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of the
Pithiersttg of Toronto
Mrs. W. G, MacMaster
BREVE STORIA
DELLA
LETTERATURA INGLESE
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lE.H
S. POLICARDI - U. BOTTALLA
BREVE STORIA
DELLA
LETTERATURA INGLESE
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ISTITUTO EDITORIALE CISALPINO
VARESE MILANO
Tutti i diritti riservati
Industrie Grafiche A. NICOLA & C. -^ Varese-Milano
INTRODUZIONE
ORIGINE E SVILUPPO
DELLA LINGUA INGLESE
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Molière
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così frequente
per i romanzi
nuove percezioni
dall'esposizione
definitivamente
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personalità
segugi del re
ha suscitato
Beerbohm
Cleanness
Layamon
Marquis of Halifax
Wilmot, John
Intervista dì Milton e
Marvell
Urne storia della Letteratura Inglese
ORIGINE E SVILUPPO DELLA LINGUA INGLESE
L'inglese appartiene al gruppo teutonico della grande famiglia delle
lingue indoeuropee.
L'uà suddivisione di questo gruppo eomi)rende i dialetti che eiano
|)arlati dagli Anglosassoni quando, verso la metà del secolo Y, invasero
la Britaunia (1).
I^i lingua inglese uou è originaria delle isole britanniclie. Su queste
si abbattè tra il GOO e il KM) a. Cr. una prima ondata di tribù celtiche
rlie sembra ap])artenessoro al ramo goidelico della razza. Nel 400 circa
(-hl)e luogo la seconda invasione che fu invece britannica. La terza inva-
sioni^ celtica fu oi)era di tribù belgiche della Gallia nord-orientale che
i: in userò alle isole britanniche circa alla metà del II secolo.
Ixi prima ondata si spinse tino al nord della Scozia e nell'Irlanda,
la seconda rimase in quella parte del territorio che doveva poi diventare
bi Hritannia ronuiua (compicso il Galles), la terza occupò solo la i)arte
sud orientale della lìritannia stessa. Oggi i discendenti dei Goideli si
trovano nella Scozia, neirirlauda e nell'isola di Man, e quelli dei Bre-
toni (i Ijritanni) sono gli abitanti del Galles e della Cornovaglia.
Per eliminare un jìericoloso centro di aiuti alle ribellioni della Gal-
lia. Giulio Osare condusse due spedizioni militari contro la Britaunia
negli anni 5r> e 54 a. Cr. Ma la vera conquista romana doveva avvenire
«irca un secolo dopo, e profondi furono i cambiamenti che il paese do-
vette subiie. La dominazione romana durò circa 4 secoli; al ]U'inci])io del
secolo V i Komani ritirarono le loro legioni dalla Britaunia che limasc
<'Osì preda dei conquistatori sassoni.
Nella sua Tlistoria Ecclesiastica (T, 10) Ba(ida racconta come i nuovi
venuti a|)partenessero a tre delle tribù più potenti della Germania e cioè
agli Angli, ai Sassoni e agli -luti. Traggono la loro origine dagli Juti
(1) Benché circa due terzi delle parole che formano l'inglese moderno siano di
origine straniera (specialmente latina) la lingua deve essere considerata essenzial-
mente germanica, perchè tale è rimasta nella sua struttura, nella sua grammatici
<-" nelle parole che esprimono lo idee fondamentali.
i Cantuari (gli abitanti del Keiit) e i Victiiaii (gli abitanti dell'isola di
Wight e di quella regione situata di fronte all'isola che ancora nel regno
dei Sassoni occidentali si chiamava nazione degli Juti).
Dai Sassoni antichi derivano i Sassoni orientali, i Sassoni meridio-
nali e i Sassoni occidentali.
Dagli Angli, provenienti da quella terra che si chiamava Augulus
(Angeln), discendono gli Angli orientali (East Anglia), i Merciani e tut-
ta la schiatta dei Xort umbri e cioè di quelle genti che abitavano a nord
del fiume Humber nonché tutti gli altri popoli angli.
Le differenze dialettali sviluppatesi dopo che questi popoli si fissa -
louo in Britannia corrispondono pre.ss'a poco ai conlìni dei paesi soprad-
detti. I dialetti più importanti sono : al nord il Northumbìian, al centro
il Mcrcian (spesso riunito al precedente coUa denominazione di Anglian),
al sud VWest Saxon e l'affine Kcntish.
Lo svolgimento dell'inglese si può distinguere in tre periodi prin
eipali :
1) Anglosassone o inglese antico (450-110()j.
2) Inglese medio (1100-1474).
3) Inglese moderno (1474 ai giorni nostri).
ANGL0ISAS80NE (450-1100).
Nel sassone occidentale e nel dialetto del Kent hanno luogo questi
due mutamenti : 1°) Lo sdoppiamento delle vocali quando sono seguite
dalle consonanti (p. es. : alla parola che nel sassone occ. e nel dialetto
del Kent era ccahl = cold, corrisponde nella Nortumbria e nella Mercia
cald che è la forma da cui derivò il moderno cold). 2p) Le metafonie pro-
dotte da i o ;, che dopo aver modificato le vocali precedenti di solito
scomparvero. Così la metafouia di i in un primitivo 2icadi diede origine
al sassone occ. nied, mentre negli altri dialetti si ebbe ned che è la forma
da cui deriva il moderno need.
La poesia anglosassone ha una tradizione antichissima.
La massima parte di quanto ci rimane delle più antiche poesie sem-
bra (secondo taluni) sia stata composta nel territorio degli Angli
(Nortumbria).
La fiorente scuola poetica della Nortumbria fu distrutta nel .seco-
lo IX dall'invasione dei Danesi (si definiscono con questa parola non solo
le tribù danesi ma le molte tribù scandinave che in epoche diverse com-
pirono incursioni sul suolo inglese) e, dopo che l'Inghilterra fu divisa fra
questi e il re Alfredo dei Sassoni occidentali, il centro della cultura
passò nel Wessex.
Il sassone occidentale diviene a poco a poco la lingua letteraria del-
— 6 —
l' Inghilterra , cosicché la poesia primitiva, composta soprattutto uei dia
letti anglosassoni della parte settentrionale e centrale ci è pervenuta tra
scritta in sassone occidentale.
Verso la fine del periodo anglosassone ebbero luogo nella lingua
grandi cambiamenti. Molte flessioni grammaticali s;i attenuarono e si
confusero, così come cadde in gran parte la distinzione dei generi gram
maticali. Si verificarono inoltre dei mutamenti importanti nella qaan
tità delle vocali.
Oltre alle parole latine lasciate dai Romani durante i quattro secoli
del loro dominio, numerosi vocaboli latini ecclesiastici e letterari furono
introdotti come risultato della conversione dei Sassoni al Cristianesi-
mo (597); p. es. altat-j candlCj cookj diali, plani, sUkj ecc.
Poiché i Danesi i-imaseio nell'Inghilterra settentrionale e orientale
per circa un secolo, un certo niinieio di parole scandinave furono intro-
dotte nel vocabolario inglese.
Tuttavia, in considerazione dei limitati contributi delle altre lingue,
si può dire che ranglosassone ìbbia un vocabolario relativamente omo
geneo. Fu questo per la massima parte un periodo di completa fles
sione e di distinzione fra i generi grammaticali.
INGLESE MEDIO (1100-1174).
Secondo alcuni questo periodo ha inizio con la conquista normanna
del 1066, epoca in cui cominciò a farsi sentire quell'influenza francese
che doveva poi essere un fattore fondamentale nello sviluppo del periodo
stesso. (I Normanni di origine scandinava, ma stabilitisi nella Francia
nord-occidentale da qualche secolo, parlavano un dialetto franco-nor-
manno).
L'effetto della conquista normanna sulla lingua non fu immediato.
Per molto tempo il francese e l'anglosassone esisterono separatamente
l'uno a fianco dell'altro.
Fu solo alla fine del secolo XIII e nel XIV che i vocaboli francesi
furono accolti in massa nel vocabolario inglese, specie a causa del-
l'influsso esercitato dalla letteratura francese. Non si conosce se e fino
a qual i)unto il francese abbia contribuito alla rapida decadenza ch<^
in questo periodo si manifestò apertamente delle flessioni inglesi. Si ha
ragione di ritenere che il rapido mutamento fonetico abbia indebolito
molte desinenze riducendole invariabilmente ad e ; da ultimo avendo
perduto la propria forma caratteristica, queste desinenze scomparvero.
Nel secolo XIV la desinenza es del nominativo e accusativo dei nomi
plurali maschili si trova estesa agli altri casi del jdurale di molti
— 7 —
uomi. Ver la sc()iiij)arsa delle dehiiiienze il genere grammaticale è sosti-
tuito dal genere naturale. Nel secolo XV la scomparsa della e finale
non accentata ridusse ancor più la declina/.ione dei nomi alla sua
Torma attuale. Nei ])ronomi le forme del dativo spesso presero il posto
di quelle deiraccusativo. Le flessioni dei verbi si conservarono più
a lungo nel sud. Nel 1200 circa la vocale a divenne ò [= o:], meno
che nel nord. Così l'anglosassone rad divenne allora rod (— modem.:
road): nel nord invece si trasformò in raid.
Nel sec. XIII le vocali brevi in sillabe aperte furono allungate, co-
me in ìnctc in cui la vocale lunga ha dato il moderno meat. Le divisioni
esistenti fra i dialetti anglosassoni rimangono quasi senza alterazione la
base dei gruppi dialettali dell'inglese medio.
Dall'antico nortumbrico derivarono alcuni dialetti della Scozia e
dell' Inghilterra settentrionale.
Già nel periodo anglosassone cominciò a verificarsi una distinzione
fra i dialetti del Midland orientale e occidentale. Durante la massima
parte del periodo dell'inglese medio nessuno di questi dialetti potè
assurgere a dignità di lingua letteraria. Invece nel secolo X\' il dia-
letto di Londra (città che veniva acquistando un'importanza politica
ed economica sempre maggiore) cominciò ad assumere particolare rilie-
vo come lingua della Corte e della parte colta della popolazione. Chau-
cer, Gower e Lydgate scrissero nell'inglese di Londra. Non molto di-
verso fu l'inglese adoperato da Wyclif nella sua g?'ande traduzione della
Bibbia. Questo inglese di origine mista raccoglieva in sé. fino a un
certo punto, le caratteristiche fondamentali del linguaggio delle regio-
ni intorno a Londra.
Da questo dialetto londinese in cui era venuto a prevalere l'elemen-
to del Midland sud-orientale deriva l'inglese moderno.
INGLÌ'JSE MODERNO.
La prima stamperia fu fondata in Inghilterra da Caxton nel 1476.
La stampa contribuì colla sua diffusione a fissare l'ortografia della
lingua e a dare all'inglese moderno forma più stabile e definita.
E' stato giustamente osservato che uno dei ])rincipali mutamenti del
[>eriodo fu quello fonetico. Si nota infatti in ogni vocale lunga la ten-
denza a raggiungere la posizione della vocale immediatamente |)iù al
ta; invece le vocali lunghe già alte (i:) e [u :) si trasformano in ditton
ghi (ci) e {oh); p. es. :
[a:) > (e:) > (r : ) > (?:) > (e/)
Fu questa ia iniina divergenza delle vocali inglesi dalla pioiuiu-
zia continentale.
Nel secolo X"\'ll un nuovo sj)Ostamento delle vocali lunghe portò la
maggior parte di esse alla pi-onuncia odierna. Xel periodo moderno le
vocali bievi subirono mutamenti minori. Degno di nota è l'elfetto ca-
latteristico della r sulla vocale cb«* la precede e che moditica il pro-
prio suono.
Nella seiie dei mutamenti fonetici dell'inglese le consonanti si sono
<iimostrate più stabili delle vocali. Di solito tali mutamenti fonetici
non furono accomjìagnati da altrettanti mutamenti ortografici. Con
fusione ancor maggioj-e jirodussero i tentativi di alcuni dotti d'inseiiit*
nei vocaboli inglesi qualche lettera intesa a ricordare la relazione col
corrispondente vocabob) latino. Nella parola doiLht .si introdusse una h
e in i^land una *• jier indicare la derivazione rispettivamente da duMtuui
e ithsitla. Nel secolo .\\'1II l'ortografia rimase quasi completamente
lis.sata.
Fra i più im]»ortauti mutamenti granuuaticali del i)eriodo vi fu l'a-
< lozione di (cI.n come desinenza della terza i)ersoua singolare nel pre-
.sente indicativo dei verbi in sostituzione dell'antica {c]th\ mentre era
ancora frequente la confusione fra il nominativo e l'accusativo dei pro-
nomi personali. Tanto l'inglese medio quanto (juello moderno videro
molti verbi irregolari passare alla coniugazione regolare. Maggiori furo-
no invece i mutamenti del vocabolario. Il numero delle i»arole usate
fu approssimativamente tri])licato, sjìecie durante il Kinascimento, che
fece affluire una gran ipiantità di vocabcdi dal latino e dal greco. L'ar
ricchimento del vocabolario inglese di termini di origine classica sod-
disfece ad una necessità : i vocaboli nuovi servirono mirabilmente ad e-
spi'imere concetti nuovi, aumentando così le possibilità della lingua.
Lo studio del vocat»olaii(ì inglese rivela spesso rim]»oitanza e la
natura delle relazioni cultuiali. religiose, commerciali deiringhilterra
con altri paesi ed altre civiltà. Così la parola casrl presa a prestito
dall'olandese mostra rinfluenza esercitata dall'Olanda sulla iattura
inglese nel secolo XVI e XVII.
L'italiano fornisce un gran lumero di vocaboli sjìecialmente nel
.secolo X\'l durante il quale vi è pure un nuovo largo conti-ibuto di itai'ole
dotte latine. Elementi latini e greci servono oggi a coniai-e le parole
nuove richieste dalla scienza moderna.
— 9
5TORIA
DELLA LETTERATURA INGLE5E
LETTERATURA ANGLOSASSONE
Quasi tutto (luello che ci è pervenuto della antica poesia anglo
sassone è contenuto nei seguenti manoscritti :
1) Codice Bodleiano Jnnius XI, conservato presso l'I^niversità di
Oxford. Contiene i cosiddetti poemi caedmoniani : dencsis, Exodun,
Daniel, Christ and Satan.
2) Codice Cottoniano Vitellius A 15, conservato nel Museo Britan-
nico. Contiene lieotvulf e Judith.
3) Codex Exoniensis (Exeter Book). conservato nella biblioteca
della cattedrale di Exeter. Contiene vari poemi, come: Christ, Juliana.
The Phocnijp, elegie, enimmi e parecchi frammenti.
4) Codex Vercellensis (Vercelli Book), scoperto dal Blume nella
biblioteca capitolare di Vercelli. Contiene, oltre a delle omelie, alcuni
poemi: Andreafi, The Fates of the Apostles, Elcnc, The Dream of thr
Rood.
I manoscritti risalgono ai secoli X e XI e sono, come abbiamo ac-
cennato, trascrizioni in dialetto sassone occidentale di originali coni
posti qualche secolo prima in Nortumbria e in Mercia, i quali avevano
già subito alterazioni ed aggiunte, essendo stati tramandati per via
orale di generazione in generazione (1). Questi canti venivano recitati
durante le feste dai menestrelli (gli scopas anglosassoni i. alcuni dei
quali andavano da un luogo all'altro cantando e accompagnandosi con
l'arpa, come leggiamo nel famoso poema epico noto col nome di
Beotoulf.
La metrica anglosassone, priva di rime e senza nn numero fisso di
sillal)e, è basata sull'accento e sull'alliterazione. Ogni verso cioè è di-
viso in due parti quasi uguali da una pausa o cesura : tanto nella
(1) Anche presso le tribù anglosassoni la scrittura ha dapprima carattere sacro
ed è conosciuta solo da un piccolo gruppo di sacerdoti.
— 13 —
piima quanto nella seconda metà del verso vi sono due accenti pi-in
eipali e un certo numero di accenti secondari. Una o due 8illal>e con
l'accento principale della prima metà e la prima sillaba con l'accento
principale della seconda metà cominciano con la stessa consonante o
gruppo di consonanti, o con qualsiasi vocale o dittongo : tanto le vo-
cali quanto i dittonghi, per ciò che riguarda l'alliterazione, sono consi-
derati eguali.
La lingua, ricca di flessioni, è lude e disarmonica, piena di aspri
suoni consonantici che si scontrano gli uni cogli altri. Il numero inde
terminato di sillabe non accentate nel verso rende difficile all'orecchio
moderno il percepire alcun etfetto ritmico, salvo forse una lontana eco
di cadenza trocaica.
Nella p<jesia anglosassone sono frequenti i parallelismi e le ripeti-
zioni della stessa frase o concetto con parole diverse, quasi che l'au-
tore ritenga povertà inventiva dire le cose una volta sola. Non si pen-
si però ad una. letteratura primitiva, che anzi essa presuppone una
lunga elaborazione stilistica, nel corso della quale si è venuto accumu-
lando un vasto reiìcrtorio di espressioni perifrastiche e di metafore
kennings (1), le quali, perduto colla ripetizione il pregio poetico, non
erano più se non un armamentario fraseologico convenzionale.
Il primo periodo della letteratura anglosassone anteriore al 600 è
pagano; gli elementi cristiani che essa contiene vennero probabilmente
interpolati più tardi quando le opere furono trascritte nella forma in
cui ci sono pervenute (2). In questo periodo due generi letterari predo-
minano : l'epica, in Bcowulf e nei frammenti Finnshurg e Waldhcrc^ e
la lirica, di cui ci rimangono alcune elegie.
Si può quasi certamente affermare che Beote iilf sia il più antico
poema epico in lingua moderna giunto fino a noi. Nei 3182 versi che lo
compongono si raccontano le gesta dell'eroe Beowulf, il quale libera
Hrothgar, re dei Danesi, da un mostro, Grendel, che ne devastava i do-
mini. In seguito affronta e vince anche la madre del mostro e ritorna in
patria. Divenuto re dei Geats (Goti), dopo un regno lungo e glorioso,
muore combattendo contro un drago venuto a devastare il pa^se.
A malgrado dell'elemento cristiano in esso contenuto Beoivulf è
un poema pagano sia per le usanze che vi si descrivono sia per la men-
ci) Per esempio : il mare è « la strada della balena «, « la via del cigno », « il
bagno del gabbiano »; la spada è « il bagliore della battaglia », « il prodotto dei
martelli », « l'asta dell'eccidio »; il sole è « la candela del giorno », <c la gemma del
cielo », « il lucente faro di Dio », ecc.
(2) E' caratteristica della letteratura anglosassone l'attenuazione degli aspetti
più feroci e barbarici delle saghe teutoniche, aspetti che affiorano solo spora-
dicamente.
— 14 —
Tav. I
^^^ -^»*i*k ,rfwf-.v- ^"viQK^iidiPmk
'V' ÒCtjne^ Heal/ «pc^ heapi lecon liofc iijf,
m>a..paTn tid^'cc- o» [-'*>'c .a
DJ - y>^ . ^i^
«.^ pacieri eEop, lipG^fLp ..iho|i,op^t^<^ j^
cp^htnì cpr onpuc lieaJi U^tlp ^^^ Wj1,s\
I-ttìicn l»pèe- ^ìmol I5wò"ji<-P4ip ^|^|,^e fc/l'
òingaf >a^n prt>pcfi banp» f*T'^ 'sf}^"^»^^ »» j
y^(ich poa.n pto;xo.N^ ji^p^ U|ioz;a^.-] (
fo ^^Ci? icV 5eptì:)>- rn.^-tfi^;,- -m^cel ^ '
Dal coilicc (li licoiruìf (Cottoli Vitcllius, A. lo) del l'.ritisli Musoiim.
Tav. U
ìì
u
uilitii che vi troviamo riflessa : iu questo ambiente eroico di avventure
«^ di lotte, le più grandi virtù sono il coraggio e la fedeltà verso il
proprio capo.
Il pessimismo sembra essere il motivo dominante di tutta l'opera,
come dimostrano il senso della tragicità che incombe sulla vita di
tutti, e l'aspetto orrido e ostile della natura che rende l'esistenza urna
na paurosa e piena di pericoli. Diamo a titolo illustrativo un breve
I>asso tratto dalla descrizione dei luoghi abitati dal mostro Grendel, una
delle jìarti più ammirate del ])oema, insieme ad alcune scene marine
e di battaglia.
... Ilie dygel hmd
warigeath. wulf-hleothu, v.iud";ge uiessas,
frecne feu-gelad, thier fyrgen-streaui
uuder na'ssa geniim uitlier gewiteth,
llud under fuldau. Nis tha^t feor heouon,
mil-gemearces, tha't se mere staudeth,
ofer thipin laougiath hriude bearwas.
wudu wyrtuiu fiest wa-ter oferhelmatli. ili.
Indipendentemente da ogni significalo allegorico che si è voluto
vedere nel poema e dai tratti di reale bellezza poetica, Beaicidi è molto
importante per lo studioso, non solo dal punto di vista filologico ma
anche da quello storico, per tutto ciò che ci riferisce delle genti anglo-
.sassoni : la loro vita in pace e in guerra, com'erano le case e i villaggi,
i banchetti e i divertimenti, come cantavano e come afifrontavano la
morte, la stretta unione tra il capo e i compagni d'arme e la loro ri-
verenza per la donna.
Altre poesie epiche meno importanti sono The Fighi at Finnshurg,
bel frammento tratto dalla saga di Finn, e WohJhcrc, altro frammento
tratto dalla stoiia di AValter d'Aquitania.
Kicordiamo ancora di questo periodo le elegie The Waiidercr (L'er-
lante), lamento per la perdita del jìroprio signore; Deoì-'s Conrplaint. (11
lamento di Deor), lirica in forma strofica con ritornello, dove un poeta
spodestato da un rivale si consola ricordando altri che soffersero grandi
.sventure; Tftr Scafarer (Il navigatore), in cui un marinaio si lagna
della vita dura e perigliosa del mare pur sentendone il richiamo (2);
(1) ... L'ignota terra — abitano, ricetto del lupo, promontori battuti dai venti
— perigliosi sentieri i)alustri, dove il torrente montano, — sotto rupi tenebri ise,
.scorre in giù, — corrente sotterranea. Non lontano di qui, — a im miglio di d'.stan-
za, si stende la palude, — su cui si protendono gli alberi coperti di brina gelata, —
bosco saldamente radicato che affosca l'acfjua.
(2) Secondo alcuni studiosi si tratterebbe invece di un dialogo tra un vecchio
marinaio stanco delle pas.^ate fatiche e un giurane che anela alla vita marinara.
— 15 —
2 • Breve storia della letteratura inglese.
The Wifc's Coni pia iht, pianto di un'esiliata; The Ruin, lamento su di
una cittAi in rovina (probabilmente Bath); e la poesia Widsith, una delle
più antiche, scritta da un bardo in lode della sua arte e della vita ei-
rabonda che conduce.
Il secondo periodo della letteratura anglosassone, che si può fis-
sare intorno al secolo VII, è cristiano.
Nel 5&7 d. Or. alcuni missionari guidati da Sant'Agostino sbarca-
rono nel Kent cominciando la conversione degli Anglosassoni al Oristia
nesimo, nella quale opera furono coadiuvati da monaci irlandesi, che
agirono soprattutto nella parte nord-orientale del i)aese. L'Inghilterra
così potè venire nuovamente a contatto col Cristianesimo (1) e colla
cultura latina. Vi fu allora in Nortumbria una vera fioritura classico
religiosa e i grandi monasteri del paese diventarono dei centri di sludi»
famosi in tutta l'Europa occidentale.
In uno di questi monasteri, vicino a Jarrow, viveva Bai:da (G7o-7H."»),
un monaco benedettino, il quale per la sua pietà e dottrina fu chiamato
il Venerabile Baeda; egli raggiunse ben presto tal fama da richiamare
molti studenti di ogni paese. Quasi tutte le sue opere furono scritte in
latino e possono venir considerate come una specie di enciclopedia della
scienza e della filosofìa di quei tempi. La più importante di esse è la
Eistoria Ecclesiastica Gentis Angloruin, in cinque volumi, che attrag-
gono ancor oggi il lettore per lo strano miscuglio di accurata e pa-
ziente erudizione e di candore e credulità medievali, e costituiscono, no
nostante gli errori e la parte leggendaria, la fonte principale per la
conoscenza, storica del periodo che intercorre tra lo sbarco in Britan?ìia
di Giulio Cesare e i tempi dell'autore (731).
Narra Baeda che Caedmon, un mandriano presso il monastero di
Whitby, ebbe una notte una visione in cui gii fu comandato di cantare
la creazione del mondo, ed egli, che prima d'allora non aveva mai com-
posto versi, destatosi, improvvisò le glorie della Creazione.
Con la parafrasi poetica della Bibbia, Caetvmon (vissuto nella se
conda metà del sec. Vili iniziò una scuola di poesia epico-religiosa. Gli
elementi sono presi dalle Scritture, quasi esclusivamente dal Vecchio
Testamento, ma lo spirito è ancora pagano.
I poemi della scuola caedmoniana non possono rivaleggiare dal pun-
to di vista poetico con la semplice e austera bellezza dell'originale e-
braico, non essendo spesso se non una prolissa e prosastica am-
plificazione del testo biblico, appesantita da continue metafore, perifra-
si e ripetizioni. Tuttavia alcune parti della Genesis B, come la de-
scrizione della caduta degli angeli e la figura di Satana, miltoniana
(1) Poi-tatovi per In prima Aolta durante la dominazione romana.
— 16 —
neiriudomabile orgoglio e volontà di lotta (1), f- qiialclie tratto vigo
roso delVE.rodiis, come il passaggio del Mar Kosso. sono ben degni
di speciale menzione e non destitniti di reale pregio artistico.
Nel terzo periodo, intorno al secolo Vili, l'elemento cristiano prc
vale su quello barbarico primitivo. Cvnkwulf, vissuto verso la met.i
di questo secolo e identificato secondo alcuni in un vescovo di Lindi
sfarne, ne è il più notevole poeta. A lui e alla sua scuola si attril)ni-
scono la maggior parte delle jtoesie cristiane contenute nelVIJTetiir
Book e nel YerceUi Book. Per quattro poemetti Chri.s-t . in tre parti,
del quale è particolarmente lodata la descrizione del giorno del Giu-
dizio, ElniCj il capolavoro dell'autore, in cui si niirra la i-icerca e il
ritrovamento della Croce da parte di Sant'Elena. 'l'Itv Fates of
the Apostles e Juliana, l'attribuzi-nie a Cynewiilf <"' sicura, portando
essi il suo nome in caratteri runici.
Ricordiamo ancora il poemetto visione The Dream of the Rood »ll
sogno delhx Croce), nel quale l'albero che servì a fabbricare la Croce
racconta la sua stoi-ia da quando fu abbattuto nella foresta fino al
momento in cui, dopo aver sorretto la spoglia esanime del Redentore,
è divenuto strumento di salvezza eterna, e V Andreas, poemetto che con-
tiene alcune belle descrizioni marine, rese con sicuro potere da uno che
tali scene aveva familiari, dove si narrano alcuni e|)isodi leggendari
della vita di Sant'Andrea, entrambi assegnati con attribuzione incerta
a Cynewulf. Ancor i)iiì discutibile è l'attribuzione a questo scrittore dei
Riddlrs (Enimmi) contenuti nelV IJ ■rei er Bookj alcuni dei quali si distin-
guono per la felicità desciittiva e lirica.
Qua>si tutti questi componimenti sono caratterizzati da una reto-
rica ingenua e confusa, talora da una visione triste della vita e da
una profonda simpatia umana.
Durante le terribili invasioni danesi del secolo IX. gli antichi ma-
noscritti andarono distrutti, la cultura della Xortumbria si estinse per
i-isorgere più a sud, a Winchester do])0 la vittoriosa lotta sostenuta
da re Alfredo contro gli invasori.
ì^e opere di questo nuovo periodo della letteratura anglosassone, che
comprende i secoli IX X, XI sono quasi esclusivamente in prosa.
At,fre3) (^9-901) fondò scuole, invitando dotti stranieri ad inse-
gnarvi. Iniziò a quarant'anni lo studio del latino e tradusse (o fece tra-
durre da altri) nel dialetto sassone occidentale la Cura Pastoralis di
Papa Gregorio, le lll'itoriac Ad.verfiiis Paganos (trattazione di storia
universale) di Paolo Orosio, la flistorin Ecclesiastica di Paeda e il De
(1) Non è escluso che MiUou conoscesse il poemetto anglosassone, pubblicato
dal suo amico Francis Junius nel 1055.
— 17 —
iUrnsolationc Philosophiae di Boezio, aggiungendo al testo frequenti chio-
.sc e commenti.
Durante il suo regno ebbe inizio la Arif/Io-Snion Chroniclc (Crona-
ca, anglosassone), monumento importantissimo deirantica prosa ingle-
se. Dapprima essa non è che un arido elenco di nascite e di morti di re
e vescovi, poi il racconto si allarga e acquista maggior dignità di nar-
razione storica. Nella sua redazione ])iìi lunga (quella di l'eterborough)
giunge lino all'anno 115-1.
Il resto della prosa anglosassone ha in massima parte carattere re-
ligioso. Possiamo qui nominare soltanto le BlicldiìKj Homilies (dell'ul-
l'ultimo trentennio del sec. X), primitive nella rude sincerità e nell'os-
sessione dei tormenti infernali e del giorno del Giudizio (atteso per
Tanno 1000) ma non prive a volte di candore poetico; tic notevoli ver-
sioni dei Vangeli pure del sec. X; le Caiholic Iloniilics (990-2), fondate sui
Tadri della ('hiesa (specialmente Agostino), l'opera più importante tra
le molte di Aei.fric (95r)?-1022?), il maggior scrittore omiletico, col
(piale la prosa anglosassone acquista un certo valore letterario, facendosi
])iù chiara, più agile e musicale pel frequente uso dell'alliterazione; e i
Scrmones Lupi, serie di prediche attribuite al contemporaneo Wulfstan,
arcivescovo di York, composte in uno stile meno artisticamente rifinito
di quello di Aelfric, ma caldo di appassionata elequenza popolaresca
e di amor patrio.
Nella Angìo-Saxon Chronicle sono inseriti alcuni frammenti poe-
tici, il migliore dei quali è per l'impeto lirico The Battlc of Brunan-
hiirh (avvenuta nel 937), grido di vittoria e di feroce esultanza sui ca-
daveri dei nemici vinti, preda ai corvi.
A quest'ultimo periodo della letteratura anglosassone appartiene
con tutta prol)abilità anche Judith (scritta forse nel primo ventennio
del sec. X), poemetto incompleto, notevole per l'energia epica e il modo
realistico con cui viene narrato il truce soggetto biblico. Da ultimo
licordiamo, insieme al poemetto The Grane (La tomba) noto per la
bella versione fattane dal Longfellow, il frammento The Battle of Mal-
don (avvenuta nel 991), che descrive con grande efficacia e sentimento
patriottico la sfortunata resistenza del prode guerriero Byrhtnoth con-
tro 2:11 invasori danesi e la sua morte in battaglia.
— 18 —
II
LETTERATURA ANGLO NORMANNA
Nell'anuo 10G6 il suolo britannico venne nuovamente inva.-^o. I Sas-
soni, nonostante l'accanita resistenza, furono sconfìtti nella battaoiia
di Hastings, in cui il re Aroldo trovò gloriosa morte sul campo, e il
duca Guglielmo di Normandia, che aveva condotto personalmente i suoi
uomini alla vittoria, divenne il padrone del paese, acquistandosi il ti-
tolo di Conquistatore.
Il territorio fu diviso tra i baroni normanni, i quali costituirono
la nuova classe dominante, mentre i Sassoni vennero a foi-mare le clas-
si soggette. All'autorità dei singoli conti auglosassoni si sostituì un for-
te stato feudale, che accentrava il potere nelle mani del re.
I Normanni, popolo di origine scandinava appartenente alla gran-
de famiglia teutonica, s'erano stabiliti da un secolo e mezzo nel nord
della Francia. — convertendosi al Cristianesimo e assimilando rapida-
mente la civiltà latina — e parlavano ormai un dialetto franco-noi -
manno che portato in Inghilterra diventò la lingua di Corte e della
nobiltà feudale. I dotti e gli studiosi continuarono a scrivere in lati-
no, mentre l'anglosassone cessò di essere usato con intenti letterari e
divenne il dialetto parlato soltanto dal popolo, circostanza che ne af-
frettò la decadenza e la trasfoi*mazione già da tempo in atto.
La. conquista normanna operò un profondo rivolgimento etnico, po-
litico e spirituale : vincitori e vinti si influenzarono in modo permanen-
te ed è soltanto intorno alla metà del secolo XIV, quando il processo
di amalgama prima e di fusione poi fu compiuto, che si può veramente
parlare di popolo, di lingua e di letteratura inglesi. Dal punto di vista
filologico i vantaggi che ne derivarono non furono pochi :
1) Vennero abbandonate molte flessioni della grannnatica anglo
sassone.
2) Il vocabolario fu più che raddoppiato in seguito airintrodu-
zione di moltissime parole francesi.
— 19 —
3) Si abbandonò la versi (icazione anglosassone basata sulF accento
e suU'alliterazione, adottando un numero fìsso di sillabe nel verso e ag-
giungendovi in line la rima.
4) Uno spirito nuovo, ])iù sereno e al tempo stesso più vivace, ven-
ne a contatto col grave e melanconico spirito anglosassone.
5) Nuovi temi e modelli derivati dalla letteratura francese si ag
giunsero a quelli trattati fìno allora.
Le opere di questo periodo, che non produsse per lungo tempo al-
cuna grande espressione letteraria, sono di genere vario e possono
venir raggruppate secondo la lingua in cui furono redatte, indice della
diversa classe sociale e cultura dell'autore.
Opbrio in Latino. Una delle caratteristicbe del Medioevo è l' inter-
nazionalità e la latinità, della cultura. Anche in Inghilterra, come ab-
biamo visto, c'era stata, dopo la conversione dei Sassoni al Cristianesi-
mo, una fioritura classico religiosa, ed ora con la conquista normanna
— che farà ridiventare l'isola una lu'ovincia della latinità letteraria —
tale fenomeno si ripete su più vasta scala.
Guglielmo di Normandia aveva intrapreso la spedizione contro Tln-
ghilterra, sul cui trono accampava diritti, coll'ai)provazione e la bene-
dizione papale, e malgrado il suo carattere fiero e dispotico mantenne
sempre buoni rapporti con la Chiesa romana, largheggiando in conces-
sioni e donazioni a favore del clero, che godette grande influenza ed
ebbe parte eminente nella vita pubblica dello stato. Uomini dell'auto-
rità e della dottrina di Lanfranco di Pavia e del suo successore nel seg-
gio arcivescovile di Canterbury, Anselmo d'Aosta, diedero un impulso
poderoso agii studi e agli scambi culturali col continente.
Vi fu un risveglio generale del sapere e del sentimento religioso, so
prattutto dopo la venuta in Inghilterra (1221Ì dei frati mendicanti, fran-
cescani e domenicani, i cui ordini erano sfati da poco fondati. Sorsero
dovunque, accanto ai castelli dei baroni normanni — a rivelare le mera-
viglie dell'arte gotica — ^ cattedrali e monasteri, con scuole e biblioteche.
Negli ultimi decenni del sec, XII si organizzò a studium generale la pri-
ma università inglese, quella di Oxford, seguita agli inizi del secolo suc-
cessivo da quella di Cambridge; in esse l'insegnamento verrà impartito
oltre che da ecclesiastici anche da laici, sì che la cultura cessa di essere
esclusivo appannaggio della Chiesa, ma non della lingua latina, nella
quale volgono scritte la qiiasi totalitt^ delle oftere di storia, di filosofia
e di teologia.
Scrissero in latino i cronisti Oudeuicus Vitalis (1075-1143?) autore
di una Jlì.storia Ecolcsiaslica; William of MALiMissEnny (100."'>?-]143) al
quale dobbiamo una cronaca in cinque libri De Gestis Regniti Anglorum,
seguita da una H istoria Novella^ in tre libri, dove narra eventi a lui con-
— 20 —
tempoiant'i, mostrandosi [iev la scolta del materiale, l'acume nei giudizi
e la cura della forma storiografo di valore; Henry or UuxriNGDON (lUSi-
1155) che ci ha lasciato una H istoria Anglorum.
Particolare importanza ha per noi Geuffiiky of ^[onmouth (11<)0?-54i
autore di una J/iyforia Rcinnn Britanvine, cronaca lejijgendaria e ora di-
remmo romanzata dtn le di JJritannia. in «lodici libri. A ([uesto vescovo
d'origine gallese fu inunediatamente contcstnto il diritto al nome di sto-
rico, ma la sua opera ci interessa dal punto di vista letterario, perchè in
essa egli incorporò molte tradizioni e leggende celtiche, che altrimenti
sarebbero andate perdute, introducendo re Arturo come eroe romanzesco
e altri person;iggi — quali Merlino. Tx?ar, Cimbelino. ?abri!>a, ecc. — la
cui fortuna non è ancor oggi esaurita. Il libro divenne presto popolare
e fu tradotto quasi subito in versi francesi da .«scrittori anglo-normanni,
che ne intuirono per primi il valore ])oetico.
Tra i molti altri croni.sti ricordiamo ancoia KonER of Wexdover
(m. 123«i) che tenne per primo l'ufficio di storiografo dell'Abbazia di St.
Albans, autore di nn'ottima compilazione Flores Eistoriaruni, che va
dalla creazione del mondo ai tempi dell'autore. Il di.scepolo e successore
Matthew I*.\ris (m. 1259), il più grande dei cronisti inglesi medievali,
ne continuò l'opera nella sua Chronica Majora fino alla ])ropria morte.
(^011 lui entriamo nel campo della storiografìa vera e propria, che alla
dottrina e all'industria del monaco, Matthew Paris unisce l'ampia e
acuta vision(^ del cortigiano e dello statista, elevando.si poi al giudizio
critico degli avvenimenti e alla loro interpretazione storica.
Le cronache rappresentano la parte più viva della letteratura di que-
sto periodo e benché scritte in latino sono storie d'Inghilterra, narrate
da un punto di vista nazionale, sia quando l'autore è d'origine sassone
che quamlo è d'origine normanna.
La i>roduzioue latina comprende anche opere di varia erudizione e di
carattere immaginativo, comico e satirico.
GiR-i.DT's Cambkfxsi.^ (Gerald of Barry, 114:(J?-1220?) scrisse con vi-
vacità e dottrina alcuni libri sull'Irlanda e sul Galles, altri d'argomento
religio.^o o politico e delle e])istole. Walter Map. ecclesiastico d'oi-igine
normauno-galle.se, visse alla corte di Enrico II, lasciandocene una specie
di comment;irio intitolato De Xugis Curialium: a lui si attribuiscono pu
le alcuni canti goliardici e il merito di aver dato carattere religioso al
ciclo arturiano fondendolo con (|uello del San Graal. in un'opera latina
a.ndata perduta. Infine Xioel A\'iri-kkr im. 1200) è l'autore dello S'pecu-
him Stultoriini . iioenia satirico in versi elegiaci, ove sono narrate le av-
venture comiche dell'asino Brundlus.
Tra i lilo.soli basti qui nominare i francescani Roger Bacon (1211?-
94). lino degli uomini più dotti del Medioevo, la cui Opus Majus è un
— 21 —
sommario del sapere del tempo: -Toiix Duxs Scotus (1265?-]308?) che iu-
segnò ad Oxford e a Parigi in opposizione al tomismo, e William or
Ockham (1280-1349), nominalista, discepolo del precedente e autore di
trattati filosofici e politici.
Opere in franciose. Cavalcava in testa alla fanteria normanna nella
giornata di Hastings il menestrello Taillefer cantando la Chanson dr Ro-
land. La letteratnra ch'egli jiortava con so dalla Francia, malgiado
avesse gifi dato questo Cfipolavoro, era alle sue origini, ma si sviluppò
così rapidamente da imporsi in un breve volger d'anni non solo in Gran
Bretagna, dove era stata portata da una conquista militare e dove trovò
una letteratura ormai esaurita e in itiena decadenza, ma in tutta l'P^u-
ropa, compresa ritalia, più lenta della sorella latina a formarsi una let-
terata la nazionale.
Imbevuta di chiarità mediterranea, agile nella sua mancanza di di
zione poetica e di schemi metrici fissi, essa aveva doti di bellezza e di
originalità e una forza di penetrazione che trasportate sul suolo bi-itan-
nico eclissarono la letteratura indigena — sì che molti legami col passato
furono spezzati e perduti — e quando infine questa riemerse dopo qual-
che secolo, aveva subito una profonda trasformazione ed era ormai per-
meata della fantasia luminosa, della forma e delle idee francesi.
La letteratura anglo-normanna, cioè la letteratura in lingua francese
prodotta in Inghilterra, agginnge assai poco a quella dì Francia: ha tut-
tavia qualche caratteristica sua pro]U'ia.
Le grandi leggende epiche vengono sostituite da cronache rimate,
spesso minuziose e prosaiche, scarse d'entusiasmo e di senso del bello.
Geoffrey Gaimar (m. ll-tOì è l'autore di una Estoric dcs Engics e delia-
prima traduzione francese della Historia Reginn Brifanniac di Geoffrey
of Monmouth, traduzione non pervenutaci. Assai più importante è il ri-
maneggiamento (più elle versione) fattone alcuni anni dopo nel Roman de
Brut (1155) da Wace, un cronista di Caen, il quale vi agginuse nuovi par-
ticolari tratti da altre fonti, come ad esempio la storia della Tavola Ro-
tonda. E' pure l'autore del Roman de Rou (Rollo), cronaca incompiuta in
ottonari, dove troviamo la narrazione vivace e dettagliata ma priva di
poesia della battaglia di Hastings. Meritano di essere menzionati ancora
Bbnoit db Saixte-Maure che scrisse una Chroniquc des Ducs de Xorman-
die, il Roman de Troie e il Roman d'Enee; Eustace o Thomas de Kext
pel Roman d'Alixandre, e Garnier de Pont Saint- Maxbnce per una Vie
de Thomas Becket.
Man mano che col passare del tempo e per le vicende politiche, i vin-
coli tra l'Inghilterra e la Francia si vanno allentando, la letteratura
anglo-normanna s'isterilisce e decade, assumendo sempre più il carattere
dell'esercitazione accademica. La perdita della Xormandia (1204) fu con-
- 22 —
siderata dagli Inglesi come una sventura nazionale, ma questo staccarsi
dell'isola dal continente, contribuì in modo sensibile alla completa fu-
sione dell'elemento sassone coti quello noimanno, dando origine a uìu>
spirito insulare e nazionale che troverà espressione in una propria lingua
e letteratura.
ORIGINI DELLA LETTERATURA INGLESE.
Come la letteratura italiana e pressappoco in quello stesso lasso di
Tempo, così anche la letteratura inglese principia imitando. Essa è dap-
prima l'espressione delle due classi sociali dominanti: il clero e la no-
biltà; s'informa all'insegnamento religioso della Chiesa ed ha carattere
edificante o s'ispira alla vita e agli ideali della società feudale ed è pre-
valentemente epica e romanzesca.
Opere d'ispirazioni; religiosa. Dopo la conquista normiunia vi fu un
secolo ininterrotto di silenzio. I primi scritti in inglese medio apparten-
gono alla seconda metà del sec. XII e sono componimenti di carattere re-
ligioso e didattico.
Il Poema Morale o Morul Odc^ composto nella sua prima versione in-
torno al 1170, è un'esortazione ai cristiani ad abbandonare la via del pec-
cato per seguire quella che conduce alla salvazione. La sua novità non
riguarda il contenuto bensì lo stile poetico e la metrica. Alla, prolissità
ridondante e alla spesso falsa gioielleria anglosassone si è sostituito mi
linguaggio preciso, spoglio d'oi-namenti e concettoso, dove quasi ogni di-
stico contiene una massima. Il verso (1), non sempre regolare, è \\
« fourteener », formato di quattordici sillabe con una cesura dopo la set-
tima o l'ottava.
Intorno al 1200 fu coni]ìosto nello stesso metro ma senza rime
VOnnuluni, raccolta di prediche del monaco Orni, consistente in una pa-
rafrasi del Vangelo, di scarso pregio poetico. Di poco posteriore (''
VAncrene Riiole (Regola delle romite), trattato scritto per una comunità.
di tre religiose ritiratesi a vita devota nei pressi di una chiesa. Contiene
istruzioni minute e ingenue (richieste dalla poca cultura delle donne) e<l
è nel suo candore e fervore ascetico, non disgiunto da un cei-to umorismo.
la miglior opera in prosa del tempo.
Il bisogno sentito per questo genere di letteratura edificante è dimo
strato dal numero delle composizioni originali e delle traduzioni in prosa
e in verso che troviamo in questo periodo : vite di santi, omelie, sermoni.
(1) Che sarà usato più tardi nelle ballate popolari.
— 23 —
versioni e parafrasi della Bibbia (specie dei Salini), inni alla N'ergine <'
preghiere.
Trasceglianio The South EnyUsh Legendary (1280-90), collezione
agiografica in versi, dovuta con ogni probabilità ai monaci dell'Abbazia
<ìi Gloucester. Meritano speciale menzione le vite degli irlandesi St. Pa-
trick e St. Brendan e in generale quelle che si liferiscono a santi indi-
geni. A Robert of GLorcKSTia:. il piincipale contributore della raccolta,
si attribuisce anche, in tutto o in i>arte, una Chronìcìe, pregevole soprat-
tutto dove narra eventi contemporanei.
Ricordiamo ancora il Luvc Ron (Mistero d'amore), canto religioso
del minorità Thomas <>f Hales; VHandlung Syniìc (.Manuale dei peccati),
parafrasi in versi di un'opera francese di pregio assai inferiore, di Robert
Mannyxg OF Brunxe, che è pure l'antore di una ('hronicle of England; il
popolare Cnrsor Mundi, lungo poema in ottosillabi scritto intorno al
3.520, sorta di compendio del Vecchio e del Nuovo Testamento, con l'ag-
giunta di leggende di santi; e il Pricke of Conscience (L'ìlO), mediocre
poema atti-ibuito al santo eremita Richard Rolle of Ha:mpole (130()'?-
49?), il quale nelle sue opere in prosa (sia in latino che in inglese), che
ebbero grande diffusione, si dimostra invece scrittore robusto, conciso e
intensamente personale.
Al suo tempo l'influenza religiosa dei frati minori era già in rapido
declino, conseguente al corrompersi del loro costume e all'abbassarsi del-
la loro cultura a un livello persino inferiore a quello del clero secolare,
cosicché i nuovi scrittori religiosi, mentre si fanno portavoce della mise-
ria del popolo, dei mali, delle ingiustizie e dell'irrequietezza sociale di
questo periodo, denunciano senza j)ietà, attaccando spesso con pungente
ironia, i vizi e gli abusi della Chiesa.
John Wvt'LiF (1324-84), dotto teologo, professore all'università di
Oxford, scrive le sue prime oi3ere in latino, tra le quali la più importante
(-. il trattato De Dominio Divino (1376). in cui difende il potere civile
contro quello ecclesiastico, accusando quest'nltimo di eccessiva ingerenza
lìolitica.
Una volta entrato nelle controversie religiose, egli non si limita a
denunziare gli abusi della Chiesa, ma passa alla critica dei dogmi, come
ad esempio la dottrina della transustanziazione, negando l'intera gerar-
chia ecclesiastica e asserendo il diritto di ogni credente a interpretare da
sé le Sacre Scritture. A questo fine si assunse il compito, coadiuvato dai
discepoli Nicholas Hereford e John Purvev, di tradurre in inglese la Bib-
l>ia latina o Vulgata, che fino allora era stata un libro chiuso per la mas-
sima parte del popolo, contribuendo così eflicacemeute a fissare la lingua
inglese.
Condannato dalla Chiesa e scacciato da Oxford, continuerà a divul
— 24 —
gare colle paiole e cou gli scritti le sue idee, grazie alla protezione di (iio
viuini di Gaunt. figlio di Edoardo III. 1 suoi seguaci, clii:nnati loUardi,
che spesso ne fraintesero ed esagerarono le dottrine, furono invece perse-
guiti per circa un secolo e quasi sterminati.
Pochi poemi inglesi medievali hanno avuto un'influenza più glande
e pili duratura (in parte dovuta alle sue .supposte relazioni col lollardi-
smo) di quello che va sotto il titolo complessivo di The Vision of Williani
coìiccrììiìuf Piers the Plowiiian, ritenuto opera di William Langland (o
r^angley, 1;*:UÌ?-1J00?Ì, della cui vita ]ìoco o nulla sappiamo. Di esso esi-
stono tre diil'erenli redazioni di varia lunghezza, scritte in epoche suc-
cessive dall'autore o da autori diversi [l).
Il ])oema, in forma di visione allegorica piuttosto confusa, è la voce
(li \\n moralista fervente che viene dal popolo ed esprime l'opinione ne-
gativa di questo nei coufionti delle classi privilegiate : è un quadro oscu-
ro della miseria delle m;!sse. una fiera requisitoria dei mali e delle ingiu-
stizie sociali, una satira amara della Chiesa e in pai'ticolare della vita
corrotta dei monaci. Il suo grande merito — malgrado la rozzezza, le
deficienze artistiche e l'uso della metrica alliterativa, che qui fa la sua
ultima tardiva a])parizione — sta nell'averci dato una vivida rappresen-
tazione di quella parte della società inglese non trattata, dal Chaucer.
Oi'EUR ru CARA'iTKUR rRoi'ANo. Se la letteratura inglese delle origini si
ispira nella ]>arte religiosa direttamente o indii*ettameute ai modelli la-
tini, nella parte narrativa e iiella lirica s'ispira soprattutto a quelli fran-
cesi .
Gl'ideali e i gnsti delia }iu(»va società, trovaiio espressione nei ro-
lìianzi cavallereschi in versi, nei quali il motivo ]>redomin<nite è l'amore,
e dove i pei-sonaggi femminili acquistano, per la prima volta in Inghil-
terra, uguale importanza di (jnelli maschili.
Tutti i cicli di leggende, dal bretone o d'Artù o della Tavola Kotonda
{<( materia di lìritannia »), al caioliugio (« materia di Francia »), a quel-
lo dell'antichità classica gr^'co-romana («materia di Koma»), vi sono
ra.ppreseutati in versioni e rifacimenti più o meno fedeli, che vengono
cantati dai menestrelli non solo di castello in castello ma anche nelle
città e nei villaggi. Non mancano alcune composizioni originali, ma l'ori-
ginalità si manifesta specialmente nella « materia bretone « e nella pre-
dile/ione per gli ei-oi e i soggetti inglesi. T'ossiamo citare soltanto le ope-
re più n(jtevoli.
Intorno al iL'O.") fu composto il Brut di Layamox, prete sassone che
tradusse dal francese di Waco il Romar de Brut, derivato a sua volta
(1) Secondo la teori.a di .T. ^I. .Maiily. che trova sostenitori o oppositori nel cam-
po degli specialisti.
— 25 —
come sappiamo da Geolfrey of ^Moiimoiitli, riinaiiojigiandolo e aggiungen-
dovi, forse da fonti gallesi orali, impoitante materiale nuovo, che manca
sia nel testo francese che in quello latino, come ad esempio il racconto
del sogno e quello della traslazione di re Arturo.
Il poema, scritto in versi alìiterativi con l'aggiunta saltuaria di ri-
me, è lungo e goffo e ancora (juasi interamente sassone nei riguardi del
vocabolario. La sua imjtortanza sta nell'essere il primo scritto in inglese
sulle leggende arturiane, che ebbero larga diffusione in Europa, ma non
ispirarono alcuna grande opera d'arte in questa lingua fino al secolo X\',
quando Siu Thomas Mat/uh' compilò in una prosa ])oetica semplice ma.
piena d'incanto il suo Morte d'Arthur (HGOÌ, clie servirà di base, insieme
al poema di Layamon. alle trattazioni posteriori sull'ai-gomento, come
(|uella del Tennjson e di altri poeti inglesi moderni.
A mano a mano che ci avviciniamo al loOO l'intiuenza francese aumen-
ta, sia nella lingua che nel contenuto.
Ci giungono attraverso il francese, pur essendo d'origine scandinava,
i due romanzi The Geste of King Horn (circa 1250), felice condensazione
di una storia d'avventure e d'amore, e Havrlok the Dune (circa 1280).
racconto d'avventure in distici ottosillabici assai irregolari. Ricordiamo
ancora i popolari Guy of Warwick, Beies of Eamptonj Ywain and
Gawain, Amis and Amilounj e Flores and Blancheflour^ romanzesca sto
ria d'amore, che, insieme a King Alisaimder e The Seven Sages of Ro)-ìe,
ci ricollega al fantasioso mondo orientale.
L'influsso francese non si limita ai romanzi cavallereschi. Sorgono
e fioriscono nell'isola britannica — derivati dai laiSj dai faòliaux (favo-
lelli), dal Roman de Renart — numerosi racconti d'amore o satirici, al-
cuni dei quali in forma di disputoisons (contrasti). Basti qui nominale
The Land of CoJcat/gne, Dame Siriz e The Fox and the Wolf^ tra quelli
di carattere satirico; il Lai le Freisne, tradotto da Maria di Francia, e
Emaré, nel genere amatorio; e il contrasto The Owl and the Xightingaìv.
ricco di umorismo, nel quale l'usignolo rappresenta la spensieratezza
giovanile e il gufo la saggia riflessione dell'età matura.
La grazia, la chiarità e la gaia leggerezza che venivano dalla lettera-
tura d'oltre Manica, si riflettono anche nella lirica inglese del sec. XIII:
notiamo in particolare il famoso canto i^umcr in icmnen in (L'estate è
giunta) e le squisite poesie d'amore Bìow, northerne wijnd (Soffia, tra-
montana) e Alysoun.
Una certa maggior originalità si manifesta invece nella poesia poli-
tica, come nel Song of the Hushandinan, che esprime la dolorosa ama-
rezza del popolo contro i suoi oppressori, e nel sarcasmo prettamente
anglosassone dei versi, robusti ma rozzi, di Lawrence Minot, coi quali
celebra le vittorie di Edoardo III sui Francesi e gli Scozzesi.
— 26 —
Segni di reazione si nolano nei poemi alliterativi della seconda metà
fìcl sec. XIV, quasi tutti anonimi. Ino dei primi è William of PaUrne o
William and the Wcrewolf (]?.r>5), traduzione libera dal fiancese, con
aggiunte buone descrizioni naturali e semplici dettagli familiari. Di gran
lunga più importante artisticamente, è una seiie di (juattro poemi Pcarl,
Patiencc. Clcanncss e »^'//* Gaica}/nc and the (Jrcnc Kiiight^ contenuti in
'in medesimo manoscritto e forse opera di uno stesso autore, che, mal-
grado la diversità formale e dei soggetti, essi si rassomigliano nella lin-
gua e nel sentimento ispiratore : la lode della purezza.
Pcarl, elegia in morte di una figlioletta del poeta, è un poemetto
.illiterativo i-imato, che manifesta, attraverso la forma tradizionale della
visione allegorica, notevole freschezza di fantasia e di sentimento. Ma il
capolavoro dell'ignoto autore è ISir Gaìcai/)i( and ihc Grenc Knifjht.
runico poema cavalleresco del grupi)0, composto di l.*.")30 versi allitera-
tivi, interrotti iriegolarmente da un ritornello rimato. Vi si narra un
episodio interamente originale del ciclo arturiano, nel quale Sir Gawayne
riesce vittorioso in una prova di coraggio, di castità e di sincerità,
f.a storia, in cui ]>revale Telemento meraviglioso, è eftìcacemente narrata
t' il carattere dell'eroe ben disegnato, tuttavia la parte migliore sta nelle
descrizioni naturali, che non sono i soliti paesaggi di maniera cui non
sfugge neppure il Chaucer, ma la natura selvaggia e pittoresca del
(Galles settentrionale colta dal vero, i)recorrendo sotto questo aspetto la
poesia inglese di alcuni secoli.
Meno interessante è la prosa di questo periodo, nel quale nessuno
dei vari dialetti usati riesce ad imporsi, come farà tra non molto quello
dell'East Midlands, della regione cioè comprendente Londra e le due
Tniversità di Oxford e di Cambridge. Questa prosa è fondata ancora
<iuasi esclusivamente sulle versioni, sicché, oltre alle opere di carattere
j-eligioso, alle quali abbiamo già accennato, l>en poco ci rimane da ag-
giungere.
John Tukvisa (1320-111:^) ò un diligente traduttore di opere latine,
tra le quali citiamo soltanto il Polijchronicon di Ranulf Higden, crona-
ca che si rifa al solito dalla creazione del mondo per arrivare ai tempi
dell'autore (m. i:>()4). In essa c'inttMcssa la parte dedicata alle diverse
lingue e dialetti parlati in Gran Bretagna, che Trevisa aggiorna, rife-
rendoci come al tempo in cui attendeva alla sua versione (completata
nel 1387) l'inglese avesse ormai sostituito da una diecina d'anni il fran-
cese anche nelle scuole, come lo aveva già sostituito nei t7il)unali e in
i 'a riamento (13(i2).
Più notevoli, per lo stile, sono i Travch of t<ir John Maiidci-illc
(1377), in cui l'autore narra le prox)rie avventure durante i lunghi viaggi
compiuti in Oriente. Con una strana mescolanza di nomi biblici e orien-
— 27 —
tali questo libro affascinò j;lMnglesi del tempo, e imi- non essendo clic
la versione di un'opera Irancese di Jean de Bourgogiio, esso rimane sem-
pre un importante esempio di prosa narrativa.
All'atfermarsi come lingua nazionale del dialetto di Londra (resi-
denza del re e della corte), il « King's Euglish », contribuirono non poco
le opere di Cliaucer e di Gower, il quale ebbe ai suoi tempi fama pari
a quella del suo più grande contemporaneo.
John Gower (i;ì;^0?-14fl8) è l'ultimo e il più notevole di una classe
numerosa di letterati che tra il 12fHÌ e il ItOO sciivevaiio (e con proba-
bilità parlavano) indilìerentemonte in francese, in latino e in inglese. lu-
latti egli usò tutt'e tre queste lingue, dimostrandosi anche in ciò uomo
del passato più che dell'avvenire : lo scrittore clie^ incai)ace di aprirsi
nuove vie, conclude il periodo anglo-normanno.
In francese compose il poema morale ^-^pf ciiìuni Mcditantis o Miruur
de rOmme e una serie di cinquanta ballate; in latino scrisse l'opera sua
pili importante e personale Vox CUimantiS; in distici elegiaci, che ha per
soggetto la rivolta dei contadini del 1381 ed è un atto di accusa e un am-
monimento rivolto a tutte le classi sociali; in inglese il poema Confessio
Amantis, uno dei tanti lavori convenzionali ispirati dal Roman de la
Rose, nei 40.000 versi ottosillabi del quale, questo moralista che si at-
teggia gotfamente a innamorato, mette insieme allegoria, filosofìa ari-
stotelica, scienza ed etica.
11 Gower non è privo di talento e di (]nalità letterarie, gli difetta il
« freii dell'arte » e il senso delle proporzioni, cosicché le sue opere, an-
che se a volte ben concepite e pregevoli, (piando vengano considerate nel-
le singole parti, riescono nel complesso prolisse e noiose. La sua poesia
inglese basta a dimostrare che la nuova lingua era pronta C(jme mezzo
espressivo. Mancava ancora la creazione dell'artista di genio.
28
Ili
L'ETÀ DI CHAUCER
I-o condizioni sociali, invero assai ti-isti, in cui si trovava l'Ingliil
terra nel secolo XIV (la peste del KU9, le guerre con la Scozia e con la
Francia, la rivolta dei contadini del l.'iSl). si riflettono nel tono i)essi-
mistico delle opere del Langland, di Wyclif e di Gower; nessuna eco di
queste condizioni riusciamo invece a cogliere nella poesia di GEy)FFnEY
(;'»nATicraj, cui spetta a buon diritto il titolo tradizionale di padre della
letteratura inglese, essendone il primo grande poeta.
Ben lontano dalla teologia medievale, egli c'insegna a guardare gli
nomini e il mondo coi nostri occhi e a goderne; non vuol essere un rifor-
matore come il Langland, è nn vivace e garbato narratore, il primo arti-
sta veramente consajìevole della sua arte, maestro della vcrsiflcazione.
fine umorista, sereno e gaudente come un uomo del Rinascimento.
Nato a Ix>ndra tra il lolO e il ISi.""), da famiglia di mercanti di vino
e di lana, ricevette una buona educazione, fu paggio di corte, soldato in
Francia, dove venne fatto prigioniero nel VAod e riscattato Fanno seguen-
te, scudiero del re, inviato diplomatico e commerciale in Italia, in Fian-
dra e in Francia, collettore delle gabelle, sovraintendente a lavori di
costruzione, uomo colto e di mondo. Sposatosi con Filippa Cliaucer, prò
i)abilmente una damigella della regina, sappiamo di certo soltanto che
ebbe da lei un tìglio. Luigi, pel quale compilò un trattato d'astrologia
Treatise on the Astrolabc (1391), la sua unica opera in prosa, insieme
alla versione del De Consoìatione Fhilosophiae di Boezio. Morì a Londra
nel 1400, dopo aver attraversato un periodo di relativa indigenza, e fu
.sepolto nell'Abbazia di AA'estminster, sua chiesa parrocchiale, nell'an-
golo che venne poi chiamato il « Poets' Corner », dove sono raccolte le
glorie letterarie inglesi.
Si è soliti dividere l'attività letteraria del Chaucer in tre periodi :
francese (135!>-72), italiano (1872-8G) e inglese (1386-14<I0), pei quali ven-
gono fissate le date approssimative lifeiite. Tale distinzione può essere
— 29 —
accettata ancor oggi, se intesa come indice del progressivo svolgimento
della sua arte (1), che dalla semplice traduzione e imitazione dal fran-
cese, passa gradualmente a forme più libere e personali, arricchendosi
(luindi dell'esperienze e dei risultati acquisiti dai grandi trecentisti ita-
liani, per rivelarsi infine in tutta, la sua pienezza e originalità.
La formazione culturale e letteraria del Chaucer è francese e tale
rimane, sotto certi aspetti, sino alla fine. Egli inizia infatti la sua car-
riera di letterato imitando il Roniaii de la Rose o gli scrittori francesi
del tempo — in particolare il Machaut e la sua scuola — dei quali assi-
mila le idee, lo stile e lo spirito.
Il Roman de la Rose è il romanzo allegorico più famoso del Medio-
evo. Chaucer ne subì l'influsso e ne imitò tanto la prima parte di carat-
tere amoroso, composta intorno al 1230 da Guillaume de Lorris, quanto
la seconda prevalentemente di carattere didattico-morale e satirico,
composta una (juarantina d'anni più tardi da Jean de ]\Ieun (Clopinel).
Anche se il Chaucer non l'avesse tradotta, almeno in parte^ in gioventù,
lìon avremmo potuto non accennare a quest'opera, la cui influenza sulla
letteratura inglese è incalcolabile, sia nei riguardi del nostro autore e
dei suoi contemporanei, che dei successori e imitatori fino ai tempi dello
Spenser.
L'opera più notevole di questo periodo giovanile, nel quale lo scrit-
tore usa il distico ottosillabico, è The Bolcc of the Duchesse (circa 1369),
allegoria ispiratagli dalla morte della duchessa Bianca, prima moglie
del suo patrono Giovanni di Gaunt. Lavoro composito, prolisso e di ma-
niera, si salva tuttavia per alcuni passi di sobria e delicata bellezza.
Il secondo periodo dell'attività letteraria del Chaucer è da mettere
in relazione coi suoi viaggi in Italia — il primo a Genova e a Firenze
nel 1372-3, il secondo a Milano nel 1378 — che gii aprirono un nuovo
mondo artistico, mettendolo a contatto con le opere di Dante, del Pe-
trarca e del Boccaccio (2).
In questo periodo il poeta abbandona quasi del tutto l'uso dell'otto-
sillabo per il decasillabo, che adopera nella «stanza chauceriana » o
« rhyme rovai », composta appunto di sette decasillabi rimati ababbcc —
da lui usata per la ji^'ima volta nella lingua inglese nel br-eve componi-
mento Complaìjnt unto Pitce (Lamento della pietà) — e negli « heroic
(1) La materia rimarrà sempre in gran parte una rimanipola zioue di soggetti
stranieri
(2) Xon è facle esagerare l'importanza, invero grandissima, degli studi italiani
tiel Chaucer. Tuttavia egli non sarà imitato in ciò dai suoi contemporanei e succes-
sori, cosicché la nostra influenza letteraria rimane per il momento fenomeno limi
tato e sporadico e bisognerà attendere fino all'Umanesimo per poter nuovamente
parlare d'influsso italiano sulle lettere inglesi.
— 30 —
Tav. Ili
CprcCocpi?
O^ fKct cfetr maoe ouc oft to %t5 cti«r?c»PO
?< 11&; fo rotare fctft 0? ^(5 c^not)
!2t rfwcCp man out offe ibae ibpt^ afte
5<)tto & a marcfioC h) a fc:0f6 ()nff?
91 tnr^ mari fr ibae lb;^t^ epcr» f^cpe
01 |=vprct Sut^cpe to t^cr no») h^ ctVpe
(^ol'^2 of f)po fpcdV on&? IbeC Toao p 6xii5^t
6Bc tfìfrtb ibaci Oc ri<s^i a m?rp »na»j
Tini? affcr fou^ct to pfe^ 6? fiego»)
Ttnì^ fiBCjft of myrf^e among? ot^ ^^^pngco
•tofttt) t^at tbc tx;5Cc mate out tfftcnpn^fo
|t)c fa)v5? t6u6 ttolb fcjDpn^e (tcuCp
Incisi. )iK' in Icffno dei IVlieurìni ne! l'roh»-,. dei Canfrrhiin/ 'laìcn,
stanii>.Mti (1m ('.-ixton intorno al HS.*! n'.ritisli Museum, G. ]1."),S(;,
sigli, ciiij).
Tav. IA'
fiei)ffi'ev (li.-niccr.
l'el leprini di Canterbury.
Uà un'operii di Lydgate (l'i-itisli Museuin, Royal MS.
18 D.ii).
cuuplets )». peutametri giambici a rima baciala, ch'egli usei-à (massima-
mente ma non esclusivamente) nei Cantcrhunj Talcs.
Le opere più importanti del periodo italiano sono The Hoks of Fante
ili tempio della Fama), l'Ite Parìenient of Fouìes [lì Parlamento degli
uccelli). Troiliis aitd Criseyde e Tlte Legende of Gode Women (La leg-
genda delle donne esemj^lari).
The Hans of Fame, opera incompleta d'ispirazione dantesca, seb-
bene ancora francese nel metro (il distico ottosillabico) e nel tono — sì
da far pensare che sia. stata scritta d) prima del i;>80, quando l'inllusso
italiano non era stato ancoi- bene assimilato dal poeta — »^ un poema
allegorico, pieno di reminiscenze classiche, in cui si fa la satira della
fama, mostrandone la casualità e rinconsistenza. Essa segue le caratte-
ristiche della poesia del Medioevo, sia nello schema del sogno che nello
intricato gioviglio dottrinale, ma vi si trovano tratti di line umorismo,
nei quali il Chaucer rivela la sua natura realistica e borghese.
Ciò avviene anche nel Farlenteitt of Foules (circa 1382), dove l'in-
Huenza italiana è ormai palese, tanto nel metro (la stanza chauceriana).
che nel ritmo della composizione, di più ampio respiro e dignità arti-
stica, mentre nel felice connubio del comico e del patetico scoi'giamo
l'innato senso dello scrittore per la commedia.
Nell'opera seguente il Tro'tìus and Criseyde (pure in stanze chauce-
liane), composta con probal)ilità tra il 1383 e il 1385, il Chaucer rag-
giunge per la prima volta una maturità e un'eccellenza artistica che do-
veva poi uguagliare ed estendere ma forse non più superare. I^ storia
degli amori di Troilo per Criseide e dell'infedeltà di quest'ultima è una
variazione medievale sul tema classico della gueria di Troia, che Shake-
.speare rijuenderà lìiù tardi nel suo dramma Troiìjis ajtd Cressida. Il
Chaucer la deriva dal Filostrato del Boccaccio (2), tradotto per circa un
terzo e rimaneggiato per il resto, non senza due lunghe inserzioni ori-
ginali. In questo poema, che potremmo considerare come il primo ro-
manzo psicologico inglese, il poeta, più che allo svolgimento della vicen-
da, s'interessa della caratterizzazione dei personaggi principali, ricrean-
do interamente la figura di l'andaro, lo zio burlone, sentenzioso e lo-
quace, intermediario degli amori di Criseide.
(1) Contrariamente al parere dello Skeat e di altri studiasi che la vogliono opera
più tarda.
(2) Appare .strano e* fino a un certo punto inspiegabile che il Chaucer, il quale
riconobbe apertamente le .suo derivazioni da Dante, dal Petrarca e da altri scrittori,
non nomini mai il certaldesfi verso il quale ha i debiti maggiori, avendo largamente
imitato e in parte tradotto numerose sue opere (la Tcseide, il Filocolo, l'Amorosa
Visione, ecc.), mentre la sua conoscenza del Decameron o Tlspirazione che potè trar-
ne per l'inquadratura dei Canterhuru Tales rimangono ancor oggi uu problema
insoluto.
— 31 —
.t - Breve storia della letteratura inglese.
Meno notevole ci appare The Lerjende of Gode Women (circa ViiH»),
opera incompiuta in « heroic couplets », dove canta le lodi di donne fa-
mose che furono fedeli in amore. Lii parte migliore è il prologo, nel qua-
le lo scrittore ritorna airallegoria d'imitazione francese.
Dopo il 1IW() il Chaucer .si enianci]>a senii)re più dagrinliussi stra-
nieri e inizia quello che si suol chiamare il periodo inglese o della piena
maturità. Appartengono ad esso — oltre a qualche poesia secondaria,
come il Complcifnt to his Pursc (Lamento alla propria borsa), scritto
l'anno prima della morte — la maggior parte delle meravigliose novelle
di Canterbury, alcun(» delle quali il poeta aveva già composto nel pe-
l'iodo precedente.
I Ganterhury Taìes sono il capolavoro del Chancer e una delle più
grandi opere della letteratura inglese, opera che lo pone tra gli scrit-
tori più eminenti, non solo del suo paese, ma di ogni tempo e nazione.
in essa immagina che una comitiva di una trentina di pellegrini,
appartenenti ad ogni classe sociale, si riunisca nell'osteria del u Ta-
barro » a Londra, per recarsi a Canterbury a venerare il santuario di
Thomas à Becket. Prima di mettersi in cammino l'oste propone ai con-
venuti, i quali accettano, d'ingannare la noia del viaggio raccontando
ciascuno due storie nell'andata e due nel ritorno e che al miglior narra-
tore sia inline oflferta una cena.
Della vasta opera ideata (probabilmente intorno al 1380 o al l^JSTi
il poeta non scrisse che il Prologo e ventiquattro racconti, tre dei <iuali
incompiuti. Si tratta dunque di una raccolta incompleta — divisa in
nove frammenti contraddistinti con lettere dall'A alla I — • i cui racconti
furono composti ad intervalli anche lunghi di tempo, sicché il loro ordine
è oggetto di discussione tra gli studiosi, il solo « gruppo del matrimonio »
(frammenti D, E, F) formando un complesso organico.
II poema si apre con un Prologo — la parte più celebrata e più nota
dei Ganterljurij Tale^ — in cui dapprima ci vieu data in forma piuttosto
convenzionale la solita descrizione della primavera, ma subito dofjo lo
autore ci presenta un ampio quadro della società inglese del tempo.
Grazie alla sua straordinaria potenza evocatrice rivivono davanti ai no-
stri occhi alcuni aspetti fondamentali del Medioevo, elegante e rozzo,
mistico e superstizioso, cavillatore e battagliero. Tutti 1 personaggi, dal
cavaliere di ventura al Idfolco, dallo studente al marinaio, dal sergente
della legge al mugnaio, dal pio parroco di campagna al frate imbroglione,
dalla monaca alla sguaiata drappiera di I>ath, ci sono descritti con un
senso del pittoresco e una sicurezza di tratto veramente incomparabili,
e sono ad un tempo — come tipi e come individui — caratteristici della
loro epoca e rappresentativi dell'umanità in generale.
Quasi ogni pellegrino narra un racconto che è di solito conforme al
— 32 —
carattere e al rango del naiiatoi-e ed è pieceduto oidiiuiriamente da nu
prologo, nel quale i personaggi sono colti nei loro gesti e nei loro di-
scorsi, nelle loro varie opinioni, nei loro litigi, cosicché la rapi)reseuta-
/ione statica — pittorica — del prologo generale si completa con la
rappresentazione dinamica — • drammatica — delle Introdnzioni ai sin-
goli racconti.
Questi, nel loro complesso, coprono l'intero campo della poesia
medievale — vi troviamo la novella cavalleresca, la vita di santo, l'alle-
goria, il racconto ediiicante e quello salace, la storia d'amore e la fa-
vola d'animali — e tutta la gamma dei sentimenti, dal patetico — sem-
pre naturale e sincero anche se spesso non ])rofondo — al comico in tutte
le sue sfumature. Tra le novelle più celebri della raccolta ricordiamo
quelle del cavaliere, della priora e del chierico di Oxford.
Lo stile dei (Jantcrbury Tales è limpido e deliziosamente spontaneo
ed efficace. Eccone un breve saggio dal famoso Prologo alle novelle :
Ther Avas also a Xouuo, a Prioresse,
That of hir smylyng was fui syinple aud coy;
Hire gretteste ooth was biit by Seinte I.oy;
And slie was clepod madame Egleutyiie.
Fui weel she .soong the service dyvyue,
Entuned in hir uose fui semely,
And Frenssh she spak fui faire and fetisly,
After the scole <>f Stratford atte Bowe,
For Freussli ot l'arys was to hire uukuowe. (1)
Avendo tutte le doti dell'artista e dell'umorista il Chaucer non si
limita alla semplice riproduzione della vita; in lui operano insieme la
fantasia, e la riflessione: disegna, colorisce, scolpisce, ma nello stesso
tempo ragiona e giudica. La riflessione e l'umorismo moderano l'impeto
della fantasia e gl'impediscono di abbandonarsi all'impulsività del sen-
timento. Si spiega così il suo tono allusivo, riservato e sommesso, fatto
di matura saggezza, di tolleranza, di simpatia verso la commedia della
vita, che conferisce alla sua opera un sapore di modernità e di gen-
tilezza.
Alla morte del Chaucer la letteratura inglese decadde. 11 secolo X\'
fu un periodo di trasformazione e di preparazione intellettuale e politica.
Imperava ancora il sistema filosofico degli scolastici, secondo il qua-
(1) Cera anche una monaca, una Triora. — Il cui sorriso era semplce e pudico:
— Il suo maggior giuramento era per Sant'Eliglo. — E si chiamava Suor Eglau-
tina. — Cantava a meraviglia il servizio divino. — Intonandolo col naso appropria-
tamente; — E parlava francese assai bene e con garbo. — Secondo la scuola di
Stratford-at-Bow. — Che il francese di l'arigl le era ignoto.
— 33 —
le stabiliti aitimi cauoiii lissi a priori, isi (le(iuceva una .serie d'iugegnotie
e sottili conseguenze, senza provarne la verità.
Nel suo modo libero d'osservare e ritrarre la vita, Chaucer era stato
solo; l'età che seguì fu priva d'originalità e della foi'za necessaiia ])ei-
staccarsi dalla tradizione scolastica.
Tra i molti seguaci e imitatori di Ohancer ricordiamo soltanto i ])iù
notevoli.
Thomas Occlevk (o TIoccleve, 1?>TU?-I450?j è un monotono verseggia-
tore, la cni opera principale il Ncf/inicnt of Princes (1412) è una versio-
ne in « stanze chauceriane » del trattato latino di Egidio Romano De Re
<l i in i ne Frincip u ni .
John Lydgatb (1370?-14r)l?), fecondo ma mediocre poeta, è l'autore
di oltre 200 opere in brutti versi cbauceriani. Di lui si ricordano special-
mente la storie of Theììcs, che voleva essere una continnazione dei Can-
terììury Tales, e The Falls of Princes, opera lunga e noiosa che ba per me-
tro la « rhjine royal » ed è una versione indiretta dal francese del De Ca-
sihus Yirorum Illusfriuni del Boccaccio.
Tra le opere degli imitatori del ("haucer, meritano speciale menzione
un certo numero di poesie anonime (o d'atitore mal noto), che furono
a lungo attribuite al Chaucer medesimo, quali il contrasto The Cuckoo
and the ^ightlngale, la graziosa allegoria The Floicer and the Leaf e il
poemetto The Court of Love, forse dei principi del sec. XVI.
Ricordiamo ancora tra i poeti di questo periodo Stephen Hawbs
(1175-1.523?) il quale cercò di ridar vita a forme antiquate fondendo l'al-
legoria col romanzo; Jon\ Skelton (1160?-1.")29), che riuscì specialmente
nel genere satirico e burlesco; e Alexander Bakclay (1175-1.552), autore
della ^hyp of Folys (La nave degli stolti, 1509), traduzione del Narren-
schiff dell'alsaziano Sebastian Brant. Il Barclay introdusse inoltre in
Inghilterra l'ecloga pastorale, sulle orme di G. B. Spagnolo, poeta lati-
no del Rinascimento, noto col nome di ^lantuanus.
Se l'ispirazione è pressoché assente nella poesia ufficiale dell'ultimo
periodo del Medioevo, la ritroviamo invece copiosa nelle ballate e liriche
popolari anonime del sec. XV, pervenuteci sovente in redazioni poste-
riori, essendo state trasmesse per via orale.
La ballata popolare (1) è un componimento narrativo, di lunghezza
varia, in strofe brevi e semplici, che tratta d'avvenimenti storici misti
di realtà e di leggenda, d'amore o di morte, di magia o di banditi. Poe-
sie di tal genere si trovano in ogni tempo e in ogni paese, ma fiorirono
in particolare sullo scorcio del Medioevo e per quel che riguarda l'In-
(1) Da non confondersi con la ballade d'origine francese, breve poesia di carat-
tere dotto, con forma metrica fissa.
— 34 —
^hilterra sulla zona di contine <<»n la Scozia, ondo il nome di BwLiLr
Ballads.
Tra le ballate di caiattei-e epico la più antica e la più bella è Chevy
Chase (La caccia nei Cheviotsl, clic narra — con ardore marziale e
ji^rande abbondanza e vivezza di particolai-i — la lotta mortale tra Percy
di Nortbnmberland, die ha fatto voto di cacciare ]ier tre j^iorni oltre il
contine, e Douglas di Scozia, che vuole impedii-glielo. Altre l)allate
famose sono King John aud the Bishop, Edward , tSir Patrick Spens e
The Unquiet Grave.
Tra le poesie d'amore eccelle The yntbroicn Maid, opera di scrit-
tore colto, ove in forma di dialogo si narra la storia di una fanciulla la
cui fedeltà vien posta a duia prova.
Assai diffuse sono pure quelle ballate in cui il tema è costituito dalle
gesta di Robin Hood, il leggendario e generoso bandito che ruba ai
licchi per dare ai poveri, le avventure del quale saranno riprese molto
più tardi da Walter Scott nel suo romanzo Ivanhoe.
Durante il sec. X^' la j)oesia scozzese fu assai j)iù viva di quella
inglese. I suoi makaris (poetii, pur imitando Chaucer e riconoscendo in
lui il loro maestro, hanno doti di freschezza e di originalità, un forte
senso della bellezza naturale e del colore, un rude e gaio umorismo,
che invano cercheremo nei poeti inglesi del tempo.
In John Baubour i 131G?-1o95), contemporaneo del Chaucer, il pa-
triottismo è la nota dominante. Il suo poema epico The Brus (circa
1375), vibrante d'entusiasmo nazionale, narra le gesta di Robert Bruce,
il vincitore della battaglia di Bannockburn e l'eroico campione della
libertà scozzese.
Il primo e uno dei migliori seguaci scozzesi di Chaucer fu il re
James I 11394-1437), che ebbe tragica vita e tragica fine. Rinchiuso
ancora fanciullo da Enrico IV nel Castello di Windsor, vi rimase pri-
gioniero per molti anni, componendovi un poema in sei libri intito-
lato The Kingis Quair (Il quaderno del re), dedicato a Chaucer e a
(xower, e ispiratogli dalla bella Giovanna Beaufort, nipote di Enrico IV,
che aveva scorto un giorno dalla finestra della cella e che sposò appena
liberato di prigionia. Il poema è composto in strofe chauceriane, me-
tro che doveva chiamarsi appunto perciò « rhyme rovai » (1).
Poeta ancor più notevole è Robefct Hevuyso.x (1425?-150G?), autore
del patetico Tcstament of (Jrcsscid, continuazione del Troilus and
(Jri^eyde di Chaucer, e di una celebre ballata pastorale Rodcne and
MaJii/ne. L'altra sua opera impoitante, le Mora! Fahìes of Aesop, giun-
(1) Taluno ritiene che l'aggettivo « rovai » non abbia nessuna relazione con 1 uso
che il re James I fece di questa strofa, la più adoperata nella poesia seria inglese
prima della v stanza spenseriana »>.
— 35 —
taci incompiuta, è una versione libera delle favole esopiane, paragona-
bile addirittura a quella del La Fontaine.
WiixiAM DuNBAR (1463?-1530?), è ritenuto il più grande scrittore
di questo grupjìo e il majjgior artista del periodo che va dalla morte
di Chaucer all'apparire dello Speuser. Francescano sfratato e poeta
alla corte di Giacomo IV, che gii diede vari incarichi diplomatici, egli
è troppo originale per essere considerato un imitatore.
Dei suoi scritti, che abbracciano !in campo vastissimo', ricordiamo
la robusta satii-a misogina The. Tira Mcir//it Wemen and the Wrdo (Le
due donne maritate e la vedova) che s'ispira al prologo della drappiera
di Bath; The Thrissil and the ttois (Il Cardo e la Rosa, 1508), allegoiia.
politica per celebrare le nozze di Giacomo W con ^largherita Tudor:
The Goldìjn Targe (Lo scudo aureo, 1508), allegoria amorosa in cui
mostra l'insufficienza della ragione a proteggerci dall'amore; e The
lìamcc of the Sevin Deidly Si/nnis (La danza dei sette peccati mortali),
macabra visione illuminata di luci infernali dove l'orrore e l'umori
smo si mescolano con effetti grotteschi, che rivelano appieno il genio
virile e la strana fantasia dell'autore.
Scrittore scozzese interessante ò pure Gavin Douglas (1475?-! 522),
che fu il primo in Gran Bretagna a darci una versione compieta ùel-
V Eneide di Virgilio, in « heroic couplets » di ottima fattura, pre-
mettendo a ciascun libro un prologo originale. In lui si scorge ormai
il trapasso dal Medioevo airUmanesimo.
— 36 —
IV
IL RINASCIMENTO E LA RIFORMA
Tre grandi avveiii nienti esercitarono un'influenza decisiva sullo
svolgimento intellf^ttnale del periodo che stiamo per considerare, nel
quale Tlnjibilterra subì una traj-lormazioue storica, che cambiò la strut-
tura medievale della sua società in quella di un moderno stato civile,
t^si sono : l'invenzione della stampa, il Rinascimento italiano e la
Riforma.
A William Caxton (14l*i'?-1)1i sjjetta. il merito di aver introdotto
in Inghilterra l'arte della stampa, da lui appresa a Colonia e a lii-u-
ges, dove pubblicò intorno al 1474 il primo libro inglese The RecuycU
of the Uistorijvs of Troyc, che aveva tradotto dal francese. Ritornato in
patria nel 1470, aprì a Westminster la prima stamperia, dalla quale
uscirono tra il 1477 e il 1491 circa ottanta volumi (1), una ventina dei
(juali da lui stesso tradotti.
Pure non essendo un grande traduttore. Caxton contribuì con le sue
versioni — la migliore delle (]uali è The Golden Lcgend (1^ leggenda
aurea) — a tissare la prosa inglese, allora in uno stato ancora fluido.
Tra i libri da lui stampati vi sono opere di Chaucer, Gower. TiT-visa.
Malorv e Lydgate, oltre ad alcune importanti versioni.
Crii effetti deirintroduzione della stampa furono immensi. La cui
tura cessò di essere privilegio di pochi e, coH'accre.scersi del numero
degli studiosi, si elevò rapidamente anche il livello generale del sapere.
Il Rinascimento e la Riforma protestante trovarono nell'arte tipografi-
ca un validissimo aiuto: con le numerose edizioni delle opere dei clas
sici e degli umanisti, il primo; con la ]»ubblicazione delle Sacre ^'crit-
ture, di libri di teologia e d'innumerevoli opuscoli e foglietti di propa-
ganda religiosa, la seconda.
(1) Il primo libro stampato da Caxton in Inghilterra (he porti la data di pub-
blicazione (18 nov. I477j è The Dictes or ì^ayenys of the Philosophres, una versione
<lal francese.
— 37 —
Il Rinascimento italiano, o meglio rrmanesimo, il rifiorire cioè
della cultnra greca e latina, prese le mosse dal Petrarca, che iniziò
— segnito dal Boccaccio e più tardi dal l*oliziano, dal Fontano e dagli
altri nmanisti — quel lavorio d'esumazione e d'illustrazione dell'anti-
chità classica, che doveva, dare nel secolo successivo mirabili risultati.
Questo movimento dall'Italia si iu'0i)agò ])rima in Francia e, verso
la fine del Quattrocento, in Inghilterra, dove gli studi rifiorirono. Mol-
ti dotti inglesi vennero a erudirsi in Italia (a Firenze. Padova, Bologna,
Ferrara), per i)()i divulgare in patria il saj)ere acquisito, arricchendo
le loro biblioteche dei nuinoscritti raccolti. Ben presto dalle tipografie
di Oxford e di Cambridge uscirono anche i classici greci e latini, che
venivano studiati, commentati e tradotti.
William Grocyx (U4G?-1519) e Thomas Lixacke i140(>?-1.")24), dopo
un soggiorno in Italia, iniziarono l'insegnamento del greco ad Oxford
nel 1490. John Colct (146T?-1519ì, decano della Cattedrale di Bau Pao-
lo e fondatore della prima scuola inglese su basi umanistiche, fu pu-
re in Italia, a Firenze, dove subì l'influsso del Savonarola, influen-
zando a sua volta più tardi gli studi religiosi di Erasmo da Rotterdam.
Questi s'era recato in Inghilterra nel 1499 per impararvi il greco, ac-
cattivandosi con la sua dottrina l'ammirazione e l'amicizia dei maggiori
umanisti inglesi. La sua opera Praisc of Folli/ (1) e i commenti contro
gli abusi della Chiesa che accompagnavano la sua versione latina del
Nuovo Testamento, contribuirono almeno in parte a preparare la Rifor-
ma religiosa.
Il più grande umanista inglese fu Thomas More (1478-1535), allie-
vo di Linacre e di Grocyn, amico di Erasmo, avvocato di grido, statista,
cancelliere di Enrico Vili. Caduto in disgrazia per non aver voluto ri-
conoscere il sovrano come capo supremo della Chiesa d'Inghilterra, uè
ammettere la Yalidità del suo divorzio da Caterina d'Aragona, fu fatto
decapitare.
La sua opera i»iù importante è la famosa Utopia (1516). vivace de-
scrizione di una repubblica ideale, scritta in latino e più tardi tradotta
in inglese da Raphe Robynson (1.551). In essa il More suggerisce una
soluzione ai grandi problemi morali e sociali che fin d'allora si presen-
(1) Il Praisc of Folììj (Elogio della follia) fu scritto in latino col titolo Enco-
mium Morioc (l.jl)9). Quest'opei"^ latina composta da un umanista olandese è citata
nelle storie della letteratura inglese non tanto j)erehè sia stata scritta in Inghilterra
e assai presto divulgata nella lingua di questo paese, quanto per la grande influenza
che esercitò sullo sviluppo del pensiero e della critica inglesi.
Essa è una satira in cui vengono esaltati i veri saggi che sono chiamati folli dai
tiranni, dai mediocri, dal volgo, e consiste in una filippica contro principi e oppres-
sori ma soprattutto contro il clero corretto : teologi, scolastici, frati, prelati, cardi-
nali e i papi stessi sono sferzati con incomparabile ironia.
— 38 —
tavano alla nieute del pensatore, criticando aspramente l'ordinanientu
sociale del sno tempo, il quale »li sembra « una cospirazione dei riechi
contro i jìoveri » (1),
In inglese comjtose alcuni ti'attatelli di controversia religiosa e
l'Historif of Kin(/ h'icJiard III (.scritta nel 151.". ma non juibblicata pri-
ma del ir>r>7 e d'incerta attribuzione) in cui narra, con grande vivezza
e forza drammatica, la vita di Edoardo V e l'usurpazione del trono da
jìarte dello zio Riccardo III.
Se è vero che rinfluenza esercitata dal Kinascimento italiano in
Inghilterra fu incalcolabile e si estese dal campo della letteratura a
quello della jiolitica. delle industrie, del commei'cio e dei costumi, è
anche vero che l'influsso dell' ["manesimo sulle lettere inglesi, essendo
stato interrotto dalla Riforma, fu piuttosto lento e si limitò dapprima
alla cerchia degli studi accademici.
Tra gli educatori nominiamo ancora soltanto Thomas ELvcrr O400?-
1,54M), autore del Bokc óf the (ìovrrnour (l."vil), trattato di filosofia mora-
le d'ispirazione italiana, e Roghu Ascham (1."')1.">-G8), il i»iù popolare
scrittore di cose pedagogiche, del quale ricordiamo il To-rophilus (1.t4.5),
trattato sul tiro con l'arco in cui sostiene l'importanza dell'educazione
tìsica, e lo Scholeniaster, trattato sull'educazione puI)blicato postumo
(1.570), nel quale, mentre ammira gli scrittori classici, denuncia — da
vero protestante — i costumi corrotti della Roma j)apale e l'italianismo.
Il rivolgimento religioso operato dalla Riforma i2), se minacciò di
(1) Sì suole spesso paragonare l'Utopia di Thomas More alla Ncpubbllca di Pia-
ione e a La città del sole di Tommaso Campanella; accostamento giustificabile dal
fatto che tutt'e tre queste opere hanno carattere filosofico-sociale. Sarà bene tutta-
via notare che, mentre nell'opera di Platone e in quella del Campanella la felicità
dei sudditi appare come la conseguenza di un.'i perfetta organizzazione imposta
lalle classi e dagli uomini eletti al popolo incn)>ace di governarsi, nell'opera del
More il benessere dei cittadini sembra innanzi tutto dovuto all'alto grado di matu-
rità interiore dei cittadini stessi che considerano le gerarchie statali come utili e
Maturali strumenti di coordinamento della collettività.
(2) Sebbene favorita da quel vasto fermento religioso e dottrinale che si era
niiziato con l'opera di .Tolm ■\V.vclif, la Riforma inglese presenta un fondamento so-
stanzialmente politico.
L'Inghilterra del tempo dei Tudors (Enrico Vili, 1.509-47) rivela l'aspetto tipico
di un paese in cui i vari elementi etnici della popolazione, che ha subito molti e
diversi trapianti, appaiono ormai fusi o armonizzati nella compagine di una nazione
nuova.
E questa nazione nuova, di cui Celti, Anglosassoni, Danesi e Normanni fauno
ora parte come cittadini sotto una stessa bandiera, si trova al momento della sua
'ompleta maturazione già protesa verso ideali di potenza e di grandezza, che male
8 accordano con quanto sembri intralciare la sua ascesa, spec'.alraente con i vincoli
cattolici di Roma che grava ancora materialmente e moralmente sul paese.
Ciò considerato non sarà difficile ravvisare nell'atto d'insubordinazione di En
— 39 —
stroncare in sul nascere la nuova cultura d'imjiorLa/iune italiana (New
J.earuiug) e ne ritardò gli sviluppi, fu invece favorevole allo stabiliz-
zarsi della lingua inglese, che nella prosa non s'era ancora pienamente
affermata.
William Tixdalb (o Tyndale, li84:-ir>3(i) vi contribuì grandemente
con la sua versione del Nuovo Teslaniento (1525) e coi numerosi trattati,
opuscoli e articoli scritti joer diffondere Ficlea protestante. Mir.Es CovEit-
DALH (1-1 88-15(58), aiutato da Kogers, ne continuò l'ojx'ra con la tradu-
zione del Vischio Testamento (15:>5Ì. ]inblilican(lo a Zurigo la prima
versione inglese comjdeta della BUthia. Ina. nuova edizione di essa,
nota come la JJibtna di (Jraniner (dal nome del Vescovo di Canterbury
che ne scrisse la prefazione), fu posta nel 1540 in tutte le chiese, en-
trando così nell'uso generale sia pubblico che privato.
Quest'opera, redatta in uno stile semplice, robusto e immaginoso,
servirà di fondamento àWAutìioìiscd Version del 1(111, che forma .an-
cor oggi la base deiriusegnamento religioso della (.'hiesa anglicana e che
fissò definitivamente la lingua inglese.
rico Vili solo un episodio contingente. L.'Act of Huprcmacij (1534) cli'egli fa votar"
al Parlamento e al Clero, in risposta al rifiuto del l'apa, e che conferisce al monarca
la suprema autorità religiosa accanto i quella politica, malgrado si presenti come
la reazione di una natura violenta e dispotica, non è in effetti se non l'espressione
di una vasta e profonda tendenza nazionalistica che appunto il monarca incarna già.
quasi simbolo vivente di un'idea.
Naturalmente sia la tradizione che l'organizzazione cattolica erano troppo ra-
dicate nel paese perchè la Riforma potesse attuarsi senza contrasti e rivolgimenti.
Contro di essa si eressero infatti larghissimi strati di iwpolazione rurale, gran parte
del cloro e un numero non ristretto di pensatori e d'intellettuali, tra i quali ultimi,
grandeggia la figura di Thomas More, vittima del proprio credo e della propria
i-ettitudine.
D'altra parte né Enrico Vili uè Elisabetta, preoccupati, nella creazione dei
grandiosi destini politici del paese, di conservarsi la solidarietà dei loro sudditi,
mirarono a una trasformazione sostanziale della religione nel senso del dogma e dei
culto, ad una trasformazione cioè che potesse servire a creare l'omogeneità spiri-
tuale del loro popolo.
Tale circostanza contribuì certo a tenere il paese lu istato di contrasto e di agi-
tazione SDirituale. almeno sul terreno religioso (dove sovente si era riusciti nel Me-
dioevo ad accostare e unificare le masse) e fu forse questa ima delle cause della
particolare violenza con la (luale si susseguirono le varie correnti politico-religiose
nella seconda metà del secolo XVI e nel XVII (reazione cattolica di Maria la San-
guinaria, puritanesimo, filocattolicesimo di Carlo II e di Giacomo II).
Solo alla metà del Settecento, allorché il centro d'interesse per i popoli euro-
pei sembra spostarsi dal problema politico-religioso a quello politico-sociale, le cor
renti reUgiose cessano di avere una funzione di primo piano in Inghilterra. Con la
dinastia degli Hanover, d'altro canto, l'Anglicanesimo si afferma definitivamente
come religione di Stato, mentre viene rafforzato il principio della tolleranza per
ogni altro culto e confessione.
— 40 —
Mii molti altri libri e scrittori protestanti vi cooperarono in vario
:^Ma^io e maniera. 3Ieritano in i»articolare di essere citati per la gran
dissima dillusione il Hook of Coìnmon Praycr (ir>49-r)2i del già nominato
Thomas Craxmm: (1 180-1. "SòG), composto in nn inglese cadenzato e so-
lenne in cui l'elemento latino è ormai perfettamente assimilato: e gli
Actes and Mouumcnts of tJicsc latto- and pcriìlons Dayes... (ir)Go) di
.|i>HN Ft>xi: (1510-87), opterà pubblicata dapprima in latino e nota col
titolo di Book of }fart!/rfì. nella quale l'autore, fanatico antipapista,
narra in uno stile semplice e familiare ma intensamente drammatico
le circostanze della morte dei martiri protestanti.
La Riforma anglicana con le sue accese lotte ]toliticbe e contro-
versie religiose (.cbe assorbono per lungo tempo tutte le energie della
nazione, jiiena com'è di fermenti morali e di tendenze calviniane, non
solo ritarda lo svolgeisi delbi Kinascenza inglese, fino a farla appa-
rire quasi improvvisa, ma le coglie quell'aspetto sereno e paganeggian-
te che caratterizza invece il Kiiia.scimento italiano.
I primi segni palesi del rinnovarsi della poesia inglese — che
durante il sec. XV era caduta in uno stato di completa anarchia nei
riguardi delle leggi metriche (1) — li troviamo nella Tottel's Miscellanij
(1557), raccolta di liriche, dovuta per circa la metà ai poeti \\'yatt e
Surrey e per il lesto principalmente ad anonimi, con la quale possiamo
dire s'inizi la letteratura elisabettiana. Tuttavia l'esemiùo di ^A'vatt e
Surre.v, che importano direttamente dall'Italia il sonetto ]>etrarchesco.
non troverà seguito e la lirica elisabeitiana, al suo fiorire verso la fine
del secolo, s'ispirerà agli scrittori francesi della l'iéiade non meno che
al Itinascimento italiano, entrato già col Mai-ino nella sua fase con-
clusiva.
Malgrado la loro distinta pei-.sonalità, questi due scrittori vengono
di solito apiKiiati nelle storie letterarie cernie i primi « amourists », poeti
<ioè che. sulle orme del Petrarca, compongono una serie di liriche di
carattere personale, in cui fanno }»artecipe il lettore delle loro gioie e
dei loro dispiaceri amorosi.
Thomas Wyatt (1.50.3-4^2). cortigiano e diplomatico, seppe navigai-e
senza perder la testa nelle acque turbate della Corte di Enrico \\\\.
Poeta non grande, ma più virile, jtensoso e (relativamente) originali'
del suo di.scepolo e amico il Conte di Surrey, meglio che nei sonetti
faticosi, mostra le sue qualità personali in alcune brevi poesie a ri-
tornello e nelle satire.
(1) Dovuta anche ai rapidi cambiamenti e assestamenti della lingua, e .speeial-
inente alla e finale di sillaba divenuta muta, ix.*r cui i discepoli del Chaucer credet-
tero l'esatta pro.sod'a del «master dear and father reverent » approssimativa, e pen-
sarono di poter usare di un certo arbitrio nei loro versi.
— 41 —
Henry Howard, Conte di STirrev (1517V-47), fatto (Ipcai)itare ap-
pena trentenne da Enrico Vili per futili e false imputazioni, è verseg-
giatore più abile e aggraziato del Wyatt, sul quale segna un notevole
progresso nei riguardi della metrica, riuscendo a daie quasi sempre ai
suoi versi regolarità e armonia. Egli fu il i)rimo ad ado])erare nella sua
ti-aduzione del secondo e quai-to libro dell' tJìicide di Virgilio il « blauk
verse » (cioè il pentametro giambico non rimato), destinato a divenire
più tardi il metro del dramma e dell'epica. Altra importante innova-
zione fu la forma da lui data al sonetto inglese (detto « elisabettiano »
o « shakespeariano » per l'uso fattone dallo Shakespeare), che risultò
costituito di tre quartine con rime diverse e un distico finale a rima
baciata : abab, cdcd. efef , gg,
E' interessante notare come nell'opera di questi imitatori della
lirica petrarchesca sia ancor vivo e facilmente riconoscibile lo spirito
medievale, che ritroviamo pure in Thomas Sackville (1586-1608), di
gran lunga il più dotato dei vari contributori di A Mi/rroure for Magis-
frates (15G3), lunga compilazione in versi di vite d'illustri personaggi
inglesi, (he s'ispira al De Casihus Virorum lììustrium del Boccaccio.
Tale spirito è presente anche nella traduzione in inglese del teatro
di Seneca, apparso nel 1581 per opera di Thomas Xewton, nella quale
possiamo riconoscere alcuni fra gli elementi caratteristici della trage-
dia elisabettiana, quali il senso della fatalità, la sete di vendetta, la
tendenza per l'esagerato e l'orribile.
42 ~
PERIODO ELISABETTIANO
POESIA E PROSA
Questo periodo, splendido sopra ogni altro nella storia della lette-
j-atiira inglese, ])rende nome dalla grande regina Elisabetta, per quanto
la sua tioritura letteraria tragga origine da avvenimenti anteriori al suo
regno e si concluda dopo la sua morte durante il regno del successore
Giacomo I. Nella prima parte di questo periodo si accentua il grande
movimento culturale iniziato con la Kinascenza. Opere italiane e fran-
cesi sono introdotte in Inghilterra e vi stimolano una fervida attività
intellettuale.
Si moltiplicano le traduzioni : Iloby traduce // (Jortcgiano (lafil)
e Paterson il Galateo (157G); Harington VOrlamlo Furioso (ir)91) e
Carew (1594) la Gerusalemme Uherata^ che sarà ritradotta magistral-
mente dal Fairfax (1600). Si pubblicano versioni dei classici: Chapman
traduce in vigorosi alessandrini V Iliade (l.inS-lOllOl, Xorth le Yitr di
Plutarco dal francese di Amyot, llolland rende inglesi opere di Livio,
Plinio, Plutarco, Svetouio e Senofonte. Florio traduce Montaigne (IGO^i);
né mancano versioni di novelle italiane, soprattutto del Bandello, che
forniranno soggetti ai drammaturghi, come la raccolta The Palace of
Fleasiirr (l.jOO-T) di William Painter.
La scoperta dell'America e le relazioni di viaggi in paesi lontani
fanno conoscere nuove genti, nuovi costumi e allargano l'orizzonte in-
tellettuale; infine, anche le polemiche religiose contribuiscono a stimo-
lare le menti. La nazione si lancia con ardore in tutte le vie^ tenta
tutti i generi, e produce con una fecondità meravigliosa.
Edmund Spexsiìk (l.").">2?-99) rappresenta in un ccM'to senso l'unione
della rinnovata cultura classica con le tradizioni letterarie medievali.
Nato a Londra da famiglia borghese, studiò a Cambridge, dedicando-
si as.sai presto a lavori letterari. Entrato al servizio del conte di
Leicester, divenne intimo amico del nipote di questi, il colto e brillan-
— 43 —
te cavaliere Sir l^hilip Sidney. Nel 1579 pubblicò Tlic Shcplieaìili.<
Calcnder (Il calendario del pastore), poema pastoi-ale compo.sto di dodici
egloghe, una per ciascun mese dell'anno, che rappres<'nta una data me-
morabile nella storia della poesia inglese. Quest'opera infatti — pur sen
za raggiungere la perfezione formale e sostanziale di altre posteriori —
è la prima pubblicazione di grande valore artistico del periodo elisa
bettiano, e rivela — dopo quasi due secoli dal Ohaucer — un nuovo
grande poeta.
Nominato segretario del governatore dell'Irlanda, Spenser attese-
nella solitudine triste e ostile di quell'isola, a com]»orre la sua o])era
maggiore, la Facric Queene (Regina delle fate), i primi tre libri della
(juale, furono pubblicati nella primavera del 1590 con una dedica alla
regina Elisabetta. Malgrado destassero subito grande entusiasmo e gli
ottenessero una pensione, non riuscirono — come il ])oeta aveva s])e
rato — a procurargli un posto a Londra, onde la sua delusione. In
Colin Clout's Come Home Agalli il poeta descrive a])punto la visita
fatta alla corte di Cinzia (la regina Elisabetta) e il successivo ritorno
in Irlanda.
