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Full text of "Breve storia della letteratura inglese"

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of  the 

Pithiersttg  of  Toronto 


Mrs.  W.  G,  MacMaster 


BREVE     STORIA 

DELLA 

LETTERATURA   INGLESE 


^^■4  JCf.    io^^-^if^^'l^'''^^^^^ 


lE.H 


S.    POLICARDI    -    U.    BOTTALLA 


BREVE    STORIA 

DELLA 

LETTERATURA  INGLESE 


\^ 


ISTITUTO      EDITORIALE      CISALPINO 

VARESE  MILANO 


Tutti  i  diritti  riservati 


Industrie  Grafiche  A.  NICOLA  &  C.  -^  Varese-Milano 


INTRODUZIONE 

ORIGINE    E   SVILUPPO 
DELLA  LINGUA  INGLESE 


ERRATA  -  CORRIGE 


Viig. 

,     5C, 

riga 

31 

The  Arai/gnement 

)) 

62, 

» 

23 

plautiana 

» 

65, 

» 

7 

Jacques 

» 

6S, 

» 

30 

Coriolonus 

» 

77. 

» 

■40 

non  presentano  intei'esse 

» 

S.J, 

» 

36 

del  suoi  versi 

)) 

93, 

» 

14 

ABRAHAN 

» 

116, 

» 

28 

Molière 

» 

130, 

» 

26 

viceré 

» 

15C', 

» 

33 

cosi  (li  frequente 

)) 

182, 

« 

10 

per  romanzi 

)) 

187, 

» 

20 

nuove  percezione 

» 

187, 

» 

27 

all'esposizione 

» 

191, 

» 

22 

definitavemente 

» 

199, 

)) 

S4 

giù  la  tempo 

» 

212 

» 

10 

presonalitìi 

)) 

244. 

•- 

S 

(nota 

1) 

segugi  dei  re 

» 

286, 

» 

28 

ha  cuscitato 

» 

286, 

colonna 

II, 

r. 

10 

r.eerbohom 

» 

300, 

» 

II, 

» 

12 

Cl-eannes 

» 

303, 

» 

I, 

» 

15 

Laymon 

» 

30."), 

» 

I, 

» 

33 

Marquis  of  Halifaux 

» 

306, 

» 

II, 

» 

27 

Wilmoth,   John 

Tav. 

XII, 

Intei-vista    di    Milton    e 

Marwell 


The  Ara  yg  ne  meni 

plautina 

Jaques 

Corioìanus 

non   presentano  particola- 
re interesse 

dei  suoi  versi 

ABRAHAM 

Molière 

segretario  del  viceré 

così  frequente 

per  i  romanzi 

nuove  percezioni 

dall'esposizione 

definitivamente 

già  da  tempo 

personalità 

segugi  del  re 

ha  suscitato 

Beerbohm 

Cleanness 

Layamon 

Marquis  of  Halifax 

Wilmot,  John 

Intervista    dì    Milton    e 
Marvell 


Urne  storia  della  Letteratura  Inglese 


ORIGINE   E    SVILUPPO   DELLA   LINGUA    INGLESE 


L'inglese  appartiene  al  gruppo  teutonico  della  grande  famiglia  delle 
lingue  indoeuropee. 

L'uà  suddivisione  di  questo  gruppo  eomi)rende  i  dialetti  che  eiano 
|)arlati  dagli  Anglosassoni  quando,  verso  la  metà  del  secolo  Y,  invasero 
la  Britaunia  (1). 

I^i  lingua  inglese  uou  è  originaria  delle  isole  britanniclie.  Su  queste 
si  abbattè  tra  il  GOO  e  il  KM)  a.  Cr.  una  prima  ondata  di  tribù  celtiche 
rlie  sembra  ap])artenessoro  al  ramo  goidelico  della  razza.  Nel  400  circa 
(-hl)e  luogo  la  seconda  invasione  che  fu  invece  britannica.  La  terza  inva- 
sioni^ celtica  fu  oi)era  di  tribù  belgiche  della  Gallia  nord-orientale  che 
i:  in  userò  alle  isole  britanniche  circa  alla  metà  del  II  secolo. 

Ixi  prima  ondata  si  spinse  tino  al  nord  della  Scozia  e  nell'Irlanda, 
la  seconda  rimase  in  quella  parte  del  territorio  che  doveva  poi  diventare 
bi  Hritannia  ronuiua  (compicso  il  Galles),  la  terza  occupò  solo  la  i)arte 
sud  orientale  della  lìritannia  stessa.  Oggi  i  discendenti  dei  Goideli  si 
trovano  nella  Scozia,  neirirlauda  e  nell'isola  di  Man,  e  quelli  dei  Bre- 
toni (i  Ijritanni)  sono  gli  abitanti  del  Galles  e  della  Cornovaglia. 

Per  eliminare  un  jìericoloso  centro  di  aiuti  alle  ribellioni  della  Gal- 
lia. Giulio  Osare  condusse  due  spedizioni  militari  contro  la  Britaunia 
negli  anni  5r>  e  54  a.  Cr.  Ma  la  vera  conquista  romana  doveva  avvenire 
«irca  un  secolo  dopo,  e  profondi  furono  i  cambiamenti  che  il  paese  do- 
vette subiie.  La  dominazione  romana  durò  circa  4  secoli;  al  ]U'inci])io  del 
secolo  V  i  Komani  ritirarono  le  loro  legioni  dalla  Britaunia  che  limasc 
<'Osì  preda  dei  conquistatori  sassoni. 

Nella  sua  Tlistoria  Ecclesiastica  (T,  10)  Ba(ida  racconta  come  i  nuovi 
venuti  a|)partenessero  a  tre  delle  tribù  più  potenti  della  Germania  e  cioè 
agli  Angli,  ai  Sassoni  e  agli  -luti.  Traggono  la  loro  origine  dagli  Juti 


(1)  Benché  circa  due  terzi  delle  parole  che  formano  l'inglese  moderno  siano  di 
origine  straniera  (specialmente  latina)  la  lingua  deve  essere  considerata  essenzial- 
mente germanica,  perchè  tale  è  rimasta  nella  sua  struttura,  nella  sua  grammatici 
<-"  nelle  parole  che  esprimono  lo  idee  fondamentali. 


i  Cantuari  (gli  abitanti  del  Keiit)  e  i  Victiiaii  (gli  abitanti  dell'isola  di 
Wight  e  di  quella  regione  situata  di  fronte  all'isola  che  ancora  nel  regno 
dei  Sassoni  occidentali  si  chiamava  nazione  degli  Juti). 

Dai  Sassoni  antichi  derivano  i  Sassoni  orientali,  i  Sassoni  meridio- 
nali e  i  Sassoni  occidentali. 

Dagli  Angli,  provenienti  da  quella  terra  che  si  chiamava  Augulus 
(Angeln),  discendono  gli  Angli  orientali  (East  Anglia),  i  Merciani  e  tut- 
ta la  schiatta  dei  Xort umbri  e  cioè  di  quelle  genti  che  abitavano  a  nord 
del  fiume  Humber  nonché  tutti  gli  altri  popoli  angli. 

Le  differenze  dialettali  sviluppatesi  dopo  che  questi  popoli  si  fissa - 
louo  in  Britannia  corrispondono  pre.ss'a  poco  ai  conlìni  dei  paesi  soprad- 
detti. I  dialetti  più  importanti  sono  :  al  nord  il  Northumbìian,  al  centro 
il  Mcrcian  (spesso  riunito  al  precedente  coUa  denominazione  di  Anglian), 
al  sud  VWest  Saxon  e  l'affine  Kcntish. 

Lo  svolgimento  dell'inglese  si  può  distinguere  in  tre  periodi  prin 
eipali  : 

1)  Anglosassone  o  inglese  antico  (450-110()j. 

2)  Inglese  medio  (1100-1474). 

3)  Inglese  moderno  (1474  ai  giorni  nostri). 

ANGL0ISAS80NE  (450-1100). 

Nel  sassone  occidentale  e  nel  dialetto  del  Kent  hanno  luogo  questi 
due  mutamenti  :  1°)  Lo  sdoppiamento  delle  vocali  quando  sono  seguite 
dalle  consonanti  (p.  es.  :  alla  parola  che  nel  sassone  occ.  e  nel  dialetto 
del  Kent  era  ccahl  =  cold,  corrisponde  nella  Nortumbria  e  nella  Mercia 
cald  che  è  la  forma  da  cui  derivò  il  moderno  cold).  2p)  Le  metafonie  pro- 
dotte da  i  o  ;,  che  dopo  aver  modificato  le  vocali  precedenti  di  solito 
scomparvero.  Così  la  metafouia  di  i  in  un  primitivo  2icadi  diede  origine 
al  sassone  occ.  nied,  mentre  negli  altri  dialetti  si  ebbe  ned  che  è  la  forma 
da  cui  deriva  il  moderno  need. 

La  poesia  anglosassone  ha  una  tradizione  antichissima. 

La  massima  parte  di  quanto  ci  rimane  delle  più  antiche  poesie  sem- 
bra (secondo  taluni)  sia  stata  composta  nel  territorio  degli  Angli 
(Nortumbria). 

La  fiorente  scuola  poetica  della  Nortumbria  fu  distrutta  nel  .seco- 
lo IX  dall'invasione  dei  Danesi  (si  definiscono  con  questa  parola  non  solo 
le  tribù  danesi  ma  le  molte  tribù  scandinave  che  in  epoche  diverse  com- 
pirono incursioni  sul  suolo  inglese)  e,  dopo  che  l'Inghilterra  fu  divisa  fra 
questi  e  il  re  Alfredo  dei  Sassoni  occidentali,  il  centro  della  cultura 
passò  nel  Wessex. 

Il  sassone  occidentale  diviene  a  poco  a  poco  la  lingua  letteraria  del- 

—  6  — 


l' Inghilterra ,  cosicché  la  poesia  primitiva,  composta  soprattutto  uei  dia 
letti  anglosassoni  della  parte  settentrionale  e  centrale  ci  è  pervenuta  tra 
scritta  in  sassone  occidentale. 

Verso  la  fine  del  periodo  anglosassone  ebbero  luogo  nella  lingua 
grandi  cambiamenti.  Molte  flessioni  grammaticali  s;i  attenuarono  e  si 
confusero,  così  come  cadde  in  gran  parte  la  distinzione  dei  generi  gram 
maticali.  Si  verificarono  inoltre  dei  mutamenti  importanti  nella  qaan 
tità  delle  vocali. 

Oltre  alle  parole  latine  lasciate  dai  Romani  durante  i  quattro  secoli 
del  loro  dominio,  numerosi  vocaboli  latini  ecclesiastici  e  letterari  furono 
introdotti  come  risultato  della  conversione  dei  Sassoni  al  Cristianesi- 
mo (597);  p.  es.  altat-j  candlCj  cookj  diali,  plani,  sUkj  ecc. 

Poiché  i  Danesi  i-imaseio  nell'Inghilterra  settentrionale  e  orientale 
per  circa  un  secolo,  un  certo  niinieio  di  parole  scandinave  furono  intro- 
dotte nel  vocabolario  inglese. 

Tuttavia,  in  considerazione  dei  limitati  contributi  delle  altre  lingue, 
si  può  dire  che  ranglosassone  ìbbia  un  vocabolario  relativamente  omo 
geneo.  Fu  questo  per  la  massima  parte  un  periodo  di  completa  fles 
sione  e  di  distinzione  fra  i  generi  grammaticali. 

INGLESE  MEDIO  (1100-1174). 

Secondo  alcuni  questo  periodo  ha  inizio  con  la  conquista  normanna 
del  1066,  epoca  in  cui  cominciò  a  farsi  sentire  quell'influenza  francese 
che  doveva  poi  essere  un  fattore  fondamentale  nello  sviluppo  del  periodo 
stesso.  (I  Normanni  di  origine  scandinava,  ma  stabilitisi  nella  Francia 
nord-occidentale  da  qualche  secolo,  parlavano  un  dialetto  franco-nor- 
manno). 

L'effetto  della  conquista  normanna  sulla  lingua  non  fu  immediato. 
Per  molto  tempo  il  francese  e  l'anglosassone  esisterono  separatamente 
l'uno  a  fianco  dell'altro. 

Fu  solo  alla  fine  del  secolo  XIII  e  nel  XIV  che  i  vocaboli  francesi 
furono  accolti  in  massa  nel  vocabolario  inglese,  specie  a  causa  del- 
l'influsso esercitato  dalla  letteratura  francese.  Non  si  conosce  se  e  fino 
a  qual  i)unto  il  francese  abbia  contribuito  alla  rapida  decadenza  ch<^ 
in  questo  periodo  si  manifestò  apertamente  delle  flessioni  inglesi.  Si  ha 
ragione  di  ritenere  che  il  rapido  mutamento  fonetico  abbia  indebolito 
molte  desinenze  riducendole  invariabilmente  ad  e  ;  da  ultimo  avendo 
perduto  la  propria  forma  caratteristica,  queste  desinenze  scomparvero. 
Nel  secolo  XIV  la  desinenza  es  del  nominativo  e  accusativo  dei  nomi 
plurali   maschili   si   trova  estesa   agli   altri   casi   del    jdurale   di   molti 

—  7  — 


uomi.  Ver  la  sc()iiij)arsa  delle  dehiiiienze  il  genere  grammaticale  è  sosti- 
tuito dal  genere  naturale.  Nel  secolo  XV  la  scomparsa  della  e  finale 
non  accentata  ridusse  ancor  più  la  declina/.ione  dei  nomi  alla  sua 
Torma  attuale.  Nei  ])ronomi  le  forme  del  dativo  spesso  presero  il  posto 
di  quelle  deiraccusativo.  Le  flessioni  dei  verbi  si  conservarono  più 
a  lungo  nel  sud.  Nel  1200  circa  la  vocale  a  divenne  ò  [=  o:],  meno 
che  nel  nord.  Così  l'anglosassone  rad  divenne  allora  rod  (—  modem.: 
road):  nel  nord  invece  si  trasformò  in  raid. 

Nel  sec.  XIII  le  vocali  brevi  in  sillabe  aperte  furono  allungate,  co- 
me in  ìnctc  in  cui  la  vocale  lunga  ha  dato  il  moderno  meat.  Le  divisioni 
esistenti  fra  i  dialetti  anglosassoni  rimangono  quasi  senza  alterazione  la 
base  dei  gruppi  dialettali  dell'inglese  medio. 

Dall'antico  nortumbrico  derivarono  alcuni  dialetti  della  Scozia  e 
dell'  Inghilterra  settentrionale. 

Già  nel  periodo  anglosassone  cominciò  a  verificarsi  una  distinzione 
fra  i  dialetti  del  Midland  orientale  e  occidentale.  Durante  la  massima 
parte  del  periodo  dell'inglese  medio  nessuno  di  questi  dialetti  potè 
assurgere  a  dignità  di  lingua  letteraria.  Invece  nel  secolo  X\'  il  dia- 
letto di  Londra  (città  che  veniva  acquistando  un'importanza  politica 
ed  economica  sempre  maggiore)  cominciò  ad  assumere  particolare  rilie- 
vo come  lingua  della  Corte  e  della  parte  colta  della  popolazione.  Chau- 
cer,  Gower  e  Lydgate  scrissero  nell'inglese  di  Londra.  Non  molto  di- 
verso fu  l'inglese  adoperato  da  Wyclif  nella  sua  g?'ande  traduzione  della 
Bibbia.  Questo  inglese  di  origine  mista  raccoglieva  in  sé.  fino  a  un 
certo  punto,  le  caratteristiche  fondamentali  del  linguaggio  delle  regio- 
ni intorno  a  Londra. 

Da  questo  dialetto  londinese  in  cui  era  venuto  a  prevalere  l'elemen- 
to del  Midland  sud-orientale  deriva  l'inglese  moderno. 


INGLÌ'JSE  MODERNO. 

La  prima  stamperia  fu  fondata  in  Inghilterra  da  Caxton  nel  1476. 
La  stampa  contribuì  colla  sua  diffusione  a  fissare  l'ortografia  della 
lingua  e  a  dare  all'inglese  moderno  forma  più  stabile  e  definita. 

E'  stato  giustamente  osservato  che  uno  dei  ])rincipali  mutamenti  del 
[>eriodo  fu  quello  fonetico.  Si  nota  infatti  in  ogni  vocale  lunga  la  ten- 
denza a  raggiungere  la  posizione  della  vocale  immediatamente  |)iù  al 
ta;  invece  le  vocali  lunghe  già  alte  (i:)  e  [u  :)  si  trasformano  in  ditton 
ghi  (ci)  e  {oh);  p.  es.  : 


[a:)  >  (e:)  >  (r  :  )   >  (?:)  >  (e/) 


Fu  questa  ia  iniina  divergenza  delle  vocali  inglesi  dalla  pioiuiu- 
zia  continentale. 

Nel  secolo  X"\'ll  un  nuovo  sj)Ostamento  delle  vocali  lunghe  portò  la 
maggior  parte  di  esse  alla  pi-onuncia  odierna.  Xel  periodo  moderno  le 
vocali  bievi  subirono  mutamenti  minori.  Degno  di  nota  è  l'elfetto  ca- 
latteristico  della  r  sulla  vocale  cb«*  la  precede  e  che  moditica  il  pro- 
prio suono. 

Nella  seiie  dei  mutamenti  fonetici  dell'inglese  le  consonanti  si  sono 
<iimostrate  più  stabili  delle  vocali.  Di  solito  tali  mutamenti  fonetici 
non  furono  accomjìagnati  da  altrettanti  mutamenti  ortografici.  Con 
fusione  ancor  maggioj-e  jirodussero  i  tentativi  di  alcuni  dotti  d'inseiiit* 
nei  vocaboli  inglesi  qualche  lettera  intesa  a  ricordare  la  relazione  col 
corrispondente  vocabob)  latino.  Nella  parola  doiLht  .si  introdusse  una  h 
e  in  i^land  una  *•  jier  indicare  la  derivazione  rispettivamente  da  duMtuui 
e  ithsitla.  Nel  secolo  .\\'1II  l'ortografia  rimase  quasi  completamente 
lis.sata. 

Fra  i  più  im]»ortauti  mutamenti  granuuaticali  del  i)eriodo  vi  fu  l'a- 
< lozione  di  (cI.n  come  desinenza  della  terza  i)ersoua  singolare  nel  pre- 
.sente  indicativo  dei  verbi  in  sostituzione  dell'antica  {c]th\  mentre  era 
ancora  frequente  la  confusione  fra  il  nominativo  e  l'accusativo  dei  pro- 
nomi personali.  Tanto  l'inglese  medio  quanto  (juello  moderno  videro 
molti  verbi  irregolari  passare  alla  coniugazione  regolare.  Maggiori  furo- 
no invece  i  mutamenti  del  vocabolario.  Il  numero  delle  i»arole  usate 
fu  approssimativamente  tri])licato,  sjìecie  durante  il  Kinascimento,  che 
fece  affluire  una  gran  ipiantità  di  vocabcdi  dal  latino  e  dal  greco.  L'ar 
ricchimento  del  vocabolario  inglese  di  termini  di  origine  classica  sod- 
disfece ad  una  necessità  :  i  vocaboli  nuovi  servirono  mirabilmente  ad  e- 
spi'imere  concetti  nuovi,  aumentando  così  le  possibilità  della  lingua. 

Lo  studio  del  vocat»olaii(ì  inglese  rivela  spesso  rim]»oitanza  e  la 
natura  delle  relazioni  cultuiali.  religiose,  commerciali  deiringhilterra 
con  altri  paesi  ed  altre  civiltà.  Così  la  parola  casrl  presa  a  prestito 
dall'olandese  mostra  rinfluenza  esercitata  dall'Olanda  sulla  iattura 
inglese  nel  secolo  XVI    e  XVII. 

L'italiano  fornisce  un  gran  lumero  di  vocaboli  sjìecialmente  nel 
.secolo  X\'l  durante  il  quale  vi  è  pure  un  nuovo  largo  conti-ibuto  di  itai'ole 
dotte  latine.  Elementi  latini  e  greci  servono  oggi  a  coniai-e  le  parole 
nuove  richieste  dalla  scienza  moderna. 


—  9 


5TORIA 
DELLA  LETTERATURA  INGLE5E 


LETTERATURA  ANGLOSASSONE 


Quasi  tutto  (luello  che  ci  è  pervenuto  della  antica  poesia  anglo 
sassone  è  contenuto  nei  seguenti  manoscritti  : 

1)  Codice  Bodleiano  Jnnius  XI,  conservato  presso  l'I^niversità  di 
Oxford.  Contiene  i  cosiddetti  poemi  caedmoniani  :  dencsis,  Exodun, 
Daniel,  Christ  and  Satan. 

2)  Codice  Cottoniano  Vitellius  A  15,  conservato  nel  Museo  Britan- 
nico. Contiene  lieotvulf  e  Judith. 

3)  Codex  Exoniensis  (Exeter  Book).  conservato  nella  biblioteca 
della  cattedrale  di  Exeter.  Contiene  vari  poemi,  come:  Christ,  Juliana. 
The  Phocnijp,  elegie,  enimmi  e  parecchi  frammenti. 

4)  Codex  Vercellensis  (Vercelli  Book),  scoperto  dal  Blume  nella 
biblioteca  capitolare  di  Vercelli.  Contiene,  oltre  a  delle  omelie,  alcuni 
poemi:  Andreafi,  The  Fates  of  the  Apostles,  Elcnc,  The  Dream  of  thr 
Rood. 

I  manoscritti  risalgono  ai  secoli  X  e  XI  e  sono,  come  abbiamo  ac- 
cennato, trascrizioni  in  dialetto  sassone  occidentale  di  originali  coni 
posti  qualche  secolo  prima  in  Nortumbria  e  in  Mercia,  i  quali  avevano 
già  subito  alterazioni  ed  aggiunte,  essendo  stati  tramandati  per  via 
orale  di  generazione  in  generazione  (1).  Questi  canti  venivano  recitati 
durante  le  feste  dai  menestrelli  (gli  scopas  anglosassoni i.  alcuni  dei 
quali  andavano  da  un  luogo  all'altro  cantando  e  accompagnandosi  con 
l'arpa,  come  leggiamo  nel  famoso  poema  epico  noto  col  nome  di 
Beotoulf. 

La  metrica  anglosassone,  priva  di  rime  e  senza  nn  numero  fisso  di 
sillal)e,  è  basata  sull'accento  e  sull'alliterazione.  Ogni  verso  cioè  è  di- 
viso in   due  parti  quasi   uguali   da  una  pausa   o   cesura  :    tanto   nella 


(1)  Anche  presso  le  tribù  anglosassoni  la  scrittura  ha  dapprima  carattere  sacro 
ed  è  conosciuta  solo  da  un  piccolo  gruppo  di  sacerdoti. 

—  13  — 


piima  quanto  nella  seconda  metà  del  verso  vi  sono  due  accenti  pi-in 
eipali  e  un  certo  numero  di  accenti  secondari.  Una  o  due  8illal>e  con 
l'accento  principale  della  prima  metà  e  la  prima  sillaba  con  l'accento 
principale  della  seconda  metà  cominciano  con  la  stessa  consonante  o 
gruppo  di  consonanti,  o  con  qualsiasi  vocale  o  dittongo  :  tanto  le  vo- 
cali quanto  i  dittonghi,  per  ciò  che  riguarda  l'alliterazione,  sono  consi- 
derati eguali. 

La  lingua,  ricca  di  flessioni,  è  lude  e  disarmonica,  piena  di  aspri 
suoni  consonantici  che  si  scontrano  gli  uni  cogli  altri.  Il  numero  inde 
terminato  di  sillabe  non  accentate  nel  verso  rende  difficile  all'orecchio 
moderno  il  percepire  alcun  etfetto  ritmico,  salvo  forse  una  lontana  eco 
di  cadenza  trocaica. 

Nella  p<jesia  anglosassone  sono  frequenti  i  parallelismi  e  le  ripeti- 
zioni della  stessa  frase  o  concetto  con  parole  diverse,  quasi  che  l'au- 
tore ritenga  povertà  inventiva  dire  le  cose  una  volta  sola.  Non  si  pen- 
si però  ad  una.  letteratura  primitiva,  che  anzi  essa  presuppone  una 
lunga  elaborazione  stilistica,  nel  corso  della  quale  si  è  venuto  accumu- 
lando un  vasto  reiìcrtorio  di  espressioni  perifrastiche  e  di  metafore 
kennings  (1),  le  quali,  perduto  colla  ripetizione  il  pregio  poetico,  non 
erano  più  se  non  un  armamentario  fraseologico  convenzionale. 

Il  primo  periodo  della  letteratura  anglosassone  anteriore  al  600  è 
pagano;  gli  elementi  cristiani  che  essa  contiene  vennero  probabilmente 
interpolati  più  tardi  quando  le  opere  furono  trascritte  nella  forma  in 
cui  ci  sono  pervenute  (2).  In  questo  periodo  due  generi  letterari  predo- 
minano :  l'epica,  in  Bcowulf  e  nei  frammenti  Finnshurg  e  Waldhcrc^  e 
la  lirica,  di  cui  ci  rimangono  alcune  elegie. 

Si  può  quasi  certamente  affermare  che  Beote iilf  sia  il  più  antico 
poema  epico  in  lingua  moderna  giunto  fino  a  noi.  Nei  3182  versi  che  lo 
compongono  si  raccontano  le  gesta  dell'eroe  Beowulf,  il  quale  libera 
Hrothgar,  re  dei  Danesi,  da  un  mostro,  Grendel,  che  ne  devastava  i  do- 
mini. In  seguito  affronta  e  vince  anche  la  madre  del  mostro  e  ritorna  in 
patria.  Divenuto  re  dei  Geats  (Goti),  dopo  un  regno  lungo  e  glorioso, 
muore  combattendo  contro  un  drago  venuto  a  devastare  il  pa^se. 

A  malgrado  dell'elemento  cristiano  in  esso  contenuto  Beoivulf  è 
un  poema  pagano  sia  per  le  usanze  che  vi  si  descrivono  sia  per  la  men- 


ci) Per  esempio  :  il  mare  è  «  la  strada  della  balena  «,  «  la  via  del  cigno  »,  «  il 
bagno  del  gabbiano  »;  la  spada  è  «  il  bagliore  della  battaglia  »,  «  il  prodotto  dei 
martelli  »,  «  l'asta  dell'eccidio  »;  il  sole  è  «  la  candela  del  giorno  »,  <c  la  gemma  del 
cielo  »,  «  il  lucente  faro  di  Dio  »,  ecc. 

(2)  E'  caratteristica  della  letteratura  anglosassone  l'attenuazione  degli  aspetti 
più  feroci  e  barbarici  delle  saghe  teutoniche,  aspetti  che  affiorano  solo  spora- 
dicamente. 

—  14  — 


Tav.   I 


^^^  -^»*i*k  ,rfwf-.v-  ^"viQK^iidiPmk 

'V'     ÒCtjne^   Heal/ «pc^  heapi    lecon  liofc  iijf, 
m>a..paTn  tid^'cc-  o»  [-'*>'c  .a 

DJ  -     y>^    .  ^i^ 

«.^  pacieri  eEop,  lipG^fLp  ..iho|i,op^t^<^  j^ 
cp^htnì  cpr  onpuc    lieaJi  U^tlp  ^^^  Wj1,s\ 
I-ttìicn  l»pèe-  ^ìmol  I5wò"ji<-P4ip  ^|^|,^e  fc/l' 
òingaf  >a^n  prt>pcfi  banp»  f*T'^ 'sf}^"^»^^  »»    j 
y^(ich  poa.n   pto;xo.N^  ji^p^   U|ioz;a^.-]   ( 

fo  ^^Ci?  icV  5eptì:)>-   rn.^-tfi^;,-  -m^cel  ^    ' 


Dal  coilicc  (li    licoiruìf   (Cottoli   Vitcllius,    A.   lo)   del   l'.ritisli   Musoiim. 


Tav.    U 


ìì 


u 


uilitii  che  vi  troviamo  riflessa  :  iu  questo  ambiente  eroico  di  avventure 
«^  di  lotte,  le  più  grandi  virtù  sono  il  coraggio  e  la  fedeltà  verso  il 
proprio  capo. 

Il  pessimismo  sembra  essere  il  motivo  dominante  di  tutta  l'opera, 
come  dimostrano  il  senso  della  tragicità  che  incombe  sulla  vita  di 
tutti,  e  l'aspetto  orrido  e  ostile  della  natura  che  rende  l'esistenza  urna 
na  paurosa  e  piena  di  pericoli.  Diamo  a  titolo  illustrativo  un  breve 
I>asso  tratto  dalla  descrizione  dei  luoghi  abitati  dal  mostro  Grendel,  una 
delle  jìarti  più  ammirate  del  ])oema,  insieme  ad  alcune  scene  marine 
e  di  battaglia. 

...  Ilie  dygel  hmd 

warigeath.  wulf-hleothu,       v.iud";ge  uiessas, 

frecne  feu-gelad,  thier  fyrgen-streaui 

uuder  na'ssa  geniim  uitlier  gewiteth, 

llud    under    fuldau.  Nis  tha^t  feor  heouon, 

mil-gemearces,  tha't  se  mere  staudeth, 

ofer  thipin  laougiath  hriude  bearwas. 

wudu  wyrtuiu  fiest         wa-ter  oferhelmatli.   ili. 


Indipendentemente  da  ogni  significalo  allegorico  che  si  è  voluto 
vedere  nel  poema  e  dai  tratti  di  reale  bellezza  poetica,  Beaicidi  è  molto 
importante  per  lo  studioso,  non  solo  dal  punto  di  vista  filologico  ma 
anche  da  quello  storico,  per  tutto  ciò  che  ci  riferisce  delle  genti  anglo- 
.sassoni  :  la  loro  vita  in  pace  e  in  guerra,  com'erano  le  case  e  i  villaggi, 
i  banchetti  e  i  divertimenti,  come  cantavano  e  come  afifrontavano  la 
morte,  la  stretta  unione  tra  il  capo  e  i  compagni  d'arme  e  la  loro  ri- 
verenza per  la  donna. 

Altre  poesie  epiche  meno  importanti  sono  The  Fighi  at  Finnshurg, 
bel  frammento  tratto  dalla  saga  di  Finn,  e  WohJhcrc,  altro  frammento 
tratto  dalla  stoiia  di  AValter  d'Aquitania. 

Kicordiamo  ancora  di  questo  periodo  le  elegie  The  Waiidercr  (L'er- 
lante),  lamento  per  la  perdita  del  jìroprio  signore;  Deoì-'s  Conrplaint.  (11 
lamento  di  Deor),  lirica  in  forma  strofica  con  ritornello,  dove  un  poeta 
spodestato  da  un  rivale  si  consola  ricordando  altri  che  soffersero  grandi 
.sventure;  Tftr  Scafarer  (Il  navigatore),  in  cui  un  marinaio  si  lagna 
della  vita  dura  e  perigliosa  del  mare  pur  sentendone  il  richiamo   (2); 


(1)  ...  L'ignota  terra  —  abitano,  ricetto  del  lupo,  promontori  battuti  dai  venti 
—  perigliosi  sentieri  i)alustri,  dove  il  torrente  montano,  —  sotto  rupi  tenebri ise, 
.scorre  in  giù,  —  corrente  sotterranea.  Non  lontano  di  qui,  —  a  im  miglio  di  d'.stan- 
za,  si  stende  la  palude,  —  su  cui  si  protendono  gli  alberi  coperti  di  brina  gelata,  — 
bosco  saldamente  radicato  che  affosca  l'acfjua. 

(2)  Secondo  alcuni  studiosi  si  tratterebbe  invece  di  un  dialogo  tra  un  vecchio 
marinaio  stanco  delle  pas.^ate  fatiche  e  un  giurane  che  anela  alla  vita  marinara. 

—  15  — 

2  •   Breve  storia   della   letteratura    inglese. 


The   Wifc's  Coni  pia  iht,  pianto  di  un'esiliata;  The  Ruin,  lamento  su  di 
una  cittAi  in  rovina  (probabilmente  Bath);  e  la  poesia  Widsith,  una  delle 
più  antiche,  scritta  da  un  bardo  in  lode  della  sua  arte  e  della  vita  ei- 
rabonda  che  conduce. 

Il  secondo  periodo  della  letteratura  anglosassone,  che  si  può  fis- 
sare intorno  al  secolo  VII,  è  cristiano. 

Nel  5&7  d.  Or.  alcuni  missionari  guidati  da  Sant'Agostino  sbarca- 
rono nel  Kent  cominciando  la  conversione  degli  Anglosassoni  al  Oristia 
nesimo,  nella  quale  opera  furono  coadiuvati  da  monaci  irlandesi,  che 
agirono  soprattutto  nella  parte  nord-orientale  del  i)aese.  L'Inghilterra 
così  potè  venire  nuovamente  a  contatto  col  Cristianesimo  (1)  e  colla 
cultura  latina.  Vi  fu  allora  in  Nortumbria  una  vera  fioritura  classico 
religiosa  e  i  grandi  monasteri  del  paese  diventarono  dei  centri  di  sludi» 
famosi  in  tutta  l'Europa  occidentale. 

In  uno  di  questi  monasteri,  vicino  a  Jarrow,  viveva  Bai:da  (G7o-7H."»), 
un  monaco  benedettino,  il  quale  per  la  sua  pietà  e  dottrina  fu  chiamato 
il  Venerabile  Baeda;  egli  raggiunse  ben  presto  tal  fama  da  richiamare 
molti  studenti  di  ogni  paese.  Quasi  tutte  le  sue  opere  furono  scritte  in 
latino  e  possono  venir  considerate  come  una  specie  di  enciclopedia  della 
scienza  e  della  filosofìa  di  quei  tempi.  La  più  importante  di  esse  è  la 
Eistoria  Ecclesiastica  Gentis  Angloruin,  in  cinque  volumi,  che  attrag- 
gono ancor  oggi  il  lettore  per  lo  strano  miscuglio  di  accurata  e  pa- 
ziente erudizione  e  di  candore  e  credulità  medievali,  e  costituiscono,  no 
nostante  gli  errori  e  la  parte  leggendaria,  la  fonte  principale  per  la 
conoscenza,  storica  del  periodo  che  intercorre  tra  lo  sbarco  in  Britan?ìia 
di  Giulio  Cesare  e  i  tempi  dell'autore  (731). 

Narra  Baeda  che  Caedmon,  un  mandriano  presso  il  monastero  di 
Whitby,  ebbe  una  notte  una  visione  in  cui  gii  fu  comandato  di  cantare 
la  creazione  del  mondo,  ed  egli,  che  prima  d'allora  non  aveva  mai  com- 
posto versi,  destatosi,  improvvisò  le  glorie  della  Creazione. 

Con  la  parafrasi  poetica  della  Bibbia,  Caetvmon   (vissuto  nella  se 
conda  metà  del  sec.  Vili  iniziò  una  scuola  di  poesia  epico-religiosa.  Gli 
elementi  sono  presi  dalle  Scritture,   quasi  esclusivamente  dal  Vecchio 
Testamento,  ma  lo  spirito  è  ancora  pagano. 

I  poemi  della  scuola  caedmoniana  non  possono  rivaleggiare  dal  pun- 
to di  vista  poetico  con  la  semplice  e  austera  bellezza  dell'originale  e- 
braico,  non  essendo  spesso  se  non  una  prolissa  e  prosastica  am- 
plificazione del  testo  biblico,  appesantita  da  continue  metafore,  perifra- 
si e  ripetizioni.  Tuttavia  alcune  parti  della  Genesis  B,  come  la  de- 
scrizione della  caduta  degli  angeli  e  la  figura  di  Satana,   miltoniana 


(1)  Poi-tatovi  per  In  prima  Aolta  durante  la  dominazione  romana. 

—  16  — 


neiriudomabile  orgoglio  e  volontà  di  lotta  (1),  f-  qiialclie  tratto  vigo 
roso  delVE.rodiis,  come  il  passaggio  del  Mar  Kosso.  sono  ben  degni 
di  speciale  menzione  e  non  destitniti  di  reale  pregio  artistico. 

Nel  terzo  periodo,  intorno  al  secolo  Vili,  l'elemento  cristiano  prc 
vale  su  quello  barbarico  primitivo.  Cvnkwulf,  vissuto  verso  la  met.i 
di  questo  secolo  e  identificato  secondo  alcuni  in  un  vescovo  di  Lindi 
sfarne,  ne  è  il  più  notevole  poeta.  A  lui  e  alla  sua  scuola  si  attril)ni- 
scono  la  maggior  parte  delle  jtoesie  cristiane  contenute  nelVIJTetiir 
Book  e  nel  YerceUi  Book.  Per  quattro  poemetti  Chri.s-t .  in  tre  parti, 
del  quale  è  particolarmente  lodata  la  descrizione  del  giorno  del  Giu- 
dizio, ElniCj  il  capolavoro  dell'autore,  in  cui  si  niirra  la  i-icerca  e  il 
ritrovamento  della  Croce  da  parte  di  Sant'Elena.  'l'Itv  Fates  of 
the  Apostles  e  Juliana,  l'attribuzi-nie  a  Cynewiilf  <"'  sicura,  portando 
essi  il  suo  nome  in  caratteri  runici. 

Ricordiamo  ancora  il  poemetto  visione  The  Dream  of  the  Rood  »ll 
sogno  delhx  Croce),  nel  quale  l'albero  che  servì  a  fabbricare  la  Croce 
racconta  la  sua  stoi-ia  da  quando  fu  abbattuto  nella  foresta  fino  al 
momento  in  cui,  dopo  aver  sorretto  la  spoglia  esanime  del  Redentore, 
è  divenuto  strumento  di  salvezza  eterna,  e  V Andreas,  poemetto  che  con- 
tiene alcune  belle  descrizioni  marine,  rese  con  sicuro  potere  da  uno  che 
tali  scene  aveva  familiari,  dove  si  narrano  alcuni  e|)isodi  leggendari 
della  vita  di  Sant'Andrea,  entrambi  assegnati  con  attribuzione  incerta 
a  Cynewulf.  Ancor  i)iiì  discutibile  è  l'attribuzione  a  questo  scrittore  dei 
Riddlrs  (Enimmi)  contenuti  nelV IJ ■rei er  Bookj  alcuni  dei  quali  si  distin- 
guono per  la  felicità  desciittiva  e  lirica. 

Qua>si  tutti  questi  componimenti  sono  caratterizzati  da  una  reto- 
rica ingenua  e  confusa,  talora  da  una  visione  triste  della  vita  e  da 
una  profonda  simpatia  umana. 

Durante  le  terribili  invasioni  danesi  del  secolo  IX.  gli  antichi  ma- 
noscritti andarono  distrutti,  la  cultura  della  Xortumbria  si  estinse  per 
i-isorgere  più  a  sud,  a  Winchester  do])0  la  vittoriosa  lotta  sostenuta 
da  re  Alfredo  contro  gli  invasori. 

ì^e  opere  di  questo  nuovo  periodo  della  letteratura  anglosassone,  che 
comprende  i  secoli  IX   X,  XI  sono  quasi  esclusivamente  in  prosa. 

At,fre3)  (^9-901)  fondò  scuole,  invitando  dotti  stranieri  ad  inse- 
gnarvi. Iniziò  a  quarant'anni  lo  studio  del  latino  e  tradusse  (o  fece  tra- 
durre da  altri)  nel  dialetto  sassone  occidentale  la  Cura  Pastoralis  di 
Papa  Gregorio,  le  lll'itoriac  Ad.verfiiis  Paganos  (trattazione  di  storia 
universale)  di  Paolo  Orosio,  la  flistorin  Ecclesiastica  di  Paeda  e  il  De 


(1)  Non  è  escluso  che  MiUou  conoscesse  il  poemetto  anglosassone,  pubblicato 
dal  suo  amico  Francis  Junius  nel  1055. 

—  17  — 


iUrnsolationc  Philosophiae  di  Boezio,  aggiungendo  al  testo  frequenti  chio- 
.sc  e  commenti. 

Durante  il  suo  regno  ebbe  inizio  la  Arif/Io-Snion  Chroniclc  (Crona- 
ca, anglosassone),  monumento  importantissimo  deirantica  prosa  ingle- 
se. Dapprima  essa  non  è  che  un  arido  elenco  di  nascite  e  di  morti  di  re 
e  vescovi,  poi  il  racconto  si  allarga  e  acquista  maggior  dignità  di  nar- 
razione storica.  Nella  sua  redazione  ])iìi  lunga  (quella  di  l'eterborough) 
giunge  lino  all'anno  115-1. 

Il  resto  della  prosa  anglosassone  ha  in  massima  parte  carattere  re- 
ligioso. Possiamo  qui  nominare  soltanto  le  BlicldiìKj  Homilies  (dell'ul- 
l'ultimo  trentennio  del  sec.  X),  primitive  nella  rude  sincerità  e  nell'os- 
sessione dei  tormenti  infernali  e  del  giorno  del  Giudizio  (atteso  per 
Tanno  1000)  ma  non  prive  a  volte  di  candore  poetico;  tic  notevoli  ver- 
sioni dei  Vangeli  pure  del  sec.  X;  le  Caiholic  Iloniilics  (990-2),  fondate  sui 
Tadri  della  ('hiesa  (specialmente  Agostino),  l'opera  più  importante  tra 
le  molte  di  Aei.fric  (95r)?-1022?),  il  maggior  scrittore  omiletico,  col 
(piale  la  prosa  anglosassone  acquista  un  certo  valore  letterario,  facendosi 
])iù  chiara,  più  agile  e  musicale  pel  frequente  uso  dell'alliterazione;  e  i 
Scrmones  Lupi,  serie  di  prediche  attribuite  al  contemporaneo  Wulfstan, 
arcivescovo  di  York,  composte  in  uno  stile  meno  artisticamente  rifinito 
di  quello  di  Aelfric,  ma  caldo  di  appassionata  elequenza  popolaresca 
e  di  amor  patrio. 

Nella  Angìo-Saxon  Chronicle  sono  inseriti  alcuni  frammenti  poe- 
tici, il  migliore  dei  quali  è  per  l'impeto  lirico  The  Battlc  of  Brunan- 
hiirh  (avvenuta  nel  937),  grido  di  vittoria  e  di  feroce  esultanza  sui  ca- 
daveri dei  nemici  vinti,  preda  ai  corvi. 

A  quest'ultimo  periodo  della  letteratura  anglosassone  appartiene 
con  tutta  prol)abilità  anche  Judith  (scritta  forse  nel  primo  ventennio 
del  sec.  X),  poemetto  incompleto,  notevole  per  l'energia  epica  e  il  modo 
realistico  con  cui  viene  narrato  il  truce  soggetto  biblico.  Da  ultimo 
licordiamo,  insieme  al  poemetto  The  Grane  (La  tomba)  noto  per  la 
bella  versione  fattane  dal  Longfellow,  il  frammento  The  Battle  of  Mal- 
don  (avvenuta  nel  991),  che  descrive  con  grande  efficacia  e  sentimento 
patriottico  la  sfortunata  resistenza  del  prode  guerriero  Byrhtnoth  con- 
tro 2:11  invasori  danesi  e  la  sua  morte  in  battaglia. 


—  18  — 


II 

LETTERATURA  ANGLO  NORMANNA 


Nell'anuo  10G6  il  suolo  britannico  venne  nuovamente  inva.-^o.  I  Sas- 
soni, nonostante  l'accanita  resistenza,  furono  sconfìtti  nella  battaoiia 
di  Hastings,  in  cui  il  re  Aroldo  trovò  gloriosa  morte  sul  campo,  e  il 
duca  Guglielmo  di  Normandia,  che  aveva  condotto  personalmente  i  suoi 
uomini  alla  vittoria,  divenne  il  padrone  del  paese,  acquistandosi  il  ti- 
tolo di  Conquistatore. 

Il  territorio  fu  diviso  tra  i  baroni  normanni,  i  quali  costituirono 
la  nuova  classe  dominante,  mentre  i  Sassoni  vennero  a  foi-mare  le  clas- 
si soggette.  All'autorità  dei  singoli  conti  auglosassoni  si  sostituì  un  for- 
te stato  feudale,  che  accentrava  il  potere  nelle  mani  del  re. 

I  Normanni,  popolo  di  origine  scandinava  appartenente  alla  gran- 
de famiglia  teutonica,  s'erano  stabiliti  da  un  secolo  e  mezzo  nel  nord 
della  Francia.  —  convertendosi  al  Cristianesimo  e  assimilando  rapida- 
mente la  civiltà  latina  —  e  parlavano  ormai  un  dialetto  franco-noi - 
manno  che  portato  in  Inghilterra  diventò  la  lingua  di  Corte  e  della 
nobiltà  feudale.  I  dotti  e  gli  studiosi  continuarono  a  scrivere  in  lati- 
no, mentre  l'anglosassone  cessò  di  essere  usato  con  intenti  letterari  e 
divenne  il  dialetto  parlato  soltanto  dal  popolo,  circostanza  che  ne  af- 
frettò la  decadenza  e  la  trasfoi*mazione  già  da  tempo  in  atto. 

La.  conquista  normanna  operò  un  profondo  rivolgimento  etnico,  po- 
litico e  spirituale  :  vincitori  e  vinti  si  influenzarono  in  modo  permanen- 
te ed  è  soltanto  intorno  alla  metà  del  secolo  XIV,  quando  il  processo 
di  amalgama  prima  e  di  fusione  poi  fu  compiuto,  che  si  può  veramente 
parlare  di  popolo,  di  lingua  e  di  letteratura  inglesi.  Dal  punto  di  vista 
filologico  i  vantaggi  che  ne  derivarono  non  furono  pochi  : 

1)  Vennero  abbandonate  molte  flessioni  della  grannnatica  anglo 
sassone. 

2)  Il  vocabolario  fu  più  che  raddoppiato  in   seguito  airintrodu- 
zione  di  moltissime  parole  francesi. 

—  19  — 


3)  Si  abbandonò  la  versi (icazione  anglosassone  basata  sulF accento 
e  suU'alliterazione,  adottando  un  numero  fìsso  di  sillabe  nel  verso  e  ag- 
giungendovi  in  line  la  rima. 

4)  Uno  spirito  nuovo,  ])iù  sereno  e  al  tempo  stesso  più  vivace,  ven- 
ne a  contatto  col  grave  e  melanconico  spirito  anglosassone. 

5)  Nuovi  temi  e  modelli  derivati  dalla  letteratura  francese  si  ag 
giunsero  a  quelli  trattati  fìno  allora. 

Le  opere  di  questo  periodo,  che  non  produsse  per  lungo  tempo  al- 
cuna grande  espressione  letteraria,  sono  di  genere  vario  e  possono 
venir  raggruppate  secondo  la  lingua  in  cui  furono  redatte,  indice  della 
diversa  classe  sociale  e  cultura  dell'autore. 

Opbrio  in  Latino.  Una  delle  caratteristicbe  del  Medioevo  è  l' inter- 
nazionalità e  la  latinità,  della  cultura.  Anche  in  Inghilterra,  come  ab- 
biamo visto,  c'era  stata,  dopo  la  conversione  dei  Sassoni  al  Cristianesi- 
mo, una  fioritura  classico  religiosa,  ed  ora  con  la  conquista  normanna 
—  che  farà  ridiventare  l'isola  una  lu'ovincia  della  latinità  letteraria  — 
tale  fenomeno  si  ripete  su  più  vasta  scala. 

Guglielmo  di  Normandia  aveva  intrapreso  la  spedizione  contro  Tln- 
ghilterra,  sul  cui  trono  accampava  diritti,  coll'ai)provazione  e  la  bene- 
dizione papale,  e  malgrado  il  suo  carattere  fiero  e  dispotico  mantenne 
sempre  buoni  rapporti  con  la  Chiesa  romana,  largheggiando  in  conces- 
sioni e  donazioni  a  favore  del  clero,  che  godette  grande  influenza  ed 
ebbe  parte  eminente  nella  vita  pubblica  dello  stato.  Uomini  dell'auto- 
rità e  della  dottrina  di  Lanfranco  di  Pavia  e  del  suo  successore  nel  seg- 
gio arcivescovile  di  Canterbury,  Anselmo  d'Aosta,  diedero  un  impulso 
poderoso  agii  studi  e  agli  scambi  culturali  col  continente. 

Vi  fu  un  risveglio  generale  del  sapere  e  del  sentimento  religioso,  so 
prattutto  dopo  la  venuta  in  Inghilterra  (1221Ì  dei  frati  mendicanti,  fran- 
cescani e  domenicani,  i  cui  ordini  erano  sfati  da  poco  fondati.  Sorsero 
dovunque,  accanto  ai  castelli  dei  baroni  normanni  —  a  rivelare  le  mera- 
viglie dell'arte  gotica  — ^  cattedrali  e  monasteri,  con  scuole  e  biblioteche. 
Negli  ultimi  decenni  del  sec,  XII  si  organizzò  a  studium  generale  la  pri- 
ma università  inglese,  quella  di  Oxford,  seguita  agli  inizi  del  secolo  suc- 
cessivo da  quella  di  Cambridge;  in  esse  l'insegnamento  verrà  impartito 
oltre  che  da  ecclesiastici  anche  da  laici,  sì  che  la  cultura  cessa  di  essere 
esclusivo  appannaggio  della  Chiesa,  ma  non  della  lingua  latina,  nella 
quale  volgono  scritte  la  qiiasi  totalitt^  delle  oftere  di  storia,  di  filosofia 
e  di  teologia. 

Scrissero  in  latino  i  cronisti  Oudeuicus  Vitalis  (1075-1143?)  autore 
di  una  Jlì.storia  Ecolcsiaslica;  William  of  MALiMissEnny  (100."'>?-]143)  al 
quale  dobbiamo  una  cronaca  in  cinque  libri  De  Gestis  Regniti  Anglorum, 
seguita  da  una  H istoria  Novella^  in  tre  libri,  dove  narra  eventi  a  lui  con- 

—  20  — 


tempoiant'i,  mostrandosi  [iev  la  scolta  del  materiale,  l'acume  nei  giudizi 
e  la  cura  della  forma  storiografo  di  valore;  Henry  or  UuxriNGDON  (lUSi- 
1155)  che  ci  ha  lasciato  una  H istoria  Anglorum. 

Particolare  importanza  ha  per  noi  Geuffiiky  of  ^[onmouth  (11<)0?-54i 
autore  di  una  J/iyforia  Rcinnn  Britanvine,  cronaca  lejijgendaria  e  ora  di- 
remmo romanzata  dtn  le  di  JJritannia.  in  «lodici  libri.  A  ([uesto  vescovo 
d'origine  gallese  fu  inunediatamente  contcstnto  il  diritto  al  nome  di  sto- 
rico, ma  la  sua  opera  ci  interessa  dal  punto  di  vista  letterario,  perchè  in 
essa  egli  incorporò  molte  tradizioni  e  leggende  celtiche,  che  altrimenti 
sarebbero  andate  perdute,  introducendo  re  Arturo  come  eroe  romanzesco 
e  altri  person;iggi  —  quali  Merlino.  Tx?ar,  Cimbelino.  ?abri!>a,  ecc.  —  la 
cui  fortuna  non  è  ancor  oggi  esaurita.  Il  libro  divenne  presto  popolare 
e  fu  tradotto  quasi  subito  in  versi  francesi  da  .«scrittori  anglo-normanni, 
che  ne  intuirono  per  primi  il  valore  ])oetico. 

Tra  i  molti  altri  croni.sti  ricordiamo  ancoia  KonER  of  Wexdover 
(m.  123«i)  che  tenne  per  primo  l'ufficio  di  storiografo  dell'Abbazia  di  St. 
Albans,  autore  di  nn'ottima  compilazione  Flores  Eistoriaruni,  che  va 
dalla  creazione  del  mondo  ai  tempi  dell'autore.  Il  di.scepolo  e  successore 
Matthew  I*.\ris  (m.  1259),  il  più  grande  dei  cronisti  inglesi  medievali, 
ne  continuò  l'opera  nella  sua  Chronica  Majora  fino  alla  ])ropria  morte. 
(^011  lui  entriamo  nel  campo  della  storiografìa  vera  e  propria,  che  alla 
dottrina  e  all'industria  del  monaco,  Matthew  Paris  unisce  l'ampia  e 
acuta  vision(^  del  cortigiano  e  dello  statista,  elevando.si  poi  al  giudizio 
critico  degli  avvenimenti  e  alla  loro  interpretazione  storica. 

Le  cronache  rappresentano  la  parte  più  viva  della  letteratura  di  que- 
sto periodo  e  benché  scritte  in  latino  sono  storie  d'Inghilterra,  narrate 
da  un  punto  di  vista  nazionale,  sia  quando  l'autore  è  d'origine  sassone 
che  quamlo  è  d'origine  normanna. 

La  i>roduzioue  latina  comprende  anche  opere  di  varia  erudizione  e  di 
carattere  immaginativo,  comico  e  satirico. 

GiR-i.DT's  Cambkfxsi.^  (Gerald  of  Barry,  114:(J?-1220?)  scrisse  con  vi- 
vacità e  dottrina  alcuni  libri  sull'Irlanda  e  sul  Galles,  altri  d'argomento 
religio.^o  o  politico  e  delle  e])istole.  Walter  Map.  ecclesiastico  d'oi-igine 
normauno-galle.se,  visse  alla  corte  di  Enrico  II,  lasciandocene  una  specie 
di  comment;irio  intitolato  De  Xugis  Curialium:  a  lui  si  attribuiscono  pu 
le  alcuni  canti  goliardici  e  il  merito  di  aver  dato  carattere  religioso  al 
ciclo  arturiano  fondendolo  con  (|uello  del  San  Graal.  in  un'opera  latina 
a.ndata  perduta.  Infine  Xioel  A\'iri-kkr  im.  1200)  è  l'autore  dello  S'pecu- 
him  Stultoriini .  iioenia  satirico  in  versi  elegiaci,  ove  sono  narrate  le  av- 
venture comiche  dell'asino  Brundlus. 

Tra  i  lilo.soli  basti  qui  nominare  i  francescani  Roger  Bacon  (1211?- 
94).  lino  degli  uomini  più  dotti  del  Medioevo,  la  cui  Opus  Majus  è  un 

—  21  — 


sommario  del  sapere  del  tempo:  -Toiix  Duxs  Scotus  (1265?-]308?)  che  iu- 
segnò  ad  Oxford  e  a  Parigi  in  opposizione  al  tomismo,  e  William  or 
Ockham  (1280-1349),  nominalista,  discepolo  del  precedente  e  autore  di 
trattati  filosofici  e  politici. 

Opere  in  franciose.  Cavalcava  in  testa  alla  fanteria  normanna  nella 
giornata  di  Hastings  il  menestrello  Taillefer  cantando  la  Chanson  dr  Ro- 
land. La  letteratnra  ch'egli  jiortava  con  so  dalla  Francia,  malgiado 
avesse  gifi  dato  questo  Cfipolavoro,  era  alle  sue  origini,  ma  si  sviluppò 
così  rapidamente  da  imporsi  in  un  breve  volger  d'anni  non  solo  in  Gran 
Bretagna,  dove  era  stata  portata  da  una  conquista  militare  e  dove  trovò 
una  letteratura  ormai  esaurita  e  in  itiena  decadenza,  ma  in  tutta  l'P^u- 
ropa,  compresa  ritalia,  più  lenta  della  sorella  latina  a  formarsi  una  let- 
terata la  nazionale. 

Imbevuta  di  chiarità  mediterranea,  agile  nella  sua  mancanza  di  di 
zione  poetica  e  di  schemi  metrici  fissi,  essa  aveva  doti  di  bellezza  e  di 
originalità  e  una  forza  di  penetrazione  che  trasportate  sul  suolo  bi-itan- 
nico  eclissarono  la  letteratura  indigena  —  sì  che  molti  legami  col  passato 
furono  spezzati  e  perduti  —  e  quando  infine  questa  riemerse  dopo  qual- 
che secolo,  aveva  subito  una  profonda  trasformazione  ed  era  ormai  per- 
meata della  fantasia  luminosa,  della  forma  e  delle  idee  francesi. 

La  letteratura  anglo-normanna,  cioè  la  letteratura  in  lingua  francese 
prodotta  in  Inghilterra,  agginnge  assai  poco  a  quella  dì  Francia:  ha  tut- 
tavia qualche  caratteristica  sua  pro]U'ia. 

Le  grandi  leggende  epiche  vengono  sostituite  da  cronache  rimate, 
spesso  minuziose  e  prosaiche,  scarse  d'entusiasmo  e  di  senso  del  bello. 
Geoffrey  Gaimar  (m.  ll-tOì  è  l'autore  di  una  Estoric  dcs  Engics  e  delia- 
prima  traduzione  francese  della  Historia  Reginn  Brifanniac  di  Geoffrey 
of  Monmouth,  traduzione  non  pervenutaci.  Assai  più  importante  è  il  ri- 
maneggiamento (più  elle  versione)  fattone  alcuni  anni  dopo  nel  Roman  de 
Brut  (1155)  da  Wace,  un  cronista  di  Caen,  il  quale  vi  agginuse  nuovi  par- 
ticolari tratti  da  altre  fonti,  come  ad  esempio  la  storia  della  Tavola  Ro- 
tonda. E'  pure  l'autore  del  Roman  de  Rou  (Rollo),  cronaca  incompiuta  in 
ottonari,  dove  troviamo  la  narrazione  vivace  e  dettagliata  ma  priva  di 
poesia  della  battaglia  di  Hastings.  Meritano  di  essere  menzionati  ancora 
Bbnoit  db  Saixte-Maure  che  scrisse  una  Chroniquc  des  Ducs  de  Xorman- 
die,  il  Roman  de  Troie  e  il  Roman  d'Enee;  Eustace  o  Thomas  de  Kext 
pel  Roman  d'Alixandre,  e  Garnier  de  Pont  Saint- Maxbnce  per  una  Vie 
de  Thomas  Becket. 

Man  mano  che  col  passare  del  tempo  e  per  le  vicende  politiche,  i  vin- 
coli tra  l'Inghilterra  e  la  Francia  si  vanno  allentando,  la  letteratura 
anglo-normanna  s'isterilisce  e  decade,  assumendo  sempre  più  il  carattere 
dell'esercitazione  accademica.  La  perdita  della  Xormandia  (1204)  fu  con- 

-  22  — 


siderata  dagli  Inglesi  come  una  sventura  nazionale,  ma  questo  staccarsi 
dell'isola  dal  continente,  contribuì  in  modo  sensibile  alla  completa  fu- 
sione dell'elemento  sassone  coti  quello  noimanno,  dando  origine  a  uìu> 
spirito  insulare  e  nazionale  che  troverà  espressione  in  una  propria  lingua 
e  letteratura. 


ORIGINI  DELLA  LETTERATURA  INGLESE. 

Come  la  letteratura  italiana  e  pressappoco  in  quello  stesso  lasso  di 
Tempo,  così  anche  la  letteratura  inglese  principia  imitando.  Essa  è  dap- 
prima l'espressione  delle  due  classi  sociali  dominanti:  il  clero  e  la  no- 
biltà; s'informa  all'insegnamento  religioso  della  Chiesa  ed  ha  carattere 
edificante  o  s'ispira  alla  vita  e  agli  ideali  della  società  feudale  ed  è  pre- 
valentemente epica  e  romanzesca. 

Opere  d'ispirazioni;  religiosa.  Dopo  la  conquista  normiunia  vi  fu  un 
secolo  ininterrotto  di  silenzio.  I  primi  scritti  in  inglese  medio  apparten- 
gono alla  seconda  metà  del  sec.  XII  e  sono  componimenti  di  carattere  re- 
ligioso e  didattico. 

Il  Poema  Morale  o  Morul  Odc^  composto  nella  sua  prima  versione  in- 
torno al  1170,  è  un'esortazione  ai  cristiani  ad  abbandonare  la  via  del  pec- 
cato per  seguire  quella  che  conduce  alla  salvazione.  La  sua  novità  non 
riguarda  il  contenuto  bensì  lo  stile  poetico  e  la  metrica.  Alla,  prolissità 
ridondante  e  alla  spesso  falsa  gioielleria  anglosassone  si  è  sostituito  mi 
linguaggio  preciso,  spoglio  d'oi-namenti  e  concettoso,  dove  quasi  ogni  di- 
stico contiene  una  massima.  Il  verso  (1),  non  sempre  regolare,  è  \\ 
«  fourteener  »,  formato  di  quattordici  sillabe  con  una  cesura  dopo  la  set- 
tima o  l'ottava. 

Intorno  al  1200  fu  coni]ìosto  nello  stesso  metro  ma  senza  rime 
VOnnuluni,  raccolta  di  prediche  del  monaco  Orni,  consistente  in  una  pa- 
rafrasi del  Vangelo,  di  scarso  pregio  poetico.  Di  poco  posteriore  ('' 
VAncrene  Riiole  (Regola  delle  romite),  trattato  scritto  per  una  comunità. 
di  tre  religiose  ritiratesi  a  vita  devota  nei  pressi  di  una  chiesa.  Contiene 
istruzioni  minute  e  ingenue  (richieste  dalla  poca  cultura  delle  donne)  e<l 
è  nel  suo  candore  e  fervore  ascetico,  non  disgiunto  da  un  cei-to  umorismo. 
la  miglior  opera  in  prosa  del  tempo. 

Il  bisogno  sentito  per  questo  genere  di  letteratura  edificante  è  dimo 
strato  dal  numero  delle  composizioni  originali  e  delle  traduzioni  in  prosa 
e  in  verso  che  troviamo  in  questo  periodo  :  vite  di  santi,  omelie,  sermoni. 


(1)  Che  sarà  usato  più  tardi  nelle  ballate  popolari. 

—  23  — 


versioni  e  parafrasi  della  Bibbia  (specie  dei  Salini),  inni  alla  N'ergine  <' 
preghiere. 

Trasceglianio  The  South  EnyUsh  Legendary  (1280-90),  collezione 
agiografica  in  versi,  dovuta  con  ogni  probabilità  ai  monaci  dell'Abbazia 
<ìi  Gloucester.  Meritano  speciale  menzione  le  vite  degli  irlandesi  St.  Pa- 
trick e  St.  Brendan  e  in  generale  quelle  che  si  liferiscono  a  santi  indi- 
geni. A  Robert  of  GLorcKSTia:.  il  piincipale  contributore  della  raccolta, 
si  attribuisce  anche,  in  tutto  o  in  i>arte,  una  Chronìcìe,  pregevole  soprat- 
tutto dove  narra  eventi  contemporanei. 

Ricordiamo  ancora  il  Luvc  Ron  (Mistero  d'amore),  canto  religioso 
del  minorità  Thomas  <>f  Hales;  VHandlung  Syniìc  (.Manuale  dei  peccati), 
parafrasi  in  versi  di  un'opera  francese  di  pregio  assai  inferiore,  di  Robert 
Mannyxg  OF  Brunxe,  che  è  pure  l'antore  di  una  ('hronicle  of  England;  il 
popolare  Cnrsor  Mundi,  lungo  poema  in  ottosillabi  scritto  intorno  al 
3.520,  sorta  di  compendio  del  Vecchio  e  del  Nuovo  Testamento,  con  l'ag- 
giunta di  leggende  di  santi;  e  il  Pricke  of  Conscience  (L'ìlO),  mediocre 
poema  atti-ibuito  al  santo  eremita  Richard  Rolle  of  Ha:mpole  (130()'?- 
49?),  il  quale  nelle  sue  opere  in  prosa  (sia  in  latino  che  in  inglese),  che 
ebbero  grande  diffusione,  si  dimostra  invece  scrittore  robusto,  conciso  e 
intensamente  personale. 

Al  suo  tempo  l'influenza  religiosa  dei  frati  minori  era  già  in  rapido 
declino,  conseguente  al  corrompersi  del  loro  costume  e  all'abbassarsi  del- 
la loro  cultura  a  un  livello  persino  inferiore  a  quello  del  clero  secolare, 
cosicché  i  nuovi  scrittori  religiosi,  mentre  si  fanno  portavoce  della  mise- 
ria del  popolo,  dei  mali,  delle  ingiustizie  e  dell'irrequietezza  sociale  di 
questo  periodo,  denunciano  senza  j)ietà,  attaccando  spesso  con  pungente 
ironia,  i  vizi  e  gli  abusi  della  Chiesa. 

John  Wvt'LiF  (1324-84),  dotto  teologo,  professore  all'università  di 
Oxford,  scrive  le  sue  prime  oi3ere  in  latino,  tra  le  quali  la  più  importante 
(-.  il  trattato  De  Dominio  Divino  (1376).  in  cui  difende  il  potere  civile 
contro  quello  ecclesiastico,  accusando  quest'nltimo  di  eccessiva  ingerenza 
lìolitica. 

Una  volta  entrato  nelle  controversie  religiose,  egli  non  si  limita  a 
denunziare  gli  abusi  della  Chiesa,  ma  passa  alla  critica  dei  dogmi,  come 
ad  esempio  la  dottrina  della  transustanziazione,  negando  l'intera  gerar- 
chia ecclesiastica  e  asserendo  il  diritto  di  ogni  credente  a  interpretare  da 
sé  le  Sacre  Scritture.  A  questo  fine  si  assunse  il  compito,  coadiuvato  dai 
discepoli  Nicholas  Hereford  e  John  Purvev,  di  tradurre  in  inglese  la  Bib- 
l>ia  latina  o  Vulgata,  che  fino  allora  era  stata  un  libro  chiuso  per  la  mas- 
sima parte  del  popolo,  contribuendo  così  eflicacemeute  a  fissare  la  lingua 
inglese. 

Condannato  dalla  Chiesa  e  scacciato  da  Oxford,  continuerà  a  divul 

—  24  — 


gare  colle  paiole  e  cou  gli  scritti  le  sue  idee,  grazie  alla  protezione  di  (iio 
viuini  di  Gaunt.  figlio  di  Edoardo  III.  1  suoi  seguaci,  clii:nnati  loUardi, 
che  spesso  ne  fraintesero  ed  esagerarono  le  dottrine,  furono  invece  perse- 
guiti per  circa  un  secolo  e  quasi  sterminati. 

Pochi  poemi  inglesi  medievali  hanno  avuto  un'influenza  più  glande 
e  pili  duratura  (in  parte  dovuta  alle  sue  .supposte  relazioni  col  lollardi- 
smo)  di  quello  che  va  sotto  il  titolo  complessivo  di  The  Vision  of  Williani 
coìiccrììiìuf  Piers  the  Plowiiian,  ritenuto  opera  di  William  Langland  (o 
r^angley,  1;*:UÌ?-1J00?Ì,  della  cui  vita  ]ìoco  o  nulla  sappiamo.  Di  esso  esi- 
stono tre  diil'erenli  redazioni  di  varia  lunghezza,  scritte  in  epoche  suc- 
cessive dall'autore  o  da  autori  diversi  [l). 

Il  ])oema,  in  forma  di  visione  allegorica  piuttosto  confusa,  è  la  voce 
(li  \\n  moralista  fervente  che  viene  dal  popolo  ed  esprime  l'opinione  ne- 
gativa di  questo  nei  coufionti  delle  classi  privilegiate  :  è  un  quadro  oscu- 
ro della  miseria  delle  m;!sse.  una  fiera  requisitoria  dei  mali  e  delle  ingiu- 
stizie sociali,  una  satira  amara  della  Chiesa  e  in  pai'ticolare  della  vita 
corrotta  dei  monaci.  Il  suo  grande  merito  —  malgrado  la  rozzezza,  le 
deficienze  artistiche  e  l'uso  della  metrica  alliterativa,  che  qui  fa  la  sua 
ultima  tardiva  a])parizione  —  sta  nell'averci  dato  una  vivida  rappresen- 
tazione di  quella  parte  della  società  inglese  non  trattata,  dal  Chaucer. 

Oi'EUR  ru  CARA'iTKUR  rRoi'ANo.  Se  la  letteratura  inglese  delle  origini  si 
ispira  nella  ]>arte  religiosa  direttamente  o  indii*ettameute  ai  modelli  la- 
tini, nella  parte  narrativa  e  iiella  lirica  s'ispira  soprattutto  a  quelli  fran- 
cesi . 

Gl'ideali  e  i  gnsti  delia  }iu(»va  società,  trovaiio  espressione  nei  ro- 
lìianzi  cavallereschi  in  versi,  nei  quali  il  motivo  ]>redomin<nite  è  l'amore, 
e  dove  i  pei-sonaggi  femminili  acquistano,  per  la  prima  volta  in  Inghil- 
terra, uguale  importanza  di  (jnelli  maschili. 

Tutti  i  cicli  di  leggende,  dal  bretone  o  d'Artù  o  della  Tavola  Kotonda 
{<(  materia  di  lìritannia  »),  al  caioliugio  («  materia  di  Francia  »),  a  quel- 
lo dell'antichità  classica  gr^'co-romana  («materia  di  Koma»),  vi  sono 
ra.ppreseutati  in  versioni  e  rifacimenti  più  o  meno  fedeli,  che  vengono 
cantati  dai  menestrelli  non  solo  di  castello  in  castello  ma  anche  nelle 
città  e  nei  villaggi.  Non  mancano  alcune  composizioni  originali,  ma  l'ori- 
ginalità si  manifesta  specialmente  nella  «  materia  bretone  «  e  nella  pre- 
dile/ione per  gli  ei-oi  e  i  soggetti  inglesi.  T'ossiamo  citare  soltanto  le  ope- 
re più  n(jtevoli. 

Intorno  al  iL'O.")  fu  composto  il  Brut  di  Layamox,  prete  sassone  che 
tradusse  dal  francese  di  Waco  il  Romar  de  Brut,  derivato  a  sua  volta 


(1)  Secondo  la  teori.a  di  .T.  ^I.  .Maiily.  che  trova  sostenitori  o  oppositori  nel  cam- 
po degli  specialisti. 

—  25  — 


come  sappiamo  da  Geolfrey  of  ^Moiimoiitli,  riinaiiojigiandolo  e  aggiungen- 
dovi, forse  da  fonti  gallesi  orali,  impoitante  materiale  nuovo,  che  manca 
sia  nel  testo  francese  che  in  quello  latino,  come  ad  esempio  il  racconto 
del  sogno  e  quello  della  traslazione  di  re  Arturo. 

Il  poema,  scritto  in  versi  alìiterativi  con  l'aggiunta  saltuaria  di  ri- 
me, è  lungo  e  goffo  e  ancora  (juasi  interamente  sassone  nei  riguardi  del 
vocabolario.  La  sua  imjtortanza  sta  nell'essere  il  primo  scritto  in  inglese 
sulle  leggende  arturiane,  che  ebbero  larga  diffusione  in  Europa,  ma  non 
ispirarono  alcuna  grande  opera  d'arte  in  questa  lingua  fino  al  secolo  X\', 
quando  Siu  Thomas  Mat/uh'  compilò  in  una  prosa  ])oetica  semplice  ma. 
piena  d'incanto  il  suo  Morte  d'Arthur  (HGOÌ,  clie  servirà  di  base,  insieme 
al  poema  di  Layamon.  alle  trattazioni  posteriori  sull'ai-gomento,  come 
(|uella  del  Tennjson  e  di  altri  poeti  inglesi  moderni. 

A  mano  a  mano  che  ci  avviciniamo  al  loOO  l'intiuenza  francese  aumen- 
ta, sia  nella  lingua  che  nel  contenuto. 

Ci  giungono  attraverso  il  francese,  pur  essendo  d'origine  scandinava, 
i  due  romanzi  The  Geste  of  King  Horn  (circa  1250),  felice  condensazione 
di  una  storia  d'avventure  e  d'amore,  e  Havrlok  the  Dune  (circa  1280). 
racconto  d'avventure  in  distici  ottosillabici  assai  irregolari.  Ricordiamo 
ancora  i  popolari  Guy  of  Warwick,  Beies  of  Eamptonj  Ywain  and 
Gawain,  Amis  and  Amilounj  e  Flores  and  Blancheflour^  romanzesca  sto 
ria  d'amore,  che,  insieme  a  King  Alisaimder  e  The  Seven  Sages  of  Ro)-ìe, 
ci  ricollega  al  fantasioso  mondo  orientale. 

L'influsso  francese  non  si  limita  ai  romanzi  cavallereschi.  Sorgono 
e  fioriscono  nell'isola  britannica  —  derivati  dai  laiSj  dai  faòliaux  (favo- 
lelli),  dal  Roman  de  Renart  —  numerosi  racconti  d'amore  o  satirici,  al- 
cuni dei  quali  in  forma  di  disputoisons  (contrasti).  Basti  qui  nominale 
The  Land  of  CoJcat/gne,  Dame  Siriz  e  The  Fox  and  the  Wolf^  tra  quelli 
di  carattere  satirico;  il  Lai  le  Freisne,  tradotto  da  Maria  di  Francia,  e 
Emaré,  nel  genere  amatorio;  e  il  contrasto  The  Owl  and  the  Xightingaìv. 
ricco  di  umorismo,  nel  quale  l'usignolo  rappresenta  la  spensieratezza 
giovanile  e  il  gufo  la  saggia  riflessione  dell'età  matura. 

La  grazia,  la  chiarità  e  la  gaia  leggerezza  che  venivano  dalla  lettera- 
tura d'oltre  Manica,  si  riflettono  anche  nella  lirica  inglese  del  sec.  XIII: 
notiamo  in  particolare  il  famoso  canto  i^umcr  in  icmnen  in  (L'estate  è 
giunta)  e  le  squisite  poesie  d'amore  Bìow,  northerne  wijnd  (Soffia,  tra- 
montana) e  Alysoun. 

Una  certa  maggior  originalità  si  manifesta  invece  nella  poesia  poli- 
tica, come  nel  Song  of  the  Hushandinan,  che  esprime  la  dolorosa  ama- 
rezza del  popolo  contro  i  suoi  oppressori,  e  nel  sarcasmo  prettamente 
anglosassone  dei  versi,  robusti  ma  rozzi,  di  Lawrence  Minot,  coi  quali 
celebra  le  vittorie  di  Edoardo  III  sui  Francesi  e  gli  Scozzesi. 

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Segni  di  reazione  si  nolano  nei  poemi  alliterativi  della  seconda  metà 
fìcl  sec.  XIV,  quasi  tutti  anonimi.  Ino  dei  primi  è  William  of  PaUrne  o 
William  and  the  Wcrewolf  (]?.r>5),  traduzione  libera  dal  fiancese,  con 
aggiunte  buone  descrizioni  naturali  e  semplici  dettagli  familiari.  Di  gran 
lunga  più  importante  artisticamente,  è  una  seiie  di  (juattro  poemi  Pcarl, 
Patiencc.  Clcanncss  e  »^'//*  Gaica}/nc  and  the  (Jrcnc  Kiiight^  contenuti  in 
'in  medesimo  manoscritto  e  forse  opera  di  uno  stesso  autore,  che,  mal- 
grado la  diversità  formale  e  dei  soggetti,  essi  si  rassomigliano  nella  lin- 
gua e  nel  sentimento  ispiratore  :  la  lode  della  purezza. 

Pcarl,  elegia  in  morte  di  una  figlioletta  del  poeta,  è  un  poemetto 
.illiterativo  i-imato,  che  manifesta,  attraverso  la  forma  tradizionale  della 
visione  allegorica,  notevole  freschezza  di  fantasia  e  di  sentimento.  Ma  il 
capolavoro  dell'ignoto  autore  è  ISir  Gaìcai/)i(  and  ihc  Grenc  Knifjht. 
runico  poema  cavalleresco  del  grupi)0,  composto  di  l.*.")30  versi  allitera- 
tivi, interrotti  iriegolarmente  da  un  ritornello  rimato.  Vi  si  narra  un 
episodio  interamente  originale  del  ciclo  arturiano,  nel  quale  Sir  Gawayne 
riesce  vittorioso  in  una  prova  di  coraggio,  di  castità  e  di  sincerità, 
f.a  storia,  in  cui  ]>revale  Telemento  meraviglioso,  è  eftìcacemente  narrata 
t'  il  carattere  dell'eroe  ben  disegnato,  tuttavia  la  parte  migliore  sta  nelle 
descrizioni  naturali,  che  non  sono  i  soliti  paesaggi  di  maniera  cui  non 
sfugge  neppure  il  Chaucer,  ma  la  natura  selvaggia  e  pittoresca  del 
(Galles  settentrionale  colta  dal  vero,  i)recorrendo  sotto  questo  aspetto  la 
poesia  inglese  di  alcuni  secoli. 

Meno  interessante  è  la  prosa  di  questo  periodo,  nel  quale  nessuno 
dei  vari  dialetti  usati  riesce  ad  imporsi,  come  farà  tra  non  molto  quello 
dell'East  Midlands,  della  regione  cioè  comprendente  Londra  e  le  due 
Tniversità  di  Oxford  e  di  Cambridge.  Questa  prosa  è  fondata  ancora 
<iuasi  esclusivamente  sulle  versioni,  sicché,  oltre  alle  opere  di  carattere 
j-eligioso,  alle  quali  abbiamo  già  accennato,  l>en  poco  ci  rimane  da  ag- 
giungere. 

John  Tukvisa  (1320-111:^)  ò  un  diligente  traduttore  di  opere  latine, 
tra  le  quali  citiamo  soltanto  il  Polijchronicon  di  Ranulf  Higden,  crona- 
ca che  si  rifa  al  solito  dalla  creazione  del  mondo  per  arrivare  ai  tempi 
dell'autore  (m.  i:>()4).  In  essa  c'inttMcssa  la  parte  dedicata  alle  diverse 
lingue  e  dialetti  parlati  in  Gran  Bretagna,  che  Trevisa  aggiorna,  rife- 
rendoci come  al  tempo  in  cui  attendeva  alla  sua  versione  (completata 
nel  1387)  l'inglese  avesse  ormai  sostituito  da  una  diecina  d'anni  il  fran- 
cese anche  nelle  scuole,  come  lo  aveva  già  sostituito  nei  t7il)unali  e  in 
i 'a riamento  (13(i2). 

Più  notevoli,  per  lo  stile,  sono  i  Travch  of  t<ir  John  Maiidci-illc 
(1377),  in  cui  l'autore  narra  le  prox)rie  avventure  durante  i  lunghi  viaggi 
compiuti  in  Oriente.  Con  una  strana  mescolanza  di  nomi  biblici  e  orien- 

—  27  — 


tali  questo  libro  affascinò  j;lMnglesi  del  tempo,  e  imi-  non  essendo  clic 
la  versione  di  un'opera  Irancese  di  Jean  de  Bourgogiio,  esso  rimane  sem- 
pre un  importante  esempio  di  prosa  narrativa. 

All'atfermarsi  come  lingua  nazionale  del  dialetto  di  Londra  (resi- 
denza del  re  e  della  corte),  il  «  King's  Euglish  »,  contribuirono  non  poco 
le  opere  di  Cliaucer  e  di  Gower,  il  quale  ebbe  ai  suoi  tempi  fama  pari 
a  quella  del  suo  più  grande  contemporaneo. 

John  Gower  (i;ì;^0?-14fl8)  è  l'ultimo  e  il  più  notevole  di  una  classe 
numerosa  di  letterati  che  tra  il  12fHÌ  e  il  ItOO  sciivevaiio  (e  con  proba- 
bilità parlavano)  indilìerentemonte  in  francese,  in  latino  e  in  inglese.  lu- 
latti  egli  usò  tutt'e  tre  queste  lingue,  dimostrandosi  anche  in  ciò  uomo 
del  passato  più  che  dell'avvenire  :  lo  scrittore  clie^  incai)ace  di  aprirsi 
nuove  vie,  conclude  il  periodo  anglo-normanno. 

In  francese  compose  il  poema  morale  ^-^pf  ciiìuni  Mcditantis  o  Miruur 
de  rOmme  e  una  serie  di  cinquanta  ballate;  in  latino  scrisse  l'opera  sua 
pili  importante  e  personale  Vox  CUimantiS;  in  distici  elegiaci,  che  ha  per 
soggetto  la  rivolta  dei  contadini  del  1381  ed  è  un  atto  di  accusa  e  un  am- 
monimento rivolto  a  tutte  le  classi  sociali;  in  inglese  il  poema  Confessio 
Amantis,  uno  dei  tanti  lavori  convenzionali  ispirati  dal  Roman  de  la 
Rose,  nei  40.000  versi  ottosillabi  del  quale,  questo  moralista  che  si  at- 
teggia gotfamente  a  innamorato,  mette  insieme  allegoria,  filosofìa  ari- 
stotelica, scienza  ed  etica. 

11  Gower  non  è  privo  di  talento  e  di  (]nalità  letterarie,  gli  difetta  il 
«  freii  dell'arte  »  e  il  senso  delle  proporzioni,  cosicché  le  sue  opere,  an- 
che se  a  volte  ben  concepite  e  pregevoli,  (piando  vengano  considerate  nel- 
le singole  parti,  riescono  nel  complesso  prolisse  e  noiose.  La  sua  poesia 
inglese  basta  a  dimostrare  che  la  nuova  lingua  era  pronta  C(jme  mezzo 
espressivo.  Mancava  ancora  la  creazione  dell'artista  di  genio. 


28 


Ili 

L'ETÀ  DI  CHAUCER 


I-o  condizioni  sociali,  invero  assai  ti-isti,  in  cui  si  trovava  l'Ingliil 
terra  nel  secolo  XIV  (la  peste  del  KU9,  le  guerre  con  la  Scozia  e  con  la 
Francia,  la  rivolta  dei  contadini  del  l.'iSl).  si  riflettono  nel  tono  i)essi- 
mistico  delle  opere  del  Langland,  di  Wyclif  e  di  Gower;  nessuna  eco  di 
queste  condizioni  riusciamo  invece  a  cogliere  nella  poesia  di  GEy)FFnEY 
(;'»nATicraj,  cui  spetta  a  buon  diritto  il  titolo  tradizionale  di  padre  della 
letteratura  inglese,  essendone  il  primo  grande  poeta. 

Ben  lontano  dalla  teologia  medievale,  egli  c'insegna  a  guardare  gli 
nomini  e  il  mondo  coi  nostri  occhi  e  a  goderne;  non  vuol  essere  un  rifor- 
matore come  il  Langland,  è  nn  vivace  e  garbato  narratore,  il  primo  arti- 
sta veramente  consajìevole  della  sua  arte,  maestro  della  vcrsiflcazione. 
fine  umorista,  sereno  e  gaudente  come  un  uomo  del  Rinascimento. 

Nato  a  Ix>ndra  tra  il  lolO  e  il  ISi.""),  da  famiglia  di  mercanti  di  vino 
e  di  lana,  ricevette  una  buona  educazione,  fu  paggio  di  corte,  soldato  in 
Francia,  dove  venne  fatto  prigioniero  nel  VAod  e  riscattato  Fanno  seguen- 
te, scudiero  del  re,  inviato  diplomatico  e  commerciale  in  Italia,  in  Fian- 
dra e  in  Francia,  collettore  delle  gabelle,  sovraintendente  a  lavori  di 
costruzione,  uomo  colto  e  di  mondo.  Sposatosi  con  Filippa  Cliaucer,  prò 
i)abilmente  una  damigella  della  regina,  sappiamo  di  certo  soltanto  che 
ebbe  da  lei  un  tìglio.  Luigi,  pel  quale  compilò  un  trattato  d'astrologia 
Treatise  on  the  Astrolabc  (1391),  la  sua  unica  opera  in  prosa,  insieme 
alla  versione  del  De  Consoìatione  Fhilosophiae  di  Boezio.  Morì  a  Londra 
nel  1400,  dopo  aver  attraversato  un  periodo  di  relativa  indigenza,  e  fu 
.sepolto  nell'Abbazia  di  AA'estminster,  sua  chiesa  parrocchiale,  nell'an- 
golo che  venne  poi  chiamato  il  «  Poets'  Corner  »,  dove  sono  raccolte  le 
glorie  letterarie  inglesi. 

Si  è  soliti  dividere  l'attività  letteraria  del  Chaucer  in  tre  periodi  : 
francese  (135!>-72),  italiano  (1872-8G)  e  inglese  (1386-14<I0),  pei  quali  ven- 
gono fissate  le  date  approssimative  lifeiite.  Tale  distinzione  può  essere 

—  29  — 


accettata  ancor  oggi,  se  intesa  come  indice  del  progressivo  svolgimento 
della  sua  arte  (1),  che  dalla  semplice  traduzione  e  imitazione  dal  fran- 
cese, passa  gradualmente  a  forme  più  libere  e  personali,  arricchendosi 
(luindi  dell'esperienze  e  dei  risultati  acquisiti  dai  grandi  trecentisti  ita- 
liani, per  rivelarsi  infine  in  tutta,  la  sua  pienezza  e  originalità. 

La  formazione  culturale  e  letteraria  del  Chaucer  è  francese  e  tale 
rimane,  sotto  certi  aspetti,  sino  alla  fine.  Egli  inizia  infatti  la  sua  car- 
riera di  letterato  imitando  il  Roniaii  de  la  Rose  o  gli  scrittori  francesi 
del  tempo  —  in  particolare  il  Machaut  e  la  sua  scuola  —  dei  quali  assi- 
mila le  idee,  lo  stile  e  lo  spirito. 

Il  Roman  de  la  Rose  è  il  romanzo  allegorico  più  famoso  del  Medio- 
evo. Chaucer  ne  subì  l'influsso  e  ne  imitò  tanto  la  prima  parte  di  carat- 
tere amoroso,  composta  intorno  al  1230  da  Guillaume  de  Lorris,  quanto 
la  seconda  prevalentemente  di  carattere  didattico-morale  e  satirico, 
composta  una  (juarantina  d'anni  più  tardi  da  Jean  de  ]\Ieun  (Clopinel). 
Anche  se  il  Chaucer  non  l'avesse  tradotta,  almeno  in  parte^  in  gioventù, 
lìon  avremmo  potuto  non  accennare  a  quest'opera,  la  cui  influenza  sulla 
letteratura  inglese  è  incalcolabile,  sia  nei  riguardi  del  nostro  autore  e 
dei  suoi  contemporanei,  che  dei  successori  e  imitatori  fino  ai  tempi  dello 
Spenser. 

L'opera  più  notevole  di  questo  periodo  giovanile,  nel  quale  lo  scrit- 
tore usa  il  distico  ottosillabico,  è  The  Bolcc  of  the  Duchesse  (circa  1369), 
allegoria  ispiratagli  dalla  morte  della  duchessa  Bianca,  prima  moglie 
del  suo  patrono  Giovanni  di  Gaunt.  Lavoro  composito,  prolisso  e  di  ma- 
niera, si  salva  tuttavia  per  alcuni  passi  di  sobria  e  delicata  bellezza. 

Il  secondo  periodo  dell'attività  letteraria  del  Chaucer  è  da  mettere 
in  relazione  coi  suoi  viaggi  in  Italia  —  il  primo  a  Genova  e  a  Firenze 
nel  1372-3,  il  secondo  a  Milano  nel  1378  —  che  gii  aprirono  un  nuovo 
mondo  artistico,  mettendolo  a  contatto  con  le  opere  di  Dante,  del  Pe- 
trarca e  del  Boccaccio  (2). 

In  questo  periodo  il  poeta  abbandona  quasi  del  tutto  l'uso  dell'otto- 
sillabo  per  il  decasillabo,  che  adopera  nella  «stanza  chauceriana  »  o 
«  rhyme  rovai  »,  composta  appunto  di  sette  decasillabi  rimati  ababbcc  — 
da  lui  usata  per  la  ji^'ima  volta  nella  lingua  inglese  nel  br-eve  componi- 
mento Complaìjnt  unto  Pitce  (Lamento  della  pietà)  —  e  negli  «  heroic 


(1)  La  materia  rimarrà  sempre  in  gran  parte  una  rimanipola zioue  di  soggetti 
stranieri 

(2)  Xon  è  facle  esagerare  l'importanza,  invero  grandissima,  degli  studi  italiani 
tiel  Chaucer.  Tuttavia  egli  non  sarà  imitato  in  ciò  dai  suoi  contemporanei  e  succes- 
sori, cosicché  la  nostra  influenza  letteraria  rimane  per  il  momento  fenomeno  limi 
tato  e  sporadico  e  bisognerà  attendere  fino  all'Umanesimo  per  poter  nuovamente 
parlare  d'influsso  italiano  sulle  lettere  inglesi. 

—  30  — 


Tav.    Ili 


CprcCocpi? 


O^  fKct  cfetr  maoe  ouc  oft  to  %t5  cti«r?c»PO 
?<  11&;  fo  rotare  fctft  0?  ^(5  c^not) 

!2t  rfwcCp  man  out  offe  ibae  ibpt^  afte 
5<)tto  &  a  marcfioC  h)  a  fc:0f6  ()nff? 
91  tnr^  mari  fr  ibae  lb;^t^  epcr»  f^cpe 
01  |=vprct  Sut^cpe  to  t^cr  no»)  h^  ctVpe 
(^ol'^2  of  f)po  fpcdV  on&?  IbeC  Toao  p  6xii5^t 

6Bc  tfìfrtb  ibaci  Oc  ri<s^i  a  m?rp  »na»j 
Tini?  affcr  fou^ct  to  pfe^  6?  fiego») 
Ttnì^  fiBCjft  of  myrf^e  among?  ot^  ^^^pngco 
•tofttt)  t^at  tbc  tx;5Cc  mate  out  tfftcnpn^fo 
|t)c  fa)v5?  t6u6  ttolb  fcjDpn^e  (tcuCp 


Incisi. )iK'   in    Icffno   dei    IVlieurìni    ne!    l'roh»-,.   dei    Canfrrhiin/   'laìcn, 
stanii>.Mti   (1m    ('.-ixton    intorno   al   HS.*!    n'.ritisli    Museum,    G.   ]1."),S(;, 

sigli,  ciiij). 


Tav.   IA' 


fiei)ffi'ev   (li.-niccr. 


l'el leprini  di   Canterbury. 

Uà  un'operii  di  Lydgate  (l'i-itisli   Museuin,  Royal  MS. 

18   D.ii). 


cuuplets  )».  peutametri  giambici  a  rima  baciala,  ch'egli  usei-à  (massima- 
mente ma  non  esclusivamente)  nei  Cantcrhunj  Talcs. 

Le  opere  più  importanti  del  periodo  italiano  sono  The  Hoks  of  Fante 
ili  tempio  della  Fama),  l'Ite  Parìenient  of  Fouìes  [lì  Parlamento  degli 
uccelli).  Troiliis  aitd  Criseyde  e  Tlte  Legende  of  Gode  Women  (La  leg- 
genda delle  donne  esemj^lari). 

The  Hans  of  Fame,  opera  incompleta  d'ispirazione  dantesca,  seb- 
bene ancora  francese  nel  metro  (il  distico  ottosillabico)  e  nel  tono  —  sì 
da  far  pensare  che  sia.  stata  scritta  d)  prima  del  i;>80,  quando  l'inllusso 
italiano  non  era  stato  ancoi-  bene  assimilato  dal  poeta  —  »^  un  poema 
allegorico,  pieno  di  reminiscenze  classiche,  in  cui  si  fa  la  satira  della 
fama,  mostrandone  la  casualità  e  rinconsistenza.  Essa  segue  le  caratte- 
ristiche della  poesia  del  Medioevo,  sia  nello  schema  del  sogno  che  nello 
intricato  gioviglio  dottrinale,  ma  vi  si  trovano  tratti  di  line  umorismo, 
nei  quali  il  Chaucer  rivela  la  sua  natura  realistica  e  borghese. 

Ciò  avviene  anche  nel  Farlenteitt  of  Foules  (circa  1382),  dove  l'in- 
Huenza  italiana  è  ormai  palese,  tanto  nel  metro  (la  stanza  chauceriana). 
che  nel  ritmo  della  composizione,  di  più  ampio  respiro  e  dignità  arti- 
stica, mentre  nel  felice  connubio  del  comico  e  del  patetico  scoi'giamo 
l'innato  senso  dello  scrittore  per  la  commedia. 

Nell'opera  seguente  il  Tro'tìus  and  Criseyde  (pure  in  stanze  chauce- 
liane),  composta  con  probal)ilità  tra  il  1383  e  il  1385,  il  Chaucer  rag- 
giunge per  la  prima  volta  una  maturità  e  un'eccellenza  artistica  che  do- 
veva poi  uguagliare  ed  estendere  ma  forse  non  più  superare.  I^  storia 
degli  amori  di  Troilo  per  Criseide  e  dell'infedeltà  di  quest'ultima  è  una 
variazione  medievale  sul  tema  classico  della  gueria  di  Troia,  che  Shake- 
.speare  rijuenderà  lìiù  tardi  nel  suo  dramma  Troiìjis  ajtd  Cressida.  Il 
Chaucer  la  deriva  dal  Filostrato  del  Boccaccio  (2),  tradotto  per  circa  un 
terzo  e  rimaneggiato  per  il  resto,  non  senza  due  lunghe  inserzioni  ori- 
ginali. In  questo  poema,  che  potremmo  considerare  come  il  primo  ro- 
manzo psicologico  inglese,  il  poeta,  più  che  allo  svolgimento  della  vicen- 
da, s'interessa  della  caratterizzazione  dei  personaggi  principali,  ricrean- 
do interamente  la  figura  di  l'andaro,  lo  zio  burlone,  sentenzioso  e  lo- 
quace, intermediario  degli  amori  di  Criseide. 


(1)  Contrariamente  al  parere  dello  Skeat  e  di  altri  studiasi  che  la  vogliono  opera 
più  tarda. 

(2)  Appare  .strano  e*  fino  a  un  certo  punto  inspiegabile  che  il  Chaucer,  il  quale 
riconobbe  apertamente  le  .suo  derivazioni  da  Dante,  dal  Petrarca  e  da  altri  scrittori, 
non  nomini  mai  il  certaldesfi  verso  il  quale  ha  i  debiti  maggiori,  avendo  largamente 
imitato  e  in  parte  tradotto  numerose  sue  opere  (la  Tcseide,  il  Filocolo,  l'Amorosa 
Visione,  ecc.),  mentre  la  sua  conoscenza  del  Decameron  o  Tlspirazione  che  potè  trar- 
ne per  l'inquadratura  dei  Canterhuru  Tales  rimangono  ancor  oggi  uu  problema 
insoluto. 

—  31  — 


.t  -  Breve   storia    della    letteratura    inglese. 


Meno  notevole  ci  appare  The  Lerjende  of  Gode  Women  (circa  ViiH»), 
opera  incompiuta  in  «  heroic  couplets  »,  dove  canta  le  lodi  di  donne  fa- 
mose che  furono  fedeli  in  amore.  Lii  parte  migliore  è  il  prologo,  nel  qua- 
le lo  scrittore  ritorna  airallegoria  d'imitazione  francese. 

Dopo  il  1IW()  il  Chaucer  .si  enianci]>a  senii)re  più  dagrinliussi  stra- 
nieri e  inizia  quello  che  si  suol  chiamare  il  periodo  inglese  o  della  piena 
maturità.  Appartengono  ad  esso  —  oltre  a  qualche  poesia  secondaria, 
come  il  Complcifnt  to  his  Pursc  (Lamento  alla  propria  borsa),  scritto 
l'anno  prima  della  morte  —  la  maggior  parte  delle  meravigliose  novelle 
di  Canterbury,  alcun(»  delle  quali  il  poeta  aveva  già  composto  nel  pe- 
l'iodo  precedente. 

I  Ganterhury  Taìes  sono  il  capolavoro  del  Chancer  e  una  delle  più 
grandi  opere  della  letteratura  inglese,  opera  che  lo  pone  tra  gli  scrit- 
tori più  eminenti,  non  solo  del  suo  paese,  ma  di  ogni  tempo  e  nazione. 

in  essa  immagina  che  una  comitiva  di  una  trentina  di  pellegrini, 
appartenenti  ad  ogni  classe  sociale,  si  riunisca  nell'osteria  del  u  Ta- 
barro »  a  Londra,  per  recarsi  a  Canterbury  a  venerare  il  santuario  di 
Thomas  à  Becket.  Prima  di  mettersi  in  cammino  l'oste  propone  ai  con- 
venuti, i  quali  accettano,  d'ingannare  la  noia  del  viaggio  raccontando 
ciascuno  due  storie  nell'andata  e  due  nel  ritorno  e  che  al  miglior  narra- 
tore sia  inline  oflferta  una  cena. 

Della  vasta  opera  ideata  (probabilmente  intorno  al  1380  o  al  l^JSTi 
il  poeta  non  scrisse  che  il  Prologo  e  ventiquattro  racconti,  tre  dei  <iuali 
incompiuti.  Si  tratta  dunque  di  una  raccolta  incompleta  —  divisa  in 
nove  frammenti  contraddistinti  con  lettere  dall'A  alla  I  — •  i  cui  racconti 
furono  composti  ad  intervalli  anche  lunghi  di  tempo,  sicché  il  loro  ordine 
è  oggetto  di  discussione  tra  gli  studiosi,  il  solo  «  gruppo  del  matrimonio  » 
(frammenti  D,  E,  F)  formando  un  complesso  organico. 

II  poema  si  apre  con  un  Prologo  —  la  parte  più  celebrata  e  più  nota 
dei  Ganterljurij  Tale^  —  in  cui  dapprima  ci  vieu  data  in  forma  piuttosto 
convenzionale  la  solita  descrizione  della  primavera,  ma  subito  dofjo  lo 
autore  ci  presenta  un  ampio  quadro  della  società  inglese  del  tempo. 
Grazie  alla  sua  straordinaria  potenza  evocatrice  rivivono  davanti  ai  no- 
stri occhi  alcuni  aspetti  fondamentali  del  Medioevo,  elegante  e  rozzo, 
mistico  e  superstizioso,  cavillatore  e  battagliero.  Tutti  1  personaggi,  dal 
cavaliere  di  ventura  al  Idfolco,  dallo  studente  al  marinaio,  dal  sergente 
della  legge  al  mugnaio,  dal  pio  parroco  di  campagna  al  frate  imbroglione, 
dalla  monaca  alla  sguaiata  drappiera  di  I>ath,  ci  sono  descritti  con  un 
senso  del  pittoresco  e  una  sicurezza  di  tratto  veramente  incomparabili, 
e  sono  ad  un  tempo  —  come  tipi  e  come  individui  —  caratteristici  della 
loro  epoca  e  rappresentativi  dell'umanità  in  generale. 

Quasi  ogni  pellegrino  narra  un  racconto  che  è  di  solito  conforme  al 

—  32  — 


carattere  e  al  rango  del  naiiatoi-e  ed  è  pieceduto  oidiiuiriamente  da  nu 
prologo,  nel  quale  i  personaggi  sono  colti  nei  loro  gesti  e  nei  loro  di- 
scorsi, nelle  loro  varie  opinioni,  nei  loro  litigi,  cosicché  la  rapi)reseuta- 
/ione  statica  —  pittorica  —  del  prologo  generale  si  completa  con  la 
rappresentazione  dinamica  — •  drammatica  —  delle  Introdnzioni  ai  sin- 
goli racconti. 

Questi,  nel  loro  complesso,  coprono  l'intero  campo  della  poesia 
medievale  —  vi  troviamo  la  novella  cavalleresca,  la  vita  di  santo,  l'alle- 
goria, il  racconto  ediiicante  e  quello  salace,  la  storia  d'amore  e  la  fa- 
vola d'animali  —  e  tutta  la  gamma  dei  sentimenti,  dal  patetico  —  sem- 
pre naturale  e  sincero  anche  se  spesso  non  ])rofondo  —  al  comico  in  tutte 
le  sue  sfumature.  Tra  le  novelle  più  celebri  della  raccolta  ricordiamo 
quelle  del  cavaliere,  della  priora  e  del  chierico  di  Oxford. 

Lo  stile  dei  (Jantcrbury  Tales  è  limpido  e  deliziosamente  spontaneo 
ed  efficace.  Eccone  un  breve  saggio  dal  famoso  Prologo  alle  novelle  : 

Ther  Avas  also  a  Xouuo,  a  Prioresse, 

That  of  hir  smylyng  was  fui  syinple  aud  coy; 

Hire  gretteste  ooth  was  biit  by  Seinte  I.oy; 

And  slie  was  clepod  madame  Egleutyiie. 

Fui  weel  she  .soong  the  service  dyvyue, 

Entuned  in  hir  uose  fui  semely, 

And  Frenssh  she  spak  fui  faire  and  fetisly, 

After  the  scole  <>f  Stratford  atte  Bowe, 

For  Freussli  ot  l'arys  was  to  hire  uukuowe.  (1) 

Avendo  tutte  le  doti  dell'artista  e  dell'umorista  il  Chaucer  non  si 
limita  alla  semplice  riproduzione  della  vita;  in  lui  operano  insieme  la 
fantasia,  e  la  riflessione:  disegna,  colorisce,  scolpisce,  ma  nello  stesso 
tempo  ragiona  e  giudica.  La  riflessione  e  l'umorismo  moderano  l'impeto 
della  fantasia  e  gl'impediscono  di  abbandonarsi  all'impulsività  del  sen- 
timento. Si  spiega  così  il  suo  tono  allusivo,  riservato  e  sommesso,  fatto 
di  matura  saggezza,  di  tolleranza,  di  simpatia  verso  la  commedia  della 
vita,  che  conferisce  alla  sua  opera  un  sapore  di  modernità  e  di  gen- 
tilezza. 

Alla  morte  del  Chaucer  la  letteratura  inglese  decadde.  11  secolo  X\' 
fu  un  periodo  di  trasformazione  e  di  preparazione  intellettuale  e  politica. 

Imperava  ancora  il  sistema  filosofico  degli  scolastici,  secondo  il  qua- 


(1)  Cera  anche  una  monaca,  una  Triora.  —  Il  cui  sorriso  era  semplce  e  pudico: 
—  Il  suo  maggior  giuramento  era  per  Sant'Eliglo.  —  E  si  chiamava  Suor  Eglau- 
tina.  —  Cantava  a  meraviglia  il  servizio  divino.  —  Intonandolo  col  naso  appropria- 
tamente; —  E  parlava  francese  assai  bene  e  con  garbo.  —  Secondo  la  scuola  di 
Stratford-at-Bow.  —  Che  il  francese  di  l'arigl  le  era  ignoto. 

—  33  — 


le  stabiliti  aitimi  cauoiii  lissi  a  priori,  isi  (le(iuceva  una  .serie  d'iugegnotie 
e  sottili  conseguenze,  senza  provarne  la  verità. 

Nel  suo  modo  libero  d'osservare  e  ritrarre  la  vita,  Chaucer  era  stato 
solo;  l'età  che  seguì  fu  priva  d'originalità  e  della  foi'za  necessaiia  ])ei- 
staccarsi  dalla  tradizione  scolastica. 

Tra  i  molti  seguaci  e  imitatori  di  Ohancer  ricordiamo  soltanto  i  ])iù 
notevoli. 

Thomas  Occlevk  (o  TIoccleve,  1?>TU?-I450?j  è  un  monotono  verseggia- 
tore, la  cni  opera  principale  il  Ncf/inicnt  of  Princes  (1412)  è  una  versio- 
ne in  «  stanze  chauceriane  »  del  trattato  latino  di  Egidio  Romano  De  Re 
<l i in  i ne  Frincip u ni . 

John  Lydgatb  (1370?-14r)l?),  fecondo  ma  mediocre  poeta,  è  l'autore 
di  oltre  200  opere  in  brutti  versi  cbauceriani.  Di  lui  si  ricordano  special- 
mente la  storie  of  Theììcs,  che  voleva  essere  una  continnazione  dei  Can- 
terììury  Tales,  e  The  Falls  of  Princes,  opera  lunga  e  noiosa  che  ba  per  me- 
tro la  «  rhjine  royal  »  ed  è  una  versione  indiretta  dal  francese  del  De  Ca- 
sihus  Yirorum  Illusfriuni  del  Boccaccio. 

Tra  le  opere  degli  imitatori  del  ("haucer,  meritano  speciale  menzione 
un  certo  numero  di  poesie  anonime  (o  d'atitore  mal  noto),  che  furono 
a  lungo  attribuite  al  Chaucer  medesimo,  quali  il  contrasto  The  Cuckoo 
and  the  ^ightlngale,  la  graziosa  allegoria  The  Floicer  and  the  Leaf  e  il 
poemetto  The  Court  of  Love,  forse  dei  principi  del  sec.  XVI. 

Ricordiamo  ancora  tra  i  poeti  di  questo  periodo  Stephen  Hawbs 
(1175-1.523?)  il  quale  cercò  di  ridar  vita  a  forme  antiquate  fondendo  l'al- 
legoria col  romanzo;  Jon\  Skelton  (1160?-1.")29),  che  riuscì  specialmente 
nel  genere  satirico  e  burlesco;  e  Alexander  Bakclay  (1175-1.552),  autore 
della  ^hyp  of  Folys  (La  nave  degli  stolti,  1509),  traduzione  del  Narren- 
schiff  dell'alsaziano  Sebastian  Brant.  Il  Barclay  introdusse  inoltre  in 
Inghilterra  l'ecloga  pastorale,  sulle  orme  di  G.  B.  Spagnolo,  poeta  lati- 
no del  Rinascimento,  noto  col  nome  di  ^lantuanus. 

Se  l'ispirazione  è  pressoché  assente  nella  poesia  ufficiale  dell'ultimo 
periodo  del  Medioevo,  la  ritroviamo  invece  copiosa  nelle  ballate  e  liriche 
popolari  anonime  del  sec.  XV,  pervenuteci  sovente  in  redazioni  poste- 
riori, essendo  state  trasmesse  per  via  orale. 

La  ballata  popolare  (1)  è  un  componimento  narrativo,  di  lunghezza 
varia,  in  strofe  brevi  e  semplici,  che  tratta  d'avvenimenti  storici  misti 
di  realtà  e  di  leggenda,  d'amore  o  di  morte,  di  magia  o  di  banditi.  Poe- 
sie di  tal  genere  si  trovano  in  ogni  tempo  e  in  ogni  paese,  ma  fiorirono 
in  particolare  sullo  scorcio  del  Medioevo  e  per  quel  che  riguarda  l'In- 


(1)  Da  non  confondersi  con  la  ballade  d'origine  francese,  breve  poesia  di  carat- 
tere dotto,  con  forma  metrica  fissa. 

—  34  — 


^hilterra  sulla  zona  di  contine  <<»n  la  Scozia,  ondo  il  nome  di  BwLiLr 
Ballads. 

Tra  le  ballate  di  caiattei-e  epico  la  più  antica  e  la  più  bella  è  Chevy 
Chase  (La  caccia  nei  Cheviotsl,  clic  narra  —  con  ardore  marziale  e 
ji^rande  abbondanza  e  vivezza  di  particolai-i  —  la  lotta  mortale  tra  Percy 
di  Nortbnmberland,  die  ha  fatto  voto  di  cacciare  ]ier  tre  j^iorni  oltre  il 
contine,  e  Douglas  di  Scozia,  che  vuole  impedii-glielo.  Altre  l)allate 
famose  sono  King  John  aud  the  Bishop,  Edward ,  tSir  Patrick  Spens  e 
The  Unquiet  Grave. 

Tra  le  poesie  d'amore  eccelle  The  yntbroicn  Maid,  opera  di  scrit- 
tore colto,  ove  in  forma  di  dialogo  si  narra  la  storia  di  una  fanciulla  la 
cui  fedeltà  vien  posta  a  duia  prova. 

Assai  diffuse  sono  pure  quelle  ballate  in  cui  il  tema  è  costituito  dalle 
gesta  di  Robin  Hood,  il  leggendario  e  generoso  bandito  che  ruba  ai 
licchi  per  dare  ai  poveri,  le  avventure  del  quale  saranno  riprese  molto 
più  tardi  da  Walter  Scott  nel  suo  romanzo  Ivanhoe. 

Durante  il  sec.  X^'  la  j)oesia  scozzese  fu  assai  j)iù  viva  di  quella 
inglese.  I  suoi  makaris  (poetii,  pur  imitando  Chaucer  e  riconoscendo  in 
lui  il  loro  maestro,  hanno  doti  di  freschezza  e  di  originalità,  un  forte 
senso  della  bellezza  naturale  e  del  colore,  un  rude  e  gaio  umorismo, 
che  invano  cercheremo  nei  poeti  inglesi  del  tempo. 

In  John  Baubour  i  131G?-1o95),  contemporaneo  del  Chaucer,  il  pa- 
triottismo è  la  nota  dominante.  Il  suo  poema  epico  The  Brus  (circa 
1375),  vibrante  d'entusiasmo  nazionale,  narra  le  gesta  di  Robert  Bruce, 
il  vincitore  della  battaglia  di  Bannockburn  e  l'eroico  campione  della 
libertà  scozzese. 

Il  primo  e  uno  dei  migliori  seguaci  scozzesi  di  Chaucer  fu  il  re 
James  I  11394-1437),  che  ebbe  tragica  vita  e  tragica  fine.  Rinchiuso 
ancora  fanciullo  da  Enrico  IV  nel  Castello  di  Windsor,  vi  rimase  pri- 
gioniero per  molti  anni,  componendovi  un  poema  in  sei  libri  intito- 
lato The  Kingis  Quair  (Il  quaderno  del  re),  dedicato  a  Chaucer  e  a 
(xower,  e  ispiratogli  dalla  bella  Giovanna  Beaufort,  nipote  di  Enrico  IV, 
che  aveva  scorto  un  giorno  dalla  finestra  della  cella  e  che  sposò  appena 
liberato  di  prigionia.  Il  poema  è  composto  in  strofe  chauceriane,  me- 
tro che  doveva  chiamarsi  appunto  perciò  «  rhyme  rovai  »   (1). 

Poeta  ancor  più  notevole  è  Robefct  Hevuyso.x  (1425?-150G?),  autore 
del  patetico  Tcstament  of  (Jrcsscid,  continuazione  del  Troilus  and 
(Jri^eyde  di  Chaucer,  e  di  una  celebre  ballata  pastorale  Rodcne  and 
MaJii/ne.  L'altra  sua  opera  impoitante,  le  Mora!  Fahìes  of  Aesop,  giun- 


(1)  Taluno  ritiene  che  l'aggettivo  «  rovai  »  non  abbia  nessuna  relazione  con  1  uso 
che  il  re  James  I  fece  di  questa  strofa,  la  più  adoperata  nella  poesia  seria  inglese 
prima  della  v  stanza  spenseriana  »>. 

—  35  — 


taci  incompiuta,  è  una  versione  libera  delle  favole  esopiane,  paragona- 
bile addirittura  a  quella  del  La  Fontaine. 

WiixiAM  DuNBAR  (1463?-1530?),  è  ritenuto  il  più  grande  scrittore 
di  questo  grupjìo  e  il  majjgior  artista  del  periodo  che  va  dalla  morte 
di  Chaucer  all'apparire  dello  Speuser.  Francescano  sfratato  e  poeta 
alla  corte  di  Giacomo  IV,  che  gii  diede  vari  incarichi  diplomatici,  egli 
è  troppo  originale  per  essere  considerato  un  imitatore. 

Dei  suoi  scritti,  che  abbracciano  !in  campo  vastissimo',  ricordiamo 
la  robusta  satii-a  misogina  The.  Tira  Mcir//it  Wemen  and  the  Wrdo  (Le 
due  donne  maritate  e  la  vedova)  che  s'ispira  al  prologo  della  drappiera 
di  Bath;  The  Thrissil  and  the  ttois  (Il  Cardo  e  la  Rosa,  1508),  allegoiia. 
politica  per  celebrare  le  nozze  di  Giacomo  W  con  ^largherita  Tudor: 
The  Goldìjn  Targe  (Lo  scudo  aureo,  1508),  allegoria  amorosa  in  cui 
mostra  l'insufficienza  della  ragione  a  proteggerci  dall'amore;  e  The 
lìamcc  of  the  Sevin  Deidly  Si/nnis  (La  danza  dei  sette  peccati  mortali), 
macabra  visione  illuminata  di  luci  infernali  dove  l'orrore  e  l'umori 
smo  si  mescolano  con  effetti  grotteschi,  che  rivelano  appieno  il  genio 
virile  e  la  strana  fantasia  dell'autore. 

Scrittore  scozzese  interessante  ò  pure  Gavin  Douglas  (1475?-! 522), 
che  fu  il  primo  in  Gran  Bretagna  a  darci  una  versione  compieta  ùel- 
V Eneide  di  Virgilio,  in  «  heroic  couplets  »  di  ottima  fattura,  pre- 
mettendo a  ciascun  libro  un  prologo  originale.  In  lui  si  scorge  ormai 
il  trapasso  dal  Medioevo  airUmanesimo. 


—  36  — 


IV 
IL  RINASCIMENTO  E  LA  RIFORMA 


Tre  grandi  avveiii nienti  esercitarono  un'influenza  decisiva  sullo 
svolgimento  intellf^ttnale  del  periodo  che  stiamo  per  considerare,  nel 
quale  Tlnjibilterra  subì  una  traj-lormazioue  storica,  che  cambiò  la  strut- 
tura medievale  della  sua  società  in  quella  di  un  moderno  stato  civile, 
t^si  sono  :  l'invenzione  della  stampa,  il  Rinascimento  italiano  e  la 
Riforma. 

A  William  Caxton  (14l*i'?-1)1i  sjjetta.  il  merito  di  aver  introdotto 
in  Inghilterra  l'arte  della  stampa,  da  lui  appresa  a  Colonia  e  a  lii-u- 
ges,  dove  pubblicò  intorno  al  1474  il  primo  libro  inglese  The  RecuycU 
of  the  Uistorijvs  of  Troyc,  che  aveva  tradotto  dal  francese.  Ritornato  in 
patria  nel  1470,  aprì  a  Westminster  la  prima  stamperia,  dalla  quale 
uscirono  tra  il  1477  e  il  1491  circa  ottanta  volumi  (1),  una  ventina  dei 
(juali  da  lui  stesso  tradotti. 

Pure  non  essendo  un  grande  traduttore.  Caxton  contribuì  con  le  sue 
versioni  —  la  migliore  delle  (]uali  è  The  Golden  Lcgend  (1^  leggenda 
aurea)  —  a  tissare  la  prosa  inglese,  allora  in  uno  stato  ancora  fluido. 
Tra  i  libri  da  lui  stampati  vi  sono  opere  di  Chaucer,  Gower.  TiT-visa. 
Malorv  e  Lydgate,  oltre  ad  alcune  importanti  versioni. 

Crii  effetti  deirintroduzione  della  stampa  furono  immensi.  La  cui 
tura  cessò  di  essere  privilegio  di  pochi  e,  coH'accre.scersi  del  numero 
degli  studiosi,  si  elevò  rapidamente  anche  il  livello  generale  del  sapere. 
Il  Rinascimento  e  la  Riforma  protestante  trovarono  nell'arte  tipografi- 
ca un  validissimo  aiuto:  con  le  numerose  edizioni  delle  opere  dei  clas 
sici  e  degli  umanisti,  il  primo;  con  la  ]»ubblicazione  delle  Sacre  ^'crit- 
ture,  di  libri  di  teologia  e  d'innumerevoli  opuscoli  e  foglietti  di  propa- 
ganda religiosa,  la  seconda. 


(1)  Il  primo  libro  stampato  da  Caxton  in  Inghilterra  (he  porti  la  data  di  pub- 
blicazione (18  nov.  I477j  è  The  Dictes  or  ì^ayenys  of  the  Philosophres,  una  versione 
<lal  francese. 

—  37  — 


Il  Rinascimento  italiano,  o  meglio  rrmanesimo,  il  rifiorire  cioè 
della  cultnra  greca  e  latina,  prese  le  mosse  dal  Petrarca,  che  iniziò 
—  segnito  dal  Boccaccio  e  più  tardi  dal  l*oliziano,  dal  Fontano  e  dagli 
altri  nmanisti  —  quel  lavorio  d'esumazione  e  d'illustrazione  dell'anti- 
chità classica,  che  doveva,  dare  nel  secolo  successivo  mirabili  risultati. 

Questo  movimento  dall'Italia  si  iu'0i)agò  ])rima  in  Francia  e,  verso 
la  fine  del  Quattrocento,  in  Inghilterra,  dove  gli  studi  rifiorirono.  Mol- 
ti dotti  inglesi  vennero  a  erudirsi  in  Italia  (a  Firenze.  Padova,  Bologna, 
Ferrara),  per  i)()i  divulgare  in  patria  il  saj)ere  acquisito,  arricchendo 
le  loro  biblioteche  dei  nuinoscritti  raccolti.  Ben  presto  dalle  tipografie 
di  Oxford  e  di  Cambridge  uscirono  anche  i  classici  greci  e  latini,  che 
venivano  studiati,  commentati  e  tradotti. 

William  Grocyx  (U4G?-1519)  e  Thomas  Lixacke  i140(>?-1.")24),  dopo 
un  soggiorno  in  Italia,  iniziarono  l'insegnamento  del  greco  ad  Oxford 
nel  1490.  John  Colct  (146T?-1519ì,  decano  della  Cattedrale  di  Bau  Pao- 
lo e  fondatore  della  prima  scuola  inglese  su  basi  umanistiche,  fu  pu- 
re in  Italia,  a  Firenze,  dove  subì  l'influsso  del  Savonarola,  influen- 
zando a  sua  volta  più  tardi  gli  studi  religiosi  di  Erasmo  da  Rotterdam. 
Questi  s'era  recato  in  Inghilterra  nel  1499  per  impararvi  il  greco,  ac- 
cattivandosi con  la  sua  dottrina  l'ammirazione  e  l'amicizia  dei  maggiori 
umanisti  inglesi.  La  sua  opera  Praisc  of  Folli/  (1)  e  i  commenti  contro 
gli  abusi  della  Chiesa  che  accompagnavano  la  sua  versione  latina  del 
Nuovo  Testamento,  contribuirono  almeno  in  parte  a  preparare  la  Rifor- 
ma religiosa. 

Il  più  grande  umanista  inglese  fu  Thomas  More  (1478-1535),  allie- 
vo di  Linacre  e  di  Grocyn,  amico  di  Erasmo,  avvocato  di  grido,  statista, 
cancelliere  di  Enrico  Vili.  Caduto  in  disgrazia  per  non  aver  voluto  ri- 
conoscere il  sovrano  come  capo  supremo  della  Chiesa  d'Inghilterra,  uè 
ammettere  la  Yalidità  del  suo  divorzio  da  Caterina  d'Aragona,  fu  fatto 
decapitare. 

La  sua  opera  i»iù  importante  è  la  famosa  Utopia  (1516).  vivace  de- 
scrizione di  una  repubblica  ideale,  scritta  in  latino  e  più  tardi  tradotta 
in  inglese  da  Raphe  Robynson  (1.551).  In  essa  il  More  suggerisce  una 
soluzione  ai  grandi  problemi  morali  e  sociali  che  fin  d'allora  si  presen- 


(1)  Il  Praisc  of  Folììj  (Elogio  della  follia)  fu  scritto  in  latino  col  titolo  Enco- 
mium  Morioc  (l.jl)9).  Quest'opei"^  latina  composta  da  un  umanista  olandese  è  citata 
nelle  storie  della  letteratura  inglese  non  tanto  j)erehè  sia  stata  scritta  in  Inghilterra 
e  assai  presto  divulgata  nella  lingua  di  questo  paese,  quanto  per  la  grande  influenza 
che  esercitò  sullo  sviluppo  del  pensiero  e  della  critica  inglesi. 

Essa  è  una  satira  in  cui  vengono  esaltati  i  veri  saggi  che  sono  chiamati  folli  dai 
tiranni,  dai  mediocri,  dal  volgo,  e  consiste  in  una  filippica  contro  principi  e  oppres- 
sori ma  soprattutto  contro  il  clero  corretto  :  teologi,  scolastici,  frati,  prelati,  cardi- 
nali e  i  papi  stessi  sono  sferzati  con  incomparabile  ironia. 

—  38  — 


tavano  alla  nieute  del  pensatore,  criticando  aspramente  l'ordinanientu 
sociale  del  sno  tempo,  il  quale  »li  sembra  «  una  cospirazione  dei  riechi 
contro  i  jìoveri  »  (1), 

In  inglese  comjtose  alcuni  ti'attatelli  di  controversia  religiosa  e 
l'Historif  of  Kin(/  h'icJiard  III  (.scritta  nel  151.".  ma  non  juibblicata  pri- 
ma del  ir>r>7  e  d'incerta  attribuzione)  in  cui  narra,  con  grande  vivezza 
e  forza  drammatica,  la  vita  di  Edoardo  V  e  l'usurpazione  del  trono  da 
jìarte  dello  zio  Riccardo  III. 

Se  è  vero  che  rinfluenza  esercitata  dal  Kinascimento  italiano  in 
Inghilterra  fu  incalcolabile  e  si  estese  dal  campo  della  letteratura  a 
quello  della  jiolitica.  delle  industrie,  del  commei'cio  e  dei  costumi,  è 
anche  vero  che  l'influsso  dell' ["manesimo  sulle  lettere  inglesi,  essendo 
stato  interrotto  dalla  Riforma,  fu  piuttosto  lento  e  si  limitò  dapprima 
alla  cerchia  degli  studi  accademici. 

Tra  gli  educatori  nominiamo  ancora  soltanto  Thomas  ELvcrr  O400?- 
1,54M),  autore  del  Bokc  óf  the  (ìovrrnour  (l."vil),  trattato  di  filosofia  mora- 
le d'ispirazione  italiana,  e  Roghu  Ascham  (1."')1.">-G8),  il  i»iù  popolare 
scrittore  di  cose  pedagogiche,  del  quale  ricordiamo  il  To-rophilus  (1.t4.5), 
trattato  sul  tiro  con  l'arco  in  cui  sostiene  l'importanza  dell'educazione 
tìsica,  e  lo  Scholeniaster,  trattato  sull'educazione  puI)blicato  postumo 
(1.570),  nel  quale,  mentre  ammira  gli  scrittori  classici,  denuncia  —  da 
vero  protestante  —  i  costumi  corrotti  della  Roma  j)apale  e  l'italianismo. 

Il  rivolgimento  religioso  operato  dalla  Riforma   i2),  se  minacciò  di 


(1)  Sì  suole  spesso  paragonare  l'Utopia  di  Thomas  More  alla  Ncpubbllca  di  Pia- 
ione  e  a  La  città  del  sole  di  Tommaso  Campanella;  accostamento  giustificabile  dal 
fatto  che  tutt'e  tre  queste  opere  hanno  carattere  filosofico-sociale.  Sarà  bene  tutta- 
via notare  che,  mentre  nell'opera  di  Platone  e  in  quella  del  Campanella  la  felicità 
dei  sudditi  appare  come  la  conseguenza  di  un.'i  perfetta  organizzazione  imposta 
lalle  classi  e  dagli  uomini  eletti  al  popolo  incn)>ace  di  governarsi,  nell'opera  del 
More  il  benessere  dei  cittadini  sembra  innanzi  tutto  dovuto  all'alto  grado  di  matu- 
rità interiore  dei  cittadini  stessi  che  considerano  le  gerarchie  statali  come  utili  e 
Maturali  strumenti  di  coordinamento  della  collettività. 

(2)  Sebbene  favorita  da  quel  vasto  fermento  religioso  e  dottrinale  che  si  era 
niiziato  con  l'opera  di  .Tolm  ■\V.vclif,  la  Riforma  inglese  presenta  un  fondamento  so- 
stanzialmente politico. 

L'Inghilterra  del  tempo  dei  Tudors  (Enrico  Vili,  1.509-47)  rivela  l'aspetto  tipico 
di  un  paese  in  cui  i  vari  elementi  etnici  della  popolazione,  che  ha  subito  molti  e 
diversi  trapianti,  appaiono  ormai  fusi  o  armonizzati  nella  compagine  di  una  nazione 
nuova. 

E  questa  nazione  nuova,  di  cui  Celti,  Anglosassoni,  Danesi  e  Normanni  fauno 
ora  parte  come  cittadini  sotto  una  stessa  bandiera,  si  trova  al  momento  della  sua 
'ompleta  maturazione  già  protesa  verso  ideali  di  potenza  e  di  grandezza,  che  male 
8  accordano  con  quanto  sembri  intralciare  la  sua  ascesa,  spec'.alraente  con  i  vincoli 
cattolici  di  Roma  che  grava  ancora  materialmente  e  moralmente  sul  paese. 

Ciò  considerato  non  sarà  difficile  ravvisare  nell'atto  d'insubordinazione  di  En 

—  39  — 


stroncare  in  sul  nascere  la  nuova  cultura  d'imjiorLa/iune  italiana  (New 
J.earuiug)  e  ne  ritardò  gli  sviluppi,  fu  invece  favorevole  allo  stabiliz- 
zarsi della  lingua  inglese,  che  nella  prosa  non  s'era  ancora  pienamente 
affermata. 

William  Tixdalb  (o  Tyndale,  li84:-ir>3(i)  vi  contribuì  grandemente 
con  la  sua  versione  del  Nuovo  Teslaniento  (1525)  e  coi  numerosi  trattati, 
opuscoli  e  articoli  scritti  joer  diffondere  Ficlea  protestante.  Mir.Es  CovEit- 
DALH  (1-1 88-15(58),  aiutato  da  Kogers,  ne  continuò  l'ojx'ra  con  la  tradu- 
zione del  Vischio  Testamento  (15:>5Ì.  ]inblilican(lo  a  Zurigo  la  prima 
versione  inglese  comjdeta  della  BUthia.  Ina.  nuova  edizione  di  essa, 
nota  come  la  JJibtna  di  (Jraniner  (dal  nome  del  Vescovo  di  Canterbury 
che  ne  scrisse  la  prefazione),  fu  posta  nel  1540  in  tutte  le  chiese,  en- 
trando così  nell'uso  generale  sia  pubblico  che  privato. 

Quest'opera,  redatta  in  uno  stile  semplice,  robusto  e  immaginoso, 
servirà  di  fondamento  àWAutìioìiscd  Version  del  1(111,  che  forma  .an- 
cor oggi  la  base  deiriusegnamento  religioso  della  (.'hiesa  anglicana  e  che 
fissò  definitivamente  la  lingua  inglese. 


rico  Vili  solo  un  episodio  contingente.  L.'Act  of  Huprcmacij  (1534)  cli'egli  fa  votar" 
al  Parlamento  e  al  Clero,  in  risposta  al  rifiuto  del  l'apa,  e  che  conferisce  al  monarca 
la  suprema  autorità  religiosa  accanto  i  quella  politica,  malgrado  si  presenti  come 
la  reazione  di  una  natura  violenta  e  dispotica,  non  è  in  effetti  se  non  l'espressione 
di  una  vasta  e  profonda  tendenza  nazionalistica  che  appunto  il  monarca  incarna  già. 
quasi  simbolo  vivente  di  un'idea. 

Naturalmente  sia  la  tradizione  che  l'organizzazione  cattolica  erano  troppo  ra- 
dicate nel  paese  perchè  la  Riforma  potesse  attuarsi  senza  contrasti  e  rivolgimenti. 
Contro  di  essa  si  eressero  infatti  larghissimi  strati  di  iwpolazione  rurale,  gran  parte 
del  cloro  e  un  numero  non  ristretto  di  pensatori  e  d'intellettuali,  tra  i  quali  ultimi, 
grandeggia  la  figura  di  Thomas  More,  vittima  del  proprio  credo  e  della  propria 
i-ettitudine. 

D'altra  parte  né  Enrico  Vili  uè  Elisabetta,  preoccupati,  nella  creazione  dei 
grandiosi  destini  politici  del  paese,  di  conservarsi  la  solidarietà  dei  loro  sudditi, 
mirarono  a  una  trasformazione  sostanziale  della  religione  nel  senso  del  dogma  e  dei 
culto,  ad  una  trasformazione  cioè  che  potesse  servire  a  creare  l'omogeneità  spiri- 
tuale del  loro  popolo. 

Tale  circostanza  contribuì  certo  a  tenere  il  paese  lu  istato  di  contrasto  e  di  agi- 
tazione SDirituale.  almeno  sul  terreno  religioso  (dove  sovente  si  era  riusciti  nel  Me- 
dioevo ad  accostare  e  unificare  le  masse)  e  fu  forse  questa  ima  delle  cause  della 
particolare  violenza  con  la  (luale  si  susseguirono  le  varie  correnti  politico-religiose 
nella  seconda  metà  del  secolo  XVI  e  nel  XVII  (reazione  cattolica  di  Maria  la  San- 
guinaria, puritanesimo,  filocattolicesimo  di  Carlo  II  e  di  Giacomo  II). 

Solo  alla  metà  del  Settecento,  allorché  il  centro  d'interesse  per  i  popoli  euro- 
pei sembra  spostarsi  dal  problema  politico-religioso  a  quello  politico-sociale,  le  cor 
renti  reUgiose  cessano  di  avere  una  funzione  di  primo  piano  in  Inghilterra.  Con  la 
dinastia  degli  Hanover,  d'altro  canto,  l'Anglicanesimo  si  afferma  definitivamente 
come  religione  di  Stato,  mentre  viene  rafforzato  il  principio  della  tolleranza  per 
ogni  altro  culto  e  confessione. 

—  40  — 


Mii  molti  altri  libri  e  scrittori  protestanti  vi  cooperarono  in  vario 
:^Ma^io  e  maniera.  3Ieritano  in  i»articolare  di  essere  citati  per  la  gran 
dissima  dillusione  il  Hook  of  Coìnmon  Praycr  (ir>49-r)2i  del  già  nominato 
Thomas  Craxmm:  (1 180-1. "SòG),  composto  in  nn  inglese  cadenzato  e  so- 
lenne in  cui  l'elemento  latino  è  ormai  perfettamente  assimilato:  e  gli 
Actes  and  Mouumcnts  of  tJicsc  latto-  and  pcriìlons  Dayes...  (ir)Go)  di 
.|i>HN  Ft>xi:  (1510-87),  opterà  pubblicata  dapprima  in  latino  e  nota  col 
titolo  di  Book  of  }fart!/rfì.  nella  quale  l'autore,  fanatico  antipapista, 
narra  in  uno  stile  semplice  e  familiare  ma  intensamente  drammatico 
le  circostanze  della  morte  dei  martiri  protestanti. 

La  Riforma  anglicana  con  le  sue  accese  lotte  ]toliticbe  e  contro- 
versie religiose  (.cbe  assorbono  per  lungo  tempo  tutte  le  energie  della 
nazione,  jiiena  com'è  di  fermenti  morali  e  di  tendenze  calviniane,  non 
solo  ritarda  lo  svolgeisi  delbi  Kinascenza  inglese,  fino  a  farla  appa- 
rire quasi  improvvisa,  ma  le  coglie  quell'aspetto  sereno  e  paganeggian- 
te che  caratterizza  invece  il  Kiiia.scimento  italiano. 

I  primi  segni  palesi  del  rinnovarsi  della  poesia  inglese  —  che 
durante  il  sec.  XV  era  caduta  in  uno  stato  di  completa  anarchia  nei 
riguardi  delle  leggi  metriche  (1)  —  li  troviamo  nella  Tottel's  Miscellanij 
(1557),  raccolta  di  liriche,  dovuta  per  circa  la  metà  ai  poeti  \\'yatt  e 
Surrey  e  per  il  lesto  principalmente  ad  anonimi,  con  la  quale  possiamo 
dire  s'inizi  la  letteratura  elisabettiana.  Tuttavia  l'esemiùo  di  ^A'vatt  e 
Surre.v,  che  importano  direttamente  dall'Italia  il  sonetto  ]>etrarchesco. 
non  troverà  seguito  e  la  lirica  elisabeitiana,  al  suo  fiorire  verso  la  fine 
del  secolo,  s'ispirerà  agli  scrittori  francesi  della  l'iéiade  non  meno  che 
al  Itinascimento  italiano,  entrato  già  col  Mai-ino  nella  sua  fase  con- 
clusiva. 

Malgrado  la  loro  distinta  pei-.sonalità,  questi  due  scrittori  vengono 
di  solito  apiKiiati  nelle  storie  letterarie  cernie  i  primi  «  amourists  »,  poeti 
<ioè  che.  sulle  orme  del  Petrarca,  compongono  una  serie  di  liriche  di 
carattere  personale,  in  cui  fanno  }»artecipe  il  lettore  delle  loro  gioie  e 
dei  loro  dispiaceri  amorosi. 

Thomas  Wyatt  (1.50.3-4^2).  cortigiano  e  diplomatico,  seppe  navigai-e 
senza  perder  la  testa  nelle  acque  turbate  della  Corte  di  Enrico  \\\\. 
Poeta  non  grande,  ma  più  virile,  jtensoso  e  (relativamente)  originali' 
del  suo  di.scepolo  e  amico  il  Conte  di  Surrey,  meglio  che  nei  sonetti 
faticosi,  mostra  le  sue  qualità  personali  in  alcune  brevi  poesie  a  ri- 
tornello e  nelle  satire. 


(1)  Dovuta  anche  ai  rapidi  cambiamenti  e  assestamenti  della  lingua,  e  .speeial- 
inente  alla  e  finale  di  sillaba  divenuta  muta,  ix.*r  cui  i  discepoli  del  Chaucer  credet- 
tero l'esatta  pro.sod'a  del  «master  dear  and  father  reverent  »  approssimativa,  e  pen- 
sarono di  poter  usare  di  un  certo  arbitrio  nei  loro  versi. 

—  41  — 


Henry  Howard,  Conte  di  STirrev  (1517V-47),  fatto  (Ipcai)itare  ap- 
pena trentenne  da  Enrico  Vili  per  futili  e  false  imputazioni,  è  verseg- 
giatore più  abile  e  aggraziato  del  Wyatt,  sul  quale  segna  un  notevole 
progresso  nei  riguardi  della  metrica,  riuscendo  a  daie  quasi  sempre  ai 
suoi  versi  regolarità  e  armonia.  Egli  fu  il  i)rimo  ad  ado])erare  nella  sua 
ti-aduzione  del  secondo  e  quai-to  libro  dell' tJìicide  di  Virgilio  il  «  blauk 
verse  »  (cioè  il  pentametro  giambico  non  rimato),  destinato  a  divenire 
più  tardi  il  metro  del  dramma  e  dell'epica.  Altra  importante  innova- 
zione fu  la  forma  da  lui  data  al  sonetto  inglese  (detto  «  elisabettiano  » 
o  «  shakespeariano  »  per  l'uso  fattone  dallo  Shakespeare),  che  risultò 
costituito  di  tre  quartine  con  rime  diverse  e  un  distico  finale  a  rima 
baciata  :  abab,  cdcd.  efef ,  gg, 

E'  interessante  notare  come  nell'opera  di  questi  imitatori  della 
lirica  petrarchesca  sia  ancor  vivo  e  facilmente  riconoscibile  lo  spirito 
medievale,  che  ritroviamo  pure  in  Thomas  Sackville  (1586-1608),  di 
gran  lunga  il  più  dotato  dei  vari  contributori  di  A  Mi/rroure  for  Magis- 
frates  (15G3),  lunga  compilazione  in  versi  di  vite  d'illustri  personaggi 
inglesi,  (he  s'ispira  al  De  Casihus  Virorum  lììustrium  del  Boccaccio. 

Tale  spirito  è  presente  anche  nella  traduzione  in  inglese  del  teatro 
di  Seneca,  apparso  nel  1581  per  opera  di  Thomas  Xewton,  nella  quale 
possiamo  riconoscere  alcuni  fra  gli  elementi  caratteristici  della  trage- 
dia elisabettiana,  quali  il  senso  della  fatalità,  la  sete  di  vendetta,  la 
tendenza  per  l'esagerato  e  l'orribile. 


42  ~ 


PERIODO  ELISABETTIANO 
POESIA  E  PROSA 


Questo  periodo,  splendido  sopra  ogni  altro  nella  storia  della  lette- 
j-atiira  inglese,  ])rende  nome  dalla  grande  regina  Elisabetta,  per  quanto 
la  sua  tioritura  letteraria  tragga  origine  da  avvenimenti  anteriori  al  suo 
regno  e  si  concluda  dopo  la  sua  morte  durante  il  regno  del  successore 
Giacomo  I.  Nella  prima  parte  di  questo  periodo  si  accentua  il  grande 
movimento  culturale  iniziato  con  la  Kinascenza.  Opere  italiane  e  fran- 
cesi sono  introdotte  in  Inghilterra  e  vi  stimolano  una  fervida  attività 
intellettuale. 

Si  moltiplicano  le  traduzioni  :  Iloby  traduce  //  (Jortcgiano  (lafil) 
e  Paterson  il  Galateo  (157G);  Harington  VOrlamlo  Furioso  (ir)91)  e 
Carew  (1594)  la  Gerusalemme  Uherata^  che  sarà  ritradotta  magistral- 
mente dal  Fairfax  (1600).  Si  pubblicano  versioni  dei  classici:  Chapman 
traduce  in  vigorosi  alessandrini  V Iliade  (l.inS-lOllOl,  Xorth  le  Yitr  di 
Plutarco  dal  francese  di  Amyot,  llolland  rende  inglesi  opere  di  Livio, 
Plinio,  Plutarco,  Svetouio  e  Senofonte.  Florio  traduce  Montaigne  (IGO^i); 
né  mancano  versioni  di  novelle  italiane,  soprattutto  del  Bandello,  che 
forniranno  soggetti  ai  drammaturghi,  come  la  raccolta  The  Palace  of 
Fleasiirr  (l.jOO-T)  di  William  Painter. 

La  scoperta  dell'America  e  le  relazioni  di  viaggi  in  paesi  lontani 
fanno  conoscere  nuove  genti,  nuovi  costumi  e  allargano  l'orizzonte  in- 
tellettuale; infine,  anche  le  polemiche  religiose  contribuiscono  a  stimo- 
lare le  menti.  La  nazione  si  lancia  con  ardore  in  tutte  le  vie^  tenta 
tutti  i  generi,  e  produce  con  una  fecondità  meravigliosa. 

Edmund  Spexsiìk  (l.").">2?-99)  rappresenta  in  un  ccM'to  senso  l'unione 
della  rinnovata  cultura  classica  con  le  tradizioni  letterarie  medievali. 
Nato  a  Londra  da  famiglia  borghese,  studiò  a  Cambridge,  dedicando- 
si as.sai  presto  a  lavori  letterari.  Entrato  al  servizio  del  conte  di 
Leicester,  divenne  intimo  amico  del  nipote  di  questi,  il  colto  e  brillan- 

—  43  — 


te  cavaliere  Sir  l^hilip  Sidney.  Nel  1579  pubblicò  Tlic  Shcplieaìili.< 
Calcnder  (Il  calendario  del  pastore),  poema  pastoi-ale  compo.sto  di  dodici 
egloghe,  una  per  ciascun  mese  dell'anno,  che  rappres<'nta  una  data  me- 
morabile nella  storia  della  poesia  inglese.  Quest'opera  infatti  —  pur  sen 
za  raggiungere  la  perfezione  formale  e  sostanziale  di  altre  posteriori  — 
è  la  prima  pubblicazione  di  grande  valore  artistico  del  periodo  elisa 
bettiano,  e  rivela  —  dopo  quasi  due  secoli  dal  Ohaucer  —  un  nuovo 
grande  poeta. 

