Skip to main content

Full text of "Bollettino scientifico"

See other formats


deli î PR) di 


MARLTPRTTÀ eee Pe ei TIA iO IA A IR A] 
OT. 73 n AE DA de »a ui i ia ros PI LA ari Hi iù i | ti Di 
J ce i, N 


a 10 " n) SI 
EAT, RAS i CRI da, UNA pe i SATA LL a ANI 
i RISE E DA 905 a l dl AE P il i PAT Wi pito M DO 
xi) i ea mA Sega FAI i n Ni 
Pb LIRE SOLITARI ian ipa Dai e N dI Dn | 1 | 
de I 


1 e n lots Ùl ho i o AS HD D iù i ; n i 
i ha 13h TELALT 1484240 N MRI IT n Di i ERI) 
AZ dat rr o 1° set È si ta dI) Ù PINI nti UA in DN o) 


OE & - A ; 


a At Pala ae DUI ADAGIATO 
tesi ina tina È NA PANI 


a 
TECA : 
tnx tisi 
mere: 
— o. 
“è _ 
Sorde 
ia 
leo 
 — 


nai 
as 
dò 
= 
PI 
a 1a ca 
I) 
Pos 
ni 
wi 
ni 
to 
wi SIRIA 
de 
Ca 
ni 
ee 
S 
cs” 
— U 
5 pus 
cu 
a 
_ 
“o 


È va j INNI SEL III UTTICIORE IUTT 
NIMOCIE NORICIZIALI ui VISO ani Pa TRAVI TTI DIC na È cdi pei Iaia TATO 
LATO WEEICAI Aaa CIS IR TIRI ei a af SRO A Tori 
29 RADAR] I AUT LO Didi sa si 2% ni si n CALLAMILOII Ì MORO CANTATA 
Thi CRT] LE: Nea Obi PITEITÀ a I EIILI Rial name Bnl 0 OR 


NI d) MARATEA otap0 : è; | î i D) I NI dia VENE el va Di 
i AIA RARCSRTA LIO l SA sa Ri o ni ba 4 ASI SE Ù Va un A Lay Î 
LEA na no FA Le an ESE Nun Du) ni Ù) 
AIA FILTRA CITA I ehi ATO hai 
tai] Ù 


è | 


libia N aa ERI n STI NEIL se di DURE CI su CRAL 
NC i IPRERE se Libia n vo dei Ol Ì PON a E | LE i Voi Da #9 NO) sO SI ST NI Tac AI0 DE PI RI {cia 
Sr n ER RAI IST A aan LECITA Li pelo RENE Lab VS eo 
ERO RTRA A nr AA RE Cva Lg ZIE RT ATE VARO k? 
OR NTO sa (ICICO Mag te VS ETIDO iosa IA ii pe ERA ERE TA a I 
bi (Rat » deri e ET oa ea n CA Di Pi Lei i ST Ò A n n la ,° Ina add : ui oe Fi di bue Su si MN il dar valle URI Pa 10% @ : 
E e A i VI NOI a O e it ir gi 
RARI Pi Le n LES] si ne” i e i ae 5 i cate i _ 
ga fa i La too). hi 97 Cv fr Su A Si La ni DI I LS Î è. È ec ber x I — g i è LI La lan | Ti ni Li LEE \bba 4 LR: rie ont 

RS di nti N Gia N i "i PS 5 sa] È i SI wa AA 0 na al se bi ° i SAM da da n e: ca n x 
Pri TO Mae BISSIO RIGRLATAA MET pun I ini TRI NERI Un Tia Do VD cul IRENE mi 
RAPE VITE REANO PT WIN MARSI RI e Pula ID 0, dari FTT ANTOLINI agli il dae 
i pat: i a Ha n e Le Tai ra ae A SI rd si si ; Dai e di e, Une di iù \ Di l aes ARRE Ea agent è 


ae BET ; i id e od i DO a ca Lo 0a 7 pa 
È, sE "te d6) bio a 10 ù xi x O] — sr n NPI i I i 9 unù o - PI TS i n io: Micia : PRCRZASOIO 
ATEI VE TA E e cà FAI 1% Soi l sù III See n Di iii oh: 
si SI pa Ù gu se i i se a - vo "i — 


ata dl RM Si 
gr ala e iter "sa Love. det. ua ì aes si TI ir ; NEI Lasi CESSI da 
A iena bui preti se DAGA LL dti delli mn a 


ESTA: ITAL ITO 04 he pucte € O Ae 
ga esito RIA A nea 0230 se 


» SCR 


Lig LI 


À 


© BOLLETTINO SCIENTIFICO 


A 


a 185 » pelo: : M î : a 
FA REDATTO DA o 
a aa PIET... RA 
ha st 69” 1980. { 3 
| | LEOPOLDO MAGGI GIOVANNI ZOJA 
PI fa ORD. D’ ANATOMIA E FISIOLOGIA | PROFESSORE ORDINARIO DI ANATOMIA 


COMPARATE X UMANA 
NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA 


“ACHILLE DE-GIOVANNI 


. PRUF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA 


+eT>a-r- 


Un Anno £, $. 


Ci 
PA VIA. 
Stabilimento Tipografico Successori Bizzoni. 
1884. 


‘ENDICE (SR a 


dei lavori contenuti nei fascicoli del Bollettino Scientifico. 


ANNO 1. 


Fasc. I. -- Maggi: La Morfologia. --. De Giovanni: Aspirazioni nel metodo 
della indagine clinica. -- Cattaneo: Cenni intorno ai Rizopodi. -- Parona: An- 
notazioni di Teratologia e di Patologia comparata. -- Grassi: Di una insolita 
sede dell’Oidium Albicans. — Comunicazioni dai Laboratori. — Insegnamento 
secondario classico. — Notizie universitarie. i i 

Fasc. II. — Zoja: Sulla testa di Bartolomeo Panizza. — De Giovanni: Aspira- 
zioni nel metodo della indagine clinica (cont.). — Cattaneo: Cenni intorno ai Ri- 
zopodi (cont.). — Grassi: Di una insolita sede dell’Oidium albicans (cont. e fine). 
— Notizie universitarie (cont.). 

Fasc. III. e IV. -- Maggi: Intorno alle Choturnie parassite delle branchie dei 
gamberi nostrali. — De Giovanni: Aspirazioni nel metodo della indaginé clinica 
(cont. e fine). — Zoja: Sulla testa di Bartolomeo Panizza (cont. e fine). -- Ten- 
chini: Sopra una particolare disposizione dei nervi palmari nell’ uomo. — Ce- 
saris: Sulla comunicazione interauricolare del cuore negli adulti. — Cattaneo: 
Cenni intorno ai Rizopodi (cont. e fine). — Cattaneo: Sul significato morfologico 
dalle parti esteriori del Metovo. — Comunicazione dai Laboratori. 

Fasc. V. — De Giovanni: Di alcuni fatti clinici concernenti la patologia del 
cuore e del ventricolo. -- Maggi: Sopra una varietà della Cothurnia pyxidiformis 


D’Udek. — Cattaneo: Schizzo sull'evoluzione degli organismi. — Maggi: Della. 


primitiva origine degli organi. — Maggi: Corso libero di protistologia medica. 
— Zoia: Corso libero di antropologia applicato alla medicina legale. — Notizie 
universitarie. i i 


Fasc. VI. — Maggi: Il mesoplasma negli esseri unicellulari. — De Giovanni: | 


La morfologia e la clinica. — Cattaneo: Gli individui organici e la morfologia. 
— Maggi: Intorno all’importanza medico-chirurgica dei Protisti. — C. Parona: 
Sulla Pigomelia dei vertebrati. — C. Parona: Di un nuovo crostaceo cavernicolo. 
=- Notizie universitarie. Rai 

Fasc. VII. — Tenchini: Di un nuovo muscolo soprannumerario (costo-ome- 

rale) del braccio umano con una tavola. — Gruber: Intorno ai Protozoj italiani. 
— Zoja: L’ Appendice della glandola tiroidea. — Maggi: Di una nuova Amibina. 
_— Comunicazioni dai Laboratoj. — Notizie universitarie. -— Notizie varie. 

: Fasc. VIII. — AYVISO. — Cattaneo: L’Unità Morfologica e i suoi Multipli. — 
Maggi: Intorno al Ceratium furca Clap. e Lach., e ad una sua varietà. — Comu- 
nicazioni dai Laboratori. — Necrologio. 


Prezzo degli 8 Fascicoli L. 6 — Prezzo di ciascun Fascicolo separato L. 1. 


ANNO Il. 


i 


; Fasc. I. — De Giovanni: Studj morfologici sul corpo umano a contribuzione 


della clinica. — Maggi: Tassonomia e Corologia dei Cilio-fiagellati. — Zoja: L’Ap- RE, 


pendice della glandola tiroidea nel Cynocephalus Babuin. — Parona: Prime ri- 
cerche intorno ai Protisti del lago d’Orta, con cenno della loro corologia ita- 
liana. — Cesaris: Rara coincidenza d’anomalia dell’ arteria succlavia destra e 
dell’ arteria vertebrale destra. — Comunicazioni (dalla Clinica medica dell’ Uni- 
versità di Padova). — SI PRATICO Pe 


ed il cranio nell'uomo ed in alcuni animali. — Notizie universitarié, 


mia e fisiologia comparata, riguardata come una sola scienza..— Vinciguerra:. 
Le emimetamorfosi dei Pesci. — Zoja: Corso libero di Antropologia ‘applicata —* 


alla Medicina legale. —- Notizie: (Dalla Clinica medica di Padova). 


Fasc. IV. — Zoja: Proposta di una classificazione ‘delle stature del corpo 


E) 


ni 
’ 


.‘ Fasc. II. — Maggi: Esame protistologico delle acque di alcuni Laghi Italiani... 
— Parona: Intorno alla Corologia dei Rizopodi. — Zoja: Sui rapporti tra l’atlante 

. Fasc. III. — Tenchini: Caso di assenza completa del setto lucido in un bam-. 
bino di due anni e mezzo colla integrità delle funzioni intellettuali. — Tenchini 
e Staurenghi: Contributo all’anatomia del cervelletto umano e dell’apparato ven-. 
tricolare della volta. — Parona: Delle acinetine in generale, ed in particolare. 
di una nuova forma (Acineta dibdalteria n. sp.). -—= Maggi: Concetto. dell’anato- . 


"a 
I 


4 

È 
bi. 
È 


- 


LI 


Pal 


% 


MAMA 
è 


—— Marzo 1884. Num. 1. 


| Bollettino Scientifico 


REDATTO DA 


È LEOPOLDO MAGGI 


* 


)F. ORD. DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA 


ACHILLE DE-GIOYANNI 


I è 
| PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA. 
n 


23 PAOLO MAGRETTI 


DOTTORE DI SCIENZE NATURALI NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA. 


°° 


man ento annuo Italia L. S|| Si pubblica in Pavia Esce quattro volte all'anno. — 
“IRR » Estero » LO|[Corso Vittorio Eman. N. 73] Gli abbonamenti si ricevono in 
iÎmero separato . . » 2[{__—_——_—_—_—__—_ Pavia dall’Editore e dai Redat- 


umero arretrato . . » «| Ogninum.° è di 32 pag.*|| tori. 


i SOMMARIO 


LE È un solco men noto dell’osso frontale (Comunicazione Hr gina —_ 
A.| e STAURENGHI: Anomalie anatomiche /continuazione e fine). 
RONA: Materiali per la fauna della Sardegna (IX. Vermi parassiti). 
TANEO: Istologia e sviluppo dell’ apparato gastrico degli Uccelli ( co- 
azione preventiva). — Università di Pavia (Voti e proposte dei Profes- 
so È Naturalisti espressi alla Facoltà di scienze matematiche e naturali). 


DI UN SOLCO MEN NOTO DELL’OSSO FRONTALE 


COMUNICAZIONE PREVENTIVA 
del Prof, GIOVANNI Z0JA. 


_& lla parte esterna della gobba frontale e precisamente tra 
n esta e la cresta temporale dell’ osso medesimo esiste non 
requenti volte un solco il quale quantunque indicato da 
perire, da Velpeau e Béraud, e da qualche altro, come 
ettamente fecero Longet, Hirschfeld, Cruveilhier, Sappey, 
ause e Telgmann, non sembrandomi con sufficiente esten- 
Ò. esattezza conosciuto come si conviene, fissò da molto 
npo la mia attenzione, anche sotto l’aspetto della medicina 


pratica, e feci in proposito numerose osservazioni. tanto sul | 
nudo teschio come sul cadavere: eccone i risultati. 


i: 


Osservazioni sullo scheletro. 


roca MI DA 


Avendo di mira di occuparmi di questa particolarità sche- 
letrica feci naturalmente raccolta speciale di quei teschi nei 
quali m’appariva il solco suddetto, e però sopra 333 teschii. 
(la massima parte dei quali appartenenti al museo anatomico 
dell’ Università di Pavia), trovai il solco in discorso, che per. 
maggior semplicità e chiarezza chiameremo solco soprafrontale, 
dove più e dove meno appariscente, nei due lati o in un solo, 


54 volte, così distribuite : 
| —T_—____—————m__—_—P ————————_—_—8—m——_—_——————_—_——___T_r — 
Con solco Proporzioni 
U.#*D.' [Tetti AO - 
UD. Tot 4 E D. Totali 


Teschi conservati nel Mu- N 
seo di Pavia. . . N.{ 229/68| 297/35] 13 48 [35/229] 13/68 | 481297 


Teschi esaminati e poi ab- 
bandonati.- 3 N, 21| 6 27|{4| 0 4 | 41| 016 | 427 


Teschi delle tombe di S. 
Ambrogio di Milano N. CA e. CI RORe I dii 9 tin 10 


-— re —_-iI-—-|._..-_|][ —_— Il - ——_ — —_— I ———6 di 


257] 76 | 1333 1 40 l'14 I 54 T4ox2571 14176 15418881 

Il solco esiste poi 

a) d’ambo i lati . . . . . inf 16 uomini | 5 donne | Totale 21 
5) solo adesira oa Axl 13 6» O, » Ta 


c) polo acsinistra:> (a dr Bia 8» a » 96 


40 14 54 

Esso trovasi quindi il 16. 21 per cento sulla totalità delle | 
osservazioni, ed è relativamente più frequente nella donna 
(542/100) che nell'uomo (1°-58/ ;))- Rilevasi inoltre che più di 
spesso esiste da un solo lato (*°/ 0) che da tutti e due 
(9-30/ 00); e fra i due lati a sinistra è molto più frequente 
(18.54 0) Che a destra (8-54 0): Notasi ancora che quando 
esiste d’ambo i lati non è mai egualmente manifesto, ed è a | 
sinistra che quasi costantemente il solco è più profondo e più 
esteso di quel che non sia a destra, e ciò tanto se esiste 


3 


td Eusbo i lati quanto se è unico, confrontandolo coi casi nei 
quali trovasi solo a destra. 


Si può dire che si trova in tutte le età, poichè lo vidi 
| tanto sopra adulti quanto sopra teneri bambini e sopra vec- 
chi di 92 e fino di 104 anni. 

Si incontra poi sia sui cranii moderni dei nostri paesi, 
sia su quelli appartenenti ad età remote, e a paesi e razze 
differenti, sulle quali ultime però non oserei pronunziarmi 
| con molta affermazione, perchè è troppo scarsa la raccolta 
da me gsservata. 

Sullo scheletro esso appare sotto forma di una solcatura 
più o meno manifesta e di variabili dimensioni, situata alla 
| parte esterna della faccia anteriore dell'osso frontale, tra la 
gobba e la cresta temporale dell’ osso medesimo, dalla quale 
— cresta, dista da un centimetro e mezzo a due, diretta dal 
| basso all’ alto, e dall’avanti all'indietro. Solitamente questo 
solco è più appariscente nel centro dell’altezza dell'osso, dove 
questo è più convesso, tre o quattro centimetri al di sopra 
dell’arcata orbitale, di quello che non sia più in basso o più 
in alto. Prolungando il solco in basso andrebbe a cadere nel 
mezzo dell’arcata orbitale, e quindi all’esterno del foro o in- 
 cisura sopraorbitale quasi un centimetro : prolungandolo in- 
| vece all'indietro finirebbe al lam2da, o un po’ più in alto, 
| cioè verso l’obelion, incrociando la sutura coronale circa alla 
metà del suo lato corrispondente. 

_ La situazione del solco soprafrontale varia qualche volta, 
wma in generale entro limiti circoscritti, così talvolta trovasi 
equidistante dalla gobba e dalla cresta temporale del frontale, 
tal altra invece è molto più presso a questa che a quella; 
tal altra al contrario è più vicino alla gobba. Non mi occorse 
mai di osservare che il solco passasse a dirittura su la gobba, 
come fa dire al Velpean l’ Hyrtl. 

— Quantunque il solco soprafrontale appaja più frequente 
«nella donna che nell'uomo, è però sempre nell’ uomo che si 
manifesta più profondamente incavato nell’ osso. 

«Le sue dimensioni variano bensi molto, ma in generale si 


4 


tengono in armonia proporzionata, così quando è sufficiente- | 
mente profondo è anche lungo, e viceversa. Dal solco più pro- | 
fondo al più superficiale si trovano naturalmente tutte le gra- — 
dazioni intermedie. 

Quando è bene appariscente, il che succede di osservare 
all'incirca nella metà dei casi, è lungo da due a tre centi- 
metri, talvolta però è più breve e tal altra invece sì prolunga 
molto di più, e cioè fino a cinque ed anche a sei centimetri. 
In questi casi il prolungamento si fa di solito in basso ed | 
all’avanti, fin da raggiungere l’arcata orbitale, piuttostochè 
all'alto ed all’indietro, dove il solco non arriva poi mai fino 
alla sutura coronale. ‘ag: ff 

La larghezza e la profondità del solco bene sviluppato sono | 
tali da accogliere il corpo di uno specillo ordinario; in altri | 
casi, quando è più ristretto e più superficiale, non può na 
scondere che parte d’un piccolo ago. Di solito è più profondo | 
al centro che alle estremità; quando però si prolunga molto | 
in basso conserva la sua maggiore profondità anche quivi. 

In questi casi si vede inoltre che esso comunica manife- 
stamente con un foro sopraorbitale, da cui anzi il solco stesso | 
prende, si può dire, la sua origine. Ma su questo proposito 
importa notare che alcune volte il foro è speciale e può tro- 
varsì o nel mezzo dell’arcata orbitale od anche più infuori.. 
E in tali casi il solco dalla sua origine procede in alto, te- 
nendo un decorso ordinariamente rettilineo: quando invece il 
solco trae la sua origine direttamente dal foro o incisura so- 
praorbitale ordinaria, in allora si dirige prima in alto ed al- 
l’esterno fino a livello della linea sopraorbitale, all’ altezza 
dell’ophryon, poi si piega ad angolo ottuso per salire come 
di consueto. 

Devesi notare pur anche che il solco nella sua parte infe- 
riore alcune volte è sostituito da uno speciale canaluccio, 
come indicheremo più avanti. 


Il solco soprafrontale ordinariamente è semplice e retti- 
lineo, ma in taluni casi offre delle diramazioni laterali e ter- 
minali; così in un uomo di 85 anni (in cui il solco in di- 
scorso a sinistra è assai sviluppato, poichè è lungo 54 mill. 


5 


largo e profondo più dell'ordinario, e che parte dal mezzo 
dell’arcata sopraorbitale), si vede un piccolo ramo staccarsi 
d | angolo acutissimo dalla parte interna della metà del solco 
pr ncipale, dirigersi all’indentro ed in alto, facendosi sempre 
iO i superficiale, per terminare insensibilmente dopo il tragitto 
li un centimetro circa, In questo stesso caso il solco sopra- 
, finto termina all'indietro biforcato. La medesima cosa viene 
osservata in altri tre cranii d’uomini della media età. 
Sopra il cranio di un uomo di 45 anni il solco soprafron- 
tale offre due manifeste interruzioni. 

_ Generalmente il solco è rettilineo, però in qualche caso 
‘presenta verso la metà del suo decorso una dolce curva, colla 
| convessità rivolta all’ infuori. 

_Inssei casi poi si osservano due solchi sul medesimo lato, 
avvicinati tra loro e perfettamente distinti, e dei quali l’ in- 
terno è sempre più piccolo dell’ esterno. 


» 


| Frai casi più singolari noto i seguenti quattro che mi 
| pajono meritevoli di speciale attenzione, perchè al solco in 
basso succede un canaluccio più o meno completo, e nei quali 
si vede chiaramente che il solco è la precisa continuazione 
del canaluccio e viceversa. 

di In un uomo di circa 50 anni si osserva che il canaluccio 
del solo lato sinistro, e che fa seguito al solco soprafrontale, 
è molto breve, un centimetro all’incirca. L'apertura superiore, 
continua al solco, potrebbe essere considerata come l’apertura 
dal foro sopraorbitale un po’ spostata in alto ed all’esterno, 
‘se non esistesse il suo foro sopraorbitale al luogo solito. Nel. 
l’orbita però osservasi una sola apertura comune all'uno e 
all’ altro. 

Il secondo caso appartiene ad un giovane Viennese di 19 
ba nni. In questo il solco soprafrontale è pure appariscente solo 
‘a sinistra, ma è doppio. Ciascun solco continuasi in basso con 
un canaluccio distinto il quale, discendendo nello spessore 
dell’ osso, si unisce al compagno ad angolo acuto, e così di 
due canali ne risulta un solo che va ad aprirsi nell'orbita 
per mezzo d’un piccolo pertugio posto subito al di dietro 
della metà dell’ orlo orbitale, sette- millimetri all'infuori del- 


dI 


“ 


6 


l’incisura sopraorbitale. Fra le due estremità inferiori dei 
solchi notasi un altro forellino che mette in altro canalino | 
discendente verso l’orhita e che presto si unisce agli altri, 
concorrendo a formare il canaluccio comune, il quale è lungo 
28 millimetri. 

In altro individuo di circa 40 anni, appartenente ad un 
Greco antico, si osserva l’esistenza del solco soprafrontale da 
ambo i lati, ma mentre quello di sinistra presenta, ad ecce- 
zione di una maggiore profondità, i soliti caratteri degli altri, 
a destra invece sulla continuità del solco si notano due pon- 
ticelli ossei che lo convertono, al loro livello, in due brevi 
canalucci, lunghi sei o sette millimetri. Qui dunque abbiamo 
un esemplare che ricorda in qualche modo ciò che osservasi 
talvolta lungo i solchi ossei che ricettano le diramazioni del- 
l’ arteria meningea media, o, ma più raramente, in quelli che 
accolgono il nervo milojoideo. 

L'ultimo caso osservasi sul cranio di un antico Peruviano, 
già notevole per altri caratteri speciali. Si vedono anche in 
questo due solchi soprafrontali, uno per ciascun lato, ma qui 
a differenza di ciò che osservasi comunemente, il destro è più 
manifesto del sinistro. Tanto a destra poi quanto a sinistra il 
solco in basso continuasi con uno speciale canaluccio che 
viene ad aprirsi nell’orbita, a sinistra nel foro sopraorbitale, 
mentre a destra pare che termini ad un forellino distinto siì- 
tuato più all’infuori e più all'indietro dell'origine del foro | 
sopraorbitale del corrispondente lato. sù 

Il canaluccio sinistro è lungo millimetri 28, e il destro 
millimetri 40. 


i 


Alla parte esterna della gobba frontale di alcuni altri 
cranii, al posto dei solchi soprafrontali mancanti, e nella stessa — 
direzione di questi, trovai dei piccoli canalucci aperti alle | 
loro rispettive estrèmità sulla faccia anteriore dal frontale, | 
per mezzo di appositi forellini tondeggianti. Bellissimi esem- 
plari di questa particolare disposizione io vidi sul lato sini- 
stro del frontale di un Greco moderno, e, meno spiccati, sopra | 
due altri teschi ordinarii che fanno parte della raccolta cra- 
niologica dell’Istituto da me diretto. ù 


vi 


Il risultato di ulteriori osservazioni scheletriche e cada- 
ì er riche relative al solco soprafrontale e agli eventuali cana- 
l pe” gli fan seguito sarà detto in altra comunicazione. 


(A RELAZIONE 
i 


lelle anomalie anatomiche trovate nelle dissezioni eseguite nel 
Laboratorio di Anatomia Normale della R. Università di Pavia 
nell anno scolastico 1882-83 per gli assistenti Dottori Alcibiade 


i e Cesare Staurenghi. (Continuazione e fine). 


L’arteria omerale profonda derivava dall'arteria circon- 
ssa posteriore nell’estremità superiore destra di un uomo 
orto per cancro primitivo del fegato, e che venne traspor- 
to già sezionato alla Scuola il 28 Aprile 1883. 
o fra l’arteria omerale ed il nervo mediano. — In sei 
de pori fra settanta il nervo mediano ora a destra ora a si- 
ra passava al di sotto dell'arteria omerale. 

Mrterin cubitale. — In un vecchio d’anni 75 (prepar. il 29 
ennajo 1883) robustissimo, l'arteria omerale dell’arto su- 
Boro destro a 5 cent. dal margine inferiore del muscolo 
ande pettorale dava origine all’arteria cubitale, che da que- 
0 punto decorreva sotto la aponeurosi brachiale ed anti- 
rachiale fino all’apofisi stiloidea dell’ulna. Rispetto all’ ar- 
ria omerale -la cubitale anomala trovavasi in alto, all’esterno, 
ella parte media, anteriormente, ed in basso all’interno. 
 L’arcata palmare superficiale era data dalla cubitale come 
la regola. 

Giunta l’arteria omerale alla piegatura del cubito circa 3 
nt. sotto l’interlinea articolare omero-cubitale biforcavasi e 
Ra alle arterie radiale ed interossea, la prima delle 
ali trovavasi nelle condizioni ordinarie, la seconda era gros- 
IS ima. 

n ‘arto sinistro non presentava anomalie arteriose. 
Arteria radiale. — Marabelli Giovanni d'anni 62 aveva nel- 
eo sinistro l’ origine della radiale a 3 cent. dal 
argine inferiore del muscolo grande pettorale. L'arteria ome- 
i aveva volume e decoroso consueti: la radiale invece de- 
| è Bea lunghesso il margine interno del bicipite parallela» 


1 ——_—_———_— ———@—t 


i seta 


- 
& 

(AI 
dl 


8 


mente all’omerale, toccava l’avambraccio e quivi sorpassava i 
il fascio dei muscoli esterni appena sotto aponeunotica e an- | 
dava a collocarsi fra il muscolo lungo supinatore e rotondo 
pronatore procedendo regolare fino al polso. Al punto classico. 
dall’omerale usciva la cubitale. 
La già nominata Aschei Clotilde presentò la arteria radiale 
sorta dall’ omerale a 3 cent. dal muscolo grande pettorale e 
passante davanti al nervo mediano per portarsi verso il cu- 
bito, a partire del quale nulla offriva di interessante. 4 
Arteria ima di Neilbauer. —- Antonietti Edvige offerse 1’ ar-_ 
teria ima di Neibauer sorgente dal tronco brachio-cefalico, 
che era così costituito da dar nascita a tre branche, compu- 
tando oltre la tiroidea ima la succlavia e carotide primitiva de- 
stre. Essa si portava al lobo sinistro del corpo tiroide; esì- 
stevano inoltre le altre quattro arterie tiroidee. 
In altri tre cadaveri si rinvenne l'arteria ima e sempre. 
come ramo del tronco brachio-cefalico ad un lobo della ghian-. 
dola tiroidea, la quale possedeva per di più le quattro dira- 
mazioni arteriore che le spettano. È / 
Laringea superiore. — Nel cadavere di Bolognesi Francesco 
quest’arteria partiva direttamente dalla carotide esterna. 
Communicante anteriore, — Fu vista duplice in due casi. 
Sistema dell’arteria iliaca interna. — L’arteria otturatrice. 
derivava dall’ epigastrica e contraeva- rapporti col legamento. 
di Gimbernat in Nicandrio Alessio, ed in un cadavere ceduto 
dopo l’autossia fatta nella Scuola di Anatomia patologica. 
Arteria femorale. — Un caso importante per la pratica chi- 
rurgica fu trovato nelle arterie della coscia di un adulto. Il 
pezzo tratto fuori del cadavere fu injettato a cera e preparato; 
a secco; esso comprende la metà sinistra della pelvi ed i due. 
terzi superiori della coscia dallo stesso lato coi muscoli ed i 
vasi. Osservandolo, vedesi l'arteria femorale, proseguente il 
corso della arteria iliaca esterna (che è normale) assumere alla 
piega inguinale regolari rapporti colla vena e nervo omonimi. 
ed a pochi millimetri al di là dell’arcata di Poparzio, staccare 
da sè l’arteria epigastrica all’interno ed all’esterno una bre- 
vissima branca, che appena sorta, si bipartisce mandando una 
diramazione allo insù ed una diametralmente opposta allo ingiù. — 


i esso non rimangono che pochi centimetri, e per quello che 
si può ora presumere la prima o superiore è la circonflessa 
pprca, l’altra, un ramoscello muscolare al pettineo. L’arteria 
femorale continua il suo cammino e arrivata a 3 centimetri 
n l’arcata di Falloppio si divide in due branche di differente 
‘volume. L’interna che è la maggiore, rappresenta la conti- 
muazione della arteria femorale propriamente detta e, giusta la 
no: ienclatura della nostra scuola, conserva ancora il semplice 
nome di arteria femorale; essa è interessante per. gli straordi- 
marii suoi rapporti. Infatti, invece di percorrere la retta che 
dal mezzo dell’arcata di Poparzio va al tubercolo del grande 
adduttore, stando dapprima all’ esterno, .poscia anteriormente 
alla vena, qui la femorale, subito dopo la biforcazione sca- 
valca la vena crurale proprio allo sbocco della vena safena 
‘interna, mentre l’altro ramo della bipartizione, che pel vo- 
lume tiene le veci della femorale profonda, sì porta in basso 
ed all’esterno della vena crurale. Dopo l’accavallamento l’ar- 
teria femorale progredisce in linea retta fino al canale del III. 
‘addutore (ove termina la preparazione), serbandosi costante- 
‘mente parallela ed all’interno della vena medesima, contraendo 
in alto ed all’indentro rapporti col pettineo, col I. adduttore 
‘e a circa 12 centimetri dalla biforcazione anche col muscolo 
sartorio che la traversa e si porta poscia al suo lato in- 
terno. 

«_L’arteria femorale profonda giace in alto dietro al muscolo 
retto anteriore ed all’interno del vasto interno. Muove da essa 
l’arteria circonflessa esterna, della quale è manifesto anche 
quel rametto che suol fornire al tricipite crurale. Indi scende 
obliquamente e sempre all’ esterno della vena e portasi alla 
faccia posteriore della coscia ove si consuma nella muscola- 
| tura. Fu injettato e dissecato anche l’arto inferiore destro, ma 
lo si trovò in tutto normale. 

Nell’arto inferiore destro di Antonietti Edvige l’ arteria 
femorale profonda proveniva dal lato interno della femorale 
comune, ed in questo caso era essa che recingeva la vena cru- 
rale. 

Min 26 Aprile 1883 si constatò nel solo arto inferiore destro 
di un cadavere, che la femorale si biforcava ad 1 centimetro 
dall’arcata di Poparzio. AOTTRT 


Di 
9 


10 


Arteria poplitea. — In un cadavere si biforcava precoce- 
mente l’arteria poplitea (2 cent. sopra l’interlinea articolare 
del ginocchio). Il ramo interno della divisione costituiva l’ar- 
teria tibiale anteriore ed era lunghissimo, l’ esterno, formava È 
la poplitea dalla quale a cent. 5 dal capo del perone sortiva 
l’arteria tibiale posteriore. È 

Arteria pedidia. — Nel soggetto della biforcazione prema- | 
tura dell'arteria femorale la arteria pedidia. derivava dalla 
peronea e l’arteria tibiale anteriore era piccolissima, Nel piede 
sinistro di Moroni Rosa d’anni 62 (Sez. del 6 Maggio 83) fa- 
ceva difetto la pedidia, e l’arteria tibiale anteriore si gettava | 
entro il muscolo pedioso. ba 

Nell’arto inferiore sinistro di Savelli N. (Sez. il 29 Giugno) — 
esaminando il cavo popliteo si scorse per tutto il decorso la 
vena al medesimo livello o piano dell'arteria poplitea. 


Nevrologia. 


Nervi cranici. — VI. pajo. — Nell’origine apparente del VI 
pajo abbiamo annotata una varietà. In tre cadaveri l’oculo- 
motore esterno possedeva un filetto nervoso accessorio, ora 
all’interno ora all’esterno del tronco principale, sempre na- 
scente all’innanzi di questo, e del quale non potemmo de- 
terminare l'ulteriore cammino per esser stati i cervelli tolti 
dalla base del cranio coi nervi recisi a livello dei fori di loro 
uscita. | 

| X. pajo. (Vedi la descrizione dell’anomalia della succlavia 
destra passante dietro l’esofago). ni 

Nervi dell’arto superiore. — Nervo mediano. (I suoi rapporti 
anormali coll’arteria omerale furono descritti più sopra nelle — 
anomalie angiologiche). M 

Nervo muscolo-cutaneo. — Questo nervo non perforava il 
muscolo coraco-brachiale nell’arto superiore sinistro di Gre- 
gori Maddalena. | 

Nervi dell'arto inferiore. — Nervo grande isciatico. — Nel ca- | 
davere di Pamenici Carlo il nervo grande ischiatico in am- 
bedue gli arti inferiori dividevasi precocemente entro la po VE 
ne’ suoi due rami terminali, lo sciatico pap ssa esterno ed 
interno. 


IU 


| Fino dall’uscita dal bacino si biforcava il nervo grande 
sciatico d’ambo i lati, come nel caso antecedente in un uomo 
perito per cancro primitivo del pancreas, e proveniente dalla 
scuola di Anatomia Patologica. | 

In un cadavere della Clinica medica tale divisione del- 
l’isciatico accadeva al terzo medio della coscia sinistra; in 
Nicandrio Alessio invece l’ischiatico sinistro era bipartito fino 
dall'uscita dalle grande incisura isciatica, mentre il destro 
‘era normale. Un fatto analogo, ma dal destro, lato verificossi 
anche in Antonietti Edvige. 

Più notevole è il fatto che segue: 

Nel cadavere di una donna (Scapolla N. d’anni 33 di Pavia) 
trovammo il nervo grande isciatico destro diviso in due rami 
fino dal suo egresso dalla pelvi. Il ramo più sottile passava 
fra mezzo ai lacerti del muscolo piramidale, il più grosso 
sotto ai medesimi: entrambi percorrevano la faccia posteriore 
della coscia mantenendo gli ordinarii contatti coi muscoli o 
finchè al garretto davano le diramazioni proprie dello scia- 
tico popliteo esterno ed interno, il quale ultimo era rap- 
presentato dalla più piccola branca: di divisione. In altre pa- 
role il plesso sacrale dava luogo a due nervi isciatici diret- 
tamente. Nell’arto inferiore sinistro ogni cosa era seconda la 
‘norma. 

Oggigiorno che è in voga lo stiramento dei nervi per la 
ura di parecchie malattie, non sarà stata opera vana l’aver 
da richiamata I attenzione su alcune anomalie del nervo isciatico, 
non inutile anche dal punto di vista scientifico, perchè l’alta 
[ divisione di questo nervo si volle ritenere come carattere dif- 
_contar delle razze e proprio dei popoli settentrionali (Ro- 
 senmiiller). 


Splancnologia. 


— Apparecchio digerente. — Nel cadaverino di Mussi Luigi di 
due e mezzo l’.S del colon per eccessiva lunghezza del 
Mijcc10: corrispondente era tutta trasportata a destra sul 
cieco, e godeva di una caseina mobilità entro il cavo 


addominale. 
\ 


12 


Apparecchio uropojetico. — Reni a ferro di cavallo. — Il 12 
Dicembre 82 venne ad alcuni studenti del VI. Corso ceduto, 
per esercizii chirurgici (pregandoli di levare 2 toto la massa 
intestinale per bisogni della Scuola), il cadavere di Barbiera 
Angela, d’anni 830, contadina di Valle Salimbene, morta in 
Sala B dello Spedale di Pavia per anemia acuta da metror- 
ragia. 

Il Settore fra le anse delle intestina che stava levando, 
incorse in un corpo duro, bitorzoluto, di colore simile alle 
pareti intestinali e, non sapendo discernere se sì trattasse di 
un pezzo di colon ripieno di materie fecali o di alcun che 
di anomalo, fece chiedere d’un assistente. 

Allora venne allestita con tutte le cure una preparazione, 
per quanto lo comportavano i guasti fatti, regolare, ed eccone 
il risultato, che si può controllare sul preparato a spirito con- 
servato nel Gabinetto. A cavalcioni della colonna vertebrale | 
alla porzione lombare sta un organo pressochè cilindrico; ri- 
curvo su sè stesso a concavità rivolta in alto quale ferro di 
cavallo con superficie leggermente foggiata a gozzi e restrin- 
gimenti, toccante colla curva di convessità il margine supe- | 
riore del corpo della IV.* vertebra, lombare, giungendo coi 
due estremi ad un piano pressochè orizzontale oltrepassante 
il disco intervertebrale tra 1’ XI.® e la XII.® vertebra dorsale : 
il suo colore è bianco cinericcio simile a quello delle pareti 
del crasso in istato fresco; la consistenza è quella del tessuto 
renale sano: porta due ili un destro l’altro sinistro, posti 
sulla linea di concavità del viscere, con bacinetti renali ampil, 
più il destro del sinistro e continuantisi con ureteri pure ampi 
che lasciano, discendendo, marcata solcatura sulla porzione | 
traversa dell’organo. "i 

Le vene emulgenti, le arterie omonime per origine, numero, 
direzione e calibro sono normali. 

Ben esaminando sì grosso rene è facile vederlo come for-. 
mato di due parti laterali e parallele alla colonna vertebrale | 
richiamanti per bene la forma ed il volume di un rene co-. 
mune, riunite da un braccio orizzontale disposto di traverso, — | 
sulla spina e sopra ai grossi vasi della regione nel punto di 
loro divisione in iliache primitive. 0 D.C 


13 


Che anche questa porzione di organo sia costituita da tes- 
_ suto renale, oltre i caratteri macroscopici lo assicurò l'esame 
| microscopico. 


Sotto questo punto di vista furono prese le seguenti mi- 
| sure: 


Lunghezza totale del Rene (curva sviluppata) mm. 386 


» della porzione verticale destra » 153 

» » » sinistra » 145 

» » trasversa » 88 
Larghezza in corrispondenza degli ili » 56 
» della porzione orizz.!?» 40 
Media dello spessore » 45 


Se non è priva d’interesse anatomico la suddescritta ano- 
— malia, ha pure qualche valore per la semejotica dell’ addome 
e la Medicina operativa. Invero questo corpo di notevole vo- 
lume a cavalcioni e fisso, per lasso tessuto cellulare all’aorta 
. addominale doveva con questa pulsare, e così riuscire possi- 
bile causa d’errore a quel clinico che avesse a pareti addo- 
minali rilasciate praticata la metodica palpazione del ventre. 
. Sotto l'aspetto operativo di leggieri si comprende come in 
tempi in cui la nefrectomia è entrata nella pratica, certamente 
sarebbe stato di non lieve imbarazzo all’ operatore un caso 
simile, se non prima diagnosticato. Si fecero ricerche e presso 
la sala ospitaliera e presso i parenti della defunta per sapere 
se anche la funzione corrispondesse a tanto organo, ma non 
sì riuscì ad avere alcun dato sicuro. 

Organi ematopojetici — Una donna di anni 25 morta per 
tubercolosi migliare acuta mostrò alla sezione il corpo tiroide 
di volume normale, privo affatto dell’istmo e foggiato a let-. 
tera V, a contorni elegantemente frangiati. 

(Il preparato si conserva in una miscela a parti eguali di 
alcool e glicerina). 

Dalla fatta rassegna emerge come non siano infrequenti le de- 
| viazioni dal prototipo dell’organizzazione umana; forse parec- 
chie anomalie sono stimate molto rare perchè poco ricercate. 


14 


« Anche nella più grossa anatomia, come scrive l’Anto-. 
» nelli, (1) molte cose ci sfuggono, perchè sogliamo imbrandire 
il bistori per lo più nel solo scopo di dimostrare quanto sup- 
» ponesi risaputo, e quindi con animo prevenuto e sfiduciato, 
» senza quello scetticismo scientifico e quella speranza di no- 
» vità, che in ogni tempo sono stati lo stimolo ed hanno 
» aguzzato lo sguardo degli scopritorì. » 


A 
bra 


MATERIALI PER LA FAUNA DELLA SARDEGNA 
pel Professore CORRADO PARONA. 


Durante il mio soggiorno nell’isola di Sardegna (1881-1883), 
sapendo quanto scarsa fosse in generale la conoscenza della 
fauna, cotanto interessante di siffatta località, mi occupai con 
ardore di quelle parti di studi e ricerche zoologiche, che mag- 
giormente prediligo. Epperò, pur lasciando di accennare come 
ebbi a fare una raccolta di Collembola e di Thysanura, il 
cui risultato, non poco copioso, farò conoscere in uno spe- 
ciale lavoro, che spero presto pubblicare, ebbi occasione, in 
primo luogo, di dedicarmi allo studio dei protisti, con suc- 
cessi insperati e contemporaneamente trattai di alcuni altri 
argomenti speciali. A dimostrare la loro importanza credo non 
privo d'interesse trascriverne l'elenco: 


I. I protisti della Sardegna (I.* centuria). Bollettino Scientifico del- 
l’ Università di Pavia. Anno IV. N. 2. Agosto 1882. 

II. Di alcuni nuovi protisti riscontrati nelle acque della Sardegna ecc. 
— Atti Soc. Ital. di sc. nat. Vol. 26. 1882. — Journ. de Micrographie, 
p. le D.r Pelletan; 7.° An.° N. 9. 1883 (con tav.). 

III. Il corallo in Sardegna. — Relazione. — Annali del Ministero di 
Industria e Commercio. Roma 1883 (con 3 tav.). 

IV. Il fisianto, le farfalle e le api. Giornale 1’ Apicoltore. Anno XV 
N. 2. Milano 1882. 

V. Caso di Allocroismo in un Armadillus sp. — Bollett. Soc. Entom. 
Ital. — Anno XV. 1883. 

VI. Osservazioni intorno ad un caso di Cisticerco nel Mufflone di Sar- 
degna. — Annali R. Accademia di Agricoltura. — Torino. Vol. 26. 1883. 

VII. Intorno ad un individuo di Alopecias vulpes pescato nel mare 
sardo. — Atti Soc. dei Naturalisti di Modena. Vol. I. serie 3.° 1883. 


(1) G. ANTONELLI. — Sulla partecipazione del secondo nervo dorsale alla 
formazione del plesso brachiale nell’uomo. (Memoria estratta dal Rendiconto 
della R. Accad. medico chirurgica, fascicolo III. 1882) Napoli 1882. 


15 


ITA VIII. Fssai d’ une protistologie de la Sardaigne, ecc. — Archives d. 
Sc Dio et natur. Genéve. Sept. 1883. 


U Oltre ciò praticai numerosissime indagini per raccogliere 
e minti parassiti” di animali sardi; ed il risultato, non in- 
a lttuoso, nè mancante di importanza, stante il difetto quasi 
assoluto dì studi sulla fauna elmintologica in Italia e la po- 
siz ione speciale dell’isola di Sardegna passo qui ad indicare. 


IX. 


VERMI PARASSITI IN ANIMALI DI SARDEGNA. (*) 
NOTA PREVENTIVA 
c1. PLATHRELMINTHA Ord. CESTODA 
Fam. TANIADA 
Gen. Tania, Linn. 


1. Tezenia cucumerina, Bloch; in Canis familiaris (intestino). — 
2. T. denticulata, Rud.; in Bos taurus (intestino). — 3. T. solium, 
Linn.; in Homo sapiens (intestino). Annotaz. 1.3 — 4, Y. pectinata, 
Goeze; in Lepus cuniculus (intestino). — 5. T. echinocoecus, v. Sieb.; 
È - in Canis familiaris (intestino). — 6. T. tenuis, Creplin ; in Falco cen- 
chris (intestino). Annotaz. 2.8 — 7. T. globifera, Batsch; in Falco cen- 
chris (intestino). Annotaz. 2.3 — 8. T. perlata, Goeze; in Circus @rugi- 
(intestino). Annotaz. 2.° — 9. T. angulata, Rud.; in Turdus 
ula (intestino). — 10. T. Sturni, Gmelin; in Sturnus unicolor (in- 
sti tino). Annotaz. 3.2 — ll. T. infundibuliformis, Goeze; in Gallus 
resticus (intestino). — 12. Taenia linea, Goeze; in Perdix petrosa e 
Miirrio communis (intestino). — 13. T. sphzerophora, Rud.; in Nume- 
ius tenuirostris (intestino). — 14. T. filum, Goze; in Strepsilas inter- 
pres e Pelidna minuta (intestino). — 15. T. multiformis? Creplin; in 
Nycticorax griseus (intestino). Annotaz. 4." — 16. T. lanceolata, Goze; 
in Phenicopterus roseus (intestino). — 17. T. tubercolata, Rud.; Gon- 
gylus ocellatus (intestino). 

Forme larvali di Cestodi. 

18. Csenurus cerebralis, Rud.; in Ovis aries (cervello). — 19. Cy- 


È (*) Al chiarissimo Prof. Pietro Marchi del Museo Zoologico di Firenze, il 
quale gentilmente mi coadiuvò moltissimo nella determinazione di non pochi 
î minti qui elencati, col massimo piacere e con riconoscenza gli rendo, an- 
8 pubblicamente, i miei più sentiti ringraziamenti. 

À Ca raccolta di elminti, di cui è oggetto questa nota, nonchè di quelli che 
at ora non poterono avere una sicura determinazione, trovasi presso il Museo 
Zoologico di Cagliari e parte presso l’ autore. Alquante specie (45 circa) du- 
plicate vennero dallo scrivente, cedute per cambii, al suddetto Museo degli 
Invertebrati di Firenze. 


16 
sticercus tenuicollis, Diesing.; in Ovis musimon (mesenterio). An- % 
notaz. 5.* — 20. Cyst. fasciolaris, Rud.; in Mus musculus (fegato). — 
21. Seolex polymorphus, Rud.; in Scorpena porcus (pareti intestinali). 

Fam. LIGULIDA (Pseudophyllide). La 
Gen. Ligula, Bloch. 

22. Ligula digramma, Creplin; in Podiceps minor e P. nigricollis. 
(intestino). -- 23. L. monogramma, Creplin ; in Colymbus septentrio- 
nalis (intestino). — 24. IL. Pancerii, Polonio; in ropidonotus viperi- 
nus ? (sotto la pelle). 


Fam. TETRARHYNCHIDA. 
Gen. Tetrarhynchus, Cuv. } 
25. Tetrarhynchus megzcephalus, Rud., in Prionodon glaucus (in- | 


testino). 
Ord. TREMATODA 


(Sott. Ord. 2i.tfomid@). 


Fam. MONOSTOMIDA 
Gen. Monostomum, Zeder. 
26. Monostomum faba, Bremser; in Emberiza cirlus, (sotto la pelle). 
— Annotaz. 6.° 
Fam. HOLOSTOMIDA 
Gen. Holostomum, Nitzsch. | 
27. Holostomum variabile, Nitsch; in Buteo vulgaris (intestino). 


Fam. DISTOMIDA 

Gen. Distomum, Rud. A 

28. DBistomum hians, Rud.; in Nycticorax griseus (esofago). An-o 
notaz. 7." — 29. D. bilobum, Rud.; in Plegadis falcinellus (intestino). 
— 30. D. eygnoides, Zeder; in Rana esculenta, (vescica orinaria). An- 
notaz. 8.4 — 31. D. nigroflavum, Rud.; in Orthagoriscus mola (ven- 
tricolo). — 32. D. eclavatum, Rud.; in Thynnus vulgaris, (intestino). 


C1. NEMATHELMINTHA Ord, NEMATODA 
Fam. ASCARIDA 


88. Asearis lumbricoides, Linn.; in Homo sapiens (intestino). — 
34, A. mistax, Rud.; in Canis familiaris (intestino). — 835. A. gypina, 
Dujard.; in Gyps ( Vultur) fulvus (intestino). Annotaz. 9.8 — 86. A. de 
pressa , Rud.; in Vultur monachus ; in Gypatus barbatus ed in Aquila. 
fasciata FREE CINI Annotaz. 10.3 — 37. A. enficaudata, Rud.; in Tur- 
dus merula, (intestino). — 38. A. mierocephala, Rud.; in Nycticoraa 
griseus, (intestino). — 39. A. serpentulus? Rud.; in Phenicopterus ro- 
seus (intestino). Annotaz. 11.* — 40, A. spiculigera, Rud.; in Podiceps 
nigricollis (intestino). Annotaz. 12.* 


or" -<"-ie- {ec 


rie SEL ii _ 


ene e Din 


Gen. Atractis, Duj. 
41. Atractis daetylura, Rud.; Testuda greca, (intestino). 


417 


Gen. Agamonema, Diesing. 


o: Agamonema scorpzsenze cirrhose, Dies.; in Scorpena porcus 
peritoneo). — Annotaz. 12.* 
È Gen. Heterakis, Duj. 
#43. Heterakiîs vesicularis, Fròlich; in Gallus domesticus (intestino 
‘cieco). — 44. H. inflexa, Rud. in Gallus domesticus, (intestino). — 45. HI. 
«5maculosa, Rud.; in Columba livia (intestino). 
Gen. Oxyuris, Rud. 
3 46. Oxyuris vermicularis, Bremser; in Hgmo sapiens (intestino 
ss0). — 47. 0. obvelata, Bremser; in Mus decumanus (intestino). 
w Fam. STRONGYLIDA 
Gen. Dochmius, Duj. 
| 48. Dochmius duodenalis, Dubini; in Homo sapiens (duodeno). An- 
notaz. 13.° — 49. D. trigonocephalus, Molin. ; in Canis familiaris (in- 
testino). 
P Gen. Physaloptera, Rud. 
50. Physaloptera alata, Rud.; in Circus cyaneus, (in esofago). 
| Fam. TRICHOTRACHELIDA 
Gen. Trichosomum, Rud. 


» 
51, Trichosomum longicolle, Rud.; in Gallus domesticus (in in- 
testino). 


n CI 
(i 


Fam. FILARIADA 
Gen. Filaria, O. Fr. Miiller. 
52. Filaria immitis, Leidy; in Canis familiaris (cuore destro). 
58. F. nodulosa, Rud. ; in Lanius rufus (nel cellulare. d’ intorno x 
Di l esofago). — 54. F. obvelata, Creplin; in Larus ridibundus, (esofago). 
i, Gen. Spiroptera, Rud. 
55. Spiroptera nuda? Molin; in Falco cenchris (tonache intestinali). 


# Ord. ACANTHOCEPHALA 


3 Gen. Echinorhynchus, O. Fr. Miiller. 


56. Echinorhynchus gigas, Goze; in Sus scropha, cinghiale, (in- 
testino). — 57. E. globocaudatus, Zeder; in Falco cenchris ed in Circus 
‘ eruginosus (intestino). — 58. E. eylindraceus, Schranck. ; in Picus major 
(intestino). — 59. E. fasciatus, Westromb.; in Philomela luscinia, (in- 
testino). — 60. E. trans ersus, Rud. in Turdus merula ed in Monticola 
Cyauna (intestino). — 61. E. agilîs, Rud.; in ea cephalus (intestino). 


ANNOTAZIONI. 


1° In seguito a diagnosi microscopica delle feci di una ragazza di Cagliari; 
8 dietro assicurazione dei genitori di essa, che ebbero, in diverse epoche, ad 
osservarne delle proglottidi. 


18 


2.* Non per anco indicate nell’ ospite per ciascuna indicato. 

3.3 Nell’Opera del Linstow. (Compendium d. Helminth. Hannover, 1878) non 
è citato alcun parassita per questo storno (pag. 98). 

4.° Indico dubbiosamente con questo nome un esemplare alquanto mal- | 
concio che raccolsi dall’ intestina di Nitticora. 

5.* Vedi: Parona C. — Osservazioni intorno ad un caso di cisticerco nel Muf- 
filone di Sardegna. — Annali dell’Accad. di Agricolt. di Torino. Vol. 26. 1883. 

6* Era interessante la presenza di tumori, grossi poco più d’un pisello, —. 
disposti sul contorno dell’ano; e nei quali vi stava uno o due monostomi per 


ciascuno. 
7.8 Questo distoma non sarebbe ancora stato indicato come parassita delle | 


ardee. Di 

&.a È notorio come alla Sardegna manchi la Rana mangereccia. Convien 
però sapere come si sono fatti dei tentativi di acclimatazione di questo ba- 
tracio in varii punti dell’Isola. (Vedi giorn. lo Spallanzani, An. IX. Fasc, 4° 5° — 
pag. 231 e Fasc. 9° pag. 414; 1880) e che fra altri, all’Orto botanico di Ca- — 
gliari fu importato dalla Toscana nel 1876 una certa quantità di rane, le quali 
vi vivono e prosperano ottimamente, moltiplicandosi a centinaja; come più 
volte ebbe a dirmi, l’ottimo mio amico, Prof. P. Gennari, Direttore del pre- 
detto Orto botanico. Il distoma in discorso fu appunto raccolto da una di 


quelle rane. , 
9.a Da ritenersi come specie distinta dalla seguente (Ascaris depressa), se- 


condo alcuni autori. 

10.* Il Diesing (Syst. Helminth. Vol. II) ed il Zinstow (Compend. cit. pag. 
116 etseg.: non registrano questo ascaridenei tre rapaci ora indicati. 

11.8 Fin ora non sarebbe stato registrato alcun ascaride come parassita 
pel fenicottero. Lo indico però con dubbio, trattandosi di un esemplare mal ' 
conservato. 

12.8 È una forma non ancora bene studiata, nè figurata. Mi riserbo di par- 
larne più a lungo in altro lavoro, nel quale troveranno posto ancora le de- j 
scrizioni di alquante nuove specie di elminti. i 

13 2 Riguardo a questo interessantissimo nematode, ebbi a praticare nu- 
merose ricerche, per attestare o meno la sua presenza in Sardegna, sia alla | 
tavola anatomica, sia coll’ esame microscopico delle feci di individui sardi, 
preferendo coloro, che sapevo non aver mai lasciata l'isola. Le mie ricerehigi 
per quanto attente e ripetute, furono sempre infruttuose. 

Però in una miniera, in Provincia di Cagliari, ove ebbi a soffermarmi qualche — 
tempo, mercè la squisita gentilezza del Direttore della medesima, ho potuto 
imbattermi in qualche minatore affetto da anchilostomiasi, confermata piena- 
mente al reperto microscopico (16 aprile 1882) delle feci, massimamente di un. 
operajo, per la presenza di una quantità enorme di ova; le quali, dopo pochi 
giorni di coltivazione, nelle feci stesse, diedero luogo a rilevante numero di i 
larve. i 

Interrogato l’ infermo seppi essere egli della Provincia di Bergamo e cnell 
per alquanto tempo fu adetto come operajo al traforo del Gottardo; e che da — 
un pajo d’anni si trovava in Sardegna, sempre deperendo in salute. In grazia 
all’ egregio mio amico Direttore e per generosa prestazione della Direzione | 
Centrale di quella miniera, il paziente fu ricoverato a Cagliari nella Clinica 
medica del chiarissimo coilega Prof. Fiori, dove ottenne completa guarigione, — 
dietro la cura dell’ acido timico. | 

In altre miniere dell’isola, in merito ad assicurazioni dei medici ad esse; i 


19 


detti, furono riscontrati casi identici a quello da me or ora indicato, ma 
Dure in soggetti provenienti dal continente. È qui a notarsi che in gene- 
"A i lavoranti minatori sono continentali; essendo il bracciante sardo im- 
piegato soltanto pei lavori esterni, così detti di piazza (D.r Berges.o: Mon- 
teponi, 25 maggio 1882; D.r Aichardi: Vielle Montagne; ecc.). 