Sposatosi nel ISO! con Elisabetta Boyle, pubblicò l'anno seguente
gli Amoretti, raccolta assai notevole di sonetti ispirati dal suo amore
per la fidanzata, e la bellissima ode Eplthaìaìnìoìi, una delie liriche più
]>erfette della Rinascenza inglese, scritta in occasione del suo matri-
monio. Composizione non meno degna è il Prothalamioii (1506), altra
lirica nuziale in cui celebra le nozze di due nobili fanciulle.
Delle poesie minori ricordiamo i giovanili Hymnes in honour of
Love and Beautie^ dove cerca di conciliare platonicamente l'amore ter-
reno e sensuale col desiderio puritano di moralità e di vii'tù; l'elegia
Astrophcl (1586J in morte di Sidney; e il volume dei Complaints (1591).
contenente elegie, emblemi, versioni o imitazioni da Du Bellay. fra i
quali troviamo incluso il Mniopotmos, favola graziosa ed enigmatica, e
il Mothcr Huhierd's Tale, che ci mostra come questo poeta idealista,
amareggiato e deluso della vita, fosse anche un veemente e mordace
scrittore satirico. Spenser compose inoltre un opuscolo polemico in prosa
A View of the Present State of Ireland (1596), in risposta all'ostilità
dimostratagli dagli Irlandesi durante il suo soggiorno nell'isola.
Il suo capolavoro, la Fneric Queene, doveva esser composto di do-
dici libri, ma ne furono sci-itti soltanto sei, più qualche frammento as-
sai pregevole del settimo. Eroe del poema è il priuci]ie Arturo, il tipo
del perfetto cavaliere che compendia in sé tutte le virtù. Egli vede in
sogno Gloriana, la regina delle fate (Elisabetta), e invaghitosene si met-
te in cammino, protetto da una magica armatura, per raggiungerla e
farla sua sposa. Alla corte di Gloriana vi è una bellissima fanciulla
— 44 —
• Iella quale dodici cavalieii si disputaiiu la mano; la l'egina assegna a
ciascuno di essi (iualche dilTieile impresa da compiere, promettendo la
fanciulla in isposa a colui che darà di sé migliori prove. Ogni cavaliere
persouitìca una virtù e combatte il vizio a questa contrario, essendo
aiutato nei momenti difficili dal sopraggiungere dell'invincibile princi-
pe Arturo
Tutto il jioema è ricco di allegorie, tanto morali (pianto relative
agli avvenimenti del tempo. Se è vero che esse rendono meno facile <'
piacevole la lettura del poema, questo rimane sempre un'opera mirabih'
per la potenza della fantasia del poeta, per la vivacità, la varietà e la
bellezza pittorica delle descrizioni e per la musicalità incomparabile del
verso, pregi che hanno valso allo Spenser l'epiteto di pocts' jwet.
Il metro usato nel poema fu cliiamato, apjmnto dal nome dell'au-
tore, stanza spenseriana. Derivata dalla nostra ottava, essa è formata
di otto pentametri giambici ai (piali è stato aggiunto un alessandrino
(esametro giambico). Lo schema delle rime ì' il seguente : ababbcbcc.
Up<jti a great adventure he was bond,
That greatest Gloriaua to liim gave,
(That greatest Glorious Queene of Faery luudj
To wiiuie hìm worshipye, and her grace to bave.
Which of ali oarthly thinges he most did crave :
Aud over as he rode his hart did eariie
To prove his puissajice in baiteli brave
Upon his foe, and his new force to learue,
Upou his foe, a Dragon horrible and stearue. (1)
Accanto allo Spenser, tra le figure ])iù rai)presentative di (pies((»
periodo — nel quale l'imitazione del Jiinascimento italiano produce li
nalmente una larga messe di opere oi-igiuali, che possono reggere pei-
la loro eccellenza al confronto dei modelli — do) ubiamo ricordare il suo
amico Sidney e John Lyly.
Sir Philip Sihnky n.>54-86), poeta e cavaliere, critico, uomo di sta-
to, è il prototipo del gentiluomo elisabettiano, ìm, sua morte glorio.sa
sul campo di battaglia a Zutphen in l'iandra, poco più che treuteuiie.
accrebbe l'aureola, romantica che già cingeva la sua fronte.
E' l'autore di una raccolta di centotto sonetti intitolata Astrophel
and Stella, pubblicata postuma nel IT)!)!, che trae ispirazione dall'a-
(1) Egli era volto ad una gi-ande impresa — Che l'eccelsa Gloriana gli aveva
affidata — (Quella eccelsa gloriosa regina del jjaese delle fate) — Per conqustargH
fama e avere le sue grazie, — I.a (lual cosa bra.mava più di tutte le cose terrene : —
E ogni volta che inforcava il cavallo in cuor suo s'a(U)prava — Di mostrare la sua
potenza e il suo coraggio in battaglia — Sul nemico, e la sua nuova forza speri-
mentare — Sul nemico, un Drago orribile e sp'.etato.
— 4.5 —
more del poeta per Penelope Devereux, figlia del primo conte di Essex,
Questa raccolta eclissò la precedente del Watson e qualche altrn e
servì di stimolo e di modello ;ill<' numerose collane posteriori. Lo stile
è elegante e raffinato, mentre il frequente concettismo rivela il carattere
tardivo della lirica elisabettiana, tuttavia molti sonetti sono veramente
appassionati e ricchi di penetrazione psicologica, sì da merita rgli il ti-
tolo di « Petrarca inglese ».
Tra le poesie che seguono la raccolta, le più celebrate sono l'ottavo
p il quarto canto; quest'ultimo per la sua freschezza e spontaneità sem-
bra scritto ieri :
Oiiely .Toy, now liere you are,
Fit to beare aud ease my care;
Let my whispering voyce obtaiue
Sweete rewards for sharpest paiue :
Take me to thee, and thee to mee :
No no no no, my Deaie Icf hcr.
Xiglit liatli closde ali in her cloke,
IViiickl'.ug starres love tlioughts provoke,
Danger heuce good care doth keepe,
Jealosie hlmselfe doth sleepe :
Take me to thee, aud thee to mee :
No no no no, mi/ Beare let hee. (1)
In prosa egli scrisse An Apologie for Poetrie^ pubblicata postuma
nel 1595, e VArcadia, stesa intorno al 1580, rimaneggiata più tardi e
pubblicata postuma nel 1590, e poi ancora con modifiche della sorella,
contessa di Pembroke (per la quale l'opera era stata composta), fino
all'edizione del 159S.
An Apolof/if for Poctric può considerarsi la prima opeia critica
inglese. In essa il Sidney, rispondendo alla ISchooIe of Ahuse (1579)
dello scrittore puritano Stephen Gossou, volle dimostrare come il poe-
ta, lungi dall'essere un perdigiorno e un espositore di amene bugie,
sia un vero maestro di virtù e di veiità. Oi-iginale nello s])unto polemi-
co, deriva per la jiarte teorica dai trattatisti italiani del tempo (;Min-
turno. Scaligero).
Lt^ Arcadia è nn romanzo eroico-pastorale, derivato in parte dall'o-
pera omonima del Sannazaro. L'intreccio si svolge nella regione ideale
(1) Mia sola gioia, ora tu sei qui. — Disposta a udire e ad alleviare la mia
pena; — Fa che la mia voce sommessa ottenga — Uua dolce ricompensa a sì acuto
dolore; — Prendimi con te e tu vieni a me: — No. no, no, no, mia cara, basta.
La notte ha avvolto tutto nel suo manto, — Le tremule stelle Ispirano pensieri
d'amore, — La vigile cura tien lontano il pericolo. — La gelosia stessa è asso-
pita: — ecc.
— 46 —
Tav. V
THE FAERIE
03^ E E NE.
T>ifpo/cd 'aito tundne book^s^
lashioniii'r
XII. Morali \-crtucs.
L O N D.O X
rnntcd for William ronlonbic.
Frontespizio della l'u( rie Qucoìc di Spenser, 1596,
Tav. vi
Il mese di ii()veml)re da The SJicpìiondcs ('alcnder.
luoisione in legno.
Edmund Spenser.
Sir l'hilip Sidney.
tleir Arcadia, il cui re Basiliiis, iu cousegiieuza di un oracolo, si è riti-
rato a vita campestre, cou la giovane moglie Gynecia e le bellissime tiglie
Pamela e riiiloclea, che alleva come pastorelle. Due principi naufraghi,
Musidorus e l*yrocles, vi giungono e s'innamorano delle fanciulle, che
riescono infine a sposare, dopo strane e complicate avventure e sangui-
nose battaglie.
L'oi)era, ehe el)l:e graiule successo, abbonda di sentimenti delicati
e idilliaci, di descrizioni immaginose e pittoresche, uè manca in essa
qualche tratto vigoroso, ma il racconto è spesso interrotto da lunghe
digressioni e lo stile, infarcito di concetti e di in-eziosità, è gonfio e ar-
tificioso.
Questo difetto, spinto ad un grado non più raggiunto da alcun al-
tro scrittore, è caratteristico dell'opera di John Lyly (15o4:?-160G), au-
tore del famoso romanzo JJiiphurs, the Anatomìi of W'it (1579), seguito
l'anno dopo da IJiipJiucs and his Eugland.
La prima parte, che si svolge a Napoli, narra le avventure del gio-
vane ateniese Euphues, il quale porta via all'amico italiano Philautus
l'amore della leggera Lucilla, per venire a sua volta soppiantato da un
terzo. Nella seconda parte continuano su suolo britannico le avventure,
ancora prevalentemente amorose, dei due amici che si sono riconciliati.
Il ì)rimo libro è una satira della società londinese « italianata »
del tempo e contiene un attacco contro le donne e i metodi educativi
allora in uso : il racconto serve infatti di pretesto allo scrittore per
esporre le sue idee sulla religione, sulla morale, sull'amore, sull'amici-
zia. Ammiratissimo per lo stile, destò un certo scalpoi-e per il contenuto
jtolemico, onde il Lyly, al quale importava soprattutto la S(|uisitezza
formale della sua prosa, nel secondo libro si fece prodigo di lodi verso
la regina e la corte, le università e le donne inglesi.
Il suo stile licercato e ampolloso, ricco di alliterazioui, di concetti
ingegnosi e bizzarri, di similitudini e di metafore inusitate (prese dalla
mitologia e dai libri di storia naturale), diventò di moda e diede origi-
ne ad una tendenza letteraria « eufulsmo », clie influenzò la maggior
parte degli scrittori, grandi e piccoli, del tempo, non escluso lo Shake-
.speare. Questa tendenza trovei'à i suoi equivalenti continentali nel
.'( gongorismo » spagnolo, nel « marinismo » italiano e nel « preziosi-
smo )) francese, di formazione un po' i)in tarda (li.
Accanto alla prosa aulica del Sidney, del Lyl^- e dei loro imitatori,
si atferma anche la prosa filosofica, religiosa e scientifica, la critica
(1) E' opportuno tuttavia osservare che mentre njlleufuismo i difetti dolio stile
sono dovuti ad iiumaturità. nel gongorismo, nel marinismo e nel preziosismo essi
sono propri di una fase di decadenza.
— 47 —
\ - Breve storia della letteraturci inglese.
letteraria, con opere numerose benché poco originali, e la letteratura
narrativa, con romanzi e racconti di carattere popolaresco e libri di
viaggi.
La filosofia ci offre un nome illustre, quello di Francis Bacon (15f51-
1626), col quale si può dire abbia inizio la letteratura scientifica in
senso moderno.
Nato a Londra, studiò a Cambridge, fu per un periodo diplomatico
a Parigi. Dedicatosi all'avvocatura, dopo una brillante carriera foren
se, venne nominato pnjcuratore generale del Regno e nel 1G19 Gran
Cancelliere di Giacomo I; processato due anni più tardi per corruzione,
fu costretto a ritirarsi dalla vita pubblica.
Di somma importanza sono le sue opere filosofiche The Advancement
of Learning (1605), scrìtta in inglese e più tardi ampliata in latino col
titolo De Augmentis Scientiarum, in cui tratta del valore della scienza,
della sua antichità e della necessità di servirsi di metodi adatti per
acquisirla; e il XoDum Orgnnum (1620), scritto in latino, in cui so-
stiene che l'osservazione e l'esperimento costituiscono i soli mezzi per
giungere alla verità. Queste due opere, colle quali sostituisce alla lo-
gica aristotelica il metodo induttivo e sperimentale, che Galileo per
suo conto propugnava in Italia, dovevano essere i primi volumi della
Instauratio Magna Scientiarum, rimasta incompiuta.
La sua fama come prosatore in lingua inglese si fonda principal-
mente sugli Essaycs, in numero di dieci nella prima edizione del 1507.
di cinquantotto in quella definitiva del 1G25, che sono una raccolta di
argute e profonde riflessioni, osservazioni e consigli sulla condotta
civile e morale degli uomini, scritti con uno stile compatto, ben equi-
librato e immaginoso, che dà loro permanente valore letterario. Ispi
rati dai saggi di Montaigne, essi sono imbevuti di machiavellismo nella
loro amoralità e mancanza d'illusioni circa il movente delle azioni de-
gli uomini, considerati come sono e non come dovrebbero essere.
Il JSÌeio Atlantis è un racconto utopistico incompiuto, nel quale
l'autore immagina un paese ideale i cui abitanti sono solo intesi allo
studio e alle ricerche che dovranno condurli al possesso della verità.
Di Bacon è anche una H istorie of the Raigne of King Henry VII (1622),
notevole per l'accuratezza e robiettività con la quale è redatta.
Prosatore tra i più importanti di questo periodo è pure il filosofo e
teologo Richard Hooker (1554:?-1600ì che nella sua Of the Laws of Ec-
clesiasticall Politgc, opera magistrale in otto libri (per metà pubblicati
nel 1594), scritta con grande forza di persuasione e uno stile dignitoso,
chiaro e musicale che la rende un capolavoro della prosa inglese, di
fende la Chiesa anglicana (la sua gerarchia, disciplina e rituale) con
tro gli attacchi dei puritani, in quanto essa sola concilia l'autorità
— 48 —
della tradizione ecclesiastica con Fuso della ragione e i piecetti della
IJibbia.
RoBEKT BunroN (1577-1640) è un umanista erudito ed eccentrico die
pa«sò la maggior parte della vita ad Oxford immerso nei suoi studi,
godendo di benefici ecclesiastici. Il suo libro 2'hc Anutonii/ of Mclait-
eholy (1021) è un trattato sulla malinconia (intesa in senso patologico
come affine alla pazzia : la malattia di Amleto) nel quale raccoglie e
riassume quanto è stato scritto in proposito dai classici greci e latini
e dai contemporanei, ravvivando il tutto col suo umorismo e con qual
che scherzo erudito. Composta in uno stile sovrabbondante e ornato
([uest'opera ebbe grande successo nel Seicento e attrasse anche più tardi
letterati e poeti.
Tra la letteratura prosastica di carattere popolare va ricordato il
l'acconto « picaresco » (1), dove si narrano, spesso in forma autol)io-
grafica, le avventure di qualche briccone, con grande ricchezza di par-
ticolari poco edificanti. Ne è uno degli esempi migliori VUnfprtunatv
Traveller, or the Life of Jacl-e Wilton (1594) di Thomas Nashb (1507
1001), composto in una prosa senza ricercatezze e pur vivid.a e varia.
Dopo una parte di prevalente interesse burlesco e satirico, l'autore
descrive a forti tinte i fasti, i delitti e gli orrori della Roma papale.
Al famoso navigatore ir^ir W.\i.tici{ Iìaleigh (1.552?-1618). dobbiamo
una Uistory of the World (1014), com])Osta durante gli undici lunglii
anni trascorsi in prigione, ove era stato chiuso per sospetti politici,
geniale ma farraginosa ed arbitraria narrazione degli eventi occorsi dal-
la creazione del mondo alla caduta dell'Impero macedone. Tra i cro-
nisti basti nominare il solo Raphael Holinshicd per le sue Chronichis
of England. ^cotìand, and Ireland (1577 e 1.586), che hanno il merito
principale d'e.s.sere state usate dallo ^Shakespeare nei drammi storici.
Dei numerosi libri di viaggi il più importante è The Principali Na
vigations, Voiages and Discoceries of the English Nation (1,589), com-
pilato da Richard IIakluyt (1552?-1016) e più tardi continuato da
Samuel PrnoHAs (1.577-1 626) in Purchas his Pilgrimes (1025), dalle quali
opere ricaviamo la maggior parte delle notizie sui grandi avventurieri
e navigatori elisabettiani.
Se si considera quanto povera e informe fosse la prosa agli inizi
di questo periodo, come in esso si fissi dapprima e si estenda ]»oi a quasi
tutti i campi, dando in ciascuno opere notevoli, non si può che esser
colpiti della rapidità del suo svilu]ìpo e trovarlo meraviglio.so. Ma la
gloria letteraria dell'epoca elisabettiana è essenzialmente l(\gata al tea-
tro e alla schiera innumerevole dei suoi poeti, tanto che sarebbe im-
n) Dallo spagnolo « pìcaro « che significa furfante.
— 49 —
possibile menzionare qni tntti quelli che ne sono degni. Ci limiteremo
perciò a considerare solo qualche nome tra i più significativi.
Samuel Daniwl (1562-1019), spesso classificato tra i poeti « metafi-
sici », ha lasciato un poema storico e patriottico in otto libri The Civil
Wars (1595-1000), in cui narra gli eventi della Guerra delle Kose, ma
il suo talento poetico si rivela meglio nelle elegie e nelle epistole, quali
The (Jomplaijnt of Rosaittotid (1502), e nella bella raccolta di sonetti
intitolata Delia (1502), che riecheggia stilisticamente ed emotivamente
quella del Sidney.
Il Daniel quasi dimenticato dai suoi successori fu poi rimesso in
onore dai giudizi dei poeti dell'Ottocento, specie del Toleridge. Lo
stile di questo poeta è semplice e sobrio con una spiccata tendenza al
senso della realtà e all'immediatezza.
Michael Duaytox (1568-1631), poeta fecondissimo e multiforme, a
improvvisi voli e subitanee cadute, si mostra nel complesso della sua
opera verseggiatore vigoroso e colorito, sebbene superficiale, di dubbio
gusto ed eccentrico. Scrisse al pari del Daniel, del quale trattò spesso
gli stessi argomenti, un poema d'ambiente storico e d'esaltazione pa-
triottica The Barrons Wars (1003). Pure di carattere patriottico è la
sua opera maggiore Poììj-Olhion (1013-22), enorme poema in alessan-
drini, dove descrive l'Inghilterra contea per contea, riferendone i costu
mi, le credenze e le leggende. Spenseriano nelle ecloghe pastorali Idea,
the Shepheards Garland (1593), s'ispira al Daniel e ai francesi nella
laccolta di sonetti Ideas Mirrour (1591).
Nessuno legge più i suoi poemi ponderosi. Oggi è ricordato e am-
mirato per la jjoetica fantasia burlesca isymphidia, che ci trasporta nel
regno delle fate, per la robusta Ballad of Agincourtj piena di fervore
patriottico, e per il sonetto meraviglioso « Siuce there's no help, come
let US kiss and part », uno dei più belli della letteratura inglese.
Tra i seguaci e gl'imitatori dello Spenser nominiamo George Withbr
11588-1067), che compose una serie di ecloghe intitolate The 8hrph£ards
Hunting (1015), notevoli per l'amore sincero della natura in esse di-
mostrato; WiLLLAM Browne (1591?-ie43i) autore delle Britannias
Fastorals, sorta di romanzo pastorale in versi con fresche scene agresti
ben osservate e felicemente rese, pur tra artificiosità e crudezze gio-
vanili (il primo e il miglior libro è del 1013); I^iiineas Fletcher (1582-
1050), autore del poemetto Brittaìns Ida, or Vcnus and Anchises (1028).
di ecloghe piscatorie e di un lungo ])oema allegorico The Purple Island :
or the Iste of Man (1033), in cui esplora i segreti della natura fisica e
morale dell'uomo; e il fratello Gn.Es Fle^'cher (1588?-1023), che nel
suo poema Christs Victorie, and Triumph in Heaven, and Earth (KJlO)
Ila tratti di reale bellezza e potere drammatico, mentre il suo fervoie
— 50 —
religioso lo rende un precni-.soi'e del Milton; iuliiie il dotto poeta scoz-
zese Wn-LiAM DiJUMMoxD di IFawthoi'nden (ir>85-l(>4J)), autore di sonetti
(^ madriffali, in parte versioni o imitazioni dall'italiano, nei quali mo-
stra tuttavia orijiinalità di ]ìensiero e sincerità di sentimento. Gli
dobbiamo inoltre la raccolta, (li poesie religiose Floivres of ^ion (1628)
seguita da una meditazione in prosa sulla morte A Vy presse Grove,
la cosa sua più alta ed ispirata.
Oltre alle molte collane di sonetti amorosi — alle più importanti
delle quali abbiamo già. accennato, fatta eccezione dei sonetti dello
Shakespeare che tratteremo i)iù avanti — vengono pubblicate in questo
periodo numerose raccolte miscellanee, le migliori delle (piali sono
The Passionate Pihjrint (l.")99), Englands llelicon (KMIO) e A Poetica!
Rapsodi/ (16()2); a queste bisogna aggiungere i fì-e<|uenti libri di can
zoni e madrigali in musica, tra i quali meritano speciale menzione i
Bookes of Ayres (1()(H-17) del poeta e musicista Thomas Campion (1.5T(»-
1620).
A completare questa rapida scorsa della lirica elisabettiana, do-
vreniino jtarlare ancora delle molte poesie liriche — spesso tra le più
belle — che si trovano incluse nelle commedie e nei drammi o che sono
comunque opera di drammaturghi, ma di esse faremo cenno nel capitolo
seguente.
— 51 —
VI.
PERIODO ELISABETTIANO
IL TEATRO
Come in altre letterati! le eiuopHe il dramma inglese trae, in paitc
almeno, le sue origini dalla Chiesa. Ma non fu questo il solo fattore che
esercitò il proprio influsso sullo svilu|)po del teatro inglese : vi furono
anche la tìlosofia medievale, il rinascimento della cultura classica e la
conseguente imitazione dei drammi latini.
Fra le rappresentazioni sacre dalle quali il teatro inglese deriva
bisogna ricordare anzitutto i mijsterics (misteri), nei quali erano ripro-
dotti episodi della vita di Cristo, e die si ripetevano ogni anno a Natale,
Pasqua e Pentecoste. Con queste rozze rappresentazioni la Chiesa cer-
cava di diffondere tra il popolo la conoscenza della Bibbia. Esse si svol-
gevano dapprima nell'interno della chiesa, poi sul sagrato e infine di-
ventarono monopolio delle corporazioni d'arti e mestieri (guilds). Que-
sti drammi — che eiano rappresentati sopra una specie di palco (pa-
geant) fìsso o mobile, diviso in due piani — fiorirono nei secoli XII, XIII
0 XIV. Esistono ancora alcune raccolte di quelli che furono ra])presen-
tati ncdle città maggiori come Chester, Coventry, York, Wakefield.
Altre rappresentazioni sacre furono i miraclcs imiracoli), general-
mente tratti dalla vita dei santi, sebbene in Inghilterra questo noun^
fosse il solo usato e comprendesse perciò anche i mystcrics. Nel secolo X\'
i miraclcft lasciarono il posto alle moralities (moralità), drammi alle-
gorici che, come dice la ]iarola. avevano lo scopo d'insegnare una morale
attraverso l'azione e il dialogo dei personaggi, i quali erano spesso deHc
astrazioni personificate. Esse diedero ai drammaturghi la possibilità di
liberarsi dai rigidi schemi della tradizione, consentendo loro di creare
(' svolgere intrecci originali.
Le possibilità drammaticlic di tali lavori sono evidenti nel migliore
di essi intitolato Ercriiman (Ognuno), composto verso la fine del Quat-
— 53 —
trecento e ancor oggi rappresentato, in cui l'autore vuol dimostrare la
vanità dei piaceri del mondo, l^vciynian, cioè l'uomo cristiano tipo, ha
seguito nella sua vita più i consigli di Bad-Deeds che quelli di Good-
Deeds, finche giunto al termine della sua giornata terrena si vede abban-
donato da tutti i suoi aìuici meno che da Good-Deeds. per la cui Inter
cessione egli muore mondo da ogni ^ìeccato.
GiA nel secolo XIII ei-ano stati inseriti nei m tracie plai/§ brevi dia-
loghi chiamati interi udcs (intermezzi) intesi a sollevare lo spirito degli
spettatori con scene di carattere comico. Più tardi Vintcrludc cominciò
ad assumere forme sue proprie, abbandonando gl'intenti morali per di-
ventare uno spettacolo di puio divertimento. Uno dei più famosi è The
Four P's (I quattro P), dovuto a John IIeywood (1497?- 1580?), nel quale
un pellegrino (Palmer), un farmacista ('Pothecary) e un mercante di
indulgenze (Pardoner) scommettono di dire la bugia più grossa, arbitro
un mereiaio ambulante fPedlar). Riuscirà vincitore il pellegrino il quale
giurerà di non aver mai incontrato, nei suoi lunghi viaggi, una donna
spazientita.
La prima commedia inglese vera e ]ìropria è Ralph Roister Doister
(circa 1553), composta da Nicholas I^dall (1505-56), rettore della seno
la di Eton. Pur non essendo che una imitazione del Miles Gloriosus di
Plauto, la commedia, vivace e briosa, ha già alcuni personaggi caratte-
risticamente inglesi. L'elemento nativo predomina nella commedia qua-
si contemporanea iìommcr Gurtons Xcdlc (L'ago di Gammer Gurton),
scritta con ogni probabilità da William Stevenson. Farsesca e volga-
re nell'intreccio, è dialogata con grande vivezza e mostra una sicu-
ra conoscenza delFambiente rustico e dei caratteri buffoneschi che ri-
produce.
Nel 1562 apparve la prima tragedia regolare inglese Gorhoduc, or
Ferrex and Porrex, scritta in versi sciolti da Thomas Sackville e
Thomas Norton, e modellata sulle tragedie di Seneca. Pur essendo in
verità piuttosto monotona, è molto importante per lo studioso perchè vi
si nota per la prima volta l'abbandono completo dei temi biblici.
Il teatro di Seneca è certamente uno fra i maggiori legami che uni
scono l'antica tragedia a quella moderna, specialmente al dramma in-
glese, che doveva poi per opera dello Shakespeare diventare universale.
A malgrado di certi difetti di struttura, della sonorità talvolta ampollo-
sa dello stile, delle artificiose incongruenze, dei molteplici atteggiamen
ti morali e didattici, l'arte di questo scrittore latino ha un suo proprio
senso di umanità, anche quando accoglie, come in alcune tragedie, le
leggende più disumane del mito {Medea, Tiestc).
Molti drammi prodotti in questo periodo non furono che tradu
— 54 —
zàoni dal latino o dal nreoo. Durante il Rinascinicnto le versioni dai
ola«sicl, dall'italiano e dallo spagnolo furono numerosissime Si può di
ve che al principio del Seicento un inglese poteva leggere quasi tutti i
libri stranieri più importanti nella propria lingua.
Nel 15T() fu concesso ai « seivants » (1) del conte di Leicester di rap
presentare i loro drammi in un ex-convento di domenicani situato nei
sobborghi di Londra. 1 [)rimi teatri sorti in (piesta città furono « The
Theatre », « The Curtain », « The Rose », « The Swan », « The Globe ».
Quest'ultimo, inaugurato nel 1508 dalla compagnia di cui faceva jìaite
lo Sliakesi)eare, era, come [ìress'a poco gli altri teatri, un edificio circo
lare scoperto, tranne sul palcoscenico, e con logge all'intorno. Pagando
un prezzo più elevato coloro che ai)partenevano alle classi sociali più
alte potevano prender posto sulla scena o molto vicino ad essa, mentre
il popolino s'accalcava nella platea. In fondo al palcoscenico si apriva
una specie di camera divisa in due piani, così che l'azione itoteva svol-
gersi indifferentemente sul palcoscenico o nel fondo senza mutamenti di
scena.
Lo scenario era in (juel tempo molto modesto o non esisteva affatto.
Alcune compagnie usavano indic^ire la scena con cartelli sui quali era
scritto l'ambiente in cui l'azione aveva luogo. Altre volte erano gli
stessi attoi'i che descrivevano l'ambiente in cui agivano. Le ])arti di don-
na erano di solito affidate a giovanetti. Le signore assistevano alle rap-
presentazioni mascherate, perchè si riteneva allora poco decoroso per
una dama frecjuentare il teatro.
Durante la jìrima parte del soggiorno di Shakespeare a Londra e
anche prima, s'erano andati affermando come scrittori di drammi dei
giovani che non erano attori come lui, ma che avevano ricevuto una
buona educazione universitaria. Si chiamavano « University Wits » e
cioè « universitari di bell'ingegno ». I maggiori di essi furono Robert
Greene, John Lyly e Christopher Marlowe, che ai)rirono la via al gio-
vane Shakespeare destinato a portare l'arte drammatica ad un'altezza
mai più superata.
PREDECESSORI DELLO SHAKESPEARE.
John Lyi.y. E' il capo del gru])po degli « T'niversity Wits » e il più
l)rillante commediografo prima di Shakespeare, sebbene la sua fama sia
.soprattutto legata alla creazione del romanzo eufuistico, come abbiamo
(1) Gli attori erano costretti a cercare la protezione di <iualclie nobile, del quale
si professavano « servante », per non esigere arrestati come vagabondi; le leggi in-
fatti erano severissime al loro riguardo.
— 55 —
notato altrove. Scrisse per la Corte, in prosa eufuistica, una serie di
commedie in gran parte di socgotto mitologico e pastorale Alexamler,
Cnmpaspc and Diogencs iir)84), la migliore, Sapho and Pìiao (1584);, En-
dimion (1588), Midas (circa 1589) e in versi The Woman in the} Moonc
(circa 1594), satira delle donne.
Queste commedie, piene di grazia, di spirito fine e romantico, ebbero
grande successo e sono veramente pregevoli per l'originalità inventiva
(pur imitando modelli italiani) e la bravura con la quale il Lyly sa fon-
dere nella complessil;i delia commedia classica gli elementi allegorici
derivati dalle )n orai ii ics e quelli realistici della farsa.
Thomas Kyd (1558-94). E' l'autore di The S2)anish Tragedie (circa
1588), dramma a forti tinte, che inaugura la serie delle ])aurose tragedie
di vendetta, di orrori e di sangue, insieme col Tamhurlainc di Marlowe,
di cui parleremo fra poco, e con VArdcn of Fcversharn (IjSG) d'ignoto
autore, eccellente dramma realistico, ove si narra l'assassinio di un ma-
rito da parte della moglie e del suo amante, mostrando di saper sfrut-
tare un recente fatto di cronaca.
The S2ìanish Tragedie^ che s'ispira a Seneca, del quale Kyd fu gran-
de ammiratore, inizia col suo enorme successo il periodo aureo del dram-
ma elisabettiano ed è ^lno dei primi lavori in cui appaiono violate le tre
famose unità (di tempo, luogo e azione). Il personaggio centrale, JTiero-
nimo, assurge quasi a simbolo di un'umanità dominata dalla passione
e dal dolore, ma siamo ancora lontani dalla potenza drammatica e uma-
na dello Shakespeare ed è troppo evidente che Faitificiosità e la retorica
concorrono spesso a colmare le lacune dell'introspezione e dell'estro.
Gex)rge Pbei.i: (]5o8?-97). Fu poeta e commediografo di Corte. I
suoi lavori teatrali precedono di poco, in ordine di tempo, quelli del Kyd
ma non raggiungono la fama e la popolarità di essi anche per la loro
natura più strettamente letteraria. Ispirato dallo Spenser, il Peele ope-
rò sulle scene ciò che questi aveva realizzato nella lirica : l'apologia del-
la regina Elisabetta. Nella commedia pastorale The Aiiaygncment of
Paris (Il giudizio di Paride. 1581) immagina infatti che Diana, ripren-
dendo il giudizio del principe ellenico, assegni il simbolico pomo alla
regina inglese.
KoBERT GnEEXE (15G0-92) fa parte del gruppo degli « University
Wits », Viaggiò in Italia e in Ispagna, risentendo grandemente nelle sue
opere l'influsso italiano, condusse poi a Londra vita dissoluta al pari
degli amici Peele, Xashe e Marlowe. E' l'autore di una deliziosa comme-
dia Fricr Bacon and Frier Bongay (Fra Bacon e Fra Bongay, circa
1589), scintillante di comicità, die ha come centro gl'inganni reciproci
di due maghi famosi e che fu probabilmente ispirata dal successo del
— 56 —
Doctor Fanstns del Marlowe. L'arte del Greeue si distingue sojuattiitto
per quella vena di tenerezza e di sentimento sincero che ])reannunzia
l'autore di Romeo and Julict: si può anzi dire che. con le sue sagge,
lievi, soavi figure femminili, sia stato, in certo modo, un modello per il
suo grande compatriota.
Molto notevoli sono i suoi romanzi in prosa eufuistica, intercalati
<la fresche liriche sovente di grande ncUezza, Pandosto (1588), che servì
di base alio Shakespeare per il suo Winter's TalCj e Mcnaphon (1589),
forse il suo capolavoro. In prosa scrisse ancora EuphueSj his Censure
of Phildutifs (1587), difesa dell'amico John Lyly, e una serie di opu
scoli di carattere realistico e ] topolare del genere « conny-catching »
t^gabba gonzi), dove descrive i bassifondi di Londra a lui ben noti. Nella
bibliogratia shakespeaiiana viene poi citato, insieme al Peele, come il
probabile autore dell'// r»r// T7, che. secondo alcuni studiosi, lo Shake-
speare avrebbe solo revisionato.
Ma tra gli espruienti d(^l jirimo teatro elisabettiano la figura più
importante è. senza dubbio, (piella di CHitiSToriiER Marlowe (l.")f)4:-93),
considerato come il più grande predecessore dello Shakespeare, sebbe-
ne in realtà esattamente coetaneo di questi. La sua vita sfrenata,
simbolo dell'ardente giovinezza del tempo in cui visse, fu breve e tem-
pestosa e si concluse tragicamente con un colpo di ]Miguale infertogli
durante una rissa di taverna.
L'opera di ^larlowe s'ispira a un concetto pagano della vita che
persegue la massima potenza e il massimo godimento attraverso il de-
litto, l'empietà, l'accumulo di ricchezze, la lussuria; i personaggi dei
suoi drammi hanno brame e appetiti giganteschi eccedenti i limiti della
normale natura degli nomini. La sua arte è caratterizzata dallo skincio
lirico e, a malgrado del gusto dello scrittore per le tinte forti e violente,
egli porta sulle scene una passionalità, un seu.so di vita e di umanità,
sia pure abnorme e perverso, che spazzano via i vecchi convenziona-
lismi, le viete foimnle retoriche ed invitano alla spontaneità ed alla
sincerità gli autoii della nuova generazione. Nelle sue mani il verso
.sciolto diviene uno strumento semjtre più agile e duttile che si adatta
perfettamente tanto ai più alti voli lirici che alle scene drammatiche
più Tiagiche.
Le opere più importanti del Marlowe sono Tarnhiirlaiiw, Dottor
Faustìia, The Jeir of Malta, Edward II.
Tamhurlaine the Great (l.~)8T-8t, in due parti, è il dramma dell'am-
bizione umana. Esso ci pone dinanzi ai sogni di grandezza di un jtastore
scita che dopo aver sconfitto re e imperatori osa sfidare gli Dei e infine
muore mi.sera mente. In questo dramma il Marlowe dimostra la sua pre-
dilezione per quel teatro passionale, di tipo senechiano. che il Kyd mette
— 57 —
quasi contemporaneamente in voga con The Spanish Trmjcdìc, e lo porta
ijrazie alle eccezionali qualità del suo talento a grande dignità arti
stica. Ecco perchè in Inghilterra viene chiamata « niarlo\ves(iue » quell:i
arte in cui le passioni umane appaiono apportatrici di desolazioni, di
sangue e di dolore (« marlowesque » o «: blood-and-thunder » (1) play).
Il genere viene ripreso più tardi dal Webster, entra come componente
nel teatro altìeriano e appare nel suo ultimo stadio di decadenza nel
« grand-guignol » delP Ottocento francese.
The Trof/icall Histori/ of Doctor Faustus (1588), di valore assai di-
suguale, è il dramma della conoscenza umana e del mistero della vita.
La fonte è l'identica del Faust goethiano (sebbene lo spirito e la conclu
sione delle due opere differiscano grandemente) e, con probabilità, si
riallaccia a quella i)rima stoiia di Johann Faust, comparsa a ± ranco
forte nel 1.587, dove si narrano le vicende, ormai trasfigurate dalla leg-
genda, di un famoso ribaldo — dottore, astrologo, chiromante e negro-
mante — realmente vissuto in Germania nella prima metà del seco
lo XVI.
The Jcio of Malta (l."580) è uno studio della cupidigia umana che
trova il suo centro nella ligura di Barabas, un odioso vecchio strozzino,
costretto dal governo dell'isola a cedere metà dei suoi beni per pagare
il tributo richiesto dai Turchi vincitori. La figura dell'ebreo ha, nel
primo atto momenti di intenso fulgore dovuto al suo fiero e sprezzante
atteggiamento di fronte alle richieste degli ipocriti governanti; e tale ì-
la luce che da questo atteggiamento si riflette sul personaggio che alia
fine del dramma l'orrore per i nefandi delitti da lui commessi viene ad
esserne un poco attenuato, quanto basta per farci sentire un senso
di pi^tà per la sua fine l'accapricciaute, pur nello sdegno e nella sod-
disfazione del trionfo della giustizia.
La stessa parziale solidarietà, illuminata peraltro da una ben più
alta visione della vita, sembra aver animato lo Shakespeare nella trat
tazione del personaggio di Shylock (il protagonista del Merchant of
Venice) probabilmente ispirato dal dramma del Marlowe. I soliloqui
di Shylock e le sue proteste dinanzi ai giudici ci danno modo di medi
tare più profondamente sul senso della giustizia umana.
Edward II (1.592) è T ultimo e il più perfetto lavoro teatrale del
Marlowe, assai importante anche perchè anticipa i grandi drammi sto
rici dello Shakespeare. Meglio costruito dei precedenti, mostra una più
sicura padronanza del dialogo e un più profondo studio dei caratteri.
Famosa è in esso la scena veramente patetica dell'assassinio e della
morte del frivolo e vizioso sovrano.
(1) Letteralmente : « «3i sangue e dì tuono », cioè dramma a forti tinte.
— 58 —
Il Mailowe è jìoeta lirico di piiiii'oidiue, oltre che uelle parti
liriche dei suoi drammi, anche nel poemetto Hcro and Leander^ rimasto
incompiuto i)er la morte dell'autore e più tardi completato in modo me-
diocre del Chapmau. Egli ci ha dato i)er primo la nozione del genio
teatrale inglese, ma la sua fama, della quale era pur così degno, In
; «sai presto oscurata da quella i)iù universale del suo grande coetaneo.
Nell'epoca elisabettiana grandeggia infatti la figura di William
Shakespeare, i cui personaggi non sono già semplici tipi, ma esseri
completi sui (juali si riflettono i molteplici aspetti della vita reale. Non
legato dalle strette regole formali che governano il dramma classico,
Shakespeare eccelle nella i-appresentazione diammatica e nella creazio-
ne dei personaggi; ed essendo poi essenzialmente poeta non perde mai
di vista il lato ideale della vita umana, (lan<loci di questa illumina-
zioni d'inaspettata I)ellezza.
SHAKtJi<l'JJARE.
William Shakespeark nacque a Stratford-on-Avon neira]>rile del
ir)()4. Suo padre era un agricoltore datosi poi al commercio delle pelli,
sua madre Mary Arden discendeva da una famiglia di possidenti. Dopo
aver goduto per qualche tempo di una certa agiatezza, in seguito ad al-
cune speculazioni andate male, la famiglia si trovò in difficili condi-
zioni tinanziarie, così che il giovane Shakespeare non potè più conti-
nuare gli studi.
Nel 1ÌS82 egli si sposa con Anne Hathaway, di otto anni più anziana
di lui, e sembra che il matrimonio non sia stato felice. Comunque dopo
qualche anno Shakespeare se ne va a Londra in cerca di fortuna, l'uò
darsi che l'abbandono della famiglia (gli erano nati intanto tre figli)
e la sua partenza i»er la capitale siano stati determinati dal fatto
eh 'egli aveva rubato della selvaggina nella riserva di caccia di un
lai Sir Thomas Lucy, il quale non cessava di perseguitailo. A Londra
è certamente nel 1592, come lo prova un brano del Groat^icorth of
Wit di l\o1)ert Greene, dove il nuovo fortunato drammaturgo viene
denunziato come l'attore incollo, l'intruso, {'Johannes Factotuìa, che
presume di essere « l'unico scuoti-scena (1) dell'intero paese ».
La sua fama cresce i-apidamente. Dapprima semplice attore —
|trobabilmente nella compagnia che godeva della protezione di Lord
Strange — egli cominciò ]>resto ad adattare e rimaneggijire vecchi
(1) Shake-scene (= scuoti-.scenaj evidente gioc*/ di parole col nome del poeta
shake-speare (- scuoti-lancia).
— 59 —
dramiui liesuiuati dalla compagnia, per cimeutar.si infine in opere ori-
ginali.
I due poemetti ^'cnl(s and Adonis (159o) e 7'hc Rape of Lucrecr
(1594), dedicati al suo patrono il conte di Southampton, diedero mod<^
allo Shakespeare di UK^ttore in luce le sue qualità di poeta lii-ico. in-
contrando subito grande successo presso i contemporanei. Il ])rimo è
un poemetto elegiaco, in versi armoniosi e delicati, con scene campe-
stri animate da canti di uccelli, probabilmente concepito e foi-se al-
meno in parte composto prima che il poeta lasciasse Htratford. Il se-
condo ha maggior perfezione^ formale ma minor frescho/.za d'immagini.
Molto più importanti artisticamente e per quello clie possiamo
intuire della storia spirituale del poeta sono i SonnctSj pubblicati nel
1609 ma scritti tra il 1502 e il 1600. Questi 1.54 sonetti, di tipo elisa-
bettiano (1), alcuni dei quali bellissimi, sono dedicati dall'editore a
un certo Mr. W. n., nel quale s'è voluto di volta in volta ravvisare
Henry Wi-iothesley (il conte di Southampton), ^Villiam Herbert (conte
di Pembroke) ed alti-i ancora, senza giungere a una sicura identifi-
cazione. Essi sono ispirati per la maggior parte da un diletto amico, che
l'autore invita a sposarsi per perpetuare la stirpe, e da una misteriosa
dama bruna (dark lady), ardente e torbido amore del poeta. Una nota
di ijessimismo e di stanchezza risuona in molta parte di (juesta rac-
colta, il cui motivo principale è costituito dal trascorrere fatale del
tempo che tutto divora e cancella e dall'incombente realtà della morte,
Nell'inverno del 1.591 Shakespeare diviene, col probabile aiuto del
suo generoso patrono, uno dei compioprietari della compagnia dei
Chamberlain's Men (servi del lord ciambellano), che si chiamerà più
tardi sotto Giacomo I dei King's Men (servi del re). Nel 1598 la com-
pagnia aprì, come s'è detto, il teatro « The Globe », e i guadagni ac-
consentirono allo Shakespeare, che fu ottimo uomo d'affari, di acqui-
stare in pochi anni delle proprietà a Londra e a Stratford, dove il
poeta fece ritorno vei-so il 1610, conducendov^ vita comoda e serena fina
alla morte, avvenuta il 23 aprile 1616.
Almeno a titolo di curiosità facciamo qui menzione della famosa
teoria baconiana secondo la quale si vuole rivendicare a Bacon la pa-
ternità dei drammi shakespeariani. Le prove addotte, pur ingegnose e
interessanti, non sono convincenti; uè offre alcun serio fondamento l'al-
tra teoria secondo la quale i drammi sarebbero da attribuirsi a ^Mlliam
Stanley (conte di Derby). E' questa pura alchimia letteraria che può
svagare qualche cervello erudito, nulFaltro.
(1) Formati cioè, come s'è detto, di tre quartine e di una coppia finale a rima
baciata.
— 60 —
Più importanti ci sembrauo le testimonianze di alcuni contempora-
nei di Shakespeare : Francis Meres nel 1598 in una specie di manuale
di letteratura Palladis Tamia cita dodici drammi del grande scrittore
che chiama « il più eccelso in ambedue i generi (commedie e tragedie)
per la scena »; nello stesso anno Kicliard J>arnti<dd affermava che V(.nui<
e LìtCìTce hanno posto il suo nome nel libro immortale della fama:
John Weever un anno più tardi ci descrive Shakespeare u ammirato per
Adone dalle rosee guance, per Romeo, Riccardo ed altri drammi di cui
non so il nome»; Ben Jonson lo chiama «Cigno dell'Avon ». «possedè
va », ci dice « un'eccelsa immaginazione, nobili idee, e un eloquio
soave al fluire ».
Quando passiamo a considerare i testi shakespeariani, osserviamo
che alla morte del poeta esistevano già una quindicina di in-quarto con-
tenenti una i)aite della sua opera, testi mediocri, parzialmente rico-
struiti a memoria. Xel 102H fu ])ubblic;ìta a cura degli attori Ilemiuges
e Condell. colleghi dello Shakespeare, la prima edizione in-folio, che è
l'autorità principale per (guanto si riferisce all'attribuzione dei drammi
ivi contenuti.
I^ successione cronologica dei drammi è stata studiata in epoche
diverse da alcuni critici i quali hanno adottato criteri differenti, quali
le date delle pubblicazioni, le allusioni ad autori contem])oranei o ad
avvenimenti di un dato periodo, il progressivo evolversi dello stile, il
perfezionarsi della costruzione drammatica, l'uso più o meno frequente
di brani in prosa, l'adozione di versi ipermetrici (ottenuti con l'agginn
ta di una sillaba non accentata), l'uso della rima, e altri ancora.
Secondo la critica più recente tali criteri possono sì costituire un
valido mezzo di controllo, ma non sono da considerarsi definitivi nello
stabilire le date da attribuire ai vari drammi.
Dal Chambers (1), uno fra i più autorevoli critici niodei'ni. l'ordine
cronologico è fissato come segue :
The Secanti and the Third Pari of Kiiuj Henri/ VI, 1590-1.
The First Pari of King Henry VI, lT>\\l-2.
Richard III, The Comedi/ of Errors, 1592-3.
Titus Androniciis, The Taming of the Shreic, 1.593-4.
The Tiro Gentl^men of Verona, Love's Labour's Lost, Rom^o and
JuUet, 1594-5.
Richard II, A Midsummer-Night's Dream, 1595-6.
King John, The Merchant of Venice, 1.596-7.
The First and the Second Pari of King Henry IV, 1597-8.
(1) E. K. Ch.iinbers, M illiam Shakespeare, Oxford, 2 vols., 1930.
— 61 —
iJuch Allo about l^oth'nìij, licnnj V, 1598-9.
Julius Caesar, As Yoii Like It, Tirelfth yùjht, 1599-lfiOO.
Hamlet, The Merrii Wives of Windsor, lGOO-1.
Troilus and Cressida, 1001-2.
All's Wcll that Ends ^yeU, -[Wl-V,.
Measure far Measure, Othelìo, 10(H-Ó.
King Lear, Macheth, ir>05-fi.
Antoni/ and Cleopatra, l(50r>-T.
Coriolanus, Timon of Athcnti, 1(107-8.
Perìcles, 160S-9.
Ci/mheline, 1(>0J)-10.
The Wiìiter's Tale, lGlO-11.
The Tempest, lGll-12.
Henry Vili, Tiro yohle Kinsmen, 1G12-13.
JL'intensa attività letteraria di ^Shakespeare si svolge dunque senza
tregua fra il ].~)90 e il 1G13. Essa viene di solito divisa in quattro
])eriodi.
Primo pekiolm» (1.590-r)). In esso Fautore muove i primi passi, mo-
strando la sua versatilità e il suo istintivo senso teatrale, e tenta i
diversi generi drammatici allora in favore presso il pubblico. Infatti
egli tratta : il dramma storico, con le tre parti di Henri/ YI , rifacimento
come s'è detto di lavori precedenti, e con Richard III, in cui è palese
l'influsso del Marlowe; la commedia di derivazione plautiana, con The
Voìiìcdjj of Errors, dove ritroviamo i soliti scambi di persona; la tra-
gedia modellata su quella di Seneca, con Titiis AndronicjiSj che descri-
ve la terribile vendetta del generale romano T. Andronico per le atro-
cità commesse dalla regina Tamora contro la sua famiglia; la com-
media derivata dalla commedia dell'arte, con The Tico Gentlemen of
Verona, primo esperimento di commedia romantico-sentimentale, e con
The Taming of the ^Shrew (La bisbetica domata), probabilmente fonda-
ta su di un lavoro precedente [The Taming of a Shreic), mentre alcune,
scene derivano da / Suppositi deirAriosto; e la commedia di corte, con
Love's Lahour's Lost (Pene d'amore perdute), vivace e artificiale, ricca
di dialoghi brillanti e di battute spiritose, che s'ispira al Lyly, facen-
done talvolta la parodia.
Tutti questi esperimenti ci portano ai primi capolavori La trage-
dia Romeo and Julict (Giulietta e Romeo), pur non potendo paragonar-
si per intensità drammatica, naturalezza dell'intreccio e caratterizza-
zione dei personaggi alle grandi concezioni tragiche posteriori, è uno dei
]>iù bei poemi d'amore dei temjn moderni. In essa — tra il linguaggio
eufuistico e i motti di spirito di Mercuzio e di Romeo — vive della
vita immortale dell'arte la figura soave e appassionata di Giulietta,
— 62 —
Tav. vii
^X. ouUutafiénìùus d^onc{<ne/nUitit
Il tt-.-iri'i» Sw.-iii (d.i un (liscjiiio (li .lolianiH'S de Will. l.V.i(;i
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eoli accanto il liiisicili.s^uiio pcrsoiiajigio coiuko della iiuuirc, e spleu-
floiio qua e là fulgide geinnie di bellezza lirica.
Due nobili famiglie veronesi, i Montecclii e i Capuleti, sono da gran tempo
nemiche. Romeo, uno dei Montecchi, s'innamora a un ballo mascherato di Giu-
lietta, che appartiene alla famiglia dei Capuleti. I due giovani sono segretamente
sposati da frate Lorenzo. Più tardi Romeo viene bandito dalla città per aver ucciso
uno dei Capuleti durante un litigio e Giulietta riceve l'ordine dal padre di spo-
sare il conte l'aride. Allora frate Lorenzo, al quale la fauc'.ulla ricorre per con-
siglio, le suggerisce di prendere un farmaco che le provocherà un sonno, profondo
in tutto simile alla morte per uno spazio di quaranta ore, durante il quale egli
farà avvisare Romeo di ritornare per liberarla dal sepolcro al suo risveglio e
Condurla con sé a Mantova. Ma il mes.'^aggio di frate Lorenzo non viene recapi-
tato a Romeo. Gli giunge invece la notizia della morte di Giulietta ed egli si
affretta a tornare a Verona, la vede mentre dorme e crede veramente che gli occhi
di lei siano chiusi per sempre. Disperato si avvelena e muore accanto alla fan-
ciulla. Quando Giulietta si desta comprende ciòi che è accaduto e si uccide a sua
volta col pugnale di Romeo.
Fonte principale del dramma è la novella del Bandello (II, 9), una versione
della quale si trova nel Paiate of PUasurc di W. Painter.
Ili A Mìdsuunncf-Mijht's Dream (Sogno di una notte d'estate),
-''altro capolavoro giovanile del poeta, Shakespeare riesce a fondere la
nota cavalleresca e fantastica con quella realistico-caricaturale, creando
una delle sue commedie più belle per originalità, senso di ])roporzione
e ricchezza di lingua.
Secondo periodo (159.")-1G00ì. In questo periodo Shakespeare com-
pone gran parte dei suoi drammi storici, tratti dalle cronache inglesi di
Holinshed, i quali sono una mirabile manifestazione di (juello spirito
jiatriottico che s'andò atfermaiido sempre più in Ingliilcerra dojìo la
vittoria riportata dai marinai della regina Elisabetta suirArmada spa-
gnola. Questi drammi, come dice lo Schlegel, formano veramente un'e-
pojìea nazionale della quale ciascuno è uno splendido cauto. Partico-
larmente in Henry IV \\ e II parte) e in Henry T non si notano più i
difetti dai quali non andava esente Richard III, ti-agica e possente
ligura di usurpatore, ma sbozzata con mano ancora un po' inesperta,
(^ui l'arte di Shakespeare si palesa di gran lunga superiore. ^oWHenry
IV appare la panciuta figura del vecchio Falstatf, libertino, vanaglo-
rioso e faceto, dalle battute ricche di squisitissimo haniour, che ritro-
veremo j)oi reso in maniera un po' meno brillante in Tlir Mcj'ry IViiici'
of \\'ind.<ior (I>« allegre comari di Windsor). In Riehard 11 l'influsso del
Marlowe è ancora percettibile e il monologo lirico vi predomina; rap-
presenta la lotta fra due opposti principi politici e l'ui-to fra il tem-
— 63 —
■t lirezt storia della Itttrratiiin infilesc.
peraraeuto artistico ma politicameiìte inetto di Riccardo e il forte senso
pratico di Boiingbroke.
Questo è inoltre il periodo delle «Mirandi commedie, caratterizzate
da intrecci più comj)lessi e da uno studio più ])rofondo dei personag-
gi. Furono composti in «luest'epoca :
The Merchant of Venice, lavoro tra i più p()]>olari e rappresentati
dell'autore, col famoso carattere dell'usuraio ebreo Sliylock, una delle
prime grandi creazioni sliakespeariane, che si leva sul mondo romanze-
sco degli amori di l*orzia e di Jessica, degli scrigni e degli anelli, a
tragico rappresentante della tormentata sua razza, 11 fatto che Shake-
speare riesca a immedesimarsi nei sentimenti degli ebrei, in quell'epoca
e per lungo tempo ancora considerati come dei reietti e dei nemici del
mondo cristiano, è una prova sia della sua penetrazione dell'animo
umano che della sua libertà da certi pregiudizi del tempo.
Antonio, ricco mercante, è pregato dall'amico Bassanio di prestargli tremila
ducati per poter chiedei'e degnamente in isposa la ricca ereditiera Porzia. An-
tonio, che ha buona parte della fortuna affidata alle sue navi che stanno solcando
i mari, lì prende a prestito da Shylock, un usuraio ebreo che lo odia i)er varie
ragioni, non ultima il disprezzo che il mercante cristiano gli ha sempre di-
mostrato. La condizione posta dall'usuraio è che se Antonio non restituirà la
somma al tempo fissato dovrà lasciare che egli si prenda una libbra della sua
carne. Mentre Bassanio si reca da Porzia, la quale i^er volere del padre, sposerà
quel pretendente che di tre scrigni — d'oro, d'argento e di piombo — sceglierà
quello che contiene il ritratto di lei, e avendo successo nella scelta, la sposa,
giunge notizia che le navi di Antonio sono naufragate ed egli, scaduto il termine,
è chiamato a pagare il suo debito davanti al doge. Porzia si traveste da avvocato
e durante il processo gioca Shylock sostenendo la tesi che egli può avere si la
libbra di carne pattuita, ma non dovrà far versare ad Antonio una sola goccia
di sangue, di cui non ha diritto, aggiungendo poi che egli pagherà con la sua vita
il delitto di aver attentato a quella di un cittadino veneziano. Shylock è condan-
nato ma gli vien fatta grazia della vita purché dia metà della sua fortuna allo
Stato, mentre l'altra metà, assegnata ad Antonio ma da questi rifiutata, andrà
a Jessica, la figlia di Shylock, da questi diseredata per esser fuggita da casa
e aver sposato il cristiano Lorenzo. Giunge infine la notizia che le navi di Antonio
sono salve.
Fonti principali della commedia sono la novella del Pecorone di ser Giovanni
Fiorentino (IV, 1) e la versione di Richard Robinson dei Geata Romanorum.
Mnch Ado nhout Nothing (Molto rumore per nulla), in cui viene
sfruttato il veccliio motivo dell'amante ingannato da i>ersona clie assu-
me l'aspetto della donna amata.
As Tou Like It (Come vi piacel, commedia delicata e piena di brio
tratta dal romanzo eufinsllro di Thomas Lodge Roò-oli/ndc: Euphues
— 64 —
(ìoìdcn Lcgaeic (1590), che a sua volta deriva in j^ai-te da The Tale
of Galilei yn, bel racconto in versi un tempo attribuito al Chaucer. Im-
perfetta nella struttura ma calda e fragrante come una bella giornata
di sole primaverile nella foresta di Arden, che ha per sfondo, è forse
per questo e per la sicura delineazione dei personaggi — l'esuberante
Bosalinda, il buffone di corte Touchstone e il savio e melanconico
Ja<(HU's — particolarmente cara agli Inglesi.
ìje si appaia la Twelfth Sight, or What You Will (I>a notte del-
TEpifania, o Quel che volete), l'ultima e la meglio costruita delle com-
medie romantiche, che dimostra appieno la maestria ormai raggiunta
dall'autore. L'elemento romanzesco e quello lirico si combinano felice-
mente col riso e colla nota realistica e talora — come nella soave figura
di Viola — con una lieve ombra di mestizia. I personaggi tutti, anche
quelli secondari, hanno una loro propria fisionomia, come il romantico
buffone Feste, il grottesco Malvolio, l'allegro e astuto beone Sir Toby.
fino allo sciocco Sir Andrew e alla scaltra ancella Maria.
Tekzo periodo (1600-8). L'inverno del lGOO-1 segua una svolta de-
cisiva nel pensiero e nell'arte dello Shakespeare : ai drammi di storia
nazionale e alle commedie esuberanti di gaia e spensierata giovinezza
e d'amore subentrano le tragedie. Nel poeta è avvenuto un profondo
mutamento di cui ci sfuggono le cause contingenti: la consapevolezza
del dolore, della malvagità e della follia degli uomini, il travaglio e il
disgusto della vita, prevalgono nel suo spirito e colorano di pessimi-
smo le sue opere. E' questa la fase più ricca di potenza creativa, in cui
lo scrittore tratta i grandi problemi dell'essere e ciò che vi è di fon-
damentale e di eterno nella natura umana, raggiungendo la massima
intensità tragica.
Hamlet, il primo dei grandi drammi, è essenzialmente una trage-
dia di pensiero, il più filosofico dei lavori di Shakespeare. L'interesse
del dramma s'accentra intorno alla nobile figura dell'enigmatico prin-
cipe, tipico tiglio del Rinascimento, nel cui animo si scontrano e com-
battono doveri ed affetti o])]iosti e contrastanti, che paralizzano la sua
volontà e gl'impediscono l'azione coerente. Accanto a lui e all'indimen-
ticabile Ofelia, vi è tutto un mondo di personaggi magistralmente rap-
presentati, che conferiscono a questa tragedia della riflessione e della
coscienza morale attrattive e varietà di tono tali da renderla il più po-
polare e forse il massimo tra i capolavori dello Shakespeare.
Il principe di Danimarca Amleto ha la visione dello spettro del padre morto
«lie lo invita a vendicarlo. Da lui apprende che è stato avvelenato dal frateUo
Claudio, il quale, in seguito, ha sposato la regina vedova, madre di Amleto, ed
— 65 —
è divoutato re a sua volta. II piiiicipe itiomette di uccidere lo zio, ma. la sua
natura riflessiva e inelancouica gli fa ritardare il momeuto della venuetta. i:.gli
vuole avere la prova della colpevolezza dello z'.o; invita alcuni attori a dare una
rappresentazione davanti al re e dispone perchè venga riprodotta la scena del-
l'uccisione di suo padre. Il re, che assiste allo spettacolo, pallid) e tremante, è
costretto a lasciare la sala. La prova è raggiunta; Amleto finge di essere diven-
tato pazzo per nascondere le sue vere intenzioni e il mutamento viene attribuito
al suo amore per Ofelia. Invece del re. uccide per errcn-e il padre di lei l'olonio,
lord ciambellano, che s'era tenuto nascosto dietro una tenda durante un collo-
quio fra il principe e sua madre. Il re manda il principe in Inghilterra, ma, es-
sendo stata catturata dai pirati la nave che lo portava lontano dalla patria, egli
torna in Danimarca dove apprende che Ofelia, impazzita dal dolore per l'abban-
dono di Amleto e la morte del padre, s'è annegata. Il fratello di lei Laerte, lo
sfida a duello. Il re fa avvelenare la punta della spada di Laerte, che ferisce
Amleto e l'uccide, dopo che questi ha ucciso il re e fer.to mortalmente Laerte.
Anche la regina, che aveva bevuto una coppa di veleno fatta preparare dal re
per Amleto, muore.
La storia di Amleto è narrata nell'Historia Danicw (circa 1200) di Saxo Gram-
matlcus. Di essa fu fatta una libera versione dal novelliere francese F. de Belle-
forest nel quinto libro delle sue Histanes Tragiques (1570), che quasi certamente
lo Shakespeare conobbe. Esisteva pure un dramma precedente sullo stesso argo-
mento, probabilmente del Kyd, designato come Ur-Hanuet, non pervenutoci.
Otheìlo è la tragedia della gelosia. lu essa vediamo come questa
terribile compagna dell'amore possa prevalere su di ogni altro senti-
mento e annientare una natura forte, semplice e retta come quella del
moro. L'autore vi mostra la sua conoscenza del teatro e dell'esigenze
del palcoscenico, che trionfa di alcune incongruenze psicologiche, men-
tre il verso magnifico e sonoro accresce la bellezza e l'efficacia del
dramma.
Il capitano moro Otello è riuscito a vincere l'amore di Desdemona, figlia di
un senatore veneziano, e l'ha sposata. Iago odia Cassio, un luogotenente che è
stato promosso al suo posto, e che è stretto da vincoli di amicizia con Desdemona.
Egli cerca allora di suscitare la gelosia di Otello mostrandogli un fazzoletto rin-
venuto che il moro aveva dato a Desdemona e che, secondo l'accusa di Iago, que-
sta avrebbe donato a Cassio. Egli continua nel suo perfido piano finché Otello or-
dina che Cassio sia ucciso e uccide egli stesso Desdemona soffocandola nel letto.
Emilia, la moglie di Iago, comprende finalmente la perfidia del marito e svela ogni
cosa ad Otello, il quale prima ferisce mortalmente Iago e poi si pugnala.
Fonte del dramma è gli Ecatommiti di G. B. Giraldi Ciuzio.
King Lear è la tragedia dell'incomprensione e dell'ingratitudine
filiale. L'autore vi considera la possibilità dell'animo umano di sop-
portare i dolori e ciò che ne venga quando i limiti di tale sopportazione
siano superati. Alla malvagità e all'egoismo sfrenato di Gonerilla. di
— 66 —
Kegaiia e di Edmondo si contrappone la bontà improvvida e caparbia
di Lear e di Cordelia, e tale è la potenza della tragedia che ci si me-
raviglia come in essa non sia fatto uso del soprannaturale. La stupen-
da ligura di Lear emerge sulla tempesta delle passioni e degli elementi
e fa di quest'opera, grandiosa nello stile e regale nel tono una delle
vette più alte del teatro mondiale.
Lear è re di Britannia. La i»iù giovane delle sue tre figlie, Cordelia, si ri-
fiuta di proclamare il proprio amore per il padre uel modo esagerato e falso
usato dalle sorelle Gouerilla e Kegana. Fra (lueste due il vecchio re divide il
suo regno, ma esse, dopo (lualcbe tempo, lo cacciano di casa in una notte di
tempesta, sopraffatto e impazzito dal dolore. Il re di Frauda, che ha sposato
Cordelia, sbarca in Britanu'a per ristabilire sul trono il vecchio re. Il fedele
Gloucester accusato di complicità coi Francesi è accecato. Gouerilla e Regana s'in-
ramorano del malvagio tìglio di lui, il bastardo Edmondo, e Gouerilla riesce
ad avvelenare la sorella, ma alla fine si uccide. I Francesi vengono momentanea-
mente battuti e re Lear e Cordelia sono fatti prigionieri. Edmondo fa strango-
lare Cordelia e Lear muore di dolore.
La storia di re Lear e delle figlie si trova in Geoffrey of Moumouth, in
Holinshed, ed era stata argomento di un dramma preesisteute, Leir.
Machetli <• il dramma dell'ambizione e del rimorso, l'unica tra-
gedia in cui le passioni non ai>])aiono connaturate alle persone, ma
sembrano agire al di fuori e al di soi)ra di esse, come un fato incom-
bente. La struttura del dramma, incalzante e nervoso (il più breve del
gruppo) e il tono della poesia si adattano mirabilmente alla rapidità
dell'azione. L'interesse è concentrato quasi esclusivamente nei due per-
sonaggi jdincipali, Macbeth e sua moglie. Macbeth, in cui l'ambizione
e il rimorso coesistono Un da principio, non puO) sfuggire alle conse-
guenze del proprio delitto e viene trascinato inesorabilmente verso la
line che gli giunge come un sollievo. In lady Macbeth invece (piesti due
sentimenti dominano successivamente il suo animo e la faune» dapprima
disprezzare gli scrupoli del marito, per poi ossessionarla fino alla follia
<' alla morte.
Macbeth, generale di Duncau, re di Scozia, ritoi-nando da una spedizione con-
tro i ribelli, incontra tre streghe le quali gli predicono ch'egli diverrà prima
« thane » di Cawdor e poi sarà fatto re. Infatti poco più tardi viene avvertito
che il re l'ha nominato « thane » di Cawdor. Ter questo avverarsi della prima
parte della profezia e spinto dalla moglie ambiziosa, Macbeth uccide il re mentre
dorme in una stanza del suo castello, dove Duncau era ospite. I figli di Dimcau
fuggono e Macbeth diventa re. Avendo le streghe predetto al generale Banquo
(he sarebbe stato genitore di re, Macbeth dec.de di sopprimerlo col figlio, ma
quest'ultimo fugge. Itoso dal rimorso e perseguitato da orribili visioni egli ritorna
— 67 —
(ialle streghe per sentire quale sorte l'avvenire ha in serbo per lui, ed esse gli
assicurano che nessuno riuscirà mai a vincerlo tinche il bosco di Birnam non
venga a Dunsiuane. Frattanto i delitti e le uccisioni continuano mentre lady
Macbeth impazzisce e muore. L'esercito di Malcolm, figlio di Duncan, e di Macduff,
•< tliane » of Fife, dal quale — secondo la predizione delle streghe — il nuovo re
doveva guardarsi, attacca quello guidato da Macbeth : passando attraverso il bosco
<ii Birnam ogni soldato stacca xm ramo d'albei-o e tutto l'esercito avanza dietro
(juesto immenso schermo di foglie verso Dunsinane. Macbeth viene ucciso e Mal
Lolm diventa re.
Il dramma ò> fondato sulle cronache dell' Holinshed.
Le tragedie di argomento romano Julius (Jaesar, Antony and Cica
patra e Goriolanm, hanno alcnne caratteristiche comuni, che del resto
condividono, in parte almeno, con le altre grandi tragedie. Ciascuna di
esse ritrae infatti una figura magnanima, colta in un momento critico,
(juando una debolezza, difetto o incrinatura del carattere basta a prò
vocarne la rovina, nella quale viene travolto anche il mondo che la
circonda. Shakespeare ci rappresenta questo mondo, mettendo la sua
grande arte all'unisono con la grandezza antica, e ricrea Roma in tutta
la sua maestà, sullo sfondo delle terme, dei fori, delle basiliche, anche
se essa rassomiglia per certi aspetti assai più a Londra che alla città
dei Cesari.
I drammi romani hanno per fonte comune le Vite Parallfle di Plu-
tarco, nella versione inglese di Thomas North (1579).
Julius Cacsar^ che precede di poco Hamlet ^ col quale è sovente
comparato per l'afiSnità che la figura di Bruto ha con quella del prin-
cipe danese, è il migliore dei drammi storici dello Shakespeare e inizia
la serie delle grandi tragedie del periodo della maturità del poeta,
serie che si conclude degnamente con Antoni/ and Cleopatra, tragedia
in cui l'amore ha la massima parte e dove troneggia la superba creazio-
ne di Cleopatra, e con Coriolonus, dove l'autore mette a contrasto l'a
nimo nobile ma accecato dall'orgoglio e dall'arroganza del patrizio ro-
mano con la vanità e la volubilità della plebe.
In questo periodo anche le commedie sembrano illuminarsi di sini-
stri bagliori e si ha l'impressione che in esse l'autore si proponga di
mostrare alcuni dei lati più oscuri della natura umana. Ricordiamo
in particolare TroUus and Cressida e Measure for Measure, commedie
d'intonazione tragica, molto discusse e discutibili, che hanno tuttavia
scene e figure di grande potenza emotiva, e drammatica.
Quarto periodo (1608-13). In esso l'animo inquieto del poeta sem-
bra finalmente placarsi ed egli contempla la vita e l'umana fragilità
con infinita comprensione e benevolenza, con un indulgente sorriso
di carità.
— 68 —
rarticolarmente nella commedia The Tempcst, l'ultimo capolavoro
dello scrittore, respiriamo quest'atmosfera più pura e serena, in cui
la saggezza trionfa sugl'iuipulsi delle passioni, inducendo a una calma
accettazione del destino, e la tranquilliti dello spirito è difesa inespu-
gnabile ai colpi della fortuna e degli uomini. I>a commedia originalissi-
ma — una delle poche di cui non .sia stata trovata alcuna fonte im-
portante — ha notevole unità di azione ed è tutta permeata di suggestiva
bellezza, mentre i suoi personaggi sono ad un tempo reali e simbolici.
L'azione si svolge in uu'isola deserta dove il duca di Milano, Prospero, spo-
destato dal fratello Antonio, ha trovato rifugio con la figlia Miranda, dedican-
dosi alla magia. Attraverso l'aria chiara passano bisbigli e mormorii soprannatu-
i^all, e Antonio che, per magico potere, vi naufraga insieme al re di Napoli e al
di lui tìglio Ferdinando, prova un acuto senso di rimorso e desiderio d'espiazione.
La cHimmedia finisce lietamente col perdono e la riconciliazione dei due fratelli
•^ col matrimonio di Miranda e Ferdinando.
Appartengono a «jue.sto periodo anche Cì/ìnhcUnc e The Wintcr's
Tale, lavori ineguali e difettosi nella costruzione, ma con episodi di
grande bellezza.
Nei suoi drammi, trentasette in tutto, lo Shakespeare adopera il
hìatik verse, che adatta magniticamente a tutte le necessità drammati-
che, non senza far uso della rima (soprattutto nelle opere giovanili) e
i-icorreudo spesso ad altri metri per le i)arti liriche. La prosa è gene-
ralmente usata dai butfoni, dalla gente di bas.sa estrazione e in momenti
di particolare intensità tragica.
Ai drammi compresi nel canone shakespeariano e a quelli attribuiti-
gli in tutto o in parte, ai poemetti già ricordati e ai i^ounets. bisognerà
aggiungere ancora i versi dello Shakespeare contenuti in The Passionate
Filgrim (1599Ì, miscellanea di poesie di diversi autori, A Lover's Gom-
plaint , poesia mediocre la cui attribuzione non è esente da sospetti, e
infine l'he Phoenix and the Turtle, breve e oscuro componimento, in
riuso nel Love's Martjjr, raccolta poetica a cura di Robert Chester.
In Shakespeare l'originalità non fu tocca dal classicismo. E' vero
che al suo tempo le superstiti forme medievali avevano in Inghilterra un
rigoglio maggiore che in altri paesi, ma d'altro lato il classicismo era
già penetrato e non mancava chi diffondesse una completa teoria del
dramma aristotelico con le relative unità. Questa tenace fedeltà alle
forme ti-adizionali, spiegabile in alcuni scrittori po[)olari con una mag-
gior indifferenza agli influssi dotti, appare a taluno meno chiara in
Shakespea;re, visibilmente attento alle novità che venivano dall'Italia.
Si disse che ciò era dovuto unicamente alla natura del pubblico, il qua-
le s'imponeva all'antoi-e e grimi)ediva di seguire i canoni dell'ai-te ri-
— 69 —
conosciuti (lai dotti. Noi pensiamo che questo sia vero solo in parte
e che il poeta sareblje riuscito ad accontentarlo, per esempio, anche
con il dramma classico infarcito di cose orribili o fantastiche. Fu in-
vece il suo genio di grandissimo artista che lo portò a non ]ierseverare
nel medievalismo né a uniformarsi al classicismo ma. assecondando i
gusti del pubblico, a trovare una via nuova e sua.
Spettava al T-,essing di dimostrare per primo come il teatro shake-
speariano avesse l'armoniosa unità di un grande poema umano e di
una vera opera d'arte. Per la trama dei suoi drammi lo Shakesjieare si
valse, come abbiamo detto, delle fonti più diverse, ma alla poca ori-
ginalità nell'invenzione degFintrecci, corrisponde la massima facoltà
creativa e intuitiva che trasforma e rinnova situazioni e figure, con-
cetti e forme. I suoi personaggi, maschi o femmine, magnanimi o vili,
re o buffoni, sono concepiti e rappresentati con profondità psicologica
e grande potenza drammatica ed egli sembra altrettanto a suo agio
nella trattazione del sentimentale, del tragico e del comico, nella fan-
tasia poetica e nello studio dei caratteri.
Contrariamente agli scrittori contemporanei anche maggiori, i qua-
li danno ai personaggi che mettono sulla .scena statura e passioni so-
vrumane o comunque esagerate, arbitrarie e teatrali (miranti cioè prin-
cipalmente all'effetto) e solo di rado riescono a infondere loro vita e
verità ad un tempo, Shakespeare ci rajìpresenta gli uomini quali sono
realmente, con i loro vizi e le loro virtù, creature complesse, piene di
inspiegabili contraddizioni, i cui istinti si sviluppano naturalmente e
che agiscono secondo i propri appetiti.
Egli crea un intero mondo di esseri umani, che hanno una vita-
lità superiore a quella di molte persone che ci stanno d'intorno, di una
vastità e varietà tale da far apparire limitata e monotona l'opera di
qualsiasi altro scrittore per grande che sia.
S'è spesso parlato della filosofìa di Shakespeare, ma in realtà egli
non è un filosofo : ebbe un genio eminentemente drammatico e maggior
attitudine alla intuizione poetica e immediata delle cose che non all'e-
sercizio di un'indagine metodicamente speculativa. Perciò nella sua
opera non troviamo una concezione completa e logicamente sviluppata
della vita o dell'ai di là, che tra.scenda compendiandola quella delle
sue creature, ma cogliamo invece quella caratteristica « flessibilità spi-
rituale )) che gli consente di suggerire ai suoi personaggi le più acute
os.servazioni a sostegno dei loro interessi o delle loro passioni. Ognuno
di essi giudica il mondo dal suo punto di vista e spesso si esprime in
termini pieni di profonda verità.
Vano sarebbe il voler ricondurre a sistema le innumerevoli riflessio-
— 70 —
ni del poeta, nieravijiliose ]^ev il sentimento che le ispii-a e i)ei' la poesia
con cni sono espresse, ci basti poter dire che nella sua opera noi vedia-
mo continuamente proposti gli eterni ))rol)lemi del bene e del male,
della vita e della morte, quel mistero dell'essere che travaglia da mil-
lenni il cuore degli uomini ed è fonte immortale di poesia.
COXTEMPORAXEI E SUCCEf^l^ORI DELLO SHAKESiPEARE.
Durante la j»rima metà del secolo XVII una considerevole quantità
di letteratura drammatica viene prodotta in Inghilterra. Tra i conteiu-
])oranei e successori dello Shakespeare vi sono parecchi scrittori di pri-
m'ordine, come Chapman, Dekker, Tleywood, Jonson, Middleton e
"Webster, accanto a numerosissimi alti-i, dei quali i)otremo nominare
soltanto i più imiiortanti, che hanno pregi e qualità spesso uguali o di
poco inferiori a quelle dei precedenti.
Il ]>rimo posto tra gli autori di questo periodo spetta a Bicn Joxsox
(l.')7o?-l(v{Tl. Egli lottò contio la tendenza romantica (1) del suo tem-
po, seguita dairaniico Shakespeare, e sostenne, coerente nella sua pro-
duzione, la necessità di ritornare alla concezione classica del teatro,
seguendo il princii)io delle ti'e unità per cui in un dramma si doveva
i-appresentare un'unica azione, in un unico luogo, senza iuteriuzione
dì tempo.
La dottrina delle tre unità, che era stata attribuita inesattamente
ad Aristotele, conferendole così maggior valore, fu seguita dai dramma-
turghi francesi, ì quali consideravano barbaro il teatro inglese. Anche
a Shakespeare, come s'è detto, fu rimproverata questa indipendenza
dalla ti'adizione classica.
Scolaro del dotto archeologo ^^'illìam C'amden, che lo fece educare
a sue spese, ed egli stesso uno dei maggiori dotti del tempo, il Jonson
fu soldato in Fiandra, poi attore e drammaturgo a Londra, dove con-
dusse vita movimentata' con alterni jìeriodi dì i)rosperità e miseria, po-
nendosi contro corrente colla sua massiccia personalità e la sua indole
arrogante e battagliera, che gli procurò dìspute e duelli non soltanto
letterari. Egli iniziò un'eia di maggior coscienza critica e artistica,
esercitando dalla « ^lermaìd Tav<'ru » una specie di dittatura letteraria.
(1) Gl'Inglesi danno uu significato più vasto ;li noi alla parola « romantic »
Essa, in arte, sta a significare la ribellione agli schemi e il trionfo della fantasia
e dell'estro che rinnovano un ernia e afìferniano una jM-rsonalità. Por questa ra-
gione troviamo il termine largamente usato nelle storie della letteratura prima
ancora dell'SOO ch'è 11 secolo del romanticismo per antonomasia.
— 71 —
('he ha delle analogie con quella esercitata nel Settecento dal sno omo-
nimo Di'. Johnson, del quale ebbe pure la fortuna di trovare, nella per-
sona del poeta scozzese Drummond e in altri ancora, chi si facesse nn
vanto di raccogliere la sua conversazione.
La prima commedia notevole da lui prodotta è Ejiery Man in his
Humour (1), recitata nel 15!j8^ stampata nel IGOl e riveduta nel 1G1(>.
.sostituendo molto opportunamente Londra a un ambiente italiano im-
maginato (Firenze). In essa i)one in ridicolo la gelosia di un marito
esasperato da una serie di equivoci, creando nel j^ersonaggio di Boba-
dill uno dei suoi migliori caratteri. Indipendentemente dai pregi arti-
stici, la commedia è importante per il prologo (1010), che coiitiene una
esposizione delle teorie del Jouson sull'arte drammatica, dove dice fra
l'altro, con evidente allusione allo Shakespeare, di non capire come si
possa pretendere di rappresentare « con l'aiuto di tre spade rugginose
e qualche parola sesquipedale » le lunghe guerre fra la casa di York e
quella di Lancaster. Evcry Man in his Humour fu rappresentato per
la prima volta dalla compagnia di cui faceva parte lo Shakespeare ed
ebbe successo immediato.
Le intenzioni satiriclie della musa del Jonson divengono più evi-
denti in Every Man out of his Humour (1599), commedia caricaturale
assai debole e lenta, e in ('ijuthia's Revcls (1000), ancor meno interes-
sante dal punto di vista artistico e dove la satira semi-allegorica degli
« umori » di corte acquista il carattei'e di un attacco personale, per
trasformarsi addirittura, in libello nel Poctastcr (KiOl), risultato di una
disputa coi poeti Marston e Dekker (2). Questa commedia tuttavia è
migliore delle precedenti e l'autore vi tenta una vera e propria rico-
struzione storica dell'ambiente letterario alla corte dell'imperatore
Augusto.
A queste commedie aristofanesche seguono i quattro capolavori del-
la maturità del poeta, Volpone. EpicocnG, The Aìchcmist e Bartholomew
Eayre. Il Jonson contrappone alla commedia romantica, che accusa
di essere informe, improbabile e priva d'insegnamenti morali, la pro-
ci) La parola « humour », ohe trova oggi il suo equivalente nella voce italiana
« umorismo », aveva in Inghilterra tra la fine del secolo XVI e il principio del XVII
un altro significato ora scomparso, quello di « impulso predominante », derivatole
dalla teoria medica secondo la quale le qualità fisiche & mentali deiruon\a erano
determinate dal prevalere di uno dei quattro « umori » o fluidi cardinali che costi-
tuivano il corpo : sangue, flemma, collera, malinconia. Conseguentemente la tra-
duzione esatta del titolo dovrebbe essere « Ogni uomo nel suo impulso », avendo la
parola temperamento anche da noi significato più vasto e complessivo.
(2) Il Dekker, forse aiutato dal Marston, ritorse la derisione nel Satiro-M a sti-r
(1601).
— 72 —
pria commedia, classica nella torma, studiosa dei tipi reali e intesa
a riformare col ridicolo i costumi. Perciò, pur precorrendo la coni
media di carattere, essa conserva senza volerlo alcunché della morali-
ty, e i suoi personaggi — limitandosi lo scrittore nello studio dei ti-
pi umani a metterne in rilievo l'impulso predominante (humour) —
hanno sovente qualcosa di meccanico e di schematico che li fa rasso
migliare a fantocci piuttosto che a perstme reali. Malgrado ciò queste
commedie per la ricchezza inventiva, per la solidità con cui sono co
.^fruite e la cosciejiza artistica che le informa, sono tra le miglioii del
periodo e seconde soltanto a quelle dello Shakespeare.
Volpone, or The Fare (!«;(».">), forse il lavoro i)iù popolare dello
scrittore, è la storia di un ricco e avido veneziano, A'olpone. attempa-
to e lussurioso, che a])profitta vergognosamente dell'ingordigia ipocri-
ta di un gruppo di pareuti e di amiti, in tri.ste gara di adulazioni, doni
e favori, intoino al suo cajx'zzale di tinto moreute. Scritto in versi
sciolti vigorosi e fluidi, (jueslo studio della cupidigia umana, è la sa-
tira jtiù mord;ice e spietata che sia uscita dalla penna del .Tonson ed
ha una. grandiosità di conti-asti di luci e di ombi-e «legna di un IJem
brandt.
Kpicocne. or The SiLent Woimm (li>H!)i è una commedia in ])rosa
ben costruita. i)iena di comicità e di situazioni inaspettate. In essa
il protagonista, Clorose, è un vecchio monomaniaco il cui impulso pre-
dominante consiste nell'assoluta intolleranza per ogni genere di rumori.
The Alchemist (KHO). scritto interamente in hlank verse, (^' la più
ctirata e la più perfetta delle commedie del Jonson. Vi fanno le spese
i ciarlatani imbroglioni da un lato e i creduli imbrogliati dall'altro.
Satira gustosa di un atteggiamento umano di ogni tempo è perciò an-
cor oggi attuale. I caratteri vi .sono resi magistralmente, specie Sir
Bpicure Mammon e i due ipocriti ])uritani.
Anche nella commedia .seguente liartholomeic Fai/re il(>14i. in pro-
sa chiara e spigliata, ritroviamo satireggiati i puritani, dei quali lo
scrittore espone 1* ipocrisia e le stravaganze. Difettosa nella costruzione,
questa commedia è una pittura impareggiabile delle classi inferiori
della Londra elisal»ettiana ed ha della tiera che rappresenta tutta l'a-
nimazione, l'allegro trambu.sto e l'esuberante grossolanità.
Il Jonson compo.se anche due tragedie Scjatius (1603), recitata sen-
za successo dalla compagnia di Shakes[ieare, e CatiUne (1611), inferio-
re alla precedente, che si contrapi>ongoiio per la rigida struttura clas-
sica alla produzione del tem]M). Costiuite con scrupolosa cura e pre-
parazione storica possono dest.are l'ammirazione del lettore dotto pel
vigore intellettuale e la dottrina di cui danno ampia testimonianza, ma
—73 —
la loro fredda aiistoi-ità e le liiuglie tirate uggiose non potranno mai
interessare il piil)blico di un teatro.
Ben Jonson tradusse VArtc poetica di Orazio e fu felice creatore
di molti ììioal-ft, composizioni drammntielie, coreografiche e musicali,
di cai'attere allegorico o mitologico ra])presentate con scenario sfarzoso
da speciali attori mascherati, assai in voga a corte e nelle case patri-
zie inglesi del tempo, il più splendido dei quali è The Masquc of Quccns
(1609). Notevole pure la sua vasta produzione poetica non teatrale,
spesso di derivazione classica, compresa nelle raccolte Epiaranis e The
F ovest, incluse nell'in-folio del 1610, e nella raccolta The Uiidcrwoods,
pubblicata postuma.
Dopo un lungo periodo di silenzio il Jonson rijìrese nel 1625 a
comporre commedie, che non mancano di qualità ma che sono nel com-
plesso inferiori alle precedenti. Tuttavia rartista in lui non era mor-
to, come prova The Sad Shephcrdj bella commedia pastorale di Robin
Hood, rimasta incompiuta, delicata, fantasiosa e ricca di sentimento
della natura, quale non ci saremmo aspettati da questo corpulento e
arrabbiato scrittore satirico.
George Chapman (1559?-1634), ])oeta notevole ma senza alcuna spe-
ciale inclinazione per il teatro, cominciò un po' tardi a scrivere com-
medie e drammi, essendo nuella la più popolare forma di espressione
del tempo, ma la sua fama; è legata soprattutto alla sua magnifica ver-
sione dei poemi omerici, delVIliade in particolare.
Nei poemi The Shadow of Night (1591), volume di versi sacri, e
Ovid's Banqiiet of Hense (1595) egli preanunzia la maniera metafisica
che caratterizzerà i suoi lavori tragici. Tra le commedie, notevoli per
il brio e la freschezza più che per la delineazione dei personaggi, ri^
cordiamo Aìl Fooìs (1605), Monsieur d'Olive (1606) e The GentleuLan
Jjshev (1606), la migliore.
Le sue tragedie più importanti sono Bussi) d'Amhois (1607), The
Conspiracie and Tragedie of Charles, Duke of Bifron, Marshall of
France (1608) e The Revciige of Bussi/ d'Amhois (1613), che hanno per
sfondo la storia di Francia, modificata però liberamente dalla fantasia
del poeta. Il Chapman è stato di recente arbitrariamente accostato al
Dostoievskij per quella tendenza a far pensare e parlare i suoi perso-
naggi come se vivessero in un mondo diverso da quello rappresentato.
Inutile dire che la genesi di onesto contrasto è ben diversa nell'autore
russo e che il Chapman, saturo e inebriato di classicità e di cultura
greco-romana, intese solo trasfondere nei caratteri lirici e passionali (di
tipo marlowiano) delle sue tragedie, le più tipiclie correnti del pen-
siero antico.
_ 74 _
Thomas Dekkft: iriT0?-l()4l?) fu commediogialo di litcik' vena,
ma non privo di pevsonalirà. Scrittore popolaiv e spontaneamente ro-
mantico, ebbe istintivo il senso del teatro, unito alla grazia, alla fre-
schezza e all'ottimismo, che una vita di stenti, di lavoro frettoloso e
mal retribuito e di prigione per debiti non riuscirono a cancellare.
Egli porta sulle scene, come il Jonsou. la vita scapigliata ed allegra
della vecchia Londra e un pò* della « human sympathy » del Chaucer
riaffiora nei dialoghi dei suoi personaggi, generalmente ligure di arti-
giani e di borghesi. In The Shocmakcr's Uolidaij (1599), commedia ispi
rata dal Gcntle Craft di Thomas Delonev (specie di storia della corpo-
razione dei tessitori e dei calzolai), sono rappresentate le vicende del
calzolaio Simon Eyre. die diventa sindaco di Londra, attraverso una
serie di gustosissime scene. h'Ohì Fortiinatus (.l.')99?i è una commedia
slegata ma non senza qualità poetiche, particolarmente nella scena ini-
ziale.
Maggior profondità e studio dei caratteri troviamo in The Honest
Il 7<o/T.*in due parti, alla prima delle quali (lG04j collaboro il Middle-
ton, mentre la seconda e di gran lunga la migliore (lOodi è con tutta
probabilità opera del solo Dekker. E' la stona di una cortigiana. Bella-
front, redenta dall'amore, che re.siste poi ad ogni tentativo di farla tor-
nare sulla via del peccato, aiutata in ciò dal vecchio padre, uno dei pri-
mi e più riusciti ritratti di burbero benefico. La commedia ha pregi no-
tevoli, scene di gi-aude ettiiacia. ilove il realismo accresce il patetico dell.-
situazioni, e motivi nuovi che ritroveiemo solo molto più tardi.
Poeta ispirato nelle liriche delle sue commedie, il Dekker è notevole
anche come prosatore. Il suo The Guh Horne-hooke (1G09I, racconto
ironico e satirico in cui si insegna a un giovane campagnolo afjpena
giunto a Londra come deve com[tortarsi per divenire un uomo alla mo
da (li, è un quadro vivace e pittoresco della D^ndra di Giacomo I.
.scritto in una prosa eccellente.
Thomas Heywood (l.")T.")?-ir).^0?) fu attore e uno dei più prolitici com-
mediografi dell'epoca elisabettiana e giacobita. Si vantò di aver mes.so
mano o almeno un dito in j iù di duecento commedie, una ventina delle
quali ci sono rimaste. Trattò tanto il dramma romantico, che la com-
media di costumi e la farsa, ma la sua produzione è troppo legata al
gu.sto del tempo, specie a quello popolare.
Priv) di vena lirica, non si distingue neanche p»^r capacità costrut-
tiva o come caratterizzazione dei personaggi, pure sa creare a volte con
.spontanea semplicità situazioni diammatiche e scene inten.samente emo-
(1) Nella prima parte imita il Grobianus (1549) dello scrittore germanico F.
Dedekind, che derivò il personaggir» dal \anenschiff del P.rant.
tive. Ck)sì ci ha lasciato nel suo capolavoro A Woman Kildc with Kind-
nesse (Una donna uccisa con cortesia, 160.3) il ]jiù bel dramma dome-
stico del tempo, che ci fa pensare a Ibseu per la trattazione del pro-
blema sentiiuentale. Non vi troviamo né scene spaventose, né spargi-
menti di sangue, bensì lo spettacolo toccante di una vita e di una feli-
cità distrutte da una donna che ha peccato senza essere cattiva e che il
rimorso uccide.
John Marston (ir>75?-1634) era figlio di un'italiana. La sua carrie-
ra drammatica fu di breve durata, che questo scrittore cinico e sboccato,
di talento satirico e comico più che tragico e dallo stile turgido e con-
torto fino all'astruseria, si convertì e abbandonò presto il teatio per
divenire un oscuro prete di campagna.
I suoi primi drammi Antonio and Mcllida (1600), col seguito
Antonio-s Rcvcnf/c, d'ambiente italiano (la rivalità fra Genova e Vene-
zia) e di valore assai scarso, ci riportano alla tragedia senechiana e mar-
lowiana pel loro carattere violento e melodrammatico. Più notevole la
tragicommedia The Malcontcnt (IGOl?), mal costruita ma ricca di forza.
di varietà e di situazioni interessanti che altri sfrutterà più tardi, neUa
quale il protagonista Malevole — il più riuscito dei personaggi del
Marston (di solito alquanto legnosi) — è una specie di Amleto che in-
veisce contro la società e la vita con slanci di lirico sarcasmo. Jkligliore
la costruzione di The Dateli Coitrtezan (1601?), commedia a lieto fine,
con un intreccio serio e uno buffonesco, che mira nel complesso a diver-
tire e vi riesce.
II suo maggior titolo alla fama sta forse nell'aver partecipato col
•Jonson e col Chapman alla composizione di Eastward Eoe (1605), com-
media vivace e ben proporzionata, che ci offre un quadro realisticamente
colorito e animato della Londra del tempo. Non è possibile precisare
la parte che spetta a ciascuno nella divertente commedia, in cui le
qualità dei tre scrittori appaiono esaltate e i loro difetti attenuati,
mentre i personaggi, soprattutto quelli viziosi, vi sono disegnati con
maestria. Del Marston sono con probabilità, oltre all'intreccio, le al-
lusioni satiriche ai cortigiani scozzesi di Giacomo I, che fruttarouo agli
autori un breve periodo di prigione.
Al iMarston e alle tragedie di vendetta e di sangue si ricollegano
due foschi drammi di CittiL Tourxeur (1575?-1626), il cui macabro in-
gegno illumina di sinistri bagliori fantastici un mondo di corruzione e
di delitti. Essi sono The Revenr/er's Tragacdic, pubblicato anonimo nel
1607, e The Athci.s't's Tragedie (1611), di pregio molto inferiore.
The Revcnger's Tragaedic ha per sfondo l'Italia, concepita allora
dagli Inglesi come la terra delle passioni sfrenate e delle peggiori effe-
ratezze, e per argomento la vendetta di Vendice sul duca della città
— 76 —
che gli ha avvelenato la fidanzata, e snl figlio di questi, Lussorioso.
che voleva isedurgli la sorella, la casta Castiza. I personaggi, dal nome
simbolico, sono schematici e monocordi, ma il dramma, scritto con stile
rapido e sapiente uso degli effetti teatrali, ha una jìotenza e un'inten-
sità tragica che influiranno sull'opera del Webster.
La. stessa cupa visione di una vita spietata, crudele e corrotta,
unita però a una più alta concezione tragica e a superiori qualità poe-
tiche, troviamo in John A\'ebsti:iì (ir)7r>?-1625?), che occupa tra i suc-
cessori dello Shakespeare un posto di i)articolare importanza. Le due
tragedie a cui deve la fama llie White Divel, or Vittoria Corombona
(circa 1«>11) e llic Dutchesse of Malfy (circa 1614), entrambe d'ambien
te italiano, seguono la tendenza marlowiana ]>er il « blood-and-thunder
play » caratteristica, dell'epoca, tuttavia lo sfruttamento del gusto pò
polare e gli espedienti propri di un'arte inferiore sono riscattati da una
vena di amara ironia, da misteriose rispondenze e presagi, dalla poesia
di tristezza e di morte che aleggia nei suoi drammi e compenetra la
natura stessa dei pei-sonaggi, creando un'atmosfera di fatalità tragica
che, unita alle qualità stilistiche, contribuisce a dare un tono di no-
biltà all'insieme, tenendolo spesso lontano da quel senso di ridicolo e
di grottesco cui va inevitabilmente incontro la tragicità retorica.
The White Divel (Il diavolo bianco) è una storia di lussuria e di
delitti, ispirata alle vicende fortunose della vita della bellissima Vit-
toria Accoramboni. che lo scrittore ricrea liberamente, pur senza di-
scostarsi di molto dalla realtà. Webster fa della protagonista una
creatura ardente e indomita, ambiziosa e senza scrupoli, che in vita e
in morte non arretra davanti al proprio destino, lino ad esserne tra-
volta.
ÌjA stessa atmosfera d'odio e di vendetta ritroviamo in The
JJiitchcssc of Maìfìj (La duchessa d'Amalfi), tragedia della virtù perse-
guitata, che ha come fonte principale una novella del Handello (I, 26),
compresa nel Palo ce of ricasurc del l'ainter. 11 fascino meridiano di
Vittoria Coroml)ona trova riscontro in quello crepuscolare, ma non me-
no avvincente, della duchessa d'Amalfi, giovane vedova che s'innamora
del suo maggiordomo, il virtuoso Antonio, e lo sposa segretamente con-
tro la volontà dei fratelli, i quali si vendicano spingendo la donna, at-
traverso torture morali e scene d'orrore, alla disperazione e alla morte
per mano dei sicari di Bosola, riuscita variante del personaggio shake-
speariano di Iago.
Gli altri lavori teatrali del Webster, composti in collaborazione o
da solo, non pi-esentano interesse artistico.
Meno personale è l'arte, quant'altre mai spontanea e incurante, di
Thomas Middleton (]570?-1627), uno dei più duttili e versatili dramma-
— 77 —
lui'ghi del teiupo, cbe collaboiò, olti'C col Dekker, con molti nltii, sicché
non sempre si può distinguere il suo apporto da quello dei vari contri
butori. Grande conoscitore ancli'egli di Londra, della quale fu crono-
logo e scrittore municipale di « masks » e di « pageants », compose
tra il IfiO-i e il IGli* una serie di commedie farsesche di vita cittadina,
sapide degli ingredienti cari al gusto popolare e bonariamente satii-i-
che, in cui l'intento morale è appena adombrato, tra gli scherzi li-
cenziosi e i motti salaci. Le migliori di esse sono A Trick to Catch the
Oldone. (IGOG,), A Mad World, Mi/ Mastrrs (KidC?) e A Chast Mayd in
Cheapr-side (1011).
A'oltosi <juindi al dramma vi mostrò una forza iusospettata, tanto
cbe qualcuno lo ha avvicinato allo Shakespeare, ed effettivamente nelle
sue due tragedie più note Women beware Women (.l(jlL'?i e 2'hr
Changeìing (1G23?), si rivela un profondo conoscitore del cuore umano,
specie di quello femminile.
In Women Jjrirare Woincn il Middletou narra la storia di Bianca
Cappello, rappresentandola all'inizio come una giovane sposa ]ìura e
innamorata, il che dà risalto anche maggiore alle scene seguenti di cor-
ruzione e di delitti.
The Changeìing (1) è il suo capolavoro e il frutto migliore della
collaborazione durata più anni coir attore e commediografo William
Rowley, il quale probabilmente contribuiva nelle parti comiche. Nel
dramma, Beatrice-Joanna istiga l'avventuriero De Flores, la cui ani-
ma nera si consuma di passione per lei, a sbarazzarla di un lidanzato
impostole dal padre e viene a trovarsi dopo il delitto, con suo orrore,
in potere di quella creatura malefica che la ricatta, la domina e la pre-
cipita sempre più in basso. La complessa personalità di quest'ennesimo
ribaldo del teatro elisabettiano e il graduale sviluppo del carattere di
Beatrice sono degni d'un grandissimo artista; ed è da rimpiangere ch;^
alla rude genialità di questo scrittore, tra i più vicini a noi per la sua
penetrazione psicologica e l'assenza di enfasi, sia mancata una più
sicura coscienza letteraria ed artistica a dare maggiore omogeneità
alla sua produzione, guasta da gravi mende e straordinariamente disu-
guale anche per un elisabettiano.
Degni di pai-ticolare menzione sono anche i due drammaturghi
Francis Bb.\t'.munt (1.584?-1G1G) e John Fletchp:r (1.579-1025), che per
aver vissuto per un periodo insieme, scrivendo in collaborazione alcune
delle loro opere migliori, sono quasi sempre presentati in coppia nei
testi di storia letteraria.
(1) Nou è facile rendere soddisfa centemeute in italiano il titolo di questo dram-
ma. Il Rebora nella versione fattane in Tragici elisabettiaìii, Milano, Garzanti,
in4r>, tradiK-o : / disfìcìuiati.
— 78 —
Tav. IX
i;ai'l"''^t''iliiz'<>ii(_' «li .1 M i<l'<iiinniri-.\ if/lit'x DrcdìH.
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Uappri'sciitiizioiic (lcll'//< /// // /l (Old \'i<- ( '(iiiiiiatiy. I.oihIoid.
Tav. X
William Shakespeare.
1 . €__„
Fraucis Bacon.
Ben Jonson.
John Donne.
Dell'ampia raccolta di dramini pubblicati sotto il biuomio di Beau
iiiont e Fletcher nell'in-folio del 1(>47 e poi ancora nel 1679 (quest'ulti-
ma la più vasta dell'epoca, comprendendo oltre cinquanta lavori), sol-
tanto sei o sette furono in realtà scritti in connini dai due amici, altri
rlue spettano interamente o sostanzialmente al Beaumout, sei intera
mente o sostanzialmente al Fletcher, e il resto alla collaborazione di
(]uesti con diversi scrittori, in particolare col Massinger (l).
Appartengono al solo Beaumont, che dei due autori sembra il più
dotato d'invenzione e di genio drammatico, The Woman Hater (Il mi
sogino), composto intorno al KJOG, e The Knight of the Burning Pesila:
ili cavaliere del Pestello Ardente, circa 1607), commedia brillantis-
Nima, in stile eroicomico, nella quale si mette in ridicolo la [lassione
dei bottegai londinesi per il mondo cavalleresco (2), facendo contempo-
laneamente la parodia della commedia di Thomas Heywood The Foure
f*rentiscs of London.
Tra le commedie romantiche, vìvaci e spiritose, ap[>artenenti al solo
l'^letcher, ricordiamo in particolare The Faithfull l^hepheardesse (La
pastora fedele, 1608?), dramma pastorale derivato dal Pastor fido del
(ruarini, di tono tra l'elegiaco e il fiabesco, scritto in uno stile scorre-
vole e di così raffinata melodia che lo stesso Milton non disdegnerà
d'imitare nel suo Comus e che preannunzia il gusto dei romantici e
dei simbolisti.
I più notevoli drammi scritti in collaborazione dai due autori
isono Philastcr (1610), tragicommedia romantica e sentimentale, ricca
di bellezze poetiche, che ricorda nell'intreccio la shakespeariana Twelfth
Night; The Maides Tragedy (circa 1611Ì, considerata la loro migliore
tragedia, non tanto per la caratterizzazione dei personaggi (poco con-
vincente persino nella protagonista, Evadne. che con fiera risoluzione
e odio improvviso uccide il re suo seduttore), quanto per il susseguirsi
di situazioni tragiche abilmente condotte e per l'armonioso fluire dei
versi; e A King and no King (circa 1611), tragedia quasi altrettanto
«legna, almeno dal punto di vista estetico.
In queste opere essi rivelano una grande conoscenza del palcosce-
nico, il gusto signorile e la loro modernità, sostituendo alla tragedia
la tragicommedia e alla satira aristofanesca la commedia di costume.
(1) Questa assegnazione è dovuta a E. K. Chambers in The KUzabethan Stage,
Oxford, voli. 4, 102P>. Essendo fondata, nei riguardi di Beaumont e Fletcher, non
>;u differenze di tono, di stile o di spirito — non chiaramente apprezzabili tra i due
— ma sulla diversa versificazione da essi usata, va accolta con la cautela con cui
l'illustre critico la propone.
(2) Pertanto questa commedia costituisce il corrispondente Inglese del Don Chi-
■ff-iotte del Cervantes, allora da p<^)co pubblicato.
— 79 —
«> - Brevf ^tnria di'lla letteratura inglese.
attenuando sovente le scene di terrore e di pietà nel patetico e nel sen
timentale e i discorsi apertamente osceni nell'allusione indecente.
Il Fletcher collaborò inoltre con altri scrittori, tra i quali lo Shake
speare, in Henry Vili (1612-3) e The Two JS'oble Kinsmen (1G12-3), e
il Massinger, in parecchie buone commedie e tragedie. Egli rappre-
senta il principale legame tra il teatro elisabettiano e quello della Re-
staurazione.
Philip Massinger (1583-1640?). Dominò le scene dopo il Fletcher
per il numero e il valore dei suoi drammi, pur non avendo del maestio
né lo spirito brillante ne le qualità liriche e poetiche. Era tuttavia
uomo esperto di teatro e i suoi intrecci sapientemente costruiti, mal-
grado il loro scioglimento a sorpresa, non offendono di solito la veri-
aimiglianza. Il suo stile corretto e robusto non manca di eloquenza e
la versificazione, quantunque monotona, è ben sostenuta.