Nominato  segretario  del  governatore  dell'Irlanda,  Spenser  attese- 
nella  solitudine  triste  e  ostile  di  quell'isola,  a  com]»orre  la  sua  o])era 
maggiore,  la  Facric  Queene  (Regina  delle  fate),  i  primi  tre  libri  della 
(juale,  furono  pubblicati  nella  primavera  del  1590  con  una  dedica  alla 
regina  Elisabetta.  Malgrado  destassero  subito  grande  entusiasmo  e  gli 
ottenessero  una  pensione,  non  riuscirono  —  come  il  ])oeta  aveva  s])e 
rato  —  a  procurargli  un  posto  a  Londra,  onde  la  sua  delusione.  In 
Colin  Clout's  Come  Home  Agalli  il  poeta  descrive  a])punto  la  visita 
fatta  alla  corte  di  Cinzia  (la  regina  Elisabetta)  e  il  successivo  ritorno 
in  Irlanda. 

Sposatosi  nel  ISO!  con  Elisabetta  Boyle,  pubblicò  l'anno  seguente 
gli  Amoretti,  raccolta  assai  notevole  di  sonetti  ispirati  dal  suo  amore 
per  la  fidanzata,  e  la  bellissima  ode  Eplthaìaìnìoìi,  una  delie  liriche  più 
]>erfette  della  Rinascenza  inglese,  scritta  in  occasione  del  suo  matri- 
monio. Composizione  non  meno  degna  è  il  Prothalamioii  (1506),  altra 
lirica  nuziale  in  cui  celebra  le  nozze  di  due  nobili  fanciulle. 

Delle  poesie  minori  ricordiamo  i  giovanili  Hymnes  in  honour  of 
Love  and  Beautie^  dove  cerca  di  conciliare  platonicamente  l'amore  ter- 
reno e  sensuale  col  desiderio  puritano  di  moralità  e  di  vii'tù;  l'elegia 
Astrophcl  (1586J  in  morte  di  Sidney;  e  il  volume  dei  Complaints  (1591). 
contenente  elegie,  emblemi,  versioni  o  imitazioni  da  Du  Bellay.  fra  i 
quali  troviamo  incluso  il  Mniopotmos,  favola  graziosa  ed  enigmatica,  e 
il  Mothcr  Huhierd's  Tale,  che  ci  mostra  come  questo  poeta  idealista, 
amareggiato  e  deluso  della  vita,  fosse  anche  un  veemente  e  mordace 
scrittore  satirico.  Spenser  compose  inoltre  un  opuscolo  polemico  in  prosa 
A  View  of  the  Present  State  of  Ireland  (1596),  in  risposta  all'ostilità 
dimostratagli  dagli  Irlandesi  durante  il  suo  soggiorno  nell'isola. 

Il  suo  capolavoro,  la  Fneric  Queene,  doveva  esser  composto  di  do- 
dici libri,  ma  ne  furono  sci-itti  soltanto  sei,  più  qualche  frammento  as- 
sai pregevole  del  settimo.  Eroe  del  poema  è  il  priuci]ie  Arturo,  il  tipo 
del  perfetto  cavaliere  che  compendia  in  sé  tutte  le  virtù.  Egli  vede  in 
sogno  Gloriana,  la  regina  delle  fate  (Elisabetta),  e  invaghitosene  si  met- 
te in  cammino,  protetto  da  una  magica  armatura,  per  raggiungerla  e 
farla  sua  sposa.  Alla  corte  di  Gloriana  vi  è  una  bellissima  fanciulla 

—  44  — 


•  Iella  quale  dodici  cavalieii  si  disputaiiu  la  mano;  la  l'egina  assegna  a 
ciascuno  di  essi  (iualche  dilTieile  impresa  da  compiere,  promettendo  la 
fanciulla  in  isposa  a  colui  che  darà  di  sé  migliori  prove.  Ogni  cavaliere 
persouitìca  una  virtù  e  combatte  il  vizio  a  questa  contrario,  essendo 
aiutato  nei  momenti  difficili  dal  sopraggiungere  dell'invincibile  princi- 
pe Arturo 

Tutto  il  jioema  è  ricco  di  allegorie,  tanto  morali  (pianto  relative 
agli  avvenimenti  del  tempo.  Se  è  vero  che  esse  rendono  meno  facile  <' 
piacevole  la  lettura  del  poema,  questo  rimane  sempre  un'opera  mirabih' 
per  la  potenza  della  fantasia  del  poeta,  per  la  vivacità,  la  varietà  e  la 
bellezza  pittorica  delle  descrizioni  e  per  la  musicalità  incomparabile  del 
verso,  pregi  che  hanno  valso  allo  Spenser  l'epiteto  di  pocts'  jwet. 

Il  metro  usato  nel  poema  fu  cliiamato,  apjmnto  dal  nome  dell'au- 
tore, stanza  spenseriana.  Derivata  dalla  nostra  ottava,  essa  è  formata 
di  otto  pentametri  giambici  ai  (piali  è  stato  aggiunto  un  alessandrino 
(esametro  giambico).  Lo  schema  delle  rime  ì'  il  seguente  :  ababbcbcc. 

Up<jti  a  great  adventure  he  was  bond, 

That  greatest  Gloriaua  to  liim  gave, 

(That  greatest  Glorious  Queene  of  Faery  luudj 

To  wiiuie  hìm  worshipye,  and  her  grace  to  bave. 

Which  of  ali  oarthly  thinges  he  most  did  crave  : 

Aud  over  as  he  rode  his  hart  did  eariie 

To  prove  his  puissajice  in  baiteli  brave 

Upon  his  foe,  and  his  new  force  to  learue, 

Upou  his  foe,  a  Dragon  horrible  and  stearue.  (1) 

Accanto  allo  Spenser,   tra   le  figure  ])iù   rai)presentative   di  (pies((» 
periodo  —  nel  quale  l'imitazione  del  Jiinascimento  italiano  produce  li 
nalmente  una  larga  messe  di  opere  oi-igiuali,   che  possono  reggere  pei- 
la  loro  eccellenza  al  confronto  dei  modelli  —  do) ubiamo  ricordare  il  suo 
amico  Sidney  e  John  Lyly. 

Sir  Philip  Sihnky  n.>54-86),  poeta  e  cavaliere,  critico,  uomo  di  sta- 
to, è  il  prototipo  del  gentiluomo  elisabettiano,  ìm,  sua  morte  glorio.sa 
sul  campo  di  battaglia  a  Zutphen  in  l'iandra,  poco  più  che  treuteuiie. 
accrebbe  l'aureola,  romantica  che  già  cingeva  la  sua  fronte. 

E'  l'autore  di  una  raccolta  di  centotto  sonetti  intitolata  Astrophel 
and  Stella,  pubblicata  postuma   nel    IT)!)!,  che  trae  ispirazione  dall'a- 


(1)  Egli  era  volto  ad  una  gi-ande  impresa  —  Che  l'eccelsa  Gloriana  gli  aveva 
affidata  —  (Quella  eccelsa  gloriosa  regina  del  jjaese  delle  fate)  —  Per  conqustargH 
fama  e  avere  le  sue  grazie,  —  I.a  (lual  cosa  bra.mava  più  di  tutte  le  cose  terrene  :  — 
E  ogni  volta  che  inforcava  il  cavallo  in  cuor  suo  s'a(U)prava  —  Di  mostrare  la  sua 
potenza  e  il  suo  coraggio  in  battaglia  —  Sul  nemico,  e  la  sua  nuova  forza  speri- 
mentare —  Sul  nemico,  un  Drago  orribile  e  sp'.etato. 

—  4.5  — 


more  del  poeta  per  Penelope  Devereux,  figlia  del  primo  conte  di  Essex, 
Questa  raccolta  eclissò  la  precedente  del  Watson  e  qualche  altrn  e 
servì  di  stimolo  e  di  modello  ;ill<'  numerose  collane  posteriori.  Lo  stile 
è  elegante  e  raffinato,  mentre  il  frequente  concettismo  rivela  il  carattere 
tardivo  della  lirica  elisabettiana,  tuttavia  molti  sonetti  sono  veramente 
appassionati  e  ricchi  di  penetrazione  psicologica,  sì  da  merita rgli  il  ti- 
tolo di  «  Petrarca  inglese  ». 

Tra  le  poesie  che  seguono  la  raccolta,  le  più  celebrate  sono  l'ottavo 
p  il  quarto  canto;  quest'ultimo  per  la  sua  freschezza  e  spontaneità  sem- 
bra scritto  ieri  : 

Oiiely  .Toy,  now  liere  you  are, 
Fit  to  beare  aud  ease  my  care; 
Let  my  whispering  voyce  obtaiue 
Sweete  rewards  for  sharpest  paiue  : 
Take  me  to  thee,  and  thee  to  mee  : 
No  no  no  no,  my  Deaie  Icf  hcr. 

Xiglit  liatli  closde  ali  in  her  cloke, 
IViiickl'.ug  starres  love  tlioughts  provoke, 
Danger  heuce  good  care  doth  keepe, 
Jealosie  hlmselfe  doth  sleepe  : 
Take  me  to  thee,  aud  thee  to  mee  : 
No  no  no  no,  mi/  Beare  let  hee.   (1) 

In  prosa  egli  scrisse  An  Apologie  for  Poetrie^  pubblicata  postuma 
nel  1595,  e  VArcadia,  stesa  intorno  al  1580,  rimaneggiata  più  tardi  e 
pubblicata  postuma  nel  1590,  e  poi  ancora  con  modifiche  della  sorella, 
contessa  di  Pembroke  (per  la  quale  l'opera  era  stata  composta),  fino 
all'edizione  del  159S. 

An  Apolof/if  for  Poctric  può  considerarsi  la  prima  opeia  critica 
inglese.  In  essa  il  Sidney,  rispondendo  alla  ISchooIe  of  Ahuse  (1579) 
dello  scrittore  puritano  Stephen  Gossou,  volle  dimostrare  come  il  poe- 
ta, lungi  dall'essere  un  perdigiorno  e  un  espositore  di  amene  bugie, 
sia  un  vero  maestro  di  virtù  e  di  veiità.  Oi-iginale  nello  s])unto  polemi- 
co, deriva  per  la  jiarte  teorica  dai  trattatisti  italiani  del  tempo  (;Min- 
turno.  Scaligero). 

Lt^ Arcadia  è  nn  romanzo  eroico-pastorale,  derivato  in  parte  dall'o- 
pera omonima  del  Sannazaro.  L'intreccio  si  svolge  nella  regione  ideale 


(1)  Mia  sola  gioia,  ora  tu  sei  qui.  —  Disposta  a  udire  e  ad  alleviare  la  mia 
pena;  —  Fa  che  la  mia  voce  sommessa  ottenga  —  Uua  dolce  ricompensa  a  sì  acuto 
dolore;  —  Prendimi  con  te  e  tu  vieni  a  me:  —  No.  no,  no,  no,  mia  cara,  basta. 

La  notte  ha  avvolto  tutto  nel  suo  manto,  —  Le  tremule  stelle  Ispirano  pensieri 
d'amore,  —  La  vigile  cura  tien  lontano  il  pericolo.  —  La  gelosia  stessa  è  asso- 
pita: —  ecc. 

—  46  — 


Tav.    V 


THE  FAERIE 

03^  E  E  NE. 

T>ifpo/cd  'aito  tundne  book^s^ 


lashioniii'r 
XII.  Morali  \-crtucs. 


L  O  N  D.O  X 

rnntcd  for  William  ronlonbic. 


Frontespizio  della    l'u(  rie  Qucoìc  di   Spenser,  1596, 


Tav.  vi 


Il   mese   di   ii()veml)re  da    The   SJicpìiondcs   ('alcnder. 
luoisione  in  legno. 


Edmund   Spenser. 


Sir  l'hilip  Sidney. 


tleir Arcadia,  il  cui  re  Basiliiis,  iu  cousegiieuza  di  un  oracolo,  si  è  riti- 
rato a  vita  campestre,  cou  la  giovane  moglie  Gynecia  e  le  bellissime  tiglie 
Pamela  e  riiiloclea,  che  alleva  come  pastorelle.  Due  principi  naufraghi, 
Musidorus  e  l*yrocles,  vi  giungono  e  s'innamorano  delle  fanciulle,  che 
riescono  infine  a  sposare,  dopo  strane  e  complicate  avventure  e  sangui- 
nose battaglie. 

L'oi)era,  ehe  el)l:e  graiule  successo,  abbonda  di  sentimenti  delicati 
e  idilliaci,  di  descrizioni  immaginose  e  pittoresche,  uè  manca  in  essa 
qualche  tratto  vigoroso,  ma  il  racconto  è  spesso  interrotto  da  lunghe 
digressioni  e  lo  stile,  infarcito  di  concetti  e  di  in-eziosità,  è  gonfio  e  ar- 
tificioso. 

Questo  difetto,  spinto  ad  un  grado  non  più  raggiunto  da  alcun  al- 
tro scrittore,  è  caratteristico  dell'opera  di  John  Lyly  (15o4:?-160G),  au- 
tore del  famoso  romanzo  JJiiphurs,  the  Anatomìi  of  W'it  (1579),  seguito 
l'anno  dopo  da  IJiipJiucs  and  his  Eugland. 

La  prima  parte,  che  si  svolge  a  Napoli,  narra  le  avventure  del  gio- 
vane ateniese  Euphues,  il  quale  porta  via  all'amico  italiano  Philautus 
l'amore  della  leggera  Lucilla,  per  venire  a  sua  volta  soppiantato  da  un 
terzo.  Nella  seconda  parte  continuano  su  suolo  britannico  le  avventure, 
ancora  prevalentemente  amorose,  dei  due  amici  che  si  sono  riconciliati. 

Il  ì)rimo  libro  è  una  satira  della  società  londinese  «  italianata  » 
del  tempo  e  contiene  un  attacco  contro  le  donne  e  i  metodi  educativi 
allora  in  uso  :  il  racconto  serve  infatti  di  pretesto  allo  scrittore  per 
esporre  le  sue  idee  sulla  religione,  sulla  morale,  sull'amore,  sull'amici- 
zia. Ammiratissimo  per  lo  stile,  destò  un  certo  scalpoi-e  per  il  contenuto 
jtolemico,  onde  il  Lyly,  al  quale  importava  soprattutto  la  S(|uisitezza 
formale  della  sua  prosa,  nel  secondo  libro  si  fece  prodigo  di  lodi  verso 
la  regina  e  la  corte,  le  università  e  le  donne  inglesi. 

Il  suo  stile  licercato  e  ampolloso,  ricco  di  alliterazioui,  di  concetti 
ingegnosi  e  bizzarri,  di  similitudini  e  di  metafore  inusitate  (prese  dalla 
mitologia  e  dai  libri  di  storia  naturale),  diventò  di  moda  e  diede  origi- 
ne ad  una  tendenza  letteraria  «  eufulsmo  »,  clie  influenzò  la  maggior 
parte  degli  scrittori,  grandi  e  piccoli,  del  tempo,  non  escluso  lo  Shake- 
.speare.  Questa  tendenza  trovei'à  i  suoi  equivalenti  continentali  nel 
.'(  gongorismo  »  spagnolo,  nel  «  marinismo  »  italiano  e  nel  «  preziosi- 
smo ))  francese,  di  formazione  un  po'  i)in  tarda  (li. 

Accanto  alla  prosa  aulica  del  Sidney,  del  Lyl^-  e  dei  loro  imitatori, 
si  atferma  anche  la  prosa  filosofica,   religiosa  e  scientifica,  la  critica 


(1)  E'  opportuno  tuttavia  osservare  che  mentre  njlleufuismo  i  difetti  dolio  stile 
sono  dovuti  ad  iiumaturità.  nel  gongorismo,  nel  marinismo  e  nel  preziosismo  essi 
sono  propri  di  una  fase  di  decadenza. 

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\  -  Breve  storia   della   letteraturci   inglese. 


letteraria,  con  opere  numerose  benché  poco  originali,  e  la  letteratura 
narrativa,  con  romanzi  e  racconti  di  carattere  popolaresco  e  libri  di 
viaggi. 

La  filosofia  ci  offre  un  nome  illustre,  quello  di  Francis  Bacon  (15f51- 
1626),  col  quale  si  può  dire  abbia  inizio  la  letteratura  scientifica  in 
senso  moderno. 

Nato  a  Londra,  studiò  a  Cambridge,  fu  per  un  periodo  diplomatico 
a  Parigi.  Dedicatosi  all'avvocatura,  dopo  una  brillante  carriera  foren 
se,  venne  nominato  pnjcuratore  generale  del  Regno  e  nel  1G19  Gran 
Cancelliere  di  Giacomo  I;  processato  due  anni  più  tardi  per  corruzione, 
fu  costretto  a  ritirarsi  dalla  vita  pubblica. 

Di  somma  importanza  sono  le  sue  opere  filosofiche  The  Advancement 
of  Learning  (1605),  scrìtta  in  inglese  e  più  tardi  ampliata  in  latino  col 
titolo  De  Augmentis  Scientiarum,  in  cui  tratta  del  valore  della  scienza, 
della  sua  antichità  e  della  necessità  di  servirsi  di  metodi  adatti  per 
acquisirla;  e  il  XoDum  Orgnnum  (1620),  scritto  in  latino,  in  cui  so- 
stiene che  l'osservazione  e  l'esperimento  costituiscono  i  soli  mezzi  per 
giungere  alla  verità.  Queste  due  opere,  colle  quali  sostituisce  alla  lo- 
gica aristotelica  il  metodo  induttivo  e  sperimentale,  che  Galileo  per 
suo  conto  propugnava  in  Italia,  dovevano  essere  i  primi  volumi  della 
Instauratio  Magna  Scientiarum,  rimasta  incompiuta. 

La  sua  fama  come  prosatore  in  lingua  inglese  si  fonda  principal- 
mente sugli  Essaycs,  in  numero  di  dieci  nella  prima  edizione  del  1507. 
di  cinquantotto  in  quella  definitiva  del  1G25,  che  sono  una  raccolta  di 
argute  e  profonde  riflessioni,  osservazioni  e  consigli  sulla  condotta 
civile  e  morale  degli  uomini,  scritti  con  uno  stile  compatto,  ben  equi- 
librato e  immaginoso,  che  dà  loro  permanente  valore  letterario.  Ispi 
rati  dai  saggi  di  Montaigne,  essi  sono  imbevuti  di  machiavellismo  nella 
loro  amoralità  e  mancanza  d'illusioni  circa  il  movente  delle  azioni  de- 
gli uomini,  considerati  come  sono  e  non  come  dovrebbero  essere. 

Il  JSÌeio  Atlantis  è  un  racconto  utopistico  incompiuto,  nel  quale 
l'autore  immagina  un  paese  ideale  i  cui  abitanti  sono  solo  intesi  allo 
studio  e  alle  ricerche  che  dovranno  condurli  al  possesso  della  verità. 
Di  Bacon  è  anche  una  H istorie  of  the  Raigne  of  King  Henry  VII  (1622), 
notevole  per  l'accuratezza  e  robiettività  con  la  quale  è  redatta. 

Prosatore  tra  i  più  importanti  di  questo  periodo  è  pure  il  filosofo  e 
teologo  Richard  Hooker  (1554:?-1600ì  che  nella  sua  Of  the  Laws  of  Ec- 
clesiasticall  Politgc,  opera  magistrale  in  otto  libri  (per  metà  pubblicati 
nel  1594),  scritta  con  grande  forza  di  persuasione  e  uno  stile  dignitoso, 
chiaro  e  musicale  che  la  rende  un  capolavoro  della  prosa  inglese,  di 
fende  la  Chiesa  anglicana  (la  sua  gerarchia,  disciplina  e  rituale)  con 
tro  gli  attacchi  dei  puritani,   in   quanto  essa   sola  concilia  l'autorità 

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della  tradizione  ecclesiastica  con  Fuso  della  ragione  e  i  piecetti  della 
IJibbia. 

RoBEKT  BunroN  (1577-1640)  è  un  umanista  erudito  ed  eccentrico  die 
pa«sò  la  maggior  parte  della  vita  ad  Oxford  immerso  nei  suoi  studi, 
godendo  di  benefici  ecclesiastici.  Il  suo  libro  2'hc  Anutonii/  of  Mclait- 
eholy  (1021)  è  un  trattato  sulla  malinconia  (intesa  in  senso  patologico 
come  affine  alla  pazzia  :  la  malattia  di  Amleto)  nel  quale  raccoglie  e 
riassume  quanto  è  stato  scritto  in  proposito  dai  classici  greci  e  latini 
e  dai  contemporanei,  ravvivando  il  tutto  col  suo  umorismo  e  con  qual 
che  scherzo  erudito.  Composta  in  uno  stile  sovrabbondante  e  ornato 
([uest'opera  ebbe  grande  successo  nel  Seicento  e  attrasse  anche  più  tardi 
letterati  e  poeti. 

Tra  la  letteratura  prosastica  di  carattere  popolare  va  ricordato  il 
l'acconto  «  picaresco  »  (1),  dove  si  narrano,  spesso  in  forma  autol)io- 
grafica,  le  avventure  di  qualche  briccone,  con  grande  ricchezza  di  par- 
ticolari poco  edificanti.  Ne  è  uno  degli  esempi  migliori  VUnfprtunatv 
Traveller,  or  the  Life  of  Jacl-e  Wilton  (1594)  di  Thomas  Nashb  (1507 
1001),  composto  in  una  prosa  senza  ricercatezze  e  pur  vivid.a  e  varia. 
Dopo  una  parte  di  prevalente  interesse  burlesco  e  satirico,  l'autore 
descrive  a  forti  tinte  i  fasti,  i  delitti  e  gli  orrori  della  Roma  papale. 

Al  famoso  navigatore  ir^ir  W.\i.tici{  Iìaleigh  (1.552?-1618).  dobbiamo 
una  Uistory  of  the  World  (1014),  com])Osta  durante  gli  undici  lunglii 
anni  trascorsi  in  prigione,  ove  era  stato  chiuso  per  sospetti  politici, 
geniale  ma  farraginosa  ed  arbitraria  narrazione  degli  eventi  occorsi  dal- 
la creazione  del  mondo  alla  caduta  dell'Impero  macedone.  Tra  i  cro- 
nisti basti  nominare  il  solo  Raphael  Holinshicd  per  le  sue  Chronichis 
of  England.  ^cotìand,  and  Ireland  (1577  e  1.586),  che  hanno  il  merito 
principale  d'e.s.sere  state  usate  dallo  ^Shakespeare  nei  drammi  storici. 

Dei  numerosi  libri  di  viaggi  il  più  importante  è  The  Principali  Na 
vigations,  Voiages  and  Discoceries  of  the  English  Nation  (1,589),  com- 
pilato da  Richard  IIakluyt  (1552?-1016)  e  più  tardi  continuato  da 
Samuel  PrnoHAs  (1.577-1 626)  in  Purchas  his  Pilgrimes  (1025),  dalle  quali 
opere  ricaviamo  la  maggior  parte  delle  notizie  sui  grandi  avventurieri 
e  navigatori  elisabettiani. 

Se  si  considera  quanto  povera  e  informe  fosse  la  prosa  agli  inizi 
di  questo  periodo,  come  in  esso  si  fissi  dapprima  e  si  estenda  ]»oi  a  quasi 
tutti  i  campi,  dando  in  ciascuno  opere  notevoli,  non  si  può  che  esser 
colpiti  della  rapidità  del  suo  svilu]ìpo  e  trovarlo  meraviglio.so.  Ma  la 
gloria  letteraria  dell'epoca  elisabettiana  è  essenzialmente  l(\gata  al  tea- 
tro e  alla  schiera  innumerevole  dei  suoi  poeti,  tanto  che  sarebbe  im- 


n)  Dallo  spagnolo  «  pìcaro  «  che  significa  furfante. 

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possibile  menzionare  qni  tntti  quelli  che  ne  sono  degni.  Ci  limiteremo 
perciò  a  considerare  solo  qualche  nome  tra  i  più  significativi. 

Samuel  Daniwl  (1562-1019),  spesso  classificato  tra  i  poeti  «  metafi- 
sici »,  ha  lasciato  un  poema  storico  e  patriottico  in  otto  libri  The  Civil 
Wars  (1595-1000),  in  cui  narra  gli  eventi  della  Guerra  delle  Kose,  ma 
il  suo  talento  poetico  si  rivela  meglio  nelle  elegie  e  nelle  epistole,  quali 
The  (Jomplaijnt  of  Rosaittotid  (1502),  e  nella  bella  raccolta  di  sonetti 
intitolata  Delia  (1502),  che  riecheggia  stilisticamente  ed  emotivamente 
quella  del  Sidney. 

Il  Daniel  quasi  dimenticato  dai  suoi  successori  fu  poi  rimesso  in 
onore  dai  giudizi  dei  poeti  dell'Ottocento,  specie  del  Toleridge.  Lo 
stile  di  questo  poeta  è  semplice  e  sobrio  con  una  spiccata  tendenza  al 
senso  della  realtà  e  all'immediatezza. 

Michael  Duaytox  (1568-1631),  poeta  fecondissimo  e  multiforme,  a 
improvvisi  voli  e  subitanee  cadute,  si  mostra  nel  complesso  della  sua 
opera  verseggiatore  vigoroso  e  colorito,  sebbene  superficiale,  di  dubbio 
gusto  ed  eccentrico.  Scrisse  al  pari  del  Daniel,  del  quale  trattò  spesso 
gli  stessi  argomenti,  un  poema  d'ambiente  storico  e  d'esaltazione  pa- 
triottica The  Barrons  Wars  (1003).  Pure  di  carattere  patriottico  è  la 
sua  opera  maggiore  Poììj-Olhion  (1013-22),  enorme  poema  in  alessan- 
drini, dove  descrive  l'Inghilterra  contea  per  contea,  riferendone  i  costu 
mi,  le  credenze  e  le  leggende.  Spenseriano  nelle  ecloghe  pastorali  Idea, 
the  Shepheards  Garland  (1593),  s'ispira  al  Daniel  e  ai  francesi  nella 
laccolta  di  sonetti  Ideas  Mirrour  (1591). 

Nessuno  legge  più  i  suoi  poemi  ponderosi.  Oggi  è  ricordato  e  am- 
mirato per  la  jjoetica  fantasia  burlesca  isymphidia,  che  ci  trasporta  nel 
regno  delle  fate,  per  la  robusta  Ballad  of  Agincourtj  piena  di  fervore 
patriottico,  e  per  il  sonetto  meraviglioso  «  Siuce  there's  no  help,  come 
let  US  kiss  and  part  »,  uno  dei  più  belli  della  letteratura  inglese. 

Tra  i  seguaci  e  gl'imitatori  dello  Spenser  nominiamo  George  Withbr 
11588-1067),  che  compose  una  serie  di  ecloghe  intitolate  The  8hrph£ards 
Hunting  (1015),  notevoli  per  l'amore  sincero  della  natura  in  esse  di- 
mostrato; WiLLLAM  Browne  (1591?-ie43i)  autore  delle  Britannias 
Fastorals,  sorta  di  romanzo  pastorale  in  versi  con  fresche  scene  agresti 
ben  osservate  e  felicemente  rese,  pur  tra  artificiosità  e  crudezze  gio- 
vanili (il  primo  e  il  miglior  libro  è  del  1013);  I^iiineas  Fletcher  (1582- 
1050),  autore  del  poemetto  Brittaìns  Ida,  or  Vcnus  and  Anchises  (1028). 
di  ecloghe  piscatorie  e  di  un  lungo  ])oema  allegorico  The  Purple  Island  : 
or  the  Iste  of  Man  (1033),  in  cui  esplora  i  segreti  della  natura  fisica  e 
morale  dell'uomo;  e  il  fratello  Gn.Es  Fle^'cher  (1588?-1023),  che  nel 
suo  poema  Christs  Victorie,  and  Triumph  in  Heaven,  and  Earth  (KJlO) 
Ila  tratti  di  reale  bellezza  e  potere  drammatico,  mentre  il  suo  fervoie 

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religioso  lo  rende  un  precni-.soi'e  del  Milton;  iuliiie  il  dotto  poeta  scoz- 
zese Wn-LiAM  DiJUMMoxD  di  IFawthoi'nden  (ir>85-l(>4J)),  autore  di  sonetti 
(^  madriffali,  in  parte  versioni  o  imitazioni  dall'italiano,  nei  quali  mo- 
stra tuttavia  orijiinalità  di  ]ìensiero  e  sincerità  di  sentimento.  Gli 
dobbiamo  inoltre  la  raccolta,  (li  poesie  religiose  Floivres  of  ^ion  (1628) 
seguita  da  una  meditazione  in  prosa  sulla  morte  A  Vy presse  Grove, 
la  cosa  sua  più  alta  ed  ispirata. 

Oltre  alle  molte  collane  di  sonetti  amorosi  —  alle  più  importanti 
delle  quali  abbiamo  già.  accennato,  fatta  eccezione  dei  sonetti  dello 
Shakespeare  che  tratteremo  i)iù  avanti  —  vengono  pubblicate  in  questo 
periodo  numerose  raccolte  miscellanee,  le  migliori  delle  (piali  sono 
The  Passionate  Pihjrint  (l.")99),  Englands  llelicon  (KMIO)  e  A  Poetica! 
Rapsodi/  (16()2);  a  queste  bisogna  aggiungere  i  fì-e<|uenti  libri  di  can 
zoni  e  madrigali  in  musica,  tra  i  quali  meritano  speciale  menzione  i 
Bookes  of  Ayres  (1()(H-17)  del  poeta  e  musicista  Thomas  Campion  (1.5T(»- 
1620). 

A  completare  questa  rapida  scorsa  della  lirica  elisabettiana,  do- 
vreniino  jtarlare  ancora  delle  molte  poesie  liriche  —  spesso  tra  le  più 
belle  —  che  si  trovano  incluse  nelle  commedie  e  nei  drammi  o  che  sono 
comunque  opera  di  drammaturghi,  ma  di  esse  faremo  cenno  nel  capitolo 
seguente. 


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VI. 

PERIODO  ELISABETTIANO 
IL  TEATRO 


Come  in  altre  letterati! le  eiuopHe  il  dramma  inglese  trae,  in  paitc 
almeno,  le  sue  origini  dalla  Chiesa.  Ma  non  fu  questo  il  solo  fattore  che 
esercitò  il  proprio  influsso  sullo  svilu|)po  del  teatro  inglese  :  vi  furono 
anche  la  tìlosofia  medievale,  il  rinascimento  della  cultura  classica  e  la 
conseguente  imitazione  dei  drammi  latini. 

Fra  le  rappresentazioni  sacre  dalle  quali  il  teatro  inglese  deriva 
bisogna  ricordare  anzitutto  i  mijsterics  (misteri),  nei  quali  erano  ripro- 
dotti episodi  della  vita  di  Cristo,  e  die  si  ripetevano  ogni  anno  a  Natale, 
Pasqua  e  Pentecoste.  Con  queste  rozze  rappresentazioni  la  Chiesa  cer- 
cava di  diffondere  tra  il  popolo  la  conoscenza  della  Bibbia.  Esse  si  svol- 
gevano dapprima  nell'interno  della  chiesa,  poi  sul  sagrato  e  infine  di- 
ventarono monopolio  delle  corporazioni  d'arti  e  mestieri  (guilds).  Que- 
sti drammi  —  che  eiano  rappresentati  sopra  una  specie  di  palco  (pa- 
geant)  fìsso  o  mobile,  diviso  in  due  piani  —  fiorirono  nei  secoli  XII,  XIII 
0  XIV.  Esistono  ancora  alcune  raccolte  di  quelli  che  furono  ra])presen- 
tati  ncdle  città  maggiori  come  Chester,  Coventry,  York,  Wakefield. 

Altre  rappresentazioni  sacre  furono  i  miraclcs  imiracoli),  general- 
mente tratti  dalla  vita  dei  santi,  sebbene  in  Inghilterra  questo  noun^ 
fosse  il  solo  usato  e  comprendesse  perciò  anche  i  mystcrics.  Nel  secolo  X\' 
i  miraclcft  lasciarono  il  posto  alle  moralities  (moralità),  drammi  alle- 
gorici che,  come  dice  la  ]iarola.  avevano  lo  scopo  d'insegnare  una  morale 
attraverso  l'azione  e  il  dialogo  dei  personaggi,  i  quali  erano  spesso  deHc 
astrazioni  personificate.  Esse  diedero  ai  drammaturghi  la  possibilità  di 
liberarsi  dai  rigidi  schemi  della  tradizione,  consentendo  loro  di  creare 
('  svolgere  intrecci  originali. 

Le  possibilità  drammaticlic  di  tali  lavori  sono  evidenti  nel  migliore 
di  essi  intitolato  Ercriiman  (Ognuno),  composto  verso  la  fine  del  Quat- 

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trecento  e  ancor  oggi  rappresentato,  in  cui  l'autore  vuol  dimostrare  la 
vanità  dei  piaceri  del  mondo,  l^vciynian,  cioè  l'uomo  cristiano  tipo,  ha 
seguito  nella  sua  vita  più  i  consigli  di  Bad-Deeds  che  quelli  di  Good- 
Deeds,  finche  giunto  al  termine  della  sua  giornata  terrena  si  vede  abban- 
donato da  tutti  i  suoi  aìuici  meno  che  da  Good-Deeds.  per  la  cui  Inter 
cessione  egli  muore  mondo  da  ogni  ^ìeccato. 

GiA  nel  secolo  XIII  ei-ano  stati  inseriti  nei  m tracie  plai/§  brevi  dia- 
loghi chiamati  interi udcs  (intermezzi)  intesi  a  sollevare  lo  spirito  degli 
spettatori  con  scene  di  carattere  comico.  Più  tardi  Vintcrludc  cominciò 
ad  assumere  forme  sue  proprie,  abbandonando  gl'intenti  morali  per  di- 
ventare uno  spettacolo  di  puio  divertimento.  Uno  dei  più  famosi  è  The 
Four  P's  (I  quattro  P),  dovuto  a  John  IIeywood  (1497?- 1580?),  nel  quale 
un  pellegrino  (Palmer),  un  farmacista  ('Pothecary)  e  un  mercante  di 
indulgenze  (Pardoner)  scommettono  di  dire  la  bugia  più  grossa,  arbitro 
un  mereiaio  ambulante  fPedlar).  Riuscirà  vincitore  il  pellegrino  il  quale 
giurerà  di  non  aver  mai  incontrato,  nei  suoi  lunghi  viaggi,  una  donna 
spazientita. 

La  prima  commedia  inglese  vera  e  ]ìropria  è  Ralph  Roister  Doister 
(circa  1553),  composta  da  Nicholas  I^dall  (1505-56),  rettore  della  seno 
la  di  Eton.  Pur  non  essendo  che  una  imitazione  del  Miles  Gloriosus  di 
Plauto,  la  commedia,  vivace  e  briosa,  ha  già  alcuni  personaggi  caratte- 
risticamente inglesi.  L'elemento  nativo  predomina  nella  commedia  qua- 
si contemporanea  iìommcr  Gurtons  Xcdlc  (L'ago  di  Gammer  Gurton), 
scritta  con  ogni  probabilità  da  William  Stevenson.  Farsesca  e  volga- 
re nell'intreccio,  è  dialogata  con  grande  vivezza  e  mostra  una  sicu- 
ra conoscenza  delFambiente  rustico  e  dei  caratteri  buffoneschi  che  ri- 
produce. 

Nel  1562  apparve  la  prima  tragedia  regolare  inglese  Gorhoduc,  or 
Ferrex  and  Porrex,  scritta  in  versi  sciolti  da  Thomas  Sackville  e 
Thomas  Norton,  e  modellata  sulle  tragedie  di  Seneca.  Pur  essendo  in 
verità  piuttosto  monotona,  è  molto  importante  per  lo  studioso  perchè  vi 
si  nota  per  la  prima  volta  l'abbandono  completo  dei  temi  biblici. 

Il  teatro  di  Seneca  è  certamente  uno  fra  i  maggiori  legami  che  uni 
scono  l'antica  tragedia  a  quella  moderna,  specialmente  al  dramma  in- 
glese, che  doveva  poi  per  opera  dello  Shakespeare  diventare  universale. 
A  malgrado  di  certi  difetti  di  struttura,  della  sonorità  talvolta  ampollo- 
sa dello  stile,  delle  artificiose  incongruenze,  dei  molteplici  atteggiamen 
ti  morali  e  didattici,  l'arte  di  questo  scrittore  latino  ha  un  suo  proprio 
senso  di  umanità,  anche  quando  accoglie,  come  in  alcune  tragedie,  le 
leggende  più  disumane  del  mito  {Medea,  Tiestc). 

Molti  drammi  prodotti   in  questo  periodo  non  furono  che   tradu 

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zàoni  dal  latino  o  dal  nreoo.  Durante  il  Rinascinicnto  le  versioni  dai 
ola«sicl,  dall'italiano  e  dallo  spagnolo  furono  numerosissime    Si  può  di 
ve  che  al  principio  del  Seicento  un  inglese  poteva  leggere  quasi  tutti  i 
libri  stranieri  più  importanti  nella  propria  lingua. 

Nel  15T()  fu  concesso  ai  «  seivants  »  (1)  del  conte  di  Leicester  di  rap 
presentare  i  loro  drammi  in  un  ex-convento  di  domenicani  situato  nei 
sobborghi  di  Londra.  1  [)rimi  teatri  sorti  in  (piesta  città  furono  «  The 
Theatre  »,  «  The  Curtain  »,  «  The  Rose  »,  «  The  Swan  »,  «  The  Globe  ». 
Quest'ultimo,  inaugurato  nel  1508  dalla  compagnia  di  cui  faceva  jìaite 
lo  Sliakesi)eare,  era,  come  [ìress'a  poco  gli  altri  teatri,  un  edificio  circo 
lare  scoperto,  tranne  sul  palcoscenico,  e  con  logge  all'intorno.  Pagando 
un  prezzo  più  elevato  coloro  che  ai)partenevano  alle  classi  sociali  più 
alte  potevano  prender  posto  sulla  scena  o  molto  vicino  ad  essa,  mentre 
il  popolino  s'accalcava  nella  platea.  In  fondo  al  palcoscenico  si  apriva 
una  specie  di  camera  divisa  in  due  piani,  così  che  l'azione  itoteva  svol- 
gersi indifferentemente  sul  palcoscenico  o  nel  fondo  senza  mutamenti  di 
scena. 

Lo  scenario  era  in  (juel  tempo  molto  modesto  o  non  esisteva  affatto. 
Alcune  compagnie  usavano  indic^ire  la  scena  con  cartelli  sui  quali  era 
scritto  l'ambiente  in  cui  l'azione  aveva  luogo.  Altre  volte  erano  gli 
stessi  attoi'i  che  descrivevano  l'ambiente  in  cui  agivano.  Le  ])arti  di  don- 
na erano  di  solito  affidate  a  giovanetti.  Le  signore  assistevano  alle  rap- 
presentazioni mascherate,  perchè  si  riteneva  allora  poco  decoroso  per 
una  dama  frecjuentare  il  teatro. 

Durante  la  jìrima  parte  del  soggiorno  di  Shakespeare  a  Londra  e 
anche  prima,  s'erano  andati  affermando  come  scrittori  di  drammi  dei 
giovani  che  non  erano  attori  come  lui,  ma  che  avevano  ricevuto  una 
buona  educazione  universitaria.  Si  chiamavano  «  University  Wits  »  e 
cioè  «  universitari  di  bell'ingegno  ».  I  maggiori  di  essi  furono  Robert 
Greene,  John  Lyly  e  Christopher  Marlowe,  che  ai)rirono  la  via  al  gio- 
vane Shakespeare  destinato  a  portare  l'arte  drammatica  ad  un'altezza 
mai  più  superata. 

PREDECESSORI  DELLO    SHAKESPEARE. 

John  Lyi.y.  E'  il  capo  del  gru])po  degli  «  T'niversity  Wits  »  e  il  più 
l)rillante  commediografo  prima  di  Shakespeare,  sebbene  la  sua  fama  sia 
.soprattutto  legata  alla  creazione  del  romanzo  eufuistico,  come  abbiamo 


(1)  Gli  attori  erano  costretti  a  cercare  la  protezione  di  <iualclie  nobile,  del  quale 
si  professavano  «  servante  »,  per  non  esigere  arrestati  come  vagabondi;  le  leggi  in- 
fatti erano  severissime  al  loro  riguardo. 

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notato  altrove.  Scrisse  per  la  Corte,  in  prosa  eufuistica,  una  serie  di 
commedie  in  gran  parte  di  socgotto  mitologico  e  pastorale  Alexamler, 
Cnmpaspc  and  Diogencs  iir)84),  la  migliore,  Sapho  and  Pìiao  (1584);,  En- 
dimion  (1588),  Midas  (circa  1589)  e  in  versi  The  Woman  in  the}  Moonc 
(circa  1594),  satira  delle  donne. 

Queste  commedie,  piene  di  grazia,  di  spirito  fine  e  romantico,  ebbero 
grande  successo  e  sono  veramente  pregevoli  per  l'originalità  inventiva 
(pur  imitando  modelli  italiani)  e  la  bravura  con  la  quale  il  Lyly  sa  fon- 
dere nella  complessil;i  delia  commedia  classica  gli  elementi  allegorici 
derivati  dalle  )n orai ii ics  e  quelli  realistici  della  farsa. 

Thomas  Kyd  (1558-94).  E'  l'autore  di  The  S2)anish  Tragedie  (circa 
1588),  dramma  a  forti  tinte,  che  inaugura  la  serie  delle  ])aurose  tragedie 
di  vendetta,  di  orrori  e  di  sangue,  insieme  col  Tamhurlainc  di  Marlowe, 
di  cui  parleremo  fra  poco,  e  con  VArdcn  of  Fcversharn  (IjSG)  d'ignoto 
autore,  eccellente  dramma  realistico,  ove  si  narra  l'assassinio  di  un  ma- 
rito da  parte  della  moglie  e  del  suo  amante,  mostrando  di  saper  sfrut- 
tare un  recente  fatto  di  cronaca. 

The  S2ìanish  Tragedie^  che  s'ispira  a  Seneca,  del  quale  Kyd  fu  gran- 
de ammiratore,  inizia  col  suo  enorme  successo  il  periodo  aureo  del  dram- 
ma elisabettiano  ed  è  ^lno  dei  primi  lavori  in  cui  appaiono  violate  le  tre 
famose  unità  (di  tempo,  luogo  e  azione).  Il  personaggio  centrale,  JTiero- 
nimo,  assurge  quasi  a  simbolo  di  un'umanità  dominata  dalla  passione 
e  dal  dolore,  ma  siamo  ancora  lontani  dalla  potenza  drammatica  e  uma- 
na dello  Shakespeare  ed  è  troppo  evidente  che  Faitificiosità  e  la  retorica 
concorrono  spesso  a  colmare  le  lacune  dell'introspezione  e  dell'estro. 

Gex)rge  Pbei.i:  (]5o8?-97).  Fu  poeta  e  commediografo  di  Corte.  I 
suoi  lavori  teatrali  precedono  di  poco,  in  ordine  di  tempo,  quelli  del  Kyd 
ma  non  raggiungono  la  fama  e  la  popolarità  di  essi  anche  per  la  loro 
natura  più  strettamente  letteraria.  Ispirato  dallo  Spenser,  il  Peele  ope- 
rò sulle  scene  ciò  che  questi  aveva  realizzato  nella  lirica  :  l'apologia  del- 
la regina  Elisabetta.  Nella  commedia  pastorale  The  Aiiaygncment  of 
Paris  (Il  giudizio  di  Paride.  1581)  immagina  infatti  che  Diana,  ripren- 
dendo il  giudizio  del  principe  ellenico,  assegni  il  simbolico  pomo  alla 
regina  inglese. 

KoBERT  GnEEXE  (15G0-92)  fa  parte  del  gruppo  degli  «  University 
Wits  »,  Viaggiò  in  Italia  e  in  Ispagna,  risentendo  grandemente  nelle  sue 
opere  l'influsso  italiano,  condusse  poi  a  Londra  vita  dissoluta  al  pari 
degli  amici  Peele,  Xashe  e  Marlowe.  E'  l'autore  di  una  deliziosa  comme- 
dia Fricr  Bacon  and  Frier  Bongay  (Fra  Bacon  e  Fra  Bongay,  circa 
1589),  scintillante  di  comicità,  die  ha  come  centro  gl'inganni  reciproci 
di  due  maghi  famosi  e  che  fu  probabilmente  ispirata  dal  successo  del 

—  56  — 


Doctor  Fanstns  del  Marlowe.  L'arte  del  Greeue  si  distingue  sojuattiitto 
per  quella  vena  di  tenerezza  e  di  sentimento  sincero  che  ])reannunzia 
l'autore  di  Romeo  and  Julict:  si  può  anzi  dire  che.  con  le  sue  sagge, 
lievi,  soavi  figure  femminili,  sia  stato,  in  certo  modo,  un  modello  per  il 
suo  grande  compatriota. 

Molto  notevoli  sono  i  suoi  romanzi  in  prosa  eufuistica,  intercalati 
<la  fresche  liriche  sovente  di  grande  ncUezza,  Pandosto  (1588),  che  servì 
di  base  alio  Shakespeare  per  il  suo  Winter's  TalCj  e  Mcnaphon  (1589), 
forse  il  suo  capolavoro.  In  prosa  scrisse  ancora  EuphueSj  his  Censure 
of  Phildutifs  (1587),  difesa  dell'amico  John  Lyly,  e  una  serie  di  opu 
scoli  di  carattere  realistico  e  ] topolare  del  genere  «  conny-catching  » 
t^gabba gonzi),  dove  descrive  i  bassifondi  di  Londra  a  lui  ben  noti.  Nella 
bibliogratia  shakespeaiiana  viene  poi  citato,  insieme  al  Peele,  come  il 
probabile  autore  dell'// r»r//  T7,  che.  secondo  alcuni  studiosi,  lo  Shake- 
speare avrebbe  solo  revisionato. 

Ma  tra  gli  espruienti  d(^l  jirimo  teatro  elisabettiano  la  figura  più 
importante  è.  senza  dubbio,  (piella  di  CHitiSToriiER  Marlowe  (l.")f)4:-93), 
considerato  come  il  più  grande  predecessore  dello  Shakespeare,  sebbe- 
ne in  realtà  esattamente  coetaneo  di  questi.  La  sua  vita  sfrenata, 
simbolo  dell'ardente  giovinezza  del  tempo  in  cui  visse,  fu  breve  e  tem- 
pestosa e  si  concluse  tragicamente  con  un  colpo  di  ]Miguale  infertogli 
durante  una  rissa  di  taverna. 

L'opera  di  ^larlowe  s'ispira  a  un  concetto  pagano  della  vita  che 
persegue  la  massima  potenza  e  il  massimo  godimento  attraverso  il  de- 
litto, l'empietà,  l'accumulo  di  ricchezze,  la  lussuria;  i  personaggi  dei 
suoi  drammi  hanno  brame  e  appetiti  giganteschi  eccedenti  i  limiti  della 
normale  natura  degli  nomini.  La  sua  arte  è  caratterizzata  dallo  skincio 
lirico  e,  a  malgrado  del  gusto  dello  scrittore  per  le  tinte  forti  e  violente, 
egli  porta  sulle  scene  una  passionalità,  un  seu.so  di  vita  e  di  umanità, 
sia  pure  abnorme  e  perverso,  che  spazzano  via  i  vecchi  convenziona- 
lismi, le  viete  foimnle  retoriche  ed  invitano  alla  spontaneità  ed  alla 
sincerità  gli  autoii  della  nuova  generazione.  Nelle  sue  mani  il  verso 
.sciolto  diviene  uno  strumento  semjtre  più  agile  e  duttile  che  si  adatta 
perfettamente  tanto  ai  più  alti  voli  lirici  che  alle  scene  drammatiche 
più  Tiagiche. 

Le  opere  più  importanti  del  Marlowe  sono  Tarnhiirlaiiw,  Dottor 
Faustìia,  The  Jeir  of  Malta,  Edward  II. 

Tamhurlaine  the  Great  (l.~)8T-8t,  in  due  parti,  è  il  dramma  dell'am- 
bizione umana.  Esso  ci  pone  dinanzi  ai  sogni  di  grandezza  di  un  jtastore 
scita  che  dopo  aver  sconfitto  re  e  imperatori  osa  sfidare  gli  Dei  e  infine 
muore  mi.sera mente.  In  questo  dramma  il  Marlowe  dimostra  la  sua  pre- 
dilezione per  quel  teatro  passionale,  di  tipo  senechiano.  che  il  Kyd  mette 

—  57  — 


quasi  contemporaneamente  in  voga  con  The  Spanish  Trmjcdìc,  e  lo  porta 
ijrazie  alle  eccezionali  qualità  del  suo  talento  a  grande  dignità  arti 
stica.  Ecco  perchè  in  Inghilterra  viene  chiamata  «  niarlo\ves(iue  »  quell:i 
arte  in  cui  le  passioni  umane  appaiono  apportatrici  di  desolazioni,  di 
sangue  e  di  dolore  («  marlowesque  »  o  «:  blood-and-thunder  »  (1)  play). 
Il  genere  viene  ripreso  più  tardi  dal  Webster,  entra  come  componente 
nel  teatro  altìeriano  e  appare  nel  suo  ultimo  stadio  di  decadenza  nel 
«  grand-guignol  »  delP Ottocento  francese. 

The  Trof/icall  Histori/  of  Doctor  Faustus  (1588),  di  valore  assai  di- 
suguale, è  il  dramma  della  conoscenza  umana  e  del  mistero  della  vita. 
La  fonte  è  l'identica  del  Faust  goethiano  (sebbene  lo  spirito  e  la  conclu 
sione  delle  due  opere  differiscano  grandemente)  e,  con  probabilità,  si 
riallaccia  a  quella  i)rima  stoiia  di  Johann  Faust,  comparsa  a  ±  ranco 
forte  nel  1.587,  dove  si  narrano  le  vicende,  ormai  trasfigurate  dalla  leg- 
genda, di  un  famoso  ribaldo  —  dottore,  astrologo,  chiromante  e  negro- 
mante —  realmente  vissuto  in  Germania  nella  prima  metà  del  seco 
lo  XVI. 

The  Jcio  of  Malta  (l."580)  è  uno  studio  della  cupidigia  umana  che 
trova  il  suo  centro  nella  ligura  di  Barabas,  un  odioso  vecchio  strozzino, 
costretto  dal  governo  dell'isola  a  cedere  metà  dei  suoi  beni  per  pagare 
il  tributo  richiesto  dai  Turchi  vincitori.  La  figura  dell'ebreo  ha,  nel 
primo  atto  momenti  di  intenso  fulgore  dovuto  al  suo  fiero  e  sprezzante 
atteggiamento  di  fronte  alle  richieste  degli  ipocriti  governanti;  e  tale  ì- 
la  luce  che  da  questo  atteggiamento  si  riflette  sul  personaggio  che  alia 
fine  del  dramma  l'orrore  per  i  nefandi  delitti  da  lui  commessi  viene  ad 
esserne  un  poco  attenuato,  quanto  basta  per  farci  sentire  un  senso 
di  pi^tà  per  la  sua  fine  l'accapricciaute,  pur  nello  sdegno  e  nella  sod- 
disfazione del  trionfo  della  giustizia. 

La  stessa  parziale  solidarietà,  illuminata  peraltro  da  una  ben  più 
alta  visione  della  vita,  sembra  aver  animato  lo  Shakespeare  nella  trat 
tazione  del  personaggio  di   Shylock    (il  protagonista  del  Merchant   of 
Venice)   probabilmente  ispirato  dal  dramma  del  Marlowe.    I   soliloqui 
di  Shylock  e  le  sue  proteste  dinanzi  ai  giudici  ci  danno  modo  di  medi 
tare  più  profondamente  sul  senso  della  giustizia  umana. 

Edward  II  (1.592)  è  T  ultimo  e  il  più  perfetto  lavoro  teatrale  del 
Marlowe,  assai  importante  anche  perchè  anticipa  i  grandi  drammi  sto 
rici  dello  Shakespeare.  Meglio  costruito  dei  precedenti,  mostra  una  più 
sicura  padronanza  del  dialogo  e  un  più  profondo  studio  dei  caratteri. 
Famosa  è  in  esso  la  scena  veramente  patetica  dell'assassinio  e  della 
morte  del  frivolo  e  vizioso  sovrano. 


(1)  Letteralmente  :  «  «3i  sangue  e  dì  tuono  »,  cioè  dramma  a  forti  tinte. 

—  58  — 


Il  Mailowe  è  jìoeta  lirico  di  piiiii'oidiue,  oltre  che  uelle  parti 
liriche  dei  suoi  drammi,  anche  nel  poemetto  Hcro  and  Leander^  rimasto 
incompiuto  i)er  la  morte  dell'autore  e  più  tardi  completato  in  modo  me- 
diocre del  Chapmau.  Egli  ci  ha  dato  i)er  primo  la  nozione  del  genio 
teatrale  inglese,  ma  la  sua  fama,  della  quale  era  pur  così  degno,  In 
;  «sai  presto  oscurata  da  quella  i)iù  universale  del  suo  grande  coetaneo. 

Nell'epoca  elisabettiana  grandeggia  infatti  la  figura  di  William 
Shakespeare,  i  cui  personaggi  non  sono  già  semplici  tipi,  ma  esseri 
completi  sui  (juali  si  riflettono  i  molteplici  aspetti  della  vita  reale.  Non 
legato  dalle  strette  regole  formali  che  governano  il  dramma  classico, 
Shakespeare  eccelle  nella  i-appresentazione  diammatica  e  nella  creazio- 
ne dei  personaggi;  ed  essendo  poi  essenzialmente  poeta  non  perde  mai 
di  vista  il  lato  ideale  della  vita  umana,  (lan<loci  di  questa  illumina- 
zioni d'inaspettata  I)ellezza. 

SHAKtJi<l'JJARE. 

William  Shakespeark  nacque  a  Stratford-on-Avon  neira]>rile  del 
ir)()4.  Suo  padre  era  un  agricoltore  datosi  poi  al  commercio  delle  pelli, 
sua  madre  Mary  Arden  discendeva  da  una  famiglia  di  possidenti.  Dopo 
aver  goduto  per  qualche  tempo  di  una  certa  agiatezza,  in  seguito  ad  al- 
cune speculazioni  andate  male,  la  famiglia  si  trovò  in  difficili  condi- 
zioni tinanziarie,  così  che  il  giovane  Shakespeare  non  potè  più  conti- 
nuare gli  studi. 

Nel  1ÌS82  egli  si  sposa  con  Anne  Hathaway,  di  otto  anni  più  anziana 
di  lui,  e  sembra  che  il  matrimonio  non  sia  stato  felice.  Comunque  dopo 
qualche  anno  Shakespeare  se  ne  va  a  Londra  in  cerca  di  fortuna,  l'uò 
darsi  che  l'abbandono  della  famiglia  (gli  erano  nati  intanto  tre  figli) 
e  la  sua  partenza  i»er  la  capitale  siano  stati  determinati  dal  fatto 
eh 'egli  aveva  rubato  della  selvaggina  nella  riserva  di  caccia  di  un 
lai  Sir  Thomas  Lucy,  il  quale  non  cessava  di  perseguitailo.  A  Londra 
è  certamente  nel  1592,  come  lo  prova  un  brano  del  Groat^icorth  of 
Wit  di  l\o1)ert  Greene,  dove  il  nuovo  fortunato  drammaturgo  viene 
denunziato  come  l'attore  incollo,  l'intruso,  {'Johannes  Factotuìa,  che 
presume  di  essere  «  l'unico  scuoti-scena  (1)  dell'intero  paese  ». 

La  sua  fama  cresce  i-apidamente.  Dapprima  semplice  attore  — 
|trobabilmente  nella  compagnia  che  godeva  della  protezione  di  Lord 
Strange  —   egli   cominciò   ]>resto   ad   adattare   e   rimaneggijire   vecchi 


(1)  Shake-scene  (=   scuoti-.scenaj  evidente  gioc*/  di  parole  col  nome  del  poeta 
shake-speare  (-  scuoti-lancia). 

—  59  — 


dramiui  liesuiuati  dalla  compagnia,  per  cimeutar.si  infine  in  opere  ori- 
ginali. 

I  due  poemetti  ^'cnl(s  and  Adonis  (159o)  e  7'hc  Rape  of  Lucrecr 
(1594),  dedicati  al  suo  patrono  il  conte  di  Southampton,  diedero  mod<^ 
allo  Shakespeare  di  UK^ttore  in  luce  le  sue  qualità  di  poeta  lii-ico.  in- 
contrando subito  grande  successo  presso  i  contemporanei.  Il  ])rimo  è 
un  poemetto  elegiaco,  in  versi  armoniosi  e  delicati,  con  scene  campe- 
stri animate  da  canti  di  uccelli,  probabilmente  concepito  e  foi-se  al- 
meno in  parte  composto  prima  che  il  poeta  lasciasse  Htratford.  Il  se- 
condo ha  maggior  perfezione^  formale  ma  minor  frescho/.za  d'immagini. 

Molto  più  importanti  artisticamente  e  per  quello  clie  possiamo 
intuire  della  storia  spirituale  del  poeta  sono  i  SonnctSj  pubblicati  nel 
1609  ma  scritti  tra  il  1502  e  il  1600.  Questi  1.54  sonetti,  di  tipo  elisa- 
bettiano (1),  alcuni  dei  quali  bellissimi,  sono  dedicati  dall'editore  a 
un  certo  Mr.  W.  n.,  nel  quale  s'è  voluto  di  volta  in  volta  ravvisare 
Henry  Wi-iothesley  (il  conte  di  Southampton),  ^Villiam  Herbert  (conte 
di  Pembroke)  ed  alti-i  ancora,  senza  giungere  a  una  sicura  identifi- 
cazione. Essi  sono  ispirati  per  la  maggior  parte  da  un  diletto  amico,  che 
l'autore  invita  a  sposarsi  per  perpetuare  la  stirpe,  e  da  una  misteriosa 
dama  bruna  (dark  lady),  ardente  e  torbido  amore  del  poeta.  Una  nota 
di  ijessimismo  e  di  stanchezza  risuona  in  molta  parte  di  (juesta  rac- 
colta, il  cui  motivo  principale  è  costituito  dal  trascorrere  fatale  del 
tempo  che  tutto  divora  e  cancella  e  dall'incombente  realtà  della  morte, 

Nell'inverno  del  1.591  Shakespeare  diviene,  col  probabile  aiuto  del 
suo  generoso  patrono,  uno  dei  compioprietari  della  compagnia  dei 
Chamberlain's  Men  (servi  del  lord  ciambellano),  che  si  chiamerà  più 
tardi  sotto  Giacomo  I  dei  King's  Men  (servi  del  re).  Nel  1598  la  com- 
pagnia aprì,  come  s'è  detto,  il  teatro  «  The  Globe  »,  e  i  guadagni  ac- 
consentirono allo  Shakespeare,  che  fu  ottimo  uomo  d'affari,  di  acqui- 
stare in  pochi  anni  delle  proprietà  a  Londra  e  a  Stratford,  dove  il 
poeta  fece  ritorno  vei-so  il  1610,  conducendov^  vita  comoda  e  serena  fina 
alla  morte,  avvenuta  il  23  aprile  1616. 

Almeno  a  titolo  di  curiosità  facciamo  qui  menzione  della  famosa 
teoria  baconiana  secondo  la  quale  si  vuole  rivendicare  a  Bacon  la  pa- 
ternità dei  drammi  shakespeariani.  Le  prove  addotte,  pur  ingegnose  e 
interessanti,  non  sono  convincenti;  uè  offre  alcun  serio  fondamento  l'al- 
tra teoria  secondo  la  quale  i  drammi  sarebbero  da  attribuirsi  a  ^Mlliam 
Stanley  (conte  di  Derby).  E'  questa  pura  alchimia  letteraria  che  può 
svagare  qualche  cervello  erudito,  nulFaltro. 


(1)  Formati  cioè,  come  s'è  detto,  di  tre  quartine  e  di  una  coppia  finale  a  rima 
baciata. 

—  60  — 


Più  importanti  ci  sembrauo  le  testimonianze  di  alcuni  contempora- 
nei di  Shakespeare  :  Francis  Meres  nel  1598  in  una  specie  di  manuale 
di  letteratura  Palladis  Tamia  cita  dodici  drammi  del  grande  scrittore 
che  chiama  «  il  più  eccelso  in  ambedue  i  generi  (commedie  e  tragedie) 
per  la  scena  »;  nello  stesso  anno  Kicliard  J>arnti<dd  affermava  che  V(.nui< 
e  LìtCìTce  hanno  posto  il  suo  nome  nel  libro  immortale  della  fama: 
John  Weever  un  anno  più  tardi  ci  descrive  Shakespeare  u  ammirato  per 
Adone  dalle  rosee  guance,  per  Romeo,  Riccardo  ed  altri  drammi  di  cui 
non  so  il  nome»;  Ben  Jonson  lo  chiama  «Cigno  dell'Avon  ».  «possedè 
va  »,  ci  dice  «  un'eccelsa  immaginazione,  nobili  idee,  e  un  eloquio 
soave  al  fluire  ». 

Quando  passiamo  a  considerare  i  testi  shakespeariani,  osserviamo 
che  alla  morte  del  poeta  esistevano  già  una  quindicina  di  in-quarto  con- 
tenenti una  i)aite  della  sua  opera,  testi  mediocri,  parzialmente  rico- 
struiti a  memoria.  Xel  102H  fu  ])ubblic;ìta  a  cura  degli  attori  Ilemiuges 
e  Condell.  colleghi  dello  Shakespeare,  la  prima  edizione  in-folio,  che  è 
l'autorità  principale  per  (guanto  si  riferisce  all'attribuzione  dei  drammi 
ivi  contenuti. 

I^  successione  cronologica  dei  drammi  è  stata  studiata  in  epoche 
diverse  da  alcuni  critici  i  quali  hanno  adottato  criteri  differenti,  quali 
le  date  delle  pubblicazioni,  le  allusioni  ad  autori  contem])oranei  o  ad 
avvenimenti  di  un  dato  periodo,  il  progressivo  evolversi  dello  stile,  il 
perfezionarsi  della  costruzione  drammatica,  l'uso  più  o  meno  frequente 
di  brani  in  prosa,  l'adozione  di  versi  ipermetrici  (ottenuti  con  l'agginn 
ta  di  una  sillaba  non  accentata),  l'uso  della  rima,  e  altri  ancora. 

Secondo  la  critica  più  recente  tali  criteri  possono  sì  costituire  un 
valido  mezzo  di  controllo,  ma  non  sono  da  considerarsi  definitivi  nello 
stabilire  le  date  da  attribuire  ai  vari  drammi. 

Dal  Chambers  (1),  uno  fra  i  più  autorevoli  critici  niodei'ni.  l'ordine 
cronologico  è  fissato  come  segue  : 

The  Secanti  and  the  Third  Pari  of  Kiiuj  Henri/  VI,  1590-1. 

The  First  Pari  of  King  Henry  VI,  lT>\\l-2. 

Richard  III,  The  Comedi/  of  Errors,  1592-3. 

Titus  Androniciis,  The  Taming  of  the  Shreic,  1.593-4. 

The  Tiro  Gentl^men  of  Verona,  Love's  Labour's  Lost,  Rom^o  and 

JuUet,  1594-5. 
Richard  II,  A  Midsummer-Night's  Dream,  1595-6. 
King  John,  The  Merchant  of  Venice,  1.596-7. 
The  First  and  the  Second  Pari  of  King  Henry  IV,  1597-8. 


(1)  E.  K.  Ch.iinbers,  M  illiam  Shakespeare,  Oxford,  2  vols.,  1930. 

—  61  — 


iJuch  Allo  about  l^oth'nìij,  licnnj  V,  1598-9. 

Julius  Caesar,  As  Yoii  Like  It,  Tirelfth  yùjht,  1599-lfiOO. 

Hamlet,  The  Merrii  Wives  of  Windsor,  lGOO-1. 

Troilus  and  Cressida,  1001-2. 

All's  Wcll  that  Ends  ^yeU,  -[Wl-V,. 

Measure  far  Measure,  Othelìo,  10(H-Ó. 

King  Lear,  Macheth,  ir>05-fi. 

Antoni/  and  Cleopatra,  l(50r>-T. 

Coriolanus,  Timon  of  Athcnti,  1(107-8. 

Perìcles,  160S-9. 

Ci/mheline,  1(>0J)-10. 

The  Wiìiter's  Tale,  lGlO-11. 

The  Tempest,  lGll-12. 

Henry  Vili,  Tiro  yohle  Kinsmen,  1G12-13. 

JL'intensa  attività  letteraria  di  ^Shakespeare  si  svolge  dunque  senza 
tregua  fra  il  ].~)90  e  il  1G13.  Essa  viene  di  solito  divisa  in  quattro 
])eriodi. 

Primo  pekiolm»  (1.590-r)).  In  esso  Fautore  muove  i  primi  passi,  mo- 
strando la  sua  versatilità  e  il  suo  istintivo  senso  teatrale,  e  tenta  i 
diversi  generi  drammatici  allora  in  favore  presso  il  pubblico.  Infatti 
egli  tratta  :  il  dramma  storico,  con  le  tre  parti  di  Henri/  YI ,  rifacimento 
come  s'è  detto  di  lavori  precedenti,  e  con  Richard  III,  in  cui  è  palese 
l'influsso  del  Marlowe;  la  commedia  di  derivazione  plautiana,  con  The 
Voìiìcdjj  of  Errors,  dove  ritroviamo  i  soliti  scambi  di  persona;  la  tra- 
gedia modellata  su  quella  di  Seneca,  con  Titiis  AndronicjiSj  che  descri- 
ve la  terribile  vendetta  del  generale  romano  T.  Andronico  per  le  atro- 
cità commesse  dalla  regina  Tamora  contro  la  sua  famiglia;  la  com- 
media derivata  dalla  commedia  dell'arte,  con  The  Tico  Gentlemen  of 
Verona,  primo  esperimento  di  commedia  romantico-sentimentale,  e  con 
The  Taming  of  the  ^Shrew  (La  bisbetica  domata),  probabilmente  fonda- 
ta su  di  un  lavoro  precedente  [The  Taming  of  a  Shreic),  mentre  alcune, 
scene  derivano  da  /  Suppositi  deirAriosto;  e  la  commedia  di  corte,  con 
Love's  Lahour's  Lost  (Pene  d'amore  perdute),  vivace  e  artificiale,  ricca 
di  dialoghi  brillanti  e  di  battute  spiritose,  che  s'ispira  al  Lyly,  facen- 
done talvolta  la  parodia. 

Tutti  questi  esperimenti  ci  portano  ai  primi  capolavori  La  trage- 
dia Romeo  and  Julict  (Giulietta  e  Romeo),  pur  non  potendo  paragonar- 
si per  intensità  drammatica,  naturalezza  dell'intreccio  e  caratterizza- 
zione dei  personaggi  alle  grandi  concezioni  tragiche  posteriori,  è  uno  dei 
]>iù  bei  poemi  d'amore  dei  temjn  moderni.  In  essa  —  tra  il  linguaggio 
eufuistico  e  i  motti  di  spirito  di  Mercuzio  e  di  Romeo  —  vive  della 
vita  immortale  dell'arte  la  figura  soave  e  appassionata  di  Giulietta, 

—  62  — 


Tav.  vii 


^X.  ouUutafiénìùus   d^onc{<ne/nUitit 


Il    tt-.-iri'i»   Sw.-iii    (d.i    un   (liscjiiio  (li   .lolianiH'S   de    Will.    l.V.i(;i 


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eoli  accanto  il  liiisicili.s^uiio  pcrsoiiajigio  coiuko  della   iiuuirc,  e  spleu- 
floiio  qua  e  là  fulgide  geinnie  di  bellezza  lirica. 

Due  nobili  famiglie  veronesi,  i  Montecclii  e  i  Capuleti,  sono  da  gran  tempo 
nemiche.  Romeo,  uno  dei  Montecchi,  s'innamora  a  un  ballo  mascherato  di  Giu- 
lietta, che  appartiene  alla  famiglia  dei  Capuleti.  I  due  giovani  sono  segretamente 
sposati  da  frate  Lorenzo.  Più  tardi  Romeo  viene  bandito  dalla  città  per  aver  ucciso 
uno  dei  Capuleti  durante  un  litigio  e  Giulietta  riceve  l'ordine  dal  padre  di  spo- 
sare il  conte  l'aride.  Allora  frate  Lorenzo,  al  quale  la  fauc'.ulla  ricorre  per  con- 
siglio, le  suggerisce  di  prendere  un  farmaco  che  le  provocherà  un  sonno,  profondo 
in  tutto  simile  alla  morte  per  uno  spazio  di  quaranta  ore,  durante  il  quale  egli 
farà  avvisare  Romeo  di  ritornare  per  liberarla  dal  sepolcro  al  suo  risveglio  e 
Condurla  con  sé  a  Mantova.  Ma  il  mes.'^aggio  di  frate  Lorenzo  non  viene  recapi- 
tato a  Romeo.  Gli  giunge  invece  la  notizia  della  morte  di  Giulietta  ed  egli  si 
affretta  a  tornare  a  Verona,  la  vede  mentre  dorme  e  crede  veramente  che  gli  occhi 
di  lei  siano  chiusi  per  sempre.  Disperato  si  avvelena  e  muore  accanto  alla  fan- 
ciulla. Quando  Giulietta  si  desta  comprende  ciòi  che  è  accaduto  e  si  uccide  a  sua 
volta  col  pugnale  di  Romeo. 

Fonte  principale  del  dramma  è  la  novella  del  Bandello  (II,  9),  una  versione 
della  quale  si  trova  nel  Paiate  of  PUasurc  di  W.   Painter. 

Ili  A  Mìdsuunncf-Mijht's  Dream  (Sogno  di  una  notte  d'estate), 
-''altro  capolavoro  giovanile  del  poeta,  Shakespeare  riesce  a  fondere  la 
nota  cavalleresca  e  fantastica  con  quella  realistico-caricaturale,  creando 
una  delle  sue  commedie  più  belle  per  originalità,  senso  di  ])roporzione 
e  ricchezza  di  lingua. 

Secondo  periodo  (159.")-1G00ì.  In  questo  periodo  Shakespeare  com- 
pone gran  parte  dei  suoi  drammi  storici,  tratti  dalle  cronache  inglesi  di 
Holinshed,  i  quali  sono  una  mirabile  manifestazione  di  (juello  spirito 
jiatriottico  che  s'andò  atfermaiido  sempre  più  in  Ingliilcerra  dojìo  la 
vittoria  riportata  dai  marinai  della  regina  Elisabetta  suirArmada  spa- 
gnola. Questi  drammi,  come  dice  lo  Schlegel,  formano  veramente  un'e- 
pojìea  nazionale  della  quale  ciascuno  è  uno  splendido  cauto.  Partico- 
larmente in  Henry  IV  \\  e  II  parte)  e  in  Henry  T  non  si  notano  più  i 
difetti  dai  quali  non  andava  esente  Richard  III,  ti-agica  e  possente 
ligura  di  usurpatore,  ma  sbozzata  con  mano  ancora  un  po'  inesperta, 
(^ui  l'arte  di  Shakespeare  si  palesa  di  gran  lunga  superiore.  ^oWHenry 
IV  appare  la  panciuta  figura  del  vecchio  Falstatf,  libertino,  vanaglo- 
rioso e  faceto,  dalle  battute  ricche  di  squisitissimo  haniour,  che  ritro- 
veremo j)oi  reso  in  maniera  un  po'  meno  brillante  in  Tlir  Mcj'ry  IViiici' 
of  \\'ind.<ior  (I>«  allegre  comari  di  Windsor).  In  Riehard  11  l'influsso  del 
Marlowe  è  ancora  percettibile  e  il  monologo  lirico  vi  predomina;  rap- 
presenta la  lotta   fra  due  opposti  principi  politici  e  l'ui-to  fra  il  tem- 

—  63  — 

■t       lirezt   storia    della    Itttrratiiin    infilesc. 


peraraeuto  artistico  ma  politicameiìte  inetto  di  Riccardo  e  il  forte  senso 
pratico  di  Boiingbroke. 

Questo  è  inoltre  il  periodo  delle  «Mirandi  commedie,  caratterizzate 
da  intrecci  più  comj)lessi  e  da  uno  studio  più  ])rofondo  dei  personag- 
gi. Furono  composti  in  «luest'epoca  : 

The  Merchant  of  Venice,  lavoro  tra  i  più  p()]>olari  e  rappresentati 
dell'autore,  col  famoso  carattere  dell'usuraio  ebreo  Sliylock,  una  delle 
prime  grandi  creazioni  sliakespeariane,  che  si  leva  sul  mondo  romanze- 
sco degli  amori  di  l*orzia  e  di  Jessica,  degli  scrigni  e  degli  anelli,  a 
tragico  rappresentante  della  tormentata  sua  razza,  11  fatto  che  Shake- 
speare riesca  a  immedesimarsi  nei  sentimenti  degli  ebrei,  in  quell'epoca 
e  per  lungo  tempo  ancora  considerati  come  dei  reietti  e  dei  nemici  del 
mondo  cristiano,  è  una  prova  sia  della  sua  penetrazione  dell'animo 
umano  che  della  sua  libertà  da  certi  pregiudizi  del  tempo. 

Antonio,  ricco  mercante,  è  pregato  dall'amico  Bassanio  di  prestargli  tremila 
ducati  per  poter  chiedei'e  degnamente  in  isposa  la  ricca  ereditiera  Porzia.  An- 
tonio, che  ha  buona  parte  della  fortuna  affidata  alle  sue  navi  che  stanno  solcando 
i  mari,  lì  prende  a  prestito  da  Shylock,  un  usuraio  ebreo  che  lo  odia  i)er  varie 
ragioni,  non  ultima  il  disprezzo  che  il  mercante  cristiano  gli  ha  sempre  di- 
mostrato. La  condizione  posta  dall'usuraio  è  che  se  Antonio  non  restituirà  la 
somma  al  tempo  fissato  dovrà  lasciare  che  egli  si  prenda  una  libbra  della  sua 
carne.  Mentre  Bassanio  si  reca  da  Porzia,  la  quale  i^er  volere  del  padre,  sposerà 
quel  pretendente  che  di  tre  scrigni  —  d'oro,  d'argento  e  di  piombo  —  sceglierà 
quello  che  contiene  il  ritratto  di  lei,  e  avendo  successo  nella  scelta,  la  sposa, 
giunge  notizia  che  le  navi  di  Antonio  sono  naufragate  ed  egli,  scaduto  il  termine, 
è  chiamato  a  pagare  il  suo  debito  davanti  al  doge.  Porzia  si  traveste  da  avvocato 
e  durante  il  processo  gioca  Shylock  sostenendo  la  tesi  che  egli  può  avere  si  la 
libbra  di  carne  pattuita,  ma  non  dovrà  far  versare  ad  Antonio  una  sola  goccia 
di  sangue,  di  cui  non  ha  diritto,  aggiungendo  poi  che  egli  pagherà  con  la  sua  vita 
il  delitto  di  aver  attentato  a  quella  di  un  cittadino  veneziano.  Shylock  è  condan- 
nato ma  gli  vien  fatta  grazia  della  vita  purché  dia  metà  della  sua  fortuna  allo 
Stato,  mentre  l'altra  metà,  assegnata  ad  Antonio  ma  da  questi  rifiutata,  andrà 
a  Jessica,  la  figlia  di  Shylock,  da  questi  diseredata  per  esser  fuggita  da  casa 
e  aver  sposato  il  cristiano  Lorenzo.  Giunge  infine  la  notizia  che  le  navi  di  Antonio 
sono  salve. 

Fonti  principali  della  commedia  sono  la  novella  del  Pecorone  di  ser  Giovanni 
Fiorentino  (IV,  1)  e  la  versione  di  Richard  Robinson  dei  Geata  Romanorum. 

Mnch  Ado  nhout  Nothing  (Molto  rumore  per  nulla),  in  cui  viene 
sfruttato  il  veccliio  motivo  dell'amante  ingannato  da  i>ersona  clie  assu- 
me l'aspetto  della  donna  amata. 

As  Tou  Like  It  (Come  vi  piacel,  commedia  delicata  e  piena  di  brio 
tratta  dal  romanzo  eufinsllro  di  Thomas  Lodge  Roò-oli/ndc:   Euphues 

—  64  — 


(ìoìdcn  Lcgaeic  (1590),  che  a  sua  volta  deriva  in  j^ai-te  da  The  Tale 
of  Galilei yn,  bel  racconto  in  versi  un  tempo  attribuito  al  Chaucer.  Im- 
perfetta nella  struttura  ma  calda  e  fragrante  come  una  bella  giornata 
di  sole  primaverile  nella  foresta  di  Arden,  che  ha  per  sfondo,  è  forse 
per  questo  e  per  la  sicura  delineazione  dei  personaggi  —  l'esuberante 
Bosalinda,  il  buffone  di  corte  Touchstone  e  il  savio  e  melanconico 
Ja<(HU's  —  particolarmente  cara  agli  Inglesi. 

ìje  si  appaia  la  Twelfth  Sight,  or  What  You  Will  (I>a  notte  del- 
TEpifania,  o  Quel  che  volete),  l'ultima  e  la  meglio  costruita  delle  com- 
medie romantiche,  che  dimostra  appieno  la  maestria  ormai  raggiunta 
dall'autore.  L'elemento  romanzesco  e  quello  lirico  si  combinano  felice- 
mente col  riso  e  colla  nota  realistica  e  talora  —  come  nella  soave  figura 
di  Viola  —  con  una  lieve  ombra  di  mestizia.  I  personaggi  tutti,  anche 
quelli  secondari,  hanno  una  loro  propria  fisionomia,  come  il  romantico 
buffone  Feste,  il  grottesco  Malvolio,  l'allegro  e  astuto  beone  Sir  Toby. 
fino  allo  sciocco  Sir  Andrew  e  alla  scaltra  ancella  Maria. 

Tekzo  periodo  (1600-8).  L'inverno  del  lGOO-1  segua  una  svolta  de- 
cisiva nel  pensiero  e  nell'arte  dello  Shakespeare  :  ai  drammi  di  storia 
nazionale  e  alle  commedie  esuberanti  di  gaia  e  spensierata  giovinezza 
e  d'amore  subentrano  le  tragedie.  Nel  poeta  è  avvenuto  un  profondo 
mutamento  di  cui  ci  sfuggono  le  cause  contingenti:  la  consapevolezza 
del  dolore,  della  malvagità  e  della  follia  degli  uomini,  il  travaglio  e  il 
disgusto  della  vita,  prevalgono  nel  suo  spirito  e  colorano  di  pessimi- 
smo le  sue  opere.  E'  questa  la  fase  più  ricca  di  potenza  creativa,  in  cui 
lo  scrittore  tratta  i  grandi  problemi  dell'essere  e  ciò  che  vi  è  di  fon- 
damentale e  di  eterno  nella  natura  umana,  raggiungendo  la  massima 
intensità  tragica. 

Hamlet,  il  primo  dei  grandi  drammi,  è  essenzialmente  una  trage- 
dia di  pensiero,  il  più  filosofico  dei  lavori  di  Shakespeare.  L'interesse 
del  dramma  s'accentra  intorno  alla  nobile  figura  dell'enigmatico  prin- 
cipe, tipico  tiglio  del  Rinascimento,  nel  cui  animo  si  scontrano  e  com- 
battono doveri  ed  affetti  o])]iosti  e  contrastanti,  che  paralizzano  la  sua 
volontà  e  gl'impediscono  l'azione  coerente.  Accanto  a  lui  e  all'indimen- 
ticabile Ofelia,  vi  è  tutto  un  mondo  di  personaggi  magistralmente  rap- 
presentati, che  conferiscono  a  questa  tragedia  della  riflessione  e  della 
coscienza  morale  attrattive  e  varietà  di  tono  tali  da  renderla  il  più  po- 
polare e  forse  il  massimo  tra  i  capolavori  dello  Shakespeare. 

Il  principe  di  Danimarca  Amleto  ha  la  visione  dello  spettro  del  padre  morto 
«lie  lo  invita  a  vendicarlo.  Da  lui  apprende  che  è  stato  avvelenato  dal  frateUo 
Claudio,  il  quale,  in  seguito,  ha  sposato  la  regina  vedova,  madre  di  Amleto,  ed 

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è  divoutato  re  a  sua  volta.  II  piiiicipe  itiomette  di  uccidere  lo  zio,  ma.  la  sua 
natura  riflessiva  e  inelancouica  gli  fa  ritardare  il  momeuto  della  venuetta.  i:.gli 
vuole  avere  la  prova  della  colpevolezza  dello  z'.o;  invita  alcuni  attori  a  dare  una 
rappresentazione  davanti  al  re  e  dispone  perchè  venga  riprodotta  la  scena  del- 
l'uccisione di  suo  padre.  Il  re,  che  assiste  allo  spettacolo,  pallid)  e  tremante,  è 
costretto  a  lasciare  la  sala.  La  prova  è  raggiunta;  Amleto  finge  di  essere  diven- 
tato pazzo  per  nascondere  le  sue  vere  intenzioni  e  il  mutamento  viene  attribuito 
al  suo  amore  per  Ofelia.  Invece  del  re.  uccide  per  errcn-e  il  padre  di  lei  l'olonio, 
lord  ciambellano,  che  s'era  tenuto  nascosto  dietro  una  tenda  durante  un  collo- 
quio fra  il  principe  e  sua  madre.  Il  re  manda  il  principe  in  Inghilterra,  ma,  es- 
sendo stata  catturata  dai  pirati  la  nave  che  lo  portava  lontano  dalla  patria,  egli 
torna  in  Danimarca  dove  apprende  che  Ofelia,  impazzita  dal  dolore  per  l'abban- 
dono di  Amleto  e  la  morte  del  padre,  s'è  annegata.  Il  fratello  di  lei  Laerte,  lo 
sfida  a  duello.  Il  re  fa  avvelenare  la  punta  della  spada  di  Laerte,  che  ferisce 
Amleto  e  l'uccide,  dopo  che  questi  ha  ucciso  il  re  e  fer.to  mortalmente  Laerte. 
Anche  la  regina,  che  aveva  bevuto  una  coppa  di  veleno  fatta  preparare  dal  re 
per  Amleto,  muore. 

La  storia  di  Amleto  è  narrata  nell'Historia  Danicw  (circa  1200)  di  Saxo  Gram- 
matlcus.  Di  essa  fu  fatta  una  libera  versione  dal  novelliere  francese  F.  de  Belle- 
forest  nel  quinto  libro  delle  sue  Histanes  Tragiques  (1570),  che  quasi  certamente 
lo  Shakespeare  conobbe.  Esisteva  pure  un  dramma  precedente  sullo  stesso  argo- 
mento, probabilmente  del  Kyd,  designato  come  Ur-Hanuet,  non  pervenutoci. 

Otheìlo  è  la  tragedia  della  gelosia.  lu  essa  vediamo  come  questa 
terribile  compagna  dell'amore  possa  prevalere  su  di  ogni  altro  senti- 
mento e  annientare  una  natura  forte,  semplice  e  retta  come  quella  del 
moro.  L'autore  vi  mostra  la  sua  conoscenza  del  teatro  e  dell'esigenze 
del  palcoscenico,  che  trionfa  di  alcune  incongruenze  psicologiche,  men- 
tre il  verso  magnifico  e  sonoro  accresce  la  bellezza  e  l'efficacia  del 
dramma. 

Il  capitano  moro  Otello  è  riuscito  a  vincere  l'amore  di  Desdemona,  figlia  di 
un  senatore  veneziano,  e  l'ha  sposata.  Iago  odia  Cassio,  un  luogotenente  che  è 
stato  promosso  al  suo  posto,  e  che  è  stretto  da  vincoli  di  amicizia  con  Desdemona. 
Egli  cerca  allora  di  suscitare  la  gelosia  di  Otello  mostrandogli  un  fazzoletto  rin- 
venuto che  il  moro  aveva  dato  a  Desdemona  e  che,  secondo  l'accusa  di  Iago,  que- 
sta avrebbe  donato  a  Cassio.  Egli  continua  nel  suo  perfido  piano  finché  Otello  or- 
dina che  Cassio  sia  ucciso  e  uccide  egli  stesso  Desdemona  soffocandola  nel  letto. 
Emilia,  la  moglie  di  Iago,  comprende  finalmente  la  perfidia  del  marito  e  svela  ogni 
cosa  ad  Otello,  il  quale  prima  ferisce  mortalmente  Iago  e  poi  si  pugnala. 

Fonte  del  dramma  è  gli  Ecatommiti  di  G.  B.  Giraldi  Ciuzio. 

King  Lear  è  la  tragedia  dell'incomprensione  e  dell'ingratitudine 
filiale.  L'autore  vi  considera  la  possibilità  dell'animo  umano  di  sop- 
portare i  dolori  e  ciò  che  ne  venga  quando  i  limiti  di  tale  sopportazione 
siano  superati.  Alla  malvagità  e  all'egoismo  sfrenato  di  Gonerilla.  di 

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Kegaiia  e  di  Edmondo  si  contrappone  la  bontà  improvvida  e  caparbia 
di  Lear  e  di  Cordelia,  e  tale  è  la  potenza  della  tragedia  che  ci  si  me- 
raviglia come  in  essa  non  sia  fatto  uso  del  soprannaturale.  La  stupen- 
da ligura  di  Lear  emerge  sulla  tempesta  delle  passioni  e  degli  elementi 
e  fa  di  quest'opera,  grandiosa  nello  stile  e  regale  nel  tono  una  delle 
vette  più  alte  del  teatro  mondiale. 

Lear  è  re  di  Britannia.  La  i»iù  giovane  delle  sue  tre  figlie,  Cordelia,  si  ri- 
fiuta di  proclamare  il  proprio  amore  per  il  padre  uel  modo  esagerato  e  falso 
usato  dalle  sorelle  Gouerilla  e  Kegana.  Fra  (lueste  due  il  vecchio  re  divide  il 
suo  regno,  ma  esse,  dopo  (lualcbe  tempo,  lo  cacciano  di  casa  in  una  notte  di 
tempesta,  sopraffatto  e  impazzito  dal  dolore.  Il  re  di  Frauda,  che  ha  sposato 
Cordelia,  sbarca  in  Britanu'a  per  ristabilire  sul  trono  il  vecchio  re.  Il  fedele 
Gloucester  accusato  di  complicità  coi  Francesi  è  accecato.  Gouerilla  e  Regana  s'in- 
ramorano  del  malvagio  tìglio  di  lui,  il  bastardo  Edmondo,  e  Gouerilla  riesce 
ad  avvelenare  la  sorella,  ma  alla  fine  si  uccide.  I  Francesi  vengono  momentanea- 
mente battuti  e  re  Lear  e  Cordelia  sono  fatti  prigionieri.  Edmondo  fa  strango- 
lare Cordelia  e  Lear  muore  di  dolore. 

La  storia  di  re  Lear  e  delle  figlie  si  trova  in  Geoffrey  of  Moumouth,  in 
Holinshed,  ed  era  stata  argomento  di  un  dramma  preesisteute,  Leir. 

Machetli  <•  il  dramma  dell'ambizione  e  del  rimorso,  l'unica  tra- 
gedia in  cui  le  passioni  non  ai>])aiono  connaturate  alle  persone,  ma 
sembrano  agire  al  di  fuori  e  al  di  soi)ra  di  esse,  come  un  fato  incom- 
bente. La  struttura  del  dramma,  incalzante  e  nervoso  (il  più  breve  del 
gruppo)  e  il  tono  della  poesia  si  adattano  mirabilmente  alla  rapidità 
dell'azione.  L'interesse  è  concentrato  quasi  esclusivamente  nei  due  per- 
sonaggi jdincipali,  Macbeth  e  sua  moglie.  Macbeth,  in  cui  l'ambizione 
e  il  rimorso  coesistono  Un  da  principio,  non  puO)  sfuggire  alle  conse- 
guenze del  proprio  delitto  e  viene  trascinato  inesorabilmente  verso  la 
line  che  gli  giunge  come  un  sollievo.  In  lady  Macbeth  invece  (piesti  due 
sentimenti  dominano  successivamente  il  suo  animo  e  la  faune»  dapprima 
disprezzare  gli  scrupoli  del  marito,  per  poi  ossessionarla  fino  alla  follia 
<'  alla  morte. 

Macbeth,  generale  di  Duncau,  re  di  Scozia,  ritoi-nando  da  una  spedizione  con- 
tro i  ribelli,  incontra  tre  streghe  le  quali  gli  predicono  ch'egli  diverrà  prima 
«  thane  »  di  Cawdor  e  poi  sarà  fatto  re.  Infatti  poco  più  tardi  viene  avvertito 
che  il  re  l'ha  nominato  «  thane  »  di  Cawdor.  Ter  questo  avverarsi  della  prima 
parte  della  profezia  e  spinto  dalla  moglie  ambiziosa,  Macbeth  uccide  il  re  mentre 
dorme  in  una  stanza  del  suo  castello,  dove  Duncau  era  ospite.  I  figli  di  Dimcau 
fuggono  e  Macbeth  diventa  re.  Avendo  le  streghe  predetto  al  generale  Banquo 
(he  sarebbe  stato  genitore  di  re,  Macbeth  dec.de  di  sopprimerlo  col  figlio,  ma 
quest'ultimo  fugge.  Itoso  dal  rimorso  e  perseguitato  da  orribili  visioni  egli  ritorna 

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(ialle  streghe  per  sentire  quale  sorte  l'avvenire  ha  in  serbo  per  lui,  ed  esse  gli 
assicurano  che  nessuno  riuscirà  mai  a  vincerlo  tinche  il  bosco  di  Birnam  non 
venga  a  Dunsiuane.  Frattanto  i  delitti  e  le  uccisioni  continuano  mentre  lady 
Macbeth  impazzisce  e  muore.  L'esercito  di  Malcolm,  figlio  di  Duncan,  e  di  Macduff, 
•<  tliane  »  of  Fife,  dal  quale  —  secondo  la  predizione  delle  streghe  —  il  nuovo  re 
doveva  guardarsi,  attacca  quello  guidato  da  Macbeth  :  passando  attraverso  il  bosco 
<ii  Birnam  ogni  soldato  stacca  xm  ramo  d'albei-o  e  tutto  l'esercito  avanza  dietro 
(juesto  immenso  schermo  di  foglie  verso  Dunsinane.  Macbeth  viene  ucciso  e  Mal 
Lolm  diventa  re. 

Il  dramma  ò>  fondato  sulle  cronache  dell' Holinshed. 

Le  tragedie  di  argomento  romano  Julius  (Jaesar,  Antony  and  Cica 
patra  e  Goriolanm,  hanno  alcnne  caratteristiche  comuni,  che  del  resto 
condividono,  in  parte  almeno,  con  le  altre  grandi  tragedie.  Ciascuna  di 
esse  ritrae  infatti  una  figura  magnanima,  colta  in  un  momento  critico, 
(juando  una  debolezza,  difetto  o  incrinatura  del  carattere  basta  a  prò 
vocarne  la  rovina,  nella  quale  viene  travolto  anche  il  mondo  che  la 
circonda.  Shakespeare  ci  rappresenta  questo  mondo,  mettendo  la  sua 
grande  arte  all'unisono  con  la  grandezza  antica,  e  ricrea  Roma  in  tutta 
la  sua  maestà,  sullo  sfondo  delle  terme,  dei  fori,  delle  basiliche,  anche 
se  essa  rassomiglia  per  certi  aspetti  assai  più  a  Londra  che  alla  città 
dei  Cesari. 

I  drammi  romani  hanno  per  fonte  comune  le  Vite  Parallfle  di  Plu- 
tarco, nella  versione  inglese  di  Thomas  North  (1579). 

Julius  Cacsar^  che  precede  di  poco  Hamlet ^  col  quale  è  sovente 
comparato  per  l'afiSnità  che  la  figura  di  Bruto  ha  con  quella  del  prin- 
cipe danese,  è  il  migliore  dei  drammi  storici  dello  Shakespeare  e  inizia 
la  serie  delle  grandi  tragedie  del  periodo  della  maturità  del  poeta, 
serie  che  si  conclude  degnamente  con  Antoni/  and  Cleopatra,  tragedia 
in  cui  l'amore  ha  la  massima  parte  e  dove  troneggia  la  superba  creazio- 
ne di  Cleopatra,  e  con  Coriolonus,  dove  l'autore  mette  a  contrasto  l'a 
nimo  nobile  ma  accecato  dall'orgoglio  e  dall'arroganza  del  patrizio  ro- 
mano con  la  vanità  e  la  volubilità  della  plebe. 

In  questo  periodo  anche  le  commedie  sembrano  illuminarsi  di  sini- 
stri bagliori  e  si  ha  l'impressione  che  in  esse  l'autore  si  proponga  di 
mostrare  alcuni  dei  lati  più  oscuri  della  natura  umana.  Ricordiamo 
in  particolare  TroUus  and  Cressida  e  Measure  for  Measure,  commedie 
d'intonazione  tragica,  molto  discusse  e  discutibili,  che  hanno  tuttavia 
scene  e  figure  di  grande  potenza  emotiva,  e  drammatica. 

Quarto  periodo  (1608-13).  In  esso  l'animo  inquieto  del  poeta  sem- 
bra finalmente  placarsi  ed  egli  contempla  la  vita  e  l'umana  fragilità 
con  infinita  comprensione  e  benevolenza,  con  un  indulgente  sorriso 
di  carità. 

—  68  — 


rarticolarmente  nella  commedia  The  Tempcst,  l'ultimo  capolavoro 
dello  scrittore,  respiriamo  quest'atmosfera  più  pura  e  serena,  in  cui 
la  saggezza  trionfa  sugl'iuipulsi  delle  passioni,  inducendo  a  una  calma 
accettazione  del  destino,  e  la  tranquilliti  dello  spirito  è  difesa  inespu- 
gnabile ai  colpi  della  fortuna  e  degli  uomini.  I>a  commedia  originalissi- 
ma —  una  delle  poche  di  cui  non  .sia  stata  trovata  alcuna  fonte  im- 
portante —  ha  notevole  unità  di  azione  ed  è  tutta  permeata  di  suggestiva 
bellezza,  mentre  i  suoi  personaggi  sono  ad  un  tempo  reali  e  simbolici. 

L'azione  si  svolge  in  uu'isola  deserta  dove  il  duca  di  Milano,  Prospero,  spo- 
destato dal  fratello  Antonio,  ha  trovato  rifugio  con  la  figlia  Miranda,  dedican- 
dosi alla  magia.  Attraverso  l'aria  chiara  passano  bisbigli  e  mormorii  soprannatu- 
i^all,  e  Antonio  che,  per  magico  potere,  vi  naufraga  insieme  al  re  di  Napoli  e  al 
di  lui  tìglio  Ferdinando,  prova  un  acuto  senso  di  rimorso  e  desiderio  d'espiazione. 
La  cHimmedia  finisce  lietamente  col  perdono  e  la  riconciliazione  dei  due  fratelli 
•^  col  matrimonio  di  Miranda  e  Ferdinando. 

Appartengono  a  «jue.sto  periodo  anche  Cì/ìnhcUnc  e  The  Wintcr's 
Tale,  lavori  ineguali  e  difettosi  nella  costruzione,  ma  con  episodi  di 
grande  bellezza. 

Nei  suoi  drammi,  trentasette  in  tutto,  lo  Shakespeare  adopera  il 
hìatik  verse,  che  adatta  magniticamente  a  tutte  le  necessità  drammati- 
che, non  senza  far  uso  della  rima  (soprattutto  nelle  opere  giovanili)  e 
i-icorreudo  spesso  ad  altri  metri  per  le  i)arti  liriche.  La  prosa  è  gene- 
ralmente usata  dai  butfoni,  dalla  gente  di  bas.sa  estrazione  e  in  momenti 
di  particolare  intensità  tragica. 

Ai  drammi  compresi  nel  canone  shakespeariano  e  a  quelli  attribuiti- 
gli in  tutto  o  in  parte,  ai  poemetti  già  ricordati  e  ai  i^ounets.  bisognerà 
aggiungere  ancora  i  versi  dello  Shakespeare  contenuti  in  The  Passionate 
Filgrim  (1599Ì,  miscellanea  di  poesie  di  diversi  autori,  A  Lover's  Gom- 
plaint ,  poesia  mediocre  la  cui  attribuzione  non  è  esente  da  sospetti,  e 
infine  l'he  Phoenix  and  the  Turtle,  breve  e  oscuro  componimento,  in 
riuso  nel  Love's  Martjjr,  raccolta  poetica  a  cura  di  Robert  Chester. 

In  Shakespeare  l'originalità  non  fu  tocca  dal  classicismo.  E'  vero 
che  al  suo  tempo  le  superstiti  forme  medievali  avevano  in  Inghilterra  un 
rigoglio  maggiore  che  in  altri  paesi,  ma  d'altro  lato  il  classicismo  era 
già  penetrato  e  non  mancava  chi  diffondesse  una  completa  teoria  del 
dramma  aristotelico  con  le  relative  unità.  Questa  tenace  fedeltà  alle 
forme  ti-adizionali,  spiegabile  in  alcuni  scrittori  po[)olari  con  una  mag- 
gior indifferenza  agli  influssi  dotti,  appare  a  taluno  meno  chiara  in 
Shakespea;re,  visibilmente  attento  alle  novità  che  venivano  dall'Italia. 
Si  disse  che  ciò  era  dovuto  unicamente  alla  natura  del  pubblico,  il  qua- 
le s'imponeva  all'antoi-e  e  grimi)ediva  di  seguire  i  canoni  dell'ai-te  ri- 

—  69  — 


conosciuti  (lai  dotti.  Noi  pensiamo  che  questo  sia  vero  solo  in  parte 
e  che  il  poeta  sareblje  riuscito  ad  accontentarlo,  per  esempio,  anche 
con  il  dramma  classico  infarcito  di  cose  orribili  o  fantastiche.  Fu  in- 
vece il  suo  genio  di  grandissimo  artista  che  lo  portò  a  non  ]ierseverare 
nel  medievalismo  né  a  uniformarsi  al  classicismo  ma.  assecondando  i 
gusti  del  pubblico,  a  trovare  una  via  nuova  e  sua. 

Spettava  al  T-,essing  di  dimostrare  per  primo  come  il  teatro  shake- 
speariano avesse  l'armoniosa  unità  di  un  grande  poema  umano  e  di 
una  vera  opera  d'arte.  Per  la  trama  dei  suoi  drammi  lo  Shakesjieare  si 
valse,  come  abbiamo  detto,  delle  fonti  più  diverse,  ma  alla  poca  ori- 
ginalità nell'invenzione  degFintrecci,  corrisponde  la  massima  facoltà 
creativa  e  intuitiva  che  trasforma  e  rinnova  situazioni  e  figure,  con- 
cetti e  forme.  I  suoi  personaggi,  maschi  o  femmine,  magnanimi  o  vili, 
re  o  buffoni,  sono  concepiti  e  rappresentati  con  profondità  psicologica 
e  grande  potenza  drammatica  ed  egli  sembra  altrettanto  a  suo  agio 
nella  trattazione  del  sentimentale,  del  tragico  e  del  comico,  nella  fan- 
tasia poetica  e  nello  studio  dei  caratteri. 

Contrariamente  agli  scrittori  contemporanei  anche  maggiori,  i  qua- 
li danno  ai  personaggi  che  mettono  sulla  .scena  statura  e  passioni  so- 
vrumane o  comunque  esagerate,  arbitrarie  e  teatrali  (miranti  cioè  prin- 
cipalmente all'effetto)  e  solo  di  rado  riescono  a  infondere  loro  vita  e 
verità  ad  un  tempo,  Shakespeare  ci  rajìpresenta  gli  uomini  quali  sono 
realmente,  con  i  loro  vizi  e  le  loro  virtù,  creature  complesse,  piene  di 
inspiegabili  contraddizioni,  i  cui  istinti  si  sviluppano  naturalmente  e 
che  agiscono  secondo  i  propri  appetiti. 

Egli  crea  un  intero  mondo  di  esseri  umani,  che  hanno  una  vita- 
lità superiore  a  quella  di  molte  persone  che  ci  stanno  d'intorno,  di  una 
vastità  e  varietà  tale  da  far  apparire  limitata  e  monotona  l'opera  di 
qualsiasi  altro  scrittore  per  grande  che  sia. 

S'è  spesso  parlato  della  filosofìa  di  Shakespeare,  ma  in  realtà  egli 
non  è  un  filosofo  :  ebbe  un  genio  eminentemente  drammatico  e  maggior 
attitudine  alla  intuizione  poetica  e  immediata  delle  cose  che  non  all'e- 
sercizio di  un'indagine  metodicamente  speculativa.  Perciò  nella  sua 
opera  non  troviamo  una  concezione  completa  e  logicamente  sviluppata 
della  vita  o  dell'ai  di  là,  che  tra.scenda  compendiandola  quella  delle 
sue  creature,  ma  cogliamo  invece  quella  caratteristica  «  flessibilità  spi- 
rituale ))  che  gli  consente  di  suggerire  ai  suoi  personaggi  le  più  acute 
os.servazioni  a  sostegno  dei  loro  interessi  o  delle  loro  passioni.  Ognuno 
di  essi  giudica  il  mondo  dal  suo  punto  di  vista  e  spesso  si  esprime  in 
termini  pieni  di  profonda  verità. 

Vano  sarebbe  il  voler  ricondurre  a  sistema  le  innumerevoli  riflessio- 

—  70  — 


ni  del  poeta,  nieravijiliose  ]^ev  il  sentimento  che  le  ispii-a  e  i)ei'  la  poesia 
con  cni  sono  espresse,  ci  basti  poter  dire  che  nella  sua  opera  noi  vedia- 
mo continuamente  proposti  gli  eterni  ))rol)lemi  del  bene  e  del  male, 
della  vita  e  della  morte,  quel  mistero  dell'essere  che  travaglia  da  mil- 
lenni il  cuore  degli  uomini  ed  è  fonte  immortale  di  poesia. 

COXTEMPORAXEI  E  SUCCEf^l^ORI  DELLO  SHAKESiPEARE. 

Durante  la  j»rima  metà  del  secolo  XVII  una  considerevole  quantità 
di  letteratura  drammatica  viene  prodotta  in  Inghilterra.  Tra  i  conteiu- 
])oranei  e  successori  dello  Shakespeare  vi  sono  parecchi  scrittori  di  pri- 
m'ordine,  come  Chapman,  Dekker,  Tleywood,  Jonson,  Middleton  e 
"Webster,  accanto  a  numerosissimi  alti-i,  dei  quali  i)otremo  nominare 
soltanto  i  più  imiiortanti,  che  hanno  pregi  e  qualità  spesso  uguali  o  di 
poco  inferiori  a  quelle  dei  precedenti. 

Il  ]>rimo  posto  tra  gli  autori  di  questo  periodo  spetta  a  Bicn  Joxsox 
(l.')7o?-l(v{Tl.  Egli  lottò  contio  la  tendenza  romantica  (1)  del  suo  tem- 
po, seguita  dairaniico  Shakespeare,  e  sostenne,  coerente  nella  sua  pro- 
duzione, la  necessità  di  ritornare  alla  concezione  classica  del  teatro, 
seguendo  il  princii)io  delle  ti'e  unità  per  cui  in  un  dramma  si  doveva 
i-appresentare  un'unica  azione,  in  un  unico  luogo,  senza  iuteriuzione 
dì  tempo. 

La  dottrina  delle  tre  unità,  che  era  stata  attribuita  inesattamente 
ad  Aristotele,  conferendole  così  maggior  valore,  fu  seguita  dai  dramma- 
turghi francesi,  ì  quali  consideravano  barbaro  il  teatro  inglese.  Anche 
a  Shakespeare,  come  s'è  detto,  fu  rimproverata  questa  indipendenza 
dalla  ti'adizione  classica. 

Scolaro  del  dotto  archeologo  ^^'illìam  C'amden,  che  lo  fece  educare 
a  sue  spese,  ed  egli  stesso  uno  dei  maggiori  dotti  del  tempo,  il  Jonson 
fu  soldato  in  Fiandra,  poi  attore  e  drammaturgo  a  Londra,  dove  con- 
dusse vita  movimentata'  con  alterni  jìeriodi  dì  i)rosperità  e  miseria,  po- 
nendosi contro  corrente  colla  sua  massiccia  personalità  e  la  sua  indole 
arrogante  e  battagliera,  che  gli  procurò  dìspute  e  duelli  non  soltanto 
letterari.  Egli  iniziò  un'eia  di  maggior  coscienza  critica  e  artistica, 
esercitando  dalla  «  ^lermaìd  Tav<'ru  »  una  specie  di  dittatura  letteraria. 


(1)  Gl'Inglesi  danno  uu  significato  più  vasto  ;li  noi  alla  parola  «  romantic  » 
Essa,  in  arte,  sta  a  significare  la  ribellione  agli  schemi  e  il  trionfo  della  fantasia 
e  dell'estro  che  rinnovano  un  ernia  e  afìferniano  una  jM-rsonalità.  Por  questa  ra- 
gione troviamo  il  termine  largamente  usato  nelle  storie  della  letteratura  prima 
ancora  dell'SOO  ch'è  11  secolo  del  romanticismo  per  antonomasia. 

—  71  — 


('he  ha  delle  analogie  con  quella  esercitata  nel  Settecento  dal  sno  omo- 
nimo Di'.  Johnson,  del  quale  ebbe  pure  la  fortuna  di  trovare,  nella  per- 
sona del  poeta  scozzese  Drummond  e  in  altri  ancora,  chi  si  facesse  nn 
vanto  di  raccogliere  la  sua  conversazione. 

La  prima  commedia  notevole  da  lui  prodotta  è  Ejiery  Man  in  his 
Humour  (1),  recitata  nel  15!j8^  stampata  nel  IGOl  e  riveduta  nel  1G1(>. 
.sostituendo  molto  opportunamente  Londra  a  un  ambiente  italiano  im- 
maginato (Firenze).  In  essa  i)one  in  ridicolo  la  gelosia  di  un  marito 
esasperato  da  una  serie  di  equivoci,  creando  nel  j^ersonaggio  di  Boba- 
dill  uno  dei  suoi  migliori  caratteri.  Indipendentemente  dai  pregi  arti- 
stici, la  commedia  è  importante  per  il  prologo  (1010),  che  coiitiene  una 
esposizione  delle  teorie  del  Jouson  sull'arte  drammatica,  dove  dice  fra 
l'altro,  con  evidente  allusione  allo  Shakespeare,  di  non  capire  come  si 
possa  pretendere  di  rappresentare  «  con  l'aiuto  di  tre  spade  rugginose 
e  qualche  parola  sesquipedale  »  le  lunghe  guerre  fra  la  casa  di  York  e 
quella  di  Lancaster.  Evcry  Man  in  his  Humour  fu  rappresentato  per 
la  prima  volta  dalla  compagnia  di  cui  faceva  parte  lo  Shakespeare  ed 
ebbe  successo  immediato. 

Le  intenzioni  satiriclie  della  musa  del  Jonson  divengono  più  evi- 
denti in  Every  Man  out  of  his  Humour  (1599),  commedia  caricaturale 
assai  debole  e  lenta,  e  in  ('ijuthia's  Revcls  (1000),  ancor  meno  interes- 
sante dal  punto  di  vista  artistico  e  dove  la  satira  semi-allegorica  degli 
«  umori  »  di  corte  acquista  il  carattei'e  di  un  attacco  personale,  per 
trasformarsi  addirittura,  in  libello  nel  Poctastcr  (KiOl),  risultato  di  una 
disputa  coi  poeti  Marston  e  Dekker  (2).  Questa  commedia  tuttavia  è 
migliore  delle  precedenti  e  l'autore  vi  tenta  una  vera  e  propria  rico- 
struzione storica  dell'ambiente  letterario  alla  corte  dell'imperatore 
Augusto. 

A  queste  commedie  aristofanesche  seguono  i  quattro  capolavori  del- 
la maturità  del  poeta,  Volpone.  EpicocnG,  The  Aìchcmist  e  Bartholomew 
Eayre.  Il  Jonson  contrappone  alla  commedia  romantica,  che  accusa 
di  essere  informe,  improbabile  e  priva  d'insegnamenti  morali,  la  pro- 


ci) La  parola  «  humour  »,  ohe  trova  oggi  il  suo  equivalente  nella  voce  italiana 
«  umorismo  »,  aveva  in  Inghilterra  tra  la  fine  del  secolo  XVI  e  il  principio  del  XVII 
un  altro  significato  ora  scomparso,  quello  di  «  impulso  predominante  »,  derivatole 
dalla  teoria  medica  secondo  la  quale  le  qualità  fisiche  &  mentali  deiruon\a  erano 
determinate  dal  prevalere  di  uno  dei  quattro  «  umori  »  o  fluidi  cardinali  che  costi- 
tuivano il  corpo  :  sangue,  flemma,  collera,  malinconia.  Conseguentemente  la  tra- 
duzione esatta  del  titolo  dovrebbe  essere  «  Ogni  uomo  nel  suo  impulso  »,  avendo  la 
parola  temperamento  anche  da  noi  significato  più  vasto  e  complessivo. 

(2)  Il  Dekker,  forse  aiutato  dal  Marston,  ritorse  la  derisione  nel  Satiro-M  a  sti-r 
(1601). 

—  72  — 


pria  commedia,  classica  nella  torma,   studiosa   dei  tipi   reali  e  intesa 
a  riformare  col  ridicolo  i  costumi.    Perciò,   pur  precorrendo  la  coni 
media  di  carattere,  essa  conserva  senza  volerlo  alcunché  della  morali- 
ty,  e  i  suoi  personaggi  —  limitandosi  lo  scrittore  nello  studio  dei  ti- 
pi umani  a   metterne  in    rilievo  l'impulso   predominante    (humour)    — 
hanno  sovente  qualcosa  di  meccanico  e  di  schematico  che  li  fa  rasso 
migliare  a  fantocci  piuttosto  che  a  perstme  reali.  Malgrado  ciò  queste 
commedie  per  la  ricchezza  inventiva,  per  la  solidità  con  cui  sono  co 
.^fruite  e  la  cosciejiza  artistica  che  le  informa,  sono  tra  le  miglioii  del 
periodo  e  seconde  soltanto  a  quelle  dello  Shakespeare. 

Volpone,  or  The  Fare  (!«;(».">),  forse  il  lavoro  i)iù  popolare  dello 
scrittore,  è  la  storia  di  un  ricco  e  avido  veneziano,  A'olpone.  attempa- 
to e  lussurioso,  che  a])profitta  vergognosamente  dell'ingordigia  ipocri- 
ta di  un  gruppo  di  pareuti  e  di  amiti,  in  tri.ste  gara  di  adulazioni,  doni 
e  favori,  intoino  al  suo  cajx'zzale  di  tinto  moreute.  Scritto  in  versi 
sciolti  vigorosi  e  fluidi,  (jueslo  studio  della  cupidigia  umana,  è  la  sa- 
tira jtiù  mord;ice  e  spietata  che  sia  uscita  dalla  penna  del  .Tonson  ed 
ha  una.  grandiosità  di  conti-asti  di  luci  e  di  ombi-e  «legna  di  un  IJem 
brandt. 

Kpicocne.  or  The  SiLent  Woimm  (li>H!)i  è  una  commedia  in  ])rosa 
ben  costruita.  i)iena  di  comicità  e  di  situazioni  inaspettate.  In  essa 
il  protagonista,  Clorose,  è  un  vecchio  monomaniaco  il  cui  impulso  pre- 
dominante consiste  nell'assoluta  intolleranza  per  ogni  genere  di  rumori. 

The  Alchemist  (KHO).  scritto  interamente  in  hlank  verse,  (^'  la  più 
ctirata  e  la  più  perfetta  delle  commedie  del  Jonson.  Vi  fanno  le  spese 
i  ciarlatani  imbroglioni  da  un  lato  e  i  creduli  imbrogliati  dall'altro. 
Satira  gustosa  di  un  atteggiamento  umano  di  ogni  tempo  è  perciò  an- 
cor oggi  attuale.  I  caratteri  vi  .sono  resi  magistralmente,  specie  Sir 
Bpicure  Mammon  e  i  due  ipocriti  ])uritani. 

Anche  nella  commedia  .seguente  liartholomeic  Fai/re  il(>14i.  in  pro- 
sa chiara  e  spigliata,  ritroviamo  satireggiati  i  puritani,  dei  quali  lo 
scrittore  espone  1* ipocrisia  e  le  stravaganze.  Difettosa  nella  costruzione, 
questa  commedia  è  una  pittura  impareggiabile  delle  classi  inferiori 
della  Londra  elisal»ettiana  ed  ha  della  tiera  che  rappresenta  tutta  l'a- 
nimazione, l'allegro  trambu.sto  e  l'esuberante  grossolanità. 

Il  Jonson  compo.se  anche  due  tragedie  Scjatius  (1603),  recitata  sen- 
za successo  dalla  compagnia  di  Shakes[ieare,  e  CatiUne  (1611),  inferio- 
re alla  precedente,  che  si  contrapi>ongoiio  per  la  rigida  struttura  clas- 
sica alla  produzione  del  tem]M).  Costiuite  con  scrupolosa  cura  e  pre- 
parazione storica  possono  dest.are  l'ammirazione  del  lettore  dotto  pel 
vigore  intellettuale  e  la  dottrina  di  cui  danno  ampia  testimonianza,  ma 

—73  — 


la  loro  fredda  aiistoi-ità  e  le  liiuglie  tirate  uggiose  non  potranno  mai 
interessare  il  piil)blico  di  un  teatro. 

Ben  Jonson  tradusse  VArtc  poetica  di  Orazio  e  fu  felice  creatore 
di  molti  ììioal-ft,  composizioni  drammntielie,  coreografiche  e  musicali, 
di  cai'attere  allegorico  o  mitologico  ra])presentate  con  scenario  sfarzoso 
da  speciali  attori  mascherati,  assai  in  voga  a  corte  e  nelle  case  patri- 
zie inglesi  del  tempo,  il  più  splendido  dei  quali  è  The  Masquc  of  Quccns 
(1609).  Notevole  pure  la  sua  vasta  produzione  poetica  non  teatrale, 
spesso  di  derivazione  classica,  compresa  nelle  raccolte  Epiaranis  e  The 
F ovest,  incluse  nell'in-folio  del  1610,  e  nella  raccolta  The  Uiidcrwoods, 
pubblicata  postuma. 

Dopo  un  lungo  periodo  di  silenzio  il  Jonson  rijìrese  nel  1625  a 
comporre  commedie,  che  non  mancano  di  qualità  ma  che  sono  nel  com- 
plesso inferiori  alle  precedenti.  Tuttavia  rartista  in  lui  non  era  mor- 
to, come  prova  The  Sad  Shephcrdj  bella  commedia  pastorale  di  Robin 
Hood,  rimasta  incompiuta,  delicata,  fantasiosa  e  ricca  di  sentimento 
della  natura,  quale  non  ci  saremmo  aspettati  da  questo  corpulento  e 
arrabbiato  scrittore  satirico. 

George  Chapman  (1559?-1634),  ])oeta  notevole  ma  senza  alcuna  spe- 
ciale inclinazione  per  il  teatro,  cominciò  un  po'  tardi  a  scrivere  com- 
medie e  drammi,  essendo  nuella  la  più  popolare  forma  di  espressione 
del  tempo,  ma  la  sua  fama;  è  legata  soprattutto  alla  sua  magnifica  ver- 
sione dei  poemi  omerici,  delVIliade  in  particolare. 

Nei  poemi  The  Shadow  of  Night  (1591),  volume  di  versi  sacri,  e 
Ovid's  Banqiiet  of  Hense  (1595)  egli  preanunzia  la  maniera  metafisica 
che  caratterizzerà  i  suoi  lavori  tragici.  Tra  le  commedie,  notevoli  per 
il  brio  e  la  freschezza  più  che  per  la  delineazione  dei  personaggi,  ri^ 
cordiamo  Aìl  Fooìs  (1605),  Monsieur  d'Olive  (1606)  e  The  GentleuLan 
Jjshev  (1606),  la  migliore. 

Le  sue  tragedie  più  importanti  sono  Bussi)  d'Amhois  (1607),  The 
Conspiracie  and  Tragedie  of  Charles,  Duke  of  Bifron,  Marshall  of 
France  (1608)  e  The  Revciige  of  Bussi/  d'Amhois  (1613),  che  hanno  per 
sfondo  la  storia  di  Francia,  modificata  però  liberamente  dalla  fantasia 
del  poeta.  Il  Chapman  è  stato  di  recente  arbitrariamente  accostato  al 
Dostoievskij  per  quella  tendenza  a  far  pensare  e  parlare  i  suoi  perso- 
naggi come  se  vivessero  in  un  mondo  diverso  da  quello  rappresentato. 
Inutile  dire  che  la  genesi  di  onesto  contrasto  è  ben  diversa  nell'autore 
russo  e  che  il  Chapman,  saturo  e  inebriato  di  classicità  e  di  cultura 
greco-romana,  intese  solo  trasfondere  nei  caratteri  lirici  e  passionali  (di 
tipo  marlowiano)  delle  sue  tragedie,  le  più  tipiclie  correnti  del  pen- 
siero antico. 

_  74  _ 


Thomas  Dekkft:  iriT0?-l()4l?)  fu  commediogialo  di  litcik'  vena, 
ma  non  privo  di  pevsonalirà.  Scrittore  popolaiv  e  spontaneamente  ro- 
mantico, ebbe  istintivo  il  senso  del  teatro,  unito  alla  grazia,  alla  fre- 
schezza e  all'ottimismo,  che  una  vita  di  stenti,  di  lavoro  frettoloso  e 
mal  retribuito  e  di  prigione  per  debiti  non  riuscirono  a  cancellare. 

Egli  porta  sulle  scene,  come  il  Jonsou.  la  vita  scapigliata  ed  allegra 
della  vecchia  Londra  e  un  pò*  della  «  human  sympathy  »  del  Chaucer 
riaffiora  nei  dialoghi  dei  suoi  personaggi,  generalmente  ligure  di  arti- 
giani e  di  borghesi.  In  The  Shocmakcr's  Uolidaij  (1599),  commedia  ispi 
rata  dal  Gcntle  Craft  di  Thomas  Delonev  (specie  di  storia  della  corpo- 
razione dei  tessitori  e  dei  calzolai),  sono  rappresentate  le  vicende  del 
calzolaio  Simon  Eyre.  die  diventa  sindaco  di  Londra,  attraverso  una 
serie  di  gustosissime  scene.  h'Ohì  Fortiinatus  (.l.')99?i  è  una  commedia 
slegata  ma  non  senza  qualità  poetiche,  particolarmente  nella  scena  ini- 
ziale. 

Maggior  profondità  e  studio  dei  caratteri  troviamo  in  The  Honest 
Il 7<o/T.*in  due  parti,  alla  prima  delle  quali  (lG04j  collaboro  il  Middle- 
ton,  mentre  la  seconda  e  di  gran  lunga  la  migliore  (lOodi  è  con  tutta 
probabilità  opera  del  solo  Dekker.  E'  la  stona  di  una  cortigiana.  Bella- 
front,  redenta  dall'amore,  che  re.siste  poi  ad  ogni  tentativo  di  farla  tor- 
nare sulla  via  del  peccato,  aiutata  in  ciò  dal  vecchio  padre,  uno  dei  pri- 
mi e  più  riusciti  ritratti  di  burbero  benefico.  La  commedia  ha  pregi  no- 
tevoli, scene  di  gi-aude  ettiiacia.  ilove  il  realismo  accresce  il  patetico  dell.- 
situazioni,  e  motivi  nuovi  che  ritroveiemo  solo  molto  più  tardi. 

Poeta  ispirato  nelle  liriche  delle  sue  commedie,  il  Dekker  è  notevole 
anche  come  prosatore.  Il  suo  The  Guh  Horne-hooke  (1G09I,  racconto 
ironico  e  satirico  in  cui  si  insegna  a  un  giovane  campagnolo  afjpena 
giunto  a  Londra  come  deve  com[tortarsi  per  divenire  un  uomo  alla  mo 
da  (li,  è  un  quadro  vivace  e  pittoresco  della  D^ndra  di  Giacomo  I. 
.scritto  in  una  prosa  eccellente. 

Thomas  Heywood  (l.")T.")?-ir).^0?)  fu  attore  e  uno  dei  più  prolitici  com- 
mediografi dell'epoca  elisabettiana  e  giacobita.  Si  vantò  di  aver  mes.so 
mano  o  almeno  un  dito  in  j  iù  di  duecento  commedie,  una  ventina  delle 
quali  ci  sono  rimaste.  Trattò  tanto  il  dramma  romantico,  che  la  com- 
media di  costumi  e  la  farsa,  ma  la  sua  produzione  è  troppo  legata  al 
gu.sto  del  tempo,  specie  a  quello  popolare. 

Priv)  di  vena  lirica,  non  si  distingue  neanche  p»^r  capacità  costrut- 
tiva o  come  caratterizzazione  dei  personaggi,  pure  sa  creare  a  volte  con 
.spontanea  semplicità  situazioni  diammatiche  e  scene  inten.samente  emo- 


(1)  Nella  prima  parte   imita   il   Grobianus    (1549)  dello  scrittore  germanico  F. 
Dedekind,  che  derivò  il  personaggir»  dal  \anenschiff  del  P.rant. 


tive.  Ck)sì  ci  ha  lasciato  nel  suo  capolavoro  A  Woman  Kildc  with  Kind- 
nesse  (Una  donna  uccisa  con  cortesia,  160.3)  il  ]jiù  bel  dramma  dome- 
stico del  tempo,  che  ci  fa  pensare  a  Ibseu  per  la  trattazione  del  pro- 
blema sentiiuentale.  Non  vi  troviamo  né  scene  spaventose,  né  spargi- 
menti di  sangue,  bensì  lo  spettacolo  toccante  di  una  vita  e  di  una  feli- 
cità distrutte  da  una  donna  che  ha  peccato  senza  essere  cattiva  e  che  il 
rimorso  uccide. 

John  Marston  (ir>75?-1634)  era  figlio  di  un'italiana.  La  sua  carrie- 
ra drammatica  fu  di  breve  durata,  che  questo  scrittore  cinico  e  sboccato, 
di  talento  satirico  e  comico  più  che  tragico  e  dallo  stile  turgido  e  con- 
torto fino  all'astruseria,  si  convertì  e  abbandonò  presto  il  teatio  per 
divenire  un  oscuro  prete  di  campagna. 

I  suoi  primi  drammi  Antonio  and  Mcllida  (1600),  col  seguito 
Antonio-s  Rcvcnf/c,  d'ambiente  italiano  (la  rivalità  fra  Genova  e  Vene- 
zia) e  di  valore  assai  scarso,  ci  riportano  alla  tragedia  senechiana  e  mar- 
lowiana  pel  loro  carattere  violento  e  melodrammatico.  Più  notevole  la 
tragicommedia  The  Malcontcnt  (IGOl?),  mal  costruita  ma  ricca  di  forza. 
di  varietà  e  di  situazioni  interessanti  che  altri  sfrutterà  più  tardi,  neUa 
quale  il  protagonista  Malevole  —  il  più  riuscito  dei  personaggi  del 
Marston  (di  solito  alquanto  legnosi)  —  è  una  specie  di  Amleto  che  in- 
veisce contro  la  società  e  la  vita  con  slanci  di  lirico  sarcasmo.  Jkligliore 
la  costruzione  di  The  Dateli  Coitrtezan  (1601?),  commedia  a  lieto  fine, 
con  un  intreccio  serio  e  uno  buffonesco,  che  mira  nel  complesso  a  diver- 
tire e  vi  riesce. 

II  suo  maggior  titolo  alla  fama  sta  forse  nell'aver  partecipato  col 
•Jonson  e  col  Chapman  alla  composizione  di  Eastward  Eoe  (1605),  com- 
media vivace  e  ben  proporzionata,  che  ci  offre  un  quadro  realisticamente 
colorito  e  animato  della  Londra  del  tempo.  Non  è  possibile  precisare 
la  parte  che  spetta  a  ciascuno  nella  divertente  commedia,  in  cui  le 
qualità  dei  tre  scrittori  appaiono  esaltate  e  i  loro  difetti  attenuati, 
mentre  i  personaggi,  soprattutto  quelli  viziosi,  vi  sono  disegnati  con 
maestria.  Del  Marston  sono  con  probabilità,  oltre  all'intreccio,  le  al- 
lusioni satiriche  ai  cortigiani  scozzesi  di  Giacomo  I,  che  fruttarouo  agli 
autori  un  breve  periodo  di  prigione. 

Al  iMarston  e  alle  tragedie  di  vendetta  e  di  sangue  si  ricollegano 
due  foschi  drammi  di  CittiL  Tourxeur  (1575?-1626),  il  cui  macabro  in- 
gegno illumina  di  sinistri  bagliori  fantastici  un  mondo  di  corruzione  e 
di  delitti.  Essi  sono  The  Revenr/er's  Tragacdic,  pubblicato  anonimo  nel 
1607,  e  The  Athci.s't's  Tragedie  (1611),  di  pregio  molto  inferiore. 

The  Revcnger's  Tragaedic  ha  per  sfondo  l'Italia,  concepita  allora 
dagli  Inglesi  come  la  terra  delle  passioni  sfrenate  e  delle  peggiori  effe- 
ratezze, e  per  argomento  la  vendetta  di  Vendice  sul  duca  della  città 

—  76  — 


che  gli  ha  avvelenato  la  fidanzata,  e  snl  figlio  di  questi,  Lussorioso. 
che  voleva  isedurgli  la  sorella,  la  casta  Castiza.  I  personaggi,  dal  nome 
simbolico,  sono  schematici  e  monocordi,  ma  il  dramma,  scritto  con  stile 
rapido  e  sapiente  uso  degli  effetti  teatrali,  ha  una  jìotenza  e  un'inten- 
sità tragica  che  influiranno  sull'opera  del  Webster. 

La.  stessa  cupa  visione  di  una  vita  spietata,  crudele  e  corrotta, 
unita  però  a  una  più  alta  concezione  tragica  e  a  superiori  qualità  poe- 
tiche, troviamo  in  John  A\'ebsti:iì  (ir)7r>?-1625?),  che  occupa  tra  i  suc- 
cessori dello  Shakespeare  un  posto  di  i)articolare  importanza.  Le  due 
tragedie  a  cui  deve  la  fama  llie  White  Divel,  or  Vittoria  Corombona 
(circa  1«>11)  e  llic  Dutchesse  of  Malfy  (circa  1614),  entrambe  d'ambien 
te  italiano,  seguono  la  tendenza  marlowiana  ]>er  il  «  blood-and-thunder 
play  »  caratteristica,  dell'epoca,  tuttavia  lo  sfruttamento  del  gusto  pò 
polare  e  gli  espedienti  propri  di  un'arte  inferiore  sono  riscattati  da  una 
vena  di  amara  ironia,  da  misteriose  rispondenze  e  presagi,  dalla  poesia 
di  tristezza  e  di  morte  che  aleggia  nei  suoi  drammi  e  compenetra  la 
natura  stessa  dei  pei-sonaggi,  creando  un'atmosfera  di  fatalità  tragica 
che,  unita  alle  qualità  stilistiche,  contribuisce  a  dare  un  tono  di  no- 
biltà all'insieme,  tenendolo  spesso  lontano  da  quel  senso  di  ridicolo  e 
di  grottesco  cui  va  inevitabilmente  incontro  la  tragicità  retorica. 

The  White  Divel  (Il  diavolo  bianco)  è  una  storia  di  lussuria  e  di 
delitti,  ispirata  alle  vicende  fortunose  della  vita  della  bellissima  Vit- 
toria Accoramboni.  che  lo  scrittore  ricrea  liberamente,  pur  senza  di- 
scostarsi di  molto  dalla  realtà.  Webster  fa  della  protagonista  una 
creatura  ardente  e  indomita,  ambiziosa  e  senza  scrupoli,  che  in  vita  e 
in  morte  non  arretra  davanti  al  proprio  destino,  lino  ad  esserne  tra- 
volta. 

ÌjA  stessa  atmosfera  d'odio  e  di  vendetta  ritroviamo  in  The 
JJiitchcssc  of  Maìfìj  (La  duchessa  d'Amalfi),  tragedia  della  virtù  perse- 
guitata, che  ha  come  fonte  principale  una  novella  del  Handello  (I,  26), 
compresa  nel  Palo  ce  of  ricasurc  del  l'ainter.  11  fascino  meridiano  di 
Vittoria  Coroml)ona  trova  riscontro  in  quello  crepuscolare,  ma  non  me- 
no avvincente,  della  duchessa  d'Amalfi,  giovane  vedova  che  s'innamora 
del  suo  maggiordomo,  il  virtuoso  Antonio,  e  lo  sposa  segretamente  con- 
tro la  volontà  dei  fratelli,  i  quali  si  vendicano  spingendo  la  donna,  at- 
traverso torture  morali  e  scene  d'orrore,  alla  disperazione  e  alla  morte 
per  mano  dei  sicari  di  Bosola,  riuscita  variante  del  personaggio  shake- 
speariano di  Iago. 

Gli  altri  lavori  teatrali  del  Webster,  composti  in  collaborazione  o 
da  solo,  non  pi-esentano  interesse  artistico. 

Meno  personale  è  l'arte,  quant'altre  mai  spontanea  e  incurante,  di 
Thomas  Middleton  (]570?-1627),  uno  dei  più  duttili  e  versatili  dramma- 

—  77  — 


lui'ghi  del  teiupo,  cbe  collaboiò,  olti'C  col  Dekker,  con  molti  nltii,  sicché 
non  sempre  si  può  distinguere  il  suo  apporto  da  quello  dei  vari  contri 
butori.  Grande  conoscitore  ancli'egli  di  Londra,  della  quale  fu  crono- 
logo e  scrittore  municipale  di  «  masks  »  e  di  «  pageants  »,  compose 
tra  il  IfiO-i  e  il  IGli*  una  serie  di  commedie  farsesche  di  vita  cittadina, 
sapide  degli  ingredienti  cari  al  gusto  popolare  e  bonariamente  satii-i- 
che,  in  cui  l'intento  morale  è  appena  adombrato,  tra  gli  scherzi  li- 
cenziosi e  i  motti  salaci.  Le  migliori  di  esse  sono  A  Trick  to  Catch  the 
Oldone.  (IGOG,),  A  Mad  World,  Mi/  Mastrrs  (KidC?)  e  A  Chast  Mayd  in 
Cheapr-side  (1011). 

A'oltosi  <juindi  al  dramma  vi  mostrò  una  forza  iusospettata,  tanto 
cbe  qualcuno  lo  ha  avvicinato  allo  Shakespeare,  ed  effettivamente  nelle 
sue  due  tragedie  più  note  Women  beware  Women  (.l(jlL'?i  e  2'hr 
Changeìing  (1G23?),  si  rivela  un  profondo  conoscitore  del  cuore  umano, 
specie  di  quello  femminile. 

In  Women  Jjrirare  Woincn  il  Middletou  narra  la  storia  di  Bianca 
Cappello,  rappresentandola  all'inizio  come  una  giovane  sposa  ]ìura  e 
innamorata,  il  che  dà  risalto  anche  maggiore  alle  scene  seguenti  di  cor- 
ruzione e  di  delitti. 

The  Changeìing  (1)  è  il  suo  capolavoro  e  il  frutto  migliore  della 
collaborazione  durata  più  anni  coir  attore  e  commediografo  William 
Rowley,  il  quale  probabilmente  contribuiva  nelle  parti  comiche.  Nel 
dramma,  Beatrice-Joanna  istiga  l'avventuriero  De  Flores,  la  cui  ani- 
ma nera  si  consuma  di  passione  per  lei,  a  sbarazzarla  di  un  lidanzato 
impostole  dal  padre  e  viene  a  trovarsi  dopo  il  delitto,  con  suo  orrore, 
in  potere  di  quella  creatura  malefica  che  la  ricatta,  la  domina  e  la  pre- 
cipita sempre  più  in  basso.  La  complessa  personalità  di  quest'ennesimo 
ribaldo  del  teatro  elisabettiano  e  il  graduale  sviluppo  del  carattere  di 
Beatrice  sono  degni  d'un  grandissimo  artista;  ed  è  da  rimpiangere  ch;^ 
alla  rude  genialità  di  questo  scrittore,  tra  i  più  vicini  a  noi  per  la  sua 
penetrazione  psicologica  e  l'assenza  di  enfasi,  sia  mancata  una  più 
sicura  coscienza  letteraria  ed  artistica  a  dare  maggiore  omogeneità 
alla  sua  produzione,  guasta  da  gravi  mende  e  straordinariamente  disu- 
guale anche  per  un  elisabettiano. 

Degni  di  pai-ticolare  menzione  sono  anche  i  due  drammaturghi 
Francis  Bb.\t'.munt  (1.584?-1G1G)  e  John  Fletchp:r  (1.579-1025),  che  per 
aver  vissuto  per  un  periodo  insieme,  scrivendo  in  collaborazione  alcune 
delle  loro  opere  migliori,  sono  quasi  sempre  presentati  in  coppia  nei 
testi  di  storia  letteraria. 


(1)  Nou  è  facile  rendere  soddisfa centemeute  in  italiano  il  titolo  di  questo  dram- 
ma. Il  Rebora  nella  versione  fattane  in  Tragici  elisabettiaìii,  Milano,  Garzanti, 
in4r>,  tradiK-o  :  /  disfìcìuiati. 

—  78  — 


Tav.    IX 


i;ai'l"''^t''iliiz'<>ii(_'   «li    .1    M i<l'<iiinniri-.\ if/lit'x   DrcdìH. 


■^^■■■pi 

^B  ..           #1^^"        "^ 

^HI^^^^^M 

B^^^^F  j^^^^H^^^r  ^ 

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jHHHH^H 

Uappri'sciitiizioiic    (lcll'//< /// //    /l     (Old    \'i<-    ( '(iiiiiiatiy.    I.oihIoid. 


Tav.    X 


William  Shakespeare. 


1        .      €__„ 
Fraucis  Bacon. 


Ben   Jonson. 


John  Donne. 


Dell'ampia  raccolta  di  dramini  pubblicati  sotto  il  biuomio  di  Beau 
iiiont  e  Fletcher  nell'in-folio  del  1(>47  e  poi  ancora  nel  1679  (quest'ulti- 
ma la  più  vasta  dell'epoca,  comprendendo  oltre  cinquanta  lavori),  sol- 
tanto sei  o  sette  furono  in  realtà  scritti  in  connini  dai  due  amici,  altri 
rlue  spettano  interamente  o  sostanzialmente  al  Beaumout,  sei  intera 
mente  o  sostanzialmente  al  Fletcher,  e  il  resto  alla  collaborazione  di 
(]uesti  con  diversi  scrittori,  in  particolare  col  Massinger  (l). 

Appartengono  al  solo  Beaumont,  che  dei  due  autori  sembra  il  più 
dotato  d'invenzione  e  di  genio  drammatico,  The  Woman  Hater  (Il  mi 
sogino),  composto  intorno  al  KJOG,  e  The  Knight  of  the  Burning  Pesila: 
ili  cavaliere  del  Pestello  Ardente,  circa  1607),  commedia  brillantis- 
Nima,  in  stile  eroicomico,  nella  quale  si  mette  in  ridicolo  la  [lassione 
dei  bottegai  londinesi  per  il  mondo  cavalleresco  (2),  facendo  contempo- 
laneamente  la  parodia  della  commedia  di  Thomas  Heywood  The  Foure 
f*rentiscs  of  London. 

Tra  le  commedie  romantiche,  vìvaci  e  spiritose,  ap[>artenenti  al  solo 
l'^letcher,  ricordiamo  in  particolare  The  Faithfull  l^hepheardesse  (La 
pastora  fedele,  1608?),  dramma  pastorale  derivato  dal  Pastor  fido  del 
(ruarini,  di  tono  tra  l'elegiaco  e  il  fiabesco,  scritto  in  uno  stile  scorre- 
vole e  di  così  raffinata  melodia  che  lo  stesso  Milton  non  disdegnerà 
d'imitare  nel  suo  Comus  e  che  preannunzia  il  gusto  dei  romantici  e 
dei  simbolisti. 

I  più  notevoli  drammi  scritti  in  collaborazione  dai  due  autori 
isono  Philastcr  (1610),  tragicommedia  romantica  e  sentimentale,  ricca 
di  bellezze  poetiche,  che  ricorda  nell'intreccio  la  shakespeariana  Twelfth 
Night;  The  Maides  Tragedy  (circa  1611Ì,  considerata  la  loro  migliore 
tragedia,  non  tanto  per  la  caratterizzazione  dei  personaggi  (poco  con- 
vincente persino  nella  protagonista,  Evadne.  che  con  fiera  risoluzione 
e  odio  improvviso  uccide  il  re  suo  seduttore),  quanto  per  il  susseguirsi 
di  situazioni  tragiche  abilmente  condotte  e  per  l'armonioso  fluire  dei 
versi;  e  A  King  and  no  King  (circa  1611),  tragedia  quasi  altrettanto 
«legna,  almeno  dal  punto  di  vista  estetico. 

In  queste  opere  essi  rivelano  una  grande  conoscenza  del  palcosce- 
nico, il  gusto  signorile  e  la  loro  modernità,  sostituendo  alla  tragedia 
la  tragicommedia  e  alla  satira  aristofanesca  la  commedia  di  costume. 


(1)  Questa  assegnazione  è  dovuta  a  E.  K.  Chambers  in  The  KUzabethan  Stage, 
Oxford,  voli.  4,  102P>.  Essendo  fondata,  nei  riguardi  di  Beaumont  e  Fletcher,  non 
>;u  differenze  di  tono,  di  stile  o  di  spirito  —  non  chiaramente  apprezzabili  tra  i  due 
—  ma  sulla  diversa  versificazione  da  essi  usata,  va  accolta  con  la  cautela  con  cui 
l'illustre  critico  la  propone. 

(2)  Pertanto  questa  commedia  costituisce  il  corrispondente  Inglese  del  Don  Chi- 
■ff-iotte  del  Cervantes,  allora  da  p<^)co  pubblicato. 

—  79  — 


«>  -  Brevf    ^tnria   di'lla    letteratura    inglese. 


attenuando  sovente  le  scene  di  terrore  e  di  pietà  nel  patetico  e  nel  sen 
timentale  e  i  discorsi  apertamente  osceni  nell'allusione  indecente. 