_Il mio reperto, da alcuno non troppo giustamente interpretato, destò un 
certo allarme ingiustificabile, immaginandosi che tosto o tardi la popolazione 
sarda dovesse venir invasa dal temuto ospite. (Giorn. L'Avvenire di Sardegna; 
J. 135. 137. 139. 140. Giugno 1882). Io non credo però che ciò sia per acca- 
lere; cionondimeno sarebbe importantissimo studiare in posto: se questo ne- 
matode fosse suscettibile di propagarsi dai continentali ai sardi, in quale 
modo, in quale proporzione e va dicendo; tutti quesiti che avevo in animo di 
studiare, se ragioni affatto indipendenti dalla mia volontà, non me l’avessero 
npedito. 


Elenco di animali sardi coi rispettivi parassiti. 
Mammiferi. 


.l1, Homo sapiens. — Tenia solium, Linn. — Ascaris lumbricoides, 
Linn. — Oxyuris vermicularis, Brems. —? Dochmius duodenale, Dubini. 
= 2. Canis familiaris — Tenia cucumerina, Bloch. — T. echinococcus, v. 
pe — Ascaris mistax, Rud. — Dochmius trigonocephalus, Mol. — Fi- 
I Limmisio, Leidy. — 3. Ros taurus — Tania denticulata, Rud. = 
Ò SNO rica — passi cerebralis, Rud. = 5. Ovis musimon, — Cy- 
icercus tenuicollis, Dies. = 6. Lepus cuniculus — Tenia pectinata, Goez. 
— 7. Mus decumanus — Ozxyuris obvelata, Brems. = 8. Mus musculus 
er Sasciolaris, Rud. — 9. Sus scropha, Echinorhynchus gigas 
LIA 
Uccelli. 


_ 10. Gypsetus barbatus — Ascaris depressa, Rud. = 11. Gyps fulvus 
- Ascaris depressa, Rud. = 12. Vultur monachus, — Ascaris depressa, 
Rud. — 13. Aquila fasciata, — Ascaris depressa, Rud. — 14. Falco 
enchris, — Tenia tenuis, Creplin — T. globifera; Batsch — Spiroptera 
iuda? Mol. — Echinorhynchus globocaudatus. Zeder. = 15. Circus seru- 
inosus — Tenia perlata, Goze. — Echinorhynchus globocaudatus. Zeder. 
= 16. Circus cyaneus — Physaloptera alata. Rud. = 17. Buteo vul- 
ar s — Holostomum variabile. Nitzsch. = 18. Turdus merula — Tenia 
ingulata Rud. — Ascaris enficaudata, Rud. — Echinorhynchus ei 
Rud. = 19. Monticola eyana. — Echinorhynchus transversus, Rud. 
20 Mliarnos unicolor, Tenia Sturni, Gmelin. = 21. Emberiza cirlus 
- Monostomum faba, Brems. = 22. Lanius rufus. — Filaria nodulosa. 
Ru tud. = 23. Picus major — Echinorhynchus cylindraceus, Schrank. 
» Philomela luscinia — Echinorh. fasciatus Westrumb. = 25. Gallus 
‘mesticus — Tania infundibuliformis, Goze. — Heterakis vesicularis, 
È Pròl. — H. inflera, Rud. — Trichosomum longicolle, Rud. — 26. €o. 
lumk a livia — Heterakis maculosa, Rud. — 27. Perdix petrosa — Te- 
} ia linea. Goeze. — 28. Coturnix communis, — Tenia linea, Goze. = 
29. Numerius -tenuirostris — Tenia spherophora Rud. = 30. Sirepsilas 


20 


interpres — Tenia filum, Goze. = 831. Plegadis falcinellus, — Di- 


stomum bilobum, Rud. = 32. Nyeticorax griseus — Tenia multiformis? }i 
Creplin. = 33. Pheenicopterus roseus — Tenia lanceolata, Goze. — 
Ascaris serpentulus? Rud. = 34. Podiceps minor — Ligula digramma $È 


Creplin. = 35. Podieeps migricollis .— Ligula digramma, Crepl. — 
Ascaris spiculigera, Rud. = 36. Larus ridibundus — Filaria obvelata, 
Crepl. = 37. Colymbus septentrionalis — Ligula monogramma, Crepl. 


Rettili e Batraci. 4 

38. Gongylus ocellatus — Tenia tuberculata, Rud. = 39. Cîstudo — 
grseca — Atractis dactylura, Rud. = 40. Tropidonotus viperinus (na- 
trix). Ligula Pancerii, Pol. = 41. Rana esculenta, — Distomum 
gnoides, Zed. 

Pesci. 

42. Mugil cephalus — Echinorh. agilis, Rud. = 43. Scorpsena porcus 
Scolex polymorphus, Rud. — Agamonema scorpana cirrhose, Dies. = 
44. Orthagoriscus mola — Distomum nigroflavum, Rud. = 45. Thynnus 
vulgaris — Distomum clavatum, Rud. = 46. Prionodon glaucus — Te- 
trarhynchus megacephalus, Rud. 


Genova, gennaio 1884. 


ISTOLOGIA E SVILUPPO DELL'APPARATO GASTRICO DEGLI UCCELLI 


Te  P£- 


COMUNICAZIONE PREVENTIVA p 
del D.r GIACOMO CATTANEO, Prof. aggiunto nell’ Università di Pavia. — 


Intorno a quella prima parte del tractus intestinalis degli uccelli, che 
va dal faringe al piloro, e che presentasi così variamente conformata e 
suddivisa, a seconda dei varî ordini e delle varie famiglie, furono pub» 
blicati moltissimi lavori, dal principio del presente secolo fino ai nostri | 
giorni. (1) La maggior parte di questi studî intorno a tal complesso di 
organi, ch’ io chiamo brevemente col nome di apparato gastrico, riguar= 
dano specialmente l’anatomia macroscopica ; e solo a voler dare un re 
soconto sommario dei lavori veramente importanti e originali (che non 
sono la maggior parte), ci sarebbe da scrivere una estesa memoria. Pochi 
invece sono i lavori relativi alla fina struttura di questi importantissimi | 
organi, e sovratutto limitati a un numero affatto esiguo di specie. Ve- 
ramente in molti dei lavori macroscopici si trovano notizie intorno alla , 
struttura dell’ esofago, dell’ ingluvie, del proventricolo e del ventricolo | 
degli uccelli, ma sono notizie sommarie e ben lontane da quella finezza | 


(1) Sono degni di nota specialmente i lavori dei seguenti autori: Cuvier Pi 
Home, Tiedemann, Lund, Miller, Bòhm, Carus, Meckel, Bischoff, Leuckar 
Wagner, Molin, Berlin, Leydig, Boll, Schlemmer, Langerhans, Schwalbe, 
Garel, Hasse, Butioliann. Gadow, Wiedersheim; le cui memorie cito e ané 

lizzo nella monografia completa. 


21 


d’is ologia pura, non già di morfologia comparata; meno rare eccezioni, 
sì trova in essì solo l’opera del microscopista, e non quella del natu- 


ia Mili iparato gastrico degli uccelli, che faccia passare in rassegna 
struttura dei nominati organi in tutti gli ordini e nei rappresentanti 
de) le principali famiglie, segnandone, con intento comparativo, le modi- 
fie azioni successive, e, quel che sommamente importa, studiando l’origine 
@ bis significazione di esse nell’ embriologia. 
Tentando io ora tale lavoro monografico , (1) mi sono proposto spe- 
cialmente due scopi: in primo luogo di raccogliere fatti originali intorno 
all’istologia e allo sviluppo dell’ apparato gastrico degli uccelli (stu- 
"diando in particolar modo i processi tecnici più atti all’ uopo); e in se- 
condo luogo, dopo di averne empiricamente esaminata la forma, inda- 
gare di esso la formazione. 
| La singolare disposizione dell’ apparato gastrico degli uccelli ci pone 
pensi un problema interessantissimo. Abbiamo qui una classe ben di- 
Stinta e limitata di vertebrati, che ci presenta una configurazione e una 
struttura, nella prima parte del tubo digerente, assai diversa da quella 
- che notasi nelle altre classi dei vertebrati. Gli uccelli differiscono in ciò, 
da ognuna delle altre classi, più di quanto le più lontane di esse diffe- 
riscano tra di loro. Nella espansione gastrica del tractus intestinalis dei 
pesci, dei batraci e dei rettili abbiamo una gradazione successiva di forme 
e di strutture tutte fra di loro simili, almeno nei tratti fondamentali ; 
ma, a partire dai saurî, che, per molti e profondi caratteri di vrganizza- 
zione (specialmente osteologici), sarebbero i più prossimi antenati degli 
uccelli (talchè Huxley unì rettili e uccelli nel gruppo unico dei 
 Sauropsida), troviamo subito un fatto rilevante nella disposizione della 
| prima parte del tractus intestinalis. Là un’unica cavità gastrica, con mo- 
derato sviluppo di glandule e di muscoli; qui: parecchi stomachi, nel- 
l'uno dei quali difettano i muscoli e appaiono delle glandule enormi, 
mentre nell’altro le glandule sono quasi atrofiche, e i muscoli prendono 
| uno sviluppo così rilevante, da far perdere affatto all’organo la sua forma 
| originaria d’un sacco gastrico. In qual modo avvenne un così notevole 
| differenziamento ? Quali sono le omologie del proventricolo e del ven- 
tricolo degli uccelli in rispetto alla cavità gastrica degli altri vertebrati? 
Ecco una serie di questioni altamente interessanti per l'anatomia com- 
| parata e per la storia genealogica degli uccelli; questioni che finora da 
nessuno furono trattate con la dovuta precisione e con sufficiente copia 
di documenti. 


(1) La monografia estesa sarà pubblicata negli Atti della Società Italiana 
di Scienze Naturali, sotto il titolo: Istologia e sviluppo dell’ apparato gastrico 
degli uccelli; pag. 90, con quattro tavole e con un’estesa bibliografia, 


22 


Per raggiungere questo scopo, esaminai la fina struttura del ventri- 
colo in molte specie d’uccelli, e lo sviluppo di tale organo in embrioni 
di gallo di vari stadî. Indurii i pezzi con la miscela del Latteux, 
(acqua, glicerina, gomma, glucosio, alcool, acido fenico); e, eseguitene | 
le sezioni sottili, le colorai con buon successo col carmino e picrocar- 
mino, o coll’ematossilina. Ciò per lo studio generale e di comparazione. 
Per gli studî di dettaglio o di più fina istologia sulle varie parti dei. 
singoli tessuti, usai varî altri reagenti; e specialmente l’alcool al terzo. 
o l’acido acetico al 2 per 100 per isolare le cellule dell’epitelio cilindrico; 
l’acido cromico diluitissimo (1 al 2000) per isolare le cellule glandulari; | 
che studiai poi isolatamente coll’ acido osmico, col cloruro d’ oro e di 
cadmio e col nitrato d’argento. Quest’ ultimo mi fu specialmente utile 
per decifrare la fina struttura dei tubuli glandulari, onde sono composte 
le glandule multiple. 

Dai cenni storici riportati nel lavoro completo risulta come le specie. 
di uccelli, che furono finora osservate, per quanto riguarda l’istologia 
del ventricolo, sommano a circa una ventina, e sono precisamente le 
seguenti : struzzo, rea, falco, aquila, cigno, laro, oca, ardea, cormorano, 
gallo, tacchino, rondine, colomba, cuculo, anitra, merlo, pellicano, fu- 
lica, usignuolo, passero, fringuello, pappagallo. L’ Home parla di 10. 
specie (aquila, laro, colomba, cigno, oca selvatica e domestica, gallo, 
tacchino, struzzo, rea); il Miller, riportando in parte da Home, si 
occupa di 9 specie (falco, rondine, cigno, colomba, oca, tacchino, struzzo, 
ardea, cormorano); il Bischoff esaminò 5 specie (gallo, colomba, cu- 
culo, anitra, merlo); il Molin ne descrisse dieci (falco, colomba, struzzo, 
oca, pellicano, gallo, fulica, usignolo, passero, pappagallo); tre specie 
il Leydig (oca, colomba, indi sei il Curschmann (struzzo, rea, 
civetta, fringuello, fulica, anitra); una il Garel (rondine) e una il Wie-_ 
dersheim (colomba); ossia, tenendo conto delle specie ripetute, furono 
finora osservate ventidue specie d’ uccelli. Se poi si nota che di sei o 
sette di queste specie parlò solo ) Home, il quale ne diede dei rage 
guagli affatto insignificanti, e che di altre si hanno appena dei ragguagli 
fuggevoli, si riducono a sole 15 le specie degli uccelli finora osservate 
per riguardo all’ istologia del ventricolo, e parecchie di queste in modo 
incompleto o superficiale. Intere famiglie, anzi interi ordini, rimangono 
ancora, per quanto riguarda l’ istologia del ventricolo, completamente DI 
inesplorati. 

Io raccolsi e osservai i ventricoli di ben 103 specie d’ uccelli, distri- 
buite su tutta la classe; in modo ch’ esse rappresentano proporzional- 
mente tutti gli ordini e le principali famiglie. Nel mio lavoro mi ri- 
strinsi però alla descrizione dettagliata di una settantina di specie, 
avendo risolutamente escluso tutti quei preparati che non si presenta- 
vano ben conservati e felicemente riusciti, e avendo tralasciate parec-. 
chie specie, che già erano ben rappresentate da altre loro affini dello ‘ 
stesso genere. Ad ogni modo, credo che l’esame istologico del ventricolo | 
di settanta specie sia più che sufficiente a dare un’idea esatta ed estesa 
della struttura dell’ apparato gastrico degli uccelli. | 


2 


4 


% 


23 


Le specie da me esaminate sono le seguenti :(1) Dromaius Nove Hol- 
landi, Struthio camelus, Rhea americana, Casuarius australis, Otus vul- 
 garis, Otus brachyotus, Strix ffammea, Athene noctua, Syrnium aluco, Tin- 
«nunculus alaudarius, Falco peregrinus, Accipiter nisus, Circaétus gallicus, 
Buteo vulgaris, Aegialites hiaticula, Eudromias morinellus, Vanellus cri- 
status, Numenius arquatus, Scolopax rusticola, Gallinago maior, Ardea ci- 
nerea, Nyctiardea nycticorax, Botaurus stellaris, Rallus aquaticus, Orty- - 
gometra crex, Gallinula chloropus, Fulica atra, Otis tarda, Dendrocopus 
gior, Dendrocoptes medius, Gecinus viridis, G. canus, Cuculus cano- 
rus, Yunx torquilla, Conurus canicollis, Melopsittacus undulatus, Psit- 
tacula pullaria, P. taranta, Chrysotis amazonica, Ch. festiva, Ara macao, 
L uscinia luscinia, Turdus merula, Upupa epops, Sturnus vulgaris, Pyr- 
rhula canaria, P. rubicilla, Emberiza citrinella, Fringilla chloris, Pas- 
ser domesticus, P. montanus, Cardinalis virginianus, Amadina (Padda) 
‘oryzivora, Cygnus olor, C. musicus, Querquedula circia, Q. crecca, Anser 
do nesticus, Anas boschas, Larus ridibundus, L. canus, L. fuscus, Co- 
lumba domestica, Turtur auritus, Gallus domesticus, Meleagris gallopavo, 
Phi sianus colchicus, Chrysolophus pictus, Pavo cristatus, Perdix cinerea, 
Perdix saxatilis, ecc. 
— Queste ricerche, che mi occuparono per oltre un anno (dal novembre 
1882 al gennajo 1884) furono eseguite nel Laboratorio del Professore 
Leopoldo Maggi, il quale mi fornì tutti gli strumenti e i reagenti 
necessari; e ad esso rendo i miei più vivi ringraziamenti. 
Non m'è possibile riassumere in brevi parole tutte le osservazioni 
fetologiche di dettaglio fatte sulle citate specie, nè le note embriologiche, 
relative allo sviluppo del*ventricolo nel pulcino; e per esse rimando al 
a completo. Qui citerò solo le mie conclusioni. 
_ Qual’è l'origine dell’ apparato gastrico degli uccelli? Quali ne sono 
le omologie col ventricolo degli altri vertebrati? L'apparato gastrico 
degli uccelli, dato generalmente da un ventricolo glandulare, o echino , 
e da un ventricolo muscolare, o gigerio, rappresenta il prodotto del dif- 
erenziamento di un unico sacco gastrico, che possedeva muscoli medio— 
Witionte sviluppati, e glandule tubulari semplici. Il differenziamento 
avvenne per una divisione del lavoro e una localizzazione delle funzioni, 
in seguito all’ abitudine del volo, che rese impossibile la masticazione e 
necessario un nutrimento abbondante e una digestione attivissima. Di 
| questa tesi filogenetica si trovano le prove nell’anatomia comparata, ma- 
(o) sroscopica e microscopica, nell’ embriologia e nella paleontologia. Negli 
stomachi degli uccelli rapaci, che sono i meno differenziati, non v'’ è 
g. grande distinzione fra la parte inferiore e la parte superiore; le glan- 
lu e della regione pilorica, benchè ridotte, pure secernono ancora pe- 


[fa 


a Una parte del materiale fu raccolta da me; parecchie e interessanti 
spe ie mi furono favorite dai preparatori- naturalisti signor Bonomi di Milano, 
pieno Maestri e Ballerini di Pavia; e dai Professori Maggi, Pavesi e Sor- 


. Porgo ad essi i miei più vivi ringraziamenti. 


24 


psina, nè v'è la cuticola coi dischi trituranti. Passando invece agli in- 
settivori vediamo formarsi una strozzatura fra la regione cardiaca e la | 
pilorica; le glandule tubulari perdono 1’ attività peptica, e secernono | 
solo la cuticola coi dischi trituranti; i muscoli s'ingrossano e assumono 
dei centri tendinei. Questo differenziamento raggiunge il suo culmine 
colla formazione di un echino e di un gigerio ben distinti negli uccelli | 
granivori. Osservando poi l’ embriologia d’un uccello granivoro, ve- | 
diamo che dapprincipio lo stomaco è un sacco unico simile a quello di 
un rapace, e che a poco a poco esso si differenzia, passando per istadî 
intermedî simili a quelli degli insettivori. Le glandule, sì tubulari che — 
a pacchetto, sono in origine fra loro omologhe e si formano nel-modo | 
istesso: per una invaginazione dell’ epitelio. Quelle della regione pilo- 
rica non progrediscono, anzi talora regrediscono, assumendo solo una | 
secrezione cuticolare; quelle della regione cardiaca si moltiplicano, si 
associano, formando i pacchetti. Paleontologicamente poi osserviamo che | 
gli uccelli derivano senza dubbio da forme sauroidi; e sappiamo che i. 
sauri hanno uno stomaco semplice a glandule tubulari indifferenziate. | 
La nostra tesi filogenetica è dunque pienamente comprovata. Dell’ap- 
parato gastrico degli uccelli non è omologo al ventricolo degli altri ver- 
tebrati più il gigerio che l’echino; l’intero apparato gastrico è omologo 
all’ intero ventricolo; solo quello è differenziato in una parte chimica 
(cardiaca), e in una parte meccanica (pilorica). 

Dal Laboratorio d’Anatomia comparata dell’Università di Pavia, marzo 1884. 


UNIVERSITÀ DI PAVIA 


Voti e proposte dei Professori Naturalisti espressi alla Facoltà 
di Scienze Matematiche e Naturali. 


La Direzione del Bollettino, nell'interesse degli stabilimenti di 
storia naturale dell’Università nostra, stima opportuno di pubbli- 
care l’ultima relazione collettiva, presentata alla facoltà di scienze. 
matematiche e naturali, nella quale i quattro professori espressero 
voti intesi a favorirne lo sviluppo. In questa relazione si conten- 
gono, fra le altre, proposte di sussidi straordinari, che non devono 
prendersi per semplici ideali aspirazioni di ottener l’ottimo nemico 
del bene. D 

Infatti quando vediamo che l’istituto di anatomia comparata. 
non ha locali e suppellettile per un laboratorio scientifico: che 
quello di botanica manca del laboratorio di anatomia e fisiologia. 
vegetale, ha una serra puntellata e l’aula delle lezioni cadente: che 
l’istituto zoologico non può far fronte alle spese, causa quelle ne-. 


i 


25 


boratorio mineralogico, di stromenti, che diciamo, del personale 
e della cattedra di questa scienza — noi ci domandiamo se si può 
a Miendere che la legge sull’autonomia universitaria venga approvata 
Ma se mai avverrà, che s'impostino fra sei o più anni le somme 
atte a far cessare codesto deplorevole stato di cose, oppure se 
‘non sia necessario informarne la Nazione e chiamare il Governo a 
pr rovveder subito in via d’urgenza a togliere di mezzo la disparità 
‘di trattamento dei nostri Istituti in confronto di tanti altri in Italia. 
È questione di equità e di giustizia, per cui non stiamo più in 
forse un istante. 

7 Per altro, anche le aspirazioni svolte al rapporto dei natura- 
listi di Pavia sono modestissime, dissotto assai alle domande fatte 
per esempio dai naturalisti di Roma nel memoriale del 31 gen- 
‘naio ultimo scorso. Inferiore di numero è il personale chiesto, 
minori gli stipendi proposti, molto minori le dotazioni. Così quanto 
a dotazioni chiedono 


è sta 


ROMA PAVIA 

Sa biologia .... .... . L. 5000 L. 3000 * 
Mineralogia. . . . » 5000 » 3000 
Zoologia. . . » 10000 pet » 4000 
Anatomia comparata » 10000 » 6000 
enon (.-. . . » 12000 » 12000 
L. 42000 L. 28000 


in totale poco più della metà, mentre la scuola di Pavia, ad onta 
delle sue strettezze, diede sempre luminose prove di primeggiare 
nella produzione scientifica, come ben disse l’on. Cairoli alla Ca- 
«mera dei Deputati, ed in breve volgere di tempo mandò tanti al- 
$ lievi suoi a professare, non che in iscuole secondarie, in parecchie 
nostre Università, vincendo seri concorsi con l’eletta della gioventù 
- italiana. 


è, 
# 


Pavia 9 Gennaio 1884. 
I sottoscritti professori di storia naturale, ottemperando all’in- 
arico ricevuto dall’on. Consiglio di Facoltà di formulare i bisogni 
degi Istituti che dirigono, anche indipendentemente dalla legge 
‘ora in discussione alla Camera dei Deputati, in parecchie sedute 
e dopo maturo esame, hanno concordato il presente succinto me- 
Mii. 


26: 

Essi ebbero anzitutto in objettivo la separazione assoluta delle 
cattedre e degli stabilimenti di mineralogia e geologia, quale da 
anni esiste nelle Università primarie del Regno, la separazione 
definitiva delle doti stanziate per gli stabilimenti di zoologia e di 
anatomia comparata ed il passaggio a carico governativo di spese, 
che tuttavia sono sostenute dal lod. Consorzio universitario, men- 
tre da per tutto lo sono dal Ministero dell’Istruzione pubblica. 

Hanno quindi distinta l'esposizione degli anzidetti bisogni nei 
capitoli: locali, dotazioni, personale. 


I. LOCALI. 


Rispetto ai locali, stimano utile avvertire che in massima do- 
vrebbe andar unita ad ogni istituto l’abitazione almeno del diret- 
tore e d’un inserviente, come si pratica per quello di botanica; e 
ciò perchè una quantità di osservazioni e di sperienze sono con- 
tinue, e perchè la sorveglianza sugli allievi e sul personale sia pa- 
rimenti continua ed efficace. Se però esprimono codesto quale un 
desiderato nell’interesse della scienza, credono indispensabile ed 
urgente l'attuazione di quanto segue. 

4) Il prof. Maggi mostra come lo stabilimento di anatomia e 
fisiologia comparate sia ristrettissimo ed insufficiente, tanto nella 
parte destinata a museo e più in quella per il laboratorio; anzi 
egli osserva che non ha disponibile alcuna stanza riservata agli 
allievi, e trovasi obbligato a raccoglierli insieme coi preparatori 
e con l’inserviente, ognun vede con quanto scapito degli esercizi 
che quelli dovrebbero compiere. Essendo per altro chiusa ogni via 
di sviluppo allo stabilimento, incuneato fra il museo zoologico, 
l'ospedale civico, l’ultimo porticato di settentrione dell’Università 
ed il cortiletto d’anatomia umana, il Maggi chiede che esso venga 
asportato integralmente altrove; non acconsentirebbe però a trasfe- 
rirlo nei locali occupati oggidi dal gabinetto di anatomia normale, 
quando per avventura si destinasse a codesto una sede migliore, 
prevedendo gravi danni alle collezioni senza notevole vantaggio 
di spazio. Egli vorrebbe pertanto che nel progettato istituto ana- 
tomico si provvedesse anche per la parte di anatomia comparata, 
oltrecchè a quelle delle anatomie umana normale e patologica; ed 
in via provvisoria domanda che si concedano tosto la facoltà ed i 
mezzi di affittare un locale per il laboratorio fuori dal recinto del- 
l’Università, occupando tutto l’attuale con le raccolte del museo. 


sl 27 
NL, Il prof. Pavesi, per lo stabilimento di zoologia, fa pre- 
te che l’accrescersi continuo delle collezioni degli animali ver- 
br: rati, già accatastati in parte nel mezzo del salone, rende sem- 
e meno possibile esporre opportunamente quelle degli inver- 
brati ed ordinarle secondo i moderni sistemi. Epperò chiede 
1e, se si trova altro posto per lo stabilimento di anatomia com- 
@ a, passi ad occuparne i locali il laboratorio di zoologia, che 
è attiguo e fu in comunicazione diretta; e che le due stanze at- 
ili di laboratorio vengano conservate annesse allo stabilimento 
destinate alla sezione invertebrati del museo. La spesa occor- 
nte, poichè trattasi di semplice adattazione e della compera di 
eo mobilio nuovo può presumersi in meno di L, 5000. Infrat- 
nto però insiste su la costruzione della tromba d’acqua nel la- 
ratorio, a norma del preventivo elaborato dal Corpo Reale del 
enio civile per circa L. 1300. 

c) Il prof. Taramelli domanda, per quanto spetta allo sta- 
imento di mineralogia e geologia, che sia ampliato l’attuale lo- 
le con altra sala grande e quattro minori per laboratori, allato 

l fabbricato esistente, non che la costruzione di un’aula comune 
:r le lezioni dell’una e dell’altra scienza, come da progetto dello 
esso Ufficio del Genio civile per l'importo di circa L. 12000. 
«_d) Il prof. Briosi, per lo stabilimento di botanica, muove 
lla necessità di fondare di sana pianta il laboratorio di anatomia 
fisiologia vegetale ed a tale scopo, conservando i locali odierni 
gli erbari, il semenzaio, le biblioteche del laboratorio critto- 
amico, dell’ orto botanico e Garovaglio, non che per il labora- 
rio crittogamico medesimo, accetta quelli che è in trattative di 
ttenere (1), i quali godono di luce di settentrione e quindi si pre- 
tano bene alle osservazioni microscopiche. Esprime nullameno il 
esiderio di occupare tutto o la massima parte del locale destinato 
ll: patologia generale quando codesto laboratorio fosse traslocato 
Itrove. In tal caso bisognerà 1) spostare nell’ attiguo portico di 
vante la scala, che conduce allo stabilimento di chimica generale 
divide l’istituto botanico in due parti — 2) trasferire l’aula delle 
zioni di botanica in uno dei frigidari attuali, ingrandendo l’altro 
erchè possa contenere almeno una parte delle piante di quello, 
si andrebbe a destinare ad uso scuola — 3) adattare il nuovo 


— (1) Ne fu ora decretata la concessione. 


28 
locale di laboratorio, aprendovi grandi fenestre con telai di ferra 
sul disegno di quelle del lato di settentrione del fabbricato — 
4) provvedere alla costruzione di cappe, cassa d’acqua a pressioni | 
fornire, gas, ecc. Nel giardino urge poi di rifare una delle serre. 
grandi, che in oggi è puntellata alla meglio. Il tutto importerebbi e 
una spesa preventivabile in L. 33000. " 


II. DOTAZIONI. 


Il capitolo delle dotazioni va naturalmente diviso in parte or- 
dinaria e parte straordinaria. 
A) Nella prima tutti i professori di storia naturale lamentano 

che gli stabilimenti dell’ Università di Pavia fruiscano di assegni 
governativi inferiori a quelli concessi agli stabilimenti di altre Uni- 
versità primarie del Regno, di guisa che non sono od appena ven- 
gono raggiunti coi sussidi del Consorzio universitario, rendendo 
insensibile il vantaggio che si potrebbe cavare da questo aiuto, 
Fanno rilevare inoltre che le dotazioni governative dei due sta 
bilimenti di zoologia e di anatomia comparata sono tuttora con- 
teggiate insieme come se fossero una sola, ad onta che da più di 
otto anni le due cattedre siano state separate. î 
I professori Maggi e Pavesi insistono quindi sulla definitive 
distinzione delle doti governative assegnate agli istituti ai quali ri 
spettivamente soprintendono; e chiedono che la somma delle do. 
tazioni venga portata almeno a livello di quella di cui è provveduto 
per esempio lo stabilimento unico di zoologia e d’anatomia compa: 
rata dell’Università di Torino, e la sorpassi anche in vista della divi 
sione, per cui sono raddoppiate certe spese comuni e della mag: 
giore affluenza di allievi-naturalisti ai laboratori annessi. Insomma 
fanno ardentissimi voti perchè la dotazione fissa governativa si 
accresciuta per la zoologia di L. 2000 annue, onde raggiungere 
la cifra di L. 4000, e di L. 4000 per l’anatomia comparata onde 
abbia godere annue L. 6000. È: 
Il prof. Taramelli alla sua volta desidera impostata una dota 
zione annua di L. 3000 per il museo e laboratorio di mineralogia 
tenuta ferma quella di L. 3000 per lo stabilimento di geologia 
e paleontologia. Per ultimo il prof. Briosi, visto che si dov 
giungere all’istituto botanico il laboratorio di anatomia e fisiologi 
vegetale e che la maggior parte dei lavoranti in giardino non sono 
in pianta organica, epperò devono essere pagati sulla dote, vor: 


BB 


"a 29 
be che questa fosse elevata di L. 4000, portata cioè la somma 
egnatagli dalle 8 alle 12 mila lire. 

 B) Lo stato d’inferiorità, rimpetto ad altre Università ita- 
ne, 0 la mancanza assoluta di materiali indispensabili, in ‘cui 
sano codesti laboratori, chiariscono senz’ altro la necessità di 
pperirvi con fondi straordinari, la quale si fece manifesta dai di- 


ttori in ogni circostanza che potesse sembrare favorevole, ma 


rasi sempre infruttuosamente, specie per gli istituti di zoologia 
‘di geologia e mineralogia. Ciò premettono i sottoscritti per 
tificare domande, che qui o presso il Governo apparissero esa- 
grate, mentre non sono che l’espressione di bisogni reali e molti 
‘gentissimi, se vuolsi dare un serio avviamento ai giovani natu- 
listi e medici secondo i dettami della scienza moderna. I pro- 
ssori di storia naturale hanno perciò esposto e riassunto nei se- 
uenti specchietti la destinazione che darebbero ai fondi straordi- 


i che domandano e sommano in totale per gli istituti esistenti 
fondarsi a L. 132885. 


ZOOLOGIA 


| Ammortamento del debito d’impianto del laboratorio SO Lala . L. 4000 
Acquisto di collezioni d’invertebrati . . . . + . » 3500 


ttroriienti N. 2 microscopi Zeiss da ricerca L. 2000 


ottici (1) » 4 microscopi da studenti a L. 300 » 1200 » 3350 

- » 6 lenti Babbington . . . . » 150 
Mpncagentari da microscopi... | . . ...... 0... ® 500 
RRSSAA. 
A... 0... a. 3. e. . È .joc0 

scaffali e vetrine nuove . . . .L. 2000 

pe 2 tavoli grandi da lavoro . . . » 140 
Mohiglio 2 least. da studenti FA pati iui aa ata” 

2 stufe in sale studenti ed assistenti » 120 
. Essiccatojo di pelli sul tetto della scuola . . . . ... .» 730 
L. 20000 
» r——k1À1Aa = 

; GEOLOGIA e MINERALOGIA 

i Acquisto di collezioni di minerali e roccie. . . . . . . .L. 2000 
d Id. di sezioni di minerali e roccie . . » I000 


Id. di collezioni paleontologiche specialmente l'isalcni » 6000 
Id. di roccie e fossili delle Len gio e "ne Lg 
no settentrionale . . . Me o 4 » 4000 


Da riportarsi L. 13000 


(1) I tre soli microscopi esistenti sono pressochè inservibili. 


30 
Topero Li. 1300 La 
Libri di mineralogia e litologia . . ... 0... » I00C 
Id. di geologia . » 2000 
Carte geologiche e di geografia fisica, rilievi e profili geologici » 2000 | 
Stromenti di cristallografia . . IV, . . » 4000 
Mobiglio della scuola e dei laboratori sti a 
L. 25000 
BOTANICA = 
Microscopi , bilancie di precisione, acquari, lampade, ; oggetti in i 
platino, spettroscopi, microtomi, ecc. . . . . L. 20000) 
Vasi per collezione, vetri per laboratori . . nta A 
Mobiglio (tavoli da lavoro, scrivanie, sedie, ecc.) <A . » 3000) 
Libri di botanica moderna, specialmente di anatomia e fisio- 
logia vegetale ul VaR FARO 02 0. UR) IRR E 
D: 36000 
ANATOMIA COMPARATA == 
Prepara 001 Enrico nie CINI: VOS 4000 
Libri . . . . . . . . . . . . . . . . dani È ? » 600€ 
NASErigo cca» PT ae RETRO RD 2300 
Stromenti diversi da preparatore ei dre TT I EI CE 
scaffali di museo e laboratorio . L. 7000 : 
Mobiglio 15 banconi da studenti, scranne, » 9660 
stufe, 0... Le Ati ola AA IE i 
; 3 microscopi Zeiss da ricerca . . » 5000 
Istromenti Î ; : ; 
RARE 15 microscopi da studenti . . . » 4500} » 9825 
15 denti Brilcke pose 
Reagentari e accessori da microscopi . . » 4000 
Bilancie, tavoli termici, microtomi, calorimetri, termometri, pile » 6100 
Macchine incubatrici ed acquari . . o... 
Apparati diversi dx ricerche di fisiologia comparata MR 
Biancheria 50 x Me e E E, 
Distribuzione d’ acqua ed impianto di gas rta it TA e 


III. PERSONALE. 


Quanto al personale od organico il prof. Pavesi replica, ciò 
che più volte avverti, di far trasportare a carico governativo l'e 
segno di direzione dello stabilimento zoologico e lo stipendio del 
l’assistente, dapprima posti e troppo lungamente lasciati a carico 
del Consorzio universitario da quando si decretò la divisione della 
cattedra da quella di anatomia comparata. Per tal modo si stabi- 
lirebbe l'eguaglianza con quanto verificasi per gli altri istituti 
del nostro Ateneo e per tutti quelli del Regno, e si allevierebbe 
il bilancio del Consorzio della somma di L. 1900, la quale, quan 
tunque piccola, potrebbesi disporre per sussidi importanti. Ma egli 
fa osservare altresì che le cure diuturne richieste per la manuten- 
zione delle raccolte entomologiche domandano una persona appo- 


(34 


| | quali non ponno essere nè l’assistente, gravato da altre in- 
ibenze e troppo poco retribuito, nè il preparatore, che per ne- 
n sessità soltanto tassidermista non ha cognizioni scientifiche, pratica 
> tempo onde dedicarsi anche agli insetti. La frequenza poi dei visi- 
tator, i quali oggidi si dirigono si può dire appena al museo zoo- 
ogico più che non avveniva per lo addietro, reclama una speciale 
rveglianza, cui non può bastare il solo inserviente dell'istituto, 
sempre chiamato a varie occupazioni per il laboratorio. _Epperò il 
Pavesi domanda che, per lo stabilimento di zoologia, s'inscriva a 
bilancio governativo anche la somma di L. 4220, così distribuita: 
È Direttore assegno . . SEI i Bi UO 1 Fe TORI 


\ d b 
È, 


Assistente stipendio aumentato da L. 1200 a. . . . . . . » 1600 
1 11200 
Portiere . . o. Agr ni i Si ro 


E nd Ho a Li 6140 le sr annue governative di per- 
sonale, nelle quali il Ministero della pubblica istruzione impiega 
‘soltanto L. 1920 per il preparatore e l’inserviente. 

Parimenti il prof. Maggi, per l'istituto di anatomia compa- 
rata, chiede: 


un aumento di stipendio bilaaciatetinte dii 0 if ten 800 
fim pianto di un 2° assistente a. . . . . e... . + + » 2000 
, » uu inserviente ai e aa i » 0.800 

sie in aumento di... . .... .... . . + L. 3600 
all’odierno organico di - . . . . ot, MOI RE ST 
distribuite a 5 persone (1), FISRSA il Pea; cioè che 
l’organico sia elevato a . . Dia dea de #1 8020 


__ Il prot. Taramelli, per i è stabilimenti di geologia e di 
mineralogia, trova necessario ag ggiungere: 


un Assistente per la mineralogia a . . SPCSTERI, NONO 
2.° Assistente per la geologia e paleontologia con lo stipendio 
Mlentato di. ... . .. tina Rata ar e Sp 1. 
SE. . ; Lg I IO 
e e icralogia e a i lee +720 
uigegiore ‘dell'istituto mineralogico i UU. LL. 0,0 vl 1 7700 


totale L. 4040 

alle » 3220 

distribuite a 4 persone, compreso il direttore unico, cioè 

‘che l’organico complessivo sia elevato a . . . . . +. .L. 7260 

da dividersi in L. 4340 per la geologia e paleontologia e L. 2920 
per la mineralogia. 

Il prof. Briosi vorrebbe accordato un vicedirettore, indispen- 

sabile per la continuità dei lavori nell’ istituto botanico , ossia a 

mantenere la tradizione dei lavori direttivi del giardino, degli er- 

barj, de’ semenzaj e delle raccolte da studio, quale hassi per esem- 


(1) È in pratica l'aumento di stipendio del 1° preparatore a L. 1200 ed a 
L 1000 per il 2°preparatore, che hanno ora complessivamente appena L. 1800. 


32 


pio a Roma, e cui non si presta la mutabilità dell’assistente, pro- 
ponendo che venga assegnato al "7-7 470, 62000 


Vicedirettore 10: stipendio di di he ee a= ar ‘2500. 
Assistente aumento di stipendio di: . .-.. . a «+; °° AO 
2.° Assistente di nuovo impianto (1) . . . . . da 7 E 
Inserviente aumento di stipendio di . . . . . +... + > 1308 
Portiere dell’orto' retribuzione. Cui i VINARtTo dog e dee 300. 
Aumento complessivo di stipendio ai 3 giardinieri stabili. . » 500 
in totale L. 5280 
da aggiungersi all’attuale organico di. . . . 0... .» 5720 
divise fra direttore, assistente, 3 giardinieri fissi ed un in- i 
serviente per elevarlo quindi a + + . .  . +... . .L. tiood 
Riassumendo, i sottoscritti chiedono per locali (in fuori 
che per la anatomia comparata) - - . . . . . . . .L. 50000 
e per sussidio straordinario + - \- + + +0. +0 [1,3132880 
| L. 182885 
poi un aumento nelle dotazioni ordinarie di .- . . . . L. 13000. 
e nell'organico di % 01 IR AA 


cioè annue L. 30140 


E conchiudono, allo scopo di vieppiù sostenere la loro tesi, che. 
questo fabbisogno accrebbe a tanto perchè infino ad oggi troppo 
poco s'è fatto da noi per lo sviluppo dei nostri stabilimenti di 
storia naturale, che pure vogliono essere riguardati come notevoli 
centri di avanzamento della scienza, sia in sè e per sè stessa, sia 
nelle molte sue applicazioni e per l’utile diretto che reca nel campo | 
delle scienze mediche, alle quali serve di base. Essi sperano che. 
la Facoltà nostra appoggierà e farà propri i desideri, che esprimono 
nella profonda convinzione di concorrere meglio al decoro del. 
paese, e si lusingano che l’ Autorità universitaria ed i Rappresen-. 
tanti lombardi al Parlamento nazionale, giacchè tutte le provincie 
insubriche devono specialmente interessarsi al lustro gf al pro-_ 
gressi di questo Ateneo, indurranno il Governo a soddisfarli ora. 
dopo tanti anni di trascuranze. | 


P. Pavesi - L. Macci - T. TARAMELLI - G. BRIOSI. 


La Facoltà di scienze matematiche e naturali, nella sua adunanza 
del 9 febbraio 1884, approvò unanime la presente relazione dei 
professori naturalisti, incaricando il Preside di trasmetterla favo- 
revolmente al Rettore e di pregarlo che la inoltrasse al Ministero. 


Il Preside T. BRUGNATELLI. 


(1) L’ha già ottenuto. 


| @erenti I REDATTORI. Pavia, 1884; Stab. Tip. Successori Bizzoni. _ 


ropologia). — Maggi: Intorno ai Protisti ed alla loro elassificazione 
ia). — Zoja: Sulle attuali condizioni dell’Istituto di Anatomia umana 
miversità di Pavia (Lettere indirizzate all’ illustrissimo signor Rettore 
iversità ed a S. E. il Ministro della Pubblica Istruzione — Lettera 1.*, 
). — Notizie varie Trichina-Filossera-Peronospora). — Nuova Legge e 
Regolamento del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. 


. 


(Dr 
» SI 
SL 
e 
" 
fai 


ezzo dei 4 Fascicoli L. 8 — Prezzo di ciascun Fascicolo separato L. 2. 


«SOT ANNO Ill. 
— Fasc. I. — De Giovanni: Studî morfologici sul corpo umano a contribuzione 
della clinica. — Zoja: Studî sulle varietà dell'Atlante. — Maggi: Intorno ai Pro- 
tisti ed alla loro classificazione (cont.) — Magretti: Esame microscopico del pro- 
o di secrezione particolare di alcune Meloidi. — Magretti: Intorno ad alcuni 
di albinismo negli Invertebrati. — Bibliografia — Rivista — Notizia. 

‘asc. II. — Zoja: Sulle varietà dell’atlante (cont.e fine). — Maggi: Intorno ai 
sti ed alla loro classificazione (cont. e fine). — Maggi: Primo esame proti- 
ogico dell’acqua del lago di Loppio (Trento). —- Tenchini: Singolare defor- 
ità del verme cerebellare in un uomo adulto a tardo sviluppo intellettuale. — 
ggi: Programma del corso di Anatomia e Fisiologia Comparate dato nell’anno 
astico 1890-81 all’ Università di Pavia. — Notizie Universitarie. 

«Fasc. IIl. — Zoia: Alcune varietà dei denti umani. -- Cattaneo: Contribuzione 
all’ Anatomia comparata dello stomaco dei Kanguri. - Parona C.: Annotazioni 
di Teratologia e di Patologia ‘comparate (Lecanadelfia n. g.). — Maggi: I Pro- 
| tisti e le acque potabili (Prelezione al corso libero di Protistologia medico-chi» 
i rurgica). — Maggi: Gli invisibili del Varesotto (Schizzo). — Zoja: Corso libero 
| di Antropologia applicata alla Medicina legale (sunto). — Maggi: Mostruosità 
Eno Gambero d’acqua dolce — Astacus fluviatilis (Sunto). — Notizie Univer- 
 sitarie. 

i Fasc. IV. —- De Giovanni: Studî morfologici sul corpo umano a contribuzione 
| della clinica (Nota 3.8). De Giovanni: Circa il criterio della Ereditarietà, quale 
i elemento diagnostico. — Cattaneo : Sui Protisti del Lago di Como. — Maggi: Sul- 
l’analisi protistologica delle acque potabili. — Parona: Individualità ed asso- 
| ciazione animale. (Sunto). — Maggi: Anomalie in un papagallo (Psitaccus ama- 
— zonicus Lin.). Sunto. — Necrologio. 


® de 
x 
80 


eo Nor: - i i 
Prezzo dei 4 Fascicoli L. 8 — Prezzo di ciascun Fascicolo separato L. 2. 


Li 


(6 
4 


i r ® = " 7” 


| Fasc. I. — Avviso. —-Giacometti: Il Cranipolimetro (con figura). — Facciolà: 
— Sulla forma giovanile del Macrourus celorhynchus (con figure). -— Magretti :.So- 
ta: pre una gala di quercia raccolta dal fu Prof. Giuseppe Balsamo Crivelli. — Maggi: 
. Esame protistologico dell’ acqua del Lago di-Toblino nel Tirolo. italiano (Nota 
| prima). — Cantoni: Di alcuni Aracnidi di Puglia. — Zoja: Sulla glandola timo 
‘ {Comunicazione preventiva). — Bonardi: Appunti sui Molluschi di Vall’ Intelvi 
«— (Nota preventiva). — Cattaneo: Sugli organi riproduttori femminili dell’ Hal/ma- 
| turùs ‘ Bennettit Gould (Sunto). — Bonardi: Le ‘ricerche. chimiche. nelle. acque 
| Svizzere, in relazione colla loro fauna di W. Weith (Sunto). — Sormani: Di una 
"| nuova falsificazione del caffè. — vista (I fermenti fisiologici e le azioni chi- 
| miche negli organismi viventi). — Mot:z:e (La bibliografia medica). 

«_—— Fasc. II. — Zoja: Sulla permanenza della glandola timo nei fanciulli e negli 
. adolescenti. — C. Parona: I Protisti della Sardegna (Prima centuria). — Ma- 
“gretti: Ricerche microscopiche sopra i liquidi di secrezione e di cir-‘olazione 
nelle larve di alcuni Imenotteri tentredinidei (Comunicazione preventiva). — Cat- 
—. taneo: L’individualità dei molluschi (Comunicazione preventiva). 

(|. Faso. III. -- De-Giovanni: Contributo alla fisio-patologia dei capillari sangui- 
gni (con una tavola). — Maggi: I protisti e l’economia politica. —- Cattaneo: Sul 
trattato d'anatomia comparata dei Vertebrati del Prof. Wiedersheim (Rivista). 
._— Notizie universitarie. Wi i 

«Fasc. IV. — Avviso. — Bonardi: Sui molluschi del laghetto del Piano e dei 
suoi dintorni. — Parietti: Intorno ai Protisti della Valtravaglia. — Clivio: I Pro- 
« bisti allo sbocco della Valcuvia. — Parona: Sopra il carattere di antichità della 
‘| iauna di mare profondo, di M. Neumayr (Relazione). — Notizie universitarie. — 


#5 
na x 


Notizie varie. — Indice alfabetico delle Materie contenute nei primi quattro anni 


Dai ° La 


del Bollettino Scientifico e dei loro Autori. 


Li 


CETRA 
talia aa 

SE 
i eng 


Prezzo dei 4 Fascicoli L. 8 — Prezzo di ciascun Fascicolo separato L. 2. 


ANNO Vi 
4 di so \ IE SEE È 
Fasc. I. — De-Giovanni: Alterazioni della cava gni Vaagiezini ft 44 
rosi epatica. (Com. preventiva). — Zoia: Rare varietà dei condotti epatici. Cal 


Staurenghi: Corno cutaneo sul padiglione dell’ orecchio destro di un uomo. — Csi 
Cattaneo: Sull’istologia del ventricolo e del proventricolo del Melopsittacus un- è w 
dulatus Shaw. Maggi: Intorno ad alcuni microrganismi patologici delle Tro- 
telle. — Bonardi: Prime ricerche intorno alle Diatomee di Vall’ Intelvi. _ No-. Mr 
tizie. — Magretti: Lettere dall’ Africa. (02 

Fasc. II. — Tenchini: Sopra un caso di prematura diana dell’arteria ome- ca 
rale (con figura). — Tenchini: Cervelletto insolitamente deforme di un uomo è 
adulto (con ‘ficura). — CL. Parona: Diagnosi di alcuni nuovi Protisti. — n 
e C. F. Parona: Sulle Diatomee fossili del bacino lignitico di Leffe in Val Gan- -@ 
dino (Lombardia). — Maggi: Tecnica protistologica “Cloruro di palladio). — No-.. 
tizie universitarie. — (Cattedra e Stabilimento di Zoologia nell’ Università Tai, 
Pavia). - Bibliografia. — Staurenghi: Sulla tisichezza polmonale , pel Prof. A. 
De-Giovanni. 

Fasc _ III. — Maggi: Ricerca di nitrati al microscopio. — Maggi: Sul) RsnAta 
‘microscopica dell’ acqua delle sorgeuti chiamate FONTANILI di fontaniva del — 
padovano. Bonardi: Intorno all’azione saccarificante della saliva ed alla giu- — 
cogenesi epatica in aleuni molluschi terrestri. (Comunicazione preventiva). fn a 
Bonardi: Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi. — Cattaneo: & i 
Fissazione, colorazione e conservazione degli Infusori. — Parietti: Ricerche ré Ten 
lative alla preparazione e conservazione di Bacteri e d’ Infusorj. un “Mi 

Fasc. IV. — DBe-Giovanni: Studi morfologici sul corpo umano a contribuzione 
della clinica (Nota IV.*). — Zoja: Di una cisti spermatica , simulante un testi= î 
colo sopranumerario. — Luzzani e Staurenghi: Anomalie anatomiche, — Bonardi: 
Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi (cont. e fine). — Cat- 
daneo : Fissazione, colorazione e conservazione degli 7rfusori (cont. e fine). 


Prezzo dei 4 Fascicoli L. 8 - Prezzo di ciascun Fascicolo separato L. 20 eil 


# vi 


CAMBI 


ricevuti dal 1 Gennaio 1884 a tutto Marzo. 


& 1. rali i chimica applicata alla Farmacia ed alla Medicina. ra 6- 1883 — — 
asc, 1 - È sa 
2. Annali di ottalmologia. Fasc. 6 — 18838 — Fasc. 1 - 1884, 
3. Anales de la sociedad cientifica Argentina. de e Febbraio 1884. 
4. Bulletin de la société Belge de micros» ue 3, 4,9 — 1884 
5. Feuille des jeunes naturalistes N. 159, 60, DEI 
6. Gazzetta delle Cliniche. N. 51 e 52 — 1883, dal ‘1 al J2 1884, 
7. Gazzetta Medica italiana dal-1 al 12 1884. 
8. Il Progresso. N. 24 1883 e N. 1, 4,5 1884. 
9. Lo Spallanzani N. 1 e 2 — 1884: 
10. Guglielmo da Saliceto dal N. 6 al ]}2 — 1883 e N. le 2 — 1884. “N 
41. Giornale di Anat. Fisiol. e Pat. degli Animali. Fasc. 1 Gennaio e Febb. 1884. È 
- 42. Rivista italiana di Terapia ed Igiene. N. 186; 37, 38. | 
13. Gazzetta degli Ospitali, dal N. l al 26. 


Numeri mancanti. 


4. Anales de la Sociedad il ng Argentina. Fasc. di Dicembre 1888; 
2. Il Progresso. N. 2e3-1 | 


Seguito dell’ Elenco 
dei signori che hanno pagato l'abbonamento del V. anno. 
Prof. Pietro Pavesi, R. Università di Pavia. — Dottor Achille Fumagalli, ( 0 , 


lista, Como. — Prof. Luigi Solera, R. Università di Siena. — Dottor Giaco Ù 
Vincenzo, Mantova. i 


Dottor Calcinardi Giovanni, Medico: chirurgo, fina: 


07 o AA 


- 20 Mata 
r Anno VI. 


» 


Giugno 1884. 


Pai 
annannnan DANDADIEOISIIDIIIIOLIDIDIIIDL 


A 
ALE 
tti LA 
Mico 


alare nananana alata] 


DO OGLETTINO SUENTIIO 


REDATTO DA 


tdi 
à 
Jo 

% 
1% 


oi 
ì 
% 


 LEOPOLDO MAGGI |} GIOVANNI ZOJA 


Hi 


Meor- ORD. D° ANATOMIA E FISIOLOGIA | PROFESSORE ORDINARIO DI ANATOMIA 


1 | —"COMPARATE UMANA 
NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA 


E 


ACHILLE DE-GIOVANNI 


PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA 


> >+- 


Un Anno £, 8. 


Ci 
PAVIA. 
Stabilimento Tipografico Successori Bizzoni. 
1884. 


- 


è 


A _ 


INDICE 


ter) 


pn ‘e 


pr 
De” 


PE da si 
E È - 


dei lavori contenuti nei fascicoli del Bollettino Scientifico. 


+34 
>» 


a 
” 


14 
de LE 


PON 


ANNO |. 9 iii. 
Fasc. I. -- Maggi: La Morfologia. -— De Giovanni: Aspirazioni nel metodo” 
della indagine clinica. -—— Cattaneo: Cenni intorno ai Rizopodi. -—- Parona: An- 
notazioni di Teratologia e di Patologia comparata. -- Grassi: Di una insolita 
sede dell’Oidium Albicans. — Comunicazioni dai Laboratori. — Insegnamento 
secondario classico. — Notizie universitarie. di 
Fasc. II. — Zoja: Sulla testa di Bartolomeo Panizza. — De Giovanni: Aspira- 
zioni nel metodo della indagine clinica (cont.). — Cattaneo: Cenni intorno ai Ri-" 
zopodi (cont.). — Grassi: Di una insolita sede dell’Oidium albicans (cont. e fine). 
— Notizie universitarie (cont.). i So 00 
Fasc. III. e IV. Maggi: Intorno alle Choturnie parassite delle branchie dei 
gamberi nostrali. — De Giovanni: Aspirazioni nel metodo della indagine clinica 
(cont. e fine). — Zoja: Sulla testa di Bartolomeo Panizza (cont. e fine). -- Ten- 
chini: og una particolare disposizione dei nervi palmari nell’ uomo. — (Ce-. 
saris: Sulla comunicazione interauricolare del cuore negli adulti. — Cattaneo: 
Cenni intorno ai Rizopodi (cont. e fine). — Cattaneo: Sul significato morfologico 
dalle parti esteriori del Metovo. — Comunicazione dai Laboratori. "fl 
Fasc. V. — De Giovanni: Di alcuni fatti clinici concernenti la patologia del 
cuore e del ventricolo. - - Maggi: Sopra una varietà della Cothurnia pyxidiformis 
D’Udek. — Cattaneo: Schizzo sull’ evoluzione degli organismi. — Maggi: Della ‘ 
primitiva origine degli organi. — Maggi: Corso*libero di protistologia medica. 
— Zojia: Corso libero di antropologia applicato alla medicina legale. — Notizie 
universitarie. mai 
Fasc. VI. — Maggi: Il mesoplasma negli esseri unicellulari. — De Giovanni: 
La morfologia e la clinica. — Cattaneo: Gli individui organici e la morfologia. 
— Maggi: Intorno all’importanza medico-chirurgica dei Protisti. — C. Parona: 
Sulla Pigomelia dei vertebrati. — C. Parona: Di un nuovo crostaceo cavernicolo. 
-- Notizie universitarie. da: 
Fasc. VII. — Tenchini: Di un nuovo muscolo soprannumerario (costo-ome- 
rale) del braccio umano con una tavola. — Gruber: Intorno ai Protozoj italiani. 
— Zoja: L’ Appendice della glandola tiroidea. — Maggi: Di una nuova Amibina. 
— Comunicazioni dai Laboratoj. — Notizie universitarie. -— Notizie varie. dla 
Fasc. VIII. -- AVVISO. — Cattaneo: L’Unità Morfologica e i suoi Multipli. — 
Maggi: Intorno al Ceratium furca Clap. e Lach., e ad una sua varietà. — Comu- 
nicazioni dai Laboratori. — Necrologio. i - 


I 


4 
wu 


Prezzo degli 8 Fascicoli L. 6 — Prezzo di ciascun Fascicolo separato L. |. ». 