Dopo aver collaborato col Fletcher, scrisse insieme al Dekker The
Virgin Ma/rtyr (1620?), dramma assai notevole di soggetto cristiano,
dove il suo nome figura per la prima volta.
Nelle sue commedie prevale la satira di tipo jonsoniano, in cui i
vizi vengono scoperti e denunziati senza pietà, e l'autore vi dimostra
con attacchi personali e sollevando questioni di carattere sociale, re-
ligioso e politico, quale fosse la sua forza intellettuale e morale, la se-
rietà e la nobiltà dei suoi intenti e il suo grande coraggio. Le migliori
di esse sono The City Madam (1619?) e A New Way to Paij Old Dehts
(1625?), il più popolare dei suoi lavori, rappresentato sulle scene fino
alla fine del secolo scorso, offrendo una magnifica parte all'attore che
impersona il protagonista, Sir Giles Overreach, figura di usuraio ra-
pace e ambizioso, che raggirato e smascherato finisce coU'impazzire.
Il Massinger prediligeva fra le sue tragedie The Roman Actor
(1626), dramma della lussuria e della crudeltà» imperiali, modellato sul
Sejanus del Jonson, che supera per varietà di interesse, e dove si fa
un uso altamente drammatico dell'espediente della commedia entro la
commedia. Noi preferiamo ad essa The Maid of Honour (1622?), tra-
gicommedia armoniosa nella struttura e nobilmente concepita, con emo-
zionanti scene d'amore e di guerra, che si accentrano intorno alla fi-
gura dell'eroina, Camiola, il più vivo personaggio femminile dello scrit-
tore, malgrado una certa teatralità.
John Ford (1586-1630?) mostra entro limiti più ristretti maggior
individualità del contemporaneo Massinger. Fatalista, di sensibilità mal-
sana e convinto che la passione possa giustificare qualsiasi cosa, egli
è attratto dai pervertimenti e dalle situazioni inusitate ed eccezionali.
In ciò si mostra un decadente, tuttavia è poeta vero e artista coscien-
— 80 —
zioso, privo (li enfasi, dotato d'impeto lirico e d'introspezione psicolo-
gica, uniti alla sobrietà e all'armonia dello stile.
Delle sue opere, scritte dapprima in collaborazione e più tardi da
solo, due si levano sulle altre e costituiscono i suoi titoli alla gloria
The Brokcn Heart (Cuore infrautoì e Tis Pitty Shecs a Whore (Pecca-
to che sia una sgualdrina), entrambe pubblicate nel 1633.
Artista versatile ma di merito inferiore ai precedenti è James
Shirley (1.">!>6-1666). che non ebbe la forza d'imprimere nuova vita ai
motivi convenzionali del teatro elisabettiano. Le sue tragedie più note
The Traj/tor (IGol) e The Cardiuaìl (1641) risentono l'influsso rispetti-
vamente di Tourneur e di Webster. Migliori le commedie romantiche.
come The Young Admirall {HìSS) e The Imposture (1610), e di costume
come The Weddiìig (1620), Et/de Park (1632), The Gamester (16:^) e
soprattutto The Lady of Pleasiire (1635), nelle quali mostra genuina
comicità sia nell'invenzione dei caratteri che nelle situazioni.
Ford e Shirley chiudono non soltanto idealmente ma anche stori-
camente la serie dei grandi drammaturghi elisabettiani. Idealmente,
perchè nei loro lavori sono evidenti quei segni di decadenza morale,
quel prevalere della voga sull'ispirazione e della licenziosità sulla poe-
sia contro cui s'addensavano sempre più le ire dei puritani, storica-
mente, perchè per l'appunto nell'anno 1612 il Parlamento ordinava la
chiusura dei teatri, considerati come « nefaste scuole d'immoralità ».
Dalla data suddetta la tradizione teatrale inglese subisce nn pe-
riodo d'interruzione; essa riprenderà più tardi, seguendo nuove rotte,
durante la Restaurazione monarchica successiva all<a Commonwealth
(1660).
— 81 —
VII
L'EPOCA GIAOOBITA E LA CORRENTE l'I KITANA
L'epoca giacobita (1) non comporta un immediato mutamento di
tendenze rispetto all'epoca elisabettiana; essa rappresenta la conti-
nuazione e in parte il compimento degl'ideali di vita e dei modelli
d'arte fioriti durante il regno della grande regina. E' questa l'ultima
lase della Rinascenza inglese, tanto è vero che gran parte della produ-
zione dei poeti e degli scrittori di natura e temperamento squisitamen-
te rinascimentali — come Shakespeare, Chapman, Daniel, Drayton ed
altri ancora — appartiene a questo periodo. Durante il regno del primo
degli Stuarts si comincia tuttavia a determinare un senso di reazione,
imo stato d'animo che s'intensifica con l'andar degli anni e non tarda
a manifestarsi nelle opere letterarie, anzitutto nella poesia.
Infatti, forse per un fenomeno di stanchezza conseguente alla
lunga e intensa esaltazione lirica dei decenni precedenti, o piuttosto per
il senso di profonda delusione che dopo l'ascesa al trono di Giacomo I
s'impadronisce delle masse e più ancora degli spiriti eletti che s'erano
nutriti degl'ideali di libertà e di grandezza propugnati dalla Riforma,
l'entusiasmo, la prorompente vitalità degli Elisabettiani cominciano a
venir meno e sono gradualmente sostituiti da un grigio tono di scetti
cismo e di malinconia. All'impeto e alla freschezza deirispirazione sus-
seguono i languori e gli artifìci della decadenza, ciò che noi oggi chia
meremo crepuscolarismo, il quale, come osserveremo più oltre, si idflett*-
nelle liriche dei « cavalier poets » da un lato e dei « metaphysical poets »
dall'altro.
L'assenza di spirito riformistico in Giacomo I, dovuta a quell'in-
scindil)ilità tra aspirazioni nazionalistiche e attività riformatrice veri
ficatasi in seno alla Riforma, porta a maturazione la reazione purita-
na, che, sorta dal desiderio di operare una revisione più completa delle
(1) Cosi chiamata (ialla denominazione latina Jacobus del primo d^li Stuarts
(Giacomo I, 1003-25).
— S3 —
torme del culto, si riallaccia poi gradatamente al complesso dell'ideo-
logia elisabettiana (la cui essenza era stata la libertà, e la grandezza
della nazione inglese) e si pei-feziona, a sua» volta, nell'aspirazione a più
alti principi umani di giustizia sociale e di lii)ertà individuale oltre
che nazionale.
Ma dopo la decapitazione di Carlo I (1049), il puritanesimo, all'in-
domani del suo trionfo, sembra perdere nei suoi fautori e nei suoi capi
parte di quella luminosità e di quello splendore che aveva mostrato al
suo primo nascere. Inasprito forse dalla lunga lotta politica alla quale
era stato costretto per affermarsi, l'ideale puritano, al momento della
sua realizzazione, si presenta come una dottrina fredda, rigida e intran-
sigente. Allo scopo di combattere la corruzione dell'epoca giacobita i
l»uritani si adoperano a dare alla vita e ai costumi del loro paese un
carattere d'estrema severità e austerità, sicché, da un punto di vista
artistico-letterario, la tipica conseguenza di tale fenomeno politico «'^
che l'età di Croni well, pur essendo diametralmente opposta per princi-
pi e sistemi a quella di Giacomo I, esercita fino a un certo punto sul
mondo letterario un influsso non molto diverso. In realtà il decennio
della Commonwealth segna per molti un'acutizzazione dello scetticismo,
della malinconia, del collasso giacobita che peggiora in un'atmosfera
di colore quasi apocalittico.
In questo capitolo, che vuol essere d'introduzione a quello che se-
gue — nel quale si tratterà dell'età di Milton così ricca di valori nuovi
e talvolta antitetici a quelli del periodo precedente — ci limiteremo a
considerare la figura di un solo scrittore, John Donne, che, pur appar-
tenendo in parte al periodo elisabettiano, è volto verso l'avvenire e sem-
bra rispecchiare alcuni aspetti della complessa metamorfosi spirituale
alla quale sono chiamati i sudditi inglesi durante il regno di Giacomo I,
riservandoci di trattare in seguito di quegli scrittori la cui produzione
apparterrebbe cronologicamente all'epoca giacobita, ma che sono legati
a influenze, ad atteggiamenti e a tendenze che trovano la loro espressio-
ne più compiuta soltanto verso la metà del secolo.
John Donne (15T1?-1G31), la cui arte si estende dalle liriche sen-
suali ai sonetti sacri, ebbe vita avventurosa. Educato dalla madre, ni
l)ote di una sorella di Thomas More, nellai religione cattolica, studiò ad
Oxford e a Cambridge, viaggiò in Italia e in Ispagua, fu cortigiano e di-
vise il suo tempo tra gli svaghi galanti e gli studi severi, specialmente
teologici. Partecipò alle spedizioni del conte di Essex contro Cadice e le
Azzorre (1596-7), trovandovi ispirazione per le poesie giovanili 2'hc
isiorm e The Cairn. Nominato segretario del Lord Cancelliere, fuggi
con la nipote diciassettenne di questi da lui sposata segretamente, per
la qual cosa perdette il posto e fu per qualche tempo in prigione. Pas-
— 84 —
sato al protestant'!SÌmo, aiutò Thomas Mortou uella «uà coutroversia
contro i dissidenti politici di religione cattolica, pubblicando nel 1(511'
il PseudoMartìjr, e prese gli ordini sacri nella. Chiesa anglicana (IGlò).
Mortagli due anni dopo la moglie, il Donne si dedicò interamente alla
religione e all'ascesi, esercitando un'intensa attività di predicatore e
facendo una rapida carriera ecclesiastica, conclusasi con la nomina a
decano della Cattedrale di San Paolo (1021), posto da lui ricoperto per
un decennio. L'intensità della vita aveva però minato la sua salute.
Gravemente ammalato si levò ancora dal letto per tenere davanti al
sovrano quella che fu considerata la sua propria magnifica orazione fu-
nebre The Dcath's Diielì. Morì il mese dopo.
II Donne è scrittore originale che si contrappone ai poeti del suo
tempo — da lui accusati di essere dei rimanipolatori di luoghi comuni
p dei seguaci del trojipo facile e meccanico modo di scrivere di chi nul
la sente e nulla ha da dire — e inizia una nuova era nella storia della
poesia inglese, rompendo la tradizionale imitazione del l'etrarca, per-
petuatasi attraverso quella dei suoi epigoni francesi Bonsard, Du Bel-
lay e Desportes.
Nella lirica, nella satira, nella poesia elegiaca e religiosa egli
esercita una notevole influenza sui contemporanei più giovani, facen-
dosi l'araldo e il caposcuola di quella poesia che sarà chiamata più tar-
di « metafisica », perchè in essa si appaiano o fondono immagini reali
e intuizioni fantastiche, sentimenti e speculazioni, con trapassi continui
tlalla percezione fisica all'idea filosofica. Il pensiero è in lui al servizio
delle passioni, le passioni compenetrano i suoi pensieri e coesistono in
essi. Il conflitto che si presenta in Donne non è pertanto di natura
sentimentale. Esso si rivela in piena luce di coscienza sul terreno del
raziocinio, divenendo a tratti freddo intellettualismo e perdendo il suo
equivalente emotivo, poiché esso è il portato di una psicologia matura
in cui ogni idea suscita un sentimento ed ogni sensazione tende a con-
tìgurarsi in un'idea :
« But O alas, so long, so farre
Our bodies v,hy doe wee forbeare?
They'are ours, though they'are not wee... » (1)
La lingua è ricca di analogie, d'iperboli, d'immagini tratte dalle
sue letture scientifiche e teologiche, di giuochi di parole che rendono
talvolta molto ardua la comprensione del suoi versi, ma in lui i con-
cetti e le figure, il gusto per lo scherzo, il suo tipico « wit » (spirito),
anziché apparire come motivi ornamentali alla maniera dei secentisti.
(1) « Ma oh, ah'mè, perchè così a lungo, fino a tal punto — Sopportiamo noi
i nostri corpi? — Essi sono nostri, bonchè non siano noi... ».
— 85 —
sembrano piuttosto uno sfogo al suo travaglio interiore, una maschera
al suo stesso « putLos ».
Egli era naturalmente nemico di ogni convenzionalit<mo formale,
della regolarità del ritmo, delle similitudini equilibrate, cosicché il suo
stile, antiaccademico e reazionario per eccellenza gli procurò le ire di
molti ed un suo stesso amico e ammiratore, il Jonson, diceva che, sotto
certi aspetti, egli era il ])iù grande poeta vivente, ma che « for not
keeping of accent he deserved hanging » (1). In verità lo stile del
Donne — come sempre avviene nei veri poeti — è il riflesso del su<»
animo, passionale e tormentato, che esprime il conflitto, già latente
nel mondo elisabettiano, tra l'esaltazione lirica dei valori terreni ed
umani e Fattività speculativa rivolta sia alla conoscenza che ai prò
Memi della vita morale e religiosa. Dice molto bene il Praz a questo prò
])Osito: « Rinascimento e Riforma fan della sua mente il loro campo di
I)attaglia » (2).
Donne infatti, possiede, specie come lirico amoroso, la fantasia e la
.sensualità di un elisabettiano, ma già in lui appare quella tendenza
all'attività critica e raziocinante, alla meditazione estatica, al rapimen-
to, all'ascetismo che sono valori tipici della Riforma. Non della Riforma
nella sua portata e nella sua realizzazione politica, che, come tale,
essa — lungi dal trovarsi in contrasto con la Rinascenza inglese —
la favorì (non fosse altro per aver di.sincagliato la nazione da un do
minio morale straniero e stimolato lo sviluppo delle sue risorse etni
che), ma della Riforma intesa nella sua più profonda significazion»
religioso- sociale : quel vasto movimento spirituale cioè, anelante a u'
rinnovamento della società umana, che s'inizia con l'opera di Johr
Wyclif, continua con le glosse di P^rasmo e le traduzioni di Tindale <
favorisce l'azione politica di Enrico Vili, come dire favorisce la « Ri
forma ufficiale » e con essa per circa mezzo secolo (dalV Act of i^u-
premacy alla morte di Elisabetta) s'identifica, offrendole i mezzi di
giustificazione morale di fronte al mondo.
E' questa in realtà la vera Riforma o, se si vuole, la parte pili no
bile e ideale della Riforma promossa dal ribelle monarca inglese (3).
(1) Per non rispettare gli accenti meritava di essere impiccato.
(2) M. Praz, (Storia della letteratura inglese, Firenze, Sansoni, 1937, p. 1.^8.
(3) Che l'az'one di Eurico Vili, pales' mente scaturita — come s"è detto
ria una natura violenta e ribelle, simboleggi appunto le aspiraz'ioni del popolo
(anche pe egli antepose le sue ragioni persr-nali) e cho essa non abba quindi
avuto origine da preoccupazioni religioso-sociali, ce lo dimostra il fatto che li
sovrano inglese al sorgere del luterà- e imo aveva preso le difese della Chie.sa
cattolica — ricevendo dal Papa quel titolo di defensor fidei che, strano a dirsi, 1
sovran! inglesi mantengono ancor oggi — e che, anche doix) la Riforma, fu sejn
I-re restio a una trasfonn.izione religiosa nel senso del dogma e del culto.
— 86 —
J
E se abbiamo detto ch'essa s'identifica per poco più di mezzo secolo
con la Riforma f^torica è perchè essa, dopo aver improntato di sé il
mondo di Elisabetta inserendosi, per così dire, nei valori rinascimeli
tali ad esso connessi (1), si distacca gradatamente dalla sfera politica
della nazione, dopo l'ascesa al trono di Giacomo I, per poi sfociare
nella corrente puritana, la quale trova nei voli ascetici e nelle grandiose
allegorie di Bunyan e di Milton la sua suprema afférmazione,
I^ poesie del Donne, benché circolassero manoscritte lui vivente,
furono pubblicate solo dopo la sua morte, salvo poche eccezioni, la più
importanti delle quali è costituita dalle due elegie An Anatontif of the
World [The First Anniversari/ ^ IGll) e Of the Progress of the Is'oul
{The Second Anniversary, 1(112), composte in morte di una fanciulla
sconosciuta al poeta, che sono da annoverarsi tra le sue liriche più al
te, specie la seconda, vera meditatio mortis, di un'eloquenza sobria,
cadenzata dal sentimento, tra un intenso, cupo sfolgorio dimmagini.
r>a prima edizione delle poesie (16'*3) fu seguita, due anni dopo, da
un'altra più completa, in cui esse sono suddivise nei gruppi ora gene-
ralmente adottati, tra i quali citiamo Slongs and Honets, Epigrams.
Elegies, Epithalamions, Satyres e Divine Poems.
Come lirico amoroso il Donne reagisce non solo contro il modo di
poetare degli scrittori del tempo ma anche contro la loro concezione
della donna, da lui considerata creatura umana e non dea. Le 8ue
poesie d' amore sono di solito d'una sensualità aperta e insolente, ma
nei casi migliori — come in The Extasie, dove svolge una sua teoria
dell'interdipendenza tra il corpo e l'anima — la passione prorompa
spontanea o si vela di lacrime di vergogna o di dispetto.
La stessa passionalità fatta più profonda e pensosa, il travaglio
di un'anima inquieta, più spesso disperata che fidente, ritrovinmo nelle
liriche sacre, in particolare nei Holy Fionnets, sovente paragonati a
quelli di Michelangelo.
La sua musa, capricciosa e incostante, ha felicità improvvise e
colpi d'ala degni dei massimi artisti, per cadere poi nell'astruso, nel
l'arbitrario e nel bizzarro, mancando di continuità e di qualità costrut
(1) Quest'interferenza dei valori tipici della Riforma — intesa noi suo sigjniii-
oato reliKio o-«-ociale — risullerà cli'ara se si pen^i, ad esempio, al tono moraleg-
giante così spesso congiunto, negli Elisabettiani, all'esaltazione patriottica. I 'llidors
trovarono nell'opera dei poeti, dei dotti e dei riformatori un ausilio potente,
appunto perchè mirando al distacco dalla Chiesa cattolica e all'indipendenza della
nazione, essi furono po'tati a «protestare» coltro i sistemi e la corruz one di
Koma (si pensi ai simboli della Faerie Qucene) e ad assumere quindi un tono mo-
raleggiante ed esaltativo delle virtù umane.
— 87 —
tive, si che il mejjlio dt'ìla .sua produzione è costituito da componimenti
ijrevi.
Delle prose ricoi-dianio, oltre al già accennato I*scudo-Morà'/rj i sag
gi giovanili Parado.rcs and Problcms e Biathanatos , apologia del suici-
cio, ma la sua fama come prosatore riposa quasi esclusivamente nei
Sermons, alcuni dei quali sono considerati tra i migliori del tempo.
11 Donne, pressoclnì dimenticato nei secoli scorsi, sembra tornare og-
gi in onore e ciò è forse dovuto al fatto che la nostra epoca — come
quella di lui — presenta, fra l'altro, un'evidente tendenza a evadere
dalle formule e dagli schemi tradizionali e a cercare espressioni nuove
pili consone ai tempi.
m —
vili
l/ETA' 1)1 MILTON
Lo spirito patriottici), i^ religiot^o, il culto per la bellezza, per la
poesia, per l'ideale, conferirono al mondo elisabettiano un sno proprio
aspetto inconfondibile che si presenta, malgrado le molteplici tenden-
ze e la diversa natura degli scrittori (1), quanto mai coerente e armo-
nioso.
Non così può dirsi dell'età, di Milton (2) in cui — eccezion fatta pel-
Milton e Bunyan che trascendono gli stessi ideali puritani giungendo
alle sfere più alte della siiiritualità umana — un insieme di correnti
e di fattori spesso antitetici danno alla produzione letteraria una man-
canza di unità e una disarmonia altrettanto tipiche dell'armonia pre-
cedente.
Nessun tratto comune, nessun carattere generale in questo periodo,
o, se un carattere si vuol trovare, esso è un tono diifuso d'abbattimeu
to e di grigiore, un senso d'amara e sconsolata malinconia che spessa
scende come una pesante cortina sull'anima degli scrittori, anche di
quelli più propensi al riso e all'amore.
Questo è il risultato del collasso verificatosi al principio del seco-
lo, di cui abbiamo cercato precedentemente di esaminare le ragioni :
si tratta di un mondo deluso, che ha perduto la fede negl'ideali dei pa
dri senza possedere la vitalità necessaria per ricevere e assimilare i
nuovi ideali puritani, applicati del resto in forma intransigente e spes
so gretta degli uomini della Commonwealth.
A questo aggiungasi lo sviluppo del pensiero e della scienza posi
tiva che, con il definitivo abbattimento della dogmatica medievale (an
(1) SI pensi ad esempio alle personalità tli SfKìnser e di Shakespeare, luna
fantasiosa, aristocx-atica, moraleggiante e incline all'astrazione e allallegoria, lal-
trn profondamente umana e realistica nel senso più lato e sciuisito della parola.
(2) Si suole generalmente designare come a Età di Milton» i per'.cdi car lino
(da Carlo I) e repubblicano, che vanno dal 1G25 al lOGft (anno della Restaurazio-
no monarchica).
— 89 —
cor viva durante la Rinascenza sul terreno filosofico e scientifico a fianco
(Ielle rielaborazioni e rimanipolazioui neoclassiche degli umanisti : neo
aristotelismo, neoplatonismo, ecc.), concorre a disorientare gli animi e a
creare quel profondo conflitto tra materia e spirito, tra realtà contin
gente e aspirazioni ideali, che è per sua stessa natura diflficilmente con
ciliabile, almeno nella psicologia delle masse, e rappresenta uno degli
aspetti più caratteristici dell'Evo moderno.
Accanto agli imitatori dello Spenser, di cui abbiamo precedente
mente parlato, troviamo un gruppo di poeti, di solito designati con
l'appellativo di « metaphysical » (1), i quali s'avvicinano per l'ispira
zione religiosa al mondo dei due massimi scrittori puritani ma hanno,
come dicemmo, il proprio antesignano nella persona di John Donne.
Vìi altro gruppo comprende invece quei poeti che praticamente o
idealmente parteggiarono per la monarchia, o comunque composero le
ioro opere nel clima scapigliato, paganeggiante e sensuale che aveva
per centro la corte di Carlo I. lEssi formano la schiera dei cosiddetti
« Cavalier poets » (poeti cavalieri), sui quali la poesia tersa e chiara
del Jouson esercitò un influsso notevole.
I due gruppi hanno una qualità in comune : l'assenza quasi as-
soluta di una speciale « dizione poetica », usando essi, come dice il
(Coleridge, uno stile « neutro », adatto cioè tanto alla poesia che alla
prosa.
Tra i poeti metafisici ricorderemo principalmente Herbert, Crashaw.
Vaughan e Cowley.
George Herbert (1.593-1633), di nobili natali, abbandonò la carriera
del cortigiano che gli si apriva dinanzi per quella più umile dell'eccle
siastico, dedicando gli ultimi anni della sua breve vita alla contem-
plazione, alla poesia e alla musica. Per l'alto clima ideale dei suoi
versi, ora sbrigliati e accesi come i colori di un vivace tramonto, ora
calmi e suadenti quali voci di soavissimi cori, egli merita il posto d'o
uore, generalmente assegnatogli, tra gli scrittori di questo gruppo.
Infatti, malgrado i continui concetti, gli accostamenti e le imma
gini inconsuete e talune stranezze e inconsistenze, la sua poesia appare
quasi sempre ispirata, sia che rifletta il conflitto, tipico del tempo, tra
lo spirito « cavaliere » e quello puritano — come, ad esempio, nelle li-
ei) L'appellativo di « metafisici « fu dato a questi poeti dal Dr. Johnson, nel
secolo successivo, non senza un certo tono di derisione, ed ebbe fortuna '.n quant >
sottolinea la tendenza degli scrittori di questo gruppo alla meditazione e all'ul-
traterreno.
— 90 —
riche Affliction e The Collar — sia che ci mostri l'inciiiiazioue religios;i
• lei poeta, che si atferraa nella parte più duratura della sua produzione :
I blesa thee, Lord, because I grow
Amoiig tby trees, wbich in a row
To tbee bi»tb fruit aud order otr.
Wbat open force, or hidden charm
Can blast my fruit, or bring me hartn.,
Wbile tbe iuclosure is tbine ami, :
luclose me stili for fear I start;
Be to me ratber sbarp, aud tart,
'Jlian let me want tby band au art. (!>
{Paradise, vv. 1-yj.
Le sue poesie sono quasi interamente incluse nella raccolta Thf
Tempie (11 Tempio), pubblicata l'anno della sua morte, nella quale com
pare anche The Pilgrimngc (lì j)ellegrinag<jio), poesia che, per lo spi-
1 ito di cui è permeata, influenzò probabilmente il Filgrim's Progrens del
FJunyan.
Richard Crashaw (1012-49). Benché il suo primo volume di versi
Step« to the Tem/>le (1646) sia persino nel titolo un omaggio a Herbert,
sarebbe difficile trovare due lirici sacri meno simili di questi per tem-
peramento. L'Uerbert, più sem[ilice e preciso nella forma e più Intel
ìettuale nel contenuto, suggerisce la devozione quieta e interiore che si
fonda sul buon senso e snHa meditazione, il Crashaw invece, difettose»
nella forma e stravagante nelle immagini fino all'inverosimile e al ri-
tìicolo, possiede maggior armonia e vivezza di colori e uno slancio poe
tico e ascetico che ha dell'estasi di un santo (famoso è il suo inno a
ìi^anta Teresa, The Flaming Hcart). l'iù che dell'Herbert e del Donne
egli risente l'influsso del barocco «flamboyant » del Marino e del misti
cismo infiammato dei lirici spagnoli.
« Fellow )) aU'T'niversità di Cambridge, venne espulso per essersi
rifiutato di firmare il « National Covenant » (che costituiva da parte dei
firmatari un'attestazione di fede protestante), per la qual cosa aì)ban
donò l'Inghilterra per sempre rifugiandosi in Francia e passando al cat-
tolicesimo. Aveva ottenuto da i)oco un beneficio ecclesiastico a Loreto
i}uando si spense improvvisamente.
(1) 11 benedico ìSiguore, percbè cresco — Fra i tuoi alb.'ri. (be In Jila —
l>ebbono a te Bia 11 frutto cbe l'ordine.
Qual forza palese o magia occiilta — I*uò avvizzire i miei frutti o danneggiar-
mi, — Finché mi recinga il tuo braccio;
Cingimi saldo per tema cbe m'agiti, — Sii con me piuttosto tagliente e aspro
— Che privarmi della tua mano e della tua arte.
— 91 —
A Parigi fu pubblicato postumo il volume Carmen Deo Nostro (1652),
che contieue, insieme ad alcune ristampe, il meglio delle sue poesie re-
ligiose più mature.
Henry Vaughan (1622?- 95), medico e partigiano del re, non ha pe-
raltro nessuna delle caratteristiche dei poeti cavalieri, né in lui si no
ta quel conflitto che pure è evidente nella poesia giovanile di Herbert.
[jQ, sua natura meditativa e mistica giustifica Tinclusione del suo nome
tra i metalisiei.
Il Vaughan scrisse dapprima versi di carattere profano^ ma la sua
opera principale iiilcx ISciniillans (1650-6) è una raccolta di liriche re-
ligiose. Queste sono per lo più trascurate nella forma, oscure, disar-
moniche e d"un i)ietismo banale e didattico, però in mezzo ad esse si
possono rintracciare alcuni gioielli, pochi ma autentici. Allora egli su
pera Herbert, dal quale in parte deriva, per il calore spontaneo della
fantasia e l'intima musicalità. I suoi versi migliori precorrono la poe-
sia del Wordsworth nel sentimento romantico della natura e nel mi-
sticismo fondato sui ricordi della fanciullezza.
Happy those early days. wheu I
Shined in my Angel infancy!
Before I understood this place
Appointed for my second race,
Or taught my soul to fancy aught
But a white celestial thought :
When yet I had not walk'd above
A mile or two from my first Love,
And looking back — at that short space —
Conld see a glimpse of His bright face:
Wlien on some gilded cloud, or flow'r,
My gazìng soul would dwell au hour.
And in those weaker glories spy
Some shadows of eternity. (1)
(The Retreat, w. 1-14).
Questa concezione mistica della fanciullezza ritroviamo in forma
più continua e razionale in Thomas Trahernb (1637?-74), le cui opere
(1) Beati quei primi giorni, quando — Splendeva ia me rangelica infanzia!
Prima ch'io comprendessi questo luogo — Designato per la seconda parte della
mia vita — O insegnassi alla mia anima a immaginare altre cose — Dai candidi
pensieri celestiali; — Quando non m'ero ancora allontanato più di — Un miglio
0 due dal primo Amore — E volgendom' indietro, di così breve tratto, Potevo
Intravedere il Suo volto luminoso; — Quando su di una nube dorata o un fiore
— La mia anima intenta soleva indugiare un'ora — A spiare in quelle glorie più
frali — Un'ombra dell'eternità.
— 92 —
luaggiori furono scoperte e pubblicate soltanto agli iuizi di questo seco-
lo. Ma come poeta egli non riuscì mai a dominare la forma, perciò i suoi
Poems e Focms of Fclieity hanno nel complesso minor valore della lu
cida prosa dei Centiiries of Mvditation>i.
Fkaxcis Quarijds (1o92-1(^44) è l'autore di Emhlcms (1635) un tem
pò molto popolari, dove sfoggia un concettismo colorito ma superficiale.
Andrew Makvixl (1621-78), puritano, uomo jiolitico e robusto scrit-
tore satirico in prosa e in verso, coadiuvò il Milton nelle sue mansioni
di segretario latino. La. parte più duratura della sua opera è costituita
però dalle poesie liriche, spesso di grande pregio stilistico^ che lo mo
strano lettore appassionato del « mistico libro della natura ;). Citiamo
in particolare To his Coy Mistress, The Ni/mph, Jicrmudas e la nobile
Horatian Ode to Cromwell.
Abrahan Cowley (1618-67) per le sue tendenze intellettuali e stili-
stiche si presenta già come una figura di transizione fra i poeti meta-
fisici e i poeti della scuola del Dryden. Ije sue Pindarique Odcs, con le
quali introdusse la moda dell'ode retorica in strofe irregolari, appaiono
infatti come un'anticipazione della classicheggiante poesia della Re
staurazione.
In ciò il Cowley s'avvicina a Edmund Wali^er (1606-87), autore di
poesie occasionali levigate e dignitose ma fredde, e a .John Denham
(1615-69), ricordato principalmente per il poemetto i'ooper's Hill, i qua
li vengono considerati come i veri precursori del classicismo e dellfv
metrica settecentesca.
Dei poeti cavalieri i nomi più rappresentativi souo quelli di Herrick.
Carew, Suckling e Lovelace.
Robert Hbrkick (1591-1674) è il più dotato dei poeti cavalieri, seb
bene il capriccio della sorte lo abbia voluto decano di una piccola par-
rocchia di compagna nella tranquilla regione del Devonshire.
E' appunto la profonda nostalgia della vita cittadiua e delle sue
mille attrattive che ammanta talora d'un velo di malinconia la natura
fondamentalmente gaia e spensierata del poeta.
L'unica raccolta dei suoi scritti, intitolata Hesperides (16-18), com-
prende tanto i suoi versi profani (di gran lunga i più numerosi) quanto
quelli sacri, composti nell'età matura (Nohle Numbcrs).
La sua produzione profana, nella quale supera in lieviti e delicata
freschezza il .Jonson, suo venerato maestro, è superiore e assai più sen-
tita e interessante di quella religiosa, sia che canti la gioia e la bellezza,
sia che di questa gioia e bellezza rimpianga la fugacità.
I^ composizioni sacre, di cui Litany è la migliore, ci dimostrano
come il timor di Dio, inteso in senso puritano, potesse far presa anche
sul suo animo: quelle profane, tra le quali ricordiamo The Hock Cari.
— 93 —
(Corinna' 8 Going a-Maying, Ticeìfth Night e la famosa lirica To Daffo
dils, piena di pensosa malinconia, ci danno l'essenza più intima della
poesia dei cavalieri e la misura del grado di evoluzione stilistica rag
j^iunto dalla lirica inglese verso la metà del secolo XVII.
Fair daffotlils, we weep to see
You haste away so soon :
As yet the early-rising sun
Has not attaiued bis uoon.
Stay, stay,
Until the hasting day
Has riin
But to the evensong;
Aud, having prayed together, we
WiU go with you along. (1)
(To Daffodils, vv. 1-10)
Thomas Carew (1598?-1(k?9) è tra i poeti cavalieri quello che più si
avvicina al Donne. La sua musicalissima poesia — d'intonazione e sog-
getti prevalentemente amorosi, riflettenti spesso un conflitto di elementi
sensuali e di valori morali — ci dimostra come, in fondo, lo spirito pu
ritano o religioso-metafisico si trovi in molti scrittori del tempo indis
.solubilmente connesso allo spirito paganeggiante dei « cavalieri », o
meglio, come le due tendenze^ specie per le individualità poetiche mino
ri, appaiano spesso in rapporto di polarismo magnetico.
Delle sue poesie, brillanti, spregiudicate, classicamente forbite, di
.solito un po' fredde ma qualche volta ricche di passione, citiamo « Ask
me no more where Jove bestows », u When thou, poor Excommunicate ».
« Give me more love, or more disdain » e « Read in these Roses the sad
story », sovente riportate nelle antologie.
John Suckling (1609-42) fiero e brillante cortigiano di Carlo I è
invece tutto rivolto all'amore e ai piaceri mondani. I suoi versi, pur
avendo la poca cura dell'improvvisazione, sono pieni di vitalità e di
spirito. Di lui è notevole soprattutto una celebre ballata nuziale A
Ballad upon a Wedding.
Richard lA)VELAcr, (IG'LS-'SS). nobile, ricco e colto cavaliere, zelante
seguace del re e vittima della sua fede monarchica (morì in miseria), è
.scrittore oscuro, manierato e assai imperfetto nella forma. Ci ha lascia-
to tuttavia nelle brevi poesie To Anthea from Prison, (Ad Antea dalla
(1) Bei narcisi, piangiamo a vedervi — Sparire così prest», — Prima che ii
sole mattutino — Sia giunto al meriggio. — Kestate, restate, — Finché 11 giorni)
frettoloso — Corso — Non aia al vespro; — E, avendo pregato insieme, Con
voi ce ne andremo.
— 94 —
Tav. XI
p-roiitespizio (U-\]'.\ iitlidiiscd ICrsian dcll.-i Hihliia. IC.ll.
Tav. XII
John :Milt(in.
John l'.unyan.
Intervista di .Mi'.tun e MMr\VL'll.
prigione) e To Lucasta, Going to the Wars (A Lucasta, partendo per la
guerra), due delle liriche più ispirate della letteratura inglese.
Stone walls do uot a prisoc make,
Nor Irou bara a cage:
Mlnds innocent and quiet take
That for an hermitage.
If I bave freedom in my love,
And In my soni am free.
Angels alone tbat soar above
Enjoy such liberty. (1)
{To Anthea from Prison, vr. 25-32).
Al di fuori di (questi gruppi di scrittori che comprendono alcuni
nomi ragguardevoli e sempre astrazion fatta per Milton e Bunyau, tro-
viamo difficilmente in questo periodo poeti che si distinguano per mar-
cata personalità o originalità d'ispirazione.
In solitario splendore sulla decadenza dei tempi si erge la fgura
del maggior poeta epico inglese, John ^Tilton, considerato come il frutto
più maturo della Kiuasceuza e della Riforma.
■JOHN MILTON
.Jonv Milton nacque a Tx)ndra nel lOftS. Il padre. John Milton Sf-
iiior. era stato diseredato dalla famiglia per aver abbandonato la fede
cattolica per l'anglicana e s'era stabilito nella capitale dove viveva agia
tamente esercitando la professione di notaio. Era inoltre compositore
geniale e letterato, cosicché da lui e dalla madre, anch'essa notevole per
qualità intellettuali e virt-ì, il giovane Milton ricevette la prima educa-
zione che fu, come egli stesso ebbe poi a dichiarare, la più solida ba-ae
della sua virtiì morale. Fu poi successivamente nella scuola di S^t. Paul
a I>ondra e per sette anni (fino al V>'^2) al Christ's College di Cambridge.
«>ve conseguì la laurea.
Al periodo degli studi universitari risalgono le prime composizioni
letterarie in latino (elegie e discorsi) e in ingl€\se. che ci danno già la
misura del suo genio.
E' infatti del lt>29 il suo primo capolavoro, l'Ode on the Mominy
•)f Christ's Nativitìf, che mentre lo rivela erede dei grandi elisabettiani
per il calore spontaneo e la bellezza delle immagini, dimostra la forte
(1) Le mura di pietra non fanno la prigione, — Né le sbarre di ferro la
^^abbia: — Te anime qnìete e in-ocenti — Considerano ciò un eremitaggio. Se
ho liberta nel mio am<:re — E "1 mio '-p'rito è libero, — Solo gli angeli che vol-
:«^giano in alto — Cedono di tanta libertà.
— 95 —
* - Breve storia della letteratura inglese.
personalità dello scrittore, la sua profonda fede religiosa e preconi
l'avvenire per le qualità^ architettoniche e musicali della sua arte. Se vi
troviamo, particolarmente all'inizio e alla fine, dei concetti e un certo
sfoggio di erudizione, vi troviamo altresì un senso di tenera e umile
adorazione che cercheremmo invano nel Paradiae Loist.
Quest'ode, che doveva iniziare una serie di poesie sulla vita di Cri
sto e le feste del calendario cristiano, fu seguita dall'altra The Passioii
(163(>), poco felice e perciò lasciata incompiuta dall'autore, giudice se-
vero della propria opera. Ricordiamo ancora di quest'epoca le poesie
On Time, At a Holemn Musick, i versi On t^hakespear, i sonetti To the
Nightingale e On Attaining the Age of Twentij-three, insieme ad alcu-
ni altri e ad una canzone, scritti in italiano, che ci interessano non tan
10 per il valore, piuttosto mediocre, quanto perchè attestano con quale
passione il Milton studiasse la nostra lingua e poesia.
Lasciata l'università lo scrittore, incoraggiato dal padre a prose-
guire la già avanzata preparazione letteraria e a sviluppare la proprisi
vocazione poetica, si ritirò nella casa paterna a Horton, vicino ìì
Windsor nel Buckinghamshire, dove rimase per cinque anni, dedican-
dosi interamente agli studi prediletti e alla poesia.
Appartengono a questo periodo i due poemetti gemelli ly Allegro e
11 Penseroso (Il malinconico), in distici di tetrametri giambici, i cui
ritoli sembrano riecheggiare l' universalmente adottata terminologia mu-
sicale italiana, costituendo così una prima promessa di musicalità. So-
no due composizioni delicate e suggestive che, come tutta la poesia mol-
to scandita, trasportano il lettore nel mondo ineffabile dei litmi e delle
cadenze della quinta musa. Studi di due opposte coudizioni dello spirito
umano, che il poeta ha avuto modo di sperimentare in se stesso, hanno
carattere prevalentemente descrittivo : l'uno rappresenta la gioiosa alle-
gria che la natura dall'alba al meriggio comunica all'uomo, l'altro, la
malinconia e il bisogno di meditazione e di pace che s impadronisce dei
suo animo allorché le ombre scendono sulla terra e in cielo si accendono
le prime tremule stelle.
Dopo Arcades, « parte di un trattenimento » coni] osto pel conte
di Bridgewater e musicato da Henry Lawes, amico del conte e del padre
del poeta, Milton scrisse nel 1631: por il medesimo personaggio e lo stes-
so musicista un altro «mask», Comus (1), in versi sciolti (tranne nel
<( songs »), assai più lungo del yjrecedente e dei « masks » in generale,
che è considerato la sua opera giovanile più importante e una delle cose
stilisticamente più perfette della letteratura inglese. Debole come dram
(1) Il titolo che sembra sottolineare piuttosto la lussuria del dio che la ca
stità vittoriosa della vergine non è dell'autore. Questi chiamò il suo lavoro seni
jillcemente A Maske.
— 96 —
ma, il suo valore estetico si fonda sulle mirabili qualità liriche e sugli
elementi nuovi introdotti, che trasformano questo genere frivolo in una
opera di alto signitìcato ideale e morale. Vi si esalta la castità, imper-
sonata da una fanciulla smarritasi in un bosco e insidiata da Comus,
ligUo di Bacco e di Circe, che cerca invano di trascinarla nel peccato.
Armonioso e vario nel « blank verse », di « dorica delicatezza » nei
« songs », classico per le continue reminiscenze e la struttura generale,
romantico ed elisabettiano nello spirito e negli echi di Spenser, di Shake-
speare e di Fletcher, questo dramma pastorale è nel suo complesso e
nella morale puritana aristocratica e sdegnosa, tipicamente miltouiano.
Chiude degnamente la produzione poetica di questo periodo (nel
quale l'autore scrisse pure alcune poesie e prose latine) l'elegia Lycidaa
(1637), composta in memoria di un compagno d'università, Edward
King, perito in un naufragio nel mar d'Irlanda.
Non risulta ^he tra i due studenti ci fosse stata alcuna particolare
amicizia e sarebbe quindi ingiusto pretendere di trovare qui espressioni
di cocente dolore personale; ma il King era morto giovane, aveva scritto
dei vei-si (sebbene cattivi) e intendeva dedicarsi al sacerdozio : ed è da
questi elementi che l'estro poetico del Milton fu stimolato a emulare i
modelli greci e latini in un'elegia pastorale di magnifica fattura e per-
fezione metrica. Il pensiero della fine immatura del giovane verseggia
tore fa che il poeta si domandi a che serva studiare e sacrificarsi per
conseguire la fama se la morte deve frustrare ogni speranza, conclu-
dendo che il compenso della virtù non è terreno, ma celeste. L'essere poi
questi destinato a divenire pastore d'anime, conduce il Milton a una
invettiva contro gli abusi della Chiesa e contro il suo pastore (1), che
lascia le pecore affamate di cibo spirituale.
Nel IGoS il Milton viaggiò all'estero, particolarmente in Italia, ov»*
si fermò più a lungo che altrove, completando lo studio approfondito
della nostra lingua e dei nostri classici e stringendo amicizia con poeti,
scrittori e personaggi importanti. Sembra che visitasse anche il Galilet»
nella tetra prigione di Arcetri.
Quando tuttavia gli giunsero da parte del padre le notizie dei primi
sintomi di una guerra civile, si affrettò a rientrare in patria (16)9).
trovando sconveniente viaggiare per diporto mentre nel suo paese si
combatteva per la libertà.
Nei vent'anni circa che intercorrono dall'epoca del suo ritorno alla
Restaurazione (1660) non abbiamo di lui notevoli opere di poesia, ad
eccezione di pochi sonetti quasi tutti d'ispirazione occasionale. Questi
(1) L'invettiva è rivolta contro il clero corrotto del tempo (« our corrupted
Clergy ») con a capo l'arcivescovo di Canterbury, Guglielmo Laud, che mirava ;i
riavvicinare la Chiesa anglicana al rituale cattolico.
— 97 —
sono però molto importanti per il loro valore artistico e perchè costituì
scono l'anello di congiunzione tra il periodo elisabettiano, dopo il quale
erano caduti rapidamente in disuso, e quello romantico, in cui tome
ranno a rifiorire. Seguono, sebbene imperfettamente, la forma petrar
chesca. Tra i più famosi sono : il già ricordato To the Night ingale, Oh
Hi8 Blindness, On the Late Massacre in Piedmont, On Bis Deceased
Wife. In questo periodo il Milton diede in effetti magnilica prova di
fedeltà ai suoi ideali votandosi interamente alla nobile causa per cui
lottavano i puritani e la maggioranza dei suoi compatrioti. Apparten-
gono a questo periodo quasi tutte le sue opere in prosa.
Stabilitosi a Londra nel 1640 si dedicò dapprima all'insegnamento,
al quale annetteva — secondo la tradizione umanistica — enorme impor
lanza, entrando però quasi subito nelle controversie religiose e politiche
con degli opuscoli anonimi contro l'episcopato anglicano, alcuni dei
quali contengono interessanti dettagli autobiografici.
Nel 1642 contrasse matrimonio con Mary Powell, figliuola dicias-
settenne di monarchici, la quale appena sei settimane dopo le nozze,
essendosi recata presso i genitori, non volle più ritornare col marito,
fors'anche per ragioni connesse con l'avvenuto scoppio della guerra
civile.
L'allontanamento dal tetto coniugale della moglie e le disillusioni
del matrimonio furono la causa determinante di una delle sue prime ope-
re in prosa di particolare rilievo The Doctrine arid Discipline of Divorct
(1&43), che fu poi integrata da tre successivi « pamiìhlets », tra cui il
Tetrachordon (1644). In questo ciclo di scritti il Milton sostiene non
solo la fondatezza del divorzio ma anche la sua legittimità e necessità
spirituale allorché i rapporti tra i coniugi divengano insostenibili. La
dottrina è sviluppata dal poeta con serrate argomentazioni sorrette da
esempi, tolti ora dalla Bibbia ora dalle leggi e consuetudini delle ci-
viltà pagane, e si chiude con l'affermazione che il solo vincolo che possa
e debba unire due persone di sesso differente è di natura spirituale,
mancando il quale lo stato matrimoniale diventa un'immoralità e un
assurdo.
Nel Trattate on Education (1644) egli espone quali dovrebbero esse-
re i principi fondamentali della pedagogia. In Arcopagifica (1644), una
deUe sue opere in prosa più nobili e nel contempo più accese e persuasi
\e, si afferma il diritto alia libertà di stampa.
Nel 1&45, anno fatale alla causa monarchica, il poeta riprese con sé
la moglie, ospitando anche la famiglia di lei. Da Mary, che morì di par-
to nel 1652, gli nacquero tre figlie. Alla morte del padre le sue condi
— 98 —
zioni tiuaiiziarie inigliortHono, consentendogli di abbandonai'e l'iuse
gnamento.
Seguono gli scritti di natura più particolarmente politico- sociale.
The Tcnurc of Kinys aruM Alayiiftrutcs (1(149) è tra i più importanti per
che, apparso subi'o dopo la decapitazione di Carlo I, servì a calmare la
nazione rimasta perplessa e sgomenta dall'audacia del gesto compiuto.
Nello scritto, che gli procurò la nomina a segretario latino del nuovo
O>nsiglio di Stato, l'autore atìerma l'eguaglianza dei re e dei cittadini
di fronte alla legge e giustifica il tirannicidio. Sempre in difesa della
condotta dei puritani uscirono, a breve distanza di tempo, gli opu-
scoli tieramente polemici Eikonoklastes (Iconoclasti, 1649) e Defensio
prò Fopulo Anglicano (1651), seguito da una Defensio Secunda (1654).
in risposta rispettivamente a due opere che avevano ridato antorità e
credito ai monarchici e suscitato pani(^o e fermento nella popolazione :
l'Eikon BasiUke (Immagine del re) e la Defensio Regia del dotto fra.n-
oese Salmasius.
Queste ed altre opere fecero del Milton l'antesignano e Fapostol.»
del puritanesimo che dovè a lui sul piano ideologico e dottrinario ciò
«'he dovè a Cromwell sul piano della realizzazione politica.
L'eccessivo lavoro finì per rovinargli la vista, sempre stata debole,
kI egli divenne completamente cieco nel 1652, ma continuò le sue man-
sioni di segretario latino con l'aiuto di alcuni assistenti, tra i quali il
Marvell. Nel 1656, quattro anni dopo la perdita della prima moglie,
passò a seconde nozze con Catherine Woodcock : questa unione sembrò
:)«sai più felice della prima, ma, anche questa volta, la mort« voUe to
gliere prematuramente (1658) dal fianco del jioeta la nuova compagna,
.< the late espoused saint » del sonetto On His Deccused Wifc. Intìn»-
nel 1662, due anni dopo la Restaurazione monarchica, solo, cieco, ab-
bandonato da tutti, perseguito per il suo passato politico (fu anche
per qualche tempo in prigione), egli si accasò per la terza volta con
Elizabeth MinshuU; ora, certamente, più per il conforto e la vicinanza
di un'anima amica che per trasporto di cuore. Morì di gotta nel 1674,
lasciando manoscritto un trattato latino De Doctrina Christiana.
L'ultima parte della vita del poeta non è solo la più impoi-tante dato
<;he in essa vennero composte le grandi opere Paradise Lost (pubblicato
nel 1667), Paradise Regaincd e Samson Agonistes (che apparvero nei
1671), per le quali egli figura oggi nella schiera dei geni immortali, mn
è anche, dal punto di vista umano, la più grandiosa. L'immagine del
vecchio poeta che, nell'amarezza solitaria e nella cecità, profonde la luce
del suo spirito nel mondo, con la creazione di un canto sublime, ben ci
— 99 —
(> stata resa dall'armoniosa voce di un altro grande poeta inglese, lo
Shelley :
Most musical of niourners, weep agalu!
Lament anew, Urania! — He dled,
Who was tlie Sire of au iiumortal strain.
Blind, old, and lonely, whea bis country's pride,
The priest, the slave, and the liberticide,
Trampled and mocked with many a loathed rite
Of lust and blood; he went, unterrified,
Into the gulf of deatb; biit bis clear Sprite
Yet reigns o'er earth : the third among the sous of light. (1)
(Adonais, st. IV)
11 Milton visse tanto da vedere la caduta totale di quei principi di
libertà e di fede puritana, cui aveva dedicato tutta la vita, e il trionfo
della reazione e della più sfrenata licenza sotto Carlo II; nondimeno la
grande missione alla quale si sentiva chiamato fu ugualmente compiuta
e si concretò nel Paradise Lost (Paradiso perduto). Questo grande poe
ma, sebbene scritto da un puritano, non è l'espressione della mentalità
ristretta di un settario, è invece — considerato in uno col poema sue
cessivo che ne integra la visione, cioè con il Paradise Regained (Paradi-
so riconquistato) — l'epopea spirituale del genere umano, dalla tragedia
della caduta dell'uomo al glorioso trionfo della sua redenzione per opera
di Cristo.
n Paradise Lost sì compone di dodici libri. Esposto l'argomento del poema e
invocato lo Spirito Santo, il poeta descrive l'inferno, dimora di Satana e degli
angeli ribelli, e il palazzo da essi costruito Pandemonium; segue la narrazione del
consesso infernale per decidere sul modo di opporsi ai disegni del Fadre Celeste e
di fuorviare i suoi figli, Adamo e Eva, dal retto cammino. L'impresa è affidata a
Satana.
In cieV), frattanto, Iddìo annuncia il proposito di Satana e prevede che
luomo non saprà resistere alla tentazione e perirà in eterno se non vi sarà un
Salvatore pronto a sacrificarsi per luì. Il Figlio di Dio si offre in sacrificio per la
salvezza dell'umanità. La scena indi si sposta al Paradiso terrestre ove Adamo e
Eva conducono una vita libera e beata. Satana tenta un primo accostamento eoi
figli innocenti di Dio e si presenta in sogno a Eva, ma viene cacciato da Gabriele
e Ituriele fuori dell'Eden.
(1) O più armoniosa delle lameutatrici, piangi ancora, — Ancora gemi, o Ura-
nia! Morì — Colui che fu Padre d'una melodia immortale — Cieco, vecchio e
solo, mentre l'orgoglio del suo paese, — Dal prete ia), dallo schiavo (&), e dal
liberticida (o), — Era calpestato e schernito con molti riti immondi, — Di lussu-
ria e di sangue; egU andò impavido — Verso l'abisso della morte; ma il suo
Spirito chiaro — Ancor regna sulla terra; terzo tra ì figli della luce (d).
(a) La Chiesa anglicana, (ft) I cortigiani, (o) Carlo II. (d) Dopo Omero e Dante.
— 100 —
Segue poi la visita (lell'Aroangelo Raffaele, messo dlviuo iuviato ad avvertire
Adamo del pericolo che lo minaccia. Raffaele racconta la ribellione di Lucifero in
Cielo, la sua seoufitta e caduta insieme agi", angeli ribelli e narra la storia della
creazione «lei mondo; Adamo, a sua volta, descrive a Raffaele il suo incontri»
coli Eva.
Si arriva cosi all'epitHidio centrale del i)oema : Satana nelle spoglie del tscr
pente tenta Eva e la persuade a cogliere il frutto dell'albero proibito, Eva ne man
già e ne offre ad Adamo il quale, comprendendo che la sua campagna è perduta.
l)er estrema prova d'amore, ne mangia anch'egli onde seguire la sorte di lei. Come
primo effetto sono .'spinti ad attenuare la loro nudità e cadono in lamentevoli recrimi-
nazioni. Dio invia il Figlio a giudicare 1 trasgressori, i quali lo supplicano di voler
perdonare. Il futuro Cristo iniercede presso il Padre Celeste, ma Iddio, pur accet
landò il pentimento di Adamo e Eva, decide ch'essi vengano banditi dall'Eden.
11 Ubro si chiude con l'arrivo dell'Arcangelo Michele il quale mostra ai pro-
genitori degli uomini le vie della Terra e pi-etlice il misero destino dell'uomo lino al
giorno del diluvio universale. Narra quindi ciò che avverrà in seguito, confortand<»
gli esiliati con la profetica visione del Messia che scenderà a redimere gli uomini.
Adamo ed Eva prendono il cammino che il l'eccato e la Morte hanno loro costruito
e che li condurrà sulla Terra, loro malgi-ado, mentre le grandi porte del Paradiso
l>tTdiiio si chiudono alle spalle.
They, band in band, with wandering steps and slow,
Through Eden took their soUtary way. (1)
lì poema, comi)osto quasi certamente' tra il l«j5S e il 1G»>4, era diviso nell'edi-
zione del 1667 in dieci Ubri, che divennero dodici uelledlzione successiva del 1574.
i-pparsa poco prima della morte del poeta.
Il Milton trattò il tema grandioso e suggestivo del Paradise Lrost
c.n alto senso di umanità e di poesia e con una conoscenza e maturità
'li spirito che, a malgrado delle costruzioni scolastiche e teologiche, ci
lanno pensare all' iniziazione.
Quest'opera infatti è anzitutto un grande atto di fede, sebbene di
fede eterodossa, che il poeta si discosta tanto dal cattolicismo, del
quale non ammette il ])rincipio di autorità, quanto dal protestantesimo
ortodosso, del quale non accetta la teoria basilare della predestiuazijne.
-Milron ha una fede incrollabile nel valore della ragione umana e nella
ilignità che il libero arbitrio conferisce all'uomo, dimostrando così fino
;' qual punto abbia assimilato e come profondamente operi in lui 1 intima
essenza del Rinascimento. Potremo definirlo come un umanista, che della
fede cristiana ha abbracciato la dottrina fondamentale del peccato e
tiella redenzione, così come si trova nelle Sacre Scritture, compiendo
nel suo spirito la perfetta fusione tra i due elementi cardinali della
nostra civiltà : il classico e il biblico.
(1) 'l'enendosi i^er mano e a passi incerti e lenti — S'avviarono attraverso
l'Kden per il loro cammino solitario.
— 101 —
Come tutti i grandi artisti, Milton è intensamente personale e ori
ginale. La forza del suo intelletto sostiene e accresce lo spendore della
sua fantasia che crea miti stupendi dalla scarsa materia biblica, che
concepisce e sa rappresentare la sublimità degli spazi interminati e la
grandiosità tenebrosa dell'inferno, animata dalla bellezza maledetta
<( majestic though in ruin » di Lucifero e dei suoi satelliti.
La figura di Satana infatti, nel suo orgoglio smisurato e nella sua
Nerezza indomabile (orgoglio e fierezza cbe non mancavano, si badi,
neanche al poeta), non appare come quella di un repugnante demonio, ma
emerge potente e scultorea su tutte le altre per la sua i)rofonda umanità
nel peccato, che difetta naturalmente all'innocenza non ancora turbata
dalle passioni di Adamo e Eva e alla sublime perfezione, alquanto con-
venzionale e letteraria, dell'Onnipotente. Per questo qualcuno a credut<>
dì vedere in Satana l'eroe del poema.
Riguardo alle imitazioni, ai punti di contatto e alle indiscutibili
somiglianze con altre opere del genere, basti dire che nell'insieme hanno
valore e carattere secondario ed esteriore.
Milton si è creato una propria dizione poetica adatta all'elevatezza
del soggetto, uno stile maestoso e solenne che deve le sue qualità miglioi-i
al sapiente uso dell'elemento latino introdotto abbondantemente sia nel
vocabolario che nella sintassi. Ciò gli è stato ascritto a colpa di cui
sembra abbastanza facile scagionarlo, almeno in gran parte. Il metro
usato nel Paradise Lost è il « blank verse » che acquista nelle sue mani
una varietà e un'armonia insuperabili, ottenute con continui sposta
menti di cesura e alternando ai giambi altri piedi.
La profondità di concezione, l'imponenza architettonica e la bel-
lezza artistica del capolavoro miltoniano, ne fanno l'unico poema reli-
gioso che, a parte ogni debita differenza, possa venire accostato alla
Divina Commedia.
Nel Paradise Regained, il poeta narra come l'umanità, nella per
sona di Cristo, resista al tentatore e rientri nella grazia divina.
L'intero argomento del poema non è che un'amplificazione poetica
del capitolo del Vangelo (Luca, IV, 1-13) sulle tentazioni di Gesù
Cristo; s'inizia infatti con quella nel deserto dopo il battesimo e si
chiude con l'ultimo vano tentativo di Satana sul pinnacolo del tempio
di Cerusalemme.
L'azione è statica e abbondano i discorsi e le disquisizioni teologiche;
non mancano perù scene e passi, soprattutto descrittivi, di grande bel-
lezza. Cristo più che come creatura divina, ci viene rappresentato co-
me un superuomo, soggetto alle stesse tentazioni che il poeta ebbe
pure a sostenere, e Satana ci appare figura rimpicciolita e sbiadita.
— 102 —
Anche questo secondo poema, che si compone di quattro libri, è scritto
in versi sciolti.
Sebbene il Paradise Regaincd fosse, tra i due, il più caro al poeta e
sebbene presenti pregi notevolissimi, esso è nel complesso inferiore al
primo.
Il Samson Agonistes (Sansone agonista), tragedia lirica con cori su
modello greco, è uno degli ultimi lavori del Milton e uno dei più vi
oranti e umani. Sembra abbastanza chiaro che nella figura del vecchio
atleta israelita, tradito dalla moglie filistea, beffeggiato dai nemici,
cieco e avvilito, il poeta abbia voluto rappresentare se stesso.
Il puritano Milton riassume in so la cultura e gl'influssi artistici
del Rinascimento e può considerarsi come l'ultimo degli elisabettiani,
dei quali possiede la forza fantastica, l'energia creativa e la grande
varietà, unite ad una maggiore finitezza artistica, pur essendo privo
delle facoltà drammatiche e dell'umorismo. Diede vita nuova ai generi
trattati, dalla lirica descrittiva, al sonetto, all'elegia, al « mas'c », al
«Iramma lirico, lasciando dovunque l'impronta inconfondibile del suo ge-
nio, e donando infine all'Inghilterra il grande poema epico che ancora
le mancava.
PROSATORI DEL ISECOLO XVII
Milton è il genio poetico del mondo puritano, John Bunyan (1628-
1688) ò di esso il prosatore più tipico e rai)presentativo.
Nacque questo ispirato figlio del popolo nel piccolo villaggio di
Elstow presso Bedford. Il padre era un povero stagnino sprovvisto di
mezzi per far studiare il figliolo che venne così avviato al mestiere pa
terno Dai biografi e dalle notizie ch'egli stesso ci dà della sua vita sa[»
piamo che, sin da fanciullo, sentiva in sé un oscuro presentimento delìii
propria missione.
Nella bottega paterna tra il fumo e le fiamme dellai piccola fucina e
il bagliore degli oggetti che andava forgiando, apparivano alla sua ac-
cesa fantasia di adolescente terribili e ossessionanti visioni infernali e di
tregenda, esseri diabolici che tormentavano il suo spirito. Di queste
visioni, tipiche d'altronde di molti fedeli semplici e incolti, il Bunyan
non sembrò liberarsi completamente mai nella vita.
Egli è veramente l'espressione delFingenuità immaginosa del popolo,
ravvivata dal sentimento sincero e profondo e dalla istintiva saggezza.
La sua fede scaturisce e si esi)rime così luminosamente che tutti i sim
boli e le allegorie del suo mondo interiore, pur così connesso ai pensieri
e alle superstizioni popolari, perdono il tono grigio e uniforme del ra^^
— 103 —
conto agiografico o della tavola editìcante per presentarsi soffusi di un
«•audore e di un fascino i)ai ticolari.
Giovanissimo condusse vita esuberante e scioperata, di cui più tardi
esagerò le colpe, e prestò per breve tempo servizio nell'esercito parla-
mentare, sotto il comando di Sir Samuel Luke, il cavaliere puritano de-
riso dal Butler nel i)ersonaggio di Sir Iludibras (lì. Al ritorno, attratto
sempre più dalla vocazione religiosa, si diede a studiare con grande as
siduitù) la Bibbia, sul quale libro si fonda tanto la sua vita di credente
che quella di letterato.
Al momento della Restaurazione aveva già composto alcuni oi)u
«coli di controversia religiosa quando venne imprigionato sotto rimjìu
(azione di predicare senza licenza. In carcere, dove languì per dodici
anni, compose, insieme ad altre, la sua prima opera importante GrcuA-
Abounding to the Chief of Sitniers (1U60), autobiografia siìirituale del-
l'autore.
Rilasciato nel 1672 per la « Declaration of Indulgence », fu nomi
nato pastore della congregazione a Bedford, ma alla revoca (1675) di
quell'atto di clemenza, Bunyan venne nuovamente imprigionato. E' du-
rante questo secondo periodo di cattività, per fortuna non lungo, ch'egli
compose la prima parte del suo capolavoro lite J'iì'jri.n's Froijrcus (Il
viaggio del pellegrino), pubblicato in due edizioni nel 1078 e poi ancora
Fanno successivo. La seconda parte è del 1684.
The Pilgrim's Progress rappresenta in forma di romanzo allegorico
la lenta catarsi dell'animai cristiana che procede — ■ oppressa dal male e
aspirando al bene, cadendo nel peccato e risollevandosi — lungo il sen
tiero della vita verso la salvazione.
L'autore vede iu sogno il prutagonisla, Cristiano, con un pesante fardello sullf
spalle e un libro in mano, fuggire dalla « City of Destruction » (Città della distru-
zione), dove ha così a lungo indugiato e dove tentano di trattenerlo invano la mo-
glie, i figli e gì'; amici, col fermo proposito di raggiungei-e la « Celestial City » (Città
Celeste). Indirizzato sulla via da seguire da Evangelista egli supera valli stermi-
nate, oscure contrade, città ignote e luoghi strani come « The Slough of Despaud »
(La palude della disperazione), « The luterpreter's House » (La casa dell'inter-
prete), «The Palace Beautiful» (Il palazzo meraviglioso). «The Valley of Humili-
atlon » (La valle dell'umiliazione), « The Valley of the Shadow of Death » (La
valle dell'ombra della morte), « Vanity Fair » (La fiera della vanità), « Doubtiug
Castle » (Il castello dei dubbi), « The Delectable Mountains » (Le montagne dilet-
tose) e «The Land of r.oulah » (La terra di Beulahi, finche giunge, dopo esser
stato attardato da vari incidenti e aver incontrato numerosi personaggi, alla meta
agognata.
Nella seconda parte è descritto lo stesso i^ellegrinaggio da parte della moglie
Cristiana e dei quattro figli.
(1) Vedi pag. 1J9.
— 104
E' chiaro che i personaggi, le località e gli avvenimenti rai)presen
tane, volta a volta, simboli delle colpe e delle virtù degli uomini, delle
loro esperienze, delle loro debolezze, dei loro superamenti, mentre l'in
tera narrazione, che si sviluppa in dieci tasi, sembra riassumere in una
vasta e bene architettata allegoria tutte le difficoltà e i trionfi della vita
cristiana.
I^ stile del Bunyan è semplice, spontaneo e comunicativo. 1 perso
naggi sono improntati a un senso di realtà e di umanità spiccatissimi,
che li dilì'erenzia dalle fredde e astratte ligure simboliche di altre alle
gorie, come ad esempio il Roman de la Rose o anche la Facric Q]ieene di
h?penser.
Fin dal suo primo apparire T?ie Pilgrim's Progress incontrò uu
enorme successo; successo che fu certamente dovuto al fatto che esso
interessava il lettore colto come l'incolto, il ricco quanto il jiovero, il
giovane come l'adulto. Ancor oggi esso resta uno dei libri maggiormente
diffusi nei paesi anglosassoni e (^specie nelle campagne) è forse l'opera
maggiormente letta dopo la Bibbia.
Tra le moltissime opere minori del Bunyan ricordiamo ancora sol-
tanto The Life and Death of Mr. Badrnan (1G80), che è uno studio rea-
listico nel quale albeggiano già timidamente i caratteri del romanzo mo
derno, e The Uoly War (1G82), altra allegoria religiosa assai notevole,
sebbene oscurata dal capolavoro, del quale non ha l'unità essenziale, né
la forza icastica.
Sir Thomas Browne (1G05-S2), di professione medico, è scrittore
personale e interessante per quello strano miscuglio di medievalismo e
di scienza moderna caratteristico del secolo XVll. Il suo inglese, ricco
di elementi latini, e lo stile artisticamente rifinito, limpido e cadenzato,
lo rendono uno dei prosatori più celebrati del tempo.
Nel suo capolavoro Rcligio Medici (circa 1635) egli dimostra la con
ciliabilità della fede con la scienza, che già rendeva scettici gli spiriti,
e considera la natura come uu campo di straordinaria rivelazione. Nei
libro sono peraltro trattate molte e differenti questioni, tra cui ad esem
pio quella della stregoneria, alla quale, sombra impossibile, l'autore cre-
deva al punto da far condannare alla pena di morte alcune donne sospet
te di relazioni col demonio, allorché gli accadde di essere incluso in una
commissione giudicatrice.
Del Browne si ricordano pur(: la J*8cudodo.TÌa Fjìidcmica, (KUGj,
confutazione di molti errori popolari e indagine su verità e concetti allo-
ra comunemente accettati, ove l'autore, pur tradendo di continuo il se
centismo della sui cultura, si dimostra discepolo di Bacone e come lui
sostiene che solo l'esperimento diretto può condurre al possesso della ve-
rità; e Eydriotaphia, or JJrn Burial (1858), trattato sulle urne sepolcrali
— 105 —
(^coperte di recente nel Norfolk), divagazioni erudite e riflessioni sui
misteri dell' universo, in cui la sua prosa poetica acquista particoiart-
bellezza e intensità fantastica.
Il filosofo Thomas Hobbks (1588-1679), segretario e amico di Baco
ne, del cui empirismo fu uno dei sistematori, sostiene nelle sue opere —
alcune delle quali composte originariamente in latino, altre in un ingles*^
sobrio, robusto e preciso, che lo fa uno dei pionieri della prosa moderna
— che le idee aventi origine nella mente dell'uomo sono prodotte da sen-
sazioni esterne, che non esistono idee innate e che runico mezzo per
giungere allat verità è di affidarsi alle prove fornite dai sensi.
Nel suo capolavoro il Leviathan (1651), afferma il principio di un
governo assoluto dello Stato (più che il potere personale del re), allo
scopo di controllare e frenare gli appetiti degli uomini, per loro natura
egoisti e ipocriti.
Degni di speciale menzione sono pure il vescovo Jeremy Tayi^ok
(1613-67), uno dei più eloquenti predicatori della Chiesa anglicana, di
cui ricordiamo The Rule and Ewercises of Holy Living (1650) e The Rule
and Exercises of Holy Dying (1651); Izaac Waltion (1593-1683), autore
d'importanti biografie (Donne, Hooker, Herbert) e del manuale The
Compleat Angler (Il perfetto pescatore con l'amo, 1653), che contiene
un quadro sereno e delicato dell'Inghilterra rurale del tempo; e Richaeid
Baxter (1615-91), la cui opera principale The Saintu' Everìasting Resi
(1649-50) è un modello di prosa semplice ed efficace.
— 106
IX
I^ RESTAURAZIONE
Le leggi promulgate dagli uomini della Commouwealth per combat-
tere la licenziosità dei costumi erano state troppo severe e intransigen-
ti perchè, al capovolgersi della situazione politica, non si determinasse
una violenta reazione.
lasciando pur da parte la chiusura dei teatri — che gli spettacoli
teatrali intorno al 1040 erano effettivamente immorali — troppi ingenui
piaceri, troppi svaghi innocenti, erano stati proibiti e il malumore deJ
la popolazione per questo stato di cose fu certo un elemento di primaria
importanza negli eventi che determinarono il ritorno della monarchia.
Dal canto suo il nuovo sovrano, uomo avveduto e ambizioso, si
rese perfettamente conto che la nazione stanca dei lutti, dell'incertezza,
dell'austerità, aveva bisogno di sfogo, di distensione, di vita tranquilla
pei commerci, e allentò le redini di ogni controllo statale, dando per
primo, nella sua gaudentissima corte, esempio di corruzione e di licen-
ziosità estreme.
Si attraversò così un periodo di sfrenatezza che si protrasse come
un lungo e morboso delirio, pur restando fenomeno limitato massima-
mente aUa capitale e in particolare agli strati sociali più vicini a corte,
lino al momento in cui riemersero gradualmente negli animi i valori
morali più sani, couducendo a quella rivoluzione del 1G88 che, quasi in-
cruentemente, abbattè la incancrenita e dispotica monarchia di Gia-
como II.
Ma facendo astrazione da questo clima pagano e licenzioso, che si
riflette soprattutto nel teatro, col 16G0 nuovi valori cominciano ad ope-
rare in modo decisivo sul mondo inglese, per cui la data della Restau-
razione di Carlo II segna l'inizio di un'era nuova, il trapasso dal Rina
iscimento all'epoca moderna nell ordine morale e letterario, trapasso che
verrà completato nell'ordine politico dalla rivoluzione del 1G88.
Naturalmente un cambiamento di così vasta portata non fu istan-
— 107 —
taneo. I^ grande fioritura letteraria elisabettiana aveva corrisposto a
un periodo d'esuberante vitalità, di sete d'avventure e di conquiste,
d'entusiasmo e d'ardore passionale e spirituale. Al suo progressivo
esaurirsi — di cui abbiamo osservato i primi sintomi nella poesia meta-
tìsica, ove il pensiero si fa più esigente e tormentoso e la fantasia s'in
tellettualizza complicandosi ed esasperandosi — segue negli scrittori
e nella parte pensante della nazione un senso d'abbattimento, di delu-
sione, una tendenza alla critica e allo scetticismo, i quali si accrescono
man mano che il sogno di una repubblica fondata sulla legge divina,
mistica e sociale a un tempo, si dimostra utopistico e irrealizzabile.
La diffidenza d'ogni fede e d'ogni entusiasmo, il desiderio d'ordine,
d'equilibrio e di misura, la ricerca del razionale, divengono le caratte-
ristiche dei tempi nuovi. Sulle rovine della repubblica si forma una so-
cietà senza illusioni in cui l'utilità è il movente delle azioni indivi-
duali.
In letteratura alla fase creativa subentra la fase critica, la prosa
prevale sulla poesia, l'influsso italiano viene definitivamente sostituito
da quello francese.
Durante l'esilio la famiglia reale e gran parte del seguito — nel
quale si trovavano numerosi scrittori — erano vissuti sul continente,
specie in Francia, venendo così a contatto con la produzione lettera-
ria d'oltre Manica. Ciò spiega come, dopo il ritorno degli Stuarts sul
trono d'Inghilterra, l'influenza francese divenga tanto grande a corte
e come da corte dilaghi poi nella vita o n<-llo lettere del paese. Questa
influenza si esercita principalmente in tre modi : primo, facendo sor-
gere negli autori un sentimento sociale che li spinge gradatamente a
cercare vincoli più stretti d'interesse col pubblico, di modo ch'essi si
pongono a scrivere ciò ch'è più accetto alla società del tempo; secondo,
sviluppando la tendenza già esistente verso il razionalismo che conduce
a una virtuale rivolta contro tutto ciò che appare vago e fantastico:
terzo, raffinando e potenziando lo spirito critico, conseguenza naturale
dei fattori suesposti.
L'ideale sociale dell'epoca favorisce fortemente lo sviluppo della
prosa. Scrittori e predicatori per interessare la società sono obbligati
ad adottare uno stile limpido e chiaro. La loro prosa mostra infatti
maggiore semplicità, sia nella lingua, che nello stile, di quella del pe-
riodo precedente. Le possibilità dell'inglese non ancora sperimentate in
composizioni di carattere personale e sociale, come le lettere e i diari,
vengono per la prima volta riconosciute e sviluppate.
Anche in poesia si tende a disciplinare il prorompere dell'ispira-
zione e il libero sfogo della fantasia, che s'erano sbizzarriti nel periodo
elisabettiano, con la ricerca d'una musicalità più cadenzata e rego-
— 108 —
lare, in cui l'eco delle rime vicine, a-ggiimto alla brevità concettosji e
alla chiarezza dello stile, rinforzi il senso dell'ordine e crei un'arte più
consapevole che ha la tecnica tra i suoi elementi essenziali. Perciò
Vheroic couplet (distico eroico), messo in voga dal Waller, diviene il
verso d'elezione dell'epoca e domina pei- un secolo intero la poesia
inglese.
La tendenza al razionalismo si risolve, come abbiamo detto, in un
desiderio generale di spazzar via superstizioni e falsi ideali, e, oltre-
passando i limiti puramente letterari, va a dare maggior impulso allo
spirito d'indagine nel campo della scienza e della filosofia che si era
già affermato con Bacone. Sulle orme di questi, la Koyal Society, fon-
data nel 1GG2, allargherà la ricerca scientifica, intesa in senso razio-
nale e moderno, ad ogni ramo dello scibile, non trascurando neppure
il perfezionamento della lingua.
Nel 1687 appare l'opera fondamentale della Newton Philosophicte
\aturali8 Principia Mathematica, in cui si enuncia la legge della gra-
vitazione universale, e nel 1G90 viene pubblicato il famoso saggio del
Locke Aìi Edsai/ concvriiiiig Human Understandhiff (Saggio .sull'intel-
letto umano). Queste opere e numerose altre ci danno la prova dell'im-
portanza ormai raggiunta dal pensiero inglese (1).
Lo spirito critico si manifesta nella letteratura talvolta sotto forma
di veri e propri saggi critici, tal'altra in opere didattiche o satiriche;
e la satira sarà appunto, come vedremo, una dell'espressioni letterarie
più tipiche dell'epoca.
JOHN DItyDEN.
Una relativa povertà di temi umani e di capacità emotiva accom-
pagnata, per contro, da singolare lucidità di pensiero e da spiccata
tendenza al raziocinio e aUa critica — che si esprimono in forma ro-
busta e sonora nelle opere di poesia e in uno stile chiaro, efficace e
diretto nelle opere di prosa — contraddistiuguono la personalità di
Dryden, il più importante scrittore della Restaurazione.
John Dryden (1631-1700) nacque in un villaggio del Northampton-
shire da ricca famiglia di agricoltori, devota alla causa puritana. Com-
pì studi accurati nella famosa scuola di Westminster e quindi all'Uni-
versità di Cambridge, acquistando solida e vasta cultura classica. De
ciso a seguire la carriera delle lettere si stabilì, intorno al 1657, a Ix)n
dra, dove rimase per il resto della vita.
(1) Il razionalismo iugleso sarà destinato a sua volta ad influenzare la lei
terafura francese del secolo successivo, con le opere dello Hume, dello Smith, eoe
— 109
Egli compendia in sé le tendenze letterarie dell'epoca, non solo per
che la sua musa, eminentemente occasionale, s'ispira agli avvenimenti
e tien conto del gusto e del mutare delle passioni politiche e religiose
del tempo, ma anche perchè coltiva la quasi totalità dei generi lette-
rari allora in uso, riuscendo in tutti a superare, salvo qualche eccezio-
ne, gli scrittori contemporanei.
Tra i suoi primi lavori ricordiamo le Heroick Utanzas (Strofe eroi-
che, 1658), quartine composte in morte di Oromwell, che lo dimostrano
ligio al dittatore puritano e buon discepolo dei poeti metafisici.
Il ristabilirsi del regime monarchico lo trova tuttavia già schierato
dalla parte dei realisti. In Astraea Redux (1660), dove usa ormai con
grande maestria e precisione il distico decasillabico, pur conservando
la maniera dei metafisici nella ricercatezza delle immagini e nei concet-
ti stravaganti, il Dryden è tra i primi a celebrare il ritorno di Carlo II.
Ben accolto a corte, sposa nel 1663 una nobile dama, Lady Elizabeth
Howard, e xiieomincia ad occuparsi di teatro.
Ispirato da avvenimenti contemporanei è pure V Annua Mirdbilis
(1667), poema narrativo in cui descrive il grande incendio che devastò
Londra nel 1666 e alcuni episodi fortunati della sfortunata guerra con-
tro d'Ulauda. Composto di quartine a rima alternata, pur peccando an-
cora qua e là di concettismo, è la prima opera veramente importante
dell'autore.
Segue un periodo di circa quindici anni nel quale il Dryden si de-
dica al teatro, di cui parleremo più avanti. Durante questo periodo la
sua fama aumenta e si consolida sempre più ed egli ottiene onori, gua-
dagni e riconoscimenti ufficiali. Nel 1670 viene nominato poeta laureato
e storiografo del re.
Quando riprenderà la sua attività di scrittore non drammatico sa-
rà come poeta satirico, didattico e più tardi lirico e userà ormai defi-
nitivamente Vheroic couplet, il metro già adoperato dal Chaucer e dal
Dryden portato ad una dignità artistica senza precedenti, nel quale
adagerà le sue gravi sentenze e le sue osservazioni mordaci, facendoni^
l'arma della logica e della satira.
Quest'arma egli pone al servizio degli Stuarts. Nel 1681 appare
la prima parte di Absalom and Achitophel, che s'ispira agli avvenimen-
ti storici del tempo e rimane ancor oggi la più grande satira politica
deUa letteratura inglese. Essa tratta in forma allegorica del tentativo
del partito Whig (1), guidato dal conte di Shaftesbury (Achitophel), di
(1) Nella seconda metà del secolo XVII fii dato 11 nome di Whips a coloro
che propugnavano una limitazione dei diritti e delle prerogative della corona e di
Tories a coloro che di questi diritti e prerogative erano i zelanti difensori, sia
nel campo religioso che in quello politico. Le due voci acquistarono un significato
— Ilo —
Tav. XIII
'JKx^ U HÌ-
C;K'ciiit:i ili Adamo ed l''va dal l'aradiso ti'iTcs
libro XII di'l i'iitiiiììsv l.dsl (da una cdi/ixiic
Scttcì -filini.
Illusi ra/.iniic ]icr il
lese dcjili iiii/.i ih'l
T\v. XIV
John Drvdeii.
Alexander l'ope.
Jonathan Swìft.
Daniel Defoe.
escludere il fratello di Carlo II dalla successioue al trono d'iughilter-
ra perchè cattolico, ponendo in sua vece il duca di Monmouth (Absalom),
tiglio naturale del re.
Il rilascio di Shaftesburv e le conseguenti manifestazioni di giubilo
ilei Whiffs (elle coniarono una niedajilia comniemurativai, danno lo H])unt(>
al poeta per un'altra satira, pure assai pregevole. The Medall, pubbli-
cata l'anno seguente. Una risposta ad essa, attribuita al drammaturgo
Thomas Shadwell, dà modo al Dryden di compori'e con MacFlecknof
11682) un nuovo piccolo capolavoro satirico. Non contento di ciò, quan-
do in quello stesso anno uscì la seconda parte di Absalom and
Achitophel, scritta da Nahum Tate, Dryden vi inserì duecento versi
nei quali l'incauto Shadwell viene fustigato un'altra volta senza pietà.
Frattanto le dispute politiche andavano trasformandosi sempre più
in dispute religiose. In Rcligio Laici (1G82), forse l'opera più spon-
tanea e personale dello scrittore, questi (che non si era accorto della
tendenza al cattolicesimo di Carlo II, del resto abilmente dissimulata)
difende la religione anglicana come modello di moderazione, in quanto
si discosta sia dal fanatismo dei cattolici che da quello dei dissidenti.
La sua reputazione in questo periodo, non appare neanche scossa
da quella che sembrò una servile abiura alla fede anglicana, allorché
nel 1085 all'ascesa al trono di Giacomo II, egli passò al cattolicesimo
e compose il poema The Hind and the Panther (1687), in tre parti, in
cui la Chiesa cattolica è rappresentata come una pura e innocente cer-
liiatta esposta alla ferocia di una st^vaggia pantera (La Chiesa angli-
cana), bella ma maculata.
Ma il Dryden si riabilitò come uomo e come cittadino, quando in
seguito alla Rivoluzione del 1688, salito al trono Guglielmo d'Orange,
si rifiutò di riconoscerne l'autorità. Quest'ultimo periodo è certo il più
doloroso e il più agitato della vita del poeta, già vecchio, in cui egli
perde cariche e beni e deve contare per vivere soltanto sui proventi
del suo lavoro letterario.
Notevole in questo periodo la sua attività di traduttore che donò
alle lettere ingle.si, oltre a versioni varie dai classici, la tra;<luzi()ne coim-
pleta delle opere di Persio, di Giovenale e di Virgilio. La versione del-
V Eneide, quantunque molto libera, è considera tra le più felici. Nelle
Fabics, Aiicicnt and Modem (1699), una delle poche opere dell'autore
rimaste a lungo popolari, ci dà una riuscita parafrasi i)oetica di racconti
tratti da Ovidio. P.occaceio e Chaucer.
ancor più vasto nel Settecento venendo a corrispondere risiHittivamente ai termini
lAberals (Whigsi e Conservatives (Torie-s) che .'subentrarono alle prime, senza
ulteriore mutamento di siffnitìcato, verso la metà dellMìttooento.
— Ili —
Breve ninna della lett^raturn inglese.
Copiosissima, e importante al punto da meritargli il primo posto tra
gl'iniziatori della prosa inglese moderna è la sua produzione di saggi
critici, molti dei quali appaiono sotto forma di prefazioni ai lavori tea-
trali. Meritano speciale menzione Ari lassai/ of Dramatick Poesie (1688),
scritto con grande acume e vivacità di stile, e la bellissima ])iefazione
alle Fables.
Come poeta lirico il Dryden non fu sempre ispirato, peccando spes-
so di retorica, cioè di quello che sarà il più marcato difetto dei poeti
del secolo successivo. Ebbe però sviluppatissimo il senso del ritmo e
seppe modulare con arte sovrana l'heroic couplet. Di questa parte della
sua produzione sarà sufficiente ricordare : Bt'itannia Rediviva, scritta
in occasione della nascita del principe ereditario; On the Death of
Mr. Henri/ Purcell, elogio funebre del più famoso musicista inglese del
Seicento; To the Pious Mcmorj/ of the Accomplisht Young Lady, Mrs.
Anne Killigrew, in morte di una giovane poetessa; e Alexander's Feast,
in onore di Santa Cecilia : essendo queste due ultime odi rispettivamen-
te la migliore e la più nota delle sue liriche.
LA RINAISCITA DEL TEATRO CON LE « TRAGEDIE EROICHE ».
Il dramma inglese, proscritto dal teatro, continuò ad avere dei let-
tori e sopravvisse circolando tra il pubblico principalmente con la se-
conda edizione dell'in-folio di Shakespeare (1632) e delle opere di Ben
Jonson (1640) e con la prima dei drammi di Beaumont e Fletcher (1647).
Alla Restaurazione, il teatro fu tra le manifestazioni letterarie
quella che subì per prima l'influsso d'oltre Manica, né questo meravi-
glierà se si pensi che l'arte teatrale era a quei tempi in gran voga nelle
corti e che — come abbiamo già detto — i circoli reali inglesi si erano
molto francesizzati nei loro gusti durante il forzato esilio.
Tuttavia il dramma inglese trarrà ispirazione più che dalle grandi
opere di Corneille e di Bacine, alquanto più tarde, dal teatro, artistica-
mente di valore secondario, di Alexandre Hardy, la cui opera principale
Mnrianne trionfò a lungo sulle scene, dalla commedia « di cappa e spa-
da » e soprattutto dai romanzi francesi e spagnoli (quest'ultimi di so-
lito attraverso le imitazioni francesi). Saranno appunto questi roman-
zi (1) — d'una sentimentalità raffinata fino al ridicolo, dove gli uomini
e le passioni hanno statura e dimensioni eroiche e sovrumane — a dare
la materia al teatro tragico inglese.
Tra gli scrittori che contribuirono con le loro opere al prevalere
(1) Di La Calprènecìe, di Madeleine de Scudéry, della contessa di La Fayette.
ecc. (che avevano avuto il loro prototipo nelVAsfrée di Honoré d'Urfé).
— 112 —
di questa tendenza ricorderemo Sir William D'Aviùnam' (1606-G8), auto-
re di un poema epico romanzesco Gondibert (1651), in quartine, che in-
fluirà, particolarmente per la forma metrica, sulle opere giovanili del
Dryden. Il D'Aveuaut, prim'ancora del ritorno al trono degli Stuarts.
era riuscito nel 1056 a ottenere dal governo puritano il permesso di
aprire al pubblico « an allegorica! entertainment by declamation and
music after the manner of the ancients » (1).
Il primo lavoro considerevole di questa serie di spettacoli che prelu-
diano alla riapertura dei teatri, immediatamente concessa da Carlo II,
fu T/ìc »S'jV'r/e of Rhodes (IGofi) del D'Avenant stesso. Questo dramma è
importante non tanto per i suoi pur notevoli meriti artistici quanto pei-
il posto che occupa nel quadro dello sviluppo storico ed estetico del
teatro inglese.
In esso infatti, oltre al riaffiorare di quei valori elisabettiani che più
sembrano connessi a certi aspetti del temperamento anglosassone (ardo-
re lirico e sincero, giovanile trasporto per l'avventuroso, il romanze-
sco, ecc.) si nota il primo albeggiare del Corneille e della sua elevata
concezione dell'amore e delle virtù umane ed una spiccata tendenza al
tono melodrammatico (2).
Per queste sue caratteristiche The Siege of Rhodes (S) può conside-
rarsi il primo modello dell'opera musicale inglese e, quel che più im-
porta, seuibra contenere in germe il mondo spirituale delle « tragedie
eroiche » che — come vedremo tra breve — costituiscono una delle mag-
giori glorie teatrali del Dryden.
Qualche anno dopo la Restaurazione i teatri, con la loro continua
richiesta di lavori nuovi, rappresentavano una vera risorsa per i lette-
rati oltre che un facile mezzo di affermazione e di gloria. Il Dryden,
che aveva debuttato come poeta e come prosatore, si dedicò anch'egli
assai presto alle scene, stipulando una serie di contratti con vari im-
presari.
Esordì con alcune commedie, scritte in tutto o in parte in prosa,
nelle quali imita Fletcher e la commedia d'intrigo spagnola. Ma il Dry-
den non era nato commediografo — com'egli stesso ammise, ricono-
scendo in seguito la superiorità del Congreve — e nessuna delle sue
commedie è rimasta viva. Tra le più notevoli ricordiamo The Rivai
(1) Spettacolo allegorico misto di declamazione e di musica alla maniera
degli anticlii.
(2) Il melodramma, nato in Italia dal dramma pastorale del Rinuccini, rap-
pre.sentò la prima fase dell'opera lirica. Passato in Francia al tempo del cardinale
Mazzarino, di là si estese all'Inghilterra quasi nella stessa epoca.
(.'j) Col dramma del D'Avenant, riveduto e rappresentato con sfarzo nel
1662, l'arte scenica compì un gran passo avanti. Inoltre, in esso appaiono per
la prima volta (salvo qualche eccezione prece<lente) delle attrici sulle scene inglesi.
— IL? —
Ladies (ItJWi, »S'/r Martia Mar-All (IGOT), Huirtayc-à-la-Mode (l()72i,
che ebbe grande successo, e la più tarda Amphitri/on (1G91)).
Il poeta invece riuscì ad eccellere facilmente sugli altri scrittori con-
temporanei nelle « tragedie eroiche », magniloquenti, spiranti un alto
clima ideale — apoteosi esteriore, spettacolare e coreografica dell'Amo-
re romantico — che attrassero quel pubblico corrotto e cinico con la
grandiosità, scenografica degli elfetti, trasportandolo in un mondo di
fantasia e di sogno al quale non si chiedeva uè verità né verosimiglianza.
A rappresentare questo mondo enfatico e pomposo ben s'adattava l'uso
del coturnato e sonoro distico eroico drydeniano.
iSe è vero che la maggior parte di questa produzione, in cui è palese
l'assecondamento del poeta al gusto poco puritano del pubblico che fre-
quentava allora i teatri, fu più tardi rinnegata dallo scrittore stesso,
prim'ancora di subire l'inesorabile critica del tempo, non è men vero che
in alcune tragedie l'estro del poeta s'aifermò in modo più duraturo. In
esso troviamo quell'elemento genuino di entusiasmo per l'eroico e per
l'ideale che appare quasi il retaggio delle genti anglosassoni e riesce a
«lare calore e vita alle scene e ai dialoghi improntati a quella compo-
stezza un po' fredda e talora retorica che esigevano i modelli dei classici
francesi del Seicento.
Fin dal 1G04 aveva aiutato il cognato Sir Robert Howard a com-
porre The hidion Queen, una delle primissime tragedie eroiche, il suc-
cesso della quale lo incoraggiò a scriverne il seguito The Indian Em-
peror (10u5), che gli assicurò la fama come scrittore di teatro e stabilì
definitivamente l'affermarsi del nuovo genere.
A questa seguirono Tyrannick Love (1668?) e le due parti di The
Vonquest of Granada (1669-70), lavoro che ebbe un immenso successo
e in realtà in esso si assommano le qualità e i difetti delle tragedie
eroiche.
Ma questo genere era destinato per i suoi eccessi ad esaurirsi rapi-
damente, ingenerando sazietà e stanchezza, come il Dryden stesso com-
prese, soprattutto dopo la riuscita parodia, The Rehearsal (1671), fat-
tane da un gruppo di begl'ingegui con a capo il duca di Buckingham (1).
Nel prologo all'ultima e forse la migliore delle sue tragedie eroiche.
Aureng-Zehe (1676), il poeta confessa di essersi « stancato della rima così
a lungo vagheggiata ».
In hlank verse sono infatti le due ultime tragedie importanti Ali for
Love (1677), in cui riprende con assoluta indipendenza il soggetto del-
V Antony and Cleopatra, e Don Sel)astia7i (1690), scritta parzialmente in
(1) Il Dryden si prenderfi del duca tarda ma sicura rivincita in Ahsalom
and Achitophel, dove questi viene efficacemente satireggiato nel personaggio di
Ziinri.
— 114 —
prosa, nelle quali lo scrittore s'avvicina di più ai modelli elisabettiani e
attenua l'esaltazione eroica in toni più dolci e umani che ci fanno pen-
sare al Metastasio.
Dryden si dedicò al teatro senza avere alcuna speciale inclinazione
per esso e i drammi da lui prodotti, benché attestino la sua coscienza
artistica e il suo talento, non raggiunsero mai l'intensità emotiva dei
precedente teatro elisabettiano. Accanto a quello del Dryden, altri nomi
meritano di essere menzionati in questo capitolo.
Thomas Otway (1652-85), attore mancato, drammaturgo e per un
periodo soldato, compose nella sua breve cai-riera. oltre ad alcuni adat-
tamenti da Kacine e Molière, diversi lavori tragici e comici, due dei
quali, le tragedie in versi sciolti The Orphan (1680) e Venice Prescrv'd
(1682), rimasero a lungo meritamente famosi.
The Orphan (L'ortauella) è un dramma domestico, l'argomento del
quale è fornito dalle situazioni, poco verosimili ma fortemente pateti-
che, che si creano intorno alla protagonista, la gentile, trepida e affa-
scinante Monimia, amata da due fratelli, uno dei quali la sposa segreta-
mente e l'altro l'inganna sostituendosi al marito la sera delle nozze.
Venice Prcserv'd (^'enezia salvata), il capolavoro dell'autore, ha
per sfondo storico la congiura spagnola del 1018 contro la Kepubblica
di Venezia, che rotway deriva dal libro dell'abate di SaLnt-Kéal, allora
da poco tradotto in inglese. Ma il personaggio principale, Belvidera, è
interamente immaginato e la tragedia, ben costruita, rappresenta con
grande eloquenza e forza emotiva, il conllitto tra l'amore e il patriot-
tismo e l'amicizia, sviluppando armoniosamente un tema caro al poeta :
l'uomo indotto dalla propria donna al sacrificio di se stesso.
Nathaniel Ljn3 (1653-92), dopo aver prodotto alcnne tragedie eroi-
che, ottenne immediato e durevole successo sulle scene con The Rivai
Queens (l(iTT), dramma in versi sciolti che ha per argomento la fine di
Alessandro Magno. >>on mancano a questo scrittore tirate declamatorie
(li grande eiietto, ma nel complesso la sua produzione difetta delle qua-
lità migliori e risente delle C(mdizioni anormali della sua mente (morì
pazzo).
A parte ogni consldeiazicue di deHai;li() piissiamo concludere di'- il
perdurare sulle scene e la ripresa periodica ;»er oltre un sec<:lo di lavori
Come quelli del I^e o di altri drammaturghi a lui inferiori, come ad
esempio VOroonoko (1G9(>) di Thomas Southei-ne, sono più che altro un
indice della decadenza del teatro tragico inglese.
115
LA COMMEDIA
La vita corrotta e libertina della corte e della società galante della
Kestaurazione, alla quale abbiamo accennato al principio di (juesto capi
tolo, si rillette, più che in ogni altro genere, nella commedia, che rap-
presenta la parte più viva del teatro del tempo.
Tributaria in parte, al pari del dramma e della tragedia, dei mo-
delli spagnoli e francesi, soprattutto del Molière, ci interessa come ri-
produzione — a volte caricaturale e satirica, più spesso cinica e compia-
ciuta — dei costumi dell'ambiente mondano del tempo, coi suoi intri-
ghi, le sue frivole e gaie conversazioni, scintillanti di spirito ma inqui-
nate da un'inverecondia senza nome, dove l'artiticiosità e il realismo si
fondono e si compenetrano con risultati artistici spesso di valore non
(•omuue e di sorprendente modernità.
Trascurando il Dryden, alle cui commedie abbiamo già accennato, e
1 commediografi minori, tra i quali basti nominare Thomas Shadwell,
Sir Charles Sedley, Aphra Behn, John Crowne e Thomas D'Urfey, cin-
que sono gli scrittori di commedie più rappresentativi di questo periodo
e precisamente George Etherege, William Wycherley, John Vanbrugh,
William Congreve e George Farquhar.
Sir George Etherege (163t?-91), diplomatico e cortigiano, riproduce
sulle scene il mondo frivolo, spensierato e senza serietà d intenti in mez-
zo al quale condusse la sua esistenza di rake (libertino) tra i più in vista
del tempo.
La struttura delle sue commedie, risultante da un susseguirsi di sce-
ne più che dallo sviluppo regolare d'un intreccio costruito, ha la sponta-
neità dell'improvvisazione e le situazioni e il dialogo, spiritoso e salace,
hanno spesso l'impronta, malgrado la loro spregiudicatezza, d'esser colti
dal vero.
Così per naturale inclinazione, unita all'esempio di Molière, egli
porta il teatro — che non si era ancora di molto allontanato dalla
'/ comedy of humours » Jousoniana — verso la « comedy of manuers »
(commedia di costumi) che sarà tipica della Restaurazione.
L'ultima delle tre commedie da lui prodotte, l'he Man of Mode (1676),
in prosa, viene generalmente ritenuta il suo capolavoro.
Maggiore introspezione e un'arte più consapevole troviamo in
William Wycherley (1640-1716), favorito di Carlo II e amante della sua
amante, I^dy Cleveland. Nelle sue commedie, dove abbondano le volga-
rità e le sconcezze, egli espone al ridicolo i vizi di quel mondo elegante e
corrotto, di cui sottolinea, gli eccessi con una compiacenza e un cinismo
ohe fauno a volte dubitare della sincerità dei suoi intenti morali.
L'influenza del teatro spagnolo e francese — che talvolta anche
— 116 —
drammaturghi come l'Otway tradiscono, riecheggiando toni e impostan-
do situazioni tipiche della commedia « di cappa e spada » — è nel
Wycheriey così evidente da lasciar scorgere addirittura l'esistenza di
VHi-i e propri calchi da ("alderón de la liarca, ix)pe de Vega e soprattutto
Molière. Malgrado ciò lo sci'ittore ha una i)r()pi'ia personalità, poiché
t'gli trasforma i personaggi mutandone le caratteristiche, complica alla
spagnola gli intrecci più semplici di Alolière e dà alle sue commedie mag-
gior movimento che non abbiano gli originali imitati.
Ciò avviene particolarmente nelle sue due commedie migliori The
Country Wife OiM-)), ispirata daHWcoZe dcs Maris e dall'/t/co/c des
Fcmmcs, e The Plain Dealer (167(j), che ha per fonte principale il Misan-
thrope molièriano.
Sir John Vanbrugu (lG(iM72(j), commediografo e architetto, spre-
giudicato quanto i colleghi maggiori e minori nel dipingere i vizi e la
licenza dei contemi)oranei, sebbene difetti di qualità artistiche, è scrittore
vivace e robusto, dotato di comicità farsesca, chiassosa e bonaria, che
rivela la sua origine lìamminga.
Tra le sue commedie più fortunate ricordiamo The Relapse, or
Virtue in Danger (1G97), che stabilì la sua fama, dove crea con Lord
Foppington una tipica iìgura di bellimbusto e dove troviamo nel perso-
naggio di Amanda — come nota il I^evi (1) — « il primo timido omaggio
i-eso alla castità femminile da uno scrittore della Restaurazione »; e
The Provok'd Wife (IGtJT), considerata il suo capolavoro, in cui i perso-
naggi principali {Sir John Brute, la moglie Lady Brute e la nipote Be-
linda, hanno una certa naturalezza loro x>ropria che li avvicina alla vita
comune assai più che non siano di solito i personaggi del Congreve stesso,
cioè del maggior scrittore di teatro della Kestaurazione.
Dei cinque commediografi suacceuati merita infatti particolare atten-
zione William Congrbve (1G70-1729) di una generazione più giovane di
Etherege e Wycheriey.
Giovanissimo, scrisse una riuscita commedia, lodata dal Dryden, che
gli procurò rinomanza immediata The Old Baehelor (1693). A questa
lece seguito The Doublé Dealer (1093), superiore alla precedente nello
stile, nella caratterizzazione dei personaggi e nella costruzione dell'in-
treccio, che è tuttavia convenzionale. Con Love for Love [UHKì) il Con-
greve ottenne un successo trionfale che consolidò definitivamente la sua
fama. La commedia, il cui dialogo è un continuo brillare di battute di
spirito, mostra l'accresciuta maestria dello scrittore nel dare vitalità e
distinzione ai personaggi e rivela in pieno la sua arte squisita che si eleva
di commedia in commedia avvicinandosi nel contempo alla vita reale.
(1) A. 11. Levi, Storia (iella letteratura inglese, Palermo, Reber, 1901.
— 117 —
Aveva scritto anche una tragedia The Mourning Bride (1697), che se
nulla aggiunge nulla toglie alla sua fama, quando, a])pena trentenne,
disgustato forse per l'insuccesso di The Wa\j of the World (Così va il
mondo, 1700), considerato ora il suo capolavoro e la più l)ella commedia
della Restaurazione, si ritrasse definitivamente dal teatro. ^J\The W'aif
of the World l'intreccio è poco chiaro e l'azione debole, il che giustifica
lo scarso successo sulle scene, ma in essa la « comedy of manners » rag-
giunge il suo più alto grado di perfezione. Pur avendo profuso il suo spi-
rito in tutti i personaggi, l'autore ha saputo caratterizzarli con sicu-
rezza e far trionfare in mezzo ad essi l'incantevole figura della protago-
nista, Millamant, in cui l'artificialità della più alta civetteria si fonde
con la tenerezza di un cuore femminile.
Con William Congreve la commedia inglese acquista maggiore di-
gnità d'arte; e ciò non perchè lo scrittore si astenga dal metterci innanzi
a scene scabrose, a uomini corrotti e ad allegre signore, ma perchè il
linguaggio dei suoi personaggi per quanto spregiudicato non è mai scur-
i-ile ed egli sa evitare il grottesco e ritrarre l'immoralità con tanta argu-
zia e misura da risultare molto più efficace dei suoi colleghi senza freni
né scrupoli. La prosa delle sue commedie è limpida, precisa e naturai
mente elegante e armoniosa.
L'irlandese GtX)UGE Fauquhar (1078-1707), l'ultimo e il più giovane
degli scrittori di teatro del periodo, preannunzia nelle sue commedie per
certi sviluppi sentimentali il romanzo settecentesco e costituisce il lega
me col teatro più moderno di Goldsmith e Sheridau.
Nei suoi lavori teatrali — che mostrano un costante progr«jss:>, pre-
maturamente troncato dalla morte — risulta chiara la personalità dello
scrittore, ricco di spirito vitale, di allegro e sano ottimismo, ma anch'-
ili faciloneria, per la quale trascura la forma, saccheggia altri coniinc-
diografi e non si perita di usare i più frusti espedienti scenici.
Tra le sue commedie ricordiamo The Recruiting Officer (171)15) e j he
BeaiLX Stratagem (1707), l'ultima e la migliore di tutte, dove sconfinando
dai salotti e ritrovi londinesi, cari al teatro della Restaurazione, ci porta
in mezzo agli intrighi, al gaio trambusto e alle franche risate della lo-
canda e della strada maestra.
Sebbene il suo teatro sia ancora molto libero non vi troviamo più le
oscenità e il compiacimento malsano nella rappresentazione del vizio dei
piedecessori. Ciò è dovuto in parte ai tempi e ai gusti che andavano mu-
tando coir affermarsi progressivo della non corrotta classe media bor
ghese.
Fin dal 16ì>8 Jeremy Collier in A Short Vieiv of the 1 mmorality ami
Profaneness of the English Stage, aveva violentemente attaccato con pai*-
zialità e poco discernimento la licenza del teatro, specie di Congreve e
— 118 —
Vanbrugh. L'opuscolo — al quale lisposeio, sebbene poco abilmente, i
due commediografi incriminati — suscitò una vera e propria controver-
sia alla quale parteciparono altri scrittori. Ma il Collier aveva fondamen-
talmente ragione ed egli fu senza dubbio una delle cause, oltre che un
sintomo, del progressivo risanamento morale del teatro.
Questo però deca-dde rapidamente per lasciare il posto al romanzo,
che lo sostituì nella predilezione del pubblico, e, fatta eccezione delb-
commedie di Goldsmith e Sheridan nella seconda metiV del Settecento.
Insognerà attendere circa due secoli per vedere riemergere dalla medio-
crità il dramma inglese, che soffre tutt'ora, come ha messo in rilievo
anche G. B. Shaw. delle restrizioni impostegli daUa censura preventiva
{Iricensing Act del 1737).
