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Full text of "Bollettino scientifico"

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"BOLLETTINO SOIBNTIRCO 


REDATTO DA 


LEOPOLDO MAGGI GIOVANNI ZOJA 


PROF. ORD. D’' ANATOMIA E FISIOLOGIA PROFESSORE ORDINARIO DI ANATOMIA 


COMPARATE UMANA 


NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA 


E 


ACHILLE DE-GIOVANNI 


PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA 


Vol. IV. 
1891. 92. 98. 94 


PAVIA. 


Premiato Stabilimento Tipografico Successori Bizzoni. 
1894. 


REDATTO DA 


— LEOPOLDO MAGGI 2 GIOVANNI ZOJA 


PROP. ORD. D’ ANATOMIA E FISIOLOGIA | PROFESSORE. ORDINARIO DI ANATOMIA 


COMPARATE o ; | UMANA 


NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA 


|’/PROF. ORD, DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA 


dle > o 


Un Anno 2. sd 


PA VI A. 
Premiato Stabilimento Tipografico Successori Bizzoni. 
1893. 


INDICE 


dg * » 


dei lavori contenuti nei fascicoli del V, VI, VII e VIH anno | 5 


costituenti il Vol. II. del Bollettino Scientifico. 


ANNO V. - Fasc. I. — De-Giovanni: Alterazioni della cava inferiore complicanti 
la cirrosi epatica. (Com. preventiva). - Zoja: Rare varietà dei condotti epatici. — 
Staurenghi: Corno cutaneo sul padiglione dell’ orecchio destro di un uomo. — 
Cattaneo: Sull’istologia del ventricolo e del proventricolo del Melopsittacus un- 
dulatus Shaw. — Maggi: Intorno ad alcuni microrganismi patologici delle Tro- 
telle. — Bonardi: Prime ricerche intorno alle Diatomee di Vall’ Intelvi. — No- 
tizie. — Magretti: Lettere dall’ Africa. i 

Fasc. II. — Tenchini: Sopra un caso di prematura divisione dell’arteria ome- 


rale (con figura). — Tenchini: Cervelletto insolitamente deforme di un uomo . 


adulto (con figura). — C. Parona: Diagnosi di alcuni nuovi Protisti. — Bonardi 
e C. F. Parona: Sulle Diatomee fossili del bacino lignitico di Leffe in Val Gan- 
dino (Lombardia). — Maggi: Tecnica protistologica (Cloruro di palladio). — No- 
tizie universitarie. — (Cattedra e Stabilimento di Zoologia nell’ Università di 
Pavia). — Bibliografia. — Staurenghi: Sulla tisichezza polmonale, pel Prof. A. 
)e-Giovanni. 
è < Fasc. III. — Maggi: Ricerca di nitrati al microscopio. — Maggi: Sull’analisi 
microscopica dell’acqua delle sorgenti chiamate FONTANILI di forteniva del 
padovano. — Bonardi: Intorno all’azione saccarificante della saliva ed alla gli- 


‘cogenesi epatica in aleuni molluschi terrestri. (Comunicazione preventiva). —. 


Bonardi: Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle, sue Alpi. — Cattaneo: 
Fissazione, colorazione e conservazione degli Infusori. — Parietti: Ricerche re- 
lative alla preparazione e conservazione di Bacteri e d’Infusorj. 

Fasc. IV. — De-Giovanni: Studî morfologici sul corpo umano a contribuzione 
della clinica. (Nota IV*). — Zoja:: Di una cisti spermatica, simulante un testi» 
«colo sopranumerario. — Luzzani e Staurenghi: Anomalie anatomiche. — Bonardi: 
Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi (cont. e fine). — Cat- 


taneo: Fissazione, colorazione e conservazione .degli 22fusor: (cont. e fine). 


ANNO VI. — Fasc. I. - Zoja: Di un solco men noto dell’osso frontale. (Comu- 
nicazione preventiva). — Luzzani e Staurenghi: Anomalie anatomiche (continua- 
zione e fine). - Parona: Materiali per la fauna della Sardegna (IX. Vermi paras- 
siti). - Cattaneo: Istologia e sviluppo dell’apparato gastrico degli uccelli. (Comu- 
nicazione preventiva). — Università di Pavia: Voti e proposte dei professori na- 
turalisti espressi alla facoltà dì scienze matematiche e naturali. 

Fasc. II. — Tenchini: Di una rara anomalia delle arterie e delle vene emulgenti. 
— Bonardi: Dell’azione dei succhi digestivi dì alcuni gasteropodi terrestri, sull’a- 
mido e sui saccarosii. - Parona: Materiali per la fauna dell’isola di Sardegna (10.* 
Ulteriore comunicazione sui Protzs7? della Sardegna). — Maggi: Suil’ importanza 
scientifica e tecnologica dell’esame microscopico delle nostre acque. — Rivista. 
(Cattaneo: Sui profozoi del porto di Genova di A. Gruber). 

Fasc. III. e IV. —- Zoia: Di un solco men noto dell’osso frontale — So/co sopra- 
frontale (2.° comunicazione). — Maggi: Sull’influenza d’alte temperature nello svi- 
luppo dei Mzcrobj. - De-Giovanni e Zoja: Risultati d’ esperienze sullo sviluppo e 
sulla resistenza di dacleri e vibrioni, in presenza d’alcune sostanze medicinali. — 
Maggi: Sul 2umero delle prove d’esame per l’analisi microscopica delle acque po- 
tabili e sul tempo per ciascuna di esse. — Staurenghi e Stefanini: Dei rapporti delle 
fibre nervose nel chiasma ottico dell’uomo e dei vertebrati. (Comunicazione pre- 
ventiva). —- Bonardi: Le acque termo-minerali di Acquarossa in Valdi Blenio — 
Svizzera —- (Relazione). - Bonardi: Intorno all’influenza dell’acido fenico sui M$- 
crobj e sul loro sviluppo. 


ANNO VII. — Fasc. I. - Zoja: Sulla permanenza della glandola timo nei fan- 
ciulli e negli adolescenti (Nota II"). — Maggi: Intorno alle ricerche di Pacini ri- 
guardanti i Protisti cholerigeni. — Bonardi: Sulle Diatomee del lago d’Orta. — 
Maggi: Sulla analogia delle forme del Kommabacillus Koch, con quello dello Spi- 
‘rillum tenue Ehr. osservate da Warmin®. — Pellacani: Sulla resistenza dei ve- 
leni alla putrefazione (Comunicazione preliminare). — Notizie: Girard: (Analisi 
di una nota del Sig. Hommel di Zurigo sul cholera). — Comunicazioni: Cuneo. 
Sunto della prelezione del Prof. C. Parona dell’Università di Genova. i 

Fasc. II. - Zoja: Di un’ apertura insolita del setto nasale cartilagineo. (Co- 
municazione preventiva). — Maggi: Intorno alle ricerche di Pacini. risguardanti 
i Protisti cholerigeni (cont. e fine). — Certes: Dell’uso delle materie coloranti 


nello studio fisiologico ed istologico -degli infusorii. — Maggi: Per l’analisi mi- 


croscopica delle acque. —- Canna : Notizie universitarie. 


Po NA de 
o XV. © Marzo 1893. — INEOL. 


- Bollettino Scientifico 


REDATTO DARE * 


LEOPOLDO MAGGI 


PROF. ORD. DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVAA 


GIOVANNI 2 ZOJA 


PROF. ORD. DI ANATOMIA UMANA NELLA STESSA UNIVERSITÀ, 


ACHILLE DE-GIOVANNI 


PROF. ‘ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA .R. UNIVERSITÀ DI PADOVA. 


- 


Abbonamento annuolItalia I. Si Si pubblica in Pavia ||Esce quattro volte all’anno.— 

5 | >» Estero » 1O|Uorso Vittorio Eman. N. 73||Gli abbonamenti si ricevonoir 
Un numero separato . . >» si Ts 555555 T|Paviadall’Editore e daiRedat= 
Un numero arretrato . . > A Ogninum.® è dî 32 pag. tori. 


SOMMARIO 


G. ‘20JA; iutonmo ad uno “sehelo antico della Lapponia. — G. BERGONZOLI: 
Di un caso d’ ermafrodismo (con una tavola). — L. MAGGI: Alcuni nuovi 
Protisti. — R. Z0JA: Sulle sostanze cromatofile del nucleo dei Succhiatori 
e Flagellati. — B. CORTI: Sopra due nuove specie di fossili infraliasici 
‘(con una tavola). — Idem: Le Diatomee delle Acque albule. — Aecen- 
‘sioni: G. SOFFIANTINI: Contribution è }’ étude du tessu élastique dans 
.les neoplasies fibreuses de la peau. — 0. ZACHARIAS: Forschungsberichte 
aus der Biologischen Station Zu Plòn, 7'%esl 13. — L. AUERBACH: Ueber 
merkwlirdige Vorginge am Sperma von Dytiscus marginalis. — 2/b/i0- 
naha: 


“INTORNO AD UNO SCHELETRO ANTICO DELLA LAPPON TÀ 


NOTA | 
del Prof. GIOVANNI ZOJA (1) 


_ In questi ultimi anni nella Lapponia furono scoperte al- 
cune tombe antiche. Il signor A. G. Nordvi di Cristiania, che 
ha fatto parecchie escursioni in quel paese e vi ha vissuto lun- 
gamente, in un sepolcreto di Ostfinmark sul Varangerfjord a 
70°, 5’ di latitudine, riferibile, pare, alla fine del secolo XVI, 
_o.al principio del XVII, ha trovato i scheletri completi, 


rr n 


(1) ‘Letta nell’ ininsa del 20 aprile 1898 del R. Istituto Lomb. di Seienzg 
e- Lettere, 


2 


alcuni dei quali vennero acquistati da varii direttori di Istituti 
scientifici della Svezia, della Norvegia, dell’ Inghilterra, della 
Germania e della Francia, e fra essi il signor Nordvi mi de- 
clina i nomi di Virchow e di Quatrefages. Dallo stesso signor 
Nordvi potei avere anch’io uno di quei scheletri, che mi venne 
spedito in assai buon stato nel 1887. Non so se questi autori 
od altri abbiano pubblicato qualche cosa sopra gli scheletri 
provenienti da quelle tombe della Lapponia, ad ogni modo sic- 
come quello che possiedo io non fu esaminato da alcun altro 
scienziato, giusta la dichiarazione fattami per lettera dal si- 
gnor Nordvi medesimo, così in vista della rarità dell'esemplare, 
credo di qualche interesse farne ora un: breve cenno. 

Le ossa mi arrivarono disgiunte ed esaminate per bene le 
trovai concordanti per modo da ritenerle appartenenti tutte, 
meno la mandibola, allo stesso individuo. Composto lo sche- 
letro artificiale non trovai mancanti che poche ossa della mano 
destra ed alcune dei due piedi e dei piccoli pezzi di qualche 
ossa del tronco. i 

Tutte le ossa hanno un colore abbastanza uniforme gial- 
liccio scuro di cuojo conciato vecchio, proprio di quelle che 
giacquero per lungo tempo nelle tombe; e sono poi di una 
durezza considerevole, quasi lapidea, si che per forarle onde 
comporre lo scheletro, si incontrarono non poche difficoltà. 

L'insieme dello scheletro è di persona di statura piuttosto 
piccola, cent. 146, ma di aspetto armonico e piacevole; le ossa 
sono sottili, ma massiccie e relativamente robuste e molto 
pesanti; vi sono poi salienze e impronte muscolari delle ossa 
delle estremità ben risentite. 


Teschio piuttosto piccolo, regolare ed armonico. 

Cranio corto, fronte proporzionatamente larga e bassa. 

Le suture in gran parte sono ben manifeste, meno la metà 
posteriore della sagittale che è completamente sinostosizzata. 
La coronale è assai semplice, ondulata piuttostochè dentellata. 
La lambdoidea sola è complicata; in questa si vedono due 
piccole ossa wormiane, una per lato. Le arcate sopraorbitali, 
poco sporgenti, sono provvedute ciascuna di una incisura so- 
praorbitale.e di un foro sopraorbitale posto all'infuori del. 
l’incisura stessa. i 


3 


Sono piccole le apofisi mastoidee, e poco sviluppate sono 
pure le creste, le linee e le altre impronte muscolari. — L'- 
nion è nullo. 

Non vi è. traccia di solco soprafrontale, esiste invece ben 
tracciato sulla squama temporale sinistra il principio del solco 
aereo esterno (1). Vi ha un solo foro parietale, il 
destro, ed è piccolo, e così piccoli sono Ì fori mastoidei; ampio 
invece e quasi circolare è il foro occipitale. 

La faccia è un po larga, e presenta un leggero DICE A EI 
alveolo- dentale superiore. 

Le ossa nasali strette (sono rotte ‘all’ estremità inferiore), 
si articolano col frontale più in alto delle apofisi montanti 
del mascellare superiore. I zigomi sono poco sviluppati ed è 
sensibile la spina zigomatica destra. — La sutura temporo-zi- 
gomatica è a gradino. Orbite larghe, a massimo diametro un 


po’ obliquo d’alto in basso e dall'indentro all'infuori. L’aper- 


tura nasale non è molto ampia, ed offre discretamente pro- 
nunziata la spina nasale. La volta palatina porta nel mezzo 
un sensibile rialzo, come un dorso antero-posteriore (Torus 
palatinus @); sono assai lunghi gli uncini dell’ala pterigoidea 
interna. Mancano primitivamente i denti della sapienza e cad- 
dero da tempo i secondi premolari superiori, esistono tutti 
gli. altri, ma male impiantati e molto logori dall’uso. 

Della mandibola non si può fare conto, perchè non corri- 
sponde esattamente a questo cranio. 

Misure del teschio. 


Cranio. Circonferenza orizzontale 5 : mill 502 
Curyasoccipito-frontale?.. e. ene ent.» 892 

» Ssoprauricolare o x - c . » 291 

Diametro antero-posteriore massimo. » 173 

» trasversale massimo : x é » 139 

)) verticale . 3 ; . » 122 

». frontale minimo : È È 5 » 96 

Linea naso-basilare . » 9 


(1) Vedi la mia comunicazione Sopra wx solco femporo-parietale esterno, fatta 
alla Società Medico-Chirurgica di Pavia, il 19 giugno 1887. (Bollettino Scien- 
tifico, anno IX. — Pavia, 1887). 

(2) Vedi Prof. Luigi CaLoRI, sull’anatomia del palato duro. (Reale accademia 
delle scienze dell’Istituto di Bologna, Serie V.°, Tomo II, — Bologna, 1892). 


| diam. ant. post. . > . mill. 85 


Horo ga nale è » trasversale . . È » 931 


Faccia. Altezza facciale superiore (ofrion alveolare) » 88 
Larghezza (bizigomatica) » 126 
; altezza . : > 5 . . » 33 
Onotr larghezza , - : ; î . D: 35 
altezza (N-0S o) : ; - : » 46 
no lunghezza . : . : . Dogi 

Indice cefalico . . ; : 80,37 

D verticale O O . O 70,52 

» del foro occipitale . 5 88,5 

» facciale superiore . 5 69,80 

» orbitale . È 5 c 91,4 

» nasale . 5 . x 45,6 

Capacità cranica (col piombo) c. c. 1354. 
Tronco. Nella colonna vertebrale nulla di notevole -- si 


vede solo che la quinta vertebra cervicale ha il foro trasver- 
sario sinistro diviso in due; lo stesso osservasi nella sesta al 
lato destro. 

Il torace è piccolo, cilindroideo; la parte ossea delle coste 
appare più lunga del solito, specialmente nella regione supe- 
riore. Lo sterno è alquanto largo ed è tutto d'un pezzo, es- 
sendo scomparse affatto le traccie delle ordinarie sinfisi. — 
L’appendice xifoide è spezzata, manca della punta. 

Nel bacino si osserva. la sinostosi completa del sacro (che 
consta di sei vertebre), col primo pezzo del coccige, il quale 
manca poi de’ suoi pezzi inferiori. Le ossa iliache sono sensi- 
bilmente projettate all’infuori, sottili, e presentano le apofisi 
e le spine discretamente sviluppate, meno l’eminenza ileo-pet- 
tinea che lo è pochissimo. 

Larghezza (da una cresta iliaca al- 
l’altra, all’esterno). mill. 254 

Lunghezza (tub. isch. part. più alta 
della cresta) . . » 197 
Diametro antero-posteriore . » 114 

D trasverso . us \ Me po 126 
Indice pelvico - . . . 128,93 

» del distretto superiore . 90,04 


Bacino in totale 


Distretto superiore 


Membra toraciche piuttosto sottili. 


5) 


Clavicola alquanto gracile, la curva interna è poco risen- 
tita, discretamente la curva esterna. 


La clavicola destra è lunga . 0°. mill. 124 
D sinistra DEE: - » 126 


La scapola partecipa della sottigliezza delle altre ossa, ha 
però ben spiccate l’apofisi coracoide (che è relativamente lunga) 
il processo acromion, il margine ascellare e le altre salienze 
muscolari. 


Lunghezza della scapola . . destra 146 sinistra 149 
Larghezza » ; . » 95 » 97 
Reg.° sotto-spinosa: diametro vert. » 105 D 105 


Indice scapolare (medio) 65,49 
» sotto-spinoso » 91,42 


L'omero pure sottile presenta ben risentita la curva di 
torsione e assai spiccate le impronte muscolari specialmente 
la deltoidea, la cui estremità inferiore giunge a oltre tre cen- 
timetri e mezzo sotto la metà della lunghezza dell’omero, sono 
pure relativamente molto ampii i fori nutrizii. 


Lunghezza dell’omero destro 289. sin. 281. 


Il cubito è sensibilmente curvo all’ avanti nel terzo supe- 
riore e fortemente all’infuori nella sua parte inferiore, circa 
due centimetri e mezzo sopra la testa cubitale: nel terzo ma- 
dio è discretamente appiattito dall’avanti all'indietro. Le linee 
sono ben sviluppate e salienti. All’interno della grande cavità 


- sigmoidea s’ alza un orlo osseo, articolare all’infuori, rugoso 


all’indentro, da me non mi veduto così manifesto in altre 
ossa simili. Questo orlo si dirige a guisa di falce quasi ver- 
ticalmente ed è alto, a sinistra dove si mostra più sviluppato, 
8 mill., lungo mill. 14. È disposto in guisa che innalzandosi 
verso l’epitroclea corrispondente, produce all’interno della 
propria cavità sigmoidea una specie di troclea cubitale nella 
quale vien ricevuta la parte interna più sporgente e artico- 
lare della puleggia dell’ omero. 


Il cubito è lungo a destra mill. 242, a sinistra 240. 


Il radio è naturalmente proporzionato all’ulna, e presenta 
come questa ben spiccate le sue linee salienti. 


Il radio è lungo a destra mill. 224, a sinistra mill. 222. 


La mano presenta nulla di notabile, solo che dalle ossa ap- 
pare che tanto l'indice quanto l’anulare d'ambo i lati hanno 
pari lunghezza (!). 

I In totale la mano destra è lunga mill. 168 


» sinistra » » 166 
Membra addominali. 

Il femore è sottile, sensibilmente curvo nel senso longi- 
tudinale e a concavità posteriore. Assai risentita e rugosa la 
linea aspra, tanto che la forma della diafisi richiama quella 
che il Topinard distingue col nome di femore a colonna. 

È manifesto il terzo trocantere, di forma un po allungata, 
più sviluppato e più isolato a destra che a sinistra, dove il 
terzo trocantere si continua con una cresta ben spiccata e 
scabra che si prolunga in basso per oltre sei centimetri. Nes- 
suna traccia di fossa nè di cresta ipotrocanterica. 


Il femore destro è lungo . 3 . mill. 390 
b) sinistro » : ) : » 388 
Alla diafisi il femore è largo . 3 »__24 
» grosso (d. ant. post.) MEDIE 


Indice femorale 108 


La tibia nulla presenta di rimarchevole, sono ben spiegati 
gli spigoli e null’ altro. Nessun segno di platicnemia. 


La tibia destra è lunga 5 ; . mill. 819 
D sinistra b) $ : ° » 8319 
Diametro antero posteriore 80 
» trasverso . » 28 


Indice tibiale 76,6. 


La fibula. — Questa a destra è lunga . . +. mill. 338 
a sinistra RENE 1: S9g 


(1) MANTEGAZZA e SOMMIER avrebbero trovato invece quasi costantemente 
tanto negli uomini quanto nelle donne.l’indice più breve dell’ anulare. Sfudzî 
antropologici sui Lapponi. (Firenze, 1880). 


7 
È 
Piede. — Il piede destro in totale è lungo . » mill. 202 
») sinistro » È i È ; D 208 


Questo scheletro essendo alto cent. 146 corrisponde si può 
dire perfettamente a quello della statura media riscontrata 
nelle donne adulte della Lapponia dai varii autori che fecero 
studii in proposito (1). 

Quanto al cranio per varii caratteri ricorda il quadretto 
che ne danno specialmente Mantegazza e Sommier (2) e che 
in gran parte concorda con quello rilevato da Anders Ret- 
zius, da Bertillon e da altri, e cioè largo, corto, basso, con 
attacchi muscolari deboli, fronte larga e bassa; orbite larghe; 
ma per alcuni altri caratteri si discosterebbe alquanto, perchè 
«questo cranio non è molto basso, nè la faccia è molto larga, 
nè le suture sono complicate, nè i denti sono belli; dall’.in- 
-sieme però parmi che corrisponda in gran parte almeno al 
‘cranio Lappone moderno confrontandolo con altro bell’ esem- 
plare che ho sott'occhio. I dati craniometrici poi danno mag- 
gior peso a ritenerlo tale, se non di razza pura, che dev’ es- 
ser stata anche in passato rara, di razza poco incrociata. 

La capacità cranica sarebbe certo inferiore alla media tro- 
vata nei cranii delle donne adulte di Lapponia, ma pure cor- 
risponderebbe a quella indicata a pag. 36 dell’opera dai si- 
gnori Mantegazza e Sommier, e segnata XIII N. 2604; anzi 
in questo ultimo cranio la capacità è inferiore a quella da 
me esaminata. Fra questi due cranii trovo ancora precisa la 
circonferenza orizzontale, il diametro trasverso massimo e non 
diversifica che de'due gradi il diam tro antero posteriore mas- 
simo, e di uno il frontale minimo, e l’indice cefalico. Vi sono 
alcune differenze nelle altre misure, ma non così accentuate 
da sollevare anche da questo lato serii dubbi sulla qualità 
della razza. 


» 


(1) Vedi Studi antropologici sui Lapponi di PAoLo MANTEGAZZA e STEPHEN, 
op. cit. Ò 

Osservazioni sui Lapponi e sui Finlandesi Settentrionali fatte durante V in- 
verno 1884-85 da STEPHEN SOMMIER. (Archivio per l’Antropologia e la Etno- 
logia, vol. XVI). — Firenze, 188t. 

(2) Studi antropologici sui Lapponi, op. cit, 


n 


Niente di particolare sul torace, meno la sua forma ro- 
tondeggiante e cilindroidea, propria del sesso. 

Il bacino ricorda la descrizione che ne fanno gli autori, 
specialmente il Prunner-Bey e il Verneau (1) solo che l’indice 
pelvico si avvicina di più a quello della donna Oceanica (@), e 
starebbe tra quello dell’uomo Europeo e quello della donna 
negra, e per l’indice del distretto superiore diversifica poco 
da quello della donna della Neo-Caledonia (8). 

L’indice scapolare sarebbe più alto di quello indicato da 
Flower e Garson (4), corrisponderebbe invece a quello degli 
europei; l'indice sottoscapolare si avvicinerebbe piuttosto a 
quello dei negri (L. Manouvrier) (©). 

La lunghezza della clavicola confrontata con quella del- 
l’omero dà il rapporto di 43,1, che è inferiore a quello del- 
l'Europeo (44,6). 

Confrontando la lunghezza della clavicola con quella del- 
l’omero, ridotta a 100, si ha 48,1, rapporto che è inferiore 
a quello che comunemente si osserva. nell’ Europeo (6). 

Considerando la statura eguale a 100, si hanno i seguenti 
altri rapporti: 


omero. . . = 19,8 (0) 
radioso Le— oa) 
femore, . i 27,900) 
bibione. asti 232850) 


Volendo determinare la statura dalle misure delle ossa 
lunghe, facendo uso delle comode tabelle forniteci ultimamente 
dal Manouvrier, nella sua interessante Memoria dedicata espres- 


(1) Le bassin dans les sexes et dans les races. — Paris, 1875, pag. 77. 

(2) Torinarp. — Élem. d’anthrop. gén. — Paris, 1885, pag. 1049. 

(3) AseL HovELACQUE et Grorces Hervé. — Précis d’anthrop. — Paris, 
1887, pag. 288. 

(4) HovELACQUE et HERVÉ op. cit. pag. 289. 

(5) Dicionnaire des science. anthropol. pag. 829. 

(6) HovELACQUE et HERVE Op. c. pag. 298. 

(a) Simile a quello dei Negri dell’ Africa, 

(2) Come nell’ Europeo. 

(c) Simile al Chinese. 


\ 


9 


 samente a questo scopo (1) si riescirebbe a stabilirla (la sta- 
tura) quasi identica al vero desumendola dalla lunghezza del- 
l’omero; dalle misure del femore e della tibia la statura si 
 eleverebbe invece di alcuni centimetri. 

Dall’insieme dei caratteri descrittivi ed antropometrici parmi 
che si possa conchiudere. che questo scheletro appartiene alla 
razza lapponica probabilmente incrociata; che sia antico di 
oltre due secoli, femminile, e che presenti di rimarchevole ossa 
durissime, lapidee; un orlo interno alla grande cavità sig- 
moidea dell’ulna straordinariamente sviluppato; il terzo tra- 
cantere d’ambo i lati, e una cresta molto sensibile che suc- 
cede al terzo trocantere del femore sinistro. 


DI UN CASO D' ERMAFRODISMO 


a 


NoTA DEL Dott. GASPARE BERGONZOLI 


. Assistente al Museo d’ Anatomia umana della R. Università di Pavia 
(Con una tavola). 


Quantunque la letteratura medica conti numerosi casi di 
ermafrodismo sia maschile che femminile, pure non credo inu- 
tile riferire qui la descrizione di uno che mi venne fatto di 
osservare per gentilezza del mio maestro Prof. Giovanni Zoja, 
al quale ne rendo vive grazie. L'individuo in questione pre- 
senterebbe un ermafrodismo femminile, accompagnato da altri 
caratteri somatici tanto dell'uno quanto dell’altro sesso che. 
renderebbero il caso interessante più d'altri ne’ quali l’ al- 
terazione era limitata ai soli organi genitali. 

Zefthe Akaira d’anni 32 nacque a Tunisi da genitori ita- 
liani, il padre aveva 61 anni, la madre 24, l’uno di bassa, l’altra 
di media statura. Essa è terzogenita di tre fratelli, due dei 
quali, morti in giovane età, presentavano, secondo quanto essa 
asserisce, l’identica alterazione ai genitali. Nessun altro schia- 
rimento si può avere riguardo al gentilizio. 

a 
(1) La determination de la taille d’ après ico grands os des membres par 


le Doct. L. ManoUVERIER, Prof. 4 l’École qa’ anthropologie. (Mémoires de. la 
Societé d’anthrop. de Paris; 2° serie tom. IV). 


10 


La statura misura m. 1. 365, mentre la ‘grande apertura 
delle braccia (tesa) dà m. 1. 382; il peso del corpo è di Ki- 
logrammi 45. 2; costituzione robusta e la forza muscolare 
esperimentata al dinamometro dà, alla pressione, per la mano 
destra Kgr. 25, mano sinistra 25, ambedue le mani Kgr. 39; 
trazione (forza renale) 99. Colorito della pelle bruna, dei peli 
nero intenso. La testa è piccola e ricoperta di capelli lisci, 
sviluppati, che raggiungono l’angolo inferiore della scapola, 
fronte piuttosto alta, faccia grossa angolosa ed alquanta pro-' 
gnata provvista di barba intera a peli ricciuti, molto abbon- 
danti al mento ed al labbro superiore; le orecchie sono rego- 
lari sia per im PIA OA sia per conformazione. Le misure del 
‘cranio danno: eg > 


Circonferenza orizzontale: .. . . . 536- 

Curva*=preauricolareniea = eran 

» soprauricolare: . . è +0924 

» antero-posteriore (glab- si . 300 
Diametro antero-posteriore massimo: . 1880 

» Lrasversos, Sl ss ener i 40 


Indice-sceftalito ese oe . 76.0 


Il collo è corto e grosso, il corpo tozzo con. tronco d'a- 
spetto maschile e presenta mammelle piccole adipose a ca- 
pezzolo intermedio tra l’uomo e la donna; sul petto non si 
notano peli di sorta, ma solo una lieve peluria. Gli arti su-. 
periori si presentano di forme piuttosto maschili, ricoperti di 
peli in ispecie all’avambraccio: le mani sono piccole e tozze,: 
le tre dita intermedie terminano tutte ad uno stesso livello. 
Il bacino è maschile e i peli del pube che sono molto folti 
si estendono fino all'ombelico a mo’di uomo, Gili arti inferiori. 
sono anch'essi d'aspetto maschile e ricoperti di peli in tutta. 
la loro estensione con vene assai varicose; piedi piccoli. 

Gli organi genitali presentano una vulva con grandi labbra: 
non troppo pronunciate, divaricate in alto per. lasciar adito: 
ad un piccolo pene della lunghezza, nello stato-di- affloscia- 
mento, di circa 6 cm. ed un diametro del glande di due. cm, 
Esso pene, quando la persona è nella stazione eretta, fa una: 
proeminenza abbastanza. notevole ed osservato nelle sue- par- 


11 
io offre un nto ben conformato il quale presenta 
sulla faccia inferiore un’incisura che mette in un corto ca-. 
naluccio a fondo cieco. Il prepuzio che si trova alla base del 
glande si continua lateralmente per duplicature della mucosa. 
colle piccole labbra a guisa di quanto avviene nella clitoride 
normale (Vedi figura). Il pene sollevato lascia vedere sul mezzo. 
della faccia inferiore una linea biancastra che segna quasi il 
setto divisorio dei due corpì cavernosi. Questo rafe mediano, 
si prolunga inferiormente fino allo sbocco del meato urinario, 
costituendo la briglia così ben descritta dal Pozzi (1). La per- 
sona in questione riferisce che il pene in erezione misura circa 
9 cm. di lunghezza. 

‘Sotto questo pene si nota l’ apertura esterna dell’ mine 
e, ciò nel punto ove d’ ordinario si riscontra nella donna. Le 
piccole labbra non sono troppo pronunciate. La vagina è stretta 
ed all’ esplorazione si sente la porliovaginalis del collo del- 
l'utero che è atrofico; il corpo dell’ utero non fu possibile 
sentirlo alla palpazione. Ricercando lungo il decorso del ca- 
nale inguinale, come pure nelle ripiegature delle grandi labbra 
non mì fu dato sentire alcun corpo. A quanto essa dice, è me- 
struata regolarmente dall’ età di 18 anni. La voce ha carat 
tere e timbro mascolino. 
_ L’individuo riferisce che venne educato come donna e riu- 
sciva bene nello studio, ma aveva ed ha tuttora poca attitu- 
dine e passione pei lavori donneschi. Riferisce ancora che ama 
tanto gli uomini quanto le donne; si accoppia e da uomo e 
da donna, però mentre essa può coire con un’altra donna e 
non può ingravidarla, può essere invece ingravidata e, a 
quanto essa narra, restò incinta due volte, ma presto aborti. 
Fa notare ancora che congiungendosi come uomo con donna 
ha secrezione dalla vagina di un liquido lattiginoso, il quale 
però non sarebbe così denso come lo sperma umano, 

Ora dai fatti suesposti, facendo astrazione, per maggior 
esattezza, dal referto della persona interessata, credo trattarsi 
di un caso di ermafrodismo rispondente nella’ classificazione 


sr gr9g1g1 oz 


(1) S. Pozzi. «= Comp. rend. Soc. Biologie = 1894. + Seduta 26 gennaio 
e 16 febbraio. 


12 

data dal Klebs (1) alla seconda divisione, vale a dire un pseudo 
ermafrodismo femminile esterno o più brevemente ginandrismo, 
nome accettato ed ammesso da vari autori. Se però la rego- 
lare costituzione dei genitali esterni, per quanto riguarda l’o- 
rificio uretrale e vaginale, potesse far riterere-ad alcuno non 
essere il presente caso altro che un’ipertrofia della clitoride, 
stanno contro questa opinione l’assieme degli altri fenomeni 
generali, la presenza dei quali in un organismo che offra gli 
organi della generazione affetti da qualche vizio di sviluppo 
che possa far nascere dei dubbi sulla sessualità reale di detto 
organismo servono, secondo l’Ahlfeld (2) ed il Klebs, a farlo 
classificare nella categoria degli ermafroditi. Di fatto nel caso 
presente troviamo, oltre l’aspetto maschile tanto degli arti 
quanto del tronco, anche la distribuzione dei peli al pube che 
riveste un carattere spiccatamente mascolino portandosi fino 
all'ombelico, mentre nella donna l’area pilifera dei genitali 
non si estende di regola oltre la sinfisi pubica, quivi delimi- 
tandosi a mo’d’arco di cerchio colla concavità in basso. An- 
che nelle altre parti del corpo in particolare al viso ed agli 
arti si trovano peli folti e grossi. Per di più la costituzione 
scheletrica maschile del bacino contribuisce a tal valore alla 
sopraenunciata classificazione. 

Volendo ora fare un succinto raffronto del presente caso 
di ginandrismo coi più noti della letteratura dobbiamo limi- 
tare la comparazione ai genitali esterni. Questi difatti presen- 
tano una stretta analogia a quelli di Maria Léfort descritti e 
figurati dal Bèclard (3) a quelli del Marzo studiati dal De 
Crecchio (4) a quelli del caso dei Dott. Arigo e Fiorani ©) ed a 
‘ quelli del caso del Debierre (6). Solo che in tutti questi la va- 
gina era impervia, mentre qui v'ha una vagina pervia ad ostio 
normale di ristrette dimensioni. Stando ai disegni dei genitali 


(1) KLEBS. — Haudb. d. path. anat. — 1878. 

(2) AHLFELD. — Die Missbild. des Menschen. — 1880-82. 

(3) GuIinARD. — Précis de Tératologie — 1893, p. 294. 

(4) De CRECcHIO. — Sopra un caso d’ apparenze virili in una donna. (Mor- 
gagni. — Napoli, 1865. VII. 

(9) ARIGO e FIORANI. — Una Donna-Uomo. — Ann. Univers. Med. 1879. — 
Vol. 247. 

(6) DEBIERRE. — L’ Hermaphrodisme. — Paris, 1891. 


Le 


BOLLETTINO SCIENTIFICO ANNO XV — 1893. 


Fototipo negativo Bergonzoli. Fotocollografia Frat. Fusi 


BeRGONZOLI — Un caso di ermafrodismo. 


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13 


= della Léfort il clitoride peniforme quantunque voluminoso fi- 


gura come incappucciato per tutta la sua lunghezza e stirato 
in basso, mentre nel caso nostro si spicca netto e rettilineo 
dalla radice con un glande regolare ed assume il carattere 
di un vero pene ed è sola un'attenta osservazione che fa ri- 
‘conoscere le duplicature della mucosa che lo mettono in re- 
. lazione colle piccole labbra. Tra i succitati casi quello che 
ha maggior analogia a questa disposizione del clitoride mi 
pare sia quello riferito dai Dott. Arigo e Fiorani. Nel resto 
il caso presente mostra una spiccata conformazione femminile 
delle altri parti dei genitali esterni più che nei diversi casi 
riferiti, i quali, oltre all’avere l’ostia vaginale impervio, of- 
frono di notevole la varia disposizione dell’orificio uretrale. 

A maggior schiarimento della descrizione suesposta ho ag- 
giunto la riproduzione fototipica della fotografia che ho ri- 
tratto direttamente dal soggetto. 

(Dal Laboratorio d’ Anatomia umana della R. Università di Pavia, 1893). 


ALCUNI NUOXNE.PROTISTI 


Nota del Prof. LEOPOLDO MAGGI. 


Da tempo ho osservato alcuni Protisti, che finora non ven- 

nero descritti. Essi appartengono ai LOBOSI, (Lobosa) e FLA- 
GELLATI, (Flagellata). Fra i primi, due sono del genere Amaba 
«ed una del genere Difflugia. Fra i secondi vi è una Monade 
. (Monas). 
i l. Amaba/eteropoda n. Sp. 


Il modo di comportarsi del pseudopodo di questa Ameba, 
essendo molto diverso da quello delle altre, fa chiamare l’A- 
meba, che lo possiede, col nome di eteropoda. Infatti quando 
il pseudopodo va protrudendo dal corpo dell’ Ameba, si fog- 
gia come un piede con tre dita, o lobi attondati alla loro estre- 
mità libera; mentre quando il pseudopodo è disteso si mani- 
festa molto largo, più del corpo protoplasmatico; inoltre esso 
porta sul suo margine esterno una piccola protuberanza tanto 
a destra che a sinistra. Questa configurazione è raggiunta 


[} 


14 


dal pseudopodo, per essersi, colla sua protusione, allargato 
di molto il lobo medio, e ristretti i due laterali. 

Allorchè il pseudopodo si ritira, i tre lobi si accartocciano 
tra loro, con fusione prima di uno coi due restanti, poi dei 
due in uno, il quale dopo d’esser passato a forma come di 
bottone terminale del pseudopodo, si fonde colla base del pseu- 
dopodo stesso, e finalmente questa base si ritira, rientrando 
nel corpo protoplasmatico dell’Ameba, il quale, tanto a pseu- 
dopodo disteso, come ritirato, si presenta sempre sferico. 

Il protoplasma o citoplasma di quest’ Amaeba è piuttosto 
denso e molto granuloso, e nel suo endoplasma vi è un nu- 
cleo, e si scorgono frequentemente due vescicole contrattili, 
come anche alcune granulazioni molto oscure. 

Si muove piuttosto lentamente, causa la densità del suo 
citoplasma. 

Si nutre di spore e di microbacteri, che vengono introdotti 
nell’ endoplasma direttamente, scavandosi in esso, una cavità, 
momentanea, che, dopo aver dato ricetto alle sostanze alimen- 
tari, si chiude. T 

Quest’ Ameaba l’ ho trovata nell'acqua della fontana nuova 
di Cadempino di sotto, presso Lugano (Canton-Ticino, Svizzera). 

L’Ameba TI durante la protrusione del suo pseu- 
dopodo, terminato da tre lobi, rassomiglia ad una delle forme 
disegnate da Leidy, e con dubbio chiamate forme embrionali 
o giovani di Am@eba proteus (A. princeps); ma da queste di- 
versifica pel suo corpo sferico, ed anche per la lentezza dei 
suoi movimenti; i quali sia nelle forme larvali in genere, sia 
nell’Amebdba princeps, sono invece piuttosto rapidi. 


2. Ameba jalina n. sp. 


La mancanza di colore congiunta ad una certa trasparenza 
tanto del pseudopodo, che del corpo protoplasmatico di questa 
Amceba, le fà dare il nome specifico di Am@da jalina. 

Il suo pseudopodo è anteriore, e, disteso, ha la parte mar- 
ginale libera, molto più allargata del corpo dell'essere; per 
lo più è unico, qualche volta però si presenta bilobo da un 
lato. La sua lunghezza corrisponde a circa un terzo del corpo 
dell’ Ameeba, il quale è di un ovale molto allungato. 


gr se 


15 


PO 


Il citoplasma contiene una vescicola contrattile, che cambia 
continuamente di figura senza contrarsi ritmicamente, com- 
portandosi come una goccia d'olio, sicchè talora sembrano due 
vescicole contrattili avvicinate, a doppio contorno, disposte 
“come se fossero due anelli di una catena, legati l’uno all’altro. 
Inoltre nella parte posteriore, ossia opposta al pseudopodo, 
vi è un nucleo, il quale stà all'indietro della vescicola con- 
‘trattile, precisamente tra questa vescicola e Ja parte poste- 
riore del corpo dell’ Ameaba. Non vi manca qualche granulo 
protoplasmatico, emergente sulla massa del corpo ad endo- 
plasma jalino e molto liquido o, meglio, pochissimo denso; per- 
ciò i movimenti di quest Am@da, sono rapidissimi.. 

Nei movimenti, l’endoplasma presenta talora delle striature 
pel lungo, dirette cioè dalla parte posteriore priva di pseu- 
dopodi alla parte anteriore pseudopodica. Per questa partico- 
larità sarebbe analoga ad alcune delle figure disegnate da 
Leidy, e cioè a quelle comprese fra i numeri 13 e 18, riferen- 
tisi all’Ameba verrucosa; ma diversifica per la sua jalinità 
generale, e per la fiuidità particolare del suo citoplasma. 

L'Ameba jalina n. sp., lho rinvenuta nel laghetto di 
Brinzio, in Valcuvia (territorio di Varese lombardo). 


3. Difflugia polycroma n. sp. 


Vicina alla Difflugia globulosa per le dimensioni e la forma 
del suo corpo, ne differisce per la presenza in esso di molti 
‘granuli rotondi di vario colore, verde, giallo, rosso, che si 
trovano costantemente mescolati tra loro. La natura di questi 
«granuli, probabilmente è organica, per la regolarità della loro 


"forma sferica simile a quella dei globuli di clorofilla; i gra- 


nuli verdi, come in altre difflugie sono appunto di clorofilla, 
e forse i gialli potrebbero essere di xantofilla ed i rossi di 


 eritrofilla. Comunque la varietà dei suddetti colori sotto forma 


di granuli, fa dare ad essa il nome di Difflugia polycroma. 
Il suo guscio è incoloro, trasparente, chitinoso; il suo 
corpo protoplasmatico è pure incoloro,»jalino, granuloso. Non 


«mi fu dato di vederne il nucleo, nè vescicola contrattile. 


Durante l'osservazione i suoi pseudopodi incominciarono a 


mostrarsi in numero di tre, di cui uno bifido; poi se ne mani. 


16 


festarono altri sei, fra i quali uno pure bifido; così che, in 
totale si ebbero 8 pseudopodi, sei semplici e due bifidi. La 
loro disposizione era a raggi, occupanti i due terzi anteriori 
del corpo; il terzo posteriore, ne era privo. La loro lunghezza, 
misurava la metà del diametro del guscio, e la loro estremità 
libera era attondata; il protoplasma loro, sempre omogeneo, 
jalino. 

Ancora durante l'osservazione dell'essere, ho potuto vedere 
l'espulsione di un piccolo corpo nudo, con alcune piccolissime 
granulazioni rossastre, il quale rimase dapprima attaccato al 
corpo materno mediante sottilissimo filo protoplasmatico , e 
poi se ne staccò. Esso presentava qualche movimento ameboide, 
specialmente in quella parte, in cui il protoplasma era fog- 
giato a lobo. La sua apparenza e provenienza, farebbero cre- 
dere ad una riproduzione germipara. 

La Diffiugia polycroma_ venne raccolta dall'acqua d’un ru- 
scello presso Cuvio (Valcuvia, territorio di Varese). 


4. Monas nephrodes n. sp. 


E una mopade piccolissima a forma di rene, perciò detta 
Monas nephrodes. Nel suo corpo si fanno distinguere due parti, 
una verde e l’altra incolora, trasparente. La parte colorata 
in verde risponde alla metà inferiore o posteriore del corpo, 
che è anche un po’ più allargata dell’altra; la parte incolora, 
trasparente, è quella della metà anteriore. La parte verde, si 
presenta sotto forma di un globulo, immerso nel protoplasma 
incoloro, così da apparire come circondato da uno strato, sot- 
tile, jalino. Probabilmente la bocca è situata alla base del 
flagello, nella parte concava del corpo. Il flagello è sottilis- 
simo. 

Questa Monade, per la sua forma, è analoga alla Monas 
Kolpoda di Ehrenberg, dalla quale però diversifica per essere 
un po’ più allungata; per la costituzione del suo corpo, si 
comporterebbe come la Monas viridis, descritta da Fromentel, 
la quale pure è metà verde e metà trasparente, ma però di 
forma sferica, e perciò diversa. 

Se la Monas viridis vive, al dire di Fromentel, in com- 
pagnia, la mia nuova specie mi sì è presentata binaria, ossia 


17 


in compagnia di un’altra forma identica, e che io posso dire 
gemella, perchè ne ho veduto lo sviluppo. Essa è quindi bi- 
nata. 

Infatti, l’osseryazione continuata per alcune ore, mi ha 
fatto conoscere, nel campo del microscopio, un ammasso sfe- 
rico di corpicciuoli oblunghi, rassomiglianti ad una colonia 
di Synura uvella Ehr. Ciascun corpicciuolo era costituito da 


‘una parte interna, omogenea, di color giallastro ed anche 


giallo verdastro, circondata da una stretta zona, pure omo- 
genea, ma incolora, jalina. 

Di tanto in tanto, alcuni di questi corpicciuoli si vedevano 
spingersi fuori dall’ ammasso sferico, mediante un peduncolo 
protrattile, due o tre volte più lungo del loro corpo; poi per 
contrazione dello stesso peduncolo, ritrarsi nell’ammasso sfe- 
rico. Ciò fa pensare che il peduncolo di ciascun corpicciuolo 
sia fissato al centro dell’ ammasso sferico. 

I corpicciuoli a peduncolo contrattile, dopo qualche ora, 
manifestarono nel loro -plasma interno colorato, ‘due granuli 
formatisi per divisione; i quali, perchè la zona esterna jalina 
del corpicciuolo non aveva subita nessuna modificazione, si 
mostravano giacenti come in una cisti. 

. In seguito a questa produzione interna di due granuli, il 
corpicciuolo si staccò col suo peduncolo dall’ammasso sferico, 
ed assunse la forma ovale; e mentre esso andava sempre più 


‘allungandosi, nell'interno i due granuli ingrandivano, e final- 


mente si svolsero sotto forma di due identiche monadi, di- 
sposte in modo che la parte convessa dell’una era volta verso 
la parte concava dell'altra. Da ultimo la ciste si ruppe, e le 
due monadi rimasero libere. 

Esse, come Monas nephrodes, stavano nell’ acqua della 
nuova fontana di Cadempino di sotto, già citata. 


18 
SULLE SOSTANZE CROMATOFILE: DEL NUCLEO 
DEI SUCCHIATORI E FLAGELLATI 


Nota del Dottor RAFFAELLO Z0JA. 


Nell'ultimo numero di questo giornale ho descritte alcune 
modalità di disposizione presentate dalle due sostanze croma- 
tofile nucleari di AvuEeRBACH in alcuni ciliati. Mentre continuo 
gli studi sui ciliati ho avuto la occasione di osservare ‘anche 
rappresentanti di altre classi di protistì cioè dei succhiatori 
e dei flagellati..Il metodo da me impiegato fu quello .già in- 
dicato nella nota precedente, In entrambi le classi esistono le 
due sostanze cromatofile. 

Succhiatori. Hemiophrya: (Podophrya) gemmipara Htw. In- 
dividui molto numerosi fissati sul perisarco di una Bougain- 
willia raccolta alla stazione zoologica di Napoli. La sostanza 
cianofila forma la parte principale del nucleo ramificato; entro 
‘ad essa stanno piccoli corpuscoli eritrofili, di forma tondeg- 
.giante od allungata, di dimensioni abbastanza varie, ma ge- 
neralmente piccoli; sono piuttosto scarsi. Attorno a tutto il 
nucleo si vede poi un contorno rosso nettissimo, probabilmente 
‘espressione di una membrana eritrofila come nei Balantidium; 
questo contorno è di spessore piuttosto rilevante, ma varia. 
bile assai anche a brevissima distanza. 

© Flagellati. Euglena viridis Ehr. Il nucleo è cianofilo; il 
noto nucleolo centrale allungato è eritrofilo. 


SOPRA DUE NUOVE SPECIE DI FOSSILI INFRALIASICI 


CONTRIBUZIONE. ALLA PALEONTOLOGIA 
dell’ Infralias lombardo 
PER IL Dott. BENEDETTO CORTI 
(con una tavola). 


Gli esemplari delle due nuove specie di fossili, di cui do 
la descrizione furono trovati da me sfaldando un frammento 
lastriforme di scisto marnoso infraliasico della collezione del 
gabinetto di Storia Naturale del Collegio di Celana e raccolto 


19 
a Strozza in Valle Imagna dal Dott. Bernardino Gavazzeni il 
quale con liberalità me ne fece dono. 

Del terreno infraliasico di Valle Imagna si sono occupati 

fra gli altri, l’Hauer, l’Escher, lo Stoppani, il Curioni e il 

®. Varisco (1), quest’ ultimo con particolareggiati dettagli anche 

riguardo alla località di Strozza dove si mostrano sviluppa- 

tissimi gli schisti neri dell’infralias inferiore, assai fissili e 
molto ricchi di Nacule e di Battrilli : 


DESCRIZIONE DELLE SPECIE (2) 
RHYNCHOTEUTHIS TARAMELLII, mihi. 


Dimensioni 
Lunghezza . . . . . 0... 9 mm. 
‘ Larghezza. . | A AI SCA VI 


Lunghezza delle Spofisi in 


(1) Von. F. Hauer. — Erlduterungen zu einer geologischer Uebersichtskarte 
der Schichtengebirge der Lombardeî. Wien, 1858. 

EscHER von. d. Linth. Geol. Bemerkungen ber das nòrd licke Vor LI und 
einige angrenzenden Gegenden. Zurich, 1853. 

A. Stoppani. — Studi Geologici e Paleontologici sulla Lombardia. — Milano, 
1857.! 

| Idem. — Rivista geologica della Lombardia in rapporto alla carta JeUIog:ca 

; : di questo paese ecc. Milano, 1859. 

Idem. Sulle condizioni generali degli Strati ad Avicula contorta ecc. Milano, 
1861. 

Idem. Géologiîe et Paléontologie des couches è Avicula contorta en Liordr I 
Milano, 1860-65. 

G. CuRIONI, — Geologia applicata delle Provincie Lombarde. Milano, 1877. Vo- 
lume I. 

A. VarISco. — Note illustrative della Carta geologica della Pr ovincia di Ber- 
gamo. Bergamo, 1881. 

(2) Il rinvenimento nell’Infralias dei generi: Loto og e Aptychus mi 
risulta cosa affatto nuova per quanto concerne gli autori da me consultati : 

A. STOPPANI. — Op. cit. 

E. DumortTIER. — É/udes Paleontologique sur les Depots Iurassiques du Bassin 
du Ehone. Premier Partie. — Infra-Lias. Paris, 1864. 
MARTIN. — Zone à Avicula contorta, ou étage rhétien. Paris, Savy, 1865. 

HeBERT. Bulletin de la Soc. géologigue de France. Tomo XIX. 

Coquanp. Bull. de la Soc. geol. Tomo XX. 

G. CAPELLINI. Z fossili infraliasici dei dintorni del Golfo della Spezia. (Me- 
morie Acc. di Bologna, 1866. Serie II.8, Tomo V). 