Il  Fletcher  collaborò  inoltre  con  altri  scrittori,  tra  i  quali  lo  Shake 
speare,  in  Henry   Vili  (1612-3)  e  The  Two  JS'oble  Kinsmen  (1G12-3),  e 
il   Massinger,   in   parecchie   buone  commedie  e   tragedie.   Egli   rappre- 
senta il  principale  legame  tra  il  teatro  elisabettiano  e  quello  della  Re- 
staurazione. 

Philip  Massinger  (1583-1640?).  Dominò  le  scene  dopo  il  Fletcher 
per  il  numero  e  il  valore  dei  suoi  drammi,  pur  non  avendo  del  maestio 
né  lo  spirito  brillante  ne  le  qualità  liriche  e  poetiche.  Era  tuttavia 
uomo  esperto  di  teatro  e  i  suoi  intrecci  sapientemente  costruiti,  mal- 
grado il  loro  scioglimento  a  sorpresa,  non  offendono  di  solito  la  veri- 
aimiglianza.  Il  suo  stile  corretto  e  robusto  non  manca  di  eloquenza  e 
la  versificazione,  quantunque  monotona,  è  ben  sostenuta. 

Dopo  aver  collaborato  col  Fletcher,  scrisse  insieme  al  Dekker  The 
Virgin  Ma/rtyr  (1620?),  dramma  assai  notevole  di  soggetto  cristiano, 
dove  il  suo  nome  figura  per  la  prima  volta. 

Nelle  sue  commedie  prevale  la  satira  di  tipo  jonsoniano,  in  cui  i 
vizi  vengono  scoperti  e  denunziati  senza  pietà,  e  l'autore  vi  dimostra 
con  attacchi  personali  e  sollevando  questioni  di  carattere  sociale,  re- 
ligioso e  politico,  quale  fosse  la  sua  forza  intellettuale  e  morale,  la  se- 
rietà e  la  nobiltà  dei  suoi  intenti  e  il  suo  grande  coraggio.  Le  migliori 
di  esse  sono  The  City  Madam  (1619?)  e  A  New  Way  to  Paij  Old  Dehts 
(1625?),  il  più  popolare  dei  suoi  lavori,  rappresentato  sulle  scene  fino 
alla  fine  del  secolo  scorso,  offrendo  una  magnifica  parte  all'attore  che 
impersona  il  protagonista,  Sir  Giles  Overreach,  figura  di  usuraio  ra- 
pace e  ambizioso,  che  raggirato  e  smascherato  finisce  coU'impazzire. 

Il  Massinger  prediligeva  fra  le  sue  tragedie  The  Roman  Actor 
(1626),  dramma  della  lussuria  e  della  crudeltà»  imperiali,  modellato  sul 
Sejanus  del  Jonson,  che  supera  per  varietà  di  interesse,  e  dove  si  fa 
un  uso  altamente  drammatico  dell'espediente  della  commedia  entro  la 
commedia.  Noi  preferiamo  ad  essa  The  Maid  of  Honour  (1622?),  tra- 
gicommedia armoniosa  nella  struttura  e  nobilmente  concepita,  con  emo- 
zionanti scene  d'amore  e  di  guerra,  che  si  accentrano  intorno  alla  fi- 
gura dell'eroina,  Camiola,  il  più  vivo  personaggio  femminile  dello  scrit- 
tore, malgrado  una  certa  teatralità. 

John  Ford  (1586-1630?)  mostra  entro  limiti  più  ristretti  maggior 
individualità  del  contemporaneo  Massinger.  Fatalista,  di  sensibilità  mal- 
sana e  convinto  che  la  passione  possa  giustificare  qualsiasi  cosa,  egli 
è  attratto  dai  pervertimenti  e  dalle  situazioni  inusitate  ed  eccezionali. 
In  ciò  si  mostra  un  decadente,  tuttavia  è  poeta  vero  e  artista  coscien- 

—  80  — 


zioso,  privo  (li  enfasi,  dotato  d'impeto  lirico  e  d'introspezione  psicolo- 
gica, uniti  alla  sobrietà  e  all'armonia  dello  stile. 

Delle  sue  opere,  scritte  dapprima  in  collaborazione  e  più  tardi  da 
solo,  due  si  levano  sulle  altre  e  costituiscono  i  suoi  titoli  alla  gloria 
The  Brokcn  Heart  (Cuore  infrautoì  e  Tis  Pitty  Shecs  a  Whore  (Pecca- 
to che  sia  una  sgualdrina),  entrambe  pubblicate  nel  1633. 

Artista  versatile  ma  di  merito  inferiore  ai  precedenti  è  James 
Shirley  (1.">!>6-1666).  che  non  ebbe  la  forza  d'imprimere  nuova  vita  ai 
motivi  convenzionali  del  teatro  elisabettiano.  Le  sue  tragedie  più  note 
The  Traj/tor  (IGol)  e  The  Cardiuaìl  (1641)  risentono  l'influsso  rispetti- 
vamente di  Tourneur  e  di  Webster.  Migliori  le  commedie  romantiche. 
come  The  Young  Admirall  {HìSS)  e  The  Imposture  (1610),  e  di  costume 
come  The  Weddiìig  (1620),  Et/de  Park  (1632),  The  Gamester  (16:^)  e 
soprattutto  The  Lady  of  Pleasiire  (1635),  nelle  quali  mostra  genuina 
comicità  sia  nell'invenzione  dei  caratteri  che  nelle  situazioni. 

Ford  e  Shirley  chiudono  non  soltanto  idealmente  ma  anche  stori- 
camente la  serie  dei  grandi  drammaturghi  elisabettiani.  Idealmente, 
perchè  nei  loro  lavori  sono  evidenti  quei  segni  di  decadenza  morale, 
quel  prevalere  della  voga  sull'ispirazione  e  della  licenziosità  sulla  poe- 
sia contro  cui  s'addensavano  sempre  più  le  ire  dei  puritani,  storica- 
mente, perchè  per  l'appunto  nell'anno  1612  il  Parlamento  ordinava  la 
chiusura  dei  teatri,  considerati  come  «  nefaste  scuole  d'immoralità  ». 

Dalla  data  suddetta  la  tradizione  teatrale  inglese  subisce  nn  pe- 
riodo d'interruzione;  essa  riprenderà  più  tardi,  seguendo  nuove  rotte, 
durante  la  Restaurazione  monarchica  successiva  all<a  Commonwealth 
(1660). 


—  81  — 


VII 
L'EPOCA  GIAOOBITA  E  LA  CORRENTE  l'I  KITANA 


L'epoca  giacobita  (1)  non  comporta  un  immediato  mutamento  di 
tendenze  rispetto  all'epoca  elisabettiana;  essa  rappresenta  la  conti- 
nuazione e  in  parte  il  compimento  degl'ideali  di  vita  e  dei  modelli 
d'arte  fioriti  durante  il  regno  della  grande  regina.  E'  questa  l'ultima 
lase  della  Rinascenza  inglese,  tanto  è  vero  che  gran  parte  della  produ- 
zione dei  poeti  e  degli  scrittori  di  natura  e  temperamento  squisitamen- 
te rinascimentali  —  come  Shakespeare,  Chapman,  Daniel,  Drayton  ed 
altri  ancora  —  appartiene  a  questo  periodo.  Durante  il  regno  del  primo 
degli  Stuarts  si  comincia  tuttavia  a  determinare  un  senso  di  reazione, 
imo  stato  d'animo  che  s'intensifica  con  l'andar  degli  anni  e  non  tarda 
a  manifestarsi  nelle  opere  letterarie,  anzitutto  nella  poesia. 

Infatti,  forse  per  un  fenomeno  di  stanchezza  conseguente  alla 
lunga  e  intensa  esaltazione  lirica  dei  decenni  precedenti,  o  piuttosto  per 
il  senso  di  profonda  delusione  che  dopo  l'ascesa  al  trono  di  Giacomo  I 
s'impadronisce  delle  masse  e  più  ancora  degli  spiriti  eletti  che  s'erano 
nutriti  degl'ideali  di  libertà  e  di  grandezza  propugnati  dalla  Riforma, 
l'entusiasmo,  la  prorompente  vitalità  degli  Elisabettiani  cominciano  a 
venir  meno  e  sono  gradualmente  sostituiti  da  un  grigio  tono  di  scetti 
cismo  e  di  malinconia.  All'impeto  e  alla  freschezza  deirispirazione  sus- 
seguono i  languori  e  gli  artifìci  della  decadenza,  ciò  che  noi  oggi  chia 
meremo  crepuscolarismo,  il  quale,  come  osserveremo  più  oltre,  si  idflett*- 
nelle  liriche  dei  «  cavalier  poets  »  da  un  lato  e  dei  «  metaphysical  poets  » 
dall'altro. 

L'assenza  di  spirito  riformistico  in  Giacomo  I,  dovuta  a  quell'in- 
scindil)ilità  tra  aspirazioni  nazionalistiche  e  attività  riformatrice  veri 
ficatasi  in  seno  alla  Riforma,  porta  a  maturazione  la  reazione  purita- 
na, che,  sorta  dal  desiderio  di  operare  una  revisione  più  completa  delle 


(1)  Cosi  chiamata  (ialla  denominazione  latina  Jacobus  del  primo  d^li  Stuarts 
(Giacomo  I,  1003-25). 

—  S3  — 


torme  del  culto,  si  riallaccia  poi  gradatamente  al  complesso  dell'ideo- 
logia elisabettiana  (la  cui  essenza  era  stata  la  libertà,  e  la  grandezza 
della  nazione  inglese)  e  si  pei-feziona,  a  sua»  volta,  nell'aspirazione  a  più 
alti  principi  umani  di  giustizia  sociale  e  di  lii)ertà  individuale  oltre 
che  nazionale. 

Ma  dopo  la  decapitazione  di  Carlo  I  (1049),  il  puritanesimo,  all'in- 
domani del  suo  trionfo,  sembra  perdere  nei  suoi  fautori  e  nei  suoi  capi 
parte  di  quella  luminosità  e  di  quello  splendore  che  aveva  mostrato  al 
suo  primo  nascere.  Inasprito  forse  dalla  lunga  lotta  politica  alla  quale 
era  stato  costretto  per  affermarsi,  l'ideale  puritano,  al  momento  della 
sua  realizzazione,  si  presenta  come  una  dottrina  fredda,  rigida  e  intran- 
sigente. Allo  scopo  di  combattere  la  corruzione  dell'epoca  giacobita  i 
l»uritani  si  adoperano  a  dare  alla  vita  e  ai  costumi  del  loro  paese  un 
carattere  d'estrema  severità  e  austerità,  sicché,  da  un  punto  di  vista 
artistico-letterario,  la  tipica  conseguenza  di  tale  fenomeno  politico  «'^ 
che  l'età  di  Croni well,  pur  essendo  diametralmente  opposta  per  princi- 
pi e  sistemi  a  quella  di  Giacomo  I,  esercita  fino  a  un  certo  punto  sul 
mondo  letterario  un  influsso  non  molto  diverso.  In  realtà  il  decennio 
della  Commonwealth  segna  per  molti  un'acutizzazione  dello  scetticismo, 
della  malinconia,  del  collasso  giacobita  che  peggiora  in  un'atmosfera 
di  colore  quasi  apocalittico. 

In  questo  capitolo,  che  vuol  essere  d'introduzione  a  quello  che  se- 
gue —  nel  quale  si  tratterà  dell'età  di  Milton  così  ricca  di  valori  nuovi 
e  talvolta  antitetici  a  quelli  del  periodo  precedente  —  ci  limiteremo  a 
considerare  la  figura  di  un  solo  scrittore,  John  Donne,  che,  pur  appar- 
tenendo in  parte  al  periodo  elisabettiano,  è  volto  verso  l'avvenire  e  sem- 
bra rispecchiare  alcuni  aspetti  della  complessa  metamorfosi  spirituale 
alla  quale  sono  chiamati  i  sudditi  inglesi  durante  il  regno  di  Giacomo  I, 
riservandoci  di  trattare  in  seguito  di  quegli  scrittori  la  cui  produzione 
apparterrebbe  cronologicamente  all'epoca  giacobita,  ma  che  sono  legati 
a  influenze,  ad  atteggiamenti  e  a  tendenze  che  trovano  la  loro  espressio- 
ne più  compiuta  soltanto  verso  la  metà  del  secolo. 

John  Donne  (15T1?-1G31),  la  cui  arte  si  estende  dalle  liriche  sen- 
suali ai  sonetti  sacri,  ebbe  vita  avventurosa.  Educato  dalla  madre,  ni 
l)ote  di  una  sorella  di  Thomas  More,  nellai  religione  cattolica,  studiò  ad 
Oxford  e  a  Cambridge,  viaggiò  in  Italia  e  in  Ispagua,  fu  cortigiano  e  di- 
vise il  suo  tempo  tra  gli  svaghi  galanti  e  gli  studi  severi,  specialmente 
teologici.  Partecipò  alle  spedizioni  del  conte  di  Essex  contro  Cadice  e  le 
Azzorre  (1596-7),  trovandovi  ispirazione  per  le  poesie  giovanili  2'hc 
isiorm  e  The  Cairn.  Nominato  segretario  del  Lord  Cancelliere,  fuggi 
con  la  nipote  diciassettenne  di  questi  da  lui  sposata  segretamente,  per 
la  qual  cosa  perdette  il  posto  e  fu  per  qualche  tempo  in  prigione.  Pas- 

—  84  — 


sato  al  protestant'!SÌmo,  aiutò  Thomas  Mortou  uella  «uà  coutroversia 
contro  i  dissidenti  politici  di  religione  cattolica,  pubblicando  nel  1(511' 
il  PseudoMartìjr,  e  prese  gli  ordini  sacri  nella.  Chiesa  anglicana  (IGlò). 
Mortagli  due  anni  dopo  la  moglie,  il  Donne  si  dedicò  interamente  alla 
religione  e  all'ascesi,  esercitando  un'intensa  attività  di  predicatore  e 
facendo  una  rapida  carriera  ecclesiastica,  conclusasi  con  la  nomina  a 
decano  della  Cattedrale  di  San  Paolo  (1021),  posto  da  lui  ricoperto  per 
un  decennio.  L'intensità  della  vita  aveva  però  minato  la  sua  salute. 
Gravemente  ammalato  si  levò  ancora  dal  letto  per  tenere  davanti  al 
sovrano  quella  che  fu  considerata  la  sua  propria  magnifica  orazione  fu- 
nebre The  Dcath's  Diielì.  Morì  il  mese  dopo. 

II  Donne  è  scrittore  originale  che  si  contrappone  ai  poeti  del  suo 
tempo  —  da  lui  accusati  di  essere  dei  rimanipolatori  di  luoghi  comuni 
p  dei  seguaci  del  trojipo  facile  e  meccanico  modo  di  scrivere  di  chi  nul 
la  sente  e  nulla  ha  da  dire  —  e  inizia  una  nuova  era  nella  storia  della 
poesia  inglese,  rompendo  la  tradizionale  imitazione  del  l'etrarca,  per- 
petuatasi attraverso  quella  dei  suoi  epigoni  francesi  Bonsard,  Du  Bel- 
lay  e  Desportes. 

Nella  lirica,  nella  satira,  nella  poesia  elegiaca  e  religiosa  egli 
esercita  una  notevole  influenza  sui  contemporanei  più  giovani,  facen- 
dosi l'araldo  e  il  caposcuola  di  quella  poesia  che  sarà  chiamata  più  tar- 
di «  metafisica  »,  perchè  in  essa  si  appaiano  o  fondono  immagini  reali 
e  intuizioni  fantastiche,  sentimenti  e  speculazioni,  con  trapassi  continui 
tlalla  percezione  fisica  all'idea  filosofica.  Il  pensiero  è  in  lui  al  servizio 
delle  passioni,  le  passioni  compenetrano  i  suoi  pensieri  e  coesistono  in 
essi.  Il  conflitto  che  si  presenta  in  Donne  non  è  pertanto  di  natura 
sentimentale.  Esso  si  rivela  in  piena  luce  di  coscienza  sul  terreno  del 
raziocinio,  divenendo  a  tratti  freddo  intellettualismo  e  perdendo  il  suo 
equivalente  emotivo,  poiché  esso  è  il  portato  di  una  psicologia  matura 
in  cui  ogni  idea  suscita  un  sentimento  ed  ogni  sensazione  tende  a  con- 
tìgurarsi  in  un'idea  : 

«  But  O  alas,  so  long,  so  farre 

Our  bodies  v,hy  doe  wee  forbeare? 

They'are  ours,  though  they'are  not  wee...  »  (1) 

La  lingua  è  ricca  di  analogie,  d'iperboli,  d'immagini  tratte  dalle 
sue  letture  scientifiche  e  teologiche,  di  giuochi  di  parole  che  rendono 
talvolta  molto  ardua  la  comprensione  del  suoi  versi,  ma  in  lui  i  con- 
cetti e  le  figure,  il  gusto  per  lo  scherzo,  il  suo  tipico  «  wit  »  (spirito), 
anziché  apparire  come  motivi  ornamentali  alla  maniera  dei  secentisti. 


(1)  «  Ma  oh,  ah'mè,  perchè  così  a  lungo,  fino  a  tal  punto  —  Sopportiamo  noi 
i  nostri  corpi?  —  Essi  sono  nostri,  bonchè  non  siano  noi...  ». 

—  85  — 


sembrano  piuttosto  uno  sfogo  al  suo  travaglio  interiore,  una  maschera 
al  suo  stesso  «  putLos  ». 

Egli  era  naturalmente  nemico  di  ogni  convenzionalit<mo  formale, 
della  regolarità  del  ritmo,  delle  similitudini  equilibrate,  cosicché  il  suo 
stile,  antiaccademico  e  reazionario  per  eccellenza  gli  procurò  le  ire  di 
molti  ed  un  suo  stesso  amico  e  ammiratore,  il  Jonson,  diceva  che,  sotto 
certi  aspetti,  egli  era  il  ])iù  grande  poeta  vivente,  ma  che  «  for  not 
keeping  of  accent  he  deserved  hanging  »  (1).  In  verità  lo  stile  del 
Donne  —  come  sempre  avviene  nei  veri  poeti  —  è  il  riflesso  del  su<» 
animo,  passionale  e  tormentato,  che  esprime  il  conflitto,  già  latente 
nel  mondo  elisabettiano,  tra  l'esaltazione  lirica  dei  valori  terreni  ed 
umani  e  Fattività  speculativa  rivolta  sia  alla  conoscenza  che  ai  prò 
Memi  della  vita  morale  e  religiosa.  Dice  molto  bene  il  Praz  a  questo  prò 
])Osito:  «  Rinascimento  e  Riforma  fan  della  sua  mente  il  loro  campo  di 
I)attaglia  »  (2). 

Donne  infatti,  possiede,  specie  come  lirico  amoroso,  la  fantasia  e  la 
.sensualità  di  un  elisabettiano,  ma  già  in  lui  appare  quella  tendenza 
all'attività  critica  e  raziocinante,  alla  meditazione  estatica,  al  rapimen- 
to, all'ascetismo  che  sono  valori  tipici  della  Riforma.  Non  della  Riforma 
nella  sua  portata  e  nella  sua  realizzazione  politica,  che,  come  tale, 
essa  —  lungi  dal  trovarsi  in  contrasto  con  la  Rinascenza  inglese  — 
la  favorì  (non  fosse  altro  per  aver  di.sincagliato  la  nazione  da  un  do 
minio  morale  straniero  e  stimolato  lo  sviluppo  delle  sue  risorse  etni 
che),  ma  della  Riforma  intesa  nella  sua  più  profonda  significazion» 
religioso- sociale  :  quel  vasto  movimento  spirituale  cioè,  anelante  a  u' 
rinnovamento  della  società  umana,  che  s'inizia  con  l'opera  di  Johr 
Wyclif,  continua  con  le  glosse  di  P^rasmo  e  le  traduzioni  di  Tindale  < 
favorisce  l'azione  politica  di  Enrico  Vili,  come  dire  favorisce  la  «  Ri 
forma  ufficiale  »  e  con  essa  per  circa  mezzo  secolo  (dalV Act  of  i^u- 
premacy  alla  morte  di  Elisabetta)  s'identifica,  offrendole  i  mezzi  di 
giustificazione  morale  di  fronte  al  mondo. 

E'  questa  in  realtà  la  vera  Riforma  o,  se  si  vuole,  la  parte  pili  no 
bile  e  ideale  della  Riforma  promossa  dal  ribelle  monarca  inglese  (3). 


(1)  Per  non  rispettare  gli  accenti  meritava  di  essere  impiccato. 

(2)  M.  Praz,  (Storia  della  letteratura  inglese,  Firenze,  Sansoni,  1937,  p.  1.^8. 

(3)  Che  l'az'one  di  Eurico  Vili,  pales'  mente  scaturita  —  come  s"è  detto 
ria  una  natura  violenta  e  ribelle,  simboleggi  appunto  le  aspiraz'ioni  del  popolo 
(anche  pe  egli  antepose  le  sue  ragioni  persr-nali)  e  cho  essa  non  abba  quindi 
avuto  origine  da  preoccupazioni  religioso-sociali,  ce  lo  dimostra  il  fatto  che  li 
sovrano  inglese  al  sorgere  del  luterà- e  imo  aveva  preso  le  difese  della  Chie.sa 
cattolica  —  ricevendo  dal  Papa  quel  titolo  di  defensor  fidei  che,  strano  a  dirsi,  1 
sovran!  inglesi  mantengono  ancor  oggi  —  e  che,  anche  doix)  la  Riforma,  fu  sejn 
I-re  restio  a  una  trasfonn.izione  religiosa  nel  senso  del  dogma  e  del  culto. 

—  86  — 


J 


E  se  abbiamo  detto  ch'essa  s'identifica  per  poco  più  di  mezzo  secolo 
con  la  Riforma  f^torica  è  perchè  essa,  dopo  aver  improntato  di  sé  il 
mondo  di  Elisabetta  inserendosi,  per  così  dire,  nei  valori  rinascimeli 
tali  ad  esso  connessi  (1),  si  distacca  gradatamente  dalla  sfera  politica 
della  nazione,  dopo  l'ascesa  al  trono  di  Giacomo  I,  per  poi  sfociare 
nella  corrente  puritana,  la  quale  trova  nei  voli  ascetici  e  nelle  grandiose 
allegorie  di  Bunyan  e  di  Milton  la  sua  suprema  afférmazione, 

I^  poesie  del  Donne,  benché  circolassero  manoscritte  lui  vivente, 
furono  pubblicate  solo  dopo  la  sua  morte,  salvo  poche  eccezioni,  la  più 
importanti  delle  quali  è  costituita  dalle  due  elegie  An  Anatontif  of  the 
World  [The  First  Anniversari/ ^  IGll)  e  Of  the  Progress  of  the  Is'oul 
{The  Second  Anniversary,  1(112),  composte  in  morte  di  una  fanciulla 
sconosciuta  al  poeta,  che  sono  da  annoverarsi  tra  le  sue  liriche  più  al 
te,  specie  la  seconda,  vera  meditatio  mortis,  di  un'eloquenza  sobria, 
cadenzata  dal  sentimento,  tra  un  intenso,  cupo  sfolgorio  dimmagini. 
r>a  prima  edizione  delle  poesie  (16'*3)  fu  seguita,  due  anni  dopo,  da 
un'altra  più  completa,  in  cui  esse  sono  suddivise  nei  gruppi  ora  gene- 
ralmente adottati,  tra  i  quali  citiamo  Slongs  and  Honets,  Epigrams. 
Elegies,  Epithalamions,  Satyres  e  Divine  Poems. 

Come  lirico  amoroso  il  Donne  reagisce  non  solo  contro  il  modo  di 
poetare  degli  scrittori  del  tempo  ma  anche  contro  la  loro  concezione 
della  donna,  da  lui  considerata  creatura  umana  e  non  dea.  Le  8ue 
poesie  d'  amore  sono  di  solito  d'una  sensualità  aperta  e  insolente,  ma 
nei  casi  migliori  —  come  in  The  Extasie,  dove  svolge  una  sua  teoria 
dell'interdipendenza  tra  il  corpo  e  l'anima  —  la  passione  prorompa 
spontanea  o  si  vela  di  lacrime  di  vergogna  o  di  dispetto. 

La  stessa  passionalità  fatta  più  profonda  e  pensosa,  il  travaglio 
di  un'anima  inquieta,  più  spesso  disperata  che  fidente,  ritrovinmo  nelle 
liriche  sacre,  in  particolare  nei  Holy  Fionnets,  sovente  paragonati  a 
quelli  di  Michelangelo. 

La  sua  musa,   capricciosa  e  incostante,   ha  felicità  improvvise   e 
colpi  d'ala  degni  dei  massimi  artisti,  per  cadere  poi  nell'astruso,  nel 
l'arbitrario  e  nel  bizzarro,  mancando  di  continuità  e  di  qualità  costrut 


(1)  Quest'interferenza  dei  valori  tipici  della  Riforma  —  intesa  noi  suo  sigjniii- 
oato  reliKio  o-«-ociale  —  risullerà  cli'ara  se  si  pen^i,  ad  esempio,  al  tono  moraleg- 
giante così  spesso  congiunto,  negli  Elisabettiani,  all'esaltazione  patriottica.  I  'llidors 
trovarono  nell'opera  dei  poeti,  dei  dotti  e  dei  riformatori  un  ausilio  potente, 
appunto  perchè  mirando  al  distacco  dalla  Chiesa  cattolica  e  all'indipendenza  della 
nazione,  essi  furono  po'tati  a  «protestare»  coltro  i  sistemi  e  la  corruz  one  di 
Koma  (si  pensi  ai  simboli  della  Faerie  Qucene)  e  ad  assumere  quindi  un  tono  mo- 
raleggiante ed  esaltativo  delle  virtù  umane. 

—  87  — 


tive,  si  che  il  mejjlio  dt'ìla  .sua  produzione  è  costituito  da  componimenti 
ijrevi. 

Delle  prose  ricoi-dianio,  oltre  al  già  accennato  I*scudo-Morà'/rj  i  sag 
gi  giovanili  Parado.rcs  and  Problcms  e  Biathanatos ,  apologia  del  suici- 
cio,  ma  la  sua  fama  come  prosatore  riposa  quasi  esclusivamente  nei 
Sermons,  alcuni  dei  quali  sono  considerati  tra  i  migliori  del  tempo. 

11  Donne,  pressoclnì  dimenticato  nei  secoli  scorsi,  sembra  tornare  og- 
gi in  onore  e  ciò  è  forse  dovuto  al  fatto  che  la  nostra  epoca  —  come 
quella  di  lui  —  presenta,  fra  l'altro,  un'evidente  tendenza  a  evadere 
dalle  formule  e  dagli  schemi  tradizionali  e  a  cercare  espressioni  nuove 
pili  consone  ai  tempi. 


m  — 


vili 

l/ETA'    1)1   MILTON 


Lo  spirito  patriottici),  i^  religiot^o,  il  culto  per  la  bellezza,  per  la 
poesia,  per  l'ideale,  conferirono  al  mondo  elisabettiano  un  sno  proprio 
aspetto  inconfondibile  che  si  presenta,  malgrado  le  molteplici  tenden- 
ze e  la  diversa  natura  degli  scrittori  (1),  quanto  mai  coerente  e  armo- 
nioso. 

Non  così  può  dirsi  dell'età,  di  Milton  (2)  in  cui  —  eccezion  fatta  pel- 
Milton  e  Bunyan  che  trascendono  gli  stessi  ideali  puritani  giungendo 
alle  sfere  più  alte  della  siiiritualità  umana  —  un  insieme  di  correnti 
e  di  fattori  spesso  antitetici  danno  alla  produzione  letteraria  una  man- 
canza di  unità  e  una  disarmonia  altrettanto  tipiche  dell'armonia  pre- 
cedente. 

Nessun  tratto  comune,  nessun  carattere  generale  in  questo  periodo, 
o,  se  un  carattere  si  vuol  trovare,  esso  è  un  tono  diifuso  d'abbattimeu 
to  e  di  grigiore,  un  senso  d'amara  e  sconsolata  malinconia  che  spessa 
scende  come  una  pesante  cortina  sull'anima  degli  scrittori,  anche  di 
quelli  più  propensi  al  riso  e  all'amore. 

Questo  è  il  risultato  del  collasso  verificatosi  al  principio  del  seco- 
lo, di  cui  abbiamo  cercato  precedentemente  di  esaminare  le  ragioni  : 
si  tratta  di  un  mondo  deluso,  che  ha  perduto  la  fede  negl'ideali  dei  pa 
dri  senza  possedere  la  vitalità  necessaria  per  ricevere  e  assimilare  i 
nuovi  ideali  puritani,  applicati  del  resto  in  forma  intransigente  e  spes 
so  gretta  degli  uomini  della  Commonwealth. 

A  questo  aggiungasi  lo  sviluppo  del  pensiero  e  della  scienza  posi 
tiva  che,  con  il  definitivo  abbattimento  della  dogmatica  medievale  (an 


(1)  SI  pensi  ad  esempio  alle  personalità  tli  SfKìnser  e  di  Shakespeare,  luna 
fantasiosa,  aristocx-atica,  moraleggiante  e  incline  all'astrazione  e  allallegoria,  lal- 
trn  profondamente  umana  e  realistica  nel  senso  più  lato  e  sciuisito  della  parola. 

(2)  Si  suole  generalmente  designare  come  a  Età  di  Milton»  i  per'.cdi  car  lino 
(da  Carlo  I)  e  repubblicano,  che  vanno  dal  1G25  al  lOGft  (anno  della  Restaurazio- 
no  monarchica). 

—  89  — 


cor  viva  durante  la  Rinascenza  sul  terreno  filosofico  e  scientifico  a  fianco 
(Ielle  rielaborazioni  e  rimanipolazioui  neoclassiche  degli  umanisti  :  neo 
aristotelismo,  neoplatonismo,  ecc.),  concorre  a  disorientare  gli  animi  e  a 
creare  quel  profondo  conflitto  tra  materia  e  spirito,  tra  realtà  contin 
gente  e  aspirazioni  ideali,  che  è  per  sua  stessa  natura  diflficilmente  con 
ciliabile,  almeno  nella  psicologia  delle  masse,  e  rappresenta  uno  degli 
aspetti  più  caratteristici  dell'Evo  moderno. 

Accanto  agli  imitatori  dello  Spenser,  di  cui  abbiamo  precedente 
mente  parlato,  troviamo  un  gruppo  di  poeti,   di  solito  designati  con 
l'appellativo  di  «  metaphysical  »  (1),  i  quali  s'avvicinano  per  l'ispira 
zione  religiosa  al  mondo  dei  due  massimi  scrittori  puritani  ma  hanno, 
come  dicemmo,  il  proprio  antesignano  nella  persona  di  John  Donne. 

Vìi  altro  gruppo  comprende  invece  quei  poeti  che  praticamente  o 
idealmente  parteggiarono  per  la  monarchia,  o  comunque  composero  le 
ioro  opere  nel  clima  scapigliato,  paganeggiante  e  sensuale  che  aveva 
per  centro  la  corte  di  Carlo  I.  lEssi  formano  la  schiera  dei  cosiddetti 
«  Cavalier  poets  »  (poeti  cavalieri),  sui  quali  la  poesia  tersa  e  chiara 
del  Jouson  esercitò  un  influsso  notevole. 

I  due  gruppi  hanno  una  qualità  in  comune  :  l'assenza  quasi  as- 
soluta di  una  speciale  «  dizione  poetica  »,  usando  essi,  come  dice  il 
(Coleridge,  uno  stile  «  neutro  »,  adatto  cioè  tanto  alla  poesia  che  alla 
prosa. 

Tra  i  poeti  metafisici  ricorderemo  principalmente  Herbert,  Crashaw. 
Vaughan  e  Cowley. 

George  Herbert  (1.593-1633),  di  nobili  natali,  abbandonò  la  carriera 
del  cortigiano  che  gli  si  apriva  dinanzi  per  quella  più  umile  dell'eccle 
siastico,  dedicando  gli  ultimi  anni  della  sua  breve  vita  alla  contem- 
plazione, alla  poesia  e  alla  musica.  Per  l'alto  clima  ideale  dei  suoi 
versi,  ora  sbrigliati  e  accesi  come  i  colori  di  un  vivace  tramonto,  ora 
calmi  e  suadenti  quali  voci  di  soavissimi  cori,  egli  merita  il  posto  d'o 
uore,  generalmente  assegnatogli,  tra  gli  scrittori  di  questo  gruppo. 

Infatti,  malgrado  i  continui  concetti,  gli  accostamenti  e  le  imma 
gini  inconsuete  e  talune  stranezze  e  inconsistenze,  la  sua  poesia  appare 
quasi  sempre  ispirata,  sia  che  rifletta  il  conflitto,  tipico  del  tempo,  tra 
lo  spirito  «  cavaliere  »  e  quello  puritano  —  come,  ad  esempio,  nelle  li- 


ei) L'appellativo  di  «  metafisici  «  fu  dato  a  questi  poeti  dal  Dr.  Johnson,  nel 
secolo  successivo,  non  senza  un  certo  tono  di  derisione,  ed  ebbe  fortuna  '.n  quant  > 
sottolinea  la  tendenza  degli  scrittori  di  questo  gruppo  alla  meditazione  e  all'ul- 
traterreno. 

—  90  — 


riche  Affliction  e  The  Collar  —  sia  che  ci  mostri  l'inciiiiazioue  religios;i 
•  lei  poeta,  che  si  atferraa  nella  parte  più  duratura  della  sua  produzione  : 

I  blesa  thee,  Lord,  because  I  grow 
Amoiig  tby  trees,  wbich  in  a  row 
To  tbee  bi»tb  fruit  aud  order  otr. 

Wbat  open  force,  or  hidden  charm 
Can  blast  my  fruit,  or  bring  me  hartn., 
Wbile  tbe  iuclosure  is  tbine  ami,  : 

luclose  me  stili  for  fear  I  start; 

Be  to  me  ratber  sbarp,  aud  tart, 

'Jlian  let  me  want  tby  band  au  art.  (!> 

{Paradise,  vv.  1-yj. 

Le  sue  poesie  sono  quasi  interamente  incluse  nella  raccolta  Thf 
Tempie  (11  Tempio),  pubblicata  l'anno  della  sua  morte,  nella  quale  com 
pare  anche  The  Pilgrimngc  (lì  j)ellegrinag<jio),  poesia  che,  per  lo  spi- 
1  ito  di  cui  è  permeata,  influenzò  probabilmente  il  Filgrim's  Progrens  del 
FJunyan. 

Richard  Crashaw    (1012-49).  Benché  il  suo  primo  volume  di  versi 
Step«  to  the  Tem/>le  (1646)  sia  persino  nel  titolo  un  omaggio  a  Herbert, 
sarebbe  difficile  trovare  due  lirici  sacri  meno  simili  di  questi  per  tem- 
peramento. L'Uerbert,  più  sem[ilice  e  preciso  nella  forma  e  più  Intel 
ìettuale  nel  contenuto,  suggerisce  la  devozione  quieta  e  interiore  che  si 
fonda  sul  buon  senso  e  snHa  meditazione,  il  Crashaw  invece,  difettose» 
nella  forma  e  stravagante  nelle  immagini  fino  all'inverosimile  e  al  ri- 
tìicolo,  possiede  maggior  armonia  e  vivezza  di  colori  e  uno  slancio  poe 
tico  e  ascetico  che  ha  dell'estasi  di  un  santo  (famoso  è  il  suo  inno  a 
ìi^anta  Teresa,  The  Flaming  Hcart).  l'iù  che  dell'Herbert  e  del  Donne 
egli  risente  l'influsso  del  barocco  «flamboyant  »  del  Marino  e  del  misti 
cismo  infiammato  dei  lirici  spagnoli. 

«  Fellow  ))  aU'T'niversità  di  Cambridge,  venne  espulso  per  essersi 
rifiutato  di  firmare  il  «  National  Covenant  »  (che  costituiva  da  parte  dei 
firmatari  un'attestazione  di  fede  protestante),  per  la  qual  cosa  aì)ban 
donò  l'Inghilterra  per  sempre  rifugiandosi  in  Francia  e  passando  al  cat- 
tolicesimo. Aveva  ottenuto  da  i)oco  un  beneficio  ecclesiastico  a  Loreto 
i}uando  si  spense  improvvisamente. 


(1)  11  benedico  ìSiguore,  percbè  cresco  —  Fra  i  tuoi  alb.'ri.  (be  In  Jila  — 
l>ebbono  a  te  Bia  11  frutto  cbe  l'ordine. 

Qual  forza  palese  o  magia  occiilta  —  I*uò  avvizzire  i  miei  frutti  o  danneggiar- 
mi, —  Finché  mi  recinga  il  tuo  braccio; 

Cingimi  saldo  per  tema  cbe  m'agiti,  —  Sii  con  me  piuttosto  tagliente  e  aspro 
—  Che  privarmi  della  tua  mano  e  della  tua  arte. 

—  91  — 


A  Parigi  fu  pubblicato  postumo  il  volume  Carmen  Deo  Nostro  (1652), 
che  contieue,  insieme  ad  alcune  ristampe,  il  meglio  delle  sue  poesie  re- 
ligiose più  mature. 

Henry  Vaughan  (1622?- 95),  medico  e  partigiano  del  re,  non  ha  pe- 
raltro nessuna  delle  caratteristiche  dei  poeti  cavalieri,  né  in  lui  si  no 
ta  quel  conflitto  che  pure  è  evidente  nella  poesia  giovanile  di  Herbert. 
[jQ,  sua  natura  meditativa  e  mistica  giustifica  Tinclusione  del  suo  nome 
tra  i  metalisiei. 

Il  Vaughan  scrisse  dapprima  versi  di  carattere  profano^  ma  la  sua 
opera  principale  iiilcx  ISciniillans  (1650-6)  è  una  raccolta  di  liriche  re- 
ligiose. Queste  sono  per  lo  più  trascurate  nella  forma,  oscure,  disar- 
moniche e  d"un  i)ietismo  banale  e  didattico,  però  in  mezzo  ad  esse  si 
possono  rintracciare  alcuni  gioielli,  pochi  ma  autentici.  Allora  egli  su 
pera  Herbert,  dal  quale  in  parte  deriva,  per  il  calore  spontaneo  della 
fantasia  e  l'intima  musicalità.  I  suoi  versi  migliori  precorrono  la  poe- 
sia del  Wordsworth  nel  sentimento  romantico  della  natura  e  nel  mi- 
sticismo fondato  sui  ricordi  della  fanciullezza. 

Happy  those  early  days.  wheu  I 

Shined  in  my  Angel  infancy! 

Before  I  understood  this  place 

Appointed  for  my  second  race, 

Or  taught  my  soul  to  fancy  aught 

But  a  white  celestial  thought  : 

When  yet  I  had  not  walk'd  above 

A  mile  or  two  from  my  first  Love, 

And  looking  back  —  at  that  short  space  — 

Conld  see  a  glimpse  of  His  bright  face: 

Wlien  on  some  gilded  cloud,  or  flow'r, 

My  gazìng  soul  would  dwell  au  hour. 

And  in  those  weaker  glories  spy 

Some  shadows  of  eternity.  (1) 

(The  Retreat,  w.  1-14). 

Questa  concezione  mistica  della  fanciullezza  ritroviamo  in  forma 
più  continua  e  razionale  in  Thomas  Trahernb  (1637?-74),  le  cui  opere 


(1)  Beati  quei  primi  giorni,  quando  —  Splendeva  ia  me  rangelica  infanzia!  

Prima  ch'io  comprendessi  questo  luogo  —  Designato  per  la  seconda  parte  della 
mia  vita  —  O  insegnassi  alla  mia  anima  a  immaginare  altre  cose  —  Dai  candidi 
pensieri  celestiali;  —  Quando  non  m'ero  ancora  allontanato  più  di  —  Un  miglio 

0  due  dal  primo  Amore  —  E  volgendom'  indietro,  di  così  breve  tratto,  Potevo 

Intravedere  il  Suo  volto  luminoso;  —  Quando  su  di  una  nube  dorata  o  un  fiore 
—  La  mia  anima  intenta  soleva  indugiare  un'ora  —  A  spiare  in  quelle  glorie  più 
frali  —  Un'ombra  dell'eternità. 

—  92  — 


luaggiori  furono  scoperte  e  pubblicate  soltanto  agli  iuizi  di  questo  seco- 
lo. Ma  come  poeta  egli  non  riuscì  mai  a  dominare  la  forma,  perciò  i  suoi 
Poems  e  Focms  of  Fclieity  hanno  nel  complesso  minor  valore  della  lu 
cida  prosa  dei  Centiiries  of  Mvditation>i. 

Fkaxcis  Quarijds  (1o92-1(^44)  è  l'autore  di  Emhlcms  (1635)  un  tem 
pò  molto  popolari,  dove  sfoggia  un  concettismo  colorito  ma  superficiale. 
Andrew  Makvixl  (1621-78),  puritano,  uomo  jiolitico  e  robusto  scrit- 
tore satirico  in  prosa  e  in  verso,  coadiuvò  il  Milton  nelle  sue  mansioni 
di  segretario  latino.  La.  parte  più  duratura  della  sua  opera  è  costituita 
però  dalle  poesie  liriche,  spesso  di  grande  pregio  stilistico^  che  lo  mo 
strano  lettore  appassionato  del  «  mistico  libro  della  natura  ;).  Citiamo 
in  particolare  To  his  Coy  Mistress,  The  Ni/mph,  Jicrmudas  e  la  nobile 
Horatian  Ode  to  Cromwell. 

Abrahan  Cowley  (1618-67)  per  le  sue  tendenze  intellettuali  e  stili- 
stiche si  presenta  già  come  una  figura  di  transizione  fra  i  poeti  meta- 
fisici e  i  poeti  della  scuola  del  Dryden.  Ije  sue  Pindarique  Odcs,  con  le 
quali  introdusse  la  moda  dell'ode  retorica  in  strofe  irregolari,  appaiono 
infatti  come  un'anticipazione  della  classicheggiante  poesia  della  Re 
staurazione. 

In  ciò  il  Cowley  s'avvicina  a  Edmund  Wali^er  (1606-87),  autore  di 
poesie  occasionali  levigate  e  dignitose  ma  fredde,   e  a  .John   Denham 
(1615-69),  ricordato  principalmente  per  il  poemetto  i'ooper's  Hill,  i  qua 
li  vengono  considerati  come  i  veri  precursori  del  classicismo  e  dellfv 
metrica  settecentesca. 

Dei  poeti  cavalieri  i  nomi  più  rappresentativi  souo  quelli  di  Herrick. 
Carew,  Suckling  e  Lovelace. 

Robert  Hbrkick  (1591-1674)  è  il  più  dotato  dei  poeti  cavalieri,  seb 
bene  il  capriccio  della  sorte  lo  abbia  voluto  decano  di  una  piccola  par- 
rocchia di  compagna  nella  tranquilla  regione  del  Devonshire. 

E'  appunto  la  profonda  nostalgia  della  vita  cittadiua  e  delle  sue 
mille  attrattive  che  ammanta  talora  d'un  velo  di  malinconia  la  natura 
fondamentalmente  gaia  e  spensierata  del  poeta. 

L'unica  raccolta  dei  suoi  scritti,  intitolata  Hesperides  (16-18),  com- 
prende tanto  i  suoi  versi  profani  (di  gran  lunga  i  più  numerosi)  quanto 
quelli  sacri,  composti  nell'età  matura  (Nohle  Numbcrs). 

La  sua  produzione  profana,  nella  quale  supera  in  lieviti  e  delicata 
freschezza  il  .Jonson,  suo  venerato  maestro,  è  superiore  e  assai  più  sen- 
tita e  interessante  di  quella  religiosa,  sia  che  canti  la  gioia  e  la  bellezza, 
sia  che  di  questa  gioia  e  bellezza  rimpianga  la  fugacità. 

I^  composizioni  sacre,  di  cui  Litany  è  la  migliore,  ci  dimostrano 
come  il  timor  di  Dio,  inteso  in  senso  puritano,  potesse  far  presa  anche 
sul  suo  animo:  quelle  profane,  tra  le  quali  ricordiamo  The  Hock  Cari. 

—  93  — 


(Corinna' 8  Going  a-Maying,  Ticeìfth  Night  e  la  famosa  lirica  To  Daffo 
dils,  piena  di  pensosa  malinconia,  ci  danno  l'essenza  più  intima  della 
poesia  dei  cavalieri  e  la  misura  del  grado  di  evoluzione  stilistica  rag 
j^iunto  dalla  lirica  inglese  verso  la  metà  del  secolo  XVII. 

Fair  daffotlils,  we  weep  to  see 

You  haste  away  so  soon  : 
As  yet  the  early-rising  sun 
Has  not  attaiued  bis  uoon. 

Stay,  stay, 
Until  the  hasting  day 

Has  riin 
But  to  the  evensong; 
Aud,  having  prayed  together,  we 
WiU  go  with  you  along.   (1) 

(To  Daffodils,  vv.  1-10) 

Thomas  Carew  (1598?-1(k?9)  è  tra  i  poeti  cavalieri  quello  che  più  si 
avvicina  al  Donne.  La  sua  musicalissima  poesia  —  d'intonazione  e  sog- 
getti prevalentemente  amorosi,  riflettenti  spesso  un  conflitto  di  elementi 
sensuali  e  di  valori  morali  —  ci  dimostra  come,  in  fondo,  lo  spirito  pu 
ritano  o  religioso-metafisico  si  trovi  in  molti  scrittori  del  tempo  indis 
.solubilmente  connesso  allo  spirito  paganeggiante  dei  «  cavalieri  »,  o 
meglio,  come  le  due  tendenze^  specie  per  le  individualità  poetiche  mino 
ri,  appaiano  spesso  in  rapporto  di  polarismo  magnetico. 

Delle  sue  poesie,  brillanti,  spregiudicate,  classicamente  forbite,  di 
.solito  un  po'  fredde  ma  qualche  volta  ricche  di  passione,  citiamo  «  Ask 
me  no  more  where  Jove  bestows  »,  u  When  thou,  poor  Excommunicate  ». 
«  Give  me  more  love,  or  more  disdain  »  e  «  Read  in  these  Roses  the  sad 
story  »,  sovente  riportate  nelle  antologie. 

John  Suckling  (1609-42)  fiero  e  brillante  cortigiano  di  Carlo  I  è 
invece  tutto  rivolto  all'amore  e  ai  piaceri  mondani.  I  suoi  versi,  pur 
avendo  la  poca  cura  dell'improvvisazione,  sono  pieni  di  vitalità  e  di 
spirito.  Di  lui  è  notevole  soprattutto  una  celebre  ballata  nuziale  A 
Ballad  upon  a  Wedding. 

Richard  lA)VELAcr,  (IG'LS-'SS).  nobile,  ricco  e  colto  cavaliere,  zelante 
seguace  del  re  e  vittima  della  sua  fede  monarchica  (morì  in  miseria),  è 
.scrittore  oscuro,  manierato  e  assai  imperfetto  nella  forma.  Ci  ha  lascia- 
to tuttavia  nelle  brevi  poesie  To  Anthea  from  Prison,  (Ad  Antea  dalla 


(1)   Bei  narcisi,  piangiamo  a  vedervi  —  Sparire  così  prest»,  —  Prima  che  ii 
sole  mattutino  —  Sia  giunto  al  meriggio.  —  Kestate,  restate,  —  Finché  11  giorni) 

frettoloso  —  Corso  —  Non  aia  al  vespro;  —  E,  avendo  pregato  insieme,  Con 

voi  ce  ne  andremo. 

—  94  — 


Tav.  XI 


p-roiitespizio   (U-\]'.\  iitlidiiscd    ICrsian    dcll.-i    Hihliia.    IC.ll. 


Tav.    XII 


John    :Milt(in. 


John    l'.unyan. 


Intervista    di    .Mi'.tun    e    MMr\VL'll. 


prigione)  e  To  Lucasta,  Going  to  the  Wars  (A  Lucasta,  partendo  per  la 
guerra),  due  delle  liriche  più  ispirate  della  letteratura  inglese. 

Stone  walls  do  uot  a  prisoc  make, 

Nor  Irou  bara  a  cage: 
Mlnds  innocent  and  quiet  take 

That  for  an  hermitage. 
If  I  bave  freedom  in  my  love, 

And  In  my  soni  am  free. 
Angels  alone  tbat  soar  above 

Enjoy  such  liberty.  (1) 

{To  Anthea  from  Prison,  vr.  25-32). 

Al  di  fuori  di  (questi  gruppi  di  scrittori  che  comprendono  alcuni 
nomi  ragguardevoli  e  sempre  astrazion  fatta  per  Milton  e  Bunyau,  tro- 
viamo difficilmente  in  questo  periodo  poeti  che  si  distinguano  per  mar- 
cata personalità  o  originalità  d'ispirazione. 

In  solitario  splendore  sulla  decadenza  dei  tempi  si  erge  la  fgura 
del  maggior  poeta  epico  inglese,  John  ^Tilton,  considerato  come  il  frutto 
più  maturo  della  Kiuasceuza  e  della  Riforma. 

■JOHN  MILTON 

.Jonv  Milton  nacque  a  Tx)ndra  nel  lOftS.  Il  padre.  John  Milton  Sf- 
iiior.  era  stato  diseredato  dalla  famiglia  per  aver  abbandonato  la  fede 
cattolica  per  l'anglicana  e  s'era  stabilito  nella  capitale  dove  viveva  agia 
tamente  esercitando  la  professione  di  notaio.  Era  inoltre  compositore 
geniale  e  letterato,  cosicché  da  lui  e  dalla  madre,  anch'essa  notevole  per 
qualità  intellettuali  e  virt-ì,  il  giovane  Milton  ricevette  la  prima  educa- 
zione che  fu,  come  egli  stesso  ebbe  poi  a  dichiarare,  la  più  solida  ba-ae 
della  sua  virtiì  morale.  Fu  poi  successivamente  nella  scuola  di  S^t.  Paul 
a  I>ondra  e  per  sette  anni  (fino  al  V>'^2)  al  Christ's  College  di  Cambridge. 
«>ve  conseguì  la  laurea. 

Al  periodo  degli  studi  universitari  risalgono  le  prime  composizioni 
letterarie  in  latino  (elegie  e  discorsi)  e  in  ingl€\se.  che  ci  danno  già  la 
misura  del  suo  genio. 

E'  infatti  del  lt>29  il  suo  primo  capolavoro,  l'Ode  on  the  Mominy 
•)f  Christ's  Nativitìf,  che  mentre  lo  rivela  erede  dei  grandi  elisabettiani 
per  il  calore  spontaneo  e  la  bellezza  delle  immagini,  dimostra  la  forte 


(1)  Le  mura   di   pietra   non   fanno   la  prigione,   —  Né   le  sbarre   di   ferro   la 

^^abbia:  —  Te  anime  qnìete  e  in-ocenti  —  Considerano  ciò  un  eremitaggio.  Se 

ho  liberta  nel  mio  am<:re  —  E  "1  mio  '-p'rito  è  libero,  —  Solo  gli  angeli  che  vol- 
:«^giano  in  alto  —  Cedono  di  tanta  libertà. 

—  95  — 

*  -  Breve  storia   della   letteratura    inglese. 


personalità  dello  scrittore,  la  sua  profonda  fede  religiosa  e  preconi 
l'avvenire  per  le  qualità^  architettoniche  e  musicali  della  sua  arte.  Se  vi 
troviamo,  particolarmente  all'inizio  e  alla  fine,  dei  concetti  e  un  certo 
sfoggio  di  erudizione,  vi  troviamo  altresì  un  senso  di  tenera  e  umile 
adorazione  che  cercheremmo  invano  nel  Paradiae  Loist. 

Quest'ode,  che  doveva  iniziare  una  serie  di  poesie  sulla  vita  di  Cri 
sto  e  le  feste  del  calendario  cristiano,  fu  seguita  dall'altra  The  Passioii 
(163(>),  poco  felice  e  perciò  lasciata  incompiuta  dall'autore,  giudice  se- 
vero della  propria  opera.  Ricordiamo  ancora  di  quest'epoca  le  poesie 
On  Time,  At  a  Holemn  Musick,  i  versi  On  t^hakespear,  i  sonetti  To  the 
Nightingale  e  On  Attaining  the  Age  of  Twentij-three,  insieme  ad  alcu- 
ni altri  e  ad  una  canzone,  scritti  in  italiano,  che  ci  interessano  non  tan 

10  per  il  valore,  piuttosto  mediocre,  quanto  perchè  attestano  con  quale 
passione  il  Milton  studiasse  la  nostra  lingua  e  poesia. 

Lasciata  l'università  lo  scrittore,  incoraggiato  dal  padre  a  prose- 
guire la  già  avanzata  preparazione  letteraria  e  a  sviluppare  la  proprisi 
vocazione  poetica,  si  ritirò  nella  casa  paterna  a  Horton,  vicino  ìì 
Windsor  nel  Buckinghamshire,  dove  rimase  per  cinque  anni,  dedican- 
dosi interamente  agli  studi  prediletti  e  alla  poesia. 

Appartengono  a  questo  periodo  i  due  poemetti  gemelli  ly Allegro  e 

11  Penseroso  (Il  malinconico),  in  distici  di  tetrametri  giambici,  i  cui 
ritoli  sembrano  riecheggiare  l' universalmente  adottata  terminologia  mu- 
sicale italiana,  costituendo  così  una  prima  promessa  di  musicalità.  So- 
no due  composizioni  delicate  e  suggestive  che,  come  tutta  la  poesia  mol- 
to scandita,  trasportano  il  lettore  nel  mondo  ineffabile  dei  litmi  e  delle 
cadenze  della  quinta  musa.  Studi  di  due  opposte  coudizioni  dello  spirito 
umano,  che  il  poeta  ha  avuto  modo  di  sperimentare  in  se  stesso,  hanno 
carattere  prevalentemente  descrittivo  :  l'uno  rappresenta  la  gioiosa  alle- 
gria che  la  natura  dall'alba  al  meriggio  comunica  all'uomo,  l'altro,  la 
malinconia  e  il  bisogno  di  meditazione  e  di  pace  che  s  impadronisce  dei 
suo  animo  allorché  le  ombre  scendono  sulla  terra  e  in  cielo  si  accendono 
le  prime  tremule  stelle. 

Dopo  Arcades,  «  parte  di  un  trattenimento  »  coni]  osto  pel  conte 
di  Bridgewater  e  musicato  da  Henry  Lawes,  amico  del  conte  e  del  padre 
del  poeta,  Milton  scrisse  nel  1631:  por  il  medesimo  personaggio  e  lo  stes- 
so musicista  un  altro  «mask»,  Comus  (1),  in  versi  sciolti  (tranne  nel 
<(  songs  »),  assai  più  lungo  del  yjrecedente  e  dei  «  masks  »  in  generale, 
che  è  considerato  la  sua  opera  giovanile  più  importante  e  una  delle  cose 
stilisticamente  più  perfette  della  letteratura  inglese.  Debole  come  dram 


(1)  Il  titolo  che  sembra  sottolineare  piuttosto  la  lussuria  del  dio  che  la  ca 
stità  vittoriosa  della  vergine  non  è  dell'autore.  Questi  chiamò  il  suo  lavoro  seni 
jillcemente  A  Maske. 

—  96  — 


ma,  il  suo  valore  estetico  si  fonda  sulle  mirabili  qualità  liriche  e  sugli 
elementi  nuovi  introdotti,  che  trasformano  questo  genere  frivolo  in  una 
opera  di  alto  signitìcato  ideale  e  morale.  Vi  si  esalta  la  castità,  imper- 
sonata da  una  fanciulla  smarritasi  in  un  bosco  e  insidiata  da  Comus, 
ligUo  di  Bacco  e  di  Circe,  che  cerca  invano  di  trascinarla  nel  peccato. 

Armonioso  e  vario  nel  «  blank  verse  »,  di  «  dorica  delicatezza  »  nei 
«  songs  »,  classico  per  le  continue  reminiscenze  e  la  struttura  generale, 
romantico  ed  elisabettiano  nello  spirito  e  negli  echi  di  Spenser,  di  Shake- 
speare e  di  Fletcher,  questo  dramma  pastorale  è  nel  suo  complesso  e 
nella  morale  puritana  aristocratica  e  sdegnosa,  tipicamente  miltouiano. 

Chiude  degnamente  la  produzione  poetica  di  questo  periodo  (nel 
quale  l'autore  scrisse  pure  alcune  poesie  e  prose  latine)  l'elegia  Lycidaa 
(1637),  composta  in  memoria  di  un  compagno  d'università,  Edward 
King,  perito  in  un  naufragio  nel  mar  d'Irlanda. 

Non  risulta  ^he  tra  i  due  studenti  ci  fosse  stata  alcuna  particolare 
amicizia  e  sarebbe  quindi  ingiusto  pretendere  di  trovare  qui  espressioni 
di  cocente  dolore  personale;  ma  il  King  era  morto  giovane,  aveva  scritto 
dei  vei-si  (sebbene  cattivi)  e  intendeva  dedicarsi  al  sacerdozio  :  ed  è  da 
questi  elementi  che  l'estro  poetico  del  Milton  fu  stimolato  a  emulare  i 
modelli  greci  e  latini  in  un'elegia  pastorale  di  magnifica  fattura  e  per- 
fezione metrica.  Il  pensiero  della  fine  immatura  del  giovane  verseggia 
tore  fa  che  il  poeta  si  domandi  a  che  serva  studiare  e  sacrificarsi  per 
conseguire  la  fama  se  la  morte  deve  frustrare  ogni  speranza,  conclu- 
dendo che  il  compenso  della  virtù  non  è  terreno,  ma  celeste.  L'essere  poi 
questi  destinato  a  divenire  pastore  d'anime,  conduce  il  Milton  a  una 
invettiva  contro  gli  abusi  della  Chiesa  e  contro  il  suo  pastore  (1),  che 
lascia  le  pecore  affamate  di  cibo  spirituale. 

Nel  IGoS  il  Milton  viaggiò  all'estero,  particolarmente  in  Italia,  ov»* 
si  fermò  più  a  lungo  che  altrove,  completando  lo  studio  approfondito 
della  nostra  lingua  e  dei  nostri  classici  e  stringendo  amicizia  con  poeti, 
scrittori  e  personaggi  importanti.  Sembra  che  visitasse  anche  il  Galilet» 
nella  tetra  prigione  di  Arcetri. 

Quando  tuttavia  gli  giunsero  da  parte  del  padre  le  notizie  dei  primi 
sintomi  di  una  guerra  civile,  si  affrettò  a  rientrare  in  patria  (16)9). 
trovando  sconveniente  viaggiare  per  diporto  mentre  nel  suo  paese  si 
combatteva  per  la  libertà. 

Nei  vent'anni  circa  che  intercorrono  dall'epoca  del  suo  ritorno  alla 
Restaurazione  (1660)  non  abbiamo  di  lui  notevoli  opere  di  poesia,  ad 
eccezione  di  pochi  sonetti  quasi  tutti  d'ispirazione  occasionale.  Questi 


(1)  L'invettiva  è  rivolta  contro  il  clero  corrotto  del  tempo  («  our  corrupted 
Clergy  »)  con  a  capo  l'arcivescovo  di  Canterbury,  Guglielmo  Laud,  che  mirava  ;i 
riavvicinare  la  Chiesa  anglicana  al  rituale  cattolico. 

—  97  — 


sono  però  molto  importanti  per  il  loro  valore  artistico  e  perchè  costituì 
scono  l'anello  di  congiunzione  tra  il  periodo  elisabettiano,  dopo  il  quale 
erano  caduti  rapidamente  in  disuso,  e  quello  romantico,  in  cui  tome 
ranno  a  rifiorire.  Seguono,  sebbene  imperfettamente,  la  forma  petrar 
chesca.  Tra  i  più  famosi  sono  :  il  già  ricordato  To  the  Night  ingale,  Oh 
Hi8  Blindness,  On  the  Late  Massacre  in  Piedmont,  On  Bis  Deceased 
Wife.  In  questo  periodo  il  Milton  diede  in  effetti  magnilica  prova  di 
fedeltà  ai  suoi  ideali  votandosi  interamente  alla  nobile  causa  per  cui 
lottavano  i  puritani  e  la  maggioranza  dei  suoi  compatrioti.  Apparten- 
gono a  questo  periodo  quasi  tutte  le  sue  opere  in  prosa. 

Stabilitosi  a  Londra  nel  1640  si  dedicò  dapprima  all'insegnamento, 
al  quale  annetteva  —  secondo  la  tradizione  umanistica  —  enorme  impor 
lanza,  entrando  però  quasi  subito  nelle  controversie  religiose  e  politiche 
con  degli  opuscoli  anonimi  contro  l'episcopato  anglicano,   alcuni  dei 
quali  contengono  interessanti  dettagli  autobiografici. 

Nel  1642  contrasse  matrimonio  con  Mary  Powell,  figliuola  dicias- 
settenne di  monarchici,  la  quale  appena  sei  settimane  dopo  le  nozze, 
essendosi  recata  presso  i  genitori,  non  volle  più  ritornare  col  marito, 
fors'anche  per  ragioni  connesse  con  l'avvenuto  scoppio  della  guerra 
civile. 

L'allontanamento  dal  tetto  coniugale  della  moglie  e  le  disillusioni 
del  matrimonio  furono  la  causa  determinante  di  una  delle  sue  prime  ope- 
re in  prosa  di  particolare  rilievo  The  Doctrine  arid  Discipline  of  Divorct 
(1&43),  che  fu  poi  integrata  da  tre  successivi  «  pamiìhlets  »,  tra  cui  il 
Tetrachordon  (1644).  In  questo  ciclo  di  scritti  il  Milton  sostiene  non 
solo  la  fondatezza  del  divorzio  ma  anche  la  sua  legittimità  e  necessità 
spirituale  allorché  i  rapporti  tra  i  coniugi  divengano  insostenibili.  La 
dottrina  è  sviluppata  dal  poeta  con  serrate  argomentazioni  sorrette  da 
esempi,  tolti  ora  dalla  Bibbia  ora  dalle  leggi  e  consuetudini  delle  ci- 
viltà pagane,  e  si  chiude  con  l'affermazione  che  il  solo  vincolo  che  possa 
e  debba  unire  due  persone  di  sesso  differente  è  di  natura  spirituale, 
mancando  il  quale  lo  stato  matrimoniale  diventa  un'immoralità  e  un 
assurdo. 

Nel  Trattate  on  Education  (1644)  egli  espone  quali  dovrebbero  esse- 
re i  principi  fondamentali  della  pedagogia.  In  Arcopagifica  (1644),  una 
deUe  sue  opere  in  prosa  più  nobili  e  nel  contempo  più  accese  e  persuasi 
\e,  si  afferma  il  diritto  alia  libertà  di  stampa. 

Nel  1&45,  anno  fatale  alla  causa  monarchica,  il  poeta  riprese  con  sé 
la  moglie,  ospitando  anche  la  famiglia  di  lei.  Da  Mary,  che  morì  di  par- 
to nel  1652,  gli  nacquero  tre  figlie.  Alla  morte  del  padre  le  sue  condi 

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zioni  tiuaiiziarie  inigliortHono,    consentendogli   di   abbandonai'e   l'iuse 
gnamento. 

Seguono  gli  scritti  di  natura  più  particolarmente  politico- sociale. 
The  Tcnurc  of  Kinys  aruM  Alayiiftrutcs  (1(149)  è  tra  i  più  importanti  per 
che,  apparso  subi'o  dopo  la  decapitazione  di  Carlo  I,  servì  a  calmare  la 
nazione  rimasta  perplessa  e  sgomenta  dall'audacia  del  gesto  compiuto. 
Nello  scritto,  che  gli  procurò  la  nomina  a  segretario  latino  del  nuovo 
O>nsiglio  di  Stato,  l'autore  atìerma  l'eguaglianza  dei  re  e  dei  cittadini 
di  fronte  alla  legge  e  giustifica  il  tirannicidio.  Sempre  in  difesa  della 
condotta  dei  puritani  uscirono,  a  breve  distanza  di  tempo,  gli  opu- 
scoli tieramente  polemici  Eikonoklastes  (Iconoclasti,  1649)  e  Defensio 
prò  Fopulo  Anglicano  (1651),  seguito  da  una  Defensio  Secunda  (1654). 
in  risposta  rispettivamente  a  due  opere  che  avevano  ridato  antorità  e 
credito  ai  monarchici  e  suscitato  pani(^o  e  fermento  nella  popolazione  : 
l'Eikon  BasiUke  (Immagine  del  re)  e  la  Defensio  Regia  del  dotto  fra.n- 
oese  Salmasius. 

Queste  ed  altre  opere  fecero  del  Milton  l'antesignano  e  Fapostol.» 
del  puritanesimo  che  dovè  a  lui  sul  piano  ideologico  e  dottrinario  ciò 
«'he  dovè  a  Cromwell  sul  piano  della  realizzazione  politica. 

L'eccessivo  lavoro  finì  per  rovinargli  la  vista,  sempre  stata  debole, 
kI  egli  divenne  completamente  cieco  nel  1652,  ma  continuò  le  sue  man- 
sioni di  segretario  latino  con  l'aiuto  di  alcuni  assistenti,  tra  i  quali  il 
Marvell.  Nel  1656,  quattro  anni  dopo  la  perdita  della  prima  moglie, 
passò  a  seconde  nozze  con  Catherine  Woodcock  :  questa  unione  sembrò 
:)«sai  più  felice  della  prima,  ma,  anche  questa  volta,  la  mort«  voUe  to 
gliere  prematuramente  (1658)  dal  fianco  del  jioeta  la  nuova  compagna, 
.<  the  late  espoused  saint  »  del  sonetto  On  His  Deccused  Wifc.  Intìn»- 
nel  1662,  due  anni  dopo  la  Restaurazione  monarchica,  solo,  cieco,  ab- 
bandonato da  tutti,  perseguito  per  il  suo  passato  politico  (fu  anche 
per  qualche  tempo  in  prigione),  egli  si  accasò  per  la  terza  volta  con 
Elizabeth  MinshuU;  ora,  certamente,  più  per  il  conforto  e  la  vicinanza 
di  un'anima  amica  che  per  trasporto  di  cuore.  Morì  di  gotta  nel  1674, 
lasciando  manoscritto  un  trattato  latino  De  Doctrina  Christiana. 

L'ultima  parte  della  vita  del  poeta  non  è  solo  la  più  impoi-tante  dato 
<;he  in  essa  vennero  composte  le  grandi  opere  Paradise  Lost  (pubblicato 
nel  1667),  Paradise  Regaincd  e  Samson  Agonistes  (che  apparvero  nei 
1671),  per  le  quali  egli  figura  oggi  nella  schiera  dei  geni  immortali,  mn 
è  anche,  dal  punto  di  vista  umano,  la  più  grandiosa.  L'immagine  del 
vecchio  poeta  che,  nell'amarezza  solitaria  e  nella  cecità,  profonde  la  luce 
del  suo  spirito  nel  mondo,  con  la  creazione  di  un  canto  sublime,  ben  ci 

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(>  stata  resa  dall'armoniosa  voce  di  un  altro  grande  poeta  inglese,    lo 
Shelley  : 

Most  musical  of  niourners,  weep  agalu! 
Lament  anew,  Urania!  —  He  dled, 
Who  was  tlie  Sire  of  au  iiumortal  strain. 
Blind,  old,  and  lonely,  whea  bis  country's  pride, 
The  priest,  the  slave,  and  the  liberticide, 
Trampled  and  mocked  with  many  a  loathed  rite 
Of  lust  and  blood;  he  went,  unterrified, 
Into  the  gulf  of  deatb;  biit  bis  clear  Sprite 
Yet  reigns  o'er  earth  :  the  third  among  the  sous  of  light.  (1) 

(Adonais,  st.  IV) 

11  Milton  visse  tanto  da  vedere  la  caduta  totale  di  quei  principi  di 
libertà  e  di  fede  puritana,  cui  aveva  dedicato  tutta  la  vita,  e  il  trionfo 
della  reazione  e  della  più  sfrenata  licenza  sotto  Carlo  II;  nondimeno  la 
grande  missione  alla  quale  si  sentiva  chiamato  fu  ugualmente  compiuta 
e  si  concretò  nel  Paradise  Lost  (Paradiso  perduto).  Questo  grande  poe 
ma,  sebbene  scritto  da  un  puritano,  non  è  l'espressione  della  mentalità 
ristretta  di  un  settario,  è  invece  —  considerato  in  uno  col  poema  sue 
cessivo  che  ne  integra  la  visione,  cioè  con  il  Paradise  Regained  (Paradi- 
so riconquistato)  —  l'epopea  spirituale  del  genere  umano,  dalla  tragedia 
della  caduta  dell'uomo  al  glorioso  trionfo  della  sua  redenzione  per  opera 
di  Cristo. 

n  Paradise  Lost  sì  compone  di  dodici  libri.  Esposto  l'argomento  del  poema  e 
invocato  lo  Spirito  Santo,  il  poeta  descrive  l'inferno,  dimora  di  Satana  e  degli 
angeli  ribelli,  e  il  palazzo  da  essi  costruito  Pandemonium;  segue  la  narrazione  del 
consesso  infernale  per  decidere  sul  modo  di  opporsi  ai  disegni  del  Fadre  Celeste  e 
di  fuorviare  i  suoi  figli,  Adamo  e  Eva,  dal  retto  cammino.  L'impresa  è  affidata  a 
Satana. 

In  cieV),  frattanto,  Iddìo  annuncia  il  proposito  di  Satana  e  prevede  che 
luomo  non  saprà  resistere  alla  tentazione  e  perirà  in  eterno  se  non  vi  sarà  un 
Salvatore  pronto  a  sacrificarsi  per  luì.  Il  Figlio  di  Dio  si  offre  in  sacrificio  per  la 
salvezza  dell'umanità.  La  scena  indi  si  sposta  al  Paradiso  terrestre  ove  Adamo  e 
Eva  conducono  una  vita  libera  e  beata.  Satana  tenta  un  primo  accostamento  eoi 
figli  innocenti  di  Dio  e  si  presenta  in  sogno  a  Eva,  ma  viene  cacciato  da  Gabriele 
e  Ituriele  fuori  dell'Eden. 


(1)  O  più  armoniosa  delle  lameutatrici,  piangi  ancora,  —  Ancora  gemi,  o  Ura- 
nia! Morì  —  Colui  che  fu  Padre  d'una  melodia  immortale  —  Cieco,  vecchio  e 
solo,  mentre  l'orgoglio  del  suo  paese,  —  Dal  prete  ia),  dallo  schiavo  (&),  e  dal 
liberticida  (o),  —  Era  calpestato  e  schernito  con  molti  riti  immondi,  —  Di  lussu- 
ria e  di  sangue;  egU  andò  impavido  —  Verso  l'abisso  della  morte;  ma  il  suo 
Spirito  chiaro  —  Ancor  regna  sulla  terra;  terzo  tra  ì  figli  della  luce  (d). 
(a)  La  Chiesa  anglicana,  (ft)  I  cortigiani,  (o)  Carlo  II.  (d)  Dopo  Omero  e  Dante. 

—  100  — 


Segue  poi  la  visita  (lell'Aroangelo  Raffaele,  messo  dlviuo  iuviato  ad  avvertire 
Adamo  del  pericolo  che  lo  minaccia.  Raffaele  racconta  la  ribellione  di  Lucifero  in 
Cielo,  la  sua  seoufitta  e  caduta  insieme  agi",  angeli  ribelli  e  narra  la  storia  della 
creazione  «lei  mondo;  Adamo,  a  sua  volta,  descrive  a  Raffaele  il  suo  incontri» 
coli  Eva. 

Si  arriva   cosi  all'epitHidio  centrale  del  i)oema  :    Satana  nelle  spoglie  del  tscr 
pente  tenta  Eva  e  la  persuade  a  cogliere  il  frutto  dell'albero  proibito,  Eva  ne  man 
già  e  ne  offre  ad  Adamo  il  quale,  comprendendo  che  la  sua  campagna  è  perduta. 
l)er  estrema  prova  d'amore,  ne  mangia  anch'egli  onde  seguire  la  sorte  di  lei.  Come 
primo  effetto  sono  .'spinti  ad  attenuare  la  loro  nudità  e  cadono  in  lamentevoli  recrimi- 
nazioni. Dio  invia  il  Figlio  a  giudicare  1  trasgressori,  i  quali  lo  supplicano  di  voler 
perdonare.  Il  futuro  Cristo  iniercede  presso  il  Padre  Celeste,  ma  Iddio,  pur  accet 
landò  il  pentimento  di  Adamo  e  Eva,  decide  ch'essi  vengano  banditi  dall'Eden. 

11  Ubro  si  chiude  con  l'arrivo  dell'Arcangelo  Michele  il  quale  mostra  ai  pro- 
genitori degli  uomini  le  vie  della  Terra  e  pi-etlice  il  misero  destino  dell'uomo  lino  al 
giorno  del  diluvio  universale.  Narra  quindi  ciò  che  avverrà  in  seguito,  confortand<» 
gli  esiliati  con  la  profetica  visione  del  Messia  che  scenderà  a  redimere  gli  uomini. 
Adamo  ed  Eva  prendono  il  cammino  che  il  l'eccato  e  la  Morte  hanno  loro  costruito 
e  che  li  condurrà  sulla  Terra,  loro  malgi-ado,  mentre  le  grandi  porte  del  Paradiso 
l>tTdiiio  si  chiudono  alle  spalle. 

They,  band  in  band,  with  wandering  steps  and  slow, 
Through  Eden  took  their  soUtary  way.  (1) 

lì  poema,  comi)osto  quasi  certamente'  tra  il  l«j5S  e  il  1G»>4,  era  diviso  nell'edi- 
zione del  1667  in  dieci  Ubri,  che  divennero  dodici  uelledlzione  successiva  del  1574. 
i-pparsa  poco  prima  della  morte  del  poeta. 

Il  Milton  trattò  il  tema  grandioso  e  suggestivo  del  Paradise  Lrost 
c.n  alto  senso  di  umanità  e  di  poesia  e  con  una  conoscenza  e  maturità 
'li  spirito  che,  a  malgrado  delle  costruzioni  scolastiche  e  teologiche,  ci 
lanno  pensare  all' iniziazione. 

Quest'opera  infatti  è  anzitutto  un  grande  atto  di  fede,  sebbene  di 
fede  eterodossa,  che  il  poeta  si  discosta  tanto  dal  cattolicismo,  del 
quale  non  ammette  il  ])rincipio  di  autorità,  quanto  dal  protestantesimo 
ortodosso,  del  quale  non  accetta  la  teoria  basilare  della  predestiuazijne. 
-Milron  ha  una  fede  incrollabile  nel  valore  della  ragione  umana  e  nella 
ilignità  che  il  libero  arbitrio  conferisce  all'uomo,  dimostrando  così  fino 
;'  qual  punto  abbia  assimilato  e  come  profondamente  operi  in  lui  1  intima 
essenza  del  Rinascimento.  Potremo  definirlo  come  un  umanista,  che  della 
fede  cristiana  ha  abbracciato  la  dottrina  fondamentale  del  peccato  e 
tiella  redenzione,  così  come  si  trova  nelle  Sacre  Scritture,  compiendo 
nel  suo  spirito  la  perfetta  fusione  tra  i  due  elementi  cardinali  della 
nostra  civiltà  :  il  classico  e  il  biblico. 


(1)  'l'enendosi   i^er  mano  e  a  passi  incerti  e  lenti   —   S'avviarono   attraverso 
l'Kden  per  il  loro  cammino  solitario. 

—  101  — 


Come  tutti  i  grandi  artisti,  Milton  è  intensamente  personale  e  ori 
ginale.  La  forza  del  suo  intelletto  sostiene  e  accresce  lo  spendore  della 
sua  fantasia  che  crea  miti  stupendi  dalla  scarsa  materia  biblica,  che 
concepisce  e  sa  rappresentare  la  sublimità  degli  spazi  interminati  e  la 
grandiosità  tenebrosa  dell'inferno,  animata  dalla  bellezza  maledetta 
<(  majestic  though  in  ruin  »  di  Lucifero  e  dei  suoi  satelliti. 

La  figura  di  Satana  infatti,  nel  suo  orgoglio  smisurato  e  nella  sua 
Nerezza  indomabile  (orgoglio  e  fierezza  cbe  non  mancavano,  si  badi, 
neanche  al  poeta),  non  appare  come  quella  di  un  repugnante  demonio,  ma 
emerge  potente  e  scultorea  su  tutte  le  altre  per  la  sua  i)rofonda  umanità 
nel  peccato,  che  difetta  naturalmente  all'innocenza  non  ancora  turbata 
dalle  passioni  di  Adamo  e  Eva  e  alla  sublime  perfezione,  alquanto  con- 
venzionale e  letteraria,  dell'Onnipotente.  Per  questo  qualcuno  a  credut<> 
dì  vedere  in  Satana  l'eroe  del  poema. 

Riguardo  alle  imitazioni,  ai  punti  di  contatto  e  alle  indiscutibili 
somiglianze  con  altre  opere  del  genere,  basti  dire  che  nell'insieme  hanno 
valore  e  carattere  secondario  ed  esteriore. 

Milton  si  è  creato  una  propria  dizione  poetica  adatta  all'elevatezza 
del  soggetto,  uno  stile  maestoso  e  solenne  che  deve  le  sue  qualità  miglioi-i 
al  sapiente  uso  dell'elemento  latino  introdotto  abbondantemente  sia  nel 
vocabolario  che  nella  sintassi.  Ciò  gli  è  stato  ascritto  a  colpa  di  cui 
sembra  abbastanza  facile  scagionarlo,  almeno  in  gran  parte.  Il  metro 
usato  nel  Paradise  Lost  è  il  «  blank  verse  »  che  acquista  nelle  sue  mani 
una  varietà  e  un'armonia  insuperabili,  ottenute  con  continui  sposta 
menti  di  cesura  e  alternando  ai  giambi  altri  piedi. 

La  profondità  di  concezione,  l'imponenza  architettonica  e  la  bel- 
lezza artistica  del  capolavoro  miltoniano,  ne  fanno  l'unico  poema  reli- 
gioso che,  a  parte  ogni  debita  differenza,  possa  venire  accostato  alla 
Divina  Commedia. 

Nel  Paradise  Regained,  il  poeta  narra  come  l'umanità,  nella  per 
sona  di  Cristo,  resista  al  tentatore  e  rientri  nella  grazia  divina. 

L'intero  argomento  del  poema  non  è  che  un'amplificazione  poetica 
del  capitolo  del  Vangelo  (Luca,  IV,  1-13)  sulle  tentazioni  di  Gesù 
Cristo;  s'inizia  infatti  con  quella  nel  deserto  dopo  il  battesimo  e  si 
chiude  con  l'ultimo  vano  tentativo  di  Satana  sul  pinnacolo  del  tempio 
di  Cerusalemme. 

L'azione  è  statica  e  abbondano  i  discorsi  e  le  disquisizioni  teologiche; 
non  mancano  perù  scene  e  passi,  soprattutto  descrittivi,  di  grande  bel- 
lezza. Cristo  più  che  come  creatura  divina,  ci  viene  rappresentato  co- 
me un  superuomo,  soggetto  alle  stesse  tentazioni  che  il  poeta  ebbe 
pure  a  sostenere,  e  Satana  ci  appare  figura  rimpicciolita  e  sbiadita. 

—  102  — 


Anche  questo  secondo  poema,  che  si  compone  di  quattro  libri,  è  scritto 
in  versi  sciolti. 

Sebbene  il  Paradise  Regaincd  fosse,  tra  i  due,  il  più  caro  al  poeta  e 
sebbene  presenti  pregi  notevolissimi,  esso  è  nel  complesso  inferiore  al 
primo. 

Il  Samson  Agonistes  (Sansone  agonista),  tragedia  lirica  con  cori  su 
modello  greco,  è  uno  degli  ultimi  lavori  del  Milton  e  uno  dei  più  vi 
oranti  e  umani.  Sembra  abbastanza  chiaro  che  nella  figura  del  vecchio 
atleta  israelita,    tradito  dalla  moglie   filistea,    beffeggiato   dai   nemici, 
cieco  e  avvilito,  il  poeta  abbia  voluto  rappresentare  se  stesso. 

Il  puritano  Milton  riassume  in  so  la  cultura  e  gl'influssi  artistici 
del  Rinascimento  e  può  considerarsi  come  l'ultimo  degli  elisabettiani, 
dei  quali  possiede  la  forza  fantastica,  l'energia  creativa  e  la  grande 
varietà,  unite  ad  una  maggiore  finitezza  artistica,  pur  essendo  privo 
delle  facoltà  drammatiche  e  dell'umorismo.  Diede  vita  nuova  ai  generi 
trattati,  dalla  lirica  descrittiva,  al  sonetto,  all'elegia,  al  «  mas'c  »,  al 
«Iramma  lirico,  lasciando  dovunque  l'impronta  inconfondibile  del  suo  ge- 
nio, e  donando  infine  all'Inghilterra  il  grande  poema  epico  che  ancora 
le  mancava. 

PROSATORI  DEL  ISECOLO  XVII 


Milton  è  il  genio  poetico  del  mondo  puritano,  John  Bunyan  (1628- 
1688)  ò  di  esso  il  prosatore  più  tipico  e  rai)presentativo. 

Nacque  questo  ispirato  figlio  del  popolo  nel  piccolo  villaggio  di 
Elstow  presso  Bedford.  Il  padre  era  un  povero  stagnino  sprovvisto  di 
mezzi  per  far  studiare  il  figliolo  che  venne  così  avviato  al  mestiere  pa 
terno  Dai  biografi  e  dalle  notizie  ch'egli  stesso  ci  dà  della  sua  vita  sa[» 
piamo  che,  sin  da  fanciullo,  sentiva  in  sé  un  oscuro  presentimento  delìii 
propria  missione. 

Nella  bottega  paterna  tra  il  fumo  e  le  fiamme  dellai  piccola  fucina  e 
il  bagliore  degli  oggetti  che  andava  forgiando,  apparivano  alla  sua  ac- 
cesa fantasia  di  adolescente  terribili  e  ossessionanti  visioni  infernali  e  di 
tregenda,  esseri  diabolici  che  tormentavano  il  suo  spirito.  Di  queste 
visioni,  tipiche  d'altronde  di  molti  fedeli  semplici  e  incolti,  il  Bunyan 
non  sembrò  liberarsi  completamente  mai  nella  vita. 

Egli  è  veramente  l'espressione  delFingenuità  immaginosa  del  popolo, 
ravvivata  dal  sentimento  sincero  e  profondo  e  dalla  istintiva  saggezza. 
La  sua  fede  scaturisce  e  si  esi)rime  così  luminosamente  che  tutti  i  sim 
boli  e  le  allegorie  del  suo  mondo  interiore,  pur  così  connesso  ai  pensieri 
e  alle  superstizioni  popolari,  perdono  il  tono  grigio  e  uniforme  del  ra^^ 

—  103  — 


conto  agiografico  o  della  tavola  editìcante  per  presentarsi  soffusi  di  un 
«•audore  e  di  un  fascino  i)ai  ticolari. 

Giovanissimo  condusse  vita  esuberante  e  scioperata,  di  cui  più  tardi 
esagerò  le  colpe,  e  prestò  per  breve  tempo  servizio  nell'esercito  parla- 
mentare, sotto  il  comando  di  Sir  Samuel  Luke,  il  cavaliere  puritano  de- 
riso dal  Butler  nel  i)ersonaggio  di  Sir  Iludibras  (lì.  Al  ritorno,  attratto 
sempre  più  dalla  vocazione  religiosa,  si  diede  a  studiare  con  grande  as 
siduitù)  la  Bibbia,  sul  quale  libro  si  fonda  tanto  la  sua  vita  di  credente 
che  quella  di  letterato. 

Al  momento  della  Restaurazione  aveva  già  composto  alcuni  oi)u 
«coli  di  controversia  religiosa  quando  venne  imprigionato  sotto  rimjìu 
(azione  di  predicare  senza  licenza.  In  carcere,  dove  languì  per  dodici 
anni,  compose,  insieme  ad  altre,  la  sua  prima  opera  importante  GrcuA- 
Abounding  to  the  Chief  of  Sitniers  (1U60),  autobiografia  siìirituale  del- 
l'autore. 

Rilasciato  nel  1672  per  la  «  Declaration  of  Indulgence  »,  fu  nomi 
nato  pastore  della  congregazione  a  Bedford,  ma  alla  revoca  (1675)  di 
quell'atto  di  clemenza,  Bunyan  venne  nuovamente  imprigionato.  E'  du- 
rante questo  secondo  periodo  di  cattività,  per  fortuna  non  lungo,  ch'egli 
compose  la  prima  parte  del  suo  capolavoro  lite  J'iì'jri.n's  Froijrcus  (Il 
viaggio  del  pellegrino),  pubblicato  in  due  edizioni  nel  1078  e  poi  ancora 
Fanno  successivo.  La  seconda  parte  è  del  1684. 

The  Pilgrim's  Progress  rappresenta  in  forma  di  romanzo  allegorico 
la  lenta  catarsi  dell'animai  cristiana  che  procede  — ■  oppressa  dal  male  e 
aspirando  al  bene,  cadendo  nel  peccato  e  risollevandosi  —  lungo  il  sen 
tiero  della  vita  verso  la  salvazione. 

L'autore  vede  iu  sogno  il  prutagonisla,  Cristiano,  con  un  pesante  fardello  sullf 
spalle  e  un  libro  in  mano,  fuggire  dalla  «  City  of  Destruction  »  (Città  della  distru- 
zione), dove  ha  così  a  lungo  indugiato  e  dove  tentano  di  trattenerlo  invano  la  mo- 
glie, i  figli  e  gì';  amici,  col  fermo  proposito  di  raggiungei-e  la  «  Celestial  City  »  (Città 
Celeste).  Indirizzato  sulla  via  da  seguire  da  Evangelista  egli  supera  valli  stermi- 
nate, oscure  contrade,  città  ignote  e  luoghi  strani  come  «  The  Slough  of  Despaud  » 
(La  palude  della  disperazione),  «  The  luterpreter's  House  »  (La  casa  dell'inter- 
prete), «The  Palace  Beautiful»  (Il  palazzo  meraviglioso).  «The  Valley  of  Humili- 
atlon  »  (La  valle  dell'umiliazione),  «  The  Valley  of  the  Shadow  of  Death  »  (La 
valle  dell'ombra  della  morte),  «  Vanity  Fair  »  (La  fiera  della  vanità),  «  Doubtiug 
Castle  »  (Il  castello  dei  dubbi),  «  The  Delectable  Mountains  »  (Le  montagne  dilet- 
tose) e  «The  Land  of  r.oulah  »  (La  terra  di  Beulahi,  finche  giunge,  dopo  esser 
stato  attardato  da  vari  incidenti  e  aver  incontrato  numerosi  personaggi,  alla  meta 
agognata. 

Nella  seconda  parte  è  descritto  lo  stesso  i^ellegrinaggio  da  parte  della  moglie 
Cristiana  e  dei  quattro  figli. 


(1)  Vedi  pag.  1J9. 

—  104 


E'  chiaro  che  i  personaggi,  le  località  e  gli  avvenimenti  rai)presen 
tane,  volta  a  volta,  simboli  delle  colpe  e  delle  virtù  degli  uomini,  delle 
loro  esperienze,  delle  loro  debolezze,  dei  loro  superamenti,  mentre  l'in 
tera  narrazione,  che  si  sviluppa  in  dieci  tasi,  sembra  riassumere  in  una 
vasta  e  bene  architettata  allegoria  tutte  le  difficoltà  e  i  trionfi  della  vita 
cristiana. 

I^  stile  del  Bunyan  è  semplice,  spontaneo  e  comunicativo.  1  perso 
naggi  sono  improntati  a  un  senso  di  realtà  e  di  umanità  spiccatissimi, 
che  li  dilì'erenzia  dalle  fredde  e  astratte  ligure  simboliche  di  altre  alle 
gorie,  come  ad  esempio  il  Roman  de  la  Rose  o  anche  la  Facric  Q]ieene  di 
h?penser. 

Fin  dal  suo  primo  apparire  T?ie  Pilgrim's  Progress  incontrò  uu 
enorme  successo;  successo  che  fu  certamente  dovuto  al  fatto  che  esso 
interessava  il  lettore  colto  come  l'incolto,  il  ricco  quanto  il  jiovero,  il 
giovane  come  l'adulto.  Ancor  oggi  esso  resta  uno  dei  libri  maggiormente 
diffusi  nei  paesi  anglosassoni  e  (^specie  nelle  campagne)  è  forse  l'opera 
maggiormente  letta  dopo  la  Bibbia. 

Tra  le  moltissime  opere  minori  del  Bunyan  ricordiamo  ancora  sol- 
tanto The  Life  and  Death  of  Mr.  Badrnan  (1G80),  che  è  uno  studio  rea- 
listico nel  quale  albeggiano  già  timidamente  i  caratteri  del  romanzo  mo 
derno,  e  The  Uoly  War  (1G82),  altra  allegoria  religiosa  assai  notevole, 
sebbene  oscurata  dal  capolavoro,  del  quale  non  ha  l'unità  essenziale,  né 
la  forza  icastica. 

Sir  Thomas  Browne  (1G05-S2),  di  professione  medico,  è  scrittore 
personale  e  interessante  per  quello  strano  miscuglio  di  medievalismo  e 
di  scienza  moderna  caratteristico  del  secolo  XVll.  Il  suo  inglese,  ricco 
di  elementi  latini,  e  lo  stile  artisticamente  rifinito,  limpido  e  cadenzato, 
lo  rendono  uno  dei  prosatori  più  celebrati  del  tempo. 

Nel  suo  capolavoro  Rcligio  Medici  (circa  1635)  egli  dimostra  la  con 
ciliabilità  della  fede  con  la  scienza,  che  già  rendeva  scettici  gli  spiriti, 
e  considera  la  natura  come  uu  campo  di  straordinaria  rivelazione.  Nei 
libro  sono  peraltro  trattate  molte  e  differenti  questioni,  tra  cui  ad  esem 
pio  quella  della  stregoneria,  alla  quale,  sombra  impossibile,  l'autore  cre- 
deva al  punto  da  far  condannare  alla  pena  di  morte  alcune  donne  sospet 
te  di  relazioni  col  demonio,  allorché  gli  accadde  di  essere  incluso  in  una 
commissione  giudicatrice. 

Del  Browne  si  ricordano  pur(:  la  J*8cudodo.TÌa  Fjìidcmica,  (KUGj, 
confutazione  di  molti  errori  popolari  e  indagine  su  verità  e  concetti  allo- 
ra comunemente  accettati,  ove  l'autore,  pur  tradendo  di  continuo  il  se 
centismo  della  sui  cultura,  si  dimostra  discepolo  di  Bacone  e  come  lui 
sostiene  che  solo  l'esperimento  diretto  può  condurre  al  possesso  della  ve- 
rità; e  Eydriotaphia,  or  JJrn  Burial  (1858),  trattato  sulle  urne  sepolcrali 

—  105  — 


(^coperte  di  recente  nel  Norfolk),  divagazioni  erudite  e  riflessioni  sui 
misteri  dell' universo,  in  cui  la  sua  prosa  poetica  acquista  particoiart- 
bellezza  e  intensità  fantastica. 

Il  filosofo  Thomas  Hobbks  (1588-1679),  segretario  e  amico  di  Baco 
ne,  del  cui  empirismo  fu  uno  dei  sistematori,  sostiene  nelle  sue  opere  — 
alcune  delle  quali  composte  originariamente  in  latino,  altre  in  un  ingles*^ 
sobrio,  robusto  e  preciso,  che  lo  fa  uno  dei  pionieri  della  prosa  moderna 
—  che  le  idee  aventi  origine  nella  mente  dell'uomo  sono  prodotte  da  sen- 
sazioni esterne,  che  non  esistono  idee  innate  e  che  runico  mezzo  per 
giungere  allat  verità  è  di  affidarsi  alle  prove  fornite  dai  sensi. 

Nel  suo  capolavoro  il  Leviathan  (1651),  afferma  il  principio  di  un 
governo  assoluto  dello  Stato  (più  che  il  potere  personale  del  re),  allo 
scopo  di  controllare  e  frenare  gli  appetiti  degli  uomini,  per  loro  natura 
egoisti  e  ipocriti. 

Degni  di  speciale  menzione  sono  pure  il  vescovo  Jeremy  Tayi^ok 
(1613-67),  uno  dei  più  eloquenti  predicatori  della  Chiesa  anglicana,  di 
cui  ricordiamo  The  Rule  and  Ewercises  of  Holy  Living  (1650)  e  The  Rule 
and  Exercises  of  Holy  Dying  (1651);  Izaac  Waltion  (1593-1683),  autore 
d'importanti  biografie  (Donne,  Hooker,  Herbert)  e  del  manuale  The 
Compleat  Angler  (Il  perfetto  pescatore  con  l'amo,  1653),  che  contiene 
un  quadro  sereno  e  delicato  dell'Inghilterra  rurale  del  tempo;  e  Richaeid 
Baxter  (1615-91),  la  cui  opera  principale  The  Saintu'  Everìasting  Resi 
(1649-50)  è  un  modello  di  prosa  semplice  ed  efficace. 


—  106 


IX 

I^  RESTAURAZIONE 


Le  leggi  promulgate  dagli  uomini  della  Commouwealth  per  combat- 
tere la  licenziosità  dei  costumi  erano  state  troppo  severe  e  intransigen- 
ti perchè,  al  capovolgersi  della  situazione  politica,  non  si  determinasse 
una  violenta  reazione. 

lasciando  pur  da  parte  la  chiusura  dei  teatri  —  che  gli  spettacoli 
teatrali  intorno  al  1040  erano  effettivamente  immorali  —  troppi  ingenui 
piaceri,  troppi  svaghi  innocenti,  erano  stati  proibiti  e  il  malumore  deJ 
la  popolazione  per  questo  stato  di  cose  fu  certo  un  elemento  di  primaria 
importanza  negli  eventi  che  determinarono  il  ritorno  della  monarchia. 

Dal  canto  suo  il  nuovo  sovrano,  uomo  avveduto  e  ambizioso,  si 
rese  perfettamente  conto  che  la  nazione  stanca  dei  lutti,  dell'incertezza, 
dell'austerità,  aveva  bisogno  di  sfogo,  di  distensione,  di  vita  tranquilla 
pei  commerci,  e  allentò  le  redini  di  ogni  controllo  statale,  dando  per 
primo,  nella  sua  gaudentissima  corte,  esempio  di  corruzione  e  di  licen- 
ziosità estreme. 

Si  attraversò  così  un  periodo  di  sfrenatezza  che  si  protrasse  come 
un  lungo  e  morboso  delirio,  pur  restando  fenomeno  limitato  massima- 
mente aUa  capitale  e  in  particolare  agli  strati  sociali  più  vicini  a  corte, 
lino  al  momento  in  cui  riemersero  gradualmente  negli  animi  i  valori 
morali  più  sani,  couducendo  a  quella  rivoluzione  del  1G88  che,  quasi  in- 
cruentemente,  abbattè  la  incancrenita  e  dispotica  monarchia  di  Gia- 
como II. 

Ma  facendo  astrazione  da  questo  clima  pagano  e  licenzioso,  che  si 
riflette  soprattutto  nel  teatro,  col  16G0  nuovi  valori  cominciano  ad  ope- 
rare in  modo  decisivo  sul  mondo  inglese,  per  cui  la  data  della  Restau- 
razione di  Carlo  II  segna  l'inizio  di  un'era  nuova,  il  trapasso  dal  Rina 
iscimento  all'epoca  moderna  nell  ordine  morale  e  letterario,  trapasso  che 
verrà  completato  nell'ordine  politico  dalla  rivoluzione  del  1G88. 

Naturalmente  un  cambiamento  di  così  vasta  portata  non  fu  istan- 

—  107  — 


taneo.  I^  grande  fioritura  letteraria  elisabettiana  aveva  corrisposto  a 
un  periodo  d'esuberante  vitalità,  di  sete  d'avventure  e  di  conquiste, 
d'entusiasmo  e  d'ardore  passionale  e  spirituale.  Al  suo  progressivo 
esaurirsi  —  di  cui  abbiamo  osservato  i  primi  sintomi  nella  poesia  meta- 
tìsica,  ove  il  pensiero  si  fa  più  esigente  e  tormentoso  e  la  fantasia  s'in 
tellettualizza  complicandosi  ed  esasperandosi  —  segue  negli  scrittori 
e  nella  parte  pensante  della  nazione  un  senso  d'abbattimento,  di  delu- 
sione, una  tendenza  alla  critica  e  allo  scetticismo,  i  quali  si  accrescono 
man  mano  che  il  sogno  di  una  repubblica  fondata  sulla  legge  divina, 
mistica  e  sociale  a  un  tempo,  si  dimostra  utopistico  e  irrealizzabile. 

La  diffidenza  d'ogni  fede  e  d'ogni  entusiasmo,  il  desiderio  d'ordine, 
d'equilibrio  e  di  misura,  la  ricerca  del  razionale,  divengono  le  caratte- 
ristiche dei  tempi  nuovi.  Sulle  rovine  della  repubblica  si  forma  una  so- 
cietà senza  illusioni  in  cui  l'utilità  è  il  movente  delle  azioni  indivi- 
duali. 

In  letteratura  alla  fase  creativa  subentra  la  fase  critica,  la  prosa 
prevale  sulla  poesia,  l'influsso  italiano  viene  definitivamente  sostituito 
da  quello  francese. 

Durante  l'esilio  la  famiglia  reale  e  gran  parte  del  seguito  —  nel 
quale  si  trovavano  numerosi  scrittori  —  erano  vissuti  sul  continente, 
specie  in  Francia,  venendo  così  a  contatto  con  la  produzione  lettera- 
ria d'oltre  Manica.  Ciò  spiega  come,  dopo  il  ritorno  degli  Stuarts  sul 
trono  d'Inghilterra,  l'influenza  francese  divenga  tanto  grande  a  corte 
e  come  da  corte  dilaghi  poi  nella  vita  o  n<-llo  lettere  del  paese.  Questa 
influenza  si  esercita  principalmente  in  tre  modi  :  primo,  facendo  sor- 
gere negli  autori  un  sentimento  sociale  che  li  spinge  gradatamente  a 
cercare  vincoli  più  stretti  d'interesse  col  pubblico,  di  modo  ch'essi  si 
pongono  a  scrivere  ciò  ch'è  più  accetto  alla  società  del  tempo;  secondo, 
sviluppando  la  tendenza  già  esistente  verso  il  razionalismo  che  conduce 
a  una  virtuale  rivolta  contro  tutto  ciò  che  appare  vago  e  fantastico: 
terzo,  raffinando  e  potenziando  lo  spirito  critico,  conseguenza  naturale 
dei  fattori  suesposti. 

L'ideale  sociale  dell'epoca  favorisce  fortemente  lo  sviluppo  della 
prosa.  Scrittori  e  predicatori  per  interessare  la  società  sono  obbligati 
ad  adottare  uno  stile  limpido  e  chiaro.  La  loro  prosa  mostra  infatti 
maggiore  semplicità,  sia  nella  lingua,  che  nello  stile,  di  quella  del  pe- 
riodo precedente.  Le  possibilità  dell'inglese  non  ancora  sperimentate  in 
composizioni  di  carattere  personale  e  sociale,  come  le  lettere  e  i  diari, 
vengono  per  la  prima  volta  riconosciute  e  sviluppate. 

Anche  in  poesia  si  tende  a  disciplinare  il  prorompere  dell'ispira- 
zione e  il  libero  sfogo  della  fantasia,  che  s'erano  sbizzarriti  nel  periodo 
elisabettiano,   con  la  ricerca  d'una  musicalità   più   cadenzata  e  rego- 

—  108  — 


lare,  in  cui  l'eco  delle  rime  vicine,  a-ggiimto  alla  brevità  concettosji  e 
alla  chiarezza  dello  stile,  rinforzi  il  senso  dell'ordine  e  crei  un'arte  più 
consapevole  che  ha  la  tecnica  tra  i  suoi  elementi  essenziali.  Perciò 
Vheroic  couplet  (distico  eroico),  messo  in  voga  dal  Waller,  diviene  il 
verso  d'elezione  dell'epoca  e  domina  pei-  un  secolo  intero  la  poesia 
inglese. 

La  tendenza  al  razionalismo  si  risolve,  come  abbiamo  detto,  in  un 
desiderio  generale  di  spazzar  via  superstizioni  e  falsi  ideali,  e,  oltre- 
passando i  limiti  puramente  letterari,  va  a  dare  maggior  impulso  allo 
spirito  d'indagine  nel  campo  della  scienza  e  della  filosofia  che  si  era 
già  affermato  con  Bacone.  Sulle  orme  di  questi,  la  Koyal  Society,  fon- 
data nel  1GG2,  allargherà  la  ricerca  scientifica,  intesa  in  senso  razio- 
nale e  moderno,  ad  ogni  ramo  dello  scibile,  non  trascurando  neppure 
il  perfezionamento  della  lingua. 

Nel  1687  appare  l'opera  fondamentale  della  Newton  Philosophicte 
\aturali8  Principia  Mathematica,  in  cui  si  enuncia  la  legge  della  gra- 
vitazione universale,  e  nel  1G90  viene  pubblicato  il  famoso  saggio  del 
Locke  Aìi  Edsai/  concvriiiiig  Human  Understandhiff  (Saggio  .sull'intel- 
letto umano).  Queste  opere  e  numerose  altre  ci  danno  la  prova  dell'im- 
portanza ormai  raggiunta  dal  pensiero  inglese  (1). 

Lo  spirito  critico  si  manifesta  nella  letteratura  talvolta  sotto  forma 
di  veri  e  propri  saggi  critici,  tal'altra  in  opere  didattiche  o  satiriche; 
e  la  satira  sarà  appunto,  come  vedremo,  una  dell'espressioni  letterarie 
più  tipiche  dell'epoca. 

JOHN  DItyDEN. 

Una  relativa  povertà  di  temi  umani  e  di  capacità  emotiva  accom- 
pagnata, per  contro,  da  singolare  lucidità  di  pensiero  e  da  spiccata 
tendenza  al  raziocinio  e  aUa  critica  —  che  si  esprimono  in  forma  ro- 
busta e  sonora  nelle  opere  di  poesia  e  in  uno  stile  chiaro,  efficace  e 
diretto  nelle  opere  di  prosa  —  contraddistiuguono  la  personalità  di 
Dryden,  il  più  importante  scrittore  della  Restaurazione. 

John  Dryden  (1631-1700)  nacque  in  un  villaggio  del  Northampton- 
shire  da  ricca  famiglia  di  agricoltori,  devota  alla  causa  puritana.  Com- 
pì studi  accurati  nella  famosa  scuola  di  Westminster  e  quindi  all'Uni- 
versità di  Cambridge,  acquistando  solida  e  vasta  cultura  classica.  De 
ciso  a  seguire  la  carriera  delle  lettere  si  stabilì,  intorno  al  1657,  a  Ix)n 
dra,  dove  rimase  per  il  resto  della  vita. 


(1)    Il  razionalismo  iugleso  sarà  destinato  a  sua  volta  ad  influenzare  la  lei 
terafura  francese  del  secolo  successivo,  con  le  opere  dello  Hume,  dello  Smith,  eoe 


—  109 


Egli  compendia  in  sé  le  tendenze  letterarie  dell'epoca,  non  solo  per 
che  la  sua  musa,  eminentemente  occasionale,  s'ispira  agli  avvenimenti 
e  tien  conto  del  gusto  e  del  mutare  delle  passioni  politiche  e  religiose 
del  tempo,  ma  anche  perchè  coltiva  la  quasi  totalità  dei  generi  lette- 
rari allora  in  uso,  riuscendo  in  tutti  a  superare,  salvo  qualche  eccezio- 
ne, gli  scrittori  contemporanei. 

Tra  i  suoi  primi  lavori  ricordiamo  le  Heroick  Utanzas  (Strofe  eroi- 
che, 1658),  quartine  composte  in  morte  di  Oromwell,  che  lo  dimostrano 
ligio  al  dittatore  puritano  e  buon  discepolo  dei  poeti  metafisici. 

Il  ristabilirsi  del  regime  monarchico  lo  trova  tuttavia  già  schierato 
dalla  parte  dei  realisti.  In  Astraea  Redux  (1660),  dove  usa  ormai  con 
grande  maestria  e  precisione  il  distico  decasillabico,  pur  conservando 
la  maniera  dei  metafisici  nella  ricercatezza  delle  immagini  e  nei  concet- 
ti stravaganti,  il  Dryden  è  tra  i  primi  a  celebrare  il  ritorno  di  Carlo  II. 
Ben  accolto  a  corte,  sposa  nel  1663  una  nobile  dama,  Lady  Elizabeth 
Howard,  e  xiieomincia  ad  occuparsi  di  teatro. 

Ispirato  da  avvenimenti  contemporanei  è  pure  V Annua  Mirdbilis 
(1667),  poema  narrativo  in  cui  descrive  il  grande  incendio  che  devastò 
Londra  nel  1666  e  alcuni  episodi  fortunati  della  sfortunata  guerra  con- 
tro d'Ulauda.  Composto  di  quartine  a  rima  alternata,  pur  peccando  an- 
cora qua  e  là  di  concettismo,  è  la  prima  opera  veramente  importante 
dell'autore. 

Segue  un  periodo  di  circa  quindici  anni  nel  quale  il  Dryden  si  de- 
dica al  teatro,  di  cui  parleremo  più  avanti.  Durante  questo  periodo  la 
sua  fama  aumenta  e  si  consolida  sempre  più  ed  egli  ottiene  onori,  gua- 
dagni e  riconoscimenti  ufficiali.  Nel  1670  viene  nominato  poeta  laureato 
e  storiografo  del  re. 

Quando  riprenderà  la  sua  attività  di  scrittore  non  drammatico  sa- 
rà come  poeta  satirico,  didattico  e  più  tardi  lirico  e  userà  ormai  defi- 
nitivamente Vheroic  couplet,  il  metro  già  adoperato  dal  Chaucer  e  dal 
Dryden  portato  ad  una  dignità  artistica  senza  precedenti,  nel  quale 
adagerà  le  sue  gravi  sentenze  e  le  sue  osservazioni  mordaci,  facendoni^ 
l'arma  della  logica  e  della  satira. 

Quest'arma  egli  pone  al  servizio  degli  Stuarts.  Nel  1681  appare 
la  prima  parte  di  Absalom  and  Achitophel,  che  s'ispira  agli  avvenimen- 
ti storici  del  tempo  e  rimane  ancor  oggi  la  più  grande  satira  politica 
deUa  letteratura  inglese.  Essa  tratta  in  forma  allegorica  del  tentativo 
del  partito  Whig  (1),  guidato  dal  conte  di  Shaftesbury  (Achitophel),  di 

(1)  Nella  seconda  metà  del  secolo  XVII  fii  dato  11  nome  di  Whips  a  coloro 
che  propugnavano  una  limitazione  dei  diritti  e  delle  prerogative  della  corona  e  di 
Tories  a  coloro  che  di  questi  diritti  e  prerogative  erano  i  zelanti  difensori,  sia 
nel  campo  religioso  che  in  quello  politico.  Le  due  voci  acquistarono  un  significato 

—  Ilo  — 


Tav.    XIII 


'JKx^  U  HÌ- 


C;K'ciiit:i   ili    Adamo  ed    l''va   dal    l'aradiso   ti'iTcs 
libro   XII    di'l    i'iitiiiììsv    l.dsl    (da    una    cdi/ixiic 

Scttcì -filini. 


Illusi  ra/.iniic  ]icr  il 
lese    dcjili    iiii/.i    ih'l 


T\v.    XIV 


John    Drvdeii. 


Alexander    l'ope. 


Jonathan    Swìft. 


Daniel   Defoe. 


escludere  il  fratello  di  Carlo  II  dalla  successioue  al  trono  d'iughilter- 
ra  perchè  cattolico,  ponendo  in  sua  vece  il  duca  di  Monmouth  (Absalom), 
tiglio  naturale  del  re. 

Il  rilascio  di  Shaftesburv  e  le  conseguenti  manifestazioni  di  giubilo 
ilei  Whiffs  (elle  coniarono  una  niedajilia  comniemurativai,  danno  lo  H])unt(> 
al  poeta  per  un'altra  satira,  pure  assai  pregevole.  The  Medall,  pubbli- 
cata l'anno  seguente.  Una  risposta  ad  essa,  attribuita  al  drammaturgo 
Thomas  Shadwell,  dà  modo  al  Dryden  di  compori'e  con  MacFlecknof 
11682)  un  nuovo  piccolo  capolavoro  satirico.  Non  contento  di  ciò,  quan- 
do in  quello  stesso  anno  uscì  la  seconda  parte  di  Absalom  and 
Achitophel,  scritta  da  Nahum  Tate,  Dryden  vi  inserì  duecento  versi 
nei  quali  l'incauto  Shadwell  viene  fustigato  un'altra  volta  senza  pietà. 

Frattanto  le  dispute  politiche  andavano  trasformandosi  sempre  più 
in  dispute  religiose.  In  Rcligio  Laici  (1G82),  forse  l'opera  più  spon- 
tanea e  personale  dello  scrittore,  questi  (che  non  si  era  accorto  della 
tendenza  al  cattolicesimo  di  Carlo  II,  del  resto  abilmente  dissimulata) 
difende  la  religione  anglicana  come  modello  di  moderazione,  in  quanto 
si  discosta  sia  dal  fanatismo  dei  cattolici  che  da  quello  dei  dissidenti. 

La  sua  reputazione  in  questo  periodo,  non  appare  neanche  scossa 
da  quella  che  sembrò  una  servile  abiura  alla  fede  anglicana,  allorché 
nel  1085  all'ascesa  al  trono  di  Giacomo  II,  egli  passò  al  cattolicesimo 
e  compose  il  poema  The  Hind  and  the  Panther  (1687),  in  tre  parti,  in 
cui  la  Chiesa  cattolica  è  rappresentata  come  una  pura  e  innocente  cer- 
liiatta  esposta  alla  ferocia  di  una  st^vaggia  pantera  (La  Chiesa  angli- 
cana), bella  ma  maculata. 

Ma  il  Dryden  si  riabilitò  come  uomo  e  come  cittadino,  quando  in 
seguito  alla  Rivoluzione  del  1688,  salito  al  trono  Guglielmo  d'Orange, 
si  rifiutò  di  riconoscerne  l'autorità.  Quest'ultimo  periodo  è  certo  il  più 
doloroso  e  il  più  agitato  della  vita  del  poeta,  già  vecchio,  in  cui  egli 
perde  cariche  e  beni  e  deve  contare  per  vivere  soltanto  sui  proventi 
del  suo  lavoro  letterario. 

Notevole  in  questo  periodo  la  sua  attività  di  traduttore  che  donò 
alle  lettere  ingle.si,  oltre  a  versioni  varie  dai  classici,  la  tra;<luzi()ne  coim- 
pleta  delle  opere  di  Persio,  di  Giovenale  e  di  Virgilio.  La  versione  del- 
V Eneide,  quantunque  molto  libera,  è  considera  tra  le  più  felici.  Nelle 
Fabics,  Aiicicnt  and  Modem  (1699),  una  delle  poche  opere  dell'autore 
rimaste  a  lungo  popolari,  ci  dà  una  riuscita  parafrasi  i)oetica  di  racconti 
tratti  da  Ovidio.  P.occaceio  e  Chaucer. 


ancor  più  vasto  nel  Settecento  venendo  a  corrispondere  risiHittivamente  ai  termini 
lAberals  (Whigsi  e  Conservatives  (Torie-s)  che  .'subentrarono  alle  prime,  senza 
ulteriore  mutamento   di   siffnitìcato,   verso   la   metà    dellMìttooento. 

—  Ili   — 


Breve   ninna    della    lett^raturn    inglese. 


Copiosissima,  e  importante  al  punto  da  meritargli  il  primo  posto  tra 
gl'iniziatori  della  prosa  inglese  moderna  è  la  sua  produzione  di  saggi 
critici,  molti  dei  quali  appaiono  sotto  forma  di  prefazioni  ai  lavori  tea- 
trali. Meritano  speciale  menzione  Ari  lassai/  of  Dramatick  Poesie  (1688), 
scritto  con  grande  acume  e  vivacità  di  stile,  e  la  bellissima  ])iefazione 
alle  Fables. 

Come  poeta  lirico  il  Dryden  non  fu  sempre  ispirato,  peccando  spes- 
so di  retorica,  cioè  di  quello  che  sarà  il  più  marcato  difetto  dei  poeti 
del  secolo  successivo.  Ebbe  però  sviluppatissimo  il  senso  del  ritmo  e 
seppe  modulare  con  arte  sovrana  l'heroic  couplet.  Di  questa  parte  della 
sua  produzione  sarà  sufficiente  ricordare  :  Bt'itannia  Rediviva,  scritta 
in  occasione  della  nascita  del  principe  ereditario;  On  the  Death  of 
Mr.  Henri/  Purcell,  elogio  funebre  del  più  famoso  musicista  inglese  del 
Seicento;  To  the  Pious  Mcmorj/  of  the  Accomplisht  Young  Lady,  Mrs. 
Anne  Killigrew,  in  morte  di  una  giovane  poetessa;  e  Alexander's  Feast, 
in  onore  di  Santa  Cecilia  :  essendo  queste  due  ultime  odi  rispettivamen- 
te la  migliore  e  la  più  nota  delle  sue  liriche. 

LA  RINAISCITA  DEL  TEATRO  CON  LE  «  TRAGEDIE  EROICHE  ». 

Il  dramma  inglese,  proscritto  dal  teatro,  continuò  ad  avere  dei  let- 
tori e  sopravvisse  circolando  tra  il  pubblico  principalmente  con  la  se- 
conda edizione  dell'in-folio  di  Shakespeare  (1632)  e  delle  opere  di  Ben 
Jonson  (1640)  e  con  la  prima  dei  drammi  di  Beaumont  e  Fletcher  (1647). 

Alla  Restaurazione,  il  teatro  fu  tra  le  manifestazioni  letterarie 
quella  che  subì  per  prima  l'influsso  d'oltre  Manica,  né  questo  meravi- 
glierà se  si  pensi  che  l'arte  teatrale  era  a  quei  tempi  in  gran  voga  nelle 
corti  e  che  —  come  abbiamo  già  detto  —  i  circoli  reali  inglesi  si  erano 
molto  francesizzati  nei  loro  gusti  durante  il  forzato  esilio. 

Tuttavia  il  dramma  inglese  trarrà  ispirazione  più  che  dalle  grandi 
opere  di  Corneille  e  di  Bacine,  alquanto  più  tarde,  dal  teatro,  artistica- 
mente di  valore  secondario,  di  Alexandre  Hardy,  la  cui  opera  principale 
Mnrianne  trionfò  a  lungo  sulle  scene,  dalla  commedia  «  di  cappa  e  spa- 
da »  e  soprattutto  dai  romanzi  francesi  e  spagnoli  (quest'ultimi  di  so- 
lito attraverso  le  imitazioni  francesi).  Saranno  appunto  questi  roman- 
zi (1)  —  d'una  sentimentalità  raffinata  fino  al  ridicolo,  dove  gli  uomini 
e  le  passioni  hanno  statura  e  dimensioni  eroiche  e  sovrumane  —  a  dare 
la  materia  al  teatro  tragico  inglese. 

Tra  gli  scrittori  che  contribuirono  con  le  loro  opere  al  prevalere 


(1)    Di  La  Calprènecìe,  di  Madeleine  de  Scudéry,  della  contessa  di  La  Fayette. 
ecc.   (che  avevano  avuto  il  loro  prototipo  nelVAsfrée  di  Honoré  d'Urfé). 

—  112  — 


di  questa  tendenza  ricorderemo  Sir  William  D'Aviùnam'  (1606-G8),  auto- 
re di  un  poema  epico  romanzesco  Gondibert  (1651),  in  quartine,  che  in- 
fluirà, particolarmente  per  la  forma  metrica,  sulle  opere  giovanili  del 
Dryden.  Il  D'Aveuaut,  prim'ancora  del  ritorno  al  trono  degli  Stuarts. 
era  riuscito  nel  1056  a  ottenere  dal  governo  puritano  il  permesso  di 
aprire  al  pubblico  «  an  allegorica!  entertainment  by  declamation  and 
music  after  the  manner  of  the  ancients  »  (1). 

Il  primo  lavoro  considerevole  di  questa  serie  di  spettacoli  che  prelu- 
diano alla  riapertura  dei  teatri,  immediatamente  concessa  da  Carlo  II, 
fu  T/ìc  »S'jV'r/e  of  Rhodes  (IGofi)  del  D'Avenant  stesso.  Questo  dramma  è 
importante  non  tanto  per  i  suoi  pur  notevoli  meriti  artistici  quanto  pei- 
il  posto  che  occupa  nel  quadro  dello  sviluppo  storico  ed  estetico  del 
teatro  inglese. 

In  esso  infatti,  oltre  al  riaffiorare  di  quei  valori  elisabettiani  che  più 
sembrano  connessi  a  certi  aspetti  del  temperamento  anglosassone  (ardo- 
re lirico  e  sincero,  giovanile  trasporto  per  l'avventuroso,  il  romanze- 
sco, ecc.)  si  nota  il  primo  albeggiare  del  Corneille  e  della  sua  elevata 
concezione  dell'amore  e  delle  virtù  umane  ed  una  spiccata  tendenza  al 
tono  melodrammatico  (2). 

Per  queste  sue  caratteristiche  The  Siege  of  Rhodes  (S)  può  conside- 
rarsi il  primo  modello  dell'opera  musicale  inglese  e,  quel  che  più  im- 
porta, seuibra  contenere  in  germe  il  mondo  spirituale  delle  «  tragedie 
eroiche  »  che  —  come  vedremo  tra  breve  —  costituiscono  una  delle  mag- 
giori glorie  teatrali  del  Dryden. 

Qualche  anno  dopo  la  Restaurazione  i  teatri,  con  la  loro  continua 
richiesta  di  lavori  nuovi,  rappresentavano  una  vera  risorsa  per  i  lette- 
rati oltre  che  un  facile  mezzo  di  affermazione  e  di  gloria.  Il  Dryden, 
che  aveva  debuttato  come  poeta  e  come  prosatore,  si  dedicò  anch'egli 
assai  presto  alle  scene,  stipulando  una  serie  di  contratti  con  vari  im- 
presari. 

Esordì  con  alcune  commedie,  scritte  in  tutto  o  in  parte  in  prosa, 
nelle  quali  imita  Fletcher  e  la  commedia  d'intrigo  spagnola.  Ma  il  Dry- 
den non  era  nato  commediografo  —  com'egli  stesso  ammise,  ricono- 
scendo in  seguito  la  superiorità  del  Congreve  —  e  nessuna  delle  sue 
commedie  è  rimasta  viva.   Tra  le  più   notevoli  ricordiamo   The  Rivai 


(1)  Spettacolo  allegorico  misto  di  declamazione  e  di  musica  alla  maniera 
degli  anticlii. 

(2)  Il  melodramma,  nato  in  Italia  dal  dramma  pastorale  del  Rinuccini,  rap- 
pre.sentò  la  prima  fase  dell'opera  lirica.  Passato  in  Francia  al  tempo  del  cardinale 
Mazzarino,   di   là   si  estese  all'Inghilterra   quasi  nella   stessa  epoca. 

(.'j)  Col  dramma  del  D'Avenant,  riveduto  e  rappresentato  con  sfarzo  nel 
1662,  l'arte  scenica  compì  un  gran  passo  avanti.  Inoltre,  in  esso  appaiono  per 
la  prima  volta  (salvo  qualche  eccezione  prece<lente)  delle  attrici  sulle  scene  inglesi. 

—  IL?  — 


Ladies   (ItJWi,   »S'/r  Martia  Mar-All    (IGOT),    Huirtayc-à-la-Mode    (l()72i, 
che  ebbe  grande  successo,  e  la  più  tarda  Amphitri/on  (1G91)). 

Il  poeta  invece  riuscì  ad  eccellere  facilmente  sugli  altri  scrittori  con- 
temporanei nelle  «  tragedie  eroiche  »,  magniloquenti,  spiranti  un  alto 
clima  ideale  —  apoteosi  esteriore,  spettacolare  e  coreografica  dell'Amo- 
re romantico  —  che  attrassero  quel  pubblico  corrotto  e  cinico  con  la 
grandiosità,  scenografica  degli  elfetti,  trasportandolo  in  un  mondo  di 
fantasia  e  di  sogno  al  quale  non  si  chiedeva  uè  verità  né  verosimiglianza. 
A  rappresentare  questo  mondo  enfatico  e  pomposo  ben  s'adattava  l'uso 
del  coturnato  e  sonoro  distico  eroico  drydeniano. 

iSe  è  vero  che  la  maggior  parte  di  questa  produzione,  in  cui  è  palese 
l'assecondamento  del  poeta  al  gusto  poco  puritano  del  pubblico  che  fre- 
quentava allora  i  teatri,  fu  più  tardi  rinnegata  dallo  scrittore  stesso, 
prim'ancora  di  subire  l'inesorabile  critica  del  tempo,  non  è  men  vero  che 
in  alcune  tragedie  l'estro  del  poeta  s'aifermò  in  modo  più  duraturo.  In 
esso  troviamo  quell'elemento  genuino  di  entusiasmo  per  l'eroico  e  per 
l'ideale  che  appare  quasi  il  retaggio  delle  genti  anglosassoni  e  riesce  a 
«lare  calore  e  vita  alle  scene  e  ai  dialoghi  improntati  a  quella  compo- 
stezza un  po'  fredda  e  talora  retorica  che  esigevano  i  modelli  dei  classici 
francesi  del  Seicento. 

Fin  dal  1G04  aveva  aiutato  il  cognato  Sir  Robert  Howard  a  com- 
porre The  hidion  Queen,  una  delle  primissime  tragedie  eroiche,  il  suc- 
cesso della  quale  lo  incoraggiò  a  scriverne  il  seguito  The  Indian  Em- 
peror  (10u5),  che  gli  assicurò  la  fama  come  scrittore  di  teatro  e  stabilì 
definitivamente  l'affermarsi  del  nuovo  genere. 

A  questa  seguirono  Tyrannick  Love  (1668?)  e  le  due  parti  di  The 
Vonquest  of  Granada  (1669-70),  lavoro  che  ebbe  un  immenso  successo 
e  in  realtà  in  esso  si  assommano  le  qualità  e  i  difetti  delle  tragedie 
eroiche. 

Ma  questo  genere  era  destinato  per  i  suoi  eccessi  ad  esaurirsi  rapi- 
damente, ingenerando  sazietà  e  stanchezza,  come  il  Dryden  stesso  com- 
prese, soprattutto  dopo  la  riuscita  parodia,  The  Rehearsal  (1671),  fat- 
tane da  un  gruppo  di  begl'ingegui  con  a  capo  il  duca  di  Buckingham  (1). 
Nel  prologo  all'ultima  e  forse  la  migliore  delle  sue  tragedie  eroiche. 
Aureng-Zehe  (1676),  il  poeta  confessa  di  essersi  «  stancato  della  rima  così 
a  lungo  vagheggiata  ». 

In  hlank  verse  sono  infatti  le  due  ultime  tragedie  importanti  Ali  for 
Love  (1677),  in  cui  riprende  con  assoluta  indipendenza  il  soggetto  del- 
V Antony  and  Cleopatra,  e  Don  Sel)astia7i  (1690),  scritta  parzialmente  in 


(1)  Il  Dryden  si  prenderfi  del  duca  tarda  ma  sicura  rivincita  in  Ahsalom 
and  Achitophel,  dove  questi  viene  efficacemente  satireggiato  nel  personaggio  di 
Ziinri. 

—  114  — 


prosa,  nelle  quali  lo  scrittore  s'avvicina  di  più  ai  modelli  elisabettiani  e 
attenua  l'esaltazione  eroica  in  toni  più  dolci  e  umani  che  ci  fanno  pen- 
sare al  Metastasio. 

Dryden  si  dedicò  al  teatro  senza  avere  alcuna  speciale  inclinazione 
per  esso  e  i  drammi  da  lui  prodotti,  benché  attestino  la  sua  coscienza 
artistica  e  il  suo  talento,  non  raggiunsero  mai  l'intensità  emotiva  dei 
precedente  teatro  elisabettiano.  Accanto  a  quello  del  Dryden,  altri  nomi 
meritano  di  essere  menzionati  in  questo  capitolo. 

Thomas  Otway  (1652-85),  attore  mancato,  drammaturgo  e  per  un 
periodo  soldato,  compose  nella  sua  breve  cai-riera.  oltre  ad  alcuni  adat- 
tamenti da  Kacine  e  Molière,  diversi  lavori  tragici  e  comici,  due  dei 
quali,  le  tragedie  in  versi  sciolti  The  Orphan  (1680)  e  Venice  Prescrv'd 
(1682),  rimasero  a  lungo  meritamente  famosi. 

The  Orphan  (L'ortauella)  è  un  dramma  domestico,  l'argomento  del 
quale  è  fornito  dalle  situazioni,  poco  verosimili  ma  fortemente  pateti- 
che, che  si  creano  intorno  alla  protagonista,  la  gentile,  trepida  e  affa- 
scinante Monimia,  amata  da  due  fratelli,  uno  dei  quali  la  sposa  segreta- 
mente e  l'altro  l'inganna  sostituendosi  al  marito  la  sera  delle  nozze. 

Venice  Prcserv'd  (^'enezia  salvata),  il  capolavoro  dell'autore,  ha 
per  sfondo  storico  la  congiura  spagnola  del  1018  contro  la  Kepubblica 
di  Venezia,  che  rotway  deriva  dal  libro  dell'abate  di  SaLnt-Kéal,  allora 
da  poco  tradotto  in  inglese.  Ma  il  personaggio  principale,  Belvidera,  è 
interamente  immaginato  e  la  tragedia,  ben  costruita,  rappresenta  con 
grande  eloquenza  e  forza  emotiva,  il  conllitto  tra  l'amore  e  il  patriot- 
tismo e  l'amicizia,  sviluppando  armoniosamente  un  tema  caro  al  poeta  : 
l'uomo  indotto  dalla  propria  donna  al  sacrificio  di  se  stesso. 

Nathaniel  Ljn3  (1653-92),  dopo  aver  prodotto  alcnne  tragedie  eroi- 
che, ottenne  immediato  e  durevole  successo  sulle  scene  con  The  Rivai 
Queens  (l(iTT),  dramma  in  versi  sciolti  che  ha  per  argomento  la  fine  di 
Alessandro  Magno.  >>on  mancano  a  questo  scrittore  tirate  declamatorie 
(li  grande  eiietto,  ma  nel  complesso  la  sua  produzione  difetta  delle  qua- 
lità migliori  e  risente  delle  C(mdizioni  anormali  della  sua  mente  (morì 
pazzo). 

A  parte  ogni  consldeiazicue  di  deHai;li()  piissiamo  concludere  di'-  il 
perdurare  sulle  scene  e  la  ripresa  periodica  ;»er  oltre  un  sec<:lo  di  lavori 
Come  quelli  del  I^e  o  di  altri  drammaturghi  a  lui  inferiori,  come  ad 
esempio  VOroonoko  (1G9(>)  di  Thomas  Southei-ne,  sono  più  che  altro  un 
indice  della  decadenza  del  teatro  tragico  inglese. 


115 


LA  COMMEDIA 

La  vita  corrotta  e  libertina  della  corte  e  della  società  galante  della 
Kestaurazione,  alla  quale  abbiamo  accennato  al  principio  di  (juesto  capi 
tolo,  si  rillette,  più  che  in  ogni  altro  genere,  nella  commedia,  che  rap- 
presenta la  parte  più  viva  del  teatro  del  tempo. 

Tributaria  in  parte,  al  pari  del  dramma  e  della  tragedia,  dei  mo- 
delli spagnoli  e  francesi,  soprattutto  del  Molière,  ci  interessa  come  ri- 
produzione —  a  volte  caricaturale  e  satirica,  più  spesso  cinica  e  compia- 
ciuta —  dei  costumi  dell'ambiente  mondano  del  tempo,  coi  suoi  intri- 
ghi, le  sue  frivole  e  gaie  conversazioni,  scintillanti  di  spirito  ma  inqui- 
nate da  un'inverecondia  senza  nome,  dove  l'artiticiosità  e  il  realismo  si 
fondono  e  si  compenetrano  con  risultati  artistici  spesso  di  valore  non 
(•omuue  e  di  sorprendente  modernità. 

Trascurando  il  Dryden,  alle  cui  commedie  abbiamo  già  accennato,  e 
1  commediografi  minori,  tra  i  quali  basti  nominare  Thomas  Shadwell, 
Sir  Charles  Sedley,  Aphra  Behn,  John  Crowne  e  Thomas  D'Urfey,  cin- 
que sono  gli  scrittori  di  commedie  più  rappresentativi  di  questo  periodo 
e  precisamente  George  Etherege,  William  Wycherley,  John  Vanbrugh, 
William  Congreve  e  George  Farquhar. 

Sir  George  Etherege  (163t?-91),  diplomatico  e  cortigiano,  riproduce 
sulle  scene  il  mondo  frivolo,  spensierato  e  senza  serietà  d  intenti  in  mez- 
zo al  quale  condusse  la  sua  esistenza  di  rake  (libertino)  tra  i  più  in  vista 
del  tempo. 

La  struttura  delle  sue  commedie,  risultante  da  un  susseguirsi  di  sce- 
ne più  che  dallo  sviluppo  regolare  d'un  intreccio  costruito,  ha  la  sponta- 
neità dell'improvvisazione  e  le  situazioni  e  il  dialogo,  spiritoso  e  salace, 
hanno  spesso  l'impronta,  malgrado  la  loro  spregiudicatezza,  d'esser  colti 
dal  vero. 

Così  per  naturale  inclinazione,  unita  all'esempio  di  Molière,  egli 
porta  il  teatro  —  che  non  si  era  ancora  di  molto  allontanato  dalla 
'/  comedy  of  humours  »  Jousoniana  —  verso  la  «  comedy  of  manuers  » 
(commedia  di  costumi)  che  sarà  tipica  della  Restaurazione. 

L'ultima  delle  tre  commedie  da  lui  prodotte,  l'he  Man  of  Mode  (1676), 
in  prosa,  viene  generalmente  ritenuta  il  suo  capolavoro. 

Maggiore  introspezione  e  un'arte  più  consapevole  troviamo  in 
William  Wycherley  (1640-1716),  favorito  di  Carlo  II  e  amante  della  sua 
amante,  I^dy  Cleveland.  Nelle  sue  commedie,  dove  abbondano  le  volga- 
rità e  le  sconcezze,  egli  espone  al  ridicolo  i  vizi  di  quel  mondo  elegante  e 
corrotto,  di  cui  sottolinea,  gli  eccessi  con  una  compiacenza  e  un  cinismo 
ohe  fauno  a  volte  dubitare  della  sincerità  dei  suoi  intenti  morali. 

L'influenza  del  teatro  spagnolo  e  francese  —  che  talvolta  anche 

—  116  — 


drammaturghi  come  l'Otway  tradiscono,  riecheggiando  toni  e  impostan- 
do situazioni  tipiche  della  commedia  «  di  cappa  e  spada  »  —  è  nel 
Wycheriey  così  evidente  da  lasciar  scorgere  addirittura  l'esistenza  di 
VHi-i  e  propri  calchi  da  ("alderón  de  la  liarca,  ix)pe  de  Vega  e  soprattutto 
Molière.  Malgrado  ciò  lo  sci'ittore  ha  una  i)r()pi'ia  personalità,  poiché 
t'gli  trasforma  i  personaggi  mutandone  le  caratteristiche,  complica  alla 
spagnola  gli  intrecci  più  semplici  di  Alolière  e  dà  alle  sue  commedie  mag- 
gior movimento  che  non  abbiano  gli  originali  imitati. 

Ciò  avviene  particolarmente  nelle  sue  due  commedie  migliori  The 
Country  Wife  OiM-)),  ispirata  daHWcoZe  dcs  Maris  e  dall'/t/co/c  des 
Fcmmcs,  e  The  Plain  Dealer  (167(j),  che  ha  per  fonte  principale  il  Misan- 
thrope  molièriano. 

Sir  John  Vanbrugu  (lG(iM72(j),  commediografo  e  architetto,  spre- 
giudicato quanto  i  colleghi  maggiori  e  minori  nel  dipingere  i  vizi  e  la 
licenza  dei  contemi)oranei,  sebbene  difetti  di  qualità  artistiche,  è  scrittore 
vivace  e  robusto,  dotato  di  comicità  farsesca,  chiassosa  e  bonaria,  che 
rivela  la  sua  origine  lìamminga. 

Tra  le  sue  commedie  più  fortunate  ricordiamo  The  Relapse,  or 
Virtue  in  Danger  (1G97),  che  stabilì  la  sua  fama,  dove  crea  con  Lord 
Foppington  una  tipica  iìgura  di  bellimbusto  e  dove  troviamo  nel  perso- 
naggio di  Amanda  —  come  nota  il  I^evi  (1)  —  «  il  primo  timido  omaggio 
i-eso  alla  castità  femminile  da  uno  scrittore  della  Restaurazione  »;  e 
The  Provok'd  Wife  (IGtJT),  considerata  il  suo  capolavoro,  in  cui  i  perso- 
naggi principali  {Sir  John  Brute,  la  moglie  Lady  Brute  e  la  nipote  Be- 
linda,  hanno  una  certa  naturalezza  loro  x>ropria  che  li  avvicina  alla  vita 
comune  assai  più  che  non  siano  di  solito  i  personaggi  del  Congreve  stesso, 
cioè  del  maggior  scrittore  di  teatro  della  Kestaurazione. 

Dei  cinque  commediografi  suacceuati  merita  infatti  particolare  atten- 
zione William  Congrbve  (1G70-1729)  di  una  generazione  più  giovane  di 
Etherege  e  Wycheriey. 

Giovanissimo,  scrisse  una  riuscita  commedia,  lodata  dal  Dryden,  che 
gli  procurò  rinomanza  immediata  The  Old  Baehelor  (1693).  A  questa 
lece  seguito  The  Doublé  Dealer  (1093),  superiore  alla  precedente  nello 
stile,  nella  caratterizzazione  dei  personaggi  e  nella  costruzione  dell'in- 
treccio, che  è  tuttavia  convenzionale.  Con  Love  for  Love  [UHKì)  il  Con- 
greve ottenne  un  successo  trionfale  che  consolidò  definitivamente  la  sua 
fama.  La  commedia,  il  cui  dialogo  è  un  continuo  brillare  di  battute  di 
spirito,  mostra  l'accresciuta  maestria  dello  scrittore  nel  dare  vitalità  e 
distinzione  ai  personaggi  e  rivela  in  pieno  la  sua  arte  squisita  che  si  eleva 
di  commedia  in  commedia  avvicinandosi  nel  contempo  alla  vita  reale. 


(1)    A.  11.  Levi,  Storia  (iella  letteratura  inglese,  Palermo,  Reber,  1901. 

—  117  — 


Aveva  scritto  anche  una  tragedia  The  Mourning  Bride  (1697),  che  se 
nulla  aggiunge  nulla  toglie  alla  sua  fama,  quando,  a])pena  trentenne, 
disgustato  forse  per  l'insuccesso  di  The  Wa\j  of  the  World  (Così  va  il 
mondo,  1700),  considerato  ora  il  suo  capolavoro  e  la  più  l)ella  commedia 
della  Restaurazione,  si  ritrasse  definitivamente  dal  teatro.  ^J\The  W'aif 
of  the  World  l'intreccio  è  poco  chiaro  e  l'azione  debole,  il  che  giustifica 
lo  scarso  successo  sulle  scene,  ma  in  essa  la  «  comedy  of  manners  »  rag- 
giunge il  suo  più  alto  grado  di  perfezione.  Pur  avendo  profuso  il  suo  spi- 
rito in  tutti  i  personaggi,  l'autore  ha  saputo  caratterizzarli  con  sicu- 
rezza e  far  trionfare  in  mezzo  ad  essi  l'incantevole  figura  della  protago- 
nista, Millamant,  in  cui  l'artificialità  della  più  alta  civetteria  si  fonde 
con  la  tenerezza  di  un  cuore  femminile. 

Con  William  Congreve  la  commedia  inglese  acquista  maggiore  di- 
gnità d'arte;  e  ciò  non  perchè  lo  scrittore  si  astenga  dal  metterci  innanzi 
a  scene  scabrose,  a  uomini  corrotti  e  ad  allegre  signore,  ma  perchè  il 
linguaggio  dei  suoi  personaggi  per  quanto  spregiudicato  non  è  mai  scur- 
i-ile ed  egli  sa  evitare  il  grottesco  e  ritrarre  l'immoralità  con  tanta  argu- 
zia e  misura  da  risultare  molto  più  efficace  dei  suoi  colleghi  senza  freni 
né  scrupoli.  La  prosa  delle  sue  commedie  è  limpida,  precisa  e  naturai 
mente  elegante  e  armoniosa. 

L'irlandese  GtX)UGE  Fauquhar  (1078-1707),  l'ultimo  e  il  più  giovane 
degli  scrittori  di  teatro  del  periodo,  preannunzia  nelle  sue  commedie  per 
certi  sviluppi  sentimentali  il  romanzo  settecentesco  e  costituisce  il  lega 
me  col  teatro  più  moderno  di  Goldsmith  e  Sheridau. 

Nei  suoi  lavori  teatrali  —  che  mostrano  un  costante  progr«jss:>,  pre- 
maturamente troncato  dalla  morte  —  risulta  chiara  la  personalità  dello 
scrittore,  ricco  di  spirito  vitale,  di  allegro  e  sano  ottimismo,  ma  anch'- 
ili  faciloneria,  per  la  quale  trascura  la  forma,  saccheggia  altri  coniinc- 
diografi  e  non  si  perita  di  usare  i  più  frusti  espedienti  scenici. 

Tra  le  sue  commedie  ricordiamo  The  Recruiting  Officer  (171)15)  e  j  he 
BeaiLX  Stratagem  (1707),  l'ultima  e  la  migliore  di  tutte,  dove  sconfinando 
dai  salotti  e  ritrovi  londinesi,  cari  al  teatro  della  Restaurazione,  ci  porta 
in  mezzo  agli  intrighi,  al  gaio  trambusto  e  alle  franche  risate  della  lo- 
canda e  della  strada  maestra. 