ANNO II. “i 
<> 3 0 
Fasc. I. — De Giovanni: Studj morfologici sul corpo umano a contribuzione. 
della clinica. Maggi: Tassonomia e Corologia dei Cilio-flagellati. — Zoja: L’Ap- 
pendice della glandola tiroidea nel Cynocephalus Babuin. — Parona: Prime ri- 
cerche intorno ai Protisti del lago d’Orta, con cenno della loro corologia ità-. 
liana. — Cesaris: Rara coincidenza d’anomalia dell’ arteria succlavia destra e ‘ 
dell’ arteria vertebrale destra. — Comunicazioni (dalla Clinica medica dell’ Uni- 
versità di Padova). I 
Fasc. II. — Maggi: Esame protistologico delle acque di alcuni Laghi Italiani 
— Parona: Intorno alla Corologia dei Rizopodi. — Zoja: Sui rapporti tra l’atla 
ed il cranio nell’ uomo ed in alcuni animali. — Notizie universitarie. Le 
Fasc. III. — Tenchini: Caso di assenza completa del setto lucido in un bam-. 
bino di due anni e mezzo colla integrità delle funzioni intellettuali. — Tenchini 
e Staurenghi: Contributo all’anatomia del cervelletto umano e dell’apparato ven- | 
tricolare della volta. — Parona: Delle acinetine in generale, ed in particolare © 
di una nuova forma (Aczneta dibdalteria n. sp.). -—— Maggi: Concetto dell’anato- 
mia e fisiologia comparata, riguardata-come una sola scienza. — Vinciguerra: 
Le emimetamorfosi dei Pesci. — Zoia: Corso libero di Antropologia applicata | 
alia Medicina legale. -- Nofizze: (Dalla Clinica medica di Padova). +1 0 
Fasc. IV. — Zoja: Proposta di una classificazione delle stature del corpo 


pesa 
GO 
{Neg 


Mm 


Bri 
; PR 
«6 AN 


“» 


e ènì 


fg 


, 


A 


f 
TÀ 


e - 
La 


A D7 4 


CI Pdl 


. va 


a dla dia 1884. sE: . Num. 2. 


- Bollettino Scientifico 


REDATTO DA 


LEOPOLDO MAGGI 


È + ORD. DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA 


GIOVANNI ZOJA 


ast 


PROF. ORD. DI ANATOMIA UMANA NELLA STESSA UNIVERSITÀ. 


| {ACHILLE DE-GIOYANNI 


pi STE in niet a e‘ —+-  - va. «A oto 


fe. PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA. 


Milimonto annuoItalia L. S|| Si pubblica in Pavia Esce quattro volte all'anno. — 
> » Estero » L1©|/Corso Vittorio Eman. N. 73]| Gli abbonamenti si ricevono in 
\umero separato . . » 2/[[_———_—_—_—_—__—__T_ Pavia dall’Editoree dai Redat- 
1 numero arretrato . . » € Ogninum.®° è di 32 pag.*|| tori. 


& 


È | | ‘SOMMARIO 


E NCHINI: Di una rara anomalia delle arterie e delle vene emulgenti. — B0- 

NARDI: Dell’ azione dei succhi digestivi di alcuni gasteropodi terrestri, 

«sull’amido e sui saccarosii. — PARONA: Materiali per la fauna dell’Isola 

da Sardegna (X, Ulteriore comunicazione sui Protistt della Sardegna). — 

AGGi: Sull’ importanza scientifica e tecnologica dell'esame microscopico 

Î'gelle nostre acque. — Rivista (CATTANEO: Sui protozoi del porto di Genova 
di A. Gruber). 


2 Di una rara anomalia delle arterie e delle vene emulgenti 
Nota del prof. LORENZO TENCHINI 
(Con figura). 

Se mi faccio a descrivere ed a rendere di pubblica ragione 
una complessa anomalia, da me osservata, dei vasi sanguigni 
emulgenti (1), non è certo per affermare un fatto nuovo, ma 
Ipo: richiamare alla mente del chirurgo la possibilità di una 

complicazione, che potrebbe seriamente imbarazzare l’atto ope- 
| ratorio della nefrectomia. 

È È per questo specialmente che stimo non affatto priva di 
interesse la descrizione, che sto per fare, oggi che l’ardimento 


| I 
po (1) Il pezzo è conservato nel Museo di Anatomia umana della R. Uni- 
È versità di Parma. 

; 


P 34 ) e 
di Gustavo Simon (1), della estirpazione del rene, venne defi-- 
nitivamente per talune malattie accettato dalla chirurgia, come | 
mezzo terapeutico, che non infrequenti volte riesce a splendidi 


risultati. 


— Ecco di che cosa si tratta. 


Premetto che il cadavere, a cui si riferisce l’osservazione, 
era quello di un contadino in sulla sessantina, colla statura. 
di m. 1.80, robustissimo, morto per pneumonite doppia nel. 
l'Ospedale civile di Parma, e scelto per la dimostrazione sco-_ 
lastica dei vasi sanguigni addominali. Con quest’intendimento 
preventivamente praticai la doppia iniezione delle arterie e_ 
delle vene, ed il caso mi portò a rilevare l'anomalia, che forma 
argomento di questa Nota. 


ARTERIE — A destra. — Dall’aorta addominale (fig. 1. 1), 
affatto normale per volume e per posizione, derivano pel rene. 
destro due arterie: una (fig. 2.) un centimetro e mezzo circa. 
sotto l'origine della mesenterica superiore, l’altra (fig. 3.) a 
livello della mesenterica inferiore, distando esse fra loro, 
all'origine, un sei centimetri e mezzo. 

La prima (che è anche la più voluminosa) si presenta grossa. 
quasi quanto una carotide interna, e, tosto staccatasi, si col-. 
loca dietro la vena cava ascendente (fig. 19.), per raggiungere 
il rene corrispondente. Avanti però di toccarne l’ilo, sì divide 
in due diramazioni, di cui la più alta, circuendo d’alto in basso 
le vene emulgenti e portandosi all’avanti, si scioglie a sua 
volta in tre rami secondari, che penetrano nel rene a varia. 
altezza, mentre la più bassa, più cospicua della compagna, i 
entra subito non decomposta nel viscere. cei 

L’altra arteria renale, l’inferiore (fig. 3.), uguaglia ad un 
di presso il volume di una omerale, si dirige in alto, si col- 


(1) È noto che Simon, di Heidelberg, fu il primo ad eseguire la nefrec- 
tomia nel 1870, come metodo operativo nella chirurgia renale. Formulò 
anche i precetti di questa grave operazione, che venne successivameute ri- 
petuta più volte da altri chirurghi, quali Baum, Spencer Wels, Esmarck, 
Gunn, Gillmon, Peters, Brand, Langenbuch, badi Martin, Lossen, Raffa. 


ed altri. 


35 
loca avanti alla vena cava inferiore e giunge nel rene, attra- 
versandone l’ilo verso l’ estremità inferiore, dietro l’uretere 
corrispondente (fig. 4.) 

‘ Laonde la vena cava inferiore, anch'essa normale al pari 
dell'aorta, appare circondata da un cingolo arterioso, col quale 
assume rapporti di contiguità molto stretti. 

A sinistra. — Quivi una sola arteria renale si trova (fig. 5.), 
la quale differisce dal tipo normale per ciò solo che, innanzi 
di penetrare nel rene, si scioglie in tre rami: anteriore (fig. 6.), 
‘superiore (fig. 7.) e posteriore (fig. 8.). L'anteriore circonda 
la parete omonima dell’ilo renale d’alto in basso; il secondo 
si dirige verso l’estremità superiore del rene; l’ultimo passa 
dietro la pelvi renale, per riuscire sul contorno posteriore 
dell’ilo. 

VENE — A destra. — Tre distinte vene emulgenti corri- 
spondono alle arterie di questo lato. Una (fig. 9.) è assai vo- 
luminosa, e, nell’ilo renale, risulta costituita da numerosi rami 
“convergenti in un tronco solo, che, dirigendosi obliquamente 
in alto, sbocca nella cava inferiore al luogo consueto. La se- 
conda emulgente è più piccola (fig. 10), ma non di meno 
cospicua: trae dietro la pelvi, dall’estremità inferiore dell’ilo 
renale, e riesce nella cava separatamente, più in basso, a sei 
centimetri dal punto in cui termina la prima. La terza, più 
piccola ancora, è, per posizione, intermedia alle altre ; essa 
pure mette foce separatamente (fig. 10'). 

A sinistra. — Più complesse ed anormali sono le vene di 
i sinistra. Due voluminosissimi vasi si staccano anzi tutto dal 
4 rene, i quali circondano, anteriormente e posteriormente, la 
| pelvi corrispondente, sottraendola in parte alla vista (fig. 11. 
__12.); essi poscia si anastomizzano ampiamente fra loro per 
| mezzo di un breve tronco trasversale (fig. 13.), che sta sotto 
— l’arteria renale; ma immediatamente dopo, divergendo assai, 
$ sì separano di nuovo. Uno (fig. 14.) va in alto, passando 
| avanti all’aorta sotto l’origine dell’arteria mesenterica supe- 
| riore, e per questa via giunge alla cava al medesimo livello, 
al quale arriva la vena emulgente destra, più grossa. L’altro 
ramo (fig. 15.) invece si dirige molto obliquamente in basso, 
sì mette dietro l’aorta, dove si bipartisce, per avere così nella 
cava duplice separata foce. 


i) 


56. 


. Dei rami di divisione, il più alto (fig. 16.) termina quasi. 
al medesimo ‘piano della emulgente inferiore destra (fig. 10); 
il più basso (fig. 17.) giunge a mettere capo a cinque centi- 
metri e mezzo di distanza dal punto, in cui la stessa cava in- 
feriore raccoglie, per CONVOrBENZA, le due vene iliache primi- 
tive (fig. 18. 18). 

Riassumendo quanto concerne le vene, si può dire, in altri 
termini, che alla cava ascendente arrivano dal rene destro tre | 
tronchi, che traggono separati dal viscere, e dal sinistro al- 
trettanti, i quali circondano l’aorta, intricandone il decorso 
e complicandone i rapporti. 


— Le anomalie dei vasi sanguigni emulgenti, più o meno — 
complicate, sono da gran tempo note (1), specialmente riferite ai _ 
casi in cui anche i reni si trovano anomali, vuoi per posì- 
zione, vuoi per numero, vuoi per configurazione esterna. Nel- 
l'esemplare descritto invece i reni sono, sotto ogni riguardo, 
normali, e, mentre a destra si trova in modo speciale fuori 
del comune la disposizione delle arterie, per la presenza di 
una renale accessoria, a sinistra sono supratutto le vene, che 


si sottraggono alla regola col loro numero e modo di distri. — I 


buirsi. 

Io non intendo qui certo di parlare delle varietà dei vasi | 
renali, giusta la descrizione che ne fanno gli autori, che 
si occuparono dell'argomento. Mi limito a dichiarare che esse | 
non sono molto rare; io stesso, per quanto meno complesse, 
le vidi più volte nel cadavere, e conservate in varie colle» 
zioni angiologiche e). 


(1) Per le anomalie delle arterie renali veggasi specialmente l'opera di _ 
Dubrueil: Des anomalies artérielles, ecc. — Paris, 1847, (a pag. 250 e seg. )R 
(2) Il Museo dell’ Istituto da me diretto possiede due esemplari di ar. 
terie renali accessorie. 3 
Ricordo inoltre tre altri preparati, che figurano nell’insigne Museo del- 
l’ Istituto anatomico dell’ Università di Pavia, diretto dal Prof. G. Zoja. 


In uno sono due arterie distinte, che giungono al rene sinistro; in un. 


altro preparato trattasi della vena renale sinistra, la quale, dopo aver ri- 
cevuto la capsulare e la spermatica dello stesso lato, in prossimità dell’aorta, 


si divide in due grosse diramazioni, una superiore più piccola; ed una în- 


feriore più considerevole. La branca venosa superiore si porta verticalmente 


37 
Ora, è appunto per questa sua relativa frequenza che 
tengo importante la conoscenza dell’ anomalia, di cui è pa- 
ola, di fronte all’interesse, che, come dichiarai fin da prin- 
Mipio, ne può avere la chirurgia nell’estirpazione del rene. 

| Sventuratamente l'anatomia non sa oggi fornire dei cri- 
terî, che abbiano a guidare il chirurgo a sospettare una even- 
tuale disposizione insolita de’vasi emulgenti. L’unico dato che 
se, a mio avviso, potrà, per quanto vago, essere accettato 
siccome attendibile, se osservazioni ripetute le confermeranno, 
è la statura dell’ individuo. 

| Avanzo questo dubbio, perchè anche per alcune altre ano- 
ralie vascolari è dimostrato avere l'altezza personale un rap- 
n Beto diretto, e perchè effettivamente nel caso, da me ora de- 
scritto, l'individuo aveva una statura, che certo può dirsi alta. 
Non è poi del resto irragionevole la supposizione, quando si 
pensi al modo e al tempo diverso in cui si sviluppano lo sche- 
letro (colonna vertebrale) e l'apparecchio circolatorio, onde è 
possibile che all’ accrescimento eccezionale dell'uno non cor- 
risponda uno sviluppo normale dell’ altro. 


fin. * 


în alto, parallelamente all’ aorta, e dopo aver ricevuto un’ altra vena renale 
dello stesso lato sì continua direttamente colla vena grande azigos, di cui 
forma la radice principale. La branca inferiore invece si dirige obliquamente 
in basso ed all’ interno, si divide în tre grosse diramazioni, le quali, scor- 
rendo tra l’aorta e la colonna vertebrale, giungono a sboccare nella cava 
ascendente. Delle tre diramazioni l’inferiore è la più considerevole, si può 
dire la continuazione della branca inferiore, e per la situazione è anche la 
più lunga, decorrendo il tratto di circa sette centimetri. 

È evidente la somiglianza che passa fra questa insolita disposizione ve- 
‘nosa e quella da me descritta, pure a sinistra, nel mio esemplare. Ho vo- 
_luto per ciò riportare testualmente la descrizione che ne dà lo stesso Prof. 
Zoja nella sua opera — I Gabinetto di Anatomia normale della R. Uni- 
versità di Pavia — Serie E, Angiologia. — Pavia, 1876 a pag. 213 (Pre- 
parato N. 161). 

Pel secondo esemplare veggasi la stessa opera, a pag. 187 (Preparato 
N. 48). Un terzo esemplare id. id. serie G. Splancnologia pag. 313 (Pre- 
pa ato N. 339). 

| Ricordo infine un caso di arterie renali accessorie raccolto nel Museo 
| Anatomico dell’Università di Sassari, essendo i reni perfettamente normali 
| (G. Pitzorno — L'Istituto Anatomico della R. Università di Sassari nell’anno 
scolastico 1881-82 — Serie F, Angiologia — Preparato N. 24, a pag. 45 — 
Sassari, 1882). 


38 


Comunque sia di questa idea, che, dimostrata vera, avrebbe 
certo anche praticamente qualche valore, torna evidente che 
il chirurgo, incontrando una anomalia delle emulgenti, po- 
trebbe imbattersi in gravi difficoltà quando, eseguendo la ne- | 
frectomia, nel quarto tempo dell’operazione fosse per passare 
alla legatura del peduncolo, e alla esportazione del rene. Tutti — 
gli organi, che penetrano nell’ilo, sono legati assieme; poscia. 
il viscere è tratto fuori attraverso la breccia praticata nella 
regione lombare (supponendosi che sia questa la via scelta, 
anzi che la peritoneale), ed infine il peduncolo viene conve 
nientemente reciso. 

É chiaro che da un’arteria accessoria, o da una vena, che 
non occupino l’ilo renale, e che perciò non potrebbero essere 
comprese dal laccio, deriverebbero emorragie, capaci di met. | 
tere a repentaglio immediato la vita del paziente. Ed il peri- 
colo sarà tanto più serio, quanto più si presenterà complessa _ 
l’ anomalia vascolare, come nel caso nostro. 

— Circa poi al modo speciale, con cui deve essere inter: 
pretata la presenza nell’ adulto, piuttosto che di una, di pa- 


recchie vene grosse, a mettere in comunicazione il circolo re- — 
nale con quello della cava ascendente, non v’ha dubbio tro- 
varsì la spiegazione in un fatto, che dipende da arresto di 
sviluppo. 

Ed invero è noto che nell’embrione, tosto manifestatasi la — 
cava inferiore, le altre vene circostanti, che prima costitui- 
vano colle cardinali un intreccio comune, comunicante colle | 
iliache primitive, vanno via via in parte scomparendo, mentre 
la cava proporzionatamente s’ accresce. Le poche che riman- > 
gono, quelle che normalmente si devono trovare anche nel- 
l'adulto, mantengono un volume senza confronto inferiore, e _ 
diventano per tal modo veri confluenti della cava stessa, come — 
sarebbero le renali, ridotte a due di numero. i 

Ora imaginiamo che il processo, per cui si oppilano le | 
vene accessorie, non si compia perfettamente, ma che taluno | 
dei tronchi, formanti l’intreccio venoso primitivo, persista, ed 
allora di leggieri si comprenderà la presenza di vene sopran- — 
numerarie, come notammo nel nostro esemplare. 


39 


Ù: | Ed è più facile poi che tutto questo accada a sinistra, 
‘poichè le vene quivi, che dovranno, per così dire, essere as- 
rbite dal prevalente sviluppo della cava, situata a destra 
alla linea mediana, sono più lunghe di quelle del lato op- 
Bisio. L'onda sanguigna per ciò deve percorrere maggior tratto, 
‘superare maggiori ostacoli, onde il sangue, più facilmente che 
a destra, tenterà di aprirsi un varco, pel circolo collaterale, 
attraverso vene originariamente aperte, e che dovrebbero, a 
sviluppo ordinario, ostruirsi. (1) 

— —— Trovata vera l’interpetrazione, come del resto è indi- 
scutibilmente vero essere le anomalie venose del territorio 
della cava ascendente più facili e più complicate a sinistra, 
dobbiamo vedere in ciò un criterio pratico, utile alla chirur- 
E: gia, poichè, ne’casi speciali, si potrà con maggior probabilità 
essere nel vero sospettare, in questo lato più che nell’op- 
Bio, anomalie del circolo venoso. 

| Dal Laboratorio di Anatomia umana della R. Università di Parma. — 
Giugno, 1884. 


Spiegazione della Figura. 


1.1. Aorta. — 2. Arteria renale destra superiore. — 3. Arteria renale de- 
stra inferiore, accessoria. — 4. Uretere destro. — 5. Arteria renale sini- 
stra. — 6.7. 8. Suoi rami, rispettivamente anteriore, superiore, e posteriore. 
_— 9. Grossa vena emulgente destra superiore. — 10. Vena emulgente ac- 
cessoria, inferiore, destra. — 10' Vena emulgente accessoria, intermedia, 
destra. — 11. 12. Tronchi d'origine delle vene emulgenti di sinistra. — 
13. Anastomosi loro frapposta. — 14. Ramo venoso superiore renale sinistro. 
_— 15. Ramo inferiore. — 16. Sua diramazione superiore, e (17) sua dira- 
mazione inferiore. — 18. 18. Vene iliache primitive. — 19. Vena cava ascen- 
dente. 


(1) È la stessa spiegazione, che diede recentemente il Prof. G. Antonelli 
per dar ragione della persistenza della vena cardinale sinistra, anzi che 
della destra, tutte le volte che occorre di rilevare nell’adulto qualche esem- 
pio di apparente duplicità della vena cava inferiore. A me pare possa es- 
| sere invocata anche pel caso mio, quantunque non si tratti qui veramente 
di vene cardinali. — 
(G. Antonelli. — Duplicità apparente della vena cava inferiore. —- Na- 
Bipoli, 1882). 


Ò 
| 
I 


40 


DELL'AZIONE DEI SUCCHI DIGESTIVI DI ALCUNI GASTEROPODI. 
TERRESTRI, SULL’AMIDO E SUI SACCAROSII 


Studio del Dott. BONARDI EDOARDO 


Assistente al Museo ‘e Laboratorio di Anatomia e Fisiologia comparate — 
dell’ Università di Pavia. 


Dopo la scoperta di Leuchs (1) intorno all’azione saccari-. 
ficante della saliva umana sulle sostanze amidacee, numerosi 
e notevoli studi furono pubblicati affine di illustrare questo 
importante capitolo della fisiologia della digestione. Ma la 
maggior parte di tali ricerche sì limitano alla saliva umana. 
ed a quella di alcuni Mammiferi domestici — restando l’ar-. 
gomento quasi vergine per i così detti animali Invertebrati. 
Fu solamente nell’ ultimo ventennio che l’azione dei succhi 
digestivi sugli alimenti venne studiata in quasi tutti i tipi 
dell’organizzazione animale. 

Un lavoro di grande valore fu pubblicato nel 1867 dallo 
illustre P. Bert (2), sulla fisiologia della seppia. — Sono do- 
lente di non aver potuto direttamente consultarlo; per altro 
risultami indirettamente che vi è ampiamente trattata la que- 
stione dell'importanza dei liquidi digestivi sugli alimenti. 

Nel 1868 il Panceri, pubblicò le sue ricerche sulla saliva. 
dei Molluschi Gasteropodi (3), riguardanti in modo speciale 
l’azione dell’ acido solforico, che, come è noto, vien secreto 
da alcune specie di tali Molluschi. — Egli avrebbe concluso 
che le salive acide da lui sperimentate non hanno alcun po-. 
tere digestivo sulle sostanze animali e vegetali, anche dopo. 
lungo tempo di contatto. | i 

Dal 1874 al 1878 il sig. F. Plateau (4) fece di pubblica 

(1) Zeuchs — Ueber die Verzuckerung der Stàrkmehls durch Speichel Kast 
ner’s Archiv fiùr die gesammte Naturlehre, 1831, t. XXI, p. 106. : E 
(2) P. Bert — Physiologie de la Séche. Memoires de la Societé des Sciencés 
physiques et naturelles de Bordeaux, t. V., 1867. ; 
(3) Panceri — Nouvelles observations sur la salive des Mollusques Ga- 
stéropodes (Ann. des Scien. nat. Serie V.® t. X.° 1868, p. 84). 
(4) Plateau F. — Recherches sur la structure de l’appareil digestif, et sur 


les phénoménes de la digestion ches les Araneides dipneumones — Bruxelles, 
1877. | 


Ul 


ragione alcuni suoi studi sulla digestione degli Insetti, degli 
— Aracnidi e dei Miriapodi. Contengono risultati interessanti per 
l'argomento ch’io devo trattare — poichè stabiliscono che la 
_glandula epatica dà secrezioni atte a digerire le materie al- 
‘buminoidi, ma affatto inattive sulle sostanze grasse ed amidacee. 
A conclusioni analoghe è venuto il sig. Jousset de Bellesme 
| nelle sue Memorie sulla Blatta (1) e sulla Migeskione dei Mol- 
luschi Cefalopodi (2). 
Quanto alla saccarificazione degli amidi dice che dopo qua- 
‘rantotto ore di azione della secrezione epatica, quando la 
putrefazione era per incominciare, non riscontrò tracce di 
«glucosio. Nel secondo dei citati lavori il signor Jousset ri- 
corda i risultati ottenuti da lui anteriormente studiando il 
Carcinus moenas e l’Astacus fluviatilis; risultati affatto con- 
formi a quelli sopra accennati, perciò che riguarda la secre- 
zione epatica. Della secrezione salivare l’Autore non si è oc- 
| cupato. 
Nel 1878 il Dott L. Frédericq pubblicò due lavori di con- 
 siderevole importanza: il primo (3) intorno alla digestione 
. delle materie albuminoidi in alcuni Invertebrati; il secondo 
sulla Fisiologia del polpo comune (4). 
Parlando delle ghiandole salivali dell’Arion rufus il chiaro 
_ autore nega ch'esse secernino della diastasi valevole a tra- 
_ sformare l’amido in glucosio. Riconosce invece questa attitu- 
dine nel eosì detto fegato, tanto dell’Arion quanto dell’Octopus, 
per cui ammette col Krukenberg che il preteso fegato di questi 
animali non sia altro che un pancreas. — Alla quale conclu- 
sione sarebbe venuto, più recentemente, il Vigelius (5) per 
| ciò che riguarda i Cefalopodi. * 


(1) Jousset de Bellesme — Récherches expérimentales sur la digestion des 
Insectes et en particulier de la Blatte (1875). 

(2) Jousset de Bellesme — Recherches sur la digestion chezles Mollusques 
céphalopodes (Comp. rend. t. LXXVIII. N. 9 e N. 6, 1879). 

(3) Z. Fréderieg — La digestion des Matières albuminoides chez quelques 
| invertebrés — Archives de Zool. exp. 1878, N. 3, p. 391). 

(4) LZ. Frédericq — Recherches sur la Physiologie du poulpe commun. (Oc- 
 topus vulgaris). Archives de Zool. exp. 1878, N. 4, p. 535. 

(5) Vigelius — Ueber das sogenannte pankreas der Cephalopoden. (Zool. 
Anzeiger 1881. N. 90). 


Ù 
ù 


Ci img ta 9. x 


42 
Ma l’autore che ha più estesamente studiata l’azione dei | 
succhi digestivi negli Invertebrati è senza dubbio il Kruken- 
berg. Egli ha pel primo riconosciuto che il fegato di molti |. 
Invertebrati contiene un fermento simile affatto a quello del 
succo pancreatico dei Vertebrati e cin egli chiama appunto 
tripsina. 
Il fegato di parecchi Molluschi (più di trenta generi) con- _ 
tiene in copia tale fermento, epperò oltre le altre azioni di- 
gerenti, ha quella di agire saccarificando gli amidi (1). 
La quale fu pure riscontrata dallo stesso Krukenberg nel | 
fegato di parecchi altri Invertebrati, come nello Spirographis 
Spallanzani, nel Pinnotheres pisum, nel Pagurus maculatus, 
nella Eriphia spinifrons (2). Tra gli Echinodermi, nell’Ophio- 
glypha tecturata, nell’Asteropecten pentacanthus e nell’Aste- 
ropecten platycantus. Tra gli Aracnidi, nel Butus occitanus (3). 


Gli studii di Krukenberg sulla digestione dei Celenterati, spe- 


cialmente delle spugne e delle Actinie, riguardano unicamente — 
l’azione dei liquidi digestivi sulla fibrina cruda. 
Il sig. Bourquelot di Parigi, allievo di P. Bert, condusse — 
a termine, nel Laboratorio di Lacaze-Duthiers, una serie di 
ricerche sulla digestione dei Cefalopodi. | 
La sua Memoria è del 1882 e parmi un lavoro pregievo- 
lissimo (4). L'autore avrebbe stabilito con certezza che la. 
saliva dei Cefalopodi non saccarifica l’amido, mentre il fegato. 
di questi animali secerne un liquido la cui azione saccarifi- — 
cante sull’amido idrato è evidente. Il pancreas sarebbe dotato — 
delle medesime proprietà del fegato. Inoltre il fermento che 
producono questi due organi è identico alla diastasi salivale | 
degli anîmali superiori. 
Già durante le vacanze dell’ anno scorso, trovandomi in . 
campagna coll’opportunità di abbondanti materiali di studio, 


(1) Arukenberg. — Weiteren studien ueber die Verdaungsvorginge bei. 
Wrbel losen (Vergl. phys. Studien an der Kiisten der Adria — Herste Abthei- 
lung. — 1880, p. 59). i L: 

(2) Arukenberg :-- Op. cit. p. 62. 

(3) Krukenberg — Op. cit. p. 64. 

(4) E. Bourquelot — Recherches expérimentales sur l’action des sucs digestifs 
des Cèphalopodes sur les matières amylacèes et sucrées - (Arch. de Zool. — 
expér N. 3. 1382, p. 385) 008 


43 


“avevo eseguite alcune esperienze sulla saccarificabilità degli 
amidi per la saliva dei Molluschi terrestri e sulla presenza 
del glucosio nel fegato di questi animali. I miei risultati fu- 
 rono pubblicati, sotto forma di una noterella preventiva, nel 
| Bollettino scientifico di Pavia (1). Tornato al mio Laboratorio 
raccolsi la bibliografia dell’argomento e ripetei con maggiore 
esattezza e diligenza le esperienze che sto per descrivere. 
Le specie di cui mi valsi per le ricerche sono le seguenti; 
Helix pomatia; H. nemoralis; Limax maximus, L. psarus, 
L. variegatus. 

L'alimentazione di questi Molluschi - è ben conosciuta. Gli 
individui delle prime due specie accennate sono fitofagi. Si 
| pascono specialmente di bottoni, di giovani germogli, di fo- 
glie, e talora anche di fiori, di frutti carnosi di vegetali fa- 
| nerogami. — Si conosce anche grossolanamente la composi» 
zione chimica di questi alimenti. Così sappiamo che negli ac- 
cennati alimenti erbacei è contenuta una notevole quantità 
di cellulosi e di lignina (2 a 3 0g); mucilagine facilmente 
trasformabile in zucchero; materie pectiche, amido, inulina, 
zucchero; sali organici e minerali, di potassa, di soda, di calce, 
Invece nei frutti che talvolta sono pascolo degli Elicidi, 
e sempre dei Limacidi, esiste in quantità rilevante lo zucchero, 
la pectosi, la pectina, l’amido, le materie grasse, ecc. (2). 

I Limacidi, oltrecchè delle sostanze sopraenumerate, si ci- 
. bano con grande avidità di funghi e di materie animali (3). 


Preparazione del materiale necessario per le esperienze. 


Infuso delle ghiandole Salivali. — Ho quasi sempre levato 
queste ghiandole da animali in corso di digestione. — Le tri- 
turavo minutamente , le lasciavo, per un'ora circa, in mace- 
razione nell'acqua distillata, agitando, a brevi intervalli di 
. tempo la provetta. ; 

Il liquido filtrato lo ponevo in contatto, per un tempo 


(1) Bollettino Scientifico di Pavia. N. 3. Settembre 1883. 

(2) Gautier. - Chimie appliquée à la phisiologie, à la pathologie et è l’hy- 
| Qiène. —- Vo). I., pag. 49-53. 

(3) Moquin-Tandon. - Histoire naturelle des Mollusques terrestres et flu- 


| viatiles de France. - Vol. I. pag. 53-54. 


nh 


più o meno lungo, a seconda delle esperienze, coll’ amido 
idrato — alla temperatura dell’ambiente, trattandosi di ani- 


mali non aventi temperatura propria. — 

Qui mi si potrebbe subito obbiettare che la trasformazione 
dell’amido in zucchero è operata anche dal muco accompa- 
gnante l’ infuso adoperato (1). — È però da notarsi che l’ a- 
zione saccarificante dei tessuti mucosi in genere è lentissima 
e quasi insignificante, specialmente a temperatura ordinaria. 
Io invece ho sempre ottenuto una saccarificazione così distinta — 
e copiosa da non lasciarmi alcun dubbio sulla sua vera causa. . 

D'altra parte, aggiungendo artificialmente del muco, tanto 
abbondante nei Molluschi, all’infuso impiegato, non vi in- 
dusse mai un aumento di azione. — Inoltre le esperienze 
eseguite il mese di gennaio, con glandole di animali in le- 
targo, mi diedero risultato negativo; eppure il muco era pre- — 
sente anche in quegli infusi. | 

Estrazione del fermento delle glandole salivali. — Affine 
di controllare i risultati avuti colla macerazione delle ghian- 
dole, ho eseguito l’estrazione del fermento attivo dalle ghian- — 
dole, e lo posi in contatto coll’amido idrato — lasciando du- — 
rare l’ azione non mai meno di dodici ore. 

Il procedimento impiegato per questa estrazione è presso 
a poco quell’istesso proposto da Mialhe per la preparazione 
della ptialina (2). 

L’alcool precipita il fermento, dalle sue soluzioni acquose, 
senza alterarlo in ciò che riguarda l’azione sua. 3 

Si aggiungono dunque dieci volumi d’alcool a 90 gradi alle — 
ghiandole triturate; si agita, si lascia in riposo per qualche 
tempo, si decanta, poi si getta il tutto sul filtro, lavando | 
ripetutamente con alcool a 90 gradi, fintanto che questo, 
passando, non trattenga in dissoluzione alcun prodotto. — 
Ciò che resta sul filtro contiene il fermento ed altre materie | 
albuminoidi, che si possono coagulare e rendere completa-. 
mente insolubili nell’ acqua. A tale uopo si dissecca il pro-. 


= 


(1) C7. Bernard. - Lecons de physiologie expérimentale. Tom. I. pag. 23. 
Bourquelot. - Mem. cit. pag. 394. È 
(2) Mizlhe. - Mem. sur la digestion et l’assimilation des matières amyloiîdes 

et sucrées, 1846, pag. 13. 


AS 


dotto sotto la siii pneumatica, lo si polverizza e lo si 
al diziona di due volte il suo peso d’acqua distillata. 

La soluzione acquosa è decantata e filtrata. Si tratta il re- 
| siduo con nuova acqua e si getta il tutto sul filtro. Il liquido 
| | passato contiene il fermento in dissoluzione. Lo si precipita 
| aggiungendo alcool a 90 gradi, lo si raccoglie sul filtro, lo 
si dissecca nel vuoto, e conservasi per le esperienze. 

i questo il metodo seguito anche dal Bourquelot per l’e- 
strazione del fermento dalle glandole dei Cefalopodi (1). 

.Anche qui devo osservare che le reazioni avute furono 
sempre distinte. Una reazione poco netta, indicante una tra- 
| sformazione minima dell’amido in zucchero, non potrebbe esser 
presa in considerazione, perchè tale trasformazione vien data 
anche dai tessuti mucosi, macerati nell’alcool (2). 

Il Krukenberg usò frequentemente la glicerina, come sol- 

vente del fermento, invece dell’acqua. È questo il metodo di 

— Wittich (3) ch’io non ho finora seguito. 

Aggiungerò che le ghiandole salivali dei Molluschi da me 
‘adoperate non contengono neppure traccie di glucosio, come 

mi assicurai, con ripetute prove, prima di RESERO, allo stu 

dio della loro azione sugli amidi. 

Infuso del fegato. — ll fegato, pure finamente triturato, 
lo addizionavo di acqua distillata, per quattro volte circa il 
suo volume. — Dopo breve macerazione, (un’ora) durante la 

| quale avevo cura di agitare frequentemente la provetta, fil- 
travo, e il liquido mescolato con amido idrato, lo trattavo 
nel modo seguito dal Bourquelot pel fegato dei Cefalopodi (4). 
Perciò si aggiungono al miscuglio quattro volumi d’alcool 
_a 90 gradi. Si lascia riposare e si filtra. Evaporato a bagno 
maria il liquido filtrato si riprende con acqua, si filtra e si 
assaggia il liquido ottenuto. 

Questo trattamento è necessario perchè il fermento peptico 
del fegato trasforma in peptoni le materie albuminoidi con 


(1) Bourquelot. - Mem. cit. pag. 395. 
i (2) C7. Bernard. - Op. cit. t. II. pag. 167, 375. — Bourquelot. - Mem. cit. pag. 
(3) Wettich. - Koenigb. med. Jahrb. III. pag. 196. 

(4) Bourquelot. - Mem. cit. pag. 397. 


46 
cui è in contattò, e questi peptoni, col reattivo cupo-potas- 
sico, danno una colorazione violetta intensa che maschera la 
riduzione dovuta allo zucchero formatosi. —- Ora l’alcool pre- 
cipita la maggior parte dei peptoni, e l’evaporazione a 100° 
precipita una materia albuminoide che l’acqua non ridiscio» 
glie. — 

Ho diligentemente esaminato se il fegato non contenesse 
normalmente del glucosio, come avrebbe trovato P. Bert per 
la seppia (1). 

Onde evitare ogni causa d'errore ricorsi al metodo più sicuro 
per la ricerca dello zucchero nelle soluzioni. In un matraccio 
contenente fegato triturato ed addizionato di acqua, introdussi 
del lievito di birra. Feci comunicare il matraccio, mediante 
tubo ricurvo, con una provetta contenente una soluzione lim- 
pida di barite pura, la quale difesi dal biossido di carbonio 
atmosferico con altro tubo ricurvo, comunicante colla pro- 
vetta, e contenente della soda caustica. 

Dopo 24 ore di azione del lievito di birra l’acqua di ba- 
rite non aveva subito il minimo intorbidamento; prova sicura 
che non erasi svolto biossido di carbonio e che quindi nel fe- 
gato sperimentato non contenevasi glucosio (2). 

Amido idrato. — L’ amido più saccarificabile per l’azione 
della diastasi salivale, sarebbe quello di pomi di terra (3); ma 
presenta l'inconveniente di contenere sempre un po’ di gluco- 
sio; per cui occorre di lavarlo diligentemente sul filtro, fino 
a che il liquido filtrato non eserciti più azione riducente sul 
reattivo cupro-potassico. — L’amido di frumento invece assai 
difficilmente è impuro per glucosio. 

Ne prendevo un gramma circa, e spappolatolo in qualche 
cente. di acqua fredda, gli aggiungevo poi tanta acqua bol- 
lente, da ottenere un prodotto non vischioso. — Questa pre- 
parazione la rinnovavo per ogni esperienza. 


(1) P. Bert — Physiologie de la Sechè (mém. de la Société des sciences 
physiques et naturelles de Bordeaux. T. V. 1867). 

(2). Sento il dovere di ringraziare il Chiarissimo Prof. Comm. Brugnatelli, 
Direttore del Laboratorio di Chimica generale della nostra Università, e l’ e- 
gregio suo Assistente D.r Bertoni, i quali mi fornirono cortesemente alcuni 
dei materiali impiegati pel presente lavoro. 

(3) Solera — Sulla diversa saccarificabilità degli amidi per le salive umane. 
Pavia, 1878. 


tetlca 


er 


AMRITA 


47 


Zucchero di canna. — Molto a proposito ha fatto notare 
| il Bourquelot, che la disparità delle opinioni dei fisiologi, in- 
torno all’azione dei succhi digestivi sullo zucchero di canna, 
dipendono in gran parte dal fatto che molti esperimentatori 
non si sono curati della purezza della sostanza impiegata (1). 

Infatti il saccarosio del commercio è sempre accompagnato 

da quantità più o meno rilevanti di glucosio, dal quale è dif- 
ficilissimo separarlo completamente. Per averlo puro ho seguito 
. io pure il metodo suggerito dal Prof. Iungfleisch al sig. Bour- 
quelot (2). Lavato lo zucchero di canna con alcool ed asciu- 
gatolo con una forte aspirazione alla pompa, se ne pone un 
| eccesso in un matraccio con alcool a 60 gradi. Si fa bollire, 
continuando l’ebollizione fino a saturazione. Si decanta e si 
pone la soluzione, contenuta in un vaso a larga apertura, 
| sotto la campana della macchina pneumatica, insieme a della 
— calce caustica. 
A poco a poco l’acqua viene assorbita dalla calce, il titolo 
dell'alcool aumenta, e la saturazione si accresce. — Dopo un 
paio di giorni il vaso viene raffreddato fin vicino a 0°, si ag- 
giunge un cristallino di saccarasio, ed agitando, si provoca 
la precipitazione dello zucchero della soluzione. — Lo si lava 
nuovamente all’alcool a 90 gradi, poi all'alcool assoluto, ed 
allora si può ritenere che sia quasi puro di glucosio. 

Salicina. — Quella del commercio è pura. Io ne ebbi un 
gramma dal Prof. Brugnatelli, e la soluzione la preparai con 
10 centigr. di salicina e 10 gr. di acqua distillata. 

Il Bourquelot ha studiato anche l’inulina in relazione coi 
succhi digestivi dei Cefalopodi. — Io non me ne sono occupato 
perchè l’inulina riduce per sè sola il reattivo cupro-potassico; 
epperò avrei dovuto esporre dei risultati incerti, fondati su 

una differenza di intensità della riduzione. 

I chimici ed i fisiologi non sono ancora bene d'accordo in- 
torno all’azione della diastasi degli animali superiori sullo 
zucchero di canna e sulla salicina. Hoppe-Seyler (3) Gorup-Be- 


(1) Bourquelot. Mem. cit. p. 405. 
(2) » » » 405. 
(3) Zoppe-Seyler. — Physiol. Chemie, p. 188. 


è 
sanez (1) Gautier (2) affermano che i saccarosii non sono ‘modi- 
ficati affatto dalla saliva. Per altro Richet (3) dice che lo uce- 
chero di canna è rapidamente trasformato in glucosio dalla 
diastasi salivale, alla quale Stàdeler, come riporta Milne-Ed- 
wards (4), attribuirebbe anche un’azione di sdoppiamento sulla 
salicina, che verrebbe trasformata in glucosio ed in saligenina. || 

Il Bourquelot ha diligentemente ripreso le esperienze ed | | 
ha concluso negando recisamente quanto hanno asserito Ri. i 
chet e Stàdeler (5). 

Ho ripetuto anch'io le esperienze, nel modo descritto da 
Bourquelot, ed adoperando la mia stessa saliva. — Dopo 24 
ore di azione, anche alla temperatura di 30-35°, nè il saccarosio, 
purificato nel modo precedentemente descritto, nè la salicina, 
avevano subito la benchè minima trasformazione in glucosio. 


ESPERIENZA 1.° — Helix pomatia (10 Gennaio - temp. 11°). Animali — 
in letargo. — L’infuso di N. 12 glandole salivali lo addizionai di amido 


idrate. 
Dopo 24 ore ho aggiunto alcune goccie di reattivo cupro-potassico i 


ed ho mantenuto la provetta a 70°. — Nessuna riduzione. 
ESPERIENZA 2.° — Helix nemoralis (10 Gennaio - temp. 11°). Ani- 
mali in letargo. — L’infuso di 12 glandole salivali lo trattai come sopra. 


— Nessuna riduzione. j 

ESPERIENZA 3.° — Helix pomatia (5 Maggio - temp. 15°). — Infuso 
di 12 glandole salivali sottoposto al medesimo trattamento. - 

Dopo 12 ore — Fiduzione poco copiosa, peraltro distinta. — Dopo 24 
ore — Riduzione abbondante e distintissima. i 

ESPERIENZA 4.° — Helix nemoralis (5 Maggio - temp. 15°). — In- 
fuso di 12 glandole salivali cimentato come sopra. 

Dopo 12 ore — Fiduzione incerta. — Dopo 24 ore — Riduzione molto 
evidente. ì 

ESPERIENZA 5.8 — Limax maximus (8 Maggio - temp. 15°). 
Infuso di N. 12 glandole salivali medesimamente trattato. 

Dopo 12 ore — Netta riduzione. — Dopo 24 ore — Riduzione assai 
più copiosa. nr 


(1) Goria: Bione: — Traité de Chimie Pitta — T.Ll 

(2) Gautier. — Chimie appliquée à la Physiologie, à la Pathologie et à PEY- 
giène. — Vol. I. p. 386. 

(3) Azchet. — Du suc gastrique chez l'homme et chez les animaus — 1878 
pag. 116. 

(4) Milne-Edwards. — Lecons sur la Physiologie T. VIl. p. 98. 

(5) Bourquelot. — Mem. cit. p. 409. 


| ESPERIENZA 6° — Timax variegatus (15 Maggio - temp. 16°). 

Infuso di N. 6 glandole salivali, trattato come sopra. 
| Dopo 24 ore — Riduzione distinta. 
| ESPERIENZA 7.% — (15 Maggio - temp. 16°). — Amido idrato messo 
Pi: contatto col fermento estratto dalle glandole salivali dell’ Helix pomatia. 

Dopo 24 ore — Riduzione evidente. 

ESPERIENZA 8. — Helix pomatia (15 Maggio - temp. 16.°). — Ma- 
cerazione di N. 12 glandole salivali, in contatto con saccarasio puro. 
| Dopo 24 ore — Nessuna riduzione. 

ESPERIENZA 9.° — Helix pomatia (15 Maggio - temp. 16°). — Infuso 
di N. 12 glandole in contatto con salicina. 

Dopo 24 ore — Nessuna riduzione. 

| ESPERIENZA 10.° — Limax mavrimus (18 Maggio - temp. 16°). — 
Infuso di N. 6 glandole salivali con saccarasio puro. — Infuso di altre 
6 glandole, con salicina. 
— Dopo 24 ore — L’uno e l’altro risultarono inattivi sulla soluzione cu- 
pro-potassica. 
‘ESPERIENZA 11.° — Helix pomatia (7 Maggio - temp. 15°). — N. 4 
fegati triturati, addizionati di acqua distillata, mescolati con amido idrato, 
poi trattati come ho precedentemente descritto. Al liquido ottenuto ho 
| aggiunto alcune goccie di reattivo cupro-potassico. — Riduzione spiccata, 
| copiosissima. À 

ESPERIENZA 12.3 — Helix nemoralis (10 Maggio - temp. 17°). — 
Sottoposi 4 fegati al trattamento sopraccennato. — Riduzione ben mamifesta. 

ESPERIENZA 13.° — Limax maximus (13 Maggio - temp. 16°-17°). 
— Quattro fegati trattati come nelle precedenti esperienze. — Riduzione 
abbondante. 

ESPERIENZA 14% — Limax psarus (13 Maggio - temp. 16°-17°). — 
L’istesso numero di fegati posti nelle medesime condizioni dei precedenti. 
— Riduzione pure abbondante. 

ESPERIENZA 15.° — Helix pomatia (14 Maggio - temp. 16°). — 
L’infuso di quattro fegati è addizionato di saccarasio puro, indi sotto- 
posto alle descritte operazioni per la separazione dei peptoni. — Nessuna 
riduzione sul reattivo cupro-potassico. 

ESPERIENZA 16." — Helix pomatia (14 Maggio - temp. 16°). — In- 
fuso di quattro fegati, addizionato di salicina e trattato come nell’espe- 
rienza 15.° — Nessuna riduzione. 

ESPERIENZA 17.° — Limax psarus (14 Maggio - temp. 16°). — 
Quattro fegati trattati come nella esperienza 15.* — Altri quattro fegati 
sottoposti al trattamento dell’esperienza 16.8 — In entrambi i casi nes- 
suna riduzione. 


Ricerca del solfo-cianuro di potassio. 


Constatato che le glandole salivali.ed il fegato dei Mollu- 
schi da me studiati, contengono una diastasi simile a quella 


50 


della saliva degli animali superiori, ho voluto ricercare se | 
l'analogia esista anche per rispetto al solfo-cianuro di potassio. — 

La presenza di questo sale nella saliva dell’uomo e di al- | 
cuni altri Mammiferi, indicata, in principio del secolo da Tre- i 
viranus (1) è oggi ammessa da tutti i fisiologi, siccome un 4 
fatto ben accertato. ù 

Ora, siccome è opinione dei fisiologi che il solfocianuro di 
potassio eserciti una non indifferente azione sul processo di- 
gestivo (2), così non parvemi inutile il verificare se esso tro- 
visi anche in quei succhi dei Molluschi, che per la loro atti- | 
vità, rappresentano la saliva dei Mammiferi. 


A. — Nelle glandole salivali. 
Per la ricerca del solfocianuro potassico nella macerazione 


delle ghiandole salivali ho impiegato tanto il metodo della 


cartolina ad acetato di piombo, quanto quello del percloruro | 
di ferro, come quello ancora dell’acido iodico. | 
1. Metodo. — Se nell’infuso delle glandole è contenuto il 
sale cercato, in contatto dell’ idrogeno nascente esso cederà. 
l’atomo di solfo, e si svolgerà idrogeno solforato, il quale pro- _ 
durrà l’annerrimento della cartolina imbevuta di una solu- 
zione concentrata di acetato basico di piombo. i 
Si potrebbe qui obbiettare che altri composti di solfo | 
possono essere presenti nell’infuso, all’infuori del solfocianuro 
di potassio; epperò, in caso di avvenuta reazione, si potrebbe |. 
incorrere in errore nel giudicare sulla provenienza dello solfo 
dell'idrogeno solforato svolgentesi. I composti che potrebbero 
generare tale errore sono dunque: i solfati, i solfuri, i solfiti 
e gli iposolfiti. — Orbene! ricercati nell’infuso, colle caratte- 
ristiche loro reazioni, li trovai mancanti. i 
Quanto ai solfati, anche se esistessero nella macerazione, 
non modificherebbero il risultato della esperienza, perchè ver- _ 
sando acido cloridrico e zinco in una soluzione di un solfato 
alcalino o terreo, non ha luogo sviluppo di acido solfidrico, 
come indica la cartolina ad acetato di piombo. 
La quale non si annerisce immergendola nell’infuso in cui 


(1) Oehl — La saliva umana — Pavia 1864 — p. 159. 
(2) Oehl — Op. cit. pag. 158. 


54 


lasi versato acido idroclorico solo, non accompagnato da zinco; 
* cui si può escludere la presenza dei solfuri. — I sollfiti, 
i ne esistessero, genererebbero col nitrato di protossido di 
Mario, un marcato annerimento, ch'io non ottenni mai. 
Finalmente gli iposolfiti, in contatto coll’acido cloridrico, 
darebbero precipitazione di solfo libero, la quale pure non 
ho osservata nelle indagini preliminari. 
ll Dunque, se la accennata caratteristica reazione ha luogo, 
sarà dovuta esclusivamente al solfo-cianuro potassico (1). — 
«2° metodo. — Versando nell’infuso delle ghiandole salivali 
qualche goccia di percloruro di ferro, si dovrà ottenere una 
distinta colorazione rossa nel caso che l’infuso contenga anche 
solo tracce di solfo cianuro di potassio. — Questa colorazione 
rossa può venir prodotta anche dagli acetati, qualora però 
fossero presenti nella soluzione in quantità relativamente 
grande. Infatti Oehl (2) ha dimostrato che una soluzione di 
gr. 1. 5 di acetato sodico in gr. 100 di acqua è ben lontana 
dal raggiungere, pel cloruro-ferrico, il grado di arrossamento 
corrispondente a quello che è dato da una soluzione artifi- 
ciale di solfo-cianuro di potassio in una proporzione di 0. 03 
per 100. 
È E quindi evidente che gli acetati in caso di Fisultato po- 
| sitivo, non potrebbero essere cagione di errore. 
| | 3.° metodo. — Il solfo-cianuro potassico è un energico 
| riduttore dell’acido iodico, dal quale provoca la separazione 
di iodio, riconoscibile colla solita reazione dell’amido. 
i | Il procedimento seguito dal chiarissimo Professore Solera 
| per la determinazione del solfo-cianuro potassico nella saliva 
| « umana è appunto fondato su questo fatto, da lui, per la 
| prima volta, messo in evidenza (3). Tracce minime del sale 

in discorso, che non si rendono sensibili alle altre due rea- 

zioni, sono svelate manifestamente dall’acido iodico. 

Se dunque all’infuso delle ghiandole si aggiunga un po’ 

di colla d’amido, quindi una goccia di acido iodico, essendovi 


| (1) Oehl. -- Op. cit. p. 15% 

(2) Oekl. — Op. cit. p. 162. 

(3) Solera. — Indagini sulle manifestazioni obbiettive del solfo-cianuro po- 
i tassico salivale. -- Pavia, 1877. 


il solfo-cianuro potassico nell’infuso, dovrà formarsi immedia- 
tamente un'intensa colorazione azzurra, perchè lo iodio se- 
paratosi dall’acido iodico, avrà prodotto ioduro d’amido. 


B. — Nel fegato. 


Nel liquido ottenuto dal trattamento del fegato triturato. 
con acqua distillata, cercai di svelare il solfo-cianuro di po- 
tassio unicamente col 1,° metodo, perchè il colore intenso del . 
liquido stesso mi impediva di rilevare nettamente le altre LI 
due reazioni. — Ho tentato di decolorarlo col carbone ani- 
male, ma non vi riuscii completamente. i 


ESPERIENZA 18° — Helix pomatia (18 Maggio). — Infuso di N. 12 
glandole salivali diviso in tre parti : 
1.8 parte — trattata col 1° metodo. — 2.8 parte - trattata col 2.° me- 
todo. — 3.° parte — trattata col 3.° metodo. — Risultato negativo. 
ESPERIENZA 19.° — Limax maximus (20 Maggio). — Infuso di N. 12. 
glandole salivali sottoposto ai medesimi trattamenti della precedente 
esperienza. — Risultato pure negativo. 
FSPERIENZA 20.° — Helix pomatia (18 Maggio). — Infuso di N. 6 
fegati trattato col 1.° metodo. I 
Dopo 2 ore — Distinto annerimento della cartolina ad acetato di piomili ì 
ESPERIENZA 21.8 — Limax maximus (20 Maggio). — Infuso di N. 4. 
fegati trattato col 1.° metodo. fi 
Dopo 6 ore —- Annerimento abbastanza manifesto della cartolina vl 
acetato di piombo. 


CONCLUSIONI. 


I risultat: precedentemente esposti lasciano luogo alle se- 
guenti conclusioni: 
1.° Le ghiandole salivali dei molluschi studiati secernono | 
un succo atto a saccarificare l’ amido idrato. 
2.° Il fegato contiene tà una diastasi saccarificante del- : 
l’amido idrato. i 
3. Questo fegato dovrebbe chiamarsi piuttosto col nome di 
epato-pancreas. j 
4.° Il secreto delle glandole salivali e quello dell’epato=. 
pancreas non esercitano alcuna azione sul saccarosio e sulla 
salicina. f: 
5.° Nelle glandole salivali non è contenuto solfo-cianuro di 
potassio. 


 6.° Questo sale è presente invece nell’epato-pancroas. 
7.0 Le glandole salivali dei Molluschi in letargo (Helix po- 

matia, H. nemoralis) non contengono diastasi. 

s Dal Laboratorio di Anatomia e Fisiologia comparate della R. Università di 


Pi te 
Fava. 