L. DIEULAFAIT. — Efude sur la zone è Avicula contorta et \° infralias dans 
le Sud-Est de la France. Paris, 1870. 

K. ZITTEL. — HWandbuch der Paleontologie. II. Band. Minchen, 1881-85. 


20 


Becco di forma triangolare, tronco all’ estremità, a super- 
ficie ornata da coste parallele ai due fianchi i quali sono di- 
visi da un solco che va dalla regione posteriore alla estre- 
mità. Conserva traccie carboniose distinte delle Apofisi. 


APTYCHUS PARONA mihi (1) 


Dimensioni 
JLunghezzastotale=sione= = 20,0: 
Lunghezza del lato suturale . . 4 mm. 
In rapporto alla lunghezza totale 
Larghezza == am 


Conchiglia parallelepipediforme..Il lato suturale è quasi di- 
ritto. Il lato anteriore è convesso così da formare nessun an- 
golo apiciale col lato suturale e si congiunge senza angolo 
al lato esterno. 

Questo forma una linea debolmente convessa che si con- 
giunge mediante un angolo ottuso al lato posteriore, il quale 
è diritto e forma col lato suturale un angolo ottuso. 

Superficie convessa, maggiormente rialzata verso la linea 
che congiunge l'estremità anteriore del lato suturale colla 
estremità posteriore del lato esterno. 

Le coste sono in numero da 18 a 20, parallele fra di loro 
e procedono obliquamente dal lato anteriore ed esterno al'lato 
posteriore e suturale, col quale formano un angolo sempre 
più acuto, mano mano si avvicinano alla sua estremità ante- 
riore; verso il lato posteriore sono più marcate e divise da 
solchi più profondi, verso l’anteriore sono più spesse e fine. 

(Dal Gabinetto di Geologia dell’ Università di Pavia, 1893). 


(1) Lo ZirtEL cfr. op. cit. pag. 404 cita un Apéychus CISLEE d’Arch. tro- 
vato nel devonigno di Eifel. 


" a) è 


| Borrerrino SCIENTIFICO. ANNO xv-1893. 


N. 1. ReyvncHoreurHIs TaraMELLII,. Corte. 


N. 2. AprycHus Parona, Corti. 


Dott. BENEDETTO CORTI. 
Eliotipia Frat. Fusi 


si 
È 
E: 
pat 
SH 


21 


LE DIATOMEE DELLE ACQUE ALBULE 


Nota del Dottor BENEDETTO CORTI. 


_Nel maggio dello scorso anno il chiarissimo Prof. P. Pa- 
vesi mi incaricava dell’esame microscopico per la ricerca delle 
Diatomee di un residuo di limo da lui raccolto sul fondo del 
lago delle Acque Albule nel febbraio del 1832. 

Lusingato dalla fiducia del mio amato Maestro mi accinsi 
all’analisi microscopica che ebbe per risultato il rinvenimento 
e la determinazione di diciassette specie. 

Confesso che, allo infuori di queste ricerche eseguite per 
aderire ad un invito tanto benevolo e autorevole, non pensava 
al compimento di questo studio; ma recentemente vi fui spinto 
dall’incoraggiamento avuto dal sullodato Prof. P. Pavesi nella 
sua nota: I viventi nelle Acque Albule (1) dalla quale tolgo 
qualche cenno che riferisco a titolo di premessa. 

Le Acque Albule scaturiscono da un laghetto poco distante 
dalla via Tiburtina a venti chilometri da Roma per Tivoli, e 
più sotto vanno a scaricarsi pel canale del Cardinal d’Este, 
nel Teverone. 

L'altitudine del lago è di circa 45 m. sul mare, il suo 
diametro massimo di 150 m., la profondità di 36 m. e la tem- 
peratura si mantiene costante a 23° - 24° C. 

Queste acque danno un grande sviluppo di gas, l’ analisi 
chimica di un litro del quale eseguita da Commaille e Lambert 
nel 1860 è la seguente: 

cc. 648. 6 di acido carbonico 
» 16. 5 di acido solfidrico 
» 807. 2 di azoto 

» 27.7 di ossigeno 


cc. 1000. - 
e quella di un litro d’ acqua: 
Acido solfidrico <.< ce. 6.900 
Ossigeno a a e RS 
Aria atmosferica . . . . » 14. 680 


(1) P. Pavesi. — Z viventi nelle Acque Albule pag. 5. (Estratto dell’ Italia 
Giovane, edit. H. Hoepli. — Milano, anno VII, fasc, II). 


22 
SO 
. 381 


Solfufo (di .calciogr a 0. gr 
Bicarbonato diccaleesto e pai 
» di magnesia . » 0. 088 
ISolfato idiccalce Ls 0 RAI FE 
» di magnesia . . . .» 0. 436 
» di porassas na RA 
» di soda fa Leto ee 0A 
Cloruro: dissodi0 hi a. e AO 
Silicatoldi:soda ts ,3000 0-7 all 000 
Allumina, ferro, ioduri e bromuri. 
Sensibili traccie 


da cui si deduce che le Acque Albule sono eminentemente 
solfuree. | 

Le ricerche botaniche sul lago delle Albule fatte sino ad 
ora sono quelle della signora Elisabetta Fiorini-Mazzanti e 
pubblicate nel 1857, nelle quali però non si trova alcuno _ac- 
cenno a specie di Diatomee, di cui il Prof, Pavesi cita la Na- 
vicula radiosa e lu Synedra ulna 0); dai predetti studi della 
signora Mazzanti sappiamo dello aa lacustris, con alcune 
sue varietà, che prospera sulle rive di questo lago e di una 
nuova alga, la Calothrix janthifora propria dei fondi. 
Riprese le osservazioni microscopiche sul limo del lago 
delle Albule poche nuove specie potei aggiungere alle già tro- 
vate, delle quali rivedei ad un tempo la determinazione, così 
da poter presentare il seguente elenco: 


TRIBÙ. ACHNANTEE (Brun). 
Gen. Achnanthes (Bory). 


l. Achnanthes exilis Kt. 
È comune in tutte le acque della pianura e due Alpi; nei laghi di Como, 
d’ Orta, d'Idro e lago Maggiore, in VEnElina (eenoi (2)); nei laghi di Po- 
schiavo, Palù e Varese (Corti (8)). 


(1) P. Pavesi. Voc. cel. pag. 5. - 

(2) E. BonarDI. SuZle Diatomee di alcuni Vaghi italiani. (Estratto Bollettino 
Scientifico di Pavia, N. 2, 1888). 

Idem. — Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi. (Estratto 
Bollettino Scientifico di Pavia, N. 3 @ 4; 1888). 

(3) B. Corti. — Sulle Diatomee del lago di Poschiavo. (Estratto Bollettino 
Scientifico di Pavia, N. 3 e 4, 1891. 

Idem. — Sulle Diatomee del lago del Patù. (Idem). 

Idem. — Sulle Diatomee del lago di Varese. — Idem, N. 1, 1892. 


23 


( FasMi >) 


i Gen. Cocconeis (Ehrb). 
1. Cocconeis Placentula Ehr. 
Nelle acque dolci, salmastre e marine di tutta 1° Europa e dell’ America 


boreale (1); nei laghi di Como e di Bracciano, in Valtellina (Bonardi); nei 
laghi | del DER, di Poschiavo e di Varese (Corti). 


TRIBÙ. GONFONEMEE (Brun). 
Gen. Gomphonema (Ag). 


1. Gomphonema intricatum Ktz. | 
Abbonda sopratutto nelle acque alpine ed è meno comune in pianura; nei 
laghi di Como, d’Orta e d’Idro, in Valtellina (Bonardi); nei laghi di Poschiavo 
e.di Varese (Corti). 
2. Gomphonema vulgare Ktz. 
Nelle acque stagnanti e nei ruscelli sino alla regione montuosa inferiore. 


Trigù. NA VICULEE (Brun). 
Gen. Navicula (Bory). 


- 1. Navicula vulgaris Heib: 

Assai comune nelle acque vive e stagnanti; nel ago di Bracciano e in 

tutte le acque della Valtellina (Bonardi). - 
2. Navicula Bacillum Ehr. 

Nelle acque vive e stagnanti. della pianura e delle Alpi: in Valtellina, nelle 

acque del lago d’ Orta (Bonardi); nel lago di nea (Corti). 
3. Navicula lanceolata W. Sm. 

Nelle acque vive, ruscelli-e grandi ei nel lago d’ Orta (Bonardi); nelle 
acque termo-minerali del Tamburo, di Senogalla e della Rete nell'isola d’I- 
schia (Nicolucci (2)). i 

4. Navicula affinis Ehr. 

Rara nella zona montuosa, assai fiequente nelle acque stagnanti della pia- 
nura; nei laghi d'Orta e d’Idro e in Valtellina fBonardi). 

|. Navicula firma Grin. 

Assai frequente nelle acque vive delle Alpi granitiche ; nel lago d'Idro e 
in Valtellina (Bonardi); nel lago di Poschiavo (Corti). 

6. Navicula radiosa Ktz. è a 

Comune in tutte le acque; nel lago di Bracciano CRE LE nei laghi del 
Palù, Poschiavo e Varese (Corti). 


Gen. Pinnularia (Ea). 


1. Pinnularia Brebissonii Ktz. 
È comune in tutte le acque arie DEDIA e Sole Alpi. 
2. Pinnularia viridis Rab. 
Assai comune in tutte le acque vive o stagnanti. della pianura del Giura 


id) 


(1) J. B. De-Tonr. — 9y7/oge algarun omnium hucusque cognitarum. Patavii, 
1891. Vol. II. Bacillarie®. Sectio 1.2, pag. 454. 
; (2) G. NicoLucci. — Analisi microscopica della pretesa micillagine che si forma 
sulle acque termo-minerali del l'amburo, di ‘Senogalla e della Rete nell’ Isola di 
Ischia. (Estratto Rendic. adunanze R. Accademia Scierize, N. 4, 1842). 


24 


e delle Alpi; nel lago d’ Orta e in Valtellina (Bonardi); nei laghi del Palù e 
di Varese (Corti); nelle acque termo-minerali del Tamburo, di Senogalla e 
della Rete nell’ isola d’ Ischia (Nicolucci). 


Gen. Pleurosigma (W. Sm.). 


1. Pleurosigma acuminatum Griin. 

In tutte le grandi distese d’ acque stagnanti, nei laghi d'Orta e d'Idro 
(Bonardi); nel lago di Varese (Corti); nel lago d’Arquà-Petrarca (G. B. De 
Toni (1)). 

TRIBÙ. SURIRELLEE (Brun). 
Gen. Surirella (Turpin). 


1. Surirella ovata var minuta Ktz. 
Nelle acque vive o stagnanti poco profonde della pianura e fino alle alte 
Alpi. 
TRIBÙ. NIPZSCHIEE (Brun). 
Gen. Nitzschia (Hass). 


1. Nitzschia Sigma W. Sm. 

Nelle torbiere della pianura e nelle acque solforose; è una specie assai rara. 
2. Nitzschia constricta Ktz. 

Si trova sparsa nei grandi laghi della pianura. 


TRIBÙ. FRAGILARIEE (Brun). 
Gen. Fragilaria (Ag. et Griin). 


1. Fragilaria mutabilis Grùn et Sm. 
Assai sparsa, nei grandi laghi e ruscelli, in pianura e nelle alte vallate; 
nei laghi di Varese e del Palù (Corti). 


Gen. Synedra (Ehr). 


1. Synedra Ulna Ehr. 
Specie comune in tutte le acque; in Valtellina, nei laghi di Como, di 
Bracciano, d’ Orta e d’ Idro (Bonardi); nei laghi di Poschiavo, Palù e Varese 
(Corti); nel lago d’ Arquà Petrarca (De-Toni), ecc. 
2. Synedra Ulna var. splendens Kuetz. 
È comune nelle acque stagnanti e nei ruscelli. 


TRIBÙ. MELOSIREE (Brun). 
Gen. Melosira (Ag.). 


]. Melosira varians Ag. 
Assai comune in tutte le acque della pianura, del Giura e delle Alpi fino 
a 2500 m.; in Valtellina (Bonardi); nei laghi di Varese, Palù e Poschiavo 
(Corti). : 
2. Melosira distans Ehr. \ 
Frequente in tutte le acque; in Valtellina, nei laghi di Como, d’Orta e 


(1) G. B. De Toni. G. S. BuLLo e G. PAOLETTI. — Alcune Notizie sul lago 
d’Arquà-Petrarca. (Estratto Atti R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed 
Arti. Tomo III, Serie VII.® = Venezia, 1892). 


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Ta paste POLITO 
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25 
d’ Idro (Bonardi); nei laghi di Varese, Palù e Poschiavo (Corti); nel lago di 
Arqua-Petrarca (De-Toni). 

Le specie più frequenti sono la: Syredra Ulna, Melosira distans e Surirella 
ovata var. minuta. | 

Trovai anche, benchè molto rara la Spongolithis aspera ed acicularis. 

Dalla R. Università di Pavia, marzo 1893. s 


RECENSIONI 


Soffiantini G. — Conzribution è V étude du tessu élastique dans les neoplasies 
fibreuses de la peau. — In: Archives de Medecine experimentale et d’anatomie 
pathologique. — Paris, 1 Mars 1893. — N. 2 (Sunto dell’ Autore). 


Lo studio del tessuto elastico, se fu fatto in questi ultimi tempi per ciò 
che concerne l’ istologia normale, resta ancora a fare nel campo dell’ isto- 
logia patologica. La molteplicità de’ metodi suggeriti per lo studio del me- 
desimo tessuto fu la causa principale, che non sempre le investigazioni in 
proposito portassero ad identici risultati. 

Troppo lungo sarebbe se si volessero passare in rivista i principali di questi 
metodi, de’ quali non faremo che accennare quello messo innanzi dal Taen- 
‘zer, e che venne, si può dire, perfezionato dall’ Autore. 

Consiste questo metodo nell’ impiego dell’orceina in soluzioni titolate, ed 
in proporzioni ben definite. Con questo metodo, che giustamente viene da 
Unna chiamato metodo di Taenzer, l’ Autore intraprese a studiare il tessuto 
elastico in alcune neoplasie della cute, e particolarmente nelle neoplasie 
fibrose, quali la sclerodermia, l’elefantiasi degli Arabi, il mollusco, ed il 
cheloide. 

Dalle ricerche dell’ Autore risulta che nella sclerodermia il tessuto ela- 
‘stico si mostra grandemente abbondante in tutti gli strati della cute, parti- 
colarmente nel derma propriamente detto; è composto questo tessuto di fasci 
spesso ondulati, e di striscie specialmente parallele alla superficie, ed in tale 
abbondanza da mascherare il tessuto fibroso. L’ Autore non può asseverare, 
se vi sia semplice inspessimento per una condensazione consecutiva all’atrofia 
del tessuto non elastico, ovvero neoformazione del tessuto elastico stesso. 
Nondimeno la ricchezza dello strato ipodermico in fasci elastici sembra fa- 
‘vorire il concetto di una neoformazione. 

Nella elefantiasi degli Arabi è notevole fra lo strato epidermico, ed il 
‘derma l’esistenza di un considerevole spessore di tessuto neoformato, attra- 
versato da numerosi vasi embrionari. Tale particolarità non sarebbe stata an- 
cora descritta. Al di sotto di questo strato di neoformazione si trova lo strato 
‘dermico presentante numerosi fasci di tessuto elastico, e nel limite fra il 

tessuto neoformato, e lo strato dermico la presenza di corpi piriformi alla 
estremità delle fibre elastiche finissime. 

Ne’ diversi tumori dall’Autore riuniti sotto il nome di mollusco (neoplasmi 
o congeniti, o datanti dai primi anni della vita) le fibre elastiche esistono in 
proporzione variabile. Ora sono ammassi di fibre fine , stipate le une contro 
le altre nel centro del tumore, e divergenti verso i margini; ovvero una rete 
di fibre fine senza direzione predominante. 

Anche negli ammassi cellulari rassomiglianti al tessuto del sarcoma, l’Au- 
tore ha trovato delle finissime fibre elastiche. Adunque nei tumori congeniti 


26 


.del genere di quelli chiamati molluschi, il tessuto elastico si trova rappre- 
sentato; mentre mancherebbe nei sarcomi e fibromi d’ origine recente, al- 
meno secondo i casi dall’ Autore osservati. 

Infine nel cheloide il tessuto elastico scompare bruscamente e totalmente. 
A tal uopo è interessante confrontare ciò, che succede nella produzione di 
un neoplasma fibroso intradermico, col fatto dimostrato dal Mibelli per l’ in- 
fiammazione. Secondo questo Autore le fibre elastiche scompaiono rapida- 
mente pel fatto della infiammazione, perché non si trovano mai là, dove esiste 
un’ infiltrazione cellulare, per leggiera che questa sia. 


Forschungsberichte aus der Biologischen Station zu Plon. Theil 1.° Fauni- 
stische und biologische Beobachtungen am gr. Plòner-See. (Osservazioni faunistiche 
e biologiche sul grande lago di Plòn) von Dott. ZACHARIAS. — Berlin, 1893. 


Il Dott. Otto Zacharias, direttore della Stazione biologica di Plòn,-apre con 
questo lavoro la serie delle pubblicazioni scientifiche di questo istituto. 

Incomincia col dare un elenco faunistico, che egli stesso riconosce ancora 
incompleto, del grande lago di P]òn (superficie 47. 176 Kmq.; profondità mas- 
‘sima 66 m.). Esso comprende 226 speci, delle quali 78 protozoi, 1 celenterato, 
69 vermi, 36 crostacei, 7 idracnidi, l coleottero, lò molluschi, 20 vertebrati 
(pesci). 

Vi sono fra queste 12 forme nuove. Notevole è specialmente il fatto os- 
servato da S. Clessin che fra i molluschi la By/hinia tentaculata e la Limnaea 
stagnalîs presentano nel loro guscio quei carazferi marini che si trovano in 
alcuni molluschi dei grandi laghi alpini (conchiglie più trasparenti a spira 
più raccorciata ed a guscio più spesso). È da desiderarsi che da un prossimo 
elenco si possano conoscere le forme larvali (di insetti e batraci) abitatrici 
dei laghi; esse possono essere oggetto di studi proficui e devono anche avere 
infiuenza notevole nell’ equilibrio della fauna del lago. 

Fra le forme nuove vi sono i seguenti protozoi: Mycel/omyra Zopfii n. g. 
n. sp. È un interessante organismo che per molti caratteri si avvicina ai ri- 
zopodi, e nello stesso tempo per i suoi pseudopodi ramificati e per il modo 
di nutrizione richiama anche certi funghi inferiori e mixomiceti. Si tratta 
di una cellula fusata dalla quale partono dei pseudopodi, i quali si ramificano 
più volte; i pseudopodi terminali presentano delle notevoli particolarità. 

Actinospheridium pedatum n. g. n. sp. Si trova nella estate sulle spirogire 
alle quali è assai saldamente attaccato con un peduncolo; nella metà infe- 
riore del corpo cellulare sferico sta un nucleo ovale; l’ectosarco ha pseudopodi 
raggiati, generalmente corti, l’entosarco è granuloso. Durante il processo di 
assimilazione i pseudopodi sono completamente retratti. Per il peduncolo più 
sottile, la completa retrattilità dei pseudopodi e la mancanza del tegumento 
di piastrelle lucenti nello stato di quiete si distingue dall’Aczinolophus pedun- 
culatus di Fr. Eilh. Schulze. 

Mallomonas acaroides n. sp. Le osservazioni fatte su questa forma mostrano 
insostenibile la opinione dello Stein che le Mal/omonas fossero individui stac- 
cati da colonie di Synura uvella. La Synura è rarissima nel lago di Plòn ed 
ha due flagelli, mentre le Mallomonas ne hanno uno soltanto. Dal corpo par- 
tono delle setole che sono appendici dell’ involucro e danno a questo flagel- 
lato un curioso aspetto acaroide. Nel corpo sono due cromatofori e fra di essi 
un corpuscolo rotondo forse oleoso. L'A non vide nucleo, il flagello è re- 
trattile. 

Acineta simplex n. sp. Piccola, abbondantissima sulla Synedra crotonensis, 


d 
AS 
o 


È | 27 


di forma emisferica; si divide per scissione trasversa dando due individui 


uguali; il nucleo è sferico, i tentacoli in numero di due al massimo. 

Staurophrya elegans n. g. n. sp. Questo elegante succhiatore ha una forma 
assai regolare riferibile ad un asse principale ed a due assi secondari inero- 
_ciati e perpendicolari al primo. Dal corpo sferico partono 6 protuberanze nella 

direzione degli assi; esse sono ricoperte di numerosi succhiatoi lunghi, non 
capitati. Il nucleo è pressochè sferico, granuloso; vi sono due vescicole pul- 
‘santi. 
Oltre a questi nuovi protozoi vi è un interessante Plagzostoma quadrioculatum 
n. sp. @ 7 nuovi rotiferi: Ascomorpha agilis n. sp., Ascomorpha amigdalum n. 
sp., Syncheta grandis n. sp., Triarthra longiseta Ehrb., n. var. limnetica , Bi- 
palpus vesciculosus n. g. n. sp., Mastigocerca capucina n. sp., Huasonella picta 
n. g. n. sp. 

Fra le osservazioni biologiche dell’ A., notevoli sono quelle che si riferi- 
scono alla fauna pelzgica 0, come meglio egli la vuol chiamare con Hackel, 
limnetica. 

Addotta le due denominazioni del Pavesi /yckopelagiche ed eupelagiche, mo- 
dificandole in fycholimnetiche ed eulimnetiche, per distinguere le forme che 
sono costituenti caratteristiche del Plencfor lacustre da quelle che vi si tro- 
vano, come da molti si ammette, casualmente, mentre sono di solito forme 
costiere. Alcune forme #ycholimnetiche non si possono ritenere però come un 
costituente casuzle del Plancton lacustre perchè in certi laghi sono tanto ab- 
bondanti da formare un elemento importantissimo del Plancton. Così fra gli 
Entomostraci il Ckydorus sphericus in certi laghi è abbondantissimo nel Plan- 
cton, in altri è puramente costiero: fatti simili si osservano per la Szda cri- 


. stallina, per alcuni copepedi, idracnidi ed anche protozoî. Per esempio il 7ra- 


chelius ovum, il Didinium nasutum, il Coleps viridis si trovano normalmente 
nel Planeton del grande lago di P/0%. i 

Questi fatti sono importanti per la questione della origine della fauna co- 
sidetta pelacica dei laghi. La teoria delle faune relitte sostenuta dal Pavesi 
(prescindendo dalle difficoltà di indole geologica) sarebbe da accettarsi solo 
quando fosse dimostrato che la fauna pelagica (limnetica) non può derivare 
per adattazioni successive dalla fauna lacustre costiera. Ora i fatti precedenti, 
secondo lo Zacharias, dimostrano invece che questa derivazione è possibile. 
Secondo lui dunque i caratteri marini di questa fauna sarebbero dovuti a 
fatti di convergenza determinati dalle condizioni simili in cui si trovano gli 
organismi viventi in alto lago ed in alto mare. 

Divenendo limnetica, una forma costiera acquista una facilità maggiore 
al galleggiare e questa è determinata dall’ aumento della superficie (spine, 
antenne; ecc.) e dalla produzione di sostanze grasse. Una delle più curiose 
fra queste adattazioni è quella presentata dalle uova di B7p2/pus vesiculosus, 
le quali vengono abbandonate libere nell’ acqua; esse sono circondate da 
una grande camera piena d’ acqua, in modo che basta il grasso contenuto 
nell’uovo per farlo galleggiare. 

Nei protozoi il galleggiare oltre che dalle produzioni grasse è facilitato 
forse anche dalle vescicole pulsanti, nei crostacei e rotiferi dalle lunghe ap- 
pendici, come pare nei dinoflagellati e loro cisti e nelle mallomonadi; le dia- 
tomee si valgono talvolta per questo scopo della riunione in lunghe catene 
(forse qui si potrebbero citare anche i lunghi processi descritti da Grenfell 
nelle melosire). 

Gli organismi limnetici sono spesso anche assai trasparenti; siccome però 


28 


questo fatto non è costante e alcuni organismi che hanno i tegumenti tra- 
sparenti presentano pure parti colorate, può darsi che la trasparenza sia in 
certi casi effetto secondario dovuto all’ assottigliarsi delle parti per rendersi 
più leggere. 

L’esame dei diversi bacini lacustri di Plòn mostrò variazioni locali distin- 
tissime. Così le mallomona li provenienti dai diversi laghi differiscono per il 
mumero e la lunghezza delle spine; varietà si osservano pure nei Dynobrion. 
Il Ceratium hirundinella si presenta sotto due varietà a seconda che proviene 
da laghi grandi e da piccoli; assomigiia assai al C. urca marino, ma le or- 
namentazioni del tegumento sono diverse. 

L’esame di molto materiale ha pure dimostrato che alcune forme di Cy- 
clops descritte come speci indipendenti non sono che varietà del Cyclops stre- 
nuus Fischer che vanno adattandosi alla vita limnetica. 

Le variazioni periodiche della fauna richiedono osservazioni continuate più 
anni per essere rigorosamente accertate; qualche fatto notevole fu però già 
riscontrato dalla stazione biologica di Plòn. Così dice lo Zacharias che la fauna 
muta colla stagione, ma che questi mutamenti non si corrispondono anche 
‘in laghi vicinissimi. Di qualche organismo notò pure più comparse in un me- 
desimo anno. 

R. Z. 


Ueber merkwiirdige Vorgange am Sperma von Dysticus marginalis von Pr. D.r 
L. AUERBACH. 


L’Auerbach riferisce in questa sua nota un fatto realmente assai interes. 
sante ed affatto nuovo nello studio degli spermatozoi. Egli descrive minuta- 
mente ia forma dello spermatozoo del Dyfiscus fermandosi specialmente su 
di una speciale appendice del capo che egli chiama qmcorg, di sostanza cia- 
nofila. 

In un segmento dell’ epididimo gli spermatozoi, dapprima liberì, si tro- 
vano costantemente accoppiati due a due, fusi nella loro parte cefalica; le 
rispettive ancore impediscono una completa sovrapposizione che determine- 
rebbe una completa fusione. E 

Così accoppiati restano per lungo tratto dell’ epididimo, liberandosi poi 
verso la fine del tubo genitale. La somiglianza del fenomeno colla coniuga- 
zione dei protozoi fece sì che l’autore portasse specialmente Ja sua attenzione 
sull’ osservare se fosse riconoscibile uno scambio di parti formate come nei 
protozoi, ma non vide nulla di ciò; se vi è scambio di materia, esso deve av- 
venire per diffusione. Egli pensa che questa coniugazione possa servire a neu- 
tralizzare le differenze esistenti fra i singoli spermatozoi, ristabilendo una 
identità di miscela; sarebbe quindi un modo per mantenere fissi i caratteri 
della spece. Pensò che potessero gli spermatozoi originanti dal testicolo de- 
stro coniugarsi con quelli provenienti dal lato sinistro, ma non riuscì fino ad 
ora a trovare una comunicazione fra i due epididimi; la mescolanza potrebbe 
però ancora avvenire per l’ultimo segmento unico del canale maschile._ 

In questo caso si avrebbe l’equilibrio ristabilito fra gli elementi riprodut- 
tori provenienti dai due antimeri, 

R. Z. 


29 
BIBLIOGRAFIA 


Dott. Remy Perrier. — Éléments d’anatomie comparée (Elementi d’ ana- 
tomia comparata). 

Lavoro completo. Un vol. in 8° di 1000 pag. con 600 fig. e 5 tav. colorate 
L. 20. Libreria G. B. Bailliére et Fils. — Paris, 19 Rue Hautefeuille prés du 
Boulevard Saint-Germain, 1893. 

Questo libro è fondato sul moderno indirizzo morfologico risguardante lo 
studio dell’ organizzazione animale, e segue la feorza della costituzione colo- 
niale degli organismi complessi, data da E. Perrier per la Zoogenia, come 
pure il Neo-Lamarkismo o dottrina dell’adattazione, nella ricerca della causa 
essenziale delle trasformazioni degli organismi, giacchè per queste l’Autore 
è convinto della grande influenza dell’ambiente; la selezione naturale o Dar- 
vinismo, non interverebbe che secondariamente, per la fissazione e delimi- 
tazione della specie. 

Come si sà l'anatomia comparata morfologica ha fatto, in questi ultimi 
anni, grandi progressi, ma i suoi lavori sono inseriti nelle Memorie, Atti, 
Rendiconti di Accademie o nei diversi Giornali scientifici. 

Ora ne’ suoi Elementi d' Anatomia comparata, R. Perrier ha cercato di sin- 
tetizzare e coordinare tra loro i lavori sparsi, e ajutato, come lo attesta lui 
stesso co’ suoi pubblici ringraziamenti, da Felix Bernard nella redazione di 
parecchi capitoli, specialmente di quelli sulle Spugne, Anellidi e Platielminti, 
e da Roussay per le recenti teorie sui Vertebrati, ha potuto dare un libro, 
che è riuscito superiore a molti altri. 

Il metodo impiegato nella redazione di questi elementi, è quello seguito 
fra gli altri, da H. Milne-Edwards, Huxley, Gegenbaur, Wiedersheim. 

La sola struttura istologica, dice l'Autore, può permettere ravvicinamenti 
di esseri molto importanti, ma riguardo alla disposizione anatomica, in altri 
termini, riguardo agli organi ed apparecchi, questi non possono essere trat- 
tati che in ciascun gruppo animale, perchè non si può paragonare se nono 
ciò che è realmente paragonabile; così p. es. non é possibile stabilire un 
confronto razionale tra gli Echinodermi ed i Vertebrati. Tuttavia nei Verte- 
brati il gruppo è suddiviso in classi, e l’ apparecchio è studiato attraverso 
alle classi. i 

Ogni gruppo animale è preceduto da una tabella che si riferisce alla sua 
classificazione, così da permettere al lettore di rendersi conto più facilmente 
dei rapporti reciproci dei sottogcuppi che lo costituiscono. Fra le 600 figure, 
molte sono nuove e REozione: 

Il libro termina con un’ importante appendice Sulla; metamerizzazione dei 
Vertebrati. 


L. M. 


- D. L. Guinard. — Precis de Teratologie {Anomalies et monstruosités chez 
V homme et chez les animaux). — Sunto di Teratologia (Anomalie e mostruosità 
dell’uomo e degli animali). Un vol. in 18 jesus, di 512 pag. con 272 SIZE ISLA 
— Parigi, Libreria J. B. Bailliére et Fils. Ibid. 1893. 

. Non credo si possa dare di questo libro, giudizio migliore di quello della 
Revue Scientifigue. « Per le persone che volessero mettersi sommariamente e 
rapidamente al corrente della conoscenza delle anomalie e delle mostruosità, 
non esisteva ancora lavoro elementare di teratologia. È questa lacuna che il 


30 


signor L. Guinard ha voluto riempiere col riassumere in un piccolo volume 
destinato, come ci sembra, a divenire classico, i materiali molto pregevoli, 
ammassati da I. Geoffroy Saint-Hilaire nel suo immortale lavoro e la nuova 
scienza esposta recentemente dal signor Dareste nel suo Zr'attato di terato- 
logia sperimentale ». 

« Come d’altronde l’ha richiamato Dareste nella Miafzione che scrisse per 
questo libro, la teratologia, che si propone di enumerare i tipi mostruosi, è 
stata costituita, 50 anni or sono, da I. Geoffroy Saint-Hilaire, con uno studio 
così compito, che pare non possa esservi introdotto nessun cangiamento es- 
senziale. L’Autore pertanto non aveva che da conservare le linee fondamen- 
tali tracciate dal maestro. Quanto allo studio del modo di formazione delle 
mostruosità, esso è di data recente ed è dovuto interamente a Dareste ». 

_«I naturalisti ed i medici sapranno grado a Guinard d’aver esposto, a van-: 
taggio loro e sempre con una grande chiarezza, l’insieme dei fatti sui quali 
riposa una scienza edificata da 50 anni, e però molto imperfettamente nota, 
sopratutto per la mancanza in proposito di opere maneggevoli ». 

Non mancano, nel lavoro del signor Guinard, nozioni di embriologia per: 
facilitare la spiegazione delle forme teratologiche; inoltre vi è un vocabolario 
etimologico dei nomi dati alle mostruosità. — Alcune delle figure, sono ori- 
ginali. 

L. M. 


. Prof. Giovanni Antonelli. — Versione italiana dell’ Istituzione di Anatomia del- 
. l’uomo come base per la Fisiologia e per le applicazioni pratiche di Giuseppe 
Hyrtl. — Quinta edizione con l’aggiunta di nuove annotazioni. — Casa edi- 
trice Cav. Dott. V. Pasquale. — Napoli, 1893. 


L’anatomia umana dell’Hyrtl, la cui importanza è ben nota da quasi mezzo 
secolo da tutto il mondo, passata per le mani del Prof. Giovanni Antonelli. 
acquista una ricchezza di moderni concetti e di letteratura scientifica spe-- 
cialmente italiana da farne un libro quasi originale, conservando pur non di 
meno le impronte caratteristiche del geniale decano degli anatomici austriaci. 
Le parecchie edizioni che quest’ opera s’ ebbe anche in Italia, dimostrano 
come da noi pure si apprezzino le precise osservazioni dell’ autore e le op- 
portune note del dotto traduttore. 

L’ ultima edizione è certamente più bella e più accurata, hi è quindi an- 
che commendevole più delle precedenti. 


Gi Z. 


Prof. Leopoldo Maggi. — Profistologia. 2.° edizione, rifatta. — Manuale Hoe- 
pli. — Milano, U. Hoepli, 1893. 


In questa nuova edizione del mio Manuale di Protistologia è soppressa la 
parte concernente la raccolta e la conservazione dei Protisti, perchè venne. 
trasferita nell’altro Manuale di tecnica protistologica, ove ha posto più con- 
veniente. Alla stampa di quest'altro Manuale, che uscirà fra poco, ha accon- 
sentito il benemerito editore Comm. Ulrico Hoepli. 

L’ accenno d’una feoria plastidulare fatto da me nella prima edizione, è 
in questa ravvalorato dai risultati ottenuti principalmente per le recenti ri- 
cerche dell’Altmann intorno ai suoi diodlasté, e per quelle dei fratelli Luig- 
e Raffaello Zoja intorno ai plastiduli Pucsinofili, come pure per quelle di ali 


sl 


cuni patologi. Il gruppo pertanto degli esseri plastidulari non solo si man- 
tiene, ma si è ingrandito. 

I progressi poi fatti dalla protistologia, nel decennio corso dal 1882 ad 
oggi, mi hanno obbligato a fare varie aggiunte e modificazioni nel mio la- 
VOro. 

All’ infuori dei Gliarî e dei Bacteri afaneri, che mi appartengono, ho se- 
guito Heckel per le parti nuove, perciò ho aggiunto i Prodionti o Probj, le 
Cromacee (Fitomoneri), le Cosmarie (Desmidiee), le Palmellarie, le Xantellee 
. (Zooxantelle), le Ca/cocitee e le Stfonee. 

Ho creduto bene, per la loro importanza attuale, di riunire i ZBacteri 4 
. clorofilla in un gruppo, che ho chiamato dei Fifobaczeri, ed anche di far men- 
zione delle Zooclorelle. 

Totalmente rifatte sono le parti che toccano i Bacterî degli Autori, i Fun- 
ghi, le Gregarine o Sporozoi e i Ciliati; le altre sono variate più o meno. 

Degli Autori italiani ho citato coloro che fecero estese ricerche protisto- 
logiche. Sec 

Ho cercato anche di conseguire maggiore chiarezza e semplicità. 

L° indice sommario è il seguente: i 

Introduzione. — Divisione dei corpi naturali in anorganici ed organiz- 
zati. — Suddivisione dei corpi organizzati in vegetali ed animali. — Corpi 
| organizzati neutri e Regno dei Protisti di Haeckel. — Antichità dell’ idea di 
un quarto resno della natura. — Novità dovuta ad Heckel. — Attuale distin- 
zione dei corpi naturali in minerali, protisti, vegetali ed animali. — Loro 
scienze relative: Mineralogia, Protistologia, Fitologia o Botanica, Zoologia. 

I. Concetto generale della Protistologia. — Posto della Protistologia tra le 
scienze naturali. — Novità del suo nome e suo sinonimo. — Sua recente isti- 
tuzione come scienza. — Suo materiale bibliografico. — Sua etimologia. — 
Sua definizione. — Sue distinzioni. — Sue applicazioni. — Suoi mezzi di 
studio. — Suo campo di investigazione. 

II. Esseri costituenti la serie dei protisti. — Esseri annoverati tosto tra i 
Protisti. — Esseri ambigui. — Esseri prelevati dai vegetali e dagli aniinali 
inferiori. — Come Heeckel giustifica la riunione di questi esseri nel suo regno 
dei Protisti. — Variazioni introdotte nella serie dei Protisti. — Possibilità di 
altre variazioni e probabilità di future scoperte nel campo dei Protisti. — 
Concetto dell’ organismo dei Protisti. — Caratteri dei Protisti. — Distinzioni 
della serie dei Protisti in gruppi e classi. 

III. Cenni intorno alla vita dei protisti. — Probionti. — Gliari (Fanerogliani 


. 0gliari marini e Afanerogliari o gliari d’acque dolci). — Protomoneri o Bacteri. 


(Zoomoneri). — (Bacteri afaneri. — Fitobacteri). — Cromacee o Cianoficee (F- 
tomoneri). — Metamoneri (Moneri di Heckel) 0 Zoomoneri. — Funghi. — ((Sac-. 
caromicett). — Diatomee. — Cosmarie (Desmidiee). — Palmellarie. — Xantellee 
(Zoorantelle). — (Zooclorelle). = Calcocitee. — Sifonee. — Lobosi. — Sporozoi 
(Gregarine. — Coccidi. — Sarcosporidi. — Mixosporidi. — Microsporidi. — Eso- 
sporidi. — Emosporidi). — Flagellati. — Ciliati. — Acinete o Succhiatori. — 
Mixomiceti o Micetozoi. = Talamofori. — Eliozoi. — Radiolari. = Labirin- 
tulee. — Catallacti. 


L. M. 


32 
‘Gentilmente invitati, inseriamo: 


Les Alpes frangaises, par A. FaLSAN. — I. Les Montagnes, les Eaux, les Gla- 
. ciers; les Phénoménes de l’ Atmosphère. V vol. in-16 de 280 pages avec 52 fi- 
gures. — II. Za Flore et la Faune, V’ Homme dans les Alpes. 1 vol. in-16 de 

. 855 pages avec 77 figures. Chaque volume 3 fr. 30. 


La Bibliothèque scientifiaue contemporaine continue sans relàche son ceuvre 
de vulgarisation, sì utile, sì excellente par le choix des collaborateurs qui 
lui prétent leur concours. Elle vient encore d’ enrichir sa belle collection de 
deux volumes sur les Alpes francaîses, dus à la plume si autorisée de M. AL- 
BERT FALSAN. 

Longtemps presque inconnues, nos superbes chaînes alpestres ont été 
pour ainsi dire révélées au monde, depuis cent ans à peine, par une. succes- 
sion d’ intrépides explorateurs qui se sont épris d’elles et ont su entraîner 
vers leurs admirables cimes des légions pressées d’ admirateurs enthousia- 
stes: cette attraction puissante, cette passion nouvelle, caractéristique de 
notre temps, elles seules ont pu la créer, elles lui ont donné leur nom, l’al- 
pinisme. 

Pour tous ces fidéles, refaire, accessible è tous, l’histoire géologique, hy- 
drologique, climatérique, météorologique et ethnographique des Alpes, de 
ces montagnes, les premières du monde au point de vue humain, de leur 
vie séculaire, da leurs évolutions, de leurs fonetions, résumer, dans un ta- 
bleau clair et concis, les beaux travaux qu’ elles ont inspirés, c’était la une 
énorme entreprise. M. Falsan a su la mener à bien avec un rare bonheur. 

Tout en étant d’ une incontestable valeur scientifique et minutieusement ‘ 
au courant des travaux les plus récents, le livre de M. Falsan est en méme 
temps qu’ un véritable traité de géographie physique des Alpes une ceuvre 
de saine et intellitente vulgarisation. On ne saurait se faire une idee de la 
somme de documents accumulés pans ce petit volume et des considérations 
vraiment originales que l’auteur a su en tirer. - 

Après avoir étudie dans un premier volume les piciomenti de la ia 
inorganique, M. Falsan vient de compléter son ceuvre en publiant un second 
volume où il envisage les manifestations de la vie qui se sont produites ou se 
produisent encore an sein de la région correspondant à ces belles montagnes. 
En effet, il n’était pas possible de laisser de còté l’ ensemble des flores et 
des faunes, soit anciennes, soit vivantes, d’ une contrée qui emprunte à. ses 
plantes comme è ses animaux, des caractères particuliers et une PAY siononie 
des plus intéressantes. 

Les nombreuses coupes et photogravures qui accompagnent le texte en 
font un livre agréable en méme temps qu’ instructif et nous ne doutons pas 


qu’ il ne suscite , chez tous ceux qui le parcoureront, le désir-de connaître 
les admirables sites des Alpes francaises. 


Gerenti: T REDATTORI. Pavia, 1893; Prem. Stab. Tip. Succ. Bizzoni. 


e «Zoja: So il RS) attico dodo - Manni: SIT di una 
e protistologica degli esseri fermenti. (Sunto di una lezione). 

20: Sulla struttura e formazione dello strato cuticolare (corneo) del ven- 
uscolare degli uccelli (risposta al Dott. Bergonzini). — Zoja: Un cen- 
memorabile per la scuola anatomica di Pavia. (Prelezione al corso di Anato- 
‘umana perl’anno scolastico 1885-86. (Transunto):— Maggi: Settimo programma 
di Anatomia e fisiologia comparate coll’indirizzo morfologico, svolto nell’anno 
; 883-84. — Cattaneo: Sulla continuità del plasma germinativo di A. Weisman. 
(Rivista). - Maggi: 4) Sulla distinzione morfologica degli organi degli animali — 
i aleune funzioni degli esseri inferiori a contribuzione. della morfologia dei 
tazoi — (9 la priorità della DSGLERISIE ADI (Transunti). — Notizie universitarie, 


Sp ANNO VII. — Faso. I.- Zoja: Altri casi di foro ottico doppio; — Cattaneo: Strut- 
È “tura e sviluppo dell’intestino dei pesci (Comunicazione preventiva). — Stefa- 
“nini: Nevrite micotica nella lebbra. — Sormani: Contribuzione agli stud) sulla 
storia naturale del Bacillo tubercolare. - Maggi: Questioni di nomenclatura pro- 
tistologica. — (Rivista). — Varigny: Di un metodo per la determinazione degli 
‘alimenti di un dato microbio. — Idem: Sull’attenuazione dei virus, e’ sui virus 
attenuati o vaccini. — Notizie universitarie: Deliberazione della facoltà di scienze 
della R. Università di Pavia, contro il nuovo regolamento delle Biblioteche. 
_ Fasc. II - Zoja: Un caso di dolicotrichia straordinaria. — Staurenghi: Osser- 
vazioni sull’anatomia descrittiva del nervo ulnare ed in particolare della topo- 
| grafia. del medesimo nella regione brachiale. (Comunicazione preventiva). — Fu- 
sari: Ricerche intorno alla fina anatomia dell’encefalo dei Teleostei. (Nota pre- 
‘ventiva). — Cattaneo: Sviluppo e disposizione delle cellule pigmentali nelle larve 
_ dell’Axolotl. — Maria Sacchi: Considerazioni sulla morfologia delle glandole in- 
| testinali dei vertebrati. — Maggi: Per dare un’ idea delle forme degli snfinita- 
si mente piccoli, senza microscopio e senza disegni. - (Rivista). -- Varigny: Mierobi 
patogeni e immunità. 
Fasc. III. e IV. — De-Giovanni: Uno sguardo alla piva (Prelezione). 
- — Zoja: Note antropometriche {1.® Statura e tesa). —- Cattaneo: Ulteriori ricerche 
“sulla struttura delle elandole peptiche dei Selaci, Ganoidi e Teleostei. — Maggi: 
‘Temi di Protistologia medica, trattati nei corsi liberi, con effetti legali, all’Uni- 
versità di Pavia, negli otto anni scolastici, dal 1878-79 al 1885-86. - Cattaneo: Sul 
significato fisiologico delle elandole da me trovate nello stomaco del'o storione 
e ‘sul valore morfologico delle loro cellule. — Maggi: Protisti e alcaloidi (Sunto). 
- (Rivista). Stokvis: “Sull’azione chimica dei mierobj. — Parona: Intorno agli 
Eléments de zoologie médicale et agricole di Railliet. — Notizie universitarie, — 
Cambi e Doni ricevuti. — Indice alfabetico delle MATERIE delII. volume. del Bol- 
leltino Scientifico e dei loro AUTORI, dall’ anno V. al VIII. inclusivo. 


; Prezzo dei 4 Fascicoli degli Anni V, VI, Vite VIIL.80 
Prezzo di ciascun Foscinalo aeporato boa: 


Cambi ricevuti dal 1° Gennaio a tutto Marzo 1893. 


& 7° ‘Atti della Società dei Naturalisti. — Serie II.*, Wok XI., Fasc. i Mo- 
‘dena, ARDORE 

ERETTI ‘Atti della Società Veneto: Trentina di Scienze Naturali. — Serie II.2, Vol. I; 
Fasc. I. — Padova, 1893. 

‘03. Afti della Società toscana di Scienze Naturali. — Adunanza del 3 ebia 

1892. — Pisa 1893. 

Nico “Atti della Società Ligustica di Scienze Naturali. Vol. IV., N. 1. — Genova, 


RE, Bollettino: Chimico-farmaceutico. = Hasey ea iano, 1893. 

_ 6. Rivista italiana di Scienze Naturali. — Fasc. I., 1I. e II. — Siena, 1893. 

_ 7. Bullettino della Socctetà Entomologica italiana. — Vrimestre III. e IV., 1392. 
= E 1893. 

|_ 8. Bullettino Medico Cremonese. — Fasc. .V. e VI. 1892 e Fase. TL 1893. 

| 9. Bollettino della Socictà dei Naturalisti in Mano — Serie I.*, Vol. VI., Fa- 
scicolo JI., 1893. 

pe 40: Gazzetta Medica lombarda. < Dalai gg all — Milano, 1893. 

41. Giornale di Veterinaria Militare. — Fasc. I.; II. e III. — Roma, 1893. 

42. La Clinica Veterinaria. — Dal Fasc. I. al X. — Milano, 1893. 

13. La Rassegna di Scienze Mediche. — Fase.A1., II. e III. — Modena, 1893. 


| 44. Lo Spallanzani. — Giornale Scientifico per le Scienze biologiche. — Fa- 
| scicolo X., XI. e XII. — Roma, 1892. 


DIA Annales de sprnnni superieur de Grenoble. — Tome V., Fasc. I. — 
Paris, 1893. i 


PRO sic c5$ 7 ip SCA SER 
he Anales del Circulo Medico Argentino. — Fasc. I., II. et III. — Buenos-Aires, | | °° 


17. Anales de la sociedad cientifica Argentina. — Noviembre-Diciembre, 1892. 
— Buenos-Aires, 1892. 

18. Bulletin of the museum of comparative zoology. — Vol. XVI., N. 11. — Vo- 
«lume XXIII. N. 4,5 e 6. —. Vol. XXIV. N. 1 e 2. — Cambridge, 1893. tto 

19. Bulletin de la Société Belge de microscopie. — N. II. et IV. 1892-93. — An- 
nales de la Société Belge de: Microscopie. — Tome XVI. — Bruxelles, 1892. 

20. Bulletin de la Société zoologique de France. — N. 8. — Paris, 1892. 

21. Feuille des jeunes naturalistes. — N. 267, 268 et 269. — Paris, 1893. "Pa 
i ee aus der Biologischen Station zu Plòn. — Theil l. — Ber- 

in, 1893. 

23. Journal of. the Elisha Mitchell, Scientific Society. — 1892. — Chapel Hill. 

24. Revue biologique du nord de la France. — Fase. IV., V. et VI. — Lille, 1893. 

25. Revue internationale de bibliographie. — Table alphabetigque des auteurs et 
des matiéres; et Fase. I. a VI. — Paris, 1893. 

26. Spitalul, revista medicala. — Fase. I., II., III., IV. et V. — Bucuresci, 1893. 

27. The bacteriological World and modern Medicine. — Vol. I., N. 9. — Batle 
Creck. Mich. U. S. A. 1893. J ; 

28. Monitore zoologico italiano. — Anno IV., N. 1 e _ 2. — Firenze, 1893. 


Numeri mancanti. 


Tossicologia (Dott. D. Vitali). — Dal fasc. 1 al 10 incluso e fase. 17-18. 
, Spitalul. — Fasc. 10, }2, 1o. — Bucuresci, 1892. 

Gazzetta medica lombarda, N. 45. — Milano, 1892. 

La clinica veterinaria, N. 31. — Milano, 1892. 


AVVISO Al SIGNORI ABBONATI 


che hanno ricevuto regolarmente il Bollettino, e che non 
hanno ancora soddisfatto in tutto od in parte all'importo 
dell’abbonamento in L. 4 per il primo anno, e in L. 8 
per gli anni successivi; si fa calda preghiera di volerlo 
spedire o ai Redattori, od all’Editore in Pavia, giusta le 
indicazioni già pubblicate. 


I REDATTORI. 


Elenco dei Signori che hanno pagato l'abbonamento. 


Tenchini Prof. Lorenzo, Parma, anno 1887. - Golgi Prof. Camillo, Pavia, anno 
1885. - Stefanini Dott. Domenico, Pavia, anno 1891. —- Prof. Comm. Pietro Pavesi 
pel Gabinetto Zoologico della R. Università di Pavia, anno 1888. - Taruffi Prof. 
Cesare, R. Università di Bologna, anno 1892. - Fumagalli Dott. Achille, Como, anno 
1892. - Prof. F. Bertè, R. Università di Catania, anno 1887. - Gabinetto Anatomia 
Umana Regia Università di Pavia, anno 1892. — Gabinetto Anatomia Comparata 
Regia Università di Pavia, anno 1892. - Scarenzio Prof. Angelo, Pavia, anno 1890. 
- Biffi Dott. Serafino, Milano, anno 1883. - Gabinetto Zoologia Regia Università 
di Cagliari, anno 1889. - Pitzorno Prof. Giacomo, Sassari, anno 1883. - Istituto 
Tecnico Provinciale, Modena, anno 1886. - Arata D.r Pedro, Buenos-Ayres, 
anno 1887. - R. Orto Botanico, Pavia, anno 1892. —- Gabinetto di Zoologia R. Uni- 
versità di Genova, anno 1892. 


D r L E er's NATURALIEN-COMPTOIR 
» s Li Vien. VII Breitegasse, 9. 

Il Dottor Leopoldo Eger di Vienna ha delle bellissime raccolte di oggetti 
di Storia Naturale; vende, compera e fa dei cambi; tiene corrispondenza in ita- 


liano, francese ed inglese; spedisce il suo catalogo a chi gliene fa direttamente 
domanda. di i 


E: ( hi | n NA po i N n 
2 GIOVANNI ZOJA 
PROFESSORE ORDINARIO DI ANATOMIA © 


(i UMANA | 


RSITÀ DI PAVIA | 


À DI PADOVA — 


DE, n 


Tipografico Successori Bizzoni. 