Sebbene  il  suo  teatro  sia  ancora  molto  libero  non  vi  troviamo  più  le 
oscenità  e  il  compiacimento  malsano  nella  rappresentazione  del  vizio  dei 
piedecessori.  Ciò  è  dovuto  in  parte  ai  tempi  e  ai  gusti  che  andavano  mu- 
tando coir  affermarsi  progressivo  della  non  corrotta  classe  media  bor 
ghese. 

Fin  dal  16ì>8  Jeremy  Collier  in  A  Short  Vieiv  of  the  1  mmorality  ami 
Profaneness  of  the  English  Stage,  aveva  violentemente  attaccato  con  pai*- 
zialità  e  poco  discernimento  la  licenza  del  teatro,  specie  di  Congreve  e 

—  118  — 


Vanbrugh.  L'opuscolo  —  al  quale  lisposeio,  sebbene  poco  abilmente,  i 
due  commediografi  incriminati  —  suscitò  una  vera  e  propria  controver- 
sia alla  quale  parteciparono  altri  scrittori.  Ma  il  Collier  aveva  fondamen- 
talmente ragione  ed  egli  fu  senza  dubbio  una  delle  cause,  oltre  che  un 
sintomo,  del  progressivo  risanamento  morale  del  teatro. 

Questo  però  deca-dde  rapidamente  per  lasciare  il  posto  al  romanzo, 
che  lo  sostituì  nella  predilezione  del  pubblico,  e,  fatta  eccezione  delb- 
commedie  di  Goldsmith  e  Sheridan  nella  seconda  metiV  del  Settecento. 
Insognerà  attendere  circa  due  secoli  per  vedere  riemergere  dalla  medio- 
crità il  dramma  inglese,  che  soffre  tutt'ora,  come  ha  messo  in  rilievo 
anche  G.  B.  Shaw.  delle  restrizioni  impostegli  daUa  censura  preventiva 
{Iricensing  Act  del  1737). 

LA  POESIA  iS  ATI  RICA 

La  satira,  come  abbiamo  osservato,  è  una  delle  caratteristiche  sa- 
lienti della  letteratura  della  Restaurazione.  Essa  si  esterna  soprattutto 
nella  commedia  e  nella  poesia  ed  abbiamo  visto  come  la  parte  più  prege 
vole  delle  opere  del  massimo  scrittore  del  tempo,  John  Dryden,  sia  ap- 
I)unto  costituita,  oltre  che  dai  suoi  scritti  critici,  dai  suoi  poemi  sa- 
tirici. 

Uno  dei  maggiori  esponenti  di  (juesto  genere  letterario  è  Samuei. 
liuTLEu  (1G12-8U),  autore  del  poema  eroicomico  Hudibra^,  in  tre  parti 
di  tre  canti  ciascuna,  pubblicate  rispettivamente  nel  KìfjS,  nel  lG6i  e  nel 
1G78,  il  quale,  abbandonando  la  composizione  poetica  J)reve,  diede  tra  i 
primi  alla  satira  le  proporzioni,  lo  sviluppo  e  l'ampio  respiro  di  ini 
poema. 

Hudibras  è  il  documento  più  notevole  della  reazione  contro  il  regi 
me  puritano  verificatasi  al  momento  della  Restaurazione,  in  esso  divam- 
pa tutta  la  collera  a  lungo  soffocata  dall'autore  durante  gli  anni  della 
dittatura  di  Croni well. 

Il  poema,  in  distici  ottosillabici,  mette  m  ridicolo  il  fanatismo  ipo 
rvìUi  e  la  ]>edanteria  scolastica  dei  presbiteriani,  impersonati  nel  grotte- 
sco cavaliere  Sir  Hudibras,  e  la  ribalderia  degli  indipendenti,  impei- 
.sonati  nel  suo  scudiero  Ralpho,  ispirandosi  per  il  meccanismo  generale 
e  nel  nome  stesso  alla  Fairie  Qucenv,  sebbene  l'influsso  preminente  sia 
quello  d(  i  capolavori  del  Cervantes  e  di  Rabelais. 

h' Hudibras  ha  scarsi  i-regi  narrativi  e  poetici  e  non  eccelle  neppuje 
nella  caratterizzazione  dei  personaggi;  la  sua  validità  artistica  sta  tutta 
nell'efficacia  satirica,  nei  motti  di  spirito,  nella  burlesca  stramberia  delle 
rime  e  delle  metafore,  nell'uso  abilissimo  dei  giochi  di  parole.  Il  posto 
importante  che  occupa  ancora  nella  letteratura  inglese  è  dovuto  a  ra- 
gioni storiche  più  che  a  motivi  estelici,  la  satira  stessa,  soffocata  da 

—  119  — 


«lisquisizioui   teologiche   o   comunque   da    elementi   troppo   contingenti, 
avendo  perduto  pel  lettore  moderno  gran  parte  del  suo  interesse. 

Alla  satira  dell'ii^ocrisia  puritana  del  JJutler  si  contrappone  quella 
della  licenziosità  dei  tempi  nuovi  del  Marvell,  anch'essa  troppo  legata  al 
momento  storico  e  alle  persone  per  avere  valore  permanente.  Altro  ro- 
busto scrittore  satirico  è  John  oldham  (lG5,'i-83),  giovane  ardeute  e  ri- 
voluzionario, morto  anzitempo.  Di  lui  ricordiamo  le  quattro  ISatyrs  upon 
Uie  Jvsuits  (►Satire  contro  i  Gesuiti,  1G81)  e  la  ISattjr  address  d  Lo  a 
FHend  that  is  about  to  leave  the  University^  la  sua  cosa  migliore. 

Una  forte  vena  satirica  —  unita  alla  galanteria,  alla  massima  lu- 
bricità e  al  cinismo  —  troviamo  pure  nei  poeti  cortigiani.  Tra  questi 
basti  nominare  Charles  Sackville,  conte  di  Dorset  (lG.i8-1706),  un  tem 
pò  famoso;  iSir  Charles  iSEDi.iin'  (1G39-1701),  citato  anche  tra  i  comme- 
diograii;  e  John  Wilmot^,  conte  di  Rochester  (1G47-80),  il  più  scapestrato 
libertino  e  il  miglior  poeta  del  gruppo. 

LA  FKOISA 

Nel  capitolo  precedente  si  è  accennato  ai  nomi  e  alle  opere  dei  mag- 
giori prosatori  dei  iSeicento.  Consideriamo  qui  brevemente  quegli  autori 
che  si  distinsero  particolarmente  nei  generi  lìuovi,  come  i  diari,  e  i  saggi 
che,  pur  non  essendo  un  genere  nuovo  in  Inghilterra,  presero,  al  tempo 
della  Restaurazione,  uno  sviluppo  ben  maggiore  che  in  passato. 

Tra  gii  autori  di  diari  celebri  sono  da  ricordare  John  Evelyn  e 
Samuel  ì-eijjs. 

John  Evelyn  (lOliO-lTOG),  Fellow  della  Koyal  Society  e  poligrafo 
dotto,  è  ora  rinomato  esclusivamente  per  il  suo  diario  che  si  escenue  dal 
1(>41  fino  alla  morte  dell'autore.  Queste  pagine  largamente  autobiografi- 
che, scritte  in  una  prosa  poco  brillante,  hanno  il  pregio  di  darci  noti- 
zie copiose,  attendibili  e  varie  della  vita  e  degli  avvenunenti  accaduti 
durante  la  seconda  metà,  del  secolo  XVll. 

Di  gran  lunga  superiore  dal  punto  di  vista  dell'arte  è  il  diario  di 
Samuel  Pepys  (1033-1  i 03),  segretario  dell'Ammiragliato,  che  tenne  du- 
rante i  primi  nove  anni  della  Kestaurazione  (IGóO-y)  delle  note  steno- 
grafiche (decifrate  soltanto  nel  1825)  degli  avvenimenti  della  sua  vita  e 
del  tempo,  così  come  si  svolgevano  giorno  pei'  giorno. 

Privo  d'intenti  letterari  ma  scrittore  nato,  il  Pepys  ci  dà  nel  suo 
diario  una  delle  rappresentazioni  più  vivide  della  società  della  Restau- 
razione, vista  da  un  uomo  di  mondo  delia  classe  media,  onesto  impiegato 
e  patriota,  amante  dei  piaceri,  della  musica  e  del  teatro,  che  narra 
di  se,  della  famiglia,  delle  proprie  relazioni  e  amicizie,  degli  avveni- 

—  120  — 


menti,  dei  gusti  e  pregiudizi  del  tempo,  cou  uua  schiettezza  seuza  pre- 
cedenti, tale  da  renderlo  simpatico  persino  nei  suoi  difetti. 

I  diari  di  Evelyn  e  di  Pepys  conferiscono  al  nuovo  genere  valore  e 
dignità  d'arte. 

In  questo  periodo  l'empirismo  inglese  riceve  per  merito  di  John 
1>x:kh  (1G32-1704:)  la  sua  formulazione  jùù  completa  e  organica.  NeUe 
sue  opere,  scritte  in  una  prosa  lucida  ma  priva  di  qualità  artistiche, 
vediamo  trionfare  col  buon  senso  e  la  rettitudine,  l'amore  per  la  libertà 
f»  la  tolleranza,  quello  spirito  di  compromesso  tra  il  concreto  e  l'astrat- 
to che  è  uno  degli  elementi  più  costanti  e  caratteristici  della  mentalità 
inglese.  Il  lavoro  fondamentale  An  l-hsay  concerning  Human  Under- 
standing  (1G90),  da  noi  già  citato,  esercitò,  in  Inghilterra  e  nel  conti- 
nente, una  profonda  influenza  sul  pensiero  filosofico  di  tutto  il  Sette- 
cento. 

Tra  1  saggisti  sono  degni  di  particolare  menzione  George  Savilb, 
marchese  di  Halifax  (1033-95),  al  quale  dobbiamo,  tra  l'altro,  The 
characier  of  a  Trimmer  (1088),  scritto  in  lode  della  virtù;  e  il  diploma- 
tico Sir  William  Temple  (1G28-99),  autore  di  molti  saggi  d'argomento 
vario  raccolti  nel  volume  Miscellanea,  in  tre  parti.  Anche  le  sue  lettere, 
ricavate  dalla  ricchissima  corrispondenza  privata,  furono  pubblicate, 
^jualche  anno  dopo  la  sua  morte,  come  modelli  di  prosa  eccellente. 


—  li:i  — 


X 

L'ETÀ  CLASSICA 


Il  secolo  XVII,  cou  l'avvento  della  dinastia  degli  Stuarts,  col 
irionfo  del  movimeuto  puritano  e  la  successiva  Restaurazif»ne  monai-- 
chica,  aveva  rai)preseiitato  la  fase  finale  e  più  drammatica  di  quella  lotta 
per  l'affermazione  dei  principi  di  libertà  politica  che  la  nazione  inglese 
aveva  iniziata  contro  l'assolutismo  regio  fin  dai  giorni  lontani  di  re 
(jiovanni,  e  che,  salvo  poche  parentesi  (come  quella  del  regno  di  Elisa- 
betta in  cui  l'assolutismo  aveva  costituito  la  premessa  indispensabile 
])er  lo  sviluppo  della  grandezza  nazionale,  tanto  sentita  del  resto  dal 
|)opolo  inglese),  era  stata  causa  di  discordie  e  sciagure  per  il  ]jaese. 

Con  la  Rivoluzione  del  1G88  una  nuova  età  s'inizia  invece  per  l'In- 
ghilterra. Il  riconoscimento  del  «  Bill  of  Rights  »  (1689)  da  parte  di  Gu- 
glielmo e  Maria  d'Oranges  rappresenta  infatti  la  fine  della  lotta  tra  re 
M  popolo,  poiché  nel  nuovo  documento  politico  vengono  riaffermati  i 
principi  dell'antica  «  Magna  Charta  »  (1215)  e  la  nazione,  organizzatasi 
solidamente,  si  pone  sulla  via  elie  la  condurrà  allo  sviluppo  delle  proju-ie 
istituzioni  e  alla  ricerca  di  un  equilibrio  tra  le  classi  e  i  partiti  politici. 

Alle  rivoluzioni  sanguinose,  alle  improvvise  rivolte  ed  alle  repres- 
sioni violente  subentrano  dunque  i  meno  cruenti  conflitti  e  le  lunghe 
.schermaglie  tra  i  partiti  che  rappresentano  gl'interessi  contrastanti  delle 
classi,  ma  nei  quali  militano  sovente  individui  solleciti  soltanto  delle 
proprie  ambizioni  personali  e  della  propria  carriera.  Si  pongono  così  in 
primo  piano  le  lotte  tra  «  Whigs  »  e  «  Tories  »,  dei  quali  partiti  e  delle 
rispettive  posizioni  e  programmi  ab1>iano  fatto  cenno  nel  capitolo  pre- 
cedente. 

D'altra  parte  il  vasto  movimento  filosofico  che  segua  il  trionfo  della 
ragione  sul  dogmatismo  e  sull'arbitrio  e  va  sotto  il  nome  d^illumini- 
smo  (1),  mentre  da  un  lato  entra  come  componente  ideale  nel  processo 


(1)   A  voler  considerare  la  geuesi   dell' il  luminismo   bisognerebbe  riportarsi   ìil 
llinascjmento  italiano,  i>eriodo  nel  (luale  l'attività  umanistica,  considerata  nel  seii- 

—  123  — 


di  stabilizzazione  politica  della  nazione  inglese  e  nella  conquistata  li- 
bertà di  pensiero  e  di  fede  religiosa,  dall'altro  costituisce  Io  spirito  in- 
formatore della  letteratura  del  secolo  XVIII,  che  è  appunto  il  mezza 
principale  di  divulgazione  e  di  affermazione  della  nuova  mentalità.. 

Questa  mentalità  che  pone  la  ragione  al  disopra  della  fantasia,  che 
subordina  l'estro  e  il  sentimento  all'osservazione  critica  e  alla  logica 
comincia  a  manifestarsi  —  come  s'è  visto  —  negli  scrittori  della  Restau- 
razione, ma  è  in  essi  ancora  solo  una  tendenza,  anche  se  di  grande 
importanza. 

Con  gli  scrittori  dell'età  classica  (1)  il  nuovo  atteggiamento  verso  il 
mondo  e  la  vita  sembra  invece  entrare  in  uno  stadio  di  maturazione  : 
lo  spirito  critico  si  perfeziona  e  accuisce,  il  giudizio  si  fa  in  generale 
più  agile,  serrato  e  indipendente,  mentre  la  vita  sociale,  non  regolata 
lin  qui  dai  principi  del  libero  raziocinio,  diventa  oggetto  di  particolare 
attenzione  e  studio. 


so  più  lato  della  parola,  opera  il  risveglio  dello  spirito  critico  e  del  ragionamento. 

Tuttavia  l'origine  di  quel  movimento,  che  nello  spazio  di  due  secoli  manda 
iu  completa  rovina  il  pesante  edificio  della  scolastica  medievale,  va  ricercata, 
forse  con  maggiore  approssimazione,  nelle  posizioni  filosofiche  assunte  da  Gali- 
leo e  da  Bacone. 

L'eredità  di  questi  due  antesignani  viene  raccolta  in  Francia  dal  Descartes 
(padre  del  nuovo  metodo  scientifico)  mentre  a  distanza  di  pochi  decenni  dalla 
morte  di  quest'ultimo,  il  Lc^inniz,  il  Newton  ed  altri  contribuiscono  validamente 
all'affennarsi  della  scienza  positivista.  Particolare  importanza  nello  sviluppo  della 
filosofia  moderna  ha  pure  il  Locke  che  in  An  Essai/  concerning  Human 
Under  standing  (Saggio  sull'intelletto  umano),  respinge  il  concetto  cartesiano  delle 
«idee  innate  »  e  prepara  la  strada  al  razionalismo  puro  degli  enciclopedisti  fran- 
cesi (Voltaire,  d'Alembert,  Diderot),  i  quali  sono  appunto  gli  epigoni  dì  quel- 
i'illuminismo,  che,  suprema  espressione  di  un  secolare  travaglio,  oltre  a  conso- 
lidare le  premesse  della  moderna  scienza  positivista,  diviene  lo  spirito  informatore 
della  vita  sociale,  politica  e  letteraria  dell'Europa  del  Settecento. 

(1)  La  denominazione  di  «età  classica  »  sta  a  indicare  non  tanto  i  rapporti 
tra  la  letteratura  del  Settecento  inglese  e  quella  dell'antichità  classica,  quanto  la 
deliberata  tendenza  degli  scrittori  di  questo  periodo  ad  attenersi  ai  modelli  delle 
letterature  di  ogni  paese  ed  ogni  tempo  divenuti  classici,  cioè  degni  dì  servire 
come  esempi  di  perfezione. 

Altre  denominazioni  sono  tuttavia  usate  per  il  periodo  in  questione,  come 
«  ilhmiinìsmo  »,  «  periodo  augusteo  »,  ecc.  Quest'ultimo  termine  deriva  da  un'ana- 
logia che  si  è  voluto  stabilire  tra  la  letteratura  inglese  della  prima  parte  del 
secolo  XVIII  e  la  letteratura  latina  dell'epoca  di  Augusto.  I  tempi  di  Tope  e 
di  Swift,  propizi  agli  scrittori,  segnano  infatti  per  le  lettere  inglesi  un  perfezio- 
namento della  lingna  e  dello  stile  paragonabile  a  quello  raggiunto  dalle  lettere  la- 
tine nel  secolo  di  Virgilio  e  di  Orazio. 

—  124  — 


Da  questo  complesso  di  fenomeni,  come  dall'aumentata  intensità 
dei  rapporti  sociali  e  intellettuali  e  dai  proorediti  bisogni  culturali  della 
borghesia  e  del  popolo,  potremo  comprendere  il  sorgere  e  l'alfermarsi 
rapidissimo  del  giornalismo  ch'è  un  merito  innegabile  del  Settecento 
inglese,  mentre  portando  gli  effetti  della  mentalitiY  illuministica  sul 
piano  dei  valori  estetici  potremo  facilmente  renderci  conto  dei  caratteri 
peculiari  della  prosa  e  della  poesia  inglesi  di  molta  parte  del  secolo. 

E  naturale  che  in  un  periodo  in  cui  ])redomini  l'intelletto,  il  mondo 
poetico  debba  almeno  in  parte  impoverirsi  di  valori  sentimentali  e  di 
forza  emotiva  e  che  il  pensiero  e  la  forma  debbano  acquistare  per  contro 
importanza  maggiore.  Gli  autori  sono  ora  preoccupati  non  tanto  di 
esprimere  in  un  modo  e  nell'altro  ciò  che  li  ispira,  quanto  di  poetare 
con  arte,  di  tornire  i  periodi,  di  perfezionare  in  altre  parole  i  mezzi  di 
espressione. 

Così  i  già  armoniosi  e  curatissimi  «  distici  eroici  »  del  Dryden 
acquistano  nel  Pope  una  raffinata  perfezione  formale.  Così  la  prosa 
disadorna  e  spesso  disorganica,  anche  se  robusta,  dei  geniali  prosatori 
del  Seicento,  quali  il  Donne  e  il  Dunyau,  diviene  nelle  mani  di  Addison 
levigata,  chiara  e  scorrevole. 

Il  concetto  di  un'arte  fredda  e  povera  di  valori  emotivi  nella  sua 
suprema  eleganza  —  concetto  che  è  comunemente  accettato  dai  critici 
per  la  letteratura  del  periodo  in  questione  — •  non  deve  tuttavia  essere 
preso  in  senso  assoluto  :  questo  ci  condurrebbe  a  valutazioni  certamente 
ingiuste  verso  le  massime  i)ersonalità  letterarie  del  tempo. 

L'arte  del  Pope  —  è  vero  —  manca  generalmente  di  calore,  tuttavia 
dubitiamo  si  possa  affermare  in  coscienza  che  il  poeta  di  Twickenham 
non  beneficiò  mai  di  un  soffio  di  sentita  poesia.  Ix)ntani  dal  condividere 
l'opinione  di  chi  volle  accostare  il  Pope  della  Elcffi)  to  the  Memory  of 
fin  Unfortuìiate  Ladj/  e  di  Eloisa  to  Abelard  all'immortale  poeta  di 
A  iSilina  e  di  La  ginestra  (1)  non  crediamo  per  questo  si  possa  negare 
al  maggiore  poeta  del  periodo  augusteo  una  vena  di  umanità  che  talora 
si  eclissa  e  talora  si  rivela  in  toni  elegiaci  e  accorati. 

Analogamente  crediamo  che  non  si  possa  disconoscere  all' Addison 
un  contenuto  ideale  ed  emotivo,  una  finalità  sostanziale  che  si  rivela 
anche  attraverso  la  compostezza  dei  suoi  periodi  sobii  ed  elegantissimi. 

Dobbiamo  quindi  evitare  il  pericolo  delle  definizioni  troppo  catego- 
riche e  studiarci  invece  di  sottolineare  le  deviazioni,  le  contraddizioni 


(!)  L'accostamento  del  Pope  al  Leopai'di  trova  foi-se  qualche  giustificazione, 
oltre  che  nel  tono  mesto  e  desolato  di  alcune  odi  del  poeta  inglese,  anche  in 
certe  analogie  tra  le  due  personalità  :  entrambi  1  poeti  furono  infatti  infelici  nel 
tìsico  e  amarono  ardentemente  e  senza  speranza. 

—  125  — 


i  le  reazioni  —  spesso  timide  e  celate  —  alle  tendenze  e  caratteristiche 
che  palesemente  sostengono  la  produzione  letteraria  dell'epoca. 

Così  rintracciando  le  correnti  di  sentimento,  benché  imi^overite  dal 
clima  illuministico  e  secondarie,  degli  scrittori  augustei  e  osservando 
le  loro  subitanee  accensioni  emotive,  benché  soffocate  dal  pudore  del 
sentimento  o  dal  timore  di  turbare  la  serena  solennità  e  l'armonia  della 
torma,  potremo  meglio  comprendere  la  genesi  del  romanticismo  che,  alla 
line  del  secolo,  divamperà  sulle  vestigia  dell'età-  classica  come  un  tra- 
volgente incendio  spirituale. 

Troveremo  inoltre  coerente  la  posizione  estetica  dei  preromantici. 
?iè  avremo  di  che  stupirci  allorché,  ai  ])rimi  decenni  del  secolo  XIX^  i 
frutti  della  perfezione  stilistica  degli  augustei  si  riveleranno  nella  loro 
piena  consistenza  in  poeti,  come  al  esempio  John  Keats,  che,  romantico 
e  classico  ad  un  tempo,  saprà  esprimere  in  forma  impeccabile  il  suo 
appassionato  culto  della  bellezza. 

Ma  se  l'epoca  del  classicismo  presenta  accanto  ad  una  poesia  e  ad 
ujia  prosa  ricche  di  pensiero,  magistralmente  levigate  ma  fredde  un 
certo  numero  di  opere  nelle  quali  vibra  sincero  nn  soffio  di  passionalità 
ìioi  non  cercheremo  solo  in  quest'ultime  i  meriti  letterari  dell'epoca 
stessa. 

A  parte  il  giornalismo,  il  Settecento  vede  infatti  la  nascita  del 
ìomanzo,  nuova  forma  che  si  afferma  e  si  diffonde  presso  tutti  i  ceti 
sociali  con  una  rapidità  straordiuaria,  assumendo  presto,  nella  società 
borghese  e  intellettuale  moderna,  il  posto  preminente  tenuto  nel  me- 
dioevo dalla  poesia  epica  e  nel  mondo  elisabettiano  dal  teatro. 

Né  sembra  aver  grande  importanza  il  fatto  che  i  primi  romanzi  sono 
composizioni  piuttosto  convenzionali,  nate  sovente  dal  pensiero  di  sod- 
disfare i  gusti  superficiali  e  le  confuse  esigenze  spirituali  di  un  nuovo 
ceto  medio  in  formazione  :  ciò  che  ci  sembra  invece  estremamente  impoi- 
tante  è  il  registrare  la  comparsa  di  un  nuovo  genere  letterario  che  ebbe 
effetti  veramente  imponenti  sullo  sviluppo  sociale  e  intellettuale  dei  due 
ultimi  secoli. 

11  romanzo  infatti,  nato  virtualmente  dagli  epistolari  amorosi  di 
Samuel  Richardson,  diviene  assai  presto  espressione  compiuta  dei  bi- 
sogni e  delle  aspirazioni  delle  masse  e  acquista  la  forza  di  uno  straor- 
dinario mezzo  di  critica  e  di  ])ropaganda  tanto  da  consentire,  verso  la 
metà  del  secolo  XIX,  a  scrittori  di  cuore  e  d'ingegno  elevati,  come  Carlo 
Dickens,  di  contribuire  con  le  loro  opere  allattuazione  di  va>ste  e  pro- 
fonde riforme  sociali. 


—  126  — 


Tav.   W 


I.a     tfilctt.i.     Illiisli-;i/,iiiiic     (li     Aiilìivy     lU'iinlslcy     iht     'l'hc     Ixd/ic    of 

the   Look. 


Tav.   XYI 


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ALEXANDER  POPE 

La  vita  del  Pope  non  presenta  nessun  avvenimento  degno  di  nota; 
tuttavia  è  interessante  osservare  come  essendo  vissuto  in  un'epoca  di 
mecenatismo  e  di  parziale  asservimento  delle  lettere  alla  politica,  egli 
conquistò  la  sua  posizione  e  la  sua  fama  senza  bisogno  di  protettori  o 
di  attività  complementari. 

Ai.KXANDicR  Porio  uacquc  a  Londra,  da  genitori  cattolici,  nel  1688. 
Fanciullo  precoce,  al  pari  di  Dryden  e  di  Milton  scrisse  assai  pi'esto 
alcuni  saggi  poetici  tra  i  quali  le  Pastorals  (Pastorali,  17^0)  che  segna- 
rono l'inizio  della  sua  rapida  ascesa.  Giovanissimo  compose  il  poema 
didattico  Essai)  on  Criticism  (Saggio  sulla  critica,  1711),  largamente 
ispirato  alle  teorie  contenute  nell'Ara  poètique  del  Boileau.  Con  la  pub 
blicazione  di  The  Rape  of  the  Lock  (11  ricciolo  rapito,  1712),  in  due 
canti  più  tardi  ampliati  a  cinque  (1714),  la  sua  fama  si  affermò  definiti- 
vamente, mentre  le  traduzioni  di  Omero  comparse  pochi  anni  dopo  gli 
fruttarono  oltre  a  onori  e  riconoscimenti  ufficiali  una  cospicua  fortuna. 

Abbandonato  il  soggiorno  di  landra  ove  il  suo  carattere  suscetti- 
bilissimo e  il  fisico  infelice  gli  avevano  procurato  amarezze  e  delusioni 
amorose,  si  stabilì  nel  1719  in  una  sua  villa  a  Twickenham,  sul  Tamigi, 
e  vi  trascorse  il  resto  della  vita  tutto  dedito  all'attività  letteraria  e  con 
il  solo  conforto  dei  suoi  versi,  dei  suoi  fiori  e  delle  cure  della  buona  e 
fedele  Martha  Blount.  Ivi  morì  nel  1741  all'età  di  00  anni. 

Le  l'astorals  sono  una  serie  di  egloghe  di  tipo  virgiliano  raccolte  in 
quattro  gruppi  che  portano  ciascuno  il  nome  di  una  delle  stagioni.  Al 
loro  apparire  l'Inghilterra  ne  rimase  incantata  :  i  versi  di  cui  erano 
intessute  avevano  infatti  una  finezza  e  una  musicalità  superiori  persino 
a  quelle  dello  stesso  Dryden. 

Con  V Essai/  on  Criticism  il  Pope  diede  al  suo  paese  quel  poema  di- 
dattico che  vari  poeti  e  critici  —  come  il  conte  di  Roscommon,  che  tra- 
dusse l'Ars  Poetica  di  Orazio  in  «  blank  verse  »,  John  Sheffield  ed  altri 
—  avevano  tentato  di  comporre  senza  raggiungere  né  la  profondità  di 
l.eusiero  né  la  perfezione  formale  del  massimo  poeta  augusteo. 

The  Rape  of  the  Lock  è  rimasto  uno  dei  più  famosi  poemi  satirici 
della  letteratura  inglese.  Lo  scrittore,  prendendo  lo  spunto  da  un  pic- 
cante fatterello  della  ci-onaca  mondana  dei  suoi  giorni  (1)  e  ispirandosi 
dal  punto  di  vista  letterario  a  Le  Lutrin  di  Boileau,  ci  presenta  il  mondo 


(1)  T.ord  Tetre  innamorato  di  Miss  Arabella  Fermor  era  riuscito  a  tagliare  un 
ricciolo  dei  suoi  capelli,  suscistando  le  ire  della  famiglia  della  fanciulla.  Ne  era 
sorto  uno  scandalo  e  una  grossa  (|uestione  tra  le  due  casate;  questione  che,  a 
Muanto  sombra,  il  roi>e  cercò  di  comporre  appunto  col  proprio  poema. 

—  127  — 


SI  -  Breve  storia   della    letteratura   inglese. 


frivolo  e  galante  della  società  inglese  del  Settecento-  Sfilano  così  dinanzi 
agli  occhi  abbagliati  del  lettore,  ville  sontuose,  cocchi  dorati,  brillanti 
salotti,  fiumi  percorsi  da  fantastiche  imbarcazioni,  e  su  questo  sfondo 
che  ricorda  i  regni  fiabeschi  delle  iJillc  e  una  notte,  si  agitano  eteree 
dame  in  crinolina,  zerbinotti  in  parrucca,  cavalieri  galanti  con  lo  spa 
dino  al  fianco  e  il  «  lorgnon  »  pendente  sulle  giul)be  sfarzose,  volano 
frizzi  e  s'intrecciano  schermaglie  di  parole  e  raffinate  «  causeries  ». 

The  Rape  of  the  Lock  è  assai  più  che  un  gustoso  poema  eroicomico, 
n issai  più  che  una  satira.  Il  Pope,  infatti,  osserva  gli  aspetti  più  fatui 
della  società  del  tempo  e  non  esita  a  porli  in  ridicolo;  tuttavia  nella 
rappresentazione  di  questi  aspetti  sembra  spesso  soffermarsi  compia- 
ciuto quasi  fosse  anch'egli  innamorato  di  quel  mondo  frivolo,  pieno  di 
finezza  e  di  grazia.  La  satira  qui  non  è  caustica  e  vi  si  nota  talora  una 
sottile  vena  di  amarezza  e  di  rimpianto  che  concorre  a  dare  al  poema  un 
tono  tutto  suo  proprio. 

La  fama  dello  scrittore  si  accrebbe  ancor  più  dopo  la  prima  edizione 
delle  sue  opere,  Works  (1717),  che  comprendeva  anche  l'epistola  Eloisa 
to  Abelard  e  VElerfif  to  the  Memory  of  an  Unfortunate  Lady.  In  queste 
due  poesie,  malgrado  gli  evidenti  artifizi  stilistici,  il  poeta  —  condannato 
dal  fisico  deforme  ad  essere  un  amatore  senza  speranza —  si  mostra,  sot- 
tile interprete  dell'anima  tormentata  dall'amore,  precorrendo,  nell'ap- 
passionato struggimento  dei  sensi  e  nella  malinconia  del  paesaggio  de- 
scritto, certi  aspetti  della  sensibilità  romantica. 

Le  traduzioni  di  Omero,  (ifAV Iliade  (1715-20)  e  ^e\V Odissea  (1725-6 1. 
nella  quale  ultima  fu  aiutato  da  altri,  sono  dal  punto  di  vista  stilìstico 
tra  le  cose  più  pregevoli  del  Pope  e  forse  di  tutta  la  letteratura  inglese, 
ma  in  esse  non  si  trova  la  foiza  e  la  grandiosa  austerità,  dell'originale. 
Il  Pope  rende  l'atmosfera  eroica  di  Omero  in  tono  minore,  impronta  le 
vicende  di  Troia  e  quelle  del  re  d'Itaca  al  gusto  dell'epoca;  ne  consegue 
che  Achille  perde  molto  del  suo  fascino  di  creatui-a  quasi  soprannaturale. 
Ettor-e  molto  della  sua  umanità  e  fierezza  e  Penelope  ha  tremiti  nella 
voce  che  diminuiscono  la  sua  fortezza  d'animo  senza  aumentare  la  nostra 
commossa  ammirazione. 

The  Dunciad  (1)  è  una  satira  violenta  e  priva  di  generosità,  ispirata 
com'è  da  risentimenti  personali,  contro  la  stoltezza  in  generale  e  contro 
i  letterati  sciocchi  del  tempo  in  particolare,  con  la  quale  il  Pope  si  ven- 
dica degli  attacchi  subiti  e  specialmente  delle  critiche,  del  resto  meritate. 


(1)  Il  titolo,  chp  potremmo  tradui-re  con  StoUritU-,  diiriva  da  <'  dniicc»  ^>.  Bttnlfo. 

—  128  — 


mosse  dal  Theobald  (1)  ad  una  sua  edizioue  di  Shakespeart  ^1725).  Ai 
primi  tre  libri  del  poema  (1728)  seguì  uelPedizione  definitiva  del  1743 
un  quarto  (2)  in  cui  l'attore,  drammaturgo  e  poeta  Colley  Cibber  è  so- 
stituito al  Theobald  come  eroe  e  principale  capro  espiatorio.  The  Dun- 
Ciad,  nonostante  i  passi  vigorosi  e  la  magnifica  conclusione  del  libro 
quarto,  è  attualmente  tra  le  opere  meno  lette  dell'autore. 

Consigliato  dal  visconte  di  Bolingbroke  il  poeta  iniziò  nel  1733 
quelle  Imitations  of  Horace  che  sono  considerate  tra  le  sue  opere  mi- 
gliori. T'na  delle  più  belle  è  certamente  la  Epistle  to  Dr.  Arbuthnot 
(1735)  (3)  nella  quale  fra  i  vari  passi  autobiografici  e  i  brillanti  ritratti 
satirici,  trovano  posto  le  commoventi  parole  con  cui  ci  descrive  la  com- 
pleta dedizione  di  tutta  la  sua  vita  alla  poesia. 

Pure  per  suggerimento  del  Bolingbroke  — -  divenuto  filosofo  dilet- 
tante in  seguito  airinsuccesso  delle  sue  aspirazioni  politiche  —  lo  scrit- 
tore, già  maturo  negli  anni,  rivolse  le  sue  energie  poetiche  al  campo 
filosofico  prodncendo  VhJssai/  on  Man  0733  4),  in  quattro  epistole,  nel 
quale  si  proponeva  di  spiegare  razionalmente  la  natura  dell'uomo  nelle 
sue  relazioni  con  l'universo  e  gli  altri  esseri  viventi,  il  posto  specifico 
assegnatogli  nello  schema  della  creazione  e  in  che  consista  la  felicità..  Il 
Pope  non  era  pensatore  originale  e  derivò  le  idee  esposte,  oltre  che  dal 
Bolingbroke  e  dal  Shaftesbury,  da.  altri  filosofi  inglesi  e  francesi  del- 
l'epoca; il  suo  merito  sta  nell'abilità  con  cui  diede  forma  poetica  a  con- 
cetti, sentenze  e  massime  morali,  sì  che  non  pochi  versi  e  distici  del- 
VEssay  on  Man  sono  diventati  proverbiali  e  vengono  familiarmente 
citati. 

Concludendo  il  l'ope  fu  soprattutto  un  letterato,  la  sua  musa  cit- 
tadina eccelle  nella  satira  e  se  ai  suoi  versi  manca  l'ampio  respiro  e 
l'afflato  della  grande  poesia,  egli  rimane  nondimeno  uno  degli  artefici 
più  coscienti  e  perfetti  che  l'Inghilterra  abbia  prodotti. 

Tra  gli  artisti  minori  contemporanei  del  Pope,  sono  degni  di  men- 
zione Matthpjw  Prior  (IGO 1-1721),  delizioso  verseggiatore  di  società  la 
cui  fama  riposa  appunto  nei  suoi  «  Ught  verse  »,  eleganti,  originali,  ric- 


(1)  Il  Theobald,  autore  di  poesie  e  di  lavori  drammatici  insignificanti,  era 
{yerò  critico  valente  e  dotto.  Gli  dobbiamo  una  edizione  pregevole  di  Shakespeare 
(17.^). 

(2)  Pubblicato  a  parte  l'anno  precedente  col  titolo  The  Netv  Dunciad. 

(.3)  .John  Arbuthnot  H 007-1 7."55).  amico  di  Pope  e  di  .Swift  e  medico  della  regina, 
fu  egli  stesso  letterato  di  v.ilore.  Gli  dobbiamo  tra  l'altro  la  creazione  del  perso- 
naggio di  John  r>ull  (passato  poi  nel  linguaggio  comune  a  indicare  l'inglese  tipico) 
in  una  serie  di  opuscoli,  contro  il  proseguimento  della  guerra  in  Francia,  pubbli- 
cati nel  1712  e  più  tardi  raccolti  in  The  Hixtory  of  John  Bull  (1727). 

—  129  — 


chi  di  umorismo;  e  Jims  Gay  (1685-1732),  del  quale  ricorderemo  Thr 
Shephcrd's  Wcck  (1714),  parodia  della  vita  rustica  composta  di  sei 
pastorali  in  distici  eroicomici,  Trivia,  or  the  Art  of  Walking  the  Streets 
of  London  (1711»),  vivida  descrizioue  delle  strade  di  Londra  nel  secolo 
WIII,  ove  la  satira  e  lo  stile  eroicomico  si  accoppiano  con  minuti 
dettagli  realistici,  e  inline  —  oltre  a  molte  Fables  (1727  e  17:i8)  in  cui 
s'ispiia  al  La  Fontaine  —  il  suo  capolavoro  The  Betjgars  Opera  (172S) 
l)arodia  del  melodramma  italiano. 


JONATHAN  ISWIFT 

E  uno  scrittore  fra  i  più  caustici  e  pessimisti  di  tutta  la  letteratura 
inglese,  ma  di  essa,  senza  dubbio,  anche  uno  dei  pili  indipendenti  e 
«originali. 

Jonathan  Swift  (1667-1745)  nacque  a  Dublino  da  genitori  inglesi. 
Il  padre  morì  parecchi  mesi  prima  della  sua  nascita,  ma  è  probabile 
ch'egli  fosse  in  realtà  figlio  naturale  di  Sir  John  Tempie  e  quindi  fratel- 
lastro di  Sir  William  Temple  (1628-99),  diplomatico  e  letterato,  del 
quale  lo  Swift  entrò  alle  dipendenze  in  qualità  di  segretario  nel  1689, 
dopo  aver  completato  senza  entusiasmo  gli  studi  ed  essersi  laureato  al 
Trinity  College  di  Dublino. 

Il  Temple  viveva  allora  in  ritiro  a  Moor  Park  nel  Surrey,  a  una 
quarantina  di  miglia  da  Londra,  dove  lo  scrittore  trascorse,  salvo  due 
Itrevi  interruzioni,  dieci  anni  della  sua  giovinezza  amareggia' a  e  solitaria, 
acquistando  una  vasta  esperienza  degli  affari  pubblici  e  degli  intrighi 
politici.  Quivi  trovò  in  Esther  Johnson  (1),  di  quattordici  anni  più 
giovane  di  lui,  l'att'etto  più  sincero  e  durevole  della  sua  vita  e  quivi  inco- 
minciò quella  malattia  tormentosa  e  implacabile  (labirintite)  che  gli 
procurava  periodi  di  continue  vertigini  e  sordità  e  che  contribuì  non 
])0C0  a  esacerbargli  l'animo  e  l'esistenza. 

Deluso  dal  contegno  del  Tempie,  il  quale  si  serviva  della  sua  cultura 
e  del  suo  ingegno  senza  aiutarlo  e  procacciarsi  un  buon  posto,  non  gli 
restò  che  tentare  la  carriera  ecclesiastica,  ottenendo  nel  1694  la  piccola 
prebenda  di  Kilroot  in  Irlanda.  Nel  1696  ritornò  tuttavia  a  Moor  Park, 
dove  rimase  fino  alla  morte  del  Temple. 

Appartengono  a  questo  periodo  le  prime  opere  importanti  A  Tale 
of  a  Tub  (circa  1696)  e  The  Battìe  of  the  Books  (circa  1697),  entrambe 
pubblicate  anonime  soltanto  nel  1704. 


(1)  Probabilmente  figlia  naturale  del  Temple  e  perciò  nipote  dello  Swift  stesso. 

—  130  — 


In  A  Tale  of  a  Tub  (Kaeconto  del  barilotto)  lo  Switt  trattò  in  forma 
allegorico-satirica  l'annosa  questione  dell" unità  della  religione  cristiana, 
con  argomentazioni  che  resero  più  tardi  impossibile,  per  la  loro  spre- 
giudicatezza, la  sua  nomina  a  vescovo.  Questa  satira,  brillante  e  spiri- 
tosa, forse  la  più  grande  della  letteratura  inglese,  è  scritta  in  uno  stile 
l'obusto  e  colorito,  vicino  alla  perfezione.  Essa  non  si  limita  alle  dispule 
tra  le  varie  Chiese  ma  tocca  altri  argomenti,  parodiando  i  letterati 
pedanti,  vani  e  orgogliosi  e  l'intera  natura  umana. 

Il  titolo  viene  spiegato  nella  prefazione  e  rivela  l'iutendimeuto  pulemicu  dil 
1  autore  che  desiderava  distogliei-e  Ilobbes  td  altri  autori  del  tempo  dall'attaccaro 
i  lati  vulnerabili  della  religione  e  del  governo  raccontando  loro  una  storia,  preci- 
samente come  i  marinai  distolgono  le  balene  dall'attaccare  le  loro  navi  lanciandu 
in  mare  un  barilotto  vuoto. 

J/allegoria  è  assai  trasparente:  il  racconto  dei  tre  fratelli,  Pietro,  Martino 
e  Giovanni,  ciascuno  dei  quali  riceve  dal  padre  uu  pastrano  con  l'ordine  di  non 
alterarlo  per  nessuna  ragione,  non  è  altro  che  la  storia  della  religione  cattolica, 
simboleggiata  da  l'ietro,  della  religione  protestante,  simboleggiata  da  Martin" 
^^Lutero),  e  di  quella  non  conformista,  simboleggiata  da  (liovanni  (Calvino).  I  figli 
disubbidiscono  al  padre,  poiché  Pietro  copre  il  mantello  di  fronzoli  e  di  addobbi 
con  la  scusa  di  abbellirlo.  Martino  riduce  il  sm)  ai  minimi  termini  por  sempllti- 
carlo,  e  Giovanni,  nella  smania  di  purificazione,  riduce  il  proprio  a  brandelli. 
Indi  1  due  fratelli  minori  litigano  col  prepotente  fratello  maggiore  e  alla  ùn<- 
ognuno  prende  una  strada  diversa. 

Swift  aiutò  il  Tempie  nella  controversia  contro  alcuni  dei  più  noti 
letterati  del  tempo  circa  i  meriti  degli  scrittori  antichi  e  quelli  degli 
scrittori  moderni  (1)  ed  è  appunto  in  questo  periodo  la  composizione  del 
secondo  opuscolo  allegorico-satirico  The  Battlc  of  the  Books,  in  cui  l'au- 
tore sostiene  la  causa  degli  antichi  mettendo  in  ridicolo  i  moderni. 

Il  Tempie  nel  suo  saggio  in  difesa  dei  classici  antichi  Uiurn  Anclent  and 
.\fodern  Learning  (1692)  aveva  citato  ad  esempio  dell'antica  eccellenza  anche  le 
epistole  spurie  di  Falaride,  provocando  le  censure  di  William  Wotton  e  del  gre- 
cista Richard  P>entley.  Swift  entra  nella  lotta  come  alleato  del  Tempie,  ma  la 
questione  controversa  ha  ormai  perduto  per  noi  ogni  valore  e  l'interesse  e  i  pregi 
dell'opera  stanno  esclusivamente  nella  sua  forza  satirica. 

I  moderni  invitano  gli  antichi  a  sgombrare  la  più  alta  cima  del  Parnaso  finora 
occupata  e  1  libri  che  li  sostengono  s'incaricano  della  faccenda.  Prima  della  bat- 
taglia sorge  una  disputa  tra  un  ragno  che  vive  in  un  angolo  della  libreria  e  un'ape 
impigliatasi  nella  sua  rete.  Esopo  cosi  riassume  la  contesa  :  il  ragno  è  come  i 
moderni   la    cui   scienza   è  intcssuta   di   ((uanto   traggono   dalle   loro  viscere,    l'ape 


(1)  T.a  famosa  Querelle  des  andina  et  des  moderne»,  sorta  in  Francia  e  passa- 
ta quindi  in  Inghilterra. 


131  — 


t>  come  gli  antichi  clie  ricorrono  alla  natura  per  il  loro  miele.  Il  commento  di 
Esopo  istiga  i  libri  a  furibonda  pugna,  descritta  fiall'autoro  c-on  grande  spirito.  Nel 
complesso  gli  antichi  hanno  il  sopravvento,  ma  segue  una  tregua  e  il  ri.tUltato 
tinaie  rimane  pendente. 

Alla  morte  del  Tempie,  Switt  dovette  tornarsene  in  Irlanda,  otte 
nendo  poco  dopo  la  piccola  cura  di  Laracor;  ma  egli  stava  spesso  a 
Dublino,  dove  fu  seguito  da  Esther  Johnson,  che  sarà  d'ora  in  avanti 
la  sua  «  Stella  ». 

Tornò  presto  a  Londra  e  si  diede  alla  vita  politica,  militando  tra 
i  «  Whigs  »  e  acquistandosi  fama  di  censore  implacabile.  Frequentava 
i  caffè  e  strinse  amicizia  con  scrittori  e  personalità  politiche. 

Sono  di  questo  tempo  vari  opuscoli  su  questioni  ecclesiastiche  e 
politiche  —  tra  i  quali  basti  qui  nominare  quel  capolavoro  d'ironia  che 
è  An  Argument  ayainst  aholishing  (Jhistianifì/  (1708)  —  e  la  famosa 
burla  giocata  al  popolare  astrologo  John  Partridge,  del  quale  predisse 
la  morte  nelle  Predictions  for  the  ensuing  year,  hy  Isaac  Bickerstaff  (1), 
pubblicando  poi  una  lettera  in  cui  ne  dava  l'annuncio  particolareggiato. 
Alle  proteste  dell'astrologo,  Swift  rispose  dimostrando  che  era  morto 
davvero  in  quanto  era  cessato  di  esistere  il  suo  credito  presso  il  pubblico. 

Disgustato  dalla  condotta  del  partito  «  Whig  »,  alleatosi  ai  non 
conformisti,  si  schierò  con  i  «  Tories  »,  mentre  la  sua  reputazione  di 
polemista  battagliero  e  mordace  cresceva  oltre  misura.  È  questo  il  pe- 
riodo più  fortunato  della  vita  dello  Swift  (1710-4),  in  cui  fu  temuto, 
blandito,  adulato,  e  esercitò  con  la  forza  del  suo  ingegno  sarcastico  e 
tagliente  una  vera  e  propria  dittatura  intellettuale,  pari  a  quella  che 
terrà  qualche  decennio  più  tardi  Samuel  Johnson. 

Gli  eventi  di  questi  auni,  i  suoi  pensieri  e  le  sue  speranze,  egli  scri- 
veva ogni  sera  ad  Esther,  componendo  così  quel  Journal  to  Stella,  che 
forma  un'eccezione  importante  alla  impersonalità  delle  sue  o]  ere  e  nel 
quale  si  colgono  a  volte  appassionate  e  sincere  espressioni  d'amore. 

Accanto  ai  numerosi  scritti  politici  e  filosofici,  tra  i  quali  va  citato 
in  particolare  The  Conduct  of  the  Allies  and  of  the  late  Ministry  in  begin- 
ning  and  carrying  on  the  present  loar  (1711),  fu  anche  notevole  in  questo 
periodo  la  sua  attività  poetica,  per  la  quale  peraltro  non  sarebbe  oggi 
ricordato,  e  che  provocò  la  celebre  frase  del  Dryden,  suo  amico  e  lontano 
parente  :  «  Cousin  Swift,  you'll  never  be  a  poet  »  (2). 

Nominato  nel  1713  decano  della  cattedrale  di  San  Patrizio  a  Dublino 


(1)  Il  nome  di  Bickerstaff  sarà  adottato  dallo  Steele  iniziando  nel  1709  la  pub- 
blicazione del  Tatler. 

(2)  Cugino  Swift.  non  sarai  rafii  un  poeta. 

—  132  — 


vi  si  trattenue  solo  qualclie  mese  per  ritornarvi  poi  deliuitivainente  alla 
morte  della  regina  Anna  (1714)  e  alla  caduta  del  partito  «  Tory  »,  che 
jiose  line  alla  sua  carriera  politica.  A  Dubliuo,  come  già  a  Kilroot,  egli 
attese  con  zelo  e  intelligenza  al  proi)rio  ufficio,  malgiado  la  fondamentale 
ripulsione  per  ogni  iucarico  e  ogni  disciplina,  e  divenne  popolarissimo 
tra  gli  Irlandesi,  che  pure  non  amava,  grazie  alle  Drapicr's  Letters 
1 17:;^j,  Kcritte  contro  il  «  mezzo  peuny  »  di  U'ood  che  riuscì  a  far  togliere 
dalla  circolazione,  nelle  quali  venivano  criticati  i  soi»rusi  dell'ammi 
nistrazione  inglese  in  Irlanda. 

In  questa  terza  fase  della  sua  esistenza  comparve  il  suo  capolavoro 
i  Uullivcr's  Travels  (172(1)  e  si  accentuò  la  tragedia  della  sua  vita  intima 
(rimasta  in  gran  parte  ammantata  nel  mistero  a  causa  del  suo  orrore 
per  ogni  manifestazione  sentimentale)  con  la  morte  di  Esther  Johnson 
11728),  cioè  di  una  delle  due  Ester  (1)  che  dedicarono  la  loro  giovinezza 
e  la  loro  vita  al  grande  scrittore. 

L'amarezza  per  i  disinganni  e  le  delusioni  di  una  vita  mancata,  il 
dolore  per  la  perdita  di  una  persona  cara,  tanto  più  tragico  in  quanto 
chiuso  e  riservato,  peggiorarono  la  malattia  che  lo  aveva  tormentato  fin 
dalla  giovinezza  e  che  lo  rese  ({uasi  demente  prima  di  condurlo  alla 
tomba.  Egli  stabilì  che  tutti  i  suoi  beni  fossero  devoluti  alla  fondazion<' 
di  un  ospedale  di  San  Patrizio  destinato  ai  mentecatti. 

L'opera  sua  principale,  i  (ìullivcr's  Travels  (I  viaggi  di  Gulliver),  ove 
]iarra  le  fantastiche  peregrinazioni  e  le  sbalorditive  avventure  del  medico 
di  bordo  Lemuel  Gulliver,  era  stata  concepita  dapprima  come  una  pa- 
todia  dei  libri  di  viaggi  allora  di  moda.  Man  mano  però  che  il  progettcì 
prese  forma  ed  egli  si  appassionò  all'opera,  vedendone  le  possibilità,  la 
sua  criti(;a  corrosiva  si  fece  viepiù  larga  e  profonda,  sì  che  il  risultato 
e  la  requisitoria  e  la  condanna  più  terribile  della  razza  umana  che  sia 
.stata  mai  scritta. 

Il  mezzo  col  quale  l'ingegno  caustico  e  paradossale  di  Swift  svi- 
luppa una  satira  così  spietata  è  chiaro;  lo  scrittore,  sfruttando  genial- 
mente il  concetto  del  relativo,  ci  pone  innanzi  ad  esseri  minuscoli  e  ad 
esseri  giganteschi  che  vivono  e  ragionano  come  l'uomo,  il  quale,  ad  onta 
delle  proprie  spaventose  manchevolezze  e  vergogne  morali,  è  indotto 
dalla  propria  superbia  a  ritenersi  di  gran  lunga  superiore  agli  altri 
esseri,  se  non  addirittura  il  centro  dell'universo. 


(1)  L'altra  era  stata  llester  Vauhomrigh  (Vanessa),  da  lui  conosciuta  a 
I>,<jndra  e  che  lo  segni  più  tardi  (malgrado  il  desiderio  contrario  dello  scrittore)  iu 
Irlanda,  ove  morì  nel  112?,.  Per  lei  lo  Swift  scrisse  la  nota  poesia  Oadenus  and 
\anes8a   (circa  1713). 

—  133  — 


L'opera  si  coinpoue  di  quattro  libri  :  nel  primo  vengono  descritti  l'arrivo 
i'  il  soggiorno  di  (aUiliver  a  Lilliput  (il  paese  dei  nani),  nel  secondo  le  perii»ezit 
ilei  proiagonifeta  a  Lrobdiuguag  (^il  paese  dei  giganti),  nel  terza  si  parla  della 
visita  di  Gu.livtr  a  Laputa  (1  isola  volarne^  e  nell'ultimo  del  paese  degli  i.oUjhnhains 
(i  cavalli  sapienti;  e  dei  feroci  e  primitivi  Yah.jos. 

ssulla  spiaggia  di  Lilliput  il  naufrago  Gulliver  si  sveglia  con  la  sgradita  sor- 
pi-esa  di  sentirsi  saldamente  legato  al  suolo  e  di  veder  passeggiare  sulle  sue  mem- 
bra un  nugolo  di  piccolissime  creature  armate,  dall  aria  vigilante  e  sospetti>sa. 
Venuto  ad  una  specie  di  «  gentlemen's  agreement  »  con  quei  minuscoli  nemici, 
Gulliver,  le  cui  prime  necessità  sollevano  un'infinità  di  i)roblemi  affrontati  e  ri- 
solti volonterosamente  dai  suoi  ospiti,  ha  modo  di  osservare  i  costumi  e  le  isti- 
tuzioni del  paese  di  Lilliput. 

La.  pompa  dell'imperatore,  gli  intrighi  di  corte,  le  rivalità  fra  i  due  maggiori 
partiti  politici  (1),  le  dispute  religiose  (2),  la  guerra  coi  loro  vicini  al  di  la  del 
canale,  sono  tutte  allusioni  evidenti  con  le  quali  lo  Swift  mette  in  ridicolo  le  isti 
tuzioni  politiche  e  le  controversie  religiose  dell'Inghilterra  del  tempo. 

A  Brobdingnag  il  povero  Gulliver  è,  a  sua  volta,  oggetto  della  sbalordita 
curiosità  dei  giganti  che  ridono  di  cuore  alle  mosse  e  agli  atteggiamenti  del  mi- 
nuscolo essere  capitato  tra  loro  e  che  è.  senza  saperlo,  una  gustosa  parodia  del 
loro  stesso  modo  di  vivere  e  di  agire  portato  su  scala  cento  volte  più  piccola.  Ed 
f>  a  Brobdingnag,  allorché  i  giganti  apprendono  stupefatti  come  le  stesse  passioni 
e  ambizioni  che  travagliano  la  loro  nazione  costituiscano  il  veleno  morale  del  paese 
del  minuscolo  Gulliver,  che  il  profondo  significato  filosofico  del  libro  si  delinea  In 
tutta  la  sua  portata. 

Laputa  è  un'isola  volante  che  può  navigare  nell'aria  grazie  a  una  potente 
calamita.  Gli  abitanti  di  essa,  scienziati  e  filosofi,  vivono  cosi  tra  le  nuvole 
indisturbati.  Durante  il  corso  della  sua  visita  a  Laputa,  Gulliver  scopre  molte 
affinità  tra  quegli  abitanti  sempre  in  meditazione  e  gli  scienziati  delle  accademie 
inglesi.  Conosce  il  filosofo  che  ha  lavorato  otto  anni  per  estrarre  la  luce  solare 
dal  succo  dei  cocomeri  e  ode  parlare  degli  Struldbrugs,  uomini  immortali  ma  desti- 
nati a  vivere  sulla  terra  in  uno  stato  di  eterna  decrepitezza  e  rimbambimento  do- 
po aver  perduto  la  gioia  di  vivere. 

Finalmente  11  lettore  è  condotto  dalle  memorie  del  protagonista  al  paese  degli 
Houyhnhnms,  i  cavalli  sapienti,  ed  ha  modo  di  constatare  come  queste  creature 
veramente  intelligenti  e  superiori,  siano  organizzate  in  modo  di  gran  lunga  mi- 
gliore degli  uomini.  Il  confronto  coi  cavalli,  non  certo  lusinghiero  per  l'umanità, 
è  posto  ancor  più  in  rilievo  dalla  presenza  degli  Tahooa.  esseri  dall'aspetto  uma- 
no, ma  che  vivono  in  modo  bestiale  e  degradante. 

Lo  stile  dei  Gulliver's  Travels  è,  al  pari  di  quello  delle  altre  opere 
di  Swift,  semplice,  efficace  e  vigoroso.  Per  la  ricca  fantasia,  per  la  mMi 
ralezza  con  cui  vengono  narrate  e  rese  verosimili  le  cose  più  fantastiche ^ 


(1)  I   Tramecksan  o  tacchi   alti    (=    Tories)   e   i    i^lamecksan   o  tacchi   bassi 
(=   -Whigs). 

(2)  Tra  i  Big-Endians   (=   cattolici)  e  i  Little-Endians    (=    protestanti)  circa 
•piale  sia  l'estremità  migliore  per  rompere  le  uova. 

—  134  — 


per  la  comicità  dei  dialoghi  e  di  molte  situazioni,  quest'opera  grave  e 
profonda,  uno  dei  capolavori  della  letteratura  mondiale,  si  presta  ad 
essere  considerata.,  con  opportuni  tagli  e  ritocchi,  come  amena  lettura 
per  ragazzi.  E  come  tale,  al  pari  di  altro  opero  del  genere,  è  diventata 
dovunque  popolare. 

Per  dare  un'idea  dell'arte  dello  jSwift  riportiamo  qui  qualche  passo 
tolto  dalla  satira  feroce  e  paradossale  A  Modcst  Proponal  fur  prvventiwj 
the  Children  of  Poor  People  ffom  bcing  a  liurthcn  to  their  Parents,  or 
the  Country,  and  for  tnokirifj  them  Bcìiclicial  to  the  Puhlick  (1729). 

«  I  have  beou  assured  by  a  vei*y  kuowiiig  Americau  of  my  acquaiutauce  ili 
Ix)ndon,  tbat  a  young  bealtby  cblld  well  uursed  ìs  at  a  j'ear  old  a  niost  delicious. 
uourishing,  and  wholesome  food,  Avbether  stewed,  roasted,  baked  or  boiled,  and 
1  make  no  doubt  that  it  will  equally  Berve  in  a  fricassee,  or  a  ragout. 

I  grant  tbis  food  will  be  somewbat  dear,  and  tJierofore  very  proper  for  landlords. 
who,  as  tbey  bave  already  devoured  most  of  the  parents,  seem  to  bave  tbe 
\)e^  title  to   the  children. 

A  very  worthy  person...  said  tbat  many  gentlemen  of  tbis  kingdom,  having 
of  late  destroyed  tbeir  deer,  he  conceived  that  the  waut  of  venison  migbt  be 
well  supplied  by  tbe  bodies  of  young  lads  and  maideus,  not  exceedlng  fourteen 
years  of  age,  nor  under  twelve,  so  great  a  number  of  botb  sexes  in  every  country 
being  now  ready  to  starve,  for  want  of  work...  but  I  cannot  be  altogether  in 
bis  sentiments;  for  as  to  the  males,  my  American  acquaintance  assured  me... 
that  their  fiesh  Is  penerally  tough  and  lean...  Then,  as  to  tbe  females...  It 
would  be  a  loss  to  the  public,  because  tbey  soon  Nvould  become  breeders  themselves  : 
And  besides  it  is  not  improbable  tbat  some  scrupulous  people  might  be  apt  to 
censure  such  a  practice,  (although  indeed  very  unjustly)  as  a  little  bordering  upon 
cnielty...  »  (1). 

Jonathan  Swift  aveva  un'anima  sensitiva,  ferita  dalla  vita  fin  dal- 
l'infanzia, e  un  ingegno  poderoso,  turbato  dal  male,  da  una  sua  parti- 
colare forma  di  egoismo  e  da  una  grande  ambizione:  è  probabile  o,  quanto 
meno,  vero.simile  che  l'amareggiata  fanciullezza  e  le  delusioni  della  ma- 


(1)  Un  americano  molto  competente  da  me  conosciuto  a  Londra  mi  ha  assi- 
curato che  un  bambino  sano  e  ben  nutrito  di  un  anno  è  un  cibo  estremamente 
delizioso,  nutriente  e  salubre,  sia  in  stufato  che  arrosto,  fritto  o  allesso;  e  non 
dubito  punto  che  non  serva  altrettanto  bene  in  fricassea  o  in  guazzetto. 

Riconosco  che  questo  cibo  sarà  piuttosto  caro  e  perciò  adattissimo  per  i  prò 
prietari  fondiari,  i  quali,  avendo  già  divorato  in  gran  parte  i  genitori,  sembrano 
po8.sedere  i  migliori  titoli  por  divorare  i  figlioli. 

Una  degnl.';sima  persona  mi  diceva  che,  siccome  molti  gentiluomini  di  questo 
regno  hanno  sterminato  di  recente  i  loro  daini,  egli  riteneva  si  potes.se  riparare 
alla  mancanza  di  selvaggina  coi  corpi  di  giovinetti  e  fanciulle,  d'.  non  più  di 
quattordici  anni  né  meno  di  dodici,  tanto  grande  è  il  numero  di  persone  d'ambo 
i  sessi  In  ogni  paese  In  procinto  di  morire  di  fame  per  mancanza  di  lavoro...  Ma 

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turità  abbiano  esasperato  la  sua  disposizione  ad  osservare  i  lati  più 
ignobili  della  natura  fisica,  intellettuale  e  morale  dell'uomo,  rafforzando 
in  lui  il  desolante  pessimismo.  Le  passioni  violente  che  divampavano  nel 
suo  essere,  le  represse  e  dominò  coprendo  di  scherno  se  stesso  e  gli  altri, 
ma  non  potè  sopprimerle  o  superarle;  perciò  egli  odia  l'umanità  ma  è 
capace  di  sincera  amicizia  verso  qualche  suo  simile,  disprezza  le  donne 
ma  ne  ama  una  con  tenerezza  appassionata,  crede  soltanto  nel  male  ma 
nutre  una  segreta  aspira^iione  al  bene,  senza  la  quale  non  si  spieghereb- 
bero i  presupposti  morali  di  molte  sue  satire  (come  quella  di  cui  ab- 
biamo presentato  un  saggio^ 

La  personalità  umana  dello  Swift  presenta  ancora  dei  lati  miste- 
riosi e  inesplorati,  sia  per  l'incertezza  su  alcuni  dati  di  fatto,  sia  per 
il  temperamento  chiuso,  sdegnoso  e  riservato  dello  scrittore,  sia  infine 
per  l'impersonalità  della  sua  arte. 


ORIGINE  E  SVILUPPO  DEL  GWRNALIISMO 

Nell'introduzione  al  presente  capitolo  si  è  accennato  brevemente 
agli  avvenimenti  politici,  sociali  e  culturali  che  giustificano  la  comparsa 
e  la  rapida  affermazione  del  giornalismo.  Di  questa  imjìortantissima 
manifestazione  sociale,  autentico  portato  dell'evo  moderno,  taluno  a 
voluto  scorgere  le  origini  nelle  primissime  i)ubblicazioni  periodiche  del 
secolo  XVI.  Ma  queste  pubblicazioni,  oltre  a  difettare  di  ogni  principio 
di  continuità,  presentano  troppo  spesso  un  interesse  limitato  all'atti- 
vità di  determinate  categorie,  in  ispecie  di  quelle  commerciali  (1). 

Non  molto  dissimili,  malgrado  i  loro  timidi  accenni  d'interesse 
politico,  ax>i)aiono  i  fogli  periodici  di  alcune  nazioni  europee  ancora  alla 
metà  del  secolo  XVIT,  come  ad  esempio  quelli  comparsi  in  Inghilterra 


io  non  posso  condividere  in  tutto  il  suo  parere,  poiché,  in  quanto  ai  maschi,  l'a- 
mericano che  conosco  mi  assicura...  che  la  loro  carne  è  in  generale  dura  e  magra... 
Riguardo  poi  alle  femmine...  sarebbe  una  perdita  per  il  pubblico  perchè  presto 
diventerebbero  riproduttrici  esse  stesse;  e  inoltre  non  è  improbabile  che  qualche 
l)ersona  scrupolosa  possa  censurare  una  siffatta  pratica  (per  quanto  molto  ingiù 
stamente)  come  coniinante  un  poco  con  la  crudeltà...  ». 

Con  la  Modesta  proposta  per  impedire  che  i  figli  della  povera  gente  siano 
di  peso  ai  loro  genitori  o  al  paese  e  renderli  di  pubblica  utilità  Swift  attaccava, 
ancora  una  volta,  le  ingiustizie  deiramministrazione  inglese  in  Irlanda,  alleata 
aj  nobili  del  luogo  e  incurante  dello  stato  di  estrema  indigenza  di  gran  parte 
«Iella  popolazione. 

(1)  Cosi  le  a  gazzette  »  e  i  «  bollettini  »  riportanti  quotazioni  di  prezzi  e  notizie 
delle  borse,  delle  fiere,  dei  mercati  dei  principali  centri  affaristici  d'Europa  nel 
(Jinquecento  :  Venezia,  Milano,  Piacenza,  Bruges,  Amburgo,  Parigi,  Londra,  ecc. 

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durante  il  periodo  delle  guerre  civili;  uè  le  {Piazzette  di  Sir  Koger 
L'Estrange  (specie  The  Ohscrvator,  1G81-7)  e  di  John  Dunton  (la  sua 
Athenian  Oazette  aveva  esclusivo  carattere  filoso  lieo)  —  così  spesso  cita- 
te dagli  autori  a  questo  proposito  —  si  presentano  come  qualche  cosa  di 
più  che  interessanti  forme  di  anticipazione. 

In  realtà  il  primo  rudimentale  esempio  di  jj-iornale  moderno  si  ha 
«ol  periodico  The  Revicw,  fondato  dal  Defoe  ik  1  1704,  11  Defoe  aveva 
ricevuto  l'incarico  e  i  capitali  occorrenti  dal  ministro  Hobert  Harley, 
un  «  Tory  «  moderato,  che  aveva  ottenuto  dalla  regina  Anna  la  scar- 
cerazione del  Defoe  stesso  (colpevole  di  reati  politici)  poiché  era  convinto 
di  poter  trovare  un  valido  aiuto  nel  talento  vivace  e  battagliero  del 
giovane  scrittore. 

The  Kevieto,  quasi  interawiente  redatta  dal  suo  direttore,  uscì  per 
vari  anni  (I701-13i  tre  volte  alla  settimana  occupandosi,  oltre  che  di 
politica,  di  religione,  di  letteratura  e  di  vita  sociale  e  jtresentando,  per 
la  prima  volta  al  pubblico,  articoli  di  fondo  ed  editoriali. 

Incoraggiato  dal  buon  esito  della  propria  iniziativa  il  Defoe  lanciò 
pochi  anni  dopo  un'edizione  scozzese  di  The  Review  a  Mimburgo,  edi- 
zione che  conteneva  gli  articoli  e  le  notizie  pubblicate  nel  giornale  di 
r»ndra,  più  una  serie  di  cronache  locali;  anche  questa  circostanza  ha 
contribuito  non  poco  a  far  considerare  il  Defoe  come  il  padre  del  mo- 
derno giornalismo  (1). 

Ma  già  nel  17U9  compariva  a  lx)ndra  un  altro  periodico  The  Tatler 
(Il  chiacchierone)  più  elaborato  e  completo  pur  nella  sua  impostazione 
apparentemente  mondana  e  più  vicina  alla  rivista  che  al  giornale. 

Le  varie  rubriche  in  cui  era  suddiviso  Tfic  Tatìer  sembravano  pren- 
der le  mosse  da  una  fortunata  appendice  di  The  Review  «  Scandal  Club  » 
e  s'intitolavano  ai  più  famosi  caffè  di  Londra:  «  White's  Chocolate 
House  »  (per  le  cronache  di  divertimenti),  «  Will's  Coffee-IIouse  »  (per 
le  cronache  di  poesia  e  di  letteratura),  «  St.  James's  Coffee-House  »  per 
le  notizie  domestiche  e  forestiere)  e  così  via. 

The  Tatler  ebbe  molto  successo  in  tutto  il  paese,  ma  dovette  Inter 
rompere  le  pubblicazioni  appena  due  anni  dopo  la  sua  comparsa  ik'v 
esservi  state  espresse  «  idee  troppo  whig  per  piacere  al  governo  ». 
Apparve  allora  The  Spectator  che,  dichiarato  assolutamente  apolitico 
dai  redattori,  iniziò  le  proprie  pubblicazioni  nel  1711  e,  dopo  una  in- 
terruzione di  due  anni  (1712-1711),  riprese  sotto  ottimi  auspici  e  con 
una  sceltissima  schiera  di  collaboratori  la  sua  lunga  e  fortunata  esi 
«tenza. 


(1)  All'opera  del  Defoe,  come  romanziere,  verrà  accennato  più  olire. 

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A  The  Tatler  e  a  The  Spectator  sono  intimamente  legati  i  nomi  di 
liichard  Steele  e  di  Josejìh  Addison,  come  dire  che  allo  sviluppo  del 
giornalismo,  inteso  specialmente  da  un  punto  di  vista  letterario-sociale. 
è  intimamente  connessa  l'apparizione  di  due  fra  i  ])iù  rappresentativi 
saggisti  doiringliilterra  moderna. 

RioiiAKD  Sai5Ri.B  (1672-1729),  irlandese  di  nascita,  ebbe  vita  movi- 
mentata e  avventurosa:  fu  soldato,  capitano  delle  guardie  a  cavallo, 
commediografo,  impresario  teatrale  e  giornalista.  11  contrasto  tra  lo 
spirito  moraleggiante  di  una  gran  parte  dei  suoi  scritti  e  la  sua  vita 
spensierata  e  allegra  degna  talvolta  di  un  vero  «  cavalier  poet  »  non  deve 
.sorprendere  ne  far  pensare  ad  un  caso  d'ipocrisia  puritana. 

In  realtà  il  contrasto  per  lui  non  fu  tanto  tra  sostanza  e  apparenza 
quanto  tra  buoni  intendimenti  e  prepotenti  tentazioni  così  com'egli  stes- 
so dimostra  in  un'operetta  giovanile  The  Christian  Hero  ^^1701),  nella 
quale  con  un  ingenuo  candore  che  conferisce  simpatia  e  dignità  alle  sue 
confessioni,  dichiara  che  la  vita  militare  «  espone  a  molte  licenze  »  e 
che  egli  ha  voluto  comporre  il  suo  libretto  con  l'intenzione  di  «  impri- 
mersi fortemente  nell'animo  un  ideale  di  virtù  e  di  religione  in  contrasto 
con  una  più  forte  inclinazione  verso  i  piaceri  illeciti  ».  A  parte  il  fatto 
che  lo  Steele,  al  pari  di  molti  famosi  «  cavalier  poets  »  andò  acquistando 
nella  maturità  un  maggior  senso  di  equilibrio,  possiamo  notare  neUa 
sua  personalità  umana  ed  artistica  molti  lati  buoni  :  se  infatti  amò  i 
banchetti,  le  feste  e  le  fanciulle  mostrò  anche  cavalleresco  rispetto  per 
il  bel  sesso,  generosità  di  cuore,  forte  sentimento  dell'amicizia  ed  amore 
<(  per  i  bambini  e  per  le  cose  belle  ». 

Steele,  che  fu  tra  l'altro  il  vero  iniziatore  della  commedia  sentimen- 
tale {The  Tender  Hushand^  170.5;  The  Gonscious  Lovers,  1722),  portò  nel 
giornalismo  tutte  le  migliori  qualità  del  suo  carattere  e  del  suo  ingegno: 
sebbene,  pur  es.sendo  dotato  di  fantasia,  garbo  e  spirito  d'osservazione, 
il  suo  talento  fosse  più  vivace  che  perseverante,  più  versatile  che  pro- 
fondo, e  i  suoi  scritti  risentano  della  fretta  e  dell'improvvisazione. 

Il  personaggio  che  sta  al  centro  dell'immaginario  circolo  di  The 
i^pectator.  Sir  Roger  de  Coverlev,  come  il  buon  Bickerstafif  (1)  imma- 
ginario redattore  di  The  Tatler,  sono  essenzialmente  sue  creature  anche 
se  l'amico  Addison  contribuì  a  conferire  loro  quel  carattere  d'equilibrio 
e  quel  «  humour  »  che  le  rese  celebri  ed  amate  dal  pubblico  di  tutta 
risola. 


(1)  Pseudonimo  dell'astrologo  creato  da  Swift. 

—  138  — 


lOiSEPH  ADDISON 

La  stesse  iiiteiizioui.  jili  stessi  stiopi  dello  Steele,  la,  cui  premessa 
alla  prima  raccolta  dei  sag<ii  di  The  Tatlcr  (1)  rivelava,  senza  misteri, 
un  programma  chiaro  ed  edificante,  animarono  Joskph  Addison  (lt>72- 
1719)  il  quale  senti  pienamente  la  nobiltà  e  l'importanza  del  compito 
assegnato  dall'amico  al  nascente  giornalismo  inglese;  e,  in  verità,  j)ochi 
spiriti  al  pari  di  (inolio  dell' Addison,  uomo  di  vasta  cultura,  equilibrato, 
sereno,  dotato  di  una  bonomia  e  di  un  «  luimour  »  che  gli  consentivano 
!li  trattare  con  semplicità  e  lìuezza  anche  i  temi  {)iù  j)rofondi  o  scabrosi, 
avrebbero  potuto  contribuire  maggiormente  allo  sviluppo  della  nuova 
l'orma  letteraria. 

Addison,  figlio  di  un  ecclesiastico,  seguì  regolarmente  gli  studi  ad 
Oxford,  dove,  ancora  studente,  attrasse  su  di  sé  l'attenzione  di  maestri 
e  di  autorevoli  amici,  oltre  che  per  la  sua  bella  cultura  e  per  i  suoi 
primi  notevoli  componimenti  letterari,  per  le  sue  eccellenti  qualità  mo 
lali.  Dissuaso  a  seguire  la  carriera  ecclesiastica  entrò  nella  politica, 
accostandosi  al  partito  «  Whig  »  per  il  quale  C(*mpose  il  poema  latino 
The  Peace  of  Rj/sivick  (1697)  che  gli  fruttò  una  buona  pensione  e  l'inco- 
raggiamento del  gov(;rno  «  a  compiere  un  viaggio  nel  continente  e  a 
l)erfezìonarsi  nell'arte  della  diplomazia  ». 

Dopo  la  morte  di  Guglielmo  III  egli  fu  indotto  a  parteggiare  per 
i  «  Tories  »  le  cui  azioni  politiche  erano  in  rialzo,  e  alle  idee  dei  quali 
la  sua  natura,  poco  incline  alle  innovazioni,  sembrava  pili  vicina.  Nel 
1704  compose  in  distici  eroici  il  poema  The  (Jampaùpi,  in  occasione  del- 
la vittoriosa  campagna  militare  del  generale  Marlborough.  e  fu  questo 
popolarissimo  poema  che  iniziò  la  sua  trionfale  ascesa  di  letterato  e 
diplomatico  :  fu  sottosegretario  di  Stato  nel  17U6,  e  viceré  d'Irlanda 
nel  1709.  Pochi  anni  dopo  la  sua  tragedia  Gaio  (1713)  venne  accolta 
trionfalmente  dal  pubblico  e  dai  critici. 

Ma  la  fama  di  Addison  non  ri])Osa  oggi  né  sulla  sua  attività  poli 
tica  nò  sulla  sua  poesia  civile  o  drammatica.  Egli  trovò  realmente  la 
])ropria  via  allorché  divenne  collaboratore  del  fortunato  periodico  fon- 
dato dallo  Steele  e  anche  più  quando,  soppresso  The  Tatler,  venne  alla 
luce  per  iniziativa  sua  e  dello  stesso  Steele  The  ^pcctator. 


(1)  Ecco  11  testo  di  questa  premesso  :  «  The  general  purpose  of  thls  paper  is 
lo  expose  the  false  arts  of  lite,  to  pulì  ofif  the  cllsguises  of  cimning,  vanity  and 
."iffectation  and  to  recommend  a  general  simplicity  in  our  dress,  our  discourse  aud 
iiur  bohaviour  »  (Lo  scopo  generale  di  questo  foglio  è  di  metterò  in  mostra  le 
falsi  urti  del  vivere,  di  strai)pare  le  maschere  della  furberia,  vanità  e  affetta- 
zione e  raccomandare  una  generale  semplicità)  nell'abbigliamento,  noi  discorsi  v 
nella  condotta). 

—  139  — 


In  questo  periodico  dal  quale,  come  ei  è  visto,  era  bandita  la  poli 
tica,  la  premessa  fatta  in  prima  pagina  dallo  «  spettatore  »,  l'imma 
ginario  redattore  del  foglio,  era  molto  significativa  e  non  faceva  che 
continuare  il  programma  delineato  da  Steele  nel  1704,  concretandole) 
e  rendendolo  più  convincente  e  attraente. 

Si  leggeva  infatti  nel  primo  numero  (1711)  che  era  intenzione  e 
scopo  del  giornale  «  to  enliven  wit  with  morality  and  to  temper  moralitj 
with  wit  »  (ravvivare  lo  spirito  con  la  morale  e  temperare  la  morale 
con  lo  spirito). 

The  Spectator  ebbe  un  successo  così  vasto  e  immediato  che  già 
alla  fine  del  1711  non  v'era  caffè  di  Ix)ndra  che  potesse  «  permettersi 
il  lusso  di  esserne  privo  ». 

Ad  esso  l'Addison  dedicò  tutte  le  proprie  energie,  profuse  tutti  i 
doni  del  proprio  talento  equilibrato,  conciliante  e  arguto,  e  riuscì  vera- 
mente con  i  suoi  saggi,  le  sue  critiche,  le  sue  chiacchierate  alle  belle 
signore,  i  suoi  dialoghi  spigliati  e  mondani,  ma  non  frivoli  e  ricchi 
sempre  di  valori  ideali,  a  svolgere  egregiamente  la  sua  missione  di 
educatore,  contribuendo  a  formare  il  carattere  e  il  modo  d'essere  di 
«juella  classe  media  che  doveva  poi  costituire  per  tanto  t«mpo  la  spina 
dorsale  della  società. 

Questo  spirito  animatore  che  non  s'isterilisce  mai,  che  non  diventa 
mai  predicazione  o  retorica  è  il  segreto  della  sua  arte;  notiamo  sì  il 
tono  di  affabilità  e  la  forma  chiara,  levigata  ed  elegante  della  sua 
prosa,  ma  talora  anche  la  forza  e  l'attualità  che  informano  i  suoi  pen- 
sieri. Addison  ci  appare  infatti  guida  e,  ad  un  tempo,  interprete  di 
quella  mentalità  nuova  che  si  fa  strada  nel  paese  allorquando,  relativa- 
mente tranquillo  dopo  secoli  di  lotte  e  di  travagli,  esso  ha  trovato  un 
suo  equilibrio,  una  sua  organizzazione  politica  che  gli  consentono  la 
cura  dei  più  complessi  problemi  all'interno  e  l'attuazione  delle  sue 
ambizioni  imperiali. 

Non  intendiamo  occuparci  qui  dei  lati  positivi  e  di  quelli  negativi 
di  tale  mentalità  che  raggiungerà  poi  tutta  la  sua  pienezza  nell'Otto- 
cento vittoriano  e  che  oggi,  mentre  tutto  il  mondo  muove  verso  una 
nuova  concezione  politico-sociale,  appare  già,  almeno  per  ciò  che  riguar- 
da la  sua  dinamica  sociale,  superata  dai  complessi  fenomeni  dell'evo  mo- 
derno e  in  parte  demolita  dalla  critica  spietata  degli  stessi  scrittori 
inglesi  del  primo  Novecento  (Wells,  Shaw,  Lawrence,  ecc.),  osservatori 
acutissimi  di  quel  fondo  di  materialismo  il  quale,  anche  all'epoca  della 
regina  Vittoria,  viziava  le  correnti  più  costruttive,  dall'umanitarismo 
al  liberalismo. 

Ci  limiteremo  quindi  a<l  una  semplice  annotazione  dei  caratteri  sa- 

—  140  — 


lienti  di  questa  mentalità  considerata  puramente  nelle  sue  ripei*cus 
sioni  sulla  vita  sociale  (1). 

Essa  si  presenta  fondamentalmente  rivolta  a  una  concezione  con 
«ervatrice  (non  dimentichiamo  che  la  classe  borghese,  dedita  ai  traflBci 
ed  alla  i)roduzione  acquista,  alla  metti  del  secolo  XVIII,  un'importa.nz{i 
di  prim'ordine  nella  vita  politica  della  nazione  ed  appare  naturalmente 
incline  alla  conservazione  di  quei  diritti  sui  quali  ha  costruito  la  propria 
fortuna;  non  dimentichiamo  parimenti  che,  accanto  alla  classe  bor- 
ghese, resiste  strenuamente  quella  nobiltà  terriera  anch'essa  grande- 
mente interessata  alla  perpetuazione  dei  vecchi  diritti)   (2). 

Peraltro,  di  fronte  a  questa  tendenza  conservatrice  opera,  viva  e 
vitale  (quasi  retaggio  dell'antico  indomabile  spirito  d'indipendenza  dei 
lontani  anglosassoni  ed  espressione  di  una  più  evoluta  coscienza  indi- 
viduale e  sociale),  un'insopprimibile  aspirazione  alla  giustizia  ed  alla 
libertà  umana. 

Lo  spirito  puritano,  moderatore  dei  costumi  e  dei  rapporti  sociali, 
ha  perduto  molto  della  sua  primitiva  durezza  ed  intransigenza  e,  assi- 
milato dai  singoli,  diviene  coefficiente  d'intima  forza  morale,  anche 
se,  privo  talora  di  ogni  contenuto  ci  ap[)are  come  sterile  formalismo: 
mentre,  a  sua  volta,  la  coscienza  nazionale  pervenuta  ad  un  eccezio 
naie  grado  di  maturazione,  lavora  a  cementare  gli  animi,  ad  attenuare 
le  rivalità  e  a  diminuire  le  distanze  tra  le  classi,  così  che  tutta  la  vita 
del  paese,  tende  gradatamente  all'equilibrio. 

Ma  se  questa  mentalità  di  cui  s'ò  detto  ci  appare  oggi  (almeno 
nella  concezione  sociale  ch'essa  genera)  praticamente  viziata  alla  base, 
ed  impossibilitata  a  sviluppare  le  sue  buone  intenzioni,  ciò  non  vuol 
dire  che  sia  da  rinnegare  tutto  quello  che  di  positivo  essa  ha  saputo 
produrre  rispetto  al  passato,  tutti  i  vantaggi  ed  i  progressi  anche  in 
.senso  sociale  e  morale  che  ad  essa  si  sono  accompagnati. 

Così,  allo  sviluppo  della  mentalità  e  della  moralità  delle  classi 
medie,  si  accompagna  un  miglioi-amento  della  cultura  in  senso  vera 
mente  universale;  così,  contemporaneamente  all'accresciuto  amore  per 
le  lettere  e  per  il  sapere,  si  attua  una  più  vasta  valorizzazione  delle 
qualità  intellettuali  e  spirituali  particolari  di  questo  o  di  quel  popolo 
(affermandosi,  ad  esempio,  negli  scrittori  d'Inghilterra  la  capacità  nar- 
rativa e  introspettiva,  il  gusto  per  l'avventura,  il  senso  dell' «  humour  ». 
ecc.);  si  verifica  infine  un  rafforzamento  dell'educazione,   intesa  come 


(1)  Un'annotazione  di   tal  genere  ci  sarà    utile   a  meglio  comprendere  i  pn- 
supposti  Rodali  di  molta  letteratura  narrativa  del  secolo  seguente. 

(2)  Il   partito   conservatore  fi   quello  che  fino   ai  nostri  giorni   ha   avuto   più 
1)680  nella  politica  del  paese. 

—  141  — 


rispetto  verso  se  sk'ssi  ]jiiiii!i.ii(uia  che  come  rispetto  o  come  omaggio 
verso  gli  altri,  mentre  il  risveglio  delle  facoltà  critiche  coutribuisce  alla 
formazione  di  «juel  concetto  dell'individualità  umana,  che  più  tardi  sarà 
esaltato  dal  romanticismo. 

Ora  è  appunto  in  questi  fenomeni  di  fondamentale  importanza  clie 
rifulgono  maggiormente  le  doti  di  questi  due  precursori  del  giornalismo 
moderno,  di  Richard  Steele  fantasioso  e  bizzarro,  e  di  Joseph  Addison, 
che  ci  appare  quasi  come  un  cavaliere  elisabettiano,  che  abbia  deposto 
la  spada  per  il  «  lorgnon  »  e  abbia  sostituito  le  regole  di  una  educa- 
zione raflSnata  allo  spirito  di  avventura  e  alle  norme  cavalleresche. 


DANIEL  DEFOE 

La  vita  di  questo  scrittore  geniale  fu  ricca  di  avvenimenti  e  di 
alternative  :  diplomatico,  artista,  avventuriero  e  gabbamondo  (spesso 
a  corto  di  mezzi...  mai  d'idee  e  d'ispirazioni),  egli  non  provoca  in  noi 
alcuna  repulsione,  come  avviene  talvolta  per  altri  scrittori,  almeno  in 
a.pparenza,  meno  spregiudicati  ed  imbroglioni  di  lui. 

Ciò  è  forse  dovuto  al  fatto  che  la  sua  persona,  come  la  sua  arte, 
l>resentano  un  fondo  d'istintività-,  d'ingenuità  spesso  fanciullesca,  che 
riesce  sovente  ad  accattivarsi  il  lettore  e  a  fargli  perdonare  i  suoi 
difetti. 

Daniel  Dbfoe  (16f5l>?-1781)  nasce  a  Londra  da  famiglia  di  commer- 
cianti. Avviato  dal  padre,  che  è  fabbricante  di  candele,  all'attività  dei 
traffici,  riesce  a  formarsi  una  discreta  posizione  finanziaria  ma,  tra  le 
passioni  amorose  e  quelle  politiche,  trascura  gli  aifari  e,  già  a  tren- 
t'anni,  incorre  nella  prima  bancarotta.  Presto  però,  la  sentita  neces- 
.sità  di  sodd'isfare  i  propri  creditori  e  il  desiderio  di  avventura  e  di 
fortuna,  lo  spingono  a  una  più  intensa  attività. 

Sveglio  e  Yolitivo,  al  pari  di  Steele,  affronta  come  questi,  seppure 
con  meno  scrupoli,  ogni  mestiere  E'  giocatore  e  speculatore  di  borsa, 
affarista,  scrittore  di  opuscoli,  consigliere  di  vari  ministri  e  perfino  del 
re  Guglielmo  d' Grange  del  quale,  secondo  alcuni,  lia  favorito  con  la 
propria  opera  l'ascesa  al  trono. 

Alla  morte  del  re,  venuto  a  mancargli  ogni  apjìoggio  politico,  non 
riesce  ad  evitare  un  processo  ed  una  condanna  dovuta  allo  scritto 
polemico  The  Shortest  Way  with  the  Disscntcrs  (1702),  che  gli  ha 
alienato  la  simpatia  non  soltanto  del  clero  anglicano,  ma  degli  stessi 
nonconformisti  da  lui  palesemente  sorretti.  Soffre  così  la  pena  della 
berlina  ed  il  carcere. 


142 


Tav.   XVII 


Tav.  WllI 


Kicliard    Stt't'le. 


.Tosfiih    Addisou. 


Siumicl  Kiclinrdson. 


Heury    Fieldiui 


Le  simpatie  del  popolo  souo  tuttavia  per  lui,  tìglio  del  popolo,  che 
ha  espresso  in  più  di  uu'occasioue  i  suoi  sentimenti  liberali  e  che  ha 
saputo,  alla  vigilia  dell'esposizione  al  pubblico,  farlo  ridere  e  intenerire 
con  l'estemporaneo  llijmn  to  the  PiUorij  (Inno  alla  berlina). 

In  carcere  non  resta  molto  e  prim'ancora  di  uscirne  trova,  comt* 
abbiamo  detto,  in  Robert  Ilarley,  conte  di  Oxford,  un  protettore  ed 
un  finanziatore  delle  sue  imprese  editoriali.  S'inizia  così  quella  glo- 
riosa attività  giornalistica  della  quale  ci  siamo  già  occupati. 

Entrato  più  tardi,  dopo  la  morte  della  regina  Anna,  nel  mondo 
dei  retroscena  politici  diverrà  per  un  periodo  di  tempo  «  secret  agent  » 
{informatore  segreto).  Viaggia  in  Inghilterra  e  in  Iscozia  compiendo 
prestigiose  trasformazioni  e  vivendo  le  più  svariate  e  strane  avventure. 

A  sessant'anni,  carico  di  esperienze,  ma  pieno  ancora  di  ambizioni 
e  di  vitalità,  entra  nella  fase  della  sua  uiaggiorc!  attività  letteraria. 

Nel  1715  scrive  un  libro  di  morale  puritana  The  Family  Instructor 
«'d  una  serie  di  biografie  storiche  (il  liev.  Williams,  Carlo  XII  di  Sve- 
zia, ecc.),  molto  vicine  per  lo  stile  alle  moderne  biografie  romanzate: 
nel  1719,  affronta  un'opera  narrativa  a  cai-attere  immaginario  di  più 
vasto  respiro,  e  dà  alle  stampe  The  Life  and  Stranf/c  Surprizinff  Ad 
rentures  of  Rohinson  Crusoe,  che  ha  un  successo  enorme. 

Compone  allora  in  circa  quattro  mesi  le  Farthcr  Adventm'cs  e  un 
anno  dopo  le  Serious  Reffcctions  during  the  Life  and  tSurprizing  Ad- 
centures  of  Rohinson  Crusoe  che  non  riscuotono  calorose  accoglienze, 
ma  contribuiscono  a  sviluppare  la  sua  vena  migliore. 

Alle  esperienze  fatte  durante  i  viaggi,  le  missioni  e  la  sua  multi- 
forme attività  egli  ha  aggiunto,  durante  la  prigionia,  l'esperienza  del 
contatto  quotidiano  con  tutti  i  possibili  tipi  di  «  outcasts  »,  ladri,  as- 
sassini, malfattori,  imbroglioni,  prostitute,  ed  ecco,  dopo  il  Robinson 
venir  fuori  tutta  una  galleria  iridescente  e  pittoresca  di  personaggi  colti 
dal  vivo,  umani  nella  loro  umanissima  miseria;  anime  che,  nelle  lori» 
segrete  sofferenze,  nelle  loro  vaghe  e  fuggevoli  ribellioni  al  vizio  ed  al 
male,  come  pure  nei  loro  sterili  propositi  morali  che  tanto  li  accostano 
al  loro  creatore  —  meno  degradato  e  sfortunato  «  imbroglione  dal  cuore 
generoso  »  —  appaiono  quanto  mai  drammatiche  e  vibranti,  assai  più 
forse  che  non  immaginasse  il  loro  ingenuo  e  istintivo  creatore,  che  rivela 
nella  sua  opera  un'anima  poco  incline  alla  meditazione  ma  accesa  e 
spontanea,   dominata  da  reazioni  subitanee  e  da  felici  intuizioni. 

Il  Rohinson  Crusoe,  con  tutti  i  suoi  pregi  e  con  tutti  i  suoi  difetti, 
sembra  in  gran  parte  confermare  tale  opinione  sulla  natura  del  suo 
autore. 

Pochi  libri  hanno  raggiunto  la  fama  e  la  popolarità  del  capolavoro 
del  Defoe,  non  solo  tra  i  lettori  delle  nazioni  anglosassoni,  ma  anche 

—  143  — 

lo  -  Breve   storia    della    letteratura    iimhs,  . 


tra  quelli  di  tutti  i  contineuti.  L'idea  deiroi)ei'a  pare  sia  venuta  all'au 
tore  dalle  reali  avventure  di  certo  Alexander  Selkirk,  abbandonato  dal- 
requii)agoio  della  nave  del  capitano  Dampier  nell'isola  solitaria  di  Juan 
Fernandez. 

Al  suo  ritorno  in  patria,  effettuato  grazie  a  Woodes  Rogers,  che 
era  andato  a  rijuenderlo  dopo  cinque  anni  dall'abbandono,  le  sue 
strane  esperienze  erano  state  conosciute  e,  molti  se  ne  erano  occupati, 
tra  gii  altri  lo  Steele,  il  quale,  dalla  narrazione  contenuta  nel  giornale 
di  viaggio  dello  stesso  Rogers,  aveva  ricavato  materia  per  una  sensa- 
zionale notizia  di  cronaca  sul  periodico  The  Englishman. 

Il  Defoe,  che  da  alcuni  venne  accusato  di  plagio  e  che  si  difese 
sostenendo  di  aver  scritto  la  propria  opera  un  anno  prima  del  ritorno 
di  Selkirk,  seppe,  a  ogni  modo,  sfruttare  il  nuovo  ed  affascinante  sog- 
getto con  un'intelligenza  ed  una  fantasia  veramente  eccezionali. 

Egli  ci  narra  duuquo  come  un  marinaio,  di  uome  Robinson  Crusoe,  rimasto 
\ittima  di  un  naufragio,  riuscisse  a  porre  piede  in  un'isola  deserta,  e  ivi  trascor- 
resse lunghi  anni  di  vita  solitaria. 

Descrive  con  molti  particolari  il  fortunoso  arrivo  del  suo  eroe  nell'isola  di- 
sabitata, i  suoi  primi  contatti  con  le  forze  naturali  di  quelle  plaghe  inospitali 
e  le  prime  ansiose  esplorazioni  compiute  con  la  collaborazione  del  fedele  cane; 
narra  le  mille  difficoltà  quotidiane  di  una  solitaria  e  difficile  esistenza,  la  costru- 
zione di  una  primitiva  abitazione,  la  difesa  contro  reali  o  supposti  nemici,  il  labo- 
rioso apprestamento  di  un'imbarcazione,  l'emozionante  scoperta  di  orme  umane 
sulla  spiaggia  deserta,  e  il  sensazionale  salvataggio  dai  cannibali  del  buon  Ve- 
nerdì, che  diviene  suo  servo  fedele.  Sopraggiunge  una  nave  inglese,  in  cui  parte 
dell'equipaggio  si  è  ammutinato.  Domata  l'insurrezione,  dopo  nvunerose  altre  av- 
venture e  viaggi,  ritorna  definitivamente  in  patria. 

Quando  Topeia  fu  pronta  la  consegnò  così  com'era  all'editore,  forse 
senza  rileggerla,  perchè  non  era  suo  costume  rivedere  i  propri  scritti, 
e  il  successo,  come  abbiamo  visto,  fu  grande  e  immediato;  ne  lo  avvili- 
rono gli  astiosi  giudizi  di  taluni  critici,  perchè  ebbe  presto  la  soddisfa- 
zione di  vedere  il  proprio  libro  nelle  mani  di  tutti. 

Nel  TtoMnson  (rusoe  i  critici  passati  e  moderni  hanno  voluto  scor- 
gere molti,  forse  troppi  significati.  Ma  se  è  vero  che  taluni  di  questi 
significati  appaiono  di  una  portata  superiore  alle  reali  intenzioni  del- 
l'autore, è  anche  vero  che  certe  iuteriiretazioni  sull'opera  si  presen- 
tano quanto  mai  suggestive  e  convincenti. 

Così,  si  è  voluto  vedere  nell'opera  la  rappresentazione  del  fiero  spi- 
rito colonizzatore  dei  puritani  anglosassoni,  o,  estendendone  il  signi- 
ficato, la  rappresentazione  dell' umanità  intera,  di  cui  Robinson  sarebbe 
il   simbolo,   che  sa   affrontare  vittoriosamente  con   il  proprio  ingegno, 

—  144  — 


Ja  propria  iciiacia  e  la  )»r<>i)i-ia  fede,  le  toize  avveisc  (U'ila  natura  e  le 
pili  disperate  situazioni. 

l'eraltro,  <|nalun(pie  sia  rattei>«>ianieuto  che  si  voglia  assumere 
nei  riguardi  di  quest'opera,  cosi  innegabilmente  ricca  di  valori  umani, 
essa  va  ammirata,  specialmente  per  la  sua  freschezza,  spontaneità  e 
verosimiglianza,  né  i  lati  deboli  di  certi  sviluppi  e  taluni  anacronismi, 
diminuiscono  il  suo  valore  artistico.  1^  manchevolezze  non  dipendono 
intatti  da  povertà  di  vena  o  da  artificiosità:  sono  jnuttosto  inscin- 
dibili aspetti  della  natura  istintiva,  ingiMiua.  e  fantasiosa  dello  scrit- 
tore. 

Oltre  al  Rohln.soii  Criisoc  si  devono  ricordare,  tra  la  vastissima 
produzione  del  Defoe  (oltre  duecento  pul)l)licazioni  di  carattere  vario), 
alcune  altre  opere  imjìortanti.  (juali  7^hc  Mcnioirs  of  a  (Uiralier  (1720). 
lunga  e  avventurosa  narrazione  che  ha  per  sfondo  il  periodo  della  Ki- 
voluzione  puritana;  Captam  i^inglcton  (1720),  bel  esempio  di  romanzo 
d'avventure  in  cui  si  racconta  la  vita  di  un  filibustiere;  Moli  Flanderx 
(1722).  autobiografia  di  nìia  ladra  e  prostituta  notevole  per  l'efficace 
(bssciizione  realistica  della  vita  della  bassa  gente;  A  Journal  of  the 
J'iaf/iie  (1722),  allucinante  racconto  della  terribile  epidemia  scoppiata 
a  I^indra  nel  ]()65;  e  infine  The  Fortunate  Mistresff,  o  lAidi/  Roxana 
(1724),  autobiografia  di  una  cortigiana  e  il  miglior  tentativo  dell'autore 
di  costruì  le  un  intreccio  regolare.  Alcune  di  queste  opere,  come  The 
.Uernoirst  of  a  (Uiralicr  e  ]>in  ancoia  Ladi/  Roiana,  stilisticamente  supe- 
riore allo  stesso  Rohinson  Crusoe,  resistono  ancora  assai  bene  all'opera 
inesorabile»  del  tem])o. 


SAMUEL  RICHARDS'ON  E  GLI  SVILUPPI  DELLA  LETTERATURA 
NARRATIVA 

Nella  letteratura  europea  vi  è  gran  copia  di  componimenti  in  prosa 
a  partire  dal  secolo  XIV  che  ])resentano  taluni  caratteri  in  comune  col 
moderno  romanzo;  così  le  novelle  italiane  del  Trecento  (Bocca<^cio,  Sac 
chetti)  che  sono  sovente  per  estensione  e  struttura  più  che  semplici 
novelle,  così  i  poemi  in  i)i'osa  a  carattere  pastorale-cavalleresco  del  Cin- 
quecento spagnolo,  ilaliano  e  inglese  {V Arcadia  del  Sannazaro  e  quella 
del  Sidney),  così  i  romanzi  picareschi  della  Spagna  e  le  narrazioni  di 
viaggi  e  avventure,  numerosissime  nei  vari  paesi  d'Europa  all'indomani 
delle  grandi  scoperte  geografiche. 

D'altra  parte,  alcuni  capolavoi-i  in  prosa  dt'l  Sei  e  del  Settecento 

—  145  — 


già  presi  in  esame,  come  i  Gullivcr  's  Travels  e  il  Robinson  Criisoc  (1), 
appaiono  nei  liguaidi  della  letteratura  narrativa  moderna  solo  come 
manifestazioni  precorritrici. 

In  realtà  il  primo  esempio  di  romanzo,  nel  senso  che  noi  oggi 
diamo  a  qnesta  parola,  ci  viene  ofterto  soltanto  nel  1740  con  la  Pamela, 
or  Virtuc  Rewarded  del  Richardsou. 

Vero  è  che  la  forma  della  Pamela  è  ancora  quella  dell'epistolario 
e  del  diario  intimo,  forme  molto  usate  nel  Seicento  e  nel  Settecento 
anche  per  argomenti  estranei  alla  letteratura,  ma  in  essa  già  prevale 
l'interesse  umano,  lo  «  studio  del  personaggio  »  sviluppato  attraverso 
una  serie  di  ben  concepite  vicende. 

Samuel  Richardsox  (1689-17G1)  era  uno  stampatore  londinese  che 
era  riuscito  ad  avviare  una  florida  azienda  ma,  prima  di  comporre  i 
suoi  fortunati  romanzi,  non  aveva  svolto  che  una  modesta  attività  di 
compilatore.  Curioso  del  cuore  femminile  e  segretario  condiscendente 
delle  fanciulle  che  a  lui  affidavano  le  loro  missive  amorose,  il  Richardsou 
accettò  un  giorno  la  proposta  di  due  librai  inglesi  di  raccogliere  una 
serie  di  lettere  destinate  al  gran  pubblico,  e  concernenti  alcuni  casi 
della  vita  familiare.  Beuonchè  durante  l'elaborazione  di  queste  lettere, 
di  tono  spiccatamente  moraleggiante,  sorse  in  lui  l'idea  di  un  disegno 
più  vasto,  il  quale  pur  conservando  le  finalità  del  programma  primitivo, 
gli  desse  modo  di  svolgere  l'argomento  caro  al  suo  animo  :  la  fanciulla 
e  l'amore. 

Pamela,  uel  luugo  titolo  che  ne  spiega  jl  contemito,  è  una  sene  di  lettere  fami- 
liari, scritte  da  una  graziosa,  fanciulla  ai  propri  genitori;  ora  pubblicate  per  la 
prima  volta  allo  scopo  di  coltivare  i  princìpi  della  Religione  'e  della  Virtù  nel- 
Vanimo  dei  giovani  e  delle  giovani;  racconto  che  ha  il  suo  fondamento  nella  Ve- 
rità e  nella  Natura  e,  se  da  un  lato  diletta  piacevolmente  con  una  serie  di  strane 
e  commoventi  vicende,  è  d'altra  parte  interamente  privo  di  tutte  quelle  figurazioni 
che,  miranti  in  molte  opere  solo  al  diMto,  tendono  a  infiammare  gli  animi  che 
dovrebbero  essere  istruiti. 

Le  lettere  clie  Pamela,  giovane  domestica  iu  casa  di  ricchi  signori,  scrive  ai 
propri  genitori  narrano  le  lunghe  tribolazioni  della  fanciulla  il  cui  onore  è  in- 
sidiato dal  padroncino  di  casa,  la  disperazione  di  lei.  la  sua  fuga  dalla  casa  e. 
infine,  il  pentimento  del  giovane  e  il  felice  matrimonio  che  ne  segue. 

I*uò  darsi  che  quest'opera  così  sentimentale  ed  ingenua  faccia  sor- 
ridere molti  lettori  moderni  resi  più  accorti  ed  esigenti  di  quelli  per  i 
(juali  Richardsou  l'aveva  scritta,  ma  questo  non  deve  spingere  a  negare 


(1)  Queste  due  grandi  opere  al  pari  di  altri  immortali  capolavori  dell'evo 
moderno  {V Utopia  del  More,  il  Oandifle  del  Voltaire,  ecc.)  derivano  i  loro  caratteri 
esterni  appunto  dalle  narrazioni  di  viaggi  e  di  avventure. 

—  146  — 


al   suo  autore  il   posto  nello   sviluppo  della   lettei-atura    uaiiativa    r-lie 
gli  è  8tato  giustamente  conferito  dai  critici. 

A  parte  il  fatto  che  il  lettore,  astraendosi  dal  ricordo  di  tanta 
scipita  e  manierata  produzione  che  dalla  Pamela  ha  preso  le  mosse  e 
portandosi  nel  clima  del  tempo,  può  gustare  anche  oggi  la  freschezza 
e  la  particolare  grazia  di  (juesto  libro,  a  malgrado  delle  sue  lungaggini 
e  delle  sue  puerilità,  osserveremo  che  il  Ilichardson  ì'  uno  dei  primi 
autori  che  considerano  il  cuore  umano  nella  sua  intima  e  quotidiana 
realtà,  anche  se  le  sue  osservazioni,  talora  minute  e  ])recise.  sian  fatt(> 
da  un  punto  di  vista  puramente  sentimentale. 

Alla  metà  del  secolo  X^''!!!,  il  migliorato  tenore  di  vita,  l'elevato 
tono  culturale  del  cittadino  anche  più  umile,  richiedevano  una  forma 
d'arte  particolare,  adatta  alla  sensibilità  di  tutti,  i)iù  rispondeiitt'  al 
l)i.sogno  di  calore  e  d'interesse  umano:  si  voleva,  in  altre  parole,  (lic 
gli  scrittori  si  occupassero  anche  dell'uomo,  delle  sue  vicende  quoti 
diane,  dei  suoi  dolori  e  delle  sue  gioie,  in  una  parola  della  sua  realtà 
intima. 

Ed  a  questo  bisogno  del  grande  i)ubblico  cominciarono  appunto  a 
provveder*'  i  romanzi  del  Richardson,  precursore  e  ])ioniere,  nel  suo 
campo,  al  paii  di  Steele  o  di  Addison.  Nessuna  meraviglia  quindi  se  la 
accoglienza  alle  sue  opere  da  parte  di  coloro  che  non  riuscivano  ad  inte- 
ressarsi in  particolare  alla  musa  del  Pope,  alle  conversazioni  dei  redat 
tori  di  The  Spectator  o  alle  disquisizioni  del  circolo  del  dr.  Johnson,  fu 
immediata  ed  entusiastica. 

Incoraggiato  dai  lettori,   dai  librai,   da   schiere  di  belle  fanciulle 
»'d  eleganti  dame  che  intorno  a  lui  si  affollavano  ammirate,  confidan- 
dogli jiene  e  segreti,  richiedendogli  consigli  di  saggezza  amorosa  e  dispen- 
sandogli onori  e  attenzioni,  il  Richardson,  già  avanzato  negli  anni,  prò 
seguì  di  buon  animo  il  projtrio  lavoro. 

Dopo  Pamela  conipose  Clarissa,  or  the  Eistori/  oj  a  i/oiiiifi  Ladij 
(1747-8),  pure  in  forma  epistolare.  E'  questo  senza  dubbio  il  capolavoro 
dell'autore,  per  la  genuina  e  calda  umanità  della  protagonista  Claiissa 
e,  in  genere,  per  la  profondità  e  l'ampio  respiro  dell'opera,  in  cui 
l'interesse  sentimentale  per  il  tragico  sviluppo  deirintreccio  trioufii 
sulle  intenzioni  morali  dello  scrittore. 

In  Cluri'<m  si  narrano  le  tribolazioni  eli  una  graziosa  e  onesta  fanciulla  tor- 
Gientata  dalle  profferte  d'amore  di  nn  giovane  di  nome  I.ovelace.  Ma,  invoce  del 
lieto  fine  (Iella  Pamela  si  offre  al  inibblico  una  cunclusione  più  melodramma- 
tica. La  giovinetta  infatti  dopo  aver  respinto  ripetutamente  le  proteste  d'amo- 
re di  Lovelace,  ch'è  im  giovane  elegante  e  attraente,  ma  vizioso  e  senza  scru- 
1X)11,  viene  da  questi  rapita  e  rinchiusa  in  una  casa  di  malaffare,  dalla  quale  essa 

—  147  — 


riesce  a  fuggire  quasi  tolh'.  dì  ilulore;  in  seguito  ritiuta  ancora  le  rinnovati' 
proposte  dì  Lovelace  che,  amandola  ora  sinceramente,  vorrebl)e  sposarla.  Chiusa 
ili  prigione  in  seguito  a  denuncia  della  i)adrona  «Iella  casa  di  malaffare  ch'è  sua 
creditrice,  essa  viene  liberata  da  I5eltord,  amico  di  Lovelace,  ma  poco  dopo  la  fan- 
ciulla muore  di  vergogna  e  di  crepacuore.  J^a  .sua  line  pietosa  è  vendicata  dal  di 
lei  cugino,  colonnelh)  Morden  che  uccide  Lovelace  in  duello. 

Con  Paìiiela  e  Clarissa  il  Kicbaidson  iniziò  quei  temi  i)oi  struttati 
tino  alFinverosimile,  della  vergine  perseguitata  e  della  ricompensa  finale 
della  virtù.  Un  suo  terzo  romanzo  scritto  allo  scopo  di  accontentare, 
com'egli  stesso  ci  fa  sapere,  «  una  dozzina  di  dame  d'alto  rango  che 
m'assillano  perchè  io  dia  loro  un  uomo  dabbene  »  vide  la  luce  col  titolo 
The  History  of  Sir  Charles  Grandison  nel  ITòii-i, 

Ma  quest'ultima  opera  che  voleva  essere  l'esempio  della  virtù  masco- 
lina, come  Pamela  e  Clarissa  lo  erano  state  della  virtù  femminile,  non 
i-aggiunge  l'interesse  di  quelle,  che  in  essa  la  morale  prevale  sull'arte. 

Singolare  è  il  fatto  che,  a  differenza  di  quella  di  Defoe,  l'opeia  del 
Bichardson  fu  accolta  favorevolmente  da  parte  dei  maggiori  critici  suoi 
contemporanei,  come  ad  esempio  il  Walpole  che  paragonava  Pamela 
«  alla  neve  che  copre  tutto  col  suo  candore  »  e  come  Johnson  che  con- 
sigliava la  raccolta  di  un  volume  di  massime  estratte  dai  tre  romanzi. 


ALTRI  PRECURSORI  DEL  ROMANZO  MODERNO. 

Osservatore  più  realista  e  spregiudicato  del  Kichardson  ci  appare 
Henry  Fielding  (1707-54)  che  al  profondo  spirito  di  comprensione  uma- 
na, accoppia  una  i^articolare  vena  satirica. 

Il  Fielding,  discendente  da  una  nobile  famiglia  decaduta,  studiò 
legge,  ma  si  dedicò  prestissimo  all'attività  letteraria  più  adatta  al 
suo  ingegno. 

Incominciò  a  scrivere  per  il  teatro,  mostrando  presto  il  suo  talento 
per  la  commedia  burlesca  e  satirica  in  The  Tragcdy  of  Tragedies ,  or 
Tom.  Thumh  (1731)  e  The  Corent  Garden  Trar/edy  (1782),  che  ebbero  en- 
trambe vivo  successo  e  furono  seguite  da  alcuni  adattamenti  di  com- 
medie molièriane.  Passato  alla  satira  politica  con  Pasquin  (1736)  e 
The  Historical  Register  far  the  Year  1736  (1737),  la  sua  critica  ardita 
e  senza  reticenze  provocò  da  parte  del  ministro  Robert  Walpole  il  Di 
censing  Ad  (1737),  legge  che  istituiva  la  censura  preventiva  per  il  teatro 
e  che  pose  fine  alla  carriera  drammatica  del  Fielding. 

Nel  1741  fu  pubblicata  una  parodia  della  Pamela  del  Kichardson, 
da  questi  attribuita  forse  non  a  torto  al  Fielding,  An  Apology  far  the 

—  148  — 


i 


Lift  of  Mrs.  Shamela  Andnias,  hij  Conili/  Kcijbir,  in  cui,  capovolgendo 
la  situazione,  si  presentava  una  fantesca  che  seduce  il  proprio  padrone. 

Comunque,  il  Fieldiiif-  pochi  mesi  dopo  riprendeva  la  paiodia,  con 
ben  altra  tinezza  ed  efticacia.  in  un'opera  più  impes^nativa  e  jtiù  ampia 
The  Histori/  of  the  Adcentiires  of  Joseph  Andrews,  and  of  his  Friend 
Mr.  Abraham  Adanis  il742),  dove  egli  dà,  per  la  prima  volta.  Finterà 
misura  del  suo  ingegno  e  delle  sue  capacità. 

Il  romanzo  comincia  come  la  storia  di  Jo.seph  Andiews  (il  1" rateilo 
di  Pamela),  anch'egli  servo  fedele,  insidiato  dalla  passione  e  dalle  prof- 
ferte amorose  della  propria  padrona.  Lady  T.oobv.  Accanto  a  Joseph  c*è 
la  spassosissima  ligura  del  buon  parroco  Adanis,  prototipo  del  pastore 
anglicano  di  provincia,  carico  di  tiglioli  e  di  debiti,  dotto  grecista  colla 
testa  nelle  nuvole  (1).  jiiedicatore  sincero  a  raalgra-do  della  propria  con 
dotta  non  sempre  edificante,  speculatore  e  rissaiolo  all'occasione,  ma 
cuore  ingenuo,  generoso  e  impulsiv*»  al  pari  di  Don  Chisciotte,  tenuto 
presente  dal  Fielding  nella  creazione  del  suo  personaggio. 

La  parodia  dei  concetti  che  avevano  ispirato  Pamela  sembra  esau- 
rirsi nei  primi  capitoli  del  libro  poiché,  dopo  il  cerimonioso  licenzia- 
mento di  Joseph  da  parte  della  sua  delusa  padrona,  l'autore  prende 
a  narrare  le  vicende  e  le  peripezie  dei  due  amici;  se  tuttavia  rimane 
l'impressione  che  l'intenzione  parodistica  verso  il  Richardson  continui 
anche  nel  seguito  del  romanzo,  ciò  è  forse  da  ricercare  al  di  fuori  dello 
scopo  che  il  romanziere  voleva  raggiungere,  e  piuttosto  nel  contrasto 
tra  la  natura  dei  due  .scrittori,  l'uua  sentimentale,  inconsciamente  in- 
cline ad  una  certa  mistificazione  della  realtà,  l'altra  virile,  spi-egiudi- 
cata,  sincera,  e  capace  d'osseivazioni  più  acute  e  profonde. 

Il  Fielding  sembrò  quindi  attraversare  un  periodo  molto  difficih' 
nel  quale  produsse  un'opera  che  per  causticità  e  pessimismo  si  avvi- 
cina molto  a  quella  di  Swift,  The  Hifitorij  of  the  Life  of  thr  late  Mr. 
Jonathan  Wild  the  Great  (17+81,  ma  il  suo  temperamento  fondjuuen- 
talmente  sano  lo  ricondusse  presto  alla  satira  sorridente  e  obbiettiva 
anche  se,  talora,  profonda  e  tagliente. 

The  Eistorij  of  Tom  Jones  A  Foundlinfj  [llid),  in  diciotto  libri, 
scritta  negli  anni  della  maturità,  è  da  molti  considerata  il  suo  capo- 
lavoro. In  essa  l'autore  presenta  un  tipo  di  giovane  spregiudicato  che 
conduce  una  vita  licenziosa,  ma  che,  infine,  sa  farsi  tutto  perdonare 
per  la  propria  naturale  bontà  d'animo. 

Il  contrasto  tra  il  carattere  di  Tom  che  segue  liberamente  i  ])ropri 
istinti,  ma  che  ha  il  coraggio  di  addossarsi  la  responsabilità  delle  proprie 


(li   11  Fk'lcling  qui  imitava  dal  vero  la  ligura  dell' amico   William   Youiig.  col 
quale  collaborò  nella  traduzione  del  Fiuto  di  Aristofane. 

—  149  — 


azioni,  e  la  incntalità  gretta  del  suo  tutore,  Mr.  Allworthy,  rivela  la 
morale  dell'opera  e  la  natura  dello  scrittore,  che  odiava  —  come  s'è 
visto  —  ogni  falsità  e  difendeva  i  sacrosanti  istinti  dell'uomo,  i  quali, 
per  quanto  pericolosi  o  brutali  nelle  loro  manifestazioni,  non  devono, 
secondo  l'autore,  venire  soffocati  ma  possono,  per  contro,  essere  sempre 
bilanciati  dalla  bontà  e  dalla  nobiltà  dell'animo. 

L'attività  letteiaria  di  Fielding  si  conclude  con  Amelia  (1751),  ro- 
manzo assai  notevole,  sebbene  inferiore  al  precedente,  per  la  profondità 
d'indagine  psicologica  (dovuta  forse  alla  lunga  esperienza  di  vita  com- 
piuta dall'autore  nella  sua  carica  di  magistrato)  alla  quale  si  unisce 
un  vivo  interesse  pei  problemi  sociali.  Interessante  è  pure  A  Journal 
of  a  Voyafjc  to  Lisòon  (postumo)  nel  quale  l'autore  sembra  presentire 
la  fine  immatura. 

Henry  Fielding  grazie  al  suo  scetticismo  che  non  diventa  quasi 
mai  cinismo,  alla  sua  osservazione  realistica  e  spregiudicata  della  vita 
e  al  suo  profondo  interesse  per  ogni  espressione  di  arte,  occupa  un  posto 
di  primissimo  piano  tra  i  fondatori  del  romanzo. 

Rozzo,  spregiudicato  e  cinico,  almeno  nei  suoi  primi  due  romanzi, 
ci  appare  invece  lo  scozzese  Tobias  Smollett  (1721-71),  medico  di  bor- 
do e  giramondo.  La  sua  arte  si  affermò  con  Roderick  Random  (1748)  e 
con  Peregrine  Ridde  (1751)  romanzi  d'argomento  marinaresco  e  avven- 
turoso nei  quaU  domina  il  gusto  del  racconto  picaresco. 

Il  carattere  della  narrazione  —  inutile  dirlo  —  è  quanto  mai  rea- 
listico (vi  sono  alcune  scene  veramente  terrificanti  che  sembrano  pre- 
ludere a  certe  forme  di  goffo  verismo);  l'intendimento  appare  chiara- 
mente ironico,  sebbene  l'insistenza  sui  motivi  della  virtù  sopraffatta  e 
della  cattiveria  trionfante  finiscono  col  togliere  all'ironia  ogni  efficacia. 
Questi  gravi  difetti  non  ci  impediscono  di  trovare  gli  elementi  positivi 
della  sua  opera  nel  vigore  aggressivo  che  raggiunge  talvolta  la  vera 
eloquenza,  in  certi  quadretti  che  sembrano  tratteggiati  in  bianco  e 
nero  e  in  alcuni  caratteri,  come  quello  del  commodoro  Trunnion,  in 
Peregrine  Piclclc,  sbozzato  con  garbo  e  misura  e  che  riesce  a  sfuggire 
al  grottesco  così  di  frequente  negli  scritti  dello  SmoUett. 

Scrittore  colorito  ma  superficiale,  può  anche  darsi,  come  taluno 
ha  sostenuto,  che  il  suo  cinismo  fosse  apparente,  dovendosi  invece  defi 
nire  come  un  pessimismo  che  trova  la  strada  dell'ironia  e  che  in  un 
temperamento  piuttosto  debole  si  esaspera  spesso  in  forme  non  prive 
di  brutalità  e  violenza. 

Indipendentemente  da  ogni  considerazione  artistica,  ci  spiacciono 
nello  Smollett  certi  atteggiamenti  poco  obbiettivi  e  leali  ed  alcune 
espressioni  calunniose  riguardanti  l'Italia  e  gli  Italiani,  contenute  nei 
Travels  through  France  and  Italy  (1766). 

—  150  — 


L'ultima  sua  opera  Uumphreij  Clinker  (1771)  è  uu  romanzo  episto- 
lare a*i8ai  meno  crudo  e  violento.  In  esso  vi  è  una  maggiore  varietà 
di  tipi;  l'indagine  psicologica  è  meglio  condotta  e  l'ironia  e  la  satira 
s'attenuano  in  un  umorismo  più  largo  e  comprensivo. 

Lawrence  Sterne  (1713-68),  figlio  di  uu  ufficiale  inglese  e  di  una  ir 
landese,  fu  uno  spirito  bizzarro,  sentimentale  e  umorista  ad  un  tempo. 

Nacque   in   Irlanda,    e   dopo   aver   compiuto   studi   regolari   intra 
prese  la  carriera  ecclesiastica;  il  suo  matrimonio  non  fu  troppo  felice 
perchè  il  suo  temperamento  irrequieto  e  sognante  lo  conduceva  a  man- 
tenere relazioni  e  amicizie  femminili  e  a  coltivare  un  interesse  verso  il 
bel  sesso  clie  non  era  sempre  di  natura  puramente  spirituale. 

Il  suo  primo  grande  successo  letterario  ebbe  luogo  nel  1760  con 
la  pubblicazione  del  primo  volume  dell'opera  The  Life  and  OpinioìiK 
of  Trutrnm  Sìiandf/  al  quale  altri  sc^guirouo  ad  intervalli  tra  il  I7(;(l 
e  il  1767. 

Con  Tris t rata  Shandi/  attaccato  per  ragioni  morali  e  letterarie  dal 
Richardson,  dal  Goldsmith,  da  "NValpole  e  dal  circolo  del  Dr.  Johnson, 
lo  Sterne  parve  assumere  un  atteggiamento  rivoluzionario  verso  i  cor 
renti  modelli  di  letteratura  narrativa. 

Quest'atteggiamento  rivoluzionario  non  va  tanto  ricercato  nella 
sostanza  dell'opera  quanto  nella  forma  scevra  da  ogni  preoccupazione 
e  modello  letterario. 

Probabilmente  lo  Sterne,  che  non  fu  quel  che  si  dice  un  letterato 
di  professione,  non  si  rese  conto  del  valore  di  tale  innovazione  e  della 
sua  sincerità  di  scrittore,  elementi  questi  che  dovevano  i)0i  conferirgli 
un  posto  d'onore  nella  letteratura  del  suo  paese  e  per  i  quali  fu  consi 
derato  dai  critici  del  secolo  successivo  quasi  come  uno  dei  precursori 
dell'arte  romantica.  E'  stato  notato  inìatti  che  se  dei  romantici  lo 
Sterne  non  ebbe  l'intensità  della  passione  e  la  forza  ideale  ne  ebbe  l'emo- 
tività e  la  soggettività. 

In  Tristram  kihandy  l'autore  racconta  le  vicende  della  famiglia 
Shandy,  tra  le  quali  primeggiano  i  preparativi  per  la  nascita  di 
Tristram  (1).  e,  attraverso  una  quantità  di  quadretti,  d'incontri,  di  dia 
loghi,  d'intermezzi  ra<icolti  un  po'  alla  maniera  del  Dickens,  ma  con 
una  disarticolazione  anche  maggiore,  ci  fa  sfilare  dinanzi  tutta  una 
serie  di  bizzarre  e  simpatiche  creature:  Walter  Shandy  o  Shandy  Hall, 
padre  di  Ti-istram,  filosofo  e  predicatore  senza  pubblico  e  senza  ere 


(1)  Particolare  curioso:  nel  Tristram  Shandi/  non  troviamo  alcuna  traccia 
delle  opinioni  del  protagonista  così  come  vorrebbe  il  titolo  integrale  dell'opera; 
inoltre  lo  stesso  protagonista  non  può  in  realtà  considerarsi  tale  perchè  dopo 
averci  descritto  la  sua  nascita  ed  alcuni  episodi  della  sua  infanzia  lo  scrittore 
non  ne  fa  più  parola. 

—  151  — 


dito;  Uncle  Tobj,  suo  riatello,  il  quale  reduce  dall'assedio  di  Niunur, 
è  costretto  da  una  ferita  a  sfo<>are  la  propida  ])assion(i  militare  sulle 
carte  e  che,  in  contrasto  colle  sue  manie  di  stratega  e  il  suo  piglio 
soldatesco  è  nomo  tanto  ]>aziente  e  conciliante  da  fai-  metter  fuori  dalla 
linestra  una  mosca  noiosa  aiizicliè  nccideila  (1),  il  caporale  Trini,  il 
servo  e  attendente  di  Uncle  Toby,  suo  entusiasta  ed  ingenuo  collabo- 
ratore; e  il  ])arroco  Vorick  galante,  sensibile  e  distratto,  proiezione 
idealizzata   della    figura   dello   scrittore. 

Il  libro  non  ha  un  vero  intreccio;  la  iiai  razione  procede  irregolar- 
mente; gli  argomenti  vengono  troncati  e  ri])resi  a  distanza  di  decine 
di  ])agiue  e  un  po'  dappertutto  sono  disseminate  sorprese  per  il  lettore 
come  aneddoti,  bizzarrie,  pagine  bianche  o  rappresentanti  scnlture  ed 
epitaffi,  perfino  un  capitolo  formato  dalla  sola  parola  <(  alas  I  »  compo- 
sta in  caratteri  sempre  più  grandi. 

Malgrado  tutto,  la  lettura  del  Tristram  fihandii  riesce  molto  piace- 
vole perchè  dal  libro  emana  il  fascino  di  un'originalità  senza  pose,  di 
un  sentimento  e  di  un  umorismo  personalissimi. 

Dopo  il  Tristram  Shandì/  vide  la  luce  nel  1768  A  Sentimental 
.loìirney  through  Francc  and  Itali/  (2)  una  specie  di  diario  a  carattere 
intimo,  che  lo  Sterne  compose  durante  un  viaggio  intrapreso  per  motivi 
di  salute. 

Affini  come  tono  e  andatura  allo  Shandij,  e  del  tutto  sprovviste 
di  un  filo  conduttore,  le  pagine  del  Sentimental  Journey  registrano  le 
impressioni  di  un  viaggiatore  di  nuovo  tipo,  il  turista  sensibile  e 
distratto  che  sembra  interessarsi  più  alle  mille  piccole  novità  e  ai 
mille  diversi  episodi  delle  proprie  peregrinazioni  che  non  alle  bellezze 
artistiche  e  naturali  dei  luoghi  visitati. 


IL  DOTTOR  JOHNSON  E  IL  SUO  CIRCOLO 

Il  contrasto  tra  il  Settecento  dei  paesi  continentali  (almeno  nei 
primi  tre  quarti  del  secolo)  e  il  Settecento  inglese,  il  quale,  vicino  a 
una  società  imbellettata,  festaiola  e  decadente,  presenta  una  classe  più 
sana  e  più  virile  che  a  quella  si  confonde  e  man  mano  sovrappone, 
si  palesa  anche  nella  letteratura. 

Infatti,    accanto   alla  letteratura   illuministica   e   classicheggiante 


(1)  La  figlila  fli  Uncle  Toby  è  stata  felicemente  ripresa  tra  noi  dal  Pananti 
e  dal  Giusti. 

(2)  Il  t^entimental  Journey,  più  tar.U  magistralmente  tradotto  in  italiano  dal 
Foscolo,  venne  pubblicato  sotto  lo  pseudonimo  di  Yorick  col  quale  lo  Sterne  diede 
alle  stampe  anche  i  suoi  apprezzati  Scrmons. 

—  152  — 


che  albep:p;ia  negli  nimi  della  Restamazioue  e  trova  poi  uell'opera  cri- 
tica e  poetica  del  Pope  la  sua  massima  espressione,  vi  è  —  come  s'è 
visto  —  la  produzione  di  alcuni  scrittori  nella  (]uale  l'ideale  classico, 
inteso  come  armonia  di  vita  interiore  oltre  che  di  espressione  artistica 
si  fonde  con  la  sensibilità  religioso-sentimentale  del  nascente  ceto  medio. 

Accanto  alla  sdolcinata  e  sopori  fica  musa  di  alcuni  poeti,  come 
Ambrose  Philips  (1),  esponenti  dell'arcadia  e  del  rococò  inglesi,  si  svi 
liip])a  e  si  afferma  una  letteratuia  priva  di  affettazioni,  più  umana  e 
più  aderente  alla  vita:  quella  di  Kichardson,  di  Fielding,  di  Defoe  nella 
•piale  trovano  eco  i  bisogni  e  le  aspirazioni  di  un'umanità  che  lavora, 
che  traffica,  che  solca  i  mari  in  cerca  di  terre  da  conquistare  e  da 
colonizzare. 

Tuttavia,  finché  il  Romanticismo  non  avrà  condotto  a  teiiiiine  la 
sua  rivoluzione,  gran  parte  della  letteratura  e  la  critica  ufficiale  dei 
primi  tie  «piaiti  del  secolo  conserveranno  il  loro  carattere  classicheg- 
giante e  razionalistico. 

Nella  prima  metà  del  secolo  la  maggiore  autorità  critica  era  stata 
esercitata  —  come  si  è  visto  —  da  Alexander  Pope  continuatore  in  In- 
ghilterra dei  principi  del  Boileau;  nella  seconda  metà  grandeggia  la 
figura  del  dottor  Samuel  Johnson,  strana  e  simjiatica  figura  di  lette- 
rato, acuto  forse  come  il  suo  predecessore,  ma  di  lui  jiiù  socievole  ed 
umano  a  malgrado  delle  apparenze. 

Samfix  Johnson  (1709-84)  nacque  a  Linchfield,  figlio  di  un  modesto 
libraio  e  studiò  a  Londra  e  poi  ad  Oxford,  senza  però  laureai-si.  Ebbe 
a  soffrire  molto  nella  giovinezza  per  la  sua  cagionevole  salute  e  ])er  le 
disgraziatissime  condizioni  nelle  quali  venne  a  trovarsi  la  famiglia; 
dotato  tuttavia  di  una  volontà  e  di  una  fede  saldissime  .seppe  alla  fine 
su[)erare  ogni  ostacolo. 

Fallita  la  piccola  scuola  di  Linchfield  che  aveva  fondato  con  la 
moglie,  donna  molto  più  anziana  di  lui  ed  alla  quale  era  legato  da 
profondo  affetto,  egli  si  recò  a  Londra  ove  prese  a  lavoi^are  i)er  vari 
librai  e  redattori  di  periodici  e  tra.scinò  per  vari  anni  la  misera  esistenza 
di  tanti  oscuri  e  sfortunati  letterati. 

Il  poema  London  (1738)  e  la  biografìa  Life  of  Mr.  Richard  SmMffe 
(1744(,  inclusa  più  tardi  in  TJie  Lircs  of  thr  Pocts,  resero  noto  il  suo 
nome  a  lettori  e  a  critici;  ma  la  sua  fama  crebbe  coirapi>arizione  di 
The  Vaniti/  of  Human  Wishcs  (1749)  e  all'indomani  del  successo  lipor- 
tato  sulle  scene  con  la  tragedia  frcne  (1749)  rapi)resentata  a  Londra  dal 


(1)  Non  ci  siamo  occupati  di  <iuosto  scrittore  la  cui  importanza  è  del  tutto 
secondaria.  Egli  fu  uno  degli  àrcadi  inglesi  più  alla  moda;  le  sue  sdokinate  poesie 
iiifantlli  gli  procurarono  lo  scherzoso  nomignolo  di  Namby  l'amby.  terniMie  pas- 
sato nel  linguaggio  comune  col  significato  di  leziosaggine  e  puerilità. 

—  153  — 


suo  ex-allievo  e  famoso  attore  Garrick.  Temperamento  di  critico  e  di 
letterato  più  che  di  artista  il  Johnson  si  dedicò  presto  a  poderose  opere 
di  erudizione  come  il  famoso  A  Dictionary  of  the  English  Languagc 
(17r)5),  la  cui  compilazione  richiese  otto  anni  d'intenso  lavoro. 

Al  DictionoA-y  seguirono  i  volumi  dei  saggi  e  degli  articoli  già 
compjirsi  sui  periodici  The  Ramhler  e  The  Idlcr  da  lui  fondati  rispet- 
tivamente nel  1T5(>  e  nel  1758.  Il  racconto  tilosotìco  Rasselas,  Privee  of 
Abyssinia  (1759),  è  un  (cdidactic  romance  »  scritto  —  a  quanto  si  dice 
—  per  provvedere  ai  funerali  della  madre  (il  Johnson  generoso  e  carita- 
tevole non  accumulò  mai  ricchezze),  che  sviluppa  lo  stesso  tema  del 
quasi  contemporaneo  Candide  di  Voltaire^  cioè  una  satira  del  facile 
ottimismo. 

La  parte  migliore  della  sua  opera  ajìpartiene  al  campo  della  bio- 
grafia e  della  critica.  Dopo  una  numerosissima  serie  di  articoli,  di 
monografìe,  di  saggi,  tra  i  quali  importantissimo  quello  premesso  alla 
sua  edizione  di  Shakespeare  (17G5),  apparvero  le  Lives  of  the  Poets. 
limpida  e  is])irata  esposizione  della  vita  dei  maggiori  poeti  inglesi  dai 
primi  secoli  fino  all'epoca  dell'autore. 

Rude  e  autoritario,  tagliente  e  implacabile  nella  polemica,  ma  foi  - 
ulto  di  una  rara  e  genuina  bontà  d'animo  il  dottor  Johnson  godette  di 
una  popolarità  e  di  un  tributo  di  stima  e  di  affetto  assai  superiori  a 
quelli  goduti  dal  Pope.  Ma  in  lui  l'uomo  fu  più  grande  dell'artista. 
Infatti  la  rinomanza  e  il  posto  eminente  ch'egli  occupa  ancor  oggi  nelle 
lettere  inglesi,  sono  dovuti,  almeno  parzialmente,  all'arte  di  Jame?; 
BosAVEi^L  (1740-95),  per  lunghi  anni  suo  segretario  volontario  e  affe- 
zionato, che  ci  ha  dato  con  la  sua  Ltf e  of  Samuel  Johnson  (1791)  il  capo- 
lavoro biografico  della  letteratura  inglese,  dove  fa  rivivere  in  modo 
ineguagliabile  la  figura  del  vecchio  «  dittatore  ». 

Del  suo  «  Club  »,  più  tardi  denominato  «  Literary  Club  »  fecero 
parte  i  più  importanti  uomini  politici,  artisti  e  letterati  del  tempo, 
tra  i  quali  ricordiamo,  oltre  al  Boswell,  Reynolds,  Burke,  Pitt,  Fox. 
Gibbon,  Goldsmith,  l'attore  Garrick,  il  generale  Paoli  e  Giuseppe  Ba- 
ratti. 

La  posizione  filosofico-estetica  del  dottor  Johnson  e  del  suo  circolo 
che  per  un  quarto  di  secolo  dominò  incontrastato  la  repubblica  delle 
lettere  inglesi,  può  esser  così  compendiata:  anglicani  e  «  Toi'V  »  i  mem- 
bri di  questo  gruppo  chiedono  anzitutto  all'opera  letteraria  una  finalità 
morale  e  educativa:  il  loro  amore  per  i  capolavori  della  letteratura  li 
trasforma  in  sacerdoti  della  poesia  ma,  ancor  più,  della  cultura  e  il 
patrimonio  culturale,  in  ispecie  classico,  viene  considerato  indispensa 
bile  a  chiunque  intenda  seryirsi  della  parola  come  di  un  mezzo  di  espres 
sione  artistica;  infine  la  preoccupazione  costante  di  conferire  stabilità 

—  154  -— 


^  dignità  alla  lingua  del  loro  paese  li  sping<^  a  dure  grande  imjìoiiauza 
allo  stile,  così  che  nn'oi)era  sarà  da  considerarsi  tanto  più  pregevole 
quanto  più  corretto  e  solenne  sarà  lo  stile  di  essa. 

A  malgrado  tuttavia  di  questi  caratteri  che  fanno  pensare  alla  più 
a-ssoluta  organicità  di  vedute  e  al  più  rigido  dogmatismo  la  scuola  di 
Johnson  ha  già  in  sé  —  nello  sviluppo  dato  da  essa  agli  ideali  estetici 
ilelhi  Restaurazione  —  venature  e  iridescenze  interiori  singolarissime. 

Un'emozione  .sincera,  che  prelude  al  Wordsworth,  al  Parini,  allo 
Chateaubriand,  accompagna  sovente  le  solenni  ed  austere  affermazioni 
del  Johnson,  più  umano,  nel  suo  credo,  dei  suoi  predecessori,  Addison 
e  Pope. 

Preromantico,  nella  sua  jtosizione  morale  è  già  il  compassato  Gokl 
.Smith,  preromantico  in  certe  segrete  pieghe  del  cuore  è  lo  stesso  dottor 
Johnson,  il  quale,  mentre  attacca  per  ragioni  estetiche,  il  sensitivo 
Gray,  eleva  un  monumento  di  gloria  allo  Shakespeare,  tanto  ingiusta- 
mente trascurato  nei  secoli  dell'illuminismo  e  tanto  più  vicino  alla 
sensibilità  di  quei  poeti  che.  qualche  decennio  più  tardi,  ignoreianno 
i  dogmi  della  sua  scuola. 


Al.TRI  SCRITTORI  DELL'ULTIMO  f<ETT ECESTO 

Tra  i   l'omanzieri   maggiormente   in   voga   nella    seconda   metà   del 
secolo  va  ricordato  Goldsmith,  amico  del  Dr.  Johnson  e  da  (questi  am 
messo  nel  suo  celebre  circolo  letterario  «  The  Club  ». 

Oi.ivER  Goldsmith  (1730-74),  figlio  di  un  povero  curato  irlandese. 
non  fu  un  modello  di  saggezza  e  di  equilibrio.  Svogliato  e  discolo  da 
fa.nciullo  tanto  da  esser  considerato  come  e  hopeles.slv  stupid  »,  scape- 
strato giramondo  a  vent'anni.  egli  riuscì  tuttavia,  grazie  al  suo  ingegno, 
a  formarsi  un  certa  cultura,  in  verità  né  vasta  né  profonda,  ed  a  seguire 
qualche  corso  di  studi  sul  continente,  dove  si  guadagnò  il  pane  suo 
uando  il  flauto  e  donde  ritornò  in  patria  con  una  laurea  in  medicina 
conseguita,  a  quanto  egli  affermava,  in  una  università  straniera. 

Uichiamò  su  di  .sé  l'attenzione  del  dr.   Johnson  con  una  serie  di 
lettere   apparse  nella   rivista   Pvhlic  Ledger,  derivate   in   parte   dnlb' 
Lettres  Persancs  di  Montesquieu  e  più  tardi  raccolte  in  volume  col  ti 
tolo  di  The  Citizen  of  the  Worhl  (17G2).  in  cui  sotto  le  spoglie  di  un 
viaggiatore  cinese,  l'autore  descrive  con  sottile  ironia  e  uno  stile  smu 
plice  e  naturale  alcuni  lati  caratteristici  della  vita  londinese.  Il  Gold 
Smith  esercitò  per  alcun  tempo  una  inten.sa  attività  giornalistica,  colla 
borando  a  vari  periodici  fra  i  quali  The  Dee,  mentre  veniva  componendo 
il  poemetto  The  Trnveìler  (1704Ì,  nel  quale,  fingendosi  ancora  un  viag 

—  155  — 


giatore,  ci  rappresenta  le  condizioni  sociali,  politiche  ed  economiche  del 
tempo.  La  ]ìnrez7>a,  la  semi)licità  e  la  squisita  rifinitura  <lel  verso  con 
scUidaiono  la  sua  fama  tra  i  johnsoniani,  conquistandogli  le  simpatie 
del  jniltblico. 

