottura avvenga da sè, potrebbe 
l’animale vivere dopo questi cambiamenti tanto sostanziali. Dufour, basandosi 
sopra le osservazioni di Swammerdam, di Réaumur, di De Ger e di Lyonnet, 
che sono concordi nell'affermare come le ninfe escono dall'acqua per trasfor- 
marsi, dice per consolidare la sua asserzione, che se non avvenisse la rottura. 
della membrana muscolare che chiude lo stigma, l’animale morrebbe per asfis- 
sia, ed io asserisco che morrà un animale in cui il circolo sanguigno com- 
bina direttamente l'ossigeno di cui ha bisogno estraendolo dall'acqua nel 
momento medesimo in cui lo trasforma, ma che le provviste che possono farsi 
nelle grosse trachee dalle larve-ninfe dei Libellulidi permettono una vita an- 
che di 10 giorni all’asciutto. E se questo non bastasse per . distruggere 
le stesse affermazioni di Dufour citerò due periodi del medesimo autore che 
vivamente contraddicendosi mostrano come la congettura che a lui sembrò 
un miracolo di perspicacia e di ingegno sia una fantasticheria palese. 

Nella respirazione acquatica (di queste larve-ninfe) egli dice « l’oxygène 
« seul est extrait de l’eau disous mieux extrait de l’air disous dans ce liquide 
« par le branchies » e più sotto « E qui nous assure qu’ en donnant à nos 


\ 


1207. — ; 


« larves des stigmates qui ne devaient pas fonctionner pendant la vie aquati- 
« que, la nature, dans ses étonnantes prèvisions, n’a pas voulu parer a certai- 
v « nes éventualités, comme le dessèchement. pendant l’èté, des étang peuplés 
| « par ces larves? 
« Ne serait-ce pas à qu'on me passe la compaireson de stigmates de sau- 
« vetage des encas comme difait une femme cèlébre ». 
E per non entrare in molte riflessioni dirò solo che concesso a Du- 
four che le larve estraggono l'ossigeno, come si potrà immaginare che ad 
un tratto si cambino le condizioni di vita di questo animale, si chiudan le 
papille e si aprano le stigme e si lasci penetrare dell’aria atmosferica che 
ha delle proprietà ben diverse dall’ossigeno e lascia dei residui che bisogna 
eliminare. 

‘ Le larve di Aeschna rigettano dei gas che sono i residui della com- 
bustione, ma le stigme non si rompono mai, e se si rompono cagionano 
la morte dell'animale. Si lasci una larva fuori dell’acqua ed essa vivrà in 
tutto riposo più di una settimana, mantenendosi le papille umide coi residui 
dell’acqua che ha nell’ intestino, che mediante un lento movimento dei muscoli 

addominali porta a contatto di tutta la superficie della parete intestinale. 
| Si esamini lo stigma dopo ucciso l’animale e si vedrà sempre intatta 
— la membrana che ne unisce i bordi; si esamini la spoglia secca di una 
.  Aeschna già sviluppata e la membrana dello stigma sarà intatta. Da queste 
osservazioni precise e sicure perchè ripetute su gran numero di animali, 
emerge chiara la conclusione che la respirazione avviene in grazia delle 
branchie intestinali, che l’aria disciolta nell'acqua, per un processo endosmo- 
tico, vien totalmente o in parte assorbita ed immagazzinata nelle vaste tra- 
chee, e che infine la modificazione degli organi respiratori avviene lenta, e 
— l’insetto si veste di nuova forma dopo 5 a 6 giorni di continua preparazione. 


i ae dat S Pi A Ae eli 5 1 
3 pi 


— 263 — 


DESCRIZIONE DELLE FIGURE. 


Tav. III: 


Sistema branchiale centrale e periferico di una larva di Aeschna cyanea 
Mill. 5 volte il naturale. 


Tav. IV2. 


1. Disposizione del sistema tracheale nell’ala. esterna o del secondo 
paio. 5 volte il naturale. 


2. Disposizione del sistema tracheale nell’ala esterna o del primo paio. 
5 volte il naturale. 


3. Disposizione delle trachee nel labbro inferiore. 
5 volte il naturale. 


4. Disposizione delle trachee in un arto. 
5 volte il naturale. 


5. Papille rettobranchiali. 750 diametri. 
6. Distribuzione delle trachee nelle branchie rettali. 85 diametri. 
7. Branchia intera colle terminazioni caratteristiche. 250 diametri. 


— 269 — 


P. M. FERRARI 


RINCOTI OMOTTERI 


RACCOLTI 


NELL’ITALIA CENTRALE E MERIDIONALE 


dal Prof. G. CAVANNA. 


Sommano a 102 le specie nel presente opuscolo enumerate, 
che furono raccolte in tempi diversi, in varie località dell’Italia 
centrale e meridionale dal Chiarissimo Sig. Prof. Guelfo Cavanna, 
e serbate nell’alcool fino al principio di quest'anno. Delle mede- 
sime 98 sono Cicadari, e 4 Psillidi, che ho, salvo due eccezioni, 
determinato e ordinato secondo il catalogo del Dott. Puton 1875. 

Si può ritenere come specie nuova il Mycterodus orthocephalus 
Fieb. poichè inedito. Specie rare sarebbero Homocnemia albovit- 
tata Costa, Peltonotus raniformis Muls. e Rey; nuove per la fauna 
emitterologica italiana: 

Oliarus quinquecostatus Duf. 
Hysteropterum maculifrons Muls. e Rey. 
Tettigometra costulata Fieb. 

» ventratis Sign. (Algeria). 

» lucida Sign. (Algeria). 

Le altre sono più o meno ovvie sì nel nostro paese che altrove. 

Ho dato la descrizione di alcune poche ninfe di Cicadari, la- 
sciandone molte che non mi presentavano caratteri sufficienti 
per riferirle alle specie conosciute. Questo studio, che nella 
massima parte è da fare tanto per gli Omotteri quanto per gli 


— 270 — 


Eterotteri, e che abbisogna di lunghe e pazienti indagini, spar- 
gerebbe molta luce e forse toglierebbe di mezzo molte specie che 
si reggono appoggiate sul maggior o minor sviluppo di qualche 
parte accessoria. Io faccio voti perchè qualche persona di buona 
volontà si accinga a questo lavoro. 


Genova 26 Marzo 1887. 


P. M. FERRARI 


CICADIDA. 


li 


. Cicadatra atra. 
Olivier, Encycloped. métodique V. pag. 759. 63. 
Calabria — Un maschio ed una femmina. 


e) 


Cicadetta tibialis. 
Panzer (Tettigonia) Deuts. Insecten Fauna, fasc. 59, fig. 5. 
Romagne: a Imola e Rimini. 


FULGORIDA. 


ue) 


. Cixius pilosus. 
Oliv. Encycl. met. V. pag. 575. 41. 
Romagne: a Imola e Rimini. 


4. Cixius nervosus. 
Linn. (Cicada) Fauna Svecica, pag. 882. 
Romagne: a Imola e Rimini. 
Di Imola è pure un esemplare di questa specie ma più piccolo, che 
comunicai al Chiariss. Sig. Lethierry, e che mi fu ritornato colla in- 
dicazione: var. minor. 


5. Hyalestes obsoletus. 
Signoret, Annales de la Soc. entomol. de France, 1862, pag. 128. 
Marche: Avellana — Abruzzo: Caramanico — Terra di Lavoro: Gallo e 
Bosco di Torcino. 


— 271 — 


6. Hyalestes luteipes. 
Fieb. Cicadines d’ Europe, in Revue et Magaz. de Zool. 1875, pag. 1872. 
Romagne: Ravenna e Imola — Terra di Lavoro: a Prata Sannita. 


7. Oliarus quinquecostatus. 
Duf. Fieb. Cicad. 1. e 2 pag. 204. 16. 
Romagne: a Imola e Rimini — Marche: all’Avellana — Abruzzo: a Ca- 
ramanico — Terra di Lavoro: Pontecorvo, S. Pasquale, Presenzano. 


| 8. Oliarus cuspidatus. 
Fieb. Cicad. europ. l. c. pag. 205. 17. 
Un solo esemplare, Marche: Avellana. 


9. Almana hemiptera. 
Costa (FuZgora) Fauna Regn. Napol. Emitt. 1840., pag. 2. Tav. 1 
fig. 4 a. c. secondo Fieb. Cicad. eur. l. c. pag. 209. 2 
Abruzzo: a Caramanico — Calabria: a Palizzi. 


10. Dictyophara europaea. 
«Linn. (Fulgora) Syst. Nat. (XII ed.), pag. 704. 9. 
Romagne: Ravenna e Rimini — Marche: Avellana e Portocivitanova — 


Abruzzo : Caramanico. 


11. Caloscelis Bonelli. 
Latr. (Fulgora) Gen. Crustac. et Insect. III, pag. 166. 1. 
Romagne: Imola — Marche: Portocivitanova — Calabria : Palizzi e dintorni. 


12. Peltonotus raniformis. 
Muls. et Rey, Ann. de la Soc. Linn. 1855, pag. 206, fig. 7. 8.9. (femmina). 
Terra di Lavoro, a Prata Sannita. Una 9. 


13. Homocnemia albovittata. 
Costa Nov. Gen. insect. 1857, pag. 9. Tav. 5. A. D. 
Fieb. Cicad. europ. l. c. pag. 224. d. 
Terra di Lavoro, a Prata Sannita, colla specie precedente. Un e. 
Io sarei d’avviso di ridurre ad un solo questi due generi, per le se- 
guenti considerazioni. 
1.° I Generi Peltonotus e Homocnemia sono per l'insieme dei loro carat- 
teri assai vicini al G. Caloscelis; la maggiore differenza sarebbe 
nella forma delle zampe anteriori. 


— 272 — 


2.° Il G. Peltonotus, di cui si conosce la sola femmina, ha grande ana- 
logia generale colla femmina del G. Caloscelis; parimente si co- 
nosce solamente il maschio del G. Zomocnemia, che ha analogia 
coi maschi del G. Caloscelis. 

3.0 Nel caso presente ho due insetti affini, maschio e femmina, che fu- 
rono presi nello stesso tempo e luogo, messi nello stesso tubo du- 
rante la caccia dall’esimio raccoglitore, forse colti nello stesso 
colpo di rete. Perchè respingere la supposizione che fossero accop- 
piati, se appartengono a un genere che ha per carattere ricono- 
sciuto il dimorfismo dei sessi nelle specie cognite ? 

Il P. raniformis (2) per quanto mi consta fu solo trovato nel mezzo- 
giorno della Francia. 


14. Mycterodus orthocephalus 

Fieb ined. 

Femina longa fere 7 millim. 

Fronte a latere visa, sinuata, media parte inferiore pallida brunne- 
scente, subtiliter et irregulariter rugulosa, carina longitudinali ante carinam 
trasversam angulatam albidam abbreviata; carina mediana a carina 
transversa albida exorta, frontis partem superiorem migram subtilissime 
et oblique rugulosam in duas plagas laterales dividit quae in eadem pla- 
nitie qua pars basalis minime sitae sunt, et carinas superiores laterales 
antice conjunctas attingit. 

Clypeo pallido brumnescente medio supero carinato. 

Vertice latitudine duplo abunde longiore, postice ad angulum valde 
obtusum exciso, ante medium quam postice latiore, apice obtuso, lateribus 
acutis nigrescentibus, a nuca ultra oculos rectis, hinc intus extusque si- 
nuatim angustato, longitrorsum depresso, rugis transversis conspicuis. 

Pronoto (ut mesonotum) transverse aciculato, haud manifeste carinato 
punctis impressis brumneis in duobus ordinibus arcuatis. 

Mesonoto carinis lateralibus postice divergentibus, medio sulcato. 

Tegminibus pallido brunnescentibus, ubique sat eodem modo reticula- 
tis, nervîs longitudinalibus crassiusculis subtiliter fusco marginatis, arcolis 
marginis externi et postici plus minus fusco cinctis, ceteris vero fusco 
punctatis. ; 

Dorso nigro, segmento extremo et marginibus apparati serualis pal- 
lidis ; tuba anali arcuata, latitudine quadruplo longiore, sub aequilata‘ 


— 273 — 


ochracea, medio postico brunneo, fovea anali semiovata in dimidio tubae 
excavata. 

Ventre ochraceo vitta mediana percurrente punctisque aliquibus late- 
ralibus in quovis segmento, fuscis. Vulva subius fusco-nigra. 

Pedibus ochraceo brunneis coxis pallidioribus, femoribus anticis et 
mediis cum tibiis, infuscatis. 

Plaga et antennarum basi pallida, articulo extremo fusco. 

Rostro ad pedes posticos extenso, articulo extremo migrescente. 

Legit Avellana, (Marche) Prof. G. Cavanna. 

M. sulcato prorimus a quo differt vertice longiore et latitudine ba- 
sali angustiore, tegminibus undique et subtilius reticulatis: in M. sulcato 
enim areolae majores sunt et solum in parte discoidali tegminum. Differt 
quoque a M. nasuto vertice manifeste breviore. 

Son debitore di queste ultime note distintive, non che del nome di que- 
sta specie, al chiarissimo entomologo sig. Luciano Lethierry di Lilla al quale 
l’ho comunicata. Esso possedendo i disegni dell’opera Fieberiana sui Cicadari 
d'Europa potè assicurarmi che il IM. orthocephalus fa conosciuto ma non 
pubblicato dal Fieber, e mi consigliò a descriverlo. 

La fronte vista lateralmente è sinuata; inferiormente pallido bruniccia 
con carena mediana che sì oblitera un po’ prima della carena pallida tras- 
versa e angolosa; la porzione tra questa carena ed il vertice è nera, con ca- 
rena longitudinale che la divide in due plaghe laterali (inclinate fra loro 
ed anche colla parte basale) e che raggiunge le due carene superiori late- 
rali. Il clipeo è bruniccio chiaro con debole carena più visibile nella metà 
superiore. 

Il vertice misura due volte e mezzo il pronoto, lungo il doppio della nuca, 
tra gli occhi pentagonale, ottuso all’apice, tagliato ad angolo ottuso in addietro, 
depresso longitudinalmente, con forti rugosità trasversali; i margini sono 
nero bruni un po’ rilevati, dalla nuca oltre gli occhi retti e insensibilmente 
divergenti; quindi sinuosi prima in dentro e poi all'infuori. 

Il pronoto (come pure il mesonoto) è trasversalmente acicolato, senza 
chiaro indizio di carene, con due ordini arcati di punti bruni impressi. 

Il mesonoto ha le carene laterali un po’ divergenti, e un solco mediano 
invece della carena. 

Gli omelitri sono uniformemente pallido-brunicci con reticolazione eguale, 
i settori rilevati e marginati sottilmente, le areole punteggiate, quelle del 
margine esterno e posteriore cinte di bruno. i 


Rai 


Il dorso dell'addome è nero opaco, l’ultimo segmento e l’orlo della va- 
gina pallidi; la tromba anale arcata nel senso della lunghezza, lunga il qua- 
druplo della sua larghezza, ocracea colla metà posteriore bruna; la fossetta 
anale semiovale è situata alla metà della tromba. 

Il ventre è ocraceo con benda mediana longitudinale assottigliata in ad- 
dietro ed alcuni punti laterali su ciascun segmento, bruni. 

Le zampe sono bruniccie con i trocanteri chiari, i femori anteriori e 
intermedi colle loro tibie tinte di bruno. 

La regione antennaria e due articoli basali delle antenne pallidi, l’ul- 
timo articolo bruno. Il becco attinge la base delle zampe posteriori, con 


l’apice nero. 


15. Issus dilatatus. 
Oliv. (Fulgora) Encycl. metod. VI. pag. 577. 50, 
March: Avellana — Terra di Lavoro: Pontecorvo e Prata Sannita — 
Calabria: Palizzi. 

Varia leggermente dal tipo per aver le ali bensi un po’ chiare alla base 
ma non all'apice fra i nervi. Nei vari esemplari raccolti dal Sig. Prof. Cavanna, 
come in quelli che io stesso trovai presso Genova, ho sempre riscontrato la 
carena mediana del pronoto, e solo mancante od ,obliterata in qualche ma 
schio immaturo. Quanto alla colorazione degli omelitri varia come nelle spe- 
cie congeneri; talvolta sono di color bruno chiaro quasi uniforme senza una 
macchia bruniccia dopo la gobba esterna, oppure il bruno abbonda e allora 
presentano più o meno la disposizione di macchie descritta dal Fieber (Cicad. 
europ. pag. 250. 251). 

Di più, oltre ai lati dello sterno e il connessivo, sono tinte di roseo an- 
che le suture dei segmenti dorsali. 


NYMPHA 


Fronte ovata, supra truncata, scutiformi, carina mediana integra cum 
lateralibus inferius conjuncta, plaga mediana hyerogliphicis tenuissimis, 
plaga marginali tuberculis (2) sub biseriatis pallidioribus, externis minori- 
bus, fusciore circumdatis. Vertice acquilato, medio obtuse angulato, latitudine 
fere quadruplo et oculo fere duplo latiore, linea mediana pallida. Pro- 
noto quam vertice paullo minus duplo longiore, antice angulato obtuso, 
antice et lateribus tuberculato, dimidio postico mediano trigono, laevi, carì- 


— 295 — 
nato. Mesonoto quam pronoto longiusculo, tricarinato, inter carinas laevi, 
‘© gibberulis duobus rotundatis medianis, lateribus extra carinas medio fo- 
veolatis. Metanoto laevi, carina mediana medio sulcata parteque laterali 

extra carinas trigona sub elongata, ita ut margo posticus metanoti lincam 
bis fractam praebeat. 

Tegminum rudimentis ovato sub elongatis, vix neque duplo latitudine 
longioribus, innotatis. 

Segmentibus dorsalibus abdominis tuberculo mediano et striga laterali 
e 5-6 tuberculis efformata albidis fusco cinctis. 

Ventre ochraceo pallido, puncto nigro exiguo laterali în ultimis quin- 
que segmentis. 

Pedibus vix fusco lineatis. 

L’unica ninfa che ritengo appartenere all’Issus dilatatus fu raccolta 
presso Palmi (Calabria), in un castagneto. 

Lunga millim. 5, giallo d’ocra pallido variata di bruno chiaro. 

La fronte un po’ più lunga che larga nella linea inferiore degli occhi, debol- 
mente angolosa in alto; con la carena mediana che raggiunge colle due estre- 
mità le carene laterali; queste limitano tra loro lo spazio mediano che ha la 
figura di uno scudo araldico ossia un ovale sopra tagliato a debole angolo 
sporgente: tale spazio è chiaro, con sottili geroglifici brunicci; l’orlatura fra 
le dette carene e il margine ha dei segni rotondi chiari che sembrano pic- 
cole convessità cinte di bruniccio. 

Il vertice, largo circa quattro volte la sua lunghezza, fa angolo ottuso in 
avanti; ha una linea mediana chiara che si estende alle porzioni del torace. 

Il pronoto lungo quasi il doppio del vertice ha tre ordini laterali obli- 
qui di fossette, una carena mediana, il margine posteriore tagliato ad arco. 

Il mesonoto è alquanto più lungo del pronoto e il doppio del metanoto; fra 
le carene laterali e la mediana, ha una debole elevatezza, e all’infuori delle ca- 
rene è bruniccio con una chiazza di fossette; il margine posteriore fra le ca- 
rene è ad angolo ottuso. 

Il metanoto ha la carena mediana solcata longitudinalmente, indizio 
della fusione delle due porzioni simmetriche; le sue carene laterali seguono 
quelle del mesonoto, egualmente rette e alquanto divergenti in addietro; fra 
esse il margine posteriore è ad angolo debolissimo; le porzioni laterali sono 
tagliate obliquamente. 

I rudimenti degli omelitri ovali, allungati fino al secondo segmento dor- 
sale, di color chiaro, non hanno traccia di nervi. 


— 276 — 


Ciascun segmento dorsale ha nel mezzo un tubercoletto chiaro cinto di 


bruniccio, e i cinque ultimi hanno i lati largamente brunicci in cui spiccano 


cinque o sei tubercoletti chiari in riga trasversa. 
Il ventre è pallido, con un piccolo punto nero allungato alle stimmate. 
Le zampe ocracee con gli spigoli delle tibie e l’apice dei tarsi brunicci. 


16. Hysteropterum liliimacula. 
Costa (Issus) Fauna del Regno di Napoli 1840, secondo Fieb. Cicad. eur. 
lc. 806 pag. 3. I. 
Romagne: Ravenna, Monte Giove, Rimini — Marche: Avellana e Pergola 
— Calabria: Palizzi. 


È distinguibile dall’ Z7. gry2loides pel vertice che non è largo il doppio 
di un occhio; la fronte in alto è leggermente angolosa, i nervi degli omeli- 
tri macchiati più o meno di nero, colle reticolazioni finali più robuste. 

La ninfa è simile a quella della specie seguente, e ne differisce per la 
forma del vertice più stretto e angoloso all’innanzi. 


17. Hysteropterum grylloides. 
Fabr. (Cercopis) Ent. syst. IV. pag. 51. 51. 
Romagne: Rimini — Abruzzo: Caramanico — Calabria: Palizzi. 


NYMPHA. 


Albida, ovata aut ovato elongata; fronte latitudine longiore, supra 
truncata, lateribus parum, ad clypeum magis arcuatis, carina mediana 
integra, duabus lateralibus arcuatis ita ut simul ellypsim praebeant, plagam 
brunneam maculis rotundatis pallidioribus confertis praeditam includenti- 
bus; inter carinas laterales et margines pallida punctis brunneis; vertice ae- 
quilato vix arcuato longitudine quadruplo latiore; pronoto tri-seriatim tran- 
sverse punctato-foveolato; mesonoto laevi, medio canalicula angulari de- 
presso, carinis lateralibus puncto nigro postico signatis; extra carinas 
plaga foveolis congregatis efformata; foveolis brunneis ante et pone peri- 
phericum nervum in tegminum rudimentis; tuberculis 3-5 in lateribus 
segmentorum dorsi, signis duobus trigonis in poenultimo segmento punc- 
lisque ad stigmata ventris, fuscis. Long. 4-5 mill. 

Credo che appartengano all’H. gryMoides varie ninfe raccolte nei din- 
torni di Palizzi ed a S. Eufemia dal Sig. Prof. Cavanna, e che presi io pure 
altrove nelle località ove si trovano gli adulti, distinte per i seguenti caratteri. 


lean nel 


— 277 — 


Di color bianco (o gialliccio se stettero a lungo nell’alcool), con due 
macchiette nerastre sul mesonoto, dei tratti bruni ai lati del dorso addomi- 
nale e due più apparenti sul penultimo segmento. 

Fronte ovale sopra troncata, un po’ più lunga che larga, colle carene 
sottilmente brune che non si raggiungono in basso ma terminano alla su- 
tura clipeo-frontale che è ad angolo retto; in alto si raggiungono ad arco 
ove arriva la mediana. 

La porzione frontale fra queste carene è bruniccia con minute macchie 
rotonde appressate, chiare; l’orlo fra le carene e il margine è chiaro con 
punti bruni, talora sparsi oppure alternamente due o tre in riga orizzontale 
e circa altrettanti in riga obliqua o verticale. 

Vertice debolmente arcato, di uguale lunghezza, largo quattro volte 
quanto è lungo. 

Pronoto lungo il doppio del vertice, senza carene, arcato all’innanzi, po- 
steriormente smarginato nel mezzo, con tre ordini di punti infossati meno 
apparenti nella linea media. 

Mesonoto liscio, lungo quasi il doppio del pronoto, scavato a canale tra 
le carene che sono nericce all’apice posteriore; con una chiazza di punti 
che pajono tubercoletti, all’ infuori di dette carene. 

Metanoto lungo circa un terzo del mesonoto, senza punti infossati, con 
due carene un po’ convergenti in addietro. 

Rudimenti degli omelitri con indizi di nervi rilevati, le fossette prima e 
dopo il nervo periferico e alcune macchie dopo la base, brunicce. 

I due segmenti del dorso addominale hanno quattro sottili tratti trasversì 
non sempre manifesti e sui lati tre o quattro tubercoletti equidistanti, cinque 
o sei sugli altri segmenti. Negli esemplari più colorati, dietro la riga dei 
tubercoletti vi è una sottile stria bruna che termina in una macchia trigona 
alla parte interna, più visibile sul penultimo segmento; talora i tubercoletti 
sono separati da brevi tratti oscuri; non raramente una riga longitudinale 
mediana di macchiette rotonde chiare cinte di bruno. 

Sulle cinque ultime suture ventrali un punto bruno rotondo laterale. 

Le zampe sono più o meno lineate di brumiccio. 

18. Hysteropterum maculifrons. 
Muls. et Rey. Put. Cat. des Hemipt. 1875, pag. 61. 23. 

Abruzzo, a Caramanico. — Un solo esemplare femmina, in cui è notevole 
l'anomalia di avere cioè le tibie posteriori armate di tre spine (non tenendo 
conto dell’apicale); delle quali la prima un po’ più piccola delle seguenti 


— 278 — 


è situata un po’ innanzi della metà della tibia, la seconda dopo di essa, ma 
più vicina alla prima spina che alla seguente. 


NYMPHA. n 


Long. vix mill. 3. Ochraceo brunnescens, obscuriore variegata. 

Frons longitudine latior, plaga media rectangulare triplo latitudine 
longiore, macula mediana nigra et carina mediana sursum abbreviata ; 
plagis lateralibus a carina plagae mediae limitatis, margine superiore obli- 
que truncato, margine externo arcuato, secus carinas et margines foveolatis. 
Clypeus converus brunneus. 

Vertex ante oculos prominulus, longitudine triplo circiter latior, mar- 
gine antico lincam bis fractam referens; margine postico vix ad angu- 
lum exciso, vitta mediana pallida et plagula laevi utrinque ; în parte po- 
stica carinam rubidam medianam praebet per thoracem etabdomen extensam. 

Pronotum vertice brevius, margine antico vix angulato, postice ad 
angulum obtusum excisum; lateribus punctato foveolatum, absque carinis 
lateralibus. i 

Mesonotum, medio, pronoto triplo circiter longius, inter carinas late- 
rales exragonum lateribus în rudimentis tegminum productum. 

Metanotum, medio, mesonoto brevius, medio margine antico ad an- 
gulum exciso, margine postico toto arcuate exciso, carinis lateralibus po- 
stice convergentibus. 

Dorsum abdominis ordinibus tribus longitudinalibus tuberculorum, 
quorum lateralia magis înter se proxima sunt; vittis tribus longitudina- 
libus fuscis per ordines tuberculorum transeuntibus, vel vitta trasversa 
brunnea tubercula complectente, in quovis segmento utrinque. 

Ventris stigmata anulo brunneo conspicuo cincta. 

Pedes plus minus înfuscati vel fusco lineati; tarsi antici et inter- 
medii bi-articulati articulo basali brevi; tarsi postici tri-articulati. 

Tibiae posticae spinis duabus esternis, praeter apicalem. 

Dei due esemplari, di Presenzano, esaminati, uno è lungo 3 millimetri 
l’altro è di poco più corto, ma non differisce dal primo fuorchè per le zampe 
di colore più fosco e per le bende brune dell’addome confluenti. Il colore ge- 
nerale è giallo bruniccio volgente al rossiccio testaceo, col ventre alquanto 
più chiaro. 


— 279 — 


Fronte con carena mediana che sorge dal clipeo e arriva alla Jinea fra 
l’angolo inferiore degli occhi; le carene laterali sono parallele: nel mezzo ha 
una macchia nera semi ovale troncata in basso; la porzione fra le carene 
laterali e il margine laterale, misurata alla metà, è larga come la plaga 
mediana, sopra troncata obliquamente, col margine laterale poco arcato, e 
alquanto più verso il clipeo, con punti infossati regolari lungo il lato esterno 
ed altri sparsi. Clipeo corto, convesso, bruno. 

Vertice largo circa 8 volte come lungo, un po’ avanzato oltre gli occhi, 
in linea spezzata in tre parti di cui la mediana è un po’ maggiore, col mar- 
gine posteriore tagliato ad angolo ottuso, due spazi ovali lisci ai lati di una 
benda chiara mediana longitudinale che sì continua sul torace e addome. 

Pronoto in forma di lista trasversa più corto del vertice, assottigliato 
dietro gli occhi e quivi con piccole fossette; col margine anteriore debolmeute 
angoloso e il posteriore intagliato ad angolo, con carena mediana rossastra 
continuata in addietro fino alla fine dell'addome. 

Mesonoto lungo più del doppio che il pronoto, all’innanzi un po’ ad 
angolo; con due carene divergenti in addietro che lo dividono in tre porzioni, 
la mediana esagona, le laterali allungate lateralmente in addietro, formate 
in parte dai rudimenti omelitrali. 

Metanoto nel mezzo più corto del mesonoto, le sue carene laterali seguono 

quelle del mesonoto ma un po’ convergenti in addietro; il margine posteriore 
è largamente tagliato ad arco. 

Dorso dell'addome con tre tuborcoletti in riga per parte ad ogni seg- 
mento, i due più vicini al margine più ravvicinati fra loro; nell’esemplare 
più giovine questi tubercoletti si trovano compresi da una benda bruna, che 
non arriva al mezzo nè tocca il connessivo; nell'altro esemplare passano pei 
medesimi tre liste brune longitudinali per parte. 

Il ventre è unicolore, le stimmate sono cinte da un anello bruno. Le 
zampe sono lineate di bruno; sono ben sviluppate le due spine delle tibie 
posteriori e i tre articoli dei loro tarsi; invece i tarsi anteriori e intermedi 
sono apparentemente bi-articolati; l'articolo basale è sottile, corto, circa 1/, 
del seguente. Nell’esemplare più giovane le zampe sono nereggianti, specie 
le tibie e i tarsi. 


19. Hysteropterum immaculatum. 
Herr. Scheff. Deuts. Ins. F. fasc. 143. fig. 16. 
Marche: all’Avellana. Un maschio e una femmina. 


a pi CP MT PE © CA TT AA 2 Ma si PL e, 97 batti. 
. , \y ni 


— 280 — 


20. Asiraca clavicornis. 
Fabr. (Cicada) Ent. Syst. IV, pag. 41, 62. 
Abruzzo: a Caramanico, una ninfa. — Calabria: a Pizzo, presso il 
Romitorio. 


21. Delphax striatella. 
Fall. Hem. Suec. II. 75. 3. 
Romagne: Imola, Rimini. — Marche: Monte Giove e Pergola. 


22. Delphax propinqua. 
Fieb. Delphaciniin VerhandI. der k. k. zoo]. bot. Gesell. 1866, pag. 525, 3. 
Terra di Lavoro: a Prata Sannita. 


23. Metropis Magyri. 
Fieb. Delphacini 1. c. pag. 529. 1. 
Terra di Lavoro: a Terelle, sul Monte Cairo. Un solo esemplare. 


24. Stiroma Pteridis. 
Gené, Amyot Ann. d. la Soc. ent. de France 1847, spec. 359. Peridetha., 
Calabria: nei Piani di Sclanu, a Bagaladi ed a Roccaforte del Greco. 


25. Tettigometra atra. | | 
Hagemback. Symb. F. infer. Helvet. pag. 44. tav. 14. fig. 27. 
Romagne: Imola — Terra di Lavoro: a Pontecorvo e Prata Sannita — 
Calabria: a Pizzo, Bagaladi e Palizzi. 


26. Tettigometra obliqua. 
Panzer Deut. Ins. faun. fasc. 61. fig. 13. 
Romagne: Imola — Terra di Lavoro: a Pontecorvo, Terelle, S. Pasquale 
e Prata Sannita. I î 


27. Tettigometra costulata. 
Fieb. Synops. d. Europ. Art. Tettigom. in Verhand]. d. zool. bot. Gesell. 
1865. pag. 572. 23. 
Calabria: Pizzo alle foci dell’Angitola, Bagaladi, Palizzi e Montagna Covolo. 


28. Tettigometra Baranii. 
Signoret. Revis. des Tettigometr. Ann. d. 1. Soc. ent. de France 1865, 
pag. 159. 23. 
Terra di Lavoro: Pontecorvo, Monteleuce, Presenzano e Prata Sannita. 


SA, PI ETRE 


4 29. Tettigometra lucida. 
Sign. 1. c. pag. 158. 22. 

cd Romagne: Rimini. — Calabria: a Bagaladi. ‘ 
30. Tettigometra ventralis. 
A Sign. 1. c. pag. 149. 11. 

Calabria. 

Queste due ultime specie non sono descritte nè citate nell'opera postuma 
del Fieber sulle Cicadine d’ Europa tradotta dal Dott. Reiber. 


di. CERCOPIDA. 


| 831. Triecphora mactata. 

Germ. (Cercopis) Magaz. IV. pag. 44. 14. 

Romagne: Ravenna — Terra di Lavoro: Pontecorvo e Terelle — Calabria: 
Piana di Ravello presso Mileto, Catanzaro. In quest’ultimo luogo fu 
trovata dal Capitano Adami. 


È 32. Lepyronia coleoptrata. 

| Linn. (Cicada) Syst. Nat. V. pag. 461. 23. 

Romagne: Ravenna — Marche: Pergola e Portocivitanova — Abruzzzo: 
È a Caramanico. — Terra di Lavoro: «Pontecorvo e Prata Sannità. 


NYMPHA. 


Pallida; oculis, punctis duobus în vertice et totidem in pronoto obli- 
quis, fascis quatuor tegminum rudimenta et metanotum percurrentidus, 
 medianis undulatis majoribus, brunneo nigris; vittis transversis vix. ma- 
nifestis medio interruptis în dorso abdominis, ochraceis. 

i Capo e torace chiari, addome e zampe bruniccio pallide. 

} La fronte vescicolosa, più convessa che nello adulto, offre delle strie tra- 
sverse alquanto pìù colorate, che non si raggiungono nel mezzo. Di sopra: 
la porzione visibile della fronte è Q forme con orlo bruno al margine curvo, 
larga il doppio che lunga; il vertice è quadrangolare ossia trapeziforme, largo 
alla base fra gli occhi tre volte quanto è lungo nel mezzo, col margine an- 
teriore debolmente recurvo, gli angoli anteriori rotondati e i lati bi-flessuosi, 


notato di due punti bruni poco più distanti fra loro che dagli occhi, nel di- 
Ann. XVII, 19 


— 282 — 
sco; due tratti slavati che dai detti punti vanno verso due macchiette avvi- 
cinate, nel mezzo del margine anteriore, brunicce. 

Il pronoto non sorpassa in lunghezza la linea degli occhi, ha i lati e il 
margine anteriore retti, il posteriore recurvo : largo quattro volte quanto è 
lungo ai lati, e due volte e mezzo quanto è lungo nella linea mediana: con 
una macchia obliqua ovale grande, per parte, bruna. 

Il mesonoto è lungo il doppio del metanoto, coi rudimenti omelitrali ed 
alari stretti, acuti. 

Quattro bende brune longitudinali, le mediane più larghe e fosche un poco 
oblique hanno fra di loro una benda mediana ristretta in addietro e due la- 
terali bianchicce. 

I femori sono bruni colla estremità chiara, le tibie brunicce colla base 
più chiara. 


383. Aphrophora Alni. 
Fall. (Cercopis) Acta Holm. 1805. pag. 240. 
Romagna: Ravenna e Rimini — Marche: Pergola ed Avellana — Terra 
di Lavoro: Prata Sannita e Gallo — Calabria: Monte Pecoraro presso 
Mongiana ed a Palizzi. 


34. Ptyelus campestris. 
Fall. (Cercopis) l. c. pag. 252. 6. 
Marche: a Monte Giove presso Fano — Abruzzo: a Caramanico — Terra 
di Lavoro: Prata Sannita e Gallo — Calabria: Pizzo, all’ Angitola, 
Bagnara, Piana di, Ravello e Mileto. 


35. Ptyelus spumarius. 
Linn. (Cicada) Fauna Sv. pag. 240. 
Comunissimo in tutte le località visitate delle Romagne, Marche, Abruzzo, 
Terra di Lavoro e Calabria. Fu trovato anche sulle cime del Monte 
Pecoraro e dell'Aspromonte in Calabria. 


MEMBRACIDA. 


36. Centrotus cornutus. 
Linn. (Cicada) Fauna Sv. pag. 879. 
Marche; Avellana — Terra di Lavoro: a Pontecorvo — Calabria: a Ca- 
tanzaro (dal capitano Adami), Pizzo, Monte Poro presso Nicotera, 
Palizzi. 


— 2839 — 


37. Gargara Genistae. 
Fab. (Centrotus) Syst. Rh. pag. 21. 26. 
Romagne: Imola e Ravenna — Abruzzo: Caramanico. 


JASSIDA. 


38. Ulopa trivia. 
Germ. Magaz. d. Entom. IV. pag. 55. 
Marche: Avellana. 


39. Megophtalmus scanicus. 
Fall. (Cicada) Act. Holm. 1806. pag. 114. 
Romagne: a Imola — Marche: all’Avellana — Calabria: al Consolino 
presso Stilo jonico. 


40. Idiocerus notatus. 
Fab. (Cicada) Ent. syst. IV. pag. 43. 71. 
Marche: Avellana. 


41. Idiocerus lituratus. 
Fallen. (Jassus) Act. Holm. 1806. pag. 117. 2. 
Calabria: a Palizzi. 


42. Idiocerus taeniops. 
Fieb. Bythoscopida 1. c. pag. 454. 7. 
Calabria: Palizzi. Un solo esemplare. 


43. Idiocerus cognatus. 
Fieb. Bythoscopida 1. c. pag. 455. 10. 
Terra di Lavoro: a Pontecorvo. Un solo esemplare. 


44, Idiocerus ustulatus. 
Muls. et Rey (BytRoscopus) Opuse. entom. fasc. VI. pag. 117. 
Marche: alla Pergola. 


45. Idiocerus socialis. 
Fieb. Bythoscopida in Verhand!I. d. zool. bot. Gesell. 1868. pag. 456. 12. 
Romagne : Imola — Marche: alla Pergola. 


46. Idiocerus fulgidus. 
Fab. (Cicada) Ent. syst. IV. pag. 44. 73. 
Terra di Lavoro: Pontecorvo. 


abi gp: 


47. Pediopsis nassata. 
Germ. (Jassus\ Fauna insect. Eur. 1813. pag. 17. 13. 
Romagne: Imola — Marche: Pergola — Terra di Lavoro: Gallo — Ca- 
labria: Palizzi. Gli esemplari di Gallo e Palizzi sono brunicci, e pal- 
lidi quelli di Imola e Pergola. 


48. Pediopsis scutellata. 
Boheman (7assus) Nya Sv. Hom. K. Vet. Akad. Hand). 1845. pag 53. 26. 
Marche: all’ Avellana. 


49. Pediopsis Freyi. i 
Fieb. (Bythoscopida) l. ce. pag. 461. 11. 
Romagne: Imola. — Marche: a Monte Giove — Terra di Lavoro: a S. 
Pasquale. 


50. Agallia sinuata. 
Muls. et Rey. Ann. de la Soc. ent. de France 1855. pag. 222. 
Romagne: Imola e Rimini — Marche: Portocivitanova — Abruzzo: a 
Caramanico — Calabria: dintorni di Palizzi. 


51. Agallia puncticeps. 
Germ. F. ins. Eur. pag. 17. 12. 
Romagne: Ravenna — Marche: Pergola ed Avellana — Abruzzo: Cara- 
manico — Calabria a Palizzi. 


52. Agallia reticulata. 
Herr. Scheff. F. insect. Germ. fasc. 126. 1. 
Marche: Monte Giove — Calabria: Cima dell'Aspromonte. 


55. Agallia venosa. 
Fall. (Cicada) Acta Holm. 1806. pag. 25. 19. 
Romagne: Ravenna, Rimini. — Marche: Monte Giove e Pergola — 
Abruzzo: Caramanico — Terra di Lavoro: Pontecorvo — Calabria: 
Pizzo, Foci dell’Angitola, Mileto e Piana di Ravello, Aspromonte, 
Palizzi. 


54. Agallia brachyptera. 
Bohem. (Athysanus) N. Sv. Hom. 1. c. 1847, pag. 29. 4. 
Terra di Lavoro: Prata Sannita. Un solo esemplare. 


— 2859 — 


55. Tettigonia viridis. 
Linn. (Cicada) Sist. Nat. V. pag. 466. 46, 
Romagne: Ravenna e Rimini — Marche: Portocivitanova — Terra di 
Lavoro : Pontecorvo. 


NYMPHA. 


Flavida: oculis, macula genarum et duo în vertice rotundatis nigre- 
scentibus, vittis quatuor percurrentibus a pronoto ad finem abdominis, fuscis. 

Questa ninfa che trovasi tanto copiosamente in primavera ed estate nei 
luoghi freschi, ed acquitrinosi è verdognola o giallo chiara con la fronte bru- 
niccia; sopra ha quattro bende longitudinali brune equidistanti che cominciano 
dopo il capo e vanno fino all’estremità del corpo; due macchie rotondate 
sul vertice ed una su ciascuna guancia, di color bruno o nero. 

Alcuni esemplari di Pizzo alle foci dell’Angitola, in diverso grado di svi- 
luppo. 


E 


Lungo 4 millimetri circa. Il capo sembra sproporzionato, gli occhi spor- 
gono quasi totalmente oltre i lati del pronoto, il quale è lungo meno di metà 
del capo, e largo circa tre volte la propria lunghezza ed ha i margini leg- 
germente arcati all’innanzi. Il mesonoto nel mezzo è lungo come il pronoto 
abbondantemente, ha il margine posteriore quasi retto, e a ciascun lato è 
continuato dai rudimenti omelitrali connati alla base. Il metanoto appena 
più lungo del mesonoto, tagliato ad angolo posteriormente, è assai prolun- 
gato ai lati. Tarsi posteriori con 3 articoli; negli altri non è chiara l’artico- 
lazione fra il 2° e 8° articolo. 


II 


Lungo poco più di 4 mill. 

Il capo apparisce meno grande che nell’esemplare testè descritto: gli 
occhi sporgono solo per metà oltre i lati del pronoto. Il metanoto 6 lungo il 
doppio del mesonoto. 