INDICE. 


dei îavori contenuti nei fascicoli del V, VI, VII e vu anno. 
costituenti il Vol. II. del Bollettino Scientifico. 


ANNO V. — Fasc. I. - De-Giovanni: Alterazioni della cava inferiore complicanti. 


la cirrosi epatica. (Com. preventiva). - Zoja: Rare varietà dei condotti epatici. — | © 


Staurenghi: Corno cutaneo sul padiglione dell'orecchio destro di un uomo. — 
Cattaneo: sull’istologia del ventricolo e del proventricolo del Melopsittacus un- 
dulatus Shaw. \— Maggi: Intorno \ad alcuni-mierorganismi patologici delle Tro- 
telle. + Bonardi: Prime ricerche intorno alle Diatomee di Vall’ Intelvi. — No- 
tizie. — Magretti: Lettere dall’ Africa. | 

' Fasc. II. — Tenchini: Sopra un caso di prematura divisione dell’arteria ome.? 
rale (con figura). — Tenchini: Cervelletto insolitamente deforme di un uomo 
adulto (con figura). — C. Parona: Diagnosi di alcuni nuovi Protisti. — Bonardi. 

8 &. F. Parona: Sulle Diatomee fossili del bacino li&nitico di Leffe in Val Gan- 
dino (Lombardia). — Maggi: Tecnica protistologica (Cloruro di palladio). — No-. 
tizie universitarie. — (Cattedra e Stabilimento di Zoologia nell'Università di” 
Pavia). — Bibliografia. —_ Staurenghi: Sulla tisichezza polmonale, pel Prof. A.. 
De- Giovanni, È 

Fasc. III. — Maggi: Ricerca di dia al microscopio. — Maggi: Sull’analisi 
microscopica dell’acqua delie sorgenti chiamate FONTANILI di fontaniva del 
padovano. — Bonardi: Intorno all’azione saccarificante della saliva ed alla gli- 
cogenesi epatica in alcuni molluschi terrestri. (Comunicazione. preventiva). — 

Bonardi: : Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi. — Cattaneo: 
Fissazione, colorazione e conservazione degli Infusori. — Parietti: Ricerche re- 
lative alla ‘preparazione e conservazione di Bacteri e d° Infusorj. 

‘ Fasc. IV. — De-Giovanni: Studì morfologici sul corpo umano A contenzione! 
della clinica. (Nota IV*). — Zoja: Di una cisti spermatica , simulante un testi- 
<olo sopranumerario. — Luzzani e Staurenghi: Anomalie anatomiche. — Bonardi: 
Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi (cont. e fine). — Cat- 
taneo: Fissazione, colorazione e conservazione degli infusori (cont. e fine). 


ANNO VI. - Fasc. I. - Zoja: Di un solco men noto dell'osso frontale. (Comu- 
nicazione preventiva). - Luzzani e Staurenghi: Anomalie anatomiche (continua- 
zione e fine). — Parona: Materiali per la fauna della Sardegna (IX. Vermi paras- 
siti. - Cattaneo: Istologia e sviluppo dell'apparato gastrico degli uccelli. (Comu- 
nicazione preventiva). — Università di Pavia: Voti e proposte dei professori na> 
%uralisti cei alla facoltà di scienze matematiche e naturali. 


FASC. — Tenchini: Di una rara anomalia delle arterie e delle vene emulgenti.. 
- a ‘Dell’azione dei succhi digestivi di alcuni gasteropodi terrestri, St 
mido e sui .saccarosii. — Parona: Materiali per la fauna dell’isola di Sardegna (10.* 


Ulteriore comunicazione sui Protist della Sardegna). — Maggi: Sull’ importanza 
scientifica e tecnologica dell’esame microscopico delle nostre acque. — Rivista. 
(Cattaneo: Sui protozoi del porto di Genova di A. Gruber). 

Fasc. ILI. e IV. - Zoia: Di un solco men noto dell’osso frontale — So/co sopra-- 
frontale (2.° comunicazione). — Maggi: Sull.infiuenza d’alte temperature nello svi- 
luppo dei Microbj. — De-Giovanni e Zoja: Risultati d’esperienze sullo sviluppo e. 
sulla resistenza di bacferi e vibrioni, in presenza d'alcune sostanze medicinali. —' 
Maggi: Sul numero delle prove d'esame per l’analisi microscopica delle acque po- 
tabili e sultempo per ciascuna di esse. — Staurenghi e Stefanini: Dei rapporti delle 
fibre nervose nel chiasma ottico dell’uomo e dei vertebrati. (Comunicazione pre- 
ventiva). - Bonardi: Le acque termo-minerali di Acquarossa in Val di Blenio — 
Svizzera — (Relazione). - Bonardi: Intorno all’influenza dell’acido fenico sui 7f7- . 


crobj e sul loro sviluppo. 


. ANNO VII. — Fasc. I. —- Zoia: Sulla permanenza della glandola timo nei fan-. 
‘ciulli e negli adolescenti (Nota II°). — Maggi: Intorno alle ricerche di Pacini ri- 
gQuardanti i‘ Protisti cholerixeni. — Bonardi: Sulle Diatomee del lago d’Orta. - 
Maggi: Sulla analogia delle forme del Kommabacillus Koch, con quello dello Spi- 
rillum tenue Ehr. osservate-da Warming. — Pellacani: Sulla resistenza dei ve- 
leni alla putrefazione (Comunicazione preliminare). - Notizie: Girard: (Analisi 
di una nota del Sig. Hommel di Zurigo sul cholera). — Comunicazioni: Cuneo. 
Sunto della prelezione del Prof. C. Parona dell’Università di Genova. 

Fasc. II. — Zoja: Di ùn’ apertura insolita del setto nasale cartilagineo. (Co-. 
municazione preventiva). — Maggi: Intorno alle ricerche di Pacini riscuardanti 
î Protisti cholerigeni (cont. e fine). — Certes: Dell’uso delle:-materie ‘coloranti. 
nello studio fisiologico ed istologico degli infusorii. — Maggi: Per l’analisi mi- 
eroscopica delle acque. — Canna: Notizie universitarie. 5 ! 


sla 


LP 99 I | d'ii 


“Anno di fi Saiano 1893. NUra, 


Bollettino Scientifico 


REDATTO DA 
LEOPOLDO MAGGI 
PROF. ORD, DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA 
GIOVANNI ZOJA 


PROF. ORD. DI ANATOMIA UMANA NELLA STESSA UNIVERSITÀ. 


ACHILLE DE-GIOYANNI 


PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA ‘NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA, 


Abbonamento annuolItaliaT.. Esce quattro volte all'anno.— 

‘> > Estero » L1© orso Vittorio Eman. N. 73.|Gli abbonamenti si ricevonoìin 
Uimeniuniero:sevarato <a. 2lrro “nni Paviadall’Editore edaiRedat- 
Un numero arretrato, . > = Ogninum.° è di 32 pag. |vori. 


SOMMARIO 


P. PAVESI: Calendario ornitologico pavese 1890-93. —' R. Z0JA: Le cellule 
‘colorate dell’ ectoderma di alcuni idroidi (con una tavola). - R. ZOJA: Con- 
tribuzione allo studio delle sostanze cromatofile nneleari di Auerbach (in 
alcuni Ciliati, nella ovogenesi e nella fecondazione dell’Ascaris megaloce- 
phala, nelle ova partenogenetiche deil’ Aph:s rose), con una lettera in pro- 
‘posito,di Auerbach. - B. CORTI: Appunti stratigrafici sul miocene comense 
(nota preventiva). — Bibliografia. 


CALENDARIO ORNITOLOGICO PAVESE 
; 1890-93 
del Prof. PieTtRo PAVESI 


Dal giorno, in cuì licenziai per le stampe un secondo fa- 
scicolo di note fenologiche sugli uccelli della provincia di 
‘ Pavia(!), ho continuato il lavoro e mi trovo in grado di pre- 
sentare con molti particolari il carattere dei tre ultimi anni 
ornitologici, cioè dal passo autunnale 1890 al primaverile 1893. 
Mi sono diminuite: però le dirette osservazioni per cause 
diverse e mancate quelle che, in più o men lontane regioni 
‘ della provincia, facevano per me egregi amici, sui quali po- 
teva fidarmi circa la precisa determinazione delle specie. T'ut- 


(1) Cfr. Calendario ornilologico per la provincia di Pavia dall'estate 1886 alla 
primavera 1889, in Atti soc. Ital. sc. nat. XXXII. 18+9, p. 293; Calendario | 
ornitologico pavese 4889-90, in questo Boll. Scient. XII. 1890, p. 36. 


34 
tavia ne ho ricevute da altri(1) e raccolte io stesso abbastanza 
da costituire un discreto contributo alla faunistica locale, e 
materiale importante per quello studio delle migrazioni, che 
fu ed è principale obiettivo propostomi. 

Su questo argomento frattanto si sono pubblicati molti 
opuscoli e volumi, compreso il classico di Charles Dixon (?) e 
da noi non dimenticabili l’ ultima parte dei fisullati dell’in- 
chiesta ornitologica diretta dal prof. Giglioli (3), non che le 
memorie dei prof, Martorelli (4) e Paolucci 0). 

Il professore anconitano, ultimo nominato, fa molti e giusti 
appunti ai metodi seguiti fin qui, ed anzitutto sul non aver 
risposto alla parte del quesito 9 cat. B dettato dal Giglioli 
« con cui si domanda, in caso di passaggi straordinari, lo 
stato meteorico del giorno precedente e seguente » perchè se 
ne possano trarre le desiderate illazioni. 

Per mio conto osservo che, nell’ introduzione stessa del 
primo calendario, ho esplicitamente dichiarato di tenermi li- 
bero dall’ Inchiesta, alla quale per altro non hanno aderito 
neanche il co. Salvadori, nè il co. Ninni, le maggiori notabi- 
lità in fatto d’ ornitologia italiana ai nostri giorni; mentre 

| poi nel contesto io ho sempre tenuto conto dello stato atmo- 
sferico, e ne ho fatto cenno ove parevami utile e necessario. 
Inoltre mi sono riserbato di dare le conclusioni in lavoro spe- 
ciale, che sto preparando. Certamente il prof. Paolucci saprà 
meglio e prima di me toccare l’argomento con la competenza 
riconosciutagli dai colleghi e della quale diede sì belle prove (0); 
adesso io non ho motivo di adottare un sistema diverso e se- 


(1) Ringrazio l’avv. G. Nocca ed il notaio Ganassini di Pavia d’avermi co- 
municate le loro annotazioni di caccia con le reti (copertoni e quagliara); il 
cav. G. B. Minelli di Corana ed Emilio Gennari di Pavia per quelle con la 
spingarda, il Minelli sulla destra del Po tra le foci del Curone e della Staf- 
fora, il Gennari sulla sinistra quasi di fronte allo Scuropasso. 

(2) Z'he Migration of Birds, London 1892. 

(3) Votizie d° indole generale, Firenze 1891. 

(4) Le mute regressive degli uccelli migranti ed il loro scambio tra gli emisferi 
nord e sud, in Atti Soc. Ital. sc. nat. XXXIV. 1892, p. 37. 

(0) Nuove contribuzioni sulle migrazioni dell’ avifauna marchigiana, in Boll. 
Soc. Romana Zool. ]I. 1893, p. 86. 

(6) Gli uccelli migratori nella provincia d' Ancona, in Atti Soc. Ital. sc. nat. 
XVI. 1873, p. 113; Sopra alcune specie rare di uccelli nelle Marche, ibid. XX1V. 
1881, p. 45. 


\ 


6 85 
guo nel presente calendario quello dei due primi, come vi con- 


servo la. nomenclatura del Salvadori (1) per semplicità ed uni- 
formità. 


1890. Luglio 17. Dopo le pioggie dell’ 11 e 12 ed il fresco dei giorni 
successivi, arrivati molti Gallinago calestis (2) a Caselle Badia e nelle 
risajo della campagna sottana pavese. 

— 19-21. Partenza dei Cypselus apus. Dal 21 al 28 se ne vedono an- 
cora, ma di passo, e qualcuno ricompare in Pavia il 5-6 agosto. 

— 82. Uccisa una Scolopax rusticula con quattro pulcini suoi a Mira- 
dolo sui colli di S. Colombano al Lambro. Conferma il fatto di ni- 
dificazione accidentale da noi, osservato anche il 13 maggio 1857 
(PraDA, Avif. pav., pi 146). 

Nel mese molte Turiur auritus a Torre d'Isola ed altrove. 

— Agosto 15. Nella vallata del Ticino da Villanova d’ Ardenghi a 
Scarpone, e sotto Chignolo-Po sono abbondantissime le Gallinayo ce- 
lestis, come nei vicini salceti la Budytes flavus. In discreto numero 
Tringoides hypoleucus ed Helodromas ochropus. Verso la foce del Ti- 
cino Sterna hirundo e Hydrochelidon leucoptera. Quivi vengono uccisi 
alcuni individui di Nyroca africana, che vedonsi in tutta la seconda 
decade del mese; così a branchetti verso Mombolone ed in altri luo- 
ghi sono Anas boscase Querquedula crecca. Contempor SICA ne tro- 
vasi qualche Porzana fulicula. 

In conseguenza della terribile grandinata del 14 raccolgonsi morti 
a diecine, a centinaia beccaccini, tortore, merli, gazze, ecc. da col- 
mare il carniere ai cacciatori} i contadini fanno sacchi di passeri. 

— fl. Comincia a segnalarsi il ripasso di Coturnix communis ed alla 
quagliara di Bressana-Bottarone se ne prende una trentina. 

— 20-25. Le migliori prese alle quagliare nel mese d’ agosto, special- 
mente presso Arena-Po. 

— Settembre 2. Avvertonsi alquanti Miliaria europea a Pavia, di passo 
molto anticipato. 

— 4. Un Cypselus melba è veduto a Travaccò-Siccomario, riveduto an- 
che 1’ 11. Gallinago celestis in discreto numero nelle risaje grandi- 
nate; Coturnix communis sempre poche. i 

— #-9. Riprende un passetto di Coturnir communis, ma poi va dimi- 
nuendo e s'annulla in breve. 


(1) Elenco degli uccelli italiani, in Ann. Mus. civ. Genova 2. III. 1887. 

(2) Questo calendario è scritto per gli scienziati, quindi adopero i nomi 
tecnici, ricordando il bisogno d’intendersi a vicenda, che l’Errera compendiò 
nel grido: Belte! lateinische Namen! (Biolog. Centralbl. XII. 1892, p. 314), in- 
dirizzabile specialmente agli inglesi, i quali si ostinano a servirsi di nomi 
volgari, vero tormento di chi vuol consultare le loro memorie, pur non igno- 
rando la lingua di Byron. Coloro, che non fossero zoologi, troverebbero nel 


mio primo calendario quasi tutte le corrispondenze italiane e dialette dei 
nomi tecnici quì usati. 


36 


1899. Settembre f 1-12. Moltissime Turtur auritus emigranti. Al primo 


taglio dei risi nei dintorni di Pavia frullano poche L’orzana fulicula: 
abbondantissime invece sono a Torre d’ Arese, Lacchiarella, Mar- 
cignago ecc., insieme con notevole numero di Gallinula chloropus. 
30. Ucciso un Charadrius pluvialis ed un’ Ardea purpurea a Marci- 
gnago. 

I giorni di migliori prese coi copertoni nei dintorni di Pavia sono 
9, Il e 14 sereni, 16 e 18 nuvolosi, specialmente dal 25 al 80 con 
tempo vario, nebbia e vento di ponente. 

Ottobre 10, Buon passo di Turdus musicus alla Caima e di uccel- 
letti da proda. 

12. Ivi in discreto numero Fringilla celebs e Ligurinus chloris. Ve- 
duti branchi di Corvus frugilegus d’ arrivo. 

13. Moltissimi Fringilla celebs e qualche Cannabina linota. 

16. Altro buon passetto di Cannabina linota ed alcune puntate (pav. 
zibière) di Alauda arvensis. 

Ottobre 17. Alcuni Serinus hortulanus, specie rara, che passa sem- 
Rio alla metà d’ ottobre. 

. Gran passo di Cannabina linota. Nell’istesso giorno e fino al 25 
nelle puntate di Alauda arvensis, che tengonsi alte, con venti de- 
boli del 1° quadrante (da N ad E). 

Veduto un Lanius excubitor, il quale è sempre meno raro in 
questo mese. 
28. Con un po’ di neve, moltissimi Turdus musicus; poi, d’un tratto, 
dal 29 al 31 molte Scolopax rusticula nei boschetti della Vernavola, 
nelle selve del Ticino e del Po, non che sulle colline oltrepadane a 
Montalto pavese. 

In questa settimana discreto passo di palmipedi sul Po, special- 
mente Anas boscas, Aethyia ferina, Querquedula crecca. Osservansi 
sul Po, di fronte allo Scuropasso, branchetti di Chaulelasmus streperus, 
qui di solito isolati. 

30. Uccisa una femmina di Otis tetrar a Lomello (Corr. PRrIV.), forse 
la medesima frullata ripetutamente giorni prima a Mombolone. Re- 
sta però sempre specie accidentale per la nostra provincia. 

I giorni di più abbondanti prese di uccelletti ai nostri copertoni, 
oltre quelli già indicati, sono il 5, 14 e 18 sereni, dal 19 al 21 nu- 
volosi, 24 e 25, 29 e 20. 

Novembre 2-1. Buon passo di Cannadina linota e Alauda arvensis nei 
contorni di Pavia. 

3. Ucciso alla Gaviola non lungi da Carbonia Ticino un Gallinago 
celestis clorocroico (Mus. Civ.). Nessuna differenza notevole ‘all’ in- 
fuori dell’impallidimento generale di colore, sì che il nero ed il 
bruno sono cenere più o meno intenso; però ha una testa relativa- 
mentre molto grossa 

Nella prima decade sono molti Gallinago c@elestis, moltissime le 
Scolopux rusticuta, che così si mantengono fino al 20 del mese. 
Nella seconda decade presso Vigevano è ucciso un Cygnus musicus. 


w 37 


1599. Noscnpre 19-20. Abbondanti sul Po e finmi minori Mareca pe- 
nelope, Querque dula crecca, alcuni giovani di Clangula glaucion e 
qualche Anas boscas di arrivo. 

— 27. Rotta del passo (pav. sbour/atà) Ai Anas boscas, Querquedula 
crecca ed Aethyia ferina, accompagnato da poca neve quì, ma con- 
temporaneamente alle grandi nevicate del Veneto Il 28 segue un 
po’ di neve e l’ Anas doscas è abbondante dappertutto. 

i — 89 Regulus cristutus alla Gardona presso Pavia, molti branchetti di 
d Miliuria europea al Molinazzo Ci sono ancora parecchi Crex pratensis. 
i — Dicembre 5-7 Buon passo di Mareca penelope Una Fuligula marila 

è sul mercato e viene dal pavese, dov’ è diventata rara specie. A 

Pieve Porto Morone è ucciso un maschio di Colymbus arcticus (GAB. 

LicEO). 

— 6 Grossi branchi di Sturnus vulgaris alla Mora presso Pavia, Ae- 
thyia ferina in discreto numero sul Po. 

— 14 Veduti molti Larus canus grossissimi, al Lanconepresso il ponte 
di Mezzanacorti/snl Po, vagare qua o colà e posarsi sul ghiaccio. 
— #6. Alla foce del Ticino è preso un bellissimo maschio adulto di 

Clangula glaucion. Circa nell’istesso luogo, ma oltrepassata la punta 

di Lainati in Po, è uccisa una giovane Harelda glacialis (Mus. Civ.); 

l'abito variegato potrebbe far supporre un maschio giovane, però 

l'esame anatomico la dimostra una femmina. Era sola, come sbalor- 

dita, nè avvertiva i colpi di spingarda sparati vicino a lei pochi mi- 

nuti prima. Questa specie è nuova per la provincia e tutta la Lom- 

bardia; deve figurare fra le più importanti catture qui fatte a me- 

moria d’ uomo. La determinazione mi venne riscontrata esatta dal 
- co. Salvadori. 
— 17-19. L’ Harelda previene le nevicate di questi giorni, durante e 
dopo le quali sono abbondantissime le Alauda arvensis e Vanellus 
capella alle marcite del pavese e della Lomellina; abbiamo anche 
molti Gallinago celestis 0 specialmente Limmnocryptes gallinula, che 
quest'inverno trovansi in numero eccezionale nei nostri dintorni. I 
_- Chroocephalus ridibundus poi non si sono mai visti in sì grande quan- 
% tità sul Ticino, sulla piccola e famosa Vernavola, nei campi, do- 
vunque. 

— 22. Con la fitta nebbia e la bassissima temperatura (— 11°)i Chroo- 
cephalus si mantengono in gran numero, sono assai diminuite Va- 

+ mellus, Alauda e Gallinago. 

1591 Gennaio 2. Presa a Sommo una femmina adulta di Otis tarda 
(Mus. Univ.), grassissimo PSOMIGIATO del peso di cg. 3.600, lunghezza 
totale m. 0.81, ala 0.68, coda 0. 22, becco 0.085, tarso 0.12. Di questi 
giorni ne è stata uccisa un’altra a S. Giacomo di Laglio e forse 

una terza a Casorate I. 

— ®. Ucciso sul Ticino presso Vigevano un maschio adulto di Tadorna 

__ cornuta (Mus. UNIV.). 

— 6. Con la neve, un branco di sette Cygnus Bewicki si posa nella tesa 


n 


38 

da anitre di Cascina Brunori; ne vengono uccisi quattro (uno în 
Mus. Civ., il resto in CorL. PrIv.). È specie nuova perla provincia 
e per tutta la Lombardia; anzi non se ne conoscevano che due esem- 
plari, di Massaciuccoli e di Taranto, presi finora in Italia. Gli adulti 
sono d’ un bianco impuro, i giovani cenerone; le loro piccole di- 
mensioni, la forma ed il colore del becco precisano la specie. Ne ho 
dato notizia nel Caccia e tiri n. 169 del 22 gennaio 1891, p. 28. I ci- 
gni avevano fatta la loro comparsa straordinaria nella bassa Lom- 
bardia fino dalla metà di dicembre, ma non so che fossero di questa 
interessantissima specie minore /C. olor var. minor Pall., o C. minor 
Keys. Blas.). 

1891 Geunaio 7. Un altro individuo di C. Bewicki (Mus. UnIv.), pare 
di quello stesso branco, è ucciso, in tempo di nevischio, sul Ticino 
poco sopra Pavia e proprio di fronte alla cascina Mascherpa. Gli 

_ ultimi due a S. Cipriano Po. 

— 9. Un branco di 17 Anser segetum, qualcuna uccisa, si posa al Co- 
lombarone. 

— 10. Altra femmina di Cygnus Bewicki (CoLL. PRIV.) è uccisa a Lo- 
mello in una tesa. 

— 13. Due bellissimi maschi adulti di Mergellus albellus uccisi sul Po 
(CoLL. PRIV.). 

— î5. Nuovo individuo di Cygnus Bewicki ucciso a Valleggio in Lo- 
mellina. 

— 18. Ancora un individuo veduto sul Po al Novello. 

Coi forti freddi qualche Anas boscas e perfino Dafila acuta; un ma- 
gnifico maschio adulto di Mergus merganser (Mus. UNIV.), con petto 
e ventre elegantemente coloriti di paglierino, ucciso sul Po a Cer- 
vesina 

— 119. Un’ Anser albifrons nella tesa Ricotti di Bornasco. 

— 22-26. Prima otto, poi due Cygnus, ignoro di quale specie, vagano 
nelle marcite di Sedone e sul Ticino dal Molino della Valle a S. 
Sofia. 

— 84, Sul mercato, uccisi in questa settimana nel pavese, sono un 
Mergus merganser, parecchi Mergellus albellus, molti Limmocryptes 
gallinula. 

— Febbraio 10. Un Cygnus, parimenti di specie ignota, veduta nella 
tesa presso Carbonara-Ticino. Anser segetum sul Po al Novello. 

— 13. Dopo giorni sereni o di tempo vario, con freddo intenso, un 
altro branco di sei Oygnus musicus alla mattina vedesi sulia marcita 
della Vella, risale il Ticino, posa al confluente del Naviglio e, scac- 
ciatone, perduto in mezzo alla fittissima nebbia, parte ripara nel 
Lunone dietro il Borgo Ticino, uno dei quali spaventato batte contro 
le corde delle lavandaie, cade ed è preso vivo (Corr. PRIv.), altri 
due sono uccisi poi alla solita tesa di Cascina Brunori (CoLt. PRIV.). 

— 16. Uccisa in una vigna della Colombara-Prinetti, circondario di 
Voghera, una femmina di Otis tarda (Mus. Civ.) Esemplare enorme 


; 39 
della lunghezza totale di m. 1.10. ala 0.85, apertura ali m. 2, lun- 
ghezza della coda 0.26, del becco 0.04, del tarso 0.16, circonferenza 
del tronco 0.65, peso cg. 8. 100; il piumino, cioè le fine barbe ba- 
sali delle piume, è d’ un bel color roseo. Erano tre, fra questi pare 
un maschio, ed i due rimasti veduti anche il 19. 
| I giorni precedenti e seguenti questa comparsa sono sereni, no- 
tevole soltanto il forte vento di E ad ENE nella notte sopra il 14. 
1891. Febbraio 20. Spie del passo, o precursori, di Querquedula circia 

| accertate sul Po al Novello. i 

— 2. Buon passo di palmipedi, il più gran numero di Dafila acuta, 
frammezzo qualche Querquedula circia. 

Nella settimana dal 22 al 28, con tempo buono e tiepido, arrivate 
alcunè Porzana fulicula e Scolopax rusticula; le Vanellus capella pas- 
sano in straordinaria, eccezionale quantità. 

— Marzo f. Sparsi’ molti Mareca penelope e Anas boscas. Arrivati i 
Turdus iliacus, che crescono a gran numero nei giorni successivi se- 
reni e relativamente caldi. 

— 4-8. Le Scolopax rusticula si fanno meno rare. 

— 6. Non poche Querquedula circia insieme con altri palmipedi di passo, 
che però è debole. 

|— ®. Con pioggia e tempo vario, arriva l’ Upupa epops nei boschi del 
Ticino, qualche Hirundo rustica svolazza a Belvedere, alquante Che- 
lidon urbica di passo sopra il ponte di Pavia. 

— 10. Aumentano i Gallinago celestis e ci giungono altre Porzana fu- 
licula. 

— #3. Gran numero di Limmnocryptes gallinula nelle risaje sotto Mira- 

«dolo. 

— f7-19. In seguito alle continue pioggie, e con la piena dei fiumi, 
riprende forte il passo dei palmipedi sul Po, vedonsi moltissimi 
branchi di Dafila acuta, Querquedula crecca e circia. I Porzana fu- 
licula abbondano lungo i canali, negli stagni e nelle risaje. 

— 20. Tornato il sereno, il ripasso dei palmipedi è sospeso. Nei giorni 
seguenti aumentano gli uccelli di ripa. 

— 23. Un bellissimo esemplare femmina di Podicipes cristatus (Mus. 
UNIV.) è ucciso alla foce del Ticino. 

— 24-26. Notevole il passo di Spatula clypeata, quasi esclusiva in questi 
giorni sul Po a Corana. 

— 27-31. Con tempo sereno, ma fresco e ventoso, riprende anche no- 

— tevolmente il passo dei palmipedi sui fiumi, e fra di essi alquante 
Querquedula circia. Abbiamo poche Perzana fulicula, alcune Galli- 
nula chloropus ed Aegialitis hiaticula d' arrivo, qualche Gallinago 

‘ major. 

— Aprile 2. Veduti i primi Cypselus apus in Pavia. 

— 8. Con tempo vario, ed un po'di pioggia del 7, arrivano le Chelidon 

_rbica, che si fermano, ed aumentano i i 

- In questa settimana sono ancora molti palmipedi sui fiumi, nei 
fossati ecc. del pavese, 


40 

1891. Aprile 10, Prima comparsa di Coturnit communis, innanzi le 
pioggio ed i temporali della seconda decade d' aprile. 

— 12. Udito lo Iynx torquilla nei dintorni della città. 

— 16. Udito il Cuculus canorus presso il Gravellone. 

— f$. Canta la Luscinia vera. 

— 19. Mentre piove e spira vento di SE-W-NE, passano ancora molti 
branchi di palmipedi sui fiumi, specialmente di Querquedula. 

— 20. I Cypselus apus sono assai numerosi, ma pochissimi i Chelidon 
urbica. In questa seconda decade sono arrivate tante Coturnix com- 
munis. 

— 26. Con tempo vario, anche piovoso, stormi di Chelidon urbica ed 
Hirundo rustica passano insieme sopra il Gravellone morto. 

Nell’ ultima decade le Coturnix communis sono abbondanti al Sic- 
comario ed altrove, così nella prima decade del mese seguente. 

— Maggio 411. Una femmina adulta di Ciconia alba è uccisa a Carbo- 
nara Ticino. 

Alla fine del mese due Grus communis hanno nidificato nei din- 
torni di Villarasca; nel giugno una Platalea leucorodia si fermò al- 
cun tempo in quella stessa località. 


— Luglio 17. Un Cinelus merula è preso in città; essendo giovanis- 
simo, unicolore grigio al ventre, credo provenga -da nido fatto nei 
dintorni di Pavia. 

— 20. Partenza della massa dei Cypselus apus. Dopo temporali, pioggie, 
nubifragi dei seguenti giorni, molti ricompaiono e si vedono fino 
al 26. 

— 2". Alquante Gullinago c@elestis d'arrivo trovansi lungo il basso Ti- 
cino; in numero straordinario nelle risaje sotto Corteolona ed al- 
trove. . 

— Agosto 15. Abbondanti ancora sono questi beccaccini a Mombolone; 
quivi veduto una Vanellus capella e uccise alcune Nyroca africana. 

Abbiamo molti Oriolus galbula e Turtur communis, poche Coturnix 
communis. 

— 18. Ucciso a Casatisma un Chelidon urbica albino (CoLL. PRIV.). 

— 23. Passano sul basso Ticino molti Cypselus apus, arrivati Totanus 
glottis, uccisi alcuni Dafila acuta giovani. 

— 25. Uccisa una femmina di Podicipes cristatus sotto Belvedere. nel 
Ticino. 

Dal 18 al 29 buone prese di Budytes flavus. Le giornate meno 
infelici nel ripasso della Coturnix communis alle quagliare sono dal 
27 al 29; esso ripiglia dopo, il 2 settembre. 

— Settembre 3. Molti Totanus glottis e qualche Actodromas minuta sulle 
sabbie di Po e Ticino. In questi giorni è abbondante la Querquedula 
erecca nel Po sotto il ponte-chiatte della Stella, al Tornello, ecc. 


4l 


1894, Settembre 5. Nel Po-morto'al Zerbo, sotto Belgioioso, uccisa’ 


una femmina di Ciconia nigra, specie accidentale da noi, certo assai 
‘assai più rara dell’ aiba. ì 


3. Caprimulgus europ@us ancora nidiacei nei salceti del Ticino sopra 


Pavia. In questa settimana è presa -una ZMerodias alba a S. Giacomo 


di L Laglio; e nel pavese sono uccisi due Passer montanus albini, uno 
perfetto, i altro incompleto. î Vis: 

9. Al primo taglio dei risi frullano pochi Porzana fulicula. 

10-11. Una Scolopax rusticula è trovata più volte nel bosco del Rot- 


tone presso Pavia, forse estivata quì, perchè d’ arrivo sarebbe in 
eccezionale anticipazione. 


Le Coturnix communis di passo sono Sonne scarsissime, però meno 
dal 12 al 14. 
19. Un maschio giovane di Platalea leucorodia (CoLL. PrIV.), specie 
accidentale in provincia. è ucciso a S. Cipriano-Po, innanzi il tem- 
porale e le pioggie dei due giorni seguenti. 


20. Immensi stuoli di Hirundo rustica, Chelidon urbica e Cotile ri- 


paria passano sul Ticino a Mombolone. 
20-30. In alcuno risajo a Torre d’ Arese; Villarasca, Vigalfo, sotto 
Corteolona, ecc. abbondano grandemente i Porzana fulicula; in ajtre,. 
p. e. a Cantugno, ne frullano pochissimi. Molte le Gallinula chlo- 
ropus ne] pavese. 
In quest’ ultima decade arrivano con anticipazione Erithacus ru- 
becula, Anthus spinoletta; a Corteolona passano moltissimi Pringilla 
colebs e Ligurinus chloris. Le migliori prese ai copertoni in questo. 


‘mese sono dall’ 1 al 3, dal 7 al 9, dal 18 al 20. 


Ottobre 2. Passano Pelidna alpina lungo il Ticino sopra Pavia 

G. Precedono lo pioggie buone prese di uccelletti con le reti; dopo 
comincia il passo a brauchetti di Cannabdina linota e o Gal- 
linago celestis in gran numero. 

#. Nel pavese è uccisa una magnifica ni di Falco peregrinus, 


i specie rara. 


81-12. Con tempo vario, forte passo di FringiHla caelebs, F. monti- 
fringilla, Anthus diversi. Branchi di Vanellus capella sopra Sabbione. 
15. Preso un maschio giovane del rarissimo Aegiothus linaria al Val- 
lone della Flavia, non lungi da Pavia; alquanti Serinus Rortulanus e 
Chrysomitris spinus alla Caima. Fino al 19 le prese di uccelletti con 
le reti sono abbastanza ragguardevoli. 

20. Arrivate parecchie Scolopax rusticula con pioggia. Dopo tre 
giorni di cattivo tempo ripiglia un buon passo uccelletti. 

23. Quello del Chrysomitris spinus si fa eccezionale. 

25. Malgrado lo pioggie e le piene dei fiumi, non sono giunti uc- 


‘cejji aquatici; ritornano però in discreto numero i Gallinago cele- 


- stis alle risaje. 


27.31. Nuovamente alzatisi i fiumi, si fanno vedere alcuni branchi 


di aquatici, specie di Fuligula e Querquedula crecca. 
* 


42 


1891. Ottobre 30-31, Buone prese di uccelletti coi copertoni. I freddi 
ci portano moltissime Vanellus capella. 

— Novembre 3-10. Con tempo sereno, ma freddo, gran passo di pal- 
mipedi sul Po e Ticino ; abbondauza straordinaria di Gallinago ce- 
lestis nelle valli e negli stagni lungo i fiumi. Sonvi ancora relativa- 
mente molti Crex pratensis ; nei boschi alcune Scolopax rusticula. Il 
G è uccisa una femmina adulta di Phalacrocorax carbo (Corr. PRIV.) 
a Bereguardo, 

— fi1. Nella valle del Ticino è ucciso un Gallinago celestis col dorso 
uniformemente plumbleo. 

— f4. Altro esemplare melanico è ucciso a Groppello-Cairoli; mi si 
dice tutto nerastro. Sfortuna vuole che questi due beccaccini non 
siano conservati e vadino perduti per la teratologia. Scolopax ru- 

 sticula aumentate. È 

— #9. Con nebbia e tempo vario, è uccisa al Morgarolo di Groppello 
una femmina adulta di Ciconia nigra. 

— 29. Veduta altra Ciconia nigra alla Cavalléra sotto Carbonara-Ti- 
cino. 

Nell’ ultima decade del mese sono quasi scomparsi i palmipedi e 
gli uccelli di ripa; uccisi alcuni Colymbus septentrionalis (una fem- 
mina CoLr. PRIV.). 

— Dicembre 14. In tempo piovoso e vario, un branco di cinque Anser 
albifrons sul Po di fronte al Mezzanino, specie rara da noi; molte 

_ Querquedula crecca sul Po a Corana. 

— 16. Numerose le Scolopax rusticula. 

— #8. Cominciano i forti geli e ritornano in quantità Anas boscas e 
Querquedula crecca sul Po; anche Anser. 

È ucciso a Vigalfo un Passer montanus tutto color cenere chia- 
rissimo, con le macchie gulare ed auricolari appena accennate. 

— 20. Straordinaria quantità di Anas boscas, Dafila acuta, Querquedula 
crecca sul Po al Tornello, a S. Margherita, ecc. 

— 21-31. Ad onta della pioggia, e delle nevicate del 26-27, restano 
pochi palmipedi nei fiumi e canali, pochissime Alauda arvensis e Va- 


nellus capella alle marcite. 
Ù (Continua). 


Le: cellle colorate. dell cetoderma di aleui idro 


Nota del Dottor RAFFAELLO Z0JA 


(Con una tavola). 


Le colorazioni dei polipi idroidi sono generalmente attri- 
buite alle inclusioni colorate dell’endoderma od al perisarco. 


LI 


L'ectoderma è incoloro o presenta soltanto una lieve tinta 


| - WI 

diffusa quale è quella che si osserva per esempio in certe. 
regioni del corpo dell'Hydra vulgaris’ (1). Io non so che siano 
mai state descritte cellule colorate nell’ ectoderma di qualche 
idroide per modo che mi parve non priva di interesse la par- 
ticolarità di struttura da me osservata lo scorso febbraio alla” 
stazione zoologica di Napoli prima nella oi Iularella poly- 
zonias L., poi in altri idroidi. 

Sul corpo di questo idroide vivente si nota un numero 
«notevole di cellule a forma varia, spiccatamente colorate in 
verde, tanto che ad esse si può facilmente riferire la colora- 
zione paglierino-verdiccia delle colonie di” questo bel s_L05 
blasto. 

Le cellule accennate sono assai evidenti entro le idroteche 
ed alla parete interna del perisarco lungo l’idrocaulo, ma si 
‘vedono anche nell’ectoderma che riveste direttamente la la- 
mina di sostegno. Di frequente accade che, specialmente alla. 
parete interna dell’idroteca o del perisarco idrocaulare, esse” 
appaiano come libere, affatto staccate dal corpo dell’idroide. 
Una osservazione più attenta mostra però che questa è una” 
illusione e che esse fanno costantemente parte dell’ectoderma; 
questo, per mezzo delle sue espansioni pseudopodiformi, de- 
scritte e disegnate assai bene specialmente nell’ opera del 
Weismann@®, può rivestire la parete interna dell’idroteca e_ 
. del perisarco di uno straterello protoplasmatico tenuissimo, 
tanto che si dura fatica a riconoscerlo sul vivo. Nel caso 
presente però, l’esistenza in esso di queste cellule nettamente 
colorate guida a riconoscerlo più facilmente. Nelle idroteche 
le espansioni ectodermiche raggiungono spesso un notevole 
sviluppo di modo che, quando esse sono chiuse e gli idranti 
contratti, possono giungere, sempre appoggiate alla parete 
interna dell’idroteca, fino all’opercolo, mascherando l’idranto; 
in simili casi facilmente si riconoscono in esse i nuclei delle 
grandi cellule ectodermiche ed i confini di queste cellule. Si- 
mili espansioni, specialmente nella loro' parte terminale, dove 


(1) R. Zoya. Alcune ricerche morfologiche e fisiologiche sull’ Hydra. IS 
lettino scientifico, Pavia, 1890-91, pag. 78 dell’ estratto. 

- (2) A. WEISMANN. Die Entstehung der Sexualzellen bei den Hy drameduseni 
‘—:;Jena, 1883. 


44 


l’immagine non è intralciata da oggetti sottostanti, sono il 
luogo più favorevole per la osservazione sul vivo delle cel- 
lule verdi (fig. 1?). 

Esse hanno una forma assai varia e probabilmente mute- 
vole (attivamente o passivamente ?) coi movimenti dell’ ecto- 
derma; spesso hanno forma irregolarmente fusata e non di 
rado due o tre di esse possono essere in contatto fra di loro. 
Ad un ingrandimento di 500 diametri si vedono ripiene di 
granuletti verdi, quelli che danno loro la colorazione; i gra- 
nuli lasciano spesso nelle cellule uno spazio libero, tondeg- 
giante, evidentemente occupato dal nucleo. Oltre a queste cel- 
lule vi sono, nelle medesime espansioni ectodermiche, altre 
cellule che sembrano le consuete cellule ghiandolari ectoder- 
miche degli idroidi e rispondono esattamente a quelle verdi, 
salvo che i granuli loro sono perfettamente trasparenti; anche 
in esse si riconosce il posto del nucleo privo di granuli. Queste 
cellule sono assai rare; ne vidi qualcuna anche in diretto con- 
tatto con una cellula verde (fig. 22). Non so se si possano ri- 
tenere queste un diverso stadio di sviluppo delle cellule verdi; 
l'aspetto, prescindendo dal colore dei granuli, è, come dissi, 
identico; i granuli hanno le stesse dimensioni; non ho però 
mai trovato forme di passaggio fra le une e le altre. 

Quanto alla disposizione delle cellule verdi, esse sono ab- 
bondanti nell’ectoderma tanto degli idranti che dell’idrocaulo, 
non si trovano però sui tentacoli. 

In un'altra Sertularella, la S. Gayi Lamouroux, che ha 
una colorazione più pallida, vidi le stesse cellule verdi con 
gli stessi caratteri; le granulazioni erano soltanto notevol- 
mente più pallide. 

Anche in un Halectum, che è probabilmente quello de- 
scritto dal Weismann come Malecium tenellum var. Mediter- 
ranea(!), esistono cellule che per i caratteri rispondono alle 


(1) Ho indicato questo idroide col nome di Halecium tenellum var. medifer- 
"anea, perchè mi pare che in tutto risponda alla forma \descritta dal WeEIS- 
MANN. Una notevole differenza dalla descrizione sua trovai però nel seguente 
fatto : il WEISMANN dice che in questo Hz/ecixm non si ha traccia alcuna del- 
l’ idranto rudimentale, residuo del gonoforo; nella forma che ebbi io invece 
all’interno della gonoteca vidi sempre un idranto rudimentale »niccolissimo. 
Sarebbe, credo, lo stadio più regredito dell’idranto sessuato presso gli 4a- 
lecium; sono spiacente di non averne fatto un disegno a fresco; . ho voluto 
però accennare a questo notevole caso. i 


A 45 
precedenti: sono anche più intensamente colorate, con un 
tono più giallo; questo però non traspare dall’insieme della 
colonia, probabilmente per la minore trasparenza e finezza 
del perisarco. La disposizione loro in questa specie differisce 
da quella che hanno nelle due Sertularelle in questo che nel- 
l’ Halecium si trovano anche nell’ ectoderma dei tentacoli. 
Un quarto idroide dove osservai cellule analoghe è la Aglao- 
phenia pluma L. L'entoderma di essa è ripieno di bellissime 
zooxantelle e l’ectoderma presenta le consuete cellule ghian- 
dolari incolore ed oltre a queste le cellule verdi molto nu- 
merose, con colorazione assai intensa. Esse sono piuttosto pic- 
cole, hanno un aspetto meno spiccatamente granuloso dovuto 


al fatto che i granuli colorati sono di dimensioni assai varie 


e di forma irregolare; spesso una o due delle granulazioni 
sono assai grandi; il bordo di esse è più intensamente colo- 
rato. Le cellule verdi sono sparse per tutto l’ ectoderma, an- 
che in quello dei tentacoli e dei cnidofori. Particolarmente 
abbondanti e visibili sono alla estremità dei ramuscoli dove 
sì hanno le cappe ectodermiche che iniziano i nuovi idranti 
e nelle giovani corbule; queste parti già ad occhio nudo nel- 
l’idroide vivente si riconoscono colorate in un bel verde, Forse 
questa abbondanza apparente è dovuta più che altro allo strato 
più rilevante di ectoderma che esiste nelle indicate regioni; 
ad ogni modo è là che più facilmente si possono osservare. 
In questi luoghi hanno spesso, come anche presso gli altri 
idroidi, forma fusata od allungata coll’asse maggiore nella di- 
rezione dei raggi della calotta ectodermica. 

La mia attenzione venne richiamata da queste collalo sol- 
tanto negli ultimi giorni di un breve mio soggiorno a Napoli 
per modo che non potei estendere a molte speci le mie inda- 
gini; vidi però che le cellule verdi mancano alla Gonothyrea 


_Loveni Allman, ad alcune Obelie e Campanularie, nè potei ri- 
“scontrarle in alcun idroide gimnoblastico. 


Riprendendo a Pavia le osservazioni su materiale conser- 
vato, trovai che negli esemplari degli idroidi sopracitati, per 
fissare i quali avevo fatto uso dell’ acido osmico, le cellule 
verdi, anzi i loro granuli, avevano presa una spiccata colo- 
razione giallo-bruna, o addirittura nera, In questo materiale 


46 


conservato, parte del quale ebbi poi da Napoli per cortesia 
dell’amico Dr. Victor Willem, ho meglio potuto osservare spe- 
cialmente la forma delle granulazioni che, verdi nel vivo, si 
colorano in riero per l’acido osmico. 

Preparati fatti ponendo in glicerina il materiale fissato con 
‘acido osmico e lavato in acqua lasciano riconoscere le cellule 
in questione per una intensa colorazione bruno gialliccia. Se 
ne riconosce benissimo la disposizione e la forma varia, ri- 
spondente in tutto a quella visibile nel vivo (fig. 3% e 4°); 
anche nei preparati è ben distinta l’area chiara fra le gra- 
nulazioni, dove sta il nucleo. Le granulazioni appaiono ton- 
deggianti con un bordo più oscuro, quasi una forma anulare; 
ad un forte ingrandimento e dilacerando gli idranti in modo 
d’avere i singoli granuli staccati si può vedere che non tutti 
hanno un contorno perfettamente circolare; in qualcuno l’anel- 
letto presenta come un piccolo triangolo di sostanza colorata, 
che gli sta aderente (fig. 52). Alcuni idranti fissati con acido 
osmico, lavati in acqua ed alcool e lasciati poi per 7 od 8 
giorni riello ‘xilolo mi permisero di meglio osservare la forma 
e la disposizione dei granuli, e questo per una notevole deco- 
lorazione delle cellule. Nella fig. 6* ho disegnata la superficie 
superiore di una cellula, tralasciando ie granulazioni della. 
superficie inferiore che si potevano.vedere fuocheggiando. I 
granuli sono di forma circolare, quale più, quale meno deco- 
lorato; l’ anello scuro che si osserva nei preparati in glice- 
rina non è più visibile; sui margini della cellula invece di 
forme circolari si hanno quasi brevi lineette più oscure; le 
dimensioni loro ed alcune forme intermedie mostrano che esse 
rispondono ai granuli centrali. Questi hanno dunque la forma 
dì dischetti appiattiti e sono disposti presso le superfici della 
cellula e parallelamente ad esse; le lineette sono le sezioni 
ottiche dei dischetti veduti di profilo e che naturalmente sem - 
brano più colorati. La disposizione ora descritta è probabil- 
mente generale, ma non la si riconosce nettamente che in cel- 
lule meno ricche di granulazioni e dove lo xilolo abbia eser- 
citata una opportuna azione rischiaratrice. 

Non posso dire se la stessa colorazione nera sia assunta 
anche dalle rare cellule simili alle verdi, ma incolore, che si 


47 


‘osservano sul vivo. Le cellule della Aglaophenia pluma trat- 
tate con acido osmico ed osservate in glicerina mostrano un 
numero grandissimo di granulazioni che spesso hanno tutte 
l'aspetto di lineette (fig. 7*); qualche cellula eccezionalmente 
povera di granulazioni mi lasciò. vedere qui pure immagini 
-di dimensioni notevolmente varie e delle quali alcune sem- 
bravano accennare alla medesima forma discordale che si os- 
serva nella Sertu/arella (fig. 8"). Però qui le immagini sono 
assai complicate ed irregolari; spesso non-si vedono che li- 
‘ neette ugualmente orientate; si direbbe che i dischetti, se esi- 
stono, siano fra di loro paralleli e non seguano le superfici 
cellulari. Non ebbi materiale sul quale provare la azione de- 
colorante dello xilolo. i 

Ho detto che nella Gonothyrea a fresco non vidi nulla 
che rispondesse alle cellule verdi. In materiale conservato col. 
l’ acido osmico sono invece evidentissime cellule che si direb- 
bero identiche a quelle della Sertularella per forma e dimen- 
«sioni. Sono notevolmente numerose in tutto l’ectoderma. Nella 
fig. 10 è disegnato un gonoforo colle cellule che si vedevano 
alla sua superficie superiore. La colorazione data loro dal- 
l'acido osmico è più pallida che nelle altre speci. Ad un forte 
ingrandimento le granulazioni intracellulari, molto simili a 
quelle della Sertularella, si riconoscono la sede della colora- 
zione (fig. 92). 

Non ho alcuna osservazione che mi permetta di fare una 
supposizione fondata sulla funzione di queste cellule; credo 
| però di poter escludere che si tratti di organismi unicellulari 
| viventi parassiticamente negli idroidi come le zooclorelle e le 
zooxantelle e questo per l’ aspetto e la distribuzione loro e 
più per la somiglianza perfetta che, prescindendo dalla colo- 
razione presentano colle cellule ghiandolari ectodermiche degli 
stessi idroidi o di altri. 

Così pure non mi fu possibile fare osservazioni speciali 
sulla sostanza colorante dei granuli. L’aspetto di essi a fresco 
‘è oleoso; sembra che-l’ alcool abbia su di loro un potere 
solvente: non riuscii mai difatto a colorare le cellule verdi 
‘coll’ acido osmico su materiale conservato in alcool (Sertula- 
rella, Plumularia, Halecium), nè a ritrovarle su materiale 
dove abbia a lungo agito l'alcool dopo l’acido osmico, 


48 


Così l'alcool dove aveva posto una colonia di Sertularella 
era il giorno seguente colorato distintamente in verde ed aveva 
un curioso odure aromatico piccante: non so però se quest’ul. 
timo potesse proprio attribuirsi alla Sertularella od a qualche 
altro organismo che casualmente le fosse unito. 

Anche l’ olio di bergamotto decolora prontamente le gra- 
nulazioni dall’acido osmico; tanto con questo reattivo che 
coll’alcool però si nota che, benchè sia scomparsa la colora- 
zione loro, la forma dei granuli persiste inalterata. Pare dunque 
che l'alcool agisca su una sostanza che impregna i SOgnII, 
non sui granuli stessi. 

Quando vidi la prima volta le cellule verdi colorate dal- 
l'acido osmico, fui tosto colpito dalla analogia che, special- 
mente nella disposizione, presentavano con le curiose cellule 
descritte come nervose dal Jickeli nell'Eudendrium e nelle 
quali appunto i granuli si colorano intensamente per l'acido 
osmico. (fig. 11). Anche le cellule dell’Eudendrium sono in re- 
lazione colle cellule ghiandolari ectodermiche (specialmente 
dell'anello ghiandolare), alle quali anche assomigliano per certi 
caratteri ed esse pure perdono la colorazione restando in al- 
cool alcun tempo, nè si colorano coll’ acido osmico dopo l’ a- 
zione dell'alcool. Una differenza spiccatissima sta nei prolun- 
gamenti spesso numerosi, lunghi e ramificati delle cellule del- 
l’ Eudendrium che contribuiscono assai a dar loro l’ aspetto 
di cellule nervose; negli altri idroidi sopra indicati io non ne 
vidi mai. Nell’idrocaulo però esse anche nell’ Eudendrium di- 
minuiscono assai la tendenza a dare prolungamenti (fig. 112 d). 
Si potrebbe trovare una differenza notevole anche nel fatto 
che le cellule dell’ £udendrium non presentano alcuna colo-. 
razione sul vivo, ma ciò si osserva anche nella Gonothyrea, 
le cellule dalla quale sono indubbiamente paragonabili a quelle 
della Sertularella. Io non voglio risolutamente affermare che 
le cellule di Jickeli dell’Eudendrium rispondano a quelle da 
me ora descritte, solo ho voluto rilevarne certe analogie. Uno 
studio più continuato su materiale fresco potrà dar maggior 
luce anche a questa questione e guidare forse anche a stabi- 
lire meglio la funzione delle cellule di Jickeli. 