; 
I 53 


Co 


MATERIALI PER LA FAUNA DELL’ISOLA DI SARDEGNA 


% 


i È 
I PROTISTI DELLA SARDEGNA 
(Ulteriore comunicazione) 
ù del Prof, CORRADO PARONA, 


Altra volta ebbi ad occuparmi in questo Bollettino scien- 
tifico (1) dell'argomento, riferendo le mie prime ricerche sui 
protozoi, tanto marinì che d’acqua dolce, riscontrati in Sar- 
degna. 
Nello scritto precitato, dopo aver esposto un breve cenno 
della corologia protistica, precipuamente della parte meridio- 
«nale dell’Isola, riportai un non breve catalogo, suddiviso, fra 
| le diverse Classi, nel modo che segue: 
BACTERIA 6 forme. — MONERA 2 forme. — FLAGELLATA 20 forme. — 
LOBOSA 18 forme. — HELIOZOA 4 forme. — CILIATA 45 forme (12 Peritricha, 
13 Hipotricha, 5 Heterotricha, 15 Holotricha). — ACINETA 5 forme. 
Più tardi, con successive comunicazioni, diedi la descri-» 
| zione di alcune nuove forme e parlai di due altre non del 
| tutto note (2), aggiungendo inoltre (nella relazione agli Archi- 
ves cit. in nota) parecchie specie, che ebbi a trovare più tardi 
nelle medesime acque dell’isola, ed un lungo elenco di dia- 
tomee, già state ricordate, in un lavoro sulle Alghe, dal 


(1) PARONA C. - I protisti della Sardegna (1.° Centuria) Bollettino Scienti- 
Ì Too della Università di Pavia; Anno IV. N. 2. Agosto 1882; e Anno V. N. 2, 
883. 


(2) Di alcuni nuovi Protisti riscontrati nelle acque della Sardegna e di due 
Forme non ben conosciute. — Atti della Soc. Ital. di Sc. nat. Vol. 26. Fase. 2. 
| Agosto 1882, pag. 149-159, Tav. 4° — De quelques nouveaua protistes rencon- 

i trés dans les eaua de la Sardaigne et de deua autres formes mal connues. — 
‘__—Journ. de Micrographie p. le D.r J. Pelletan: N. 9, 1883, 7. An. p. 455-463. 

Pl. IV. — Essai d’une protistologie de la Sardaigne avec la description de quelques 
i protistes nouveaux ou peu connus. — Archives des Sc. phys. et natur. de Gé- 
| néve. 3. Per. Tom.; 10. 1888; pag. 19. 1. PI. 


54 


Prof. Piccone (1). Per ultimo vi riunii altre diatomee, state 
osservate da me nell’esame protistologico delle acque potabili 
dell’acquedotto di Cagliari, dietro invito degli egregi miei 
amici, Prof. Coppola e Missaghi, i quali ebbero pure ad indi- 
carle in una loro pregievolissima relazione sulle anzidette 
acque (2). 

Le forme da me aggiunte nel catalogo riportato negli 
Archives sono 33; mentre le diatomee segnate dal Prof. Pic- 
cone ammontano a 95, per modo che in totale le forme pro- 
tistiche della Sardegna sommavano a 228; numero non indif- — 
ferente, fatta considerazione alla brevità di tempo in cui 
furono praticate le ricerche ed al limitarsi esse soltanto a 
quelle dello scrivente e del sullodato Prof. Piccone. 

In oggi, che per diverse ragioni, fra cui principalissima 
evvi quella di non trovarmi al presente nella opportuna oc- 
casione di proseguire in posto siffatte osservazioni, credo 
non privo d’interesse qui riferire il risultato delle ulteriori 
mie indagini; quale aggiunta al contributo, che ebbi a dare 
della protistologia, dapprima completamente sconosciuta, di 
quella interessantissima isola. 

Disponendo sistematicamente il materiale raccolto, mi li- 
miterò alle forme non ancora indicate nelle pagine di questo 
Bollettino, lasciando le diatomee elencate nel lavoro del Pro- 
fessore Piccone ed aggiungendo a ciascuna forma alcune indi- 
cazioni corologiche e di stagione in cui vennero riscontrate. 

I. — BACTERIA. 

l: Vibrio lineola, Mull. 


Frequentissimo nelle acque delle saline alla Scaffa, località vicinissima,a 
Cagliari; Gennaio 1883. 
Il. — MONERA. 


2. Protomonas Huxley, Haeck. 
Una forma simile alle figure riferite dall’ Haechel nel suo lavoro sui Mo- 
neri, la trovai nelle acque dolci dell'Orto botanico di Cagliari; Luglio 1882. 


III. — FLAGELLATA. 
3. Monas quadrata. 


Coppola e Missaghi; \. cit. Tav. 1.* fig. 12.* In acqua potabile di Cagliari; 
Maggio 1882. i 


(1) PICCONE Prof. A. - Florula algologica della Sardegna. - Nuovo Giornale 
botanico italiano; Vol. 10; Luglio 1878. 

(2) COPPOLA Prof. M. e MISSAGHI Prof. G. -— Analisi chimica dell’acqua 
potabile della città di Cagliari. — Cagliari 1883; pag. 23-24, Tav. 1.° 


TSE 
è i 
: 55 


È 4. Microglena salina, Schmarda. 
In grande quantità nelle acque delle saline sopra indicate; Gennaio 1888. 

5. Anisonema grande, Ebrbg. 

. Notevole pei due flagelli, dei quali uno rivolto all'indietro a modo di coda; 
nell'acqua marina della darsena di Cagliari; Gennaio 1888. 

_ 6. Oxyrrhis marina, Duj. 

— Forma dl flagellato frequente nelle saline del grande stagno di Cagliari; 
Settembre 1881. 

7. Astasia crassa, Fromentel (PI. 27, fig. 29,° C.) 

Forma rarissima, rimarchevole per la parte posteriore del corpo attenuata 
come una coda; in acqua dolce del Rio Lischia (Tempio); dopo un mese da 
che era conservata in vaso; Marzo 1882. 

8. Astasia cucurbita, From. (Pl. 24; fig. 20.°) 

Nelle acque delle saline al grande stagno; Settembre 1881. 

9. Astasia trichophora, Ebrbg. 

Notevole per lunghissimo flagello, mobilissimo al suo estremo. Al tutto 
raro nelle acque sopra indicate delle saline di Cagliari; Gennaio 1883. 
10. Euglena tuba? Carter. 

Ascrivo a questa Euglena una forma minutissima, che non raramente ri- 

scontrai nelle acque delle saline alla Scaffa; Gennaio 1883. 
ll. Distigma proteus, Ebrbg. 

Con granulazioni di color giallo vivace; in acqua marina ai bagni Carboni; 
Cagliari; 1881. 

12. Chrysomonas ocracea? Ebrbg. 

Una rarissima forma; con movimento a zig-zag velocissimo, rinvenuto nel- 
l’acqua dolce dell’ Orto botanico di Cagliari, si potrebbe ascrivere, pei suoi 
caratteri, alla specie sopraindicata; Luglio 1881. 

13. Diplodorina Massoni, From. (Par.) 

Parona 1. cit. (Atti Soc. Ital. Tav. 4.° fig. 1.* — Arch. d. sc. phys. PI. 1], 
fig. 6.° — Journ. de Micrograph. PI. 4, fig. 1.*) — Sotto ie foglie di ninfee, 
nell’acqua dolce dell’ Orto botanico di Cagliari; Giugno, ma più frequente in 
Luglio 1882. 

14. Salpingeca Steinii, S. Kent. (PI. 5, fig. 10.*-12.°). 
Nell’acqua delle saline del grande stagno a Cagliari; Settembre 1881. 


IV. — LOBOSA. 


15. Amaeba globularis, Schultze. 

Di questa forma, tuttora in questione, ho osservato un bell’esemplare in 
acqua marina alla diga del porto di Cagliari. Lo Schultze la riscontrò ad 
Ancona. Voglio notare che l’esemplare mio stava in acqua, che da tre mesi 
si trovava in un acquario con briozoi; Gennaio 1882. 

_ 16. Amaba digitata, n. sp. 

Parona 1. cit. (Atti Soc. Ital. Tav. 4.* fig. 8.* — Archiv. d. sc. phys. PI. 2. 
fig. 1." — Journ. de Micrograph. PI. 4. fig. 3.?). 

Nell’ acqua dolce all’ Orto botanico di Cagliari; Luglio 1882. 

17. Amaba velata, n. sp. 

Parona 1. cit. (Atti Soc. Ital. Tav. 4.* fig. 4.* —- Arch. d. sc. phys. PI. 2. 
fig. 2.*° — Journ. d. Micrograph. PI. 4. fig. 4.°). 

Acqua di stillicidio in galleria della miniera argentifera di Fonni (Gennar- 
gentu): 990 m. sul liv. marino; Settembre 1881. 

18. Amaba crassa, Duj. 


56: ‘ 
Rimarcansi molte vescicole, oscuramente contrattili, grandi e di tinta rosea; 
endoplasma poco granuloso. In acqua dolce alla miniera di Montenuovo (Igie- 
sias); Maggio 1883. 
19. Dactylospherium vitreum, Hert. e Less. 
In acqua del porto di Cagliari; Febbraio 1882. 
20. Arcella dentata, Ehrbg. (Taf. 9. fig. 7.9). 
Nel limo azzurrognolo del fondo marino (6 metri) del nuovo porto di Ca- | 
gliari; Settembre 1881. 


V. — FORAMINIFERA. 


21. @romia oviformis, Duj. 
In limo come sopra (20 metri di profondità); Gennaio 1883. 
22. Lagoena lavis. 

Riferisco a questa forma un esemplare osservato in acqua marina alla dar- 
sena di Cagliari, sebbene si presentasse con guscio più rotondeggiante della 
forma tipica; Febbraio 1882. 

23. Microgromia socialis, Archer. 

Un magnifico esemplare di questa forma, ho riscontrato nel limo marino 

sopraindicato, a 20 metri di fondo; Golfo di Cagliari; Gennaio 1883. 
24. Triloculina...... sp. 
Colla precedente; Gennaio 1883. 


VI. — DIATOMEA. 


25. Cymbella cistula, Hemp. 
Coppola e Missaghi 1. cit. Tav. l.* fig. 12.* - In acquedotto ‘di Cagliari; 
Maggio 1882. 
26. Cymbella costata, Rabenh. 
In acqua dolce all’Orto botanico di Cagliari. 
27. Synedra capitata, Ehrbg. 
Coppola e Missaghi, 1. cit. Tav. 1.° fig.® 14 — Acquedotto di Cagliari al 
grande serbatojo; Maggio 1882. i 
28. Navicula amphioxus, Ebrbg, 
Nel corpo del DacHlospherium vitreum succitato; acqua del porto di Cagliari; 
Febbraio 1882. 
29. Navicula gracilis, Ehrbg. 
Coppola e Missaghi, 1. cit. Tav. 1.* fig. 15.* — Acquedotto di Cagliari; 
Maggio 1882. 
30. Navicula cuspidata, Kutz. 
Coppola e Missaghi, \. cit. Tav. 1.* fig. 13.° — Acquedotto sopradetto. 
31. Navicula limbata, Ebrbg. 
Coppola e Missaghi, l. cit. Tav. 1.* fig. 18.* — Acquedotto di Cagliari; 
Maggio 1882. 
32. Navicula Ehrenbergii, Rab. 
In acqua dolce del Rio di Liscia (Tempio); Febbraio 1882. 
33. Gomphonema affine, Kutz. 
Coppola e Missaghi, 1). cit. Tav. 1.* fig. 10.* .- Acquedotto di - Cagliari; 
Maggio 1882. | 
34. Gomphonema truncatum. 
Coppola e Missaghi, 1. cit. Tav. 1.* fig. 17.* — Grande serbatojo dell’acque- 
dotto di Cagliari; Maggio 1882. 
35. Stauronels anceps, Ebrbg. 
Acquedotto di Cagliari. 


di 
È 57 
n 36. Amphora oOvalis, Kutz. 

Coppola e Missaghi, 1. cit. Tav. 1.° fig. 11.° — Grande serbatoio dell’acque- 
dotto di Cagliari; Maggio 1882. 


VII. — CILIATA. 


87. Vaginicola gracilis, From. (Pl. X. fig. 18.*-19.*). 
. Rarissima nelle acque delle saline alla Scaffa; Cagliari; Gennaio 1883. 
38. Vorticella cucullus, From. (Sar. Kent.,-P1. 49. fig. 9.2). 
In acqua, a lungo tenuta in vaso, del gran serbatoio ‘rn di 
Cagliari; Maggio 1882. 
39. Vorticella globularis, Miiller. 
Nell’acqua alla diga del porto di Cagliari; Febbraio 1882. 
40. Vorticella salina, Schmarda. 
Nell’acqua delle saline al grande stagno; Cagliari; Gennaio 1883. 
41. Pixicola operculigera? Sav. Kent. 
42. Pixicola affinis? Sav. Kent. 
Con dubbio ascrivo a queste due specie delle RA che trovai fisse sulle 
lghe delle saline del grande stagno. Gennaio 1882. 
43. Epistylis branchiophila, Perty (Tav. 2.* fig. 6.°). 
Frequente sulle branchie di una Szde/la in acqua della darsena di Cagliari; 
Gennaio 1882. 
‘44. Halteria volvox, Eichwald (Sav. Kent. PI. 32, fig. 39.*). 
In gran numero nelle acque dolci all’ Orto Botanico di Cagliari; Maggio 
1883. 


45. Halteria acuta, From. (PI. 24, fig. 3.2). 
Rara in acqua della darsena di Cagliari; Gennaio 1882. 
46. Scaphidion navicula, Stein (Tav. 2.* fig. 15.°). 
In acqua delle saline di Cagliari; Febbraio 1882. 
47. Mesodinium pulex, Cl. e Lachm. (Sav. Kent. PI. 32. fig. 44.*). 
In acqua della darsena con briozoj, e da più di un mese conservata in 
| vaso; Febbraio 1883. 
48. Opisthiotricha tenue, Perty (Taf. 7, fig. 4.* pag. 150). 
«Acqua dolce all’ orto botanico, Cagliari; Giugno 1882. 
i 49. Styloplotes appendicularis, Ebr. (II. 800). 
Acqua marina a Cagliari; (Spiaggia Perdixedda); Luglio 1881. 
50. Euplotes harpa, Stein (Vol. II. pag. 799). 
Saline della Scaffa; Cagliari; Gennajo 1883. 
51. Euplotes charon, Ehrbg. (Plesconia longiremis, Duj.). 
A Cagliari in acqua marina presso la riva, Maggio 1882, e nelle saline del 
| grande stagno, Aprile 1881. 
52. Anophrys sarcophaga, Cohn. 
Pel modo di muoversi e per la struttura pavimentosa, nonchè per la mole, 
| assegno a questa specie una forma frequentissima nell’acqua marina, da gran 
| tempo tenuta in vaso; Luglio 1881. Debbo però notare che il solco anteriore 
è più acuto nella forma tipica che nei miei esemplari. 
53. Glaucoma scintillans. 

In acqua dolce all’ Orto Botanico di Cagliari; Luglio 1881. 

54. Panophrys flavicans, Ehrbg. 

Sebbene differenzi nel colorito, indico con questo nome una forma non 
comune nell’ acqua delle saline di Cagliari; Ottobre 1881. La forma da me 
osservata è azzurrognola, trasparente. 

55. Ophrydium Eichhornil , Ehr. 


| 


dixedda a Cagliari; Agosto e Settembre 1881. 


Perdixedda; Cagliari; Luglio 1881. 


se 


In acqua marina vicino a ripa; Cagliari, Maggio 1881. 
56. Epiclintes retractilis, Cl. e Lachm. 
ln acqua marina nella darsena di Cagliari; Febbrajo 1883. 
57. Actinotricha saltans, Cohn II. 790. (Sav. Kent. Tav. 45.° fig. 6.°). 
In acqua marina alla spiaggia Perdixedda: Cagliari; Luglio 1881. 
58. Ervilia monostyla, Stein (Tav. 2.* fig. 17.°). 
Saline del grande stagno di Cagliari j Marzo 1881. 
59. Aspidisca costata, Duj. (II. 794). 
Frequente nell’acqua delle saline alla Scaffa; Ottobre 1881. 


VIII — ACINETA, 
60. Podophrya pusilla, Koch. 
In acqua della darsena a Cagliari; fissata su una Plumularia; Gennaio 1883. 
61. Hemiophrya crustaceorum, Haller. 
La trovai frequentissima sulle alghe in acqua marina alla spiaggia Per- 


62. Acineta linguifera Stein, — var. interrupta Par. 
Parona 1. cit. (Atti Soc. Ital. Tav. 4.* fig. 5.° — Archiv. d. sc. phys. ecc. 
Pì. II. fig. 8.* — Journ. de Micrograph. PI. IV. fig. 5.*). 
Nell’ acqua delle saline al grande Stagno di Cagliari; Settembre 1881. 

63. Acineta Cattanei, n. sp. 
Parona 1. cit. (Atti Soc. Ital. Tav. 4.* fig. 6.1 — Arch. d. Sc. phys. PI. II. 
fig. 4.* — Journ. de Micrograph. PI. IV. fig. 6.°). 
In acqua marina attaccata ad idrarj, briozoj ed alghe; non rara alla riva 


IX. — CATALLACTA. 
64. Bodo socialis, Ebrbg. (Taf. 2. fig. 8.°). 
In acqua dolce all’ Orto Botanico; Ottobre 1881. 
65. Synura uvella, Ehrbg. (Uvella virescens Bory — Essay d’ une Proti- 


stolog. de la Sardaigne, cit. N. 226). 


protisti state rinvenute in Sardegna, rispetto alla loro sistematica, vediamo 


Acqua delle saline del grande Stagno a Cagliari; Settembre 1881. d 

66. Magosphera Maggii, n. sp. ; 
Parona 1. cit. (Atti Soc. Ital. Tav. 4.* fig. 7.* — Arch. d. Sc. phys, et nat. 
Pl. II. fig. 5.* — Journ. de Micrograph. PI. IV. fig. 7.*). l 
Rarissima; nelle saline del grande Stagno a Cagliari; Aprile 1881. 


Come riepilogo delle mie osservazioni sui Protisti della Sardegna, accen- 
nerò che del regno dei Protisti, quale lo considerano l’Hoeckel ed il Maggi, 
sonvi finora rappresentate dieci classi; mancandone soltanto quelle dei Fun- 
ghi, dei Mixomiceti, delle Gregarine, delle quali, già dissi, non fu mia in- 
tenzione l’occuparmene, e quelle dei Radiolari e delle Labirintule, delle quali 
lo ripeto fu mia precipua cura il ricercarne, ma sempre inutilmente. i 
Se passiamo ad un rapido esame della distribuzione di tutte le forme di 


î 
che si possono numerare nella: A 


CI. BACTERIA 7 forme. -- Cl. MONERA 8 forme. — Cl. FLAGELLATA 32 — 


forme. — Cl. LOBOSA 25 forme. — Cl. TALAMOPHORA 4 forme. — CI. DIA- 


TOMEA 107 forme. (1) — CI. HELIOZOA 4 forme. — Cl. CILIATA 69 forme. — 


CI. ACINETA 9 forme. — CI. CATALLACTA 2 forme; dandoci un totale di 260 


forme. 


(1) Compresevi quelle elencate dal Prof. Piccone nel lavoro cit. 


59 
Nella Classe dei Zacter:z trovansi inoltre, i rappresentanti di quattro ge- 
neri: Bacterium, Bacillus, Vibrio, Spirillum. 

Nella classe dei Monera si ida due soli generi: Profameba, Protomonas. 
Numerosa è la serie di generi nei F/zgellati, noverandosene 20, di cui due 
joli spettanti all’ordine di Cilioflagellati e tutti gli altri ai Nudoflagellati. Que- 
ti generi sono: Glenodinium, Peridinium, Microglena, Euglena, Distigma, Asta- 
sia, Zigoselmis, Trachelomonas, Phacus, Diselmis, Oxyrrhis, Anisonema, Monas, 
Chilomonas, Pleuromonas, Chrisomonas, Oicomonas, Heteromita, Diplodorina , 
 Salpingeca. 

Nella Classe dei Zobosa, o delle Amebine, sonvi 25 specie, delle quali 17 
spettanti alle gimnolobose ed 8 alle tecolobose; raggruppate in 10 generi: 
Ameba, Podostoma, Dactylospherium, Anphizonella , Pseudoclamis, Nuclearia, 
Arcella, Euglypha, Cyphodetra, Diflugia. 

Fra i 7alamophora, o Foraminiferi, ho potuto detirmiNarAo poche forme, 
difettando di opere speciali; epperciò, sebbene abbia note e figure di oltre 
una trentina di forme ben distinte, con sicurezza non posso indicare per ora 
che quattro forme, rappresentanti quattro generi: Zag@ena, Gromia, Microgro- 
mia, Triloculina. 

Nelle Diazomea, o Bacillaria, con un complessivo di 107 specie, sonvi ri- 
cordati 43 generi, di cui alcuno poverissimo di specie: Cyclostella, Coscino- 
discus, Actinoptischus, Podosira, Melosira, Campilodiscus, Surirella, Cymato- 
pleura, Epithemia (5 sp.), Eunotia, Cymbella (5 sp.), Cocconema, Amphora (5 sp.), 
Cocconeis (8 sp.), Achnanthidium, Achnanthes (3 sp.), Rhotcophenia, Denticula, 
Plagiogramma, Frigillaria, Diatoma, Rhaphoneis, Doryphora, Synedra (5 sp.), 
Hantzschia, Nitzscha, Navicula (11 sp.), Pinnularia, Scolispleara, Pleurosigma, 
Stauroneis, Amphipora, Orthoneis, Mastoglaja (1 sp.), Gomphonema (6 sp.), Me- 
ridion, Ripidophora, Limnophora, Grammatophora (3 sp.), Rhaldomona, Cera- 
taulus, Triceratium, Eupodiscus, Auliscus. 

Della Classe delle Heli0z0g ho potuto osservare solo quattro specie, appar- 
| tenenti a tre generi, Actinospherium, Acanthocystis (2 sp.), Heterophrys. 

Un numero rilevante di forme spettano ai Cili4fî4, sommando a 69, rag- 
gruppate in 44 generi: Cofhurnia, Vaginicola, Pizxicola, Tintinnus, Epystylis, 
Zoothamnium, Carchesium, Vorticella (6 sp.), Strombidium, Halteria, Mesodinium, 
Oxytricha, Stylonichia, (4 sp.), Uroleptus, Euplotes (3 sp.), Egîria, Disteria, Sca- 
| phidion, Styloplotes, Aspidisca, Campylopus, Chilodon, Opisthiotricha, Spirosto- 
 mum, Stentor, Bursaria, Metopus, Pleuronema, Anophrys, Panophrys, Ophry- 

dium, Epiclintis, Actinotricha, Ervilia, Cyclidium, Glaucoma, Paramecium (3 sp.), 
Nassula, Holophrya, Coleps, Lacrimaria, Trachelophylium, Amphileptus. 

Delle Acineta, o Succhiatori, tutte Monacinete, sonvi i generi: Aczneta (6 sp.). 
. Spherophrya, Podophrya ed Hemiophrya. 

. Per ultimo della Classe dei così detti Cat4/l4ctz, ho potuto fissare tre forme, 
corrispondenti ai generi Bodo, Synura e Magosphera. 

Genova, Febbraio 1884. 


sull'importanza scientifica e tecnologica dell'esame microscopico delle nostre acque 


NOTA del Prof. LEOPOLDO MAGGI. 

Quando si pensa che per l’esame microscopico delle nostre acque 
marine noi dobbiamo ricorrere ai lavori di illustri esteri, coi quali ci 
son fatte note sorprendenti meraviglie, come le troviamo, ad esempio, 
nella bellissima monografia dei Radiolarj del Prof. E. Haeckel di J ena; 


60 
ben si sente che tornerà sempre ad onore e vantaggio del nostro paese, | 
se alcuni italiani potranno coi fatti dimostrare d’essersi dati alle ricerche 
anche degli infinitamente piccoli, essendo in oggi più che mai rivolta a 
loro l’attenzione della maggior parte degli studiosi, Alla semplice curio- 
sità pertanto di qualche nostro naturalista, dev'essere surrogata ora la | 
ricerca ampia e severa, reclamata dalla scienza; tanto più che in oggi 
alla microfauna e microflora marine, s'aggiungono ricerche sperimentali 
di microbiologia. Conosciamo infatti quelle di Certes intorno alla colti- | 
vazione delle acque e dei sedimenti tolti a grandi profondità marine e 
sotto pressioni persino di 500 atmosfere; quelle di Regnard mediante | 
l’apparecchio di Cailletet e Ducretet sulle condizioni della vita nelle | 
profondità dell’ Oceano. La semplice osservazione ci aveva fatto cono- 
scere che, al fondo del mare, non vi erano nè piante nè animali in | 
decomposizione; i risultati delle esperienze di Certes ci portano ad am- | 
mettere che là pure vi sono dei germi, i quali non hanno perduta la 
facoltà di moltiplicarsi allorchè son posti in condizioni di ambiente e di. 
temperatura favorevoli. Epperò i microbi da loro sviluppatisi, inoculati | 
nel corpo delle cavie, anche a forti dosi, non hanno tnrbata la salute 
di questi animali. È 

Secondo Regnard, il fermento della birra posto in un tubo munito 
d’una apertura capillare, e sottomesso tosto ad una pressione di 600 ed. 
anche di mille atmosfere per alcune ore; poscia ritiratolo e messo in 
un vaso con dell’acqua zuccherata a conveniente temperatura, dopo un’ora 
circa, durante la quale sembrava morto, incomincia a dar segno di vita, 
e continua la sua esistenza determinandone la fermentazione. Nessuna 
fermentazione si ha a 600 o 700 atmosfere, anche se il fermento della 
birra è in presenza del glucosio, mentre la si manifesta tosto, allorchè 
son tolte le condizioni di alta pressione. Così la pressione dei grandi 
fondi fa cadere in una vita latente, che alla lunga deve condurre alla 
morte, gli esserti unicellulari della superficie. L’ipotesi che tutti gli es-. 
seri della fauna abissale avessero una fisiologia loro particolare, perdette 
di valore, dopo che Regnard, con amido cotto misto a saliva e messo 
nell’apparecchio a 1000 atmosfere, dimostrò che tutto l’amido è trasfor- 
mato in zuccaro. | 

Un esame microscopico importante per la scienza geologica non solo, 
ma anche per l’agricoltura ed in modo particolare per la terapia, è quello. 
delle acque minerali; ed io già feci cenno, ne’ miei scritti intorno agli. 
infusorii, di microrganismi che vivono in acque, fra le quali si an- 
noverano le medicinali. Mettere in rapporto l’azione di queste acque, 
colla qualità degli organismi ch’essi contengono, è una ricerca tutto 
nuova e di grande interesse. ‘d 

Nè di minor interesse sarà ancora l’ esame microscopico delle acque 
glaciali e termali, dei cui esseri inferiori in loro contenuti, ho pure 
qua e là detto ne’ miei studi già pubblicati, ma la cui importanza si fa |. 
sempre più grande per i risultati ottenuti dalle ricerche sperimentali, 
specialmente intorno ai microbi. Su questi esseri, anche poco tempo fa, 


R. Pictet ed E. Yung ricercarono l’azione del freddo a — 100° per quattro 
ore, senza poterli distruggere; poi a — 70° per 108 ore, portandolo in 
seguito a — 130° per 20 ore sul Bacillus athracis, Bacillus subtilis, Bacil- 
lus ulna Cohn, Micrococcus luteus Cohn, Micrococcus candidus Cohn, fer- 


già ricercato sperimentalmente intorno all’azione del calore su questi 
piccoli esseri! Ma il parallelismo fra l’osservazione diretta e l’esperi- 
mento, sta ancora come argomento che ha bisogno di molti studi. 
Anche le acque che servono all’agricoltura, in particolar modo quelle 
di i irrigazione, domandano l'intervento del microscopio per essere stu- 
diate riguardo al loro uso. Per queste acque le ricerche son tutte da 
farsi, e l’interesse loro non è poco, in quanto che per le molte malattie 
che menano stragi nei nostri campi, alcune potrebbero accagionarsi alle 
acque da noi date ai vegetali che coltiviamo. 

Le piante, come gli animali, per la loro nutrizione, vengono esposti 
all’introduzione di germi ed anche di microrganismi acquatici, e l’acqua 
così detta grassa, che è quella usata per i nostri campi, ne contiene in 
‘abbondanza. Ora, che avviene di questi esseri, quando l’acqua bagna la 
terra, che sta d’intorno alle radici delle piante? Conesciamo il valore 
dei nitrati per la nutrizione dei vegetali; or bene, esaminiamo le solu- 
zioni nitratiche al microscopio, appena fatte e dopo qualche tempo, e 
non poca sarà la nostra meraviglia, vedendo in loro numerosi microbi. 

Non tutte le acque sono buone per le industrie, ed alcune potrebbero 
far dipendere i loro effetti dannosi dall’azione nociva di qualche micro- 
fito o microzoo acquatico. 

Epperò alcuni degli esseri microscopici, che trasporta l’acqua, po- 
trebbero essere innocui, ed altri anche svelarsi quale materia alimentare 
dei vegetali e degli animali, e quali utili per alcune industrie. 

L’esame microscopico, in oltre, è reclamato dalle acque che bevono 
gli animali domestici; le quali, non essendo sempre quelle che servono 
di bevanda salutare all’ uomo, potrebbero contenere alle volte micror- 
ganismi nocivi. In questi casi gli allevatori di bestiame, dovrebbero es- 
sere i primi ad occuparsene. 

. Se da una parte l’esame microscopico delle acque dei laghi, interessa 
gli studi riguardanti la fauna pelagica; dall’altra contribuisce, coll’esame 
chimico a quelli risguardanti la piscicoltura. Piscicoltura, gambericoltura 
e va dicendo, domandano esame chimico e microscopico anche delle acque 
dei fiumi. 
| L’esame microscopico delle acque potabili, ha già mostrata la sua 
importanza per la salute dell’ uomo, specialmente quando l’esame si ri- 

ferisce alle acque che si bevono nelle città. Da noi poche città, come Pa- 
| dova, hanno soddisfatto a questa esigenza scientifica, mostrandosi in pari 
| tempo al corrente del progresso attuale degli studj. La necessità di fare 
in proposito numerose analisi microscopiche, per arrivare poi a stabilire 


i dati sui quali fondare la determinazione al microscopio d’un’acqua da 
bersi, io l’ho già indicata, e certamente per soddisfare ad essa, torna op- 
portuno il concorso ministeriale e di corpi morali. Altre volte scrissi. 
intorno alla necessità che l’esame chimico delle acque potabili, sia come 
pletato da quello microscopico. 

Dell’esame microscopico di alcune acque di;pioggia, mi sono occupato 
quanto basta, per vederne l’importanza; e quanto meriti d’essere con- 
tinnato, allorchè esse sono raccolte in cisterne, per essere poi bevute. ? 

Al microscopio furono studiate, in relazione alla loro potabilità, al- | 
cune acque sorgive, quelle di vari fiumi e di qualche lago. Non tutte | 
però le acque sorgive, siano pure, chiare, fresche e dolci, si possono bere 
senza temere che siano gozzifere. Ed io in proposito, guidato dai risultati | 
delle ricerche di Klebs, ho potuto osservare alcune acque della Valbrem- 
bana, contenenti la Monade del gozzo. i 

I risultati delle mie ricerche protistologiche intorno alle acque del 
Lago Maggiore, a circa 15 metri sopra il suo fondo, fanno pensare che 
ad una certa profondità le acque dei laghi devono avere uno strato di acqua 
potabile. È ovvia conseguenza quindi il dire di quanto interesse sarebbe 
la continuazione di questi studi, i quali dovrebbero essere fatti fare spe- 
cialmente da coloro che cercano di approvigionare d’acqua potabile città 
e paesi. L'esempio dato dalla Banca generale di Roma, sostenitrice del 
progetto Canevari, per dar acqua alla città di Milano, derivandola dal 
Lago Maggiore, dovrebbe essere seguito da molti altri. 

Ma in genere si lascia che si parli d’un Microbio della pellagra, e che 
come profilassi della pellagra si suggerisca il miglioramento delle acque | 
potabili, senza che queste vengano esaminate al microscopio. Si sente a 
dire in questi giorni che il Microbio del cholera, possa diffondersi per 
mezzo delle acque potabili; ma da noi l’ esame microscopico loro, sarà 
sempre giudicato inutile, a priori, come lo fu quello per il Microbio del 
tifo; e così si continuerà per molto tempo, perchè numerosi sono da noi . 
quelli che per soddisfare alle loro mire puramente o affaristicamente 
ambiziose, cercano e si lasciano facilmente spostare, mostrando, in pari 
tempo, come da noi tutto dipenda da relazioni personali e non da me- 
riti. Ciò non pertanto l’ esame microscopico delle nostre acque, sarà 
sempre ritenuto importante, scientificamente e tecnologicamente, da co- 
loro che ne sono competenti. 


RIVISTA 


AUGUST GRUBER. — I protozoi del porto di Genova ( Die Protozoen des 
Hafens von Genua), pag. 67, in-4°, con 5 tavole. — Nova Acta Acad. 
Caes. Leop. Nat. Cur. Vol. XLVI. — Halle 1884. 


In questo lavoro protistologico, il prof. A. Gruber di Friburgo 
(Brisgovia) ci dà un interessante studio sui protisti del porto di Genova. 
Trattandosi di argomento che riguarda la fauna italiana, crediamo utile 
il darne qualche cenno ai lettori del Bollettino. î 

Il nome del prof. Gruber è già favorevolmente noto ai cultori della 


PE e I 


63 


mrotistologia. Egli ha pubblicato altri interessanti lavori, dando la de- 
crizione di forme nuove, trovate a Genova o a Friburgo. Conosciamo 
di lui anzitutto le Contribuzioni alla cognizione dei protozoi (1), in cui 
egli parla di alcuni fenomeni biologici dell’ Acineta mystacina e del Ohi- 
lodon cucullus, ein cui descrive una nuova e curiosissima forma a lun ghe 
setole, la Calcaria contorta, (nov. gen., nov. spec.), trovata in una vasca 
nel giardino paterno a Genova. Di questo lavoro l’autore diede un 
breve cenno anche nel Bollettino (2). Descrisse in seguito (luglio 1879) 
nuove forme d’infusorii, trovate a Friburgo in una fanghiglia proveniente 
da Vienna (3). Sono specialmente notevoli le forme sociali degli infusorii, 
quali la Stichotricha socialis, la Maryna socialis, la Cothurnia socialis. Nè 
si limitò il Gruber ad accrescere l'elenco tassonomico dei protisti, 
bensì studiò con amore anche alcuni importanti fenomeni della loro vita. 
Specialmente si occupò dei fenomeni di riproduzione agamica o segmen- 
tativa, e della divisione del nucleo. Nel 1881 descrisse il processo di 
segmentazione dell’ Euglypha alveolata (4), e nel 1882 il fenomeno della 
fusione dell’Actinophrys sol (5), tingendo il nucleo col carmino. A pro- 
posito di questo eliozoo osservò che il nucleo non ha alcuna efficacia in 
tutte le funzioni di nutrizione e di movimento, ma serve solo alla fun- 
zione riproduttiva. Nelle sue Kicerche sopra alcuni protozoi (6), in cui dà 
appunto relazione di questi suoi studii, e in cui descrive alcune nuove 
Specie, egli fu trai primi ad usare i processi di quella tecnica protistologica 
(impiego di reagenti, tinture, ecc.) che, inaugurata già dal Certes col 
\carmino e coll’ acido osmico, fu avanzata da Entz, Butschli, Mayer, 
Kunstler, Landsberg, Korschelt, Maggi, ecc., e ora costituisce 
‘un ramo speciale di tecnica, utilissimo e indispensabile allo studio in- 
timo dell’organizzazione dei protisti (7). Del Gruber dobbiamo citare 
per ultimo il lavoro sulla segmentazione dei rizopodi monotalamii (8), 
e quello sulla divisione del nucleo nei protozoi (9), nel quale continuò 
felicemente, sui protisti, gli studi già istituiti dallo Strasburger e dal 
Flemming sulle cellule vegetali e animali. 
(_ Nel lavoro sovracitato sui Protozoi del porto di Genova, l’autore de- 
| scrive i risultati degli studii da lui fatti su quelle acque, durante tre 
i mesi. In un campo così relativamente ristretto, egli potò rinvenire un 
centinaio di forme, di cui parecchie nuove e molte interessantissime ; 
onde egli giustamente osserva: « Wenn in dem beschrinkten Raume, 
. den Hafenmauern umspannen, schon reichlicher Fund gethan werden 
. kann, wie gross muss dann noch der Schatz an unbekannten Wesen 
sein, welche in den europàischen Meeren oder gar in den Oceanen frem- 
der Welttheile verborgen sind? » Domanda giustissima, e alla quale fi- 


I 
| (1) AuGusT GRUBER. — X/eine Beitrige zur Kenntniss der Protozoen, con una 
| . tavola. — Berichte iùber die Verhandlungen der naturforschenden Gesell- 
schaft zu Freiburg i/B. Vol. VII. 
| (2) Id. Zaforno at protozoi italiani. Bollettino scientifico I. N. 7. — Pavia, 1880. 
(3) 1d. Neue. Infusorien — con due tavole. - Zeitschr. fiir wissensch. Zoo- 
logie. — Leipzig, 1879. 
(4) A. GRUBER. -- Der Theilungsvorgang bei Euglypha alveolata. Zeitschr. fur 
. wissensch. Zoologie XXXV. 3. —- Leipzig, 1881, con una tavola. 
d 5) 1d. — Beobachtungen an Actinophrys sol. - Zool. Anzeiger, N. 118, 1882. 

6) Id. — Untersuchungen tiber einige Protozoen - con 3 tavole. — Zeitschr. 
fiir wissensch. Zoologie XXXVIII, 1882. 

(7) Vedi i lavori del prof. L. Maggi sull’esame delle acque potabili; e i 
miei studii di tecnica protistologica (Fissazione, colorazione e conservazione 
degli infusorti) inseriti sul Bollettino scientifico, N. 3 e 4. — Pavia, 1883 

. GRUBER. — Die Theilung der monothalamen Rhizopoden — con due ta- 
vole. - Zeitscher. f. wissensch. Zoologie. Vol. XXXVI. 
(9) Id. — Ueder Kern und Kerntheilung bei den Protozoen - con due tavole 
litografiche. - Zeitschr. f. wissensch. Zoologie. Vol. XL. Leipzig, 1884. 
| 


64 


nora si è risposto assai scarsamente, poichè non solo nelle ricerche fau- 
nistiche d’alto mare, e in quelle delle profondità marine, si è sempre 
tenuto assai poco conto dei protozoi, ma anche quelli delle nostre coste 
e dei nostri golfi sono assai poco conosciuti. Una sola eccezione dobbiamo 
fare pei radiolarii; di quelli di Nizza, Messina e Napoli diede l’Haeckel_ 
nel 1862 una grandiosa monografia, e una ancor più grandiosa, con 1830 
tavole e oltre 2000 nuove specie ne appresta ora l’illustre naturalista di 
Jena, relativa ai radiolarii delle profondità marine, raccolti nella spedi— 
zione del Challenger. Invece che conosciamo noi dei rizopodi e degl’infu- 
sorii delle nostre coste? Le stazioni zoologiche di Napoli e di Trieste 
non si sono finora occupate dello studio dei protisti; e nessuno si è ap- 
plicato seriamente allo studio di quelli delle lagune di Venezia, ove, 
come mi scriveva una volta l’Haeckel, « Kommen viele interessante Pro- | 
tisten vor. » Solo conosciamo con qualche dettaglio i protisti del golfo 
di Cagliari, studiati dal Parona; il quale vi rinvenne anche parecchie 
forme nuove, e già fece conoscere un centinaio di specie, mentre altre 
ne sta ancora studiando (1). Salutiamo quindi con piacere questo lavoro — 
del Gruber, che vogliamo considerare, insieme a quelli del Parona, 

come prodromo a ulteriori ricerche sulla fauna protistologica delle no- 
stre coste di mare. | 

Novantanove sono le specie citate dal Gruber, fra cui 28 nuove, 
con sei nuovi generi; e precisamente: AMEBE: 7 specie, di cui 4 in- * 
determinate, con una specie nuova. FORAMINIFERI: 19 specie, di cui 7. 
indeterminate e 9 nuove, con due nuovi generi (Oraterina, Urnulina). 
ELIOZOI: 5 specie, di cui tre nuove. FLAGELLATI: 6 specie, di cui una 
indeterminata. CILIOFLAGELLATI: 5 specie, di cui due indeterminate. 
CILIATI: 57 specie, di cui 6 indeterminate e 15 nuove, con 4 nuovi ge- . 
neri (Spirostomina, Orthodon, Hypocoma, Stylocoma). 

Queste notizie statistiche serviranno a dare un’idea dell'importanza 
delle ricerche del Gruber, essendo qui impossibile riassumere la de-. 
scrizione ch’egli fa delle specie nuove, o di quelle finora incompleta— 
mente studiate, in 50 pagine di testo e in 5 bellissime tavole cromoli- 
tografiche. A proposito di questa parte descrittiva, osserverò solo che 
il Gruber, seguendo l’esempio di altri moderni, ha abbandonato l’uso 
delle frasi diagnostiche tradizionali, e la descrizione è intesa a far ri- 
levare piuttosto l’importanza scientifica delle singole forme Ne deriva 
che vi hanno più di 20 forme dubbie o indeterminate. Qui viene spon-. 
tanea una domanda: A che si approderà con questo metodo? — Come 
sarà possibile in seguito determinare i protisti alla stregua di simili 
mili descrizioni? — Naturalmente noi sosteniamo che le specie non sono 
forme fisse e invariabili, ma stadii più o meno passaggeri nello svi- 
luppo filogenetico dell’albero zoologico. Ciò però non dovrebbe impedire . 
di redigere una descrizione metodica di queste forme, sebben mutevoli; 
e l’Haeckel, uno dei più validi campioni dell’evoluzionismo, seguì pur 
sempre l’uso delle diagnosi e delle descrizioni metodiche nelle sue mo- 
nografie dei Radiolarii e delle Meduse. 


Pavia, 18 giugno 1884. 


GIACOMO CATTANEO. 


(1) CorraDo Parona. / protisti della Sardegna — prima centuria — Bollett. 
Scientif. N. 2, 1882. — In. Di alcuni nuovi protisti riscontrati nelle acque della 
Sardegna, ecc., con tav. — Atti Soc. It. d. Se. Nat. Vol. XXVI, Milano 1883. 

Vedi anche il suo lavoro sull’ Acinete dibdalteria (di Sestri levante) — nel 
Bollett. Scientif. N. 3, 1880. 


Gerenti I REDATTORI. Pavia, 1884; Stab. Tip. Successori Bizzoni. 


dl IRR ALTO A AED IE EEE ORE) SD AL ETA 
va : UE dp; “pre POOL, RIE, è at Ni 
tal VS 1 Fi Ps di IA ia: ENTE si A 

Antropologia). — Maggi: Intorno ai Protisti ed alia loro classificazione 
ia). a Zoja: Sulle attuali condizioni dell’Istituto di Anatomia - Ada 
, Università di Pavia (Lettere indirizzate all’ illustrissimo signor Rettore 
sl? Università ed a S. E. il Ministro della Pubblica Istruzione *- Lettera 1a, 

peali). - Notizie varie \Trichina-Filossera-Peronospora). — Nuova Legge e 
nuovo Regolamento del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. | 


def i 


| Prezzo dei 4 Fascicoli L. 8 - Prezzo di ciascun Fascicolo separato L. 2. 


so 


Li è 
012000 
OS 1 


meo ANNO Ill. 


Fasc. I. — De Giovanni: Studî morfologici sul corpo umano a contribuzione 
idella clinica. - Zoja: Studîì sulle varietà dell’Atlante. ’ Maggi: Intorno ai Pro- 
«tisti ed alla loro classificazione (cont.) — Magretti: Esame microscopico del pro- 
‘dotto di secrezione particolare di aleune Meloidi. — Magretti: Intorno ad alcuni 
| casi di albinismo negli Invertebrati. — Bibliografia — Rivista Notizia. 
“Faso. II. — Zoja: Sulle varietà dell’atlante (cont. e fine). — Maggi: Intorno ai 
| Protisti ed alla loro classificazione (cont. e fine). -- Maggi: Primo esame proti- 
| stologico dell’acqua del lago di Loppio (Trento). Tenchini: Singolare defor- 
| mità del verme cerebellare in un uomo adulto a tardo sviluppo intellettuale. — 
Maggi: Programma del corso di Anatomia e Fisiologia Comparate dato nell’anno 
. scolastico 1880-81 all’ Università di Pavia. — Notizie Universitarie. 

Fasc. Hl.. Zoia: Alcune varietà dei denti umani. -- Cattaneo: Contribuzione 
# all’ Anatomia comparata dello stomaco dei Kanguri. - Parona C.: Annotazioni 
i Teratologia e di Patologia comparate (Lecanadelfia n. g.). — Maggi: I Pro- 
|. tisti e le acque potabili (Prelezione al corso libero di Protistologia medico-chi- 
| rurgica). — Maggi: Gli invisibili del Varesotto (Schizzo). —- Zoja: Corso libero 
. di Antropologia applicata alia Medicina legale (sunto). — Maggi: Mostruosità 
ee Gambero d’acqua dolce -- Astacus fluviatilis (Sunto). — Notizie Univer- 
. sitarie. . 

De Fasc. IV. De Giovanni: Studî morfologici sul corpo umano a contribuzione 
| della clinica (Nota 3.°). De Giovanni: Circa il criterio della Ereditarietà, quale 
# elemento diagnostico. — Cattaneo: Sui Protisti del Lago di Como. - Maggi: Sul- 
® l’analisi protistologica delle acque potabili. — Parona: Individualità ed asso- 
i | ciazione animale. (Sunto). — Maggi: Anomalie in un papagallo (Psitaccus ama- 
zonicus Lin.). Sunto. -- Necrologio. 


J Prezzo dei 4 Fascicoli L. 8 — Prezzo di ciascun Fascicolo separato L. 2. 
Su i I 121 O 
i 


>. dd a —_ deg 


fo: "03 ANNO IV. : 
._ Fasc. I. — Avviso. — Giacometti: Il Cranipolimetro (con figura). — Facciolà: 
| Sulla forma giovanile del Macrourus c@elorhynchus (con figure). Magretti : So- 


© pra una gala di quercia raccolta dal fu Prof. Giuseppe Balsamo Crivelli. — Maggi: 
"Esame protistologico dell’ acqua del Lago di Toblino nel Tirolo italiano (Nota 
prima). — Cantoni: Di alcuni Aracnidi di Puglia. — Zoja: Sulla glandola timo 
°. (Comunicazione preventiva). — Bonardi: Appunti sui Molluschi di Vall’ Intelvi 
(Nota preventiva). — Cattaneo: Sugli organi riproduttori femminili dell’ Halma- 
— turùs Bennettit Gould (Sunto). - Bonardi: Le ricerche chimiche nelle acque 
— Svizzere, in relazione colla loro fauna di W. Weith (Sunto). —- Sormani: Di una 
| nuova falsificazione del caffè. Rivista (I fermenti fisiologici e le azioni chi- 

°miche negli organismi viventi. — Mot:zze (La bibliografia medica). 
Fasc. II. — Zoja: Sulla permanenza della glandola timo nei fanciulli e negli 
“adolescenti. — C. Parona: I Protisti della Sardegna (Prima centuria). — Ma- 
{. gretti: Ricerche microscopiche sopra i liquidi di secrezione e di circolazione 
“nelle larve di alcuni Imenotteri tentredinidei (Comunicazione preventiv). -- Cat- 

| taneo: L’individualità dei molluschi (Comunicazione preventiva). 
| Fasc. III. -- De-Giovanni: Contributo alla fisio-patologia dei. capillari sangui- 
«| gni (con una tavola). — Maggi: I protisti e l'economia politica. Cattaneo: Sul 
trattato d’ anatomia comparata dei Vertebrati del Prof. Wiedersheim (Rivista).. 
—. Notizie universitarie. 

Fasc. IV. — Avviso. —- Bonardi: Sui molluschi del laghetto del Piano e dei 


| suoi dintorni. — Parietti: Intorno ai Protisti della Valtravaglia. — Clivio: I Pro- 
i tisti allo sbocco della Valcuvia. Parona: Sopra il carattere di antichità della 
{  tauna di mare profondo, di M. Neumayr (Relazione). — Motizie universitarie. — 


— Notizie varie. — Indice alfabetico delle Materie contenute nei primi quattro anni 
del Bollettino Scientifico e dei loro Autori. 
Ris Prezzo dei 4 Fascicoli L. 8 — Prezzo di ciascun Fascicolo separato L. 2. 


CS 
é cal 
PIERI 


Fasc. I. — De-Giovanni: Alterazioni della cava inferiore Gorgplicgt fi si 
rosi apatico (Com. preventiva). — Zoia: Rare varietà dei condotti” pavo 


telle. — Bonardi : Primo ricerche intorno alle aloni di Vall' Intelvi. _ No: 
tizie. - Magretti: Lettere dall’ Africa. i 
Fasc. Il. — Tenchini: Sopra un caso di prematura ‘divisione dell’arteria ome- 
rale (Con figura). — Tenchini : Cervelletto insolitamente deforme di un uomo 
adulto (con figura). — C. Parona: Diagnosi di alcuni nuovi Protisti. — Bonardi 
e C. F. Parona: Sulle Diatomee fossili del bacino lignitico di Leffe in Val Gan- . 
dino (Lombardia). — Maggi: Tecnica protistologica “Cloruro di palladio). No-. 
tizie universitarie. (Cattedra e stabilimento di Zoologia nell’ Università di 
Pavia). Bibliografia. -- Staurenghi: Sulla tisichezza polmonale , pel Prof. A. 
De- Giovanni 
Fasc. III. — Maggi: Ricerca di nitrati al mieroscopio. — Maggi: Sull’ analisi. DL 
microscopica dell’ acqua delle sorgenti chiamate FONTANILEI dî SEAGGAIV del |. 
padovano. Bonardi: Intorno all’azione saccarificante della saliva ed alla giu. 
cogenesi epatica in alcuni molluschi terrestri. (Comunicazione preventiva), mano 
Bonardi: Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi. -- Cattaneo: 
Fissazione, colorazione e conservazione degli Infusori. — Parietti: Ricerche re- p 
lative DI quinto e conservazione di Bacteri e d’ Infusorj:- 
FASO. . — De-Giovanni: Studi morfologici sul corpo umano a contribuzione | 
della n (Nota IV.*). — Zoja: Di una cisti spermatica , simulante un testi- 
colo sopranumerario. — Luzzani e Staurenghi: Anomalie anatomiche. — Bonardi: 
Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi (cont. e fine). — Cato È 
taneo : Fiesazione, colorazione e conservazione degli 72fusorz (cont. e fine). 


Prezzo dei 4 Fascicoli L. 8 - Prezzo di ciascun Fascicolo separato L. 2. 


Cambi ricevuti dal 1 Aprile 1884 a tutto Giugno. 


tel Annali di chimica applicata alla Farmacia ed alla Medicina. Dal Fasc. 2 n Òd. 
2. Vedi di ottalmologia. Fasc. 2. — 1884. 
3. Anales de la sociedad cientifica Argentina. Marzo, Aprile 1884. 
Mapa qgeogràfica de la Repùblica Argentina. 
Bulletin de la société Belge de microscopie. T. VII. Anno 1880-81. 
5. Afti della Società Toscana di Scienze Naturali. Processi verbali. 3. Fasc. — 
1884. Siena. 
6. Bulletin de la société Belge de Microscopie. Fasc. 6, 7,8 e 9. — 1884. \ 
7. Bullettino della società entomologica italiana. Trimestre IV. Ottobre, Novembre 
e visigota 1883. 
8. Bulletin de la société Zoologique de France 1.° e 2.° parte. — 1884. 
9. Feuille des jeunes naturalistes N. 162, 164. 
10. Giornale di Anat. Fisiol. e Pat. degli Animali. Fasc. 2.° Marzo e Aprile 1884. 
11. Guglielmo da Saliceto. Marzo e pia 1884. 
12. Gazzetta delle Cliniche. Dal N. 13 al 26. 1884. — 
13. Gazzetta Medica italiana. Dal N. 13 al 26. 1884. 
44. Il Progresso. Dal N. 6 al 11. 1884. 
15. Lo Spallanzani. Fasc. 3.° — Marzo 1884. 
16. Rivista italiana di Terapia ed Igiene. Dal N. 39 al 42. — 1884. A 
17. Bollettino della società tra i cuitori delle Scienze Mediche. Siena. Anno 2.3 
N. 4e 5. — 1884. rà 
Numeri mancanti. 


1. Feuille des jeunes naturalistes. N. 163. Maggio 1884. 


Ricevuto in Dono. 


41. Sulla mortalità in Brescia. - Alcune note del Dottor PIRRO Gamba: ” 
Brescia, 1884. pe 


Seguito dell'elenco dei sig. che hanno pagato l'abbonamento del 4. anno. d 
Dottor Giovanni Cesaris. Via Crocifisso. Milano. n 


Seguito dell’elenco dei sig. che hanno pagato l’abbonamento del 5. aio 


Direzione del Gabinetto di Anatomia Comparata. R. Università di Pavia, 
Direzione del Gabinetto di Anatomia Umana, R. Università di Pavia. À 


Seguito dell'elenco dei sig. che hanno pagato l'anpomimento del 6. anno. y 
Dottor Lingiardi G. B. Sgiiù: BLA E 


ua ta A I ZIO a 1 pa PURIEZÙ } TEA pa 
+ AYA "ande PT Le pa, ia, DEC: Mia È: +13 Bia 19 DIAL } 
At d 4 he? lv A er CJ fl lo È dati i re Re O 4 ; ui 
n Re A : p 7 ui nai n de ca DA i 
3 7 Mat) teri CA 


—————————_————_—__—_m——————6— 


«ty x A # 


“Anno VI Sette Dic."1884. —N.804. 
Mage 


Lagitan * 


A 


a 


| BOLLETTINO SCIENTIFICO — 


ARRE | REDATTO DA 


| LEOPOLDO MAGGI | = GIOVANNI ZOJA 


« 
ù 


|| PROF. ORD. D’ ANATOMIA E FISIOLOGIA | PROFESSORE ORDINARIO DI ANATOMIA 
ad \ S 


ll » comparate UMANA 


NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA 


E 


ACHILLE DE-GIÒVANNI 


PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA 


estei dj x 


} i gi. 
AR ae 
PRICE ® 


Da 
sn 


EE 


pe 


Um Amro 8. 8. - 


Lat 1 


ni È 
|| 
sE 
i 

: i \l 
al 


PAVIA. 


Stabilimento T ipografico Successori Bizzoni. 
1884. 


A ST E N 
E RITA ENI E IPRO OE 
* Di ‘76 ay Last, »i pe 


INDICE. CER RELA 

1% { È. { pi + ee 

VI. MATER SAR ‘al 
EGZAI “E RA Cl 


: : ; ; RA 3 I ENO d "Ta Jet Wp a quid ur NOE 
dei lavori contenuti nei fascicoli del Bollettino Scientificoì veri 


ANNO I. 


