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Full text of "Vite de' prencipi di Vinegia di Pietro Marcello, tradotte in uolgare da Lodouico Domenichi. Con le uite di quei prencipi, che furono doppo il Barbarigo, fino al doge Priuli. Nelle quali s'ha cognitione di tutte le istorie uenetiane fino all'anno 1558. Con una copiosissima tauola di tutte le cose memorabili, che si contengono in"

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A wfftc* HAaowjS gS 


1 Dono CIACCIO 








) 



VITE DE* PRENCI 'PI 

DI V- I N E G I A • 

DI P IETUO ,MLA R. C -E L L O, 

tradotte in volgare 

da Lodouico Domtmchi . 

C<?N LE VITE DI Q_VEI PRENCIPI, 

'che FVLONO DOPPO IL BAR.BAR.Is 
GOj^INALDOGEPRiVLI. 
NELLeQVALI S’HA COGNITIONE 

di tutte le ljloric V enetianc fino all'anno 
m d l v i i i.. 

Con unacopiofifiima tauola di tfttte le cofe' memorabili, 
ibe fi contengono in ejfi . 




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tùt , coll por 

clicrc ella figliuolo di Ji J rencipe,& degno fi 
giiuolo di tal PrencipCjCome per il Tuo na* 
lorc, & per la bontà,con laquale fi affretta 
di giunger con gli anni al medefimo grado 


d’honorc. Onde non mi par di poter efler 
notato di prefuntione, hauendoio alMlii 
lire V olirà Signoria, dedicate quelle cofe, 
che le fono proprie, & debite,poi che alme 
no ho moftrato buon giudicio in quello , 
chele hofacrateà Signor cortefe,& ma* 
gnifìco,chc gradirà il dono,& per la pron* • 
tczza di chi glie l’offerifce , & per la gran* 
dezza di quello, rifpetto le cole con tanto 
fplendor fatte in pacc,& in guerra da que- 
lla eccellentislìma Republica,dellaquale 
ella c membro 9 c'l padre capo,& capo il 
piu ualorofo, che habbia retto il fuo bei 
corpo già molti anni fà; che , doue gli altri 
fogliono dire, che lì miri all’animo piu che 
al dono, io per Toppolìto dico, che Vollra 
Illullre Signoria rifguardi piu al dono,che 
alfanimo mio5 perche tante eroiche ope* 
rationi, che nel libro fono defcritte,pro* 
prii effetti di molti animi , opprimeno la 
humiltà, & balTezza di un folo , che folo é 
lodato per prontezza di feruire ; e tanto 
piu è opprello, quanto quegli huomini, 
che fecero quelle opera tioni, furono nera* 
mente Eroi, & di quella antica bontà, & ua 
lore, di che fentimo gli Eroi ricordare da 
gli Scirttori 5 tra i quali ha luogo il padre 
di Vollra Signoria Illullre, perche c padre 
di lei, che con le fuc uirtù i’illullra piu, che 


per nobilita, ò per tanta fortuna, a che l’ha 
alzara Dio. Che dar à i fimili le fimili cofc 
par, che non s’erri jadonque ualcndomi 
della Voltra lllu (Ire Signoria mando fot* 
toilfuonomc tra gli huomini quello li*» 
bro, non m'imputerà predo di fe,Ia fua 
benignità , poi che le ho facrato quel, 
che propriamente fe le comi eniua t non 
fi allegrerà in legger tanti bei gefli di 
Prencipi , trahendo origine da padre 
Prencipe t non gradirà elfo dono , fe in 
lui c Duce ultimo in numero, & primo 
in ualore il glòriofo fno padre ? certo fi» 
Adunque dedico, & confacro a Vollra Si- 
gnoria lllullre quello libro con tutta la fer 
uitù mia 5 pregandola, poi che la ballezza 
mia non mi concede altro modo di mo- 
flrarlc la diuotione dell’animo mjp , clic 
nella grandezza del dono conofca, che non 
haueua cofa in me oltra lui piu degna di of 
ferirle, ne che piu fi confàccllc alla fua for- 
tuna, 6c al merito, ne al difiderio,che ho di 
fcruirla. Et con quello, baciandole humil- 
mente le mani, lo fine . Di Venctiaai 
XX. di Gennaio. M D LVIl. 


A * • » 

in; 


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I 


A I LETTORI 


O i ni diamo à leggere, gra 
tiolìslimi lettori , quelle 
Vitedc > Prencipi di Vinca 
già , non altramente , che 
una abbreuiatióe delle Ilio 
rie Venetiane del Sabclli* 
co, hauendo qu elio autore forfè à imi tatio 
ne di Lucio Floro, che abbreuiò le cofe Ro 
manedi Liuio in poche carte fcritte fot* 
to altro titolo quelle numcrofe Iftoric di 
quel grande, & dottislìmo autore5 ilquale 
con tutto, che lìa approuato dalla maggior 
parte de gli huomini, fu nondimeno dell’o 
rigine della città, & delle cofe antiche di 
quella non coli ben i nfòrmato , come lì ri* 
chiedala, à una tanta materia, che egli ha* 
ucua prefo à trattare ; laqual cofa noi hab- 
biamo conofciuto da gli fcritti di un gran* 
de, & ben grande letterato, che per diligen 
za noftra cò quelle Vi te ufeiranno in man 
de gli huomini. Mette quello autore , che 
l’origine della città fu primicramente,quà* 
do RadagalTb pafsò con gli Ipigoti,che era 
no i Goti uagabondi, & i Gepidi in Italia 
perciochc,perla fua uenuta fpauentati gli 
habitadori della prouincia di Venetia, tug 
girono nelle lagune del mar Adriatico, fen 
n • A. ui) 








za forili altre habitationi férmc,per la fpe« 
ràza, che haucuano di ripatriarc, todo che 
lode celiata quella furia de* Barbari? «Se quc 
do primo concorfo, fu l’anno ccccvn. 
Et perche di già l’Imperio cominciarla à de 
clinajre, & i Barbari ogni di piu à prender 
forza fopra di lui? conciofia che,doue auan 
ti sii le frontiere foleu aho armeggiare, e tu 
multuarc,à poco à poco preualendo padà* 
rono non folo nelle promneie uicine à Ro- 
ma, ma anco à Roma ideila, «Se quella man 
darono in mina. Per quedo , entrando 
in Italia Alarico Ré de i Vifigo ti , l’anno 
ccccxin. «Se hauendo con lungo ade* 
dio prefa, «Se facchcggiata Padoua , di nuo* 
no i Veneti concorsero alle lagune, doue 
predo una cala di muro fatta in Riu’alta 
da un’En.tinopo Architetto di Candia, fu- 
rono fabricatc uentiquattrocafctte di ta* 
uolej lcquàli arfero doppo tre anni , fendo 
fi appiccato il fuo*co in cafa di Entinopo, 
che fece usto.. di far di quella cafa una chic 
fa fe fi fode edinto ilfuoco, «Se cofi,uencn«. 
do una gran pioggia dal cielo, ammorzò lai 
fiamma; onde l’anno ccccxxi. fu fa^> 
bricata la chiefa di San Giacomo di Rialto, 
che fu la prima chiefa edificata in Venetia. 
E’iincdciìmo anno alli fcdici di Marzo fi 
prefe parte nel Coufiglio di Padoua, fede n 


do Confoli Galiano di Fontana,Simonc de 
i Glauconi, «Se Antonio Galuo de i Loua- 
ni, che lì deuelle edificar una città portua- 
le circa Riuoalto, doue fi tenclle un’arma* 
ta apparecchiata à cfiecitarfi in marc,& 
nelle occorrenze della guerra per guardia 
del porto; furono eletti tre Confoli, che fof 
fero per due anni fopra l’opera; <Sc cofi ài 
xxv. di Marzo circa mezzo giorno fi die 
de principio al fondamento della città. I 
primi Confoli furono Alberto Faletro,To 
mafo Candiano, & Zeno Datilo; i fecondi, 
Luciano Gallila, Masfimo Lucio , <5e Vgo 
Fufco. Ma, pafiando poi Attila in Italia, 
&hauendo diìèrutta Aquilegia, Concor* 
dia, Aitino, V derzo, & Padoua tutti i no* 
bili della prouincia di V cnetia uennero nel 
le lagune inficine con molto popolo, & uc 
dendo rimpcrio de gli V uni eflcrc diut tir* 
no, non ifpcrando piu di iifcir di quelle ui 
fecero ferme habitationi; onde i piu ricchi, 
fendo olleruati, & riueriti da i poucri per 
haucr da loro il uiuerc , furono chiamati 
Tribuni protettori del popolo, la maggio- 
ranza de i quali molti Tribuni durò cin* 
quant’anni, dimettendoli all’hora, che re 
gnando Teodcrico Re degli Ofuogoti in 
Italia con manfueta Signoria, molti de i 
Veneti allettati dalla dolcezza di ffodcr il 


lor naturai pacfe, pattarono in terra ferma, 
perche, rimanendo nelle lagune foli quei 
nobili , che erano ricchi ,per confcruar la 
lor libertà fecero le leggi JDauLc dell’equa* 
lità, & il Magiftrato di un folo Tribuno. 
Spenti poi da Narfettei Goti in Italia, ui 
uennero i Longobardi chiamati da lui per 
le uillanie mandategli à dir dall’iriiperatri* 
ce Sofìa. Coftoro, ufando il lor imperio 
con piu crudeltà, che altri Barbari hauelle 
ro fatto alianti di loro in Italia, dieder oc* 
cafionc,che nelle lagune A mutaflerole leg 
gi dell’equalità. & il Magiftrato di un folo 
T ribuno, perche concorrendo in ette molti 
Prencipi, & Signori Romani, per i nuoui 
coftumi introdotti, fi corruppero le otti* 
me ufanze prime. Onde, doppo Paolo Pa 
triarcadi Aquilegia, che haueua trasferito 
il Patriarcato in Grado.gli fuccette Probi* 
no, & poi Elia Greco Terzo Patriarca in 
Grado, ilquale, raccolti à un Sinodo,che ce 
lebrò, i maggiori. Se piu potenti del popo* 
lo,s’ordino il goucrno de i dieci Tribuni, à 
i quali furono aggiunti due di Eraclia, edi* 
fìcata da San Magno Vefcouo di Vderzo, 
doppo la mina della fua città. Papa Sergio 
poi nel Concilio in Aquilegia diede priui* 
legio à i V eneti di poterli elegger il Duce , 
che li difendette contra l’infoientia de i Lo 


gobardi; perche, non ili fendo fermo luo* 
S° da dargli, fi edificò delle mine di Vderzo 
Icfolo fu’l fiume della Piane, & s’aflcgnò 
à idue Tribuni di Eraclia , dando cfla città 
al Duce. Ne s’accordando i T ribuni tra se 
per il defidcrio, che haucua ciafcuno di ot- 
tener quella maggioranza,à noce fu grida* 
to Duce Paoluccio, cittadin di Eraclia. ; 
Quelle cofe pone quello grand’autore in 
quell’unico libro delle origine della Città 
di Vcnetia, lcquali fono molto disfimili da 
quelle del Sabcllico; & perche come' s’c det 
to quelle Vite fono tratte, & abbreuiate 
da lui, doppo Paoluccio, quante altre disfi 
militudini ui fiano , ogn’uno potrà accor- ; 
gerfcnc in leggere quelle, & quelle Morie. 
Faccia Dio per fua immenfa bontà di prc* 
flaruitaà quelnobilisfimo,& dottissimo 
autore, perche douc 1*1 llorie Venetiane fo 
no fiate fin qui inuolte in ofeura notte di 
obliuionCjiiederanno finalmente per la fua 
diligenza luce j fra tanto hunianisfimi let- 
tori leggete quelle Vite, fcruendóui d’elle 
in quelle cofe , che trouaretc nere , Iiaucn 
docaroogni nollro ufficio j che, fe occor 
rerà, che tutte le 1 ftorie di quel autore, che 
habbiamo ricordato, efeano al mondo , raf 
r ettcremo con miglior diligenza quelle 

i 


Vite, & ni faremo conofccrc, che tutto il 
.difidcrio noflro cintefo non folo à giouar- 
ni, ma à djletrarui con l’ingegno nofèro 
ancora. Viueteui felici . 


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5j-; fizr.hto^ ’t e n ijrcf#w t 


; VITE DE’ PRENCIP1 

; DI VINEGIA 

\ DI PIETRO MARCELLO, 



DITVTTE LE lSTO* , 

rie Veti etiane . 

TRADOTTE D xA LODOVICO 
D O M E N 1 C H i. 


\ radiano ,huo- 

1710 di gran bon 
tà,&- di fingo 
/ ar o-iuftitia , 
/ w crebro pri - 
^SlSl wo D ocre de i 

Veneti avi in 
— ^ --il Eradia , c c 

anni, come uogjiono alcuni dopo l'edi- 


Altridico 
no Canno 
dumeto no 


ou 


r 


“i VITE Di’ PRENCIPI 

«anufei ficdtmt dì V inevia , & dopò la incarnatone di 

te,crdl- J ** , 1 n J n. 

tri dure» CHRISTO DCXCVII. ejjendo Stata prima 

to fejfan- gOUemdtd lei Repub. peY piu di C C X x x . etimi 
"[lisa*' f°* t0 ìTYihmi . Co fini, come hebbe prefo il Mei - 
UH. co. giilrato , giurò , ch’egli batterebbe gouernato 
ogni coft con dignità della Republica,& Signor 
ria di Vinegid . liceale, riuoltofi poi à difen- 
dere la Repub. dalle guerre, fece lega con Luit - 
prando Re de Longobardi • Coftui ancora non 
meno con l’etut tonta , che con l’armi ritornò d 
ubidien%agli Equilini , ò pure ( come alcuni di- 
cono) i I ejòtdni, icjudli s’ erano ribellati allhora 
da’ Venetiani . Sotto il Ducato di coftui vii 
huomini di Torcello edificarono una belli sfima 
chiefa d honore della Vergine Maria, nel- 
laquale poferoil corpo di Eliodoro 
d’ mutino ,&* lc reliquie di 
molti altri Santi. Mo- 
rì Paohtccio poi 
hauendo 

■' be- 

nisfimo gouernato la Re- 
pubi ica x x. annij 
Grfeimc 

'< fi • • 




1 VINECIÀ $ 

O TEGxALl *ANO 
O G E XI. 




flf 


<N 






Ocello 7* egaliano de Era Terche 
dia morto 3 che fu Paoluccio 3 /w l Me ^° 
creato Prencipe in Juo luogo con fupacefi- 
tutte le uoci Vanno di Chrjsto w " el! ° 

d c c x v 1 1 . CoQuijper cjuel che 
fi truoudjfu huomo di mirabil pietct,&d’tnge- fi ha (0 fa 
gno eccellente 3 & dilettoci anco delle cofe acL-^j ne J no 
la guerra. Matuttauia , non hauendo egli ha- m ’ a J^ 
uuta niuna occafione di far guerra 3 & perciò 3 no'i pon- 
e (fendo pafjato tutto il fùo gouerno in pace 3 wo-*®”* 
ri e fendo flato Doge noue anni . de * 1 P re» 

“P'yltgZ* 

ORSO I P T O ' l UL ‘ U ‘ 


iO. 


<> 


Rso Ipatofii creato Prenci- 
pe fanno DCCXXVI. Sotto Questo 

l Prencipato di co fui la cittd 
di Rauenna fu trauaghata dal ua o rie» 
farmi de’ Longobardi 3 t alche ^ 

r * , cala Or- 

l Efarcogouertiatort delia cit j 0>£ 


.Autore 


tà ricor (è à i V enetiani per aiuto . E t confortati- H sdett 
doli anco Papa Gregorio à pigliar farmi per lo C0 ‘ 

E [arco contra gli wfilentisfimi Barbari , iVe- 


4" VITE de’ prenci pi 

„ nettuni per ubidire al Papa, mandarono una grò f 
cn ‘ fa armata à Rauenna , & fubito racquietando la 
città , la re fi unirono allo E farco. Futrauaglia 
*' to ancora lo (lato dc Venetiani circa Grado, 
c alìjle percioche Califto Patriarca d’aquilegia affai - 

patriar* f 0 jl tenitorodi Grado ; ma poco dapoi per com- 
“tfjjegia misfione d’effo Califfo, fi lafciò di dargli piu no- 
Ajjalta ia . Doppo queflo nacquero grani s firn e di f cor die, 
Crado & una guerra quaf che ciuile, laquale turbò 
grandemente lo flato della Repub. & ciò fi cre- 
de che aueniffe per la wfolentisfima natura d’ef- 
fo Doge . Perche i Iej ciani, non e/fendo piu per 
fopportare L’alterezjza & la fuperbia di lui , 
corfèro à prender l’armi Onde il fìtperbifs .Do- 
ge, per difiderio di uendetta , moffe lor guerra ; 
tanto che fra luna, & l’altra parte le cofe pajja 
tono con poco uantaggio. Et finalmente , effen- 
dofi datèj&riceuutedi molte rotte, il Doge fu 
uituperofamente tagliato à pei&i da’ i fuoi po- 
polari, iquali rouerjciauan addoffo di lui tutta la 
- • cagione di quella guerra ; & ciò fu V undecima 
anno del fio Prencipato . Poco dopò la morte di 
lui,fe n andarono a flare à Malamocco;& lafor 
ma delgouerno della città fi uenne à mutare per 
Jei anni d uenirej non effendo lor piaciuto in quel 
me%go di creare alcun Doge ,• & co fi crearono 
nella Repub . un maejlro de’ foldatb ilquale ha- 

ueua 


D I V I N E G I A 


5 


ueua il gouerno , e’I maneggio d’ogni co fa ; & 
queflo ufficio non duraua piu.che uno anno j e L 
primo fu Domenico Leoni creato à noce di tilt - 
ti. Doppo lui fi Felice Cornicula . E à Corni- ^imo 
cula [uccejfe Teodato fghuol d'Orfo richiamato rnaeJho^ 
di bando .aliale fu prolungato L’imperio per utl 
L’ altro anno feguent e. In luqgo dicojlui fuccejje 
poi Giuliano C epario, onero , come uoghouo al- •* 
r uni , Ipato. L’anno quinto fu dato il magift ra- 
ro d Ziano Fabritio . Coflui inan^i , che fimffe 
fanno j accecato dal popolo , fu coflretto lafctar 
fufficto,al cui tempo dicefi, che fu afprisfima 
guerra fra gli Eracliani ,&i 1 efolani ;&la 
battaglia fu fatta à punto in quel luogo,, che poi 

per memoria di quella notabil giornata fi chia- ^ 
mb canale sArca . Effendo dunque per tal modo na e 
minata affatto l’una,& l’altra parte, par 
tendo d’Eraclia, di Iefolo , & d’E 
quilia j addarono d {lare al- 
troue . Et effendo in 
felicemente du- 
rato cinque 


A reo. 


anni il 

Magiflrato de* fidati , la 
città torno da capo fit- 
to ilo-ouerno del 
Doge. ■ 


t 

\\ 


è 


6 




VITE DE* P RENCIP I 

TEOD^tTO IP^fTO 

DOGE IIII. 

» '* * 


Galla cac 
da Teo- 
dato. 





t Galla ji annott 
fu accecato , & 


o d a t o Ipato figliuol de 
Orfo nel coniglio di Malamoc 
co fu creato Doge per con fen- 
di tutti } l'anno dcc- 
i i. Coflui fiabili i confi- 
ni d' Eradia con xsfiuftulfo Re 
fiume della Piane > & ejfendo 
poi ito a jvrnpcare il camello di Brondoli 9 affa- 

terzodecimo 
miferabil- 

— ,, & cofi 

(celercttamente fi ufurpò il 
(ro di lui; affermando egli , 
come Teodato con in- 


tentione di uoler > 
farfiftgm 

re , 

baueua cominciato a fortificare quel 
, cajlello j & per ciò il popo - 
* ' lo gli haueud cana- 
to gli occhi • 


4 • 


DOGE. V. 




11 





l l a fu fatto Doge Vanno 
d c c l v . & tifando male il 
PrencipatOjch’ejdi hauea ma- 
lamente acquiJTato , fi come 
quel ch’era attujfato in una 
_ profondisfma fentina di uitij, 

malamente lo perdette. Percioche , ejfendoanco 
à lui tratti pitocchi , entrato a pena nel fe condo 
anno del fuo ufficio j fu cacciato in esfilio . 

DOMENICO MONEGiAREO 
doge y i • 

N luogo di Galla fu creato 
Dorè Domenico Monegareo, 
Vanno dcclvi. Scottili, 
per rifletto della terrthil nati* 
rifurono dati in compagnia i 
Tribuni , il cui ufficio auraua 
un’anno, col con figlio de’ quali s’hauefea gover- 
nare la jRepublica, acetiche^ per la beftialità del 
Dorè la citta non ueniffe à patire qualche dan- 
no* Ma ,ne per quefto ancora la (ita infoiente na 
stura f potè r afrenare j f eh egli non fi mettefje 
d far e ogni ribalderia. Per chela citt a non poten- 
* B u 




F trtHuto 
Tatrtaca 
di Grado 
cantra el 
Doge. 

pipino 
còtra \e 
lituani 


8 VITE DE’ PRENCIPI 

do piu fopportare la infolenza s & quafi che ti- 
rannide di lui, trattogli prima gli occhilo priub 
del magi firato fanno quinto del fuo Prencipato. 

MAVR1T IO G ALB A IO 

DOGE VII. 

Kccesse al Moncvareo 
muntio Gaibaio da Eraclia , 
fanno dcclxiiii. Huo- 
mo di rarissimo ingegno di 
(ingoiar bontà d'animo. Co - 
ftuijhauendo per un tempo fe- 
licemente gommatola Republica, per lo fuo 
giujìifimo gouerno acqui ftatofi gran fauore dalie 
perfine , ottenne quel, che fino alihora non era 
piu attenuto a ninno altro ; di poterfi eleggere 
Giouanni feto figliuolo per compagno nel Pren- 
cipato. Al tempo di cofloro contraesfi Dogi 
congiuro F ortunato Patriarca di Grado con mol 
ti altri ; ma , efjendofi [coperto il lor trattato, 
F ortunato ricor fe d Carlo Imperadore, dpprefjo 
ilquale, dicendo egli molto male de’ Venetiam,lo 
attico di tal modo , ch'egli comando à Pipino 
fio figliuolo, ilquale era Re d'Italia, che mo - 
uejj e guerra a i Veneti ani. Perche Pipinojtolen 
do ubidire al padre, entro con l' efferato in quel- 




f 


D1VJNEGIA 9 

la parte del\pdeftdi Vinegia 3 doue Eraclia 3 &* 
Esilio era apprejjò d terra ferma . Onde oli 
h nomini del paefe 3 jpauentati alla prima nuoua 
della guerra 3 & dijfiidandofi della debolezza 
del luogo 3 non effiendo eglino troppo ben forti di 
mura , ne di fitto fi ritirarono in grandi fimo nu- 
mero in Malamoccó 3 & in Riatto. Ma il Doge 
Giouanni 3 non gouernando punto il Prencipato 
con cjuelle maniere 3 che faceua il padre 3 mandò 
* Mauritio fuo figliuolo con una graffa armata 
contra Giouanni Patriarca di Grado , Intorno 
in quel tempo difingolar giuftitid. Perche Idem 
pio figliuolo 3 uolendo mettere a effetto la uolon 
td ded’ empio pddre 3 prefi) ch’egli hebbe il Pa- 
triarcato gettò giù da ma altisfima torre. Do 
ue Fortunato da T rie si e 3 ilcjuale era flato crea- 
to Patriarca in fitto luogo 3 uolendo uendicare la 
! . indegna morte di lui 3 tenne prdtica co’ primi 
di Vinegia di Iettare il Prencipato d Mauritio 3 
& al figliuolo, iquali fen%a alcuna giufta ca- 
gione haueuano commeffio fi federato parricidio. 
Ma 3 f copertafi la congiura 3 infieme con alcuni 
confkpeuoli di quel trattato 3 [è n’andò d Tre - 
uigi . Et poco dapoi dtidò in Francia a troudre 
il Re Carlo 3 tanto che il Re 3 fpinto 3 per quel 3 
che fi dice 3 da lui 3 commi fe d Pipino fuo figli- 
uolo 3 dichiarato Re d’Italia da Papa ufdria- : 

B il j 


Ciot<Zni 
patriar- 
ca di Gra 
do butta- 
to giù de 
una torre 



no, che moneffe guerra a i Veneti ani* Mauri - 
tio il uecchio( fecondo che ferine Onitendo^flet 
te Prencipe xxiij . dnni 3 & Giouanni fio figli- 
uolo gouerno la Republica none dnnt ; <& altre- 
tdnti filo dopò il padre. Et ddpoi , hauendo prefo 
in compagnia Mduritio il giouane , l'anno fetti- 
mo di quella compagnia, andò in e fi dio col figli- 
uolo « 

OBELERIO ^CNTENORIO 

DOGE Vili* 

B e l e r. i o lAntenorio , onero 
isfnafeflo effendo in esfilio à T re 
uigi, ajjentefu creato Doge fan 
no dc celi n. ilquale , come 
fit giunto a Malamocco,con gran 
fauore del popolo gouerno per un 
tempo la Eepublica;coJlui anch'egli prefe in coni 
pdgnta Beato fio fratello, ilquale andò a Coftau 
tinopoli a tronar Niceforo;et da Ini riceuè gran 
disfimi honori , & fu ornato d' alcune injegne 
d'imperio . in queflo me^go Valentino minor 
di tempo, fu dato dal popolo per compagno d Ohe 
lerio. Sonci di quelli ancoraché dicono, che obe- 
lerio , cacciato del Prencipdto da Beato fio fra 
tello , ricor fe di Re Carlo , ilquale gli diede una, 





'l 


fc: 

i 


DI ^ I N L G I A« il 

figliuola, per moglie , perch’ egli hauea prom e fio 
di Re di tradir la patria. Onde il Re di Francia, 
prefo per quedo fptranz^a, fiubito mofie guerra 
d Veneti aru, & in poco [patio di tempo, hauen 
do occupata tutta la contrada maritima,giunfe 
fino a Malamocco , & quiui intendendo , chc’l 
luogo era abbandonato dagli habitatori, tentò di 
poffare con barchette à Rialto ; doue ,hauendo 
bauuta una gran fortuna di mare , abbandonata 
uua grandissima parte dell’efjercito ,fu sforza- 
to partir fi fetida hauer fatto nulla. Jflcuni non - 
dimeno uogliono, che quella ejpeditione nonfofie 
di Carlo , ma di Pipino fuo figliuolo. Et che po- 
co dapoi Pipino affaldo un’altra uolta i Venetia - 
ni col maggiore apparato, & sformo, ch’egli po- 
tè; percioche i Venetiani pareua, che tenefièro 
con l’imperadore di Grecia,concui Carlo haueua 
guerra ; effendo fermato per accordo , che deuefi 
fero dar neutrali. In quefio mezjzp,efferido [la 
ti cacciati Obelerio et Beato, mentre eh e Valen- 
tino lor fratello gouernaua la Republica, Pipino 
moffe crudeli sfima guerra ài V emù ani, & poi 
ch’egli hebbe qua fi occupato ogni co fa con l’arma 
ta, ch’egli hauea mandata circa Malamocco, Pa 
ledina,& Chioggia; con le genti da terra anco- 
ra affiditi) l’ifole uicine à terra ferma, tanto che 
lor tolfie anco tuttala Jperanzia della uittoua - 

B iiij 




W VITI- DE* V R £ fi c'i P 1 

glia. Perche il Doge Valentino , & gli buo- 
ni ini di Malamocco co 1 figliuoli , & con tutte le 
facultà loro , che fi poterono portar uia in cjuello 
jj>auento,fe n'andarono d Rialto,quiui trasferì- 
do il fupremo magidrato,& la Republica tutta . 
xAllhora Pipino , ejfendofigli arre fi gli huomi- 
m d'^flbiola, &di Malamocco , come egli fu 
giunto al porto d'^fibiola, Piando inpenfiero con 
cjual maniera , & modo di guerreggiare eipo - 
teffe fornire il rimanente di quella imprefa ; col 
con figlio d'una uecchiafcome uogltono alcunfde - 
liberò di gettare un ponte su V acqua, doue i ca - 
ualli fuoi p affa fj ero in Rialto ;& cofifece un lun 
ghisfimo ponte di botti ben legate infteme . *Al- 
Ihora i Venetiani , ueggendo , che quiui s'haueua 
a combattere la falute loro, & de' figliuoli 
ciò, eh' e fi haueuano ; & fe rimaneuano perdeiu 
ti, che tutto hautua a ire in potere del loro capi- 
tali fs. nimico; ri fluendo fi al fermo, ò d'hauere 
à morire per la patria, ò di mantenere la publi 
ca libertà , andarono a inconìrarè il nimico 
àppoflando il ritorno dell'acqua in alto mar e, fi- 
liti su Icor (rieri s firn e barchette , a feconda d'ac - 
qua, & dì libito, brauam ente inu ed irono i ni mi 
ci; & quiui s'attaccò una afprisfma battaglia ; 
dette luna parte infiammata dal dfiderio della 
preda, & dalla gloria delle cofe fatte da loro, 

v 

* . * • i** ... Q|£iÌ»v»q> I y \ 


Di VI NE* GIÀ* IJ 

terribilmente combatteua ; & l altra parte ualo- 
rofufi mamente faceua contrado per i figliuoli j 
per tutte le facultà loroj & finalmente per la li 
berta, ifteffa* laquale è la piu cara cofa del 'mon- 
do; percioche il ponte roxp , & debole > effendo 
j finto dalflufjo del mare , metteua paura al ni 
mico mal pratico talché à fatica fi reggetta in 
piedi , et all’incontro i Venetiani fiddaofi tiellade 
drezjzadcllc loro barchette , dalla fronte , & 
per fianchi brauamente gli inuediuano ; & fi - 
nalmente , effendofi disfatto il ponte o per for- 
%a, ò pèr fortuna di mare j in quella battaglia 
fu fatta grandisfima occifione di perfine > che 
morirono parte per ferro , & parte affogarono t 
nell’acqua . Tanto che per quella notabtl rètta, 
che fi fece quiui , quel luogo , che prima fi chìa- 
maua canal isfrco jfi chiamo poi per l’auenire 
canal Orfano. Et à quefto modo la città fi li- Canc 
bero dalla rabbia di Pipino . Sonci di quei jdje ° r ^' 
fcriuono > che obtlerio ,e’l fratello, perch’esfi 
erano dati cagione di tutti i mali , di lor pro- 
prio uolere fi n andarono in esfilio, & fc* aita- 
rono Pipino , ilquak; doppo ch’egli hebbe hauuta 
la rotta, fece pace co’ Venetiani , &uenne a, Ili- 
alto , & fu amoreuolmente, & con grande ho - 
vor riceuutOj & prego il popolo , che uolefje ri- 
mettere Obtlerio nella patria ; battendogli i v 


I 

I . 





1 


E radia r i 
fatta, e?* 
detta cit - 
t* nuova* 






R.ENCIP! 

eridm mai volentieri compiaciuto 3 partito 
che fu Pipino, Obelerio fu tagliato a pe^xi dal 
popolo, doue alcuni furono j che gli {tracciarono il 
cuore co i * 3 denti , & fi dice anco, che la moglie , 
lacjuale era F rdncef t,fu morra infi- eme con lui . 
h Alcuni altri finuono ,che morto che fu obele- 
rioj Beato tenne un tempo il Prenci petto ; & al - 
tri dicono ,che Valentino minor di tempo gouer- 
nò la Pepublica; mafia come fi uoglia , il Pren - 
cìpato di tutti tre non durò cincjue anni. 


i • 

V poi creato Doge Angelo 
Particiaco , l'anno d c c c x x.i 
ilquale fu il primo Doge, che fe- 

refidenza in Pialto . A cq- 
ftui furono dati in compagnia 
due Tribuni , il cui ufficio dura- 
uaun’anno,& non haueua a far nulla fenza lo- 
ro. Dicefi , che coftuifece rifare Eraclia , la- 
quale fu perciò chiamatta Città nuova. Et ^per- 
che grandi s fimo numero di perfine s’era ricoue 
rato à Rialto, per rifpetto dellaguerra France- 
fe, furono allhora fatti i ponti fopra fiffanta i fi- 
lette, lequali eran uicine à quefto luogo ; & fu 


D 1 V I N E C l A if 

Ordinato >, che quitti douefife effere il fitpremo ma 
gidrato, e’I capo di tutto’ Igouerno. Ora , ba- 
ttendo Rigelo due figliuoli , ne mando l’uno, eh e 
haueuanome GiuJtiniano,d Leone Imperatore 
di Grecia, dalqtiale fu molto amoreuolmente ri 
tenuto, & ornato di grandi s fimi honorij & in 
quefto mezjzo jfìprcjè ptr compagno l’altro , 
c’hebbe nome Giouannt; laqual cofa, tornato che 
fu Giudmianò, dicefi, c’hebbe tanto per male, 
thè oftinatamente rifiutò di itoler uenire allapre 
fenxa del padre. Perthe Angelo il buon uec- 
chio, non potendo lungamente comportare il di - 
fiderio del figliuolo, Ticent iato Giouanni,ilqua- 
le per cùmmisfione ‘del popolo renUntiò ilgouer 
no, fi prefe per compagno nel Prencipato Giu - 
(limano rigelo fitto nipote figliuolo di Giu 

(limano. Giouanni codretto d lafciare il ma* 
gì firatOj fu confinato à Cojlantinopoli . Inque- 
(lo tempo kAi ngelo hebbe in dono da Leone lm- 
peradore il corpo di San Zaccaria, con parte del 
ledetti di c li r. i s c o noflro Signore , & del 
legno della Croce & tutte quede cofe lepofe nel 
la chiefd di firn Zaccaria . In qtiedo medefi- 
mo tempo, efjendo'di ciò autore ^Angelo, fu edi- 
ficata la chic fa di San Seuero , & quella di San 
Lorenxo nell' I fole , che allhora fi chiamauan 
Gemelle ; non molto dapoi Orfo fuo figlino- 


x6 VITE DE PR.ENCIPI 

• lo fece un moni fiero dì monache in San Loren- 
zo. Di quefio tempo ancora alcuni huomini il - 
lufiri congiurarono contra i Dogi . Et Giouan- 
ni Tanohco, & Bono Bragadino , capi della con 
giura, furono fatti morire. Monetario, con fape * 

noie di quel trattatoci proprio uolerefè nandù 
r in esfilio, & i beni fuoi furono mesfi in commu- 
ne. Dicono alcuni ancora, che f otto la guida di 
queflo Prencipe Vlricod'M'cpiilegia, co’ princi- 
pali del Friuli, fu uinto da’ Veneti ani in batta- 
glia nauale. Percioche y bauendo molto per ma- 
le VÌrico, chela chiefa di Grado foffe prepofia 
d quella d’ Aquilegia, moffe aj fra guerra al Pa 
triarca dell’ I fola, perche tV enetiani polendolo 
alleggerire di quella guerra, mandarono una ar \ 
mata, & in poco / patio di tempo hauendo tira- 
to il nimico d battaglia, lo ruppero, & mifero in 
fuga. Fecero prigione effo Vlrico con dimoiti 
nobili , & cofi i V enetiani Vincitori Seguitando 
il rimanente della moltitudine pofia in fuga, mi J 
fero à ferro, & fuoco tutta la riuiera de' Carni, ■ \ 

c’hoggi fi chiama il Friuli , In quellafuria an- 
cora prefero alcune terre. Ma i Veneti ,ufando 
benignità, fetida far loro di /fi ac ere alcuno , la- 
fetarono Vlrico con gli altri prigioni , con quefie 
conditioni però, che ogni annoti dì della uittoria 
f afferò tenuti mandare à V inegia d teci porci, & j 

_ w *2 


DI V I N E G 1 A. 17 

dieci fidici di pani; i quali infume con un toro in 
prefinzjt di tutto’ Ipopolo fi tagli afferò in pe%j 
%i su ld piaz&a; & in un mede fimo tempo dn - 
cord fi faceffero quiui dlcuni cdfleUi di lecito , 
iquali dal Prencipe 3 & dal Senato fiffero battu 
ti con hafle di ferro; & tutte queftecofe agni- 
fa di giuochi a i noftri tempi ancora fi fanno 
ogni anno con magnifico apparato in memoria 
di quella uittoria . Quefie cofe furono fatte al 
tempo d'angelo in cafx,& fuori, ilquale fi mo 
ri l'anno diciottefimo del fiuo reggimento. 

G IV S T 1 N I kAN O PARTI- 
CI AC O DOGE XI. 

/VSTINIANO PdrticidCO , 
morto che fu il pddre prefi filo 
ilgouerno della Repuhlica l'an- 
no d c: c c x x v 1 1 . ilquale di 
primo tempo del fio Prencipa- 
to 3 uolendo grati ficdr fi Mi eh eie 
Imperadore di Coffantinopoli, mando alcune ita 
ui attisfime alla guerra contrai Sdr acini jqtiali 
in quel tempo traudgliauano grandemente l'i - 
fole dell'Europa ; ma elle ; non trottando mai il ni 
mico, poco ddpoi ritornarono à fdluamento. *Al 
tempo di coìtiti ancora trouafi ,che'l corpo di 




tS VITE DE 1 P RE N CIP I 

Sdii Marcò fa portato d’^sfleffandria a Vinegia x 
& dicono 3 che ai fu portato in cjaefìo modo , 
Stauratio monaco 3 e T eodoYo prete 3 amendue 
Greci 3 i quali hdueuano qutui cura delle cofe fa- 
cre 3 & con grandisfima diligenza gm’dauano 
la fagredia ; hdueuano moltopeY male di uede- 
re disfar lachieja, perche il Re di quel paefe, 
facendo fabricare un pdldzjzg haueua fatto prò - 
uedere di fnisfimi marmi Squali fi cauauano an 
torà d’dnticbisfimi tempij 3 & edificij. Ora egli 
auenne 3 che qtidfi tn quel medefimo tempo Buo- 
no daMalamoccOj & Radico daTorcello giun- 
fero quiui molto a propofito 3 effendo contra il 
pubhco editto portati in Idleffandria dalla fu- 
ria del uento con alcune naui . Codoro 3 efjendo 
uenuti al luogo per far riuerenxa al Santo , & 
hauendo dimandato della cagione perche fi rui- 
nana quella chiefa ; con prom effe grandi comin- 
ciarono a tentar ci minidri delia chiefa 3 con dir- 
gli j che s’ e s fi gli dauano il corpo di Sdii Marco 3 
nhauerebbono hauuto honori; & premij grandi f 
fimi da Venetiani , Mqflrarono 3 codoro prima 
dinonuplerneudir nulla , riputando 3 quafi che 
fdcrilmiSfcl leuare 3 di doue egli era 3 quel fanti f 
' fimo còrpo . Ma 3 rarionandofi poi molto piu cal 
damente fopra di queda cofa 3 efjendo ciò per- 
duenfhra fatto per prouidenza diurna; aucnncj 

. 


DI V I N E G I A. 


19 


che coloro , iquali haueuano la cura di cercare 
delle pietre j uennero quitti, & ne portarono alcu 
ni marmi non fen^a guadar la chiefa . Perche 
i guardiani mosfi per co fi dishonefto Spettacolo, 
facendo lor perciò allhora iVenetiani maggiore 
indan^a, uenderono il fantisfimo corpo ; & ac- 
etiche piu ficuramentefi potejje portar uia , 
perche tale impre fa non fi ueniffe a foprire per 
temerità di qualeh 1 uno ; e fendo il corpo di San 
Marco in grandisfima riuerenzy apprejfo à gli 
huomini aelpaefe; dicefi, che quel corpo fu mef- 
Jo in una forra rinuolto in carne di porco , 

dallaquale que* popoli per comandamento della 

S e sfanno grandi s firn a cura ; & co fi co- 
? lo portauano , perche nonfojje dato lor 
noia j andauano tuttauia dicendo ganxjr , ilche 
appreffo di loro uuol dir porco ; & quel mo- 
do giun fero dfaluamento alle naui& fteuràmen 
te conduffero il preci ofts fimo furto . Et fuhito y 
u fendo fuor del porto, fi partirono con la loro 
gloriofisfima preda già hauendo i nauigli 
prefo alto mare , & effenaofi leuata una afpnf 
fima burafea , dicefi , che San Marco mamftda- 
mente apparue àun certo da Malamocai&gli 
auisòjche abbafj afferò le uele, acetiche i nauigli, 
cacciati dalla furia de’ uenti , non and afferò atra 
uerfo; & d quefto modo i nauigli fi faluaronojt 


to vite de’ PRENCI?! 

quél fàntisfimo corpo con gràndisjimafefla , 
dle’rezx* d' ognuno fu portato à Valigia i& 
con «rem nuerenzafuripoflo nella dipeli*, che e 
velia fu* chic fu , come preaofisfimo pegno dello 
Imperio Veneti duo. Ma quella allegre^ ™ 
rò poco tempo à efjo Prcncipe Gmìtmiano , tl- 
quale poco dapoi , battendo filo gommato due ali- 
vi laRepubhcaJt morì; <&• comandò per tefta- 

mentofhe à fpefe fre Jifacejfe maggiore la chie 

(d di Sun Marco ; & dorò anchord di buone en- 
trdte le grandi s fi me chieje di Sun Zaccaria, & 
di Santuario. 