Come dissi non trovai descritta alcuna cellula che rispon- 


vi alii 


49. 


desse alle cellule verdi, però il Jickeli() descrive brevemente 
e figura (Tav. XXVIII. fig. 26°) certe forme che mi pare ri- 


chiamino assai le mie cellule verdi. Probabilmente egli non 
potè riconoscere alcuna colorazione in vita di esse, perchè 
non osservò i pochi esemplari del nuovo idroide al quale si 


riferisce quella figura (Airchenpaueria sp.), se non su mate- 


riale conservato; questa dell’ aver studiato materiale conser- 
vato fu propabilmente la ragione che anche ad altri autori 
non lasciò prima d’ora riconoscere una particolarità così appa- 
riscente quale è quella della presenza delle cellule verdi. 

Il Jickeli paragona le immagini della Kirchenpaueria a 
certi « Inhaltskòrper » che egli descrive nell’ectoderma della 
Campanularia caliculata. To non conosco che per la sua figura 


«queste ultime forme, che mi pare però richiamino in qualche 


cosa le cellule dell’Eudendrium (secondo Jickeli manchereb- 
bero però di nucleo). 
Dal laboratorio di anatomia e fisiologia comparata della Università di Pavia. 


SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA. 


. Fig. 1.* Idranto di Serfularella polyzonias contenuto nella sua idroteca: 
nella espansione ectodermica che sopravanza i tentacoli si vedono le cellule 
verdi (c. v.) Koristka. oc. 4. Ob. 4 — tubo chiuso (dal vivo). 

Fio. 2.2 Sertularella polyzonias. Cellula verde (e. v.) in contatto con una 
cellula ghiandolare incolora. Koristka. oc. comp. 4; Imm. omog. 2 mm.; tubo 
160 mm. (dal vivo). 

Fig. 3.° Sertularella polyzonias. Acido osmico, glicerina. Cellule vath iso- 
late. Ko». oc. 4: Imm. 2 mm. 

Fig. 4.° Serlularella polizonias. Ac. osm.; glicerina. Porzione di idrocaulo; 
le cellule verdi sono tinte fortemente: p. = perisarco ; /. s. = lamina di so- 
stegno; le altre particolarità non sono disegnate. i 

Fig. 5.° Sertularella polyzonias. Ac. osm.; glicerina. Granulazioni intracel- 
lulari isolate; se ne vede la forma anulare ed in « le appendici triangolari. 
— Kor. oc. comp. 8; ob. Imm. 2 mm. (1000 x). 

Fig. 6.° Sertularella polyzonias. Ac. osm., acqua, alcool, xilolo. Cellula 
verde; sono disegnati soltanto i granuli superficiali di una porzione della cel- 
lu'a; sui margini i dischetti si vedono di profilo (1000 Xx). 

Fig. 7.% Aglaophenia pluma. Ac. osm., glicerina. Kor. oe. comp. 12; Imm. 
2 mm. (1500 X). 

Fig. 8.° Id. Sono disegnate solo alcune granulazioni che presentano la 


forma di dischetti. Il resto della cellula era troppo intensamente colorito 


(1500 X). 
Fig. 9.* Gonothyrea Loveni. A. osm. glicerina; cellula colorita dall’ ac. 
osmico (1000 Xx). Soltanto alcune granulazioni sono disegnate. 


(1) C. F. JICKELI. Der Bau der Enea II, Morphol. Jahrb, VIII, 
Bd.; IV _Hft, 1888. 


50 


Fig. 10.3 Gonothyrea Loveni. Gonoforo sul quale sono disegnate le cellule 
tinte dall’ ac, osm, che stanno sulla sua superficie superiore. Koris. Oc. 4; 
ob. 6. 

Fig. 11.3 Eudeadrium racemosum. a. Tentacolo colle cellule di Jickeli, 

b. Cellule di Jickeli del cenosarco, senza prolungamenti, 


Dontribuzione allo studio delle sostanze cromatofile nucleari di Auerbach 


I. In alcuni ciliati. 
II. Nella ovogenesi e nella fecondazione dell’Ascaris mega- 
locephala. 
III. Nelle uova partenogenetiche dell’ Aphis rosae 


. Ricerche del Dott. RAFFAELLO ZOJA. 


Fra le molte questioni che si presentano allo studio in 
relazione alle sostanze cromatofile nucleari dell’Auerbach, 
una delle più intessanti è quella che si riferisce al vario va- 
lore che esse hanno durante i fenomeni di riproduzione, tanto 
delle cellule per sè, quanto di un intero organismo. Di questa 
si occupano la importante memoria dello stesso Auerbach 
Ueber einen sexuellen Gegensatz in der Chromatophilie der 
| Keimsubstanzen, (1) e quelle di Rosen e Schottlander. @) 
Io intrapresi alcune ricerche su questo argomerto; la difficoltà 
di trovare materiale adatto mi costringe a dare staccati i ri- 
sultati di alcune di esse, rimandando ogni conclusione d’indole 
generale a quando sia esaurito il piano delle mie osservazioni. 
Come metodo usai generalmente quello suggerito dall’ Auer- 
bach (Sublimato, paraffina; liquido di Biondi ®)), Indico più 


(1) Sitzber. Kòn. Preuss. Acad. der Wissenschaften. Berlin. 189]. 

(2) Rosen. Ueber tinetionelle Unterscheidung verschiedener Kernbestand- 
theile und der Sexualkerne. 1892. Beitr. z. Biol. d. Pfianzen Bd VI. ScorTLAN- 
DER. Bzitràge zur Kenutniss des Zellkerns und der Sexualzellen bei Krypto- 
gamen. Tralascio di citare le ricerche di FrENZEL sulla divisione diretta 
(Arch. f. m. Anat. 1893) e quelle di LugsaNow, di KosINSKI e di altri perchè ì 
metodi da essi impiegati, benchè servano a far riconoscere parti diversamente 
colorabili nei nue!ei, non furono ancora rigorosamente confrontati con quelli 
usati dall’AUERBACH; da quanto ho potuto vedere tale studio comparativo do- 
vrebbe dare qualche risultato notevole. 

(3) Alcune indicazioni assai utili per la buona riuscita di questa colorazione 
si trovano in: M. HAIDENHAIN Ueber Kern und Protoplasma. Festsehr. Kòl- 
liker Leipzig 1892. 


| A Zoja-Cellule verdi degli tarocai: Boll Scrent AnnoXV SLII 


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2 5I 
avanti le modificazioni del metodo che trovai opportune in 
alcuni casi. 


Estendendo le ricerche sui ciliati ho potuto riconoscere in 
parecchie altre speci fatti analoghi a quelli già ot] nella 
prima mia nota. (1) 

La caratteristica struttura del macronucleo, cianofilo nella 
sua massa e ripieno di granulazioni eritofile, che avevo tro- 
vata particolarmente distinta in due speci del genere Balan- 
tidium ed in altri ciliati, si trova anche in parecchie altre 
forme. Tra queste indico lo Spirostomum ambiguum Ehr. che 
ha il macronucleo di struttura identica a quello dello Spiro- 
stlomum teres C. e L., benchè abbia, come è noto, un lungo 
nucleo moniliforme, mentre corto ed ovale è quello dello Sp. 
slenes. 

Nello Stfentor coerules Ehr. ho potuto persuadermi che il 
nucleo ha realmente nna fine punteggiatura eritrofila nella 
massa cianofila; talvolta in uno o più degli articoli del nu- 
cleo sono compresi alcuni granuli eritrofili assai più grossi, 
rotondi, circondati di un alone chiaro nettissimo. 

La struttura caratteristica del macronucleo ripieno di gra- 
nulazioni eritrofile di uguali dimensioni hanno pure parecchi 
dei ciliati che vivono parassiti nello stomaco dei ruminanti; 
fra questi accenno in modo speciale a varie speci di Ento- 
dinium; per la difficoltà di riconoscere in sezione le varie 
speci, avendo io avuto poco materiale a mia disposizione, non 
parlo di altre forme delle quali la determinazione mi parve 
dubbia. 

Nella Isotricha intestinalis Stein ho riconosciuto benissimo 
il carattere eritrofilo della membrana del macronucleo, con- 
cordemente a quanto osservai in altri ciliati. 

Come già dissi della Gastrostyla Steinei Eng. in parecchi 
altri ipotrichi vidi la sostanza eritrofila riunita in masse 
grosse e spesso a forma varia entro la massa fondamentale 


(I) R. Zoya. Sulle sostanze cromatofile del nucleo di alcuni ciliati. Boll. 
Scient, Pavia. N. 4. 1892. 


52 


vivamente cianofila del macronucleo. In una forma che credo 
l’ Mistrio Steinei Mùll. (determinata sulle sezioni) la sostanza 
eritofila è pure riunita in grossi granuli, ma questi sono re- 
lativamente costanti nelle dimensioni e tondeggianti, La fascia 
che divide in due parti i macronuclei di molti ipotrichi è pure 
eritrofila. 

I micronuclei mì presentarono pure le stesse caratteri- 
stiche già osservate. Totalmente e vivamente eritrofilo è il 
macronucleo della Isotricha intestinalis, come quello già da 
me descritto deì Balantidium (entrambi sono aderenti stretta- 
mente al macronucleo); vivamente cianofili i. micronuclei degli 
ipotrichi che sono invece staccati dal macronucleo. Ho potuto 
accertare questo fatto nella Gastrostyla Steinei per la quale 
l'avevo affermato sotto riserva, nella Stylonychia mytilus Ehr, 
nell’ Histrio Steinei; la colorazione azzurra che assumono 
questi grossi micronuclei è sempre. assai intensa e viva (come 
già osservai per il Chilodon cucullulus). 

Nella mia nota precedente ho accennato a certi macronuclei 
di Gastrostyla che presentavano una struttura filamentosa e 
che mi pareva dovessero riferirsi a forme in riproduzione per 
scissione; ne ebbi ora la dimostrazione presso l’Mistrio Steinet. 
Mi accadde di trovare sezioni che cadevano in modo da pre- 
sentare contemporaneamente la divisione dei macronuclei e dei 
micronuclei e, come prova indiscutibile che si trattava di 
forme in scissione trasversa, oltre la corona frontale di ciglia, 
l’abbozzo della seconda corona frontale a mezzo il corpo e 
di lato. In tali sezioni ho visto come nella Gastrostyla il ma- 
cronucleo costituito di un intreccio di sottili filamenti ciano- 
fili, frammezzati da spazi chiari; la sostanza eritrofila era 
pure disposta a filamenti, ma assai più corti e grossi ed in 
parecchi punti raccolta in granuli; la membrana eritrofila si 
vedeva assai bene continuarsi ancora per buon tratto fra i 
due macronuclei figli a documento della loro prima unione, 
La struttura eritrofila è forse dovuta al fatto che sì tratta 
qui di uno stadio assai avanzato della scissione del macronu- 
cleo, poichè già si stanno ricostruendo i macronuclei figli; 
probabilmente la sostanza eritrofila sta già raccogliendosi 


I 


- | sa 


— nella forma di granuli che essa ha durante gli stadi di riposo 
del nucleo. (1) — 


I micronuclei, che negli stadi di quiete sembrano affatto 
omogenet, mostrano essi pure durante la scissione una strut- 
tura filamentosa della loro sostanza, sempre intensamente cia- 
nofila.-I filamenti hanno una spiccata tendenza a disporsi lon- 
gitudinalmente e paralleli fra di loro, benchè ciò non avvenga 
in modo rigoroso. I filamenti cianofili, molto numerosi, dalla 
parte rivolta verso il micronucleo fratello terminano brusca- 


‘mente pressochè tutti su una linea e ad essi succede una serie 


di filamenti eritrofili, che convergono poi in una specie di pe- 
duùncolo. Non so se questi siano direttamente collegati coi fi- 
lamenti cianofili, nè se rappresentino vere parti del micronu- 
cleo, o la sua membrana ripiegata in modo da dare l’ imma- 
gine di filamenti, o se siano piuttosto di origine protoplasma- 
tica. È 

EL 


Dopochè l’ Auerbach(2 ebbe dimostrato che il nucleo 
degli spermatozoi è totalmente cianofilo, mentre totalmente 
eritrofilo è quella della cellula uovo, particolarmente interes- 
sante diveniva il vedere come le due sostanze fossero distri- 
buite nei due pronuclei e come si unissero a dare il nucleo 
della prima cellula embrionale, se cioè si potesse realmente 
dimostrare che i suoi elementi cianofili provenissero dal pro- 
nucleo maschile, gli eritrofili dal femminile. Le ricerche 
di Auerbach sugli animali e quelle di Rosen e Schot- 
tlander (3) sui vegetali non ci danno alcuna indicazione in 
proposito (4). 


(1) Ebbi in seguito l’ occasione di osservare una forma iniziale della scis- 
sione di un macronucleo dello stesso ciliato (forma a biscotto); anche in esso 
i filamenti eritrofili erano relativamente corti e grossi, erano però sempre 


. filamenti. 


(2) 1. e. 
(8) Io conosco i lavori di questi due botanici soltanto per la rivista che 


« ne fu pubblicata nel: Bulletin de la Soc. Belge de Microscopie XIX N. III, 
. 1892. 


(4) L’ AuERBACH nel suo lavoro sopracitato (1891) dice di aver fatto alcune 


' ricerche dirette a questo scopo, ma di non aver avuto buoni risultati a ca- 


gione del materiale poco favorevole. Egli aggiunge che, secondo la teoria 
di HERTWIG, isf zu erwarten, dass sich jedesmal der eine Pronucleus als kyano, 
der andere als erythrophil herausstellen werde. 


Volendo studiare la questione negli animali mi parve che 
meglio fosse il servirsi dell’Ascaris megalocephala e per le 
conoscenze assai particolareggiate che molti pregevoli lavori, 
e principalmente quelli di E. Van Beneden, ci hanno dato 
sui fenomeni di fecondazione in questo nematode e per la fa- 
cilità con la quale in esso si trovano i vari stadi successivi 
del processo di maturazione dell'uovo e di fecondazione. Una 
altra condizione che rende l’ Ascaris megalocephala particolar- 
mente adatto a questa ricerca è il fatto dimostrato da E. 
Van Beneden che in esso generalmente non ha luogo la 
coniugazione dei due pronuclei; resta quindi possibile stu- 
diare i due pronuclei isolati anche negli stadi più avanzati 
della loro evoluzione, senza pericolo che la fusione di essi 
possa portare dubbio sulla CrNaAIone degli elementi che li 
costituiscono. 

Sgraziatamente il materiale che ebbi a mia disposizione 
fu assai scarso per modo che mi vedo costretto a saltare al- 
cuni stadi importanti; penso però che non privi di qualche 
valore siano i fatti che ho potuto osservare ()). 

Sui tubi maschili non feci che pochissime ricerche: vidi 
soltanto che, concordemente a quanto osservò l’ Auerbach 
in vari vertebrati, insetti e chetopodi, il nucleo degli sper- 
matozoi maturi è spiccatamente ed esclusivamente cianofilo; 
attorno ad esso sta il corpo protoplasmatico eritrofilo, entro 
il quale sono evidentissime le granulazioni che stanno nel se- 
micerchio frontale. Gli stessi fatti dimostrano gli spermatozoi 
contenuti entro l’ utero ; il corpo conico rifrangente sembra 
essere amficromatico, però una decolorazione i fa 
infine prevalere il color rosso. 

Pei tubi femminili incominciai ad osservare la zona ger- 


(1) Per fissare le varie parti del tubo femminile e maschile usai general- 
mente la soluzione satura di sublimato corrosivo in acqua; per gli stadî dove 
gli involucri dell’ uovo sono assai resistenti trovai assai utile la miscela in 
parti uguali di alcool assoluto ed acido acetico suggerita da E. VAN BENEDEN, 
alla quale aggiungo però del sublimato a saturazione. Fatto il confronto con 
preparati. ottenuti col sublimato non trovai differenza alenna nella disposi. 
zione delle sostanze cromatofile; le particolarità minute sono però meglio 
conservate nel fissatore complesso. Benissimo vi si osservano le sfere di at- 
trazione. 


S 55. 
minativa (Keimzone) di Hertwig 0). Dato che in tutto l’ap- 
parato ovarico dell’'Ascaris vi fosse la spiccata prevalenza 
della eritrofilia che l’Auerbach trovò in tutto l’ovario di 
parecchi animali, desideravo vedere se questa si manifestasse' 
anche durante le fasi cariocinetiche. Potei invece persuadertmi 
che il filamento cromatico nucleare ed i cromosomi’ 
individualizzati sono cianofili, ed assumono col li. 
quido di Biondi una vivace colorazione verde brillante. Du-' 
rante lo stadio di spirema però entro il nucleo si vedono an- 
che alcuni nucleoli parietali eritrofili. 

Qui incominciano le lacune della mia ricerca e mi trovo: 
‘costretto a saltare alla zona di accrescimento (Wachstums- 
zone di Hertwig) e neppure al principio di questa zona, ma’ 
dove le uova hanno la caratteristica disposizione radiale ben 
nota. Nella parte più elevata da me osservata della zona di 
accrescimento i nuclei delle cellule sono piuttosto piccoli e. 
presentano una fina trama probabilmente eritrofila,. entro la 
quale sta però un grosso corpo pressochè sferico cia- 
nofilo, che occupa una posizione centrale; ì suoi contorni 
sono alquanto irregolari. 

In una regione più avanzata della stessa zona i nuclei. 
sono più grandi, tondeggianti; nel complesso sono èritrofili, 
ma presentano qui pure in una regione centrale o 
sub-centrale il corpo sferico cianofilo, che Ha un con- 
torno più regolare che nella zona precedente. Esso ha un dia-- 
metro presso a poco uguale ad '/, od ‘/, di quello dell'intero 
nucleo. Il corpo cianofilo assume una culorazione azzurra as- 
sai manifesta, benchè generalmente un po' pallida col liquido 
di Biondi e sembra avere una struttura omogenea (mate- 
riale conservato in sublimato o nel fissatore complesso sopra- 
indicato: alcool assoluto, acido acetico e sublimato). Attorno 
a questo corpo sta una trama eritrofila e pure distintamente 
eritrofila è la membrana nucleare. Presso il corpo cianofilo, 
spesso appoggiati alla sua superficie stanno uno o due cor- 
picciuoli intensamente eritrofili (nucleoli), e spesso la trama 


i x 


(1) Siccome il VAN BENEDEN indicò alcune modificazioni generali notevoli 
nelle femmine non fecondate di Ascerzs, credo bene indicare che il materiale 
nio fu sempre tolto da femmine fecondate. 


56 


eritrofila nucleare si ispessisce attorno al corpo cianofilo, come 
a formargli un contorno irregolare e non continuo. 

Il carattere eritrofilo e cianofilo delle due sostanze in tali 
nuclei è così spiccato che potei averne colorazioni ben diffe- 
nreziate con l’azione successiva del carmino alluminico e del 
verde di metile; tale colorazione ha il vantaggio di indicare 
assai nettamente le parti esclusivamente nucleari, ma gene- 
ralmente mi diede soltanto delle colorazioni sovrapposte, non 
differenziate. 

Negli stadi successivi fino a dove le uova si staccano dal 
rachide centrale el hanno la forma di clava, il corpo ciano- 
filo perde la sua forma regolare; talvolta lo si vede foggiato 
a. corto filamento variamente contorto e come formato di vari 
articoli staccati. Esso è sempre aderente al corpuscolo rotondo 
rosso, ma si è fatto più parietale. Non di rado attorno a questi 
due corpi cromatofili si vede una porzione più chiara che si 
distingue dal resto del nucleo, nel quale si ha una sorta di re- 
ticolo eritrofilo confuso. Probabilmente questo spazio chiaro 
risponde al protoialosoma di Van Beneden. 

Condizioni simili si osservano anche dove le uova hanno 
presa una forma ovoidale e mostrano evidente il disco polare 
(come nella fig. 4° tav. X* di Van Benedenl!), e sono com- 
prese in una porzione del tubo femminile dove ancora non si 
trovano spermatozoi. Il protojalosoma è qui più evidente;. 
entro ad esso stanno il corpicciuolo rotondo eritrofilo ed il 
corpo cianofilo che in qualche raro caso è ancora sferico (più 
grosso del corpo eritrofilo), ma generalmente ha una forma 
diversa e non di rado è formato quasi da due braccia lieve- 
mente curve che si tagliano ad x. I due corpi eritrofilo e cia- 
nofilo sono più o meno avvicinati e talvolta quasi congiunti; 
generalmente il cianofilo è più periferico, benchè questa di- 
sposizione non sia costante. 

Sarei assai imbarazzato se volessi stabilire un confronto 
fra i due corpi eritrofilo e cianofilo ed il .corpuscolo germi- 
nativo di Van Beneden, benchè tenuto calcolo della evolu- 
zione successiva si debba ritenere che esso risponda piuttosto 


(1) Recherches sur la fécondation ete. Archives de Biologie T. IV. 1882. 


+7 


# 


57 


al corpo cianofilo; resta sempre però dubbio a che cosa al- 
lora corrisponda il corpo sferico eritrofilo che Van Beneden 
non indica particolarmente entro il ialosoma. Per la sua co- 
stanza non lo si può ritenere uno dei pseudonucleoli di Van 
Beneden che casualmente sia sovrapposto al ialosoma. 

Forse la disposizione ad x frequente nel corpo cianofilo è 
già un accenno alla formazione dei due dischi cromatici de- 
scritti negli stadi successivi dal Van Beneden entro il ia- 
losoma. Tutta la parte restante del nucleo è anche qui eri- 
trofila; i pseudonucleoli di Van Beneden si vedono di fre- 
quente nelle sezioni al posto da lui indicato e sono essi pure 
eritrofili. 

Così si giunge alla porzione dell’utero dove compaiono gli 
spermatozoi. Quando lo spermatozuo è appena fissato sull’uovo 
le condizioni della vescicola germinativa sono come nello sta- 
dio precedente, soltanto che il corpo cianofilo non ha mai, 
almeno da quanto vidi, la forma sferica, ma sempre un aspetto 
complesso; inoltre qui vidi per le ultime volte il corpo eri- 
trofilo ancora aderente agli elementi cianofili entro il ialo- 
soma; in alcune uova non è più riconoscibile, come più non 
lo è negli stadi susseguenti. 

Il corpo cianofilo è sempre assai distinto negli stadi suc- 
cessivi della prima figura pseudocariocinetica e prende i vari 
aspetti della sostanza cromatica rappresentati nei disegni di 
Van Beneden.l) Così vidi ad esempio immagini rispondenti 
alle figure 78 della tav. XIII; 9, 14, 15, 16 della tav. XIV; 
1, 3, 5, 6, 7 della tav. XV: ciò che non risponde agli elementi 
cromatinici è tutto colorato in rosso; il protojalosoma si rico- 
nosce come una regione più chiara. Anche qui occorrerebbe 
l’impiego di una doppia colorazione puramente nucleare per 
vedere se il corpo eritrofilo perdura o se si confonde con le 
parti acromatiche e protoplasmatiche. Durante questi stadi il 
nucleo dello spermatozoo entro l’ uovo spicca sempre per la 
sua bella colorazione azzurra che non è del resto più intensa 
di quella degli elementi cianofili della prima figura pseudoca- 


(1) Non credo necessario dare deì disegni che, salvo le colorazioni, non 
potrebbero essere se non ripetizioni di quelli bellissimi di E. Van BENEDEN 
(op. cit.) 


08 

riocinetica. Non ho potuto osservare direttamente la espulsione 
del primo globulo polare, ma lo vidi però assai bene negli 
stadi successivi addossato alla parete nei vari aspetti indicati da 
Van Beneden (V. p. e. tav XVIII 05). Presenta alcuni corpi 
vivamente cianofili circondati da scarsa sostanza eritrofila. 

Anche durante gli stadi assai complessi della seconda fi- 
gura pseudocariocinetica i cromosomi mantengono spiccatis- 
sima sempre la loro natura cianofila. Anche qui indico gli 
stadi rispondenti alle figure di Van Beneden (i raffronti sono 
spesso fatti in base alla sola disposizione dei cromosomi, per- 
chè le figure acromatiche sono assai spesso mutilate dalle se- 
zioni in modo da essere irriconoscibili); Tav. XVII, fig. 15 e 
16; Tav. XVIII, fig. 4,5, 7; Tav. XVIII 4, fig. 1,2 e 3; osser- 
vai anche il secondo globulo polare nel momento in cui fa ernia 
al di fuori, come nella fig. 6 della tav. XVIII dis, e quando è 
espulso. Qui pure,i suoi elementi cromatici sono sempre inten- . 
samente cianofili. I più interassanti di questi stadi sono quelli 
nei quali, come nella fig. 2 e 3 della Tav. XVIII dis, si vede 
chiaramente la parte dei cromosomi che andrà a costituire il 
pronucleo femminile: anche questa è completamente 
cianofila. 

Del nucleo maschile non vidi, rispondenti a questi stadi, 
che piccole modificazioni quali sono quelle rappresentate alle 
tig. 1 e 2 della Tav. XVIII dé di Van Beneden. 

Qui è la più grave lacuna della mia ricerca: nelle sezioni 
della parte terminale dell’ utero di un Ascarîs ho trovate le 
uova che presentavano generalmente gli stadi della seconda 
figura pseudocariocinetica, molte poi che contenevano i due 
pronuclei col filamento cromatico completamente formato, ma 
non mi fu dato di osservare gli stadi intermedi, mentre sarebbe 
stato assai interessante il vedere se e come durante questi 
stadi si mutasse la colorabilità del pronucleo femminile. 

Trovai invece abbondanti e ben distinti gli stadi dove il 
filamento cromatico è ben disegnato nei due pronuclei che si 
avvicinano senza fondersi ed hanno presso \di sè le sfere di 
attrazione, esattamente disposte come nelle fig. 4. e 5 della 
Tav. I delle Nouvelles recherches di Van Beneden(, 


(1) E. VAN BENEDEN eé A. NEYT. Nou velles recherches sur la fécondation 


59 


In entrambi i pronuclei durante questo stadio i 
filamenti cromatici sono cianofili. Ho pure osservato 
qualche stadio meno avanzato, come alla fig. 2 della Tav. L 
(Nouvelles recherches), ed anche qui era evidente la presenza 
di elementi cianofili in entrambi i pronuclei; non posso dire 
però se a questi si aggiungessero anche elementi eritrofili (1). 

Per pormi al sicuro da possibili errori ebbi cura di non 
prendere in esame che le sezioni di uova dove entrambi i pro- 
nuclei erano contemporaneamente visibili. Avevo ottenuto le 
prime colorazioni servendomi del liquido di Biondi preparato 
da me; benchè la esattezza e netteza di immagini che avevo 
ottenuto anche su altri nuclei non mi permettessero di dubi- 
tare della bontà della miscela colorante, pure volli control - 
lare i risultati così ottenuti col liquido di Biondi preparato 
dal Dott. Griibler, diluito ed acidificato esattamente secondo 
le minuziose indicazioni date da M. Heidenhain; i risultati 
furono identici a quelli sopraindicati. 

Un’ altra prova della esattezza dei risultati è data dal fatto 
che i nuclei di altre cellule, nelle quali si hanno le due colo- 
razioni, sullo stesso vetrino presentavano nettemente le due 
sostanze cromatofile nucleari perfettamente colorate. Tali cel- 
lule erano: alcuni protozoi, le cellule della zona di accresci- 
mento dell’ovario e quelle della parete dell’ utero, che entro 
ad un nucleo a reticolo cianofilo presentano SEnoedo nucleoli 
eritrofili. 

Non ho potuto osservare con sufficiente esattezza nè la 
prima figura cariocinetica che dà luogo alle due prime cellule, 
nè gli stadi successivi, specialmente per la difficoltà grande 
di avere buone sezioni sottili di queste uova a tegumento 
tanto ispessito. 

Tuttavia io penso che queste ricerche, per quanto ‘incom- 
plete, valgano a dimostrare che, almeno nell’Ascariîs megalo- 
cephala, anche il nucleo dell’uovo, quando esce dallo 
et la division mitosique chez l’ ASCELLE mégalocephale. Bull. de l’Acad Roy 
de Belgique. 1887. 

(1) Le osservazioni di VAN BENEDEN sull’ Ascarés nero e quelle di 
Luggzanow. (Ar. f. m. Anat. Vol. 34. 1899) su di un ascaride del cane (Ascaris 


marginata?) mostrano precisamente fra i due pronuclei una somigliayza gran- 
. dissima. 


\ 


60 


stato di riposo per dar luogo tanto ai globuli po- 
lari, quanto agli elementi cromatici che devono 
prender parte alla prima figura cariocinetica, pre- 
senta la sostanza cianofila. Anche nelle uova di que- 
sto nematode però troviamo lo spiccato carattere 
eritrofilo di quasi tutto il nucleo durante la zona 
di accrescimento, benchè il corpo cianofilo von 
scompaia mai del tutto. 

Questi risultati potrebbero far ritenere che fra il nucleo 
dello spermatozoo a quello dell'uovo, quali general. 
mente si osservano e quali servirono dì base agli importanti 
studi dell’Auerbach,;ci sia una differenza di stato, 
per così dire, piuttosto che una differenza sostan- 
ziale. Lo stato eritrofilo del nucleo dell'uovo, stato 
che non si presenta in altre cellule e neppure, come vedremo, 
nelle uova a sviluppo partenogenetico, sarebbe quindi una 
condizione speciale che si osserva nel nucleo delle 
uova a differenziazione sessuale completa in un 
determinato periodo del loro sviluppo (forse nel pe- 
riodo di accrescimento). 

Prima di ogni generalizzazione occorrono tuttavia nuove 
ricerche; in esse sarà però necessario tener presente che, se 
gli organismi studiati presentano la fusione dei due pronu- 
clei prima della formazione dei filamenti cromatici, si potrebbe 
incorrere in errore ritenendo privo di sostanza cianofila il 
pronucleo femminile, mentre non lo è forse che nello stadio 
osservato. Io cercai di controllare i risultati sopra esposti 
sullo Sphaerechinus granvlaris, ma non potei trarne alcun ri- 
sultato certo. Vidi assai bene che nelle uova immature la ve- 
scicola germinativa è totalmente eritrofila, con un grosso nu- 
cleolo eritrofilo, in perfetto accordo colle osservazioni del- 
l'Auerbach, come vidi cianofilo il capo degli spermatozoi, 
eritrofllo invece il segmento mediano e la coda di essi; vidi 
pure che nella prima figura cariocinetica e nelle successive 
i cromosomi sono cianofili, ma non potei riconoscere nulla 
che si riferisse agli stadi più interessanti. 


(Continua). 


64 
APPUNTI STRATIGRAFICI SUL MIOCENE COMENSE 


Nota preventiva del Dottor BENEDETTO CORTI. 


L'abbandono in cuni venne lasciato questo terreno dai geologi lom- 
‘bardi, per Ja scarsità dei fossili mediante i quali stabilire dei sicuri 
riferimenti, mi sembrò giustificare lo scopo del presente studio al quale 
fui incoraggiato dall’ autorevole consiglio del mio Maestro Prof. T. Ta- 
ramelli. 

Fu così che nelle vacanze estive dello scorso anno compii una serie 
di escursioni nei dintorni di Como e di Varese, eseguendo colle tavo- 
lette topografiche alla scala di 1:25.000 il rilievo della zona miocenica 
che da Cumo si stende verso occidente fino allo sprone di Lissanza sul 
lago Maggiore e a mezzogiorno fino a Intimiano. 

La parte rilevata fino ad ora comprende le due tavolette: Como; 
Lurate Abbate e parte della.tavoletta: Malnate. Le difficoltà incontrate 
nello studio di questa regione per l'abbondante espansione quaternaria, 
alluvione posglaciale frammista alle morene rimestate e ai detriti di 
falda, mi hanno persuaso ad aumentare il numero delle escursioni, di- 
stribuite per zone molto ristrette, così altro di nuovo aggiungendo al 
già fatto, spero nel corrente anno di ultimare i dettagli di questo ri- 
levamento. 

Ora il motivo di questa nota preventiva è di rendere pubblici i ri- 
sultati delle mie osservazioni e ricerche che modificano in alcune patti, 
per quanto concerne l’area compresa nelle tavolette sopracitate, la carta 
del Curioni e il foglio Dufour colorito geologicamente dai Signori Sprea- 
fico, Negri e Stoppani ed illustrato dal Prof. T. ‘Taramelli, e alludono 
al rinvenimento di fossili in località di cui prima d’ ora non si aveva 
alcun sentore. 

| Circa al riferimento della Gonfolite comense al Tongriano piuttosto 
che al Bormidiano giudico prematura e avventata, per ora, qualunque 
mia asserzione; mi preme invece dichiarare che nella colorazione delle 
tavolette ho adottata la distinzione di due tinte; 1’ una si riferisce a 
banchi di arenirie cineree compatte talora con straterelli di lignite pi- 
cea cui seguono molasse giallastre o rubiginose facilmente sgretolabili 
per degradazione meteorica e alternanti colla gonfolite talvolta a grossi 
ciottoli di diorite, sienite, anfibolite, graniti, porfidi e micasciti. L'altra 
comprende degli strati di marne argillose compatte, cinevee o gialla- 
stre che danno lievissima effervescenza cogli acidi e sono poco digeri- 
bili in acqua distillata, la parte insolubile nell’ acido cloridrico è assai 
rilevante, queste marne argillose son molto ricche di idrossidi di ferro 
sotto forma di noduletti limonitici. 

La prima zona sta alla base della nostra formazione miocenica ed è 
forse a contatto inferiormente colle marne eoceniche in cui è scavata 


162 

la comba del lago di Montorfano, limitato da parziali lembi morenici, 
questa alternanza di arenarie, molasse e conglomerati rappresenta se- 
condo lo Stoppani (1) l'equivalente meridionale del Nagelfluh tanto svi- 
luppato nella Svizzera. Il Curioni (2) da un ciottolo contenente nummo- 
liti rinvenuto dai fratelli Villa nella Gonfolite del Castel Baradello e 
derivante dalla brecciola eocenica del Montorfano, deduce che quella è 
posteriore a questa, e dall’ essere in banchi eretti di molti gradi e tal- 
volta anche sconcertati, la ritiene anteriore al Pliocene tuttora indistur- 
bato nel bacino del Po e lungo le prealpi. Il riferimento della gonfolite 
al Bormidiano è sostenuto dal Taramelli (8). 

Sovrastano a questa formazione le marne argillose sopraddette il più 
delle volte abrase per una evidente denudazioue di area, ma. sempre 
nettamente distinte dalle sottostanti molasse, puddinghe ed arenarie. 

Traveler COMO. 

Il M. Tre Croci 457 m. che s’innalza a mezzo giorno di Como è la 
continuazione della Gonfolite del Castel Baradello, che si espande poi 
per tutta l’area sovrastante Albate, Avalle, Capiago, Tarlisea e Lipomo 
e che raggiunge la maggiore elevazione al M. Croce colla quota di 
523 m. i 

Secondo le mie osservazioni la Gonfolite occupa qui un’area mag- 
giore di quella segnata nella carta del Curioni e nel foglio Dufour. 

Nella prima sotto il nome di Banchi arenaceì marnosi si-estendono i 
limiti del miocene fino ad Albate, Senna Comasco e Capiago a S. E, 
mentre a N. E. sono circoscritti all'area occupata dal M. Tre Croci e 
dal M. Croce, escludendo buona parte del territorio di Lipomo, coma 
pure il tratto fra Capiago, Intimiano a Moncastello. 

Nei foglio Dufour i limiti di questa formazione sono ancora più ri- 
stretti, perchè comprendono poco più dell’area occupata dal M, Tre Croci 
colle sue dipendenze. 

Il ghiacciajo abduano sboccando nel bacino di Como urtava la sua 
fronte contro il M. Tre Croci e, superatolo, si spingeva fino allo in- 
contro del Montorfano 553 m. per allacciarsi col ghiacciajo della Val- 
lassina; intanto la copiosa disseminazione degli erratici, ed i lembi mo- 
renici addossati qua e là alla Gonfolite misti ai detriti di falda impe- 
discono il più delle volte, ad una prima osservazione, la esatta cono- 
scenza del sottostante terreno. 

Per farci un’ idea dell'altezza della morena frontale del ghiacciajo 
abduano nel bacino di Como giovi il dire che raggiunge 150 m. circa 
sul livello del lago, addossata a foggia di terrazzo alle falde settentrio- 
nali del M. Tre Croci. 


(1) A. StoPPANI. Corso dé Geologia. pag. 505-507. 

(2) G. Curioni. Geologia applicata ecc. pag. 306. 

(3) T. TARAMELLI. Di un giacimento di argille plioceniche, fossilifere, recen- 
temente scoperto presso Taino, a levante di Angera. (Nota del M. E. Prof. Tara- 
melli, 17 maggio 1883. Est. Rend. R. Istit. Lomb. Serie Ila, Vol XVI, fase. 
X-XI. pag. 8). 


: 
il 


63 


I limiti della Gonfolite vanno estesi fino alla Villa De Herra, dove 
scopersi un affioramento di molasse giallastre, molto sgretolabili e in- 
globanti ciottoli di diorite, granito e micascito, senza alcuna traccia di 
stratificazione; dalla Villa De Herra a Lipomo e fino a Tarlisea lo sfa- 
celo delle molasse misto a parziale detrito morenico impedisce di se- 
guirne gli affioramenti. 

Tutta la zona compresa fra il M. Tre Croci e il M. Croce è in- 


. dubbiamente da ascriversi alla Gonfolite, quantunque, messa allo sco- 


perto solo dove manca il detrito di falda o la morena, di cui si osser- 
vano qua e là, salendo al M. Croce, parecchi lembi con ciottoli striati. 

Quanto alla estensione della Gonfolite verso ile sponde del lago di 
Montorfano ogni asserto mi pare, almeno per quanto ho osservato fino 
ad ora, molto problematico, stante il velo quaternario e lo sfacelo della 
roccia in posto, tuttavia ritengo in base a considerazioni orografiche 
che il rilievo detto del Roccolo Gardanesi segnato colla quota di 431 
m. si debba riferire alla Gonfolite, la quale verrebbe così ad avere in 
questo punto una elevazione di 37 m sul livello del lago di Montorfano 
che trovasi a 394 s. 1 m. 

La inclinazione delle molasse e dei conglomerati poligenici è co- 
stantemente in questa zona a S. S. 0. e sopra Avalle misura 47.° 

Le marne argillose cineree o giallastre, per degradazione meteorica 
che formano il piano soprastante alla Gonfolite, affiorano qua e là at- 
traverso al detrito glaciale o alla alluvione posglaciale. 

Due brevissimi lembi ho osservato l’ uno in vicinanza di Muggiò; a 
mano sinistra della strada che conduce a Camerlata, poco prima della 
biforcazione di quella che sale a C. del Palazzetto, affiorante al disotto 
del terreno coltivo, l’altro sotto il muro di cinta di una delle ultime. 
case di Albate lungo la viottola che, deviando a mano destra dalla strada 
principale del paese, va a sboccare in quella che conduce a Muggiò. 

Maggiore estensione e potenza raggiunge l’ affioramento di queste 
marne lungo la strada fra Capiago e Tracallo; alla C. Zipriano dove 
gli strati inclinano uniformemente a S. S.,0 di 55°, sono gialle ed a 
tratti ocracee, compatte, con frequenti noduli di limonite, senza traccie 
di fossili. i 

Invece allo imbocco del tunnel di Trecallo esse sono cineree, molto 
compatte e micacee, identiche a quelle della galleria di Montecastello: 
la loro inclinazione è di pochi gradi a N. O. 

Che queste marne occupino quindi tutto il tratto che si estende fra 
(Muggiò, Albate, Avalle, Trecallo, C. Mirabello, C. Brugnago e più giù 
nelle vicinanze di Intimiano la collina di Montecastello, dove è scavato 
il tunnel della Ferrovia Como-Lecco, e l’ondulazione collinesca che si 
allunga fino alla C. Baldrecca e C. Brugnola, non si può mettere in 
dubbio per i loro frequenti affioramenti. (1) 


. (1) La esistenza di fossili in queste marne fu constatata dall’egregio mio 
amico Ing. Francesco Salmoiraghi il quale mi comunicò per esame una Na- 
tica ed una Glandulina rinvenute negli scavi della galleria di Montecastello. 


64 
. Anche la depressione compresa fra Albate, Trecallo, Senna, Bernate, 
Grandate, Rebbio e Camerlata al di sotto dei depositi alluvionali re- 
centi, delle argille e sabbie lacustro-glaciali e dei parziali rilievi mo- 
renici di C. Belvedere e Acqua nera, credo sia occupata da queste 
marne argillose. 
(Continua). 


BIBLIOGRAFIA 


H. Coupin: L’acquarium d’ eau douce et ses habitants animaux et vege- 
taux (Z’a-quario d’acqua dolce ed i suoi abitanti animali e vegetali). — Un 
volume in 16° di 320 pag. con 228 fis., della Bibliothéque des conna:ssancess 
utiles. Cartonné..... L, 4. — Librairie G. B. Bailliére et fils. — Paris (19, rue 
Hautefeuille). 

Il libro corrisponde esattamente a quanto è detto nella prefazione dall’au- 
tere, e cioè è diretto ai giovani naturalisti e.a tutte quelle persone che si 
interessano delie cose della natura. Prendendo un soggetto, in apparenza un 
po’ speciale, ma in realtà assai vasto, l’autore si è studiato di mostrare che, 
senza grandi conoscenze scientifiche preliminari, e non servendosi che poco 
del microscopio, si possono fare col più semplice degli acquarj, molte os- 
servazioui quanto varie altrettanto interessanti. 

Egli indica i mezzi di raccolta, di conservazione, di studio di aleuni dei 
tipi animali e vegetali, presi generalmente tra i più comuni e che abitano i 
nostri fiumi, i nostri laghi, i nostri stagni, fossati, ecc. 

I capitoli trattano degli acquarj; acqua e sua aereazione; piante negli 
acquarj; caccia e trasporto di animali; studio degli animali; protozoi; celen- 
terati; spugne; vermi; crostacei e insetti; molluschi; batraci e rettili. 

Per accrescere valore al testo, ezli dà parecchi estratti di autori i più 
comp»tenti che si sono occupati della questione, come Trembley, Reaumur, 
Leon Dufour, El. Perrier, Vaillant, ecc. 

Osiamo sperare, dice Coupin, che, molti lettori, fatta la conoscenza di que- 
sto libro, si saranno convinti che un acquario non è solamente un « reci- 
piente per allevare dei pesci rossi » ma che nelle mani anche non sperimen- 
tate, può diventare un soggetto di stu)j dei più istruttivi e dei più attraenti. 


L. M. 


Dott. E. Kramer: Za datteriologia ne’ suoi rapporti con V agricoltura e le în- 
dustrie agrarie. — Versione italiana del Dott. Carlo La Marca, con note e 
giunte deli’ Autore e del Traduttore e con figure intercalate nel testo. — Ti- 
povrafia di Montecassino, 1832. — In due volumi, L. 8. 50 ciascuno. — Di 
questo libro è pubblicata la prima parte, dal titolo: è fatti che succedono èn 
agricollura per opera dei Batterj, accolta molto favorevolmente dalla stampa 
tedesca, per-il mado chiaro e, nello stesso tempo, scientifico, con cui è 
esposta. 

Il Dott. Carlo La Marca Direttore del podere Chiusanuova (Proprietà Pa- 
squale Visoechi) a S. Elia Fiume Rapido (Zerra di Lavoro), ha pertanto fatto 
buon’ opera col darcene la traduzione; ed io credo che tutti gli Agricoltori 
intelligenti, lo studieranno con attenzione. — Si aspetta la seconda parte, 
che tratterà: 7 processi causati per mezzo dei batterj nelle industrie tecnico- 
agrarie. L. M. 
RTS SARA RI VO EI INI 


Gerenti: I REDATTORI. Pavia, 1893; Prem. Stab. Tip. Suce Bizzoni, 


i (into Se una pe 
strato cuticolare (corneo) del: ven- 
Dott. Bergonzini). — Zoja: Un cen- 
ca di Pavia. (Prelezione. al'corso di A nato- 
b - } nto). Maggi: Settimo programma 
[ parate To) morfologico, svolto nell’anno 
o N! Ì del plasma germinativo di A. Weisman. 
gica degli organi degli animali — 
ori a contribuzione della morfologia dei 
la LORO IR - Notizie universitarie. 


0 Altri casi di forò ottico. a palo: - Calianoi Strut- 
estino dei pesci (Comunicazione, preventiva). — Stefa- 
1 nella lebbra. — Sormani: Contribuzione agli studj sulla 
.cillo tub rcolare. - Maggi: Questioni di nomenclatura pro- 
hy: Di un metodo per la. determinazione degli 
robio. — "idem : 3 ona inne del virus, e sui Virus 


‘caso ol dolicotrichia straordinaria. - SUI Osser- 
»scrittiva del nervo ulnare ed in particolare della topo— 
i ella regione brachiale. (Comunicazione preventiva). — Fu- 
itorno alla fina anatomia dell’encefalo deì Teleostei. (Nota pre- 
iluppo e disposizione delle cellule pigmentalinelle larve 
Maria Sacchi: Considerazioni sulla morfologia delle glandole in- 
Jebrati. — Maggi: Per dare un'idea delle Forme degli infinita- 


- De-Giovanni: Uno sguardo alla Bacteriologia: (Prelezione). 
ropometriche {1.9 Statura e tesa). - Cattaneo: Ulteriori ricerche 
glandole peptiche. dei Selaci, Ganoidi e Teleostei. — Maggi: 


i otto anni. SEGIASHICE, ci FOSA al 1885-86. — Cattaneo: lt 


6dicale Gi CRETE di Raillieto - NOA ARTI 49 
.= Indice alfabetico delle MATERIE delII. volume del 207- 
i AUTORI, dall’anno V. al VIII. inclusivo. 


Prezzo dei 4 Fascicoli degli Anni V, VI, VII ‘e VII L. 8 
Prezzo di ciascun. Fascicolo separato L. 2; 1 


Gd 


octetà hi 2 Scienze Naturali: — Da Memorie, Vol. XII, 
bali del 5 Febbraio, 5 Marzo € 7 Maggio 1893. 
n Societi CIA di Scienze Naturali. Giugno. — Genova, 11998. 


lo) Medico Cindia — | Fase. HI. — Re 1893. 
Veterinaria Militare. — N. 4 e 5. — Roma, 1893. 

dica lombarda: — Dal n. î8.al 25. — Milano, 1893. 

di Scienze Mediche. — N. 4.5. — Modena, 1893. 
otarisia. — Maggio. — - Parma, 1893: 

a Veterinaria. — Fasc. 10, 11 e 12.— Milano, 1893. 
italiana di Scienze Naturali. — Fasc. 4,5 e-6. — Siena, 1898. 
À a — asc. lle 12; Milano, 1892. 


edicalà. — Dal Fasc. 6 al 10, — Ro 1898. 
iété Vanoise des S. N. — N. 110. — Lausaune, 1893. 
s naturalistes, — Fasc. 270, 271 et 272, — Paris, 1893. 
u nord. de la. France. — N. 1, 8 ed. — Lille, 1899. 


enza m eroscopio e senza disegni. - (Rivista). = Varigny: Microbi . 


o: trattati nei corsi liberi, con effetti legali, all’Uni- . 


si i x n RO Ò k À i 0 È È 
sell: Journal of the Elisha MICA — Ss. Ss. duiy. _ December. _ - Chapel Hill. HA 
1892 A 


se .20. Bulletin of the Mia ‘of Comparative Zoology. _ Vol. XVI, N 212. Vo-. "Lina 
lume: XXXIV. N..3.:— Cambridge, 1893, AE 
24. Modern Medicine and bacteriologicat wortd. — N. 3, 4e5. — Battle Creek 
Michingan, 1893. più 
MO: Annales de.la Sociedad cientifica Argentina. — Enero-Buenos- î Aires, 1893. 
23. Actes de la Société Scientifique du Chilì. — Tome 1°, 8° Liv. 1992. — San 
tiago, 1893. 
24. Contribution to north american ethnology. — Vol. VII. _ Washington, 1890. 
| 25. Annual report of the bureau of ethnology. — 1899-86. — MES 1891. —. 
Bibliography of the Atha pascan languages. — . Washington, 1892,.%; 


"Numeri mancanti. . 


Tossicologia (Dott. D. Vitali). — Dal fase. 1 al 10 incluso e fase. 17-18. 
Spîtalul. — Fasc. 10, 12, 15. — Bucuresci, 1892. 
Gazzetta medica lombarda, N. 45. — Milano, 1892. 

La clinica veterinar za, N. 81.1892 e N. 13 1893./— - Milano. 


AVVISO Al SIGNORI ABBONATI 
che hanno ricevuto regolarmente il Bollettino, e che non 
hanno ancora soddisfatto in tutto od in parte all’importo 
dell’abbonamento in L. 4 per il primo anno, e in L. 8 
per gli anni successivi; si fa calda preghiera di volerlo. 
spedire o ai Redattori, od all’ Editore in Pavia, giusta le 
indicazioni già pubblicate. 


I REDATTORI. 


Elenco dei Signori che hanno pagato l'abbonamento. 


Golei-.Prof. Camillo, Pavia, rino IRAS — Stefanini Dott. Domenico, Pavia, 
anno 1891. — Prof. Comm. Pietro Pavesi pel Gabinetto Zoologico della R. Uni- 
versità di Pavia, anno 1393. - Fumagalli Dott. Achille, Como, annol892. — 
Prof. F. Bertè, R. Università di Catania, anno 1887. - Gabinetto Anatomia. 
Umana Regia Università di Pavia, anno 1892. — Gabinetto Anatomia Comparata 
Regia Università di Pavia, anno: 1892. — Scarenzio Prof. Angelo, Pavia, anno 1890. 
— Biffi Dott. Serafino, Milano, anno 1883. - Gabinetto Zoologia Regia Università 
di Cagliari, anno 1899. — Pitzorno Prof. Giacomo, Sassari, anno 1883. - Istituto 
Tecnico Provinciale, Modena, anno 1892. — Arata D.r Pedro; Buenos-Ayres, 
anno 1887. — R. Orto Botanico, Pavia, anno. 1892: — Gabinetto di Zoologia R. 
Università di Genova, anno 15892. 