III. 


Lungo 5 millim. 
Pronoto all’innanzi largo un po’ più che il capo nella linea anteriore 


— 286 — 


degli occhi. Mesonoto nel mezzo lungo come il metanoto, col margine poste- 
riore ad angolo ottuso; il margine posteriore del metanoto inciso ad angolo 
ottuso 


TV. 


Lungo 6. millim. 
Pronoto nel mezzo solcato, invece il meso e metanoto carenati longitu- 
dinalmente. La colorazione è più decisa. 


56. Euacanthus interruptus. 
Linn. (Cicada) Syst. Nat. V. pag. 463, 55. 
Marche: all’Avellana — Abruzzo: a Caramanico. 


57. Euacanthus acuminatus. 
Fab. (Cicada) Ent. Syst. IV. pag. 36, 40. 
Marche: all’Avellana. 


58. Eupelix producta. 
Germ. F. insect. XX. fig. 24. 
Terra di Lavoro: a Gallo. Due soli esemplari. 


59. Eupelix depressa. 
Fab. (Cicada) Syst. Rh. pag. 66. 19. 
Marche: Portocivitanova. Ninfa la cui testa é quasi un terzo della lun- 
ghezza del corpo — Terra di Lavoro: a Gallo. Un solo esemplare. 


60. Acocephalus carinatus. 
Stàl. Ann. de la Soc. ent. de France 1864, pag. 65. 
Marche: Monte Giove e Portocivitanova — Abruzzo: a Caramanico — 
Terra di Lavoro: a Presenzano e Prata Sannita. 


61. Acocephalus striatus. 
Fab. Mantissa II. 271, 39. 

Romagne: Imola e Ravenna — Marche: Pergola, Avellana, Portocivita- 
nova. — Abruzzo; a Caramanico. — Terra di Lavoro: Presenzano. — 
Calabria: Pizzo, foci dell’Angitola, Aspromonte in regione Nardello, 
Roccaforte del Greco, Palizzi e dintorni. 


62. Acocephalus tricinctus. 
Curt. Brit. ent. pl. 620. 
Marche: all’Avellana. Un maschio. Riferisco alla presente specie anche 


— 287 — 


4 femmine raccolte a Portocivitanova e Monte Giove solo perchè non rasso- 
migliano a quelle delle specie affini che ho in collezione, mancando del 

resto buoni caratteri per distinguere con sicurezza le femmine; ne abbiamo 
prove nelle descrizioni di queste ultime, date dal chiar. Signoret nell’opera 
sugli Acocefalidi. 


63. Acocephalus albifrons. 
Linn. (Cicada) F. Sv. pag. 241. 884. 

Romagne; Rimini — Marche: Portocivitanova — Terra di Lavoro: S. Pa- 
squale e Prata Sannita — Calabria: Stilo jonico, Palmi e Bagaladi. 
Maschi di Bagaladi, Rimini e Palmi: Femmine di color grigio, di 
Portocivitanova. Femmine fuliginose, di S. Pasquale, Bagaladi, Prata 
e Stilo. 


64. Selenocephalus Flori. 
Stil Ann. d. la Soc. ent. de France 1864, pag. 67, 3. 
Marche: all’Avellana — Abruzzo a Caramanico. Due soli esemplari. 


65. Selenocephalus obsoletus. 
Germ. griseus Fab. Signor. Acoceph. l. c. pag. 55, 1. 
Romagne: Imola, Ravenna, Rimini — Marche: all’Avellana. — Abruzzo: 
Caramanico — Terra di Lavoro: Pontecorvo, Presenzano e S. Pasquale 
— Calabria: a Stilo presso al Monte Stella, Bagaladi. dintorni di 
Palizzi. 


NYMPHA. 


Exempla juniora : nigrescentia vel plus minus fusca, ventre pallido 
macula magna transversa mediana punctoque exiguo laterali in extremis 5. 
segmentis, nigris. Exempla majora: luride ochracea, puncto laterali im- 
prssso sub fuscescente in commissuris dorsì. 

Vertice antice parabolico, margine acuto, pronoto quam vertice breviu- 
scolo margine antico et postico leniter procurvis; mesonoto quam pronoto 
breviuscolo aut aeque longe, margine postico medio recurvo, in rudimentis 
tegminum connatis producto; metanoto quam mesonoto longiore, postice 
arcuate exciso aut recto (în junioribus). 

La figura parabolica del vertice ed il margine del capo tagliente fanno 
riconoscere con agevolezza a quale specie appartengono questa sorta di ninfe 
raccolte nelle due località, cioè nei dintorni di Palizzi ed a Pontecorvo. 


— 288 — 


I piccoli esemplari che misurano 4-6 millimetri sono più o meno bruni 
sopra e sotto, fuorchè il ventre che è pallido con un ordine longitudinale me- 
diano di macchie nere trasverse ed un puuto bruno laterale presso le stim- 
mate sui cinque ultimi segmenti. Un esemplare più grande, lungo 7 mill. 
è pallido bruniccio sopra e sotto; presenta i punti laterali sulle suture dor- 
sali dell’addome, il segmento genitale che si atteggia a vagina, brunicci. 

Nella più piccola ninfa i tarsi posteriori sono apparentemente di due 
soli articoli equilunghi; in altro esemplare di 6 millim. i medesimi tarsi 
hanno l’articolo basale lungo come i due seguenti dei quali comincia appena 
a discernersi l’articolazione. I tarsi posteriori dell'esemplare 1. 7 mill. hanno, 
l’articolo 2° poco più corto del 3°, entrambi presi insieme uguagliano il 
basale. 


66. Cicadula frontalis. 
Fieb. Kat. Cicad. 1872. Scott. Ent. montl. Magaz. II. pag. 231. 
Romagne: Imola. Un solo esemplare. 


67. Cicadula sexnotata. 
Fall. (Cicada) Act. Holm. 1806. pag. 34. 33. 
Romagne: Imola. Un solo esemplare in cattivo stato ma riconoscibile. 


68. Doratura stylata. 
Bohem. (Atfysanus) Nya Sv. Hom. 1. c. 1847. pag. 37. 1. 
Marche: all’Avellana — Terra di Lavoro: Prata Sannita — Calabria: 
alla Croce di Majerato ed alle foci dell’Angitola presso Pizzo. 
Tutti gli esemplari sono brachitteri. 


69. Phlepsius intricatus. 
Herr. Scheff. (Jassus) Deuts. Ins. F. fasc. 144. fig. 5. 
Abruzzo: Caramanico — Terra di Lavoro : a Prata Sannita — Calabria: 
Palizzi e dintorni. 


70 Thamnotettix fenestrata. 
Herr. Scheff. (Jassus) 1. c. fasc. 122. fig. 5. 
Romagne: Rimini — Abruzzo: a Caramanico. 
Var. fasciata. 
Desuper nigra: tegmina fascia lata transversa integra pone basin et. 
ante medium sita, marginibus introrsum subarcuatis postico vix dentato; 


Hi 


3 
s 
i 


— 289 — 


macula rotundata ad apicem clavi, fascia apicali trasversa e maculis ef. 
formata, (externis majoribus) albis seu vitreis. 
Abruzzo: a Caramanico. Una sola femmina. 


71. Thamnotettix fuscovenosa. 
Fieb. Kat. Cicad. 1872. 
Romagne: Rimini — Marche: Avellana — Terra di Lavoro: Pontecorvo 
e Prata Sannita. 


72. Thamnotettix tenuis. 
Germ. (Jassus) Magaz. d’entom. IV. pag. 92. ! 
Marche: Avellana. Un esemplare. 


73. Thamnotettix coronifera. 
Marshall (Deltocephalus) Ent. mont. magaz. 1866. pag. 265. 
Romagne: Ravenna. Un solo esemplare. 


74. Thamnotettix crocea. 
Herr. Scheff. (Jassus) Deut. Ins. F. fasc. 144. fig. 7. 
Romagne: Rimini. 


75. Thamnotettix quadrimaculata. 
Fab. (Cicada) Ent. syst. IV, pag. 43. 71. 
Calabria: Pizzo alle foci dell’Angitola. 


76. Athysanus stactogala. 
Amyot, Met. mononim. spec. 468. ‘ 
Calabria: Palizzi. Pochi esemplari scolorati. 


77. Athysanus interstitialis. 
Germ. Magaz. A. dimidiatus Kbm. Cicad. d. Geg. Wiesbad. pag. 105. 43. 
Terra di Lavoro: Prata Sannita. Due soli esemplari. 


78. Athysanus striola. 
Fall. (Cicada) act. Holm. 1806. pag. 4. 
Marche: Portocivitanova. Un solo esemplare. 


79. Athysanus obscurellus. 
Kirschb. Athys. Art. pag. 10. 11. 
Terra di Lavoro: Pontecorvo. Un esemplare. 


— 290 — 


80. Athysanus subfusculus. 
Fall. (Cicada) 1. c. pag. 44. 31. 
Marche: Avellana — Calabria: Foreste della Mongiana. 


81. Athysanus erythrostictus. 
Fieb. Katal. Cicad. europ. 1872. 
Romagne: Ravenna — Marche: all’ Avellana — Calabria: dintorni di 
Palizzi. 


82. Athysanus plebejus. 
Zett. (Thamnotettix). Ins. Lapp. pag. 295. 12. 
Romagne: Imola, Ravenna e Rimini — Terra di Lavoro: Pontecorvo, 
S. Pasquale, Presenzano, Prata Sanita, Gallo — Calabria: Palizzi 
e dintorni. 


89. Athysanus obsoletus. 
Kirschb. Athys. Art. l. c. 7. 4. 
Marche: Portocivitanova. Una femmina — Abruzzo: Caramanico. Un 
maschio. 


84. Athysanus prasinus. 
Fall. (Cicada) Hem. Sv. Cicad. pag. 40. 25. 
Romagne: Rimini — Terra di Lavoro: Pontecorvo, Prata Sanita e Gallo — 
Calabria: Pizzo e dintorni, Nicotera e dintorni, Monte Poro, Monte 
Pecoraro, Piana di Ravello, Bagaladi. 


85. Goniagnathus brevis. 
Herr. Scheff. (Jassus) Deuts. Ins. F. fasc. 143. fig. 15. 
Romagne : Rimini — Marche: all’Avellana — Abruzzo : a Caramanico — 
Terra di Lavoro: Presenzano — Calabria: Pressi di Mileto. 


86. Jassus abbreviatus. 
Lethierry, Bullett. de la Soc. d’ Hist. Nat. de Metz. 1879. 
Marche: Avellana. Un solo esemplare 


00 
NI 


. Jassus atomarius. 
Germ. Magaz. IV. pag. 83. 8. 
Terra di Lavoro: Pontecorvo. Un esemplare. 


Big TA 


88. Jassus furcatus. 
Fieb. Katal. Cicad. 1872, 
Marche : alla Pergola. Una femmina — Terra di Lavoro: Prata Sannita. 
Un maschio. 


89. Jassus mixtus. 
Fieb. Kat. Cicad. — reticulatus Fall. 
Marche: Avellana — Terra di Lavoro: Prata Sannita. 


90. Jassus modestus. 
Fieb. Kat. Cicad. 
Terra di Lavoro : Prata Sannita — Calabria: Bagaladi e dintorni di Palizzi. 


91. Platymetopius undatus. 
De Geer. Ins. T. 11. fig. 24. 
Romagne: Ravenna e Rimini — Marche: all’Avellana. 


92. Deltocephalus Mayri. 
Fieb. Deltocephali in Verhandl. d. k. k. Zool. bot. Gessell. 1869. 
pag. 207. 16. tab. V, 16. 
Calabria: Aspromonte in regione Nardello. Un solo esemplare. 


93. Deltocephalus picturatus. 
Fieb. 1. c. pag. 209. 23. tav. V. 23. 
Romagne: Imola e Rimini. Due soli esemplari. 


94. Deltocephalus striatus. 
Linn. (Cicada) F. Sv. pag. 887. — Fieb. op. cit. pag. 213. 32. tav. V. 52. 
Romagne: Imola, Ravenna, Rimini — Marche: all’Avellana — Terra di 
Lavoro: Gallo — Calabria: Pizzo, Aspromonte. 


95. Deltocephalus breviceps. 
Kirschbm. Cicad. pag. 132. 94. 
Romagne: Imola, Ravenna, Rimini — Marche: alla Pergola — Abruzzo: 
Caramanico — Terra di Lavoro: Pontecorvo. 


96. Notus. . 
Un esemplare scolorato e poco riconoscibile, forse è il N. Mavipennis. 
Marche: alla Pergola. 


97. Eupteryx aurata. 
Linn. (Cicada) F. Sv. pag. 635. 
Romagne : Imola. Un solo esemplare. 


— 292 — 


98. Eupteryx Putonii. 
Leth. Ann. de la Soc. ent. Belg. 1876. pag. 17. 31. 
Abruzzo: Caramanico. — Terra di Lavoro: Pontecorvo — Calabria: Din- 
torni di Pizzo. 


PSYLLIDA. 


99. Floria spectabilis. 
Flor. (Psy22a) Kenn. d. Rbynch. 1861, pag. 362. 
Romagne: Imola — Terra di Lavoro: Prata Sannita. . 
100. Homotoma Ficus. 
Linn. (Chermes) Syst. Nat. I. pag. 739. 
Terra di Lavoro: Prata Sannita. Un esemplare. 
101. Rhynocola subrubescens. 
Flor. Kenn. d. Rhynch. 1861, pag. 411. 
Romagne: Imola. Un esemplare. 
102. Trioza spec. 
Romagne: Rimini. Un esemplare. 
Rubida, abdominis dorso postice, antennis, femoribus anticis et mediis 
extus cum tibiis, nigris; pedibus posticis flavidis. 


Pu ile 


PIERO BARGAGLI 


RASSEGNA BIOLOGICA DI RINCOFORI EUROPEI 


(Contin. Vedi Bullett., anno XV, p. 301-826, anno XVI, p. 3-52, 149-258, 
anno XVII, p. 3-50) 


N. posticus GyLL. — Vive nelle Tamarix. al dire di Jacquelin Duval (db. 57) 
e di Brisout (0. 57). 


LARVA. — Secondo Perris (p. 343), è probabilissimo che essa viva negli 
. ovari di Tamarix. 


N. quadrivirgatus Costa. — A Viareggio e nelle Isole Venete è stato tro- 
vato abbondantissimo in Agosto sulle Tamarix (!). 


Var. sexpunetatus Kirsw. — Vive con altri congeneri sulle Tamariz, 
alla fine di primavera ed in estate in Corsica (Damry). 


LARVA. — Anche questa larva è tra quelle che Perris (p. 405 )crede possano 
essere ospitate dagli ovari di Tamarix. 


N. rubricus Rosena. — La rassomiglianza di questo insetto col N. Zythri e la 
sua stazione nei luoghi paludosi fa credere a Brisout (0. 328) che an- 
che questo abiti sui LytRrum. 


Var. globiformis Kiesw. — A Viareggio è frequente in Luglio sulle Ta- 
marix (!); su queste piante lo indica anche Pirazzoli (a. d.). 


N. rubens Aust. — È un altro abitatore delle Tamarix nella Francia me- 
ridionale (Brisout d. 345). 


N. Sahlbergii SAHL. — Brisout (0. 329) dice che questa specie abita le 
canne, ma è generalmente rara. 


N. Siculus Bonm. — Jacquelin Duval (d. 67) afferma ché tale specie è pro- 
pria dell’Erica scoparia. Nella Francia centrale e meridionale vive 


— 294 — 


sulla Erica scoparia e sulla E. tetralix; in Algeria, sull’ E. arborea 
(Brisout d. 319). Nei dintorni di Firenze è stato trovato ibernante nei 
Muschi in località dove erano abbondantissime le Erica (1). 


LARva e NInra. — Allo stato di larva questa specie abita una galla da 
essa prodotta sui gambi dell’Erica scoparia e vi subisce le sue metamorfosi 
nello spazio di un anno (Perris p.) (Brisout d.) 


Uovo. — La ® depone le sue uova nei germogli teneri della pianta sud- 
detta, e subito in questo punto si sviluppa una galla ellittica (Perris e 
Brisout d.). 


N. tetrastigma Ausé. — Vive nella Francia meridionale sulla Tamarix gal- 
lica (Brisout d. 344). Perris (p. 405) pure lo pone tra gli abitatori della 
Tamarix. 


Larva. — Lo stesso autore crede che gli ovari delle dette piante possano 
ospitare queste larve. 


N. tamaricis GyLL. — Vive sulle Tamarix con molte specie congeneri. Pi- 
razzoli (0.) la indica sulla Tamarix gallica. 


Larva, Ninra E Uovo. — Gervais osservò che la larva di questa specie vive 
sui frutticini delle Tamarix, e che questi si vedono saltellare fino all'altezza di due 
o tre centim. quando contengono una larva. Lucas (a.) non ha potuto constatare 
se la 9 depone l’uovo avanti o dopo la formazione degli ovari delle Tama- 
rix. L’insetto adulto esce dalla sede della sua prima età, facendo un foro 
nelle pareti dell’ovario (Brisout d. 340). Girard (0. 692), confermando i fatti 
suddetti, aggiunge che non è nuovo il caso di veder saltellare frutti conte- 
nenti larve d’insetti; si citano fatti analoghi per effetto del bruco di una 
Carpocapsa americana, e si sa pure di diverse galle che fanno movimenti 
analoghi per causa di larve di Cymips. 


N. transversus Aupi. — aureolus Perris. — Jumiperi Chevl. — Damry in 
Corsica lo ha trovato in giugno nelle pianure sul Juniperus Phoenicea 
pianta indicata anche da Brisout (0. 318). 


LArva. — Perris (p. 405) indica gli ovari di Tamarix come sede pro- 
babilissima di questa larva. 


— 299 — 


CoortTE II. 


APOSTASIMERIDI 
FALANGE I. SEZIONE A. 


Tribù GIMNETRIDI. 


Grmuvyerron ScHONHERR. — Il genere è sparso sul vecchio continente 


_ edè conosciuto il modo di vivere di alcune specie. Molti abitano nelle Scrophu- 


cd 


lariacee e specialmente nelle Linaria, Veronica, Verbascum, ecc.; nei gambi, 
e nei frutti sono state osservate le larve e le ninfe. 


G. alyssi Haim. — Secondo Haimhoffen (a), citato da Kaltenbach, la specie 
suddetta vive a spese dell’Alyssum incarnatum (Kaltenbach d. 36). 


Larva. — Secondo l’autore suddetto, la larva vive dall’agosto al marzo 


‘in galle cellulari, in forma di pisello, prodotte sulle radici capillari di 


Alyssum incanum. (Kaltenbach d.) 


NinrA. — Per trasformarsi, la larva lascia la galla e s'interna nel suolo. 
(Kaltenbach d.). 


G. asellus GRAV. (") — cylindrirostre Gyll. — Brisout de Barneville (7. 645) 
la dice abitatrice del Verbascum phlomoides e del V. pulverulentum. Ma- 
thieu (a. 242), pure dubitando che questa specie abiti il Belgio, ricorda 


(*) Mentre si pubblicava il presente lavoro comparve nagli Annali della Società 
Ent. di Francia, 1884, pag. 216 una memoria del Sig. Louis Bedel intitolata « ARelevé 
d’'observations éthologiques faites sur les Miarus et les Mecinus ou Gymnetron ». Sebbene la 
memoria non possa essere ormai compresa nell'elenco delle citazioni del presente lavoro, 
pure ho creduto utile il richiamare a ciascuna delle singole specie di questi generi 
l'interessante lavoro del dotto entomologo. Anche nella Fawune des Coléoptéres du bassin de 
la Seine et de ses bassins secondaîres che lo stesso Sig. Bedel pubblicava negli Ann. de la 
Soc. Ent. de France quasi contemporaneamente a questo mio lavoro, sono contenute mol- 
tissime indicazioni biologiche sui Coleotteri di questa regione. 


pe: 


— 296 — 


l'osservazione di Lareynie, secondo il quale la specie. è abitatrice dei 
Verbascum. — Nell’Italia centrale è stata trovata sulle gemme fiorali 
del YV. thapsus a Casteldelpiano ed a S. Fiora sul Monte Amiata in 
giugno (!). Pirazzoli (0.) ricorda i V. thapsus, V. thapsoides. Bedel (Ann. 
Soc. Ent. Fr. 1884, pag. 218) annovera questo insetto tra gli abitatori 
del gambo di varie specie di Verbascum e cita anche Rosenhauer (Stett. 
Zeit. 1882, 132). 


LArvAa.— Vive nel gambo di varie specie di Verbascum (Redtembacher 327). 
Sebbene di questa larva si trovino moltissimi individui sullo stesso gambo di 
Verbascum, pure non vi producono nessun rigonfiamento (Perris p. 406). Ve- 
dasi anche Frauenfeld (d. 257). 


G. antirrhini Payx. — Vive come il G. tetrum su varie specie di Antir- 
rhinum in Austria (Redtembacher d. 327). È comune sulla Linaria 
vulgaris in fiore nel settembre, in Inghilterra (Curtis a. XIII 627), e 
nel Belgio sull’Antirrrinum majus (Mathieu a. 242). Altri autori, come 
Suffrian, Bach, Kaltenbach (0. 465), indicano la Linaria quale pianta 
nutrice di questa specie, e Brisout de Barneville (#. 656) la dice propria 
del Verbascum thapsum in Francia. Nel Monte Amiata ed in Val di 
Merse fu osservato in giugno sul Verbascum tRapsus (!). Bedel (loc. 
cit. 219, 220) dice che questa specie abita le capsule di L. genistaefo- 
lia (Mecinus) e di L. vulgaris; e cita anche Frauenfeld Verh. Z. bot. 
Ges. 1862. 1227. 


Larva. — Suffrian e Bach concordano nell’osservazione, comune anche al 
Kaltenbach (2. 465), che tali larve vivono nella Linaria. Cornelius (0. 117) 
le trovò nelle capsule verdi di quella pianta in agosto. Anche Perris (p. 405) 
dà la medesima indicazione, e soggiunge che in Francia queste larve vivono 
pure nelle capsule di Verdascum. 


Ninra. — Le ninfe stanno senza involucro nelle capsule secche della 
Linaria; cosicchè la pianta e l’insetto giungono contemporaneamente a 
maturità. (Kaltenbach d., Cornelius d.). 


G. beccabungae Linn. — Linneo (a. 1762. 41) e Fabricio (a 493, d. 447) 
furono i primi ad indicarlo come abitatore della Veronica deccabunga, in 
Svezia; e Latreille (a. 190) confermò tale osservazione. Zetterstedt vide 
questo insetto sul Lychnis alpinus e sul Geranium sylvaticum nella 


— 297 — 


Nordlandia Norvegica in luglio, e nell'isola di Schiervoe; la trovò pure 
più raramente nella Lapponia Svedese nei fiori di Leontodon, di Ra- 
nunculus auricomus ed in altri. Nella Lapponia meridionale è comune in 
giugno. Redtembacher («. 328) trovò l’insetto sui fiori di V. beccadunga; 
questa pianta è ricordata pure dal Curtis (a.) come stazione del detto 
insetto, e lo confermano Gyllenhal, Bouché, Bedel ed altri. Anche nel- 
l’Italia centrale fu trovato l’insetto perfetto sulla V. beccadunga in 
fiore, ad Arcidosso; e presso Firenze, in giugno. (!) 


LARVA. — Brisout (7%. 634) fa conoscere che questa larva vìve nei frutti 
di V. beccabunga, di Scrophularia e di Tormentilla erecta. Perris (p. 406) 
e Bedel (id. 220) indicano le capsule della V. deccabunga e della V. scutel- 
lata come stanza di questa larva. 


G. collinum GyLL. — Presso S.t Germain, Chambourey e Carrières trovasi 
sulla Linaria vulgaris con altre specie congeneri. (Brisout de Barne- 
ville X. 651). Bedel (lo. cit. 219) indica gli ovari della stessa pianta 
come sede di questo insetto, ed anche le capsule di L. striata, citando 
Rouget Cat. Col. Cote-d’Or 174. 


| G. distinctum Bon. — Baudi lo prese nei colli di Torino, su di una Cam- 


L'A 


panula. 


G. herbarum Bris. — Vive sulla Zinaria vulgaris. (Mocquerys cat. col. S. 
Inf. 98). (Bedel id. 220). 


G. ictericum GyLL. — In Provenza vive sulla Plantago cynops come il 
G. latiusculus, ma non mai sulla stessa pianta. Nei Pirenei invece vi- 
vono frequentemente sulla stessa pianta (Brisout de Barneville %. 630). 
Bedel (loc. cit. 221) lo dice abitatore dei frutti di P. arenaria citando 
Letzner, Breslau, Zeit., ent. 1872. 


G. labile Hgsr. — In tutta l'Europa trovasi sulla Plantago lanceolata (Bri- 
sout de Barneville X. 636) Bedel (id. 221). Nel Belgio abita la mede- 
sima pianta (Mathieu 4. 241). Pirazzoli a Rimini lo osservò sui fiori di 
Plantago cynops. 


Larva. — Pirazzoli in agosto vide l’insetto già trasformato nella capsula 
di Plantago lanceolata. i 
Anno XVII. 20 


— 2989 — 
G. lanigerum Bris. — Vive nelle capsule di Linaria triphyMla (Perris ». 
Bedel id. 219), 


G. linariae Panz. — curvirostre Rossi. — Kaltenbach (d. 465) cita le osser- 
vazioni di Gyllenhal, secondo il quale, l’ insetto vive sulla ZL. vulgaris e 
sugli Epwobium; secondo Mathieu (a. 242), nel Belgio si trova sulle me- 
desime piante. Curtis (a. XIII. 627) lo dice proprio della L. vulgaris in 
Inghilterra; Westwood (a.), degli AntirrRinum; Chevrolat (0.), Bedel 
(id. 220) ed altri ancora citano la Z. vulgaris come generalmente abi- 
tata da questo insetto. Bedel (id. 219), riferendosi a Rouget (Cat. Col. 
Cote-d’Or, 174), indica anche la L. striata. Cornelius (0.), secondo Kal- 
tenbach (b.), cita per suoi nemici il Pteromalus obsessorius Frst; e Kir- 
chener, il Pteromalus linariae. 


Larva. — Curtis (a.) descrive le galle prodotte sulle radici della L. vul- 
garis, entro cui l’insetto subisce le sue metamorfosi. Kaltenbach (0.) riferisce 
le osservazioni di Gyllenha], di Schnitzlein e di Panzer secondo i quali la larva 
vive nelle radici della Linaria. Lo stesso Kaltenbach (a. d.) esservò l’ insetto 
già trasformato entro galle della grossezza di un pisello, gialliccie, sferoidali 
sulle radici. In agosto alcuni degli insetti abbandonavano la galla, altri non 
si erano ancora trasformati. Perris (p. 406) conferma che queste larve vivono 
in una galla al colletto di Linaria vulgaris. Vedasi anche Hammerschmidt 
(a. t. 5), Frauenfeld (e. 769, î. 72, 7%. 1227), Bash (d.), Cornelìus (0. 119) 
Rupertsberger (0. 839) Kidd (a.) Chapuis et Candéze (a. 565). 


G. littoreum Bris. — Nella Linaria thymifolia, vicino al mare (Perris m., 
Bedel, id. 219). 


Larva. — Fu osservata da Perris (p. 406) nelle capsule di Linaria thy- 
mifolia e di L. supina. 


G. latiusculum JAco Duv. — Sulla Plantago cynops nella Francia meri- 
dionale (Brisout de Barneville %. 631. Bedel id. 221); ed in Italia, sulla 
P. cynops (Pirazzoli d.). 


G. melanarium Germ. — Il Sig. Heyden lo trovò sulla VeroRica theucrium 
(Redtenbacher, Bedel 220. Heyden, Cat. Nassau, 274). 


G. melas GyLL. — Vive nella Linaria vulgaris? (Brisout %. 650. Bedel 
id. 220) 


elfi i o e 


29900 La 


G. netus Gerw. — La Linaria striata e la L. vulgaris sono le piante a 
cui Brisout de Barneville (%. 647) e Bedel (id. 219) riferiscono questo 
insetto. Secondo Perris. (m. 86) citato anco da Bedel (id. 219) sarebbe 
la Linaria supina, Frauenfeld (X. 1227, ”. 967) indica la L. genistae- 
folia, dalle cui capsule ne ottenne lo sviluppo insieme al G. moctis 
Hbst. Pirazzoli (a. 0.) lo ha trovato nella Linaria vulgaris. 

LARVA. e NinrA. — La dimora di questi due stadi della specie suddetta è 

nelle capsule della L. supina e della L. spartea, secondo Perris (m. 86, p. 406), 

e Bedel (id. 219) molto probabilmente anche in quella delle altre piante congeneri 


| sopra citate. Frauenfeld (%.) suppose che potesse appartenere a questa specie una 


larva che egli trovò nelle capsule di L. genistaefolia è che non produce nessuna 
deformazione nel fiore o nel frutto. Egli fu indotto a tale supposizione 
dal vedere svilupparsi un individuo di questa specie nell'allevamento che egli 
fece di molti individui del G. noctis, la cui larva deforma il fiore della 
pianta indicata. 


Var. falvus Des. — Trovasi questa varietà ad Allier in Francia sulla Li- 


naria vulgaris, come afferma Desbrochers des Loges (d.). 


G. noctis Hssr. — antirrhini Marsh. — In Austria vive sulla Linaria an- 
gustifolia (Redtenbacher a. 327); sulla L. geristaefolia e sulla L. vul- 
garis in Germania (Frauenfeld); in Francia sulla L. vulgaris (Brisout 
de Barneville %. 657); nel Belgio sulla Linaria e sugli Antirrtinum 
(Mathieu a. 242). Nei dintorni di Firenze fu preso sugli Antirrhi- 
num in fiore nel giugno (!). 


LArva e Ninra. — Vive nei fiori della L. genistaefolia e sulle capsule 
del seme di L. vulgaris, secondo Frauenfeld (e. 169, %. 1227, %. 967); il che 


. da motivo di credere che tutte le piante sopra indicate ospitino in modo 


identico l’insetto nei suoi primi stadii. Nella L. genistaefolia la detta larva 
abita un rigonfiamento delle parti inferiori della corolla, il quale rigonfia- 
mento comprende anche parte del calice, mentre le parti superiori del fiore 


— rimangono contorte e chiuse. Questi fiori deformati rimangono ancora sul 


gambo quando gli altri sono già sfioriti. Perris (p. 406) conferma questa os 
servazione. 


| G. Pirazzolii StierL. — Vive nelle dune dell’Adriatico sulla Plantago cy- 


nops (Pirazzoli a. d.), e nei frutti della P. arenaria. (Bedel id. 220, 
Letzner, Breslau, Zeit. Ent. 1872). 


— 300 — 


G. pilosum Gr. — Vive, al dire di diversi autori, quali il Redtenbacher, 
Brisout, Bach, Bedel, ecc., sulla Linaria vulgaris. Brisout de Barneville 
(X. 659) menziona anche la Celsia cretica; ed allefalde dell’Apennino 
centrale, a Pratovecchio in Casentino, fu raccolto sulla Veronica decca- 
bunga in luglio (!). 


LarvAa. — Bach (d.), citato dal Kaltenbach (d. 465), descrive come la 
larva vive in galle oblunghe, le quali talvolta stanno sovrapposte in numero 
di 2 0 3 sul gambo delle piante di Limnaria vulgaris. Anche il Redtenbacher 
. a. 326), parlando di questo insetto, dice che ha la sua dimora nel gambo della 
Linaria vulgaris e che vi produce una escrescenza galliforme; ciò manife- 
stamente si riferisce allo stato di larva. Alla fine di agosto, Pirazzoli vide 
nelle capsule di Linaria vulgaris l’insetto già trasformato. Secondo Perris 
(p. 406), è una galla del gambo di quest ultima pianta che ospita la detta 
larva. Vedasi anche Haimhoffen (bd. 293). 


Ninra. — La ninfosi avviene nelle stesse galle; giacchè l’autore citato 
afferma di avere in esse trovato l’insetto perfetto già sviluppato in settem- 
bre, sebbene tuttora mancasse a questo l’ordinaria solidità ed il colora. 


G. pascuorum GyLL. — Pirazzoli osservò in agosto già sviluppato l’ insetto 
perfetto nei semi della Plantago lanceolata. (Bedel id. 221). 


Larva. — L'osservazione suddetta fa ritenere che la larva di questa spe: 
cie viva nei semi della stessa pianta. 


‘G. stimulosum Ger. — Brisout de Barnevillo (2. 639) e Bedel (id. 221) 
indicano questa specie come propria delle Plantago; fu trovata nella 
foresta di S. Germain in un luogo dove vegetavano quasi esclusivamente 
la Calamagrostis epigeios ed una Festuca. 


6. rostellum Hssr. — Sulle sponde della Senna trovasi sotto i ciuffi di Po- 


tentilla anserina, ed anche sulla Veronica beccabunga (Brisout de Bar 


neville %. 640). Perris (m.) lo ha preso sulla Linaria supina, con altre — 


Di 
specie congeneri; ma lo dice più comune sulle sponde del mare, dove 


vive sulla Z. tRymifolia. 


G. simum Murs et Rey. — Sembra non essere stato osservato che in condizioni — 
di uscire dall’ibernazione; giacchè Brisout de Barneville (%. 637) dice | 


deli 


È 
— 301 — 


soltanto che l’insetto perfetto trovasi in marzo ed in aprile sui muri 
a Marsilia, Avignone e ad Hyères. Bedel (id. 221) secondo Abeille de 
© Perrin lo dice proprio della Plantago psyllium. 


G. spilotum GrerMm. — dipustulatum Rossi. — Dalla stessa fonte del Bri- 
: sout de Barneville (%. 649) abbiamo notizia che questa specie abita la 
Linaria vulgaris. Nell Italia centrale, sul Monte Amiata, fu osservato 
questo insetto sulla Scroplularia canina in fiore ad Arcidosso, e sulla 
Scrophularia nodosa presso S. Fiora ed al Pigelleto, dove era anche 
in copula in giugno (!). Pirazzoli (0.) lo indica come abitatore della 

S. canina. 


Larva. — Le capsule della ScropRularia agquatica sono la sede di que- 
ste larve, secondo Perris (p. 406). 


G. Schwarzii LeTzy. — In Slesia, come riferisce Redtenbacher (a. 329), 
vive sulla Plantago arenaria. Vedasi anche Letzner (W.). 


G. tetrum Fap. — Sembra proprio degli Antirrrhinum in Austria ed in 
Francia, come indicano Redtenbacher (a. 3827), Jacquelin Duval e La- 
reynie. Brisout de Barneville (7%. 653) e Bedel (id. 218) lo ricordano 
come vivente sui Verdascum, e parimente sul V. thapsus, e quest’ul- 
timo autore riferendosi ad altre autorità indica pure il V. migrum, il 
V. phlomoides, il V. thapsus, ed il V. thapsoides. Kaltenbach (0. 459) 
cita le osservazioni di Heeger (0. 1859, 218 t. 3), secondo le quali questa 
specie in Germania vive sulla ScropRularia aquatica e sul Verbascum 
nigrum. Nell’ Italia centrale, in giugno, presso il Monte Amiata, fu preso 
sopra l’Afropa belladona (!). A Roma fu preso sul Verdascum pulve- 
rulentum (Pirazzoli a.) e sui V. thapsus e V. thapsoides (Pirazzoli di). 


Var. Verbasci Rosena. — A Tiflis vive sul Verbascum formosum (Brisout %). 
(Bedel id. 218). 


Var. plagiellum GyLL. — Sul Monte Amiata, presso le Bagnora nell'Italia 
centrale, fu osservato nel Verdascum thapsus (!). 


Var. amictum Germ. — Vive, col tipo, sui V. thapsus e V. thapsoides (Pi- 
razzoli d.). 


LARva. — Le giovani larve mangiano principalmente il fiore; ma dive- 


230: E 


nute più adulte si nutrono esclusivamente di foglie (Heger d.). Perris {p. 406) 
afferma che queste larve vivono nelle capsule di Verbascum. 


NINFA. — Per trasformarsi la larva si fila, una celletta rotonda sulla pianta, 
dove si cambia in insetto perfetto alla fine d’agosto od ai primi di settem- 
bre. Quest insetto per il suo modo di vivere rassomiglia più ad un Cionus 
che ad un Gymnetron. (Heeger id.). 


Uovo. — La ® depone l'uovo nel peduncolo del fiore. (Heeger id.). 


G. thapsicola Ger. — È raro sui Verdascum, come dicono Brisout de 
Barneville (4. 646) e Bedel (id. 218). 


G. vestitum Germ. — verdascì Duf. — Vive sui Verdbascum, al dire di Bri- 
sout de Barneville (X. 646) e di Bedel (id. 218), e particolarmente sui 
V. thapsus e V. thapsoides. Pirazzoli (d.). 


Larva. — Bouché (a. 198) parla di una larva che egli osservò nei fiori 
e nei semi di Verdascum, e l’attribuisce al Cionus verbasci; ma Perris fa 
notare come le larve dei Cionus siano tutte fillofaghe, e come quella osser- 
vata da Bouché dovesse piuttosto attribuirsi al Gymmetron verbasci, giacchè 
le larve di questo genere sono carpofaghe, ed egli stesso vide svilupparsi il 
G. verbasci da semi di Verbascum. 


G. villosulum GyLL. — Westwood lo disse abitatore della Veronica bdecca- 
bunga; Frauenfeld della V. anagallis, come pure Brisout.de Barneville 
(£. 632), Kaltenbach (0. 469), e Bedel (id 220) ed altri. Nei dintorni di 
Firenze e sul Monte Amiata si prende sulla Veronica beccabunga (1). 


Larva e Ninra. — In agosto si osserva la larva di questa specie sulla Ve- 
ronica beccabunga, di cui mangia i fiori trasformandoli in una piccola galla 
ovale, dove subisce la sua trasformazione in 8 o 14 giorni (Bouché a. 202, 
t. 10, f. 22). Perris (p. 406) conferma queste osservazioni, indicando peraltro 
la V. anagallis; e su questa pianta osservarono la stessa larva Brisout (%. 633) 
e Kaltenbach (0. 469). Vedasi anche Loew (0. 690) e Chapuis et Candezé (565) 


Uovo. — L'uovo viene deposto nelle gemme fiorali di Veronica sio 
lis, le quali divengono ipertrofiche ‘Perris p. 406). 


Miarus StepHENS. — È un genere formato da poche specie che dagli 
antichi autori erano riunite al genere Gymmnetron. Anche il modo di vivere, 


— 303 — 


sebbene simile a quello dei Gimnetri, presenta alcune diversità, specialmente 
nella scelta delle piante. 


| M. campanulae Linn. — Vive nei pericarpi di Campanula rotundifolia, 
secondo Linneo (a. 1743, 7) e Fabricio a. 448, c. 167, d. 406, e Rossi 
(a. 115. 288); e nella stessa, ed anche nella C. trachelium, e nel Ply 
teuma spicatum, secondo Brisout de Barneville (%. 666). Qualche au- 
tore, tra i quali Pirazzoli (0.), lo addita pure nella C. rapunewlus. Lin- 
neo (a) dice di questo insetto che « habitat Campanulac rotundifoliae 
pericarpîs incrassatis. » Bedel indica per piante nutrici le C. rotur- 
difolia, C. patula, C. rapunculoides, C. rhomboidalis, C. trachelium, 
q Phyteuma hemisphaericum, P. orbiculare, P. pauciflorum, P. spica- 
tum, secondo vari autori. 


Larva. — Le larve vivono nelle gemme e nei fiori delle Campanulacee 0 
nelle capsule dei semi, secondo De Geer (4. v. 359). Laboulbène (9g. 900) ha 
trovato questa larva nel fiore della C. rRomboidalis. Kaltenbach (0. 407, 485) 
in escrescenze galliformi del T'heucrium, e nelle capsule deformate del P7Ry- 
teuma spicatum. Frauenfeld (a, X. 1229) trovò pure questa larva in luglio 
nei fiori di Campanula rapunculoides, negli organi del frutto che essa man- 
gia. Perris (/. 406) indica l’ovario ipertrofico della C. rRomboidalis, come 
Laboulbène, ed inoltre quelli di C. trachelium e di C. patula, secondo le sue 


osservazioni. 


Nixra. — Si trasforma nel luogo stesso dove abitò la larva. L’insetto 
perfetto esce in primavera, secondo De Geer. Kaltenbach afferma che 1’ ul- 
tima metamorfosi ha luogo dopo circa tre settimane di ninfosi, ed al prin- 
cipio di luglio. 


Uovo. — La ® depone le uova nelle gemme fiorali ancor piccole che 
non s’aprono più, ma che crescono come una vescica, al dire di De Geer. 
Kaltenbach (0.) dice che questa specie depone le sue uova nei più vecchi 
fiori inferiori e centrali, dai quali provengono frutti deformi. 


M. graminis GyLL. — È propria di diverse specie di Campanula (Bri- 
sout de Barneville %. 665). Bedel (id. 217) toglie da vari autori le in- 
dicazioni delle piante sulle quali è stata osservata questa specie come 
la C. persicaefolia da Rouget (Cat. Col. Còte-d’Or, 174) e la C. rotun- 
difolia da Mocquerys (Cat. Col. S. Inf., 98). 


VO e 


M. micros Geru. — Vive sull’Ielianthemum guttatum, e nelle Lande 


sulla Linaria filifolia, e sull’Arenaria montana (Brisout de Barne- 
ville X. 667). 


Larva. — Vive, secondo le osservazioni di Perris (p. 406), nei capolini di 
Jasione montana. Bedel (id. 218). 


M. plantarum Germ. — somnulentum Villa. — La Linaria vulgaris, ed 
il Lotus corniculatus, sono le piante nutrici di questa specie, secondo 
Brisout de Barneville (%. 667). Baudi lo trovò in Piemonte nei fiori del 
Cardo dei lanaioli. Bedel (id. 219) indica pure la L. vulgaris e TL. 
triphylla. 


LaRva. — Perris (p. 406) indica come stanza di queste larve gli ovari 
di ZL. vulgaris, ed in Corsica quelli di L. friphyWa. 