? tì- r 

GJOFo^fA/iV/ P^RTICIUCO 

doge xii . 


7 o v a N n i Pdrticidco frdtel 
lo di Giufhnidìto , iquale egli 
haucud fatto tornare di Gre - 
eia, & prefo per compagno ;fu 
creato Prencipe, lamio dccc 
xxvi li* \Ai tempi di co' 
(lui fi fece accordo to N (trentini , iquali frana- 
gli auam i mari uicini; ilquale accordo , efendofi 
poco dapoi rotto ; esfi ammorzarono alcuni mer 
canti Venetiani prefi in mezpl mare j che acni- 
uano di Puglia; & poco dpprefjo alcuni nobili } 

de 



DI V I N E G I A 


21 


de’ quali era capo un certo Carcfio, congiurarono 
cantra il Doge . llquale ,ffauentato per quella 
Jubita congiura, fi fuggì in Francia . In queflo 
mtT^o Carofio ufitrpo il Prencipato . Perche , 
occupando egli con pesftmo effempio la Bepubh- 
caffè gli leuò conira una fetta di gentil’huomi - 
ni. I prencipali furono Bafilio T ranfimondo , 
Giouantii Mauritio, & Domenico Ortiano, & 
con codoro s’accordarono trenta altri de’ primi 
hnomini della città, i quali, non potendo compor- 
tare la tirannide di Carofio, l’afj aitarono ,&d 
un tratto lo preferOjgli trafferogli occhi , &lo 
mandarono in esfilio. Molti conftpeuoli di quel 
trattato furono fatti morire . Giouanni un’al- 
tra uoltafu richiamato di Francia , hauendo in 
' aueflo mex^o Orfo Vefcouo di C ad elio ,Bafi- 
ho Tran firn ondo, & Giouanni Mauritio gouer 
nato la Eepublica. Et non andò molto tempo , 
che hauendo hauuto il Doge grane nimiftà con 
la famiglia Majìalitia nobilisfima in Vinegia, 
fu afjalito a tradimento nella chiefa di San Pie 
tro dagli huomini della contraria fattione , & 
fogliato dcll’inferne di Prencipe ; iquali Vanen- 
dogli tagliato la barba , & i capegli , l’ottano 
anno del fuo Prencipato fu confinato a Grado, 
dotte ueftito da monaco ,finì il rimanente di 
fita vita, 

C 


• • '■‘tì 

V- -Tv 


22 


VITE DE’ P RENCIP I 


PIETRO TRiADON ICO 
DOGE XIII. 




ciato, che fu Giùuan - 
fu creato Doge, Pietro Tra- 
donico fanno dcccxxxvi. 
oflui. hauendo or io-ine da Po- 

o 

prefe per compagno Giouan 
J no figliuolo . kAL tempo fuo 
fa a San Paolo con grande 
Fu dato aiuto ài Veronefi contragli huo 
del Lago di Garda , colcjUdle aiuto tsf li 
domarono . Poco felicemente ancora fu combat- 
to in quel tempo co* Sardeini, & co’ Mori ; per - 
cioche i Venetiani mandarono fejfanta galee ar 
matecontra i Sardcini,iquali trauagliauano la 
Puglia, a in{lan%a di Michele Ijnperadore, il - 
quale hauea guerra co’ Sar acini, & co’ Mori 
hauendo i nimici quafi in un mede fimo tempo af 
[aitato Taranto, & la Sicilia, intefocome l’ar 
mata Greca sera accompagnata con la V enetia 
ma, abbandonato Taranto preflamente fi ricoue - 
vdYonn tUa [piaggia di C ottone idoue, ejfendo an- 
co giunte l’armate Chrifliane , ejfendofi prima 
fatte alcune fcaramuccie , s’attaeco finalmente 
la giornata con l’ultimo sformo loro fra luna 










DI VINEGTA., 

parte, & L'altra; dotte i Mori , battendo nel pri- 
mo impeto pofto infitta i Greci, fi nuolfero con 
tutte le forzj loro cantra i Venetiani. I quali , 
( effendo da ogni parte accerchiati da Barbari , 
poi che hebbero per un pezzP ualorofamente fo - 
{tenutola furia del ferocisfimo nimico, effendo 
auanzati di numero dà Mori , le galeeV enetia- 
ne parte prefe , & parte meffe in fondo fi per- 
dei ono tutte ; de’ Venetiani molti rimafero pri- 
gioni , ma molti piu n affogarono morirono 
di ferro . Segui doppo queila un’altra rotta, la- 
quale diede grandi sfimo affanno alla cittd.Per- 
cw che i Barbari , tnjuperbiti per cofi gran lit- 
toria, paffando in Dalmatia , & quiui faccheg- 
giando alcune terre prefero nelgolfo di T riefle 
lenaui de’ Venetiani flequah tornanano di So- 
ria cariche di mercantie,& ammazzarono tut 
ti i V enetiani . Perche i Narentim , hauendo 
pr e fò ardire perquefte fciagure interueuute d i 
Venetiani , fcorfero rubbandodi Dalmatia fino 
d Caorle . Di quefli tempi Papa Benedetto utn 
ne d Vinegia,doue, effendo flato honoratamente 
riceuuto, andando d uifitare il monaflerio di San 
Zaccaria, mofjo a i preghi di Mad . i Agnefe Mo 
re fina Badeffa di quel luogo, come ei fu tornato 
d Roma, le mando d donare i corpi de San Bran 
cado martire , & di Santa Sabina ; iquài corpi 


k 


S4 VITE de’ p re n CIP I 

con gran merenda furono me sfi nella fagredia 
delia chiefa . In quetto tempo ancora et furono di 
molti franagli per le difcovdie de i cittadini ; per 
ciòchefei delie famiglie principali contendeuano 
fra loro diuife in due fattioni. Da una parte era 
no i Giudtniani } i Bolanij & i Bafegi ,• & dal* 
l'altra i Barbolani i Selt 3 & i Seuoli . Et ha - 
uendo codoro ffefjeuolte combattuto in me%^ 
%o della città 3 quando perdendo 3 & quando uin 
cendoj i Barbolani con gli huomini delia lor fat- 
ti one furono cacciati fuor delia città . Ma poco 
dapoì à indan%a di Lodouico Imperadore 3 ai- 
quale esft erano ricor fi , e [fendo accommodate le 
cofe fra luna parte 3 & l'altra furono rimesfi 
nella patria, Quede cofe fi fecero nella città , 
& fuori al tempo di Pietro Tradonico, jlqua- 
le, efj endo ito à San Zaccaria 3 à bora di meffa 3 
nel ritornare à cafa 3 l'undecimo anno del fùo 
Prencipato , a/Jalito da alcuni congiurati 3 fu da 
loro crudelmente tagliato àpezgj. Et per far- 
ne uendett a 3 furono creati tre huomini , iqualij 
hauendo conuinto coloro , che haueuano 
fatto quello homicidio 3 alcuni ne 
1 confinarono in. Francia 3 & 

alcuni in Grecia à 

uita, ì • 


DI V I N E G I A. i 

\ 

ORSO P A RT I C I ACO 

doge XI 1 1 1 . 

Rso Particiaco, effendo pa- 
ceficata la Republicacol su- 
dicio di quei tre huomini , fu 
creato Doge Vanno dccc- 
Lxmi . Al tempo di co - 
{lui le co fe della Republìcd paf 
farono affiaibene, ancor cW ella fcffe molto traua - 
ghata da i Barbari . Perciò che i S aracini Squa- 
li spartendo d’Ateffandria ,haueuano occupato 
Vi foladi Candia pacando nella Dalmati a , & 
f acche* riandò tutta la ritti era, ui fecero affai fìi- 
mo danno ; & mtffero V off dio d Grado . Per- 
che Orjo {àbito , fingendo contra di loro 
menando ma le naui ,co{lrinfie i Barbari Jpduen- 
tati a fuggire , Alcuni fanno mentione ancora 
d! un altra efpeditione felicemente fatta a Ta- 
ranto contra i Saracini. Et di nuouo felicemen- 
te fi combattè , & uinfe Narentani; iquali con- 
tra le conuentioni fiacche* giauano, & dauano il 
ruaflo ad alcune terre maritime deWlilria . 
Di quel tempo cominciofii habitare Dorfidu- 
YOj e/fendo dianzi { lato abbandonato , per paura 
delle {correrie, che fi faceuano per mare ; e*? e fi- 




t 



fendo di ciò autore Or fio > quitti furono afjegnate 
le habitationi d coloro 3 icjuali ajcritti al feruigio 
de 3 Dogi 3 fi chiamarono gli E fcufdti de Pren- 
ci f>u Hauendo in quefto modo nudamente go- 
vernata la Republi. Orfò felicemente morì Ì an- 
no decimofettimo del fuo Prencipato* 

• ? f ' : ' *■' * 2 

GIOANNI P kA RT ICIkACO 

\ DOGE XIIII* 



I o v a n n i Particiaco figli 
alinolo d’Ovfò Doge prefetti 
gouerno.deUa Republtca L’an- 
no dc cclxxxi. Cojlui de 
liberò di mandare Badoero fuo 
fratello d Papa Giouanni 3 ac- 
cioch’egli concedeffe Comachio d i Veneti ani* 
Onde Marino Conte di Cornatilo 3 intendendo U 
cagione della fua gita al Papa 3 mentre che Ba * 
doeropa/faua sàcjueldi Ravenna 3 lo ferì 3 & fe- 
ce prigione . Ma hauendo data la fede 3 ch'egli 
hauerebbe la fciata la imprefa di Comachio 3 fu la- 
Jciato;il(juale tornato 3 che fu 3 poco dapoi fi mo 
ri della ferita., eh’ egli hauea hanuta. Perche il 
Doge, volendo uetidicare la mtirte del fratello 3 
hauendo meffa in punto un’armata 3 affatto Co- 
machio j & con poca fatica lo prefe . Et graue- 



DI VINLGIA. *7 

mente putii coloro , eh" erano confdpcuoli della 
morte del fratello; entrato poi nel paefedi Rdui 
gnani,perciocb ’esfi hdneuano battuto intendi men 
to in cjtiel trattato, diede lor il guado col ferro, 
& col fuoco. Giouannipoi , effindo caduto gra - 
ucmete ammalato, s’ordino perficceffore Pietro 
fiiofratello;maguaritopoi toflo contra la /pera» 
%a d’ognuno, lo prefe per compagno nelgoueno 
della Repub. Etejfendopocodapoi morto Pietro, 
fi tolfein compagnia Or fi fio fratello minore ;ne 
pdjì'o molto tempo , ebe cadendo in una gran ma 
lamia, & ueggendo di non potere gouernar la 
Republica, lajcib il Magiflrato infieme con Or - 
fi fio fratello , non bauendo anco finto il fedo 
anno, ilquale uiffe poi priuato alcun tempo . 




PIETRO C ^€N D 1 kAN Q 

DOGE XV. 


/itelo Candì ano fu creato Do 
l'anno dccclxxxvii.^ 
di codui furono mandate 
naui cantra i Narentani an 
tiebi nimici,iquali fiorrcuano 
bando i uicini mari , per 
l’empito loro, lequali nauife ne ritornai 
bauendo trouato il nimico • Et 






a8 VITE DF.' PR.ENCIPI 

[otto la guida di quejìo Prencipe furono armate 
dodeci galee contra i mede fimi nimici Jle quali ,ha 
uendoli trottati circa le riuiere di Dalmatia an- 
darono brauamente à inueftirlii et cjuiui accettan 
do le nani nimiche la battaglia,daWuna, &*Ìal-. 
tra parte fu combattuto con grandi f.ualor è. Nel 
primo af/alto le galee Venetianejhauendo oppref 
fe alcune naui de’ nimici furono Jùperiori;maper 
fioche i Barbari, ausando di numero di uauigli, 
gagliardamente li ftrigrìeuano , ejfendo tolta in 
me^xo lagaleadel Doge con Ì altre, et e/JoDo 
ge ualorofam etite cobattendo morì in cjuella bat- 
tagliamoti hauendo gouernato la Repub. piu che 
cinque mefi . il corpo fuo pocodapoifu portato d 
Grado, cptiui fepolto . Morto chef* il Candiano , 
Giovanni particiaco , tlcjuale hauea rmuntiato il 
prencipato, mojfo à iprieghidel popolo , prefe il 
gouerno della Repub.et (lette prencipe tantoché 
Pietro Tribuno fojfe creato Doge . 

PIETRO TRIBVNO 

DOGE XV I . 

/ etho T ributto fu poi elet- 
to Doge ialino d c c c - 
Lxxxvin. kAI tepo di co- 
dui, perche i corfali perpetui 
nimici, trauagliauano i luoghi 



4 


ricini aUacittfpietro Tribuno fece tirare un mu 
ro à difefa della citta, dal canale di C afiello 3 fno 
à Santa Maria Gtubenico;& per npardre alle 
fibitecbrrerie de’nimici fu meffa una catena da 
quefta muraglia à San Giorgio * *Al tempo di 
coftui ancora la città fu additata da un altro 
nuouo I fduento . Gli Vnni popoli di Sciti a tu - 
multuofamente ajfaltrono l’Italia jhuom ini tan 
to crudeli jche manganano anco carne inumana . 
CofìorOj hauendo fatte molte efoditioni in Ita 
lidj & prefo per forza 3 & focheggiato affai fo 
fimi luoghi , infuperbiti per l’imprefe , eh’ erano 
riufcitelor bene 3 poi che hebbero meffoà ferro j 
& fuoco il Friuli 3 occuparono Treuigi. Rimiti 
poid uolere rumarlo (lato de’ Venetiani Jiauen 
do proueduto alcune barchette per , tragettar le 
genti j affaltarono Città mona, laquale fi chiaria 
ua prima Eraclia ; & hauendola al primo impe- 
to prefdj Ì abbruciarono 3 e’ l medefimo fecero 
d’ÈquiliOj & di le folo ; fegueudopoi il corfo del 
le loro uittone, presero 3 & arfèro Chioggia , <& 
Capo d’argere ; poi con grand isfime forze s’ap- 
parecchiarono per uolere a fj aitar Vinegia.I Ve- 
neziani all’incontro, cono fondo 3 ch’esf batte na- 
no a combattere per Unita 3 poì che s’ erano uni- 
ti 3 pon fi poteua forare alcuna fatate da quegli 
empi Barbari ; fi mifero in punto con grande ani 


mojper difendere lahbertafo piu toflo la pro- 
pria uit a . In quedo mc%zp i Barbari ,fp infe- 
ro uerfo Rialto , à i quali. i Venetiam ammofa- 
mente andarono incontra con lèggi eri sfi mi naui - 
gli, dotte al primo impeto s’attaccò una afprisfi- 
ma battaglia . Et hauendo i nimici fatto piu 
sforzi jiqualijConfidandofi nel gran numero lo- 
ro, s’ erano mesfi à uolere ajjaltare in piu luoghi , 
& d’altra parte i Venetiani in tutti i luoghi 
animofamente fofteneuano la furia loro ,fi com- 
battè per alcuni giorni fenza uerun uant aggio, 
non piegando la uittoria ne di qua, ne di là. Fi- 
nalmente con animi odinatt,& con tutte le for 
Zjfi uenne d giornata . Dotfé'i Barbari fian- 
chi cominciarono a cedere podi in fuga par- 
tendo fi con leuar L’ajfedio , lafciarono una glo* 
Yiofa uit tori a ci i Venetiam . I quali, hauendo 
poi prefi alcuni doni da Berengario fi partirono 
d’Italia . Et cofi il T ’ribuno hauendo feli- 
ce mente , & in cafa , & fuori go- 
uernata la Republica,pafò 
di quefta uita l’anno 
xix. del fuo 
Prencipa- ' 

to . ' vi 


% 


t> ì VtNEGJA 








ORSO B^CDOER O 
" DOGE XVlIè 

R s o Badoero fu metto Dò- 
ge sintomo per innocentid ,& 
per bontà d'animo illujìre, iati 
no dcccc ix é JL figliuolo 
di coditi , efjendo (lato man- 
dato all Imperadore di Gre- 
cia, &da lui fatto Protofpatario , & ornato di 
molti doni, mentre che tornava à Vinegia,fu 
prefo da un certo Signorotto di Dalmatici ,<& 
J fogliato di tutti doni, fu confinato in Mi fa * 
Ma Orfo l undecimo anno det fuo reggimento , 
Yenontio il Magiftrato , & rendutoji monaco 3 
fece il rimanente di fta una nel moni Rem di 
San Felice. * * 

IETRO C ^CN DICANO 
" ~ ~ " ”vru* 


Canai 
Doge ,doppo la 
fo. Coditi fu fg 
tro Candiano Doo 
combattendo mori 


ja VITE DE* PRENCIPI 

nata mariti ma di Dalmatici . Dicefi , che al 
tempo di cottiti molte donne, lequali andavano à 
celebrar nozjKj à San Pietro di C afelio , con 
pretiofo ornamento di netti, & di gioie, furono 
rubbate da gl’ litri ani, eh’ erano aflhora nimici 
de’ Veneti ani, lequali poco dapoi furono racquie- 
tiate con tutta la preda dal Doge ittejjo , che 
ragunò in fretta certi h uomini ,& fece prigio- 
ni inimici appreffu alle paludi di C aorte; i nemi 
ci furono tutti tagliati ape%j<i, &i corpi loro 
tratti in mare. Onde in memoria di quettauit - 
tona, fi fecero ogni anno certi giuochi; iquali fi 
chiamauano delle Marie. Laquale ufnxa dalla 
guerra de’ Genoueft in aud, ejjendo occupata la 
Pepubhca in cofe di maggiore importanza , fi 
difmeffe. Mantennefi nondimeno fno a quetti 
ttmpi,che’l giorno della Pitrtf catione della Ver 
gine, il Prencipe conia Signoria ogni anno uà a 
uifitare la cine fi di Santa Maria For mo fi. < Al- 
cuni dicono, che quella battaglia fi fece à Caorle 
non al tempo di Pietro Candiano , ma del Badoe - 
ro. kAI tempo di cottui ancora hebbefi uittoria 
contragli huomini di Comachio , & Comachio 
fu prefu . Et anco in quetto tempo dicefi, che Ca 
po d’ijlria uenne fotto la Signoria di Vinegia ; 
& fuconuenuto con effo loro , che mandaffero 
ogni anno per tributo cento botti di uino; & que 


DI VINEGIA. 

• fio tal tributo fu mefjo loro per uendetta delle 

| donne dianzi rubbate . Quette cofe fi fecero aL 
^ tempo di Pietro C andiano 3 Uguale morì l’anno 

fettimo del fio Prencipato . 

I 

I - , , , 

: . PIETRO B kADOPRo 

doge XIX. 

fr ,M 



/e t r. o Badoero 9 ilqual e 9 tor- 
nando di Grecia erd flato prefo 
in Ifchiauonia 3 fu fatto Dorè 
l'anno dccccxxxix. Sotio 
di quei, che dicono J che al tempo 
, di cofluigli 1 ftriani furono uinti 

aCaorle J & racquiflate le fanciulle , ne altra 
cofa degna di memoria s’attnbufce a i tempi 
di coflui , hduendo egli gouernato laRepublica 
due anni 9 con tanta bontà; che fu giudicato lauda 
tisfi . Prencipc. 



C N D hXN O DOGE XX. 



w \ ■» 

diano figliuol di Pi 
tro flicctffe nel Prencipato l'a\ 
xli. Cottiti jf 
prcfo per compa 
dal padre jper la fua info 



*4 VITE DE’ PRENCI?? 

Unte natura , era i iato cacciato . Ma , battendo j 

evh mutato modo di uiuere conili anni , &. ef- 
fondo fi fatto piu matfueto, con gran fauor del po * 

polo, fu ritornato nella dignità , eh egli haueua 
perduta . ^Cl tempo di coflui i Narentini tra - 
uavliauano talmente i marittimi con ladrone ^ 
che lo flato de Venetiani pareua quaft afje- 
diato . Corina co fioro furono armate tremane 
nani , che dalla forma loro furono chiamate 
Gombane ; lequali erano gouer nate daOrfo Ba - 
doerOj & da Pietro Or [colo . Perche i nimici, 
fpauentati dalla fama di quefla cofa , mandaro- 
no ambafci adori a dimandare la pace faquale fu 
data loro con conditione,che deuejfer‘0 pagare tut 
to quello , che esfl haueuano rubbato fino à quel 
giorno . In quefio tempo fu rinouato l’accordo ) 
col Patriarca d'aquilegia , in tanto Candiano 
prefe per compagno Pietro fuo figliuolo • Coflui 
poco dapoi uenne tanto infoiente , che rifiutando , 
il conflglio del padre , huomo molto da bene , fol- 
leuò alcuni tnfii d manifefia feditione contra la 
città * Et il buon uecchio padre , quafi con tutti 
i Senatori , s'opponeua'àgli federati dìfigni del 
temerario figliuolo ; & manco poco , che t citta - 
dini non comlattejjerofra loro in mexp^o della 
città . Ma l'autorità di Candiano acqueto le bri 
gate, ch'ir ano folleuate in punto per douer 






D I V I N E G I A. 

combattere . Co fi PietYO Juo figliuolo fu prilla- 
to deli Imperio,^ fu confinato ,obligandofi per 
giuramento tutto il clero , & i primi della cit- 
tà, che non hauerebber mai laf ciato tornare quel 
feditiofo in quel Prencipato , delquale merita- 
mente era flato cacciato . Coditi andòàRauen - 
naàtrouar Guido figliuolo di Berengario ; & 
hebbe da Berengario fei naui , da far danno 
guerra à i Venetiani; lequali, poi che quedo in 
fòlente giouane hebbe armate, oppr effe alcuni 
uigli Venetiani apprefjo alle riuiere di Rauen « 
tia, ilquale atto dice fi, che increbbe tanto 
dre, che per fouerchiu dolore, poco dapoi p 'afio 
di quefta uita, hauendo gouernato la Republica 
undici anni. 




I e t r. o Candiano , effendo 

richiamato d’ e s fillio , contra il 
giuramento del clero , & de 3 
prenci pali cittadini , fu [odi- 
ai padre . Ma U città 
fu, com 1 * ella hauea meritato 
punita d hauer rotto il giuramento , 

portò la pena anch’egli della bedialità 


TRO C<AND 

G E XXI 


*ran 

ò 

tem 


9 VITE DE’ PRENCIPI 

baueua tifata cantra il padre ,& lapatria;la cit- 
tà, cioè col publico incendio, & con la tirannide 
del Doge ,& Pietro con la crudelisfima fiua 
morte , & delfgliuolo bambino . Pietro , effien 
do Prencipe, riputo Giouanna fiua moglie , per- 
ch'ella era tiecchia ; <& licentiò anco il figliuolo 
di lei, che s’era fatto buoni di chiefit ; laqual co- 
fia riufeì in bene al fanciullo, che fu fatto poi Pa- 
triarca di Grado ; & egli , poi chtbbe cdcctatd 
la moglie, ne prefe un dltra,che fu Gualdera fi- 
gliuola di Guido ; dall aquale , hauendo egliri- 
ceuuto poffesfioni , ricchezze, & arnefi di, 
ualuta, insuperbito per tante f acuità, lungo 
po non potè raffrenare il terribile ingegno, & la 
fiua maluagid natura, ch'eoli hduea. tenuta na- 
fofa infino allhora . Et efigià haueua egli uol- 
to il Prencipato in manifesta tirannide, & pie- 
no di fuperbia, & di minacele, ogni co fa faceua 
à torto, & diritto, come ben gli metteua, tanto 
ch'egli era fpauentefo di popolo, & a tutti. Co- 
dui, hauendo prouifio uno effiercito , dffaltb gli 
huominidi Vderzo, incolpandoli , eh' esfi gli oc- 
cupauano di molte poffesfioni, lequali erano del- 
la moglie; & hauendo meffo à ferro, & fuoco il 
lor paefie, prefe, & abbrucio anco la terra . Ora, 
non potendo il popolo lungamente fiopportare la 
tirannide di coftui, difegno di uolerlo dfjaltare , 

per 


DI VINEGI.A. *7 

per rimettere la patria in libertà. Ada egli fi di - 
fefè un pezZP nel palazzo 3 don egli hauea po- 
fto buona guardias tlche 3 hauendo il popolo ue- 
duto, caccio fuoco nel palazzo tirando tuttauia 
grandisfimo uentosper loquele tofto cominciò 
abbruciare non folamente il palazzo 3 ma anco- 
ra la chiefa di San Marco. Perche 3 ueggendcfì 
Pietro d’ogni parte ajfedtato; & conofcendo 3 che 
scegli nò s'arrendeuajiaueua in ogni modo amo 
rirei pigliando in braccio un bambin, ch’egli ha- 
ueua 3 s apparecchiauaper uoler fuggire nella piu 
fegreta parte della chiefa , doue non' era ancora 
entrato il fuoco . Ma poi ch’egli hebbe neduto , 
come tutti i pasfi erano prefi da huomini arma- 
ti 3 & che non nera [peran^a alcuna di faluar - 
fi j riuolto à i prieghi cominciò à fupplicarli.cht 
uoleffero effer contenti di' non ammazzarlo, fn 
che nondauagiu loro un poco la furia s o fe pu 
re haueuano deliberato in ogni modo di tor la 
uita à lui , perdonaffero almeno al fuo figliuol 
bambino 3 ilqualeper rijpetto dell’età non haueua 
ancora potuto peccare . Ma nani furono i prie- 
ghi fuoi 3 anzj quafi tutti gridarono 3 che il cru - 
del T iranno 3 ilquale haueua fatto tanti mali , 
s’haueua à leuar del mondo. Et così à un tratto 
paffuto di molte ferite, fu crudelmente tagliato 
à pezzi wfitme col fuo fighuol bambino . 1 

D 


jS VITE de’ PR.ENCIPI 

corpi loro di commi sfione del popolo furono get- 
tati alla beccaria } & lafciati mangiare da i ca- 
ni j iquah poi leuati da Giouanni Gradenico 3 fu 
tono honorat amente fepolti nella chiefa di sant - 
J lario . 

PIETRO ORSEOLO 

D O G £ X I I. 



/ e T r o Orfeolo > huomo mot- 
to da bene , 0 g u ft° f u crea- 

to Dove in San Pietro co con- 
ca 


\fentimento di.jutto’1 popolo J 
0 con tqtte le noci , l'anno 
dcccqlxxvi. ilquale y ri- 
fiutò un pe%jxo di uolere accettare il Magifira- 
Ma uinto da' i priefhi del popolo 3 per non ab- 
bandonare la Republica in quitta nouitd di tem- 
pi j mo/Jo dalia carità della patria ^ à fatica pre- 
fc ilgouernoj 0* fubito li fece tutti giurare > che 
non hauerebbeno com portato > che perf ona faceffe 
nouita, ò fedittone alcuna contra il Prencipe > ne 
lafciato farcoja , che non foffe utile alia Republi 
ca; ilquale ì ejfendofi poi ito à {lare nelle fue cafe 
priuatCj tutto fi diede a far reedifeare il palava 
0* à fpeje fue lo rifece molro piu magnifi- 
co , che non era prima ; 0* fece anco riporre il 
corpo di S an Marco , che / era /alitato dal fuoco, 



DI VINEGIA 39 

nella fua chiefa. xAl tempo di coflui, ejjetido 
entrati i Stiraci tu in Italia , & battendo prefa 
Capua, affediarono Bari città di Puglia per ter- 
ra , & per mare . Dotte ,eJ]etido i cittadini d'effa 
ridotti all’ejtremo per careflia di grano, Pietro , 
meffa infieme una armata, li prolùde , & foccor - 
fe . Ma, non leuando eglino per quefìo l'ajjedio, 
accrefciutd l'armata con l’aiuto battuto di Gre- 
cia, f Jtto laguida dell 1 Or [colo, fi fece giornata 
in mare co 1 ni mici ; doue, effendoi Barbari rot- 
ti, mesfi in fuga, & la maggior parte morti , i 
V enettani nacquijlarono una bonorata uittoria . 
Ora, battendo hauuto Pietro un fìgliuol di Feli- 
cita fua moglie, fece noto à Dio di perpetua ed- 
ilità infieme con la moglie . In quefìo mezjzp 
gouernoilPrencipato con tanta intcgrità,cbepa 
reua, che Vhauejfe accettato ,folo per giouar e al 
la Republica . Ma nondimeno alcuni pochi trilli 
miniflri, & autori di quel Candiano , turbaro- 
no grandemente il pacefico flato di quel reggi- 
mento. Perche à confòrto di cofloro. Vitale Pa 
triarca d 1 ^Aquilegia, ilquale f òtto colore di re- 
ligione, era flato licentiato dal padre , andando 
à trouare Otone Secondo, & con ejjo lui doluto- 
fi grandemente della horribil morte del padre, lo 
inimico molto contra i Venetiani. xAueme in 
quejlo mez^Ojche un certo Guerino,di tiation 


GuaJcorttj Henne d uifitare il corpo di San Mar - 
co b Co^tii fu amoreuolmente raccolto dall’Or - 
fèolo ^perciò ch’egli baueua molto à core le co/è 
di Diò, ilquale , hauendo con ejfo lui ragionato 
affai della religione , e trouatolo d ciò per se di - 
jpofto, lo ridu/fed tale, che delibero di renontia- 
re il Prencipato ; & co fi in quefto me^jKjo, uol 
gendo l’animo d tutte Ì opere di pietà, con mirar 
bil carità fouenitta alla miferiade i poueri. Edi 
fico ancora uno /pedale, ilquale hoggi è ancora in 
piedi appre/fo alla chiefa di San Marco ; con 
grandispmo amore pre/e la protettione de ’ coUer 
gijj del clero , & di tutta la religione. Softenne 
con mirabil patientia il Patriarca Vitale , & 
gli autori di quella f anione , ilquale ogni dì ten- 
tauacofenuoue ; & fece gran contratto d i di- 
fenili loro. Hauendo egu adunque fpefò uno an - . 
no in quelle opere, & ingouernar bene il Pren 
cipato ; una notte traue/hto, & fen%a anco far 
fapere nulla a i fuoidi capi, douei uoleua ir e, fi 
partidi Vinegia. ilquale col tempo poi dicefi , 
che tanto religiofamente fintamente tiifje , 
che doppo la morte , in Guafcogna , do- 
ti’ egli pafsò d miglior uita , come 
fcriuono alcuni ,fece di mol- 
ti miracoli . 


4 * 




DI VINLGIA* 

VITALE C DI O 
doge xxin. 

Itale Candiano , figliuol di 
Pietro , fu creato Doge* Vanno 
ccclxxviii. ver opera 
Vitale vatriarca d’^Acpù 
% fu richiamato dalVesfilio 
tlqualepoco dapoif* 
mandato co’ publici ambafciadori à Otone jlqua- 
le per la morte di vietro Candiano , uoleua male 
à i Venetiani. Talché per V ambajcieria loro 
Otone fi uenne à mitigare, & ritorno udiamo- 
ne ch’egli hauea prima co’ Venetiani ; & ciò 
prencipalmente s’ottenne in grada del vatriarca 
Vitale, ilquale era flato figliuolo del Doge mor 
tOj & f* rinouato l’accordo con Otone po- 

co dapoi, ejfendod pena finito uno anno, 

grauemente Vitale, accioche la Repubhca 
riceueffe qualche danno , egli renontiò 
maztJlrato;et rendutof 
il rimanente della 
ta nelmonijìero di 
t’ 



4* VITE DE' PR.ENCIPI 

T RIBV NO MEMO : 
doge xxi rii. 

R i b v n o Memo ,fu creato 
poi Dove. Dicefi , che cottui 
fu buono molto attuto, ma dì 
pochisfime parole, il cui pren- 
cipato poco felicemente vouer - 
. fato ,pafio in gran traua°li. 

verctoche i cittadini congiurarono centra $ lui, 

&• i More fini, iCaloprini, delle prime fami 

nie della citta , hauendo infieme dtferen%a,com 
batterono fpeffo al tempo di cottui . Dotte la co- 
fa andò in modo , che i Caloprini per feguit arano 
a cafd de i More fini fino alla morte, non perdo- 
nando anco a i bambini . 1 More fini, per che non 
y ano , co f l forti, ttauano afcofi qua , & ld per 
U citta in cafa degli amici. Ora egli attenne, 
che i Caloprini, hauendo perauentnra trottato Do 
menico Morefini su lapia^adi C alleilo, cru- 
delmente l ammalarono ; perche, hauendo evii- 
no fatto quello homtcidio, temendo , che cofjà- 
uor del Dove la citta grauem ente non li pumffe, 
feguit andò Stefano capo della fatti one andarono 
a trottare Otone Secondo , ch'era aUhora à Vero- 
na; & per odio, eh' e s fi port auano al Dove , & 
ai More fini, promettendogli l'imperio di Vi - - 




DI V I N E G I A> 4: 

negia; /pilifero Otone à por Ì diurno a cjuefta im 
prefa, ilcpuale , prima di fegn andò di tentarci Ve 
netiani con la fame , mandò un bando ,com andati 
do per tutta Italia , eh e ninno traf caffè co’ Ve - 
netiani , & li bandì fuor di tutte le città dell’im 
per io. Per ijuefto bando , ej/endo lor tolta cjuafì 
per tutto la tratta delle uittouaglie , i Venetiani 
fi ridufftro in breue aliultimo male , & à intc- 
lerabil fame. Ma tenendo eglino coperto il ma - 
le , che lor fpradaua &■ la paura, pareua,che 
f /fiero per [opportare tutti i difagi del mondo, 
per conferuare la libertà loro . Ora , trouandujì 
tutti i popoli ad’ intorno m grandi! fi ma carestia. 
Capo d’ergere fi ribello da Venetiani, et Otone 
concejje alcune poffesfioni de’ Lor etani à i capi de 
la ribellione , per tirare glialtri à ribellar fi . Ef 
fendo adunque la città pofta in queftì trauagli , 
per public 0 decreto furono disfatte rumate 

lecafede ’ Calopriui ; le mogli ,& i figliuoli po 
(ti in prigione i beni loromesfi in commune . 
In quejìo mczjzo Otone , non munendo aperta- 
mente guerra à i Venetiani , ne anco rendendo 
lor la pace, andò à Roma, & cjuiui , ammalan- 
do dì febre,(lette poco à morire ; & cofii la cit- 
tà per là morte di lui ,fu liberata da un gran 
pericolo . Morto che fu L’Imperadore , Atle- 
ta moglie di lui, praticò co’ Venetiani , che Sre- 

D Hi) 


c 


44 VITE D E* PRENCI!»! 

fano Calo pr ino con gli altri } offe ritornato d’efi 
f ìlio ; ilche , battendo ella ottenuto , & ejfendo 
eglino rimesfi nella patria , quattro de ’ Moreji - 
ni , ricordatoli della ingiuria paffata affaliro - 
no & crudelmente tagliarono à pezzi tre de- 
Caloprini figliuoli di Stefano iqttali ritornaua- 
no di pdlazgS' Mette fi gran fòfpetto , cbel 
Doge non hauefje tenuto mano a quello homici- 
dio, ilquale publicamente fi fuso di cibai popo- 
lo, per leuarfi quella calumnia da doffo. ^ 4 t tem 
po di cojìui , ejfendo tornato nella patria Gio- 
itami More fini, ilquale era ito con Or fi in Gua- 
feogna, per me^ZP del Doge gli' fu data la chi e 
fa di San Giorgio ; doueglt edifico un monitte - 
1*0 fitto la regola di San Benedetto ; efjendo 
prima quel luogo del palazzo Ducale . Fatto 
qutfie opere tribuno, ejfendo caduto grauem en- 
te ammalato , di fuo, proprio uoleref ( come dico 
no alcuni)coClretto dal popolo , perch’egli s’era 
portato poco ragioneuolmente nelle di fc or- 
die ciudi il quartodecimo anno del 
fuo prenci pato renonti'o l’ujfi 
ciò, &* fatto fi monaco , 
morì di là à poco 
tempo . 




DI VINEC1A. 


4 * 

PIET RO ORSEOLO 

DOGE XXV. 

I et r. o Orfeolo fu cretto 
Doge dal popolo, l'anno dcccg 
x c i. Sotto ilgouerno di co - 
fluì lo flato de Venetiani paf 
so felicemente in cafa, 0* fuo 
ri s la Republxca fu gran- 

demente accrefciuta . Et prima s'ottenne da 
Bafilio, & lAteJfoj iquali er$no in quel tempo 
Jmperadori di Grecia f ; che nell' Imperio loro i 
mercanti Venetiani foffero efenti dalle gabelle . 
Mandò il Doge poi amhafciadori àgli Egitti] , 
& Soriani, & li fece amici de 1 Venetiani ; & 
fimilmente con doni , con amoreuolezjzj fi 

acquiftb lagratia di tutti i Prencipi d'Italia . 
Et perche i Narentani [correttalo [albeggian- 
do le riuiere uicinef, e'I contado di Zara , andò 
cantra di loro con unagrnjfa armata , & li fece 
pentire delle lor follie' ; & finalmente fece pace 
con loro con quefte conditioni ; prima che gli ri - 
faceffero di tutti i danni, che haueuano fatti, et 
che ninno di loro non andaffe in corfò . Parti - 
tofi poi Pietro con l'armata f otto lo flendardo 
diSanto Erma? or a riceuuto dal Patriarca di 




46 VITE DE* PRENCIPt 

Grado 3 fcorfe tutta la riui era di Dalmatia;& 
fotta la ftttda di cottiti Parendo tteme la pri- 
ma uolra alladiuotione de ’ Vetietiani 3 & Polo, 
anch'ella fi diede a/la Signoria di Vinegia; e’I 
medefimo fecero molte altre città d’ittria , &* 
di Dalmatia . Et Zara ancora Jacjuale prima 
era raccomandata à i Veneti ani, fi diede alla Si 
gnoria. Similmente al giunger di cottiti Ja cit- 
tà di Belgrado 3 & di Tran , mandarono loro 
ambafciadort à i Venetiam à giurar lor perpetua 
fedeltà 3 & ubidienza . Spalato ancora fitta in 
cjuel tempo ricca 3 uenne àdiuotioue de’ Vene- 
tiam 3 & Corcira negra 3 eh e boggi fi chiama 
Curzola, perciochenon uoleita ubidirei fu prefa 
perforai da Pietro . Lefina anch’ella fortisfi - 
ma per natura per arte 3 ricettò de’corfali 

Narentanij uolendo far contrajlo alle for^e de * 
V enetianij fu prefa perforata 3 & per camme f 
fione del Doge /pianata; fu fdameme perdona- 
to à i difarmati . Per locjuale fpauento mosf i 
Jtavufeij mandarono ambafiadori 3 & s arrefe- 
ro . il Doge hauendo purgato il mare d’afjaf 
fnij & ridotta tutta la rimerà d’Ittria 3 &di 
Dalmatia fotta la Signoria de’ Venetiani ritor- 
no à Vinegia; & cjuafi trionfando entro nella cit 
tà 3 lacuale giubilami tutta per cofi honoratauit 
toria . sAdhora fu ordinato 3 che’l Prencipefi 


r> I V I N E G r A* 47 

chi am affi Doge non follmente di Vinegia , ma 
D Amatici ancora . Et in tutte le cittadella prò 
uincia furono mandati mtoui magi firati. Man- 
dò Pietro poi un fuo fgliuol fanciullo d Otone à 
Verona, tlquale, hauendo riceuuto il fieramen- 
te della Crejima da lui, fu chiamato Otone ; fu- 
rono ottenute ancora da lui di molti, & grandi fi 
fimi primieri]. Venne poco dapoi Otone a Vine- 
gia feonofeiuto, per fòdisfare un uoto , allog- 

giò nel moniflero di San Seruolo [diamente con 
cinque fir nidori; doue il Prencipe uandò piu uol 
te fermamente di notte ànifitarlo, ilquale po- 
co dapoi, prefentdto molto dal Doge, andò à Ra- 
Henna, hauendo ancora egli, per tifar orati tudi- 
ne,conceJJo in perpetuo il pallio d'oro a i Venetia 
ni . Fu poi di publico confentimento conce fio al 
Prencipe perii fuoi honorati meriti uerfo la Re - 
puhlic a, ch'egli fi pigli affé Gioitami fio figliuo- 
lo per compagno , ilqual poco dapoi tornato di 
Grecia dalllmperadore di Collant inopoli ,con 
la mogli^gp* con Otone fio fratello , & ornato 
di molti doni, morì . Hauendo fatte atte fi e co- 
fi d cafa,& fiori, felicemente gouernato xvm. 
anni la Repuhlica , Pietro pafiò di cjuefla aita , 
e’I corpo fio fu fipolto nella figrejìiadi San Zac 
caria • 


piate 



YITE DE P R E N C I P I 
OTONE ORSEOLO r ' 
doge XXVI. 