D ” È, E er's | NATURALIEN- COMPTOIR 
z n 5 Vien. VII Breitegasse, 9. O 

Il Dottor Leopoldo Eger di Vienna ha delle bellissime raccolte di oggetti DÀ 
di Storia Naturale; vende, compera e fa dei cambi; tiene corrispondenza in ita- 


liano, francese ed inglese; spedisce il.suo catalogo a chi gliene fa MA RREFoREE 
domanda. i 9 NERE RAISI, dee 


KA) 


0 XV. Settembre 1899 


(© ‘»..’REDATTO DA 


:OPOLDO MAGGI | = GIOVANNI ZOJA 


ORD. D’ ANATOMIA E FISIOLOGIA | PROFESSORE ORDINARIO DI ANATOMIA 


ti; | COMPARATE RO | | UMANA — 
NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA 


© ACHILLE DE-GIOVANNI 


.ROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA 


PAVIA. 


i È % premiato Stabilimento Tipografico Successori Bizzoni. 
Si 1893. 


INDICESS 
dei lavori contenuti nei fascicoli del V, VI, VII e VIII anno 
costituenti il Vol. II. del Bollettino Scientifico. 


ANNO V. - Fasc. I. — De-Giovanni: Alterazioni della cava inferiore complicanti . 
la cirrosi epatica. (Com. preventiva). — Zoja: Rare varietà dei condotti epatici. — 

. Staurenghi: Corno cutaneo sul padiglione dell’ orecchio destro di un uomo. — 
Cattaneo: Sull’istologia del ventricolo e del proventricolo del Melopsittacus un- 
dulatus Shaw. — Maggi: Intorno ad alcuni microrganismi patologici delle Tro- 
telle. — Bonardi: Prime ricerche intorno alle Diatomee di Vall’Intelvi. — No- 
tizie. — Magretti: Lettere dall’ Africa. | 

Fasc. II. — Tenchini: Sopra un caso di prematura divisione dell’arteria ome- 
rale (con figura). — Tenchini: Cervelletto insolitamente deforme di un uomo 
adulto (con figura). — C. Parona: Diagnosi di alcuni nuovi Protisti. — Bonardi 
e C. F. Parona: Sulle Diatomee fossili del bacino lignitico di Leffe in Val Gan- 
dino (Lombardia). — Maggi: Tecnica protistologica (Cloruro di palladio). — No- 
tizie universitarie. — (Cattedra e Stabilimento di Zoologia nell’ Università di 
Pavia). — Bibliografia. — Staurenghi: Sulla tisichezza polmonale, pel Prof. A. 
De-Giovanni. i i 

Fasc. III. — Maggi: Ricerca di nitrati al microscopio. — Maggi: Sull’analisi 
microscopica dell’acqua delle sorgenti chiamate FONTANILI dz fontaniva del 
padovano. — Bonardi: Intorno all’azione saccarificante della saliva ed alla gli- 
cogenesi epatica in alcuni molluschi terrestri. (Comunicazione preventiva). — 
Bonardi: Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi. — Cattaneo: 
Fissazione, colorazione e conservazione degli Infusori. — Parietti: Ricerche re- 
lative alla preparazione e conservazione di Bacteri e d’ Infusorj. 

Fasc. IV. — De-Giovanni: Studî morfologici sul corpo umano a contribuzione 
della clinica. (Nota IV*). — Zoja: Di una cisti spermatica, simulante un testi- 
colo sopranumerario. — Luzzani e Staurenghi: Anomalie anatomiche. — Bonardi: 
Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi (cont. e fine). — Cat- 
taneo: Fissazione, colorazione è conservazione degli 22/fusorz (cont. e fine). 


ANNO VI. — Fasc. I. -- Zoja: Di un solco men noto dell’osso frontale. (Comu- 
nicazione preventiva). - Luzzani e Staurenghi: Anomalie anatomiche (continua- 
‘zione e fine). — Parona: Materiali per la fauna della Sardegna (IX. Vermi paras- 
siti). - Cattaneo: Istologia e sviluppo dell’apparato gastrico degli uccelli. (Comu- 
nicazione preventiva). — Università di Pavia: Voti e proposte dei professori na- 
turalisti espressi alla facoltà di scienze matematiche e naturali. 3 

Fasc. II. — Tenchini: Di una rara anomalia delle arterie e delle vene emulgenti. 
— Bonardi: Dell’azione dei succhi digestivi di alcuni gasteropodi terrestri, sull’a- 
mido e sui saccarosii. - Parona: Materiali per la fauna dell’isola di Sardegna (10° 
Ulteriore comunicazione sui Protist: della Sardegna). - Maggi: Sull’ importanza 
scientifica e tecnologica dell’esame microscopico delle nostre acque. — Rivista. 
(Cattaneo: Sui profozoz del porto di Genova di A. Gruber). 

. Fasc. III. e IV. - Zoja: Di un solco men noto dell’osso frontale — So/co sopra- 
frontale (2.° comunicazione). — Maggi: Sull’influenza d’alte temperature nello svi- 
luppo dei Microbj. - De-Giovanni e Zoia: Risultati d’esperienze sullo sviluppo e 
sulla resistenza di dacferi e vibrioni, in presenza d’alcune sostanze medicinali. — 
Maggi: Sul numero delle prove d’esame per l’analisi microscopica delle acque po- 
tabili e sul fempo per ciascuna di esse. — Staurenghi e Stefanini: Dei rapporti delle ‘ 
fibre nervose nel chiasma ottico dell’uomo e dei vertebrati. (Comunicazione pre- 
ventiva). — Bonardi: Le acque termo-minerali di Acquarossa in Valdi Blenio — . 
Svizzera — (Relazione). — Bonardi: Intorno all’influenza dell’acido fenico sui 2Mz- 
crobj e sul lero sviluppo. 


ANNO VII. — Fasc. I. - Zojia: Sulla permanenza della glandola timo nei fan- 
ciulli e negli adolescenti (Nota II°). — Maggi: Intorno alle ricerche di Pacini ri- 
guardanti i Protisti cholerigeni. — Bonardi: Sulle Diatomee del lago d'Orta. — 
Maggi: Sulla analogia delle forme del Kommabacillus Koch, con quello dello Spi- 
rillum tenue Ehr. osservate da Warming. — Pellacani; Sulla resistenza dei ve- 
leni alla putrefazione (Comunicazione preliminare). — MNoziz%e: Girard: (Analisi 
di una nota del Sig. Hommel di Zurigo sul cholera). — Comunicazioni: Cuneo. 
Sunto della prelezione del Prof. C. Parona dell’Università di Genova. 

Fasc. II. - Zoja: Di un’ apertura insolita del setto nasale cartilagineo. (Co- © 
municazione preventiva). — Maggi: Intorno alle ricerche di Pacini risguardanti 
i Protisti cholerigeni (cont. e fine). — Certes: Dell’uso delle materie coloranti 
nello studio fisiologico ed istologico degli infusorii. - Maggi: Per l’analisi mi- 
eroscopica delle acque. - Canna: Notizie universitarie. i 


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PROF. ORD, DI 


—mi 1893. TA N. 3. 


Bollettino Scientifico 


REDATTO DA 


LEOPOLDO MAGGI 


ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA 


GIOVANNI ZOJA 


PROF. ORD. DI ANATOMIA UMANA NELLA STESSA EAT 


ACHILLE DE E-GIOVANNI 


PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA. 


\bbonamiento miao si Si pubblica in Pavia ||Esce quattro volte all'anno. — 


> > Estero » 2 Corso Vittorio Eman. N.73||Gli abbonamenti si ricevonoir 
Un numero separato Si =_-—-rrorosmaviadalliEditore edalRedat- 
«  Unnumero arretrato . . > # Ogninum.° è di 32 pag.“||tori. 


R. Z0JA: Contribuzione allo studio delle sostanze ecromatofile nucleari di 


Auerbach (continuazione e fine). — P., PAVESI: Calendario ornitologico 
pavese, 1890-93 (continuazione e fine). — B. CORTI: Sul bacino lignitico 
di Pulli in Comune di Valdagno (provincia di Vicenza), nota paleontolo- 
gica. — B. CORTI: Appunti stratigrafici sul miocene comense (continua- 


zione e fine). — L. MAGGI: Coloranti e Protisti. — Bibliografia. 


Gontribuzione allo studio delle sostanze. cromatofile nueleari di Auerbach 


I. In alcuni ciliati. 
II. Nella ovogenesi e nella fecondazione dell’Ascaris mega- 


locephala. 


III. Nelle uova partenogeneliche dell’ Aphis rosae. 
i Ricerche del Dott. RAFFAELLO ZOJA. 


(Continuazione e fine). 


III. 


Volli pure osservare come fossero ripartite le sostanze cro- 


matofile nelle uova a sviluppo partenogenetico, e, nel caso 
esse fossero prive di sostanza cianofila, se questa si presen. 
tasse poi nelle cellule dell'organismo (pure partenogenetico) 
che ne deriva. 


Mi servi come materiale 1’ Aphis rosae L.; per la sua ab- 


60 


bondanza e per le piccole dimensioni che rendono facili delle 
serie complete di sezioni, questa spece si presta assai bene 
alla ricerca. Come fissatore usai con risultati ugualmente buoni 
il sublimato e la soluzione di sublimato nella miscela di acido 
acetico ed alcool assoluto (perchè i fissatori penetrino meglio 
taglio la testa al gorgoglione). 

Anzitutto osservai che nei tessuti dell’ animale sviluppato 
i nuclei presentano le due sostanze cromatofile, come presso 
ogni altro organismo generato col concorso dei due sessi; que- 
ste sono particolarmente evidenti nei nuclei delle grandi cel- 
lule dei vasi malpighiani; tali nuclei hanno un reticolo ciano- 
filo assai distinto e vivamente colorabile ed un bel nucieolo 
eritrofilo. i 

Le uova, in vari gradi di sviluppo da quando incomin- 
. ciano a vedersi differenziate come tali ancora nell'interno del- 
l'embrione, fino a quando incomincia la segmentazione, hanno 
un nucleo costituito da un ricco reticolo cianofilo 
‘che si colora assai vivacemente; internamente sta un 
grosso nucleolo sferico eritrofilo. Il reticolo cianofilo 
è assai sviluppato ed alla periferia del nucleo, come attorno 
al nucleolo, forma quasi uno strato continuo. 

Negli stadi successivi di sviluppo il blastoderma spicca 
per la sua colorazione verde brillante dovuta ai numerosi 
suoi nuclei ricchi di sostanza cianofila; assai distinti sono gli 
elementi cromatici cianofili durante i processi cariocinetici. 
Nel vitello secondario i nuclei delle cellule vitelline hanno 
un aspetto analogo a quello dell’uovo; entro un reticolo cia- 
nofilo sta un nucleolo rotondo eritrofilo. 

Da queste brevi osservazioni risulta che in organismi 
provenienti da uova partenogenetiche si trovano 
tutte e due le sostanze cromatofile di Auerbach e 
che la sostanza cianofila, non manca alnucleo delle 
uova a sviluppo partenogenetico, come manca invece 
in certi stadi delle uova che subiscono la fecondazione negli 
organismi studiati dall’ Auerbach, nello Sphaerechinus gra- 
nularis, nelle cellule femminili dei vegetali (Rosen e Schot- 
tlinder), nè si trova raccolta in parti ben differen- 
ziate e distinte dalresto delnucleodell’uovo come 


67 
nell’Ascaris megalocephala, ma ne costituisce la 
«parte più abbondante ed ha una disposizione af- 
fatto simile a quella che può presentare nelle cel- 
lule che non abbiano alcuna funzione riproduttrice 
È nè alcuna differenziazione sessuale, come ad esempio 
in quelle dei vasi malpighiani. 

Sarebbe ora necessario estendere la ricerca ad altre forme 
partenogenetiche e specialmente instituire confronti fra le uova 
d partenogenetiche e le uova fecondabili delle stesse speci (uova 
fecondabili autunnali dell’ Aphîs rosae). 


p: PS. Consegnata al tipografo questa mia breve nota, ne co- 
«| municai per lettera al Prof. L. Auerbach i risultati che mi 
î | parevano più notevoli. Egli, con molta cortesia, mi mandò-uno 


dei suoi bellissimi preparati e mì scrisse la seguente lettera, 
che sono ben lieto di poter unire alla mia pubblicazione. 


Breslau, 23, 7. 1893. 
Sehr geehrier Herr! 


Nehmen Sie meinen Dank fiir Ihren Brief v. 17te2 d. M. 

Ihre Erfahrungen ber die Eier von Asc. meg. haben mich 
durchaus nicht uberrascht, indem ich 4nhliche Wahrnehmun- 
gen an demselben Objecte schon von fast zwei Jahren gemacht 
habe. Im Winter ®/, prifte ich die an meine vorangegan- 
‘gene Publication sich anschliessenden und von mir aufgewor- 
È fenen Fragen an Asc. meg., und verfolgte unter Anwendung 
«von Dappelfirbungen die Erscheinungen durch den ganzen 
Ovarialschlauch und Uterus bis einschliesslich der Conjugation 
der Pronuclei; und ich fand in der That auch innerhalb der 
‘ weiblichen Elemente aller Entwickelungsstufen eine in ge- 
i wissem Grade kyanophile Substanz. Ich mache mir das Ver- 
3: gnigen, Ihnen beiligend eines meiner alten Pràparate aus dem 
Anfangstheile der Ovarialròhre zu senden, dessen Farben zwar 
‘mit der Lange der Zeit ziemlich erblasst sind, jedoch noch 
«sehr deutlich innerhalb der Eikerne die rothen und blauen 


EUR a ara 


SA 


68 


Theile unterscheiden lassen. Ich habe diese Beobachtungen 
noch nicht publicirt, weil ich die Untersuchung der Sache 
noch nicht in einem fiir mich befriedigenden Sinne als abge- 
schlossen betrachten konnte, und weil ich das Bedurfniss 
empfand, vorerst im Allgemeinen das Wesen und die Abstu- 
fungen der chromatophilen Differenzen noch genauer zu er- 
grinden, was ich auch inzwichen an sehr verschiedenen Objec- 
ten und zwar mit einigen Erfolge zu thun bemuht war. Die 
Sache ist nicht ganz so einfach, wie es auf den ersten Blick 
scheinen konnte. Bei Asc. meg. z. B. habe ich gefunden, dass, 
abgesehen von den Pronucleis, die Kyanophilie der weiblichen 
Kerne doch nicht ganz gleichwertig ist mit derjenigen in den 
minnlichen, was sich bei genigend langer Entfarbrung in ab- 
solutem Alkohol erkennen lésst, so dass sich eigentlich nur 
ein gradueller Unterschied im Vergleich zu den homologen 
Theilen der Vertebraten ergiebt. i 

Im Allgemeinen bemerke ich, dass meine positiven Angaben 
ausdricklich nur als fur Vertebraten giltig hingestellt wor- 
den sind; und wenn sich bei einigen Pflanzen Analoges ge- 
zeigt hat, so ist doch eine absolute Verallgemeinerung noch 
nicht gestattet. — In der Pronucleis von Asc. meg. sind in 
der That die chromatischen Schleifen beiderseits Kyanophil, 
und es mag das auch bei hoheren Thieren so sein. Wie diese 
Thatsache zu erklaren und in die ibrigen einzufigen sei, 
wird noch von vielfachen geduldigen und besonnenen For- 
schungen abhàngen. 

Auf Ihre Publication bin ich gespannt. Ich meinerseits 
fuhle mich nun veranlasst auch aus meinen beziiglichen, wenn 
anch nach meinem Maassstabe unvollkommenen Beobachtun- 
gen Einiges fruher zu veròffentlichen, als ich vor Ihrer Mit- 
theilung im Sinne hatte, welche letzere ich mit anfiihren 
werde. Ich winsche Ihre Erlaubniss zu erhalten, denjenigen 


Passus Ihres Briefes, der sich auf Asc. meg. bezieht, meiner 


Publication einzufigen, nach Ihrer Wahl in italienischer Spra- 
che oder in deutscher Uebersetzung. Ich denke, dass das Ihnen 
nur erwiinscht sein kann. 

Ebenso stelle ich Ihnen anheim, falls es Ihben opportun 
erscheint, diesen meinen Brief Ihrer Publication einzuverlei- 


È 
di ST pr 
PA 


PETIT ESE 


69 


ben, was mir nur angenehm wàare. Ihrer gefàlligen Antwort 
‘entgegensehend verbleibe ich in Hochactung. 


Ihr ergebener 
AUERBACH. 


Mi piace constatare che le mie osservazioni sull’ Ascaris 
sono in completo accordo con quelle di un ricercatore tanto 
competente quanto il prof. Auerbach. Di ciò potei anche per- 
suadermi esaminando il preparato da lui cortesemente invia- 
tomi; esso si riferisce a uova della zona di accrescimento, 
dove il corpo cianofilo ha perduto il suo aspetto più regolare. 
Assai interessante sarà il conoscere estesamente le osserva- 
zioni sue riferentisi alla cianofilia meno spiccata degli ele- 
menti femminili; io non ebbi occasione di avvedermene, noto 
“anzi che in questa regione appunto ottenni la doppia colora- 
zione còl carmino alluminico ed il verde di metile. Per quanto 
si riferisce poi alla limitazione che egli fa de’ suoi precedenti 
risultati ai vertebrati, faccio osservare che essi si estendono 


anche ad un echinoderma, lo Sphaerechinus granularis. 
R. Z. 


CALENDARIO ORNITOLOGICO PAVESE 
1890-93 
del Prof. Pietro PAvVESI 


(Continuazione e fine). 


1892. Gennaio 2. Ucciso sul Po al Novello un Mergellus albellus ma- 
schio adulto.. 

— 4 Con freddo intenso e nebbie Anas boscas, Querquedula crecca e 
Fuligula sparse nel Gravellone e nelle lanche in buon numero. 

Uccisa nei dintorni di Pavia una femmina di Merula nigra (Mus. 
Civ.) mostruosa nel becco. La ranfoteca inferiore è dritta e fessa 
per 7 mill. all'estremità, cioò in tutta la gonys; la superiore si pro- 
lunga per un centimetro al davanti della myxa, curvandosi in basso 
adunca, e presenta alla base, presso la narice destra, un pezzo cor- 
neo arricciato in alto. 

— 5. Branchi di Anser segetum mentre nevica. 

— 6-10. Anas boscas eccezionalmente numerose nel Gravellone, nella 
Morasca, in tutti i canali. Le nevicate precedenti e quelle del 9 danno 
poche Alauda arvensis e Vanellus capella alle marcite. 

— #13 Veduta un’aquila, forse Halietus albicilla, a S. Lazzaro presso 
Pavia durante la nevicata. 


70 


1892. Gennaio 14-28. Sono ancora in buon numero i palmipedi. È 


ucciso un bel maschio adulto di Clangula glaucion a S. Sofia sul Ti- 
cino ; il 23, nella stessa località, una femmina adulta di Tadorna 
cornuta (Mus. UNnIv.), specie rarissima da noi. 

Febbraio 1. Anser segetum sul Po a Corana. 
9. Uccisi a Villalunga tre maschi perfetti di Mergellus albellus. 

1f. Comincia il ripasso dei palmipedi, specialmente di Dafila acuta; 
le giornate sono belle. 
21-25. Dopo la bufera di neve e pioggia del 19, indi le pioggie e 
la temperatura mite, passo notevole di Anas boscas, Querquedula 
crecca è Mareca penelope, non che branchi di Vanellus 49 Cha- 
radrius pluvialis e Totanus. 
Febbraio 26. Con pioggie dal 20 ad oggi, e piene di Po e Ticino, 
molti palmipedi; compaiono le prime Querquedula circia sul Po al 
Novello. 
27-29. Notevole passo di Anas boscas, Dafila acuta e Mareca pe- 
nelope, mentre i fiumi s’abbassano. 
Marzo 1-2. Continua debolmente il ripasso di palmipedi, fra i quali’ 
alcune Querquedula circia; comincia a vedersi qualche Porzana fu- 
licula. 
4. Sono segnalate parecchie Scolopax rusticula con tempo vario e 
vento di NE. 
5-8. Rotta del passo dei palmipedi, dopo il nevischio ed il freddo 
del 3, ma soprattutto di Querquedula circia nel giorno 5, di Dafila 
acuta il 6. Nel giorno 7 spira fortissimo vento di E-E-ENE, ed i 
branchi di palmipedi scendono in numero straordinario pel Po; ces- 
sato il vento alla sera, il fiume di fronte al Mezzanino è coperto di 
uccelli. 
9. Il passo dei palmipedi è sospeso; sono invece diventate abbon- 
danti nei boschi del basso Ticino e di Verrua le Scolopax rusticula. 
12. Arrivate le prime Hirundo rustica, vedute a Limito malgrado il 
tempo vario, freddo, e la neve del 10. 

14-16. In seguito alle forti nevicate del 13-14 moltissime Alauda 
arvensis alle marcite, molti Gallinago c@lestis, Totanus glottis e pal- 
mipedi. 
26. Dopo una lunga sosta, con giorni sereni, pioggie e vento, in- 
finiti branchi di palmipedi. Compaiono i primi Cypselus apus. 

9. Veduta una Grus communis alla Piana sotto Torazza-Coste nelle 
colline oltrepadane. 
30. Stormi di Chelidon urbica, Hirundo rustica \e Cotile riparia misti 
fra loro volano sul Ticino con vento fortissimo di E-NE-E-E e piog- 
gia. 
81. Durante la piena dei fiumi, una quantità immensa di Porzana 
fulicula a Zinasco e nei canneti dei canali, fin sugli alberi; molti 
Gallinago major. È ucciso sul Po un magnifico maschio adulto di 
Phalacrocorax carbo (CoL1. PRIV.). 


71 


1892. Aprile 1-10. Con tempo sereno e tiepido sono arrivati molti 
uccelli estivi, fra i quali Cuculus Congndo; Upupa ‘POP8; ecc. Ancora 
molti Gallinago major. 


— 20-22. Compaiono le prime Coturnix communis. 


Nell’ ultima decade del mese aumentano i Cypselus apus in città, 
pochissime sono i Chelidon urbica. 


_— Maggio f-10. Le Coturnix communis si mantengono poche. 
— 14. Presa una femmina di Ciconia alba (CoLL. PRIv.) al Mezzanino 


sul Po, forse da parecchi giorni ferita. 


1892. Luglio 1-10. Le Coturnix communis si fanno numerose nelle 


stoppie del pavese, dopo le messi dei cereali; quasi tutte scompa- 
iono nella seconda decade. Molte le Turiur communis, specialmente 
da Belgioioso a Miradolo. 

25-28. Si vedono ancora alcuni Cypselus apus. 

Agosto f£5. Coturnix communis poche in generale, meno rare a Li- 
narolo, sotto Chignolo-Po, alla Pieve Porto Morone, insomma nella 
campagna sottana pavese. Moltissimi Merula nigra ed Oriolus galbula; 
alquanti Loria curvirostra nei dintorni di Pavia e già si fanno ab- 
bondanti, ciò che per noi è eccezionale. Lungo i fiumi numerosis- 
simi i giovani Budytes flavus nei salceti; sui greti testò arrivati 
Tringoides hypoleucus; specialmente al lancone di Mezzanacorti Ny- 
roca africana, Querquedula crecca e qualche individuo di 9. circia. 
Di quest’ ultima sono uccisi due individui, così da metter fuor di 
dubbio il di lei passo autunnale, quantunque per noi sia specie 
eminentemente primaverile. 

23. Sempre notevole il numero di Lowxia sca presso Pavia. I 
Chelidon urbica cominciano a raggrupparsi per la partenza. Lungo 
il Ticino alquanti Totanus. Nelle risaje di Villanova d’ Ardenghi 
branchetti di palmipedi, e tra questi pochi Spatula clypeata e Quer- 
quedula circia. Una delle marzaiuole uccise è maschio giovanissimo, 
in abito simile alla femmina, senza pettorina scura, ma con ali ce- 
nere; ciò fa supporre che sia qui nata. 

25. Ucciso un maschio di Ciconia alba a Marzano (CoLL. PRIV.). 

In tutto il mese, e fino dal precedente maggio, parecchie vaga- 
rono nei dintorni di Villarasca; se ne sono contate anche dodici in- 
sieme. 

Settembre f-10. A] primo taglio dei risi poche Porzana fulicula, 
qua e colà meno rare. 

10-15, Stormi di Ligurinus chloris e qualche Anthus trivialis di primo 
passo. 

Dopo i temporali e le pioggie della precedente decade, ritornati 
alquanti Gallinago celestis, Tringoides hypoleucus, Totanus, Querque- 
dula crecca, Anas boscas sui fiumi. 


72 


1892. Settembre 16-20. Frullano in grandissimo numero Porzana fu- 
licula al taglio dei risi di Torre del Gallo e Brusada, specialmente 
di Vigalfo, e parecchi Ga/linula chloropus. 

— 20-25. In altre risaje delle vallate del Ticino e del Po abbiamo poche _ 
Porzana fulicula, più abbondanti Ga/linago celestis. Sul Po e nelle 
sue lanche palmipedi diversi, anche Totanus stagnatilis e Numenius 
arquata. 

— 28. Sono uccisi Ga/linago major nel pavese e Limnocryptes gallinula 
a Villanova d’ Ardenghi. Passano molti Coccothraustes vulgaris. 

— 29. Con pioggia, dopo giorni sereni e caldi, comparsa la prima Sco- 
lopax rusticula lungo il Gravellone nel Siccomario. 

Le più notevoli prese di uccelletti con le reti alla Caima, in que- 
sto mese, avvennero l’ 8, il 22, 26 e 27. 

— Ottobre 1. Ucciso un maschio giovane di Phoenicopterus roseus 
(Mus. Civ.) su sabbione di Po in faccia a S. Cipriano; è specie nuova 
per la provincia di Pavia. 

— 2. Nel basso Ticino Charadrius pluvialis, Aegialitis hiaticula ed altri 
uccelli di ripa; udito per la prima volta d’arrivo 1’ Erithacus ru- 
becula. 

— fl. Arrivati Anthus diversi e Turdus musicus. 

— 8-20. Dopo pioggie e con le piene dei fiumi, abbondantissimi i 
Gallinago celestis alle risaje del pavese, di Lomellina, ecc.; alcuni 
Limnocryptes gallinula, ma pochi palmipedi. 

— 21. Decresciuti i fiumi, gran passo di palmipedi sul Po, più però di 
Dafila acuta e Mareca penelope. Alquante puntate di A/auda arvensis, 
che continuano nei giorni successivi. 

— 24. Arrivano Vane/lus capella in branchi. 

— 25. Uccisa una Co/deus monedula (Mus. UnIv.) a Vigalfo. 

— 26. Scolopax rusticula nei boschetti della Vernavola. |. 

Le migliori prese con le reti alla Caima si fanno dal 15 al 24, 
avendosi tempo vario, piovoso e nebbie. In questo mese è uccisa 
una Hirundo rustica albina (Mus. Civ.) a Montarco nei colli sopra 
Stradella. 

— Novembre f-3. Dietro nuove pioggie ed i fiumi ancora in piena, 
ricompaiono i palmipedi, molte Vane/lus capella, pochi Gallinago ce- 
lestis. 

— 5-12. Abbassatisi i fiumi, abbiamo palmipedi rari quanto gli uccelli 
di ripa, però notevole passo di Aethyia ferina sul Po a Corana. 

— f1. Ucciso un Cinclus meru’a presso Pavia (Mus. UNIV.). 

— 13. Parecchie sono le Sco/opax rusticula nei boschi del basso Ticino; 
Vanellus capella in infinito numero sul Po ed altrove. 

— 14. Uccisa una Tichodroma muraria (Mus. Civ.) sopra Godiasco nei 
monti vogheresi. 

— 2©. Molti e grossi branchi di Querquedula crecca ed Aethyia ferina, 
non che Anser segetum sul Po, sopra e sotto il ponte della Stella, 
dopo la pioggia ed il nevischio del 19, che diede una forte nevicata 
nelle colline oltrepadane. 


; d0 78. 
1892. } Novembre 25-87. Di nuovo ‘Come ‘sopra; l’Aethyia ferina è la: 
 Querquedula crecca sono lie in tutti i canali e stagni, ‘e nel 
O a Corana. a i un SU 
5 © ‘1127 è ucciso un Oedicnemus gii appena fuori di Pavia, dietro 
DEA oleificio ; a Roncaro una femmina ‘adulta di Aquila ILA (COLL. 
x, delle tre, che vagavano in quelle. campagne. a 
—: (28:29: Con'brine; e. freddo ‘intenso, ma i bel UenADRI ici pal 
‘‘mipedi; specialmente Anas boscasi i... Da: 
— Dicembre 3. Compajono in gran numero i Limo gpl Munimna: 
 *chie continuano poi ad essere. abbondanti in modo ‘eccezionale. der; 
tutto il.mese alle marcite. so I 
—='8-10. Molti palmipedi, però quasi tutti dadi uu e Guai ia 
è 6recca, i quali decrescono man mano nella seconda e. .terza decade. 
| Notansi fra essi alcuni Clangula glaucion. i 
=:9. Con geli, e pr della nevicata del. 10, un ir alicheifa. di setto. 
pe nivalis è sul greto del Ticino. appena sotto il ponte 
‘ferroviario di Pavia (uno dei quattro vecisi Mus. Civ-); sacco acci-. 
i.dentale da noi e degli inverni freddi come questo... i 
— 24. Ucciso un maschio di Dendrocopus. minor (Mus. Civ.) alla Mer 
‘“zanella sotto Pavia; picehio rarissimo. in provincia. Dl 
1898; Gennaio 3. Dopo la nevicata dei due giorni. icdini pic 
:. Fuligula marila.nel Po, Si vedono ancora Aethyia feri ina. sui CR 
invece poche.A/auda arvensis alle marcite. 
— 13. Nella marcita sotto la Darsena (tiro a segno) di Piga: posa. uno 
. Hamatopus ostralegus; accidentale da noi. 
—. 1%. In seguito ad altra grossa nevicata del 15,. ‘odi i deli. farti 
di «questi giorni, abbiamo: lungo il Ticino molte Alauda arvensis, 
« Corvus frugilegus, Turdus viscivorus ed anche palmipedi... 5 
= #2. Sul Po a S. Cipriano è ucciso un TOO io di Mergellus 
«albellus (Mus. UnIV.).. 
—.25. Corvus frugilegus:in quantità odio wu mercato di. Pa- 
.i via sono a mucchi.i T0HHI, a canestre i vivi, ciò che si verifica. di 
. rado. > da 
— Febbraio. ri. Fra giorni sereni, ma ancora freddi, ia Lul 
- dula circia sono spie del passo sul Po al Novello. 
=. f4 Sui, bastioni della città è comparsa la Sylvia atricapilla. 0 
| contua il ripasso degli uccelli aquatici. 
—.8-24. Buon. passo di Anas boscas in coppie (pav. coubi,: coubidtt) 
Daf acuta, parecchie Querquedula circia ed Anser.segetum. Queste 
NC ‘Sempre, precedono la neve, :che. infatti cade subito al mattino del 25. 
— 26. Le pioggie ed il cattivo tempo di questa settimana ci portano 
le prime Porzana fulicula. : 
—,;2#. Moltissimi palmipedi di passo, i... (0 lia 
| =.Marzo 4. Dopo cinque giorni di pioggia e con fiumi alti, rotta del 
<» passo dei palmipedi sul Po, comprese qualche Querquedula circia e 
‘o Spatula: clypeata, ma sempre prevalente Dafila acuta. 


È 


* 
” ® S 


74° 


1893. Marzo 2. Le acque 8’abbassano, rallenta il passo. Il Merula 
nigra canta da primavera in città. i 

3. Anser segetum e Porzana fulicula, ma poche.. 

5. Con vento e sereno, gran passo di Querquedula circia sul Po e 
Ticino, che continua fino al 7; discreto per altri palmipedi, Mareca 
penelope, Dafila acuta, ecc. 

#. Moltissimi Machetes pugnax in varia livrea, preferibilmente con 
collo e testa bianchi, scendono a branchi pel Po e si uccidono al 
Mezzanino. ; 

240. Il passo dei palmipedi è quasi affatto sospeso. Cominciano a se- 
gnalarsi Sco/opax rusticula nei boschi del basso Ticino e Po. 

12. Vedesi qualche branco di Columba @enas di passo; arrivati in 
gran numero i Merula nigra; pochissimi sono gli uccelli di ripa e 
gli aquatici. 

14. Rimessosi il tempo alla pioggia s’avvistano i primi  Chelidon 
urbica e arrivano molti Cotile riparia sui rivoni del Ticino. 

18. Compaiono i primi Cypselus apus in città; nei dintorni, al Sic- 
comario, le Hirundo rustica. Sono uccise parecchie Limosa belgica nel 
pavese, alcuni Aegialitis curonica sul Ticino verso Torre d’Isola. 


14-19. Va crescendo il passo di Sco/opax rusticula e Porzana fuli- . 


cula; riprende un poco quello di Querquedu/a circia ad individui iso- 
lati od in piccoli branchetti sui fiumi. A Villarasca buona quantità 
di Gallinago major. 

20. Compare l’ Upupa epops. È ucciso sul Po al Mezzanino }’ibrido 
Anas boscas XX Chaulelasmus streperus, sul quale ho già scritta una 


noterella nel Bollettino della Società veneto-trentina di scienze na- 


turali (tom. V, n. 8). Il signor Suchetet di Bréauté, noto specialista 
per gli ibridismi negli uccelli, l’ ebbe in comunicazione e crede che 
non sia un ibrido; dopo varie ipotesi, lo scambio di idee con vari 
ornitologi, specialmente col Gurney, l’ esame di individui femmine 
di Ch. streperus di altre località ed il confronto con esemplari, dettimi 
identici, acquistati al giardino d’ acclimatazione di Parigi, egli lo 
ritiene una canapiglia in muta. Sembrami di poter insistere invece 
sulla prima interpretazione mia; per altro non essendo ammissibile, 
quanto meno troppo difficile, che si conservino razze pure in giar- 
dini zoologici, l’argomento principe dello Suchetet ha ben poco va- 
lore. 
23-24. Sempre con tempo sereno, ma fresco, abbiamo parecchi Gal- 
linago major e molti Porzana fulicula anche nei dintorni di Pavia. 
Sul nostro basso Po sono abbastanza numerosi i maschi di Spatula 
clypeata. 

27. Buon passo di Querquedula circia sul Po a Corana. 

28-31, Uccelli aquatici e di ripa pochissimi; nessuna Gallinula chlo- 
ropus. Arrivati però alquanti He/odromas ochropus, aumentati i Gal 
linago major e Porzana fulicula, che sono abbondanti. Molti Turdus 
iliacus nei dintorni di Pavia, Cà della Terra ed altrove. In città si 
possono contare i Chelidon urbica, tanto son rari. 


- 


agita 


75. 


1895. Aprile 1-10. In quasto prima de. ‘con poco vento e. pioggia; 
arrivano soltanto il 5 Iyna torquilla e Cuculus canorus, aumentano i 

Cypselus. apus; sono în numero straordinario i Porzana fulicula. 

| — 10-20. Nella seconda decade è segnalata d’ arrivo qualche Coturnix 
communis, e compaiono le Ardea purpurea. I Chelidon urbica restano‘ 
Sempre assai pochi, quasi non se ne vedono, mentre i e apus 

- sì fanno numerosissimi. 

— 25. È uccisa una Ciconia alba nella lla Carola sotto S. Genesio, 
circondario di Pavia. 

— £8. Alla sera, con pioggia, una immensa falange di Hirundo rustica 
6 Cotile riparia passa sopra il nostro ponte vecchio e seconda - Ti- 
cino. — 

— 20-30. Le Coturnix communis sono in numero grandissimo, eccezio- 
nale da molti anni in quà e dappertutto. 

« — Maggio 19. Sono uccise tre Ciconia alba: una femmina alle Tode- 
| Schine presso S. Cristina, un’altra a Montesano tra ‘Role roloso: e Vi- 
‘galfo, un maschio sotto Belgioioso. > 

— Giugno 12. Ucciso un maschio di Monticola saxatilis (Mus. Civ.) a 
Pietra de’ Giorgi sui colli oltrepadani, dai quali e dai monti nostri 
. non è mai discesa in pianura. Ucciso pure un altro maschio di Ci- 
conia alba a Sannazzaro; erano quattro insieme, ed un’ altra ferita 

| si è trovata morta putrefatta la settimana dono. 

— 19. Veduta un’ Ardeola ralloides negli stagni del Travaccò. 

In questa seconda decade le Coturnix communis. sono sempre ab- 
bondanti ; altre due Ciconia alba nidificavano a Garlasco e poi sono 
uccise; si constata la nidificazione della Scol/opax rusticula nei boschi 

. del Canale di Riva, quasi in faccia a Torre d’Isola e trovati il 18 

la coppia adulta e quattro pulcini già di volo, due sono uccisi. È 
la terza volta, per quanto sappiamo, che la albino rusticula nidifica 

«in provincia. ; - 


Riassumendo, negli anni ornitologici 1890-93 dobbiamo. 
notare 
l°) la comparsa di Phoenicopterus roseus , Cini Be- 
wicki e Harelda glacialis, tre specie nuove per la provincia 
pavese, il cigno minore e la moretta codona nuove anche per 
tutta la Lombardia, di più il cigno minore venuto in molti 
individui durante il gennaio 1891 e seguito dal suo congenere 
musicus, specie accidentale da noi; 

2°) la ricomparsa di altre specie accidentali, come Plec- 

trophenax nivalis, Otis tetraa, Ciconia nigra e Platalea leu- 
corodia; È 

3°) le catture di Aquila clanga, Dendrocopus minor, Ae- 


76: 
giothus linaria, Otis tarda, Haematopus ostralegus; Grus.com- > 
munis, Ciconia alba, Anser albifrons, Tadorna cornuta;' Fu- 
ligula marila, specie rare, sebbene l’otarda siasi presa pa- 
recchie volte e la cicogna bianca tenda a ridiventare frequente 
dall’ aprile all'agosto, qual’ era nei secoli scorsi (1); |. 
4°) la certezza d’un passo autunnale della Querquedula 
circia, quantunque possa affermarsi quasi esclusivo. il prima- 
verile; i 
«. 5°) la maggiore frequenza in agosto della Nyroca afri- 
cana; 
6°) la nidificazione della Scolopa® rusticula, ripetutasi 
due volte e sue catture in giugno ed agosto; 
7°) la diminuzione continua di Chelidon urbica, ‘ormai. 
diventata specie rara (2), ‘mentre le altre rondini ed i cipselidi 
sono rimasti stazionari per numero; 2 
8°) la costante scarsità del ripasso dii di biur 
nix communis, malgrado anche l’ TETI. nell’ arrivo” ri 
maverile, come nel 1891; So AA i 
9°) l'eccezionale quantità di Gallinago 0, nelle 
estati 1890 e 91, di Scolopa® rusticula nell’ autunno 1890, di 
Limnocryptes gallinula nell'inverno dello stesso anno, di Chry- 
cd spinus nell’ ottobre 1891, di Loxia curvirostra  nel- 
l'agosto 1892, di Porzana (a alla fine di marzo 1892 e 
nell’ aprile 1893, ecc. 


(1) L’ Anonimo od Aulico ticinese, che scriveva il suo Commentario intorno 
alle lodi di Pavia verso il 1330, ha nel capo XII « Le cicogne, che ivi sog- 
giornano la primavera e l'estate, purgano il paese dai rettili e dagli altri . 
animali velenosi ». Cfr. trad. Terenzio, pag. XXXIX. ui 

(2) Il sig. Giacomo Damiani (Rondini e Rondoni, in Boll. Nat. Siena, XII. 
1892, p. 138); facendo'una statistica, in base dei risultati dell’ inchiesta orni- 
tologica, asserisce che il Chelzdon urbica è numericamente stazionario in 
Italia, anzi « sembra in reale aumento. (Cfr. XIII. 1893, p. 36) ». Avviene 
l'opposto per Pavia e forse per tutta la provincia pavese, della quale non è 
tenuto alcun conto, mentre essa fu abbastanza illustrata dal punto di vista 
ornitologico ed annovera tutte le specie italiane di rondini e tOndeRk: che 
formano oggetto dei calcoli Damiani. 


U 
\ 


Su BGHO ue DI POLLI IN COMUNE DI VALDAGNO 


: (Provincia di Vicenza). 


II & 


NOTA PALEONTOLOGICA 
e DEL ELIO 


Dottor BENEDETTO CORTI 


Durante l'adunanza ordinaria estiva della Società Geologica 
Italiana, tenutasi l’anno scorso a Vicenza, ebbi campo di visi- 
tare insieme agli ingegneri Toso, Mattirolo e Stella del R. Corpo 
delle Miniere” l'importante giacimento lignitifero di Pulli in 
comune di Valdagno. 

La sua estensione (1) è di circa 25 ettari, gli strati sono 
16, distinti fra lignite e scisto bituminoso, e sono compresi in 
una potenza complessiva di m. 100 di calcare eocenico. 

Questa formazione del bacino di Pulli è racchiusa da tre 
“parti da calcari mesozoici e riposa sopra i tufi basaltici eoce- 
‘nici comuni anche ai più piccoli e meno importanti giacimenti 
‘di Zovericedo, Monteviale e Monte di Malo PI in Provincia 
i Vicenza. @) i 
La‘ serie dei terreni, come si rileva dalla tavola VIII® an- 
|, nessa alla pregiata memoria dol sig. ing. Toso, è la po 


i Strato ona I Sme 
Calcare 0: CRA S20..00 

| Scisto bituminoso e (ligne di; D ‘3.20 
mai Calcarebi DIE » 8.00. 
i. Scisto bituminoso: sn È n » .l. 80 
j .. Calcare ER » 10. 00 
Scisto. bituminoso È 3 1. 80 

Calcare —. 2 ; i ev00n 
bienites i na. Re 0:90 

ineMarnò? (ignoro e pier on a 5000 
-«/Scisto bituminoso . 7 î «°D 0. 80 
Maino i o 


(1) G. JervIS: Z Zesori sotterranei dell’ Italia, 1873, pag. 309. 
{.— P. Toso: Notizie sui combustibili fossili italiani, 1891, pag. 54. 
| (2) G. JERVIS: Z fesori ece., pag. 311. 

MoLon: Jahrbuch der K. K. Geologischen Man) ‘1860. 


78 


Lignite . TL . 3 — ti 070 
Calcare » 8.50. 
Scisto bituminoso » 0.25 
Calcare i » 7. 00 
Lignite D10770 
Calcare » 6. 00 
Lignite » 1. 60 
Calcare Daetda50o 
Lignite » 0. 96 
Marne pae cd.820 
Lignite » I. 00 
Calcare DEz4ia00 
Lignite » 0.20 
Calcare » 2. 00 
Lignite » 0. 15 
Calcare . ; » 4. 00 
Scisto hituminoso » 1 00 
Calcare » 5. 50 


Tufi basaltici 


Il complesso di questa formazione appartiene come dissi 
. più sopra, all’ Focene e entra a mio avviso in quel gruppo 
dei basalti, tufi e calcari del M. Bolca, di Noale, Monte Malo, 
Monte Pestaro, Brusaferri, Valecco, Magrè, San Giovanni, 
Ilarione, Ciuppo, Castione e Roncà che il Suess colloca fra i 
_Tufi di Spilecco e i calcari associati ai basalti dei Monti Be- 
rici. i 

Probabilmente il giacimento del Pulli va riferito a quel 
piano del Sussoniano che potrebbe corrispondere alle sabbie 
di Sinceny e ai ealcari lacustri e alle lignite a Ostrea bdello- 
vacina, Cyrena cuneiformis, e Melania inquinata di Mortemer 
e Pranleroy in Picardia. In ogni modo però è da ritenersi 
più antico del Calcare grossolano di Parigi a Turdonilia el- 
liptica e Nummulites laevigata cui il sig. Hebert riferisce i 
tufi di S. Giovanni Ilarione. 

Il materiale (1) sul quale ho eseguito le ricerche micro- 
scopiche è rappresentato da strati di marne scistose brune e 
prevalentemente terrose ricchissime di bivalvi e gasteropodi 


(1) Lo devo alla gentilezza del sig. ing. P. Toso, il quale ne fece la spe- 
dizione, dietro mia domanda, al Gabinetto di Geologia della R. Università - 
di Pavia, i 


È i z 79 
assai male conservati per una, dirò così subita calcinazione dei 
gusci, tanto che potei a stento determinare delle prime i ge- 
neri: Cytherea, Corbula, Crassatella, Cyrena cuneiîformis e dei 

 Gasteropodi i seguenti: Melania, Cerithium tricarinatum e 
Turritella. 

Alcuni strati di queste marne sono assai più compatte, e 
oppongono maggiore resistenza alla estrazione, sono bitumi- 
nose, danno lievissima effervescenza cogli acidi e non digeri- 
scono in acqua, distillata, esaminate al Microscopio non pre- 
sentano traccie di Diatomee. 

Le marne invece scistose e molto friabili, di cui sopra, 
digeriscono facilmente in acqua distillata, trattate in capsula 
col solito reattivo di Acido Nitrico al 40 °/, e Clorato di Po- 
tassa al 15 °/, ed i successivi lavaggi con acqua distillata, 
lasciano un tenuissimo residuo siliceo formato quasi esclusi- 
vamente da frustuli ben conservati di Diatomee e spicule di 
Spongiari. 

Analisi meccanica: Residuo sabbioso: 

pri 00 ge 0408, = an 100% 
gr. 0.03 x gr. 100 
gr. 30 
Analisi chimica: Quantitativo di Sw 240 


— gr. 0.010 


| 0» ELENCO DELLE SPECIE () 


Famiglia DIATOMEE 
I° Sotto Fam. RAFIDEE 
TRIBÙ Cymbellee 
Gen. Cymbella (Ag.) 
Cymbella affinis Ktz. Cfr. Ehrenberg: Zur Mikrogeologie 1854. (t. XVI, 


1f. 42. Cocconema Fusidium.); Van Heurck: Synopsis des Diatomées de 
Belgique 1885. t. II. f. 19. 


(Fossile e vivente) 


e 


Cymbella leptoceras Ktz. Cfr. Ehrenberg: op. cit. t. XVI, 1, f.41. 
Cocconema Leptoceras ; Van Heurck: op. cit. t. III, f. 24. 


(Possile e vivente) 


(1) Per la disposizione sistematica delle specie ho seguito il Van Heurck: 
Synopsis des Diatomées de Belgique. Anversa 1885. 


80 


Cymbella lanceolata Ehr. Cfr, Ehrenberg: op cit. t. X, 1, f..18. 
Oocconema. lanceolatum Ehr.: Van Heurck: op. cit., t. II, f. d 


(Fossile e vivente) 


TRIBÙ Naviculee 
Gen. Navicula (Bory.) 


Navicula nobilis Ehr. Cfr. Ehrenberg: op. cit. t. XVII, 1, f. 8; 
‘ Pinnularia nobilis Van Heurck: op. cit. pag. 7 t V,f. 2. fi 
i (Fossile e vivente) n 
Navicula viridis Ehr. Cfr. Ehrenberg: op. cit.; t VI, I,f.4;. Van 
Heurck: op. cit. t. V, f. 5. 
(Fossile e vivente). 
Navicula amphioxys Ehr. Cfr. Ehrenberg: op. cit., t. XIV, f. 19. 
(Pinnularia amphioxys .) 
(Fossile e vivente) 
Navicula viridula Tri Cfr. Van Heurck: op. cit. t. VII, f. 25, Ehren- 
berg: op. cit. t. XI, f. 27. (Pinnularia decurrens). 
(Fossile e vivente) 
Navicula dicephala W. Sm. Cfr. Ehrenberg: op. cit. t. VI, f. 10. 
Pinnularia dicephala Van Heurck: op. cit. t. VIII, f..33. 34. 
A ; ( Fossile e vivente) 
Navicula duplicata Ehr. Cfr. Ehrenberg: op. cît. t. XXI, f. 35; 


B. Corti: Foraminiferi e diatomee fossili del Pliocene di Castenedolo 
pag. 19, f. 23 (Estr. Rend. R. Ist. Lomb. Serie II*, V. XXV, 1892). 


(Solo Fossile) 
Navicula Cari Ehr. Cfr. Ehrenberg: op. cit. t. XII, f. 20, a-b. 
(Solo Fossile) 


‘ TRIBÙ Achnantee. 
Gen. Achnanthes (Bory) 


tì Aehmanthes brevipes C. Ag. Cfr. Ehrenberg: .0p. cit. t. XXI, f. 33; 
Van Heurck: op. cit. t. XXVI, f. 10. 11. 12. 


(Fossile e vivente) 


Achnanthes delicatula Ktz. Cfr. Van Heurck: op. cit. t. XXVII. 
f. 8. 4. 1 


(Solo vivente) 


‘81 
ot yi 0 (0 (5 TRIBÙ Coeconeidee..;, ; 
Gen. Cocconeis (Ehr.) 


Cocconeis placentula, Ehr. Cfr. Ehrenberg: op. cit. t. V, 1, f. 24; 
Van Heurck; op. cit. t. XXX, f. 26. 27. ; 


. (Fossile e vivente) 
II? Sotto Fam. PSEUDO-RAFIDEE 
E RR RA . ©. TRIBÙ Fragilariee 
Gen. Synedra (Ehr.) 


| Synedra Ulna Ehr. Cfr. Ehrenberg : op. cit. t. VII, 1, f. 22; Van 
Heurek: DE cit. b. XXXVIII, fe. 


" (Fossile e vivente) 


SEN . Gen. FRAGILARIA (Lyngb.) 
ilaria smphicersa Ebr. Cfr. Ehrenberg: op. cit. t. XVIII, f. 77, 
a- d: c. 
a co (Solo fossile) E cf 
Fragilaria turgens Ehr Cfr. Ehrenberg: op. cit. t. XII, f. 1, a-d. 
(0A (Solo. fossile) i 
Fragilaria rotundata Eh, Cfr. Ehrenberg; op. cit. t. NISIIECEZ. 
tini «(Solo fossile) 
Fragilaria Pinnata Ehv. Cfr. Ehrenberg: op. cit. t. VI, 1, f. 45. 
(Solo Sossile) 
| Fragilaria Sepcs Ehr. Cfr. Ehrenberg: op. cit. t. EZIO, sf. 8. 
CC 2.0 (Bolo fossile) 
Sicilia venter Ehr. Cfr. Ehrenberg: op. cit t. XIV, f. 50. 
i. (Solo fossile) ; 
lFiagilaria 1 Rhombus Ebr. Cfr. Ehrenberg: op. cit. b. VII, £ 16, 
(Solo fossile) 


TRIBÙ Tabellariee. 
Gen. Grammatophora (Ehr.) 
Grammatophora parallela Ehr, Cfr. Ehrenberg: ‘op. cit. t.. XXII, 
<£. 63; a-b; Corti: op. cit. pag. 19 f. 25. Lsatiza 
(Solo fossile) 
i Gen. Striatella (Agardh) 
‘’ Striatella arcuata Ehr. Cfr. Ehrenberg : op. cit. t. XXII, ‘n 64. 
ira (Solo fossile) 


82 
Striatella delicatula Grun. Cfr. Van Heurck: op. cit. t. LIV, f. 5. 6. 
(Solo vivente) 


III* Sotto Fam. CRIPTO-RAFIDEE. 


TRIBÙ Melosiree. 