LA POESIA iS ATI RICA
La satira, come abbiamo osservato, è una delle caratteristiche sa-
lienti della letteratura della Restaurazione. Essa si esterna soprattutto
nella commedia e nella poesia ed abbiamo visto come la parte più prege
vole delle opere del massimo scrittore del tempo, John Dryden, sia ap-
I)unto costituita, oltre che dai suoi scritti critici, dai suoi poemi sa-
tirici.
Uno dei maggiori esponenti di (juesto genere letterario è Samuei.
liuTLEu (1G12-8U), autore del poema eroicomico Hudibra^, in tre parti
di tre canti ciascuna, pubblicate rispettivamente nel KìfjS, nel lG6i e nel
1G78, il quale, abbandonando la composizione poetica J)reve, diede tra i
primi alla satira le proporzioni, lo sviluppo e l'ampio respiro di ini
poema.
Hudibras è il documento più notevole della reazione contro il regi
me puritano verificatasi al momento della Restaurazione, in esso divam-
pa tutta la collera a lungo soffocata dall'autore durante gli anni della
dittatura di Croni well.
Il poema, in distici ottosillabici, mette m ridicolo il fanatismo ipo
rvìUi e la ]>edanteria scolastica dei presbiteriani, impersonati nel grotte-
sco cavaliere Sir Hudibras, e la ribalderia degli indipendenti, impei-
.sonati nel suo scudiero Ralpho, ispirandosi per il meccanismo generale
e nel nome stesso alla Fairie Qucenv, sebbene l'influsso preminente sia
quello d( i capolavori del Cervantes e di Rabelais.
h' Hudibras ha scarsi i-regi narrativi e poetici e non eccelle neppuje
nella caratterizzazione dei personaggi; la sua validità artistica sta tutta
nell'efficacia satirica, nei motti di spirito, nella burlesca stramberia delle
rime e delle metafore, nell'uso abilissimo dei giochi di parole. Il posto
importante che occupa ancora nella letteratura inglese è dovuto a ra-
gioni storiche più che a motivi estelici, la satira stessa, soffocata da
— 119 —
«lisquisizioui teologiche o comunque da elementi troppo contingenti,
avendo perduto pel lettore moderno gran parte del suo interesse.
Alla satira dell'ii^ocrisia puritana del JJutler si contrappone quella
della licenziosità dei tempi nuovi del Marvell, anch'essa troppo legata al
momento storico e alle persone per avere valore permanente. Altro ro-
busto scrittore satirico è John oldham (lG5,'i-83), giovane ardeute e ri-
voluzionario, morto anzitempo. Di lui ricordiamo le quattro ISatyrs upon
Uie Jvsuits (►Satire contro i Gesuiti, 1G81) e la ISattjr address d Lo a
FHend that is about to leave the University^ la sua cosa migliore.
Una forte vena satirica — unita alla galanteria, alla massima lu-
bricità e al cinismo — troviamo pure nei poeti cortigiani. Tra questi
basti nominare Charles Sackville, conte di Dorset (lG.i8-1706), un tem
pò famoso; iSir Charles iSEDi.iin' (1G39-1701), citato anche tra i comme-
diograii; e John Wilmot^, conte di Rochester (1G47-80), il più scapestrato
libertino e il miglior poeta del gruppo.
LA FKOISA
Nel capitolo precedente si è accennato ai nomi e alle opere dei mag-
giori prosatori dei iSeicento. Consideriamo qui brevemente quegli autori
che si distinsero particolarmente nei generi lìuovi, come i diari, e i saggi
che, pur non essendo un genere nuovo in Inghilterra, presero, al tempo
della Restaurazione, uno sviluppo ben maggiore che in passato.
Tra gii autori di diari celebri sono da ricordare John Evelyn e
Samuel ì-eijjs.
John Evelyn (lOliO-lTOG), Fellow della Koyal Society e poligrafo
dotto, è ora rinomato esclusivamente per il suo diario che si escenue dal
1(>41 fino alla morte dell'autore. Queste pagine largamente autobiografi-
che, scritte in una prosa poco brillante, hanno il pregio di darci noti-
zie copiose, attendibili e varie della vita e degli avvenunenti accaduti
durante la seconda metà, del secolo XVll.
Di gran lunga superiore dal punto di vista dell'arte è il diario di
Samuel Pepys (1033-1 i 03), segretario dell'Ammiragliato, che tenne du-
rante i primi nove anni della Kestaurazione (IGóO-y) delle note steno-
grafiche (decifrate soltanto nel 1825) degli avvenimenti della sua vita e
del tempo, così come si svolgevano giorno pei' giorno.
Privo d'intenti letterari ma scrittore nato, il Pepys ci dà nel suo
diario una delle rappresentazioni più vivide della società della Restau-
razione, vista da un uomo di mondo delia classe media, onesto impiegato
e patriota, amante dei piaceri, della musica e del teatro, che narra
di se, della famiglia, delle proprie relazioni e amicizie, degli avveni-
— 120 —
menti, dei gusti e pregiudizi del tempo, cou uua schiettezza seuza pre-
cedenti, tale da renderlo simpatico persino nei suoi difetti.
I diari di Evelyn e di Pepys conferiscono al nuovo genere valore e
dignità d'arte.
In questo periodo l'empirismo inglese riceve per merito di John
1>x:kh (1G32-1704:) la sua formulazione jùù completa e organica. NeUe
sue opere, scritte in una prosa lucida ma priva di qualità artistiche,
vediamo trionfare col buon senso e la rettitudine, l'amore per la libertà
f» la tolleranza, quello spirito di compromesso tra il concreto e l'astrat-
to che è uno degli elementi più costanti e caratteristici della mentalità
inglese. Il lavoro fondamentale An l-hsay concerning Human Under-
standing (1G90), da noi già citato, esercitò, in Inghilterra e nel conti-
nente, una profonda influenza sul pensiero filosofico di tutto il Sette-
cento.
Tra 1 saggisti sono degni di particolare menzione George Savilb,
marchese di Halifax (1033-95), al quale dobbiamo, tra l'altro, The
characier of a Trimmer (1088), scritto in lode della virtù; e il diploma-
tico Sir William Temple (1G28-99), autore di molti saggi d'argomento
vario raccolti nel volume Miscellanea, in tre parti. Anche le sue lettere,
ricavate dalla ricchissima corrispondenza privata, furono pubblicate,
^jualche anno dopo la sua morte, come modelli di prosa eccellente.
— li:i —
X
L'ETÀ CLASSICA
Il secolo XVII, cou l'avvento della dinastia degli Stuarts, col
irionfo del movimeuto puritano e la successiva Restaurazif»ne monai--
chica, aveva rai)preseiitato la fase finale e più drammatica di quella lotta
per l'affermazione dei principi di libertà politica che la nazione inglese
aveva iniziata contro l'assolutismo regio fin dai giorni lontani di re
(jiovanni, e che, salvo poche parentesi (come quella del regno di Elisa-
betta in cui l'assolutismo aveva costituito la premessa indispensabile
])er lo sviluppo della grandezza nazionale, tanto sentita del resto dal
|)opolo inglese), era stata causa di discordie e sciagure per il ]jaese.
Con la Rivoluzione del 1G88 una nuova età s'inizia invece per l'In-
ghilterra. Il riconoscimento del « Bill of Rights » (1689) da parte di Gu-
glielmo e Maria d'Oranges rappresenta infatti la fine della lotta tra re
M popolo, poiché nel nuovo documento politico vengono riaffermati i
principi dell'antica « Magna Charta » (1215) e la nazione, organizzatasi
solidamente, si pone sulla via elie la condurrà allo sviluppo delle proju-ie
istituzioni e alla ricerca di un equilibrio tra le classi e i partiti politici.
Alle rivoluzioni sanguinose, alle improvvise rivolte ed alle repres-
sioni violente subentrano dunque i meno cruenti conflitti e le lunghe
.schermaglie tra i partiti che rappresentano gl'interessi contrastanti delle
classi, ma nei quali militano sovente individui solleciti soltanto delle
proprie ambizioni personali e della propria carriera. Si pongono così in
primo piano le lotte tra « Whigs » e « Tories », dei quali partiti e delle
rispettive posizioni e programmi ab1>iano fatto cenno nel capitolo pre-
cedente.
D'altra parte il vasto movimento filosofico che segua il trionfo della
ragione sul dogmatismo e sull'arbitrio e va sotto il nome d^illumini-
smo (1), mentre da un lato entra come componente ideale nel processo
(1) A voler considerare la geuesi dell' il luminismo bisognerebbe riportarsi ìil
llinascjmento italiano, i>eriodo nel (luale l'attività umanistica, considerata nel seii-
— 123 —
di stabilizzazione politica della nazione inglese e nella conquistata li-
bertà di pensiero e di fede religiosa, dall'altro costituisce Io spirito in-
formatore della letteratura del secolo XVIII, che è appunto il mezza
principale di divulgazione e di affermazione della nuova mentalità..
Questa mentalità che pone la ragione al disopra della fantasia, che
subordina l'estro e il sentimento all'osservazione critica e alla logica
comincia a manifestarsi — come s'è visto — negli scrittori della Restau-
razione, ma è in essi ancora solo una tendenza, anche se di grande
importanza.
Con gli scrittori dell'età classica (1) il nuovo atteggiamento verso il
mondo e la vita sembra invece entrare in uno stadio di maturazione :
lo spirito critico si perfeziona e accuisce, il giudizio si fa in generale
più agile, serrato e indipendente, mentre la vita sociale, non regolata
lin qui dai principi del libero raziocinio, diventa oggetto di particolare
attenzione e studio.
so più lato della parola, opera il risveglio dello spirito critico e del ragionamento.
Tuttavia l'origine di quel movimento, che nello spazio di due secoli manda
iu completa rovina il pesante edificio della scolastica medievale, va ricercata,
forse con maggiore approssimazione, nelle posizioni filosofiche assunte da Gali-
leo e da Bacone.
L'eredità di questi due antesignani viene raccolta in Francia dal Descartes
(padre del nuovo metodo scientifico) mentre a distanza di pochi decenni dalla
morte di quest'ultimo, il Lc^inniz, il Newton ed altri contribuiscono validamente
all'affennarsi della scienza positivista. Particolare importanza nello sviluppo della
filosofia moderna ha pure il Locke che in An Essai/ concerning Human
Under standing (Saggio sull'intelletto umano), respinge il concetto cartesiano delle
«idee innate » e prepara la strada al razionalismo puro degli enciclopedisti fran-
cesi (Voltaire, d'Alembert, Diderot), i quali sono appunto gli epigoni dì quel-
i'illuminismo, che, suprema espressione di un secolare travaglio, oltre a conso-
lidare le premesse della moderna scienza positivista, diviene lo spirito informatore
della vita sociale, politica e letteraria dell'Europa del Settecento.
(1) La denominazione di «età classica » sta a indicare non tanto i rapporti
tra la letteratura del Settecento inglese e quella dell'antichità classica, quanto la
deliberata tendenza degli scrittori di questo periodo ad attenersi ai modelli delle
letterature di ogni paese ed ogni tempo divenuti classici, cioè degni dì servire
come esempi di perfezione.
Altre denominazioni sono tuttavia usate per il periodo in questione, come
« ilhmiinìsmo », « periodo augusteo », ecc. Quest'ultimo termine deriva da un'ana-
logia che si è voluto stabilire tra la letteratura inglese della prima parte del
secolo XVIII e la letteratura latina dell'epoca di Augusto. I tempi di Tope e
di Swift, propizi agli scrittori, segnano infatti per le lettere inglesi un perfezio-
namento della lingna e dello stile paragonabile a quello raggiunto dalle lettere la-
tine nel secolo di Virgilio e di Orazio.
— 124 —
Da questo complesso di fenomeni, come dall'aumentata intensità
dei rapporti sociali e intellettuali e dai proorediti bisogni culturali della
borghesia e del popolo, potremo comprendere il sorgere e l'alfermarsi
rapidissimo del giornalismo ch'è un merito innegabile del Settecento
inglese, mentre portando gli effetti della mentalitiY illuministica sul
piano dei valori estetici potremo facilmente renderci conto dei caratteri
peculiari della prosa e della poesia inglesi di molta parte del secolo.
E naturale che in un periodo in cui ])redomini l'intelletto, il mondo
poetico debba almeno in parte impoverirsi di valori sentimentali e di
forza emotiva e che il pensiero e la forma debbano acquistare per contro
importanza maggiore. Gli autori sono ora preoccupati non tanto di
esprimere in un modo e nell'altro ciò che li ispira, quanto di poetare
con arte, di tornire i periodi, di perfezionare in altre parole i mezzi di
espressione.
Così i già armoniosi e curatissimi « distici eroici » del Dryden
acquistano nel Pope una raffinata perfezione formale. Così la prosa
disadorna e spesso disorganica, anche se robusta, dei geniali prosatori
del Seicento, quali il Donne e il Dunyau, diviene nelle mani di Addison
levigata, chiara e scorrevole.
Il concetto di un'arte fredda e povera di valori emotivi nella sua
suprema eleganza — concetto che è comunemente accettato dai critici
per la letteratura del periodo in questione — • non deve tuttavia essere
preso in senso assoluto : questo ci condurrebbe a valutazioni certamente
ingiuste verso le massime i)ersonalità letterarie del tempo.
L'arte del Pope — è vero — manca generalmente di calore, tuttavia
dubitiamo si possa affermare in coscienza che il poeta di Twickenham
non beneficiò mai di un soffio di sentita poesia. Ix)ntani dal condividere
l'opinione di chi volle accostare il Pope della Elcffi) to the Memory of
fin Unfortuìiate Ladj/ e di Eloisa to Abelard all'immortale poeta di
A iSilina e di La ginestra (1) non crediamo per questo si possa negare
al maggiore poeta del periodo augusteo una vena di umanità che talora
si eclissa e talora si rivela in toni elegiaci e accorati.
Analogamente crediamo che non si possa disconoscere all' Addison
un contenuto ideale ed emotivo, una finalità sostanziale che si rivela
anche attraverso la compostezza dei suoi periodi sobii ed elegantissimi.
Dobbiamo quindi evitare il pericolo delle definizioni troppo catego-
riche e studiarci invece di sottolineare le deviazioni, le contraddizioni
(!) L'accostamento del Pope al Leopai'di trova foi-se qualche giustificazione,
oltre che nel tono mesto e desolato di alcune odi del poeta inglese, anche in
certe analogie tra le due personalità : entrambi 1 poeti furono infatti infelici nel
tìsico e amarono ardentemente e senza speranza.
— 125 —
i le reazioni — spesso timide e celate — alle tendenze e caratteristiche
che palesemente sostengono la produzione letteraria dell'epoca.
Così rintracciando le correnti di sentimento, benché imi^overite dal
clima illuministico e secondarie, degli scrittori augustei e osservando
le loro subitanee accensioni emotive, benché soffocate dal pudore del
sentimento o dal timore di turbare la serena solennità e l'armonia della
torma, potremo meglio comprendere la genesi del romanticismo che, alla
line del secolo, divamperà sulle vestigia dell'età- classica come un tra-
volgente incendio spirituale.
Troveremo inoltre coerente la posizione estetica dei preromantici.
?iè avremo di che stupirci allorché, ai ])rimi decenni del secolo XIX^ i
frutti della perfezione stilistica degli augustei si riveleranno nella loro
piena consistenza in poeti, come al esempio John Keats, che, romantico
e classico ad un tempo, saprà esprimere in forma impeccabile il suo
appassionato culto della bellezza.
Ma se l'epoca del classicismo presenta accanto ad una poesia e ad
ujia prosa ricche di pensiero, magistralmente levigate ma fredde un
certo numero di opere nelle quali vibra sincero nn soffio di passionalità
ìioi non cercheremo solo in quest'ultime i meriti letterari dell'epoca
stessa.
A parte il giornalismo, il Settecento vede infatti la nascita del
ìomanzo, nuova forma che si afferma e si diffonde presso tutti i ceti
sociali con una rapidità straordiuaria, assumendo presto, nella società
borghese e intellettuale moderna, il posto preminente tenuto nel me-
dioevo dalla poesia epica e nel mondo elisabettiano dal teatro.
Né sembra aver grande importanza il fatto che i primi romanzi sono
composizioni piuttosto convenzionali, nate sovente dal pensiero di sod-
disfare i gusti superficiali e le confuse esigenze spirituali di un nuovo
ceto medio in formazione : ciò che ci sembra invece estremamente impoi-
tante è il registrare la comparsa di un nuovo genere letterario che ebbe
effetti veramente imponenti sullo sviluppo sociale e intellettuale dei due
ultimi secoli.
11 romanzo infatti, nato virtualmente dagli epistolari amorosi di
Samuel Richardson, diviene assai presto espressione compiuta dei bi-
sogni e delle aspirazioni delle masse e acquista la forza di uno straor-
dinario mezzo di critica e di ])ropaganda tanto da consentire, verso la
metà del secolo XIX, a scrittori di cuore e d'ingegno elevati, come Carlo
Dickens, di contribuire con le loro opere allattuazione di va>ste e pro-
fonde riforme sociali.
— 126 —
Tav. W
I.a tfilctt.i. Illiisli-;i/,iiiiic (li Aiilìivy lU'iinlslcy iht 'l'hc Ixd/ic of
the Look.
Tav. XYI
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ALEXANDER POPE
La vita del Pope non presenta nessun avvenimento degno di nota;
tuttavia è interessante osservare come essendo vissuto in un'epoca di
mecenatismo e di parziale asservimento delle lettere alla politica, egli
conquistò la sua posizione e la sua fama senza bisogno di protettori o
di attività complementari.
Ai.KXANDicR Porio uacquc a Londra, da genitori cattolici, nel 1688.
Fanciullo precoce, al pari di Dryden e di Milton scrisse assai pi'esto
alcuni saggi poetici tra i quali le Pastorals (Pastorali, 17^0) che segna-
rono l'inizio della sua rapida ascesa. Giovanissimo compose il poema
didattico Essai) on Criticism (Saggio sulla critica, 1711), largamente
ispirato alle teorie contenute nell'Ara poètique del Boileau. Con la pub
blicazione di The Rape of the Lock (11 ricciolo rapito, 1712), in due
canti più tardi ampliati a cinque (1714), la sua fama si affermò definiti-
vamente, mentre le traduzioni di Omero comparse pochi anni dopo gli
fruttarono oltre a onori e riconoscimenti ufficiali una cospicua fortuna.
Abbandonato il soggiorno di landra ove il suo carattere suscetti-
bilissimo e il fisico infelice gli avevano procurato amarezze e delusioni
amorose, si stabilì nel 1719 in una sua villa a Twickenham, sul Tamigi,
e vi trascorse il resto della vita tutto dedito all'attività letteraria e con
il solo conforto dei suoi versi, dei suoi fiori e delle cure della buona e
fedele Martha Blount. Ivi morì nel 1741 all'età di 00 anni.
Le l'astorals sono una serie di egloghe di tipo virgiliano raccolte in
quattro gruppi che portano ciascuno il nome di una delle stagioni. Al
loro apparire l'Inghilterra ne rimase incantata : i versi di cui erano
intessute avevano infatti una finezza e una musicalità superiori persino
a quelle dello stesso Dryden.
Con V Essai/ on Criticism il Pope diede al suo paese quel poema di-
dattico che vari poeti e critici — come il conte di Roscommon, che tra-
dusse l'Ars Poetica di Orazio in « blank verse », John Sheffield ed altri
— avevano tentato di comporre senza raggiungere né la profondità di
l.eusiero né la perfezione formale del massimo poeta augusteo.
The Rape of the Lock è rimasto uno dei più famosi poemi satirici
della letteratura inglese. Lo scrittore, prendendo lo spunto da un pic-
cante fatterello della ci-onaca mondana dei suoi giorni (1) e ispirandosi
dal punto di vista letterario a Le Lutrin di Boileau, ci presenta il mondo
(1) T.ord Tetre innamorato di Miss Arabella Fermor era riuscito a tagliare un
ricciolo dei suoi capelli, suscistando le ire della famiglia della fanciulla. Ne era
sorto uno scandalo e una grossa (|uestione tra le due casate; questione che, a
Muanto sombra, il roi>e cercò di comporre appunto col proprio poema.
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SI - Breve storia della letteratura inglese.
frivolo e galante della società inglese del Settecento- Sfilano così dinanzi
agli occhi abbagliati del lettore, ville sontuose, cocchi dorati, brillanti
salotti, fiumi percorsi da fantastiche imbarcazioni, e su questo sfondo
che ricorda i regni fiabeschi delle iJillc e una notte, si agitano eteree
dame in crinolina, zerbinotti in parrucca, cavalieri galanti con lo spa
dino al fianco e il « lorgnon » pendente sulle giul)be sfarzose, volano
frizzi e s'intrecciano schermaglie di parole e raffinate « causeries ».
The Rape of the Lock è assai più che un gustoso poema eroicomico,
n issai più che una satira. Il Pope, infatti, osserva gli aspetti più fatui
della società del tempo e non esita a porli in ridicolo; tuttavia nella
rappresentazione di questi aspetti sembra spesso soffermarsi compia-
ciuto quasi fosse anch'egli innamorato di quel mondo frivolo, pieno di
finezza e di grazia. La satira qui non è caustica e vi si nota talora una
sottile vena di amarezza e di rimpianto che concorre a dare al poema un
tono tutto suo proprio.
La fama dello scrittore si accrebbe ancor più dopo la prima edizione
delle sue opere, Works (1717), che comprendeva anche l'epistola Eloisa
to Abelard e VElerfif to the Memory of an Unfortunate Lady. In queste
due poesie, malgrado gli evidenti artifizi stilistici, il poeta — condannato
dal fisico deforme ad essere un amatore senza speranza — si mostra, sot-
tile interprete dell'anima tormentata dall'amore, precorrendo, nell'ap-
passionato struggimento dei sensi e nella malinconia del paesaggio de-
scritto, certi aspetti della sensibilità romantica.
Le traduzioni di Omero, (ifAV Iliade (1715-20) e ^e\V Odissea (1725-6 1.
nella quale ultima fu aiutato da altri, sono dal punto di vista stilìstico
tra le cose più pregevoli del Pope e forse di tutta la letteratura inglese,
ma in esse non si trova la foiza e la grandiosa austerità, dell'originale.
Il Pope rende l'atmosfera eroica di Omero in tono minore, impronta le
vicende di Troia e quelle del re d'Itaca al gusto dell'epoca; ne consegue
che Achille perde molto del suo fascino di creatui-a quasi soprannaturale.
Ettor-e molto della sua umanità e fierezza e Penelope ha tremiti nella
voce che diminuiscono la sua fortezza d'animo senza aumentare la nostra
commossa ammirazione.
The Dunciad (1) è una satira violenta e priva di generosità, ispirata
com'è da risentimenti personali, contro la stoltezza in generale e contro
i letterati sciocchi del tempo in particolare, con la quale il Pope si ven-
dica degli attacchi subiti e specialmente delle critiche, del resto meritate.
(1) Il titolo, chp potremmo tradui-re con StoUritU-, diiriva da <' dniicc» ^>. Bttnlfo.
— 128 —
mosse dal Theobald (1) ad una sua edizioue di Shakespeart ^1725). Ai
primi tre libri del poema (1728) seguì uelPedizione definitiva del 1743
un quarto (2) in cui l'attore, drammaturgo e poeta Colley Cibber è so-
stituito al Theobald come eroe e principale capro espiatorio. The Dun-
Ciad, nonostante i passi vigorosi e la magnifica conclusione del libro
quarto, è attualmente tra le opere meno lette dell'autore.
Consigliato dal visconte di Bolingbroke il poeta iniziò nel 1733
quelle Imitations of Horace che sono considerate tra le sue opere mi-
gliori. T'na delle più belle è certamente la Epistle to Dr. Arbuthnot
(1735) (3) nella quale fra i vari passi autobiografici e i brillanti ritratti
satirici, trovano posto le commoventi parole con cui ci descrive la com-
pleta dedizione di tutta la sua vita alla poesia.
Pure per suggerimento del Bolingbroke — - divenuto filosofo dilet-
tante in seguito airinsuccesso delle sue aspirazioni politiche — lo scrit-
tore, già maturo negli anni, rivolse le sue energie poetiche al campo
filosofico prodncendo VhJssai/ on Man 0733 4), in quattro epistole, nel
quale si proponeva di spiegare razionalmente la natura dell'uomo nelle
sue relazioni con l'universo e gli altri esseri viventi, il posto specifico
assegnatogli nello schema della creazione e in che consista la felicità.. Il
Pope non era pensatore originale e derivò le idee esposte, oltre che dal
Bolingbroke e dal Shaftesbury, da. altri filosofi inglesi e francesi del-
l'epoca; il suo merito sta nell'abilità con cui diede forma poetica a con-
cetti, sentenze e massime morali, sì che non pochi versi e distici del-
VEssay on Man sono diventati proverbiali e vengono familiarmente
citati.
Concludendo il l'ope fu soprattutto un letterato, la sua musa cit-
tadina eccelle nella satira e se ai suoi versi manca l'ampio respiro e
l'afflato della grande poesia, egli rimane nondimeno uno degli artefici
più coscienti e perfetti che l'Inghilterra abbia prodotti.
Tra gli artisti minori contemporanei del Pope, sono degni di men-
zione Matthpjw Prior (IGO 1-1721), delizioso verseggiatore di società la
cui fama riposa appunto nei suoi « Ught verse », eleganti, originali, ric-
(1) Il Theobald, autore di poesie e di lavori drammatici insignificanti, era
{yerò critico valente e dotto. Gli dobbiamo una edizione pregevole di Shakespeare
(17.^).
(2) Pubblicato a parte l'anno precedente col titolo The Netv Dunciad.
(.3) .John Arbuthnot H 007-1 7."55). amico di Pope e di .Swift e medico della regina,
fu egli stesso letterato di v.ilore. Gli dobbiamo tra l'altro la creazione del perso-
naggio di John r>ull (passato poi nel linguaggio comune a indicare l'inglese tipico)
in una serie di opuscoli, contro il proseguimento della guerra in Francia, pubbli-
cati nel 1712 e più tardi raccolti in The Hixtory of John Bull (1727).
— 129 —
chi di umorismo; e Jims Gay (1685-1732), del quale ricorderemo Thr
Shephcrd's Wcck (1714), parodia della vita rustica composta di sei
pastorali in distici eroicomici, Trivia, or the Art of Walking the Streets
of London (1711»), vivida descrizioue delle strade di Londra nel secolo
WIII, ove la satira e lo stile eroicomico si accoppiano con minuti
dettagli realistici, e inline — oltre a molte Fables (1727 e 17:i8) in cui
s'ispiia al La Fontaine — il suo capolavoro The Betjgars Opera (172S)
l)arodia del melodramma italiano.
JONATHAN ISWIFT
E uno scrittore fra i più caustici e pessimisti di tutta la letteratura
inglese, ma di essa, senza dubbio, anche uno dei pili indipendenti e
«originali.
Jonathan Swift (1667-1745) nacque a Dublino da genitori inglesi.
Il padre morì parecchi mesi prima della sua nascita, ma è probabile
ch'egli fosse in realtà figlio naturale di Sir John Tempie e quindi fratel-
lastro di Sir William Temple (1628-99), diplomatico e letterato, del
quale lo Swift entrò alle dipendenze in qualità di segretario nel 1689,
dopo aver completato senza entusiasmo gli studi ed essersi laureato al
Trinity College di Dublino.
Il Temple viveva allora in ritiro a Moor Park nel Surrey, a una
quarantina di miglia da Londra, dove lo scrittore trascorse, salvo due
Itrevi interruzioni, dieci anni della sua giovinezza amareggia' a e solitaria,
acquistando una vasta esperienza degli affari pubblici e degli intrighi
politici. Quivi trovò in Esther Johnson (1), di quattordici anni più
giovane di lui, l'att'etto più sincero e durevole della sua vita e quivi inco-
minciò quella malattia tormentosa e implacabile (labirintite) che gli
procurava periodi di continue vertigini e sordità e che contribuì non
])0C0 a esacerbargli l'animo e l'esistenza.
Deluso dal contegno del Tempie, il quale si serviva della sua cultura
e del suo ingegno senza aiutarlo e procacciarsi un buon posto, non gli
restò che tentare la carriera ecclesiastica, ottenendo nel 1694 la piccola
prebenda di Kilroot in Irlanda. Nel 1696 ritornò tuttavia a Moor Park,
dove rimase fino alla morte del Temple.
Appartengono a questo periodo le prime opere importanti A Tale
of a Tub (circa 1696) e The Battìe of the Books (circa 1697), entrambe
pubblicate anonime soltanto nel 1704.
(1) Probabilmente figlia naturale del Temple e perciò nipote dello Swift stesso.
— 130 —
In A Tale of a Tub (Kaeconto del barilotto) lo Switt trattò in forma
allegorico-satirica l'annosa questione dell" unità della religione cristiana,
con argomentazioni che resero più tardi impossibile, per la loro spre-
giudicatezza, la sua nomina a vescovo. Questa satira, brillante e spiri-
tosa, forse la più grande della letteratura inglese, è scritta in uno stile
l'obusto e colorito, vicino alla perfezione. Essa non si limita alle dispule
tra le varie Chiese ma tocca altri argomenti, parodiando i letterati
pedanti, vani e orgogliosi e l'intera natura umana.
Il titolo viene spiegato nella prefazione e rivela l'iutendimeuto pulemicu dil
1 autore che desiderava distogliei-e Ilobbes td altri autori del tempo dall'attaccaro
i lati vulnerabili della religione e del governo raccontando loro una storia, preci-
samente come i marinai distolgono le balene dall'attaccare le loro navi lanciandu
in mare un barilotto vuoto.
J/allegoria è assai trasparente: il racconto dei tre fratelli, Pietro, Martino
e Giovanni, ciascuno dei quali riceve dal padre uu pastrano con l'ordine di non
alterarlo per nessuna ragione, non è altro che la storia della religione cattolica,
simboleggiata da l'ietro, della religione protestante, simboleggiata da Martin"
^^Lutero), e di quella non conformista, simboleggiata da (liovanni (Calvino). I figli
disubbidiscono al padre, poiché Pietro copre il mantello di fronzoli e di addobbi
con la scusa di abbellirlo. Martino riduce il sm) ai minimi termini por sempllti-
carlo, e Giovanni, nella smania di purificazione, riduce il proprio a brandelli.
Indi 1 due fratelli minori litigano col prepotente fratello maggiore e alla ùn<-
ognuno prende una strada diversa.
Swift aiutò il Tempie nella controversia contro alcuni dei più noti
letterati del tempo circa i meriti degli scrittori antichi e quelli degli
scrittori moderni (1) ed è appunto in questo periodo la composizione del
secondo opuscolo allegorico-satirico The Battlc of the Books, in cui l'au-
tore sostiene la causa degli antichi mettendo in ridicolo i moderni.
Il Tempie nel suo saggio in difesa dei classici antichi Uiurn Anclent and
.\fodern Learning (1692) aveva citato ad esempio dell'antica eccellenza anche le
epistole spurie di Falaride, provocando le censure di William Wotton e del gre-
cista Richard P>entley. Swift entra nella lotta come alleato del Tempie, ma la
questione controversa ha ormai perduto per noi ogni valore e l'interesse e i pregi
dell'opera stanno esclusivamente nella sua forza satirica.
I moderni invitano gli antichi a sgombrare la più alta cima del Parnaso finora
occupata e 1 libri che li sostengono s'incaricano della faccenda. Prima della bat-
taglia sorge una disputa tra un ragno che vive in un angolo della libreria e un'ape
impigliatasi nella sua rete. Esopo cosi riassume la contesa : il ragno è come i
moderni la cui scienza è intcssuta di ((uanto traggono dalle loro viscere, l'ape
(1) T.a famosa Querelle des andina et des moderne», sorta in Francia e passa-
ta quindi in Inghilterra.
131 —
t> come gli antichi clie ricorrono alla natura per il loro miele. Il commento di
Esopo istiga i libri a furibonda pugna, descritta fiall'autoro c-on grande spirito. Nel
complesso gli antichi hanno il sopravvento, ma segue una tregua e il ri.tUltato
tinaie rimane pendente.
Alla morte del Tempie, Switt dovette tornarsene in Irlanda, otte
nendo poco dopo la piccola cura di Laracor; ma egli stava spesso a
Dublino, dove fu seguito da Esther Johnson, che sarà d'ora in avanti
la sua « Stella ».
Tornò presto a Londra e si diede alla vita politica, militando tra
i « Whigs » e acquistandosi fama di censore implacabile. Frequentava
i caffè e strinse amicizia con scrittori e personalità politiche.
Sono di questo tempo vari opuscoli su questioni ecclesiastiche e
politiche — tra i quali basti qui nominare quel capolavoro d'ironia che
è An Argument ayainst aholishing (Jhistianifì/ (1708) — e la famosa
burla giocata al popolare astrologo John Partridge, del quale predisse
la morte nelle Predictions for the ensuing year, hy Isaac Bickerstaff (1),
pubblicando poi una lettera in cui ne dava l'annuncio particolareggiato.
Alle proteste dell'astrologo, Swift rispose dimostrando che era morto
davvero in quanto era cessato di esistere il suo credito presso il pubblico.
Disgustato dalla condotta del partito « Whig », alleatosi ai non
conformisti, si schierò con i « Tories », mentre la sua reputazione di
polemista battagliero e mordace cresceva oltre misura. È questo il pe-
riodo più fortunato della vita dello Swift (1710-4), in cui fu temuto,
blandito, adulato, e esercitò con la forza del suo ingegno sarcastico e
tagliente una vera e propria dittatura intellettuale, pari a quella che
terrà qualche decennio più tardi Samuel Johnson.
Gli eventi di questi auni, i suoi pensieri e le sue speranze, egli scri-
veva ogni sera ad Esther, componendo così quel Journal to Stella, che
forma un'eccezione importante alla impersonalità delle sue o] ere e nel
quale si colgono a volte appassionate e sincere espressioni d'amore.
Accanto ai numerosi scritti politici e filosofici, tra i quali va citato
in particolare The Conduct of the Allies and of the late Ministry in begin-
ning and carrying on the present loar (1711), fu anche notevole in questo
periodo la sua attività poetica, per la quale peraltro non sarebbe oggi
ricordato, e che provocò la celebre frase del Dryden, suo amico e lontano
parente : « Cousin Swift, you'll never be a poet » (2).
Nominato nel 1713 decano della cattedrale di San Patrizio a Dublino
(1) Il nome di Bickerstaff sarà adottato dallo Steele iniziando nel 1709 la pub-
blicazione del Tatler.
(2) Cugino Swift. non sarai rafii un poeta.
— 132 —
vi si trattenue solo qualclie mese per ritornarvi poi deliuitivainente alla
morte della regina Anna (1714) e alla caduta del partito « Tory », che
jiose line alla sua carriera politica. A Dubliuo, come già a Kilroot, egli
attese con zelo e intelligenza al proi)rio ufficio, malgiado la fondamentale
ripulsione per ogni iucarico e ogni disciplina, e divenne popolarissimo
tra gli Irlandesi, che pure non amava, grazie alle Drapicr's Letters
1 17:;^j, Kcritte contro il « mezzo peuny » di U'ood che riuscì a far togliere
dalla circolazione, nelle quali venivano criticati i soi»rusi dell'ammi
nistrazione inglese in Irlanda.
In questa terza fase della sua esistenza comparve il suo capolavoro
i Uullivcr's Travels (172(1) e si accentuò la tragedia della sua vita intima
(rimasta in gran parte ammantata nel mistero a causa del suo orrore
per ogni manifestazione sentimentale) con la morte di Esther Johnson
11728), cioè di una delle due Ester (1) che dedicarono la loro giovinezza
e la loro vita al grande scrittore.
L'amarezza per i disinganni e le delusioni di una vita mancata, il
dolore per la perdita di una persona cara, tanto più tragico in quanto
chiuso e riservato, peggiorarono la malattia che lo aveva tormentato fin
dalla giovinezza e che lo rese ({uasi demente prima di condurlo alla
tomba. Egli stabilì che tutti i suoi beni fossero devoluti alla fondazion<'
di un ospedale di San Patrizio destinato ai mentecatti.
L'opera sua principale, i (ìullivcr's Travels (I viaggi di Gulliver), ove
]iarra le fantastiche peregrinazioni e le sbalorditive avventure del medico
di bordo Lemuel Gulliver, era stata concepita dapprima come una pa-
todia dei libri di viaggi allora di moda. Man mano però che il progettcì
prese forma ed egli si appassionò all'opera, vedendone le possibilità, la
sua criti(;a corrosiva si fece viepiù larga e profonda, sì che il risultato
e la requisitoria e la condanna più terribile della razza umana che sia
.stata mai scritta.
Il mezzo col quale l'ingegno caustico e paradossale di Swift svi-
luppa una satira così spietata è chiaro; lo scrittore, sfruttando genial-
mente il concetto del relativo, ci pone innanzi ad esseri minuscoli e ad
esseri giganteschi che vivono e ragionano come l'uomo, il quale, ad onta
delle proprie spaventose manchevolezze e vergogne morali, è indotto
dalla propria superbia a ritenersi di gran lunga superiore agli altri
esseri, se non addirittura il centro dell'universo.
(1) L'altra era stata llester Vauhomrigh (Vanessa), da lui conosciuta a
I>,<jndra e che lo segni più tardi (malgrado il desiderio contrario dello scrittore) iu
Irlanda, ove morì nel 112?,. Per lei lo Swift scrisse la nota poesia Oadenus and
\anes8a (circa 1713).
— 133 —
L'opera si coinpoue di quattro libri : nel primo vengono descritti l'arrivo
i' il soggiorno di (aUiliver a Lilliput (il paese dei nani), nel secondo le perii»ezit
ilei proiagonifeta a Lrobdiuguag (^il paese dei giganti), nel terza si parla della
visita di Gu.livtr a Laputa (1 isola volarne^ e nell'ultimo del paese degli i.oUjhnhains
(i cavalli sapienti; e dei feroci e primitivi Yah.jos.
ssulla spiaggia di Lilliput il naufrago Gulliver si sveglia con la sgradita sor-
pi-esa di sentirsi saldamente legato al suolo e di veder passeggiare sulle sue mem-
bra un nugolo di piccolissime creature armate, dall aria vigilante e sospetti>sa.
Venuto ad una specie di « gentlemen's agreement » con quei minuscoli nemici,
Gulliver, le cui prime necessità sollevano un'infinità di i)roblemi affrontati e ri-
solti volonterosamente dai suoi ospiti, ha modo di osservare i costumi e le isti-
tuzioni del paese di Lilliput.
La. pompa dell'imperatore, gli intrighi di corte, le rivalità fra i due maggiori
partiti politici (1), le dispute religiose (2), la guerra coi loro vicini al di la del
canale, sono tutte allusioni evidenti con le quali lo Swift mette in ridicolo le isti
tuzioni politiche e le controversie religiose dell'Inghilterra del tempo.
A Brobdingnag il povero Gulliver è, a sua volta, oggetto della sbalordita
curiosità dei giganti che ridono di cuore alle mosse e agli atteggiamenti del mi-
nuscolo essere capitato tra loro e che è. senza saperlo, una gustosa parodia del
loro stesso modo di vivere e di agire portato su scala cento volte più piccola. Ed
f> a Brobdingnag, allorché i giganti apprendono stupefatti come le stesse passioni
e ambizioni che travagliano la loro nazione costituiscano il veleno morale del paese
del minuscolo Gulliver, che il profondo significato filosofico del libro si delinea In
tutta la sua portata.
Laputa è un'isola volante che può navigare nell'aria grazie a una potente
calamita. Gli abitanti di essa, scienziati e filosofi, vivono cosi tra le nuvole
indisturbati. Durante il corso della sua visita a Laputa, Gulliver scopre molte
affinità tra quegli abitanti sempre in meditazione e gli scienziati delle accademie
inglesi. Conosce il filosofo che ha lavorato otto anni per estrarre la luce solare
dal succo dei cocomeri e ode parlare degli Struldbrugs, uomini immortali ma desti-
nati a vivere sulla terra in uno stato di eterna decrepitezza e rimbambimento do-
po aver perduto la gioia di vivere.
Finalmente 11 lettore è condotto dalle memorie del protagonista al paese degli
Houyhnhnms, i cavalli sapienti, ed ha modo di constatare come queste creature
veramente intelligenti e superiori, siano organizzate in modo di gran lunga mi-
gliore degli uomini. Il confronto coi cavalli, non certo lusinghiero per l'umanità,
è posto ancor più in rilievo dalla presenza degli Tahooa. esseri dall'aspetto uma-
no, ma che vivono in modo bestiale e degradante.
Lo stile dei Gulliver's Travels è, al pari di quello delle altre opere
di Swift, semplice, efficace e vigoroso. Per la ricca fantasia, per la mMi
ralezza con cui vengono narrate e rese verosimili le cose più fantastiche ^
(1) I Tramecksan o tacchi alti (= Tories) e i i^lamecksan o tacchi bassi
(= -Whigs).
(2) Tra i Big-Endians (= cattolici) e i Little-Endians (= protestanti) circa
•piale sia l'estremità migliore per rompere le uova.
— 134 —
per la comicità dei dialoghi e di molte situazioni, quest'opera grave e
profonda, uno dei capolavori della letteratura mondiale, si presta ad
essere considerata., con opportuni tagli e ritocchi, come amena lettura
per ragazzi. E come tale, al pari di altro opero del genere, è diventata
dovunque popolare.
Per dare un'idea dell'arte dello jSwift riportiamo qui qualche passo
tolto dalla satira feroce e paradossale A Modcst Proponal fur prvventiwj
the Children of Poor People ffom bcing a liurthcn to their Parents, or
the Country, and for tnokirifj them Bcìiclicial to the Puhlick (1729).
« I have beou assured by a vei*y kuowiiig Americau of my acquaiutauce ili
Ix)ndon, tbat a young bealtby cblld well uursed ìs at a j'ear old a niost delicious.
uourishing, and wholesome food, Avbether stewed, roasted, baked or boiled, and
1 make no doubt that it will equally Berve in a fricassee, or a ragout.
I grant tbis food will be somewbat dear, and tJierofore very proper for landlords.
who, as tbey bave already devoured most of the parents, seem to bave tbe
\)e^ title to the children.
A very worthy person... said tbat many gentlemen of tbis kingdom, having
of late destroyed tbeir deer, he conceived that the waut of venison migbt be
well supplied by tbe bodies of young lads and maideus, not exceedlng fourteen
years of age, nor under twelve, so great a number of botb sexes in every country
being now ready to starve, for want of work... but I cannot be altogether in
bis sentiments; for as to the males, my American acquaintance assured me...
that their fiesh Is penerally tough and lean... Then, as to tbe females... It
would be a loss to the public, because tbey soon Nvould become breeders themselves :
And besides it is not improbable tbat some scrupulous people might be apt to
censure such a practice, (although indeed very unjustly) as a little bordering upon
cnielty... » (1).
Jonathan Swift aveva un'anima sensitiva, ferita dalla vita fin dal-
l'infanzia, e un ingegno poderoso, turbato dal male, da una sua parti-
colare forma di egoismo e da una grande ambizione: è probabile o, quanto
meno, vero.simile che l'amareggiata fanciullezza e le delusioni della ma-
(1) Un americano molto competente da me conosciuto a Londra mi ha assi-
curato che un bambino sano e ben nutrito di un anno è un cibo estremamente
delizioso, nutriente e salubre, sia in stufato che arrosto, fritto o allesso; e non
dubito punto che non serva altrettanto bene in fricassea o in guazzetto.
Riconosco che questo cibo sarà piuttosto caro e perciò adattissimo per i prò
prietari fondiari, i quali, avendo già divorato in gran parte i genitori, sembrano
po8.sedere i migliori titoli por divorare i figlioli.
Una degnl.';sima persona mi diceva che, siccome molti gentiluomini di questo
regno hanno sterminato di recente i loro daini, egli riteneva si potes.se riparare
alla mancanza di selvaggina coi corpi di giovinetti e fanciulle, d'. non più di
quattordici anni né meno di dodici, tanto grande è il numero di persone d'ambo
i sessi In ogni paese In procinto di morire di fame per mancanza di lavoro... Ma
— 135 —
turità abbiano esasperato la sua disposizione ad osservare i lati più
ignobili della natura fisica, intellettuale e morale dell'uomo, rafforzando
in lui il desolante pessimismo. Le passioni violente che divampavano nel
suo essere, le represse e dominò coprendo di scherno se stesso e gli altri,
ma non potè sopprimerle o superarle; perciò egli odia l'umanità ma è
capace di sincera amicizia verso qualche suo simile, disprezza le donne
ma ne ama una con tenerezza appassionata, crede soltanto nel male ma
nutre una segreta aspira^iione al bene, senza la quale non si spieghereb-
bero i presupposti morali di molte sue satire (come quella di cui ab-
biamo presentato un saggio^
La personalità umana dello Swift presenta ancora dei lati miste-
riosi e inesplorati, sia per l'incertezza su alcuni dati di fatto, sia per
il temperamento chiuso, sdegnoso e riservato dello scrittore, sia infine
per l'impersonalità della sua arte.
ORIGINE E SVILUPPO DEL GWRNALIISMO
Nell'introduzione al presente capitolo si è accennato brevemente
agli avvenimenti politici, sociali e culturali che giustificano la comparsa
e la rapida affermazione del giornalismo. Di questa imjìortantissima
manifestazione sociale, autentico portato dell'evo moderno, taluno a
voluto scorgere le origini nelle primissime i)ubblicazioni periodiche del
secolo XVI. Ma queste pubblicazioni, oltre a difettare di ogni principio
di continuità, presentano troppo spesso un interesse limitato all'atti-
vità di determinate categorie, in ispecie di quelle commerciali (1).
Non molto dissimili, malgrado i loro timidi accenni d'interesse
politico, ax>i)aiono i fogli periodici di alcune nazioni europee ancora alla
metà del secolo XVIT, come ad esempio quelli comparsi in Inghilterra
io non posso condividere in tutto il suo parere, poiché, in quanto ai maschi, l'a-
mericano che conosco mi assicura... che la loro carne è in generale dura e magra...
Riguardo poi alle femmine... sarebbe una perdita per il pubblico perchè presto
diventerebbero riproduttrici esse stesse; e inoltre non è improbabile che qualche
l)ersona scrupolosa possa censurare una siffatta pratica (per quanto molto ingiù
stamente) come coniinante un poco con la crudeltà... ».
Con la Modesta proposta per impedire che i figli della povera gente siano
di peso ai loro genitori o al paese e renderli di pubblica utilità Swift attaccava,
ancora una volta, le ingiustizie deiramministrazione inglese in Irlanda, alleata
aj nobili del luogo e incurante dello stato di estrema indigenza di gran parte
«Iella popolazione.
(1) Cosi le a gazzette » e i « bollettini » riportanti quotazioni di prezzi e notizie
delle borse, delle fiere, dei mercati dei principali centri affaristici d'Europa nel
(Jinquecento : Venezia, Milano, Piacenza, Bruges, Amburgo, Parigi, Londra, ecc.
— 156 —
durante il periodo delle guerre civili; uè le {Piazzette di Sir Koger
L'Estrange (specie The Ohscrvator, 1G81-7) e di John Dunton (la sua
Athenian Oazette aveva esclusivo carattere filoso lieo) — così spesso cita-
te dagli autori a questo proposito — si presentano come qualche cosa di
più che interessanti forme di anticipazione.
In realtà il primo rudimentale esempio di jj-iornale moderno si ha
«ol periodico The Revicw, fondato dal Defoe ik 1 1704, 11 Defoe aveva
ricevuto l'incarico e i capitali occorrenti dal ministro Hobert Harley,
un « Tory « moderato, che aveva ottenuto dalla regina Anna la scar-
cerazione del Defoe stesso (colpevole di reati politici) poiché era convinto
di poter trovare un valido aiuto nel talento vivace e battagliero del
giovane scrittore.
The Kevieto, quasi interawiente redatta dal suo direttore, uscì per
vari anni (I701-13i tre volte alla settimana occupandosi, oltre che di
politica, di religione, di letteratura e di vita sociale e jtresentando, per
la prima volta al pubblico, articoli di fondo ed editoriali.
Incoraggiato dal buon esito della propria iniziativa il Defoe lanciò
pochi anni dopo un'edizione scozzese di The Review a Mimburgo, edi-
zione che conteneva gli articoli e le notizie pubblicate nel giornale di
r»ndra, più una serie di cronache locali; anche questa circostanza ha
contribuito non poco a far considerare il Defoe come il padre del mo-
derno giornalismo (1).
Ma già nel 17U9 compariva a lx)ndra un altro periodico The Tatler
(Il chiacchierone) più elaborato e completo pur nella sua impostazione
apparentemente mondana e più vicina alla rivista che al giornale.
Le varie rubriche in cui era suddiviso Tfic Tatìer sembravano pren-
der le mosse da una fortunata appendice di The Review « Scandal Club »
e s'intitolavano ai più famosi caffè di Londra: « White's Chocolate
House » (per le cronache di divertimenti), « Will's Coffee-IIouse » (per
le cronache di poesia e di letteratura), « St. James's Coffee-House » per
le notizie domestiche e forestiere) e così via.
The Tatler ebbe molto successo in tutto il paese, ma dovette Inter
rompere le pubblicazioni appena due anni dopo la sua comparsa ik'v
esservi state espresse « idee troppo whig per piacere al governo ».
Apparve allora The Spectator che, dichiarato assolutamente apolitico
dai redattori, iniziò le proprie pubblicazioni nel 1711 e, dopo una in-
terruzione di due anni (1712-1711), riprese sotto ottimi auspici e con
una sceltissima schiera di collaboratori la sua lunga e fortunata esi
«tenza.
(1) All'opera del Defoe, come romanziere, verrà accennato più olire.
— 137 —
A The Tatler e a The Spectator sono intimamente legati i nomi di
liichard Steele e di Josejìh Addison, come dire che allo sviluppo del
giornalismo, inteso specialmente da un punto di vista letterario-sociale.
è intimamente connessa l'apparizione di due fra i ])iù rappresentativi
saggisti doiringliilterra moderna.
RioiiAKD Sai5Ri.B (1672-1729), irlandese di nascita, ebbe vita movi-
mentata e avventurosa: fu soldato, capitano delle guardie a cavallo,
commediografo, impresario teatrale e giornalista. 11 contrasto tra lo
spirito moraleggiante di una gran parte dei suoi scritti e la sua vita
spensierata e allegra degna talvolta di un vero « cavalier poet » non deve
.sorprendere ne far pensare ad un caso d'ipocrisia puritana.
In realtà il contrasto per lui non fu tanto tra sostanza e apparenza
quanto tra buoni intendimenti e prepotenti tentazioni così com'egli stes-
so dimostra in un'operetta giovanile The Christian Hero ^^1701), nella
quale con un ingenuo candore che conferisce simpatia e dignità alle sue
confessioni, dichiara che la vita militare « espone a molte licenze » e
che egli ha voluto comporre il suo libretto con l'intenzione di « impri-
mersi fortemente nell'animo un ideale di virtù e di religione in contrasto
con una più forte inclinazione verso i piaceri illeciti ». A parte il fatto
che lo Steele, al pari di molti famosi « cavalier poets » andò acquistando
nella maturità un maggior senso di equilibrio, possiamo notare neUa
sua personalità umana ed artistica molti lati buoni : se infatti amò i
banchetti, le feste e le fanciulle mostrò anche cavalleresco rispetto per
il bel sesso, generosità di cuore, forte sentimento dell'amicizia ed amore
<( per i bambini e per le cose belle ».
Steele, che fu tra l'altro il vero iniziatore della commedia sentimen-
tale {The Tender Hushand^ 170.5; The Gonscious Lovers, 1722), portò nel
giornalismo tutte le migliori qualità del suo carattere e del suo ingegno:
sebbene, pur es.sendo dotato di fantasia, garbo e spirito d'osservazione,
il suo talento fosse più vivace che perseverante, più versatile che pro-
fondo, e i suoi scritti risentano della fretta e dell'improvvisazione.
Il personaggio che sta al centro dell'immaginario circolo di The
i^pectator. Sir Roger de Coverlev, come il buon Bickerstafif (1) imma-
ginario redattore di The Tatler, sono essenzialmente sue creature anche
se l'amico Addison contribuì a conferire loro quel carattere d'equilibrio
e quel « humour » che le rese celebri ed amate dal pubblico di tutta
risola.
(1) Pseudonimo dell'astrologo creato da Swift.
— 138 —
lOiSEPH ADDISON
La stesse iiiteiizioui. jili stessi stiopi dello Steele, la, cui premessa
alla prima raccolta dei sag<ii di The Tatlcr (1) rivelava, senza misteri,
un programma chiaro ed edificante, animarono Joskph Addison (lt>72-
1719) il quale senti pienamente la nobiltà e l'importanza del compito
assegnato dall'amico al nascente giornalismo inglese; e, in verità, j)ochi
spiriti al pari di (inolio dell' Addison, uomo di vasta cultura, equilibrato,
sereno, dotato di una bonomia e di un « luimour » che gli consentivano
!li trattare con semplicità e lìuezza anche i temi {)iù j)rofondi o scabrosi,
avrebbero potuto contribuire maggiormente allo sviluppo della nuova
l'orma letteraria.
Addison, figlio di un ecclesiastico, seguì regolarmente gli studi ad
Oxford, dove, ancora studente, attrasse su di sé l'attenzione di maestri
e di autorevoli amici, oltre che per la sua bella cultura e per i suoi
primi notevoli componimenti letterari, per le sue eccellenti qualità mo
lali. Dissuaso a seguire la carriera ecclesiastica entrò nella politica,
accostandosi al partito « Whig » per il quale C(*mpose il poema latino
The Peace of Rj/sivick (1697) che gli fruttò una buona pensione e l'inco-
raggiamento del gov(;rno « a compiere un viaggio nel continente e a
l)erfezìonarsi nell'arte della diplomazia ».
Dopo la morte di Guglielmo III egli fu indotto a parteggiare per
i « Tories » le cui azioni politiche erano in rialzo, e alle idee dei quali
la sua natura, poco incline alle innovazioni, sembrava pili vicina. Nel
1704 compose in distici eroici il poema The (Jampaùpi, in occasione del-
la vittoriosa campagna militare del generale Marlborough. e fu questo
popolarissimo poema che iniziò la sua trionfale ascesa di letterato e
diplomatico : fu sottosegretario di Stato nel 17U6, e viceré d'Irlanda
nel 1709. Pochi anni dopo la sua tragedia Gaio (1713) venne accolta
trionfalmente dal pubblico e dai critici.
Ma la fama di Addison non ri])Osa oggi né sulla sua attività poli
tica nò sulla sua poesia civile o drammatica. Egli trovò realmente la
])ropria via allorché divenne collaboratore del fortunato periodico fon-
dato dallo Steele e anche più quando, soppresso The Tatler, venne alla
luce per iniziativa sua e dello stesso Steele The ^pcctator.
(1) Ecco 11 testo di questa premesso : « The general purpose of thls paper is
lo expose the false arts of lite, to pulì ofif the cllsguises of cimning, vanity and
."iffectation and to recommend a general simplicity in our dress, our discourse aud
iiur bohaviour » (Lo scopo generale di questo foglio è di metterò in mostra le
falsi urti del vivere, di strai)pare le maschere della furberia, vanità e affetta-
zione e raccomandare una generale semplicità) nell'abbigliamento, noi discorsi v
nella condotta).
— 139 —
In questo periodico dal quale, come ei è visto, era bandita la poli
tica, la premessa fatta in prima pagina dallo « spettatore », l'imma
ginario redattore del foglio, era molto significativa e non faceva che
continuare il programma delineato da Steele nel 1704, concretandole)
e rendendolo più convincente e attraente.
Si leggeva infatti nel primo numero (1711) che era intenzione e
scopo del giornale « to enliven wit with morality and to temper moralitj
with wit » (ravvivare lo spirito con la morale e temperare la morale
con lo spirito).
The Spectator ebbe un successo così vasto e immediato che già
alla fine del 1711 non v'era caffè di Ix)ndra che potesse « permettersi
il lusso di esserne privo ».
Ad esso l'Addison dedicò tutte le proprie energie, profuse tutti i
doni del proprio talento equilibrato, conciliante e arguto, e riuscì vera-
mente con i suoi saggi, le sue critiche, le sue chiacchierate alle belle
signore, i suoi dialoghi spigliati e mondani, ma non frivoli e ricchi
sempre di valori ideali, a svolgere egregiamente la sua missione di
educatore, contribuendo a formare il carattere e il modo d'essere di
«juella classe media che doveva poi costituire per tanto t«mpo la spina
dorsale della società.
Questo spirito animatore che non s'isterilisce mai, che non diventa
mai predicazione o retorica è il segreto della sua arte; notiamo sì il
tono di affabilità e la forma chiara, levigata ed elegante della sua
prosa, ma talora anche la forza e l'attualità che informano i suoi pen-
sieri. Addison ci appare infatti guida e, ad un tempo, interprete di
quella mentalità nuova che si fa strada nel paese allorquando, relativa-
mente tranquillo dopo secoli di lotte e di travagli, esso ha trovato un
suo equilibrio, una sua organizzazione politica che gli consentono la
cura dei più complessi problemi all'interno e l'attuazione delle sue
ambizioni imperiali.
Non intendiamo occuparci qui dei lati positivi e di quelli negativi
di tale mentalità che raggiungerà poi tutta la sua pienezza nell'Otto-
cento vittoriano e che oggi, mentre tutto il mondo muove verso una
nuova concezione politico-sociale, appare già, almeno per ciò che riguar-
da la sua dinamica sociale, superata dai complessi fenomeni dell'evo mo-
derno e in parte demolita dalla critica spietata degli stessi scrittori
inglesi del primo Novecento (Wells, Shaw, Lawrence, ecc.), osservatori
acutissimi di quel fondo di materialismo il quale, anche all'epoca della
regina Vittoria, viziava le correnti più costruttive, dall'umanitarismo
al liberalismo.
Ci limiteremo quindi a<l una semplice annotazione dei caratteri sa-
— 140 —
lienti di questa mentalità considerata puramente nelle sue ripei*cus
sioni sulla vita sociale (1).
Essa si presenta fondamentalmente rivolta a una concezione con
«ervatrice (non dimentichiamo che la classe borghese, dedita ai traflBci
ed alla i)roduzione acquista, alla metti del secolo XVIII, un'importa.nz{i
di prim'ordine nella vita politica della nazione ed appare naturalmente
incline alla conservazione di quei diritti sui quali ha costruito la propria
fortuna; non dimentichiamo parimenti che, accanto alla classe bor-
ghese, resiste strenuamente quella nobiltà terriera anch'essa grande-
mente interessata alla perpetuazione dei vecchi diritti) (2).
Peraltro, di fronte a questa tendenza conservatrice opera, viva e
vitale (quasi retaggio dell'antico indomabile spirito d'indipendenza dei
lontani anglosassoni ed espressione di una più evoluta coscienza indi-
viduale e sociale), un'insopprimibile aspirazione alla giustizia ed alla
libertà umana.
Lo spirito puritano, moderatore dei costumi e dei rapporti sociali,
ha perduto molto della sua primitiva durezza ed intransigenza e, assi-
milato dai singoli, diviene coefficiente d'intima forza morale, anche
se, privo talora di ogni contenuto ci ap[)are come sterile formalismo:
mentre, a sua volta, la coscienza nazionale pervenuta ad un eccezio
naie grado di maturazione, lavora a cementare gli animi, ad attenuare
le rivalità e a diminuire le distanze tra le classi, così che tutta la vita
del paese, tende gradatamente all'equilibrio.
Ma se questa mentalità di cui s'ò detto ci appare oggi (almeno
nella concezione sociale ch'essa genera) praticamente viziata alla base,
ed impossibilitata a sviluppare le sue buone intenzioni, ciò non vuol
dire che sia da rinnegare tutto quello che di positivo essa ha saputo
produrre rispetto al passato, tutti i vantaggi ed i progressi anche in
.senso sociale e morale che ad essa si sono accompagnati.
Così, allo sviluppo della mentalità e della moralità delle classi
medie, si accompagna un miglioi-amento della cultura in senso vera
mente universale; così, contemporaneamente all'accresciuto amore per
le lettere e per il sapere, si attua una più vasta valorizzazione delle
qualità intellettuali e spirituali particolari di questo o di quel popolo
(affermandosi, ad esempio, negli scrittori d'Inghilterra la capacità nar-
rativa e introspettiva, il gusto per l'avventura, il senso dell' « humour ».
ecc.); si verifica infine un rafforzamento dell'educazione, intesa come
(1) Un'annotazione di tal genere ci sarà utile a meglio comprendere i pn-
supposti Rodali di molta letteratura narrativa del secolo seguente.
(2) Il partito conservatore fi quello che fino ai nostri giorni ha avuto più
1)680 nella politica del paese.
— 141 —
rispetto verso se sk'ssi ]jiiiii!i.ii(uia che come rispetto o come omaggio
verso gli altri, mentre il risveglio delle facoltà critiche coutribuisce alla
formazione di «juel concetto dell'individualità umana, che più tardi sarà
esaltato dal romanticismo.
Ora è appunto in questi fenomeni di fondamentale importanza clie
rifulgono maggiormente le doti di questi due precursori del giornalismo
moderno, di Richard Steele fantasioso e bizzarro, e di Joseph Addison,
che ci appare quasi come un cavaliere elisabettiano, che abbia deposto
la spada per il « lorgnon » e abbia sostituito le regole di una educa-
zione raflSnata allo spirito di avventura e alle norme cavalleresche.
DANIEL DEFOE
La vita di questo scrittore geniale fu ricca di avvenimenti e di
alternative : diplomatico, artista, avventuriero e gabbamondo (spesso
a corto di mezzi... mai d'idee e d'ispirazioni), egli non provoca in noi
alcuna repulsione, come avviene talvolta per altri scrittori, almeno in
a.pparenza, meno spregiudicati ed imbroglioni di lui.
Ciò è forse dovuto al fatto che la sua persona, come la sua arte,
l>resentano un fondo d'istintività-, d'ingenuità spesso fanciullesca, che
riesce sovente ad accattivarsi il lettore e a fargli perdonare i suoi
difetti.
Daniel Dbfoe (16f5l>?-1781) nasce a Londra da famiglia di commer-
cianti. Avviato dal padre, che è fabbricante di candele, all'attività dei
traffici, riesce a formarsi una discreta posizione finanziaria ma, tra le
passioni amorose e quelle politiche, trascura gli aifari e, già a tren-
t'anni, incorre nella prima bancarotta. Presto però, la sentita neces-
.sità di sodd'isfare i propri creditori e il desiderio di avventura e di
fortuna, lo spingono a una più intensa attività.
Sveglio e Yolitivo, al pari di Steele, affronta come questi, seppure
con meno scrupoli, ogni mestiere E' giocatore e speculatore di borsa,
affarista, scrittore di opuscoli, consigliere di vari ministri e perfino del
re Guglielmo d' Grange del quale, secondo alcuni, lia favorito con la
propria opera l'ascesa al trono.
Alla morte del re, venuto a mancargli ogni apjìoggio politico, non
riesce ad evitare un processo ed una condanna dovuta allo scritto
polemico The Shortest Way with the Disscntcrs (1702), che gli ha
alienato la simpatia non soltanto del clero anglicano, ma degli stessi
nonconformisti da lui palesemente sorretti. Soffre così la pena della
berlina ed il carcere.
142
Tav. XVII
Tav. WllI
Kicliard Stt't'le.
.Tosfiih Addisou.
Siumicl Kiclinrdson.
Heury Fieldiui
Le simpatie del popolo souo tuttavia per lui, tìglio del popolo, che
ha espresso in più di uu'occasioue i suoi sentimenti liberali e che ha
saputo, alla vigilia dell'esposizione al pubblico, farlo ridere e intenerire
con l'estemporaneo llijmn to the PiUorij (Inno alla berlina).
In carcere non resta molto e prim'ancora di uscirne trova, comt*
abbiamo detto, in Robert Ilarley, conte di Oxford, un protettore ed
un finanziatore delle sue imprese editoriali. S'inizia così quella glo-
riosa attività giornalistica della quale ci siamo già occupati.
Entrato più tardi, dopo la morte della regina Anna, nel mondo
dei retroscena politici diverrà per un periodo di tempo « secret agent »
{informatore segreto). Viaggia in Inghilterra e in Iscozia compiendo
prestigiose trasformazioni e vivendo le più svariate e strane avventure.
A sessant'anni, carico di esperienze, ma pieno ancora di ambizioni
e di vitalità, entra nella fase della sua uiaggiorc! attività letteraria.
Nel 1715 scrive un libro di morale puritana The Family Instructor
«'d una serie di biografie storiche (il liev. Williams, Carlo XII di Sve-
zia, ecc.), molto vicine per lo stile alle moderne biografie romanzate:
nel 1719, affronta un'opera narrativa a cai-attere immaginario di più
vasto respiro, e dà alle stampe The Life and Stranf/c Surprizinff Ad
rentures of Rohinson Crusoe, che ha un successo enorme.
Compone allora in circa quattro mesi le Farthcr Adventm'cs e un
anno dopo le Serious Reffcctions during the Life and tSurprizing Ad-
centures of Rohinson Crusoe che non riscuotono calorose accoglienze,
ma contribuiscono a sviluppare la sua vena migliore.
Alle esperienze fatte durante i viaggi, le missioni e la sua multi-
forme attività egli ha aggiunto, durante la prigionia, l'esperienza del
contatto quotidiano con tutti i possibili tipi di « outcasts », ladri, as-
sassini, malfattori, imbroglioni, prostitute, ed ecco, dopo il Robinson
venir fuori tutta una galleria iridescente e pittoresca di personaggi colti
dal vivo, umani nella loro umanissima miseria; anime che, nelle lori»
segrete sofferenze, nelle loro vaghe e fuggevoli ribellioni al vizio ed al
male, come pure nei loro sterili propositi morali che tanto li accostano
al loro creatore — meno degradato e sfortunato « imbroglione dal cuore
generoso » — appaiono quanto mai drammatiche e vibranti, assai più
forse che non immaginasse il loro ingenuo e istintivo creatore, che rivela
nella sua opera un'anima poco incline alla meditazione ma accesa e
spontanea, dominata da reazioni subitanee e da felici intuizioni.
Il Rohinson Crusoe, con tutti i suoi pregi e con tutti i suoi difetti,
sembra in gran parte confermare tale opinione sulla natura del suo
autore.
Pochi libri hanno raggiunto la fama e la popolarità del capolavoro
del Defoe, non solo tra i lettori delle nazioni anglosassoni, ma anche
— 143 —
lo - Breve storia della letteratura iimhs, .
tra quelli di tutti i contineuti. L'idea deiroi)ei'a pare sia venuta all'au
tore dalle reali avventure di certo Alexander Selkirk, abbandonato dal-
requii)agoio della nave del capitano Dampier nell'isola solitaria di Juan
Fernandez.
Al suo ritorno in patria, effettuato grazie a Woodes Rogers, che
era andato a rijuenderlo dopo cinque anni dall'abbandono, le sue
strane esperienze erano state conosciute e, molti se ne erano occupati,
tra gii altri lo Steele, il quale, dalla narrazione contenuta nel giornale
di viaggio dello stesso Rogers, aveva ricavato materia per una sensa-
zionale notizia di cronaca sul periodico The Englishman.
Il Defoe, che da alcuni venne accusato di plagio e che si difese
sostenendo di aver scritto la propria opera un anno prima del ritorno
di Selkirk, seppe, a ogni modo, sfruttare il nuovo ed affascinante sog-
getto con un'intelligenza ed una fantasia veramente eccezionali.
Egli ci narra duuquo come un marinaio, di uome Robinson Crusoe, rimasto
\ittima di un naufragio, riuscisse a porre piede in un'isola deserta, e ivi trascor-
resse lunghi anni di vita solitaria.
Descrive con molti particolari il fortunoso arrivo del suo eroe nell'isola di-
sabitata, i suoi primi contatti con le forze naturali di quelle plaghe inospitali
e le prime ansiose esplorazioni compiute con la collaborazione del fedele cane;
narra le mille difficoltà quotidiane di una solitaria e difficile esistenza, la costru-
zione di una primitiva abitazione, la difesa contro reali o supposti nemici, il labo-
rioso apprestamento di un'imbarcazione, l'emozionante scoperta di orme umane
sulla spiaggia deserta, e il sensazionale salvataggio dai cannibali del buon Ve-
nerdì, che diviene suo servo fedele. Sopraggiunge una nave inglese, in cui parte
dell'equipaggio si è ammutinato. Domata l'insurrezione, dopo nvunerose altre av-
venture e viaggi, ritorna definitivamente in patria.
Quando Topeia fu pronta la consegnò così com'era all'editore, forse
senza rileggerla, perchè non era suo costume rivedere i propri scritti,
e il successo, come abbiamo visto, fu grande e immediato; ne lo avvili-
rono gli astiosi giudizi di taluni critici, perchè ebbe presto la soddisfa-
zione di vedere il proprio libro nelle mani di tutti.
Nel TtoMnson (rusoe i critici passati e moderni hanno voluto scor-
gere molti, forse troppi significati. Ma se è vero che taluni di questi
significati appaiono di una portata superiore alle reali intenzioni del-
l'autore, è anche vero che certe iuteriiretazioni sull'opera si presen-
tano quanto mai suggestive e convincenti.
Così, si è voluto vedere nell'opera la rappresentazione del fiero spi-
rito colonizzatore dei puritani anglosassoni, o, estendendone il signi-
ficato, la rappresentazione dell' umanità intera, di cui Robinson sarebbe
il simbolo, che sa affrontare vittoriosamente con il proprio ingegno,
— 144 —
Ja propria iciiacia e la )»r<>i)i-ia fede, le toize avveisc (U'ila natura e le
pili disperate situazioni.
l'eraltro, <|nalun(pie sia rattei>«>ianieuto che si voglia assumere
nei riguardi di quest'opera, cosi innegabilmente ricca di valori umani,
essa va ammirata, specialmente per la sua freschezza, spontaneità e
verosimiglianza, né i lati deboli di certi sviluppi e taluni anacronismi,
diminuiscono il suo valore artistico. 1^ manchevolezze non dipendono
intatti da povertà di vena o da artificiosità: sono jnuttosto inscin-
dibili aspetti della natura istintiva, ingiMiua. e fantasiosa dello scrit-
tore.
Oltre al Rohln.soii Criisoc si devono ricordare, tra la vastissima
produzione del Defoe (oltre duecento pul)l)licazioni di carattere vario),
alcune altre opere imjìortanti. (juali 7^hc Mcnioirs of a (Uiralier (1720).
lunga e avventurosa narrazione che ha per sfondo il periodo della Ki-
voluzione puritana; Captam i^inglcton (1720), bel esempio di romanzo
d'avventure in cui si racconta la vita di un filibustiere; Moli Flanderx
(1722). autobiografia di nìia ladra e prostituta notevole per l'efficace
(bssciizione realistica della vita della bassa gente; A Journal of the
J'iaf/iie (1722), allucinante racconto della terribile epidemia scoppiata
a I^indra nel ]()65; e infine The Fortunate Mistresff, o lAidi/ Roxana
(1724), autobiografia di una cortigiana e il miglior tentativo dell'autore
di costruì le un intreccio regolare. Alcune di queste opere, come The
.Uernoirst of a (Uiralicr e ]>in ancoia Ladi/ Roiana, stilisticamente supe-
riore allo stesso Rohinson Crusoe, resistono ancora assai bene all'opera
inesorabile» del tem])o.
SAMUEL RICHARDS'ON E GLI SVILUPPI DELLA LETTERATURA
NARRATIVA
Nella letteratura europea vi è gran copia di componimenti in prosa
a partire dal secolo XIV che ])resentano taluni caratteri in comune col
moderno romanzo; così le novelle italiane del Trecento (Bocca<^cio, Sac
chetti) che sono sovente per estensione e struttura più che semplici
novelle, così i poemi in i)i'osa a carattere pastorale-cavalleresco del Cin-
quecento spagnolo, ilaliano e inglese {V Arcadia del Sannazaro e quella
del Sidney), così i romanzi picareschi della Spagna e le narrazioni di
viaggi e avventure, numerosissime nei vari paesi d'Europa all'indomani
delle grandi scoperte geografiche.
D'altra parte, alcuni capolavoi-i in prosa dt'l Sei e del Settecento
— 145 —
già presi in esame, come i Gullivcr 's Travels e il Robinson Criisoc (1),
appaiono nei liguaidi della letteratura narrativa moderna solo come
manifestazioni precorritrici.
In realtà il primo esempio di romanzo, nel senso che noi oggi
diamo a qnesta parola, ci viene ofterto soltanto nel 1740 con la Pamela,
or Virtuc Rewarded del Richardsou.
Vero è che la forma della Pamela è ancora quella dell'epistolario
e del diario intimo, forme molto usate nel Seicento e nel Settecento
anche per argomenti estranei alla letteratura, ma in essa già prevale
l'interesse umano, lo « studio del personaggio » sviluppato attraverso
una serie di ben concepite vicende.
Samuel Richardsox (1689-17G1) era uno stampatore londinese che
era riuscito ad avviare una florida azienda ma, prima di comporre i
suoi fortunati romanzi, non aveva svolto che una modesta attività di
compilatore. Curioso del cuore femminile e segretario condiscendente
delle fanciulle che a lui affidavano le loro missive amorose, il Richardsou
accettò un giorno la proposta di due librai inglesi di raccogliere una
serie di lettere destinate al gran pubblico, e concernenti alcuni casi
della vita familiare. Beuonchè durante l'elaborazione di queste lettere,
di tono spiccatamente moraleggiante, sorse in lui l'idea di un disegno
più vasto, il quale pur conservando le finalità del programma primitivo,
gli desse modo di svolgere l'argomento caro al suo animo : la fanciulla
e l'amore.
Pamela, uel luugo titolo che ne spiega jl contemito, è una sene di lettere fami-
liari, scritte da una graziosa, fanciulla ai propri genitori; ora pubblicate per la
prima volta allo scopo di coltivare i princìpi della Religione 'e della Virtù nel-
Vanimo dei giovani e delle giovani; racconto che ha il suo fondamento nella Ve-
rità e nella Natura e, se da un lato diletta piacevolmente con una serie di strane
e commoventi vicende, è d'altra parte interamente privo di tutte quelle figurazioni
che, miranti in molte opere solo al diMto, tendono a infiammare gli animi che
dovrebbero essere istruiti.
Le lettere clie Pamela, giovane domestica iu casa di ricchi signori, scrive ai
propri genitori narrano le lunghe tribolazioni della fanciulla il cui onore è in-
sidiato dal padroncino di casa, la disperazione di lei. la sua fuga dalla casa e.
infine, il pentimento del giovane e il felice matrimonio che ne segue.
I*uò darsi che quest'opera così sentimentale ed ingenua faccia sor-
ridere molti lettori moderni resi più accorti ed esigenti di quelli per i
(juali Richardsou l'aveva scritta, ma questo non deve spingere a negare
(1) Queste due grandi opere al pari di altri immortali capolavori dell'evo
moderno {V Utopia del More, il Oandifle del Voltaire, ecc.) derivano i loro caratteri
esterni appunto dalle narrazioni di viaggi e di avventure.
— 146 —
al suo autore il posto nello sviluppo della lettei-atura uaiiativa r-lie
gli è 8tato giustamente conferito dai critici.
A parte il fatto che il lettore, astraendosi dal ricordo di tanta
scipita e manierata produzione che dalla Pamela ha preso le mosse e
portandosi nel clima del tempo, può gustare anche oggi la freschezza
e la particolare grazia di (juesto libro, a malgrado delle sue lungaggini
e delle sue puerilità, osserveremo che il Ilichardson ì' uno dei primi
autori che considerano il cuore umano nella sua intima e quotidiana
realtà, anche se le sue osservazioni, talora minute e ])recise. sian fatt(>
da un punto di vista puramente sentimentale.
Alla metà del secolo X^''!!!, il migliorato tenore di vita, l'elevato
tono culturale del cittadino anche più umile, richiedevano una forma
d'arte particolare, adatta alla sensibilità di tutti, i)iù rispondeiitt' al
l)i.sogno di calore e d'interesse umano: si voleva, in altre parole, (lic
gli scrittori si occupassero anche dell'uomo, delle sue vicende quoti
diane, dei suoi dolori e delle sue gioie, in una parola della sua realtà
intima.
Ed a questo bisogno del grande i)ubblico cominciarono appunto a
provveder*' i romanzi del Richardson, precursore e ])ioniere, nel suo
campo, al paii di Steele o di Addison. Nessuna meraviglia quindi se la
accoglienza alle sue opere da parte di coloro che non riuscivano ad inte-
ressarsi in particolare alla musa del Pope, alle conversazioni dei redat
tori di The Spectator o alle disquisizioni del circolo del dr. Johnson, fu
immediata ed entusiastica.
Incoraggiato dai lettori, dai librai, da schiere di belle fanciulle
»'d eleganti dame che intorno a lui si affollavano ammirate, confidan-
dogli jiene e segreti, richiedendogli consigli di saggezza amorosa e dispen-
sandogli onori e attenzioni, il Richardson, già avanzato negli anni, prò
seguì di buon animo il projtrio lavoro.
Dopo Pamela conipose Clarissa, or the Eistori/ oj a i/oiiiifi Ladij
(1747-8), pure in forma epistolare. E' questo senza dubbio il capolavoro
dell'autore, per la genuina e calda umanità della protagonista Claiissa
e, in genere, per la profondità e l'ampio respiro dell'opera, in cui
l'interesse sentimentale per il tragico sviluppo deirintreccio trioufii
sulle intenzioni morali dello scrittore.
In Cluri'<m si narrano le tribolazioni eli una graziosa e onesta fanciulla tor-
Gientata dalle profferte d'amore di nn giovane di nome I.ovelace. Ma, invoce del
lieto fine (Iella Pamela si offre al inibblico una cunclusione più melodramma-
tica. La giovinetta infatti dopo aver respinto ripetutamente le proteste d'amo-
re di Lovelace, ch'è im giovane elegante e attraente, ma vizioso e senza scru-
1X)11, viene da questi rapita e rinchiusa in una casa di malaffare, dalla quale essa
— 147 —
riesce a fuggire quasi tolh'. dì ilulore; in seguito ritiuta ancora le rinnovati'
proposte dì Lovelace che, amandola ora sinceramente, vorrebl)e sposarla. Chiusa
ili prigione in seguito a denuncia della i)adrona «Iella casa di malaffare ch'è sua
creditrice, essa viene liberata da I5eltord, amico di Lovelace, ma poco dopo la fan-
ciulla muore di vergogna e di crepacuore. J^a .sua line pietosa è vendicata dal di
lei cugino, colonnelh) Morden che uccide Lovelace in duello.
Con Paìiiela e Clarissa il Kicbaidson iniziò quei temi i)oi struttati
tino alFinverosimile, della vergine perseguitata e della ricompensa finale
della virtù. Un suo terzo romanzo scritto allo scopo di accontentare,
com'egli stesso ci fa sapere, « una dozzina di dame d'alto rango che
m'assillano perchè io dia loro un uomo dabbene » vide la luce col titolo
The History of Sir Charles Grandison nel ITòii-i,
Ma quest'ultima opera che voleva essere l'esempio della virtù masco-
lina, come Pamela e Clarissa lo erano state della virtù femminile, non
i-aggiunge l'interesse di quelle, che in essa la morale prevale sull'arte.
Singolare è il fatto che, a differenza di quella di Defoe, l'opeia del
Bichardson fu accolta favorevolmente da parte dei maggiori critici suoi
contemporanei, come ad esempio il Walpole che paragonava Pamela
« alla neve che copre tutto col suo candore » e come Johnson che con-
sigliava la raccolta di un volume di massime estratte dai tre romanzi.
ALTRI PRECURSORI DEL ROMANZO MODERNO.
Osservatore più realista e spregiudicato del Kichardson ci appare
Henry Fielding (1707-54) che al profondo spirito di comprensione uma-
na, accoppia una i^articolare vena satirica.
Il Fielding, discendente da una nobile famiglia decaduta, studiò
legge, ma si dedicò prestissimo all'attività letteraria più adatta al
suo ingegno.
Incominciò a scrivere per il teatro, mostrando presto il suo talento
per la commedia burlesca e satirica in The Tragcdy of Tragedies , or
Tom. Thumh (1731) e The Corent Garden Trar/edy (1782), che ebbero en-
trambe vivo successo e furono seguite da alcuni adattamenti di com-
medie molièriane. Passato alla satira politica con Pasquin (1736) e
The Historical Register far the Year 1736 (1737), la sua critica ardita
e senza reticenze provocò da parte del ministro Robert Walpole il Di
censing Ad (1737), legge che istituiva la censura preventiva per il teatro
e che pose fine alla carriera drammatica del Fielding.
Nel 1741 fu pubblicata una parodia della Pamela del Kichardson,
da questi attribuita forse non a torto al Fielding, An Apology far the
— 148 —
i
Lift of Mrs. Shamela Andnias, hij Conili/ Kcijbir, in cui, capovolgendo
la situazione, si presentava una fantesca che seduce il proprio padrone.
Comunque, il Fieldiiif- pochi mesi dopo riprendeva la paiodia, con
ben altra tinezza ed efticacia. in un'opera più impes^nativa e jtiù ampia
The Histori/ of the Adcentiires of Joseph Andrews, and of his Friend
Mr. Abraham Adanis il742), dove egli dà, per la prima volta. Finterà
misura del suo ingegno e delle sue capacità.
Il romanzo comincia come la storia di Jo.seph Andiews (il 1" rateilo
di Pamela), anch'egli servo fedele, insidiato dalla passione e dalle prof-
ferte amorose della propria padrona. Lady T.oobv. Accanto a Joseph c*è
la spassosissima ligura del buon parroco Adanis, prototipo del pastore
anglicano di provincia, carico di tiglioli e di debiti, dotto grecista colla
testa nelle nuvole (1). jiiedicatore sincero a raalgra-do della propria con
dotta non sempre edificante, speculatore e rissaiolo all'occasione, ma
cuore ingenuo, generoso e impulsiv*» al pari di Don Chisciotte, tenuto
presente dal Fielding nella creazione del suo personaggio.
La parodia dei concetti che avevano ispirato Pamela sembra esau-
rirsi nei primi capitoli del libro poiché, dopo il cerimonioso licenzia-
mento di Joseph da parte della sua delusa padrona, l'autore prende
a narrare le vicende e le peripezie dei due amici; se tuttavia rimane
l'impressione che l'intenzione parodistica verso il Richardson continui
anche nel seguito del romanzo, ciò è forse da ricercare al di fuori dello
scopo che il romanziere voleva raggiungere, e piuttosto nel contrasto
tra la natura dei due .scrittori, l'uua sentimentale, inconsciamente in-
cline ad una certa mistificazione della realtà, l'altra virile, spi-egiudi-
cata, sincera, e capace d'osseivazioni più acute e profonde.
Il Fielding sembrò quindi attraversare un periodo molto difficih'
nel quale produsse un'opera che per causticità e pessimismo si avvi-
cina molto a quella di Swift, The Hifitorij of the Life of thr late Mr.
Jonathan Wild the Great (17+81, ma il suo temperamento fondjuuen-
talmente sano lo ricondusse presto alla satira sorridente e obbiettiva
anche se, talora, profonda e tagliente.
The Eistorij of Tom Jones A Foundlinfj [llid), in diciotto libri,
scritta negli anni della maturità, è da molti considerata il suo capo-
lavoro. In essa l'autore presenta un tipo di giovane spregiudicato che
conduce una vita licenziosa, ma che, infine, sa farsi tutto perdonare
per la propria naturale bontà d'animo.
Il contrasto tra il carattere di Tom che segue liberamente i ])ropri
istinti, ma che ha il coraggio di addossarsi la responsabilità delle proprie
(li 11 Fk'lcling qui imitava dal vero la ligura dell' amico William Youiig. col
quale collaborò nella traduzione del Fiuto di Aristofane.
— 149 —
azioni, e la incntalità gretta del suo tutore, Mr. Allworthy, rivela la
morale dell'opera e la natura dello scrittore, che odiava — come s'è
visto — ogni falsità e difendeva i sacrosanti istinti dell'uomo, i quali,
per quanto pericolosi o brutali nelle loro manifestazioni, non devono,
secondo l'autore, venire soffocati ma possono, per contro, essere sempre
bilanciati dalla bontà e dalla nobiltà dell'animo.
L'attività letteiaria di Fielding si conclude con Amelia (1751), ro-
manzo assai notevole, sebbene inferiore al precedente, per la profondità
d'indagine psicologica (dovuta forse alla lunga esperienza di vita com-
piuta dall'autore nella sua carica di magistrato) alla quale si unisce
un vivo interesse pei problemi sociali. Interessante è pure A Journal
of a Voyafjc to Lisòon (postumo) nel quale l'autore sembra presentire
la fine immatura.
Henry Fielding grazie al suo scetticismo che non diventa quasi
mai cinismo, alla sua osservazione realistica e spregiudicata della vita
e al suo profondo interesse per ogni espressione di arte, occupa un posto
di primissimo piano tra i fondatori del romanzo.
Rozzo, spregiudicato e cinico, almeno nei suoi primi due romanzi,
ci appare invece lo scozzese Tobias Smollett (1721-71), medico di bor-
do e giramondo. La sua arte si affermò con Roderick Random (1748) e
con Peregrine Ridde (1751) romanzi d'argomento marinaresco e avven-
turoso nei quaU domina il gusto del racconto picaresco.
Il carattere della narrazione — inutile dirlo — è quanto mai rea-
listico (vi sono alcune scene veramente terrificanti che sembrano pre-
ludere a certe forme di goffo verismo); l'intendimento appare chiara-
mente ironico, sebbene l'insistenza sui motivi della virtù sopraffatta e
della cattiveria trionfante finiscono col togliere all'ironia ogni efficacia.
Questi gravi difetti non ci impediscono di trovare gli elementi positivi
della sua opera nel vigore aggressivo che raggiunge talvolta la vera
eloquenza, in certi quadretti che sembrano tratteggiati in bianco e
nero e in alcuni caratteri, come quello del commodoro Trunnion, in
Peregrine Piclclc, sbozzato con garbo e misura e che riesce a sfuggire
al grottesco così di frequente negli scritti dello SmoUett.
Scrittore colorito ma superficiale, può anche darsi, come taluno
ha sostenuto, che il suo cinismo fosse apparente, dovendosi invece defi
nire come un pessimismo che trova la strada dell'ironia e che in un
temperamento piuttosto debole si esaspera spesso in forme non prive
di brutalità e violenza.
Indipendentemente da ogni considerazione artistica, ci spiacciono
nello Smollett certi atteggiamenti poco obbiettivi e leali ed alcune
espressioni calunniose riguardanti l'Italia e gli Italiani, contenute nei
Travels through France and Italy (1766).
— 150 —
L'ultima sua opera Uumphreij Clinker (1771) è uu romanzo episto-
lare a*i8ai meno crudo e violento. In esso vi è una maggiore varietà
di tipi; l'indagine psicologica è meglio condotta e l'ironia e la satira
s'attenuano in un umorismo più largo e comprensivo.
Lawrence Sterne (1713-68), figlio di uu ufficiale inglese e di una ir
landese, fu uno spirito bizzarro, sentimentale e umorista ad un tempo.
Nacque in Irlanda, e dopo aver compiuto studi regolari intra
prese la carriera ecclesiastica; il suo matrimonio non fu troppo felice
perchè il suo temperamento irrequieto e sognante lo conduceva a man-
tenere relazioni e amicizie femminili e a coltivare un interesse verso il
bel sesso clie non era sempre di natura puramente spirituale.
Il suo primo grande successo letterario ebbe luogo nel 1760 con
la pubblicazione del primo volume dell'opera The Life and OpinioìiK
of Trutrnm Sìiandf/ al quale altri sc^guirouo ad intervalli tra il I7(;(l
e il 1767.
Con Tris t rata Shandi/ attaccato per ragioni morali e letterarie dal
Richardson, dal Goldsmith, da "NValpole e dal circolo del Dr. Johnson,
lo Sterne parve assumere un atteggiamento rivoluzionario verso i cor
renti modelli di letteratura narrativa.
Quest'atteggiamento rivoluzionario non va tanto ricercato nella
sostanza dell'opera quanto nella forma scevra da ogni preoccupazione
e modello letterario.
Probabilmente lo Sterne, che non fu quel che si dice un letterato
di professione, non si rese conto del valore di tale innovazione e della
sua sincerità di scrittore, elementi questi che dovevano i)0i conferirgli
un posto d'onore nella letteratura del suo paese e per i quali fu consi
derato dai critici del secolo successivo quasi come uno dei precursori
dell'arte romantica. E' stato notato inìatti che se dei romantici lo
Sterne non ebbe l'intensità della passione e la forza ideale ne ebbe l'emo-
tività e la soggettività.
In Tristram kihandy l'autore racconta le vicende della famiglia
Shandy, tra le quali primeggiano i preparativi per la nascita di
Tristram (1). e, attraverso una quantità di quadretti, d'incontri, di dia
loghi, d'intermezzi ra<icolti un po' alla maniera del Dickens, ma con
una disarticolazione anche maggiore, ci fa sfilare dinanzi tutta una
serie di bizzarre e simpatiche creature: Walter Shandy o Shandy Hall,
padre di Ti-istram, filosofo e predicatore senza pubblico e senza ere
(1) Particolare curioso: nel Tristram Shandi/ non troviamo alcuna traccia
delle opinioni del protagonista così come vorrebbe il titolo integrale dell'opera;
inoltre lo stesso protagonista non può in realtà considerarsi tale perchè dopo
averci descritto la sua nascita ed alcuni episodi della sua infanzia lo scrittore
non ne fa più parola.
— 151 —
dito; Uncle Tobj, suo riatello, il quale reduce dall'assedio di Niunur,
è costretto da una ferita a sfo<>are la propida ])assion(i militare sulle
carte e che, in contrasto colle sue manie di stratega e il suo piglio
soldatesco è nomo tanto ]>aziente e conciliante da fai- metter fuori dalla
linestra una mosca noiosa aiizicliè nccideila (1), il caporale Trini, il
servo e attendente di Uncle Toby, suo entusiasta ed ingenuo collabo-
ratore; e il ])arroco Vorick galante, sensibile e distratto, proiezione
idealizzata della figura dello scrittore.
Il libro non ha un vero intreccio; la iiai razione procede irregolar-
mente; gli argomenti vengono troncati e ri])resi a distanza di decine
di ])agiue e un po' dappertutto sono disseminate sorprese per il lettore
come aneddoti, bizzarrie, pagine bianche o rappresentanti scnlture ed
epitaffi, perfino un capitolo formato dalla sola parola <( alas I » compo-
sta in caratteri sempre più grandi.
Malgrado tutto, la lettura del Tristram fihandii riesce molto piace-
vole perchè dal libro emana il fascino di un'originalità senza pose, di
un sentimento e di un umorismo personalissimi.
Dopo il Tristram Shandì/ vide la luce nel 1768 A Sentimental
.loìirney through Francc and Itali/ (2) una specie di diario a carattere
intimo, che lo Sterne compose durante un viaggio intrapreso per motivi
di salute.
Affini come tono e andatura allo Shandij, e del tutto sprovviste
di un filo conduttore, le pagine del Sentimental Journey registrano le
impressioni di un viaggiatore di nuovo tipo, il turista sensibile e
distratto che sembra interessarsi più alle mille piccole novità e ai
mille diversi episodi delle proprie peregrinazioni che non alle bellezze
artistiche e naturali dei luoghi visitati.
IL DOTTOR JOHNSON E IL SUO CIRCOLO
Il contrasto tra il Settecento dei paesi continentali (almeno nei
primi tre quarti del secolo) e il Settecento inglese, il quale, vicino a
una società imbellettata, festaiola e decadente, presenta una classe più
sana e più virile che a quella si confonde e man mano sovrappone,
si palesa anche nella letteratura.
Infatti, accanto alla letteratura illuministica e classicheggiante
(1) La figlila fli Uncle Toby è stata felicemente ripresa tra noi dal Pananti
e dal Giusti.
(2) Il t^entimental Journey, più tar.U magistralmente tradotto in italiano dal
Foscolo, venne pubblicato sotto lo pseudonimo di Yorick col quale lo Sterne diede
alle stampe anche i suoi apprezzati Scrmons.
— 152 —
che albep:p;ia negli nimi della Restamazioue e trova poi uell'opera cri-
tica e poetica del Pope la sua massima espressione, vi è — come s'è
visto — la produzione di alcuni scrittori nella (]uale l'ideale classico,
inteso come armonia di vita interiore oltre che di espressione artistica
si fonde con la sensibilità religioso-sentimentale del nascente ceto medio.
Accanto alla sdolcinata e sopori fica musa di alcuni poeti, come
Ambrose Philips (1), esponenti dell'arcadia e del rococò inglesi, si svi
liip])a e si afferma una letteratuia priva di affettazioni, più umana e
più aderente alla vita: quella di Kichardson, di Fielding, di Defoe nella
•piale trovano eco i bisogni e le aspirazioni di un'umanità che lavora,
che traffica, che solca i mari in cerca di terre da conquistare e da
colonizzare.
Tuttavia, finché il Romanticismo non avrà condotto a teiiiiine la
sua rivoluzione, gran parte della letteratura e la critica ufficiale dei
primi tie «piaiti del secolo conserveranno il loro carattere classicheg-
giante e razionalistico.
Nella prima metà del secolo la maggiore autorità critica era stata
esercitata — come si è visto — da Alexander Pope continuatore in In-
ghilterra dei principi del Boileau; nella seconda metà grandeggia la
figura del dottor Samuel Johnson, strana e simjiatica figura di lette-
rato, acuto forse come il suo predecessore, ma di lui jiiù socievole ed
umano a malgrado delle apparenze.
Samfix Johnson (1709-84) nacque a Linchfield, figlio di un modesto
libraio e studiò a Londra e poi ad Oxford, senza però laureai-si. Ebbe
a soffrire molto nella giovinezza per la sua cagionevole salute e ])er le
disgraziatissime condizioni nelle quali venne a trovarsi la famiglia;
dotato tuttavia di una volontà e di una fede saldissime .seppe alla fine
su[)erare ogni ostacolo.
Fallita la piccola scuola di Linchfield che aveva fondato con la
moglie, donna molto più anziana di lui ed alla quale era legato da
profondo affetto, egli si recò a Londra ove prese a lavoi^are i)er vari
librai e redattori di periodici e tra.scinò per vari anni la misera esistenza
di tanti oscuri e sfortunati letterati.
Il poema London (1738) e la biografìa Life of Mr. Richard SmMffe
(1744(, inclusa più tardi in TJie Lircs of thr Pocts, resero noto il suo
nome a lettori e a critici; ma la sua fama crebbe coirapi>arizione di
The Vaniti/ of Human Wishcs (1749) e all'indomani del successo lipor-
tato sulle scene con la tragedia frcne (1749) rapi)resentata a Londra dal
(1) Non ci siamo occupati di <iuosto scrittore la cui importanza è del tutto
secondaria. Egli fu uno degli àrcadi inglesi più alla moda; le sue sdokinate poesie
iiifantlli gli procurarono lo scherzoso nomignolo di Namby l'amby. terniMie pas-
sato nel linguaggio comune col significato di leziosaggine e puerilità.
— 153 —
suo ex-allievo e famoso attore Garrick. Temperamento di critico e di
letterato più che di artista il Johnson si dedicò presto a poderose opere
di erudizione come il famoso A Dictionary of the English Languagc
(17r)5), la cui compilazione richiese otto anni d'intenso lavoro.
Al DictionoA-y seguirono i volumi dei saggi e degli articoli già
compjirsi sui periodici The Ramhler e The Idlcr da lui fondati rispet-
tivamente nel 1T5(> e nel 1758. Il racconto tilosotìco Rasselas, Privee of
Abyssinia (1759), è un (cdidactic romance » scritto — a quanto si dice
— per provvedere ai funerali della madre (il Johnson generoso e carita-
tevole non accumulò mai ricchezze), che sviluppa lo stesso tema del
quasi contemporaneo Candide di Voltaire^ cioè una satira del facile
ottimismo.
La parte migliore della sua opera ajìpartiene al campo della bio-
grafia e della critica. Dopo una numerosissima serie di articoli, di
monografìe, di saggi, tra i quali importantissimo quello premesso alla
sua edizione di Shakespeare (17G5), apparvero le Lives of the Poets.
limpida e is])irata esposizione della vita dei maggiori poeti inglesi dai
primi secoli fino all'epoca dell'autore.
Rude e autoritario, tagliente e implacabile nella polemica, ma foi -
ulto di una rara e genuina bontà d'animo il dottor Johnson godette di
una popolarità e di un tributo di stima e di affetto assai superiori a
quelli goduti dal Pope. Ma in lui l'uomo fu più grande dell'artista.
Infatti la rinomanza e il posto eminente ch'egli occupa ancor oggi nelle
lettere inglesi, sono dovuti, almeno parzialmente, all'arte di Jame?;
BosAVEi^L (1740-95), per lunghi anni suo segretario volontario e affe-
zionato, che ci ha dato con la sua Ltf e of Samuel Johnson (1791) il capo-
lavoro biografico della letteratura inglese, dove fa rivivere in modo
ineguagliabile la figura del vecchio « dittatore ».
Del suo « Club », più tardi denominato « Literary Club » fecero
parte i più importanti uomini politici, artisti e letterati del tempo,
tra i quali ricordiamo, oltre al Boswell, Reynolds, Burke, Pitt, Fox.
Gibbon, Goldsmith, l'attore Garrick, il generale Paoli e Giuseppe Ba-
ratti.
La posizione filosofico-estetica del dottor Johnson e del suo circolo
che per un quarto di secolo dominò incontrastato la repubblica delle
lettere inglesi, può esser così compendiata: anglicani e « Toi'V » i mem-
bri di questo gruppo chiedono anzitutto all'opera letteraria una finalità
morale e educativa: il loro amore per i capolavori della letteratura li
trasforma in sacerdoti della poesia ma, ancor più, della cultura e il
patrimonio culturale, in ispecie classico, viene considerato indispensa
bile a chiunque intenda seryirsi della parola come di un mezzo di espres
sione artistica; infine la preoccupazione costante di conferire stabilità
— 154 -—
^ dignità alla lingua del loro paese li sping<^ a dure grande imjìoiiauza
allo stile, così che nn'oi)era sarà da considerarsi tanto più pregevole
quanto più corretto e solenne sarà lo stile di essa.
A malgrado tuttavia di questi caratteri che fanno pensare alla più
a-ssoluta organicità di vedute e al più rigido dogmatismo la scuola di
Johnson ha già in sé — nello sviluppo dato da essa agli ideali estetici
ilelhi Restaurazione — venature e iridescenze interiori singolarissime.
Un'emozione .sincera, che prelude al Wordsworth, al Parini, allo
Chateaubriand, accompagna sovente le solenni ed austere affermazioni
del Johnson, più umano, nel suo credo, dei suoi predecessori, Addison
e Pope.
Preromantico, nella sua jtosizione morale è già il compassato Gokl
.Smith, preromantico in certe segrete pieghe del cuore è lo stesso dottor
Johnson, il quale, mentre attacca per ragioni estetiche, il sensitivo
Gray, eleva un monumento di gloria allo Shakespeare, tanto ingiusta-
mente trascurato nei secoli dell'illuminismo e tanto più vicino alla
sensibilità di quei poeti che. qualche decennio più tardi, ignoreianno
i dogmi della sua scuola.
Al.TRI SCRITTORI DELL'ULTIMO f<ETT ECESTO
Tra i l'omanzieri maggiormente in voga nella seconda metà del
secolo va ricordato Goldsmith, amico del Dr. Johnson e da (questi am
messo nel suo celebre circolo letterario « The Club ».
Oi.ivER Goldsmith (1730-74), figlio di un povero curato irlandese.
non fu un modello di saggezza e di equilibrio. Svogliato e discolo da
fa.nciullo tanto da esser considerato come e hopeles.slv stupid », scape-
strato giramondo a vent'anni. egli riuscì tuttavia, grazie al suo ingegno,
a formarsi un certa cultura, in verità né vasta né profonda, ed a seguire
qualche corso di studi sul continente, dove si guadagnò il pane suo
uando il flauto e donde ritornò in patria con una laurea in medicina
conseguita, a quanto egli affermava, in una università straniera.
Uichiamò su di .sé l'attenzione del dr. Johnson con una serie di
lettere apparse nella rivista Pvhlic Ledger, derivate in parte dnlb'
Lettres Persancs di Montesquieu e più tardi raccolte in volume col ti
tolo di The Citizen of the Worhl (17G2). in cui sotto le spoglie di un
viaggiatore cinese, l'autore descrive con sottile ironia e uno stile smu
plice e naturale alcuni lati caratteristici della vita londinese. Il Gold
Smith esercitò per alcun tempo una inten.sa attività giornalistica, colla
borando a vari periodici fra i quali The Dee, mentre veniva componendo
il poemetto The Trnveìler (1704Ì, nel quale, fingendosi ancora un viag
— 155 —
giatore, ci rappresenta le condizioni sociali, politiche ed economiche del
tempo. La ]ìnrez7>a, la semi)licità e la squisita rifinitura <lel verso con
scUidaiono la sua fama tra i johnsoniani, conquistandogli le simpatie
del jniltblico.
L'attenzione attratta dal poemetto, indusse gli editori che avevano
acquistato il manoscritto del romanzo The Vicar of Wal-efield, scritto
nel 1701-2, a pubblicarlo. Apparve così nel 17()(), in due volumetti, il
capolavoro del Goldsn)ith, che non ebbe successo immediato o strabi
liante, ma progressivo e duraturo.
Tutte le stranezze ed incoerenze dello scrittore, come (luella di
anteporre la carità senza discriminazione alla necessità di ])agare t
propri debiti, sembrano essere state giudicate con indulgenza dagli amici
e dal pubblico appunto per la sua fondamentale ingenuità e bontà d'a
uimo, caratteristiche che vediamo ritiesse in The Vicar of WaJcefieìd.
lu (juesto romauzo dallo ^tile semplice e scorrevole l'autore -narra le peri-
pezie di un buon vicario di campagna, Dr. Primrose, una figlia del quale, Olivia,
vien sedotta da un avventuriero (tema giìi sfruttato dal Richardson), e un'altra.
Sofia, è rapita da uno sconosciuto mentre la famiglia, per la perdita dell'intero
patrimonio dovuta al fallimento di un mercante e ad un incendio che distrugge
la casa del vicario, è ridotta in miseria.
Alla fine però tutto s'accomoda : la figlia sedotta risulta regolarmente legata
in matrimonio col pi-oprio seduttore, la figlia perduta viene lintracciata e si
sposa con un ricco gentiluomo. Air. Burchell, la fortuna ricostruita ed il focolari-
riedificato.
L'epopea borghese di The Vicar of Wakefield accolta trionfalmente
dai critici ed esaltata perfino da uomini come Goethe, è, nella sua
finalità, apologetica della rassegnazione e della fede negli ideali mo
rali, un preludio alla ju^oduzione moraleggiante di non pochi roman
zieri vittoriani,
Negli anni che seguirono la pubblicazione del romanzo, Goldsniith
continuò alacremente la sua opera letteraria, componendo fra l'altro
due commedie The Good Natur'd Man (1767), oggi dimenticata, e è^hc
l^toops to (Jonqiier (177.'?), una delle più belle del ])e]iodo, improbabile
nell'intreccio, derivato in parte dal Beaux 8trata{/e))i di Farquhar, ma
ricca di umorismo e ben caratterizzata nei personaggi.