Ione Or feolo figlinolo di Pie 
trOj con gran confutimelo del/ 
popolo fju creato Doge in luogo, 
del padre j l’anno m i x. gioua- 
ne di gran bontà , & di rara a- 
ffettatione,& neramente finti- 
le al padre, & all’ auolo, ottima per fona; liceale 
hauea cominciato à gouernare la Republica non 
con minore integrità , & prudentia , di quello > 
ch’era ftimato da ognuno . Delle uirtn di co - 
ftui inuaghito Geta Re d’Vngheria ,gli diede 
una figliuola per moglie . Cosini ninfe in una 
temoli battaglia quelli d’^fdria circa Loreto y 
i quali trauagliauano il paefe de’ Venetiani , co’ 
quali fu fatta la pace con quefte condi t ioni ; che 
refi itui[fero intieramente tutto quel , che haue- 
nano tolto àgli huomini di Loreto . Cojlui rup- 
pe, & mifein fuga Murcimuro Signorotto in 
Croatia ; il quale con iffiejfe correrie cantra lecon 
tientioni danailpuafìo al contado di Zara; & 
dapoi, andando intorno con l armata a tutta la ri 
uieradi D almaria , & d’Iilria , laquale fotto 
la guida del padre era uenuta alla diuotione de i 
Venetiani j la uifitò quafi 3 che per uoler ricono - 


DI V I N E G I A. 49 

(cere lo flato della prouincia ; coflrignendo ì cit- 
tadini a giurare di nuouo, che perpetuamente fa* 
rebheno flati nella fide de’ Venetidnijiellaqua* 
le una uolta erano uenuti , & non hauerebbeno 
comportato , che niuuo hauefje fatto uouità can- 
tra la Signoria dì Vinegia . Efjendogh riufcite 
(juefte cofe fecondo il juo defiderio , poi che egli 
fu ritornato di D di matta , l'ottimo Prencipe t 
che di ciò punto non figuardaua ,fu con una uitu 
perofa congiura dffalito da Domenico Ftabani* 
cOj & rajdgli la barba , il quintodeeimo anno , 
ch’egli haueagouer.natofolo la Repubkcafu con 
finato in Grècia, dome morì di la d poco tempo . 

PIETRO CENT RUNICO 

DOGE XXVII. 

I e t r. o Centranico , ouer 
Barbolanofu creato Doge l’an 
no m x x 1 1 1 1 . ejfindo allho 
ra la Republica , & ih cd fi > 

& fiori poco pacefica , parte » 
per la federata congiura fitta 
cantra l’ottimo vrencipe , e’i fuo iiigiùflo esfi- 
lioj & parte per le guerre Jequali foprasìauano 
di fiori j allequali s’haueua d re filiere con gran- 
disfime for^e . Cojlui per la prima ,hauendo 
acquetate le congiure, fi sfurio di riducere lo fla 



to dcìla. città alla concordia di prima , quando in 
quedo mezzo Pepo dì Aquilegia affiatando 
all’improuifio Grado fornito col pr e fidio de ’ Ve - 
netiani>per l’affen^a d’Or fio fratello del Patriar 
caOtone cacciato, dentale temea di qualche trat 
tato della contrariafattione,prefie Camello, al- 
cuni dicono, che Camello fu prefi à nome d’Orfo, 
mentre che fiteneuaperVenetiani ;maquedo 
fi saper certo, che Corrado. Imperadore , j finto 
da Pepo, in quel tempo fu molto nimico à i Vene 
ti am , & fece loro gran contrado , Ora , efj en - 
do la Republica in quefio dato, il Centranico,ha 
uendo gouer nato quattro anni ,pr e fio dal popolo 
(per quel , che fi dice ) per configli*) d’Orfi Pa- 
triarca di Grado, leuatogli la barba, & uefiito 
in habito di monaco, fu mandato in esfilio , Dop 
po, ch’egli fu cacciato, ilgoumq della Repubh- 
ca per commis filone del popolo fu dato à Or [ò, fin 
che Ot onejuo fiat elio, à cui erano dati ambafeta 
dori <t dim andarlo ,f offe tornato nella patria . 
Ma poco prima, ch’egli arriuafje quiui,trouaro- 
no , ch’egli era morto in Grecia -, laqual cofa fu 
creduta, che quafi di uolerdi Dio incontrale al 
la citta, che l’hatteua ben meritato ; fi come in ■* 
degna, ch’ella era di rihauere un tanto huomo j 
ilcpiale, bàttendo si ottimamente meritato della 
Republica, col padre fio, huomo molto da bene , 


sì indegnamente era (lato cacciato in esfilio.Per 
che Or fu fuo fratello .intendendo la morte di lui, 
renontto tl magistrato j nella cui afjen%a Dome 
tiico Or [colo ,ilquale era Sltettisfimo parente di 
Otone, temerariamente occupo il Prencipato;ma 
efrli durò poco in quella felicità . Percioche il dì 
feguent e, ch'egli hauea ufurpato il Magistrato , 
[cacciato dal popolo , ricordeuole della jua liber- 
tà, fi fa 1 uo fuggendo , &prefe minutano esfì- 
lio à Rauenna , doue morì poco dapoi. 

DOMENICO E I kABkAN ICO 
y DOGE XXVIJI. 



Omenico Fiabanico , fu 
creato Doge à noce di popolo . 
Cofìuìfu cagione di far cac- 
ciare Otone, & pere io, quan- 
do Orjo Patriarca di Grado 
gouernaua la Republica > s'e- 
ra partito della città ; ilquale poco dapoi , co- 
sì uolendo tl popolo, fu richiamato . Hauen- 
do egli adunque prefo il gouerno della Repu- 
blica ,propofe innanzi al popolo, che la fami- 
glia Orfeola , come fcattdalofa , & contraria 
alla quiete della città , fi deuefje cacciar di Vi- 
negia; & per publico decreto [offe ordinato , 
ch'ella non potejje hauere ne il Prenci fato , ne 




ft VITE DE* PR.ENCIPT 

Magjflrati, ne dignità alcuna; & ciò fu facil- 
mente ordinato dalla ingrata moltitudine fatta- 
le fi ricordò poco degli antichi meriti di quella 
famiglia uerfo di lei . Fu quefto Doge anco au- 
tore di leuare dalla Republica iufanz^di piglia 
re compagno nel Prericipato • Quejìe cofe furo- 
no fatte in cafa, &fuort in quei dieci anni , che 
egligouerno lo flato . ilquale fi morì confuma- 
to dalla uecchiexzd. 

DOMENICO CONT^CRI N I 
doge XXIX. 



Omenico Contariniifu crea 
to poi Doge l'anno m x l i 1 1 1. 
xAl tempo di coftui 3 effendofì 
dati i Zar afilli^ nbellandcfi da ’ 
Venetianijol fignor di Croatia, 
o ( come uofrlionu alcuni ) al Re 
d’Vngheria, il Doge, hauendo armato un gran 
numero di nauigli^pafb in Dalmatia ; & mej- 
fofe all’afjedio di Zara; finalmente laprefe per 
for%a; onde per la fama di quella eofa fV altre 
città di DalmdtidfequalifldUdno per ribellar fi, 
fi mantennero in fede . Pepo d’aquilegia anco- 
ra , ilquale in quel tempo danneggiaua tutto il 
paefe intorno à Grado , combatte finalmente il 
luogo, (9* hauendo prefa la città , le fece molto 
' maggior 


/ 


' T> I V I N E C ! A fi 

maggior danno, che primd. I V erteti ani, offen- 
do per far uendetta di Rutila, ingiuria. , prima, 
mandarono ambafiadon al Pdpa a doler fi della 
ingiuria, che Pepo hauea lor fatta . Onde il Pa- 
pa o-li comando, che fi deueffe rimanere di far 
lor ingiuria , & rendeffe loro ogni cofa . Perche 
Pepo, temendo , fe ciò non faceva, che i V enetia - 
ni non fi uendtc afferò di quella ingiuria con l’ar 
mi, ubidì il Papa,& refi it vi ogni cofa . Dice fi, 
che in cjuel tempo Papa Benedetto venne a Vt~ 
negia,per ufitare il corpo di San Marco ; & che 
egli cotte effe molti , & grandi s fimi privilegi al 
la fua chiefit, & a molte altre chiefedi Santi . » 
Dicefi ancora , che al tempo pure di coftui,Ro^ 
herto Gui fardo, di natione N ormando , huomo 
allhora potente in Italia , fece molte battaglie in 
Puglia coVenetiani . Qvefte cofe fi fecero al 
tempo del Contar ini, ilquale morì l’anno xxvi. 
'del fio Prencipato . 

DOMENICO SILVIO 


DOGE XXX. 



Omenico Silvio fu fatto 
dal popolo. Sotto lagui 
cjueflo Prencipe dicefi, 
che i Normandi furono caccia 
ti della Dalmatia , & che i 




*4 VITE DE’ PRENCI? I 

Venetiani a inflativa di N ice foro apparecchiar 
tono una armata contra i N ormando & che fe- 
cero uua terribil giornata a Durazjzp ajfediato 
da loro ; & finalmente, hauendo sbarattata l'ar 
mata de i nimici , e] fendo le naui parte prefeg?ar 
te fommerfe, òmeffe in finga , s'acqui fio botto- 
rata uittoriajaquale cofio molto alla Signoria di 
Vinegia ; percioche , hauendo i nimici rifatta l'ar 
mata loro ,poco dapoi, hauendo prefo Dura%X9> 
quafi in quel medefimo luogo, ma con molto dif- 
ferente fucceffo fi fece giornata; doue i Venetia- 
tti, effendo uinti, hebbero una gran rotta, tal che 
d y una grande numero fa armata , efjendone 

affogati molti, parecchi morti, graffai sfimi fat 
ti prigioni, pochi fe ne faluarono.Per laqual co- 
fa, tornando il Doge nella città , il popolo lo fri - 
uo della dignità , l'anno ter%odecimo del fito 
Pr etici pato. Alcuni dicono , che quefia rotta non 
fu fi grande , ma, che Id giornata fu [anguinofa 
dall 'una, & l'altra parte , & finalmente uin - 
cendo i N or mandi , i Venetiani fuggendo fmon- 
tarono in terra , & che il Doge non fu pr iua- 
tQ del Maviflrato ; ma che morì l'anno 

^ j f r • > 

xxiii . del juo reggimento , & 
fu honoratamente fepolto in 
San Marco . 


DI V I N E G I A. SS 

VITALE F^CLIERO 
doge XXXI. 

Itale 'Fdliero , fu creato 
poi Doge . Codui , pre/ò che 
egli hebbe il Magidrato Quin- 
to mandando ambafiiadori ad 
A'iefjo Imperadore di C odati 
tinopoli, ottenne > ch'egli con - 
cedejfe in perpetuo alla Signoria di Vinegia lo 
imperio della Dalmatia , & della Croatia trat- 
to delle mani degli affasfmi , & che i V enetid- 
ni leggittimamente poffcdejjero quei luoghisgli 
ambafiiadori mandati d quedo , furono Dome- 
nico Dandolo 3 ^tndrea Michiele , & Giaco- 
mo Orio, iquali facilmente impetrarono ogni co 
fa. In quello tempo Arrigo Imperadore d’Ita 
lia j uenne dàTreuigi a Vinegia, a uedere la fa 
[ rredia di San Marco ; percioche poco dianzi, di 
cefi, che S, Marco per miracolo ; hauendo trat- 
to fiora un braccio di terra, o del muro , 
sera modrato a i cittadini.il F alerio 
anco rinouo Loreto rumato per la 
uecchicx^a, tlqudle mori 

poi l'anno x 1 1 1 .del , 

fuo Prenci - 
p.tto . 



Y ; 


\ 


$6 VITE DE’ P RE N CIP f 

VITALE MIC'HIELE 

DOGE XXXII. 

I tale Mi chi el 3 egli fu fofli 
tuito Doge Vanno mxcvi. 
tepo di cojlui j ejjendo aìlhora 
Papa Vrbano 3 ilqual cofortaua 
tutti i Precipi Chrijhani d ra 
cquiflar terra Sata da gV infe- 
deli 3 fu fatta una grosfisfima armata, et la mag 
giore, che mai fifacejfe & mandata in Sona $ 
lacuale fi dice 3 che furono dugento nauiglt d 3 ogni 
fòrte 3 de quali furono Capitani irrigo Conta- 
rmi Michiele figlimi del Doge . Ora 3 ef 
fèndo arriuata V armata d Rodij & effendo prò - 
uocati i V enetiani da Pifani dicefi 3 che fi fece 
unagroffa giornata ; doue i Pifani uinti perde- 
rono xviii. nani prefe da i V enetiani ; nelle- 
quali furono prefe quattro mila huomini 3 & po- 
co dapoi i V enetiani refhtuirono l'armata&la 
fciarono anco i prigioni ritenendo per oftagi 
fellamente x xx. de 1 piu nobili. Hauendopoi 
menatali 3 armata in Ionia , iV enetiani prefero la 
città delle Smirre abbandonata di prefedio. Di 
qui fu portato il corpo di San Nicolò d Vinegia, 
& pollo nella fua chiefà a Lito . I V enetiani poi 
partendo dalle S mirre & fcorrendo la riuiera 



D'PVI N E G I A. $~] 

del mar di Panfilia, & di Cilicia 3 fen andaro- 
no in Soria, & fefcero al porto del Zaffo 3 ba- 
ttendo eglino in quefto meT^o aiutato di uitto - 
uagliaper mare i Capitani Chrifliani 3 icjuali af 
fediauano Gierufalem 3 dal Zaffo lafciando l’ar 
mata fe n andarono per terra a Gierufalem 3 &* 
prefero alone citta marit'tma ; & pojlo qui 
il prefìdio de ’ Francefi 3 a ffediarono Cai fa città 
uicina à T olemaidejaqual città prefero 3 hauen- 
do prima dcquijlata T iberiade . ncor che alcu- 

ni dicano 3 che quefle e/peditioni furono de* Fran 
cefi , & non de Venetiani ; altri uogliono dire > 
ch’elle furono fatte in compagnia ctdll’una 3 & 
idltra parte in Soria. Fornite quefle cofe 3 l’ar- 
mata fu tornata a cafd . In quel tempo il corpo 
di Santo ifidorofu pofto in san S dittatore. I Ve 
netianij hauendo prima fatto legd con Calama - 
no figliuolo del Re d’Vngheria 3 andarono contra 
i Normandi 3 iquali fotta laguida di Ruggieri 
fratello di Boemundo trauagliauano la rimerà 
di Grecia 3 & di Dalmatia } & alla prima giun 
ta di guerra pigliarono Brindifi;& lafciato qui- 
tti prefìdio, empiendo tutta la contrada mariti- 
madi lpauento 3 & di rubberie, poco da poi ritcr 
narono l'armata à cafd carica di preda. In que- 
Jìo tempo ancora , Matilde donna iUuftre della 
famiglia diSigijredo 3 ej fendo aiutata con far- 


58 VITE DE* PREMCIPT 

mata da i Venetiam 3 <& battendo con e/fa prefd 
Ferrara jconcefje efentione perpetua à i Venendo- 
vi in cjuella città , per la uittona , ch'ella haueud 
acaudata con l'aiuto loro. Fatto aduncjue quc- 
fte opere , Vitale fi morì finito il quarto anno 
del Juo Prencipato • 

ORD E l^fF O FkAL I ERO 
doge XXX III, 

R d e la f o F alierò *prefi il 
Prencipato l'anno mci. il 
primo anno del Juo reggimen 
to , mandata di nuouo ma grò f 
[a armata in Sona; col cui aiti 
to Baldouino prefe rolematde; 
& poi che l'hebbe prefa 3 dicono 3 che l'armata 
s'accoflo à Sidone j & fi congiunfe con le genti di 
terra di Baldouino ; con le cui forze Sidone fu 
prefa in termine di pochi giorni* Fu prefo anco 
Baruttij ma con grande uccifìone . Perche Bai - 
dottino j moffo per quede magnifiche prodezze* 
conce ffe a i Veneti ani in Tolemaide la chiefa * la 
piazzò* & la loggia j & quitti mero , & mido 
imperio infieme co 1 Francefi diede à i Venetia- 
tti ; nefolamenteinuna città , ma in tutto'l Re- 
gno di Gierufalemj aggiungendoui di molti pri- 
uilegij . In quel mede fimo tempo ancora , dicefi , 




D I V I N L G I A. *9 

che molti, & grandi priuilegij d’efèntioni furo- 
no ottenuti da sArrigo,& a ciò furono mandati 
Vital Faliero , Stefano More fini, & Orfo Giu 
Jliniano . Di cjuefto tempo pure i Padouani con 
l'aiuto de ’ T reuigiani , & de 1 Rauignani,m off- 
ro guerra a Venetiani , ejfendo nata allhora, co- 
me dell' altre uolte,la cagione della guerra per 
confini; andarono i Venetiani a incontrarli alla • 
torredalle Btbbe ; doue , e/Jendofi fatte alcune 
fcaramuccie , alla fine fi uenne a giornata , & 
la uittoria fu de 1 Venetiani . Seicento de’ rimi- 
ci uennero nelle mari de ’ uincitori, perche i Pa - 
douani, hauendoriceuuta cjuejla rotta, ricor fero 
per aiuto ad irrigo; ilquale,moffoà i pyieghi 
loro, fece sì con gli ambafeiadori Venetiani Jcjua 
li erano iti a franarlo in Verona , che i Venetia - 
ni, & i Padouani lafciaffero le lor differenze , 
& i ìàbiliti i con fri , fi rimaneffero da ogni di - 
feordia. Dicefi ancoraché incjuel tempo s'acce- 
fe un grandi s fimo fuoco nella città,ilquale ne con 
fumo, & rumò una buona parte. Et di là à poco 
tempo, s’apprefe uri altro fuoco in Vinegia molto 
maggiore del primo; Uguale fi dice , che abbru- 
ciò Jedeci I fole della città, da San Lorenzofno à 
San Baffo, con parte del palazzi Ducale. Di- 
cefi ancora , che in quel tempo arfe Malamocco , 
molte pietre, & colonne, con uolonta de i Vene- 

E iiij 


tfo T TE he’ PRINCIPI '• 

tidni furono portate à Chioderia , per la fabriea 
de ’ publici edificij. Da Saudiano di Malamoc 
co gran numero di monaci andò in San Seruolo . 
Gradetti I Grademchi edificarono una bellisfima chiefd 
thi edtf- a san Cipriano in Murano per moni fiero di mo- 
Iheft dt nac ^ e > Squali feruiuano anco al medefimo San 
san ci - Cipriano in Malamocco. 1 Badoeri ancora fa- 
fnano m (y r i C arono à loro fbefe la chiefd , e 7 moniftero di 
i Badoei Santa Croce, In quel me de fimo tempo ancorai 
ri edifi - Zaratini, hauendo cacciato il magifìrato ,fi ri - 
“nefandi Sellarono dai Veuetiani a Calomano Re d’Vn - 
Santa a ro gheria,ilquale, hauendo anco rotto l accordo 3 en* 
tro in Dalmatia, & la foggiogo qua fi tutta , & 
per gratificar fi i popoli alienati da' V enetiani 3 
dono per publico bando la libertà à tutti i Dal - 
matini; & poi tornato in Vnghena , ammalò 
di fubitafebre , & morì; perche , intendendo ’bt 
morte di lui , coloro, eh’ erano flati lafciati in pre 
f,d io, temendo de’ Venetiani ,che lor ueniuano 
addofjo, rotti, & mesfi in fuga, abbandonarono 
tutta la Dalmatia . Et Zara fu combattuta 
racquifìatadaiVenetiani . Fu poi menatoi ef- 
ferato a Sabenico, che in quel tumulto anch’egli 
s’era ribellato , &fu racquietato,^ sfdfciato di 
mura;& co fi gli altri luoghi della Dalmatia ri 
tornarono fotto la Signoria di Vinegid.Pace fica- 
ia finalmente la prouincia , & allargati i confi l- 


Di V I N E G r A 6t 

flit perciò ch’egli hauea pafjate le montagne di 
Crodtia, & figgilo con t armi tutto cio^ eh 3 è 
fra terra , Ordeiafo torno con l’ effercito fatuo a 
Vinegidj battendo menati f eco molti de * primi 
huomini di Schiauomaàguifii di trionfo . Ma 
rallegrerà di quella vittoria, & al Doge , & 
alla città durò poco tempo; perciocbeuenne nuo- 
vo effercito d’Vngheria in Dalmatia; per laquol 
cofa Ordeiafo, & tutta la città , notigli pareti - 
, do, che foffe punto da perder tempo ,pafiò con una 
armata, & con uno effercito molto maggior ,che 
prima, & hauendo trovati i nimici 
Zara, fi fece una ternbil giornata f i 
uant ao giocando Ordeiafo^, bravamente com- 
battendo nelle pripie file ; doue eragrandisfimò 
pericolo, morì ferito d’un dardo . I Venetiani > 
sbigottiti per la morte del Dorè , fi dtfor dina- 
rono, & mi fero in fuga ;& in quella battaglia 
molti ne Jurotio morti ,& molti piu fatti pri- 
gioni; perche la città , hauendo bauuta la nuova 
di quella rotta , tutta addolorata , & poftd in 
gran penfiero di difendere il paefi , deliberò di 
mandare quanto prima ambafiiadori al Re , dal 
quale impetraJJer.o pace, ò almeno tregua, per 
qualche tempo . Gli ambafiiadori à ciò manda- 
ti furono, Vitdl Faliero , Or fatto Giuftinidno , 
& Marino Morefwi , icjuah fecero tregua col 


apprefoà 
iza aleuti 


VITE DE* PR.ENCIPT 

Re per cinque anni . il corpo d'Ordelafofu por- 
tato à Vinegia l'anno decimonono del fuo Prenci- 
patOj & honoratamente fepolto in San Marco . 

DOMENICO MIC HI ELE 

DOGE X X X 1 1 1 1 . 

Omenico Michiele^fu crea - , 
to Doge fanno mcxx. Sco- 
ttiti Baldouino mandò fuoi amba 
(ciadori , à pregarlo ^ch'egli paf- 
fajfe in Sfiajcon la maggiore 
armata , ch'egli potejje j&gli 
p'omifcgran premij ; percioche fi uedeua^fe non 
giunge ua l'aiuto de' Venetiani j che i Chrifliani 
non poteuano ritener piu lecofe } eh' e s fi haueua- 
tio acquijlate in Sorta . S pena furono uditigli 
ambafeiadorij che s'hebbe tmoua , come Baldom- 
tto era ttato prefo da Balocco Re de' Parti , col 
quale egli era uenuto à giornata , & menato à 
Cara . Per laqual cofa Papa Cahtto, mofjo dal- 
la grandezza del pericolo > e f/endo le cofe de i 
Chrittiani in Soria in g randisfimo difordine , 
mandò ambafciadori al Doge Domenico } &ài 
Venetiani pregandoli j che quanto piu tojlo man 
daffero una grosjisfima armata in Sfia a difen « « 

dere lo ttato de * Chrittiani ; & per confortarli 
d ciòj &per piu inclinanti tutta la città , dico- 



i 



b 1 V r N E G I A . 6 j 

fcOj che’l Vefcouo di commisfione del Prencipe , 
fece una grauisfima oratione, & tutta piena di 
pietà , & di religione al popolo, per laquale tut- 
i ta quanta la città fi commoffe talmente, che tut- 

ti /libito fi rifolfero,che s’ ordina/] e, & mandaf- 
fe una grosfisfima armata . Furono adunque 
armate ( come fir tuono alcuni') cento galee , & 
fecondo altri, dugento;& prima s’andò in Dal- 
mata, & quiut leuato le ciurme , il Doge con 
buoni sfimo tempo giuri fe in Cipri * Doueaui- 
fato della grande armata de’ nimici , laquale fi 
dice, che fu di fettecento nauigli ,& ch’era al 
Zaffo, animofamenteandò contra di loro , ^€f- 
fediauano allhora i Barbari il Zaffo , ch’era ve- 
nuta alla deuotionede ’ Chniliamf talché, eff e fi- 
do p refi) il porto per mare&pcr terra, & e fclu 
fi d’ogni parte gli aiuti , i mi feri cittadini erano 
sformati à renderfi toflo, quando il Michiele fu 
bito, & con gran furia affali i nimici ; & in- 
contanente, prima che le naui de’ nimici fi met- 
te/fero in punto per combattere, effendo eglino 
parte prefi, parte morti, & l’armata tutta 
* sbarrattata , vinti levarono l’affedio . alcuni 
dicono , che fi combattè foto con dugento nani di 
nimici in alto mare , & che una parte fi portò 
ualorofamente * & la battaglia durò ben due bo- 
re con grandi sfi ma uccifione , Et fimilmente 


- 6^ .VITE DE* P R:£ N C H» I 

che effendo nìnti i nimici prefa la natte Capitana 
con molte altre, il Doge Michiele letto l’affedio 
dal Zaffo . . Pochi giorni dapoi il Michiele Je- 
guendo x. nautgrojje della medesima natione, ca 
riche di mercanti e fitto in alto mare , le conqui- 
do, & battendo partito il ricchisfimo bottino fra 
le ciurme, fe n andò poi <tTtro;& quitti, effen- 
do tratta la forte i Venetiani prefero d combat- 
terla ;& hauendola afjediata, finalmente Ireb- 
bero, ma con pinguino fi uittoria ; efje ndofi pri- 
ma convenuti con ^rimondo, che a t Venetiani 
1 toccaffe la meta di Tiro, & d'^Tfcalone, bico- 
rne dicono alcuni) la terza parte ,fe per 'opera 
loro elle tieni nano in mano de’ ChriÙiani , con 
molti altri grandisfimi priuilegij in Soria. Ma 
Emanuel Imperadore de’ Greci ,inuidiando si 
gran uittoria à i Venetiani, iquali haueuano al - 
Ihora tutto l’honore , e’I nome delle cofe fatte in 
Soria, cominciò a muouer guerra aperta contra 
diloro,& comandò d i Venetiani ,che leuajje- 
ro il venerale dell’ armata loro di Soria ; ilqttale, 
facendo quanto gli era commeffo ,tutto adirato , 
mentre ch’egli pajjaua da Podi , perciocbei Ro- 
diotti notigli haueuano uoluto dar uitt oliagli a , 
prefe la terra per forza, £?* lafaccheggio;quin - 
di, effendo itod Scio , onde ne fu portato il corpo 
di San Teodoro d Vinegia, la trattò della mede fi. 


ma marnerò . , Menato poi L'armata à Samo , 
quindi à Mett elmo ,& <Andro,I fole dell'lm- 
peradore , le focheggiò tutte . Fortifico Mo - 
done ancora {fogliato di prefìdio. fidando poi 
m Dalmatia , racquietò Zara , onde era flato 
cacciato il magiClrato Venetiano ; & poi che 
Vhebbe racquietata, perche ella fi ffe effempio al - 
V altre, ne focheggiò la maggior parte. ^ fcqui 
{lo ancora Spalato , & Trai t tolto àgli Vnghe- 
ri, alla Signoria di Vinegia . Portò oltra di que 
{io nella patria feco una pietra;sà laquale, dicef - 
fi, che fedette uoflro Signor iesv c h r i s t o . 
Hauendo fatte quefle tante ,&cofi prandi co- 
fe, ritornando l'armata a faluamento , il Michie - 
le entro nella citta; doue , pubicamente ragio- 
nando, & rendendo conto delle cofe fatte da lui, 
con honoreuoli parole fu da 3 Senatori , & da gir 
ordini di tutta la citta lodato, &ringratiato. 
iAl tempo di lui ancora, fu edificata la chiefa/l 
moniflero della Carità , Fu portato anco il cor- 
po di San Donatola Pera à V in evia . Et , ha- 
uendo quefto Prencipe gouernato undici anni la 
Repubica, morì feicisfimo; e'I corpo fuofuho- 
norat amente fepolto dinanzi alla .chtefa di San 
Giorgio, doue hoggidì è ancora . 



66 VITE DE PR.ENCIP! 

PIETRO POLONI 
DOGE XXXV, 

7 e tr. o Polòni j genero del 
Michiele mortogli fucceffe 
nel Precipato, l’anno mcxxxi. 

tempo di co fini la citfd 
! di Fdno uenne fi òtto la Signo - 
rid di Vincgia, BonfiglioMi 
chicle, ilqttaTe erd priore di Sdn Saluatore ,pr e- 
fe U regola, & Vhahito de’ Canonici , injìeme 
, con tutti gli altri, che miniflrdUdno quitti le co - 
fe [acre . Bel cui nuouo infiituto fu autore Pa- 
pa Innocentio, & la loro ehi e fd fu confdcrata 
poi daPdpa isflefjdndro quarto . Pietro Gdti - 
lofi ancora edifico la ehiefa di San Clemente in 
canale Or fdno. Nacquero in quel tempo gr dui fi 
fime d fiordi e tra Venetiani , & Pifam , & la 
cagione di ciò dicono, che fu quellagiornata , che 
fece Michiele figliuol del Prencipe Vitale a Ro- 
di jnelidquale i Pifani fpogliati quafì di tutta l’ar 
mata,pareud, chehaue/Jero ritenuto una grande 
ingiuriò . Molte, & diuerfe furono le rotte da- 
te , & riceuute fra l’una parte , & V altra ; 
firebheno fiate anco molto maggiori, fe non f of- 
fe ualuta l’duttorità del Papa , ad acquetar gli 
odij dell’uno, & l’altro popolo . Diceji ancora , 



1 


> DIVlNEGlA. <?7 

c he in quel mede fimo tempo fi combattè co ’ Pado 
*r u<mì> Ò* l* cagione nacque per tagliare il fiume 
a Sant’l lario ; tiellaqual guerra, effendo Guido 
i da Monteccbio Capitano delle genti da terra^ fe- 
ce fi fanguinofa giornata fra l’una 3 & l'altra 
jt parte . Finalmente j tfjtndo rotti i nimici , da 
trecento cinquanta ne furono menati a Vinegia . 
Ma jpercioche i primi della città humilmcnte 
fitpplicauano 3 & dauano la colpa di hauer ta- 
gliato il fiume ad alcuni prefontuofi plebei 3 tutti 
. quanti i prigioni furono reilituiti . In queflo 
medefimo tempo ancora a inftan%a d' Emanuel 
Imperadore di Grecia [ 3 che mandò fuoi amba- 
fciadori fu apparecchiata una armata cantra 
Ruggieri Re di Sicilia . Percioche coftui spar- 
tito aa Otranto , uenne à Corfu 3 & bduendolu ac- 
quieto con iarmijpafb nella Morea 3 dotte fe- 
ce di molti danni j quindi pafjato in Saromco 3 mi 
fi quafi tutto’ L paefi à ferro , & fuoco circa il 
golfo diC or anto . ridando poi all’Efitmilio , 

riempie ogni cofa di jf>auento 3 & di rubbarie . 
Prefi perfora ancora 3 &* fiaccherò Tebe , 
finalmente fece ogni forte di male tra il gol- 
fi) Euboeo , & la contrada di Bcotia 3 laqual fi 
chiama Fotide . Efjendo adunque le cofe dello 
. Imperio in quefto modo mal trattate ^Emanuel 
ricorfe all’aiuto de’ V enetiam, da’ quali per fuoi 


' '68 VITE de’ P R E N C f P I 

ambafiiadori ottenne jch' eglino per ragione del 
l’antica amichi a loro, foccorrejjero allo flato fio 
trauagliato. Fu ordinata adunque una groffa 
armata ; laqltale, efflndo menata fuor del porto , 
il Dorè Polani fubito moffe cantra il nimico, 
quando in queflo mezjZP j offendo alquanto tra - 
vagliata l’armata per la burafca , & perciò fa- 
rti andofl nel porto di Caorle, il Prenctpe amma- 
lio ,& cofi, la fidando Giouanm fuo fratello 3 & 
Feineri fuo figliuolo al gouerno deliarmata } 
egli fi ne torno dVmegia. Emanuel anch’egli, 
hauendo meffo infieme buon numero di nauigli, 
sfattone Capitano un de’ fuoi, ejjo con Urenti 
di terra fi n’andò in Albania , & s accam- 
po a Butintrò . Ma i Veneti ani , hauendo mor- 
ti molti dei nimici , & affai s fimi feriti , pre- 
fero per fur%a Corfu , & hauendo meffo qui - 
ui grcfjò prefidio , l’armata Venetiana pafiò 
in Sicilia . Nellaquale ifola i Venetiani, met- 
tendo ogni co fa a ferro , & fuoco, fecero ogni 
forte di male . Molti huomitii della I fila fu- 
rono menati prigioni , furono tagliati gli al- 
beri, & le piante , & aff disfiime co fi abbrucia- 
te, <& à quefto modo fi truoua, che l’Imperio de 
la Grecia fu in quel tempo difefi, come di mol- 
te altre uolte , coniarmi' de Venetiani . Fatte 
quelle cofe il Doge fi morì di quel male , ch’egli 


DI V I N H G U* 69 

baueua acquidato di fuora , 

DOMENICO MO RESINI 
POGE XXXVI. 

Omenico Morefini hebbc 
poi il Principato 3 l'anno m g- 
x l v 1 1 1 . l tempo di co- 
fhii alcune galee 3 lequah erano 
(late mandate contra 1 corfali, 
prefèro cinque nani ^Anconi- 
tane Jequali trauagliauaao il mareconrubberie . 
Gmfcardo Capitan d'effe fatto prigione ,fu im- 
piccato per Ugola. In quel medefimo tempo 3 in- 
cominciosfi a edificare 3 & fondare il campanile , 
ch'è sàia piazza di San Marco 3 oper a uer amen 
te marauigltofa. ilfigliuol del Doge 3 & Ma- 
nn Gradenico 3 furono mandati con xl. naui 
contragli huomini di Pola 3 & altri babitadori 
d'Jdria, tquali fcorreuano rubbando il golfo ri- 
cino. Effendo afjediata Pola 3 i cittadini diman- 
darono la pace 3 laquale fu lorconceffa con que- 
fte conditioni , ch'esfi portajjero og ni anno due 
mila libre d'olio alia chiefa di San Marco. sA* 
Parentini ancora, fu dato carico 3 che ogni uolta - 
che'l Doge andana alla guerra, esfifoffero tenu- 
ti d dargli aiuto. I None fi ancora di pagare ogni 
anno certo tributo d'olio, & dare aiuto . Gli *An- 

F 




70 ' VITE DE 1 PRENCIPI 

e onitanì fìmilmente fecero in quel tempo lega 
co’ V enetiani ,• & fu fatto l’accordo con Gughel 
mo Re di Sicilia, ilquale concefje molte efentio - 
ni di V enetiani ,che traficaffero in Sicilia . il 
monìjìero della Madonna , doue Hanno i Croce - 
chieri, fu edificato dalla famiglia de’ Gufjoni . 
Fu edificata ancora in quel tempo la chiefa di 
San Matteo lA'poflolo . Queftecofe fi fecero in 
cafa, & fuori, ejfendo Doge il Morefini. llquaU 

morì l’ ottano anno del fuo Prencipato. 

/ ; 

VITiALE michele 

DOGE XXXVII. 



/tale Michi eie Secondo, fuc^ 
ceffe nel Prencipato l’anno m o 
evi. Per opera di coftui i Pi - 
[ani, pofla da parte orni gara paf 
fiat a,fi fecero amici de’ Venetia- 
ni ; & effendo lui Doge, i V ene- 
tiani pre fero la protettione di Papa ^fleJJ andrò 
T erxo, contra Federico Barbaroffa , ilquale fa J 
uoriua Ottauiano Antipapa; per laqual nouitd , 
pigliando ardire i Padouani, Verone fi, Fer 

rarefi s accompagnarono infi e me, & ajfaltaro- 
no, & prefero Capo d’argere. Ma, ufcendo con- 
tradi loro l’ efferato Veneti ano, la terra fin fac - 
oheggiata&gli huomim d’effa menati prigioni. 



(^ 7 * i ritmici fi partirono con paura. I Venetiani, 
non battendo trottato il nimico, affamarono il ter- 
ritorio d'^dna, e tutto lo mijero d ferro , & 
fuoco. Et ancora Vinco Patriarca d } Aquilegia 
prefe Grado ; tlcjuale fitbito da Venetiani , che 
gli guttifero addojfo, cppreffo,fu menato à Vinc- 
aia con dodici canonici ,&con molti altri de i 
piu nobili. Et poco dapoi fu lafciato 3 con quefte 

conditiom , ctie&h mandafleoo-ni anno à'un certo 

. jj , . . 

giorno un toro con dieci porci a Vtnegia ; icjuau 
in prefen^adi tuttofi popolo s’ am w azzufferò d. 
perpetua memoria di quella cofa. Ma alcuni fo- 
no, che attnbuijcom quefta imprefa ad Angelo 
Particiaco. Inquejlo tempo Emanuel Impera- 
doremoffe ruma guerra d i Venetiani ; perciò 
che coftui , fingendo , che gli fofje m offa guerra.' 
da Guglielmo Re di Sicilia , d cui egli baueua- 
promejjalafghuolaper moglie , dim andò d i Ve 
netiani , che gli mandaffero aiuto di genti. La - 
qual cofa, ejjendogh negatada iVenetiani per- 
ciò che poco dianzi haueuano fatto pace , & ac- 
cordo con quel Re ; fubito l’Imperador e sparen- 
dogli hauere hauuto dacioquafi leggittima oc - 
cajione di muouer guerra ,per publico editto li - 
centib di Grecia tutti i mercatanti Venetiani , 
& incontanente con andarui fopra tolfè loroSpa 
lato , R agugi a ,e Traù; & poi. per maggiore in- 

F i] 


7* VITI DE’ P KENCIPI 

gdnnoj ufando una malitia Greca 3 diffe d’haucr 
(refe quelle citta ; per ridurre i Venetiani dWa- 
micitia di prima ; mandò adunque ambafciadori 
a fare intendere a i Venetiani , che ficur amente 
(otejjero tr afe are per li mercati della Grecidj 
perche fiddndofi i Venetiani di queUa amba fia- 
ta) & fapendo benisfimo , quanto Emanuel de- 
ueud ejfer grato uerjo gli amici per gli antichi 
benefeijj ch’efii haueuano fatto all'Imperio , un 
numero grande di nauigli 3 per difideno di gua- 
dagno andò in quei luoghi . Et furono mandati 
amba fc udori Sebafiian Ziani 3 & Orio Mali- 
pi ero 3 perrinouar l’amicitia 3 iqualt a pena era- 
no giunti a Coftantinopoli j quando Emanuel a 
un giorno ordinato fò fienile tutti i Venetiani con 
le naui , & C on le mercantici & confi fio i de- 
nari j e tutte le cofe ; puregli dmbafctddori per- 
che di ragion del mondo non fi potedno manomet 
tere j furono licentiati . Innanzi lauenuta loro 
per alcuni 3 iquali in quello fpauento erano fug- 
giti j uenne lanuoua à Vinegia 3 che per perfidia 
dello Imperadore tutti gli huominiloro con'lc 
naui 3 & con le cofe loro 3 erano flati ritenuti per 
tutto l'imperio della Grecia ; perche la citta 3 
moffa ddcofi horribil eofa 3 riuoìgendofià uendi- 
care l’ingiuria 3 fubito ordino una grojìisfima ar- 
mata. Truouafi,che con marauigliofa prefi e^- 


Di V I N E G I A. 