Gen. Melosira (Agardh.) 


Melosira distans Ktz. Cfr. Ehrenberg : op. cit. tei 2265 n 


Heurck: op. cit. t. LXXXVI, f. 21. 22. 23. 
(Fossile e vivente) 


Melosira crenulata Ktz. Cfr. Ehrenberg : op. cit. t. XII, Lab 
Gallionella crenulata; Van Heurck: op. cit. t. LXXXVIII, f. 3. 4. 5. È 
(Fossile e vivente) 


Cfr. Ehrenberg: op. cit. t. XII, f. 9 h-1. 
(Solo fossile) 

Ehrenberg: op. cit. t. XIV, f. 87 a-b. 
(Solo fossile) 

Melosira punetigera Ehr. Cfr. Ehrenberg: op. cit.t. XII, f. 9 b-1. 
(Solo fossile) 


Melosira calligera Ehr. 


Melosira laevis Ebr. Cfr. 


Melosira undulata Ehr. Cfr. Ehrenberg: op. cit. t. XII, f. 9 a. 


(Solo fossile) 
Gen. Biddulphia (Gray.) 


Biddulphia antediluviana Ehr. Cfr. Ehrenberg: op. cit. t. XI, f. 25. 
dani nre antediluviana; Van Heurck: op. cit. t. CIX, f. 4, 5. 
(Solo fossile) : 


Biddulphia tridentata Ehr. Cfr. Ehrenberg: 
(Solo fossile) 


op. cit. t. XI, f. 24. 


CELENTERATI 


Spicule di Spongiari. 
°. Cfr. Ehrenberg: op. cit. t. III, 2. f, 24. 


Spongolithislapiculata Ehr. 
Spongolithis acicularis Ehr. Cfr. Ehrenberg : op. cit. t. XVI, 3. f. 42. 


Il numero delle Diatomee fossili, come appare dall’ elenco, 


è di 82, fra cui 17 non sono più viventi, 13 si trovano allo 
stato fossile e vivente, e le rimanenti due non sono state rin- 


88 


‘venute nei depositi fino ad ora esaminati, almeno per quanto 


concerne gli autori da me consultati. 
Questa microflora fossile diatomeacea consta in preponde- 


ranza di specie d’acqua dolce, poichè sopra il totale soprac- 


cennato, solo sette sono decisamente marine, tre sono comuni 
tanto alle marine che alle acque dolci e due alle acque sal- 
mastre. o 

Abbondano sopra tutte le seguenti specie; Gymbella affi- 
nîs, Navicula Cari, Navicula viridula, Frayilaria turgens, Fra- 
gilaria Rhombus, Melosira crenulata, Melosira undulata. 

Fra i depositi coi quali mostrano maggiore affinità vanno 
notati i seguenti: 


Bilin ( — Polirschiefer, Saugschiefer, Halbopal. 

Arca — Polirschiefer. 

Iastraba e Zamuto — Posi 

Cassel (f — Sibergrauer Polirschiefer swischen Basalt - 
Tuff, che sono formazioni eoceniche continentali () coi quali 
hanno in comune le seguenti specie: 

Cymbella affinis, Cymb. lanceolata, Cymb. Leploceras Fra- 


- gilaria Rhombus, Frag. turgens, Frag. venter ; Navicula am- 


phioxys, Nav. viridis, Nav. viridula, Nav. dicephala, Nav. 


Cari; Melosira distans, Mel. crenulata, Mel. calligera, Mel. 


puncligera, Mel. undulata ; Synedra Ulna. 


La preponderanza delle specie di acqua dolce in queste 


_ marne del bacino lignitico di Pulli, la scarsità e la poca fre- 


quenza delle marine, la mancanza dei Coscinodiscus, che ci 


fanno testimonianza di un mare profondo, e la abbondanza 
del gen. Fragilaria, proprio delle spiaggie, sono a mio avviso 
prove indubitate per ritenere il deposito delle marne esami- 
nate una formazione di laguna che andava gradatamente rin- 
serrandosi. 

L'ottimo stato poi di conservazione dei frustuli e la loro 


‘ consistenza ci è prova della diminuita salsedine di quelle 


(1) A. DE LAPPARENT: 7raîté de Géologie, pag. 1344. 

(2) A. DE LAPPARENT: Op. cit. pag. 1148 « Colloca il deposito di Cassel nel 
piano Brwsselliano dell’eocene, che l’Ehrenberg aveva assegnato al miocene. » 

(3) Cfr. EHRENBERG: Zur Mikrogeologie 1854. pag. 6. Tavole. 


84 


‘acque(ì) dove, allo scemare della microflora marina, subentrava 
quella d’acqua dolce. E 

L’affinità delle specie con quelle delle formazioni eoceniche 
sopracitate, insieme alle condizioni stratigrafiche del deposito, 
“somprovano il riferimento di esso all"Eocene.- 


APPUNTI STRATIGRAFICI SUL MIOCENE COMENSE 


Nota preventiva del Dottor BENEDETTO CORTI. 


(Continuazione e fine). 


Tavoletta: LURATE ABBATE. 

Ad occidente di Como la Gonfolite continua dalla collina del Castello 
Baradello colla brulla catena dei monti di S. Eutichio, arrotondati dal 
ghiacciajo abduano, fino a, monte Olimpino e più in là, attraverso il 
confine elvetico fino a Pedrinate e fors’anco a Brusada e Novazzano, gli 
strati inclinano uniformemente a S. S. 0. con una media di 45° 

| ‘Alternano le arenarie compatte cineree e le molasse, e sopra affio- 
rano le marne argillose messe alla Tuce dallo sfacelo della morena e 
delle argille lacustro-glaciali, come si osserva nella Valeria attraver- 
sata dal tunnel della Ferrovia Como-Chiasso; e lungo la strada che dalla 
C. Roscio e C. L° Umbria, prima di monte Olimpino conduce alla G. 
Cardano. 3 

_ Questa separazione delle marne argillose dalla zona sottostante delle 
arenarie e delle molasse con la Gonfolite, non sempre nella tavoletta 
Lurate Abbate appare manifesta per }o sfacelo del conglomerato, il velo 
quaternario, e l’alluvione posglaciale. 

Ciononostante io mantengo la distinzione in due piani di queste due 
formazioni che in quest'area occupano una estensione assai maggiore 
di quella assegnata loro nella carta del Curioni e nel foglio Dufour. 

La Gonfolite continua da Breccia sotto l’alluvione posglaciale e la 
cerchia morenica a lieve rialzo che presenta la concavità a N. E. e che 
congiunge ad arco la strada provinciale Como-Varese colla trincea fer- 
roviaria della linea omonima, e si sviluppa per tutta l’area occupata 
dalla località di C. S. Pos, Bustigo, Grandate, C. guasta, C. Zappa e 
Bernate; l’inclinazione degli strati è a S. S. O di 15° a Bernate e a 
.5.S E di 20° appena dopo la biforcazione della strada che conduce dalla 
stazione di Albate Camerlata al paese sopradetto. 


(1) Di diversa consistenza si presentano i gusci delle Diatomee marine e 
d’acqua dolce: le prime sono provviste di frustuli delicatissimi, le seconde 
invece assai robusti e resistenti. IM i 


85 


CA .Bernate; dove la strada si biforca in prossimità del Cimitero, alla 
; nostra, formazione subentra la morena fino a Casnate © più oltre, nulla. 
però ci vieta di supporre che la Gonfolite continui ancora, pela 

dal. detr ito glaciale. i 

Il tratto compreso fra le ica orneindia Lazzago, Lucino, Mo-. 
sino, Civello, Lurate Abbate e Olgiate Comasco è ammantato dalla al- 
luvione posglaciale e dai lembi morenici della estrema cerchia del ghiac- 
ciajo abduano che si addossano alla Gonfolite di Mosino, Villa Guardia, 
Civello, Lurate Abbate e Olgiate Comasco; così dicasi per quello limi 
tato” dai comuni di Beregazzo, Olgiate Comasco, Gironico al Monte, 
Gironico al Piano, Drezzo, Runago e Uggiate. 

- Sotto. alle morene affiora qua e là, come alla Costa di S. Gerardo 
ina la trincea ferroviaria presso Olgiate Comasco e lungo le vallette 
che sboccano nella Valle Falloppia in territorio di Camnago d’ Uggiate 
_ e-presso la Bernasca, una.alluvione fortemente cementata ad elementi 
in preponderanza ‘alpini, la quale ha nulla di comune colla puddinga 
nostra miocenica, poichè è il vero Diluvium o quaternario antico. 

“Un altro lembo di conglomerato a cemento arenaceo, compattissimo, 
con ciottoli. di calcari cerulei, gneiss, dioriti e graniti, e con alternanza 
di. straterelli di sabbie micacee, e che si cava in blochi come materiale 
da. costruzione, ho osservato in frazione di Merlina del comune di ‘Ro- 
nago sulla sponda sinistra di Val Falloppia; occupa una breve esten- 
sione di circa 300 m. sopra 15 d’altezza, sopra si stende la morena pro- 
fonda terrazzata del Roncaccio. 

. To non esito punto aritenerlo Villafranchiano come quello dell’Olona, 
del Lambro, dell’Adda ecc., e corrisponderebbe alla breve zona segnata 
; colla tinta del Pliocene nel Foglio Dufour. 

à Ritengo che le due zone delimitate dai paesi SODradasot ed occupate 
dalla espansione quaternaria, rappresentino un’area di denudazione 
della Gonfolite la quale affiora a tratti, come per esempio in due punti 
lungo la trincea ferroviaria prima e ‘do pa” la stazione di Olgiate Co- 
masco-e alla collinetta che porta la GELO di 3384 m. fra la. stazione di 
i Civello e quella di Grandate. 

. Le marne argillose affiorano lungo le due sponde della Val Giada 
fra Vergosa e Trivino a strati inclinati di 45° a S. S. 0; è precisa- 
mente sulla sponda sinistra al di sotto di Trivino che ho avuto la ven- 
tura di trovare delle bivalvi, dei Brissopsis ed un dente di pesce, non- 
chò parecchi rappresentanti di una fauna a Foraminiferi- a guscio cal- 
careo, fra cui con sicurezza la Nonionina granosa, d°Orb. 

. Il materiale raccolto da me fino ad ora è certo ben poca cosa, . in 
cilitont di quello che dietro successive ricerche si potrà trovare, nè 
sì presta ad alcuna deduzione d’indole cronologica, pure un primo 
sguardo alle dimensioni dei Foraminiferi ci palesa un o di mare 
poco profondo. : 

Un secondo affioramento notai alla Villa Piazza d’Amata, in comune 
di Cavallasca, a mano manca della strada che della Trinità conduce al 


86 
paese sopr SU e un terzo lungo la BO destra della Valle Valeria, 


dove gli strati delle marne grigie affiorano dallo sfacelo della morena 
e inclinano a S. S. 0. di 55° evidentemente addossati alla Gonfolite; 


quivi rinvenni frequenti traccie di denti di pesce, di cui raccolsi pa- ‘ 


recchi esemplari. 


Faccio seguire alcune misure prese da me, oltre quelle sopra accen- 


nate, della inclinazione delle arenarie, delle molasse e della Gonfolite 
nell’area della presente tavoletta : 


« AI Castello Baradello . 2 n e ARESE 
« Da Paré al confine elvetico, alla ‘e. Th Valle BERE tn TSE SI) 
« Sotto Drezzo, lungo la strada per Trevano .. . . . . . . 30° O. 
« Trevanv, alla cava delle arenarie . . . 95° S. S. E. 
« Poco prima di Uggiate, alla Diforcazione! della strada sa 

Trevano . Nenni 95° S. S. 0 
« Da Uggiate a o E È a tt SEO) 
« Al gomito della strada che ine. a Ran ‘di sopra, in co- 

mune di Vergosa (Arenarie cineree a strati della potenza 

meslasa an: 20:80) 250 S. S. 0. 
« Alle cave di Lazzago (Arenarie cineree conti con CAO 

bituminose, a strati della potenza media 0.90) . . . . . . 45° S. S. 0. 
«"GonfolitesdiLuceinos:. sn IAS 
«Nelle vicinanze dite EEE 
« Gonfolite di Bernate . . . Dr ela e eo SL 
« Gonfolite ‘di Gironico al Mono SO OSSO 


'Tavoletta: MALNATE, 

Oltre gli affioramenti delle arenarie, delle molasse e della Gonfolite 
di Bizzarone, Rodero, Ligurno, Cagno e Malnate, osservai sulla sponda 
destra dell’Olona a circa 15 m. sul thalweg a mano manca della via che 
sale dai Mulini di Gurone a Bizzozero, delle marne argillose cineree 
assai compatte con frequenti noduletti e inclusioni limonitiche a strati 
inclinati di 43° a S. S. E., vi rinvenni un esemplare di un Brissopsis 
della medesima specie di quelli di Val Grande e frammenti di gusci di 
foraminiferi. Spero che anche quì più accurate e pazienti ricerche mi 
diano risultati migliori. 

Quanto alla estensione che occupano in questa zona le marne argil- 
lose mi pare di potere con qualche sicurezza asserire che esse si svilup- 
pano fino alla C. Vigna, e che debbano tenersi nettamente distinte dalle 
arenarie micacee, intensamente rugginose alla superficie, che affiorano 
al di sotto della C. Belvedere lungo la viottola che scende ai Mulini 
di Gurone. 

Anche nell’area di questa tavoletta, il velo quaternario è assai svi- 
luppato, così le morene di Binago, Solbiate, Albiolo, Caversaccio, Casa- 
nova, Cazzone e Induno, l'alluvione Villafranchiana delle due sponde 
dell’Olona, il Diluvium e l'alluvione posglaciale colle morene rimestate 
impediscono il più delle volte di conoscere i veri limiti della nostra 
formazione. 

(Dal Gabinetto di Geologia della R. Università di Pavia, Luglio 1893). 


A 


COLORANTI E PROTISTI 
del Prof. LEOPOLDO MAGGIO 


SOMMARIO 


1. Importanza dei coloranti per lo studio der protisti. — 2. Opere principali di 
microscopia che trattano dei coloranti. — 3. Derivazione dei coloranti e loro di- 
stinzione. — 4. Coloranti anorganici adoperati in protistologia. — 5. Coloranti or- 
ganici e loro suddistinzione. — 6. Sostanze coloranti d’ origine animale, e quali si 
adoperano in protistologia. — 7. Sostanze coloranti d'origine vegetale e quali si 
adoperano in protistologia. — 8. Sostanze coloranti derivate dal carbon fossile (così 
detti colori d’anilina), e distinzione in gruppi secondo la loro derivazione. — 9. Ag- 
giunta d’altri colori d’ anilina. — 10. Quali dei colori d’ anilina si usano in proti- 
stologia e loro ordinamento secondo G. Schultz e P, Julius. — ll. Loro diverse 
tinture per la tecnica protistologica. — 12. Loro diverse soluzioni usate specialmente 
in protistologia, e solventi di ciascun colore.. — 18. Principio colorante dei colori 
d’anilina (colori acidi e basici, quasi tutti adoperati in protistologia). — 14. Potere 
colorante dei colori basici (tutti adoperati in protistologia). 


(Continua). 


1. Importanza dei coloranti per lo studio dei protisti. — L’importauza 
dei coloranti per lo studio dei Protisti, non è minore di quella ch’essi 
hanno in citologia ed in istologia. 

2. Opere principali di microscopia che trattano dei coloranti. — Per avere 
anche in protistologia notizie dottrinali e pratiche sui coloranti, è 
d’ uopo ricorrere all’ attuale microscopia. Infatti essa possiede: Traité 
des methodes technigues de Vl’ anatomie microscopique cte. par A. Bolles 
Lee et F. Henneguy, Paris; Manuel de tecnique microscopique 
par Dott. P. Francotte de Brosollbs Paris; Manuale per la tec- 
nica moderna del microscopio (2.* ediz.) di A. Garbini di Verona 
(Lib. Munster); Die mikroskopisch-anatomische technik von H. Fo], Lei- 
pzig; Leitfaden fur histiologische untersuchungen von B. Rawitz, 
Jena; W. Beherens, A. Kossel und P. Schiefferdeker: Die 
Gewebe des menschlischen Kòi ‘pers und ihre mikroskopische untersuchung, 
Braunsschweiz Harald Bruhn, 1889, ed altri ancora. 

Da questi si può cavare ciò che torna opportuno per la tecnica pro- 
tistologica, e già ne trasse grande profitto quella parte della protisto- 
logia che si riferisce alla bacteriologia e sua tecnica, in cui tanta parte 
hanno pure i coloranti. 

Noi abbiamo gli Studi di tecnica protistologica (fissazione, colorazione 
e conservazione degli Infusoy) di G. Cattaneo inseriti in questo 
Bollettino Scientifico, Anno V. Sett. 1883, N. 3, 4, Pavia, Tip. Succ. Biz- 


88, " 
zoni), e non dobbiamo dimenticare il Manuale tecnico del Dott. G. Bor- 


doni Uffreduzzi: I microparassiti nelle malattie da infezione Tor ino, 
1855), la Guida alla Bacter iologia del Dott. A. Garbin.i (Vérona 1886), 


come i primi trattati tecnici intorno ai Bacteri 1, che apparvero in lin- 
gua italiana; del resto se ne hanno numerosissimi in lingue straniere, 
molti dei quali noti anche agli studenti, e certamente agli studenti, 
che seguono il mio corso libero, dottrinale e pratico, di protistologia. 

8. Derivazione dei coloranti e loro distinzione. -- Un piccol numero di 
coloranti si ha tra i corpi anorganici, tuttavia la maggior parte è data 
dai corpi OLEaDiclo ; da qui la dibcnzione in ii Un0LGote ci or- 
gamici. 


4 Coloranti ‘anorganici, adoperati in protistologia.. — Bir LORA RT 
ANORGANICI, adoperati in protistologia, sono il nitrato d'argento, Va- 
cido osmico, che tingono in nero; l'acido er omico, 1° jodio, il cloruro di. 


palladio che colorano in giallo. I primi tre si preparano, con acqua, in 
soluzione al L per 100; l’jodio, insolubile nell’ acqua, lo si adopera in 
soluzione acquosa nell’joduro di potassio colla formula del Lugo] :(100 


parti di acqua, 6 parti di joduro di potassiò , 4 parti di jodio); il clo-. 
ruro di palladio sciolto all’I per 800 in acqua coll’aggiunta di 304: 


goccie d’acido cloridrico, si impiega allungando la soluzione dal l al 


3 per 100 d’acqua. Pelletan colora col cloruro d’oro, in soluzione 
acquosa, da 1 a 4 p. 500. Fol dopo aver trattato con una tintura al- 


coolica di percloruro di ferro diluita con alcool, vi aggiunge, per co- 
lorare, una soluzione d’acido gallico (a 1 per 100) all’ alcool. 
-.Il nitrato d’ argento, usato da me, dopo :1’ azione: del bieromato, di 


potassa, tinse in nero il reticolo coi i (o) areali; nucleari del-, 


l’ Oxytricha gibba. 
L’ acido osmico tinge in nero le sailugiio Qui a Zona. di cino 


dei granuli o bioblasti di Altmann (plastiduli, .mibi), i microbacteri 
afaneri,- ch’ io trovai nelle acque potabili,, adoperando O RICE ‘c.;di. solu-. 


zione osmica per 30 c. c_a 40 c..e. di acqua: d’esame), ecc. . 
L? acido cromico, tinge in giallo, p. es, le amede. a; 


L’jodio (acque jodate, tintura di jodio. debole, soluzione. jodorieti 
rata) tinge in giallo tanto il protoplasma come le altre parti.degli er-. 
ganismi plastidulari, citodulari ed unicellulari. La tintura. di Jodias) 


colora in rosso-mogano il glicogeno dei Lobdosi e Ciliati. 


«Il cloruro di palladio, tinge in giallo d’oro le granulazioni der, Gliari 
(ono i, e quelli dei citoplasmi, specialmente se è SPLIT RR 


e Ciliati, e ne fa emergere i nucleoli. 


-.Il cloruro d’ oro,.da Pelletan che lo propose, n stato I 


i per colorare Infusorj. 


x 


Il percloruro di ferro con acido gallico è stato ia Pol ft tag 


piegato per colorare, tra i Ciliati marini, i Tintinnodea. 


. Notiamo. che questi coloranti, ed. altri che si. potrebbero soci | 
sono nello stesso tempo fissatori, e adoperati in: genere più per fissare, 


che per colorare. 


89 


5. Coloranti organici e foro suddistinzione. — I COLORANTI ORGA. 
NICI sono detti comuneniente materie o sostanze coloranti, alcune delle 
quali derivano da animali, altre da vegetali, e molte dal catrame del 
carbon fossile. 

6. Sostanze coloranti d’origine animale e quali si adoperano in protistologia. 
— Le sostanze coloranti d’ origine animale sono la cocciniglia ed il 
carmino. 

La cocciniglia, che è il corpo essiccato del Coccus cactI femmina 
(insetto, emittero), si usa sotto forma di soluzioni acquose, all’ al- 
lume fatte a caldo, oppure di tintura alcoolica. D'un porpora grigio 
argentato, o d’ un porpora rosso o nero, come si trova in commercio, 
‘essa, in soluzione, dà diverse gradazioni di rosso; oppure tinge in vio- 
letto, in bleu od anchein verde a seconda degli oggetti, coi quali viene 
messa in contatto. i 

In protistologia si adopera la tinturn di cocciniglia alluminica. 

Col carmino, che è la materia colorante estratta dalla cocciniglia e 
che dà una bella colorazione rosso porpora, si fanno i carmini acquosi 
ammoniacali (soluzioni ammoniacali semplici, soluzioni ammoniacali con 
glicerina ed alcool), i carmini ammoniacali neutralizzati, i carmini 
acquosi neutri ed acidi, i carmini boracici acquosi, i carmini alcoolici 
al borace, agli acidi ossalico, solforico, cloridrico. 

In protistologia sì adopera, tra icarmini acquosi ammoniacali in s0- 
luzioni ammoniacali semplici, il Carmino ammoniacale Ranvie IFgpli 
Carmino ammoniacale Huxley e Martin, il Carmino ammoniacale 
Hoyer; in soluzioni ammoniacali con glicerina ed alcool, il Carmino 
ammoniacale Beale; tra i carmini ammoniacali neutralizzati, il Car- 
mino neutro; tra i carmini acquosi neutri, il Carmino alluminato Gre- 
nacher; trai carmini alcoolici, i Carmini al borace. ; 

7. Sostanze coloranti d’ origine vegetale e quali si adoperano in protisto- 
logia. — Le sostanze coloranti d’ origine vegetale. sono, |’ Ematossi- 
lina, che è la: materia colorante del legno di Campeggio (HEMATOXILON 
CAMPECHIANUM) ed il suo estratto fatto da Mayer, da lui chiamata 
Emateina, la Purpurina, che, come l’ alizarina, si ottiene dalla RUBIA 
TINCTORUM, l’indigo, impiegato sotto forma di Carmino d’indiyo (sale 
potassico o sodico dell’acido solf-indigotico o solfo-ceruleinico)il zaffe- 
rano (CROcuSs saTIVUS) la cui materia colorante è detta zafferanina, da 
non confondersi colla safranina derivante dal catrame del carbon fos- 
sile; 1° Orceina, estratta dal Lichene ROCCELLA TINCTORIA etc. 

L'ematossilina si usa in soluzioni acquose ed alcooliche, le quali sono 
rosse o rosso-brune; aggiungendovi, come fanno notare Bolles Lee 
ed Henneguy, albume, passano al bleu o al violetto, le quali di- 
ventan rosse cogli acidi, mentre le prime, rosse o rosso-brune , cogli 
‘acidi si fanno gialle; la combinazione poi dell’ematossilina coi sali cro- 
mici è nera o nerastra. 

L’ematossilina colora in diverse gradazioni di bleu od anche di rosso, 
secondo la composizione della tintura, e M Flesch avvisa che si ot- 


90 3 


tiene un bleu intenso se si fa la soluzione con allume di fresco prepa- 
rato, un rosso se si impiega un’ allume conservato da molto tempo, 
in cui si sia sviluppato dell’acido libero. Le soluzioni bleu presentano 
un’ affinità speciale per quasi tutte le sorta di nuclei. 

Fra le diverse soluzioni di ematossilina, si usano, in protistologia, 
l’ematossilina alluminata di B6òhmer, detta anche ematossilina al- 
coolica alluminata, e l’ematossilina all’allume di Delafield, la quale 
ha una grande elettività per i nuclei. 

8. Sostanze coloranti derivate dal carbone fossile (così detti co/or/ d°ani- 
lina), e distinzione in gruppi secondo Ja loro derivazione. — Le sostanze 
coloranti derivate dal carbon fossile, note in genere sotto il nome 
di colori d’ anilina, sono composti carboniosi, più o meno complessi, 
stabili e numerosi. 

Essi si distinguono, come si trova in Bolles Lee e Henne- 
guy (Loc. cit.), in tre gruppi principali: 

1.° Derivati dell’ Anilina; 
2.° Derivati della Naftalina; 
8.° Derivati dell’ Antracene. 


1.° DERIVATI DELL’ ANILINA. 


Questo gruppo (in cui si comprende la Safrarina, che deriva non 
dall’Anilina, ma dal suo omologo la To/uidina) può essere così suddiviso: 

]J. Prodotti dell’ ossidazione dell’ Anilina. Sono: 

Nero d’anilina (Noir Collin, Blue-black, Nigranilina), Nigrosina solu- 
bile nell'acqua, e Nigrosina solubile nell’alcool (Indulina solubile nell’acqua 
e Indulina solubile nell’ alcool, Bengalina, Indigo artificiale, Bleu nero 
(Bleu noir), Blackley-blue), B/ew di metilene. 

2. Prodotti dell’ ossidazione della 'Toluidina, È la: 

Safranina. 

8. Prodotti dell’ ossidazione delle miscele d’Anilina e di Tolui- 
dina. — Sono questi i composti della Rosanilina, e cioè: 

Fucsina o fucsina ordinaria, in cui il principio colorante è una base 
(Rosso d’ anilina, Rubina, Roseina, Magenta, Solferino, Corallina, Aza- 
leina); Fucsina acida, in cui il principio colorante è un acido (Fucsina 
S, Saiire-fuchsin). 

4. Prodotti della sostituzione degli atomi d’ idrogeno della Ro- 
sanilina per î radicali metile o etile. — Sono i violetti ed i verdi, 
molto adoperati, ossia : 

Violetto di metile (metil violetto, violetto di metilanilina, violetto di 
Parigi, violetto SB), Metilvioletto B (Violette 2), Violetto di Genziana, 
Dahlia (violetto di Hofmann, Primula, violetto jodio 0 jod violett); Verde 
di metile (Verd lumière, Lichtgrin, verde luce), Verde jodio (Jodgriin). 

5. Prodotti della sostituzione degli atomi d’ idrogeno della Ro- 
sanilina per il gruppo molecolare fenile. — Essi sono alcuni verdi, 
non impiegati finora nelle ricerche microscopiche, ed i seguenti colorì 
bleu: 


91 


Blew d’ anilina (Anilinblau, Bleu de Nuit), Bleu di Lione, Bleu de 
Parme (Bleu de toluidine, Lichtblau). 

6. Derivati azotati dall’ anilina Sono: 

Il Bruno Bismarck (Vesuvina, Manchesterbrown, la Phenicienne, 
Pheylnenbraun), ed i gialli Echigelb (Siuregelb), Orange III (Goldo- 
range), Orange IV (Tropeolin 00, Sàuregelb) Metanilgeld. 

7. Derivati azotati del Fenolo. Sono: 

Acido picrico, Granato solubile, Corallina. 

8. Derivati azotati della Resorcina, — Vi è la 

Tropeolina O (Chryseolina). 

9. Le Ftalcine, ottenute dall'azione dell’anidride ftalica sul fenolo,. 
. Sono le Eosine: i 

Eosina solubile all’ acqua (Primerose solubile); Eosina solubile all’al- 
cool (Eosina alcoolica). 

10. Prodotti dell’ ossidazione del fenolo. Vi è la: 

durina EA Corallina gialla, Corallina rossa, Peonina, Ro- 
solsàure). 

_ Il. berivati dalla base Quinolina o Chinolina o Leucol. Vi è la: 
Cianina (Quinoleina, Chinoleina, Chinolinblau). 


20 DERIVATI DELLA NAFTALINA, 


Questo gruppo comprende : 
1. Amido az.naftalina, a cui appartengono : 

Rosa di naftalina (Rosso di naftalina, Rosso Magdala). 

2. I derivati azotati dei due naftoli (x e B Naphthol). 

Sono i Bordeaux: Bordeaux E, Bordeaux G.; le Tropeoline: Tro- 
peolina 000 N. 1 (Orange I), Tropeolina 000 N. 2 (Orange II); i Ponceaux: 
Ponceau R (Xylidinponcean), Ponceau RE; Croceina ; Roccelina (Echt- 
roth, Rauracienne, Bordeaux, Orcellina (orceilline) Rubidina); biebri- 
cher- Scharlach (Ponceau B). 


3. DERIVATI DELL’ANTRACENE. 


Questo gruppo comprende le Alizarine artificiali: Alizarina $S, Ali 
zarina sicc.; le Purpurine artificiali: Purpurina. 

9. Aggiuuta d’altri colori d’anilina. — Francotte (Loc. cit.) aggiunge 
quest’altri colori d’anilina: Anilina ecarlate (rosso-scarlatto), Flamingo, 
Rosanilina, Anilina orange (arancio), Fosfina o jaune orange, Fluorescina 
o janne verdartre, Giallo d’ anilina (jaune d’ aniline), Verde malachite, 
Bleu de Chine, Bleu serge, Bleu Tyrrien vicino al violetto, Poupre de 
Spillet (violetto). 

Vi sono poi il rosso Diamante, il Ciliegia, il giallo di Marte (Naphty- 
_lamingelb o Martiusgelb), 1) Aurantia, la Coccinina, il Congo, il Congoroth 
(rosso) la Viridina, la Safrosina, la Eritrosina, la Ceruleina, la Fenosa- 
franina (rossa), la Moveina, il rosso Chinolina (Chinolinroth). ed altri 
| ancora, pei quali si vegga W. Behrens: Tabellen cum gebrauch bei 
mikroskopischeu ar SALE) (2* ediz.) a; 1892. 


92 


10. Quali dei colori d’anilina si usano in protistologia e loro ordinamento 
secondo G. Schultz e P. Julius. — Di questi colori, in protistologia si ado 
perano: Nero d’anilina {Noir Collin), Nigrosina, Bleu di metilene, Safra- 
nina, Fucsina ordinaria e Fucsina acida, Magenta, Violetto di metile, Vio- 
letto di Genziana, Dahlia, Verde di metile, Verde jodio, Bleù de nuit, 
Bleu di Lione, Bruno Bismarck o Vesuvina, Goldorange (Orange III), 
Acido picrico, Eosina, Cianina (Chinoleina), ai quali vanno aggiunti: 

Flocsina | Phloxin, Phloxinroth, Rosso ciliegia), Bleu di Difenilamina 
(Diphenylaminblau), Blew Poirrier, Verde malachite, Crisoidina (Chry- 
soidin) Fluorescina. 

Questi si potrebbero ordinare secondo G. Schultz e P. Julius, in 
nitro-composti: Acido picrico; in azo-composti: Crisoidina, Orange III 


(goldorange), Bruno Bismarek (Vesuvina), in @ssicketoni: Alizarina 


(citata per darne l’esempio); in difenilmetano: Auramina (pure citata 
per esempio); in trifenilmetano: Verde malachite, Fucsina, Magenta, 
Fucsina acida (fucsina S), Metilvioletto 5 B, Violetto di genziana, Verde 
metile, Verde jodio, Violetto di jodio (Violetto di Hofmann, dahlia), Bleu 


di Difenilamina, Bleu de nuit (Anilinblau o bleu d’anilina), Fluorescina è 


Eosina solubile nell'acqua, Eosina solubile nell’ alcool, Flocsina; Thiazine: 
Bleu di metilene; in Azine: Safranina, Nigrosina solubile in acqua (Indu- 
lina pure solubile in acqua), Nigrosina solubile in alcool (Indulina pure 
solubile in alcool), in Chinoline: Cianina o quinoleina o chinoleina. 
Mancherebbe di classificare il nero d'alina (noir Collin) il bleu di Lione 
ed il bleu di Poîrrier. 

11. Loro diverse tinture per la tecnica protistologica. — La tecnica pro- 
tistologica, viene ad avere da queste sostanze coloranti, le seguenti 
tinture: 

Rosse, dalla Safranina, Magenta, Fucsina (ordinaria ed acida), Eosina, 
Rosso-ciliegia (Floxina); 

Violette, dal Violetto di metile o Metilvioletto 5 B, dal Violetto di 
genziana, dalla Dahlia; 

Azzurre o bieu, dal Bleu di metilene, dalla Cianina, dal man di Lione, 
dal Bleu de nuit, dal Bleu Poirrier, dal Bleu di Difenilamina; 

Verdi, dal Verde jodio, Verde di metile, Verde malachite ; 

Gialle, dall’Acido picrico (giallo di solfo); 

Arancio (giallo rossastro), dal Arancio III o goldorange (Orange III); 

Brune, dal Bruno Bismarck o Vesuvina (rosso bruno), dalla Crisoi- 
dina (bruno rosso); 

Nere, dal Nero d’anilina (Noir Collin), dalla Nigrosina (Indulina) so- 
luzione alcoolica (violetto-bleu-nero), dalla Nigrosina (Indulina) solu- 
zione acquosa (bleu-nero). 

12. Loro diverse soluzioni usate specialmente in protistologia, e sol- 
venti di ciascun colore, — I colori d’ anilina si usano in soluzioni alcoo- 
liche concentrate, acquose, idroalcooliche, glicerinate, alcalinizzate, 
acquose-anilinate, ammoniacate, fenicate. 

Quando si adopera l’alcool come solvente, esso dev’ essere assoluto; 


PET gn 


| vide È i; 


93 


se invece il solvente è l’acqua, questa allora dev'essere distillata e 
sterilizzata colla bollitura da 1 a 2 ore 

In genere si fanno soluzioni concentrate, che poi si diluiscono con 

acqua distillata e sterilizzata al momento dell’impiego. 

. Per le soluzioni alcooliche si adoperano da 20-25 grammi di sostanza 
colorante, in 100 di alcool; oppure l per 100. Queste soluzioni si pos- 
sono poi diluire con acqua, versando 5-6 goccie di soluzione alcoolica 
in un vetro d’orologio pieno d’acqua. 

Le colorazioni acquose si fanno con 1 a 5 grammi di sostanza colo- 
rante in 100 grammi d’acqua, od anche si fanno soluzioui acquose con - 
centrate, da diluirsi ancora con acqua. 

Le soluzioni idro-alcooliche si ottengono con una soluzione fatta di 
2-4 grammi di sostanza colorante in 85 grammi d’acqua, con 15 grammi 
di alcool; oppure con 1 a 5 gr. di sostanza colorante e con un liquido 
solvente composto di una parte di alcool puro e di due parti d’ acqua. 

Le soluzione acquose-gliceriche sì fanno con soluzione concentrata in 
un liquido composto di parti eguali di acqua e glicerina Sono in genere 
i colori bruni d’anilina (Bruno di Bismarck o Vesuvina), che si uni- 
scono all’acqua glicerinata, per farne soluzioni concentrate. 

Le soluzioni alcalinizzate, si fanno aggiungendo l’alcali alla soluzione 
colorante. Così Koch unisce: l1 volume di soluzione alcoolica concen- 
trata di Bleu di metilene, 2 volumi di soluzione di potassa a 10 0[o; 
200 volumi d’acqua distillata; L 6 fer dà quest'altra formula: 1 vo- 
lume di soluzione alcoolica concentrata di bleu di metilene, 3 volumi 
di soluzione di potassa a 1: 10,000. 

Le soluzioni acquose-anilinate, si ottengono con acqua-anilinata colo- 
rata con soluzione concentrata di fucsina, di violetto o di bleu. L'acqua 
anilinata'è da Erlich preparata con 100 c. c. d’ acqua distillata e 3 
grammi d’anilina pura (olio d’anilina, fenilamina), si agita fortemente 
e si passa sopra filtro inumidito, che trattiene le goccioline non disciolte. 
Frànkel prepara un’acqua anilinata di conservazione, adoperando 
3 e. C. d’anilina in 7 c. ec. d’alcool assoluto e completa con 90 c. c. 
d’acqua distillata. 

La soluzione ammoniacata, in cui si sostituisce l’ammoniaca all'acqua 
anilinata, è di Weigert, ed è fatta con grammi 0,5 di ammoniaca 
caustica, con grammi 90 di acqua distillata, con grammi 10 di alcool 
assoluto, con grammi 2 di violetto di genziana. 

La soluzione fenicata, che è di Ziehl, si ottiene sciogliendo | gr. 
di fucsina in 100 grammi di una soluzione acquosa di acido fenico al 5 0[0, 
e si aggiungono 10 grammi di alcool. 

Babès ha sostituito all’anilina la toluidina, e Sahli una soluzione 

di borace ad 1 gr. per 60 d’acqua. 

Nei sopracitati trattati di tecnica microscopica, e specialmente in 
quelli di Bolles Leeed Henneguy, di Francotte, di Behe- 
rens, sono indicati i solventi di ciascun colore, e cioè se essi sono 
solubili nell'acqua o soltanto nell’alcool, o nell’ acqua e nell’ alcool. Ai 
detti trattati, si rimanda per brevità. 


94 


13. Principio colorante dei colori d’anilina (co/or/ acidi e basici, quasi 
tutti adoperati in protistologia). — Il principio colorante dei colori d’ani- 
lina potendo essere un’ acido od una base, Erlich li distinse in color: 
acidi ed in colori basici. 

Quattro gruppi appartengono ai colori acidi: F/uorescine (Fluore- 
scina, Eosina ect.), Combinazioni nitrate (Acido picrico, Aurantia, Giallo 
di Marte ect.), So/fo-acidi (Tropeolina, Arancio, Ponceau ect ); Colori 
acidi primari (Alizarvina, Purpurina, Acido rosolico ete.). 

Due gruppi formano i colori basiei: Primari (Fucsina (cloridrato 
di rosanilina), Violetto di metile (cloridrato di trimetil-rosanilina), 
Violetto di genziana, Bleu di metilene); Secondari (Safranina, Bruno 


Bismarck o Vesuvina, Verde di metile, Cianina, Coccinina, Magdala, 


Dahlia). 
In protistologia si adoperano tanto i colori acidi, quanto i colori 
basici. Di 
I colori basici, considerati dal punto di vista chimico, hanno per 
carattere di formare coll’acido picrico e coll’acido tannico dei sali diffi- 
cilmente solubili. 
14 Potere colorante dei colori basici (tutti adoperati in protistologia). 


Dei colori basici si è fatta una graduazione del punto di vista del loro © 


potere colorante, ossia della loro resistenza alla decolorazione, una 
volta fissato il colore negli esseri e negli elementi cellulari, edin prima 
linea stanno i colori bruni, la Vesuvina o Bruno Bismarck, i Bruni d’ani- 
lina, che sono i più potenti; vengono poi in ordine decrescente: Fucsina, 
Violetto di metile, Violetto genziana, Bleu di metilene, tutti adoperati in 
protistologia. Gli altri colori, finora, non hanno trovato applicazioni 
abbastanza generali per poter essere graduati riguardo al loro potere 


colorante. 
(Continua). 


BIBLIOGRAFIA 


F. Priem: Za Terre avant l’ apparition de V Homme, periodes géologique, fau- 
nes et flores fossiles, géologie regionale de la France. — (La Terra avanti l’ap- 
parizione dell’ Uomo, periodi geologici, faune e fiore fossili, geologia regio 
nale-della Francia.) — Un volume gr. in 8° di 790 pag. a 2 colonne illustrato 
da 700 figure.... L. 12. — Libreria J. Baulliere e figlio, 19 via Hautefeuslle (près 
du boulevard Sanit Germain) a Parigi. 

La redazione di questo nuovo volume della serie delle Mervezlles de la 
Nature di Brehm fu confidata al sig. Fernando Priem, prof. al liceo Enrico VI, 
già conosciuto dal publico per il bel libro ch’egli ha publicato l’anno scorso, 
nella stessa collezione, sotto il titolo: Za Terre, il Mare ed i Continenti. In 
questo primo lavoro l’autore studiava il nostro pianeta nel suo stato attuale, 
egli passava in rivista i diversi fenomeni di cui la Terra è oggi il teatro, egli 
si occupava di minerali e delle roccie ne indicava le principali applicazioni 
e studiava la distribuzione geografica degli organismi animali e vegetali. 

Ma il nostro globo ha subìto numerosi cambiamenti nei corsi dei periodi 
geologici. Lo studio di queste trasformazioni così interessanti è l'oggetto 


Tita Ae std 
sat XA 0 n 


ALITO 


95 


del nuovo libro che egli publica oggi sotto il titolo: Za Terra prima dell’ap- 
parizione dell’ uomo. In questo nuovo volume il signor Priem fa conoscere la 
distribuzione delle terre e dei mari durante i diversi periodi geologici: egli 
si occupa particolarmente dello studio delle faune e delle flore d° altra volta 
facendone risaltare i legami che le attaccano alle faune ed alle flore attuali. 
Egli ha cercato di esporre in un modo attraente la geologia di tutte le re- 
gioni del globo. 

In una serie di capitoli che ampie il lavoro e che non ne formano 

la parte meno interessante, l’ autore si è dedicato allo studio dettagliato del 
suolo francese, tracciando così uno schizzo della geologia regionale della 
Francia, che difficilmente si troverebbe altrove. 

L’opera è al corrente dei lavori più recenti dei geologi e paleontologi. 
Numerosissime figure l’ accompagnano : rappresentazioni di fossili, spaccati. 
geologici, vedute pittoresche, ecc. In complesso questo volume è degno di 
prender posto nella collezione delle Merveilles de la Nature di Brehm, tanto 
apprezzata dal pubblico. ; 

Il libro è scritto molto chiaramente. La lettura sarà facile anche alle per- 
sone le meno famigliarizzate cogli studi scientifici. Del resto, il volume, per- 
fettamente illustrato, è molto superiore ai lavori di volgarizzazione già pub- 
blicati in Francia. (1) M. 


L. Blanc: Zes Anomalies chez l’ homme et chex les mammiferes. — (Le Ano- 
malie presso l’uomo e presso i mammiferi). — 1893. Un vol. in 16° di 324 pag. 
con 127 figure.... L. 3. 50. — Con prefazione del Prof. C. Dareste. — Librai- 
.rie G. B. Baillière et fils, Paris. 

Le scuole veterinarie nel mentre che preparano degli abili pratici, diven- 
tano ogni giorno più dei veri istituti biologici ove si elaborano le questioni 
le più elevate della scienza. Esse sono divenute veri focolari di esperienze 
teratologiche, preparando così i progressi futuri della zootecnia. I veterinari 
pratici leggeranno con grande profitto il piccolo volume del signor Blanc. 
Infatti l’esame dei mostri e la ricerca delle cause che determinano la loro 
produzione, non sono soltanto un soggetto di curiosità. Alcune ricerche, di 
una applicazione immediata, non possono essere proseguite con qualche cer- 
tezza che in grazia dello studio delle anomalie. 

l fenomeni d’ eredità p. e. non si manifestano chiaramente che nel caso 
di trasmissione anormale. L’ apparizione di certe anomalie, la loro fissazione 
presso i discendenti, possono esse sole dare la chiave dell’origine delle razze 
e permettere di intravedere il modo di formazione delle specie. 

Anche il volgo potrà usufruire di questo libro per conoscere esattamente 
che cosa siano e quali siano le principali anomalie dei mammiferi e dell’uomo. 


M. 


| —G.B. Baillière et fils hanno pubblicato una importante: BIBLIOGRAPHIE 
ORNITHOLOGIQUE, la quale contiene l’ annuncio particolareggiato di più di 


60) lavori moderni e antichi, francesi, italiani, tedeschi, inglesi, ecc., sugli 
uccelli. 


1) Si può ricevere un fascicolo saggio di 32 pagine mediante l’invio di 
tre francobolli da 15 centesimi. 


96 


Quest’opuscolo in 8° a due colonne sarà inviato a tutte le persone che ne 
faranno la dimanda ai signori G. B. Baillière et fils (Zorairie, 19 rue haute- 
fewille a Paris). 

M. 


Dott. Federico Mohrhoff: Piccola guida per V analisi fisico-chimico-microsco- 
pica dell’ urina. — Napoli, 1893. — Domenico Cesureo editore... L. ]. 

È una guida, che, come dice l’autore, è scritta per quei medici, i quali, 
dovendo analizzare un’ urina, per la mancanza del tempo e di un laboratorio, 
non possono studiare, prima di eseguire l’analisi, quale dei tanti metodi 
convenga più o meno per la ricerca di questo o di quell’elemento dell’urina, 
mentre con questa guida si trovano in grado di eseguire in pochissimo 
tempo e senza grandi spese qualunque analisi d’ urina. 


Dott. Angelo Lamari: Compendio di patologia speciale medica e terapia cli— 
nica. — Napoli, 1894. — Domenico Cesareo edit... L. 2. — 1° parte: Malattie 
dell’ apparecchio respiratorio (ERIppatie> larassa Broncopatie, Pneumopa- 
tie, Pleuropatie). 

L’autore è assistente ordinario alla 1% elinica medica dell’ università di 
Napoli, e per la compilazione di questo suo lavoro, informato ai principj 
scientifici moderni, si è rivolto anche alle opere recentissime e più impor- 
tanti di patologia medica, non tralasciando di consultare diversi giornali 
medici, riviste, monografie ed altri lavori, che riguardano le specialità ine- 
renti alla materia trattata. 

Tuttavia questo Compendio ha il compito modestissimo di sottrarre i gio- 
vani medici a gran parte di quel lavoro, cui essi si sottopongono durante il 
tempo di preparazione per gli esami. 

Auguriamo che le altre parti, siano come eda 
i M. 


L. Testut: Zraftato di Anatomia umana (anatomia descrittiva, istologia, 
sviluppo), prima traduzione italiana sull’ ultima edizione francese a cura dei 
Dottori G. SPERINO e S. VARAGLIA. — Unione tipografico-editrice torinese. 

Un buon libro e tradotto bene è certo un profittevole acquisto per la let- 
teratura scientifica nostrana. Questo parmi di riscontrare nel recentissimo 
trattato di Anatomia del Professore Testut, assai favorevolmente noto a tutti 
gli studiosi di cose anatomiche, e però meritano lode gli egregi colleghi G. 
Sperino e S. Varaglia che si assunsero l’ impegno di tradurlo in italiano, e 
tanta maggior lode si guadagnano in quanto che alla versione dell’ opera 
del Testut aggiungono del proprio (sull’ esempio di altri dotti e competenti 
traduttori di opere simili) numerose note di lavori nostri e stranieri, non con- 
templati dall’autore, rendendo così il trattato più completo e più ricercato. 
Finora non uscirono che nove dispense (4 di Osteologia e 5 di Angiologia). 

L’ edizione è splendida e le figure in generale sono bene riescite, ciò che 
onora la già ben nota Unione tipografico-editrice di 'Torino. Faccio agli egregi 
traduttori i migliori augurii di giungere sollecitamente \al compimento del 


non lieve lavoro sì bene avviato. 
G. Z. 


Gerenti: I REDATTORI. Pavia, 1893; Prem. Stab. Tip. Succ Bizzoni. 


. e IV. — Zoja: Sopra il foro ottico doppio. — Maggi: Saggio di una 
zione protistologica degli esseri fermenti. (Sunto di una lezione). —- 
attaneo: Sulla struttura e formazione dello strato cuticolare (corneo) del ven- 
. tricolo muscolare degli uccelli (risposta ’ al Dott. Bergonzini). —- Zoja: Un cen- 
tenario memorabile per lascuola anatomica di Pavia. {Prelezione al corso di Anato- 
mia umana perl’anno scolastico 1885-86. (Transunto).- Maggi: Settimo programma 
di Anatomia e fisiologia comparate coll’indirizzo morfologico, svolto nell’anno 
1883-84. — Cattaneo : Salla continuità del plasma germinativo di A. Weisman. 
= {Rivista). — Maggi: <) Sulla distinzione morfologica degli organi degli animali — 
6) di aleune funzioni degli esseri inferiori a contribuzione della morfologia dei 
. metazoi — 0) la priorità della bacterioterapia (Transunti). — Notizie universitarie. 
— Annuncio. 


ANNO VIlI. — Fasc. I - - Zoja: Altri casi di foro ottico doppio. — Cattaneo: Strut- 
- tura e sviluppo dell’intestino dei pesci (Comunicazione preventiva). — Stefa- 
| mini: Nevrite micotica nella lebbra. — Sormani: Contribuzione agli studj sulla 
| storia naturale del Bacillo tubercolare. - Maggi: Questioni di nomenclatura ‘pro- 
| tistologica. — (Rivista). — Varigny: Di un metodo per la determinazione degli 
‘alimenti di un dato microbio. — Idem : Sull’ attenuazione dei virus, e sui virus 
« attenuati o vaccini. — Notizie universitarie: Deliberazione della facoltà di scienze 
| della R. Università di Pavia, contro il nuovo regolamento delle Biblioteche. 
Fasc. II. —- Zoja: Un caso di dolicotrichia straordinaria. — Staurenghi: Osser- 
| vazioni sull’anatomia descrittiva del nervo ulnare ed in particolare della topo— 
| grafia del medesimo nella regione brachiale. (Comunicazione preventiva). — Fu- 
‘ sari: Ricerche intorno alla fina anatomia dell’encefalo dei Teleostei. (Nota pre- 
| ventiva). — Cattaneo: Sviluppo e disposizione delle cellule pigmentali nelle larve 
| dell’Axolotl. — Maria Sacchi: Considerazioni sulla morfologia delle glandole in- 
 testinali dei vertebrati. — Maggi: Per dare un’idea delle Forme degli infinita- 
mente piccoli, senza microscopio e senza disegni. — (Rivista). — Varigny: Mierobi 
patogeni e immunità. E 
% Fasc. III. e IV. — De-Giovanni: Uno sguardo alla Bacteriologia. (Prelezione). 
‘ — Zoja: Note antropometriche {1.° Statura e tesa). — Cattaneo: Ulteriori ricerche 
sulla struttura delle glandole peptiche dei Selaci, Ganoidi e Teleostei. — Magg i: 
. Temi di Protistologia medica, trattati nei corsi liberi, con effetti legali, all” Uni 
| versità di Pavia, negli otto anni scolastici, dal 1878-79 al 1885-86. — Cattaneo: Sul 
_ significato fisiologico delle glandole da me trovate nello stomaco dello storione 
sce ‘sul valore morfologico delle loro cellule. — Maggi: Protisti e alcaloidi (Sunto). 
= (Rivista). Stokvis: “Sull’ azione chimica dei mierobj. — Parona: Intorno agli 
 Eléments de zoologie médicale et agricole di ‘Railliet. — Notizie universitarie. -— 
. Cambi e Doni ricevuti. — Indice alfabetico delle MATERIE dellI. volume del 20/- 
lettino Scalia e dei loro AUTORI, dall’anno V. al VIII. inclusivo. 