Da ultimo ricordiamo The Deserted Villa r/e (1770), poemetto in di-
stici, ispiratogli dalla morte del fratello che richiamò nell'animo sen-
sibile del poeta i lontani ricordi della fanciullezza, passata nel villaggio
irlandese di Lissoy, dal Goldsmith trasformato e idealizzato in un'at-
mosfera d'idillio cam])estre. E' la sua cosa migliore in versi.
Il Settecento fu anche un secolo ricco di pensatori e di filosofi; e,
— 156 —
tra questi, mia fama pari ai suoi meliti ae<|nistò, al tenijio delle lotte
cou le colonie d'America, rirlande.se IComund Buukk i1Ti.>9-97). Sono
famosi i suoi discorsi Oii American Tnration (1774) e Oh Conciliatioii
with the Colonies (1775). nei quali consinlia al Governo una soluzione
amichevole delle questioni con le colonie nordamericane, e <|uelli conti»»
Warren Hastiugs, in cui critica i sistemi inglesi di cohMiii'./.azione in
India.
Come scrittore politico la sua fama è affidata all'opera Rcflectionn
on the Revolution in France (1790). nella quale si combattono i prin
cipi della rivoluzione francese. Lungimirante jìiofeta nella questioni'
americana ed efficace patrocinatole di riforme nella questione indiana, il
Burke non sejipe veder chiaro uè essere obbiettivo nella <iuestione frau
cese. Tuttavia la sua fama si affermò specialmente con quest'opera ise
guita da alcune altre sullo .stesso argomento), la quale contribuì in jiarte
al cambiamento dì rotta della politica inglese che condusse alla dicliia
razione di guerra alla Francia ed alle vittorie di Trafalgai- e "\^'atel•loo:
si deve aggiungere poi che il passaggio del lìurke al partito u Tory » non
rappresentò un mutamento nel carattere dell' nomo rimasto sempre incen
curabile e generoso.
Burke, avvocato di itiimissimo oi'dine. lasciò anche due opere lette-
rariamente importanti A Vindicdtioii of Xatiiraì Societj/ (17r)0), nella
quale sembra voler dimostrare che tutti i regimi possono degenerare se
gl'individui non hanno sufficiente maturità spirituale per adottarli: e
A Philofio pili cai Inquivìf into the Oriffin of oiir Idcas on the Sulìlime a mi
Beautiful (17r)0i, nella quale si esaltano i valori emotivi e costruttivi del
sublime e della bellezza umana.
David Hume (1711-76) si occupò di storia e di lìlosotia lasciando di-
verse diecine di opere poderose, tra cui la Histori/ of Ch'eat Britain (1751
17G1) e il saggio An Eìiquirij conccrninfj Hinnan Underfifontling (175Si.
Hume, deista in filosofia, è. come storico, anticipatore del sistema
d'indagine positivista. I^ sue opinioni politiche, quali appaiono dalla
chiusa della Historj/ tendono a una concezione dì equilibrio tra i diritti
del singolo e «luellì dello ir^tato che rappi-esenta come il difensore dei
diritti della collettività verso il singolo; nel cam]»o dell'economia poli
tica egli anticipa in parte le teorìe di Adam Smith.
Adam Smith (17:ì;>-0()) .sociologo ed economista insigne è l'autore
del trattato An Jnquirij into the Xntun <,nd Causrs of the Wealth of
Nation^ (1776) nel quale attacca il sistema mercitutilistico, .sostiene che
il lavoro è l'unica e vera fonte della ricchezza di una nazione e che esso
deve essere compiuto dagli individui a .seconda delle loi-o tendenze e ca
pacità. Secondo lo Smith poi l'attività economica dell'individuo stimo
— 157 —
lata dal piiucipio liberistico tornerebbe sempre ed automaticamente a
vantaggio anche della collettivitiY.
Anche le opere di storia antica fioriscono in ((uesto tempo paralle-
lamente al graduale svilui)i)o preso dall'archeologia, e uno studio sulle
cause della decadenza deirimpero romano ci dà Edward Gibbon (1737-
1794) con il Decline and Fall of the Roman Empire (177G-88), la più
grande opera storica della letteratura inglese, magnificamente costruita
sia nel disegno generale che nei dettagli, accurata e scritta con grande
efficacia narrativa e uno stile dignitoso e solenne, ricco di elementi la-
tini. Sollevò molte discussioni per l'atteggiamento poco ortodosso del-
l'autore nei riguardi del cristianesimo.
Il teatro dell'ultimo Settecento non è ricco e vario come quello del-
l'ultimo Seicento; in esso tuttavia si possono scorgere i primi sintomi del
rinnovamento romantico e vi è più di un'opera che si salva per la since-
rità, l'intelligenza e l'arguzia.
Importanti soprattutto le commedie borghesi di George Codman
(1732-94), autore di Poìly Honei/cornh (17G(l) e di The Clandestine Mar-
riage (17G6), scritto in collaborazione col Garrick; la già menzionata pro-
duzione a tono sentimentale dello Steele e di Goldsmith; e le commedie
di Richard Brinslby Sheridan (1751-181G) ch'è il drammaturgo più do-
tato e popolare del periodo.
Nelle sue commedie ritroviamo il dialogo brillante e le battute di
spirito del teatro di Vanbrugh e Congreve, senza però l'immoralità e il
cinismo. Dotato di grandi qualità drammatiche, egli non si cura di ripro-
durre l'ambiente o di approfondire i caratteri, né ha preoccupazioni
etiche; i suoi personaggi vivono della vita artificiale della ribalta, nel-
l'abilità del gioco scenico e verbale, tra un continuo scoppiettio di motti
arguti e di fiizzi. che ci fa pensare al teatro di Oscar Wilde.
La sua fama si fonda principalmente su tre commedie giovanili The
Rivals (1775), in cui si burla delle romanticherie sentimentali delle fan-
ciulle (pur essendo in fondo un sentimentale egli stesso); The School for
Scandal (1777). il suo capolavoro, satira dell'ipocrisia; e The Critic
(1779), parodia del dramma sentimentale e derisione degli sprezzanti
critici letterari del periodo.
Abbandonato il teatro, lo Sheridan diviene una delle figure più im-
portanti del mondo politico del suo tempo; oratore eloquente e forbito,
ricordiamo di lui specialmente i discorsi pronunciati in difesa della ri-
voluzione francese e della libertà di stampa ed ancora la lunga requisi-
toria contro Warren Hastings.
158 —
T\v. XIX
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Tav. XX
Lauivnce Sterne.
Jane Austen.
Robert lUirns.
William r.lake.
XI
I PREROMANTICI
Nel Bettecento, col crescere e raflfermarsi iu camjio politico della
}X)tenza deiringhilterra. questa nazione acquista pure, i)er la prima vol-
ta in Europa, un vero primato intellettuale e letterario.
Anche la splendida fioritura del periodo elisabettiano era rimasta
fenomeno nazionale, che rientrava — fino a. un certo punto, come s'è
visto — nel grande movimento rinascimentale d'ispirazione italiana,
cosicché i grandi scrittori inglesi di questo periodo, Shakespeare com-
preso, erano sconosciuti iu Europa, eccezion fatta ])er Bacone, filosofo
che aveva scritto principalmente in latino.
Invece verso la fine del Seicento e nei primi decenni del secolo suc-
cessivo, le vicende politiche dell'Inghilterra, sia interne (la rivoluzione
del 1088) che internazionali (la guerra di successione spagnola), la sua
letteratura ricca e originale (soprattutto nel periodo della regina Anna
col sorgere del romanzo e del giornalismo), i suoi scienziati (basti ricor-
dare il Newton), le sue istituzioni pubbliche e private, la sua legisla-
zione e la sua economia, fanno che questa nazione diventi oggetto di
studio, d'ammirazione e d'imitazione da parte delle menti più progre-
dite e illuminate del continente.
Quando si pensi che scrittori come Voltaire, Montesquieu, Diderot e
Rousseau in Francia, Baretti, Alfieri e Foscolo in Italia, Klopstock,
Lessing e Herder in Germania — per non ricordare che alcuni tra i più
importanti — sono ardenti ammiratori della civiltà, della cultura e delle
lettere inglesi e se ne fanno i divulgatori, si comprenderà facilmente
come si vada diffondendo in Europa il convincimento che il popolo in-
glese sia ormai all'avanguardia della civiltà europea.
L'anglomania durerà per tutto il secolo XVIII e quando in mezzo
al raziomalismo. all'ottimismo e al classicismo imperanti, si manifeste-
ranno i primi sintomi di stanchezza e i primi segni di reazione, che con-
durranno all'affermarsi del grande rivolgimento romantico agli inizi
— 159 —
11 - Breve storia delia letteratura inglese.
del secolo XIX, tali voci nuove si faranno sentire per prime in alcuni
scrittori inglesi, che diverranno rapidamente popolari sul continente.
Tra questi scrittori, specialmente poeti, ai quali viene generalmente
data la designazione di preromantici, ve ne sono alcuni come Thomson,
Gray e Oowper che testimoniano lo spirito di transizione per quel con-
trasto esistente nelle loro opere tra soggetti, atteggiamenti e cultura di
timbro settecentesco e classicheggiante ed ispirazioni, stati d'animo,
compromessi stilistici denotanti un notevole risveglio d'indipendenza
spirituale; ve ne sono altri, come Macpherson e Chatterton, che hanno
già rotto i ponti con i contemporanei e rievocando immagini e canti di
eroiche e favolose età passate sembrano anticipare il clima ed il gusto
dei maggiori romantici; altri ancora, come Burns e lUake, che potreb-
bero essere considerati (specie Burns) al di fuori di ogni angustia di
tempo e di scuola, tanto marcata è la loro personalità e indipendente la
loro ispirazione, ma che vengono solitamente ricondotti a questi gruppi
oltre che per esigenze didattiche, per la palese influenza esercitata su
molti rappresentanti del grande movimento spirituale che essi precedono.
James Thomson (1700-48), nativo della Scozia meridionale, dotato
di fervida immaginazione, osservatore attento e non superficiale, seppe
trar profitto del romantico scenario in cui era vissuto nella prima giovi-
nezza, rimettendo in onore il sentimento e la descrizione della natura
che diviene, per la prima, volta con lui, argomento principale di un'ope-
ra poetica. Giovanissimo si recò a Londra, ove pubblicò nel 1726 il poe-
metto Wiìiter che ebbe grande successo, sì da indurlo a continuare con
la descrizione delle altre stagioni, riuscita non altrettanto bella e spon-
tanea. Il poema completo The Scasons (Le stagioni) apparve nel 1730.
Come nel soggetto aveva abbandonato l'uomo e la vita cittadina per
il culto della natura, così nella forma abbandonò il distico eroico per il
verso sciolto railtoniano. Tuttavia il metodo e l'attitudine mentale del
Thomson non sono lontani dal Pope, aUora all'apogeo della sua fortuna
letteraria. Le sue descrizioni delle bellezze naturali sono generiche e
ordinate come in un catalogo, lo stile, pesante e troppo diffuso, appare
— se confrontato con quello dei romantici posteriori — freddo, conven-
zionale e ampolloso nella sua dizione poetica settecentesca.
L'altra opera importante del Thomson è The Castle of Indolenee
(Il castello dell'accidia, 174:8), in due canti, in cui si pro^^oueva di fare
una descrizione parodistica della sua vita indolente nel ritiro di Rich-
mond, ma che riuscì invece una delle migliori imitazioni dello Spenser,
del quale il Thomson usò la stanza con grande maestria.
Scrisse ancora la famosa lirica Rule Britannia! , uno dei canti nazio-
nali inglesi, che si trova nel « ma«k » Alfred, un lungo poema politico
— 160 —
in versi sciolti intitolato Liberti/ (1734-6), e numerose ma insignificanti
tragedie.
Snccesso anche più clamoroso di quello ottenuto dal Thomson con
The Sea,9ons, ottenne Edward Young (1683-1765) quando, già avanzato
negli anni, pubblicò tra il 1712 e il 1745 i suoi Nif/kt TJiottghts on Life.
Death and Jmmortaìitn (Tensieri notturni sulla vita, la morte e l'im-
mortalitiì), lungo poema comjiosto di sette sermoni o meditazioni in versi
sciolti, ispiratogli da gravi sciagure domestiche, sebbene l'evidente man-
canza di sincerità del poeta — che scriveva al lume vacillante di una
candela posata su di un teschio umano — non fosse celata a tutti i suoi
contemporanei. Non manca però nel poema qualche bel tratto eloquente.
Coi suoi Xi(/hf Thonfjhts lo Young introduce un altro degli elementi ca-
ratteristici del romanticismo, la poesia sepolcrale, che troverà un'eco
immediata nel poemetto The Clrarc (L'avello, 1743), di Robert Blair
(1699-174(1). e la voce più meditata e armoniosa nell'elegia del Gray, alla
quale s'ispirò il Foscolo nei Sepolcri.
THOMAS GRAY
Thomas Ctr.w (1716-71), nato a Cornhill (Londra), è figura partico
larmente lappreseutativa della fase di transizione tra mondo classico e
mondo romantico. Il padre era un uomo d'affari della C^ty e la madre
aveva due fi-atelli insegnanti, uno a Eton e l'altro a Cambridge, cosicché
fu possibile dare al figliolo un'ottima educazione. Il Gray studiò infatti
I>rima al collegio di Eton, dove divenne grande amico di Horace Wal-
pole. e poi alTuniversità di Cambridge, approfondendo non solo lo stu-
dio dei classici, della storia e delle lingue moderne (specie il francese).
ma anche quello delle scienze naturali e della filosofia.
Lasciata Cambridge, iniziò nel 1739, insieme a Wali)ole, un viaggio
sul continente, visitando la Francia e l'Italia. Essendosi qui bisticciato
con l'amico proseguì il viaggio da solo, tornando in Inghilterra nel 1741,
poco prima della morte del padic. Si stabilì allora a Cambridge, dove
continuò in quieta meditazione i suoi studi, acquistandosi la reputazio-
ne d'essere uno degli uomini più dotti del suo tempo.
Ancor giovane egli compose una serie di poesie degiie di nota pei-
freschezza ed eleganza di forma, molto legate ancora agli schemi poetici
del secolo, ma già tutte soffuse di un alone di sognante ])erplessità e ma-
linconia. Sono VOde io Sprint, il Soiinet on the Death of Richard West.
VHt/mn to Adversitj/. VOdc on a Distant Prospect of Eton College e
VHìjmn to Jgnora^ìcc (frammentario), apparse nel 1742.
— 161 —
Riconciliatosi con Walpole, scrisse in morte della gatta favorita del-
l'amico, annegatasi mentre tentava di ghermire i pesci rossi di una va
sca, la graziosa Ode on the Death of a Fcwouritc Cat , che insieme a A
Long Story mostra, col suo fine umorismo, un altro lato della complessa
personalità del Gray.
Venne poi il suo capolavoro, la bellissima PJlegy Written in a Court
try Churchyard (1750), composta di trentadue quartine di decasillabi
rimati abab, una delle gemme della letteratura inglese, alla quale l'au-
tore deve la sua fama mondiale e il primo posto tra i lirici inglesi del
Settecento. E' stato osservato che il tema ispiratore dell'elegia — la
morte livellatrice degli umani — è semplice e tutt'altro che peregrino,
ma non è l'originalità del soggetto che conta in una poesia lirica. Se il
tema non è nuovo è eterno e il trasformare i luoghi comuni in « things
of beauty » è uno dei meriti della grande arte. Sotto lo splendido broc-
cato dello stile e le reminiscenze dotte vibrano dei sentimenti e assumono
forma fantastica dei pensieri che trovano eco in ogni cuore umano.
Sembra che il Gray abbia lavorato sette anni intorno a quest'ode, e in
verità in essa il poeta raggiunse, come altri hanno già posto in i-ilievo,
quella estrema concisione della frase che nulla toglie alla purezza, alla
perspicuità e alla musicalità e sembra esser stata il supremo ideale
artistico dello scrittore.
The curfew tolls the kuell of parting day,
The lowing hercì wind slowly o'er the lea.
The plowman homeward plods his weary way,
And leaves the world to darkness and to me.
Now fades the glimmering landscape on the sight,
And ali the air a solenm stillness holds,
Save where the beetle wheels his droning flight,
And drowsy tlnklings lull the distant folds; (1)
L'elegia e le due odi pindariche The Progress of Pocsy (1754) e The
Bm^d (1757) segnarono la piena affermazione del Gray.
Nella lunga ode The Bard il poeta ci trasporta nel mondo degli ultimi bardi
gaelici : vi si racconta la leggenda dell'incontro tra un « Welsh singer » (2) ch'è
(1) Il coprifuoco suona a mesti rintocchi il dipartirsi del giorno, — Il mug-
ghiante armento si snoda lentamente sui prati, — L'aratore volge il passo stanco
verso casa, — E lascia il mondo alle tenebre e a me.
Ora svanisce dalla vista il paesaggio diafano, — B una pace solenne pervade
tutta l'aria, — Tranne là dove il maggiolino va rotando con volo ronzante, —
B sonnolenti tintinnii cullano gli ovili lontani.
(2) « Welsh » che in anglosassone significa « straniero » fu l'appellativo dato
appunto dagli Anglosassoni invasori agli antichi abitanti delle isole britanniche.
— 162 —
appunto l'ultimo dei bardi ed il re Edoardo I, incontro, che si svolge in un diUi-
rile valico delle montagne del Galles durante la conquista di quel paese da parte
del battagliero sovrano inglese.
Il bardo, ch'è di razza celtica, osa fermare il re e tutti i suoi guerrieri
e predice la futura rovina delle dinastie anglo-sassoni che hanno costretto la sua
gente a rifugiarsi in uno stretto lembo dell'isola; rivela i futuri triontì della
casa dei Tndor (la quale come sappiamo ebbe il suo capostipite in un « Welsh
gentleman »» e canta le glorie dei poeti che nasceranno in quell'epoca; indi dopo
aver parlato e cantato, l'ultimo bardo si tuffa nel fiume sottostante al valico e
stcìmpare tra le onde, simbolo di una fiera e nobile stirpe.
Quest'ode leggendaria suscitò molto interesse ed entusiasmo e fu se-
guita da altre due lunghe poesie The Fatai Sistcrs (17G1) e 2'he Descent
of Odin (1761) i soggetti delle quali erano tolti alle antiche saghe nordi-
che e gli sviluppi ispirati ai canti anonimi della primitiva epica celtica.
La produzione epico-leggendaria del Gray comparve quasi contem-
poraneamente alle Reìiques of Ancient English Poetry del Percy, al
quale accenneremo più oltre, e contribuì al graduale spostamento del-
l'interesse poetico dal mondo classico al mondo medioevale.
I suoi successi poetici, le sue varie monografie, traduzioni e compo-
sizioni latine gli valsero nel 1757, alla morte di Colley Cibber, l'offerta
del titolo di poeta laureato, offerta ch'egli declinò. Per il resto la sua
vita non ebbe avvenimenti notevoli : nel 1768 fu nominato professore di
storia moderna a Cambridge. Morì nel suo appartamento privato presso
il Penbroke College, lasciando un epistolario voluminoso e interessante,
tra i più belli della letteratura inglese.
A lui si accompagna di solito William Collins (1721-59), scrittore
poco fecondo e molto disuguale, ch'ebbe una vita breve e funestata verso
la fine dalla pazzia.
Ammiratore e amico del Thomson, per la morte del quale scrisse una
nobile elegia, risente della artificiosità pedantesca dello stile poetico del
tempo. Aveva però un delicato senso della bellezza e a tratti un'inten-
sità lirica eccezionale che, quando riesce a trovare espressione nella sem-
lilicità — come in alcune delle sue Odes (1746-7), specie delle più brevi
— gli consente di creare canti tra 1 più belli del secolo. Ricordiamo
VOd^ to the Pas8Ì0)ì8, VOde on Ihe Popuìar Superstitions of the High-
Iwnds of l^cotland, che introduce col mondo delle fate, delle streghe, dei
pigmei e dei re medievali, un nuovo elemento romantico, il Dirge in
(Jyinheline, e infine il suo capolavoro VOde to Eveninff , tutta pervasa da
un'intima e soave tristezza crepuscolare.
— 163
WILLIAM CO W PER
Più interessante e forse più ricca di travaglio interiore si i)resenta la
personalità di "William Cowi-bk (1731-1800).
Nacque nel Ilertfordsliire, da un pastore anglicano nipote del Lord
Ohancellor Cowper e da una nobildoima lontana discendente del re En-
rico III.
Fanciullo delicato, sensibile, precocissimo, sottri immensamente per
1 immatura perdita della madre che morì quando egli aveva appena sei
anni. La scomparsa della madre, la cui memoria doveva più tardi sugge
rirgli una delle sue più belle poesie, e la permanenza nel collegio di
Westminster, i cui metodi quanto mai rigidi e brutali furono da lui
più tardi denunciati nell'invettiva Tirocinium,, or a Revieic of Sohools
(1784), favorirono certamente quella sua tendenza alla malinconia ed
all'ansietà che doveva poi tragicamente degenerare in una intermit-
tente e dolorosa insanita mentale.
Compiuti gli studi di avvocato trascorse un certo periodo in ca«a di
uno zio ove s'innamorò, corrisposto, della cugina Theodora; costretto ad
abbandonare l'idea del matrimonio per il mancato consenso dei parenti,
si accinse alla carriera legale ottenendo un posto alla Camera dei Lords.
ma, alla vigilia di un esame statale che doveva abilitarlo airesercizio
della professione prescelta, fu colto da una prima violentissima crisi e
tentò di suicidarsi. Fortunatamente, dopo un soggiorno di un anno in
una casa di cura, egli s'imbattè nella buona famiglia TJnwin che rico-
nobbe il suo genio e lo accolse presso di sé, come ospite a pensione, cii-
condandolo di attenzioni e di cure.
L'eredità del padre gli aveva intanto procurato una discreta agia-
tezza ed egli, in tal modo, potè concedersi una vita tranquilla nella casa
di campagna di Olney ove Mrs. ITnwin con i tìglioli si era trasferita do])o
la morte del marito.
Lì, il Cowper, che fino allora non aveva composto che pochi poe-
metti, in realtà di scarso valore e ancora molto legati agli schemi clas-
sici, riprese i suoi studi preferiti e la sua attività letteraria.
Strinse amicizia col parroco del luogo, certo Mr. Newton, propa
gandista evangelico e cultore di musica e poesie liturgiche, e sotto
l'influenza di questi compose i suoi inni religiosi molti dei quali, ispi-
rati e solenni come il « God moves in a mysterious way » (Dio procede
in modo misterioso) e !'« Ilark, my soni ! it is the Lord ! » (Ascolta, mia
anima! E' il Signore!), vengono ancor oggi cantati nelle chiese anglicane
da migliaia di fedeli che forse ignorano il nome del loro autore.
Ma l'amicizia con il mistico e fanatico Mr. Newton e il clima asce-
tico dei temi sacri ridestarono nello spirito dell'infelice poeta quella
— 164 —
mania religiosa, che aveva avuto tanta parte nel precedente squilibrio,
e neutralizzarono gli sforzi della buona e intelligente signora Unwiu
dedicatasi completamente al suo ospite adorato e desiderosa di creare
intorno a lui un'atuiosfera di georgica pace familiare per difenderlo dal
triste male in perenne agguato.
Questa ricaduta durata vari anni distolse più tardi il poeta e la
stessa sua « cara ombra fedele » dalla vagheggiata unione matrimoniale
rendendo tuttavia ancor più profondo e forse materno, da parte della
l'nwin, Fatfetto che ella nutrì per lui sino alla fine.
Seguirono quindi molti anni tranquilli durante i quali il Cowper,
alternando le più innocenti occupazioni domestiche e le cure al giardino
della sua buona Mary (ch'è la Mary di tutte le sue poesie) alle com-
posizioni poetiche, scrisse i suoi lavori migliori : il poemetto The Task
(1785) e la ballata The Diveriing U istori/ of John Gii pi n, pubblicata nel-
lo stesso volume.
Alla morte della Unwin T oscurità si rifa quasi totale nel suo spirito
ma egli ha ancora momenti di lucidità che gli consentono di fissare sulla
carta i moti del suo animo tormentato. E' degli ultimi anni della sua
vita la bellissima ode On the Reccipt of vii/ Mother's Picture out of
Norfolk, che echeggia Tinlìnito rimpianto dell'immatura perdita ed è un
canto di commovente riconoscenza all'arte ed all'amore materno :
Oh that those lips had languagel Life has pass'd
With me but roughly since I heard Ihee last.
Those lips are thine — thy own sweet smile I see
The sanie that oft in childhood solaced me;
Voice ouly fails, else, how distinct they say,
« Grieve not my child, chase ali thy fears away! »
The meek infelligeuce of those dear eyes
(Blest be the art that can immortalizo,
The art that baffles tirae's tyra<inical dime
To qiiench it) heie shiues on me stili the same. (1)
The Ta^k è un poemetto in versi sciolti derivato da una poesia più
breve The Sofà inclusa poi nel primo come canto introduttivo (2).
(1) Oh se <iuelle labbra avessero parole! La vita è stata — Rude con me da
quando ti udii l'ultima volta. — Tue sono «jneste labbra, proprio tuo è il sorriso
che vedo, — Lo stesso che da fanciullo mi confortava; - Solo la voce manca,
altrimenti come direbbero distintamente: — Non affliggerti tìglio mio, scaccia
tutti i tuoi timori I — La mite intelligenza di quei cari occhi — (T'.enedetta sia
l'arte che può immortalare, — L'arte che frustra la pretesa tirannica del temi»)
— Di estinguerla! «lui brilla su di me ancor la stessa.
(2) L'amica Lady Austen aveva proposto al poeta il sofà della iirupria stanza
«.ome soggetto d'un poema.
— 165 —
Si tratta di un'opera diflBcilmente classificabile che assume volta a
volta tono idilliaco e georgico, didattico e filosofico : il poeta ci pi-eseuta
scene e vignette della vita agreste, si sofferma in dissertazioni sul con-
sorzio umano e sulla pace tra gli uomini, s'indugia beato nella contem-
plazione del paesaggio e sovente dà sfogo al bisogno lirico del suo animo.
Così, talora si ha l'impressione che il Cowper voglia perpetuare, sia pure
a suo modo, la tradizione pastorale di Pope, di Thomson e di Crabbe.
Talora sembra ch'egli respiri già nell'aria le libere espansioni dei roman-
tici, specie in alcune meditazioni liriche clic sembrano anticipare i poeti
laghisti.
In certe espressioni e in certi atteggiamenti l'autore di The Task
ci appare quasi un moderno, specie per quel modo di sentire il con-
trasto tra città e campagna, contrasto che si acuisce nel suo animo tur-
bato fino a diventare conflitto insanabile così da fargli apparire la città
come opera umana ed effimera e la natura come l'eterno regno di Dio.
Tatto il poema, è d'altronde un inno alla natura nella quale si era
rifugiato come una povera bestia ferita.
The Diverting History of John Oilpin è uno dei più famosi poe-
metti eroicomici della letteratura inglese.
Il soggetto sembra esser stato fornito al Cowper, anche questa volta
da Ladj Austen, la quale desiderava distrarre il poeta dalla sua malin-
conia con un allegro racconto; si narra a questo proposito che, dopo aver
riso un'intera notte alla narrazione della gentile amica, il poeta si po-
nesse al lavoro volgendo in poche ore la fiaba in ballata.
La vicenda del povero Gilpin recatosi con la moglie e la figlia a una
festa campestre e rimasto vittima del proprio puledro imbizzarrito è
narrata con una vivacità e uno spirito degni della penna di Cervantes
e ci mostra un Cowper ricco d'irresistibile « humour »,
Oltre Sb The Ta^k ed a John Oilpin occorre ricordare del Cowper
l'interessantissimo epistolario e la traduzione delVTliade.
L'ultimo suo lavoro originale è la commovente poesia The Cdstaway .
in cui rappresenta, se stesso e il suo triste destino nel marinaio spazzato
via dal mare in tempesta dalla tolda della nave, trascinata lontano dalla
furia del vento e dei marosi, senza più alcuna possibilità per lui di sal-
vezza o di aiuto.
Scrittore di transizione è anche George Orabbb (1754-1832), che sul-
le vecchie forme della scuola classica — usa il distico eroico e una di
zione poetica ricca di antitesi e di versi epigrammatici — infonde il
contenuto nuovo del suo realismo umanitario e del suo pessimismo con-
genito, avvivato dall'ambiente di miseria del natio Aldborough, piccolo
porto sulla squallida costa orientale (Sufifolk), in cui visse la laboriosa e
travagliata giovinezza.
— 166 —
Gli diede fama il poema The Villagc (1783), forte, dettagliata, cupa
descrizione realistica della vita dei contadini, in aperto contrasto con le
idilliche rai>]>resentazi()ni tradizionali della felicità e dell'innocenza dei
campi, di cui s'era fatto anche di recente portavoce il Goldsmith nel
suo Deserted Yiìlage (1770) e in Francia il Rousseau.
Le altre opere importanti del Crabbe sono The Parlsh Resister
(1807), in cui un parroco di campagna scorre il libro parrocchiale medi-
tando sulle nascite, i matrimoni e le morti ivi registrati; The Borough
(1810), descrizione della vita in una cittadina di provincia, lavoro disu-
guale e prolisso ma che contiene alcune delle cose sue migliori; i Talcs-
in Verse (1S12) e Taics of the Hall (181S), dove, pur tra pagine felici che
dimostrano come lo scrittore conservasse fino all'ultimo la sua vigoria
e sincerità poetiche, si va accentuando sempre più la trascuratezza for-
male, la sovrabbondanza di particolari inutili e una versificazione spesso
goffa, piatta e verbosa.
/ CANTI O^S.SIAXICI E LA RIELABORAZIOyE DELLE BALLA-
TE E LEGGENDE ANTICHE.
Il risveglio dell' intei*esse poetico per il Medioevo e le antiche età
leggendarie, particolarmente ricche di elementi emotivi ed eroici, si
concretò nell'opera di alcuni poeti che con una serie di traduzioni più
o meno libere e di rifacimenti misero di moda le antiche ballate ed i
cauti epico-amorosi patrimonio delle varie stirpi che contribuirono alla
formazione della nazione inglese.
Tra questi poeti, ai quali arrise il più lieto successo del pubblico se
non sempre l'approvazione dei critici, sono degni di nota lo scozzese
James Macpherson, l'irlandese Thomas Percy ed il giovane Thomas
rhatterton.
James Macpherson (1736-{M>), maestro elementare in una cittadina
della Scozia, pubblicò nel 1760 una serie di poesie col titolo Fragmcnfs
of Ancievt Poetry coìlected in the Highlands of Scotland, and trans'-
latcd froin the Gaelic or Erse language, alla quale seguirono i poemi epici
Fingal (1702), in sei libri, e Temora (1703), in otto libri. Queste poesie e
poemi, scritti in una prosa poetica semplice e numerosa, dal tono ora
lirico, ora epico, ora elegiaco, narravano gli amori di cavalieri antichi,
i loro duelli, le loro gesta meravigliose e senza introdurre elementi e
creature soprannaturali aprivano ai lettori il mondo incaii^vole di una
umanità vergine e generosa ma già afflitta dalle passioni e dalle leggi
inesorabili del fato.
Era un vecchio mondo che si risollevava con tutta l'inesprimibile
— 167 —
attrazione delle cose passate, un vecchio mondo ancora pulsante dei sen-
timenti sublimi che vi avevano vibrato eppure <i,ià come disincantato
per la coscienza, nel poeta, della caducità delle cose terrene.
Il fascino del leggendario e la malinconia sottile sprigionautesi da
(}uesti poemi che il Macphersou dichiarava di avere puramente tradotto
dall'antico bardo caledonio Ossian, conquistò immediatamente il pub-
blico inglese e, in breve, quello di tutta l'Europa (1).
A tale successo di pubblico e di critica, si contrappose ben presto il
giudizio di altri critici non meno autorevoli, capeggiati dal dr. Johnson,
i quali partendo da considerazioni d'ordine soprattutto filologico, con-
testarono al Macpherson, l'autenticità delle sue traduzioni, sostenendo
ch'esse erano in gran parte opera della sua fantasia.
Quest'opinione troverà più tardi conferma, ma a noi che riguardia-
mo la controversia in sede estetica e non filologica, basti il poter con-
cludere che il Macpherson aveva del reale talento poetico e che coi suoi
canti ossianici esercitò una grande influenza sul gusto romantico che
s'andava formando in quegli anni.
Stimolato dal successo del Macpherson, Thomas Percy (1729-1811)
diede alle stampe nel 1765 una serie più numerosa di poesie che intitolò
Reliquics of Ancient English Poetrij, trascrizioni e rifacimenti di balla-
te e di canti più o meno antichi, tratti da varie fonti, che l'autore « de-
siderava far conoscere al pubblico inglese». Anch' egli rielaborò la ma-
teria e aggiunse liberamente di suo (2), usando talora, per non alienarsi
le simpatie dei iohnsoniani, uno stile ripulito e classicheggiante strana-
mente in contrasto coi soggetti trattati. Alcune delle ballate del Percy
conservano tuttavia notevole freschezza ed hanno contribuito anch'esse
all'interpretazione romantica del Medioevo.
Commovente è la figura di Thomas Chatterton (1752-70) cui era con-
sentito bazzicare nei più oscuri angoli della bella cattedrale di St. Marv
Kadcliffe di Bristol, nella quale suo padre cantava e insegnava scrittura,
l'n giorno il ragazzo scoprì nella vecchia cassapanca della sagrestia un
bel mucchio di antichi documenti letterari.
Il suo cuore di adolescente e la sua sognante fantasia furono accesi
da tutte quelle carte ingiallite dal tempo e così jiiene di meravigliosi
racconti. Pazientemente cominciò a copiare i vecchi manoscritti, forse
j»er il solo gusto di riprodurre quell'antica scrittura e d'imparare tutte
(1) L'Ossian del Macpherson fu tradotto iu Italia dall'abate Cesarotti ed ebtK'
im enorme .siffcesso.
(2) Il Percy stesso scriveva nella prefazione alle sue Reìiques di avere ag-
giunto aUa serie delle antiche ballate -.Icune su? composizioni « to atone for the
rudene?s of the more obsolete ))oems » (i>er far perdonare la rudezza dei canti
l>iiì antichi).
— 168 ~
quelle iifiriazioiii, ma poi si accorse di potei- scrivere versi traendo
l'ispirazione proprio da (jnei vecchi documenti e da tutti i sogni ch'esci
gli avevano suggerito. Scrisse con entusiasmo nella lingua e nello stile
che gli erano ormai diventati familiari, trascrisse con pazienza e con
straordinaria perizia le sue ballate in vecchi fogli sgualciti e, anche lui
stimolato dal successo del Macpherson cominciò ad esibire i suoi docu-
menti che dichiarava estrarre dagli archivi della vecchia chiesa e che
attribuiva a un immaginario personaggio del quattrocento, certo Thomas
Rowley, i>ret(^ e poeta della città di llristol.
La suggestione dei documenti, perfetti nella loro mistificazione este-
riore, il fascino dei poemi che vi erano trascritti, freschi d'ispirazione
e di stile, la propaganda stessa che si andò creando intorno ad essi, re-
sero presto noto il nome del sedicente scopritore il quale, incoraggiato
dal diplomatico e letterato Sir llorace Walpole, si i-ecò a landra in
cerca di fortuna. Ma a Londra, dove un diffuso periodico aveva già pre-
sentato un « poem by Howley : Elinourc and Juqa », il povero Chatterton
ebbe a lottare con i disagi e con la fame, nò bastò il successo ottenuto
con la rappresentazione della sua opera burlesca The Revcnge a salvarlo
da una terribile crisi di avvilimento : deluso, per il mancato immediato
riconoscimento e troppo orgoglioso, forse, per cercare aiuti e protettoli,
egli si tolse la vita, avendo appena compiuto il diciottesimo anno di età .
A parte il loro valore artistico, spesso notevole, sarà bene ricor-
dare che tutte queste geniali contraffazioni el)bero una grande impoi -
tanza nella formazione spirituale di molti romantici; e per non citare
che alcuni esempi basterà tener presente l'influenza che il Percy esercitò
sullo Scott e il Chatterton sul Keats, s])ecie sul Keats deìVIsahcìla.
Accanto ai cosiddetti « mistificatori » converrà anche noverare
HoHACB Walpolk (1717-1797) e l'esotista U'iij.iam Beckford (1759-1841:).
Il primo col suo Gasile of Otranto (17()4) (dal sottotitolo « rom.anzo
gotico ») è l'iniziatore del racconto storico a forti tinte che si diver-
sifica dal più umano e passionale romanzo storico dello Scott, e apre
la via ai famosi « tales of terror » (o romanzi neri), antichi progenitori
dei moderni romanzi polizieschi. La fama del Walpole si fonda tuttavia
sul suo e[>istolario, uno dei più ricchi e dei più vari della letteratura
inglese.
Il secondo, orientalista e fantasioso cultore di letterature esotiche,
è l'autore di studi sull'antica civiltà degli Tncas. T>a sua opera più nota
ì- Vathck (178-lì racconto filosofico che ha per sfondo l'oriente e sul
<iuale galopperà la fantasia di Byron i'anciullo.
169
ROBERT BURNS
Particolarmente caro al cuore degli inglesi, specie degli scozzesi, f-
Robert Buuns (1750-96) le cui liriche fresche e ispirate vengono a rul
legrare l'Inghilterra dopo più di un secolo di letteratura in parte freddi»
e convenzionale.
Figlio di poveri agricoltori, Burns nacque aé Alloway, vicino a
Ayr, nella Scozia. A sei anni fu inviato alla piccola scuola del vii
laggio ove acquistò fra l'altro cognizioni di latino e di francese; le
crescenti necessità della famiglia interruppero, assai presto, i suoi
studi e a tredici anni egli divenne il maggior appoggio del padre, dedi-
candosi con trasporto a tutti i lavori deUa fattoria: dall'amministra-
zione, che richiedeva ogni sforzo per arginare le passività della ]iìcco1m
azienda, ai più rudi lavori dei campi.
Povertà e disagi non gl'impedivauo tuttavia di cantare e, ben
presto, di comporre canzoni, mentre il suo aratro solcava faticosamente
la terra. E siccome, nel villaggio di Alloway, era costume lavorare in
coppia per i campi e 11 sedicenne Robert aveva nella ]>iccola Nelly
Kirkpatrick una compagna di fatiche veramente adoral)ile, nacquero
per lei i suoi primi cauti d'amore deliziosamente freschi e appassionati.
Ricordiamo il breve canto Once I lovcd a Bonnie Lass (Una volta amavo
una bella fanciulla) presto seguito da tutta una serie di « songs »
di « ballads » e di « poems » lunghi e brevi tra i quali, particolarmente
felici The Cottet-'s Fiaturday Night (La notte di sabato del villano).
The Tica Dogs (I due cani), To a Mountain Daisy (A una margheritina
di montagna), To a Mouse (A un topo), The Jolly Beggars (Gli allegri
mendicanti).
Erano quelli gli anni più duri del poeta, ma fors'anche i più spen-
sierati e sereni. Xel 1784 morì il padre e la tempesta si abbattè sulla
povera famiglia. Robert ch'era il più anziano dei sette fratelli intra-
prese coraggiosamente la riedificazione della casa dopo che « i cani
d'inferno che braccano nelle corti di giustizia » ebbero portato via tutto
quello che avevano potuto togliere e con l'aiuto del buon fratello Gilbert
raggranellò una piccola somma con la quale potè acquistare un'altra
piccola fattoria a Mossgiel.
Ma, a Mossgiel, le cose non andarono meglio, tanto che Robert
aveva deciso di emigrare in Giamaica in cerca di fortuna, allorché T im-
provvisa pubblicazione delle sue poesie che egli aveva offerto a un
libraio-editore di Kilmarnock, appunto per procurarsi il denaro per il
viaggio, gli apportò i primi guadagni. E, insieme ai ])rimi guadagni.
— 170 —
un'immediata celebrità, poiché i Pocms, chieflì/ in the f>cottisìi Dialect
(1786) ebbero subito un'accoglienza trionfale in tutto il Regno Unito.
Trasportato dal successo a Edinburgo vi soggiornò qualche tempo
accolto dalla migliore società e ricercato da librai ed editori di riviste.
Fu questo un soggiorno infelice, forse, per la sua evoluzione spiiituale
H non tanto i^er quelle poche liriche scritte colà, sulla falsariga dei ])oeti
cittadini ed eruditi — che il suo genio doveva poi continuare la sua.
strada incontaminato negli anni successivi — quanto perchè l'avere
intravisto il lusso e la comodità gli mise nelle vene un senso d'irrequie-
tezza, di ribellione al proprio stato che, tante volte lo obbliga a « met-
ter da canto la lira e a prendere in mano la vanga ».
Certo, dopo quel soggiorno a Edimburgo, la già contratta al)itu-
diue al bere assunse più forti proporzioni, mentre sembrò incoraggiata
la tendenza a una vita sregolata e non i)riva di eccessi.
Al suo ritorno a Mossgiel, dopo il trionfale inverno di Edimburgo,
sposò la buona e fedele Jean Armonr, il cui amore valse certo a ral-
lentare la corsa lungo la rovinosa china, ma non a fermarla; gli anni che
irascorsero dal matrimonio (1788) alla morte (1790) furono infatti un'al-
ternativa continua di faticose giornate (1) e di lunghi bivacchi nei
boschi e nelle taverne in compagnia dei vagaì)ondi, dei suonatori giro-
vaghi e delle « piccole bimbe perdute » di tutta la regione.
Ricchi e fecondi furono d'altra parte questi ultimi anni durante i
quali egli compose il burlesco Tarn O'Sha/nter (1790), le deliziose can-
zoni « My love's like a red, red rose » (Il mio amore è come una rosa
rossa, rossa), To Jean, l'inno patriottico « Scots wha hae !» e le nume-
rosissime canzoni e ballate oggi contenute nelle varie edizioni complete
4lei suoi « poems ».
L'opera di Robert Burns eccelle per spontaneità e freschezza. La
poesia gli sorge istintiva dal cuore e poiché il suo cuore è pieno di com-
prensione, di entusiasmo e di amore per tutto quello che lo circonda egli
-sa vibrare all'unisono con le creature e con le cose.
Tutta la gamma dei sentimenti d'amore traluce nei suoi deliziosi
« love songs » e una commozione sincera c'invade sia ch'egli racconti
le sue pene d'amore agli uccelli ed ai fiori (atteggiamenti che, in mano
a. un àrcade senza purezza e senza fuoco interiore, susciterebbero noia
H disgusto), sia che intessa le lodi della sua fanciulla o che inneggi
(1) Al Iìiu'n.s. cui i proventi letterari insieme al reddito della fattoria non
»ia.stavano a sostenere la famiglia, era stato procurato il posto di ispettore
daziario.
— 171 —
al suo amore che paragona, a. una rosa rossa di giugno, o che, inlìiir.
constati con accorato, ineffabile candore :
Had wo nevor lov'd sae kinclly
Had vve never lov'd sae blindly
Never met or never parted '
We had ne'er been broken-hearted (1).
Per gii {accattoni e i vagabondi, per le sgualdrine, per gli ubriaconi,
il poeta sa trovare accenti particolari di umanità e di comprensione :
(^gli partecipa alle loro sofferenze, sente la loro tragica miseria e ne
rende mirabilmente il disperato grido di ribellione pur tra i canti e i
fumi del vino. Ecco la prima strofa dei Jolly Bc(j(jars :
^VheIl lyart leaves bestrew the yird,
Or, waveriug like the baiikio-bird,
Bedim cauld Boreas' blast;
When hailstanes drive wi' bitter skyte,
Aud infant frosts beglu to bìte,
In hoary eranreuch drest;
Ae night at e' en a merry core
O' randie, gangrel bodies,
In Poosie Nansie's held the splore,
To drink tlieir orra duddles :
Wi' quaffing and laughing,
They ranted and they sang;
Wi' jmnping an' thmnping
The very girdle rang. (2)
Pochi anni prima della tìne, le sim]>atie di questo appassionato can-
tore della libertà per i rivoluzionari di Francia, vengono turbate dal
pericolo di una prospettata invasione gallica; egli raggiunge allora i
Dumfriers Volunteers e, durante una galoppata nelle lande sotto la
pioggia e i lampi, compone l'infiammato inno patriottico « Scots wha
hae ! » canto davvero meraviglioso per impeto e passione, per il quale
(1) Non ci fossimo mai amati cosi teneramente — Non ci fossimo mai amati
cosi ciecamente —- Mai incontrati o mai separati — Non saremmo mai stati
disperati.
(2) Quando le secche foglie coprono il suolo, — O svolazzando come pipi-
strelli, — Velano il soffio del freddo Borea; — Quando la grandine picchia con
violenza — E il primo gelo comincia a mordere, — Annnantato di candida brina; —
Una sera un'allegra comitiva — Di alcuni accattoni vagabondi — Tenne un fe-
stino da Poosie Nansie, — Per bersi gli stracci -extra : — Bevendo e ridendo —
Essi declamavano e cantavano — Con salti e scappellotti — Cosi da far risuonare
l)erflno la padella.
— 172 —
ci è caro ripetere il commento di Cailyle a it's a song whicli should
be sung with the throat of the whirlwiud » (è un canto che dovrebbe
esser cantato con la voce del vento turbinoso).
C'è qualche cosa di drammatico e di affascinante nella figura di
quest'uomo che con i suoi versi sa strappare lagrime e sorrisi, che
sembra nato solo per la gioia di vivere e di cantare e che, invece, si
dà ad ogni sorta di eccessi (juasi aspettando la propria fine per il timore
di perdere il suo mondo di contadino povero e felice per un altro mondo,
forse meno bello del suo, forse irraggiungibile, che ha turbato la sua
miseria e la sua pace ed ha acceso in lui la ribellione, stregandolo con
i propri artifizi e con le proprie chimere.
Ed egli ritorna, dopo aver conosciuto le belle e crudeli dame di
tMLmburgo, al mondo della sua giovinezza, quel mondo umile e ricchis
Simo, fiorito di « mountain-daisies » e di « bonnie lasses », che non è.
come s'è visto, un mondo di fragili sogni che si dileguano al contatto
della realtà, ma la realtà stessa vista da uno spirito sano ed entusiasta,
che sa comprendere e giustificare e che cerca di cogliere gli aspetti più
belli della vita.
Per questo i suoi versi, anche nel dolore, suonano generalmente
risanatori e puri e, solo a tratti (specie nelle sue ultime cose), sembra
che la gioia .si veli di crescente malinconia, qua.si egli abbia sentore del
graduale disfacimento della propria vita.
In realtà, alla luce di una tale indagine, le debolezze umane di
Burns, che alcuni critici cercano di coprire pietosamente perchè la sua
gloria non venga offuscata, appaiono in gran parte legate alla sua stessa
grandezza, al suo dramma intimo, ch'è forse il dramma della giovinezza
che non riesce a trasformarsi in saggezza.
WILLIAM BLAKE
Ben diverso temperamento è quello di William Blake (1757-18271
spirito acceso, mistico, estremamente fantasio.so.
Blake nacque a Londra da un modesto mercante che ebbe presto
coscienza della forte inclinazione artistica del figliolo e gli lasciò seguire
gli studi e le attività per le quali egli si mostrava maggiormente in-
clinato.
Queste attività, oltre alla composizione d'ispirate jKjesie, si con-
cretarono in gioventù nello studio del disegno e dell'incisione e nella
perizia di quadri e d'opere d'arte cui egli fu presto chiamato jirima
ancora di licenziarsi dalla scuola nella (piale si era iscritto, la Koyal
Academy di Ixjndra. Compiuto un periodo di tirocinio presso una bot-
— 173 —
toga d'arte aprì egli stesso in società con un amico una bottega di
libraio-editore ed incisore dopo aver fatto nel 1782 un nitrinionio d'amore
con la giovane Caterina Uoncher, figliolfi di un giardiniere.
E dal 1784, data d'apertura della sua bottega (della quale rimase
presto unico proprietario e gestore), fino alla fine, il Blake trascorse i
propri anni tra libri e pennelli, alternando le incisioni e i disegni alla
composizione dei poemi che egli stesso illustrava e pu bilicava, godendo
di una stima sempre crescente, in verità ]>iù come pittore che come poeta.
La sua prima serie di poesie Poetical Skctches (1783) contiene molte
cose acerbe, ma rillette già in embrione le doti di sconcertante origi-
nalità del giovane autore.
Agli Skctchcs seguono i Sonr/s of Innocence (1789) che s'ispirano
)»er cadenze ed atteggiamenti agli Elisabettiani, ma che confermano la
spiccata personalità del poeta; in questi canti prevale il tema dell'amore
divino presente in tutte le cose create ed egualmente intenso in tutti i
moti dell'animo, dalla gioia al dolore. Nella loro tenerezza ingenua e
visionaria, nella loro semplicità penetrante, nel loro candido ardore di
pietà o di gioia, queste brevi poesie, espresse con le cadenze e il lin-
guaggio proprio dell'infanzia, hanno un loro fascino unico e un posto
a parte nella produzione del poeta.
Nello stesso anno, appare The Book of TJicl che narra dei dialoghi
della vergine Thel coi gigli, con i vermi e le nuvole e che mostra, per
primo, il carattere spiccatamente esoterico della sua poesia (l'opera
vuol dimostrare che la morte è solo una nuova nascita).
Indi, a pochi anni di distanza fra loro, vengono alla luce le sue
opere maggiori : MaiTÌagc of Heaven aìid Hell (Matrimonio del Para-
diso con l'Inferno, 1790) la principale opera in prosa, nella quale il
Blake prende posizione nel campo filosofico e sociale con la negazione
della realtà della materia, della punizione eterna e del principio di
autorità.
E' in quest'opera che viene sviluppata dal Blake quella che sarà
chiamata la sua teoria della « sacra insurrezione », teoria che portata
alle estreme conseguenze sembra condurre il poeta al concetto che il
bene, così come gli uomini lo concepiscono e lo praticano è debolezza,
il male energia, e che la jjerfezioue del mondo può essere raggiunta dalla
fusione del bene col male, d'onde l'allegorico sposalizio tra Cielo ed
Inferno in nome del principio d'amore e di libertà.
The Frcnch Revolution (1791), Aìtieìica (1793), e le Visions of the
Daughters of Alhion (Visioni delle figlie d'Albione, 1793) ribadiscono
i principi di rivolta contro l'autorità.
In contrasto con i Songs of Innocence stanno i Songs of Erpcùcnce
(1794) che esprimono la tristezza del soggiorno sulla terra oppressa
— 174 —
T\\. XXI
i
\
^
r.-ifiilia (l;illc liirciilians h, Ih,- l'.nuk (,( ./oh d: Wilii.-iiii I'-ImRc
(iiicisidiic in i-;iini' del pnclal.
Tav. XXII
Thomas Gray.
William W(ir(ls\v(»rth.
Samuel Taylor Coleridge.
Charles Lamb.
dal male, il quale forse sta a rappresentare (l'oscuro simbolismo <l«'l
Blake giustilica a volte ogni riservai la tirannia sullo spirito unumo
e la miseria che da essa deriva agli uomini.
The Book of Urizen (1794), The Book of Ahania^ The Book of
Los (1795), The Foiir Zoas (1797) ci trasportano in pieno nell'allucinato
mondo del Blake il quale crea in questi poemi un'epica spirituale in
contrapposizione a quella del Milton. Secondo il Blake, infatti, non
è Lucifero, angelo ribelle ad esser cacciato dal Paradiso ma l'rizen.
creatore delle soffocanti leggi morali, cui viene dato incarico di vigi-
lare sul mondo degli eredi di Adamo ed Eva. Per contro, Ore, splendido
angelo armato di spada (tanto più splendido al confronto di Urizen
« vecchio triste gigante ») e sinilìolo della ribellione è sempre al servizio
del Padre Celeste : affranca gli uomini dalle catene e suona le compane
delle folle in rivolta (si è voluto anche vedere in Ore un simbolo della
Rivoluzione francese).
Specie su questi ultimi poemi si è molto scritto e discusso da quan-
do il Blake è stato tratto dall'ombra in cui lo avevano lasciato i suoi con-
temporanei: si sono avute le più contrastanti opinioni, i più divergenti
giudizi, lino alla sbrigativa e comoda qualifica di pazzo per il poeta che
nelle sue cose più chiare e accessibili appare in verità così grande da
farci rimpiangere la sua presunta i)azzia.
Certo non è facile penetrare nel senso più profondo delle fantasie
poetiche del Blake, suggestive nella loro audacissima natura allegorica,
ma spesso astruse ed oscure.
A proposito della concezione espressa nel ciclo di poemi di T'rizeu
e di Ore si potrebbe in verità obbiettare che, forse, l'idea dalla quale
partiva il poeta era semplice e che i concetti si complicavano solo pei-
(luella ricchezza d'immaginazione la quale si concretava in simboli seni
pre più fantastici ed immatcìiali.
Dal 1790 in poi il r.lake dedicò gran parte delle proprie energie
ad illustrare alcuni grandi capolavori letterari come i Nif/ht Thouffhts
di Young, The Grave di Blair, 1 Poems del Gray, il Book of Job, la
Divina Commedia, ecc.; queste sue illustrazioni raggiunsero presto la
celebrità poiché la sua grande abilità di colorista e di disegnatore gli
consentiva di rendere con eguale emozione il terrifico ed il sublime.
Illustrati ed editi da lui stesso, al pari di tutti gli altri, furono
lX)i gli ultimi suoi poemi Milton (180'>-8), nel quale il poeta immagina
che l'autore del Paradise Lost s'incarni temporaneamente in lui e che
lui, Blake, predichi il veibo di Cristo del sacrificio e del perdono, e
.Jcru8alem (1801-20), il più stravagante ed oscuro di tutti i suoi lavori.
Diffìcile sarebbe in verità formulai-e un giudizio sommario sul Blake.
L'opinione più corrente ed accettabile è ch'egli sia stato uno spi? ito
— 175 —
I-' • Breve storia della letteratura inglese.
indubbiamente dotato di una capacità di speculazione così forte da porlo
sovente ai confini tra l'iniziazione e la follia, ma che la sua ispirazione
ascetica non sia sempre riuscita a trovare mezzi di espressione adeguati,
spesso soffrendo altresì di reminiscenze bibliche, ossianiche, letterarif
(proprio quelle reminiscenze ch'egli voleva « burnt in the iuspiration »)
e persino di strane ed ingenue figurazioni di corrente occultismo.
A parte tuttavia le opere più allegoriche ed astruse il Blake ha
composizioni e passi veramente singolari per originalità o freschezza :
The 8U11 (lesceuding in the west,
The evcning star does shiue;
The birds are silent in their nest,
And I must seeli for mine.
The moou, lilie a flower
In heaven's high bower,
With silent delight
Sits and smiles on the night.
Farewell, green flelds and happy groves,
Where flocks have tooli delight;
Wliere lambs have nibbled, silent moves
The feet of angels bright;
Unseen they poiir bleesing,
And Joy without eeasing.
On each bud imd blossom,
And each sleeping bosom.
They look in every thoughtless nest,
Where birds are eover'd warm;
They visit caves of eversi beast
To keep them ali from harm;
If they see any weeping
That shonld have been sleeping.
They pour sleep on their head
And sit down by their bed (1).
(Niffht, vv. 1-24).
(1) Il sole tramonta a occidente, — La stella della sera briihi, — (ili uccelli
stan zitti nei loro nidi — Ed io devo cercare il mio. — La luna come un fiore —
Nell'alta i)ergola del cielo — Con silente gioia — Sta e sorride alla notte.
Addio verdi prati e felici boschetti. — Dove gli armenti stettero contenti; —
Dove hanno brucato gli agnelli, si muovono silenziosi — I piedi dì angeli splen-
denti; — Non veduti riversano benedizioni — E gioia senza fine, — In ogni gemma
e flore — E in ogni cuore dormente.
Guardano in ogni nido Ignaro — Dove gli uccelli stanno coperti al caldo; — Vi-
sitano la tana di ogni bestia — Per proteggerle tutte dai malanni; — R se ne
vedono alcuna piangente — Che dovrebbe essere addormentata — Versano sonno
sul suo capo — E siedono accanto al suo giaciglio.
— 176 —
Acoeso, mistico e visionario il Blake h uno di più tipici esempi di
artista romautico clie anela alla libertà e si ribeUa ad ogni legge che
non sia la legge istintiva del proprio spirito.
Valorizzato dai giudizi di vari poeti e critici dell'Ottocento e del
Swinburne ch'ebbe per lui espressioni di lode incondizionata, il Blake.
per il suo estremo uso del simbolo, può anche essere considerato uno
dei maggiori precursori dei tardi romantici francesi: parnassiani e
simbolisti.
— 177 —
J
XII
IL ROMAlsTICISMO
Ed ecco, tiUa fine del secolo, soi-oeie i giaiidi astri del firmamento
ioni antico.
Fenomeni intellettnali, (juali la saturazione dei soggetti classicheg-
gianti e dei princìpi illuministici, fenomeni sociali come la diffusione
della cultura e della critica che, risvegliata appunto ti all'illuminismo
lìnisce col rivolgersi contro molti suoi postulati, fenomeni politici come
la lotta contro la tirannide che culmina neirei>opèa rivoluzionaria di
Francia, maturano rapidamente negli spiriti il già risorto senso d'in
di vi dualismo.
E questo individualismo ch'è alla base della sensibilità romantica
sembra trovare la propria giustificazione e trarre forza dal suo iden-
tificarsi con l'ideale che conferisce nobiltà e purezza all'anima roman-
tica.
Così Wordsworth e Coleridge, anche lontani dalle file rivoluzio-
narie dopo gli orrori degli anni giacobini, formeranno le basi e i pre-
supposti di tutta la loro arte nel clima di «]uella rivolta spirituale che
veniva alimentata dagli avvenimenti storici: così Lord Byron attenuerà
l'impeto della propria esaltazione egocentrica e l'amarezza jier la sua
solitudine interiore con una sincera solidarietà, verso gli oppressi e
sacrificherà la vita per la libertà della Grecia; così P. B. Shelley farà vi-
brare possente nelle sue opere lo spirito di libertà e l'anelito ad un
mondo supei-iore.
Alle origini il Romanticismo non rivela un preciso centro di for-
mazione così come lo rivelò l'Umanesimo. Padre dei romantici è da
molti considerato il Kousseau. sia come autore della Xouveìlc Hélo'ise
(1761). sia come filosofo, perchè nel suo Contrai sodai (1762) difende
i diritti dell'individuo e i-idà valoie alle facoltà immaginative.
D'altra parte nn-ntre la Francia produce il suo primo genio ro-
majitico a metà del secolo, e vedrà apparire i suoi maggiori (Chatean
— 179 —
bi'iand, Lamartine, De Mnsset, Hugo) solo nei |)rimi anni del secolo se-
guente, la Germania offre nelle due ultime decadi del secolo che si
chiude lo spettacolo di una nutrita schiera d'avanguardia romantica,
la quale, sotto lo stendardo dello « Stuiin und Drang», lotta vitto-
riosamente per l'affermazione dei nuovi ideali.
E, mentre nella terra di Goethe (il quale avrà già. dato abbastanza
autorità al movimenti romantico prima del proprio « innamoramento
classico »), si nota un'affermazione quanto mai rapida della nuova sen-
sibilità e uno sviluppo armonioso e totale delle personalità ch'essa p:e-
nera, in Italia, ove la tradizione classica è più genuina e profonda
sorgono in un primo tempo Alfieri e Foscolo difensori di un i)atrimonio
spirituale non altrettanto facilmente alienabile e, ad un tempo, profeti
dell'era nuova, e, solo più tardi, allorché molti romantici s'identifiche-
ranno coi patrioti si avrà, un teatro nazionale sul tipo di quello dello
Schiller; teatro in cui saranno dimenticate le unità usate dall'Alfieri e
le immagini mitologiche del Foscolo e in cui si ricorrerà, come nei Ràn-
her, nel WaUenstein e nella produzione dei romantici di Spagna e di
Polonia, a soggetti e ad episodi più adatti alle nuove finalità dei poeti
e più vicini all'anima del pubblico.
Che il romanticismo inglese abbia un'origine propria e indipen-
dente dal romanticismo delle altre nazioni europee, sembra fuori di-
scussione : basta considerare le date di composizione di molte opere dei
poeti che abbiamo presentanto come preromantici, basta tener presen-
te che le stesse cause e gli stessi elementi che determinano l'avvento ro-
mantico in Germania ed in Francia esistono anche in Inghilterra, e
che gli elementi e i motivi della rivoluzione romantica, sono già presenti
nelle opere di Percy, di Chatterton, di Macpherson, ecc., e si espri-
mono attraverso leggende locali o nazionali e non straniere.
Se, da una parte, molti dei romantici tedeschi più significativi pre-
cedono i grandi romantici inglesi sui quali la loro influenza è palese (1)
(così l'influenza dello Schiller e dei filosofi usciti dal movimento ro-
mantico — Schelling, Kant — sul Coleridge), dall'altra sarà bene ri
cordare come i preromantici tedeschi e gli stessi epigoni dello « Sturni
und Drang » guardino allo Shakespeare come al loro più elevato model-
lo (2) e che il reciproco scambio di materiale romantico nei primi de-
cenni dell'Ottocento sia tanto intenso che sarebbe diffìcile stabilire quale
dei due paesi risulti alla fine debitore dell'altro.
La Francia, come s'è visto, offre con la propria rivoluzione un pro-
ci) A malgrado del tono differente dei due romanticismi : nazionalistico e fi-
losofico il tedesco, immaginoso e trascendente l'inglese.
(2) Traduzioni dello Shakespeare fatte dal Wieland e Schlegel.
— 180 —
tondo stimolo albi formazione spirituale dei romantici inj^lesi; ii loro
volta, i romantici francesi, specie De Musset e M.me di Stael, suhi
ranno l'influenza del cantore del Childe Harold e del poeta (ìeWAdonais.
Concludendo, il i-omanticismo inglese (1) anche se non ha origi-
ni comj)h'tamente autoctone scaturisce dalla parte più intima ed origi-
nale dell'anima anglosassone e da essa prendere forza e calore. Una
vivissima aspirazione alla libertà e all'elevazione umana e una sognante
immaginazione animano principalmente il mondo romantico della mo-
derna Inghilterra,
i<IR WALTER SCOTT E IL ROMANZO STORICO
IjQ, vasta produzione in poesia e in prosa di iSir AA'alter ir^cott sem-
Uia. particolarmente adatta ad un juimo suggestivo contatto col mon-
do romantico.
Sulle orme dei preromantici, specie del Percy, lo Scott si volge
al passato leggendario e lo anima ed illumina con la forza della sua
straordinaria fantasia.
Burns aveva fatte» vibrare di commozione il cuore della Scozia e di
tutto il Keguo Initr): Gray, Coui^er, l*ercy, Marphersou, Cliatterton
avevano riacceso l'amore per gli aspetti romantici della vita; Scott tra-
sportò gli spiriti nel mondo meraviglioso del passato, allargando il do-
minio del reale e del concreto fino ai limiti del sogno e della fantasti-
« iicria. a'd occhi aperti.
WAi/n:ij Scorr (1 771-1. S:;2) nac(]ue a Edimburgo. Il padre discen-
dente di nobile famiglia era un onesto e valoroso avvocato; la madre
anch'essa di origini aristocratiche era una donna di carattere e di non
comune intelligenza.
A tre anni il piccolo Walter, ch'era un po' gracile di costituzio-
ne, fu inviato in campagna a Sandy Knowe, amena località bagnata
dal fiume Tweed ove sorgeva la dimora patrizia degli avi e lì rimase
«jspite per quasi cin(iue anni.
Fu proprio a Sandy Knowe. nel cuore della vecchia Scozia, che lo
(It Abbiamo visto rjuale largo signilìcato diano gl'Inglosi alla parola roman-
tico. Teueudo presente questo significato non dovremo meravigliarci se storici e
letterati britannici nsano l'appellativo « romantico » a designare molti tra i loro
ijjenl più grandi quali Sponser, Shakespeare, Milton, ecc.. e se nei testi di lettera-
tura Inglesi si parla del periodo da noi definito con la parola « romanticismo »
come di Retnval of liomanticism (Rina.sclta del romanticismo).
— 181 —
Scott sentì per la prima volta dalla nonna i canti e le leggende della
sua terra e gli nacque quel pi'ofondo amore per essa che diverrà fonte
ispirativa di tanta parte del suo mondo fantastico. A otto anni, tornato
a Edimburgo, iniziò gli studi e poi le prime avide letture dei romanzi
cavallereschi, del Cabile of Otranto, delle Reliques del Percy, dello
Spenser, dell'Ariosto e del Boiardo (X). Laureatosi in legge, prese a eser-
citare nello studio paterno la professione legale, con discreto successo
ma senza entusiasmo, che il suo spirito era rivolto agli studi letterari.
La- sua prima. ])ubhlicazione (anonima, come del resto continuerà
a fare più tardi per romanzi fino al 1827) fu la versione dal tedesco di
due ballate del Burger (ITOft), cui fece seguito la traduzione del Goetz
von Bcrìichingen (1799) del Goethe. Andava intanto raccogliendo con
paziente e amorosa cura le leggende e i canti scozzesi Minstrelsy of
the Scott is?i Border, che apparvero in due volumi nel 1802, seguiti l'an-
no dopo da un terzo.
Il successo di questa raccolta lo indusse ad abbandonare le tradu-
zioni poetiche e a tentare composizioni originali servendosi del materia-
le poetico scozzese. Vennero così alla luce The Lay of the Last Minstrel
(Il canto dell'ultimo menestrello, 1805), Marmion (1808), The Lady of
the Lakc (1810), Rokehy (1813) ed altri poemi, che divennero subito
popolari. La poesia dello Scott, piena di colore e d'impeto lirico, di-
fetta delle qualità migliori, né vi troviamo espresse le emozioni più
profonde; tuttavia essa vale più di quanto non pensassero e pensino
molti critici e forse lo stesso autore che, riconoscendo la superiorità
del Bjron, l'abbandonò del tutto per la prosa.
Dopo il successo, anche finanziario, di The Lady of the Lake, lo
Scott decise di lasciare la professione di avvocato e di dedicarsi com-
pletamente alla letteratura. Ben presto potè acquistare con proventi
delle sue opere la proprietà di Abbotsford, dove fece erigere un son-
tuoso castello e vi si stabilì con tutta la munificenza di un antico gen-
tiluomo scozzese. Xel 1820 fu nominato baronetto, titolo che sembrò
allietarlo e inorgoglirlo anche più dei successi letterari.
Lo Scott si era da tempo associato in qualità di socio accomandante
all'azienda tipografico-editoriale che curava la stampa e la vendita delle
sue opere. Nel 182G, ad onta del grande successo commerciale dei suoi
romanzi e in causa delle malversazioni del socio Ballantyne, l'azienda
venne a trovarsi in istato di dissesto; grazie alla sua particolare posi-
(1) Nel suo ardore romautico lo Scott spendeva parte del denaro datogli dal
padre in lezioni d'italiano. Riprese pure lo studio del francese e principiò quello
del tedesco.
— 182 —
zione giuridica, lo sciittore uon si trovava direttamente obbligato, né
sai'ebbe stato difficile per la ditta arrivare a un compromesso fallimen-
tare coi creditori.
Lo Scott, invece, volle assumersi piena e completa responsabilità <■
dopo aver offerto il castello di Abbots-ford ai creditori, che lealmente
rifint^irono, s'impegnò a pagare fino all'ultimo soldo la cospicua somma
di 130.0<)<} sterline.
In quell'anno (182G) quelli che dovevano poi essere giudicati i suoi
capolavori {Waverley, Ivanhoc, Old Mortalitij) erano già stati pubbli-
cati e forse un senso di stanchezza gravava già sul cuore del poeta:
tuttavia, animato da una mirabile forza di volontà e fiducioso nella
propria straordinaria capacità creativa egli continuò risolutamente il
lavoro.
Con una sola parentesi di pochi mesi nei quali, accettando il gene-
roso invito del governo inglese, compì un viaggio sul continente per
riparare alla già inferma salute, egli trascorse gli ultimi anni dell;)
yita chiuso in una sala del suo grande castello scrivendo febbrilmente
e dettando dalla poltrona allorché il primo attacco di paralisi lo co
strinse all'immobilità.
Dopo la morte la sua salma fu trasportata con solenni onoranze
nella cripta gentilizia dell'abbazia di Drvburgh.
I romanzi dello Scott, circa una trentina, si possono suddividere
principalmente in tre gruppi — scozzesi, inglesi e francesi — a seconda
dell'ambiente in cui si svolge l'azione.
Tra i romanzi d'ambiente scozzese, i primi in ordine di tempo, i
più numerosi e, in generale, 1 meglio riusciti per l'intima conoscenza
dello scrittore coi luoghi e gli abitanti, con la storia e le leggende del
suo paese, ricordiamo in particolare il primo, Waverìeij (1814). che
ottenne subito un successo immenso e meritato per i numerosi elementi
nuovi che introduceva nel romanzo; Guy Mannering (1815) e The An-
tiquary (1816), entrambi romanzi di vita contemporanea e tra le sue
cose migliori: Old Mortdiiti/ (1810), romanzo storico assai notevole che
ha per soggetto le lotte coml)attute dagli Scozzesi in difesa delle lord
opinioni religiose al tempo di Carlo II; The Heart of ilidlothìnrì (1818).
patetica storia domestica collegata a fatti storici; e infine The Bride of
L-ammermoor (1819), tragedia familiare anch'essa che si fonda sulla
rivalità di due nobili famiglie.
I principali romanzi d'ambiente storico inglese sono Ivanhoe (1819)
e Kenilicorth (1821). Ivanhoe, forse il più popolare di tutti, è un bel
quadro dell'Inghilterra verso la fine del secolo XIT. durante la reg-
— 183 —
senza di Giovauni Seiizaterra che già malgovernava il paese nell'assenza
del fratello, l'ultra romantico e .semileggendario Riccardo Cuor di I^one.
Ivanhoe, figlio di Cedrlc, di nobile nascita sassone, ama la pupilla di suo pa-
dre, Lady Rowena, discendente di re Alfredo, la quale ricambia il suo amore.
Cedric, ch'è appassionatamente devoto alla causa della restaurazione della
sdrpe sassone al trono d'Inghilterra, desidera, d'altro canto, che Lady Rowena
sposi Atlielstane of Coniugsburgh, anch'egli di sangue reale sassone, e nel disappun-
to per il suo contrastato progetto bandisce il figlio. Ivanhoe raggiunge Riccardo
Cuor di Leone alla crociata e lì si guadagna l'affetto del re.
Nell'assenza di Riccardo, il di lui fratello Johu trova appoggi, tra i disso-
luti nobili normanni, per il suo disegno di scalzare Riccardo dal trono e 11 di-
segno viene favorito dall'imprigionamento di Riccardo in xVustria durante il suo
ritorno dalla Palestina.
La storia si sviluppa essenzialmente Intorno a due avvenimenti : un grande
torneo a Ashby-de-la-Zouche dove Ivanhoe, aiutato da Riccardo frìtoruato in
Inghilterra in incognito, sconfigge tutti i cavalieri di John compreso l'orgoglio-
so templare Sir Brian de Bols-Guilbert e Sir Reginald Frout-de-Boeuf; e rassedio
del castello di Front-de-Boeuf, Torquilstone, dove Cedric e Rowena con Ivanhoe
ferito Athelstane, Isaac e la sua bellissima e coraggiosa figliola Rebecca sono
stati fatti prigionieri dai nobili normanni.
. Dopo una strenua lotta il castello viene espugnato da una banda di fuori
legge e di Sassoni guidata da Locksley (Robin Hood) e dallo stesso re Riccardo.
Alla fine Ivanhoe e Rowena, grazie all'intervento di Riccardo, si sposano e
Rebecca, che ha curato amorosamente Ivanhoe e da questi è stata successiva-
mente difesa in torneo contro le accuse di Bois-Guilbert. fa tacere il proprio
amore per Ivanhoe e abbandona l'Inghilterra in compagnia del padre.
KeriUworth è una storia patetica, ricca di incidenti, e una vivida
rappresentazione della corte della regina Elisabetta. Altri romanzi di
questo gruppo sono The Fortunes of Nigel (1822) e Pevcril of the
Peak (18'22).
Dei romanzi d'ambiente francese di gran lunga il più importante
è Quintin Durward (1823), che ci trasporta in Francia al tempo di
Luigi XI e che contribuì, insieme a Ivanhoe e a Kcnilicorth, all'afferma-
zione del romanzo storico anche sul continente. Infine merita d'essere
ancora ricordato The Talisman (1825), nel quale ritroviamo Riccardo
Cuor di I^one alla Crociata in Terrasanta.
Talora poeta mediocre a malgrado della sua sincera ispirazione (1),
(1) Lo Scott compose diversi drammi che son però assai meno artistici e
interessanti del romanzi. Essi sono: Halidon Hiìl (1822), Macduff's Cross (1822),
The Doom of Devorgoil (1830), Anchindrane, or the Ai/rshìre Traqedu (1830). Va-
sta è anche la produzione critica, storica e letteraria dello Scott della quale ri-
cordiamo : The Works of Dnjden (1808), The Works of Stcift (1814), Essai/s on
— 184. —
lo Scott è il creatore del nioderuo romauzo storico. Nell'ambito della
letteratura narrativa, si erano gi;\ l'atti alcimi tentativi di sfruttamento
dei temi storici, ma prima dello t^cott (come ad es. nei romanzi d'am-
biente irlandese di ^Maria Edgeworth e in quelli a sfondo tenebroso di
Walpole e di Mrs. Kadclitì'e, che precedono di poco le opere di Scott)
il materiale storico era servito in generale da elemento accessorio.
Con lo Scott, invece, l'elemento storico cessa di essere lo sfondo, e
diventa, la vera materia dell'opera: osservata come attraverso a una
lente che ne attenui la crudità e ne ponga in rilievo certi lati più at-
traenti, la storia ci appare alla luce delle vicende, dei costumi e delle
gesta dei popoli, diventando la vera ed unica protagonista del mondo
del poeta.
E' stato osservato che i personaggi, anche se protagonisti, non
sempre emergono dal mondo in cui sono posti così come accade, ad
esempio, nell'opera di Ualzac o di Dostojewski: essi sembrano come
assorbiti nell'azione ch'è sem])re rapida, serrata, incalzante. Kispon-
<leremo che questi sono i suoi limiti e le sue possibilità, e diverso è il
fine ch'egli si propone di raggiungere.
Nei suoi romanzi non troviamo profondità d'indagine psicologica,
né traccia di tendenza all'astrazione, alla .speculazione filo.sotica, all'èva
sione in un puro mondo di spiritualità. Egli si esalta e ride senza
malizia e il suo « humour » ha una composizione elementare. Ciò che
<ont4i sono i fatti, le azioni e queste azioni si susseguono, s'intrecciano,
procedono, con ritmo tanto più veloce quanto più ci s'avvicina alla
line del romanzo.
Se si pensa con quale rapidità fu portata a termine una simile
mole di lavoro non si può fare a meno di ammirare questo scrittore
che unisce alla fantasia vivacissima una singolare abilità nari-ativa.
A soli dieci anni di distanza dalla morte, lo Scott era già tradotto
iu tutte le principali lingue europee. Sulle sue orme si pose presto una
nutrita schiera di scrittori, tra i quali il Dumas, il Grossi, il D'Azeglio;
scrittori che talora rivaleggiarono con l'iniziatore del genere senz:!
però riuscire a superarlo.
L'influenza dello Scott è palese anche sul Manzoni sebbene, in
ques-t'ultimo, la rappresentazione del periodo storico, pur essendo ele-
mento essenziale e non un semplice sfondo, venga integrata e approfon
dita dello studio psicologico dei personaggi.
Vhivalf!/ and the Drama (1814). Hixtonj of ^cothind (1S20-.30), The Life of
yapoleon liuoìiaparte (1827).
— 185 —
WORDSWORTH
Molto diversi dallo ^^cott, per la loro sottile sensibilitìi , l'attenta
contemplazione e l'ideale trasfigurazione delle cose, sono William
Wordsworth e Samuel Taylor Coleridge, le due più importanti figure
della prima generazione romantica d'Inghilterra.
William Wordswortii (1770-1850) nacque a Cockermouth nel Cum
berland. Kimasto orfano molto presto, fu messo a scuola a Hawkshead
dove trascorse la sua adolescenza, ti'auue i periodi delle vacanze che
])assava coi fratelli e la sorella Doi'othy a Penrith, nella casa dei nonni
materni, severi e poco comprensivi.
Studiò all'università di Cambridge ove conseguì la laurea in let-
tere nel 1791.
Tv' anno prima s'era recato con l'amico Robert Jones in Francia, in
Svizzera e in Italia, componendo durante questi suoi viaggi alcune
poesie tra le quali: An Evening Walk (Passeggiata vespertina) e
Descriptive Sketchcs (Bozzetti descrittivi).
Queste ed altre poesie composte durante gli anni trascorsi all'uni-
versità, e in parte incluse più tardi nelle varie raccolte di versi, rive-
lavano già quello che doveva poi divenire il motivo domiuante della sua
opera: l'amore per la natura.
Xel 1791 se ne tornò in Francia allora in pieno tumulto rivolu-
zionario. I suoi sentimenti repubblicani e gl'impulsi d'amore per la
umanità parvero qui comporsi a sistema consentendogli di compren-
dere meglio le cause e gli scopi della rivoluzione e spingendolo a diven-
tarne ardente e convinto partigiano.
Pensò infatti in un primo tempo di entrare in quel gruppo di stra-
nieri che avevano deciso di partecipare alla lotta schierandosi dalla
parte dei Girondini. Ma varie circostanze lo costrinsero a tornare in
Inghilterra.
Rientrato in patria attraversò un periodo di profonda amarezza
e di nero pessimismo dovuti in parte ad uno sfortunato amore che
stese per molti anni un'ombra sulla sua vita (1) e in parte alla delu-
sione che aveva provato quando l'esercito francese invece di battersi
per la libertà e la rigenerazione dei popoli s'era rivelato un vero e
proprio strumento di conquista (2).
(1) In Francia il poeta conobbe una giovane. Annette Vallon. per la quale
concepì una profonda passione e dalla quale ebbe una figlia che fu da lui rico-
nosciuta.
(2) Appartiene a questo periodo il dramma The Bordercrs (1795) la cui azio-
ne si svolge al confine fra la Scozia e ringbilterra al tempo in cui i briganti ru-
bavano ai ricchi per aiutare i poveri.
— 186 —
Costretto a decidersi sulla scelta di una professione nella quale
potessero conciliarsi aspirazioni e necessitù. i>raticlie, esitò lungamente
tra la carriera militare e quella ecclesiastica per le quali credeva dap-
prima di sentirsi inclinato. Ma in seguito né i sentimenti patriottici
aflSorati nel suo spirito dopo la crisi rivoluzionaria poterono determi-
narlo alla prima via. né la vaglieggiata aspirazione a guidare le anime
lo condusse :il sacerdozio per il quale comprese di non essere « suffi-
cientemente degno ».
Due avvenimenti dovevano intanto incoraggiare nel giovane
Wordsworth l'aspirazione, forse inconfessata, della sua prima giovinez-
za: la completa dedizione alla poesia.
Nel 1795 egli infatti stringeva amicizia con Samuel Coleridge, spi-
rito acceso ed entusiasta; nello stesso anno moriva l'amico Raisley
Calvert (dal Wordsworth lungamente e amorosamente assistito) il quale
gli hKsciava novecento sterline che gli permettevano di condurre una
vita indipendente e di chiamare presso di sé la sorella lontano dalla
quale il poeta non poteva vivere.
Cominciarono allora per lui alcuni anni di vita tranquilla durante
i quali egli tornò alla natura con più acuta sensil)ilità e con l'animo
aperto a nuove percezione.
Stabilitosi ad Alfoxden nel Somerset con la sorella Dorothy e rag-
giunto nel suo eremo solitario dal Coleridge e dalla moglie, attese con
quest'ultimo airelaborazione delle Lyrical Balìads (1798), che conten-
gono alcune tra le cose migliori dei due poeti e rappresentano una specie
di manifesto poetico del romanticismo inglese. Esse erano piecedute
da una prefazione a tono polemico suH'opportunitiY di richiamare in
vita le antiche tradizioni nazionali e popolari e all'esposizione dei ri-
spettivi programmi dei due poeti (1).
Dopo la pubblicazione delle Lì/rical Ballmì.s, la cui sfavorevole acco-
glienza da i»arte della critica non scoraggiò affatto i due autori, il
(1) Il programma poetico di Wordsworth può eesere riassunto con una sua stes-
sa frase : « to give the charm of novelty to thlngs of every day... : by awakeuing the
raind's attention from the lethargy of custom and directing It to the loveliness
and the wouders of the world bofore us » (« dare il fascino della novità alle cose
di ogni giorno... con lo svegliare ratttnizione della mente dal letargo dell'abitudine
*: indirizzarla alla bellezza e alle meraviglie del mondo intorno a noii.
E" interessante notare come vi sia una notevole somiglianza fra la poetica
di Wordsworth e quella del Pascoli. Naturalmente non si può parlare (ini di deri-
vazione, ma di uno di quegli incontri significativi che si notano talvolta fra spi-
riti affini : c'è in ambedue « il poeta fanciullo » che esprime il proprio Ingenuo
stupore ad ogni piccola scoperta, ad ogni rivelazione di quei profondi e miste-
riosi legami che uniscono l'uomo alla natura.
— 187 —
Word.sworth compì un viaggio in Germania con la sorella Dorothy e
Tamico. In Germania ove soggiornò alcuni mesi iniziò The Prelude e
compose Luci/ Orai/, i versi a Lucy, Ruth, Nutting ed altre tra le sue
[)iù belle poesie.
The Prelude completato nel 1805 e pubblicato postumo, voleva
essere, nelle intenzioni del poeta, la parte introduttiva di un lungo
poema filosofico, o meglio, di una serie di composizioni di lunghezza
e di metro vari, formanti un'opera organica ispirata all'osservazione
della natura, dell'uomo e della società.
Quest'opera, il cui titolo doveva essere The Recluse (Il recluso)
rimase incompiuta (1); il poeta infatti compose soltanto The Prelude e
The Excursion pubblicato nel 1814:. Nel Prelude è descritta la prima
parte della vita del poeta, in una serie di scene, di narrazioni, di squarci
improvvisi, di ricordi f reseli i e suggestivi :
«... Oh wheu I bave hung
Above the raven's, by knots of grass
And half-inch fissui-e.s in the slippery rock
But ill-.«;ustaino(l and almost (so it seemed)
Suspended by the blast that blew amain,
Shouldering the naked crag, — oh, at that time,
While on the periloiis ridge I hung alone,
With what strange utterance did the loud dry wiud
Blow through niy earl The sky seemed not a sky
Of earth, — and with what motion moved the clouds! » (2)
La completa sistemazione delle finanze avvenuta nel 1801 in seguito
a una discreta liquidazione ereditaria, consentì al poeta di prender
moglie ed egli trovò in ilaiy Hutchinson una buona e fedele compagna.
Si stabilì definitivamente insieme anche alla sorella nella regione dei
(1) Con la vagheggiata opera lo scrittore mirava alla creazione di un grande
affresco del mondo e della vita umana nel modo in cui essi si presentano allo
spirito meditativo di un poeta solitario. Ecco le sue stesse parole : « having for
it.s Principal subject the seusations and opiuions of a poet living in retirement »
(avente come tema principale le sensazioni e le opinioni di un poeta che vive
appartato).
(2) «... Oh quando stavo sospeso — sopra il nido del corvo, ai ciuffi d'er-
ba — e alle minuscole fenditure nella sdrucciolevole roccia — a stento aggrappato
e quasi (così sembrava) — sollevato dal vento che soffiava con forza — addos-
sandomi alla nuda parete rocciosa, — oh. in quel momento. — mentre, solo, ert»
sosiìeso sulla cresta pericolosa — con quale strano suono il vento arido e forte
— fischiava al mio orecchio! Il cielo non sembrava un cielo — della terra, —
e con quale velocità correvano le nubi! ».
— 188 —
laghi, dove tra la casa di Grasmere o quella di Kydal Mount egli tra
scorse poi tutto il resto della sua lunga esistenza (1).
Se da uu lato il riconoscimento uftìciale alla propria opera tardò
a giungere, Wordsworth potè tuttavia trovare, nella serenità di un foco
lare allietato da due anime gentili, la forza morale per continuare fìdu
ciosamente il proprio lavoro.
Dopo la morte di Soutbey (1843) la sua fama che era andata prò
gressivamcute aumentando trovò un adeguato riconoscimento nel titok»
che gli fu conferito di poeta laureato.
Il periodo di maggiore attività letteraria di Wordsworth va dall'ap
parizione delle Lyrical Ballads (1798) alla pubblicazione di The Excur
Sion (1814). Da quest'ultima data l'ispirazione del poeta sembra decli
nare, benché anche in epoca posteriore non manchino felici ritorni alla
sua vena migliore; è infatti del 1825 To a Skylark, del 1831 Yarroic
Revisited, del 1835 i Poetns chiefly of Earìy and Late Ycars, nei quali
si nota, a tratti, la stessa acuta visione e precisione di tocco delle
Lines Composed a Few Miles froin Tintern Abhey appartenenti alla
serie delle Lyrical Ballads e della Ode on Intimations of Immortaliti/
p'om Recollections of Early Ghildhood, l'insuperabile ode pubblicata
isolatamente nel 1807.
Sfrondata dai suoi esperimenti meno felici e dalle sue manifesta-
zioni meno concrete la poesia di William Wordsworth si presenta degna
di figurare tra la migliore produzione lirica di tutta la letteratura
inglese.
L'elemento essenziale di (juesta poesia è — come s'è detto — l'a-
more per la natura.
Una sensibilità veramente eccezionale consente al poeta d'intuire
ogni più piccolo battito del mondo circostante, mondo che, al pari del-
l'infinito leopardiano si estende, in realtà, molto oltre gli angusti con-
fini dei sensi. Dasta in tal modo il rapido volo di un uccello o il
tremito lieve di un esile filo d'erba, il mormorio di un ruscello solitario
o l'improvvisa apparizione di una nuvola sulla sommità di una collina,
perchè il poeta si senta ispirato e perchè, dalle immagini nelle quali
questa ispirazione si concreta affiori l'imponderabile anima delle cose.
11 suo naturalismo idilliaco e antirazionalistico, la sua contem
plazione appassionata, quasi ascetica, della natura lo conducono so
vente all'elaborazione di principi morali a volte impliciti a volte mani-
ci) Per 11 loro prolungato soggiorno nella regione dei laglii (Cumberland) <
per la comunanza dei loro ideali poetici, Wordsworth, Colciidgc e Southey furono
chiamati « lake poets » o anche « lakists » (poeti dei laghi o laghisti).
— 189 —
testi, i quali creano, in quest'ultimo caso, un frequente indebolimento
dell'afflato poetico.
Sul fondamentale ottimismo del poeta molto è stato scritto : per
lui le tragedie della natura, per quauto dolorose, rispondono sempre
agli imperscrutabili disegni della saggezza cosmica e, quanto agli uomi-
ni, la fonte del loro dolore dipende esclusivamente dal loro allonta-
narsi dalla Natura della quale essi, lungi dall'essere entità avulse, sono
parti integranti ed inscindibili.
L'uomo che vive a contatto della natura, che partecipa della sua
stessa vita e si uniforma alle leggi supreme dell'amore e dell'armonia
universale non può, secondo il poeta, non essere felice. Gli stessi mali
dovuti alla caducità del suo essere fisico lo trovano sempre forte e
sereno :
We men that in our morii of \ outh defied
the elements, — must vanish; be It so! (1).
Le forme nelle quali si concreta l'ispii'azione poetica di ^A'ordswoo^th
sono varie : l'elegia, il sonetto, la lirica, la poesia narrativa.
In quest'ultima forma nella quale troviamo ora il distico eroico
theroic couplet) ora il metro delle antiche ballate, il poeta compose
alcune tra le sue cose migliori (come Lucy Gray, Ruth ed altre). Quale
poeta narrativo egli non sembra però eccellere poiché se da un lato i
suoi poemi appaiono ricchi di drammaticità e di pathos, dall'altro, essi
non presentano uè l'inesauribile vena uè la suggestività melodica, di
altre narrazioni drammatiche in versi (ad es. le ballate a sfondo storico
dello Scott).
Viva attrazione esercitò sullo spirito del poeta il sonetto; poiché
questa forma, che esige un chiaro e ordinato sviluppo ed ofifre la possibi-
lità di esprimere liricamente in un breve giro di versi la meditazione
del poeta, sembra prestarsi in modo particolare alle luminose, precise
visioni e allo spirito riflessivo di Wordsworth, Tra i migliori sonetti ri-
cordiamo : Milton. Wcfttìiiiììstcr Bridge, «The world is too niuch with
US » e le raccolte Riicr Duddon (1820) e Ecclesiastica] ASonncts (1822).
I versi di Wordsworth sono solitamente semplici; il poeta prefe-
risce le parole più comuni, la struttura del periodo è piana, il coloro
sobrio, lo stile preciso. Vero è che reecessiva aderenza al linguaggio
comune della prosa lo fece cadere talora nel difetto opposto, cioè nella
prosa versificata, come in certi passi del Last of the FlocJc o in (S^j-
mon Lee.
(1) Noi uomini che nel mattino delhi giovinezza sfidammo — gli elementi,
<lobbiamo .sparire e così sia.
— 190 —
Tav. XXI 11
"iiilcrii Ablicy. chi' isjìii-ò ;ill;i musii di'l Wdrdswni'th
mio (lei suoi i)riiiii capolavori.
\'c'iliila (Iflla i'1'KÌonc ilei labili, cara ai pi-iini podi loiiiaiitici.
Tav. XXIV
Walter Scott.
George (iorduu l'.yroii.
l'ercy l'.ysslH' Siici le
John Keats.
l'osti accanto alle melodiose cadenze di Coleiidge, di Shelley, di
Keats, i versi di Wordsworth possono sembrare talvolta duri e disa-
dorni; ma qnando il poeta riesce ad evitare la falsa semplicità e, proteso
nel mirabile sforzo di scoprire il sionificato e di esprimere l'inesprimi-
bile, gli A dato di tradnrre in immagini concrete «juello ch'era prima
soltanto imprecisa aspirazione, egli ragginnge con volo sicnro le pili
alte vette dell'arte.
COLERIDGE
Samuel Taylor CoLKRirxjK il772-18.'ì4) nacque a Ottery St. Mary nel
Devonshire. Suo padre era un dotto pa.store protestante di provincia
che seppe impartire ai propri figli una buona educazione.
Alla morte del padre, la famiglia si disperse; i lìgli furono in jìarte
mandati in collegio, altri invece al lavoro. Il piccolo Samuel rimase
lunghi anni segregato nella scuola convitto del Chiist's Hospital dove
si sviluppò la sua tendenza alla solitudine e alla fantasticheria, e dove
diede prova di una capacità intellettiva veramente singolare, di una
immaginazione accesissima, e d'una rara attitudine alla speculazione
filosofica.
A diciannove anni il Coleridge entrò all' Università di Cambridge
dalla quale dopo tre anni si allontanò improvvisamente per arruolarsi
in un reggimento di dragoni. Ricondotto a Camln'idge, ove confessò di
esser fuggito per non aver potuto soddisfare un debito,. ri])rese gli studi
ma, prima ancora di conseguire una laurea, abbandonò detìnitavemente
l'università.
Incominciò così la sua vita scapigliata di eterno sognatore. Stretta
amicizia col Southey passò, insieme con lui lunghi mesi, ad elaliorare
gli schemi per la fondazione di una republilica ideale il cui fine doveva
essere la rigenerazione della società umana. Sede di 4iuest'ideale repub-
blica denominata « Pantisocracy » doveva essere la regione situata ac
canto al fiume Susquehanna (America del Nord).
Alla « Pantisocracy », ideale comunità dedita solo all'agricoltura
ed alle arti, non potevano essere ammessi che uomini dallo si)irito aperto
e vivace, i quali, tra l'altro, avessero preventivamente com])iuto un
matrimonio d'amore. Per uniformarsi a (piest'ultima indispensabile con-
dizione, i due giovani fondatori decisero di sposare due fanciulle di
modestissime condizioni, le .sorelle Fricker (Coleridge sjiosò Sara,
Southey Edith), dopodiché si accorsero di non potersi imbarcare per
mancanza di mezzi.
— 191 —
13 - Breve storia della letteratura inglese.
Un avvenimeuto importante fu per il Coleridge l'incontro con
Wordsworth, avvenuto nel 1795.
Tra i due giovani si svolse per molto tempo una benefica reciproca
influenza della quale, come si è detto, rimangono traccie evidenti nella
loro opera.
Negli anni 1798-95, il Coleridge aveva già pubblicato diverse poesie
su vari periodici e composto, in collaborazione col Southey, un dramma
storico rimasto incompiuto The Fall of Robespierre; nel 1798 pubblicò
insieme a WordsAVortli le già menzionate Lyricaì Ballads contenenti
tra l'altro, il suo capolavoro poetico The Rime of the Ancicnt Mariner
(La ballata del vecchio marinaio).
Dopo il soggiorno in Germania (1798-9), durante il quale studiò
attentamente gli autori tedeschi, specie i filosofi, il Coleridge per un
certo tempo limitò, quasi esclusivamente, la propria attività a tradurre
in inglese alcuni drammi dello Schiller {The Piccolonuni e The Death
of WaUeustein).
Xel 1804 portava a compimento la seconda parte del poema Christabel
rimasto poi incompiuto al pari di Kuhia Khan (1799). Intanto già da
(jualche anno aveva cominciato a prender forti dosi di oppio, abitudine
che doveva aver poi effetti così tristi sulla sua vita e sulla sua arte.
Fin dalla prima giovinezza egli era stato tormentato da dolori reu-
matici acutissimi e ribelli ad ogni cura, così da spingerlo a cercare
sollievo nella droga dalla quale non riuscirà più a liberarsi completa-
mente. Xella speranza di migliorare la propria salute intraprese un
viaggio nel Mediterraneo. Il suo soggiorno a Malta e in Italia (ISOl-lSOG)
non diede i risultati desiderati; anzi, ritornato in Inghilterra, la sua
salute cominciò a peggiorare. L'oppio accentuava la sua naturale apatia,
la sua riluttanza a intraprendere qualsiasi lavoro e, sino alla fine del
suo triste calvario durato quasi quanto la sua stessa esistenza, solo
in brevi momenti di vigoria e di lucidità, egli trovò la forza di conti-
nuare a comporre.
Tuttavia, se la sua attività dà spesso l'impressione del lavoro inter-
rotto, come i suoi periodici The Watchman (1796), The Friend (1809-10)
e le apprezzatissìme conferenze di argomento letterario, essa presenta
invariabilmente l'impronta del genio.
Dal 1816 fino alla morte soggiornerà a Highgate nella casa del dottor
Gillman che lo aveva ospitato per tentare di guarirlo dal terribile vizio.
Ivi compose la Biographia Litcraria (1817), la sua opera in prosa più
importante, e nel 1825 comparvero gli Aids to Refiection, serie di saggi
filosofici, mentre V Anima poetae che contiene tanta parte della sua filo-
sofia comparve postuma solo nel 1895.
— 192 —
Scarsissima fu negli ultimi venticinque anni la giù limitata produ-
zione poetica; quasi confinato in una poltrona, negli anni che prece-
dettero la sua morte, non produsse più nulla limitandosi, nelle ore di
grazia, a intrattenere i suoi intimi amici con brillanti conversazioni.
Nonostante le debolezze del suo carattere e la degradazione morale
alla quale il suo dramma lo aveva trascinato (la famiglia del poeta
rimase a carico del Southey) Samuel Coleridge ebbe molti e affezionati
amici che lo soccorsero sino alla fine e che seppero apprezzare la sua
intelligente, illuminata bontà e il suo singolarissimo talento : così
Wordsworth che, alla notizia della sua morte disse ch'egli era l'uomo
più meraviglioso ch'egli avvesse mai conosciuto, così il severo Carlyle
che lo definì « a King of men » (un re di uomini), cosi il Lamb che lo
ebbe a compagno nel Christ's Hospital e che trovò per lui l'arguta ed
affettuosa espressione di « an archangel, slightly damaged » (arcangelo
un po' avariato).
L'opera poetica di Coleridge eh' è quella sulla quale si appoggia in
gran parte la sua fama, non è — come s'è visto — molto vasta. Tuttavia
essa è sufficiente per conferire al poeta l'altissimo posto assegnatogli
dalla critica.
Si può veramente dire che il Coleridge sia pienamente riuscito a
realizzare il programma poetico ch'esso stesso espone nella sua Bio-
graphia : « it was agreed that my endeavours should be directed to
persons and characters supernatural or at least romantic » (era stato
convenuto che i miei sforzi dovessero essere rivolti a persone ed a carat-
teri soprannaturali o, almeno, romantici). Le sue poesie rappresentano
infatti il più completo trionfo della fantasia, il più suggestivo invito al
sogno che si possa immaginare.
Terrore, sublimità, esotismo, fiaba, mistero, sono gli elementi es-
senziali del mondo di Coleridge, mondo pieno di colore e di risonanze
inesprimibili nel quale il lettore è ]ior-tato a dimenticarsi ed a vibrare
nello strano turbamento di una meravigliosa e continuata allucinazione.
D'altra parte, per quanto affine, in un certo senso, all'opera del
Blake, del Baudelaire e dei simbolisti francesi, l'arte del Coleridge
sembra prender le mosse da finalità affatto differenti : per essa, infatti,
l'immaginazione non è un mezzo, la fantasia non agisce in funzione
di un fine simbolico, né viene presentata come riflesso di una verità
superiore.
La rivelazione ascetica del Marriage of Heaven and Hell, la spe-
culazione sensoria e raffinata dei Fleurs du mal, appaiono estranee
all'ispirazione di Coleridge e ben diversa, ad esempio, si rivela la natura
— 193 —
Uel Bateau ine del Kimbaud che richiama sovente, in certi suoi aspetti
esteriori, The Rime of the Ancient Mariner.
In realtà il fine essenziale della poesia di Coleiidge seml)ra i)roprio
(juello da lui dichiarato: dar vita al soprannaturale, evocare il mondo
della fantasia e del sogno, rendendolo CK)n semplicità e verosimiglianza
in tutta la sua imponderabile astrattezza. Allora egli tocca le vette
dell'arte sua, come appunto in The Rime of the Ancient Mariner, ove
la magia del racconto si rivela fin dalle prime battute.
Un vecchio inariuaio costringe un ospite nuziale ad ascoltare la sua storia.
Egli narra come il suo vascello navigasse felicemente quando, colto da un ura-
gano, fu trascinato verso il polo australe. La nave è circondata sempre più dai
ghiacci, finché im jìlbatro non viene a volax-e sopra di essa, accolto con gioia
dai marinai come uccello di buon augurio. Infatti il timoniere riesce ad aprirsi
un varco tra i ghiacci, dirigendosi verso l'equatore. Malauguratamente il vecchio
marinaio uccide l'uccello e la maledizione scende sulla nave, che arrivata all'e-
quatore rimane immobile per la bonaccia sotto il sole rovente :
Down dropt the breeze, the sails dropt down,
'Twas sad as sad could be;
And we did speak only to break
The silence of the sea! (1)
Uno spaventoso silenzio subentra in tutte le cose, logorando i nervi dei ma-
rinai che muoiono di sete in mezzo alle sconfinate distese dell'oceano :
Water, water, every where.
And ali the boards did shriuk; ^
Water, water, every where,
Nor any drop to drink.
The very deep did rot : O Christ!
That ever this should be!
Yea, slimy things did crawl with legs
Ui)on the slimy sea
With throats unslaked, with black lips baked,
We could not laugh nor wail;
Through utter drought ali diunb we stood!
I bit my arm, I sucked the blood,
And cried, A saill a sail! (2)
(1) La brezza cessò, le vele s'afflosciarono, — Era una tristezza senza pari: —
B noi parlavamo soltanto per rompere — Il silenzio del mare!
(2) Acqua, acqua, dovunque, — E tutte le assi si restringevano; — Acqua,
acqua, dovunque — E non una goccia da bere.
La profondità stessa marciva : O Cristo! — Che dovesse accadere anche que-
— 194 —
Un vascello fautasmu appare aU'orizzoute guidato dalla morte e da \iua don-
na spettrale (la vita nella morte). Le due sinistre apparizioni si giocano ai dadi
la ciurma e i componenti dell'equipaggio muoiono ad uno ad uno, tranne 11 vec-
chio marinaio che è stato vinto dalla donna spettrale. Continua la maledizione
su di lui; egli vede coso orribili, finché riesce a pregare. L'incantesimo allora
incomiiuia a sciogliersi, il vascello riprende a navigare, la pioggia rinfresca il
vecchio che è preso da una specie di letargo popolato da visioni.
Espiata la maledizione, egli ritorna in patria e si confessa da un pio ere-
mita, ma per tutto il resto dell'esistenza un senso di angoscia lo sospinge di
luogo in luogo a raccontare il suo delitto e a insegnare l'amore per tutte le crea-
ture.
Occupano pure un jìosto eminente nella poesia del Coleridge i due
frammenti Christahcl e Kuhla Khan. 11 primo è una fantasia tutta
intessuta di luci e d'ombre nella cui atmosfera misteriosa la presenza
di esseri invisibili e minacciosi è da noi sentita come in un incubo.
Il secondo è un meraviglioso arabesco che gareggia per lievità ed
incanto con le più belle fantasie delle Mille e una notte.
Vasta e importante è l'opera in prosa del Coleridge costituita prin-
cipalmente di saggi letterari e di opere tìlosolìclie. Di essa va ricor-
dato in modo particolaie : Lecttires on Shakespeare, Biographia Lite
varia. Aids to Reflection e Anima poctae.
Le Lectures sono tra i più geniali e profondi saggi critici sullo
Shakespeare e altri poeti che la letteratura inglese possegga. Queste
conferenze contribuirono non poco a richiamare l'attenzione dei critici
e del pul)blico sul grande poeta di Stratford.
Nella Biographia lo scrittore espone le proprie opinioni letterarie
occupandosi specialmente della poetica di Wordsworth.
L« Aids to Reflection e V Anima poetae contengono — come s'è
detto — la parte essenziale della filosofìa del Coleridge.
In esse l'autore muove guerra alle correnti positivistiche specie
la filosofia di Hume appoggiando le proprie argomentazioni alle teorie
di Kant e di Schelling.
Il nome di Robkut Solthey (1774-1843) è spesso associato a quelli
di Wordsworth e di Coleridge e, da questa associazione giustificata dalle
relazioni d'amicizia e dalle frequenti collaborazioni che il Southey ebbe
coi due i)oeti, sembra in parte almeno, dipendere la sua fama lette-
raria .
.sto! — Vi.scide creature strisciavano le gambe — .Sul mare viscido. — ...
Con gola sitibonda, con nere labbra bruciate — Non potevamo né ridere ni'
gemere; — Per la completa arsura, ce ne stavamo tutti muti! — Mi morsi il
braccio, succhiai 11 sangue — E gridai : Una vela! una vela!
— 195 —
La sua vastissima produzione rivela un talento sveglio ed eclettico
e di lui si contano non meno di centocinque volumi di materie varie :
biografie, opere di storia e di critica letteraria, saggi filosofici, poemi
e raccolte poetiche, drammi, commedie, lavori d'indole sociale, articoli
di carattere politico e di varietà letteraria.