M. meridionalis BRISs. 


Larva. — Vive questa larva, secondo Perris (p. 406) e Bedel (id. 219) 
negli ovari di Linaria striata, ed a Madrid in quelli di L. filifolia. 


Tribù DERELOMIDI. 


Derneromus SCHONHERR. — I numerosi rappresentanti di questo genere 
hanno per patria l'Africa, dove probabilmente seguono le palme. In Europa 
sì trova la sola specie sotto indicata, della quale peraltro i primi stadi di 
vita non sono conosciuti. 


D. chamaeropis Fas. — In Sardegna, a Sassari, Baudi trovò l’insetto per- 
fetto tra i fiori della Chamaerops humilis. 


Uovo. — Perris (p. 406) crede certo che l’uovo sia deposto negli ovari 
di quella pianta. 


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— 305 — 


Tribù CRIPTORRINCHIDI. 
Sotto Tribù I. ITIPORIDI 


Gruppo CLEOGONIDI 


AcentrUS ScHONHERR. -— La sola specie, finora conosciuta è propria 
dell'Europa meridionale, e vive allo stato adulto sul Glaucium ?uteum 
in fiore. Perris (p. 406) ne cercò invano la larva nel gambo della pianta: 
può essere che il frutto sia la sede di questa larva. 


A. Histrio Bonm. — Fu trovato a. Nizza in estate sul G/laucium Navum, 
da Peragallo (8). È proprio anche della Sicilia, dove forse vive in modo 
analogo. 


Gruppo OROBITIDI. 


Ononiris GERMAR. — Il piccolissimo insetto che costituisce questo ge- 
nere si trova generalmente fra le erbe, tra i muschi, ecc. : le quali stazioni 
probabilmente non sono quelle dove esso ha vissuto allo stato di larva. Alcuni 
osservatori affermano che il frutto della Viola canina è la sede della larva 
di questo insetto. 


O. cyaneus LINN. — È da credere erroneo il collocamento fatto da Schòn- 
herr (a. 695) nella sinonimia di questa specie del Curculio cyaneus 
e del C. craccae di Linneo; giacchè questo autore dice del primo 
che « habitat salicibus » dell’altro « habitat viciarum seminibus. » Pare 
certo che questo insetto viva nella Viola canina, giacchè il Redtem- 
bacher (a. 331) narra che il Fuss lo trovò su questa pianta, ed il Sig. 
James Hardy dice pure di averlo trovato sul pericarpio di questo vege- 
tale (Mathieu a. 229). Nell’ Italia centrale non è stato fin qui trovato 
che in stato di ibernazione, e nella primavera tra i muschi; ma è probabi- 
lissimo che possa vivere qui pure su quella pianta o su altre congeneri (!). 
A. Pirazzoli (0.) lo indica come abitatore della V. canina. 


— 306 — 


Sotto Tribù IL CAMPTORRINIDI. 


Cauprorrninus SchongeRr. — Le due specie europee conosciute 
sembrano essere abitatrici di piante arboree morte, e specialmente dei Pini e 
delle Querci. D'inverno si trovano gl’insetti perfetti tra i Muschi ed i Licheni 
che crescono sui tronchi degli alberi. Perris (p. 407) crede che le loro larve 
possano vivere nel legno di Querce; ma ancora esse non vi sono state osservate. 


C. Statua Fas. — Rossi (a. 122. 313) ne prese tre individui tra la scorza 
ed il legno di Querce. Vive, secondo Redtembacher (831), sotto la scorza 
delle querci in Austria. Dufour lo dice abitatore del vecchio legname 
di Querce. Bauduer (0.) ne trovò in Francia a Sos (Lot-et-Garonne) nei 
muschi e nei licheni. Sembra per altro che tale piante non sieno le sole 
su cui vive questo insetto, giacchè Ghiliani (110) lo dice raro sui tron- 
chi di Pino nelle colline di Torino. 


C. simplex SeIpL. — Nell’ Andalusia, nella Sierra de Jaen e nei Pirenei vive 
sul Pino (Marseul d. 123). 


Sotto Tribù III CRIPTORRINCHIDI VERI. 


Acarres ScHONNHER. — Gli Acalles sono pocnissimo conosciuti in quanto 
alle loro abitudini; si sa che allo stato perfetto si trovano sotto le vecchie 
scorze degli alberi e nei muschi: ed altri, dei quali Brisout de Barneville (2.) 
forma una divisione distinta per le antenne più grosse, stanno sui cardi e 
sotto le pietre. Wollaston (d.) osservò che alcune specie di Teneriffa  produ- 
cono una stridulazione confricando il pigidio contro una lamina che trovasi 
sotto le elitre dove queste cominciano a ristringersi. Questi insetti, se distur- 
bati, raccolgono le gambe avvicinando i ginocchi tra loro in modo da sembrare 
morti. Alcune specie extra-europee sembrano avere analoghe abitudini; 1’ A. 
fortunatus vive nelle isole Canarie nei gambi di Euphorbia piscatoria, se- 
condo Wollaston (a.); l'A. Zentisci fu preso in Algeria da Chevrolat (c.) 
sulla Pistacia lentiscus; VA. senilis fa trovato da Wollaston (a.) nel legno 
di vecchi fichi nelle Canarie: ed in queste stesse isole Wollaston (a.) osservò 
pure l'A. sigma e lA. rerampelinus, nei boschi umidi di Lauri. Le metamorfosi 
per altro di questi insetti sono ancora sconosciute, e a quanto sembra nes- 
suna delle loro larve è stata finora descritta. 


ee 


È — 307 — 
| A, Bellieri Reicue. — Il Prof. Costa (a.) trovò questa nuova specie sotto le 


scorze dei Faggi morti, in agosto, sul Monte Alburno (1741 m.) nel- 
l’Italia meridionale. 


A. Camelus Fapr. — Quercus Bohm. — In Val d’Elsa e Querceto fu trovato 
in inverno tra i muschi (1). 


A. Capiomonti Bris. — Vive nei detriti secchi dei vegetali, dove Pirazzoli 
lo ha trovato in copula, di giugno, nel Sempione. 


A, denticollis Germ. — Secondo M. J. Belon, trovasi alla St. Baume in 
Francia particolarmente sotto la scorza di Taxus baccata; e secondo Pi- 
razzoli (0.), sulla Clematis vitalba. 


A. hypocritus Bonm. — Vive in gruppi sotto la scorza di querci vecchie: 
in Piemonte e nell’Apennino Ligure trovasi in giugno sotto le scorze 
dei vecchi Faggi (Ghiliani 113). Sulla Montagna di Cetona nell’ Italia 
centrale fu trovato in ottobre sotto le scorze dei Faggi caduti. Nei din- 
torni di Firenze sverna sotto le scorze degli alberi (!). Pirazzoli (a. d.) 
lo ha preso in giugno ed in luglio sui tronchi dei Faggi. 


A. ptinicides Marsa. — In Inghilterra Curtis (a. XII 550) lo osservò 
sulle Ortiche in giugno ed in ottobre. 


A. Pyrenaeus Bonn. — Fu trovato dal Sig. Gerhard presso Liegnitz in 
Austria sulla Saponaria officinalis(?) (Redtembacher 338). 


A. roboris CurtIs. — abstersus Bohm. — Il descrittore della specie (a. XI, 
550) narra di averla trovata in Inghilterra a Suffolk in una Querce 
in giugno. Anche nei dintorni di Vienna Redtembacher (332) lo trovava 
nei tronchi di Querce. 

A. turbatus Bonm. — L’insetto vive nei vecchi tronchi di Querce in Austria 
(Redtembacher 332). Nei dintorni di Firenze fu trovato dal Sig. Piccioli 
nelle siepi in giugno. 


A. variegatus Bonm. — Nei dintorni di Firenze in gennaio fu osservato 
ibernante sotto le scorze dei Platani alle Cascine (!). 


Var. globulus Hesr. — Curtis (@, XII 550) riferisce che Herbst lo trovava 
nei germogli di Populus tremula. 


— 308 — 


Forweuma WoLLASTON. — Crypharis FarrmaIRE. — Sei o sette specie 
compongono fino ad ora questo genere, alcune delle quali sono proprie del- 
l Europa meridionale, altre delle coste africane settentrionali, ed altre del- 
l’isole Canarie. Nelle abitudini di queste specie si ha evidentissimo il passag- 
gio tra insetti lignicoli ed insetti congeneri ipogei ed anoftalmi. Il 7. orbatum 
Woll., per esempio, vive nelle isole Canarie a Gomera nei legni imporrati dei 
boschi di Lauri; le altre specie sono state trovate tutte sotto le pietre pro- 
fondamente incassate nel terreno, e probabilmente hanno subito le loro meta- 
morfosi entro legnami sepolti. II 7. Tingitana Dieck fu trovato dal suo 
scopritore a Tangeri sotto le pietre, in compagnia di Anillus e di Typhlocha- 
ris; il 7. robustum Dieck dallo stesso osservatore fu preso nella stessa loca- 
lità, e pure sotto una pietra, ove era insieme al Cfenistes integricollis, al C. 
barbipalpis e ad un Ceppennium. 


T. Damryi PeRRIS. — Damry lo trovò in Corsica a Bonifacio sotto una pietra. 


T.deplanata Hampr. — Rosaliae Rott. — planidorsis Fairm. — setifera Bris. 
Questo insetto non vive sotto le scorze degli alberi, come credeva 
Hampe; ma non è molto raro in Sicilia nei mesi di gennaio e febbraio 
nel Monte Pellegrino sotto le pietre presso la grotta di S. Rosalia. 
Ragusa (a.), che ne dà le indicazioni sinonimiche sopra indicate, crede 
che la larva possa nutrirsi delle radici di una pianta erbacea, giacchè 
egli trova sempre l’insetto adulto sotto le pietre dove stanno le dette 
radici. 


T. Sicula Ragusa. — L'autore raccolse questo insetto sotto una pietra nel 
mese di marzo al piede del Monte Cuccio presso Palermo. Ragusa (a.). 


T. squamulatum BauDI n. sp. — Ne furon trovati due soli individui in 
novembre a Querceto in Val d'Elsa, i quali trovansi nella collezione dei 
Coleotteri italiani del R. Museo di Storia Naturale in Firenze. (!) 


T. Raymondi PerrIs. — Il sig. Umberto Lostia di S. Sofia trova questa 
specie in Sardegna sotto le pietre in mezzo alle siepi di Pistacia len- | 
tiscus alcune volte abbondantemente. Lo stesso entomologo ha preso pure 
molti individui della stessa specie sotto le pietre al piede degli AspRodelus. 


Gasrenocencus Laporte E BruLLi. — È un insetto piuttosto raro 
e che sembra essere abitatore di vecchi-legni. Allo stato adulto 6 stato 0s- 


— 309 — 


| servato sotto la scorza delle querci e nel legno secco di Faggio. Dicesi che 
. sia di abitudini notturne. 


G, depressirostris l’asr. — L’insetto perfetto fu dal Sig. Hampe trovato 


sotto la scorza di Querce in Austria (Redtembacher 334). Jacquelin 
Duval (0. 55) narra che l’insetto abita il legno secco di Faggio, e che, 
secondo Chevrolat, ha abitudini notturne. Perris (p. 407) lo dice abita- 
tore del legno di faggio. 


Crayprorrayyncmus ILLicer. — Le numerosissime specie che tro- 
vansi specialmente nell’America meridionale, non sono rappresentate in Europa 


che dalla sola specie C. Lapathi L., che vive a spese di diverse Amentacee 


Salix, Populus, Alnus, Betula ecc. Allo stato adulto si trova anche sulle 
foglie di Rumex, ed ha la facoltà di produrre un certo suono confricando il 
protorace contro il mesotorace. La sua larva vive nei rami delle piante sud- 
dette, che hanno circa sei pollici di diametro, e vi scavano delle gallerie lon- 
gitudinali ascendenti. Quando sì avvicina il periodo della ninfosi, le dette 
larve si accostano alla regione corticale e terminano collo scavare una celletta 
dove sta poi rinchiusa la ninfa. Kaltenbach (0. 612) narra come nel 1844 i 
boschi di Betula in Sassonia fossero grandemente danneggiati da questo insetto. 


fo. Lapathi Linn. — Vive in Europa, secondo Linneo (a. 1763. 20), sui Salix 


Bò 


e sui Rumex. L’ autore della Fauna austriaca dice che questa specie 
vive sull’A/nus, e che è nociva ai giovani tronchi. Fabricio (a. 466. d. 
138, c. 176, d. 429) lo dice proprio dei Salix. Zetterstedt (310. 16) 
indica gli Almus ed i Salix come piante nutrici di questa specie in 
Nordlandia, dove è raro; più comune è nella Lapponia svedese da giugno 
a luglio. Mathieu (a. 227) nel Belgio lo ha trovato comunemente nei 
Salix, lungo la Mosa, dove trovasi su quelle piante, nonchè sui Populus 
sugli Almus, e sui Rumex. Al dire di Lister, l’ insetto produce un certo 
suono, se molestato, confricando il protorace contro il mesotorace. Kal- 
tenbach (0. 113, 563, 612) lo annovera tra i danneggiatori dei rami di 
Sali, e lo trovò pure sul Rumex hydrolapathum, di cai mangia le foglie. 
Westwood (a) ricorda i danni arrecati da quest’insetto ai Salix, in 
Inghilterra nella contea di Essex. Nell’ Alpi è stato preso sul Salix 
cinerea, da Baudi. Nei dintorni di Milano era comune una cinquantina 
d’anni addietro; ora si è fatto raro. Altrove trovasi sul Salir alba. 
Pirazzoli (D.). 


— 310 — 


Larva. — La larva secondo William Curtis, (a.) vive nei SaZix, facendo 
nei tronchi di circa sei pollici dei fori larghi come un cannello di penna. 
Goureau (0.) la indica come danneggiatrice dei Populus. Le giovani larve, 
egli dice, scavano gallerie ascendenti e si accostano al canale midollare: e se 
sono in molte, l’albero si rompe; ciò per altro non nuoce alle larve, le quali, 
ziunte al completo accrescimento, si accostano alla scorza e si scavano una 
celletta, che rinchiudono con rosicature di legno. Secondo Panzer e Gyllenhal, 
la larva di questa specie vive anche nei tronchi di Betula. Kaltenbach (9. 612) 
narra come le larve nel 1844 danneggiassero i boschi di Betula, in Sassonia. 
Trovavansi 10 o 12 larve in un tronco, si internavano al centro riducendolo 
in polvere e scavandovi lunghe gallerie, dove subivano la loro metamorfosi 
sviluppandosi in agosto. Preferivano i giovani tronchi di 1 a 4 pollici inco- 
minciando le gallerie in prossimità della radice e risalendo nell’ interno del 
tronco. Perris (p. 407) parla dei guasti che queste larve producono al legno 
di Salix e di Populus, ed egli stesso ne ha trovate nei Salix atterrati di 


recente. 


NixrA. — Secondo Goureau (0.), le ultime metamorfosi hanno luogo nella 
celletta costruita dalla larva. 


Uovo. — Goureau (o.) narra che alla fine di luglio si trova la ® che 
depone le sue uova al colletto della pianta. 


Tribù RAMFIDI. 


Rmampnus CrarrvirLe. — L'Europa è la patria delle poche specie 


d’insetti che sono compresi sotto questo nome e che hanno a comune la 
facoltà di saltare quando vengano disturbati. Sono piccolissimi insetti che si 
trovano in estate sui Crataegus e sopra altre piante, nelle cui foglie, sotto 
l'epidermide, si compiono le fasi della loro vita. 


R. aeneus Bonm. — Perris (p. 407) prendeva assai spesso questo insetto 
nelle siepi di Biancospino; ma non ne potè trovare la larva. 


R. flavicornis CLAIRv. — oryacanthae Marsh. — Olivier (a. V. 40, 58) lo disse 


abitatore del Prunus spinosa; Zetterstedt (329: 4) della Betula alba in — 


Lapponia; e Redtembacher (335), di queste piante in Austria. Mathieu 
(a. 128) ricorda i vari rapporti che questo insetto ha cogli Orchestes 
nel modo di vivere, e tra gli altri la facoltà di saltare che con questo 
ha comune, e ne indica come piante nutrici nel Belgio i Popwlus, le 


ir dif 


— s1l1 — 


Betulae ed i Crataegus. Il Cap. Heyden dà una dettagliata descrizione 
delle abitudini e delle metamorfosi di questa specie, e ne indica come 
piante nutrici le Betulae, i Ciliegi, ed i Meli selvatici. Il Crataegus 
peraltto sembra essere quella veramente prescelta, e su questa si trova 


comunissima nell’Italia centrale, come fu osservata nei dintorni di 
Firenze in aprile, sul Monte Amiata in giugno, a Querceto in Val d'Elsa 
in giugno, ed in molti altri luoghi (!). 


«_ Larva. — La larva scava una galleria corta e larga sulla pagina supe- 
riore delle foglie (Heyden). Questa larva vive nel parenchima delle foglie di 
diversi alberi, e subisce le sue metamorfosi in una celletta nella quale ha 
passato l’ inverno. È stata osservata sul Melo, sul Pero e sulle BetuZae (Lacor- 
daire a., Girard d. 663). Perris (p.) dice che questa larva è minatrice delle 
foglie di Salix capraca (marceau) e che essa rassomiglia un poco a quella 
di Orchestes, ma ha due grandi macchie brune sul suo protorace. 


Ninra. — La ninfosi ha luogo nella stessa dimora della larva, dopo 
 l’ibernazione; lo sviluppo della forma perfetta avviene alla fine d’aprile 
 (Heyden). Perris (p.) afferma che le metamorfosi avvengono dove visse 
Ja larva. 


at a led dn 


Tribù CEUTORRINCHIDI 
Gruppo CELIODIDI. 


Riononyecmus GERMAR. — Vivono specialmente nei fiori e nelle cap- 
 sule di Iridee palustri, di cui le larve mangiano le parti interne. La ninfosi 
ha luogo nella stessa sede della larva. (Lacordaire «.). Anche il IM. Ireos 
| Pallas, di Siberia, vive nelle Iris (Linneo a.). 


|M. puctum-album Hrsr. — pseudacori Fap. — salviae Germ. — Fabricio 
(a. 450 d. 408) e Rossi (a. 116, 297) indicano questa specie come abi- 
tatrice dell’Iris pseudacorus in Francia; Curtis (a. VII.), dell’ I. foeti- 
dissima, in Inghilterra; e Kaltenbach, (5. 714) dell’ pseudacorus e 
dell’ I Germanica, in Germania: e quest’ultimo indica la corolla, l’ovario 
e le foglie superiori come i luoghi di stazione dell'insetto perfetto. Il 
primo di giugno fu veduto in copula sopra !’ Iris pseudacorus da Piraz- 
zoli (a. d.) in Italia. Sverna in vicinanza dell’acqua, tra le piante palustri. 


— 312 — 


Larva. — Westwood (a. 1859. 345. f. 41. 20) e Curtis (a. VII.) osser- 
varono le larve nei semi dentro le capsule dell’ Iris foetidissima. Kalten- 
bach (0. 716) dice che la larva vive nella capsula o nel peduncolo del 
frutto di Z Germanica, ma più frequentemente di I. pseudacorus. La larva 
effettua i suoi lavori in autunno ed in inverno, e più particolarmente alla fine 
d'estate. Queste larve trovansi in numero di 1 a 3 per capsula, e ciascuna 
mangia da 2 a 5 semi. Perris (p. 407) conferma questa stazione per le prime 


gi 
ini d fici 


fasi della specie indicata. 


Nixnra. — I predetti autori concordano nell’indicare che la ninfosi ha 
luogo nell'interno del frutto delle Iris, e Kaltenbach soggiunge che il seme 
di cui la larva mangiò il contenuto è il luogo dove si racchiude la ninfa. 
L’ ultima metamorfosi avviene in pochi giorni, e l’insetto abbandona la cap- 
sula praticando un foro nell’involuero. 


CorLiones ScHONnHERR. — Le molte specie dei Coeliodes abitano molti 
luoghi in differentissime latitudini del vecchio continente. Il loro modo di vi- 
vere ed anche il loro aspetto rassomiglia a quello dei CeutorrRinchus. Alcune 
larve abitano capsule seminali; altre, galle o parti. molli di piante. 


C. cardui Hpsr. — guttula Fab. — fuliginosus Marsh. — Al dire di Rup- 
| pertsberger (a. d., 0. 837), abita a Berlino sui Cardi (Linneo 4. 
1771. 281): l’insetto si mostra a mezzo aprile, nelle giornate calde | 
non raro nei luoghi sabbiosi. Questo insetto, come altre specie di _ 
questo genere, di Ceutorrhynchus. e di Ehynoncus, emette un suono 
distinto collo sfregamento delle elitre sul metatorace. Trovasi alla ‘ 
fine dell’inverno sui muri come narra il Redtembacher (337); e tra i 
muschi nei dintorni di Firenze (!). 


LARrvA. — Redtembacher la dice abitatrice delle radici del Papaver som- $ 
niferum m Austria. Ruppertsberger osservò questa larva sulle radici dei 
Papaveri, dove mangia l’epidermide senza penetrare nell'interno, coperta 0 da 
qualche pezzo della stessa epidermide o da una sottile crosta di terra. Per 


questa corrosione, che si opera nei primi di luglio, la pianta si mostra sofferente. — 


Nina. — Per trasformarsi la larva penetra nel terreno, da dove esce | 


fuori l’insetto dopo circa 4 settimane, in agosto ed in settembre. i 
C. erythroleuchus GueL. — subcinctus Rossi. — subrufus Hbst. — In giu- 
li 
* 


È 
1 


pr 


i — 319 — 


gno Pirazzoli lo ha trovato sulla Quercus robur. In inverno si trova 
nei dintorni di Firenze sotto la scorza dei Platani alle Cascine (!). 


| C. epilobii PAayx. — Vive sugli Epilobium ‘è sul Lythrum salicaria nel 
Belgio (Mathieu a. 228). Gyllenhal e Kaltenbach (0. 246) lo trovarono 
nell’ E. angustifolium. 


Larva. — Kaltenbach (d.) dice dabitativamente che la larva di questo 
insetto vive in certe galle del gambo degli Epilodium. 


C. geranii Para. — exiguus Ol. — Nel Belgio questo insetto vive pure 
sulla medesima pianta (Mathieu a. 229). In Inghilterra mangia i pe- 
tali del G. pratense e del G. sanguineum (Curtis a. XIII 670); ed in 
Francia vive sul G. sylvaticum (Jacquelin Duval d. 59). Gyllenhal, citato 
pure dal Kaltenbach (0. 80), indica questa specie come abitatrice dei 
G. pratense, G. sylvaticum, e G. sanguineum. Presso Rimini è stato 
osservato da Pirazzoli (a. d.) di Giugno in copula sul Geranium molle. 
Sull’Apennino lo. stesso osservatore lo vide sopra altre specie di Ge- 
ranium. 


LaRrva. — Secondo le congetture di Perris (p. 408), questa larva do- 
‘vrebbe vivere al colletto dei Geranium. Vedasi anche Hammerschmidt (t. d.). 


 C. lamii Fas. — Trovasi sul Lamium album, e sul Galeobdolon luteum 
nel Belgio (Mathieu a. 229). (Fabricio a. 483), (4. 437). Latreille (a. 145) 
lo avevano .indicato proprio dei Lamium. 


Larva. — Fu osservata da Perris (p. 408) nel gambo di Lamium ma- I 
. culatum. 


_ C. rubicundus Payx. — Fu trovato sulle Betula nelle foreste di Marly in 
Francia (Brisout de Barneville). Mathieu (a. 228) e Jacquelin Duval (0. 50) 
citano lo stesso vegetale. 


RircacetESs Trons. — Sembrano essere abitatori di piante erbacee e 
succulente. Il IM. quadrimaculatus fa sede delle sue metamorfosi i gambi 
e le radici delle Urtica verso la fine d’estate. 


. M. dryados GueL. — quercus Fas. — Secondo Gyllenhal, vive sulle foglie 


di Querce (Kaltenbach d. 647). 
Ann. XVII. 21 


tn st ” PNT "i 4 be 1° Li. ida 
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— 314 — 


M. quadrimaculatus Linn. — didymus Fas. — urticae Sca. — Fabricio 


Ò 


(a. 482, d. 437) nominò l’Urtica urens, come la pianta su cui questa. 


specie abita. Olivier lo disse comune sull’ortiche e su altre piante. Zet- 
terstedt (a. 311, 19) lo dice raro nella Lapponia inferiore nell’ Urtica 
dioica. Baudi osservò che nell’ Italia settentrionale, mentre il tipo di 
questa specie vive in pianura nell’Urtica membranacea, una varietà 
più grande trovasi nei monti sulla U. urens. Nell'Italia centrale è pure 
comune nei monti questa varietà sulla U. urens (!). Pirazzoli (0.) lo ha 
preso sulla stessa pianta. Kaltenbach (0. 527) e Mathieu (a. 229) lo 
hanno indicato sulla U. divica, di cui l’insetto mangia le foglie. 


Larva. — Vive probabilmente nello stelo delle ortiche, alla fine del- 
l'estate. Kaltenbach (0.) e Goureau (p. 172) affermano che questa larva vive 
nelle radici delle Ortiche; e Perris (p. 408), nel gambo di Urtica dioica. 


ScLeropterus ScHONn. — Null’altro si sa di questo insetto se non | 


che è stato osservato sotto le scorze di vecchi alberi, dove forse poteva tro- 
varsi ibernante. 


S. serratus Germ. — Secondo Redtembacher (339), in Austria trovasi sotto 
le scorze dei vecchi alberi. Probabilmente questa è stazione d’inverno 
dell’insetto adulto. 


SEZIONE BB. 


Gruppo CEUTORRINCHIDI VERI. 


Crvurornmwncmus Grrmar. — Il genere è abbondantissimo di specie — 


assai sparse. Quelle europee vivono tutte a spese di piante erbacee, e le loro — 


; 
% 


larve abitano o il gambo o le radici, ovvero galle da esse stesse prodotte. La È 


ninfosi ha luogo nel terreno, nei casì conosciuti. Anche in questo genere, sva- 
riatissimo per forme e per colorazione, possono farsi delle divisioni nelle quali 
a caratteri comuni o simili corrispondono abitudini simili, o stazione su piante 
affini. Perris, per esempio, fondandosi sopra la forma ed i disegni delle elitre, 
crede che i C. campestris, C. rugulosus, C. chrysanthemi e C. molitor deb- 
bano vivere sulla Camomilla. Una specie di Madera, il C. lineato-tessella— 
tum ricordato da Wollaston, ha notevoli differenze biologiche dalle specie 
europee, giacchè il suo scopritore lo indica come comune sui Sedum e sui 


— 315 — 
Sempervivum. Schònnherr parla di un C. Rhust della Cafreria, vivente sopra 


un Rus, e di un C. Rhinicae della stessa regione, che fu preso sul vegetale 
detto Rhinica. 1 


C. abbreviatulus Fas. — Presso Vienna trovasi sul Papaver Rhoeas, ed 
anche sul Symphytum officinale, (Kaltenbach d. 20.213.447). 


Larva. — Vive, come quella del C' a/bovittatus Germ., nelle capsule del 
Papaver Rhoeas, (Kaltenbach d.). 


C. acalloides Farrm. — Si prende in quantità, al dire di Grenier (5.), nel 
littorale mediterraneo della Francia, sul Chenopodium maritimum, e 
sulla Portulaca maritima, pianta esotica introdotta in Francia dal 
Dott. Campanio di Perpignan da più di mezzo secolo, e che si è propa- 
gata sul littorale mediterraneo. Faimaire (7) dice anche di averlo tro: 
vato sulle Tamarix. 


C. aeneicollis Geru. — Vive nei prati aridi presso Vienna (Redtembacher 340). 


C. albosignatus GyLL. — Nel Belgio vive sulla Capsella dursa-pastoris 
(Mathieu a. 233). 


 C. assimilis PayH. — bdrassicae Foc. (Grypidius). — Trovasi sui fiori di 

i Brassica e di Raphanus, anco sulla Sinapis arvensis. Curtis (0. 105), 

come dice Frauenfeld, citato da Kaltenbach (2. 30, 40), lo ha osservato 

sui fiori di Rape, di Cavolo, e di altre Crucifere, e forse anche sulla | 

Reseda lutea. Focillon (a) lo osservò sul Colza, e lo descrisse come spe- 

cie del genere Grypidius, Mathieu (a. 231) nel Belgio lo prese sui Sisym- 

brium e sugli Erisimum. Nei dintorni di Firenze è stato osservato in 

primavera sui fiori di Rape e di Senape, ed in giugno sui Lepidium 
draba graminifolium. (!). Sverna tra i Muschi (Pirazzoli). 


Larva. — Goureau (m) la vide frequentemente nelle silique di Brassica 
napus, dove mangia i semi, come ampiamente descrivono Kirby e Spence 
(a. 1867,103) ed il Curtis (0. 105 £ 11). Perris (p.) fa notare come Kirby in- 
dichi che la larva di questa specie vive nella Sinapis arvensis. Vedasi an- 
che Laboulbène (d. 792, 7. 568. #. 13, f. 25. 28), Taschenberg (a. 59), Cha- 

| puis et Candèze (562), Boisduval (a. 147), Girard (bd. 687). 


Nrnra. — La ninfosi ha luogo nel terreno, ed alla fine di Giugno ed in 
Luglio esce l’insetto perfetto (Gourean m.). Secondo Curtis (2.), le larve si 


Sg .’ Ta 


— 316 — 


trasformano dentro il terreno a 2 o 3 pollici di profondità in bozzoletti bruni, 
e dopo 3 settimane esce l’ insetto perfetto in Luglio. 


Uovo. —- Nel tempo della maturazione del seme di Rape, la 9 depone 
le sue uova nelle silique (Curtis a.). 


C. asperifoliarum GyLL. — Nel Belgio e in Austria presso Vienna vive sul 
Cymoglossum officinale, sulla Archusa, e su altre Borraginee (Ma- 
thieu (a. 203), Kaltenbach (d. 444), Jacquelin Duval (0. 661). In Inghil- 
terra sul Cynoglossum sylvaticum, (Curtis a. XIII 670). 


Larva. — Vive, secondo Perris (»p. 408), al colletto e nella radice di Sym- 
phytum e di Miosotis palustris. 


C. Andreae GerM. — Vive sull'Echium vulgare (Perris p. 409) e sul Car- 
dus pycnocephalus, secondo Pirazzoli (d.). 


G. arquatus Hssr. — Si trova sulla Mentha aquatica, e sul Lycopus euro- 
paeus (Brisout p.). 


Larva. — Vive allo stato di larva al colletto od alla radice di Lycopus 
europaeus (Brisout p. citato da Perris 408). I 


C. alliariae Bris. — Presso Parigi trovasi sull'Erisimum alliaria, (Brisout 
de Barneville m.). 


Larva. — Perris (p.) annovera questa specie tra quelle la cui larva vive 
alla radice od al colletto della pianta, che in questo caso è 2’Alliaria offi- 
cinalis. 


C. albovittatus Germ. — Il Conte Ferrari lo trovò sul Papaver Ehoeas, (Red- 
tembacher 841. Jacquelim Duval d. 61). 


Larva. — Vive sulle capsule del Papaver R7oeas, (Kaltenbach d. 20). 


Cc. (ROTSSEA Fas. — Fabricio (a. 483, d. 437) lo disse abitatore della Bor- 
rago, in Francia; Zetterstedt, delle piante Tetradinamie in Lapponia; 
Mathieu e Jacquelin Duval (2. 61, a. 233), del Nasturtium officinale, e 
della Cocklearia armoracia, nel Belgio; e Kaltenbach (d. 30, 40), delle. 
Leguminose, e segnatamente dei Raphanus e delle Brassica. I primi. 
stadi sono sconosciuti. 


ri 
linfa. 


— 317 — 


. C. barbareae Sure. — cyanopterus Redt. — Perris (p. 408) lo indica 


come vivente sulla Barbarea vulgaris. 


C. Bertrandi PerRIs. — Bauduer (d.) ne prese una ventina in Novembre 
scotendo la paglia di un vecchio tetto di capanna. 


C. cochleariae GyLL. — Trovasi sulle Crucifere in luoghi umidi, come dice 


Mathieu (a. 231), e sulla Cocklearia armoracia, secondo Gyllenbal. 
(Kaltenbach d. 35). 


LARvA. — Perris (p. 408) crede che questa larva possa vivere nel col- 
letto o nella radice di Cardamine pratensis. 


C. cruciger Hpst. — crucifer O1. — Vive nel Belgio sull’Echium vulgare, 
sul Zycopsis arvensis, e sul Verbascum thapsus, (Mathien a. 233). In 
maggio trovasi sull’Anchusa italica, (Pirazzoli d. 61). Jacquelin Du- 
val (db. 61) cita lE. vulgare come sede di questa specie. 


C. campestris GrLL. — In Austria è comune sulle Crucifere in fiore (Red- 


tembacher 345). Brisout (p.) lo ha preso spesso nei prati dove crescono 
i Chrysanthemum leucanthemum. 


Larva. — Questa larva è annoverata tra quelle che abitano il colletto 
o la radice di Matricaria chamomilla, (Perris p. 408). 


C. chalybaeus GerM. — Bauduer (b.) lo trovò sul Thlaspi arvense comu- 
nemente. 


Larva. — Perris p. 408) osservò che questa specie vive allo stato di 
larva nella radice o nel colletto del T'h/aspi arvense. 


C. chlorophanus Rova. — Baudi di Selve lo trovò a Passignano sul Lago 
Trasimeno sul Sisymbrium tenuifolium, ed in Francia fu osservato 
sull'Erysimum lanceolatum. 


C. contractus Marsa. — drabae Laboul. — Laboulbène (c.) lo osservò e 
ne studiò i primi stadi sulla Draba verra. Kirby e Spence (104) lo in- 
dicano come nocivo alle Rape. Kaltenbach (0. 37) lo trovò pure sul 
Thlaspi arvense in frutto. Si spinge fino in Lapponia, dove Zetterstedt 
lo ha trovato tra le Graminacee e sotto le pietre. Nell’Italia centrale, 
nei boschi di Berignone sverna tra i Muschi (!). 


— 318 — 


Larva. — Secondo le osservazioni di Laboulbène (c.), la larva vive in - 
un rigonfiamento allungato del gambo della Draba verna, Curtis (d. 106) 0s- 
servò questa larva nelle galle prodotte sulle radici della Sinapis arvensis. 
Perris (p. 409) conferma queste osservazioni. Vedasi anche Frauenfeld (r. 394). 
Girard (0. 688) afferma che questa larva vive sulle galle della radice di Si- 
napis arvensis e di altre Crucifere, come entro rigonfiamenti del gambo di 
Draba verna. 


Ninra. — La trasformazione in ninfa ha luogo in terra, e l’insetto si 
sviluppa in Maggio ed in Giugno (Laboulbène c.) (Girard d.). 


C. constrictus MARSH. — 


Larva. — Perris (p. 408) osservò questa larva nel colletto o nella radice 
di Alliaria officinalis. 


C. cyanipennis GerM. — sulcicollis Gyli. — Trovasi in gran. parte di 
Europa, come attestano vari autori, su differenti Crucifere. Laboulbène 
(C. LXXXV.) lo osservò sulla Sinapîs arvensis. Nel Belgio, Mathieu 
(a. 236) lo dice abitatore della Capsella bursa pastoris e dell’ Achil- 
lea millefolii, sebbene raro. Comunissimo sembra sui fiori di Cavolo, e 
di Rape, nell'Italia centrale, dove è stato pure trovato sulla Cochlearia 
armoracia in fiore (!). Trovasi sulle stesse piante in altri luoghi della 
Francia (Goureau m.) e della Germania, dove.danneggia anche il Colza, 
(Kaltenbach d. 31. 86). 


Larva. — Guerin Menèville (d.) osservò i primi stadi di questo insetto 
e ne vide le larve in galle prodotte alla base dei gambi dei Cavoli coltivati. 
Goureau, Nòrdlinger e Kaltenbach (id.) ne trovarono le larve in primavera 
ed in inverno nelle galle della radice del Cavolo. La galla è generalmente uni- 
cellulare, ma talvolta le galle sono aggruppate in numero di 3 a 5. Goureau 
(m. II, s.) ha trovato la detta larva al colletto anche di altre Crucifere. In 
generale è nociva al Cavoli coltivati negli orti, giacchè, come sì osserva an- 
che nei dintorni di Firenze, le piante di Cavolo che hanno un maggior nu 
mero di galle al colletto, e talvolta sono moltissime, rimangono piccole e poco 
vegete. Sverna anche allo stato di larva, giacchè presso Firenze se ne tro- 
vano le larve dentro le galle fino nel Febbraio (!). Vedi anche Huimhoffen _ 
(a.), Taschenberg (a. 57. £. 2. f. 11), Kessler (a.), Nowicki (a. 364), Chapuis 
et Candèze (a. 562). 


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— 319 — 


Nina. — Secondo i detti autori, alla fine di Maggio, ed anche in Aprile, 
le larve penetrano in terra per trasformarvisi; e l’ insetto perfetto comparisce 


in Agosto. Nei dintorni di Firenze, come trovasi la larva anche in Febbraio, 


così è più sollecito lo sviluppo dell’ insetto perfetto, il quale è abbondantis- 


. simo fino dall’epoca delle prime fioriture delle Crucifere; senza contare anco 


i non pochi individui che svernano allo stato perfetto, e che si trovano comu- 
nemente sui muri esposti al sole in inverno (!). 


C. cynoglossi. FRAUENF. — Frauenfeld (%. 969) ne osservò le fasi di svi- 
luppo sul Cynoglossum officinale. 


Larva — La larva vive negli steli di Cymoglossum, che percorre fino 
alla radice, parte nell'interno, parte sotto l’attaccatura delle foglie radicali. 
(Frauenfeld). Perris (p. 408) indica questa larva come abitatrice del colletto 
o della radice di Cymoglossum officinale. 


nc. Pimidiatas FrIpv. — In Austria ed a Buda-Pest vive sulla Lycopis pulla 


(Marsenl d. 357). 


C. ericae GyLr. — Curtis (a. XIII 670) dice che è comune in Inghilterra 
in Agosto sulla Erica; Redtembacher (a. 341), sull’Erica carmea in 
Austria; Mathieu (a. 232), sull’E. cinerca, sull E. fetralix, ed anche 
sulla Calluna vulgaris, nel Belgio: le quali piante sono indicate anche 
da Jacquelin Duval (0. 61) 


Larva. — Perris (p. afferma che essa vive nei fiori e nei frutti di Wrica. 


C. erysimi Fas. — Nella Lapponia inferiore Zetterstedt (a. 342. 45) lo os- 
servò su piante Tetradinamie in Agosto. Nei dintorni di Firenze una 
volta fu preso nei fiori di Geranium molle (!). Jacquelin Duval (0. 61) 
lo indica come abitatore della Cardamine amara. 


C. ferrugatus PERRIS. 


Larva. — Vive, secondo Perris (p. 409), nei fiori e nei frutti di Erica 
scoparia, (Bruyère a balais). 


C. frontalis Gova. et Bris. — Si trova ibernante tra i Muschi nei dintorni 
di Firenze (Piccioli). Bauduer (0.) lo prese in Francia comunemente 
sulla Plantago lanceolata. 


LB 


C. geographicus Gorz. — Echii Fab. — Fabricio (a. 482, d. 436) lo indicò 
quale abitatore degli Eckium in Germania; ed Olivier (a. V. 209) pure 


lo disse proprio di questa pianta a Parigi, in Germania, ed in Egitto. — 


Redtembacher (a. 344) cita l’Eckhium vulgare, per l’Austria, e lo con- 
ferma il Kaltenbach (0. 448); Mathieu (a. 232) indica l’Echium vul- 
gare ed il Lycopis arvensis, come piante nutrici di questa specie nel 
Belgio. Pirazzoli (a. d.) lo ha osservato in Giugno sull’Eckium vulgare 
in copula, come pure Perris (p. 409) ed altri. 


C. litura Fas. — Fabricio (a. 484, c. 178, d. 488) lo ha trovato nei Carduus, 
e sulle stesse piante lo osservarono Latreille (a. 145) Gyllenhal e Cur- 
tis (a. XIII 670). Mathieu (a. 233) narra che tale specie trovasi comu- 
nemente nel Belgio sui C. nutans, C. crispus, Cirsium lanceolatum, 
C. palustre. Jacquelin Duval (0. 61) dice che questa specie vive 
sui Cardi. 


C. macula-alba Hssrt. — Klingelhéffer (a.), parlando dei danni che questo 
insetto cagiona ai semi di Papavero, narra che l’insetto comparisce 
quando la pianta mette i bocci dei fiori, (Kaltenbach d. 20). Mathieu 
(a. 230) lo trovò sul P. R}oeas nel Belgio. Jacquelin Duval (0. 61) 
cita il Papaver Rhoeas come pianta ospitante questo insetto. 


Larva. — Le larve abitano nelle capsule di Papaver Rhoeas, e P. som- 


niferum, di cui mangiano i semi. Vivono in numero di 6-7 per capsula, se- 


condo gli osservatori suddetti. Perris (p. 409) conferma le surriferite osser- 
vazioni. Vedasi anche Tomaschek, Taschenberg. (a. 62) Chapuis et Candèze (562), 


Ninra. — Le larve impiegano una settimana per trasformarsi e compiono 
la metamorfosi nel terreno, nel quale penetrano alla profondità di mezzo piede, 
dopo avere abbandonato la capsula all’epoca della maturità di questa. A tale 
profondità la larva si rinchiude in una celletta rotonda, allungata, nella quale 
si trasforma in ninfa in 12 o 15 giorni; questa poi impiega da 20 a 25 giorni 
per divenire insetto perfetto. L’insetto sverna nelle cellette della ninfa, ed esce 
fuori nei primi giorni di primavera. | 


Uovo. — La 2 depone le sue uova nella capsula della pianta sopra in- 


dicata quando questa presso a poco ha raggiunto la metà della grossezza; e 


per ciò fare la £ produce col rostro un foro nella detta capsula, poi pone in 


# 


ri 


— 321 — 


* 


esso il suo ovopositore col quale colloca nella parete interna un uovo roton- 


damente allungato, gialliccio. 