Fasc. I. -- Maggi: La Morfologia. -- De Giovanni: Aspirazioni nel f 
della indagine clinica. -- Cattaneo: Cenni intorno ai Riieponi Le PArdDEIE 
notazioni di Teratologia e di Patologia comparata. — Grassi: Di una insolita 
sede dell’Oidium Albicans. — Comunicazioni dai Laboratori. — Insegnamento 
secondario classico. — Notizie universitarie. pi 
Fasc. II. — Zoja: Sulla testa di Bartolomeo Panizza. — De Giovanni: Aspira- 
zioni nel metodo della indagine clinica (cont.). — Cattaneo: Cenni intorno ai Ri- — 
zopodi (cont.). — Grassi: Di una insolita sede dell’Oidium albicans (cont. e fine). — 
— Notizie universitarie (cont.). — i 
| Fasc. III. e.IV. -- Maggi: Intorno alle Choturnie parassite delle branchie dei 
gamberi nostrali. — De Giovanni: Aspirazioni nel metodo della indagine clinica — 
(cont. e fine). — Zoja: Sulla testa di Bartolomeo Panizza (cont. e fine). -- Ten- 
chini: Sopra una particolare disposizione dei nervi palmari nell'uomo. — Ce- 
saris: Sulla comunicazione interauricolare del cuore negli adulti. — Cattaneo * 
Cenni intorno ai Rizopodi (cont. e fine). — Cattaneo: Sul significato morfologico. 
dalle parti esteriori del Metovo. — Comunicazione dai Laboratori. i 
Fasc. V. — De Giovanni: Di alcuni fatti clinici concernenti la patologia del 
cuore e del ventricolo. -- Maggi: Sopra una varietà della Cothurnia pyxidiformis 
D’Udek. — Cattaneo: Schizzo sull’ evoluzione degli organismi. — Maggi: Della 
primitiva origine degli organi. — Maggi: Corso libero di protistologia medica. © 
— Zoija: Corso libero di antropologia applicato alla medicina legale. — Notizie — 
universitarie. i | 
Fasc. VI. — Maggi: Il mesoplasma negli esseri unicellulari. — De Giovanni: — 
La morfologia e la clinica. — Cattaneo: Gli individui organici e la morfologia. — 
—— Maggi: Intorno all’importanza medico-chirurgica dei Protisti. — (C. Parona: © 
Sulla Pigomelia dei vertebrati. — C. Parona: Di un nuovo crostaceo cavernicolo. | 
-— Notizie universitarie. DRD 
Fasc. VII. — Tenchini: Di un nuovo muscolo soprannumerario (costo-ome- 
rale) del braccio umano con una tavola. — Gruber: Intorno ai Protozoj italiani. 
— Zoja: L’ Appendice della glandola tiroidea. — Maggi: Di una nuova Amibina. — 
— Comunicazioni dai Laboratoj. — Notizie universitarie. -— Notizie varie. pa 
Fasc. VIII. — AVVISO. — Cattaneo: L’Unità Morfologica e i suoi Multipli. — — 
Maggi: Intorno al Ceratium furca Clap. e Lach., e ad una sua varietà. — Comu-. 
nicazioni dai Laboratori. — Necrologio. pasa «Ri 


‘ Prezzo degli 8 Fascicoli L. 6 — Prezzo di ciascun Fascicolo separato L. |. 


ANNO Il. ca 
Fasc. I. — De Giovanni: Studj morfologici sul corpo umano a contribuzione | 
della clinica. - Maggi: Tassonomia e Corologia dei Cilio-flagellati. — Zoja: L’Ap- | 
pendice della glandola tiroidea nel Cynocephalus Babuin. — Parona: Prime ri- 
cerche intorno ai Protisti del lago d'Orta, con cenno della loro corologia ita- 
liana. — Cesaris: Rara coincidenza d’anomalia dell’ arteria succlavia destra e ;. 
dell’ arteria vertebrale destra. — Comunicazioni (dalla Clinica medica dell’ Uni..\- 
versità di Padova). 1 
: Fasc. II. — Maggi: Esame protistologico delle acque di alcuni Laghi Italiani |’ 
— Parona: Intorno alla Corologia dei Rizopodi. — Zoja: Sui rapporti tra l’atlante. . 
ed il cranio nell’uomo ed in alcuni animali. — Notizie universitarie. i 8 
‘Fasc. III. — Tenchini: Caso di assenza completa del setto lucido in un bam.! 
bino di due anni e mezzo colla integrità delle funzioni intellettuali. — Tenchini 
e Staurenghi: Contributo all’anatomia del cervelletto umano e dell’apparato ven- . 
tricolare della volta. — Parona: Delle acinetine in generale, ed in particolare ‘| 
di una nuova forma (Acineta dibdalteria n. sp.). -—- Maggi: Concetto dell’ anato-. + 
mia e fisiologia comparata, riguardata come una sola scienza. — Vinciguerra: | 
Le emimetamorfosi dei Pesci. — Zoia: Corso libero di Antropologia applicata 
alla Medicina legale. — Motizie: (Dalla Clinica medica di Padova). ‘ Me 
Fasc. IV. — Zoja: Proposta di una classificàzione delle stature del corpo. È 


% 


ni o VI. Settembre e Dicembre 1884. N. 3e4. 


4 Bollettino Scientifico 


LI 


REDATTO DA 


LEOPOLDO MAGGI 


PROF. ORD. DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA 


PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA. 


Abbonamento annuoItalia L. S| Si pubblica in Pavia Esce quattro volte all'anno. — 
» » Estero » L©|/Corso Vittorio Eman. N. 73|]| Gli abbonamenti si ricevono in 
Un numero separato . . » 2[{__—_—_—___________ | Pavia dall’Editore e dai Redat- 
Un numero arretrato . . » «| Ogninum.° è di 32 pag.*|| tori. 


SOMMARIO 


ZOJA : Di un solco men noto dell’ osso frontale — Solco soprafrontale — (2° Co- 
| mun.). - MAGGI: Sull’ influenza d’alte temperature nello sviluppo dei M:- 
crobj. - DE-GIOVANNI e ZOJA: Risultati d’ esperienze sullo sviluppo e sulla 
resistenza di dacferj e vibrioni, in presenza d’aleune sostanze medicinali. — 
MAGGI: Sul numero delle prove d’ esame per l’analisi microscopica delle 
acque potabili, e sul tempo per ciascuna di esse. - STAURENGHI e STEFA- 
NINI: Dei rapporti delle fibre nervose nel chiasma ottico dell’uomo e dei 
vertebrati. (Comunicazione dirt - BONARDI: Le acque termo-mine- 
rali di Acquarossa in Val di Blenio - Svizzera - (Relazione). - BONARDI: In- 
torno all’influenza dell’acido fenico sui Miîcrobj e sul loro sviluppo (U# r:- 
cordo) . 


DI UN SOLCO MEN NOTO DELL’OSSO FRONTALE 


È. (Solco soprafrontale). 


2.° Comunicazione del Prof. GIOVANNI ZOJA (*). 

Dopo la mia prima comunicazione sopra un solco insolito 

— rinvenuto sulla faccia anteriore della regione laterale dell’osso 

frontale di varii teschii raccolti nel Gabinetto anatomico della 

. R. Università di Pavia, ebbi l'opportunità di esaminare parec- 

| chi altri cranii, e cioè 191 nel Museo anatomico del Manico- 

mio provinciale di Pavia in Voghera, 279 nel Museo civico di 

Milano e 105 nel Gabinetto anatomico dell’ Ospitale maggiore 
° della stessa Milano. 

I risultati ottenuti da queste altre osservazioni non solo 

non modificano la sostanza di quelli ottenuti prima, ma li 


(*) La prima comunicazione fu pubblicata nel N. 1, Marzo 1884, di que- 
sto stesso Bollettino Scientifico. 


66 

‘confermano anzi si può dire in ogni particolare. Solo che. 
oltre il numero maggiore dei teschii ultimamente esaminati 
essendovene anche di patologici, (pazzi, epilettici e affetti d’ al- 
tre malattie) gioverà riassumere tutte le osservazioni, riunendo. 
cioè le prime fatte a Pavia con quelle fatte a Voghera ed a 
Milano, nei seguenti prospetti. 


n 


SSISTE TL SOLCO 


d glo e 
O. lari : L 
selesiozioz|3| Sa | 89] 
A e RO OS 23M 
© |-_|°2% Z HN op 
Ue; & — [a 
Istituto anatomico di Pavia. . . .1 833] 21]  7| 26] 54| 54/33 | 16.21 |f° 


Museo del Manicomio di Voghera . | t91| 11) 14| 22] 47| 7/9, | 24.60|} 
» civico di Milano . . . . .{.279 12) 13). 6} 81| 21/30 | 10.14 
» dell’Ospitale Magg. di Milano | 105] 10] 1{  7| 18| 48/5 | 17.14|f 


908] 54] 35] 61| 150| 450/908 | 16.40]|f 


Da questo specchietto rilevasi innanzi tutto che il solco | 
trovasi il 16.40 °/, sulla totalità delle osservazioni; che sarebbe 
più frequente nei pazzi (il 24.60 °/) che nelle altre raccolte, 
e che relativamente sarebbe più raro nei teschi antichi (10.14 °/, 
che negli altri. 

Dallo stesso specchietto appare inoltre che il solco è più. 
frequente da un solo lato (6.40°/,) che da tutti e due (3.60%) 
e fra i due lati esiste più di spesso a sinistra (4.06 °/,) che a _— 
destra (2.33 °/). Riguardo al sesso non potei stabilire con- 
fronti esatti che in due sole raccolte, in quella cioè di Pavia | 
ed in quella di Voghera ed eccone i risultati: i 


CON sonco Ì 


Proporzioni | Percentuale | 


Teschi (a Pavia. . .|257| 76] 383] 40] 14|4% |4/56 | 15.50) 18.41] 
esaminati ( a Voghera. .| 98] 98] 191] 24/28] 24/05 | ?3/se | 24.45] 24. 74Î 


—— | — | — — | —_———_ |  -_ _— | ___r——=t [en — —— 


355| 169] 524| 64 37|64/,,, |87/,60 | 19.77| 21. 57 


di 


riu SOLCO ESISTE POI 
— uppriT{r____ _211_—___+_ 


© Proporzioni | Percentuale 
5 |. __— —_e— Tr. 
(©) . . . . 

à |uomini|donne |uomini|donne 


t——— ______ |  ---—= "| _— | _———r|  _—____—— 


a Pavia 


| D’ambo i lati . 


i a Voghera . 
| a Pavia 

| Solo a destra . 

9 a Voghera . 
( a Pavia 
Solo a sinistra 

Il a Voghera . 


Nella donna il solco è quindi più frequente che nell'uomo, 
e ciò tanto nelle sane cho nelle pazze. Fra gli alienati però 
le differenze sessuali in proposito sono minime, mentre si con- 
servano per le proporzioni per rispetto agli altri dati. 
Vedendo il solco soprafrontale sullo scheletro si pensa su- 
bito che esso serva a contenere un vaso, e più propriamente 
un'arteria, giacchè quantunque anche le vene lascino delle 
traccie manifeste su talune ossa, i caratteri differenziali coi 
solchi arteriosi sono così spiccati da non mettere in dubbio 
che qui non trattasi di solco venoso, e tanto più si è incli- 
nati a crederlo quanto più il solco è accentuato, guidati in 
ciò dal fatto conosciuto che in molte altre parti dello schele- 
tro le cose camminano nel medesimo modo. Infatti è l’ arteria 
succlavia che imprime un largo solco sulla prima costa, sono 
le arterie intercostali che lasciano un’impronta sulla faccia 
interna dell’orlo costale inferiore e, per restringerci al teschio, 
sappiamo che il solco laterale della sella turcica è impresso 
dalla carotide interna, e che quelle solcature che si rami- 
ficano sulla faccia interna dei temporali e dei parietali sono 
prodotte dalle divisioni e suddivisioni dell’ arteria meningea 
media, e via dicendo. Ad avvalorare questo modo di vedere 
viene poi anche l'autorità di Velpeau il quale asserisce che 
un tal solco deriva dall’arteria frontale. Riflettendo non per- 
tanto che anche i nervi, quantunque molto più di rado, as- 
sumono in talune regioni rapporti intimi e diretti colle ossa, 


ttt de Pa tit 


teidiiticn ittici cn 
n Li 


68 
lasciandovi tracciate corrispondenti solcature, come ad esem- 
pio, il nervo di Jacobson sul promontorio della cassa del tim- i 
pano, i nervi petrousi sulla faccia anteriore delle rocche omonime | 
e più manifestamente, per tacere d’altri, il nervo milojoideo |. 
sulla faccia interna della branca della mascella inferiore, non . 
si può escludere che il solco soprafrontale non possa servire 
invece a ricettare un nervo, ciò che viene ammesso da Vel- 
peau e Béraud nel loro Manuale di Anatomia topografica. | 

Taluni scrittori moderni, specialmente di anatomia appli- 
cata, i quali, trattando della regione frontale, accennano a 
questa particolarità, mettono in rapporto il solco alcuni col- 
l’arteria, altri col nervo, ciò che confonde la mente. E ad 
accrescere il dubbio che scaturisce dalle opposte asserzioni 
suddette, viene poi anche il fatto che nella regione decorrono 


insieme numerose diramazioni e di arterie e di nervi. Ponendo — 


attenzione all’incostanza ed alla varietà che presenta il solco, 
sia nella situazione, talvolta più all’esterno, tal’altra più al- 
l’interno, sia nelle dimensioni e al modo di decorso, si è più 
proclivi a ritenere, come dissi più sopra, che in esso si rac- 
colga un’arteria, armonizzando quelle varietà assai più col 
sistema vascolare, spesso e largamente variabile, di quello 
che un nervo, essendo in generale il sistema nervoso più fisso 
e meno variabile negli altri caratteri. 

Ma anche queste considerazioni non valgono molto ad illu- 
minare il fatto, tutto al più conducono a credere che il solco 
sia occupato più frequenti volte da un’arteria senza esclu- 
dere che possa essere talvolta occupato da un nervo. Epperò 
il bisogno di fare ricerche dirette sul cadavere per togliere 
ogni dubbio sorge come una necessità. 

Prima però di entrare in questo campo giova soffermarci un 
momento su quel canaluccio che abbiamo talvolta incontrato 
sulla continuazione del solco in quanto che se a questo po- 
chi badarono, al canaluccio invece allusero alcuni anatomici 
e fisiologici, non trattandone però nella osteologia, ma nella ne- 
vrologia. Se male non mi appongo il primo ad accennare questo 
canale fu Longet, vennero in seguito Hirschfeld, Cruveilhier. 
Sappey, Krause e Telgmann, Tillaux e varii altri. Questi autori 
assicurano che talvolta fra i filetti del nervo frontale esterno 


69 


se ne trova uno che si insinua nello spessore dell'osso fron- 
tale, attraversando un piccolo canale che s’appre, da una parte 
a livello dell’incisura sopraccigliare e dell'altra sulla gobba 
mina in seguito sotto il pericranio (Sappey): Tillaux però, 
mentre concorda cogli altri autori circa il tragitto e circa la 
terminazione del canale e del nervo, dissente riguardo all’ori- 
gine, poichè egli ritiene che il canaluccio cominci alla fos- 
setta trocleare e che il filamento nervoso proceda dal ramo 
sottotrocleare del frontale interno. 

Come si vede, questi autori non diedero veramente una 
descrizione particolareggiata del canaluccio, l’accennarono sol- 
tanto, si può dire, indirettamente, ma però in modo da rile- 
vare con evidenza che un simile canale dev'essere assai pic- 
colo, proporzionato cioè al filetto nervoso che lo percorre. 

Ora noi abbiamo dimostrato precedentemente che un cana- 
‘luccio distinto talune volte precede il solco col quale poi si 
continua direttamente, sì da considerarsi come due parti della 
| medesima cosa, aventi lo stesso ufficio, disposti in modo ana- 
logo a quello che non rarissimamente osservasi all’interno 
del parietale pel decorso dei rami dell’arteria. meningea me- 
dia, o della branca della mandibola, pel nervo milojoideo. Una 
. tale disposizione non è senza importanza per l'argomento che 
ci occupa. 

Dobbiamo notare innanzi tutto che il canaluccio è ordi- 
nariamente angusto, ma non sempre in perfetta armonia collo 
sviluppo del solco, il quale talvolta è proporzionatamente, come 
abbiamo già affermato più sopra, più capace del canale. 

Avvertasi ancora che dalle mie osservazioni risulta che il 
canale non trae mai la sua origine dalla fossetta trocleare, 
come ritiene Tillaux, ma sempre più all’esterno e di solito o 
 dall’incisura sopraccigliare, come ammettono gli altri autori, 
o verso la metà dell'orbita, od anche più in fuori. Contraria- 
mente poi a quanto asseriscono quasi tutti gli autori io non 
vidi mai esempio nel quale il canaluccio e il solco passassero 
sulla gobba frontale o fossero almeno diretti a questa, poichè 
tutti si trovano o si dirigono più all’esterno della gobba stessa. 


70 


- 


II. 


Osservazioni sul cadavere. 


Le contradditorie nozioni avvertite antecedentemente mi 
condussero a fare speciali indagini per decidere colla scorta | 
del cadavere il problema. 

Numerose, oltre un centinaio, furono le osservazioni fatte 
sul cadavere, e ad onta di ciò per molto tempo non riescii | 
a decifrare la cosa in modo sicuro, per più motivi. Prima di 
tutto perchè in queste ricerche il solco mi apparve assai di | 
rado, molto più di rado di quello che non avrei pensato dopo 
le osservazioni scheletriche, e poi perchè in quelle poche volte | 
nelle quali mi imbattei di rinvenirlo era generalmente così | 
piccolo da riescire malagevole discernere gli organi contenu- 
tivi, ed i reciproci precisi loro rapporti. Doveva usare la lente | 
ed anche questa talvolta era insufficiente a persuadermi tanto | 
essi erano sottili, tenui e commisti. Praticai parecchie inie- 
zioni, talune delle quali riescirono felicemente, ma anche que- 
ste non valsero sempre, ancora per la tenuità degli organi, 
ad illuminarmi molto di più. Ma infine trovai, benchè poche | 
volte (sei soltanto) i casi nei quali potei assicurarmi nel modo — 


più formale che il solco soprafrontale ricetta un filetto nervoso — 
(diramazione del nervo frontale esterno o sopra-orbitale), ac- | 


compagnato da vasellini in numero di due o più. Importa no- 


tare qui subito che in tutti e sei i casi nei quali trovai le con- 
dizioni ora accennate, il solco ed il nervetto corrispondentevi, 


erano, benchè distintamente visibili, piuttosto piccoli; il solco | 
non potrebbe nascondere che parte di un piccolo ago. 

Il nervo nel solco non è a contatto dell’ossatura sotto il | 
periostio, ma appoggia sul periostio, o per meglio dire de- 
corre nello spessore dello stesso: il foglietto del periostio sot-. 
tostante al nervo si affonda nel solco e aderisce all’ossatura 


in modo analogo a quello che osservasi nelle parti vicine. In 


un caso ho veduto che sollevando il periostio dal solco si rom- 


pevano dei vasellini che dalla diploe venivano ad anastomiz- 
zarsi con quelli che decorrevano satelliti al nervetto. Un’al- 
tra volta tra i vasellini stessi notai un filamento nervoso che 
uscendo dallo spessore dell’osso andava a distribuirsi alle parti 


La 
ni 


| Se 
* 


7A 


uperficiali (verso la pelle) senza punto anastomizzarsi col 
lervo del solco. 

Im un giovane di 17 anni il solco soprafrontele a sinistra 
i doppio, e contiene in ciascun solco un distinto filamento 
ervoso, il quale procede da un troncolino unico che esce da 
un canaluccio per mezzo di un foro speciale posto un centi- 
netro e mezzo sopra la metà dell’arcata sopraorbitale. 

«In un fanciullo di 10 anni morto nel marzo del corrente 
anno 1884, si vede la perfetta corrispondenza tra il volume 
del nervo e la capacità del solco. 

Questi sei fatti ben constatati autorizzano a ritenere che 
mel solco soprafrontale sia semplice, sia doppio, sia preceduto 
î la canaluccio, decorre un filamento nervoso, accompagnato da 
minuti vasellini. 

«Se questo deve essere ritenuto come provato, dovrebbe 
‘però sussistere costantemente un rapporto tra il volume del 
«nervo e la capacità del solco, e allora bisognerebbe anche 
‘ammettere che il nervo, chiamiamolo, come il solco, sopra- 
rontale, possa raggiungere un volume relativamente conside- 
revole. Questo però non è logicamente ammissibile, prima per- 
» è non fu constatato mai da alcuno, e poi perchè si sa che 
1 nervi non variano gran fatto specialmente nel volume. E al- 
È lora che cosa pensare di quei solchi così larghi e profondi? 
Jo penso che sia ragionevole a ritenere che nel solco passi 
costantemente un filamento nervoso, ma che essendo accom- 
| pagnato anche da vasi ne avvenga che il solco sarà propor- 
‘zionato al volume del fascio vascolo-nervoso, solo che quando 
il solco sarà più grande e più profondo saranno i vasi che 
“avranno avuto la preponderanza di sviluppo, conoscendosi già 
«che la capacità dei vasi è soggetta a variare frequenti volte 
e in larga scala, dove che i nervi, quantunque variabili essi 
| pure, lo sono assai meno, e meno considerevolmente. Ecco 
come credo aver sciolto il quesito. È da notarsi che se per 
regola generale nel decorso delle arterie satelliti ai. nervi, 
questi si trovano più superficiali e quelle più profonde, cioè 
più vicine alle ossa, vi sono però regioni nelle quali osservasi 
| precisamente l’opposto, come ad esempio, alla volta orbitale, 
. dove il nervo frontale si trova tra il periostio e l'arteria omo- 


72 


nima, e un tale rapporto è conservato fin dopo che gli ox- 
gani in discorso si sono ripiegati in alto passando dell'orbita 
alla fronte. Analoghi rapporti assume anche il nervo milojoi-. 
deo nella propria sede. Nel solco soprafrontale poi mentre il 
nervo occupa il fondo del solco, i vasi si dispongono ai lati | 
e superficialmente. 


Nei casi in cui il nervo perviene al solco dopo avere at- | 


traversato un proprio canaluccio, comincia nel solco ad ac- 
compagnarsi coi vasi, e non mai prima, per quanto ho potuto. 
osservare: nel canale è sempre solo. Pare quindi che il canale — 
sia esclusivamente nervoso, e il solco vascolo-nervoso. 

Già si sa che, come tutti i fori del teschio e di tutto lo 
scheletro, così anche i solchi e i canali dipendono, nel for- 
marsi, dall’adattamento, funzione la quale, come ben dice. 
Haeckel, è la vera causa di tutte le variazioni morfologiche. 
I solchi vascolari e nervosi ben conosciuti alla superficie dello. 
scheletro in generale non appaiono se non quando il processo. 
di ossificazione raggiunge e si mette a contatto coi vasi e. 
nervi preesistenti contro e attorno ai quali si dispongono le 
ossa mano mano che il processo si svolge, modellandosi so- 
pra gli stessi come il cranio sul cervello. Se dopochè siasi 
incavato il solco l’osso continua a crescere, allora può in- 
volgere e circondare totalmente il vaso od il nervo che vi 
corre sopra, e così convertire in canale il solco preformato. 

La massima parte dei solchi e canali vascolari e nervosi 
che vedonsi nel teschio, eccetto quelli destinati alla nutrizione | 
e all'incremento delle ossa, si sviluppano piuttosto tardi. Ad 
eccezione dei solchi di alcuni seni venosi della dura madre 
del milojoideo, e di qualche traccia di quelli dell'arteria me- 
ningea media e di qualche altro, che appaiono durante gli. 
ultimi mesi della vita fetale, tutti gli altri si designano dopo 
la nascita. Il solco soprafrontale non è visibile, secondo le mie 
osservazioni, che nel 2.° o 3.° anno. Come l’esperienza dimostra 
i fori, i solchi, i canali, le incisure e le impressioni schele- k 
triche, essendo adattati agli organi che li producono, così si 
presentano armonici cogli stessi per modo che dall'esame dell 
foro, del solco, ecc., si può argomentare la forma, la dire- | 
zione, le dimensioni e spesso anche la natura dell'organo che 
vi apparteneva. È 


LS 
»% Ù 


xv 13 


© In generale i fori e i canali vascolari e nervosi che attra- 
versano tutto lo spessore dell’ossatura sono più costanti di 
quello che non siano le infossature, i solchi e le incisure im- 
presse sulle superfici di essa; sì gli uni poi che gli altri 
epreono presentare o di frequentare o di rado o quasi mai 
delle variazioni. I fori e canali meno variabili sono quelli che 
“servono ad un solo ufficio, pel passaggio, per esempio, di un 
«solo nervo o di una sola arteria, e fra i due è ancora meno 
variabile quello che si addatta al nervo di quello che all’ar- 
teria. Fra i più invariabili, o, per essere più esatti, fra i 
meno variabili, primeggia il foro rotondo o mascellare supe- 
‘riore, vengono in seguito il carotico e lo spinoso: il primo è 
destinato al tragitto del solo nervo mascellare superiore, gli 
altri a due arterie distinte. Questi fori ripetono la loro quasi 
invariabilità dall’essersi differenziati completamente, avendo 
raggiunto il loro massimo significato cenogenetico. Gli altri 
fori e canali cranici offrono o più spesso o più raro delle va- 
rietà o di forma o di dimensioni o di divisioni, perchè, ser- 
vendo a più scopi, si sono differenziati solo incompletamente, 
e nella scala evolutiva sono tuttora in via di trasforma- 
zione; così il foro occipitale ora è più largo, ora più stretto, 
ora oblungo, ora elittico, ora circolare, ecc., per adattarsi 
«al bulbo rachidiano, alle arterie vertebrali, al nervo acces- 
sorio del Willis che l’attraversano: il meato uditorio interno 
si modifica per modellarsi sui nervi acustico, facciale, in- 
termediario di Wrisberg e arteria uditiva; e così il foro ovale 
per adattarsi alla terza branca del 5.° paio (nervo misto di 
“senso e di moto) e all’arteria piccola meningea; l’hiatus di 
| Faloppio pel nervo petroso superiore e per una arteriuzza 
della meningea media; e lo stesso foro ottico, per tacere di 
tutti gli altri, che serve al passaggio del nervo omonimo e 
dell'arteria oftalmica presentasi, benchè rarissimamente diviso 
in due fori per servire uno, il maggiore esclusivamente al 
nervo, e l’altro, il minore, esclusivamente all’ arteria. A que- 
sti fori costanti tengono dietro quelli incostanti, ì quali per 
di più sono anche maggiormente variabili nel numero, nella 
forma e nelle dimensioni di quello che non siano i fori co- 
stanti; per esempio i fori condiloidei posteriori, i parientali, 


| 
| 
| 
| 
| 


74 
i mastoidei, l'acquedotto del Verga, quello dell’ uc basi. 
lare e via dicendo. È 

Anche per rispetto ai solchi, alle fossette alle incisure chel 
si trovano scolpite sulle pareti delle varie ossa del teschio, | 
si nota qualche cosa di simile, così il solco pel promontorio 
destinato al solo nervo di Jacobson è meno variabile di quello | 
pel nervo petroso superiore associato ad un’arteria; il solco 
ottico sul corpo dello sfenoide è meno variabile dei solchi 
vascolari e dei misti delle altre regioni. | 

Per accorciare la strada, che ci condurrebbe forse troppo 
lungi dell’assunto, fra i solchi incostanti e quindi molto va- 
riabili, troviamo quello del quale ci occupiamo, ed è così va- . 
riabile, come abbiamo indicato, appunto anche perchè al ramo 
nervoso che vi decorre dentro si associano vasi sanguigni. In — 
base alla stessa legge di adattamento e di correlazione si vede | 
che quando esiste il canaluccio che precede e si continua col 
solco soprafrontale, esso è sempre piccolo, armonico, cioè al 
filamento nervoso che lo percorre da solo. 

Già la spiegazione scientifica, la ragione delle varietà, 
come quella delle condizioni normali delle varie parti. del 
nostro corpo, risiede nello sviluppo; spetta alla morfologia di 
svelare la causa di tutti quei fenomeni anomali chiamati con 
tanti nomi speciosi per indicarci il sorprendente, il meravi- — 
glioso, il misterioso, dipendendo ogni modalità dalle stesse | 
leggi della organizzazione, e specialmente dalle più lumino- 
samente dimostrate, quelle cioè dell’eredità e dell’adattazione. | 

Come la mancanza di simmetria tra le due parti corri; 
spondenti del cervello, tanto accentuata nell'uomo da formare . 
quasi una sua caratteristica, si impronta bene spesso sul suo | 
involucro osseo, sul cranio, tanto nell’insieme, quanto ancora 
nelle singole ossa, come rilevasi specialmente dalle interes- 
santi osservazioni del Palombi (1), così l’asimmetria del solco 
soprafrontale risponde in qualche modo all’asimmetria di que- 


ste ossa, e fors’anche all’asimmetria del nervo che lo percorre, 


perocchè ora si sa positivamente che, a differenza di ciò che 


(1) Sulle ineguaglianze di sviluppo delle ossa del cranio nei loro rapporti O 
colle leggi della simmetria morfologica — Montegiorgio 1881. 


‘9 75 
FS 

ritenevasi nei passati tempi, anche i nervi della fronte .subi- 
cono talune variazioni fra le quali quella appunto della sim- 
netria è meglio manifesta. Le variazioni degli altri caratteri 
del solco pare abbiano maggiore attinenza col sistema va- 
scolare. 

— Quantunque le varietà degli organi ripetono la loro pre- 
pua causa dell'adattamento, pure non si può escludere che 
Bicne l'eredità vi abbia a partecipare, poichè è ormai indu- 
bitabile il fatto che molte particolarità acquisite dai geni- 
tori furono trasmesse nei discendenti talvolta da padre a figlio, 
tal’altra saltuariamente, cioè ai nipoti anche lontani. 

Il solco soprafrontale non esiste negli altri animali, nep- 
pure nelle scimmie e negli antropoidi — solo qualche razza 
del Bos taurus l'ha tracciato. Nell'uomo poi, quando il solco 
è ben manifesto, può essere riconosciuto anche durante la 
vita, mediante opportuna ispezione e tasteggiamento. 
«Guardato poi questo solco sotto altro aspetto non può 
non interessare la pratica medica e la Medicina legale, ogni 
volta che nel caso di una data lesione su quel punto pre- 
ciso nella ispezione della parte con una tenta, la depres- 
i sione del solco ed i rialzi che lo circoscrivono, potrebbero 
| per avventura fuorviare un retto giudizio ritenendosi frattu- 
rato l’osso là dove questo invece non presenta che una natu- 
rale, quantunque rara, solcatura. E questo errore potrebbe 
accadere tanto più facilmente in quanto che il solco varia 
molto nelle sue dimensioni e poi perchè precisamente in que- 
sta regione del frontale meno che sulle altre della volta del 
cranio, si sono notate suture anomali od ossa wormiane che 
attrassero già l’attenzione. E questo avviso torna mai sempre 
opportuno non appena si riflette che se furono scambiate per 
vere fratture alcune suture anomale, si da proporsi per que- 
. sto la trapanazione del cranio, più facilmente si può essere 
| tratti in inganno dall’ignorare le condizioni del nostro solco. 
«Il conoscere quindi la eventuale esistenza, la sede e le va- 
rietà di questo solco sarà sempre utile e profittevole. 

Il canale osseo, sia che sussita da solo sia che si continui 
poi nel solco, non presenta alcuna importanza pratica, può 
i nulla di meno dar forse spiegazione della persistenza di certe 
i nevralgie anche dopo la recisione sottocutanea del nervo fron- 


76 
tale, essendo sfuggito al taglio il filetto nervoso che lo per- 
corre: così almeno pensa Tillaux. 


Da quanto abbiamo osservato anteriormente si rileva che | 
il solco soprafrontale : | ; 

1. Si trova nella proporzione del 16.40 per cento sulla 
totalità dei casi. 

2. In proporzione è più frequente nella donna che nel- — 
l’uomo, benchè quando esiste, sia più sviluppato in questo | 
che in quella: in proporzione è più frequente nei pazzi che — 
nei sani; più raro nei teschi antichi che nei moderni. 

3. Si incontra più di sovente sopra un lato solo che da _ 
tutti e due, e fra i due sul lato sinistro è DIR; frequente e 
più manifesto che sul destro. | 

4. Decorre dal basso all’alto e dall’avanti all'indietro, | 
sulla faccia anteriore dell’ osso frontale, tra la gobba e la 
cresta temporale del frontale stesso. 

5. È di dimensioni variabili, ma di solito da 2 a 3 cen- 
timetri di lunghezza e da uno a due millimetri di profondità. — 

6. Talvolta comunica coll’incisura sopraccigliare, tal’altra 
no, tal’ altra ancora con un canaluccio speciale diretto in 
basso ed all’avanti. 

7. Solitamente è rettilineo, ma talvolta curvilineo, rami- 
ficato, doppio e anche triplo. 

8. Accoglie un filamento del nervo frontale esterno, as- 
sociato a piccoli vasi sanguigni. 

9. Quando è molto manifesto è DILRCIPAUEACA scavato 
dai vasi e secondariamente dal nervo. 

10. Sviluppasi per adattamento dopo la nascita e per- 
mane per tutta la vita. 

11. Non esiste negli altri animali, neppure nelle scim- 
mie e negli antropoidi, solo qualche razza del Bos taurus 
l’ha tracciato. 

12. Se è bene sviluppato può essere riconosciuto durante 
la vita, mediante opportuna ispezione. 

13. Ha importanza pratica tanto in chirurgia quanto in 
medicina legale. 

14. Talvolta è sostituito in tutto o in parte da un ca- 
naluccio. î 


a ” 
pr: 15. Quando il solco coesiste col canale o è di capacità 


essochè eguale a questo o il solco è più capace del canale, 
I “n mai il contrario. t 


vidi 


—_—‘—‘16.Il canale non ha significato pratico se non per dare 
spiegazione della persistenza di certe nevralgie dopo la reci- 
sione del nervo frontale. 


SULL’ INFLUENZA D’ ALTE TEMPERATURE 
NELLO SVILUPPO DEI MICROBI. 


NOTA 
del Professore LEOPOLDO MAGGI. 


L'influenza d’alte temperature, nello sviluppo dei Microbi, 
‘venne studiata già da tempo anche da noi, e specialmente in 
Lombardia, da Professori quasi tutti dell’Università di Pavia. 
Spallanzani fu il primo ad occuparsi di quest’argomento, e 
dopo un lungo intervallo di tempo, comparve P. Mantegazza 
(1852) colle sue ricerche sulla generazione degli Infusorj. Dal 
1865 al 1877, dopo ancora Mantegazza, si presentarono 
Cantoni, Cavalleri, Oehl, Balsamo Crivelli e Maggi, 
le cui ricerche, ad eccezione di quelle del Cavalleri, fu- 
 rono fatte, nei Laboratorj dell’ Università ticinese. 
Nessuno ignora gli Opuscoli di fisica animale e vegetale 
dello Spallanzani,e citata, da moltissimi, è pure la Memoria 
. del 1852 del Mantegazza; ma non egual diffusione vi eb- 
. bero i lavori che si susseguirono numerosi dal 1865 al 1878. 
Ora parendomi che i risultati di questi, siano stati troppo 
| presto dimenticati, ho creduto non inopportuno di richiamarli, 
colla presente Nota, all’attenzione degli studiosi. 
E perchè se ne conoscano le fonti, indicherò dapprima 
quella parte di bibliografia, che ora posso ricordare: 
| 1. Mantegazza e Cantoni. — Nei Rendiconti del R. Istituto Lombardo di Scienze 
e Lettere di Milano, del 1865. (Classe di Scienze Matematiche e Naturali). 
i 2. Cavalleri. — Di alcuni esperimenti intorno alla questione della gene- 
| razione spontanea degli Infusorj. (Rendiconti del R. Istituto Lombardo di Scienze 
e Lettere. Vol. II. Fasc. X. 28 dicembre 1865. Milano). 


3. Oehl e Cantoni. — Ricerche sullo sviluppo degli Infusorj, considerato in 
se stesso ed in relazione colla loro genesi. (Comunicazione del Prof. O eh]1), 


78 


e giugno 1866. | 
4. Cantoni e Oehl. — Esperienze sulla produzione dei Vibrioni in liquidi 
bolliti. (Relazione e considerazioni del Prof. Cantoni). — Ne? Rendiconti del 


Serio III.*® — Con una a tavola). i 

6. Cantoni e Maggi. — Ancora sulla produzione degli infusorj in liquidi bol: 
liti. (Relazione del Prof. Cantoni). — Nei Rendiconti del R. Istituto Lombardo 
di Scienze e Lettere. (Vol IV. Fascicoli VI. e VII. 22 agosto 1867. Milano). Ed 
anche nel: (Nuovo Cimento). Fascicolo di novembre e dicembre 1867. Pisa). 

7. Cantoni. -- Altre esperienze sulla produzione degli Infusorj. (Rendiconto 
Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. Vol. IV. Fascicoli IX. e X. 21 novem- 
bre 1867. Milano). 

8. Cantoni. -—- Ricerche sull’eterogenia. (Gazzetta Medica Italiana, Lombardia. 
Serie VI.* Tom. 1. Anno 1868. Milano). 

9. Balsamo Crivelli e Maggi. — Sulla produzione del Bacterium termo Duj., È 
e del Vibrio bacillus Duj. (Rendiconto Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. 
Serie II.* Vol. I. Fasc. VII. 2 aprile 1868. Milano). À 

10. Cantoni e Maggi. -- Ancora sulla produzione degli Infusorj in palloni. 
suggellati ermeticamente e scaldati oltre i 100° (Com. del Prof. Cantoni). — | 
Nei Rendiconti del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. Serie Il.° Vol. II, —. 
25 novembre 1869. Milano). i. 

11. Balsamo Crivelli, Maggi e D. P. Cantoni. — Sulla produzione delle Mufe 
entro palloncini di vetro chiusi a fuoco e scaldati a 150° C. (Rendiconti Ist 
tuto Lombardo di Scienze e Lettere. Serie II. ® Vol. III. Fascicolo XIII., pag. 562, 
14 maggio 1870. Milano). I.* Comunicazione. 

12. Balsamo Crivelli e Maggi. — Sulla produzione delle Mu/e entro pallon- 
cini di vetro chiusi a fuoco e scaldati a 150° C. (Rendiconto Istituto Lombardo 
di Scienze e Lettere. Serie II." Vol. III. 29 dicembre 1870. Milano). II.® Comu-. 
nicazione. j 

13. Balsamo Crivelli e Maggi. —- Ancora di alcune esperienze con infusioni 
organiche chiuse a fuoco in palloncini di vetro e scaldate a 150° C. (Rendi 
conti Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. Vol. VI. Fasc. I. 9 gennaio 1893. 
Milano). 

14. Cantoni e Maggi. -- Nuova serie di sperimenti su l’ eterogenia, e con- 
clusioni tratte da altre serie precedenti. (RendicontijIstituto Lombardo di Scienze 
e Lettere. Serie II.° Vol. VIII. Fascicolo III. 4 febbraio 1875. Milano). 

15. Cantoni e Maggi. — Altre serie di esperienze su l’archebiosi. (Rendi 
conti Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. Serie II,° Vol. IX. Fascicolo XVI. ; 
3 agosto 1876. Milano). i 

16. Cantoni e Maggi. — Ricerche sperimentali su l’eterogenesi. (Rendiconti 
Istituto Lombardo di Scienze e Le!tere. Serie II.* Vol. X. Fascicolo IX. e X. 
3 pra 1877). 1L* Comunicazione. È 4 

. Cantoni e Maggi. -- Ricerche sperimentali su l’eterogenesi. (Rendiconti 

RG, Lombardo di Scienze e Lettere. Serie lI." Vol. X. Fascicolo XII. 7 giu-. 
gno 1877. Milano). II.*® Comunicazione. 

18. Cantoni e Maggi. — Ricerche sperimentali su l’ eterogenesi. (Sul limite 
di produttività delle soluzioni organiche). — (Nei Rendiconti Istituto Lombardo 
dî Scienze e Lettere. Serie II." Vol. XI. Fascicolo II. 1878. Milano). III.* Co-. 
municazione. 


79 


Se si volessero ordinare metodicamente tutte queste no- 
re ricerche sperimentali, se ne vedrebbe la precedenza di 
iolte di loro, in confronto di simili ricerche all’estero; ma 
er ora mi basti il ricordare soltanto quelle che si confanno 
1 suindicato mio argomento. Epperò anche fra esse, essendo 
tate variamente eseguite, io non mi occuperò che di quelle 
atte col medesimo mezzo; e tali sono le ricerche del Prof. 
}. Cantoni col Prof. Oeh], e poi con me, e le ricerche del 
Prof. Balsamo Crivelli con me e col Dottor Paolo Can- 
jonì. 
È IL MEZZO DI SPERIMENTO, che è il più semplice di tutti 
e nello stesso tempo il più rigoroso per ricercare l'influenza 
l’alte temperature nello sviluppo dei microb), era quello già 
a Mibporato dallo stesso Spallanzani, vale a dire: un pallon- 
cino di vetro della capacità di 150 a 200 e talora anche di 300 
centimetri cubi, ed a collo affilato. Oramai questo mezzo, es- 
sendo adoperato da tutti gli sperimentatori di microbiologia, 
non domanda più la necessità di essere da noi figurato. Tut- 
tavia per darne un’idea, citerò la fig. 27 a pag. 64 della re- 
cente opera di Duclaux: Microbiologie, che fa parte della En- 
cyclopedie chimique di Fremy. 
IL MODO DI SPERIMENTARE con questo palloncino, era il 
seguente: introdottavi una piccola quantità di una data znfu- 
‘sione organica, il collo del palloncino veniva suggellato erme- 
licamente, cioè colla fusione del vetro stesso. Indi, il pallon- 
cino così preparato, lo si esponeva ad una data temperatura 
di scaldamento per un dato tempo; poi, ritiratolo, lo si man- 
| teneva ad una data temperatura ambiente per un dato nu- 
mero di ore 0 di giorni, in capo ai quali, previa rottura del- 
l'estremo acuminato del palloncino, si esaminava al micro- 
scopio l’infusione organica, versandone una goccia su di un 
vetro porta-oggetti, e coprendola subito dopo con un vetrino 
| copraoggetti. 


NB. Ogni qualità d’infusione organica, veniva osservata al microscopio prima e dopo 
lo scaldamento, per esaminare lo stato fisico-chimico dell’ infusione stessa. Così che ogni 
qualità d’infusione veniva chiusa, per lo meno, entro due palloncini di prova. 


Riguardo alla quantità della infusione organica introdotta nel 
| palloncino, essa era, talora, in confronto con un volume d’aria 
triplo o quadruplo dell’interno del palloncino; tal’altra di circa 


ì 


80 


20 c. c. di infusione per 50 c. c. di aria interna; oppure di 4 c.c. | 
di infusione a contatto con oltre 90 c. c. di aria pure conte- 
nuta nel palloncino; od anche, era in misura da empirne. 
meno di un decimo del vano del palloncino, e questa fu la | 
quantità per molte delle nostre ricerche sperimentali. 

La data infusione organica, era una delle seguenti: decotto 
di fave, decotto di farina, decotto e sugo di zucca, decotto di 
rapa, gelatina pura, sugo di carne, brodo Liebig, soluzione di | 
tuorlo d’ovo di pollo, soluzione di albume d’ovo di pollo (so- 
luzioni fatte con acqua distillata), latte, orina, latte acido. 
neutralizzato con soluzione di potassa, latte e soluzione di po- | 
tassa, orina neutralizzata con liquor potasse, tuorlo d’ovo. 
di pollo con acqua salata al 10 °/. Alcune erano adoperate 
senza filtrazione, altre filtrate a freddo oppure a caldo; alcune | 
introdotte nel palloncino a freddo, altre anche bollite prima. | 

Per la preparazione della infusione organica, dirò che è 
conveniente aggiungere, prima, alla sostanza organica la op-. 
portuna quantità di acqua, smovendo poi delicatamente la mi- 
scela; ed ancora, per la sua importanza riguardo allo SVI». 
luppo dei Microbj, ricorderò che molte soluzioni erano ricche 
di sostanza organica. 

Ad esempio di rapporto fra la sostanza organica ed il liquido | 
solvente, citerò per il decotto di fave: 4 grammi di farina di. 
fave in 80 c. c. d’acqua distillata; per l’infuso di farina di 
fave: 5 grammi di farina per 100 c. c. d'acqua, e poi decan- 
tato; pel decotto di zucca: parti eguali in peso di zucca e 
di acqua; per la gelatina pura: grammi 3, 7 di gelatina per. 
100 c. c. di acqua, e poi scaldata a 50° C. e filtrata; pel sugo 
di carne: muscolo di bue finamente tagliuzzato, infuso prima 
in acqua fredda per una mezz'ora, e bollito poi per un quarto. 
d’ora, con un peso d’acqua appena doppio di quello del mu-. 
scolo impiegato, indi passato per doppio filtro; talora l’infu- 
sione a freddo era fatta per alcune ore; come anche il sugo. 
di carne era ottenuto altre volte con parti eguali di muscolo © 
e di acqua. Per il brodo Liebig, la soluzione era nel rap | 
porto d’incirca 1 per 35 d’acqua; per la soluzione di tuorlo 
d’ovo di pollo: a) un tuorlo d’ovo sciolto in acqua distillata 
nel rapporto di 1 a 5 in peso; b) un tuorlo d’ovo sciolto in 


84 
200 c. c. di acqua distillata; c) 20 c. c. di questa soluzione 

con 6 goccie di potassa sciolta; d) un tuorlo d’ovo stemperato in 
100 grammi d’acqua distillata; e) una parte di tuorlo su 100 di 
acqua, oppure su 50, 25, 15, 12 e 5, 12, 10 di acqua; anche 4 parti 
«di tuorlo d'ovo ed l di acqua distillata, oppure 8 parti di tuorlo 
d’ovo ed 1 di acqua distillata. Per la soluzione di albume d’ovo 
di pollo: una parte di albume e 4 di acqua, oppure una parte 
di albume e 2 di acqua. Oltre il latte puro, anche soluzioni di 
latte, nel rapporto di l* parte di latte con 1° oppure con 2 di 
acqua; ancora: 20 c. c. di latte acido, neutralizzato con 6 
goccie di soluzione di potassa. Per l’orina: 20 c. c. di orina, 
 neutralizzata con 20 goccie di soluzione alcalina. 
La temperatura di scaldamento, a cui si esponeva la infu- 
| sione organica, entro il palloncino chiuso con fusione di vetro 
del suo collo affilato, non era mai inferiore a quella dell’acqua 
bollente, e dai 100° C. si andò a 105°, 107°, 108°, 109°, 110, 
eee 15”, 114°, 115°, .116°, 117°, 118°, 120°, 121°, 128°, 
130°, 150°. 

Per le temperature superiori ai 100° C., i palloncini, chiusi 
a fusione di vetro dopo l'introduzione in essi della sostanza 
organica, si ponevano entro una capace pentola papiniana, 
. nella quale, col variare opportunamente i pesi sulla valvola, 
tenuto anche conto della pressione atmosferica, potevansi ot- 
| tenere temperature mano mano più elevate; le quali alla lor 
volta, venivano riscontrate anche in un fermometro posto in 
robusta tubulatura metallica penetrante nel cavo della pentola. 

In altri casi, invece, della pentola papiniana, ci giovammo 
di un grande vaso metallico, contenente circa 5 litri di olio 
d’ulive, il quale veniva scaldato con larga fiamma ad alcole, 
suscettiva di essere regolata e ridotta a varie distanze dal 
fondo del vaso. Il liquido, durante lo scaldamento, veniva som- 
mosso tratto tratto, col far gorgogliare una serie di bolle di 
aria attraverso il liquido, mercè due canne di vetro in dire- 
 Zione obliqua ad esso ed in versi tra loro opposti. Due ter- 
| mometri comparati indicavano la temperatura del liquido presso 
il fondo e verso il mezzo della sua altezza. 

Per lo scaldamento a 100° C. si adoperò anche l’ appa- 
recchio di Regnault per la dilatazione dei gas, vale a dire un 


2 


82 
grande vaso metallico a doppia parete ed a circolazione di 
vapor acqueo. 

La durata delle varie temperature di scallamento, che veniva 
contata solo da quando esse erano raggiunte, stà nella serie 
dei minuti primi qui appresso: 5', 10°, 15', 20', 30', 35, 40%, 
60’, 65°, d 
Nell’ apparecchio di Regnault, vi si lasciavano da 5a a 10’, 
a 15’, a 20’, a 30, e 40’, e da 10' a 15’, ancor dopo che il re- 
cipiente indicava un ben mantenuto sviluppo di vapore al-. 
l'estremo tubo di sfogo. | 

Riguardo alla temperatura RA in cui si ritiravano i 
palloncini dopo averli scaldati ad una delle suaccennate tem- 
perature per un dato numero di minuti primi, essa era di È 
centigradi: 11°, 12°, 12° e 5 a 14°, 140 a 18°, 15°, 16° e 3, | 
16° e 7, 16° a 20°, 21° a 25°, 240 a 27°, 25°, 260 a 27, 26° a 
29°, 27° a 29°, 30°, 35° a 40°, 45° a 50°, 46°, 48°, 50°. 

Per mantenere costante la temperatura ambiente, si ado- 
perava una cassetta di rame a triplice parete, con una lu- 
cernetta ad alcole, alimentata da apposito vaso di Mariotte. 

In una di queste temperature ambienti, il palloncino stava 
per un dato numero di ore o di giorni, e cioè: 22, 24, 36 ore; 
oppure, giorni: 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8,9, 12, 15, 16, 30. 

Solamente alcuni palloncini, con infusioni organiche, chiusi. 
a fuoco, e scaldati a 150° C., per ricerche fatte da me insieme 
col Prof. Balsamo Crivelli, vi rimasero un anno. 

Epperò come saggio di prova dell'influenza della tempera 
tura di scaldamento direttamente sulle condizioni fisico-chi- 
miche della infusione organica, ad ogni serie di ricerche, ve- 
niva aperto un palloncino, subito dopo il suo ritiro dalla tem- | 
peratura di scaldamento, e quindi appena entrato nella tem- 
peratura ambiente; e tosto la infusione organica si esaminava | 
al microscopio, ed il risultato di questo esame si confrontava 
con quello che si era fatto della medesima infusione prima | 
di assoggettarla allo scaldamento. Questa condizione, che io 
col Prof. Balsamo Crivelli abbiamo chiamata morfologica, nelle 
nostre esperienze è stata ricercata principalmente col latte e_ 
colle soluzioni di tuorlo d’ovo. 

Per completare le condizioni in cui furono fatte le nostre 


83 


a essi i: 1865, 1866, 1867, 1868, 1869, 1870, 
1871, 1872, 1874, 1875. 


ESPERIENZE NELLE LORO CONDIZIONI COMPLESSIVE 
E RISULTATI LORO. 


Troppo lungo sarebbe esporre tutte le nostre esperienze, 
pur fatte nelle condizioni dianzi ricordate, essendo esse nu- 
merosissime. Tuttavia avendo potuto riconoscere che in ge- 
nerale l'influenza d’alte temperature nello svilupnvo dei Microbi, 
‘varia per diverse circostanze; io riferirò qui soltanto quelle 
esperienze che ci hanno fatto trovare, fra alcune di queste 
diverse circostanze, delle relazioni o rapporti. 

Principali, allora, diventano le esperienze fatte con deter- 
minate quantità di sugo e decotto di zucca, di sugo di carne, 
di albume e tuorlo d’ovo di pollo, di latte vaccino, e di orina 
| umana, insieme con determinate quantità di liquido menstruo 
per la infusione organica, e di aria per ogni determinata 
"quantità di infusione organica ermeticamente chiusa in pal- 
loncino di vetro; giacchè per ciascuna di queste infusioni, 
| così preparate e prese come substrati organici, noi abbiamo 
| determinate le condizioni termiche favorevoli e contrarie allo 

sviluppo dei microbd). 
| Sì possono pertanto suddistinguere le nostre esperienze 
relative a ciascuna qualità di infusione organica, in quelle 
. che radunano condizioni favorevoli od opportune, ed in quelle 
che riuniscono condizioni sfavorevoli o contrarie allo sviluppo 
dei microbj; oppure, più semplicemente, in esperienze favore- 
| voli ed in esperienze contrarie allo sviluppo dei microbj. 


I. Infusioni organiche con sugo e decotto di zucca. 
G) ESPERIENZE FAVOREVOLI ALLO SVILUPPO DEI MICROBI,. 
1.3 Esp. — (Memoria citata, N. 17, pag. 9). Due palloncini con sugo 
di zucca filtrato a caldo. I palloncini avevano una capacità di circa un 
terzo di litro, e contenevano la soluzione per solo un quarto della loro 
| capacità. Suggellati tutti e due a fusione di vetro, si fecero gradata- 


«i 


84 


mente scaldare entro vaso metallico a doppia parete, (apparecchio di 
Regnault per la dilatazione dei gas) sino a 100° C. umidi, e si man- | 
tennero poi a questa stessa temperatura per 65’. Dopo di che furono | 
rinchiusi nella cassetta di rame, mantenuta a 80’. Ciò si faceva nel dì |. 
25 maggio 1877, quando le soluzioni contenute nei palloncini apparivano 
perfettamente limpide. { 

Andamento. Già nel dì successivo, riguardando le infusioni organiche 
racchiuse nei due palloncini, tolti fuori per un istante dalla cassetta, ap- 
parivano tutti qual più, qual meno fortemente intorbidati. Però innanzi 
aprirli, si lasciò trascorrere un’altro giorno, sempre tenendoli a 30° C. di — 
ambiente. Nel giorno 27, cioè due soli giorni dopo la bollitura, tutte le 
infusioni si mostravano veramente torbide, anzi alla superficie si scor- 
geva una pellicola molto distinta. In allora vennero aperti per esami- 
narne il contenuto al microscopio. 

Risultato dell'esame microscopico. L’infusione di sugo di zucca in un 


palloncino, presentava: buon numero di Vibrio Bacillus Duj., (Bacillus 


ulna Cohn?) semoventi, granulazioni aggruppate a forma di monile ( Strep- 


tococchi), dotati però di un moto ondulatorio (per noi: embrione di | 


Vibrio bacillus). Alla superficie della infusione, benchè sottile, si era 
già formata una pellicola. 

Nell’altro palloncino, la infusione dello stesso sugo, era piena di nî- 
brio bacillus Duj. vivacissimi, alcuni lunghi assai, ma sottili; altri artico- — 
lati; inoltre eranvi diversi Vibrio serpens Duj., gran numero di granu- 
lazioni isolate vibranti di moto browniano; altri granuli riuniti in chiazze | 
(petalococchi) e qualche goccia oleosa. Alla superficie una ricca e densa | 
pellicola, la quale, pure esaminata al. microscopio, si mostrava a guisa 
della pellicola proligera del Pouchet, costituita da una gran quantità di 
granulazioni organiche (micrococchi). — 

2.2 Esp. — (Memoria citata N. 4, pag. 18). Un decotto, preparato 
con parti eguali in peso di zucca gialla, a polpa consistente, e di acqua, 


decantato, chiuso in palloncini nella proporzione di 1 a 10 di aria, e I 


poi scaldato a 100° C. per 30’, venne conservato per un giorno (estate 
1866) alla temperatura ambiente di 25° C. 
Risultato dell'esame microscopico. Nella infusione eranvi molti e mo- 
bilissimi Vibrio bacillus Duj. 3 
3.° Esp. — (Memoria citata, N. 4, pag. 14). Il medesimo decotto di _ 
zucca, nelle condizioni suaccennate , venne scaldato, colla pentola papi- 
niana, a 108° C., e poi conservato per 36 ore alla temperatura ambiente 
pure di 25° C., durante il qual tempo l’infuso erasi fatto torbido. 
Risultato dell'esame microscopico. Era pieno di Vibrio bacillus Duj. @ 
varie dimensioni, dalle piccole alle mezzane. 
4.° Esp. — (Memoria citata, N. 6, pag. 12). Decotto di zucca con due | 
parti di acqua, scaldato a 110° C.; del resto nelle identiche condizioni | 
precedenti. 
Risultato dell'esame microscopico. Nell’infusione: buon numero di Vi- 
brio bacillus Duj. molto vivaci. 