XJ in termine di cento giorni s'armarono cento 
galee. L 1 armata y menata fuori f otto la f corta 


— * v — - 'r i J~~ , ' v "’ 

Tratt 3 & lo [piano , Rdccjuiftò ancora mifc 
d facco Ragugia } & minò una pa^te delle mu- 
ra con la torre y doue era pofla Vinfegna dell’lm 
peradore. Giunto poi d Negroponte y mentre 
che il Doge s' àpparecchiaua per combattere la 
citta jil gouernatore dell' 1 fola , impaurito per 
cofigrofja armata y difegnò d'andare co aflutia y 
fapedo molto bene l'intetione d'Emanuefper im 
fedire il corfo della uittoria del potentisfimo'ni - 
mico y & cofi praticò col Michiele ch'egli man 
dajje awbafciadori d Coflantinopoli ,afferman 
do per certo jChe Emanuel non hauerebbe rifiuta- 
ta niuna conditane della pace . F urono mandati 
ancora il Vefcouo Squillino, & Manafe Badoe- 
ro . In quello mex^o il Doge pafsò all’ I fola di 
Scio , & prefe la città con tutta l'ijòla. Et per- 
ciò ch'egli era in a/fet fattone della pace y & già 
tieueniua il uerno } fi rimafe di far guerra can- 
tra Emanuel . Ma egli , fi come quel y ch'era 
molto malitiofo , non fi partendo da gl' inganni 
fùoi , & moftrdudo d'hauer difiderio di pace ; 
hor dim andana alcuna co fa , hor ne negaua alcu- 
na y quando daua orecchie à gli ambafei adori j 



F iij 


.^4 vite de' p r. encipi 
& quando li ributtaua , tanto che di dì indi, tra 
: Mando a bello ftudio bora una co fa, & bora un al 
tra, e tirando la imprefia in lungo ajjaisfimi crior 
ni, uccellò i Venenum. Finalmente gli ambajcia 
dori fienza batter fatto nulla ritornarono al Mi 
chièle* In qnefto mezgj) una crudeltsfima pe- 
fte letto del mondogran quantità di perfone , & 
per quel, che fi dice, ifumi uicini , doue i Vène- 
tiani andauano per acqua, furono auelenati dal - 
r Imjyerddore; & per quello tutta Ì armata in* 
firmo d’un graui s fimo male . Dicefi , che per 
quella peftefi fpenfe tutta la famiglia de'Giu- 
ìt ini ani, e fendo ufciti di quella alla guerra tut- 
ti quelli, che poteuano portare arme ; imitando 
in ciò i Fabij Romani , de iquali fi truoua , che 
trecento fti ne morirono in una battaglia. Per- 
che la città , battendo per male , che quella nobil 
famiglia fi foffe /penta , per ritornarla in piedi, 
coftrwfe, che un filo di quel cafito , che uera, ri 
mafò , ilqualeera monaco in San Nicolo , otten - 
nutafi la di/penfa della religione dal Papa a no- 
me del pnblico, pigliaffe moglie . ilquale poi , 
hauendo battuto figliuoli , racquietò la famiglia 
de * Giuftiniani, onde ne fino flati huomini mol 
to honorati , & masfimamente à i noflri tempi 
Lorenzo Giuftiniano , chiaro per finititi di ui - 
ta,& per miracoli , & Leonardo , & Bernar - 


DI V I N E G I A . 7* 

i lo fuo figliuolo, chiarisfimi Senatori, & eccel- 
lentissimi Oratori. Effendo sbigottita molto lar 
mata per quella perdita, il Doge per non pare- 
re di uoler minare affatto la Republica in odo, 
& dapocagrine, paf'o da Scio, ci Metelino, & 

' di Lì à Statimene ; da Stahmene andoà Sarò; 
& perche la pejle tuttauia { Irigneua , & mol- 
ti ne mori uano ogni giorno Jfauentato dalle mol 
te grida, & da i grani biafimi, che fintiuadar 
fi , ritorno l'armata a Vinegia la maggior par- 
te confumata ,&* disfatta. Nella tornata fua, 
efjendofi in un tratto ammorbata tutta la città; 
affai più miferamente , che fuori in poco ffatio 
di tempo morirono molte migliaia di perfine. 
Effendofi adunque chiamato il popolo à confi- 
tto, tutti dauano la colpa del danno riceuuto al 
Doge, & lo chiamauano traditore della Repu- 
blica , & boia de ' mi feri compagni , dicendo , che 
per piacere all' Imperadore , egli hauea uitupe - 
rofamente perduto sì honorata occafiove di tin- 
toria; & quello, eh' era affai peggio, haueua mef 
fa tutta l'armata in preda àgi inganni de i Gre 
ci, & à laj ciarla confumare di ueleno. Perche, 
gridando ogn uno, ch'egli f offe fatto morirete, 
ne potendo il pouero Doge fcufarfi , & perciò , 
Heggedo com’egli era in pericolo della uita ; ufei- 
to fegretamentedi con figlio, s’inui'o per andare 


a San Zaccaria. Dotte s' incontrò in non so chi i 
che vii diede una grandisfema ferita 3 dellaquale 
inferamente morì l'anno x v 1 1. del fuo Pren - 
cipato . Fu coflui per altro huomo di gran bon- 
tà. il J ho mortorio fu celebrato da tutto' l po- 
polo. Poi ch'egli fu morto 3 diceft , che furono 
creati allhora t capi di Dieci 3 per leuare i difor - 
dini j da iquali la città era feejjo trauagliata ; 
& furono fatti giurare 3 che non hauerebbeno 
la fiato creare niun Dove , che non fofje flato 
ajfettionatn alla Repubhca . Dicono alcuni an- 
cora che i capi de Dieci furono creati per uen- 
dicare il pa) r iddio 3 accioche per ogni tempo t 
fe alcuno hauefje manomeffo il fùpremo Magi - 
JlrdtOjesfi lo punijjero di crudel fupplicìo . ^Al 
cuni altri dicono 3 che allhora furono creati i qua- 
ranta huominij ftjuali eleggeffero il Prencipe. 
Et mentre che fefaceua lo fcortimo per creare il 
Prencipe le noci quafe di tutti inchinaua - 
no a Orio Malipiero 3 huomo di fingolar bon- 
tà d'animo ^ dicono 3 che , come quel , che por- 
taua grandisfimo amore alla patria 3 coflantife 
J imamente conforto gli elettori 3 che riuòlgef- 
fero il lor fauore à un'altro molto piu utile al- 
la Republica 3 & quello era Sebaftiano Z ti- 
ni 3 huomo ricchisfemo 3 ilquale non piamen- 
te col configlio j ma con le facultà ancora in quel 


ta nouita di tempi poteua giouare alla Republi- 
ca. Non furono punto rifiutate quelle parole 3 
percioche i Senatori j attenendofi al configlio di 
luij crearono Prenci pe il Ziani. 

SEB^f STIANO Zl*ÀNl\ 
doge xxxvii I. 

Ebàstian o Ziani jCon ma- 
rauigliofò confientimento de* no - 
/ bili, <& del popolo 3 fu creato Do 
ve * i Al principio del tempo di 
coditi, furono portate di Grecia 
“tre grandis fune colonne , una del 
legnali , tirandofi fuor di natie , uintol* ingegno 
de gli artefici 3 cafco in accjua ; V altre due per ope 
raduno j cWerauenuto di Lombardia, furono nt 
te su la piazza . Coditi fu il primo ancoraché 
fece il ponte di Rialto , onde la S ignoti agli die- 
de prouifione in uita fila , & di molti altri do- 
ni . In cjuedo mezX9 Emanuel battendo intefo 
la gran pede 3 eh* era data nella città 3 doppu che 
era fiata menata uia Ì armata , la morte del 

Prencipe ancor a, per fare ogni maniera di tradi- 
mento 3 che posfibilfofiejContra i Venetiani , fin- 
%a hduer ri fi etto alcuno alla ragion del mondo 3 
codrinfc irrigo Dandolo 3 ch'era ambafeiado- 
re a lui , a guardar tanto in bacini affocati , che 



VITE de’ PRENCIPI 
.egli perdeffe il lume degli occhi . Cottiti [ficcò 
ancoragli Anconitani dalla lega de’ Venetiani. 
Ma , hauendo eglino prefo gli Ariminefi per 
compagni, i Venetiani ferrarono loro di tal modo 
il mare , eh’ erano cjuafi afjediati . Effendo in 
quettò flato le cofe de’ Venetiani Ja dijcordia di 
Papa Aleffandro terzo con lo Imperadore Fe- 
derigo diede occafione d’honorata uittoria à i Ve 
rietiani . Percioche, ejfendo nato feifma tra Pa- 
pa u Altjfandro , & Ottauiano Antipapa ; ejfen- 
do rimejfa quei! a differenza in Federigo , & 
inchinando egli d fattore dell’Antipapa, egli co- 
mandò il Concilio a Diuione in Francia . Et, ha 
uendo chiamati cjuiui c Alejf andrò , & Ottava- 
no, percioche Alejfandro non ui uolle ire , Fe- 
derigo adirato, di fc e [e in Italia con grosfis fimo 
effercito 3 <& mandando innanzi l’antipapa , 
e/fo poco dapoi pafb in Lombardia ; ma innanzi 
la fua uenuta, mori Ottauiano , alouale Federi- 
go in odio d’ Alejftndro fotti tuì Guido da Par- 
ma; & paffato il Po su le barche , entrò nel con- 
tado di Bologna, & appreffaudofi con l effercito 
afj ediò <Ancona,.& la pref e . Spinfe poi , come , 
jiimico uerfo Roma , per opprimere *Aleff an- 
drò . 1 1 Papa , I f allentato per la fua uenuta, fr- 
uitofi di due galee del Re di Sicilia, andò prima 
a Gaeta , & poi à Beneuento,tiefi tenendo fica 


Di V I N E C T A . 7P 

ro in luogo alcuno nel re fio d'Italia , & già co- 
minciando ancora hauer foretto co la fede di Gu 
glieimo Re di Sicilia, pafio per Puglia , <&* andò 
al monte Sant’angelo ; & di la fopra un bre - 
gantino fi conduffe à Zara,& quindi traueflito 
f fuggì d Vinegia , come a ultimo ricetto di li- 
bertd; ne qui anco molto fidandofi tenendo fi un 
toperto fetida dire altrimenti chi egli 
era] flette nafcofò nel mo ni fiero della Carità ; 
ma, conofciuto da un certo, che fi chiamaua Cotti 
modo , & mani fe flato al Prencipe ,fu amore - 
uolmente, & con grande honore, come fi conue- 
niua à un Papa, nceuuto da ltu;& datogli fpe- 
YtyKfh ch’egli hauer ebbe fatta la pace con Fe- 
derigo, oracqui flato la dignità fua,fubito furo- 
no ordinati ambafciadon à Federico ; ilquale 
mandarono pregando da parte della Signoria , 
ch’egli torndffe in grafia con Papa isfltjfandvo, 
perche egli hauerebbe fatto cofa molto utile a 
tutti i Chriftiani , & gratis fi ma à t Venetia- 
tii . Dicefi, che hauendo il Prencipe furo fuggel 
lare di cera, come s’ufaua, le lettere di creaen- 
. za de gli, amba fciddori à Federigo , il Papa gli 
comandò, ch’elle fi fevnaffero col piombo ; laquaL 
cofa ueggiamo ojferuarfiancorafno al dì d’hog - 
g i . Gli ambafciadon, ejfendo iti a Federigo , 
p oi che gli hebbero ragionato di dotier far pace 


SO VITE DE’ PUENCIPT 

con le ff andrò 3 egli entro in colera j & diffe , 

andate, &fatc intendere al Prencipe 3 & popol 
uojìro 3 come l’Imperadore Romano dimanda 
loro, che gli diano nelle mani il fùo nimico 3 &* 
Je toflo non gli el mandano 3 efjo li hauerd per ni - 
mici dell 1 Impìr, io ;& ch’egli uolterà tutte lefor 
%e file contra i Veneti ani; fi che non andarà mol 
to 3 ch’esfi uederanno l’infegne dell’ Imperadore 
dinanzi alla chiefa di San Marco . Gli amba - 
fciadori 3 efifendo tornati 3 riferirono iafpnsfimd 
rijpofta di Federigo 3 per lagnai rijpojla la cit- 
tà tutta alterata 3 ordinò una armata per difen- 
der* l’Imperio del mare. Mentre che adunque 
la città erafolleuataall’ajfettatione d’ una tanta 
guerra 3 uenne una nuoua tutta pienadifpauen- 
to 3 che Otone figliuolo di Federigo era poco lon- 
tano con l x x v. zalee . Perche i V enetiani 3 
hauendo intefit cptefta nuoua 3 con la maggior 
prejlczjzd, che poterono 3 mi fero in ordine l’ar- 
mata . In queflo mez^p il Papa con tutto il 
Clero j pregarono tutti buon maggio 3 & felice 
battaglia al Doge, <& ài V enetiani . il vapa 3 
riunito poi al Zianijch’era per falir su l’arma - 
ta 3 L’honoro della fpada dorata 3 & deli’ altre in - 
fegne di caualleria . Et egli , ufcendo del porto 
andò à incontrare il nimico con trenta galee 3 & 

battendolo trouato nella rimerà d’I Uria poco loti 

% 

i , : . .. • 


DI VINEGIA. gl 

tatto da S alboria, eh* è J otto Virano , andò br ana- 
lmente àinuedirlo,& per un pe%go fi fece una 
terribil giornata . Finalmente con l'aiuto di 
Dio ,ilcjuale non abbandona mai chi ha giuda 
cagione di guerra; l’armata de’ nimictfu rotta, 
&mefja in fuga . Quarantotto galee furono 
prefe, & due affocate, Otone fu fatto prigio- 
ne, & con la naue reale menato a Vincita . /fa'- 

o * 

tornato il Z tatti, il Papa prima fi rallegro feco 
della uittoria, ch’egli h altea hauuta, & hauendo 
uno annello d’oro in mano, gli dijfe ; pigliate. Si- 
gnor Doge, & con l’autorità miajpofarete il 
mare obligatoui conqueflo pegno ;&cib perl’a- 
uenire farete ogni anno un certo giorno noi ,&i 
uoflri f ucce fori; accioche tutti coloro, cheh an- 
no à uenire conofcano, come per ragion di guer- 
ra uoi hauete il pofjefjo ,&la fignoria del ma- 
re . Ora, efjendo Otone prigione, poi ch’egli heb 
be promeffo,fe lo lafciauano , ch’egli hauerebbe 
fatto ogni fuo sformo, perche poco dapoi il padre 
ritomajfe ingratia col Papa, & co’ Venetiani , 
hauendo egli dato la fede di tornare ,gh fu con- 
ceffo , ch’egli andaffe a trouare Federigo fuo pa- 
dre; aericelo e fe eglipoteua lo nduccjjè all'ami- 
citia del Papa, & de’ Venetiani . Effendogiun 
to Otone alia prefetti di Federigo , il padre lo 
riceuette con tanto maggiore allegrezza, yuan- 


to piu egli h duttili dubitato della fallite di lui; 
& doppo che fi furono abbracciati l'un l'altro , 
poi che heibero difcorfo alcune cofe fra loro del 
modo della guerra {? che Otone htbbc giurato, 
come eoli hauea fatto in quella battaglia ogni uf 
fido diualorofo Capitano, ma che egli toma per 
fermo, che quella rotta gli era attenuta , perche 
esfi faceuano guerra à torto; fnalmente comin- 
ciò d predare il pa dre, chefacefje pace con <Alef- 
fimdro/? co' Veneti ani/? fi rimanefjeda quel 
la (riterrà ; nellaquale egli conofccua , che nonfo- 
lamente glihuomim ,ma efjo Dio , con tutti i 
Santi (rii erano contra, L'imperadore , moffo di 
prie<rln del figliuolo, fùbito riuolto dall'armi alla 
pace , fi conuenne co'Venetiani di fa? pace con 
o/ flej]andro;& hauendo (aluocondotto,fe ne uen 
ne dVinegia . Pietro figliuolo del Prenctpe,andò 
ad Scontrarlo con fa galee fino d Rauenna per 
fargli honore . I Iquale , come fu giunto d V ine - 
già, Papa leffandro dinanzi alla porta della 
chiefa, fedendo fopra una fèdia indorata, affettò 
Federigo, che uema uerfo di lui . Codili ,come 
fu appreffatOjgettatofi iti terra baciò i piedi d'^f 
leffandro, el Papa fubito lo leuò , & baciollo in 
Tace que bocca .* Effetido eglino poi iti aWdltare di S .Mar 
jìo autore co , Federigo humilmente dimandò perdono al 
ch f pff Papa , g? l’adorò, come nero Pontefice/? Vico. 


I>I V I N E a I A. 8}'< 

rio di cnusro. Dicefi jch'effendo portate & fat ° 1n 
due ombrelle al Papa, & aWlmperadorefiPa %*£ 

| pa comandò, che ne foJJe recata un'altra al Dorè ter n'piì 

, di V incoia , & d/e^h perpetuamente iulaffe f» u g** 

co fio, fucctfjon. Per honorarlo ancora il Papa t*Ze 
dono, in cereo bianco al Prenci pe. Ne »’ andato- ?«/»«•- 

m molti giorni, che Federigo , & poco dapoi ‘“f ie ‘ 

lejjandro, fi partirono da Vmcgia, el Papa, co- )Z°É. 
me fu giunto d Roma efjendo con grande alle- dem > & 
gre^a riceuuto da fio,; come egli hebbe uedu- ZZL 
tof rat altre maniere d’honore certe trombe dì l’odeon 
argento } uolto d coloro che ftruiuano\ comandò „ i l,lcab S 
che otto di quelle trombe con altretamifiendar- i'Z’1 
di d oro foj] ero portate al Doge di Vinaria in 
memoria della uittoria , ch’egli hautu? acqui- £**"• 
Jlata. Et tutte quefle cofe furono ritenute da’ fe.éeZ 
Prencipi Veneti am con primicerio di portarle ì}Meaan 
fempre . Queste cofe furono fehcisfimamente Ufo”}-*, 
fatte al tempo del Ziani . listale , battendo p^bu, n 5 
lentamente gouer nato la Republicdj & effendo t,hi ’ & 
molto uecchio, mori l'ottano anno del fuo 'Preti- 
ctpato, & fu portato cì San Giorno; attui mo- 
L m rate in Marce- 

ria . Egli orno ancora grandemente alle fue (he 

Je la chi e fa di San Marcò, \yfllaquale arco pu- rntì,i 'A& 
Ultamente diffensò dimoiti, & grandi edifica ^ 

intorno alla piazza. 1 


84 VITE dY PR.ENCIPI - V 

OR IO MiALIPl ERO '* 

DOGE XXXIX, 

R i o Mali fi ero fuccefje nel 
vrencipato j Vanno mclxxviii. 
Nel principio del fuogouemo 9 fu 
fatta tregua per x. anni co 3 Pi - 
fam leuati dalla lega degli <An- 
com tanti iquali confidati dianzi 
ìteWamicitia de 3 Pifani 9 haueuano trauagliato 
molto il mare a i Veneti ani . In quel tempo 
zara ribello la quarta uolta da 3 Venetiani al. 
Red'Vngheria . Perche 9 effendo fubito man- 
dato Vejfercito 9 & V armata contra i zaratini 
in Dalmatia 9 & effendo i zdrdtini già ajji- 
diati 9 Vi fole 9 & i luoghi pojli intorno alla cit - 
tàj ritornarono fotto la Signoria di Vinegia . La 
cittàjch 3 era fornita d’ungrojfo prefidio del Re, 
foftenne un pe%£0 Vaffedio . Ejjendo occupati 
i Venetiani in quella guerra, mentre che i pren- 
ci pi Chrifliani fi uejtiuano Varmi 9 per ricupe- 
rare Gierufalem 9 onde i Francefi erano i lati 
cacciati da 3 S aracini [otto la feort a del Saladi- 
no >; fu fatta tregua due anni <t conforto del Papa 
con Bela Re d'Vngheria;& accioche i V enet la- 
vinoti ctffaffero in così fanta t mpr e fa 9 fu ordi- 
nata una grande armata 9 laquale spartendo da 

Vitiejriaj 




DI VINEG1A 9f 

Vincaia , &* accompagnata co * Pifàui , con un 
gran numero di naui, pafì'o in Scria . Furono in 
quella efpedit ione Federigo Imperadorc , ilcjua- 
Ic, effindefi infignorito dell’ Armeni a minore , 
poi per uolerfi Uuare, entrato di fauedut amenti, 
in un fiume , u affogo dentro ; Filippo di Fran- 
cia^ & Riccardo Re d’ Inghilterra , Otone Du- 
ca di Borgogna, ty* di molti altri aiuti di Pren- 
cipi, & dnuomini tlludrijMa u arriuarono al- 
quanto doppo l’armata V enetxana, & la Pifana p 
incominciarono adunque a combattere T olemai- 
de coni una l'altra armata , Poi per la ue- 

nuta de ’ duo Re , accompagnandofi infume gli 
efferati le forzj de ’ Chrifliani fi fecero alquan 
to piu gagliarde ,doue prima i chridiani haue - 
nano patito in campo fame, & caredia di tutte 
lecofe ; & non potendo i nimicileuar l’ affidi o, 
il Saladino fi ri folfe di far giornata co’ Chndia- 
tii con l’ armata; & cefi, aggiungendo l’inganno 
alle forze , di primo impeto delta battaglia op- 
pofe contrai Chrifliani una naue piena di ferpen 
ti. Ma innanzi j che i Barbari poteffiro ufare 
ajlutid alcuna , tfjetido affondata quella naue di 
tianzj al porto , il redo dell’ armata fu rotto , 
& me fio infinga ; perche gli huomini della ter- 
ra ; hauendo perduta la fttrcmza d’tffer foccor - 
fi, s’ arre fero. Et così firacquidò Tolemaide . 


t6 VITE DE’ PRENCIPI 

xA Venetìani fu reflituito quel, che dianzi fé 
haueuano guadagnato per ragionar di guerra . 
Quefle cofe furono fatte in cafa& fuori al tem 
po del Doge Orio ; ilquale Vanno nono ,ò(corne di 
cono alcuni) quartodecimo del JuoPrencipatOjji 
fece monaco, & mori in Santa Croce . 

ARRIGO DANDOLO ’ 

DOGE X L . \ : 

ifUGo Dandolo fu creato Do 
ve da i quaranta huomini Vanno 
mcxci r. iAl tempo di coflui , 
fu molto accrefciuto lo flato del- 
la Signoria di Vinegia. Ve . 

ronefifu tolto il trofico di Vine - 
già, percioche haueuano ufato forza a i Venetia 
ni, che nauigauano per l’Adige. L’ armata, per- 
ch’ella haueua bi fogno di ri fioro, fu ritornata di 
Sorid . I Pifani, nolgendo V armata nel golfo di 
Vinegia, prefero Polo città tributaria de’ V ene^ 
ti ani . Perche i V enetiani di ciò molto fdegnati, 
mi fero in punto l’armata , & andarono à Polo ; 
& hauendo racquiflata la città, abbruciarono al 
cune ndui Tofane , chetrouarono quiui. Le mu 
radi Polo furono rumate, acciochei Pifani qui- 
ui non fi potè fj ero piu ricouerare . V armata Ve 
netiana arido poi a Modone ,per combattere con 




r 


DI VINEGIA. 87 

le navi groffe de Pifani > lequali intendeva 3 che 
partendo da PoU; erano ite quitti, Lequali^af ; 
fando à mila della città , $ incontrarono ne ’ V ene . 
ttantj dotte,, e [fendo rotte ; &meffe in fuga le 
matti T ojcane; furono prefé due navi grojje . Et * 
poco dapoi fi fece pace co’ Pifani . Fece fi in quel 
tempo ancora accordo con Peregrino Patriarca 
d’^À'quilegia J & per fargli piacere furono licen 
fiati 1 T riuigiant , che non traficaffero in V ine - . 
già . H ebbero allhora i V enetiani grande occa- 
fione d’accrefcere lo { iato loro. Era in quel tem 
po Imperadoredi Grecia Ifaciohuomo amici f 
fimo de’ Chriftiani; hauea coflui Un fratei mina 
re ; che fi chiamaua ^Aleffo, alquale<eglt fu tan~ 
to corte fe^ che non shaueua lafciato altro che’l 
nome deli’ imperio ; ma l’ingrato fratello; dimen 
ticatofi de’ i benefici; prefè à tradimento ifacio , 

& gli cauo gli occhi; & lo mi fé in prigione; & 
aggiugnendo l’un delitto all’altro i'nuolfe tutto 
il fuo penfi ero à uoler ammazzare un fanciulla 
figliuolo del fratello ;tlquale era à pena entrato 
ne’ dodici anni. Ma coÙui; aiutato da gli ami - 
ci; fuggendo fi faluò. Erano nenuti in quel tem 
po à Vinegia Baldouino di Fiandra , & irri- 
go Conte di San Paolo ; il Duca di Sauoia ; e’i 
Marche fedi Monferrato , per paffare in <yffiia 
contra Turchi ; iquali fi conuennero co’ Vene - 

G ij . 


ti ani; che gli condite ejjlro otto mila fanti > & 
quattro mila , & cinquecento cannili con le uit- 
tonagli e allo tiretto di Costantinopoli . Et per 
ciò promifero loro buona quantità, di denari. 
Ma effendo giunti i foldatt affai piu tardi ,chc 
non era icpimone di tutti , auenne , che i Capi- 
tani j hauendo confumati i denari 3 iquali eglino 
haueuano apparecchiati per condurre le genti , 
furono coflretti à chiedergliene in preito à i 
Venetiani 3 iquali non folamente glie le preda- 
rono ; ma fi dice anco , che gliene diedero in do- 
no molto piu ancora ne promifero , s’esfii 
uoleuano lor efferc in aiuto à racquietar la rime- 
rà d’iftria , & Zara tante uolte lor ribellata . 
Ond’esfi non folamente ciò concefjero ài Vene - 
tiani } ma fecero ancora patto per un anno , che i 
Venetiani armaffero feffanta galee per quella im 
prefaj & hauendole fatte a loro Jpefe ui met- 
teffero fopra i foldati ; & tutto ciò 3 che fi ra * 
qmjìaffe in Dalmatia , fojje della Signoria. 
DeW altre terre 3 òpreda 3 che pigltafferOjla me- 
tà fola f offe dei Venetiani. Effendofe adunque 
mefja in punto l’armata 3 il prencipe irrigo 
fi partì da Vtnegia. ^flla prima giunta dicofi 
grande armata ,ptr ciò che fi diccjche furono da 
c c x l . naui 3 i T riedmi 3 &gli altri popoli 
deWldria , sbigottiti , dimandarono la pace , 


DI V I N E 6 ! A. S 9 

& sbarre fero al Doge ,* ilquale gli accetto coli 
quefla condurne ,che gli huomini di Triefie j, 
& d* V mago mdnddfiero ogni anno cinquanta 
botti di nino per tributo a i Venetiani. L* arma- 
ta poi pafso d Zara ; nella quale imprefa, per- 
ciò che u era dentro groflo prcfidiOjfi durò gran 
fatica ; & effendofi jparjo di qua & di la mol- 
lo [angue , la città fu fecjfe uolte combattuta . 
Finalmente la città fi racquiflò con Farmi, & 
i primi di Zara autori della ribellione , furono 
confinati. Mentre chei Venetiani i Capi- 
tani Fr ance fi s’inuernduano a Zara , iXleJJo 
fanciullo figliuolo d’ifitcio > fipragiunfè quiui 
[campato dall’empie mani del ajo ; effen- 
dofi lamentato molto dellingiurie, che il zjogli 
faceua , cominciò à pregar tutti , che per V anti- 
ca affettione di [io padre uerfio il %jo ,&per 
tutti i benefic 'tj co ’ quali ftefjc uolte egli haueua 
aiutati i Cbnhiani in tutto l fiuo Regno , lo uo - 
leffero [occorrere ne i fimi trauagli ; & promife 
loro gran quantità di dendrite di molti premij; 

ajfermò loro , che racquijìato l’Imperio glie 
Vhaurtbbe mantenuto. Perche i Venetiani 
i Capitani Francefi , mosfi dalle lagrime , & 
da i prieghi di coìtui , fi partirono di Dalma- 
tia & s’auiarono uerj o Collant inopoli . Come 
esfi furono partiti ,i fuorufiiti di Zara , fior- 

G iij 


5>0 VtfTE DE PR.ENCIPI 

fero tr auagli andò 3 & rubando tutta, la riui crd 
d’iflna edi Dalmatia . Perche contro^ di loro 
fu apparecchiata una nuoua armata . Onde i ri- 
mici , intendendo 3 eh’ ella fi metteua in punto , 
dimandando la pace 3 l’ottennero con cjuefta con- 
durne 3 che mandando i figliuoli d Vinegia 3 i 
fuorufeiti tornaffero nella patria che la lo- 
ro Chi e fa foffe fottopofla al Patriarca di Gra- 
do 3 & che ogn’anno mandajjero d donar mille 
pelli di conigli al Doge di Vinegia. IVenetia- 
ni 3 & i Francefij battendo paJJ'ato il Golfo 3 & 
l’<yfrcipelago 3 & poi il braccio di S. Giorgio, 
giunfero allo é Iretto di Coflantinopoli ; & men <. 
tre che paffauano dal l’ifola di Candia 3 i Can - 
diotti mandarono loro lyfmbafciadori 3 & die- 
dero Vi fola ad ^Tleffo 3 ilcjuale la donò d Boni- 
facio Marche fe di Monferrato fuo parente. Ef- 
fendo poi iti con l'armata a Collant inopoli 3 com 
batterono la città per terra 3 & per mare. Et 
uolendo Teodoro genero di ^Tlefjo il Tiranno 
ufcir fiora 3 lo ributtarono dentro alle mura con 
grande ucci fione; &hauendo continuato Vaffal- 
to due giorni 3 prefero la citta per forza. Era 
fuggito di notte ^Aleffojhauendo fotterata gran 
quantità d’oro apprejjo Irene fua figliuola mona 
ca. Effendo adunque menato nella città %Ale[Jo 
fanciullo 3 Ifacio tratto di prigione 3 con gran 


fauor del popolo rihebbero l'Imperio, I quali uif 
pero poco tempo ,per ciò che il padre 3 con fumato 
dalla ttecchiezZJ j&* dal male, morì 3 e*l fan- 
ciullo prima fu auelenatodaun certo Mirtillo 
poi tagliato d pezzi , Racquietato 3 che fu 
Coflantinopoli, & morti gli I mper adori 3 Bai - 
donino Conte di Fiandra con l'aiuto de* Venetia- 
ni 3 & de* Capitani Frane efi 3 fu creato Impera - 
dorè ,xA l quale i Venetiani fòttopofero Toma - 
fo Morefini per Patriarca , In quello me^J> 
Bonifacio di Monferrato 3 hauendo acquiflato il 
Regno di T e faglia , confortandolo à ciò Baldo - 
uino; & pigliandone una gran quantità di dena- 
ri, per mantenere à i compagni quel 3 che gli era 
flato promeffo 3 diede ilfola di Candia à i Vene - 
tiani. In tanto T omafo Patriarca di C optanti- 
nopoli ritornato da Roma, poiché eglihebbe ot- 
tenuto ogni co fa da Papa Innocente Terzo per 
battere la confermattone di Candia ; effóndo per 
andar pene in Grecia, tolte /eco quattro Galee , 
racquietò Ragugia , ebe s*era ribellata da i Ve- 
netiani . Et mife prefidiain Durazgp 3 che era 
flato abbandonato dagli I mper adori Greci . 
Fatte quefle cofe mori irrigo l'anno decimo- 
terzo del fuo Prencipato 3 & fu fepolto dinanzi 
alla Chi epa di Santa Sofà, 





o 


cesse Doge 
Coftui fu figlinolo del Do 
ge Sebastiano,^ ejfendo Co- 
te d'iA rbi , fu creato Prenci- 
fi ’ arino mccv. In queSti 
i Venenani, eh’ erano d 
Cojlantinópoli, ni crearono un Podefià Venetia - 
laaualcofa fu approuata in Vincaia dal Do- 
Signoria. Fn fatto adunque PodeStd 
zeno, ilqualefu il primo, c’hebbe quel met 
V &i^ rett0 mouo * n Costantinopoli. I V enetiani 
f : lt , m Co iquali attendeuano allhora molto al trafi codi ma 
santino re, non potendo fare ogni cofadel publico,perpó 
t ere piu comrnodamente ritenere i luoghi dell'tm 
perio , iquali erano lor tocchi per uigor dell’ac- 
cordo; mandato Un pubi t co editto, diedero la cu- 
ra ancora d t priuati cittadini , che fi pigliaffero 
quelle I fole deli Imperio, ch’esfi uoleuano. Per- 
ciò che in quei luoghi, la ragione , che s’hauefjero 
acqui flato con l’arme fuor che alcuni pochi, pur 
che fle fiero in fede ,hauerebbeno hauuto 
petuo. Onde mclti cittadini occuparono l 
dell’ Arcipelago, & del Golfo. Marco 
ddo, & Giacomo Viaro prefero Gallinoti 



Di VINEGIA. 9t 

Muriti Sa nulo con alcuni altri , che haueua tolti 
per compagni, smfignorì di Nijfa, dt Paro , di 
Milo, di IS! crina , & d'*Andro . Rubato Car- 
cero hebbe Negroponte , & altri alcuni altri , 
luoghi* In queflo rnezgo V armata Venetia- 
ita con xxxi. galee , guidata da Renieri Dan 
dolo, & Ruggì et Premurino, efjendo giunta in 
alto mare, s‘ incontrò in Leone Vetrario Genoue 
fe,huomo in quel tempo illuflre nell'andare in 
CorfojCon none galee ; perche ajfrontandoji con 
lui, lo mife in rotta . il V etrano prejò,fu mena 
to à Corfù, & quiui impiccato . Hauevdo rac- 
quieto Cor fu, i Veneti ani, di là par tendo fi, pri- 
ma prefèro Modone, & poi Corone . In quedo 
mtxjtR ^frrigq chiamato per fopranome il Pe- 
satore , Conte della Aiorea , confidandofi nelle 
naui de ’ Genouefi , s'ingegnò di uoler pigliare 
Candì a . Ma Renieri generale dell’ armata, non 
fòlamcnte dijefe fljola, ma ancora ruppe quat- 
tro naui di Genouefi circa la riuiera . Et i V e- 
vetiani per mantenere in fede con l'arme laCan 
dia ribella, l'anno m c c x i n I. mandati qui - . 

ui afjaisfimi cittadini, & camalli di genti l’huo- > 

mini, fanteria di plebei', la ridu [J ero in for- 
ma dt colonia. Giouanni Triuifanofu manda- 
to con nóue naui contra i Genouefi, iqualt traua- 
ghauano molto le marine . I (quale uenuto alle 

1 .i.. ■ **«. * 


mani co' (limici d'intorno la Sicilia, ruppe dodi- 
ci lor nani, onde poco dapoi fi fece la pace co' Ge 
noxefi* N acque poi guerra co Padouam per leg 
gierisfima cagione . I T riuigiani offendo flati 
in lunga pace j fi come quei , che fi dilettauano di 
la f ime,#* di giuochi , fecero un cafttUo fornito 
di pelli in luogo di muraglia nel della 

città, #* lo diedero in guardia alle fanciulle . 1 
giouanetti nobili combatteuano la rocca, #* ha- 
ueuano ordinato , che l'arme ,le quali s'ufauano 
daWttna, #* l'altra parte, fofjero mele, pere, et 
cofe filmili, in foggia di palle . A quefta uenne - 
ro imitati molti Venetiani , #* da Padoua an- 
cora; #* mentre che le brigate italiano à ueder 
combattere il luogo, i Venetiani, effendo i primi 
à entrare nel caftello, erano per piantami linfie- 
gne; laqual cofa, ueggendo alcuni Padouani , #* 
battendo tnuidta alla gloria de' Venetiani , tal fie- 
ro l'infcgna con la figura di San Marco à colui, 
che la portaua, #* mtuperof amente la (traccia- 
rono, #* fiilnto luna, #* l'altra parte corfe al- 
larmi,#* fàrebhefi combattuto con /angue , fi 
nonché i fipraftanti del giuoco, disfacendo lafie 
da, partirono la quiflione. Nondimeno lunà> 
# i l altra parte fi parti adirata . Ma i Pado- 
uani, cono fcendo fi d'hauere il torto, continuando 
l ingiuria ,preflro i T riuigiani per compagni , 


DI V I N E G I A . 

& entrati fui paefe de ' Veneti ani , ne menaro- 
no gran preda , & fi mi fero d combattere la tor 
re delle Bebbe ♦ 1 Venetiani , ejjendo due uolte 
•ingiuriati , prefe l'arme, asfaltarono i nimici ap 
prejfo alla torre, & gli mtjero in rotta Jhauendo 
pre fi quattrocento di loro con V infegne da guer- 
ra, iquali furono mandati d Vinegia . Ma d per 
fuafionedel Patriarca d'aquilegia , fi fece la 
pace con quefte cònditioni , che uenticinque di 
■quelli, che nella feda di Treuigi furono i primi d 
fare l' ingiuria, foff ero mandati d Vinegi a Squa- 
li furono anch'esfi poco dapoi lafciati fenxa ri- 
tenere alcun dtjpiacere . In quel tempo furono 
mandati alcuni gentiihuom ini d Cor fu ,comein 
colonia » Furono mandati ancora ambafct adori 
aOtone Imperadore, d rallegrar fi feco perla uit 
toria,ch'egli haueua hauuta contra Filippo Du- 
ca di Sutuia . DalqUdle fu ottenuta la conferita 
tione de gli antichi primi eglj . > il Doge Zi ani, 
effendogli morta la prima moglie, prefe per mo- 
glie la Go fianca figliuola di Tancredi he di Si 
cilia, dellaquale hebbe due figliuoli, un mafehio, 
& una f emina . Pietro Conte d'^Tnteficdoro , 
tletto I mperadore , effendo per andar contrai 
Turchi , conle galee Venetianepaf b in Dalma- 
ta, & per far feruigio d i Venetiani , fi mife d 
lV combattere Duralo . Ma Teodoro Duca di 


iAtbctnid,ilqU(de tenéua la città , fingendola pd 
ce 3 amoreuolmente alloggio Pietro & l’dmma ^ 
a tauola . Ruberto fito figliuolo j andando di 
Vtigherid a Cofiantinopolijfu creato Ini per odo- 
re; dcjuale poco dapoi tornando da Roma , dotte 
s’era lamentato al Papa della ingiuria fatta a 
fita moglie , morì in ^fcaia * In quel tempo i Ge 
nouefi turnici de Veneti ani, (f infero il Conte di 
Milia à uoler torre lo flato della ifola di Can- 
did alla Signorìa . ilquale 3 fondatofi nell’aiuto 
de 1 Genouefi, in poco tempo s’infignorì quafidi 
tutta l’ifold , Perche i Venetiani 3 uolendoU 
r acqui fi are, ordinarono una grò fi a armata; del - 
laquale fu Capitano Renieri Dandolo Jouomo rie 
e o j & di grande ingegno « Percioche fi dice , 
che coflui 3 efjendo parere di molti Senatorie 
le città, & i luoghi dell’ I fola 3 che s’haueuano 
da y acqui fi are, fi deue (] ero [pianare fi uanto di 
difendere à fue (pefe tutte le terre 3 che fifojjero 
racquiflate . brinata, che fu l' armatala cit- 
tà di Candid con l’ altre terre 3 & rocche fu r ac- 
qui fiata, e’I Conte di Milia, refoàpdti ,fi partì 
dell’lfold 3 & poco dapoi nacque nuouo difordine 
nell’ 1 fola 3 per fioche alcuni Greci mifèrofottofo- 
pra ogni coft . Onde 3 efjendo ito Renieri à uole- 
re affettare quei romori 3 ui fu morto . Interi- 
d endofi la fua morte Giacomo Longo 3 & Leo- 


D I V I N E G I A. 

mrdo N atigaiofò, furano mandati alla guardia 
dtWlfola con dodici galee, & con esfi anco Già 
corno Tiepolo,ilquaJe batte ffe il gouerno dell’I- 
f ola, come Duca , fu mandato ancora nella Mo - 
rea alla guardia di Modone , di Corone Ra- 
fucilo Zeno, accioche lottato dell’ if old piu 
fieramente fi mantenere in fide , fu ordinata 
nuoua colonia in Candta ,&* molte , brandi 
pojjcsfeoni furono diuife frale perfine. *Ej]èn- 
do menata la colonia, gli s^Cgiofie fatiti de’ pri- 
mi ricchi , & nobili di Candia, ribellando fi oc- 
cuparono Mirabelìo, & Scitia . Perche il Du- 
ca Tiepolo a uoler impedire i lor difigni , mandò 
innanzi Marco Sanuto con una gran banda de 
h uomini dell ifila . llquale con poca fatica cac- 
cio i capi della ribellione , racquietò le terre • 

Nacque dijcordiapoi fra il Duca Tiepolo, e’I Sa 
fiuto, laqual e turbo grandemente lo { lato di quel 
la ifila . Perciocne pante , che’l Sanuto uolef- 
Je torre l ifila a i V enetiani,& far fine egli fi- 
gnor e, & forfè farebbenogli riufiiti i fioi difi- 
gni, fi Domenico Quiriti, & Sebattian Befani 
co,fubito non fo/J ero giunti con gran gente in fic 
corfo del Duca. Perche il Duca , firn ficatofi 
con quetti aiuti, r acqui ftò la città di Candia, & 
gli altri luoghi dell’ Ifila. Ne pafiò molto , che C 

nacquero nuoti tumulti in Candia alcuni luo 


j>g VITE DE* PRHNCIPI 

gki dell’ I fola fi ributtarono dalla Signoria. Onde • v 
Paolo Quinnt Duca per raffrenare quesh difor 
dini amando Pietro T oniflo , & Gtouanm Grit 
ti con l’ejfercito . I quali , con inganno sfoltati 
da Coflantino Seuatto , &daT eodoro Meli fi- 
no, furono rotti , & mesfi in fuga , & i Greci 
fecero grande ucctfione de * Venetiam ,fra iquali 
furono molti nobili . Succedendo poi Duca del 
l’ifola Domenico Delfino, fu fatta la pace co i 
Greci . Quettoc quel , che fa fatto dcafa 
fuori j effendo Doge il Ziani • llquale , hauendo 
gouernato la Repubhca xxii. anni, & ejjen- 
do molto uecchio j uolont ariamente renontiò il 
Magistrato mori nel moniti ero di S. Gior- 
gio, dotte egli uiffe poco doppo il Principato , 

GIACOMO T 1 E POLO 

DOGE X L 1 1 • 





I a como T iepohj fa crea- 
to Doge , Sanno mccxxviii. 
Sotto il Prenci pato di coStui, 
cofe di Canata non furono 
punto piu quiete , che t 
Perciochei Sor dittici me- 
lifini , minando ogni co fa con 
tauano gli ifolani d ribellar 
per impedire i lor difegm 



DI V | N E G I A» 99 

Marco Sanuto con ledenti . Gli huomini delle 
Ifolcj iquali intendemmo di uoler ribellar fi ,man 
darono a Me t e lino, à Gioitami Vat acino, gir gli 
prom fero la Signoria deWlfola . Cofiui man- 
do trentatre nani in aiuto de Candiotti , lequali , 
appreffandof Marco Sanuto fi parti deli I fola 
con tutte le genti . il Capitan dell' armata adun- 
que, mettendofi a combattere le città , s'infignori 
ai Rettimo , di Milopotano & di Caftelnuouo, 
rendendogli d’accordo coloro, che u erano algo- 
uerno . Effendof poi mefjoà combattere Cajlel 
Bonifacio ; per la uenuta del Duca , ilqudles’era 
mojfo dt Candia con Ì efferato fi cojlretto à par 
tifi ; gir perche il cor fi della uittoria non parea 
tanto facile; gir che egli non patena dar lungo 
tempo neliifola ferina pericolo , imbarcato le 
robbe, gir le perfine ,fi partì di Candia . L’ar- 
mata adunque, hauendo hauuto una ter.ibil bara 
fi a appreffo iifila di Candid , affogò quafi tut- 
ta • Et i luoghi dell fila, i quali s’ erano ribella 
ti, fi rih ebbero tutti . E f fendo fi accommodate 
le co fi di Candia ,i Venetiam hcbbero un altra 
non minor pen fiero; percioche il Re E fagorato, 
& Giouanni Vat acino; hauendo fatto lega in- 
fierite, apparecchi auano l’armi , gir tutte lefor- 
K e loro per combattere Codantinopoli ;per la- 
qual cofit mojfo T eofilo gouernatorc di C odami - 


teo VIT! de’ PRENClfl 

nopolij &* Teofi lo Z eno Pod ettà, mandarono al 
Doge Zeno, facendogli intendere il nuouo , & 
glande apparato di quctti due Prenci pi d’impor- 
tanza . La citta adunque, ueggendo tl pericolo 
delia cofa ordino una armata . In pochi giorni 
furono armate uenticinque galee, delle quali furo 
no fatti Capitani Leonardo Quirwi , & Marco 
, Cufjoni . Effendolanodra armata in altoma- 
re, s intefecome l armatade rimici comhatte- 
ua Coftantinopoli . I Capitani , hauendo baut- 
ta quella nuoua, previamente s’inuiarono ucrfo 
Coftantinopoli ;doue Leone Gaualla Generale 
dell'armata de* nimici, intendendo la tenuta de 
Veneti ani, fi leuò con Carnata . Perche i V e- 
tictiani, andando a inuejìirla , in poco jfatio di 
tempo, oppreffero x x 1 1 u. galee de * nimici , 
(Qr hauendo sbaragliate l* altre , entrarono nella 
città liberata dall’ offe dio; & poco dapoi l arma- 
ta fu tornata d Vinegia • Ne però lungo tempo 
ripofdrono le forze de* nimici; percioche ilVa- 
• t acino, hauendo di nuouo meffa infieme una ar- 
matadi uenticinque galee, fi pofe un altra tolta 
allaffediodi Coftantinopoli . Contra del quale 
mouendoft Giouan Michiele, eh* era allhora p o- 
) «•' detta della citta con fidici galee eh’ erano appa- 

recchiate in porto, prefe dieci nati, & ruppe, et 
mifèin furai* armata de* nimici. Fu fatta in 

quel 


WQmrv 

DI V I N H C I A. 101 

quel tempo tregua per none anni co ' Genouefi , ef 
fendo à ciò molto. confortata iuna 0 & l'altra 
parte da Papa Gregorio . In quel mede fimo tem 
| po ancora E't&jUuio huomo nato di baffo fan- 
gue } (ir accre fiuto di fato , (ir d'autorità da 
Federigo, s' acquifiò gran tirannide in Italia , il - 
quale, allettando i Padouam con promeffe gran- 
ai, mift loro un grauisfimo giogo di Jerwtu . 