C. marginatus Payk. — Trovasi, secondo Gyllenhal, sui Trifolium. (Kalten- 
bach d. 125), Jacquelin Duval (d. 61). 


Larva. — Var. punctiger Gylì. — Il sig. Kawall (d.) aveva nel 1859 
osservato 1 capolini di Tararacum officinale, già muniti di semi piumati, fo- 
rati nel corpo del frutto e macchiati di bruno; ma non fu che dopo ripetute 
| osservazioni, fatte non tra i semi ma nel fiore al tempo della caduta dei fio- 

rellini, che potè il 30 Maggio trovare fino a quattro larve nel corpo del 
- frutto. Queste larve, quando i semi incominciano ad essere divaricati, abban- 
donano il corpo del frutto, e cadono nel terreno, dove penetrano per trasformarsi. 


Nina. — La ninfosi ha luogo nel terreno, e le larve trovate il 30 Mag- 
gio erano trasformate in insetti perfetti il 26 Giugno. Un altro coleottero, 
l’Olibrus bicolor F., vive allo stato di larva nella stessa pianta insieme alle 
larve del C. punctiger, e la durata delle sue metamorfosi è di circa 4 setti- 
mane, secondo le osservazioni dello stesso Kawall (5.). 


C. melanostictus Marsa. — Vive sul Lycopus europaeus, (Perris m.). An- 
che nel Belgio, secondo Mathieu (a. 234), l’ insetto vive sulla stessa 
pianta in vicinanza delle acque. Brisout (p.) lo ha preso sulla pianta 
suddetta e sulla Mentha aquatica. 


Var. Iycopi Gyll. — perturbatus Gyll. — Trovasi sulla Mentha sylvestris, e 
sul Lycopus europaeus, come affermano Kaltenbach (0. 472, 477), 
Hofman e Jacquelin Duval (d. 61). 


Larva. — Frauenfeld (X. 973) trovò questa larva al Prater presso Vienna 
nella radice di Mentha sylvestris Linn. Gli steli delle piante suddette sono 
i luoghi di dimora delle larve di questa specie, secondo Kaltenbach (0. 472, 
477). Secondo Perris (m. 72), la larva vive nel colletto del Lycopus europaeus. 


C. mirabilis Vira. — Ghiliani (97) in Piemonte trovava l insetto sul Pru- 
nus padus in fiore. 


C. molitor GyLL. — Perris, basandosi sulla analogia di forme e di colorazione 
che questa specie ha coi C. campestris e C. rugolosus, crede che 
essa possa esser parassita della Chamomilla. 


— 322 — 


C. nanus GyLL. — Trovasi sui fiori delle CockIearia Draba, presso Vienna, 
(Redtembacher 342) (Jacquelin Duval d. 61). 


C. napi GyuL. — Danneggia lo colture di Cavolo o di Colza. Era raro presso 
Parigi prima del 1853, ma venne dal Nord colle culture del Colza. Gou- 
reau (p.), Taschenberg (a. 61). 


Larva. — La larva comincia i suoi danni dal colletto delle dette piante 
e penetra per il midollo nel gambo e nei rami (Goureau ».), Taschenberg (a.) 
Perris (p. 408) Chapuis et Candèze (562). Girard (0. 687) afferma che questa 


larva vive nei gambi del Colza e dei Cavoli, dei quali talvolta mangia anche 


le foglie centrali. 


Ninra. — La ninfosi ha luogo in terra, ed esce l’insetto perfetto ai 
primi di Luglio. 


C. Pandellei Bris. — Vive, secondo Perris (p. 408), sulla Cardamine amara. 


C. picitarsis GyLL. 


Larva. — Fu osservata da Perris (p. 408) nella radice od al colletto di 
Brassica napus (navet). 


C. pleurostigma Marsa. — affinis Steph. — Secondo Westwood (a. 1839, 
342) vive a spese della Sinapis arvensis. Curtis (6. 1860. 132) ne os- 
servò lo sviluppo nelle varie fasi sulle Rape. 


Larva. — Westwood (a.) aveva osservato che la larva abita entro galle 
sulla radice della C. arvensis, Curtis (0. 1860. 132 f. 8) dice che le galle 
sulle radici di Rape si vedono al principio di primavera ed alla fine d’estate, 
e che in esse non trovò le ninfe; è probabile che la ninfosi avvenga 
nel terreno. 


Uovo. — Appena è formata la Rapa, la 9 vi depone le uova forando 
col rostro la radice. L'escrescenza è prodotta da qualche liquido inoculato 
dall’insetto nella pianta (Curtis d.). 


C. pollinarius Forst. —- Linneo (a. 1771. 274) afferma che questa specie 
abita in Inghilterra in piante diverse e specialmente nell’ Urtica divica. 
Mathieu (a. 235) lo trovò sulle Ortiche, nel Belgio, e Jacquelin Duval 
(5. 61) lo dice pure abitatore di queste piante. 


iii a 


— 323 — 


C. quadridens Panz. — Borraginis Gyll. — Goureau (n. 171) lo indica 

| come nocivo alla Brassica napo-brassica (navette), e Redtembacher (344) 
afferma che tale insetto danneggiò molto la stessa pianta (Reps) nel 
1865 in Austria. A Firenze fu trovato in Aprile sui fiori di Cochlearia 
armoracia, e sulle foglie di Cavolo, in primavera. In inverno non è 
raro sul muri esposti a mezzogiorno (!). 


Larva, — Goureau (id.) osservò le metamorfosi di questo insetto che si 
compiono sulla radice della B. mapo-brassica, e Perris (p. 408) in quelle 
della B. napus (navet), Sinapis nigra (moutarde) e Nasturtium officinale 
(cresson). 


C. querceti GyLL. — In inverno si trova sui muri esposti al sole nei din- 
torni di Firenze (!). 


C. rapae GrLL. — Napi Dej. — Vive in Austria e forse anche altrove sulla 
Cocklearia Draba, al dire di Redtembacher (347) e di Jacquelin Du- 
val (6. 61). Il Baudi in Piemonte lo ha trovato sui fiori di Alissem 
saxatile coltivato. Presso Firenze è frequente sui fiori di Rape, e di 
altre Crucifere (!). 


Larva. — Vive nella radice della pianta suindicata (Redtembacher). 


Ninfa. — La larva si costruisce una celletta in terra dove subisce le 
sue metamorfosi. Redtembacher id. id. 


‘C. raphani Fas. — In Germania vive sui RapRanus, come osserva Fabri- 
cio (a. 485, d. 4388). Mathieu (a. 233) riferisce che nel Belgio trovasi 
questa specie sulle Crucifere, ed anche sopra altre piante. Gerstaecker, 
Muller e Kaltenbach (0. 447) affermano che tale specie trovasi in 
Germania sul Symphitum officinale. 


Larva. — Cussac trovò questa larva nei gambi del Symphitum offici- 
nale. Girard (d. 688) indica come essa viva nella midolla della detta pianta, 
nella quale ha pure luogo la ninfosi e l’ultima metamorfosi in Giugno. 


Uovo. — Lo stesso Girard dice come la £ depone le uova alla fine di 
Maggio nel gambo della pianta, a gruppi di tre o quattro. 


C. resedae Marsa. — Var. an. n. sp. Baudi. — Baudi trova questa forma 
in Piemonte sui fiori di Raplgnus. 


— 324 — 


C. Roberti Gy... — Vive sul Raphanus raphanistrum, sul quale Rupperts- 
berger (0. 837) ne studiò le metamorfosi. 


Larva. In Maggio si vedono già delle piccole galle sulle giovani piante 
di Raphanus, ed in dette galle, per quanto piccole, non si trova mai l’uovo, 
ma sempre delle larve proporzionate alla grossezza delle galle, le quali 
perciò si vedono crescere e svilupparsi a seconda dell’accrescimento dell’ani- 
male. Le galle stanno da 3 a 9 mm. sotto terra, attaccate alla radice, ge- 
neralmente in numero di una a due per radice, diametralmente opposte quando 
sono in due. Talvolta per eccezione se ne trovano fino ad 8 per radice; ed 
allora costituiscono un rigonfiamento che circonda la radice da tutti i lati; 
ed in questo caso sì trova un po’ più in alto al colletto della radice una 
galla unica più giovane. Le galle uniche o raddoppiate sono rotondeggianti; 
e complete misurano 2 4 mm. a 3 '/, mm. e sono del colore verdastro della 
radice. La larva vi si trova dentro, da mezzo Maggio alla fine di Settembre; 
e tostochè questa ha raggiunto il suo completo accrescimento, si apre un foro 
attraverso la parete della galla in una grossezza di mezzo mm. ad 1 mm. ed 
entra nel terreno (Ruppertsberger d.). Perris (p. 408) cita la Alliaria offi- 
cinalis, nel cui colletto o radice egli ha osservato questa larva. 


Ninra. — Penetrata la larva nel terreno, vi si costruisce una piccola cel- 
‘ letta di particelle di terra, arrotondata e levigata all’ interno, nella quale si 
cambia in ninfa, e dove pure l’ insetto perfetto rimane fino a completo colo- 
ramento. Tutte le metamorfosi si compiono in 9 settimane, di cui 4 occorrono 
alla durata dello stato di ninfa. I primi insetti si sviluppano nella seconda 
metà di luglio. L’insetto perfetto sverna nel terreno. Lo stesso osservatore 
vide due parrassiti Ichneumonidi. Ruppertsberger (d.). 


C. rugulosus Hrsst. — chrysanthemi Germ. — Perris. (m. 72) ne osservò 
le evoluzioni biologiche a Mont-de-Marsan nelle Lande sull’ Anthemis no- 
bilis, e sulla Matricaria chamomilla; Brisout (p.) lo ha trovato spesso 
sulla stessa pianta. È propria del O7lrysanthemum leucanthemum e 
della Matricaria chamomilla, Kaltenbach (0. 337, 340). 


Larva. — Kaltenbach (id.) ne osservò i primi stadi nelle piante sud- 
dette, nelle quali avveniva che in pochi giorni gli steli intristivano ed appas- i 
sivano rimanendo colle cime pendenti. Egli vi scoprì la larva di questa spe- 
cie che mangiava il midollo dalla radice al fiore, dove consumava gli stessi ; 


GR + 


acheni. Secondo Perris (m. 72, p. 408), la larva vive nel canale midollare 
della IM. chamomilla e dell’A. nobilis. 


Ninra. — La trasformazione della larva. ha luogo nel terreno, ed in tre 
settimane di ninfosi avviene lo sviluppo dell'insetto, secondo gli autori 
suddetti. 


C. Sahlbergii SAHLB. — Mathieu (a. 234) narra che questa specie trovasi 
sull’Urtica, sui Lamium, e sul Galeobdolon luteum, nel Belgio. 


C. suturalis Fap. — Trovasi spesso nelle Borraginee, Mathieu (a. 250). 


C. syrites Geru. — Vive sul Sisymbrium officinale, nel Belgio, Mathieu 
(a. 231). In Maggio vive su molte Crucifere coltivate (Pirazzoli). 


C. scapularis GrLL. — obscure-cyaneus Gyll. — Nell’Italia centrale fu 
raccolto alla Verna sulla Lunaria annua (!). 


C. smaragdinus Bris. — Al lago Trasimeno nell’Italia centrale vive sul 
Sysimbrium tenuifolium. (Baudi). Nei dintorni di Firenze si trova in 
inverno sui muri esposti al sole (!). 


LARVA. — Perris (p. 408) crede che questa larva possa trovarsi nelle 
‘+ stesse Crucifere sulle quali vive l'adulto. 


C. Sternbergii TrHows — In Svezia trovasi nei luoghi umidi sulla Mentha. 
Marseul (d. 387). 


C. sulcicollis Pavr. — È una delle specie più comuni, almeno nell'Italia 
centrale, e vive a spese dei Cavoli; trovasi peraltro anche sopra i fiori 
di altre Crucifere, come su quelli del Oheiranthus Cheiri, delle Radici 
coltivate, e della Barbaforte. Anche in Piemonte, secondo le osserva- 
zioni di Baudi, vive nello stesso modo, e si trova sui fiori di molte piante 
della stessa famiglia. È da credersi che alcune indicazioni possano es- 
sere confuse con quelle del C. cyanipennis Germ., che ha per sinonimo 
il C. sulcicollis Gyll. 


Larva e Ninra. — Vive sulle radici di Cavolo, e di Radici. Perris (p. 408). 
Secondo Girard (2. 687), questa larva vive in escrescenze galliformi al col- 
letto dei Cavoli, dalle quali galle le larve passano nel terreno, dove sì cos- 
truiscono una celletta rotonda per la ninfosi. Lo stesso autore afferma pure 
che questa larva vive nelle galle prodotte sulla radice della Sinapis arvensis. 


A LE 


C. trimaculatus Fas. — Sembra vivere su varie piante; giacchè nel Belgio eà 
altrove trovasi sulle Ortiche (Mathieu a. 233, Jacqueliu Duval d. 61); 
in Germania, sul Verbascum thapsus (Kaltembach d. 459); e nell’ Italia 
centrale, al Monte Amiata, sulle gemme fiorali del Carduus nutans, in 
Giugno. Baudi lo trovò sul lago Trasimeno, a Passignano, sugli Eckiw. 
Pirazzoli lo ha preso sul Carduus pycnocephalus in Giugno. 


Larva. — Il Dipsacus fullonum (chardon è foclon) è la sede di que- 
sta larva (Perris p. 408). Vedasi anche Frauenfeld (m. 161). 


C. verrucatus GrLL. — Raphaelensis Chev. — Vive sul Glaucium flavum 
a Saint Raphael (Var.) (Chevrolat d.). Lucas fa notare che questa spe- 
cie trovasi sul Glaucium flavum, anche nei giardini di Parigi, e che 
tal pianta, coltivata per l’estrazione dell’olio, riceve danni dai morsi che 
l’insetto arreca alle gemme. 


Larva. — Si crede che possa trovarsi nel’ Glaucium flavum, (Per- 
ris 7, 409). 


C. viduatus GyLL. — In Piemonte il tipo e la seguente varietà vivono sui 
Lepidium, (Baudi). 


Var. raphani Fas. — Vive come il tipo, (Baudi). 


C. virgatus GrLL. ? — An. n. sp. stachydis, Baudi ? — Vive sulla Sfa- 
chys Germanica, a Passignano sul Trasimeno, (Baudi). 


Cruronnaynenipius Jaco. Duv. — È un genere che non differi- 
sce dal precedente, altro che per condizioni morfologiche. Il modo di vivere 
di questi insetti è analogo a quello dei CeutorrAkynehus. 


C. floralis Payx. — È proprio delle Crucifere, poichè Heyer (1853, 273) lo 
ha osservato sul Lepidium draba. Nell’Italia settentrionale, Baudi lo 
osservò sulla Cardamine amara. Nell’ Italia centrale, ad Arcidosso, fu 
preso sul Nasturtium officinale in fiore, in Giugno (!). Si spinge fine nella 
Lapponia Svedese e nella Nordlandia Norvegica, dove in Luglio lo ha 
trovato Zetterstedt (225,47). 


LArva. — Le larve vivono nelle silique di Lepidium draba, e ne man- 
giano i semi (Heeger D. 273. #. 1, Kaltenbach d. 39). Secondo Perris (p. 408), in 
quelle di Capsella bursa pastoris, e di Erisimum praecor. 


— 327 — 


Ninra. — L’incrisalidamento avviene dentro un seme vuotato preceden- 
temente dalla larva, ed in 12 o 14 giorni si sviluppa l’insetto, il quale si 
porta nel terreno ai primi di Luglio e vi dimora fino a primavera, come af- 
fermano i suddetti autori. 


Uovo. — L’accoppiamento avviene a primavera, e la ® sceglie le silique 
di Lepidium draba, per deporvi le uova, scavandovi a tale scopo un foro col 
rostro, secondo gli osservatori già ricordati. 


©. hystrix PerRIS. — Non se ne conosce che la stazione di ibernazione; poi- 
chè Bauduer (a.) lo trovò in inverno nei Muschi e nei Licheni della 


Querce. 


€. linola-alba Hsest. — quercicola Fab. — Fabricio (a. 451, d. 408), Oli- 
vier (a. V. 133) e Kaltenbach (0.) dicono che questa specie trovasi 
sulle Querci, ma non se ne conoscono i primi stadi di vita. 


©. melanarius STEPH. — 9 glaucus Bohm. — Vive sul Sisymbrium ma- 
sturtium, in Francia (Goureau m. 171). Jacquelin Duval (0. 61) indica 
il Nasturtium officinale, per abitazione di questa specie. 


Larva. — Vive allo stato di larva nelle silique della detta pianta da 
mezzo Maggio a mezzo Giugno (Goureau n.). 


©. nigrinus MARsH. — depressicollis Sch. — Nel Belgio vive sul Nastur- 
tium officinale, e sulla medesima pianta lo osservarono anche altri, 
come Hardy, Jacquelin Duval (db. 61). 


C. pumilio GyLL. 


-LARvA. — Questa specie vive allo stato di larva nelle silicule di 7'eesda- 
lia nudicaulis, (Perris p. 409). 


€. pyrrhorhynchus Marsa. — pulvinatus Gyll. — Vive sul Cirsium ar- 
vense, come narra Heeger (0. 1854, 275), confermato dal Kaltenbach 
(5.375). Brisout (p.) lo ha preso sulla Matricaria chamomilla.. 


LaArva e Ninra. — Heeger (id. t, 2.) trovò le larve nei semi della pianta 
suddetta, d’onde poi vanno in terra per le metamorfosi. Perris (p. 409) la in- 
dica (pulvinatus) come probabile abitatrice della Matricaria chamomilla. 


€. spinosus Gorze. — lorridus Panz. — Nell’ Italia centrale ad Arcidosso 
fu trovato in Giugno sulle gemme fiorali del Carduus nutans (!). Pi- 


= Bee ° 1 


razzoli (a) lo ha osservato in copula, di Giugno, tanto sul Cirsium 
lanceolatum, quanto sul Carduus nutans, e (b.) sulla Carlina lanata. 
Jacquelin Duval (0. 61) dice che quest’ insetto vive sui Carduus. 


Larva. — Il Cardo è indicato da Perris (p. 408) come abitazione pro- 
babile di questa larva. 


C. terminatus Hsst. — apicalis Gyll. — In Belgio trovasi sulle Ombrel- 
lifere aquatiche e specialmente sul Sum latifolium (Mathieu a. 282); 
e sul S. angustifolium, secondo Jacquelin Duval (0. 61); e sul S. no- 
diflorum presso Parigi, secondo Girard (d. 689). 


C. troglodytes Fas. — Nei dintorni di Firenze si trova ibernante sotto le 
scorze dei Platani alle Cascine e tra i Muschi (Piccioli). 


Larva. — Perris (p. 409) crede possibile che questa larva viva. nelle 
Plantago. 


Marnmmaropus ScHiNn. — L'unica specie, il M. Besseri Gyll., trovasi 
nella Germania del Nord sulla Oralis acetosella e sul Rumex acetosa. 


M. Besseri GyLL. — Redtembacher (353) afferma che questa specie vive 
nella Germania del Nord sulla Oralis acetosella. Il sig. Carlo Augusto 
Dohrn lo trovava in quantità sul Rumex acetosa, nei fossi delle for- 
tificazioni di Stettino; ma dopo che furono riempiti quei fossi egli non 
trovò più l’insetto presso Stettino. Vedi anche Pfeil (d.), Dohrn (a.), 
Letzner (/.). 


Exyriposomus ScHiNn. — Gyllenhall trovò il R. 9glodbulus Hbst. sul Po- 
pulus tremula Li, come altri osservatori. Sono sconosciute le prime fasi 
della vita di questo insetto. Pirazzoli lo ha trovato in Giugno nei Muschi 
delle Alpi Leponzie. 


R. globulus Hssr. — Gyllenhal lo trovò sul Populus tremula, e sulla me- 
desima pianta lo hanno osservato Redtembacher (a. 351) in Austria, e 
Mathieu (a. 229) nel Belgio. Sembra proprio dell'Europa boreale e cen- 
trale. Pirazzoli lo ha osservato tra i Muschi nelle Alpi Leponzie in 
Giugno. 


Poopmaeus ScHònn. — Sono insetti che fanno passaggio ad un pic- | 
colo gruppo di abitatori di piante aquatiche. Infatti la vita evolutiva dei 
Poophagus ha per sede i gambi dei Nusturtium e dei Sisymbrium. | 


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— 329 — 


P. nasturtii Germ. — Suffrian, Cornelius, Mink, confermati dal Kalten-j 
bach (2. 25, 27), indicano il Nasturtium officinale, come la pianta nu- 
trice di questo insetto. Curtis (a XIII. 670) in Inghilterra lo trovò pure 
sulla medesima pianta. Mathieu (a. 237) nel Belgio lo trovò sul N. of 
ficinale, sul N. amphibium e sulla Cardamine amara. 


Var. olivaceus GyLL. — È indicato da Mathieu (a.) come proprio delle 
piante suddette. 


Larva. — Viene affermato da Perris (7. 409) che le evoluzioni della 
specie indicata avvengono nei gambi di Crescione. Vedasi anche Goureau 


(p. 2° supp. 67). 


P. sisymbrii Fas. — Linneo (a. 1750, 143) e Fabricio (d. 409) dicono tro- 
varsi questo insetto sul Sisymbrium amphibium; Olivier (a. 154), sul 
S. aquaticum. Mathieu (4. 287) lo indica come proprio della stessa] 
pianta su cui vive il P. nasturtii Germ. Panzer (fasc. 17 tav. 6) e Gyl- 
lenhal, confermati dal Kaltenbach (0. 25, 27), lo trovarono sul N.,am-] 
phibium; e Mink, presso Crefeld, sul N. officinale. 


Larva. — Perris (p.) crede probabile che questa specie compia le sue 
fasi biologiche nel gambo di Roripa amphibia. 


Tareinorus ScHinn. — L’insetto adulto del 7. sellatus Fab. sì trova in 
varie specie di Lisymachia nei fossi inondati. È da ritenere che le larve e le 
ninfe abbiano per sede le dette piante. 


T. sellatus Fap. — Lisymachiae Ol. — L’insetto perfetto trovasi sulla 
Lysimachia vulgaris, presso Vienna nei fossi inondati (Redtembacher 
(352), Mathieu (a. 238) nel Belgio lo osservò sulla L. vulgaris, L. thyr- 
siflora, e L. punctata. Pirazzoli lo osservò di Maggio in copula sulla 
Lysimachia vulgaris. Anche Perris (p.) nomina questa pianta come 
sede dell’ insetto. 


Gruppo FITOBIDI. 


Eusryocnius Trons. — I Myriophillum sono le piante ospitanti questa 
piccola specie. La larva vive sulle foglie immerse, ed è ricoperta da una mu- 


cillaggine come le larve dei Cionus: ed in seguito, come questi, la larva del- 
Ann. XVII. 22 


I RBQ AE RR 


VE. velatus Beck. si costruisce un follicolo trasparente sferoidale colla detta i 
mucillaggine, e là dentro subisce le sue metamorfosi. 


E. velatus Beck. — Myriophilli StePa. — Vive sui Myriophillum spica- | 
tum, e sul DI. verticillatum, nel Belgio (Mathieu a. 221). Nell’Italia — 
settentrionale il Bracciforti lo osservò sul M. spicatum. Gyllenhal lo 
dice proprio del I. spicatum, in Svezia. 


Larva e Ninra. — Mangia le foglie sommerse del IM. verticillatum, ed | 
è coperta da una mucillaggine, che poi forma un follicolo per la ninfa, come 
nei Cionus. Perris (p. 409, m. 88). 


LirmopactyxLus REDTEMBACHER. — Le specie europee di questo ge- _ 
nere vivono nelle acque chiare stagnanti sui gambi delle piante immerse. Se _ 
ne conosce una sola specie esotica, di Ceylon. 


L. leucogaster Marsa. — IMyriophilli Gylli. — Nel Belgio trovasi sul IMfy- _ 
riophillum spicatum e sul M. verticillatum, (Mathieu a. 221). Anche 
in Inghilterra vive sulla prima di queste piante (Curtis a. XII. 558). 


Larva. — Perris (p. 410) suppone che essa possa essere abitatrice delle 
stesse piante acquatiche sulle quali si trova l’ insetto adulto. Vedasi anche 
Dufour (d.). 


@myromius. — Allo stato di larva vivono allo scoperto sulle foglie 
delle piante, protetti da un umore vischioso che viene emesso da una glan- 
dula del segmento terminale dell'addome. S'incrisalidano in un bozzoletto 


(Mathieu a.). Le larve di questo genere sono vischiose, apode, con tre serie di 
tubercoli ventrali, e costruiscono bozzoletti nelle ripiegature delle foglie, come 
i Phytonomus. Pirazzoli afferma che alcune specie, senza aver le coscie rigon- 
fie, posseggono le facoltà di saltare. 


P. comari Hssr. — Rarissimo nelle piante dei luoghi paludosi in Lapponia 
(Zetterstedt, @. 327, 51); nel Belgio vive sulla pianta di cui la specie” 
dell'insetto porta il nome cioè sul Comarum palustre. (Mathieu a. 221), 
(Girard d. 682). 


P. notula Gru. — Vive sul Polygonum hydropiper, secondo Perris (f. 102) 
e sul IMyriophyMum spicatum secondo il Bracciforti. 


Larva. — È rassomigliantissima a quella dei Phytobius e si trova sull 
foglie del Polygonum Rhydropiper. Anche le larve di questa specie stann 


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— 391 — 


sulle foglie delle piante, alle quali aderiscono per mezzo di un umore vischioso 
che le protegge dallo influenze atmosferiche a dai nemici. Di più questa larva, 


dall’ano, che è posto in cima alla declività dell'ultimo segmento, emette una 


quantità di escrementi in forma di granuli nerastri dai quali rimane cosperso 
e nascosto tutto il corpo. (Perris f. p. 410). 


Ninra. — La larva per trasformarsi si colloca in una piega delle foglie 
o in una grossa nervatura o tra due foglie sovrapposte, e, ravvicinando alla 
bocca l'estremità posteriore del corpo, prende colle mandibole l’umore vischioso, 
lo spalma sul piano di posizione e poi lo fa passare come un arco sul suo 
corpo. Moltiplicando e incrociando questi archi, sotto i quali la larva si col- 
loca supina, viene a costruirsi il bozzoletto, consistente, grosso quanto un 
grano di miglio. Uno o due giorni dopo, per trasparenza si vede là dentro 
la ninfa che in otto o dieci altri giorni esce allo stato perfetto. (Perris /). 


P. granatus GrLL. — Trovasi l’insetto perfetto nella sabbia umida sulle 
sponde del Danubio in Austria (Redtembacher 354). 


P. quadrinodosus GrLL. — Se l'osservazione del Mathieu (a. 221) non è 
eventuale o speciale per questo caso, l’insetto preferirebbe i luogi aridi 
e sabbiosi. 


P. quadrituberculatus FAp. — quadricornis Pavk. (Litodactylus). — È 


raro in Lapponia in Maggio Giugno e Settembre e sverna sotto i mu- 
schi (Zetterstedt). È da ritenersi solamente per accidentale la stazione 
indicata da Rosenhauer dell’Artemisia vulgaris. Fu raccolto sul Poly- 
gonum hydropiper, nei fossi inondati di S. Giuliano presso Pisa in 
Agosto (1). 


Emanoncus ScHONHERR. — Lacordaire (a.) afferma che le specie di 
questo genere sono mediocremente numerose e che per. la maggior parte 


. abitano l'Europa. Si trovano sopra diverse piante. 


R. brucoides Hssr. — Vive sul Chaerophyllum hirsutum, Jacquelin Duval 
(b. 62), e su altre ombrellifere (Mathieu a. 237). Nell’Italia Centrale fu 
trovato ad Arcidosso in Giugno sulla Veronica beccabunga in fiore (!) 


R. castor Fas. — Olivier (V. 132) narra che questo insetto si trova sulla 


Querce, a Parigi. Zetterstedt (a. 326, 50) lo osservò anco nella Lappo- 
nia Svedese ed Umense in giugno e nella Lapponia boreale in maggio. 


— 332 — 


R. inconspectus Hsst. — Sta sui Polygonum, e specialmente sul P. am- 
phibium, Jacquelin Duval (0. 62), Mathieu (a. 236). Kaltenbach lo os- 
servò sui P. amphibium, P. nodosum, e P. hyArolapathum. 


LARrva. — Stabilisce la sua dimora nel canale midollare di dette piante 
in prossimità degli internodi. (Kaltenbach bd. 511). 


R. pericarpius Linn. — Persicariae Meg. — Iumicium Kirby. — Linneo, 
Fabricio, Olivier, Latreille e Rossi lo indicano come abitatore della Scro- 
phularia. Zetterstedt (326, 49) lo rammenta tra gli insetti della Lap- 
ponia Svedese. In Inghilterra Curtis (a. XIII. 670) lo osservò in mag- 
gio sui Rumex e sui Carduus, e nel pericarpio della Scrophularia ; 
Gyllenhall sulle foglie di fumex; Panzer citato da Kaltenbach (0) 
sulla Scrophularia nodosa, e Mathieu nel Belgio sui Rumer, che ne 
sono spesso danneggiati. Baudi lo trovò nell’ Italia centrale a Vallom- 
brosa nella Campanula minor. Pirazzoli in Luglio sul Rumex acetosa. 


R. perpandicularis Reica. — subfasciatus Gyll. — Vive sui Salix al dire di 
Rosenhauer, e sul ChaeropRyllum hirsutum secondo Jacquelin Duval 
(6. 92). Mathieu (a. 237) nel Belgio lo osservò parimente sul Chaera- 
phylum. Secondo alcuni autori l’insetto avrebbe la facoltà di saltare. 
Nei dintorni di Firenze più volte fu osservto in primavera sulle erbe dei 
fossi e specialmente sull’Apium nodiflorum e sul Lythrum salicaria (!) 


R. topiarus GerMm. — Brisout de Barneville (f.) ne trovò una ventina di 
individui a S'. Germain-en-Leye intorno alle radici di Salvia praten- 
sis, profondi da 6 a 8 centimetri in tempo di grande siccità. Nei din- 
torni di Firenze in Maggio ne fu trovato un individuo che forse even- 
tualmente stava sui fiori di Chaerophyllum temulum (1). 


LArva. — Perris (p. 410) crede che questa larva possa abitare il colletto 
o la radice di Salvia pratensis. 


Amarus ScHinHERR. — Le poche specie di questo genere sono abita- | 


trici dei prati umidi, e probabilmente hanno abitudini analoghe ai generi 
precedenti. 


A. scortillum Hssr. — Zetterstedt (182. 50) lo riscontrò sulle Graminacee 
nella Lapponia. Lacordaire (a.) afferma che questa specie abita la mag- 
gior parte dell'Europa e che si trova nei prati umidi. 


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di 


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| 


— 353 — 
Tribù BARIDIDI 
Sotto tribù BARIDIDI VERI 
Gruppo EURRINIDI 
Tyrpnrororus Hiwpr. — Torneuma WoLL. — Crypharis Farrm. — T. 


deplanatus Hampre. — L'unica specie conosciuta di questo genere è 
propria delle grandi Isole italiane, trovandosi in Sicilia ed in Sardegna. 
Nel catalogo di Gemminger e Harold questo genere è collocato in fondo 
al gruppo degli Erirrhinidi. Il Sig. Lostia di S. Sofia annovera questo 
insetto in un elenco di coleotteri da lui trovati nel terriccio degli olivi 
in Sardegna dal marzo al giugno. È probabile che questa sia la vera 
stazione della specie. 


Gruppo BARIDIDI VERI 


Nota. -- Il Lacordaire ha usato la denominazione di Barididi veri tanto 
per la prima Sotto Tribù quanto per uno dei gruppi che la compongono, e cìò 
forse per necessità. Giacchè se anche egli avesse chiamato la Sotto tribù 
semplicemente Barididi ne sarebbe parimente derivato il doppio impiego di 
questa denominazione tanto per la Tribù quanto per la Sotto tribù. 


Banis. — Compongono questo genere numerosissimi insetti dalle 
forme e dai colori variatissimi. Non pochi sono dotati di splendore metallico 
che varia dal più terso color di rame al verde ed al turchino. Le specie 
europee sono piccolissime in confronto di quelle esotiche, specialmente di quelle 
dell'America tropicale (Lacordaire a.). Allo stato di larva vivono per lo più 
nei gambi di piante erbacee, dove compiono le loro metamorfosi. Talvolta 
producono nei tessuti vegetali notevolissime escrescenze galliformi. È da os- 
servare come le piante che essi prescelgono siano per lo più di consistenza 
quasi legnosa. Tra le specie abitatrici di paesi fuori d'Europa è ricordato il 
B. tabaci Sallé che vive sulle piante di Tabacco a Santiago ed a S. Cristo- 
val (Sallé a.). Harris (a.) ricorda i danni che la 2. trinotata Say produce 
pure al tabacco in Pensilvania; giacchè questa specie subisce le sue metamor- 

. fosi nel gambo della pianta, e Candèze (a.) dice che anche altre Solanacee, 
come le Dalura, ne sono danneggiate. 


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B. artemisiae Hsst. — absinthii Meg. — Jacquelin Duval (0. 55) lo indi- 
ca come vivente sull’ Artemisia vulgaris, (armoise); Redtembacher (358) 
sull’Arfemisia campestris in Austria; Mathieu sull’ A. vulgaris, nel 
Belgio; Curtis (a. XVI. 766) sulla medesima pianta in Inghilterra, e 
Panzer e Kaltenbach (0. 351) sull’A. absintRium, in Germania. Baudi 
in Piemonte lo osservò sull'Arfemisia vulgaris. 


LARvA. — Vive nel gambo o nella radice di Artemisia vulgaris, Bri- 
sout (0. 47), Perris (p. 410). 


B. analis OL. — Vive sull’Inula dysenterica, Pirazzoli (a. d.) 
Larva. — Perris (p. 410) la osservò sull’Inula dysenterica. 


B. chloris FAB. — coerulescens var. Bris. — Trovasi sul Cavolo e sul Colza, 
come affermano vari autori, in molte parti d'Europa. Hornung, Luben e 
Kaltenbach (0. 30, 42) lo osservarono sul Brassica napus; Redtemba- 
cher (358) in Austria sul Colza (reps). Nei dintorni di Firenze sverna 
nei Muschi (Pirazzoli). 


LARVA. — Secondo Plieninger (a.) le larve vivono in escrescenze galli- 
formi alla superficie delle radici di Colza, come confermano vari autori. 
Redtembacher (358) osservò queste larve nel gambo del Colza. Brisout (a. 35) 
afferma che esse passano l'inverno nelle loro galle. La nascita avviene 14 
o 15 giorni dopo che l'uovo fu deposto; e, dopo aver cambiato la pelle, rag- 
giungono il loro maggior sviluppo in 4 o 5 settimane, secondo lo stesso 
autore. Vedasi anche Dubois (59), Boisduval (a), Nòrdlinger (d.), Girard 
(b. 686). 


Nixra. — La ninfosi ha luogo nel terreno secondo Plieninger e Nòrdlin- 
ger, sotto Ia scorza o nella radice; il che sarebbe conforme alle osservazioni 
di Goureau relative al B. chlorizans Germ. Brisout invece afferma che le 
ninfe stanno nell'interno delle galle e che rimangono in questo stato 12 o 
18 giorni. 


Uovo. — Nérdlinger e Boisduval affermano che la 9 depone le uova nei 
gambi delle dette piante. Brisout descrive come la $ deponga le uova sepa- 
ratamente, ad intervalli, dopo aver praticato col rostro un foro nel gambo 0 
nella radice. 


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— 399 — 


B. chlorizans Gerw. — Goureau (n. 172) lo trovò sulla Brassica-napo- 

I brassica (navette), che. ne riceve danni, come pure i Cavoli, sui quali lo 

osservarono anche Perris e Marseuil (e.). Bach, come narra Kaltenbach 
(6.80), lo dice vivente nel Colza ed Angerer nel Cavolo rapa. 


Larva. — Goureau (n. 172) narra che le larve, appena uscite dall’uovo 
in Settembre, scavano gallerie nei gambi delle piante suddette fino al succe- 
sivo Agosto. Talvolta le dette larve passano anche nella radice della Brassica 
napo-brassica, forse perchè negli steli non trovarono sufficienti fibre legnose 
da formarsi il bozzoletto entro cui trasformarsi. Perris (p. 410) indica i Ca- 
voli ed altre Crucifere per sede di questa larva. Vedi anche Chavannes, 
Boisduval (6. 144), Plieninger, Chapuis et Candèze (560), Girard (0. 685). Mar- 
seul (e.) osservò che queste larve e ninfe occupano il gambo delle piante 
di Cavolo. 


Ninra. — La ninfosi ha luogo dove visse la larva; e 1’ insetto perfetto 
esce per un foro che esso pratica nella scorza ai primi di Settembre. Gou- 
reau (7.), Buisduvat (d.) ecc. 


Uovo. — Gli insetti che hanno svernato si accoppiano in primavera, e la 
2 depone le uova nei gambi dei Cavoli, specialmente delle varietà Cavalier 
di Milano, di Brusselles ecc.. Goureau, Boisduval. 


B. coerulescens Scop, — chlorodia Bohm. — È una delle specie dannose 
ai Cavoli e ad altre crucifere, e talvolta anche alla Aeseda lutea, 
(Brisout de Barneville d. 309). Anche nell'Italia Centrale, a Casti- 
glioni d'Orcia, è comune in Agosto sul Cavolo a palla, (Verdiani-Bandi). 
Hammerschmidt (a. d. 235) descrisse le metamorfosi di questa specie 
sotto la denominazione di Peroma Resedae, come riferisce anco Frauen- 
feld (X. 968), il quale peraltro dall'aver veduto svilupparsi dalla detta 
pianta la B. punctata Gyll. (picicornis Marsh), e dal vedere tanta poca 
diversità tra queste due specie, crede possa essere erronea l'osservazione di 
Hammeschmidt che egli riferisce invece alla specie da lui stesso osser- 
vata B. picicornis Marsh. Non potendosi manifestamente dimostrare 
che Hammerschmidt fosse in errore, si crede di riferire alla B. coerule- 
scens le osservazioni di Hammerschmidt ed alla 2. picicornis quelle 
realmente effettuate da Frauenfeld. In inverno presso Firenze si trova 
sotto le scorze degli alberi (?) 


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— 336 — 
Larva e Ninra. — Vive e si trasforma nella radice e nel gambo di Re- 
seda lutea senza produrvi esrescenze (Hammerschmidt a. 1832, t. 3. f. 1-11), 


Kaltenbach (d. 42), Taschenberg (a. 1865, 51. t. 2. f. 14-15), Moncreaff 
(a. 81), Chapuis et Candèze (a. 561). 


B. dalmatina Bris. — Baudi lo trovò a Passignano, sul Lago Trasimeno, 
nella Stachys Germanica. 


B. glabra Hssr. — laticollis Marsh. — picina Germ. — Perris (m. 89, 
p.410) lo trovò sul Cavolo, nelle Lande; Redtembacher (358) la osservò 
ancora sul Cavolo, in Austria, e Redtembacher la dice propria del Colza, 
e del Cheiranthus Cheiri. Nel Belgio vive sui Cavoli, sul Colza, e sulle 
Sinapis, Mathieu (a. 226). Marseul (e.) osservò in Francia i danni 
che il detto insetto arreca ai cavoli. Nell Italia centrale è comunissimo 
nei gambi di Cavolo, nei quali sverna allo stato di ninfa e di insetto 
perfetto (!). Perris (m.) ne indica per parassito l’Alysia fuliginosa e 
Rondani il Dittero Laurania vitripennis Mgn. (Brullé) e l’Imenottero 
Bracon Neesii Rondn. 


Larva e NinrA. — Redtembacher (358) in Austria la trovò nei gambi 
del Cavolo, e Kaltenbach (5. 23) in quelli del Colza e del Oheiranthus Cheiri. 
Nell’Italia centrale compie tutte le fasi della sua vita evolutiva nei gambi 
di Cavolo (!) Dufour (a. 453) descrive il modo di trasformazione di questa 
larva. Pirazzoli (2.) conferma che la larva di questa specie vive nei bitorzoli 
delle radici della Brassica oleracea. Brisout (b. 34) trovò nelle stesse con- 
dizioni alcune di queste larve che si trasformarono in insetti perfetti in ot- 
tobre ed i maggiori dettagli che quest'autore da sulla biologia di questo in- 
setto sono identici a quelli del B. chloris. Marseul (e.) osservò che le larve 
e le ninfe di questa specie vivono nelle parti sotterranee delle piante del 
Cavolo. Vedasi anche Taschenberg (a. 55). 


B. lepidii GerM. — È specie nociva ai cavoli; e, secondo Redtembacher, par- 
ticolarmente alla varietà detta Cavolfiore. Brisout de Barneville (d. 35 
305) lo osservò anche sul Nasturtium sylvestris, e sul N. amphibium. 


LaRrva. — Brisout (0. 35) riferisce l'osservazione di Heeger (2. 1854, t. 1 
f. 1-13) che afferma aver trovato queste larve nella radice e nel colletto di 
diverse piante, specialmente dei cavoli, sui quali producono delle escrescenze 
galliformi della grossezza di un pisello, spesso saldate insieme in un certo 
numero. 


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— 337 — 


B. morio Bonm. — Vive sulla Reseda luteola (Pirazzoli d.), nelle cui radici 
è stato pure osservato da Bauduer (d.) in Francia. 


Var. Resedae BacH. — Kaltenbach (2. 41) osservò e descrisse le metamor- 
fosi di questo insetto, che vive sulla Reseda luteola. 


LARVA. — Allo stato di larva abita la radice della X. luteola, probabil- 
mente tra la scorza e la parte legnosa. Spesso si trova in quantità nella 
stessa radice, e produce una precoce maturazione o la morte della pianta 
(Kaltenbach). Perris (p. 410) la pone tra le abitatrici delle Crucifere. Bach 
(e. 248) la osservò nelle parti succulenti delle radici di Reseda luteola. 