NB. La temperatura di 110° C. pel decotto di zucca, nelle condizioni sopraindicate, 
| segna il limite relativo di sviluppo dei Microbj, giacchè questi non si svilupparono a tem- 
| perature superiori da noi ricercate fino a 112° C. (V. Memoria citata N. 6, pag. 9-10). 


__ 5. Esp. — (Memoria citata, N. 6, pag. 10). Sugo di zucca, tratto dalla 
zucca stessa colla semplice pressione, perciò ricco di sostanza organica, 
scaldato a 110° C., per 20' in palloncino chiuso come sopra, e poi man- 
tenuto per 3 giorni a temperatura ambiente di 25° C. 

Risultato dell'esame microscopico. Presenza di Vibrio bacillus Duj. e 
di Leptothrix ; inoltre, alla superficie della infusione: una pellicola, co- 
 stituita da intreccio di Leptothrix. 
6.° Esp. — (Memoria citata, N. 6, pag. 10). Il medesimo sugo di zucca, 
nelle precedenti condizioni, scaldato a 112° C. 

_ Andamento. Dopo due giorni si presentò torbido, con traccie di pelli- 
cola superficiale. 

Risultato dell'esame microscopico. Moltissimi Vibrio bacillus Duj. assai 
vivaci. 

NB. La temperatura di 112° C. per il sugo di zucca, nelle condizioni qui sopra ‘indicate, 
segna il limite relativo di sviluppo dei Microbj, giacchè questi non si svilupparono alla 
temperatura superiore di 113° 5, C. pure da noi sperimentalmente ricercata (V. Memoria 
citata, N. 6, pag. 10). 

7.2 Esp. — (Memoria citata, N. 17, pag. 5-6). Due palloncini conte- 
nenti sugo di zucca, filtrato a caldo; suggellati pure a fusione di vetro, 
e mantenuti per 30' entro il vaso, alla temperatura di scaldamento di 
100° C. con attivissima circolazione di vapore. Di poi furono posti nella 
cameretta in rame alla temperatura ambiente di 30° C. per tre giorni. 

Andamento. Due giorni dopo gli infusi si erano un poco intorbidati; 
al terzo uno era opalino, quindi più torbido dell’altro. 

Risultato dell'esame microscopico. L’infuso opalino, presentava un gran 
numero di Vibrio bacillus Duj. e distinte traccie di pellicola superficiale. 
L’ altro, meno torbido, aveva delle granulazioni isolate (monococchi ?) 
con moto browniano, altre riunite a due (diplococchi) ed a tre, ed oltre 
a ciò parecchie forme bacillari, costituite da granuli in serie moniliforme 
(streptococchi), senza movimento; nessuna traccia di pellicola alla sua 
superficie. 

8.3 Esp. — (Memoria citata, N. 18, pag. 5). Sugo di zucca spremuto 
a caldo, nella quantità di 40 c. c. entro palloncino di '/, di litro, che, 
dopo chiusura ermetica, mediante cioè fusione di vetro all’estremità del 
becco del palloncino, come al solito, si collocò nel bagno ad olio, co- 
perto questo con apposita lamina metallica, ben serrata, sicchè il pallon- 
cino stesse ben sommerso entro l’olio; poi venne scaldato gradatamente 
a 105° C., e mantenutovi per 35’. Tolta in seguito la fiamma al bagno 
ad olio, si lasciò procedere con lentezza il raffreddamento, cosicchè il 
bagno si tenne oltre i 100° C. per altri 6’; trascorse mezz’ ora per iscen- 
dere a 80° C. ed un’ ora intera per ridursi a 65° C. Allora soltanto si 
estrasse il palloncino, per collocarlo nella cameretta, mantenuta fra 
i 35° e 49° C. 


86 

Andamento. Già nel dì successivo, l’ infusione appariva fortemente 
torbida; ma non si aperse il palloncino che dopo 36 ore. 

Risultato dell'esame microscopico. Conteneva: molti Bacterium termo 
Duj. vivacissimi, ed un gran numero di granulazioni con particolari mo- 
vimenti bacteroidi. 

b) ESPERIENZE CONTRARIE ALLO SVILUPPO DEI MICROBI. 

9.3 Esp. — (Memoria citata, N. 6, pag. 12). — (In essa però non c’è esposto 
che il risultato termico dell’ esperienza). È 

Decotto di zucca poco denso, chiuso in palloncino nella quantità di | 
uno a 10 di aria, e scaldato dopo a 108° C. per 15; poi mantenuto per | 
3 giorni alla temperatura ambiente di 12° C. 

Risultato dell'esame microscopico. — Nessun sviluppo di Microbj. 

NB. Questa esperienza è tolta dal nostro diario manoscritto. 

10.3 Esp. — (Memoria citata, N. 6, pag. 9-10). Due palloncini di ve- 
tro contenenti decotto diluito di zucca, nella proporzione di circa uno a 
10 di aria, scaldati, dopo la loro chiusura, alla temperatura di 112° C. 
per 15’, furono mantenuti da 3 a 4 giorni alla temperatura ambiente | 
di 25° C. 

Rìsultato dell'esame microscopico. In entrambi i palloncini, le infu- 
sioni contenevano soltanto detriti organici e rari granuli vibranti, ma 
nessuna forma bacillare, nessun Vibrio; infine nessun Microbio, benchè 
uno di essi venisse aperto tre giorni dopo lo scaldamento, e l’altro dopo 
quattro dì. | 

î1.° Esp. — (Memoria citata, N. 14, pag. 2). Un palloncino conte- 
nente decotto concentrato di zucca, fu scaldato, dopo la sua chiusura, a 
100° C. e mantenuto tale per 15’; indi esposto alla temperatura am- 
biente fra 24°-26° C., per 6 giorni. 

Andamento. L’infusione si conservò sempre limpida. ur 
Risultato dell'esame microscopico. Nella soluzione si scorgevano bensì 
molti granuli vibranti, ma nessun Vibrio. A 

12° Esp. — (Memoria citata, N. 17, pag. 5-6). Sugo di zucca filtrato — 
a caldo, chiuso in palloncino di vetro nella solita proporzione di 1 a 10 
d’aria; poi scaldato entro il vaso a 100° C. con attivissima circolazione 
di vapore, per 80’. Indi tenuto per 4 a IO giorni in un armadio a tempe- 

ratura variabile fra 15° e 18° C. 
Andamento. L’infusione si è sempre presentata perfettamente limpida — 
e senza traccia alcuna di pellicola, anche dopo otto giorni. 


Risultato dell'esame microscopico. Nessun Microbio. (Questo risultato è tolto 
dal nostro diario manoscritto). 


II. Infusioni organiche con sugo di carne. 
a). ESPERIENZE FAVOREVOLI ALLO SVILUPPO DEI MICROBI, — 
13. Esp. (Memoria citata, N. 17, pag. 5-6). Sugo di carne così prepa- 
rato: un pezzo di buon muscolo di bove, spoglio della grascia, si taglia 
in pezzetti, che si fanno digerire a freddo, per poche ore nell’acqua di- 
stillata; indi si fa scaldare e bollire il tutto entro una boccetta per circa 
un quarto d’ora, e poi si spreme tutto il sugo attraverso fitta tela. 


87 


pore (apparecchio di Regnault per la dilatazione dei gas). Indi esposti 
nella cameretta in rame alla temperatura ambiente di 30° C., per tre 
giorni. 

Andamento. Una delle infusioni dei due pallongini, si era fatta tor- 
dida più dell’altra dopo due giorni, ed al terzo divenne opalina. 
Risultato dell'esame microscopico. L’infusione opalina e che dava in- 
dizio di legger membrana alla superficie (pellicola), offrì un numero 
grandissimo di Vibrio bacillus Duj., di notevoli lunghezze, ed anche più 
grossi di quelli sviluppatisi nel sugo di zucca in identiche condizioni 
termiche (V. Esp. 7."). Invece l’ infusione dell’ altro palloncino, meno 
torbida, anzi quasi limpida, senza pellicola, presentava solo alcune gra» 
nulazioni isolate (Micrococchi?), parecchie goccie oleose e diversi grumi 
di sostanza organica. 


NB. Quest’ ultima infusione, fu riconosciuta più tardi esser pure in condizioni favore- 
voli allo sviluppo dei Microbi, e specialmente a quello del Vibrio bacillus Duj., come l’altra. 


14.° Esp. — (Memoria citaia, N. 4, pag. 5-6). Sugo di carne prepa- 
| rato nel seguente modo: buon muscolo di bue finamente tagliuzzato, in- 
fuso prima in acqua fredda per una mezz'ora, e bollito poi per un quarto 
d’ora, con un peso d’acqua appena doppio di quello del muscolo impie- 
gato; in seguito il brodo era passato per doppio filtro, sì che ne sgor- 
gava limpido, con un colore leggermente paglierino, senza traccia di 
grasso con odore aromatico e molto sapido. 

Questo sugo di carne, veniva introdotto in palloncini di vetro, nella 
| proporzione di 4 e. c. con oltre 90 ce. ec. di aria. Poi chiusi i palloncini, 
anch’essi a fusione di vetro, venivano scaldati alla temperatura di 100° C., 
per 60', indi esposti alla temperatura ambiente di 25°-27° C. per tre 
| giorni. 

Andamento. L’ infusione si fece opaca e si POPTHA alla superficie di 
una pellicola, (membrana proligera). 

Risultato dell'esame microscopico. L’infusione mostravasi piena G vi- 
brioni (Vibrio bacillus Duj). 

NB. Il medesimo sugo di carne, pure in palloncini chiusi, e nelle stesse proporzioni 


di infusione e di aria, venne scaldato a 100° C., per 30', e conservato anch’ esso per tre 
giorni alla temperatura ambiente fra 25°-27° C., lasciando sviluppare Vibrio bacillus Duj. 


15.° Esp. — (Memoria citata, N. 4, pag. 8). Ripetuta l’ Esp. 14.? con 
| questa differenza che il sugo di carne venne diluito al triplo di acqua; 
l'esposizione alla temperatura ambiente fu di un sol giorno. 

Risultato dell'esame microscopico. Offre vibrioni ( Vibrio bacillus Duj.), 
molto lunghi, ma rari. 

î6,° Esp. — (Memoria citata, N. 4, pag. 8). Ripetuta l’ Esp. 14. 


88 


ed esposto alla temperatura ambiente per due giorni. 
Risultato dell'esame microscopico. Presenta alcuni vibrioni (Vibrio 
bacillus Duj.), lunghi ed articolati. | 
17.» Esp. — (Memoria citata, N. 4, pag. 8). Ripetuta l° Esp. 14.% ma 
con sugo di carne diluito con 12 parti di acqua. 
Andamento. Ancor dopo sei giorni l’infusione organica si mostra lim-o 
pidissima, senza indizio di vita. Solo al dodicesimo giorno questa offrì 
una esilissima e discontinua pellicola. 
Risultato dell'esame microscopico. Presenta buon numero di Bacteri 
(Bacterium termo Duj). | 


NB È da notarsi adunque che in questa soluzione, molto diluita, lo sviluppo dei Mi- 
crobi è stato pure molto ritardato. Inoltre si. è osservato che negli infusi organici mano 
mano più diluiti, vengono ritardate e scarse le prime apparizioni di Vibrioni, e cessata 
anche più prestamente in loro la comparsa di Microbi, pur lasciando gli infusi esposti | 
all’aria, dopochè i palloncini, che li contenevano, furono aperti. Allora vi succedono quei. 
granuli oscillanti, che sembrano conidj. 


18.2 Esp. — (Memoria citata, N. 4, pag. 10). Sugo di carne, come sopra 
(Esp. 14.*) fuorchè scaldato a 105° C. per 15, e distribuito in cinque ca-. 
paci palloncini. 

Andamento. Uno di essi al secondo giorno dava già indizi, colla sua 
pellicola superficiale, di produttività; e fu aperto per esaminare al mi-. 
croscopio la sua infusione. Tutti poi al terzo offrirono l’infuso alquanto 
torbido, ed una distinta membrana superficiale (pellicola). Questa andò 
aumentando di grossezza nei due giorni successivi, talchò nei palloncini 
chiusi, appariva egualmente ricca che in quello aperto al secondo giorno. 

Risultato dell’ esame microscopico. Presentò non pochi vibrioni (nî- 
brio bacillus Duj.) lunghi ed a vari articoli. 4 

19.2 Esp. — (Memoria citata, N. 4, pag. 10). Sugo di carne, come. 
sopra, ma scaldato a 107° C. per 15. 

Andamento. Al secondo giorno cominciò ad intorbidarsi ed a mostrare 
una sottilissima membrana tego la quale col terzo dì, apparve di- 
stinta. Ù. 

Risultato dell’ esame microscopico. La membrana (pellicola) era ricca 
di Vibrioni (Vibrio bacillus Duj.). 

20.° Esp. — (Memoria citata, N. 4, pag. 10-11). Sugo di carne più. 
concentrato , preparato cioò a parti eguali di acqua e di buon muscolo 
di manzo; chiuso, come di solito, in palloncini, venne scaldato a 108° C. 
per 15; e pur esso esposto alla temperatura ambiente di 25°-27° C. per. 
8 giorni. fi 

Andamento. I palloncini erano in numero di sei, dei ‘quali quattro ; 
grandi e due piccoli. Uno dei più capaci venne aperto subito dopo lo. 
scaldamento nella pentola papiniana; gli altri tre, dopo due giorni, of-. 
frivan tutti l’infuso torbido ed un’incipiente membranella, la quale crebbe 
di molto col terzo giorno. Intanto i due palloncini meno capaci offrivano 


89 


essi, sembrando leggermente torbido, venne esaminato al microscopio, 
e per l’altro si aspettò un terzo giorno, senza però che l’ infuso si in- 
torbidasse. 
| Risultato dell'esame microscopico. L’infuso leggermente torbido, diede 
‘non pochi vibrioni (Vibrio bacillus Duj.) assai vivaci; l’ infuso rimasto 
ancor trasparente al terzo giorno, presentò esso pure vibrioni (Vibrio 
 bacillus Duj.), ma in iscarso numero in confronto di quelli del primo. 
21.8 Esp. — (Memoria citata, N. 4, pag. 14)» Sugo di carne, ancora 
‘a parti eguali di acqua e di muscolo, molto denso; salve tutte le altre 
. condizioni di prima, venne scaldato a 110° C. in quattro palloncini. 
| —Andamento. Al mattino del secondo giorno, dei quattro palloncini, 
due (i più capaci), mostravano un infuso abbastanza torbido, da accen- 
nare già ad una vita inoltrata; mentre negli altri due l’infuso appariva 
ancor trasparente. Ne fu aperto uno dei primi, ed uno dei secondi, e gli 

altri due rimasti chiusi, presentarono nel dì successivo una distinta e 
| consistente membrana superficiale (pellicola). 

Risultato dell'esame microscopico. L’infuso abbastanza torbido d’ uno 
dei due palloncini più capaci, conteneva in buon numero vibrioni (Vi- 
brio bacillus Duj.) di mezzana dimensione, ed alcuni grandi. L’infuso, 
meno limpido, d’ uno dei palloncini, meno capaci lasciava scorgere vi- 
brioni ( Vibrio bacillus Duj.) in più scarso numero, ma assai lunghi. 

22. Esp. — (Memoria citata, N. 6, pag. 9). Lo stesso sugo di carne 
e nelle stesse condizioni di prima, venne scaldato a 112° C. 

Risultato dell'esame microscopico. Dopo tre giorni presentava nume- 
rosi vibrioni (Vibrio bacillus Duj.), e rami di Leptothrix, alcuni dei quali 
portavano quei granuli ovoidi, che ben si ponno dire spore. 

NB. La temperatura di 112° C. per il sugo di carne nelle predette condizioni, segna il 
limite relativo di sviluppo dei Microbj, poichè questi non si svilupparono alla temperatura 
di 114° C_(V. Memoria citata, N. 6, pag. 9), nè tanto meno poi alla temperatura di 115° C. 
(V. Memoria citata, N. 4, pag. 15). 
| 23.° Esp. — (Memoria citata , N. 17, pag. 9). Due palloncini conte- 

nenti sugo di carne filtrato a caldo, e trattati poi come i due palloncini, 
| con sugo di zucca filtrato a caldo, della I.* Esperienza qui sopra ricor- 
data; quindi scaldati a 100° C. per 65’, e poi mantenuti a 30° C. per due 
giorni (Vedi I.® Esperienza). 

Andamento. Il medesimo di quello delle infusioni con sugo di zucca 
(V. Andamento della I.® Esperienza sopracitata). 

Risultato dell'esame microscopico. In uno di essi si trovò: molti Vi- 
brio bacillus Duj., alcuni Vibrio serpens Duj., tutti moventisi, ma però 
non vivacemente. Inoltre v’ erano granulazioni e globuli a moto bro- 
wniano in molto numero, ed alla superficie dell’infuso una pellicola piut- 
tosto densa. Nell’altro palloncino, il sugo di carne conteneva un numero 
grandissimo di Vibrio bacillus Duj., parecchi lunghi, moltissimi corti ; 
qualche Vibrio serpens Duj.; molte granulazioni vibranti ; alcuni Bacte- 
rium termo Duj.; ed alla sua superficie una pellicola densissima. 


90 


La pellicola esaminata pure al microscopio, si comportava come quella 
ch’ eravi sull’ infuso di sugo di zucca (V. I.* Esperienza qui sopra ci- 
tata). “ 

NB. La costituzione di queste pellicole, degli infusi cioè di sugo di carne e di sugo di — 
zucca, comportandosi come la pellicola proligera di Pouchet, fa sì che esse debbano esser — 
distinte dalla pellicola che si produce in seguito alla formazione dei Vibrioni; la quale, — 


come noi abbiam tante volte osservato, appare una membrana, formata da un’intreccio di 
Leptothrix. 


24.3 Esp. — (Memoria citata, N. 18, pag. 4). Sugo di carne, spremuto, — 
dopo macerazione per ben due ore in un volume d’acqua eguale a quello 
del muscolo digrassato e finamente tagliuzzato; chiuso, come al solito, 
nella quantità di 40 c. c., in due palloncini di un terzo di litro cia- 
scuno ; i quali poi furono collocati nel bagno ad olio, che si ebbe cura 
di coprire con apposita lamina metallica, ben serrata, sicchè i palloncini 
stessero ben sommersi entro l’olio; e si governò la temperatura così da | 
scaldare tutto il bagno gradatamente sino a 105° C., e da mantenerlo 
poi a questa temperatura per ben 15'. Indi vennero tolti dal bagno, 
dopo che esso era sceso molto al di sotto dei 100° C. e poscia collocati 
nella cameretta, che si procurò di mantenere fra 35° e 40° C. per otto 
giorni. s 

Risultato dell’esame microscopico. L’infuso che, per forte intorbida- 
mento, accennava d’essersi reso fecondo, conteneva, oltre a diversi Vi- 
brio bacillus Duj., abbastanza vivaci, molti cadaveri di altri Vibrio e pa- 
recchi rami di Leptothrix. 

25.° Esp. — (Memoria citata, N. 18, pag. 5). Sugo di carne preparato 
e chiuso in palloncino, come sopra, scaldato pure a 105° C., ma per 35”. 
Tolta poi la fiamma (come nell’ Esperienza 8.* col sugo di zucca, qui 
sopra citata), si lasciò procedere con lentezza il raffreddamento; co- 
sicchè il bagno ad olio si tenne oltre i 100° C. per altri 6’; trascorse 
mezz'ora per iscendere ad 80° C., ed un'ora intera per ridursi a 65° C. 
Allora soltanto si estrasse il palloncino per collocarlo nella cameretta, 
mantenuta fra i 35°-40° C. 

Andamento. Nel dì successivo la infusione appariva fortemente tor-. 
bida, e dopo 30 ore ne venne fatto l’esame microscopico, aprendo il pal- 
loncino. 

Risultato dell'esame microscopico. Vi erano moltissimi Wibrio bacillus 
Duj., assai vivaci, ma più corti e sottili di quelli osservati nelle prece- 
denti serie d’esperienze, quand’eran trascorsi più giorni dalla prepara-. 
zione. 


NB. Il volume dell’infuso, tanto in questa esperienza, quanto in quella col sugo 
di zucca (V. Esperienza 8°), contenuto in ciascun palloncino, non eccedendo mai i 40 
c. c. e distendendovisi con larga superficie, atteso il notevole diametro dei palloncini, 
non poteva non aver esso risentita in ogni sua parte, al pari della intera parete vitrea e 
dell’aria rinchiusa, la stessa temperatura del bagno, entro il quale stavano completamente 
affondati, e dove i termometri erano pronti ad accennare le temperature proprie di tutto 
quanto era sommerso nell’olio, 


p- | 9 


so 


 b) ESPERIENZE CONTRARIE ALLO SVILUPPO DEI MICROBI. 


26. Esp. — (Memoria citata, N. 14, pag. 2). Sugo di carne, diluito, 
nella quantità di 1 a 10 d’aria, in palloncino suggellato, fu scaldato a 
108° C. per 15’, e poi mantenuto per nove giorni alla temperatura am- 
biente fra 24°-26° C. 

Andamento. L’infuso si tenne sempre perfettamente limpido. 

Risultato dell’ esame microscopico. Non vi si scorse alcun indizio di 
produzioni organiche. 
| 23. Esp. — (Memoria citata, N. 15, pag. 4, A,) Sugo di carne, di- 
luito in acqua distillata, bollita per 10’; chiuso, nella quantità di 1 a 10 
d’aria, in palloncino di cristallo a pareti robuste e col collo torto ed af- 
filato (come quello che usa il chimico per determinare la densità del va- 
pore), ed a capacità di circa 300 c. c.; scaldato, col suindicato apparec- 
chio di Regnault, a 100° C. per 15, poi mantenuto per 5 giorni alla 
temperatura ambiente fra 20°-24° C. 

Risultato dell'esame microscopico. Non offre nessun organismo mo- 
bile. 

28.° Esp. — (Memoria citata, N. 17, pag. 5-6). È la medesima espe- 
rienza N. 13, qui retro, con sugo di carne; tranne che il palloncino, 
venne poi mantenuto alla temperatura ambiente di 15°—-18° C. 


Î 


NB Corrisponde a tutte le condizioni osservate per l’ esperienza 12*, fatta con sugo 

| di zucca; ed identico a quello di questa, fu anche il suo ANDAMENTO. 

Risultato dell'esame microscopico. Nessun Microbio. (Questo risultato è tolto 
dal nostro diario manoscritto) 


INI. Infusioni organiche con albume d’ovo di pollo. 
1) ESPERIENZE FAVOREVOLI ALLO SVILUPPO DEI MICROBI. 


29.° Esp. — (Memoria citata, N. 15, pag. 4-5, 88) Soluzione di albume 
a freddo, fatta con 1 di albume in due parti d’acqua distillata, chiusa, 
nella quantità di 1 a 10 d’aria, entro a palloncino di cristallo a parete 
robusta e col collo torto ed affilato, e della capacità di circa 800 c. e. ; 
scaldata a 100° C. per 15'; indi mantenuta alla temperatura ambiente 
fra 24°-27° C. per sette giorni. 
Risultato dell'esame microscopico. Vi erano molti Bacterium termo Duj. 
30.° Esp. — (Memoria citata, N. 6, pag. 8). Soluzione di albume, @ 
freddo, fatta con 1 di albume e 5 parti di acqua distillata; chiusa, nella 
« quantità di 1 a 10 d’aria, entro due palloncini a collo dritto ed affi- 
. lato, della capacità di 200 c. c.; scaldata a 110° C., per 15’; indi man- 
tenuta alla temperatura ambiente fra 24°-27° C., da 83 a 5 giorni. 
Risultato dell'esame microscopico. Un palloncino aperto dopo tre dì, 
4 conteneva nel suo infuso molti vibrioni (Vibrio bacillus Duj.) anche ar- 
ticolati, e molte Vibrio-spore tra loro intrecciate. L'altro, aperto il quinto 
giorno, presentò, nel suo infuso, cadaveri di Vibrio bacillus Duj., non 
| poche Vibrio-spore non mobili, e traccie di Leptomitus con spore. 


NB Le nostre Vibrio-spore, corrispondono ai BACTERJ CLAVIFORMI degli Autori (Bacte- 
rium capitatum Dav.), ad alcuni Amylobacter ed agli Helobacteri di Billroth, 


92 


31. Esp. — (Memoria citata, N. 6, pag. 8). La medesima soluzione di | 


albume, trattata pure come qui sopra, ma scaldata a 136° C., ed esami- 
nata dopo 4 giorni. 

Risultato dell'esame microscopico. Mostra non pochi vibrioni (Vibrio 
bacillus Duj.), pressochè immobili, e granuli minuti e mobilissimi. 


NB. La temperatura di 113° C. per la soluzione di albume nelle qui indicate condizioni, 
segna il limite relativo, in essa, dello sviluppo dei Microbj; giacchè dal nostro diario ma- 
noscritto risulta che a 114° C. non si ebbe sviluppo di Microbj. 


b) ESPERIENZE CONTRAR:E ALLO SVILUPPO DEI MICROBI. 


32.%° Esp. — Memoria citata, N. 15, pag. 4 — €,) Soluzione di al- 
bume, a freddo, fatta con acqua distillata bollita per 10’; poi chiusa, 
nella quantità di 1 a 10 d’aria, in palloncino a collo torto ed affilato ; 
scaldata a 100° C. (mediante suddetto apparecchio di Regnault) per 15; 
esposta dopo alla temperatura ambiente fra 20°-24° C., per 5 giorni. 

Risultato dell'esame microscopico. Nessun Microbio. (E non ne diede, anco” 
dopo dieci giorni, da che il palloncino venne aperto). 

33.2 Esp. — (Memoria citata, N. 15, pag. 5 — B;) Soluzione di albume, 
a freddo, fatta con 1 parte di albume e 2 di acqua; chiusa, in quantità 
ed in palloncino, come sopra; scaldata pure come sopra a 100° C. per 15, 
ma esposta per sette giorni a pieno sole d’estate, di modo che la tem- 
‘peratura sua ambiente poteva oscillare fra 30° e 55° C. 

Risultato dell'esame microscopico. Diede soltanto granuli vibranti, e 
così ancora per due giorni consecutivi all’apertura del palloncino. 


IV. Infusioni organiche con latte. 
a) ESPERIENZE FAVOREVOLI ALLO SVILUPPO DEI MICROBI. 


34.° Esp. — (Memoria citata, N. 16, pag. 4-5 — Cz). Latte vaccino, 
fresco non ispannato e puro; chiuso in quantità di 1 a 10 di aria, in 
palloncino a collo torto ed affilato, e della capacità di 300 c. c.; scaldato 
a 100° C., per 15' (mediante il suddetto apparecchio di Regnault); poi 
mantenuto alla temperatura ambiente fra 24° e 27° C. per sette giorni. 

Risultato dell'esame microscopico. Presentava molti Vibrio bacillus Duj. 

35." Esp. — (Memoria citata, N. 6, pag. 10). Latte puro e fresco, 
dato da ben nutrita vacca; chiuso in quantità da 1 a 10 di aria, in due 
palloncini della capacità di 200 c. c. ciascuno; scaldato a 112° C. per 15 
mantenuto per 2 giorni fra 24°-27° C. 

Risultato dell'esame microscopico. Offerse insieme con moltissimi glo- 
buli grassi non modificati, buon numero di Vibrioni ( Vibrio bacillus Duj.), 
alcuni lunghi ed articolati, altri mezzani e corti, ma tutti molto vi- 
vaci. 
36. Esp. — (Memoria citata, N. 6, pag. 10). Latte, come sopra, ed 
in condizioni identiche, fuorchè scaldato a 113°, 5, C. 

Risultato dell'esame microscopico. Vi erano non pochi vibrioni ( Vibrio 
bacillus Duj.). 

NB. La temperatura di 113° 5, C. per il latte, nelle suindicate condizioni, segna il li- 
mite relativo dello sviluppo in esso dei Microbj; giacchè a 114° C., non presentò indizio al- 


93 


cuno di vibrioni, nè questi vi apparvero anche trascorsi tre giorni dopo l’aprimento del 
alloncino (V. Memoria citata, N. 4, pag. 10). 

872 Esp — (Memoria citata, N. 16, pag. 7). Latte con alcali, nella 
proporzione di 1 di latte e 4 gocce alcaline (potassa). Questa soluzione, 
a freddo nella quantità di 20 c. c., venne chiusa in un palloncino della 
‘capacità di un terzo di litro; poi scaldata a 110° C., e mantenuta a tal 
temperatura per 80' entro recipiente metallico a doppia parete con cor- 
rente continua di vapore; in seguito venne posta nella cameretta a tem- 
peratura ambiente di 46° C. per tre giorni. 

Risultato dell'esame microscopico. Presentò alcuni Vibrio bacillus Duj. 
‘moventisi un po’ lentamente, e moltissimi cadaveri di Vibrioni. 

38.8 Esp. — (Memoria citata, N. 16, pag. 5). Latte leggermente acido. 
Di questo 20 c. c. vennero neutralizzati con sei gocce di soluzione di 
| potassa, e poi chiusi in palloncino, il quale venne scaldato a 100° C. per 
85’, indi posto nella cameretta a temperatura ambiente di 48° C., per 
quattro giorni. 

Risultato dell'esame microscopico. Vi erano alcuni Bacteri ( Bacterium 
termo Duj.) e parecchi Vibrio bacillus Duj. — Però i loro movimenti non 
erano molto vivaci, ed in breve si rallentavano d’assai, atteso il rapido 
raffreddamento, al quale trovavasi esposta la soluzione lattica, passata 
repentinamente dalla cameretta calda al porta-oggetti del microscopio. 
— Da qui una norma: bisogna aver riguardo di lasciar scemare con molta 
lentezza la temperatura ne’ palloncini posti nella cameretta, innanzi di aprirli. 
39.3 Esp. — (Memoria citata, N. 15, pag. 5, —- A,). Soluzione di latte 
a freddo, fatta con 1 parte di latte e 2 di acqua, chiusa nel rapporto di 
1 a 10 di aria, in palloncino a collo torto ed affilato e della capacità di 
circa 300 c. c.; scaldata a 100° C. per 15’, ed esposta alla temperatura 
ambiente fra 24°-26° C., per 9 giorni. 

Risultato dell'esame microscopico. Vi si riscontrarono molti Vibrio 
bacillus Duj, ed intrecci di Leptothrix, che, per noi, mostravano avvenuta 
già da più giorni la produzione dei Vibrio. 

Db) ESPERIENZE CONTRARIE ALLO SVILUPPO DEI MICROBI. 


40-° Esp. — Memoria citata, N. 15, pag. 5, - 8). Soluzione a freddo, 
fatta con 1 parte di latte ed una 1 di acqua; messa nelle medesime con- 
dizioni della soluzione lattica qui sopra, soltanto che fu esposta al sole 
per tre giorni; così che la temperatura ambiente in cui si trovava, po- 
teva oscillare fra 30°—-55° C. 

Risultato dell'esame microscopico. Non diede nessun Microbio, e si 
mantenne infeconda ancor dopo sei giorni, da che fu aperto il palloncino. 
41.° Esp. — (Memoria citata, N. 15, pag. 5, — €;). Latte puro, in tutte 
le condizioni qui sopra indicate (Esp. 40.*), solamente risentì la tempe- 
ratura dell'ambiente per sei giorni. 

Risultato dell'esame microscopico. Nessun Microbio; solo granulazioni 
e vescicole del latte. 


NB, Questa esperienza in parte è tolta dal nostro diario manoscritto, e precisamente 
quella che riguarda la vemperatura ambiente oscillante fra 30° e 55° C. 


9 


V. Infusioni organiche con tuorlo d’ovo di pollo. | 
a) ESPERIENZE FAVOREVOLI ALLO SVILUPPO DEI MICROBI. 


42.3 Esp. — (Memoria citata, N. 15, pag. 5, - A, e ®;). Soluzione di | 
tuorlo d’ovo di pollo, a freddo, fatta con 1 di tuorlo e 10 di acqua chiusa, — 
in quantità di 1 a 10 di aria, in palloncino di circa 800 c. c. di capa- 
cità, col collo torto ed affilato, scaldata a 100° C., per 5’, e poi mante- 
nuta alla temperatura ambiente fra 24°-27° 5, C. per quattro giorni. 

Risultato dell'esame microscopico. Presentò molti Vibrio bacillus Duj. 

43.0 Esp. — (Memoria citata, N. 15, pag. 5, — €&;). Soluzione di tuorlo 
d'ovo di pollo, a freddo, fatta con 1 di tuorlo su 15 di acqua; chiusa, 
in quantità ed in palloncino come qui sopra, scaldata pure a 100° C. 
per 5', ma mantenuta alla temperatura ambiente fra 24°-27°, 5 C., per 
4 giorni. 

Risultato dell'esame microscopico Presentò parecchi Vibrio serpens 
Dnji 

44.° Esp. — (Memoria citata, N. 15, pag. 5, — €,). Soluzione di tuorlo _ 
d’ovo, a freddo, fatta con 1 di tuorlo su 12, 5 di acqua. Tranne della 
temperatura ambiente, che oscillò fra 20° 95° C.; del resto venne messa. 
nelle condizioni dell’esperienza 43.8, qui sopra. 

Risultato dell'esame microscopico. Presentò non pochi Vibrio serpens ;à 
Duj. assai notevoli. 

45. Esp. — (Memoria citata, N. 15, pag. 5, - B,). Soluzione di tuorlo | 
d’ovo, a freddo, fatta con 1 di tuorlo, su 12 di acqua. La durata della 
temperatura di scaldamento fu di 20’, e la temperatura ambiente fra 
25°-28° C. In quanto al resto, era nelle condizioni delle due ultime espe- — 
rienze (43.8 e 44%) qui sopra. ì 

Risultato dell'esame microscopico. Presentò molti Vibrio bacillus Duj. 

46.° Esp. -- (Memoria citata, N. 15, pag. 5, - ©€;). Soluzione di tuorlo | 
d’ovo, a freddo, fatta come nell’ Esp, 45°, e trattata e mantenuta nelle 
stesse condizioni; tranne che la durata della temperatura di scaldamento | 
fu di 30'. vi 

Risultato dell'esame microscopico. Presentò alcuni pochi Vibrio bacil- — 
lus Duj. | n 

43. Esp. — (Memoria citata, N. 6, pag. 5). Soluzione di tuorlo di 
ovo, a caldo, fatta con 1 di tuorlo e 5 di acqua in peso; chiusa, nella. 
quantità di 1 a 10 di aria, in palloncino a collo dritto e sottile, della 
capacità di 200 c. c.; scaldata a 108° C., per 15’, e mantenuta sula tem: i 
peratura ambiente fra 24°-27° C., per 9 giorni. 

Risultato dell’ esame Diani. Presentò gran numero dei soliti 
Vibrio bacillus, Duj., e tutti molto vivaci. È 

48.3 Esp. — (Memoria citata, N. 6, pag. 6). La medesima soluzione di — 
tuorlo, nelle condizioni di prima (47* Esp.); scaldata però, mediante. 
pentola papiniana, a 109° e., in due palloncini, di cui uno aperto dopo | 
due giorni, e l’altro dopo sei. È 

Risultato dell’ esame microscopico. L’infusione del palloncino aperto I 


95 


dopo due giorni, diede non pochi Vibrio bacillus Duj., alcuni assai lun- 
| ghi, formati cioè da due o tre articoli, insieme congiunti rettilinea- 
mente; altri congiunti a zig-zag (Vibrio serpens Duj.), ed altri piccoli, 
cioò ad un sol articolo, ma tutti assai vivaci. Vi si scorgevano altresì 
talune grandi vescicole di vario aspetto, alcune oblunghe, altre anulari, 
altre a due o tre anelli insieme uniti (forme mieliniche). 

Nel palloncino aperto dopo sei giorni, l’infuso presentava ancora non 
pochi e vivaci Vibrio bacillus Duj., e diverse forme mieliniche. 

49.° Esp. — (Memoria citata, N. 6, pag. 6). La medesima soluzione di 
tuorlo, nelle stesse condizioni dell’ Esp. 47.3; scaldata però a 110° C. in 
due palloncini, di cui uno fu aperto dopo due giorni, e l’altro dopo tre. 

Risultato dell'esame microscopico. Tanto nell’ uno, quanto nell’ altro 
palloncino, l’infusione conteneva grandissimo numero di Vibrio bacillus 
Duj., vivacissimi, e diverse forme mieliniche. 

_ 50. Esp. — (Memoria citata, N. 6, pag. 6-7). La medesima soluzione 
di tuorlo, nelle stesse condizioni dell’Esp. 47.%; scaldata però a 112° C., 
in due palloncini, di cui uno venne aperto dopo 2 giorni, e l’ dip 
dopo 12. 

Risultato dell'esame microscopico. L’infuso del palloncino aperto dopo 
. due giorni, offrì molti vibrioni (Vibrio bacillus Duj.), alcuni articolati, 
ed altri semplici, assai vivaci; molte forme mieliniche. 

L’infuso del palloncino aperto dopo 12 giorni, presentò non molti vi- 
brioni (Vibrio bacillus Duj.) piccoli e poco mobili, buon numero di forme 
mieliniche, alcuni cristalli di margarina è parecchie grandi vescicole 
racchiudenti granuli. 


Osservazione. La scarsezza e poco mobilità dei Vibrio, la reazione leggermente alca- 
lina e l’odore acre di questa soluzione mostrava che in esse, pel trascorrere dei giorni, 
era venuta meno la vita. 


51 Esp. — (Memoria citata, N. 6, pag. 6-7). La medesima soluzione 
di tuorlo, nelle stesse condizioni dell’Esp. 47.2; scaldata però a 113° C., 
în due palloncini, di cui uno aperto dopo due giorni, e l’altro dopo 
cinque. 

Risultato dell’ esame microscopico. Nel palloncino aperto dopo due 
giorni, l’infuso conteneva non pochi Vibrio (Vibrio bacillus Duj.) arti- 
colati, molti piccoli e mobilissimi, e forme mieliniche. 

Nell’altro aperto dopo cinque giorni, l’infuso presentava ancora molti 
. Vibrio bacillus Duj., ed alcuni granuli ovoidi, che sembravano spore di . 
Leptomitus. 

52. Esp. — (Memoria citata, N. 6, pag. 7). La medesima soluzione di 
. tuorlo, nelle stesse condizioni dell’ Esp. 47.8; ma scaldata in due pal- 
. loncini, a 115° C. per 20'. 

Risultato dell'esame microscopico. Uno dei palloncini venne aperto 
trascorso appena un giorno, e l’infuso mostrava molte forme mieliniche, 
molti granuli liberi ed altri riuniti a forma bacillare (Streptococchi?), do- 
| tati di esteso moto browniano, ma nessun vibrio vivo. Lasciando aperto 


96 


il palloncino, la stessa soluzione, esaminata il dì successivo, offriva molti 
Vibrioni (Vibrio bacillus Duj.) articolati. È 
Nel terzo giorno, dallo scaldamento, sì aprì l’altro palloncino, e nel- | 
l’infuso si videro Vibrio bacillus e Vibrio serpens Duj. in qualche numero; — 
forme mieliniche e granuli liberi. dl 

53. Esp. — (Memoria citata, N. 6, pag. 7). La medesima soluzione di — 
tuorlo, nelle stesse condizioni dell’Esp. 47%; ma scaldata a 117° C. in 
due palloncini, per 20’. 

Risultato dell'esame microscopico. Uno dei palloncini fu aperto dopo 
due giorni, e subito presentò buon numero di Vibrio bacillus Duj., assai 
vivaci, molte forme mieliniche, e gruppi di vibrioni che fanno passaggio 
al Leptothrix. Però i vibrioni mobili sembravano più sottili di quelli 
osservati nelle soluzioni precedenti. 4 

L’altro palloncino fu aperto al terzo giorno, dal suo scaldamento, e | 
nel suo infuso si rinvennero Vibrio bacillus Duj., piccoli ma numerosi, — 
qualche Vibrio serpens Duj., non poche forme mieliniche , e minuti gra- | 
nuli vibranti. 

NB. La temperatura di 117° C. per la soluzione di tuorlo d’ ovo di pollo, nelle condi+ 
zioni qui sopra esposte, segna il limite relativo di sviluppo, in essa, dei Microbj; giacché 
a 118° C., a 120° C., ed a 121° €., temperature tutte da noi sperimentate, non si vide mai 


nelle infusioni, nè Vibrio, nè Bacterium, soltanto granulazioni isolate e mobili, vescicole | 
adipose e goccie oleose, e forme mieliniche (V. Memoria citata, N. 6, pag. 7-8). 


54.8 Esp. — (Memoria citata, N. 16, pag. 7). Soluzione di tuorlo di 
ovo, a freddo, fatta con 1 tuorlo in 200 c. ce. di acqua distillata. Di 
questa, 20 c. c. vengono chiusi in palloncino, della capacità di un terzo. 
di litro; poi scaldati a 110° C. per 20'; indi mantenuti nella cameretta. 
di 46° C. per tre giorni. 

Risultato dell'esame microscopico. Presentò parecchi vibrioni ( Vibrio 
bacillus Duj.) vivaci. 

55.° Esp. — (Memoria citata, N. 16, pag. 7). Soluzione di tuorlo, pre-. 
parata nella suddetta proporzione, aggiuntevi sei goccie di potassa. An-_ 
che di questa, 20 c. c. vengono trattati come sopra, nell’esperienza 54.* 

Risultato dell'esame microscopico. Si osservarono pure parecchi Vi 
brioni (Vibrio bacillus Duj.), ma a moti meno spiccati in confronto di 
quelli sviluppatisi nella medesima soluzione di tuorlo senza potassa. 

56.° Esp. — (Memorie citate, N. 11, pag. 2; e N. 12, pag. 1). Solu-. 
zione di tuorlo d’ ovo, a freddo, fatta con 1 di tuorlo e 5 d’ acqua (in 
peso) salata al 10°/,; chiusa, nella quantità di 1 a 10 di aria, in pallon- 
cino; scaldata poi a 150° C., per 15’, e mantenuta alla temperatura am- 
biente fra 45°-50° C., per otto giorni. 

Risultato dell'esame microscopico. Vi si è sviluppata una muffa del 
genere Gonatosporium Corda. . 


db) ESPERIENZE CONTRARIE ALLO SVILUPPO DEI MICROBIJ. È 
57." Esp. — (Memoria citata, N. 15, pag. 4, — &;) Soluzione di tuorlo. 
d’ovo, a freddo, fatta con 1 di tuorlo e 2 di acqua distillata, chiusa, 
nella quantità di 1 a 10 di aria, in palloncino della capacità di circa 


800 c. c., a collo torto ed affilato, scaldata a 100° C. per 15’, mantenuta 
dopo alla temperatura ambiente fra 24°-27° C. per quattro giorni. 

Risultato dell’ esame microscopico. Offrì solo molte forme mieliniche 
e molti granuli vibranti; fu altresì infeconda, pur dopo quattro altri 
giorni da che venne aperto il palloncino. 

i 58. Esp. — (Memoria citata, N. 15, pag. 5,-—D,) Soluzione di tuorlo 
. d’ovo, a freddo, fatta con 1 di tuorlo e 100 di acqua; del resto trattata 
come sopra (Esp. 57'), variando di poco la temperatura ambiente (fra 
24° 25° C.), nella quale fu tenuta per nove giorni. 

Risultato dell'esame microscopico. Presentò solo granuli vibranti, di 
| moto vivacissimo. 

| 59. Esp. — (Memoria citata, N. 15, pag. 5, — A,). Soluzione di tuorlo 
d’ovo, a freddo, fatta con 1 parte di tuorlo su 50 d’acqua; trattata come 
nell’ Esp. 57°, variando solamente la temperatura ambiente fra 20-25° C. 

Risultato dell'esame microscopico. Nessun Microbio, solo granuli vi- 
branti. 

60.2 Esp. — Memoria citata, N. 15, pag. 5, - B,). Soluzione di tuorlo 
| a freddo, fatta con 1 parte di tuorlo su 25 di acqua; del resto in tutte 

le identiche condizioni dell’ Esp. 598. 
; Risultato dell'esame microscopico. Nessun Microbio, solo granuli vi- 
. branti. 

61.° Esp. — (Memoria citata, N. 15, pag. 5, - €;5). Soluzione di tuorlo 
d’ovo, a freddo, fatta con 1 di tuorlo su 12 di acqua; trattata come nel- 
VEsp. 57*', variandone però la temperatura ambiente fra 30°-35° C. per 
sette giorni. 

Risultato dell'esame microscopico. Presenta soltanto granuli vibranti, 
anche dopo due giorni d’esser stato aperto il palloncino. 

62.3 Esp. — (Memoria citata, N. 15, pag. 5, - D,). Soluzione di 1 parte 
di tuorlo su 12 di acqua, come per l’ Esp. 61%, e quindi trattata in se- 
guito come nell’ Esp. 57*; tenendola poscia alla temperatura di scalda- 
mento per 40’, ed alla temperatura ambiente fra 25°-28° C. 

Risultato dell'esame microscopico. Solamente granuli vibranti. 

63.° Esp. — (Memoria citata, N. 7, pag. 2). Soluzione a caldo, fatta 
con 1 di tuorlo e 5 di acqua in peso, chiusa, in quantità di 1 a 10 di 
aria, in palloncino; scaldata a 100° C. per 15’, e poi mantenuta alla tem- 
peratura ambiente fra 12°-14° C., per quattro giorni. 

Risultato dell'esame microscopico. Presentò granuli, globuli grassi ed 

alcune forme mieliniche, ma nessun vibrio mobile, nessuna forma. ba- 
_ cillare. 
i 64.3 Esp. — (Memoria citata N. 16 pag. 4-5). Soluzione di tuorlo di 
«ovo, a freddo, fatta nella proporzione di 4 di tuorlo ed 1 di acqua di- 
| stillata; chiusa nella quantità di 50 c. c., in palloncino della capacità 
I 


di 113 di litro; scaldata a 100° C., per oltre 15’; mantenuta poi alla tem- 
peratura ambiente di 50° C., per 14 giorni. 

Risultato dell'esame microscopico. Vi si rinvennero soli granuli vi- 
tellini vibranti, vescicole grasse e mielina non poca a forme anellari; 


3 


Vin rt IA 


98 
ma nessun vibrio, nessun bacterio. Nè questi si svilupparono ancorchè 
il palloncino medesimo si fosse conservato per altri sei giorni in un ar- 
madio del Laboratorio, col suo beccuccio aperto e pervio all’aria esterna. 

65.8 Esp. — (Memoria citata, N. 16, pag. 5). L° Esp. 64.°, ripetuta; 
portando solamente la durata della temperatura di scaldamento, a 35, 
e prolungando di due soli giorni (quindi 16, invece di 14) l’apertura del 
palloncino. | 

Risultato dell'esame microscopico. Nori mostrava che granulazioni @ 
movimento browniano, goccie oleose e forme mieliniche. 

66.° Esp. — (Memoria citata, N. 7, pag.2). L’ Esp. 63.*, ripetuta, por- 
tando però a 105° C. la temperatura di scaldamento. I 

Risultato dell'esame microscopico. Nessun microbio; forme mieliniche 
in buon numero. 

67.° Esp. — (Memoria citata, N. 18, pag. 4-5). Soluzione a freddo, fatta 
con 1 tuorlo d’ovo stemperato in 160 grammi d’acqua; chiusa, nella 
quantità di 1a 10 di aria, in palloncino, e mediante bagno ad olio, che 
si ebbe cura di coprire con apposita lamina metallica ben serrata, sic- 
chò il palloncino stesse ben sommerso entro l’olio, venne scaldata a 105° 
C., per 15’; mantenuta poi alla temperatura ambiente fra 35°-40° C. Be 
otto giorni. 

Risultato dell'esame microscopico. Vi si rinvennero soltanto diverse 
forme mieliniche e granulazioni vitelline a moto browniano vivacissimo. | 

NB. Questa soluzione, per il suo trattamento, presenta uno stato fisico-chimico par- 
ticolare, che noi, per distinguerlo, chiamiamo di dissociazione, e che è improprio allo svi 
luppo del vibrio bacillo. 

68.° Esp. — (Memoria citata, N. 18, pag. 5). L’Esp. 67.*, ripetuta; s0- 
lamente la durata della temperatura di scaldamento fu di 35, e nella. 
temperatura ambiente vi rimase soltanto 36 ore. 

È però da notarsi che dopo lo scaldamento, si lasciò procedere con 
lentezza il raffreddamento, cosicchè il bagno ad olio, si tenne oltre i 100° C.. 
per altri 6'; e che trascorse mezz'ora per iscendere a 80° C., ed un’ ora 
intiera per ridursi a 65° C., e che allora soltanto il palloncino venne. 
estratto, per essere collocato nella sua temperatura ambiente. 

Risultato dell'esame microscopico. Presentò molte forme mieliniche, e _ 
moltissime minute granulazioni col moto browniano proprio dello stato 
di dissociazione della infusione ioni 

69.° Esp. — (Memoria citata, N. 16, pag. 7). Soluzione, a freddo, fatta 
con 1 tuorlo stemperato in 200 c. c. d’acqua distillata, chiusa, in quan- 
- tità di 20 c. c. in palloncino della capacità di !/3 di litro; scaldata a 

110° C. per 30', e mantenuta alla temperatura ambiente di 17° C. per 
8 giorni. | 


Risultato dell'esame microscopico. Solo granuli vitellini a moto brow- 


niano, e forme mieliniche. i 

70. Esp. — (Memoria citata, N. 16, pag 7). Ripetuta la Esp. 69.%, con 
questa variante, che alla soluzione di tuorlo d’ovo vennero aggiunte 
6 goccie di soluzione di potassa. 4 


pi ] 99 


Risultato dell'esame microscopico. Solo granuli vitellini a moto «brow- 
niano, e forme mieliniche. 

| *1.* Esp. — (Memoria citata, N. 12, pag. 1). Ripetuta l’Esp. 56.°, te- 
nendo però la temperatura ambiente soltanto a 27° C., per 15 giorni. 
Risultato dell'esame microscopico. Le muffe non erano apparse. 


VI. Infusioni organiche con orina neutralizzata. 
a) ESPERIENZE FAVOREVOLI ALLO SVILUPPO DEI MICROBI. 


#2.° Esp. — (Memoria citata, N. 16, pag. 5). Orina appena emessa 
(acida), con liquor potasse a sufficienza per la sua neutralizzazione. Di 
questa soluzione orinosa, 60 ec. c. vennero chiusi in palloncino della ca- 
pacità di '/, di litro; indi si scaldò a 100° C. per 35', e poi si espose alla 
temperatura ambiente di 50° C. per tre giorni. 

Risultato dell'esame microscopico. Vi si svilupparono dei Bacterj e 
dei Vibrioni, i quali cessarono di muoversi pel raffreddamento del li- 
quido in cui nuotavano. 

73.2 Esp. — (Memoria citata, N. 16, pag. 5-6). Un palloncino, conte- 
nente 20 c. c. di orina neutralizzata con 20 goccie di soluzione alcalina 
(potassa), dopo la sua chiusura solita, venne scaldato a 100° C. per 35’, 
indi posto nella cameretta a temperatura ambiente di 48° C. per 4 
giorni. 

Risultato dell'esame microscopico. Presentò molti Bacterj e Vibrio ba- 
cilli. Però i loro movimenti non erano molto vivaci, ed in breve si ral- 
lentavano d’ assai, atteso il rapido raffreddamento, al quale trovavasi 
esposta la infusione organica, passata repentinamente dalla cameretta 
calda al portaoggetti del microscopio. 

b) ESPERIENZE CONTRARIE ALLO SVILUPPO DEI MICROBI. 


74.° Esp. — (Memoria citata, N. 16, pag. 7). Orina appena emessa 
(acida), con liquor potasse a sufficienza per la sua neutralizzazione. Di 
questa soluzione orinosa, 20 c. e. vennero chiusi in palloncino della ca- 
pacità di ‘/, di litro, che poi si scaldò a 110° C. per 80’, indi si espose 
alla temperatura ambiente di 46° C. per tre giorni. 

Risultato dell'esame microscopico. Soltanto granulazioni e cristallini 
stellariformi. 


VII. Infusioni organiche con brodo Liebig (del commercio). 
A) ESPERIENZE Fa VOREVOLI ALLO SVILUPPO DEI MICROBI, 
#5.2 Esp. — (Memoria citata, N. 10, pag. 2-8). Soluzione acquosa del 


| preparato commerciale che ha nome brodo Liebig, nel rapporto d’ in- 


circa uno per 35 di acqua, chiusa, in quantità di 1 a 10 di aria, in pal- 
loncino; scaldata a 105° C., per 10’, e mantenuta dopo alla temperatura 
ambiente fra 27°-29° C., per 2 giorni. 

Risultato dell’esame microscopico. Molti vibrioni ( Vibrio bacillus Duj.) 
e molti rami di Leptothrix, da formare una ricca pellicola alla superficie 


| della infusione. 


NB. I Vibrioni erano piuttosto sottili e corti, in confronto di quelli sviluppatisi nelle 
soluzioni di tuorlo d’ovo. 


100 


76.3 Esp. — (Memoria citata, N. 10, pag. 2). Ripetuta l’Esp. 75., 
scaldando però a 110° C., e prolungando da 425 giorni l'influenza della 
temperatura ambiente. 

Risultato dell'esame microscopico. Nessun Microbio. 


NB. Questo infuso conteneva una quantità assai minore di materie proteiche in con- 
fronto delle soluzioni di carne e di tuorlo. E questa ragione forse contribuì a rendere più 
bassa la temperatura limite di sviluppo dei Microbj nella soluzione acquosa di brodo Lie- 
big; la quale osservata ai microscopio anche appena preparata, mostravasi scarsa di gra- 
nuli, e quei pochi presenti erano minutissimi. 


CONFRONTO DELLE ESPERIENZE TRA LORO 
E RELATIVE DEDUZIONI. 


Confrontando tra loro, se non tutte, alcune delle espe» 
rienze accennate, si potranno conoscere le cause dei risultati 
avuti, e rilevare per conseguenza le relazioni riferentisi al- 
l’influenza d’alte temperature nello sviluppo dei Microbj. 

In fatti l’ esperienza 10.8 (contraria allo sviluppo dei Mi- 
crobj), fatta con sugo di zucca diluito, in confronto coll’espe- 
rienza 6. (favorevole allo sviluppo dei Mzcrobj), per la quale 
si adoperò sugo di zucca denso, essendo pari le altre condizioni, 
tranne di 5' meno di durata della temperatura di scaldamento 
per la prima infusione (i quali piuttosto che nocivi, dovreb- 
bero essere di vantaggio), dimostra la scarsità della sostanza 
organica infusa. Alla sua volta, l’esperienza 5. (contraria), 
fatta con tuorlo d’ ovo nella proporzione di 1 a 2 di acqua, 
confrontata coll’ esperienza 44. (favorevole), fatta con 1l di 
tuorlo a 12, 5 di acqua, essendo pari le altre condizioni (per- 
chè la temperatura ambiente della seconda che arriva sino 
a 25.°, si comprende tra i 24.° e i 27.° della prima), dimostra 
la troppa abbondanza della sostanza organica infusa. Epperò 
le due esperienze favorevoli 6.° e 44.2, indicano le quantità | 
relative di sostanza organica opportune allo sviluppo dei Mt- 
crobj). Come, adunque, da una parte la quantità della so- 
stanza organica infusa, incontra un limite minimo; così dal- 
l’altra essa incontra pure un limite massimo. È perciò ne- | 
cessario che la proporzione fra la sostanza infusa ed il li- _ 
quido menstruo per la infusione, venga stabilita in modo che | 
la infusione organica sia densa, vale a dire nè troppo con- 
centrata, nè troppo diluita. Ma ancora dal confronto della . 
esperienza 10. (contraria) coll’esperienza 2.° (favorevole) es- 


104 


sendo state fatte tutte e due con decotto di zucca diluito, ma 
il primo scaldato a 112° per 15' (contrario), il secondo scaldato 
a 100° per 30' (favorevole), del resto tutte e due in identiche 
condizioni; ne consegue che la quantità della sostanza orga- 
nica infusa viene ad essere în relazione colla temperatura di 
| scaldamento. 