Prezzo dei 4 Fascicoli degli Anni V, VI, Vil e VIII L. 8 
Prezzo di ciascun Fascicolo separato L. 2. 


| Cambi ricevuti dal 1° Luglio a tutto Settembre 1893. 


È 4. Atti della Società Ligustica di Scienze Naturali. — Vol. IV, N.3 — Genova, 1893. 
_ 2. Bollettino della Società romana per gli studi zoologici. — Vol. II, N. 4, De 6 
— Roma, 1893. 
_ 3. Bollettino della Società Veneto-Trentina di Scienze Naturali. — Tomo V. N.3. 
_—: Suadova. 1893. 
4. Bullettino Medico Cremonese. — Fasc. 3, 4 e 5. — Cremona, 1893. 
(5. Bullettino della Società Entomologica italiana. Trimestre II. — Firenze, 1893. 
A 6. Gazzetta Medica lombarda. — Dal Fasc. 26 al 39. — Milano, 1893. 
|‘. Giornale di Veterinaria Militare. — Dal Fasc. 6 al 9. — Roma, 1893. 
bi: > 8. La Clinica Veterinaria. — Dal Fase. 18 al 27. — Milano, 1893. 
fi 9. La Rassegna di Scienze Mediche. — Dal Faso. 6.a1 9. — "Modena, 1893. 
2 do. Monitore zoologico italiano. — Fase. 5, 6 e 7. — Firenze, 1893. 
| 4. Rivista italiana di Scienze Naturali. — Fase. 7, 8 e 9. — Siena, 1893. 
È _ 2. Anales de la sociedad cientifica Argentina. — ‘Febrero-Marzo-Abril-Mayo. 
— Buenos-Aires, 1893. 
È 13. Anales del Circulo Medico Argentino. — N. 4, 5,6 e 7. — Buenos-Aires, 1893. 
14. Annales de la Societe Belge de microscopie. — T. XVII — 1° Fasc. 1893. 
_ Bulletin ìd. id. id. — Dal Fasc. 6 al 10, 1892-93. — 
| Bruxelles, 1893. 
#55 Bulletin de la Societe Vandoise des Sciences Naturelles. — N. 111 e 112. — 
 Lausaune, 1893. 3 


SI pipe 00.27 SPO 


16. Bulletin of the Museum of Comparative Zoology, ecc. — Vol. XVI, N. 13e 
14. Vol. XXIV N. 4, 5, 6 e 7. Vol. XXV N. 1, — Cambridge, 1893. na 

17. Feuille des jeunes naturalistes. — Fasc. 273, 274 et 275. — Paris, 1893. 

18. Modern Medicine and bacteriological world. — N. 6,7,Se9. — Battle Creek 
Michigam, 1893. \ 

19. Occastonal papers of the California Academy. — Vol. IIl. Janury. — S. Fran- 
cisco California, 1893. i 

20. Smithsonian institution. Bibliography of the Athapascan languages. — Wa- 
shington, 1892. — Seventh annual repart of the bureau of ethnology, 1885-86. — 
Washington, 1891. i i j 

21. Geographical and geological survey, ecc. — Contribution to north american 
ethnology. — Vol. VII. — Washington, 1890. + ° 

22. Revue biologique du nord de la France. — Anneè 5, N. 10, 1} et 12. — Lille, 


23. Revue inte“nationale de bibliographie. — Dal N. 33 al 18. — Paris, 1893. 

24. Spitalul revistà medicalà. — Dal N. ll al 18. — Bucuresci, 1893. | 
25. Bollettino della Società dei Naturalisti. — Vol. VII, Fasc. I e 1I. — Napoli, 
26. Lo Spallanzani. — Fasc. I-VIII. — Roma, 1893. 


27. Annales de l’enseignement superieur de Grenoble. — II Trimestre. — Gre- 
noble, 1893. È 


Numeri mancanti. 
Gazzetta medica lombarda, N. 48. — Milano, 1893. 


In dono. 


Dott. E. MepiGLIANO. — Contributo all’azione terapeutica dell’idroclorato di fenocolla 
nei bambini. — Pisa, 1893. 


AVVISO AI SIGNORI ABBONATI. 


che hanno ricevuto regolarmente il Bollettino, e che non. 
hanno ancora soddisfatto in tutto od in parte all’importo 
dell'abbonamento in L. 4 per il primo anno, e in L. 8 
per gli anni successivi; si fa calda preghiera di volerlo 
spedire o ai Redattori, od all’Editore in Pavia, giusta le 
indicazioni già pubblicate. “4 


I REDATTORI. 


Elenco dei Signori che hanno pagato l'abbonamento. 


Goigi Prof. Camillo, Pavia, anno 1889. — Stefanini Dott. Domenico, Pavia, 
anno 1891. — Prof. Comm. Pietro Pavesì pel Gabinetto Zoologico della R. Uni- 
versità di Pavia, anno 1893. — Fumagalli Dott. Achille, Como, annol892. - 
Prof. F. Bertè, R. Università di Catania, anno 1887. - Gabinetto Anatomia 
Umana Regia Università di Pavia, anno 1892. — Gabinetto Anatomia Comparata 
Regia Università di Pavia, anno 1892. - Scarenzio Prof. Angelo, Pavia, anno 1890. 
— Biffi Dott. Serafino, Milano, anno 1883. - Gabinetto Zoologia Regia Università 
di Cagliari, anno 1893. — Pitzorno Prof. Giacomo, Sassari, anno 1883. — Istituto 
Tecnico Provinciale, Modena, anno 1893. — Arata D.r Pedro, Buenos-Ayres, 
anno 1887. - R. Orto Botanico, Pavia, anno 1892. —- Gabinetto di Zoologia R. 
Università di Genova, anno 1893. i 


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Il Dottor Leopoldo Eger di Vienna ha delle bellissime raccolte di oggetti di 
Storia Naturale; vende, compera e fa dei cambi; tiene corrispondenza in ita- 


liano, francese ed inglese; spedisce il suo catalogo a chi gliene fa direttamente. 
domanda. i 


PRI. LS 


| °°’ Dicembre 1893. Na Wi i 


DT ce, A, L' ; IS 


® 


REDATTO DA 


ORD. D’ANATOMIA E FISIOLOGIA | PROFESSORE ORDINARIO DI ANATOMIA 


DE COMPARATE OA: (fo UMANA 
|’ NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA 


E 


> ACHILLE DE-GIOVANNI 


PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA . 


FA 


Pirti 


| LUO Amo £, 8 


—._—<.. PAVIA. 
È Premiato Stabilimento Tipografico Successori Bizzoni. 
Bea 1893. 


INDICE ria) 5 
" dei dita Sontennti nei fascicoli del V, VI, VIE e vn anno 
costituenti il Vol. II. del SONO, Scientifico. ENZO 4 JR 


ANNO V. - Fasc. I. — De-Giovanni: Alterazioni della cavainferiore complicanti. 
la cirrosi epatica. (Com. preventiva). - Zoja: Rare varietà dei condotti epatici. — — 
Staurenghi: Corno cutaneo sul padiglione dell’ orecchio destro di. un uomo. — I 
‘Cattaneo: sull’istologia del ventricolo e del proventricolo del  Melopsittacus un- 
dulatus Shaw. — Maggi: Intorno ad alcuni microrganismi patologici delle Tro- 
telle. — Bonardì: Prime ricerche intorno alle Diatomee di Vall’Intelvi. — No- 
tizie. — Magretti: Lettere dall’ Africa. 

Fasc. II. — Tenchini: Sopra un caso di prematura divisione dell'arteria ome-. 
rale (con figura). — Tenchini: Cervelletto insolitamente deforme di un uomo 
adulto (con figura). — C. Parona: Diasnosi di alcuni nuovi Protisti. — Bonardi 
e C. F. Parona: Sulle Diatomee fossili del bacino lignitico di Leffe in Val Gan- —— 
dino (Lombardia). + Maggi: Tecnica protistologica (Cloruro di palladio). — No-— 
tizie universitarie. — (Cattedra e Stabilimento di Zoologia nell'Università di 
Pavia). — Biblio®rafla. — Staurenghi: Sulla tisichezza. polmonale, pel Prof. A. 
De-Giovanni. 

Fasc. II. — Maggi: Ricerca di nitrati al microscopio. — Maggi : Sull’analisi 
mieroscopica dell'acqua delle sorgenti chiamate FONTANILI dé ‘fontaniva del 
padovano. — Bonardi: Intorno all’azione saccarificante della saliva ed alla gli-. 

cogenesi epatica in alcuni molluschi terrestri. (Comunicazione preventiva). — 
Bonardi: : Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi. — Cattaneo: 
Fissazione, colorazione e conservazione degli Infusori. — Parietti: Ricerche re- 
lative alla ‘preparazione e conservazione di Bacteri e d’ Infusorj. 

Fasc. IV. — De-Giovanni: Studî morfologici sul corpo umano a contribuzione 
della clinica. (Nota IV*). — Zoja: Di una cisti spermatica, simulante un testi= 
colo sopranumerario. — Luzzani e Staurenghi: Anomalie ‘anatomiche. — Bonardi: E 
Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue AIDLI (cont. e fine). — Cat- 
taneo: Fissazione, colorazione e conservazione degli infusori (cont. e fine). 


! (ANNO VI. = Faso. I. — Zoja: Di un solco men noto dell’osso frontale. (Comu- 
nicazione preventiva). — Luzzani e Staurenghi: Anomalie anatomiche (continua- | 
zione e fine). — Parona: Materiali per la fauna della Sardegna (IX. Vermi paras- 
siti). — Cattaneo: Istologia e sviluppo dell’ apparato gastrico degli uccelli. (Comu- 
nicazione preventiva). — Università di Pavia: Voti e proposte dei professori na- 
turalisti espressi alla facoltà di scienze matematiche e naturali. i 

Fasc. II. —- Tenchini: Di una rara anomalia delle arterie e delle vene emulgenti. 

- Bonardi: Dell’azione dei succhi digestivi di alcuni gasteropodi terrestri, sull’a- 
mido e sui saccarosii. — Parona: Materiali perla fauna dell’isola di Sardegna (10.* 
Ulteriore.comunicazione sui Protst? della Sardegna). — Maggi: Sull’ importanza 
scientifica e tecnologica dell'esame microscopico delle nostre acque. — Rivista. 
(Cattaneo: Sui profozo? del porto di Genova di A. Gruber). 

Fasc. III. e IV. - Zoja: Di un solco men noto dell’osso frontale — Solco sopra- 
frontale (2.* comunicazione). - Maggi: Sull’infiuenza-d’alte temperature nello svi- 
luppo dei Microbj. — De-Giovanni e Zoja: Risultati d’esperienze sullo sviluppo e 
sulla resistenza di dacferi e vibrioni, in presenza d’alcune sostanze medicinali. — — 
Maggi: Sul 2umero delle prove d’esame per l’analisi microscopica delle acque po- |. 
tabili e sultempo per ciascuna di esse. — Staurenghi e Stefanini: Dei rapporti delle © © 
fibre nervose nel chiasma ottico dell’uomo e dei vertebrati. (Comunicazione pre: 
ventiva). — Bonardi: Le acque termo-minerali di Acquarossa in Val di Blenio — — 
Svizzera —- (Relazione). - Bonardi: Interno all'influenza dell’acido fenico sui J/z- 
crobj e sul loro sviluppo. I 


‘ANNO VII. - Fasc. I. - Zoia: Sulla permanenza della glandola timo nei fan-- 
ciulli e negli adolescenti (Nota II"). — Maggi: Intorno. alle. ricerche di Pacini ri- 
guardanti i Protisti cholerigeni. — Bonardi: Sulle Diatomee del lago d'Orta. — 
Maggi: Sulla analogia delle forme del Kommabacillus Koch, con quello dello Spi-_ 
rillum tenue Ehr. osservate da Warming. — Pellacanî: Sulla resistenza dei ve- 
leni alla putrefazione (Comunicazione preliminare). - Notizie: Girard: (Analisi 
di liana nota del Sig. Hommel di Zurigo sul cholera). - Comunicazioni: Cuneo. 
Sunto della prelezione del Prof. C. Parona dell’Università di Genova. 

Fasc. II. - Zoja: Di un'apertura insolita del setto nasale cartilagineo. (Co- n 
municazione preventiva). - Maggi: Intorno alle ricerche di Pacini risguardanti 
i Protisti cholerigeni (cont. e fine). — Certes: Dell’uso delle materie coloranti 
nello studio fisiologico ed istologico degli infusorii. — Maggi: Per l’analisi mi-. 
croscopica delle acque, — Canna: Notizie universitarie. eee 


Dicembre 1893. N. 4. 


Bollettino Scientifico 


REDATTO DA 


LEOPOLDO MAGGI 


PROF. ORD. DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA 


GIOVANNI ZOJA 


PROF. ORD. DI ANATOMIA UMANA NELLA STESSA UNIVERSITÀ. 


PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA. 


— xbhonamento annuoltalia I, s Si pubblica in Pavia ||Esce quattro volte all'anno.— 


>» > Estero» LO Uorso Vittorio Eman. N. 73||Gli abbonamenti si ricevono in 
dint numero separato . . >» 2 === |[Paviadall'Editore edai Redat- 
| Gn numero arretrato . . > <|Ogninum.° è di 32 pag."||tori. 


SOMMARIO 


G. ZOJA: Sopra quattro crani e cervelli di persone nonagenarie e centenarie. 
‘——R. MONTI: Ricerche microscopiche sul sistema nervoso degli Insetti. — 
— B. CORTI: Diatomee di alcuni depositi quaternari di Lombardia. — 
ol MAGGI: Coloranti e Protisti icona): — Recensione. — Bibliografia. 


SUM ATTRO. GRANI E: CERVELLI DI PERSONE NOMAGEMARIE E CENTENARIE 


Nota del Prof. GIOVANNI ZOJA. 


Fra i teschi conservati nel Gabinetto di Anatomia umana 
| dell’Università di Pavia, se ne trovano alcuni che appartennero 
ad individui di età molto avanzata 01), e dei quali intendo oc- 
2 cuparmi fra non molto; per intanto, mentre sto compilando la 


«descrizione della nuova raccolta del Gabinetto che ho l’onore di 


| dirigere, credo opportuno far qui cenno di quattro cranii del 
| quali si è potuto vedere anche l’encefalo. 

2a) Il primo si riferisce ad una donna certa e Bui, morta 
| .a Pavia nel Dicembre 1876, all'età d’anni 91 ( 


| (1) Oltre l'antica collezione, già pubblicata (dove figurano otto teschi dai 80 ai 
«90 anni, quattro dai 90 ai 100 e due oltre i 100 anni), nella nuova raccolta esistono 
dieci cranii dagli 80 ai 90 anni, otto dai 90 ai 100 e due centenarii. 

(2) Vedi: Il Gabinetto di Anatomia umana della R. Università di Pavia, descritto 
dal Professore Giovanni Zoja. — Osteologia — 1° Supplemento — Serie B n.° 725. 
Pavia, Tipografia Ditta Bizzoni. 


98 


Non potei sapere della vita di questa donna altro che fu di 
salute e di intelligenza abbastanza buone fino alla fine. 

L’encefalo era ridotto di volume, e alquanto impiccolite si 
mostravano le circonvoluzioni. — Pesava 1198 grammi. 

Il cranio all’esterno appare ancora bene conservato; la fronte 
è larga, ma un po’bassa e presenta una lieve insellatura retro- 
bregmatica e una debole sporgenza alla porzione più alta dell’oc- 
cipitale. 

Qualche leggerissima traccia di atrofia senile appare sui pa- 
rietali subito sopra la linea curva temporale superiore. Le su- 
ture tutte, compresa la metopica, che persiste, si conservano 
ancora assai manifeste; la lambdoidea .poi, la parte media della 
coronale, le squamose e le occipito-mastoidee, sono palesemente 
aperte tanto all’eso quanto all’endocranio. Sono abbastanza svi 
luppate le apofisi mastoidee, le stiloidee, le linee curve e le altre 
impronte muscolari. Si vedono: le incisure sopraorbitali, il solo ‘ 
foro parietale sinistro, il foro condiloideo posteriore destro. 


Misure esterne. Circonferenza orizzontale mm. 524 
Diametro antero-posteriore » 181 


» trasversale . . >» 147 
» verticale etneo 125 
» frontale minimo pe 101 


Indice cefalico 81,77. i 

All’endocranio, oltre le suture aperte sopraccennate, si ri- 
levano: discretamente profondi e larghi i solchi vascolari e le 
infossature per i corpuscoli del Pacchioni; poche ed insensibili 
traccie di atrofia all’occipitale e alla rocca petrosa. Le fosse della 
base del cranio sono poco profonde. Tutte le ossa poi sono al- 
quanto ingrossate quasi uniformemente, ma un po’ più al fron- 
tale e all’occipitale. 

Capacità cranica cc. 1420. 

La faccia alquanto larga; le orbite ampie; le ossa nasali in- 
dipendenti; il setto nasale quasi verticale, deviando pochissimo 
a sinistra; assottigliamento considerevole della parete anteriore 
del seno mascellare sinistro, sotto il foro infraorbitale; suture 
temporo-zigomatiche rettilinee, oblique, bene manifeste. I denti 
e gli alveoli sono totalmente scomparsi tanto alla mascella su- 


99 
periore quanto all’inferiore; l’orlo alveolare superiore però non 
è del tutto appianato come osservasi di solito in altri simili casi. 
Anche la mandibola, benchè priva di denti e di alveoli, non è 
molto atrofica, e conserva un angolo quasi come nella buona età, 


essendo pochissimo ottuso — misurando 122 gradi (1). 
Peso:delCcramor--..-i o grammi 600 . 

» della mandibola . . . » 30 

» totale del teschio . . 2° 630 


Il secondo teschio apparteneva a certa Maria G. nata nel- 


l’Astigiano il ‘7 Agosto 1786, nubile, domestica, morta a Pavia 
il 13 Luglio 1880; aveva quindi 94 anni, 11 mesi e 25 giorni (2. 


Nella sua vita ebbe qualche catarro bronchiale, e ultimamente 
forme enteriche che la trassero a morte per marasmo. Fino al- 
l’ultimo conservò piena coscienza di sè , e attendeva alle cure 
domestiche, faceva calze, cuciva, e leggeva ma cogli occhiali. 
Non era sorda. 

La musculatura del collo era abbastanza conservata e colorita. 
Al cuojo capelluto si vedevano ancora abbondanti i capelli grigi 
anzichè bianchi. | 

Sono da notarsi poi l’ateromasia molto diffusa e considerevole 
specialmente alle arterie succlavie e alle intracraniche; meno 
ragguardevole alle carotidi primitive. 

Fu misurata la testa prima della sezione. Segato il cranio 
giusta la grande circonferenza, apparvero: aumentata la durezza 
dell’ osso e così aumentato lo spessore; scolorita la sostanza di- 
ploica che si manifestava più compatta del solito; grandi aderenze 
della dura madre colla volta cranica. 

La massa encefalica in totalità appariva ridotta di volume, le 
circonvoluzioni cerebrali si manifestavano assai piccole. Spogliato 
l’encefalo dai proprii inviluppi pesava 1050 grammi. 

Dopo la macerazione il cranio all’esterno appare un po’ al- 


(1) NB. Mancano però gran parte dei condili mandibolari, che furono rotti e 
perduti. 
| (2) Vedi: Il Gabinetto di Anatomia umana ecc. cit. Osteologia — 10° Supplemento 
cit. — Serie B n.° 730. 


100 


lungato, ma ancora di bella forma, abbastanza simmetrico e non 
presenta nessun segno della caratteristica atrofia senile. La fronte 
è un po’ stretta e, perchè le arcate orbitali sono alquanto ma- 
nifeste, fugge all'indietro, appianando le gobbe frontali, debol- 
mente conservate, concorrendo a dare a questa parte del cranio, 
l'impronta maschile. Le gobbe parietali invece sono bene pro- 
nunciate, la destra è un po’ più rialzata e sporgente della sini- 
stra. Al lambda si vede un legger appianamento reso alquanto 
più manifesto da una debole sporgenza all'indietro della: parte 
più alta dell’occipitale immediatamente sottostante. 
Singolarmente conservate sono poi le suture. La coronale è 
uniformemente ben manifesta da uno stéphanion all’altro, con 
spiccate dentellature verso le estremità; soltanto sotto allo sté- 
phanion la coronale è scomparsa. La sagittale pure è ben trac- 


ciata, meno all’ obelion e sopra di esso per l’estensione totale di 


due centimetri, dove la sutura stessa è in gran parte cassata. 
Si vede chiaramente in tutta la sua lunghezza anche la lambdoi- 
dea; verso la fine però i dentelli sono meno manifesti. La sutura 
temporo-parietale poi, tanto nella parte squamosa quanto in quella 
mastoidea, è ancora aperta d’ambo i lati. Si conserva pure spic- 
cata la sutura temporo-sfenoidea d’ambo i lati, e la sfeno-frontale 
di destra, essendo chiusa quella di sinistra. Sono discretamente 
sviluppate le apofisi mastoidee e le impronte muscolari dell’occi- 
pitale. Si vedono i fori sopraorbitali, i parietali (il destro è posto 
più in alto del sinistro), e il condiloideo posteriore sinistro. 


Misure esterne. Circonferenza orizzontale mm. 505 
Diametro antero-posteriore » 181 


» trasversale . . » 139 
» verticale i e Lei 
» frontale minimo » 96 


Indice cefalico 77,40 

All’endocranio meno le suture temporo-parietali, temporo-sfe- 
noide e la parte alta della lambdoidea, tutte le altre sono scom- 
parse. Sono non eccessivamente manifesti i solchi vascolari e le 
infossature per i corpi del Pacchioni: è molto profonda invece 
la sella turcica. Appena qualche lieve traccia di atrofia ai lati 
della sella turcica e alla base delle rocche petrose; nel resto 
tutto regolare e normale. 


xa 101 


Tutte le ossa del cranio appaiono un po’ più ingrossate e 
molto pesanti, con diploe più inspessita. | 
Capacità cranica cc. 1275. 


< 


La faccia è abbastanza armonica, orbite profonde senza trac- 
cie di atrofia; la .sinostosi naso-nasale è appena cominciata in 
alto; setto nasale perfettamente verticale; tracciate ancora le 
suture temporo-zigomatiche. Un po depresse le fosse canine e as- 
sottigliate le pareti anteriori dei seni mascellari. Vi ha ancora 
un dente e bene impiantato, il primo premolare superiore di de- 
stra, ma assai logorato alla corona; il margine alveolare supe- 
riore, quantunque privo di denti, forma ancora un orlo saliente. 
La mandibola, senza denti e senza alveoli, non è molto atrofica; 


l'angolo non è molto ottuso, (l'angolo goniaco è di 125 gradi); 
è saliente l’eminenza genil. i 


Peso del cranio . . . . . grammi 702 
>» della mandibola . . . » 53 
> totale del teschio . . 0a 


Il terzo esemplare si riferisce ad un uomo, certo Ferdinando 
M. di Romagnese, morto a Stradella il 12 Maggio 1879, nell'età 
.d’anni 100 e mesi 4. (Dono del signor dott. Gerolamo Oppizzi). 
Fu dell'esercito Napoleonico, fece le campagne di Russia, Spagna 
e Germania. Mantenne, fino agli ultimi giorni, normali le facoltà 
| intellettuali. 

La testa in genere era di bella forma; la calvizie appariva 
soltanto al vertice, ma alle regioni temporale e occipitale vi erano 
ancora capelli abbondanti, lisci e non del tutto bianchi, ma quà 
e là grigiastri; sopracciglia scarse; poche rughe trasversali alla 
| fronte. La faccia era deformata alla regione intermascellare e alla 
bocca per la totale mancanza dei denti; occhi e naso regolari, il 
padiglione dell'orecchio un poco più largo del normale. 

Si presero le misure esterne della testa e poi si passò alla 
sezione del cranio. La dura madre, un po’ aderente alla volta e 
più ispessita, presentava i corpuscoli del Pacchioni scarsi e pic- 
coli. Abbondante sierosità negli spazii sottoaracnoidei; nessuna 
traccia di ateroma nelle arterie intracraniche, soltanto qualche 
traccia alla biforcazione delle carotidi primitive; completo e bene 


102 


sviluppato il circolo del Willis; ‘solo la comunicante posteriore 
sinistra era un po’ più piccola della destra. Le circonvoluzioni, 
quantunque leggermente atrofiche, erano ancora bene sviluppate, 
di bella forma e simmetriche , le anfrattuosità cerebrali larghe 
e profonde. Normali e regolari le origini apparenti dei nervi e 
e del loro tratto intracranico , un po’ atrofici solo i nervi olfa- 
torii. Al cervelletto le tonsille e i lobicini del pneumogastrico 
erano bene sviluppati. La consistenza tanto del cervello quanto del 
cervelletto, abbastanza conservata. Il peso totale della massa en- 
cefalica era di grammi 1272, e di 1097 grammi il peso del solo 
cervello. 

Il cranio, esaminato dopo la macerazione (1), si appalesa un 
po’ allungato, ma di bella forma e simmetrico, non avendo che 
debolissimi segni di incipiente atrofia ai parietali sopra e all’in- 


Lc 


terno delle rispettive gobbe. La fronte è alquanto stretta e un 


po’ sfuggente all’ indietro. Sono modicamente sviluppate la gla- . 


bella, le arcate orbitali, le apofisi mastoidee e le impronte mu- 
scolari. Le principali suture, benchè chiuse all’interno, si con- 
servano manifestissime all’esterno, conservando tanto la coronale, 
quanto la sagittale e la lambdoidea, le relative caratteristiche 
dentellature, le quali non sono cessate che a livello dell’obelzon. 
Sono poi tuttora aperte le suture squamose, e scomparse invece 
solo le suture sfeno-frontali. Si vedono : le incisure sopraorbitali, 
il solo foro parietale destro, e il foro condiloideo posteriore si- 
nistro. Il foro occipitale appare allungato e un po’ deformato per 
projezione all’indentro dei condili. Manifesto il solco temporo-pa- 
rietale esterno d’ambo i lati. 


Misure esterne. Circonferenza orizzontale mm. 521 
Diametro antero-posteriore » 185 


» trasversale cessa A0 
» verticale: | è. ©» 129 
» frontale minimo =» 96 


Indice cefalico 75,67. ; 
All’endocranio sono piccoli e superficiali i solchi vascolari 


(1) Vedi: Il Gabinetto di Anatomia cit. Osteologia — 1° Supplemento cit. — Se- 
rie B n.° 733. = 


ra 
3 


103 


e le impronte dei corpuscoli del Pacchioni; risentite le creste 
cerebrali delle volte orbitali; profonda la fossa pituitaria ; accen- 
nati i processi clinoidei medii; appena tracciata una piccola fos- 
setta occipitale mediana; debolmente iniziata l’atrofia delle volte 
orbitali, del tetto della cassa del timpano e della fossa occipitale 
inferiore. Le ossa del cranio non sono ingrossate, ma compatte 
e pesanti. 
— Capacità cranica cc. 1475. 
La faccia alquanto larga; orbite ampie e profonde; ossa na- 
sali anchilosate nel terzo superiore; setto nasale quasi perpendi- 
colare, che devia però debolmente a sinistra; fosse canine pro- 
fonde; sutura temporo-zigomatica un po'curvilinea, diretta quasi 
verticalmente; denti e alveoli superiori del tutto scomparsi tanto 
che nella massima parte il palato e il margine alveolare si tro- 
vano sullo stesso piano. La mandibola è larga, il mento roton- 
deggiante, il corpo di essa è molto ridotto per la totale scomparsa 
dei denti e dei relativi alveoli; il gonzon non molto ottuso, mi- 
sura gradi 129. 


° 


Ecsordelteranio = = srammi 00% 
» della mandibola . . . » ao) 
» totale del teschio . . Ye 6012 


Il quarto esemplare appartiene ad una donna che all’epoca 
della morte, avvenuta nell’età di anni 101, presentava ester- 
namente una statura mediocre, il corpo ben nutrito e di buona 
conformazione. Il cuojo capelluto era ancora fornito di numerosi 
capelli bianchi. 

Alla sezione del cranio, le ossa erano poco resistenti quan-. 
tunque apparissero d’uno spessore alquanto maggiore del solito. 
La dura madre, eccetto che era aderentissima a quasi tutta la 
volta cranica, non presentava alterazione di sorta. Quasi tutte 
le arterie dell’ encefalo erano invase dal processo ateromatoso, 
ma specialmente poi la callosa e la silviana erano assai dure e fra- 
gili. Ilvolume dell’encefalo apparve alquanto minore della capa- 
cita cranica, ma di aspetto del resto normale, le circonvoluzioni 
erano assai marcate, ma distanti fra loro per il processo di atrofia. 
Le altre parti dell’encefalo erano in buon stato. L’encefalo in 


104 


totale pesava tre libbre mediche e un quarto (1) (grammi 1310). 

Di questa donna si conserva tutto lo scheletro (8, che è una 
delle più interessanti rarità di tutta la raccolta osteologica. 

Il cranio all’esterno è un po’ basso, rotondeggiante, di bella 
forma senza depressioni della caratteristica atrofia senile. La 
glabella è molto allungata in basso; le apofisi mastoidee sono 
assai corte; discretamente tracciate le impronte muscolari. Sono 
manifeste: la sutura coronale da uno stéphanion all’altro, la 
lambdoidea in tutta la sua estensione ed anche la sagittale, che 
però all’ obelzon comincia a scomparire. Le suture squamose sono 
tuttora aperte; scomparse invece le estremità inferiori della coro- 
nale (suture sfeno-frontali). Si rilevano : le incisure sopraorbitali; 
1 fori condiloidei posteriori; piccolissimi i fori mastoidei; mancano 
1 fori parietali. 


Misure esterne. Circonferenza orizzontale mm. 500 
Diametro antero-posteriore » 170 


» trasversale #0 de 0195 
» verticale. seo 0150 
z » frontale minimo » 98 


Indice cefalico 79,41. 

All’endocranio la volta è regolare, i solchi vascolari sono un 
po larghi ma poco profondi, e così le infossature per i corpi 
del Pacchioni sono piccole e debolmente affondate. Il centro della 
sutura lambdoidea è aperto anche all’interno. Le volte orbitali 
sensibilmente convesse; profonda la lamina cribrosa; i processi 
clinoidei medii sono appariscenti, il sinistro poi è congiunto col 
processo clinoideo anteriore dello stesso lato. Bene spiccata la 
cresta occipitale interna. Nessun segno di atrofia senile. Le ossa 
del cranio sono un po’ più ingrossate, abbastanza provvedute di 
diploe, leggere e fragilissime. 

Capacità cranica cc. 1190. 


(1) Queste notizie furono tolte da uno scritto speciale conservato nell’ archivio 
del Gabinetto anatomico, nel quale è registrata la descrizione di tutta la autopsia 
del cadavere. Sfortunatamente non vi sono cenni della vita di questa donna né la 
data della sua morte; da altri documenti parrebbe tuttavia che quest’ epoca s' ag- 
girasse attorno al 1830. 3 

(2) Vedi: Il Gabinetto di Anatomia umana dell’ Università di Pavia, descritto 
dal Prof. Giovanni Zoja. — Tipografia Ditta Bizzoni. — Pavia 1873-1890. — Se- 
rie B n.° 10. i 


105 
La faccia è armonica ma considerevolmente mancante alla 


regione intermascellare; orbite alte e. profonde ; le ossa nasali, 


anchilosate fra loro nel terzo superiore, sono nel resto del tutto 
indipendenti. La sutura temporo-zigomatica, rettilinea, obliqua, 
semplice, è tuttora aperta. Setto nasale verticale. Alle fosse ca- 
nine le pareti anteriori del seno mascellare sono molto assoti- 
gliate da manifesta atrofia. Tutti i denti e i rispettivi alveoli 
superiori sono scomparsi; l'arco alveolare però forma ancora 
un orlo un po rialzato che toglie quell’ aspetto di appiattimento 
della volta palatina tanto manifesta in molti altri casi simili. 
La mandibola è straordinariamente ridotta specialmente al 
corpo, il quale per la totale caduta dei denti e scomparsa degli al- 


.veoli, è ridotto a poco più del suo orlo inferiore ; il mento è 


sporgente. Il gonzon però non è ottuso, e misura 127 gradi. 


Peso del cranio . . . . . grammi 362 
» della mandibola . . . » 20 
» totale del teschio . , » 382 

( Continua). 


SRICERCHE: ICROSCOPICHE SUL: SISTEMA NERVOSO. DEGLI INSETTI 


PER 
Rx. 0 Ann ME «cp en: ww 


Laureata in Scienze Naturali 
(con una tavola). 


INTRODUZIONE 


L’istologia del sistema nervoso degli insetti non è ancora 
stata studiata colla guida dei nuovi metodi di indagine, che hanno 
fatto tanto progredire le nostre conoscenze sul sistema nervoso 
di altre classi di animali. Io mi proposi di cercare se per av- 
ventura il metodo di Ehrlich, della iniezione fisiologica di bleu 
di metilene, possa essere applicato con vantaggio al sistema ner- 


. voso degli insetti, ed in realtà i risultati ottenuti mi hanno con- 


dotto a conoscere una serie di fatti che meritano di essere illu- 

strati. Per le mie ricerche mi procurai il materiale da diversi 

ordini di insetti: i risultati furono diversi a seconda degli ordini. 
» 


106 


Esporrò quindi partitamente quanto ho potuto osservare di im- 
portante al microscopio intorno al sistema nervoso degli Ortot- 
teri, Coleotteri, Lepidotteri ed Imenotteri. 

Ho studiato le fibre nervose e le loro terminazioni nei mu- 
scoli degli Ortotteri perfetti; nei Coleotteri, Lepidotteri ed Ime- 
notteri le fibre nervose e le loro terminazioni nei muscoli delle 
larve e degli insetti perfetti. Mi sono anche occupata delle ter- 
minazioni nervose sottocutanee che si osservano in alcune larve 
di Coleotteri ed in alcuni. Ortotteri, come anche del sistema ner- 
voso centrale di questi ultimi. 

Io ho compiute queste mie ricerche nel Laboratorio dell’ Il- 
lustre Prof. L. MacGi, al quale esprimo qui la mia gratitudine 
per i benevoli incoraggiamenti e per i larghi aiuti accordatimi. 


Metodo di ricerca. 


Il metodo di ErRLIcH applicato negli animali inferiori fornisce ri- 
sultati che gareggiano in finezza con quelli ottenuti applicando il me- 
todo di Gori negli animali superiori. Io riassumo qui il fondamento 
scientifico di questo metodo, ed il processo particolare secondo il quale 
io l’ ho adoperato con qualche successo. 

EHnRLIcH (1) iniettando nelle rane viventi del turchino di metilene, 
sciolto nella soluzione fisiologica di cloruro di sodio, ha trovato che si 
colorano intensamente le terminazioni nervose e specialmente quelle 
sensitive. EHRLICH, istologo e chimico, dopo aver fatte molte prove con 
diverse sostanze, si è domandato perché solo il turchino di metilene 
possiede questa singolare proprietà. Egli osservò che la fucsina (clori- 
drato di rosanilina Cy, H,g N3 HC1+ 4 (H?° O), il metilvtoletto (che 
è una miscela di sali cloridrici di pentametilrosanilina e exametilro- 
sanilina), e la saffranina (che è il sale cloridrico di un’ amidofe- 
nazina, avente la formula C,, H,, N,) anche iniettate nelle rane vi- 
venti, non colorano affatto le terminazioni dei rervi. Ma il turchino 
di metilene si distingue da tutti gli altri più comuni colori di anilina 
perchè contiene solfo. 

Secondo gli studi dell’ eminente chimico BERNTHSEN (2), il turchino 
di metilene deriva dalla demetilparafenilendiamina,, per opera della 
reazione di LAuTH che consiste nell’ azione combinata di acido solfi- 
drico e percloruro di ferro. Si ottiene il cloridrato di tetrametil-dipara- 
amido-tiodifenilamina, un corpo che ha la formula : i 


Ci, Hg N SCI + 3 (H, 0) 


e che è appunto il turchino di metilene dell’ istologia. 


be pi. 107 
La formula razionale di questo corpo è la seguente : 
Cs Hg ea (CH)? 


N S 


\ / 


Ce Hi N (CH) di 
|, 


cloridrato di tetrametil-dipara-amido-tiodifenilamina. 

FEnrLICH in base a considerazioni puramente dottrinali, fondato sol- 
tanto sulle formule chimiche, è stato indotto a tentare la colorazione 
dei nervi con altre sostanze aventi una costituzione consimile. Ha fatto 
delle esperienze sulla dimetilthionina 

Ce EE (CH;) H 
i Vac 


colla {hionina : 


- coll azzurro di Bernthsen : 
(07 Hg 


€ H_-:N (Hdi 
| 


ed anche con queste sostanze ottenne una discreta colorazione dei nervi. 

. Allora EHRLIcH per determinare quale fosse il raggruppamento mo- 

lecolare favorevole alla colorazione dei nervi, tentò la prova con un 

altro corpo che ha una costituzione molto simile al turchino di meti- 

| lene, ma che se ne distingue perché non contiene solfo. Questo corpo 
è il verde di dimetilfenilene che ha la formula : 


CH N (CH;), 
N 


OH N(CH): di 
) 


108 


Questa sostanza così affine al bleu di metilene non colora affatto i 
nervi. 

Da ciò EarLIcH ha concluso che per la colorazione dei nervi è ne- 
cessaria la presenza dello solfo e dei residui ammoniacali. 

Ma ExÒRLIcH rilevò subito che tali dati chimici, se valgono a desi- 
gnare quali sostanze colorano i nervi, non bastano a spiegare la co- 
lorazione fisiologica: egli pertanto continuò gli studi per chiarire tale 
questione. 

Egli osservò che la colorazione avviene specialmente quando le 
parti sono esposte all’ azione dell’ aria atmosferica : così, per esempio, 
egli vide che i nervi delle papille della lingua della rana si colora- 
vano bene quando egli teneva aperta la bocca dell’ animale e ne ti- 
rava fuori la lingua, mentre la colorazione rimaneva proprio deficiente 
quando la lingua dell’ animale restava appiccicata al palato. Da ciò 
EgHRLIcH indusse che l’ azione dell’ ossigeno atmosferico deve favorire 
la colorazione dei nervi. Infatti l’autore stesso in un precedente ia- 
voro (3) aveva già dimostrato che molti organi del corpo sono dotati 
di un potere riducente diverso, ma pur sempre considerevole : in rap- 
porto a ciò i diversi organi hanno un diverso bisogno di ossigeno. 
Ora EHRLIcH ha osservato che le sostanze coloranti una volta ridotte 
sono facilmente eliminate , d’ altra parte il turchino di metilene, in 
contatto colle potenze riducenti organiche assorbe due atomi di idro- 
geno e dà un prodotto incoloro. 

Ma durante la vita i nervi sono così riccamente provveduti di os- 
sigeno che essi non possono ridurre il turchino di metilene da loro 
assorbito : perciò rimangono colorati. Subito dopo la morte, non ap- 
pena cessa il ricambio materiale e con esso l’ ossigenazione dei tes- 
suti, crescono in modo straordinario i processi di riduzione, e i nervi 
che prima avevano assorbito il turchino di metilene, lo riducono e 
restano incolori. 

Da ciò si deduce che per ottenere dei buoni preparati col metodo 
di EaRLICH bisogna prendere i pezzi quando l’ animale è ancora vivo. 

Infatti l’ esperienza insegna, e chi scrive l’ ha provato più volte, 
che se si osservano i materiali presi da animali già morti non si trova 
la caratteristica colorazione dei nervi. 

Come si disse, la ricchezza di ossigeno nei diversi organi è diversa 
e può variare in diverse condizioni; da ciò si comprende come la rea- 
zione di EHRLICH non avvenga con uguale facilità in tutte le parti del- 
l’ organismo. EgRLICH ha riscontrato che appunto la colorazione dei 
nervi è più facile e più costante negli organi meglio provveduti di 
ossigeno: così, per esempio, trovò che tra i muscoli presentano più 
spesso la reazione quelli della laringe e quelli dell’ occhio. 


AA > 


G 109 


In altri organi meno ossigenati il turchino di metilene assorbito 
dai nervi può essere ridotto e quindi apparire incoloro; ma non ap- 
pena si espongono questi organi all’ aria, l’ ossigeno di questa ossida 
di nuovo il turchino di metilene e fa ricomparire, almeno sulla su- 
perficie dell’ organo, la colorazione dei nervi. Questo processo di ossi- 
dazione secondaria permette in molti casi di ottenere buoni preparati, 
anche dopo la morte dell’animale (quantunque non così omogenei come 
quelli ottenuti durante la vita): pertanto gioverà in ogni caso tenere 
esposti all’ aria i pezzi estirpati, allo scopo di favorirne il riapparire 
della colorazione in qualche punto deficiente. 

Determinata così una condizione necessaria per la riuscita della sua 
colorazione ExrLICA riconobbe subito che tale condizione non era suf- 
ficiente e cercò di determinarne qualche altra. 

Nel fare le sue ricerche sulle sostanze affini al turchino di meti- 
lene EnRrLIcH osservò che la thionina, la dimetilthionina e il nuovo 
azzurro di metilene di BERNTHSEN per l’azione degli alcali cambiano di 
colore e virano al rosso. Facendo poi i saggi di iniezione fisiologica 
con dette sostanze EHRLICH ottenne, come già abbiamo ricordato, la 
colorazione dei nervi, ma notò che questi prendevano una tinta me- 
tacromatica, cioè volgevano al rosso. 

Da ciò EHRLIcA dovette concludere che le fibre nervose hanno una 
reazione alcalina, e che assorbendo la sostanza colorante (che come 
vedemmo è sempre un sale) la decompongono e ne liberano la base. 

Quindi la ricchezza di ossigeno e la reazione alcalina sono le con- 
dizioni necessarie da cui dipende la colorazione fisiologica dei nervi 
col turchino di metilene. Se l’ alcalescenza delle fibre nervose è scarsa, 
se sono neutre, la colorazione è difficile o nulla. 

Da quanto si è detto è facile comprendere che volendo far agire 
un acido sui tessuti gia colorati coll’ intento di ottenere delle prepa- 
razioni più differenziate (come si fa spesso dagli istologi, e più spesso 
dai bacteriologi) si sortirebbe invece il risultato contrario: la sostanza 
colorata precipitata sul nervo si ridiscioglierebbe, la colorazione si fa- 
rebbe così più diffusa e mancherebbe totalmente allo scopo. 

Tuttavia non c° éè alcun bisogno di sottoporre i preparati a dei mezzi 
che rendono la reazione più circoscritta alle parti dotate di maggiore 
affinità per la sostanza colorante. La reazione non è mai diffusa, anzi 
è sempre nettamente circoscritta ed è relativamente facile. È tanto 
facile che DocreL (4) ha ridotto a metodo il tentativo già da altri fatto 
di impregnare col turchino di metilene i tessuti staccati dall’ organismo 
e di lasciarli ossidare all’ aria. A questo modo DocIeL potè dapprima 
precipitare la tetrametil-dipara-amido-tiodi fenilamina (base del turchino 
di metilene) sulle sostanze cementanti degli endotelii, ed in lavori più 


110 


recenti riuscì ad ottenere la colorazione delle terminazioni nervose nei 
pezzi staccati dei mammiferi, che non sopportano l’ iniezione fisiolo- 
gica (9). È facile spiegare questo reperto quando si pensi che la per- 
sistente alcalinità dei nervi deve precipitare la base del turchino di 
metilene ; questa base può essere ridotta e scolorata da tessuti morti 
o poveri di ossigeno, ma viene poi facilmente riossidata dall’ ossigeno 
atmosferico. 

Molti autori hanno cercato degli espedienti per favorire questi pro- 
cessi di ossidazione secondaria. 

BIEDERMANN (6) esponeva i tessuti degli animali iniettati alle esa- 
lazioni di trementina resinificata, che, come si sa, sviluppa dell'ozono. 

RerzIus (7) apriva l’ addome degli animali vivi, e ne lasciava così 
per molte ore la cavità del corpo in diretta comunicazione coll’ aria 
atmosferica. 

Ma ad onta di tutti questi espedienti, quando i preparati sono chiusi 
‘e perciò sottratti all’ influenza dell’ ossigeno, vengono di nuovo più o 
meno presto scolorati dalla persistente azione riduttiva dei tessuti or- 


ganici. A nulla vale la chiusura in glicerina od in balsamo: poiché . 


(come è noto a tutti coloro i quali hanno lavorato coi sali d° oro o 
coi sali d’argento) il processo di riduzione continua anche nella gli- 
cerina o nel balsamo. D’ altra parte i pezzi così colorati non soppor- 
tano i passaggi nell’ alcool richiesti per la chiusura in balsamo : 
l’ alcool scioglie il turchino di metilene e scolora i preparati. Come 
osservava perciò Aronson (8) bisogna osservare rapidamente i preparati, 
ed in breve istante rilevarne e descriverne tutti i dati essenziali. Nel- 
l’ansia del tempo fugace è ben difficile che si possano disegnare fina- 
mente le imagini vedute: è una fortuna se si riesce a tratteggiare 
un abozzo. = 

Per fissare la colorazione, per ritardare almeno il processo ridut- 
tivo, gli istologi di Kasan hanno provato tutte le sostanze che nel- 
l’arte della colorazione sono raccomandate come mordenti. 

ARNSTEIN (9) trovò dapprima che serviva allo scopo lo jodio sciolto 
nel joduro di potassio. 

Lo jodio è applicabile prevalentemente quando i nervi hanno su- 
bita una colorazione molto intensa. Si prepara una soluzione di joduro 
di potassio all’ 1 per 100 ed in essa si scioglie dell’ jodio metallico 
fino a saturazione. In questa soluzione si portano i pezzi iniettati e 
vi sì lasciano per 6-12 ore; indi i preparati si lavano per un giorno 
intero in acqua e si chiudono in glicerina. 

Si ha così una combinazione dell’jodio colla base del turchino di 
metilene, la quale ha un colore bruno oscuro. I nervi quindi non ap- 
paiono più azzurri, sono invece bruni e conservano lungamente tale 


[PRI 0 pri 


111 


colore; ma molti minuti particolari di struttura vanno perduti nella 
fissazione. ; 

Pochi mesi più tardi lo stesso ARrNnsTEIN (10) in luogo dello jodio 
raccomandava come fissatore il picrato di ammonio in soluzione satura. 
E DocieL raccomanda di lasciare i pezzi per molto tempo nel picrato 
e di associarlo all’ acido osmico. 

Ma anche il picrato di ammonio non vale a fermare le fuggevoli 
imagini. Esso ne rallenta la decomposizione soltanto, ma dopo pochi 
mesi ogni finezza del preparato scompare. Inoltre sui centri nervosi, 
come ha veduto anche ReTZIUS, il picrato riesce sempre più di danno 
che di vantaggio. 


Dirò ora in modo particolare come io ho applicato agli insetti il 
metodo di EHRLICH. 

_Quando volevo iniettare degli insetti, preparavo una soluzione fisio- 
logica di azzurro di metilene nelle seguenti proporzioni : 


bleu di metilene . . . gr. 0,50 
clorurosdi. sodio”, Lee 
Acqua poli e 50 


Avevo cura di macinare l’ azzurro di metilene nella soluzione so- 
dica affinché si sciogliesse completamente, talora anche riscaldavo la 
soluzione : lasciandola naturalmente raffreddare prima di filtrare. Ho 
fatto anche delle soluzioni più intense e più diluite, ma mi sono per- 
suasa che meglio rispondeva allo scopo quella nelle proporzioni sopra. 
accennate. 

Per l’ iniezione mi servivo di una siringa di Pravaz: naturalmente 
la quantità di bleu di metilene che io iniettavo negli insetti, variava, 
come facilmente si comprende, a seconda delle dimensioni e della mag- 
giore o minore delicatezza dell’ animale. Per lo più introducevo la si- 
ringa nell’ addome, ma un po’ lateralmente, per non correre il peri- 
colo di ledere nella linea mediana la catena gangliare. 

Altre volte invece, faceva l’ iniezione nel torace e precisamente 
sotto all’ anca. Ho tentato anche nei coleotteri di sollevare le elitre 
e fare le iniezioni nella parte dorsale dell’animale, per evitare di fe- 
rire qualche organo introducendo con forza la siringa nel rivestimento 
chitinoso. uu 

Gli insetti iniettati li lasciavo vivere circa 24 ore; se mi accor- 
gevo che l’ animale era presso a morire ne anticipavo la sezione, 
poiché poco tempo dopo la morte, anche i muscoli si colorano inten- 
samente in azzurro, 

Procedevo quindi a sezionare l’ insetto, lasciando i pezzi per qual- 


112 


che tempo esposti all’ aria, poi trasportavo questi pezzi in una solu- 
zione satura di picrato d’ ammonio. 

Per preparare il picrato d’ ammonio procedevo nel modo seguente: 
in una capsula metteva dell’ acido picrico, che bagnavo con un ec- 
cesso di ammoniaca. Dopo aver ben rimestato questa miscela, evapo- 
ravo l’ ammoniaca a bagno-maria. 

Facevo quindi delle soluzioni sature di picrato di ammonio in acqua 
distillata filtrando la soluzione prima di adoperarla. 

Molte volte invece di immergere direttamente i pezzi in picrato di 
ammonio, affinchè il colore non scomparisse prima che il liquido fissa- 
tore fosse penetrato nell’ interno dei pezzi, adoperavo il metodo di 
BIEDERMANN, cioé li portavo su un cuscinetto di carta da filtro, imbe- 


vuto di picrato d’ ammonio, in una camera umida. Così, la parte su-_ 


periore dei pezzi rimaneva esposta all’ ossidazione atmosferica, mentre 
l’inferiore assorbiva il liquido fissatore. Dopo qualche tempo trasportavo 
i pezzi direttamente nella soluzione di picrato d’ ammonio, lasciando- 
veli un tempo variabile a seconda delle stagioni: -poche ore d’ estate 
per evitare lo svilupparsi delle muffe, 24 ore d’ inverno. 

Naturalmente restando un tempo maggiore in liquido fissatore si 
conserva più a lungo la colorazione dei nervi. 

Passavo quindi i pezzi fissati in una miscela a parti uguali di gli- 
cerina e picrato d’ ammonio. Facendo i preparati avevo cura di non 
dilacerare troppo i muscoli per non rompere le fibre nervose. 


Esposizione delle ricerche fatte sul sistema nervoso degli Insetti 


1 nervi e le terminazioni nervose nei muscoli degli Ortotteri. 


Je terminazioni nervose nei muscoli degli Ortotteri fino ad 
oggi non sono state argomento di molte osservazioni. Le_ ricer- 
che da me intraprese mi hanno invece dimostrato che l’istologia 
delle terminazioni nervose negli Ortotteri merita un’ attenzione 
particolare, in quanto che può per avventura fornire un nuovo 
carattere che valga a viemmeglio dimostrare l’inferiorità di questo 
ordine di insetti e ad indicarne la parentela cogli inferiori ar- 
tropodi. 