L'attenzione  attratta  dal  poemetto,  indusse  gli  editori  che  avevano 
acquistato  il  manoscritto  del  romanzo  The  Vicar  of  Wal-efield,  scritto 
nel  1701-2,  a  pubblicarlo.  Apparve  così  nel  17()(),  in  due  volumetti,  il 
capolavoro  del  Goldsn)ith,  che  non  ebbe  successo  immediato  o  strabi 
liante,  ma  progressivo  e  duraturo. 

Tutte   le   stranezze   ed   incoerenze   dello   scrittore,    come   (luella   di 
anteporre  la   carità   senza  discriminazione  alla  necessità   di  ])agare    t 
propri  debiti,  sembrano  essere  state  giudicate  con  indulgenza  dagli  amici 
e  dal  pubblico  appunto  per  la  sua  fondamentale  ingenuità  e  bontà  d'a 
uimo,  caratteristiche  che  vediamo  ritiesse  in  The  Vicar  of  WaJcefieìd. 

lu  (juesto  romauzo  dallo  ^tile  semplice  e  scorrevole  l'autore -narra  le  peri- 
pezie di  un  buon  vicario  di  campagna,  Dr.  Primrose,  una  figlia  del  quale,  Olivia, 
vien  sedotta  da  un  avventuriero  (tema  giìi  sfruttato  dal  Richardson),  e  un'altra. 
Sofia,  è  rapita  da  uno  sconosciuto  mentre  la  famiglia,  per  la  perdita  dell'intero 
patrimonio  dovuta  al  fallimento  di  un  mercante  e  ad  un  incendio  che  distrugge 
la  casa  del  vicario,  è  ridotta  in  miseria. 

Alla  fine  però  tutto  s'accomoda  :  la  figlia  sedotta  risulta  regolarmente  legata 
in  matrimonio  col  pi-oprio  seduttore,  la  figlia  perduta  viene  lintracciata  e  si 
sposa  con  un  ricco  gentiluomo.  Air.  Burchell,  la  fortuna  ricostruita  ed  il  focolari- 
riedificato. 

L'epopea  borghese  di  The  Vicar  of  Wakefield  accolta  trionfalmente 
dai  critici  ed  esaltata  perfino  da  uomini  come  Goethe,   è,   nella  sua 
finalità,   apologetica   della  rassegnazione  e  della  fede  negli  ideali  mo 
rali,  un  preludio  alla   ju^oduzione  moraleggiante  di  non  pochi  roman 
zieri  vittoriani, 

Negli  anni  che  seguirono  la  pubblicazione  del  romanzo,  Goldsniith 
continuò  alacremente  la  sua  opera  letteraria,  componendo  fra  l'altro 
due  commedie  The  Good  Natur'd  Man  (1767),  oggi  dimenticata,  e  è^hc 
l^toops  to  (Jonqiier  (177.'?),  una  delle  più  belle  del  ])e]iodo,  improbabile 
nell'intreccio,  derivato  in  parte  dal  Beaux  8trata{/e))i  di  Farquhar,  ma 
ricca  di  umorismo  e  ben  caratterizzata  nei  personaggi. 

Da  ultimo  ricordiamo  The  Deserted  Villa r/e  (1770),  poemetto  in  di- 
stici, ispiratogli  dalla  morte  del  fratello  che  richiamò  nell'animo  sen- 
sibile del  poeta  i  lontani  ricordi  della  fanciullezza,  passata  nel  villaggio 
irlandese  di  Lissoy,  dal  Goldsmith  trasformato  e  idealizzato  in  un'at- 
mosfera d'idillio  cam])estre.  E'  la  sua  cosa  migliore  in  versi. 

Il  Settecento  fu  anche  un  secolo  ricco  di  pensatori  e  di  filosofi;  e, 

—  156  — 


tra  questi,  mia  fama  pari  ai  suoi  meliti  ae<|nistò,  al  tenijio  delle  lotte 
cou  le  colonie  d'America,  rirlande.se  IComund  Buukk  i1Ti.>9-97).  Sono 
famosi  i  suoi  discorsi  Oii  American  Tnration  (1774)  e  Oh  Conciliatioii 
with  the  Colonies  (1775).  nei  quali  consinlia  al  Governo  una  soluzione 
amichevole  delle  questioni  con  le  colonie  nordamericane,  e  <|uelli  conti»» 
Warren  Hastiugs,  in  cui  critica  i  sistemi  inglesi  di  cohMiii'./.azione  in 
India. 

Come  scrittore  politico  la  sua  fama  è  affidata  all'opera  Rcflectionn 
on  the  Revolution  in  France  (1790).  nella  quale  si  combattono  i  prin 
cipi   della   rivoluzione   francese.    Lungimirante   jìiofeta    nella   questioni' 
americana  ed  efficace  patrocinatole  di  riforme  nella  questione  indiana,  il 
Burke  non  sejipe  veder  chiaro  uè  essere  obbiettivo  nella  <iuestione  frau 
cese.  Tuttavia  la  sua  fama  si  affermò  specialmente  con  quest'opera  ise 
guita  da  alcune  altre  sullo  .stesso  argomento),  la  quale  contribuì  in  jiarte 
al  cambiamento  dì  rotta  della  politica  inglese  che  condusse  alla  dicliia 
razione  di  guerra  alla  Francia  ed  alle  vittorie  di  Trafalgai-  e  "\^'atel•loo: 
si  deve  aggiungere  poi  che  il  passaggio  del  lìurke  al  partito  u  Tory  »  non 
rappresentò  un  mutamento  nel  carattere  dell' nomo  rimasto  sempre  incen 
curabile  e  generoso. 

Burke,  avvocato  di  itiimissimo  oi'dine.  lasciò  anche  due  opere  lette- 
rariamente importanti  A  Vindicdtioii  of  Xatiiraì  Societj/  (17r)0),  nella 
quale  sembra  voler  dimostrare  che  tutti  i  regimi  possono  degenerare  se 
gl'individui  non  hanno  sufficiente  maturità  spirituale  per  adottarli:  e 
A  Philofio  pili  cai  Inquivìf  into  the  Oriffin  of  oiir  Idcas  on  the  Sulìlime  a  mi 
Beautiful  (17r)0i,  nella  quale  si  esaltano  i  valori  emotivi  e  costruttivi  del 
sublime  e  della  bellezza  umana. 

David  Hume  (1711-76)  si  occupò  di  storia  e  di  lìlosotia  lasciando  di- 
verse diecine  di  opere  poderose,  tra  cui  la  Histori/  of  Ch'eat  Britain  (1751 
17G1)  e  il  saggio  An  Eìiquirij  conccrninfj  Hinnan  Underfifontling  (175Si. 

Hume,  deista  in  filosofia,  è.  come  storico,  anticipatore  del  sistema 
d'indagine  positivista.  I^  sue  opinioni  politiche,  quali  appaiono  dalla 
chiusa  della  Historj/  tendono  a  una  concezione  dì  equilibrio  tra  i  diritti 
del  singolo  e  «luellì  dello  ir^tato  che  rappi-esenta  come  il  difensore  dei 
diritti  della  collettività  verso  il  singolo;  nel  cam]»o  dell'economia  poli 
tica  egli  anticipa  in  parte  le  teorìe  di  Adam  Smith. 

Adam  Smith  (17:ì;>-0())  .sociologo  ed  economista  insigne  è  l'autore 
del  trattato  An  Jnquirij  into  the  Xntun  <,nd  Causrs  of  the  Wealth  of 
Nation^  (1776)  nel  quale  attacca  il  sistema  mercitutilistico,  .sostiene  che 
il  lavoro  è  l'unica  e  vera  fonte  della  ricchezza  di  una  nazione  e  che  esso 
deve  essere  compiuto  dagli  individui  a  .seconda  delle  loi-o  tendenze  e  ca 
pacità.  Secondo  lo  Smith  poi  l'attività  economica  dell'individuo  stimo 

—  157  — 


lata  dal  piiucipio  liberistico  tornerebbe  sempre  ed  automaticamente  a 
vantaggio  anche  della  collettivitiY. 

Anche  le  opere  di  storia  antica  fioriscono  in  ((uesto  tempo  paralle- 
lamente al  graduale  svilui)i)o  preso  dall'archeologia,  e  uno  studio  sulle 
cause  della  decadenza  deirimpero  romano  ci  dà  Edward  Gibbon  (1737- 
1794)  con  il  Decline  and  Fall  of  the  Roman  Empire  (177G-88),  la  più 
grande  opera  storica  della  letteratura  inglese,  magnificamente  costruita 
sia  nel  disegno  generale  che  nei  dettagli,  accurata  e  scritta  con  grande 
efficacia  narrativa  e  uno  stile  dignitoso  e  solenne,  ricco  di  elementi  la- 
tini. Sollevò  molte  discussioni  per  l'atteggiamento  poco  ortodosso  del- 
l'autore nei  riguardi  del  cristianesimo. 

Il  teatro  dell'ultimo  Settecento  non  è  ricco  e  vario  come  quello  del- 
l'ultimo Seicento;  in  esso  tuttavia  si  possono  scorgere  i  primi  sintomi  del 
rinnovamento  romantico  e  vi  è  più  di  un'opera  che  si  salva  per  la  since- 
rità, l'intelligenza  e  l'arguzia. 

Importanti  soprattutto  le  commedie  borghesi  di  George  Codman 
(1732-94),  autore  di  Poìly  Honei/cornh  (17G(l)  e  di  The  Clandestine  Mar- 
riage  (17G6),  scritto  in  collaborazione  col  Garrick;  la  già  menzionata  pro- 
duzione a  tono  sentimentale  dello  Steele  e  di  Goldsmith;  e  le  commedie 
di  Richard  Brinslby  Sheridan  (1751-181G)  ch'è  il  drammaturgo  più  do- 
tato e  popolare  del  periodo. 

Nelle  sue  commedie  ritroviamo  il  dialogo  brillante  e  le  battute  di 
spirito  del  teatro  di  Vanbrugh  e  Congreve,  senza  però  l'immoralità  e  il 
cinismo.  Dotato  di  grandi  qualità  drammatiche,  egli  non  si  cura  di  ripro- 
durre l'ambiente  o  di  approfondire  i  caratteri,  né  ha  preoccupazioni 
etiche;  i  suoi  personaggi  vivono  della  vita  artificiale  della  ribalta,  nel- 
l'abilità del  gioco  scenico  e  verbale,  tra  un  continuo  scoppiettio  di  motti 
arguti  e  di  fiizzi.  che  ci  fa  pensare  al  teatro  di  Oscar  Wilde. 

La  sua  fama  si  fonda  principalmente  su  tre  commedie  giovanili  The 
Rivals  (1775),  in  cui  si  burla  delle  romanticherie  sentimentali  delle  fan- 
ciulle (pur  essendo  in  fondo  un  sentimentale  egli  stesso);  The  School  for 
Scandal  (1777).  il  suo  capolavoro,  satira  dell'ipocrisia;  e  The  Critic 
(1779),  parodia  del  dramma  sentimentale  e  derisione  degli  sprezzanti 
critici  letterari  del  periodo. 

Abbandonato  il  teatro,  lo  Sheridan  diviene  una  delle  figure  più  im- 
portanti del  mondo  politico  del  suo  tempo;  oratore  eloquente  e  forbito, 
ricordiamo  di  lui  specialmente  i  discorsi  pronunciati  in  difesa  della  ri- 
voluzione francese  e  della  libertà  di  stampa  ed  ancora  la  lunga  requisi- 
toria contro  Warren  Hastings. 


158  — 


T\v.   XIX 


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Tav.   XX 


Lauivnce   Sterne. 


Jane   Austen. 


Robert    lUirns. 


William    r.lake. 


XI 
I  PREROMANTICI 


Nel  Bettecento,  col  crescere  e  raflfermarsi  iu  camjio  politico  della 
}X)tenza  deiringhilterra.  questa  nazione  acquista  pure,  i)er  la  prima  vol- 
ta in  Europa,  un  vero  primato  intellettuale  e  letterario. 

Anche  la  splendida  fioritura  del  periodo  elisabettiano  era  rimasta 
fenomeno  nazionale,  che  rientrava  —  fino  a.  un  certo  punto,  come  s'è 
visto  —  nel  grande  movimento  rinascimentale  d'ispirazione  italiana, 
cosicché  i  grandi  scrittori  inglesi  di  questo  periodo,  Shakespeare  com- 
preso, erano  sconosciuti  iu  Europa,  eccezion  fatta  ])er  Bacone,  filosofo 
che  aveva  scritto  principalmente  in  latino. 

Invece  verso  la  fine  del  Seicento  e  nei  primi  decenni  del  secolo  suc- 
cessivo, le  vicende  politiche  dell'Inghilterra,  sia  interne  (la  rivoluzione 
del  1088)  che  internazionali  (la  guerra  di  successione  spagnola),  la  sua 
letteratura  ricca  e  originale  (soprattutto  nel  periodo  della  regina  Anna 
col  sorgere  del  romanzo  e  del  giornalismo),  i  suoi  scienziati  (basti  ricor- 
dare il  Newton),  le  sue  istituzioni  pubbliche  e  private,  la  sua  legisla- 
zione e  la  sua  economia,  fanno  che  questa  nazione  diventi  oggetto  di 
studio,  d'ammirazione  e  d'imitazione  da  parte  delle  menti  più  progre- 
dite e  illuminate  del  continente. 

Quando  si  pensi  che  scrittori  come  Voltaire,  Montesquieu,  Diderot  e 
Rousseau  in  Francia,  Baretti,  Alfieri  e  Foscolo  in  Italia,  Klopstock, 
Lessing  e  Herder  in  Germania  —  per  non  ricordare  che  alcuni  tra  i  più 
importanti  —  sono  ardenti  ammiratori  della  civiltà,  della  cultura  e  delle 
lettere  inglesi  e  se  ne  fanno  i  divulgatori,  si  comprenderà  facilmente 
come  si  vada  diffondendo  in  Europa  il  convincimento  che  il  popolo  in- 
glese sia  ormai  all'avanguardia  della  civiltà  europea. 

L'anglomania  durerà  per  tutto  il  secolo  XVIII  e  quando  in  mezzo 
al  raziomalismo.  all'ottimismo  e  al  classicismo  imperanti,  si  manifeste- 
ranno i  primi  sintomi  di  stanchezza  e  i  primi  segni  di  reazione,  che  con- 
durranno all'affermarsi   del  grande  rivolgimento  romantico  agli   inizi 

—  159  — 

11  -  Breve  storia  delia   letteratura   inglese. 


del  secolo  XIX,  tali  voci  nuove  si  faranno  sentire  per  prime  in  alcuni 
scrittori  inglesi,  che  diverranno  rapidamente  popolari  sul  continente. 

Tra  questi  scrittori,  specialmente  poeti,  ai  quali  viene  generalmente 
data  la  designazione  di  preromantici,  ve  ne  sono  alcuni  come  Thomson, 
Gray  e  Oowper  che  testimoniano  lo  spirito  di  transizione  per  quel  con- 
trasto esistente  nelle  loro  opere  tra  soggetti,  atteggiamenti  e  cultura  di 
timbro  settecentesco  e  classicheggiante  ed  ispirazioni,  stati  d'animo, 
compromessi  stilistici  denotanti  un  notevole  risveglio  d'indipendenza 
spirituale;  ve  ne  sono  altri,  come  Macpherson  e  Chatterton,  che  hanno 
già  rotto  i  ponti  con  i  contemporanei  e  rievocando  immagini  e  canti  di 
eroiche  e  favolose  età  passate  sembrano  anticipare  il  clima  ed  il  gusto 
dei  maggiori  romantici;  altri  ancora,  come  Burns  e  lUake,  che  potreb- 
bero essere  considerati  (specie  Burns)  al  di  fuori  di  ogni  angustia  di 
tempo  e  di  scuola,  tanto  marcata  è  la  loro  personalità  e  indipendente  la 
loro  ispirazione,  ma  che  vengono  solitamente  ricondotti  a  questi  gruppi 
oltre  che  per  esigenze  didattiche,  per  la  palese  influenza  esercitata  su 
molti  rappresentanti  del  grande  movimento  spirituale  che  essi  precedono. 

James  Thomson  (1700-48),  nativo  della  Scozia  meridionale,  dotato 
di  fervida  immaginazione,  osservatore  attento  e  non  superficiale,  seppe 
trar  profitto  del  romantico  scenario  in  cui  era  vissuto  nella  prima  giovi- 
nezza, rimettendo  in  onore  il  sentimento  e  la  descrizione  della  natura 
che  diviene,  per  la  prima,  volta  con  lui,  argomento  principale  di  un'ope- 
ra poetica.  Giovanissimo  si  recò  a  Londra,  ove  pubblicò  nel  1726  il  poe- 
metto Wiìiter  che  ebbe  grande  successo,  sì  da  indurlo  a  continuare  con 
la  descrizione  delle  altre  stagioni,  riuscita  non  altrettanto  bella  e  spon- 
tanea. Il  poema  completo  The  Scasons  (Le  stagioni)  apparve  nel  1730. 

Come  nel  soggetto  aveva  abbandonato  l'uomo  e  la  vita  cittadina  per 
il  culto  della  natura,  così  nella  forma  abbandonò  il  distico  eroico  per  il 
verso  sciolto  railtoniano.  Tuttavia  il  metodo  e  l'attitudine  mentale  del 
Thomson  non  sono  lontani  dal  Pope,  aUora  all'apogeo  della  sua  fortuna 
letteraria.  Le  sue  descrizioni  delle  bellezze  naturali  sono  generiche  e 
ordinate  come  in  un  catalogo,  lo  stile,  pesante  e  troppo  diffuso,  appare 
—  se  confrontato  con  quello  dei  romantici  posteriori  —  freddo,  conven- 
zionale e  ampolloso  nella  sua  dizione  poetica  settecentesca. 

L'altra  opera  importante  del  Thomson  è  The  Castle  of  Indolenee 
(Il  castello  dell'accidia,  174:8),  in  due  canti,  in  cui  si  pro^^oueva  di  fare 
una  descrizione  parodistica  della  sua  vita  indolente  nel  ritiro  di  Rich- 
mond, ma  che  riuscì  invece  una  delle  migliori  imitazioni  dello  Spenser, 
del  quale  il  Thomson  usò  la  stanza  con  grande  maestria. 

Scrisse  ancora  la  famosa  lirica  Rule  Britannia! ,  uno  dei  canti  nazio- 
nali inglesi,  che  si  trova  nel  «  ma«k  »  Alfred,  un  lungo  poema  politico 

—  160  — 


in  versi  sciolti  intitolato  Liberti/  (1734-6),  e  numerose  ma  insignificanti 
tragedie. 

Snccesso  anche  più  clamoroso  di  quello  ottenuto  dal  Thomson  con 
The  Sea,9ons,  ottenne  Edward  Young  (1683-1765)  quando,  già  avanzato 
negli  anni,  pubblicò  tra  il  1712  e  il  1745  i  suoi  Nif/kt  TJiottghts  on  Life. 
Death  and  Jmmortaìitn  (Tensieri  notturni  sulla  vita,  la  morte  e  l'im- 
mortalitiì),  lungo  poema  comjiosto  di  sette  sermoni  o  meditazioni  in  versi 
sciolti,  ispiratogli  da  gravi  sciagure  domestiche,  sebbene  l'evidente  man- 
canza di  sincerità  del  poeta  —  che  scriveva  al  lume  vacillante  di  una 
candela  posata  su  di  un  teschio  umano  —  non  fosse  celata  a  tutti  i  suoi 
contemporanei.  Non  manca  però  nel  poema  qualche  bel  tratto  eloquente. 
Coi  suoi  Xi(/hf  Thonfjhts  lo  Young  introduce  un  altro  degli  elementi  ca- 
ratteristici del  romanticismo,  la  poesia  sepolcrale,  che  troverà  un'eco 
immediata  nel  poemetto  The  Clrarc  (L'avello,  1743),  di  Robert  Blair 
(1699-174(1).  e  la  voce  più  meditata  e  armoniosa  nell'elegia  del  Gray,  alla 
quale  s'ispirò  il  Foscolo  nei  Sepolcri. 


THOMAS  GRAY 

Thomas  Ctr.w  (1716-71),  nato  a  Cornhill  (Londra),  è  figura  partico 
larmente  lappreseutativa  della  fase  di  transizione  tra  mondo  classico  e 
mondo  romantico.  Il  padre  era  un  uomo  d'affari  della  C^ty  e  la  madre 
aveva  due  fi-atelli  insegnanti,  uno  a  Eton  e  l'altro  a  Cambridge,  cosicché 
fu  possibile  dare  al  figliolo  un'ottima  educazione.  Il  Gray  studiò  infatti 
I>rima  al  collegio  di  Eton,  dove  divenne  grande  amico  di  Horace  Wal- 
pole.  e  poi  alTuniversità  di  Cambridge,  approfondendo  non  solo  lo  stu- 
dio dei  classici,  della  storia  e  delle  lingue  moderne  (specie  il  francese). 
ma  anche  quello  delle  scienze  naturali  e  della  filosofia. 

Lasciata  Cambridge,  iniziò  nel  1739,  insieme  a  Wali)ole,  un  viaggio 
sul  continente,  visitando  la  Francia  e  l'Italia.  Essendosi  qui  bisticciato 
con  l'amico  proseguì  il  viaggio  da  solo,  tornando  in  Inghilterra  nel  1741, 
poco  prima  della  morte  del  padic.  Si  stabilì  allora  a  Cambridge,  dove 
continuò  in  quieta  meditazione  i  suoi  studi,  acquistandosi  la  reputazio- 
ne d'essere  uno  degli  uomini  più  dotti  del  suo  tempo. 

Ancor  giovane  egli  compose  una  serie  di  poesie  degiie  di  nota  pei- 
freschezza  ed  eleganza  di  forma,  molto  legate  ancora  agli  schemi  poetici 
del  secolo,  ma  già  tutte  soffuse  di  un  alone  di  sognante  ])erplessità  e  ma- 
linconia. Sono  VOde  io  Sprint,  il  Soiinet  on  the  Death  of  Richard  West. 
VHt/mn  to  Adversitj/.  VOdc  on  a  Distant  Prospect  of  Eton  College  e 
VHìjmn  to  Jgnora^ìcc  (frammentario),  apparse  nel  1742. 

—  161  — 


Riconciliatosi  con  Walpole,  scrisse  in  morte  della  gatta  favorita  del- 
l'amico, annegatasi  mentre  tentava  di  ghermire  i  pesci  rossi  di  una  va 
sca,  la  graziosa  Ode  on  the  Death  of  a  Fcwouritc  Cat ,  che  insieme  a  A 
Long  Story  mostra,  col  suo  fine  umorismo,  un  altro  lato  della  complessa 
personalità  del  Gray. 

Venne  poi  il  suo  capolavoro,  la  bellissima  PJlegy  Written  in  a  Court 
try  Churchyard  (1750),  composta  di  trentadue  quartine  di  decasillabi 
rimati  abab,  una  delle  gemme  della  letteratura  inglese,  alla  quale  l'au- 
tore deve  la  sua  fama  mondiale  e  il  primo  posto  tra  i  lirici  inglesi  del 
Settecento.  E'  stato  osservato  che  il  tema  ispiratore  dell'elegia  —  la 
morte  livellatrice  degli  umani  —  è  semplice  e  tutt'altro  che  peregrino, 
ma  non  è  l'originalità  del  soggetto  che  conta  in  una  poesia  lirica.  Se  il 
tema  non  è  nuovo  è  eterno  e  il  trasformare  i  luoghi  comuni  in  «  things 
of  beauty  »  è  uno  dei  meriti  della  grande  arte.  Sotto  lo  splendido  broc- 
cato dello  stile  e  le  reminiscenze  dotte  vibrano  dei  sentimenti  e  assumono 
forma  fantastica  dei  pensieri  che  trovano  eco  in  ogni  cuore  umano. 
Sembra  che  il  Gray  abbia  lavorato  sette  anni  intorno  a  quest'ode,  e  in 
verità  in  essa  il  poeta  raggiunse,  come  altri  hanno  già  posto  in  i-ilievo, 
quella  estrema  concisione  della  frase  che  nulla  toglie  alla  purezza,  alla 
perspicuità  e  alla  musicalità  e  sembra  esser  stata  il  supremo  ideale 
artistico  dello  scrittore. 

The  curfew  tolls  the  kuell  of  parting  day, 
The  lowing  hercì  wind  slowly  o'er  the  lea. 
The  plowman  homeward  plods  his  weary  way, 
And  leaves  the  world  to  darkness  and  to  me. 

Now  fades  the  glimmering  landscape  on  the  sight, 
And  ali  the  air  a  solenm  stillness  holds, 
Save  where  the  beetle  wheels  his  droning  flight, 
And  drowsy  tlnklings  lull  the  distant  folds;  (1) 

L'elegia  e  le  due  odi  pindariche  The  Progress  of  Pocsy  (1754)  e  The 
Bm^d  (1757)  segnarono  la  piena  affermazione  del  Gray. 

Nella  lunga  ode  The  Bard  il  poeta  ci  trasporta  nel  mondo  degli  ultimi  bardi 
gaelici  :   vi  si  racconta  la  leggenda  dell'incontro  tra  un  «  Welsh  singer  »   (2)  ch'è 


(1)  Il  coprifuoco  suona  a  mesti  rintocchi  il  dipartirsi  del  giorno,  —  Il  mug- 
ghiante  armento  si  snoda  lentamente  sui  prati,  —  L'aratore  volge  il  passo  stanco 
verso  casa,  —  E  lascia  il  mondo  alle   tenebre  e   a  me. 

Ora  svanisce  dalla  vista  il  paesaggio  diafano,  —  B  una  pace  solenne  pervade 
tutta  l'aria,  —  Tranne  là  dove  il  maggiolino  va  rotando  con  volo  ronzante,  — 
B  sonnolenti  tintinnii  cullano  gli  ovili  lontani. 

(2)  «  Welsh  »  che  in  anglosassone  significa  «  straniero  »  fu  l'appellativo  dato 
appunto  dagli  Anglosassoni  invasori  agli  antichi   abitanti  delle  isole  britanniche. 

—  162  — 


appunto  l'ultimo  dei  bardi  ed  il  re  Edoardo  I,  incontro,  che  si  svolge  in  un  diUi- 
rile  valico  delle  montagne  del  Galles  durante  la  conquista  di  quel  paese  da  parte 
del  battagliero  sovrano  inglese. 

Il  bardo,  ch'è  di  razza  celtica,  osa  fermare  il  re  e  tutti  i  suoi  guerrieri 
e  predice  la  futura  rovina  delle  dinastie  anglo-sassoni  che  hanno  costretto  la  sua 
gente  a  rifugiarsi  in  uno  stretto  lembo  dell'isola;  rivela  i  futuri  triontì  della 
casa  dei  Tndor  (la  quale  come  sappiamo  ebbe  il  suo  capostipite  in  un  «  Welsh 
gentleman  »»  e  canta  le  glorie  dei  poeti  che  nasceranno  in  quell'epoca;  indi  dopo 
aver  parlato  e  cantato,  l'ultimo  bardo  si  tuffa  nel  fiume  sottostante  al  valico  e 
stcìmpare  tra  le  onde,  simbolo  di  una  fiera  e  nobile  stirpe. 

Quest'ode  leggendaria  suscitò  molto  interesse  ed  entusiasmo  e  fu  se- 
guita da  altre  due  lunghe  poesie  The  Fatai  Sistcrs  (17G1)  e  2'he  Descent 
of  Odin  (1761)  i  soggetti  delle  quali  erano  tolti  alle  antiche  saghe  nordi- 
che e  gli  sviluppi  ispirati  ai  canti  anonimi  della  primitiva  epica  celtica. 

La  produzione  epico-leggendaria  del  Gray  comparve  quasi  contem- 
poraneamente alle  Reìiques  of  Ancient  English  Poetry  del  Percy,  al 
quale  accenneremo  più  oltre,  e  contribuì  al  graduale  spostamento  del- 
l'interesse poetico  dal  mondo  classico  al  mondo  medioevale. 

I  suoi  successi  poetici,  le  sue  varie  monografie,  traduzioni  e  compo- 
sizioni latine  gli  valsero  nel  1757,  alla  morte  di  Colley  Cibber,  l'offerta 
del  titolo  di  poeta  laureato,  offerta  ch'egli  declinò.  Per  il  resto  la  sua 
vita  non  ebbe  avvenimenti  notevoli  :  nel  1768  fu  nominato  professore  di 
storia  moderna  a  Cambridge.  Morì  nel  suo  appartamento  privato  presso 
il  Penbroke  College,  lasciando  un  epistolario  voluminoso  e  interessante, 
tra  i  più  belli  della  letteratura  inglese. 

A  lui  si  accompagna  di  solito  William  Collins  (1721-59),  scrittore 
poco  fecondo  e  molto  disuguale,  ch'ebbe  una  vita  breve  e  funestata  verso 
la  fine  dalla  pazzia. 

Ammiratore  e  amico  del  Thomson,  per  la  morte  del  quale  scrisse  una 
nobile  elegia,  risente  della  artificiosità  pedantesca  dello  stile  poetico  del 
tempo.  Aveva  però  un  delicato  senso  della  bellezza  e  a  tratti  un'inten- 
sità lirica  eccezionale  che,  quando  riesce  a  trovare  espressione  nella  sem- 
lilicità  —  come  in  alcune  delle  sue  Odes  (1746-7),  specie  delle  più  brevi 
—  gli  consente  di  creare  canti  tra  1  più  belli  del  secolo.  Ricordiamo 
VOd^  to  the  Pas8Ì0)ì8,  VOde  on  Ihe  Popuìar  Superstitions  of  the  High- 
Iwnds  of  l^cotland,  che  introduce  col  mondo  delle  fate,  delle  streghe,  dei 
pigmei  e  dei  re  medievali,  un  nuovo  elemento  romantico,  il  Dirge  in 
(Jyinheline,  e  infine  il  suo  capolavoro  VOde  to  Eveninff ,  tutta  pervasa  da 
un'intima  e  soave  tristezza  crepuscolare. 


—  163 


WILLIAM  CO  W PER 

Più  interessante  e  forse  più  ricca  di  travaglio  interiore  si  i)resenta  la 
personalità  di  "William  Cowi-bk  (1731-1800). 

Nacque  nel  Ilertfordsliire,  da  un  pastore  anglicano  nipote  del  Lord 
Ohancellor  Cowper  e  da  una  nobildoima  lontana  discendente  del  re  En- 
rico III. 

Fanciullo  delicato,  sensibile,  precocissimo,  sottri  immensamente  per 
1  immatura  perdita  della  madre  che  morì  quando  egli  aveva  appena  sei 
anni.  La  scomparsa  della  madre,  la  cui  memoria  doveva  più  tardi  sugge 
rirgli  una  delle  sue  più  belle  poesie,  e  la  permanenza  nel  collegio  di 
Westminster,  i  cui  metodi  quanto  mai  rigidi  e  brutali  furono  da  lui 
più  tardi  denunciati  nell'invettiva  Tirocinium,,  or  a  Revieic  of  Sohools 
(1784),  favorirono  certamente  quella  sua  tendenza  alla  malinconia  ed 
all'ansietà  che  doveva  poi  tragicamente  degenerare  in  una  intermit- 
tente e  dolorosa  insanita  mentale. 

Compiuti  gli  studi  di  avvocato  trascorse  un  certo  periodo  in  ca«a  di 
uno  zio  ove  s'innamorò,  corrisposto,  della  cugina  Theodora;  costretto  ad 
abbandonare  l'idea  del  matrimonio  per  il  mancato  consenso  dei  parenti, 
si  accinse  alla  carriera  legale  ottenendo  un  posto  alla  Camera  dei  Lords. 
ma,  alla  vigilia  di  un  esame  statale  che  doveva  abilitarlo  airesercizio 
della  professione  prescelta,  fu  colto  da  una  prima  violentissima  crisi  e 
tentò  di  suicidarsi.  Fortunatamente,  dopo  un  soggiorno  di  un  anno  in 
una  casa  di  cura,  egli  s'imbattè  nella  buona  famiglia  TJnwin  che  rico- 
nobbe il  suo  genio  e  lo  accolse  presso  di  sé,  come  ospite  a  pensione,  cii- 
condandolo  di  attenzioni  e  di  cure. 

L'eredità  del  padre  gli  aveva  intanto  procurato  una  discreta  agia- 
tezza ed  egli,  in  tal  modo,  potè  concedersi  una  vita  tranquilla  nella  casa 
di  campagna  di  Olney  ove  Mrs.  ITnwin  con  i  tìglioli  si  era  trasferita  do])o 
la  morte  del  marito. 

Lì,  il  Cowper,  che  fino  allora  non  aveva  composto  che  pochi  poe- 
metti, in  realtà  di  scarso  valore  e  ancora  molto  legati  agli  schemi  clas- 
sici, riprese  i  suoi  studi  preferiti  e  la  sua  attività  letteraria. 

Strinse  amicizia  col  parroco  del  luogo,  certo  Mr.  Newton,  propa 
gandista  evangelico  e  cultore  di  musica  e  poesie  liturgiche,  e  sotto 
l'influenza  di  questi  compose  i  suoi  inni  religiosi  molti  dei  quali,  ispi- 
rati e  solenni  come  il  «  God  moves  in  a  mysterious  way  »  (Dio  procede 
in  modo  misterioso)  e  !'«  Ilark,  my  soni  !  it  is  the  Lord  !  »  (Ascolta,  mia 
anima!  E'  il  Signore!),  vengono  ancor  oggi  cantati  nelle  chiese  anglicane 
da  migliaia  di  fedeli  che  forse  ignorano  il  nome  del  loro  autore. 

Ma  l'amicizia  con  il  mistico  e  fanatico  Mr.  Newton  e  il  clima  asce- 
tico dei  temi  sacri  ridestarono  nello  spirito  dell'infelice  poeta  quella 

—  164  — 


mania  religiosa,  che  aveva  avuto  tanta  parte  nel  precedente  squilibrio, 
e  neutralizzarono  gli  sforzi  della  buona  e  intelligente  signora  Unwiu 
dedicatasi  completamente  al  suo  ospite  adorato  e  desiderosa  di  creare 
intorno  a  lui  un'atuiosfera  di  georgica  pace  familiare  per  difenderlo  dal 
triste  male  in  perenne  agguato. 

Questa  ricaduta  durata  vari  anni  distolse  più  tardi  il  poeta  e  la 
stessa  sua  «  cara  ombra  fedele  »  dalla  vagheggiata  unione  matrimoniale 
rendendo  tuttavia  ancor  più  profondo  e  forse  materno,  da  parte  della 
l'nwin,  Fatfetto  che  ella  nutrì  per  lui  sino  alla  fine. 

Seguirono  quindi  molti  anni  tranquilli  durante  i  quali  il  Cowper, 
alternando  le  più  innocenti  occupazioni  domestiche  e  le  cure  al  giardino 
della  sua  buona  Mary  (ch'è  la  Mary  di  tutte  le  sue  poesie)  alle  com- 
posizioni poetiche,  scrisse  i  suoi  lavori  migliori  :  il  poemetto  The  Task 
(1785)  e  la  ballata  The  Diveriing  U  istori/  of  John  Gii  pi  n,  pubblicata  nel- 
lo stesso  volume. 

Alla  morte  della  Unwin  T  oscurità  si  rifa  quasi  totale  nel  suo  spirito 
ma  egli  ha  ancora  momenti  di  lucidità  che  gli  consentono  di  fissare  sulla 
carta  i  moti  del  suo  animo  tormentato.  E'  degli  ultimi  anni  della  sua 
vita  la  bellissima  ode  On  the  Reccipt  of  vii/  Mother's  Picture  out  of 
Norfolk,  che  echeggia  Tinlìnito  rimpianto  dell'immatura  perdita  ed  è  un 
canto  di  commovente  riconoscenza  all'arte  ed  all'amore  materno  : 

Oh  that  those  lips  had  languagel  Life  has  pass'd 

With  me  but  roughly  since  I  heard  Ihee  last. 

Those  lips  are  thine  —  thy  own  sweet  smile  I  see 

The  sanie  that  oft  in  childhood  solaced  me; 

Voice  ouly  fails,  else,  how  distinct  they  say, 

«  Grieve  not  my  child,  chase  ali  thy  fears  away!  » 

The  meek  infelligeuce  of  those  dear  eyes 

(Blest  be  the  art  that  can  immortalizo, 

The   art  that  baffles  tirae's   tyra<inical  dime 

To  qiiench  it)  heie  shiues  on  me  stili  the  same.   (1) 

The  Ta^k  è  un  poemetto  in  versi  sciolti  derivato  da  una  poesia  più 
breve  The  Sofà  inclusa  poi  nel  primo  come  canto  introduttivo  (2). 


(1)  Oh  se  <iuelle  labbra  avessero  parole!  La  vita  è  stata  —  Rude  con  me  da 
quando  ti  udii  l'ultima  volta.  —  Tue  sono  «jneste  labbra,  proprio  tuo  è  il  sorriso 
che  vedo,  —  Lo  stesso  che  da  fanciullo  mi  confortava;  -  Solo  la  voce  manca, 
altrimenti  come  direbbero  distintamente:  —  Non  affliggerti  tìglio  mio,  scaccia 
tutti  i  tuoi  timori I  —  La  mite  intelligenza  di  quei  cari  occhi  —  (T'.enedetta  sia 
l'arte  che  può  immortalare,  —  L'arte  che  frustra  la  pretesa  tirannica  del  temi») 
—  Di  estinguerla!  «lui  brilla  su  di  me  ancor  la  stessa. 

(2)  L'amica  Lady  Austen  aveva  proposto  al  poeta  il  sofà  della  iirupria  stanza 
«.ome  soggetto  d'un  poema. 

—  165  — 


Si  tratta  di  un'opera  diflBcilmente  classificabile  che  assume  volta  a 
volta  tono  idilliaco  e  georgico,  didattico  e  filosofico  :  il  poeta  ci  pi-eseuta 
scene  e  vignette  della  vita  agreste,  si  sofferma  in  dissertazioni  sul  con- 
sorzio umano  e  sulla  pace  tra  gli  uomini,  s'indugia  beato  nella  contem- 
plazione del  paesaggio  e  sovente  dà  sfogo  al  bisogno  lirico  del  suo  animo. 
Così,  talora  si  ha  l'impressione  che  il  Cowper  voglia  perpetuare,  sia  pure 
a  suo  modo,  la  tradizione  pastorale  di  Pope,  di  Thomson  e  di  Crabbe. 
Talora  sembra  ch'egli  respiri  già  nell'aria  le  libere  espansioni  dei  roman- 
tici, specie  in  alcune  meditazioni  liriche  clic  sembrano  anticipare  i  poeti 
laghisti. 

In  certe  espressioni  e  in  certi  atteggiamenti  l'autore  di  The  Task 
ci  appare  quasi  un  moderno,  specie  per  quel  modo  di  sentire  il  con- 
trasto tra  città  e  campagna,  contrasto  che  si  acuisce  nel  suo  animo  tur- 
bato fino  a  diventare  conflitto  insanabile  così  da  fargli  apparire  la  città 
come  opera  umana  ed  effimera  e  la  natura  come  l'eterno  regno  di  Dio. 

Tatto  il  poema,  è  d'altronde  un  inno  alla  natura  nella  quale  si  era 
rifugiato  come  una  povera  bestia  ferita. 

The  Diverting  History  of  John  Oilpin  è  uno  dei  più  famosi  poe- 
metti eroicomici  della  letteratura  inglese. 

Il  soggetto  sembra  esser  stato  fornito  al  Cowper,  anche  questa  volta 
da  Ladj  Austen,  la  quale  desiderava  distrarre  il  poeta  dalla  sua  malin- 
conia con  un  allegro  racconto;  si  narra  a  questo  proposito  che,  dopo  aver 
riso  un'intera  notte  alla  narrazione  della  gentile  amica,  il  poeta  si  po- 
nesse al  lavoro  volgendo  in  poche  ore  la  fiaba  in  ballata. 

La  vicenda  del  povero  Gilpin  recatosi  con  la  moglie  e  la  figlia  a  una 
festa  campestre  e  rimasto  vittima  del  proprio  puledro  imbizzarrito  è 
narrata  con  una  vivacità  e  uno  spirito  degni  della  penna  di  Cervantes 
e  ci  mostra  un  Cowper  ricco  d'irresistibile  «  humour  », 

Oltre  Sb  The  Ta^k  ed  a  John  Oilpin  occorre  ricordare  del  Cowper 
l'interessantissimo  epistolario  e  la  traduzione  delVTliade. 

L'ultimo  suo  lavoro  originale  è  la  commovente  poesia  The  Cdstaway . 
in  cui  rappresenta,  se  stesso  e  il  suo  triste  destino  nel  marinaio  spazzato 
via  dal  mare  in  tempesta  dalla  tolda  della  nave,  trascinata  lontano  dalla 
furia  del  vento  e  dei  marosi,  senza  più  alcuna  possibilità  per  lui  di  sal- 
vezza o  di  aiuto. 

Scrittore  di  transizione  è  anche  George  Orabbb  (1754-1832),  che  sul- 
le vecchie  forme  della  scuola  classica  —  usa  il  distico  eroico  e  una  di 
zione  poetica  ricca  di  antitesi  e  di  versi  epigrammatici  —  infonde  il 
contenuto  nuovo  del  suo  realismo  umanitario  e  del  suo  pessimismo  con- 
genito, avvivato  dall'ambiente  di  miseria  del  natio  Aldborough,  piccolo 
porto  sulla  squallida  costa  orientale  (Sufifolk),  in  cui  visse  la  laboriosa  e 
travagliata  giovinezza. 

—  166  — 


Gli  diede  fama  il  poema  The  Villagc  (1783),  forte,  dettagliata,  cupa 
descrizione  realistica  della  vita  dei  contadini,  in  aperto  contrasto  con  le 
idilliche  rai>]>resentazi()ni  tradizionali  della  felicità  e  dell'innocenza  dei 
campi,  di  cui  s'era  fatto  anche  di  recente  portavoce  il  Goldsmith  nel 
suo  Deserted  Yiìlage  (1770)  e  in  Francia  il  Rousseau. 

Le  altre  opere  importanti  del  Crabbe  sono  The  Parlsh  Resister 
(1807),  in  cui  un  parroco  di  campagna  scorre  il  libro  parrocchiale  medi- 
tando sulle  nascite,  i  matrimoni  e  le  morti  ivi  registrati;  The  Borough 
(1810),  descrizione  della  vita  in  una  cittadina  di  provincia,  lavoro  disu- 
guale e  prolisso  ma  che  contiene  alcune  delle  cose  sue  migliori;  i  Talcs- 
in  Verse  (1S12)  e  Taics  of  the  Hall  (181S),  dove,  pur  tra  pagine  felici  che 
dimostrano  come  lo  scrittore  conservasse  fino  all'ultimo  la  sua  vigoria 
e  sincerità  poetiche,  si  va  accentuando  sempre  più  la  trascuratezza  for- 
male, la  sovrabbondanza  di  particolari  inutili  e  una  versificazione  spesso 
goffa,  piatta  e  verbosa. 


/  CANTI   O^S.SIAXICI  E  LA   RIELABORAZIOyE    DELLE    BALLA- 
TE E  LEGGENDE  ANTICHE. 

Il  risveglio  dell' intei*esse  poetico  per  il  Medioevo  e  le  antiche  età 
leggendarie,  particolarmente  ricche  di  elementi  emotivi  ed  eroici,  si 
concretò  nell'opera  di  alcuni  poeti  che  con  una  serie  di  traduzioni  più 
o  meno  libere  e  di  rifacimenti  misero  di  moda  le  antiche  ballate  ed  i 
cauti  epico-amorosi  patrimonio  delle  varie  stirpi  che  contribuirono  alla 
formazione  della  nazione  inglese. 

Tra  questi  poeti,  ai  quali  arrise  il  più  lieto  successo  del  pubblico  se 
non  sempre  l'approvazione  dei  critici,  sono  degni  di  nota  lo  scozzese 
James  Macpherson,  l'irlandese  Thomas  Percy  ed  il  giovane  Thomas 
rhatterton. 

James  Macpherson  (1736-{M>),  maestro  elementare  in  una  cittadina 
della  Scozia,  pubblicò  nel  1760  una  serie  di  poesie  col  titolo  Fragmcnfs 
of  Ancievt  Poetry  coìlected  in  the  Highlands  of  Scotland,  and  trans'- 
latcd  froin  the  Gaelic  or  Erse  language,  alla  quale  seguirono  i  poemi  epici 
Fingal  (1702),  in  sei  libri,  e  Temora  (1703),  in  otto  libri.  Queste  poesie  e 
poemi,  scritti  in  una  prosa  poetica  semplice  e  numerosa,  dal  tono  ora 
lirico,  ora  epico,  ora  elegiaco,  narravano  gli  amori  di  cavalieri  antichi, 
i  loro  duelli,  le  loro  gesta  meravigliose  e  senza  introdurre  elementi  e 
creature  soprannaturali  aprivano  ai  lettori  il  mondo  incaii^vole  di  una 
umanità  vergine  e  generosa  ma  già  afflitta  dalle  passioni  e  dalle  leggi 
inesorabili  del  fato. 

Era  un  vecchio  mondo  che  si  risollevava  con  tutta  l'inesprimibile 

—  167  — 


attrazione  delle  cose  passate,  un  vecchio  mondo  ancora  pulsante  dei  sen- 
timenti sublimi  che  vi  avevano  vibrato  eppure  <i,ià  come  disincantato 
per  la  coscienza,  nel  poeta,  della  caducità  delle  cose  terrene. 

Il  fascino  del  leggendario  e  la  malinconia  sottile  sprigionautesi  da 
(}uesti  poemi  che  il  Macphersou  dichiarava  di  avere  puramente  tradotto 
dall'antico  bardo  caledonio  Ossian,  conquistò  immediatamente  il  pub- 
blico inglese  e,  in  breve,  quello  di  tutta  l'Europa  (1). 

A  tale  successo  di  pubblico  e  di  critica,  si  contrappose  ben  presto  il 
giudizio  di  altri  critici  non  meno  autorevoli,  capeggiati  dal  dr.  Johnson, 
i  quali  partendo  da  considerazioni  d'ordine  soprattutto  filologico,  con- 
testarono al  Macpherson,  l'autenticità  delle  sue  traduzioni,  sostenendo 
ch'esse  erano  in  gran  parte  opera  della  sua  fantasia. 

Quest'opinione  troverà  più  tardi  conferma,  ma  a  noi  che  riguardia- 
mo la  controversia  in  sede  estetica  e  non  filologica,  basti  il  poter  con- 
cludere che  il  Macpherson  aveva  del  reale  talento  poetico  e  che  coi  suoi 
canti  ossianici  esercitò  una  grande  influenza  sul  gusto  romantico  che 
s'andava  formando  in  quegli  anni. 

Stimolato  dal  successo  del  Macpherson,  Thomas  Percy  (1729-1811) 
diede  alle  stampe  nel  1765  una  serie  più  numerosa  di  poesie  che  intitolò 
Reliquics  of  Ancient  English  Poetrij,  trascrizioni  e  rifacimenti  di  balla- 
te e  di  canti  più  o  meno  antichi,  tratti  da  varie  fonti,  che  l'autore  «  de- 
siderava far  conoscere  al  pubblico  inglese».  Anch' egli  rielaborò  la  ma- 
teria e  aggiunse  liberamente  di  suo  (2),  usando  talora,  per  non  alienarsi 
le  simpatie  dei  iohnsoniani,  uno  stile  ripulito  e  classicheggiante  strana- 
mente in  contrasto  coi  soggetti  trattati.  Alcune  delle  ballate  del  Percy 
conservano  tuttavia  notevole  freschezza  ed  hanno  contribuito  anch'esse 
all'interpretazione  romantica  del  Medioevo. 

Commovente  è  la  figura  di  Thomas  Chatterton  (1752-70)  cui  era  con- 
sentito bazzicare  nei  più  oscuri  angoli  della  bella  cattedrale  di  St.  Marv 
Kadcliffe  di  Bristol,  nella  quale  suo  padre  cantava  e  insegnava  scrittura, 
l'n  giorno  il  ragazzo  scoprì  nella  vecchia  cassapanca  della  sagrestia  un 
bel  mucchio  di  antichi  documenti  letterari. 

Il  suo  cuore  di  adolescente  e  la  sua  sognante  fantasia  furono  accesi 
da  tutte  quelle  carte  ingiallite  dal  tempo  e  così  jiiene  di  meravigliosi 
racconti.  Pazientemente  cominciò  a  copiare  i  vecchi  manoscritti,  forse 
j»er  il  solo  gusto  di  riprodurre  quell'antica  scrittura  e  d'imparare  tutte 


(1)  L'Ossian  del  Macpherson  fu  tradotto  iu  Italia  dall'abate  Cesarotti  ed  ebtK' 
im  enorme  .siffcesso. 

(2)  Il  Percy  stesso  scriveva  nella  prefazione  alle  sue  Reìiques  di  avere  ag- 
giunto aUa  serie  delle  antiche  ballate  -.Icune  su?  composizioni  «  to  atone  for  the 
rudene?s  of  the  more  obsolete  ))oems  »  (i>er  far  perdonare  la  rudezza  dei  canti 
l>iiì  antichi). 

—  168  ~ 


quelle  iifiriazioiii,  ma  poi  si  accorse  di  potei-  scrivere  versi  traendo 
l'ispirazione  proprio  da  (jnei  vecchi  documenti  e  da  tutti  i  sogni  ch'esci 
gli  avevano  suggerito.  Scrisse  con  entusiasmo  nella  lingua  e  nello  stile 
che  gli  erano  ormai  diventati  familiari,  trascrisse  con  pazienza  e  con 
straordinaria  perizia  le  sue  ballate  in  vecchi  fogli  sgualciti  e,  anche  lui 
stimolato  dal  successo  del  Macpherson  cominciò  ad  esibire  i  suoi  docu- 
menti che  dichiarava  estrarre  dagli  archivi  della  vecchia  chiesa  e  che 
attribuiva  a  un  immaginario  personaggio  del  quattrocento,  certo  Thomas 
Rowley,  i>ret(^  e  poeta  della  città  di  llristol. 

La  suggestione  dei  documenti,  perfetti  nella  loro  mistificazione  este- 
riore, il  fascino  dei  poemi  che  vi  erano  trascritti,  freschi  d'ispirazione 
e  di  stile,  la  propaganda  stessa  che  si  andò  creando  intorno  ad  essi,  re- 
sero presto  noto  il  nome  del  sedicente  scopritore  il  quale,  incoraggiato 
dal  diplomatico  e  letterato  Sir  llorace  Walpole,  si  i-ecò  a  landra  in 
cerca  di  fortuna.  Ma  a  Londra,  dove  un  diffuso  periodico  aveva  già  pre- 
sentato un  «  poem  by  Howley  :  Elinourc  and  Juqa  »,  il  povero  Chatterton 
ebbe  a  lottare  con  i  disagi  e  con  la  fame,  nò  bastò  il  successo  ottenuto 
con  la  rappresentazione  della  sua  opera  burlesca  The  Revcnge  a  salvarlo 
da  una  terribile  crisi  di  avvilimento  :  deluso,  per  il  mancato  immediato 
riconoscimento  e  troppo  orgoglioso,  forse,  per  cercare  aiuti  e  protettoli, 
egli  si  tolse  la  vita,  avendo  appena  compiuto  il  diciottesimo  anno  di  età . 

A  parte  il  loro  valore  artistico,  spesso  notevole,  sarà  bene  ricor- 
dare che  tutte  queste  geniali  contraffazioni  el)bero  una  grande  impoi - 
tanza  nella  formazione  spirituale  di  molti  romantici;  e  per  non  citare 
che  alcuni  esempi  basterà  tener  presente  l'influenza  che  il  Percy  esercitò 
sullo  Scott  e  il  Chatterton  sul  Keats,  s])ecie  sul  Keats  deìVIsahcìla. 

Accanto  ai  cosiddetti  «  mistificatori  »  converrà  anche  noverare 
HoHACB  Walpolk  (1717-1797)  e  l'esotista  U'iij.iam  Beckford  (1759-1841:). 

Il  primo  col  suo  Gasile  of  Otranto  (17()4)  (dal  sottotitolo  «  rom.anzo 
gotico  »)  è  l'iniziatore  del  racconto  storico  a  forti  tinte  che  si  diver- 
sifica dal  più  umano  e  passionale  romanzo  storico  dello  Scott,  e  apre 
la  via  ai  famosi  «  tales  of  terror  »  (o  romanzi  neri),  antichi  progenitori 
dei  moderni  romanzi  polizieschi.  La  fama  del  Walpole  si  fonda  tuttavia 
sul  suo  e[>istolario,  uno  dei  più  ricchi  e  dei  più  vari  della  letteratura 
inglese. 

Il  secondo,  orientalista  e  fantasioso  cultore  di  letterature  esotiche, 
è  l'autore  di  studi  sull'antica  civiltà  degli  Tncas.  T>a  sua  opera  più  nota 
ì-  Vathck  (178-lì  racconto  filosofico  che  ha  per  sfondo  l'oriente  e  sul 
<iuale  galopperà  la  fantasia  di  Byron  i'anciullo. 


169 


ROBERT  BURNS 

Particolarmente  caro  al  cuore  degli  inglesi,  specie  degli  scozzesi,  f- 
Robert  Buuns  (1750-96)  le  cui  liriche  fresche  e  ispirate  vengono  a  rul 
legrare  l'Inghilterra  dopo  più  di  un  secolo  di  letteratura  in  parte  freddi» 
e  convenzionale. 

Figlio  di  poveri  agricoltori,  Burns  nacque  aé  Alloway,  vicino  a 
Ayr,  nella  Scozia.  A  sei  anni  fu  inviato  alla  piccola  scuola  del  vii 
laggio  ove  acquistò  fra  l'altro  cognizioni  di  latino  e  di  francese;  le 
crescenti  necessità  della  famiglia  interruppero,  assai  presto,  i  suoi 
studi  e  a  tredici  anni  egli  divenne  il  maggior  appoggio  del  padre,  dedi- 
candosi con  trasporto  a  tutti  i  lavori  deUa  fattoria:  dall'amministra- 
zione, che  richiedeva  ogni  sforzo  per  arginare  le  passività  della  ]iìcco1m 
azienda,  ai  più  rudi  lavori  dei  campi. 

Povertà  e  disagi  non  gl'impedivauo  tuttavia  di  cantare  e,  ben 
presto,  di  comporre  canzoni,  mentre  il  suo  aratro  solcava  faticosamente 
la  terra.  E  siccome,  nel  villaggio  di  Alloway,  era  costume  lavorare  in 
coppia  per  i  campi  e  11  sedicenne  Robert  aveva  nella  ]>iccola  Nelly 
Kirkpatrick  una  compagna  di  fatiche  veramente  adoral)ile,  nacquero 
per  lei  i  suoi  primi  cauti  d'amore  deliziosamente  freschi  e  appassionati. 
Ricordiamo  il  breve  canto  Once  I  lovcd  a  Bonnie  Lass  (Una  volta  amavo 
una  bella  fanciulla)  presto  seguito  da  tutta  una  serie  di  «  songs  » 
di  «  ballads  »  e  di  «  poems  »  lunghi  e  brevi  tra  i  quali,  particolarmente 
felici  The  Cottet-'s  Fiaturday  Night  (La  notte  di  sabato  del  villano). 
The  Tica  Dogs  (I  due  cani),  To  a  Mountain  Daisy  (A  una  margheritina 
di  montagna),  To  a  Mouse  (A  un  topo),  The  Jolly  Beggars  (Gli  allegri 
mendicanti). 

Erano  quelli  gli  anni  più  duri  del  poeta,  ma  fors'anche  i  più  spen- 
sierati e  sereni.  Xel  1784  morì  il  padre  e  la  tempesta  si  abbattè  sulla 
povera  famiglia.  Robert  ch'era  il  più  anziano  dei  sette  fratelli  intra- 
prese coraggiosamente  la  riedificazione  della  casa  dopo  che  «  i  cani 
d'inferno  che  braccano  nelle  corti  di  giustizia  »  ebbero  portato  via  tutto 
quello  che  avevano  potuto  togliere  e  con  l'aiuto  del  buon  fratello  Gilbert 
raggranellò  una  piccola  somma  con  la  quale  potè  acquistare  un'altra 
piccola  fattoria  a  Mossgiel. 

Ma,  a  Mossgiel,  le  cose  non  andarono  meglio,  tanto  che  Robert 
aveva  deciso  di  emigrare  in  Giamaica  in  cerca  di  fortuna,  allorché  T im- 
provvisa pubblicazione  delle  sue  poesie  che  egli  aveva  offerto  a  un 
libraio-editore  di  Kilmarnock,  appunto  per  procurarsi  il  denaro  per  il 
viaggio,  gli  apportò  i  primi  guadagni.  E,  insieme  ai  ])rimi  guadagni. 

—  170  — 


un'immediata  celebrità,  poiché  i  Pocms,  chieflì/  in  the  f>cottisìi  Dialect 
(1786)  ebbero  subito  un'accoglienza  trionfale  in  tutto  il  Regno  Unito. 

Trasportato  dal  successo  a  Edinburgo  vi  soggiornò  qualche  tempo 
accolto  dalla  migliore  società  e  ricercato  da  librai  ed  editori  di  riviste. 
Fu  questo  un  soggiorno  infelice,  forse,  per  la  sua  evoluzione  spiiituale 
H  non  tanto  i^er  quelle  poche  liriche  scritte  colà,  sulla  falsariga  dei  ])oeti 
cittadini  ed  eruditi  —  che  il  suo  genio  doveva  poi  continuare  la  sua. 
strada  incontaminato  negli  anni  successivi  —  quanto  perchè  l'avere 
intravisto  il  lusso  e  la  comodità  gli  mise  nelle  vene  un  senso  d'irrequie- 
tezza, di  ribellione  al  proprio  stato  che,  tante  volte  lo  obbliga  a  «  met- 
ter da  canto  la  lira  e  a  prendere  in  mano  la  vanga  ». 

Certo,  dopo  quel  soggiorno  a  Edimburgo,  la  già  contratta  al)itu- 
diue  al  bere  assunse  più  forti  proporzioni,  mentre  sembrò  incoraggiata 
la  tendenza  a  una  vita  sregolata  e  non  i)riva  di  eccessi. 

Al  suo  ritorno  a  Mossgiel,  dopo  il  trionfale  inverno  di  Edimburgo, 
sposò  la  buona  e  fedele  Jean  Armonr,  il  cui  amore  valse  certo  a  ral- 
lentare la  corsa  lungo  la  rovinosa  china,  ma  non  a  fermarla;  gli  anni  che 
irascorsero  dal  matrimonio  (1788)  alla  morte  (1790)  furono  infatti  un'al- 
ternativa continua  di  faticose  giornate  (1)  e  di  lunghi  bivacchi  nei 
boschi  e  nelle  taverne  in  compagnia  dei  vagaì)ondi,  dei  suonatori  giro- 
vaghi e  delle  «  piccole  bimbe  perdute  »  di  tutta  la  regione. 

Ricchi  e  fecondi  furono  d'altra  parte  questi  ultimi  anni  durante  i 
quali  egli  compose  il  burlesco  Tarn  O'Sha/nter  (1790),  le  deliziose  can- 
zoni «  My  love's  like  a  red,  red  rose  »  (Il  mio  amore  è  come  una  rosa 
rossa,  rossa),  To  Jean,  l'inno  patriottico  «  Scots  wha  hae  !»  e  le  nume- 
rosissime canzoni  e  ballate  oggi  contenute  nelle  varie  edizioni  complete 
4lei  suoi  «  poems  ». 

L'opera  di  Robert  Burns  eccelle  per  spontaneità  e  freschezza.  La 
poesia  gli  sorge  istintiva  dal  cuore  e  poiché  il  suo  cuore  è  pieno  di  com- 
prensione, di  entusiasmo  e  di  amore  per  tutto  quello  che  lo  circonda  egli 
-sa  vibrare  all'unisono  con  le  creature  e  con  le  cose. 

Tutta  la  gamma  dei  sentimenti  d'amore  traluce  nei  suoi  deliziosi 
«  love  songs  »  e  una  commozione  sincera  c'invade  sia  ch'egli  racconti 
le  sue  pene  d'amore  agli  uccelli  ed  ai  fiori  (atteggiamenti  che,  in  mano 
a.  un  àrcade  senza  purezza  e  senza  fuoco  interiore,  susciterebbero  noia 
H  disgusto),  sia  che  intessa  le  lodi  della  sua  fanciulla  o  che  inneggi 


(1)  Al  Iìiu'n.s.  cui  i  proventi  letterari  insieme  al  reddito  della  fattoria  non 
»ia.stavano  a  sostenere  la  famiglia,  era  stato  procurato  il  posto  di  ispettore 
daziario. 

—  171  — 


al  suo  amore  che  paragona,  a.  una  rosa  rossa  di  giugno,  o  che,  inlìiir. 
constati  con  accorato,  ineffabile  candore  : 

Had  wo  nevor  lov'd  sae  kinclly 

Had  vve  never  lov'd  sae  blindly 

Never  met  or  never  parted  ' 

We  had  ne'er  been  broken-hearted  (1). 

Per  gii  {accattoni  e  i  vagabondi,  per  le  sgualdrine,  per  gli  ubriaconi, 
il  poeta  sa  trovare  accenti  particolari  di  umanità  e  di  comprensione  : 
(^gli  partecipa  alle  loro  sofferenze,  sente  la  loro  tragica  miseria  e  ne 
rende  mirabilmente  il  disperato  grido  di  ribellione  pur  tra  i  canti  e  i 
fumi  del  vino.  Ecco  la  prima  strofa  dei  Jolly  Bc(j(jars  : 

^VheIl  lyart  leaves  bestrew  the  yird, 
Or,  waveriug  like  the  baiikio-bird, 

Bedim  cauld  Boreas'  blast; 
When  hailstanes  drive  wi'  bitter  skyte, 
Aud  infant  frosts  beglu  to  bìte, 

In  hoary  eranreuch  drest; 
Ae  night  at  e'  en  a  merry  core 

O'  randie,  gangrel  bodies, 
In  Poosie  Nansie's  held  the  splore, 
To  drink  tlieir  orra  duddles  : 
Wi'  quaffing  and  laughing, 

They  ranted  and  they  sang; 
Wi'  jmnping  an'  thmnping 
The  very  girdle  rang.  (2) 

Pochi  anni  prima  della  tìne,  le  sim]>atie  di  questo  appassionato  can- 
tore della  libertà  per  i  rivoluzionari  di  Francia,  vengono  turbate  dal 
pericolo  di  una  prospettata  invasione  gallica;  egli  raggiunge  allora  i 
Dumfriers  Volunteers  e,  durante  una  galoppata  nelle  lande  sotto  la 
pioggia  e  i  lampi,  compone  l'infiammato  inno  patriottico  «  Scots  wha 
hae  !  »  canto  davvero  meraviglioso  per  impeto  e  passione,  per  il  quale 


(1)  Non  ci  fossimo  mai  amati  cosi  teneramente  —  Non  ci  fossimo  mai  amati 
cosi  ciecamente  —-  Mai  incontrati  o  mai  separati  —  Non  saremmo  mai  stati 
disperati. 

(2)  Quando  le  secche  foglie  coprono  il  suolo,  —  O  svolazzando  come  pipi- 
strelli, —  Velano  il  soffio  del  freddo  Borea;  —  Quando  la  grandine  picchia  con 
violenza  —  E  il  primo  gelo  comincia  a  mordere,  —  Annnantato  di  candida  brina;  — 
Una  sera  un'allegra  comitiva  —  Di  alcuni  accattoni  vagabondi  —  Tenne  un  fe- 
stino da  Poosie  Nansie,  —  Per  bersi  gli  stracci -extra  :  —  Bevendo  e  ridendo  — 
Essi  declamavano  e  cantavano  —  Con  salti  e  scappellotti  —  Cosi  da  far  risuonare 
l)erflno   la   padella. 

—  172  — 


ci  è  caro  ripetere  il  commento  di  Cailyle  a  it's  a  song  whicli  should 
be  sung  with  the  throat  of  the  whirlwiud  »  (è  un  canto  che  dovrebbe 
esser  cantato  con  la  voce  del  vento  turbinoso). 

C'è  qualche  cosa  di  drammatico  e  di  affascinante  nella  figura  di 
quest'uomo  che  con  i  suoi  versi  sa  strappare  lagrime  e  sorrisi,  che 
sembra  nato  solo  per  la  gioia  di  vivere  e  di  cantare  e  che,  invece,  si 
dà  ad  ogni  sorta  di  eccessi  (juasi  aspettando  la  propria  fine  per  il  timore 
di  perdere  il  suo  mondo  di  contadino  povero  e  felice  per  un  altro  mondo, 
forse  meno  bello  del  suo,  forse  irraggiungibile,  che  ha  turbato  la  sua 
miseria  e  la  sua  pace  ed  ha  acceso  in  lui  la  ribellione,  stregandolo  con 
i  propri  artifizi  e  con  le  proprie  chimere. 

Ed  egli  ritorna,  dopo  aver  conosciuto  le  belle  e  crudeli  dame  di 
tMLmburgo,  al  mondo  della  sua  giovinezza,  quel  mondo  umile  e  ricchis 
Simo,  fiorito  di  «  mountain-daisies  »  e  di  «  bonnie  lasses  »,  che  non  è. 
come  s'è  visto,  un  mondo  di  fragili  sogni  che  si  dileguano  al  contatto 
della  realtà,  ma  la  realtà  stessa  vista  da  uno  spirito  sano  ed  entusiasta, 
che  sa  comprendere  e  giustificare  e  che  cerca  di  cogliere  gli  aspetti  più 
belli  della  vita. 

Per  questo  i  suoi  versi,  anche  nel  dolore,  suonano  generalmente 
risanatori  e  puri  e,  solo  a  tratti  (specie  nelle  sue  ultime  cose),  sembra 
che  la  gioia  .si  veli  di  crescente  malinconia,  qua.si  egli  abbia  sentore  del 
graduale  disfacimento  della  propria  vita. 

In  realtà,  alla  luce  di  una  tale  indagine,  le  debolezze  umane  di 
Burns,  che  alcuni  critici  cercano  di  coprire  pietosamente  perchè  la  sua 
gloria  non  venga  offuscata,  appaiono  in  gran  parte  legate  alla  sua  stessa 
grandezza,  al  suo  dramma  intimo,  ch'è  forse  il  dramma  della  giovinezza 
che  non  riesce  a  trasformarsi  in  saggezza. 


WILLIAM  BLAKE 

Ben  diverso  temperamento  è  quello  di  William  Blake  (1757-18271 
spirito  acceso,  mistico,  estremamente  fantasio.so. 

Blake  nacque  a  Londra  da  un  modesto  mercante  che  ebbe  presto 
coscienza  della  forte  inclinazione  artistica  del  figliolo  e  gli  lasciò  seguire 
gli  studi  e  le  attività  per  le  quali  egli  si  mostrava  maggiormente  in- 
clinato. 

Queste  attività,  oltre  alla  composizione  d'ispirate  jKjesie,  si  con- 
cretarono in  gioventù  nello  studio  del  disegno  e  dell'incisione  e  nella 
perizia  di  quadri  e  d'opere  d'arte  cui  egli  fu  presto  chiamato  jirima 
ancora  di  licenziarsi  dalla  scuola  nella  (piale  si  era  iscritto,  la  Koyal 
Academy  di  Ixjndra.  Compiuto  un  periodo  di  tirocinio  presso  una  bot- 

—  173  — 


toga  d'arte  aprì  egli  stesso  in  società  con  un  amico  una  bottega  di 
libraio-editore  ed  incisore  dopo  aver  fatto  nel  1782  un  nitrinionio  d'amore 
con  la  giovane  Caterina  Uoncher,  figliolfi  di  un  giardiniere. 

E  dal  1784,  data  d'apertura  della  sua  bottega  (della  quale  rimase 
presto  unico  proprietario  e  gestore),  fino  alla  fine,  il  Blake  trascorse  i 
propri  anni  tra  libri  e  pennelli,  alternando  le  incisioni  e  i  disegni  alla 
composizione  dei  poemi  che  egli  stesso  illustrava  e  pu bilicava,  godendo 
di  una  stima  sempre  crescente,  in  verità  ]>iù  come  pittore  che  come  poeta. 

La  sua  prima  serie  di  poesie  Poetical  Skctches  (1783)  contiene  molte 
cose  acerbe,  ma  rillette  già  in  embrione  le  doti  di  sconcertante  origi- 
nalità del  giovane  autore. 

Agli  Skctchcs  seguono  i  Sonr/s  of  Innocence  (1789)  che  s'ispirano 
)»er  cadenze  ed  atteggiamenti  agli  Elisabettiani,  ma  che  confermano  la 
spiccata  personalità  del  poeta;  in  questi  canti  prevale  il  tema  dell'amore 
divino  presente  in  tutte  le  cose  create  ed  egualmente  intenso  in  tutti  i 
moti  dell'animo,  dalla  gioia  al  dolore.  Nella  loro  tenerezza  ingenua  e 
visionaria,  nella  loro  semplicità  penetrante,  nel  loro  candido  ardore  di 
pietà  o  di  gioia,  queste  brevi  poesie,  espresse  con  le  cadenze  e  il  lin- 
guaggio proprio  dell'infanzia,  hanno  un  loro  fascino  unico  e  un  posto 
a  parte  nella  produzione  del  poeta. 

Nello  stesso  anno,  appare  The  Book  of  TJicl  che  narra  dei  dialoghi 
della  vergine  Thel  coi  gigli,  con  i  vermi  e  le  nuvole  e  che  mostra,  per 
primo,  il  carattere  spiccatamente  esoterico  della  sua  poesia  (l'opera 
vuol  dimostrare  che  la  morte  è  solo  una  nuova  nascita). 

Indi,  a  pochi  anni  di  distanza  fra  loro,  vengono  alla  luce  le  sue 
opere  maggiori  :  MaiTÌagc  of  Heaven  aìid  Hell  (Matrimonio  del  Para- 
diso con  l'Inferno,  1790)  la  principale  opera  in  prosa,  nella  quale  il 
Blake  prende  posizione  nel  campo  filosofico  e  sociale  con  la  negazione 
della  realtà  della  materia,  della  punizione  eterna  e  del  principio  di 
autorità. 

E'  in  quest'opera  che  viene  sviluppata  dal  Blake  quella  che  sarà 
chiamata  la  sua  teoria  della  «  sacra  insurrezione  »,  teoria  che  portata 
alle  estreme  conseguenze  sembra  condurre  il  poeta  al  concetto  che  il 
bene,  così  come  gli  uomini  lo  concepiscono  e  lo  praticano  è  debolezza, 
il  male  energia,  e  che  la  jjerfezioue  del  mondo  può  essere  raggiunta  dalla 
fusione  del  bene  col  male,  d'onde  l'allegorico  sposalizio  tra  Cielo  ed 
Inferno  in  nome  del  principio  d'amore  e  di  libertà. 

The  Frcnch  Revolution  (1791),  Aìtieìica  (1793),  e  le  Visions  of  the 
Daughters  of  Alhion  (Visioni  delle  figlie  d'Albione,  1793)  ribadiscono 
i  principi  di  rivolta  contro  l'autorità. 

In  contrasto  con  i  Songs  of  Innocence  stanno  i  Songs  of  Erpcùcnce 
(1794)   che  esprimono  la  tristezza  del  soggiorno   sulla  terra   oppressa 

—  174  — 


T\\.  XXI 


i 


\ 


^ 


r.-ifiilia    (l;illc    liirciilians    h,    Ih,-    l'.nuk    (,(    ./oh    d:     Wilii.-iiii    I'-ImRc 
(iiicisidiic    in    i-;iini'    del     pnclal. 


Tav.  XXII 


Thomas    Gray. 


William   W(ir(ls\v(»rth. 


Samuel   Taylor   Coleridge. 


Charles   Lamb. 


dal  male,  il  quale  forse  sta  a  rappresentare  (l'oscuro  simbolismo  <l«'l 
Blake  giustilica  a  volte  ogni  riservai  la  tirannia  sullo  spirito  unumo 
e  la  miseria  che  da  essa  deriva  agli  uomini. 

The  Book  of  Urizen  (1794),  The  Book  of  Ahania^  The  Book  of 
Los  (1795),  The  Foiir  Zoas  (1797)  ci  trasportano  in  pieno  nell'allucinato 
mondo  del  Blake  il  quale  crea  in  questi  poemi  un'epica  spirituale  in 
contrapposizione  a  quella  del  Milton.  Secondo  il  Blake,  infatti,  non 
è  Lucifero,  angelo  ribelle  ad  esser  cacciato  dal  Paradiso  ma  l'rizen. 
creatore  delle  soffocanti  leggi  morali,  cui  viene  dato  incarico  di  vigi- 
lare sul  mondo  degli  eredi  di  Adamo  ed  Eva.  Per  contro,  Ore,  splendido 
angelo  armato  di  spada  (tanto  più  splendido  al  confronto  di  Urizen 
«  vecchio  triste  gigante  »)  e  sinilìolo  della  ribellione  è  sempre  al  servizio 
del  Padre  Celeste  :  affranca  gli  uomini  dalle  catene  e  suona  le  compane 
delle  folle  in  rivolta  (si  è  voluto  anche  vedere  in  Ore  un  simbolo  della 
Rivoluzione  francese). 

Specie  su  questi  ultimi  poemi  si  è  molto  scritto  e  discusso  da  quan- 
do il  Blake  è  stato  tratto  dall'ombra  in  cui  lo  avevano  lasciato  i  suoi  con- 
temporanei: si  sono  avute  le  più  contrastanti  opinioni,  i  più  divergenti 
giudizi,  lino  alla  sbrigativa  e  comoda  qualifica  di  pazzo  per  il  poeta  che 
nelle  sue  cose  più  chiare  e  accessibili  appare  in  verità  così  grande  da 
farci  rimpiangere  la  sua  presunta  i)azzia. 

Certo  non  è  facile  penetrare  nel  senso  più  profondo  delle  fantasie 
poetiche  del  Blake,  suggestive  nella  loro  audacissima  natura  allegorica, 
ma  spesso  astruse  ed  oscure. 

A  proposito  della  concezione  espressa  nel  ciclo  di  poemi  di  T'rizeu 
e  di  Ore  si  potrebbe  in  verità  obbiettare  che,  forse,  l'idea  dalla  quale 
partiva  il  poeta  era  semplice  e  che  i  concetti  si  complicavano  solo  pei- 
(luella  ricchezza  d'immaginazione  la  quale  si  concretava  in  simboli  seni 
pre  più  fantastici  ed  immatcìiali. 

Dal  1790  in  poi  il  r.lake  dedicò  gran  parte  delle  proprie  energie 
ad  illustrare  alcuni  grandi  capolavori  letterari  come  i  Nif/ht  Thouffhts 
di  Young,  The  Grave  di  Blair,  1  Poems  del  Gray,  il  Book  of  Job,  la 
Divina  Commedia,  ecc.;  queste  sue  illustrazioni  raggiunsero  presto  la 
celebrità  poiché  la  sua  grande  abilità  di  colorista  e  di  disegnatore  gli 
consentiva  di  rendere  con  eguale  emozione  il  terrifico  ed  il  sublime. 

Illustrati  ed  editi  da  lui  stesso,  al  pari  di  tutti  gli  altri,  furono 
lX)i  gli  ultimi  suoi  poemi  Milton  (180'>-8),  nel  quale  il  poeta  immagina 
che  l'autore  del  Paradise  Lost  s'incarni  temporaneamente  in  lui  e  che 
lui,  Blake,  predichi  il  veibo  di  Cristo  del  sacrificio  e  del  perdono,  e 
.Jcru8alem  (1801-20),  il  più  stravagante  ed  oscuro  di  tutti  i  suoi  lavori. 

Diffìcile  sarebbe  in  verità  formulai-e  un  giudizio  sommario  sul  Blake. 
L'opinione  più   corrente  ed  accettabile  è  ch'egli  sia   stato  uno  spi?  ito 

—  175  — 

I-'  •   Breve  storia   della    letteratura    inglese. 


indubbiamente  dotato  di  una  capacità  di  speculazione  così  forte  da  porlo 
sovente  ai  confini  tra  l'iniziazione  e  la  follia,  ma  che  la  sua  ispirazione 
ascetica  non  sia  sempre  riuscita  a  trovare  mezzi  di  espressione  adeguati, 
spesso  soffrendo  altresì  di  reminiscenze  bibliche,  ossianiche,  letterarif 
(proprio  quelle  reminiscenze  ch'egli  voleva  «  burnt  in  the  iuspiration  ») 
e  persino  di  strane  ed  ingenue  figurazioni  di  corrente  occultismo. 

A  parte  tuttavia  le  opere  più  allegoriche  ed  astruse  il  Blake  ha 
composizioni  e  passi  veramente  singolari  per  originalità  o  freschezza  : 

The  8U11  (lesceuding  in  the  west, 

The  evcning  star  does  shiue; 
The  birds  are  silent  in  their  nest, 

And  I  must  seeli  for  mine. 
The  moou,  lilie  a  flower 
In  heaven's  high  bower, 
With  silent  delight 
Sits  and  smiles  on  the  night. 

Farewell,  green  flelds  and  happy  groves, 

Where  flocks  have  tooli  delight; 
Wliere  lambs  have  nibbled,  silent  moves 

The  feet  of  angels  bright; 
Unseen  they  poiir  bleesing, 
And  Joy  without  eeasing. 
On  each  bud   imd   blossom, 
And  each  sleeping  bosom. 

They  look  in  every  thoughtless  nest, 

Where  birds  are  eover'd  warm; 
They  visit  caves  of  eversi  beast 

To  keep  them  ali  from  harm; 
If  they   see   any  weeping 
That  shonld  have  been  sleeping. 
They  pour  sleep  on  their  head 
And  sit  down  by  their  bed  (1). 
(Niffht,  vv.  1-24). 


(1)  Il  sole  tramonta  a  occidente,  —  La  stella  della  sera  briihi,  —  (ili  uccelli 
stan  zitti  nei  loro  nidi  —  Ed  io  devo  cercare  il  mio.  —  La  luna  come  un  fiore  — 
Nell'alta  i)ergola  del  cielo  —  Con  silente  gioia  —  Sta  e  sorride  alla  notte. 

Addio  verdi  prati  e  felici  boschetti.  —  Dove  gli  armenti  stettero  contenti;  — 
Dove  hanno  brucato  gli  agnelli,  si  muovono  silenziosi  —  I  piedi  dì  angeli  splen- 
denti; —  Non  veduti  riversano  benedizioni  —  E  gioia  senza  fine,  —  In  ogni  gemma 
e  flore  —  E  in  ogni  cuore  dormente. 

Guardano  in  ogni  nido  Ignaro  —  Dove  gli  uccelli  stanno  coperti  al  caldo;  —  Vi- 
sitano la  tana  di  ogni  bestia  —  Per  proteggerle  tutte  dai  malanni;  —  R  se  ne 
vedono  alcuna  piangente  —  Che  dovrebbe  essere  addormentata  —  Versano  sonno 
sul  suo  capo  —  E  siedono  accanto  al  suo  giaciglio. 

—  176  — 


Acoeso,  mistico  e  visionario  il  Blake  h  uno  di  più  tipici  esempi  di 
artista  romautico  clie  anela  alla  libertà  e  si  ribeUa  ad  ogni  legge  che 
non  sia  la  legge  istintiva  del  proprio  spirito. 

Valorizzato  dai  giudizi  di  vari  poeti  e  critici  dell'Ottocento  e  del 
Swinburne  ch'ebbe  per  lui  espressioni  di  lode  incondizionata,  il  Blake. 
per  il  suo  estremo  uso  del  simbolo,  può  anche  essere  considerato  uno 
dei  maggiori  precursori  dei  tardi  romantici  francesi:  parnassiani  e 
simbolisti. 


—  177  — 


J 


XII 
IL  ROMAlsTICISMO 


Ed  ecco,  tiUa  fine  del  secolo,  soi-oeie  i  giaiidi  astri  del  firmamento 
ioni  antico. 

Fenomeni  intellettnali,  (juali  la  saturazione  dei  soggetti  classicheg- 
gianti  e  dei  princìpi  illuministici,  fenomeni  sociali  come  la  diffusione 
della  cultura  e  della  critica  che,  risvegliata  appunto  ti  all'illuminismo 
lìnisce  col  rivolgersi  contro  molti  suoi  postulati,  fenomeni  politici  come 
la  lotta  contro  la  tirannide  che  culmina  neirei>opèa  rivoluzionaria  di 
Francia,  maturano  rapidamente  negli  spiriti  il  già  risorto  senso  d'in 
di  vi  dualismo. 

E  questo  individualismo  ch'è  alla  base  della  sensibilità  romantica 
sembra  trovare  la  propria  giustificazione  e  trarre  forza  dal  suo  iden- 
tificarsi con  l'ideale  che  conferisce  nobiltà  e  purezza  all'anima  roman- 
tica. 

Così  Wordsworth  e  Coleridge,  anche  lontani  dalle  file  rivoluzio- 
narie dopo  gli  orrori  degli  anni  giacobini,  formeranno  le  basi  e  i  pre- 
supposti di  tutta  la  loro  arte  nel  clima  di  «]uella  rivolta  spirituale  che 
veniva  alimentata  dagli  avvenimenti  storici:  così  Lord  Byron  attenuerà 
l'impeto  della  propria  esaltazione  egocentrica  e  l'amarezza  jier  la  sua 
solitudine  interiore  con  una  sincera  solidarietà,  verso  gli  oppressi  e 
sacrificherà  la  vita  per  la  libertà  della  Grecia;  così  P.  B.  Shelley  farà  vi- 
brare possente  nelle  sue  opere  lo  spirito  di  libertà  e  l'anelito  ad  un 
mondo  supei-iore. 

Alle  origini  il  Romanticismo  non  rivela  un  preciso  centro  di  for- 
mazione così  come  lo  rivelò  l'Umanesimo.  Padre  dei  romantici  è  da 
molti  considerato  il  Kousseau.  sia  come  autore  della  Xouveìlc  Hélo'ise 
(1761).  sia  come  filosofo,  perchè  nel  suo  Contrai  sodai  (1762)  difende 
i   diritti   dell'individuo  e   i-idà   valoie  alle  facoltà   immaginative. 

D'altra  parte  nn-ntre  la  Francia  produce  il  suo  primo  genio  ro- 
majitico  a  metà  del  secolo,  e  vedrà  apparire  i  suoi  maggiori  (Chatean 

—  179  — 


bi'iand,  Lamartine,  De  Mnsset,  Hugo)  solo  nei  |)rimi  anni  del  secolo  se- 
guente, la  Germania  offre  nelle  due  ultime  decadi  del  secolo  che  si 
chiude  lo  spettacolo  di  una  nutrita  schiera  d'avanguardia  romantica, 
la  quale,  sotto  lo  stendardo  dello  «  Stuiin  und  Drang»,  lotta  vitto- 
riosamente per  l'affermazione  dei  nuovi  ideali. 

E,  mentre  nella  terra  di  Goethe  (il  quale  avrà  già.  dato  abbastanza 
autorità  al  movimenti  romantico  prima  del  proprio  «  innamoramento 
classico  »),  si  nota  un'affermazione  quanto  mai  rapida  della  nuova  sen- 
sibilità e  uno  sviluppo  armonioso  e  totale  delle  personalità  ch'essa  p:e- 
nera,  in  Italia,  ove  la  tradizione  classica  è  più  genuina  e  profonda 
sorgono  in  un  primo  tempo  Alfieri  e  Foscolo  difensori  di  un  i)atrimonio 
spirituale  non  altrettanto  facilmente  alienabile  e,  ad  un  tempo,  profeti 
dell'era  nuova,  e,  solo  più  tardi,  allorché  molti  romantici  s'identifiche- 
ranno coi  patrioti  si  avrà,  un  teatro  nazionale  sul  tipo  di  quello  dello 
Schiller;  teatro  in  cui  saranno  dimenticate  le  unità  usate  dall'Alfieri  e 
le  immagini  mitologiche  del  Foscolo  e  in  cui  si  ricorrerà,  come  nei  Ràn- 
her,  nel  WaUenstein  e  nella  produzione  dei  romantici  di  Spagna  e  di 
Polonia,  a  soggetti  e  ad  episodi  più  adatti  alle  nuove  finalità  dei  poeti 
e  più  vicini  all'anima  del  pubblico. 

Che  il  romanticismo  inglese  abbia  un'origine  propria  e  indipen- 
dente dal  romanticismo  delle  altre  nazioni  europee,  sembra  fuori  di- 
scussione :  basta  considerare  le  date  di  composizione  di  molte  opere  dei 
poeti  che  abbiamo  presentanto  come  preromantici,  basta  tener  presen- 
te che  le  stesse  cause  e  gli  stessi  elementi  che  determinano  l'avvento  ro- 
mantico in  Germania  ed  in  Francia  esistono  anche  in  Inghilterra,  e 
che  gli  elementi  e  i  motivi  della  rivoluzione  romantica,  sono  già  presenti 
nelle  opere  di  Percy,  di  Chatterton,  di  Macpherson,  ecc.,  e  si  espri- 
mono attraverso  leggende  locali  o  nazionali  e  non  straniere. 

Se,  da  una  parte,  molti  dei  romantici  tedeschi  più  significativi  pre- 
cedono i  grandi  romantici  inglesi  sui  quali  la  loro  influenza  è  palese  (1) 
(così  l'influenza  dello  Schiller  e  dei  filosofi  usciti  dal  movimento  ro- 
mantico —  Schelling,  Kant  —  sul  Coleridge),  dall'altra  sarà  bene  ri 
cordare  come  i  preromantici  tedeschi  e  gli  stessi  epigoni  dello  «  Sturni 
und  Drang  »  guardino  allo  Shakespeare  come  al  loro  più  elevato  model- 
lo (2)  e  che  il  reciproco  scambio  di  materiale  romantico  nei  primi  de- 
cenni dell'Ottocento  sia  tanto  intenso  che  sarebbe  diffìcile  stabilire  quale 
dei  due  paesi  risulti  alla  fine  debitore  dell'altro. 

La  Francia,  come  s'è  visto,  offre  con  la  propria  rivoluzione  un  pro- 


ci) A  malgrado  del  tono  differente  dei  due  romanticismi  :  nazionalistico  e  fi- 
losofico il  tedesco,  immaginoso  e  trascendente  l'inglese. 

(2)  Traduzioni  dello  Shakespeare  fatte  dal  Wieland  e  Schlegel. 

—  180  — 


tondo  stimolo  albi  formazione  spirituale  dei  romantici  inj^lesi;  ii  loro 
volta,  i  romantici  francesi,  specie  De  Musset  e  M.me  di  Stael,  suhi 
ranno  l'influenza  del  cantore  del  Childe  Harold  e  del  poeta  (ìeWAdonais. 
Concludendo,  il  i-omanticismo  inglese  (1)  anche  se  non  ha  origi- 
ni comj)h'tamente  autoctone  scaturisce  dalla  parte  più  intima  ed  origi- 
nale dell'anima  anglosassone  e  da  essa  prendere  forza  e  calore.  Una 
vivissima  aspirazione  alla  libertà  e  all'elevazione  umana  e  una  sognante 
immaginazione  animano  principalmente  il  mondo  romantico  della  mo- 
derna Inghilterra, 


i<IR  WALTER  SCOTT  E  IL  ROMANZO  STORICO 

IjQ,  vasta  produzione  in  poesia  e  in  prosa  di  iSir  AA'alter  ir^cott  sem- 
Uia.  particolarmente  adatta  ad  un  juimo  suggestivo  contatto  col  mon- 
do romantico. 

Sulle  orme  dei  preromantici,  specie  del  Percy,  lo  Scott  si  volge 
al  passato  leggendario  e  lo  anima  ed  illumina  con  la  forza  della  sua 
straordinaria  fantasia. 

Burns  aveva  fatte»  vibrare  di  commozione  il  cuore  della  Scozia  e  di 
tutto  il  Keguo  Initr):  Gray,  Coui^er,  l*ercy,  Marphersou,  Cliatterton 
avevano  riacceso  l'amore  per  gli  aspetti  romantici  della  vita;  Scott  tra- 
sportò gli  spiriti  nel  mondo  meraviglioso  del  passato,  allargando  il  do- 
minio del  reale  e  del  concreto  fino  ai  limiti  del  sogno  e  della  fantasti- 
«  iicria.  a'd  occhi  aperti. 

WAi/n:ij  Scorr  (1 771-1. S:;2)  nac(]ue  a  Edimburgo.  Il  padre  discen- 
dente di  nobile  famiglia  era  un  onesto  e  valoroso  avvocato;  la  madre 
anch'essa  di  origini  aristocratiche  era  una  donna  di  carattere  e  di  non 
comune  intelligenza. 

A  tre  anni  il  piccolo  Walter,  ch'era  un  po'  gracile  di  costituzio- 
ne, fu  inviato  in  campagna  a  Sandy  Knowe,  amena  località  bagnata 
dal  fiume  Tweed  ove  sorgeva  la  dimora  patrizia  degli  avi  e  lì  rimase 
«jspite  per  quasi  cin(iue  anni. 

Fu  proprio  a  Sandy  Knowe.  nel  cuore  della  vecchia  Scozia,  che  lo 


(It  Abbiamo  visto  rjuale  largo  signilìcato  diano  gl'Inglosi  alla  parola  roman- 
tico. Teueudo  presente  questo  significato  non  dovremo  meravigliarci  se  storici  e 
letterati  britannici  nsano  l'appellativo  «  romantico  »  a  designare  molti  tra  i  loro 
ijjenl  più  grandi  quali  Sponser,  Shakespeare,  Milton,  ecc..  e  se  nei  testi  di  lettera- 
tura Inglesi  si  parla  del  periodo  da  noi  definito  con  la  parola  «  romanticismo  » 
come  di  Retnval  of  liomanticism    (Rina.sclta  del   romanticismo). 

—  181  — 


Scott  sentì  per  la  prima  volta  dalla  nonna  i  canti  e  le  leggende  della 
sua  terra  e  gli  nacque  quel  pi'ofondo  amore  per  essa  che  diverrà  fonte 
ispirativa  di  tanta  parte  del  suo  mondo  fantastico.  A  otto  anni,  tornato 
a  Edimburgo,  iniziò  gli  studi  e  poi  le  prime  avide  letture  dei  romanzi 
cavallereschi,  del  Cabile  of  Otranto,  delle  Reliques  del  Percy,  dello 
Spenser,  dell'Ariosto  e  del  Boiardo  (X).  Laureatosi  in  legge,  prese  a  eser- 
citare nello  studio  paterno  la  professione  legale,  con  discreto  successo 
ma  senza  entusiasmo,  che  il  suo  spirito  era  rivolto  agli  studi  letterari. 

La-  sua  prima.  ])ubhlicazione  (anonima,  come  del  resto  continuerà 
a  fare  più  tardi  per  romanzi  fino  al  1827)  fu  la  versione  dal  tedesco  di 
due  ballate  del  Burger  (ITOft),  cui  fece  seguito  la  traduzione  del  Goetz 
von  Bcrìichingen  (1799)  del  Goethe.  Andava  intanto  raccogliendo  con 
paziente  e  amorosa  cura  le  leggende  e  i  canti  scozzesi  Minstrelsy  of 
the  Scott is?i  Border,  che  apparvero  in  due  volumi  nel  1802,  seguiti  l'an- 
no dopo  da  un  terzo. 

Il  successo  di  questa  raccolta  lo  indusse  ad  abbandonare  le  tradu- 
zioni poetiche  e  a  tentare  composizioni  originali  servendosi  del  materia- 
le poetico  scozzese.  Vennero  così  alla  luce  The  Lay  of  the  Last  Minstrel 
(Il  canto  dell'ultimo  menestrello,  1805),  Marmion  (1808),  The  Lady  of 
the  Lakc  (1810),  Rokehy  (1813)  ed  altri  poemi,  che  divennero  subito 
popolari.  La  poesia  dello  Scott,  piena  di  colore  e  d'impeto  lirico,  di- 
fetta delle  qualità  migliori,  né  vi  troviamo  espresse  le  emozioni  più 
profonde;  tuttavia  essa  vale  più  di  quanto  non  pensassero  e  pensino 
molti  critici  e  forse  lo  stesso  autore  che,  riconoscendo  la  superiorità 
del  Bjron,  l'abbandonò  del  tutto  per  la  prosa. 

Dopo  il  successo,  anche  finanziario,  di  The  Lady  of  the  Lake,  lo 
Scott  decise  di  lasciare  la  professione  di  avvocato  e  di  dedicarsi  com- 
pletamente alla  letteratura.  Ben  presto  potè  acquistare  con  proventi 
delle  sue  opere  la  proprietà  di  Abbotsford,  dove  fece  erigere  un  son- 
tuoso castello  e  vi  si  stabilì  con  tutta  la  munificenza  di  un  antico  gen- 
tiluomo scozzese.  Xel  1820  fu  nominato  baronetto,  titolo  che  sembrò 
allietarlo  e  inorgoglirlo  anche  più  dei  successi  letterari. 

Lo  Scott  si  era  da  tempo  associato  in  qualità  di  socio  accomandante 
all'azienda  tipografico-editoriale  che  curava  la  stampa  e  la  vendita  delle 
sue  opere.  Nel  182G,  ad  onta  del  grande  successo  commerciale  dei  suoi 
romanzi  e  in  causa  delle  malversazioni  del  socio  Ballantyne,  l'azienda 
venne  a  trovarsi  in  istato  di  dissesto;  grazie  alla  sua  particolare  posi- 


(1)  Nel  suo  ardore  romautico  lo  Scott  spendeva  parte  del  denaro  datogli  dal 
padre  in  lezioni  d'italiano.  Riprese  pure  lo  studio  del  francese  e  principiò  quello 
del  tedesco. 

—  182  — 


zione  giuridica,  lo  sciittore  uon  si  trovava  direttamente  obbligato,  né 
sai'ebbe  stato  difficile  per  la  ditta  arrivare  a  un  compromesso  fallimen- 
tare coi  creditori. 

Lo  Scott,  invece,  volle  assumersi  piena  e  completa  responsabilità  <■ 
dopo  aver  offerto  il  castello  di  Abbots-ford  ai  creditori,  che  lealmente 
rifint^irono,  s'impegnò  a  pagare  fino  all'ultimo  soldo  la  cospicua  somma 
di  130.0<)<}  sterline. 

In  quell'anno  (182G)  quelli  che  dovevano  poi  essere  giudicati  i  suoi 
capolavori  {Waverley,  Ivanhoc,  Old  Mortalitij)  erano  già  stati  pubbli- 
cati e  forse  un  senso  di  stanchezza  gravava  già  sul  cuore  del  poeta: 
tuttavia,  animato  da  una  mirabile  forza  di  volontà  e  fiducioso  nella 
propria  straordinaria  capacità  creativa  egli  continuò  risolutamente  il 
lavoro. 

Con  una  sola  parentesi  di  pochi  mesi  nei  quali,  accettando  il  gene- 
roso invito  del  governo  inglese,  compì  un  viaggio  sul  continente  per 
riparare  alla  già  inferma  salute,  egli  trascorse  gli  ultimi  anni  dell;) 
yita  chiuso  in  una  sala  del  suo  grande  castello  scrivendo  febbrilmente 
e  dettando  dalla  poltrona  allorché  il  primo  attacco  di  paralisi  lo  co 
strinse  all'immobilità. 

Dopo  la  morte  la  sua  salma  fu  trasportata  con  solenni  onoranze 
nella  cripta  gentilizia  dell'abbazia  di  Drvburgh. 

I  romanzi  dello  Scott,  circa  una  trentina,  si  possono  suddividere 
principalmente  in  tre  gruppi  —  scozzesi,  inglesi  e  francesi  —  a  seconda 
dell'ambiente  in  cui  si  svolge  l'azione. 

Tra  i  romanzi  d'ambiente  scozzese,  i  primi  in  ordine  di  tempo,  i 
più  numerosi  e,  in  generale,  1  meglio  riusciti  per  l'intima  conoscenza 
dello  scrittore  coi  luoghi  e  gli  abitanti,  con  la  storia  e  le  leggende  del 
suo  paese,  ricordiamo  in  particolare  il  primo,  Waverìeij  (1814).  che 
ottenne  subito  un  successo  immenso  e  meritato  per  i  numerosi  elementi 
nuovi  che  introduceva  nel  romanzo;  Guy  Mannering  (1815)  e  The  An- 
tiquary  (1816),  entrambi  romanzi  di  vita  contemporanea  e  tra  le  sue 
cose  migliori:  Old  Mortdiiti/  (1810),  romanzo  storico  assai  notevole  che 
ha  per  soggetto  le  lotte  coml)attute  dagli  Scozzesi  in  difesa  delle  lord 
opinioni  religiose  al  tempo  di  Carlo  II;  The  Heart  of  ilidlothìnrì  (1818). 
patetica  storia  domestica  collegata  a  fatti  storici;  e  infine  The  Bride  of 
L-ammermoor  (1819),  tragedia  familiare  anch'essa  che  si  fonda  sulla 
rivalità  di  due  nobili  famiglie. 

I  principali  romanzi  d'ambiente  storico  inglese  sono  Ivanhoe  (1819) 
e  Kenilicorth  (1821).  Ivanhoe,  forse  il  più  popolare  di  tutti,  è  un  bel 
quadro  dell'Inghilterra  verso  la   fine  del   secolo  XIT.   durante  la  reg- 

—  183  — 


senza  di  Giovauni  Seiizaterra  che  già  malgovernava  il  paese  nell'assenza 
del  fratello,  l'ultra  romantico  e  .semileggendario  Riccardo  Cuor  di  I^one. 

Ivanhoe,  figlio  di  Cedrlc,  di  nobile  nascita  sassone,  ama  la  pupilla  di  suo  pa- 
dre, Lady  Rowena,  discendente  di  re  Alfredo,  la  quale  ricambia  il  suo  amore. 

Cedric,  ch'è  appassionatamente  devoto  alla  causa  della  restaurazione  della 
sdrpe  sassone  al  trono  d'Inghilterra,  desidera,  d'altro  canto,  che  Lady  Rowena 
sposi  Atlielstane  of  Coniugsburgh,  anch'egli  di  sangue  reale  sassone,  e  nel  disappun- 
to per  il  suo  contrastato  progetto  bandisce  il  figlio.  Ivanhoe  raggiunge  Riccardo 
Cuor  di  Leone  alla  crociata  e  lì  si  guadagna  l'affetto  del  re. 

Nell'assenza  di  Riccardo,  il  di  lui  fratello  Johu  trova  appoggi,  tra  i  disso- 
luti nobili  normanni,  per  il  suo  disegno  di  scalzare  Riccardo  dal  trono  e  11  di- 
segno viene  favorito  dall'imprigionamento  di  Riccardo  in  xVustria  durante  il  suo 
ritorno  dalla  Palestina. 

La  storia  si  sviluppa  essenzialmente  Intorno  a  due  avvenimenti  :  un  grande 
torneo  a  Ashby-de-la-Zouche  dove  Ivanhoe,  aiutato  da  Riccardo  frìtoruato  in 
Inghilterra  in  incognito,  sconfigge  tutti  i  cavalieri  di  John  compreso  l'orgoglio- 
so templare  Sir  Brian  de  Bols-Guilbert  e  Sir  Reginald  Frout-de-Boeuf;  e  rassedio 
del  castello  di  Front-de-Boeuf,  Torquilstone,  dove  Cedric  e  Rowena  con  Ivanhoe 
ferito  Athelstane,  Isaac  e  la  sua  bellissima  e  coraggiosa  figliola  Rebecca  sono 
stati  fatti  prigionieri  dai  nobili  normanni. 

.    Dopo  una  strenua   lotta   il  castello   viene  espugnato   da   una  banda   di  fuori 
legge  e  di  Sassoni  guidata  da  Locksley   (Robin  Hood)  e  dallo  stesso  re  Riccardo. 

Alla  fine  Ivanhoe  e  Rowena,  grazie  all'intervento  di  Riccardo,  si  sposano  e 
Rebecca,  che  ha  curato  amorosamente  Ivanhoe  e  da  questi  è  stata  successiva- 
mente difesa  in  torneo  contro  le  accuse  di  Bois-Guilbert.  fa  tacere  il  proprio 
amore  per  Ivanhoe  e  abbandona  l'Inghilterra  in  compagnia  del  padre. 

KeriUworth  è  una  storia  patetica,  ricca  di  incidenti,  e  una  vivida 
rappresentazione  della  corte  della  regina  Elisabetta.  Altri  romanzi  di 
questo  gruppo  sono  The  Fortunes  of  Nigel  (1822)  e  Pevcril  of  the 
Peak  (18'22). 

Dei  romanzi  d'ambiente  francese  di  gran  lunga  il  più  importante 
è  Quintin  Durward  (1823),  che  ci  trasporta  in  Francia  al  tempo  di 
Luigi  XI  e  che  contribuì,  insieme  a  Ivanhoe  e  a  Kcnilicorth,  all'afferma- 
zione del  romanzo  storico  anche  sul  continente.  Infine  merita  d'essere 
ancora  ricordato  The  Talisman  (1825),  nel  quale  ritroviamo  Riccardo 
Cuor  di  I^one  alla  Crociata  in  Terrasanta. 

Talora  poeta  mediocre  a  malgrado  della  sua  sincera  ispirazione  (1), 


(1)  Lo  Scott  compose  diversi  drammi  che  son  però  assai  meno  artistici  e 
interessanti  del  romanzi.  Essi  sono:  Halidon  Hiìl  (1822),  Macduff's  Cross  (1822), 
The  Doom  of  Devorgoil  (1830),  Anchindrane,  or  the  Ai/rshìre  Traqedu  (1830).  Va- 
sta è  anche  la  produzione  critica,  storica  e  letteraria  dello  Scott  della  quale  ri- 
cordiamo :   The  Works  of  Dnjden   (1808),   The  Works  of  Stcift   (1814),   Essai/s  on 

—  184.  — 


lo  Scott  è  il  creatore  del  nioderuo  romauzo  storico.  Nell'ambito  della 
letteratura  narrativa,  si  erano  gi;\  l'atti  alcimi  tentativi  di  sfruttamento 
dei  temi  storici,  ma  prima  dello  t^cott  (come  ad  es.  nei  romanzi  d'am- 
biente irlandese  di  ^Maria  Edgeworth  e  in  quelli  a  sfondo  tenebroso  di 
Walpole  e  di  Mrs.  Kadclitì'e,  che  precedono  di  poco  le  opere  di  Scott) 
il  materiale  storico  era  servito  in  generale  da  elemento  accessorio. 

Con  lo  Scott,  invece,  l'elemento  storico  cessa  di  essere  lo  sfondo,  e 
diventa,  la  vera  materia  dell'opera:  osservata  come  attraverso  a  una 
lente  che  ne  attenui  la  crudità  e  ne  ponga  in  rilievo  certi  lati  più  at- 
traenti, la  storia  ci  appare  alla  luce  delle  vicende,  dei  costumi  e  delle 
gesta  dei  popoli,  diventando  la  vera  ed  unica  protagonista  del  mondo 
del  poeta. 

E'  stato  osservato  che  i  personaggi,  anche  se  protagonisti,  non 
sempre  emergono  dal  mondo  in  cui  sono  posti  così  come  accade,  ad 
esempio,  nell'opera  di  Ualzac  o  di  Dostojewski:  essi  sembrano  come 
assorbiti  nell'azione  ch'è  sem])re  rapida,  serrata,  incalzante.  Kispon- 
<leremo  che  questi  sono  i  suoi  limiti  e  le  sue  possibilità,  e  diverso  è  il 
fine  ch'egli  si  propone  di  raggiungere. 

Nei  suoi  romanzi  non  troviamo  profondità  d'indagine  psicologica, 
né  traccia  di  tendenza  all'astrazione,  alla  .speculazione  filo.sotica,  all'èva 
sione  in  un  puro  mondo  di  spiritualità.  Egli  si  esalta  e  ride  senza 
malizia  e  il  suo  «  humour  »  ha  una  composizione  elementare.  Ciò  che 
<ont4i  sono  i  fatti,  le  azioni  e  queste  azioni  si  susseguono,  s'intrecciano, 
procedono,  con  ritmo  tanto  più  veloce  quanto  più  ci  s'avvicina  alla 
line  del  romanzo. 

Se  si  pensa  con  quale  rapidità  fu  portata  a  termine  una  simile 
mole  di  lavoro  non  si  può  fare  a  meno  di  ammirare  questo  scrittore 
che  unisce  alla  fantasia  vivacissima  una  singolare  abilità  nari-ativa. 

A  soli  dieci  anni  di  distanza  dalla  morte,  lo  Scott  era  già  tradotto 
iu  tutte  le  principali  lingue  europee.  Sulle  sue  orme  si  pose  presto  una 
nutrita  schiera  di  scrittori,  tra  i  quali  il  Dumas,  il  Grossi,  il  D'Azeglio; 
scrittori  che  talora  rivaleggiarono  con  l'iniziatore  del  genere  senz:! 
però  riuscire  a  superarlo. 

L'influenza   dello    Scott   è   palese   anche   sul   Manzoni   sebbene,   in 
ques-t'ultimo,  la  rappresentazione  del  periodo  storico,  pur  essendo  ele- 
mento essenziale  e  non  un  semplice  sfondo,  venga  integrata  e  approfon 
dita  dello  studio  psicologico  dei  personaggi. 


Vhivalf!/    and    the    Drama    (1814).     Hixtonj    of    ^cothind     (1S20-.30),    The    Life    of 
yapoleon  liuoìiaparte  (1827). 

—  185  — 


WORDSWORTH 

Molto  diversi  dallo  ^^cott,  per  la  loro  sottile  sensibilitìi ,  l'attenta 
contemplazione  e  l'ideale  trasfigurazione  delle  cose,  sono  William 
Wordsworth  e  Samuel  Taylor  Coleridge,  le  due  più  importanti  figure 
della  prima  generazione  romantica  d'Inghilterra. 

William  Wordswortii  (1770-1850)  nacque  a  Cockermouth  nel  Cum 
berland.  Kimasto  orfano  molto  presto,  fu  messo  a  scuola  a  Hawkshead 
dove  trascorse  la  sua  adolescenza,  ti'auue  i  periodi  delle  vacanze  che 
])assava  coi  fratelli  e  la  sorella  Doi'othy  a  Penrith,  nella  casa  dei  nonni 
materni,  severi  e  poco  comprensivi. 

Studiò  all'università  di  Cambridge  ove  conseguì  la  laurea  in  let- 
tere nel  1791. 

Tv' anno  prima  s'era  recato  con  l'amico  Robert  Jones  in  Francia,  in 
Svizzera  e  in  Italia,  componendo  durante  questi  suoi  viaggi  alcune 
poesie  tra  le  quali:  An  Evening  Walk  (Passeggiata  vespertina)  e 
Descriptive  Sketchcs  (Bozzetti  descrittivi). 

Queste  ed  altre  poesie  composte  durante  gli  anni  trascorsi  all'uni- 
versità, e  in  parte  incluse  più  tardi  nelle  varie  raccolte  di  versi,  rive- 
lavano già  quello  che  doveva  poi  divenire  il  motivo  domiuante  della  sua 
opera:  l'amore  per  la  natura. 

Xel  1791  se  ne  tornò  in  Francia  allora  in  pieno  tumulto  rivolu- 
zionario. I  suoi  sentimenti  repubblicani  e  gl'impulsi  d'amore  per  la 
umanità  parvero  qui  comporsi  a  sistema  consentendogli  di  compren- 
dere meglio  le  cause  e  gli  scopi  della  rivoluzione  e  spingendolo  a  diven- 
tarne ardente  e  convinto  partigiano. 

Pensò  infatti  in  un  primo  tempo  di  entrare  in  quel  gruppo  di  stra- 
nieri che  avevano  deciso  di  partecipare  alla  lotta  schierandosi  dalla 
parte  dei  Girondini.  Ma  varie  circostanze  lo  costrinsero  a  tornare  in 
Inghilterra. 

Rientrato  in  patria  attraversò  un  periodo  di  profonda  amarezza 
e  di  nero  pessimismo  dovuti  in  parte  ad  uno  sfortunato  amore  che 
stese  per  molti  anni  un'ombra  sulla  sua  vita  (1)  e  in  parte  alla  delu- 
sione che  aveva  provato  quando  l'esercito  francese  invece  di  battersi 
per  la  libertà  e  la  rigenerazione  dei  popoli  s'era  rivelato  un  vero  e 
proprio  strumento  di  conquista  (2). 


(1)  In  Francia  il  poeta  conobbe  una  giovane.  Annette  Vallon.  per  la  quale 
concepì  una  profonda  passione  e  dalla  quale  ebbe  una  figlia  che  fu  da  lui  rico- 
nosciuta. 

(2)  Appartiene  a  questo  periodo  il  dramma  The  Bordercrs  (1795)  la  cui  azio- 
ne si  svolge  al  confine  fra  la  Scozia  e  ringbilterra  al  tempo  in  cui  i  briganti  ru- 
bavano ai  ricchi  per  aiutare  i  poveri. 

—  186  — 


Costretto  a  decidersi  sulla  scelta  di  una  professione  nella  quale 
potessero  conciliarsi  aspirazioni  e  necessitù.  i>raticlie,  esitò  lungamente 
tra  la  carriera  militare  e  quella  ecclesiastica  per  le  quali  credeva  dap- 
prima di  sentirsi  inclinato.  Ma  in  seguito  né  i  sentimenti  patriottici 
aflSorati  nel  suo  spirito  dopo  la  crisi  rivoluzionaria  poterono  determi- 
narlo alla  prima  via.  né  la  vaglieggiata  aspirazione  a  guidare  le  anime 
lo  condusse  :il  sacerdozio  per  il  quale  comprese  di  non  essere  «  suffi- 
cientemente degno  ». 

Due  avvenimenti  dovevano  intanto  incoraggiare  nel  giovane 
Wordsworth  l'aspirazione,  forse  inconfessata,  della  sua  prima  giovinez- 
za: la  completa  dedizione  alla  poesia. 

Nel  1795  egli  infatti  stringeva  amicizia  con  Samuel  Coleridge,  spi- 
rito acceso  ed  entusiasta;  nello  stesso  anno  moriva  l'amico  Raisley 
Calvert  (dal  Wordsworth  lungamente  e  amorosamente  assistito)  il  quale 
gli  hKsciava  novecento  sterline  che  gli  permettevano  di  condurre  una 
vita  indipendente  e  di  chiamare  presso  di  sé  la  sorella  lontano  dalla 
quale  il  poeta  non  poteva  vivere. 

Cominciarono  allora  per  lui  alcuni  anni  di  vita  tranquilla  durante 
i  quali  egli  tornò  alla  natura  con  più  acuta  sensil)ilità  e  con  l'animo 
aperto  a  nuove  percezione. 

Stabilitosi  ad  Alfoxden  nel  Somerset  con  la  sorella  Dorothy  e  rag- 
giunto nel  suo  eremo  solitario  dal  Coleridge  e  dalla  moglie,  attese  con 
quest'ultimo  airelaborazione  delle  Lyrical  Balìads  (1798),  che  conten- 
gono alcune  tra  le  cose  migliori  dei  due  poeti  e  rappresentano  una  specie 
di  manifesto  poetico  del  romanticismo  inglese.  Esse  erano  piecedute 
da  una  prefazione  a  tono  polemico  suH'opportunitiY  di  richiamare  in 
vita  le  antiche  tradizioni  nazionali  e  popolari  e  all'esposizione  dei  ri- 
spettivi programmi  dei  due  poeti  (1). 

Dopo  la  pubblicazione  delle  Lì/rical  Ballmì.s,  la  cui  sfavorevole  acco- 
glienza da   i»arte  della   critica  non   scoraggiò  affatto   i   due  autori,   il 


(1)  Il  programma  poetico  di  Wordsworth  può  eesere  riassunto  con  una  sua  stes- 
sa frase  :  «  to  give  the  charm  of  novelty  to  thlngs  of  every  day...  :  by  awakeuing  the 
raind's  attention  from  the  lethargy  of  custom  and  directing  It  to  the  loveliness 
and  the  wouders  of  the  world  bofore  us  »  («  dare  il  fascino  della  novità  alle  cose 
di  ogni  giorno...  con  lo  svegliare  ratttnizione  della  mente  dal  letargo  dell'abitudine 
*:  indirizzarla  alla  bellezza  e  alle  meraviglie  del  mondo  intorno  a  noii. 

E"  interessante  notare  come  vi  sia  una  notevole  somiglianza  fra  la  poetica 
di  Wordsworth  e  quella  del  Pascoli.  Naturalmente  non  si  può  parlare  (ini  di  deri- 
vazione, ma  di  uno  di  quegli  incontri  significativi  che  si  notano  talvolta  fra  spi- 
riti affini  :  c'è  in  ambedue  «  il  poeta  fanciullo  »  che  esprime  il  proprio  Ingenuo 
stupore  ad  ogni  piccola  scoperta,  ad  ogni  rivelazione  di  quei  profondi  e  miste- 
riosi legami  che  uniscono  l'uomo  alla  natura. 

—  187  — 


Word.sworth  compì  un  viaggio  in  Germania  con  la  sorella  Dorothy  e 
Tamico.  In  Germania  ove  soggiornò  alcuni  mesi  iniziò  The  Prelude  e 
compose  Luci/  Orai/,  i  versi  a  Lucy,  Ruth,  Nutting  ed  altre  tra  le  sue 
[)iù  belle  poesie. 

The  Prelude  completato  nel  1805  e  pubblicato  postumo,  voleva 
essere,  nelle  intenzioni  del  poeta,  la  parte  introduttiva  di  un  lungo 
poema  filosofico,  o  meglio,  di  una  serie  di  composizioni  di  lunghezza 
e  di  metro  vari,  formanti  un'opera  organica  ispirata  all'osservazione 
della  natura,  dell'uomo  e  della  società. 

Quest'opera,  il  cui  titolo  doveva  essere  The  Recluse  (Il  recluso) 
rimase  incompiuta  (1);  il  poeta  infatti  compose  soltanto  The  Prelude  e 
The  Excursion  pubblicato  nel  1814:.  Nel  Prelude  è  descritta  la  prima 
parte  della  vita  del  poeta,  in  una  serie  di  scene,  di  narrazioni,  di  squarci 
improvvisi,  di  ricordi  f reseli i  e  suggestivi  : 

«...  Oh  wheu  I  bave  hung 

Above  the  raven's,  by  knots  of  grass 

And  half-inch  fissui-e.s  in  the  slippery  rock 

But  ill-.«;ustaino(l   and  almost   (so  it  seemed) 

Suspended  by  the  blast  that  blew  amain, 

Shouldering   the   naked  crag,   —  oh,   at  that   time, 

While  on  the  periloiis  ridge  I  hung  alone, 

With  what  strange  utterance  did  the  loud  dry  wiud 

Blow  through  niy  earl  The  sky  seemed  not  a  sky 

Of  earth,  —  and  with  what  motion  moved  the  clouds!  »  (2) 

La  completa  sistemazione  delle  finanze  avvenuta  nel  1801  in  seguito 
a  una  discreta  liquidazione  ereditaria,  consentì  al  poeta  di  prender 
moglie  ed  egli  trovò  in  ilaiy  Hutchinson  una  buona  e  fedele  compagna. 
Si  stabilì  definitivamente  insieme  anche  alla  sorella  nella  regione  dei 


(1)  Con  la  vagheggiata  opera  lo  scrittore  mirava  alla  creazione  di  un  grande 
affresco  del  mondo  e  della  vita  umana  nel  modo  in  cui  essi  si  presentano  allo 
spirito  meditativo  di  un  poeta  solitario.  Ecco  le  sue  stesse  parole  :  «  having  for 
it.s  Principal  subject  the  seusations  and  opiuions  of  a  poet  living  in  retirement  » 
(avente  come  tema  principale  le  sensazioni  e  le  opinioni  di  un  poeta  che  vive 
appartato). 

(2)  «...  Oh  quando  stavo  sospeso  —  sopra  il  nido  del  corvo,  ai  ciuffi  d'er- 
ba —  e  alle  minuscole  fenditure  nella  sdrucciolevole  roccia  —  a  stento  aggrappato 
e  quasi  (così  sembrava)  —  sollevato  dal  vento  che  soffiava  con  forza  —  addos- 
sandomi alla  nuda  parete  rocciosa,  —  oh.  in  quel  momento.  —  mentre,  solo,  ert» 
sosiìeso  sulla  cresta  pericolosa  —  con  quale  strano  suono  il  vento  arido  e  forte 
—  fischiava  al  mio  orecchio!  Il  cielo  non  sembrava  un  cielo  —  della  terra,  — 
e  con  quale  velocità  correvano  le  nubi!  ». 

—  188  — 


laghi,  dove  tra  la  casa  di  Grasmere  o  quella  di  Kydal  Mount  egli  tra 
scorse  poi  tutto  il  resto  della  sua  lunga  esistenza  (1). 

Se  da  uu  lato  il  riconoscimento  uftìciale  alla  propria  opera  tardò 
a  giungere,  Wordsworth  potè  tuttavia  trovare,  nella  serenità  di  un  foco 
lare  allietato  da  due  anime  gentili,  la  forza  morale  per  continuare  fìdu 
ciosamente   il  proprio  lavoro. 

Dopo  la  morte  di  Soutbey  (1843)  la  sua  fama  che  era  andata  prò 
gressivamcute  aumentando  trovò  un  adeguato  riconoscimento  nel  titok» 
che  gli  fu  conferito  di  poeta  laureato. 

Il  periodo  di  maggiore  attività  letteraria  di  Wordsworth  va  dall'ap 
parizione  delle  Lyrical  Ballads  (1798)  alla  pubblicazione  di  The  Excur 
Sion  (1814).  Da  quest'ultima  data  l'ispirazione  del  poeta  sembra  decli 
nare,  benché  anche  in  epoca  posteriore  non  manchino  felici  ritorni  alla 
sua  vena  migliore;  è  infatti  del  1825  To  a  Skylark,  del  1831  Yarroic 
Revisited,  del  1835  i  Poetns  chiefly  of  Earìy  and  Late  Ycars,  nei  quali 
si  nota,   a  tratti,   la  stessa  acuta  visione  e  precisione  di  tocco  delle 
Lines  Composed  a  Few  Miles  froin   Tintern  Abhey   appartenenti  alla 
serie  delle  Lyrical  Ballads  e  della  Ode  on  Intimations  of  Immortaliti/ 
p'om  Recollections  of  Early   Ghildhood,  l'insuperabile  ode  pubblicata 
isolatamente  nel  1807. 

Sfrondata  dai  suoi  esperimenti  meno  felici  e  dalle  sue  manifesta- 
zioni meno  concrete  la  poesia  di  William  Wordsworth  si  presenta  degna 
di  figurare  tra  la  migliore  produzione  lirica  di  tutta  la  letteratura 
inglese. 

L'elemento  essenziale  di  (juesta  poesia  è  —  come  s'è  detto  —  l'a- 
more per  la  natura. 

Una  sensibilità  veramente  eccezionale  consente  al  poeta  d'intuire 
ogni  più  piccolo  battito  del  mondo  circostante,  mondo  che,  al  pari  del- 
l'infinito leopardiano  si  estende,  in  realtà,  molto  oltre  gli  angusti  con- 
fini dei  sensi.  Dasta  in  tal  modo  il  rapido  volo  di  un  uccello  o  il 
tremito  lieve  di  un  esile  filo  d'erba,  il  mormorio  di  un  ruscello  solitario 
o  l'improvvisa  apparizione  di  una  nuvola  sulla  sommità  di  una  collina, 
perchè  il  poeta  si  senta  ispirato  e  perchè,  dalle  immagini  nelle  quali 
questa  ispirazione  si  concreta  affiori  l'imponderabile  anima  delle  cose. 

11  suo  naturalismo  idilliaco  e  antirazionalistico,  la  sua  contem 
plazione  appassionata,  quasi  ascetica,  della  natura  lo  conducono  so 
vente  all'elaborazione  di  principi  morali  a  volte  impliciti  a  volte  mani- 


ci) Per  11  loro  prolungato  soggiorno  nella  regione  dei  laglii  (Cumberland)  < 
per  la  comunanza  dei  loro  ideali  poetici,  Wordsworth,  Colciidgc  e  Southey  furono 
chiamati  «  lake  poets  »  o  anche  «  lakists  »   (poeti  dei  laghi  o  laghisti). 

—  189  — 


testi,  i  quali  creano,  in  quest'ultimo  caso,  un  frequente  indebolimento 
dell'afflato  poetico. 

Sul  fondamentale  ottimismo  del  poeta  molto  è  stato  scritto  :  per 
lui  le  tragedie  della  natura,  per  quauto  dolorose,  rispondono  sempre 
agli  imperscrutabili  disegni  della  saggezza  cosmica  e,  quanto  agli  uomi- 
ni, la  fonte  del  loro  dolore  dipende  esclusivamente  dal  loro  allonta- 
narsi dalla  Natura  della  quale  essi,  lungi  dall'essere  entità  avulse,  sono 
parti  integranti  ed  inscindibili. 

L'uomo  che  vive  a  contatto  della  natura,  che  partecipa  della  sua 
stessa  vita  e  si  uniforma  alle  leggi  supreme  dell'amore  e  dell'armonia 
universale  non  può,  secondo  il  poeta,  non  essere  felice.  Gli  stessi  mali 
dovuti  alla  caducità  del  suo  essere  fisico  lo  trovano  sempre  forte  e 
sereno  : 

We  men  that  in  our  morii  of  \  outh  defied 
the  elements,  —  must  vanish;  be  It  so!  (1). 

Le  forme  nelle  quali  si  concreta  l'ispii'azione  poetica  di  ^A'ordswoo^th 
sono  varie  :  l'elegia,  il  sonetto,  la  lirica,  la  poesia  narrativa. 

In  quest'ultima  forma  nella  quale  troviamo  ora  il  distico  eroico 
theroic  couplet)  ora  il  metro  delle  antiche  ballate,  il  poeta  compose 
alcune  tra  le  sue  cose  migliori  (come  Lucy  Gray,  Ruth  ed  altre).  Quale 
poeta  narrativo  egli  non  sembra  però  eccellere  poiché  se  da  un  lato  i 
suoi  poemi  appaiono  ricchi  di  drammaticità  e  di  pathos,  dall'altro,  essi 
non  presentano  uè  l'inesauribile  vena  uè  la  suggestività  melodica,  di 
altre  narrazioni  drammatiche  in  versi  (ad  es.  le  ballate  a  sfondo  storico 
dello  Scott). 

Viva  attrazione  esercitò  sullo  spirito  del  poeta  il  sonetto;  poiché 
questa  forma,  che  esige  un  chiaro  e  ordinato  sviluppo  ed  ofifre  la  possibi- 
lità di  esprimere  liricamente  in  un  breve  giro  di  versi  la  meditazione 
del  poeta,  sembra  prestarsi  in  modo  particolare  alle  luminose,  precise 
visioni  e  allo  spirito  riflessivo  di  Wordsworth,  Tra  i  migliori  sonetti  ri- 
cordiamo :  Milton.  Wcfttìiiiììstcr  Bridge,  «The  world  is  too  niuch  with 
US  »  e  le  raccolte  Riicr  Duddon  (1820)  e  Ecclesiastica]  ASonncts  (1822). 

I  versi  di  Wordsworth  sono  solitamente  semplici;  il  poeta  prefe- 
risce le  parole  più  comuni,  la  struttura  del  periodo  è  piana,  il  coloro 
sobrio,  lo  stile  preciso.  Vero  è  che  reecessiva  aderenza  al  linguaggio 
comune  della  prosa  lo  fece  cadere  talora  nel  difetto  opposto,  cioè  nella 
prosa  versificata,  come  in  certi  passi  del  Last  of  the  FlocJc  o  in  (S^j- 
mon  Lee. 


(1)  Noi  uomini  che  nel  mattino  delhi  giovinezza  sfidammo  —  gli  elementi, 
<lobbiamo  .sparire  e  così  sia. 

—  190  — 


Tav.  XXI 11 


"iiilcrii    Ablicy.    chi'    isjìii-ò   ;ill;i    musii    di'l    Wdrdswni'th 
mio   (lei   suoi   i)riiiii   capolavori. 


\'c'iliila    (Iflla    i'1'KÌonc   ilei    labili,    cara    ai    pi-iini    podi    loiiiaiitici. 


Tav.  XXIV 


Walter  Scott. 


George  (iorduu  l'.yroii. 


l'ercy    l'.ysslH'   Siici  le 


John   Keats. 


l'osti  accanto  alle  melodiose  cadenze  di  Coleiidge,  di  Shelley,  di 
Keats,  i  versi  di  Wordsworth  possono  sembrare  talvolta  duri  e  disa- 
dorni; ma  qnando  il  poeta  riesce  ad  evitare  la  falsa  semplicità  e,  proteso 
nel  mirabile  sforzo  di  scoprire  il  sionificato  e  di  esprimere  l'inesprimi- 
bile, gli  A  dato  di  tradnrre  in  immagini  concrete  «juello  ch'era  prima 
soltanto  imprecisa  aspirazione,  egli  ragginnge  con  volo  sicnro  le  pili 
alte  vette  dell'arte. 


COLERIDGE 

Samuel  Taylor  CoLKRirxjK  il772-18.'ì4)  nacque  a  Ottery  St.  Mary  nel 
Devonshire.  Suo  padre  era  un  dotto  pa.store  protestante  di  provincia 
che  seppe  impartire  ai  propri  figli  una  buona  educazione. 

Alla  morte  del  padre,  la  famiglia  si  disperse;  i  lìgli  furono  in  jìarte 
mandati  in  collegio,  altri  invece  al  lavoro.  Il  piccolo  Samuel  rimase 
lunghi  anni  segregato  nella  scuola  convitto  del  Chiist's  Hospital  dove 
si  sviluppò  la  sua  tendenza  alla  solitudine  e  alla  fantasticheria,  e  dove 
diede  prova  di  una  capacità  intellettiva  veramente  singolare,  di  una 
immaginazione  accesissima,  e  d'una  rara  attitudine  alla  speculazione 
filosofica. 

A  diciannove  anni  il  Coleridge  entrò  all' Università  di  Cambridge 
dalla  quale  dopo  tre  anni  si  allontanò  improvvisamente  per  arruolarsi 
in  un  reggimento  di  dragoni.  Ricondotto  a  Camln'idge,  ove  confessò  di 
esser  fuggito  per  non  aver  potuto  soddisfare  un  debito,. ri])rese  gli  studi 
ma,  prima  ancora  di  conseguire  una  laurea,  abbandonò  detìnitavemente 
l'università. 

Incominciò  così  la  sua  vita  scapigliata  di  eterno  sognatore.  Stretta 
amicizia  col  Southey  passò,  insieme  con  lui  lunghi  mesi,  ad  elaliorare 
gli  schemi  per  la  fondazione  di  una  republilica  ideale  il  cui  fine  doveva 
essere  la  rigenerazione  della  società  umana.  Sede  di  4iuest'ideale  repub- 
blica denominata  «  Pantisocracy  »  doveva  essere  la  regione  situata  ac 
canto  al  fiume  Susquehanna  (America  del  Nord). 

Alla  «  Pantisocracy  »,  ideale  comunità  dedita  solo  all'agricoltura 
ed  alle  arti,  non  potevano  essere  ammessi  che  uomini  dallo  si)irito  aperto 
e  vivace,  i  quali,  tra  l'altro,  avessero  preventivamente  com])iuto  un 
matrimonio  d'amore.  Per  uniformarsi  a  (piest'ultima  indispensabile  con- 
dizione, i  due  giovani  fondatori  decisero  di  sposare  due  fanciulle  di 
modestissime  condizioni,  le  .sorelle  Fricker  (Coleridge  sjiosò  Sara, 
Southey  Edith),  dopodiché  si  accorsero  di  non  potersi  imbarcare  per 
mancanza  di  mezzi. 

—  191  — 

13  -  Breve  storia  della  letteratura   inglese. 


Un  avvenimeuto  importante  fu  per  il  Coleridge  l'incontro  con 
Wordsworth,  avvenuto  nel  1795. 

Tra  i  due  giovani  si  svolse  per  molto  tempo  una  benefica  reciproca 
influenza  della  quale,  come  si  è  detto,  rimangono  traccie  evidenti  nella 
loro  opera. 

Negli  anni  1798-95,  il  Coleridge  aveva  già  pubblicato  diverse  poesie 
su  vari  periodici  e  composto,  in  collaborazione  col  Southey,  un  dramma 
storico  rimasto  incompiuto  The  Fall  of  Robespierre;  nel  1798  pubblicò 
insieme  a  WordsAVortli  le  già  menzionate  Lyricaì  Ballads  contenenti 
tra  l'altro,  il  suo  capolavoro  poetico  The  Rime  of  the  Ancicnt  Mariner 
(La  ballata  del  vecchio  marinaio). 

Dopo  il  soggiorno  in  Germania  (1798-9),  durante  il  quale  studiò 
attentamente  gli  autori  tedeschi,  specie  i  filosofi,  il  Coleridge  per  un 
certo  tempo  limitò,  quasi  esclusivamente,  la  propria  attività  a  tradurre 
in  inglese  alcuni  drammi  dello  Schiller  {The  Piccolonuni  e  The  Death 
of  WaUeustein). 

Xel  1804  portava  a  compimento  la  seconda  parte  del  poema  Christabel 
rimasto  poi  incompiuto  al  pari  di  Kuhia  Khan  (1799).  Intanto  già  da 
(jualche  anno  aveva  cominciato  a  prender  forti  dosi  di  oppio,  abitudine 
che  doveva  aver  poi  effetti  così  tristi  sulla  sua  vita  e  sulla  sua  arte. 

Fin  dalla  prima  giovinezza  egli  era  stato  tormentato  da  dolori  reu- 
matici acutissimi  e  ribelli  ad  ogni  cura,  così  da  spingerlo  a  cercare 
sollievo  nella  droga  dalla  quale  non  riuscirà  più  a  liberarsi  completa- 
mente. Xella  speranza  di  migliorare  la  propria  salute  intraprese  un 
viaggio  nel  Mediterraneo.  Il  suo  soggiorno  a  Malta  e  in  Italia  (ISOl-lSOG) 
non  diede  i  risultati  desiderati;  anzi,  ritornato  in  Inghilterra,  la  sua 
salute  cominciò  a  peggiorare.  L'oppio  accentuava  la  sua  naturale  apatia, 
la  sua  riluttanza  a  intraprendere  qualsiasi  lavoro  e,  sino  alla  fine  del 
suo  triste  calvario  durato  quasi  quanto  la  sua  stessa  esistenza,  solo 
in  brevi  momenti  di  vigoria  e  di  lucidità,  egli  trovò  la  forza  di  conti- 
nuare a  comporre. 

Tuttavia,  se  la  sua  attività  dà  spesso  l'impressione  del  lavoro  inter- 
rotto, come  i  suoi  periodici  The  Watchman  (1796),  The  Friend  (1809-10) 
e  le  apprezzatissìme  conferenze  di  argomento  letterario,  essa  presenta 
invariabilmente  l'impronta  del  genio. 

Dal  1816  fino  alla  morte  soggiornerà  a  Highgate  nella  casa  del  dottor 
Gillman  che  lo  aveva  ospitato  per  tentare  di  guarirlo  dal  terribile  vizio. 
Ivi  compose  la  Biographia  Litcraria  (1817),  la  sua  opera  in  prosa  più 
importante,  e  nel  1825  comparvero  gli  Aids  to  Refiection,  serie  di  saggi 
filosofici,  mentre  V Anima  poetae  che  contiene  tanta  parte  della  sua  filo- 
sofia comparve  postuma  solo  nel  1895. 

—  192  — 


Scarsissima  fu  negli  ultimi  venticinque  anni  la  giù  limitata  produ- 
zione poetica;  quasi  confinato  in  una  poltrona,  negli  anni  che  prece- 
dettero la  sua  morte,  non  produsse  più  nulla  limitandosi,  nelle  ore  di 
grazia,  a  intrattenere  i  suoi  intimi  amici  con  brillanti  conversazioni. 

Nonostante  le  debolezze  del  suo  carattere  e  la  degradazione  morale 
alla  quale  il  suo  dramma  lo  aveva  trascinato  (la  famiglia  del  poeta 
rimase  a  carico  del  Southey)  Samuel  Coleridge  ebbe  molti  e  affezionati 
amici  che  lo  soccorsero  sino  alla  fine  e  che  seppero  apprezzare  la  sua 
intelligente,  illuminata  bontà  e  il  suo  singolarissimo  talento  :  così 
Wordsworth  che,  alla  notizia  della  sua  morte  disse  ch'egli  era  l'uomo 
più  meraviglioso  ch'egli  avvesse  mai  conosciuto,  così  il  severo  Carlyle 
che  lo  definì  «  a  King  of  men  »  (un  re  di  uomini),  cosi  il  Lamb  che  lo 
ebbe  a  compagno  nel  Christ's  Hospital  e  che  trovò  per  lui  l'arguta  ed 
affettuosa  espressione  di  «  an  archangel,  slightly  damaged  »  (arcangelo 
un  po'  avariato). 

L'opera  poetica  di  Coleridge  eh' è  quella  sulla  quale  si  appoggia  in 
gran  parte  la  sua  fama,  non  è  —  come  s'è  visto  —  molto  vasta.  Tuttavia 
essa  è  sufficiente  per  conferire  al  poeta  l'altissimo  posto  assegnatogli 
dalla  critica. 

Si  può  veramente  dire  che  il  Coleridge  sia  pienamente  riuscito  a 
realizzare  il  programma  poetico  ch'esso  stesso  espone  nella  sua  Bio- 
graphia  :  «  it  was  agreed  that  my  endeavours  should  be  directed  to 
persons  and  characters  supernatural  or  at  least  romantic  »  (era  stato 
convenuto  che  i  miei  sforzi  dovessero  essere  rivolti  a  persone  ed  a  carat- 
teri soprannaturali  o,  almeno,  romantici).  Le  sue  poesie  rappresentano 
infatti  il  più  completo  trionfo  della  fantasia,  il  più  suggestivo  invito  al 
sogno  che  si  possa  immaginare. 

Terrore,  sublimità,  esotismo,  fiaba,  mistero,  sono  gli  elementi  es- 
senziali del  mondo  di  Coleridge,  mondo  pieno  di  colore  e  di  risonanze 
inesprimibili  nel  quale  il  lettore  è  ]ior-tato  a  dimenticarsi  ed  a  vibrare 
nello  strano  turbamento  di  una  meravigliosa  e  continuata  allucinazione. 

D'altra  parte,  per  quanto  affine,  in  un  certo  senso,  all'opera  del 
Blake,  del  Baudelaire  e  dei  simbolisti  francesi,  l'arte  del  Coleridge 
sembra  prender  le  mosse  da  finalità  affatto  differenti  :  per  essa,  infatti, 
l'immaginazione  non  è  un  mezzo,  la  fantasia  non  agisce  in  funzione 
di  un  fine  simbolico,  né  viene  presentata  come  riflesso  di  una  verità 
superiore. 

La  rivelazione  ascetica  del  Marriage  of  Heaven  and  Hell,  la  spe- 
culazione sensoria  e  raffinata  dei  Fleurs  du  mal,  appaiono  estranee 
all'ispirazione  di  Coleridge  e  ben  diversa,  ad  esempio,  si  rivela  la  natura 

—  193  — 


Uel  Bateau  ine  del  Kimbaud  che  richiama  sovente,  in  certi  suoi  aspetti 
esteriori,  The  Rime  of  the  Ancient  Mariner. 

In  realtà  il  fine  essenziale  della  poesia  di  Coleiidge  seml)ra  i)roprio 
(juello  da  lui  dichiarato:  dar  vita  al  soprannaturale,  evocare  il  mondo 
della  fantasia  e  del  sogno,  rendendolo  CK)n  semplicità  e  verosimiglianza 
in  tutta  la  sua  imponderabile  astrattezza.  Allora  egli  tocca  le  vette 
dell'arte  sua,  come  appunto  in  The  Rime  of  the  Ancient  Mariner,  ove 
la  magia  del  racconto  si  rivela  fin  dalle  prime  battute. 

Un  vecchio  inariuaio  costringe  un  ospite  nuziale  ad  ascoltare  la  sua  storia. 
Egli  narra  come  il  suo  vascello  navigasse  felicemente  quando,  colto  da  un  ura- 
gano, fu  trascinato  verso  il  polo  australe.  La  nave  è  circondata  sempre  più  dai 
ghiacci,  finché  im  jìlbatro  non  viene  a  volax-e  sopra  di  essa,  accolto  con  gioia 
dai  marinai  come  uccello  di  buon  augurio.  Infatti  il  timoniere  riesce  ad  aprirsi 
un  varco  tra  i  ghiacci,  dirigendosi  verso  l'equatore.  Malauguratamente  il  vecchio 
marinaio  uccide  l'uccello  e  la  maledizione  scende  sulla  nave,  che  arrivata  all'e- 
quatore rimane  immobile  per  la  bonaccia  sotto  il  sole  rovente  : 

Down  dropt  the  breeze,  the  sails  dropt  down, 
'Twas  sad  as  sad  could  be; 
And  we  did  speak  only  to  break 
The  silence  of  the  sea!  (1) 

Uno  spaventoso  silenzio  subentra  in  tutte  le  cose,  logorando  i  nervi  dei  ma- 
rinai che  muoiono  di  sete  in  mezzo  alle  sconfinate  distese  dell'oceano  : 

Water,  water,  every  where. 

And  ali  the  boards  did  shriuk;  ^ 

Water,  water,  every  where, 

Nor  any  drop  to  drink. 

The  very  deep  did  rot  :  O  Christ! 
That  ever  this  should  be! 
Yea,  slimy  things  did  crawl  with  legs 
Ui)on  the  slimy  sea 


With  throats  unslaked,  with  black  lips  baked, 

We  could  not  laugh  nor  wail; 

Through  utter  drought  ali  diunb  we  stood! 

I  bit  my  arm,  I  sucked  the  blood, 

And  cried,  A  saill  a  sail!  (2) 


(1)  La  brezza  cessò,  le  vele  s'afflosciarono,  —  Era  una  tristezza  senza  pari:  — 
B  noi  parlavamo  soltanto  per  rompere  —  Il  silenzio  del  mare! 

(2)  Acqua,   acqua,   dovunque,  —  E  tutte  le  assi   si  restringevano;  —  Acqua, 
acqua,  dovunque  —  E  non  una  goccia  da  bere. 