Ricorderemo qui solo i suoi principali poemi : Thalaba (1801), rac-
conto leggendario sullo sfondo dell'Oriente; Madoc (1805) leggenda di
un principe che scopre il continente americano; The Ciirse of Kehama
(1810) ispirato alla mitologia indù; e Don Rodcrick (1814) racconto del-
l'ultimo dei Goti.
Di questa enorme produzione, caduta quasi totalmente nell'oblio,
oggi si legge soltanto l'eccellente Life of Nelson (1813), divenuta una
biografia classica. Il Southey, lungamente combattuto ^per le opinioni
politiche, ottenne tuttavia nel 1813 come riconoscimento dell'immenso
lavoro compiuto il titolo di poeta laureato.
LORD BYRON
George Gordon, Lord Byron (1788-1824) nacque a Londra, di no-
bile e antica famiglia nella quale non erano mancati i caratteri strani
e violenti. Il padre, John, un ex capitano delle guardie, s'era guada-
gnato il soprannome di « Mad Jack » per la sua vita dissoluta e per la
sua indole eccentrica e la madre era pure di temperamento instabile
e violento. A dieci anni il futuro poeta ereditò il titolo e i beni di un
prozio morto senza figli; studiò a Harrow e a Cambridge dove non tardò
a farsi notare per il suo carattere ribelle e le sue opinioni poco orto-
dosse, e dove compose la prima raccolta di poesie llours of Idlencss
(1807) che furono aspramente criticate dalla Edinburgh Revieiv. Byron
rispose con un violento poema satirico English Bards and Scotch
Revieivers (1809) nel quale muoveva feroci attacchi contro i suoi critici
e contro gran i)arte dei poeti contemporanei della scuola romantica.
Preso possesso nel 1808 di Newstead Abbey, avuta in eredità dalla fa-
miglia, iniziò l'anno seguente il « grand tour », cioè quel viaggio sul
continente che, secondo l'uso del tempo, ogni « gentleman » doveva fare
per completare la propria educazione. Visitò il Portogallo, la Spagna.
l'Albania, la Turchia, la Grecia, ove trasse l'ispirazione per i primi
due canti di quella che fu definita una specie di guida spirituale dei
paesi da lui visitati, il Childe HaroUVs Pilgrimage (11 iiellegrinaggio di
Aroldo, 1812) che conquistò subito il favore del pubblico, procurando
al poeta fama europea.
— 196 —
Fra il 1813 e il 1814 Byron compose alcuue novelle iu versi spesso
frettolosamente concepite, ma nelle quali non mancano passi di note-
vole pregio : The Giaour (Il giaurro), The Bride of Ahydos (La sposa
di Abido). The Corsair (Il corsaro), Lara, e nel ISKJ The Siege of
Corinth (L'assedio di Corinto) e Parisina; questi poemi ritraggono tutti.
sotto nomi diversi, la stessa persona, l'eroe byroniano, l'uomo « di una
sola virtù e di mille delitti », il ribelle, angelo tenebroso e fatale e
demone al tempo stesso, agitato da una ardente passione portata spesso
all'esasperazione, che si muove in esotici scenari reali o immaginari,
densi di tragicità e destinati a fissare quel tipo romantico clie per
tanto tempo dovrà dominare la letteratura europea.
Nel 1816 sua moglie Anna Isabella Milbanke dopo un anno di ma-
trimonio lo abbandona : varie accuse furono mosse allora al poeta (fra
le altre quella di amori incestuosi con la sorellastra Augusta Byron-
L^igh); egli si vide costretto a lasciare l'Inghilterra e a peregrinare
prima nel Belgio e poi in Svizzera dove incontrò lo Shelley e dove com-
pose The Prisoner of Chillon (Il prigioniero di Chillon), i primi due
atti del dramma Manfred, ispiratogli almeno in parte dal Faust di
Goethe, e il III canto del Chiìdc Harold. In Svizzera conobbe Claire
Clairmont, sorellastra di Mary Shelley, dalla quale nel 1817 ebbe una
bambina, Allegra, che doveva morire cinque anni dopo a Bagnacavallo
nel collegio dove era stata messa dal padre. Passato in Italia si fermò
a Venezia ove compose il IV canto del Childe Harold (1818) che è un
vero inno all'Italia e che, pur non offrendo al lettore l'interesse filo-
sofico ispiratore del canto precedente, contiene descrizioni di rara bel-
lezza, mai più superate dal poeta.
But thou. riitumuus! iu thy sweetest wave
Of the most livìng crystal that ■svas e' er
The haunt of river-Xymph, to gaze aud lave
Her limbs where nothiug hid them, thou dost rear
Thy grassy banks whereon the milk-white steer
Grazes — the purest God of gentle waters!
And most serene of aspect, and most clear;
Surely that stream was unprofaned by sbiughters —
A mirror and a bath for Beauty's youngest daughters! (1)
{Canto IV, st. LXVI)
Clj Ma tu, Clitumnol nella tua dolcissima onda — <U'I più vivo cristallo che
abbia mai dato — ricetto a ninfa fluviale, per specchiarsi e bagnare — le membra
ove nulla le nasconda, tu innalzi — le rive erbose sulle quali il giovenco candido
come il latte — pascola — tu, il più puro Dio di docili acquei — e il più sereno
d'aspetto, ed il più chiaro; — corto questa corrente non fu contaminata da car-
neficine — specchio e lavacro per le più giovani figlie della Bellezza!
— 197 —
In Italia compose pine il poema Beppo iu cui tentò per la prima
volta quel genere burlesco d'ispirazione italiana (Pulci, Casti) che
gli consentire più tardi di compiere l'opera sua più originale e vitale
Don Juan.
Nel 1819 conobbe Teresa Guiccioli, sposata ad un uomo molto più
anziano di lei, della quale il poeta si innamorò e che seguì a Ravenna
dove si trattenuc per qualche tempo. Qui fu indotto dal fratello della
Guiccioli, Pietro Gamba, ad affiliarsi alla Carboneria. Dopo il falli-
mento dei moti del 1821 i Gamba fuiono esiliati; il Byron si trasferì
con loro a Pisa dove oltre allo Shelley incontrò molti inglesi fra i quali
Leigh Ilunt e il capitano l'Edward .Tohn Trelawny. A The Lament of
Tasso, composto nel 1817 dopo una visita a Ferrara, e The Prophecy
of Dante seguirono nel 1820-21 alcuni drammi: Marino Falicro, The
Tico Foscari, Sardanapaliis, Caia e una traduzione del primo canto
del Morgante maggiore.
Nel 1823 salpò per la Grecia per prendere parte alla lotta iniziata
allora dai patrioti greci per la conquista dell' indipendenza: ma il poeta
non era più in grado di resistere alle fatiche di una guerra. Colpito
da febbre malarica morì il 19 aprile 1824.
Il « titanismo romantico » del Byron non costituisce la più vera
e più intima nota dell'anima sua; è piuttosto in Beppo, in The Vision
of Judgmeni . satii'a feroce contro il Southej' pubblicata nel periodico
The Liberal (1822) lìuanziato dal poeta stesso, e meglio ancora in Don
Juan (1818-23) che dovremo cercare la parte più schietta e genuina del
suo genio poetico. Mentre in Childe Harold e nei poemi come The
Giaour si sviluppano i temi della ribellione, della malinconia, della
disillusione, e della inutilità dello sforzo umano, in Don Juan la dot-
trina della vita si esprime iu un tono di ironia talvolta leggera, più
spesso corrosiva; « rimpertiuenza che fin dal principio aveva accom-
pagnato in sordina l'appello diretto alle simpatie del lettore diviene
ora la nota principale » (1); qui la scorrevole ottava suona perfetta-
mente adeguata allo spirito sarcastico, audacemente spregiudicato e in
fondo classico, che anima l'opera. La fama di Byron, grandissima al
tempo suo, specie nel continente, ebbe a subire più tardi una severa
revisione. Comunque egli non può esser giudicato, come vorrebbe qual-
cuno, solo come il rappresentante di una moda letteraria da tempo
superata; se è vero che nella sua poesia non mancano i luoghi comuni,
le espressioni trasandate e poco felici, i difetti tecnici e stilistici, Byron
(1) E. Legouis & L. tazamiaii : A Historij of Kngli.sh Litcrature, London, J.
M. Dent & Sons. Ltd.
— 198 —
artisti! è i)nr sempre vivo in molti passi del Chiìdc Hcuoìd, in Bcppo.
The Vision of Judyment e in Don Juan nel quale ultimo, avendo tro-
vato la sua vena e raggiunto la pienezza della propria espressione, ci
ha dato il suo capolavoro.
l'er questo suo continuo aderire alla vita, alle sue lotte, ai suoi
contrasti, IJyron è artisticamente più vitale h\ dove lo spunto poetico
scaturisce da una reazione, da un movimento di rivolta, da un atteg-
giamento polemico, da una riflessione irriverente su quel complesso di
valori convenzionali al quale la società attribuisce tanta importanza e
su cui pigramente riposa. Non dobbiamo infine dimenticare che è grande
titolo del Bvron alla riconoscenza degli Italiani il suo amore per
l'Italia, non .solamente per quella che In, ma anche per quella che
stava allora per sorgere e alla quale dedicò ricchezze ed energie.
P. B. SHELLEY
Percy Bysshi: Shellitì" (171)2-18-2) nacque a Field Place presso
Horsham (Sussex) da Sir Timothy ^^helley e Elizabeth Pillold. A dieci
anni iniziò un primo corso di studi alla Sion House Academy, una
scuola privata di Brentford, dove sembra che egli si sia acquistata
quella fama di intrattabilità che gli fu poi rimproverata al collegio
di Eton al quale fu mandato due anni più tardi. Veniva chiamato dai
compagni « Shelley il pazzo », non partecipava ai loro giuochi, leg
geva, invece moltissimo, ma i suoi studi non procedevano sistemati
camente. T^ sua ardente e sbrigliata fantasia, non tenuta a freno d^
alcun senso della realtà, si abbeverò avidamente alle fonti del super
naturalismo tedesco, allora di moda tra la generazione nuova, mentre
la lettura della Politicai Just ice di Godwin lo metteva, sia i»ure super
ficialmente, a contatto col pensiero filosofico francese.
Xel 1810 lo Shelley passò ad Oxford. Anche qui egli si appartò
dai suoi compagni; conobbe tuttavia Thomas Jefferson llogg col quale
strinse salda amicizia e che divenne ])oi uno dei suoi biografi. Questi,
scettico, cinico, era dotato di uno squisito gusto letterario ed artistico.
Fu forse in questa comunione spirituale che lo Shelley trovò la con-
ferma di quella incredulità in materia di religione che era nata in lui
già la tempo.
Nel 1811 pubblicò un opuscolo The Xrcessitij of Atheism che doveva
essere un compendio delle sue idee filosofiche e che gli valse l'espulsione
dall' Tniversità.
Hogg seguì poi la sorte dell'amico. Il padre tentò invano ogni
— 199 —
mezzo per alloutanare il poeta da Ilogg; lo Shelley nou solo fu irremo-
vibile, ma cercò anche di convertire all'ateismo sua sorella Elisabetta,
riuscendo invece soltanto ad innamorare un'amica di lei, Harriet
Westbrook, una fanciulla romantica che aveva agito da intermediaria
tra i due fratelli. Quando il padre di Harriet minacciò di rinchiuderla
in un collegio ella scrisse al poeta implorando di volerla liberare da
tale insopportabile tirannia. vShelley non rimase sordo al richiamo della
fanciulla : fuggirono infatti ad Edimburgo dove si sposarono nell'agosto
del 1811. Quelli che seguirono furono anni di strettezze economiche e
di privazioni. D'altra parte Harriet non era in grado di comprendere
le alte fantasie, i sogni rivoluzionari del poeta; già i due si sentivano
.spiritualmente lontani quando Shelley incontrò la donna che doveva
essere l'astro ispiratore della sua vita. Egli era già da lungo tempo
in corrispondenza con l'autore di Politicnì Justicc^ William Godwin,
considerato allora come un profeta del libero pensiero, Godwin aveva
sposato Mary A\'ollstonecraft, e, dopo la morte di questa, era passato
a seconde nozze e viveva a Londra con la moglie e Mary, la figlia natagli
dal primo matrimonio. Fu appunto nella sua dimora londinese che
gli fu presentato il poeta il quale innamoratosi di Mary, dopo qualche
tempo fuggì con lei e con la sorellastra di Mary, Claii'e Clairmont.
Ricorderemo qui che tanto lo Shelley quanto Harriet e Mary ritene-
vano che il matrimonio fosse un errore, che ogni unione doveva fon-
darsi esclusivamente sull* amore, e che essa doveva essere sciolta quando
l'uno o l'altro dei contraenti lo credesse necessario. Alla morte del
padre (1815) le condizioni economiche dello Shelley migliorarono. Nel
1816 egli lasciò l'Inghilterra con Mary e Claire. In Svizzera conobbero
r>yron che rimase ammirato della appassionata natura e dell'ingegno
di Shelley. Xeir autunno dello stesso anno al poeta giunse la notizia del
suicidio di Harriet, annegatasi a Londra. Per quanto addolorato per
(questa morto qualche mese dopo egli sposava Mary Godwin.
Il primo poema di una certa estensione scritto dallo Shelley fu
Qìieen Mah (1813\, opera disuguale, piena di disquisizioni filosofiche
i.spirate alle teorie del Godwin e ingombra di note, ma nou priva qua
e là di qualche tratto poetico. Xel 1815 scrisse VAlastor^ or the Spirit
of Solitude. poemetto lirico che s'ispira ai silenzi maestosi delle Alpi
e a visioni di vita pastorale in parte vissuta luugo le rive del Tamigi.
Il poeta vi rappresenta l'incessante anelito verso un amore terreno
ideale e lo stato di ablmttimento derivante dalla sua delusione nel
7'iconoscerlo irraggiungibile. Alla ricchezza di fantasia, che già tro-
viamo in Queen Mal), si unisce qui una più sicura e continua bellezza
formale, che aggiunge incanto al tormento intimo del poeta, il quale,
200 —
malato e in attesa della morte creduta allora vicina, sentiva venir jiieno
in lui le speranze nel prossimo trionfo dei suoi ideali.
Ma il fondamentale ottimismo dello Shelley non poteva restare a
lungo depresso e con Laon and Ci/thna (181T-S), mé«;lio conosciuto sotto
il titolo The Revolt of Islam, ritorna alla j)oesia di battaglia. Il poeta
ci dice nella prefazione di questo poemetto : « Ho voluto mettere l'ar-
monia del verso, le combinazioni eteree della fantasia, i movimenti
rapidi e sottili della passione umana, tutti gli elementi che sono l'es-
senza della poesia al servizio della causa d'una morale libera e intel-
ligente; desideroso di accendere nel cuore dei miei lettori un virtuoso
entusiasmo per quelle dottrine di libertà e di giustizia, quella fede e
quella speranza nel bene che ne la violenza, nò l'errore, né i pregiudizi
riusciranno mai ad estinguere completamente nell'uomo ».
In casa sua convenivano solo pochi amici, come Leigh Hunt,
l*eacock, Hogg, Ilorace Smith, e qualche altro che faceva parte del
circolo di casa Godwin tra cui Hazlitt, J. H. Reynolds e John Keats,
un giovane poeta sul cui volto si notava « uua particolare dolcezza di
espressione... ed un senso quasi doloroso di sotìt'erenza ». L'ostracismo
sociale, ragioni di salute ed altre (gli era stata tolta la patria potestà)
consigliarono lo Shelley a lasciare l'Inghilterra e a venire in Italia,
dove giunse nella primavera del 1818. Visitò Venezia, Livorno, Napoli,
Roma, Firenze, Ravenna, Pisa. In quello stesso anno moriva la sua
bimba maggiore Clara, e l'anno seguente il secondogenito. Nel 1818
compose il frammento Prince Atkanasc, e Julian and Maddalo, breve
poema dialogato ispiratogli da una visita fatta a Byron.
Il Promctheus Xlnbound apparve nel 1819; questo dramma lirico,
ineguale, statico nell'azione ma grandioso per la concezione, per l'alta
idealità morale e l'armonia e la bellezza dei versi, deve considerarsi
come l'espressione più tipica e più completa del genio dello Shelley.
Ispirato dal Prometeo di Eschilo il dramma si scosta per concezione
daJroriginale greco. In questo, Prometeo/ si riconcilia con Giove che
da lui aiutato abbatte i Titani e riprende incontrastato il suo potere
sovrano, in quello del poeta inglese l'idea centrale è la ribellione del-
l'uomo (Prometeo) contro l'autorità usurpatrice e tirannica che, dal-
l'uomo stesso creata, esercita la sua azione nefasta sopra di lui, sott'o-
cando ogni anelito di libertà, di giustizia e di progresso,
E' dello stesso anno la tragedia The Cenci il cui argomento è il fa-
moso parricidio e il processo svoltosi a Roma durante il pontificato di
Clemente Vili, nella seconda metà del 5Ó0. Lo Shelley vi rivela qualità
insospettate di drammaturgo, l'azione è energica, sobria, il suo lirismo
riesce spesso a dimenticarsi nella tragica vicenda e a penetrare nelle
— 201 —
auime dei personaggi. Seguirouo uel 1820 alcmie delle sue poesie più
note, The Sensitive Plant, di bellezza impalpabile e di raffinata musi-
calità, The WitcJi of Atlas, poemetto dedicato a Mary e composto dopo
una ascensione sul monte S. Pellegrino, Sicellfoot the Tìjrnnt, cbe prova
la mancanza di umorismo dello scrittore, e le odi famose To Xapics,
To Liherti/, The Cloiid e To a Skylark. Epipsì/chidion (1821) è un'altra
creazione poetica di superbo impeto lirico in cui si manifesta ancora
una volta l'aspirazione dell'anima del poeta alla Bellezza ideale e il
tentativo di ravvisarne (jualcbe aspetto fugace in una incarnazione ter-
rena. E' noto cbe questo poemetto, ispirato dall'amore cbe Sbelley provò
per la contessina Teresa Yiviani (Emily), non canta tanto l'infelice
fanciulla dei suoi giorni di Pisa, quanto « quell'Antigone di cui alcuni
di noi, in una esistenza anteriore, sono stati innamorati ».
«... Emily,
A ship is floating in the harbour now,
A wind is hoveriug o' er the niountain's brow;
There Is a path ou the sea's azure floor,
No keel has ever ploughed that path before;
The halcyons bvood around the foamless Isles;
The treaeherous Oceau has forsworu its wìles;
The inerry mariners are bold and f ree :
Say, my heart's sister, -nilt thou sali with meV
Our bark is as an albatross, whose nest
Is a far Eden of the purple East;
And we between ber wings will sit, while Night,
And Day, and Storm, and Cahn, pursue their flight,
Our ministers, along the boundless Sea,
Treadiug eacli other's heels, unheededly (1).
Compose inoltre VAdonaia (1821), bellissima elegia in stanze spense-
riane scritta in morte di Jobn Keats, da porsi accanto solo a Lycidas di
Milton e a Thyrsis di Arnold; Eellas (1821), dramma lirico ad imita
zione dei Persiani di Escbilo, dedicato al principe Alessandro Mauro
(1) « ... Emilia. — ima nave galleggia ora nel porto. — il vento è sospeso sulla
cresta dei monti; — c'è un sentiero sull'azzurra superficie del mare, — nessuna
chiglia l'ha mai prima d'ora solcato; — gli alcioni c-ovano intorno alle isole tran-
quille; — il malfido Oceano ha rinunciato ai suoi inganni; — gli allegri marinai
sono liberi e audaci : — dimmi, sorella del cuore, vuoi tu veleggiar con me? —
La nostra barca è come un albatro, il cui nido — è un remoto Paradiso del pur-
pureo Oriente; — e ivi staremo fra le sue ali, mentre la Notte, — e il Giorno, la
Bufera, e la Bonaccia, proseguiranno il loro corso, — nostri strumenti limgo il
Mare sconfinato, — calpestando incuranti le oi-me l'uno dell'altro.
— 202 —
cordato e composto, come dice il poeta « sotto l'ispiiazioiie degli avve
nimenti del momento... e tutto il suo interesse deriva dalla profonda
simpatia che l'autore sente per la causa che lia inteso ccleln-are » (1);
infine l'incompiuto The Triuntph of Life (1822), visione dell'umanità
interpretata allegoricamente per mezzo di simboli, oltre a molte altre
mirabili composizioni, odi, traduzioni, frammenti.
Nel giugno del 1822 Lingh Hunt con la moglie e i figli raggiunse
r.yron in Italia. Shelley, che viveva con Mary in casa Magni nella baia
di Ixn-ici, andò ad incontrare Hunt con gli amici Williams e Trelawny
*' insieme si intrattennero a Pisa qualche giorno. L'otto luglio lo Shelley
lasciò Pisa per riprendere il mare a Livorno sul suo Ariel. Con lui
salirono a bordo Williams ed un mozzo; incurante del maltempo egli
riprese la via del ritorno. "N'erso sera si scatenò una violenta bui-rasca
e nulla si seppe più dell'Ariel e dei suoi uomini finché i corpi di
Shelley e di Williams non furono restituiti dal mare dopo alcuni
giorni.
Per lo Shelley solo il pensiero è essenziale : un impul.so. un sogno,
un'idea sono per lui vivi come la realtà stessa e quando scriveva di
Keats :
« Ali he had loved, aiul moulded iato thought,
From shape, and hue and odour, and sweet sound.
Lamented Adonais » (2).
egli non faceva della rettorica, egli vedeva veramente le forme immor-
tali dei « Desires and Adorations » chine e piangenti sul corpo di Keats,
e quei sentimenti erano per lui incomparabilmente più veri e più com-
prensibili del mondo reale che lo circondava. Fu detto che il suo verso
è a volte indistinto, il concetto troppo remoto, e vaga la parola. Tut-
tavia l'indeterminatezza spesso «nidente nella poesia shelleyana costi-
tuisce non piccola parte del fascino che essa esercita sopra di noi.
1 suoi pensieri vanno incessantemente dal mondo che egli vede in-
torno a sé a quello che la sua mente gli crea, mentre il suo desiderio
di perfezione morale si lancia impetuoso verso la mèta consumandosi
quasi nella velocità del volo, nel travaglio dell'aspirazione ad un ideale
irraggiungibile e nell'abbandono a speranze tosto deluse.
Un concetto che spesso torna nella sua poesia è quello della natura
(1) La guerra greco-turca.
(2) Tutto quello che aveva amato e forgiato nel pensiero, — Da forma e co-
lore e odore e dolce suono — Si lamentava per Adonais.
— 203 —
considerata come un tutto animato. Questo concetto gli suggerisce If-
apostrofi eloquenti allo spirito della natura e suscita nella sua anima
profonda commozione dinanzi agli spettacoli naturali. Inoltre egli sen-
te tanto fortemente il carattere comune degli oggetti e degli esseri
tutti che non esita a proclamare reguaglianza, nell'unitiì naturale, de-
gli esseri di grado più basso con l'uomo.
Anche la libertà, intesa come elemento integrante della perfezione,
ha notevole parte nella morale Shelley ana; nel suo entusiasmo per essa
il poeta non solo attacca il sistema familiare, ma rigetta perfino le
più elementari limitazioni morali o giuridiche nei rapporti amorosi.
L'amore della libertà, è così vivo in lui, che lo conduce fino alla ne-
gazione di ogni autorità. Per lui la legge, necessariamente inflessibile
e impersonale, è in contrasto col sentimento di fraternità umana. Fon-
damento di tutta la morale dello Shelley è la legge dell'amore che
deve legare tutti gli esseri viventi e l'intera natura; ecco perchè lo ve-
diamo sempre tenacemente avvinto alla speranza che la redenzione de-
finitiva dell'uomo, affrancatosi dal male con un atto risoluto della
sua volontà, sia possibile il giorno in cui l'Amore governerà il mondo
e l'umanità sarà divenuta un'unione fraterna di spiriti liberi.
Se la rigenerazione dell'umanità deve essere, innanzi tutto, opera
di persuasione, larghissima parte spetta in quest'opera alla poesia.
« Qualità essenziale del poeta, scrive lo Shelley, è quella di svegliare
negli altri sentimenti corrispondenti ai propri. Egli può non soltanto
persuadere, ma commuovere » (1). Ecco dunque legato, col rapporto
di mezzo al fine, il credo artistico del poeta ai suoi ideali filosofici e
politici. Egli scrisse una Defence of Poetry (1821) (2) che è forse la
sua prosa migliore, nella quale raggiunge una perfezione di forma che
non resta molto inferiore a quella delle sue poesie. Essa ci fornisce
la chiave a molte particolarità della poesia shelleyana. L'influenza pla-
tonica è evidente nel modo di considerare la poesia. Poesia è creazio-
ne. Poeta in senso largo è chiunque rivela nuovi veri all'umanità, poeta
in senso ristretto è chi fa questo per mezzo del verso. Ad ogni modo
qualunque riferimento troppo insistente a particolari atteggiamenti fi-
losofici sarebbe impossibile parlando dello Shelley che si nutrì con
uguale entusiasmo alle filosofìe più diverse. Onde troviamo in lui le
tracce dei pensieri più disparati, Locke accanto a Berkeley, Platone
accanto a Hume.
E' stato osservato che la (^ realtà razionale egli non la considerò
(1) Prefazione a The Re volt of Islam.
(2) Shelley è autore di iuteressantissimi saggi, frammenti e lettere.
— 204 —
se non come im grado sorpassabile sul quale librarsi nell'impeto della
poesia ». In verità il contenuto filosofico sembra accordasi con le qua-
lità poetiche naturali dello Shelley, aiutandone lo sviluppo; filosofìa e
poesia sono cresciute insieme nello spirito del poeta e presentano gli
stessi caratteri : esse hanno del pensiero e del sogno. Ma il pensiero ed
il sogno come l'anima e la vita dello Shelley ricevono egualmente luce
da una pura fiamma di amore per tutta l'umanità.
JOUy KEATS
Nella breve vita di John Keats (1795-1821) non ci sono avvenimen-
ti degni di nota. Nacque a Londra da un modesto proprietario di vet-
ture da noleggio. A nove anni perdette il padre e qualche anno dopo
la madre (morta di consunzione) alla quale s'era rivolta tutta la te-
nerezza del figlio. I suoi studi furono scarsi e disordinati.
Frequentò dapprima una scuola privata a Enfield, presso Londra,
ma dopo la morte della madre il suo tutore lo mise come apprendista
presso un chirurgo di Edmonton, dove tuttavia continuò le sue letture
servendosi dei libri che il figlio del direttore della scuola di Enfield
gli veniva prestando. Appena gli fu possibile lasciò la professione me-
dica per dedicarsi interamente alla poesia, pubblicando nel 1817 il suo
primo volume di versi Poems, seguito da Endymion (1818), poemetto
mitologico, ove si narrano le avventure del giovane pastore del quale
Diana si innamorò, che ha tutti i pregi e i difetti dell'immaturità di un
grande poeta. « Mi sono avventurato da solo in un mare pericoloso»,
egli diceva, « ed ho imparato a conoscere gli scogli e le secche meglio che
se fossi rimasto sulla riva a intonare una sciocca canzone sorseggiando
tè e ascoltando saggi consigli ». Conscio delle manchevolezze della sua
opera, ma anche del proprio valore, alle aspre critiche del Blackwood's
Magazine e della Quarterly Rev'icw rispondeva : « è solo questione di
tempo; io ho fede che dopo la mia morte sarò fra i poeti della mia
patria ».
La immatura fine del fratello Tom, da tempo minato dalla tisi,
fu un triste presagio e un colpo terribile alle sue condizioni fisiche già
indebolite dallo strapazzo di un viaggio a piedi fatto in Scozia. Si
ritirò allora con l'amico Charles Brown a Wentworth Place nel-
l'Hampstead dove cominciò VHyperion, poema d'ispirazione miltonia-
na, che doveva narrare della caduta d'Iperione per opera di Apollo, do-
po la sconfitta degli altri Titani, ma che rimase incompiuto e fu poi
pubblicato come frammento di poema mitologico. Nel 1819 continuò a
— 205 —
luiiipoi'i'C con gi-iiKlc i-<ipidità come incalzato dal lato imminente: in
qnei mesi scrisse le grandi odi e le liiiclie che fnrono raccolte e pubbli-
cate in volume l'anno seguente. Oltre aWlli/pcriou il volume conteneva
Lamia, Isabella, The Ève of l^t. Agncs, Ode to a Xi(/hti7igale, Ode on
a Grecian L'rn, Ode to Psj/cJie, To Autionn, Ode on Melanchoìy ed altri
componimenti minori.
Lantia. i>ure di soggetto classico e in distici drydeniani, è nel com-
plesso la meglio narrata delle sue poesie più lunghe, malgrado qualche
forte squilibrio. IsahcUa, derivata da una novella del Decameron (IV,
5), e The Ere of t^t. Agnes, sono invece d'argomento medievale e dimo-
strano come il poeta andasse rapidamente perfezionandosi. La seconda
in particolare, in cui fonde la romantica bellezza del soggetto coU'ar-
dore tìsicamente sensuale proprio della sua natura, ci mostra tutta la
lussureggiante bellezza di colori, di suoni e d'immagini della sua poe-
sia. Delle odi. come anche di alcuni sonetti, non possiamo qui par-
lare partitamente : segnano, insieme alla ballata La Belle Dame *S'an«
Merci pubblicata postuma, il culmine a cui giunse Parte di questo
poeta, stroncato dalla tisi, l'ultimo a nascere e il primo a morire dei
grandi romantici inglesi.
Ad atfrettare la fine sopraggiuuse la sua improvvisa passione per
Fanny Brawne, una ragazza di carattere frivolo, incapace di compren-
dere l'intimo struggimento del giovane il quale già si sentiva minac-
ciato dal male che gli aveva tolto la madre e il fratello. Fu questo per
Keats un amore funesto, un continuo iutravvedere la felicità attra-
verso la grande ombra della morte. « La mia immaginazione », scrive
il poeta alla fanciulla, « si pasce, mentre passeggio, di due voluttà :
la tua bellezza e l'ora della mia morte. Oh se potessi averle tutte e
due nello stesso momento!... Vorrei tirare a sorte l'Amore o la Mor-
te. Vorrei che mi poteste infondere nel cuore un po' di contìdenza nel-
la natura umana. Io non ce l'ho; la vita per me è troppo brutale; son
felice che esista una cosa come la tomba. Io so che soltanto lì avrò
il riposo ».
Trascorso qualche tempo nell'isola di Wight per consiglio dei me-
dici si recò in Italia in cerca di un clima più mite. Giunto a Roma
si installò in un modesto appartamento in Piazza di Spagna, ove morì
dopo alcuni mesi di sotferenze assistito dall'amico Joseph Severn. Fu se-
polto nel cimitero dei Protestanti, presso la piramide di Caio Cestio ove
doveva presto raggiungerlo lo Shelley che pianse l'amico nelle mirabili
strofe dell' Adonais. Durante il primo periodo della sua attività poe-
tica il modello era stato lo Spenser; Shakespeare, Milton e in misura
2C6 —
Tav. XX \'
'N' .V
Dir- illustrazioni di II. K. l'.rownc (" l'iiiz ») iicr 'l'Iu riikirii-k l'iiixrs
(li ( 'liarlcs DickL'iis.
Due illii'-trazi./iii di II. K. l'.i-owiic (« l'iiiz «i per iKiiid Coiiiicrficìd
di Cliaiics IMckciis
Tw. X.WI
Thomas Caiivle.
.Tolm Itiiskin.
Charles Dickens.
William Makepeaee Thackeray.
miuore i (Jiammatui-ghi elisabettiani ebbero iu seguitu sopra di lui uii;i
profonda influenza.
Non j)are ehe le sue letture in latino fossero molto estese: i capo-
lavori della poesia greca gli furono rivelati in traduzioni, poiché il poe
ta che riuscì a dare meglio l'immagine calda e viva della Grecia eroi-
ca, non seppe mai il greco e conobbe Omero attraverso le versioni del
(.'hapman, le «inali tuttavia, nell'inglese d«4repoca elisabettiana, con-
servano (ciò che non s'avvera nelle posteriori versioni neo-classiche) il
vigore dell'originale.
La sua esaltazione per l'arte dell'antica (Jrecia trasse anche nutri-
mento dalla lettura del dizionario classico d<'l Lemprière e dalla vi
sione degli n Elgin marbles » conservati al IJritish ^Museum (1).
Il lettore tuttavia quasi non avverte la deficienza di una pre])ara
zione condotta direttamente sui classici, perchè Keats riesce a ricreare
in sé il mondo passato spontaneamente, senza alcuna difficoltà appa
rente. Il senso della bellezza classica non pervenntogli attraverso nna
compiuta esperienza letteraria gli consentì di assimilare l'antico e di
renderlo iu canti i)erfetti con un senso nuovo, vorremmo dire moderno.
Tale sua grecità contiibuì ad orientarlo verso nna specie di esotismo
classicheggiante in cui sono facilmente riconoscibili alcuni elementi
deH'nltimo romanticismo. E' vero che essendo il più obbiettivo fra i
poeti della sua generazione e componendo poesia raramente personale
egli è, in fondo, il meno romantico dei poeti di questo periodo; ma
squisitamente romantico è tuttavia quel particolare tono nostalgico
così frequente nei temi da lui trattati e che non è difficile cogliere
tanto nei miti ellenici quanto nelle leggende medievali o nei racconti
dell'Oriente.
Questi diver.si motivi nostalgici sembrano alla fine confluire tutti
in un tema fondamentale, nel presago anelito alla morte che non solo
segnerà la fine di ogni male, ma aprirà le porte dell'eternità. La ca-
ducità della bellezza e dell'amore, la mortalità dolorosa e fuggitiva
non potranno più alìiggere il i)oeta il quale avrà finalmente trovato
asilo sicuro in una bellezza inimutal)ile ed eterna. ^Sembra compiersi
così il voto del poeta il quale già negli ultimi versi dell'Of/c to a
Nightincjale aveva creduto per un moiuento che la sua ardente aspi-
razione fosse divenuta realtà :
(1) Queste mirabili scultiu-e furono portate dalla Grecia iu Ingliilterra <1:
Lord Elgin, amba.seiatore presso la Sublime Porta.
— 207 —
U - Breve storia della letteratura inglese.
Thou Avast iiot boi'u for death, immortai Bird!
No hungry generations tread thee down;
The voice I bear this passing night was heard
In ancient days by emperor and clown :
Perhaps the self-same song that found a path
Through the sad heart of Rutli, when, sick for home,
She stood in tears amid the alien corn;
The same that oft-times hath
Charm'd magic casements, opening oa the foam
Of perilons seas, in faery lands forloi-n (1).
11 Keats uon aveva, come lo Shelley, un messaggio i)rof etico da
rivolgere all'umanità futura. Egli è il poeta puro che persegue con
ardore inestinguibile il suo sogno di bellezza ovunque si trovi : nel
mondo classico greco, nelle leggende medievali, nella natura. Precur-
sore dell'estetismo, la sua poesia si fonda tuttavia su presupposti mo-
rali e quantunque sia evidente che essa andava sviluppandosi e appro-
fondendosi, è vano speculare ciò che il poeta avrebbe potuto fare se fos-
se vissuto più a lungo.
I grandi poeti romantici, ad eccezione di Wordsworth. morirono
tutti giovani, così a colmare la lacuna effettivamente esistita nella
poesia tra questo periodo e quello vittoriano susseguente, troviamo al-
cuni poeti minori, in parte ancora legati al passato, che illustrano ta-
luni aspetti meno importanti della sensibilit.à romantica.
Ricordiamo Samuet. Rogers (1763-1855), autore di un'opera Italy
(1822-28), misto di prosa e di versi, con belle descrizioni naturali;
Thomas Campbell (1777-1844), attualmente noto soltanto per alcuni
canti guerreschi e patriottici divenuti popolari, quali Ye Mariner of
England (1801), Hohenlindcn (1803) e The Battle of the Baltic (1809);
Thomas Moore (1779-1852), irlandese, amico del Byron di cui risentì
l'influsso, che ottenne grande fama ai suoi tempi principalmente col
poema Lalla Rookh (1817), raccolta di novelle romantico sentimentali
in versi di soggetto orientale, e con le Irish Mclodies (1807-34), liriche
piene di delicata armonia e dolcezza malinconica, composte su canti
nazionali e motivi popolari della sua terra, per le quali viene ancor
(1) Tu non sei nato per la morte, immortale Uccello! — le fameliche gene-
razioni non ti calpestano; — la voce che odo in questa notte fugace fu udita —
in giorni antichi dall'imperatore e dal villano : — forse la stessa canzone che
trovò la via — del triste cuore di Ruth, quando, piena di nostalgia — ella stette
in lagrime in mezzo al grano straniero: — la stessa che spesse volte ha — am-
maliato magiche finestre, aperte sulla spuma — di mari perigliosi, in fatate terre
abbandonate.
— 208 —
oggi considerato come il i>iù notevole tra i romantici minori; infine
Thomas Hood (1799-1845) che si ricollega ai vittoriani sia per le poesie
serie, tra le quali menzioniamo le popolarissime 21ic Song of the Shirt
e The Bridge of Sighs d'ispirazione umanitaria, sia per la ricca vena
umoristica che le necessità di una vita misera e travagliata lo costrin-
sero massimamente a sfruttare.
PROSATORI DEL PERIODO ROMANTICO
Quando la moda del romanzo sentimentale e del romanzo picaresco
venne a cessare il gusto del pubblico si orientò verso il così detto « ro-
manzo nero ». Xon più lagrime o sorrisi, ma il brivido di terrore. Ini-
zia la serie, come s'è detto, Horace Walpole col suo Gasile of Otranto
nel quale non manca nessun elemento atto a creare tale brivido : il ca-
stello gotico tetro e misterioso, i corridoi sotterranei, le botole, i tra-
bocchetti, le tombe, gli spettri, ecc. e tutto questo nello scenario pit-
toresco dell'Italia del Medioevo.
Mrs. Ann Radcliffb (1764-1822) continua lo stesso genere coi ro-
manzi The Castlcs of Athlin and Dunhayne (1789), The Romance of
the Forest (1791), The Mijsterics of Udolpho (1794), The Italian (1797)
ed altri. Le figure che più spesso ricorrono nella sua opera sono belle ra
gazze perseguitate e infelici, vecchi servitori, nobili rovinati, tradito-
ri, banditi.
Matthew Gregory Lewis (177.5-1818) aggiunse a quelli già usati
da Mrs. R^dcliffe l'elemento della sensualità e delle repulsione fisica.
Il suo romanzo più noto The Monk (1796) suscitò al suo primo apparire
un grande scandalo.
Concorrono a creare il brivido voluto dal Lewis macchie di san-
gue, lo spettro di una monaca che era stata prostituta e assassina, in-
cantesimi dentro magici cerchi segnati col sangue, ecc. Più tardi in
Frankenstein (1817) ^Mary Wollstonecraft Godwin ('Mrs. Shelley, 1797-
1851) aggiungerà al terrificante il meraviglioso scientifico. Ci presenta
infatti un uomo capace di creare un essere vivente il cui aspetto è però
così repellente che le persone alle quali egli vorrebbe fare del bene lo
fuggono inorridite così che inasprito egli è preso da una violenta pazzia
omicida.
Contro tal genere di romanzi cercarono di reagire alcune scrittrici
che fecero appello non ai nervi, ma alla ragione e al cuore del lettore.
Ricordiamo Fanny Burneì" (1752-1840) che rappresenta con fedeltà
e vivace umorismo la società e gli usi del tempo, particolarmente nel
— 209 —
primo e migliore dei suoi romauzi E celine, or Tln Ili^storij of a Youny
Lady's Entrance into the World (1778), in forma ejnstolare, che ebbe
un successo immediato; e Mauia Edgkwoutfi (17G7-1840), precoi-i-itrice
del romanzo storico nei suoi romanzi d'ambiente irlandese (Uintle
Kackrcnt (1800), The Absentee (1810) e Onnond (1817).
Accanto ad esse merita un posto speciale Jane Austjon (177r)-1817).
Trascorse la vita in un piccolo paese di provincia fra i suoi doveri
di buona cristiana e i suoi romauzi. Ebbe il buon senso di limitarsi a
descrivere la gente che era venuta osservando nel suo ])ic((>lo nnuido
provinciale. Non parlò né di passioni amorose, uè di grandi affanni,
ma di come nasce l'affetto neiranimo di una giovinetta, di buone com-
binazioni matrimoniali e di piccole rivalità mondane. Con line ironia,
non priva talora di malizia, ella si studiò di mettere in ridicolo le de-
bolezze e le miserie della gente che la circondava.
Nel romanzo Pride and Prejndice (1813), forse l'opera sua mag-
giore e certo la più popolare, ci descrive una fanciulla di elevati sen-
timenti che respinge l'offerta di matrimonio di un giovane nobile, ricco
e altero perchè manca di riguardo veiso la sua famiglia, in una storia
a lieto fine d'ambiente provinciale, tra balli, inviti, pettegolezzi e ma
trimoni. Mentre la descrizione delle ragazze di provincia è riuscitissi
ma l'Austen. ])er mancanza d'esperienza, non è altrettanto felice nello
studio della ]isicologia maschile. Gli altri suoi romanzi sono: derise
and Sensihil'ìiji tl811), il primo pubblicato. Mansfield Park (1814),
Emma (181G), da alcuni considerato il suo capolavoro, Xorfhanger
Ahhey, satira dei romanzi neri, ed infine Persuasion , pubblicato po-
stumo, come il precedente, nel 1818. Anche in essi l'Austen si rivela
osservatrice precisa e dimostra grande abilità sia nella delineazione
dell'intreccio che dei personaggi, sempie ben individualizzati e indi-
pendenti dalla loro creatrice che li domina spesso con un sorriso, illu-
minandoli di una luce delicata e uguale.
Fra i pensatori dobbiamo specialmente ricordare Jeremy Bentham
(1748-1832) noto per la sua teoria sull'utilitarismo: Thomas Robekt
Malthus (1760-1834) pastore anglicano, professore di economia poli-
tica e di storia, autore di An Essai/ on the Principle of Popnlation .
pubblicato anonimo nel 1798, suscitando grande scalpore, del trattato
Principles of Poìitieal Eeonomij (1820) e di altre opere economiche:
William ('obbctt (1702-1835) pubblicista, agitatore, fondatore del
WeeMii Politicai Resister a802) organo del ]>artito popolare radicale:
Sydney Smith (1771-1845) pastore anglicano, autore di numerosi arti-
coli e saggi polemici pubblicati specialmente nella Edinhurffh Review ,
della quale fu uno dei fondatori: e ancora David Kicakdo (1772-182.3),
— 210 —
economiìsta liberale, autore di un'opera famosa Principles of Politicai
Economi/ and Taxation il817), iu cui enuucia la legge della rendita
fondiaria.
T'na caratteristica del periodo romantico fu la creazione di molte
grandi riviste politiche e letterarie quali la Edinburgh Rcriew (180i*),
la Quarterìa Rcvicic (1809). il Bìaikicood's Magazinc (1817), il London
Ma<jazinc (1820), ecc. A Addison, Steele e agli altri critici e saggisti
del Settecento seguono ora, a un secolo di distanza, I^imb. ITazlitt.
De Quincey. Ilood, ed una numerosa schiera di minori.
Chaijlks L.vmb I17T5-183J:) studiò nella celebre scuola del Christ's
Hospital dove ricevette un'ottima istruzione specie nelle lingue classi-
che. Fu costretto poi ad interrompere gli studi e s'imi)iegò prima nel
la South Sea House e poi uelFEast India Olìice. Conolibe l)eu presto
la sventura : nel settembre del 1790 iu un accesso di pazzia furiosa sua
sorella Maria uccise la madre. Si assunse allora la responsabilità di
tenerla presso di sé dedicando tutta la vita all'infelice creatura.
Il grande pubblico lo conosce specialmente come autore dei famosi
Talcs front .Shakespeare (1807), racconti ad uso dei giovani tratti dai
lavori teatrali dello Shakespeare che compo.se in collaborazione con
la sorella, e nei quali troviamo mirabilmente fusi la potenza shakespea-
riana e il fascino dei racconti delle fate. Xel 1808 apparvero gli Speci-
mens of Enrjlish Draniatic Poets Who Lired ahout the Time of S:hakc
spear (Saggi dei jìoeti drammatici inglesi che vissei-o intorno al temjx»
di Shakespeare), che attestano la finezza e la penetiazioue ciitica poste
dal Lamb nello studio dei drammaturghi elisabettiani.
Ma l'opera sua maggiore, che lo rende uuo dei più amati e ammi-
i-ati saggisti inglesi, è quella intitolata Essai/s of Elia, ch'egli venne
pubblicando — appunto sotto il pseudonimo di Elia — tra l'agosto
del 1820 e il dicembre del 1822, nel London Magazinc. In questi saggi
(apparsi in volume nel 1823), come nei Last Essaijs of Elia (1833) che
completano la serie, è facile cogliere ima copiosa vena di umorismo,
spesso paradossale e bizzarro ma sempre bonario e caldo di simpatia
umana. Lo stile è arcaicizzante e non privo di preziosità musive secen-
tesche e settecentesche, sebbene a volte semplice e immediato, ma an-
che quando gli elementi materiali e formali sono altrui, il complesso ha
la freschezza e le caiatteristiche inconfondibili di una fantasia origi-
nale.
La sua prosa unisce all'umorismo un poco superficiale ed esteriore
dell' Addison. una concretezza sua propria, fatta di particolari gran-
di e piccini, ricordi della fanciullezza e di scuola, di compagni, della
— 211 —
sua Londra, una nota personale gaia o dolorosa soffusa di semplice
poesia che ci avvince e ce lo rende caro.
A parte qualche errore di giudizio William Hazlitt (1778-1830)
fu critico acuto e indipendente, sebbene gli mancasse la genialità e la
gentilezza d'animo del Lamb. Violento nelle antipatie e negli entusia-
smi, è l'energia che pone in ogni suo scritto — il « gusto » come egli
stesso la chiama — che rende i suoi saggi lettura stimolante e viva, sia
che egli tratti dei personaggi di Shakespeare, dei drammaturghi elisa-
bettiani o di quelli della Restaurazione, sia che' tratti della scuola del
l'ope. Critico di molto buon senso e scrittore di forte presonalità, nei
suoi saggi possiamo seguire il formarsi del suo pensiero attraverso os-
servazioni successive, finché, dalla sintesi della formula, l'immagine
scaturisce in tutto il suo splendore. Fra le sue opere migliori ricor-
diamo : Characters of Shakespeare' s Plays (1817), Lectures on the
Englìsh Poets (1819), Lectures on the English Comic Writers (1819),
Lectures on the Dramatic Literature of the Age of Elizabeth (1820); e
un gran numero di saggi raccolti in The Round Tahle (1817), Table
Talk (1821-2), e The Plain Speaker (1826).
Lbigh Hunt (1784-1859) quasi oscurato dal Lamb e da Hazlitt per
quanto poco originale è in verità superiore alla sua fama. Pubblicò
neWExamincr articoli veramente interessanti e piacevoli. Le sue doti
di scrittore gli avrebbero forse consentito di elevarsi molto più in alto,
ma le necessità della vita lo costrinsero ad una attività troppo disper-
sa per poter raggiungere la posizione tenuta da Hazlitt. Degna di no-
ta la sua Autol)iographij (1850-9).
Thomas De Quincey (1785-1859) brillante poligrafo, è ricordato
specialmente per le sue Gonfessions of an English Opium-Eater (1821)
apparse nel London Magatine in cui ci narra molti episodi della sua
vita quanto mai movimentata. Le pagine che si riferiscono ai suoi anni
di miseria a Londra, sono indimenticabili.
Nel Tait's Magatine pubblicò le sue Reminiscences of the English
Lake Poets. Diverso da quello del Lamb è l'humour di De Quincey,
ironico, intensamente individuale e fantastico nei momenti migliori,
ma più spesso grottesco e a volte triviale, quale si rivela principalmen-
te nel Murder Considered as One of the Fine Arts. Per le peculiarità
deUa fantasia e il suo insistere su certi temi misteriosi egli sembra in
un certo senso anticipare i racconti del Poe. Scrittore elegante e or-
nato, sebbene troppo difleuso, arricchisce la prosa inglese di una nuova
ricerca di effetti che conferisce ad essa un particolare sapore poetico.
Oltre al noto saggio critico On the Knocking at the Gate in
— 212 —
Macheth ricorderemo The Danghtcr of Lehanon , The English Mail
('oach, e Levami and our Ladies of Sorrow.
Xell'ombra è rimasto per im certo tempo e in parte ancora rimane
Thomas Ixìvi: Pe-xcock (1TS5-1866), letterato, romanziere paradossale,
amico dello Shelley il quale doveva ispirargli la figura dell'eroe del ro-
manzo yif/htniare Ahhci/ (1818) che voleva essere una parodia dell'esal-
lazioue romantica. Di lui si ricordano specialmente: ilisfortuncs of
Elphin (1829), e Crotehet Castle (1831). Notevole fu Tinfluenza eser-
citata da questo scettico intellettuale su romanzieri moderni come il
Meredith e Aldous Huxley.
In gran parte dell'opera di Walter Sava«;i: Laxdor (1775-1864) la
preoccupazione dello stile è evidente. Cacciato come lo Shelley dall'U-
niversità di Oxford per le sue opinioni, trascorse la maggior parte
della sua vita in Italia. I^ sue lììiaginary Conversations (1824-9) sono
delle conversazioni drammatiche fra personaggi greci, latini, italiani
e inglesi, nel cui stile classico e ]>aludato risuona sovente l'eco degli
scrittori latini.
Oltre a quest'opera in prosa, considerata la sua più importante,
il Landor è l'autore di drammi di scarso valore, come Conni Julian
(1812), Andrea of Eungarij, Giovanna of Naples, Fra Rupert (1839-40),
e poeta, particolarmente felice nel genere epigrammatico. Tra le poesie
ricordiamo: Gehir (1798), poema eroico di soggetto orientale, e le rac-
colte Idìjlìia Eeroica (1814) e The Eellenics (1847), idilli e poemetti
spesso composti originariamente in latino e quindi tradotti in versi in-
glesi, tra i quali meritano speciale menzione The Dcath of Artemidora
e Bamadryad.
— 21.3 —
XIII
IL PEKIOD(ì VITTORIANO
Le conseguenze sociali (m1 economiche della così detta rivoluzione
industriale del secolo XIX (li fuiono tali da mutare il volto dell'In-
ghilterra: sorsero ardui problemi la cui soluzione doveva cercarsi in
parte alla Ime delle nuove idee usciti^ dalla liivoluzione francese. Men-
tre da un lato le dure i-ealtà della vita si inii)onevano agli uomini della
nuova generazione, dall'altio le grandi invenzioni dell'eiioca conduce-
vano gli spiriti a considerare la vita in modo più materialistico o, quan-
to meno, realistico.
Questo periodo presenta qualche analogia con (piello che abbiann»
chiamato classico, senonchè al razionalismo del sec. XVIII si sosti-
tuisce ora la ricerca scientifica : come un secolo avanti s'era pensato
che la ragione sarebbe stata in grado di trovare una risposta ad ogni
problema, così ora si ritiene che la scienza riuscirà a svelare e a risol-
vere i più riposti e difficili ])roblemi della natura e della società.
Il duro utilitarismo economico di J. Bentliam trova un continua-
tore più illuminato in Johx Stuakt Mill (1806-73), che va qui ricor
dato, oltre che ])er le sue opere fondamentali di economia, sociologia
e politica, per l'interessante Autohioffraphy il873), non priva di pre-
gi stilistici.
Prosatoli efficaci sono pure lo scienziato Charles Darwin (1809-
82), che colla sua opera The OrUjin of Species (1859), in cui prospetta
la teoria dell'evoluzione, segna una data importante nella storia della
(1) In quell'epoca il regno della fabbrica si andò allargando sempre più a
spese delle occupazioni agricole: una percentuale sempre maggiore della popola-
zione diventò schiava delle macchine delle grandi imprese industriali (specie del-
le industrie cotoniere del Lancashire o di quelle derivanti dall'applicazione del
carbone alla metallurgia). La larga innnigrazioue dai distretti rurali ai centri
urbani fu dovut;i aH'accre.'^cimento della popolazione e alle nuove possibilità di
impilo offerte dai centri industriali.
— 215 —
scienza moderna: il filosofo I1ei:beut SrnxcER (1820-1003), il maggiore
rappresentante del positivismo inglese, che coordina il pensiero scienti-
lieo del suo tempo in un vasto e coerente sistema filosofico; e soprattut-
to il dotto fisiologo Thomas Hexijy Huxley (1825-95) che in innumere-
voli saggi, conferenze e monografie si fa campione dell'agnosticismo e
battagliero divulgatore della teoria di Darwin, ch'egli per primo ap-
plica apertamente all'uomo.
Il razionalismo di questi scienziati, pensatori e filosofi provoca
una reazione di carattere spirituale e idealistico, la quale trova espres-
sione — oltre che in varie correnti di scrittori e pensatori, dei quali
tratteremo più avanti — nel così detto « Oxford Movement » (1) col
quale, mentre si reagì al culto imperante della scienza, si vollero ri-
chiamare in vita riti e dogmi soppressi al tempo della Riforma.
Alcuni fra coloro che si trovarono alla testa di tale movimento
lasciarono la Chiesa anglicana e divennero cattolici. Il più noto fra
questi fu JoHX Henry Newman (1801-90), creato più tardi cardinale,
autore della famosa Apologia prò Vita Sua (1864) scritta in uno stile
terso ed efficacissimo in difesa della propria conversione e del non
meno famoso oratorio, musicato da Elgar, The Dream of Gerontius
(1866), visione di un'anima giusta al momento della dipartita.
Dal punto di vista letterario, l'epoca vittoriana non è che la con-
tinuazione del movimento romantico, di cui serba lo spirito profetico,
ma i nuovi elementi ch'essa vi introduce e che assumono col tempo
sempre m^aggior rilievo e importanza, fanno sì che i suoi profeti appar-
tengano più al mondo della prosa che a quello della poesia.
Fra i prosatori che meglio rappresentano le nuove tendenze poli-
tiche e sociali dobbiamo ricordare anzitutto Thomas Carlyle, Thomas
Babington Macaulay, Charles Dickens e William Makepeace Thackeray.
Thomas Carlyxe (1795-1881) nacque a Ecclefechau. in Iscozia, da
famiglia di contadini. Studiò a Edimburgo con l'intenzione di avviarsi
alla carriera ecclesiastica, ma più tardi, dopo un periodo di crisi spi-
rituale, lasciò il primo progetto per dedicarsi alla letteratura tedesca
che cercò di far conoscere ai lettori inglesi mediante alcuni saggi sui
romantici tedeschi, una Life of Schiller (182.3-4) e una traduzione dal
Wilhelm Maister (1824) di Goethe. L'influenza tedesca è palese anche
nel suo Sartor Kesartus (Il sarto rappezzato, 1833-4) derivato, in parte
almeno, dall'opera di Jean Paul Richter. E' una specie di opera auto-
(1) Detto anche « Tractarian Movement » da una serie di opuscoli Tracts for
the Times (1833-41) dovuti a .John Keble, iniziatore del movimento, al Newman,
al Pusey e ad altri.
— 216 —
biografica in cui Tantore svolgo una sua teoria sui vestiti che stanno
a rappresentare allegoricamente l'aspetto esteriore delle cose; è appun-
to il vestito, cioè questo velo di ipocrisia e di pregiudizi, che ci nascon-
de la verità interiore.
Vivace e drammatica, ma invero troppo unilaterale, è l'altra opera
del Carlvle The Frcncli Revolution (1S87), una delle cose sue migliori.
Più che una storia vera e propria, essa è un quadro allucinante epico-
romanzesco ove vediamo emergere, da una folla di milioni di affamati,
gli eroi e i semieroi di quel grande sommovimento sociale. Quattro an-
ni più tardi pubblicò una serie di conferenze On Iferoes. Eero-Worship,
and the Heroic in Historj/ (Sugli eroi, il culto degli eroi e l'eroico nella
storia), in cui. spiega il suo concetto sullo svolgimento della storia, la
quale non sarebbe fatta già dalle masse o dai parlamenti, ma dai gran-
di uomini-eroi che guidano i popoli sulla via del progresso e sono gli
unici veri artefici della civiltà.
Nei saggi sul Chartisni (Cartismo, 1840) (1) e in Fast and Present
(Passato e presente, 1843) egli prende a considerare alcuni tra i più
gravi problemi sociali che s'agitavano allora. In Fast and Fresent pone
a raffronto l'Inghilterra medievale con l'Inghilterra del suo tempo e
dopo aver criticato la complicata e inutile organizzazione moderna,
«'sprinie la speranza che sia vicino il ritorno al passato e che un uomo
giusto assuma nelle sue mani il potere supremo.
The Lettera and Speeches of Oliver Cromiceli (Lettere e discorsi
di Oliviero Cromwell, lS4o) e l'opera sua più ambiziosa Frederick the
Oreat istoria di Federico il Grande, 1858-G5) esaltano la figura dei due
grandi uomini che rappresentano per l'autore l'incarnazione del-
l'eroico.
Carlyle reagisce alla morale utilitaria della sua epoca cercando di
ilimostrare quale importanza, quale altissimo significato, abbiano i va-
lori dello spirito, predicando l'obbedienza, il dovere, la disciplina e
affermando che « ogni lavoro per quanto semplice è sacro se onesta-
mente compiuto per il bene dell'umanità ».
Il suo stile è personalissimo, rude e a scatti, con frequenti omis-
sioni di parole, profusione di maiuscole e con elementi morfologici e
sintattici derivati dal tedesco, ma è vigoroso e colorito e nei momenti
migliori fa i)ensare per la liricità e la veemenza a quello dei profeti
ebraici. Adoratore della forza, il Carlyle divenne col tempo sempre
più ostile alle idee democratiche, mostrandosi anche in ciò agli anti-
(1) Da « Charter » cioè l:i carta, il documento ia cui erano contenute le
prime riforme che gli agitatori chiedevano allora per il popolo.
— 217 —
podi dell'altro pminente storico vittoi'iano il Macaulaj, che di queste
idee fu assertore convinto ed entusiasta.
Thomas Babington IMacaulay (1800-59) nato a Rothley Tempie.
I>eicestersliire, è pure di origine scozzese. Ebbe sin da fanciullo grande
passione per la lettura e memoria prodigiosa. Studiò al Triiiity Col
lege, Cambridge, dove si laureò con onore in legge, ottenendovi più
tardi il posto di fclloiv, che tenne per qualche anno. S'era rivolto in
tanto alla letteratura, affermandosi giovanissimo col saggio su Milton
(182.")), pubblicato sulla Edinhurcjh Rcrirw, della quale divenne assi
duo collaboratore ]ier un ventennio, acquistandosi larga rinomanza con
numerosi articoli e saggi d'argomento letterario e storico, raccolti in
volume nel 1843 col titolo di Criticai and Histnrical Essays, tra i mi
gliori dei quali ricordiamo quelli su Sir William Tempie (18'^), Lord
dire (1840) e Warren Ilastiiigs (1841), di carattere storico.
Come poeta riprese la vecchia ballata in The Laj/s of Ancient
Rome (I canti dell'antica Roma, 1842), che divennero subito popolari:
ma egli è famoso soprattutto come storico per la Hifttor// of England
]'rom the Accession of James II i Storia d'Inghilterra dalla salita al
trono di Giacomo II, 1848-61) in cinque volumi, incompiuta.
Narratore facile ed elegante, il Macaulay ci offre smaglianti evo
cazioni storiche, riuscendo mirabilmente a far rivivere un uomo o
un'epoca grazie alla perfetta conoscenza delTambieute e al giudizioso
impiego del particolare pittoresco. La storia da lui esposta con grande
efl&cacia e luminosa chiarezza, acquista l'interesse di un lomanzo, ma
l'impeto della narrazione da cui l'autore sembra trascinato non gli per-
mette l'uso ponderato delle fonti, così ch'egli manca talora d'obietti-
vità e i suoi giudizi non sono sempre attendibili.
Migliori, da un certo punto di vista, dei saggi del Macaulay —
brillanti ma piuttosto superficiali — sono quelli di Matthew Arnoli»
(1822-88), che fu dapprima ispettore scolastico con incarichi governa-
tivi che gli permisero di visitare parte dell'Europa, poi professore dì
poesia a Oxford.
Poeta di scarso impeto lirico e spirito fra i più travagliati dalla
crisi spirituale del suo tempo, rivela la sua ammirazione per la lette
ratura greca nella forma scultorea e nella nitida sobrietà dei suoi ver
si, ispirati a un pessimismo contenuto, che talora si sublima modulan
dosi in note di profonda malinconia. Di lui ricordiamo The Strayed
Rerellcr and Other Poems A849), Empedocles on Etna (1852), una pri-
ma serie di Poems (1853) che gli diede fama, comprendente f^ohrah and
Rustum e The f^cholar Gipsi/, una seconda serie di Poems (1855) con
— 218 —
<Jiie ap:«>iuiit(' e rele<>ia Thi/rsis (1867) in nicnioiia del ])oeta amico
Arthur Hiij;h Cloiigh.
La i)iefazioiie ai Pochi s del 18.13 prelude alla sua attività di cri-
tico — letterario e, in grado minore, sociale e religioso — che occupa
la seccmda parte della sua vita ed è d'imi)ortanza eccezionale. Studioso
di letterature comparate contribuisce ad allargare l'iusulafità della
<^ultura inglese, ponendola a contatto colle correnti intellettuali euro-
pee. I^ sua critica letteraria, quantunque non priva di pregiudizi, ebbe
profondi e benefici effetti sui contemporanei, facendo loro capire la
necessità d'aggiungere ai caratteri e ai valori i)ropri della loro tradi-
zione, Telemento classico come fattore fondamentale per una esatta va-
lutazione dell'opera d'arte, che deve essere considerata nel complesso
più che nelle bellezze particolari e condannando gli eccessi del roman-
ticismo allora i)i-evaleiite. L'Arnold denunzia inolti-e il filisteismo del-
l'Inghilterra vittoiiana, la sua morale ipocrita e l'angusto dogmati-
smo religioso.
Tra. le ojjcre in prosa, nelle quali usa uno stile terso e signoril-
mente ironico, ricordiamo specialmente i saggi d'argonu'uto letterario
On Tni.sJdfinf/ Homcr (18(>1), Es-sai/s iti Criticism (1805, seconda serie
1888), On the i^tufìy of (Jeltic Litrrature (18(57), Dìscourses in America
(1885) e gli scritti di critica sociale e religiosa Culture and Anarchy
(1869), fit. Paul and Protcstantism (1870), Litcrature and Dogma
(1873), God and the Biblr (1875).
John Kiskix (1819-1900) è il maggior critico d'arte di questo pe-
riodo. Nato a Londra di agiata famiglia scozzese, ebbe una educazione
accurata e originale, che continuò al Christ Church di Oxford, dove
vinse il premio poetico Newdigate, e completò con frequenti viaggi al-
l'estero. La madre rigida puritana lo iniziò alla lettura della Bibbia,
il cui stile influirà profondamente su quello dello scrittore, in partico-
lare negli anni giovanili.
La piima ojjcra importante Modcrìi Paintcrs (Pittori moderni,
1843-60) in ciiupie volumi, pubblicati a distanza di anni l'uno dall'al-
tro, fu subito ammiiata per la singolarità delle idee ivi contenute e
per lo s]>]eiidore d(Ola forma, ricca di cadenza oratoria e di solenni
metafore bibliche. Contiene la difesa e l'elogio del pittore Tnrner, l'e-
sposizione delle teorie dell'autoi-e sull'arte, uno studio del jìaesaggio
in geneiale e nei suoi elementi costitutivi e la descrizione e l'analisi
d'innumerevoli (juadri dei maggiori pittoi-i antichi e moderni, consi-
derati soprattutto come paesaggisti.
In The Scven Lanips of Architccturc (Le sette lampade dell'archi-
tettura, 1849) e in The i<tones of Venicc (Le pietre di Venezia, 1851-3)
— 219 —
il Ruskiu passa a studiare rarchitettin-a e in particolare gli aspetti e le
forme deirarte gotica, che — essendo originata da una fede sincera
ed intensa e la conseguenza del sistema sociale e morale del Medioevo
— egli antepone, illuminandone la bellezza, all'arte del Rinascimento,
da lui ritenuta il prodotto artificiale e d'imitazione del tramontato
mondo pagano. Il suo atteggiamento come critico e come maestro si
può così riassumere : La vera arte implica e sviluppa una severa di-
sciplina intellettuale ed etica ed è perciò condizione ed effetto insieme
deirinnalzamento morale e civile di un popolo.
Nei volumi Unto this Last (1862) e Munera Pulveris (1872) egli
espone le sue teorie sul sistema capitalistico che costituisce la base
della società moderna, denunciando i mali che da esso derivano e
propugnando la necessità di ritornare a un lavoro meno artificiale e
meccanico ma più religiosamente e artisticamente sentito, qual'era
quello dell'artigiano del Medioevo. Altri scritti importanti del Ruskin
sono Sesame and Lilies (1865), operetta fra le più popolali dell'autore
comprendente due conferenze (1) sui libri e la lettura e sulla donna.
Time and Tìde (1867) e Fors Clavigera (1871-84) in forma epistolare,
dove continua la predicazione del suo vangelo estetico-sociale, ch'egli
del resto cercò anche di mettere in pratica, profondendo in questo apo-
stolato gran parte del suo patrimonio con risultati sconfortanti, e in-
fine Praeterita (1885-9) sorta di autobiografia incompiuta piena di fa-
scino nel suo vivace tono discorsivo.
Si suole rimproverare al Ruskiu di aver fondato la sua estetica
su di un pregiudizio etico, gli si rimproverano anche la parzialità per
l'arte medievale, le frequenti contraddizioni, lo stile troppo ornato e
diffuso: tali accuse risultato almeno in parte inesatte, poiché se è
vero ch'egli chiese all'arte sincerità e sanità morale, ciò non significa
ch'egli le chiedesse d'impartire lezioni di morale, se si mostrò spesso
ottuso e ingiusto verso il Rinascimento, può servirgli d'attenuante l'en-
tusiasmo con cui riscoperse e rivelò la grande arte italiana prerinasci-
mentale, mentre l'enfasi e il soverchio decoro del suo stile diminuirono
col tempo. Come osserva giustamente M. Praz <2), il merito precipuo
di questo scrittore sta in una profonda sensibilità nativa che trionfò
di ogni astrazione e pregiudizio, rivoluzionando l'estetica non solo in-
glese, ma europea, e questa sensibilità trovò magistrale espressione in
uno stile adorno, limpido e puro che conferisce alle sue pagine un
valore letterario permanente.
(1) Una terza veuue aggiunta nell'edizione del 180)8.
(2) Istoria della lettera fura inglese, Firenze, Sansoni, 1D37. pi>. .305-6.
— 220 —
Accanto alla storia, al saggio e ad altri scritti composti con in
teudimento estetico e sociale fiorisce il romanzo umanitario di Dickens
e di Thackeray.
Charles Dickens (1812-70), tiglio di un modesto impiegato dei
Docks di Portsea, fu condotto a Londra da fanciullo. Qui visse alcuni
anni di amarezze e di miseria che non doveva dimenticare mai più. Suo
padre fu messo in prigione per debiti ed egli dovette occuparsi presso
una fabbrica di lucido da scarpe, dove incollava etichette sulle sca-
tole per pochi scellini alla settimana. Ma giunsero tempi migliori. Il
padre, liberato dalla prigione, divenne cronista parlamentare di un
giornale e il piccolo Charles, dopo aver frequentato per breve tempo le
scuole e quindi uno studio legale, seguì la nuova professione paterna.
I suoi primi scritti furono dei bozzetti di costume pubblicati in
vari giornali e raccolti poi in volume col titolo Skctchcs lìy Boz (Schiz-
zi di Boz, 1&36-7). Ture nel 18'^6 egli iniziò la pubblicazione a puntate
mensili di The Posthumous Papers of the Pickwick Cluh (Le carte po-
stume del circolo Pickwick), che dovevano servire di commento a una
serie di disegni umoristici di un caricaturista allora in auge, il quale
si proponeva di illustrare le avventure di una comitiva di pseudo spor-
tivi. Dopo il primo numero il caricaturista morì e Dickens potè abban-
donarsi alla piena della sua fantasia e del suo « humour » e, modifi-
cando il piano originario, scrivere un libro unico nella storia letteraria
inglese e diverso da ogni sua opera posteriore.
Questo capolavoro delFumorismo è stato giustamente considera-
to (1) il punto di passaggio nell'arte dello scrittore dal bozzetto al ro-
manzo. Comincia infatti come una serie di quadri, di aneddoti comici,
colla presentazione di tipi eccentrici e divertenti, per acquistare man
mano uno svolgimento più ordinato e coerente. Mr. Pickwick è un
misto di pedanteria e di bontà : il comico nasce dalla sj)roporzione tra
l'uomo qual'ò e la posizione che Fautore gli assegna. Sam Weller, il
fedele servitore pronto di lingua e ricco di risorse, è la prima grande
creazione di Dickens, ma anche gli altri personaggi — il gruppo dei
cocchieri e dei servi, l'avvocato, la padrona di casa e le sue amiche —
sono descritti in modo veramente mirabile.
Lo scrittore proseguì nella via così brillantemente iniziata e pub-
blicò in rapida successione Oliver l'ivist (1837-8), romanzo umanitario
in cui descrive gli orrori delle « workhouses » (case di lavoro), narran-
do la storia dolorosa di un povero orfanello che capita in mezzo a una
banda di ladri i quali cercano di abituarlo al delitto, ma finisce col ri-
(1) E. e. Longobardi, Carlo Dickens, Venezia, Ist. Yen. Arti Grafiche, y.nii.
— 221 —
trovare i .suoi pai'enti e veniiv da essi accolto aitiorevolmentc; Nicholas
Xicklchy {ÌS'.iS-[i}, dove denuncia la lame e i maltiattanienti patiti dai
fanciulli nelle scuole ]nivate in un racconto d'avventure a lieto fine,
migliore del precedente dal punto di vista artistico pel felice connubio
del comico e del patetico; The Old Cirriositt/ S'hop (La bottega dell'an-
tiquario. 1840-1). storia commovente — talvolta un po' troppo senti-
mentale, come nella morte della jdccola Xell — di una bambina che
accompagna il nonno. ])erseguitato da un creditore spietato, nelle sue
peregrinazioni, condividendone le vicende dolorose e gli stenti fino a
morirne; e il romanzo storico Barnahìj Rndge (1841).
Le migliorate condizioni tìnanziaiie avevano permesso intanto al-
lo scrittore di sposai-si e nel 1842 di fare un viaggio negli Stati Uniti,
che gi'ispirò il romanzo Martin (linzzlcwif tl843-4), una satira appun-
to della vita americana. ^>1 1843 ci diede A Christìtias Carol (Cantico
di Natale), il i>rimo di una serie di deliziosi racconti natalizi, conti-
nuata con The ('hi)ncs (Le campane. 1845), The Cricket on the Hearth
(Il grillo del focolare, 1840) e qualche altro, nei quali il reale e il
fantastico, la (omicità e il sentimento, si fondono mirabilmente. In
Dornhey and .So» (Dombe\' & Figlio, 1847-8) l'autore ci descrive lo sta-
to di prostrazione in cui si trova un ricco e superbo commerciante lon-
dinese colpito dalla sventura.
Frattanto veniva scrivendo quello che è considerato dalla maggior
parte dei lettori e dei critici il suo capolavoro David Copperfield (1849-
50), libro che l'autore stesso ])rediligeva. E' questo nn romanzo auto-
biografico : le miserie e i dolori di David Copperfield sono, in parte
almeno, le difficoltà e le dure esperienze di Dickens. Accanto a quella
del protagonista di sono altre figure indimenticabili : Mr. Micawber,
l'uomo buono e in fondo onesto, dall'aspetto solenne e dall'eloquio al
tisonante. che dimostra peiò la più infantile incapacità nella vita pra-
tica; Miss Trotwood, la zia di David, donna di carattere forte e biz-
zarro ma buona; Peggotty, la fedele domestica; Dora Spenlow, la mo-
glie bambina; Lriali Ileep. l'ipocrita e disonesto amministratore di ca-
sa Wicktìeld, e molti altri personaggi e macchiette, tutti con l'impron-
ta del genio dickeusiano.
Seguono Bìrak House iCasa desolata, 1852-3) in cui sono satireg-
giate le interminabili lungaggini della procedura inglese; Hard Times
(Tempi difficili, 1854) dove sono descritti gli scioperi di un immagina-
rio bacino carbonifero; Little Dorrit (1857-8). fiera requisitoria contro
il sistema di imprigionare i debitori insolventi: A Tale of Two Cities
(Storia di due città. 1850), romanzo storico assai pregevole nel quale
è palese l'influsso del C'arlyle : l'azione si svolge a Pai-igi e a Tx)ndra
— 922 —
Tav. XX vii
Charlotte r>r<»nte.
<i('or}fe Eliot.
Alfred Teiiiivson.
llobert IJruwuiiiL
Tav. XXVIll
1 J
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Walter Pater.
Oscar Wilde.
Dante Gabriel K(is.setti.
Algeriiou Charles Swiuburne.
• Inraute la li i voi azione francese; Grcat Expectations (Grandi speran-
ze, 1860-1), magnifico romanzo in cui si narrano le vicende della vita
di un fanciullo beneficato da un deportato evaso: Our Mutual Friend
(Il nostro (•<»uiuue amico, 1804-5), lungo racconto — ]>ure assai prege-
vole — nel quale si studia l'influenza esercitata dalla ricchezza im-
provvisamente raggiunta su persone abituate alla povertà.
Tra la vastissima produzione del Dickens ricordiamo anche un
libretto di storia ch'egli compose ])er i suoi figli A CJiild's H istori/ of
England (Storia d'Inghilterra per bambiui, 1852-4). Lo scrittore morì
improvvisamente a Londra la.sciando incompiuto il romanzo The Mifs-
tcry of Edicin Drood (Il mistero di E. D., 1870) al quale attendeva.
Fu sepolto nell'Abbazia di Westminster.
Il Dickens fonda la sua arte suirumilc lealtà quotidiana fedel-
mente osservata e riprodotta, trasformandola in una propi'ia realtà
fantastica, alla luce vivida del suo genio creatore, che ha in sé qualco-
.sa di stranamente infantile e vede gli uomini e le cose attraverso la
lente deformante di un umorismo inimitabile.
Se è vero che pochi scrittori hanno fatto piangere tanto quanto
Dickens — quantuncpie bisogna riconoscere che il suo pathos è rara-
mente genuino — è anche vero ch'egli ha fatto ridere molto e d'un
riso sano e spontaneo. Il suo u humour » infatti sgorga da fonte co-
piosa anche se a volte non purissima. E' stato notato che nelle sue
opere non si incontra di frequente quel misto di bene e di male che è
l'uomo e quel misto di riso e di pianto che è la vita. Il patetico e il
< omico di rado si fondono nella stessa persona o nello stesso avveni-
mento, cosicché è diflScile trovare personaggi che non siano completa-
mente buoni o cattivi, completamente tragici o comici.
Queste ed altre deficienze non ci impediscono di considerare il
Dickens come uno dei più grandi scrittori della letteratura inglese.
Anche quando non riesce a rappresentarci un personaggio, anche quan-
do questo resta indistinto e mediocre, riesce quasi sempre a dar ri-
salto al sentimento di fraternità umana che lo ispira. Questo senti-
mento è così vivo che non si limita a illuminare le persone, ma riem-
pie tutto l'ambiente e forma la base morale della sua opera. Dickens,
che per lunghi anni ha sofferto dolori e miserie e che della vita ha
ritratto anche i lati più tristi, è un ottimista. Conosce il male ma non
per questo nega l'esistenza del bene, che continuamente proclama nel-
le sue opere. La sua arte, fatta di gioia e di bontà, è una glorificazione
della vita.
Mentre i personaggi del Dickens appartengono generalmente alla
piccola borghesia o al popolo quelli di William Makepeacb Thackeray
— 223 —
li - Breve storia della letteratura inglese.
(1811-63) appartengono quasi esclusivamente alle classi più ricche, i
cui difetti egli descrive con satira aspra e spietata. Nato a Calcutta,
fu mandato prestissimo in Inghilterra a compiere i suoi studi, prima a
Gharterhouse e poi a Cambridge; viaggiò sul continente, visitò Wei-
mar e soggiornò qualche tempo a Parigi, ma ridotto in difficili condi-
zioni finanziarie dovette ritornare a Londra nel 1837 e guadagnarsi
da vivere come scrittore. Compose racconti, bozzetti, articoli di criti-
ca per diversi giornali e riviste : alcuni di essi furono poi raccolti in
un volume The Book of Snobs (Il libro degli snob, 1818).
Nel romanzo che lo rese meritamente celebre Yanity Fair (La fiera
della vanità) (1), pubblicato negli anni 1817-8, egli mette a contrasto
il personaggio di Becky l^harp, astuta avventuriera senza scrupoli, e
quello della onesta, dolce, ma incolore Amelia Sedley. L'intreccio, nel-
la parte storica, è intessuto attorno alla data della battaglia di Wa-
terloo (1815), che l'autore ci descrive indirettamente, ma con arte
insuperabile, negli effetti ch'essa ha sulla popolazione civile della vicina
Bruxelles e in particolare sullo stato d'animo dei singoli personaggi
del libro che l'angoscia di quelle ore mette a nudo e rivela. E' uno
dei capolavori del Thackeray e l'opera sua più popolare.
Seguono Pcndcnnìs (1848-50), romanzo assai pregevole, particolar-
mente nella sicura delineazione di alcuni personaggi secondari, in cui
è descritta in modo realistico la vita di un giovane che dopo molt«
vicende riesce a trovare se stesso e la sua via; The Newcomes (1853-5)
che ci mostra un Thackeray tenero e patetico : la morte del vecchio
colonnello Newcome è una pagina invero commovente; il romanzo sto-
rico Henri/ Esmond (1852), altro capolavoro dell'autore, che contiene
una descrizione precisa e vivace dell'epoca della regina Anna. L'inte-
resse psicologico del libro sta nella lenta evoluzione di Lady Castle-
wood : dapprima essa sente pietà ed affetto per Henry Esmond, il cu-
ginetto orfano, poi, rimasta vedova, cerca in lui aiuto e protezione,
diventa la dolorosa rivale di sua figlia, l'ambiziosa e fredda Beatrix,
e finisce per sposare Henry al quale porterà la pace, l'amore e la de-
dizione di donna e di madre. In The Yirginians (1857-9), continuazione
infelice del romanzo precedente, ritroviamo la famiglia Esmond in A-
merica durante la rivoluzione.
Come critico Thackeray tenne due serie di conferenze, più tardi
pubblicate. The English Humorists of the Eighteenth Gentury (1851)
e The Four Georges (1855-6), di non grande pregio ma che costituirono
(1) Si ricordi elio Vamty Fair è una località in The Pilgrim's Progress del
Bunyan.
— 224 —
un notevole successo finanziai-io. E' pure l'autore di qualche bel raccon-
to per bambiui, come The Rose and the Ring (1855).
Scrittore più line foise del Dickens non ne raggiunse mai la po-
polarità. 1 suoi romanzi sono opere organiche, proporzionate, finite,
più che non siano (juelli dell'autore di David Coppcrfield, ma a
Thackeray manca la dovizia inesauribile d'ispirazione che dà all'arte
del Dickens una maggiore spontaneità. I^ differenza più notevole tra
i due scrittori è nel tono : Dickens è bonariamente ironico, in Thacke-
ray vi è dell'amaro. La sua ironia è tagliente, il suo atteggiamento r di
solito un misto di sliducia, di disprezzo o quanto meno di compati-
mento. Riesce a scolpire i suoi personaggi forse con maggiore eviden-
za, ma non sa circondarli di quell'atmosfera di simpatia umana che è
la grande forza del Dickens.
Accanto a que.sti due colossi del romanzo vittoriano, che dominano
la prima metà del secolo XIX, troviamo una folta schiera di altri ro-
manzieri che contribuiscono a rendere la prosa di questo periodo stra-
ordinariamente ricca e varia. Non possiamo qui ricordare se non i più
importanti di essi.
George Eliot (pseudonimo di Mary Ann Evans, 1819-80) dopo
aver trascorso la giovinezza nella regione agricola del Warwickshire
e meditato a lungo sulle piccole miserie della vita provinciale, pubblicò
il suo primo libro Scenes of Cìerical Life (18.58), serie di tre racconti
apparsi dapprima nel Blackwood'fi Magazinc, che deste) immediatamen-
te l'attenzione del pubblico e della critica. Vi si trovano infatti tutte
le qualità i^ositive della scrittrice, la sincerità appassionata e l'acuto
spirito di osservazione, che si estrinsecano in un realismo cosciente e
sistematico, contemperato da una duplice ricca vena umoristica e pa-
tetica e da un vivo senso di pietà umana.
Anche più grande fu il successo di Adam Bcdc (18.59) che la ri-
velò come uno degli ingegni più forti e rappresentativi del suo tempo.
Il romanzo contiene delle pagine veramente superbe, come <[uelle in cui
è descritta la seduzione della bellissima Hetty da parte di un giovane
castellano, l'inutile viaggio dell'infelice per raggiungere l'amante, Tin-
fanticidio, il processo, ma scade verso la fine, dove l'autrice — cedendo
al gusto vittoriano connaturato in lei — introduce l'elemento melo-
drammatico ed edificante colla commutazione della pena i)er opera del
seduttore consumato dal rimorso. Per quanto la Eliot si sforzi di met-
tere in primo piano caratteri maschili sembra che appunto la menta-
lità maschile le sfugga e che tali figure siano controllate più dall'in-
telletto che dalla intuizione artistica. Il romanzo seguente The Mill
on the Flofis (1860) è da molti considerato il suo capolavoro e in realtà
— 225 —
la prima parte, in cui ci racconta le vicende della sua infanzia, ha la
Icastica evidenza e il fascino della grande arte. Belle pagine si trovano
anche nel racconto Silas Marner (1861), uno dei suoi lavori più equi-
librati, che ha anch'esso i)er sfondo la vita rurale inglese conosciuta
così intimamente dalla Eliot.
Più tardi il desiderio della scrittrice di allargare e approfondire
il campo della sua indagine, tornerà a detrimenti dell'arte sua, ac-
centuando in lei il tono moraleggiante e declamatorio e spingendola a
ricostruzioni storico-erudite scarse di vitalità artistica e a studi psico-
logici scientificamente intesi. Il romanzo storico Romola (1802-.'^) è un
quadro melodrammatico della Firenze del Savonarola, non privo di in-
teresse soprattutto in alcuni personaggi minori. Più infelice il romanzo
politico sociale Felix Holt (1866), mentre l'autrice ci darà ancora con
Middlemarch (1871-2) una delle sue opere meglio costruite. L'ultimo
lomanzo Daniel Derovda (1876), in cui tratta il problema ebraico, fu
una delusione pei contemporanei e costituisce ora una passività per
(juesta scrittrice che resta in ogni modo la più notevole dell'epoca vit-
toriana.
Benjamin Disraei.i (1804-81) famoso ministro della regina Vitto-
ria, deve alla sua personalità e all'alta posizione politica più che al
valore intrinseco delle opere il posto che detiene ancora nelle lettere
inglesi. E' Fautore di alcuni romanzi fra i quali ricordiamo Vivian
Qrey (1826-8), Contarini Fleming (1832), Venetia (1837), che interessa
principalmente pel tentativo di impersonare Byron e Shelley (riuscito
soltanto nel caso del primo), e Coningsìuj (1844), 8yì)il (1845) e Tan-
cred (1847), nei quali dà sempre più largo posto alle sue idee e conce-
zioni politiche,
Edward Bi^lwer Lytton (1803-73) scrittore versatile e brillante,
ma piuttosto superficiale, è l'autore — oltre che di poesie e di drammi
— di moltissimi romanzi, alcuni dei quali trattano problemi sociali, co-
me Paul Clifford (1830) e Eugene Aram (1832), altri sono d'argomento
storico, come il notissimo The Last Days of Pompeii (1834), Rienzi
(1835), The Last of the Barons (1&43), Harold (1848), altri infine di
carattere vario, come il giovanile Pelham (1828) riuscita satira di un
« dandy » byroniano e una delle sue opere migliori. Za noni (1844),
The Gaxtons (1849), Mg Novel (1853), The Hauntcd and the Hauììters
(1859). Nel 1871 apparve The Corning Race, romanzo utopistico che an-
ticipa per qualche tratto VEreichon di Butler.
Mrs. Gaskell (Elizabeth Cleghorn Stevenson, 1810-65), moglie di
un i>astore protestante di Manchester, ci descrive la vita miserevole
degli operai della sua città in Mary Barton (1848), romanzo socialista
— 226 —
nel quale si imposta per la prima volta il problema della lotta di clas-
se tra datori d'opera e lavoratori, e iu North and South (1855). Ma la
sua opera principale è Cranford (1853), quadro gustosissimo di vita
provinciale, dove unisce all'umorismo e all'osservazione accurata una
comprensione dell'animo umano e una delicatezza di tocco non comu-
ni. Scrisse pure una biografìa Life of Charlotte Bronte (1857), degna
di particolare menzione.
Charles Readb (1814-81) tentò il romanzo sociale in It's Never
Too Late to Mcnd (185G), Hard Cash (1863), Put Yourself in his Place
(1870) ed altri, portandovi esattezza di document.azione ma scarsa vita-
lità e calore poetico. Molto migliore il romanzo storico The Cloister
and the Hearth (18G1), suo capolavoro, pittura vivace e dettagliata
sebbene alquanto illusoria dei tempi di Erasmo da Rotterdam.
Anthony Trollope (1815-82), funzionario dell'amministrazione po-
stale, scrisse nelle ore lil)ere con regolarità metodica un gran numero
di romanzi, in cui si dimostra narratore facile e spontaneo benché di
non ampio respiro. Dotato di umorismo, di misura e di uno spiccato
senso della realtà, riesce soprattutto nella rappresentazione della vi-
ta di provincia, raccolta intorno alla cattedrale, come nella serie dì
sei romanzi — i migliori dei quali sono Barchester Towers (1857) e
The Last Chronicìc of Barset (18(J7) — con cui dona alle lettere ingle-
si una nuova contea, il Barsetshire. Dopo un cinquantennio di relati-
vo oblio, Trollope sembra ora ricuperare, in parte almeno, l'immensa
popolarità goduta ai suoi tempi.
Charlotte Brontìò (181G-55), figlia di un pastore anglicano, quan-
do era ancora bambina vide morire la madre e le sorelle maggiori di
tisi e così pure più tardi il fratello alcoolizzato; attraversò un duro pe-
riodo di lotte per guadagnarsi da vivere e rimase per qualche tempo con
la sorella Emily a Bruxelles per imparare il francese (l'amore per il suo
professore Mr. Héger ci è descritto appunto nel suo primo romanzo
The Professor, opera postuma). Più tardi insieme con le sorelle Emily
ed Anne pubblicò una raccolta di versi Poems hy Ciirrer, Ellis and
Acton Bell (1846). Non avendo ottenuto però riconoscimento alcuno
come poetesse si rivolsero alla narrativa. Dei tre romanzi di Charlotte
Jane Eijrc (1847), Shirleij (1840) e Villette (1853), il primo ebbe grande
successo ed è senza dubbio il migliore. Sebbene la narrazione pecchi
sovente di astrattezza, di soverchia tensione e di melodrammaticità,
dove non la sorregga il solido terreno dell'osservazione diretta e del
ricordo autobiografico, pure questo romanzo di una istitutrice resta
come il primo studio coraggioso e profondo di un'anima femminile in-
tensamente emotiva e passionale.
— 227 —
Le stesse caratteristiche, ingigantite dall'atmosfera irreale di un
romanticismo ossessionato e morboso, ritroviamo neir unico romanzo
di Emily Bkonte (1818-48) Wuthcring Heights (Cime tempestose, 1847),
tragico poema in prosa, un po' caotico ma pieno d'impeto e di ardente
passione, sconcertante miscuglio di ingenuità virginali e d'intuizioni
allucinanti.
Charles Klvgsley (1819-75) fondatore del così detto socialismo cri-
stiano è l'autore di alcuni notevoli romanzi, come Alton Locke (1850),
grido di rivolta contro l'ingiustizia sociale e il beato ottimismo dei
borghesi vittoriani; Hypathia (1853). requisitoria contro il cristianesimo
guerriero dei primi secoli in cui de.sci-ive le lotte fra cristiani e pagani
svoltesi ad Alessandria sotto la dominazione di S. Cirillo; Westward
Ho! (Avanti, verso l'ovest!, 1855), l'opera più importante, vivace evo-
cazione dei grandi avventurieri elisabettiani; The Water Bah ics (186^^).
famoso racconto per ragazzi.
WiLKiE Collins (18^-89) amico del Dickens, in The Woiìian in
White (1860), The Moonstone (1868) ed altri romanzi, mostra un'abi-
lità eccezionale nella costruzione d'intrecci macchinosi e terrificanti,
che lasciano l'animo del lettore in sospeso, anticipando in tal modo la
tecnica del racconto poliziesco.
LA POESIA VITTORIANA
Se l'epoca vittoriana fu un'epoca essenzialmente di prosatori, non
le mancano però — dopo un periodo di silenzio dovuto al fallimento
degli ideali del romanticismo e al sorgere di nuovi e gravi problemi —
alcuni grandi poeti, nei quali s'impersona e trova espressione l'otti-
mismo prevalente del tempo, derivato dalla fiducia nel progresso della
scienza, dalla fede nella natura umana e nella immortalità dello spi-
rito e sostenuto da alti ideali democratici. Tale ottimismo, per quanto
di natura diversa, è manifesto nelle opere di Alfred Tennyson e di
Robert Browning, i massimi esponenti della jioesia vittoriana, scrittori
che sono tuttavia assai dissimili fra loro per gusto e temperamento.
Alfred Tennysox (1809-92), il più rappresentativo dei poeti vitto-
riani, nacque nel villaggio di Somersby nel Lincolnshire — vasta distesa
di pianure ondulate, tra frassini ombrosi e la vista del mare, la cui
— 228 —
quieta bellezza uu po' malinconica ricorre come tema ispirativo e nota
di colore in tanta parte della sua poesia — e fu il (luarto dei dodici
figli di un dotto pastore anglicano.
Istruito, più che a scuola, dal padre e dalle molte letture fatte
nella di lui biblioteca coi fratelli maggiori Frederick e Charles — pure
dotati di capacità poetiche — compose insieme ad essi il primo volume
di versi Poems of Two Brothers (1827), che passò inosservato. L'anno
.'ieguente entrò nel Trinity College di Cambridge, dove divenne intimo
amico di Arthur Henry Hallam e vinse con la composizione poetica
Timbuctoo la medaglia del Kettore dell'Università. I suoi Poems.
Chiefly Lyrical (1830) e ancor più i Poems pubblicati nel 1832 (colla
data 1833), che pur contengono alcune belle liriche quali The Lady of
SJialottj A Dream of Fair Women, Oenonc, The Lotos Eaters, The
Palace of Aris, furono aspramente accolti dalla critica, sì da indurlo
a tacere per ben dieci anni, durante i quali andò affinando l'arte sua.
Nel 1842 apparve la seconda edizione dei Poems, in due volumi,
contenente oltre ad un'accurata scelta e revisione delle poesie prece-
denti, nuove e importanti aggiunte quali Ulysses^ Sir Galahad. The Two
^^oices, Locksley Hall e il frammento Morte d'Arthur. Quest'opera gli
a.ssicurò la fama, che doveva andar poi rapidamente crescendo. Essa
infatti rivela in pieno le qualità e i limiti del Tennyson, la ma<^stria
della lima e l'orecchio infallibile — che lo rendono uno degli artefici
più perfetti di tutta la poesia inglese — il felice connubio dei motivi
melodici e pittorici, la soave grazia elegiaca, l'eclettismo che sa fon-
dere nel crogiuolo classico gli elementi e i temi fondamentali del roman-
ticismo. Il suo temperamento è più ricettivo che innovatore, ma nono-
stante i concetti talora mediocri contenuti nella sua opera, essa spesso
s'innalza alle regioni della vera poesia per un magnifico dono verbale,
una grande sottigliezza di ritmo e per la purezza e sonorità delle rime.
The lights begin to twìnkle from the rocks :
The long day wanes : the slow moou climb.s : the deep
Moaus round with niany voices. Come, my friends,
'Tis not too Ulte to seek a newer world.
Push off, and sitting well in order smìte
The sounding fiiri-ows; for my piirpose holds
To sail beyond tlie suuset, and the baths
Of ali the western .stars, unti! I die.
It may be that the gulfs will wash us down :
It may be we shall tondi the Happy Isles,
— 229 —
And soe the great Achilles, whom we knew.
Tho' mudi is taken, much abides; and tho'
We are not now that strength which in old days
Moved eartb and heaven, that which we are, we are;
One equal temper of hei'oic hearts,
Made weak by time and fate, but strong in will
To strive, to seek, to find, and not to yield. (])
(Ulj/sses).
Nel 1847 apparve The Princess, poema in versi sciolti melodiosi e
superornati, che vuol essere ima satira del movimento femminista. De-
bole nel racconto e nella tesi, oggi si raccomanda nnicamente per alcune
liriche famose (inserite nell'edizione del 1853).
L'anno 1850 fu uno dei più fortunati pel Tennysou, che — nomi-
nato « poeta laureato » alla morte di Wordsworth — potè finalmente
sposare Emily Sellwood, dopo un fidanzamento protrattosi per lungi
anni a causa delle precarie condizioni economiche del poeta. Uscì pure
in quest'anno una delle sue opere maggiori In Menwriam, raccolta di
poesie dedicata alla memoria di A. II. Hallam, dove l'autore ci descrive
la crisi spirituale provocata in lui dalla fine immatura dell'amico pre-
diletto (1883), le sue riflessioni sul mistero della vita e della morte, la
sua fede in una vita ultraterrena, affannosamente conquistata tra le
speranze della religione e le negazioni della scienza. L'opera scritta du-
rante un lungo periodo di tempo manca di unità, ma le ansie, i dubbi,
le speranze del poeta sono quelli dell'età sua ed alcune elegie rimangono
tra quanto di più alto sia uscito dalla sua penna, mentre lo stile nobile
e puro, è libero da quell'eccesso di ornamentazione die guasta tanta
parte di The Princess e degli Idylls of the King.
In Mand (1855) il poeta eleva una fiera protesta contro il culto
della ricchezza e del benessere materiale. Incapace di sentire, se non a
tratti, le passioni violente, quando egli vuole investirne, come qui, tutta
vi) Le luci cominciano a brillare dai picchi : — Il lungo giorno declina : la
lenta luna sale : il mai-e — geme all'intorno con mille voci. Venite amici, — Non
è troppo tardi per cercare un nuovo mondo. — Prendete il largo e sedendovi
bene in ordine percotete — I risonanti solchi; ho il fermo proposito — Di navi-
gare oltre il tramonto, e il lavacro — Di tutte le stelle d'occidente, finché io
muoia. — Può darsi che i gorgi ci inghiottano : — Può darci che tocchiamo le
Isole Felici — E vediamo il grande Achille, che già conoscemmo. — Benché mol-
to sia tolto, molto rimane; e benché — Noi non siamo ora quella forza che in
giorni lontani — Moveva la terra e il cielo; noi siamo quel che siamo; — Una
sola egual tempra d'eroici cuori, — Resi deboli dal tempo e dal fato, ma riso-
luti a voler — Lottare, cercare, trovare e non cedere mai.
— 230 —
un'opera, è fatalmente indotto a forzare il tono, cadendo nel melodram
matico.
Nell'estate del 1859 apparve la prima serie degli Idyìls of the King.
rielaborazione delle leggende epiche riguardanti re Arturo e la Tavola
Rotonda, che egli portò a conclusione una trentina d'anni più tardi.
Questi racciMiti, pittoreschi e romantici più che epici, scritti in versi
sciolti di squisita fattura, adombrano allegoricamente la lotta fra le
passioni terrene e lo spirito che tende incessantemente alla più alta
perfezione.
Gli Idyìls of the King hanno molte qualità e grandi bellezze, non
tanto narrative — che la narrazione è statica — quanto descrittive e
musicali, ma anche un difetto fondamentale nella debole caratterizza-
zione dei personaggi, non già perchè l'autore abbia fatto vittoriani gli
eroi di Artù — cosa che poteva ben fare — quanto perchè non riuscì,
forse per le preoccupazioni etico-religiose e l'impaccio dell'allegoria, a
infonder loro vitalità artistica. Considerati nell'insieme gli Idyìls of
the King, benché siano stati l'opera più popolare del Tennyson, non
sono un grande poema.
Segue Enocli Ardcn (18G4) artificioso idillio popolaresco, nel quale
6i narra come un marinaio ritenuto morto, tornato a casa dopo lunghi
anni trova che sua moglie è divenuta la sposa felice di un altro e se
ne riparte per non turbare la felicità della donna ch'egli adora. D'into-
nazione guerriera e patriottica sono alcune mediocri composizioni come
The Charge of tlie Light Brigade e VOde on the Death of the DuJx-c
of Wellington, un tempo sulle labbra di tutti.
Verso la fine della sua attività letteraria compose una serie di
drammi, alcuni dei quali avrebbero voluto riassumere i periodi più
grandi e significativi della storia d'Inghilterra : Harold (1876) la con-
quista normanna, Beclìet (1884) la lotta fra l'arcivescovo di Canterbury
e il re Enrico II. Queen Mary (3875) la lotta per il trionfo del ])rote-
stantesimo. Essi furono rappresentati con qualche successo, partico-
larment(i BccJcet, ma il Tennyson non fu poeta drammatico. Pubblicò
ancora numerosi poemi e raccolte poetiche, quali Baììads and Other
Poems (1880), Tiresias, and Other Poems (1885), Locìcìey Haìì Sixty
Years After (1886), Dcmeter and Other Poems (1889), The Death of
Oenone, etc. il892ì, che, se dimostrano come egli conservasse fino all'ul-
timo la perfezione formale e a tratti la capacità creativa, non aggiun-
gono nulla alla sua fama. Nominato Lord nel 1884, passò gli ultimi
anni circondato dall'affetto dei suoi cari e si spense serenamente nella
dimora estiva di Aldworth. Eu sepolto nell'Abbazia di Westminster.
Tennyson fu certamente all'unisono col suo tempo, la sua grande
— 231 —
anima sensitiva è tipicamente inglese e vittoriana, sia nei pregiudizi
che nelle qualità, ed anche in questo egli rivela, in un certo senso,
una personalità piuttosto debole, pronta a percepire e a far propri i
richiami del mondo esteriore. I caratteri più forti hanno sovente una
indipendenza creativa, un qualche cosa in sé, che li rende anacronistici,
ritardatari o precursori; gli uomini invece di minor animo e di mag-
giore sensibilità sembrano spesso uniformarsi al proprio tempo e rispon-
dere alle voci segrete o palesi di esso.
Robert Browning (1812-89). Mentre Tennyson a suo modo conti-
nuava l'opera dei grandi romantici lungo linee normali. Browning era
tutto occupato a cercare un nuovo stile e nuovi temi, pur restando
eminentemente un vittoriano nel suo ottimismo, fatto di virile energia
e d'indomita volontà, che trova la sua giustificazione ideologica nella
concezione idealistica della vita da lui adottata. Esposto brevemente,
il suo messaggio sta nel riconoscimento del supremo valore morale dello
sforzo : la vita è un esperimento, una scuola che ci prepara ad una
esistenza futura in cui il posto assegnatoci dipenderà dal coraggio e
dalla tenacia con cui avremo lottato in questo mondo. Lo scrittore
vedeva nel male — che per sua fortuna non ebbe a sperimentare ma
che lo attrasse intellettualmente in modo irresistibile — solo una devia-
zione temporanea dalla via del bene, uno strumento nel processo del
nostro sviluppo, vincendo il quale esercitiamo le nostre facoltà spiri-
tuali, che ci dovranno portare a gradi sempre più elevati di perfezione.
Egli credeva fermamente nelle « magnifiche sorti e progressive » della
natura umana, esaltata nella sua poesia in ciò che ha di più nobile.
Nato a Camberwell nella parte meridionale di Londra, da una
famiglia benestante di non conformisti, la sua educazione non potè pro-
cedere secondo le regole consuetudinarie ed egli non frequentò mai
regolari studi universitari. Suo padre, uomo di gusto e di cultura, era
un alto funzionario della Banca d'Inghilterra e possedeva una ricca
biblioteca, aperta alla mente ferace e irrequieta del figlio, il quale,
oltreché di poesia, s'interessava di pittura, di musica, di viaggi. Esal-
tato dalla lettura del Byron e più ancora di Shelley e di Keats, Robert
rivelò prestissimo la sua inclinazione per le lettere, che fu assecon-
data dal padre.
Il primo poemetto, apparso anonimo nel 1833, Pauliìie, in cui è
palese l'influsso del cantore di Adonais. contiene già — nella ricerca
dei motivi psicologici delle azioni e dei sentimenti umani — l'elemento
più caratteristico della poesia del Browning, e dimostra malgrado le
numerose deficienze, una maturità di pensiero e una padronanza della
lingua, assolutamente eccezionali in un giovane appena ventenne. Nel
— 232 —
1835, dopo uu primo soggiorno in Italia, compose Paraccisus, dramma
lirico, in cui l'autore rivela il suo credo filosofico e religioso, che ha
tratti di stupenda poesia ma è privo del « fren dell'arte » e perciò disu-
guale, sovrabbondante e minuzioso. Il poeta riuscì a evitare la prolis-
sità rimproveratagli in Paraccisus, neiraltra sua opera Sordcllo (1840),
ma la stringatezza tu raggiunta a spese di uno stile spesso oscuro e
involuto che toglie valore a quest'opera — che pure lia i»regi notevoli
— e la rende lettura difficile e ingrata.
Il Browning avev.a frattanto tentato il teatro col dramma storico
i^trafford (1837), opera immatura che ebbe scarso successo, malgrado vi
recitasse il famoso attore ^lacready, amico del poeta. ^Ma in questo.
come nei drammi composti più tardi — tra i quali ricorderemo soltanto
Kin(f Victor and King Charles (1812), A Blot in the 'Scutcheon (1843),
<-he furono pure due insuccessi, e The Return of the Druses (1843) e
Luria (184G), poeticamente assai migliori — il poeta dimostrò la sua in
capacità di far agire sulla scena dei personaggi in conllitto tra loro,
portato com'era alla speculazione filosofica e all'indagine delle « situa-
zioni » singolarmente considerate.
La mancanza di azione, fatale in teatro, non lo è invece nella
lirica e nel monologo drammatici ed è qui che il genio e l'arte del
Browning dovevano rifulgere. Assai pregevole è infatti il dramma lirico
Pippa Passcs (1841), non inteso per la scena, dove lo scrittore passa
bruscamente dai concetti più astratti alla descrizione più pittoresca e
dalla ten.sione di una singola esperienza interiore ad una rapida succes-
sione di quadri di vita esteriore, nei quali mostra la sua potenza im-
pressionistica. Pippa Passes e i drammi posteriori furono poi raccolti
dal Browning, sotto il titolo complessivo di Bells and Pomcgranates
insieme alle due raccolte Dramatic Lyrics (1842) e Dramatic Romances
and Lìjrics (184-5), che contengono alcune delle sue poesie più famose
H popolari.