Il BiEDERMANN (°) in una nota al suo lavoro ‘ha semplicemente 
accennato che nei muscoli dei saltarelli i nervi terminano come 
nei muscoli dei gamberi, ma non ha dato alcuna descrizione, nè 
alcuna figura del fatto da lui qualche volta veduto, e solo di 
passaggio accennato. 


si 


113 


Il Mazzoni (11) di Bologna ha studiate le terminazioni nervose 
nei muscoli dell'anca della Oed:poda fasciata, ed ha descritto 
accuratamente i preparati da lui ottenuti applicando il metodo 
del cloruro d’oro, secondo uno speciale procedimento. Secondo 
il Mazzoni 1 grandi nervi dell’Oedipoda fasciata constano di una 
sola fibra colossale, che poi si ramifica. Il cilindro assile è striato 
e la guaina nucleata. Queste fibre potrebbero però contenere an- 
che due o tre cilindri assili. | 

L'autore ammette due forme diverse di terminazioni dei nervi 
nei muscoli. Le une le chiama semplici: quando il nervo che 
entra ad angolo retto nel muscolo si ripiega poi obliquamente e 
parallelamente, e si insinua tra il sarcolemma e la sostanza 
contrattile, mettendosi in rapporto coi nuclei, mediante rami la- 
terali. Dopo breve tragitto, il nervo si arresta ad uno dei nuclei, 
dividendosi in sottili rami, terminati da globetti. Le seconde le 
chiama implicate: quì il cilindro assile dà ramificazioni spesse e 
reiterate, che si intersecano e si sovrappongono. Il cilindro del- 
l’asse si termina parte in globetti, parte in masserelle di forme 
irregolari, risultanti dall’ unione di parecchi globetti. 

Tanto gli uni che le altre — sempre secondo Mazzoni — ri- 
posano alla superficie della sostanza contrattile, e non hanno rap- 
porto nè con questa, nè coi nuclei della fibra muscolare. 

In base a quelle sue osservazioni il Mazzoni ha creduto di 
poter spiegare un reperto isolato del Craccro (12) sulle termina- 
zioni nervose nei muscoli delle ali della Sphinga convolvuli. 

Invece il Ramon v Cayat (13) in una breve nota ha asserito, 
senz’ altro aggiungere, che nei muscoli degli Ortotteri i nervi 
terminano costantemente con delle caratteristiche placche o col- 
line di DovkRE. La questione quindi della terminazione dei nervi 
nei muscoli degli Ortotteri lungi dall’ essere risoluta, è combait- 
tuta ancora dalle più contradditorie affermazioni. 

Le mie ricerche, eseguite applicando il metodo di ErxRLICH 
secondo il procedimento già descritto, ebbero per oggetto prin- 
cipale la Locusta viridissima, il Bacillus Rossî, il Gryllus 
campestris, le Tetti, ecc. I risultati ottenuti furono concordi 
nelle diverse specie; credo quindi di poterne dare un'unica de- 
scrizione. 

Le fibre nervose periferiche degli Ortotteri sottoposti al me- 


114 


todo di ErxRLIOH appaiono abbastanza voluminose: alcune hanno 
un diametro di circa 20-35 microm.: avvicinandosi alle termi- 
nazioni si fanno sempre più sottili. Ciascuna fibra risulta costi- 
tuita da due elementi; una guaina esterna che rimane incolora, 
ed un cordone interno che riesce intensamente colorato in az- 
zurro. La guaina appare trasparente, consistente, e continua 
lungo tutta la fibra nervosa; i suoi margini sono di solito quasi 
paralleli tra di loro: non sono però sempre paralleli ai margini 
del cordone centrale, anzi talvolta passano direttamente da un 
gomito all’altro di questo senza seguirlo nei suoi serpeggiamenti. 
Nei preparati freschi la guaina appare quasi omogenea o tutt'al 
più (nelle fibre più grosse) leggermente striata in senso longi- 
tudinale; il che indicherebbe che essa è costituita da diversi 
strati concentrici. Nei preparati conservati da qualche tempo ap- 
pare irregolarmente granulosa. Dentro la guaina si trova il cor- 
done centrale che rappresenta l’ equivalente del cilindro assile. 
Questo cordone è notevolmente grosso in rapporto al volume 
della fibra: si può dire anzi che ne costituisce anche in volume 
la parte principale, mentre la guaina è ridotta ad una tenuis- 
sima linea marginale. Spesso il cordone centrale presenta con- 
torni rettilinei paralleli ai margini della guaina; altre volte mo- 
stra contorni ondeggianti non paralleli, così che si può dire che 
il cordone centrale serpeggia entro la guaina. Qualche volta in 
una sola guaina si vedono non uno, ma due cordoni tinti in az- 
zurro; l’uno, il principale, molto grosso ed uniforme, l’altro 
molto sottile e varicoso (figura 1.8). 

Sull’intima struttura di questo cordone assiale non posso per 
ora esprimere un giudizio sicuro. Dallo studio dei preparati me- 
glio riusciti ho potuto convincermi che il cordone assiale ha un 
aspetto chiaramente striato in senso longitudinale: se questo 
aspetto striato dipenda da una struttura fibrillare nel senso di 
ScHùLTzE o di ReTzIus, o da una struttura tubillare nel senso 
di NANSEN, non mi è dato per ora di giudicare. 

Le fibre nervose lungo il loro percorso presentano di tratto 
in tratto dei nuclei. Questi nuclei sono di solito \molto allungati 
e stanno tra la guaina ed il cordone assiale : si colorano inten- 
samente col bleu di metilene e perciò spesso non si possono bene 
distinguere, però non di rado si riconoscono alla tinta più vio- 


SVI TUO DI I PARTA SAEIRPTT O. 


115 


lacea che prendono. Nel punto di suddivisione delle fibre ner- 
vose, i nuclei sono quasi costanti (figura 2.?). 

Le fibre nervose penetrate nei muscoli decorrono in generale 
per lungo tratto in direzione parallela alle fibre muscolari; ben 
di rado, però, seguono una linea retta, di solito anzi hanno un 
cammino tortuoso con molteplici meandri. Lungo il percorso le 
fibre forniscono a destra ed a sinistra numerosi rami più sottili 
che in direzione trasversale, rispetto alle fibre muscolari, si por- 
tano verso le terminazioni (figura 3.8). 

A lato delle fibre nervose e delle loro suddivisioni decorrono 
delle trachee. Queste rimangono incolore e perciò molte volte 
non si possono osservare; però dopo un esame accurato è facile 
riconoscere che ciascun ramo nervoso è di solito accompagnato 
da un paio di trachee. 

Il modo di terminare delle fibre nervose nel tessuto musco- 
lare degli Ortotteri è assai difficile a descriversi esattamente. 
I rami nervosi trasversali dopo un decorso di lunghezza varia- 
bile si suddividono replicatamente in ramuscoli di terzo ordine, 
presentando quasi sempre dei nuclei nei punti di divisione. I nu- 
merosi ramoscelli che derivano da questa suddivisione si portano 
a contatto diretto con ciascuna fibra muscolare, l’ abbracciano, 
la circondano, correndo trasversalmente all’ asse della fibra, e, 
ramificandosi di nuovo, formano dei cespugli di fibrille sottili , 
che si perdono sulla superficie della fibra muscolare stessa. 
Queste ultime suddivisioni sono spesso molteplici: e poichè in 
corrispondenza di esse si trova un nucleo, così danno non di rado, 
l’imagine di una cellula multipolare, i cui prolungamenti sono 
appunto le fibrille che si perdono sulla superficie della fibra mu: 
scolare. Dico sulla superficie, in quanto che io finora non sono 
riuscita a convincermi che le ultime fibrille penetrassero nello 
spessore della sostanza muscolare. Le numerose fibrille molto 
sottili, più o meno varicose, circondano la fibra muscolare come 
una cancellata e cessano all’ estremità opposta, terminando in 
punta o con un piccolo rigonfiamento (figura 4.*). Molte volte 
ho veduto cessare una fibrilla in corrispondenza di un nucleo: 
non so però se a questa apparenza corrisponda un fatto istolo- 
gico, non posso neppure decidere se tali nuclei appartenessero 
al sarcolemma piuttosto che alle fibre nervose. 


116 


La ricchezza dei nervi, specialmente nei muscoli degli arti 
posteriori delle Locuste, è così grande, che i miei disegni e la 
mia descrizione, non ne possono dare un’ idea. Più di una volta 
esaminando i preparati, sorpresa della quantità straordinaria de- 
gli elementi che io giudicavo di natura nervosa, ho dubitato che 
forse la reazione di EHRLICH non fosse avvenuta regolarmente, 
e che invece dei nervi si fossero colorate le trachee. Ma, mentre 
da una parte l’esame minuzioso di preparati freschi mi ha per- 
messo di vedere le trachee incolore accanto ai nervi colorati in 
azzurro, d’ altra parte uno studio paziente di preparati allestiti 
allo scopo, mi ha concesso di seguire le fibre nervose dai gangli 
e dai grossi cordoni gangliari fino nelle ultime terminazioni ner- 
vose. Questa osservazione mi ha rassicurato anche sulla natura 
delle imagini consimili da me vedute nei fasci muscolari isolati. 

Debbo quindi concludere che nei muscoli degli Ortotteri n 
generale i nervi presentano delle terminazioni libere. — Dico 
questo in generale perchè, come è noto, negli Ortotteri esiste 
una sola categoria di muscoli: non esistono, cioè, come in altri 
insetti, delle differenze tra i muscoli che muovono gli arti e i 
muscoli che muovono le ali. 

Queste mie osservazioni dimostrano pertanto che le termina- 
zioni nervose nei muscoli degli Ortotteri hanno molta analogia 
colle terminazioni nervose descritte da BiepERMANN e da RETZIUS 
nei muscoli dei Crostacei. 

D'altra parte io non posso escludere, che anche negli Ortot- 
teri possono esistere delle piastre (quantunque non da per tutto, 
come ha preteso Ramon y CAJAL), in quanto che, come facilmente 
si comprende, io non ho mai esaminato tutte quante le fibre mu- 
scolari di un Ortottero. 


Fibre nervose e loro terminazioni nei muscoli dei Coleotteri. 


a) Larve. — Nelle larve di Lucanus cervus e di Melolontha 
vulgaris, mediante l'iniezione fisiologica del bleu di metilene, 
io ho ottenuto ottimi risultati. I nervi dei muscoli si colorano 
molto bene, si presentano costituiti da un cilindro assile centrale 
intensamente colorato e da una guaina esterna incolora. Ciascun 
fascetto muscolare è percorso da una grossa fibra nervosa che 
corre parallelamente alle fibre muscolari. 


dee 
ur; 


117 


A destra ed a sinistra della fibra nervosa, di solito in corri- 
spondenza di un nucleo, emanano fine fibrille, che dopo un breve 
percorso quasi perpendicolare alle fibre muscolari terminano in 
delle piastre rilevate (colline). Così pure alla sua estremità la 
fibra si decompone in cinque o sei brevi fibrille, che possono 
alla loro volta sdoppiarsi ancora, e che terminano quasi subito 
ciascuna in una placca terminale. Le placche intensamente co- 
lorate in azzurro hanno un aspetto variabile: talora sono ton- 
deggianti, talora ovali, altre volte molto allungate, altre volte 
irregolari. Esse appaiono non di rado-costituite da un cespuglio 
a rami brevi e nodosi, formati da suddivisioni molteplici e vi- 
cinissime della fibrilla nervosa entrante: in altre appaiono co- 
stituite da un accumulo di granuli azzurri (forse i nodi fibrillari), 
tra i quali non si può scoprire un preciso rapporto. La brevità 
delle fibrille descritte fa sì che all'estremo di un nervo sì tro- 
vino accumulate numerose placche: si ha in tali casi l’ effetto 
di una distribuzione a grappolo (figura 5.°). 

Debbo quì aggiungere che in alcuni muscoli del torace delle 
larve mature non mi venne dato di vedere le caratteristiche 
placche : trovai invece che il turchino di metilene colorava una 
ricchissima rete di cellule (figura 6.2). 

Questa elegantissima rete cellulare ha molti rapporti colle 
trachee, ma non può nascere il dubbio che la sostanza colorante 
si sia fissata sugli elementi che rivestono il sistema tracheale, 
perchè la presenza di numerose trachee incolore, ed il rapporto 
diretto della rete accennata con fibre evidentemente nervose , 
fanno credere che quella rete sia un particolare apparato ter- 
minale nervoso. Una tale opinione è confortata dai reperti di 
Ramon y Cavyar. Questi nei muscoli delle ali dei ditteri adulti, 
applicandovi il metodo di GoLGI, trovò appunto colorata una rete 
cellulare che egli interpretò come di natura nervosa, quantunque 
non fosse riuscito a vederne i rapporti con fibre nervose, come 


-a me è toccato in sorte di vedere. 


Le cellule di questa rete nervosa da me osservata nei mu- 
scoli delle larve di ('oleotteri, sono sempre multipolari e tendono 
talvolta a disporsi in serie lineare. Dal corpo cellulare partono 
numerosi prolungamenti i quali vanno in tutte le direzioni, quan- 
tunque vi si noti una speciale tendenza a disporsi in senso tra- 
sversale all’ asse longitudinale della fibra. 


118 


Questi prolungamenti nervosi finissimi e talora anche molto 
lunghi, possono suddividersi più volte ed anastomizzarsi coi pro- 
lungamenti delle cellule vicine, formando così delle delicate ma- 
glie nervose che abbracciano i fasci muscolari. Alcune di queste 
cellule sono poi, come ho detto, direttamente in rapporto con 
un grosso nervo entrante nei fasci muscolari. 

Mentre nelle larve di Melolontha vulgaris e Lucanus cervus 
le colline di DovERE erano poco estese, in un’altra larva di co- 
leottero, e precisamente in una larva di Cerambycidae, trovai 
che il nervo terminava sul muscolo con delle placche molto più 
rilevate ed estese di quelle descritte precedentemente. Qui la 
placca si presenta ipolemmale: la glicerina aggiunta ha raggrin- 
zata la sostanza muscolare stata prima fortemente rigonfiata dal 
picrato di ammonio: il sarcolemma si presenta sollevato ed ap- 
pare continuarsi colla guaina di Scuwann. Talora la collina ap- 
pare semplicemente come un accumulo di granuli azzurri fra- 
mezzo alla quale si perde il cilindro assile, e dove si possono 
spesso osservare uno o più nuclei ovali, che assumono general- 
mente, col metodo di ExRLICH, una colorazione violacea. Ma 
spesso il cilindro assile penetrato sotto il sarcolemma si biforca 
ed i due rami in direzione opposta presentano un andamento 
ondulato framezzo alla sostanza granulosa (figura 7.2). 

Spesso queste due suddivisioni del cilindro assile entrante sono 
varicose, formano nelle placche delle anse e delle ripiegature. 

b) Insetti perfetti. — È noto per ilavori di tutta una lunga 
serie di autori, (tra i quali piacemi di ricordare specialmente 
Craccio (13)) come in alcune classi di insetti (Coleotteri, Ditteri, 
Imenotteri, ecc.) esiste una rimarchevole differenza tra i muscoli 
che muovono le ali e quelli che muovono le zampe. I primi 
hanno una striatura trasversale molto fina e si distinguono per 
il colore tendente al tanè, perchè contengono una materia gra- 
nulosa abbondante, e cogli aghi si possono facilmente dissociare 
in fibrille primitive; (cilindri o colonnette muscolari) il sarco- 


lemma non presenta ripiegamenti trasversali (salvo nei Lepidot- 


teri e Neurotteri in cui si notano solchi trasversali e l'aderenza 
alla linea di Krause). Nei muscoli dell’ala le fibrille preesistenti 
sono molto voluminose e riunite trasversalmente per lamelle ana- 
stomotiche, la cui sezione trasversale presenta la forma di rete. 
Queste lamelle si connettono col nucleo e col sarcolemma. 


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119 


I muscoli che servono invece a muovere le zampe, appaiono 
chiaramente striati in senso trasversale. Il sarcolemma è evi- 
dente, si presenta aderente alla linea di KRausE, fra due di 
queste linee sembra come separato dalla materia striata e solle- 
vato trasversalmente. I muscoli delle zampe hanno le fibrille 
preesistenti molto delicate rilegate insieme per mezzo di reti 
trasversali, attaccate al nucleo ed al sarcolemma. Questi mu- 
scoli non si possono mai, neppure a fresco, risolvere in fibrille. 

Sui muscoli che muovono le ali si ramifica una maggiore 
quantità di trachee che non sui muscoli che muovono le zampe: 
questo è probabilmente in rapporto col loro ufficio. Per questo 
fatto, per la grande facilità che hanno i muscoli delle ali a ri- 
solversi in fibrille, e per la mala prova che vi fanno le sostanze 
chimiche, riesce molto più difficile quì, che non negli altri mu- 
scoli, studiare le terminazioni nervose. 

To ho trattato col metodo di ExrLica diversi Coleotteri: 7y- 
drophilus piceus, dytiscus marginalis, cetonia aurata, lep- 
ture, ecc. 

I risultati migliori me li fornirono gli Aydrophilus, quan- 
tunque anche quì la reazione non riuscisse che difficilmente. 

Le fibre nervose si presentano con una struttura simile a 


quella già descritta negli altri 2nsettz; cioè cordone centrale in- 


tensamente colorato e striato in senso longitudinale, guaina in- 
colora, pure striata longitudinalmente nei preparati freschi. Ta- 
lora si osserva poi in una stessa guaina un cordone centrale 
principale, ed uno secondario più sottile del primo. 

Prima di dire come mi parve andassero a terminare le fibre 
nervose nei muscoli di Aydropheilus, (stati iniettati colla solu- 
zione fisiologica di bleu di metilene) credo non inutile passare 
in rapida rassegna le diverse e disparate opinioni manifestate 
dagli autori circa alla struttura della piastra motrice. È gene- 
ralmente ammesso che il nervo origini, prima di arrivare sul 
muscolo, una collina di DoyERE: il disaccordo emerge sia nei 
rapporti della massa granulosa protoplasmatica della collina colla 
sostanza contrattile, sia sulla sede delle terminazioni rispetto al 
sarcolemma, come anche sul modo di terminazione del cilindro 
dell’ asse. 

Si è discusso molto tempo circa al ritenere la placca nervosa 


120 


situata sopra o sotto al sarcolemma: da ultimo TANHOFFER (14) 
l’ammette posta fra due strati del sarcolemma. Quanto al ci- 
lindro dell’ asse, posta in dimenticanza l’ antica osservazione di 
KoELLIKER sul Chironomus attestante la bipartizione del cilindro 
dell’ asse per entro alla collina nervosa, si ritenne dapprima col 
WALDEYER, coll’ ENcELMANN, coll’ ARNDT, col RoueeT, che esso 
terminasse al vertice del cono e si risolvesse in minute granu- 
lazioni. Messa in evidenza la bipartizione del cilindro dell’ asse 
per entro al cono si ammise da taluni una semplice bipartizione 
(Ranvier, KLEIN, KiunE), da altri si intravvide uno sfrangia- 
mento più complesso dello stesso, ed un intimo rapporto. fra le 
fibrille risultanti dalle sue reiterate suddivisioni col disco inter- 


mediario del fascio muscolare (FoETTINGER (19)) e si arrivò a co- 


noscere che dalla dicotomizzazione successiva dei due rami del 
cilindro risulta una arborizzazione terminale (THANHOFFER). 

Il GaBBI (16) ammette che il cilindro assile si biforchi e ter- 
mini appuntito alla base del cono, framezzo alla sostanza gra- 
nulosa. BreDERMANN (6), infine, vide alcune volte che il cilindro 
assile si perdeva nella sostanza granulosa, in altri casi vide due 
rami terminali diretti in opposta direzione, i quali decorrevano 
paralleli alla fibra muscolare e talora fornivano rami collaterali. 

Io esaminando i muscoli delle zampe potei osservare che le 
colline di DovERE dell’ Hydrophilus hanno piccole dimensioni, e 
sono poco rilevate. Appaiono talora costituiti da un accumulo di 
granulazioni azzurre, framezzo alle quali scompare il cilindro as- 
sile entrante. Alcune volte riesciva di vedere anche uno o due 
nuclei che hanno preso una colorazione violetta, altre. volte non 


si vedono nuglei, ma potrebbe darsi che essi fossero mascherati . 


dalla sostanza granulosa. Esaminando molti preparati potei poi 
vedere chiaramente come alcune volte il cilindro assile entrante 
si suddividesse, all’ apice della collina, in due rami che si diri- 
gevano in senso opposto: si presentavano varicosi con un de- 
corso ondeggiato framezzo alla sostanza granulosa e paralleli al- 
l’asse longitudinale della fibra muscolare. 

La fibra nervosa alla sua estremità talora si suddivideva in 
un numero variabile di rami secondari che terminavano dopo 
breve tragitto ad una collina di DoyÈRE: si avevano così molte 
placche avvicinate che ripetevano l’ aspetto di placche a grap- 


121 


polo vedute nelle larve di coleottero. Su uno stesso muscolo può 
trovarsi una sola collina di DoyÈRE, come anche tre o quattro 
colline situate poco lontane le une dalle altre e con un cilindro 
assile entrante indipendente l’ uno dagli altri. 

La fibra nervosa talvolta prima di giungere alla fibra mu- 
scolare forma un r7gonfiamento triangolare munito di nucleo 
che ha assunto una colorazione violacea. Il primo che fermò l’at- 
tenzione su questo reperto fu Marcò. WaLDAYER lo ritenne falso, 
GREEF tornò ad accennare a tale questione, però nei tardigradi, 
ed infine il GaBBI(!6) descrive questo rigonfiamento nella Blatta 
e nell’ Oryctes, chiamandola cellula nervosa. 

Talora il cilindro assile della fibra nervosa a breve ion 
della fibra muscolare, si divide in due rami che sembrano, arri- 
vati al muscolo, penetrare sotto il sarcolemma e formare un'unica 
placca: ForTTINGER (15) è dell’opinione che in questi casi si tratti 
di due colline di DovERE molto avvicinate. Altre volte in una 
| stessa placca (o nelle due placche molto avvicinate) entrano due 
fibre nervose a breve distanza e tutte e due per la sommità della 
collina, queste fibre nervose si mantenevano al di fuori della 
collina separate, ma poi dopo un certo tratto si perdevano. 

In questi casi la placca si presenta bensi per un certo tratto 

divisa in due porzioni, in ognuna delle quali è quasi sempre evi- 
dente un nucleo, ma poi verso la base sembra che queste due 
porzioni sì abbiano ad unire. 
In alcuni preparati, nei quali la reazione era meglio riuscita, 
mi fu dato vedere come alcune volte il cilindro assile entrato 
nelle fibre si suddividesse in rami secondari, e come alcuni di 
questi si spingessero fuori della collina di DovÈRE sul muscolo, 
aventi un decorso perpendicolare all’ asse longitudinale del mu- 
scolo, e queste fibrille nervose fornivano talora rami secondari 
che dopo breve decorso si ripiegavano assumendo un decorso per- 
pendicolare all'asse longitudinale del muscolo (figura 8.8). Queste 
fibrille generalmente terminavano appuntite: io però non sono 
lontana dal credere che alcune di esse siano in diretto rapporto 
«coi prolungamenti di cellule nervose situate sulle stesse fibre mu- 
scolari, come dirò in seguito. 

Ramon v Cayat (17) in una nota pubblicata nel 1890, dà più 
dettagliate descrizioni della rete osservata mediante il metodo 


122 


di GoLei, nei muscoli delle ali della Calliphora vomitoria, e 
dice di avere collo stesso metodo osservato questo plesso anche 
nell' Hydrophilus, ma non dà nessuna descrizione, nè nessuna 
figura di questo fatto da lui osservato. Dai miei preparati ho 
potuto rilevare che nell’ Hydrophilus le cellule e i prolunga- 
menti sì comportano in un modo un po’ diverso da quelli della 
Calliphora vomitoria. 

Le cellule sono generalmente a corpo ristretto, allungato o 
triangolare, e per lo più multipolari. Tendono a disporsi sui mu- 
scoli in serie lineari; non mi fu dato però di ottenere colorate 
più di tre o quattro cellule vicine. I prolungamenti nervosi che 
partono dal corpo cellulare, spesso hanno un decorso parallelo 
all’ asse longitudinale della fibra e forniscono rami secondari che 
sì anastomizzano tra di loro e non raramente anche coi prolun- 
gamenti delle cellule vicine, venendo talora a formare una. rete 
nervosa, a maglie spiccatamente esagonali, che circonderebbe ed 
abbraccierebbe il muscolo. 

In alcuni casi in cui la reazione era ben riuscita, mi fu dato 
vedere qualcuno dei prolungamenti cellulari in rapporto diretto 
con una fibra nervosa. 

In un caso ho visto una collina di DoyÈRE, con un nucleo 
evidente in mezzo alla sostanza granulosa, e sul muscolo imme- 
diatamente al disotto della collina era ben evidente una bella cel- 
lula nervosa che mandava numerosi prolungamenti, che si sud- 
dividevano -e circondavano la fibra muscolare; uno di essi però 
si dirigeva verso la collina, a breve distanza di essa si suddivi- 
deva, ed uno dei rami — molto sottile — sembrava andasse a 
terminare nella placca nervosa. Potrebbe darsi che questo re- 
perto si connettesse col fatto di aver visto altre volte partire 
dalle colline di DovkRE delle fibrille nervose che abbracciavano 
il muscolo in senso trasversale all’asse longitudinale, talora for- 
nendo anche rami laterali. 

Io ora non ho prove sufficienti su cui basarmi per dare una 
interpretazione di questo fatto: lascio quindi la questione impre- 
giudicata. 


(Continua). 


De 
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s 
ni 


123 


DIATOMEE DI ALCUNI DEPOSITI OUATERNARI DI LOMBARDIA 


Nora DEL Dott. BENEDETTO CORTI. 


Scopo della presente Nota è di esporre in succinto il risultato delle 
ricerche micropaleontologiche che ho eseguito su alcuni depositi qua- 
ternari di Lombardia, e che formano il tema di un lavoro di prossima 
pubblicazione, corredato da dettagli stratigrafici. 

Nello studio dei singoli depositi ho seguito un certo ordine, distri- 
buendoli secondo i vari anfiteatri morenici e collegandoli infine con 
un generale confronto, perchè meglio ne risaltassero i rapporti crono- 
logici: radunai il materiale e iniziai le ricerche, coadiuvato dall’ aiuto 
e dall’autorevole consiglio del mio maestro prof. T. Taramelli, al quale 
rendo pubblici e sentiti ringraziamenti. 

Prima di accingermi all’ esame microscopico dei singoli depositi 
iniziai su di essi le analisi meccaniche per il residuo sabbioso, e le 


chimiche per il quantitativo di Si Os % affine di indurre a priori la 


presenza o no di una flora fossile diatomeacea. 

I depositi analizzati da me sommano a 55 distribuiti nei vari anfi- 
teatri morenici lombardi del: lago Maggiore, lago di Lugano, lago di 
Como, lago d’Iseo e lago di Garda. 

Il numero delle specie delle diatomee fossili somma a 88, fra cui le 
seguenti sono proprie della zona alpina: 

Achnanthes flexella var. alpestris Brun; Asterionella formosa Hass; 
Ceratoneis Arcus Ktz; Cocconeis Helvetica Brun; Cymbella alpina Griin: 
Cymbella amphicephala Naeg; Denticula elegans Ktz; Diatomella Bal- 
fouriana Grew; Fragilaria Harrissonii Sm; Fragilaria virescens Ralfs; 
Gomphonema geminatum Ag; Gomphonema intricatum Ktz; Gompho- 
nema sarcophagus Gry; Grunovia sinuata Rab; Melosira spinosa Grew; 
Navicula amphigomphus Ebr; Navicula cuspidata var. alpestris Brun; 
Navicula firma Ktz et Gritn; Navicula gracilis Ehr; Navicula mutica 
Ktz; Navicula pusilla var. alpestris Brun; Navicula rhynchocephala 
var. leptocephala Brun; Odontidium Anceps Ehr; Pinnularia borealis 
Ehr; Pinnularia divergens Sm; Synedra lunaris Ehr; Stauroneis platy- 
stoma Ehr; Surirella Helvetica Brun; Tetracyclus lacustris Ralfs. 

Della zona nivale le specie: Gomphonema glaciale Ktz; Melosira 
distans var. nivalis W. Sm; Odontidium hyemale Lyngb; Odontidium 
hyemale var. turgidum Ktz; Odontidium hyemale var. Mesodon Ktz; Pin- 
nularia mesolepta var. nivalis Ehr. 

Le forme lacustri sono rappresentate dalle specie Cyclotella Kitzin- 


_gniana var. Meneghiniana Ktz; Cyclotella operculata Ag; Tabellaria fene- 


strata Lyngb; Tabellaria flocculosa Roth. 

L'analisi microscopica per la ricerca della flora fossile diatomeacea 
mi diede un reperto positivo per 29 depositi, e negativo per i rima- 
nenti, in base al quale, tenuto calcolo della presenza di specie alpine, 


124 


nivali e lacustri comuni e abbondanti in alcune formazioni e mancanti 
in altre, ho potuto stabilire dei rapporti cronologici tra i vari depo- 
siti, distinguendoli in: Formazioni posglaciali; Depositi lacustro-glaciali 
o formazioni terrazziane ; Formazioni quaternarie antiche o diluviali ; 
Formazione villafranchiana. 

Avuto riguardo alla scarsità o alla assoluta mancanza di altri resti 
fossili in queste formazioni, non mi sembra fuori di proposito l’annet- 
tere qualche importanza alla presenza delle diatomee fossili, alcune 
specie tipiche delle quali, come le alpine, le nivali e le lacustri, si 
possano oramai ritenere come specie guide. 

(Dal Gabinetto di Geologia della E. Università di Pavia 1893). 


COLORANTI E PROTISTI® 
del Prof. LEOPOLDO MAGGI 


SOMMARIO 


15. Diversa azione dei colori d° anilina (azione diffusa: coloranti diffusi, di cui 
molti adoperati in protistologia ; azione elettiva : coloranti elettivi o nucleari e nu- 
cleolari, tutti usati in protistologia). — 16. Sostanze coloranti del carbon fossile 
monocromatiche ad una sola colorazione) e metacromatiche (per ottenere doppie 
colorazioni) usate in protistologia. — 17. Tripla colorazione col carmino ammo- 
niacale usata in protistologia. — 18. Doppia colorazione coll’ ematossilina, usata 
in protistologia. — 19. Colorazioni doppie, triple, multiple, mediante combinazioni 
di sostanze coloranti (colorazioni combinate), e quali di queste si usano in proti- 
stologia. — 20. Doppia colorazione per spostamento, adoperata in protistologia. 

(Continua). 


15. Diversa azione dei colori d’anilina (azione diffusa: co/oranti diffusi; 
di cui molti adoperati in protistologia; azione elettiva; co/oranti elettivi o 
nucleari e nucleolari, tutti usati in protistologia. — Alcuni dei colori di 
anilina, e sono tra i colori acidi, hanno un’azione diffusa (coloranti 
diffusi) ossia tingono uniformemente l’ organismo unicellulare; altri 
invece, e sono fra i colori basici, hanno un’azione elettiva, circoscritta, 
localizzata, quindi un’affinità speciale per certi elementi, ossia tingono 
soltanto certe parti dell'organismo unicellulare, o, come si dice anche, 
sembrano essere fissate più facilmente e più fortemente da certe parti 
dell’organismo unicellulare, in modo speciale poi dai nuclei, e perciò 
prendono il nome di coloranti nucleari. 

Coloranti più o meno diffusi, sono, tra i rossi: eosina, fucsina, pon- 
ceau RR, bordeaux R, Rosa bengala, Biebricher-Scarlach ; tra i bleu: 


(*#) Continuazione vedi N. 3, anno 1893. 


125 


_ bleu d’anilina, bleu di Lione; trai gia/l® : tropeolina 000 N. 1, echtgelb, 

orange III, acido picrico; tra i verdi: verde jodio; tra i violetti: vio- 
letto di ‘metile, violetto 5 B, dahlia; tra i druni e nert: anilina bleu- 
black. A questi coloranti appartiene anche la /luorescina, di un rosso 
aranciato e verde fluorescente: come pure azione diffusa |’ hanno i 
picrati. 

Sono coloranti nucleari: il verde di metile, il violetto genziana, il 
bleu di metilene, la vesuvina o bruno Bismarck, nigrosina, safranina, dahlia, 
combinata coll’acido acetico, magdala. 

Fra questi poi il verde di metile ed il bruno Bismarck sono, in ordine 
d’eccellenza dei coloranti nucleari, i sol che non esigano decolorazione 
ulteriore. 

Non colorano î nuclei V’indulina, la cianina, il bleu lumiere. 

I coloranti nucleari in genere, colorano spesse volte il nucleolo in 
modo diverso del nucleo, diventano pertanto anche coloranti nucleolari. 
i In protistologia si adoperano molti coloranti diffusi e tutti i coloranti 
elettivi. 

16. Sostanze coloranti. del carbone fossile monocromatiche (ad una sola 
colorazione) e mefacromatiche (per ottenere doppie colorazioni) usate in 
protistologia. — Alcune sostanze coloranti del carbon fossile come la 
magenta, la safranina, la cianina o quinoleina ecc. sono monocromatiche, 
‘ ossia danno una sola colorazione; invece altre e specialmente i colori 
violetti (violetto di metile, violetto di genziana, violetto jodio, violetto 
dahlia, violetto d’ anilina), servono per ottenere doppie colorazioni, in 
quanto sono metacromatiche, vale a dire danno a certi elementi una 
tinta differente da quella del fondo. 

Il violetto di metile, p. es., colora i uu in violetto, e la sostanza 
‘amiloide in rosso. 

Tuttavia anche il verde di metile colora i nuclei in verde e la sostanza 
amiloide in violetto. Con questo colore i nuclei assumono una tinta 
verdastra oscura quando sono in divisione, e verde pallido quando non 
si dividono, perchè in realtà il verde metile non colora, nei nuclei, 
che la cromatina; e precisamente, nei nuclei in divisione, sono le così 
dette placche nucleari, che si colorano in verde oscuro. 

17. Tripla colorazione col carmino ammoniacale, ottenuta in protistologia. 
— Come risulta dalle ricerche del Prof. G. Cattaneo, esposte in 
questo Bollettino (Anno V, dic. 1883, N. 3, 4), il carmrino ammoniacale, 
che non colora l’ectoplasma degli infusori, tinge però in roseo il loro 
‘endoplasma, in rosso vivo il nucleo ed in bruno il nucleolo. 

18. Doppia colorazione coll’ ematossilina , avuta in protistologia. — Colla 
sola ematossilina, il Weigert ha ottenuta una doppia colorazione 
nelle sezioni di tessuti contenenti dacteriî, colorandosi i nuclei delle 
cellule in modo diverso da quello dei bacteri. 

19. Colorazioni doppie, triple, multiple, mediante combinazioni di sostanze 
coloranti (co/orazioni combinate), e quali dî queste si usano in protistologia. 
— Colorazioni doppie, triple, multiple si possono poi ottenere da reattivi 


126 


coloranti che danno tinte multiple, ossia da reattivi coloranti che ri- 
sultano dall’unione di due o più sostanze coloranti, quindi da colora- 
zioni combinate. 

Garbini distingue 5 categorie di colorazioni multiple: 1° tinture 
animali cin asilo picrico (picro-carmino o combinazione di due sostanze; 
litio-picro-carmino o combinazione di tre sostanze); 2° tinture animali 
con le vegetali (soluzioni carminiche con ematossilina, o con carmino 
d’indaco); 3° tinture animali con le minerali (soluzioni carminiche con 
azzurro d’anilina, o con verde jodio, o con violetto metile ecc.); 4° tin- 
ture minerali fra loro (vesuvina ed eosina, fucsina e azzurro metilene, 
safranina e azzurro d’anilina, ecc.); 5° tinture vegetali con le minerali 
(ematossilina ed eosina). Per la loro combinazione, si vegga il suo trat- 
tato sopra citato. 5 

Bolles Lee ed Henneguy ne formano tre gruppi: 1° quello: 
delle combinazioni aventi per base il carmino, (picro-carmino, carmino bo- 
racico e picro-carmino, carmino ed acido picrico, carmino picro-litio, 
carmino e carmino d’indigo, carmino e bleu d’anilina, picro-carmino 
ed ematossilina, picro-carmino e verde jodio, picro-carmino ed eosina ecc.) 
2° quello delle combinazioni in cui l’ ematossilina gode un posto principale, 
(Ematossilina ed acido picrico, ematossilina ed eosina, ematossilina 
e verde jodio, safranina, violetto genziana ed orange (tripla colo- 
razione) ecc.). 3° quello delle combinazioni dei colori d’ anilina tra loro. 
(Eosina e verde di metile, eosina e verde jodio, eosina e verde d’ a- 
nilina, eosina e dahlia, bruno Bismarck e verde di metile, bruno Bi- 
smarck e verde d’anilina, bleu d’anilina e safranina, roseina e bleu 
d’anilina ecc.). Anche per queste combinazioni si vegga il loro trat- 
tato, sopra citato. 

In protistologia furono adoperati i seguenti colori combinati: picro 
carmino di Ran vier, picro-carmino di Weigert; carmino litico, car- 
mino ordinario e picro-carmino, violetto d’anilina di Hanstein (meti/- 
violetto e fucsina) liquido o miscela Biondi (Go/dorange, verde di me- 
tile, fucsina acida). x 

Il violetto d’anilina di Hanstein, come indica Poulsen, nella 
Microchimica vegetale, si prepara mescolando parti pressapoco eguali di 
metilvioletto e di fucsina e sciogliendo in alcool; con esso si colora in 
bleu violetto il protoplasma, ed in rosso di diverse graduazioni i nuclei, 
le sostanze ternarie, le mucilagini, le materie amilacee. 

Il liquido 0 miscela di Biondi, che si può avere già preparata dal 
Dott. Gritbler di Lipsia, è fatta con soluzione satura, in acqua, di 
goldorange 100 c. c., soluzione satura, in acqua, di fucsina acida 20 e. c., 
e soluzione satura, in acqua, di verde metile 50 c. c., La miscela va di- 
luita a 1: 100, ed acidificata leggermente con acido acetico. Si colora 
per 6 a 26 ore, e si lava rapidamente in alcool. 

Il Dott. R. Zoja nelle sue ricerche intorno alle sostanze cromato- 
file nel nucleo di alcuni Ciliati, invece della diluzione più usata a 1: 100 
del liquido Biondi, fece una soluzione un po’ più concentrata 6: 400 


127 


come è indicata da Heidenheim, determinandone pure nel modo 
indicato da Heidenheim il grado di acidità voluto (1). 

20. Doppia colorazione per spostamento, adoperata in protistologia. — Si 
può ottenere anche una doppia colorazione per spostameuto , vale a dire 
. mediante un colore che va a sostituire un primo colore che non si sia 
troppo fortemente fissato; così, p. es. la colorazione alcalina di bleu di 
metilene, quando non si fissi fortemente, vien sostituita da quella della 
vesuvina o bruno di Bismarck. 


(Continua). 


RECENSIONE 


Prof. Leopoldo Maggi: Irforno al foro pituitario ectocranico nei Mammiferi. 

L’ autore ha ricercato questo foro nei Mammiferi, in tutti gli ordini, nei 
sottordini meno quello dei Carpofagi tra i Marsupiali, in 58 famiglie secondo 
la classificazione di Claus, in 117 generi, in 225 specie, in 719 individui, di 
cui 30 feti,,81 neonati, 143 giovani, 452 adulti e 13 vecchi; e ne ha trovata 
la presenza in 2 ordini, in l sottordine, in 9 famiglie, in 20 generi, in 62 
specie, rappresentate da 268 individui, dei quali 2 feti, 39 neonati, 65 giovani, 
lo adulti, 7 vecchi, e la mancanza in 5 ordini, in 4 sottordini, in 20 famiglie, 
in 59 generi, in 148 specie, rappresentate da 451 individui, di cui 28 feti, 42 
neonati, 78 giovani, 297 adulti, 6 vecchi. Negli altri ordini e sottordini dei 
Mammiferi, come pure in 29 famiglie, in 98 generi, in 27 specie, il foro pi- 
tuitario ectocranico talora esiste e talora manca. Esposti i particolari delle 
sue ricerche, l’autore arriva alla conclusione generale, che il foro pituitario 


(1) Processo di acidificazione del liquido Biondi secondo Heidenheim.— La 
soluzione del commercio si diluisce a 6 : 400. 

Si preparano. poi due provette uguali, si empiono di acqua e vi si mettono 
alcune gocce della soluzione in modo da avere in entrambi uguale intensità 
di colorazione. Si vede allora che il liquido oltre il color rosso della rubina 
- ha una punta di giallo, proveniente dall’ Orange G ed una tinta grigia per 
il verde metile. 

In una provetta si aggiunge a goccie dell'acido acetico diluitissimo (1 : 500) 
e si agita finchè si ha un vivace rosso cremisino. Scompare allora la punta di 
giallo e scompare pure il tono grigio del verde metile. Queste due provette 
servono come controllo nel grado di acidità da darsi alla soluzione per avere 
differenti colorazioni. . 

La soluzione precedentemente diluita viene collo stesso acido acetico di- 
luita (1 : 500) acidificata successivamente ed agitata fortemente. Di tempo in 
tempo dalla miscela colorata si versano in una provetta con acqua distillata 
alcune gocce. Si paragona questa colle due-prime provette: raggiunta la 
tinta rosso cremisino della provetta di prova, l’acidificazione è giusta. Se i 
‘preparati non vanno ancora bene si aggiungono piccole tracce di acido. 

Colorazioni durature si hanno acidificando le sezioni per 2 ore in acido 
acetico 1] : 1000; poi si pongono lO’ a 16’ in tintura di iodio, si lava rapida- 

mente con alcool, poi si colora per 12 a 18 ore. 


128 


ectocranico, 0rgano rudimentale, presenterebbe ancora, riguardo al suo an- 
damento nei Mammiferi, una grande variazione dovuta, nella maggioranza 
dei casi, a condizioni individuali; condizioni che si manifestano già nel 
periodo embrionale. 

Sono tuttavia degne di nota queste risultanze : la sua scomparsa, che pare 
definitiva, negli Insettivori, giacchè manca non solo nell’ ordine insettivoro, 
ma anche in due famiglie (le sole finora esaminate) del sottordine insettivoro 
nei chirotteri; la sua presenza, che pare costante, nei Felidi e Jenidi. 


BIBLIOGRAFIA 


Il Coupin: L’Amateur de Coleoptéres (ZI Dilettante di Coleotteri) 1 vol. in 16 
— di 352 pag. con 217 figure. — Bibliothéque des connaissance utiles. — Li- 
brairie J. B. Bailliére et fils, 19 rue Hantefeuille, Paris, 1894, L. 4. 

È una guida chiara e pratica per la caccia, la preparazione e la conser- 
vazione di Coleotteri. 


Dopo di aver dato descrizioni generali sull’ equipaggio del cacciatore e 


e degli istrumenti che deve portare con sè nelle sue peregrinazioni, studia. 


separatamente le diverse caccie alle quali egli potrà dedicarsi. In questo modo 
passa in rivista le caccze sotto le pietre, nello sterco di bue, nei prati, negli 
stagni, sugli animali putrefatti, nelle foglie morte, nei funghi, sui rami degli al- 
beri, nei tronchi degli alberi, sugli alberi fruttiferi, sui fiori, nei detritus ab- 
bandonati dalle acque, alla riva del mare, nei formicaj, nei nidi di imenot- 
teri, nelle grotte, nella casa, ecc. 

In ciascuna di queste divisioni, descrive gli ordigni che servono alla caccia 
descritta, il modo di cacciare, e cita i Coleotteri più comuni, quelli, per 
così dire, che s’incontreranno ai primi passi. 

Le numerose figure d’insetti distribuite nel testo saranno utilissime ai 
principianti e li aiuteranno a metterli sulla via delle determinazioni dei ge- 
neri e delle specie. 

Infine studia con figure e dettagli circonstanziati la preparazione dei Co- 
leotteri e la loro disposizione in collezione. 

Un ultimo capitolo è riservato alle collezioni pittoresche. . 


Dott. S. Coop: Diagnosi differenziale. Clinica delle malattie dell’apparec- 
chio circolatorio. Fasc. 1.° Cardiopatie organiche vatvolari. — Malattie delle 
arterie. — Cardiopatie combinate. — Disturbi cardiaci secondarîi. — Edit. D. 
Cesareo, Napoli — Univ. 16. — 1894. — Prezzo L. 1. 25. 

Le cardiopatie saranno completate con un secondo fascicolo, che è in pre- 
parazione. — Il libro, di piccole dimensioni, è fatto allo scopo di mettere 
sotto gli occhi del medico pratico quei fatti anche minuti che debbono gui- 
dare il giovire nella diagnosi. 

L’ autore è stato sei anni assistente del Prof. Cacciapuoti. 


Gerenti: I REDATTORI. Pavia, 1893; Prem. Stab. Tip. Succ. Bizzoni. 


; i (Cto) ‘doppio. - Maggi: Saggio di una 
istologica degli esseri fermenti. (Sunto di una lezione). 

ttura mazione dello strato cuticolare (corneo) del ven- 
(risposta al Dott. Bergonzini). — Zoja: Un cen- 
anatomica di Pavia. (Prelezione al corso diAnato- 
1885-86. (Transunto).- Maggi: Settimo programma 
ate coll’indirizzo morfologico, svolto nell’anno 
uità del plasma germinativo di A. Weisman. 
nzione mo efologica degli organi degli animali - 
«inferiori a contribuzione della morfologia dei 
rioterapia (Transunti). — Notizie universitarie. 


Altricasi di foro ottico doppio. — Cattaneo: Strut- 
‘dei pesci (Comunicazione preventiva). — Stefa- 
bra. - Sormani: Contribuzione agli studj sulla 
ercolare. - Maggi: Questioni di nomenclatura pro- 
ny: Di un metodo per la determinazione degli 
Idem: Sull’attenuazione dei virus, e sui virus 
iversitarie: Deliberazione della facoltà di scienze 
ntro il nuovo regolamento delle Biblioteche. 
olicotrichia straordinaria. - Staurenghi: Osser-_ 
del nervo ulnare ed in particolare della topo- 
e brachiale. (Comunicazione preventiva). — Fu- 
a anatomia dell’encefalo dei Teleostei. (Nota pre- 
disposizione delle cellule pigmentali nelle larve 
n Fichizioni sulla morfologia delle glandole in- 
Per dare un’idea delle forme degli infinita- 
«e senza disegni. -— (Rivista). — Varigny: Microbi 


: Uno sguardo alla Bacteriologia. (Prelezione). 
Statura e tesa). — Cattaneo: Ulterioriricerche 
che dei Selaci, Ganoidi e Teleostei. — Maggi: 
ati nei corsi liberi, con effetti legali, all’Uni- 
olastici, dal 1878-79 al 1885-86. — Cattaneo: Sul 
dole da me trovate nello stomaco dello storione. 
delle loro cellule, — Maggi: Protisti e alcaloidi (Sunto). 
azione chimica dei mierobj. - Parona: Intorno agli 
icale et agricole di Railliet. — Notizie universitarie. — 
. = Indice alfabetico delle MATERIE dellI. volume del 20/- 
oro. AUTORI, d dall'anno V. al VII. inclusivo. 


det. 4 Fascicoli degli Anni V, VI, Vil e VIILL. 8 
| Prezzo di ciascun Fascicolo separati L. 2. 


tia doch it di 0 Ania — Fasc. IV, - Genova, 1898. 
@ Società Toscana di Scienze naturali. — ‘Adunanza del 9 Luglio. 


ettino della Società dei Naturalisti. — a HI. — Napoli, 1893.- 
lettino della Società. Entomologica italiana. Trimestre | II. e IV. — Fi- 


Vari ‘dell Aleneo di Brescia: 1893. 
fre d Roe: “Anno I. bo 1 al Di Anno II. Fasc. di al de. — Mi 
inica Veterinaria. dij 


Militare. N. ‘10. —_ i 1893. RE 

RIA] i ze Mediche. N. 10-— Modena, 1898. I 
otta Medica lombarda. — Dal N. 40 al 52. — Milano, 1893. Tur 
vista italiana di Scienz se Naturali. _ N. 10, 1] e 12. — Siena, 1893. 


16. Actes de la Société Scientifique du Chili. — Tomo II, N. l et 2. — Santiago 
de Chili 1893. L i 1 5 ASOOARE 
Lc Modern medicine and bacteriolugical World. — N. 10, 11 et 12. — New-York, 
18. Bulletin de la Société Vaudoise des Sciences Naturelles. — N. 113. — Lau- 
saune, 1893. 
19. Revue biologique du nord de la France. — N. l et 2. — Lille, 1893. 
20. Feuille des jeunes naturalistes. — N.,276, 277 et 278. — Paris, 1893. : 
21. Forschungsberichte uus Biologischen Station zu Plòn. — Theil, 2. — 1893. 
22. Revue inte”nationale de bibliographie. — Dal N. 19 al 24. — Marseille, 1893. pi 
23. Bulletin of the Museum of Comparative Zoology, ece. — Vol. XXV, N.2et3. 
— Annual report. for 1892-93. — Cambridge, 1893. | 
24. Bulletin de la Societé zoologique de France. — N. 5 et 6. — Paris, 1893. <T 


Numeri mancanti. 


1. Gazzetta medica lombarda, N. 48. — Milano, 1893. “ i “di 
2. Il progresso dentistico. — Anno II, N. 8. — Milano, 1893. c 
È 


AVVISO AL SIGNORI ABBONATI 0 


che hanno ricevuto regolarmente il Bollettino, e che non I 
hanno ancora soddisfatto in tutto od in parte all’importo | 
dell'abbonamento in L. 4 per il primo anno, e in L. 8° 


spedire o ai Redattori, od all’Editore in Pavia, giusta le 
indicazioni già pubblicate. : 
I REDATTORI. . 


Elenco dei Signori che hanno pagato l'abbonamento. 


Golgi Prof. Camillo, Pavia, anno 1892. — Stefanini Dott. Domenico, Pavia, 
anno 1892. - Prof. Comm. Pietro Pavesi pel Gabinetto Zoologico della R. Uni- 
versità di Pavia, anno 1893. - Fumagalli Dott. Achille, Como, anno 1892. — 
Prof. F. Bertè, R. Università di Catania, anno 1892. - Gabinetto Anatomia 
Umana Regia Università di Pavia, anno 1892. — Gabinetto Anatomia Comparata 
Regia Università di Pavia, anno 1892. — Scarenzio Prof, Angelo, Pavia, anno 1890. 
- Biffi Dott. Serafino, Milano, anno 1883. - Gabinetto Zoologia Regia Università 
di Cagliari, anno 1893. - Pitzorno Prof. Giacomo, Sassari, anno 1883. — Istituto. 
Tecnico Provinciale, Modena, anno 1893. - Arata D.r Pedro, Buenos-Ayres, 
anno 1887. - R. Orto Botanico, Pavia, anno 1892. —- Gabinetto di Zoologia R. 
Università di Genova, anno 1893. 


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Storia Naturale; vende, compera e fa dei cambi; tiene corrispondenza in ita—- . 


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