Nina. — Kaltenbach (id. id.). Si trasforma nella dimora della larva, 
senza bozzolo, in Agosto od ai primi di Settembre (Bach e.), Baltenbach (8.). 


B. nivalis Bris. — È stata presa in abbondanza sulla regione alpina dei 
Pirenei, nel Trifoglio delle Alpi. Brisout (0. 306) Perris (p. 410). 


B. nitens Fas. — Baudi lo osservò in Sardegna sui fiori di un Midiscus. 
Pirazzoli (a. 5.) in luglio lo trovò in copula sull’ Altea officinalis, 
presso Pisa. Perris (p. 410) riferisce che esso è frequente sulle piante 
aquatiche, secondo Miller, e sulle Malve, in Corsica, secondo Raymond. 


B. opiparis Iac. Duv. — Brisout de Barneville (3. 290) indica la Sinapis 
incana, come stazione di questo insetto e dice pure che è stato trovato 
in Spagna tra i detriti vegetali. 


Larva. — Vive con varie altre dello stesso genere nei Cavoli, nel Colza 
ed in altre Crucifere (Perris p. 410). 


B. picicornis MArsH. — abrotani Germ. — punctata Gylli. — In Inghil- 
terra trovasi l’insetto perfetto nei fiori di Reseda lutea, in Giugno 
(Curtis a. XVI. 766). In Francia vive sulla R. lutea, sulla R. luteola 
e talvolta sulle Crucifere, (Brisout di Barneville d. 309). Frauenfeld 
(X. 669) ne ottenne lo sviluppo da piante di R. Zutea, raccolte presso 
Vienna ed altrove, e ne osservò le metamorfosi. Pirazzoli (a. bd.) lo ha 
osservato sulla Z'eseda, in Luglio a Domodossola, 


LaRva. — Frauenfeld (%. 968) descrisse la larva e la ninfa di questa spe- 
cie da lui trovate nella radice e nel gambo di Reseda lutea. Dice come le 
dette larve abitano anco i gambi più sottili senza produrvi nessun indizio 


— 398 —. 


di storpiamento. Si trovano per lo più vicino alla radice e percorrono galle- 


rie cilindriche discendendo dall'alto al basso; le quali gallerie vengono com. . 


pletamente riempite di rosicatura. 


NinrA. — Al termine delle gallerie delle larve esistono per lo più le 
camerette delle ninfe, raramente in più di una per galleria. L’insetto per- 
fetto non rimane a lungo nella sua celletta, ed esce in libertà prima della 
fine d’Agosto. (Frauenfeld id. id.). 


B. quadraticollis Bonm. — Brisout (0. 60) dice che è stato preso sulla Syma- 
pis nigra, e sembra pure che sia stato osservato sopra altre Crucifere 
in Spagna. 


LARVA. — Allo stato di larva questa specie vive nei gambi di varie Cru- 
cifere (Perris p. 410). 


B. scolopacea GerM. — Girard in Francia lo osservò sulla Portulaca ma- 
ritima, e sul Chenopodium maritimum ; Perris citato pure da Brisout 
de Barneville (b. 293) sulla Salicornia Rerdacea, e sulla Suaeda ma- 
ritima, e altri sulla Portulaca maritima. Nelle Isole Venete fu 0s- 
servato in Agosto non comune sull’ Atriplex patula, e su di un Che- 
nopodium, a Chioggia (1). 


B. spoliata Boxm. — Vive sul Camphorosoma Monspeliaca, Brisout de 
Barneville (0. 291), Perris (p. 410). 


B. T-album Linn: — Curtis lo trovò sull'Erica tetralix in Inghilterra e su 
altre piante. Brisout de Barneville (b. 479) lo indica sul Cladium ger- 


manicum, in Hannover; e sui giunchi presso Parigi ed in Algeriasulla Ly- — 


simachia vulgaris. Perris (p. 410) dice che questo insetto è abitatore 
dei Giunchi ed delle Ciperacee Questa specie giunge fino alla Botnia 
occidentale ed in Lapponia dove la trovò Zetterstedt (a. 179. 35). 


B. Villae ComoLLi. — In Piemonte, in primavera ed in estate, vive nelle 
gemme terminali della Bryonia dioîca, Baudi. (Pirazzoli a. d.) in Aprile 
lo vide sulla 5. alba. 


B. viridisericea Gorze. — cuprirostris Fab. — Probabilmente è una sta- 
zione eventuale quella citata da Linneo (a. 1743. 104) per questa spe- 
cie, della quale egli dice « habitat in betula. » Molti autori tra i quali 
Dufour, Goureau, Perris, Marseul (e.), Pirazzoli, Back, ecc. lo annove- 


— 3399 — 


rano tra gli insetti nocivi al Cavolo, ed anco delle sue varietà, come di 
quella detta Cavolo rapa, secondo Miierkel. Anche nell’ Italia centrale, a 
Castiglion d'Orcia, è piuttosto comune in Agosto sopra alcune varietà 
di Cavolo, (Verdiani-Bandi). Pirazzoli (a.) lo ha trovato pure nei bitor- 
zoli dei Cavoli, in Ascoli Piceno. Nei dintorni di Firenze sverna al 
piede degli alberi (!) Brisout de Barneville (d. 303) lo dice particolare 
anco della Diplotaris tenuifolia. 


Larva. — Le larve osservate da Lèon Dufour (a.) vivono nei vecchi Ca- 
voli, ‘al colletto, producendovi gallerie ovali, dove si trasformano in ninfe. Gou- 
reau trovando le larve in Settembre ed in Ottobre credè potere argomentare 


. che lo sviluppo debba aver luogo a primavera. Perris (p. 410) indica questa 


larva tra quelle che abitano varie specie di Crucifere. 


. FaLANGE II. 
Tribù CALANDRIDI. 


Gruppo SFENOFORIDI. 


Spunrsormorus Scuingerr — L'America meridionale e le Indie 
Orientali (Lacordaire a.) sono la sede principale delle numerose e cospicue 
specie, delle quali in Europa si hanno pochi rappresentanti, che abitano 


— perlo più sotto le pietre od in luoghi paludosi. Non sì conoscono i primi pe- 


riodi della loro esistenza nè Je piante che ne ospitano le larve. Fuori d’ Europa, 
sembra che il loro modo di vivere sia differente, giacchè Moufflet (a) descrisse 
come gli 6. liratus Gyll., e S. Remipterus Linn. vivano a spese delle piante 
abbattute di Musa nell'America tropicale. Vedi anche Cocquerel (a.). 


. S. abbreviatus Fas. — paludicola Waltl. — In Austria secondo Redtem- 


bacher (360) trovasi sui muri e sotto le pietre. La indicazione di Panzer 
secondo il quale l’ insetto vivrebbe sulla Querce, non sembra designare 
una dimora abituale, ma accidentale. 


S. mutilatus Laica. — Trovasi non molto comunemente nei dintorni di 
Firenze sotto le pietre in luoghi umidi (!). 


S. piceus PaLras — Redtembacher (360) dice trovarsi questa specie sulle 
sponde dei laghi, in giugno, in Austria; fu osservata anche sulle sponde 


— 340 — 


della palude di Asciano presso Pisa, in agosto, tra le piante di 


Juncus (!). 


S. parumpunctatus GyLL. — Baudi osservò questa specie tra i giunchi 
delle sponde del lago Trasimeno. i 

S. Ragusae SrierLIin — Questa bella e grande specie fu osservata dal 
sig. Failla e dal sig. Ragusa sulle erbe che crescono alle sponde del 
lago di Lentini in Sicilia (Ragusa d.). ‘ 


S. uniseriatus STIERLIN — Il sig. Ragusa (0.) prese abbondantemente questa 


specie in località paludose presso Castelvetrano, in Sicilia, nel giugno, 
sulle erbe. 


Gruppo CALANDRIDI VERI. 


Caranpra CLarrviLLe. — La intiera tribù prende il nome da questo 
genere che per conseguenza ne racchiude le forme tipiche. Dai soli Sphe- 
nophorus e dalle due sole specie di Calandra d’ Europa non ci possiamo 
formare una idea della grande importanza che hanno questi insetti sul 
globo. Fra di essi sono compresi i Rincofori più colossali ed alcune delle 
loro larve sono state esattamente conosciute e descritte. 

Crediamo utile di riferire quanto il Lacordaire afferma sotto questo rap- 
porto: « Quanto alle abitudini, eccetto il genere Calandra, le cui piccole specie 
« vivono probabilmente tutte a spese di semi, questi insetti sembrano nutrirsi 
« dei tessuti vegetali malati o che hanno subito un principio di alterazione. 
« Nei paesi caldi, dove essi abbondano, si trovano ordinariamente frugando i 
« tronchi più o meno decomposti delle Palme, delle Cicadee e dei. Banani. 
« Ma qualche volta assalgono anche i vegetali sani e divengono allora dan- 
« nosissimi. » 

Lo stesso autore cita il RXyncophorus palmarum dell'America meridio- 
nale, che danneggia (Blanchard a.) le Palme, e che talvolta invade e distrugge 


le giovani piantagioni di Canna da Zucchero (Westwood a.) insieme alla Ca- 
landra sacchari. La prima di queste due specie peraltro ha anche più va- 


riate abitudini. 

Lehrminier (a.) dice come il R. palmarum danneggi l’Areca oleracea 
solamente quando a questa pianta è stata tolta la cima, che serve al 
nutrimento umano. 


——_e_r— _ 


— 341 — 


Marco Royas (a.) fa conoscere come a Cerro d'Avila, dove il clima è 
assai freddo d’ inverno, questo insetto vive in una Palma, ed a Pao de Zerate, 
durante gli ardori dell’estate, il latte che cola dal Carica papaya sia il nu- 
trimento dello stesso insetto, ed a Guaya invece, paese caldissimo, il Cocos 
nucifera è la sua pianta ospitante. Madame Merian (a.) inoltre studiò e de- 
scrissè le evoluzioni biologiche di questo insetto, che si compiono dentro le 
Palme. È pure da notarsi come la larva ed anche l’insetto adulto, siano 
ghiotta vivanda per gli abitanti della Guyana (Schomburgk a. Westwood a.). 

Chapuis e Candèze descrissero come il It. Zimmermanni agli Stati 
Uniti sia nocivo al Chamaerops palmetto. Il Phacecorynes Sommeri vive al 
Capo di Buona Speranza in una Cycadea, V'Encephalaretus Altensteini (Bur- 
meister 4.). Il Dott. Azoux (a.) mostrava alla Società Entomologica di Francia 
il R. elegans allo stato di larva, ed adulto, che egli aveva raccolto negli alberi 
di Cocos. La ninfosi generalmente ha luogo dove visse la larva ed entro una 


cella formata da filamenti vegetali intrecciati. Il Burmeister (a.), che studiò 


assai accuratamente la biologia e la struttura interna di questi insetti, osserva 
come essi si nutriscano specialmente di sostanze amilacee, e che a questo 
scopo le larve vivono appunto in quelle parti delle piante dove tali sostanze 
sono contenute. 

Anche le specie europee, la C. granaria e la C. oryzae, vivono nei semi 


"del grano e del riso, dove si trovano le fecole; queste due specie peraltro vi. 


vono e si sviluppano dentro a quasi tutti i semi contenenti fecole, che tro- 
vansi comunemente nei granai. Un’altra specie congenere, la C. erarata Bohm. 
fu dallo scrivente osservata in grandissimo numero all’Esposizione universale 
di Parigi nel 1878, dove erasi sviluppata da semi di Zea mais provenienti da 
Caracas. Perris (p.) dice di aver ricevuto da Revelière dei semi di Tamarindo 
dell’ India popolati di C. linearis Hbst., ciascuno dei quali semi conteneva 
diversi insetti. 

Vedasi quanto è detto sull’ interessante genere Calandra da Lacordalre 
(a) e da Girard (0. 701), i quali danno copiosissimi dettagli biologici, e si 
estendono anche sui modi di distruzione, specialmente della C. granaria. 


C. granaria Linn. — Linneo e Fabricio accennano come questa specie viva 
nel grano, e nei granai, dai quali viene allontanata, secondo i detti 
autori, con Isatis, Hyosciamus, Sambucus, e Thlaspi. Rossi (a.) indica 
pure come questo insetto si trovi continuamente nel grano, e come lo sì 
allontani coll’acqua di calce. Leuwenhoek ed Olivier (a. V. pag. 95) ne 


SELE MOSTO RAT IATA E CINI CU PISSTE VERTE SOR ALI RATIO IONICA 
È - 4 fs 4 e 


4 LI 


— 342 — 


osservarono i particolari biologici, che vengono ricordati anche dal Curtis 
(b. 323). Il primo osservò che la $ dopo la copula fa un piccolo foro 
col rostro nel seme di grano, e vi depone un uovo; la larva mangia la 
fecola e vi si trasforma in ninfa, rimanendo in questo stato per 8 0 10 
giorni, Anche l’insetto perfetto, che talvolta resta nell’interno, mangia 
del grano. Se la temperatura è inferiore ai 50° o 52° Fahr., i sessi non 
si accoppiano, e questo non avviene che a 54° almeno, condizione che si ve- 
rifica in Aprile, per esempio, nella Francia Meridionale, dovela riproduzione 
di questo insetto ha luogo fino alla fine di Agosto. Nei paesi più set- 
tentrionali questo periodo è compreso in termini più ristretti, e perciò i 
danni che esso produce sono meno sensibili. La ® depone uova ogni 
mese; cosicchè calcolando gli individui che possono nascere da una 
coppia di questi insetti dal 15 Aprile al 15 Settembre, si avrebbe il nu- 
mero di 6045 insetti. Il Burmeister (a.) fa ascendere questa cifra fino 
a 20612 individui, Gli adulti stanno a qualche pollice di profondità den- 
tro i mucchi del grano. I semi che sono danneggiati si riconoscono, an- 
corchè intatti alla superficie, giacchè ponendoli nell'acqua rimangono 
galleggianti. Ai primi freddi gl’insetti non si trovano più nei campi, 
perchè si nascondono; ma invece si vedono sempre nei granai. L’espe- 
rienza provò che 75° Fahr, distruggono l’insetto; ma quando questo è 
riposto dentro i monti del grano occorrerebbero 169° o 170° per ucci- 
derlo: ma con questo calore si danneggerebbe anche il grano. A Madera 
Wilkinson istituì certe camere riscaldate con tubi d’acqua calda, dove la 
temperatura era portata a 135°. Lo stesso osservatore aveva notato che in 
quell’isola le uova erano depositate nel Grano turco, mentre questa pianta 
era in fiore, che tali uova nascevano a 110° F'ahr., e che una temperatura 
di 130° a 140° le uccideva. Olivier, citato pure dal Curtis (b.), raccomanda 
la ventilazione delle masse di grano con aria fredda, prima dell’accoppia- 
mento di primavera, a fine di arrestare le prime generazioni. Si consiglia 
di spargere nei granai dei fiocchi di lana greggia, nei quali facilmente 
rimangono impigliati gl’ insetti. Lo stesso Curtis (d.) esperimentò la pre- 
ferenza che questo insetto dà a diverse specie di semi, ponendo in una 
scatola, insieme agli insetti, dell’orzo, granturco, piselli, fave e grano. 
L’orzo fu completamente distrutto, come pure un poco di granturco, e 
rimasero posposti il grano, i piselli e le fave. Lo stesso autore osserva 
che la C. granaria è aptera, almeno in Inghilterra, mentre la C. 
oryzae possiede le ali. Narra il Frisch (6.) che avendo egli tenuto un 


= 


sE 
— 343 — 
pane di segale avvolto in una tela per 22 anni, lo preservò dagl’ in- 
setti. Ma che quando lo ebbe lasciato scoperto casualmente, lo ritrovò 
talmente danneggiato che gli si spezzò in mano, e lo trovò pieno di 
piccole larve, ognuna delle quali stava ripiegata su se stessa in una 
particolare cavità dalla stessa larva internamente lisciata ed inumidita, 
che non comunicava mai colla cavità della prossima larva. Là si trasfor- 
mavano e ne escivano poi gli insetti perfetti. Quando simile pane era si- 
taato in luoghi caldi, le metamorfosi avevano luogo anche in inverno. Kal- 


‘tenbach (b.) narra che egli trovò questo insetto non solo nelle provviste di 


grano, ma anche nelle ghiande seccate. Il Dugenet (a.) suggerisce, a fine 
di riparare ai danni di questo insetto, di mettere nei granai della pasta fer- 
mentata, e chein breve tempo viene letteralmente ricoperta dalle £ di que- 
sta specie, che vanno a deporvi le uova. Sembra che in ogni parte del mondo 
dove si coltiva il grano, si trovi questa specie. Harris parla dei danni che 
i insetto produce al grano in America. Moltissimi scrittori di Ento- 
mologia, dei quali indicheremo in appresso i più meritevoli di essere 
consultati, hanno studiato il modo di vivere di questo insetto, che tanto 
interessa la economia dell'agricoltura. I danni peraltro sono stati poco 
o punto rimediati, perchè quando si conosce la presenza di questo nemico 
nei granai, le sue larve hanno già distrutto la fecola dei semi. L’equi- 
librio naturale che regola la moltiplicazione degli insetti, non ha man- 
cato peraltro di porre un riparo alla tremenda moltiplicazione di esso. 
Che avverrebbe dei nostri cereali se alle invadenti generazioni di questo 
insetto non avvenisse mai una sosta? Qual numero di insetti ci darebbe 
in breve tempo la progressione crescente delle sue generazioni? Il fatto 
è che i danni di questo tremendo nemico non si prolungano per molto 
tempo. Un altro insetto benefico, il Pteromalus tritici Gour. segue le 
generazioni della Calandra granaria, e si moltiplica a spesa degli indi- 
vidui di questa. In Toscana sì attribuiscono grandi mali al Pteromalus 
tritici; perchè la comparsa di questo, che comunemente chiamasi la 
« Gatta porcina » è in rapporto coi grandi danni che la Calandra grana- 
ria ha prodotto nei granai. Infatti la 9 del Plteromalus, nello stesso modo di 
miriadi di altri insetti consimili, depone le sue uova nel corpo delle larve di 
Calandra, che restano perciò divorate dalle microscopiche larve del Pte- 
romalus, il quale per conseguenza sviluppandosi nel luogo dove trovavasi 
il vero danneggiatore, viene a torto creduto la causa del male. Le im- 
mense stragi che il benefico Pleromalus fa della Calandra, si possono 


— 344 — 


solamente concepire nel vedere talvolta le pareti dei granai annerite 
pel numero degli individui che si sono sviluppati; e che, se non hanno 
impedito totalmente il danno che già avevano incominciato le larve 
della Calandra, hanno certamente posto argine alle crescenti genera- 
zioni di quella coll’eccidio di un numero grandissimo delle sue larve. 
Anche il Sylvanus sexdentatus Fab., secondo alcuni osservatori, tra 
i quali il Rondani (a.), è parassito della Calandra granaria, ma la 
sua efficacia non è certo paragonabile a quella del Pteromalus tritici. 


C. oryzae Linn. — Fino da Linneo (d. 395) questo insetto fu osservato nel 
riso. 1l Curtis (0. 321) che riassunse importanti notizie sulla biologia 
della precedente specie, parlando di questa, la dice importata probabil- 
mente dalle Indie Orientali nel riso, sebbene ini Europa essa danneggi 
anche il grano. È alata, ed il suo sviluppo richiede una tempera- 
tura più elevata di quella che occorre alla C. granaria. Anche il 
modo di vivere è simile a quello della specie suddetta, ed in Europa gli 
stessi parassiti ne decimano le generazioni. In inverno si rifugia allo 
stato perfetto in luoghi riparati dal freddo e non è raro il trovarne 
degli individui sui muri esposti al sole. Presso Firenze ne furono pure 
osservati alcuni individui ibernanti sotto le foglie radicali di Verda- 
scum sinuatum. Kaltenbach (6. 753) narra che Scriba ne trovò diversi 
individui sotto la scorza di Olmo. Lo stesso autore accenna pure ai 
danni che questo insetto produce ai magazzini di riso e di orzo. Roger 
(a. 307) parla dettagliatamente dei danni prodotti da questo insetto, del 
quale anche altri dettero importanti notizie. Vedasi pure Kollar (c. 3) 
e Fitch (a.). 


Tribù COSSONIDI 


Gruppo DRIOFTORIDI 


Dryopurmorus — Gli insetti che compongono. questa tribù furono 
esclusi dai Curculionidi per il passato, e considerati come di abitudini analo- 
ghe agli Scolitidi, secondo quanto conferma il Lacordaire (a.). Ma Wollaston 
ne scoprì un certo numero di specie epigee, arenicole, e ne osservò pure di 
quelle che stanno profondamente nascoste dentro la rena in riva al mare. 

I pochi Dryophthorus conosciuti, e che sono assai sparsi sulla terra, 
sono tutti, a quello che sembra, abitatori dei tronchi di alberi morti. 


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Laz 
: x 


MOI 

D. lymexylon Fap. — Presenta la singolarità dei tarsi pentameri. Fabricio 
(a. 504, d. 420) lo osservò nel legno di Querce in Germania. In Austria 
Redtembacher (a. 361) lo indicò come vivente sotto le scorze degli alberi 
caduti, e Perris (p. 411) dice che questo insetto vive non solo nel 
legno di Querce, come indica il suo nome generico, ma anche in quello 
di Almus. Nel Monte Amiata, in Giugno, al Pigelleto (così chiamato 
perchè colà diconsi Pigelli gli abeti), era comune entro piccole gallerie 
normali alle fibre del legno di abeti caduti (!). 


Larva. — La sua larva abita sotto la scorza di Querce morta e di ca- 
stagni imporrati. Trovasi anche sotto la scorza di Pino e di Nocciuolo : ricer- 
cando il legno secco o che ha subito un principio di decomposizione, e lo tra- 
fora in tutti i sensi colle sue gallerie. (Perris g. 1856. 245. t. 5. f. 3824-25), 
Lacordaire (a.), Kaltenbach d. (689). 


Cnorrorrminus Farm. — Abita le vecchie scorze (!). È specie unica 
del genere, e pochissimo comune, e propria dell'Europa meridionale. Nell’Italia 
centrale fu trovata in Maggio a Querceto, in Val d’Elsa, sotto la scorza di 
un vecchio Leccio (!). Il Sig. Lostia di S. Sofia ne vide sotto la corteccia 
del Populus alba, in aprile e sotto quella del Fico, in ottobre. 


GC. squallidus FaIRM. — drevirostris Chev. 
Larva. — Perris (p. 411) la dice abitatrice del legno di Olmo, ed anche 
(brevirostris) del Fico. 


Gruppo PENTARTRIDI 


Prnrantarum Wo. — Abita i vecchi tronchi giacenti a terra: 
sebbene non se ne conoscano i primi stadi, è da credere che questi sì com- 
piano nelle medesime condizioni in cui si trova l’adulto. 


P. Huttoni WoLr. — In Inghilterra è stato trovato sotto tronchi giacenti 
al suolo (Lacordaire a.). Secondo Baudi questo insetto vive anche nella 
Francia Settentrionale, nel legno di Querce. 


awauroraminus Farrv. — Fino ad ora si conoscono 4 sole specie 
che sembrano esser tutte abitatrici dei legni morti. L'A. Bonnairei Fairm. è 


‘proprio della Corsica, e secondo Pirazzoli (a. d.), vive nel legname putrido di 


Acer campestre. L'A. narbonnensis Bris. (Grenier «. 715) è della Francia me- 
Ann. XVII. 23 


DS 


LI È 


ridionale, e lA. crassiusculus è del continente italiano (FAIRMAIRE g. 629). 
Recentemente fu trovato l'A Lostiae Fairm. n. sp. in aprile tra le radici di 
varie piante crescenti lungo lo stagno di Cagliari dall’egregio entomologo 
a cui la specie è dedicata. 


Coraster Mors — Secondo il Miller, citato anche dal Redtembacher 
(362), l’insetto abita negli ammassi di foglie cadute. 


C. cuneipennis Aupt. — Secondo il Miller, riferito anche dal Redtembacher 
(a. 262), l’insetto si troverebbe tra le foglie cadute. Aubé (e.) lo indica 
anche come abitatore delle Alpi del Piemonte. 


Araocrsa Perris — L'A. carinulata Perris fu scoperta dal celebre 
xaymond in Sardegna, dove come specie anoftalma abita sotto le pietre. 


A. carinulata PerrIs — È specie anoftalma, unica del genere e propria 
solo della Sardegna dove il Sig. Raymond la trovava sotto le pietre (1). 
Il Sig. Lostia di S. Sofia la trovò a Cagliari sotto una pietra, in una 
folta siepe di Pistacia lentiscus. 


itaymonnpia Ausi — Sono piccolissime specie abitatrici di luoghi 
oscuri, come sotto le pietre profondamente incassate nel terreno e le abitazioni 
delle formiche. Le specie conosciute sono anoftalme e tutte europee. 


R. apennina Drieck — Il Sig. Dieck la trovò per primo sotto le pietre cal- 
caree a Vallombrosa, presso Firenze. In seguito fu da altri (Piccioli, 
Baudi, Usslaub), trovata in altre parti dell’Italia centrale, sempre sotto 
le pietre calcaree, in inverno ed in primavera, in luoghi umidi e nei bo- 
schi di Querce e di Cerro (!). 


R Benjaminii Marquer — Tre esemplari di questa specie furono tro- 
vati nella Francia meridionale a circa 760 metri di elevazione, sotto 
a grosse pietre (Marquet pag. 511). 


R. curvinasus ABEILLE — Abeille de Perrin (0.) fa menzione di un solo in- 
dividuo su cui è fondata questa nuova specie, che fu presa sotto una 
pietra interrata presso Marsiglia. 


R. Delarouzei Bris. — Brisout (n.) la trovò a Collioures nei Pirenei Orien- 
tali insieme a delle piccole formiche (Lacordaire a.). 


Pi Lea 
Sa ‘ 


4 di: gp 
R. fossor Aut — 'l'ale insetto fu trovato da Aubé (d.) sotto le pietro pro- 
‘ fondamente incassate nel terreno. 


R. Marqueti Ausé — Fu trovata presso Tolosa, sotto a degli strati d’argilla 
{Grenier a. 150). 


R. Sardoa Prerris. — Il Sig. Raymond trovava questa rara specie nei din- 
torni di Sassari, in Sardegna, sotto alle grosse pietre (!). 


Gruppo COSSONIDI VERI. 


Cossonus CLarrville — Sebbene il genere sia largamente rappresen- 

tato fuori d'Europa, specialmente nell'America meridionale, pochissime sono 

le specie europee: a quanto sembra, tutte abitano nei vecchi tronchi d’alberi e 
nelle scorze. 


C. ferrugineus CLAIRY. — Vive nei detriti dei vecchi Olmi (Redtembacher, 
a. 363) e dei Populus) (Frauenfeld è. 380). 


LARVA e Ninra. — Vive nel legno dei vecchi tronchi: le metamorfosi 
avvengono in estate, e lo sviluppo dell’ insetto perfetto in autunno. Dopo 
l’ibernazione, che avviene nel medesimo luogo, esce l’insetto in primavera. 
Hirsch narra di aver trovato larve e ninfe di questa specie nel vecchio le- 
gname di un condotto d’acqua che era da nove anni a profondità note- 
vole. Le larve avevano talmente distrutto il legno colle loro gallerie, che 
a mala pena l’acqua poteva più esservi contenuta. Le ninfe e gl’ insetti per- 
fetti erano compiutamente colorati ed avevano gli occhi, nonostante che in 
questo gruppo di Rincofori si riscontrino la maggior parte delle specie anof- 
talme. (Fraunenfeld ?. 380. Hirsch, a. 282. Kaltenbach, d. 543). 


C. linearis Fas. — Vive nei tronchi morti di Populus tremula, di .P. nigra, 
e di Salix. Gyllenhal e Zetterstedt indicano il P. fremula come pianta 
nutrice, Kaltenbach (d. 543) lo trovò nei tronchi di Populus nigra. 


Larva. — Perris (p. 411) osservò questa larva nel tronco putrescente di 
Populus canadensis. 


Rirsires ScHONHERR — Lacordaire (@.) indica l’Europa australe, Ma- 
. dera e le Canarie come patria di questi insetti. Il solo M. Tardyi abita le 
parti occidentali dell’ Inghilterra. Sono pure abitatori di legni in decomposi- 


— 348 — 
zione. Wollaston ne scopri parecchie specie nelle Isole Canarie, dove essi si 
moltiplicano grandissimamente dalle sponde del mare alla cima dei monti. 
Le Euforbie in decomposizione, le scorze ed i tronchi dei Lauri sono la sede 
di questi insetti. 


M. aquitanus Farrm. — pallidipennis Perris. — Fairmaire (d.) osserva che 
questa specie è frequente nei tronchi di Pino caduti in mare sulle coste 
di Barberia. Trovasi anche nell'Europa meridionale. Pirazzoli lo ha 0s- 
servato nei tronchi putridi in riva al mare sulle dune adriatiche. 


Larva e Nina. — Vive nel Pino marittimo, dove subisce le sue meta- 
morfosi in 10 ad 11 mesi. come i R/yncolus. Talvolta queste larve sono ab- 
bondantissime nei tronchi di Pino, che vengono gettati sulla spiaggia dopo 
essere stati in mare (Perris g. 1856. 251. t. 5. f. 832-383. p. 411). 


M. cunipes Bonm. 


Larva. — Bauduer, come narra Perris (p. 411), trovò questo insetto allo 
stato di larva nel tronco morto di Sali. 


M. Tardyi Curtis — Fu trovato in Irlanda sotto la scorza di Ilex aqui- 
folium (Curtis a.). 


Purreopmacus ScHONHERR — Il genere è grandemente sparso e, come 
il precedente, è costituito da specie che abitano i legnami in decomposizione. 
Le Isole Canarie danno pure un considerevole contributo alle specie di 
Phleophagus (Lacordaire a., Redtembacher a., est). 


P. aeneopiceus Bonm. — A Rennes si trova nel legno di Quercie (Bandi). 
Perris (p. 411) narra di averlo trovato nelle cantine entro vecchie 
doghe e pezzi di legno posati in terra. 


Larva. — Perris (p. 411) la osservò insieme all’insetto adulto, e nelle 
stesse condizioni. : 


P. spadix Herpst — In Piemonte sembra vivere esclusivamente nell’alburno 
dei tronchi di Gelso malati, (Baudi). Il Sig. Lostia lo prese sotto la 
scorza di Fico in aprile, e sotto tavole di Pino in giugno. 


Riaxyxncorus GeruaR — Numerose specie costituiscono il genere, che 
ha pochi rappresentanti in Europa, e tutte hanno abitudini analoghe a quelle | 
dei generi precedenti, cioè abitano legnami vecchi (Lacordaire a.). 


sd Mrs E È / Ù È N 


— 349 — 


R. ater Lixn. — chloropus Fab. — È proprio della Querce e del Faggio 
(Kaltenbach d. 625). Bauduer in Francia lo trovò sotto la scorza di Quercus 
suber. Perris (p. 411) Jo indica nel legno d’Abeto. 


Larva. — Le larve di questa specie abitano le scorze delle piante sud- 
dette (Kaltenbach). 


R. elongatus GyLL. — crassirostris Perris. — Vive sotto la scorza di Pino, 

| (Dufour, Perris p. 411). Nell’Italia centrale vive nei vecchi tronchi di 

Abies pectinata, come fu trovato in Giugno al Pigelleto presso il Monte 
Amiata (!). 


R. lignarius Marsa. — cylindrirostris Ol. — Vive sotto la scorza d’Abeto, 
sui Pirenei Orientali (De Manuel). In Francia, sotto la scorza della Quer- 
cus suber (Bauduer a.). Fu trovato in Gennaio allo stato ll’ insetto per- 
fetto presso Firenze, nei boschi delle Cascine, dentro i tronchi dell’Edera 
helix (!). Perris (p. 411) lo indica nel Pioppo e nel Castagno. 


Larva. — Queste larve abitano i tronchi morti di Faggio e di Acero, e, 
secondo altri, di Pino (Kaltenbach d. 689). 


R. porcatus GERM. — Abita l’alburno di Pino (Kaltenbach d.) Perris. (p. 411) 
ne descrive i costumi, che sono analoghi a quelli del R. strangulatus. 


Larva e Ninra. — Vivono egualmente nei vecchi Pini, e nel legname da 
costruzione. Perris (9. 247. t. 5. f. 3826-29). 


R. reflexus Bonn. — In Austria trovasi sotto la scorza dell’Aesculus Rip- 
pocastanum (Rosskastanie), (Redtembacher a. 364). Bauduer (a.) in Fran- 
cia lo trovò anche sotto le scorze di Quercus suder; ed in questa pianta 
e nell’Olmo è indicato anche da Perris (p. 411). 


. R. strangulatus PrrRrIs — Vivono e si sviluppano nei Pini abbattuti da 
due anni almeno, quando il legno è sprovvisto di succhi e non è reso 
duro dal tempo. Vive pure nei legni da costruzioni, e li danneggia. 
Torna a deporre le uova dove ha vissuto precedentemente. Si sviluppa in 
Maggio e Giugno. 


LARVA e Ninra. — Larva e Ninfa di questa specie sono descritte da Perris 
(9. 249. t. 5. f. 380-81, pag. 411) e vivono nelle condizioni sopra indicate. 


— 350 — 


R. truncorum Geni. — Vive a spese dell’Abeto, (Heeger d. 1959. 221.t, 4.). 
Trovasi anche nei tronchi di Fagus e di Acer (Kaltenbach d. 87, 
625, 689). 


Larva. — La larva vive nei tronchi imporrati di Abeto, spesso anche 
nel legname da costruzione. 


Ninra. — La ninfosi avviene in un bozzoletto bianco, ed occorrono da 14 
giorni a 3 settimane per lo sviluppo dell'insetto perfetto. Trovasi peraltro in 
tutti gli stadi contemporaneamente, dalla primavera all'autunno. 


Uovo. — In Maggio le £ depongono le uova nei vecchi tronchi, e le 
larve nascono in Luglio. 


R. exiguus Bonm. — Perris (p. 411) cita il Bellevoye che trovò questa specie 
nel Faggio e nel Tiglio. 


R. grandicollis Bris. — Perris (p. 411) riferisce che Damry lo osservò 
nell'Olmo. 


R. gracilis RosenH. — Vive nell’Olmo, come afferma Perris (p. 411), sulla 
testimonianza di Damry. Fu trovato dal Sig. Lostia in Sardegna sotto 
le corteccie di Pioppo in aprile; sotto quelle di Fico in marzo; e sotto 
quelle di Leccio in ottobre. 


R. punctulatus Bonn. — È abitatore del Pioppo, del Castagno, della Quercie, 
dell’Olmo e dell’Acero (Sig. Perris p. 411). 


R. submuricatus ScHiòn. — I Pioppi, i Salci e l’Ontano, ospitano questo in- 
setto (Perris p. 411). 


R. simus Cnev. — Abita nel legno dei Pioppi (Perris p. 411). 
R. cylindricus Bonm. — Vive nei Pini (Perris p. 411). 


R. culinaris Germ. an Sturm — Perris (pv. 411) dice che questa specie: 
vive nel Biancospino, nel Ciliegio e nell’Olmo. 


(continua). 


iii ee 


Mg o pl ge 


LA LUCE DELLA LUCIOLA ITALICA 


OSSEENXVATA C0E MICROSCOPIO 


NOTA DI C. EMERY. 


(Tav. V.) 


In un lavoro precedente (1), ho studiato la struttura minuta 
dell'organo luminoso della lucciola volante. Riferii pure allora 
alcune osservazioni fatte sull’organo luminoso vivente, notando 
però che, quando esse furono istituite, mi mancavano ancora quelle 
nozioni precise sulla struttura dell’organo, che erano necessarie 
per analizzare ed intendere bene l’immagine microscopica dell’or- 
gano luminoso in funzione. — Nel giugno ultimo, ho ripreso 
queste indagini. Era mio scopo principale ricercare dove si tro- 
vasse la sede speciale della luce, in quali elementi istologici 0 
parti di essi elementi. — Dirò fin da ora che la risposta fu ol- 
tremodo soddisfacente e chiara. 

Per osservare la luce nelle condizioni più normali che fosse 
possibile, mi sono provato a fissare l’animale sano, incollandolo 
per le elitre in posizione supina sopra un vetro porta-oggetti, 
e caricandolo con un vetrino alquanto grosso, onde fermarlo meglio 
e poterlo quindi collocare sotto il microscopio. Osservando nelle 
ore tarde del pomeriggio o nella notte, quando gli animali sono 
ben disposti a luccicare, ho potuto ottenere che ripigliassero, anche 
sotto il microscopio, il loro lampeggiare periodico. Però non era 
possibile, con questo metodo, adoperare ingrandimenti più forti 
dell'A di Zeiss, con deboli oculari; perchè, con un oggettivo più 


(1) Untersuchungen iiber Luciola italica L. in Zeitschr. f. wiss. Zool. Bd. XL, p. 838, 
855. T. 19, e Bull. Soc. Entom. Ital. anno XV, 1883, p. 327. 


; + — 3592 — 
forte, i movimenti frequenti dell'addome avrebbero fatto uscire 


ad ogni istante la parte osservata dal piano focale dell’ istrumento. 
Però queste osservazioni, quantunque imperfette, non sono senza 


inportanza. Esse vanno completate da un’altra serie di osserva-. 


zioni fatte con ingrandimento maggiore, (C. 8), sopra l’addome 
staccato di lucciole sane o avvelenate coi vapori di acido osmico. 

Collocata nel modo ora descritto una lucciola normale sotto 
il microscopio, se, mentre l’organo luminoso trovasi al fuoco del- 
l’oggettivo, l’animale dà uno dei suoi lampi, l'occhio rimane quasi 
abbagliato e non vede null’altro che una gran luce uniforme, 
giallognola; ma l’intensità della luce scema presto, e allora si 
scorge (fig. 3) che l’area luminosa è interrotta da macchie ro- 
tonde oscure, regolarmente disposte. La luce continuando a sce- 
mare, l’immagine si fa più pallida, e fra i tondi oscuri si accen- 
nano delle ombre confuse, che fanno spiccare tanti anelli più lu- 
centi i quali circondano le macchie oscure. (fig. 3. in alto a destra). 
Questi anelli sono gli ultimi a sparire, quando tutto il resto della 
placca luminosa è rientrato nella oscurità (fig. 4), ma finalmente 
si spengono anch'essi. L’organo rimane dunque oscuro, fino al pros- 
simo lampo: soltanto qua e là persistono qualche volta punti 
splendenti isolati che, come vedremo in seguito, rappresentano 
cellule parenchimali rimaste in attività. 

Se si pone sotto il microscopio l’addome staccato di una luc- 
ciola normale, e lo si eccita, mediante una pressione di breve du- 
rata esercitata sul copri-oggetto, è possibile ottenere un lampo 
somigliante al lampo fisiologico. Questo lampo è più debole, sicchè, 
fin dal primo istante, si vedono bene i tondi oscuri; il suo de- 
corso è più lento e gli anelli luminosi persistono a lungo intorno 
ai tondi istessi (fig. 4): essi appariscono sovente interrotti o ine- 
guali; inoltre si vedono, nelle parti già oscure, accendersi molti 
punti luminosi, che si estendono e qualche volta confluiscono fra 
loro, costituendo nuovi anelli, che poi si spezzano e spariscono. 
Questa condizione dell'organo luminoso era la sola che io avessi 
osservata al microscopio, quando scrissi il mio precedente la- 


atte cei 


— 353 — 


voro, ed è stata rappresentata, piuttosto male, nella fig. 24 della 
tavola che lo accompagna. 

Però, tanto l’esame della lucciola normale sana, quanto quella 
dell'addome staccato non si prestano bene ad una analisi accurata 
del fenomeno della luce. Nel primo caso, i movimenti incessanti 
dell'animale, nel secondo, gli spostamenti determinati nella ec- 
citazione meccanica del preparato rendono difficilissimo di te- 
nere l’organo luminoso nel piano focale preciso del microscopio, 
al momento in cui si vuol fare l’osservazione. Non ho sperimen- 
tato l’eccitazione elettrica, non avendo nel mio laboratorio gli 
apparecchi opportuni, nè mi parve necessario procurarmeli, poichè 
ebbi trovato, nell’avvelenamento coi vapori di acido osmico, un 
mezzo eccellente per fissare in certo modo la luce e studiarne 
accuratamente le apparenze microscopiche. 

Quando si guarda in una camera buia l’addome staccato di 
una lucciola stata immersa per qualche tempo in una soluzione 
di acido osmico, si vede che una parte dei segmenti occupati 
dagli organi luminosi risplende di luce debole e variabile, mentre 
una parte (ordinariamente nelle vicinanze della linea mediana) è 
oscura, o come velata da sottile nebbia fosforescente. Portando il 
preparato sotto il microscopio, le parti lucenti fanno vedere (fig. 5, 
in alto) l'apparenza che abbiamo già notata nello esame di luc- 
ciole normali, cioè di macchie tonde oscure, circondate da un 
campo ‘splendente. Osservando con maggiore attenzione, si vedono 
intorno alle macchie rotonde altre piccole macchie meno oscure 
e qualche volta poco appariscenti, disposte con una certa regolarità. 

Se ora ci facciamo a confrontare queste immagini con quelle 
che si hanno guardando col microscopio l’organo luminoso indu- 
rito nell’alcool e reso trasparente con la potassa caustica (fig. 2), 
oppure le sezioni colorate a carminio dell’organo tolto da un esem- 
plare ucciso con acido osmico (fig. 1), diviene evidente che le 
grandi macchie rotonde oscure corrispondono alla parte centrale 
degli acini digitiformi del Targioni Tozzetti, cioè ai cilindri costi- 
tuiti dalla matrice delle trachee ( Tracheenendzellen del M. Schultze), 


— 304 — 


mentre la parte lucente è rappresentata dalle cellule parenchima- 
tose, e le piccole macchie oscure sono determinate dai nuclei di 
queste cellule stesse. 