Intanto lo scrittore, dopo un nuovo soggiorno in Italia, era entrato
in corrispondenza colla poetessa Elizabeth Barrett, inferma e confinata
nella sua stanza da molti anni. Egli la visitò e l'ammirazione reciproca
<livenne presto amore, mentre il poeta si convinceva che la sola possi-
bilità di guarirla stesse nell'allontanarla dal chiuso ambiente paterno,
il Browning si assunse questa tremenda responsabilità e fu fortunato.
Sposatala segretamente nel 1840, la condusse seco in Italia, ove la
salute di lei rifiorì e dove i due trascorsero felici la maggior parte della
loro vita coniugale, fino alla morte della poetessa avvenuta nel 1861
;i Firenze.
E' questo il periodo della piena maturità artistica del Browning,
— 233 —
il più fecondo di grande poesia, in cui s'intravvede — forse per un mag
gior abbandono lirico — l'influsso benefico esercitato su lui dalla moglie.
Valori lirici si trovano anche in quelle composizioni dove il poeta narra
di cose quotidiane, spingendosi talora fino alla implicita comicità della
minuzia familiare o aneddotica. Quando invece si cimenta in più alta
materia, come l'amore o la musica, egli è davvero poeta nella sorgiva
freschezza di certe fantasie e nell'abbandono, a volte un poco srego-
lato e bizzarro, airim])ulso dell'ispirazione.
Dopo le poesie filosofico-religiose Christmas Ere and IJastcr Day
(1850), egli ci dà con Men and Women, raccolta che nella edizione origi
naria del 1855 (dedicata alla moglie) comprendeva ben cinquanta com-
ponimenti, e con Dramatis Personae (1861) il fiore della sua arte, per
la quale si afferma come uno dei più grandi poeti del suo tempo. Questi
famosi monologhi drammatici (antenati del monologo interiore?) sono
studi profondi dell'animo umano in ogni sua manifestazione, dove i
singoli personaggi espongono le vicende della loro vita, le loro speranze,
i loro progetti in maniera così efficace che potremmo perfino indovinare
i gesti che accompagnano le parole,
I often am niuch wearier than yoii thiuk,
This evening more than usuai, and it seems
As if — forgive now — shoukl you let me sit
Here by the window with your hand in mine
And look a half hour forth on Fiesole,
Both of one mind, as married people use,
Quietly, quietly, the evening thi'ough,
I might get up to-morrow to my work
Cheerful and fresh as ever. Let iis try.
To-morrow how you shall be glad for thisl
Your soft hand is a woman of itself,
And mine the man's bared breast she curls inside.
Don't count the time lost. either; you must serve
For each of the five pictures we require :
It saved a model. So! keep lookiug so.
My serpentiuing beauty, rounds on rounds! (1)
(Andrea del 8aìto).
(1) Spesso sono molto più stanco che tu non pensi, — Questa sera più del
solito, e mi sembra — Scusami, che se tu mi facessi sedere — Qui accanto alla
finestra con la tua mano nella mia — A guardare laggiù verso Fiesole una mez-
z'ora, — D'amore e d'accordo, come sogliono marito e moglie, — Quieti, quieti,
tutta la sera, — Potrei alzarmi domani a lavorare — Allegro e fresco come non
mai. Proviamo! — Domani come ne sarai contenta! — La tua tenera mano è essa
— 234 —
Superato un periodo di scoramento alla morte della moglie, tro-
viamo il poeta intento nell'elaborazione del soggetto di quello che dove-
va essere — malgrado le forti ineguaglianze — il suo capolavoro The
Ring and the Hook il8()8-9), un poema d'intrighi e di sangue, che gli
era stato ispirato dalla copia dell'incartamento di un processo ch'egli
aveva casualmente acquistato a Firenze per pochi centesimi. Il lìoenia
ebbe un grande successo, che compensò l'autore dell'indifferenza con la
<iuale erano state accolte le jìrecedeuti opere.
Browning divenne cogli anni sempre più incurante della forma,
indulgendo più di frequente in oscurit;\ e cacofonie, ma conservò il vi-
gore e la fecondità inesauribile, continuan<lo a produrre poesia sino
alla fine, avvenuta a Venezia a l'alazzo Kezzonico il 12 dicembre 1881),
proprio il giorno in cui apparve la sua ultima ()i)era Asolando.
Elizabetth Baicueit (18UG-61) è l'autrice di un lungo poema filosofico
Aurora Leigh (1857), di alcune belle liriche in cui riuscì a far rivivere
Tatmosfera misteriosa del Medio Evo e di una mirabile raccolta di
sonetti ispirati dall'amore pel Jirowning, Sonncis froni the Portugiicsc,
compresa nei Pocms del 1850. E' questa l'opera sua che meglio resiste
al tempo. !?>crisse ancora Casa Guidi Windows (1851) e Poems bcfore
('ongress (18G0), che la rivelano fautrice convinta del Risorgimento ita-
liano e di Napoleone III. ed alcune altre appassionate comj)osizioni di
circostanza, come The Cri/ of the Chiìdrcn.
Se Alfred Tennyson e Kobert Browning sono i vati di <]uest'epoca
di prosatori e ne rappresentano gli ideali e le aspirazioni, vedremo
invece che i poeti minori e quelli che fiorirono nella seconda metà del
secolo, sono in generale degli antivittoriani, i quali in vario modo — a
seconda della loro sensibilità e tendenza — reagiscono al materialismo
ottimistico dominante.
stessa una donna, — E la mia il petto nudo deiruomo entro il quale essa si ran-
nicchia. — Non pensare al tempo perduto; tu devi servire — Per ciascuno dei
cinque quadri che ci occorrono: — Si risparmia la modella. Cosi! resta ferma così.
— Mia bellezza seriientina, flessuosa e sinuosa.
— 235 ~
XIV
Lu\ REAZIONE AXTIVITTORIANA
I^ tendenza antivittoriana si può notare qua e là durante tutto il
secolo XIX. Meredith, per esempio, così ebbe a scrivere : « Forse che
non c'è odore di odiosa ipocrisia in tutta quella balbettante purezza
degli Idilli (di Tennyson)? » Non diversamente si esprimevano Samuel
Butler, Thomas Hardy e altri. Nello studio della letteratura è realmente
interessante osservare queste lluttuazioni dei valori che fanno sì che le
verità e le certezze di una generazione appaiano vuote e convenzionali
agli occhi della generazione seguente.
Durante il secolo XIX, soprattutto verso la fine, e al principio del
XX, molti consideravano l'età vittoriana come noiosa, ipocrita e pan-
tofolaia, sostenendo che i suoi ideali erano gretti e superficiali. Le vec-
chie certezze non erano più tali, ciò che i più ritenevano bello era da
altri giudicato esacrabile. La generale disposizione a sottomettersi al
giudizio dell'esperto, ad accettare la voce dell'autorità in religione, in
politica, in letteratura, a credere nella incrollabilità delle istituzioni
del secolo, sia spirituali che temporali, veniva combattuta, avversata:
tutto era rimesso in discussione, condannato e sostituito proprio dal
sen.so dell'universale mancanza di stabilità.
In letteratura tale reazione si manifesta, come abbiamo detto, assai
per tempo e in varie direzioni — che si possono tuttavia ricondurre
ad alcune correnti principali — per opera di numerosi scrittori, spiriti
ribelli, disillusi o scontenti, dei quali alcuni trovano rifugio e ispira-
zione in un misticismo e simbolismo medievale, altri nella fede reli-
giosa, altri ancora in una ricerca edonistica e paganeggiante del bello,
altri infine in una visione pessimistica della vita.
— 237 —
/ PRERAFFAELLITI
In avversione al materialismo vittoriano rappresentato in pittura
dalla scuola accademica elegante e convenzionale allora in voga e volu-
tamente ignorando i problemi sociali, politici e religiosi del tempo per
dedicarsi al culto del bello, sorse il movimento preraffaellita inteso a
ridare all'arte la purezza, la semj)licità e il profondo sentimento che
la caratterizzavano nel Medio Evo.
Capo di questo movimento, che dalla pittura si estese tassai presto
alla poesia, fu Dante Gabriel Rossetti (1828-82), pittore e poeta, figlio
di Gabriele Rossetti, il patriota italiano che avendo partecipato ai moti
napoletani del 1821 fu costretto a lasciare l'Italia e ad andare esule
prima a Malta e poi in Inghilterra, i^eguendo la vocazione per la pit-
tura il giovane entrò nella scuola d'arte della Royal Academy, dove
strinse amicizia con William Holman Hunt, John Everett Millais, Tho-
mas Woolner, coi quali fondò nel 1818 quella che fu poi chiamata la
« Pre-Raphaelite Brotherhood » (Fratellanza I*reraffaellita). Nel gen-
naio 1850 uscì una rivista mensile The Gemi che doveva appunto dif-
fondere le teorie della nuova scuola e mostrarne le varie applicazioni
nel camj)o della pittura, della poesia e della critica. La rivista cessò
dopo il quarto numero per mancanza di fondi e deve la sua importanza
quasi esclusivamente alle poesie in essa pubblicate da Dante Gabriel
— tra le quali The Blessed Damozel, rimaneggiata più tardi, una delle
sue liriche più ispirate — ■ e dalla sorella Christina. La battaglia ingag-
giata per creare un'arte nuova sulle rovine dell'accademismo impe-
rante sarebbe stata perduta senza l'intervento di John Ruskin, che
riuscì a volgere l'opinione pubblica in favore della giovane scuola. Più
tardi l'unità apparente di essa s'infranse per lasciare libero svolgimento
alle attitudini dei singoli artisti.
Chiamato ad Oxford nel 185G per eseguirvi alcuni affreschi. Dante
Gabriel — che esercitava un vero fascino su quanti lo avvicinavano —
convertì alla sua fede estetica due studenti di quella Università, E<lward
Burne-Jones e Charles Algernon Swinburne, destinati a divenir poi,
l'uno un illustre pittore e l'altro un grande poeta. La fama del Rossetti
letterato, benché ristretta entro una piccola cerchia di amici e ammi-
ratori non era minore di quella che si era acquistata come artista. Pur
continuando a dipingere, il Rossetti non trascurò la poesia; compose
molte liriche e continuò le traduzioni dei poeti italiani del secolo XIII
e XIV cominciate alcuni anni prima. Queste magnifiche versioni furono
raccolte in un volume The Earìy Italian Pocts (1861), che nell'edizione
definitiva del 1874 avrà per tìtf/h Dante and his Circle.
— 238 —
Tav. XXIX
l';if.Mii;i (li Tlic i:<irlli1ii l'<i,<tili^( di Willi.-m
dlll' Kclliis<-i.|| l'i-cssi.
.MulTÌ.>-
Tav. XXX
George Mereditli.
Thomas Ilardv.
William l'.ullcr Veats.
Robert Uridues
Intorno al 18r>0 aveva conosciuto la bellissima Elizabeth Riddai —
anima d'artista e creatura dolce e spirituale — della quale si invaghì
perdutamente e che divenne, in vita e anche dopo la morte, l'ispira-
trice di alcune delle sue tele e poesie migliori. La giovane, ch'egli sposò
nel 18G0, quando l'amore già declinava in lui, era minata dalla tisi e
morì improvvisamente nel 18G2! per aver ingerito, non si sa se erro-
neamente () a scopo suicida, una dose eccessiva di laudano, da lei usato
come analgesico. Il poeta ne rimase profondamente scosso e con impul-
sivo quanto generoso atto di dedizione e — in certo qnal modo — di
espiazione, volle t'osse seppellito colla moglie l'unico manoscritto delle
sue poesie. Alcuni anni dopo però, cedendo alle insistenze degli amici,
acconsentì che il libro fosse tolto dalla tomba e pubblicato. Apparve
così la sua prima raccolta di versi originali Poetns (1870), che gli diede
fama e denaro, seguita undici anni dopo da Ballads and ^otiìiets, dove
trovasi la serie di sonetti The House of Life.
L'asjìra critica di Robert Buchanan — ]iiii tardi ricredutosi nei
riguardi del Rossetti — contenuta in un articolo della Contemporarij
Rcview dell'ottobre 1871, nel quale si accomunava in una sola condanna
la lirica del Rossetti e quella dello Swinburne, accusandoli di celare
sotto la parvenza di un misticismo estetico e talora di ostentare una
sensualità raffinata e perversa, sembra aver turbato profondamente il
suo spirito. Il sistema nervoso malato del poeta pittore, pur conser-
vando la potenza creatrice dell'ingegno, andò sempre più logorandosi
— soffriva d'insonnia e la combatteva col cloralio abusandone — finché
colpito da paralisi morì a Birchington, ove fu sepolto.
La ballata e il sonetto sono le due forme in cui si adagia di prefe-
renza il pensiero poetico del Rossetti, evocatore di figure leggendarie
e narratore di avvenimenti drammatici nelle ballate, sia storiche, come
The White Ship e The Kiìnfs Tragedy, che romantiche, come Rose Mary
e Mister Uelen (un piccolo capolavoro nel suo genere); descrittore og-
gettivo efficace come nei Sonnets for Pictures, ispirati da celebri quadri
suoi e altrui, e nei monologlii drammatici browninghiani A Last Coii-
fessiou e Jenny; poeta schiettamente lirico, cioè cantore dei propri sen-
timenti, come nella famosa serie di sonetti The House of Life.
La poesia del Rossetti — il cui stile semplice e diretto agli inizi
diverrà progressivamente semi)re più ornato e com])Ièsso — subisce mol-
teplici infiussi, che il poeta s'ispira assai più all'arte che alla natura.
})ure egli ha dissepolto e rinverdito ciò che vi era di vitale nel rude
linguaggio delle ballate popolari, ha rivelato con intensa sincerità in
una foiiiin nuova il suo temperamento di poeta, ha cantato ciò che sen-
— 239 —
Ili - Brevi' storia della letteratura inglese.
tiva e sognava, espidmendo mirabilmente le visioni del suo mondo in
teriore.
« I wish that he were come to me,
For he will come », she Kaid.
« Ha ve I not prayed in Heaven? — on earth,
Lord, Lord, has he not pray'd?
Are not two prayers a perfect strength?
And shall I feel afraid?
« When roimd his head the aureole cliugs.
And he is clothed in white,
l'il take his hand and go with him
To the deep wells of light;
We will step down as to a stream,
And bathe there in God's sight.
« We two will stand beside that shrine,
Occult, withheld, uutrod,
Whose lamps are stirred continually
With prayer sent up to God;
And see our old prayers, granted, melt
Each like a little eloud. (1)
(The Blessed Dam(t::el).
Il preraffaellismo poetico esiste in quanto esisteva già quello pitto-
rico e s'impersona quasi esclusivamente nel Rossetti, al quale si può
aggiungere William Morris, narratore di lunghe epopee mistiche ed
eroiche, mentre A. C. Swinburne, che pure aveva mosso i primi passi
col Rossetti, mostrerà nella sua vasta opera poetica più l'influenza dei
tragici greci, dei poeti elisabettiani e di Victor Hugo.
William Morris (1834-96) è un ingegno versatile d'artista, pitto-
re e poeta, per non parlare della sua attività di maestro artigiano, di
editore e di riformatore sociale. La- sua prima raccolta di jioesie d'i-
(1) Vorrei che fosse venuto a me, — Perchè egli verrà, ella disse — Non ho
io pregato in cielo? sulla terra, — Signore, oh Signore, non ha egli pregato? —
Non sou due preghiere una forza perfetta? — E perchè debbo temere?
Quando intorno al suo capo aderirà l'aureola, — Ed egli sarà vestito di
bianco, — Lo prenderò per mano e audrò con lui — Verso le profonde sorgenti
della luce; — Vi entreremo come in un fiume, — E vi ci immergeremo al cospetto
di Dio.
Noi due staremo insieme presso al santuario, — Occulto, inaccessibile, imper-
vio, — Ove le lampade sono perennemente avvivate — Dalle preci innalzate a
Dio; — E vedremo le nostre preghiere, esaudite, sciogliersi — Ciascuna come una
nuvoletta.
— 240 —
spirazione preraffaellita e l'argomento medievale e arturiano The Dc-
fcnce of Gueneicre (1858) comprende ballate e liriche a volte d'inteu-
h;o e brutale realismo a volte l'evanescente bellezza romantica. Pur tra
crudezze giovanili è questa l'opera in cui la poesia sgorga più fre-
sca e copiosa. Una diecina di anni più tardi compose i poemi narrati-
vi The Life and Death of Jason (18G7) e The Earthlij Paradise (18G8-T0)
in cui il poeta, studiosissimo del Chaucer, cerca d'imitare il suo gran-
de modello, del quale possiede il dono narrativo senza averne però la
felicità verbale e poetica e tanto meno l'umorismo, cosicché queste due
opere, pregevoli a tratti, risultano nel complesso monotone. Morris
fece un viaggio in Islanda e preso d'ammirazione per le antiche saghe
nordiche, di alcune delle quali ci diede la versione in prosa, scrisse con
The Story of Sigurd the Volsuìig and the Fall of the Nillungs (1876),
il migliore dei suoi poemi narrativi. E' anche l'autore di eccellenti tra-
duzioni dal greco e dal latino, mentre la sua attività di riformatore so-
ciale gli ha ispirato le News from Xowhere (1891Ì in cui descrive una
Inghilterra immaginaria in regime comunista.
POETI D'ISPIRAZIONE RELIGIOSA
Collegata al movimento preraffaellita per l'ambiente familiare, per
aver contribuito con alcune poesie alla rivista The Germ e soprattutto
per esser rimasta più a lungo e più completamente fedele nei suoi scrit-
ti all'ideale di semplicità, sincerità e purezza che doveva essere la ca-
ratteristica fondamentale del preraffaellismo. Christina Georgina Ros-
sBrm (1830-94), sorella di Dante Gabriel, se ne stacca per l'ispirazio-
ne profondamente religiosa che anima la sua poesia e l'avvicina — con
gli altri scrittori di questo gruppo — al mondo poetico dei Metafisici.
Fervente anglicana, essa rivela il suo sangue italiano nell'istinto
per la forma e nel calore del canto — pur così castigato e contenuto —
e se l'amore divino vincerà in lei quello terreno, non potrà mai donare
pace e riposo al suo spirito. A questa vena profonda la Rossetti unisce
anche un fantasio.so e amoroso diletto per le piccole cose del mondo in-
fantile e della natura che trova espressione particolarmente felice nejla
sua prima e più popolare raccolta di poesie Gohlin Market and Othrr
Poema (18G2). Ricordiamo ancora la serie di quattordici sonetti Mon-
na Innomwata, da paragonarsi ai quasi contemporanei Sonnets from
the Porturjuese della Barrett Browning, in cui viene descritto un suo
amore infelice, e la raccolta Tlie Prince's Progress and Other Poems
(1866).
— 241 —
Uu'arte la sua che ha la grazia delle cose genuine e la tristezza de-
gli ultimi fiori autunnali.
Altro collaboratore della rivista The Gcrm fu Coventry Patmorp:
(1823-96), aiuto bibliotecario al British Museum, convertitosi al cat-
tolicesimo durante un soggiorno a Roma, dopo la morte della prima
moglie (si sposò tre volte) che ne l'aveva fino allora dissuaso. In The
Angel in the House (1804-0), racconto in versi che fu ritenuto una cele-
brazione delle gioie domestiche piccolo-borghesi tanto care al pubblico
vittoriano e che suscitò larghi consensi ma anche critiche spietate, egli
si rivela il cantore dell'amore coniugale — l'amore terreno che prelude
e conduce a quello divino — usando uno stile semplice e disadorno, fi-
no ad essere pedestre e prosaico, ma a tratti ricco di sentimento e ispi-
rato, particolarmente nei preludi.
Il poeta mostrerà più chiaramente il suo misticismo erotico e an-
tropomorfico neiraltra sua opera importante The Lnknown Eros (1877),
serie di odi di argomento e di carattere vario e di valore disuguale, do-
ve abbandonata la semplicità dello stile per arditezze di linguaggio e
di metro, tocca forse il più alto segno della j)oesia religiosa dell'e-
poca.
Francis Thompson (1859-1907) uno dei più ferventi poeti cattoli-
ci contemporanei di lingua inglese, condusse a Londra una vita di sten-
ti. Lasciò tre brevi raccolte di versi — fra i quali troviamo alcuni bra-
ui di squisita fattura — in cui risente l'influenza oltre che dei poeti
metafìsici, di Patmore e di altri ancora. Nell'ode The Hound of Heaven
(Il Veltro del Cielo, 1889), suo capolavoro, descrive la conversione di
un'anima che dal peccato s'innalza a poco a poco fino a raggiungere
lo stato della grazia divina.
Accanto a lui e alla sua protettrice Alice MeyneIìL, (1850-1922), ar-
tista delicata e schiva ma penetrante — che sola ricordiamo tra i poeti
religiosi di secondaria importanza — merita speciale menzione il gesuita
Gerard Mant^ey Hopkins (1844-89), anglicano convertitosi al cattolicesi-
mo. Non è esatto dire che il prete soffocò in lui il poeta, poiché se la
fede religiosa lo tolse all'aringo letterario facendogli considerare la
])oesia una vanità mondana, è pur vero che costituì il centro della sua
ispirazione e ch'egli conservò fino all'ultimo l'originalità istintiva, l'a-
cuto senso della bellezza naturale e la vivida immaginazione.
Spirito irrequieto e innovatore l'Hopkins si sforza di esprimere
l'intima ispirazione in quell'unica forma essenziale che è frutto della
massima concentrazione e intensità lirica e a questo ideale subordina
e spesso sacrifica l'uso delle parole e la sintassi, mentre adopera una
metrica oltremodo libera, in [)revalenza di ritmo trocaico-dattilico. Mal-
— 242 —
grado le grandi qualità potenziali dell'autore, la sua poesia, per le fre
quenti oscurità e stranezze, dà nel complesso l'impressione di non essere
interamente uscita da una fase sperimentale.
I suoi versi, in tutto un centinaio di pagine poco più, rimasero in
gran parte inediti e non furono pubblicati se non una trentina di anni
più tardi nel 1918 dal poeta Kobert Bridges, suscitando vivo interesse
per la loro novità formale e tecnica. Da allora l'Hopkins ha esercitatf»
una grande influenza sui moderni poeti novecentisti che riconoscono
in lui un precursore e un maestro.
ESTETI E DECADENTI
Comune a tutti gli scrittori di ([uesto gruppo è la teoria dell'arte
per l'arte, colla quale reagiscono, insieme ai Preraffaelliti, ai prosatoli
e ai poeti vittoriani più rappresentativi, che — prefiggendosi scopi mo-
rali e umanitari e assumendo di frequente un tono profetico — ven-
gono da essi accusati, non sempre a torto, di esasperante fariseismo
borghese e di vieta sentimentalità.
Come D. G. Rossetti aveva cercato rifugio nella poesia medievale
e il Morris nelle saghe germaniche, così lo Swinburne. intento alla
ricerca di (juella bellezza che non poteva trovare nel mondo in cui viveva,
si rifugiò nella Grecia pagana e nel Rinascimento.
Algernox Charles ì^winburxe (1837-1909) figlio di un ammiraglio
di antica famiglia patrizia, nacque a Londra e passò i suoi primi anni
nell'isola di Wight — il cui paesaggio marino gli s'imi^i'esse nella mente
e nel cuore, fonte costante d'ispirazione, onde potrà essere chiamato un
giorno il « poeta laureato del mare » — studiò a Eton e ad Oxford <'
viaggiò in Italia, in Francia e in Germania.
Poeta composito e raffinato riecheggia nei suoi scritti oltre ai clas-
sici greci e ai drammaturghi elisabettiani, il linguaggio biblico e gli
scrittori francesi Tliéoiiliile Gautier, Charles Baudelaire e soprattutto
Victor Hugo, ma anche il Marchese di Sade. Come abbiamo già accen
nato influirono inoltre sulla sua formazione poetica — rimasta più tardi
immutata — D. G. Rossetti e W. Morris, da lui conosciuti durante il
soggiorno ali Tu i versi tà di Oxford.
Nel 1860 apparve il suo primo volume, dedicato al Rossetti, conte-
nente due drammi The Qiieen Mothcr and Rosamond, che passarono inos
servati. Ma nel 1865 conquistò di colpo la celebrità col dramma lirico
Atalanta in Cali/don, dedicato a W. S. Landor, una delle sue opere
più ispirate e forse il suo capolavoro, in cui si rivela poeta lirico di
— 243 —
prim'ordine (neppure lo Swinburne ebbe il dono di creare dei personaggi
e farli agire sulla scena), mentre la struttura della tragedia greca con-
ferirà a questo lavoro la concisione, l'equilibrio e il senso di propor-
zione di cui la sua musa massimamente difettava. Di particolare bel-
lezza sono le parti ditirambiche e i cori, intessuti di preziosità verbali
e di arcaismi, di un ritmo sonoro e vario, intensificato da frequenti
alliterazioni.
Maiileu and mistress of the months aud stars
Now folded in the flowerless fields of heaven,
Goddess whom ali gods love with threefold heart,
Beiug treble in thy divided deity,
A light for dead meu and dark honrs, a foot
Swift on the hills as moruìng, and a band
To ali things fierce and fleet that roar and range
Mortai, with gentler shafts than snow or sleep;
Hear now and help and lift no violent hand,
Biit favourable and fair as thine eye's beam
Hiddeu and shown in heaven; for I ali night
Amid the king's hounds and the hunting men
Have wrought and worshipped toward thee; nor shall man
See goodlier hounds or deadlier edge of spears;
But for the end, that lies unreached at yet
Between the hands and ou the knees of gods. (1)
(Atalanta in Calydon).
L'anno seguente egli pubblicò la prima serie dei Poems and Ballads,
opera che contiene alcuni dei suoi componimenti più significativi, quali
Laus Veneris, Anactoria, Dolores, Faustine, VHymn of Proserpine e
il delizioso Ityììis. In essa l'autore professava apertamente il suo ateismo
e cantava l'amore sensuale e certi altri soggetti che sollevarono un'on-
data d'indignazione senza precedenti, se non forse in quella provocata
dai primi canti del Don Juan di Byron.
Amico dell'Italia e del Mazzini, il poeta della lussuria sfrenata si
(1) Vergine e signora dei mesi e delle stelle — Ora rinchiuse nei celesti
campi senza fiori, — Dea che tutti gli dei amano con triplice cuore, — Essendo
trina nella tua divisa deità, — Luce ai morti e alle ore oscure, piede — Veloce
sui colli come l'alba, mano — A tutte le belve feroci ed agili che vagando ruggi-
scono — Mortale, con dardi più lievi della neve o del sonno; — Ascolta ora e
porgi aiuto e non alzar la mano per colpire, — Ma sia il gesto tuo benigno e
mite come la luce dei tuoi occhi — • Che nascondi e mostri in cielo; poiché io tutta
la notte — Fra i segugi dei re e i cacciatori — In esaltazione ti ho adorata; uè si
vedranno — Cani migliori o più mortali punte d'asta; — Se non per il fine non
ancora raggiunto che riposa — Fra le mani e le ginocchia degli dei.
— 244 —
muterà impi-ovvisamente nell'Aedo della Libertà, componendo alcuni
cajiti ispirati agli avvenimenti italiani di quegli anni Songs bcfore
.s'totn^e (Canti prima dell'alba, ISTI), in cui i)reannunziava l'avvento
di una Repubblica italiana. Di essi i più notevoli sono quelli del gruppo
comprendente Hcrtha e The Eymn of Man, di carattere più generale
e tìlosofico.
Ina serie di drammi sulla vita di Maria Stuarda iniziata con
Cha^tilard {ìi<{iò} veniva completata con Bothicclì ilS74) e Mary Stuart
(1881). mentre nel 1876 s'ispirava nuovamente al teatro greco per un
altro dramma lirico Erechtheus. Della sua vasta produzione poetica
ricordiamo ancora la seconda serie dei Poema and Ballads (1878), più
castigata, equilibrata e di tono meno acceso della prima, dove la sua
abilità tecnica raggiunge forse il culmine, e Tristram of Lyonesse (1882),
interessante anch'esso dal punto di vista metrico pel magnifico uso del
distico, in cui riprende le leggende arturiane con uno spirito totalmente
diverso da queUo degli Idylìs of the King di Tennyson.
La sua produzione critica, quantunque risenta non poco degli ec-
cessi nella lode e nel biasimo caratteristici di questo scrittore, non può
essere trascurata avendo influito sulla critica posteriore. Ricordiamo qui
solo 1 volumi più importanti William Blake (18G8), Essays and Stiidirs
(1875,1, A Study of Shakespeare (1880), Misceìlanies (1886).
Lo f^^vinbu^ne fu in politica un aristocratico rivoluzionario, in tìlo-
sotìa un esteta, in amore un cerebrale. Deve in gran parte la sua fama
alla prodigiosa ricchezza verbale e alla musicalità dei suoi versi. Fu
l'ultimo poeta che riuscì a suscitare l'entusiasmo delle folle. Dopo di
lui la poesia parve offuscata dalla maggiore fortuna del romanzo e, in
un certo senso, non fu più che un lusso destinato alle éìites.
Scoperto dai Preraffaelliti e da Swiuburne, che ne subirono l'in
llussOj Edward Fitzgerald (1809-83) come uomo e come artista fece
parte per se stesso. Spirito aristocratico e sognatore, indipendente per
censo e incurante della gloria, questo letterato nato occupò i suoi ozi
con traduzioni assai pregevoli, sebbene fin trop])o libere, da Calderón
<le la Barca, da Eschilo e da altri. Nel 1859 pubblicò la versione, più
tardi riveduta e accresciuta, delle Ruhaiyàt di Omar Khayyàm, poeta
astronomo persiano del secolo XII, in quartine melodiose in cui il terzo
verso è li])ero mentre gli altri rimano tra loro. Più che tradurre il
FitzGerald rimaneggiò il testo persiano, aggiungendovi di suo. sì che
questa può venir considerata un'opera originale, nella quale l'autore,
con arte squisita di virtuoso raffinato, diede forma e colori al suo edo-
nismo e al suo intellettualismo scettico, acquistandosi i titoli all'im-
mortalità.
— 245 —
Nel dialogo Euphranor (1851) e nell'epistolario — uno dei più belli
della letteratura inglese — • la sua prosa è un modello di limpidezza
cristallina.
WAiyTion Pater (1839-M) da alcuni considerato l'ultimo grande pre-
cursore delle nuove generazioni, fu maestro di Oscar Wilde ad Oxford
e, in un certo senso, il continuatore di Ruskin, al cui concetto dell'arte,
intesa come mezzo di elevazione spirituale e morale, contrappose il suo
credo di esteta pago d'iniziare i giovani al culto edonistico del bello.
Scrisse alcuni saggi di critica d'arte Studics in the History of the
Renaissance (1873) tra i migliori della letteratura inglese, non tanto pei^
sicurezza di giudizio quanto per l'afflato poetico clie emana dalla sua
prosa elaborata e intensamente soggettiva. Xel romanzo filosofico Marius
the Epicurcan (188.5), una delle sue opere fondamentali, descrive la crisi
spirituale di un giovane patrizio romano agli albori del Cristianesimo.
Ricordiamo ancora gli importantissimi Imaginary Portraits (1887) che
partecipano del saggio critico e del racconto fantastico, il volume
Ajìpreciations (1889), raccolta di saggi critici che si apre con l'acuto e
ponderato Essay on 8ti/le, e l'opera postuma Miscellaneous Studies
(]895) contenente lo schizzo autobiografico The Child in the House note
vole per l'introspezione psicologica.
La musicalità meravigliosa della pagina del Pater conserva ancor
oggi tutto il suo fascino, per quanto lo stile, studiato fino all'eccesso,
manchi talora di semplicità, e d'immediatezza.
Critico d'arte di tendenze affini e studioso del Rinascimento fu pure
John Addington Symonds (1840-93) la cui opera principale History of
the Renaissance in Italy (1875-86) più che una trattazione sistematica
è un seguito di saggi brillanti, scritti in uno stile fin troppo ornato
e diffuso.
Più interessante come artista è George Moore (1852-1933), nato in
Irlanda e vissuto in gioventù lungamente a Parigi, poi a Londra. Egli
risente in modo cospicuo degli influssi letterari soprattutto francesi di
oltre un quarantennio, che improntano di volta in volta la sua opera,
senza obliterare tuttavia la sua personalità ironica e staccata di esteta
decadente.
Iniziò la carriera letteraria come « poète maudit » coi volumi di
versi Flowers of Passion (1878) e Pagan Poems (1881), d'ispirazione
baudelairiana, destando scarso interesse nel pubblico e nella critica.
Si volse allora al romanzo di scuola naturalista con Modem Lovers
(1883), seguito da A Mummer's Wife (1885), che gli diede la notorietà,
da A Drama in Muslin (1886), studio realistico d'ambiente irlandese,
e più tardi da Esther Waters (1894), suo capolavoro, storia patetica —
— 246 —
narrata senz'ombra di seutinunitalismo — di una serva sedotta che
lotta strenuamente \\ev assicurare al tiglio un'esistenza migliore. Sotto
riufluenza dei romanzieri psicologi scrisse poi Evvìipi Innes (1898) e il
seguito Sister Teresa (1001), notevoli studi di psicologia mistica, specie
il primo.
I^ prosa del Moore, faticosamente formatasi nel tempo e affinata
alla grande scuola del l*ater, .seì)bene sia di rado lihei-a da affettazioni,
ha pregi stilistici singolari che s'affermano, insieme airiutlusso dei sim-
bolisti, particolarmente nelle opere della maturità, tra le quali citiamo
The Lake (1905), altro romanzo d'ambiente irlandese, The Brook Kerith
(1916) d'argomento evangelico, una delle sue cose migliori, e il racconto
storico Eéìoìse and Ahrlard (1921). Artista consapevole ma posatore,
egli tende a drammatizzare se stesso e la sua arte, sicché le sue opere
autobiografiche The Confessions of a Yoìiìkj Man (1888) e la trilogia
Hall and Fareicell : Ave (1911), Salve (1912), Vale (1914), dove ritrae
in modo vivace e piccante le principali figure della « Rinascita cel-
tica» (1), hanno un. caratteristico sapore caustico, .scanzonato e a tratti
nostalgico, che rivela appieno lo spirito anarcoide e iconoclasta del
Moore e conferisce loro una validità artistica forse più certa e durevole
di quella della maggior parte dei suoi romanzi.
La fortuna e la sfortuna del movimento estetico è ancor più legata
alla personalità di un altro scrittore irlandese Oscar Wilde (1854-1900).
romanziere, poeta, critico e drammaturgo di talento, la cui vita scan-
dalosa di « dandy » raffinato e corrotto — fu condannato per omoses-
sualità a due anni di lavori forzati — si concluse miseramente a Parigi,
ove morì abbaudonto da tutti.
Gli dobbiamo una raccolta di novelle Lord Arthur Savile's Crime
and Other >Stories (1887), comprendente il delizioso racconto satirico
The Canterville Ghost, due bei libri di fiabe The Happy Prince and
Other Tales (1888) e A House of Pomegranates (1891) nei quali pure —
come in ogni altro suo scritto — tradisce nell'invenzione, nella ricerca
degli effetti e ancor ])iù nello stile preziosamente ornato il suo gusto di
esteta decadente, che troverà l'esiìressione più completa in The Picture
of Dorian Gray il891), romanzo in parte autobiografico, in cui l'autore
studia il proprio dilettantismo in un mondo paganeggiante dedito al
piacere e alla ricerca di sensazioni peregrine o morbose. Quest'opera,
che risente di vari influssi, manca di organicità e di proporzioni, né
crea un .solo jìersonaggio convincente, mentre vi si scorgono tracce
palesi della rapidità di stesura; riesce tuttavia vittoriosa nell'episodio
(1) Vedi pag. 260.
— 247 —
singolo, nella pagina finemente cesellata, nel paradosso scintillante, re-
stando il lavoro più impegnativo dello scrittore e uno degli esempi più
probanti del valore e dei limiti del'impressionismo estetico.
Come poeta, Oscar Wilde è di secondaria importanza: i suoi Poems
(1881), accolti con favore dal pubblico, sono eleganti ma privi di origi-
nalità, anche la sua poesia più famosa T/ic Balhid of Reading Gaoì
(1898) è per molta parte mediocre.
Come critico invece, pur seguendo le orme del maestro e riecheg-
giando motivi dei decadenti francesi e di altri, egli porta l'estetismo, che
in Pater è religione per pochi iniziati, alle estreme conseguenze, dando-
gli nel contempo maggior vigoria, forma più sistematica- e un ])otere di
attrazione — sia pure in parte pubblicitario e scandalistico — che pri-
ma gli mancava. Proclamatosi « professore di estetica e critico d'arte »
divenne ben presto la figura più in vista del movimento, imponendolo
all'attenzione del pubblico. Nelle Intentions (1891), raccolta di saggi
— scritti in epoche diverse colla consueta maestria formale — in cui
si rispecchia il meglio del suo pensiero critico, egli rivendica l'amo-
ralità e l'indipendenza dell'arte e la sua superiorità sulla vita.
Oscar AVilde scrisse in francese un dramma simbolista Salomé (1893)
in cui sembra si sia compiaciuto di comunicare un fremito d'orrore
sensuale. Ma la parte più duratura della sua opera è da ricercarsi nelle
commedie Lady Windcrmcre's Fan (1892), A Woman of No Importance
(1893), An Ideal Hushand (1895) e The Importance of Being Earncst
(1895), tecnicamente ben costruite e leggere, briose, paradossali, dove —
trascurando la caratterizzazione dei personaggi e la fedele riproduzione
della società, londinese del tempo — riesce a trasportare sulle scene la
sua conversazione inimitabile di « grand viveur » che ha posto « tutto
il suo genio nella vita e soltanto il suo talento nella letteratura ». Sta
in ciò il valore e la vitalità di queste commedie, sfavillanti di spirito
e dal dialogo sempre meglio orchestrato, colle quali rinnova il linguag-
gio convenzionale del teatro allora in uso; l'ultima specialmente The
Importance of Being Earnest è il capolavoro di questo genere artifi-
ciale, che nello scrittore era più connaturato e spontaneo della poco
convincente prosa di De Profundis (1905), opera postuma scritta du-
rante la permanenza in carcere.
Lo scandalo e la scomparsa di Oscar Wilde, insieme alla morte im-
matura di altri esponenti dell'estetismo, posero fine almeno ufiìcialmente
al movimento, al quale appartennero i poeti Richard Le Gallienne,
Ernest Dovì^son, Lioneil Joknson, distintosi anche come critico,
Arthur Symons, che fu pure critico notevole e traduttore di Baudelaire
e di D'Annunzio, e il saggista e caricaturista Max Beerbohm. Questi
— 248 —
^«crittori. con alcuni altri, si raccolsero intorno a due rivih:te The Yeììoir
Book (1N94-07) e The Savoì/ (189G), illustrate dal fantasioso ed eccen-
trico disegnatore Aubrky Ba\RDSLEv, che alla seconda contribuì anche
con f|nal(he poesia e un frammento in prosa Under the Hill.
GEORGE MEREDITH E THOMAS HARDY
Tra le varie coppie di scrittori vittoriani — storici, romanzieri e
poeti, quali ad esempio Carlyle e Macaulay, Dickens e Thackeray, Ten-
nyson e Browning — che simili per alcuni aspetti e in opposizione per
altri stanno a dimostrare la ricchezza e la complessità di questo periodo
— nno dei più fecondi di grandi ojtere di tutta la letteratura inglese
— dobbiamo ora trattare di George ]\Ieredith e Tliomas Hardy. Otti-
mista militante l'uno, l'altro il più illustre esponente britannico di
un'ampia e profonda vena di pessimismo ditt'usasi in Europa nella se-
conda metà del secolo (1), essi hanno in comune il merito di aver ripor-
tato il romanzo — che nei Vittoriani minori andava sempre più specia-
lizzandosi, col rivolgersi a determinati strati sociali o col trattare sin-
goli problemi o sentimenti — a rappresentare la vita umana in tutta
la sua molteplice gamma di valori ed affetti, dando di essa una inter-
pretazione coerente e in un certo senso sistematica, che assurge a signi-
rtcazioni universali, per cui dobbiamo loro l'affermarsi in Inghilterra
del romanzo filosofico.
George Meuedith (1828-1909) tiglio di un sarto di Portsmouth, con
nelle vene sangue irlandese e gallese e due anni di educazione in Ger-
mania nel periodo formativo — circostanze che gli consentiranno di
vedere le cose d'Inghilterra con un certo distacco — fu avviato agli studi
legali, che abbandonO) presto per le lettere. Temperamento eccentrico di
cerebrale, imbevuto delle tendenze scientifiche e critiche dell'epoca, ma
con elementi eterogenei e in parte contrastanti nel suo carattere, il
Meredith è figura di transizione e personalità quanto mai complessa e
originale.
Egli pone a fondamento della sua interpretazione della vita la teoria
darwiniana della selezione naturale, distinguendo nel processo vitab'
tre stadi successivi che chiama : sangue, cervello e spirito. Il corpo
(sensualitàj, la mente (cerebralismo) e soprattutto il cuore (sentimen-
talismo) tradiscono e sviano gli uomini dal retto cammino della sana
(1) Con la filosofia di Schopenhauer, la mu.sica di Wagner, il teatro di Ibsen
** il romanzo russo, per non parlare dell'opera di .Tacobsen, di Strindberg e di al-
tri ancora.
— 249 —
normalità, che lifiigge dagli estremismi e conduce per gradì dal naturale
allo sitirituale. 11 Meredith è pronto a scoprire queste deviazioni e debo-
lezze degli uomini col suo « spirito comico » che non risparmia né l'asceta
uè il razionalista, né il sensuale né il sentimentale, facendo squillare
senza pietà il suo riso argentino di scherno.
Iniziò la carriera letteraria con un volume di versi Poons (1851)
contenente alcune belle liriche — tra le quali la prima stesura di Love
in the Vaìley, una delle sue poesie migliori — dedicato al suocero
Thomas Love Peacock, scrittore che ebbe notevole influsso sul suo svi-
luppo letterario, sebbene non sempre in senso positivo, e con una fan-
tasia burlesca in prosa The Sharing of Shappat (ISoG). ispirata dalle
Mille e una notte. Seguirono una serie di romanzi The Ordeal of Richard
Feiercl (1859), una delle sue opere i)iù felici, Evan Harrinf/ton (1801),
Emilia in England (1864) e The Adrentures of Harry Richmond (1871),
nei quali egli studia Tessere umano in quel periodo tra l'adolescenza e
la giovinezza in cui si sviluppa e assume un carattere definitivo, e i
diversi tipi rappresentati dimostrano la varietà della sua arte.
Arte personale, di carattere impressionistico, che procede a sbalzi
e ])er illuminazioni, trascurando T ambientazione e la caratterizzazione
dei personaggi (soprattutto secondari), la verisimigiiauza delle situa-
zioni e il regolare svolgimento della narrazione per giungere alle grandi
scene madri tra i personaggi principali in cui lo scrittore profonde le
sue qualità migliori di introspezione psicologica e d'afflato lirico con
risultati talora superbi, come ad esempio nel soave idillio tra Richard
e Lucy o nella scena patetica della morte di quest'ultima in Richard
Feverel.
I difetti cui abbiamo accennato e lo stile oracolare, allusivo, oscuro
per troppa condensazione, che passa da un aforismo all'altro nella preoc-
cupazione continua di essere sottile, vivace e nuovo, impedirono a questi
romanzi — e impediscono in parte tuttora alle opere del ^leredith in
generale — di ottenere dal pubblico quel riconoscimento che certamente
meritavano e che l'orgoglioso autore — atteogiantesi a grande pensa-
tore incompreso e profetico — sempre disdegnò.
Nel 1862 fece ritorno alla poesia con Modem Love, il suo capola-
voro poetico, raccolta di cinquanta sonetti « sui generis » (formati da
quattro quartine di pentametri giambici) ispirati alle tristi vicende della
sua vita coniugale, conclusasi tragicamente col suicidio della moglie,
dalla quale si era separato.
Particolare interesse per gli Italiani ha, oltre ad Emilia in England.
ribattezzata più tardi Sandra Belìoni (1887), storia di una cantatrice
che ci introduce nell'ambiente degli esuli italiani a Londra, il suo se-
— 250 —
giiito Vittoria (J8(>7), sintesi epica del nostro Kisoigimento e gioii tica-
zioue della grande figura del Mazzini, frutto di un soggiorno d»'l
?^leredith in Italia e in Austria nel 186t>-7, quale corrispondente di guer-
ra del giornale Morninr/ Pofit.
Trascurando altri romanzi e novelle di minor rilievo dobbiamo ora
Incordare BcaucJianip'.s Career (187.")). romanzo a sfondo politico, e The
Ingoisi (1879), il capolavoro dell'autore e uno dei più bei romanzi del
secolo, in cui si fondono tra loro i due temi — fondamentali nel pen-
siero e nell'arte dello scrittore — dell'egoismo umano e del rapporto tra
i sessi. L'interesse dell'opera, che è stata definita « la commedia delhi
natura umana studiata nei salotti dell'alta società », sta principalmente
nello studio attento dell'eroe del romanzo Sir Willoughby Pattei-ne, con
dotto con grande penetrazione psicologica e cura dei più minuti parti-
colari, sino ad ai)parire talora un poco monotono per il costante ripe-
tersi delle medesime reazioni al mondo esteriore. Ma anche altri perso-
naggi, come Dr. Middleton e Yernon Whitford (1), Mrs. Mountstuart,
le zie di Willoughby, ecc. hanno la vitalità delle grandi creazioni, spe-
cialmente Clara Middleton, forse la più bella figura di una magnifica
galleria di ritratti muliebri, che costituisce una delle massime glorie
dell'autore.
Nella serie seguente di romanzi Diana of the Cross wai/s (1885), One
of our Conquerors il891), Lord Orniont and his Aminta (1894) e The
Amazing Marriage (1895), lo scrittore, riprendendo lo studio dei rapporti
tra i sessi, si fa cavalleresco e pugnace assertore dei diritti della donna,
vittima dell'egoismo maschile, alla quale chiede «più cervello » per poter
essere la compagna e l'uguale dell'uomo e non già la sentimentale ])npat-
tola strumento del suo ])iacere.
In anticipo sul suo tempo, anzi sovente in aperto contrasto con esso.
Meredith rivela altìnità di pensiero col Ilrowning, al quale rassomiglia
oltre che nell'ottimismo virile e combattivo, nella tecnica im})i-essio-
nistica e purtroppo anche in quel processo di intellettualizzazione clie a
volte intorbida e rende oscura l'arte del cantore di Sordello. Tra le varie
raccolte di versi che venne pubblicando a intervalli durante tutta la
sua vita, ricordiamo ancora soltanto i Poeìns and Lyrics of the Joy
(>/ Karth (1883), A Reading of Earth (1888) e A lìeading of Life (1901),
che lo mostrano spirito pagano, adoratore della terra da lui concei)ita
come essere vivente, e che contengono alcune delle sue poesie migliori.
(1) Nei quali ritrae risiìettivanicnte il suocero T. L. Teacooli e I.eslie Steplieii.
critico e biografo illustre del tempo.
— 251 —
quali The Ballad of Past Meridian^ The Woods of W'csfrrnìnììì . The
Thrush in Fehruary, The Xuptials of Attila ed altre.
Sono del pari degli antivittoriani gli scrittori pessimisti, al gruppo
dei quali appartiene a buon diritto, oltre al già ricordato ^Matthew
Arnold, Jambs Thomson ^^1834:-82), poeta della disperazione, che scrisse
sotto il pseudonimo di « li. V. » (Bysslie Vanolis). La morte della fidan-
zata avvenuta quand'era ancora giovanissimo divenne in lui una specie
di ossessione, così che in molte parti della sua opera cantò « la morte
e suo fratello l'amore ». E' questo il motivo dominante di To our Ladies
of Death, delle allucinazioni di Insomnia e del poema allegorico The
City of Dreadful Xight (1874), la sua opera più importante. In essa ci
descrive una città immersa nelle tenebre per la quale vagano fantasmi
ed esseri viventi che hanno perduto le loro più care illusioni ed espri-
mono la loro rinuncia alla vita e alla gioia, con disperate risa o sin-
ghiozzi. A coloro che si ribellano il poeta addita l'enorme statua della
Malinconia che domina la città e che insegna loro la religione della
Rassegnazione. L'incubo e l'orrore di queste pagine morbose le rende
a volte altamente suggestive e impressionanti.
Samuei. Butler (1835-1902), figlio di un sacerdote e destinato alla
carriera ecclesiastica che non volle seguire, è un ribelle e un iconoclasta.
Egli rivolge la sua pungente ironia contro la società vittoriana attac-
candola senza pietà in tutte le sue istituzioni e credenze. La prima
opera importante Ereichon (1872) (1) è una specie di utopia moderna
scritta da uno Swift che ha letto Voltaire e che conosce la teoria di
Darwin. La critica che egli fa della Chiesa, dei suoi dogmi, dei suoi
ministri, è veramente acuta, come lo è quella dei tribunali e delle
università. Seguirono alcuni libii di controversia religiosa e scientifica
The Fair Haven (1873), Life and EaMt (1877), Evolution, Old and New
(1879), God the Known and Qod the Unknown (1879) e Unconscious
Memory (1880).
Dai suoi viaggi frequenti in Italia trasse materia per il volume
Alps and >^anctuaries of Piedmont and the Canton Ticino (1881), libro
di viaggi inimitabile nel suo miscuglio di giudizi favorevoli di luoghi
e di persone e di caustica ironia. Attratto dal problema omerico che ri-
solse a suo modo in The Authoress of the Odyssey (1897), tradusse in
prosa robusta V Iliade e V Odissea. Studiò pure la questione shakespea-
riana in Shalcespearc's Sonnets^ reconsidered and in part rc-aìTanged
(1899) e riprese nuovamente la critica di carattere religioso in Erewhon
(1) Anagramma di Nouhere.
— 252 —
Revisited (1901). Postumo uscì l'altro suo libro importante The Wai/ of
Ali Flesh (3JJU8), romanzo autobio<>riilico in cui l'autore descrive l'edu-
cazioue avuta in famiglia con una crudezza che rasenta la ferocia.
La sua opera è di una complessità singolare così come è originale
nei suoi diversi aspetti il carattei-e dello scrittore, che rimase per tutta
la vita una figura solitaria, sconosciuta o quasi al gran pubblico. Egli
procede, fino a un certo punto, lungo le linee seguite dal pensiero mo-
derno, ma la sua opera è quella di un precursore e sembra adombrare
modi e teorie proprie del pragmatismo e del bergsonismo, mentre la
tendenza al compromesso, l'umorismo e il senso del concreto, fanno di
lui un tipico rappresentante della sua razza.
William Hale White (1831-1913) nei romanzi The AutoMographi/
of Mark Ruthcrford (1881) e Mark Ruthcrford's Deliverance (1885), tem-
perando il doloroso realismo di carità e di « humour », diede espres-
sione con profonda sincerità emotiva all'intimo conflitto di uno spirito
religioso, che perduta la fede cerca di rifarsi una ragione di esistere
nell'adempimento dei doveri quotidiani.
Scrittore realista e pessimista è anche Georgb Robert Gissing
(1857-1903), educato all'Owens College di Manchester, che un matri-
monio avventato quand'era non ancora ventenne e alcuni atti sconside-
rati, costrinsero ad abbandonare, con suo perenne rammarico, una i)ro-
niettente carriera accademica alla quale era tratto dal suo amore vivo
e disinteressato degli studi e del sapere.
Visse di stenti per qualche tempo in America, poi in Germania,
a Jena, dove studiò filosofia, in particolare i positivisti e Schopenhauer.
Ritornato a Ixjndra, continuò in quella città una vita grama e mise-
revole da cui deriverà in gran parte la materia per le sue opere — nelle
<iuali risente l'influsso degli scrittori naturalisti francesi — divenendo
suo malgrado lo « storico delle classi medie » inferiori, ch'egli descri-
verà nei suoi romanzi con veridicità scrupolosa ma senza simpatia.
Spirito aristocratico e sdegnoso, al Gissing manca appunto il senso
deUa fratellanza e della solidarietà umana e l'umorismo, mentre la pro-
pensione a far trionfare nei suoi libri il male e l'avversa fortuna e l'at-
teggiamento costante di uomo amareggiato e offeso, rendono la sua rap-
presentazione della vita unilaterale e preconcetta, e la sua arte — priva
di lenocini ma non ravvivata mai dalla luce di un sorriso — alquanto
monotona e a volte poco convincente. Egli eccelle tuttavia nella figura-
zione di esseri anormali, di contrasti di temperamento, di gelosie e di
amori intesi con mera attrazione sessuale.
I suoi romanzi principali — nei quali usa uno stile sobrio, nitido
— 253 —
o preciso — sono Demos (1<S8()), dove studia l'influenza negativa del
socialismo sulle classi lavoratrici; The Ncther World (1889), in cui
riprendendo con la descrizione dei bassifondi di Londra un argomento
da lui sovente trattato insiste sui lati oscuri e degradanti della povertà;
Nciv Gru!) Street (1891), quadro penoso e deprimente della vita dei
letterati senza quattrini e senza successo, una delle sue cose migliori;
Born in Exile (1892), romanzo assai pregevole per Faccurato studio
psicologico del protagonista, strano miscuglio d'idealismo e bassa ipo-
crisia, e come il precedente in parte autobiografico; e The Odd Women
il893), ove tratta il problema deiremancipazioue della donna.
All'infuori dell'ambito del romanzo scrisse l'importantissimo sag-
gio Charles Dickens : A Criticai Studi/ (1898), opera di prim'ordine,
che fa rimpiangere che il Gissing non abbia lavorato di più nel campo
della critica; By the loniau Sea (1901), impressioni calabresi raccolte
durante un viaggio in Italia; e The Private Papers of Henry Ryecroft
(1903), di carattere autobiografico, il libro più piacevole e quindi più
letto di questo scrittore che non sarà mai popolare.
Poeta e prosatore come il Meredith e al par di lui in anticipo sul
suo tempo, è anche Thomas Hardy (1840-1928), il più grande degli scrit-
tori pessimisti vittoriani, nato nel villaggio di Higher Bockhampton
]>resso Dorchester (il Casterbridge dei suoi romanzi) da antica famiglia
alquanto decaduta. Seguendo la professione paterna si dedicò dappri-
ma all'architettura che abbandonò per le lettere nel 1874, dopo il suc-
cesso del romanzo Far from the Madding Crowd, successo che gli con-
sentì inoltre di sposare Emma Lavinia Giflford. Costruitosi qualche anno
più tardi una casa di campagna, Max Gate, nel nativo Dorsetshire —
l'egioue agricola dell'Inghilterra meridionale, ch'egli farà rivivere nelle
sue opere coli' antico nome di Wessex — vi trascorse la maggior parte
della vita, priva di avvenimenti notevoli, in quieta meditazione.
Quella terra triste e solenne, lontana dalle città industriali, tra
boschi e campi, colline e distese solitarie, sparsa delle memorie e delle
reliquie del passato, fu posta dal poeta al centro del suo mondo fanta-
stico e nella rude lotta di quegli uomini semplici e forti contro la natura
avara e primordiale — incombente su loro come una necessità inelut-
tabile subita nei secoli — contro la cecità del caso e l'impulso incon-
trollato delle passioni, egli vide rispecchiarsi il destino dell'umanità
intera, onde investì le loro storie tragiche di un significato universale
che trascende i limiti di quei luoghi e di quelle creature.
Nel suo pessimismo confluiscono e si fondono quindi fin da principio
elementi sentimentali e razionali, più tardi approfonditi dalla rifles-
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Tav. XXXI
Herbert George Wcll.-
.Toseiih <'<iiir;i(l.
Kuilyard Kipliiifr.
George l'ernard Shaw
Tav. XXXIT
J;imes Jovce.
Virs'iiii.-i Wdolf.
David Herbert Lawrence.
Thomas Stearns Eliot.
sione e dalla lettura del Darwin, dei positivi.sti e di Schopenhauer, ma
il suo credo filosofico resta sostanzialmente immutato nel tempo e nel
doloroso soggettivismo. Hardy, che perdette assai presto la fede, ri-
guarda l'esistenza come un accadimento fortuito, per cui l'uomo —
unico essere cosciente — è in balia delle forze cosmiche irrazionali che
dominano l'universo : sta in ciò la tragicità e l'ironia del suo destino.
Questa concezione pessimistica della vita è tuttavia riscattata o per
lo meno attenuata dal .senso di solidarietà e di com])as.si(uie del poeta
verso i suoi simili, dall'enfasi ch'egli pone nel rilevare il coraggio indo-
mito con cui essi affi'ontano la sorte, dal suo umorismo e dal vivo senso
della bellezza naturale. Egli non mette in ridicolo come il Meredith le
debolezze e le follie degli uomini, uè si accanisce a mostrarne la meschi-
nità e gl'istinti perversi come il Gissing, al contrario ama indugiare
sulle anime j)iù riccamente dotate, delle quali i<cusa le intime contrad-
dizioni e le deficienze come inerenti all'essere umano.
A volte però il fato che governa i per.><onaggi nei suoi libii non ci
appare .soltanto improvvido e cieco e (juindi indifferente ma ostile e
maligno e .*<embra che lo scrittore stesso impedisca alle sue creature di
salvarsi. Questo avviene soprattutto nei romanzi della maturità, nei
quali la struttura generale e lo svolgersi dell'intreccio hanno qualcosa
di voluto e di forzato che ne diminuisce l'intensità tragica e la vali-
dità artistica.
Hardy iniziò la carriera letteraria scrivendo dei versi e continuò
per tutta la vita a occuparsi di ]>oesia, ma le sue raccolte poetiche
verranno pubblicate molto più tardi, cosicché è come prosatore ch'egli
s'affermò dapprima e divenne poi il più famoso e discusso scrittore in-
glese del suo tempo.
Fin dal primo romanzo notevole Under the Greenwood Tree (1872),
in cui ci offre alcuni magnifici quadri di vita agreste, egli determina
oltre all'ambiente quello che sarà il tema fondamentale della sua arte,
l'amore : elemento irrazionale che turba l'equilibrio dei suoi personaggi
e rompendo la cerchia delle convenzioni prepara la tragedia. Hardy pos-
siede in grado superlativo il dono dell'aneddoto e il potere d'inventare
sempre nuovi incidenti coi <iuali far procedere l'azione del romanzo; è
invece meno efficace quando tenta di caiatterizzare i personaggi per mez-
zo del dialogo, salvo che non si tratti della semplice e saporosa parlata
dei contadini.
Vero figlio del suo tempo, egli studia l'uomo nelle sue relazioni
colla società in cui vive e aff'ionta — senza la consueta reticenza vitto-
riana — l'arduo problema dei rapporti tra i sessi in una serie i)oderosa
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17 - Breve storia della letteratura inglese.
di romauzi, i ]>iù importanti dei quali sono : Far from ihe Madding
Croivd (1874), dove unisce all'umorismo e al fascino della vita campe-
stre la sicura delineazione dei caratteri; The Return of the Native
(1878), opera tra le più perfette per l'armoniosa fusione degli elementi
tragici e idillici; The Mai/or of Casterlridge (1886), in cui scolpisce nel
protagonista Michael Hencliard uno dei suoi più vigorosi e originali
personaggi maschili; The Woodìandcrs (1887), triste storia di amori non
ricambiati; Tess of the d'Urhcrvilles (1891), opera tragica nel senso gre-
co, ritenuta da molti malgrado le ineguaglianze il capolavoro dello scrit-
tore; e Jude the Obscurc (1890), ove il pessimismo grava la mano del-
l'autore detraendo pregio ad un'opera che ha parti e figure di primo
ordine.
Lo scandalo provocato da quest'ultimo libro indurrà lo scrittore
ad abbandonare il romanzo per dedicarsi interamente alla poesia. Così
l'ormai sessantenne romanziere vittoriano si rivelerà agli albori del
secolo XX come una forza viva della poesia inglese, vincendo a poco a
poco le diffidenze della critica, con una serie di raccolte di versi altret-
tanto poderosa di quella dei suoi romanzi: Wessex Poems (1898), Poems
of the Fast and the Prescnt (1902), Tiìne's Laughing-Stocks (1909),
^^atires of Circumstance (1911), Moments of Vision (1917), e Winter
Words (postumo, 1928).
Poeta forte, ma disuguale, il suo stile non si distingue per feli-
cità verbali o metriche, ma per l'immediatezza espressiva e la limpida
precisione. Sovente nei suoi versi troviamo soltanto profondi pensieri ed
emozioni, il materiale grezzo per così dire della grande poesia, talora
però egli riesce a dar forma adeguata all'intima visione, mostrandosi
lirico ispirato e originale. Tra il 1903 e il 1908 compose il dramma epico
in tre parti e diciannove atti The Dynasts, grandiosa sintesi storica e
simbolica delle guerre napoleoniche, con personaggi reali e spii'iti so-
prannaturali, che ne commentano l'azione, come i cori nelle tragedie
greche. E' l'opera poetica di più ampio respiro che il nostro secolo
abbia prodotto.
Thomas Hardy, che alcuni anni dopo la morte della prima moglie
si era risposato nel 1911 con Florence Emily Dugdale, la sua futura
biografìa, morì a Max Gate e le sue ceneri riposano nel « Poets' Corner >>
dell'Abbazia di Westminster. . -
Tra i pessimisti minori ricordiamo i poeti Arthur O' Shaughxessy.
John Davidson, Ernest Dowson e in particolare Alfred Edward
HousMAN (1859-1986), dotto latinista, professore all'università di Cam-
bridge, autore dei volumetti A Shropshire Lad (1896) e Last Poems
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(1922), nei quali la sua amarezza trova espressione in versi di squisita
fattura e di nitore cristallino. Spirito pensoso e indipendente, resta in
disparte come artista, ma si mostra osservatore attento degli svilui)])i
della poesia e delle tendenze critiche del suo tempo. La sua conferenza
The Name and Nature of Poetry (19:^3), tenuta appunto a Oambrid<<(*,
è una presa di posizione contro le pretese di quella scuola — pur brii
lante e seria, con a caj)© I. A. Richards — che lo studio della poesia
si avvantaggi dei metodi logici e scientifici.
— 257 —
J
XV
TAKDI VITTORIAXI E TOSTVITTORIAXI
Man mano che ci si avvicina alla tine del secolo XIX, col rapido
sviluppo del progresso tecnico, che trasforma incessantemente le con-
dizioni di vita e di ambiente, spostando i rapporti tra gl'individui e
le classi, tra l'uomo e la donna e rendendo più stretti i vincoli del-
l'Inghilterra col continente europeo e con l'America, nuovi valori si
formano e nuove correnti si delineano nel campo letterario.
I legami con la tradizione, linora saldissimi in Inghilterra, vanno
allentandosi : il conllitto tra la fede e la scienza, che era stato uno
dei problemi più «indiati e dibattuti del mondo vittoriano, perde la
sua urgenza e gran parte del suo interesse, che va sempre più pola-
rizzandosi intorno alle questioni sociali e politiche, massimamente do-
po l'avvento del socialismo; d'altro lato gl'intlussi letterari stranieri
divengono fattori di primaria importanza ed alterano profondamente
il corso tanto della poesia che della prosa inglesi.
L'EISOTIi^MO.
Il romanzo che, salvo qualche eccezione, aveva conservato nel
periodo vittoriano — nonostante i ])rogressi enormi, sebbene graduali
— soggetti e caratteristiche insulari — nell'alternarsi e nel confonder-
si degli elementi tragici e comici, nelle digressioni e negli u a parte »
con cui gli scrittori intervenivano nella narrazione, nella reticenza nel
trattare i problemi sessuali — acquista ora carattere cosmopolita e di-
viene progressivamente il genere letterario più in voga, mentre ridot-
,to di mole e di piezzo soddisfa sempre nuove e più vaste categorie di
lettori.
Del bisogno di accontentare (juesto pubblico, di gusto meno esi-
gente, che ricerca nel romanzo soprattutto il modo di evadere dalla
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monotonia della vita cotidiana, si rese conto tra i pi-imi Robekt Louis
Stevenson (1850-94), il quale fece rinascere il romanzo d'avventure,
ricavandone effetti meravigliosi di stile, che non possono tuttavia ma-
scherare i limiti della sua arte.
Nato a Edimburgo e figlio di un ingegnere, studiò dapprima in-
gegneria in quella università, laureandosi però in legge nel 1875. Tu-
bercoloso, la sua vita è una continua lotta contro il male, che lo spinge
a frequenti viaggi all'estero in cerca di salute e che, se lo condurrà
a morte immatura per emorragia interna, non potrà trionfare mai del-
la forza spirituale e dell'innato ottimismo dello scrittore.
I^ sue prime opere, An Inlamd Voijage (1878), descrizione di un
giro di canoa fatto dallo Stevenson in Belgio e in Francia, e Travels
ivitJi a Donkey in the Cevennes (1879), altro libro di ricordi e d'e-
sperienze personali di viaggio, hanno carattere saggistico e si ricol-
legano allo Sterne per il fascino personale e sentimentale che da essi
emana.
In Francia aveva incontrato e s'era innamorato di un'americana,
Mrs. Fanny Osbourne, che — divorziatasi dal marito — egli raggiun-
se in California e sposò nel 1880. Il matrimonio fu felice, ma il viag-
gio in America, fatto cogli emigranti, peggiorò la sua salute. Stabi-
litosi con la moglie presso Calistoga, sui monti della costa california-
na, vi rimase per qualche anno, tornando quindi in Europa; frutto
del suo soggiorno nel Far West è il volume The Silverado Squatters
(1883).
Intanto aveva composto e pubblicato in varie riviste e giornali
numerosi saggi e racconti che raccolse poi nei volumi Virginihus
Puerisque (1881), saggi di natura intima e varia, Faniiliar Studies of
Men and Books (1882), saggi critici, e The New Aralnan Nights (1882),
novelle in cui mescola la fantasia e il sentimento romantico all'umo-
rismo con effetti caratteristici. Questo libro ed altre novelle pubbli-
cate in seguito contribuirono alla diffusione del genere, già in voga
in America, soprattutto per merito del Poe, e in Francia.
Ma la fama gli giunse soltanto dopo la pubblicazione in volume
del romanzo d'avventure Treasure Isla/nd (1883), divenuto un classico
pei ragazzi. A questo seguirono una serie di romanzi storici d'am-
biente scozzese Kidnapped (1886), col seguito Catriond (1893). The
Black Arroto (1888) e The Master of Ballantrae (1889), coi quali lo
scrittore emula Parte di Walter Scott, che sopravanza in rapidità di
svolgimento e finitezza stilistica senza averne tuttavia la dovizia in-
ventiva e la spontaneità. In The Strange Case of Dr. Jekyll and Mr.
Eyde (1886), che ebbe grande successo in America e in Europa, lo
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Stevenson, ispirandosi al Poe, si diparte dal suo genere solito per
scrivere un'allegoria moderna del bene e del male, narrando un caso
di sdoppiamento di personalità.
Peggiorate le sue condizioni di salute e prescrittogli un cambia-
mento* totale di clima, egli ritornò in America, facendo poi una lunga
crociera nel Pacifico e stalli lendosi nel ISfKÌ nelle isole Samoa, ove
continuò l'attività letteraria, interessandosi pure alla sorte degl'indi-
geni, fino alla morte improvvisa.
Rimasero così incompiuti due romanzi a cui attendeva, Weir of
Hermiston (1S9(;), vigoroso racconto del Border scozzese, che alcuni
considerano la .sua cosa migliore per la sobrietà incisiva e la più at-
tenta caratterizzazione dei personaggi, e St. Ives (1897), completato
da Sir Arthur Quiller Couch (« Q »).
Allo Stevenson, dotato d'una personalità e d'un fa.scino inspiega-
bile ad alcuni dei suoi critici, difetta la profondità e l'originalità. Si
discosta dai romanzieri vittoriani, dei quali ha le preoccupazioni mo-
rali, per la cura raffinata e persino eccessiva dolio stile, di classica
chiarezza e luminosità, e per l'umori.smo capriccioso e infantile, che
ne faranno sempre un beniamino dei giovani : qualità certo inconsuete
in un'età di realismo e di scienza.
L'artificiosità dello scrittore, che spince taloi-a nella sua prosa ul-
tra^laborata, è meno .sensibile nei suoi volumi di versi, soprattutto in
A CliiWs Garden of Yerscs (1885), il migliore di essi, libro sui ra-
gazzi più che pei ragazzi, privo di sdolcinature e di pretesa innocenza,
che rivela il carattere fantasioso e un po' bizzarro della sua natura
essenzialmente lirica.
Joseph Conrad (1857-1924). Teodor Jozef Konrad Korzeniowski
nacque in l'craina da genitori polacchi. Kimasto presto orfano fu al-
levato da uno zio materno che lo fece studiare a Cracovia, ma attratto
dal mare, abbandonò gli .studi per arruolarsi prima nella marina mer-
cantile francese e poi in quella inglese, percorrendo passo passo tutta
la carriera fino a diventare capitano di lungo corso nel 188C, anno in
cui ottenne la cittadinanza britannica.
Impadronitosi della lingua inglese, di cui divenne un riconosciuto
maestro, sebbene non la dominasse mai nella pronunzia, andò len-
tamente componendo il suo primo romanzo Almaì/rr's Folly (189?)), il
cui successo lo decise ad abbandonare la vita marinara e a dedicarsi
alle lettere, stabilendo.si in Inghilterra, dove sposò l'anno dopo una
londinese, Jessie George.
Vissuto per tanti anni sul jionte delle navi, toccando porti e terre
lontane dall'Estremo Oriente all'Australia, al Congo, all'America cen-
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trale, egli s'era imbevuto di quell'atmosfera eccitante e romantica che
formerà lo sfondo esotico e avventuroso della maggior parte dei suoi
romanzi e racconti.
Tra 1 principali di essi ricordiamo : The Nigger of the Narcissus
(1898), Lord Jim (190(0, Youth (1902), Ti/phoon (1903). Nostromo
(1904), Chonrr (1913), Victory (1915), The Rorrr (1923), oltre a due
volumi assai notevoli di memorie e impressioni The Mirror of the ^ea
(190G) e A Personal Record (1912).
Su questo scenario di vita marinara e di assolate regioni tropi-
cali, descritte coi i)iiì smaglianti colori e le risorse di un vocabolario
preciso, ricco e vario, vivono e agiscono i suoi personaggi — capitani,
lupi di mare, avventurieri e bricconi d'ogni età, genere e razza — nei
quali l'autore cerca sempre e sostanzialmente una cosa : l'uomo, stu-
diandolo nelle sue azioni e meditando sul suo destino.
In ciò il Conrad, mentre si discosta nettamente dal semplice ro-
manzo d'avventure dello Stevenson, s'avvicina all'intimismo psicologi-
co di Henry James e di Marcel Proust, rivelando la sua anima slava
nella dolorosa sensibilità verso la miseria umana, nella tragica os-
sessione della solitudine e dell'ignoto, nel senso del mistero della vita.
Pur essendo riprodotti in modo realistico e ben individualizzati, i suoi
personaggi, di solito ne com])letamente malvagi né in tutto buoni, han-
no un fondo comune di desolazione e di distacco, un senso epico d'ine-
vitabilità, che li rende a un certo momento esseri simbolici, rappre-
sentativi dell'uomo in generale al di fuori delle contingenze di tempo
e di spazio. In essi lo scrittore considera qualità positive quelle che
promuovono la solidarietà umana : la fedeltà, il coraggio, l'amore, e
negative quelle che allontanano l'uomo dall'uomo e lo rendono estraneo
e nemico : l'egoismo, la cupidigia, i pregiudizi sociali^ nazionali e di
razza.
Il Conrad ha subito l'influsso dei realisti francesi e in particolare
del Flaubert; è tuttavia artista consapevole e originale, che ha usato
la tecnica della narrazione indiretta e multipla in modo nuovo, fa-
cendo dei narratori e della narrazione elementi non soltanto comple-
mentari ma reciprocamente indispensabili. Riconosciuto fin da i^rin-
cipio tra le forze attive del romanzo moderno, dovette lottare a lungo
per guadagnarsi la popolarità e la prosperità. La sua opera è una
delle più caratteristicamente cosmopolite del nostro tempo.
Contrariamente al Conrad, Rudyard Kipling (1865-1936) ottenne
immediata e grande popolarità coi suoi libri, stampati in Inghilterra
negli anni in cui la nazione si faceva sempre più consapevole del suo
destino imperiale, che l'opera politica del Disraeli andava forgiando;
— 262 —
di questo destino ejjli fu strenuo assertore, con ben altra eflfìoaeia clic
uou fosse nella poesia patriottica e nazionalistica quasi contempora-
nea di William Ernest Henley (IJ^J) 1903).
Nato a Bombay da genitori inglesi di religione non conformista,
dopo aver passato alcuni anni in India, ricevendone le pi ime impres-
sioni incancellabili, fu educato in Gran Bretagna e avviato alla carrie-
ra del funzionario governativo, che non seguì a causa della vista di-
fettosa. Tornato in India nel 1882, si dedicò al giornalismo e molti
suoi bozzetti, racconti e versi, più tardi raccolti in volume, apparver<^
dapi»rima nelle pagine dei giornali.
Coi Fìain Tales froìn the Hills, i)ubblicati a Calcutta nel 1888,
tosto seguiti dai volumetti Soldirr.^ Thrrc, The Stori/ <>f the Gadshi/s.
In Black and Whitc, Under the Deodara, The Phantom Riclshaw e
Wee Wilìic Winìcie, apparsi in rapida successione nello stesso anno,
s'inizia quella serie di racconti d'ambiente indiano che attrassero su-
bito i lettori, stanchi di preziosismi letteiari ]!Ìù o meno decadenti e
delle imitazioni del realismo francese, rendendolo ben piesto famoso.
Ammiratore della forza ed esaltatore della stirpe anglosassone, il
Kipling ci presenta, su di uno sfondo naturale selvaggio e imponente, la
vita delle guarnigioni inglesi in India — ufficiali, funzionari civili e sol-
cati — mettendone in rilievo l'energia indomita, lo spirito d'avventura,
il senso del dovei-e, l'abnegazione tino al limite estremo, (^uel modo di
narrare franco e brutale, quell'umorismo soldatesco, che del gioina-
lismo aveva la vivezza e la spontaneità, sebbene guaste talora dal difetto
di gusto e dall'enfasi retorica, rivelavano la fresca potenza d'uno scrit-
tore di genio e documentavano l'opera assidua e gigantesca di una
razza di pionieri, che s'era assunta il grave comi)ito — dovere morale
del bianco («the white man's burden ») — di civilizzare le razze in-
feriori.
Queste raccolte furono ri])ubblicate in Inghilteii-a e costituiscono
insieme a Life's Uandicap (1891), che è pure una serie di racconti in-
diani, la prima fase dell'attività letteraiia dello scrittore.
Affermatosi in modo definitivo nel lacconto bieve, il Kijding tentò
con risultato incerto il romanzo in The LUjht that Failed (1891), che
ebbe scarso successo.
L'anno dopo raccolse in volume le Barraci- liooin Baflads (Ballate
della caserma), molte delle (piali ei-ano già apparse pi-ecedentemente
in riviste letterarie, destando — pur nel loro rude linguaggio soldate-
sco — viva ammirazione per l'eloquenza con cui il poeta esaltava la
grandezza imperiale britannica e per la sonorità marziale del ritmo.
Il Kipling compose altre due raccolte poetiche The ^evcn »S'cas (1890)^
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in cui .si rinnovò in forma auclie maggiore il consenso ottenuto nella pre-
cedente, e The Five Nations (190S), che si concludeva con la nobile ode
Rccessìonal (1897), scritta pel giubileo della regina Vittoria.
Sposatosi con un'americana Caroline Starr Balestier, lo scrittore
— che collaborò col fratello di lei, Charles Wolcott Balestier, in un
lungo racconto d'avventure The Naulahka — si stabilì con la moglie
negli Stati Uniti per circa quattro anni (1892-6)^ durante i quali com-
pose oltre alla raccolta di novelle Many Inventions (1893), prevalente-
mente d'ambiente indiano, tra le quali meritano speciale menzione i
racconti In the Rukh e Mij Lord the Elephmit, i due famosi libri sulla
giungla indiana The Jungle Book (1894) e The Second Jungle Book
(1895), con cui inizia una nuova fase della sua attività letteraria,
creando un mondo nuovo e conquistando un nuovo pubblico.
Queste storie di animali — umanizzati al modo dei favolisti e rap-
presentati sovente con maggior profondità^ e introspezione che non
metta nei suoi uomini — e di Mowgli — il ragazzo allevato dai lupi ed
educato da Bagheera, la pantera nera, e dall'orso bruno Baloo — ci
offrono, come osserva giustamente il Blebora, « il segreto più profondo
della spiritualità kiplinghiana; che appunto più validamente si rivela
nella rappresentazione degli animali e dei ragazzi, quasi per un senso
mistico del primigenio e dell'elementare » (1). In The Second Jungle
Hook, oltre alle storie d'animali, ricordiamo The Miracle of Purun
Bhagat, uno dei racconti più perfetti usciti dalla penna del Kipling.
Tornato in Inghilterra, pur facendo frequenti viaggi all'estero —
fu in Africa nel 1900 quale corrispondente di guerra durante la cam-
pagna boera — continuò a scrivere e a pubblicare. Ai Captains Cou-
rageous (1897), libro d'avventure d'ambiente americano, seguì The
Day's Work (1898), volume di racconti che contiene alcune delle sue
cose migliori: storie d'ambiente indiano, come The Bridgc-Builders.
The Tomi) of Bis Ancestors e William the Conqueror, escursioni nel
regno meraviglioso dei sogni e della fantasia, come The Brushwood Boy,
o infine racconti che rivestono di poesia il mondo delle moderne inven-
zioni meccaniche, come -007.
Nella piena maturità del suo genio lo scrittore ritenta il romanzo
con Kim (1901) e questa volta ottiene un successo memorabile. A dire
il vero il romanzo non dovrebbe essere uè una novella allungata, come
era il caso di The Light that Failed, uè un seguito di racconti staccati
collegati insieme, come in questo secondo tentativo. Tuttavia Kim,
(1) Piero Rebora, La letteratura ìnyìcsc del Novecento, Firenze, Le T.iugue
Estere, 1950, pag. 32.
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nel quale l'autore ci rappreseuta un quadro vivido e completo del-
l'India, di cui ci descrive la natura lussureggiante e misteriosa, la
popolazione, religione e superstizioni, la vita della strada e dei bazar,
è opera incomparabile, la più impegnativa di quante egli abbia pro-
dotte, e rimarrà un classico nel suo genere.
11 romanzo narra le avventure di Kiiuball O'Hara, orfano di un sergente Irlan-
dese e quindi allevato dai nativi, che diviene il chela (discepolo) d'un vecchio lama
tibetano e lo accompagna nelle sue peregrinazioni. Adottato dal reggimento dove
fra stato suo padre e istruito in un cf)llegio, conduce a termine una missione affida-
tagli dalla polizia segreta inglese.
Nelle opere seguenti cresce il desiderio dell'autore di mostrare
la sua bravura stilistica e di sfoggiare tecnicismi verbali e descrittivi,
mentre l'intento didattico diviene sempre più palese. Just-So Storics
(191^2) è un libro di favole per bambini, squisite ma artificiose. In Trafficn
and Discoveries (1D04) ritroviamo i soliti racconti di guerra (quella
boera), di marineria e d'invenzioni. Vi è però un piccolo capolavoro
fantastico Thci/.
L'ultima fase dell'attività letteraria dello scrittore è dedicata si)e-
cialmente ai ragazzi, pei quali con Puck of Pook's Hill (1906) e il suo
.seguito Reicards and Fairìes (191Uj, crea una mitologia .semistorica del-
l'Inghilterra e del suo paesaggio. Le opere posteriori del Kipling, che
ottenne il premio Nobel nel 1907, hanno interesse secondario.
Malgrado la sua superficialità psicologica, l'amore per i forti con-
trasti e i colori sgargianti e l'incapacità di rapi)resentare le creature
umane intellettualmente o sentimentalmente più complesse e raffinate,
liudjard Kipling, per la straordinaria vitalità e potenza inventiva, uni-
te al dono del narratore, rimane, astrazion fatta delle ragioni contin-
genti e transitorie che determinarono il suo successo, uno degli scrittori
più rappresentativi dell'ultimo periodo vittoriano.
Tra gli esotisti minori ricordiamo : Gi»i:ge Boiatow (1803-81), perso-
nalità eccentrica di fanatico protestante e d'innamorato della vita ran-
dagia e avventuro.sa, che ha il merito di aver dato per primo agli
zingari cittadinanza nelle lettere inglesi. Le sue opere principa-
li The Bihle in AS'pa//; (181.SÌ e Larrnffro (1851) col seguito The
Roman// Rijr (1857), .sono storie d'avventure di .sapore picaresco,
sconnesse ma efficacemente narrate, in cni la fantasia si mescola
alla nota autobiografica. Alexander William Kin(;lake (1809-91), sto-
rico della guerra di Crimea e autore d'un affascinante libro di viaggi
Eotlien (1814:), che ha per sfondo il vicino Oriente; Richard Iìurton
(1821-90). colto viaggiatore, scrittore di viaggi e traduttore delle Mille
'■ una notte, la cui opera più importante «"^ il Pilgriniof/c to El-Medinah
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ami Mecca (1855-0); Lat'ubncb Oliphaxt (1829-88), autore del volume The
Russia)} Shorcs of the Black Sea (185:^) e del lonianzo satirico Picenàilììf
(1870); Lai-x:adio Heakn (18r)ó-1904), di padre irlandese e di madre gre-
ca che, dopo esser stato giornalista in America e aver dimorato per due
anni nella Martinica, sulla quale ci ha lasciato un volume, si stabilì in
Giappone, prendendone la cittadinanza e sposando una giapponese. In
Glimpses of Unfamiìiar Japan (1891) e Kokoro (1896) ci narra appun-
to della sua nuova i»atria, di cui ammira la lealtà e l'eroismo del
popolo, la morale e l'arte.
Meritano inoltre di essere qui nominati il giornalista e poeta Sir
Edwix Arnold (1882-1901), che ottenne un successo notevole col poe-
ma d'ispirazione buddista The Lnght of Asia (1879); e Charles Mon-
T£GU DouGHTY ( 1 84.3-1 92()), poeta austero, autore del vasto poema epi-
co The Dawn of Britain (1906-7), ed esploratore, che col suo libro
Trarels in Arabia Deserta (1888), scritto in una prosa arcaicizzante,
intluenzò Thomas Edward Lawiìejxce (1888-1935), l'agitatore dell' Arabia
contro i Turchi durante la prima guerra mondiale. Quest'ultimo, genia
le organizzatore e uomo d'azione, ci narra le sue esperienze e avventure
in Arabia in The ^'eceìi Piìlars of Wi^dom (stampato nel 102(> in un'edi-
zione fuori commercio e poi nel 193.5). opera lunga e diflicilmente defi-
nibile ma ricca di descrizioni suggestive e di figure nettamente dise-
gnate che del deserto hanno la maestà e il mistero. Un riassunto di
questo libro Reiolt in the Desert, pubblicato nel 1927, incontrò subito
grande successo. Al Lawrence dobbiamo ancora alcuni saggi, una ver
sione in prosa dell'Odissea e l'importante epistolario.
LA R IX ASCI T A CELTICA
La Rinascita celtica (« Celtic Revival ») è un movimento lettera-
rio che mira a stabilire, attingendo alle antiche tradizioni, alla lingua
e alla letteratura irlandese, una nuova spiritualità celtica indipenden-
te da ogni influsso anglosassone. Connessa solo in parte al partito po-
litico nazionalista irlandese 8inn Fein (= Noi stessi), si riallaccia al
decadentismo e al simbolismo francese e, per quel che riguarda il tea
tro, soprattutto a quell'aspetto di esso che è l'opera diammatica di
Maurice Maeterlinck. Deve la sua importanza all'aver avuto tra le fi-
le alcuni scrittori di reale talento artistico, che un movimento lette-
rario non può creare degli artisti, può — se mai — rivelarli a se stes-
si e agli altri; così pure le varie influenze e le aflSnità innegabili con
altri movimenti contano soprattutto in quanto trovano una rispondenza
nell'animo di questi scrittori, stimolando tendenze innate preesistenti.
— 266 —
Tra i precursori basti qui nominare per il loro valore letterario
James Maxgax, Sir Samliol Frajaussox,, T. Daxikl Sullivax e in par-
ticolare Staxdish O' Gkady (184G-192S), il quale con le sue storie d'Ir-
landa, concepite in modo epico più che scientifico, e coi suoi romanzi
e racconti storici, scritti col fervore creativo del bardo, ridesta l'inte-
resse per l'antico mondo irlandese, ispirando contemporaneamente dot-
ti e poeti.
Il movimento s'inizia con la fondazione a Londra dell' « Irish Lit
erary Society» (1891), seguita l'anno dopo dall' « Irish National Lit-
erary Society » di Dublino, e annovera tra i suoi promotori e anima-
tori Ch.'irles Gavan Duify. Douglas Hyde, A. Stopford Brooke, George
Sigerson, Lady Gregory, W. B. Veats, J. M. Synge e G. W. Russell. Il
programma chiaramente delineato nel 1893 dal Kev. Stopford Bi-ooke
nella prolusione alla London Society, oltre allo studio e alla pubblica-
zione degli antichi manoscritti irlandesi, comprendeva la versione e il
raggruppamento in cicli dei vari racconti e leggende, da cui si doveva
trarre is])i razione per una nuova produzione poetica.
Di come queste raccolte dovessero esser fatte aveva già dato l'e-
sempio Douglas Hyde (1860-1949), più tardi presidente dell'Eire, con
Beside the Fire (1890), serie di racconti folkloristici, che conservavano
il colore locale e lo spirito sognante, malinconico e fiabesco degli oii-
ginali, nei (juali usa per primo quel linguaggio di tessitura inglese im-
preziosito da vocaboli e costrutti irlandesi, di cui il Synge sarà l'insu-
perato maestro. A questo libro seguiiono i Love Songs of Connacht
(1893), 1 Sonffs dscribed to Raftcry (1903) e The Religious Songs of Con-
nacht (1906), coi quali estese al campo della poesia il lavoro iniziato
in quello della prosa.
L'entusiasmo prodotto dal movimento condusse — oltre alla co-
stituzione di società e leghe per gli studi celtici e indipendentemente
dagli sviluppi politici, che non ci interessano in questa sede — a una
fioritura poetica e letteraria veiamente notevole, che si concretò nel-
l'opera di grande valore artistico di alcuni scrittori, in forme di colla-
borazione poetica e drammatica, tra le quali va ricordata l'antobjgia
Poems and Baìlads of Young Ircìand (1888), e nella fondazione del glo-
rioso « Abbey Theatre » (1904), esempio e modello di teatro nazionale,
che ebbe tanta parte nella rinascita artistica dell'Irlanda.
Al centro del movimento troviamo la figura di William Butler
Yeats (18(>">-1939j, non solo i)eichè ne è la personalità letteraria più
eminente, ma anche perchè seppe comunicare agli altri il suo entusia-
smo e galvanizzare gli animi, trovando sostenitori e scoprendo nuovi
adepti alla causa e agl'ideali pei quali si batteva, sicché Geoige
— 267 —
]^looi'e potè dire che u the whole Irish literary iiiovement arose oiit of
Yeats and returns to Yeats » (1).
Jsacque presso Dublino, di famiglia protestante della contea di
Sligo, dove trascorse parte dei suoi primi anni, studiò quindi pittura
e lettere a Dublino finché a 21 anni si decise per quest'ultima carriera.
La. sua poesia giovanile d'aereo incanto e di raffinata melodia,
mentre lo mostra erede dello i^penser e di Shelley, si ricollega nel suo
misticismo visionario al mondo poetico del Blake e dei preraffaelliti, so-
stituendo al Cristianesimo del primo e al medievalismo dei secondi il
magico sfondo dell'Irlanda e del suo passato leggendario e poetico. È
anch'essa un tentativo di evasione dal mondo moderno della città indu-
striale, della macchina e del razionalismo scientitìco di Huxley e di
Tyndall, da lui detestati per avergli fatto perdere la fede semplice d(M
suoi padri; mondo che il poeta, nel suo bisogno insopprimibile di mi-
sticismo, ritiene del pari illusorio e rigetta per un altro più bello, che
egli stesso crea, le cui leggi profonde sono rivelate solo al cuore e al-
l'immaginazione del vate : intuizioni dell'anima e divinazioni della fan-
tasia ispirata.
In altre parole la poesia non dovrà essere una critica o un'inter-
pretazione della vita, bensì la rivelazione della vita stessa, invisibile e
incomprensibile al profano. Un credo siffatto, se nella sua nebulosa in-
consistenza e fragilità è ovviamente inadeguato a servire di guida alla
civiltà moderna che ha smarrito la via e non sa più scorgere la meta,
serve invece egregiamente allo Yeats per dar vita al suo mondo lirico,
avvolto in un'atmosfera perlacea di quieta e sognante bellezza.
Tra le raccolte poetiche di questo periodo ricordiamo Mosada^ a
Dramatìc Poem (1880), The Wandcrings of Oisbi and other Poems
(1889), The Countess Kathleen and Various Legends and Ld/rics (1892),
The Wind among the Reeds (1899) e i Poems 1S99-1905 (1906), nelle
quali s'ispira prevalentemente al mondo irlandese nei suoi tre aspetti
principali : i miti, gli dei e gli eroi pagani dell'antica epica celtica;
le streghe, gli elli e le fate con cui la fantasia nordica popola i luoghi
familiari; le leggende cristiane medievali.
Dedicatosi ben presto al teatro, che gli sembrava il terreno più
favorevole per venire a contatto con la sensibilità del popolo, fa sorgere
a Londra, con la collaborazione di Lady Gregory e d'altri, il primo
« Irish Literary Theatre » (1899). con attori inglesi, del quale fu per
vari anni uno dei direttori, continuandolo poi a Dublino fino a quando
riesce (grazie al mecenatismo di Miss A. E, Horniman) ad acquistare
r« Abbey Theatre », dove stabilisce una compagnia di attori irlandesi.
(1) L'intero movimeuto letterario irlandese sorse da Yeats e a Yeats ritorna.
— 268 —
La stessa atmosfera incantata di magia e di sogno delle poesie
ritroviamo nel suo teatro, di cui i valori lirici costituiscono l'intima
ragione e la parte essenziale, pur non mancando temi e situazioni di
reale possibilità drammatica. Basti citare, oltre a The Countess Kath-
ìcen, dramma lirico della carità miistica. The Ijind of Heart's Desire
(1894), che ebbe qualche successo sulle scene londinesi, Cathleen ni
koulihan (1902), lavoro in un atto in prosa, tra i più riusciti dal
punto di vista drammatico, nel quale il simbolo acquista ampiezza e
forza d'emozione i)atriottica; The Pot of Broth (1902), farsa verista di
carattere popolare. The Hour Gìass (La clessidra, 1903), di contenuto
fantastico-speculativo con personaggi simbolici come nelle « morali-
ties » medievali; e Dcirdre (1906), uno dei suoi drammi migliori poeti-
camente e teatralmente che riportò anche sulle scene notevole successo.
Maestro della tecnica, Yeats è uno dei poeti moderni più accu-
rati dal i»unto di vista formale. La sua arte col passare del tempo sul)i-
.sce un processo di interiorizzazione, percettibile sia nel teatro sia nella
produzione lirica dell'ultimo periodo, della quale citiamo The Gre<n
Helmet and other Poems (1909-12), Responsibihties (1912-U), The Wild
Swans at Coole (1917), The Tower (1927) e Th^ Winding Stair (1929).
In queste raccolte l'oggettività almeno intenzionale nel ritrarre i dati
leggendari e di fatto tende a sostituirsi con un'interpretazione sempre
più soggettiva e personale di essi, la poesia si fa più sobria, più in-
tellettuale e virile, e il misticismo si tinge d'influssi orientali e d'oc-
cultismo. Ma egli rimane sempre artista sincero ed ispirato, uno dei
maggiori poeti del nostro tempo.
Importante è pure la sua prosa, particolarmente quella di carattere
autobiografico e critico. Oltre al breve romanzo John Sherman (1891)
e alle novelle The ^Secret Rose (1897) e Storics of Red Hanrahan (1904),
ricordiamo i saggi di carattere immaginativo, critico e filosofico Ideas
of Good and Evil (1903), The Cutting of an Agate (1912) e Per Amica
Silentiu Lunae (1918), e i volumi autobiografici Reveries over Childhood
and Youth iUnò) e The Trembling of the Veil (19122), attraenti pel con-
tenuto e per la forma limpida edi espressiva.
Un misticismo più puro di quello di Yeats, essendo libero da ele-
menti fantastici e spiritistici, ritroviamo in Ge<»kgb William Russell
U A. E. », 1867-193.")). unito però a un talento meno versatile e ad in-
feriori qualità poetiche. La parte migliore della sua poesia, ispirata a
una teosofia che si ricollega al pensiero indiano e buddista, si trova
nelle raccolte poetiche giovanili Homeward : Songs hij the Way (1894),
The Earth Breath (1897) e The Divine Vision (1903), scritte con facile
vena ma a volte con iJiofonda intensità spirituale.
— 269 —
Notevoli i suoi saggi e articoli i)olitici e letterari, mentre la sua
partecipazione ai teatro si limita al dramma lirico Deirdrc (1902), in
pi'osa squisita.
Yeats seppe raccogliere intorno a sé un gruppo di scrittori dram-
matici i quali portarono sulle scene irlandesi quel verismo provinciale
che proprio in questo periodo s'andava affermando in Europa e che in
Irlanda, fondendosi con la fantasia e l'umoiismo nativi, assunse aspet-
ti caratteristici.
luii tigura più rappresentativa del teatro iilandese è quella di John
MrLLiNGTox Syxoe (1871-1909), nato a liathfarnliam (Dublino) di fa-
miglia anglo-irlandese ed educato al Trinity College di Dublino. Dopo
la laurea viaggiò in Francia, in Germania e in Italia, stabilendosi poi
per alcuni anni a Parigi, dove si occupò di critica letteraria, t^coperto
da Yeats, che ne intuì il genio e le possibilità, accettò il consiglio di
questi di recarsi nelle isole Aran. all'imboccatura della baia di Galway,
vivendo per un lungo periodo a contatto con quel popolo rude di poveri
pescatori e contadini, osservandone il carattere e i costumi e facendo te-
soro dei loro racconti e della loro lingua colorita. Di questo soggiorno,
che ebbe valore decisivo sulla sua formazione artistica, ci ha lasciato la
descrizione nel volume The Aran Islands (1907).
Dedicatosi al teatro, dimostrò fin da principio qualità di dramma-
turgo nel sicuro intuito scenico e nella facoltà di creare attraverso il
dialogo dei personaggi un mondo plausibile e avvincente da nn lato e
rappresentativo dell'Irlanda dall'altro. I suoi drammi hanno caratte-
re spiccatamente verista. I personaggi — contadini, marinai , vaga-
bondi — sono esseri semplici e rozzi, primitivi nella psicologia ed ele-
mentari nelle passioni, ma egli riesce ad elevare questo mondo popola-
resco, romantico e caricaturale nella sfera della poesia, circondando gli
elementi che lo compongono di un'atmosfera mistico-fantastica che è
insita nell'animo irlandese e perciò connaturata all'ambiente e sponta-
nea nell'artista.
Il linguaggio anglo-irlandese da lui usato, poetico e realistico ad
un tempo, attinge vocaboli ed espressioni dalla viva parlata del popolo,
ma ha un'intrinseca bellezza sua propria che invano altri tenterà più
tardi d'eguagliare.
Il Sjnge non ha preoccupazioni morali, sociali o nazionalistiche,
una sua « commedia, come una sinfonia, non vuol insegnare o provare
nulla ». Artista consapevole ed esigente, pone gran cura a eliminare dai
suoi lavori ogni scoria o superfluità, tanto da apparire talvolta fin
troppo castigato e scarno. Questo scrupolo della forma gli veniva dai
lunghi studi di letteratura francese, alla quale deve inoltre l'attitudine
— 270 —
d'ironico distacco sempre presente nei suoi drammi e così aliena dalla
mentalità irlandese da provocargli più volte il risentimento dei conna-
zionali.
Il primo lavoro, in un atto, The Shadow of the Glen (1903), in
cui ci rappresenta una giovane donna irlandese che abbandona il vecchio
marito avaro, fintosi morto i)er mettere albi prova il suo attaccamento,
e se ne parte con un vagabondo, fu infatti fischiato alla fine dal pub-
blico che non poteva ammettere l'infedoltà di una moglie irlandese. Il
dramma seguente Riders to the ^Sea (1U04), pure in un atto, è un i)ic-
colo capolavoro di poesia : l'infinito dolore di una vecchia madre di
pescatori, cui muore annegato anche l'ultimo figlio, è rappresentato con
attica purezza ed ha la composta dignità della grande tragedia. In The
Well of the Saints (1905), in tre atti, l'autore tratta in modo ironico
e originale il tema del miracolo: un santo ridona la vista a due men-
dicanti, marito e moglie, illusi dalle lodi canzonatorie della gente di es
sere belli, ed essi accortosi dell'inganno e amareggiati chiedono di ri-
diventerà ciechi.
Segue il capolavoro del Synge The Pìaì/hot/ of the Western
World (1907). commedia satirica in tre atti, in cui si mette in ridicolo
Tammirazione del jiopolo irlandese per i delinquenti, dando nel con-
tempo un'efiBcace rappresentazione realistica di ciò che vi è di più tipi-
camente paesano e brutale nel carattere del ]>opolo irlandese e un po' di
tutti i popoli, come osserva giustamente il Pellizzi (li. Gli elementi
drammatici e idillici, patetici e ironici, si fondono .senza sforzo in questa
commedia ricca di movimento e di colpi di scena e ne fanno, unita-
mente alla lingua pura e « saporosa come noce o mela », un'opera
unica nel suo genere, uno dei lavori teatrali più riusciti dei temi)i
moderni.
Trascurando la commedia farsesca in due atti The Tinkrr'.s
Wedding (1907), che non fu mai rappresentata, la carriera drammatica
del Synge si chiude con Deirdre of the Sorrows (1910). alla quale lo
scrittore stava dando gli ultimi ritocchi quando fu colto dalla morte
immatura. La tragedia, in tre atti, riprende l'antica leggenda irlandese
della bc^llissima giovinetta Deirdre amata dal vecchio re dell'Ulstei-
Conchubor, che la trae con l'inganno alla reggia e fa trucidare il suo
innamorato Naisi, onde la fanciulla pazza di doloie si uccide. Questa
storia d'amore, di gelosia e di sangue ha bellezze poetiche e di stile
tali da renderla nettamejite superiore ai pur notev(di lavori sullo stesso
argomento di « A. E. » e di Yeats. già citati.
(1) Camillo Pellizzi, Il teatro inyUKc, Milano, Garzanti, 1*43, pag. 2S).
— 271 —
18 - Breve storia della letteratura inglese.
Altra fìgiii'rt iiiiiiortaiite del teatro ii-laiìdese è L-ady x\ugusta
Gregory (18Ò0-1932), che di esso fu organizzatrice, protettrice e storica
(nel volume Our Irish Theatre, 1913). Tradusse con successo in
« Kiltartan » (così chiama il suo anglo-irlandese) alcune commedie di
Molière, mentre nelle opere originali, tra le quali merita particolare
menzione un gruppo di commedie in un atto pubblicate col titolo ^rven
8hort Plaìjfi (1000), rivela un umorismo farsesco ma spontaneo. Accanto
a lei ricordiamo ancora EnwAito Martin (1859-1024), il inù ibseniauo
degli irlandesi, che ci ha lasciato fra Faltro due forti drammi The
Heather Ficld (1890) e Maeve (1900); e Padraic Colum m. 1881), scrit-
toi'e originale anche esso, più tardi emigrato in America, del quale
citiamo i drammi Broken Soil (100.3), riveduto col titolo The Fìddler'S
House (1907). The Land (lOO.")) e Thomas Muskerrìj (1010); mentre il
contributo di George Moore alla rinascita del teatro irlandese è del
tutto trascurabile.
Tralasciando alcuni scrittoi-i. (piali Lord Dunsany, St. John Ervine.
Lennox Robinson, che formano — insieme a numerosi altri d'impor-
tanza secondaria — la nuova generazione dei drammaturghi irlandesi,
un cenno speciale merita Sean O' Casey (n. 1884), che di essi è il più
rappresentativo.
Nato a Dublino, di famiglia e sentimenti proletari, autodidatta
di non molta cultura, partecipò alla rivolta irlandese del 1010. di cui
ci dà il resoconto nel primo libro da lui pubblicato The Eistory of
the Irish Citizen Army (1918).
Dopo vari tentativi infruttuosi, riuscì a far rappresentare al-
l'Abbey Theatre il dramma in due atti The ^hadow of a Giinman (19*23),
incontrando subito un grande successo popolare. Dalla vicenda di due
patrioti irlandesi, chiacchieroni e codardi, i quali, provocata una
perquisizione nella casa da parte dei soldati del corpo di polizia
britannico, lasciano arrestare la fidanzata innocente di uno di essi,
31 inule Powell, che viene portata via e fucilata, egli sa ricreare quel-
l'atmosfera di terrore in cui viveva l'Irlanda nel periodo insurrezionale,
tracciando con mano maestra figure e macchiette nelle quali il tragico
e il comico coesistono e s'intrecciano di continuo.
Successo anche maggiore riportò col dramma Jiino and the Paycock
(Giuno e il pavone, 1024), a tutt'oggi il suo capolavoro, e con The
J'iough and the Stars (1026), dove ritroviamo lo stesso ambiente in-
surrezionale, in cui la folla multiforme e incoerente, gretta e magna-
nima, eroica e vile, è la vera protagonista. I quartieri poveri di Dublino
vivono in questi lavori in tutta la loro realtà desolata, in un seguito
di scene apparentemente caotiche, che l'autore riproduce ricorrendo
— 272 —
a ima tecnica ciuematografica, la quale del verismo lia il carattere
fotografico ma uou gl'intenti.
Nei drammi posteriori The Silver Tassie (1929), Within the
Gatcs (1934), Red Roscs for Me (1942) ed altri secondari, l'autóre si
sforza di raggiungere una forma più persuasiva e di dare al suo pen-
siero e alle sue sensazioni carattere più conseguente e sistematico, in
ciò aiutato dall'abbracciata fede comunista; sembra tuttavia ch'egli
ottenga questa maggior chiarificazione interiore a spese della spon-
taneità, per quanto riesca ancora a creai-e personaggi vivi e macchiette
fortemente individualizzato su di uno sfondo di miseria materiale e
d'irreparabile smarrimento spirituale.
Da alcuni anni attende a un'opeia di carattere autobiografico, di
cui sono apparsi finora i volumi / Knock at the Door (1939), Pictures
iìì the Eaìlwaij (1942) e Drums under the Windows (1945).
LA CRITICA SOCIALE.
Sullo scorcio del secolo XIX e agl'inizi del XX, col progressivo
svilupparsi del socialismo, che assume una parte sempre più notevole
nella vita e nel governo delle nazioni, la (piestione sociale diviene anche
in Inghilterra preminente sugli altri problemi che travagliano il mondo
moderno e investe ben più che per il j)assato il campo delle lettere,
dove tende a. spostarsi dal terreno umanitario verso quello più pro-
priamente ideologico e politico.