Et perciò ch'egli troppo caramente ,(?* crudele 
niente gli trattava; i Padouam , quanto piu to- 
lto ncorfro à Vinegia, come à ultimo rifugio di 
libertà . Et perche quafi tutta l’Italia era ba- 
ttagliata dall’arme di Federigo , (ir 4'ExXfH 
no; dicefi, che’ iTiepolo figliuolo del Prencipe , 
combattendo apprejfo à Milano, fu prefi da Fe- 
derigo, & mandato in Puglia, doue fu fatto cru 
delmente morire. Ma Federigo , ilquale haueua 
molto in odio i V enetiani , perche esfi difendeua- 
no la parte di Papa Gregorio contra di lui , e fi 
fendo egli flato feommumeato ,& privato del- 
l'Imperio dal Papa, (ranco, perche lavane Ce 
tea carica di mille huomini, i quali erano al fi- 
do di Federigo, era Fiata abbruciata, (ir affon- 
data da' V enetiani nel porto di Manfredonia, 
entrò come nimico nelle terre de' V enetiani, (r'' , 
uenuto à Sant’ I lario , quindi prettamente fé ne 
andò alla Torre delle Btbbe . Ma eff iudoui man- 
ti 


i 


deità, gran quantità di legni fittili infoecorJo,fu 
e oftretto leuarfi di quel luogo. In quelli tempi, 
fu ordinato il giudicio delle Petitioni , per deci- 
dere lecaufi ciuili . Dimandando poi aiuto i Ge- 
noueft per uigore dell 1 accordo comra i Vi fini ,fu 
me fifa in punto un armata di [efj anta gale e fiotto 
il gouelrno d\Andrea Ttepolo figliuolo del Do- 
ge. Coftui’, e fendo prima ito d Pola , laquale 
sera ribellata da i V enetiani , la ratquiflo , & 
racquijlata,che Vhebbe la faccheggio,& abbru 
ciò quafi tutta. Poi fie n'andò a Duralo. In 
queìto mezjzp uenne nuoua, cornei Genouefi ha 
ueuanò rotta tarmata di Federigo de' vi fa- 

vi, apprefjo Vi fila di Corfica. Effe ndo adunque 
tornata l'armata d cafa , Zara cacciatone Gio- 
uan Michiele ,che nera vodeftdfii ribello la quin 
ta uolta da' V enetiani. Fu ordinata adunque una 
gr offa armata per racquiilarla. Et cofi s'arma- 
rono quarantacinque galee, delle quali fu Capi- 
tano Rinieri Zeno , & hauendo paffute le genti 
in Dalmatia,la città fu affediata,& combat- 
tuta due mefi, & finalmente fu coiìrettd arren 
derfi. Poi ch'ella fi fu racquiftatafiu conuenuto 
con Bela Re d’angheria , ch'egli renontiafje d i 
V enetiani ogni ragione, eh’ eo-li, & gli altri Re 
huueuano hauuta in quella citta. Morì il T iepo - 
lo poi, hauendo gouernatc uniti armi la Republi- 


T 1 .V I N E G I A. IO? 

cd,&fu bonoYdtamente fepolto nella Chiefddi 
Sdti Giovanni j & p dolo. 

MARlN MORES I NI 
doge xliii, 

A r. i n More fini , fu creato 
poi Doge. Dieefhthe egli fu 
il primo , che fojfe creato con 
laelettionedi xli. huomo i 
lacpu al fjrma poi di creare il 
vreticipe s’è mantenuta fino al 
dì d’hoggi . Al tempo di coftui papa Gregorio j 
bicorne dicono alcuni) Aleffandro^mando Filip 
po Font dna Ascine fcouo di Rauennaamhafcia- 
dore a Vinegia, & confortò i Venetiani a pigliar 
l’arme contra E^elino 3 promettendo indulgete 
%e 3 & premij di uita eterna à coloro 3 che anddf 
fero a così fanta imprefa ; per lacpual co fa i V ene- 
tiani diedero a A4. Filippo foldati ,uittoudglid 9 
& nauij & tutto quello 3 che bifognaua per far 
guerra. Et primafauendo prefe alcune terre fu 
poi menato il campo a p adoua. Quiui corfe a di- 
fendere Anfedino nipote d’Ex^dino p odefla 
di P adoua. Ma Filippo, ( 9 * i Venetiani, hauen 
do con grande impeto dato PaJJalto d ponte (Cor- 
ho j entrarono nella città . Corfero poi fno alla - 
porta Altina nonfenza uccifione & fanguc. 

H ij 





I©4 VITE de’ prencipi’ 

Et da quella parte ancora la città fu prefa . 
Perche ^Anjedino 3 ueggendo le cofe dijferate, 
cerco di fuggire 3 & jaluarfi . Et come egli 
fu fuggito , i cittadini s’ arrefero . Hehbejì la 
rocca ancora il quarto giorno dapoi . In que- 
llo me^xp Ezxelltno , ilquale era intorno à 
Mantoua 3 hauendohauuta la nuoua della perdi- 
ta di vadoua 3 tutto adirato dicefi , ch’egli fece 
morir dvdeci mila vadouani 3 ch’ egli haueua in 
campo . Fatto quefte cofe il Doge molto uecchio 3 
fi morì 3 efjendo (lato vrencipe quattro anni, il 
corpo fuo fu fepolto nell’entrata della chiefa di 
San Marco . 

RE N I E R I ZENO 
DOGE X LÌ I I I. 

£nieu Zeno fùcceffe nel 
p rencipato 3 l’anno- mcclii. 

tempi di coflui nacque gra 
uisfim a guerra co * Genouefi , 
nellaquale l’una 3 l’altra par 
te diede , & riceuete di grauif 
fime rotte . La cagione uenne da Genouefi per 
la citta di Tolematdein ‘Sonandone hahitaua- 
no Chriftiani 3 i Venetiani 3 i Genouefi 3 & i vi- 
fini; perciò chehaueuano mandate l’armate loro 
in compagnia 3 uhaueuano le piazze 3 & le 



i 


M V I N E C r A. lOf 

tdntrade fe parate ; ne altro, che le chiefe era 
communi fra Venetiani , & Genouefi . Nac- 
que differenza del momflero di Santo Sabba ; 
ilcjuale l'uno , & l'altro popolo diceua , ch’era 
fuo. Quefta differenza fu rimeffa a vapa flef 
fandro, ilcjuale per fue lettere dechiaro che’l mo 
nifi ero ,& tutte le cofe facre , deueuano ejjer 
communi . Ma i Genouefi , hauendo prima in - 
tefa la fentenza del vapa ; confdatiji nella be- 
muolenzjt di Filippo di Manforte gouernatore 
della citici , occuparono il luogo ; & ferratone 
fuor a i Venetiani , lo fortificarono , & riduffe - 
ro in modo di rocca . I Venetiani, hauetido ri - 
ceuuta quefta ingiuria , partirono , & fatto le- 
ga con Manfredi Re di Sicilia, pr e fero l’arme 
cantra i Genouefi , & mefja in punto una ar- 
mata ,. ruppero , & abbruciarono l’armata de i 
rimici di uentitre nani grandi , che trouarono 
nel porto di Tolemaide . 1 Genouefi, adirati per 
quella rotta , mtfero infieme un’armata di tren 
t atre galee, & incontrarono i Venetiani appref 
fio aT irò. 1 quali, ritirandofi a fìudio, ricorde - 
uoh delle cofe di Grecia, pcrfoccorre i fuoiaCo 
fi antino poh, entrarono nel mar Maggiore. Ma 
t Genouefi, mosfi dalla dishoneftd della cofa,per 
uendicarfi dell’armata , ordinarono di motto una 
grande armata, & mandarono quaranta galee» 

H tij 


lotf VITE DE PRENCIPI 

& dieci iiaui in Soria. Et i Venetiani^ non pd 
rendo loriche foffe tempo da ftarf in co fi gran T 
de apparato de t ritmici, mandarono fuor a quin- 
dici galee, & dieci nani rrcffe, fotta il gouernq 
d’isfndrea zeno; da Tolemaide ancora furono 
proueduti d'intorno d x l. nauigli minori , & 
fra Tolemaide, e Tiro, amendue /’ armate fat- 
tefi incontra, fubito s'apparecchiarono per com- 
battere. Dall’una, & l'altra parte fu fatto gran 
disfimo sformo. Ma i Vetietiani con l'aiuto de-, 
l'armata Pi fina , ruppero, & mi fero in fuga i 
rimici. Molte lor naui furono affondate , & 
xxv* prefe. L' altre pauro firn ente fuggendo 
fe riandarono à Tiro. I Vetietiani doppo la us- 
toria, andando à Tolemaide , & quitti menando 
le naui de i rimici con molte migliaia di Geno - 
uefi, rumarono tutti gli edifcij & pttblici , 
priuatidei Genouefi ,& ftccheggiarono i lor 
beni. Vdita quefla rotta,dicef, che'l Papa s'adi 
ro in modo ; ch'egli non uolle licentiare gli ora- 
tóri de' Vetietiani, fe prima esfi non laciauano i 
prigioni Genouef. In Grecia anco allhora le co - 
J e furon poco quiete ; perciò che Michiele cito- 
logo tutore de' fgliuoli di T e odoro, hauendo cac 
ciato Baldouino Imperadore, e'I patriarca van- 
tatone Giuftiniano , riceuendolo i cittadini di 
notte nella citta, prefe CoflantitiOpoli, laquale 




n ! V I N E G I A. 107 

poi ch’egli hehbe acquetata, leuatifi fegretamen 
te dinanzi i fanciulli prefe per fe l'Imperio , cin- 
quantaotto anni poi eh 7 egli era flato acquifiato 
da’ Franccfi,& Venetiani. Mandarono adun- 
ane i Venetiani Marco Michiele con diciotto Ga 
Lee, a difendere Vi fole dell’arcipelago. Et gli 
comandarono, eh’ egli traudvliaffe tutto lo flato, 
ch’el Paleologoteneua. Lagnai co fa fu tanto ua 
lorofam ente fatta, ch’effo per difper adone poco 
manco , che non abbandonaffe Coflantinopoli ~ 
Ma i Genouefi , hauendo fatta lega con lui , & 
dandogli foccorfo , mandarono in Grecia tutta 
l’armata, ch’esfi haueuano allhora in I firia ,• £ 57 * 
iVenetiani, hauendo fatto lega con Guglielmo 
Trend pedi xsfeaia ; aggiunfero trenta fette 
galee all’armata, eh’ era. fiat a mandata in Gre- 
cia . LaquaV axmata s’incontro in feffanta nani 
di Greci, & di Genouefi. Ma non facendo el- 
le niun rnouimento,i Venetiani anch’esfi inferio- 
ri di numero di naui , non uollero attaccare altri- 
menti la battaglia. Et l’armata , che giunfe a 
Negropont e, hauendo tolta Vi fola delle mani di 
Federigo figliuolo del Re di Sicilia , fe ne tufi - 
gnorì. Ma apprefjò il golfo di Salonnichi > tre 
vaui di Venetiani furono j confitte dall’armata 
de i nimici ; & tutti i prigioni parte furono am- 
magati da i Genouefi , & parte accecati dal 

H tiij 


io8 VTtE rjf PRINCIPI 

Paleologo. V armata Veneti and , perciò che n€ 
uemud il uerno ,fu ritornata a Vinegia . Van- 
ito feguente poi furono mandate fuori trenta - 
due galee fottol Gouerno di Giberto Dando- 
lo; iecjuali , effendo giunte in Grecia 3 s' incon- 
trarono in una grosfisfima armata di nimici ap- 
prefjodllo ftretto di Coftantinopoli. Fu com- 
battuto ualorofdmente con efja 3 & prima U 
battaglia fu djprisfimd tra Vmdj& l'altra par- 
te . Doppo queflo i Genouefi , perdute quattro 
nani sfuggendo , entrarono nel porto di Malua- 
già ; ma poco dapoi , rifacendo quella perdita y 
affondarono tre nani grofje di Venetiani piene 
di mttoudglia . Di la a poco tempo 3 i Venetia- 
ni armarono quarantacinque naui contra Geno- 
uefi , lequdli j effendo ite in Soria , prefero U 
Cetea naue de i nimici trouara apprejfo a Tiro . 
Ma i Genouefi j rendendo loro il cambio jdf] ai- 
tarono nel golfo di Vinegia dieci nauigroffedi 
V enetiani j cariche di mere arnie ma orari 

naue } laquale per la fua grandezza , fi chia - 
maua Roccafranca; & effendo fuggiti in ter- 
ra i mercanti con parte delle mercantie , ac- 
qui fi arono le naui quafi uote . alcuni dico- 
no 3 che la battaglia fi fece in alto mare ; 
che quafi tutti t Venetiani entrati nella naue y 
bruendo perdute le galee con la mercantia jfc 


01 VINEGTA. 109 

ti andarono a Vincaia • Et non andò molto , 
che fi fece nuoua armata , Capitano Giaco- 
mo Dandolo . Percioche di Vinegia ufiirono 
fei galee, di Zara tre ,& del golfo di Sicilia 
tre altre;&oltra ciò ue ne furono aggiunte quat 
troda Negroponte . ^/Tccrefiiuta adunque in 
quefto modo l'armata, il Dandolo arriuo a Ra - 
gugia, & quitti trotto Marco Gradenico con die 
ci galee} &cofi accompagnate infieme le galee, 
pa/Jarono in Sicilia . Douejhauendo trouate tre 
galee di Genoue file mandarono in fondo» I Ge- 
nouefi , hauendo hauuta la nuoua di quella rot- 
ta 3 & effendo aui fati deli armata de ’ ritmici, 
mandarono fuora ueni otto galee . Lequali pre- 
ftam ente giunte in Sicilia, s'incontrarono ne’ Ve 
veti ani à T r apani} & quitti , attaccata una ter - 
ribil battaglia, fu lungamente combattuto fen- 
%a uantaggio . Ma, finalmente piegando i Ge 
tiouefi, furono prefe uentiquattro galee ; l altre 
furono arfe , & affondate , due mua,& cinque- 
cento Genouefi furono fatti prigioni » m c c . 
morti, & affaisfimi annegati . 1 Venetiani an- 
eti es fi non hebbero quella uitoria fen^a f angue» 
Per quella rotta furono talmente afflitte lecofè 
de’ Genouefi, che’ l Paleologo, rifiutando Camici 
tia loro , fece tregua co’ Venetiani per cinque an- 
ni . In queflo meT^o ancora in cafa una gran 


feditione turbò molto la Repubhca , percioche y 
ejjendo confumato il tefòro publico per la lunga 
guerra , i Settatori procurarono di. mettere rtuo - 
uagrauezjza . Perche il popolo Vanendola udi 
ta publicare .corfe àromore al palazzo . Etjef 
fendo ujcttofuora il Prencipe Renien per acque- 
tar quel tumulto,, la plebe fen’zghauer rifletto 
alcuno alla maeflà del Doge comincio à tirargli 
de 1 fas fi . ilquale , dando luogo alla furia del 
popolo, fi trajfe da parte . Perche .partendo lui 
la plebe infuriatajtuttauiarifcaldandofi piu nel 
dijòrdine faccheggiò alcune cafe di nobili . Final- 
mente .e [fendo acquetato il tumulto . i malfat- 
tori furono grauisfimamente puniti . In que- 
fto mede fimo tempo ancora appreffo à Tolemai- 
de. l’armata di uentitre galee, tifata fiora fìt- 
to il gouerno di Marco Gradenico .prefe otto 
naui di Genouef cariche di mercantìe * 
Effendofì fatte quefte cofe in ca- 
fa, & fuori .mori ilPren* 
cipe Zeno . battendo 

•> • do gouernatola . * 

Republi- 
ea 

diecifette , 


i 


III 


b 1 V I N E G I A. 

LORENZO TIEPOLO 

DOGE X L V . 

Or. e n z o 'Tiepolo ,fucceffc 
nel Prenci petto j’dtino m c o 
lx vi il. tA'l principio del 
gouerno di coiìui , Papa Cle- 
mente quarto confortò molto 
i Veneti dui, & i Genove fi di 
ld pdee à ciò fecero grandi sfimd iniìan%a 

ancor d i Re di Francia , & di Sicilia 3 deci oche 
piu com modani ente fi potè j] e f occorrere iChri- 
Jliani, ìcjudlt erano ingrati travaglio in Sorid . 
Effendoji adunque mandati ambafciaclori dall’u- 
na, l'altra parte a Cremona , non fi potendo ^ 
far pace fra i Genoue fi , & Venetidni ,fi fece 
tregua per cinque anni . Si r inouò ancora la le- 
ga co * Pi fini. In quefto tempo la città figrd - 
uemente dftretta da una gran fame , non uolen - 
do i Puglie fi, & Siciliani darci grano . Et per- 
che i G e none fi ancora travagliavano il mare > 
i mercanti di grano non potenano nani gare fen- 
Xd pericolo . In coftgrdn necesfità fu mandato 
con denari aTrivigi, a Padova, à Ferrara , & 
ad altre città vicine, & pregato ,che uoltffero 
foccorrere la città in cofi gran pericolo . Et fpe- 
cialmenteà i Padovani furono ricordati i fri- 



9 


tiz Vite de* prencipi 
fchisfimi meriticeli quali era {iato leuato il già 
go della feruitu della tirannide di Ezgehno . 
Ala tutto fu inuano , £7" potè piu la ingratitu- 
dine, che i prieghij i denari 3 & gli oblighi . I 
Venetiam adunque , [degnati per la dishonettd 
della cofa, mifero nuoua gabella d tutti coloro , 
che trafi cattano tra tl Golfi) di V inegia 3 & Ufo 
ci de? Po. Et perciò furono mandati alcuni na- 
uigh à [correre la marina . Onde i Bologne fi 3 ha 
uendo ciò molto per male , mandarono amba 
fiiadori à V inegia, dimandando , che quella leg- 
gefojfe reuocata , & che i lor mercanti libera- 
< mente potejfero navigare . Aia , non l’hauendo 

ottenuto, denontiarono la guerra . ilTiepolo 
adunque, intendendo il loro sformo , per preue - 
nire i nimici , mejfie in punto noue galee , pre- 
ttamente andò alla foce del pò , che fi chiama 
Primaro . Ma i Bolognefi , fortificando il ca- 
tteUo appreffo d Sant’Jk'iberto , ui mi fero guar- 
dia di fidati . Et quiui , incontrando il Doge 
di Vinegiacon le genti di mare, fu ffefje uol - 
te combattuto con [anvuinofa vittoria fra Cuna, 
& l’altra parte . Ma i Bolognefi, effendofiupe - 
' riori di numero di genti, furono uincitori in mol 
te battaglie . Perciochefi dice 3 che hebbero in 
campo da quaranta mila perfine . Durò quetta 
faticofi sfi ma guerra ben tre anni . Et final- 


D I V I N E G I A. zi* 

mente, ejjendoui Capitan Marco Grademco fc- 
cefi l’ultimo sformo , & una ternbil giornata . 
Et cofe i mmici, battendo riceuuta in quella bat- 
taglia una gran rotta, furono [confiti , & podi 
in fuga . Per laqual perdita , efjendo indeboliti , 
accettarono la pace conquefta conditione ,che mi 
nato il c afelio, ch'era d Primaro , & concedu- 
to loro, che liberamente poteJJ'ero menar fora 
alcune mercantic, la guardia delie jvei del pò ri- 
man effe d i Veneti am . Gli Anconitani anco- 
ra, fdegnandofi, che foffe meffa loro nuouagabel 
la, fi lamentarono apprejjo il papa, ilquale per- 
fuafei Venetiani , che leuafjero quella grauez- 
Zd,<& lafciaffero libera la nauigatione agli An 
conitani. Ma i Venetiani rijpofro , come gli 
Anconitani non haueuano detta la cofa , come 
ella ftaua al papa , ilquale , quando l’ha - 
ttejfe intefa giudicarebbe meglio . 

Fatte quefte cofe , il Tiepolo 
morì l’anno fedo del 
fuo prencipato , 

folto in San Gio- ( 


uanni , & 
Paolo 



* i - . > 


1 



VITE DE PKENCIPI 

GIACOMO CONTARINI 

DOGE X L V I, 

[acomo Contarmi 3 fu ere fa 
to Dure , ianno mcclxxiih . 
tV el principio del filo prenci pit- 
to, due nani di Genouefi ,prejè- 
vo un d nane o-rofa de 3 Veneùfa 

. cb JJ , . 

nij carica di mercdntie . Per ut • 
qual co fa fi rinouo quafi la guerra co ’ Genouefi. 
Ma, e fendo fi mdnddti ambdfeiddori <i Genoud 
à dimandare le cofe tolte , poi ch’elle furono retti 
tuite 3 fi pdcefcò ogni coifd , In cjuefto tempo 
ancora gli huo mini di Capo d 3 Iftrid fi ribellaro- 
no da 3 Venetidni . Fumandato adunque An- 
drea Bdfilio con di molti folddti per tornarli a 
ubidienxa. Ma eglino mandarono al patriarca 
d 3 Aquilegia pregandolo, eh 3 egli uoleffe j occor- 
rere la città uicina , (9* amica . Perch’egli mof 
fo da’ prieghi loro, ragunato in fretta alcuni fol 
dati j s 3 apparecchio per j occorrere ifuoi uicinu 
Ma poco giouarono gli aiuti, perci oche j efendo 
eglino uintij furono sformati tornare à ubidien- 
Zd . Di quel tempo ancora fi guerreggiò con 
gli Anconitani . La cagione della guerra dicefi, 
che nacque per ld legge delle gabelle ; allaquale' 
par eud 3 ch'eglino per modo alcuno non fofj ero 


DI V I N E G I A ♦ rif 

per acquetarli . Furono armate adunque ucnti- 
fi galee; & alcune nauigrofje da portar uitto - 
uaglie 3 & altre cofe nece/Jarie allaguerra . Di 
prima giuntai Venetiani fi mifero per uolercom 
battere il porto; onde; efjendo eglino ributtati , 
& non hauendo l’armata alcun fermo ricetto 3 
trauagliata da una crudel fortuna di mare rict- 
uette grandisfimo danno ne’ uic ini /cogli . Sei 
galee 3 urtando in terra nella jfiaggia ai S inca- 
glia, capitaron male ; l’ altre 3 paJ]ando la bura- 
fcajfifaluaronoin alto mare . In fupplimento 
d’ effe furono mandate adunque alcune altre ga- 
lee . Mentre ch’elle ueniuanO; i nimici di fogna- 
rono di far loro un’inganno , & così mifero fin- 
fegne de’ Venetiani alle lor nani , mutando in 
quel modo i Venetiani , che uenimno alla uolta 
loro ; con quefto inganno 3 hauendo tirato d loro 
due galee 3 le prefero ;& con grande allegre Zc 
%a le menarono in porto . 1 Venetiani per fi- 
fpetto di quella imprefa , laquale era riufcita 
male per ignoranza del Capitano Jo richiamaro- 
no con l’ altre galee lo cacciarono in prigione* 
Hauendo poi mefja in punto nuoua armata^’ ap- 
parecchiarono dinuouo per affediarc Ancona ; 
per laqual cofa mosfi i cittadini mandarono d 
Papa Nicola terzo creato allhora 3 a fargli inten 

dere in quanto pencolo i Venetiani haueuano po- 

' . , \ 

\ ; 


! 


1 


Xt6 VI-TE DE PRENCIPI 

(io lo (lato loro . Lo pregauano adunque .eh' egli 
uoleffe foccorr ere quell d città diuotisfima citila 
Chtefa Romana, lacuale fi trouaua in cofi gran 
pericolo . il Pdpd adunque jnoffo da queftì prie 
ghi^nonuolle dare udienza a gli ambafeiadori 
Veneti ani, iquali per honordrlo erano iti a Roma 
per dargli ubidien^a, & per rallegrar fi con ejfo 
lui ; & perciò } ejjendo eglino richiamati a cafd 
da 5 Venetidni , mentre cW erano per partirf ejfo 
mandò per loro , &congrauisfime parole li ri - 
prejèj & minacciò motto la città di V inegidjfe 
non fi nmaneua da far ingiuria a gli <Anconi-: 
tani . Ejfendo giuntigli ambafeiadori a Vwe v 
già, quel dì, che furono riceuuti in configl io, fu- 
rono mandate dieci galee per fupplemento nuvCn 
cona , Perche i nimici,ueggendo ld deliberano - 
ne de i Veneti ani; perduti d’animo , mandarono 
a dimandar la pace per ambafiadori . Majnon 
Vhauendo ottenuta , licentiati gli ambafeiddori 
ritornarono à cafa, furono mandate quattordici 
gdlee apprejfo all' altre; due deUequali, ejfendofi 
allargate un poco dall altre in mare furono pre- 
fe da nimici; &poco dapoi feguì la pace con giu 
fteconditioni . il Doge confumato dalla ute- 
chiaidj ueggendo di poter poco giouar e alla Refu 
blicdperYifpetto de gli anni > re nont tò il Magi - 
(Irato» llquale poco dapoi morì , & fu honora- 
1 t ameni e 


\ 





DI VINEGIA. ?iy 

tamente fepolto nella Chiefa de' frati Minori» 

, GIOV^FN N I DANDOLO 
doge xlvii. 

I o v a n n i Dandolo , ejjen 
do affente , fu creato Doge, 
l'anno mcclxxx . <Al ti- 
po di cedui, l' acque s* aliaro- 
no tvnto , ch'elle inondarono 
quafi tutta la città. Poco d4 
poi,dicefì ,che feguì uno fpauentofo terramoto . 
Nacque allhora nuoua guerra col Patriarca de 
Aquilegia. Erano fi ribellati alcuni popoli d'i- 
drta da i V enetiam; perche, appareccìnandofi ef- 
fi di ridurli à ubidienza con l'armi, & perciò, 
hauendo mandata quiui l'armata con le lor gen- 
ti, il patriarca andò in aiuto loro co' fuoi faldati ; 
ma ueggendofi inferiore di genti, & di forze , 
facilmente cedette; & non molto dapoi,hauen - 
do fatto lega col Contedi Goritia , ac ere fiuto 
di nuoue genti , & fluori , di nuoUo fi mife à 
trauagliare ciò , che i Venetiani haueuano in 
Jdna, & fece ribellar loro alcune terre . I Ve- 
netiani adunque à quella nuoua di guerra ,fubi- 
to prouedeuano l'armi, & l'armata. Perciò che 
A* iceua , che in campo de i ni mici u' erano da 
trentafei mila per fon e. Fu ordinata per tanto 

I 



irS VITE DE’ PRINCIPI 

una grande drmdtd, & un grati numero di ndr 
uij & di colóro , eh 7 erano iti età dd poter portar 
armija terza pdrte fu imbarcata, V armata, 
come fu giunta in I tiri a fi mife a campo a Trie- 
de, & comincio a uolerlo combattere. Ma ef- 
fèndo la città fornttd di groffo prefidio,non fi po 
tè pigliare. Et perche fi uedeua , che l’ajjedio 
haueua à effere lungo , accio che tante genti fi 
lungamente non perdeffero tempo intorno la cic- 
tà j hduendo fatto alcune fortezze , & ripari 
per ritenere gli ajfalti de' nimici , il re fio delle 
genti fu mandato altroue. Pochi giorni dapoi , 
ejfendo giunti i ni mici tentarono ai uoler combat 
ter queue badie. Ma quelli ,ch e u erano fiatila - 
f ciati in guardia , non folo umilmente difefero il 
luogo , ma ancora ufeendo fuori andarono animo - 
famente ad incontrare i nimict. Fn combattuto 
gagliardamente dall 1 una l'altra pdrte ; ^ 

in quella battaglia morirono molte perfone , & 
fra gli altri il ni potè del Conte di Gonfia. 

In quella e/feditione Gdrdamo huomo di gran 
nome, ilquale era di foldo de' V enetìani,conuin- — 
to di tradimento, perciò ch'egli haueua intendi- 
mento co' nimici di dar loro nelle mani il prefi - 
dio , podo fopra una bricciola fu fagliato nel 
edmpo de i nimici . Et ueggendo il nimico , che 
per alcuna uia non faceua nulla, fi partì . Parti- 


i 


DI V I N E C T A. 119 

to che fa, i V enetiani diedero un diro off alto 
alla citta ; ma furono ributtati dalle mura, et non 
fenx^L pingue. Et hauendo poi lafciato il prefi- 
dio à continuare iaffedio, perche s’intefe, come i 
nimicitornauano, lenito iafjedio fabito fi par- 
tirono. In quel tempo fu fatta tregua in Sona 
fra il Soldano di Babilonia , & V enetiani. Et 
poco dapoi, confortando Papa Nicola i trend pi 
d’Europa d j occorrere i Chrifliani, cW erano tra 
uagliati molto in Soria , hauendo egli dato cin- 
quecento cauallt in quella imprefa,i V enetiani 
gli offerfero x x . galee da condurli in xAfaa. 

Perciò il Vefcouo di T ripoh fa mandato d V ine 
già. I V enetiani ancor a , per non_ mancare in co- 
fi grand’imprefa al faruigio della Chriftianitd , -,4. .< a 

oltra la uittouagha , & i vauigli,che ui mife - 
ro, armarono cinque galee , oltre Ì altre àlor no- , ; j ; 

me fatto il gouerno ai Giacomo Tiepolo. Ma 
quelle prouijioni giouarono affai poco*) Per ci'o che 
effendo nata dtfcordia fra i C hrifliani, il S olda - 
no ui mandò il fgliuolo con grosfisfimo ejferci- 
to,&fimifa a combattere Tolemaide ilaqual 
fu di f e fa alquanto da Chnjìiani. Mancaudo poi 
gli aiuti, coloro , che u erano in guardia,, fuggen- 
do d poco d pocojafciarono la città uota dubita- 
tori. il Soldano, entratola dtntro fubito la mi- 
fa d ferro, & fuoco ; cxcvi. anni poi eh 'ella 


I 


Andrea 

R.ede\ n 

gatta à 
\enetia 



T20 VITE DE’ PRENCIPI 

fu prefà da’ Chrifliani. iA'I tempo di coflui an 
coraffi cominciò d battere ducati d'oro. Morì il 
Dandolo poi l’anno x. del fuo Prencipato^ &fu 
fepolto d San Giouanni, & Paolo . 

PIETRO G RvA DE N ICO 
DOGE XLVIII. 

R.O Gradenico 3 efJendo 
ita di Capo dTJlriaaffen 
i creato Doge 3 l’anno 
x c . Coflui 3 bauendo 
il Maturato j ordinò , 
giorno di Santa C ateri- 
na 3 di cui egli era dinoti sfimOj foffe comandato . 
Dicefi 3 che in quel tempo Andrea Re d'Vngbe- 
ria 3 nato di madre Venetiana di cafa Morejìni , 
Henne d V inegia. Stefano padre di coitui 3 nato 
dopo la morte del padre d’una figliuola del Mar* 
chefe di Ferrara J (/fendagli occupato il Regno 
da’ fùoi parenti jpoi che fu crefliuto 3 tolfeper mo 
glie Madonna Tom afina More fini ; della quale 
nacque queiìo Andrea, llqualefu poi Re 3 
rihebbe il fuo Regno . In quel tempo fi rinouo la 
guerra co’ Genouefi faquale fu tanto piu graue, 
& piu fatico fa d i Veneti ani, di quella, che s’era 
fattagli anni paffuti ^ perche i Genouefi 3 hauen - 
do fatto groffa fruerra d i Pifani 3 gli haueuano 



« 


DI VINEGTA* Ut 

*di tal modo confumati con affai f ime rofte , che 
le lorforXj pareua,che ingrati parte fofjero rot 
te, & mancate, V olendo adunque liberarli daL 
prefent e pericolo, i Venetiani , perciò che gli ha - 
ueuano hamto dianzi per fedeli sfinii compagni 
nella Guerra Genouefe, érper ritardare anco- 
rai Genouefi dalcorfodi quella untori* , appa- 
recchiarono una grande armata di feffanta galee, 
sfattone Capitano Ruggieri Morefini,la man- 
darono contra i Genouefi nel mar Maggiore . Et 
prima giungendo à pera, ldprefèro,& abbrucia- 
rono . Quindi accodata tarmata à Fogliauec- 
chia,prefero anco queda terra ,&l’ar [èro per 
la maggior parte; Canno feguente, effendone Cd 
pitano Giouanni S or anxo,f trono mandate uen- 
ticinque galee in quella prouincia; lequali prefero 
la città ai Caffi m Romania, & quiui,uenendo 
il uerno, fi fermo l’armata; & per li grandi sfi- 
nii fr eddi 3 che fumi quel uerno , morirono di 
molte perfine. I Genouefi anch’eglino , facendo 
loro s forzo, pajfar ono in altomare con fettanta 
gale e, delle quali era Capitano Lamba Doria;& 
entrati nel golfo di Vinegia , uemuano di lungo 
uid alla uolta della città. Perche i Venetiani, ba- 
ttendo nuoua di quella grosfs firn a armata, in 
pochi giorni, con grandis fimo sforzo armarono , 
& menarono fuor a nouantacinquegalee.Etcofi 

/ iij 


Ili VITE DE' PREftCIPI 

amendue V annate fi trouarono à Curzold còti 
dfiderio di combattere . Quiui , ejfcndo inf am- 
mari Ai diurni dell’ and, & Ì altra parte 'fi uen 
ne à giornata. Effendo Carlo , & Andrea Dan 
dolo Capitani , fi fece gran battaglia ,<& bombi- 
le uccifione. Finalmente fatta di loro grandisfi- 
ma mortalità A Venetiani furono rotti , & po- 
fii in fuga; Riceuettefi una terribil rotta . Ne 
pero immicihebbero quella Attoria fenxa fan 
gue 3 perciò che di loro anco fu fatta grande uc-> 
afone . Scriuono alcuni ancora , che de 3 Geno- 
uefinon morirono punto meno 3 che de* Venetia- 
ni yAlcuni dicono, che trentdfei galee di Venetia 
ni fuggirono delld battaglia jetvxj. uoler com - 
battere . Furono prefi da quattro mila huomi- 
ni, & fra gli altri <. Andrea Dandolo il genera- 
le; ilquale , per non effer menato prigione a Ge- 
nona ,fi mori col battere grduemente del capo 
nella galea. La città , hauendo riceuuta cof gran 
rotta, uolgendo l'animo à rihauere le forxe , ac- 
ciò che i turnici, infuperbiti per lauittoria ,nott 
fi diri Tufferò uerfo Vinegia , mandarono in al- 
to mare uenticinque galee , Capitano Marco Ba- 
filio; lequdlt, affrontate fi co nimici allo tiretto 
di Codantinopoli, non hebbero punto miglior for 
tuna di quel, che dian^ihaueudm hauuto à Cur 
Zj)ld. Perciò che fedici galee furono prefe da' ni - 


DI VINEGIA. itj 

imiti, & Ì altre rotte, & meffe in fuga. Ha - 
ucndo hauuta quella uittoria, il nimico uittorio - 
fo, auiandofi alla uolta di Cardia, di prima ginn 
ta prefe la Canea , che già fu Cidone. A quefti 
dami fuccejfero poi le congiure de ' cittadini , & 
prima un certo Marin Boconi popolano ,huomo 
ammofo, & pronto à far de i fatti, congiurò di 
tiolere ammazzare il Prencipe , & i nobili , 
Ma effendofi j coperto il trattato , effo Marino 
infieme co ' compagni fu prefo, & impiccato fra 
le due colonne. Nacque poi nuoua guerra co ' Pa 
douani. Perciò che, battendo coftoro fortificato 
un luogo nelle lagune, che fi chiama Petabula; i 
Venetiani [tétto lo minarono . Guerreggiosfi 
anco col Paleologo in quel mede fimo tempo ,per 
denari, ch'egli era debitore à i Veneti ani, et glie- 
le negaua . A quella guerra fu mandata una ar 
matadi uentifètte oralee j (òtto il vouerno di Be - 

I t o , «/ o 

letto Giuftiniano > laquale ruppe molte naui di 
Greci, ch'ella trono intorno Cardia, & Negro- 
ponte. 1 Greci , iqudli erano in effe, furono qitafì 
tutti morti, <& poi l'armata dandofi à faccheg- 
giare, mi [e à ferro, & fuoco tutta la rimerà ma 
ritma circa la Grecia ; per laqual co fa il nimico 
prefe tanta paura,che pagando i denari , diman- 
dò la pace ài Venetiani ; co fi l'armata tonò i • 
V inegia, laquale fi dice , che menò quindici mila 

I in j 




Marinlo 
coni . 


I 


i*4 VITE DE* PRENCTPI 

prigioni. In qtteflo tempo i Veneti ani aiutando 
trefco Frefco Ferrare fe, ilquale, battendo cacciato , & 

ferrare- morto K A'‘zgo fuo padre ,baueua occupata la Si 
gnoria di F errar a, prefero cafteUo T e aldo . Et 
ciò fatto, Frefco, entrando nella città , l’abbruciò 
quafi mez^a. Onde i cittadini sdegnati per quel 
la ingiuria , cacciandone Frefco > fi diedero di Ve 
netiani . Ma Papa' Clemente, battendo motto per 
male,cbe quella città foggetta alla Chiefa,foffc 
trauagliata dal tiranno , & ridotta fotto la Si- 
gnoria de’ Venetiani , li fcomtvunicò , & inter - 
diffe, & faccbeggiati i lor beni , ordinò ancora , 
che douunque eran prefi JofJero hauuti per ifebia 
ui.Per laqual co fa la città riceuette di molti dati 
ni, & difagi } effendo per tutto faccheggiati i lor 
beni. Venutoci poi il Legato del Papa con grofjo 
ef] erdto, & con molta cauallerid, ch’egli baued 
battuta da’ Fiorentini , i Venetiani uolontdrid - 
mente lafciarono Ferrara. Fecefi poi una ferri - 
taiamon bit congiUrdcotitrd la città. Perciò che Baiamoti 
te Tiepo - te T iepolo,natò di nobil famiglia , difegnò di no 
lerfifare Signor delia città per tirannie. Coftui, 
hauendo fatto un trattato con molti gentiluo- 
mini, & popolani ,fi conuenne con toro , che Un 
giorno à ciò ordinato , ammazzando à un trat- 
to il Dove co’ primi della città, occUpaffero la 
Republica. Ora egli auenne, quafi per miracolo. 


te. 