La  profondità  stessa  marciva  :  O  Cristo!  —  Che  dovesse  accadere  anche  que- 

—  194  — 


Un  vascello  fautasmu  appare  aU'orizzoute  guidato  dalla  morte  e  da  \iua  don- 
na spettrale  (la  vita  nella  morte).  Le  due  sinistre  apparizioni  si  giocano  ai  dadi 
la  ciurma  e  i  componenti  dell'equipaggio  muoiono  ad  uno  ad  uno,  tranne  11  vec- 
chio marinaio  che  è  stato  vinto  dalla  donna  spettrale.  Continua  la  maledizione 
su  di  lui;  egli  vede  coso  orribili,  finché  riesce  a  pregare.  L'incantesimo  allora 
incomiiuia  a  sciogliersi,  il  vascello  riprende  a  navigare,  la  pioggia  rinfresca  il 
vecchio  che  è  preso  da  una  specie  di  letargo  popolato  da  visioni. 

Espiata  la  maledizione,  egli  ritorna  in  patria  e  si  confessa  da  un  pio  ere- 
mita, ma  per  tutto  il  resto  dell'esistenza  un  senso  di  angoscia  lo  sospinge  di 
luogo  in  luogo  a  raccontare  il  suo  delitto  e  a  insegnare  l'amore  per  tutte  le  crea- 
ture. 

Occupano  pure  un  jìosto  eminente  nella  poesia  del  Coleridge  i  due 
frammenti  Christahcl  e  Kuhla  Khan.  11  primo  è  una  fantasia  tutta 
intessuta  di  luci  e  d'ombre  nella  cui  atmosfera  misteriosa  la  presenza 
di  esseri  invisibili  e  minacciosi  è  da  noi  sentita  come  in  un  incubo. 

Il  secondo  è  un  meraviglioso  arabesco  che  gareggia  per  lievità  ed 
incanto  con  le  più  belle  fantasie  delle  Mille  e  una  notte. 

Vasta  e  importante  è  l'opera  in  prosa  del  Coleridge  costituita  prin- 
cipalmente di  saggi  letterari  e  di  opere  tìlosolìclie.  Di  essa  va  ricor- 
dato in  modo  particolaie  :  Lecttires  on  Shakespeare,  Biographia  Lite 
varia.  Aids  to  Reflection  e  Anima  poctae. 

Le  Lectures  sono  tra  i  più  geniali  e  profondi  saggi  critici  sullo 
Shakespeare  e  altri  poeti  che  la  letteratura  inglese  possegga.  Queste 
conferenze  contribuirono  non  poco  a  richiamare  l'attenzione  dei  critici 
e  del  pul)blico  sul  grande  poeta  di  Stratford. 

Nella  Biographia  lo  scrittore  espone  le  proprie  opinioni  letterarie 
occupandosi  specialmente  della  poetica  di  Wordsworth. 

L«  Aids  to  Reflection  e  V Anima  poetae  contengono  —  come  s'è 
detto  —  la  parte  essenziale  della  filosofìa  del  Coleridge. 

In  esse  l'autore  muove  guerra  alle  correnti  positivistiche  specie 
la  filosofia  di  Hume  appoggiando  le  proprie  argomentazioni  alle  teorie 
di  Kant  e  di  Schelling. 

Il  nome  di  Robkut  Solthey  (1774-1843)  è  spesso  associato  a  quelli 
di  Wordsworth  e  di  Coleridge  e,  da  questa  associazione  giustificata  dalle 
relazioni  d'amicizia  e  dalle  frequenti  collaborazioni  che  il  Southey  ebbe 
coi  due  i)oeti,  sembra  in  parte  almeno,  dipendere  la  sua  fama  lette- 
raria . 


.sto!  —  Vi.scide  creature  strisciavano  le  gambe  —  .Sul  mare  viscido.  —  ... 

Con  gola  sitibonda,  con  nere  labbra  bruciate  —  Non  potevamo  né  ridere  ni' 
gemere;  —  Per  la  completa  arsura,  ce  ne  stavamo  tutti  muti!  —  Mi  morsi  il 
braccio,  succhiai  11  sangue  —  E  gridai  :  Una  vela!  una  vela! 

—  195  — 


La  sua  vastissima  produzione  rivela  un  talento  sveglio  ed  eclettico 
e  di  lui  si  contano  non  meno  di  centocinque  volumi  di  materie  varie  : 
biografie,  opere  di  storia  e  di  critica  letteraria,  saggi  filosofici,  poemi 
e  raccolte  poetiche,  drammi,  commedie,  lavori  d'indole  sociale,  articoli 
di  carattere  politico  e  di  varietà  letteraria. 

Ricorderemo  qui  solo  i  suoi  principali  poemi  :  Thalaba  (1801),  rac- 
conto leggendario  sullo  sfondo  dell'Oriente;  Madoc  (1805)  leggenda  di 
un  principe  che  scopre  il  continente  americano;  The  Ciirse  of  Kehama 
(1810)  ispirato  alla  mitologia  indù;  e  Don  Rodcrick  (1814)  racconto  del- 
l'ultimo dei  Goti. 

Di  questa  enorme  produzione,  caduta  quasi  totalmente  nell'oblio, 
oggi  si  legge  soltanto  l'eccellente  Life  of  Nelson  (1813),  divenuta  una 
biografia  classica.  Il  Southey,  lungamente  combattuto  ^per  le  opinioni 
politiche,  ottenne  tuttavia  nel  1813  come  riconoscimento  dell'immenso 
lavoro  compiuto  il  titolo  di  poeta  laureato. 

LORD  BYRON 

George  Gordon,  Lord  Byron  (1788-1824)  nacque  a  Londra,  di  no- 
bile e  antica  famiglia  nella  quale  non  erano  mancati  i  caratteri  strani 
e  violenti.  Il  padre,  John,  un  ex  capitano  delle  guardie,  s'era  guada- 
gnato il  soprannome  di  «  Mad  Jack  »  per  la  sua  vita  dissoluta  e  per  la 
sua  indole  eccentrica  e  la  madre  era  pure  di  temperamento  instabile 
e  violento.  A  dieci  anni  il  futuro  poeta  ereditò  il  titolo  e  i  beni  di  un 
prozio  morto  senza  figli;  studiò  a  Harrow  e  a  Cambridge  dove  non  tardò 
a  farsi  notare  per  il  suo  carattere  ribelle  e  le  sue  opinioni  poco  orto- 
dosse, e  dove  compose  la  prima  raccolta  di  poesie  llours  of  Idlencss 
(1807)  che  furono  aspramente  criticate  dalla  Edinburgh  Revieiv.  Byron 
rispose  con  un  violento  poema  satirico  English  Bards  and  Scotch 
Revieivers  (1809)  nel  quale  muoveva  feroci  attacchi  contro  i  suoi  critici 
e  contro  gran  i)arte  dei  poeti  contemporanei  della  scuola  romantica. 
Preso  possesso  nel  1808  di  Newstead  Abbey,  avuta  in  eredità  dalla  fa- 
miglia, iniziò  l'anno  seguente  il  «  grand  tour  »,  cioè  quel  viaggio  sul 
continente  che,  secondo  l'uso  del  tempo,  ogni  «  gentleman  »  doveva  fare 
per  completare  la  propria  educazione.  Visitò  il  Portogallo,  la  Spagna. 
l'Albania,  la  Turchia,  la  Grecia,  ove  trasse  l'ispirazione  per  i  primi 
due  canti  di  quella  che  fu  definita  una  specie  di  guida  spirituale  dei 
paesi  da  lui  visitati,  il  Childe  HaroUVs  Pilgrimage  (11  iiellegrinaggio  di 
Aroldo,  1812)  che  conquistò  subito  il  favore  del  pubblico,  procurando 
al  poeta  fama  europea. 

—  196  — 


Fra  il  1813  e  il  1814  Byron  compose  alcuue  novelle  iu  versi  spesso 
frettolosamente  concepite,  ma  nelle  quali  non  mancano  passi  di  note- 
vole pregio  :  The  Giaour  (Il  giaurro),  The  Bride  of  Ahydos  (La  sposa 
di  Abido).  The  Corsair  (Il  corsaro),  Lara,  e  nel  ISKJ  The  Siege  of 
Corinth  (L'assedio  di  Corinto)  e  Parisina;  questi  poemi  ritraggono  tutti. 
sotto  nomi  diversi,  la  stessa  persona,  l'eroe  byroniano,  l'uomo  «  di  una 
sola  virtù  e  di  mille  delitti  »,  il  ribelle,  angelo  tenebroso  e  fatale  e 
demone  al  tempo  stesso,  agitato  da  una  ardente  passione  portata  spesso 
all'esasperazione,  che  si  muove  in  esotici  scenari  reali  o  immaginari, 
densi  di  tragicità  e  destinati  a  fissare  quel  tipo  romantico  clie  per 
tanto  tempo  dovrà  dominare  la  letteratura  europea. 

Nel  1816  sua  moglie  Anna  Isabella  Milbanke  dopo  un  anno  di  ma- 
trimonio lo  abbandona  :  varie  accuse  furono  mosse  allora  al  poeta  (fra 
le  altre  quella  di  amori  incestuosi  con  la  sorellastra  Augusta  Byron- 
L^igh);  egli  si  vide  costretto  a  lasciare  l'Inghilterra  e  a  peregrinare 
prima  nel  Belgio  e  poi  in  Svizzera  dove  incontrò  lo  Shelley  e  dove  com- 
pose The  Prisoner  of  Chillon  (Il  prigioniero  di  Chillon),  i  primi  due 
atti  del  dramma  Manfred,  ispiratogli  almeno  in  parte  dal  Faust  di 
Goethe,  e  il  III  canto  del  Chiìdc  Harold.  In  Svizzera  conobbe  Claire 
Clairmont,  sorellastra  di  Mary  Shelley,  dalla  quale  nel  1817  ebbe  una 
bambina,  Allegra,  che  doveva  morire  cinque  anni  dopo  a  Bagnacavallo 
nel  collegio  dove  era  stata  messa  dal  padre.  Passato  in  Italia  si  fermò 
a  Venezia  ove  compose  il  IV  canto  del  Childe  Harold  (1818)  che  è  un 
vero  inno  all'Italia  e  che,  pur  non  offrendo  al  lettore  l'interesse  filo- 
sofico ispiratore  del  canto  precedente,  contiene  descrizioni  di  rara  bel- 
lezza, mai  più  superate  dal  poeta. 

But  thou.   riitumuus!  iu  thy  sweetest  wave 
Of  the  most  livìng  crystal  that  ■svas  e'  er 
The  haunt  of  river-Xymph,  to  gaze  aud  lave 
Her  limbs  where  nothiug  hid  them,  thou  dost  rear 
Thy  grassy  banks  whereon  the  milk-white  steer 
Grazes  —  the  purest  God  of  gentle  waters! 
And  most  serene  of  aspect,   and  most  clear; 
Surely  that  stream  was   unprofaned  by  sbiughters  — 
A  mirror  and  a  bath  for  Beauty's  youngest  daughters!  (1) 

{Canto  IV,  st.  LXVI) 


Clj  Ma  tu,  Clitumnol  nella  tua  dolcissima  onda  —  <U'I  più  vivo  cristallo  che 
abbia  mai  dato  —  ricetto  a  ninfa  fluviale,  per  specchiarsi  e  bagnare  —  le  membra 
ove  nulla  le  nasconda,  tu  innalzi  —  le  rive  erbose  sulle  quali  il  giovenco  candido 
come  il  latte  —  pascola  —  tu,  il  più  puro  Dio  di  docili  acquei  —  e  il  più  sereno 
d'aspetto,  ed  il  più  chiaro;  —  corto  questa  corrente  non  fu  contaminata  da  car- 
neficine —  specchio  e  lavacro  per  le  più  giovani  figlie  della  Bellezza! 

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In  Italia  compose  pine  il  poema  Beppo  iu  cui  tentò  per  la  prima 
volta  quel  genere  burlesco  d'ispirazione  italiana  (Pulci,  Casti)  che 
gli  consentire  più  tardi  di  compiere  l'opera  sua  più  originale  e  vitale 
Don  Juan. 

Nel  1819  conobbe  Teresa  Guiccioli,  sposata  ad  un  uomo  molto  più 
anziano  di  lei,  della  quale  il  poeta  si  innamorò  e  che  seguì  a  Ravenna 
dove  si  trattenuc  per  qualche  tempo.  Qui  fu  indotto  dal  fratello  della 
Guiccioli,  Pietro  Gamba,  ad  affiliarsi  alla  Carboneria.  Dopo  il  falli- 
mento dei  moti  del  1821  i  Gamba  fuiono  esiliati;  il  Byron  si  trasferì 
con  loro  a  Pisa  dove  oltre  allo  Shelley  incontrò  molti  inglesi  fra  i  quali 
Leigh  Ilunt  e  il  capitano  l'Edward  .Tohn  Trelawny.  A  The  Lament  of 
Tasso,  composto  nel  1817  dopo  una  visita  a  Ferrara,  e  The  Prophecy 
of  Dante  seguirono  nel  1820-21  alcuni  drammi:  Marino  Falicro,  The 
Tico  Foscari,  Sardanapaliis,  Caia  e  una  traduzione  del  primo  canto 
del  Morgante  maggiore. 

Nel  1823  salpò  per  la  Grecia  per  prendere  parte  alla  lotta  iniziata 
allora  dai  patrioti  greci  per  la  conquista  dell' indipendenza:  ma  il  poeta 
non  era  più  in  grado  di  resistere  alle  fatiche  di  una  guerra.  Colpito 
da  febbre  malarica  morì  il  19  aprile  1824. 

Il  «  titanismo  romantico  »  del  Byron  non  costituisce  la  più  vera 
e  più  intima  nota  dell'anima  sua;  è  piuttosto  in  Beppo,  in  The  Vision 
of  Judgmeni .  satii'a  feroce  contro  il  Southej'  pubblicata  nel  periodico 
The  Liberal  (1822)  lìuanziato  dal  poeta  stesso,  e  meglio  ancora  in  Don 
Juan  (1818-23)  che  dovremo  cercare  la  parte  più  schietta  e  genuina  del 
suo  genio  poetico.  Mentre  in  Childe  Harold  e  nei  poemi  come  The 
Giaour  si  sviluppano  i  temi  della  ribellione,  della  malinconia,  della 
disillusione,  e  della  inutilità  dello  sforzo  umano,  in  Don  Juan  la  dot- 
trina della  vita  si  esprime  iu  un  tono  di  ironia  talvolta  leggera,  più 
spesso  corrosiva;  «  rimpertiuenza  che  fin  dal  principio  aveva  accom- 
pagnato in  sordina  l'appello  diretto  alle  simpatie  del  lettore  diviene 
ora  la  nota  principale  »  (1);  qui  la  scorrevole  ottava  suona  perfetta- 
mente adeguata  allo  spirito  sarcastico,  audacemente  spregiudicato  e  in 
fondo  classico,  che  anima  l'opera.  La  fama  di  Byron,  grandissima  al 
tempo  suo,  specie  nel  continente,  ebbe  a  subire  più  tardi  una  severa 
revisione.  Comunque  egli  non  può  esser  giudicato,  come  vorrebbe  qual- 
cuno, solo  come  il  rappresentante  di  una  moda  letteraria  da  tempo 
superata;  se  è  vero  che  nella  sua  poesia  non  mancano  i  luoghi  comuni, 
le  espressioni  trasandate  e  poco  felici,  i  difetti  tecnici  e  stilistici,  Byron 


(1)  E.  Legouis  &  L.   tazamiaii  :   A    Historij  of  Kngli.sh   Litcrature,  London,  J. 
M.  Dent  &  Sons.  Ltd. 

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artisti!  è  i)nr  sempre  vivo  in  molti  passi  del  Chiìdc  Hcuoìd,  in  Bcppo. 
The  Vision  of  Judyment  e  in  Don  Juan  nel  quale  ultimo,  avendo  tro- 
vato la  sua  vena  e  raggiunto  la  pienezza  della  propria  espressione,  ci 
ha  dato  il  suo  capolavoro. 

l'er  questo  suo  continuo  aderire  alla  vita,  alle  sue  lotte,  ai  suoi 
contrasti,  IJyron  è  artisticamente  più  vitale  h\  dove  lo  spunto  poetico 
scaturisce  da  una  reazione,  da  un  movimento  di  rivolta,  da  un  atteg- 
giamento polemico,  da  una  riflessione  irriverente  su  quel  complesso  di 
valori  convenzionali  al  quale  la  società  attribuisce  tanta  importanza  e 
su  cui  pigramente  riposa.  Non  dobbiamo  infine  dimenticare  che  è  grande 
titolo  del  Bvron  alla  riconoscenza  degli  Italiani  il  suo  amore  per 
l'Italia,  non  .solamente  per  quella  che  In,  ma  anche  per  quella  che 
stava  allora  per  sorgere  e  alla  quale  dedicò  ricchezze  ed  energie. 

P.  B.   SHELLEY 

Percy   Bysshi:   Shellitì"    (171)2-18-2)    nacque   a   Field    Place   presso 
Horsham  (Sussex)  da  Sir  Timothy  ^^helley  e  Elizabeth  Pillold.  A  dieci 
anni  iniziò  un  primo  corso  di  studi  alla   Sion  House  Academy,   una 
scuola  privata  di   Brentford,   dove   sembra  che   egli   si  sia   acquistata 
quella  fama  di  intrattabilità  che  gli  fu  poi   rimproverata  al  collegio 
di  Eton  al  quale  fu  mandato  due  anni  più  tardi.  Veniva  chiamato  dai 
compagni   «  Shelley  il  pazzo  »,   non   partecipava   ai   loro  giuochi,   leg 
geva,   invece  moltissimo,  ma  i  suoi  studi  non  procedevano  sistemati 
camente.  T^  sua  ardente  e  sbrigliata  fantasia,  non  tenuta  a  freno  d^ 
alcun  senso  della  realtà,  si  abbeverò  avidamente  alle  fonti  del  super 
naturalismo  tedesco,  allora  di  moda  tra  la  generazione  nuova,  mentre 
la  lettura  della  Politicai  Just  ice  di  Godwin  lo  metteva,  sia  i»ure  super 
ficialmente,  a  contatto  col  pensiero  filosofico  francese. 

Xel  1810  lo  Shelley  passò  ad  Oxford.  Anche  qui  egli  si  appartò 
dai  suoi  compagni;  conobbe  tuttavia  Thomas  Jefferson  llogg  col  quale 
strinse  salda  amicizia  e  che  divenne  ])oi  uno  dei  suoi  biografi.  Questi, 
scettico,  cinico,  era  dotato  di  uno  squisito  gusto  letterario  ed  artistico. 
Fu  forse  in  questa  comunione  spirituale  che  lo  Shelley  trovò  la  con- 
ferma di  quella  incredulità  in  materia  di  religione  che  era  nata  in  lui 
già  la  tempo. 

Nel  1811  pubblicò  un  opuscolo  The  Xrcessitij  of  Atheism  che  doveva 
essere  un  compendio  delle  sue  idee  filosofiche  e  che  gli  valse  l'espulsione 
dall' Tniversità. 

Hogg   seguì   poi  la   sorte   dell'amico.    Il   padre   tentò   invano  ogni 

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mezzo  per  alloutanare  il  poeta  da  Ilogg;  lo  Shelley  nou  solo  fu  irremo- 
vibile, ma  cercò  anche  di  convertire  all'ateismo  sua  sorella  Elisabetta, 
riuscendo  invece  soltanto  ad  innamorare  un'amica  di  lei,  Harriet 
Westbrook,  una  fanciulla  romantica  che  aveva  agito  da  intermediaria 
tra  i  due  fratelli.  Quando  il  padre  di  Harriet  minacciò  di  rinchiuderla 
in  un  collegio  ella  scrisse  al  poeta  implorando  di  volerla  liberare  da 
tale  insopportabile  tirannia.  vShelley  non  rimase  sordo  al  richiamo  della 
fanciulla  :  fuggirono  infatti  ad  Edimburgo  dove  si  sposarono  nell'agosto 
del  1811.  Quelli  che  seguirono  furono  anni  di  strettezze  economiche  e 
di  privazioni.  D'altra  parte  Harriet  non  era  in  grado  di  comprendere 
le  alte  fantasie,  i  sogni  rivoluzionari  del  poeta;  già  i  due  si  sentivano 
.spiritualmente  lontani  quando  Shelley  incontrò  la  donna  che  doveva 
essere  l'astro  ispiratore  della  sua  vita.  Egli  era  già  da  lungo  tempo 
in  corrispondenza  con  l'autore  di  Politicnì  Justicc^  William  Godwin, 
considerato  allora  come  un  profeta  del  libero  pensiero,  Godwin  aveva 
sposato  Mary  A\'ollstonecraft,  e,  dopo  la  morte  di  questa,  era  passato 
a  seconde  nozze  e  viveva  a  Londra  con  la  moglie  e  Mary,  la  figlia  natagli 
dal  primo  matrimonio.  Fu  appunto  nella  sua  dimora  londinese  che 
gli  fu  presentato  il  poeta  il  quale  innamoratosi  di  Mary,  dopo  qualche 
tempo  fuggì  con  lei  e  con  la  sorellastra  di  Mary,  Claii'e  Clairmont. 
Ricorderemo  qui  che  tanto  lo  Shelley  quanto  Harriet  e  Mary  ritene- 
vano che  il  matrimonio  fosse  un  errore,  che  ogni  unione  doveva  fon- 
darsi esclusivamente  sull* amore,  e  che  essa  doveva  essere  sciolta  quando 
l'uno  o  l'altro  dei  contraenti  lo  credesse  necessario.  Alla  morte  del 
padre  (1815)  le  condizioni  economiche  dello  Shelley  migliorarono.  Nel 
1816  egli  lasciò  l'Inghilterra  con  Mary  e  Claire.  In  Svizzera  conobbero 
r>yron  che  rimase  ammirato  della  appassionata  natura  e  dell'ingegno 
di  Shelley.  Xeir autunno  dello  stesso  anno  al  poeta  giunse  la  notizia  del 
suicidio  di  Harriet,  annegatasi  a  Londra.  Per  quanto  addolorato  per 
(questa  morto  qualche  mese  dopo  egli  sposava  Mary  Godwin. 

Il  primo  poema  di  una  certa  estensione  scritto  dallo  Shelley  fu 
Qìieen  Mah  (1813\,  opera  disuguale,  piena  di  disquisizioni  filosofiche 
i.spirate  alle  teorie  del  Godwin  e  ingombra  di  note,  ma  nou  priva  qua 
e  là  di  qualche  tratto  poetico.  Xel  1815  scrisse  VAlastor^  or  the  Spirit 
of  Solitude.  poemetto  lirico  che  s'ispira  ai  silenzi  maestosi  delle  Alpi 
e  a  visioni  di  vita  pastorale  in  parte  vissuta  luugo  le  rive  del  Tamigi. 
Il  poeta  vi  rappresenta  l'incessante  anelito  verso  un  amore  terreno 
ideale  e  lo  stato  di  ablmttimento  derivante  dalla  sua  delusione  nel 
7'iconoscerlo  irraggiungibile.  Alla  ricchezza  di  fantasia,  che  già  tro- 
viamo in  Queen  Mal),  si  unisce  qui  una  più  sicura  e  continua  bellezza 
formale,  che  aggiunge  incanto  al  tormento  intimo  del  poeta,  il  quale, 


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malato  e  in  attesa  della  morte  creduta  allora  vicina,  sentiva  venir  jiieno 
in  lui  le  speranze  nel  prossimo  trionfo  dei  suoi  ideali. 

Ma  il  fondamentale  ottimismo  dello  Shelley  non  poteva  restare  a 
lungo  depresso  e  con  Laon  and  Ci/thna  (181T-S),  mé«;lio  conosciuto  sotto 
il  titolo  The  Revolt  of  Islam,  ritorna  alla  j)oesia  di  battaglia.  Il  poeta 
ci  dice  nella  prefazione  di  questo  poemetto  :  «  Ho  voluto  mettere  l'ar- 
monia del  verso,  le  combinazioni  eteree  della  fantasia,  i  movimenti 
rapidi  e  sottili  della  passione  umana,  tutti  gli  elementi  che  sono  l'es- 
senza della  poesia  al  servizio  della  causa  d'una  morale  libera  e  intel- 
ligente; desideroso  di  accendere  nel  cuore  dei  miei  lettori  un  virtuoso 
entusiasmo  per  quelle  dottrine  di  libertà  e  di  giustizia,  quella  fede  e 
quella  speranza  nel  bene  che  ne  la  violenza,  nò  l'errore,  né  i  pregiudizi 
riusciranno  mai  ad  estinguere  completamente  nell'uomo  ». 

In  casa  sua  convenivano  solo  pochi  amici,  come  Leigh  Hunt, 
l*eacock,  Hogg,  Ilorace  Smith,  e  qualche  altro  che  faceva  parte  del 
circolo  di  casa  Godwin  tra  cui  Hazlitt,  J.  H.  Reynolds  e  John  Keats, 
un  giovane  poeta  sul  cui  volto  si  notava  «  uua  particolare  dolcezza  di 
espressione...  ed  un  senso  quasi  doloroso  di  sotìt'erenza  ».  L'ostracismo 
sociale,  ragioni  di  salute  ed  altre  (gli  era  stata  tolta  la  patria  potestà) 
consigliarono  lo  Shelley  a  lasciare  l'Inghilterra  e  a  venire  in  Italia, 
dove  giunse  nella  primavera  del  1818.  Visitò  Venezia,  Livorno,  Napoli, 
Roma,  Firenze,  Ravenna,  Pisa.  In  quello  stesso  anno  moriva  la  sua 
bimba  maggiore  Clara,  e  l'anno  seguente  il  secondogenito.  Nel  1818 
compose  il  frammento  Prince  Atkanasc,  e  Julian  and  Maddalo,  breve 
poema  dialogato  ispiratogli  da  una  visita  fatta  a  Byron. 

Il  Promctheus  Xlnbound  apparve  nel  1819;  questo  dramma  lirico, 
ineguale,  statico  nell'azione  ma  grandioso  per  la  concezione,  per  l'alta 
idealità  morale  e  l'armonia  e  la  bellezza  dei  versi,  deve  considerarsi 
come  l'espressione  più  tipica  e  più  completa  del  genio  dello  Shelley. 
Ispirato  dal  Prometeo  di  Eschilo  il  dramma  si  scosta  per  concezione 
daJroriginale  greco.  In  questo,  Prometeo/  si  riconcilia  con  Giove  che 
da  lui  aiutato  abbatte  i  Titani  e  riprende  incontrastato  il  suo  potere 
sovrano,  in  quello  del  poeta  inglese  l'idea  centrale  è  la  ribellione  del- 
l'uomo (Prometeo)  contro  l'autorità  usurpatrice  e  tirannica  che,  dal- 
l'uomo stesso  creata,  esercita  la  sua  azione  nefasta  sopra  di  lui,  sott'o- 
cando  ogni  anelito  di  libertà,  di  giustizia  e  di  progresso, 

E'  dello  stesso  anno  la  tragedia  The  Cenci  il  cui  argomento  è  il  fa- 
moso parricidio  e  il  processo  svoltosi  a  Roma  durante  il  pontificato  di 
Clemente  Vili,  nella  seconda  metà  del  5Ó0.  Lo  Shelley  vi  rivela  qualità 
insospettate  di  drammaturgo,  l'azione  è  energica,  sobria,  il  suo  lirismo 
riesce  spesso  a  dimenticarsi  nella  tragica  vicenda  e  a  penetrare  nelle 

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auime  dei  personaggi.  Seguirouo  uel  1820  alcmie  delle  sue  poesie  più 
note,  The  Sensitive  Plant,  di  bellezza  impalpabile  e  di  raffinata  musi- 
calità, The  WitcJi  of  Atlas,  poemetto  dedicato  a  Mary  e  composto  dopo 
una  ascensione  sul  monte  S.  Pellegrino,  Sicellfoot  the  Tìjrnnt,  cbe  prova 
la  mancanza  di  umorismo  dello  scrittore,  e  le  odi  famose  To  Xapics, 
To  Liherti/,  The  Cloiid  e  To  a  Skylark.  Epipsì/chidion  (1821)  è  un'altra 
creazione  poetica  di  superbo  impeto  lirico  in  cui  si  manifesta  ancora 
una  volta  l'aspirazione  dell'anima  del  poeta  alla  Bellezza  ideale  e  il 
tentativo  di  ravvisarne  (jualcbe  aspetto  fugace  in  una  incarnazione  ter- 
rena. E'  noto  cbe  questo  poemetto,  ispirato  dall'amore  cbe  Sbelley  provò 
per  la  contessina  Teresa  Yiviani  (Emily),  non  canta  tanto  l'infelice 
fanciulla  dei  suoi  giorni  di  Pisa,  quanto  «  quell'Antigone  di  cui  alcuni 
di  noi,  in  una  esistenza  anteriore,  sono  stati  innamorati  ». 

«...  Emily, 
A  ship  is  floating  in  the  harbour  now, 
A  wind  is  hoveriug  o'  er  the  niountain's  brow; 
There  Is  a  path  ou  the  sea's  azure  floor, 
No  keel  has  ever  ploughed  that  path  before; 
The  halcyons  bvood  around  the  foamless  Isles; 
The  treaeherous  Oceau  has  forsworu  its  wìles; 
The  inerry  mariners  are  bold  and  f  ree  : 
Say,  my  heart's  sister,  -nilt  thou  sali  with  meV 
Our  bark  is  as  an  albatross,  whose  nest 
Is  a  far  Eden  of  the  purple  East; 
And  we  between  ber  wings   will  sit,  while  Night, 
And  Day,  and  Storm,  and  Cahn,  pursue  their  flight, 
Our  ministers,   along  the  boundless   Sea, 
Treadiug   eacli   other's   heels,   unheededly    (1). 

Compose  inoltre  VAdonaia  (1821),  bellissima  elegia  in  stanze  spense- 
riane  scritta  in  morte  di  Jobn  Keats,  da  porsi  accanto  solo  a  Lycidas  di 
Milton  e  a  Thyrsis  di  Arnold;  Eellas  (1821),  dramma  lirico  ad  imita 
zione  dei  Persiani  di  Escbilo,  dedicato  al  principe  Alessandro  Mauro 


(1)  «  ...  Emilia.  —  ima  nave  galleggia  ora  nel  porto.  —  il  vento  è  sospeso  sulla 
cresta  dei  monti;  —  c'è  un  sentiero  sull'azzurra  superficie  del  mare,  —  nessuna 
chiglia  l'ha  mai  prima  d'ora  solcato;  —  gli  alcioni  c-ovano  intorno  alle  isole  tran- 
quille; —  il  malfido  Oceano  ha  rinunciato  ai  suoi  inganni;  —  gli  allegri  marinai 
sono  liberi  e  audaci  :  —  dimmi,  sorella  del  cuore,  vuoi  tu  veleggiar  con  me?  — 
La  nostra  barca  è  come  un  albatro,  il  cui  nido  —  è  un  remoto  Paradiso  del  pur- 
pureo Oriente;  —  e  ivi  staremo  fra  le  sue  ali,  mentre  la  Notte,  —  e  il  Giorno,  la 
Bufera,  e  la  Bonaccia,  proseguiranno  il  loro  corso,  —  nostri  strumenti  limgo  il 
Mare   sconfinato,   —   calpestando   incuranti   le  oi-me   l'uno   dell'altro. 

—  202  — 


cordato  e  composto,  come  dice  il  poeta  «  sotto  l'ispiiazioiie  degli  avve 
nimenti  del  momento...  e  tutto  il  suo  interesse  deriva  dalla  profonda 
simpatia  che  l'autore  sente  per  la  causa  che  lia  inteso  ccleln-are  »  (1); 
infine  l'incompiuto  The  Triuntph  of  Life  (1822),  visione  dell'umanità 
interpretata  allegoricamente  per  mezzo  di  simboli,  oltre  a  molte  altre 
mirabili  composizioni,  odi,  traduzioni,  frammenti. 

Nel  giugno  del  1822  Lingh  Hunt  con  la  moglie  e  i  figli  raggiunse 
r.yron  in  Italia.  Shelley,  che  viveva  con  Mary  in  casa  Magni  nella  baia 
di  Ixn-ici,  andò  ad  incontrare  Hunt  con  gli  amici  Williams  e  Trelawny 
*'  insieme  si  intrattennero  a  Pisa  qualche  giorno.  L'otto  luglio  lo  Shelley 
lasciò  Pisa  per  riprendere  il  mare  a  Livorno  sul  suo  Ariel.  Con  lui 
salirono  a  bordo  Williams  ed  un  mozzo;  incurante  del  maltempo  egli 
riprese  la  via  del  ritorno.  "N'erso  sera  si  scatenò  una  violenta  bui-rasca 
e  nulla  si  seppe  più  dell'Ariel  e  dei  suoi  uomini  finché  i  corpi  di 
Shelley  e  di  Williams  non  furono  restituiti  dal  mare  dopo  alcuni 
giorni. 

Per  lo  Shelley  solo  il  pensiero  è  essenziale  :  un  impul.so.  un  sogno, 
un'idea  sono  per  lui  vivi  come  la  realtà  stessa  e  quando  scriveva  di 
Keats  : 

«  Ali  he  had  loved,  aiul  moulded  iato  thought, 
From  shape,  and  hue  and  odour,  and  sweet  sound. 
Lamented  Adonais  »    (2). 

egli  non  faceva  della  rettorica,  egli  vedeva  veramente  le  forme  immor- 
tali dei  «  Desires  and  Adorations  »  chine  e  piangenti  sul  corpo  di  Keats, 
e  quei  sentimenti  erano  per  lui  incomparabilmente  più  veri  e  più  com- 
prensibili del  mondo  reale  che  lo  circondava.  Fu  detto  che  il  suo  verso 
è  a  volte  indistinto,  il  concetto  troppo  remoto,  e  vaga  la  parola.  Tut- 
tavia l'indeterminatezza  spesso  «nidente  nella  poesia  shelleyana  costi- 
tuisce non  piccola  parte  del  fascino  che  essa  esercita  sopra  di  noi. 
1  suoi  pensieri  vanno  incessantemente  dal  mondo  che  egli  vede  in- 
torno a  sé  a  quello  che  la  sua  mente  gli  crea,  mentre  il  suo  desiderio 
di  perfezione  morale  si  lancia  impetuoso  verso  la  mèta  consumandosi 
quasi  nella  velocità  del  volo,  nel  travaglio  dell'aspirazione  ad  un  ideale 
irraggiungibile  e  nell'abbandono  a  speranze  tosto  deluse. 

Un  concetto  che  spesso  torna  nella  sua  poesia  è  quello  della  natura 


(1)  La  guerra  greco-turca. 

(2)  Tutto  quello  che  aveva  amato  e  forgiato  nel  pensiero,  —  Da  forma  e  co- 
lore e  odore  e  dolce  suono  —  Si  lamentava  per  Adonais. 

—  203  — 


considerata  come  un  tutto  animato.  Questo  concetto  gli  suggerisce  If- 
apostrofi  eloquenti  allo  spirito  della  natura  e  suscita  nella  sua  anima 
profonda  commozione  dinanzi  agli  spettacoli  naturali.  Inoltre  egli  sen- 
te tanto  fortemente  il  carattere  comune  degli  oggetti  e  degli  esseri 
tutti  che  non  esita  a  proclamare  reguaglianza,  nell'unitiì  naturale,  de- 
gli esseri  di  grado  più  basso  con  l'uomo. 

Anche  la  libertà,  intesa  come  elemento  integrante  della  perfezione, 
ha  notevole  parte  nella  morale  Shelley ana;  nel  suo  entusiasmo  per  essa 
il  poeta  non  solo  attacca  il  sistema  familiare,  ma  rigetta  perfino  le 
più  elementari  limitazioni  morali  o  giuridiche  nei  rapporti  amorosi. 
L'amore  della  libertà,  è  così  vivo  in  lui,  che  lo  conduce  fino  alla  ne- 
gazione di  ogni  autorità.  Per  lui  la  legge,  necessariamente  inflessibile 
e  impersonale,  è  in  contrasto  col  sentimento  di  fraternità  umana.  Fon- 
damento di  tutta  la  morale  dello  Shelley  è  la  legge  dell'amore  che 
deve  legare  tutti  gli  esseri  viventi  e  l'intera  natura;  ecco  perchè  lo  ve- 
diamo sempre  tenacemente  avvinto  alla  speranza  che  la  redenzione  de- 
finitiva dell'uomo,  affrancatosi  dal  male  con  un  atto  risoluto  della 
sua  volontà,  sia  possibile  il  giorno  in  cui  l'Amore  governerà  il  mondo 
e  l'umanità  sarà  divenuta  un'unione  fraterna  di  spiriti  liberi. 

Se  la  rigenerazione  dell'umanità  deve  essere,  innanzi  tutto,  opera 
di  persuasione,  larghissima  parte  spetta  in  quest'opera  alla  poesia. 
«  Qualità  essenziale  del  poeta,  scrive  lo  Shelley,  è  quella  di  svegliare 
negli  altri  sentimenti  corrispondenti  ai  propri.  Egli  può  non  soltanto 
persuadere,  ma  commuovere  »  (1).  Ecco  dunque  legato,  col  rapporto 
di  mezzo  al  fine,  il  credo  artistico  del  poeta  ai  suoi  ideali  filosofici  e 
politici.  Egli  scrisse  una  Defence  of  Poetry  (1821)  (2)  che  è  forse  la 
sua  prosa  migliore,  nella  quale  raggiunge  una  perfezione  di  forma  che 
non  resta  molto  inferiore  a  quella  delle  sue  poesie.  Essa  ci  fornisce 
la  chiave  a  molte  particolarità  della  poesia  shelleyana.  L'influenza  pla- 
tonica è  evidente  nel  modo  di  considerare  la  poesia.  Poesia  è  creazio- 
ne. Poeta  in  senso  largo  è  chiunque  rivela  nuovi  veri  all'umanità,  poeta 
in  senso  ristretto  è  chi  fa  questo  per  mezzo  del  verso.  Ad  ogni  modo 
qualunque  riferimento  troppo  insistente  a  particolari  atteggiamenti  fi- 
losofici sarebbe  impossibile  parlando  dello  Shelley  che  si  nutrì  con 
uguale  entusiasmo  alle  filosofìe  più  diverse.  Onde  troviamo  in  lui  le 
tracce  dei  pensieri  più  disparati,  Locke  accanto  a  Berkeley,  Platone 
accanto  a  Hume. 

E'  stato  osservato  che  la  (^  realtà  razionale  egli  non  la  considerò 


(1)  Prefazione  a   The  Re  volt  of  Islam. 

(2)  Shelley  è  autore  di   iuteressantissimi  saggi,  frammenti  e  lettere. 

—  204  — 


se  non  come  im  grado  sorpassabile  sul  quale  librarsi  nell'impeto  della 
poesia  ».  In  verità  il  contenuto  filosofico  sembra  accordasi  con  le  qua- 
lità poetiche  naturali  dello  Shelley,  aiutandone  lo  sviluppo;  filosofìa  e 
poesia  sono  cresciute  insieme  nello  spirito  del  poeta  e  presentano  gli 
stessi  caratteri  :  esse  hanno  del  pensiero  e  del  sogno.  Ma  il  pensiero  ed 
il  sogno  come  l'anima  e  la  vita  dello  Shelley  ricevono  egualmente  luce 
da  una  pura  fiamma  di  amore  per  tutta  l'umanità. 


JOUy  KEATS 

Nella  breve  vita  di  John  Keats  (1795-1821)  non  ci  sono  avvenimen- 
ti degni  di  nota.  Nacque  a  Londra  da  un  modesto  proprietario  di  vet- 
ture da  noleggio.  A  nove  anni  perdette  il  padre  e  qualche  anno  dopo 
la  madre  (morta  di  consunzione)  alla  quale  s'era  rivolta  tutta  la  te- 
nerezza del  figlio.   I  suoi  studi  furono  scarsi  e  disordinati. 

Frequentò  dapprima  una  scuola  privata  a  Enfield,  presso  Londra, 
ma  dopo  la  morte  della  madre  il  suo  tutore  lo  mise  come  apprendista 
presso  un  chirurgo  di  Edmonton,  dove  tuttavia  continuò  le  sue  letture 
servendosi  dei  libri  che  il  figlio  del  direttore  della  scuola  di  Enfield 
gli  veniva  prestando.  Appena  gli  fu  possibile  lasciò  la  professione  me- 
dica per  dedicarsi  interamente  alla  poesia,  pubblicando  nel  1817  il  suo 
primo  volume  di  versi  Poems,  seguito  da  Endymion  (1818),  poemetto 
mitologico,  ove  si  narrano  le  avventure  del  giovane  pastore  del  quale 
Diana  si  innamorò,  che  ha  tutti  i  pregi  e  i  difetti  dell'immaturità  di  un 
grande  poeta.  «  Mi  sono  avventurato  da  solo  in  un  mare  pericoloso», 
egli  diceva,  «  ed  ho  imparato  a  conoscere  gli  scogli  e  le  secche  meglio  che 
se  fossi  rimasto  sulla  riva  a  intonare  una  sciocca  canzone  sorseggiando 
tè  e  ascoltando  saggi  consigli  ».  Conscio  delle  manchevolezze  della  sua 
opera,  ma  anche  del  proprio  valore,  alle  aspre  critiche  del  Blackwood's 
Magazine  e  della  Quarterly  Rev'icw  rispondeva  :  «  è  solo  questione  di 
tempo;  io  ho  fede  che  dopo  la  mia  morte  sarò  fra  i  poeti  della  mia 
patria  ». 

La  immatura  fine  del  fratello  Tom,  da  tempo  minato  dalla  tisi, 
fu  un  triste  presagio  e  un  colpo  terribile  alle  sue  condizioni  fisiche  già 
indebolite  dallo  strapazzo  di  un  viaggio  a  piedi  fatto  in  Scozia.  Si 
ritirò  allora  con  l'amico  Charles  Brown  a  Wentworth  Place  nel- 
l'Hampstead  dove  cominciò  VHyperion,  poema  d'ispirazione  miltonia- 
na,  che  doveva  narrare  della  caduta  d'Iperione  per  opera  di  Apollo,  do- 
po la  sconfitta  degli  altri  Titani,  ma  che  rimase  incompiuto  e  fu  poi 
pubblicato  come  frammento  di  poema  mitologico.  Nel  1819  continuò  a 

—  205  — 


luiiipoi'i'C  con  gi-iiKlc  i-<ipidità  come  incalzato  dal  lato  imminente:  in 
qnei  mesi  scrisse  le  grandi  odi  e  le  liiiclie  che  fnrono  raccolte  e  pubbli- 
cate in  volume  l'anno  seguente.  Oltre  aWlli/pcriou  il  volume  conteneva 
Lamia,  Isabella,  The  Ève  of  l^t.  Agncs,  Ode  to  a  Xi(/hti7igale,  Ode  on 
a  Grecian  L'rn,  Ode  to  Psj/cJie,  To  Autionn,  Ode  on  Melanchoìy  ed  altri 
componimenti  minori. 

Lantia.  i>ure  di  soggetto  classico  e  in  distici  drydeniani,  è  nel  com- 
plesso la  meglio  narrata  delle  sue  poesie  più  lunghe,  malgrado  qualche 
forte  squilibrio.  IsahcUa,  derivata  da  una  novella  del  Decameron  (IV, 
5),  e  The  Ere  of  t^t.  Agnes,  sono  invece  d'argomento  medievale  e  dimo- 
strano come  il  poeta  andasse  rapidamente  perfezionandosi.  La  seconda 
in  particolare,  in  cui  fonde  la  romantica  bellezza  del  soggetto  coU'ar- 
dore  tìsicamente  sensuale  proprio  della  sua  natura,  ci  mostra  tutta  la 
lussureggiante  bellezza  di  colori,  di  suoni  e  d'immagini  della  sua  poe- 
sia. Delle  odi.  come  anche  di  alcuni  sonetti,  non  possiamo  qui  par- 
lare partitamente  :  segnano,  insieme  alla  ballata  La  Belle  Dame  *S'an« 
Merci  pubblicata  postuma,  il  culmine  a  cui  giunse  Parte  di  questo 
poeta,  stroncato  dalla  tisi,  l'ultimo  a  nascere  e  il  primo  a  morire  dei 
grandi  romantici  inglesi. 

Ad  atfrettare  la  fine  sopraggiuuse  la  sua  improvvisa  passione  per 
Fanny  Brawne,  una  ragazza  di  carattere  frivolo,  incapace  di  compren- 
dere l'intimo  struggimento  del  giovane  il  quale  già  si  sentiva  minac- 
ciato dal  male  che  gli  aveva  tolto  la  madre  e  il  fratello.  Fu  questo  per 
Keats  un  amore  funesto,  un  continuo  iutravvedere  la  felicità  attra- 
verso la  grande  ombra  della  morte.  «  La  mia  immaginazione  »,  scrive 
il  poeta  alla  fanciulla,  «  si  pasce,  mentre  passeggio,  di  due  voluttà  : 
la  tua  bellezza  e  l'ora  della  mia  morte.  Oh  se  potessi  averle  tutte  e 
due  nello  stesso  momento!...  Vorrei  tirare  a  sorte  l'Amore  o  la  Mor- 
te. Vorrei  che  mi  poteste  infondere  nel  cuore  un  po'  di  contìdenza  nel- 
la natura  umana.  Io  non  ce  l'ho;  la  vita  per  me  è  troppo  brutale;  son 
felice  che  esista  una  cosa  come  la  tomba.  Io  so  che  soltanto  lì  avrò 
il  riposo  ». 

Trascorso  qualche  tempo  nell'isola  di  Wight  per  consiglio  dei  me- 
dici si  recò  in  Italia  in  cerca  di  un  clima  più  mite.  Giunto  a  Roma 
si  installò  in  un  modesto  appartamento  in  Piazza  di  Spagna,  ove  morì 
dopo  alcuni  mesi  di  sotferenze  assistito  dall'amico  Joseph  Severn.  Fu  se- 
polto nel  cimitero  dei  Protestanti,  presso  la  piramide  di  Caio  Cestio  ove 
doveva  presto  raggiungerlo  lo  Shelley  che  pianse  l'amico  nelle  mirabili 
strofe  dell' Adonais.  Durante  il  primo  periodo  della  sua  attività  poe- 
tica il  modello  era  stato  lo  Spenser;  Shakespeare,  Milton  e  in  misura 


2C6  — 


Tav.  XX  \' 


'N'  .V 


Dir-  illustrazioni  di   II.   K.    l'.rownc   ("  l'iiiz  »)   iicr  'l'Iu    riikirii-k   l'iiixrs 
(li    ( 'liarlcs    DickL'iis. 


Due    illii'-trazi./iii    di    II.    K.    l'.i-owiic    («  l'iiiz  «i    per    iKiiid    Coiiiicrficìd 
di   Cliaiics    IMckciis 


Tw.  X.WI 


Thomas    Caiivle. 


.Tolm     Itiiskin. 


Charles   Dickens. 


William  Makepeaee  Thackeray. 


miuore  i  (Jiammatui-ghi  elisabettiani  ebbero  iu  seguitu  sopra  di  lui  uii;i 
profonda  influenza. 

Non  j)are  ehe  le  sue  letture  in  latino  fossero  molto  estese:  i  capo- 
lavori della  poesia  greca  gli  furono  rivelati  in  traduzioni,  poiché  il  poe 
ta  che  riuscì  a  dare  meglio  l'immagine  calda  e  viva  della  Grecia  eroi- 
ca, non  seppe  mai  il  greco  e  conobbe  Omero  attraverso  le  versioni  del 
(.'hapman,  le  «inali  tuttavia,  nell'inglese  d«4repoca  elisabettiana,  con- 
servano (ciò  che  non  s'avvera  nelle  posteriori  versioni  neo-classiche)  il 
vigore  dell'originale. 

La  sua  esaltazione  per  l'arte  dell'antica  (Jrecia  trasse  anche  nutri- 
mento  dalla   lettura   del   dizionario  classico   d<'l    Lemprière   e   dalla   vi 
sione  degli  n  Elgin  marbles  »  conservati  al   IJritish   ^Museum    (1). 

Il  lettore  tuttavia  quasi  non  avverte  la  deficienza  di  una  pre])ara 
zione  condotta  direttamente  sui  classici,  perchè  Keats  riesce  a  ricreare 
in  sé  il  mondo  passato  spontaneamente,  senza  alcuna  difficoltà  appa 
rente.  Il  senso  della  bellezza  classica  non  pervenntogli  attraverso  nna 
compiuta  esperienza  letteraria  gli  consentì  di  assimilare  l'antico  e  di 
renderlo  iu  canti  i)erfetti  con  un  senso  nuovo,  vorremmo  dire  moderno. 
Tale  sua  grecità  contiibuì  ad  orientarlo  verso  nna  specie  di  esotismo 
classicheggiante  in  cui  sono  facilmente  riconoscibili  alcuni  elementi 
deH'nltimo  romanticismo.  E'  vero  che  essendo  il  più  obbiettivo  fra  i 
poeti  della  sua  generazione  e  componendo  poesia  raramente  personale 
egli  è,  in  fondo,  il  meno  romantico  dei  poeti  di  questo  periodo;  ma 
squisitamente  romantico  è  tuttavia  quel  particolare  tono  nostalgico 
così  frequente  nei  temi  da  lui  trattati  e  che  non  è  difficile  cogliere 
tanto  nei  miti  ellenici  quanto  nelle  leggende  medievali  o  nei  racconti 
dell'Oriente. 

Questi  diver.si  motivi  nostalgici  sembrano  alla  fine  confluire  tutti 
in  un  tema  fondamentale,  nel  presago  anelito  alla  morte  che  non  solo 
segnerà  la  fine  di  ogni  male,  ma  aprirà  le  porte  dell'eternità.  La  ca- 
ducità della  bellezza  e  dell'amore,  la  mortalità  dolorosa  e  fuggitiva 
non  potranno  più  alìiggere  il  i)oeta  il  quale  avrà  finalmente  trovato 
asilo  sicuro  in  una  bellezza  inimutal)ile  ed  eterna.  ^Sembra  compiersi 
così  il  voto  del  poeta  il  quale  già  negli  ultimi  versi  dell'Of/c  to  a 
Nightincjale  aveva  creduto  per  un  moiuento  che  la  sua  ardente  aspi- 
razione fosse  divenuta  realtà  : 


(1)    Queste   mirabili   scultiu-e   furono   portate   dalla   Grecia    iu    Ingliilterra    <1: 
Lord   Elgin,   amba.seiatore  presso  la    Sublime   Porta. 

—  207  — 

U  -  Breve  storia   della    letteratura    inglese. 


Thou  Avast  iiot  boi'u  for  death,  immortai  Bird! 

No  hungry  generations  tread  thee  down; 
The  voice  I  bear  this  passing  night  was  heard 

In  ancient  days  by  emperor  and  clown  : 
Perhaps  the  self-same  song  that  found  a  path 

Through  the  sad  heart  of  Rutli,  when,  sick  for  home, 
She  stood  in  tears  amid  the  alien  corn; 
The  same  that  oft-times  hath 
Charm'd  magic  casements,  opening  oa  the  foam 
Of  perilons  seas,  in  faery  lands  forloi-n  (1). 

11  Keats  uon  aveva,  come  lo  Shelley,  un  messaggio  i)rof etico  da 
rivolgere  all'umanità  futura.  Egli  è  il  poeta  puro  che  persegue  con 
ardore  inestinguibile  il  suo  sogno  di  bellezza  ovunque  si  trovi  :  nel 
mondo  classico  greco,  nelle  leggende  medievali,  nella  natura.  Precur- 
sore dell'estetismo,  la  sua  poesia  si  fonda  tuttavia  su  presupposti  mo- 
rali e  quantunque  sia  evidente  che  essa  andava  sviluppandosi  e  appro- 
fondendosi, è  vano  speculare  ciò  che  il  poeta  avrebbe  potuto  fare  se  fos- 
se vissuto  più  a  lungo. 

I  grandi  poeti  romantici,  ad  eccezione  di  Wordsworth.  morirono 
tutti  giovani,  così  a  colmare  la  lacuna  effettivamente  esistita  nella 
poesia  tra  questo  periodo  e  quello  vittoriano  susseguente,  troviamo  al- 
cuni poeti  minori,  in  parte  ancora  legati  al  passato,  che  illustrano  ta- 
luni aspetti  meno  importanti  della  sensibilit.à  romantica. 

Ricordiamo  Samuet.  Rogers  (1763-1855),  autore  di  un'opera  Italy 
(1822-28),  misto  di  prosa  e  di  versi,  con  belle  descrizioni  naturali; 
Thomas  Campbell  (1777-1844),  attualmente  noto  soltanto  per  alcuni 
canti  guerreschi  e  patriottici  divenuti  popolari,  quali  Ye  Mariner  of 
England  (1801),  Hohenlindcn  (1803)  e  The  Battle  of  the  Baltic  (1809); 
Thomas  Moore  (1779-1852),  irlandese,  amico  del  Byron  di  cui  risentì 
l'influsso,  che  ottenne  grande  fama  ai  suoi  tempi  principalmente  col 
poema  Lalla  Rookh  (1817),  raccolta  di  novelle  romantico  sentimentali 
in  versi  di  soggetto  orientale,  e  con  le  Irish  Mclodies  (1807-34),  liriche 
piene  di  delicata  armonia  e  dolcezza  malinconica,  composte  su  canti 
nazionali  e  motivi  popolari  della  sua  terra,   per  le  quali  viene  ancor 


(1)  Tu  non  sei  nato  per  la  morte,  immortale  Uccello!  —  le  fameliche  gene- 
razioni non  ti  calpestano;  —  la  voce  che  odo  in  questa  notte  fugace  fu  udita  — 
in  giorni  antichi  dall'imperatore  e  dal  villano  :  —  forse  la  stessa  canzone  che 
trovò  la  via  —  del  triste  cuore  di  Ruth,  quando,  piena  di  nostalgia  —  ella  stette 
in  lagrime  in  mezzo  al  grano  straniero:  —  la  stessa  che  spesse  volte  ha  —  am- 
maliato magiche  finestre,  aperte  sulla  spuma  —  di  mari  perigliosi,  in  fatate  terre 
abbandonate. 

—  208  — 


oggi  considerato  come  il  i>iù  notevole  tra  i  romantici  minori;  infine 
Thomas  Hood  (1799-1845)  che  si  ricollega  ai  vittoriani  sia  per  le  poesie 
serie,  tra  le  quali  menzioniamo  le  popolarissime  21ic  Song  of  the  Shirt 
e  The  Bridge  of  Sighs  d'ispirazione  umanitaria,  sia  per  la  ricca  vena 
umoristica  che  le  necessità  di  una  vita  misera  e  travagliata  lo  costrin- 
sero massimamente  a  sfruttare. 


PROSATORI  DEL  PERIODO  ROMANTICO 

Quando  la  moda  del  romanzo  sentimentale  e  del  romanzo  picaresco 
venne  a  cessare  il  gusto  del  pubblico  si  orientò  verso  il  così  detto  «  ro- 
manzo nero  ».  Xon  più  lagrime  o  sorrisi,  ma  il  brivido  di  terrore.  Ini- 
zia la  serie,  come  s'è  detto,  Horace  Walpole  col  suo  Gasile  of  Otranto 
nel  quale  non  manca  nessun  elemento  atto  a  creare  tale  brivido  :  il  ca- 
stello gotico  tetro  e  misterioso,  i  corridoi  sotterranei,  le  botole,  i  tra- 
bocchetti, le  tombe,  gli  spettri,  ecc.  e  tutto  questo  nello  scenario  pit- 
toresco dell'Italia  del  Medioevo. 

Mrs.  Ann  Radcliffb  (1764-1822)  continua  lo  stesso  genere  coi  ro- 
manzi The  Castlcs  of  Athlin  and  Dunhayne  (1789),  The  Romance  of 
the  Forest  (1791),  The  Mijsterics  of  Udolpho  (1794),  The  Italian  (1797) 
ed  altri.  Le  figure  che  più  spesso  ricorrono  nella  sua  opera  sono  belle  ra 
gazze  perseguitate  e  infelici,  vecchi  servitori,  nobili  rovinati,  tradito- 
ri, banditi. 

Matthew  Gregory  Lewis  (177.5-1818)  aggiunse  a  quelli  già  usati 
da  Mrs.  R^dcliffe  l'elemento  della  sensualità  e  delle  repulsione  fisica. 
Il  suo  romanzo  più  noto  The  Monk  (1796)  suscitò  al  suo  primo  apparire 
un  grande  scandalo. 

Concorrono  a  creare  il  brivido  voluto  dal  Lewis  macchie  di  san- 
gue, lo  spettro  di  una  monaca  che  era  stata  prostituta  e  assassina,  in- 
cantesimi dentro  magici  cerchi  segnati  col  sangue,  ecc.  Più  tardi  in 
Frankenstein  (1817)  ^Mary  Wollstonecraft  Godwin  ('Mrs.  Shelley,  1797- 
1851)  aggiungerà  al  terrificante  il  meraviglioso  scientifico.  Ci  presenta 
infatti  un  uomo  capace  di  creare  un  essere  vivente  il  cui  aspetto  è  però 
così  repellente  che  le  persone  alle  quali  egli  vorrebbe  fare  del  bene  lo 
fuggono  inorridite  così  che  inasprito  egli  è  preso  da  una  violenta  pazzia 
omicida. 

Contro  tal  genere  di  romanzi  cercarono  di  reagire  alcune  scrittrici 
che  fecero  appello  non  ai  nervi,  ma  alla  ragione  e  al  cuore  del  lettore. 

Ricordiamo  Fanny  Burneì"  (1752-1840)  che  rappresenta  con  fedeltà 
e  vivace  umorismo  la  società  e  gli  usi  del  tempo,  particolarmente  nel 

—  209  — 


primo  e  migliore  dei  suoi  romauzi  E  celine,  or  Tln  Ili^storij  of  a  Youny 
Lady's  Entrance  into  the  World  (1778),  in  forma  ejnstolare,  che  ebbe 
un  successo  immediato;  e  Mauia  Edgkwoutfi  (17G7-1840),  precoi-i-itrice 
del  romanzo  storico  nei  suoi  romanzi  d'ambiente  irlandese  (Uintle 
Kackrcnt  (1800),  The  Absentee  (1810)  e  Onnond  (1817). 

Accanto  ad  esse  merita  un  posto  speciale  Jane  Austjon  (177r)-1817). 
Trascorse  la  vita  in  un  piccolo  paese  di  provincia  fra  i  suoi  doveri 
di  buona  cristiana  e  i  suoi  romauzi.  Ebbe  il  buon  senso  di  limitarsi  a 
descrivere  la  gente  che  era  venuta  osservando  nel  suo  ])ic((>lo  nnuido 
provinciale.  Non  parlò  né  di  passioni  amorose,  uè  di  grandi  affanni, 
ma  di  come  nasce  l'affetto  neiranimo  di  una  giovinetta,  di  buone  com- 
binazioni matrimoniali  e  di  piccole  rivalità  mondane.  Con  line  ironia, 
non  priva  talora  di  malizia,  ella  si  studiò  di  mettere  in  ridicolo  le  de- 
bolezze e  le  miserie  della  gente  che  la  circondava. 

Nel  romanzo  Pride  and  Prejndice  (1813),  forse  l'opera  sua  mag- 
giore e  certo  la  più  popolare,  ci  descrive  una  fanciulla  di  elevati  sen- 
timenti che  respinge  l'offerta  di  matrimonio  di  un  giovane  nobile,  ricco 
e  altero  perchè  manca  di  riguardo  veiso  la  sua  famiglia,  in  una  storia 
a  lieto  fine  d'ambiente  provinciale,  tra  balli,  inviti,  pettegolezzi  e  ma 
trimoni.  Mentre  la  descrizione  delle  ragazze  di  provincia  è  riuscitissi 
ma  l'Austen.  ])er  mancanza  d'esperienza,  non  è  altrettanto  felice  nello 
studio  della  ]isicologia  maschile.  Gli  altri  suoi  romanzi  sono:  derise 
and  Sensihil'ìiji  tl811),  il  primo  pubblicato.  Mansfield  Park  (1814), 
Emma  (181G),  da  alcuni  considerato  il  suo  capolavoro,  Xorfhanger 
Ahhey,  satira  dei  romanzi  neri,  ed  infine  Persuasion ,  pubblicato  po- 
stumo, come  il  precedente,  nel  1818.  Anche  in  essi  l'Austen  si  rivela 
osservatrice  precisa  e  dimostra  grande  abilità  sia  nella  delineazione 
dell'intreccio  che  dei  personaggi,  sempie  ben  individualizzati  e  indi- 
pendenti dalla  loro  creatrice  che  li  domina  spesso  con  un  sorriso,  illu- 
minandoli di  una  luce  delicata  e  uguale. 

Fra  i  pensatori  dobbiamo  specialmente  ricordare  Jeremy  Bentham 
(1748-1832)  noto  per  la  sua  teoria  sull'utilitarismo:  Thomas  Robekt 
Malthus  (1760-1834)  pastore  anglicano,  professore  di  economia  poli- 
tica e  di  storia,  autore  di  An  Essai/  on  the  Principle  of  Popnlation . 
pubblicato  anonimo  nel  1798,  suscitando  grande  scalpore,  del  trattato 
Principles  of  Poìitieal  Eeonomij  (1820)  e  di  altre  opere  economiche: 
William  ('obbctt  (1702-1835)  pubblicista,  agitatore,  fondatore  del 
WeeMii  Politicai  Resister  a802)  organo  del  ]>artito  popolare  radicale: 
Sydney  Smith  (1771-1845)  pastore  anglicano,  autore  di  numerosi  arti- 
coli e  saggi  polemici  pubblicati  specialmente  nella  Edinhurffh  Review , 
della  quale  fu   uno  dei  fondatori:  e  ancora  David  Kicakdo   (1772-182.3), 

—  210  — 


economiìsta  liberale,  autore  di  un'opera  famosa  Principles  of  Politicai 
Economi/  and  Taxation  il817),  iu  cui  enuucia  la  legge  della  rendita 
fondiaria. 

T'na  caratteristica  del  periodo  romantico  fu  la  creazione  di  molte 
grandi  riviste  politiche  e  letterarie  quali  la  Edinburgh  Rcriew  (180i*), 
la  Quarterìa  Rcvicic  (1809).  il  Bìaikicood's  Magazinc  (1817),  il  London 
Ma<jazinc  (1820),  ecc.  A  Addison,  Steele  e  agli  altri  critici  e  saggisti 
del  Settecento  seguono  ora,  a  un  secolo  di  distanza,  I^imb.  ITazlitt. 
De  Quincey.  Ilood,  ed  una  numerosa  schiera  di  minori. 

Chaijlks  L.vmb  I17T5-183J:)  studiò  nella  celebre  scuola  del  Christ's 
Hospital  dove  ricevette  un'ottima  istruzione  specie  nelle  lingue  classi- 
che. Fu  costretto  poi  ad  interrompere  gli  studi  e  s'imi)iegò  prima  nel 
la  South  Sea  House  e  poi  uelFEast  India  Olìice.  Conolibe  l)eu  presto 
la  sventura  :  nel  settembre  del  1790  iu  un  accesso  di  pazzia  furiosa  sua 
sorella  Maria  uccise  la  madre.  Si  assunse  allora  la  responsabilità  di 
tenerla  presso  di  sé  dedicando  tutta  la  vita  all'infelice  creatura. 

Il  grande  pubblico  lo  conosce  specialmente  come  autore  dei  famosi 
Talcs  front  .Shakespeare  (1807),  racconti  ad  uso  dei  giovani  tratti  dai 
lavori  teatrali  dello  Shakespeare  che  compo.se  in  collaborazione  con 
la  sorella,  e  nei  quali  troviamo  mirabilmente  fusi  la  potenza  shakespea- 
riana e  il  fascino  dei  racconti  delle  fate.  Xel  1808  apparvero  gli  Speci- 
mens  of  Enrjlish  Draniatic  Poets  Who  Lired  ahout  the  Time  of  S:hakc 
spear  (Saggi  dei  jìoeti  drammatici  inglesi  che  vissei-o  intorno  al  temjx» 
di  Shakespeare),  che  attestano  la  finezza  e  la  penetiazioue  ciitica  poste 
dal  Lamb  nello  studio  dei  drammaturghi  elisabettiani. 

Ma  l'opera  sua  maggiore,  che  lo  rende  uuo  dei  più  amati  e  ammi- 
i-ati  saggisti  inglesi,  è  quella  intitolata  Essai/s  of  Elia,  ch'egli  venne 
pubblicando  —  appunto  sotto  il  pseudonimo  di  Elia  —  tra  l'agosto 
del  1820  e  il  dicembre  del  1822,  nel  London  Magazinc.  In  questi  saggi 
(apparsi  in  volume  nel  1823),  come  nei  Last  Essaijs  of  Elia  (1833)  che 
completano  la  serie,  è  facile  cogliere  ima  copiosa  vena  di  umorismo, 
spesso  paradossale  e  bizzarro  ma  sempre  bonario  e  caldo  di  simpatia 
umana.  Lo  stile  è  arcaicizzante  e  non  privo  di  preziosità  musive  secen- 
tesche e  settecentesche,  sebbene  a  volte  semplice  e  immediato,  ma  an- 
che quando  gli  elementi  materiali  e  formali  sono  altrui,  il  complesso  ha 
la  freschezza  e  le  caiatteristiche  inconfondibili  di  una  fantasia  origi- 
nale. 

La  sua  prosa  unisce  all'umorismo  un  poco  superficiale  ed  esteriore 
dell' Addison.  una  concretezza  sua  propria,  fatta  di  particolari  gran- 
di e  piccini,  ricordi  della  fanciullezza  e  di  scuola,  di  compagni,  della 

—  211  — 


sua  Londra,   una  nota  personale  gaia  o  dolorosa   soffusa  di  semplice 
poesia  che  ci  avvince  e  ce  lo  rende  caro. 

A  parte  qualche  errore  di  giudizio  William  Hazlitt  (1778-1830) 
fu  critico  acuto  e  indipendente,  sebbene  gli  mancasse  la  genialità  e  la 
gentilezza  d'animo  del  Lamb.  Violento  nelle  antipatie  e  negli  entusia- 
smi, è  l'energia  che  pone  in  ogni  suo  scritto  —  il  «  gusto  »  come  egli 
stesso  la  chiama  —  che  rende  i  suoi  saggi  lettura  stimolante  e  viva,  sia 
che  egli  tratti  dei  personaggi  di  Shakespeare,  dei  drammaturghi  elisa- 
bettiani o  di  quelli  della  Restaurazione,  sia  che'  tratti  della  scuola  del 
l'ope.  Critico  di  molto  buon  senso  e  scrittore  di  forte  presonalità,  nei 
suoi  saggi  possiamo  seguire  il  formarsi  del  suo  pensiero  attraverso  os- 
servazioni successive,  finché,  dalla  sintesi  della  formula,  l'immagine 
scaturisce  in  tutto  il  suo  splendore.  Fra  le  sue  opere  migliori  ricor- 
diamo :  Characters  of  Shakespeare' s  Plays  (1817),  Lectures  on  the 
Englìsh  Poets  (1819),  Lectures  on  the  English  Comic  Writers  (1819), 
Lectures  on  the  Dramatic  Literature  of  the  Age  of  Elizabeth  (1820);  e 
un  gran  numero  di  saggi  raccolti  in  The  Round  Tahle  (1817),  Table 
Talk  (1821-2),  e  The  Plain  Speaker  (1826). 

Lbigh  Hunt  (1784-1859)  quasi  oscurato  dal  Lamb  e  da  Hazlitt  per 
quanto  poco  originale  è  in  verità  superiore  alla  sua  fama.  Pubblicò 
neWExamincr  articoli  veramente  interessanti  e  piacevoli.  Le  sue  doti 
di  scrittore  gli  avrebbero  forse  consentito  di  elevarsi  molto  più  in  alto, 
ma  le  necessità  della  vita  lo  costrinsero  ad  una  attività  troppo  disper- 
sa per  poter  raggiungere  la  posizione  tenuta  da  Hazlitt.  Degna  di  no- 
ta la  sua  Autol)iographij  (1850-9). 

Thomas  De  Quincey  (1785-1859)  brillante  poligrafo,  è  ricordato 
specialmente  per  le  sue  Gonfessions  of  an  English  Opium-Eater  (1821) 
apparse  nel  London  Magatine  in  cui  ci  narra  molti  episodi  della  sua 
vita  quanto  mai  movimentata.  Le  pagine  che  si  riferiscono  ai  suoi  anni 
di  miseria  a  Londra,  sono  indimenticabili. 

Nel  Tait's  Magatine  pubblicò  le  sue  Reminiscences  of  the  English 
Lake  Poets.  Diverso  da  quello  del  Lamb  è  l'humour  di  De  Quincey, 
ironico,  intensamente  individuale  e  fantastico  nei  momenti  migliori, 
ma  più  spesso  grottesco  e  a  volte  triviale,  quale  si  rivela  principalmen- 
te nel  Murder  Considered  as  One  of  the  Fine  Arts.  Per  le  peculiarità 
deUa  fantasia  e  il  suo  insistere  su  certi  temi  misteriosi  egli  sembra  in 
un  certo  senso  anticipare  i  racconti  del  Poe.  Scrittore  elegante  e  or- 
nato, sebbene  troppo  difleuso,  arricchisce  la  prosa  inglese  di  una  nuova 
ricerca  di  effetti  che  conferisce  ad  essa  un  particolare  sapore  poetico. 

Oltre    al    noto    saggio    critico    On  the    Knocking  at  the  Gate  in 

—  212  — 


Macheth  ricorderemo  The  Danghtcr  of  Lehanon ,  The  English  Mail 
('oach,  e  Levami  and  our  Ladies  of  Sorrow. 

Xell'ombra  è  rimasto  per  im  certo  tempo  e  in  parte  ancora  rimane 
Thomas  Ixìvi:  Pe-xcock  (1TS5-1866),  letterato,  romanziere  paradossale, 
amico  dello  Shelley  il  quale  doveva  ispirargli  la  figura  dell'eroe  del  ro- 
manzo yif/htniare  Ahhci/  (1818)  che  voleva  essere  una  parodia  dell'esal- 
lazioue  romantica.  Di  lui  si  ricordano  specialmente:  ilisfortuncs  of 
Elphin  (1829),  e  Crotehet  Castle  (1831).  Notevole  fu  Tinfluenza  eser- 
citata da  questo  scettico  intellettuale  su  romanzieri  moderni  come  il 
Meredith  e  Aldous  Huxley. 

In  gran  parte  dell'opera  di  Walter  Sava«;i:  Laxdor  (1775-1864)  la 
preoccupazione  dello  stile  è  evidente.  Cacciato  come  lo  Shelley  dall'U- 
niversità di  Oxford  per  le  sue  opinioni,  trascorse  la  maggior  parte 
della  sua  vita  in  Italia.  I^  sue  lììiaginary  Conversations  (1824-9)  sono 
delle  conversazioni  drammatiche  fra  personaggi  greci,  latini,  italiani 
e  inglesi,  nel  cui  stile  classico  e  ]>aludato  risuona  sovente  l'eco  degli 
scrittori  latini. 

Oltre  a  quest'opera  in  prosa,  considerata  la  sua  più  importante, 
il  Landor  è  l'autore  di  drammi  di  scarso  valore,  come  Conni  Julian 
(1812),  Andrea  of  Eungarij,  Giovanna  of  Naples,  Fra  Rupert  (1839-40), 
e  poeta,  particolarmente  felice  nel  genere  epigrammatico.  Tra  le  poesie 
ricordiamo:  Gehir  (1798),  poema  eroico  di  soggetto  orientale,  e  le  rac- 
colte Idìjlìia  Eeroica  (1814)  e  The  Eellenics  (1847),  idilli  e  poemetti 
spesso  composti  originariamente  in  latino  e  quindi  tradotti  in  versi  in- 
glesi, tra  i  quali  meritano  speciale  menzione  The  Dcath  of  Artemidora 
e  Bamadryad. 


—  21.3  — 


XIII 

IL  PEKIOD(ì    VITTORIANO 


Le  conseguenze  sociali  (m1  economiche  della  così  detta  rivoluzione 
industriale  del  secolo  XIX  (li  fuiono  tali  da  mutare  il  volto  dell'In- 
ghilterra: sorsero  ardui  problemi  la  cui  soluzione  doveva  cercarsi  in 
parte  alla  Ime  delle  nuove  idee  usciti^  dalla  liivoluzione  francese.  Men- 
tre da  un  lato  le  dure  i-ealtà  della  vita  si  inii)onevano  agli  uomini  della 
nuova  generazione,  dall'altio  le  grandi  invenzioni  dell'eiioca  conduce- 
vano gli  spiriti  a  considerare  la  vita  in  modo  più  materialistico  o,  quan- 
to meno,  realistico. 

Questo  periodo  presenta  qualche  analogia  con  (piello  che  abbiann» 
chiamato  classico,  senonchè  al  razionalismo  del  sec.  XVIII  si  sosti- 
tuisce ora  la  ricerca  scientifica  :  come  un  secolo  avanti  s'era  pensato 
che  la  ragione  sarebbe  stata  in  grado  di  trovare  una  risposta  ad  ogni 
problema,  così  ora  si  ritiene  che  la  scienza  riuscirà  a  svelare  e  a  risol- 
vere i  più  riposti  e  difficili  ])roblemi  della  natura  e  della  società. 

Il  duro  utilitarismo  economico  di  J.  Bentliam  trova  un  continua- 
tore più  illuminato  in  Johx  Stuakt  Mill  (1806-73),  che  va  qui  ricor 
dato,  oltre  che  ])er  le  sue  opere  fondamentali  di  economia,  sociologia 
e  politica,  per  l'interessante  Autohioffraphy  il873),  non  priva  di  pre- 
gi stilistici. 

Prosatoli  efficaci  sono  pure  lo  scienziato  Charles  Darwin  (1809- 
82),  che  colla  sua  opera  The  OrUjin  of  Species  (1859),  in  cui  prospetta 
la  teoria  dell'evoluzione,  segna  una  data  importante  nella  storia  della 


(1)  In  quell'epoca  il  regno  della  fabbrica  si  andò  allargando  sempre  più  a 
spese  delle  occupazioni  agricole:  una  percentuale  sempre  maggiore  della  popola- 
zione diventò  schiava  delle  macchine  delle  grandi  imprese  industriali  (specie  del- 
le industrie  cotoniere  del  Lancashire  o  di  quelle  derivanti  dall'applicazione  del 
carbone  alla  metallurgia).  La  larga  innnigrazioue  dai  distretti  rurali  ai  centri 
urbani  fu  dovut;i  aH'accre.'^cimento  della  popolazione  e  alle  nuove  possibilità  di 
impilo  offerte  dai  centri  industriali. 

—  215  — 


scienza  moderna:  il  filosofo  I1ei:beut  SrnxcER  (1820-1003),  il  maggiore 
rappresentante  del  positivismo  inglese,  che  coordina  il  pensiero  scienti- 
lieo  del  suo  tempo  in  un  vasto  e  coerente  sistema  filosofico;  e  soprattut- 
to il  dotto  fisiologo  Thomas  Hexijy  Huxley  (1825-95)  che  in  innumere- 
voli saggi,  conferenze  e  monografie  si  fa  campione  dell'agnosticismo  e 
battagliero  divulgatore  della  teoria  di  Darwin,  ch'egli  per  primo  ap- 
plica apertamente  all'uomo. 

Il  razionalismo  di  questi  scienziati,  pensatori  e  filosofi  provoca 
una  reazione  di  carattere  spirituale  e  idealistico,  la  quale  trova  espres- 
sione —  oltre  che  in  varie  correnti  di  scrittori  e  pensatori,  dei  quali 
tratteremo  più  avanti  —  nel  così  detto  «  Oxford  Movement  »  (1)  col 
quale,  mentre  si  reagì  al  culto  imperante  della  scienza,  si  vollero  ri- 
chiamare in  vita  riti  e  dogmi  soppressi  al  tempo  della  Riforma. 

Alcuni  fra  coloro  che  si  trovarono  alla  testa  di  tale  movimento 
lasciarono  la  Chiesa  anglicana  e  divennero  cattolici.  Il  più  noto  fra 
questi  fu  JoHX  Henry  Newman  (1801-90),  creato  più  tardi  cardinale, 
autore  della  famosa  Apologia  prò  Vita  Sua  (1864)  scritta  in  uno  stile 
terso  ed  efficacissimo  in  difesa  della  propria  conversione  e  del  non 
meno  famoso  oratorio,  musicato  da  Elgar,  The  Dream  of  Gerontius 
(1866),  visione  di  un'anima  giusta  al  momento  della  dipartita. 

Dal  punto  di  vista  letterario,  l'epoca  vittoriana  non  è  che  la  con- 
tinuazione del  movimento  romantico,  di  cui  serba  lo  spirito  profetico, 
ma  i  nuovi  elementi  ch'essa  vi  introduce  e  che  assumono  col  tempo 
sempre  m^aggior  rilievo  e  importanza,  fanno  sì  che  i  suoi  profeti  appar- 
tengano più  al  mondo  della  prosa  che  a  quello  della  poesia. 

Fra  i  prosatori  che  meglio  rappresentano  le  nuove  tendenze  poli- 
tiche e  sociali  dobbiamo  ricordare  anzitutto  Thomas  Carlyle,  Thomas 
Babington  Macaulay,  Charles  Dickens  e  William  Makepeace  Thackeray. 

Thomas  Carlyxe  (1795-1881)  nacque  a  Ecclefechau.  in  Iscozia,  da 
famiglia  di  contadini.  Studiò  a  Edimburgo  con  l'intenzione  di  avviarsi 
alla  carriera  ecclesiastica,  ma  più  tardi,  dopo  un  periodo  di  crisi  spi- 
rituale, lasciò  il  primo  progetto  per  dedicarsi  alla  letteratura  tedesca 
che  cercò  di  far  conoscere  ai  lettori  inglesi  mediante  alcuni  saggi  sui 
romantici  tedeschi,  una  Life  of  Schiller  (182.3-4)  e  una  traduzione  dal 
Wilhelm  Maister  (1824)  di  Goethe.  L'influenza  tedesca  è  palese  anche 
nel  suo  Sartor  Kesartus  (Il  sarto  rappezzato,  1833-4)  derivato,  in  parte 
almeno,  dall'opera  di  Jean  Paul  Richter.  E'  una  specie  di  opera  auto- 


(1)  Detto  anche  «  Tractarian  Movement  »  da  una  serie  di  opuscoli  Tracts  for 
the  Times  (1833-41)  dovuti  a  .John  Keble,  iniziatore  del  movimento,  al  Newman, 
al  Pusey  e  ad  altri. 

—  216  — 


biografica  in  cui  Tantore  svolgo  una  sua  teoria  sui  vestiti  che  stanno 
a  rappresentare  allegoricamente  l'aspetto  esteriore  delle  cose;  è  appun- 
to il  vestito,  cioè  questo  velo  di  ipocrisia  e  di  pregiudizi,  che  ci  nascon- 
de la  verità  interiore. 

Vivace  e  drammatica,  ma  invero  troppo  unilaterale,  è  l'altra  opera 
del  Carlvle  The  Frcncli  Revolution  (1S87),  una  delle  cose  sue  migliori. 
Più  che  una  storia  vera  e  propria,  essa  è  un  quadro  allucinante  epico- 
romanzesco  ove  vediamo  emergere,  da  una  folla  di  milioni  di  affamati, 
gli  eroi  e  i  semieroi  di  quel  grande  sommovimento  sociale.  Quattro  an- 
ni più  tardi  pubblicò  una  serie  di  conferenze  On  Iferoes.  Eero-Worship, 
and  the  Heroic  in  Historj/  (Sugli  eroi,  il  culto  degli  eroi  e  l'eroico  nella 
storia),  in  cui. spiega  il  suo  concetto  sullo  svolgimento  della  storia,  la 
quale  non  sarebbe  fatta  già  dalle  masse  o  dai  parlamenti,  ma  dai  gran- 
di uomini-eroi  che  guidano  i  popoli  sulla  via  del  progresso  e  sono  gli 
unici  veri  artefici  della  civiltà. 

Nei  saggi  sul  Chartisni  (Cartismo,  1840)  (1)  e  in  Fast  and  Present 
(Passato  e  presente,  1843)  egli  prende  a  considerare  alcuni  tra  i  più 
gravi  problemi  sociali  che  s'agitavano  allora.  In  Fast  and  Fresent  pone 
a  raffronto  l'Inghilterra  medievale  con  l'Inghilterra  del  suo  tempo  e 
dopo  aver  criticato  la  complicata  e  inutile  organizzazione  moderna, 
«'sprinie  la  speranza  che  sia  vicino  il  ritorno  al  passato  e  che  un  uomo 
giusto  assuma  nelle  sue  mani  il  potere  supremo. 

The  Lettera  and  Speeches  of  Oliver  Cromiceli  (Lettere  e  discorsi 
di  Oliviero  Cromwell,  lS4o)  e  l'opera  sua  più  ambiziosa  Frederick  the 
Oreat  istoria  di  Federico  il  Grande,  1858-G5)  esaltano  la  figura  dei  due 
grandi  uomini  che  rappresentano  per  l'autore  l'incarnazione  del- 
l'eroico. 

Carlyle  reagisce  alla  morale  utilitaria  della  sua  epoca  cercando  di 
ilimostrare  quale  importanza,  quale  altissimo  significato,  abbiano  i  va- 
lori dello  spirito,  predicando  l'obbedienza,  il  dovere,  la  disciplina  e 
affermando  che  «  ogni  lavoro  per  quanto  semplice  è  sacro  se  onesta- 
mente compiuto  per  il  bene  dell'umanità  ». 

Il  suo  stile  è  personalissimo,  rude  e  a  scatti,  con  frequenti  omis- 
sioni di  parole,  profusione  di  maiuscole  e  con  elementi  morfologici  e 
sintattici  derivati  dal  tedesco,  ma  è  vigoroso  e  colorito  e  nei  momenti 
migliori  fa  i)ensare  per  la  liricità  e  la  veemenza  a  quello  dei  profeti 
ebraici.  Adoratore  della  forza,  il  Carlyle  divenne  col  tempo  sempre 
più  ostile  alle  idee  democratiche,  mostrandosi  anche  in  ciò  agli  anti- 


(1)   Da   «  Charter  »   cioè   l:i   carta,   il   documento   ia   cui   erano   contenute   le 
prime  riforme  che  gli  agitatori  chiedevano  allora  per  il  popolo. 

—  217  — 


podi  dell'altro  pminente  storico  vittoi'iano  il  Macaulaj,  che  di  queste 
idee  fu  assertore  convinto  ed  entusiasta. 

Thomas  Babington    IMacaulay     (1800-59)    nato  a  Rothley  Tempie. 
I>eicestersliire,  è  pure  di  origine  scozzese.  Ebbe  sin  da  fanciullo  grande 
passione  per  la  lettura  e  memoria  prodigiosa.   Studiò  al   Triiiity  Col 
lege,   Cambridge,   dove  si  laureò  con  onore  in  legge,   ottenendovi  più 
tardi  il  posto  di  fclloiv,  che  tenne  per  qualche  anno.  S'era  rivolto  in 
tanto  alla  letteratura,  affermandosi  giovanissimo  col  saggio  su  Milton 
(182.")),   pubblicato  sulla  Edinhurcjh  Rcrirw,  della   quale  divenne  assi 
duo  collaboratore  ]ier  un  ventennio,  acquistandosi  larga  rinomanza  con 
numerosi  articoli  e  saggi  d'argomento  letterario  e  storico,  raccolti  in 
volume  nel  1843  col  titolo  di  Criticai  and  Histnrical  Essays,  tra  i  mi 
gliori  dei  quali  ricordiamo  quelli  su  Sir  William   Tempie  (18'^),  Lord 
dire  (1840)  e  Warren  Ilastiiigs  (1841),  di  carattere  storico. 

Come  poeta  riprese  la  vecchia  ballata  in  The  Laj/s  of  Ancient 
Rome  (I  canti  dell'antica  Roma,  1842),  che  divennero  subito  popolari: 
ma  egli  è  famoso  soprattutto  come  storico  per  la  Hifttor//  of  England 
]'rom  the  Accession  of  James  II  i Storia  d'Inghilterra  dalla  salita  al 
trono  di  Giacomo  II,  1848-61)  in  cinque  volumi,  incompiuta. 

Narratore  facile  ed  elegante,  il  Macaulay  ci  offre  smaglianti  evo 
cazioni  storiche,  riuscendo  mirabilmente  a  far  rivivere  un  uomo  o 
un'epoca  grazie  alla  perfetta  conoscenza  delTambieute  e  al  giudizioso 
impiego  del  particolare  pittoresco.  La  storia  da  lui  esposta  con  grande 
efl&cacia  e  luminosa  chiarezza,  acquista  l'interesse  di  un  lomanzo,  ma 
l'impeto  della  narrazione  da  cui  l'autore  sembra  trascinato  non  gli  per- 
mette l'uso  ponderato  delle  fonti,  così  ch'egli  manca  talora  d'obietti- 
vità e  i  suoi  giudizi  non  sono  sempre  attendibili. 

Migliori,  da  un  certo  punto  di  vista,  dei  saggi  del  Macaulay  — 
brillanti  ma  piuttosto  superficiali  —  sono  quelli  di  Matthew  Arnoli» 
(1822-88),  che  fu  dapprima  ispettore  scolastico  con  incarichi  governa- 
tivi che  gli  permisero  di  visitare  parte  dell'Europa,  poi  professore  dì 
poesia  a  Oxford. 

Poeta  di  scarso  impeto  lirico  e  spirito  fra  i  più  travagliati  dalla 
crisi  spirituale  del  suo  tempo,  rivela  la  sua  ammirazione  per  la  lette 
ratura  greca  nella  forma  scultorea  e  nella  nitida  sobrietà  dei  suoi  ver 
si,  ispirati  a  un  pessimismo  contenuto,  che  talora  si  sublima  modulan 
dosi  in  note  di  profonda  malinconia.  Di  lui  ricordiamo  The  Strayed 
Rerellcr  and  Other  Poems  A849),  Empedocles  on  Etna  (1852),  una  pri- 
ma serie  di  Poems  (1853)  che  gli  diede  fama,  comprendente  f^ohrah  and 
Rustum  e  The  f^cholar  Gipsi/,  una  seconda  serie  di  Poems   (1855)  con 

—  218  — 


<Jiie  ap:«>iuiit('  e  rele<>ia  Thi/rsis  (1867)  in  nicnioiia  del  ])oeta  amico 
Arthur  Hiij;h  Cloiigh. 

La  i)iefazioiie  ai  Pochi s  del  18.13  prelude  alla  sua  attività  di  cri- 
tico —  letterario  e,  in  grado  minore,  sociale  e  religioso  —  che  occupa 
la  seccmda  parte  della  sua  vita  ed  è  d'imi)ortanza  eccezionale.  Studioso 
di  letterature  comparate  contribuisce  ad  allargare  l'iusulafità  della 
<^ultura  inglese,  ponendola  a  contatto  colle  correnti  intellettuali  euro- 
pee. I^  sua  critica  letteraria,  quantunque  non  priva  di  pregiudizi,  ebbe 
profondi  e  benefici  effetti  sui  contemporanei,  facendo  loro  capire  la 
necessità  d'aggiungere  ai  caratteri  e  ai  valori  i)ropri  della  loro  tradi- 
zione, Telemento  classico  come  fattore  fondamentale  per  una  esatta  va- 
lutazione dell'opera  d'arte,  che  deve  essere  considerata  nel  complesso 
più  che  nelle  bellezze  particolari  e  condannando  gli  eccessi  del  roman- 
ticismo allora  i)i-evaleiite.  L'Arnold  denunzia  inolti-e  il  filisteismo  del- 
l'Inghilterra vittoiiana,  la  sua  morale  ipocrita  e  l'angusto  dogmati- 
smo religioso. 

Tra.  le  ojjcre  in  prosa,  nelle  quali  usa  uno  stile  terso  e  signoril- 
mente ironico,  ricordiamo  specialmente  i  saggi  d'argonu'uto  letterario 
On  Tni.sJdfinf/  Homcr  (18(>1),  Es-sai/s  iti  Criticism  (1805,  seconda  serie 
1888),  On  the  i^tufìy  of  (Jeltic  Litrrature  (18(57),  Dìscourses  in  America 
(1885)  e  gli  scritti  di  critica  sociale  e  religiosa  Culture  and  Anarchy 
(1869),  fit.  Paul  and  Protcstantism  (1870),  Litcrature  and  Dogma 
(1873),  God  and  the  Biblr  (1875). 

John  Kiskix  (1819-1900)  è  il  maggior  critico  d'arte  di  questo  pe- 
riodo. Nato  a  Londra  di  agiata  famiglia  scozzese,  ebbe  una  educazione 
accurata  e  originale,  che  continuò  al  Christ  Church  di  Oxford,  dove 
vinse  il  premio  poetico  Newdigate,  e  completò  con  frequenti  viaggi  al- 
l'estero. La  madre  rigida  puritana  lo  iniziò  alla  lettura  della  Bibbia, 
il  cui  stile  influirà  profondamente  su  quello  dello  scrittore,  in  partico- 
lare negli  anni  giovanili. 

La  piima  ojjcra  importante  Modcrìi  Paintcrs  (Pittori  moderni, 
1843-60)  in  ciiupie  volumi,  pubblicati  a  distanza  di  anni  l'uno  dall'al- 
tro, fu  subito  ammiiata  per  la  singolarità  delle  idee  ivi  contenute  e 
per  lo  s]>]eiidore  d(Ola  forma,  ricca  di  cadenza  oratoria  e  di  solenni 
metafore  bibliche.  Contiene  la  difesa  e  l'elogio  del  pittore  Tnrner,  l'e- 
sposizione delle  teorie  dell'autoi-e  sull'arte,  uno  studio  del  jìaesaggio 
in  geneiale  e  nei  suoi  elementi  costitutivi  e  la  descrizione  e  l'analisi 
d'innumerevoli  (juadri  dei  maggiori  pittoi-i  antichi  e  moderni,  consi- 
derati  soprattutto  come  paesaggisti. 

In  The  Scven  Lanips  of  Architccturc  (Le  sette  lampade  dell'archi- 
tettura, 1849)  e  in  The  i<tones  of  Venicc  (Le  pietre  di  Venezia,  1851-3) 

—  219  — 


il  Ruskiu  passa  a  studiare  rarchitettin-a  e  in  particolare  gli  aspetti  e  le 
forme  deirarte  gotica,  che  —  essendo  originata  da  una  fede  sincera 
ed  intensa  e  la  conseguenza  del  sistema  sociale  e  morale  del  Medioevo 
—  egli  antepone,  illuminandone  la  bellezza,  all'arte  del  Rinascimento, 
da  lui  ritenuta  il  prodotto  artificiale  e  d'imitazione  del  tramontato 
mondo  pagano.  Il  suo  atteggiamento  come  critico  e  come  maestro  si 
può  così  riassumere  :  La  vera  arte  implica  e  sviluppa  una  severa  di- 
sciplina intellettuale  ed  etica  ed  è  perciò  condizione  ed  effetto  insieme 
deirinnalzamento  morale  e  civile  di  un  popolo. 

Nei  volumi  Unto  this  Last  (1862)  e  Munera  Pulveris  (1872)  egli 
espone  le  sue  teorie  sul  sistema  capitalistico  che  costituisce  la  base 
della  società  moderna,  denunciando  i  mali  che  da  esso  derivano  e 
propugnando  la  necessità  di  ritornare  a  un  lavoro  meno  artificiale  e 
meccanico  ma  più  religiosamente  e  artisticamente  sentito,  qual'era 
quello  dell'artigiano  del  Medioevo.  Altri  scritti  importanti  del  Ruskin 
sono  Sesame  and  Lilies  (1865),  operetta  fra  le  più  popolali  dell'autore 
comprendente  due  conferenze  (1)  sui  libri  e  la  lettura  e  sulla  donna. 
Time  and  Tìde  (1867)  e  Fors  Clavigera  (1871-84)  in  forma  epistolare, 
dove  continua  la  predicazione  del  suo  vangelo  estetico-sociale,  ch'egli 
del  resto  cercò  anche  di  mettere  in  pratica,  profondendo  in  questo  apo- 
stolato gran  parte  del  suo  patrimonio  con  risultati  sconfortanti,  e  in- 
fine Praeterita  (1885-9)  sorta  di  autobiografia  incompiuta  piena  di  fa- 
scino nel  suo  vivace  tono  discorsivo. 

Si  suole  rimproverare  al  Ruskiu  di  aver  fondato  la  sua  estetica 
su  di  un  pregiudizio  etico,  gli  si  rimproverano  anche  la  parzialità  per 
l'arte  medievale,  le  frequenti  contraddizioni,  lo  stile  troppo  ornato  e 
diffuso:  tali  accuse  risultato  almeno  in  parte  inesatte,  poiché  se  è 
vero  ch'egli  chiese  all'arte  sincerità  e  sanità  morale,  ciò  non  significa 
ch'egli  le  chiedesse  d'impartire  lezioni  di  morale,  se  si  mostrò  spesso 
ottuso  e  ingiusto  verso  il  Rinascimento,  può  servirgli  d'attenuante  l'en- 
tusiasmo con  cui  riscoperse  e  rivelò  la  grande  arte  italiana  prerinasci- 
mentale, mentre  l'enfasi  e  il  soverchio  decoro  del  suo  stile  diminuirono 
col  tempo.  Come  osserva  giustamente  M.  Praz  <2),  il  merito  precipuo 
di  questo  scrittore  sta  in  una  profonda  sensibilità  nativa  che  trionfò 
di  ogni  astrazione  e  pregiudizio,  rivoluzionando  l'estetica  non  solo  in- 
glese, ma  europea,  e  questa  sensibilità  trovò  magistrale  espressione  in 
uno  stile  adorno,  limpido  e  puro  che  conferisce  alle  sue  pagine  un 
valore  letterario  permanente. 


(1)  Una  terza  veuue  aggiunta  nell'edizione  del  180)8. 

(2)  Istoria  della  lettera  fura  inglese,  Firenze,   Sansoni,  1D37.  pi>.  .305-6. 


—  220  — 


Accanto  alla  storia,  al  saggio  e  ad  altri  scritti  composti  con  in 
teudimento  estetico  e  sociale  fiorisce  il  romanzo  umanitario  di  Dickens 
e  di  Thackeray. 

Charles  Dickens  (1812-70),  tiglio  di  un  modesto  impiegato  dei 
Docks  di  Portsea,  fu  condotto  a  Londra  da  fanciullo.  Qui  visse  alcuni 
anni  di  amarezze  e  di  miseria  che  non  doveva  dimenticare  mai  più.  Suo 
padre  fu  messo  in  prigione  per  debiti  ed  egli  dovette  occuparsi  presso 
una  fabbrica  di  lucido  da  scarpe,  dove  incollava  etichette  sulle  sca- 
tole per  pochi  scellini  alla  settimana.  Ma  giunsero  tempi  migliori.  Il 
padre,  liberato  dalla  prigione,  divenne  cronista  parlamentare  di  un 
giornale  e  il  piccolo  Charles,  dopo  aver  frequentato  per  breve  tempo  le 
scuole  e  quindi  uno  studio  legale,  seguì  la  nuova  professione  paterna. 

I  suoi  primi  scritti  furono  dei  bozzetti  di  costume  pubblicati  in 
vari  giornali  e  raccolti  poi  in  volume  col  titolo  Skctchcs  lìy  Boz  (Schiz- 
zi di  Boz,  1&36-7).  Ture  nel  18'^6  egli  iniziò  la  pubblicazione  a  puntate 
mensili  di  The  Posthumous  Papers  of  the  Pickwick  Cluh  (Le  carte  po- 
stume del  circolo  Pickwick),  che  dovevano  servire  di  commento  a  una 
serie  di  disegni  umoristici  di  un  caricaturista  allora  in  auge,  il  quale 
si  proponeva  di  illustrare  le  avventure  di  una  comitiva  di  pseudo  spor- 
tivi. Dopo  il  primo  numero  il  caricaturista  morì  e  Dickens  potè  abban- 
donarsi alla  piena  della  sua  fantasia  e  del  suo  «  humour  »  e,  modifi- 
cando il  piano  originario,  scrivere  un  libro  unico  nella  storia  letteraria 
inglese  e  diverso  da  ogni  sua  opera  posteriore. 

Questo  capolavoro  delFumorismo  è  stato  giustamente  considera- 
to (1)  il  punto  di  passaggio  nell'arte  dello  scrittore  dal  bozzetto  al  ro- 
manzo. Comincia  infatti  come  una  serie  di  quadri,  di  aneddoti  comici, 
colla  presentazione  di  tipi  eccentrici  e  divertenti,  per  acquistare  man 
mano  uno  svolgimento  più  ordinato  e  coerente.  Mr.  Pickwick  è  un 
misto  di  pedanteria  e  di  bontà  :  il  comico  nasce  dalla  sj)roporzione  tra 
l'uomo  qual'ò  e  la  posizione  che  Fautore  gli  assegna.  Sam  Weller,  il 
fedele  servitore  pronto  di  lingua  e  ricco  di  risorse,  è  la  prima  grande 
creazione  di  Dickens,  ma  anche  gli  altri  personaggi  —  il  gruppo  dei 
cocchieri  e  dei  servi,  l'avvocato,  la  padrona  di  casa  e  le  sue  amiche  — 
sono  descritti  in  modo  veramente  mirabile. 

Lo  scrittore  proseguì  nella  via  così  brillantemente  iniziata  e  pub- 
blicò in  rapida  successione  Oliver  l'ivist  (1837-8),  romanzo  umanitario 
in  cui  descrive  gli  orrori  delle  «  workhouses  »  (case  di  lavoro),  narran- 
do la  storia  dolorosa  di  un  povero  orfanello  che  capita  in  mezzo  a  una 
banda  di  ladri  i  quali  cercano  di  abituarlo  al  delitto,  ma  finisce  col  ri- 


(1)  E.   e.  Longobardi,   Carlo  Dickens,  Venezia,  Ist.   Yen.   Arti  Grafiche,  y.nii. 

—  221  — 


trovare  i  .suoi  pai'enti  e  veniiv  da  essi  accolto  aitiorevolmentc;  Nicholas 
Xicklchy  {ÌS'.iS-[i},  dove  denuncia  la  lame  e  i  maltiattanienti  patiti  dai 
fanciulli  nelle  scuole  ]nivate  in  un  racconto  d'avventure  a  lieto  fine, 
migliore  del  precedente  dal  punto  di  vista  artistico  pel  felice  connubio 
del  comico  e  del  patetico;  The  Old  Cirriositt/  S'hop  (La  bottega  dell'an- 
tiquario. 1840-1).  storia  commovente  —  talvolta  un  po'  troppo  senti- 
mentale, come  nella  morte  della  jdccola  Xell  —  di  una  bambina  che 
accompagna  il  nonno.  ])erseguitato  da  un  creditore  spietato,  nelle  sue 
peregrinazioni,  condividendone  le  vicende  dolorose  e  gli  stenti  fino  a 
morirne;  e  il  romanzo  storico  Barnahìj  Rndge  (1841). 

Le  migliorate  condizioni  tìnanziaiie  avevano  permesso  intanto  al- 
lo scrittore  di  sposai-si  e  nel  1842  di  fare  un  viaggio  negli  Stati  Uniti, 
che  gi'ispirò  il  romanzo  Martin  (linzzlcwif  tl843-4),  una  satira  appun- 
to della  vita  americana.  ^>1  1843  ci  diede  A  Christìtias  Carol  (Cantico 
di  Natale),  il  i>rimo  di  una  serie  di  deliziosi  racconti  natalizi,  conti- 
nuata con  The  ('hi)ncs  (Le  campane.  1845),  The  Cricket  on  the  Hearth 
(Il  grillo  del  focolare,  1840)  e  qualche  altro,  nei  quali  il  reale  e  il 
fantastico,  la  (omicità  e  il  sentimento,  si  fondono  mirabilmente.  In 
Dornhey  and  .So»  (Dombe\'  &  Figlio,  1847-8)  l'autore  ci  descrive  lo  sta- 
to di  prostrazione  in  cui  si  trova  un  ricco  e  superbo  commerciante  lon- 
dinese colpito  dalla  sventura. 

Frattanto  veniva  scrivendo  quello  che  è  considerato  dalla  maggior 
parte  dei  lettori  e  dei  critici  il  suo  capolavoro  David  Copperfield  (1849- 
50),  libro  che  l'autore  stesso  ])rediligeva.  E'  questo  nn  romanzo  auto- 
biografico :  le  miserie  e  i  dolori  di  David  Copperfield  sono,  in  parte 
almeno,  le  difficoltà  e  le  dure  esperienze  di  Dickens.  Accanto  a  quella 
del  protagonista  di  sono  altre  figure  indimenticabili  :  Mr.  Micawber, 
l'uomo  buono  e  in  fondo  onesto,  dall'aspetto  solenne  e  dall'eloquio  al 
tisonante.  che  dimostra  peiò  la  più  infantile  incapacità  nella  vita  pra- 
tica; Miss  Trotwood,  la  zia  di  David,  donna  di  carattere  forte  e  biz- 
zarro ma  buona;  Peggotty,  la  fedele  domestica;  Dora  Spenlow,  la  mo- 
glie bambina;  Lriali  Ileep.  l'ipocrita  e  disonesto  amministratore  di  ca- 
sa Wicktìeld,  e  molti  altri  personaggi  e  macchiette,  tutti  con  l'impron- 
ta del  genio  dickeusiano. 

Seguono  Bìrak  House  iCasa  desolata,  1852-3)  in  cui  sono  satireg- 
giate le  interminabili  lungaggini  della  procedura  inglese;  Hard  Times 
(Tempi  difficili,  1854)  dove  sono  descritti  gli  scioperi  di  un  immagina- 
rio bacino  carbonifero;  Little  Dorrit  (1857-8).  fiera  requisitoria  contro 
il  sistema  di  imprigionare  i  debitori  insolventi:  A  Tale  of  Two  Cities 
(Storia  di  due  città.  1850),  romanzo  storico  assai  pregevole  nel  quale 
è  palese  l'influsso  del  C'arlyle  :   l'azione  si  svolge  a    Pai-igi  e  a  Tx)ndra 

—  922  — 


Tav.  XX vii 


Charlotte   r>r<»nte. 


<i('or}fe   Eliot. 


Alfred    Teiiiivson. 


llobert   IJruwuiiiL 


Tav.   XXVIll 


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Walter   Pater. 


Oscar    Wilde. 


Dante   Gabriel    K(is.setti. 


Algeriiou   Charles   Swiuburne. 


•  Inraute  la  li  i  voi  azione  francese;  Grcat  Expectations  (Grandi  speran- 
ze, 1860-1),  magnifico  romanzo  in  cui  si  narrano  le  vicende  della  vita 
di  un  fanciullo  beneficato  da  un  deportato  evaso:  Our  Mutual  Friend 
(Il  nostro  (•<»uiuue  amico,  1804-5),  lungo  racconto  —  ]>ure  assai  prege- 
vole —  nel  quale  si  studia  l'influenza  esercitata  dalla  ricchezza  im- 
provvisamente raggiunta  su  persone  abituate  alla  povertà. 

Tra  la  vastissima  produzione  del  Dickens  ricordiamo  anche  un 
libretto  di  storia  ch'egli  compose  ])er  i  suoi  figli  A  CJiild's  H istori/  of 
England  (Storia  d'Inghilterra  per  bambiui,  1852-4).  Lo  scrittore  morì 
improvvisamente  a  Londra  la.sciando  incompiuto  il  romanzo  The  Mifs- 
tcry  of  Edicin  Drood  (Il  mistero  di  E.  D.,  1870)  al  quale  attendeva. 
Fu  sepolto  nell'Abbazia  di  Westminster. 

Il  Dickens  fonda  la  sua  arte  suirumilc  lealtà  quotidiana  fedel- 
mente osservata  e  riprodotta,  trasformandola  in  una  propi'ia  realtà 
fantastica,  alla  luce  vivida  del  suo  genio  creatore,  che  ha  in  sé  qualco- 
.sa  di  stranamente  infantile  e  vede  gli  uomini  e  le  cose  attraverso  la 
lente  deformante  di  un  umorismo  inimitabile. 

Se  è  vero  che  pochi  scrittori  hanno  fatto  piangere  tanto  quanto 
Dickens  —  quantuncpie  bisogna  riconoscere  che  il  suo  pathos  è  rara- 
mente genuino  —  è  anche  vero  ch'egli  ha  fatto  ridere  molto  e  d'un 
riso  sano  e  spontaneo.  Il  suo  u  humour  »  infatti  sgorga  da  fonte  co- 
piosa anche  se  a  volte  non  purissima.  E'  stato  notato  che  nelle  sue 
opere  non  si  incontra  di  frequente  quel  misto  di  bene  e  di  male  che  è 
l'uomo  e  quel  misto  di  riso  e  di  pianto  che  è  la  vita.  Il  patetico  e  il 
<  omico  di  rado  si  fondono  nella  stessa  persona  o  nello  stesso  avveni- 
mento, cosicché  è  diflScile  trovare  personaggi  che  non  siano  completa- 
mente buoni  o  cattivi,  completamente  tragici  o  comici. 

Queste  ed  altre  deficienze  non  ci  impediscono  di  considerare  il 
Dickens  come  uno  dei  più  grandi  scrittori  della  letteratura  inglese. 
Anche  quando  non  riesce  a  rappresentarci  un  personaggio,  anche  quan- 
do questo  resta  indistinto  e  mediocre,  riesce  quasi  sempre  a  dar  ri- 
salto al  sentimento  di  fraternità  umana  che  lo  ispira.  Questo  senti- 
mento è  così  vivo  che  non  si  limita  a  illuminare  le  persone,  ma  riem- 
pie tutto  l'ambiente  e  forma  la  base  morale  della  sua  opera.  Dickens, 
che  per  lunghi  anni  ha  sofferto  dolori  e  miserie  e  che  della  vita  ha 
ritratto  anche  i  lati  più  tristi,  è  un  ottimista.  Conosce  il  male  ma  non 
per  questo  nega  l'esistenza  del  bene,  che  continuamente  proclama  nel- 
le sue  opere.  La  sua  arte,  fatta  di  gioia  e  di  bontà,  è  una  glorificazione 
della  vita. 

Mentre  i  personaggi  del  Dickens  appartengono  generalmente  alla 
piccola  borghesia  o  al  popolo  quelli  di  William  Makepeacb  Thackeray 

—  223  — 

li  -  Breve  storia  della  letteratura   inglese. 


(1811-63)  appartengono  quasi  esclusivamente  alle  classi  più  ricche,  i 
cui  difetti  egli  descrive  con  satira  aspra  e  spietata.  Nato  a  Calcutta, 
fu  mandato  prestissimo  in  Inghilterra  a  compiere  i  suoi  studi,  prima  a 
Gharterhouse  e  poi  a  Cambridge;  viaggiò  sul  continente,  visitò  Wei- 
mar e  soggiornò  qualche  tempo  a  Parigi,  ma  ridotto  in  difficili  condi- 
zioni finanziarie  dovette  ritornare  a  Londra  nel  1837  e  guadagnarsi 
da  vivere  come  scrittore.  Compose  racconti,  bozzetti,  articoli  di  criti- 
ca per  diversi  giornali  e  riviste  :  alcuni  di  essi  furono  poi  raccolti  in 
un  volume  The  Book  of  Snobs   (Il  libro  degli  snob,  1818). 

Nel  romanzo  che  lo  rese  meritamente  celebre  Yanity  Fair  (La  fiera 
della  vanità)  (1),  pubblicato  negli  anni  1817-8,  egli  mette  a  contrasto 
il  personaggio  di  Becky  l^harp,  astuta  avventuriera  senza  scrupoli,  e 
quello  della  onesta,  dolce,  ma  incolore  Amelia  Sedley.  L'intreccio,  nel- 
la parte  storica,  è  intessuto  attorno  alla  data  della  battaglia  di  Wa- 
terloo (1815),  che  l'autore  ci  descrive  indirettamente,  ma  con  arte 
insuperabile,  negli  effetti  ch'essa  ha  sulla  popolazione  civile  della  vicina 
Bruxelles  e  in  particolare  sullo  stato  d'animo  dei  singoli  personaggi 
del  libro  che  l'angoscia  di  quelle  ore  mette  a  nudo  e  rivela.  E'  uno 
dei  capolavori  del  Thackeray  e  l'opera  sua  più  popolare. 

Seguono  Pcndcnnìs  (1848-50),  romanzo  assai  pregevole,  particolar- 
mente nella  sicura  delineazione  di  alcuni  personaggi  secondari,  in  cui 
è  descritta  in  modo  realistico  la  vita  di  un  giovane  che  dopo  molt« 
vicende  riesce  a  trovare  se  stesso  e  la  sua  via;  The  Newcomes  (1853-5) 
che  ci  mostra  un  Thackeray  tenero  e  patetico  :  la  morte  del  vecchio 
colonnello  Newcome  è  una  pagina  invero  commovente;  il  romanzo  sto- 
rico Henri/  Esmond  (1852),  altro  capolavoro  dell'autore,  che  contiene 
una  descrizione  precisa  e  vivace  dell'epoca  della  regina  Anna.  L'inte- 
resse psicologico  del  libro  sta  nella  lenta  evoluzione  di  Lady  Castle- 
wood  :  dapprima  essa  sente  pietà  ed  affetto  per  Henry  Esmond,  il  cu- 
ginetto  orfano,  poi,  rimasta  vedova,  cerca  in  lui  aiuto  e  protezione, 
diventa  la  dolorosa  rivale  di  sua  figlia,  l'ambiziosa  e  fredda  Beatrix, 
e  finisce  per  sposare  Henry  al  quale  porterà  la  pace,  l'amore  e  la  de- 
dizione di  donna  e  di  madre.  In  The  Yirginians  (1857-9),  continuazione 
infelice  del  romanzo  precedente,  ritroviamo  la  famiglia  Esmond  in  A- 
merica  durante  la  rivoluzione. 

Come  critico  Thackeray  tenne  due  serie  di  conferenze,  più  tardi 
pubblicate.  The  English  Humorists  of  the  Eighteenth  Gentury  (1851) 
e  The  Four  Georges  (1855-6),  di  non  grande  pregio  ma  che  costituirono 


(1)   Si  ricordi  elio   Vamty  Fair  è  una  località  in  The  Pilgrim's  Progress  del 
Bunyan. 

—  224  — 


un  notevole  successo  finanziai-io.  E'  pure  l'autore  di  qualche  bel  raccon- 
to per  bambiui,  come  The  Rose  and  the  Ring  (1855). 

Scrittore  più  line  foise  del  Dickens  non  ne  raggiunse  mai  la  po- 
polarità. 1  suoi  romanzi  sono  opere  organiche,  proporzionate,  finite, 
più  che  non  siano  (juelli  dell'autore  di  David  Coppcrfield,  ma  a 
Thackeray  manca  la  dovizia  inesauribile  d'ispirazione  che  dà  all'arte 
del  Dickens  una  maggiore  spontaneità.  I^  differenza  più  notevole  tra 
i  due  scrittori  è  nel  tono  :  Dickens  è  bonariamente  ironico,  in  Thacke- 
ray vi  è  dell'amaro.  La  sua  ironia  è  tagliente,  il  suo  atteggiamento  r  di 
solito  un  misto  di  sliducia,  di  disprezzo  o  quanto  meno  di  compati- 
mento. Riesce  a  scolpire  i  suoi  personaggi  forse  con  maggiore  eviden- 
za, ma  non  sa  circondarli  di  quell'atmosfera  di  simpatia  umana  che  è 
la  grande  forza  del  Dickens. 

Accanto  a  que.sti  due  colossi  del  romanzo  vittoriano,  che  dominano 
la  prima  metà  del  secolo  XIX,  troviamo  una  folta  schiera  di  altri  ro- 
manzieri che  contribuiscono  a  rendere  la  prosa  di  questo  periodo  stra- 
ordinariamente ricca  e  varia.  Non  possiamo  qui  ricordare  se  non  i  più 
importanti  di  essi. 

George  Eliot  (pseudonimo  di  Mary  Ann  Evans,  1819-80)  dopo 
aver  trascorso  la  giovinezza  nella  regione  agricola  del  Warwickshire 
e  meditato  a  lungo  sulle  piccole  miserie  della  vita  provinciale,  pubblicò 
il  suo  primo  libro  Scenes  of  Cìerical  Life  (18.58),  serie  di  tre  racconti 
apparsi  dapprima  nel  Blackwood'fi  Magazinc,  che  deste)  immediatamen- 
te l'attenzione  del  pubblico  e  della  critica.  Vi  si  trovano  infatti  tutte 
le  qualità  i^ositive  della  scrittrice,  la  sincerità  appassionata  e  l'acuto 
spirito  di  osservazione,  che  si  estrinsecano  in  un  realismo  cosciente  e 
sistematico,  contemperato  da  una  duplice  ricca  vena  umoristica  e  pa- 
tetica e  da  un  vivo  senso  di  pietà  umana. 

Anche  più  grande  fu  il  successo  di  Adam  Bcdc  (18.59)  che  la  ri- 
velò come  uno  degli  ingegni  più  forti  e  rappresentativi  del  suo  tempo. 
Il  romanzo  contiene  delle  pagine  veramente  superbe,  come  <[uelle  in  cui 
è  descritta  la  seduzione  della  bellissima  Hetty  da  parte  di  un  giovane 
castellano,  l'inutile  viaggio  dell'infelice  per  raggiungere  l'amante,  Tin- 
fanticidio,  il  processo,  ma  scade  verso  la  fine,  dove  l'autrice  —  cedendo 
al  gusto  vittoriano  connaturato  in  lei  —  introduce  l'elemento  melo- 
drammatico ed  edificante  colla  commutazione  della  pena  i)er  opera  del 
seduttore  consumato  dal  rimorso.  Per  quanto  la  Eliot  si  sforzi  di  met- 
tere in  primo  piano  caratteri  maschili  sembra  che  appunto  la  menta- 
lità maschile  le  sfugga  e  che  tali  figure  siano  controllate  più  dall'in- 
telletto che  dalla  intuizione  artistica.  Il  romanzo  seguente  The  Mill 
on  the  Flofis  (1860)  è  da  molti  considerato  il  suo  capolavoro  e  in  realtà 

—  225  — 


la  prima  parte,  in  cui  ci  racconta  le  vicende  della  sua  infanzia,  ha  la 
Icastica  evidenza  e  il  fascino  della  grande  arte.  Belle  pagine  si  trovano 
anche  nel  racconto  Silas  Marner  (1861),  uno  dei  suoi  lavori  più  equi- 
librati, che  ha  anch'esso  i)er  sfondo  la  vita  rurale  inglese  conosciuta 
così  intimamente  dalla  Eliot. 

Più  tardi  il  desiderio  della  scrittrice  di  allargare  e  approfondire 
il  campo  della  sua  indagine,  tornerà  a  detrimenti  dell'arte  sua,  ac- 
centuando in  lei  il  tono  moraleggiante  e  declamatorio  e  spingendola  a 
ricostruzioni  storico-erudite  scarse  di  vitalità  artistica  e  a  studi  psico- 
logici scientificamente  intesi.  Il  romanzo  storico  Romola  (1802-.'^)  è  un 
quadro  melodrammatico  della  Firenze  del  Savonarola,  non  privo  di  in- 
teresse soprattutto  in  alcuni  personaggi  minori.  Più  infelice  il  romanzo 
politico  sociale  Felix  Holt  (1866),  mentre  l'autrice  ci  darà  ancora  con 
Middlemarch  (1871-2)  una  delle  sue  opere  meglio  costruite.  L'ultimo 
lomanzo  Daniel  Derovda  (1876),  in  cui  tratta  il  problema  ebraico,  fu 
una  delusione  pei  contemporanei  e  costituisce  ora  una  passività  per 
(juesta  scrittrice  che  resta  in  ogni  modo  la  più  notevole  dell'epoca  vit- 
toriana. 

Benjamin  Disraei.i  (1804-81)  famoso  ministro  della  regina  Vitto- 
ria, deve  alla  sua  personalità  e  all'alta  posizione  politica  più  che  al 
valore  intrinseco  delle  opere  il  posto  che  detiene  ancora  nelle  lettere 
inglesi.  E'  Fautore  di  alcuni  romanzi  fra  i  quali  ricordiamo  Vivian 
Qrey  (1826-8),  Contarini  Fleming  (1832),  Venetia  (1837),  che  interessa 
principalmente  pel  tentativo  di  impersonare  Byron  e  Shelley  (riuscito 
soltanto  nel  caso  del  primo),  e  Coningsìuj  (1844),  8yì)il  (1845)  e  Tan- 
cred  (1847),  nei  quali  dà  sempre  più  largo  posto  alle  sue  idee  e  conce- 
zioni politiche, 

Edward  Bi^lwer  Lytton  (1803-73)  scrittore  versatile  e  brillante, 
ma  piuttosto  superficiale,  è  l'autore  —  oltre  che  di  poesie  e  di  drammi 
—  di  moltissimi  romanzi,  alcuni  dei  quali  trattano  problemi  sociali,  co- 
me Paul  Clifford  (1830)  e  Eugene  Aram  (1832),  altri  sono  d'argomento 
storico,  come  il  notissimo  The  Last  Days  of  Pompeii  (1834),  Rienzi 
(1835),  The  Last  of  the  Barons  (1&43),  Harold  (1848),  altri  infine  di 
carattere  vario,  come  il  giovanile  Pelham  (1828)  riuscita  satira  di  un 
«  dandy  »  byroniano  e  una  delle  sue  opere  migliori.  Za  noni  (1844), 
The  Gaxtons  (1849),  Mg  Novel  (1853),  The  Hauntcd  and  the  Hauììters 
(1859).  Nel  1871  apparve  The  Corning  Race,  romanzo  utopistico  che  an- 
ticipa per  qualche  tratto  VEreichon  di  Butler. 

Mrs.  Gaskell  (Elizabeth  Cleghorn  Stevenson,  1810-65),  moglie  di 
un  i>astore  protestante  di  Manchester,  ci  descrive  la  vita  miserevole 
degli  operai  della  sua  città  in  Mary  Barton  (1848),  romanzo  socialista 

—  226  — 


nel  quale  si  imposta  per  la  prima  volta  il  problema  della  lotta  di  clas- 
se tra  datori  d'opera  e  lavoratori,  e  iu  North  and  South  (1855).  Ma  la 
sua  opera  principale  è  Cranford  (1853),  quadro  gustosissimo  di  vita 
provinciale,  dove  unisce  all'umorismo  e  all'osservazione  accurata  una 
comprensione  dell'animo  umano  e  una  delicatezza  di  tocco  non  comu- 
ni. Scrisse  pure  una  biografìa  Life  of  Charlotte  Bronte  (1857),  degna 
di  particolare  menzione. 

Charles  Readb  (1814-81)  tentò  il  romanzo  sociale  in  It's  Never 
Too  Late  to  Mcnd  (185G),  Hard  Cash  (1863),  Put  Yourself  in  his  Place 
(1870)  ed  altri,  portandovi  esattezza  di  document.azione  ma  scarsa  vita- 
lità e  calore  poetico.  Molto  migliore  il  romanzo  storico  The  Cloister 
and  the  Hearth  (18G1),  suo  capolavoro,  pittura  vivace  e  dettagliata 
sebbene  alquanto  illusoria  dei  tempi  di  Erasmo  da  Rotterdam. 

Anthony  Trollope  (1815-82),  funzionario  dell'amministrazione  po- 
stale, scrisse  nelle  ore  lil)ere  con  regolarità  metodica  un  gran  numero 
di  romanzi,  in  cui  si  dimostra  narratore  facile  e  spontaneo  benché  di 
non  ampio  respiro.  Dotato  di  umorismo,  di  misura  e  di  uno  spiccato 
senso  della  realtà,  riesce  soprattutto  nella  rappresentazione  della  vi- 
ta di  provincia,  raccolta  intorno  alla  cattedrale,  come  nella  serie  dì 
sei  romanzi  —  i  migliori  dei  quali  sono  Barchester  Towers  (1857)  e 
The  Last  Chronicìc  of  Barset  (18(J7)  —  con  cui  dona  alle  lettere  ingle- 
si una  nuova  contea,  il  Barsetshire.  Dopo  un  cinquantennio  di  relati- 
vo oblio,  Trollope  sembra  ora  ricuperare,  in  parte  almeno,  l'immensa 
popolarità  goduta  ai  suoi  tempi. 

Charlotte  Brontìò  (181G-55),  figlia  di  un  pastore  anglicano,  quan- 
do era  ancora  bambina  vide  morire  la  madre  e  le  sorelle  maggiori  di 
tisi  e  così  pure  più  tardi  il  fratello  alcoolizzato;  attraversò  un  duro  pe- 
riodo di  lotte  per  guadagnarsi  da  vivere  e  rimase  per  qualche  tempo  con 
la  sorella  Emily  a  Bruxelles  per  imparare  il  francese  (l'amore  per  il  suo 
professore  Mr.  Héger  ci  è  descritto  appunto  nel  suo  primo  romanzo 
The  Professor,  opera  postuma).  Più  tardi  insieme  con  le  sorelle  Emily 
ed  Anne  pubblicò  una  raccolta  di  versi  Poems  hy  Ciirrer,  Ellis  and 
Acton  Bell  (1846).  Non  avendo  ottenuto  però  riconoscimento  alcuno 
come  poetesse  si  rivolsero  alla  narrativa.  Dei  tre  romanzi  di  Charlotte 
Jane  Eijrc  (1847),  Shirleij  (1840)  e  Villette  (1853),  il  primo  ebbe  grande 
successo  ed  è  senza  dubbio  il  migliore.  Sebbene  la  narrazione  pecchi 
sovente  di  astrattezza,  di  soverchia  tensione  e  di  melodrammaticità, 
dove  non  la  sorregga  il  solido  terreno  dell'osservazione  diretta  e  del 
ricordo  autobiografico,  pure  questo  romanzo  di  una  istitutrice  resta 
come  il  primo  studio  coraggioso  e  profondo  di  un'anima  femminile  in- 
tensamente emotiva  e  passionale. 

—  227  — 


Le  stesse  caratteristiche,  ingigantite  dall'atmosfera  irreale  di  un 
romanticismo  ossessionato  e  morboso,  ritroviamo  neir unico  romanzo 
di  Emily  Bkonte  (1818-48)  Wuthcring  Heights  (Cime  tempestose,  1847), 
tragico  poema  in  prosa,  un  po'  caotico  ma  pieno  d'impeto  e  di  ardente 
passione,  sconcertante  miscuglio  di  ingenuità  virginali  e  d'intuizioni 
allucinanti. 

Charles  Klvgsley  (1819-75)  fondatore  del  così  detto  socialismo  cri- 
stiano è  l'autore  di  alcuni  notevoli  romanzi,  come  Alton  Locke  (1850), 
grido  di  rivolta  contro  l'ingiustizia  sociale  e  il  beato  ottimismo  dei 
borghesi  vittoriani;  Hypathia  (1853).  requisitoria  contro  il  cristianesimo 
guerriero  dei  primi  secoli  in  cui  de.sci-ive  le  lotte  fra  cristiani  e  pagani 
svoltesi  ad  Alessandria  sotto  la  dominazione  di  S.  Cirillo;  Westward 
Ho!  (Avanti,  verso  l'ovest!,  1855),  l'opera  più  importante,  vivace  evo- 
cazione dei  grandi  avventurieri  elisabettiani;  The  Water  Bah  ics  (186^^). 
famoso  racconto  per  ragazzi. 

WiLKiE  Collins  (18^-89)  amico  del  Dickens,  in  The  Woiìian  in 
White  (1860),  The  Moonstone  (1868)  ed  altri  romanzi,  mostra  un'abi- 
lità eccezionale  nella  costruzione  d'intrecci  macchinosi  e  terrificanti, 
che  lasciano  l'animo  del  lettore  in  sospeso,  anticipando  in  tal  modo  la 
tecnica  del  racconto  poliziesco. 


LA  POESIA  VITTORIANA 

Se  l'epoca  vittoriana  fu  un'epoca  essenzialmente  di  prosatori,  non 
le  mancano  però  —  dopo  un  periodo  di  silenzio  dovuto  al  fallimento 
degli  ideali  del  romanticismo  e  al  sorgere  di  nuovi  e  gravi  problemi  — 
alcuni  grandi  poeti,  nei  quali  s'impersona  e  trova  espressione  l'otti- 
mismo prevalente  del  tempo,  derivato  dalla  fiducia  nel  progresso  della 
scienza,  dalla  fede  nella  natura  umana  e  nella  immortalità  dello  spi- 
rito e  sostenuto  da  alti  ideali  democratici.  Tale  ottimismo,  per  quanto 
di  natura  diversa,  è  manifesto  nelle  opere  di  Alfred  Tennyson  e  di 
Robert  Browning,  i  massimi  esponenti  della  jioesia  vittoriana,  scrittori 
che  sono  tuttavia  assai  dissimili  fra  loro  per  gusto  e  temperamento. 

Alfred  Tennysox  (1809-92),  il  più  rappresentativo  dei  poeti  vitto- 
riani, nacque  nel  villaggio  di  Somersby  nel  Lincolnshire  —  vasta  distesa 
di  pianure  ondulate,  tra  frassini  ombrosi  e  la  vista  del  mare,  la  cui 

—  228  — 


quieta  bellezza  uu  po'  malinconica  ricorre  come  tema  ispirativo  e  nota 
di  colore  in  tanta  parte  della  sua  poesia  —  e  fu  il  (luarto  dei  dodici 
figli  di  un  dotto  pastore  anglicano. 

Istruito,  più  che  a  scuola,  dal  padre  e  dalle  molte  letture  fatte 
nella  di  lui  biblioteca  coi  fratelli  maggiori  Frederick  e  Charles  —  pure 
dotati  di  capacità  poetiche  —  compose  insieme  ad  essi  il  primo  volume 
di  versi  Poems  of  Two  Brothers  (1827),  che  passò  inosservato.  L'anno 
.'ieguente  entrò  nel  Trinity  College  di  Cambridge,  dove  divenne  intimo 
amico  di  Arthur  Henry  Hallam  e  vinse  con  la  composizione  poetica 
Timbuctoo  la  medaglia  del  Kettore  dell'Università.  I  suoi  Poems. 
Chiefly  Lyrical  (1830)  e  ancor  più  i  Poems  pubblicati  nel  1832  (colla 
data  1833),  che  pur  contengono  alcune  belle  liriche  quali  The  Lady  of 
SJialottj  A  Dream  of  Fair  Women,  Oenonc,  The  Lotos  Eaters,  The 
Palace  of  Aris,  furono  aspramente  accolti  dalla  critica,  sì  da  indurlo 
a  tacere  per  ben  dieci  anni,  durante  i  quali  andò  affinando  l'arte  sua. 

Nel  1842  apparve  la  seconda  edizione  dei  Poems,  in  due  volumi, 
contenente  oltre  ad  un'accurata  scelta  e  revisione  delle  poesie  prece- 
denti, nuove  e  importanti  aggiunte  quali  Ulysses^  Sir  Galahad.  The  Two 
^^oices,  Locksley  Hall  e  il  frammento  Morte  d'Arthur.  Quest'opera  gli 
a.ssicurò  la  fama,  che  doveva  andar  poi  rapidamente  crescendo.  Essa 
infatti  rivela  in  pieno  le  qualità  e  i  limiti  del  Tennyson,  la  ma<^stria 
della  lima  e  l'orecchio  infallibile  —  che  lo  rendono  uno  degli  artefici 
più  perfetti  di  tutta  la  poesia  inglese  —  il  felice  connubio  dei  motivi 
melodici  e  pittorici,  la  soave  grazia  elegiaca,  l'eclettismo  che  sa  fon- 
dere nel  crogiuolo  classico  gli  elementi  e  i  temi  fondamentali  del  roman- 
ticismo. Il  suo  temperamento  è  più  ricettivo  che  innovatore,  ma  nono- 
stante i  concetti  talora  mediocri  contenuti  nella  sua  opera,  essa  spesso 
s'innalza  alle  regioni  della  vera  poesia  per  un  magnifico  dono  verbale, 
una  grande  sottigliezza  di  ritmo  e  per  la  purezza  e  sonorità  delle  rime. 

The  lights  begin  to  twìnkle  from  the  rocks  : 

The  long  day  wanes  :  the  slow  moou  climb.s  :   the  deep 

Moaus  round  with  niany  voices.  Come,  my  friends, 

'Tis  not  too  Ulte  to  seek  a  newer  world. 

Push  off,  and  sitting  well  in  order  smìte 

The  sounding  fiiri-ows;  for  my  piirpose  holds 

To  sail  beyond  tlie  suuset,  and  the  baths 

Of  ali  the  western  .stars,  unti!  I  die. 

It  may  be  that  the  gulfs  will  wash  us  down  : 

It  may  be  we  shall  tondi  the  Happy  Isles, 

—  229  — 


And  soe  the  great  Achilles,  whom  we  knew. 

Tho'  mudi  is  taken,  much  abides;  and  tho' 

We  are  not  now  that  strength  which  in  old  days 

Moved  eartb  and  heaven,  that  which  we  are,  we  are; 

One  equal   temper  of  hei'oic  hearts, 

Made  weak  by  time  and  fate,  but  strong  in  will 

To  strive,  to  seek,  to  find,  and  not  to  yield.   (]) 

(Ulj/sses). 

Nel  1847  apparve  The  Princess,  poema  in  versi  sciolti  melodiosi  e 
superornati,  che  vuol  essere  ima  satira  del  movimento  femminista.  De- 
bole nel  racconto  e  nella  tesi,  oggi  si  raccomanda  nnicamente  per  alcune 
liriche  famose  (inserite  nell'edizione  del  1853). 

L'anno  1850  fu  uno  dei  più  fortunati  pel  Tennysou,  che  —  nomi- 
nato «  poeta  laureato  »  alla  morte  di  Wordsworth  —  potè  finalmente 
sposare  Emily  Sellwood,  dopo  un  fidanzamento  protrattosi  per  lungi 
anni  a  causa  delle  precarie  condizioni  economiche  del  poeta.  Uscì  pure 
in  quest'anno  una  delle  sue  opere  maggiori  In  Menwriam,  raccolta  di 
poesie  dedicata  alla  memoria  di  A.  II.  Hallam,  dove  l'autore  ci  descrive 
la  crisi  spirituale  provocata  in  lui  dalla  fine  immatura  dell'amico  pre- 
diletto (1883),  le  sue  riflessioni  sul  mistero  della  vita  e  della  morte,  la 
sua  fede  in  una  vita  ultraterrena,  affannosamente  conquistata  tra  le 
speranze  della  religione  e  le  negazioni  della  scienza.  L'opera  scritta  du- 
rante un  lungo  periodo  di  tempo  manca  di  unità,  ma  le  ansie,  i  dubbi, 
le  speranze  del  poeta  sono  quelli  dell'età  sua  ed  alcune  elegie  rimangono 
tra  quanto  di  più  alto  sia  uscito  dalla  sua  penna,  mentre  lo  stile  nobile 
e  puro,  è  libero  da  quell'eccesso  di  ornamentazione  die  guasta  tanta 
parte  di  The  Princess  e  degli  Idylls  of  the  King. 

In  Mand  (1855)  il  poeta  eleva  una  fiera  protesta  contro  il  culto 
della  ricchezza  e  del  benessere  materiale.  Incapace  di  sentire,  se  non  a 
tratti,  le  passioni  violente,  quando  egli  vuole  investirne,  come  qui,  tutta 


vi)  Le  luci  cominciano  a  brillare  dai  picchi  :  —  Il  lungo  giorno  declina  :  la 
lenta  luna  sale  :  il  mai-e  —  geme  all'intorno  con  mille  voci.  Venite  amici,  —  Non 
è  troppo  tardi  per  cercare  un  nuovo  mondo.  —  Prendete  il  largo  e  sedendovi 
bene  in  ordine  percotete  —  I  risonanti  solchi;  ho  il  fermo  proposito  —  Di  navi- 
gare oltre  il  tramonto,  e  il  lavacro  —  Di  tutte  le  stelle  d'occidente,  finché  io 
muoia.  —  Può  darsi  che  i  gorgi  ci  inghiottano  :  —  Può  darci  che  tocchiamo  le 
Isole  Felici  —  E  vediamo  il  grande  Achille,  che  già  conoscemmo.  —  Benché  mol- 
to sia  tolto,  molto  rimane;  e  benché  —  Noi  non  siamo  ora  quella  forza  che  in 
giorni  lontani  —  Moveva  la  terra  e  il  cielo;  noi  siamo  quel  che  siamo;  —  Una 
sola  egual  tempra  d'eroici  cuori,  —  Resi  deboli  dal  tempo  e  dal  fato,  ma  riso- 
luti a  voler  —  Lottare,  cercare,  trovare  e  non  cedere  mai. 

—  230  — 


un'opera,  è  fatalmente  indotto  a  forzare  il  tono,  cadendo  nel  melodram 
matico. 

Nell'estate  del  1859  apparve  la  prima  serie  degli  Idyìls  of  the  King. 
rielaborazione  delle  leggende  epiche  riguardanti  re  Arturo  e  la  Tavola 
Rotonda,  che  egli  portò  a  conclusione  una  trentina  d'anni  più  tardi. 
Questi  racciMiti,  pittoreschi  e  romantici  più  che  epici,  scritti  in  versi 
sciolti  di  squisita  fattura,  adombrano  allegoricamente  la  lotta  fra  le 
passioni  terrene  e  lo  spirito  che  tende  incessantemente  alla  più  alta 
perfezione. 

Gli  Idyìls  of  the  King  hanno  molte  qualità  e  grandi  bellezze,  non 
tanto  narrative  —  che  la  narrazione  è  statica  —  quanto  descrittive  e 
musicali,  ma  anche  un  difetto  fondamentale  nella  debole  caratterizza- 
zione dei  personaggi,  non  già  perchè  l'autore  abbia  fatto  vittoriani  gli 
eroi  di  Artù  —  cosa  che  poteva  ben  fare  —  quanto  perchè  non  riuscì, 
forse  per  le  preoccupazioni  etico-religiose  e  l'impaccio  dell'allegoria,  a 
infonder  loro  vitalità  artistica.  Considerati  nell'insieme  gli  Idyìls  of 
the  King,  benché  siano  stati  l'opera  più  popolare  del  Tennyson,  non 
sono  un  grande  poema. 

Segue  Enocli  Ardcn  (18G4)  artificioso  idillio  popolaresco,  nel  quale 
6i  narra  come  un  marinaio  ritenuto  morto,  tornato  a  casa  dopo  lunghi 
anni  trova  che  sua  moglie  è  divenuta  la  sposa  felice  di  un  altro  e  se 
ne  riparte  per  non  turbare  la  felicità  della  donna  ch'egli  adora.  D'into- 
nazione guerriera  e  patriottica  sono  alcune  mediocri  composizioni  come 
The  Charge  of  tlie  Light  Brigade  e  VOde  on  the  Death  of  the  DuJx-c 
of  Wellington,  un  tempo  sulle  labbra  di  tutti. 

Verso  la  fine  della  sua  attività  letteraria  compose  una  serie  di 
drammi,  alcuni  dei  quali  avrebbero  voluto  riassumere  i  periodi  più 
grandi  e  significativi  della  storia  d'Inghilterra  :  Harold  (1876)  la  con- 
quista normanna,  Beclìet  (1884)  la  lotta  fra  l'arcivescovo  di  Canterbury 
e  il  re  Enrico  II.  Queen  Mary  (3875)  la  lotta  per  il  trionfo  del  ])rote- 
stantesimo.  Essi  furono  rappresentati  con  qualche  successo,  partico- 
larment(i  BccJcet,  ma  il  Tennyson  non  fu  poeta  drammatico.  Pubblicò 
ancora  numerosi  poemi  e  raccolte  poetiche,  quali  Baììads  and  Other 
Poems  (1880),  Tiresias,  and  Other  Poems  (1885),  Locìcìey  Haìì  Sixty 
Years  After  (1886),  Dcmeter  and  Other  Poems  (1889),  The  Death  of 
Oenone,  etc.  il892ì,  che,  se  dimostrano  come  egli  conservasse  fino  all'ul- 
timo la  perfezione  formale  e  a  tratti  la  capacità  creativa,  non  aggiun- 
gono nulla  alla  sua  fama.  Nominato  Lord  nel  1884,  passò  gli  ultimi 
anni  circondato  dall'affetto  dei  suoi  cari  e  si  spense  serenamente  nella 
dimora  estiva  di  Aldworth.  Eu  sepolto  nell'Abbazia  di  Westminster. 

Tennyson  fu  certamente  all'unisono  col  suo  tempo,  la  sua  grande 

—  231  — 


anima  sensitiva  è  tipicamente  inglese  e  vittoriana,  sia  nei  pregiudizi 
che  nelle  qualità,  ed  anche  in  questo  egli  rivela,  in  un  certo  senso, 
una  personalità  piuttosto  debole,  pronta  a  percepire  e  a  far  propri  i 
richiami  del  mondo  esteriore.  I  caratteri  più  forti  hanno  sovente  una 
indipendenza  creativa,  un  qualche  cosa  in  sé,  che  li  rende  anacronistici, 
ritardatari  o  precursori;  gli  uomini  invece  di  minor  animo  e  di  mag- 
giore sensibilità  sembrano  spesso  uniformarsi  al  proprio  tempo  e  rispon- 
dere alle  voci  segrete  o  palesi  di  esso. 

Robert  Browning  (1812-89).  Mentre  Tennyson  a  suo  modo  conti- 
nuava l'opera  dei  grandi  romantici  lungo  linee  normali.  Browning  era 
tutto  occupato  a  cercare  un  nuovo  stile  e  nuovi  temi,  pur  restando 
eminentemente  un  vittoriano  nel  suo  ottimismo,  fatto  di  virile  energia 
e  d'indomita  volontà,  che  trova  la  sua  giustificazione  ideologica  nella 
concezione  idealistica  della  vita  da  lui  adottata.  Esposto  brevemente, 
il  suo  messaggio  sta  nel  riconoscimento  del  supremo  valore  morale  dello 
sforzo  :  la  vita  è  un  esperimento,  una  scuola  che  ci  prepara  ad  una 
esistenza  futura  in  cui  il  posto  assegnatoci  dipenderà  dal  coraggio  e 
dalla  tenacia  con  cui  avremo  lottato  in  questo  mondo.  Lo  scrittore 
vedeva  nel  male  —  che  per  sua  fortuna  non  ebbe  a  sperimentare  ma 
che  lo  attrasse  intellettualmente  in  modo  irresistibile  —  solo  una  devia- 
zione temporanea  dalla  via  del  bene,  uno  strumento  nel  processo  del 
nostro  sviluppo,  vincendo  il  quale  esercitiamo  le  nostre  facoltà  spiri- 
tuali, che  ci  dovranno  portare  a  gradi  sempre  più  elevati  di  perfezione. 
Egli  credeva  fermamente  nelle  «  magnifiche  sorti  e  progressive  »  della 
natura  umana,  esaltata  nella  sua  poesia  in  ciò  che  ha  di  più  nobile. 