Intanto i confini fra le regioni lucenti e le regioni oscure 
dell'organo luminoso presentano uno spettacolo variatissimo. Tal- 
volta le parti accese divengono discontinue e si spengono, lasciando 
solo qualche punto splendente, che dura più lungamente, e a sua 
volta sparisce. Altre volte invece l'incendio progredisce: si vedono 
comparire dei punti splendidissimi staccati, i quali s’ ingrandiscono, 
perdendo un poco della loro intensità, e finalmente confluiscono. 
Per lo più, ciascun punto lucente si estende, finchè giunga a co- 


prire l’area di una cellula parenchimale, in cui si ravvisa pure 


il nucleo meno chiaro. Accesesi in tal guisa più cellule vicine, 
restano ancora separate da raggi d’ombra, che convergono verso 
le grandi macchie rotonde della rete luminosa e rappresentano 
i limiti delle cellule; ma poi questi raggi spariscono e le cellule 
splendenti si continuano fra loro, senza contorni visibili. Ho cer- 
cato di esprimere nella fig. 6 i diversi momenti di questi fenomeni. 

Da tutti questi fatti, si può con piena certezza conchiudere, 
che la luce delle lucciole ha la sua sede nelle cellule parenchi- 
mali dell’ organo luminoso. Resta a vedere se la combustione 
luminosa si effettui anche, quantunque con minore intensità, in 
altre parti. Nel mio lavoro precedente, io aveva supposto che la 
superficie delle cellule dei lobi cilindrici formati dalla matrice delle 
trachee fosse la sede principale della combustione : i fatti che ri- 
sultano dalle mie nuove osservazioni mi costringono ad abban- 
donare questa opinione. La riduzione dell’acido osmico nelle tra- 
chee e nelle cellule della matrice delle trachee deve essere quindi 
attribuita ad una sostanza diversa dal combustibile luminoso. — 
Rimane ancora a spiegare come la luce possa essere uniforme in 
tutto l’organo, nell’istante di massima intensità del lampo: forse 
l'occhio, abbagliato dal repentino accendersi di tutto il campo mi- 
croscopico, non riesce a riconoscere differenze d’intensità, che pure 
esistono: inoltre, poichè lo strato superficiale dell’organo luminoso 


E SETT SIA € OTTONE 


pa: SOA 


ha uno spessore abbastanza rilevante (0,05 mm.), e quando tutte le 
cellule parenchimali si accendono insieme, quelle che si trovano 
fuori del piano focale del microscopio devono dare una luce diffusa, 
‘che annebbia l’immagine; e la riflessione di raggi luminosi dovuta 
allo strato profondo, impregnato di concrementi urici bianchis- 
simi, ha pure senza dubbio la sua parte, nel rendere meno oscure 
le macchie tonde della rete. Ma potrebbe essere pure che questo 
strato profondo, le cui cellule sono morfologicamente equivalenti 
alle cellule parenchimali dello strato superficiale, avessero, benchè 
in minor grado, la capacità di dar luce. — Però, nei momenti di 
mediocre attività dell’organo luminoso, si può dire che la com- 
bustione ha sede esclusivamente nelle cellule parenchimali dello 
strato superficiale trasparente dell’organo. 


SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA V. 


fig. 1. Sezione tangenziale dell'organo luminoso di una lucciola uccisa coi 

vapori dell'acido osmico; colorazione con carminio acido. 

» 2. Organo luminoso indurito con alcool e fatto trasparente con la po- 

tassa caustica. 

» 3. Aspetto microscopico dell'organo luminoso di una lucciola sana, 
quando la luce del lampo incomincia a scemare: a destra in 
alto incominciano a comparire leggere ombre fra i tondi 
oscuri. 

. Aspetto dell'organo luminoso quando la luce sta per finire, nell’ad- 
dome di una lucciola sana, staccato e eccitato sotto il mi- 


x 
SÒ 


croscopio mediante compressione. 

» 5. Lucciola avvelenata coll’acido osmico: in alto, porzione dell'organo 
luminoso in piena luce: in basso, porzione oscura in cui sì 
accendono alcune cellule staccate. 

» 6. Idem. diverse fasi dell'accendersi di una chiazza luminosa. 


N. Tutte le figure sono disegnate con l'ingrandimento di circa !90/, 


— 356 — 


LETTERATURA ENTOMOLOGICA ITALIANA 


BARGAGLI P. - Sur l'habitat du Cleonus (Bothynoderes) albidus Fabr. — 
Feuille des Jeunes naturalistes, ann. XV, n. 175. Paris-Rennes, 1885. 


Ciaccio G. V. - Del modo di unione dei bastoncelli ottici con i coni cristallini 
che sono negli occhi composti delle Sfingi, delle Libellule e delle 
Squille — Rendiconto delle Sessioni della R. Accademia delle Scienze 
dell'Istituto di Bologna. anno. acc. 1884-85. Bologna, 1885. 


In questo scritto l’A. « si studia di mostrare, che una cotale unione av- 
viene non per lo immedesimarsi della sostanza compositiva degli uni con 
quella degli altri, ma per contiguità ». 


* CURÒ A. - Saggio di un Catalogo dei Lepidotteri d’Italia : parte 1° RAopalo- 
cera ed Heterocera (Sphinges, Bombyces), in 8°, di pag. 168. — Firenze, 
tip. Cenniniana, 1885. 


Come è noto, l’egregio autore ha pubblicato tale Catalogo nel nostro BuL- 
LETTINO, nel quale hanno poi veduto successivamente la luce molte aggiunte, 
frutto di nuove ricerche. Ora, il nostro consocio, cedendo al desiderio degli 
Entomologi, ha rifuso il Catalogo e le Aggiunte, ampliando e correggendo 
l’opera sua, la quale Egli dedica alla cara memoria di Vittore Ghiliani. Questa 
che può dunque chiamarsi 22 edizione ampliata e corretta della prima parte del 
« Saggio di un Catalogo » speriamo sarà seguîta da una 2? edizione del resto 
del « Saggio » stesso. 


DE STEFANI PEREZ T. - Imenotteri nuovi o poco conosciuti della Sicilia. — 
Il Naturalista siciliano, anno IV. Palermo, 1885. 


Importante contribuzione alla Imenotterologia sicula, e che sarà tosto se- 


(1) Sotto questa rubrica daremo, a seconda dei casi, i soli titoli, 0 più o meno ampie 
recensioni dei lavori entomologici (s. 1.) pubblicati in Italia e fuori da Italiani, e di 
quelli fatti da stranieri su materiali italiani o raccolti dai nostri connazionali. L’ aste- 
risco indica i lavori venuti in dono alla Società. 


TTT rome eo ro” CET 


— 997 — 


guìta da altre. Intanto diamo qui sotto l'elenco delle specie illustrate o de- 
' scritte come nuove. 
Hylotoma cyanocrocea Forst var. messanensis. 
Perineura Crippae n. sp. 
Ichneumon bellicosus n. sp. 
Amblyteles rufus n. sp. 
Ischnus Minai n. sp. 
Phaeogenes montanus n. sp. 
Pimpla Ragusae n. Sp. 
Salius elegans n. sp. 
Nomada parvula n. sp. 


FicALBI E. — Insetti in alto mare : noterella. — Atti Soc. toscana Scienze natur. 
Pisa: Memorie, vol. IV. Pisa, 1885. 


GESTRO R. - Note entomologiche. I. Contribuzione allo studio della Fauna en- 
tomologica delle caverne in Italia — II. Materiali per lo studio delle 
Hispidae malesi e papuane — II. Appunti sul genere Myoderma. — 
Annali Museo civico Storia naturale di Genova, ser. 2, vol. II. Genova, 1885. 
(con tav. e xilogr.). 


Nella prima di queste note, che è interessante assai, (delle altre due ba- 

| sterà il titolo), vengono date brevi descrizioni di parecchie grotte della Liguria 

e quelle di parecchie specie di Anophrtalmus in esse ritrovate. Non sarà diffi- 

cile che nel Bullettino possano essere riprodotte le descrizioni delle specie e 

la tavola che le accompagna. Intanto diamo i nomi degli Anoftalmi nuovi, e 
degli altri dei quali è parola nel lavoro dell’egregio entomologo genovese. 


Anophtalmus Doderii n. sp. Anophtalmus Carantii Sella E. 
» Canevae n. sp. » Targionii De. Tor. C. E. 
» Gentilei n. Sp. 
» Spagnoli n. sp. » siculus Baudi. 
» Ghiliani Fairm. 


Dall'esame delle specie italiane di questo genere l'A. è condotto a distri- 
' buirle in diversi gruppi ; così, 
1° gruppo. A. Doriae, Picciolii e Doderii. 
2° » A. Canevae, Spagnoli, Gentilei, Carantii e Ghilianii (e forse 
il siculus di Baudi). 
3° » A. Targionii. 

‘ V'è chi ha, in questi ultimi tempi, rotto parecchie lancie contro l'abuso di 
designare le specie con nomi di persone, sostenendo la opportunità di dare 
alle nuove forme nomi specifici indicanti una caratteristica dell'animale, e 
quindi diretti a facilitare le determinazioni. L’A. prova che nel caso degli 


20) 


— 358 — 


Anophtalmus ciò è inipossibile; e sarebbe facile provare che per molti altri 


gruppi d'animali lo zoologo si trova nelle stesse condizioni. Non ci sembra però © 
assurdo il pensare che i nomi specifici desiderati dal sig. A. Rabaud e da altri, 
vale a dire quelli caratteristici, anzichè facilitare le determinazioni riescirebbero 
invece a facilitare gli equivoci, perchè una particolarità creduta specifica può, 
con la scoperta d'altre forme, diventar comune a due o più specie. Noi vorremmo 
anzi si cercassero per le specie i nomi più insignificanti, come appunto quelli 
mitologici, di persona ecc. ad esclusione dei nomi di luogo, contro i quali 
stanno le stesse ragioni adotte contro i nomi cosidetti caratteristici. Solo quando 
si trattasse di una instauratio ab imis, impossibile, potrebbe sostenersi la tesi 
del sig. Rabaud e di altri intorno a tali nomi. 

In fondo alla nota l’A. colloca un Elenco delle Memorie concernenti la Fauna 
ligure pubblicate nella prima serie degli Annali del Museo civico di Storia na- 
turale di Genova. 


GRASSI B. - Intorno ad alcuni Protozci parassiti delle Termiti. — Atti Ace. | 
Gioenia etc, in Catania, ser. 3°, vol. XVIII. Catania, 1885 (con xilogr.). 


GRASSI B. - Contribuzione allo studio della nostra Fauna: Cenni sugli studi 
fatti nel Laboratorio di Zoologia e di Anatomia comparata della R. Uni- 
versità di Catania dal novembre 1883 al marzo 1885. — Ibid. 


Minà PaLumBo F. - Acarofauna sicula — Il Naturalista siciliano, anno IV. 
Palermo, 1885. 


L’egregio dott. Minà Palumbo riproduce dalle opere di Canestrini e di 
Berlese i nomi e l'habitat delle specie di Acari ora noti come viventi in Sicilia. 
Questa riproduzione trova le sue ragioni in ciò, che il « Naturalista siciliano » 
è più che altro destinato a raccoglier dati sulla Storia naturale della nostra 
maggiore isola, e che la nota mostra, con la sua esiguità, quanto ancora rimane A 
a fare intorno agli Acari siciliani 


MINGAZZINI P. - Saggio di Catalogo dei Coleotteri della Campagna romana. — 
Lo Spallanzani: anno XIV. Roma, 1885. 


Le specie comprese in questa che è la prima parte del Catalogo, sono 
cinquanta. Il lavoro continuerà nei fascicoli venturi dello Spallanzani. 
N 


P 


— 359 — 


* NINNI A P. - Sulla ricomparsa dei gamberi nel Trevigiano. Lettera al si- 
gnor G. B. Zava. — Il Contadino, n. 12. anno 1885. Treviso, 1885. 


È noto che da tempo in molti luoghi del Veneto gli Astacus erano spariti 
in seguito al parassitismo micidiale delle Coturnie, o Vaginicole. Ora pare si 
ripresentino, ed in buone condizioni di salute. L’egregio naturalista veneto con- 
siglia di non sperperare la nuova colonia, nella speranza la specie di nuovo 
prenda a svilupparsi e diffondersi nel Veneto. 


PARONA C. - Materiali per la Fauna delia Sardegna. Collembola e Thysanura. 
— Atti della Società italiana di Scienze naturali, resid. in Milano. 
vol. XXVIII. Milano, 1885. 


Sono 9 le specie prima non conosciute in Italia. Nel Catalogo queste specie 
nuove per il nostro paese, e le altre ancora, sono illustrate con note ed osser- 
vazioni. 


PicAGLIA L. - Intorno alla divisione del genere Menopon nei due sottogeneri 
Menopon e Plagetia: Plag. Ragazzii n. sp. — Rend. Adun. Società dei 
Naturalisti di Modena; Adun. 18 genn. 1885. Modena, 1885. 


L'A. compie la divisione del gen. Menopon, già preconizzata dal Piaget. 
:Il Menopon titan, insieme ad una nuova specie trovata dal Dott. Ragazzi al 
Callao sopra un Pelicanus, costituirà il sottogenere Plagetia. 


PICAGLIA L. - Pediculini nuovi del Museo di Zoloogia ed Anatomia comparata 
della R. Università di Modena — Atti Società ital. Scienze naturali 
resid. in Milano, vol. XVIII. Milano, 1885. 


L’A. dà come nuove, descrivendole, le seguenti specie. 


Docophorus larinus. Menopon biaculeatum. 
» naeviae. » sigmoidale. 
» pustuliferus. Colpocephalum quadriseriatum. 


Lipeurus fulvofasciatus. 


RAFFAELE F. e MONTICELLI F. S. - Descrizione di un nuovo Lichomolgus pa- 
rassita del Mytilus galloprovincialis. — Memorie della R. Acc. dei Lin- 
cei, Classe di scienze ecc. ser. 4, vol. I. sed. 1 marzo 1885. Roma, 1885. 


La nuova specie appartiene al sottogenere Sabelliphilus, e prende il nome 
di L. spinosus. 


pn — 3600 — . 


Gli Autori propongono sia diviso il genere Lichomolgus nei tre sottogeneri 
Lichomolgus s.8., Sàbelliphilus ed Anthesius. I generi Modiolicola e Myicola 
rientrerebbero nel sottogenere Lichomolgus. 


Racusa E. - Agonum numidicum var. Reitteri. — Il Naturalista siciliano, 
anno IV. Palermo, 1885. 


In seguito a nuove osservazioni, il sig. Ragusa propone di lasciare il nome 
di numidicum a tutti gli esemplari che hanno l’epipleura oscura e l’ addome 
verdastro, e di chiamare var. Reitteri quelli con l'addome nero e l’ epipleura 
ferruginosa, o non totalmente oscura. 


Ragusa E. - Blechrus confusus Ch. Bris. — Il Naturalista siciliano, anno IV. 
Palermo, 1885. 


Riferita la diagnosi della pretesa nuova specie sicula di Blechrus, data di 
recente dal chiarissimo Brisout de Barneville, e stabiliti alcuni confronti, l’A. fi- 
nisce col dichiarare ch'egli ritiene il confusus debba considerarsi soltanto come 
varietà del minutulus. 


RAGUSA E. - Note lepidotterologiche — ibidem. (con una tavola color.). 


Riguardano i seguenti Lepidotteri. 


Argynnis Pandora Schiff. varietà Bryophila raptricula var. oxybien- 
(et ab.) paupercula Ragusa. sis Mill. 

Sesia cruentata Mann. Hadena (Miana) literosa Hw. 

Brytis encaustus Hubn. Orrhodia veronicae Hbn. 

Hadena dydima Esp. var. Struvei Toxocampa ephialtes Hbn. 
Ragusa. Aperophyla catalaunensis Mill. 


Queste Note saranno dall'A. continuate nei successivi fascicoli del Natura- 
lista siciliano. i 


VERSON E. - Note ed appunti alla Memoria del prof. Luigi Luciani « Sulla vita 
latente degli ovuli del baco da seta » — Bollettino mensile di Bachi- 
coltura: ser. II, ann. III, maggio 1885. Padova, 1885. 


A queste note il Prof. Luciani ha risposto con uno scritto inserito in questo 
stesso fascicolo del BULLETTINO, e che da tempo, in Estratto, ebbe pubblicità. 


1£ 


\ 


— 361 — 


A tale risposta l’egregio Direttore della Stazione bacologica di Padova replicò 
assai vivamente, con la nota. « Ancora sulla ibernazione degli ovuli del baco 


da seta, testè pubblicata nel Bull. mensile di Bachicultura serie II, ann. HI, 


agosto 1885 (1). 


VERSON E. - Della influenza che le condizioni esterne di allevamento esercitano 
sulle proprietà fisiche del bozzolo. — ibid. 


Fu distribuito in diversi luoghi d’Italia del seme identico, e ne ven- 
nero poscia studiati. i prodotti alla R. Stazione bacologica di Padova. Ne 
è resultato che; 

Più impiccolisce il bozzolo di una determinata razza sotto l'influenza di 
condizioni esterne naturali, non contrarie al buon governo, più scarso di acqua 
e più ricco di seta doventa. E che: allorquando il bozzolo impicciolisce per le 
influenze naturali ecc., il suo filo perde di forza e di peso ma acquista mag- 
giore elasticità. 

Notevoli sono i postulati che si ricavano da tali studi in ordine alla pra- 
tica bacologica. E veramente bisogna ammettere che siano vittime « di una 
grossolana illusione quei coltivatori i quali pensano che, ritirando dall'origine 
semi di rinomate razze e condannandoli a vivere in condizioni affatto differenti, 
si possa nondimeno assicurare un prodotto di merito eguale al primitivo. » 


G. CAVANNA. 


(1) Trattandosi di scritti polemici ci asteniamo dal riassumerli: d’altra parte non ci 
sarebbe neppur possibile. 11 Bul]. mensile di Bachicultura è poi abbastanza diffuso per- 
chè chi si occupa della questione possa agevolmente interrogarlo. 

Quanto ai Soci, potranno averlo, all'occorrenza, in comunicazione dalla Biblioteca 


della Società. 


Anno XVII. 24 


— 362 — 


RASSEGNA E BIBLIOGRAFIA ENTOMOLOGICA 


* CHALANDE J. - Sur le système respiratoire des Chilopodes — C. R. som- 
maire des sèance 18 mars et 1 avril 1885 de la Socièté d’Histoire na- 
turelle de Toulouse. Toulouse, 1885. 


L'A. ha riferito alla Società di Toiosa i risultati dei suoi studi sulla di- 
stribuzione degli organi respiratori nei Chilopodi; resultati che saranno poi 
consegnati in apposita Memoria. 


* LEE BOLLES A. - Les Balanciers des Diptères, leur organes sensifères et leur 
histologie — Recueil zool. suisse, tome 1I. Genève-Bale, 1885. (con ltav.). 


* PLATEAU FEL. - Expériences sur le ròle des palpes chez les Arthropodes 
maxillés: 1° partie; Palpes des Insectes broyeurs — Bull. Soc. zool de 
France, t. X. Meulan, 1885. 


Le sperienze dell’abile fisiologo vennero compiute sopra Coleotteri ed Or- 
totteri. 

Contrariamente a ciò che si è creduto finora, sembra che i palpi labiali e 
mascellari degli insetti masticatori restino inattivi nella presa degli alimenti. 
La soppressione dei palpi non impedisce agli insetti masticatori di cibarsi nor- 
malmente, di riconoscere il nutrimento: non abolisce l’odorato ... Insomma 
il resultato delle sperienze di Plateau è del tutto negativo. Resta a sapersi 
quale sia veramente l’ ufficio dei palpi. L'A. pubblicherà poi altre osservazioni 
sui palpi d’altri articolati. 


# PREUDHOMME DE BoRRE A. - Matériaux pour la Faune entomologique du 
Hainaut: Coléoptères, 2° et 3° Centurie. Bruxelles, Mayolez, 1885. 


(1) Per cura della Redazione saranno dati ititoli o le recensioni dei lavori di Ento- 
mologia (s. 1.) inviati dai loro autori in dono alla Società, e delle opere di qualche 
importanza relative agli Artropodi. L’ asterisco indica i lavori venuti in dono alla Società. 


— 363 — 


* PREUDHOMME DE BoRRE A. - De la validité spécifique des Gyrinus colimbus 
Er., distinctus Aubè, caspius Menetriès, libanus Aubè, et Su/friani. 
Scriba — C. R. Soc. entom. Belgique, seance 3 mai 1884. 


Conclude per la identificazione di parecchie pretese specie con l'antico G. 
natator di Linneo, del quale esse non sarebbero che razze locali o varietà. 


* PREUDHOMME DE BoRRE A. - Les Méloides de l’ Europe centrale d’après 
Redtenbacher et Gutfleisch — Bull. Soc. royale Linnéenne de Bruxelles. 
Bruxelles, 1884. G. CAV. 


RoMmANOFF N. M. — Mémoires sur les Lépidoptères. Tome II. avec 16 planches 
coloriées. — S. Pétersbourg. Imprimérie de M. M. Stassuléwitch, Was. 
Ostr., 2 lin., 7. 1885. 


Al I°. volume pubblicato da S. A. il Granduca Nicolas Michailowitch nel 1884, 
e del quale il Bullettino della Società Entomologica Italiana pubblicò un reso- 
conto (1), fa ora seguito il II. volume, che porta lo. stesso titolo e che non è meno 
importante del primo, sia per le otto memorie che vi sì contengono, sia per la 
richezza dell’edizione; giacchè questo secondo volume consta di 262 pagine di 
testo e di 16 tavole perfettamente disegnate e colorate. 

La prima memoria è intitolata: Les Lépidoptères de la Transcaucasie par 
N. M. Romanojff, ed è la continuazione della bella memoria pubblicata nel 
primo volume; nel quale, dopo una particolareggiata descrizione della regione 
esplorata l’autore da un elenco ricco di osservazioni morfologiche e biologiche 
delle specie raccolte, le quali in quel volume giungevano fino a tutte le He- 
pialidae. Dopo queste, nel volume secondo, si continuano i Cossidae e le altre 
tribù fino a tutte le Geometrae, indicando a ciascuna specie osservazioni impor- 
tanti, e illustrando e descrivendo molte specie nuove, varietà ed aberrazioni. 
Fa parte di questo lavoro una appendice su di una probabile varietà della Se- 
sia ichneumoniformis F., e sulla S. aurifera Chr. scoperta dal sig. Christoph. 

Anche la seconda memoria è la continuazione dei Lepidoptera aus dem 
Achal-Tekke Gebiete, del Christoph, che enumera 335 specie, delle quali molte 
descritte per la prima volta. 

Viene quindi la descrizione di un Eterocero che F. J. M. Heylaerts chiama 
Romanoffia imperialis, nuovo per il genere e per la specie, e che trova posto 
nella famiglia dei Cossina H. S. 

Lo stesso sig. Heylaerts descrive poi le sue importanti osservazioni sulle 
Psychides nouvelles ou moins connues de VEmpire de Russie, le quali ri- 
guardano 14 specie. 


(1) Vedi Bullettino, anno XVI, 1884, p. 137. 


— 364 — 


Segue la Description d’un nouveau genre de Pyralides, par P. ©. T. 
Snellen, che l’autore ravvicina al genere Anaeglis e che propone di chiamare 
Xestula miraculosa invece di Ewxestie (?) miraculosa, come era stata dubi- 
tativamente chiamata da Staudinger. La patria di questo nuovo lepidottero è 
intorno al fiume Amour. 

Il già ricordato sig. H. Christoph enumera quindi alcune specie, tra le 
quali alcune nuove, sotto il titolo: Schmetterlinge aus Nord-Persien; ed in 
modo analogo il sig. Erschoff riunisce alcune specie da lui già indicate in 
vari suoi scritti, e chiama il lavoro Verzeichniss von Schmetterlingen aus 
Central-Sibirien. 

L'ultimo lavoro di questo interessante volume è intitolato: Bericht ber 
meine Reise in Alai-Gebiet del signor Grumm-Grshimailo. Consiste in una 
estesa ed accurata descrizione di quella regione, dalla quale il dotto esplo- 
ratore riportò numerossimi dati circa la Fauna generale e la Flora, e special- 
mente intorno ai Lepidotteri. PB: 


ScHIMKEWITSCH W. - Sur un organe des sens des Araignèes — Zool. Anzeiger, 
VIII jahrg. n. 201. Leipzig, 1885. 


Trattasi di organi scoperti dal Wagner nel 1882, e poi dal Dahl, e che l'A. 
ha studiato in parecchi generi, come Attus, Lycosa, Pholcus, Epeira, Tetra- 
gnatha, Theridium. Si trovano nei segmenti delle zampe e nei palpi. Forse sono 
organi comparabili a quelli cosidetti cordotonali degli Insetti. 


* SCcUDDER S. H. - Notes on Mesozoic Cockroaches — Proceedings of the Acad. 
of Nat. sciences of Philadelphia. Philadelphia, 1885. 


* SCUDDER S. H. - The Earliest Winged insects of America: a reexamination 
of the Devonian Insects of New Brunswick, in the Light of Criticisms 
and of new studies of other Paleozoic types — Cambrydge Mass: pubb. 
by the Author, 1885. (in 4°; con una tavola ed alcune xilografie). 


*# SENONER A. - Cenni bibliografici — Il Naturalista siciliano, anno IV. Pa- 
lermo, 1885. 


— 369 — 


Simon E. - Etudes Arachnologiques: 16° Memoire. XXIII: Matériaux pour servir 
a la Faune des Arachnides de la Grèce. — Annales Soc. entom. France, 
avril I885. Paris, 1885. . | 


Le specie annoverate come greche in questa memoria sono circa 221. E 
data la descrizione di alcune nuove specie. 


Simon E. - Matériaux pour servir a la Faune Arachnologique de l’Asie Mèri- 
dionale — 1, Arachnides recuell. a Wagra-Karoor près Gundacul, district 
de Bellary, par M. M. Chaper. — Bull. Soc. zool de France, tome X. 
Paris - Meulan, 1885. 


Simon E. - Étude sur les Arachnides recueillis en Tunisio en 1883 et 1884 
par M. M. A. Letourneaux, M. Sedillot et Valery Mayet etc. — Explo- 
ration scientif. de le Tunisie pubblide sous les auspices du Ministère 
de l’Instruction pubblique: Zoologie; Arachnides. Paris, 1885. (in 8° 
gr. pag. 55). 

Le specie raccolte e nel lavoro annoverate sono 250, che unite a quelle che 
figurano nelle opere di Pavesi ma che non furono ritrovate dagli esploratori 
francesi, porta a più che 310 il numero degli Aracnidi ora noti in Tunisia. Pa- 
recchie specie sono nuove. Come era facile pensare a priori, la fauna Aracno- 
logica della Tunisia ha « les plus grands rapports avec celle de l’Algèrie ; elle 
n’en diffère que par la présence de quelques espèces d’Egypte qui paraissent 
y trouver la limite occidentale de leur habitat, et par un autre mode de di- 
stribution d'un certain nombre d’espèces » i 


THORELL T. e LINDSTROÒM G. - On a silurian scorpion from Gotland — Kongl. 
Svenska Vetenskaps Akademiens Handlingar, Bandet 21, n. 9. Stockolm, 
1885. (con una tavola). 


Questa contribuzione alla storia naturale degli Scorpioni è divisa nei se- 
guenti capitoli. 
Particolari del trovamento della nuova specie. 
Descrizione della nuova specie siluriana Palaeophonus nuncius. 
Affinità dei Palaeophonus. 
Classificazione degli Scorpioni. 
I Merostomata sono essi Aracnidi ? 
Dalla semplice enumerazione dei capitoli si rileva l’importanza di questo 
lavoro, dovuto quasi interamente all’ illustre aracnologo svedese, come dichiara 
lo stesso prof. Lindstròm. 


— 366 — 


Ci sembra opportuno riportare la nuova classificazione proposta. 

Ordo Scorpiones Sund. 1833. 

Subordo I. Apoxypodes Thor. 1885 (del Siluriano). 

Fam. Palacophonidae Thor 1885. 

Gen. Palaeophonus Thor. et Lind. 1884. (2 specie, delle quali 1 inedita). 

Subordo II. Dionychopodes Thor. 1885. 

Serie I Anthracoscorpi Thor. 1885. (del Carbonifero). 

Fam. Cyclophtalmoidae Thor. 1885. 

Gen. Cyclopthalmus Corda, 1885 (3 specie). 

Fam. Eoscorpioidae (Scudd.) 1884. . 

Gen. Eoscorpius Meek et Worth. 1868 (2 specie). 

Gen. Centromacus Thor. 1885 (5 specie). 

Serie II Neoscorpii Thor. 1885. (Recenti, oppure [ Tityus ? Eogenus Menge] 
del Terziario). 

Fam. Pandinoidae, Thor. 1876. 

Sottofamiglia Pandinini Thor. 1876. 

Sottofamiglia Iurini Thor. 1876. 

Fam. Vejovidae Thor. 1876. 

Fam. Bothriuroidae Keys. 1885. (= Telegonini Peters). 

Fam. Buthoidae Sim. 1879 (= Androctonoidae Thor.). 

Sottofamiglia Centrurini Pet. 1861. 

Gen. Tityus C. L. Koch, 1836 (1 specie, del Terziario da attribuirsi con 
dubbio a questo genere). 

Sottofamiglia Buthini Thor. 1885. (=> Androctonini Peters). 


VIALLANES H. - Sur la structure interne du ganglion optique de quelques lar- 
ves de Diptères — Bull. Soc. Philomatique de Paris ete. 7° série, 
tom. IX. Paris, 1885. 


Le larve esaminate appartengono ai generi comuni Musca, Eristalis, Stra- 
tiomys. Dal punto di vista generale risulta dagli studi del Viallanes che l’ap- 
parato visivo, tanto complicato nell’insetto adulto, esiste nella larva, e con 
tutte le sue parti essenziali: solamente è poco sviluppato, e del tutto nascosto 
sotto i tegumenti edi muscoli. 

Il ganglio ottico, assai complesso, ha nelle larve le stesse parti essenziali 
che sì osservano nell’adulto: però nella larva esse sono agglomerate ed inca- 
strate l’ una nell’altra, in modo che le masse midollari ed i chiasma sono ag- 
gruppati al centro e le masse gangliari respinte alla periferia, in maniera da 
diventare corticali, formando cioè come la corteccia del ganglio. 

G. Cav. 


— 367 — 


NOTIZIE DI ENTOMOLOGIA APPLICATA 


Le larve della Sesia tipuliformis L. hanno prodotto sensibili guasti nei 
Ribes presso Budapest. Per la più parte quelle larve avevano trovato posto 
non nei rami del Ribes, ma nelle parti sotterranee, nelle grosse radici. 


Il Cerambya Scopolii di Fuesslio è indicato dal sig. Vadàszfy come dan- 
noso ai Carpini. Infatti egli ha rinvenuto gran numero di esemplari di questo 
longicorne entro legnami di Carpino (Rovartani Lapok. 1885, Febbr.) 


Concorso per rimedi contro lo Zabro. — Fin da tempo assai lontano lo 
‘Zabrus gibbus reca gravi danni ai coltivati nell’ Emilia. Ora, il Comizio di 
. Modena, avvisando ai modi per aiutare la depressa agricoltura, ha deliberato, 
dietro proposta dei sigg. Salimbeni a Sacerdoti, di promuovere una sottoscri- 
zione per costituire un premio importante da conferirsi allo scopritore del 
miglior preservativo pratico ed economico contro lo Zabro. 


Le Serpicine sulle foglie dei Ciliegi. — Il Prof. Giovanni Passerini sta- 
bilisce (Bull. Comiz. Agrario di Parma, gennaio 1885), che le gallerie ser- 
peggianti, trovate abbastanza frequentemente nel 1884 sulle foglie dei ciliegi 


(e d’altre piante ancora), sono dovute alle larve di un Lepidottero, la Lyonetia 
Clerchella. 


Pubblicazioni di Entomologia Agraria. 

VAGLIETTI F. - Avversità che: danneggiano la vite. — Bull. della Ass. 
agraria Friulana. ser. IV, vol. II. Udine, 1885. 

MINISTERO DI AGRICOLTURA ECC. 


La filossera in Italia nel 1884. — Annali di Agricoltura 1885. Roma Tip. 
Botta, 1885. 

RoGnNoNI C. - La Selandria del Pero, — Bull. Comizio Agrario Parma, 
n. 6. Parma, 1885. 


— 363 — 


Pubblicazioni di Entomologia applicata. 
VERSON E. - Relazione sull’ operato della R. Stazione bacologica sperimen- 
tale di Padova nell’anno 1884. 
Vari. - Notizie sulla campagna serica nel 1885. — Boll. mensile di Bachi- 
cultura: ser. II, ann. III. Padova, 1885. 
G. CAV. 


NOTE E NOTIZIE VARIE 


Larve eduli. — Il dittero Ephydra californica vive allo stato di larva nei 
laghi fortemente alcalini del Nevada, in enormi quantità. Gli indigeni ogni 
anno raccolgono quelle larve, che seccate al sole e poi preparate, dànno un ali- 
mento veramente nutritivo, non spiacevole al gusto, di sapore simile a quello 
del biscotto di carne, secondo il Sig. Williston, 


La Ephestia eluteitella di Hubner, si è sviluppata nel 1884, narra Fri- 
valdszky, entro un recipiente contenente del Capsicum annuum (pepe rosso) 
in polvere, vaso chiuso nel 1879 (?) (Rovartani Lapok, marzo 1885). 


Caccia con la melata. * Si consiglia per questa specie di caccia agli In- 
setti, massime Lepidotteri, il seguente mescuglio, che ha dato buona prova. 
172 litro birra. î 
3710 litro miele. 
3710 litro melassa. 
Il mescuglio fermenta. Al momento di servirsene è bene aggiungervi 20 
goccie di etere di mele. 


Bozzoli di Lepidotteri. 

Credevasi da alcuni che quelle larve di Lepidotteri che sogliono incerisali- 
darsi inunbozzolo non si trasformassero altrimenti, ma invece venissero a perire, 
quando la costruzione del bozzolo fosse loro impedita. Le esperienze del signor 
Rabaud sul Bombyx neustria, ed una casuale osservazione sopra una femmina 
di Aglia Tau Linné, dimostrano che le larve di tali Lepidotteri, (ed è quindi 
a presumere anche le larve di altri), possono trasformarsi eziandio quando non 
hanno potuto costruirsi l’abitacolo. Sarebbe interessante stabilire cosa avviene 
in casi simili delle materie serigene già secrete e contenute negli seritteri. 


ci par e RE A 


RE, 


— 369 — 


INDICE ALFABETICO |! 


DELLE 


MATERIE CONTENUTE NEL DICIASSETTESIMO VOLUME 


BULLETTINO DELLA SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA 


Acarus. pag. 157. 

— squamatus. 147, 148. 

Acinopus ammophilus. 181. 

Acocephalus albifrons. 286. 

— carinatus. 286. 

— striatus. 286. 

— tricinctus. 286. 

Acridium aegyptium, L. 195. 

— lineola, Serv. 218, 219, 220, 221, 
222, .228. 

Adonia variabilis. 181. 

Aelia acuminata, L. 195. 

Aeschna cyanea. 260. 

— 256, 258, 287. 

Agallia brachyptera. 284. 

— punctipes. 284. 

— reticulata. 284. 

— sinuata. 284. 

— venosa. 284. 

Agapanthia irrorata, Fab. 194. 

Agelena labyrintica, CI. 204. 

— similis, Keys. 203. 

Aglia Tau, L. 368. 


. 


Agonum numidicum var. Reitteri. 360, 


Agrion. 256, 259. 
Agromyzinae. 161. 

Akis subterranea. Sol. 194. 
Aleurodes, sp. 103. 


\ 


Alloptes, Can. pag. 123. 

Almana hemiptera. 271. 

Altella rupicola. 174. 

— uncata. 174. 

Alychidae. 134. 

Alychus, K. 134. 

Amara. 81. 

Amblyteles rufus, n. sp. 357. 
Amphidasis alpinaria. 156. 
Amaurobius claustrarius. 174. 

— ferox. 174. 

Anochetus Sedilloti. 165. 

Analges, Nitasch. 123. 
Analgesidae. 142. 

Anaphe panda. 182. 

Anaphe gracilis, Commst, 104. 
Anas. 256. 

Anaspis suturalis. 240. 
Androctonus aeneas, €. L. dari 197. 
Anophthalmus Canevae, n. sp. 397. 
— Carantii, Sella E. 357. 

— Doderii, n. sp. 357. 

— Gentilei, n. sp. 397. 

— Ghiliani, Fairm: 357. 

— siculus, Baudi. 357. 

— Spagnoli, n. sp. 357. 

— Targionii, Della Tor. 357. 
Anoplites, Tr. et Megn. 122. . 


(1) Compilato per cura del consigliere bibliotecario Carlo Ernesto Della Torre, 


Anno XVII, 


* 


25 


fi gie 


Anoxia matutinalis, Cost. pag. 193. 
Antennophorus, Hall. 130. 
Anterastes Raymondi. 241. 
Antidium lituratum, Pans. 247. 
— melanostomum, Costa. 247. 
— peregrinum, Cost. 247. 
Anthomyinis. 159. 

Anthomyidae. 157. 

Antophora pilipes, F. 193. 
Anthrax stenogastra, Costa. 252. 
Antispila rivillella. 162. 

Aonidia. 112. 

— aonidium. 109. 

— aurantii, Tors. 108. 

— Gennadii, Targ. 109. 
Agromyza aeneiventris. 152. 


ApaeleticusKriechbaumeri, Costa. 248. 
Aperophyla catalaunensis, Mill. 360, 


Aphelinus abnormis, Commst. 103. 

— diaspidis, Commst. 103. |, 

— fuscipennis, Commst. 103. .- 

— mytilaspidis, Le Boron. 102. 

Aphlebia trivittata, Ser. 241. 

Aphis graminum. 153. . 

Aphrophora alni. 282. 

— parvula, Vism. 195. 

Aphyrus eruptor, Commst. 103. 

— flavus, Commst. 163. 

— pulvinariae, Commst. 103. 

Argas, Latr. 131. i 

Argasidae. 131. 

Argiope lobata, Pall. 199. 

— Lordii, Cambr. 199. 

— lrifasciata, Forsk. 199. 

Araneae. 198, 199. 

Argynnis Pandora, Schijf. 360. 

Argyrodes gibbosus, Lucas. 196. 

Arocatus Roeselii, Schnel. 251. 

Artema (Pholcus) borbonica, 
198, 200. 

Asiraca clavicornis, 280. 

Asphondylia pruniperda, n. sp. 158. 

Asphondyliae, 158. 

Aspidiotus sp. 103. 

— ancylus, Putm. 100. 

— aurantii, Mosh. 100, 110. 

.— camelliae, Sign. 113. 

—_ceratoniae. 102. 

— citri, Commst. 109. 

Aspidiotus citricola. 109. 


Vins. 


— convexus, n. sp. pag. 100. 
— corynocarpi, 102. 


*— cydoniae, n. sp. 100. 


— ficus, Riley. 100. 

— juglans regiae, n. sp. 100. 

— nerii, Bouché. 100, 111. 

— obscurus, 2. ‘sp. 100. 

— perniciosus,. n. sp. 100. 

— perseae, 2. sp. 100. 

—"pini, n. sp. 100. . 

— pinifoliae, Ftch. 113. 

— rapax, «. sp. 101. 

— tenebricosus, n. sp. 101. 

— uvae, n. sp. 101. 

Astacus, 170. 

— fluviatilis, 214. 

Asterodiaspis, sp. 103. 

— quercicola, Bouche. 101, 111. 
Articus minutus, Commst. 103. 
Ateuchus sacer, L. 193, 194, 
— sacer var. punctulatus, Muls. 194. 
— variolosus, FP. 194. 
Athysanus erythrostictus. 290. 
— interstitialis. 289. 

— ohsoletus, 290. 

— obscurellus. 289. 

— plebejus. 290. 

— prasinus. 290, 

— stactogala. 289. 

— striola. 289. 

— subfusculus. 290. 
Atipoides. 174. 

Attus. 364. 


B. 


Baco da Seta. pag. "1. 


Bacillus Rossii, Fabr. 195. 


Baeocera nobilis. 166. 

Bdella, Latr. 133. 

Bdellorhynchus, Tr. et Mégn. 123.. 
Belba, Heyd. 126. 

— geniculata, C. et Y. 136. 

— gibba. 146, 147. 

— globiceps. 164. 

Bembex Geneana, Costa. 243. 


— 371 — 


Bembex melanostuna, Costa. pag. 243. 

Berosus affinis, Brull. 240. 

Bertea. 154. 

Bythinus difficilis. 166. 

Biorhiza aptera, F. 207. 

— terminalis, F. 207. 

Blaps gigas, L. 194. 

Blastothrix adjutabilis, Commst. 103. 

— incerta, Commst. 103. 

— longipennis, Commst. 103. 

Blechrus confusus. 360. 

Bolboceras mobilicornis. 181. 

Bombyx mori. 222, 223, 228. 

— neustria. 368. 

Butheolus litoralis, n. sp. 197. 

Buthus europaeus, L. 197, 199, 205. 

— gibbosus. 205. 

=’ minax, L, Koch ?-197. 

— scaber, EAhr. 197, 199. 

— terminalis, Br. 208. 

Bracon geniculator, Costa. 250. 

— humerator, Costa. 250. 

.Brachybothrium. 174. 

Brachyplax palliata, var. rufipes. 251. 

Bryobia, K. 133. 

Bryophila raptricula, var. oxybiensis, 
Mill. 360. 

Brytis encaustus, Hubn. 360. 


C. 


Caeculus, Duf. 135. 
Coleopterophagus, Bull. 124. 
Callicerae. 151. 

Calliphora vomitoria. 97. 
Calopteris. 259. 

‘Caloscelis Bonelli. 271. 
Calosoma sycophanta. 224, 228. 
Camarota cerealis, n. sp. 160. 