L'esperienza 3. (favorevole) in confronto della 26.* (con- 
traria) in identiche condizioni, ma la prima fatta con decotto 
di zucca poco denso, e la seconda con sugo di carne diluito, 
dimostra che la quantità di sostanza organica è anche în re- 
lazione colla qualità della infusione organica. 

Interessante è pure il confronto della esperienza 26.° (con- 
 traria) colla esperienza 20.2 (favorevole), tutte e due fatte 
con sugo di carne; ma la prima, oltre essere diluita, venne 
adoperata nella proporzione di 1 a 10 di aria, e l’altra, densa, 
stava nella proporzione di 4 a 90 c. c. di aria. La tempera- 
tura di scaldamento fu di 108°, per 15', tanto per l’una quanto 
per l’altra, e si può dire ambedue esposte alla medesima tem- 
| peratura ambiente, essendo stata per la prima fra 24°-26°, e 
| per la seconda fra 25°-27°. Ora, poichè la diluzione del sugo 
di carne, nella prima, non era maggiore di quella del decotto 
di zucca dell’esperienza 3.°, la quale venne fatta pure colla 
medesima temperatura di scaldamento a 108°, per 15', e con 

temperatura ambiente di 25°; così l’influenza nociva allo svi- 
. luppo dei Microdj nella esperienza 26: deve attribuirsi non 
tanto alla condizione della sostanza organica infusa, quanto 
invece alla poca quantità d’aria chiusavi nel palloncino in- 
sieme colla infusione organica. Ne consegue adunque che il 
volume dell’aria relativamente a quello dell’infusione, insieme 
rinchiusa nel palloncino, dev'essere piuttosto grande. — La 
quantità d’aria pertanto è in relazione colla quantità dell’in- 
fusione organica. 
i Tuttavia un volume di aria dieci volte maggiore di quello 
. dell’infuso organico, essendo stato opportuno col sugo e de- 


| cotto di zucca (esperienze 7. e 2.*), col latte (esperienza 34.*), 


e colle soluzioni di albume (esperienza 29.*), e di tuorlo d’ovo 
di pollo (esperienza 44, 45, 46.*), mentre non lo fu per il 
sugo di carne (esperienza 27.*); ne consegue che la quantità 


102 

d’aria necessaria allo sviluppo dei Microbj, è in relazione an- 
che colla qualità della sostanza organica infusa. 1): 2008 

L'esperienza 62. (contraria), confrontata colla esperienza 
45. (favorevole), non essendo la prima diversa dalla seconda 
che per la durata della temperatura di scaldamento, ne deriva | 
l'influenza che questa può avere riguardo allo sviluppo dei 
Microbj. Ora la soluzione di tuorlo d’ovo adoperata in tutte 
e due le esperienze, non essendo molto densa (1 a 12 di acqua), 
ne consegue che la durata dello scaldamento viene a trovarsi 
in relazione colla quantità della sostanza organica infusa. Per- 


ciò si potrà dire che la durata di scaldamento opportuno per 


lo sviluppo dei Microbj, dovrà essere minore per le infusioni 
molto diluite. 

Epperò nella esperienza 17, fatta con sugo di carne di- 
luito con 12 parti di acqua, scaldato a 100° per 60', avendo 
lasciato sviluppare Microbj, ma soltanto dopo 12 giorni; in- . 
dica chiaramente che la durata dello scaldamento è anche in 
relazione colla durata della temperatura ambiente. E quindi 
quanto più dura lo scaldamento di infusioni poco dense, tanto 
più deve durare costante la temperatura ambiente. 

L’ esperienza 12. (contraria) in confronto della esperienza | 
7. (favorevole) pure fatta col sugo di zucca, denso, esposte 


allo scaldamento di 100°, per 30', nella medesima proporzione 


di 1 a 10 d’aria, ma mantenuta la prima alla temperatura. 
ambiente fra 15.°-18.° e la seconda invece a 30°, dimostrano. 
l'influenza della temperatura ambiente nello sviluppo dei Mi-_ 
crobj; la quale non dev’esser troppo bassa. La medesima in- 
fluenza nociva, la si riscontra col confronto della esperienza . 
9. (contraria) colla esperienza 3.° (favorevole) fatte col de- 
cotto di zucca, poco denso, esposte a 108°, per 15', nella me- 
desima proporzione di 1 a 10 d’aria; mantenendo però la prima. 
alla temperatura ambiente di 12°, e la seconda a 25.° | 

Ma anche una temperatura troppo alta è nociva, e ciò vien. 
dimostrato dal confronto dell'esperienza 44. (contraria) colla. 
esperienza 68.* (favorevole), fatte colla medesima soluzione di 
tuorlo, in identiche condizioni di quantità (1 a 12), di scal- 
damento (100°, per 15), tranne di temperature ambiente, es- 
sendo per la prima da 30°-55°, e per la seconda da 20° a 25°, 


103 


\: fi soluzione di latte, nella proporzione di 1 a 2 d’acqua, con 


i un volume d’aria dieci volte maggiore della infusione, scal- 


. data a 100° per 15'; dà il medesimo risultato. Basti confron- 
tare la esperienza 40.* (contraria) coll’ esperienza 39. (favo- 
revole). 
_ La temperatura ambiente opportuna per lo sviluppo dei 
. Microbj, dev'essere pertanto nè troppo bassa, nè troppo alta. 
__—Epperò le condizioni, con cui essa tiensi in relazione, sono 
date dal confronto tra lor) delle esperienze 53. e 56. favore- 
voli allo sviluppo dei Microbj. Infatti l’esperienza 53.*, fatta 
con soluzione di tuorlo d’ovo, nella proporzione di 1 di tuorlo 
a 5 di acqua, in peso; nella quantità di 1 a 10 di aria; scal- 
data a 117°, per 20'; mantenuta a temperatura ambiente fra 
24°-27°; e l’esperienza 56.°, fatta pure con soluzione di tuorlo 
‘ d’ovo, ma con acqua salata al 10 °[, per solvente, nella quan- 
tità pure di la 10 d’aria, ma scaldata a 150°, per 15’, e man- 
tenuta alla temperatura ambiente di 45° a 50°; confrontate 
tra di loro, dimostrano che elevando lo scaldamento, va ele- 
vata anche la temperatura ambiente; abbassando lo scalda- 
mento, va abbassato anche il calore ambiente. Da qui la re- 
lazione che la temperatura ambiente viene ad avere colla tem- 
| peratura di scaldamento. 

Se si confrontano le esperienze favorevoli 34.° (latte puro), 
e 39. (1 di latte e 2 di acqua), si vedrà che nella seconda 
‘occorsero due giorni di più (9 giorni) della prima (7 giorni), 
| per lo sviluppo dei Microb). Necessita adunque un tempo mag- 
giore, per le infusioni meno dense. Pertanto vi è relazione 
della durata della temperatura ambiente colla quantità della 
sostanza organica. 

L'esperienza 1.*, fatta con sugo di zucca, denso; e l’espe- 
rienza 23.*, fatta con sugo denso di carne, nelle identiche 
Gallitatoni del resto, indicano, per la durata di 65' del loro 
scaldamento a 100°, che non vi è relazione tra la qualità di 
infusione organica, e la durata della temperatura di scalda- 
mento. 

Questa mancanza di relazione la si osserva non solo per 
le bolliture di un’ora e più, ma anche per minor tempo, per 
mezz'ora, e meno ancora, per un quarto d’ora, come lo dimo- 


4104 | 
strano le esperienze 7.* (sugo di zucca), 13.* (sugo di carne); | 
le cui soluzioni, in condizioni identiche, del resto, furono bol- 
lite per 30'. Una tale mancanza ancora, è dimostrata dalle 
esperienze 44. (soluzione di tuorlo), 32. (soluzione d’albume), 
pure identiche tra loro nelle altre condizioni, e le cui solu- 
zioni furono bollite per 15. Così per 15', e nelle medesime 
condizioni tra loro, furono bollite la soluzione d’albume del- | 
l’esperienza 39., ed il latte puro dell'esperienza 34.° 

Confrontando tra loro le esperienze 4.°, con decotto di zucca, 
scaldato a 110°; la 6.3, con sugo di zucca scaldato a 112°; la 
22. con sugo di carne, scaldato pure a 112°; la 31.*, con so- — 
luzione d’albume, scaldata a 113°; la 36.°, con latte puro, scal- È 
dato anch’esso a 113°; la 53.*, con soluzione di tuorlo, scal- — 
data a 117°, le quali infusioni organiche, tutte favorevoli, erano 
pressochè identiche nelle rimanenti condizioni; si rileva l’at- 
titudine maggiore in certune (albume, latte e tuorlo) a lasciar 
sviluppare Microbj; le quali sono le più elevate in costitu- 
zione organica, e nello stesso tempo sono anche le più tolle- 
ranti di alte temperature. Le infusioni adunque più opportune 
per lo sviluppo dei Microbj, sono quelle fatte con sostanze 
organiche di costituzione elevata, essendo nello stesso tempo 
le più tolleranti di alte temperature. Da qui la relazione della 
temperatura di scaldamento colla qualità della infusione or- 
ganica. 

Siccome superiormente a questi scaldamenti, nessuna delle 
 infusioni organiche citate, ha lasciato sviluppare in sè Mà- 
crobj; così gl’indicati scaldamenti diventàno alle temperature 
limiti di sviluppo dei Microbj; le quali pertanto variano a se- 
conda della natura delle infusioni organiche. L'alta tempera- — 
tura limite quindi, è în relazione colla qualità della infusione | 
organica. & 

Confrontando le esperienze favorevoli 48° (a 109°), 49* (a 
110°), 50. (a 112°), 51.° (a 113°), 52.* (a 115'), 532 (a 117°), fatte — 
con soluzioni di tuorlo d’uovo in identiche condizioni tra loro, 
colle esperienze contrarie a 118° (NB*-), 120° (NB*-), 121° (NB®), _— 
pur fatte con soluzioni di tuorlo d’uovo ed in identiche con- | 
dizioni delle favorevoli; si rileva la causa del mancato svi- | 
luppo dei Microbj nelle contrarie, essendo avvenuto nelle in» 


4105 
fusioni organiche di queste una mutazione del loro stato fi- 
sico-chimico. Già coll’innalzamento della temperatura di scal- 
damento da 109° a 117° vi si manifestano in numero sempre più 
crescente le forme mieliniche, le quali provengono dalla tra- 
sformazione delle granulazioni vitelline adipo-fosforate; si pre- 
sentano inoltre, nano mano che lo scaldamento va avvicinan- 
dosì all'alta temperatura limite, cristalli di margarina, grandi 
vescicole racchiudenti granuli, e granuli liberi. All’alta tem- 
peratura limite poi, l’infusione, oltre i Vibrioni, contiene mol- 
 tissime forme mieliniche e minuti granuli vibranti. Si può 
anche già dire che coll’aumento delle forme mieliniche, dimi- 
nuisce il numero dei Vibrioni. Ma il risultato ancora più im- 
portante è quello dato dallo stato fisico-chimico delle soluzioni 
di tuorlo d’uovo, che hanno oltrepassato l’alto limite di tem- 
peratura collo scaldamento a 118°, 120°, 121° (NB*4 NB*® NB°-); 
giacchè non vi si osserva altro che forme mieliniche nume- 
rosissime, vescicole adipose, goccie oleose, granuli isolati e 
mobili. Rispetto adunque allo stato fisico chimico della sostanza 
organica infusa, esso non dev'essere mutato colla temperatura 
di scaldamento, in confronto di quello che era al momento in 
cui la infusione organica venne chiusa nel palloncino; altri- 
menti si ha una causa sfavorevole allo sviluppo dei Microbj. 
Pertanto fra lo stato fisico chimico della infusione organica e 
la temperatura di scaldamento, vi è una relazione. 

La mutazione dello stato fisico chimico della infusione or- 
ganica, come si osserva da 118° in avanti (NB*» NB* NB®); in- 
| dica il trapasso dell'alto limite di temperatura opportuna per 
. lo sviluppo dei Microbj, così che questo limite non va oltre- 
passato per un'esperienza favorevole. Da qui la relazione fra 
l’alta temperatura limite della infusione organica col suo stato 
fisico chimico. 

L'esperienza 58.* (contraria) fatta con 1 di tuorlo e 100 di 
acqua distillata, confrontata coll’esperienza 57.*, pure contraria 
fatta con l di tuorlo e 2 di acqua distillata, in identiche con- 
. dizioni del resto, dimostrano coi loro risultati negativi, che 
una mutazione dello stato fisico-chimico dell’infusione orga» 
nica, può avvenire anche con uno scaldamento molto inferiore 
all’alto limite di temperatura, quando la sostanza organica in- 


iii n 


106 
fusa sia troppo abbondante o troppo scarsa. Così, forme mie- 
liniche e granuli vibranti si ebbero nella infusione troppo | 
densa della esperienza 57.°, e soli granuli vibranti in quella | 
dell'esperienza 58.2; quantunqne le soluzioni fossero scaldate 


solamente a 100°, ed in condizioni del resto opportune per lo | 


sviluppo dei Microbj. Perchè adunque lo stato fisico chimico. 
di una infusione organica non si muti, anche ad uno scalda- — 
mento molto inferiore della sua temperatura limite, è neces- | 
sario che la quantità della sostanza organica infusa, non sia 
nè abbondantissima, nè scarsissima. Pertanto lo stato fisico | 
chimico della infusione organica, vien ad essere in relazione È 
colla quantità della sostanza organica infusa. 

L'esperienza 62.°, contraria solamente per una troppo lunga 
durata dello scaldamento, presenta nella sua infusione orga- — 
nica (soluzione di tuorlo d'uovo), dei soli granuli vibranti; 
cosicchè lo scaldamento a temperature molto inferiori al loro 
alto limite, non deve durare lungamente per avere condizioni | 
favorevoli allo sviluppo dei Mzcrobj. Per ciò vi è relazione fra 
lo stato fisico chimico della infusione organica e la durata del 
suo scaldamento. 

L'esperienza 61. contraria per una temperatura ambiente | 
troppo alta, rispetto a quella di scaldamento; come l’esperienza 
63.° contraria per una temperatura ambiente troppo bassa, re- — 
lativamente a quella dell'ambiente; indicano anche, che per | 
queste differenze lo stato fisico chimico della infusione orga- 
nica può venir mutato, essendovi nella soluzione della espe- 
rienza 61.° soli granuli vibranti, e in quella della 63.*, granuli, 
globuli grassi ed alcune forme mieliniche. Allo scopo quindi di 
non mutare lo stato fisico chimico della infusione organica op-. 
portuna allo sviluppo dei Microdj, bisogna evitare una grande . 
differenza fra la temperatura di scaldamento e quella dell’am- 
biente. Perciò lo stato fisico chimico dell’infusione organica, 
viene ad essere in relazione colla temperatura ambiente. — — 

Le esperienze 31.' (soluzione d’albume), 36.° (latte), 51.° so- 
luzione di tuorlo d'uovo, tutte favorevoli, e tutte in identiche 
condizioni tra loro; mostrano tuttavia una differenza riguardo 
allo stato fisico-chimico delle loro infusioni organiche dopo lo 
scaldamento, poichè è nella sola soluzione di tuorlo d’uovo 


107 


che si osservano le forme mieliniche. Per ottenere adunque le 
forme mieliniche, bisogna adoperare il tuorlo d’uovo, non l’al- 
bume, non il sugo di carne. Da qui la relazione fra lo stato 
fisico-chimico della infusione organica e la qualità della infu- 
sione stessa 0 meglio. della sostanza organica infusa. 

Col confronto delle due esperienze 47.° (favorevole) e 51.* 
(contraria), ma la prima scaldata a 108° e la seconda a 113°, 
e del resto in identiche condizioni; si trova poi che la mwu- 
tazione stessa dello stato fisico-chimico della infusione organica, 
è in relazione colla temperatura di scaldamento. 

Inoltre col confronto delle diverse infusioni portate ad 
uno scaldamento superiore al loro alto limite di temperatura 
(vedi: NB dopo l’Esp. 4.°, NB dopo l’Esp. 6.°, NB!° e NB!° NB 
. dopo l'Esp. 31.°, NB dopo l’Esp. 36.°, NB* NB* NB°), in cui si 
hanno mutazioni complete dello stato fisico-chimico, e man- 
canza assoluta di Microbj, si ricava che, la mutazione dello 
stato fisico chimico della infusione organica è in relazione col- 
l'alta temperatura limite della stessa infusione. 

La mutazione dello stato fisico-chimico dell’infusione orga- 
nica, avvenendo tanto per una soluzione troppo densa (Espe- 
rienza 57.° contraria), quanto per una troppo diluita (Esp. 58.* 
contraria), mentre non si manifesta con una soluzione sola- 
mente densa (Esp. 44.° favorevole); indica che essa è in rela- 
zione colla quantità della sostanza organica infusa. Quindi 
si potrà dire, che la mutazione dello stato fisico chimico della 
infusione organica, è in relazione colla quantità della sostanza 
organica infusa. 

Nella soluzione dell'esperienza 62.° (contraria), la mutazione 
essendo avvenuta per una troppo lunga durata dello scalda- 
mento, mentre la stessa soluzione nell'esperienza 45.* (favo- 
revole) scaldata per metà del tempo della prima, non essen- 
dosi mutata; si può ricavare che la mutazione dello stato fi- 
sico-chimico dell’ infusione organica, è in relazione colla du- 
rata dello scaldamento. 

L'esperienza 61.° (contraria), in confronto dell’esperienza 44.2 
(favorevole), presentando solamente una differenza nella tem- 
peratura ambiente, ed essendovi mutazione nella prima; di- 
mostra che la mutazione dello stato fisico-chimico della sostanza 
organica, è în relazione colla temperatura ambiente, 


108 


Il sugo di carne (NB!"-°) scaldato a 115° per 15', e mantenuto 


poi fra 25° e 27°, sfavorevole allo sviluppo dei Microbj per 


stà 


mutazione del suo stato fisico-chimico; mentre nella esperienza |. 


52.° la soluzione di tuorlo d’ovo scaldata a 115° per 20' e | 
mantenuta fra 24° e 27°, favorevole alla sviluppo dei Mzcrobj; | 


indicano che Za mutazione dello stato fisico-chimico detta s0- 
stanza organica, è in relazione colla qualità della infusione. 


Le due esperienze contrarie 57. e 58.°, la prima fatta con 1 
1 di tuorlo e 2 di acqua distillata (soluzione troppo densa), | 


la seconda con 1 di tuorlo e 100 di acqua distillata (solu- 


zione troppo diluita), confrontate in quanto al loro stato fi- 
sico-chimico dopo lo scaldamento a 100° per 15', fanno rile- 


vare la qualità della mutazione, che in questo loro stato av- 
venne; poichè nella soluzione di tuorlo, troppo densa (espe- 
rienza 57.*), si hanno forme mieliniche e granuli vibranti, 


mentre nella stessa soluzione troppo diluita (esperienza 58.9), — 


si osservano soltanto granuli vibranti. Nella prima pertanto 
è avvenuta una vera trasformazione delle granulazioni adi- 
pofosforate; nella seconda, un disgregamento tale delle sostanze 
organiche, che, col Prof. G. Cantoni, lo si è chiamato desso- 


ciazione. Per ciò la mutazione varia a seconda della quantità 
della sostanza organica infusa; essendovi trasformazione se 
la sostanza organica è troppa, ossia se scarseggia l’acqua; | 
dissociazione se essa è poca, ossia se abbonda l’acqua. Per- | 
tanto si può dire che la qualità della mutazione dello stato 
fisico-chimico dell’infusione organica, è in relazione colla quan- — 


tità della sostanza organica infusa. 


Ed è questa l’unica relazione, che ha la qualità della mu» 


tazione dello stato fisico-chimico dell’infusione organica, per- 
chè essa si è prodotta tanto colla soluzione di albume (espe- 


rienza 38), quanto col latte (esperienza 41.°) e colla soluzione — 
di tuorlo (esperienza 61.°) scaldata a 100° per 15' e mante- | 


nute da 6 a 7 giorni alla medesima temperatura ambiente 
oscillante fra 30° e 35°; quindi non ha nessuna relazione colla 


qualità dell’infusione organica. Non ne ha neanche colla tem- 
peratura di scaldamento, essendosi prodotta tanto a 100° quanto — 


a 105°, come lo dimostra il confronto delle due esperienze 63,8 
e 66.°; manca anche la relazione colla durata dello scaldamento, 


essendosi prodotta tanto per la durata di 15' quanto per quella 


oi 


È 409 
di 40', come lo dimostra il confronto dell'esperienza 61.* colla 
62.*; confronto questo che dimostra anche la nessuna relazione 
colla temperatura ambiente, essendo avvenuta la medesima 
‘mutazione tanto nella prima soluzione mantenuta fra 30° e 55', 
‘quanto nella seconda mantenuta fra 25° e 28°. 

«La mutazione adunque dello stato fisico-chimico della in- 
fusione organica, essendo solamente in relazione colla quan- 
tità della sostanza organica infusa, viene a mostrare che so- 
lamente su questa hanno influenza le condizioni termiche. Ep- 
però la diversità di questa quantità, dipendendo dalla quan- 
tità del liquido menstruo, le condizioni termiche non potevano 
non agire anche su questo. Così l'influenza termica in riguardo 
alla mutazione dello stato fisico chimico dell’infusione orga- 
nica, si riferirà alla proporzione, fra la quantità della sostanza 
| organica infusa, e quella del liquido menstruo adoperato per 
la infusione. Questa influenza è quella appunto che si mani- 
. festa o colla trasformazione, nel caso della predominanza della 
| sostanza organica, e quindi scarsità d’acqua; o colla dissocia- 
«zione nel caso della predominanza del liquido menstruo, e 
È quindi scarsità di sostanza organica. Il che torna come dire, 
che questa influenza si manifesta a seconda della minore o 
maggiore quantità di liquido adoperato per la infusione, aven- 
dosi trasformazione ossia disgregamento incompleto della so- 
stanza organica nel primo caso; dissoctazione, ossia disgrega- 
mento completo della sostanza organica, nel secondo. 

Ma il liquido adoperato, essendo sempre stato l’acqua; ne 
consegue che su questo liquido deve esercitarsi direttamente 
tutta l'influenza termica, in riguardo alla mutazione dello stato 
fisico-chimico della infusione organica. 

È Ora, come si sa, nell'acqua, appunto verso i 100°, si determina 

 un’incremento molto rilevante nella tensione del vapore da 

| essa prodotto, in relazione alla sua forza evaporante, la quale 
procede come segue secondo Regnault: 


Tensione Incremento i Temp.*| Tensione Incremento 


I ———=r_rrr__ | ——_—__ ==: 6/7 ee]. =e=—=—-—.——_- ©]]/”]|°_ ]1P 


1410 


Pertanto l'incremento nella tensione del vapor acqueo da 
115° a 120°, è più che triplo di quella che si verifica fra 80» 
e 85°, e quasi doppio dell'incremento che occorre fra 95° e 100°. 

Si può quindi credere, come s'è già detto col Prof. G, Cantoni, 
che debba crescere similmente la forza evaporante nelle parti 
interne del liquido, cioè in tutti gli spazi intermolecolari di 
questo, dove ì vapori si diffonderanno e si condenseranno a 
vicenda, in modo continuo, e simile a quanto accade per un 
liquido contenuto in uno spazio dove il vapore di esso abbia 
raggiunta la densità massima, rispondente alla tensione massima 
per una data temperatura. Epperò con un sì rapido crescere 
delle forze tensive per un solo grado, le particelle delle so- 
stanze grasse e delle proteiche nuotanti, nell'acqua, sì ridur- 
ranno più facilmente in particelle minori e giungeranno a 
quella tenuità di mole, per la successiva disgregazione, ed a 
quella sentita differenza di ritmo vibratorio, per cui può sor- 
gere il moto browniano più spiegato, ed aversi pur quello stato 
di estremo disgregamento delle sostanze organiche, che noi 
abbiamo chiamato dissociazione, e che segna il limite di svi- 
luppo dei Microd) in ciascuna infusione organica. 

Adunque, dissociazione o disgregamento completo delle so-. 
stanze organiche infuse, e érasformazione o disgregamento in- 
completo delle stesse, provengono dalla varia influenza delle 
condizioni termiche sulla quantità di liquido menstruo (acqua), 
che sta nell’ infusione organica; quantità che se è scarsa od 
abbondante, nuoce allo sviluppo dei Microbj, perchè sotto la. 
influenza, delle condizioni termiche, induce, nello stato fisico- 
chimico dell’infusione organica, una mutazione; se essa invece 
è in quantità opportuna per non mutare lo stato fisico-chi- 
mico dell’infusione organica, pur sotto l'influenza delle con- 
dizioni termiche, in allora diventa favorevole allo sviluppo de 
Microbj. 

Pertanto, secondo le risultanze delle nostre esperienze, l0 
sviluppo dei Microbj, sotto l'influenza d’alte temperature, non 
dipenderebbe, che dalle relazioni termiche colla quantità di li- 
quido menstruo della infusione organica, ossia dal vario mode 
d’agire del calore sulla quantità d’acqua che trovasi in presenza 
della sostanza organica. | 


DER! 


| PROSPETTO DELLE ESPERIENZE RELATIVE ALL'INFLUENZA 
ALTE TEMPERATURE NELLO SVILUPPO DEI MICROBJ, COI 
RISULTATI, E OSSERVAZIONI IN PROPOSITO. 


. A meglio chiarire quanto finora son venuto a esporre, pre- 
sento il seguente prospetto, in cui si hanno le esperienze, nelle 
0 condizioni complessive, i risultati loro, e le osservazioni 
che in proposito occorsero di fare. (Vedi: Prospetto qui unito all ulfima 


RIEPILOGO ORDINATO DELLE CAUSE DEI RISULTATI AVUTI, 
E DELLE RELAZIONI RINTRACCIATE COLL’ESPERIENZE RIFE- 
RENTISI ALL'INFLUENZA D'ALTE TEMPERATURE NELLO SVI- 
LUPPO DEI MICROBI. 


Riepilogando ed ordinando le cause dei risultati avuti, e 
relazioni rintracciate coll’esperienze riferentisi all’infinenza 
d’alte temperature nello sviluppo dei Microbj, dirò dapprima, 
. che alcune di oneste cause, sono favorevoli allo sviluppo dei 
. Microbj; altre, contrarie. 

Le cause favorevoli allo sviluppo dei Microbj, nelle infusioni 
, organiche scaldate, entro palloncini chiusi, da 100- a 150° C. 
| sono: 
1° Che l’infusione organica sia fatta con sostanza di ele- 
| vata costituzione organica, e di composizione chimica quater- 
naria. 

2.° Che la quantità della sostanza organica per l’infusione, 
| sia tale da rendere densa l’infusione stessa. 

3.° Che il volume d’aria, da rinchiudersi nel palloncino di 
vetro insieme colla infusione organica, sia grande relativa- 
mente alla quantità dell’infusione stessa; e, in generale, non 
minore di dieci volte il volume dell’infusione organica. 

4.° Che lo scaldamento dell’infusione organica, chiusa in 
palloncino, non sia superiore all'alta temperatura limite della 
stessa infusione. 

i 5.° Che la durata dello scaldamento sia minore per le in- 
fusioni diluite. 

6. Che la temperatura ambiente, dopo quella di scalda- 
mento, per mantenervi il palloncino con entro chiusavi l’in- 
fusione organica, sia non minore di un quarto o di un terzo 
del numero dei gradi della temperatura di scaldamento. 


112 


7.° Che la durata della temperatura ambiente, sia agiona 
per l’infusioni diluite. 

8.° Che le condizioni termiche non mutino lo stato fisico- 
chimico dell’infusione organica. 

9.° Che la quantità di liquido menstruo (acqua) per l’in- 
fusione organica, non induca, sotto l’influenza delle condizioni 
termiche, nè trasformazione, nè dissociazione dell’ infusione 
stessa. 

n cause contrarie risultano essere: 

.° Una sostanza organica, per l’infusione, di non elevata co- 

el e di composizione chimica inferiore alle quaternarie. 

2.° Scarsità, oppure abbondanza della sostanza organica 
infusa; in modo da avere un’infusione diluitissima, o troppo 
concentrata. 

3.° Scarsità d’aria, rispetto alla quantità dell’ infusione, in- 
sieme rinchiusa nel palloncino. 

4° Scaldamento dell’infusione organica, superiore alla tem- 
peratura limite dell’infusione stessa. 

5. Durata dello scaldamento troppo prolungata per le in- 
fusioni diluite. i 

6. Temperatura ambiente troppo alta o troppo bassa, ri-. 
spetto a quella di scaldamento. 

7. Corta durata della temperatura ambiente per l’infusioni 
diluite. 

8.° Mutazione dello stato fisico-chimico dell’infusione orga- 
nica per le condizioni termiche, a cui si espone l’infusione 
stessa. 

9° Quantità di liquido menstruo (acqua) per l’infusione 
organica, opportuna per indurre, sotto l’influenza delle con- 
dizioni termiche, una trasformazione, oppure una dissociazione 
dell’infusione stessa. 


NB. La scarsità della sostanza organica adoperata per l'infusioni, come pure la scar- 
sità d’aria insieme chiusavi coll’infusione organica e la mancanza di relazione fra la tem- 
peratura di scaldamento e quella ambiente, sono probabilmente tra le cause, più spiccate, | 
dei risultati negativi, avuti, in questo genere d’esperienze, da Spallanzani, Cavalleri, Pa- 
steur, Oehl e Cantoni. Quel che è certo, si è che la bollitura dell’infusione mantenuta oltre — 
tre quarti d’ ora, come asseriva Spallanzani, non impedisce lo sviluppo dei Microbj, come 
lo dimostrano le nostre esperienze 1.%, 14.8, 15.*, 16.8, 17.8, 23.8. j 

Convien ricordare che le SALIRÀ 11 di ‘Spallanzani fb eseguite al mese di settembre, 
in cui la temperatura ambiente per le sue infusioni dopo la bollitura, poteva esser presa 
al di sotto del limite opportuno ; che le infusioni del Cavalleri (V. Memoria citata, N. 2) 
erano preparate con sole tre o quattro foglie di cavoli, bollite in un litro e più d’acqua 
per tre quarti d’ora; e che il liquido così ottenuto, dopo la sua filtrazione, veniva introdotto 


4143 


n piccoli cilindretti di vetro, in quantità di circa la decima o duodecima parte della capa- 
del cilindro; che le soluzioni zuccherine del Pasteur, erano preparate con meno di un 
‘centesimo (da 2 a 7 millesimi) di materie albuminoidi e minerali date dal lievito di birra, 
bollite per pochi minuti, e poste poi a contatto o com aria torrefatta, o con aria filtrata 
dal cotone o da pe ricurvi; che le esperienze di Oehl e Cantoni a risultati negativi, 
furono fatte nella seconda metà di ottobre, quando la temperatura era scesa presso i 15.° 
(V. Memoria citata, N.3, 4 e 6). 


Le relazioni, rintracciate anch'esse coll’esperienze, riferen- 
tisi all'influenza d’alte temperature nello sviluppo dei Microbj, 
e che si potrebbero dire leggi di microbiogenesi, sono: 

1.° La qualità dell’infusione organica, è in relazione colla 
temperatura di scaldamento (Esp. 4.°, 6.°, 22.., 31.*, 36.°, 53.), 
colla quantità di sostanza organica infusa, (Esp. 3.*, 26.°), col 
volume d’aria, (Esp. 26.', 23.°, 3.°), coll’alta temperatura limite 
dell’ infusione stessa (Esp. 4.* e NB, 6.° e NB, 22." e NB, 31.* e 
NB, 36.2 e NB, 53°. e NB), col suo stato fisico-chimico (Esp. 31.°, 
36.*, 5.1°). e colla mutazione di questo stesso stato (NB" ed 
Esp. 52.°). 

— Nonè in relazione quindi nè colla durata dello scaldamento, nè colla 
temperatura ambiente, nè colla durata di questa stessa temperatura. 

2.0 La quantità della sostanza organica per l'infusione , è 
in relazione colla temperatura di scaldamento (Esp. 10.°, 2.°), 
colla durata dello scaldamento (Esp. 62.°, 45.°), colla qualità 
dell’ infusione (Esp. 3.:, 26.°), quindi della sostanza organica 
stessa; colla quantità dell’infusione chiusa nel palloncino, e 
quindi col volume d’aria (Esp. 26.°, 20.°, 3.*); colla durata della 
temperatura ambiente (Esp. 34.°, 39.°,, collo stato fisico chimico 
dell’infusione (Esp. 57.2, 58.°), e sua mutazione (Esp. 57.2, 58.8, 
44.2), e colla qualità della mutazione stessa (Esp. 57.%, 58.°). 

Non è in relazione nè colla temperatura ambiente, nè colla temperatura 
limite dell’ infusione. 

3.° La quantità d’aria, è in relazione colla quantità dell’in- 
fusione (Esp. 26.2, 20.2, 3.*), e colla qualità della sostanza orga- 
nica infusa (Esp. 7.2, 2.3, 343, 202, 44.3, 45.°, 46.2, 272). 

Non è in relazione nè colla temperatura e durata di scaldamento, nè 
colla temperatura ambiente e sua durata, nè collo stato fisico-chimico del- 
. l’infusione organica, nè colla mutazione di questo stesso stato. 

4° La temperatura di scaldamento, è in relazione colla 
qualità dell’infusione (Esp. 4.%, 6.2, 22.8, 31.2, 36.4, 53.*), colla 
quantità della sostanza organica (Esp. 10.*, 2.*), colla tempe- 

4 


114 


ratura ambiente (Esp. 53.2, 56.?), collo stato fisico-chimico del- 
l’infusione (Esp. 48.*, 49.*, 50.2, 51.2, 52.', 53.2, NB*, NB*, NB°), 
e colla mutazione di questo stesso stato (Esp. 47.2, 51.°). 

Non è in relazione nè colla durata dello scaldamento, nè colla quantità 
d’aria, nè colla durata della temperatura ambiente, nè colla temperatura limite 
dell’ infusione. | 

5.° La durata dello scaldamento, è in relazione colla quan- 
tità della sostanza organica (Esp. 62.à, 45.2) colla durata della 
temperatura ambiente (Esp. 17.2), collo stato fisico-chimico del- 
l’infusione (Esp. 62.*), e colla mutazione di questo stesso stato 
(Esp. 62.°, 45.0). 

Non è in relazione nè colla temperatura di scaldamento, nè colla qualità 
dell’infusione, nè colla quantità d’ aria, nè colla temperatura ambiente, nè 
colla temperatura limite dell’ infusione. 

6.° La temperatura ambiente, è in relazione colla tempe- 
ratura di scaldamento (Esp. 53.?, 56.*), collo stato fisico-chi- 
mico dell’infusione organica (Esp. 61.°, 63.°), e colla mutazione 
di questo stesso stato (Esp. 61.°, 44.%). 

Non è in relazione nè colla qualità dell’ infusione, nè colla quantità della 
sostanza organica infusa, nè colla quantità d’aria, nè colla durata dello scal- 
damento, nè colla durata della temperatura ambiente , nè colla temperatura 
limite dell’ infusione. 

7. La durata della temperatura ambiente, è in relazione 
colla quantità della sostanza organica infusa (Esp. 34.°, 39.°), 
e colla durata dello scaldamento (Esp. 17.8). 


Non è in relazione nè colla qualità e quantità dell’infusione, nè colla | 
temperatura di scaldamento, nè colla temperatura ambiente, nè colla durata | 
di questa stessa temperatura, nè colla temperatura limite dell’ infusione, nè 
collo stato fisico-chimico dell’ infusione, nè colla mutazione di questo stesso | 
stato. 


8.° L'alta temperatura limite dell’ infusione organica, è in 
relazione colla qualità dell’infusione stessa (Esp. 4.° e NB, 6.° _ 
e NB, 22* e NB, 31.* e NB, 36.° e NB, 53.* e NB), collo stato — 
fisico-chimico pure dell’infusione (NBà, NB», NB°), e colla mu- 
tazione di questo stesso stato. (NB dopo l’Esp. 4.:, NB dopo 
l’Esp. 6.°, NB" e NB", NB dopo l'Esp. 31.°, NB dopo l’Esp. 36.*, | 
NB*, NB?, NB°. 

Non è in relazione, nè colla quantità della sostanza organica, nè colla 


quantità d’aria, nè colla durata dello scaldamento, nè colla temperatura am- 
biente, nè colla durata di questa stessa temperatura. 


145 


_ 9. Lo stato fisico-chimico dell’infusione organica, è ìin re- 
. lazione colla qualità (Esp. 31.", 36.°, 51.°), e quantità della so- 
stanza organica infusa (Esp. 57.°, 58.°), colla temperatura di 
scaldamento (Esp. 48.°, 49.°, 50.3, 51.°, 52.*, 53.', NBa, NB?, NB°), 
e durata di questa temperatura (Esp. 62.), colla temperatura 
ambiente (Esp. 61.°, 63.°), e coll’alta temperatura limite della 
infusione (NB*, NB”, NB°). 
Non è in relazione nè col volume d’aria, nè colla durata della tempera- 
tura ambiente. 


10.° La mutazione dello stato fisico-chimico della infusione 
organica, è in relazione colla qualità (NB", Esp. 52.*), e quan- 
tità della sostanza organica infusa (Esp. 57.*, 58.°, 44.:), colla 
temperatura di scaldamento (Esp. 47.°, 51.*), e sua durata (Esp. 
62.*, 45.°), colla temperatura ambiente (Esp. 61.°, 44.°), e coll’alta 
temperatura limite della stessa infusione. (NB dopo l’Esp. 4*, 
NB dopo l’Esp. 6.3 NB" e NB", NB dopo l’Esp. 31.*, NB dopo 
l’Esp. 36., NBè, NB®, NB°). 

Non è in relazione nè col volume d’ aria, nè colla durata della tempera- 
tura ambiente. 


11. La qualità della mutazione dello stato fisico-chimico 
dell’infusione organica, è, solamente, in relazione colla quan- 
tità della sostanza organica infusa, e quindi colla quantità 
di liquido menstruo (acqua) dell’ infusione stessa (Esp. 57.°, 
58.°). 

12° La quantità di liquido menstruo (acqua) pertanto, nel- 
l’infusione organica, è in relazione coll’influenza delle condi- 
zioni termiche sul limite di sviluppo dei Microbj. 

Così che si potrà dire, concludendo, che il limite di svi. 
luppo dei Microbj în ciascuna infusione organica, vien dato dal- 
l'influenza delle condizioni termiche sulla quantità di liquido 
menstruo, che, per le nostre esperienze, fu sempre l’acqua. 

Adunque — dalla varia influenza esercitata dalle condizioni 
termiche sulla quantità d’acqua, adoperata per le infusioni , 
dipende lo sviluppo o la mancanza di sviluppo di Mierobj, en- 
tro infusioni organiche, ermeticamente chiuse în palloncini di 
vetro, e scaldate ad elevate temperature. 


Cuvio (Valcuvia), 1 ottobre 1884. 


146 


RISULTATI DI ESPERIENZE 


sullo sviluppo e sulla resistenza dei bacteri e vibrioni 
in presenza di alcune sostanze medicinali 


dei Professori ACHILLE DE-GIOVANNI e GIOVANNI ZOIA (1). 


Partendo dal fatto che il tuorlo d’ovo, stemperato e diluito nell’ acqua 
semplice distillata, presenta in breve tempo la produzione dei bacterìi e 
vibrioni, ci proponemmo di constatare se altrettanto avvenisse aggiungendo 
all'acqua distillata l’una o l’altra delle sostanze medicinali che indicheremo: 
e di conoscere la resistenza che i detti infusorii 'ottenuti colle nostre in- 
fusioni, oppongono ad alcune delle sostanze medicinali che interessava mag 
giormente sottoporre alla prova dell’esperimento. 

Prima serie. 

In questa prima serie abbiamo adoperato un grammo di tuorlo d’ovo, 
e lo abbiamo stemperato e diluito in otto grammi di liquido in tanti vasi, 
quante le sostanze di cui volevamo conoscere l’azione favorevole o contraria 
allo sviluppo dei protozoari. Quindi abbiamo disposto il tutto nel seguente 
modo: 

Nel vaso N. 


» 


1. Acqua distillata e tuorlo d’uovo. 
2. Soluzione neutra di solfato di chinino, ecc. 
3. Acido arsenico al 0, 05 per 100 ecc. 
4. Acido teannico al 0, 40 per 100 ecc. 
5. Bicromato di potassa al 0, 75 per 100 ece. 
6. Nitrato d’argento al 0, 40 per 100 ecc. 
7. Solfato di zinco al 0, 50 per 100 ecc. 
8. Sublimato corrosivo al 0, 20 per 100 ecc. 
9. Percloruro di ferro al 1, 0 per 100 ecc. 
10. Acido solforico officinale all’1 per 100 ecc. 
11. Acido nitrico officinale all’1 per 100 ecc. 
12. Alcool ed acqua a parti eguali ecc. 
13. Acido fenico al 0, 10 per 4100 ecc. 
14. Acido fenico al 0, 20 per 100 ecc. 
15. Acido fenico al 41, 0 per 100 ecc. 
16. Clorolio idrato al 5, 0 per 100 ecc. 
17. Cloruro di sodio al 1, 0 per 100 ece. 
» » 18. Nitrato di potassa al 41, 0 per 100 ecc. 
» » 19. Sosfito di magnesia al 1, 0 per 100 ecc. 
» » 20. Iposolfito di soda al 4, per 100 ece. 
» » 241! Soluzione sotura di acetato di allumiaca, ecc. 
» » 22. Soluzione sotura di acido salicilico. (2). 
Tutti questi vasi vennero coperti con carta e posti nell’ ambiente del 
laboratorio anatomico dell’ Università di Pavia, dove la temperatura oscil- 


SS Vv % Y* < “% x Y %* Y V © 


D>D_Y Y VV uu Y > © V x“ x, YV Y Y w 
VÀ 


Vv »% 


(1) Stimiamo opportuno riprodurre gran parte della seguente Nota, già letta nel Regio 
Istituto Lombardo e stampata nei Rendiconti di quell’Accademia fin dal 1875, perché nei 
risultati sperimentali rischiara e conferma parecchi fatti venuti in luce in questi giorni. 

(2) La quantità delle sostanze medicinali usate corrisponde approssimativamente alla 
.dose usata negli scopi terapeutici, 


4117 


indotti a dividere i risultati dell’esperienza di questa I.* serie in due cate- 
| gorie come segue: 
| Prima categoria: risultati positivi, È constatato in modo positivo ed evi- 
dente la produzione dei vibrionidi in 14 dei nostri vasi, e cioè: 

4. In quello dell’acqua distillata. 


A » della soluzione neutra di solfato di chinino. 

3. » » di acido arsenico. 

4. » » di acido tannico, 

5. » » di solfato di zinco. 

6.» » di acido fenico al 0, 10 per 100. 
7 È » » di acido fenico al 0, 20 per 400. 
Br > » di acido fenico al 1, 0 per 100. 
9. » » di cloruro di sodio, 

10. » » di nitrato di potassa. 

2 È » » di solfito di maniesia, 

12. » » di iposolfito di soda. 

13, » » di acetato d’allumina, 

14. » » di acido silicilico. 


Seconda categoria: risultati negativi. 
Non constatammo la presenza dei vibrionidi nei seguenti vasi: 
4. In quello contenente bicromato di potassa. 


2. » » nitrato d’argento. 
3. » » sublimato corrosivo. 
Moto » percloruro di ferro, 

i 5. » » acido solforico. 

| 6. » » acido nitrico. 

| rt» » alcool. 

| 8. » » cloralio idrato. 


Prendendo ora a considerare i risultati positivi, troviamo rilevabile un 
fatto, cui forse non manca qualche importanza ed è che i bacteri ed i vi- 
brioni non si sono presentati nei singoli vasi nella stessa epoca e nella 
stessa quantità, ma in epoche assai differenti: e di questo tenendo conto 
‘specialmente crediamo utile distinguere gli stessi risultati positivi in quelli 
‘in cui comparvero prestissimo o presto i vibrionidi, ed in quelli in cui 
questi si presentarono più tardivamente. Fra i primi” figurano: 

Il N. 1 contenente acqua distillata e tuorlo d’uovo. 


i loi se se nn = = me ———_r'—_—_—rrrrrr__uzs ———uuerrcendicreti 
Y a 


» 2 » soluzione neutra di solfato di chinino ecc. 
» 3 » acido arsenico. 

» - LA. acido tiannico, | 

1A » 14 » acido fenico al 0, 20 per 100. 

Met7 » cloruro di sodio. 

i wci8. > » nitrato di potassa. 

Ù eo 19 » solfito di magnesia. 

MEZ. » iposolfito di soda. 


148 


Ai secondi appartengono: 
Il N. 7 contenente soluzione di solfato di zinco, ecc. 


Ple 1. SUI, acido fenico al 0, 10 per 400. 

è ie acido fenico al 1, 0 per 100. 

n. Li » soluzione satura d’acido salicinico, 

wi » » di acetato d’allumina. 


Considerando ancora. nostri risultati positivi, troviamo un’altra singolarità, 


cioè che dei tre vasi preparati colle tre soluzioni fenicali, diversamente, — 


titolate presentò presto i vibrionidi quello in cui l’acido fenico entrava 
nella proporzione di 0, 20 per 100, mentre tardi la presentarono gli altri 
due in cui la proporzione dell’ acido era di 0, 10 per 100 in uno (1) e di 
1, per 100 nell’altro (2). 

Stando ai risultati di queste esperienze si potrebbe concludere: che, 
tolto il N. 1, nel quale si conteneva acqua distillata semplice, delle 24 so- 
stanze medicinali adoperate nelle esperienze, e considerate come preser- 
vanti dalle produzioni dei bacteri e dei vibrioni, soltanto 8 possono insi- 
gnirsi di questo titolo, e sono: il nitrato d’argento, il sublimato corrosivo, 
il bicromato di potassa, il percloruro di ferro, l’acido solforico, l’acido ni- 
trico, l’alcool, il clorolio idrato. 

Veniamo alla 

Seconda serie. 

Colle seguenti esperienze abbiamo voluto constatare la resistenza dei 
bacteri e dei vibrioni, già sviluppati nelle nostre infusioni, in presenza di 
alcuni liquidi medicinali, specialmente vantati per la proprietà di sospendere 
le manifestazioni vitali, e che sono gli stessi che abbiamo già adoperati 
nella prima serie cioè: la soluzione neutra di solfato di chinino, l’acetato di 
allumina, l’acido salicilico, il nitrato d’argento, il bicromato di potassa, il 
sublimato corrosivo, il percloruro di ferro, l’acido solforico, l’acido nitrico, 
ora eccoci ai fatti: 

1. Chinino. — Il 22 marzo facevamo una preparazione per l’esame mi- 
croscopico col liquido del vaso l (acqua distillata) e constatammo la pre- 
senza di moltissimi bacteri, di vibrioni, non che di molte nomadi e crip- 
tocochi. Aggiungemmo due goccie di soluzione neutra di solfato di chinino 
deponendole sui margini del vetrino copr’ oggetti. Immediatamente vedemmo 
i bacteri ed i vibrioni rimanere immobili; solo qualcuno conservava ancora 
la propria vivacità. Dopo 10 minuti primi vedemmo molti bacteri riacqui- 
stare la loro mobilità, e non pochi ridivenire vivaci come apparivano in- 
nanzì l’esperienza. Dopo 15 minuti, dopo 20, dopo un’ora si osservavano 
ancora le stesse cose. 

Nello stesso giorno si fece una seconda preparazione con una goccia 
del liquido del vaso N. l e una goccia di soluzione neutra di solfato di 
chinino e nel campo del microscopio si osservarono gli stessi fenomeni. 

Il 23 marzo, essendoci sorto il dubbio sulla efficacia della soluzione di 


(1) Tre giorni dopo la preparazione dell’infusione. 
(2) Otto giorni dopo. 


149 


“chinino, non essendo di recente preparata, ritentammo le esperienze con 
una soluzione appena fatta, nulla ostante ne ottenemmo identici risultati. 

Il 24 marzo si fece un’ infusione di tuorlo d’ uovo nell’acqua distillata 
nelle proporzioni sopra indicate); il 26 si vedevano già alcuni bacteri; il 
27 erano numerosi e si movevano fra essi anche alcuni vibrioni; si ripetè 
l’esperienza colla soluzione neutra di solfato di chinino, e tosto osservammo 
immobilizzarsi moltissimi bacteri; alcuni soltanto continuavano ad effettuare 
un lento movimento ondulatorio. Un quarto d’ora dopo, molti persistevano 


. nella immobilità, altri si movevao vivacemente. Un’ora dopo non erasi effet- 
; P 


tuato alcun cambiamento. Un'altra prova nello stesso giorno diede il me- 
desimo risultato. 

Il 29 si ripete l’esperienza del 27 e si ottengono identici risultati; si 
videro ì vibrioni come i bacteri resistere all’azione del solfato di chinino. 

Il 30 altra prova, eguali risultati. 

Il 2 aprile idem. 

Il 4 si sottoposero all’azione della soluzione di chinino i vibrionidi svi- 
luppatisi nel vaso N. 17 (cloruro sodico); si constatò, come dianzi, un’im- 
mediata ma temporaria sospensione di movimento, ed una successiva ripresa 
del medesimo tanto nei bacteri come nei vibrionì. 

Il 5 si mescolarono insieme il liquido del vaso N. 17 con 16 grammi 
di soluzione neutra di solfato di chinino, poi si osservò la miscela al mi- 
croscopio, e si trovarono numerosi bacteri mobili e vivaci. 

Il 6 riesaminammo il liquico, e questo conteneva ancora vibrionidi mo- 
biii e vivaci. 

Il 7 luglio si prese un mezzo grammo del liquido dei vasi 1 (acqua 
semplice), 2 (solfato di chinino), 14 (acido fenico al 0, 20 per 100), 15 (acido 
fenico al 1, 0 per 100), 18 (nitrato di potassa), 19 (solfito di magnesia), 
dove ci accertammo sussistere la presenza dei vibrionidi, e lo si versò in 
distinti vasetti ben tersi; indi aggiungemmo a ciascuno 4 grammi di re- 
centissima soluzione neutra di solfato di chinino. Dopo sei ore riesaminate 
le miscele al microscopio, si riscontrò in tutte vibrioni moltissimi. 

2. Acetato di allumina. — Il 18 marzo si constatò dapprima la presenza 
di numerosi e mobili bacteri e vibrioni nel vaso N. 18 (nitrato di potassa) 
indi si mescolò opportunatamente una goccia di quel liquido con altrettanto 
. di soluzione di acetato di allumina. Il movimento degli infusorii cessò im- 
mediatamente; ma dopo mezz’ora, erasi nuovamente stabilito. 

La preparazione si tenue per tutto quel giorno e nella notte nell’appa- 
recchio umidante e nella mattina seguente notammo ancora bacteri mobili. 

Il 29 marzo cimentammo gli infusorii nell’acetato di allumina (la solu- 
zione dava una reazione acidissima), e vedemmo tosto la immobilità totale; 
un quarto d’ora dopo si videro molti bacteri col loro movimento caratteristico 
e vivace. Due ore dopo erano ancora più numerosi i bacteri, vivacemente mo- 
bili. Si aggiunse alla preparazione altra soluzione di acetato di allumina, 
cessò il movimento, e 2 ore dopo si era completamente ristabilito. Si riu- 
novò l’esperienza lo stesso giorno e si ebbero identici risultati. 

L’8 luglio abbiamo fatto una miscela con un mezzo grammo del liquido 


120 


del vaso N. 19 (solfito di magnesia) e con 4 grammi della soluzione di 
acetato di allumina, e nei giorni 9 e 12 vi constatammo bacteri e vibrioni 
ancora superstiti. 

3. Nitrato d'argento. — Il A aprile nel vaso N. 20 (iposolfito di soda), 
si versano 20 grammi di recente soluzione di iposolfito di soda, si mesce 
esattamente, e si esamina al microscopio. I bacteri ed i vibrioni erano 
innumerevoli e si movevano vivacemente. e 

Il 2 aprile si prendono 2 grammi del liquido contenuto nello stesso vaso 
N. 20 e vi si versano due goccie di una soluzione recente di nitrato d’ar- 
gento (al 0, 40 per 4100), si agita la miscela e fattone una preparazione 
microscopica, si riscontrano bacteri e vibrioni mobilissimi. Si aggiunge 


alla miscela una terza, poi una quarta goccia di nitrato d’argento, e, come . 


prima, si videro bacteri e vibrioni mobilissimi. 


Il 3 aprile, nella miscela esistevano ancora i vibrionidi. Vi aggiungemmo 


due altre goccie di nitrato d’ argento, e ancora vi constatammo vibrionidi, 
benchè in quantità minore; molti sembravano come sfasciati, in via di di- 
sgregamento. — 

Il 4 aprile, nel liquido precedente trovammo ancora bacteri mobili. Si 
aggiunse un’altra goccia di nitrato d’argento, ma i bacteri continuavano a 
muoversi; poi un’altra goccia (l’ottava), senza che si mutasse la scena; fi- 
nalmente altre due goccie (dieci), ed ancora si'trovarono bacteri e vibrioni, 
questi in scarso numero, tutti però mobilissimi. Alcuni bacteri erano im- 
mobili, e tali si conservarono anche dopo mezz'ora e più. 

Dopo 4 giorni, nel medesimo liquido trovammo ancora la presenza di 
bacteri mobili e qualche monade. 

4. Acido salicilico. — Il giorno 8 luglio, nel vaso N. 22 (acido salicilico) 
constatammo la presenza di bacteri numerosi, mobili, e di qualche vibrione. 
Malgrado ciò volemmo tentare un’altra prova. Si fece una miscela con 
mezzo grammo del liquido contenuto nel vaso N. 19 (solfito di magnesia) 
e con 4 grammi della soluzione di acido salicilico. Nel giorno 9 luglio non 
sì videro vibrionidi, ma il 12 erano già comparsi i bacteri. 

La medesima esperienza abbiamo fatta servendosi non più dell’ acido 
salicilico, ma del bicromato di potassa, del sublimato corrosivo, del per- 
cloruro di ferro, dell’acido solforico e dell’acido nitrico. Disponemmo i li- 
quidi l’8 luglio, o il dì seguente constatammo in tutti la presenza dei vi- 
brionidi. 