Nato  a  Camberwell  nella  parte  meridionale  di  Londra,  da  una 
famiglia  benestante  di  non  conformisti,  la  sua  educazione  non  potè  pro- 
cedere secondo  le  regole  consuetudinarie  ed  egli  non  frequentò  mai 
regolari  studi  universitari.  Suo  padre,  uomo  di  gusto  e  di  cultura,  era 
un  alto  funzionario  della  Banca  d'Inghilterra  e  possedeva  una  ricca 
biblioteca,  aperta  alla  mente  ferace  e  irrequieta  del  figlio,  il  quale, 
oltreché  di  poesia,  s'interessava  di  pittura,  di  musica,  di  viaggi.  Esal- 
tato dalla  lettura  del  Byron  e  più  ancora  di  Shelley  e  di  Keats,  Robert 
rivelò  prestissimo  la  sua  inclinazione  per  le  lettere,  che  fu  assecon- 
data dal  padre. 

Il  primo  poemetto,  apparso  anonimo  nel  1833,  Pauliìie,  in  cui  è 
palese  l'influsso  del  cantore  di  Adonais.  contiene  già  —  nella  ricerca 
dei  motivi  psicologici  delle  azioni  e  dei  sentimenti  umani  —  l'elemento 
più  caratteristico  della  poesia  del  Browning,  e  dimostra  malgrado  le 
numerose  deficienze,  una  maturità  di  pensiero  e  una  padronanza  della 
lingua,  assolutamente  eccezionali  in  un  giovane  appena  ventenne.  Nel 

—  232  — 


1835,  dopo  uu  primo  soggiorno  in  Italia,  compose  Paraccisus,  dramma 
lirico,  in  cui  l'autore  rivela  il  suo  credo  filosofico  e  religioso,  che  ha 
tratti  di  stupenda  poesia  ma  è  privo  del  «  fren  dell'arte  »  e  perciò  disu- 
guale, sovrabbondante  e  minuzioso.  Il  poeta  riuscì  a  evitare  la  prolis- 
sità rimproveratagli  in  Paraccisus,  neiraltra  sua  opera  Sordcllo  (1840), 
ma  la  stringatezza  tu  raggiunta  a  spese  di  uno  stile  spesso  oscuro  e 
involuto  che  toglie  valore  a  quest'opera  —  che  pure  lia  i»regi  notevoli 
—  e  la  rende  lettura  difficile  e  ingrata. 

Il  Browning  avev.a  frattanto  tentato  il  teatro  col  dramma  storico 
i^trafford  (1837),  opera  immatura  che  ebbe  scarso  successo,  malgrado  vi 
recitasse  il  famoso  attore  ^lacready,  amico  del  poeta.  ^Ma  in  questo. 
come  nei  drammi  composti  più  tardi  —  tra  i  quali  ricorderemo  soltanto 
Kin(f  Victor  and  King  Charles  (1812),  A  Blot  in  the  'Scutcheon  (1843), 
<-he  furono  pure  due  insuccessi,  e  The  Return  of  the  Druses  (1843)  e 
Luria  (184G),  poeticamente  assai  migliori  —  il  poeta  dimostrò  la  sua  in 
capacità  di  far  agire  sulla  scena  dei  personaggi  in  conllitto  tra  loro, 
portato  com'era  alla  speculazione  filosofica  e  all'indagine  delle  «  situa- 
zioni »  singolarmente  considerate. 

La  mancanza  di  azione,  fatale  in  teatro,  non  lo  è  invece  nella 
lirica  e  nel  monologo  drammatici  ed  è  qui  che  il  genio  e  l'arte  del 
Browning  dovevano  rifulgere.  Assai  pregevole  è  infatti  il  dramma  lirico 
Pippa  Passcs  (1841),  non  inteso  per  la  scena,  dove  lo  scrittore  passa 
bruscamente  dai  concetti  più  astratti  alla  descrizione  più  pittoresca  e 
dalla  ten.sione  di  una  singola  esperienza  interiore  ad  una  rapida  succes- 
sione di  quadri  di  vita  esteriore,  nei  quali  mostra  la  sua  potenza  im- 
pressionistica. Pippa  Passes  e  i  drammi  posteriori  furono  poi  raccolti 
dal  Browning,  sotto  il  titolo  complessivo  di  Bells  and  Pomcgranates 
insieme  alle  due  raccolte  Dramatic  Lyrics  (1842)  e  Dramatic  Romances 
and  Lìjrics  (184-5),  che  contengono  alcune  delle  sue  poesie  più  famose 
H  popolari. 

Intanto  lo  scrittore,  dopo  un  nuovo  soggiorno  in  Italia,  era  entrato 
in  corrispondenza  colla  poetessa  Elizabeth  Barrett,  inferma  e  confinata 
nella  sua  stanza  da  molti  anni.  Egli  la  visitò  e  l'ammirazione  reciproca 
<livenne  presto  amore,  mentre  il  poeta  si  convinceva  che  la  sola  possi- 
bilità di  guarirla  stesse  nell'allontanarla  dal  chiuso  ambiente  paterno, 
il  Browning  si  assunse  questa  tremenda  responsabilità  e  fu  fortunato. 
Sposatala  segretamente  nel  1840,  la  condusse  seco  in  Italia,  ove  la 
salute  di  lei  rifiorì  e  dove  i  due  trascorsero  felici  la  maggior  parte  della 
loro  vita  coniugale,  fino  alla  morte  della  poetessa  avvenuta  nel  1861 
;i  Firenze. 

E'  questo  il  periodo  della  piena  maturità  artistica  del  Browning, 

—  233  — 


il  più  fecondo  di  grande  poesia,  in  cui  s'intravvede  —  forse  per  un  mag 
gior  abbandono  lirico  —  l'influsso  benefico  esercitato  su  lui  dalla  moglie. 
Valori  lirici  si  trovano  anche  in  quelle  composizioni  dove  il  poeta  narra 
di  cose  quotidiane,  spingendosi  talora  fino  alla  implicita  comicità  della 
minuzia  familiare  o  aneddotica.  Quando  invece  si  cimenta  in  più  alta 
materia,  come  l'amore  o  la  musica,  egli  è  davvero  poeta  nella  sorgiva 
freschezza  di  certe  fantasie  e  nell'abbandono,  a  volte  un  poco  srego- 
lato e  bizzarro,  airim])ulso  dell'ispirazione. 

Dopo  le  poesie  filosofico-religiose  Christmas  Ere  and  IJastcr  Day 
(1850),  egli  ci  dà  con  Men  and  Women,  raccolta  che  nella  edizione  origi 
naria  del  1855  (dedicata  alla  moglie)  comprendeva  ben  cinquanta  com- 
ponimenti, e  con  Dramatis  Personae  (1861)  il  fiore  della  sua  arte,  per 
la  quale  si  afferma  come  uno  dei  più  grandi  poeti  del  suo  tempo.  Questi 
famosi  monologhi  drammatici  (antenati  del  monologo  interiore?)  sono 
studi  profondi  dell'animo  umano  in  ogni  sua  manifestazione,  dove  i 
singoli  personaggi  espongono  le  vicende  della  loro  vita,  le  loro  speranze, 
i  loro  progetti  in  maniera  così  efficace  che  potremmo  perfino  indovinare 
i  gesti  che  accompagnano  le  parole, 

I  often  am  niuch  wearier  than  yoii  thiuk, 

This  evening  more  than  usuai,  and  it  seems 

As  if  —  forgive  now  —  shoukl  you  let  me  sit 

Here  by  the  window  with  your  hand  in  mine 

And  look  a  half  hour  forth  on  Fiesole, 

Both  of  one  mind,  as  married  people  use, 

Quietly,   quietly,   the  evening  thi'ough, 

I  might  get  up  to-morrow  to  my  work 

Cheerful   and  fresh   as  ever.   Let  iis  try. 

To-morrow  how  you  shall  be  glad  for  thisl 

Your  soft  hand  is  a  woman  of  itself, 

And  mine  the  man's  bared  breast  she  curls  inside. 

Don't  count  the  time  lost.  either;  you  must  serve 

For  each  of  the  five  pictures  we  require  : 

It  saved  a  model.  So!  keep  lookiug  so. 

My  serpentiuing  beauty,  rounds  on  rounds!   (1) 

(Andrea  del  8aìto). 


(1)  Spesso  sono  molto  più  stanco  che  tu  non  pensi,  —  Questa  sera  più  del 
solito,  e  mi  sembra  —  Scusami,  che  se  tu  mi  facessi  sedere  —  Qui  accanto  alla 
finestra  con  la  tua  mano  nella  mia  —  A  guardare  laggiù  verso  Fiesole  una  mez- 
z'ora, —  D'amore  e  d'accordo,  come  sogliono  marito  e  moglie,  —  Quieti,  quieti, 
tutta  la  sera,  —  Potrei  alzarmi  domani  a  lavorare  —  Allegro  e  fresco  come  non 
mai.  Proviamo!  —  Domani  come  ne  sarai  contenta!  —  La  tua  tenera  mano  è  essa 

—  234  — 


Superato  un  periodo  di  scoramento  alla  morte  della  moglie,  tro- 
viamo il  poeta  intento  nell'elaborazione  del  soggetto  di  quello  che  dove- 
va essere  —  malgrado  le  forti  ineguaglianze  —  il  suo  capolavoro  The 
Ring  and  the  Hook  il8()8-9),  un  poema  d'intrighi  e  di  sangue,  che  gli 
era  stato  ispirato  dalla  copia  dell'incartamento  di  un  processo  ch'egli 
aveva  casualmente  acquistato  a  Firenze  per  pochi  centesimi.  Il  lìoenia 
ebbe  un  grande  successo,  che  compensò  l'autore  dell'indifferenza  con  la 
<iuale  erano  state  accolte  le  jìrecedeuti  opere. 

Browning  divenne  cogli  anni  sempre  più  incurante  della  forma, 
indulgendo  più  di  frequente  in  oscurit;\  e  cacofonie,  ma  conservò  il  vi- 
gore e  la  fecondità  inesauribile,  continuan<lo  a  produrre  poesia  sino 
alla  fine,  avvenuta  a  Venezia  a  l'alazzo  Kezzonico  il  12  dicembre  1881), 
proprio  il  giorno  in  cui  apparve  la  sua  ultima  ()i)era  Asolando. 

Elizabetth  Baicueit  (18UG-61)  è  l'autrice  di  un  lungo  poema  filosofico 
Aurora  Leigh  (1857),  di  alcune  belle  liriche  in  cui  riuscì  a  far  rivivere 
Tatmosfera  misteriosa  del  Medio  Evo  e  di  una  mirabile  raccolta  di 
sonetti  ispirati  dall'amore  pel  Jirowning,  Sonncis  froni  the  Portugiicsc, 
compresa  nei  Pocms  del  1850.  E'  questa  l'opera  sua  che  meglio  resiste 
al  tempo.  !?>crisse  ancora  Casa  Guidi  Windows  (1851)  e  Poems  bcfore 
('ongress  (18G0),  che  la  rivelano  fautrice  convinta  del  Risorgimento  ita- 
liano e  di  Napoleone  III.  ed  alcune  altre  appassionate  comj)osizioni  di 
circostanza,  come  The  Cri/  of  the  Chiìdrcn. 

Se  Alfred  Tennyson  e  Kobert  Browning  sono  i  vati  di  <]uest'epoca 
di  prosatori  e  ne  rappresentano  gli  ideali  e  le  aspirazioni,  vedremo 
invece  che  i  poeti  minori  e  quelli  che  fiorirono  nella  seconda  metà  del 
secolo,  sono  in  generale  degli  antivittoriani,  i  quali  in  vario  modo  —  a 
seconda  della  loro  sensibilità  e  tendenza  —  reagiscono  al  materialismo 
ottimistico  dominante. 


stessa  una  donna,  —  E  la  mia  il  petto  nudo  deiruomo  entro  il  quale  essa  si  ran- 
nicchia. —  Non  pensare  al  tempo  perduto;  tu  devi  servire  —  Per  ciascuno  dei 
cinque  quadri  che  ci  occorrono:  —  Si  risparmia  la  modella.  Cosi!  resta  ferma  così. 
—  Mia  bellezza  seriientina,  flessuosa  e  sinuosa. 

—  235  ~ 


XIV 
Lu\  REAZIONE  AXTIVITTORIANA 


I^  tendenza  antivittoriana  si  può  notare  qua  e  là  durante  tutto  il 
secolo  XIX.  Meredith,  per  esempio,  così  ebbe  a  scrivere  :  «  Forse  che 
non  c'è  odore  di  odiosa  ipocrisia  in  tutta  quella  balbettante  purezza 
degli  Idilli  (di  Tennyson)?  »  Non  diversamente  si  esprimevano  Samuel 
Butler,  Thomas  Hardy  e  altri.  Nello  studio  della  letteratura  è  realmente 
interessante  osservare  queste  lluttuazioni  dei  valori  che  fanno  sì  che  le 
verità  e  le  certezze  di  una  generazione  appaiano  vuote  e  convenzionali 
agli  occhi  della  generazione  seguente. 

Durante  il  secolo  XIX,  soprattutto  verso  la  fine,  e  al  principio  del 
XX,  molti  consideravano  l'età  vittoriana  come  noiosa,  ipocrita  e  pan- 
tofolaia, sostenendo  che  i  suoi  ideali  erano  gretti  e  superficiali.  Le  vec- 
chie certezze  non  erano  più  tali,  ciò  che  i  più  ritenevano  bello  era  da 
altri  giudicato  esacrabile.  La  generale  disposizione  a  sottomettersi  al 
giudizio  dell'esperto,  ad  accettare  la  voce  dell'autorità  in  religione,  in 
politica,  in  letteratura,  a  credere  nella  incrollabilità  delle  istituzioni 
del  secolo,  sia  spirituali  che  temporali,  veniva  combattuta,  avversata: 
tutto  era  rimesso  in  discussione,  condannato  e  sostituito  proprio  dal 
sen.so  dell'universale  mancanza  di  stabilità. 

In  letteratura  tale  reazione  si  manifesta,  come  abbiamo  detto,  assai 
per  tempo  e  in  varie  direzioni  —  che  si  possono  tuttavia  ricondurre 
ad  alcune  correnti  principali  —  per  opera  di  numerosi  scrittori,  spiriti 
ribelli,  disillusi  o  scontenti,  dei  quali  alcuni  trovano  rifugio  e  ispira- 
zione in  un  misticismo  e  simbolismo  medievale,  altri  nella  fede  reli- 
giosa, altri  ancora  in  una  ricerca  edonistica  e  paganeggiante  del  bello, 
altri  infine  in  una  visione  pessimistica  della  vita. 

—  237  — 


/  PRERAFFAELLITI 

In  avversione  al  materialismo  vittoriano  rappresentato  in  pittura 
dalla  scuola  accademica  elegante  e  convenzionale  allora  in  voga  e  volu- 
tamente ignorando  i  problemi  sociali,  politici  e  religiosi  del  tempo  per 
dedicarsi  al  culto  del  bello,  sorse  il  movimento  preraffaellita  inteso  a 
ridare  all'arte  la  purezza,  la  semj)licità  e  il  profondo  sentimento  che 
la  caratterizzavano  nel  Medio  Evo. 

Capo  di  questo  movimento,  che  dalla  pittura  si  estese  tassai  presto 
alla  poesia,  fu  Dante  Gabriel  Rossetti  (1828-82),  pittore  e  poeta,  figlio 
di  Gabriele  Rossetti,  il  patriota  italiano  che  avendo  partecipato  ai  moti 
napoletani  del  1821  fu  costretto  a  lasciare  l'Italia  e  ad  andare  esule 
prima  a  Malta  e  poi  in  Inghilterra,  i^eguendo  la  vocazione  per  la  pit- 
tura il  giovane  entrò  nella  scuola  d'arte  della  Royal  Academy,  dove 
strinse  amicizia  con  William  Holman  Hunt,  John  Everett  Millais,  Tho- 
mas Woolner,  coi  quali  fondò  nel  1818  quella  che  fu  poi  chiamata  la 
«  Pre-Raphaelite  Brotherhood  »  (Fratellanza  I*reraffaellita).  Nel  gen- 
naio 1850  uscì  una  rivista  mensile  The  Gemi  che  doveva  appunto  dif- 
fondere le  teorie  della  nuova  scuola  e  mostrarne  le  varie  applicazioni 
nel  camj)o  della  pittura,  della  poesia  e  della  critica.  La  rivista  cessò 
dopo  il  quarto  numero  per  mancanza  di  fondi  e  deve  la  sua  importanza 
quasi  esclusivamente  alle  poesie  in  essa  pubblicate  da  Dante  Gabriel 
—  tra  le  quali  The  Blessed  Damozel,  rimaneggiata  più  tardi,  una  delle 
sue  liriche  più  ispirate  — ■  e  dalla  sorella  Christina.  La  battaglia  ingag- 
giata per  creare  un'arte  nuova  sulle  rovine  dell'accademismo  impe- 
rante sarebbe  stata  perduta  senza  l'intervento  di  John  Ruskin,  che 
riuscì  a  volgere  l'opinione  pubblica  in  favore  della  giovane  scuola.  Più 
tardi  l'unità  apparente  di  essa  s'infranse  per  lasciare  libero  svolgimento 
alle  attitudini  dei  singoli  artisti. 

Chiamato  ad  Oxford  nel  185G  per  eseguirvi  alcuni  affreschi.  Dante 
Gabriel  —  che  esercitava  un  vero  fascino  su  quanti  lo  avvicinavano  — 
convertì  alla  sua  fede  estetica  due  studenti  di  quella  Università,  E<lward 
Burne-Jones  e  Charles  Algernon  Swinburne,  destinati  a  divenir  poi, 
l'uno  un  illustre  pittore  e  l'altro  un  grande  poeta.  La  fama  del  Rossetti 
letterato,  benché  ristretta  entro  una  piccola  cerchia  di  amici  e  ammi- 
ratori non  era  minore  di  quella  che  si  era  acquistata  come  artista.  Pur 
continuando  a  dipingere,  il  Rossetti  non  trascurò  la  poesia;  compose 
molte  liriche  e  continuò  le  traduzioni  dei  poeti  italiani  del  secolo  XIII 
e  XIV  cominciate  alcuni  anni  prima.  Queste  magnifiche  versioni  furono 
raccolte  in  un  volume  The  Earìy  Italian  Pocts  (1861),  che  nell'edizione 
definitiva  del  1874  avrà  per  tìtf/h  Dante  and  his  Circle. 

—  238  — 


Tav.  XXIX 


l';if.Mii;i    (li    Tlic    i:<irlli1ii    l'<i,<tili^(     di    Willi.-m 
dlll'     Kclliis<-i.||      l'i-cssi. 


.MulTÌ.>- 


Tav.   XXX 


George   Mereditli. 


Thomas    Ilardv. 


William     l'.ullcr    Veats. 


Robert    Uridues 


Intorno  al  18r>0  aveva  conosciuto  la  bellissima  Elizabeth  Riddai  — 
anima  d'artista  e  creatura  dolce  e  spirituale  —  della  quale  si  invaghì 
perdutamente  e  che  divenne,  in  vita  e  anche  dopo  la  morte,  l'ispira- 
trice  di  alcune  delle  sue  tele  e  poesie  migliori.  La  giovane,  ch'egli  sposò 
nel  18G0,  quando  l'amore  già  declinava  in  lui,  era  minata  dalla  tisi  e 
morì  improvvisamente  nel  18G2!  per  aver  ingerito,  non  si  sa  se  erro- 
neamente ()  a  scopo  suicida,  una  dose  eccessiva  di  laudano,  da  lei  usato 
come  analgesico.  Il  poeta  ne  rimase  profondamente  scosso  e  con  impul- 
sivo quanto  generoso  atto  di  dedizione  e  —  in  certo  qnal  modo  —  di 
espiazione,  volle  t'osse  seppellito  colla  moglie  l'unico  manoscritto  delle 
sue  poesie.  Alcuni  anni  dopo  però,  cedendo  alle  insistenze  degli  amici, 
acconsentì  che  il  libro  fosse  tolto  dalla  tomba  e  pubblicato.  Apparve 
così  la  sua  prima  raccolta  di  versi  originali  Poetns  (1870),  che  gli  diede 
fama  e  denaro,  seguita  undici  anni  dopo  da  Ballads  and  ^otiìiets,  dove 
trovasi  la  serie  di  sonetti  The  House  of  Life. 

L'asjìra  critica  di  Robert  Buchanan  —  ]iiii  tardi  ricredutosi  nei 
riguardi  del  Rossetti  —  contenuta  in  un  articolo  della  Contemporarij 
Rcview  dell'ottobre  1871,  nel  quale  si  accomunava  in  una  sola  condanna 
la  lirica  del  Rossetti  e  quella  dello  Swinburne,  accusandoli  di  celare 
sotto  la  parvenza  di  un  misticismo  estetico  e  talora  di  ostentare  una 
sensualità  raffinata  e  perversa,  sembra  aver  turbato  profondamente  il 
suo  spirito.  Il  sistema  nervoso  malato  del  poeta  pittore,  pur  conser- 
vando la  potenza  creatrice  dell'ingegno,  andò  sempre  più  logorandosi 
—  soffriva  d'insonnia  e  la  combatteva  col  cloralio  abusandone  —  finché 
colpito  da  paralisi  morì  a  Birchington,  ove  fu  sepolto. 

La  ballata  e  il  sonetto  sono  le  due  forme  in  cui  si  adagia  di  prefe- 
renza il  pensiero  poetico  del  Rossetti,  evocatore  di  figure  leggendarie 
e  narratore  di  avvenimenti  drammatici  nelle  ballate,  sia  storiche,  come 
The  White  Ship  e  The  Kiìnfs  Tragedy,  che  romantiche,  come  Rose  Mary 
e  Mister  Uelen  (un  piccolo  capolavoro  nel  suo  genere);  descrittore  og- 
gettivo efficace  come  nei  Sonnets  for  Pictures,  ispirati  da  celebri  quadri 
suoi  e  altrui,  e  nei  monologlii  drammatici  browninghiani  A  Last  Coii- 
fessiou  e  Jenny;  poeta  schiettamente  lirico,  cioè  cantore  dei  propri  sen- 
timenti, come  nella  famosa  serie  di  sonetti  The  House  of  Life. 

La  poesia  del  Rossetti  —  il  cui  stile  semplice  e  diretto  agli  inizi 
diverrà  progressivamente  semi)re  più  ornato  e  com])Ièsso  —  subisce  mol- 
teplici infiussi,  che  il  poeta  s'ispira  assai  più  all'arte  che  alla  natura. 
})ure  egli  ha  dissepolto  e  rinverdito  ciò  che  vi  era  di  vitale  nel  rude 
linguaggio  delle  ballate  popolari,  ha  rivelato  con  intensa  sincerità  in 
una  foiiiin  nuova  il  suo  temperamento  di  poeta,  ha  cantato  ciò  che  sen- 

—  239  — 

Ili  -  Brevi'  storia  della   letteratura   inglese. 


tiva  e  sognava,  espidmendo  mirabilmente  le  visioni  del  suo  mondo  in 
teriore. 

«  I  wish  that  he  were  come  to  me, 

For  he  will  come  »,  she  Kaid. 
«  Ha  ve  I  not  prayed  in  Heaven?  —  on  earth, 

Lord,  Lord,  has  he  not  pray'd? 
Are  not  two  prayers  a  perfect  strength? 

And  shall  I  feel  afraid? 

«  When  roimd  his  head  the  aureole  cliugs. 

And  he  is  clothed  in  white, 
l'il  take  his  hand  and  go  with  him 

To  the  deep  wells  of  light; 
We  will  step  down  as  to  a  stream, 

And  bathe  there  in  God's  sight. 

«  We  two  will  stand  beside  that  shrine, 

Occult,    withheld,    uutrod, 
Whose  lamps  are  stirred  continually 

With  prayer  sent  up  to  God; 
And  see  our  old  prayers,  granted,  melt 

Each  like  a  little  eloud.   (1) 

(The  Blessed  Dam(t::el). 

Il  preraffaellismo  poetico  esiste  in  quanto  esisteva  già  quello  pitto- 
rico e  s'impersona  quasi  esclusivamente  nel  Rossetti,  al  quale  si  può 
aggiungere  William  Morris,  narratore  di  lunghe  epopee  mistiche  ed 
eroiche,  mentre  A.  C.  Swinburne,  che  pure  aveva  mosso  i  primi  passi 
col  Rossetti,  mostrerà  nella  sua  vasta  opera  poetica  più  l'influenza  dei 
tragici  greci,  dei  poeti  elisabettiani  e  di  Victor  Hugo. 

William  Morris  (1834-96)  è  un  ingegno  versatile  d'artista,  pitto- 
re e  poeta,  per  non  parlare  della  sua  attività  di  maestro  artigiano,  di 
editore  e  di  riformatore  sociale.  La-  sua  prima  raccolta  di  jioesie  d'i- 


(1)  Vorrei  che  fosse  venuto  a  me,  —  Perchè  egli  verrà,  ella  disse  —  Non  ho 
io  pregato  in  cielo?  sulla  terra,  —  Signore,  oh  Signore,  non  ha  egli  pregato?  — 
Non  sou  due  preghiere  una  forza  perfetta?  —  E  perchè  debbo  temere? 

Quando  intorno  al  suo  capo  aderirà  l'aureola,  —  Ed  egli  sarà  vestito  di 
bianco,  —  Lo  prenderò  per  mano  e  audrò  con  lui  —  Verso  le  profonde  sorgenti 
della  luce;  —  Vi  entreremo  come  in  un  fiume,  —  E  vi  ci  immergeremo  al  cospetto 
di  Dio. 

Noi  due  staremo  insieme  presso  al  santuario,  —  Occulto,  inaccessibile,  imper- 
vio, —  Ove  le  lampade  sono  perennemente  avvivate  —  Dalle  preci  innalzate  a 
Dio;  —  E  vedremo  le  nostre  preghiere,  esaudite,  sciogliersi  —  Ciascuna  come  una 
nuvoletta. 

—  240  — 


spirazione  preraffaellita  e  l'argomento  medievale  e  arturiano  The  Dc- 
fcnce  of  Gueneicre  (1858)  comprende  ballate  e  liriche  a  volte  d'inteu- 
h;o  e  brutale  realismo  a  volte  l'evanescente  bellezza  romantica.  Pur  tra 
crudezze  giovanili  è  questa  l'opera  in  cui  la  poesia  sgorga  più  fre- 
sca e  copiosa.  Una  diecina  di  anni  più  tardi  compose  i  poemi  narrati- 
vi The  Life  and  Death  of  Jason  (18G7)  e  The  Earthlij  Paradise  (18G8-T0) 
in  cui  il  poeta,  studiosissimo  del  Chaucer,  cerca  d'imitare  il  suo  gran- 
de modello,  del  quale  possiede  il  dono  narrativo  senza  averne  però  la 
felicità  verbale  e  poetica  e  tanto  meno  l'umorismo,  cosicché  queste  due 
opere,  pregevoli  a  tratti,  risultano  nel  complesso  monotone.  Morris 
fece  un  viaggio  in  Islanda  e  preso  d'ammirazione  per  le  antiche  saghe 
nordiche,  di  alcune  delle  quali  ci  diede  la  versione  in  prosa,  scrisse  con 
The  Story  of  Sigurd  the  Volsuìig  and  the  Fall  of  the  Nillungs  (1876), 
il  migliore  dei  suoi  poemi  narrativi.  E'  anche  l'autore  di  eccellenti  tra- 
duzioni dal  greco  e  dal  latino,  mentre  la  sua  attività  di  riformatore  so- 
ciale gli  ha  ispirato  le  News  from  Xowhere  (1891Ì  in  cui  descrive  una 
Inghilterra  immaginaria  in  regime  comunista. 


POETI  D'ISPIRAZIONE  RELIGIOSA 

Collegata  al  movimento  preraffaellita  per  l'ambiente  familiare,  per 
aver  contribuito  con  alcune  poesie  alla  rivista  The  Germ  e  soprattutto 
per  esser  rimasta  più  a  lungo  e  più  completamente  fedele  nei  suoi  scrit- 
ti all'ideale  di  semplicità,  sincerità  e  purezza  che  doveva  essere  la  ca- 
ratteristica fondamentale  del  preraffaellismo.  Christina  Georgina  Ros- 
sBrm  (1830-94),  sorella  di  Dante  Gabriel,  se  ne  stacca  per  l'ispirazio- 
ne profondamente  religiosa  che  anima  la  sua  poesia  e  l'avvicina  —  con 
gli  altri  scrittori  di  questo  gruppo  —  al  mondo  poetico  dei  Metafisici. 

Fervente  anglicana,  essa  rivela  il  suo  sangue  italiano  nell'istinto 
per  la  forma  e  nel  calore  del  canto  —  pur  così  castigato  e  contenuto  — 
e  se  l'amore  divino  vincerà  in  lei  quello  terreno,  non  potrà  mai  donare 
pace  e  riposo  al  suo  spirito.  A  questa  vena  profonda  la  Rossetti  unisce 
anche  un  fantasio.so  e  amoroso  diletto  per  le  piccole  cose  del  mondo  in- 
fantile e  della  natura  che  trova  espressione  particolarmente  felice  nejla 
sua  prima  e  più  popolare  raccolta  di  poesie  Gohlin  Market  and  Othrr 
Poema  (18G2).  Ricordiamo  ancora  la  serie  di  quattordici  sonetti  Mon- 
na Innomwata,  da  paragonarsi  ai  quasi  contemporanei  Sonnets  from 
the  Porturjuese  della  Barrett  Browning,  in  cui  viene  descritto  un  suo 
amore  infelice,  e  la  raccolta  Tlie  Prince's  Progress  and  Other  Poems 
(1866). 

—  241  — 


Uu'arte  la  sua  che  ha  la  grazia  delle  cose  genuine  e  la  tristezza  de- 
gli ultimi  fiori  autunnali. 

Altro  collaboratore  della  rivista  The  Gcrm  fu  Coventry  Patmorp: 
(1823-96),  aiuto  bibliotecario  al  British  Museum,  convertitosi  al  cat- 
tolicesimo durante  un  soggiorno  a  Roma,  dopo  la  morte  della  prima 
moglie  (si  sposò  tre  volte)  che  ne  l'aveva  fino  allora  dissuaso.  In  The 
Angel  in  the  House  (1804-0),  racconto  in  versi  che  fu  ritenuto  una  cele- 
brazione delle  gioie  domestiche  piccolo-borghesi  tanto  care  al  pubblico 
vittoriano  e  che  suscitò  larghi  consensi  ma  anche  critiche  spietate,  egli 
si  rivela  il  cantore  dell'amore  coniugale  —  l'amore  terreno  che  prelude 
e  conduce  a  quello  divino  —  usando  uno  stile  semplice  e  disadorno,  fi- 
no ad  essere  pedestre  e  prosaico,  ma  a  tratti  ricco  di  sentimento  e  ispi- 
rato, particolarmente  nei  preludi. 

Il  poeta  mostrerà  più  chiaramente  il  suo  misticismo  erotico  e  an- 
tropomorfico neiraltra  sua  opera  importante  The  Lnknown  Eros  (1877), 
serie  di  odi  di  argomento  e  di  carattere  vario  e  di  valore  disuguale,  do- 
ve abbandonata  la  semplicità  dello  stile  per  arditezze  di  linguaggio  e 
di  metro,  tocca  forse  il  più  alto  segno  della  j)oesia  religiosa  dell'e- 
poca. 

Francis  Thompson  (1859-1907)  uno  dei  più  ferventi  poeti  cattoli- 
ci contemporanei  di  lingua  inglese,  condusse  a  Londra  una  vita  di  sten- 
ti. Lasciò  tre  brevi  raccolte  di  versi  —  fra  i  quali  troviamo  alcuni  bra- 
ui  di  squisita  fattura  —  in  cui  risente  l'influenza  oltre  che  dei  poeti 
metafìsici,  di  Patmore  e  di  altri  ancora.  Nell'ode  The  Hound  of  Heaven 
(Il  Veltro  del  Cielo,  1889),  suo  capolavoro,  descrive  la  conversione  di 
un'anima  che  dal  peccato  s'innalza  a  poco  a  poco  fino  a  raggiungere 
lo  stato  della  grazia  divina. 

Accanto  a  lui  e  alla  sua  protettrice  Alice  MeyneIìL,  (1850-1922),  ar- 
tista delicata  e  schiva  ma  penetrante  —  che  sola  ricordiamo  tra  i  poeti 
religiosi  di  secondaria  importanza  —  merita  speciale  menzione  il  gesuita 
Gerard  Mant^ey  Hopkins  (1844-89),  anglicano  convertitosi  al  cattolicesi- 
mo. Non  è  esatto  dire  che  il  prete  soffocò  in  lui  il  poeta,  poiché  se  la 
fede  religiosa  lo  tolse  all'aringo  letterario  facendogli  considerare  la 
])oesia  una  vanità  mondana,  è  pur  vero  che  costituì  il  centro  della  sua 
ispirazione  e  ch'egli  conservò  fino  all'ultimo  l'originalità  istintiva,  l'a- 
cuto senso  della  bellezza  naturale  e  la  vivida  immaginazione. 

Spirito  irrequieto  e  innovatore  l'Hopkins  si  sforza  di  esprimere 
l'intima  ispirazione  in  quell'unica  forma  essenziale  che  è  frutto  della 
massima  concentrazione  e  intensità  lirica  e  a  questo  ideale  subordina 
e  spesso  sacrifica  l'uso  delle  parole  e  la  sintassi,  mentre  adopera  una 
metrica  oltremodo  libera,  in  [)revalenza  di  ritmo  trocaico-dattilico.  Mal- 

—  242  — 


grado  le  grandi  qualità  potenziali  dell'autore,  la  sua  poesia,  per  le  fre 
quenti  oscurità  e  stranezze,  dà  nel  complesso  l'impressione  di  non  essere 
interamente  uscita  da  una  fase  sperimentale. 

I  suoi  versi,  in  tutto  un  centinaio  di  pagine  poco  più,  rimasero  in 
gran  parte  inediti  e  non  furono  pubblicati  se  non  una  trentina  di  anni 
più  tardi  nel  1918  dal  poeta  Kobert  Bridges,  suscitando  vivo  interesse 
per  la  loro  novità  formale  e  tecnica.  Da  allora  l'Hopkins  ha  esercitatf» 
una  grande  influenza  sui  moderni  poeti  novecentisti  che  riconoscono 
in  lui  un  precursore  e  un  maestro. 

ESTETI  E  DECADENTI 

Comune  a  tutti  gli  scrittori  di  ([uesto  gruppo  è  la  teoria  dell'arte 
per  l'arte,  colla  quale  reagiscono,  insieme  ai  Preraffaelliti,  ai  prosatoli 
e  ai  poeti  vittoriani  più  rappresentativi,  che  —  prefiggendosi  scopi  mo- 
rali e  umanitari  e  assumendo  di  frequente  un  tono  profetico  —  ven- 
gono da  essi  accusati,  non  sempre  a  torto,  di  esasperante  fariseismo 
borghese  e  di  vieta  sentimentalità. 

Come  D.  G.  Rossetti  aveva  cercato  rifugio  nella  poesia  medievale 
e  il  Morris  nelle  saghe  germaniche,  così  lo  Swinburne.  intento  alla 
ricerca  di  (juella  bellezza  che  non  poteva  trovare  nel  mondo  in  cui  viveva, 
si  rifugiò  nella  Grecia  pagana  e  nel  Rinascimento. 

Algernox  Charles  ì^winburxe  (1837-1909)  figlio  di  un  ammiraglio 
di  antica  famiglia  patrizia,  nacque  a  Londra  e  passò  i  suoi  primi  anni 
nell'isola  di  Wight  —  il  cui  paesaggio  marino  gli  s'imi^i'esse  nella  mente 
e  nel  cuore,  fonte  costante  d'ispirazione,  onde  potrà  essere  chiamato  un 
giorno  il  «  poeta  laureato  del  mare  »  —  studiò  a  Eton  e  ad  Oxford  <' 
viaggiò  in  Italia,  in  Francia  e  in  Germania. 

Poeta  composito  e  raffinato  riecheggia  nei  suoi  scritti  oltre  ai  clas- 
sici greci  e  ai  drammaturghi  elisabettiani,  il  linguaggio  biblico  e  gli 
scrittori  francesi  Tliéoiiliile  Gautier,  Charles  Baudelaire  e  soprattutto 
Victor  Hugo,  ma  anche  il  Marchese  di  Sade.  Come  abbiamo  già  accen 
nato  influirono  inoltre  sulla  sua  formazione  poetica  —  rimasta  più  tardi 
immutata  —  D.  G.  Rossetti  e  W.  Morris,  da  lui  conosciuti  durante  il 
soggiorno  ali  Tu  i  versi  tà  di  Oxford. 

Nel  1860  apparve  il  suo  primo  volume,  dedicato  al  Rossetti,  conte- 
nente due  drammi  The  Qiieen  Mothcr  and  Rosamond,  che  passarono  inos 
servati.  Ma  nel  1865  conquistò  di  colpo  la  celebrità  col  dramma  lirico 
Atalanta  in  Cali/don,  dedicato  a  W.  S.  Landor,  una  delle  sue  opere 
più  ispirate  e  forse  il  suo  capolavoro,  in  cui  si  rivela  poeta  lirico  di 

—  243  — 


prim'ordine  (neppure  lo  Swinburne  ebbe  il  dono  di  creare  dei  personaggi 
e  farli  agire  sulla  scena),  mentre  la  struttura  della  tragedia  greca  con- 
ferirà a  questo  lavoro  la  concisione,  l'equilibrio  e  il  senso  di  propor- 
zione di  cui  la  sua  musa  massimamente  difettava.  Di  particolare  bel- 
lezza sono  le  parti  ditirambiche  e  i  cori,  intessuti  di  preziosità  verbali 
e  di  arcaismi,  di  un  ritmo  sonoro  e  vario,  intensificato  da  frequenti 
alliterazioni. 

Maiileu  and  mistress  of  the  months  aud  stars 

Now  folded  in  the  flowerless  fields  of  heaven, 

Goddess  whom  ali  gods  love  with  threefold  heart, 

Beiug  treble  in  thy  divided  deity, 

A  light  for  dead  meu  and  dark  honrs,  a  foot 

Swift  on  the  hills  as  moruìng,  and  a  band 

To  ali  things  fierce  and  fleet  that  roar  and  range 

Mortai,  with  gentler  shafts  than  snow  or  sleep; 

Hear  now  and  help  and  lift  no  violent  hand, 

Biit  favourable  and  fair  as  thine  eye's  beam 

Hiddeu  and  shown  in  heaven;  for  I  ali  night 

Amid  the  king's  hounds  and  the  hunting  men 

Have  wrought  and  worshipped  toward  thee;  nor  shall  man 

See  goodlier  hounds  or  deadlier  edge  of  spears; 

But  for  the  end,  that  lies  unreached  at  yet 

Between  the  hands  and  ou  the  knees  of  gods.   (1) 

(Atalanta  in  Calydon). 

L'anno  seguente  egli  pubblicò  la  prima  serie  dei  Poems  and  Ballads, 
opera  che  contiene  alcuni  dei  suoi  componimenti  più  significativi,  quali 
Laus  Veneris,  Anactoria,  Dolores,  Faustine,  VHymn  of  Proserpine  e 
il  delizioso  Ityììis.  In  essa  l'autore  professava  apertamente  il  suo  ateismo 
e  cantava  l'amore  sensuale  e  certi  altri  soggetti  che  sollevarono  un'on- 
data d'indignazione  senza  precedenti,  se  non  forse  in  quella  provocata 
dai  primi  canti  del  Don  Juan  di  Byron. 

Amico  dell'Italia  e  del  Mazzini,  il  poeta  della  lussuria  sfrenata  si 


(1)  Vergine  e  signora  dei  mesi  e  delle  stelle  —  Ora  rinchiuse  nei  celesti 
campi  senza  fiori,  —  Dea  che  tutti  gli  dei  amano  con  triplice  cuore,  —  Essendo 
trina  nella  tua  divisa  deità,  —  Luce  ai  morti  e  alle  ore  oscure,  piede  —  Veloce 
sui  colli  come  l'alba,  mano  —  A  tutte  le  belve  feroci  ed  agili  che  vagando  ruggi- 
scono —  Mortale,  con  dardi  più  lievi  della  neve  o  del  sonno;  —  Ascolta  ora  e 
porgi  aiuto  e  non  alzar  la  mano  per  colpire,  —  Ma  sia  il  gesto  tuo  benigno  e 
mite  come  la  luce  dei  tuoi  occhi  — •  Che  nascondi  e  mostri  in  cielo;  poiché  io  tutta 
la  notte  —  Fra  i  segugi  dei  re  e  i  cacciatori  —  In  esaltazione  ti  ho  adorata;  uè  si 
vedranno  —  Cani  migliori  o  più  mortali  punte  d'asta;  —  Se  non  per  il  fine  non 
ancora  raggiunto  che  riposa  —  Fra  le  mani  e  le  ginocchia  degli  dei. 

—  244  — 


muterà  impi-ovvisamente  nell'Aedo  della  Libertà,  componendo  alcuni 
cajiti  ispirati  agli  avvenimenti  italiani  di  quegli  anni  Songs  bcfore 
.s'totn^e  (Canti  prima  dell'alba,  ISTI),  in  cui  i)reannunziava  l'avvento 
di  una  Repubblica  italiana.  Di  essi  i  più  notevoli  sono  quelli  del  gruppo 
comprendente  Hcrtha  e  The  Eymn  of  Man,  di  carattere  più  generale 
e  tìlosofico. 

Ina  serie  di  drammi  sulla  vita  di  Maria  Stuarda  iniziata  con 
Cha^tilard  {ìi<{iò}  veniva  completata  con  Bothicclì  ilS74)  e  Mary  Stuart 
(1881).  mentre  nel  1876  s'ispirava  nuovamente  al  teatro  greco  per  un 
altro  dramma  lirico  Erechtheus.  Della  sua  vasta  produzione  poetica 
ricordiamo  ancora  la  seconda  serie  dei  Poema  and  Ballads  (1878),  più 
castigata,  equilibrata  e  di  tono  meno  acceso  della  prima,  dove  la  sua 
abilità  tecnica  raggiunge  forse  il  culmine,  e  Tristram  of  Lyonesse  (1882), 
interessante  anch'esso  dal  punto  di  vista  metrico  pel  magnifico  uso  del 
distico,  in  cui  riprende  le  leggende  arturiane  con  uno  spirito  totalmente 
diverso  da  queUo  degli  Idylìs  of  the  King  di  Tennyson. 

La  sua  produzione  critica,  quantunque  risenta  non  poco  degli  ec- 
cessi nella  lode  e  nel  biasimo  caratteristici  di  questo  scrittore,  non  può 
essere  trascurata  avendo  influito  sulla  critica  posteriore.  Ricordiamo  qui 
solo  1  volumi  più  importanti  William  Blake  (18G8),  Essays  and  Stiidirs 
(1875,1,  A  Study  of  Shakespeare  (1880),  Misceìlanies  (1886). 

Lo  f^^vinbu^ne  fu  in  politica  un  aristocratico  rivoluzionario,  in  tìlo- 
sotìa  un  esteta,  in  amore  un  cerebrale.  Deve  in  gran  parte  la  sua  fama 
alla  prodigiosa  ricchezza  verbale  e  alla  musicalità  dei  suoi  versi.  Fu 
l'ultimo  poeta  che  riuscì  a  suscitare  l'entusiasmo  delle  folle.  Dopo  di 
lui  la  poesia  parve  offuscata  dalla  maggiore  fortuna  del  romanzo  e,  in 
un  certo  senso,  non  fu  più  che  un  lusso  destinato  alle  éìites. 

Scoperto  dai  Preraffaelliti  e  da  Swiuburne,  che  ne  subirono  l'in 
llussOj  Edward  Fitzgerald  (1809-83)  come  uomo  e  come  artista  fece 
parte  per  se  stesso.  Spirito  aristocratico  e  sognatore,  indipendente  per 
censo  e  incurante  della  gloria,  questo  letterato  nato  occupò  i  suoi  ozi 
con  traduzioni  assai  pregevoli,  sebbene  fin  trop])o  libere,  da  Calderón 
<le  la  Barca,  da  Eschilo  e  da  altri.  Nel  1859  pubblicò  la  versione,  più 
tardi  riveduta  e  accresciuta,  delle  Ruhaiyàt  di  Omar  Khayyàm,  poeta 
astronomo  persiano  del  secolo  XII,  in  quartine  melodiose  in  cui  il  terzo 
verso  è  li])ero  mentre  gli  altri  rimano  tra  loro.  Più  che  tradurre  il 
FitzGerald  rimaneggiò  il  testo  persiano,  aggiungendovi  di  suo.  sì  che 
questa  può  venir  considerata  un'opera  originale,  nella  quale  l'autore, 
con  arte  squisita  di  virtuoso  raffinato,  diede  forma  e  colori  al  suo  edo- 
nismo e  al  suo  intellettualismo  scettico,  acquistandosi  i  titoli  all'im- 
mortalità. 

—  245  — 


Nel  dialogo  Euphranor  (1851)  e  nell'epistolario  —  uno  dei  più  belli 
della  letteratura  inglese  — •  la  sua  prosa  è  un  modello  di  limpidezza 
cristallina. 

WAiyTion  Pater  (1839-M)  da  alcuni  considerato  l'ultimo  grande  pre- 
cursore delle  nuove  generazioni,  fu  maestro  di  Oscar  Wilde  ad  Oxford 
e,  in  un  certo  senso,  il  continuatore  di  Ruskin,  al  cui  concetto  dell'arte, 
intesa  come  mezzo  di  elevazione  spirituale  e  morale,  contrappose  il  suo 
credo  di  esteta  pago  d'iniziare  i  giovani  al  culto  edonistico  del  bello. 
Scrisse  alcuni  saggi  di  critica  d'arte  Studics  in  the  History  of  the 
Renaissance  (1873)  tra  i  migliori  della  letteratura  inglese,  non  tanto  pei^ 
sicurezza  di  giudizio  quanto  per  l'afflato  poetico  clie  emana  dalla  sua 
prosa  elaborata  e  intensamente  soggettiva.  Xel  romanzo  filosofico  Marius 
the  Epicurcan  (188.5),  una  delle  sue  opere  fondamentali,  descrive  la  crisi 
spirituale  di  un  giovane  patrizio  romano  agli  albori  del  Cristianesimo. 
Ricordiamo  ancora  gli  importantissimi  Imaginary  Portraits  (1887)  che 
partecipano  del  saggio  critico  e  del  racconto  fantastico,  il  volume 
Ajìpreciations  (1889),  raccolta  di  saggi  critici  che  si  apre  con  l'acuto  e 
ponderato  Essay  on  8ti/le,  e  l'opera  postuma  Miscellaneous  Studies 
(]895)  contenente  lo  schizzo  autobiografico  The  Child  in  the  House  note 
vole  per  l'introspezione  psicologica. 

La  musicalità  meravigliosa  della  pagina  del  Pater  conserva  ancor 
oggi  tutto  il  suo  fascino,  per  quanto  lo  stile,  studiato  fino  all'eccesso, 
manchi  talora  di  semplicità,  e  d'immediatezza. 

Critico  d'arte  di  tendenze  affini  e  studioso  del  Rinascimento  fu  pure 
John  Addington  Symonds  (1840-93)  la  cui  opera  principale  History  of 
the  Renaissance  in  Italy  (1875-86)  più  che  una  trattazione  sistematica 
è  un  seguito  di  saggi  brillanti,  scritti  in  uno  stile  fin  troppo  ornato 
e  diffuso. 

Più  interessante  come  artista  è  George  Moore  (1852-1933),  nato  in 
Irlanda  e  vissuto  in  gioventù  lungamente  a  Parigi,  poi  a  Londra.  Egli 
risente  in  modo  cospicuo  degli  influssi  letterari  soprattutto  francesi  di 
oltre  un  quarantennio,  che  improntano  di  volta  in  volta  la  sua  opera, 
senza  obliterare  tuttavia  la  sua  personalità  ironica  e  staccata  di  esteta 
decadente. 

Iniziò  la  carriera  letteraria  come  «  poète  maudit  »  coi  volumi  di 
versi  Flowers  of  Passion  (1878)  e  Pagan  Poems  (1881),  d'ispirazione 
baudelairiana,  destando  scarso  interesse  nel  pubblico  e  nella  critica. 
Si  volse  allora  al  romanzo  di  scuola  naturalista  con  Modem  Lovers 
(1883),  seguito  da  A  Mummer's  Wife  (1885),  che  gli  diede  la  notorietà, 
da  A  Drama  in  Muslin  (1886),  studio  realistico  d'ambiente  irlandese, 
e  più  tardi  da  Esther  Waters  (1894),  suo  capolavoro,  storia  patetica  — 

—  246  — 


narrata  senz'ombra  di  seutinunitalismo  —  di  una  serva  sedotta  che 
lotta  strenuamente  \\ev  assicurare  al  tiglio  un'esistenza  migliore.  Sotto 
riufluenza  dei  romanzieri  psicologi  scrisse  poi  Evvìipi  Innes  (1898)  e  il 
seguito  Sister  Teresa  (1001),  notevoli  studi  di  psicologia  mistica,  specie 
il  primo. 

I^  prosa  del  Moore,  faticosamente  formatasi  nel  tempo  e  affinata 
alla  grande  scuola  del  l*ater,  .seì)bene  sia  di  rado  lihei-a  da  affettazioni, 
ha  pregi  stilistici  singolari  che  s'affermano,  insieme  airiutlusso  dei  sim- 
bolisti, particolarmente  nelle  opere  della  maturità,  tra  le  quali  citiamo 
The  Lake  (1905),  altro  romanzo  d'ambiente  irlandese,  The  Brook  Kerith 
(1916)  d'argomento  evangelico,  una  delle  sue  cose  migliori,  e  il  racconto 
storico  Eéìoìse  and  Ahrlard  (1921).  Artista  consapevole  ma  posatore, 
egli  tende  a  drammatizzare  se  stesso  e  la  sua  arte,  sicché  le  sue  opere 
autobiografiche  The  Confessions  of  a  Yoìiìkj  Man  (1888)  e  la  trilogia 
Hall  and  Fareicell  :  Ave  (1911),  Salve  (1912),  Vale  (1914),  dove  ritrae 
in  modo  vivace  e  piccante  le  principali  figure  della  «  Rinascita  cel- 
tica» (1),  hanno  un.  caratteristico  sapore  caustico,  .scanzonato  e  a  tratti 
nostalgico,  che  rivela  appieno  lo  spirito  anarcoide  e  iconoclasta  del 
Moore  e  conferisce  loro  una  validità  artistica  forse  più  certa  e  durevole 
di  quella  della  maggior  parte  dei  suoi  romanzi. 

La  fortuna  e  la  sfortuna  del  movimento  estetico  è  ancor  più  legata 
alla  personalità  di  un  altro  scrittore  irlandese  Oscar  Wilde  (1854-1900). 
romanziere,  poeta,  critico  e  drammaturgo  di  talento,  la  cui  vita  scan- 
dalosa di  «  dandy  »  raffinato  e  corrotto  —  fu  condannato  per  omoses- 
sualità a  due  anni  di  lavori  forzati  —  si  concluse  miseramente  a  Parigi, 
ove  morì  abbaudonto  da  tutti. 

Gli  dobbiamo  una  raccolta  di  novelle  Lord  Arthur  Savile's  Crime 
and  Other  >Stories  (1887),  comprendente  il  delizioso  racconto  satirico 
The  Canterville  Ghost,  due  bei  libri  di  fiabe  The  Happy  Prince  and 
Other  Tales  (1888)  e  A  House  of  Pomegranates  (1891)  nei  quali  pure  — 
come  in  ogni  altro  suo  scritto  —  tradisce  nell'invenzione,  nella  ricerca 
degli  effetti  e  ancor  ])iù  nello  stile  preziosamente  ornato  il  suo  gusto  di 
esteta  decadente,  che  troverà  l'esiìressione  più  completa  in  The  Picture 
of  Dorian  Gray  il891),  romanzo  in  parte  autobiografico,  in  cui  l'autore 
studia  il  proprio  dilettantismo  in  un  mondo  paganeggiante  dedito  al 
piacere  e  alla  ricerca  di  sensazioni  peregrine  o  morbose.  Quest'opera, 
che  risente  di  vari  influssi,  manca  di  organicità  e  di  proporzioni,  né 
crea  un  .solo  jìersonaggio  convincente,  mentre  vi  si  scorgono  tracce 
palesi  della  rapidità  di  stesura;  riesce  tuttavia  vittoriosa  nell'episodio 


(1)  Vedi  pag.  260. 

—  247  — 


singolo,  nella  pagina  finemente  cesellata,  nel  paradosso  scintillante,  re- 
stando il  lavoro  più  impegnativo  dello  scrittore  e  uno  degli  esempi  più 
probanti  del  valore  e  dei  limiti  del'impressionismo  estetico. 

Come  poeta,  Oscar  Wilde  è  di  secondaria  importanza:  i  suoi  Poems 
(1881),  accolti  con  favore  dal  pubblico,  sono  eleganti  ma  privi  di  origi- 
nalità, anche  la  sua  poesia  più  famosa  T/ic  Balhid  of  Reading  Gaoì 
(1898)  è  per  molta  parte  mediocre. 

Come  critico  invece,  pur  seguendo  le  orme  del  maestro  e  riecheg- 
giando motivi  dei  decadenti  francesi  e  di  altri,  egli  porta  l'estetismo,  che 
in  Pater  è  religione  per  pochi  iniziati,  alle  estreme  conseguenze,  dando- 
gli nel  contempo  maggior  vigoria,  forma  più  sistematica-  e  un  ])otere  di 
attrazione  —  sia  pure  in  parte  pubblicitario  e  scandalistico  —  che  pri- 
ma gli  mancava.  Proclamatosi  «  professore  di  estetica  e  critico  d'arte  » 
divenne  ben  presto  la  figura  più  in  vista  del  movimento,  imponendolo 
all'attenzione  del  pubblico.  Nelle  Intentions  (1891),  raccolta  di  saggi 
—  scritti  in  epoche  diverse  colla  consueta  maestria  formale  —  in  cui 
si  rispecchia  il  meglio  del  suo  pensiero  critico,  egli  rivendica  l'amo- 
ralità e  l'indipendenza  dell'arte  e  la  sua  superiorità  sulla  vita. 

Oscar  AVilde  scrisse  in  francese  un  dramma  simbolista  Salomé  (1893) 
in  cui  sembra  si  sia  compiaciuto  di  comunicare  un  fremito  d'orrore 
sensuale.  Ma  la  parte  più  duratura  della  sua  opera  è  da  ricercarsi  nelle 
commedie  Lady  Windcrmcre's  Fan  (1892),  A  Woman  of  No  Importance 
(1893),  An  Ideal  Hushand  (1895)  e  The  Importance  of  Being  Earncst 
(1895),  tecnicamente  ben  costruite  e  leggere,  briose,  paradossali,  dove  — 
trascurando  la  caratterizzazione  dei  personaggi  e  la  fedele  riproduzione 
della  società,  londinese  del  tempo  —  riesce  a  trasportare  sulle  scene  la 
sua  conversazione  inimitabile  di  «  grand  viveur  »  che  ha  posto  «  tutto 
il  suo  genio  nella  vita  e  soltanto  il  suo  talento  nella  letteratura  ».  Sta 
in  ciò  il  valore  e  la  vitalità  di  queste  commedie,  sfavillanti  di  spirito 
e  dal  dialogo  sempre  meglio  orchestrato,  colle  quali  rinnova  il  linguag- 
gio convenzionale  del  teatro  allora  in  uso;  l'ultima  specialmente  The 
Importance  of  Being  Earnest  è  il  capolavoro  di  questo  genere  artifi- 
ciale, che  nello  scrittore  era  più  connaturato  e  spontaneo  della  poco 
convincente  prosa  di  De  Profundis  (1905),  opera  postuma  scritta  du- 
rante la  permanenza  in  carcere. 

Lo  scandalo  e  la  scomparsa  di  Oscar  Wilde,  insieme  alla  morte  im- 
matura di  altri  esponenti  dell'estetismo,  posero  fine  almeno  ufiìcialmente 
al  movimento,  al  quale  appartennero  i  poeti  Richard  Le  Gallienne, 
Ernest  Dovì^son,  Lioneil  Joknson,  distintosi  anche  come  critico, 
Arthur  Symons,  che  fu  pure  critico  notevole  e  traduttore  di  Baudelaire 
e  di  D'Annunzio,  e  il  saggista  e  caricaturista  Max  Beerbohm.  Questi 

—  248  — 


^«crittori.  con  alcuni  altri,  si  raccolsero  intorno  a  due  rivih:te  The  Yeììoir 
Book  (1N94-07)  e  The  Savoì/  (189G),  illustrate  dal  fantasioso  ed  eccen- 
trico disegnatore  Aubrky  Ba\RDSLEv,  che  alla  seconda  contribuì  anche 
con  f|nal(he  poesia  e  un  frammento  in  prosa  Under  the  Hill. 

GEORGE  MEREDITH  E  THOMAS  HARDY 

Tra  le  varie  coppie  di  scrittori  vittoriani  —  storici,  romanzieri  e 
poeti,  quali  ad  esempio  Carlyle  e  Macaulay,  Dickens  e  Thackeray,  Ten- 
nyson  e  Browning  —  che  simili  per  alcuni  aspetti  e  in  opposizione  per 
altri  stanno  a  dimostrare  la  ricchezza  e  la  complessità  di  questo  periodo 

—  nno  dei  più  fecondi  di  grandi  ojtere  di  tutta  la  letteratura  inglese 

—  dobbiamo  ora  trattare  di  George  ]\Ieredith  e  Tliomas  Hardy.  Otti- 
mista militante  l'uno,  l'altro  il  più  illustre  esponente  britannico  di 
un'ampia  e  profonda  vena  di  pessimismo  ditt'usasi  in  Europa  nella  se- 
conda metà  del  secolo  (1),  essi  hanno  in  comune  il  merito  di  aver  ripor- 
tato il  romanzo  —  che  nei  Vittoriani  minori  andava  sempre  più  specia- 
lizzandosi, col  rivolgersi  a  determinati  strati  sociali  o  col  trattare  sin- 
goli problemi  o  sentimenti  —  a  rappresentare  la  vita  umana  in  tutta 
la  sua  molteplice  gamma  di  valori  ed  affetti,  dando  di  essa  una  inter- 
pretazione coerente  e  in  un  certo  senso  sistematica,  che  assurge  a  signi- 
rtcazioni  universali,  per  cui  dobbiamo  loro  l'affermarsi  in  Inghilterra 
del  romanzo  filosofico. 

George  Meuedith  (1828-1909)  tiglio  di  un  sarto  di  Portsmouth,  con 
nelle  vene  sangue  irlandese  e  gallese  e  due  anni  di  educazione  in  Ger- 
mania nel  periodo  formativo  —  circostanze  che  gli  consentiranno  di 
vedere  le  cose  d'Inghilterra  con  un  certo  distacco  —  fu  avviato  agli  studi 
legali,  che  abbandonO)  presto  per  le  lettere.  Temperamento  eccentrico  di 
cerebrale,  imbevuto  delle  tendenze  scientifiche  e  critiche  dell'epoca,  ma 
con  elementi  eterogenei  e  in  parte  contrastanti  nel  suo  carattere,  il 
Meredith  è  figura  di  transizione  e  personalità  quanto  mai  complessa  e 
originale. 

Egli  pone  a  fondamento  della  sua  interpretazione  della  vita  la  teoria 
darwiniana  della  selezione  naturale,  distinguendo  nel  processo  vitab' 
tre  stadi  successivi  che  chiama  :  sangue,  cervello  e  spirito.  Il  corpo 
(sensualitàj,  la  mente  (cerebralismo)  e  soprattutto  il  cuore  (sentimen- 
talismo) tradiscono  e  sviano  gli  uomini  dal  retto  cammino  della  sana 


(1)  Con  la  filosofia  di  Schopenhauer,  la  mu.sica  di  Wagner,  il  teatro  di  Ibsen 
**  il  romanzo  russo,  per  non  parlare  dell'opera  di  .Tacobsen,  di  Strindberg  e  di  al- 
tri ancora. 

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normalità,  che  lifiigge  dagli  estremismi  e  conduce  per  gradì  dal  naturale 
allo  sitirituale.  11  Meredith  è  pronto  a  scoprire  queste  deviazioni  e  debo- 
lezze degli  uomini  col  suo  «  spirito  comico  »  che  non  risparmia  né  l'asceta 
uè  il  razionalista,  né  il  sensuale  né  il  sentimentale,  facendo  squillare 
senza  pietà  il  suo  riso  argentino  di  scherno. 

Iniziò  la  carriera  letteraria  con  un  volume  di  versi  Poons  (1851) 
contenente  alcune  belle  liriche  —  tra  le  quali  la  prima  stesura  di  Love 
in  the  Vaìley,  una  delle  sue  poesie  migliori  —  dedicato  al  suocero 
Thomas  Love  Peacock,  scrittore  che  ebbe  notevole  influsso  sul  suo  svi- 
luppo letterario,  sebbene  non  sempre  in  senso  positivo,  e  con  una  fan- 
tasia burlesca  in  prosa  The  Sharing  of  Shappat  (ISoG).  ispirata  dalle 
Mille  e  una  notte.  Seguirono  una  serie  di  romanzi  The  Ordeal  of  Richard 
Feiercl  (1859),  una  delle  sue  opere  i)iù  felici,  Evan  Harrinf/ton  (1801), 
Emilia  in  England  (1864)  e  The  Adrentures  of  Harry  Richmond  (1871), 
nei  quali  egli  studia  Tessere  umano  in  quel  periodo  tra  l'adolescenza  e 
la  giovinezza  in  cui  si  sviluppa  e  assume  un  carattere  definitivo,  e  i 
diversi  tipi  rappresentati  dimostrano  la  varietà  della  sua  arte. 

Arte  personale,  di  carattere  impressionistico,  che  procede  a  sbalzi 
e  ])er  illuminazioni,  trascurando  T ambientazione  e  la  caratterizzazione 
dei  personaggi  (soprattutto  secondari),  la  verisimigiiauza  delle  situa- 
zioni e  il  regolare  svolgimento  della  narrazione  per  giungere  alle  grandi 
scene  madri  tra  i  personaggi  principali  in  cui  lo  scrittore  profonde  le 
sue  qualità  migliori  di  introspezione  psicologica  e  d'afflato  lirico  con 
risultati  talora  superbi,  come  ad  esempio  nel  soave  idillio  tra  Richard 
e  Lucy  o  nella  scena  patetica  della  morte  di  quest'ultima  in  Richard 
Feverel. 

I  difetti  cui  abbiamo  accennato  e  lo  stile  oracolare,  allusivo,  oscuro 
per  troppa  condensazione,  che  passa  da  un  aforismo  all'altro  nella  preoc- 
cupazione continua  di  essere  sottile,  vivace  e  nuovo,  impedirono  a  questi 
romanzi  —  e  impediscono  in  parte  tuttora  alle  opere  del  ^leredith  in 
generale  —  di  ottenere  dal  pubblico  quel  riconoscimento  che  certamente 
meritavano  e  che  l'orgoglioso  autore  —  atteogiantesi  a  grande  pensa- 
tore incompreso  e  profetico  —  sempre  disdegnò. 

Nel  1862  fece  ritorno  alla  poesia  con  Modem  Love,  il  suo  capola- 
voro poetico,  raccolta  di  cinquanta  sonetti  «  sui  generis  »  (formati  da 
quattro  quartine  di  pentametri  giambici)  ispirati  alle  tristi  vicende  della 
sua  vita  coniugale,  conclusasi  tragicamente  col  suicidio  della  moglie, 
dalla  quale  si  era  separato. 

Particolare  interesse  per  gli  Italiani  ha,  oltre  ad  Emilia  in  England. 
ribattezzata  più  tardi  Sandra  Belìoni  (1887),  storia  di  una  cantatrice 
che  ci  introduce  nell'ambiente  degli  esuli  italiani  a  Londra,  il  suo  se- 

—  250  — 


giiito  Vittoria  (J8(>7),  sintesi  epica  del  nostro  Kisoigimento  e  gioii tica- 
zioue  della  grande  figura  del  Mazzini,  frutto  di  un  soggiorno  d»'l 
?^leredith  in  Italia  e  in  Austria  nel  186t>-7,  quale  corrispondente  di  guer- 
ra del  giornale  Morninr/  Pofit. 

Trascurando  altri  romanzi  e  novelle  di  minor  rilievo  dobbiamo  ora 
Incordare  BcaucJianip'.s  Career  (187.")).  romanzo  a  sfondo  politico,  e  The 
Ingoisi  (1879),  il  capolavoro  dell'autore  e  uno  dei  più  bei  romanzi  del 
secolo,  in  cui  si  fondono  tra  loro  i  due  temi  —  fondamentali  nel  pen- 
siero e  nell'arte  dello  scrittore  —  dell'egoismo  umano  e  del  rapporto  tra 
i  sessi.  L'interesse  dell'opera,  che  è  stata  definita  «  la  commedia  delhi 
natura  umana  studiata  nei  salotti  dell'alta  società  »,  sta  principalmente 
nello  studio  attento  dell'eroe  del  romanzo  Sir  Willoughby  Pattei-ne,  con 
dotto  con  grande  penetrazione  psicologica  e  cura  dei  più  minuti  parti- 
colari, sino  ad  ai)parire  talora  un  poco  monotono  per  il  costante  ripe- 
tersi delle  medesime  reazioni  al  mondo  esteriore.  Ma  anche  altri  perso- 
naggi, come  Dr.  Middleton  e  Yernon  Whitford  (1),  Mrs.  Mountstuart, 
le  zie  di  Willoughby,  ecc.  hanno  la  vitalità  delle  grandi  creazioni,  spe- 
cialmente Clara  Middleton,  forse  la  più  bella  figura  di  una  magnifica 
galleria  di  ritratti  muliebri,  che  costituisce  una  delle  massime  glorie 
dell'autore. 

Nella  serie  seguente  di  romanzi  Diana  of  the  Cross wai/s  (1885),  One 
of  our  Conquerors  il891),  Lord  Orniont  and  his  Aminta  (1894)  e  The 
Amazing  Marriage  (1895),  lo  scrittore,  riprendendo  lo  studio  dei  rapporti 
tra  i  sessi,  si  fa  cavalleresco  e  pugnace  assertore  dei  diritti  della  donna, 
vittima  dell'egoismo  maschile,  alla  quale  chiede  «più  cervello  »  per  poter 
essere  la  compagna  e  l'uguale  dell'uomo  e  non  già  la  sentimentale  ])npat- 
tola  strumento  del  suo  ])iacere. 

In  anticipo  sul  suo  tempo,  anzi  sovente  in  aperto  contrasto  con  esso. 
Meredith  rivela  altìnità  di  pensiero  col  Ilrowning,  al  quale  rassomiglia 
oltre  che  nell'ottimismo  virile  e  combattivo,  nella  tecnica  im})i-essio- 
nistica  e  purtroppo  anche  in  quel  processo  di  intellettualizzazione  clie  a 
volte  intorbida  e  rende  oscura  l'arte  del  cantore  di  Sordello.  Tra  le  varie 
raccolte  di  versi  che  venne  pubblicando  a  intervalli  durante  tutta  la 
sua  vita,  ricordiamo  ancora  soltanto  i  Poeìns  and  Lyrics  of  the  Joy 
(>/  Karth  (1883),  A  Reading  of  Earth  (1888)  e  A  lìeading  of  Life  (1901), 
che  lo  mostrano  spirito  pagano,  adoratore  della  terra  da  lui  concei)ita 
come  essere  vivente,  e  che  contengono  alcune  delle  sue  poesie  migliori. 


(1)  Nei  quali  ritrae  risiìettivanicnte  il  suocero  T.  L.  Teacooli  e  I.eslie  Steplieii. 
critico  e  biografo  illustre  del  tempo. 

—  251  — 


quali  The  Ballad  of  Past  Meridian^  The   Woods  of   W'csfrrnìnììì .   The 
Thrush  in  Fehruary,  The  Xuptials  of  Attila  ed  altre. 

Sono  del  pari  degli  antivittoriani  gli  scrittori  pessimisti,  al  gruppo 
dei  quali  appartiene  a  buon  diritto,  oltre  al  già  ricordato  ^Matthew 
Arnold,  Jambs  Thomson  ^^1834:-82),  poeta  della  disperazione,  che  scrisse 
sotto  il  pseudonimo  di  «  li.  V.  »  (Bysslie  Vanolis).  La  morte  della  fidan- 
zata avvenuta  quand'era  ancora  giovanissimo  divenne  in  lui  una  specie 
di  ossessione,  così  che  in  molte  parti  della  sua  opera  cantò  «  la  morte 
e  suo  fratello  l'amore  ».  E'  questo  il  motivo  dominante  di  To  our  Ladies 
of  Death,  delle  allucinazioni  di  Insomnia  e  del  poema  allegorico  The 
City  of  Dreadful  Xight  (1874),  la  sua  opera  più  importante.  In  essa  ci 
descrive  una  città  immersa  nelle  tenebre  per  la  quale  vagano  fantasmi 
ed  esseri  viventi  che  hanno  perduto  le  loro  più  care  illusioni  ed  espri- 
mono la  loro  rinuncia  alla  vita  e  alla  gioia,  con  disperate  risa  o  sin- 
ghiozzi. A  coloro  che  si  ribellano  il  poeta  addita  l'enorme  statua  della 
Malinconia  che  domina  la  città  e  che  insegna  loro  la  religione  della 
Rassegnazione.  L'incubo  e  l'orrore  di  queste  pagine  morbose  le  rende 
a  volte  altamente  suggestive  e  impressionanti. 

Samuei.  Butler  (1835-1902),  figlio  di  un  sacerdote  e  destinato  alla 
carriera  ecclesiastica  che  non  volle  seguire,  è  un  ribelle  e  un  iconoclasta. 
Egli  rivolge  la  sua  pungente  ironia  contro  la  società  vittoriana  attac- 
candola senza  pietà  in  tutte  le  sue  istituzioni  e  credenze.  La  prima 
opera  importante  Ereichon  (1872)  (1)  è  una  specie  di  utopia  moderna 
scritta  da  uno  Swift  che  ha  letto  Voltaire  e  che  conosce  la  teoria  di 
Darwin.  La  critica  che  egli  fa  della  Chiesa,  dei  suoi  dogmi,  dei  suoi 
ministri,  è  veramente  acuta,  come  lo  è  quella  dei  tribunali  e  delle 
università.  Seguirono  alcuni  libii  di  controversia  religiosa  e  scientifica 
The  Fair  Haven  (1873),  Life  and  EaMt  (1877),  Evolution,  Old  and  New 
(1879),  God  the  Known  and  Qod  the  Unknown  (1879)  e  Unconscious 
Memory  (1880). 

Dai  suoi  viaggi  frequenti  in  Italia  trasse  materia  per  il  volume 
Alps  and  >^anctuaries  of  Piedmont  and  the  Canton  Ticino  (1881),  libro 
di  viaggi  inimitabile  nel  suo  miscuglio  di  giudizi  favorevoli  di  luoghi 
e  di  persone  e  di  caustica  ironia.  Attratto  dal  problema  omerico  che  ri- 
solse a  suo  modo  in  The  Authoress  of  the  Odyssey  (1897),  tradusse  in 
prosa  robusta  V Iliade  e  V Odissea.  Studiò  pure  la  questione  shakespea- 
riana in  Shalcespearc's  Sonnets^  reconsidered  and  in  part  rc-aìTanged 
(1899)  e  riprese  nuovamente  la  critica  di  carattere  religioso  in  Erewhon 


(1)  Anagramma  di  Nouhere. 

—  252  — 


Revisited  (1901).  Postumo  uscì  l'altro  suo  libro  importante  The  Wai/  of 
Ali  Flesh  (3JJU8),  romanzo  autobio<>riilico  in  cui  l'autore  descrive  l'edu- 
cazioue  avuta  in  famiglia  con  una  crudezza  che  rasenta  la  ferocia. 

La  sua  opera  è  di  una  complessità  singolare  così  come  è  originale 
nei  suoi  diversi  aspetti  il  carattei-e  dello  scrittore,  che  rimase  per  tutta 
la  vita  una  figura  solitaria,  sconosciuta  o  quasi  al  gran  pubblico.  Egli 
procede,  fino  a  un  certo  punto,  lungo  le  linee  seguite  dal  pensiero  mo- 
derno, ma  la  sua  opera  è  quella  di  un  precursore  e  sembra  adombrare 
modi  e  teorie  proprie  del  pragmatismo  e  del  bergsonismo,  mentre  la 
tendenza  al  compromesso,  l'umorismo  e  il  senso  del  concreto,  fanno  di 
lui  un  tipico  rappresentante  della  sua  razza. 

William  Hale  White  (1831-1913)  nei  romanzi  The  AutoMographi/ 
of  Mark  Ruthcrford  (1881)  e  Mark  Ruthcrford's  Deliverance  (1885),  tem- 
perando il  doloroso  realismo  di  carità  e  di  «  humour  »,  diede  espres- 
sione con  profonda  sincerità  emotiva  all'intimo  conflitto  di  uno  spirito 
religioso,  che  perduta  la  fede  cerca  di  rifarsi  una  ragione  di  esistere 
nell'adempimento  dei  doveri  quotidiani. 

Scrittore  realista  e  pessimista  è  anche  Georgb  Robert  Gissing 
(1857-1903),  educato  all'Owens  College  di  Manchester,  che  un  matri- 
monio avventato  quand'era  non  ancora  ventenne  e  alcuni  atti  sconside- 
rati, costrinsero  ad  abbandonare,  con  suo  perenne  rammarico,  una  i)ro- 
niettente  carriera  accademica  alla  quale  era  tratto  dal  suo  amore  vivo 
e  disinteressato  degli  studi  e  del  sapere. 

Visse  di  stenti  per  qualche  tempo  in  America,  poi  in  Germania, 
a  Jena,  dove  studiò  filosofia,  in  particolare  i  positivisti  e  Schopenhauer. 
Ritornato  a  Ixjndra,  continuò  in  quella  città  una  vita  grama  e  mise- 
revole da  cui  deriverà  in  gran  parte  la  materia  per  le  sue  opere  —  nelle 
<iuali  risente  l'influsso  degli  scrittori  naturalisti  francesi  —  divenendo 
suo  malgrado  lo  «  storico  delle  classi  medie  »  inferiori,  ch'egli  descri- 
verà nei  suoi  romanzi  con  veridicità  scrupolosa  ma  senza  simpatia. 

Spirito  aristocratico  e  sdegnoso,  al  Gissing  manca  appunto  il  senso 
deUa  fratellanza  e  della  solidarietà  umana  e  l'umorismo,  mentre  la  pro- 
pensione a  far  trionfare  nei  suoi  libri  il  male  e  l'avversa  fortuna  e  l'at- 
teggiamento costante  di  uomo  amareggiato  e  offeso,  rendono  la  sua  rap- 
presentazione della  vita  unilaterale  e  preconcetta,  e  la  sua  arte  —  priva 
di  lenocini  ma  non  ravvivata  mai  dalla  luce  di  un  sorriso  —  alquanto 
monotona  e  a  volte  poco  convincente.  Egli  eccelle  tuttavia  nella  figura- 
zione di  esseri  anormali,  di  contrasti  di  temperamento,  di  gelosie  e  di 
amori  intesi  con  mera  attrazione  sessuale. 

I  suoi  romanzi  principali  —  nei  quali  usa  uno  stile  sobrio,  nitido 

—  253  — 


o  preciso  —  sono  Demos  (1<S8()),  dove  studia  l'influenza  negativa  del 
socialismo  sulle  classi  lavoratrici;  The  Ncther  World  (1889),  in  cui 
riprendendo  con  la  descrizione  dei  bassifondi  di  Londra  un  argomento 
da  lui  sovente  trattato  insiste  sui  lati  oscuri  e  degradanti  della  povertà; 
Nciv  Gru!)  Street  (1891),  quadro  penoso  e  deprimente  della  vita  dei 
letterati  senza  quattrini  e  senza  successo,  una  delle  sue  cose  migliori; 
Born  in  Exile  (1892),  romanzo  assai  pregevole  per  Faccurato  studio 
psicologico  del  protagonista,  strano  miscuglio  d'idealismo  e  bassa  ipo- 
crisia, e  come  il  precedente  in  parte  autobiografico;  e  The  Odd  Women 
il893),  ove  tratta  il  problema  deiremancipazioue  della  donna. 

All'infuori  dell'ambito  del  romanzo  scrisse  l'importantissimo  sag- 
gio Charles  Dickens  :  A  Criticai  Studi/  (1898),  opera  di  prim'ordine, 
che  fa  rimpiangere  che  il  Gissing  non  abbia  lavorato  di  più  nel  campo 
della  critica;  By  the  loniau  Sea  (1901),  impressioni  calabresi  raccolte 
durante  un  viaggio  in  Italia;  e  The  Private  Papers  of  Henry  Ryecroft 
(1903),  di  carattere  autobiografico,  il  libro  più  piacevole  e  quindi  più 
letto  di  questo  scrittore  che  non  sarà  mai  popolare. 

Poeta  e  prosatore  come  il  Meredith  e  al  par  di  lui  in  anticipo  sul 
suo  tempo,  è  anche  Thomas  Hardy  (1840-1928),  il  più  grande  degli  scrit- 
tori pessimisti  vittoriani,  nato  nel  villaggio  di  Higher  Bockhampton 
]>resso  Dorchester  (il  Casterbridge  dei  suoi  romanzi)  da  antica  famiglia 
alquanto  decaduta.  Seguendo  la  professione  paterna  si  dedicò  dappri- 
ma all'architettura  che  abbandonò  per  le  lettere  nel  1874,  dopo  il  suc- 
cesso del  romanzo  Far  from  the  Madding  Crowd,  successo  che  gli  con- 
sentì inoltre  di  sposare  Emma  Lavinia  Giflford.  Costruitosi  qualche  anno 
più  tardi  una  casa  di  campagna,  Max  Gate,  nel  nativo  Dorsetshire  — 
l'egioue  agricola  dell'Inghilterra  meridionale,  ch'egli  farà  rivivere  nelle 
sue  opere  coli' antico  nome  di  Wessex  —  vi  trascorse  la  maggior  parte 
della  vita,  priva  di  avvenimenti  notevoli,  in  quieta  meditazione. 

Quella  terra  triste  e  solenne,  lontana  dalle  città  industriali,  tra 
boschi  e  campi,  colline  e  distese  solitarie,  sparsa  delle  memorie  e  delle 
reliquie  del  passato,  fu  posta  dal  poeta  al  centro  del  suo  mondo  fanta- 
stico e  nella  rude  lotta  di  quegli  uomini  semplici  e  forti  contro  la  natura 
avara  e  primordiale  —  incombente  su  loro  come  una  necessità  inelut- 
tabile subita  nei  secoli  —  contro  la  cecità  del  caso  e  l'impulso  incon- 
trollato delle  passioni,  egli  vide  rispecchiarsi  il  destino  dell'umanità 
intera,  onde  investì  le  loro  storie  tragiche  di  un  significato  universale 
che  trascende  i  limiti  di  quei  luoghi  e  di  quelle  creature. 

Nel  suo  pessimismo  confluiscono  e  si  fondono  quindi  fin  da  principio 
elementi  sentimentali  e  razionali,   più  tardi  approfonditi  dalla  rifles- 

—  254  — 


Tav.   XXXI 


Herbert    George    Wcll.- 


.Toseiih   <'<iiir;i(l. 


Kuilyard  Kipliiifr. 


George   l'ernard    Shaw 


Tav.   XXXIT 


J;imes    Jovce. 


Virs'iiii.-i     Wdolf. 


David    Herbert    Lawrence. 


Thomas    Stearns    Eliot. 


sione  e  dalla  lettura  del  Darwin,  dei  positivi.sti  e  di  Schopenhauer,  ma 
il  suo  credo  filosofico  resta  sostanzialmente  immutato  nel  tempo  e  nel 
doloroso  soggettivismo.  Hardy,  che  perdette  assai  presto  la  fede,  ri- 
guarda l'esistenza  come  un  accadimento  fortuito,  per  cui  l'uomo  — 
unico  essere  cosciente  —  è  in  balia  delle  forze  cosmiche  irrazionali  che 
dominano  l'universo  :  sta  in  ciò  la  tragicità  e  l'ironia  del  suo  destino. 
Questa  concezione  pessimistica  della  vita  è  tuttavia  riscattata  o  per 
lo  meno  attenuata  dal  .senso  di  solidarietà  e  di  com])as.si(uie  del  poeta 
verso  i  suoi  simili,  dall'enfasi  ch'egli  pone  nel  rilevare  il  coraggio  indo- 
mito con  cui  essi  affi'ontano  la  sorte,  dal  suo  umorismo  e  dal  vivo  senso 
della  bellezza  naturale.  Egli  non  mette  in  ridicolo  come  il  Meredith  le 
debolezze  e  le  follie  degli  uomini,  uè  si  accanisce  a  mostrarne  la  meschi- 
nità e  gl'istinti  perversi  come  il  Gissing,  al  contrario  ama  indugiare 
sulle  anime  j)iù  riccamente  dotate,  delle  quali  i<cusa  le  intime  contrad- 
dizioni e  le  deficienze  come  inerenti  all'essere  umano. 

A  volte  però  il  fato  che  governa  i  per.><onaggi  nei  suoi  libii  non  ci 
appare  .soltanto  improvvido  e  cieco  e  (juindi  indifferente  ma  ostile  e 
maligno  e  .*<embra  che  lo  scrittore  stesso  impedisca  alle  sue  creature  di 
salvarsi.  Questo  avviene  soprattutto  nei  romanzi  della  maturità,  nei 
quali  la  struttura  generale  e  lo  svolgersi  dell'intreccio  hanno  qualcosa 
di  voluto  e  di  forzato  che  ne  diminuisce  l'intensità  tragica  e  la  vali- 
dità artistica. 

Hardy  iniziò  la  carriera  letteraria  scrivendo  dei  versi  e  continuò 
per  tutta  la  vita  a  occuparsi  di  ]>oesia,  ma  le  sue  raccolte  poetiche 
verranno  pubblicate  molto  più  tardi,  cosicché  è  come  prosatore  ch'egli 
s'affermò  dapprima  e  divenne  poi  il  più  famoso  e  discusso  scrittore  in- 
glese del  suo  tempo. 

Fin  dal  primo  romanzo  notevole  Under  the  Greenwood  Tree  (1872), 
in  cui  ci  offre  alcuni  magnifici  quadri  di  vita  agreste,  egli  determina 
oltre  all'ambiente  quello  che  sarà  il  tema  fondamentale  della  sua  arte, 
l'amore  :  elemento  irrazionale  che  turba  l'equilibrio  dei  suoi  personaggi 
e  rompendo  la  cerchia  delle  convenzioni  prepara  la  tragedia.  Hardy  pos- 
siede in  grado  superlativo  il  dono  dell'aneddoto  e  il  potere  d'inventare 
sempre  nuovi  incidenti  coi  <iuali  far  procedere  l'azione  del  romanzo;  è 
invece  meno  efficace  quando  tenta  di  caiatterizzare  i  personaggi  per  mez- 
zo del  dialogo,  salvo  che  non  si  tratti  della  semplice  e  saporosa  parlata 
dei  contadini. 

Vero  figlio  del  suo  tempo,  egli  studia  l'uomo  nelle  sue  relazioni 
colla  società  in  cui  vive  e  aff'ionta  —  senza  la  consueta  reticenza  vitto- 
riana —  l'arduo  problema  dei  rapporti  tra  i  sessi  in  una  serie  i)oderosa 

—  255  — 

17  -  Breve  storia  della   letteratura   inglese. 


di  romauzi,  i  ]>iù  importanti  dei  quali  sono  :  Far  from  ihe  Madding 
Croivd  (1874),  dove  unisce  all'umorismo  e  al  fascino  della  vita  campe- 
stre la  sicura  delineazione  dei  caratteri;  The  Return  of  the  Native 
(1878),  opera  tra  le  più  perfette  per  l'armoniosa  fusione  degli  elementi 
tragici  e  idillici;  The  Mai/or  of  Casterlridge  (1886),  in  cui  scolpisce  nel 
protagonista  Michael  Hencliard  uno  dei  suoi  più  vigorosi  e  originali 
personaggi  maschili;  The  Woodìandcrs  (1887),  triste  storia  di  amori  non 
ricambiati;  Tess  of  the  d'Urhcrvilles  (1891),  opera  tragica  nel  senso  gre- 
co, ritenuta  da  molti  malgrado  le  ineguaglianze  il  capolavoro  dello  scrit- 
tore; e  Jude  the  Obscurc  (1890),  ove  il  pessimismo  grava  la  mano  del- 
l'autore detraendo  pregio  ad  un'opera  che  ha  parti  e  figure  di  primo 
ordine. 

Lo  scandalo  provocato  da  quest'ultimo  libro  indurrà  lo  scrittore 
ad  abbandonare  il  romanzo  per  dedicarsi  interamente  alla  poesia.  Così 
l'ormai  sessantenne  romanziere  vittoriano  si  rivelerà  agli  albori  del 
secolo  XX  come  una  forza  viva  della  poesia  inglese,  vincendo  a  poco  a 
poco  le  diffidenze  della  critica,  con  una  serie  di  raccolte  di  versi  altret- 
tanto poderosa  di  quella  dei  suoi  romanzi:  Wessex  Poems  (1898),  Poems 
of  the  Fast  and  the  Prescnt  (1902),  Tiìne's  Laughing-Stocks  (1909), 
^^atires  of  Circumstance  (1911),  Moments  of  Vision  (1917),  e  Winter 
Words  (postumo,  1928). 

Poeta  forte,  ma  disuguale,  il  suo  stile  non  si  distingue  per  feli- 
cità verbali  o  metriche,  ma  per  l'immediatezza  espressiva  e  la  limpida 
precisione.  Sovente  nei  suoi  versi  troviamo  soltanto  profondi  pensieri  ed 
emozioni,  il  materiale  grezzo  per  così  dire  della  grande  poesia,  talora 
però  egli  riesce  a  dar  forma  adeguata  all'intima  visione,  mostrandosi 
lirico  ispirato  e  originale.  Tra  il  1903  e  il  1908  compose  il  dramma  epico 
in  tre  parti  e  diciannove  atti  The  Dynasts,  grandiosa  sintesi  storica  e 
simbolica  delle  guerre  napoleoniche,  con  personaggi  reali  e  spii'iti  so- 
prannaturali, che  ne  commentano  l'azione,  come  i  cori  nelle  tragedie 
greche.  E'  l'opera  poetica  di  più  ampio  respiro  che  il  nostro  secolo 
abbia  prodotto. 

Thomas  Hardy,  che  alcuni  anni  dopo  la  morte  della  prima  moglie 
si  era  risposato  nel  1911  con  Florence  Emily  Dugdale,  la  sua  futura 
biografìa,  morì  a  Max  Gate  e  le  sue  ceneri  riposano  nel  «  Poets'  Corner  >> 
dell'Abbazia  di  Westminster.  .  - 

Tra  i  pessimisti  minori  ricordiamo  i  poeti  Arthur  O'  Shaughxessy. 
John  Davidson,  Ernest  Dowson  e  in  particolare  Alfred  Edward 
HousMAN  (1859-1986),  dotto  latinista,  professore  all'università  di  Cam- 
bridge,  autore  dei  volumetti  A   Shropshire  Lad   (1896)  e  Last  Poems 

—  256  — 


(1922),  nei  quali  la  sua  amarezza  trova  espressione  in  versi  di  squisita 
fattura  e  di  nitore  cristallino.  Spirito  pensoso  e  indipendente,  resta  in 
disparte  come  artista,  ma  si  mostra  osservatore  attento  degli  svilui)])i 
della  poesia  e  delle  tendenze  critiche  del  suo  tempo.  La  sua  conferenza 
The  Name  and  Nature  of  Poetry  (19:^3),  tenuta  appunto  a  Oambrid<<(*, 
è  una  presa  di  posizione  contro  le  pretese  di  quella  scuola  —  pur  brii 
lante  e  seria,  con  a  caj)©  I.  A.  Richards  —  che  lo  studio  della  poesia 
si  avvantaggi  dei  metodi  logici  e  scientifici. 


—  257  — 


J 


XV 

TAKDI  VITTORIAXI  E  TOSTVITTORIAXI 


Man  mano  che  ci  si  avvicina  alla  tine  del  secolo  XIX,  col  rapido 
sviluppo  del  progresso  tecnico,  che  trasforma  incessantemente  le  con- 
dizioni di  vita  e  di  ambiente,  spostando  i  rapporti  tra  gl'individui  e 
le  classi,  tra  l'uomo  e  la  donna  e  rendendo  più  stretti  i  vincoli  del- 
l'Inghilterra col  continente  europeo  e  con  l'America,  nuovi  valori  si 
formano  e  nuove  correnti  si  delineano  nel  campo  letterario. 

I  legami  con  la  tradizione,  linora  saldissimi  in  Inghilterra,  vanno 
allentandosi  :  il  conllitto  tra  la  fede  e  la  scienza,  che  era  stato  uno 
dei  problemi  più  «indiati  e  dibattuti  del  mondo  vittoriano,  perde  la 
sua  urgenza  e  gran  parte  del  suo  interesse,  che  va  sempre  più  pola- 
rizzandosi intorno  alle  questioni  sociali  e  politiche,  massimamente  do- 
po l'avvento  del  socialismo;  d'altro  lato  gl'intlussi  letterari  stranieri 
divengono  fattori  di  primaria  importanza  ed  alterano  profondamente 
il  corso  tanto  della  poesia  che  della  prosa  inglesi. 


L'EISOTIi^MO. 

Il  romanzo  che,  salvo  qualche  eccezione,  aveva  conservato  nel 
periodo  vittoriano  —  nonostante  i  ])rogressi  enormi,  sebbene  graduali 
—  soggetti  e  caratteristiche  insulari  —  nell'alternarsi  e  nel  confonder- 
si degli  elementi  tragici  e  comici,  nelle  digressioni  e  negli  u  a  parte  » 
con  cui  gli  scrittori  intervenivano  nella  narrazione,  nella  reticenza  nel 
trattare  i  problemi  sessuali  —  acquista  ora  carattere  cosmopolita  e  di- 
viene progressivamente  il  genere  letterario  più  in  voga,  mentre  ridot- 
,to  di  mole  e  di  piezzo  soddisfa  sempre  nuove  e  più  vaste  categorie  di 
lettori. 

Del  bisogno  di  accontentare  (juesto  pubblico,  di  gusto  meno  esi- 
gente,  che   ricerca  nel   romanzo  soprattutto  il   modo  di  evadere  dalla 

—  259  — 


monotonia  della  vita  cotidiana,  si  rese  conto  tra  i  pi-imi  Robekt  Louis 
Stevenson  (1850-94),  il  quale  fece  rinascere  il  romanzo  d'avventure, 
ricavandone  effetti  meravigliosi  di  stile,  che  non  possono  tuttavia  ma- 
scherare i  limiti  della  sua  arte. 

Nato  a  Edimburgo  e  figlio  di  un  ingegnere,  studiò  dapprima  in- 
gegneria in  quella  università,  laureandosi  però  in  legge  nel  1875.  Tu- 
bercoloso, la  sua  vita  è  una  continua  lotta  contro  il  male,  che  lo  spinge 
a  frequenti  viaggi  all'estero  in  cerca  di  salute  e  che,  se  lo  condurrà 
a  morte  immatura  per  emorragia  interna,  non  potrà  trionfare  mai  del- 
la forza  spirituale  e  dell'innato  ottimismo  dello  scrittore. 

I^  sue  prime  opere,  An  Inlamd  Voijage  (1878),  descrizione  di  un 
giro  di  canoa  fatto  dallo  Stevenson  in  Belgio  e  in  Francia,  e  Travels 
ivitJi  a  Donkey  in  the  Cevennes  (1879),  altro  libro  di  ricordi  e  d'e- 
sperienze personali  di  viaggio,  hanno  carattere  saggistico  e  si  ricol- 
legano allo  Sterne  per  il  fascino  personale  e  sentimentale  che  da  essi 
emana. 

In  Francia  aveva  incontrato  e  s'era  innamorato  di  un'americana, 
Mrs.  Fanny  Osbourne,  che  —  divorziatasi  dal  marito  —  egli  raggiun- 
se in  California  e  sposò  nel  1880.  Il  matrimonio  fu  felice,  ma  il  viag- 
gio in  America,  fatto  cogli  emigranti,  peggiorò  la  sua  salute.  Stabi- 
litosi con  la  moglie  presso  Calistoga,  sui  monti  della  costa  california- 
na, vi  rimase  per  qualche  anno,  tornando  quindi  in  Europa;  frutto 
del  suo  soggiorno  nel  Far  West  è  il  volume  The  Silverado  Squatters 
(1883). 

Intanto  aveva  composto  e  pubblicato  in  varie  riviste  e  giornali 
numerosi  saggi  e  racconti  che  raccolse  poi  nei  volumi  Virginihus 
Puerisque  (1881),  saggi  di  natura  intima  e  varia,  Faniiliar  Studies  of 
Men  and  Books  (1882),  saggi  critici,  e  The  New  Aralnan  Nights  (1882), 
novelle  in  cui  mescola  la  fantasia  e  il  sentimento  romantico  all'umo- 
rismo con  effetti  caratteristici.  Questo  libro  ed  altre  novelle  pubbli- 
cate in  seguito  contribuirono  alla  diffusione  del  genere,  già  in  voga 
in  America,  soprattutto  per  merito  del  Poe,  e  in  Francia. 

Ma  la  fama  gli  giunse  soltanto  dopo  la  pubblicazione  in  volume 
del  romanzo  d'avventure  Treasure  Isla/nd  (1883),  divenuto  un  classico 
pei  ragazzi.  A  questo  seguirono  una  serie  di  romanzi  storici  d'am- 
biente scozzese  Kidnapped  (1886),  col  seguito  Catriond  (1893).  The 
Black  Arroto  (1888)  e  The  Master  of  Ballantrae  (1889),  coi  quali  lo 
scrittore  emula  Parte  di  Walter  Scott,  che  sopravanza  in  rapidità  di 
svolgimento  e  finitezza  stilistica  senza  averne  tuttavia  la  dovizia  in- 
ventiva e  la  spontaneità.  In  The  Strange  Case  of  Dr.  Jekyll  and  Mr. 
Eyde   (1886),   che  ebbe  grande  successo  in  America   e  in   Europa,  lo 

—  260  — 


Stevenson,  ispirandosi  al  Poe,  si  diparte  dal  suo  genere  solito  per 
scrivere  un'allegoria  moderna  del  bene  e  del  male,  narrando  un  caso 
di  sdoppiamento  di  personalità. 

Peggiorate  le  sue  condizioni  di  salute  e  prescrittogli  un  cambia- 
mento* totale  di  clima,  egli  ritornò  in  America,  facendo  poi  una  lunga 
crociera  nel  Pacifico  e  stalli lendosi  nel  ISfKÌ  nelle  isole  Samoa,  ove 
continuò  l'attività  letteraria,  interessandosi  pure  alla  sorte  degl'indi- 
geni, fino  alla  morte  improvvisa. 

Rimasero  così  incompiuti  due  romanzi  a  cui  attendeva,  Weir  of 
Hermiston  (1S9(;),  vigoroso  racconto  del  Border  scozzese,  che  alcuni 
considerano  la  .sua  cosa  migliore  per  la  sobrietà  incisiva  e  la  più  at- 
tenta caratterizzazione  dei  personaggi,  e  St.  Ives  (1897),  completato 
da  Sir  Arthur  Quiller  Couch  («  Q  »). 

Allo  Stevenson,  dotato  d'una  personalità  e  d'un  fa.scino  inspiega- 
bile ad  alcuni  dei  suoi  critici,  difetta  la  profondità  e  l'originalità.  Si 
discosta  dai  romanzieri  vittoriani,  dei  quali  ha  le  preoccupazioni  mo- 
rali, per  la  cura  raffinata  e  persino  eccessiva  dolio  stile,  di  classica 
chiarezza  e  luminosità,  e  per  l'umori.smo  capriccioso  e  infantile,  che 
ne  faranno  sempre  un  beniamino  dei  giovani  :  qualità  certo  inconsuete 
in  un'età  di  realismo  e  di  scienza. 

L'artificiosità  dello  scrittore,  che  spince  taloi-a  nella  sua  prosa  ul- 
tra^laborata,  è  meno  .sensibile  nei  suoi  volumi  di  versi,  soprattutto  in 
A  CliiWs  Garden  of  Yerscs  (1885),  il  migliore  di  essi,  libro  sui  ra- 
gazzi più  che  pei  ragazzi,  privo  di  sdolcinature  e  di  pretesa  innocenza, 
che  rivela  il  carattere  fantasioso  e  un  po'  bizzarro  della  sua  natura 
essenzialmente  lirica. 

Joseph  Conrad  (1857-1924).  Teodor  Jozef  Konrad  Korzeniowski 
nacque  in  l'craina  da  genitori  polacchi.  Kimasto  presto  orfano  fu  al- 
levato da  uno  zio  materno  che  lo  fece  studiare  a  Cracovia,  ma  attratto 
dal  mare,  abbandonò  gli  .studi  per  arruolarsi  prima  nella  marina  mer- 
cantile francese  e  poi  in  quella  inglese,  percorrendo  passo  passo  tutta 
la  carriera  fino  a  diventare  capitano  di  lungo  corso  nel  188C,  anno  in 
cui  ottenne  la  cittadinanza  britannica. 

Impadronitosi  della  lingua  inglese,  di  cui  divenne  un  riconosciuto 
maestro,  sebbene  non  la  dominasse  mai  nella  pronunzia,  andò  len- 
tamente componendo  il  suo  primo  romanzo  Almaì/rr's  Folly  (189?)),  il 
cui  successo  lo  decise  ad  abbandonare  la  vita  marinara  e  a  dedicarsi 
alle  lettere,  stabilendo.si  in  Inghilterra,  dove  sposò  l'anno  dopo  una 
londinese,  Jessie  George. 

Vissuto  per  tanti  anni  sul  jionte  delle  navi,  toccando  porti  e  terre 
lontane  dall'Estremo  Oriente  all'Australia,  al  Congo,  all'America  cen- 

—  261  — 


trale,  egli  s'era  imbevuto  di  quell'atmosfera  eccitante  e  romantica  che 
formerà  lo  sfondo  esotico  e  avventuroso  della  maggior  parte  dei  suoi 
romanzi  e  racconti. 

Tra  1  principali  di  essi  ricordiamo  :  The  Nigger  of  the  Narcissus 
(1898),  Lord  Jim  (190(0,  Youth  (1902),  Ti/phoon  (1903).  Nostromo 
(1904),  Chonrr  (1913),  Victory  (1915),  The  Rorrr  (1923),  oltre  a  due 
volumi  assai  notevoli  di  memorie  e  impressioni  The  Mirror  of  the  ^ea 
(190G)  e  A  Personal  Record  (1912). 

Su  questo  scenario  di  vita  marinara  e  di  assolate  regioni  tropi- 
cali, descritte  coi  i)iiì  smaglianti  colori  e  le  risorse  di  un  vocabolario 
preciso,  ricco  e  vario,  vivono  e  agiscono  i  suoi  personaggi  —  capitani, 
lupi  di  mare,  avventurieri  e  bricconi  d'ogni  età,  genere  e  razza  —  nei 
quali  l'autore  cerca  sempre  e  sostanzialmente  una  cosa  :  l'uomo,  stu- 
diandolo nelle  sue  azioni  e  meditando  sul  suo  destino. 

In  ciò  il  Conrad,  mentre  si  discosta  nettamente  dal  semplice  ro- 
manzo d'avventure  dello  Stevenson,  s'avvicina  all'intimismo  psicologi- 
co di  Henry  James  e  di  Marcel  Proust,  rivelando  la  sua  anima  slava 
nella  dolorosa  sensibilità  verso  la  miseria  umana,  nella  tragica  os- 
sessione della  solitudine  e  dell'ignoto,  nel  senso  del  mistero  della  vita. 
Pur  essendo  riprodotti  in  modo  realistico  e  ben  individualizzati,  i  suoi 
personaggi,  di  solito  ne  com])letamente  malvagi  né  in  tutto  buoni,  han- 
no un  fondo  comune  di  desolazione  e  di  distacco,  un  senso  epico  d'ine- 
vitabilità, che  li  rende  a  un  certo  momento  esseri  simbolici,  rappre- 
sentativi dell'uomo  in  generale  al  di  fuori  delle  contingenze  di  tempo 
e  di  spazio.  In  essi  lo  scrittore  considera  qualità  positive  quelle  che 
promuovono  la  solidarietà  umana  :  la  fedeltà,  il  coraggio,  l'amore,  e 
negative  quelle  che  allontanano  l'uomo  dall'uomo  e  lo  rendono  estraneo 
e  nemico  :  l'egoismo,  la  cupidigia,  i  pregiudizi  sociali^  nazionali  e  di 
razza. 

Il  Conrad  ha  subito  l'influsso  dei  realisti  francesi  e  in  particolare 
del  Flaubert;  è  tuttavia  artista  consapevole  e  originale,  che  ha  usato 
la  tecnica  della  narrazione  indiretta  e  multipla  in  modo  nuovo,  fa- 
cendo dei  narratori  e  della  narrazione  elementi  non  soltanto  comple- 
mentari ma  reciprocamente  indispensabili.  Riconosciuto  fin  da  i^rin- 
cipio  tra  le  forze  attive  del  romanzo  moderno,  dovette  lottare  a  lungo 
per  guadagnarsi  la  popolarità  e  la  prosperità.  La  sua  opera  è  una 
delle  più  caratteristicamente  cosmopolite  del  nostro  tempo. 

Contrariamente  al  Conrad,  Rudyard  Kipling  (1865-1936)  ottenne 
immediata  e  grande  popolarità  coi  suoi  libri,  stampati  in  Inghilterra 
negli  anni  in  cui  la  nazione  si  faceva  sempre  più  consapevole  del  suo 
destino  imperiale,  che  l'opera  politica  del  Disraeli  andava  forgiando; 

—  262  — 


di  questo  destino  ejjli  fu  strenuo  assertore,  con  ben  altra  eflfìoaeia  clic 
uou  fosse  nella  poesia  patriottica  e  nazionalistica  quasi  contempora- 
nea di  William  Ernest  Henley  (IJ^J)  1903). 

Nato  a  Bombay  da  genitori  inglesi  di  religione  non  conformista, 
dopo  aver  passato  alcuni  anni  in  India,  ricevendone  le  pi  ime  impres- 
sioni incancellabili,  fu  educato  in  Gran  Bretagna  e  avviato  alla  carrie- 
ra del  funzionario  governativo,  che  non  seguì  a  causa  della  vista  di- 
fettosa. Tornato  in  India  nel  1882,  si  dedicò  al  giornalismo  e  molti 
suoi  bozzetti,  racconti  e  versi,  più  tardi  raccolti  in  volume,  apparver<^ 
dapi»rima  nelle  pagine  dei  giornali. 

Coi  Fìain  Tales  froìn  the  Hills,  i)ubblicati  a  Calcutta  nel  1888, 
tosto  seguiti  dai  volumetti  Soldirr.^  Thrrc,  The  Stori/  <>f  the  Gadshi/s. 
In  Black  and  Whitc,  Under  the  Deodara,  The  Phantom  Riclshaw  e 
Wee  Wilìic  Winìcie,  apparsi  in  rapida  successione  nello  stesso  anno, 
s'inizia  quella  serie  di  racconti  d'ambiente  indiano  che  attrassero  su- 
bito i  lettori,  stanchi  di  preziosismi  letteiari  ]!Ìù  o  meno  decadenti  e 
delle  imitazioni  del  realismo  francese,  rendendolo  ben  piesto  famoso. 

Ammiratore  della  forza  ed  esaltatore  della  stirpe  anglosassone,  il 
Kipling  ci  presenta,  su  di  uno  sfondo  naturale  selvaggio  e  imponente,  la 
vita  delle  guarnigioni  inglesi  in  India  —  ufficiali,  funzionari  civili  e  sol- 
cati —  mettendone  in  rilievo  l'energia  indomita,  lo  spirito  d'avventura, 
il  senso  del  dovei-e,  l'abnegazione  tino  al  limite  estremo,  (^uel  modo  di 
narrare  franco  e  brutale,  quell'umorismo  soldatesco,  che  del  gioina- 
lismo  aveva  la  vivezza  e  la  spontaneità,  sebbene  guaste  talora  dal  difetto 
di  gusto  e  dall'enfasi  retorica,  rivelavano  la  fresca  potenza  d'uno  scrit- 
tore di  genio  e  documentavano  l'opera  assidua  e  gigantesca  di  una 
razza  di  pionieri,  che  s'era  assunta  il  grave  comi)ito  —  dovere  morale 
del  bianco  («the  white  man's  burden  »)  —  di  civilizzare  le  razze  in- 
feriori. 

Queste  raccolte  furono  ri])ubblicate  in  Inghilteii-a  e  costituiscono 
insieme  a  Life's  Uandicap  (1891),  che  è  pure  una  serie  di  racconti  in- 
diani, la  prima  fase  dell'attività  letteraiia  dello  scrittore. 

Affermatosi  in  modo  definitivo  nel  lacconto  bieve,  il  Kijding  tentò 
con  risultato  incerto  il  romanzo  in  The  LUjht  that  Failed  (1891),  che 
ebbe  scarso  successo. 

L'anno  dopo  raccolse  in  volume  le  Barraci-  liooin  Baflads  (Ballate 
della  caserma),  molte  delle  (piali  ei-ano  già  apparse  pi-ecedentemente 
in  riviste  letterarie,  destando  —  pur  nel  loro  rude  linguaggio  soldate- 
sco —  viva  ammirazione  per  l'eloquenza  con  cui  il  poeta  esaltava  la 
grandezza  imperiale  britannica  e  per  la  sonorità  marziale  del  ritmo. 
Il  Kipling  compose  altre  due  raccolte  poetiche  The  ^evcn  »S'cas  (1890)^ 

—  263  — 


in  cui  .si  rinnovò  in  forma  auclie  maggiore  il  consenso  ottenuto  nella  pre- 
cedente, e  The  Five  Nations  (190S),  che  si  concludeva  con  la  nobile  ode 
Rccessìonal  (1897),  scritta  pel  giubileo  della  regina  Vittoria. 

Sposatosi  con  un'americana  Caroline  Starr  Balestier,  lo  scrittore 
—  che  collaborò  col  fratello  di  lei,  Charles  Wolcott  Balestier,  in  un 
lungo  racconto  d'avventure  The  Naulahka  —  si  stabilì  con  la  moglie 
negli  Stati  Uniti  per  circa  quattro  anni  (1892-6)^  durante  i  quali  com- 
pose oltre  alla  raccolta  di  novelle  Many  Inventions  (1893),  prevalente- 
mente d'ambiente  indiano,  tra  le  quali  meritano  speciale  menzione  i 
racconti  In  the  Rukh  e  Mij  Lord  the  Elephmit,  i  due  famosi  libri  sulla 
giungla  indiana  The  Jungle  Book  (1894)  e  The  Second  Jungle  Book 
(1895),  con  cui  inizia  una  nuova  fase  della  sua  attività  letteraria, 
creando  un  mondo  nuovo  e  conquistando  un  nuovo  pubblico. 

Queste  storie  di  animali  —  umanizzati  al  modo  dei  favolisti  e  rap- 
presentati sovente  con  maggior  profondità^  e  introspezione  che  non 
metta  nei  suoi  uomini  —  e  di  Mowgli  —  il  ragazzo  allevato  dai  lupi  ed 
educato  da  Bagheera,  la  pantera  nera,  e  dall'orso  bruno  Baloo  —  ci 
offrono,  come  osserva  giustamente  il  Blebora,  «  il  segreto  più  profondo 
della  spiritualità  kiplinghiana;  che  appunto  più  validamente  si  rivela 
nella  rappresentazione  degli  animali  e  dei  ragazzi,  quasi  per  un  senso 
mistico  del  primigenio  e  dell'elementare  »  (1).  In  The  Second  Jungle 
Hook,  oltre  alle  storie  d'animali,  ricordiamo  The  Miracle  of  Purun 
Bhagat,  uno  dei  racconti  più  perfetti  usciti  dalla  penna  del  Kipling. 

Tornato  in  Inghilterra,  pur  facendo  frequenti  viaggi  all'estero  — 
fu  in  Africa  nel  1900  quale  corrispondente  di  guerra  durante  la  cam- 
pagna boera  —  continuò  a  scrivere  e  a  pubblicare.  Ai  Captains  Cou- 
rageous  (1897),  libro  d'avventure  d'ambiente  americano,  seguì  The 
Day's  Work  (1898),  volume  di  racconti  che  contiene  alcune  delle  sue 
cose  migliori:  storie  d'ambiente  indiano,  come  The  Bridgc-Builders. 
The  Tomi)  of  Bis  Ancestors  e  William  the  Conqueror,  escursioni  nel 
regno  meraviglioso  dei  sogni  e  della  fantasia,  come  The  Brushwood  Boy, 
o  infine  racconti  che  rivestono  di  poesia  il  mondo  delle  moderne  inven- 
zioni meccaniche,  come  -007. 

Nella  piena  maturità  del  suo  genio  lo  scrittore  ritenta  il  romanzo 
con  Kim  (1901)  e  questa  volta  ottiene  un  successo  memorabile.  A  dire 
il  vero  il  romanzo  non  dovrebbe  essere  uè  una  novella  allungata,  come 
era  il  caso  di  The  Light  that  Failed,  uè  un  seguito  di  racconti  staccati 
collegati   insieme,    come   in   questo   secondo   tentativo.    Tuttavia   Kim, 


(1)  Piero   Rebora,    La   letteratura   ìnyìcsc   del  Novecento,   Firenze,   Le   T.iugue 
Estere,  1950,  pag.  32. 

—  264  — 


nel  quale  l'autore  ci  rappreseuta  un  quadro  vivido  e  completo  del- 
l'India, di  cui  ci  descrive  la  natura  lussureggiante  e  misteriosa,  la 
popolazione,  religione  e  superstizioni,  la  vita  della  strada  e  dei  bazar, 
è  opera  incomparabile,  la  più  impegnativa  di  quante  egli  abbia  pro- 
dotte, e  rimarrà  un  classico  nel  suo  genere. 

11  romanzo  narra  le  avventure  di  Kiiuball  O'Hara,  orfano  di  un  sergente  Irlan- 
dese e  quindi  allevato  dai  nativi,  che  diviene  il  chela  (discepolo)  d'un  vecchio  lama 
tibetano  e  lo  accompagna  nelle  sue  peregrinazioni.  Adottato  dal  reggimento  dove 
fra  stato  suo  padre  e  istruito  in  un  cf)llegio,  conduce  a  termine  una  missione  affida- 
tagli dalla  polizia  segreta  inglese. 

Nelle  opere  seguenti  cresce  il  desiderio  dell'autore  di  mostrare 
la  sua  bravura  stilistica  e  di  sfoggiare  tecnicismi  verbali  e  descrittivi, 
mentre  l'intento  didattico  diviene  sempre  più  palese.  Just-So  Storics 
(191^2)  è  un  libro  di  favole  per  bambini,  squisite  ma  artificiose.  In  Trafficn 
and  Discoveries  (1D04)  ritroviamo  i  soliti  racconti  di  guerra  (quella 
boera),  di  marineria  e  d'invenzioni.  Vi  è  però  un  piccolo  capolavoro 
fantastico  Thci/. 

L'ultima  fase  dell'attività  letteraria  dello  scrittore  è  dedicata  si)e- 
cialmente  ai  ragazzi,  pei  quali  con  Puck  of  Pook's  Hill  (1906)  e  il  suo 
.seguito  Reicards  and  Fairìes  (191Uj,  crea  una  mitologia  .semistorica  del- 
l'Inghilterra e  del  suo  paesaggio.  Le  opere  posteriori  del  Kipling,  che 
ottenne  il  premio  Nobel  nel  1907,  hanno  interesse  secondario. 

Malgrado  la  sua  superficialità  psicologica,  l'amore  per  i  forti  con- 
trasti e  i  colori  sgargianti  e  l'incapacità  di  rapi)resentare  le  creature 
umane  intellettualmente  o  sentimentalmente  più  complesse  e  raffinate, 
liudjard  Kipling,  per  la  straordinaria  vitalità  e  potenza  inventiva,  uni- 
te al  dono  del  narratore,  rimane,  astrazion  fatta  delle  ragioni  contin- 
genti e  transitorie  che  determinarono  il  suo  successo,  uno  degli  scrittori 
più  rappresentativi  dell'ultimo  periodo  vittoriano. 

Tra  gli  esotisti  minori  ricordiamo  :  Gi»i:ge  Boiatow  (1803-81),  perso- 
nalità eccentrica  di  fanatico  protestante  e  d'innamorato  della  vita  ran- 
dagia e  avventuro.sa,  che  ha  il  merito  di  aver  dato  per  primo  agli 
zingari  cittadinanza  nelle  lettere  inglesi.  Le  sue  opere  principa- 
li The  Bihle  in  AS'pa//;  (181.SÌ  e  Larrnffro  (1851)  col  seguito  The 
Roman//  Rijr  (1857),  .sono  storie  d'avventure  di  .sapore  picaresco, 
sconnesse  ma  efficacemente  narrate,  in  cni  la  fantasia  si  mescola 
alla  nota  autobiografica.  Alexander  William  Kin(;lake  (1809-91),  sto- 
rico della  guerra  di  Crimea  e  autore  d'un  affascinante  libro  di  viaggi 
Eotlien  (1814:),  che  ha  per  sfondo  il  vicino  Oriente;  Richard  Iìurton 
(1821-90).  colto  viaggiatore,  scrittore  di  viaggi  e  traduttore  delle  Mille 
'■  una  notte,  la  cui  opera  più  importante  «"^  il  Pilgriniof/c  to  El-Medinah 

—  265  — 


ami  Mecca  (1855-0);  Lat'ubncb  Oliphaxt  (1829-88),  autore  del  volume  The 
Russia)}  Shorcs  of  the  Black  Sea  (185:^)  e  del  lonianzo  satirico  Picenàilììf 
(1870);  Lai-x:adio  Heakn  (18r)ó-1904),  di  padre  irlandese  e  di  madre  gre- 
ca che,  dopo  esser  stato  giornalista  in  America  e  aver  dimorato  per  due 
anni  nella  Martinica,  sulla  quale  ci  ha  lasciato  un  volume,  si  stabilì  in 
Giappone,  prendendone  la  cittadinanza  e  sposando  una  giapponese.  In 
Glimpses  of  Unfamiìiar  Japan  (1891)  e  Kokoro  (1896)  ci  narra  appun- 
to della  sua  nuova  i»atria,  di  cui  ammira  la  lealtà  e  l'eroismo  del 
popolo,  la  morale  e  l'arte. 

Meritano  inoltre  di  essere  qui  nominati  il  giornalista  e  poeta  Sir 
Edwix  Arnold  (1882-1901),  che  ottenne  un  successo  notevole  col  poe- 
ma d'ispirazione  buddista  The  Lnght  of  Asia  (1879);  e  Charles  Mon- 
T£GU  DouGHTY  (  1 84.3-1 92()),  poeta  austero,  autore  del  vasto  poema  epi- 
co The  Dawn  of  Britain  (1906-7),  ed  esploratore,  che  col  suo  libro 
Trarels  in  Arabia  Deserta  (1888),  scritto  in  una  prosa  arcaicizzante, 
intluenzò  Thomas  Edward  Lawiìejxce  (1888-1935),  l'agitatore  dell' Arabia 
contro  i  Turchi  durante  la  prima  guerra  mondiale.  Quest'ultimo,  genia 
le  organizzatore  e  uomo  d'azione,  ci  narra  le  sue  esperienze  e  avventure 
in  Arabia  in  The  ^'eceìi  Piìlars  of  Wi^dom  (stampato  nel  102(>  in  un'edi- 
zione fuori  commercio  e  poi  nel  193.5).  opera  lunga  e  diflicilmente  defi- 
nibile ma  ricca  di  descrizioni  suggestive  e  di  figure  nettamente  dise- 
gnate che  del  deserto  hanno  la  maestà  e  il  mistero.  Un  riassunto  di 
questo  libro  Reiolt  in  the  Desert,  pubblicato  nel  1927,  incontrò  subito 
grande  successo.  Al  Lawrence  dobbiamo  ancora  alcuni  saggi,  una  ver 
sione  in  prosa  dell'Odissea  e  l'importante  epistolario. 


LA  R IX ASCI T A  CELTICA 

La  Rinascita  celtica  («  Celtic  Revival  »)  è  un  movimento  lettera- 
rio che  mira  a  stabilire,  attingendo  alle  antiche  tradizioni,  alla  lingua 
e  alla  letteratura  irlandese,  una  nuova  spiritualità  celtica  indipenden- 
te da  ogni  influsso  anglosassone.  Connessa  solo  in  parte  al  partito  po- 
litico nazionalista  irlandese  8inn  Fein  (=  Noi  stessi),  si  riallaccia  al 
decadentismo  e  al  simbolismo  francese  e,  per  quel  che  riguarda  il  tea 
tro,  soprattutto  a  quell'aspetto  di  esso  che  è  l'opera  diammatica  di 
Maurice  Maeterlinck.  Deve  la  sua  importanza  all'aver  avuto  tra  le  fi- 
le alcuni  scrittori  di  reale  talento  artistico,  che  un  movimento  lette- 
rario non  può  creare  degli  artisti,  può  —  se  mai  —  rivelarli  a  se  stes- 
si e  agli  altri;  così  pure  le  varie  influenze  e  le  aflSnità  innegabili  con 
altri  movimenti  contano  soprattutto  in  quanto  trovano  una  rispondenza 
nell'animo  di  questi  scrittori,  stimolando  tendenze  innate  preesistenti. 

—  266  — 


Tra  i  precursori  basti  qui  nominare  per  il  loro  valore  letterario 
James  Maxgax,  Sir  Samliol  Frajaussox,,  T.  Daxikl  Sullivax  e  in  par- 
ticolare Staxdish  O'  Gkady  (184G-192S),  il  quale  con  le  sue  storie  d'Ir- 
landa, concepite  in  modo  epico  più  che  scientifico,  e  coi  suoi  romanzi 
e  racconti  storici,  scritti  col  fervore  creativo  del  bardo,  ridesta  l'inte- 
resse per  l'antico  mondo  irlandese,  ispirando  contemporaneamente  dot- 
ti e  poeti. 

Il  movimento  s'inizia  con  la  fondazione  a  Londra  dell' «  Irish  Lit 
erary  Society»  (1891),  seguita  l'anno  dopo  dall' «  Irish  National  Lit- 
erary  Society  »  di  Dublino,  e  annovera  tra  i  suoi  promotori  e  anima- 
tori Ch.'irles  Gavan  Duify.  Douglas  Hyde,  A.  Stopford  Brooke,  George 
Sigerson,  Lady  Gregory,  W.  B.  Veats,  J.  M.  Synge  e  G.  W.  Russell.  Il 
programma  chiaramente  delineato  nel  1893  dal  Kev.  Stopford  Bi-ooke 
nella  prolusione  alla  London  Society,  oltre  allo  studio  e  alla  pubblica- 
zione degli  antichi  manoscritti  irlandesi,  comprendeva  la  versione  e  il 
raggruppamento  in  cicli  dei  vari  racconti  e  leggende,  da  cui  si  doveva 
trarre  is])i razione  per  una  nuova  produzione  poetica. 

Di  come  queste  raccolte  dovessero  esser  fatte  aveva  già  dato  l'e- 
sempio Douglas  Hyde  (1860-1949),  più  tardi  presidente  dell'Eire,  con 
Beside  the  Fire  (1890),  serie  di  racconti  folkloristici,  che  conservavano 
il  colore  locale  e  lo  spirito  sognante,  malinconico  e  fiabesco  degli  oii- 
ginali,  nei  (juali  usa  per  primo  quel  linguaggio  di  tessitura  inglese  im- 
preziosito da  vocaboli  e  costrutti  irlandesi,  di  cui  il  Synge  sarà  l'insu- 
perato maestro.  A  questo  libro  seguiiono  i  Love  Songs  of  Connacht 
(1893),  1  Sonffs  dscribed  to  Raftcry  (1903)  e  The  Religious  Songs  of  Con- 
nacht (1906),  coi  quali  estese  al  campo  della  poesia  il  lavoro  iniziato 
in  quello  della  prosa. 

L'entusiasmo  prodotto  dal  movimento  condusse  —  oltre  alla  co- 
stituzione di  società  e  leghe  per  gli  studi  celtici  e  indipendentemente 
dagli  sviluppi  politici,  che  non  ci  interessano  in  questa  sede  —  a  una 
fioritura  poetica  e  letteraria  veiamente  notevole,  che  si  concretò  nel- 
l'opera di  grande  valore  artistico  di  alcuni  scrittori,  in  forme  di  colla- 
borazione poetica  e  drammatica,  tra  le  quali  va  ricordata  l'antobjgia 
Poems  and  Baìlads  of  Young  Ircìand  (1888),  e  nella  fondazione  del  glo- 
rioso «  Abbey  Theatre  »  (1904),  esempio  e  modello  di  teatro  nazionale, 
che  ebbe  tanta  parte  nella  rinascita  artistica  dell'Irlanda. 

Al  centro  del  movimento  troviamo  la  figura  di  William  Butler 
Yeats  (18(>">-1939j,  non  solo  i)eichè  ne  è  la  personalità  letteraria  più 
eminente,  ma  anche  perchè  seppe  comunicare  agli  altri  il  suo  entusia- 
smo e  galvanizzare  gli  animi,  trovando  sostenitori  e  scoprendo  nuovi 
adepti   alla  causa   e   agl'ideali    pei    quali     si     batteva,   sicché   Geoige 

—  267  — 


]^looi'e  potè  dire  che  u  the  whole  Irish  literary  iiiovement  arose  oiit  of 
Yeats  and  returns  to  Yeats  »  (1). 

Jsacque  presso  Dublino,  di  famiglia  protestante  della  contea  di 
Sligo,  dove  trascorse  parte  dei  suoi  primi  anni,  studiò  quindi  pittura 
e  lettere  a  Dublino  finché  a  21  anni  si  decise  per  quest'ultima  carriera. 

La.  sua  poesia  giovanile  d'aereo  incanto  e  di  raffinata  melodia, 
mentre  lo  mostra  erede  dello  i^penser  e  di  Shelley,  si  ricollega  nel  suo 
misticismo  visionario  al  mondo  poetico  del  Blake  e  dei  preraffaelliti,  so- 
stituendo al  Cristianesimo  del  primo  e  al  medievalismo  dei  secondi  il 
magico  sfondo  dell'Irlanda  e  del  suo  passato  leggendario  e  poetico.  È 
anch'essa  un  tentativo  di  evasione  dal  mondo  moderno  della  città  indu- 
striale, della  macchina  e  del  razionalismo  scientitìco  di  Huxley  e  di 
Tyndall,  da  lui  detestati  per  avergli  fatto  perdere  la  fede  semplice  d(M 
suoi  padri;  mondo  che  il  poeta,  nel  suo  bisogno  insopprimibile  di  mi- 
sticismo, ritiene  del  pari  illusorio  e  rigetta  per  un  altro  più  bello,  che 
egli  stesso  crea,  le  cui  leggi  profonde  sono  rivelate  solo  al  cuore  e  al- 
l'immaginazione del  vate  :  intuizioni  dell'anima  e  divinazioni  della  fan- 
tasia ispirata. 

In  altre  parole  la  poesia  non  dovrà  essere  una  critica  o  un'inter- 
pretazione della  vita,  bensì  la  rivelazione  della  vita  stessa,  invisibile  e 
incomprensibile  al  profano.  Un  credo  siffatto,  se  nella  sua  nebulosa  in- 
consistenza e  fragilità  è  ovviamente  inadeguato  a  servire  di  guida  alla 
civiltà  moderna  che  ha  smarrito  la  via  e  non  sa  più  scorgere  la  meta, 
serve  invece  egregiamente  allo  Yeats  per  dar  vita  al  suo  mondo  lirico, 
avvolto  in  un'atmosfera  perlacea  di  quieta  e  sognante  bellezza. 

Tra  le  raccolte  poetiche  di  questo  periodo  ricordiamo  Mosada^  a 
Dramatìc  Poem  (1880),  The  Wandcrings  of  Oisbi  and  other  Poems 
(1889),  The  Countess  Kathleen  and  Various  Legends  and  Ld/rics  (1892), 
The  Wind  among  the  Reeds  (1899)  e  i  Poems  1S99-1905  (1906),  nelle 
quali  s'ispira  prevalentemente  al  mondo  irlandese  nei  suoi  tre  aspetti 
principali  :  i  miti,  gli  dei  e  gli  eroi  pagani  dell'antica  epica  celtica; 
le  streghe,  gli  elli  e  le  fate  con  cui  la  fantasia  nordica  popola  i  luoghi 
familiari;  le  leggende  cristiane  medievali. 

Dedicatosi  ben  presto  al  teatro,  che  gli  sembrava  il  terreno  più 
favorevole  per  venire  a  contatto  con  la  sensibilità  del  popolo,  fa  sorgere 
a  Londra,  con  la  collaborazione  di  Lady  Gregory  e  d'altri,  il  primo 
«  Irish  Literary  Theatre  »  (1899).  con  attori  inglesi,  del  quale  fu  per 
vari  anni  uno  dei  direttori,  continuandolo  poi  a  Dublino  fino  a  quando 
riesce  (grazie  al  mecenatismo  di  Miss  A.  E,  Horniman)  ad  acquistare 
r«  Abbey  Theatre  »,  dove  stabilisce  una  compagnia  di  attori  irlandesi. 

(1)  L'intero  movimeuto  letterario  irlandese  sorse  da  Yeats  e  a  Yeats  ritorna. 

—  268  — 


La  stessa  atmosfera  incantata  di  magia  e  di  sogno  delle  poesie 
ritroviamo  nel  suo  teatro,  di  cui  i  valori  lirici  costituiscono  l'intima 
ragione  e  la  parte  essenziale,  pur  non  mancando  temi  e  situazioni  di 
reale  possibilità  drammatica.  Basti  citare,  oltre  a  The  Countess  Kath- 
ìcen,  dramma  lirico  della  carità  miistica.  The  Ijind  of  Heart's  Desire 
(1894),  che  ebbe  qualche  successo  sulle  scene  londinesi,  Cathleen  ni 
koulihan  (1902),  lavoro  in  un  atto  in  prosa,  tra  i  più  riusciti  dal 
punto  di  vista  drammatico,  nel  quale  il  simbolo  acquista  ampiezza  e 
forza  d'emozione  i)atriottica;  The  Pot  of  Broth  (1902),  farsa  verista  di 
carattere  popolare.  The  Hour  Gìass  (La  clessidra,  1903),  di  contenuto 
fantastico-speculativo  con  personaggi  simbolici  come  nelle  «  morali- 
ties  »  medievali;  e  Dcirdre  (1906),  uno  dei  suoi  drammi  migliori  poeti- 
camente e  teatralmente  che  riportò  anche  sulle  scene  notevole  successo. 

Maestro  della  tecnica,  Yeats  è  uno  dei  poeti  moderni  più  accu- 
rati dal  i»unto  di  vista  formale.  La  sua  arte  col  passare  del  tempo  sul)i- 
.sce  un  processo  di  interiorizzazione,  percettibile  sia  nel  teatro  sia  nella 
produzione  lirica  dell'ultimo  periodo,  della  quale  citiamo  The  Gre<n 
Helmet  and  other  Poems  (1909-12),  Responsibihties  (1912-U),  The  Wild 
Swans  at  Coole  (1917),  The  Tower  (1927)  e  Th^  Winding  Stair  (1929). 
In  queste  raccolte  l'oggettività  almeno  intenzionale  nel  ritrarre  i  dati 
leggendari  e  di  fatto  tende  a  sostituirsi  con  un'interpretazione  sempre 
più  soggettiva  e  personale  di  essi,  la  poesia  si  fa  più  sobria,  più  in- 
tellettuale e  virile,  e  il  misticismo  si  tinge  d'influssi  orientali  e  d'oc- 
cultismo. Ma  egli  rimane  sempre  artista  sincero  ed  ispirato,  uno  dei 
maggiori  poeti  del  nostro  tempo. 

Importante  è  pure  la  sua  prosa,  particolarmente  quella  di  carattere 
autobiografico  e  critico.  Oltre  al  breve  romanzo  John  Sherman  (1891) 
e  alle  novelle  The  ^Secret  Rose  (1897)  e  Storics  of  Red  Hanrahan  (1904), 
ricordiamo  i  saggi  di  carattere  immaginativo,  critico  e  filosofico  Ideas 
of  Good  and  Evil  (1903),  The  Cutting  of  an  Agate  (1912)  e  Per  Amica 
Silentiu  Lunae  (1918),  e  i  volumi  autobiografici  Reveries  over  Childhood 
and  Youth  iUnò)  e  The  Trembling  of  the  Veil  (19122),  attraenti  pel  con- 
tenuto e  per  la  forma  limpida  edi  espressiva. 

Un  misticismo  più  puro  di  quello  di  Yeats,  essendo  libero  da  ele- 
menti fantastici  e  spiritistici,  ritroviamo  in  Ge<»kgb  William  Russell 
U  A.  E.  »,  1867-193.")).  unito  però  a  un  talento  meno  versatile  e  ad  in- 
feriori qualità  poetiche.  La  parte  migliore  della  sua  poesia,  ispirata  a 
una  teosofia  che  si  ricollega  al  pensiero  indiano  e  buddista,  si  trova 
nelle  raccolte  poetiche  giovanili  Homeward  :  Songs  hij  the  Way  (1894), 
The  Earth  Breath  (1897)  e  The  Divine  Vision  (1903),  scritte  con  facile 
vena  ma  a  volte  con  iJiofonda  intensità  spirituale. 

—  269  — 


Notevoli  i  suoi  saggi  e  articoli  i)olitici  e  letterari,  mentre  la  sua 
partecipazione  ai  teatro  si  limita  al  dramma  lirico  Deirdrc  (1902),  in 
pi'osa  squisita. 

Yeats  seppe  raccogliere  intorno  a  sé  un  gruppo  di  scrittori  dram- 
matici i  quali  portarono  sulle  scene  irlandesi  quel  verismo  provinciale 
che  proprio  in  questo  periodo  s'andava  affermando  in  Europa  e  che  in 
Irlanda,  fondendosi  con  la  fantasia  e  l'umoiismo  nativi,  assunse  aspet- 
ti caratteristici. 

luii  tigura  più  rappresentativa  del  teatro  iilandese  è  quella  di  John 
MrLLiNGTox  Syxoe  (1871-1909),  nato  a  liathfarnliam  (Dublino)  di  fa- 
miglia anglo-irlandese  ed  educato  al  Trinity  College  di  Dublino.  Dopo 
la  laurea  viaggiò  in  Francia,  in  Germania  e  in  Italia,  stabilendosi  poi 
per  alcuni  anni  a  Parigi,  dove  si  occupò  di  critica  letteraria,  t^coperto 
da  Yeats,  che  ne  intuì  il  genio  e  le  possibilità,  accettò  il  consiglio  di 
questi  di  recarsi  nelle  isole  Aran.  all'imboccatura  della  baia  di  Galway, 
vivendo  per  un  lungo  periodo  a  contatto  con  quel  popolo  rude  di  poveri 
pescatori  e  contadini,  osservandone  il  carattere  e  i  costumi  e  facendo  te- 
soro dei  loro  racconti  e  della  loro  lingua  colorita.  Di  questo  soggiorno, 
che  ebbe  valore  decisivo  sulla  sua  formazione  artistica,  ci  ha  lasciato  la 
descrizione  nel  volume  The  Aran  Islands   (1907). 

Dedicatosi  al  teatro,  dimostrò  fin  da  principio  qualità  di  dramma- 
turgo nel  sicuro  intuito  scenico  e  nella  facoltà  di  creare  attraverso  il 
dialogo  dei  personaggi  un  mondo  plausibile  e  avvincente  da  nn  lato  e 
rappresentativo  dell'Irlanda  dall'altro.  I  suoi  drammi  hanno  caratte- 
re spiccatamente  verista.  I  personaggi  —  contadini,  marinai  ,  vaga- 
bondi —  sono  esseri  semplici  e  rozzi,  primitivi  nella  psicologia  ed  ele- 
mentari nelle  passioni,  ma  egli  riesce  ad  elevare  questo  mondo  popola- 
resco, romantico  e  caricaturale  nella  sfera  della  poesia,  circondando  gli 
elementi  che  lo  compongono  di  un'atmosfera  mistico-fantastica  che  è 
insita  nell'animo  irlandese  e  perciò  connaturata  all'ambiente  e  sponta- 
nea nell'artista. 

Il  linguaggio  anglo-irlandese  da  lui  usato,  poetico  e  realistico  ad 
un  tempo,  attinge  vocaboli  ed  espressioni  dalla  viva  parlata  del  popolo, 
ma  ha  un'intrinseca  bellezza  sua  propria  che  invano  altri  tenterà  più 
tardi  d'eguagliare. 

Il  Sjnge  non  ha  preoccupazioni  morali,  sociali  o  nazionalistiche, 
una  sua  «  commedia,  come  una  sinfonia,  non  vuol  insegnare  o  provare 
nulla  ».  Artista  consapevole  ed  esigente,  pone  gran  cura  a  eliminare  dai 
suoi  lavori  ogni  scoria  o  superfluità,  tanto  da  apparire  talvolta  fin 
troppo  castigato  e  scarno.  Questo  scrupolo  della  forma  gli  veniva  dai 
lunghi  studi  di  letteratura  francese,  alla  quale  deve  inoltre  l'attitudine 

—  270  — 


d'ironico  distacco  sempre  presente  nei  suoi  drammi  e  così  aliena  dalla 
mentalità  irlandese  da  provocargli  più  volte  il  risentimento  dei  conna- 
zionali. 

Il  primo  lavoro,  in  un  atto,  The  Shadow  of  the  Glen  (1903),  in 
cui  ci  rappresenta  una  giovane  donna  irlandese  che  abbandona  il  vecchio 
marito  avaro,  fintosi  morto  i)er  mettere  albi  prova  il  suo  attaccamento, 
e  se  ne  parte  con  un  vagabondo,  fu  infatti  fischiato  alla  fine  dal  pub- 
blico che  non  poteva  ammettere  l'infedoltà  di  una  moglie  irlandese.  Il 
dramma  seguente  Riders  to  the  ^Sea  (1U04),  pure  in  un  atto,  è  un  i)ic- 
colo  capolavoro  di  poesia  :  l'infinito  dolore  di  una  vecchia  madre  di 
pescatori,  cui  muore  annegato  anche  l'ultimo  figlio,  è  rappresentato  con 
attica  purezza  ed  ha  la  composta  dignità  della  grande  tragedia.  In  The 
Well  of  the  Saints  (1905),  in  tre  atti,  l'autore  tratta  in  modo  ironico 
e  originale  il  tema  del  miracolo:  un  santo  ridona  la  vista  a  due  men- 
dicanti, marito  e  moglie,  illusi  dalle  lodi  canzonatorie  della  gente  di  es 
sere  belli,  ed  essi  accortosi  dell'inganno  e  amareggiati  chiedono  di  ri- 
diventerà ciechi. 

Segue  il  capolavoro  del  Synge  The  Pìaì/hot/  of  the  Western 
World  (1907).  commedia  satirica  in  tre  atti,  in  cui  si  mette  in  ridicolo 
Tammirazione  del  jiopolo  irlandese  per  i  delinquenti,  dando  nel  con- 
tempo un'efiBcace  rappresentazione  realistica  di  ciò  che  vi  è  di  più  tipi- 
camente paesano  e  brutale  nel  carattere  del  ]>opolo  irlandese  e  un  po'  di 
tutti  i  popoli,  come  osserva  giustamente  il  Pellizzi  (li.  Gli  elementi 
drammatici  e  idillici,  patetici  e  ironici,  si  fondono  .senza  sforzo  in  questa 
commedia  ricca  di  movimento  e  di  colpi  di  scena  e  ne  fanno,  unita- 
mente alla  lingua  pura  e  «  saporosa  come  noce  o  mela  »,  un'opera 
unica  nel  suo  genere,  uno  dei  lavori  teatrali  più  riusciti  dei  temi)i 
moderni. 

Trascurando  la  commedia  farsesca  in  due  atti  The  Tinkrr'.s 
Wedding  (1907),  che  non  fu  mai  rappresentata,  la  carriera  drammatica 
del  Synge  si  chiude  con  Deirdre  of  the  Sorrows  (1910).  alla  quale  lo 
scrittore  stava  dando  gli  ultimi  ritocchi  quando  fu  colto  dalla  morte 
immatura.  La  tragedia,  in  tre  atti,  riprende  l'antica  leggenda  irlandese 
della  bc^llissima  giovinetta  Deirdre  amata  dal  vecchio  re  dell'Ulstei- 
Conchubor,  che  la  trae  con  l'inganno  alla  reggia  e  fa  trucidare  il  suo 
innamorato  Naisi,  onde  la  fanciulla  pazza  di  doloie  si  uccide.  Questa 
storia  d'amore,  di  gelosia  e  di  sangue  ha  bellezze  poetiche  e  di  stile 
tali  da  renderla  nettamejite  superiore  ai  pur  notev(di  lavori  sullo  stesso 
argomento  di  «  A.  E.  »  e  di  Yeats.  già  citati. 


(1)  Camillo  Pellizzi,  Il  teatro  inyUKc,  Milano,  Garzanti,  1*43,  pag.  2S). 

—  271  — 

18  -  Breve  storia   della   letteratura    inglese. 