Si forma tutta una corrente di scrittori — tra i quali emergono
6. B. ShaAv, Wells e Galsworthv, divenuti celebri quasi contempora-
neamente — che pongono il ])roblema sociale a fondameuto della loro
arte, sottoponendo la societ,'^ vittoriana e gl'ideali tradizionali inglesi
a una critica approfondita e sistematica.
Il teatro che salvo qualche eccezione aveva continuato a languire
durante tutto il secolo XIX — con opere commerciali di nessun pregio
letterario o con lavori di carattere lirico intesi principalmente per h\
lettura (i <juali costituivano l'attività secondaria di scrittori famosi in
altri campi) — sembra riacquistare verso la fine dell'Ottocento il per-
duto valore drammatico, assumendo nuovamente il compito, insieme al
romanzo e alla poesia, di agitare i problemi più vitali del tempo.
L'esempio era venuto dal teatro nordico e più specialmente dai
drammi di Ibsen, i quali mostravano con quanta maggior spregiudica-
tezza e libertà si potessero trattare sul palcoscenico le questioni morali
e sociali e insegnavano una tecnica nuova che ignorava la simmetria
artificiosa e meccanica del teatro francese di Augier, di Sardou e di
— 273 —
Dumas, ormai superato, contro cui era sorto a Parijii il Théatie Li-
bre (1887) di Antoiue, tosto seguito a Londra dall'lndipeudent Tlieatre
Society (1891). Ibsen, fatto conoscere in Inghilterra dagli studi di
Sir Edmund Gosse e dalla critica drammatica del suo traduttore W.
Archer e di G. i>. Shaw, influirà ])rofondamente sull'arte di que-
st'ultimo.
Precursore di questo rinnovamento era stato Thomas Williaai
KoBERTsoN (1820-71) che nelle sue commedie « cup and saucer », di cui
ricordiamo Society (1865), Ours (18()0), Caste (1867), la migliore, e
Scìiool (1869), tenta riavvicinare il teatro alla vita reale e contempo-
ranea. Speciale menzione merita anche William Schwenck Gil-
bert (1836-1911), autore di poesie umoristiche raccolte col titolo The
Bah Ballads (1869), di commedie dove mescola la fantasia e la satira,
come in Pygmalion and Galatea (1871), e soprattutto di un gruppo
di operette, che si avvantaggiano della musica briosa e scorrevole di
Arthur Sullivan, tra le quali basti citare H. M. i<. Pinafore (1878),
Patience (1881), riuscita parodia dell'estetismo. The Mikado (1885),
brillante satira politica e sociale, e The Grand Duke (1896), Il Gilbert
usa la logica e la tecnica del teatro verista per le situazioni più
fantastiche e le idee più assurde, creando un suo umorismo stravagante
e inimitabile, tipicamente inglese, e precorrendo lo Shaw nell' eser-
citare la critica sociale con procedimenti caricaturali e buffoneschi.
Accanto a lui e ad Oscar Wilde, delle cui commedie abbiamo già
l>arlato, trovano posto Henry Arthur Jones (1851-1929), scrittore di
talento melodrammatico ,cui dobbiamo il fortunato melodramma The
Silver King (18812), le commedie Saints and Slnners (1884), Breakiìig
a Butterflì/ (1885), adattamento a lieto fine di Casa di liarnhola^ The
Dancing Girl (1891), The Liars (1891) ed altre numerose, nelle quali si
propone di portare sulle scene « le grandi realtà della vita moderna »,
nonché il dramma religioso Michael and his Lost Angel (1896); e
Arthur Wing Pinero (1859-1934) che nelle sue commedie, pur non
sapendo liberarsi in tutto da una certa teatralità e dall'influsso del
])recedente teatro francese e in sj)ecial modo di A. Dumas figlio, pro-
spetta anch'egli i problemi della borghesia di cui è un tipico rappre-
sentante. Tra le sue opere più notevoli ricordiamo S'wcct Lavander (1888),
fantasiosa commedia sentimentale che gli procurò il primo grande suc-
cesso, The Second Mrs. Tanqueray (1893), ove tratta il problema della
riabilitazione sociale della donna con un passato, e Trelawny of the
Wells (1898), forse la cosa migliore, pittura dell'ambiente teatrale della
generazione di Robertson (efficacemente impersonato in Tom Wrench).
Questi commediografi sono in parte ancora legati al passato ma
— 274 —
lina nuova era sembra aprirsi quando, sotto la direzione artistica di
Granville-Barker e quella tìnanziaria di J. E. Vedrenne, s'inizia al
Court Theatre una memorabile serie di rappresentazioni (1904-7) che
influirà permanentemente sul teatro inglese e la sua recitazione e farà
di G. B. i<haw il più rappresentativo drammaturgo contemporaneo.
Georgh lÌKuxAiJD t^HAW (1.S5G-1950) nacque a Dublino da famiglia
protestante d'origine inglese. Eugenista, jiuritano, anticonvenzionale,
vegetariano, anticapitalista, socialista fabiano (1), conferenziere, pole-
mista, critico musicale e drammatico, scrittore di teatro, mostra in
tutta la sua opera tendenze didattiche. Egli critica e attacca le isti-
tuzioni esistenti, mettendone a nudo le brutture e le verità scottanti,
mentre l'essere irlandese gli consente di trattate le cose d'Inghilterra
con tutta l'irreverenza propria di uno straniero.
Sua costante preoccupazione è di cpatcr le bovrgeois, sconvolgen-
done le idee e deridendolo, capovolgendo situazioni e posizioni tradi-
zionali, portando la logica del suo pensiero alle estreme conseguenze
e compiacendosi del paradosso. 11 suo i)en8Ìero non è originale, in quanto
deriva le idee fondamentali e quelle i)iù eterodosse da lìutler, Ibsen.
Wagner, Nietzsche e Carlo Marx, ma egli porta qualità e contributi
}>ersonali nella concezione della commedia satirica. In essa i personaggi
sono più dialettici che emotivi e l'azione drammatica è sovente sopraf
fatta dalle argomentazioni filosofiche dell'autore; tuttavia le battute
sono così ricche di contenuto e di ris comica, le situazioni presentate
con sì aderente osservazione della vita moderna, le caricature così
mescolate ad autentici ritratti, ch'egli ha avuto largo riconoscimento
all'estero e in patria.
Iniziò la carriera letteraria con scarso successo scrivendo dapprima
romanzi d'intonazione socialista, pubblicati da periodici secondari, dei
qsali il solo Cashcl Byron's Profession (1886), d'ambiente pugilistico,
vide la luce in volume separato. Per la Fabian Society compose e
curò la pubblicazione di vari opuscoli di carattere economico e politico.
Più importante la sua attività di critico musicale e drammatico, del-
la quale ricordiamo in particolare i volumi The Qiiintesscnce of
Ibsenkm (1891), The Pcrfcct Waf/narite (1898) e Dramatic Opinions and
Essai/s (1907).
I>a prima commedia di Shaw Widowcrs' Houses fu rappresentata
dairindipendent Theatre nel 1892. Ma né questo lavoro, che mostrava
— pur essendo alquanto crudo e schematico — segni indubbi della
(1) Cioè moderato, da Fabio Massimo il Cunctator. I membri della Fabian
Society infatti iiensavano che il progresso del popolo dovesse svolgersi per gradi,
senza 8C0s.se.
— 275 —
l.ersonalità e delle attitudini drammatiche dell'autore, né Arms and
the Man, rappresentato nel 1894 e ora ritenuto una delle sue com-
medie migliori, riuscirono a stabilire la fama dello scrittore, che gli
venne soltanto dopo la pubblicazione di Pìaijs: Plcasaut nnd Unpìcasant
(1898), in due volumi.
Il ])rini(> di essi The Three Unpìcasant Plays comprende, oltre a
Widowers' Eouses, in cui si tratta il problema degli slums londinesi,
denunziando lo sfruttamento dei poveri come fonte di lusso pei ricchi.
The Philandcrer , commedia ibseniana d'importanza secondaria sulla
(questione matrimoniale, e Mrs. Warrcn's Profession, che mette a nudo
il prol)lema della prostituzione.
Il secondo The Four Pleasant Plays comprende, oltre a Arms amd
the Man, satira dell'esei-cito e della concezione romantica della guerra,
1 atto unico The Man of Destiny, in cui deride contemporaneamente
Napoleone e gl'Inglesi, You Never Can Teli, commedia brillante e ben
congegnata, con alcuni personaggi d'ispirazione dickensiana, ove tratta
dei rapporti tra genitori e figli, e infine Candida, da molti considerata
il capolavoro dell'autore, che costituisce per l'attenta analisi del sen-
timento amoroso la più notevole eccezione all'intellettualismo pressoché
assoluto della sua opera. La commedia, ibseniana nel tema, in quanto
sostiene il diritto alla libertà della donna, é magnificamente concepita
e dialogata e crea nella figura della protagonista il personaggio più
vivo del teatro shawiano. Candida chiamata a decidersi tra l'amore
del marito, pastore filantropico di limitato orizzonte spirituale, e quello
di un giovane poeta visionario privo di senso pratico (un ritratto di
K^helley? !) sceglie il primo come il più debole e quindi il più bisognoso
deJ suo amore. Anche i due caratteri maschili sono assai ben delineati.
Seguono Three Plays for Piirìtans (1901), commedie poco convin-
centi non tanto perché in esse sia evitato il tema della passione amorosa
(juanto per la poca chiarezza della costruzione drammatica. Caratteri-
stica essenziale anche in queste coni/medie é il rovesciamento della con-
cezione ordinaria dei personaggi; così nella più impegnativa di esse
Caesar and Cleopatra, che ha tratti di vera eloquenza e alcune scene
eccellenti, ci rappresenta Cesare come un vecchio birbone senza eroismo
o grandezza e Cleopatra come una ragazzetta capricciosa priva di di-
gnità regale.
In Man and Superman (1903) l'autore espone il suo pensiero filo-
sofico che si accentra intorno alla dottrina della « Life Force » (forza
vitale), per cui l'uomo è spinto a evolversi verso uno stato di consa-
pevolezza sempre più profondo e illuminato. La tesi generale della
commedia — provvista d'un intermezzo fantastico nel quale Don Gio-
— 276 —
vanni, Anna e la statua del padre si liti-ovano in infei'no — si fonda
.sull'idea, del resto né nuova né peregrina, che l'uomo non seduca ma
venga sedotto dalla donna (1), essere volgare (h1 egoista, ma superiore
al maschio « superuomo )■> nella forza vitale die governa l'amore e
perpetua l'esistenza.
Man (111(1 Superman , in aggiunta alla lunga introduzione polemica
— premessa come al solito da O. B. Shaw alle .sue commedie, che sta
a dimostrare del resto la serietà d'intenti dell'autore, mascherata solo
il) apparenza dallo svolgimento comico-satirico e a volte persino buffo-
nesco dei suoi scritti — porta in fondo a mo' d'epilogo un trattatello
The Revolution ist's Handbook, spiritoso e suggestivo, ma logicamente
i) rilevante per la valutazione estetica della commedia, che ha ormai
jterduto, nonostante la sua importanza nel pensiero shawiano, parte
della sua freschezza e non sembra es.sere tra quelle destinate a resistere
al vaglio del temipo.
Lo stesso può dirsi dell'altra sua opera im])ortante dal punto di
vista del pensiero Back io Methuselah, a Mriahioìorjical Penta-
te uch (1921), dove si analizzano le cause della crisi della civiltà occiden-
tale narrando la storia di un uomo che sopravvive al passare delle
generazioni e giunge per stadi successivi alla saggezza .suprema, alla
pura intelligenza liberata dagl'impacci corporei.
Tra le molte altre commedie j)recedenti a questa — quali John
Bull's Other Island, The Doctor's Dilemma, Getting Married, The
Devil's Disciple, Androcles and the Lion, ecc. — di cui non possiamo
parlare, accenneremo soltanto a Major Barhara 11905), in cui vengono
ilihattuti i problemi della grande industria e della beneficenza, e a
Pt/(jnialion (1913), deliziosa commedia di una fanciulla del popolo tra-
sformata in gentildonna, ove si riprende modernamente l'antica leg-
genda classica di Pigmalione.
L'ultima opera importante dell'autore è Saint Joan (1923), in cui
interpreta la vita di Giovanna d'Arco in modo nuovo e originale,
facendone una prote.stante ante litteram, guidata dal buon senso pae-
sano e da un'illuminazione interiore, che le sembra luce divina, a
liberarsi incon.sciamente dalla tutela della Chiesa, subendone poi le
conseguenze fino al martirio. 11 lavoro, saldamente imj)Ostato nella
sceneggiatura tradizionale, avvince per gli elementi drammatici e ro-
mantici di cui abbonda, che i)rendono talora la mano allo stesso autore,
il quale sfoga d'altro lato il suo umorismo sarcastico mettendo ana-
ci) « Don .Juan is the cjuarry instead of the huutsman » (Don Giovanni è la
selvaggina invece che il cacciatore).
— 277 —
cionisticameute iu bocca ai personaggi osservazioni e argomenti di di
sciissione modeini, per concludere con un epilogo grottesco.
Nelle commedie posteriori, da The Apple Cari (1929) a Buoyant
tiiììions (1947), la tendenza a trasformare il teatro in una palestra per
il dibattito di idee e di problemi si accentua sempre più; il dialogo
brillante, le stramberie, la satira arguta e paradossale non riescono a
nascondere la staticità dell'azione e quanto vi sia di generico nella
caratterizzazione dei personaggi, semplici portavoce del pensiero dello
scrittore.
Gl'intenti sociali e morali nocquero spesso all'arte di G. B. Shaw;
egli rimane tuttavia il drammaturgo inglese più eminente di questo
cinquantennio, e — ciò che a lui maggiormente importava — uno degli
artelici più efficaci della trasformazione sociale e morale dell'Inghfl
terra contemporanea.
Importanza notevole nel teatro inglese moderno ha pure Harley
Granville-Barkeu (^1877-1946), attore e regista, drammaturgo e critico
shakespeariano. Tra i suoi lavori citiamo The Marri/ing of Ann
Leete (1901), commedia cechoviana ove imposta veristicamente il proble-
ma delle relazioni tra i sessi, non senza far uso però d'una vena lirico-
fantastica che ritroveremo ancor più accentuata nell'altra fortunata
commedia Prunella (1904), scritta in collaborazione con Laurence Hous-
man (1). Nel dramma The Yoysey Inheritance (1905), forse l'opera mi-
gliore del Barker per felicità creativa, egli contrappone due genera-
zioni di borghesi, quella del vecchio notaio Voysey, energico ed esube-
rante di forza vitale ma incolto e disonesto, a quella del tiglio Edward,
uomo istruito, raffinato e consapevole ma repugnante a porsi, come la
sorella Beatrice, in aperta ribellione contro i pregiudizi, le ingiustizie
e le pastoie imposte da una società ipocrita, subita come il Fato nella
tragedia greca. E una tragedia domestica, una delle poche vere tragedie
del teatro inglese moderno, è Waste (1907), opera fortemente sentita
e pensata, dove i valori morali prevalgono sul problema sociale.
In questi lavori e in altri di minor rilievo Granville-Barker rimane
nell'ambito del verismo polemico antiborghese, che tuttavia trascende
per la sentita partecipazione alle ragioni intime dei suoi personaggi e
una fine, superiore malinconia, fatta di comprensione umana e di com-
miserazione.
Come regista egli ha il merito di aver linnovato l'arte scenica con
una recitazione più intima, più rapida e scevra di melodrammaticità,
(1) Fratello del poeta A. E. Housman e poeta e romanziere egli stesso, autore
tra l'altro di numerosi quadretti d'argomento francescano Little Plai/s of St. Fran-
cis (1922), ecc.
— 278 —
tlaudoci una serie di l'appieseutazioiii uliakespeaiiane rimaste esem-
plari. Ritiratosi dalle scene proseguì con conferenze e con la pubbli-
cazione delle originali Prrfnccs to Shakespeare (1927-4:5) la vitale di-
scussione ed esegesi delle opere del grande elisabettiano, riguardandole
nella loro concezione teatrale, cioè come opere scritte per la recitazione
e non per la lettura. Al suo influsso possono ricollegarsi i tentativi di
William Poel di j'ai>presentare i drammi shakespeariani nelle condizioni
sceniche originarie.
Senza dilungarci a parlare di numerosi altri drammaturghi minoii
e tuttavia interessanti per taluni aspetti — quali ad esempio l'amaro
St. John nankin — e riservandoci di far cenno più avanti della pro-
duzione teatrale di scrittori che sono in prevalenza ìomanzieri o poeti,
ricordiamo qui ancora soltanto l'opera dello scozzese .Iamks Matthew
BAKniE (1800-1937). Dopo essersi laureato a Edimburgo, iniziò la car-
riera letteraria come giornalista e come autore di bozzetti e romanzi
umoi'istico-sentimentali, quali When a Mav's Single (1888), dove narra
sotto il tenue velo del romanzo le sue esperienze giornalistiche a Not-
tingham e poi a Londra, Auld Lieht IdylU (1888) e A Window in.
Thrums (1889), deliziosi (juadretti d'ambiente scozzese coi quali si pone
a capo della « Kailvard school » (1), cui seguirono gli schizzi umori-
stici My Lady Nicotine (1890) e il romanzo sentimentale The Little Min-
ister (1891), che lo resero ben presto ]»opolare. È del 1890 il tenero
tributo biografico alla madre Margaret Ogilvie, come pure il romanzo
ISentimental Tonìiiy, continuato in Tommy and Grizel (1900), opere
che ci mostrano come il sorridente e fantastico Barrie sa])pia guardare
il mondo che lo circonda con occhio penetrante e disincantato, senza
farsi illusioni.
Rivoltosi al teatro, che divei-i'à d'ora in avanti il suo principale
mezzo d'espressione, s'affermò, dopo alcuni esperimenti, con The Pro-
fessor's Love Story (1894) e The Little Minister (1897), commedie ispi
rate alla precedente produzione narrativa che incontrarono largo fa-
vore presso il pubblico pel felice miscuglio di comicità e rosato senti-
mentalismo. Ma The Admirahle f'richton (1902), abilmente costruito,
è, pur nella sua conclusione conciliante, una critica acuta della vita e
una satira aperta della gerarchia sociale. Nel 1904 l'autore crea col
dramma Peter Pan, il bambino che non vuol crescere, simbolo del lato
fanciullesco e fantastico che è nel cuore di ogni uomo, un classico per
l'infanzia. Quest'opera, trasportata più tardi anche in forma narrativa,
(1) Formata da uu gruppetto di scrittori che descrivono la vita rustica e i co-
stumi paesani scozzesi, ricorrendo di frequente al vernacolo (Kailyard = orto di
cavoli).
— 279 —
Tion si presta a un utile laftiouto col capolavoro del Collodi, data la
diversità del genio dei due scrittori, e può soltanto venir collocata
accanto ad Alice's Adventures in Wondcrlwnd (18G5), altro racconto
classico per l'infanzia che dobbiamo al talento e all'amore pei bambini
di Lewis Carroll (Charles Dodgson, 1832-98).
Della abbondante produzione teatrale del Barrie ricordiamo ancora
iu particolare What Evcri/ Woman Knoics (lf>08), il piccolo capolavoro
in un atto The Twelve-Pound Look (1910), il commovente The Will (1913),
Dear Briitus (1917) (1), commedia comico-fantastica a lieto fine, tra le
migliori e più caratteristiche dell'autore, in cui la fantasia e la tene-
rezza si fondono con l'umorismo e la critica seria e profonda della
vita, Mary Rose (1920) e The Boy David (1936).
Barrie non è un ottimista : sebbene la sua critica sia generalmente
affidata alla satira sorridente e implicita, è chiaro che il mondo che
lo circonda noji lo convince e tanto meno soddisfa, onde si rifugia in
un altro da lui stesso creato e popolato di personaggi che spesso ci
sembrano creature irreali o quanto meno improbabili, ma che hanno
abbastanza verità per il mondo fantastico in cui vivono e abbastanza
umanità per interessarci e farci pensare.
L'aspirazione a divenire un riformatore sociale che indusse G. B.
Sliaw a dedicarsi al teatro, da lui consideiato come il mezzo migliore
per divulgare le sue idee politiche, sociali e morali, spingerà pressap-
poco in quello stesso periodo di tempo H. G. Wells a scrivere dei ro-
manzi; e come il primo potrà vantarsi d'aver esteso i limiti angusti
del teatro del tempo a tutti i problemi della vita moderna, così il
secondo si vanterà d'aver portato entro la sfera dazione del romanzo
— da lui inteso in senso più lato anche tecnicamente — l'intera vita
umana, trattando tutte le questioni politiche, religiose e sociali.
Herbert George Weels (1860-194:6) nacque a Bromley nel Kent.
Figlio d'un giocatore professionista di cricket^ che esercitava inoltre
un piccolo commercio, dovette dopo i primi studi occuparsi quale gar-
zone in un negozio di stoffe. Continuò nondimeno a studiare, fu per
qualche tempo precettore, quindi con l'aiuto di una borsa di studio
potè iscriversi e laurearsi più tardi con onore all'Università di Londra,
dove frequentò i corsi di biologia tenuti da T. H. Huxley e acquistò
dal maestro quell'abito mentale scientifico che reagendo e combinandosi
con l'istinto artistico e le tendenze d'educatore iDopolare, di giorna-
(1) Il tìtolo è un'allusione ai versi shakespeariani (Julius Caesar, I, 2, 13&-40) :
e The fault, dear Brutus, is not in our stars, But in ourselves,... » («La colpa,
caro Bruto, non è nelle stelle, - Ma in noi stessi,... »).
— 280 —
lista e di profeta sociale, costituisce il t'umìnmeiito e la fisionomia della
Mia attività letteraria.
I primi racconti e romanzi hanno infatti uno spunto scientifico in
quanto Fautore vi sviluppa fantasticamente dati e fatti della scienza,
seguendo una concatenazione logica così stretta da far sembrare ra-
zionale l'impossibile e l'assurdo. Per questa dote originale e creativa
che potremmo chiamare dell'immaginazione scientifica e il potere di
MJggestione che ne emana, accresciuto dallo stile semplice e vigoroso,
tali libri ebbero un grande successo e costituiscono ancor oggi la parte
jìiiì letta e meno discussa dell'immensa produzione dello scrittore. Tra
i migliori di essi citiamo The Time Machine (1895), The Jsland of Dr.
Moreau (18%), The Invìsihle Man (1897) e The War of the Worlds (1898).
Attratto dai problemi sociali e politici o convinto che fosse compito
del romanziere di additarli, discuterli e chiarirli all'umanità, si dedicò
assai per tempo a questa missione, portandovi l'esperienza di un'infanzia
i' un'adolescenza disagiate, che gli avevano dato modo d'osservare e
soffrire gli svantaggi della miseria e dell'ingiustizia sociale, obbligan-
dolo a una dura lotta per la vita. I romanzi artisticamente più validi
dello scrittore ritrarranno appunto tipi e circostanze dell'ambiente so-
ciale a lui -noto, alternando l'autobiografia al ricordo e ravvivando il
tutto con una vena comica di pretta marca dickensiana. Appartengono
a questo gruppo The Wheels of Chaìicc (1896), Love and Mr Lcwisham
(1900), Kipps (1905). forse il capolavoro dell'autore, e The nistory
of Mr Pollij (1910). A questi va aggiunto Tono-Bungay (1909), quadro
preciso del disintegrarsi della classe aristocratica inglese verso la fine
dell'Ottocento e dell'avvento della nuova classe degli speculatori ar-
ricchiti.
Particolarmente notevole la produzione di novelle e racconti brevi,
1) partire da The Stolen Bacillus (1895), la prima di varie raccolte nelle
quali l'artista si mostra sovente nella luce migliore. Basti qui ricordare
soltanto The Country of the Blind, il racconto più perfetto uscito dalla
penna dello scrittore. Meritano inoltre menzione The Outlìnc of His
tory (1920), audace tentativo di narrare la storia dell'uomo dal punto
di vista della sua evoluzione, e l'interessante Espcriment in Autohi-
ography (1934).
Le altre opere, sia quelle di ])iù evidente contenuto polemico —
come Anticipations (1901), Ma/nkind in the Maikincf (1903), This Misery
of Boots (1905), A Modem Utopia. (1905). ecc., scritte nel periodo in
cui militò nelle file del socialismo fabiano, e le più tarde del periodo
prebellico e postbellico The New Machiavelli (1911), The World Set
Free (1914), Mr Britling Sees it Throuyh (1916), The Soni of a
— 281 —
Bisliop (1917), Men likr Gods (1923), The Open Conspiracy (1928), ecc.
-- sia quelle in cui atfionta il problema della donna nella società mo-
derna — come Ann Veronica (1909), Marriage (1912), The Passionate
Fricììds (1913), Joan and Peter (1918), The World of William Clis-
sold (1926), ecc. — stanno a dimostrare come H. G. AVells, nella sua
smania di agitare problemi morali, politici ed anche religiosi, abbia
sacrificato scientemente e inconsciamente la sua arte alla propaganda
sociale, tanto più che la facilità giornalistica, la prolissità e la con-
fusione, la scarsa tradizione letteraria lo indussero ad una superpro-
duzione che costituisce oia un peso morto e va a tutto detrimento della
sua fama.
Critico acuto della società del tempo è anche l'aristocratico ro
manziere e drammaturgo John Galswokthy (1867-1933), nato a Comb--
nel i^urrey, da nobile famiglia benestante del Devonshire, ed educato
ad Oxford. Malgrado gl'istinti umanitari che informano e caratteriz-
zano la sua opera, le circostanze familiari, l'educazione classica propria
del gentiluomo inglese, completata più tardi da frequenti viaggi all'este-
ro, non gli consentirono mai di sfuggire alla classe sociale cui appar-
teneva. La sua comprensione e la sua pietà verso le classi umili ed
oppresse potrà giungere talora fino ad accendere la sua pagina di sde-
gno, ma non diverrà mai fratellanza, non gli permetterà mai — come
a un Dickens — di mescolarsi alla volgarità e alla sordidezza — neces-
sario retaggio dell'indigenza — senza accorgersi di esse.
Dopo alcuni romanzi insignificanti pubblicati con uno pseudonimo,
attrasse l'attenzione del pubblico con The Isìand Pharisecs (1904), il
suo primo attacco all'ipocrisia della classe dirigente inglese, conser-
vatrice per perpetuare privilegi ingiusti, legata a convenzioni meschine
e a conformismi uggiosi, paurosa del nuovo, delle forti emozioni e delle
idee audaci, per cui soffoca e vince i suoi impulsi migliori. La critica
della società inglese, motivo fondamentale nell'arte del Galsworthy.
vorrà ripresa con maggior forza e convinzione artistica in 7'he Man of
Property (1906), il primo volume della Forsyte Saga, e costituisce il
tema anche dei romanzi posteriori, tra i quali vanno ricordati The
Country House (1907), una delle sue cose piiì felici, Fraternity (1909).
The Patrician (1911) e The Dark Floicer (1913), che resero a poco a
poco il suo nome famoso in tutto il mondo.
Nel 1920 riprese con In Chancery e completò con To Let (1921) il
primo ciclo della Saga dei Forsyte, che comprende, oltre ai romanzi
citati, anche due « interludi » (il primo dei quali Indian Smnmer of a
Forsyte assai pregevole). Raccolta in un volume nel 1922 col titolo ge-
nerale The Forsyte Saga, questa serie di romanzi è uno studio del-
— 282 —
l'istinto di piopiietà, imiìeisouato da Soames Forsyte, e delle sue
ripercussioni sulla vita familiare e sociale dal tardo periodo vittoriano
tino alla prima «grande jiuerra .Il ciclo fu continuato con The M'hitc
Monkvij (1924), Ihv t<iìicr i<i)Oon (IDiC) e Sican i<on(j (1928), anche
essi raccolti con altri due « interludi » col titolo A Modem Co-
medy (1929). La storia della famiglia Forsyte viene qui continuata nel
periodò postbellico, di cui ci mostra la mancanza di fede e d'ideali e
I ansiosa ricerca dei piaceri, cousejiuenza del senso d'instabilità e di
precarietà della vita. Il secondo ciclo fu seguito dalla trilogia Maid in
WaitiìKj (1931), Floieeriììfi Wildernesii aU'S2) e Oicr the Rirer (1933),
raccolta pure in un volume col titolo End of the C'hapter (1934), in cui
si tratta il problema della donna nella vita moderna.
ÌA\ Saga dei Forsyte è un quadro preciso e nella sua complessità
chiaramente delineato e ben costruito dell'evoluzione psicologica e so-
ciale attraverso un cin(]uantennio dell'alta borghesia inglese, posta di
fronte ai grandi avvenimenti della nostra e{)Oca : la guerra mondiale,
lo sviluppo del socialismo, il problema della disoccupazione, gli scioperi
minerari, ecc., ed ha un valore documentario innegabile. Questo vasto
panorama ricorda nell'ambiziosa struttura le grandi epopee sociali dei
naturalisti francesi — dei quali lo scrittore, pur tipicamente inglese,
ba subito l'influsso insieme a quello dei romanzieri russi (specialmente
Tnrghenjevj — ma difettano al Galsworthy la forza creatrice, l'inci-
sività, il potere emotivo e trascinatore della grande arte; gli accenti
di sentita poesia sono rari nella sua opera, che si raccomanda per la
caratterizzazione e lo studio psicologico dei personaggi, di solito ben
condotto anche se non profondo, per il senso di misura, per la nota di
simpatia umana e di sentimentalismo contenuto, per lo stile elegante
e flessibile. Queste qualità giustificano la grande popolarità dello scrit-
tore che ebbe la sua consaciazione ufficiale col premio Nobel per la
letteratura conferitogli nel 1932.
Il Galsworthy ha pure un'abbondante produzione di racconti e
novelle, pubblicati in varie raccolte e poi complessivamente col titolo
Caravan (192.")), alcuni dei quali veramente notevoli. Trascurabili in-
vece i suoi versi.
Il teatro, nel quale tratta gli stessi problemi di vita contemporanea,
esponendo i mali, le ingiustizie e i pregiudizi della società e della legge,
ha nel complesso valore inferiore a quello dell'oliera narrativa. Semplice
nella caratterizzazione dei jtersonaggi, abilmente costruito ma non
tanto da non lasciar vedere l'impalcatura schematica e programmatica
delle sue commedie, riesce tuttavia a prendere il [)ubblico per la serietà
e la forza di convinzione della sua critica, per l'esperto dosaggio di
— 283 —
realismo e di seutiiiuMitalisino. jiel sicuro senso del mestiere. Tra i molti
e fortunati suoi drammi, raccolti in volume nel 1029 col titolo Complete
Plai/s, citiamo in particolare The Silver Box (lOOG), Strife (1900\.
Just ice (1910). The Moh (1914). Loi/alties (1922) ed Eriled (1929).
Penetrante critica sociale, sebbene subordinata agl'intenti artistici,
troviamo anche neirojìera di Enoch Arnold Benxett (1867-1931). nato
l)resso nanley nel Statfordshire, la zona industriale delle « cinque città »,
chiamata anche « the Potteries » per le sue fabbriche di terraglie e por-
cellane. Questa regione triste e brumosa, una delle più squallide d'In-
ghilterra, popolata da gente oscura e puritana, spesso gretta e maldi-
cente, con l'anima irrigidita in forme grottesche dalla realtà meschina
della vita quotidiana, è descritta dall'autore con arte minuta, spassio-
nata e grigia ma non jiriva a volte d'umorismo e d'una sua latente
simpatia, ispirandosi ai romanzieri naturalisti francesi (soprattutto
^[aupassant), dei quali non possiede però il cinismo.
Dopo vari romanzi di valore disuguale, acquistò di colpo la fama
e i suoi titoli alla gloria con The Old Wives' Tale (1908), romanzo rea-
listico tra i maggiori della moderna letteratura narrativa, che rappre-
senta con disegno preciso e assorta pietà, sullo sfondo di uno dei piccoli
centri urbani ben noti allo scrittore e per un periodo nella Parigi del
1870, il lento svolgersi della vita di due sorelle. Costanza e Sofia, figlie
d'un mercante di stoffe, dalla giovinezza fino alla vecchiaia e alla morte.
t: questo il capolavoro del Bennett, del quale ricordiamo ancora
Clai/hanger (1910). il primo e il migliore romanzo di una trilogia che
comprende Eilda Lessways (1911Ì e Thesc Twain (1916), e Ricci/ma)i
Steps (1923). pregevole studio di un avaro rivenditore di libri usati che
comunica alla moglie la sua stessa mania e si riduce come lei a moriie
di stenti.
Il Bennett tentò con successo anche il teatro. La sua più bella
commedia è Milestones (1912), scritta in collaborazione con E. Knoblock.
WiLLAM SoMERSET Maugham [il. 1874) medico, romanziere, dram-
maturgo, destò grandi speranze di sé quando giovanissimo diede alle
stampe il romanzo realistico Liza of Lamlìcth (1897). impressionante
lappresentazione della vita miserabile nelle stamberghe dei quartieri
poveri di Londra, speranze che si rinnovarono in forma anche maggiore
dopo Mrs. Craddoclc (1902), ove espone il caso di una donna intelligente
e fine sposata a un gentiluomo di campagna, e divennero promessa
e parziale realizzazione con Of Human Bondaf/e (1915), romanzo in parte
autobiografico, la cui azione si svolge nel Kent. a Parigi e poi a Londra,
che ci offre due ritratti femminili magistralmente disegnati. Ma a queste
promesse non seguì mai una grande oliera.
— 284 —
Durante la prima guerra mondiale il ^Mangliam fu agente segreto
al servizio del suo paese in Svizzera e in Russia. Nel dopoguerra sulle
orme del Conrad scrisse romanzi e novelle d'ambiente esotico, quali The
TremhliìKj of a Leaf (1921), The Paintcd Vcil (1925) e lite Casaurinw
Tree (192C). In Cakes and Ale (1930), lasciato il romanzo esotico per
ritornare alla sua prima maniera, mescola a ricordi personali la satira
d'una delle \m\ eminenti figure letterarie dell'epoca.
Dedicatosi ben presto al teatro divenne uno dei drammaturghi più
proliiìci e più fortunati del nostro tempo. Tra i numerosissimi lavori
teatrali ricordiamo A Man of Honour (1903), L(id,y Frederick (1907),
Penelope (1909), The Circle (1921), Our Betters (1923), The Bread-
winner (1930), For Service Rendcred (1932) e Sheppei/ (1933).
La facilità elegante e spregiudicata, l'osservazione attenta ma
scevra d'emozione che il Maugham pone nello studio dei casi umani, la
franchezza priva di sentimentalismi nei rapporti tra i sessi, il modo
brillante ma dilettantesco con cui affronta le questioni morali, sociali,
religiose e filosofiche, la tecnica lucida e sobria che gli deriva dallo
studilo della letteratura francese e di Maupassant in particolare, se gli
hanno dato la fama e la grande i>opolarità non gli hanno permesso di
approfondire i problemi, di sentirli nella loro intima urgenza, che si
tramuta in impulso creativo e dona all'arte valore permanente.
La critica della società vittoriana è anche il nocciolo dell'opera di
Gilbert Keith Chesterton (1874-193GÌ, romanziere, critico, saggista e
poeta, che rappresenta insieme al Belloc le forze più attive del catto-
licesimo inglese contemporaneo.
Iniziò la carriera letteiaria col volume di versi The Wild Knif/hf
and Other Poems (1900) e scrivendo articoli su giornali e riviste, conw
The Speaker e il Daily News. Parte di (juesti articoli furono poi raccolti
nei volumi The Defendant (1901), Ticelve Ti/pcs (1902) e Hcretics (1905),
serie di saggi nei quali l'autore col suo stile caratteristico, sfavillante di
paradossi e d'ironia, conduce una lotta senza quartiere contro il mate-
rialismo e l'industrialismo vittoriano, contrapponendovi un cattolice
siiho illuminato che conserva intatti i valori dello spirito, il culto della
tradizione e l'amore per le virtù semplici e la vita patriarcale. Saggi
di carattere religioso e politico sono pure Orthodox>ì/ (1908) e What's
Wrong with the World (1910).
Nel 1904 apparve una storia fantastica di guerre civili tra i sob-
borghi di Londra The Napoleon of Nottiiifj Hill, cui seguirono un gruppo
di romanzi polizieschi a svolgimento metafisico e mistico The Man Who
was Thursday (1908), The Innocence of Father Brotvn (1911), primo di
una serie fortunata, Manalive (1912), ecc.
— 285 —
Come critico letterario la sua reputazione si fonda principalmente
sugli studi: R<fhcìt Broirning (1903), Charles Dickens (190G), seguito
jnù tardi dal volume di prefazioni Appreciatioiis and Criticisnìs of the
Works of Cfiarics Dickens (1911) e The Victorian Age in Utero-
Iure (1913).
Come poeta le sue opere migliori sono l'alquanto retorica Ballad of
the Whitc Borse (1911), che risente anche nel metro l'influsso del Ki-
pling, e le poesie umoristiclie disseminate nel romanzo The Fìying
Inn (19Uj.
HiLAiKH Belloc. nato nel 1870 di padre fraiicese e cattolico, ebbe
la collaborazione del Chesterton, suo compagno di lotta nelle polemiche
religiose e politiche, in alcuni romanzi satiiici. Autore versatile, le sue
numerose opere hanno carattere vario e valore diseguale, ma rivelano
tutte un sentimento religioso che giunge talora fino al fanatismo, uno
spirito polemico battagliero, una solida preparazione storica e uno stile
efficace e forbito.
Il suo libro The Path to Fonie (1902), narrazione ricca di fine umo-
rismo e di spiritualità d'un viaggio fatto a piedi attraverso la Francia,
la Svizzera e l'Italia tino a Eoma, è divenuto ormai un classico nel suo
genere. Affini per materia e carattere sono The Old Read (1904), Està
Perpetua (1906) e The Four Men (1912). Ricordiamo inoltre i romanzi
Emmanuel Burden (1904). Mr. Cliitterhuck's Election (1908) e A Changc
in the Cahinet (1909); il saggio politico e sociologico The Servile State
(1912), contro la corruzione capitalistica e parlamentare, e i molti
saggi di genere vario Avril (1904). On Nothing and Kindred Suh-
jects (1908) e On Everijthing (1909), ecc.
Particolare importanza hanno le monografie storiche Danton (1899),
Richelieu (1930), ^Volse^J (1930), e grande interesse ha cuscitato, non
foss'altro per le aspre critiche provocate, il volume A History of
England (1925-31). che rifa la storia d'Inghilterra da un punto di vista
cattolico. Né va trascurata la sua poesia, sia (luella di carattere umori-
stico e satirico, come The Bad Child's Book of Beasts (1896) e Caution-
arij Tales for Children (1907), che quella di carattere religioso.
Quando nel 1918 Giles Lyttox Strachey (1880-1932) i^ubblicò
Eminent Victoriams, ottenne un successo sensazionale in quanto ripu-
diava l'idea, cara ai biografi vittoriani, che la nuda verità sui perso-
naggi defunti dovesse venire velata e attenuata onde renderla più deco-
rosa, e iniziava quel tipo di biografia romanzata che ebbe tanta fortuna
nell'immediato dopoguerra. A questo volume seguirono Qneen Victo-
ria (1921), Elizabeth and Essex (1929), Portraits in Miniature (1931) e
Characters and Comìnentaries (193.3).
— 286 —
Nou mancano allo Strachey le qualità di disegno sobrio e la seria
preparazione, ma la .sua arte è quella del miniaturista e i suoi libri
più che come contributi alla storia sono notevoli per lo stile pittoresco
e argutamente ironico.
Molti biografi, in Inghilterra e all'estero, furono da lui influenzati;
tra i primi nominiamo ruiup GuEi>Ai.r>A (1889-1044) e Bomamy
DdRijÉE (n. 1891), mentre in Ykkxox Li-^e (pseud. di ^'iolet Paget, 185<)-
1U:\~}) è manifesta l'influenza di W. Pater.
POESIA.
Le speculazioni filosofiche che tanta parte hanno nella poesia di
Robert Bridges (1844-1930), il quale successe al Tenuyson e a Alfred
Austin nel posto di poeta laureato, non costituiscono un sistema, ma
sembrano piuttosto dare una fede al poeta, che là dove il brivido lirico
è più intenso raggiunge la vera poesia. Il Bridges riprende la teoria
del Meredith sull'evoluzione della vita spirituale dell'uomo dall'istinto
naturale : essa viene svolta principalmente in The Testamcnt of Beanti/
(1929) lungo poema in loosc alexandrìnes (versi di sei accenti che
ricordano i nostri endecasillabi) dove sono discussi vari proble-
mi : il socialismo, la guerra, l'amore, il matrimonio, la religione, a
volte con argomenti che producono uno strano effetto sui lettori dei
tempo di Aldous Huxley e T. S. Eliot. Verso la fine del poema egli si dà
a considerare l'origine dell'obbligo morale nell'uomo e mostra che re-
ligione e morale sono una cosa sola e che conseguentemente la coazio-
ne della necessità conduce per gradi all'identificazione dell'io con Dio.
Tuttavia egli non è riuscito a darci una plausibile sintesi del suo posi-
tivismo evoluzionistico e delle essenze eterne.
Sfogliando le pagine della « poesia giorgiana » (così detta perchè i
poeti di questo gruppo fiorirono principalmente durante il regno di Gior-
gio V) notiamo come al movimento appartengano scrittori di temperamen-
to diversissimo : John Duixkwater (1882-1937) nel quale troviamo certi
riferimenti alla « man's communion with man » le cui suggestive allu-
.sioni sembrano annunciare quelle di certi poeti posteriori; Wat.ter De
LA Mare (1878) autore squisito di versi per bimbi {Poenis, 1906-08-20;
Poemg far Children, 19.30; Old Rhymes and Neic, 1932) in cui l'elemen-
to realistico e magico spesso si fondono mirabilmente; Lascejlles Aber-
CROMBIE (1881-1938), interessante figura di critico, umanista e poeta
{Interludes and Poems, 1908; Emìiìcms and Love, 1912), che per certi
aspetti della sua opera sembra distinguersi dal gruppo; J. C. Squire
— 287 —
19 - Breve storia della letteratura inglese.
(1884), RuPERT Brookb (1887-1915), W. H. Davibs (1871; HAROLt>
MoNRO (1879-1932); AV. J. Turnkh, John Frioioman e altri.
Nei cinque volumi della poesia gioigiana sono incluse anche alcune
poesie di John Maseiietj), l'attuale poeta laureato, (n. 1878), l'opera del
quale ha un tono decisamente realistico e scettico. In alcune poesie il suo
spirito agnostico è dimostrato dalle varie ipotesi che egli affaccia ri-
spetto ai fini ultimi e alcune di esse hanno una connotazione assoluta-
mente materialista. Il leit motìf della sua interpretazione è la bel-
lezza e nella sua visione della bellezza universale egli ondeggia fra
un platonismo alla Yeats e un positivismo alla Meredith.
Oltre a un dramma in prosa. The Tragedy of Nan (1909) e al Poni
pey the Grcat (1910), di lui si ricordano alcune raccolte di versi: Salt
Water Ballads (1902), Balìads and Pocms (1910), The Everlmting
Mercy (1911), Reynard the Fox (1919), Riyht Royal (1920), e infine
GaUipoU (1916) e The Ninc Days' Wonder (1941), composti durante la
prima e la seconda guerra mondiale.
2K8
XVI
CENNI SrLLu\ LETTERATIKA CONTEMPORANEA
Presentare un quadro comi)lessivo della letteratura contemiioranea
inglese non è impresa facile. In quest'ultimo capitolo non sarà dun-
que sempre possibile raccogliere opere già definite criticamente per un
loro preciso valore storico e poetico, ma piuttosto, come è stato osser-
vato, quelle che di tali opere sono le conseguenze più o meno legittime,
gli effetti più o meno logici, ora come lesidui sterili, ora come germi
utili a nuove riproduzioni e svilui)pi.
Sconvolta in vario modo l'atmosfera del piovincialismo dell'epoca
precedente venne affermandosi in qualche caso la coscienza di una visio-
ne destinata a superare le ristrette barriere nazionalistiche per entrare
in una cultura che per essere attuale non poteva svolgersi che su un
piano europeo.
Ma un altro aspetto caratteristico della letteratura contemporanea
conviene rilevare subito : sembi'a che da tempo la cultura cerchi di di-
struggere quello che nel passato è stato costruito, come se la nausea
della civiltà sia venuta corrodendo ogni spirito. A volgersi indietro si
vede la strada conquistata dal pensiero umano tutta cosparsa di ma-
cerie. D'un tratto l'uomo viene a trovarsi solo di fronte a se stesso col
compito di definirsi nei confronti della propria esistenza. E quando
quest'uomo è un artista quel compito si fa ancora più angoscioso, più
disperato per la costante necessità di una ricerca che scoprendolo nella
sua assolutezza individuale gli permetta di esprimersi con un linguag-
gio universale.
All'esistenza caduta in mille contraddizioni, esaurita nella sua dia-
lettica, bisogna ritrovare una ragione che serva da punto d'appoggio al-
l'attività umana, bisogna in altre parole ridarle uno scopo. Alcuni per
ricuperare la fede religiosa, la certezza di una verità trascendentale
che la ragione aveva respinto si calarono nell'inconscio, altri tenta-
rono di risalire alle origini nella speranza di ritrovare intatti quei miti
— 289 —
che la cultura aveva distrutti. E altre vie furono tentate per esprimere
la propria umanità in senso universale, ciò che presuppone una parte-
cipazione da parte dell'artista alla storia del suo tempo, una conoscen-
za del mondo nel quale egli vive.
Certo solo ])iù tardi la critica potrà portare a termine alcune re-
visioni necessarie e rifare il punto della situazione letteraria contem-
poranea.
Fra gli sperimentatori di poesia contemporanea troviamo anzitut-
to, come s'è visto, G. M. Hopkins nel quale certi poeti d'oggi sembrano
ravvisare un precursore. In molte avventure letterarie europee e ameri-
cane di questi ultimi tempi trovasi mescolato il nome di Ezra Pound
<j885), artista modernissimo e bizzarro, sem^jre pronto a tentare espe-
rienze nuove.
Nato ueiridaho, ma stabilitosi da tempo in Europa, egli fu
il pontefice massimo dell'Imaginismo, una nuova scuola poetica le cui
radici si erauo nutrite fra l'altro di simbolismo francese, di Whitman
e della Dickinson. Le prime poesie imagiste vennero pubblicate fra il
1912 e il 1914 in una rivista di Chicago, Poetry; negli stessi anni veniva
formulato il codice della nuova arte e nel 1915 veniva pubblicata una
raccolta di versi, ^Soìne Imagist Poets, seguita da altre due nel 1916 e
nel 1917.
I principi della nuova poetica erano riassunti in alcuni articoli fra
i quali si leggevano i seguenti :
1) Usare il comune linguaggio di ogni giorno con precisione e
senza ornamenti superflui.
2) Creare nuovi ritmi, se necessario in versi liberi, per l'espres-
sione di nuovi stati d'animo.
3) Lasciare libertà assoluta nella scelta dei temi.
4) Presentare un'Immagine.
5) Produrre poesia compatta e chiara, mai confusa o indefinita.
6) Assicurare la concentrazione, Vesseii^a stessa delia poesia.
\J immagine venne definita da Ezra Pound come « quella che pre-
senta in un dato istante un complesso intellettuale ed emotivo ».
II nuovo verbo non era dunque del tutto nuovo; si tratta in parte di
frammentismo, non solo nella metrica e nella sintassi, ma anche nel
pensiero così da dare talora l'impressione di un caleidoscopio d'imma-
gini; effetto perfettamente adeguato, del resto, all'età di transizio-
ne e di disgregazione che vedeva nascere tale poesia. Nascono con lui
alcune riviste quali, The Blast, This Quarter, Transition, The Exile.
— 290 —
Perfetto manipolatore di metri e d'immagini di lui si ricordano
specialmente le opere seguenti : A Lume Spento, pubblicato a Venezia
nel 1908, Ri^postes (1912), Lustra (1916), Umlra (1920), Poems 1918-21
(1921), A Draft of XVI Cantos (1925), Personue (1926), A Draft of the
Cantoni XVIl-XXVII (1928Ì, Selected Pocmrs (1928), Eìeven New Can-
tos XXXI XLI (1934). Cantos III-LXXI (,19^^). olti'e a numerose ver-
sioni dai nostri trecentisti e dai provenzali.
Non poca influenza ha esercitato il Pf»! nd sopra uno dei più noti
poeti viventi, T. S. Ei.iot (1888), nato nel Missouri ma iiaturalizzatosi
nel 1927 suddito britannico. La sua importanza è dovuta in parte alla
potenza del suo genio ma è forse lecita l'ipotesi che qualche altra cosa
concorra a fargli esercitare quell'influsso sui suoi contemporanei per
cui egli è considerato da molti il rappresentante dello spirito del tempo.
A giudicare dalle sue poesie egli non sembra trarre alcun piacere
dalla contemplazione dei fenomeni naturali o dalla considerazione del-
l'ordine portato dalla scienza nell'universo. Nella sua poesia c'è per
così dire un vuoto intenso e doloroso, una eloquente vacuità. Le vie del-
l'universo sono per lui soltanto le vie dell'uomo e (|ueste sono di regola
simboleggiate dalle oscenità, dalle meschinità, dai tradimenti della
nostra vita sessuale, dalle futilità e viltà del nostro sentimento e della
nostra cultura.
L'amore, tanto celebrato dai poeti, è rappresentato in lui dal be-
stiale Sweeney, da Doris e da Dusty, dalla classica violazione di Filo
mela e dalla apatica indifferenza della dattilografa in The Waste Land.
La società contemporanea è rappresentata nel suo aspetto commerciale
da Mr. P^ugenides, il commerciante di Smirne, la cultura e il sentimen-
to del nostro tempo da J. Alfred Prufrock e dalla signora del Portrait
che tanto affettatamente parla della sua perduta giovinezza. I>a morte
è per Eliot « end of the endless journey te no end ».
Egli giunge così ad una delusione assoluta; il nostro stato spiri-
tuale è una terra desolata. Abbiamo qui l'estrema logica del « new
humanism ». L'Eliot non riesce a trovare alcuna soddisfazione nella
nostra partecipazione al processo universale. Ha appreso che noi dob-
biamo alla natura soltanto quanto c'è in noi di ferino, la brama del-
l'individualità. Deve quindi cercare altrove l'origine e la sanzione di
quanto in noi c'è di umano e non trovandole nella natura deve ricor-
rere al soprannaturale; ciò che la ragione non riesce a dimostrare è
l'intuizione del cuore. Dio.
È stato detto che Eliot non rappresenta un paese e una cultura
nazionale ma la classe cosmopolita degli intellettuali, l'erudizione let-
teraria. La fama di Eliot infatti è stata fatta in parte dagli intellet-
— 291 —
tnali europei, dagli esteti iiniveisitaii soi)iatutto, i)eirhè il suo sim
bolismo erudito taceva della poesia una specialità che soltanto i colti
potevano apprezzare cogliendo le allusioni a qualche passo di quei libri
che fanno parte della cultura dell'iutellettuale odierno.
Vero è che per l'Eliot la pura poesia può aprirsi a una comunica-
zione prima ancora di essere compresa. In questo senso la poesia di
Dante è facile. La poesia penetra in noi prima che noi sappiamo quale
sia il suo significato, prima che sappiamo che cosa ci richieda, che cosa
muterà e che cosa produrrà iu noi. Essa ci parla con mezzi che vanno
oltre le nostre possibilità di comprendere e di decifrare la sua parola.
In tal senso il messaggio della poesia ha nella sua forma qualcosa di
oggettivo, di indipendente dalla nostra iJossibile interpretazione indi-
viduale.
Se Dante è per Eliot « universale » in quanto poeta dell'universa
listico medio evo, lo è sopratutto per la sua lucidità poetica, per la
sua lucidità di stile; l'allegoria diventa così visione e espressione di
chiare immagini visive. Di Eliot si debbono ricordare principalmente i
]irimi volumi di versi Prufrock and Other Ohservations (1917), Ara Vos
Prec (1919), Poe^ns (1920), The Wo^te Land (1922), The Eollow Men
(1925), Ash Wedncsday (1930), Four Quartets (1936-12), e i lavori tea-
trali The Rock (1934), Murder in the Cathedral (193.5), The Familìi
Reunion (1939), The Cocktail Party (1949). Come prosatore ricorderemo
la sua prima raccolta di saggi The Sacrcd Wood, apparsa nel 1920.
Homage to John Dryden (1924), For Lanceìot Andrewes (1926), ristam-
pato più tardi negli Esswys Ancient and Modem (1936), Dante (1929),
The Use of Poetry and the Use of Criticism (1933), After ^^trange Gods
a Primer of Modem Heresy (1934), EUzaììcthan Essays.
Critici poco benevoli hanno affermato che Edith Sitwell (1887)
e i fratelli Osbert (1892) e Sache\'erell (1897) formano una triade che
non si sa se definire come poeti che scrivono in prosa o prosatori che si
divertono a comporre versi. Di Edith Sitwell si ricordano specialmente
The Mother and Other Pocms (1915), una raccolta di versi pubblicata
nel 1930 Collected Poems, alla quale seguirono Street Song (1942), Green
Song (1944), A Song of the Gold (1945). Il suo atteggiamento verso la
poesia è rilevato in uno stu,dio su Alexander Pope (1930); e giudizi in-
teressanti si possono trovare anche in As-prcts of Modem Poetry (1934)
e Victoria, of England (1936). Nonostante la loro aggressività {Wheels,
1917-1921) e il loro atteggiamento culturale e aristocratico l'opera loro,
per quanto continui a suscitare vivo interesse, appare oggi a taluno
piuttosto demodée.
Più significativa sembra l'arguta levità di Herbert Wolbtì: (1885)
— 292 —
e la iluicìa pravità delle sue poesie più impegnative. Grosso modo si po-
trebbe atfermaie che molti degli sciittori più promettenti derivano dal
Hopkins o dall'Eliot o quanto meno hanno una sfumatura delle loro
tendenze meta tìsiche. Ciò e particolarmente vero di Heijbeut Reiad (1893)
C. D.\Y Lewis (190.")), W. II. Auden (1907), I>ouis Mac Neicb (1907), e
in misura minore di Stei>hex Spender (1909).
Molti poeti contemporanei sono all'unisono col nostro tempo per
l'intenso e arido intellettualismo che distingue la loro poesia, per l'iro-
nia, lo stoicismo, l'assenza di romantici entusiasmi e del senso cosmico
che ne costituiscono la princii)ale caratteristica. Essi sembrano intenti
alla soluzione dei problemi connessi con Tessere morale dell'uomo entro
i contini della sua « bone vault », senza richiamarsi alle leggi generali
dell'universo. Il loro sguardo si ferma sui fatti dell'esperienza umana
e specialmente sulla scena sociale.
G'è una crescente tendenza fra i poeti a interessarsi, come fanno
romanzieri e saggisti, del fattore politico e economico della vita mo
derna. Essi danno espressione al crescente malcontento per un ordine
sociale in decadenza e alla crescente speranza per una specie di stato
•socialista. L'Auden <lii)inge il dilemma sconsolato dei ricchi in un mon-
do « that has had its day ». Lo Spender celebra e the failure of banks,
the failure of cathedrals, and the declared insanity of our rulers » e at-
tende con speranza che una nuova generazione edifichi una società
migliore sulle lovine di quella presente. 11 Lewis espone le tenui ideo-
logie e sofismi degli anziani e incita la sua generazione « to give up
toys and go into training ».
Così mentre l'Eliot si volge i)er conforto alla religione altri poeti
si accontentano del pensiero della solidarietà umana, dell'attuazione
della loro unità col gregge degli uomini. Lii solitudine dell'uomo nel-
l'universo è bene espressa dallo Spender nella poesia Winter Landscwpe.
A sera il poeta si chiude in casa accanto al fuoco mettendo una bar-
riera fra sé e il senso « of our dying souls against JOteruity pressed ».
11 pensiero dei gabbiani nidificanti fra le rocce e stretti ala contro ala
ilurante la notte desta in lui un vivo desiderio di affermare lo spirito
giegario della mia specie.
In questo primo inventario neci^ssariamente breve e incompleto
iion potranno trovar posto i molti, i troppi poeti inglesi contempo-
ranei; tuttavia converrà citare almeno i nomi di alcuni scrittori che
fra tanto cerebralismo sembrano orientarsi verso espressioni poetiche
tradizionali. Dylan Thomas i1914), gallese, che nel Portrait of the Art-
i.'it as a Yoiniif Doff (1940), in gran parte autobiografico, ci naira le
— 295 —
sue dure esperienze mentre muove i primi passi nella difficile carriera
del giornalismo.
A vent'anni pubblica il suo primo volume di versi, Eujhteen Poems
(1934), seguito dai Tu-cnti/-fìve Pocms (1936) e da The Map of Love
(1939). Questi versi che furono più tardi raccolti insieme con una de-
cina di racconti in un unico volume, The World I Breathc (1940) mo
strano la forza eccezionale del suo temperamento lirico.
Col Thomas licorderemo Adam Drinan^ Douglas Young e Veej^om
Watkins nella cui opera non mancano echi di certi toni romantici che
ci fanno pensare a Yeats.
Il magismo di Jamks Ei.roy Flecker (1884-1915) può talora aver
qualche apparenza di simbolismo emotivo ma è generalmente immune
da misticismo o da filosofia cosmica. Questo è vero anche per Romance
and Magic di W. J. Turnbr nato a Melbourne in Australia nel 1889
ma vissuto quasi sempre in Inghilterra, e per la fantasiosa ricostru-
zione della storia di Èra di RIa^lph Hodgson (1872).
In altri poeti una delicata fantasticheria sembra unirsi a un acuto
e vivido realismo come in certi componimenti di Harold Monbo (1879-
1932). Troviamo del realismo immaginativo ma non romantico in al-
cuni poemi di Gordon Boittomley (1871), mentre in certe poesie di guer-
ra di W. Gibson (1880), Siegfried Sassoon (1880), Robertv Grav'Es
(1895), Sidney Keyes^, Roy Fulle3{, Keith Douglas, Richard Hill-^ry,
F. T. Prince, il realismo appare talora disperato, estremo, senza un
raggio di luce.
Anche per il romanzo gli scrittori da citare sono tanti che dovremo
necessariamente limitarci ai pili rappresentativi. L'opera di Henry
James, di Thomas Hardy e in grado minore del Meredith, oltre alle teo-
rie psicanalitiche e ai romanzi dei massimi scrittori russi dell '800, eser-
citano una profonda influenza sui romanzieri di oggi.
Più che agli avvenimenti esteriori si cominciò ad annettere impor-
tanza alle reazioni dello spirito anche minime; in alcuni il gusto si fe-
ce più raffinato, l'orecchio più avvezzo ai vasti giri di frase, in altri
sembrò accentuarsi una tecnica narrativa fatta di allusioni, coperta
e discontinua, in altri ancora troviamo un mondo che conosce i tor-
menti e la violenza degli odi, o in cui i personaggi sono affetti da in-
guaribile narcisismo, o si rivelano indocili e torbidi anche se le grida
sembrano spente e le passioni attenuate.
Degna di nota ci sembra anzitutto l'opera di E. M. Forster (1879)
al quale non poco hanno tratto alcuni romanzieri posteriori come
Christopher Isherwood, Elizabeth Bower e William Plomer. Scrittore per
più rispetti interessante egli rimane, pur aggiornandosi, entro le linee
— 294 —
di una narrativa che non si affida a quelle formule che molti oggi vanno
sperimentando. Di lui ricordiamo specialmente i seguenti romanzi :
Whcre Angcls Fear io Tread (1905), The Longrst Journcy (1907), A
Room with a View (1908), Hoicanls End ^1910), A Pussiujc to India
(1924), e, oltre a qualche interessante saggio critico, alcune raccolte
di novelle, Celestial Omnibus (1911), The Eternai Moment (1928).
In Davh) Herbert Lawrence (1885-1930), scrittore quanto mai sin-
golare e fecondo, si ha come un'ultima eco della adorazione romantica
della natura nel primitivismo e nel misticismo fallico non di rado pre-
sente nella sua opera; ma in lui la concezione filosofica della natuia
non sembra mai ricevere esplicita formulazione.
t^lpecialmente dopo la prima guerra mondiale la ribellione al mon-
do, la negazione di ogni ideale della civiltà e l'esaltazione dell'istinto
trovano larga parte nella sua opera che per la penetrazione dei carat-
teri, la drammaticità di certe situazioni e più ancora per la descrizio-
ne del violento contrasto fra l'istinto e la ragione lo poue fra i mag-
giori prosatori contemporanei. Fra i suoi romanzi ricordiamo : The
White Peacock (1911), Sons and Lovers (1913), The Plumed Serpent
(1926), Lady Chatterlei/'s Lorer (1928) ai quali si aggiungono racconti,
.S'*. Mawr (1925), notazioni di viaggio, Tirilif/ht in Itaìij <191(;), Sea and
Sardinia (1921), Morninrjs in Mexico (1927), qualche raccolta di versi,
Love Poems (1913), Birds, Beasts and Flowers (1923), L<i^t Poema
(1932), drammi, The Widoiving of Mrs. Holroyd (1914), e infine tre vo-
lumi di lettere molto importanti anche come documenti biografici.
Aldous Huxley (1894), nipote del grande biologo, narratore bril-
lante ma piuttosto cerebrale, sembra talora incapace di costruire un
libro secondo un piano organico ben definito. È umorista fine ma corro-
sivo, intento a risolvere il problema della « conciliazione fra i vantaggi
della civiltà e quelli della vita primitiva » È quanto troviamo espresso
in forma diversa in molte parti della sua opera dove l'autore sembra
orientarsi sempre di più verso la religione indiana nella quale ravvisa
il completo annullamento dell'egoismo causa dei mali che ci affliggono.
Al romanzo Crome Yelloio del 1921, seguirono Antic Hwy (1923),
Those Barren Lea/ves (1925), Point Counter Point (19ì28), Bra/ve New
World (1932), Eyeless in Gaza (1936), After Many A Summer (1939),
Time Must Have a Stop (1944), racconti. Mortai Coils (1922), Tico or
Three Graces (1926), Brief Candles (1930), saggi On the Margin (1923),
Along The Road (1925), Jesting Pilate (1926), Music at Night (1931),
Rnds and Means (1937), The Perennial Philosophy (1946).
Per la novità della sua tecnica e per la spregiudicata, descrizion.i
di certe situazioni, grande interesse suscitò a suo tempo l'Ulysse.^
— 295 —
(1022) di James Joyce (1882-1941), il quale s'cia già reso noto con una
raccolta di novelle Dnhìincrs (1914) e con A Portraìt of the Artist as a
Young Man (191G), narrazione in gran pai'te autobiografica, più acces-
sibili al grande pubblico. I vocaboli talora incomprensibili coniati dal
Joyce che troviamo numerosi nell'opera più recente di questo roman-
ziere {Finncgwns Wakc, 1939) cerebrale quant'altri mai, rendono la let-
tura difficile se non semi)re impossibile anche ai lettori di solida cul-
tura letteraria. Tale difficoltà deriva dalle sovrapposte complessità del-
l'opera e dalle oscurità inerenti al metodo e all'intenzione dell'autore
che cercò di « mettere in raffronto la localizzata mentalità contempo-
lanea dell'individuo con la collettiva mentalità primordiale della stir-
pe, di raggiungere nna visione stereoscopica e cioè di abitare in menti
di gran lunga dissimili e attraverso di esse pi'esentare una composita
articolazione della realtà. Di quasi inevitabile concomitanza con que-
sto fu l'uso di diverse lingue per diversi caratteri e situazioni. Egli
cercò inoltre di introdurre nel romanzo qualcosa che si avvicinasse al-
ia struttura formale della musica e ciò ottenne di solito con l'intro-
duzione di un tema con successivo sviluppo e var-iazioni e infine di dare
un resoconto realistico della strana e arbitraria evoluzione della co-
scienza umana». A malgrado di certe lungaggini e stranezze alle quali
il Joyce fu condotto nelle sue ricerche di minuzie analogiche la sua ri-
mane per molti un'opera importante e non solo per la riforma tecnica
apportata dall'autore.
La tendenza psicanalitica è palese anche nei romanzi di Virginia
AYooLF (1882-1941). in alcuni dei quali trova espressione il tema ricor-
rente dell'angoscia del tempo che fugge : Jacob's Room (1922), Mrs. Dal-
ìoway (1925), To the Lighthouse (1927), Orlando (1929), The Waves
(1931). The Ycars (1937) Bctween the Acts (1941), rappresentano diver-
si momenti dello sviluppo artistico della scrittrice.
Alcuni romanzieri d'oggi sembrano abbandonare le teorie psi-
canalitiche care a molti scrittori contemporanei per ritornare in parte
alla tecnica dei grandi romanzieri vittoriani fondendo, come fa J. B.
Priestley (1894), il romanzo così detto regionalista col romanzo di
« vagabondaggio » creato da George Borrow.
Nell'infinita schiera dei narratori contemporanei ci sono altre fi-
gure di particolare rilievo : Hugh Walpole (1884-1941), Josfiph Oronin
(1896). Charles Morgan (1894), George Orwf^i.l (1903-1949), Ivy Comp-
Tox BuRNETT^ Henry Griìen e infine, fra gli altri molti i cattolici
Graham Greene^ (1904), oggi uno dei romanzieri più in vista nella cui
opera domina un tragico senso dell'irreparabilità del male, e Evelyn
Waugh (1903), scrittore molto popolare considerato (con Charles Mor-
— 296 —
^(aii e Cbiistopliei- Isherwood) tra gli scrittori più rappresentativi del-
l'ultima geuerazione.
I^ l)reo(Ciipazioiii religiose, le istanze politiche e il vano tenta-
tivo (li evadere dal contorniisni<» anglo-sassone sono temi dai quali il
W'augli di rado riesce ad affraucarsi.
l'er quanto si riferisce al teatro d'oggi ai nomi dei noti dramma-
turghi G. B. Shaw^ James Barrie. Alfred Sutro^ H. Granviixe Bar-
KKu. A. A. Mii.xEV. Xorn, Coward, J. B. I'riestley e T. S. Eliot, ag-
uinngeremo quelli di ^^'ILLLAM Douglas Home, autore di un dramma
pregevole (Noie Baraìthas) rappresentato con successo a Londra nel
1!>47 e del già citato \V. H. Audex [Paid on hoth Sides, 1930, e The
Dance of Death) che in collaborazione con Christopher Isherwood scris-
se The Do(j Benrafh the «S'A-ies. una specie di rivista. The Ascent of
F. a (193C) tragedia in due atti, On the Frontier (1938), melodramma
in tre atti in cui pui- nella sua atmosfera farsesca non manca qualche
Itel tratto poetico.
Converrà anche ricordare il teatro di Ohristoi'HEr Fry (1907). A
una sua prima commedia, 8iege (1937). mai rappresentata, fece seguito
The Boìi tvith the ('art (1937), un esperimento abbastanza riuscito sulle
orme del teatro di T. S. Eliot, e ancora Thiir.sdaj/'s Child e The Tower,
i-appresentata nel 1939.
Ma è specialmente nell'attuale dopo guerra che il Fry si è venuto
affermando con le seguenti opere: The Firstborn (194G), A Phoenix tao
Frequent il94(j). Thor. uùth A)if/els (1^48), The Ladi/'s Not for Burning
(1949) in versi, forse il suo dramma migliore, e Venus Observed (1950)
ì-apjn-esentata di recente con grande successo d;i Laurence Olivier a
Ix)ndra.
Non mancano in (piesto teatro brani lirici di alto valore, ma non
di rado essi si i>alesano puro ornamento non essendo richiesti da ne-
cessità drammatiche o psicologiche.
In quest'eitoca di generale smarrimento la letteratura inglese per
il numero e l'importanza dei suoi autori mostra una vitalità degna del
suo i)assato. onde è lecito sperare che l'odierno diffuso fermento di ten-
denze e d'aspirazioni maturi prima o poi opere che laggiungano, per la
loro essenza d'arte, espressioni valide e durature.
297
INDICE DEI NOMI
I titoli iu corsivo iudicauo opere collettive, di scrittore iguoto o d'incerta
iittribiizione. I numeri in corsivo l'inizio della trattazione principale.
Abercrombie, Lascelles, 287.
Addison, Joseph. 125, 138, 139, 142. 147.
211.
A. E., vedi Russel G. M.
Aelfric, 18.
Alfieri, V., 159. 180.
.Vlfre<I (re), fi. 17.
.Vlembert. J. Le Rond d', 124.
Aìi/soun, 2<j.
Amis an<ì Amiloun. 26.
Ancrene Riuìe, 23.
.Vrayot, J., 4o.
AndreaJi, 13, 17.
.\rbuthnot. .Tohn. 1^.
.Vrches. William, 274.
Arden of Fevershanì. .>>.
Ariosto,' L., «52. 182.
.Vristofane. 149.
Arnold, Iklwin, 266.
Arnold, Mutthow. 2<12. 218, 252.
Ascham, Roger, 3d.
Athenian Gazcttc. 137.
Auden. W. H., 203. 297.
Augler, E., 273.
-Xusten, Jane, 210.
.\ustin. Alfred, 287.
IJacon. Francis. J8, 60, 105, 106, 109,
1S4. 159.
r.acou, Roger. 21.
l'.aeda, 5, 16, 17.
l'alestier, Ch. Wolcott. 264.
Halzac, H.de. 185.
l'.andello, M.. 43. m. 77.
F'.arbour, John. .*>5.
r.arclay, Alexander. 34.
Karetti. G., 1.54, 1.59.
Barker. H. Granville, 2f75, 278, 297.
r.arnfield, Richard, 61.
lUirrie. James Matthew, 279, 297.
Baudelaire, Ch., 193, 2^, 248.
Baxter. Richard, 106.
Beardsley, Aubrey, 249.
Beaumont. Francis, 78, 112.
Beckford, William. 169.
Bee, The, 1.55.
Beerbohom. :Max, 248.
Behn, Aphra. 116.
Belleforest, F. de, 66.
Belloc, Hilaire, 285, 28i>.
Bennett. E. Arnold, 284.
Benoit de Sainte-ilaure, 22.
Bentham, Jeremy. 210, 215.
Bentley, Richard. 1.31.
lìeoìculf, 13. 1',.
Berkeley, George. 204.
Beve.^ of Hampton. 26.
Bibbia, 8, 24, .',0, 49, 98. lOó, 219.
Bìackìcood's Magatine 205, 211.
r.lair. Robert. 161. 175.
P.lake. William, 160, nS, 193. 268.
Bìickìiììfj Homelies, 18.
Bìoìc. Xortherne icynd, 26.
Boccaccio, G., 30, 31, 34. .38. 42. 111,
145.
r.oezio. S.. 18, 39.
Boiardo, M. M.. 182.
Boileau, X. D., 127, 153.
Hook of Common Praijer, 41.
r.orrow. George. 26ó, 2rt6.
Boswell. James, 154.
Bottomley. Gordon. 294.
Bourgogne, Jean de, 28.
Bowen, Elizabeth, 21>4.
— 299
Brant, S., 34, 75.
Britìges, Robert, 243, 287.
Bronte, Anne, 237.
Brente. Charlotte, 2:-i7.
Bronte, Emily, 227, 22S.
Brooke, A. Stopford, 2«)7.
Brooke, Rupert. 2S8.
Browue, Thomas, JO.'J.
Browne, William, r»().
Browning, Elizabeth Barrett. 233, 230,
241.
Browning, Robert, 228, 232, 235, 249.
2.'>1.
Bninanbuih. The Battle of. 18.
Buchanan, Robert, 2.''.9.
Buuyan. John, 87, 89, 91, iJó, Mi, 125,
234.
Blirger, G. A., 182.
Burke, Edmund. 154, 157.
Burne-Jones, Edward, 258.
Burney, Fanny, 20,9.
Burns, Robert. 100, 170, 181.
Burton, Richard, 26ó.
Burton, Robert, 49.
Butler, Samuel (1612-80). 101, 119.
Butler, Samuel (1835-1902), 226, 237,
252, 275.
Byron. George Gordon, 169, 170, 182,
'l96, 2fH, 208, 226, 233, ^44.
Caedmon, 16.
Calderón de la Barca. 117. 259.
Calvino, G., 131.
Camden, William, 71.
Campanella, T., 39.
Campbell. Thomas, 208.
Campion. Thomas, 51.
Carew, Thomas, 93, 9',.
Carew, Richard, 43.
Carlyle, Thomas, 173, 193. 2Ifi. 222. 249.
CarroU, Lewis, 280.
Casti, G. B., 198.
Caxton, William, 37.
Cazamian, L., 198.
Cervantes, M. de, 79, 119, 166.
Cesarotti, M., 168.
Chambers, E. K., 61, 79.
Chanson de Roland, 22.
Chapman, George, 43, 59, 71, 7.J. 76.
83, 207.
Chateaubriand, R. de, l.>"i. 179.
Chatlerton, Thomas. 160, 167, IGS, \m.
180, 181.
Chaucer, Geoffrey, 8, 35, 27, 28, 2iK
35, 3<5, 37, 41, 44. 65, 75, 110, 111. 241.
Chester. Robert, 69.
Chesterton, Gilbert Keith, 285, 2S<).
Chevìf Chase, 35.
Vhrìst, 13, 17.
Chri.st and Satan, 13.
Chronicle, The An(/1o-Sa.ron, 18.
Cibber. Colley, 129, 163.
Ch'annes, 27.
Clough, Arthur Hugh. 219.
Cobbett, William, 210.
Coleridge. Samuel Taylor. .50, 90, 171».
180. 186, 187, 189, 191.
Colet. .John. 38.
Collier, .Jeremy, 118.
Collins, William, 163.
Collins, Wilkie. 228.
Collodi, C, 280.
Colmau, George, 158.
Colimi, Padraic. 272.
Compton Buruett, Ivy, 296.
Congreve, William, 113. 116. 117. US-
158.
Conrad, .Joseph, 2i)l. 285.
Corneille. P., 112, 113.
Court of Love, The, 34.
Coverdale, Miles, 40.
Coward, Xoel, 297.
Cowley, Abraham, 90, 93.
Cowper, William, 160, 16'/. 181.
Crabbe, George, lfl6.
Craumer, Thomas, 4f). -Ji.
Crashaw, Richard. 90. 91.
Cronin. .Joseph, 29<i.
Crowue, .John, IK!.
Cuckoo and the Xif/htiiinalr, The, 34.
Cursor ^^^l)1di, 24.
Cynewulf. 17.
Dame Siriz, 26.
Daniel, 13.
Daniel, Samuel, 50, 83.
D'Annunzio, G. 248.
Dante, 30, 31, 100.
Darwin, Charles, 215. 216, •S2, ^»5.
D'Avenant. William, 11S.
Davidson .John, ^6.
Davies, W. H., 288.
300
D'AzegUo, M., 185.
Dedekind, F., 75.
Defoo, Daniel, ISTT, l.>,2, 148. 153.
Dekker. Thomas, 71, 72, 75, 78, SO.
De La Mare, Walter. 287.
Deloney. Thomas, 75.
Deuham, .Tohii. a^.
Deor'n Vomplaint , 15.
De Qulncey Thomas. 211, 212.
Descartes, R., \2À.
Desportes, P., 85.
Dickens. Charles, 12(i. 21«'>, 221, 225, S«,
249, 2S2.
Dickinson, E.. 2JX).
Diderot, D.. 124, 1.59.
Disraeli, Benjamin, 22(L 2(52.
Dobrée, Bonamy, 287.
Donne. John. ."^J. 90, 91, 94, 125.
Dostojevskij. K.. 74. 1S5.
Doughty, Charles Montegn. 2C»r>.
Douglas, Gavin. ?A.
Douglas, Keith, 294.
Dowson, Ernest, 248, 250.
Drayton. Michael, òO, 8?..
Dream of the Rood, The, lo. 17.
Drinan, Adam, 294.
Drink water, .John. 287.
Drummond, William, .*/, 72.
Dryden, .John. as. Kki. il.], ilc, 117.
119, 125, 127, 1.32.
Du Bellay, J., 44, 85.
DufiPy, Charles Gavan, 267.
Dumas, A. (padre), 185.
Dumas, A. (Aglio), 274.
Dunbar, William, .3(>.
Dunsany, Lord. 272.
Duns, Scotus .John, 22.
Dunton, .Tohn, lo7.
D'Urfey, Thomas. Ufi.
Edgeworth, Maria. 185, 21().
Edinburgh Kevieir, The, 210. 211.
Edward, 35.
Egidio Romano, 34.
Eikon Basilike, 90.
Elene, Ili. 17.
Elgar, Edward, 21«».
Eliot, George, 22-',.
Eliot, Thomas Stearns, 287. 291. 2)2.
293, 297.
Emaré, 2<5.
Enfjlaml Helicon, 51.
Elyot, Thomas, 39.
Erasmo, D., 38, 8t>, 22r7.
Errine, St. John. 272.
Eschilo, 201, 202, 245.
E.rodit.'^, 13, 17.
Etherege, George, IV), 117.
En 111 i dina n. The, 144.
Eustace o Thomas de Kent, 22.
Evelyn, John, 120, 121.
E veri/man, óS.
Fairfax, Edward, 4.'!.
Farqiihar, (Jeorge, Ut», UH, 1.50.
Fates of The Apnstok'.'<, The, 13, 17.
Fergusson, Samuel, 207.
Fielding, Henry, l'/S, 153.
Ilnnshiirff, 14. 15.
Fiorentino, Ser G., (>4.
Fitz Gerald, Edward. 2 ',5.
Flaubert. G.. 2(;2.
Flecker, James EIroy, 294.
Fletcher. Giles, 50.
Fletcher. John. 78. 97, 112, 113.
Fletcher, Phineas, 50.
Florio. G., 43.
Fìorc.'i and Bìanchefloitr, 20.
Floircr and the Leaf, The, 34.
Ford, John, 80, 81.
Foscolo, U.. 152, 159, 161, 180.
Foster, E. M., 29.',.
Fox and the Wolf The, 20.
Fo.Ke, .John, 41.
Freeman, John, 288.
Fry, Christopher, 297.
Fuller, Roy, 294.
Gaimar, Geoffrey, 22.
Galilei. G., 48, 97, 124
Galsworthy, John, 273. 282.
Gamelif», The Tale of, 65.
(lammer (ìurton.^ Xedle, 54.
Garnier de l'ont Saint-Maxeuce, 22.
Garrick, David, 154, 158.
Gaskell, Mrs., 22G.
Gautier, Th., 243.
Oairaf/ne and the Gren-e Knight, Sir, 27
Gay, John, 130.
Genesi.^, 13, 10.
Geste of King Horn, The, 26.
Gibbon, Edward, l.")4, l')8.
— 301 —
Gibson, Wilfrid, 294.
Gilbert, William Hchweiiok, 274.
Giovenale, 111.
Giraldi Cinzio, G. 15., 00.
Giraklus Cambrensis, 21.
Gi.ssing, George Robert, 253, Sió.
Giusti. G., 152.
Godwin, William, 199, 200.
Goethe, W., l.'HÌ. 180. 182, 197, 216.
Golden Lct/cnd, The, 37.
Goldsmith, Oliver, US, 119, 151, ir>5, 158,
167.
Gosse, Edmund, 274.
Gosson, Stephen, 46.
Gower, John, 8, 28, 29, 35, 37.
Grave, The, 18.
Graves, Robert, 294.
Gray, Thomas, 155, 160, 161, 175, 181.
Green, Henry, 2JiO.
Greene, Graham, 296.
Greene, Robert, 55, 56, 59.
Gregorio (papa), 17.
Gregory, Augusta, 267, 268, 272.
Grocyn, William, 38.
Grossi, T.. 185.
Guarini, G. B., 79.
GuedaUa, Philip, 287.
Gin/ of Wwncick, 26.
Ilakluyt. Richard, 49.
Hankin, St. John, 279.
Hardy, A., 112.
Hardy, Thomas, 237, 249, 25Jf, 294.
Hariugton, John, 43.
Havelok the Da ne, 26.
Hawes, Stephen, 34.
HazUtt, William, 2»1, 211, 212.
Hearn, Lafeadio, 266.
Henley, William Ernest, 263.
Henryson, Robert. 35.
Herbert, George, 90, 91, 92.
Herder, J. G., 159.
Hereford, Nicholas, 24.
Herrick, Robert, 93.
Heywood, John. 54.
Heywood, Thomas, 71, 75, 79.
Higden, R., 27.
Hillary, Richard, 294.
Hobbes. Thomas, 100.
Hoby, Thomas, 43.
Hodgsou, Ralph. 294.
Holinshed, Raphael, .',9, 63, 07, 68.
llolland, Philemon, 43.
Home, William Douglas, 297.
Hood, Thomas, 209, 211.
Hooker, Richard, 48.
Hopkins, Gerard Manley, 2//2, 290, 292.
Housman. Alfred Edward, 256, 278.
Housmau, Laurence, 278.
Howard. Henrv (Earl of Surrey), 41.
Howard, Robert. 114.
Hugo, V., 180, 240, 2H3.
Hume. David. 1(^, 157, im, 204.
Hunt, Leigh, 198, 201, 203, 212.
Hunt, WilUam Holman, 238.
Huntingdon, Henry cf, 21.
Huxley, Aldous, 213, 287, 295.
Huxley, Thomas Henry, 216, 268, 280.
Hyde, Douglas, 267.
Ibsen, H., 76, 249, 273, 274, 275.
Idler, The, 154.
Interludes, 54.
Isberwood, Christopher, 294, 296, 297.
Jacobsen. J. P., 249.
James I, 35.
James, H.. 202, 2M.
Johnson, Liouel, 248.
Johnson, Samuel. 72. 90, 132, 147, 148,
1.51. 153, 1.55, 108.
Jones. Henry Arthur. 274.
Jonsou, Ben, 01, 71, 75, 76, 80, 80. 90,
93, 112.
Joyce, Jamos, 2.95.
Judith, 13. 18.
Juliana, 13, 17.
Junius, Francis, 17.
Kant, I., ISO. 195.
Keats, .John, 120, 160. 191. 201, 202, 203,
205, 332.
Keble. John. 216.
Keyes, Sidney, 294.
Khayyam, O.. 245.
King Alisa under, 26.
King John and the Bishop, 35.
Kinglake. Alexander William. 265.
Kiugsley, Charles, 228.
Kipling, Rudyard, 262, 2S6.
Klopstock, F. G., 159.
302 —
Knoblock, Edward, 284.
Kyd, Thomas, 5(ì, 57, 66.
La Ciilprenède, G., U2.
La Fayette (Contessa di), 112.
La Fontaine. J. de, 36. 130.
Imi le Frcis-nc, 26.
Liimartine. A. de, ISO.
Lumb, Charles, 193. 211.
Land oi Cokai/f/ne. The, 2«).
I.iindor, Walter Savage, 213, Ìi43.
Lanslaiul. William, -M. 29.
Lawes, Henry. iM».
I.awroii.e. David Herbert, 140. ,295.
Lawrt'uce. Thomas Edward. 366.
Laymou. 2ó.
L«'e, Nathaniel. ll.'j.
Lee, Veruni! (Violet l'aget). 2S7.
Le Gallienue, Richard, 248.
Legendary, The Houth Englìsh, 21.
Lejrouis, L.. 198.
Leibniz, G. W., 124.
Leopardi, G.. 125.
L^ssing, G. E., 70, 150.
L'Estrange, Roger, 1.37.
Levi. A. R., 117.
Lewis, C. Day, 293.
Lewis, Matthew Gregory, 209.
r.'iberal, The, 198.
Linacre. Thomas, 38.
Livio, T., 43.
Locke, John, 109, 121, 1^1. 204.
Lodge Thomas, 64.
London Magazitw, The, 211.
Longfellow. H. W., 18.
Ixjngobardi. E. C. 221.
Lope de Vega, 117.
Ix)rris, G. de, 30.
Lovelace, Richard, 93, 9J,.
Love's Martì/r, 69.
Lutero, M.. 1.31.
Lydgate. .Tohn. S, 3',. 37.
Lyly, .John. 4.1, .'/7. .w. 57. 62.
Lytton. Edward Bulwer, 226.
-Macaulay. Thomas Babington, 216, 218,
249.
.Machaut, G. de, 30.
Macpherson, .Tames, 160, 167, 169. 180,
181.
Maeterlinck, M., 266.
Maldon. The natile of, 18.
Malmesbury, William of, 20.
Malory. Thomas, 26, 37.
Malthus, Thomas Robert, 210.
Manly. .T. M., IS.
Mandenlle, sir John, vedi Truvels of.
Mangan. James, 267.
Mannyng of Brunue, Robert, 24.
Mantuanus, 34.
Manzoni. A., 185.
Map. Walter, 21.
Marino, G. B.. 41. 91.
Marlowe. Cristopher. ."m. .56, '>7, 62, l»."..
Marston, John. 72, 76".
>Lnrtyn. Edward. 272.
Marvell. Andrew. .''.?, (.9, 120.
Marx, C 375.
Zklasetìeld. John. 3SS.
mask.'i, Tf, 96.
Ma.s-singer, Philip, 79, 80.
Maugham, William Somerset, 28.'/.
Maupassant, G. de, 284, 285.
Mazzini, G., 214. 2.51.
Meredith, George, 213, 237, 2',9, 254, 2.5:..
287. iK8. 294.
Meres, Francis, 61.
MetJistasio. P., 115.
Meun, J. de, 30.
Meynell. Alice, 242.
Michelangelo, 87.
Middleton, Thomas, 71, 75, 77.
Mill, John Stuart. 215.
Millais, John Everett, 238.
Mille e unu notte, 128, 196, ^0, 265.
Milne, A. A., 297.
Milton. .Tohn, 17, 51. 79, 84, 87, 89, 93.
U.j, 127, 175. 181. 202, 206.
Minot. Lawrence, 26.
Minturno, A., 46.
iniracl<''<, 53, 54.
Molière, 115, 116, 117, 272.
Monmouth, Geoffrey of, 21, '22, 26, 67:
Montaigne, M. de, 43, 48.
Montesquieu, 155, 159.
Monro, Harokl. 288. 294.
Moore. George. 2.'fi. 267, 272.
Moore, Thomas, 208.
Moral Ode, 23.
m(>raUtie,H, 5.3, 56.
More, Thomas, 58, 40, 84, 146.
Morgan, Charles, 296.
— 303
20 - Breve storia della letteratura inglese.
Morris, William. 2',0, 243.
Mortoli, Thomas, 85.
Musset, A. de, 180, 381.
mysterics, 53.
Xashe, Tlioma.'^, 49, 56.
NewTiiau, John Henry, 2/0".
Newton, Isaac. KX), 324, 151).
Newton, Thomas, 42.
Nietzsclie, F., 2i75.
Xorth, Thomas. 43, 68.
Norton, Thomas, 54.
yut-hroun Maitl, The. 35.
Obscrrator, The, 137.
O" Casey, Sean, 2^2.
Occlove, Thomas, 34.
Ockham, William of, 22.
O' Grady, Standish, 267.
Oldham, John, 12().
Oliphant, Laurence. 2(16.
Omero, 100, 127, 128, 207.
Orazio, 74. 124, 127.
Ormulum, 23.
Orosio, P., 17.
Orwell, George, 296.
O' Shaughuessy, Arthur, 256.
Ossian, 168.
Otway, Thomas, 115, 117.
Ovidio, 111.
Owl and the 'Kifjhtimjaìc. The, 26.
Paiuter, William, 43, 63, 77.
Pananti, F., 152.
Parini, G., 155.
Paris, Matthew, 21.
Pascoli, G., 187.
Passionate Pilgrim, The, 51, 69.
Pater, Walter, 2.',(J, 247, 248, 287.
Paterson, Robert, 43.
Patiencc, 2f7.
Patmore, Coventry, 2.'i2.
Patrick Spens, Sir, 35.
Peacock, Thomas Love, 213, 250. 251.
Pearl, 27.
Peele, George, 56. 57.
Pellizzi, C, 271.
Pepys, Samuel, 120, 121.
Percy, Thomas, 163, H)7. ICS, 169, 180.
181, 182.
Persio, 111.
Petrarca, F., 30 .'51, 38, 41, 46, 85.
Philips, Ambrose, 153.
Phoetìiv, The, 13.
Pillerò, Arthur Wing, 274.
Platone, 39, 204.
Plauto, 54.
Plinio (il vecchio), 43.
Plomer, William, 294.
l'iutarco, 43, 68.
Poe, E. A., 212, 260, 261.
Pool, William, 279.
Poema Morale, 23.
Poems and Ballads of Young Ireland.
2<;7.
Poetical Rapsodi/, A, .51.
roliziano, A., 38.
l'ontano, G., 38.
Pope, Alexander, 124, l2ó. 127, 147, 153.
154. 160, 166.
Pound, Ezra, 290.
Praz, M., 86, 220.
Priestly, John P>oynton. 296, 297.
Priuce, F. T., 294.
Prior, Matthew, 129.
Proust, M.. 262.
Pulci, L., 198.
Purchas, Samuel, 49.
Purvey, John, 24.
Pusey, Edward, 216.
Quarles, Francis, 93.
Qxiarterly Review, The, 205, 211.
Quiller-Couch, Arthur (« Q »ì, 261.
Quincey, Th. De, vedi De Quiucey,
Thomas.
Rabelais. F., 119.
Racine, J., 112, 115.
Radcliffe, Ann, 185, 209.
Raleigh, Walter, 49.
Rambler, The, 154.
Read, Herbert, 293.
Reade, Charles. 227.
Rebora, P., 78, 264.
Rehearsal, The, 114.
Rembrandt. R. H., 73.
Revieir. The, 1.37.
Reynolds, Joshua, 154.
Ricardo, David, 210.
Richards, I. A., 257.
Richardson, Samuel, 126, 1',6, 151, 15.'!.
— 304
lìichter, J. r.. :Jlt*..
liiddles, IT.
Kiuuccini, O., 113.
Robert of Gloucester, ai.
Robertson, Thomas William, 2T4.
Robin Hood, X).
Robinson, Leuuox. 272.
Robinson, Richard, 64.
Robynson, Raphe, 38.
Rogers, Samuel, 208.
Rolle of Hampole, Richard, 24.
Roman de la Uose, 28, 30, 105.
Roman de Renart, 26.
lìousard, I'. de, 85.
Roscommon. Earl of, 127.
Rossetti, Christina, 238, 2',l.
Ro.^setti, Dante Gabriel, 2SS, 24:',.
Rossetti, G.. 2:iS.
Rousseau, J. J., lóO, 1G7, 179.
Rowley. William, 78.
Ituin. The. 16.
liuskiu, John, 219, '22S, 246.
RusseU, George William, 2(i7, 2iif). 271.
Sacchetti, F., 145.
Sackvillc. Charles. 120.
Sackville. Thomas. 42, 54.
Sade, Marchese di, 213.
Saint-Eéal, C. Y. de, 11-5.
Salniasius. {19.
Sannazaro, J., 46, 145.
Sardou, V., 273.
Sas.soon, Siegfried, 294.
Saville, George (Marquis of Halifauxi,
121.
Savonarola. G.. .38, 226.
f^av^U, The. 249.
Saxo Grammatieus, 66.
Scaliarern. G. C, 46.
Schelliup. F. W. G., 180, 195.
Schiller. F.. 180, 192.
Schlegel. A. W.. 63, 180.
Schopenhauer, A., 219, 2.53, 255.
Scott, Walter. .'^5, 169, 181, 190. 2(*>0.
Scudéry, M. de, 112.
Senfarer, The, 15.
Sedley, Charles, 116. 120.
Seneca, 42. .54, 56, 62.
Senofonte, 43.
Heven .SV/f/e.« of Rome, The. 26.
Shadwell, Thomas, 111, 116.
Shaftesbury. Earl of, 12>.
Shakespeare, William, 31, 42, 47, 49, .54.
55, 56, 57, 58. .^.0, 71. 72, 73, 78, 80,
83, 89. 97, Ì12, 129, 1.54, 155, 159, 180.
181, 195, 206. 212.
Shaw, George P.eruard, 119, 140, 273,
274, 27Ó, 280. 2<^t7.
Sheffield. .John, 127.
Shelley, Mary, 196, 200, 202, 203, 209.
Shelley. Percy Bysshe, 100, 179, 191.
198. 199, 2<Ì6, 208, 213. 226, 232, 268,
276.
Sheridaii, Richard Brinsley, 118, 119.
lòS.
Shirley, James, 81.
Sidney, l'hilip. 44, -'/.5, 47, 50, 145.
Sigersou, George, 267.
Sitwell. Edith, 392.
Sitwell. Osbert, 292.
Sitwell, Sacheverell, 292.
Skeat, Walter William, 31.
Skelton, .John, 34.
Smith. Adam, 100, 1-57.
Smith, Sidney, 210.
SmoUett, Tobias, lóO.
Sonfj of the Huxhanditian, 2<i.
Southerne. Thomas, 115.
Southey. Robert. l'=>9, 191, 192, 193, 19Ò,
19S.
Spagnolo. G. B., 34.
Spectator, The, 137, 1.38, 139, 140, 147.
Spencer. Herbert, 216.
Spender, Stephen. 293.
Spenser. Edmund, 30. 36, .'/S, 50, 56, 89,
90. 97. IftS. 160, ISl, 182, 206, 268.
Squire, .John Collings, 287.
Stael, M.me de. 181.
Steele, Richard. 138. 1.39, 140, 142, 147,
1.58, 211.
Stephen, Lesile, 2.51.
Sterne. Lawrence, 151. 260.
Stevenson, Robert Louis, 200. 262.
Stevenson, William. 54.
Strachey. Giles Lytton, 386.
Strindberg. A., 249.
Suckling. John. 93, 9.',.
Sullivau. Arthur. 274.
Snllivan, T. Daniel, 267.
Sinnrr /.<* icumen in. 26.
Surrey. Earl of, vedi Howard, Henry.
— 305 —
Sutro, Alfred, 297.
Svetouio, 43.
Swift, Jonathan, 12A, 129, J30, KkS, 149.
1552.
Swinburne, Algernou Charles, 177. 238.
239, 240, 243.
Symonde, John Addington, 346.
►Symons, Arthur, 248.
Syuge. John IMillington, 2»>7. 2f70.
Tatler, The, 137, 138, 139.
Tate, Nahum, 111.
Taylor, Jeremy, KKi.
Tempie, William, 121, 130, 131, 182.
Tennyson, Alfred, 26, 228, 235, 2:ì7, 24.5.
249, 287.
Tennyson, Charles, 2254.
Tennyson, Frederick, 229.
Thackeray, William Makepeace. 216,
221, 223, 249.
Theobald, Lewis, 129.
Thomas de Kent, verft Eustace.
Thomas, Dylan, 298.
Thomas of Hales, 24.
Thompson, Francis, 2.'/2.
Thomson, James (1700-48), 160, 163. 166.
Thomson, James (18^4-82), 252.
Tiudale, William, .',0, 86.
TotteVs Miscellati}/, 41.
Tourneur, Cyril, 76, SI.
Tractarian Movement, 210.
Traherne, Thomas, 92.
Travels of Sir John Mande ville, 27.
Trevisa, John. 27, 37.
Trollope, Anthony, 227.
Tnrgheujev, I. S., 285.
Turner, J. M. W., 219.
Turner, W. J., 288, 394.
Tyndall, John, 268.
TJdall, Nicholas, 54.
Vnquiet Ch'ave, The, 35.
Urfé, H. d', 112.
Vanbrugh, John, 116, 117, 118, 158.
Vaughan, Henry, 90, 92.
Virgilio, 36, 42, 111, 124.
Vitalls, Ordericus, 20.
Voltaire, 124, 146, 154, 159, 252.
Wace, 22, 25.
Wagner, R., 249, 275.
Waldhere, 14, 15.
Waller, Edmund, 93, 109.
Walpole, Horaee, 148, 151, 161, 162. /«•'>.
185, 209.
Walpole, Hugh, 2r»6.
Walton, Izaac, 106.
Wanderer, The, 15.
Watson, Thomas, 46.
Watkins. Vernon, 294.
Waugh, Evelyn, 296.
Webster, John, .58, 71, 77, 81.
Weever, John, 61.
Wells, Herbert George, 140, 273, 2S0.
Wendover, Roger of, 21.
White, William Hale, 253.
Whitman, W., 290.
Widsith, 16.
Wieland, Ch. M., 180.
Wi/e'.? Complaint, The. 16.
Wilde, Oscar, 158, 246, 2.',7, 274.
William of Palertw, 27.
Wihnoth, John (Earl of Rochester). 120.
Wireker, Nigel, 21.
Wither, George, 50.
Woolf, Virginia, 296.
Woolner, Thomas, 2.>8.
Wordsworth, William, 92, 1.55. 179, lS(i.
192, 193, 195, 208, 230.
Wotton, William, 131.
Wulfstan, 18.
Wyatt, Thomas, '/l, 42.
Wycherley, William, IIG. 117.
Wyclif, John, 8, 2.',, 21», 39, 86.
Yeats, William Butler, 267, 270, 271.
288, 294.
Yelloic Book, The, 249.
Young, Douglas, 294.
Toung, Edward, 161, 175.
Yicain a»d Gairains, 26.
— 306
INDICE DELLE TAVOLE
Parte del materiale fotogratieo che illuf^tra il presente volume è dovuta alla
cortesia del British Council di Roma, al quale s'iì autori e l'editore porgono i
più sentiti ringraziamenti.
Tavola I. - Dal codice di Beonulf (Cotton Vitellius, A 15) del Brilisli
Museum.
» li. - Fac simile della prima pagina della Genesis.
Ascesa degli angeli in Paradiso e formazione di Eva (Ms.
Junius XI).
» III. - Incisione in legno dei Pellegrini nel Prologo dei Canterhury
Tales, stampati da Caxtou intomo al I-1.S3 (P.ritish Museum, G.
11586, sign. ciiij).
» IV. - Ritratto di Geoffrey Chauct^r.
Pellegrini di Canterbury. Da un'opera di Lydgate (British Mu-
seum, Royal MS., 18 D.ii).
» V. - Frontespizio della Faerie Queene di E. Spenser, 1596.
» VI. - Il mese di novembre da The Shepheardes Calender. Incisione
in legno.
Ritratti di Edmund Si>enser e di Sir Philip Sidney.
» VII. - Il teatro Swan (da un disegno di Johannes de Witt, 1506).
» VIII. - Frontespizio dell'unica copia rimasta della prima edizione di
Venus and Adonis (Biblioteca Bodleiana. Oxford).
Frontespizio del primo in-quarto di Hamlet.
» IX. - Rappresentazione di A Midffummer-Xight's Dream.
Rappresentazione delVHenry IV (Old Vie Company, London).
» X. - Ritratti di William Shakespeare, Francis Bacon, Ben Jonson
e John Donne.
» XI. - Frontespizio óeìV Authorised Vermon della Bibbia, 1611.
» XII. - Intervista di Milton e Marvell (da un quadro di G. G. Bough-
ton).
Ritratti di John Milton e John Bunyan.
» XIII. - Cacciata di Adamo e Eva dal Paradiso Terrestre. Illustrazione
per il libro XII del Paradise Lost (da una edizione inglese de-
gli inizi del Settecento).
» XV. - Ritratti di John Dryden, Alexander Pope, Jonathan Swift e
Daniel Defoe.
— 307 —
Tavola XV. - La toletta. Illustrazione di Aubroy Beard.sley per The Rape nj
the Look.
» XYI. - Primo numero di The Tathr.
lYoutespizio di The Essai/ on Man.
» XVII. - Dr. Johnson e il suo Circolo. Da sinitstra a destra : .Tames
Boswell, Samuel Johnson, Sir .Toshua Reynolds. David Garrick,
Edmud Burke. Pascal Paoli, Charles Burney, Joseph Warton
e Oliver Goldsmith.
» XVIII. - Ritratti di Richard Steele, Joseph Addison, Samuel Richardson
e Henry Fielding.
» XIX. - Horace "Walpole nella sua biblioteca a Strawberry Hill (da
un disogno di J. H. Muntz, 1756).
Salotto inglese settecentesco.
Londra nel Settecento klettaglio di un'incisione iu rame di
F. Jukes da W. Moss, 1774).
» XX. - Ritratti dì Laurence Sterne, Jane Aiasten, Robert Burns e
William Blake.
» XXI. - Pagina delle Inventious to the Book of Job di William Blake
(incisione in rame del poeta).
» XXII. - Ritratti di Thomas Gray, William Wordsworth. Samuel Taylor
Coleridge e Charles Lamb.
» XXIII. - Tiutern Abbey, che ispirò alla musa del Wordsworth uno del
suoi primi capolavori.
Veduta della regione dei laghi, cara ai primi poeti romantici.
» XXIV. - Ritratti di Walter Scott. George Gordon Byrou. l'ercy Bysshe
Shelley e John Keats.
» XXV. - r)ue illustrazioni di H. K. Browne (« Phìz ») per The Pickìcick
Papers di Charles Dickens.
Due illustrazioni di H. K. Browne (« Phiz ») per David C'op-
perfield di Charles Dickens.
» XXVI. - Ritratti di Thomas Carlyle, John Ruskin, Charles Dickens e
William Makepeace Thackeray.
» XXVII. - Ritratti di Charlotte Bronte, George Eliot, Alfred Tennyson e
Robert Browning.
» XXVIII. - Ritratti di Walter Pater, Oscar Wilde. Daute Gabriel Rossetti
e Algernon Chai-les Swinburne.
» XXIX. - Pagiua di The Earthly Paradise di William Morris (the Kelm-
scott Press).
» XXX. - Ritratti di George Meredith, Thomas Hardy, William Butler
Yeats e Robert Bridges.
» XXXI. - Ritratti di Herbert George Wells, Joseph Conrad, Rudyard
Kipling e George Bernard Shaw.
» XXXII. - Ritratti di James Joyce, Virginia Woolf, David Herbert
Lawrence e Tliomas Stearns Eliot.
— 308 —
INDICE GENERALE
INTRODUZIONE
Origine e sviluppo della liDgiia inglese patj. 5
STORIA riELLA LETTER^VTURA INGLESE
Cap. I. - Letteratura anglosassone » 13
» II. - Letteratura anglo normanna .... » 19
» III. - L'età (li CLaucer » 29
» IV. - Il Rinascimento e la Riforma ...» 37
)) >'. - Periodo elisabettiano, l'oesia e prosa . . » 43
» VI. - Periodo elisabettiano. Il teatro ...» 53
» VII. - L'epoca giacobita e la corrente puritana . » 83
» Vili. - L'età di ]\rilton » 89
» IX. - La Restaurazione » 107
» X. - L'età classica » 123
» XI. - I Preromantici » 159
» XII. - Il Romanticismo » 179
» XIII. - Il periodo vittoriano » 215
)) XIV. - La reazione antivittoriana » 237
» XV. - Tardi vittoriani e postvittoriani ...» 259
» XVI. - Cenni sulla letteratura contemporanea . » 2S9
INDICE DEI NOMI » 299
INDICE DELLE TAVOLE » .307
INDICE GENERALE » 309
— 309 —
Finito di stampare
nel Dicembre 1950
nelle Indù-strie Grafiche
Amedeo Xicola é C
Milano - Varese
UNIVERSITY OF TORONTO
LIBRARY
DO NOT
REMOVE
THE
CARD
FROM
THIS
POCKET
^<.«