Camponotus marginatus, Latr., var. | 


245. 


Campoplex Kriechbaumeri, Costa. 245. | 


Canestrinidae. 124. ‘ 
Canestrinia, Berl. 124. 
Carabodes, K. 126. 

Carabus morbillosus, F. 194. 


| 


Carteria lacca, Kerr. pag. 102, 105. 
— larreae, Commst. 105, 102. 

— mexicana, n. sp. 102. 

Cassida. 193. 

— margaritacea, Schol. 194. 
Cebrennus aetiopicus, Sim. 200. 
Cebrio sardous, Perris. 193. 
Cecidomia frumentaria, Rond. 157. 
Celeripedidae. 129. 

Celeripes, Montagù. 129. 
Centrotus cornutus. 282. 
Cephennium sardoum. 166. 
Cepheus, K. 127. 

Cerambyx heros. 224, 228. 

— Scopoli. 367. 

Cerambyx velutinus. 224, 228. 
Cercopida. 281. 

Ceriae, Y. 153. 

Cerococcus quercus, n. sp. ? 102. 
Ceroplastes cassiae, Chav. 105. 
— cirripediformis, n. sp. 101. 

— floridensis, n. sp. 101. 

— psidii, Chav. 105. 

— rusci, Sign. 102, 105. 

Cetonia, n. sp. 221, 222, 228. 

— morio. 222, 228. 

Chaetostoma princeps, Costa. 250! 
Cheyletus, Heyd. 132. 
Cheyletidae. 132. 
Chorthoglyphus, Berl. 124: 
Chorioptes, Ger». 122. 
Chiloneurus albicornis, Comm. 103. 
Chionaspis. 112. 

— evonymi. 101. 

pinifoliae, Fitch. 101, 102. 

— salicis, L. 101. 

quercus, n. sp. 101. 

— ortholobis, n. sp. 101. 

— nyssae, n. sp. 101. 

furfurus, Fitch. 101. 
Chauliodes. 182. 

Choridaloides Scudderi. 182. 
Chlorops }ineata. 160. 

— taeniopus. 178. 


° Chareas graminis. 177. 


Chaerea maritimus. 174. 
Chermes coccineus. 173. 
Chylizinae, Rond. 161. 
Chetostoma. 159. 
Chetodactylus. 157. 


— 372 — nia 


Chortophila sepia. pag. 157. 
Chlorops. 156. 

Chetinae. 155. 

Chrysotoxi. 152. 

Cheyletus .eruditus. 148. 

— ornatus. 143. 

— flabellifer. 148. 

— venustissimus. 148. 

— ornatus. 147. 

Cheyletia laureata, n. sp. 147. 
Chelonus lugubris, Wesm. 245. 
— minutus, Costa. 245. 
Chrysopa bifidilinea, Costa. 242. 
Chilopodi. 196. 

Charaxes Jasius. 192, 194. 
Cicada, fluvialis. 256. 

Cicadatra atra. 270. 

Cicadetta tibialis. 220. 

Cicadida. 270. 

Cicadula frontalis. 288. 

— sexnotata. 288. 

Cicindela campestris, L. 192, 194. 
— saphirina. 192. 

Cillibano,' Heyd. 129. 

Cimex, Spin. 151. 

Cixius pilosus. 270. 

— nervosus. 270. 

Cleonus albidus, Fabr. 356. 
Clythra Scopolina, F. 194. 

— taxicornis, Fab. 194. 
Coccinella 7-punctata, L. 181, 194. 
Cocciti. 101. 

Coccophasus ater, Commst. 103. 
— fraternus, Commst. 103. 

— fuscipes, Commst. 203. 

— immaculatus, Commst. 103. 
— lecanii, Fitch. 103. 

— varicornis, Commst. 103. 
Coccus aonidium. 109. 

— cacti, L. 102, 105. 

— coccineus, Risso. 109. 

— tyro. 105. 

Chochylis ambiguella, Hubn. 180. 
Coecilius abiectus, Cost. 243. 
— flavipennis. 243. 

Coeleno, KX. 129. 

Coleotteri. 193. 

Collembola. 166, 359. 


Colpocephalum quadriseriatum. 359. 


Comys bicolor, Fòrst. 103. 


Comys fusca, Commst. pag. 103. 
Conopinae. 152. 
Conopinarum 152. 
Copromyzinae, Zett. 162. 
Corethra oleae. 152. 
Corizus rufus, Schill. 195. 

— distinctus, Sign. 195. 
Corydalis. 182. 
Cosmocoma elegans, Commst. 104. 
Cossus cossus. 219, 228. 
Crambus vallicolellus, Costa. 252. 
Crossocerus bison, Costa 244. 
Cryptocephalus alnicola, Costa. 240. 
Cryptochetum grandicorne. 120. 
Cryptognathus, Kram. 134. 
Cryptus fuliginipennis, Costa. 248. . 
Crysomela viridana, var. 240. 
Cteniza orientalis. 205. 
— Sauvagei. 204, 205. 
Ctenodecticus costulatus: 241. 
Culex. 159. 
Cyclosa argentea, Aus 203. 
— insulana, Simon. 202, 
— trituberculata, Luc. 203. 
Cytholeichus. 121. 


Cyrtophora citricola, Forsk. 196, 200. 


Cyrtopsochus irroratus, Costa. 243. 


D 


Dacus oleae. 180. 

Damoeus, K. 126. 

— bicostatus, K 

— craterifer, n. sp. 146. 

— Dujerii. 147. 

Dactylopius adonidum, L. 102. 
— destructor. 103. 

— longifillis, n. sp. 102. 

— mammillariae, Nod. 116. 
Delphax propinqua. 280. 

— striatella. 280. 
Deltocephalus breviceps. 291. 
—- picturatus. 291. 

— striatus. 291. 
Dermanyssidae. 130. 
Dermanyssus, Dug. 130. 
Demodex. 121. 


Demodicidae. pag. 121. 
Dermoglyphus, Meg». 122. 
Devade hirsutissima. 174. 
Diaea globosa, F. 196. 
Diaspis. 108. 

— Blanckenhorni, Targ. 109. 
— Caruelii, Targ. 101, 111. 
— Monserrati. 102. 

— oleae. 102. 

— pyri. 102. 

— rosae, Sand. 101, 103. 
— trinacis. 102. 

Diaspiti. 100. 

Dictyoneura. 174. 
Dictyophora europaea. 271. 
Dictyna. 174. 


— 373 — 


Epeira. pag. 364. 

— Armida, Sav. Aud. 196. 
— byzanthina, Pavesi. 202. 
— dalmatica. 202. 

— Redii, Scop. 196, 200. 
Ephemera albipennis. 156. 
Ephestia elutetella. 368. 
Ephippigera coronata. 241. 
Ephydra californica. 368. 
Epicriidae. 129. 

Epicrius, C. e F. 129. 
Eresus. 202. 

Eremaeus, XK. 126. 
Ereynetes, Bert. 132. 
Ericerus ceriferus, Y. 106. 
— Pela, Sign. 105. 


Dinocampus pallidipes, Costa. 259. 
Dioctria Bigoti, Costa. 253. 
Diplax meridionalis, De Selys. 195. 


Erigone graeca, Cambr. 203. 
Eriococcus azaleae, n. sp. 101, 103. 
Eristalis. 366. 


Discopoma, C. et R. Can. 128. 
Disparipes, Mich. 125, 
Ditteri. 194. 

Docophorus larinus. 359. 

— naeviae. 359. 

— pustuliferus. 359. 

. Doratura stylata. 288. 
Dorthesia. 106. 

Doryphora decemlineata. 161. 
Drassus fastuosus, Luc. 204. 
— macellinus, Thor. 196. 
-Drepanodus, Menge. 203. 
Drosophila uvarum. 161. 
Dysdera lata, Reuss. 204. 

— punctata, C. Koch. 204. 


E 


Eccoptogaster. 180. 

Egaenus crista, Br. 206. 
Emblethis verbasci, Y. 195. 
Evacanthus acuminatus. 286. 
— interruptus. 286. 
Encyrthini. 103. 

Encyrtus flavus, Commst. 103. 
— inquisitor, Commst. 103. 


Enoplognatha mandibularis. 203. 


Entedonini. 103. 


Erythroeus, Latr. 134. 

Eumeri. 153. 

Eumerus crassitarsis, Costa. 254. 
Eupalus, K. 134. 

Eupelyx depressa. 286. 

— producta. 286. 

Eupelmus cereaunus. 161. 
Euplectus Doderoi. 166. 


‘Eupodes, KX. 131. 


Eupodidae. 131. 

Eupterix aurata. 291. 

— Putonii. 292. 

Eusarcoris aeneus, Fieb. 195. 
Euscorpius carpathicus, L. 206. 
— flavicaudis, De Geer. 196. 
Evania splendidula. 245. 


F 


Falciger, Megn. 122. 


Filaria sanguinis hominis. 168, 179. 


Filippia. 106. 

Fiorinia camelliae, n. sp. 101. 
Flebotomus. 150. 

Floria spectabilis. 292. 
Foenus pedemontanus. 248. 
— rugidorsum, Costa. 247. 
Forficula..256. 


De, (e | | 


Forficula lurida, Fisch. pag, 195. 
Freyana, Hall. 122. 
Fulgorida. 270. 


G 


Galleria cereana. 161. 
Gamasomorpha, Karsch. 174. 
Gamasidae. 128, 130. 

Gamasus, Latr. 130. 

Gargara genistae. 283. 

Geckobia, Megn. 134. 

‘ Geophilus maxillaris, P. Gerv. 196. 
Geotrupes hiostius, Gene. 194. 

— levigatus, F. 194. 

Glyceyphagus, Her. 125. 

Gnaphosa. 204. 

Goniagnathus brevis. 290. 
Gossyparia manniparus, Sign. 105. 
Guerinia. 106. 

— serratulae, Sign. 117. 

Grapsus speciosus. 214. 

Gyrinus caspius, Men. 363. 

— colimbus, Er. 363. 

— distinetus, Aubè, 363. 

— libanus, Aud. 363. 

— natator, L. 363. 

— Suffriani, Scr. 363. 

Gyrolasia flavimedia, Commst. 103. 


H° 


Hadena dydima, Esp. var. Struvei, 
Rag. 360. 

— literosa, Hw. 360. * 

Harpactes elegans. 243. 

— leucurus, Costa. 243. 

Harpalus griseus. 180, 181. 

— obscurus. 181. i 

Harpirhynchus, Megn. 132. 

Hebotomi. 151. 

Helops dryadophylus, Muls. 194. 

Hemiteles collinus, Costa. 249. 

Hepialida. 363. 


Hermannia, Nic. pag. 126. 

Heterocerus nanus. Gené. 194. 

Heteronychus, C. et F. 135. 

Hexura. 174. 

Hippoboscita. 161, 162. 

Histeropterum grylloides, Fieb. 195. 

Histiogaster, Berl. 125. 

Hispidae. 3597. 

Homocnemia albovittata, Costa. ‘269, 
Ride 

Homotoma ficus. 292. 

Hoplophora, K. 125, 147. 

Hoplophoridae. 125, 136. 

Hoplopidae. 135. 

Hyalomma anatolicum, C. L. (Koch. 
200. 

— dromedari, C. L. Koch. 199, 200. 

Hyalestes luteipes. 271. 

— obsoletus. 270. 

Hylotoma cyanocrocea Forst. var. 
messanensis. 357. 

Hylaeus plumicornis, Costa 246. 

— corrfutus. 246. © 

— rimosus, Foerst. 246. 

— strigulosus, Costa. 246. 

Hyperectes 240. 


_Hypoctonius. 147. 
' Hypopus, Dug. 124. 


Hysteropterum grylloides. 276. 

— immaculatum. 279. 

— liliimacula. 276. 

— maculifrons, Muls. et Rey. 269, 277. 


I. 


Ichneumon bellicosus, n. sp. 357. 
Idiocerus cognatus. 283. 

— fulgidus. 283. 

— lituratus. 283. 

— notatus. 283. © 

— socialis. 283. 

— toeniops. 283. 

— ustulatus. 283. 

Imenotteri. 193. 

Inocellia crassicornis. 192, 195. 
Iphis, K. 130. 


. 


— 379 — 


Isehnus Minai, ». sp. pag. 357. 

— proximus, Costa. 248. * 

— ridibundus, Costa. 248. 
Isometrus maculatus, De Geer. 199. 
Issus dilatatus. 274. 

Iurus gibbosus. 206. 

— Dufoureius, Brullè. 206. 
Ixodidae. 131. 

Ixodes, Latr. 131. 


Jassida. 283. 

Jassus abbreviatus. 290. 

— atomarius. 290. 

— furcatus. 291. 

— modestus. 29]. 

— mixtus. 291. 

Jcerya Purchasii, Mask. 102. 


K. 


* Kelisia Putoni, Costa. 252. 
Kermes, sp. 103, 104. 

— galliformis, Riley. 101. 
— vermilio, Planch. 105. 
Kerria lacca, Targ. 106. 
— Larreae, Commst. 106. 
Koenenia mirabilis. 165. 


‘L. 


Laelaps, K. 130. 

Lasiophthicus. 152. 

Lasiocampa quercifolia. 192, 194. 
Lathrodectus 13-guttatus, Rossi. 203. 
. Larinus flavescens, Germ. 194. 
Laveia axinus, Sign. 105. 


Lecaniti. pag. 101. 

Lecanium hemisphaericum, Targ. 101. 

— hesperidum, L. 101, 103, 114, 

— oleae, 7. 101, 103, 111, 114. 

— quercitronis, Fitch. 103. 

— vitifolium 162. 

Leiognathus, Can. 130. 

Leiosoma, Nic. 127. 

Leperina opatroides. 165. 

Lepidotteri. 194. 

Lepisma furnorum. 167. 

Lepyronia coleoptrata. 281. 

Lestes. 256, 259. 

Lethia. 174. 

Lepthoneta spinimana. 174. 

Lephorchistis micronychus. 184. 

Leucaspis. 108. 

— aculeata. 245. 

— intermedia. 245. 

— Riccae. 112. 

— sardoa, Costa. 245. 

— Signoreti. 112. 

— Siscellis, Vestw. 245. 

Leucoscelis stictica, L. 193. 

Libellula depressa. 2583. 

— fluvialis. 256. 

Lichomolgus spinosus. 359. 

Linobia, Berl. 124. 

Liodes, Heyd. 126. 

Liparis dispar. 156. 

Lissoneta pectoralis, Costa. 249. 

Lithobius oligoporus, n. sp. 254. 

Lithosia caniola. 182. 

Lithyphantes. 203. 

Livia limbata, var. crefeldensis, Mink. 
202% 

Loboptera decipiens, Germ. 195. 

Lonchaeinae, Rond 161. 

Lopodytes, n. sp. 158. 

Lophirus. 180. 

Locusta acquatica. 258. 

— viridissima. 225, 228. 

Lucanus cervus. 225, 226, 228. 

Luciola italica. 351. 

Lucilia. 194. 

Lipeurus fulvofasciatus. 359. 

Lycosa. 364. 

— Giebelei, Pavesi. 205. 

— ferruginea. 205. 

Lyonetia clerckella. 367. 


BI — 


M 


Machaerites dentimanus. pag. 166. 
Machrocheles, Latr. 130. 
Macrocentrus procerus, Costa. 250. 
Masicerag. 155. 

Mecicobothria. 174. 
Mecicobothrium. 174. 

‘Megachile argentata. 247. 

— lagopoda. 178. 

— Schmiedeknechtii, Costa. 247. 
Megamerus, Dùg. 131. 

Megninia, Berl. 123. 
Megophtalmus scanicus. 283. 
Meloe. 92. 

Melithaea. didyma. 166. 


Menemerus semilimbatus, Hahn. 196. 


Menopon biaculeatum. 359. 

— sigmoidale. 359. 

— titan. 359. 

Membracida. 282. 

Merodon armipes. 152. 

— rubidiventris, Costa. 254. 
— trochantericus, Costa. 253. 
Merostomata. 365. 

Metoecis lepidocerella. 182. 
Meteorus scutatus, Costa. 249. 
— splendens, Costa. 249. 


Metopoplax ditomoides var. decipiens. 


251. 
Metropis Mayri. 280. 
Myobia, Heyd. 132. 
Michaelia, Berl. 134. 
-- paradoxa, n. .sp. 147. 
Micariosoma. 204. 
Micariolepis. 204. 
Midas rufipeS. 253. 
— sardous, Costa. 253. 
Mintho. 153. 


Mirmeleon appendiculatus, Latr. 195. 


Misumena vatia, C7. 202. 

— vatia, var. dauci, W. 196. 
— Savignyi, Simon. 196. 
Mordella aculeata, L. 194. 
Modiolicola. 360. 

Murcia. 147. 

Musca. 366. 


Mutilla Agusii, Costa. pag. 244. 

— hyspafica. 244. 

— hyspanica, var. Sich. Rad. mela- 
nolepis. 244. . 

— speriolae, Lep. 246. 

Myeterodus nasutus. 273. 

— orthocephalus. 269, 272. 

Mygalodonta fodiens, W. Corse. 205. 

Mytilaspis. 112. 

— citricola, Pack. 101, 103, 109. 

— flavescens, Targ. 109. 

— ficus. 102. 

— fulva. 109. 

— Gloverii, Pack 101, 110. 

— Pandanni, n. sp. 101. 

— pomorum, Bowuche. 101, 103. 

— pomorum, x. sp. 102. 

— pinifoliae, Fitch. 113. 

— salicis ?. 103. 

Myicola. 360. 

Myocoptes, K. 123. 


 Myoderma. 357. 


Myrmecomimus paederoides, Costa. 
251. 
Myrmosa ephippum, Jur. 244. 


Mytilus galloprovincialis. 359. 


N. 


Necydalis major. 181. 

Neera, Desv. 155. 

Nemotelus leucorhynchus, Costa. 252.. 

Neottiglossa bifida, Costa, var. 251. 

Neozetes, Berl. 127. 

Neurotteri. 195. 

Nezara viridula, var. 
N. 251. 

Nomada parvula, n. sp. 357. 

Nothridae. 128. 136. . 

Nothrus, K. 127. 

Notus sp. 291. 


aurantiaca, 


Ochtherae. 153. 
Ocypoda. 211. © 


Ocypterae. pag. 155. 

Ocypus olens, Mwls. 194. 

Odontotarsus caudatus, K/ug. 195. 

Odynerus Costae, Andr. 244. 

Oedaspis, Lw. 158. 

Oedipoda coerulescens, L. 195. 

Oliarus cuspidatus. 271. 

— quinquecostatus, Duf. 269, 271. 

Ophionyssus, Megn. 130. 

Opilioni. 196. 

Oppia, K. 127. 

Opsebius. 154. 

Orchestes populi, L. 178. 

Oribata femorata, Nic. 145. 

— monodactyla, n. sp. 145, 146. 

Oribates, Latr. 127. 

— dentatus. 145, 146. 

— globulus, Nic. 137. 

— latipes, Koch. 145. 

Oribatidae. 125, 127, 136, 137. 

Oronotus thoracicus, Costa. 248. 

Orrhodia veronicae, Hbn. 360. 

Ortalidinae. 158. 

Orthezia americana, Walck. 102. 

— americana, Rathw. 111. 

— chafacias, Westw. 111. 

Orthochile. 154. 

Ortotteri. 195. 

Oryctes nasicornis, L. 193. 

Osmia bihamata, Costa. 247. 

— difformis. 147. 

— laterefasciata, Costa. 246. 

Oxyopes heterophthalmus, Latr. 196, 
202. 

— lineatus. 202. 

Oxyptilia albimana, Sim. 202. 


P 


Palaeophonus nuncius. 365. 

— Panoplia, Heyd. 128. 

.Panopliidae. 128. 

Paralges, Tr. et Mégn. 123. 
Parlatoria Pergandii, Commst. 101. 
Parasus bicolor, Fab. 194. 

Phasiae, Latr. 155. 

Phaeogenes montanus, n. sp. 357. 


Y 


— 377 — 


Pachyscelis Goryi, Sol. pag. 194. 

— Payraudi, Latr. 194. 

— rugatula, Sol. 194. 

Phalangium opilio, L. 196. 

Philodromus glaucinus, Simon. 196, 

Phlepsius intricatus. 288. 

Pholcus. 364. 

— rivulatus, Forsk. 200. 

Phora fasciata. 155. 

Phylax littoralis, Muls. 194. 

Philaenus parvulus. 195. 

Phytomyptera, Rond. 160. 

Phytonotus phylonthus, 02. 194. 

Pytonissa thressa, Pavesi. 204. 

Phytoptus. 121. 

Podocinum, Bert. 129. 

Pediopsis Freyi. 284. 

— nassata. 284. 

— scutellata. 284. 

Pelops, XK. 128. 

Peltonotus raniformis, Muls. et Rey. 
269, 271, 272. 

Penthaleus, X. 132. 

Peribalus distinetus, Fieb. 195. 

— vernalis, var. 251. 

Periplaneta orientalis, L. 195. 

Perineura Crippae, n. sp. 857. 

Peritelus sardous, Costa. 240. 

Picobia, Hall. 132. 

Pigmephorus, Kr. 125. 

Pimpla apricaria, Costa. 249. 

— cercopithecus, Costa. 249. 

— cingulatella. Costa. 249. 

— Ragusae, n. sp. 397. 

Pirenini. 103. 

Plagetia Ragazii, n. sp. 359. 

Podops sp. ? 251. 

— dilatata. 251. 

Pompilus concinnus, Dahlb. 246. 

Poliaspis, Berl. 128. 

Polycheles Doderleini. 167. 

— typhlops, Hell. 167. 

Porphyrophora Hameli, Targ. 105. 

‘— polonica, Burm. 105. 

Proctophyllodes, Rob. 123. 

Prosena. 155. 

}  Prosthesima latipes, Canestr. 196. 

Protalges, Tr. et Megn, 123. 


Platyeleis umbilicata, Costa. 242. 
Platymetopus undatus. 291. 


-- 378 — 


Plexippus Paykulli, Sav. Aud. p. 199, 
200. 

Pseudococcus aceris, Geo/f. 102, 103, 
111. 

Pseudomutilla sardiniensis, Costa. 246 

Psochus funerulus, Costa. 243, 

Pseudotelphusa speciosa. 216. 

Psoroptes, Gerv. 122. 

Psorophidae. 121. 

Psyllida. 292. ? 

Pteralloptes, Tru. et Megn. 123. 

Pterelachisus Bertei. 151. 

Pterocolus, Hall. 123. 

Pterodectes, Rob. 123. 

Pterolichus, Rob. 122. 

Pteronarcys regalis. 182. 

Pterophasus, Megn. 123. 

Pteronyssus, Rob. 123. 

Ptyelus campestris. 282. 

Ptyelus spumarius. 282. 

Pulex marinum. 256. 

Pulvinaria. 105. 

— innumerabilis, Rathw. 101, 103. 

Pygoxyon tychioforme. 166. 


R. 


Ragni. 196. 

Rainieria. 151. 

Raphygnatus, Deg. 133. 

Rogas reticulator, Nees, var. artripes. 
250. 

Rhacocleis parvula, Costa. 241. 

Rbax phalangium, Oliv. 198, 199. 

Rhofus coccois, Smith. 103. 

Ropalicus. 148. 

Rhopalum gracile, Wesm. 244. 

Rhizococcus araucariae, Mask, 102. 

— quercus, n. sp. 102. 

Rhyncolophidae. 133, 137. 

Rhyncholophus, Dug. 133. 

— Cavannae, n. sp. 127. 

— globiger, Ber!. 139. 

— nemorum, XK. 137. 

— phalangioides, (Q. G.) K. 140. 

Rynocola subrubescens. 292. 


Rhyzoglyphus, Clap. pag. 125. 
— sp. 226, 227, 228. 
‘Rhynchytes betuleti. 168. 
Rincoti. 195. 

Rogas basalis, Costa. 250. 

— gasterator, Jur. 250. 

— testaceus, Spin. 251. 

— tristis, Wesm. 250. 
Romanoffia imperialis. 363. 
Runcinia lateralis, Koch. 196. 


S 


Sabelliphilus. 360. 

Salius elegans, n. sp. 357. 

Somomia Coesar, L. 194. 

Sarcoptidae. 121. 

Sarcophagae. 155. 

Sarcoptes, Latr. 122. 

Saropogon perlatus, Costa. 253. 

Satyrus Janira, L. 194. 

Scaurus striatus, var. sardous, Costa. 
240. n 

— tristis, OZ. 194. 

Scelionini. 103. 

Sciomyzinae. 158. 

Scirus, Herm. 134. 

Scolioplanes, crassipes, Koch. 173. 


Scorpio acquaticum, Redi. 256. 


Scorpioni. 196. 

Scorpionidae. 197. 

Scotolathys simplex. 174. 

Scutovertex, Mich. 126. 

Scyphius, KX. 131. 

Seiidae 129. 

Seius, K. 129. 

Selandria. 367. 

Selamia histrionica. 174. 

Selenocephalus Flori. 287. 

— obsoletus. 287. 

Selenops aegiptiaca, ‘Sav., Aud. 199, 
200. 

Sericostoma clypeatum. 242. 

— Mac Lachlanianum, Costa. 242. 

Sesia aurifera, Chr. 363. 

— cruentata. 360. 

— ichneumoniformis, F. 363. 


— 379 — 


Sesia tipuliformis, L. pag. 367. 
Simulia columbaczensis. 176. 
Singa Simoniana, Costa. 255. 
Sitaris. 92. 

Smaridia, Dug. 133. 

Smaris, Latr. 133. 

Sminthurus bicolor. 166. 

— Doriae. 166. 

Solifugae. 198. 

Sparasion pallidinerve, Costa. 245. 
Sparassus Argelasii, Walk. 198, 200. 


+ Spatius erythrocephalus, Wesm. 251. 


Spazigaster. 152. 
Spherocera cadaverina. 120. 
— merdarum. 120. 

— necrophaga. 120. 

— stercoraria. 120. 

— subsultans. 120. 


. Sphyngonotus coerulans. var. Lin. 241. 


Sphinx, sp. 226, 227. 
Sphiximorphae. 155. 

Squilla fluvialis. 256. 

Staphylinus lutarius, Grav. 193. 

* Stauronotus cruciatus. 195. 

— maroccanus, Thunb. 195. 
Stegodyphus lineatus; Lat. 199, 200. 


Stenobothrus biguttulus, Charp. 195. 


Stilopogon aequecinctus, Costa. 253. 
Stiroma pteridis. 280. 

Stomoxis calcitrans, F. 194. 
Stratiomys. 366. 

Sylvius. 193. 

Sysira iridipennis, A. Costa. 242. 


TR 


— Tomocera californica, Commst. 103. 
Tanais Oerstedii, Kroyer. 173. 
Tanaupodus, Hall. 135. 
Tanipezinae. 161. 

Tarentula radiata. Latr. 196. 
Tarsonemidae. 125. 

Tarsonemus, Can et Fanz. 125. 

— buxi. 164. 

Tachytes erythrogastra. 246. 


Tachytes fulvitarsis. pag. 246. 

— fulviventris, 246. 

— Panzeri. 246. 

Telphusa fiuviatilis, Lat. 209, 210, 214. 

Tegenaria parietina. 204. 

Telenomus, sp. 103. 

Tentyria Thunbergii, var. sardea, Sol. 
194. 

Tetranychidae. 132. 

Tetranychus, Douf. 132. 

Tetragnatha. 364. 

— chrysochlora, Sav. Aud. 196. 

Textrix coarctata, Duf. 196. 

Tetrastichini 103. 

Tettigometra atra. 280. 

— Baranii 280. 

— costulata, Fieb. 269, 280. 

— lucida, Sign. 269, 281. 

— obliqua. 280. 

— ventralis. Sign. 269, 281. 

Tettigonia viridis. 285. 

Tautana triangulosa, Walck. 203. 

Tischeria complanella, Lin, 158. 

Thamotettix crocea. 289. 

— coronifera. 289. 

— fenestrata. 288. 

— fuscovenosa. 289. 

— quadrimaculata. 289. 

— tenuis. 289. 

Tharops nigricornis. 181. 

Therapha hyosciami, L. 195. 

— hyosciami var. flavicans, Puton. 195. 

Theridium. 364. ‘ 

— aulicum, C. L. Koch. 196, 203. 

Theridium bicolor, Brulle. 203. 

— maxillare, Brullé. 204. 

— variegatum, Brulle. 202. 

— venustissimum, ©. Koch. 203. 

Thomisus onustus, Walck. 196. 

— spinipes, Brulle. 302. 

Thrips. 156. 159. 

Thremma sardoum, Costa. 243. 

Tricodes alvearius, Fabr. 193, 194. , 

Trigonotylus ruficornis, Fabr. 195. 

Thysanura. 166, 359. 

Trachynothus, Kr. 129. 

Trichodactylus, Duf. 124. 

— xilocopae, Dug. 164. 

Triecphora mactata. 281. 

Trigonometopus. 158. 


Trioza. sp. pag. 292. 
Triphaena. 157. 

Tritia, Berl. 126. 

— decumana, Berl. 136. 
Trombididae. 131, 134, 137, 141. 
Trombidium, Fabr. 135. 

— gymnopterorum, Berl. 143. 
— holosericeum, Fabr. 142. 

— setolosum, n. sp. 141. 
Tortrix pilleriana, Staud. 180. 


Toxocampa ephialtes, Hbn. 360. 


Tydeus, K. 132. 
Tyroglygphidae. 124.‘ 
Tyroglyphus, Latr. 115, 124. 


U. 


Ugi. 159. 

Ulopa trivia. 283. 
Urophora signata. 157. 
Uropoda;, Latr. 129. 
— lamellosa. 164. 

— obovata. 164. 

— paradoxa. 164.. 
Uropodidae. 128. 


V. 


Vanessa cardui. 95, 182. 
Vesperus. 181. 


Westwodia, n. sp. pag. 116. 


a 


Xestaspis nitida. 174. 
Xilophelus atomus, Costa. 140. 
Xoloptes, Can. 128. 

Xylocopa. 161. 

— violacea. 221, 228. 

Xysticus bufo. 202. 

— graecus, C. L. Koch. 202. 


TA 


Zacheus mordax. 206. 

— trinotatus, C. L. Koch. 206. 
Zeuxiae. 155. 

Zeuzera aesculi. 160. 

Zilla atrica, C. L. Koch. 196. 
Zophodiopsis hyaenella. 182. 


— 981 — 


INDICE 


LAVORI ORIGINALI. 


BARGAGLI P. - Rassegna biologica dei Rincofori Europei, pag. 3 e 293. 

BERLESE A. - Acarorum systematis specimen, p. 121. 

— Sopra alcuni Acari; lettera al dott. Haller, p. 145. 

— Di alcuni Acari del Museo di Firenze, p. 136. 

BoLLES LEE A. - Struttura intima dei bilancieri dei Ditteri, p. 96. 

CAMERANO L. —- Di una apparizione della Vanessa cardui nel 1883 nei pressi 
di Torino, p. 95. 

— Osservazioni intorno alla Neotenia negli Insetti, p. 89. 

CARLINI (DE) A. - Artropodì dell’ Isola di S. Pietrò, p. 192. 

Costa A. - Diagnosi di nuovi Artropodi della Sardegna, p. 240. 

EMERY C. - La luce della Luciola italica, (con tav.) p. 351. 

FERRARI P. M. - Rincoti omotteri italiani raccolti da G. Cavanna, p. 269. 

LucianI L. - Sulla vita latente delle uova del Baco da seta, p. 71. 

— Ancora sulla ibernazione degli ovuli del Baco da seta, p. 185. 

MACCHIATI L. — Flora degli Afidi dei dintorni di Cuneo, con la descrizione di 
alcune specie nuove, p. 51. 

MAGRETTI P. - Di una galla di Cinipide-sulle radici della vite, p. 207. 

MERCANTI F. - Sviluppo postembrionale della Telphusa Aiuviatilis Lat. (con 
tav.) p. 209. 

OSTEN SACKEN C. R. - Elenco delle pubblicazioni entomologiche di C. Ron- 
dani, p. 149. 

PASSERINI N. - Sulla morte degli Insetti per inanizione, p. 217. 

PAVESI P. - Aracnidi raccolti dal Conte Bouturlin ad Assab e Massaua., p. 197. 

— Controsservazioni ad un opuscolo recente di Aracnologia, p. 201. 

QuaJAT - Sugl’inerociamenti fra le razze bianche del Baco da seta, p. 229. 

RostER D. A. - Contributo all’anatomia ed alla biologia degli Odonati, (con 
tav ) p. 256. 

TARGIONI TOZZETTI AD. - Note sopra alcune Cocciniglie, D. 100. 

— Aggiunta alla nota sulle Cocciniglie, p. 183. 


LETTERATURA ENTOMOLOGICA ITALIANA. 


BARGAGLI. - Sull'habitat del Cleonus albidus, p. 356. 

BAUDI DI SELVE FL. - Edemeridi del Portogallo, p. 163. 

BECCARI 0. - Piante formicarie, p. 163. 

CAMERANO L. — Il Congresso ornitologico di Vienna, p. 163. 

CANESTRINI G. e BERLESE A. - Nuovi acari Italiani, p. 164. 

— Due Acari poco conosciuti, p. 164. 

— Ciaccio G. V. - Unione dei bastoncelli e dei coni negli occhi composti delle Sfingi, 
p. 356. 

Costa A. - Memorie terza e quarta sulla Geofauna sarda, p. 164. 


— 382 — 


Costa A. - Nota su Nevrotteri sardi, p. 64. 

Curò A. - Saggio di un Catalogo dei Lepidotteri d° Italia, pag. 356. 

DE STEFANI PEREZ T. - Imenotteri siciliani, p. 357. 

EMERY C. - Formiche della Tunisia, p. 165. 

FicaLBI - Insetti in alto mare, p. 357. 

GESTRO - Note entomologiche, p. 357. 

GRASSI B. - Protozoi parassiti delle Termiti, p. 358. 

— Contributo alla storia della nostra Fauna, p. 358. 

— Nuovo Aracnide artrogastro, Koenenia, p. 165. 

LEVEILLE A. - Nuovo trogositide, p 165. 

MAGRETTI P. - Imenotteri raccolti nell'Africa orientale, p. 165. 

— Nel Sudan orientale : ricordi di viaggio, p. 166. 

Minà PaLuMBo - Acari della Fauna sicula, p. 358. 

— Lepidotteri druofagi, p. 166. 

MINGAZZINI - Coleotteri del Romano, p. 358. 

NINNI - Ricomparsa dei Gamberi nel Trevigiano, 359. 

PARONA - Sui.Collembola e Thysanura sardi, p. 359. 

— Collembola e Thysanura di Tunisi, p. 166. 

PeRACCA M. - Albinismo nella Melithaea didyma, p. 166. 

REITTER (von) E. - Sei nuovi Coleotteri italiani, p. 166. 

PICAGLIA - Sul genere Menopon, p. 359. 

— Pediculini nuovi del Museo di Modena, p. 359. 

RAFFAELLE e MONTICELLI - Nuovo Licomolgus, p. 359. 

RAGUSA - Sull’Agonum numidicum var., p. 360. 

— Sul Blechrus confusus, p. 360. 

— Note Lepidotterologiche, p. 360. 

RIGGIO G. - Sul Polycheles Doderleini, p. 167. 

RostER D. - Sulla decapitazione degli Insetti, p. 167. 

— Osservazioni biologiche sul RAynchytes betuleti, p. 167. 

— Caccia di Libellule, p. 167. 

RovELLI G. - Alcune ricerche sul tubo digerente etc., p. 167. 

Scnauruss L. W. - Die Schydmaeniden N. O. Africa’s, p. 168. 

Sonsino P. - La Filaria sanguinis hominis osservata in Egitto, p. 168. 

TRoIs E. F. - Esperimenti sulla conservazione delle larve, p. 168. 

VERSON — Note e appunti alla Memoria del Luciani « Sull’ibernazione delle 
uova del Baco da seta, » p. 360. 

— Influenza delle condizioni di ne sulle proprietà fisiche dei bozzoli, p. 360. 


RASSEGNA E BIBLIOGRAFIA ENTOMOLOGICA. 


Brass A. - I parassiti animali dell’ uomo, p. 169. 

CHALANDE - Sistema respiratorio dei Chilopodi, 362. 

CHATIN I. - Costituzione della.mandibola. nei Coleotteri ed Ortotteri, p. 169. 
LEE BoLLES - Bilancieri dei Ditteri, p. 362. 

— Manuale del Microtomista, p. 169. 

MocqQuarp F. - Sullo stomaco dei Podoftalmi, p. 169.. 

PERAGALLO A. - Studi sugl’insetti nocivi all'agricoltura: 2 parte, p. 170. 
PLATEAU FEL. - Ricerche sui movimenti respiratori degl’ insetti, p. 170. 

— Ufficio dei palpi negli Artropodi, p. 362. 


CLI 
SG 


— 383 — 


PREUDOMME DE BORRE - Coleotteri dell' Hainaut, p. 362. 


— Sui Gyrinus, p 363. 


‘— I Meloidi dell'Europa centrale, p. 363. 
. RECUEIL... Zoologique Suisse, p. 173. 


RICHARD I. - Sulla forforescenza ‘dei Miriapodi, p. 173. 


.RomaNoFF - Memorie sui Lepidotteri, p. 363. 


SCHIMKEWITSCH - Sopra un organo di senso negli Aracnidi, p. 364. 
ScuDDER - Blattari mesozoici, p. 1364. 

— I primi insetti alati dell'America, p. 384. 

— Dictyoneura ed altri insetti affini del Carbonifero, p. 174. 
SENONER - Cenni bibliografici, p 364. 

SIMON E. - Sugli Amaurobius del Nord America, p. 174. 

— Aracnidi di Grecia, p. 365. 

— Materiali per la Fauna aracnologica dell’Asia meridionale p. 365. 
— Aracnidi di Tunisia, p. 365. 


.— Nuovi Aracnidi di Algeria, p 174. 


— Sul gruppo dei Mecicobothria, p. 174. 
— Aracnidi raccolti da Weyers a Sumatra, p. 175. 
THORELL e LINDSTROM - Scorpione siluriano della Gotlandia, p. 365. 


VIALLANES - Struttura del ganglio ottico in alcune larve di Ditteri, p. 366. 


' NOTIZIE DI ENTOMOLOGIA APPLICATA. 


Applicazione dell’Entomologia alla Medicina legale. — La Simulia. — La Cha- 
reas graminis. —. L'Orchestes populi. — Il Chlorops taeniopus. — 


Larve piscivore di libellule. — La Megachile lagopoda. — Disinfezione 
delle piante. — Gli Insetti ematofagi e la diffusione dei Nematodi ema- 
tici. — Un nuovo periodico Apistico. — Bachicultura (pubblicazioni). — 
Pubblicazioni italiane di Entomologia agraria — pag. 176-180. 


Larve della Sesia tipuliformis. — Il Cerambyx Scopolii. — Concorso per ri- 


medi contro lo Zabrus — Serpicine sulle foglie dei Ciliegi. — Pubbli- 
cazioni di Entomologia agraria. — Pubblicazioni di Entomologia appli- 
cata — pag. 367-368. 


NOTE E NOTIZIE VARIE. 


Volo dell’Harpalus griseus — Stazioni di Coccinelle. — Volo degli Insetti. — 
Carabici fitofagi. — Fatto singolare. — Lepidottero a larva insettivora — 
La Lithosia caniola. — Migrazioni della Vanessa cardui. — Un nuovo 


solvente della seta — p. 180-182. 


Larve eduli. — La Ephestia elutetella. — Caccia con la melata. — Bozzoli e 


Lepidotteri — p. 368. 


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SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA 


Processi verbali delle Adunanze tenute nell’Anno 1885. 


Adunanza ordinaria tenuta il dì 11 gennaio 1885. 


Presidenza Targioni Tozzetti Ad. 


È approvato il verbale dell'adunanza generale, che ebbe luogo il dì 
15 giugno 1884. r 

Il vicepresidente: prof. Stefanelli chiede schiarimenti intorno ai Processi 
verbali. Gli risponde il Segretario assicurando che saranno come in passato 
regolarmente pubblicati; aggiunge che la soppressione dei Resoconti delle 
Adunanze ha reso necessaria una maggiore larghezza dei Processi verbali. 

Vengono presentati, e letti totalmente od in parte, i seguenti lavori, da 
pubblicarsi nel Bullettino. ; 

Osten Sacken C. R. Elenco definitivo delle opere entomologiche di C. 
Rondani. 

Targioni Tozzetti A. Note sui Coccidi. 

Camerano L. Sulla Neotenia negli Insetti. 

Macchiati L. Flora degli Afidi di Cuneo, con descrizione di nuove specie. 

* Bargagli P. Biologia di Rincofori europei, (continuazione). 

A proposito dell’ Elenco bibliografico presentato dal socio Barone di 
Osten Sacken, il vicepresidente prof. Stefanelli manifesta il desiderio che tro- 
vino posto nel Bu/lettino lavori intorno ai Ditteri. Il segretario Cavanna di- 
chiara che quell’ Elenco è venuto alla Società appunto in seguito a pratiche 
da lui fatte presso il collega Osten Sacken: e non ha poi mancato di rivol- 
gersi anche al socio prof. Bellardi, ditterologo italiano, dal quale ebbe in 
risposta una lettera con qualche promessa pel futuro. Il prof. Targioni ag- 
giunge che nel riordinare la Collezione Rondani egli ha trovato occasione 
per trattare di parecchi generi istituiti dal compianto nostro Collega: di al- 


IV; 


cuni -di essi la critica di altri ditterologi ha fatto a parer suo giustizia; altri 
però sembrano veramente accettabili, malgrado opinioni in contrario già 
esposte. Queste osservazioni si trovano inserite nel volume intitolato: Relazione 
intorno ai lavori della R. Stazione di Entomologia agraria di Firenze per gli 
anni 1879-82. 

Il disserente offre alcune copie del volume sopraccennato a quei Soci cui 
questo fosse per tornare utile. 