Altra  fìgiii'rt  iiiiiiortaiite  del  teatro  ii-laiìdese  è  L-ady  x\ugusta 
Gregory  (18Ò0-1932),  che  di  esso  fu  organizzatrice,  protettrice  e  storica 
(nel  volume  Our  Irish  Theatre,  1913).  Tradusse  con  successo  in 
«  Kiltartan  »  (così  chiama  il  suo  anglo-irlandese)  alcune  commedie  di 
Molière,  mentre  nelle  opere  originali,  tra  le  quali  merita  particolare 
menzione  un  gruppo  di  commedie  in  un  atto  pubblicate  col  titolo  ^rven 
8hort  Plaìjfi  (1000),  rivela  un  umorismo  farsesco  ma  spontaneo.  Accanto 
a  lei  ricordiamo  ancora  EnwAito  Martin  (1859-1024),  il  inù  ibseniauo 
degli  irlandesi,  che  ci  ha  lasciato  fra  Faltro  due  forti  drammi  The 
Heather  Ficld  (1890)  e  Maeve  (1900);  e  Padraic  Colum  m.  1881),  scrit- 
toi'e  originale  anche  esso,  più  tardi  emigrato  in  America,  del  quale 
citiamo  i  drammi  Broken  Soil  (100.3),  riveduto  col  titolo  The  Fìddler'S 
House  (1907).  The  Land  (lOO."))  e  Thomas  Muskerrìj  (1010);  mentre  il 
contributo  di  George  Moore  alla  rinascita  del  teatro  irlandese  è  del 
tutto  trascurabile. 

Tralasciando  alcuni  scrittoi-i.  (piali  Lord  Dunsany,  St.  John  Ervine. 
Lennox  Robinson,  che  formano  —  insieme  a  numerosi  altri  d'impor- 
tanza secondaria  —  la  nuova  generazione  dei  drammaturghi  irlandesi, 
un  cenno  speciale  merita  Sean  O'  Casey  (n.  1884),  che  di  essi  è  il  più 
rappresentativo. 

Nato  a  Dublino,  di  famiglia  e  sentimenti  proletari,  autodidatta 
di  non  molta  cultura,  partecipò  alla  rivolta  irlandese  del  1010.  di  cui 
ci  dà  il  resoconto  nel  primo  libro  da  lui  pubblicato  The  Eistory  of 
the  Irish  Citizen  Army  (1918). 

Dopo  vari  tentativi  infruttuosi,  riuscì  a  far  rappresentare  al- 
l'Abbey  Theatre  il  dramma  in  due  atti  The  ^hadow  of  a  Giinman  (19*23), 
incontrando  subito  un  grande  successo  popolare.  Dalla  vicenda  di  due 
patrioti  irlandesi,  chiacchieroni  e  codardi,  i  quali,  provocata  una 
perquisizione  nella  casa  da  parte  dei  soldati  del  corpo  di  polizia 
britannico,  lasciano  arrestare  la  fidanzata  innocente  di  uno  di  essi, 
31  inule  Powell,  che  viene  portata  via  e  fucilata,  egli  sa  ricreare  quel- 
l'atmosfera di  terrore  in  cui  viveva  l'Irlanda  nel  periodo  insurrezionale, 
tracciando  con  mano  maestra  figure  e  macchiette  nelle  quali  il  tragico 
e  il  comico  coesistono  e  s'intrecciano  di  continuo. 

Successo  anche  maggiore  riportò  col  dramma  Jiino  and  the  Paycock 
(Giuno  e  il  pavone,  1024),  a  tutt'oggi  il  suo  capolavoro,  e  con  The 
J'iough  and  the  Stars  (1026),  dove  ritroviamo  lo  stesso  ambiente  in- 
surrezionale, in  cui  la  folla  multiforme  e  incoerente,  gretta  e  magna- 
nima, eroica  e  vile,  è  la  vera  protagonista.  I  quartieri  poveri  di  Dublino 
vivono  in  questi  lavori  in  tutta  la  loro  realtà  desolata,  in  un  seguito 
di   scene   apparentemente   caotiche,    che   l'autore   riproduce   ricorrendo 

—  272  — 


a  ima  tecnica  ciuematografica,  la  quale  del  verismo  lia  il  carattere 
fotografico  ma  uou  gl'intenti. 

Nei  drammi  posteriori  The  Silver  Tassie  (1929),  Within  the 
Gatcs  (1934),  Red  Roscs  for  Me  (1942)  ed  altri  secondari,  l'autóre  si 
sforza  di  raggiungere  una  forma  più  persuasiva  e  di  dare  al  suo  pen- 
siero e  alle  sue  sensazioni  carattere  più  conseguente  e  sistematico,  in 
ciò  aiutato  dall'abbracciata  fede  comunista;  sembra  tuttavia  ch'egli 
ottenga  questa  maggior  chiarificazione  interiore  a  spese  della  spon- 
taneità, per  quanto  riesca  ancora  a  creai-e  personaggi  vivi  e  macchiette 
fortemente  individualizzato  su  di  uno  sfondo  di  miseria  materiale  e 
d'irreparabile  smarrimento  spirituale. 

Da  alcuni  anni  attende  a  un'opeia  di  carattere  autobiografico,  di 
cui  sono  apparsi  finora  i  volumi  /  Knock  at  the  Door  (1939),  Pictures 
iìì  the  Eaìlwaij  (1942)  e  Drums  under  the  Windows  (1945). 

LA   CRITICA   SOCIALE. 

Sullo  scorcio  del  secolo  XIX  e  agl'inizi  del  XX,  col  progressivo 
svilupparsi  del  socialismo,  che  assume  una  parte  sempre  più  notevole 
nella  vita  e  nel  governo  delle  nazioni,  la  (piestione  sociale  diviene  anche 
in  Inghilterra  preminente  sugli  altri  problemi  che  travagliano  il  mondo 
moderno  e  investe  ben  più  che  per  il  j)assato  il  campo  delle  lettere, 
dove  tende  a.  spostarsi  dal  terreno  umanitario  verso  quello  più  pro- 
priamente ideologico  e  politico. 

Si  forma  tutta  una  corrente  di  scrittori  —  tra  i  quali  emergono 
6.  B.  ShaAv,  Wells  e  Galsworthv,  divenuti  celebri  quasi  contempora- 
neamente —  che  pongono  il  ])roblema  sociale  a  fondameuto  della  loro 
arte,  sottoponendo  la  societ,'^  vittoriana  e  gl'ideali  tradizionali  inglesi 
a  una  critica  approfondita  e  sistematica. 

Il  teatro  che  salvo  qualche  eccezione  aveva  continuato  a  languire 
durante  tutto  il  secolo  XIX  —  con  opere  commerciali  di  nessun  pregio 
letterario  o  con  lavori  di  carattere  lirico  intesi  principalmente  per  h\ 
lettura  (i  <juali  costituivano  l'attività  secondaria  di  scrittori  famosi  in 
altri  campi)  —  sembra  riacquistare  verso  la  fine  dell'Ottocento  il  per- 
duto valore  drammatico,  assumendo  nuovamente  il  compito,  insieme  al 
romanzo  e  alla  poesia,  di  agitare  i  problemi  più  vitali  del  tempo. 

L'esempio  era  venuto  dal  teatro  nordico  e  più  specialmente  dai 
drammi  di  Ibsen,  i  quali  mostravano  con  quanta  maggior  spregiudica- 
tezza e  libertà  si  potessero  trattare  sul  palcoscenico  le  questioni  morali 
e  sociali  e  insegnavano  una  tecnica  nuova  che  ignorava  la  simmetria 
artificiosa  e  meccanica  del  teatro  francese  di  Augier,  di  Sardou  e  di 

—  273  — 


Dumas,  ormai  superato,  contro  cui  era  sorto  a  Parijii  il  Théatie  Li- 
bre (1887)  di  Antoiue,  tosto  seguito  a  Londra  dall'lndipeudent  Tlieatre 
Society  (1891).  Ibsen,  fatto  conoscere  in  Inghilterra  dagli  studi  di 
Sir  Edmund  Gosse  e  dalla  critica  drammatica  del  suo  traduttore  W. 
Archer  e  di  G.  i>.  Shaw,  influirà  ])rofondamente  sull'arte  di  que- 
st'ultimo. 

Precursore  di  questo  rinnovamento  era  stato  Thomas  Williaai 
KoBERTsoN  (1820-71)  che  nelle  sue  commedie  «  cup  and  saucer  »,  di  cui 
ricordiamo  Society  (1865),  Ours  (18()0),  Caste  (1867),  la  migliore,  e 
Scìiool  (1869),  tenta  riavvicinare  il  teatro  alla  vita  reale  e  contempo- 
ranea. Speciale  menzione  merita  anche  William  Schwenck  Gil- 
bert (1836-1911),  autore  di  poesie  umoristiche  raccolte  col  titolo  The 
Bah  Ballads  (1869),  di  commedie  dove  mescola  la  fantasia  e  la  satira, 
come  in  Pygmalion  and  Galatea  (1871),  e  soprattutto  di  un  gruppo 
di  operette,  che  si  avvantaggiano  della  musica  briosa  e  scorrevole  di 
Arthur  Sullivan,  tra  le  quali  basti  citare  H.  M.  i<.  Pinafore  (1878), 
Patience  (1881),  riuscita  parodia  dell'estetismo.  The  Mikado  (1885), 
brillante  satira  politica  e  sociale,  e  The  Grand  Duke  (1896),  Il  Gilbert 
usa  la  logica  e  la  tecnica  del  teatro  verista  per  le  situazioni  più 
fantastiche  e  le  idee  più  assurde,  creando  un  suo  umorismo  stravagante 
e  inimitabile,  tipicamente  inglese,  e  precorrendo  lo  Shaw  nell' eser- 
citare la  critica   sociale  con  procedimenti  caricaturali  e  buffoneschi. 

Accanto  a  lui  e  ad  Oscar  Wilde,  delle  cui  commedie  abbiamo  già 
l>arlato,  trovano  posto  Henry  Arthur  Jones  (1851-1929),  scrittore  di 
talento  melodrammatico  ,cui  dobbiamo  il  fortunato  melodramma  The 
Silver  King  (18812),  le  commedie  Saints  and  Slnners  (1884),  Breakiìig 
a  Butterflì/  (1885),  adattamento  a  lieto  fine  di  Casa  di  liarnhola^  The 
Dancing  Girl  (1891),  The  Liars  (1891)  ed  altre  numerose,  nelle  quali  si 
propone  di  portare  sulle  scene  «  le  grandi  realtà  della  vita  moderna  », 
nonché  il  dramma  religioso  Michael  and  his  Lost  Angel  (1896);  e 
Arthur  Wing  Pinero  (1859-1934)  che  nelle  sue  commedie,  pur  non 
sapendo  liberarsi  in  tutto  da  una  certa  teatralità  e  dall'influsso  del 
])recedente  teatro  francese  e  in  sj)ecial  modo  di  A.  Dumas  figlio,  pro- 
spetta anch'egli  i  problemi  della  borghesia  di  cui  è  un  tipico  rappre- 
sentante. Tra  le  sue  opere  più  notevoli  ricordiamo  S'wcct  Lavander  (1888), 
fantasiosa  commedia  sentimentale  che  gli  procurò  il  primo  grande  suc- 
cesso, The  Second  Mrs.  Tanqueray  (1893),  ove  tratta  il  problema  della 
riabilitazione  sociale  della  donna  con  un  passato,  e  Trelawny  of  the 
Wells  (1898),  forse  la  cosa  migliore,  pittura  dell'ambiente  teatrale  della 
generazione  di  Robertson  (efficacemente  impersonato  in  Tom  Wrench). 

Questi  commediografi  sono  in  parte  ancora  legati  al  passato  ma 

—  274  — 


lina  nuova  era  sembra  aprirsi  quando,  sotto  la  direzione  artistica  di 
Granville-Barker  e  quella  tìnanziaria  di  J.  E.  Vedrenne,  s'inizia  al 
Court  Theatre  una  memorabile  serie  di  rappresentazioni  (1904-7)  che 
influirà  permanentemente  sul  teatro  inglese  e  la  sua  recitazione  e  farà 
di  G.  B.  i<haw  il  più  rappresentativo  drammaturgo  contemporaneo. 

Georgh  lÌKuxAiJD  t^HAW  (1.S5G-1950)  nacque  a  Dublino  da  famiglia 
protestante  d'origine  inglese.  Eugenista,  jiuritano,  anticonvenzionale, 
vegetariano,  anticapitalista,  socialista  fabiano  (1),  conferenziere,  pole- 
mista, critico  musicale  e  drammatico,  scrittore  di  teatro,  mostra  in 
tutta  la  sua  opera  tendenze  didattiche.  Egli  critica  e  attacca  le  isti- 
tuzioni esistenti,  mettendone  a  nudo  le  brutture  e  le  verità  scottanti, 
mentre  l'essere  irlandese  gli  consente  di  trattate  le  cose  d'Inghilterra 
con  tutta  l'irreverenza  propria  di  uno  straniero. 

Sua  costante  preoccupazione  è  di  cpatcr  le  bovrgeois,  sconvolgen- 
done le  idee  e  deridendolo,  capovolgendo  situazioni  e  posizioni  tradi- 
zionali, portando  la  logica  del  suo  pensiero  alle  estreme  conseguenze 
e  compiacendosi  del  paradosso.  11  suo  i)en8Ìero  non  è  originale,  in  quanto 
deriva  le  idee  fondamentali  e  quelle  i)iù  eterodosse  da  lìutler,  Ibsen. 
Wagner,  Nietzsche  e  Carlo  Marx,  ma  egli  porta  qualità  e  contributi 
}>ersonali  nella  concezione  della  commedia  satirica.  In  essa  i  personaggi 
sono  più  dialettici  che  emotivi  e  l'azione  drammatica  è  sovente  sopraf 
fatta  dalle  argomentazioni  filosofiche  dell'autore;  tuttavia  le  battute 
sono  così  ricche  di  contenuto  e  di  ris  comica,  le  situazioni  presentate 
con  sì  aderente  osservazione  della  vita  moderna,  le  caricature  così 
mescolate  ad  autentici  ritratti,  ch'egli  ha  avuto  largo  riconoscimento 
all'estero  e  in  patria. 

Iniziò  la  carriera  letteraria  con  scarso  successo  scrivendo  dapprima 
romanzi  d'intonazione  socialista,  pubblicati  da  periodici  secondari,  dei 
qsali  il  solo  Cashcl  Byron's  Profession  (1886),  d'ambiente  pugilistico, 
vide  la  luce  in  volume  separato.  Per  la  Fabian  Society  compose  e 
curò  la  pubblicazione  di  vari  opuscoli  di  carattere  economico  e  politico. 
Più  importante  la  sua  attività  di  critico  musicale  e  drammatico,  del- 
la quale  ricordiamo  in  particolare  i  volumi  The  Qiiintesscnce  of 
Ibsenkm  (1891),  The  Pcrfcct  Waf/narite  (1898)  e  Dramatic  Opinions  and 
Essai/s   (1907). 

I>a  prima  commedia  di  Shaw  Widowcrs'  Houses  fu  rappresentata 
dairindipendent  Theatre  nel  1892.  Ma  né  questo  lavoro,  che  mostrava 
—  pur  essendo  alquanto  crudo  e   schematico  —  segni  indubbi  della 


(1)  Cioè  moderato,  da  Fabio  Massimo  il  Cunctator.  I  membri  della  Fabian 
Society  infatti  iiensavano  che  il  progresso  del  popolo  dovesse  svolgersi  per  gradi, 
senza  8C0s.se. 

—  275  — 


l.ersonalità  e  delle  attitudini  drammatiche  dell'autore,  né  Arms  and 
the  Man,  rappresentato  nel  1894  e  ora  ritenuto  una  delle  sue  com- 
medie migliori,  riuscirono  a  stabilire  la  fama  dello  scrittore,  che  gli 
venne  soltanto  dopo  la  pubblicazione  di  Pìaijs:  Plcasaut  nnd  Unpìcasant 
(1898),  in  due  volumi. 

Il  ])rini(>  di  essi  The  Three  Unpìcasant  Plays  comprende,  oltre  a 
Widowers'  Eouses,  in  cui  si  tratta  il  problema  degli  slums  londinesi, 
denunziando  lo  sfruttamento  dei  poveri  come  fonte  di  lusso  pei  ricchi. 
The  Philandcrer ,  commedia  ibseniana  d'importanza  secondaria  sulla 
(questione  matrimoniale,  e  Mrs.  Warrcn's  Profession,  che  mette  a  nudo 
il  prol)lema  della  prostituzione. 

Il  secondo  The  Four  Pleasant  Plays  comprende,  oltre  a  Arms  amd 
the  Man,  satira  dell'esei-cito  e  della  concezione  romantica  della  guerra, 
1  atto  unico  The  Man  of  Destiny,  in  cui  deride  contemporaneamente 
Napoleone  e  gl'Inglesi,  You  Never  Can  Teli,  commedia  brillante  e  ben 
congegnata,  con  alcuni  personaggi  d'ispirazione  dickensiana,  ove  tratta 
dei  rapporti  tra  genitori  e  figli,  e  infine  Candida,  da  molti  considerata 
il  capolavoro  dell'autore,  che  costituisce  per  l'attenta  analisi  del  sen- 
timento amoroso  la  più  notevole  eccezione  all'intellettualismo  pressoché 
assoluto  della  sua  opera.  La  commedia,  ibseniana  nel  tema,  in  quanto 
sostiene  il  diritto  alla  libertà  della  donna,  é  magnificamente  concepita 
e  dialogata  e  crea  nella  figura  della  protagonista  il  personaggio  più 
vivo  del  teatro  shawiano.  Candida  chiamata  a  decidersi  tra  l'amore 
del  marito,  pastore  filantropico  di  limitato  orizzonte  spirituale,  e  quello 
di  un  giovane  poeta  visionario  privo  di  senso  pratico  (un  ritratto  di 
K^helley?  !)  sceglie  il  primo  come  il  più  debole  e  quindi  il  più  bisognoso 
deJ  suo  amore.  Anche  i  due  caratteri  maschili  sono  assai  ben  delineati. 

Seguono  Three  Plays  for  Piirìtans  (1901),  commedie  poco  convin- 
centi non  tanto  perché  in  esse  sia  evitato  il  tema  della  passione  amorosa 
(juanto  per  la  poca  chiarezza  della  costruzione  drammatica.  Caratteri- 
stica essenziale  anche  in  queste  coni/medie  é  il  rovesciamento  della  con- 
cezione ordinaria  dei  personaggi;  così  nella  più  impegnativa  di  esse 
Caesar  and  Cleopatra,  che  ha  tratti  di  vera  eloquenza  e  alcune  scene 
eccellenti,  ci  rappresenta  Cesare  come  un  vecchio  birbone  senza  eroismo 
o  grandezza  e  Cleopatra  come  una  ragazzetta  capricciosa  priva  di  di- 
gnità regale. 

In  Man  and  Superman  (1903)  l'autore  espone  il  suo  pensiero  filo- 
sofico che  si  accentra  intorno  alla  dottrina  della  «  Life  Force  »  (forza 
vitale),  per  cui  l'uomo  è  spinto  a  evolversi  verso  uno  stato  di  consa- 
pevolezza sempre  più  profondo  e  illuminato.  La  tesi  generale  della 
commedia  —  provvista  d'un  intermezzo  fantastico  nel  quale  Don  Gio- 

—  276  — 


vanni,  Anna  e  la  statua  del  padre  si  liti-ovano  in  infei'no  —  si  fonda 
.sull'idea,  del  resto  né  nuova  né  peregrina,  che  l'uomo  non  seduca  ma 
venga  sedotto  dalla  donna  (1),  essere  volgare  (h1  egoista,  ma  superiore 
al  maschio  «  superuomo  )■>  nella  forza  vitale  die  governa  l'amore  e 
perpetua  l'esistenza. 

Man  (111(1  Superman ,  in  aggiunta  alla  lunga  introduzione  polemica 
—  premessa  come  al  solito  da  O.  B.  Shaw  alle  .sue  commedie,  che  sta 
a  dimostrare  del  resto  la  serietà  d'intenti  dell'autore,  mascherata  solo 
il)  apparenza  dallo  svolgimento  comico-satirico  e  a  volte  persino  buffo- 
nesco dei  suoi  scritti  —  porta  in  fondo  a  mo'  d'epilogo  un  trattatello 
The  Revolution ist's  Handbook,  spiritoso  e  suggestivo,  ma  logicamente 
i) rilevante  per  la  valutazione  estetica  della  commedia,  che  ha  ormai 
jterduto,  nonostante  la  sua  importanza  nel  pensiero  shawiano,  parte 
della  sua  freschezza  e  non  sembra  es.sere  tra  quelle  destinate  a  resistere 
al  vaglio  del  temipo. 

Lo  stesso  può  dirsi  dell'altra  sua  opera  im])ortante  dal  punto  di 
vista  del  pensiero  Back  io  Methuselah,  a  Mriahioìorjical  Penta- 
te  uch  (1921),  dove  si  analizzano  le  cause  della  crisi  della  civiltà  occiden- 
tale narrando  la  storia  di  un  uomo  che  sopravvive  al  passare  delle 
generazioni  e  giunge  per  stadi  successivi  alla  saggezza  .suprema,  alla 
pura  intelligenza  liberata  dagl'impacci  corporei. 

Tra  le  molte  altre  commedie  j)recedenti  a  questa  —  quali  John 
Bull's  Other  Island,  The  Doctor's  Dilemma,  Getting  Married,  The 
Devil's  Disciple,  Androcles  and  the  Lion,  ecc.  —  di  cui  non  possiamo 
parlare,  accenneremo  soltanto  a  Major  Barhara  11905),  in  cui  vengono 
ilihattuti  i  problemi  della  grande  industria  e  della  beneficenza,  e  a 
Pt/(jnialion  (1913),  deliziosa  commedia  di  una  fanciulla  del  popolo  tra- 
sformata in  gentildonna,  ove  si  riprende  modernamente  l'antica  leg- 
genda classica  di  Pigmalione. 

L'ultima  opera  importante  dell'autore  è  Saint  Joan  (1923),  in  cui 
interpreta  la  vita  di  Giovanna  d'Arco  in  modo  nuovo  e  originale, 
facendone  una  prote.stante  ante  litteram,  guidata  dal  buon  senso  pae- 
sano e  da  un'illuminazione  interiore,  che  le  sembra  luce  divina,  a 
liberarsi  incon.sciamente  dalla  tutela  della  Chiesa,  subendone  poi  le 
conseguenze  fino  al  martirio.  11  lavoro,  saldamente  imj)Ostato  nella 
sceneggiatura  tradizionale,  avvince  per  gli  elementi  drammatici  e  ro- 
mantici di  cui  abbonda,  che  i)rendono  talora  la  mano  allo  stesso  autore, 
il  quale  sfoga  d'altro  lato  il  suo  umorismo  sarcastico  mettendo  ana- 


ci) «  Don  .Juan  is  the  cjuarry  instead  of  the  huutsman  »   (Don  Giovanni  è  la 
selvaggina  invece  che  il  cacciatore). 

—  277  — 


cionisticameute  iu  bocca  ai  personaggi  osservazioni  e  argomenti  di  di 
sciissione  modeini,   per  concludere  con   un  epilogo  grottesco. 

Nelle  commedie  posteriori,  da  The  Apple  Cari  (1929)  a  Buoyant 
tiiììions  (1947),  la  tendenza  a  trasformare  il  teatro  in  una  palestra  per 
il  dibattito  di  idee  e  di  problemi  si  accentua  sempre  più;  il  dialogo 
brillante,  le  stramberie,  la  satira  arguta  e  paradossale  non  riescono  a 
nascondere  la  staticità  dell'azione  e  quanto  vi  sia  di  generico  nella 
caratterizzazione  dei  personaggi,  semplici  portavoce  del  pensiero  dello 
scrittore. 

Gl'intenti  sociali  e  morali  nocquero  spesso  all'arte  di  G.  B.  Shaw; 
egli  rimane  tuttavia  il  drammaturgo  inglese  più  eminente  di  questo 
cinquantennio,  e  —  ciò  che  a  lui  maggiormente  importava  —  uno  degli 
artelici  più  efficaci  della   trasformazione   sociale   e  morale  dell'Inghfl 
terra  contemporanea. 

Importanza  notevole  nel  teatro  inglese  moderno  ha  pure  Harley 
Granville-Barkeu  (^1877-1946),  attore  e  regista,  drammaturgo  e  critico 
shakespeariano.  Tra  i  suoi  lavori  citiamo  The  Marri/ing  of  Ann 
Leete  (1901),  commedia  cechoviana  ove  imposta  veristicamente  il  proble- 
ma delle  relazioni  tra  i  sessi,  non  senza  far  uso  però  d'una  vena  lirico- 
fantastica  che  ritroveremo  ancor  più  accentuata  nell'altra  fortunata 
commedia  Prunella  (1904),  scritta  in  collaborazione  con  Laurence  Hous- 
man  (1).  Nel  dramma  The  Yoysey  Inheritance  (1905),  forse  l'opera  mi- 
gliore del  Barker  per  felicità  creativa,  egli  contrappone  due  genera- 
zioni di  borghesi,  quella  del  vecchio  notaio  Voysey,  energico  ed  esube- 
rante di  forza  vitale  ma  incolto  e  disonesto,  a  quella  del  tiglio  Edward, 
uomo  istruito,  raffinato  e  consapevole  ma  repugnante  a  porsi,  come  la 
sorella  Beatrice,  in  aperta  ribellione  contro  i  pregiudizi,  le  ingiustizie 
e  le  pastoie  imposte  da  una  società  ipocrita,  subita  come  il  Fato  nella 
tragedia  greca.  E  una  tragedia  domestica,  una  delle  poche  vere  tragedie 
del  teatro  inglese  moderno,  è  Waste  (1907),  opera  fortemente  sentita 
e  pensata,  dove  i  valori  morali  prevalgono  sul  problema  sociale. 

In  questi  lavori  e  in  altri  di  minor  rilievo  Granville-Barker  rimane 
nell'ambito  del  verismo  polemico  antiborghese,  che  tuttavia  trascende 
per  la  sentita  partecipazione  alle  ragioni  intime  dei  suoi  personaggi  e 
una  fine,  superiore  malinconia,  fatta  di  comprensione  umana  e  di  com- 
miserazione. 

Come  regista  egli  ha  il  merito  di  aver  linnovato  l'arte  scenica  con 
una  recitazione  più  intima,  più  rapida  e  scevra  di  melodrammaticità, 


(1)  Fratello  del  poeta  A.  E.  Housman  e  poeta  e  romanziere  egli  stesso,  autore 
tra  l'altro  di  numerosi  quadretti  d'argomento  francescano  Little  Plai/s  of  St.  Fran- 
cis (1922),  ecc. 

—  278  — 


tlaudoci  una  serie  di  l'appieseutazioiii  uliakespeaiiane  rimaste  esem- 
plari. Ritiratosi  dalle  scene  proseguì  con  conferenze  e  con  la  pubbli- 
cazione delle  originali  Prrfnccs  to  Shakespeare  (1927-4:5)  la  vitale  di- 
scussione ed  esegesi  delle  opere  del  grande  elisabettiano,  riguardandole 
nella  loro  concezione  teatrale,  cioè  come  opere  scritte  per  la  recitazione 
e  non  per  la  lettura.  Al  suo  influsso  possono  ricollegarsi  i  tentativi  di 
William  Poel  di  j'ai>presentare  i  drammi  shakespeariani  nelle  condizioni 
sceniche  originarie. 

Senza  dilungarci  a  parlare  di  numerosi  altri  drammaturghi  minoii 
e  tuttavia  interessanti  per  taluni  aspetti  —  quali  ad  esempio  l'amaro 
St.  John  nankin  —  e  riservandoci  di  far  cenno  più  avanti  della  pro- 
duzione teatrale  di  scrittori  che  sono  in  prevalenza  ìomanzieri  o  poeti, 
ricordiamo  qui  ancora  soltanto  l'opera  dello  scozzese  .Iamks  Matthew 
BAKniE  (1800-1937).  Dopo  essersi  laureato  a  Edimburgo,  iniziò  la  car- 
riera letteraria  come  giornalista  e  come  autore  di  bozzetti  e  romanzi 
umoi'istico-sentimentali,  quali  When  a  Mav's  Single  (1888),  dove  narra 
sotto  il  tenue  velo  del  romanzo  le  sue  esperienze  giornalistiche  a  Not- 
tingham e  poi  a  Londra,  Auld  Lieht  IdylU  (1888)  e  A  Window  in. 
Thrums  (1889),  deliziosi  (juadretti  d'ambiente  scozzese  coi  quali  si  pone 
a  capo  della  «  Kailvard  school  »  (1),  cui  seguirono  gli  schizzi  umori- 
stici My  Lady  Nicotine  (1890)  e  il  romanzo  sentimentale  The  Little  Min- 
ister  (1891),  che  lo  resero  ben  presto  ]»opolare.  È  del  1890  il  tenero 
tributo  biografico  alla  madre  Margaret  Ogilvie,  come  pure  il  romanzo 
ISentimental  Tonìiiy,  continuato  in  Tommy  and  Grizel  (1900),  opere 
che  ci  mostrano  come  il  sorridente  e  fantastico  Barrie  sa])pia  guardare 
il  mondo  che  lo  circonda  con  occhio  penetrante  e  disincantato,  senza 
farsi  illusioni. 

Rivoltosi  al  teatro,  che  divei-i'à  d'ora  in  avanti  il  suo  principale 
mezzo  d'espressione,  s'affermò,  dopo  alcuni  esperimenti,  con  The  Pro- 
fessor's  Love  Story  (1894)  e  The  Little  Minister  (1897),  commedie  ispi 
rate  alla  precedente  produzione  narrativa  che  incontrarono  largo  fa- 
vore presso  il  pubblico  pel  felice  miscuglio  di  comicità  e  rosato  senti- 
mentalismo. Ma  The  Admirahle  f'richton  (1902),  abilmente  costruito, 
è,  pur  nella  sua  conclusione  conciliante,  una  critica  acuta  della  vita  e 
una  satira  aperta  della  gerarchia  sociale.  Nel  1904  l'autore  crea  col 
dramma  Peter  Pan,  il  bambino  che  non  vuol  crescere,  simbolo  del  lato 
fanciullesco  e  fantastico  che  è  nel  cuore  di  ogni  uomo,  un  classico  per 
l'infanzia.  Quest'opera,  trasportata  più  tardi  anche  in  forma  narrativa, 


(1)  Formata  da  uu  gruppetto  di  scrittori  che  descrivono  la  vita  rustica  e  i  co- 
stumi paesani  scozzesi,  ricorrendo  di  frequente  al  vernacolo  (Kailyard  =  orto  di 
cavoli). 

—  279  — 


Tion  si  presta  a  un  utile  laftiouto  col  capolavoro  del  Collodi,  data  la 
diversità  del  genio  dei  due  scrittori,  e  può  soltanto  venir  collocata 
accanto  ad  Alice's  Adventures  in  Wondcrlwnd  (18G5),  altro  racconto 
classico  per  l'infanzia  che  dobbiamo  al  talento  e  all'amore  pei  bambini 
di  Lewis  Carroll  (Charles  Dodgson,  1832-98). 

Della  abbondante  produzione  teatrale  del  Barrie  ricordiamo  ancora 
iu  particolare  What  Evcri/  Woman  Knoics  (lf>08),  il  piccolo  capolavoro 
in  un  atto  The  Twelve-Pound  Look  (1910),  il  commovente  The  Will  (1913), 
Dear  Briitus  (1917)  (1),  commedia  comico-fantastica  a  lieto  fine,  tra  le 
migliori  e  più  caratteristiche  dell'autore,  in  cui  la  fantasia  e  la  tene- 
rezza si  fondono  con  l'umorismo  e  la  critica  seria  e  profonda  della 
vita,  Mary  Rose  (1920)  e  The  Boy  David  (1936). 

Barrie  non  è  un  ottimista  :  sebbene  la  sua  critica  sia  generalmente 
affidata  alla  satira  sorridente  e  implicita,  è  chiaro  che  il  mondo  che 
lo  circonda  noji  lo  convince  e  tanto  meno  soddisfa,  onde  si  rifugia  in 
un  altro  da  lui  stesso  creato  e  popolato  di  personaggi  che  spesso  ci 
sembrano  creature  irreali  o  quanto  meno  improbabili,  ma  che  hanno 
abbastanza  verità  per  il  mondo  fantastico  in  cui  vivono  e  abbastanza 
umanità  per  interessarci  e  farci  pensare. 

L'aspirazione  a  divenire  un  riformatore  sociale  che  indusse  G.  B. 
Sliaw  a  dedicarsi  al  teatro,  da  lui  consideiato  come  il  mezzo  migliore 
per  divulgare  le  sue  idee  politiche,  sociali  e  morali,  spingerà  pressap- 
poco in  quello  stesso  periodo  di  tempo  H.  G.  Wells  a  scrivere  dei  ro- 
manzi; e  come  il  primo  potrà  vantarsi  d'aver  esteso  i  limiti  angusti 
del  teatro  del  tempo  a  tutti  i  problemi  della  vita  moderna,  così  il 
secondo  si  vanterà  d'aver  portato  entro  la  sfera  dazione  del  romanzo 
—  da  lui  inteso  in  senso  più  lato  anche  tecnicamente  —  l'intera  vita 
umana,  trattando  tutte  le  questioni  politiche,   religiose  e  sociali. 

Herbert  George  Weels  (1860-194:6)  nacque  a  Bromley  nel  Kent. 
Figlio  d'un  giocatore  professionista  di  cricket^  che  esercitava  inoltre 
un  piccolo  commercio,  dovette  dopo  i  primi  studi  occuparsi  quale  gar- 
zone in  un  negozio  di  stoffe.  Continuò  nondimeno  a  studiare,  fu  per 
qualche  tempo  precettore,  quindi  con  l'aiuto  di  una  borsa  di  studio 
potè  iscriversi  e  laurearsi  più  tardi  con  onore  all'Università  di  Londra, 
dove  frequentò  i  corsi  di  biologia  tenuti  da  T.  H.  Huxley  e  acquistò 
dal  maestro  quell'abito  mentale  scientifico  che  reagendo  e  combinandosi 
con  l'istinto  artistico   e  le  tendenze   d'educatore  iDopolare,   di  giorna- 


(1)  Il  tìtolo  è  un'allusione  ai  versi  shakespeariani  (Julius  Caesar,  I,  2,  13&-40)  : 
e  The  fault,  dear  Brutus,  is  not  in  our  stars,  But  in  ourselves,...  »  («La  colpa, 
caro  Bruto,  non  è  nelle  stelle,  -  Ma  in  noi  stessi,...  »). 

—  280  — 


lista  e  di  profeta  sociale,  costituisce  il  t'umìnmeiito  e  la  fisionomia  della 
Mia  attività  letteraria. 

I  primi  racconti  e  romanzi  hanno  infatti  uno  spunto  scientifico  in 
quanto  Fautore  vi  sviluppa  fantasticamente  dati  e  fatti  della  scienza, 
seguendo  una  concatenazione  logica  così  stretta  da  far  sembrare  ra- 
zionale l'impossibile  e  l'assurdo.  Per  questa  dote  originale  e  creativa 
che  potremmo  chiamare  dell'immaginazione  scientifica  e  il  potere  di 
MJggestione  che  ne  emana,  accresciuto  dallo  stile  semplice  e  vigoroso, 
tali  libri  ebbero  un  grande  successo  e  costituiscono  ancor  oggi  la  parte 
jìiiì  letta  e  meno  discussa  dell'immensa  produzione  dello  scrittore.  Tra 
i  migliori  di  essi  citiamo  The  Time  Machine  (1895),  The  Jsland  of  Dr. 
Moreau  (18%),  The  Invìsihle  Man  (1897)  e  The  War  of  the  Worlds  (1898). 

Attratto  dai  problemi  sociali  e  politici  o  convinto  che  fosse  compito 
del  romanziere  di  additarli,  discuterli  e  chiarirli  all'umanità,  si  dedicò 
assai  per  tempo  a  questa  missione,  portandovi  l'esperienza  di  un'infanzia 
i'  un'adolescenza  disagiate,  che  gli  avevano  dato  modo  d'osservare  e 
soffrire  gli  svantaggi  della  miseria  e  dell'ingiustizia  sociale,  obbligan- 
dolo a  una  dura  lotta  per  la  vita.  I  romanzi  artisticamente  più  validi 
dello  scrittore  ritrarranno  appunto  tipi  e  circostanze  dell'ambiente  so- 
ciale a  lui -noto,  alternando  l'autobiografia  al  ricordo  e  ravvivando  il 
tutto  con  una  vena  comica  di  pretta  marca  dickensiana.  Appartengono 
a  questo  gruppo  The  Wheels  of  Chaìicc  (1896),  Love  and  Mr  Lcwisham 
(1900),  Kipps  (1905).  forse  il  capolavoro  dell'autore,  e  The  nistory 
of  Mr  Pollij  (1910).  A  questi  va  aggiunto  Tono-Bungay  (1909),  quadro 
preciso  del  disintegrarsi  della  classe  aristocratica  inglese  verso  la  fine 
dell'Ottocento  e  dell'avvento  della  nuova  classe  degli  speculatori  ar- 
ricchiti. 

Particolarmente  notevole  la  produzione  di  novelle  e  racconti  brevi, 
1)  partire  da  The  Stolen  Bacillus  (1895),  la  prima  di  varie  raccolte  nelle 
quali  l'artista  si  mostra  sovente  nella  luce  migliore.  Basti  qui  ricordare 
soltanto  The  Country  of  the  Blind,  il  racconto  più  perfetto  uscito  dalla 
penna  dello  scrittore.  Meritano  inoltre  menzione  The  Outlìnc  of  His 
tory  (1920),  audace  tentativo  di  narrare  la  storia  dell'uomo  dal  punto 
di  vista  della  sua  evoluzione,  e  l'interessante  Espcriment  in  Autohi- 
ography  (1934). 

Le  altre  opere,  sia  quelle  di  ])iù  evidente  contenuto  polemico  — 
come  Anticipations  (1901),  Ma/nkind  in  the  Maikincf  (1903),  This  Misery 
of  Boots  (1905),  A  Modem  Utopia.  (1905).  ecc.,  scritte  nel  periodo  in 
cui  militò  nelle  file  del  socialismo  fabiano,  e  le  più  tarde  del  periodo 
prebellico  e  postbellico  The  New  Machiavelli  (1911),  The  World  Set 
Free    (1914),    Mr   Britling    Sees   it    Throuyh    (1916),    The   Soni    of   a 

—  281  — 


Bisliop  (1917),  Men  likr  Gods  (1923),  The  Open  Conspiracy  (1928),  ecc. 
--  sia  quelle  in  cui  atfionta  il  problema  della  donna  nella  società  mo- 
derna —  come  Ann  Veronica  (1909),  Marriage  (1912),  The  Passionate 
Fricììds  (1913),  Joan  and  Peter  (1918),  The  World  of  William  Clis- 
sold  (1926),  ecc.  —  stanno  a  dimostrare  come  H.  G.  AVells,  nella  sua 
smania  di  agitare  problemi  morali,  politici  ed  anche  religiosi,  abbia 
sacrificato  scientemente  e  inconsciamente  la  sua  arte  alla  propaganda 
sociale,  tanto  più  che  la  facilità  giornalistica,  la  prolissità  e  la  con- 
fusione, la  scarsa  tradizione  letteraria  lo  indussero  ad  una  superpro- 
duzione che  costituisce  oia  un  peso  morto  e  va  a  tutto  detrimento  della 
sua  fama. 

Critico  acuto  della  società  del  tempo  è  anche  l'aristocratico  ro 
manziere  e  drammaturgo  John  Galswokthy  (1867-1933),  nato  a  Comb-- 
nel  i^urrey,  da  nobile  famiglia  benestante  del  Devonshire,  ed  educato 
ad  Oxford.  Malgrado  gl'istinti  umanitari  che  informano  e  caratteriz- 
zano la  sua  opera,  le  circostanze  familiari,  l'educazione  classica  propria 
del  gentiluomo  inglese,  completata  più  tardi  da  frequenti  viaggi  all'este- 
ro, non  gli  consentirono  mai  di  sfuggire  alla  classe  sociale  cui  appar- 
teneva. La  sua  comprensione  e  la  sua  pietà  verso  le  classi  umili  ed 
oppresse  potrà  giungere  talora  fino  ad  accendere  la  sua  pagina  di  sde- 
gno, ma  non  diverrà  mai  fratellanza,  non  gli  permetterà  mai  —  come 
a  un  Dickens  —  di  mescolarsi  alla  volgarità  e  alla  sordidezza  —  neces- 
sario retaggio  dell'indigenza  —  senza  accorgersi  di  esse. 

Dopo  alcuni  romanzi  insignificanti  pubblicati  con  uno  pseudonimo, 
attrasse  l'attenzione  del  pubblico  con  The  Isìand  Pharisecs  (1904),  il 
suo  primo  attacco  all'ipocrisia  della  classe  dirigente  inglese,  conser- 
vatrice per  perpetuare  privilegi  ingiusti,  legata  a  convenzioni  meschine 
e  a  conformismi  uggiosi,  paurosa  del  nuovo,  delle  forti  emozioni  e  delle 
idee  audaci,  per  cui  soffoca  e  vince  i  suoi  impulsi  migliori.  La  critica 
della  società  inglese,  motivo  fondamentale  nell'arte  del  Galsworthy. 
vorrà  ripresa  con  maggior  forza  e  convinzione  artistica  in  7'he  Man  of 
Property  (1906),  il  primo  volume  della  Forsyte  Saga,  e  costituisce  il 
tema  anche  dei  romanzi  posteriori,  tra  i  quali  vanno  ricordati  The 
Country  House  (1907),  una  delle  sue  cose  piiì  felici,  Fraternity  (1909). 
The  Patrician  (1911)  e  The  Dark  Floicer  (1913),  che  resero  a  poco  a 
poco  il  suo  nome  famoso  in  tutto  il  mondo. 

Nel  1920  riprese  con  In  Chancery  e  completò  con  To  Let  (1921)  il 
primo  ciclo  della  Saga  dei  Forsyte,  che  comprende,  oltre  ai  romanzi 
citati,  anche  due  «  interludi  »  (il  primo  dei  quali  Indian  Smnmer  of  a 
Forsyte  assai  pregevole).  Raccolta  in  un  volume  nel  1922  col  titolo  ge- 
nerale The  Forsyte  Saga,  questa   serie  di  romanzi  è  uno  studio  del- 

—  282  — 


l'istinto  di  piopiietà,  imiìeisouato  da  Soames  Forsyte,  e  delle  sue 
ripercussioni  sulla  vita  familiare  e  sociale  dal  tardo  periodo  vittoriano 
tino  alla  prima  «grande  jiuerra  .Il  ciclo  fu  continuato  con  The  M'hitc 
Monkvij  (1924),  Ihv  t<iìicr  i<i)Oon  (IDiC)  e  Sican  i<on(j  (1928),  anche 
essi  raccolti  con  altri  due  «  interludi  »  col  titolo  A  Modem  Co- 
medy (1929).  La  storia  della  famiglia  Forsyte  viene  qui  continuata  nel 
periodò  postbellico,  di  cui  ci  mostra  la  mancanza  di  fede  e  d'ideali  e 
I  ansiosa  ricerca  dei  piaceri,  cousejiuenza  del  senso  d'instabilità  e  di 
precarietà  della  vita.  Il  secondo  ciclo  fu  seguito  dalla  trilogia  Maid  in 
WaitiìKj  (1931),  Floieeriììfi  Wildernesii  aU'S2)  e  Oicr  the  Rirer  (1933), 
raccolta  pure  in  un  volume  col  titolo  End  of  the  C'hapter  (1934),  in  cui 
si  tratta  il  problema  della  donna  nella  vita  moderna. 

ÌA\  Saga  dei  Forsyte  è  un  quadro  preciso  e  nella  sua  complessità 
chiaramente  delineato  e  ben  costruito  dell'evoluzione  psicologica  e  so- 
ciale attraverso  un  cin(]uantennio  dell'alta  borghesia  inglese,  posta  di 
fronte  ai  grandi  avvenimenti  della  nostra  e{)Oca  :  la  guerra  mondiale, 
lo  sviluppo  del  socialismo,  il  problema  della  disoccupazione,  gli  scioperi 
minerari,  ecc.,  ed  ha  un  valore  documentario  innegabile.  Questo  vasto 
panorama  ricorda  nell'ambiziosa  struttura  le  grandi  epopee  sociali  dei 
naturalisti  francesi  —  dei  quali  lo  scrittore,  pur  tipicamente  inglese, 
ba  subito  l'influsso  insieme  a  quello  dei  romanzieri  russi  (specialmente 
Tnrghenjevj  —  ma  difettano  al  Galsworthy  la  forza  creatrice,  l'inci- 
sività, il  potere  emotivo  e  trascinatore  della  grande  arte;  gli  accenti 
di  sentita  poesia  sono  rari  nella  sua  opera,  che  si  raccomanda  per  la 
caratterizzazione  e  lo  studio  psicologico  dei  personaggi,  di  solito  ben 
condotto  anche  se  non  profondo,  per  il  senso  di  misura,  per  la  nota  di 
simpatia  umana  e  di  sentimentalismo  contenuto,  per  lo  stile  elegante 
e  flessibile.  Queste  qualità  giustificano  la  grande  popolarità  dello  scrit- 
tore che  ebbe  la  sua  consaciazione  ufficiale  col  premio  Nobel  per  la 
letteratura  conferitogli  nel  1932. 

Il  Galsworthy  ha  pure  un'abbondante  produzione  di  racconti  e 
novelle,  pubblicati  in  varie  raccolte  e  poi  complessivamente  col  titolo 
Caravan  (192.")),  alcuni  dei  quali  veramente  notevoli.  Trascurabili  in- 
vece i  suoi  versi. 

Il  teatro,  nel  quale  tratta  gli  stessi  problemi  di  vita  contemporanea, 
esponendo  i  mali,  le  ingiustizie  e  i  pregiudizi  della  società  e  della  legge, 
ha  nel  complesso  valore  inferiore  a  quello  dell'oliera  narrativa.  Semplice 
nella  caratterizzazione  dei  jtersonaggi,  abilmente  costruito  ma  non 
tanto  da  non  lasciar  vedere  l'impalcatura  schematica  e  programmatica 
delle  sue  commedie,  riesce  tuttavia  a  prendere  il  [)ubblico  per  la  serietà 
e  la  forza  di  convinzione  della  sua  critica,  per  l'esperto  dosaggio  di 

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realismo  e  di  seutiiiuMitalisino.  jiel  sicuro  senso  del  mestiere.  Tra  i  molti 
e  fortunati  suoi  drammi,  raccolti  in  volume  nel  1029  col  titolo  Complete 
Plai/s,  citiamo  in  particolare  The  Silver  Box  (lOOG),  Strife  (1900\. 
Just  ice  (1910).  The  Moh  (1914).  Loi/alties  (1922)  ed  Eriled  (1929). 

Penetrante  critica  sociale,  sebbene  subordinata  agl'intenti  artistici, 
troviamo  anche  neirojìera  di  Enoch  Arnold  Benxett  (1867-1931).  nato 
l)resso  nanley  nel  Statfordshire,  la  zona  industriale  delle  «  cinque  città  », 
chiamata  anche  «  the  Potteries  »  per  le  sue  fabbriche  di  terraglie  e  por- 
cellane. Questa  regione  triste  e  brumosa,  una  delle  più  squallide  d'In- 
ghilterra, popolata  da  gente  oscura  e  puritana,  spesso  gretta  e  maldi- 
cente, con  l'anima  irrigidita  in  forme  grottesche  dalla  realtà  meschina 
della  vita  quotidiana,  è  descritta  dall'autore  con  arte  minuta,  spassio- 
nata e  grigia  ma  non  jiriva  a  volte  d'umorismo  e  d'una  sua  latente 
simpatia,  ispirandosi  ai  romanzieri  naturalisti  francesi  (soprattutto 
^[aupassant),  dei  quali  non  possiede  però  il  cinismo. 

Dopo  vari  romanzi  di  valore  disuguale,  acquistò  di  colpo  la  fama 
e  i  suoi  titoli  alla  gloria  con  The  Old  Wives'  Tale  (1908),  romanzo  rea- 
listico tra  i  maggiori  della  moderna  letteratura  narrativa,  che  rappre- 
senta con  disegno  preciso  e  assorta  pietà,  sullo  sfondo  di  uno  dei  piccoli 
centri  urbani  ben  noti  allo  scrittore  e  per  un  periodo  nella  Parigi  del 
1870,  il  lento  svolgersi  della  vita  di  due  sorelle.  Costanza  e  Sofia,  figlie 
d'un  mercante  di  stoffe,  dalla  giovinezza  fino  alla  vecchiaia  e  alla  morte. 
t:  questo  il  capolavoro  del  Bennett,  del  quale  ricordiamo  ancora 
Clai/hanger  (1910).  il  primo  e  il  migliore  romanzo  di  una  trilogia  che 
comprende  Eilda  Lessways  (1911Ì  e  Thesc  Twain  (1916),  e  Ricci/ma)i 
Steps  (1923).  pregevole  studio  di  un  avaro  rivenditore  di  libri  usati  che 
comunica  alla  moglie  la  sua  stessa  mania  e  si  riduce  come  lei  a  moriie 
di  stenti. 

Il  Bennett  tentò  con  successo  anche  il  teatro.  La  sua  più  bella 
commedia  è  Milestones  (1912),  scritta  in  collaborazione  con  E.  Knoblock. 

WiLLAM  SoMERSET  Maugham  [il.  1874)  medico,  romanziere,  dram- 
maturgo, destò  grandi  speranze  di  sé  quando  giovanissimo  diede  alle 
stampe  il  romanzo  realistico  Liza  of  Lamlìcth  (1897).  impressionante 
lappresentazione  della  vita  miserabile  nelle  stamberghe  dei  quartieri 
poveri  di  Londra,  speranze  che  si  rinnovarono  in  forma  anche  maggiore 
dopo  Mrs.  Craddoclc  (1902),  ove  espone  il  caso  di  una  donna  intelligente 
e  fine  sposata  a  un  gentiluomo  di  campagna,  e  divennero  promessa 
e  parziale  realizzazione  con  Of  Human  Bondaf/e  (1915),  romanzo  in  parte 
autobiografico,  la  cui  azione  si  svolge  nel  Kent.  a  Parigi  e  poi  a  Londra, 
che  ci  offre  due  ritratti  femminili  magistralmente  disegnati.  Ma  a  queste 
promesse  non  seguì  mai  una  grande  oliera. 

—  284  — 


Durante  la  prima  guerra  mondiale  il  ^Mangliam  fu  agente  segreto 
al  servizio  del  suo  paese  in  Svizzera  e  in  Russia.  Nel  dopoguerra  sulle 
orme  del  Conrad  scrisse  romanzi  e  novelle  d'ambiente  esotico,  quali  The 
TremhliìKj  of  a  Leaf  (1921),  The  Paintcd  Vcil  (1925)  e  lite  Casaurinw 
Tree  (192C).  In  Cakes  and  Ale  (1930),  lasciato  il  romanzo  esotico  per 
ritornare  alla  sua  prima  maniera,  mescola  a  ricordi  personali  la  satira 
d'una  delle  \m\  eminenti  figure  letterarie  dell'epoca. 

Dedicatosi  ben  presto  al  teatro  divenne  uno  dei  drammaturghi  più 
proliiìci  e  più  fortunati  del  nostro  tempo.  Tra  i  numerosissimi  lavori 
teatrali  ricordiamo  A  Man  of  Honour  (1903),  L(id,y  Frederick  (1907), 
Penelope  (1909),  The  Circle  (1921),  Our  Betters  (1923),  The  Bread- 
winner  (1930),  For  Service  Rendcred  (1932)  e  Sheppei/  (1933). 

La  facilità  elegante  e  spregiudicata,  l'osservazione  attenta  ma 
scevra  d'emozione  che  il  Maugham  pone  nello  studio  dei  casi  umani,  la 
franchezza  priva  di  sentimentalismi  nei  rapporti  tra  i  sessi,  il  modo 
brillante  ma  dilettantesco  con  cui  affronta  le  questioni  morali,  sociali, 
religiose  e  filosofiche,  la  tecnica  lucida  e  sobria  che  gli  deriva  dallo 
studilo  della  letteratura  francese  e  di  Maupassant  in  particolare,  se  gli 
hanno  dato  la  fama  e  la  grande  i>opolarità  non  gli  hanno  permesso  di 
approfondire  i  problemi,  di  sentirli  nella  loro  intima  urgenza,  che  si 
tramuta  in  impulso  creativo  e  dona  all'arte  valore  permanente. 

La  critica  della  società  vittoriana  è  anche  il  nocciolo  dell'opera  di 
Gilbert  Keith  Chesterton  (1874-193GÌ,  romanziere,  critico,  saggista  e 
poeta,  che  rappresenta  insieme  al  Belloc  le  forze  più  attive  del  catto- 
licesimo inglese  contemporaneo. 

Iniziò  la  carriera  letteiaria  col  volume  di  versi  The  Wild  Knif/hf 
and  Other  Poems  (1900)  e  scrivendo  articoli  su  giornali  e  riviste,  conw 
The  Speaker  e  il  Daily  News.  Parte  di  (juesti  articoli  furono  poi  raccolti 
nei  volumi  The  Defendant  (1901),  Ticelve  Ti/pcs  (1902)  e  Hcretics  (1905), 
serie  di  saggi  nei  quali  l'autore  col  suo  stile  caratteristico,  sfavillante  di 
paradossi  e  d'ironia,  conduce  una  lotta  senza  quartiere  contro  il  mate- 
rialismo e  l'industrialismo  vittoriano,  contrapponendovi  un  cattolice 
siiho  illuminato  che  conserva  intatti  i  valori  dello  spirito,  il  culto  della 
tradizione  e  l'amore  per  le  virtù  semplici  e  la  vita  patriarcale.  Saggi 
di  carattere  religioso  e  politico  sono  pure  Orthodox>ì/  (1908)  e  What's 
Wrong  with  the  World  (1910). 

Nel  1904  apparve  una  storia  fantastica  di  guerre  civili  tra  i  sob- 
borghi di  Londra  The  Napoleon  of  Nottiiifj  Hill,  cui  seguirono  un  gruppo 
di  romanzi  polizieschi  a  svolgimento  metafisico  e  mistico  The  Man  Who 
was  Thursday  (1908),  The  Innocence  of  Father  Brotvn  (1911),  primo  di 
una  serie  fortunata,  Manalive  (1912),  ecc. 

—  285  — 


Come  critico  letterario  la  sua  reputazione  si  fonda  principalmente 
sugli  studi:  R<fhcìt  Broirning  (1903),  Charles  Dickens  (190G),  seguito 
jnù  tardi  dal  volume  di  prefazioni  Appreciatioiis  and  Criticisnìs  of  the 
Works  of  Cfiarics  Dickens  (1911)  e  The  Victorian  Age  in  Utero- 
Iure  (1913). 

Come  poeta  le  sue  opere  migliori  sono  l'alquanto  retorica  Ballad  of 
the  Whitc  Borse  (1911),  che  risente  anche  nel  metro  l'influsso  del  Ki- 
pling, e  le  poesie  umoristiclie  disseminate  nel  romanzo  The  Fìying 
Inn  (19Uj. 

HiLAiKH  Belloc.  nato  nel  1870  di  padre  fraiicese  e  cattolico,  ebbe 
la  collaborazione  del  Chesterton,  suo  compagno  di  lotta  nelle  polemiche 
religiose  e  politiche,  in  alcuni  romanzi  satiiici.  Autore  versatile,  le  sue 
numerose  opere  hanno  carattere  vario  e  valore  diseguale,  ma  rivelano 
tutte  un  sentimento  religioso  che  giunge  talora  fino  al  fanatismo,  uno 
spirito  polemico  battagliero,  una  solida  preparazione  storica  e  uno  stile 
efficace  e  forbito. 

Il  suo  libro  The  Path  to  Fonie  (1902),  narrazione  ricca  di  fine  umo- 
rismo e  di  spiritualità  d'un  viaggio  fatto  a  piedi  attraverso  la  Francia, 
la  Svizzera  e  l'Italia  tino  a  Eoma,  è  divenuto  ormai  un  classico  nel  suo 
genere.  Affini  per  materia  e  carattere  sono  The  Old  Read  (1904),  Està 
Perpetua  (1906)  e  The  Four  Men  (1912).  Ricordiamo  inoltre  i  romanzi 
Emmanuel  Burden  (1904).  Mr.  Cliitterhuck's  Election  (1908)  e  A  Changc 
in  the  Cahinet  (1909);  il  saggio  politico  e  sociologico  The  Servile  State 
(1912),  contro  la  corruzione  capitalistica  e  parlamentare,  e  i  molti 
saggi  di  genere  vario  Avril  (1904).  On  Nothing  and  Kindred  Suh- 
jects  (1908)  e  On  Everijthing  (1909),  ecc. 

Particolare  importanza  hanno  le  monografie  storiche  Danton  (1899), 
Richelieu  (1930),  ^Volse^J  (1930),  e  grande  interesse  ha  cuscitato,  non 
foss'altro  per  le  aspre  critiche  provocate,  il  volume  A  History  of 
England  (1925-31).  che  rifa  la  storia  d'Inghilterra  da  un  punto  di  vista 
cattolico.  Né  va  trascurata  la  sua  poesia,  sia  (luella  di  carattere  umori- 
stico e  satirico,  come  The  Bad  Child's  Book  of  Beasts  (1896)  e  Caution- 
arij  Tales  for  Children  (1907),  che  quella  di  carattere  religioso. 

Quando  nel  1918  Giles  Lyttox  Strachey  (1880-1932)  i^ubblicò 
Eminent  Victoriams,  ottenne  un  successo  sensazionale  in  quanto  ripu- 
diava l'idea,  cara  ai  biografi  vittoriani,  che  la  nuda  verità  sui  perso- 
naggi defunti  dovesse  venire  velata  e  attenuata  onde  renderla  più  deco- 
rosa, e  iniziava  quel  tipo  di  biografia  romanzata  che  ebbe  tanta  fortuna 
nell'immediato  dopoguerra.  A  questo  volume  seguirono  Qneen  Victo- 
ria (1921),  Elizabeth  and  Essex  (1929),  Portraits  in  Miniature  (1931)  e 
Characters  and  Comìnentaries  (193.3). 

—  286  — 


Nou  mancano  allo  Strachey  le  qualità  di  disegno  sobrio  e  la  seria 
preparazione,  ma  la  .sua  arte  è  quella  del  miniaturista  e  i  suoi  libri 
più  che  come  contributi  alla  storia  sono  notevoli  per  lo  stile  pittoresco 
e  argutamente  ironico. 

Molti  biografi,  in  Inghilterra  e  all'estero,  furono  da  lui  influenzati; 
tra  i  primi  nominiamo  ruiup  GuEi>Ai.r>A  (1889-1044)  e  Bomamy 
DdRijÉE  (n.  1891),  mentre  in  Ykkxox  Li-^e  (pseud.  di  ^'iolet  Paget,  185<)- 
1U:\~})  è  manifesta  l'influenza  di  W.  Pater. 


POESIA. 

Le  speculazioni  filosofiche  che  tanta  parte  hanno  nella  poesia  di 
Robert  Bridges  (1844-1930),  il  quale  successe  al  Tenuyson  e  a  Alfred 
Austin  nel  posto  di  poeta  laureato,  non  costituiscono  un  sistema,  ma 
sembrano  piuttosto  dare  una  fede  al  poeta,  che  là  dove  il  brivido  lirico 
è  più  intenso  raggiunge  la  vera  poesia.  Il  Bridges  riprende  la  teoria 
del  Meredith  sull'evoluzione  della  vita  spirituale  dell'uomo  dall'istinto 
naturale  :  essa  viene  svolta  principalmente  in  The  Testamcnt  of  Beanti/ 
(1929)  lungo  poema  in  loosc  alexandrìnes  (versi  di  sei  accenti  che 
ricordano  i  nostri  endecasillabi)  dove  sono  discussi  vari  proble- 
mi :  il  socialismo,  la  guerra,  l'amore,  il  matrimonio,  la  religione,  a 
volte  con  argomenti  che  producono  uno  strano  effetto  sui  lettori  dei 
tempo  di  Aldous  Huxley  e  T.  S.  Eliot.  Verso  la  fine  del  poema  egli  si  dà 
a  considerare  l'origine  dell'obbligo  morale  nell'uomo  e  mostra  che  re- 
ligione e  morale  sono  una  cosa  sola  e  che  conseguentemente  la  coazio- 
ne della  necessità  conduce  per  gradi  all'identificazione  dell'io  con  Dio. 
Tuttavia  egli  non  è  riuscito  a  darci  una  plausibile  sintesi  del  suo  posi- 
tivismo evoluzionistico  e  delle  essenze  eterne. 

Sfogliando  le  pagine  della  «  poesia  giorgiana  »  (così  detta  perchè  i 
poeti  di  questo  gruppo  fiorirono  principalmente  durante  il  regno  di  Gior- 
gio V)  notiamo  come  al  movimento  appartengano  scrittori  di  temperamen- 
to diversissimo  :  John  Duixkwater  (1882-1937)  nel  quale  troviamo  certi 
riferimenti  alla  «  man's  communion  with  man  »  le  cui  suggestive  allu- 
.sioni  sembrano  annunciare  quelle  di  certi  poeti  posteriori;  Wat.ter  De 
LA  Mare  (1878)  autore  squisito  di  versi  per  bimbi  {Poenis,  1906-08-20; 
Poemg  far  Children,  19.30;  Old  Rhymes  and  Neic,  1932)  in  cui  l'elemen- 
to realistico  e  magico  spesso  si  fondono  mirabilmente;  Lascejlles  Aber- 
CROMBIE  (1881-1938),  interessante  figura  di  critico,  umanista  e  poeta 
{Interludes  and  Poems,  1908;  Emìiìcms  and  Love,  1912),  che  per  certi 
aspetti  della  sua  opera  sembra  distinguersi  dal  gruppo;  J.  C.   Squire 

—  287  — 

19  -  Breve  storia  della   letteratura  inglese. 


(1884),    RuPERT    Brookb    (1887-1915),    W.    H.    Davibs     (1871;    HAROLt> 
MoNRO  (1879-1932);  AV.  J.  Turnkh,  John  Frioioman  e  altri. 

Nei  cinque  volumi  della  poesia  gioigiana  sono  incluse  anche  alcune 
poesie  di  John  Maseiietj),  l'attuale  poeta  laureato,  (n.  1878),  l'opera  del 
quale  ha  un  tono  decisamente  realistico  e  scettico.  In  alcune  poesie  il  suo 
spirito  agnostico  è  dimostrato  dalle  varie  ipotesi  che  egli  affaccia  ri- 
spetto ai  fini  ultimi  e  alcune  di  esse  hanno  una  connotazione  assoluta- 
mente materialista.  Il  leit  motìf  della  sua  interpretazione  è  la  bel- 
lezza e  nella  sua  visione  della  bellezza  universale  egli  ondeggia  fra 
un  platonismo  alla  Yeats  e  un  positivismo  alla  Meredith. 

Oltre  a  un  dramma  in  prosa.  The  Tragedy  of  Nan  (1909)  e  al  Poni 
pey  the  Grcat  (1910),  di  lui  si  ricordano  alcune  raccolte  di  versi:  Salt 
Water  Ballads  (1902),  Balìads  and  Pocms  (1910),  The  Everlmting 
Mercy  (1911),  Reynard  the  Fox  (1919),  Riyht  Royal  (1920),  e  infine 
GaUipoU  (1916)  e  The  Ninc  Days'  Wonder  (1941),  composti  durante  la 
prima  e  la  seconda  guerra  mondiale. 


2K8 


XVI 

CENNI  SrLLu\  LETTERATIKA  CONTEMPORANEA 


Presentare  un  quadro  comi)lessivo  della  letteratura  contemiioranea 
inglese  non  è  impresa  facile.  In  quest'ultimo  capitolo  non  sarà  dun- 
que sempre  possibile  raccogliere  opere  già  definite  criticamente  per  un 
loro  preciso  valore  storico  e  poetico,  ma  piuttosto,  come  è  stato  osser- 
vato, quelle  che  di  tali  opere  sono  le  conseguenze  più  o  meno  legittime, 
gli  effetti  più  o  meno  logici,  ora  come  lesidui  sterili,  ora  come  germi 
utili  a  nuove  riproduzioni  e  svilui)pi. 

Sconvolta  in  vario  modo  l'atmosfera  del  piovincialismo  dell'epoca 
precedente  venne  affermandosi  in  qualche  caso  la  coscienza  di  una  visio- 
ne destinata  a  superare  le  ristrette  barriere  nazionalistiche  per  entrare 
in  una  cultura  che  per  essere  attuale  non  poteva  svolgersi  che  su  un 
piano  europeo. 

Ma  un  altro  aspetto  caratteristico  della  letteratura  contemporanea 
conviene  rilevare  subito  :  sembi'a  che  da  tempo  la  cultura  cerchi  di  di- 
struggere quello  che  nel  passato  è  stato  costruito,  come  se  la  nausea 
della  civiltà  sia  venuta  corrodendo  ogni  spirito.  A  volgersi  indietro  si 
vede  la  strada  conquistata  dal  pensiero  umano  tutta  cosparsa  di  ma- 
cerie. D'un  tratto  l'uomo  viene  a  trovarsi  solo  di  fronte  a  se  stesso  col 
compito  di  definirsi  nei  confronti  della  propria  esistenza.  E  quando 
quest'uomo  è  un  artista  quel  compito  si  fa  ancora  più  angoscioso,  più 
disperato  per  la  costante  necessità  di  una  ricerca  che  scoprendolo  nella 
sua  assolutezza  individuale  gli  permetta  di  esprimersi  con  un  linguag- 
gio universale. 

All'esistenza  caduta  in  mille  contraddizioni,  esaurita  nella  sua  dia- 
lettica, bisogna  ritrovare  una  ragione  che  serva  da  punto  d'appoggio  al- 
l'attività umana,  bisogna  in  altre  parole  ridarle  uno  scopo.  Alcuni  per 
ricuperare  la  fede  religiosa,  la  certezza  di  una  verità  trascendentale 
che  la  ragione  aveva  respinto  si  calarono  nell'inconscio,  altri  tenta- 
rono di  risalire  alle  origini  nella  speranza  di  ritrovare  intatti  quei  miti 

—  289  — 


che  la  cultura  aveva  distrutti.  E  altre  vie  furono  tentate  per  esprimere 
la  propria  umanità  in  senso  universale,  ciò  che  presuppone  una  parte- 
cipazione da  parte  dell'artista  alla  storia  del  suo  tempo,  una  conoscen- 
za del  mondo  nel  quale  egli  vive. 

Certo  solo  ])iù  tardi  la  critica  potrà  portare  a  termine  alcune  re- 
visioni necessarie  e  rifare  il  punto  della  situazione  letteraria  contem- 
poranea. 

Fra  gli  sperimentatori  di  poesia  contemporanea  troviamo  anzitut- 
to, come  s'è  visto,  G.  M.  Hopkins  nel  quale  certi  poeti  d'oggi  sembrano 
ravvisare  un  precursore.  In  molte  avventure  letterarie  europee  e  ameri- 
cane di  questi  ultimi  tempi  trovasi  mescolato  il  nome  di  Ezra  Pound 
<j885),  artista  modernissimo  e  bizzarro,  sem^jre  pronto  a  tentare  espe- 
rienze nuove. 

Nato  ueiridaho,  ma  stabilitosi  da  tempo  in  Europa,  egli  fu 
il  pontefice  massimo  dell'Imaginismo,  una  nuova  scuola  poetica  le  cui 
radici  si  erauo  nutrite  fra  l'altro  di  simbolismo  francese,  di  Whitman 
e  della  Dickinson.  Le  prime  poesie  imagiste  vennero  pubblicate  fra  il 
1912  e  il  1914  in  una  rivista  di  Chicago,  Poetry;  negli  stessi  anni  veniva 
formulato  il  codice  della  nuova  arte  e  nel  1915  veniva  pubblicata  una 
raccolta  di  versi,  ^Soìne  Imagist  Poets,  seguita  da  altre  due  nel  1916  e 
nel  1917. 

I  principi  della  nuova  poetica  erano  riassunti  in  alcuni  articoli  fra 
i  quali  si  leggevano  i  seguenti  : 

1)  Usare  il  comune  linguaggio  di  ogni  giorno  con  precisione  e 
senza  ornamenti  superflui. 

2)  Creare  nuovi  ritmi,  se  necessario  in  versi  liberi,  per  l'espres- 
sione di  nuovi  stati  d'animo. 

3)  Lasciare  libertà  assoluta  nella  scelta  dei  temi. 

4)  Presentare  un'Immagine. 

5)  Produrre  poesia  compatta  e  chiara,  mai  confusa  o  indefinita. 

6)  Assicurare  la  concentrazione,  Vesseii^a  stessa  delia  poesia. 

\J immagine  venne  definita  da  Ezra  Pound  come  «  quella  che  pre- 
senta in  un  dato  istante  un  complesso  intellettuale  ed  emotivo  ». 

II  nuovo  verbo  non  era  dunque  del  tutto  nuovo;  si  tratta  in  parte  di 
frammentismo,  non  solo  nella  metrica  e  nella  sintassi,  ma  anche  nel 
pensiero  così  da  dare  talora  l'impressione  di  un  caleidoscopio  d'imma- 
gini; effetto  perfettamente  adeguato,  del  resto,  all'età  di  transizio- 
ne e  di  disgregazione  che  vedeva  nascere  tale  poesia.  Nascono  con  lui 
alcune  riviste  quali,  The  Blast,  This  Quarter,  Transition,  The  Exile. 

—  290  — 


Perfetto  manipolatore  di  metri  e  d'immagini  di  lui  si  ricordano 
specialmente  le  opere  seguenti  :  A  Lume  Spento,  pubblicato  a  Venezia 
nel  1908,  Ri^postes  (1912),  Lustra  (1916),  Umlra  (1920),  Poems  1918-21 
(1921),  A  Draft  of  XVI  Cantos  (1925),  Personue  (1926),  A  Draft  of  the 
Cantoni  XVIl-XXVII  (1928Ì,  Selected  Pocmrs  (1928),  Eìeven  New  Can- 
tos XXXI  XLI  (1934).  Cantos  III-LXXI  (,19^^).  olti'e  a  numerose  ver- 
sioni dai  nostri  trecentisti  e  dai  provenzali. 

Non  poca  influenza  ha  esercitato  il  Pf»!  nd  sopra  uno  dei  più  noti 
poeti  viventi,  T.  S.  Ei.iot  (1888),  nato  nel  Missouri  ma  iiaturalizzatosi 
nel  1927  suddito  britannico.  La  sua  importanza  è  dovuta  in  parte  alla 
potenza  del  suo  genio  ma  è  forse  lecita  l'ipotesi  che  qualche  altra  cosa 
concorra  a  fargli  esercitare  quell'influsso  sui  suoi  contemporanei  per 
cui  egli  è  considerato  da  molti  il  rappresentante  dello  spirito  del  tempo. 

A  giudicare  dalle  sue  poesie  egli  non  sembra  trarre  alcun  piacere 
dalla  contemplazione  dei  fenomeni  naturali  o  dalla  considerazione  del- 
l'ordine portato  dalla  scienza  nell'universo.  Nella  sua  poesia  c'è  per 
così  dire  un  vuoto  intenso  e  doloroso,  una  eloquente  vacuità.  Le  vie  del- 
l'universo sono  per  lui  soltanto  le  vie  dell'uomo  e  (|ueste  sono  di  regola 
simboleggiate  dalle  oscenità,  dalle  meschinità,  dai  tradimenti  della 
nostra  vita  sessuale,  dalle  futilità  e  viltà  del  nostro  sentimento  e  della 
nostra  cultura. 

L'amore,  tanto  celebrato  dai  poeti,  è  rappresentato  in  lui  dal  be- 
stiale Sweeney,  da  Doris  e  da  Dusty,  dalla  classica  violazione  di  Filo 
mela  e  dalla  apatica  indifferenza  della  dattilografa  in  The  Waste  Land. 
La  società  contemporanea  è  rappresentata  nel  suo  aspetto  commerciale 
da  Mr.  P^ugenides,  il  commerciante  di  Smirne,  la  cultura  e  il  sentimen- 
to del  nostro  tempo  da  J.  Alfred  Prufrock  e  dalla  signora  del  Portrait 
che  tanto  affettatamente  parla  della  sua  perduta  giovinezza.  I>a  morte 
è  per  Eliot  «  end  of  the  endless  journey  te  no  end  ». 

Egli  giunge  così  ad  una  delusione  assoluta;  il  nostro  stato  spiri- 
tuale è  una  terra  desolata.  Abbiamo  qui  l'estrema  logica  del  «  new 
humanism  ».  L'Eliot  non  riesce  a  trovare  alcuna  soddisfazione  nella 
nostra  partecipazione  al  processo  universale.  Ha  appreso  che  noi  dob- 
biamo alla  natura  soltanto  quanto  c'è  in  noi  di  ferino,  la  brama  del- 
l'individualità. Deve  quindi  cercare  altrove  l'origine  e  la  sanzione  di 
quanto  in  noi  c'è  di  umano  e  non  trovandole  nella  natura  deve  ricor- 
rere al  soprannaturale;  ciò  che  la  ragione  non  riesce  a  dimostrare  è 
l'intuizione  del  cuore.  Dio. 

È  stato  detto  che  Eliot  non  rappresenta  un  paese  e  una  cultura 
nazionale  ma  la  classe  cosmopolita  degli  intellettuali,  l'erudizione  let- 
teraria. La  fama  di  Eliot  infatti  è  stata  fatta  in  parte  dagli  intellet- 

—  291  — 


tnali  europei,  dagli  esteti  iiniveisitaii   soi)iatutto,   i)eirhè  il  suo  sim 
bolismo  erudito  taceva  della  poesia  una  specialità  che  soltanto  i  colti 
potevano  apprezzare  cogliendo  le  allusioni  a  qualche  passo  di  quei  libri 
che  fanno  parte  della  cultura  dell'iutellettuale  odierno. 

Vero  è  che  per  l'Eliot  la  pura  poesia  può  aprirsi  a  una  comunica- 
zione prima  ancora  di  essere  compresa.  In  questo  senso  la  poesia  di 
Dante  è  facile.  La  poesia  penetra  in  noi  prima  che  noi  sappiamo  quale 
sia  il  suo  significato,  prima  che  sappiamo  che  cosa  ci  richieda,  che  cosa 
muterà  e  che  cosa  produrrà  iu  noi.  Essa  ci  parla  con  mezzi  che  vanno 
oltre  le  nostre  possibilità  di  comprendere  e  di  decifrare  la  sua  parola. 
In  tal  senso  il  messaggio  della  poesia  ha  nella  sua  forma  qualcosa  di 
oggettivo,  di  indipendente  dalla  nostra  iJossibile  interpretazione  indi- 
viduale. 

Se  Dante  è  per  Eliot  «  universale  »  in  quanto  poeta  dell'universa 
listico  medio  evo,  lo  è  sopratutto  per  la  sua  lucidità  poetica,  per  la 
sua  lucidità  di  stile;  l'allegoria  diventa  così  visione  e  espressione  di 
chiare  immagini  visive.  Di  Eliot  si  debbono  ricordare  principalmente  i 
]irimi  volumi  di  versi  Prufrock  and  Other  Ohservations  (1917),  Ara  Vos 
Prec  (1919),  Poe^ns  (1920),  The  Wo^te  Land  (1922),  The  Eollow  Men 
(1925),  Ash  Wedncsday  (1930),  Four  Quartets  (1936-12),  e  i  lavori  tea- 
trali The  Rock  (1934),  Murder  in  the  Cathedral  (193.5),  The  Familìi 
Reunion  (1939),  The  Cocktail  Party  (1949).  Come  prosatore  ricorderemo 
la  sua  prima  raccolta  di  saggi  The  Sacrcd  Wood,  apparsa  nel  1920. 
Homage  to  John  Dryden  (1924),  For  Lanceìot  Andrewes  (1926),  ristam- 
pato più  tardi  negli  Esswys  Ancient  and  Modem  (1936),  Dante  (1929), 
The  Use  of  Poetry  and  the  Use  of  Criticism  (1933),  After  ^^trange  Gods 
a  Primer  of  Modem  Heresy  (1934),  EUzaììcthan  Essays. 

Critici  poco  benevoli  hanno  affermato  che  Edith  Sitwell  (1887) 
e  i  fratelli  Osbert  (1892)  e  Sache\'erell  (1897)  formano  una  triade  che 
non  si  sa  se  definire  come  poeti  che  scrivono  in  prosa  o  prosatori  che  si 
divertono  a  comporre  versi.  Di  Edith  Sitwell  si  ricordano  specialmente 
The  Mother  and  Other  Pocms  (1915),  una  raccolta  di  versi  pubblicata 
nel  1930  Collected  Poems,  alla  quale  seguirono  Street  Song  (1942),  Green 
Song  (1944),  A  Song  of  the  Gold  (1945).  Il  suo  atteggiamento  verso  la 
poesia  è  rilevato  in  uno  stu,dio  su  Alexander  Pope  (1930);  e  giudizi  in- 
teressanti si  possono  trovare  anche  in  As-prcts  of  Modem  Poetry  (1934) 
e  Victoria,  of  England  (1936).  Nonostante  la  loro  aggressività  {Wheels, 
1917-1921)  e  il  loro  atteggiamento  culturale  e  aristocratico  l'opera  loro, 
per  quanto  continui  a  suscitare  vivo  interesse,  appare  oggi  a  taluno 
piuttosto  demodée. 

Più  significativa  sembra  l'arguta  levità  di  Herbert  Wolbtì:  (1885) 

—  292  — 


e  la  iluicìa  pravità  delle  sue  poesie  più  impegnative.  Grosso  modo  si  po- 
trebbe atfermaie  che  molti  degli  sciittori  più  promettenti  derivano  dal 
Hopkins  o  dall'Eliot  o  quanto  meno  hanno  una  sfumatura  delle  loro 
tendenze  meta  tìsiche.  Ciò  e  particolarmente  vero  di  Heijbeut  Reiad  (1893) 
C.  D.\Y  Lewis  (190.")),  W.  II.  Auden  (1907),  I>ouis  Mac  Neicb  (1907),  e 
in  misura  minore  di  Stei>hex  Spender  (1909). 

Molti  poeti  contemporanei  sono  all'unisono  col  nostro  tempo  per 
l'intenso  e  arido  intellettualismo  che  distingue  la  loro  poesia,  per  l'iro- 
nia, lo  stoicismo,  l'assenza  di  romantici  entusiasmi  e  del  senso  cosmico 
che  ne  costituiscono  la  princii)ale  caratteristica.  Essi  sembrano  intenti 
alla  soluzione  dei  problemi  connessi  con  Tessere  morale  dell'uomo  entro 
i  contini  della  sua  «  bone  vault  »,  senza  richiamarsi  alle  leggi  generali 
dell'universo.  Il  loro  sguardo  si  ferma  sui  fatti  dell'esperienza  umana 
e  specialmente  sulla  scena  sociale. 

G'è  una  crescente  tendenza  fra  i  poeti  a  interessarsi,  come  fanno 
romanzieri  e  saggisti,  del  fattore  politico  e  economico  della  vita  mo 
derna.  Essi  danno  espressione  al  crescente  malcontento  per  un  ordine 
sociale  in  decadenza  e  alla  crescente  speranza  per  una  specie  di  stato 
•socialista.  L'Auden  <lii)inge  il  dilemma  sconsolato  dei  ricchi  in  un  mon- 
do «  that  has  had  its  day  ».  Lo  Spender  celebra  e  the  failure  of  banks, 
the  failure  of  cathedrals,  and  the  declared  insanity  of  our  rulers  »  e  at- 
tende con  speranza  che  una  nuova  generazione  edifichi  una  società 
migliore  sulle  lovine  di  quella  presente.  11  Lewis  espone  le  tenui  ideo- 
logie e  sofismi  degli  anziani  e  incita  la  sua  generazione  «  to  give  up 
toys  and  go  into  training  ». 

Così  mentre  l'Eliot  si  volge  i)er  conforto  alla  religione  altri  poeti 
si  accontentano  del  pensiero  della  solidarietà  umana,  dell'attuazione 
della  loro  unità  col  gregge  degli  uomini.  Lii  solitudine  dell'uomo  nel- 
l'universo è  bene  espressa  dallo  Spender  nella  poesia  Winter  Landscwpe. 
A  sera  il  poeta  si  chiude  in  casa  accanto  al  fuoco  mettendo  una  bar- 
riera fra  sé  e  il  senso  «  of  our  dying  souls  against  JOteruity  pressed  ». 
11  pensiero  dei  gabbiani  nidificanti  fra  le  rocce  e  stretti  ala  contro  ala 
ilurante  la  notte  desta  in  lui  un  vivo  desiderio  di  affermare  lo  spirito 
giegario  della  mia  specie. 

In  questo  primo  inventario  neci^ssariamente  breve  e  incompleto 
iion  potranno  trovar  posto  i  molti,  i  troppi  poeti  inglesi  contempo- 
ranei; tuttavia  converrà  citare  almeno  i  nomi  di  alcuni  scrittori  che 
fra  tanto  cerebralismo  sembrano  orientarsi  verso  espressioni  poetiche 
tradizionali.  Dylan  Thomas  i1914),  gallese,  che  nel  Portrait  of  the  Art- 
i.'it   as  a    Yoiniif  Doff   (1940),   in  gran   parte  autobiografico,   ci  naira   le 

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sue  dure  esperienze  mentre  muove  i  primi  passi  nella  difficile  carriera 
del  giornalismo. 

A  vent'anni  pubblica  il  suo  primo  volume  di  versi,  Eujhteen  Poems 
(1934),   seguito  dai  Tu-cnti/-fìve  Pocms   (1936)   e  da  The  Map  of  Love 
(1939).  Questi  versi  che  furono  più  tardi  raccolti  insieme  con  una  de- 
cina di  racconti  in  un  unico  volume,  The  World  I  Breathc  (1940)  mo 
strano  la  forza  eccezionale  del  suo  temperamento  lirico. 

Col  Thomas  licorderemo  Adam  Drinan^  Douglas  Young  e  Veej^om 
Watkins  nella  cui  opera  non  mancano  echi  di  certi  toni  romantici  che 
ci  fanno  pensare  a  Yeats. 

Il  magismo  di  Jamks  Ei.roy  Flecker  (1884-1915)  può  talora  aver 
qualche  apparenza  di  simbolismo  emotivo  ma  è  generalmente  immune 
da  misticismo  o  da  filosofia  cosmica.  Questo  è  vero  anche  per  Romance 
and  Magic  di  W.  J.  Turnbr  nato  a  Melbourne  in  Australia  nel  1889 
ma  vissuto  quasi  sempre  in  Inghilterra,  e  per  la  fantasiosa  ricostru- 
zione della  storia  di  Èra  di  RIa^lph  Hodgson  (1872). 

In  altri  poeti  una  delicata  fantasticheria  sembra  unirsi  a  un  acuto 
e  vivido  realismo  come  in  certi  componimenti  di  Harold  Monbo  (1879- 
1932).  Troviamo  del  realismo  immaginativo  ma  non  romantico  in  al- 
cuni poemi  di  Gordon  Boittomley  (1871),  mentre  in  certe  poesie  di  guer- 
ra di  W.  Gibson  (1880),  Siegfried  Sassoon  (1880),  Robertv  Grav'Es 
(1895),  Sidney  Keyes^,  Roy  Fulle3{,  Keith  Douglas,  Richard  Hill-^ry, 
F.  T.  Prince,  il  realismo  appare  talora  disperato,  estremo,  senza  un 
raggio  di  luce. 

Anche  per  il  romanzo  gli  scrittori  da  citare  sono  tanti  che  dovremo 
necessariamente  limitarci  ai  pili  rappresentativi.  L'opera  di  Henry 
James,  di  Thomas  Hardy  e  in  grado  minore  del  Meredith,  oltre  alle  teo- 
rie psicanalitiche  e  ai  romanzi  dei  massimi  scrittori  russi  dell '800,  eser- 
citano una  profonda  influenza  sui  romanzieri  di  oggi. 

Più  che  agli  avvenimenti  esteriori  si  cominciò  ad  annettere  impor- 
tanza alle  reazioni  dello  spirito  anche  minime;  in  alcuni  il  gusto  si  fe- 
ce più  raffinato,  l'orecchio  più  avvezzo  ai  vasti  giri  di  frase,  in  altri 
sembrò  accentuarsi  una  tecnica  narrativa  fatta  di  allusioni,  coperta 
e  discontinua,  in  altri  ancora  troviamo  un  mondo  che  conosce  i  tor- 
menti e  la  violenza  degli  odi,  o  in  cui  i  personaggi  sono  affetti  da  in- 
guaribile narcisismo,  o  si  rivelano  indocili  e  torbidi  anche  se  le  grida 
sembrano  spente  e  le  passioni  attenuate. 

Degna  di  nota  ci  sembra  anzitutto  l'opera  di  E.  M.  Forster  (1879) 
al  quale  non  poco  hanno  tratto  alcuni  romanzieri  posteriori  come 
Christopher  Isherwood,  Elizabeth  Bower  e  William  Plomer.  Scrittore  per 
più  rispetti  interessante  egli  rimane,  pur  aggiornandosi,  entro  le  linee 

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di  una  narrativa  che  non  si  affida  a  quelle  formule  che  molti  oggi  vanno 
sperimentando.  Di  lui  ricordiamo  specialmente  i  seguenti  romanzi  : 
Whcre  Angcls  Fear  io  Tread  (1905),  The  Longrst  Journcy  (1907),  A 
Room  with  a  View  (1908),  Hoicanls  End  ^1910),  A  Pussiujc  to  India 
(1924),  e,  oltre  a  qualche  interessante  saggio  critico,  alcune  raccolte 
di  novelle,  Celestial  Omnibus  (1911),  The  Eternai  Moment  (1928). 

In  Davh)  Herbert  Lawrence  (1885-1930),  scrittore  quanto  mai  sin- 
golare e  fecondo,  si  ha  come  un'ultima  eco  della  adorazione  romantica 
della  natura  nel  primitivismo  e  nel  misticismo  fallico  non  di  rado  pre- 
sente nella  sua  opera;  ma  in  lui  la  concezione  filosofica  della  natuia 
non  sembra  mai  ricevere  esplicita  formulazione. 

t^lpecialmente  dopo  la  prima  guerra  mondiale  la  ribellione  al  mon- 
do, la  negazione  di  ogni  ideale  della  civiltà  e  l'esaltazione  dell'istinto 
trovano  larga  parte  nella  sua  opera  che  per  la  penetrazione  dei  carat- 
teri, la  drammaticità  di  certe  situazioni  e  più  ancora  per  la  descrizio- 
ne del  violento  contrasto  fra  l'istinto  e  la  ragione  lo  poue  fra  i  mag- 
giori prosatori  contemporanei.  Fra  i  suoi  romanzi  ricordiamo  :  The 
White  Peacock  (1911),  Sons  and  Lovers  (1913),  The  Plumed  Serpent 
(1926),  Lady  Chatterlei/'s  Lorer  (1928)  ai  quali  si  aggiungono  racconti, 
.S'*.  Mawr  (1925),  notazioni  di  viaggio,  Tirilif/ht  in  Itaìij  <191(;),  Sea  and 
Sardinia  (1921),  Morninrjs  in  Mexico  (1927),  qualche  raccolta  di  versi, 
Love  Poems  (1913),  Birds,  Beasts  and  Flowers  (1923),  L<i^t  Poema 
(1932),  drammi,  The  Widoiving  of  Mrs.  Holroyd  (1914),  e  infine  tre  vo- 
lumi di  lettere  molto  importanti  anche  come  documenti  biografici. 

Aldous  Huxley  (1894),  nipote  del  grande  biologo,  narratore  bril- 
lante ma  piuttosto  cerebrale,  sembra  talora  incapace  di  costruire  un 
libro  secondo  un  piano  organico  ben  definito.  È  umorista  fine  ma  corro- 
sivo, intento  a  risolvere  il  problema  della  «  conciliazione  fra  i  vantaggi 
della  civiltà  e  quelli  della  vita  primitiva  »  È  quanto  troviamo  espresso 
in  forma  diversa  in  molte  parti  della  sua  opera  dove  l'autore  sembra 
orientarsi  sempre  di  più  verso  la  religione  indiana  nella  quale  ravvisa 
il  completo  annullamento  dell'egoismo  causa  dei  mali  che  ci  affliggono. 

Al  romanzo  Crome  Yelloio  del  1921,  seguirono  Antic  Hwy  (1923), 
Those  Barren  Lea/ves  (1925),  Point  Counter  Point  (19ì28),  Bra/ve  New 
World  (1932),  Eyeless  in  Gaza  (1936),  After  Many  A  Summer  (1939), 
Time  Must  Have  a  Stop  (1944),  racconti.  Mortai  Coils  (1922),  Tico  or 
Three  Graces  (1926),  Brief  Candles  (1930),  saggi  On  the  Margin  (1923), 
Along  The  Road  (1925),  Jesting  Pilate  (1926),  Music  at  Night  (1931), 
Rnds  and  Means   (1937),    The  Perennial  Philosophy   (1946). 

Per  la  novità  della  sua  tecnica  e  per  la  spregiudicata,  descrizion.i 
di  certe  situazioni,  grande  interesse   suscitò    a  suo    tempo    l'Ulysse.^ 

—  295  — 


(1022)  di  James  Joyce  (1882-1941),  il  quale  s'cia  già  reso  noto  con  una 
raccolta  di  novelle  Dnhìincrs  (1914)  e  con  A  Portraìt  of  the  Artist  as  a 
Young  Man  (191G),  narrazione  in  gran  pai'te  autobiografica,  più  acces- 
sibili al  grande  pubblico.  I  vocaboli  talora  incomprensibili  coniati  dal 
Joyce  che  troviamo  numerosi  nell'opera  più  recente  di  questo  roman- 
ziere {Finncgwns  Wakc,  1939)  cerebrale  quant'altri  mai,  rendono  la  let- 
tura difficile  se  non  semi)re  impossibile  anche  ai  lettori  di  solida  cul- 
tura letteraria.  Tale  difficoltà  deriva  dalle  sovrapposte  complessità  del- 
l'opera e  dalle  oscurità  inerenti  al  metodo  e  all'intenzione  dell'autore 
che  cercò  di  «  mettere  in  raffronto  la  localizzata  mentalità  contempo- 
lanea  dell'individuo  con  la  collettiva  mentalità  primordiale  della  stir- 
pe, di  raggiungere  nna  visione  stereoscopica  e  cioè  di  abitare  in  menti 
di  gran  lunga  dissimili  e  attraverso  di  esse  pi'esentare  una  composita 
articolazione  della  realtà.  Di  quasi  inevitabile  concomitanza  con  que- 
sto fu  l'uso  di  diverse  lingue  per  diversi  caratteri  e  situazioni.  Egli 
cercò  inoltre  di  introdurre  nel  romanzo  qualcosa  che  si  avvicinasse  al- 
ia struttura  formale  della  musica  e  ciò  ottenne  di  solito  con  l'intro- 
duzione di  un  tema  con  successivo  sviluppo  e  var-iazioni  e  infine  di  dare 
un  resoconto  realistico  della  strana  e  arbitraria  evoluzione  della  co- 
scienza umana».  A  malgrado  di  certe  lungaggini  e  stranezze  alle  quali 
il  Joyce  fu  condotto  nelle  sue  ricerche  di  minuzie  analogiche  la  sua  ri- 
mane per  molti  un'opera  importante  e  non  solo  per  la  riforma  tecnica 
apportata  dall'autore. 

La  tendenza  psicanalitica  è  palese  anche  nei  romanzi  di  Virginia 
AYooLF  (1882-1941).  in  alcuni  dei  quali  trova  espressione  il  tema  ricor- 
rente dell'angoscia  del  tempo  che  fugge  :  Jacob's  Room  (1922),  Mrs.  Dal- 
ìoway  (1925),  To  the  Lighthouse  (1927),  Orlando  (1929),  The  Waves 
(1931).  The  Ycars  (1937)  Bctween  the  Acts  (1941),  rappresentano  diver- 
si momenti  dello  sviluppo  artistico  della  scrittrice. 

Alcuni  romanzieri  d'oggi  sembrano  abbandonare  le  teorie  psi- 
canalitiche care  a  molti  scrittori  contemporanei  per  ritornare  in  parte 
alla  tecnica  dei  grandi  romanzieri  vittoriani  fondendo,  come  fa  J.  B. 
Priestley  (1894),  il  romanzo  così  detto  regionalista  col  romanzo  di 
«  vagabondaggio  »  creato  da  George  Borrow. 

Nell'infinita  schiera  dei  narratori  contemporanei  ci  sono  altre  fi- 
gure di  particolare  rilievo  :  Hugh  Walpole  (1884-1941),  Josfiph  Oronin 
(1896).  Charles  Morgan  (1894),  George  Orwf^i.l  (1903-1949),  Ivy  Comp- 
Tox  BuRNETT^  Henry  Griìen  e  infine,  fra  gli  altri  molti  i  cattolici 
Graham  Greene^  (1904),  oggi  uno  dei  romanzieri  più  in  vista  nella  cui 
opera  domina  un  tragico  senso  dell'irreparabilità  del  male,  e  Evelyn 
Waugh  (1903),  scrittore  molto  popolare  considerato  (con  Charles  Mor- 

—  296  — 


^(aii  e  Cbiistopliei-  Isherwood)  tra  gli  scrittori  più  rappresentativi  del- 
l'ultima geuerazione. 

I^  l)reo(Ciipazioiii  religiose,  le  istanze  politiche  e  il  vano  tenta- 
tivo (li  evadere  dal  contorniisni<»  anglo-sassone  sono  temi  dai  quali  il 
W'augli  di  rado  riesce  ad  affraucarsi. 

l'er  quanto  si  riferisce  al  teatro  d'oggi  ai  nomi  dei  noti  dramma- 
turghi G.  B.  Shaw^  James  Barrie.  Alfred  Sutro^  H.  Granviixe  Bar- 
KKu.  A.  A.  Mii.xEV.  Xorn,  Coward,  J.  B.  I'riestley  e  T.  S.  Eliot,  ag- 
uinngeremo  quelli  di  ^^'ILLLAM  Douglas  Home,  autore  di  un  dramma 
pregevole  (Noie  Baraìthas)  rappresentato  con  successo  a  Londra  nel 
1!>47  e  del  già  citato  \V.  H.  Audex  [Paid  on  hoth  Sides,  1930,  e  The 
Dance  of  Death)  che  in  collaborazione  con  Christopher  Isherwood  scris- 
se The  Do(j  Benrafh  the  «S'A-ies.  una  specie  di  rivista.  The  Ascent  of 
F.  a  (193C)  tragedia  in  due  atti,  On  the  Frontier  (1938),  melodramma 
in  tre  atti  in  cui  pui-  nella  sua  atmosfera  farsesca  non  manca  qualche 
Itel  tratto  poetico. 

Converrà  anche  ricordare  il  teatro  di  Ohristoi'HEr  Fry  (1907).  A 
una  sua  prima  commedia,  8iege  (1937).  mai  rappresentata,  fece  seguito 
The  Boìi  tvith  the  ('art  (1937),  un  esperimento  abbastanza  riuscito  sulle 
orme  del  teatro  di  T.  S.  Eliot,  e  ancora  Thiir.sdaj/'s  Child  e  The  Tower, 
i-appresentata  nel  1939. 

Ma  è  specialmente  nell'attuale  dopo  guerra  che  il  Fry  si  è  venuto 
affermando  con  le  seguenti  opere:  The  Firstborn  (194G),  A  Phoenix  tao 
Frequent  il94(j).  Thor.  uùth  A)if/els  (1^48),  The  Ladi/'s  Not  for  Burning 
(1949)  in  versi,  forse  il  suo  dramma  migliore,  e  Venus  Observed  (1950) 
ì-apjn-esentata  di  recente  con  grande  successo  d;i  Laurence  Olivier  a 
Ix)ndra. 

Non  mancano  in  (piesto  teatro  brani  lirici  di  alto  valore,  ma  non 
di  rado  essi  si  i>alesano  puro  ornamento  non  essendo  richiesti  da  ne- 
cessità drammatiche  o  psicologiche. 

In  quest'eitoca  di  generale  smarrimento  la  letteratura  inglese  per 
il  numero  e  l'importanza  dei  suoi  autori  mostra  una  vitalità  degna  del 
suo  i)assato.  onde  è  lecito  sperare  che  l'odierno  diffuso  fermento  di  ten- 
denze e  d'aspirazioni  maturi  prima  o  poi  opere  che  laggiungano,  per  la 
loro  essenza   d'arte,   espressioni  valide  e  durature. 


297 


INDICE    DEI    NOMI 


I    titoli   iu   corsivo   iudicauo   opere   collettive,    di   scrittore   iguoto  o   d'incerta 
iittribiizione.   I  numeri  in  corsivo  l'inizio  della  trattazione  principale. 


Abercrombie,  Lascelles,  287. 

Addison,  Joseph.  125,  138,  139,  142.  147. 

211. 
A.    E.,    vedi   Russel   G.    M. 
Aelfric,  18. 
Alfieri,  V.,  159.  180. 
.Vlfre<I    (re),    fi.   17. 
.Vlembert.  J.  Le  Rond  d',  124. 
Aìi/soun,  2<j. 
Amis  an<ì  Amiloun.  26. 
Ancrene  Riuìe,  23. 
.Vrayot,  J.,  4o. 
AndreaJi,  13,  17. 
.\rbuthnot.  .Tohn.  1^. 
.Vrches.  William,  274. 
Arden  of  Fevershanì.  .>>. 
Ariosto,'  L.,    «52.    182. 
.Vristofane.   149. 
Arnold,   Iklwin,   266. 
Arnold,  Mutthow.  2<12.  218,  252. 
Ascham,  Roger,  3d. 
Athenian    Gazcttc.   137. 
Auden.  W.  H.,  203.  297. 
Augler,    E.,    273. 
-Xusten,  Jane,  210. 
.\ustin.  Alfred,  287. 

IJacon.    Francis.     J8,    60,    105,    106,    109, 

1S4.  159. 
r.acou,   Roger.  21. 
l'.aeda,  5,  16,  17. 
l'alestier,   Ch.    Wolcott.   264. 
Halzac,   H.de.  185. 
l'.andello,  M..  43.  m.  77. 
F'.arbour,   John.   .*>5. 
r.arclay,  Alexander.  34. 
Karetti.  G.,  1.54,  1.59. 


Barker.   H.   Granville,  2f75,  278,  297. 

r.arnfield,   Richard,  61. 

lUirrie.  James  Matthew,  279,  297. 

Baudelaire,    Ch.,    193,    2^,    248. 

Baxter.   Richard,   106. 

Beardsley,   Aubrey,   249. 

Beaumont.  Francis,  78,  112. 

Beckford,   William.  169. 

Bee,   The,  1.55. 

Beerbohom.    :Max,    248. 

Behn,  Aphra.  116. 

Belleforest,  F.  de,  66. 

Belloc,   Hilaire,  285,  28i>. 

Bennett.  E.  Arnold,  284. 

Benoit  de  Sainte-ilaure,  22. 

Bentham,    Jeremy.    210,    215. 

Bentley,    Richard.   1.31. 

lìeoìculf,  13.   1',. 

Berkeley,  George.  204. 

Beve.^  of  Hampton.  26. 

Bibbia,  8,  24,  .',0,  49,  98.  lOó,  219. 

Bìackìcood's  Magatine   205,   211. 

r.lair.   Robert.  161.  175. 

P.lake.    William,    160,   nS,   193.   268. 

Bìickìiììfj  Homelies,  18. 

Bìoìc.  Xortherne  icynd,  26. 

Boccaccio,    G.,    30,    31,    34.    .38.    42.    111, 

145. 
r.oezio.   S..   18,  39. 
Boiardo,    M.    M..  182. 
Boileau,  X.  D.,  127,  153. 
Hook  of  Common  Praijer,  41. 
r.orrow.    George.    26ó,    2rt6. 
Boswell.   James,   154. 
Bottomley.    Gordon.    294. 
Bourgogne,  Jean  de,  28. 
Bowen,   Elizabeth,   21>4. 


—  299 


Brant,   S.,  34,  75. 

Britìges,   Robert,  243,  287. 

Bronte,   Anne,   237. 

Brente.  Charlotte,  2:-i7. 

Bronte,  Emily,  227,  22S. 

Brooke,   A.    Stopford,   2«)7. 

Brooke,  Rupert.  2S8. 

Browue,  Thomas,  JO.'J. 

Browne,  William,  r»(). 

Browning,    Elizabeth   Barrett.    233,    230, 

241. 
Browning,    Robert,    228,    232,    235,    249. 

2.'>1. 
Bninanbuih.   The  Battle  of.  18. 
Buchanan,  Robert,  2.''.9. 
Buuyan.   John,   87,   89,   91,   iJó,   Mi,   125, 

234. 
Blirger,  G.  A.,  182. 
Burke,    Edmund.   154,   157. 
Burne-Jones,    Edward,   258. 
Burney,    Fanny,   20,9. 
Burns,  Robert.  100,  170,  181. 
Burton,  Richard,  26ó. 
Burton,    Robert,    49. 
Butler,    Samuel    (1612-80).    101,    119. 
Butler,     Samuel     (1835-1902),     226,     237, 

252,   275. 
Byron.     George    Gordon,     169,   170,  182, 

'l96,   2fH,   208,   226,   233,   ^44. 

Caedmon,   16. 

Calderón  de  la  Barca.  117.  259. 

Calvino,   G.,  131. 

Camden,   William,  71. 

Campanella,   T.,   39. 

Campbell.   Thomas,    208. 

Campion.  Thomas,  51. 

Carew,  Thomas,  93,  9',. 

Carew,   Richard,  43. 

Carlyle,  Thomas,  173,  193.  2Ifi.  222.  249. 

CarroU,   Lewis,   280. 

Casti,    G.    B.,   198. 

Caxton,  William,  37. 

Cazamian,    L.,    198. 

Cervantes,    M.    de,   79,   119,   166. 

Cesarotti,  M.,  168. 

Chambers,  E.  K.,  61,  79. 

Chanson   de  Roland,  22. 

Chapman,    George,    43,    59,    71,    7.J.    76. 

83,    207. 
Chateaubriand,  R.  de,  l.>"i.  179. 


Chatlerton,   Thomas.   160,   167,   IGS,    \m. 

180,   181. 
Chaucer,    Geoffrey,    8,    35,    27,    28,    2iK 

35,  3<5,  37,  41,  44.  65,  75,  110,  111.  241. 
Chester.  Robert,  69. 
Chesterton,    Gilbert   Keith,    285,   2S<). 
Chevìf  Chase,  35. 
Vhrìst,  13,  17. 
Chri.st    and   Satan,   13. 
Chronicle,   The  An(/1o-Sa.ron,  18. 
Cibber.  Colley,  129,  163. 
Ch'annes,   27. 

Clough,   Arthur   Hugh.   219. 
Cobbett,  William,  210. 
Coleridge.    Samuel    Taylor.    .50,   90,    171». 

180.   186,  187,  189,  191. 
Colet.   .John.  38. 
Collier,    .Jeremy,    118. 
Collins,  William,  163. 
Collins,    Wilkie.   228. 
Collodi,   C,  280. 
Colmau,    George,    158. 
Colimi,  Padraic.  272. 
Compton  Buruett,  Ivy,  296. 
Congreve,    William,    113.    116.    117.    US- 

158. 
Conrad,  .Joseph,  2i)l.  285. 
Corneille.    P.,   112,   113. 
Court   of  Love,   The,   34. 
Coverdale,  Miles,  40. 
Coward,  Xoel,  297. 
Cowley,   Abraham,   90,   93. 
Cowper,    William,    160,    16'/.   181. 
Crabbe,   George,   lfl6. 
Craumer,   Thomas,   4f).   -Ji. 
Crashaw,  Richard.  90.  91. 
Cronin.   .Joseph,  29<i. 
Crowue,    .John,    IK!. 
Cuckoo  and  the  Xif/htiiinalr,   The,  34. 
Cursor   ^^^l)1di,    24. 
Cynewulf.    17. 

Dame    Siriz,    26. 

Daniel,  13. 

Daniel,   Samuel,  50,  83. 

D'Annunzio,  G.  248. 

Dante,  30,  31,   100. 

Darwin,  Charles,  215.  216,  •S2,  ^»5. 

D'Avenant.  William,  11S. 

Davidson  .John,  ^6. 

Davies,  W.  H.,  288. 


300 


D'AzegUo,  M.,  185. 

Dedekind,   F.,  75. 

Defoo,   Daniel,   ISTT,  l.>,2,  148.   153. 

Dekker.  Thomas,  71,  72,  75,  78,  SO. 

De  La   Mare,    Walter.   287. 

Deloney.    Thomas,   75. 

Deuham,   .Tohii.  a^. 

Deor'n  Vomplaint ,  15. 

De   Qulncey   Thomas.    211,   212. 

Descartes,   R.,   \2À. 

Desportes,  P.,  85. 

Dickens.  Charles,  12(i.  21«'>,  221,  225,  S«, 

249,    2S2. 
Dickinson,  E..  2JX). 
Diderot,  D..  124,  1.59. 
Disraeli,  Benjamin,  22(L  2(52. 
Dobrée,    Bonamy,    287. 
Donne.  John.  ."^J.  90,  91,  94,  125. 
Dostojevskij.    K..   74.   1S5. 
Doughty,  Charles  Montegn.  2C»r>. 
Douglas,  Gavin.  ?A. 
Douglas,  Keith,  294. 
Dowson,    Ernest,   248,   250. 
Drayton.   Michael,  òO,  8?.. 
Dream  of  the  Rood,  The,  lo.  17. 
Drinan,   Adam,  294. 
Drink  water,  .John.  287. 
Drummond,  William,  .*/,  72. 
Dryden,    .John.    as.    Kki.    il.],    ilc,    117. 

119,   125,   127,   1.32. 
Du  Bellay,  J.,  44,  85. 
DufiPy,   Charles  Gavan,   267. 
Dumas,    A.     (padre),    185. 
Dumas,  A.    (Aglio),   274. 
Dunbar,  William,  .3(>. 
Dunsany,  Lord.  272. 
Duns,   Scotus  .John,   22. 
Dunton,   .Tohn,   lo7. 
D'Urfey,    Thomas.    Ufi. 

Edgeworth,    Maria.    185,    21(). 

Edinburgh  Kevieir,  The,  210.  211. 

Edward,   35. 

Egidio  Romano,  34. 

Eikon    Basilike,   90. 

Elene,  Ili.  17. 

Elgar,   Edward,  21«». 

Eliot,  George,  22-',. 

Eliot,    Thomas    Stearns,    287.    291.    2)2. 

293,   297. 
Emaré,   2<5. 


Enfjlaml   Helicon,  51. 

Elyot,  Thomas,  39. 

Erasmo,   D.,  38,  8t>,  22r7. 

Errine,  St.  John.  272. 

Eschilo,   201,  202,   245. 

E.rodit.'^,  13,   17. 

Etherege,  George,  IV),  117. 

En 111 i dina n.    The,    144. 

Eustace  o  Thomas  de  Kent,  22. 

Evelyn,    John,    120,    121. 

E  veri/man,    óS. 

Fairfax,  Edward,  4.'!. 

Farqiihar,   (Jeorge,   Ut»,    UH,  1.50. 

Fates  of   The   Apnstok'.'<,   The,   13,   17. 

Fergusson,   Samuel,   207. 

Fielding,   Henry,   l'/S,  153. 

Ilnnshiirff,   14.    15. 

Fiorentino,  Ser  G.,  (>4. 

Fitz    Gerald,    Edward.    2 ',5. 

Flaubert.    G..    2(;2. 

Flecker,   James   EIroy,   294. 

Fletcher.   Giles,    50. 

Fletcher.   John.   78.  97,   112,   113. 

Fletcher,  Phineas,  50. 

Florio.   G.,   43. 

Fìorc.'i   and    Bìanchefloitr,   20. 

Floircr  and  the  Leaf,  The,  34. 

Ford,  John,  80,  81. 

Foscolo,    U..   152,   159,   161,    180. 

Foster,    E.   M.,   29.',. 

Fox  and   the   Wolf  The,  20. 

Fo.Ke,   .John,   41. 

Freeman,    John,   288. 

Fry,    Christopher,    297. 

Fuller,    Roy,    294. 

Gaimar,    Geoffrey,    22. 

Galilei.    G.,   48,   97,   124 

Galsworthy,    John,   273.   282. 

Gamelif»,  The  Tale  of,  65. 

(lammer   (ìurton.^  Xedle,  54. 

Garnier  de  l'ont  Saint-Maxeuce,  22. 

Garrick,   David,   154,  158. 

Gaskell,    Mrs.,   22G. 

Gautier,    Th.,    243. 

Oairaf/ne  and  the  Gren-e  Knight,  Sir,  27 

Gay,    John,    130. 

Genesi.^,  13,  10. 

Geste  of  King  Horn,  The,  26. 

Gibbon,    Edward,   l.")4,   l')8. 


—  301  — 


Gibson,    Wilfrid,   294. 

Gilbert,   William   Hchweiiok,   274. 

Giovenale,  111. 

Giraldi  Cinzio,  G.  15.,  00. 

Giraklus  Cambrensis,  21. 

Gi.ssing,  George  Robert,  253,  Sió. 

Giusti.   G.,  152. 

Godwin,    William,   199,  200. 

Goethe,   W.,  l.'HÌ.  180.  182,  197,  216. 

Golden  Lct/cnd,  The,  37. 

Goldsmith,  Oliver,  US,  119,  151,  ir>5,  158, 

167. 
Gosse,   Edmund,  274. 
Gosson,   Stephen,  46. 
Gower,  John,  8,  28,  29,  35,  37. 
Grave,  The,  18. 
Graves,  Robert,  294. 
Gray,  Thomas,  155,  160,  161,  175,  181. 
Green,   Henry,  2JiO. 
Greene,  Graham,  296. 
Greene,  Robert,  55,  56,  59. 
Gregorio    (papa),    17. 
Gregory,   Augusta,  267,  268,  272. 
Grocyn,  William,  38. 
Grossi,   T..  185. 
Guarini,  G.  B.,  79. 
GuedaUa,  Philip,  287. 
Gin/  of  Wwncick,  26. 

Ilakluyt.    Richard,    49. 

Hankin,    St.    John,   279. 

Hardy,    A.,    112. 

Hardy,   Thomas,   237,  249,  25Jf,   294. 

Hariugton,   John,  43. 

Havelok   the   Da  ne,  26. 

Hawes,    Stephen,    34. 

HazUtt,  William,  2»1,  211,  212. 

Hearn,  Lafeadio,  266. 

Henley,  William  Ernest,  263. 

Henryson,  Robert.  35. 

Herbert,   George,  90,  91,  92. 

Herder,   J.   G.,  159. 

Hereford,  Nicholas,  24. 

Herrick,   Robert,   93. 

Heywood,   John.   54. 

Heywood,   Thomas,  71,   75,  79. 

Higden,   R.,   27. 

Hillary,  Richard,   294. 

Hobbes.   Thomas,  100. 

Hoby,   Thomas,  43. 

Hodgsou,    Ralph.    294. 


Holinshed,  Raphael,  .',9,  63,  07,  68. 

llolland,   Philemon,   43. 

Home,    William  Douglas,  297. 

Hood,  Thomas,  209,  211. 

Hooker,   Richard,   48. 

Hopkins,   Gerard  Manley,  2//2,  290,  292. 

Housman.   Alfred    Edward,   256,  278. 

Housmau,    Laurence,   278. 

Howard.    Henrv    (Earl   of    Surrey),    41. 

Howard,  Robert.  114. 
Hugo,   V.,  180,   240,   2H3. 
Hume.  David.  1(^,  157,  im,  204. 
Hunt,  Leigh,  198,  201,  203,  212. 
Hunt,   WilUam   Holman,   238. 
Huntingdon,  Henry  cf,  21. 
Huxley,   Aldous,   213,  287,  295. 
Huxley,   Thomas  Henry,  216,  268,  280. 
Hyde,  Douglas,  267. 

Ibsen,   H.,  76,  249,  273,  274,  275. 

Idler,  The,  154. 

Interludes,  54. 

Isberwood,  Christopher,  294,  296,  297. 

Jacobsen.  J.  P.,  249. 

James  I,  35. 

James,  H..  202,  2M. 

Johnson,   Liouel,   248. 

Johnson,    Samuel.   72.   90,   132,  147,   148, 

1.51.  153,  1.55,  108. 
Jones.   Henry  Arthur.  274. 
Jonsou,   Ben,  01,   71,   75,  76,   80,   80.  90, 

93,   112. 
Joyce,  Jamos,  2.95. 
Judith,   13.   18. 
Juliana,  13,  17. 
Junius,  Francis,  17. 

Kant,    I.,   ISO.   195. 

Keats,  .John,  120,  160.  191.  201,  202,  203, 

205,    332. 
Keble.  John.  216. 
Keyes,   Sidney,  294. 
Khayyam,   O..   245. 
King  Alisa  under,  26. 
King  John  and  the  Bishop,  35. 
Kinglake.  Alexander  William.  265. 
Kiugsley,   Charles,   228. 
Kipling,  Rudyard,  262,  2S6. 
Klopstock,    F.    G.,   159. 


302  — 


Knoblock,  Edward,  284. 
Kyd,  Thomas,  5(ì,  57,  66. 

La  Ciilprenède,  G.,  U2. 

La  Fayette  (Contessa  di),  112. 

La  Fontaine.  J.  de,  36.  130. 

Imi  le  Frcis-nc,  26. 

Liimartine.  A.  de,  ISO. 

Lumb,    Charles,   193.   211. 

Land  oi  Cokai/f/ne.   The,   2«). 

I.iindor,  Walter  Savage,  213,  Ìi43. 

Lanslaiul.    William,  -M.  29. 

Lawes,    Henry.    iM». 

I.awroii.e.   David   Herbert,  140.  ,295. 

Lawrt'uce.  Thomas   Edward.   366. 

Laymou.  2ó. 

L«'e,  Nathaniel.  ll.'j. 

Lee,  Veruni!   (Violet  l'aget).  2S7. 

Le  Gallienue,  Richard,  248. 

Legendary,  The  Houth  Englìsh,  21. 

Lejrouis,  L..  198. 

Leibniz,  G.   W.,  124. 

Leopardi,   G..   125. 

L^ssing,  G.  E.,  70,  150. 

L'Estrange,  Roger,  1.37. 

Levi.  A.  R.,  117. 

Lewis,  C.  Day,  293. 

Lewis,   Matthew  Gregory,  209. 

r.'iberal,  The,  198. 

Linacre.  Thomas,  38. 

Livio,  T.,  43. 

Locke,  John,  109,  121,  1^1.  204. 

Lodge  Thomas,  64. 

London  Magazitw,  The,  211. 

Longfellow.   H.   W.,  18. 

Ixjngobardi.   E.  C.  221. 

Lope  de  Vega,  117. 

Ix)rris,  G.  de,  30. 

Lovelace,   Richard,  93,  9J,. 

Love's   Martì/r,  69. 

Lutero,  M..  1.31. 

Lydgate.   .Tohn.   S,  3',.  37. 

Lyly,   .John.  4.1,   .'/7.  .w.  57.  62. 

Lytton.  Edward  Bulwer,  226. 

-Macaulay.  Thomas  Babington,  216,  218, 

249. 
.Machaut,  G.  de,  30. 
Macpherson,    .Tames,    160,    167,   169.    180, 

181. 
Maeterlinck,    M.,    266. 


Maldon.  The   natile  of,  18. 

Malmesbury,  William  of,  20. 

Malory.  Thomas,  26,  37. 

Malthus,    Thomas    Robert,    210. 

Manly.  .T.  M.,  IS. 

Mandenlle,   sir  John,  vedi   Truvels  of. 

Mangan.   James,   267. 

Mannyng  of  Brunue,  Robert,  24. 

Mantuanus,  34. 

Manzoni.  A.,  185. 

Map.   Walter,  21. 

Marino,  G.   B..  41.  91. 

Marlowe.  Cristopher.  ."m.  .56,    '>7,  62,  l».".. 

Marston,   John.   72,   76". 

>Lnrtyn.   Edward.  272. 

Marvell.  Andrew.  .''.?,  (.9,  120. 

Marx,  C  375. 

Zklasetìeld.   John.   3SS. 

mask.'i,   Tf,   96. 

Ma.s-singer,   Philip,  79,  80. 

Maugham,    William    Somerset,    28.'/. 

Maupassant,  G.  de,  284,  285. 

Mazzini,   G.,  214.  2.51. 

Meredith,  George,  213,  237,  2',9,  254,  2.5:.. 

287.    iK8.    294. 
Meres,   Francis,  61. 
MetJistasio.  P.,  115. 
Meun,  J.  de,  30. 
Meynell.    Alice,   242. 
Michelangelo,  87. 
Middleton,  Thomas,  71,  75,  77. 
Mill,  John   Stuart.  215. 
Millais,   John  Everett,  238. 
Mille  e  unu  notte,  128,  196,  ^0,  265. 
Milne,  A.  A.,  297. 
Milton.  .Tohn,  17,  51.  79,  84,  87,  89,  93. 

U.j,  127,  175.  181.  202,  206. 
Minot.  Lawrence,  26. 
Minturno,  A.,  46. 
iniracl<''<,  53,  54. 
Molière,  115,  116,  117,  272. 
Monmouth,  Geoffrey  of,  21,  '22,  26,  67: 
Montaigne,  M.  de,  43,  48. 
Montesquieu,   155,   159. 
Monro,  Harokl.  288.  294. 
Moore.  George.  2.'fi.  267,  272. 
Moore,  Thomas,  208. 
Moral   Ode,   23. 
m(>raUtie,H,  5.3,  56. 
More,  Thomas,  58,  40,  84,  146. 
Morgan,  Charles,  296. 


—  303 


20  -  Breve  storia  della   letteratura   inglese. 


Morris,    William.   2',0,    243. 
Mortoli,  Thomas,  85. 
Musset,  A.  de,  180,  381. 
mysterics,  53. 

Xashe,  Tlioma.'^,  49,  56. 
NewTiiau,  John  Henry,  2/0". 
Newton,  Isaac.  KX),  324,  151). 
Newton,   Thomas,  42. 
Nietzsclie,   F.,   2i75. 
Xorth,  Thomas.  43,  68. 
Norton,  Thomas,  54. 
yut-hroun  Maitl,   The.  35. 

Obscrrator,  The,  137. 

O"  Casey,  Sean,  2^2. 

Occlove,  Thomas,  34. 

Ockham,  William  of,  22. 

O'   Grady,   Standish,  267. 

Oldham,  John,  12(). 

Oliphant,   Laurence.    2(16. 

Omero,  100,  127,  128,  207. 

Orazio,    74.   124,   127. 

Ormulum,  23. 

Orosio,   P.,   17. 

Orwell,  George,  296. 

O'  Shaughuessy,  Arthur,  256. 

Ossian,  168. 

Otway,  Thomas,  115,  117. 

Ovidio,  111. 

Owl   and   the   'Kifjhtimjaìc.   The,   26. 

Paiuter,   William,  43,  63,  77. 

Pananti,   F.,   152. 

Parini,   G.,   155. 

Paris,  Matthew,  21. 

Pascoli,  G.,  187. 

Passionate  Pilgrim,  The,  51,  69. 

Pater,    Walter,   2.',(J,   247,   248,   287. 

Paterson,   Robert,   43. 

Patiencc,   2f7. 

Patmore,   Coventry,  2.'i2. 

Patrick   Spens,  Sir,  35. 

Peacock,  Thomas  Love,  213,  250.  251. 

Pearl,  27. 

Peele,    George,   56.  57. 

Pellizzi,  C,  271. 

Pepys,  Samuel,  120,  121. 

Percy,   Thomas,   163,  H)7.   ICS,   169,   180. 

181,  182. 
Persio,  111. 


Petrarca,  F.,  30  .'51,  38,  41,  46,  85. 

Philips,    Ambrose,    153. 

Phoetìiv,    The,   13. 

Pillerò,  Arthur  Wing,  274. 

Platone,  39,  204. 

Plauto,   54. 

Plinio    (il  vecchio),   43. 

Plomer,    William,    294. 

l'iutarco,   43,   68. 

Poe,  E.  A.,  212,  260,  261. 

Pool,    William,    279. 

Poema  Morale,  23. 

Poems  and  Ballads   of   Young  Ireland. 

2<;7. 
Poetical  Rapsodi/,  A,  .51. 
roliziano,  A.,  38. 
l'ontano,   G.,  38. 
Pope,  Alexander,  124,  l2ó.  127,  147,  153. 

154.  160,  166. 
Pound,  Ezra,  290. 
Praz,   M.,  86,   220. 
Priestly,  John  P>oynton.  296,  297. 
Priuce,   F.   T.,   294. 
Prior,   Matthew,   129. 
Proust,  M..  262. 
Pulci,   L.,   198. 
Purchas,  Samuel,  49. 
Purvey,   John,   24. 
Pusey,  Edward,  216. 

Quarles,    Francis,  93. 
Qxiarterly  Review,  The,  205,  211. 
Quiller-Couch,  Arthur   («  Q  »ì,  261. 
Quincey,     Th.    De,    vedi    De    Quiucey, 
Thomas. 

Rabelais.  F.,  119. 

Racine,  J.,  112,  115. 

Radcliffe,    Ann,   185,   209. 

Raleigh,  Walter,  49. 

Rambler,  The,  154. 

Read,  Herbert,  293. 

Reade,   Charles.    227. 

Rebora,   P.,  78,  264. 

Rehearsal,  The,  114. 

Rembrandt.  R.  H.,  73. 

Revieir.  The,  1.37. 

Reynolds,  Joshua,  154. 

Ricardo,    David,    210. 

Richards,    I.    A.,    257. 

Richardson,   Samuel,  126,    1',6,  151,   15.'!. 


—  304 


lìichter,  J.  r..  :Jlt*.. 

liiddles,  IT. 

Kiuuccini,   O.,   113. 

Robert  of  Gloucester,  ai. 

Robertson,  Thomas  William,  2T4. 

Robin  Hood,  X). 

Robinson,  Leuuox.  272. 

Robinson,   Richard,   64. 

Robynson,   Raphe,   38. 

Rogers,    Samuel,    208. 

Rolle  of  Hampole,  Richard,  24. 

Roman  de  la  Uose,  28,  30,  105. 

Roman   de   Renart,   26. 

lìousard,   I'.   de,  85. 

Roscommon.    Earl   of,    127. 

Rossetti,   Christina,   238,   2',l. 

Ro.^setti,  Dante  Gabriel,  2SS,  24:',. 

Rossetti,   G..  2:iS. 

Rousseau,    J.   J.,   lóO,  1G7,   179. 

Rowley.  William,  78. 

Ituin.   The.  16. 

liuskiu,  John,  219,  '22S,  246. 

RusseU,  George  William,  2(i7,  2iif).  271. 

Sacchetti,   F.,   145. 

Sackvillc.   Charles.  120. 

Sackville.   Thomas.   42,  54. 

Sade,   Marchese  di,  213. 

Saint-Eéal,    C.    Y.    de,    11-5. 

Salniasius.  {19. 

Sannazaro,  J.,  46,  145. 

Sardou,  V.,  273. 

Sas.soon,   Siegfried,  294. 

Saville,   George    (Marquis  of  Halifauxi, 

121. 
Savonarola.  G..  .38,  226. 
f^av^U,  The.  249. 
Saxo   Grammatieus,  66. 
Scaliarern.   G.   C,  46. 
Schelliup.  F.  W.  G.,  180,  195. 
Schiller.    F..    180,    192. 
Schlegel.   A.   W..  63,  180. 
Schopenhauer,    A.,    219,    2.53,    255. 
Scott,  Walter.  .'^5,  169,  181,  190.  2(*>0. 
Scudéry,  M.  de,  112. 
Senfarer,  The,  15. 
Sedley,  Charles,  116.  120. 
Seneca,   42.   .54,   56,   62. 
Senofonte,  43. 
Heven  .SV/f/e.«  of  Rome,  The.  26. 


Shadwell,  Thomas,  111,  116. 
Shaftesbury.  Earl  of,  12>. 
Shakespeare,  William,  31,  42,  47,  49,  .54. 

55,    56,    57,    58.    .^.0,    71.   72,   73,    78,   80, 

83,  89.  97,  Ì12,   129,  1.54,  155,  159,  180. 

181,  195,  206.  212. 
Shaw,    George    P.eruard,    119,    140,    273, 

274,  27Ó,  280.  2<^t7. 
Sheffield.  .John,  127. 
Shelley,   Mary,  196,  200,  202,  203,  209. 
Shelley.     Percy     Bysshe,     100,   179,   191. 

198.   199,   2<Ì6,   208,    213.    226,   232,    268, 

276. 
Sheridaii,     Richard     Brinsley,   118,   119. 

lòS. 
Shirley,    James,   81. 
Sidney,   l'hilip.  44,  -'/.5,  47,  50,   145. 
Sigersou,   George,  267. 
Sitwell.  Edith,  392. 
Sitwell.  Osbert,  292. 
Sitwell,  Sacheverell,  292. 
Skeat,    Walter   William,   31. 
Skelton,   .John,  34. 
Smith.  Adam,  100,  1-57. 
Smith,  Sidney,  210. 
SmoUett,  Tobias,  lóO. 
Sonfj  of  the  Huxhanditian,  2<i. 
Southerne.  Thomas,  115. 
Southey.  Robert.  l'=>9,  191,  192,  193,  19Ò, 

19S. 
Spagnolo.  G.  B.,  34. 

Spectator,   The,   137,  1.38,   139,   140,   147. 
Spencer.   Herbert,  216. 
Spender,   Stephen.  293. 
Spenser.  Edmund,  30.  36,  .'/S,  50,  56,  89, 

90.   97.   IftS.  160,  ISl,  182,   206,  268. 
Squire,  .John  Collings,  287. 
Stael,   M.me  de.  181. 
Steele,  Richard.  138.  1.39,  140,  142,  147, 

1.58,  211. 
Stephen,  Lesile,  2.51. 
Sterne.   Lawrence,  151.  260. 
Stevenson,  Robert  Louis,  200.  262. 
Stevenson,    William.   54. 
Strachey.   Giles  Lytton,  386. 
Strindberg.   A.,   249. 
Suckling.    John.    93,    9.',. 
Sullivau.  Arthur.  274. 
Snllivan,    T.    Daniel,    267. 
Sinnrr  /.<*  icumen   in.  26. 
Surrey.   Earl  of,  vedi  Howard,  Henry. 


—  305  — 


Sutro,  Alfred,  297. 

Svetouio,  43. 

Swift,  Jonathan,  12A,  129,  J30,  KkS,  149. 

1552. 
Swinburne,  Algernou  Charles,  177.  238. 

239,   240,  243. 
Symonde,   John  Addington,  346. 
►Symons,   Arthur,   248. 
Syuge.  John  IMillington,  2»>7.  2f70. 

Tatler,   The,   137,   138,   139. 

Tate,  Nahum,  111. 

Taylor,  Jeremy,  KKi. 

Tempie,   William,   121,  130,   131,   182. 

Tennyson,  Alfred,  26,  228,  235,  2:ì7,  24.5. 

249,  287. 
Tennyson,  Charles,  2254. 
Tennyson,  Frederick,  229. 
Thackeray,     William     Makepeace.     216, 

221,  223,  249. 
Theobald,  Lewis,  129. 
Thomas  de  Kent,  verft  Eustace. 
Thomas,  Dylan,  298. 
Thomas  of  Hales,  24. 
Thompson,   Francis,   2.'/2. 
Thomson,  James  (1700-48),  160,  163.  166. 
Thomson,  James   (18^4-82),  252. 
Tiudale,  William,  .',0,  86. 
TotteVs  Miscellati}/,  41. 
Tourneur,  Cyril,  76,  SI. 
Tractarian  Movement,  210. 
Traherne,   Thomas,   92. 
Travels  of  Sir  John  Mande ville,  27. 
Trevisa,  John.  27,  37. 
Trollope,    Anthony,    227. 
Tnrgheujev,  I.   S.,  285. 
Turner,   J.   M.  W.,  219. 
Turner,    W.    J.,   288,  394. 
Tyndall,  John,  268. 

TJdall,  Nicholas,  54. 
Vnquiet   Ch'ave,   The,   35. 
Urfé,   H.  d',  112. 

Vanbrugh,   John,  116,   117,  118,   158. 
Vaughan,  Henry,  90,  92. 


Virgilio,   36,   42,   111,   124. 

Vitalls,  Ordericus,  20. 

Voltaire,  124,   146,  154,   159,  252. 

Wace,   22,   25. 

Wagner,  R.,  249,  275. 

Waldhere,  14,   15. 

Waller,   Edmund,  93,  109. 

Walpole,  Horaee,  148,  151,  161,  162.   /«•'>. 

185,   209. 
Walpole,  Hugh,  2r»6. 
Walton,    Izaac,    106. 
Wanderer,  The,  15. 
Watson,  Thomas,  46. 
Watkins.  Vernon,  294. 
Waugh,  Evelyn,  296. 
Webster,   John,  .58,   71,   77,  81. 
Weever,  John,  61. 

Wells,   Herbert  George,   140,  273,  2S0. 
Wendover,  Roger  of,  21. 
White,   William  Hale,   253. 
Whitman,   W.,  290. 
Widsith,  16. 
Wieland,   Ch.   M.,   180. 
Wi/e'.?  Complaint,  The.  16. 
Wilde,  Oscar,  158,   246,  2.',7,  274. 
William  of  Palertw,  27. 
Wihnoth,  John  (Earl  of  Rochester).  120. 
Wireker,  Nigel,  21. 
Wither,   George,  50. 
Woolf,   Virginia,   296. 
Woolner,   Thomas,   2.>8. 
Wordsworth,   William,  92,  1.55.  179,   lS(i. 

192,   193,   195,   208,  230. 
Wotton,    William,    131. 
Wulfstan,    18. 
Wyatt,  Thomas,    '/l,  42. 
Wycherley,   William,   IIG.  117. 
Wyclif,  John,  8,  2.',,  21»,  39,  86. 

Yeats,    William    Butler,    267,    270,    271. 

288,   294. 
Yelloic  Book,  The,  249. 
Young,   Douglas,   294. 
Toung,    Edward,    161,    175. 
Yicain    a»d    Gairains,    26. 


—  306 


INDICE    DELLE    TAVOLE 


Parte  del  materiale  fotogratieo  che  illuf^tra  il  presente  volume  è  dovuta  alla 
cortesia  del  British  Council  di  Roma,  al  quale  s'iì  autori  e  l'editore  porgono  i 
più  sentiti  ringraziamenti. 


Tavola  I.  -  Dal    codice    di    Beonulf     (Cotton    Vitellius,   A  15)   del  Brilisli 

Museum. 

»  li.  -  Fac  simile  della  prima  pagina  della  Genesis. 

Ascesa  degli  angeli  in  Paradiso  e  formazione  di  Eva  (Ms. 
Junius  XI). 

»  III.  -  Incisione   in   legno   dei   Pellegrini   nel    Prologo   dei    Canterhury 

Tales,  stampati  da  Caxtou  intomo  al  I-1.S3  (P.ritish  Museum,  G. 
11586,  sign.  ciiij). 

»  IV.  -  Ritratto  di  Geoffrey  Chauct^r. 

Pellegrini  di  Canterbury.  Da  un'opera  di  Lydgate  (British  Mu- 
seum, Royal  MS.,  18  D.ii). 

»  V.  -  Frontespizio  della  Faerie  Queene  di  E.   Spenser,  1596. 

»  VI.  -  Il  mese  di   novembre  da   The  Shepheardes  Calender.   Incisione 

in  legno. 
Ritratti  di  Edmund  Si>enser  e  di  Sir  Philip  Sidney. 

»  VII.  -  Il  teatro  Swan   (da  un  disegno  di  Johannes  de  Witt,  1506). 

»  VIII.  -  Frontespizio   dell'unica    copia   rimasta   della   prima   edizione   di 

Venus   and   Adonis   (Biblioteca   Bodleiana.   Oxford). 
Frontespizio  del  primo  in-quarto  di  Hamlet. 

»  IX.  -  Rappresentazione  di  A  Midffummer-Xight's  Dream. 

Rappresentazione  delVHenry  IV  (Old  Vie  Company,  London). 

»  X.  -  Ritratti   di   William    Shakespeare,    Francis   Bacon,   Ben  Jonson 

e  John  Donne. 

»  XI.  -  Frontespizio  óeìV Authorised  Vermon  della  Bibbia,  1611. 

»  XII.  -  Intervista  di  Milton  e  Marvell  (da  un  quadro  di  G.  G.  Bough- 

ton). 
Ritratti  di   John   Milton  e  John   Bunyan. 

»  XIII.  -  Cacciata  di  Adamo  e  Eva  dal  Paradiso  Terrestre.  Illustrazione 

per  il  libro  XII  del  Paradise  Lost  (da  una  edizione  inglese  de- 
gli   inizi    del    Settecento). 

»  XV.  -  Ritratti   di   John    Dryden,    Alexander   Pope,   Jonathan    Swift   e 

Daniel  Defoe. 

—  307  — 


Tavola  XV.  -  La  toletta.  Illustrazione  di   Aubroy  Beard.sley  per  The  Rape  nj 

the  Look. 

»  XYI.  -  Primo  numero  di  The  Tathr. 

lYoutespizio  di  The  Essai/  on  Man. 

»  XVII.  -  Dr.    Johnson    e   il   suo    Circolo.    Da    sinitstra    a    destra  :    .Tames 

Boswell,  Samuel  Johnson,  Sir  .Toshua  Reynolds.  David  Garrick, 
Edmud  Burke.  Pascal  Paoli,  Charles  Burney,  Joseph  Warton 
e  Oliver  Goldsmith. 

»  XVIII.  -  Ritratti  di  Richard  Steele,  Joseph  Addison,  Samuel  Richardson 

e  Henry  Fielding. 

»  XIX.  -  Horace   "Walpole    nella    sua    biblioteca    a    Strawberry    Hill    (da 

un  disogno  di  J.  H.  Muntz,  1756). 
Salotto  inglese  settecentesco. 

Londra  nel  Settecento  klettaglio  di  un'incisione  iu  rame  di 
F.   Jukes  da  W.  Moss,  1774). 

»  XX.  -  Ritratti    dì    Laurence    Sterne,    Jane    Aiasten,    Robert    Burns    e 

William  Blake. 

»  XXI.  -  Pagina  delle  Inventious  to  the  Book  of  Job  di  William  Blake 

(incisione  in  rame  del  poeta). 

»  XXII.  -  Ritratti  di  Thomas  Gray,  William  Wordsworth.  Samuel  Taylor 

Coleridge  e  Charles  Lamb. 

»  XXIII.  -  Tiutern  Abbey,   che  ispirò   alla  musa  del  Wordsworth  uno  del 

suoi    primi    capolavori. 
Veduta  della  regione  dei  laghi,  cara  ai  primi  poeti  romantici. 

»  XXIV.  -  Ritratti  di  Walter  Scott.  George  Gordon  Byrou.   l'ercy  Bysshe 

Shelley  e  John  Keats. 

»  XXV.  -  r)ue  illustrazioni  di  H.  K.  Browne  («  Phìz  »)  per  The  Pickìcick 

Papers  di  Charles  Dickens. 

Due  illustrazioni  di  H.  K.  Browne  («  Phiz  »)  per  David  C'op- 
perfield  di  Charles  Dickens. 

»  XXVI.  -  Ritratti   di   Thomas   Carlyle,   John   Ruskin,   Charles   Dickens   e 

William  Makepeace  Thackeray. 

»         XXVII.  -  Ritratti  di  Charlotte  Bronte,   George  Eliot,  Alfred  Tennyson  e 
Robert  Browning. 

»        XXVIII.  -  Ritratti  di  Walter  Pater,   Oscar  Wilde.  Daute  Gabriel  Rossetti 
e  Algernon  Chai-les  Swinburne. 

»  XXIX.  -  Pagiua  di  The  Earthly  Paradise  di  William  Morris   (the  Kelm- 

scott  Press). 

»  XXX.  -  Ritratti   di    George   Meredith,    Thomas   Hardy,    William   Butler 

Yeats  e  Robert  Bridges. 

»  XXXI.  -  Ritratti   di   Herbert     George    Wells,     Joseph   Conrad,   Rudyard 

Kipling  e  George  Bernard  Shaw. 

»         XXXII.  -  Ritratti     di     James     Joyce,     Virginia     Woolf,     David     Herbert 
Lawrence  e  Tliomas  Stearns  Eliot. 

—  308  — 


INDICE    GENERALE 

INTRODUZIONE 

Origine  e  sviluppo  della  liDgiia  inglese patj.  5 

STORIA  riELLA  LETTER^VTURA  INGLESE 

Cap.         I.  -  Letteratura  anglosassone »  13 

»           II.  -  Letteratura  anglo  normanna     ....  »  19 

»         III.  -  L'età   (li  CLaucer           »  29 

»          IV.  -  Il  Rinascimento   e  la   Riforma        ...»  37 

))            >'.  -  Periodo  elisabettiano,  l'oesia  e  prosa    .       .  »  43 

»          VI.  -  Periodo  elisabettiano.   Il   teatro      ...»  53 

»       VII.  -  L'epoca  giacobita  e  la  corrente  puritana  .  »  83 

»     Vili.  -  L'età  di  ]\rilton »  89 

»         IX.  -  La  Restaurazione »  107 

»           X.  -  L'età  classica »  123 

»          XI.  -  I  Preromantici »  159 

»        XII.  -  Il  Romanticismo »  179 

»     XIII.  -  Il  periodo  vittoriano »  215 

))       XIV.  -  La  reazione  antivittoriana »  237 

»        XV.  -  Tardi  vittoriani  e  postvittoriani     ...»  259 

»      XVI.  -  Cenni  sulla  letteratura  contemporanea       .  »  2S9 

INDICE   DEI  NOMI »  299 

INDICE  DELLE   TAVOLE »  .307 

INDICE   GENERALE »  309 

—  309  — 


Finito  di  stampare 

nel  Dicembre  1950 

nelle  Indù-strie  Grafiche 

Amedeo  Xicola  é  C 

Milano  -  Varese 


UNIVERSITY  OF  TORONTO 
LIBRARY 


DO  NOT 

REMOVE 

THE 

CARD 

FROM 

THIS 

POCKET 


^<.«