DI VJNEGIÀ. ili 

'che quel giorno, ch'egli erano per ufcirfuora 3 fi 
leuo un gran temporale , & una gran furia di 
uentij tanto che ogni cofa era pieno di ( ìrepitOj 
di romore In queflo mezzo 3 effe fido [co- 
perta la cofa al Doge 3 &à i Senatori sfecero 
gridare per tutta la ciniche coloro A iquali uo - 
leuano, che la Republica fofje fatua 3 anc! afferò 
toflo in palazzo à dar aiuto al Doge, <&ài Se 
fiat ori . Perche i congiurati 3 correndo già alla 
piazza di San Marco 3 haueuano ripieno ogni 
toft d’arme. Ma i nobili infieme con molti al- 
tri correndo al foccorfo , ualorofamente ributta- 
rono la furia de’ congiurati 3 & quiui fi fece una 
crudelisfinìa ucci fané . Baiamonte , come uidà 
uoltar la fortuna 3 u fendo di piazza fu ferito 
in Marceria con una pietra 3 che gli fu tratta di 
fopra da una donnicciuola 3 & poi fu ammazza 
toda’ fuoi * vA molti geutil’huomini confape- 
itoli di quel trattato 3 fu tagliata la tefta . Le 
taf di Baiamonte furono rumate, &i beni fuoi 
tnesfi in commune . Dellequali dicefi 3 che fu- 
rono quelle c afe ,doue fi fa bora la Beccarla in 
ilialto * Guarda fi la feda di San Vito marti- 
re per la libertà 3 che fi falub in tal giorno 3 che 
la Congiura fu opprefft,e’l Prenci pe con la Signo- 
ria , ogni anno uà alla fra chiefa * ^Alcuni la con- 
tano d’altro modo * Che Baiamonte noti fu mor 






Diceno al 
curii , che 
delle coje 
antiche 
Venetia- 
ne hanno 
libri , che 
Baiamoti 
te fu fe- 
poìto à S. 
AgotìiHo 
artdàdoft 

uer i fra- 
ti minori 
preffo 
quel can- 
tone del- 
la eh te fa, 
che ha 


I 


12C> VITE DE PREMCIP! 

rT/ver. t0 > mA f co p erto H trattato andò in esfilio conili 
ghie m ai altri confapeuoli, & fcguaci fmi . Et per què- 

c ‘apode 'do ^ /C0W0 -> che dUhor a fu creato il con figlio dei 

coperchio Dieci . In quello tempo ancora Zar a fi ribel - 
della yè- -/ò la jefta uolta da i Venetiani ,effendone caccia 
hf'una t0 Michiele More fini Conte. Et per r acquiCl ar- 
pietra al- la tiifu mandato Beletto Giufliniano Generale 
dfnuu con ^ armata 4 Fatto quefle cofe il Doge fi mo- 
lo, i uhe ri l’anno duodecimo del fuo magistrato , 
uede an- fipolto in San Cipriano. 

co hog^t- 

di ci a fcu~ MsARIN GIORGIO 

DOGE X L IX. 

^un Giorgio j fucceffe Do- 
ve. l’anno mccciii. In tut- 
to’l tempo delgouernodi queflo 
Prencipe , i Venetiani furono 
fcommunicati , & interdetti . 
Con poca uentura ancora fi com- 
battè J otto Zara . tìaueua menato G infima - 
no in Dalmati a le fanterie Venetiane , & con 
effe mille canotti, de * quali era Capitano un cer- 
to Damafo Spagnuolo , huomo affai ualotlofo . 
Con quelle genti adunque fi mifero per affediar 
Zara . In quefto mexj^o era alla guardia di 
Zara un, che haueua nome Baionlquale , hauen- 
do tentato la pace con poco honede condii ioni * 


no , che 
pajja di ' 
la uia * 



t* 

it- 


i 


f 


i 

? 


CI VlNEGfA* li? 

& perciò , non ejfendo {lata accettata , nWfo J 
gl’inganni, fegretamente s'accordò con Damafo % 
che pigliando due mila ducati d'oro ,entraffe nel 
la citta, &quiui fojje Capitano con groffa prò - 
uifione, quanto gli pareua . Et altra dògli prò - 
w/y? nauigli per portarne ifuoi, & le cofe fue j 
quando fe ne uoleffe partire * Cofiui , allettato 
daquefle promefje ,configliatofi co' fuoi, ungi or 
no ordinato menò fuor le genti , come per uolere 
combattere la città ,&u entrò co fuoi * 1 Ve- 
netianiy sbigottiti per quella nouità , e temendo 
di non riceuere qualche maggior danno da quel 
traditore, ritornarono adietro, & fi ricovera- 
rono alle lor navi * Ma Damafo per non effere 
traditore affatto, s’ojferfe per melano della 
pace fra i Veneti ani, & i Zaratim,& moftròj 
ch’era pafjato per queflo da’ turnici . Ma , non 
hauendo operato nulla , con le nani, che gli erano 
fiate prom effe, pafiò in Puglia . Et poco dapoi 
fu meritamente cafiigato del fuo tradimento } 
percioche , hauendo hauuro una gran fortuna di 
mare, & rotta la nane in i foglio, perde le r eb- 
be, di molti compagni, & falito fopra un pie 

ciol legno , à fatica [campò dal pericolo della ui- 
ta . Hauendo il Giorgio poi edificata nnagran 
Chiefk a San Domenico, & dotatola delle fimi 
td fue ,poi ch’egli hebbe governato la Republica 


/ 



VITE DE* PR.ENCIPI 

dieci anni; morì 3 &fu fotterrato in San Già - 
uanni . P<*o/o . 

GIOVANNI SOR^fNZO 

DOGE L. 

/ovajjni Soran%o j fu 
creato poi Doge ; fowowo dt> 
amabili coftumi, & di natu-, 
ra molto accommodata à far 
fi uoler bene . Coflui , ritornò 
fubito i zaratini a ubidien^a.* 
Furono aggiunti allhora tre Procuratori àgli 
altri . Spalato > Tran , Sebenico e Nona uenne- 
ro fìtto la Signoria. La città fu liberata ddW in- 
terdite del Papa per opera dell' amba fciadort 
Francefeo Dandolo . Dicefi 3 cb'effendofi egli 
me fa una catena di ferro al collo alla prefinzji 
del Papa } f lette così proftef in terra a ufo di co, 
ne> tanto cheuinta la colera di lui > egli hebbe 
leuato quel uituperofo carico alla patria ; & per- 
ciò fu poi chiamato per fopranome Cane . In 
quejlo tempo furono mandate fora x v . galee 
fiotto' lgouerno\di Giuftinian Giuftiniano j gSP 
figli comandato „ ch'egli fcorreffe bene tutte le 
marine j per intendere } fi i Genouefi faceuano 
alcun mouimentOjpercioche fi diceuajch'esfì tra 
uazliauano molto allhora lo flato de' Veneti*- 

ò 


y 


T 


DI V I N E G I A. 1 19 

ni . Ma, battendo Giulliniano trottato ogni co - 
fa pacifico ^ritorno l’armata fatua a Vinegia. 

In quel tempo l’^Ar fienai uecchiofu in gran par 
te accreficiuto . Effiendo Doge collui furono 
mandate quaranta galee cantra i Genouefi nel 
mar Maggior fiotto ilgouerno di Giufinianofe- 
quali ruppero molte naui de ’ nimici , che traua- 
gliauano grandemente lo fato de’ Venetiani al- 
lo (fretto di Cofantinopoli . L’ armata fi mito 
poi à combattere Pera . Per laqual cofia i Geno - 
uefi fauentati , promifero d i Venetiani ,fifi ' 
rimaneuano da combattere quella terra, che esfi 
erano apparecchiati di rifare i danni lor fatti ; 
& tutto quello , che sera fpefio in prouedered 
cofi grande armata. Efjendo adunque conciffit 
loro la pace fitto quefie conditioni, l’armata fu 
menata d Vinegia . In quelli tempi i Venetia- 
ni furono in aiuto di Padouani cantra Mallino 
della Scala ; & cofi , effiendogli leuato il tiranno 
dadofbji Padouani rthebbero la loro libertà di 
prima. E’igouernodi quella città fu conceffio 
a Mar fillio da Carrara . Fatto quelle cofie in 
cafia, & fuori, morì il Soranzo, hauendo 
gouernato la Fepublica fidici anni, 

& fiei me fi , & fu fiepolto 
nella fiagrelha di San 
♦ '*v Marco . 


i 


FRANCESCO DANDOLO 

* ». * * t v 

\ DOGE LI, 

R a ncesco Dandolo, Uqua* 
le fi chiamo per fopranome Cane 
fu creato Doge . Sotto ilgouer 
no di cottui, t Palarli , & i V al - 
Ufi , nbellandofi dal Patriarca 
d’<Aquilegid,uennero à dtuotio- 
7i e de * Venetiani , Mettendofi adunque in punto 
il Patriarca per ritenerli in fede , i Venetiani 
mandarono dimoiti faldati in Jftria fatto ilgo m 
verno del Giuttimano. il Patriarca d 1 ^Aqui- 
legia, non hauendo hauuto ardire d’ affrontar fi 
con effo loro, lafcio Pola,& Valle jotto certe 
condttiom d i Venetiani . Otto galee, delle qua- 
li era Capitan Tomafo Vi aro , combattendo con 
fei Genouefi perdutone fei furono rotte , & 
meffeinfuga. il Viaro tornato d Vtnegiacon 
tre, che gli erano rimafe ,percioche fi diceua,che 
quella rotta s’era riceuuta per dapocag^ine di 
lui, fu mefjo in prigióne . In quetto tempo i 
Venetiani, confortandoli d ciò , Papa Giouanni 
V ente firn ofècondo, el Re di Francia , armarono 
gran quantità di naui,& di galee contra i T ur- 
chi; le quali fotio ilgouerno ai Pietro Zeno rup- 
pero afjaisfime nani di nimici trottate in Soria . 



r 


DI VINEGIA. Ijl 

Z)o«f il Zeno fece impiccare tutti coloro, che gli 
uennero uiui nelle mani . Fecefì poi guerra co i 
Signori della Scala . Percioche co fioro h aliena- 
no occupato Verona , Vicenda, Brefcia, dettela 
li dianzi erano Signori apprejjo , Parma, ha 
uendone cacciati i Rosfi . Haueuano tolto anco 
ra Feltro , Ciuidal di Belluno , & Ceneda al Re 
di Boemia . Et fimilmente hauendo uftirpato 
T riuigi, s erano fatti Signori di Padoua, lafcia- 
i *0 ilgouerno di quella città a i Carrarefi à nome 
loro . Infuperbito adunque Maflino della Sca- 
la per tante fue uenture , difegnando di tentare 
anco i V enetiani , mife grojjo prefìdio in una 
[f fortezza, ch'egli hauea fatta nelle lagune ap- 

- ’ prefjoà Petabula. Perche iV enetiani, per im- 
; pedire i fuoi difegni, quiui poco lontano fortifca- 

( j rono un luogo ; & fecero lega , & accordo co i 
,j Fiorentini contra quei della Scala. Fecero poi 
i uno efferato grande . Et, hauendo i V enetiani 

. chiamato Pietro de 3 Rosfi Parmigiano, peritif- 

! fimo dell arte della guerrajo fecero Capitan ge- 

nerale . Et prima, hauendo i V enetiani prefeal 
cune caftella nel Contado di Padoua, & di Tri- 
i s *ì n fig n wiyono di Padoua , hauendo prefò 

Alberto della Scala, & diedero il goucrno di 
quella città à Marfiho da Carrara, hauendo man 
dati quiui prouediton, Marco Loredano di Gin - 


t 


in VITE de’ PR.ENCIM 

(limano , & Andreaxp^o Move fini , Haueua* 
noi Venetiimi ancora poflo l’ajjedio a Verona , 
&laflrigneuano molto , Et poi , effendofipo- 
fli ad afjtdiar Vicenda ,1’ haueuano ridotta d 
grandisfima carettia di uittouaglta . Ma,efjen 
do morti in quella guerra Pietro de 1 Rosfi , & 
Marfilio fuo fratello ^ battendo Luchin Vi - 
fc onte con un altro efferato tolto Brefcia , & 
Bergamo à Mattino fattofene Signore ; i 
Venetiani, temendo , mentre che Jfegneuanola 
grandezza d’uno, di non accrefcere quella d’uno 
altro', diedero la pace a Mattino con quettecon- 
ditioni, che lafciata Padoua d i Carrarefi ,& 
Brefcia, Bergamo d Luchino , T nuigi con le 

cattellafoffe derenetiani; Feltro, Citudale di 
Belluno, & Ceneda,ritornaffero d Carlo Re di 
Boemia ; i Fiorentini hauefjero quattro caJìeUa 
del Contado di Lucca . Dice fi , che quella pace 
dispiacque di Fiorentini, per cioche dtmandaua - 
po d’ejfèr Signori di Lucca . Ma nondi menomo 
lendo cofi i Venetiani , fletterò contenti . 

Fatto quefle cofe in cafa, & fuori; 

il Dandolo felicemente pafiò 

- diquettauita l’unde- •• V*?.™ 

• j/ v-V- 

cimo anno del 
fuo Pren- 
ci pato, 

BiA R- 


b^crtolomeo gradenico 

D O G E L I I. 


A rtolomeo Gradetti - 
co fu creato Doge l'armo 
mcccxxxix. Al tempo 
fuo fi comincio d mandare i 
magiftrati d Pouiglia 3 d Pa - 
leprina >&d Malamocco . 
l! acque sbalzarono tanto^h’elle inondarono qua 
fi tutta la città. Di quel tempo alcuni Signo- 
rotti di Candia 3 fi ribellarono dalla Signoria ; i- 
quali j confdandofi nelle montagne 3 trauaglia- 
uano molto l’ifola. Furono mandati adunque 
Nicolo Fallerò 3 Giuftinian Giufliniano 3 & 
Andrea More fini con buon numero di fanteria 3 
per ritardare ilordifegni. I quali 3 andaudo con- 
tranimici 3 in pochi giorni li ridufjero in poter 
de i Venetiani . Doue i ribelli furono , come 
meritauanoj puniti . Morì il Gradeni - 
co j hauendo tenuto il Prencipato 
da tre anni, il corpo fuo fu 
fepoltoneW entrar del- 
la chie fa di San ^ ••• - ' 

Marco. 



K 


* 1*4 VITE de’ prencipi 

^CNBRE^f DANDOLO 

DOGE LIII. 

1 N d r. e a Dandolo fu poi cYea-r 
to Prencipe , Intorno di fingolar 
dottrina, & eloquenti dettale 
fi dice, che con elefante flile fcrif 
\ficVldoria Venetiana. xAttem 

*po di coditi s’ottenne dal Soldano 
di potere ficuramete nauigar in Egitto, per mex. 
XP di N icolò Giouanni ambafciadore, lagnai co- 
fa fu confermata ancora dal Papa , e [fendo man-r 
dati ambafciadori dci'o Mar in Fallerò, &^fn 
drea Cornare j & fu concefjo à i V enetiani , che 
poteffero trafeare con fei galee circa A lefjan - 
dria, & S oria . Ora, nbellandofi Zara la fetti- 
ma uoltada’V enetiani, efii mandarono alcune 
galee in Dalmatiaper ac guidarla. Furono man 
date ancora di molte genti da terra, prouedito- 
ri e Andrea More fini, & Simeon Dandolo, iqua- 
lij tentarono di combattere la città. Ma la ue- 
nuta di Lodouico Re d’Vngheria con grandi* fi- 
mo efjercito , perciò che fitruoua ch’egli hebbe 
feco conto mila perfine; prima fece difficile l’im 
prefa, poi diede occafione di maggior uittoria à i 
V enetiani. Perciò che fi fece con lui una ferri - 
bil giornata , & effendofi fatta di qua , & di 




DI V I N E G I A. tl f ‘ 

la grandi sfi ma uccifione, i turnici furono rotti, 

& mesfi in fuga, il Re, hauendo perduta gran 
parte dell’ efferato , fè n’andò in Vnghcria ;per 
laccai cofa ff attentati i Zaratini uolti alla mi- 
fericordia, dimandarono perdono, & s’ arre fero 
ài Veneti ani. Quei, eh’ erano (lati cagion della 
ribelli otte, furono confinati. Furono creati allho 
ra tre Auditori per terminare le Itti, chia - 
maron fi gli Auditori Vecchi. Venne in cpiel 
tempo unohornbil terramoto , tlquale ruinòmol 
ti edifici) . Etdoppo quefto feguì una grandi sfi- 
nì a caredia nella città. Del medefimo tempo 
ancora uenne una terribil pefle, che trauaghò tut 
ta Italia i laquale fece anco di molto danno alla 
città diVwegta; talché in pochi giorni morirono 
molte migliaia di perfònedi quel male. lAllho- 
ra Capo aldria fi ribellò da’Venetiani. Perr- 
che fu mandato Brancatio Giufliniano con effer 
cito di terra, & di mare, per racquiflarlaùlqua 
le con poca fatica la ritornò à ubidì en^a. Mof 
fefi di nuouo guerra contra i Genouefi; & la ca- 
gione nacque da loro, iquali fi sforzauano di uo- 
ler impedire iluiaggio del mar Maggiore à i 
mercanti Venetiam . Cottolo, hauendo prefe al 
y cune naui Venetiane, le menarono à Caffà.Fjfot 
do fi adunque mandati ambafeiadori à dimandar 
le cofe loro, & non le hauendo potuto ribattere , 


/ 


1*6 VITE DE’ PRINCIPI 

fu ordinata una grosfsma armata contrd i Ge~ 
nouefi di xxxv. galee , laquale fu fornita di 
Ddlmatia,di Negroponte , & di Cdndid, Cd - 
pitdti generale Marco Rubano j ilquale , parti- 
to da cafa, basendo trottato x 1 1 1 . galee de ni 
mici a porto Cariflo, le ruppe , & mife in fuga. 
Furono prefe x. galee infierii e col Generale de- 
V armata ; & un numero grande di Genoueft , 
de quali centocinquanta furono pofli in prigione . 
1 Venetiani, doppo quella untori a , andarono in 
Negroponte; poi, andando uerfo lo flretto di Co 
ftdntipoli , prefero alcune naui de 1 nimici . In 
quello me^go iGenouefi con x. galee. Capi- 
tano Filippo Dorid , intendendo la pdrtita del- 
ibar mata Venetiana ; andarono a combattere Ne 
groponte ; & affdltando la città, in poco [patio 
attempo laprefero, & mi fero à ficco ; & fi- 
nalmente, hauendo ribattuto i prigioni, l 1 abbru- 
ciarono, V armata Venetiana fu menata à cafa 
con una gran preda . Fecefi poi lega col Re d'- 
xAragona contrai Genoueft. Et Stefano Miche- 
le fi* mandato a conchiudere l’accordo. Fu ordi- 
nata poi una grande armata, sfattone Capitan 
Nicolò Pifanij ilquale, partendo da cafa con x. 
galee, accre fiuta l'armata in Dalmatia , & in 
Grecia, percioche Brancatio G iu{l ini ano , Capi- 
tan del Golfo s' accompagnò [eco con xxx. ga- 


T> I VINEGIA. l?V 

lee, giunte infime due > andarono alla uolta di 
Gettona; dotte, battendo battuta ma terribile bu- 
rafea, perder ono una galea. Et poi,Jfiinti dalla 
fortuna , avvinarono d Modotie. Quiui , accorri - 
pagnatefi dticova con farinata Ar agone fe jpa/fd 
rotto a Negroponte; & con effe, aggiunte le na- 
ni de ’ Greci , dicefi , che fi fece una pinguino fa 
giornata co’ ni mici. Laqual battaglia fi partì del 
pari, non battendo hauuto uittoria ne luna par~ 
te, ne l’altra. Fecefipoi la giornata con tutte le 
firzj fi‘a luna, & l’altra parte allo ftretto di 
C affamino poh. Dotte fubito cedendo l’armata 
Greca, qttafi fenza effer tocca al nimico, & ua 
lorofatrtente combattendo i Venetiam ,& gli 
Aragotiefi,la battaglia duro fanguinofa pertjpa 
tio di molte bore, che la fortuna non piego da 
. tiiunlato. Finalmente, effendo durata la zujfa 
fino d notte, & continuata ancora fino all’altro 
giorno , dall' una, & l’altra parte fu fatta gran- 
d’uccifione . Alla fine , ejfendoui morto Pon- 
tio Capitan generale dell’armata Aragonefe ,i 
Barbari cedettero; perche i Venetianif fatichi no 
potendo troppe galee combattere rijpettodel luo 
go, ch’era ffrctto,anch’esfi cedettero d inimi- 
ci. Morirono in quella battaglia Brancatio gìu - 
{finiatio, Stefano Contar ini , éiouanni Stefano , 
& Benenato Bembo . Ma i Gcnonefi aneli esfi 

K Hj 


1 ? 8 VITE DE* PR.ÈNCIPI 

non hebbero la uittoria, fen%a fangue. Perciò chè 
alcuni fcnuono 3 che non fu fatta punto minor uc- 
cisone di Genoue finche di Venetiani ',i qaali 3 ef 
fendo poi prouocati da’ Venetiani 3 non uollero ue 
nire a giornata* Doppo quefto furono di qua j 
& di la date 3 & riceuute di molte rotte ; ma el- 
le non furono molto notabili . Vanno feguente fi 
mife in punto una grande armata , laquale ufcen 


do fiora fotto ilgouerno ^i Nicolò Pi funi uen- 

^ ' ‘ f * * 


ne in Sardigna ; don ella s accompagnò con l'ar- 
mata ^r agone fie di x l. galee , delle quali era 
Capitan Generale Bernardi) Cdpraro. 1 Geno- 
ue fi anch' eglino quindi poco lontani con un gran 
numero di galee 3 Capitano ^Antonio Grimaldi > 
incontrandofi apprefio a Cagliari in Sardigna 3 i 
Venetiani 3 &gh dragone fi grettamente at- 
taccarono infume l'armate loro 3 doue di quà,& 
di là furono alle mani con grandi s fimo ardire * 
& fi fece una ternbil giornata. Finalmente pie 
gando i Genouefi 3 perderono xli. galea 3 le * 
quali 3 hauendo i Venetiani prefe 3 per cancellare 
la memoria della paffuta rotta 3 come dicono al- 
cuni, co fi cariche dhuomini affondarono in mez^ 
%o il mare, il Grimaldi con pochi 3 che fi faV 
uarono 3 fe dando à Genoua.I Genouefi fpauett - 
tati per quella rotta 3 diffidando fi delle forxj lo- 
ro 3 fi diedero con tutto il loro (lato à Giouan- 


DI' 


fìi Vifconte ^frciuefcouodi Milano. I Venetia 
ni anch’eglino fecero lega co’ Signori di Carrara , 
con quei della Scala , con quei da Ejìe , co’ Gon- 
XJgbi, & co’ Fiorentini in Tofcana . Ma i Ge- 
nouefi , battendo di nuouo rifatta l’armata , fi 
mojfero con x x v . galee, delle quali era Capi- 
tano Pagano Boria -, & entrati nel Golfo di 
Vinegia, prefi molti nauigli,paffarono in Ijìria, 
& pigliarono , & mi fero d facco Parendo. In 
quel tempo i Venetiani rinouarono lega con Car- 
lo Re di Boemia . Fatto qttefle cofe , il Dando- 
lo morì jhauendo gouer nato la Repualica dodici 
anni,& fu honor amente fepolto nella Chiefa di 
San Marco appreffo il battijlero . 

M^IRIN FELIBRO 

DOGE L I I I I . 

^rin Faliero,effendo am- 
bafciadore al Papa , in fua af 
fen^afu creato Doge, l’anno 
m c c c l 1 1 1 1. In quejlo te - 
po, il General Pifani fi fer- 
mò all’ I fola di Sapienza con 
l armatadi xxx .galee, & con xxii. nani* 
gli minori . Quiui preftamente uenne anco il 
Boria Generale de i Genouefi , con xxx, 'sa- 
ie liq 



14© VITE DE* PRENCIPI 

Ma sa l ee 3 con difiderio di combattere * Et quìui, at- 
la ^M ra taccata fi la giornatd, i Venetiani furono rotti, 
douej'ono & mesfi infuna . il General Pijani , con cin- 
àfmte q Ue mx [ A huomini prejo , & menato a Geno- 
r ,TrÌ‘ “*■ Incetto mez.Z.0 il Fodero , haMndo go- 
tra Vinta uernato none mefi la Republica ; buomo fcele- 
Z mi dei rato, penso di uolerfi far Signore, & tiranno 
ùvinè- dellapatrta . Et per ottener piu facilmente il fio 
gta ; nel intento, fece un trattato con affaisfìmi plebei, 
t% lt diuoter tagliare à ^i ipmil%pminLllt 
iiamet- diede la cura a x v i . di loro capi della con- 
ter quella nmA j che ciajcuno d'esfi con xl. huomini ar- 

louè tut mati, a un bora ordinata correjfero al palazzo , 
to tìnto di gp* ta<rlidJ]ero a peXjKS quanti gentil huomini 
nero ' incontrauano ; & finalmente grtdafjero il Fa- 

llerò non Prencipe , ma Signor e. Or a, egli auen- 
ne neramente per prouiden%adi Dio ; che 
un certo Beltrando, uno de congiurati , o che 
fi fojje pentito di cofigran delitto, o fpinto dal- 
la paura , conferì tutta la cofa con N icolo Lioni, 
C rentilhuomo ,fuo compare . Intendendo ciò il 
Lioni , mofjo dalla Crudeltà della cofa , fubito 
. „• ajidpà trottare i Senatori piu uecchi , & i capi 
del configlio de' Dieci, & racconto loro tutto 
il fatto ; iquali , mesfi fi à liberare la Republi- 
cadel pre finte pencolo procurarono prima de- 
hauer nelle mani i capi della cogiura. Quella not - 





V I N ! G ! A, 141 

te furono prefi tutti i fediti , e faminati , & con- 
vinti, & impiccati per Ugola . il F alierò an- s 
ch'egli quel medefimo giorno fuprefo [òpra 

la [cala di pietra della falagrande gli fu tagliata 
la teda * Et di molti altri furono fatti morire , 
& alcuni anco affogati in mare . A colui , che 
haueua J coperto il trattato ,fu ordinata proui - 
ione di mille ducati d'orol’anno,^?* fu fatto no 
ile . il quale , tuffando poi i Senatori d'ingrati 
tudine,&jf)dxlando dì loro toltogli laprcuifio* 
tiejfu confinato per dodici anni à Ragugia * 

NI G RADE N ICO 


f; 


o v a n n 1 Gradenico , il » 
quale fi chiamo per foprano - 
me N afone , fu creato Doge* 
In quel tempo , e fendo dura- 
la guerra cinque anni , fu 
la pace co' Genouefi;fii 
finita anco la guerra co 1 Bernabò, (9 Galeaxs 
%o Vi fconti . I prigioni di qua, &di la furono 
redituiti . Fornita J che fu quella guerra juri al- 
tra nuoua guerra af] aitò la città . LodouieoRe 
J,T '*igheria,mmico à i Venetianiperla Dalma 
apparecchiaua l’armi, & laguerra.Et per 
volere ,s era pofiibde, didornarla, Marco Cor- 


/ 



/ <r 


141 VITE DE PR.ENCIPI 

naro, & Mann Gr mani furono mandati ani - 
bafciadori in Vngheria,iquali fenati hauerfat* 
to nulla perche ilRe dimandatici cofe poco ragia 
nettali , fe ne ritornarono à capi . Egli afjaltb 
adunque la Dalmatia coqgrandisfimo esercito , 
cpediandtràun mede fimo tempo Zara , Seleni- 
co, Spalato , Tran , & Nona . Ma i Veneti ani, 
hauendo mefja infieme una armata; & uneffer , > 
cito da terra, fornirono le città di gro/Jo pre fi- 
dio 4 Ne di ciò contento il Barbaro , fatto lega 
con Francefco da Carrara Jcol Duca d’xAujl ria, 
& col Patriarca d’aquilegia ; pafò in Italia 
con cento mila perfine; & entrato nel Triuigia - 
no, pre fi Conigliano 3 & S arile, di là fe nandò 
à T riuigi . Ma 1 Venetiani , hauendo mandati 
quiui Marco Giuftiniano , Giouanni Delfino , 
Paolo Loredano; fornirono quella città d’ar- 
me, & di uittouaglie . E/Jendo occupata la Re - 
publica in cof diffidi guerra il Prencipe Grade- 
ndo morì molto uecchio , hauendo gouernato lo 
i lato un’anno, & due mefi . Fu perfina 
di fingolar [api cn%a,et peritisfmo 
della ragion commune.Fufi 
polto nella chiefadei 
frati Mino 




ri 


' 1 ;rv 




1 



Di V I N E G 1 A. 14} 

G:1 OV^/CN N I DELFINO 

.1 • 

h DOGE L Vii 

0 i’ 

I o v a n n i Delfino, da Triui 
gì, doti egli era proueditore , fu 
creato^ Doge . llquale, accortila 
guato da fina banda di foldati i 
{partendo di Ifrfeneuennedvi - 
^ negia l’anno mccclvi. In 
queltempo il Re dVngberia, battendo fabricati 
alcuni edificij da guerra , fi mi fe per combatter 
Triuigi ; &la città fu ualorofamente difefa da’ 
Venetiani* Ma il Re jUeduto , che non faceua 
nulla, lafciato le genti aWaJJedio, tornò inVn - 
gberia . In quefto mexjzo, Marco Giufiinia - 
no proueditore ,fu mandato con molte genti d 
Triuigi. Fece fi tregua co ’ nimici per cinque me - 
fi . Andrea Contarmi , & Michiele F alierò 
furono mandati al Re, a dimandar la pace;iqua 
li tornarono àVinegia fetida batter fatto nulla 4 
Doppo la tregua i nimici prefero Serraualle « 
InDalmatia Spalato, Sebenico,eTraù fi ribel 
larono da i Venetiani al Re * Zara anch’ella fu 
rubbata da’ nimici; ma pero la rocca fi tenne « 
lì [fendo lo flato di Vinegia d quello modo in pe 
ricolo, i Venetiani mandarono di motto Gio- 
vanni Gradenico al Re d Trinici d conchiudere 

c5> 


144 VITE DE* PRINCIPI 
la pace con quelle conditioni, che fi poteva. La- 
quale s’hebbe con quefti patti . Che'l Re Lodo- 
vico hauejfe tutto quello che i Venetiani haueua 
no pofjeduto dal Quarnaro ,fino d Duralo; 
& rendtjje à i Venetiani tutto quel , ch’egli ha- 
ueua tolto loro in lttria , & nel contado diTri - 
uigi. Et i Venetiani renontiando il pffefjo di 
Dalmatidjfi ritenejfero la metà delle terrebbe 
era intorno, &dt quà dal golfo . Fatta la pa- 
ce j Marco Cornaro , Giovanni Gradenico , & 
Lorenzo C elfo furono mandati ambafii adori nel 
la Magna aWlmperadore . il Cornaro,e’l Gra 
denteo, tornando dall 1 amba feieria , furono prefi 
da un Signorotto Tedefco uituperofamente 
menati in prigione in una certa rocca . il C el- 
fi, pigliando altra uid,ritornò nella patria j & 
poco dapoi fu mandato Generale dell’armata 
alla guardia, del golfo . Fatto quelle cofe 
in cafdj & fuori dal Delfino , morì 

* l’anno quinto del fito Prenci- 

pato. il corpo fitto fu 
[epolto in San 

* '-■ Giouan - 

ni. 

Pao- 
lo . 


4 


DI V I N E G I A* 




LORENZO CELSO 

D O G E L VI I . 



Or. enzo Celfò offerite 
fendo Capitoti del gol foglia 
uetido dticora uiuo 1 1 padre 3 fu 
creato Doge. G li furono man 
dati incontra dodici gentiibuo 
mini con una galea . Et 3 ap- 
prejfdndofi egli alla città 3 la Signoria lo riceuet 
te l) onoratamente col Bucentoro. Vittore Pi fo- 
ni fu mandato in fuo J cambio algouerno del ma - 
ve. Iti quel tempo il Duca d’^f uslna uennt 
à Vinegta . llquale 3 uenendofuriceuutohono - 
reuolmente dal Prencipe 3 & dalla Signoria ;&* 
poco dapoi uenne anco il Re di Cipri con tre ga- 
lee j & con reai compagnia ; ilquale fu ancora 
egli honoratisfimamente riceuuto. Nacque da- 
poi una gran ribellione in Candia } & quafi tut- 
ta l’ifola fi ribellò dalla Signoria . Perciochc 
affidi s fimi gentil’huominij uolendo ribellarfi 3 ha 
uendo poflo le mani addeffio di Duca Leonardo 
Dandolo 3 & à i proueaitori. 3 crearono Duca 
Marco Gradenico . Prefero le nauigrofje 3 che 
erano arriuate quiui infiemeco * mercanti. I Ve 
netiani } hauendo tntefa la ribellione dell’ijola 3 
mandarono Pietro S Oronzo, Andrea zeno,& 


14^ VITE DE* PR.ENCIPI 

Marco More futi ambafciadori d i capi della Co- 
lonia, ; i quali li confortauano a lafciare il loro fce 
lerato difettò ‘e tornare d ubidienzj della Si- 
gnoria . Ma esfi non folamente non ubidirono , 
ma ne pure afcolrarono l’ambafciata publica . 

T ornatigli ambafciadori, i V enetiani dichiara- 
rono per ribelli, & nimici della Republica i capi 
della congiura & prima mandarono ambafcia - 
dori al Papa, aWlmperadore , al Re d’Vnghe- 
ria, d Giouanna Reina di Sicilia, &quafi d 
tutti i Prencipi Chrijìiani ; & li pregarono , che 
uolefjero aiutarci V enetiani a uendicare la di - 
shoneila ribellione de lor coloni ; ò fè pur ciò non 
uoleuano fare , almeno nonfaceffero ingiuria di 
lor V enetiani, & fe coloro gliele di mandauano, 
fojfero contenti di non dar loro alcun aiuto f Jn 
quefto me%go i V enetiani ordinarono una gran 
de armata [otto il vouerno di Domenico Michie 
le, dianzi generale dell’armata . 'Furono fatte 
anco di molte genti per terra ,fotto laguida di 
Luchinodal Verme Veronefe . Mille caualli y 
& due mila fanti furono t imbarcati . U arma- 
ta di trentatre galee, & d’otto naui gr offe, par 
tita da Vinegia , arriuo alla citta di Cardia . In 
quello mexgò i capi della ribellione, il principa 
te de ’ quali era un certo Calergo , fi rifolfero di 
uoler ammazzare tutti i gentiluomini Vene - 


® I V I N E G I A* X 47 

tidnì , i quali non haueuano partecipato in quel * 
trattato , ma fauoriuano la Signoria di V inezia» 

' Furono morti adunque Andrea Cornare , Ga- 
briel Vernerò , Marmo , & Lorenzo Pafquali- 
ghi , loren^p Gritti , ZrfifMfto G Mimano , 
Leonardo bramo , molti altri . il Ca 

lergopoco dapoi fu meritamente punito della fua 
audelta uerfo i gentil huomini Venetiani ; per- 
cioche prefo da Marco Gradenico Duca , quello 
huomo federato, fu trattogiù dalla cima del pa 
& cojì mori , hauendo prima riceuuto 
di molte ferite . Per la fua morte , sbigottiti i 
capt della fattione, non hauendo alcuna fperanza 
d'ottener perdono da i Venetiani , & confidai 
j doft poco nelle lor forze, mandarono ambafeia- 
dori a i Genontfi, dando fé medefimi, & iifola 
nelle mani loro . Intefa adunque quella cofaà 
Vinegia, per G iorgio Molino V efeouo di. Coro - 
ne, fubito furono ordinati ambafciadori ai Geno 
uefi, & fatto loro intendere, come esfi non po 7 
teuano,fen%a mancare della fede publtca, dare 
aiuto à i Candiotti . I quali, efjendo da loro far- 
ti uditi ,gli ambafeiadori de' Candiotti furono 
licentiati fenzj. alcuna jperanza d'aiuto . In 
(jueflo mezzo, mentre che 3 1 Michiele sbarcaua 
le genti in terra, da cento faldati furono affliti 
in una imbofeata da' nimici, & tutti quanti ta- 


148 VITE DE* PRENCI?! 

gliatii pexXJ . Effondo poi sbarcate l' altre gen 
ti, Luchino fi rifdfe di volere dar l’affdlto alla 
città ; & prima , hauendo fatto animo à i fvoi 
con una bella oratione , mojfo bravamente cantra 
i ntmici . Q uafi nel primo afj alto furono rotti i 
Candiotti , & i vincitori V enetiani havendoli 
rotti , attendevano a ttringerli , & dar ben ad - 
dojfo . I Greci paventati per àuella rotta ,ueg 
vendofi per terrai per mare circondati dà ni 
mici , & non hauendo alcuna fperanza; manda- 
rono le chiavi della città al Michiele ,& ai Pro 
veditori, hauendo riceuvta la fede, che perdonaf 
Jero a imi feri cittadini) & alle fatuità loro.Lu 
chino con pòchi, entro nella città . il Duca Gre 
co fu fatto morire ; & à i capi della ribellione fu 
tagliata la tetta . i foldati , perche non ha - 

ueuanohavvtola città à fiacco , furono date due 
paghe . Effendo venuta la nuova di quetta vitto 
ria à Vinegia, renduto prima grane àDio Ot- 
timo, (37* Masfimo, Sfatto molte opere pie, 
igiouanetti nobili fecero per alcuni di giottre , 
& torneamenti con magnifico apparato fu la 
pia'Xjxa di San Marco . N elquale (fettacolo il 
Me di Cipri, effendo tornato di Francia, giottrò 
col figliuolo di Luchin dal Verme, giovane ua - 
lórofo . Effondo tornata iifola à ubidien%af ar 
mata fu menata à Vinegia con le genti- Fu fot 


l 


DI V I N E C I A* 140 

ta legacol Rìdi Cipri; & a fra infiammi fu 
mejja in punto und )iuoua armata; dellaquale,ua 
Unaofi egli prefe , & faccheggiò la città d’^Alef 
fandrid . Morì il Cefo hauendo gouernata la 
Republica circa a quattro anni , & fu fepolto 
nella chiefa della Celedria. , 

M*ARCO CORNERÒ 

DOGE LVIII. 

yA Kco C amaro, huomo mol 
to JduiO) & eloquente, fu Ino- 
norato della dignità Ducale , 
l'anno mccclx v. Nel 
principio del gouerno di codui 
fuccejfe la nuoua ribellione de ’ 
Candiotti, & i primi mouimenti d’effa, dicefi , 
che nacquero da Giouanni Calergo; ilquale , ha- 
uendo tolte l’infegne dell'imperio, fi fece capo di 
quella ribellione. Et prima , molto alla ruma 
de ’ nobili , ammaxgp Nicolò Dandolo ,el fra- 
tello, & di molti altri nubili . Prefè , & fac- 
cheggiò cdftella , & terre gr offe; & tolfe ài Ve 
netiani quafi tutta l’jfola , in fuor che le città , 
& alcune pochtfime c ad ella. I Venetiam, ha 
uendo intefo quella nouità , mandarono ambdfcia- 
dori al Pdpa, dal quale ottennero ; che tutti colo- 
ro, che pigi iduano Carmi cantra gl’ ifclani ribel- 



J 



li, haueffero perdono di colpa , & di pena di tut- 
ti i peccatile haueuano fatto infitto aquelgior 
no. Furono tv andati poi proueditori, a ritarda- 
re i mouimenti de ' Greci, Giacomo Bragadino , 
Orio Loredano, Pietro Mocenigo , Lorenzo Dan 
dolo, & Andrea Zane. Icjuali, hauendo indi 
uerfi luoghi fatti afjaisfemi faldati , & fanti 
barbari, moffero contra i nimici ; & combatten- 
do ad ^rgatia, & Meli fi a, ruppero , & mi fe- 
ro in fugagli ifolani . Molte ,&dtuer fi fat- 
tioni furono poi in quella ifola , & in piu luoghi 
fu combattuto con uario fiuccefjo ; effendo poi fiat 
ti nuoui proueditori, con molte compagnie di fan 
teria , Pantaleone Barbo, Giotianni Zeno , Ni- 
colo Triuifano, ^ftidrea Zeno , & Nicolo Giu 
{limano, ere fiuto perciò le forzj de * Veneti ani, 
molte co fe fecero i proueditori contra gli I fila- 
vi, 0* molti fiòcchi , & incendij feguirono , tan- 
to che ne nacque gran car e flia di tutte le cofe , 
per laqual cofa i Lufitani cacciati dalla fame fe 
arrefièro ,• & di molti altri luoghi furono torna- 
ti a ubidienzj . Finalmente, effendo prefo il Cd 
lergo ^tagliatogli la teda , & leuati d’ogni 
parte i nimici , la Candia torno in pace. Molti 
ribelli parte furono de capitati , & parte confi- 
nati. Fatte quefile cofe , morì ilCornaro,efiJen- 
do fiato Prencipedue anni, & fu fepolto nel- 


DI V I N E G I A. 

la chic fa di San G marni, & Paolo . , • 


IH 


iA'N D R E^f CONTEA Ut N I 

\ \vf\j • ' . *V 1 Sivì 

l igei 1 <&' 


DOGE 

• #44^n( 



N d r. e a Contarmi ficcefje 
nel Prenci paro /anno mccc- 
l x v i i i , ìlquale , quafi che 
mdouinafije quanti danni la Re 
publica haueua à patir al [ho 
tempo ; rifiuto un peTCZS l* 
dignità, che gli era offerta , & per queflo fe ne 
era ito nel contado di Padoua , finche fi faceffe 
nuoua elettione d’un atfffiDoge . Ma nondime- 
no moffo da prieghi decenti, & perche an- 
co la Signoria gli minacciò di confinarlo , 
mettergli i fuoi beni in commune, fe non uac- 
confentiua ; ancorché contra f ita uoglia accettò il 
Prencipato , <Al principio del fuogouerno , Trie 
fte fi ribellò dalla Signoria . Perciò che i Trie * 
ftini,hauendo prefa una galea, laquale fi teneua^ 
inlflria a guardia delle gabelle , e tagliato à 
pentii Capitano grafferò fuora Vinfiegne de i , 
Venetiani ,&le uoltarono aW ingiù , Perche i 
Ventimi ,hauendo fubito fiatto genti, per ter- 
ra ,& mare , ajjediarono la città. Capitano 
delle genti da terra , fu Domenico Michiele , 
& deliarmata Crefio da Molino . I optali ten - 

L ij 



jooglc 



tarotio di 'sformare la citta ; ma i Triestini con 
Vaiuto de 1 Furlani , ualorofamente difcfcro la 
terra j & fpefje uolte fu combattuto con Uàrio 
fitccejjo. Ejfendof poi fatte molte genti in fup- 
plementù , & mandati nuoui proueditori die- 
tro Loredano , & Tadeo Giudi mano , i Trìe - 
dini mandarono d ciò loro ambafiadori 3 & fi 
diedero infieme con la città loro al Duca d'^Au- 
dria j ilquale pòco dapoi uenne con x . mila ca- 
malli , & grandis fimo numero di fanteria ; 
Uenuto alle mani co Venetiani , in un tratto pre - 
fe il forte ; mai foldati > & le ciurme , /occor- 
rendo ualorofàmentei fuoi , non folamente rtbut 
tarono i nimici , ma dato loro anco ma groffa 
rotta , li codrinfero à partire . I Tedefchi in- 
deboliti per quella rotta, non hauendo fferan^a 
alcuna di poter tener la città , rimenarono le gen 
ti loro in tamagna . 1 Triefini, ingannati del- 
la loro fperan'xa , s’ arre fero f otto certe condi - 
tioni. Nacque poi nuoua guerra contra Fran - 
cefo da Carrara ; la cagione della guerra uenne 
da i confini ; perciò che il Carrarefe faceua ogni 
dì qualche nouità circa le paludi . Aggiunfefi 
à queftoj che fi trouo ancora, come il Carrare- 
fe haueua fubornati certi trifli , perche am-r 
mazp^affero alcuni gentiluomini de i primi» 
Alcuni di loro furono prefi , & /quartati fra 


DI VINEGI A* if? 

le due colonne , come meritava il tradimento 
loro . Fu trouato ancor a 3 che certi gentil huomi 
vi del Confidilo auifauano il Carrarefe di molte 
deliherationi , che fi faceuano in ejfo . ^Alcuni 
de iquali 3 effendo efaminati 3 & convinti J òpra 
ciò 3 furono confinati in prigione à vita. Cotichiv- 
fa j che fu quella guerra 3 i V enetiani fecero ve- 
nire di Tofcana Remeri Guafco peritisfimo del- 
l’arte della guerra 3 <& lo fecero Capitan gene- 
rale; &con cj]o lui furono mandati prouedito- 
rixAndrea Zeno 3 & Tadeo Giufltniano . Et 
prima il campo fi moffe contra i Padouani ; & 
tutto quanto il contado di Padova fu [accheg- 
giato. Nacque dfeordia poi fra Renieri 3 & i 
proueditori . Dicefi 3 che volendo egli poffare il 
fiume delle Brentelle 3 fu impedito da’ Prouedi- 
tori ; & perciò 3 adirandofi con effo loro 3 renon - 
tiò il generalato . Ma il Carrarefe coufdandofi 
poco nelle fue forze, fece lega con Lodovico Re 
d’angheria. 1 V enetiani 3 oltra le genti da ter 
ra 3 ordinarono una grand' armata , £ 7 * ne fecero 
Capitano Michiele Delfino. Et in fra compa- 
gnia vii furono dati . Proueditori Pietro Giu- 
ftiniano 3 & Pietro Cornaro . In quefto mexj 
Xo 3 venendo una gran furia di Barbari d’Vn- 
gheria 3 entrò nel contado di Trimgi 3 & mi [e 
ogni cofa a ferro 3 & fuoco . Et per impedirli, 


VITE DE PRENCIP! 

thenonfacejfero tanto male, Tadeo GiuftimanÒ 
andò à incontrarli alla Piane ,& attaccata la bat 
taglia circa il fiume, al primo incontro gli Vn- 
gheri furono rotti. Rimeffapoi la battaglia, fu 
molto terribilmente combattuto , doue i nimici 
furono fuperiori. I Veneti ani, e fendo uinti , fi 
ritirarono ;pochi furono prefi, ma affiaisfimi mor 
ti, tra i quali fi dice , che ut fu il Giustiniano . 