Il vaso N. 22 (acido salicilico) venne riesaminato molto tempo dopo 
questa esperienza, il 21 novembre, cioè 4 mesi e mezzo circa — essendosi 
sempre conservato alla temperatura inferiore a 12 C. Il risultato di questo 
esame ci sembra importantissimo. Infatti nel liquido che stava alla super- 
ficie trovammo bacteri morti; nel fondo del vaso invece si rinveniva qual- 
che bacterio dotato del movimento a capitombolo. L’uovo che aveva servito 
per la preparazione della miscela era ancora benissimo conservato. 

I nostri risultati, come si vede, sono una conferma di quelli che noi, 
primi fra tutti coloro che si sono rivolti a questo genere di esperienze, pub- 
blicammo sulla Gazzetta Medica Italiana Lombarda nel 1869. 


see Li 


DTT IN SR 


<<  - 


424 


«Sul NUMERO delle prove d’esame per l’analisi microscopica 
delle acque potabili, e sul TEMPO per ciascuna di esse. 


Nota del Prof. LEOPOLDO MAGGI. 


Si sa che per accingersi ad analizzare al microscopio un’ acqua che già 
sì beve o che si voglia bere, bisogna avere una conoscenza di microrganismi, 
— non limitata a poche forme di protisti innocui o nocivi. Oltre gli esseri vi- 
venti che una goccia d’acqua può contenere, è d’uopo sapervi determinare 
i cosidetti corpi organici o sostanze organiche dei chimici, ed i corpi inor- 
— ganici. Ma non basta, nell’acqua insieme con ciò che è corpo intero, si tro- 
| vano avanzi di protisti, di vegetali e di animali, molti dei quali, ridotti a 
detriti, vanno a confondersi talora con quelli dei corpi organici ed inorga- 
nici. Divien pertanto necessario lo stabilire a quali corpi naturali appar- 
tengano gli avanzi, e di qual natura siano i detriti. 
i Chi si occupa di ricerche scientifiche, sa poi quanto valore vi abbia 
la tecnica, da non confondersi col metodo scientifico; ed una tecnica più o 
meno opportuna, più o meno propria, semplice o complicata, è da tutti gli 
studiosi impiegata. Anche coloro che, probabilmente, ignari di ciò che è 
tecnica per lo studio della scienza, l’adoperano senza saperlo. E dal mo- 
mento che dalla tecnica venne bandito il segreto, essa fece rapidi progressi, 
per meravigliare dei quali, non ci vogliono che persone poco dedite alla 
scienza. 
_ Ora una tecnica speciale, che approfitta dei risultati della microchimica 
e di quelli della tecnica microscopica in generale ed in particolare della 
protistologica, viene oggi in aiuto per le molte determinazioni a cui si è 
esposto di fare, analizzando microscopicamente un’acqua. Il sig. A. Certes 
di Parigi pel primo, ed io in seguito abbiamo cercato, e cerchiamo conti- 
nuamente, di sviluppare questo ramo importante di ricerche, il di cui in- 
teresse è diretto per la salute dell’uomo. Fra gli importanti lavori del sig. 
A. Certes, citerò quello che ultimamente ha pubblicato, dal titolo: Analyse 
micrographique des eaux (Paris, 1883;) il quale ebbe anche l’onore di un 
| premio dell’Accademia delle scienze di Parigi. Esso è accompagnato da due 
tavole, e dopo una parte generale, segue la istruzione pratica per l’analisi 
| micrografica delle acque. In questa, dalle osservazioni generali, si passa al- 
l’impiego dei reattivi, ai liquidi conservatori e va dicendo. 

Da parte mia ho la relazione che ho fatto all'’On. Municipio di Padova, 
sull'esame microscopico di alcune acque potabili della città e per la città di 
Padova (Pavia, Tip. Succ. Bizzoni, 1883); nella cui parte generale, mi occupo 
specialmente delle norme per l’obbiettività dell'esame microscopico delle 
acque, pel diagnostico delle acque in base al loro esame microscopico, par- 
ticolarmente protistologico, e finalmente per la distinzione delle acque, re- 
lativamente alla loro potabilità, fondata sull’analisi microscopica. Così che 
queste mie norme, quantunque non assolute, anzi molto relative, possono 
per ora far seguito alla suaccennata memoria di Certes, Epperò, a maggior 


122 
schiarimento, trovo ora di dover dire sul numero delle prove d'esame per 
l’analisi microscopica delle acque potabili; e sul tempo per ciascuna di esse; 
tanto più che a taluni, e diciamo subito poco o punto pratici, sembra essere 
questa analisi un’operazione presto fatta. Essi credono che basti sottoporre 
all’esame microscopico una, o tutt’ al più due o tre goccie d’acqua, per farne 
tosto la diagnosi. Ma il procedimento per l’analisi microscopica delle acque 
potabili, è, per lo meno finora, molto più lungo; ed io in proposito esporrò 
quello da me seguito per gli esami microscopici delle varie acque potabili 
già a me consegnate. 

a) Numero delle prove d’esame. — Riguardo al numero delle prove 
d’esame, dirò dapprima che di ciascun saggio d’acqua datomi da esaminare, 
io ne faceva dieci categorie, dal titolo di sottosaggi, e cioè 1%, senza rea- 
genti; 2°, coll’acido osmico; 3°, col cloruro di palladio; 4%, colla magenta; 
5, colla genziana; 6°, colla nigrosina; 7°, 8°, 9°, 10*, costituivano quattro 
categorie di sottosaggi d’acqua, liberi per la loro unione con alcuna delle 
seguenti sostanze coloranti: dahlia, metilvioletto, bruno di Bismark, ema- 
tossilina, bleu di Lione, saffranina, fuchsina, eosina e va dicendo. 

In seguito, di ciascun sottosaggio, le prove che faceva al microscopio, 
erano, per lo meno, di 2 della parte superficiale, 2 della parte mediana e 
2 del fondo; quindi 6 prove per ciascun sottosaggio. Epperò moltissime volte 
ne necessitavano altre tre, ed ancora un numero maggiore per l’esame del 
fondo. Adunque un sol saggio d’acqua da analizzare, domanda più di 60 
prove di esame al microscopio. È 

5) Tempo per ciascuna prova d’ esame. — Riguardo al tempo per 
ciascuna prova d’esame, io impiegava non mai meno di un quarto d’ ora, 
e la massima parte delle volte anche di più, essendo necessario che tutto 
il preparato abbia attraversato il campo del microscopio. 

E quasi sempre un tempo maggiore, sì richiedeva per l’esame del fondo; 
perchè è in esso dove si incontrano numerosi e vari oggetti da determinare. 
Bisogna quindi andare al di là di 15 ore per l’esame microscopico d'un sol 
saggio d’acqua da analizzare. E queste ore aumentano, in totale, sia per il 
tempo necessario a preparare i sottosaggi, ‘sia per quello domandato dalla 
determinazione di ciò che l'acqua contiene, sia finalmente da quello che è 
opportuno per lasciar riposare l’occhio dell’ esaminatore. 

Non parliamo poi del tempo che devesi impiegare per l’analisi fisiologica 
delle acque potabili, che talora è richiesta dopo quella microscopica; là si 
entra nel campo sperimentale, ove al tempo si aggiungono anche mezzi spe- 
ciali, che non tutti possono avere. 

Stando adunque alla sola analisi microscopica delle acque potabili, perciò 
che si è detto riguardo al numero delle prove d’esame e al tempo per cia- | 
scuna di esse, gli analizzatori dovrebbero già essere numerosi. Epperò, io 
vorrei, che da noi si moltiplicassero dapprima gli studiosi degli esseri in= | 
feriori, poichè in Italia c’è troppa scarsità di protistologi. Non bisogna di- 
menticare, dice Certes (Loc. cit. pag. 11), « che l’analisi micrografica delle 
acque, sì preziosa sotto il punto di vista dell’igiene, vale a dire nel campo 
medico, non la è meno sotto il punto di vista puramente scientifico ». Sia 


423 


per la storia naturale dei microrganismi, sia per la teoria microparassitaria, 
«noi dobbiamo cercare di far progredire gli studi protistologici. Ma essi ri- 
chiedono anche appoggi materiali, che finora nè io, nè i miei scolari ab- 
. biamo trovato nel nostro paese; anzi abbiamo dovuto e dobbiamo rimuovere 
ostacoli. 


“ rapporti delle fibre nervose nel Ghiasma ottico dell'Uomo e dei Vertebrati 


STUDIO ISTOLOGICO 
Pei Dottori CESARE STAURENGHI e DOMENICO STEFANINI. 


Comunicazione preventiva. 


Gli Autori hanno rivolte le loro indagini sull’antico argomento, che, per 
quanto dilucidato dalle esperienze fisiologiche e dalle cliniche osservazioni, 
richiede ancora una rigorosa dimostrazione anatomica. 

Già diedero un saggio de’ loro trovati all’ultimo Congresso psichiatrico te- 
nutosi in Voghera nel passato anno. Sempre allo stesso scopo hanno continuate 
le ricerche passando in rassegna le Classi dei Vertebrati secondo i loro or- 
dini, e convergendo poi in particolar modo le osservazioni intorno al Chiasma 
ottico dell'Uomo, usando di pezzi normali e patologici (monocoli, ciechi), as- 
soggettandoli ai più fini mezzi di investigazione per le fibre nervose (azione 
dell’ acido osmico, dei sali d’Oro semplici e doppii, dell’Jodio-violetto, metodi 
di Weigert, di Exner, di Freund, etc.) e servendosi pei tagli dei migliori mi- 
crotomi (Grande modello Schanze, Katsch, etc). 

Riguardo all’ Uomo dimostrarono in modo decisivo, che l’incrociamento è 
parziale, vale a dire fatto dalle sole fibre interne. Per gli animali non è pos- 
sibile in un semplice annuncio esporre tutti i risultati. 

Tutto quello che venne accertato sull’argomento, verrà esposto coi voluti 
dettagli e col corredo di figure in una speciale Memoria di prossima pubbli- 
cazione. 


LE ACQUE TERMALI 
acidule, saline, ferruginose, arsenicali e litinifere 
di ACQUAROSSA (1) 
(Val di Blenio — Svizzera]. 
Queste acque hanno senza dubbio le condizioni per essere largamente 
e con molto profitto, usate in terapeutica. 


La sorgente di Acquarossa è situata in una delle più amene località della 
Valle del Blenio, tanto nota per le sue naturali bellezze. (2) Geologicamente 


(1) Memoria presentata al R. Istituto Lombardo dal M. E. Prof. W. Kòrner e letta nella 
seduta del 3 aprile 1884. 

(2) Una minuta e fedele descrizione di questa amenissima ed ubertosa stazione alpina 
fu recentemente pubblicata da G. e M. Bertoni sotto il titolo: Les eaua #ermales ferrugi- 
neuses, arsenicales avec lithine de ACQUAROSSA (Suisse). Un vol, di pag. 75 con tavole ed 
una carta geografica — Tipografia C. Colombi. — Bellinzona. 


124 


è una regione gneissico-scistosa, come tutto il resto della Valle del Ticino. 
L’orografia del luogo è in relazione colla costituzione geologica. L'orizzonte — 
è ampio, ed i monti colossali, si rincorrono con linee larghe, mosse, im- 
ponenti che invitano alle salite. 

L’acqua sgorga dalla roccia con una temperatura, pressochè costante 
di 25° c. L’analisi microscopica, eseguita dal sottoscritto, ha dato risultati 
favorevolissimi al buon credito dell’acqua. — Nessun organismo, nè detrito 
appartenente ad animali, vegetali o protisti. — Si trovano invece parecchie 
forme organiche nel deposito che dà l’acqua raffreddandosi. (Numerose Alghe, 
tra i Vegetali; Flagellati, Saprofite, Diatomee, Bacterj tra i Protisti). Rac- 
colta in bottiglie, che poi vennero chiuse ermeticamente, non diede come 
deposito, che delle masse rosso-ruggine, isolate, sferoidiche, costituite da 
una indeterminata Hygrocrocis. 1 

L'analisi chimica, eseguita dal mio amico e Collega Prof. G. Bertoni, di | 
questa Università, ha mostrato nell’acqua in discorso, alcune sostanze mi- 
nerali di notevole interesse terapeutico. 

10,000 grammi d’acqua contengono: 


Bicarbongto. ferroso WU. ii ulti 0,3469 


» di manganese. ... . Ut...» (.0,0199 
» di. calco’ vi aula nia TE 
Arseniato.... «di calcio. 7a RO 
Borato di magnesia . è» +. » 0,0254 
Solfato di -calep;. pmi ae 
» di potrasa: vu. legis O 
» di soda. "0% e EVASE 
» di magnesia . . . » 5,0805 
Cloruro UL IO ST O a OI 
» di magnesia . . . » 0,0165 
ALII ee rad » 0,0485 
Acido silicien vie. atei rita DRITTI, 
Acido carbonico libero . . . . . » 3,7828 
Ando: 8 IR AE RI VIE 
Ossigeno "rg ea od Radial: MAN 1 
Ammoniaca, acido nitrico e fosforico, tracce. 
Stronziana +» “. +... Presensa, 


Il sedimento oeraceo dell’acqua non è meno importante, perchè contiene 

su 1000 grammi; Arsenico gr. 2,0486; Manganese gr. 1,9072. L’ acque mi- 

nerali dell’Acquarossa è dunque utilissima in Terapia per le seguenti ra- 
gioni: 

a) Per il ferro che contiene allo stato di carbonato ferroso — forma 

di ferruginoso opportunissima per venir scomposta nello stomaco, onde 

lasciar luogo alla formazione dei peptonati di ferro, rapidamente assorbi- 

bili. Indicatissime dunque le dette acque nella clorosi nell’ idremia, nella 

leucocitosi, nei vizii cardiaci, nel torpore intestinale, nelle blenorree croniche 

dei bronchi e delle mucose urogenitali, nelle varie neuropatie , affezioni to- — 


125 


talmente o parzialmente dipendenti da difetto di numero o di costituzione 
dei globuli rossi del sangue. 

—_—») Per la non indifferente proporzione di arsenico onde le acque no- 
stre possono venir suggerite nelle dermopatie croniche, nelle nevralgie, 
nell’epilessia, nella corea, nell’eretismo nervoso, nella tisi polmonare, ecc. 
L’Arsenico in queste acque ha poi il grande vantaggio di essere unito al 
ferro, cosicchè mentre il primo, accelerando il ricambio materiale, favo- 
risce l’eliminazione degli elementi vecchi e torpidi dell’organismo, il se- 
condo, migliorando la crasi sanguigna, provoca la rapida formazione dei 
nuovi elementi. 

c) Pel manganese, il quale concorre col ferro alla guarigione special- 
mente della clorosi. 

d) Pel litio, il quale avendo molta affinità per l’ acido urico, fa in 
modo che le acque in discorso siano indicate nella gotta e nel reumatismo 
cronico-articolare . 

e) Pei solfati alcalini e pel solfato di magnesia. che impartono all’ac- 
qua un’azione purgativa. 

f) Pei fanghi dati dal deposito dell’acqua, i quali, in vista della rile- 
vante quantità di arsenico che contengono, riescono utilissimi per coadiu- 
vare la cura interna, specialmente nelle dermatiti croniche. 

A taluni potrebbe sembrare eccessiva la quantità di solfato di calce 
contenuta nella nostra acqua minerale; giova peraltro considerare che le 
più accreditate fonti ne contengono in proporzione maggiore. Infatti la 
fonte di Boario ne contiene gr. 2. 175 per litro; quella di S. Bernardino, 
gr. 1. 264; quella di Recoaro, gr. 1. 243; la nostra di Acquarossa gr. 1. 151. 


Dott. BONARDI EDOARDO. 


INTORNO ALL’INFLUENZA DELL’ACIDO FENICO 
SUI MICROBJ E SUL LORO SVILUPPO. 


Su questo argomento furono fatti in questi ultimi anni, con febbrile at- 
tività, numerosissimi, studii, specialmente all’ estero; ed in Italia, mentre si 
attendevano con impazienza i risultati delle ricerche d’oltralpe, si dimentica- 
vano troppo presto le esperienze, instituite con rigoroso metodo scientifico , 
da italiani. 

Fino dal 1867 i chiarissimi Professori G. B. Crivelli e L. Maggi, dell’ Uni- 
versità di Pavia, pubblicarono una Memoria — Sulla produzione di alcuni Or- 
ganismi inferiori in presenza dell’acido fenico (1) che è certamente di notevole 
importanza e che non fu presa nella voluta considerazione. — Credo quindi 
cosa non del tutto inutile il riportare qui alcuni tra i principali risultati ot- 
tenuti da quei chiari sperimentatori. —- Essi presero le mosse dal pregevo- 
lissimo libro del signor Lemaire. - L’ Acido fenico -— ed eseguirono una serie 


— (©) Rendiconti del R, Istituto Lombardo. -- Classe di Scienze Matematiche e Naturali. 
Vol IV.° Fasc: IX: e X:° 


426 


di esperienze quali contributo ai loro studì microfifogenetici e microzoogenetici. 
— Adoperarono, ora tuorli d’ uova intatti ed interi di gallina, appena deposti 
o tolti dall’ovaja, ora soluzioni di tuorlo d’uovo bollite. - L’acido fenico im- 
piegato era sempre cristalizzato, e tutte le preparazioni fenicate, al momento — 
. in cui venivano esaminate, davano sempre odore d’acido fenico. Le espe- 
rienze instituite furono circa quaranta, raggruppate in undici serie. — Ne ri- 
porto qui alcune delle più interessanti. 


1.* Serie (15 Agosto) Temperatura 25.° C. 


1.° ESPERIENZA. — A) Zuorlo d’uovo, tolto dall’utero di una gallina appena — 
morta, immerso în acqua fenicata. Soluzione di acido fenico all’ 1 °[,, diluita | 
in acqua distillata. Dopo venti ore, il liquido circondante il tuorlo d’uovo in- — 
tatto, era torbido, di color giallognolo assai pallido, come oleoso. Vi erano 
molti Vibrio bacillus morti, pochi moventisi lentamente, alcuni isolati, altri 
raggruppati. - Dopo altre venti ore, pochissimi Vibrio bacillus, gran uumero . 
di granulazioni ovoidi, e molti Bacterj. — pagera ingrossato notevolmente per 
osmasi. 

11.8 ESPERtENZA. — B) Alcuni piccoli tuorli, insieme alle ovaja, vennero im- | 
mersi în sola acqua distillata. — Venti ore dopo, nell’acqua si trovavano mol- | 
tissime granulazioni per lo più ovoidi, molti Bacterj e dei Vebrio. 


11.? Serie (20 Agosto) Temperatura 25.° C. 


1.' ESPERIENZA, — Zuorlo d’uovo immerso în acqua fenicata. — Soluzione di | 
acido fenico, all’1 °|,, non diluita. — Dopo 18 ore, il liquido circostante al tuorlo — 
intatto, sebbene diluito, conteneva moltissimi Vibrio bacillus, alcuni lunghi, 
gli altri corti; i primi semimobili, i secondi moventisi poco rapidamente. — | 
I vibrioni, già in via di passaggio a Zeptothria, erano immobili. — Molti gra- 
nuli vitellini uniti in serie lineare, e rappresentanti veri embrioni vibrionici. 


I11.* Serie (21 Agosto) Temperatura 25.° C. Vasi chiusi. 


I.° ESPERIENZA. — A) Soluzione di tuorlo d’uovo coll’aggiunta di circa tre 0° 
quattro goccie di acqua fenicata. (soluzione all’ 1 °[,). Ventuna ore dopo cerano 
già molti Vibrio bacillus sottili, a moto rapido, assai sottili, e derivanti da tra- | 
sformazione di granuli vitellini. - Dopo l’ aggiunta della medesima quantità 
d’ acqua fenicata, in capo ad un’altra ventina d’ore, i Vidrio erano di molto 
scemati, si notò qualche ramo di Leptothria e moltissimi Bacteri. 1 

B) Un’equal quantità di soluzione di tuorlo con sola acqua distillata. - Dopo. 
ventuna ore non dava che pochi Vibrio bacillus, alcuni completi, altri in via di. 
formazione, ossia di granuli aggregati linearmente. — Esaminata ancora, dopo. 
altre venti ore, appalesava moltissimi Bacteri. 


IV.* Serie (25 Agosto 1867). 


1.° ESPERIENZA. — Una soluzione di tuorlo con acqua distillata, dopo di ave 
dato qualche Vibrio nel primo giorno, molti Bacterj nel secondo e terzo, ed inco- 
minciando nel quarto a puzzare, le si tolse l’odore disaggradevole coll’introdurvi, 
a poco a poco, dell’acqua fenicata all’4 °1,. AUlorchè ricomparve l'odore di wovo, 


127 


vi si aggiunse ancora buona dose della medesima acqua fenicata , în modo che la 
prevalenza, in quella soluzione , era dovuta all’acido fenico. — Allora si turò il 
vaso. Dopo 24 ore la soluzione conteneva, tanto superficialmente che profon- 
damente, moltissimi Bacterj, nonchè goccie oleose e cristalli di margarina. 

II.* ESPERIENZA. - Un tuorlo fu immerso interamente in acqua fenicata 
all’1°l9. Dopo cinque giorni, gonfiatosi molto per osmosi, si ruppe, e formò una 
soluzione che, nel sesto giorno, dava cattivo odore. Al microscopio presentava 
alcun Vibrio bacillus morti, molte minutissime granulazioni semoventi, pochi 
granuli, ovoidi e quaiche cristallo di margarina. Dopo altri quattro giorni di 
decomposizione si mostrarono moltissimi bacterj. Piccola parte di quesie solu- 
zione putrefatta fu unita a grande quantità d’acqua fenicata all4 %, entro un 
vaso che venne subito turato. In seguito a tale operazione si osservò che è Ba- 
cterj morirono, Quarantotto ore dopo si trovarono moltissimi Vibrio dacellus in 
via di formazione — cioè granuli vitellini in diverso numero, a quattro, a 
dieci, a quindici, riuniti alcuni in serie lineari, altri in serie serpentinose, e 
dotati già dei movimenti ondulatorii caratteristici dei Vibrio ormati. Venti- 
quattro ore dopo erano tutti Vidri0 dacdllus completi. 


V.° Serie (9 Settembre) Temperatura 20.° C. 


1.° ESPERIENZA. —- Un tuorlo d’ovo intatto, privato del proprio albume, venne 
intieramente immerso nell'acqua fenicata all’41 %,. Per quattro giorni, mancanza 
di Vibrioni e di Bacteri. Al quinto giorno, rottasi in un punto la membrana 
vitellina, ne uscì piccola porzione di tuorlo, che rimase coagulata: essa con- 
teneva qualche V:ibri0 bacillus e diverse forme mieliniche. 


VI.° Serie (29 Settembre) Temperatura 15.° 0. 


1,° ESPERIENZA. — A) Ad una piccola parte di tuorlo si aggiunse acqua feni- 


cata, senza rimescolare l’infusione. Dopo venti ore presentava forme mieliniche 
e qualche Bacterio. 


B) Za medesima preparazione della A), senza acido fenico. Dopo 24 ore si 0s- 
servarono solo Baczer}. 


ViI.* Serie (30 Settembre) Temperatura 18.° C. Vasi turati. 


1.8 ESPERIENZA. — Soluzione di tuorlo con acqua distillata e filtrata, con carta 
aggiuntavi buona dose di acqua fenicata all’1 °\,. Prima di 24 ore si erano già 
prodotti Vibrio dbacillus. 


II.* ESPERIENZA. - Za suddetta preparazione fatta con acqua fenicata al 300. 
Si notò la presenza dei Bacferj solo nelle seconde 24 ore. 


VIII.® Serie (80 Ottobre) Temperatura 15-18.° C. Vasi turati. 


1." ESPERIENZA. — Soluzione di tuorlo d’ uovo fatta con acqua distillata al- 
V4 ©. Nelle prime venti ore si notarono molti Vibrio dacdlus. 


IX.° Serie (20 Movembre) Temperatura 18.° Vasi chiusi. 


I.° ESPERIENZA. — A) Soluzione di tuorlo în acqua fenicata al millesimo, te- 
nuta sulla stufa. Nelle prime 48 ore non si ebbero che granulazioni. 


128 


11.* ESPERIENZA. — A) Soluzioni di tuorlo d’uovo în acqua fenicata all'4 per 
500, tenuta sulla stufa. In venti ore non si ebbero che forme mieliniche molto 
complesse. 


X.° Serie (26 Novembre) Temperatura 18-20.° Vasi chiusi e aperti, 


PA E g 


1. ESPERIENZA. A) Soluzione di tuorlo in acqua fenicata al millesimo, in vaso 
aperto, tenuto sulla stufa. In quarantotto ore solo granulazioni. 

B) Un’ugual soluzione, tenuta in vaso chiuso doppiamente a smeriglio, e in ca- 
mera. Diede in quarantotto ore alcuni Vidrio bacillus. 


ne ee 0 o 


Po _P ar 


XI.° Serie (29 Novembre) Temperatura 4-5.° C. Vasi chiusi. 


1.° ESPERIENZA. — Soluzioni di tuorlo in acqua fenicata all’41 per 500, all’ 4 
per 100 ed al 2 per 100. Diedero forme mieliniche complicatissime dopo quat- 
tro giorni, dotate di moti contrattorii e di espansione, soggette a continue 
mutazioni di figura. 

Dalle citate esperienze risulta: 

1.° Che i Vibrio ed i Bacterj si sviluppano nelle soluzioni di tuorlo d’ovo 
di pollo, anche in presenza dell’acido fenico. 

2.° Che gli embrioni di questi esseri inferiori non risentono l’azione del- 
l’acido fenico. 

3.° Che l’acido fenico uccide i Vibri0 ed i Bacterj, dopo che essi hanno 
raggiunto il loro completo sviluppo. 

4.° Che l’acido fenico sembra, dalle esperienze fatte nel mese di Agosto, 
a ss di temperatura, favorire lo sviluppo di questi microfiti, anzichè impe- 
dirlo. i 

5.° Che le stesse preparazioni fenicate nel mese di Settembre, quando 
in alcuni giorni la temperatura era di molto abbassata, non hanno dato Vibrio, 
ma Bacterj e forme mieliniche. 

6.° Che le soluzioni fenicate, alla fine dell’Ottobre ed al principio del 
Novembre, hanno dato, ora Vibrio, ora Bacterj, ora forme mieliniche , a se- 
conda delle circostanze a cui si tenevano, e specialmente a seconda della 
temperatura. 

7.° Che la quantità d’acido fenico favorevole alla produzione dei Vibrio, 
o dei Bacterj, varia col variare della temperatura ambiente e delle altre con- 
dizioni in cui si trovano le infusioni, tra le quali la stagione. 


Dott. EDOARDO BONARDI,. 


D r L E ® + NATURALIEN-COMPTOIR 
» ; Or S Vien. VII Breitegasse, 9. 

Il Dottor Leopoldo Eger di Vienna ha delle bellissime raccolte di oggetti di 
Storia Naturale ; vende, compera e fa dei cambi; tiene corrispondenza in ita- 


liano, francese ed inglese; spedisce il suo catalogo a chi gliene fa direttamente 
domanda. 


PIT n CITTA TO + 


tn 


a # Ò a 
ia den o i È 


Gerenti I REDATTORI. Pavia, 1884; Stab. Tip. Successori Bizzoni. 


PROSE RO® 


dell'esperienze relative all'influenza d'alte temperature nello sviluppo dei Microbj. 


CONDIZIONI COMPLESSIVE DELL'ESPERIENZE RISULTATI OSSERVAZIONI RELATIVE ALLE 
CONDIZIONI TERMICHE 
INEUBTONIFOR ANNONE | Tem- || Durata|| "rem- Durata Mancanza ‘doll'infosioni CONDIZIONI ORGANICHE DELL’ INFUSIONI 
EE Persia || detto. | poratura della È di 
2à Quantità 0 viluppo a Alta e STATO FISICO-CHIMICO 
GE Ca Quantità dell'infusione organica || scalan- ||°Alla-{ nm- | temporatura ArilupPO | tomporatara ||". mnoratara Î Quantita dell'infusione organica dopo lo scaldamonto 
ES dello sostanza organica nel palloncino monto. || monto || bionte ambionto di Miorobj di limito CI) lella sostanza) 
za infusi i di sviluppo || ambiente organica 
È || doll'infustone organica RAS Ù (Conti (Minuti || (Centi- ar Microbj doi him Non iatato Qualità 
quindi volume d’aria || gradi) | primi) | gradi) | Ore | Giorni Miorobj mutato dolla mutazione 
4,* || sugo di succa (filtrato a || Infusiono densa. Aa 4d'aria, 400, 65h 30,9 _ Vibrio bacillus Duj. _ Non mutato 
caldo). Vibrio serpens Duj. 
2% || Decotto di zucca. Infusione diluita. 4ad0 >» 100.9 30” 25* = Vibrio baciltus Duj. = » 
3° » Infusione poco densa. 440 108,9 CA 250 36, — | Vibriovacittus Dj. (a va- = » 
x È È È _Tie dimensioni). i 
4a | » Una di decotto con duo parti d’acqua, | 4n40» 410. 45° Da 36. — | vitrio vacittus Doj = Limito » 
NB » > » 4120 » » » = - Mancanza - Mutato. 
5 ll Sugo di zucen (a freddo). || Infasione densa. 4a40 » 410,* 201 25:° _ 3 Vibrio bacillus Duj. = Non mutato 
| Leptothrir Auot. 
DO » » {040 > 4120 20! 20, _ 2 Fibrio bacillus Duj. = Limite » 
NB. » » » 119. 5. » » = - Mancanza - Mautato, 
7° || sugo di zucca (Altrato n || Infusione densa. 4nd0 > 100. 30”, 30,0 = 3. | Vibrio bacillus Duj. _ Non mutato 
|| caldi fi 
s=| SII zucca (spromuto » aolla capncità di (| 405: 354 |llasinio» || 36. — | Bacterium termo Duj. - » 
caldo). 1}, di litro. 
0 |l\ Decotto;di zucca. Infusiono poco densa. 4.040 d'aria. 408.9 45 13; - 3. = Mancanza Bassa 2 Mautato, 
10» » Infusione molto diluita. » ua ABI 252 - 3-4. = Mancanza Scarsa - Detriti o granuli vibranti. | Dissociazione. 
de » Infusione molto concentrata. » 100.9 {5° || sn-z60| — 6 = Mancanza Abbondante = Granuli vibranti Dissociazione 
12° || sugo di zucca (filtrato a || Infusione densa. » 400," 90. |assd8o | — hi - Mancanza Bassa = Mutato. 
caldo). o Ipranaeo ; 
19 | SUOI corno (filtrato a » {da È d'aria. 400.9 901 90. = S, poro roi Duj. (molto _ Non mutato 
b da » anghi). x 
role CES » Upon per 90%" d'aria. || 400." go || astar=| — 3. | vitrio vacillus Doj. = 5 
Nb: | » » » » 301 5 = 3° | Vibrio bacitlus Duji i 5 
45.5 | » Infusione diluita al triplo di acqua. » 400.9 Gol. || 25.27 _ I Vibrio bacillus Duj. (molto = 6 
| langhi). 
Il A q A 
16.* | » Infusione diluita al sestuplo di acqua. D » » » Si 2 Pibrio bacillus Duj. (lun- = 5, 
dal ghi ed articolati). 
ina » Infusione diluita con 42 parti di acqua. » » » » _ 12. | Bacterium termo Duj. = S 
. Î ensa. » 405. As |assaze | — 2-3. | Vibrio bacillus Duj. (tun- = 
di È Tafuione anse ‘ghi o a varj articoli) a 
19. | » » » 407.* » » _ 3. Vibrio bacillus Duj. => » 
ENO > ” » 408. » » - 23. | Fibrio bacillus Duj. = 5 
| ° 
2a » Infusione molto densa, » 440. » » _ » Vibrio bacillus Duj. Ss 5 
ag- 3 5 » 11200 » » - 3. | vibrio bacillus Duj. Lep- 3 Limite 5 
tothriz. 
NB: » » » AIKo » » - » = Mancanza Granulazioni o globuli | Dissociaziono. 
i a moto browniano, 
NB » » » 445° » » _ » - Mancanza - È) 
93° | » » Ao 4 d'aria. 100.0 CHA 30. - 2. |{ Yibrio vaciltus Duj. = Non mutato 
i \ Pibrio serpens DI 
Dacterium terma Dai. 
aio » » 40% nella capacità di || 105.° As‘ |astdoo | — 8. | Fibrio bacillus Duj. Lep- IS 5 
di 4/, di litro. tothriz. AI 
25,8 » » » » SI » 936. - Vibrio bacillus Duj = » 
26. » Infusiono diluita. 4 a 40 d'aria. 108. I5t [sura | — 9 = Mancanza Scarsa > Mautato 
27 » » » 400.9 45° [2010-24 = 5 = Mancanza Bassa = » 
28 » Infusione densa Aa & d'aria, 100.0 30 | astdase| — 4 = Mancanza Bassa _ » 
29.* | soluzione d'albume d'ovo || 4 di albume în 2 di acqua distillata. || 4 a 10 d’aria. 100.° Asl | anare] — 7. | Bacterium termo Duj = Non mutato 
di pollo (a freddo). vo È 
30, | » 4 di albume 0 5 di acqua distillata. » 1410 15 | » = 3-5. |{ Pibrio bacillus Duj. = » 
| Leptomitus Act. 
ETCN » » » 113.9 » » SS hi Vibrio bacillus Duj. = Limite » 
| 
NB » » » ALk.o D » _ D = Mancanza = Mutato, 
CHO » Infosione diluita » 100.2 45° _ 5 — Mancanza Bassa Scarea 3 n 
33% » 4 di albume 6 2 di acqua distillata. » » » _ 7. _ Mancanza Alta = Granuli vibranti. Dissociazione. 
Vi.* || Latte vaccino (fresco). Puro. » 100.0 45° _ 7. | Vibrio vacillus Duj. = Non mutato 
35° » » » TRO » » - 2. | Vibrio bacillus Duj. (lun- = » 
hi ed articolati). 
96. » » » 413.0 5 » » _ » Vibrio bacillus Duj. = Limite Î » 
NB. || » » » Ae » » — » ES Mancanza | = Mutato. 
97°] Tatolconi alcali (potassa) | 4 di latte 6 4 goccie di alcali. 20%" nello capacità di || 410.* 30! 46. _ 3. | Vibrio bacillus Duj. Da || Non mutato 
(a freddo). È 1], di litro 
38.* || Latte acido (neutralizzato).|| 20 di latto acido, e 6 goccie di so- È » 400.0 355 _ UA Baclerium termo Duj. dl » 
luzione di potassa. A Vibrio bacillus Duj. | 
30.* || Soluzione di latte (a fred- || 1 di latte e £ di acqua distillata. 4 n 40 d'aria. 400." 45° = 9. | Vibrio vacillus Duj. Lep- » 
| do) | È , i tothrix. Auot. 
40,* » 4 di latte ed 4 di ncqua distillata. » » » _ 3Ì _ Mancanza Alta | i Mutato. 
{1,* || Latto vaccino (fresco) Puro. » » » » = CA = FIRM cROA Alta | > Granulazioni o vescicole 
del latte 
42 || soluzione di tuorlo a'ovo || 4 di tuorlo in 10 d'acqua » 100. si || 28027 — 4. | Vibrio bacillus Duj. — Non mutato 
di pollo (a freddo). | 
43,3 || » || A di tuorlo e 415 d'ncqua. » D » » _ (A Vibrio serpens Duj. » 
44 » 4 di tuorlo o 412, 5 d’acqua. » » 45° 20.9-25, _ fi Vibrio serpons Duj. » 
45° » 4 di tuorlo è 42 d'acqua. » » 20. || 25-2a8| — 4. | Vibrio bacillus Duj. | | » 
I 
40. » ”» » » 30° » _ » Vibrio bacillus Duj. | 5) 
47°. Soluzione di tuorlo d’ovo || 1 di tuorlo e 5 di acqua, in peso. » 408.9 45° 20-27, _ 2. Vibrio bacillus Duj. » 
| di pollo (a caldo). È x 
48° || » » » 409.* » » - ”» Vibrio bacillus Duj, Variato Alcune forme mieliniche, |Trasformazione, 
Vibrio serpens Duj. È 
40: | » » » dios » » - » Vibrio bacillus Duj. » Diverso forme mioliniche, » 
50. » » » uao » » - 5 Vibrius bacillus Duj. (al- » Molto formo misliziche, = XX di mar » 
| | coni articolati). ‘garina: Grandi voscieola n granuli, 
5u* | » » » 443 » » - » Vibrio vacillus Duj. » Formo mieliniche. » 
52 » » » 445° 20! » _ 3, Vibrio bacillus Daj | » Forme mieliniche e granuli » 
‘a Vibrio serpens Duj. | liberi. 
59, » » » H7io » » _ 2-3. || Vibrio bacitlua Duj. Limite » Molto forme mieliniche, e minuti L) 
S { Vibrio) serpensi Du 7 Erre, ersnalaioni fnc= 
NBA » » » 118.8 » » - » - Mancanza » licta'o mobili iveneie ‘ » 
G Wodola bloose 
NB. ” » » 120." » » _ » = Mancanza » » ? 
NB.S O) » » 421.0 » » _ » = Mancanza » 2, 2 
54. || Soluzione di tuorlo d'ovo || Un tuorlo d'ovo în 200% di acqua || 20“ nella capacità di || 410,° 30! 16% - 3. | Vibrio bacillus Duj. = Non mutato > = 
di pollo {a freddo). distillata il, di litro, o 
55a » » » » » » _ » Vibrio bacillus Duj. | » - = 
| (con 6 goccio di soluzione di potassa) 
56. || Soluzione di tuorlo d’ovo || À di tuorlo e 5 d’acqua (in peso) sa- | 4 a 40 d'aria. 450, 45° - 8. | Gonatosporium Corda. 
di pollo (a caldo). || lata al 40%. i x i 
57.* || Soluzione di tuorlo d'ovo || 4 di tuorlo e 2 di ncqua distillata. » 400.5 AS _ LA - Mancanza Abbondante Variato Forme mieliniche, molti |Trasformazione, 
di pollo (a freddo) — granuli vibranti. — Tp 
58 » || A di tuorlo 6 400 di acqua distillata. » » » _ CA - Mancanza Scarsa - ORE TA Dissociaziono 
vivacissimi 
59° v 4 di tuorlo 6 50 di acqua distillata. » » » 200-252] — & _ Mancanza Scorsa _ Soli granuli vibranti. >. 
60. » 4 di tuorlo © 25 di acqua distillata. » » » » _ » — Mancanza Scarsa _ Granuli vibranti. » 
GL » 4 di tuorlo è 42 d'acqua distillata. » » » _ 7. _ Mancanza Alta - Granuli vibranti, D 
(A » » » » 408, i & - Manennza - Granuli vibranti. 9 
63.* || Soluzione di tuorlo d'ovo || 4 di tuorlo e 6 d'acqua (in peso). » » 45° 2A 2 11 = Mancanza Bassa Varinto | Granuli, globuli grassi, al- | Trasformazione. 
‘di pollo (a caldo); cune forno mielinicho. 
64.* || Soluzione di tuorlo d'ovo || 4 di tuorlo ed 4 d’nequa distillata, || 60%" nolla capacità di » » 50. - ITS - Mancanza Alta | /Abbondanto - Granuli vibranti, vescicole » 
di pollo (a freddo) 4, di litro | | grasso, forme micliniche, 
65. » » » » 354. » _ 10. - Mancanza Alta Abbondante - l a moto Vrownlano, » 
66.» || Soluzione di tuorlo d'ovo || 4 di tuorlo 0 5 d’acqua (in peso). 4 0 40 d'aria, 105, 15t. [aaa | — hi _ Mancanza Bassa = Diverse formo miolinicho > 
di pollo (1 caldo) | ; 
67.* | Soluzione di tuorlo d'ovo || 4 ai tuorlo in 160 grammi d'acqua » » » _ 8 _ Mancanza Alta | Scarsa = Granuli a moto browniano, 2 
|| ‘di pollo (a freddo). distilinta. | vivace; forme mieliniche, 
68° » » » » 351 » 96. - - Mancanza Alta | Scorsa - Minuti granuli a moto brow- ” 
niano. Forme mieliniche 
69 » Un tuorlo in 200!" d’acqua distillata, || 20** nella capacità di | 440.0 201 47° - 3. - Mancanza Bassa = Granuli n moto browniano, » 
| 4, di litro, | forme mieliniche, 
70. » » a » » » » - » _ Mancanza » - » > 
a (pon B goccio di soluzione di potasso) 
74.* || Soluzione di tuorlo d'ovo || 4 di tuorlo © 5 d'acqua (in poso), sa- || 4 a 40 d'aria 450.5 ASL 270 - 45. - Mancanza » | - - = 
di pollo (a caldo) lata al 40°), | 
72 || Orina neutralizzata con || Liquor potassio. n sufficionen por la || 60% nolln capacità di || 4100.* ETA 50. = 2. | Baclerium Duj. = | 
liquor potassus, noutralizzaziono dell''orina acida I, di litro, Vibrio — Duj. 
Appena emessa | 
734 » Orinn neutralizzata con 20 goccio di || 20% nella capacità di » » 18 = 4 Baclerium Duj. = 
soluzione di potassa. _ i, di Nitro. Vilrio bacillua Duj. 
The » Liquor potassio a sufficienza por la » 140.5 20’ 46 = 3. - Mancanza Granulazioni e XX stella- 
nentralizzaziono doll'orina acida, riformi 
= appena emossa. 
75,* || Soluzione di brodo Lio- || A di brodo Licbig per 35 di acqua. || 4 n 40 a'aria. 405.» do. |l27.na9e]| — 2 Vibrio bacillus Duj _ 
E big. Leptothrix Auct | 
76. » » » (LUG » » & 4-5. - Mancanza | 


Cuvio, 1 Ottobre 1884, 


Prof. LEOPOLDO MAGGI. 


HAR RIO 
MURI do der 
| ti VGA 


IAT 0) 
? p pen Vimnpuestr rt stent Pi A bla 4 
i : gui cal px 

Lr hi "è 


A ASTI ALE 


SE iO AMIDO SEA ssh 


tu 


IRA ALOE 


(- ro + 


lari i 
Todi dale ni 


€ 


RT, PR TI 
DIVE #7 d FRSALIOCI 


i 
i A 0 » dd Py 


e f Mea 
Mio < 


S 740 n VI 
ARI | 7 aa <t 
so dica] di PILA b I 
z ] >: Lan 
Ma lap iaia iti i 
ri gg e e | Mil) 18 
€ i e RISE SZ ELSA RIN: ULI 
” £ MAE 
sd va . 
{ I / 
a PRO pei 
Batti arri iainà man 
La ita ava Dl a 
’ Pi 0° n. LI 9 
mebrtefiPo 20) 1. PRA ARE, h . i 
vota tar SASA. pi DEI 9 ni È 
Ki 
$ A ved 7 i 
“DSVITLI ‘y vT O erddt LI 
9 PI ian Sd P; DI » » » Dj DÌ d 
140 VI LARA SALLE A I PES An & 
ad be fi 6 si 
ri y ill » sd + £ & 
r ka nI4] QRS fata 


(2 

- 

Toe.s 
È 
h db 

Z 


#1 AR Ta y 
Mu, 
MTA, 19 
Vate 


ni. 


logia). — Zoja: Sulle attuali condizioni dell’Istituto di Anatomia umana 


o LE AE È ui VR SR l gi Va 
: (Antropologia). — Maggi: Intorno ai Protisti ed alia loro classificazione 


Pra; 
4 


__— Prezzo dei 4 Fascicoli L. 8 — Prezzo di ciascun Fascicolo separato L. 2. 


Fil 


ANNO Ill. 


— Fasc. I. — De Giovanni: Studî morfologici sul corpo umano a contribuzione 
| della clinica. — Zoja: Studî sulle varietà dell’Atlante. — Maggi: Intorno ai Pro- 
tisti ed alla loro classificazione (cont.) — Magretti: Esame microscopico del pro- 
« dotto di secrezione particolare di alcune Meloidi. — Magretti: Intorno ad alcuni 
T casi di albinismo negli Invertebrati. — Bibliografia — Rivista — Notizia. 
Fasc. II. — Zoja: Sulle varietà dell’atlante (cont. e fine). — Maggi: Intorno ai 
{| Protisti ed alla loro classificazione (cont. e fine). — Maggi: Primo esame proti- 
| stologico dell’ acqua del lago di Loppio (Trento). — Tenchini: Singolare defor- 
® mità del verme cerebellare in un uomo adulto a tardo sviluppo intellettuale. — 
* Maggi: Programma del corso di Anatomia e Fisiologia Comparate dato nell’anno 
Bi scolastico 1880-81 all’ Università di Pavia. — Notizie Universitarie. 
(Fasc. IN. — Zoja: Alcune varietà dei denti umani. -- Cattaneo: Contribuzione 
© all’ Anatomia comparata dello stomaco dei Kanguri. — Parona C.: Annotazioni 
di Teratologia e di Patologia comparate (Lecanadelfia n. g.). — Maggi: I Pro- 
© tisti e le acque potabili (Prelezione al corso libero di Protistologia medico-chi- 
° rurgica). — Maggi: Gli invisibili del Varesotto (Schizzo). —- Zoja: Corso libero 
di Antropologia applicata alla Medicina legale (sunto). — Maggi: Mostruosità 
3% Su Gambero d’acqua dolce — Astacus fluviatilis (Sunto). — Notizie Univer- 
_ sitarie. 
Fasc. IV. — De Giovanni: Studî morfologici sul corpo umano a contribuzione 
| della clinica (Nota 3.°). — De Giovanni: Circa il criterio della Ereditarietà, quale 
|’ elemento diagnostico. — Cattaneo : Sui Protisti del Lago di Como. — Maggi: Sul- 


| l’analisi protistologica delle acque potabili. — Parona: Individualità ed asso- 
. ciazione animale. (Sunto). — Maggi: Anomalie in un papagallo (Psitaccus ama- 
— zonicus Lin.). Sunto. — Necrologio. 


ni Prezzo dei 4 Fascicoli L. 8 - Prezzo di ciascun Fascicolo separato L. 2. 


È ANNO IV. 


Fasc. I. — Avviso. — Giacometti: Il Cranipolimetro (con figura). — Facciotà: 


$ 
9) 
#1 


ra una gala di quercia raccolta dal fu Prof. Giuseppe Balsamo Crivelli. — Maggi: 
Emo protistologico dell’ acqua del Lago di Toblino nel Tirolo italiano (Nota 
| prima). — Cantoni: Di alcuni Aracnidi di Puglia. — Zoja: Sulla glandola timo 
i Guumzionione preventiva). — Bonardi: Appunti sui Molluschi di Vall’ Intelvi 


q' 
"è 


| (Nota preventiva). — Cattaneo: Sugli organi riproduttori femminili dell’ HgIma- 
turùs Bennettit Gould (Sunto). — Bonardi: Le ricerche chimiche nelle acque 

. Svizzere, in relazione colla loro fauna di W. Weith (Sunto). — Sormani: Di una 

«nuova falsificazione del caffè. — Azvzsta (I fermenti fisiologici e le azioni chi- 
‘| miche negli organismi viventi). — MNot:z%e (La bibliografia medica). 

|__°‘—Fasc. II. — Zoja: Sulla permanenza della glandola timo nei fanciulli e negli 

adolescenti. — C. Parona: I Protisti della Sardegna (Prima centuria). — Ma- 

| gretti: Ricerche microscopiche sopra i liquidi di secrezione e di circolazione 

n | nelle larve di aleuni Imenotteri tentredinidei (Comunicazione preventiv). — Cat» 

‘ taneo: L’individualità dei molluschi (Comunicazione preventiva). 

i Fasc. III. -— De-Giovanni: Contributo alla fisio-patologia dei capillari sangui- 

Da È - ". . . ’ F «ie K 

| gni (con una tavola). — Maggi: I protisti e l’economia politica. — Cattaneo: Sul 

| trattato d’anatomia comparata dei Vertebrati del Prof. Wiedersheim (Rivista). 
| 
$ 


_— Notizie universitarie. 

| Fasc. IV. — Avviso. — Bonardi: Sui molluschi del laghetto del Piano e dei 
suoi dintorni. — Parietti: Intorno ai Protisti della Valtravaglia. — Clivio: I Pro- 
tisti allo sbocco della Valcuvia. — Parona: Sopra il carattere di antichità della 
 tauna di mare profondo, di M. Neumayr (Relazione). — Motizie universitarie. — 
.. Notizie varie. — \ndice alfabetico delle Materie contenute nei primi quattro anni 
| del Bollettino Scientifico e dei loro Autori. 


X . Prezzo dei 4 Fascicoli L. 8 — Prezzo di ciascun Fascicolo separato L. 2. 


co, 
3 Me 


E 


Vo sa è n Ki 
at helle, ao Mi 


| (Sulla forma giovanile del Macrourus celorhynchus (con figure). — Magretti: So-. 


n 


st dat A 
+1 e re 
) Ù di 1A 


Fasc. I. — De-Giovanni : Alteragioni Gitto: ia Mpa ip log) pra 
rosi epatica. (Com. preventiva). — Zoja: Rare varietà dei cc Nd otti. pipa 
Staurenghi: Corno cutaneo sul padiglione dell’ orecchio destro di un. uomo. pa 
Cattaneo: Sull’istologia del ventricolo e del proventricolo del Melopsittacus - “un-. 
dulatus Shaw. -- Maggi: Intorno ad alcuni microrganismi patologici delle Tro- . 
telle. — Bonardi : Prime ricerche intorno alle Diatomee di Vall’ Intelvi. — No- ha 
tizie. — Magretti: Lettere dall’ Africa. — 

Fasc. II. — Tenchini: Sopra un caso di prematura divisione dell’arteria ome- È 
rale (con figura). — Tenchini: Cervelletto insolitamente deforme di un uomo x 
adulto (con figura). — C. Parona: Diagnosi di alcuni nuovi Protisti. — Bonardî | 
e C. F. Parona: Sulle Diatomee fossili del bacino lignitico di Leffe in Val Gan- 
dino (Lombardia). — Maggi: Tecnica protistologica (Cloruro di alladio). — No-. 1 
tizie universitarie. -- (Cattedra e Stabilimento di Zoologia nell’ Università di 
Pavia). — Bibliografia. — Staurenghi: Sulla tisichezza po olmonale , pel Prof. 3. E, 
De-Giovanni. 

Fasc. III. — Maggi: Ricerca di nitrati al microscopio. — Maggi: Sull’ analisi È 
microscopica dell’ acqua delle sorgenti chiamate FONTANILI bh Fontaniva del. | 
padovano. — Bonardi: Intorno all’azione saccarificante della saliva ed alla. glad 
cogenesi epatica in alcuni molluschi terrestri. (Comunicazione preventiva). 1 
Bonardi: Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi. — Calmasnea! | 
Fissazione, colorazione e conservazione degli Infusori. — Parietti: Ricerche re- | a 
lative alla preparazione e conservazione di Bacteri e d’ Infusorij. N 

Fasc. IV. — De-Giovanni: Studi morfologici sul corpo umano a contribuzione 
della clinica (Nota IV.*). — Zoja: Di una cisti spermatica , simulante un testi- 
colo sopranumerario. — Luzzani © Staurenghi: Anomalie anatomiche. — Bonardi: 
Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi (cont. e fine). — Cate 
taneo: Fissazione, colorazione e conservazione degli irnfusori (cont. e fine). 


si 

È ù 
i i 
wi 
dn 


nd 
Pdl 


Prezzo dei 4 Fascicoli L. 8 — Prezzo di ciascun Fascicolo separato L. 2. 


Cambi ricevuti dal 1 Luglio al 10 Novembre 1884. 


1. Annali di chimica applicata alla Farmacia ed alla Medicina. Fasc. 6. GHABnO: 
Fasc. 1 Luglio — 1884. 

2. Annali di ottalmologia. Fasc. 3, 4 e 5. — 1884, 

3. Anales de la sociedad cientifica Argentina. Maggio. Giugno, Lia! Agosto 
e Settembre — 1884. } 

4. Atti della Società Toscana di Scienze Naturalî. Adunanza del 2 NERI 4° 
Maggio, 6 Luglio e indice del II. e III. volume. de 

. Bulletin de la société Belge de SENESI N. 10 e 11. 

7 Bollettino del Naturalista ecc. N. 7, 8,9, 10 e 11. — 1884. 

7. Bollettino della Società nt E di’ Scienze Naturali T.JIII.N.2. - 1884. 

8. Bullettino della società entomologica italiana. Tetnosnto I. II. — 1884, 

9. Bulletin de la Société Vandoise. 2 S. Vol. 20, N. 90. NPI. 

410. Bulletin de la société Zoologique de France. Parte 3.° e 4.° — 1864, 

141. Feuille des jeunes naturalistes N. 165 al 169. — 1884. 

12. Gazzetta delle Cliniche. Dal N. 27 al 44. — 1884. 

13. Guglielmo da Saliceto. N. 5, 6 e 7. — 1884. 

414. Il Progresso. N. 12. — 1884 

15. La Guide Scientifique. Dal 1 al 7. — ]884. 

16. Rivista italiana di Terapia ed I tane, Dal N. 43 al 46. — 1884. 

17. Lo Spallanzani. Dal fasce. IV. a 1884. È 

Se AA della società tra i cali delle Scienze Mediche. Siena. N. 6, far 
colo 

19. Giornale di anat. fisiol. e patol. degli animali. Pisa, fase. III. e IV. 

20. Gazzetta degli Ospitali. Dal N. 27 al 89. — 1884. 

21. Archivio di PERITO Milano, N. 1 - 1884. 


Met div 


i 


1 


Bourd April 1669 


ERN 


LT 


| 3 2044 _ 


pai fi 
su N w 
pi i) 


\ a LE MACIRPORIE fi 4 IMIMACICALI 
Hot 00 S0pra in VOOR 
: Ni 


‘ LA _ rus SAT (I 
i ae Pa "TO UL di 


Ju DU sa 
dee DI 0 pa Di ne Ryo 


frana 


E ni 34 Sa ivo: Lon 
siae pr TURE sr Deli 


li Ar 
dara (DL: , 


LA DON 


4 L ul \ 
è “Al REA TA 
Art dhe Ste PIRO dele MIN) MR LOI Nar, ava i 
MR RI EI AI LIL VI IT a Hlihol TAR 
Monde TRALI lane DCO DELIA pia + BI ICALANO fia Di x RULE 2 | 
Ilda his A Ul INCA ta dA pù uri Til pier R i î ( dc al LA OR) Jai E / 
i net, ' i 


SN 


had vi e 
wir Don que 


RADI » 
gle 
N) 1 “i 


Do 
A Sd 
Pala 
"Vi 


ai 
Da da TAI TAG 
la ci 
nil Dei Hi VII de 
: LIPPI NOCE 
É EoC ù 
LA Agila, nun U ni CLAN 
Ò OPACO di 


fa INN î i s 44) 
VON 9 e | DECIO (RIRUA 
l YI) LAN Mall 

Fit TRA INA RO de LSSTTITONO 


Lio, Vi 
A al agi O 
A de f mi VII (i CLIL ALA Va Wa MA Vi i aaa, 
tas STIA ale VO Lu "DIN U' NO GI) È PIV I PPT IA AOSDOTRATA AVS vi A 
Nat) AAA VENA DU CERA i ABITANO i 
x IO 
i 


de NSA (LD) 
VM 


ri 
DITO 
P NV) tiva fn 


1, E 0) RZ 

LISTINO 
SERIA ARE 

RATTO 


CIO0 (i 
tir) MV 
È 76) SIMON 


LU) 
di