Dal socio dott. Berlese viene enunciato sommariamente un suo sistema di 
Classificazione degli Acaridi. In seguito ad invito del presidente, il Socio 
espone i criteri fondamentali della Classificazione proposta, e s’intrattiene 
alquanto ad illustrarli con esempi e confronti. Allo stesso presidente Targioni, 
che manifesta il desiderio il lavoro sia accompagnato da cenni bibliografici 
e da una critica accurata delle Classazioni anteriori, il Berlese risponde as- 
sicurando che il desiderio espresso sarà sodisfatto: ma che intanto egli cvor- 
rebbe il Sistema proposto fosse subito pubblicato: al che ben volentieri il Co- . 
 mitato, per bocca del presidente, aderisce. Il Targioni nota che il Berlese 
giunse a ridurre il numero delle famiglie, ed approva in generale questo con- 
cetto della riduzione, seguendo il quale però non è difficile incontrarsi nel 
grave pericolo di ridurre le famiglie a gruppi troppo artificiali. 

Nel presentare alcuni rami danneggiati dal Cossus, il prof. Stefanelli 
narra che nel territorio di Montevarchi, in seguito ad alcuni provvedi- 
menti di quel Municipio, pare i guasti non siansi accresciuti, come pur si 
poteva temere. Mostra poi una larva di Zeuzera aesculi trovata in un ulivo, 
stazione, egli ritiene, non peranco notata di questa specie, d'altronde polixilofaga. 
Il prof. Marchi aggiunge aver avuto larve di Zeuzera da piante d’aranci. 
Il prof. Targioni ringrazia i professori Stefanelli e Marchi che vollero do- 
nare alla Stazione di Entomologia agraria da lui diretta i legni danneggiati 
dalla Zeuzera: ricorda in proposito i generosi donativi del socio Bargagli, 
esorta i colleghi ad imitarlo, ed annunzia che presto potrà mostrar loro bene 
ordinate le già ricche Collezioni della Stazione stessa. 

Bargagli presenta alcuni Harpalus griseus da lui presi mentre vola- 
vano la sera, introducendosi nelle case insieme ad altri insetti, e fa notare 
che il fatto accenna a costumi diversi da quelli d’ ordinario attribuiti ai co- 
leotteri di questo genere. 

Il presidente intrattiene l'adunanza sopra i guasti recati da un Ceci- 
domide all’ulivo: si riserva tornar in altra occasione su questo argomento. 
Nel presentare delle larve di Libellulidi, richiama l’attenzione dei colleghi sul 
curioso modo col quale esse evacuano le feci, ravvolte in una ROSA di cap- 


| 
al 


IV 


sula abbastanza resistente. Queste piccole comunicazioni troveranno posto nel 
 Bullettino, alla rubrica Note e Notizie varie. Stefanelli, poichè gli si pre- 
senta l'occasione, tenuto conto delle difficoltà che si incontrano nella deter- 
minazione delle larve di Libellulidi, esorta il socio Dante Roster a redigere pel 
Bullettino, accompagnandola con disegni, una nota sulla forma della così- 
detta maschera di queste larve, che porge notevoli caratteri differenziali. 
Cavanna, segretario, ricorda che nel Bw//ettino vennero pubblicate, toglien- 
dole dalla Memoria originale, le diagnosi di nuovi Artropodi raccolti in Sardegna 
dal prof. A. Costa, e che reputa quindi opportuno pubblicare anche le altre 
diagnosi venute in luce dappoi e che si trovano nella Memoria sulla Geo- 
fauna Sarda, ch’egli presenta, da parte dell'A. alla Società. Il presidente 
e gli altri adunati convengono nell’opinione del Segretario, tanto più che le 
Memorie della R. Accademia di Napoli non sono molto diffuse fra gli En- 
tomologi. 


Sono proclamati Soci i Signori 


Lostia di S. Sofia conte Umberto, di Cagliari e Artimini prof. Antonino di 
Firenze, presentati da Bargagli, Targioni e Cavanna; Salvi Cristiani nob. Ales- 
sandro di Lucca presentato da Roster, Cavanna e Targioni; Garbiîni dot- 
tor Adriano di Verona, presentato da Cavanna, Targioni e Della Torre; si- 
«gnor Carlo Schmitz di Livorno, presentato da Cavanna, Piccioli e Bargagli. 


Si procede alle elezioni generali e parziali, il cui resultato è la ricon- 
ferma nei loro rispettivi uffici dei soci uscenti, come segue: 


Presidente: Targioni Tozzetti A. “Tesoriere: Passerini N. 
Vicepresidente: Stefanelli P. Consiglieri Giglioli E. 
Segretario degli Atti: Cavanna G. , » Pavesi P. 
» delle Corrisp. Marchi P. » Piccioli F. 
» Emery €. 


Sindaci del bilancio consuntivo 1885: 


Vimercati G. Bargagli P. 


L’adunanza, incominciata a mezzodì, è sciolta ‘alle ore 2 !/, pom. 


V.° Il Presidente Il Segretario degli Atti 
A. TarGIONI TozzErTI | G. CAVANNA. 


VI 


Adunanza generale tenuta il dè 31 maggio 1885. 
Presidenza Targioni-Tozzetti A. 


(Seduta privata) 


È approvato il verbale della precedente Adunanza 11 gennaio 1885. 

Il Tesoriere conte Passerini presenta il Bilancio consuntivo dell’anno 1884, 
e legge le lettere dei sindaci Bargagli e Vimercati che concludono per l’ap- 
provazione del Bilancio stesso e con la proposta di un plauso al Tesoriere, . 
al cui zelo si deve il ricupero di una considerevole somma di arretrati. 

Il Presidente si unisce ai” Sindaci in tale proposta, che viene, insieme al 
Bilancio, approvata da tutti i soci presenti. 

Per meglio mostrare le discrete condizioni della Società, il Tesoriere an- 
nunzia che il Bilancio preventivo dell’anno in corso, che Egli ha già pre- 
sentato al Consiglio, e che per disposizione statutaria non deve essere 
oggetto di discussione nell'assemblea, si chiude con un avanzo presunto di 
circa 700 lire, sebbene gli introiti siano calcolati su dati di fatto desunti dai 
Bilanci passati, cioè alquanto minori di quelli che resulterebbero da un Bi: 
lancio legale. 


(Seduta pubblica) 


Il segretario Cavanna legge la Relazione sugli Atti sociali del 1884: 
conclude pregando i colleghi a voler ricercare per l’anno venturo chi lo so- 
stituisca nell'ufficio di Segretario. | 

Il presidente Targioni, nell’annunziare la morte del socio von Siebold, ne 
tesse con calde parole l’elogio, ne rammenta i meriti altissimi ed il costante af- 
fetto alla Società. Conclude proponendo venga inviata una lettera di condoglianza 
alla famiglia dell’illustre estinto. La proposta è accolta alla unanimità. 

Il Segretario legge una lettera dell’antico segretario prof. Carruccio, che 
saluta la Società e si scusa che le sue occupazioni trattenendolo in Roma 
vli impediscano di assistere all'odierna adunanza. Annunzia poi che il socio 


è 


VII 


perpetuo Barone Carlo Roberto di Osten Sacken ha deliberato di donare alla 
Società, perchè sia conservato nella Biblioteca, l'esemplare completo degli 
opuscoli di Rondani, formato dal Rondani stesso, e che contiene molti opu- 
scoli rarissimi che è assai difficilo oggi ritrovare. Gli adunati deliberano 
venga ‘trasmesso, per cura della Presidenza, un ringraziamento all’egregio 
Socio per il dono annunziato. si 

Sono comunicati poi: una lettera del socio dott. Luca von Heyden, che 
‘ occupafo nel Reno in lavori antifilosserici non può assistere all’adunanza: una 
lettera del sig. G. Berry, di Livermore (S. U.) che offre insetti dell'America 
settentrionale in cambio di insetti italiani, massime Lepidotteri e Coleotteri, 
e le lettere con le quali parecchie Accademie e Società corrispondenti ringra- 
ziano dei fascicoli del Bullettino da esse ricevuti, od annunziano l’invio 
delle loro pubblicazioni alla Biblioteca sociale. 

In seguito alla notizia data dal vicepresidente prof. Stefanelli della pre- 
senza in Italia del socio Staudinger, recatosi a Vallombrosa per ristabilirsi in _ 
salute ed attendere ad alcune ricerche entomologiche, gli adunati deliberano 
sia inviato all’egregio Lepidotterologo, che fino dal 1870 appartiene alla nostra 
Società, gli auguri di pronta guarigione e di un buon esito degli studi in- 
trapresi. 

Il Segretario, dopo aver mostrato il 1° — 2° fascicolo dell’anno XVII del 
Bullettino, che sarà distribuito ai soci martedì prossimo, presenta per la 
‘pubblicazione e legge in tutto od in parte i seguenti lavori. 

De Carlini, (assistente al prof. Pavesi, in Pavia). Artropodi dell'Isola 
S. Pietro (Sardegna). 

Pavesi. Aracnidi raccolti dal conte Bouturlin ad Assab ed a Massaua, 
con la descrizione del nuovo Butheolus littoralis. 

— Controsservazioni ad un opuscolo recente di Aracnologia. 

Ferrari. Omotteri italiani raccolti da Cavanna. 

Magretti. Di una galla di Cinipide sulle radici di Vitis vinifera. 

Mercanti (assistente del prof. Emery, in Bologna). Sullo sviluppo pos- 
tembrionale della Telphusa fluviatilis (con una tav.). i 

Bargagli. Biologia dei Rincofori europei, (continuazione). 

Propone anche vengano riprodotte nel Bu/lettino le diagnosi degl’insetti 
italiani descritti di recente come nuovi dai sigg. von Reitter e prof. Costa. 

Targioni Tozzetti ritorna sopra il nuovo Tipulideo dell’ulivo, del quale 
già altra volta intrattenne la società, e che prenderà il nome di Diplosis 
oleisuga. Descrive una curiosa consociazione di acari e di insetti nelle gemme 
deformate del Nocciuolo, che albergano le specie qui indicate, nuove per la 


VII 


più parte: Phytoptus coryli gallarum sp. n.? Thryps coryli n. sp, Tyro- 
gliphus minutus n. sp., Glicyphagus domesticus D. G., Caligonus virescens 
n. sp., Gamasus vepallidus Koch; Diplosis coryli gallarum n. sp. Presenta 
parecchi esemplari della Aspondylia coronillae scoperta un tempo e studiata 
dal socio Piccioli, descritta dal Rondani e poi dal Lòw; di nuovo ora trovata 
e studiata dal disserente. Porge in seguito notizie intorno ad alcuni insetti 
agrari, mostrandone agli adunati degli esemplari vivi ed in condizioni op- 


portune per le osservazioni biologiche, o preparati in un con gli avanzi delle - 


piante danneggiate. 

E più a lungo parla del Itinchites detuleti, dell'’Othiorynchus giraffa ora 
infesti alle viti; accenna allo Zabrus gidbus, in quest'anno troppo abbon- 
dante nell'Emilia, ad un Apion dell'erba medica, ad un Altica della canapa, 
a farfalle dannose ai Pelargoni, e ad una varietà di Fitoptosi del pero. Ter- 
mina annunziando che di alcune delle cose dette è prossima la pubblicazione 
negli Atti della R. Accademia dei Georgofili, e che si riserva poi presentare 
alcune note in proposito, perchè vedano la luce nel Bullettino. 

Il socio Napoleone Passerini accenna alle conclusioni di una sua nota 
sopra la morte per inanizione negli insetti, nota che sarà edita nel Bullettino. 

Il socio Dante Roster presenta ed illustra i disegni che accompagne- 
ranno un suo lavoro sopra gli organi e le funzioni di respirazione nelle larve 
delle Lîbellule. Il Presidente chivde al Roster alcuni schiarimenti sul modo 
di funzionare, sui rapporti e sul contenuto gasoso delle trachee, dimostrando 
il desiderio che le ricerche, d'altronde difficili, vengano spinte oltre quanto è 
possibile, appunto per tentare la determinazione del gas contenuto e del modo 
che il gas tiene per penetrare dalle papille nelle trachee. Il vicepresidente 
Stefanelli insiste sulle grandi difficoltà di tale determinazione, pur dichiarando 
non doversi per questo abbandonare l'impegno. 

Soggiunge il Roster descrivendo alcuni fatti interessanti da lui già os- 
servati, ed assicurando che adopererà ogni cura per dar qualche luce agli 
oscuri fenomeni in discorso. Il lavoro del socio Roster verrà pubblicato nel 
Bullettino. 

Il dott. A. Berlese presenta pel Bullettino una nota sui Tarsonemidi ed 
alcune note sui Julidi del Museo di Firenze, con la descrizione di nuove specie. 

Targioni Tozzetti, nel mostrare gli Ortotteri raccolti dal conte Bouturlin 
e dal dott. Traversi in Assab e Massaua, e quelli raccolti ad Assab dal- 
l'ing. Scaramucci, fa notare alcune forme interessanti per la larga loro dif- 
fusione nel Continente nero, e descrive una muova Ameles dedicandola al- 
l’egregio viaggiatore sig. conte Bouturlin. Accennano alla larga diffusione 


IX 


gelle specie in Africa il prof. Stefanelli ed il segretario Cavanna, ricordando 
i resultati di lavori faunistici sui Lepidotteri e gli Aracnidi. 

Da parte del socio Bargagli, che non ha potuto intervenire, il Segretario 
offre al Presidente, per la Stazione di Entomologia agraria, alcuni rami di 
pero scavati dalle gallerie della Calcophora Fabrici e di una Antharia 
nuova per la fauna italiana. Legge la lettera del Bargagli, che descrive tali 
gallerie ed espone alcune osservazioni sulla biologia di quei due coleotteri. 

Targioni mostra alcune cassette contenenti Ditteri della Collezione Ron- 
dani, che nel suo Gabinetto e sotto la sua direzione è già stata sistemata quasi 
per metà. Spera tra qualche mese il lavoro sarà compiuto. La preziosa rac- 
colta,.così posta al sicuro dai danni degl’insetti, potrà essere con facilità in- 
terrogata dagli studiosi. L'ordine tenuto nella disposizione del materiale nelle 
nuove cassette è quello stesso del Rondani, anzi scrupolosamente seguìto. I 
| cartellini e le altre indicazioni lasciate dall’egregio ditterologo, come ragion 
voleva, vennero rigorosamente rispettati. 


. L’adunanza è sciolta alle 3 '/, pom. : 
Visto il Presidente Il Segretario degli Atti 
A: TarGIONI TOZZETTI. G. CAVANNA. 


Lettera del Tesoriere; Bilancio e Lettera dei Sindaci. 


Firenze, 10 giugno 1886. 


Onorevoli Signori Sindaci 
della Società Entomologica Italiana. 


Il sottoscritto ha l’onore di presentare alle SS. LL., il Bilancio consuntivo 
dell’anno 1885. 
Nella speranza di ottenere l'approvazione delle SS. LL., si pregia dichiararsi 


Dev.mo Servo 
N. PASSERINI. 


ATTIVO 
I. Avanzo effettivo in cassa al 1° gennaio 1885................ L. 
II. Da N° 82 Soci e Associati nazionali..........:. PITTETETEZZE » 
DELADA NSA: Svettstrardoni; 00.300 000227 IVA IAT » 
Tv: Dal Ministero dî ‘Agricoltura, 3.0). ste cante ente » 
V. Dal Ministero di Pubblica Istruzione. ............ 00... Re » 
VI. Ricupero di arretrati... ............. RETI AA E » 
sdoiDa.Eriediapder ed, altri dibral dg... duet VETO A » 
ToraLe ATTIVO L 
BILANCIO 
AO RR Ra RI lat L. 2,685. 60 È 
PRESO Pea ate » 2,011.44 


Avanzo in cassa L. 674.16 


LANCIO CONSUNTIVO DELL'ANNO 1885. 


PASSIVO 


I. Stampa del Bullettino (Allegato A)..............L LL 
II. Stampa delle copie a parte, Circolari ecc. (Allegato Bice 
WEI Incisioni e tavole (Allegato C).......... c.c e 
IV. Spese di posta, spedizioni e archivio (Allegato D)......... 
Y. Spese di esazione (Allegato E) ..........-.1...ic 
VI. Spese per le adunanze (Allegato F)............... 0 
VII. Gratificazione all’ Ajuto bibliotecario (Allegato G)..... ... 


VIII. Al Sig. S. Brogi per acquisto di due annate del Bullettino 
RANGO LERNER Rioni hei 


TorAaLEe Passivo L. 


Avanzo attivo a pareggio L. 


V. IL PRESIDENTE 
A, TARGIONI TOZZETTI. 


IL TESORIERE 
N. PASSERINI. 


2,011 


‘674 


XI 


XII 


Firenze li 17 giugno 1886. 


Onorevole Sig. Presidente 
della Società Entomologica Italiana 


FIRENZE. 


Conforme le consuetudini, rimettiamo alla S. V. il Bilancio consuntivo 
dell'Anno 1885, coi relativi allegati (A, B, C, D, E, F, G ed H), che abbiamo 
preso in esame, nella nostra qualità di Sindaci. 

Non possiamo che rallegrarci dei resultati di questo RI il quale 
chiudendosi con un avanzo di L. 674,16, dà prova della intelligente operosità 
del nostro egregio Tesoriere. 

Nulla abbiamo ad osservare intorno alla regolarità del Bilancio, essendo 
ogni partita di uscita giustificata dagli opportuni allegati. 

Rammentando che nel nostro Statuto v'è un articolo col qual si dà fa- 
coltà ai Soci di esonerarsi dall’annua tassa col versamento di L. 150 per 
una volta tanto, ci sembrerebbe, come regolarità di scrittura, che dall’avanzo 
dovesse esser prelevata la somma finora incassata per tale titolo, affinchè essa 
formi un fondo a parte, e non vada erogata insieme alle rendite annuali, di- 
sponendo per le spese annue non già del capitale cumulato per detto titolo 
ma del frutto tlel medesimo. É 

Lasciamo però in piena facoltà del Consiglio Direttivo di studiare la 
nostra proposta e risolverla nel modo che “Egli crederà più opportuno. 

Coi sensi di piena stima distintamente La riveriamo. 


P. BARGAGLI 
G. VIMERCATI. 


di 
$ ti 
tig ria 


SI 


XII 


Relazione del Segretario degli Atti, per l’anno 1885. 


Egregi Colleghi. 


Son lieto di annunziarvi prima di tutto una. buona novella. In seguito 
a pratiche iniziate dalla Presidenza, il Consiglio superiore della Pubblica 
Istruzione ha giudicato degna di incoraggiamento l’opera nostra, ed il Ministero, 
accogliendo quel giudizio, ci ha accordato sul suo Bilancio dell’anno un sussidio 
dî L. 500. È questa la seconda volta che la Società riceve premio, e noi 
abbiamo giusta ragione d’andarne contenti, e possiamo anche tener per certo 
che se le condizioni dell’erario pubblico fossero migliori, più spesso ne ver- 
rebbe dato qualche ajuto. Auguriamoci come cittadini e come cultori della 
scienza che questo avvenga presto, e che d'altro lato si accrescano, col nu- 
mero degli Entomologi, le ordinarie risorse della Società. Noi mostreremo su- 
bito, col volume XVIII, che del danaro datoci sappiamo usare con VAnGECRI 
degli studii. 

Passerò ora all'esame del volume pubblicato nel 1885, dopo avervi ricor- 
dato che due adunanze tenne la Società, nelle quali abbondarono i soggetti 
di studio; — e dopo avervi detto ancora che parecchie ne tenne il Consiglio. 
Delle prime avete già i Resoconti; nelle seconde fu provveduto al normale 
andamento degli affari, e non ho in proposito nessun argomento di par ticolare 
importanza da sottoporre alla vostra attenzione. 

A formare il XVII volume hanno contribuito abbastanza gli scritti di 
biologia e di morfologia. Infatti, insieme alla Rassegna biologica di Rincofori 
europei del Bargagli, dove è raccolto ed ordinato quanto oggi si sa sopra 
un gruppo di Coleotteri per più ragioni assai interessante, hanno trovato 
posto nel volume le ricerche del Bolles Lee che ha investigato con l'odierna 
tecnica perfezionata la fine struttura dei bilancieri dei Ditteri, correggendo 
errori anche troppo radicati; — le osservazioni di Camerano, che riassume 
per gli insetti le leggi di quei singolari fenomeni detti di neotenia, che sem- 
brano intaccare il principio della correlazione, rompendo il consueto armonico 
sviluppo dei diversi apparati organici; — quelle dell’Emery, che svelano. 
nelle cellule parenchinali dell’organo.luminoso la sede principalissima, se 
non unica, della luce delle Lucciole; — le sperienze del Prof. Luciani sulla 


» 


XIV 


: vita latente delle uova di Bombix morì, argomento questo di grande inte- 
resse anche pel bachicultore; — gli studii del Mercanti sullo sviluppo po- 
stembrionale del granchio comune d'acqua dolce, che è da ritenersi abbia 
avuto origine, come già accennò il Prof. Capellini, dalla miocenica Pseudo- 


telphusa di Oeningen e di Castellina Marittima; — le sperienze del Conte _ 
Passerini sul decorso dell’inanizione negli insetti, e quelle del Prof..Quajat sul . 


colore diverso dei bozzoli di bachi da seta provenienti da incroci di razze a 


bozzoli di egual colore; — ed in fine gli studii del Socio Roster sulla vita. 


e la struttura delle larve tanto singolari degli Odonati. 

Quanto ai lavori tassonomici e speciografici, noto la nuova classificazione 
degli Acari, del Dott. Berlese, che riduce il numero delle famiglie e ne de- 
termina meglio i caratteri; — di Costa e del Dott. Carlini, rispettivamente su 
Artropodi della Sardegna e dell’isola di San Pietro; — di Ferrari su Omotteri 
italiani, di Macchiati sugli Afidi; — e poi il contributo del Prof. Pavesi, 
con materiali raccolti dal Conte Bouturlin e dal Dott. Traversi, all’Aracno- 
logia Africana (per la cui conoscenza Egli ha già tanto operato), e le 
note su Coccidei del nostro Presidente, che vien continuando studii da molto 
tempo prediletti, i cui frutti, intendo tra l’altro le Memorie sulle Cocciniglie, 
già conoscete. 

Non dimenticherò l’elenco definitivo delle opere di Rondani, redatto dal 
Socio perpetuo Barone di Osten Sacken, per utile dei ditterologi, ed in omag- 
gio alla memoria del ditterologo italiano. — Si è poi data notizia, secondo il con- 
sueto, di tutti quei lavori italiani sugli Artropodi di recente pubblicati, giunti a 
nostra conoscenza, di quelli di soci o corrispondenti stranieri donati alla 
Società, e di quelli ancora giudicati, per una ragioné o per l’altra, meritevoli 
di essere portati a cognizione dei Soci. Anche le altre rubriche introdotte 
da poco, o meglio riintrodotte, nel BuZettino, vennero conservate. 

Qui finisce la breve analisi del nostro operato, che vorrei pure senz'altro 
concludere; ma un pietoso ufficio mi resta, quello cioè di rammemorare il 
giovine nostro consocio torinese Mario Rey, miserevolmente perito l'anno 
scorso. Vi adempio con le parole di un altro nostro ‘consocio, il sig. Leone 
Sinigaglia, che del Rey fu intimo amico. 

Mario Rey, figlio di un noto benemerito commerciante di Torino, sentì 
fino da fanciullo due passioni, che nell'adolescenza si svilupparono vivissime 
e lo animarono fino al triste momento della tragica sua morte, l’Alpinismo 
e l'Entomologia. L’agiatezza della famiglia è la parentela con-la illustre ca- 
sata dei Sella, contribuirono ad alimentare ed accrescere quelle passioni, 


©. ATI PIA 


xv 


ond’egli con entusiasmo dedicò ad esse l'ingegno forte ed originale, la robu- 
stezza fisica e la infaticabile operosità. Con le lunghe ed assidue cacciè, mas- 
sime nelle Alpi piemontesi, e con l’ajuto di molte corrispondenze entomolo- 
giche per lui onorevolissime, aveva posto insieme una Collezione di Carabici 
ricca ed interessante. Purtroppo, mentre veniva preparandosi a studii alti e 
serii, Egli è morto vittima delle sue stesse passioni. Il dì 1° d’agosto, nello 
ascendere da Courmayeur al Col du Gèant, Mario Rey periva schiacciato da 
un masso a cui s'era aggrappato, e che nello scoscendere lo trascinò in fondo 
al burrone. Aveva appena 17 anni, ed era organismo cui l’esuberanza e l'equi- 
librio delle forze promettevano longevità. Certo, crescendo d’anni e di studii ‘ 
molto era da aspettarsi dalla ferrea tempera del corpo e dell'animo suo. 


Firenze, giugno 1886. 


Il Segretario degli Atti 
G. CAVANNA. 


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BULLETTINO 


DELLA 


SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA 


ANNO DICIASSETTESIMO 


Trimestri I e II. 


(dal Gennaio al Giugno 1885) 


FIRENZE 
TIPOGRAFIA CENNINIANA NELLE MURATE 
Peer da e fp 
1885 
(Pubblicato il 50 Maggio 1885) 


INDICE 


DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO 


der-—_ 


BarcAGLI P. — Rassegna biologica di Rincofori europei (continwaz.). pag. 


BerLESE A. — Acarorum systematis specimen . . 


— Di alcuni Acari del Museo di Firenze, colla descrizione di tre nuove 


specie appartenenti alla famiglia dei Trombididi (con tav.). . 
— Sopra alcuni Acari: Lettera al dott. Haller . . 


BoLLes Lee A. — Nota intorno alla struttura intima dei bilancieri 
ORTI LEONI SR ea 


Camerano L. — Osservazioni intorno alla Neotenia negli Insetti. . . 


— Di una apparizione della Vanessa cardui nel 1883, nei pressi 
donano dee RR pa 


Luciani L. — Sulla vita latente degli ovuli del baco da seta . . . 


MaccHiati L. — Flora degli Afidi dei dintorni di Cuneo, colla de- 
scrizione di alcune specie nuove . . . .... 


OstEN SackeN C. R. — Elenco delle pubblicazioni entomologiche di 
CBIndant a I IRINE 


Targioni Tozzetti Ap. — Note sopra alcune Cocciniglie (Coccidei). . 


—. Aggiunte alla nota sui Coccidi.. .......... 


LETTERATURA ENTOMOLOGICA ITALIANA. 
BAUDI DI SELVE FL. — Edemeridi del Portogallo ete. 


BeccARI 0. — Piante formicarie. 
CaMERANO L. — Il Congresso Ornitologico di Vienna. 
CANESTRINI G. e BERLESE A. — Nuovi Acari italiani. 
» » — Due Acari poco conosciuti. 
Costa A. — Memorie terza e quarta sulla Geofauna sarda. 
» — Note su Nevrotteri sardi. 
EMERY C. — Formiche della Tunisia. 


GRASSI B. — Nuovo Aracnide artrogastro, Koenenia. 
LEVEILLE A — Nuovo trogositide. 


MAGRETTI P. — Imenotteri raccolti nell'Africa orientale. 
» — Nel Sudan orientale: ricordi di viaggio. 

Minà PaLuMBo F. — Lepidotteri druofagi. 
PARONA C. — Collemboli e Tisanuri di Tunisi. 
PEeRRACCA M. — Albinismo nella Melithaea didyma. 
REITTER (Von) E. — Sei nuovi Coleotteri italiani. 
Riegio G. — Sul Polycheles Doderleini. 

» — Contribuzione ai Lepidotteri siciliani. 
RosTtER D. — Sulla decapitazione degli Insetti. 

» — Osservazioni sul RAynchytes: betuleti. 

» — Caccia di Libellule. 
RovELLI G. — Alcune ricerche sul tubo digerente etc. 

» — Nuova Lepisma. 
ScHauFruss L. W. — Scidmenidi africani, sondaici etc. 


Sonsino P. — Passaggio della Filaria sanguinis hominis nelle zanzare 
Trois E. F. — Esperimenti per la conservazione delle larve. 


» 


» 


» 


sai 


RASSEGNA E BIBLIOGRAFIA ENTOMOLOGICA- 


BRASS A. — I parassiti animali dell’ uomo. pag. 169 
CHATIN J. — Costituzione della mandibola nei Coleotteri ed Ortotteri. Dim 
LEE BoLLES A. — Manuale del Microtomista. » >» 
MocquarD F. — Sullo stomaco dei Podoftalmi. pirs 
PERAGALLO A. — Studi sugli insetti nocivi all’ agricoltura: 2° parte. » 170 
PLATEAU FEL. — Ricerche sui movimenti respiratori degli Insetti. » » 
RecuEIL Zoologique Suisse. DAVLS 
RicHaRD I. — Sulla fosforescenza dei Miriapodi. POD 
ScuppER S. H. — Dictyoneura ed altri insetti affini del Carbonifero. » 174 
Simon E. — Sugli Amaurobius del Nord America. Pira 
» — Nuovi Aracnidi di Algeria. pe 
» — Sul gruppo dei Mecicobothria. » » 
» — Aracnidi raccolti da Weyers a Sumatra. » 175 


NOTIZIE DI ENTOMOLOGIA APPLICATA, 


Applicazione dell’ Entomologia alla Medicina legale. — La Simulia di Coloum- 
batch. — La Chareas graminis. — L’Orchestes populi. — Il Chlorops 
taeniopus. — Larve piscivore di Libellule. — La Megachile lagopoda. — 
Disinfezione delle piante. — Gli insetti ematofagi e la diffusione dei Nema- 
todi ematici. — Un nuovo periodico apistico. — Pubblicazioni di Bachicol- 
tura. — Pubblicazioni italiane di Entomologia agraria .... pag. 176-180. 


NOTE E NOTIZIE VARIE, 
Volo dell’ Harnalus griseus. — Stazioni di Coccinelle. — Volo degli Insetti. — 


Carabici fitofagi. — Fatto singolare. — Lepidottero a larva insettivora. — 
La Lithosia caniola. — Migrazioni della Vanessa cardui. — Un nuovo 
siente della: SORA Re AO enna) ts ate n pe Leo 


COMPILATORI DEL BULLETTINO 


Comm. Prof. Adolfo Targioni-Tozzetti. — R. Museo di Storia 
Naturale, Via Romana n° 19, Firenze. 


Cav. Prof. Pietro Stefanelli. — Firenze, Via Pinti, N° 57. 
Dott. Prof. Guelfo Cavanna. — R. Museo di Fisica e Storia Na- 
turale, Firenze. 
Nob. Carlo Ernesto della Torre. — R. Museo di Storia Naturale, 
Via Romana n° 19, Firenze. 
Conte Napoleone Passerini. — R. Museo di Fisica e 
Storia Naturale, Via Romana n° 19, Firenze. 


Non saranno ricevuti i manoscritti ed i libri spediti senza 
franchigia postale. 


L’elenco dei Soci che hanno versato la quota per il 1885 sarà 
pubblicato in altro fascicolo. 


Il socio G. Carobbi acquista Ortotteri italiani, determinati o nò, in esem- 
plari preparati a secco, perfetti e di provenienza garantita. Dirigere lettere e 
cataloghi, coll’ indicazione dei prezzi, a Firenze, Via Pinti n° 22. 


AVVISI 


Sono in vendita, al prezzo complessivo di L. 90, i due 
primi volumi degli « Acari, Miriapodi e Scorpioni ita- 
liani » opera favorevolmente conosciuta, indispensabile a 
chi si occupa di tali Artropodi, e comegdata di 200 tavole 
litografiche colorate. Continua la publicazione dei fascicoli 
del III volume. Per l’ acquisto dei volumi e per informazioni | 
rivolgersi all'Autore, dott. Antonio Berlese, Via S. Eufemia, 
Padova. 


Sarà presto in vendita presso il Goldschagg, successore Miinster, 
a Verona, la seconda edizione del Manuale per la tecnica moderna 
det Microscopio nelle osservazioni zoologiche, istologiche ed ana- 
tomiche del Dott. ADRIANO GARBINI. n 


Le quote sociali, in Vaglia postale od in let-_ 
tera raccomandata, e tutte le comunicazioni relative. 
all’Amministrazione, devono essere dirette esclusi 
vamente al Sig. Conte NapoLeone PASSERINI (Vial 
Romana, n. 19, Firenze) che ha già assunto l’uf- 
ficio di Tesoriere. 


anni 


Si ricomprano al prezzo di L. 10 i volumi VI, 1874 e VII, 1875. 
di questo BuLLETTINo. — Rivolgersi al Segretario G. Cavanna, al 
R. Museo di Firenze. 


Il Signor G. H. Berry (N. Livermore, Me. U. S. America) offre in cambio 
di Lepidotteri e di Coleotteri italiani, Lepidotteri, Coleotteri, Emitteri e Nevrot 
teri del Nord-America. Manderà le sue liste a chi le chieda. Scrivere in inglese. 


È pronto. — 'l'he Microtomist's Vade-Mecum, a Handbook of the methods o: 
Microscopic anatomy. by Arthur Bolles Lee. London: J. et A. Churchill, 11 Ne 
Burlington Streett. prezzo 85., 6%. — Quest’ opera, che contiene più di seicenti 
formule e manipolazioni raccolte nella pratica dei migliori istologi, presente 
un quadro completo di tutti i metodi della odierna Microtomia. 


Il Signor Bellier de la Chavignerie, à Evreux (Eure, France), desidera entrar 
in corrispondenza con Entomologi Italiani, ed offre moltissimi buoni Coleotte 
della Francia meridionale in cambio di Coleotteri italiani, 


BULLETTINO 


DELLA 


SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA 


ANNO DICIASSETTESIMO 


Trimestri III e IV. 
(dal Luglio al Dicembre 1885) 


C 501 
ONDE 
FIRENZE 


TIPOGRAFIA CENNINIANA NELLE MURATE 
a spese degli Editori 
1885 
(Pubblicato il 50 Ottobre 1885) 


ETA RIETI N SENIO CEE 
INDICE 


DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO 


BarcacLI P. — Rassegna biologica di Rincofori europei (continuaz.). pag. 293 


CarLInI (DE) A. — Artropodi dell’isola di S. Pietro. ...... 
Costa A. — Diagnosi di nuovi Artropodi della Sardegna. . . . 
Emery C. — La luce della Luciola italica (con tav.). . . ..... 
FerRarI P. M.— Rincoti omotteri italiani raccolti da G. Cavanna . . . 
Luciani L. — Ancora sulla ibernazione degli ovali del Baco da seta. 


MacreTTI P. — Di una galla di Cinipide trovata sulle radici della 
vale A Wyle pinteradt toe a e e e 


MERCANTI F. — Sullo sviluppo postembrionale della Telphusa flu- 
vaaleis Wat. {COl: GaV.). (+. e eatena por a TR 


Passerini N. — Sulla morte degli Insetti per inanizione . . .... 
Pavesi P. Aracnidi raccolti dal conte Bouturlin ad Assab e Massaua. 
— Controsservazioni ad un opuscolo recente di Aracnologia. . . . 
Quasar. — Sugli incrociamenti fra le razze bianche del Baco da seta. 


Roster D. A. — Contributo all’anatomia ed alla biologia degli Odonati 
OLA i e oe e REI 


LETTERATURA ENTOMOLOGICA ITALIANA. 


BARGAGLI. — Sull’habitat del Cleonus albidus. 
CrAaccio. — Unione dei bastoncelli e dei coni negli occhi composti delle 
Sfingi, Libellule ecc. 
Curò. — Saggio di un Catalogo dei Lepidotteri d’ Italia. 
DE STEFANI PEREZ. — Imenotteri siciliani. 
FicaLBI. — Insetti in alto mare. 
GesTtRO. — Note entomologiche: Fauna delle Caverne italiane. — Sugli 
Hispidae malesi e papuani — Sul gen. Myoderma. 
GRASSI B. — Protozoi parassiti delle Termiti. 
» — Contributo allo studio della nostra Fauna. 
Minà PaLuMBo. — Acari della Fauna sicula. 
MINGAZZINI. — Coleotteri del Romano. 
NINNI. — Ricomparsa dei Gamberi nel Trevigiano. 
PARONA. — Sui Collembola e Thysanura sardi. 
PICAGLIA. — Sul genere Menopon. 
» — Pediculini nuovi del Museo di Modena. 
RAFFAELLE e MONTICELLI — Nuovo Lichomolgus. 


RAGUSA. — Sull’Agonum numidicum, var. Reitteri. 
» — Sul Blechrus confusus. 
» — Note Lepidotterologiche. 


VERSON. — Note ed appunti alla Memoria di Luciani, sull’ ibernazione 
delle uova del Baco da seta. 
» — Influenza delle condizioni esterne sulle pron fisiche dei 
bozzoli. 


RASSEGNA E BIBLIOGRAFIA ENTOMOLOGICA. 


CHALANDE. — Sul sistema respiratorio dei Chilopodi. 
LEE BoLLES. — Sui Bilancieri dei Ditteri. 
PLATEAU FEL. — Sull'ufficio dei palpi negli Artropodi. 


» 


» 


» 


pag. 


19255 


240 
501 
269 
185 


207 


209 
217 
197 
201 
229 — 


256 


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REST MURARIA ARNO MAT DAG AID AA MA CRNRANO AE ESE e 6 
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PREUDHOMME DE BoRRE. — Coleotteri dell’ Hainaut. pag. 362 


» — Sui Gyrinus. » 363 
» — I Meloidi dell’ Europa centrale ecc. » » 
RoMANOFF. — Memorie sui Lepidotteri. Tomo II. DIN» 
SCHIMKEWITSCH. — Sopra un organo di senso negli Araneidi. » 364 
ScupDER. — Sui Blattari mesozoici. Dio 
» — I primi insetti alati dell'America ecc. Dis» 
SENONER. — Cenni bibliografici. DAD 
Simon. — Studi Aracnologici: Aracnidi di Grecia. » 365 
» . — Materiali per la Fauna aracnologica dell'Asia meridionale. » » 
» — Aracnidi di Tunisia raccolti da Letourneaux ed altri. Did 
THORELL e LINDsTROÒM. — Scorpione siluriano della Gotlandia. » » 
VIALLANES. — Struttura del ganglio ottico in alcune larve di Ditteri. » 366 


NOTIZIE DI ENTOMOLOGIA APPLICATA. 


Le larve della Sesia tipuliformis. — Il Cerambya Scopolii. — Concorso per rimedi 
contro lo Zabrus. — Le Serpicine sulle foglie dei Ciliegi. — Pubblica- 
zioni di Entomologia agraria. — Pubblicazioni di Entomologia applicata. 

pag. 367-368 

NOTE E NOTIZIE VARIE, 


Larve eduli. — La Ephestia elutetella. — Caccia con la melata. — Bozzoli di 
EER GLEBRE A LE o Ct PER 


Uniti a questo fascicolo si trovano gli Indici del precedente Volume (XVI — 1884), 
gli Atti ufficiali della Società per l’anno 1884, e l’ Elenco dei Soci che hanno 
versato la quota per il 1885. 


COMPILATORI DEL BULLETTINO 


Comm. Prof. Adolfo Targioni-Tozzetti. — R. Museo di Storia 
Naturale, Via Romana n° 19, Firenze. 

Cav. Prof. Pietro Stefanelli. — Firenze, Via Pinti, N° 57. 

Dott. Prof. Guelfo Cavanna. — R. Museo di Fisica e Storia Na- 
turale, Firenze. . 

Nob. Carlo Ernesto della Torre. — R. Museo di Storia Naturale, 
Via Romana n° 19, Firenze. 

Conte Napoleone Passerini. — R. Museo di Fisica e 

Storia Naturale, Via Romana n° 19, Firenze. 


Non saranno ricevuti i manoscritti ed i libri spediti senza 
franchigia postale. 


Il socio G. Carobbi acquista Ortotteri italiani, determinati o nò, in esem- 
plari preparati a secco, perfetti e di provenienza garantita. Dirigere lettere e 
cataloghi, coll’ indicazione dei prezzi, a Firenze, Via Pinti n° 22. 


RITA OR O VCRIPAPINORO VIIGRESNDIINO 0-00’ °° VCI GENIN 


AVVISI 


Sono in vendita, al prezzo complessivo di L. 90, i due | 
primi volumi degli « Acari, Miriapodi e Scorpioni ita- 
liani » opera favorevolmente conosciuta, indispensabile a 
chi si occupa di tali Artropodi, e corredata di 200 tavole 
litografiche colorate. Continua la pubblicazione dei fascicoli 
del III volume. Per l’ acquisto dei volumi e per informazioni 
rivolgersi all’Autore, dott. Antonio Berlese, Via S. Eufemia, A 
Padova. A 


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Le quote sociali, in Vaglia postale od in let- 
tera raccomandata, e tutte le comunicazioni relative . 
all’Amministrazione, devono essere dirette esclusi 
vamente al Sig. Conte NapoLeone Passeri (Via. 
Romana, n. 19, Firenze) che ha già assunto l’uf- 
ficio di Tesoriere. 


Si ricomprano al prezzo di L. 10 i volumi VI, 1874 e VII, 1875. 
di questo BuLLETTINO. — Rivolgersi al Segretario G. Cavanna, al 
R. Museo di Firenze. 


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di Lepidotteri e di Coleotteri italiani, Lepidotteri, Coleotteri, Emitteri e Nevrot- 
teri del Nord-America. Manderà le sue liste a chi le chieda. Scrivere in inglese. 
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È uscito. — he Microtomist's Vade-Mecum, a Handbook of the methods of a 
Microscopic anatomy. by Arthur Bolles Lee. London: J. et A. Churchill, 11 New. p 
Burlington Street. prezzo 85., 6% — Quest’ opera, che contiene più di seicento f 
formule e manipolazioni raccolte nella pratica dei migliori istologi, presenta 4 
un quadro completo di tutti i metodi della odierna Microtomia. 


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Il Signor G. H. Berry (N. Livermore, Me. U. S. America) offre in cambio 4 
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Il Signor Bellier de la Chavignerie, è Evreux (Eure, France), desidera entrare A 


in corrispondenza con Entomologi italiani, ed offre moltissimi buoni Coleotteri i 
della Francia meridionale in cambio di Aotanteri italiani. i 


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