Gli Vngheri poi, tornati nel Friuli, andando al 
la uolta di Feltro fi fermarono à BaJJano. 1 Ve 
netiani poi, hauendo rifatto l’efferc ito fecero lor 
Generale c Alberto da Coreggio ; tlcjuale con Leo 
nardo, & Andrea Dandoli , & Pietro Fonta- 
na, proueditori, uenne in campu;& com’egli fu 
alla uifta decimici, mi fiele genti in battaglia, e 
traffiefi auanti. Fra Stefano Tranfiluano Capi- 
tano della cdualleria Vngheria , ilquale anch’egli 
non rifiuto la battaglia, ^fttaccatafì adunque la 
mifchia, il General de ’ Venetiani , comando ài 
cdualheri ,che fcendeffero , & combattejfiro à 
piedi ; doue, ejjendofi fatta unaterribil giorna- 
ta , i Venetiani, combatteron con tanto ualore , 
che rompendo , & mettendo in fuga inimici , 
acquietarono quel giorno honorata uittGria. Mol 
ti de’ nimict furono morti in battaglia; el Tran 
'filuano con parecchi barbari illustri fu fatto pri- 
gione. Furono prefi anco molti gentilhuomint 

■Digitized by ( 


DJ V I N E G I A. l<< 

Italiani, & affaisfimi Padouani. L’itifegne de 
Vngberia, &da Carrara furono abbattute, & 
uennero in mano de ’ Venetiani . Doppo la rotta 
{ battuta Marfilio da Carrara fratello di Frane e- 

fio spinto da * Cittadini, ejfendofi offerto per* ait - 
. me della pace , pafiò a i Venetiani . il Re Lodo - 
uico avellerli ,hauendo irne fa la rotta de’ fai, 
fcriffeal Carrarefe, che accettaffe la pace da i 
Venetiani , con quelle conditiovi, eli egli poteua 
hauere, perciò ch’effònon poteua piu fperare al- 
cuno aiuto da lui * il Carrarefe adunque , man- 
candogli ogni fperawza , dimandò la pace , & 
l'ottenne con quefte conditioni, che cinque q enti - 
ihuomini Venetiani eletti a ciò, giudicafjero i 
confai; che i Padouani pagajfero quaranta mila 
ducati d’oro d i Venetiani ; & di là a quindici 
anni quattordici mila ducati ogn anno. Che Fran 
cefco da Carrara, ò il figliuolo , chiedeffe perdo- 
no in prefenza del Doge,& della Signoria . 
Che’l Caflel nuouo fi ruinajfe . Che la torre di 
Corano fofje de’ Venetiani. Ch'egli m arida ffe à 
| donar ogn ’ anno trecento ducati d’oro all’altare di 

San Marco. Ch’egli non edificaffe tre miglia ap 
pr'flbk foci de’ fiumi. Che t frutti delle pofje fi- 
foni di Mar fillio fi portdffero à Vwegia. Venne 
adunque Nouello figliuolo di F rance fio , à con- 
chiudere queftd pace d Vinegia ; ilquale nella 

L itij 


Oidi 


I *6 VITEDE* PR/ENCIPI 

chiefadi San Marco giurò , che l padre, & egli, 
& tutti i Carrarefi hauerebbeno offeruaro, tut- 
to quello, ch'era efpreflo nelle conditioni della pa 
ce. Doppo la guerra Padouana , Leopoldo Duca 
d'^fuftria , ueuendo in Italia con quattro mila 
eaualli , entrò [abito ntl contado di Triuigi, & 
hauendo meffo ogni coft a ferro , & fuoco , fi 
fermò a uiila della città. I Veneti ani, mosfi per 
quella nouità, hauendo al primo tumulto fatte al 
cune fanterie, & riceuuto alcuni leggieri prefi - 
di] da' Marchefi di Ferrara , andarono contra i 
rimici. Ma i Barbari partendofi da Triuigi , fi 
ritirarono nel contado di Ciuidal di Belluno . 
In quefto mezgo i Venetiani , hauendo ritenu- 
ti i mercanti Tede [chi , & i loro beni , fecero 
Capitan generale di tutte le lor genti Giaco- 
mo Canallojhuomo eccellenti sfimo nell’arte del 
la guerra, ilqual hauendo , accettato il gouerno , 
fe ne uenne à Triuigi , & hauendo da ogni par- 
te raccolto aiuti , entrò brauamente nel paefe 
de i ni mici, & s’accampò à Ontgo ,doue, uenen- 
do alle mani co ’ nimici , & morti molti di loro , 
(IP meffogli in fuga , (pinfe fino à Iuttorio ; il- 
qual coltello egli prefe per for^a,& poi s* accorri 
pò à Feltro, & poich'egli hebbe dato il guado 
al paefe, tentò di uolere combattere, & piglia- 
re la città per forza. Molte furono poi le fattioni 


Di VINEGfA. 1*7 

fra luna parte , e l’altra . Ma finalmente , in* 
teruenendoui il Re Lodouico , i Venetiani fecero 
tregua per due anni con Leopoldo . Et non mol- 
to dapoi , il Re ,di nuouo inimicato fi ,fece lega 
co’ Genouefi , col Patriarca d' Aquilegia , & 
co 3 Carrarefi contra Venetiani . I quali, hauen- 
do ci'o intefi, fecero pace con Leopoldo, rejlituen 
dofi tutte le cofe deli una, Ì altra parte , ha - 

uendo mandati à ci'o Leonardo Dandolo , & Pie 
tro Cornano . Dicefi, che la cagione della guer- 
ra trai Venetiani, & Genouefi fu quejla , che 
facendo Penino Re di Cipri la pompa della fua 
cononatione in FamagoCla, il Balio de ’ mercanti 
Venetiani fu mejfo innanzi a quel deGenouefij 
ilquale ne fu cacciato con uer gogna . Et, perche 
il Re fauoriua piu i Venetiani ; che i Genouefi j 
perciò i Genouefi fi sdegnarono molto . Oltra 
di quefto , hauendo Andronico con l aiuto de i > 
Genouefi , a i quali egli haueuapromefja iifiola 
di T enedo in premio del feruigio , cacciato del - 
Ì Imperio Caloidnni fino padre , Imperadore di 
Coftantinopoliji Venetiani lo rimifiero in fla- 
to , & hebbero da lui iifola di T enedo; & ueg - 
gendo, che ueniua lor addoffouna terrihil guer- 
ra, ordinarono una grande armata . Della qua 
le fecero Capitan Generale Vittor Pi fimi; & fu 
rongli dati per proueditori Pantaleone Barbo j 

>• 

» i • Drgijfetì^ 


1*8 VITE DE' PRINCIPI 

Lodouico Loreddno. Ejjendo ufi ita fuor Var 
mata,&ritrouato le galee Genouefi a capo di 
Antio nella fpidggia di Campagna, di Roma y 
delle cjudh era Capitano Lodouico Frefco 3 fu fat- 
ta fra l'una, & l'altra parte una pinguino fa bat 
taglia. Finalmente i Genouefi piegarono 
furono rotti; tre Galee ufcirono faine di mezpzo 
la battaglia, V altre furono prefe infieme con Lo- 
douico 3 & con effolui fatti prigioni di molti o-en 
tiVhuomini Genouefi, & da ottocento fidati , 
morti da fèicento . il Pi fimi poi , accoflandoui 
Ì armata prefe Cataro città del Re d’Vngheria. 
Dapoi, c refe iuta l’ armata ,andò a Pola, doue fi 
diceua, ch'era l'armata de ' turnici ,&uenuto 
alle mani con loro fu rotto da Lucian Doria Ca- 
pitan generale de' Genouefi xni. g alee 
furono prefe da' nimici; furono fatti prigioni da 
due milahuomini , molti morti , & affasi fimi fe 
riti; morì in quella battaglia ancora Luciano Gè 
iterale de' Genouefi . il Pifani,per efjeygli riti 
fitta male Ìimprefa,fitto uentre d Vinegi a , fu 
poflo in prigione . I Genouefi poi , hauendo mef 
fa infieme un’armata di lx. galee , & fatto 
Ammiraglio Pietro Doria in luogo del fratello 
morto , uennero allauoltadi Vinegia,& pre- 
fero per forza, & abbracciarono V mago , Gra- 
do, &C aorte . il medefimo fecero poi ancord 


I 


DI VINEGJA. ri9 

di Cbioggia picciola . I Veneti ctni) battendo ri- 
tenuto tatui danni , & non potendo apparecchia- 
re armata dà metter cantra a i nimict } fi riuoU 
fero a difendere la città ordinarono una ar- 
mata di x i. galee alla guardia del porto ; delle - 
quali 3 fu Capitano Tadeo Giùftmiano . oltra 
di quefto ,h unendo fatto due casi ella di legno , 
ferrarono il porto 3 & lo fornirono d' 'artigharia, 
attaccarono poi infume tre naui graffe con una 
catena di ferro , & le fermarono beni s fimo. Fu- 
, rono poi mefjc in ordinatila le genti à San Ni- 
colò da Lito ) & ne fu dato il gouerno à Giaco- 
mo C auaUo V eronefe . Fu edificato anco appref 
fo à Malamocco un fortisfimo Camello con due 
naui 3 & fornito di buona guardia * 1 Gettone- 
fij, non perdendo punto di tempo in così grande 
occafione 3 partendo da Zaraffubito fjnnjero uer 
fo il porto di Chiogvia . Poi fe n andarono à 
Cbiogria 3 laquale fu per un pe'%j(n molto hono- 
rat amente difefa dal prefidio de ’ Venetiani , ef- 
| . fendo Podefìà della città Pietro Fmo , & prò - 
ueditori 3 Nicolo Contarmi , & Giouanni Mq- 
tenigo i Finalmente juincendo la moltitudine 
de’nimici (per ci oche fi dice } che furono da nen- 
iiquattro mila perfone ) la prefero perforaci,, • 
dando loro uittoùaglia } & aiuto il signor di 
Padoua * In qUeiìo luogo furono piantatele in - 

f 


fegne del Re Lodouico, de ' Genoueft,& del Sta- 
gnare da C anarai & dicefi , che in quella bat- 
taglia morirono da feicento huomini , & da no - 
uecento 3 e cinquanta furono prefi ; Pietro Emo 
Podeftà fi rifatto con tre mila ducati d'oro . 
Prefiche fu Chiowia,i Veneti ani offendo chiufi 
per terra , &per mare, cominciarono à patir di*- 
fagio di uittouaglia , & di tutte le cofe . Per- 
tiche Loreto , la torre dalle Bebbe , & Capo 
d’argere, poco dapoi arrendendofi , uennero nelle 
mani de ' nimici . H ebbe fi in quel tempo qual- 
che poco di grano folamente da T riuigi , ilquale 
era portato per lo fiume del Sile . La città , sbi- 
gottita per così gran perdita, eh' ella haueua fat- 
ta, non fi fapendo rifoluere in tanto trauaglio, et 
dtfirdine, a cui ella deuea dare il carico , e ma- 
neggio di quella guerra, il popolo grido , che fi- 
lo VittorPifanierafofficiente àgouernare una 
imprefa di tanta importanza . Laqual co fa, ef- 
fendofianco rifoluta dalla Signoria, il Pi fini , 
tratto di prigione, fu reftituito di con finimen- 
to di tutti aUafua dignità di prima , & fa fa' 
to Generale di mare; ilquale, effendo uenuto con 
l'armata al porto, col configli o del Generale del 
VefJercito,fecefare due torri all'uno, & l'altro 
capo del porto , Venendo poi Carlo figliuolo del 
Re Lodouico , con dieci mila barbari, &ferman 


t 


DI V I N E G I A. l6i 

dcfii Triuiff, i V enetianigli mandarono am- 
bafciadori Nicolò Morefini ,Giouanni Grade- 
ndo, & Zaccaria Contarmi ,& tentarono la 
pace; &l'hauerebbeno anco accettata con condi - 
tioni poco giade . Mapercioche , i nimici infu - 
perbiti, dimandauano cofè fuor d’ogni deuere , i 
Venetianifi rifolfero, che foffe affai meglio pati 
re tutti i di [agi, & pericoli del mondo, che ui- 
tnperare il nome deW I mperioVenetiano con tati 
ta uergogna . T entarono poi i Genouefi di com 
battere la città di V inegia ; ma, effendofi fatte 
di molte battaglie circa il porto, Giouanni Bar - 
barigo con alcune barchette armate facilmente 
li ributto. Sopragiunfepoi Carlo Zeno , huo- 
mo peritifimo nella guerra di mare , con cpiat- 
tordeci galee, ilcjuale, hauendo affondate due na 
ui graffe dinanzi al porto di Chioggia,ridtffe i 
Genouefi à tanta necesfità, che coloro , che affé - 
diauano , patiuano molto maggior caredia di'* 
tutte le cofè, che gli affediati . Quedo fu an- 
cora, che trauaglio grandemente le co fe de' Ge- 
nouefi , che Pietro Doria ammiraglio dell’ar- 
mata Genouefe, mentre che combatteua appref 
fo à Loreto, fu morto da un colpo di bombarda , 
laquale fi dice, che fu trouata allhora la prima 
uolta da un T edefco . Finalmente i Genouefi 
affediati in Chioggia, hauendo grandi sfi ma fa- 


%6t- VITE DE* PRENCI?! 

nte, & non potendo hauer uittoUdglia , s’drre fe- 
ro l’anno mccclxxx. Furono prtfi da quat 
tro milahuomini,& menati a Vinegiain pri- 
gione . c Afja'tsfimi morirono di ferro ,& di 
Jame in quello affedio. Eihauuta Chioggiajuc - 
cefe la ribellione di Triede;percioche i cittadi- 
ni 3 battendo mcffo in prigione Donato Trono ,che 
itera Podedà> prefero , & minarono luna , & 
l’altra rocca . Capo d Jjìria anch ella fi diede 
à i nimicij fidamente fi tenne la rocca . Pola ait 
(orafi prefa da Geiwuefi , & la maggior par- 
te abbracciata . Ma, ejfendofi ridorata l’arma 
ta , c£* menata in iflria ; & andatoui ancora 
Giacomo C amilo con l’ejfercito per terra; Capo 
d’idria fi rihebbe, & fi mife a ficco . / 1 P fa- 
rli, efjendo ito con l’armata a Zara » ammalo di 
fibre, & quiui fi mori con gran dolore d’ogn ti- 
no; nel cui luogo là Signoria fece Carlo Zeno ge- 
nerale di mare . In terra ferma Triuigi fu tra - 
ua<rliato grandemente dall’ armi de Padovani, 

& quiui, ejfendo tolte leuittouaglie, fi pati gran 
disfima caredia . Et non hauendo i V enetiani 
alcuna fieranxa di potere tener quella città, per 
ch’ella non ueniffe in mano del Signor da Car- * 
rara, mandarono a ciò Pantaleone Barbo , & l* 
diedero a Leopoldo Duca d’^udria • Effendo 
finalmente fianchi, & i V enetiani , & i Geno - 


DI VINEGIA* i Gì 

ttefiper così affranco fi lunga guerrd, col me^ 

XP del Duca di Sauoia , il fefto anno , el quarto 
mefe, da che la guerra s 3 era cominciata fu fat- 
ta la pace co * Genoitefi,col Re Lodouico,& com 
pagri, con quefteconditioni . Chei prigioni fof 
fero reftituiti daWuna , & V altra parte , che i 
Venetiani lafciajfero T enedojche pdgafjero ogni 
dieci anni fette mila ducati d'oro al Re d’Vn- 
gherid ; & egli perciò asficuraffe la rimerà di 
Dalmatia a i Venetiani > & non lafciajje far fa 
le in rimi luogo . Che 3 l Signor di Pddoua ren- 
dendo a i Venetiani Capo aargere., e'I Moren- 
‘Xano, ruinafje le torri edificate nelle lagune , et Scria e 

nelle foci de’ fiumi . Alberto Mdrchefe di Fer c J ,inati * 
rdra fu mex^ano a porre i termini fra i Vene- p cr ; ^ oi 
tiani, & i P adornai. In Vinegia da trenta per gru n me - 
fine, che haueuano diutato la Republica 'a, fpefe ™ 
loro j furono fatti gentiluomini . Morì poco uaiioVe- 
dapoi il Re Lodomcd. il Signor di Padouapoi rone f e in 
ajfaltdndo T riuigi, lo ftrinfe di tal maniera, che 
Leopoldo effendone difperato ^gliele la feto fotta fatto gè» 
certe c onditi ori. Fatto quette cofe per terra. t f l,now * 
per mare , tl Contarmi mori , hauen - no ,& f m 

dogouernato quattordici anni la Re hoggilt 

publica,& fufepolto in San ZlTqùe 

to Stefano. . fa cafa 

in Vme~ 

g/4. 


1 % 

< 


J«4 VITE DE’ PRENCIEI 

MICHIEl MORESINl 

DOGE L X. 

/ c h i e l More fini , fùcceffe 
nel Prenci fato . *Al tempo fuo 3 
fu fatta una legge, che * coloro, 
che haueuano fatto homicidio , 
fojfe tagliata la tefld , doue pri- 
ma s 1 impiccauano per la gola . 
M ori j poi ch'egli hebbe gouernato la Republica 
quattro mefi; & fu fotterrato m San Giouan - 
ni, & Paolo. 

ANTONIO VEN1ERO 

DOGE L X I . 



N t o n i o denterò , effen - 
do Duca in Candia , fu leuato 
di là , & creato Doge . Fu 
huomo d'ottimi coftumi , & 
d'animo molto accommodato 
à far fi amare . Al tempo di 
coflui, facendo grauisfima guerra tra loro ^An- 
tonio della Seda Signora i Verona, & Fran- 
cefco il uecchio di Padoua,Galeax^oVifconte, 
inftigato à ciò da Francejcoda Carrara ,moffe 
guerra à i Signori della Scala . Et hauendoli 
uinti, prefe Verona , & Vicenda ne contento 

di qtteflo. 






DI V I N E C I A.r i<T? 

dicjuefto]hMendo fatto levato' Venetiani , af 
fatto anco il Carrarefe,#*con iaffedio di pochi 
mefi prefe Padoua. Piglio Francefcoda Cana- 
rd , #* lo cacciò nella prigione di Moriva. Et 
hduendo anco prefò T r luigi Jo diede à i Venetid - 
iti, fecondo il patto ,ch'era trd loro . Et non mol 
to dapoi , (fetido crefciute le forze di Galeaz -■ 

Zo, tanto ch'elle metteuano folletto a tutti i ul- 
ani , #* hauendo egli moffo guerra à Bologne * 
fi,#* ài Fiorentini ; i Venetiani , i Fiorentini , 

Bologne fi, Francefco Gonzaga , il Marchefe di 
Ferrara, #* Carlo Maldtetta , fecero lega con- 
trail Vifconte. Et anco Roberto Duca di Ba- 
vera , à cui era ricor fo Nouello da Carrara ,fu 
tolto in compagnia della lega, accioch' egli fcen- 
deffein Itahd contrail Vifconte.. Ala Galeaz-' 

%o, hauendo aff alito Riantoua con gran tumul- 
to. l'affedio per terrd, #* per accjua. I V enetia < 
ni, hauendo proueduta gran quantità di nauigli, 
ributtarono il nimico dalla città non fenza ucci- 
sone. Et non molto dapoi Galeazza , uinto in 
una vran battavlia à Gouernolo da Carlo Mala - 

O ^5 

tejla Capitan generale della lega ,fu sforzato 
partirfi non fenza uergcgna. Di quetta occafio • . M 
ne feruendofi Nouello hi Carrara , tr duetti to ri- - > 

tornò in Itahd,#* col fauor de' Venetiani , en- 
trò in Padoua, prefe la città . Doppo lui uen- 

M 


Y 


No» è fpe 

CljìCAtt 

nelle I Jlo 
ne Vene 
tune , Je 


J64. VITE DE’ PRINCIPI 

ne il Duco di Bauiera, ilqmle congrofjo efjerci - 
to fi mife a combattere la rocca. 1 Perone fi an * 
ch’eglino mosfi da quella noma , cacciato il pre » 
fidio del V t fconte, mandarono à chiamare Ì4'n~ 
tomo della Scala di Tofana . Ma intendendo,, 
com'egli era poc'anzi morto, moifi à. penitenza, 
tolfero nella città Vgolotto B ione ardo tignale, 
era nel contado di Cremona al foldo del Duca di 
Milano , ^ottennero perdono del loro errore,, 
hauendo pagato alcune migliaia di ducati . Ma 
efjendo egli entrato, non potè punto rttenere i fot 
dati, che non faccheggiaffero cofi ricca città . Pu 
re là moglie di Gatea^j^o, hauendo compasfio- 
neajla mi feria di quella, tre giorni dapoi ferma 
il facco* il Dttcadi Bauiera, lamentandofi, che ; 
i Fiorentini gli haueuano mancato della fra prò -• 
uifione ritorno in Lamagna * I Fiorentini poi 
mandarono Giouanni ^ fcuto Irglefe con groffo 
numero di gente in aiuto al Signor di Carrara ; 

per opera di lui, la rocca di Padoua tofto fe 
arrefe. Fu fatta poi la pace per fei anni . In 
quel tempo , il Due ad' ffuClria uenne à Vine- 
gia ; ilquale con due galee fornite a fra nome ,fr, 
n'ondo al fepolcrodi cheli sto. il figlimi 
del Prencipe , chehauea nome Luigi ,ilquale, ef 
fendo inamorato d'una gentil donna, per di fpe t 
todel marito di lei,lehaueua attaccato le cor- 


ti 


Dt I T V I N E G I A. 




natila porta, fflendo foprd ciò e [aminato &*con> f ucor &‘ 

1 '-i-i/i r r- nat0 * ul 

umto A pcr gwdicio del padre ancora,, fu confinato, um prU 
per alcuni anni in prigione , Fatto tjuefle cofc gtone ò 
il Vói} ero mori , t anno diciottefimo del fuo 
Prencipato, & fu fepolto in San Giouanm , uc ridirne * 

Paolo -- dicono 




AUCHIELE STENO 

suoi' t hi ' ohilhii n<r 




DOGE L X I I. 



che'l gio 
umetto 
mori in 
prigione, 
■ C T ciò pò 


I e miele Steno fu eredto Do gono ne i 
*e > Vanno mc ccc, In honoref ei P rmci 
di quello Prencipe quafi per tutffjf^i 
to Vanno , furono fatti giuochi ,< \emtro. 
ÌX. [ordinati con magnifico apparato. 

In quel tempo di fei galee cari- 
che di mercantta, lequah tornauano di Soria, 
Capitano Leonardo Triuifano , quattro cacciate 
dalla f rtuna andarono d trauerfo appreffo il gol 
fo Taurino ; ma nondimeno le rohbe fi faluarono 
qudfi con tutte le perfine. Et non molto dapoi i 
Genouefi armarono xxi. galee facendone am 
miraglio Bucicardo Frdnceje . V armata , par- 
tita da Genoua ,arriuo a Scandaloro citta della 
Cardmaniai &* di la poi partiti i Genouefi, & 
andando in Soria , di pr ima giunta preféro Ba- 
ruffi ; £<7* quiui , come nimici faccheggi arano 
alcune naui di Venetidni d'altre natimi Je- 

M ij 


tèff VITE ’DE’ P*E t NCTEI t 

quali per auentur a erano allhora in porto . Di 
Sorta andarono nella Marea. Carlo Zeno y Ugua- 
le era Capitan del Golfo con undeci v alee inten- 
dendo, come l’armata Genouefe era ita nel mar 
difòpra, dubitando, che non fi faceffe qualche dan 
no allo é lato della Signoria, andò alla uolt-a di e[ 
fa, laquale era fra Modone ,el Giunco., sAlda 
uenuta fua s’dttaccò una terribil battaglia \ doue 
iVenetiani n andauano col peggio ; perciò che i 
Genouefi haueuanoptu galee, & molti buoni fot 
dati Francefi. Etgidlecofe de’ Venetiani era- 
no in piega, quando Ermolao Lombardo , tornati 
dodi mercantia , giunfe molto a tempo con due 
galee; ilquale,hauendoueduto in quanto perico- 
lo era l’armata della Signoria , inuettì con gran- 
disfima furia i nimici , & con cofi terribil colpo 
Urtò una galea, che la mife f itto foprà con tutta 
la ciurma, & i foldati. Per quella perdita fpa 
stentati i nimici ,fi perderono d’animo ± & fu 
combattuto per t /patio di quattro bore fenica 
uantaggio ; finalmente ,effendo affondate frega 
lee de ’ nimici , & altretante preje , Ì altre furo- 
no rotte, & meffe in fura. In quel tempo N o- 
uello da Carrara, ilquale alcuni anni auanti , con 
l’aiuto de i Veneti am, haueua racquifìata la Si- 
gnoria di Padoua, richiudo fi poco de’ benefici 
riceuuti ; & fetiXamna'e altrimenti coperta 


i 


DI V I N E G I A-. 167 

l’odio, eh’ egli portaua à i Venetiani ,machina- 
ua tuttavia qualche cofa , per travagliare la Si - 
gnoria. Et prima egli aueleno Guglielmo dalla 
Scala, fatto Signor di Verona , ^ ammazzo 
ancora 1 fgliuoli di lui prefi a tradimento ; & 
cofieglt s’infignorì di Verona , battendo leuati 
uia 1 Signori dalla Scala . Ne contento a que- 
Jìo 3 fi mtfe per mitri hauer V icenzjL per for- 
za» Ma i Vicentini 3 iquali haueuanod noia i 
Signori da Carrara > di nolenti di tutti i cit- 
tadini , diedero la città loro alla Signoria di 
V inedia. Prefi ch’ella fu, fu mandato in guar- 
dia Ai quella città Giacomo Suriano con unagrof 
fa banda di ballejl rieri. I V enetiani ancora man 
darono à fare intendere al Signore da Carrara , 
ch’egli non fi deueffe tanagliare delle cofe dei 
Vicentini, iquali erano uenuti alla diuot ione lo r 
ro. Ma il Carrarefe, battendo contra la ragio- 
ne del mondo , mamme fjo L’araldo à ciò manda- 
to, mandò dirà i Venetiani ; com’egli ftmara- 
utgliaua molto della tnfolenza loro , che non ha 
uendo eglino ragione alcuna interra ferma ,uo- 
leffem terminare i confini à coloro, che merita- 
mente erano Signori ; che andaf ero pure, & non 
ufiffero delle lor paludi , & bfiiajfero gouer- 
var ie città da coloro , iqudjUiaueuano ricevuta 
quella autorità da’ lor m^gMòri • / Venetiani 


M 






Y68 vir é n e 1 ■p'r’e n c t? r 
sdegnati percofi infoiente rifpofla del Tiranno , 
fi collegarono con F r ave efeo Gonzaga, &lo fe 
cero Ioy Capitan generale. In quello me\Xp Fel 
tro, Ciuidal di Belluno, & Baffauo ; volontaria - 
mente fidtedero alla Signoria di Vinegia. Fu 
dato anco ilgouerno d Carlo MalateCìa , Aguale 
fu fatto uemre di Romagna , di tutto V effera- 
to. ilcjuale , battendo fatte alcune fattioni con - 
ira i Padonani, lafci'o la condotta in mez^o al- 
l’ardore della guerra , & come fu licentiato , i 
Venetiani diedero il gouerno di tutta l’imprefd 
a Paolo Sduello baron Romano 3 grande huomo 
di guerra. FU rifiuto adunque , che Fr ance fio 
Gonzaga compagno di guerra, d un tratto dfjal • 
taffe Verona . Laonde egli felina perdere pun- 
to di tempo , fatto gran numero di fidati , affai 
tò Verona da quella parte, che confina uerfo Man 
toua . il mede fimo fecero i Venetiani , mouendo- 
fi dtuerfo il Vicentino ; per loquale impeto, i Ve 
ronefi jpauentati , non hauendo alcuna fperdn- 
X* d‘ aiuto, & anco, hauendo in odio tlCdrrarè 
fejperch’eglthdueudduelenato Guglielmo dalla 
Scala , & i figliuoli ,fi diedero alla signoria. 
Giacomo da Carrara, ilquale era inguardid qui - 
ut, fi fuggì a Origlia. Effendo poi prefo nel paf 
fare il Po , fu menato a Vinegia . Ma sul Pa- 
dovano Galeazgo Grumelo Mantovano , ò Goti 


I 


DI VINEGTA. t«9 

Xaga ( come uogliono alcuni ) tlquale morto fhc *? 

fu il Sancito era flato fatto Generale dalla Si^ 
gnona in fuo luogo, hauendo /archeggiato , & 
abbruciato tutto 1 1 contado di P adotta , & prefè 
anco di molte terre, andò poi à campo alla città. , 

Et alla porta di Santa Croce , con affedio & qua 
lì con continue battaglie , molto la ilrinvcua » 

J à> ? «b o. 3 

Da me^a notte poi hauendo me [fé le fiale al - . j.a 

le mura, molti ui falirono fopra ; & prefa la por 
ta , tutte le genti a un tratto fitrono mefje nelle 
città. Et finalmente la citta fi prefe . Era fug- 
gito nella rocca Fr ance fio da Carrara co 1 figli- 
uoli , laquale poco dapoi fu prefa da! Venetiani J 
effendo eglino affretti à renderfi per la fante. 

Francejco fu prefo>& mandato à Vincaia, do- Dicono b 

uefu fatto morire in prigione infume col fratei 

lo. Et cjtiefld fu la fine de 5 Signori da Carrara. • fio ultimo 

Prefa chef» Padoua,uifti mandato Podeftà Ma 

rin Cdr anello, & Capitano Zaccaria T riuifano. ra .f7ru 

In quella ejfeditione uennero fiotto la Signoria dthsjìmo 

di Vinegia Vtcenxd, Verona, Cotogna , Feltro , 

Ciuidal di Belluno , & ultimamente Padoua col C ó alcune 
fuo contado. Gli ambaficiadori de 1 Verone fi, balefìrt 

de i Padouani uennero poi à Vinegia , à giurare 
ubidendo. . liberto da Efìe anch'egli , Signo - tu, quelli 
redi Ferrara, tignale haueua dato aiuto a t Si- c,,c ' wie - 

. . 1 jì- rr 111 r r 

guari da Carrara > temendo cu non ejjere caccia • nome. le 

M iiij 


Miv/r 


l 'JO VITE DE’ TRE N CIP!' 

quali ba- to di flato, percioche già i Venetiani,pcr diflet 
aldi* di” t0 di luì* haueuano fatto ueniredi Grecia 
h°ggi da Ejìe confinato quitti , mine humilmente 
ne fono j vmegta a dimandare perdono, & pacei laqua- 
"de le egli h ebbe con quefte conditioni . Che non fi 

mamiio factfje piu file a Comachto . Ch'egli riceuefje 
de l o co f un Magi firato Venetiano a Ferrara, & giuraf 
vieti, fe d’efler perpetuo amico de’ Venetiani, In quel 
tempo arfe il campanile di San Marco ; ilqttale 
fu poi rifatto con maggior flefa, & indorato di 
finis fimo oro . Et anco allhora il Re Ladislao , ef 
fendo per poffare d’Vngheria in Italia, a r acqui 
f lare il Regno di Napoli , uendèla città di Za- 
ra con tutto il fuo contado , & i confini di quel 
~ a ^ d Signoria per cento mila ducati d’oro . 

Furono mandati adunque à pigliarne il pofjefjo , 
come proueditori , Francefco Corriaro , Leon Mo 
cenigo, Antonio Contarmi ,&* Fantin Michie- 
le, con grofjo preftdto . In quel medefimo tem- 
po ancora, i Fiorentini ,fotto la / corta di Pip- 
po, ajjaltarono lo flato della Signoria , con dieci \ 
\ milacauaUi ; et dice fi, che quella guerra fu mofft 

da Gì fmondo Imperadore,col cui fattore il T ofca 
no era [cefo in It aliatila primagiuta di Pippo , 
gl’huomini d’Vdine s’ arre fero, pafftndo i S attor 
gniani cogli adherenti loro à i Venetiani. Quindi 
partedo Pippo, paflò nel contado di Triuigi,e tol - 


Di V I N E G r A, 17 1 

fèdi Venetiani S erraualle , Belluno ,& Feltro* 
Voledo adunque i Venetianiriparare a quei difòr 
dini, fi prouidero di fidati, sfecero lor gene- 
rale Carlo Malat ella, grande huomo di guerra « 
Futalhora fatta fanguimfa battaglia nel Tri - 
uigiano, & nel Feltrino , doue i Barbari uf aro- 
no gran crudeltà cantra i prigioni » Dicefi , che 
Pippo doppo molte homrate fattioni di guerra , 
corrotto per denari, la fci andò l’im prefa ,fe nati 
do in Vngheria;&cbe e fendo egli tornato a lui, 
Gifmovdolo fece morire, col fargli struggere oro 
in bocca . Effendofi guerreggiato un tempo di 
quello modo, furono mandati ambafciadori al 
Àe, Tomafo Mocenigo, Francefco Fojcari,& 
c Antonio Cornaro,iquaii fecero tregua con efjol - 
ui per cinque anni . Et poco dapoi movi lo Ste - 
no,hauendo gouernato la Republica tredici an - . 
ni, & fu fepolto nella chiefa de’ frati Minori . 

TOMASO MOCEN 1 GO 
DOGE L XI I I. 

Omaso Mocenigo , effendo 
ambafciadore in Cremona dp- 
prefjo à Gabrin F ondulo jn fud 
ajfen^a, fu creato Doge, l’an- 
no h c c c c x 1 1 ì. Era in 
quel tempo Patriarca d’xAqui* 



VTi VITE DE’ PR.EN-CIPT’ 

leghi Lodouico T echio } ilcjuale gouernaua tutto 
il paefe di Friuli, che fi chiama la Patria . £/- 
fendo nata difcordia fra codut, (srgh Vdintfi, 
perciochei cittadini uoleuano rimettere neìlacit 
tagli huomini della fattion Sauorgnana Squali 
sperano accodati alla Signoria , e 7 F echio dice - 
uà; che non era mai per comportarlo } i Venetia - 
Vi prefero Sacile . il Patriarca Lodouico con - 
fidando fi poco nelle fue forze 3 andò à trouare il 
Me d’Vngberia , & poco dapoijgiunfe con Quat- 
tro mila barbari . In cjuefto mezjZP Ciuidale 
fi diede à i V enetiani . Lodouico adunque pii an 
db à campo ; là douei cittadini, hauendo riceuu- 
toilprefidio da i V enetiani 3 ani moj am ente n- 
ceuettero il nimico cheueniua lor addojfo ; & 
poi che gli Vngheri furono flati cjuirideci fornii 
à campo alla città 3 per la furia del freddo } furo- 
no sforzati leuar iaffedio . Ma i V enetiani , 
hauendo rannidato Feltro 3 Belluno & gli al- 
tri luoghi j che hakeuano perduto nella prima 
guerra,, entrarono nella patriatdel Friuli } doue 
hauendo rumata la terra di Prato offendo lor Cd 
pitan generale il Conte Filippod’^frcelh , huo - 
mo ec c eli entis fimo di guerra andarono à cam- 
po à Vdine ; & n °n ueffendo ninna /perdura di 
frccorfòjgh Vdinefi s arre fero 3 mandando am- 
bajeiadori à Vinegia 3 iquali diedero la città alla 


— 


D I V I N V. G I A . 17* 

Signoria. I quali e/fendo Ùnti benignamtntè 
Viceuutijfu ordinato j che non folamente gl’Vdi- 
fiejij ma tutti i fuor’ufciti ritornafjero nella pa- 
tria, & fofjero loro reflituiti i beni . Tutta la 
patria adunque fi diede poi alla Signoria . 
tempo di coiìui la chiefa di San Marco , s’abbru 
ciò quafi tutta ; laquale , ftruggendofi il piombo > #/ 

di ch’ella era copertala fatica fi faluòdal fuoco, 
il Moceni&Oj huomo di gran bontà 9 morl Va- 
nendo goutr nato dieci anni la Repiélica , &fù 
j epoho in San Giouannij & Paolo - 

FRANCESCO FÓsCiARI 

DOGE t X II H, 

/f ancesco Fofcari , fu elei - 
toDoge l’anno mccccxxiji . 

Huomo di fngolar Japien^a j 
& eloquenza dotato 3 & nera- 
mente degno del Principato. Sot 
to il cui gouerno lo flato della 
Signoria s’accrebbe ntolro;& prima fifeceguer 
ra con Filippo Duca di Milano . Percioche co- 
fi uij non contento d’hauer tacqui flato con l’ar- 
me grandisfima parte perduta dello flato pa- 
i terno i aggiunfe ancora con mdrauiodiofo corfo di 

felicità al fuo Imperio. alcune citta 3 lequali noti 
Crono mai fiate pojjedute da’ [noi maggiorii 

. 



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<«74 .VITE DF.’ PR.ENGIEI 

Vltimamente poi dando loro di molte rotte , ri* 
dufje i Fiorentini à tale di' e s fi erano in gran pan 
ru di perdere la liberta loro . Mandarono adun 
que i loro ambafciadori a i Venetiani ,& con 
molti priegbi li confortarono a far lega infieme 
cantra il Duca Filippo , onde i Venetiani fian- 
chi da'prieghi de Fiorentini, & digià,bauen- 
do anco foj fette leforzj del Duca Filippo. gli 
mandarono ambafciadori , &lo confortarono , 
che poftegiu fame, non guerreggi affé piu co 
Fiorentini ,+Ma il Duca Filippo , dicendo , co- 
m’egli hauerebbe fatto ogni cofa per rifletto de * 
Venetiani , nondimeno ferina allentar punto ,tut- 
tauiaattendeua à fìringere le for^e di Tofa- 
na . Finalmente gli fu mandato Paolo Cornaro, 
ilqualegli dicefje , che fe fubito non fi rimaneua 
di guerreggiare, apertamente gli denontiaffe la 
guerra . Furono ancora a ciò f pinti molto i V e 
netiani dall’autorità di Frante fco Carmtgnuola 
in quel tempo grande huomo di guerra , ilquale, 
partendofi dal Duca Filippo , era paffuto allho- 
rada V enetiani . La Signoria adunque, bauen 
do fatto lega co ’ Fiorentini, con N icolo da Efte, 
con Frane efeo Gonzaga, & con ^/Cmadeo Du- 
ca di S amia, fecero il Carmignuola Capitan ge- 
nerale di tutte le genti ; & fatto fidici mila ca- 
ntili, ^ottomila fanti à commune flefa de’ po- 


37 * mefifia in punto armata di fiume , & di 
,difiegnarono d'afifialtare in un mede fimo 
tempo Filippo da piu lati . Et prima il Carmi - 
gnuola,hauendo tentato d'hauere laroccadiBre 
Jtia per trattato , & non efifiendogli ciò riuficito , 
tenne trattato con molte promefije co ’ capi della 
parte Guelfa ,iquali contraflautino il Duca,& 
mdsjimamente con Pietro & Achille Muova- 
vi, che da mezjza notte, rotto il muro, egli fio fi- 
fe tolto nella città ; ^battendola da quella parte 
occupata , i Venetiani finalmente 3 con l'afjedio 
di fette mefi, l'hebbero tutta in lor potere . il 
Carmignttola poi 3 uolgendofi a pigliare le casel- 
la de' Brefciani, ne tolfe alcune a i nimici . Et 
poco dapoi Papa Martino mandò il Cardinale di 
Santa C roce 3 Legato à i Venetiani, ilquale met - 
. teff e pace tra il Duca 3 & la Signoria ,* ^ 7 * cofi , 
effiendofi mandati di qua , & di là Oratori , fu 
data à Filippo fiottò certe conditioni . Ma, ba- 
ttendola di già egli accettata, & poi, non uolen- 
do Jlarui, fi cominciò di nuouo la guerra fra lu- 
na, & l'altra parte ; & tre uolte fi combatte 
quell'anno . Prima à Gotolengo , cdftello de i 
Brefciani, poi à Sommo nel Cremonefe , ne 1 quai 
luoghi la battaglia pafiò fetida uant aggio dall'u- 
ria, l'altra parte . Et la tcr%a giornata ,fi 
fece à Maclodio , doue l'efjercito del Duca , fu 


filisi 

mare 


* 1J<* VITE DE’ PREN.^TPIf 

- àrptto, & fatta ma grande uccifmè . Fuprefa •» 
^ Carlo Malatefia Capitan gmwk > .<$* 
fai otto mila tra cdualii,& fatiti , ^ tutte: 
U biigdglteftfrouo perdute . Carlo 5 prefio dab 
Cdrmgimla, & dal Marchefe di Mantoua, fà\ 

• lafciatojaluo ceti tutti i prigioni . Fu co fi gratta 
. de quella rotta , per quel, che fi dice ^ che fé U'Car 
m i ir muoia hauefj euoluto ritenere i prigioni, 
feguire il corfij della uittoria, con poca fatica ha-^ 
uer ebbe potuto cacciare Filippo di flato , Et fi- 
nalmente, effe ndo fi egli sbigottito per quella rot 
ta,& perciò inclinando alla pace j col me^XP, 
del Legato di Papa Martino, fi radiarono inFer : , 
' rara gli Oratori de Prencipi , & delie città ,fì\ 
fece la pace, con quefle condit ioniche i Vetietia- 
‘ • m fi teneffero Brefcia, & le caftella de’ Brefcia- 
ni, & Cremonefi, lequali haueuano già prefe»\ 
Et che Filippo dejfe Bergdmo, el contado fio, 
d'accordo à t Venetiani ; & ch’egli non f ac effe , 
guerra à i confederati de’ Venetiam ,& de Fio -, 
ventini. N e però quella pace fu molto lunga > 
percioche i Fiorentini , hauendo per male , che’L 
Guinigi Signor di Lucca nella pajfata guerra ha- 
uca feguitatold parte di Filippo s trouando per 
ciò occafionedi ftringer Lucca , con Nicolo For - 
tebracciolor Capitano , entrarono nel contado di 
quella, hauendo prefe alcune caftella , fi mi - 


1 


DI V I N E G I A ♦ T77 

fero ad afjediare la città. Perche Filippo mof 
fo da pr leghi del Guimgi , & temendo anco, 
che fei Fiorentini pigliavano Lucca, non gli fof 1 
fero troppo potenti mmici, mandò il Conte Fran 
cefco Sforza ^ con una gran cavalleria cantra i 
Fiorentini , tlquale, pajjando l’alpe , & apprtf- 
fandufi à Lucca, mi [e tanto j fi attento a inimici, 
eh’ e < fi furono corretti di sloggiare , & levare 
l’ajfedio . Ma, effendo poco ddpoi partito lo Sfor 
Zadi Tofana, & con le genti andato in Lom- 
bardia, i Fiorentini tornarono di nuovo ad affé - 
diar Lucca . Perche Filippo, per impedire i lor 
difegni, mdndò Nicolò Picinino, con gran nume* 
ro di gente . ilquale con gran tumulto andò con 
trairFjorentini . I Venetiani , mosfi dal peri- 
colo de’ loro confederati , mandarono ambafeia - 
doridi Duca,confortandolo a mettere giu l’ar- 
me cantra i Fiorentini . ilche, non volendo egli 
fare,nnouandóldlega co’ Fiorentini, gli moJJ'e- 
ro guerra, & ordinarono una grande armata, la 
eguale andaffe nel Pò cantra il nimico . In que- 
llo mezjsP il Carmignuola , effendo entrato in 
i/fieranza di potere bavere la yocca di Solicino 
per trattato, & èffendofi convenuto a ciò col ca- 
ilellano, con una buona quantità di denari, gli fu 
fatta unaimbofeata dallo Sfuria , < 37 * dal Conte 
di T ollentino, dove hauendo perduto piu di mil- 





* 7 y VITE r) F PltNun ^ 

lecauaUtJ fatica fi fallii) dallemam decimici. 
Et non molto dapoi fi fece battaglia navale yap\ 
preffo à Cremona i n Po > effendo Capitano del-- 
l’amata Nicolo Trini favo ,dauoVarmata Ve- 
ti china fu rottaj&fraccajfata f&riceUettefi 
miféfan perdital percioche dun numero gran- 
de dTìyiiu -, cjfcndone i fuggite follmente cinque , 
tutteVidrrc andarono in manoàt.mmici . Per 
uendicafy: di quella, rotta , percioche i Genouefi 
hauetidijàffctutd tarmata del Ducaci V enetia- 
ni miferdiiifynto mamma armata di uentiga 
lee j fitto il gwernàfii Pietro Laudano contra i 
GenouqÙm^bmUto anco cinque galee da’ l io - 

^ ^ im no > bduen- 


DI V I N E G I A»; 179 

l’una, & l’ altra parte ,$’ attaccò fanguwofa bai 
taglia ,& con grandisfimo ardore fetida uantag 
gio alcuno, per i/pat iodi parecchie bore. Final- 
mente ,eJ]endo fi prefa la ime Capitana, otto ga 
le e de’ turnici uentiero nedemaiu del Loredana f 
etl’altre mal trattate fuggendo.preferò dito ma 
re. llLoredano -, hauendo riandato /’ ammira- 
glio Spinola con otto Capitani dilani a Ciliegia, 
Jè n’andò d Corfà. Et non molto dapoi, nel con- 
tado di Cremona a. Sommo , limo uicino al Pò , 
con grande ardire dell’ una&l altra parte , fi fe^ 
cegiornatacon le genti del Duca ; doue, non pie- 
gando ne di qua, ne di là la fortunata battaglia 
fi diuife. In quel medefimo tempo ancora, per in-, 
duftria del Caualcabò condottare, fi prefe qua fi 
Cremona , hauendo eglt prefi una porta di quella 
città, & tenutala due giorni ; & i Venetiani 
hduerebbeno acqui fiata la città ,fe il Car migno- 
la, tlquale u’era dpprejfo a tre miglia con cinque, 
òfei mila fanti, hauefje lor riandai fccorfo. 
Ma non hauendo egli fato fi debfiòffitq , colo- 
ro , eh’ erano nella città f peculi fùcfi di loro , 
fi ritirarono à faluamento. Comincio alihpra la 
fede del C armigliela à effix focena dpprejfo à 
i V e netiani, & tal fojpetto nacque, perche l’ar- 
mata sù ritocchi di lui , era fiata rotta da i ni - 
micij & non hauea uoluto dar foccorfo à Cre- 

N 


fnotJdj eh 3 era quafi prefi; & perdi’ egli hauea la 
[ciati i prigioni prefi a Maclodio • offendo egli 
adunque chiamato a Vincaia [otto colore di con - 
figliar f del modo della guerra^ fu effeminato 
tonuinto per [ue lettere di tradimento 9 & [tigli 
tagliatala tefla. Morto lui y fu dato il genera- 
lato al Marchefedi Mantoua; sfatti Prone - 
ditori Giorgio Cornaro & Marco Dandolo . 
Et fatte poi molte [anioni 9 & tolti Bordelanoj 
Romanengo } Fontanella 9 & Soncino a Filippo , 
i Proueditori acquiftarono poi con l’arme la Val 
camonica , & la Valtellina. Et mentre che il 
Cornaro era con tre mila huomini in guardia del 
la Valtellina 3 il Picinino , chiamato da gli huo - 
mini della contraria parte 9 entrò tumultuofamen 
te nella ualle 9 battendo colto il Proueditore 
lo ruppe quafi con tutte le [ue genti ; & infu- 
me col Cornaro 9 furono prefi molti condottieri 
d’ importanza. Ma finalmente , andando a Vi- 
negia Nicolò da Ette March e fe di Ferrar a& 
confortando i Venetiani alla pace 9 ella fu fat- 
ta con quede conditioni . Che Ftlippò lafciaffe 
tutti i luoghi del contado di Brefcia 9 & di 
Bergamo. Ch’egli reflituiffe lo (lato al Mar- 
chef di Monferrato . Ch’egli rendeffe à i ' Fio- 
rentini le terre nel contado di Volterra di 
Pifa . Che fi rejhtuiffe i prigioni dall’una 9 & 


DI V I N E G I A. l8l 

tal tra parte. Fatta, che fu la pace Filippo ri- 
uolfe tutta la furia della guerra contra Papa 
Eugenio. In quedo mezzo di quà , & di là fi 
ferouo molte efpeditionij & molte imprefe d'ar 
me ; e’L Papa fa di tal modo tr attagliato, che fu 
coflretto abbandonar Roma . In quel tempo , 
Mar [ilio da Carrara figliuolo di Francefaofptn 
tOjda Filippo jhauendo fitbornati alcuni citta- 
dini Padouani ,fa mi fa àuolere occupare la cit- 
tà ; & già traueditefa era giunto sul Vicenti- 
no , per douere entrare l altro giorno in Padoua ; 
quando , effendo conofaiuto da certi ,fu prefo con 
alcuni pochi compagni , & menato à Vtnegia , 
doue fai fu tagliata la teda . Furono fatti mo- 
rire ancora i Padouani , iquali haueuano intendi- 
mento con effo lui. Lo sforza poi , partitofa dal 
Duca , & pigliando foldo da Papa Eugenio , & 
da’ Fiorentini , fu fatto lor Generale . Et Ca- 
pitano deVenetiani era Gattamelata , huomo 
peritisfamo dell'arte della guerra ; in fiem e con 
effo lui il Marche fa di Mantoua era Generale del 
la Signoria. I quali fecero di molte f anioni con- 
tra il Pianino, &gli altri Capitani di Filippo . 
Quando il Marche fa 9 ilquale facetamente s era 
accordato col Duca , ridu/fa quafa à manifedo pt 
ricolo lo dato della Signoria . Perciò che il Pi- 
anino Capitano deWejJercito di Filippo , hauen- 

• N ij 



* 


.•r 


l#z VITE de’ PR.ENCIP T 

do tolto il m archejè di Mantoua d compagnia di 
quella guerra ; poiché egli hehhe prefo Forlì, 
Imola , Rauenna , & Bologna ; tornato nel con- 
tado di Parma & mejjo infieme una gran caual 
leria ,pafo il Pò j & in breue tempo raccjuiflò 
Cafal maggiore, & tutto quel , che i Venetiani 
teneuano nel Cremonefe. Venendo poi d giorna- 
ta a Caualcatone con Gattamelata Generale del 
la Signoria, lo ruppe, & mife in fuga. Et quin- 
di , andando alla uo'.ta di Brefciaffi mife per com 
battere quella citta . Ha Francesco Barbaro, che 
u’era Podeftd huomo dottisfimo,fi ualorofamen 
te la difefe ,che’l nimico fu sforzato lafciarla , 
&non fenza danno de’ Cuoi. Riuoltofi poi il Pi 
cinino d pigliare le caftella potfe all’intorno , ac- 
ciò che non entrale uittouaglia nella città , & 
ogni co fa faccheggiando, nonlajciò qua fi nulla d i 
Venetiani , hauendo per la maggior parte occu- 
pato il m enzo , l’Adige, e’I Lago di Garda, ac- 
ciò che non fi poteffe portar nulla mila città, do- 
ti’ era gran caretta . Ma nondimeno effondo fia- 
te tirate alcune naui [no al Lago di Sant’iAn - 
drea,& quindi nel Lago di Garda d Penetra , 
& T orbali, con marauigliofo artificio , per ope- 
ra d’un certo Sorbolo Candiotto, & tirate per le 
montagne , aiutarono molto le cofe della Signo- 
ria. biai Venetiani ,ueggendo lo flato loro in 


DI V I "N F. G I A . r8? 

grandisfimo pericolo , fe non haueuano qualche 
honorato Capitan di guerra, ilquale foccorrelfe 
alle cofe loro quafi pode in mina ; mandarono 
Giacomo Donato à i Fiorentini , #* pregarono , 
thè, s'esf uoleuano faluareloftato della Signo- 
ria,#* la libertà d’Italia , mandafjero lor il Con 
te Francefco Sforza con tutte le genti. Perche 
i Fiorentini, mosfi dal pericolo loro, &de’Ve- 
netiani , confortarono lo Sforza , che pigliaffe 
l’arme per la Signoria. Eugenio ancora, per ti- 
ratelo Sforza al foldo de’ Venetianifo fece Mar 
chef e della m arca d’ancona ; onde lo S frxj,in- 
uitato da quede prom effe, #* effendo anco dato 
già lungo tempo uccellato dal Duca di uoler dar- 
gli la figliuola per moglie ,rinouo la condotta per 
cinque anni co 3 Veneti ani 3 #* Fiorentini 
conia fua caualleria entrando nel F errar e f e, paf 
fato ili'òjingroffatonel Padellano con le genti 
de’ Venetiant , con dodici mila caualli, & cin- 
que mila fanti , andò incontra il nimico à Soaue 
nel contado di Verena ; dotte per parecchie bore 
fu gagliardamente combattuto fenza uantag- 
gio. Cedendo poi il minino , lo Sforza in brie - 
ue tempo racquido tutte le ca fella del Vicenti- 
no ,#* del V ernie fe; #* sfjrzjndof di leuar 
iaffedio da Brefcia , ueggendogli altri pasfi 
ferrati ,pafo l’Adige , & entrando nel conta - 

N iij 


184. vitede’prencipi 
do di Trento ,giunfe à T enna . V enne anco qui- 
tti il vicinino ; dotte, efjendoji terribilmente coni 
battuto, il vicinino fep arato dal redo dell’e/Jer- 
c ito, poi c'hebbe ritenuta una gran rotta , fi fat- 
uo fuggendo ; & farebbe dato prefo da nimicò 
fe Carlo Gonzaga framettendofi al nimico, noti 
l'hauefje liberato da tanto pericolo ; ilquale, men 
tre che fi sforzjua di faluare il Capitano , effo 
fu prefi da' nimici , & menato a Verona in pri- 
gione . Ne per quefìo s acqueto la brauura del 
vicinino . Perciò che poco dapoipredamente mo 
uendofi col Marche fe di Mantoua,prefe à un trat 
to Verona , hauendo appoggiate le fiale alle mu- 
ra, & di notte, efferido entrato per la Cittadel- 
la. Ma lo Sforma , intendendo , come i turnici 
haueuano prefi) Verona , andò pr edam ente qui- 
ui con tutte le genti, & entrando per la ruccadi 
San Felice poda sul monte, perciò che ella > e'I 
Cadel uecchio,fi teneua ancora per Venetiani ; 
meffofi in ordinanza con grande impeto affaltò 
i nimici ; & fu gagliardamente combattuto da 
quella parte della città , che fi chiama l'I fola* 

Et finalmente , ejfendofi ritirati il Picinino , e'I 
uarchefe di Mantouacon le lor genti al ponte 
nuouo, & quiui combattendo dall' una, & l'al- 
tra parte affaisfimi foldati ferrati infieme, il 
ponte di legno fi uenne à rompere per effere trop | 


DI V I N E G I A. i8( 

po carico 3 quafi tutti cadcrono nel fiume 3 & 
affogarono per lo pefo dell’ arme» Correndo poi lo 
Sforza al ponte delie naui 3 & paffando le gen- 
ti j tre giorni dapoi , ch’ella era fiata prefa cacciò 
della città il Picimno 3 e’I Marchefe 3 non fi mo- 
uendo punto i cittadini . Andando poi il Picini- 
no in Tofana,, per commisfione di Filippo can- 
tra i Fiorentini > lo Sforma 3 uinta l’armata del 
Duca al Lago di Garda 3 non folamente liberò 
Brefcia 3 & Bergamo dall'affedio, ma 3 rompen- 
do anco le fue genti à Sonano 3 & prefi mille cin 
quecento cauallt 3 in breue tempo acquidò alla 
Signoria di V inegia le c ad ella del Br e/ciano 
parte del contado di Cremona 3 & di , Mantoua 3 
& tutta la Giaradadda. Et tolfe anco al Mar- 
che fe di Mantoua iAfola 3 Conato , & Pefchiera 3 
cadella affai groffe 3 & forti. In quedo tempo 
ancora 3 Rauenna 3 uenendo a Vinegia Ofiafio da 
volenta 3 Signor d’effa con la moglie 3 & co’ figli- 
uoli ; & dandofi uolontariamente i cittadini , 
uenne / òtto la Signoria. Et Giacomo Antonio 
Marcello fatto tienire di Lombardia 3 u andò con 
cinque bande di caualli. Lo sforza incontrò an- 
cora il Picinino à T ignano 3 cfr fece giornata con 
lui ; laquale durò un gran pezjZP f en %a alcun 
uantaggio. E fendo poi ito à Martinengo 3 afjediò 
quella terra , donerà dentro groffo 3 & forte pre- 
di' tiij 


t 


“tic V T T h’ DE' PRÉN CÌ P ! 

fidio . Ma Filippo , bruendo riceuuto tante rou . 
te , perciò eh’ egli era. (lato uinto Ancor a aI Borgo 
Sdii Sepolcro, & quitti hauea ritenuta uva gran 
YOttd dell' efferato de’ Fiorentini ,& del Papà, 
inchino aIIa pace, & rimife Bidnca fua figliuola 
con tutto lo { ÌAto nella fede , & arbitrio dello 
Sforza , effendoui un certo Eufebio Caimo , 1 l- 
quale andana innanzi } & indietro a tramare 
cjueffo accordo. La pace adunque fegretamente 
maneggiata un pezjZJ* prima tra il Duca , & 
lo Sforza, fi cunchinfe in quefto modo a Capria - 
ria. Che lo Sforza pigliando per moglie Bianca 
figliuola di Filippo, hauejje in dote Cremona col 
contado, & tontriemoli, Che i V enetiani me - 
neffero Pefchiera, affila , & tonato del May - 
cheje di MAiitoud , & gli rendeffero Ì altre ter- 
re . Che’l Duca non haueffe ninna ragione nel 
contado di Brefcia>&di Bergamo. Et che gli 
foffero restituite tutte le cartella di Giaradad- 
da, Efjendofi dichiarata in quefto modo la pa- 
ce, l’anno mccccxlii. il Conte Francefco 
uenne dVinegiacon la moglie; iquah furono ho- 
noratamente nccuuti dal p rencipe j&da tutta 
la Signoria. In quefto tempo fu crefciuto il nu 
mero de’ procuratori di San Marco , perche doue 
erano prima fei, ue ne furono aggiunte tre altri . 
Annuari città in Albania fu prefa per forzai, » 


Ili VlNEGTA. 187 

acquiti at a alla Signoria di Vinegia da c An- 
tonio Diedo Generale del Golfo, Doppo la pa- 
ce fatta con Filippo, il Come Francefco , hauendo 
riceuuta Cremona in dote , & raccomandatola 
alla fede de ’ Venetiani^ando nella Marca d’^fn 
cona, per paffar poi nel Regno di Napoli à rac - 
quiflare quelle città, le quali il padre fuo s’haue 
ua guadagnate con guerra,^ con l’arme, il Du 
ca, hauendo molto per male, che’l genero hauef 
fe raccomandata la guardia di Cremona piu to - 
fio à i Veneti ani, che à lui, dirizzo le fue genti 
contra quella città, & fi mife per uolerla com- 
battere . Ma 1 Venetiani, ricordandof della fe- 
de, che haueuano data al Conte Fr ance feo, man- 
darono Luigi Fofcdrini à Filippo jlqualegli de- 
non t taf] e la guerra , s’egh non lafciaua {tare le 
cofedel Conte ; ma, non hauendo d Duca tioluto 
udirlo, comandarono a Micheletto ^Attendalo, 
Capitano delle lor genti, che fubito andaffe con- 
tra il nimico . ìlqUale con Jei mila caualli , 
altrettanti fanti, paffuto Oglio, fi fermo nel Cre 
monefe à Cafalmaggiore , & incontrando il ni- 
mico nel Pollefine, fece giornata con lui , le {fo- 
glio de gli alloggiamenti , & prefe un numero 
grande di caualli . il Capitan della Signoria , 
hauendo Leuato l'affedio da Cremona, & r acqui- 
{late le casella occupate da’ nimici , giacere- 





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188 VITE DE PR.ENCIPI 

fciuto anco l’effercito con le genti di Lodouico 
Gonzaga ,pafiò nella Giaradadda , & non la - 
fcio nma al Duca fuor che Crema, & Lodi . I 
Capitani della Signoria poi ,paffando il fiume 
con le genti, prefero fei cento caualli de’ nimici , 
& riempiendo ogni cofa d’incendij , & di rapi - 
ne,giunfero fino d Milano . Doue appreffo alle 
porte Giacomo Antonio Marcello , & Anto- 
nio Martinengo ,per efjerfi portati ualorofamen 
te, furono fatti cauaheri . il Conte Francefco 
in quejlo mezzo* ffendo aflretto nella Marca 
dall’arme del Re ff'lfonfò , & di Papa Euge- 
nio,^ non potendo foflenere i nimici , pafio al 
Duca Filippo ,& fu fatto Generale delle fue 
genti ì confortandolo d ciò il Re xAlfonfo,& Pa 
pa Eugenio, icjuali haueuano per male, che lo Jla 
to de’ Venetiam creficefje ; & di qua , & di là 
furono moltograndi gli sforzi di guerra, quan- 
do il Duca Filippo fi morì difluffo di corpo ; il- 
quale come fu morto , i Lodigiani, difiderofi di 
libertà fi diedero alla Signoria ; i Piacentini an- 
eli eglino quattro giorni doppo fecero il mede fi- 
mo . Furono mandati à Piacenza con Giaco- 
mo Antonio Marcello nulle, & cinquecento ca 
ualli , chefoffero in guardia della città . Ma i 
Milane fi con animo grande prefiro la guerra 
contrai Venetiam ; & hauendofatto uemre del 


.-*r 


DÌ V I N E G I A . i8è 

• la Marca il Conte Francesco, tlquale era nevato 
* gr<M giornate à Cremona, lo elejfero Capita- 
no dell efferato, & di tutte ledenti coma i Ve- 
ntilarli . jlquale Jhauendo fornito il Po di cattel 
li, & di machine, acetiche i Venetiani non po - 
tejjero andare a Piacenza ,paffando l'^fdda à 
PiZZJgbitone, s’ accampò àCarauaggio poco di 
fiotto da nimici . Per la ueriuta di Lui , i Paue- 
fi, hauendo prefo animo, fi diedero al Conte Fran 
cefeo* ilquale, quindi partendo, radunato infi e 
me quafi tutte le for%e de’foldati di Lombar- 
dia, afjaltb Piacenza , laquale era fornita d'un 
gagliardo prefdio de’ Venetiani ; & hauendo 
rumato parte delle muraglie con l artiglierie, la 
combattè per terra, & per acqua, ej fendo cre- 
fiiutod Pò, tanto che i navigli s' acciaiavano al- 
le mura, & prefe la città, & la diede à facco J 
i fioldati . I Venetiani ancora, hauendo manda- 
ta una grò fa armata per il Pò , Capitano An- 
drea Quinti, travagliavano grandemente il coti 
tado di Cremona . Perche il conte Francefco , 

[ hauendo prefi prima alcune catt ella nel Cremo - 

nefi, &in Giaradadda, le mofje contra per ter 1 
. 6 ^ per acqua, & la fece ritirare fino a Cd- 

falmagpore; & hauendola feguitato fin quitti , 
con molti colpi d’artiglieria la fiacca fio di tal 
modo, che <. Andrea Quiriti, Jpinto da dijperar 


i 


100 


VITE DF. P^ENCIPI 

rione abbrucio l'armata, perch'ella nonfoffe pre 
fa da turnici, &datofi à fuggir e, fi ricouerò nel 
caftello uicino . Partitoci poi di là , il nimico fi 
accampò à carauaggio', ilcjuale era fornito d'un 
vaoliardoprefidio . Quiui andò ancora <Anto - 
nio Unendolo, capitan de' V erniari fatte 

alcune fcaramuccie,fi Henne finalmente à gior- 
nata, percioche Ermolao Donato , & Gherar- 
do Dandolo Proueditori lo confortauano à /oc- 
correre carauaggio . Fu combattuto ualorofa- 
mente alquante h ore finxa uant aggio, & final- 
mente per e f[ ere la uia fretta dalie paludi , & 
perhauere ildifauantaggio del luogo , ifoldati 
Veneti ani furono tolti in meTCXPi talché, non po 
tendo ne combattere , ne ritirar fi in cofi ftretto 
luo<ro, ft fingendoli d'ogni parte i ni mici, furono 
mesfi in fuga . fìlhora il conte Francefco, per 
feguitando il nimico, che faggina , lo foglio de * 
ricchi sfi mi alloggiamenti . Otto mila tra ca- 
valli, & fanti infieme co' Proueditori, rimafe- 
ro prigioni de’ rimici . il conte andò poi alU 
uolta di Brefcia, & ui mi fi l'afiedio . Per cjue- 
fi a rotta mosfi i Venetiani,per leuarfida doffo 
tanto pe fidi guerra, fi conuennero col conte, il- 
cjuale di già hauea cominciato à efi ere fioretto à 
i Milanefi, che Inficiando Brerda,egli uolgefje 
tutte le fine firzjà Milano gli promifero 


DI VINEGIA. 19 l 

aiuto , & gente ad acquiti are quello t lato . il 
Conte adunque s' accordò con la Signoria con que- 
lle conditionijche tutto quello , fi pigliaua di U 
d’iA'dda,&dal Pò,foffe (uo ; & di qua fojje 
de ’ Venetiam . Che egli hauejje x. mila ducati 
ogni mefe da Veneti ani, & da Fiorentini. Fat- 
toi accordo in quello modo, il cote pafjato l'^A d 
da, andò eontra i Milanefi & in breue tempo pi 
gito qua fi tutte le città loro , &fu allhora , che 
Cremauenne fottola Signoria dà Vinegia . In 
quedomexSKo il Duca di Sauoia, ilqualehaue- 
ua fatto lega co’ Milanefi eontra lo Sforma, feen 
derido in Italia con fei mila Barbari , de’ quali 
era capitano Compenfo, fi fermò nel contado di 
Nouara . Contra di lui fi moffe Bartolomeo co 
elione, mandato da’ Venetiam , con Giacomo 
Antonio Marcello j & uenuto alle manico ’ Bar 
bari fui fumé della Sefaji ruppe , & mife in 
fuga, Doue furono prefi cinquecento caualliin - 
fieme col Compenfo , In quefto me%7^p il con- 
te attendeua d fringere Milano , & a domarlo 
con lafatne', ma conjìderando i Venetiam ,che fe 
egli pigliaua Milano, esfi l’hauerebbeno hauuto, 
quando che fi a, per troppo poffsnt e nimico; tenta 
ronp di metter pace fra i Milanefi , & lo Sfor- 
za con quefte conditiom; battendo mandati am - 
bafeiadori a ciò I J af quale Malipiero 3 & Or fatto 


-r ‘ v 


Qiudiniano . Che'l c onte Frane efio tiaueffi > 
quafi tutte le città, eh’ erano date del Ducd Fi 
lippo, fuor che Milano, & Lodi . Ma , hauen- 
do egli rifìutdtd queda pace, la Signoria fece le- ; 
gd co’ Mildnefi , & richiamò i fuoi fidati . Per- 
che il conte con grande animo riuoltofi a farqtie 
{la guerra da fè filo ,& continuando l’affedio 
contra Milano , aiutato, per quel che fi dice , co i 
denari de’ Fiorentini, & di Cofino de Medici , 
di mezjzo uerno, doppo l’hauer date,& riceuu- 
te di molte rotte; & battendo anco contra il Re 
lA'lfonfo, ilquale diceua , che Milano fi fpettaua 
a lui per rdgione d’her edita, riduffe i m ilanefial 
Vedremo per la fame, doue Leonardo Venterò 
ambafiiadore de’ Venetiani fu tagliato a pezjzi 
dal popolo ; & egli finalmente hebbe la città, 
Vanno mccccxlix. I Venetiani , hauen- 
do fatto lega con lAlfonfo , & afioldati Gifi 
mondo Malateda, & Carlo Gonxaga , inono- 
rati Capitani di guerra & prefi per compagni 
il Duca di Sauoia , èl Marche fi di mnferrato ; 
moffero contra lo Sforma . ilquale, confidato fi 
nell’ amicitia de’ Fiorentini, gfiprefo per com- 
pagno di guerra Lodouico March efie di Mantoua, 
con animo ualorofi s’apparecchiò alla dijefit . In 



D T 


V I N E G I A . ipj 

corona. dell'Imperio, ucnne in Italia ; ilquale,ri Mcefi, 
tornando poiàcafa, e/] aldo {lato incoronato dal 
Papa, andai Vinegta; &fu honoratamcnte ri fading. 

rfiuutn si atf 7)«^4i«ìì.^ J .1/ . /» • • » , P. fYl sitai ««/•/ 


cernito dal Preticipe, & dalla Signoria. I Ve - j ,ata ” eì 


net i ani partendo fi t'imperadore , mifero infie- s.EuTtl 
me un grande efferato , colquale, entrando nel chiorbe è 
Cremonefe, & ogni afa mettendo à facco , pi- 
gliarono S oncino, & altri luoghi uicini s & pre - 
fero dicline bande de nimici . m a,fopra<riun<ren m 

do Lodomco Marche f e di Mantoua , & pajfando 
nel contddo di Brefiia , il nimico racquijlò quei esche fer ' 
luoghi } fuor che Soncino,&*Carauaggio. Fe- 
cefi poi di qud,& di là molte efpeditioni , & di- prence 
uerfe imprefe d arme . Ma i V euetiant entrare- *°f can 
no in uno altro maggior penfiero . Percioche j^egffa 
s hebbe allhord nuoua, come il gran Turco haue- rebbe in 


ua prefo Coflantinopoli ; & che tutta la citta M*". 

€.Y ó. {ì/it si fsi/rh err fri ^ A ^ Z? wmL . . 


era {lata ficcheggiata da’ Barbari , molte per- venetia- 
fone morte, afjaisfimi fdtti prigioni , tra iqualii, m » ma 
dicefi, che ui furono quarantafitte gentil’ huomi- 
ni Veneti ani . Hauenapoco dianzi la Signora da' poi 
mandato moltisfime galee infoccorfo di quella de f cend f 
città . I n quello me^o il Re Mfonfo, hauen belan- 
do mandato Ferdinando fio figliuolo con graffo disjimi 
efferato contra i Fiorentini, trduagliaua gran - 
demente lo flato di Tofcana . Perche il Duca & cofifi, 
Trance fio, & i Fiorentini, hauendo con molte '{ ufro ’ 

che Maf. 


f 


194 VITE DE 1 PRENc'iPI 

fmùlmo pyomefle inuitdto il Re Renato a racquiflare il 
fifnjwu R e g m di' Napoli; ond’egli era flato cacciato , lo 
do lo fta- fòlleudrono contra i Venetiam . Onde il Duca , 

hi d teca P er uemtta f u * dCCY fl clut0 di molte genti , 
di cam- p Ye ft alcune caflella del Brefciano , & del Ber- 
Irai, gamafeo . Et finalmente , eflendo fianchi i Ve- 
neti ani , & i Fiorentini per così lunga guerra , 
■o- & inchinando ancora a ciò il Duca, per me^o 

■ d’un F. Simonetto dell ordine de gli Eremita - 
ni, il quale andana innanzi, & indietro , l’anno 
mccccli 1 1 1 . fl fece la pace , con quefle con - 
, f ditioni . Che tutte le cofe,fuor che la Gtaradad- 
5 ddfl rendeffero à di chi elle erano fiate innan - 
quella guerra . Et Ifonfofi teneffe Cadi- 
| glione , ch’era flato de * Fiorentini . Et fe fofle 

*y poi nata qualche difeordid, il Papa fofle quel, che. 
la terminale . Eflendo honoratisflmamente 
fatte queste cofe , & accrefciuta molto la città 
di puhlici, & priuati edificij ,perciocbe s'inco - 
mincio in quel tempo a fondare la chiefd di San 
Giorgio, <& quella di San Zaccaria ; & fatto il 
f ; Ld’zgj.ret to nuouo per purgare la città dalld pe- 
-v .? flc, & fatti di molti altri bellisflmi edifcij ; il 
Doge Foflari,poi chebbe gouernata la Republi 
V ca da trentdfei anni , & per effere molto uec- 
chio, poco vi Quando a i ( eruigi dello flato ; come 
ch’egli foffe ancor nino, gli fu foflituito Pdfqua- 

le vali- 


DI VINEGIA. 19* 

le Mdli pierò, il Fofcari, credto che fi* il Pren- 
ripe mono, per quel, chef dice,poco dapoi fi mo 
ri di dolore. Et come egli fu morto , effendogli 
meritamente re (li trite le infegne Ducali; furto 
Doratamente accompagnato dal Prencipe , & fot 
ferrato alla chiefa de’ frati Minori. 

P^fSQV^fLE MsA LI PIERO 

DOGE LX V . 

yAs ovale Malipiero , ui 
uedo ancord il Fo fcari, fu crea 
toDoge , Vanno mcccclvii. 
huomo illuftre d'integrità de 
animo , (fi* di buoni coflumi. 
Poi ch’egli fu eletto , fi fece 
una legge j che chi una uolta era flato creato 
Doge , infin che uiueua , non fi potefje priuare di 
quella dignità, fatuo, [e non fojje flato conuinto 
di qualche delitto . il Malipiero mantenne la 
pace riceuuta dal Fofcari inriolata in cafa,& 
fuori, fino all’ultimo giorno della fia aita . Fu 
il Prencipato fuo d’ ogni parte felici sfimo ; per- 
ciò che il Prenci pefcpr a ogni altra cofa amaua 
la pace , manteneua la religione ,fauoriua i buo - 
ni ,&* cdjhgaua i trifli, (si* miiolat amente of 
feruaua lagiuflitia. %AÌ tempo fuo fi trono in 
Italia il modo di i lampare i libri ; laquale arte 

O 



I ISabe.di 
ce, che il 
Ftfcari 
fi* p reci- 
pe f°l 34. 

anni ,cy 
che ne ha 
uctta 90. 
tjuàdo fu 
di fine fio . 
Dice fi che 
la, umetto 
ne dello 
fiapar i li 
bri , nette 
prima da 
i popoli 
del Cala- 
to, ne pae 
fibasfi di 
Lama- 
gna , ma 
cjttefle fta 
pature 
erano fio- 
lamente 
nelle pri- 
me faccie 
de'fighj 
Tede fitti 
trottaro- 
no lo fia- 
parf , che 
tutto il fo 
glio'fojfe 
pteno, & 
fi [emina 



fio ài ca- 
ratteri di 
pióbo,ma 
dapoi fi 
trono lo 
fiagtio mi 
fintato co 
me cofa 
piu f oda , 
gr piu di* 
rabile,& 
in Malia i 
primi li- 
bri, che fi 
fiampafj'e 
ro furono 
incorna. 




TgÓ VITE DE’ PR.ENCIPI 

diungo andare, poi s*è talmente diuulgat a , che 
ha quafi ripieno tutto il mondo . Morì il Malipie - 
ro,hauendo governatala Republica quattro an- 
ni , ^ fci mtfi, &fu honoreuolmente fepolto in 
San Giovanni, & Paolo. 

CH RI STOFORO MORO 

DOGE LXVI. 

Hristofouo Moro fuc 
ceffe al Malipiero 3 l’anno 
mcccclxii. il fecondo an 
no del vrencipato di cojhti ,fi 
prefè la guerra col gran Tur- 
co. Perciò che jhauendo egli 
dato di molte rotte d i Chriftiani in Grecia , & 
in altri paefi d’Europajs’acqutJìo ancora con l’ar 
me la m orca. Perche i Venetiani ,uolendo fer- 
mare il corfo della vittoria di lui , apparecchia- 
rono una armata fotto il gouerno di Vittor Ca- 
pello. Mandarono ancora le genti da terra fotto 
il capitanato di Bertoldo da Efle ,& con molti 
altri illuflri condottièri d’arme fotto di lui, nella 
M orca. I quali prima prefero , & focheggiaro- 
no xArgo antichisfima città nella Grecia. Ha - 
uendo poi prefe alcune altre terre di poca impor- 
tanza ,giunfero all’ E firn il io’ con quindici mila 
perjòne.Giunfui ancora Luigi Lo^edauoTón una 




DI V I N E C I A. 

graffa armata & efjer.dofi mesfi à ma difftciff*' 

le imprefa, in ifpatio di quatordici giorni 3 for-'' 

fife arano di muraria 3 & di ff a rutto l’Efa-r 

miliOjch’è lungo ben quattro miglia ; & come 

htbbero fornito il lauoro ui mifero un gagliardo 

prefidio. Bertoldo fe nando con le genti alla uol 

ta di Coranto ; & ejjendofi mefjo à dargli l’affal 

to 3 mentre cinquini attendala all'ufficio fuo di 

guerra, rileuo una [affata } dellaquale poco dapoi 

f i morì. Per la morte di lui 3 sbigottiti i foldati 

Chrish ani 3 furono ributtati da Coranto non fen- cofidico- 

%a ucci fion loro, talché furono coflretti abban - noli [crii 

donare l’Efamilio. Diqueflo tempo ancora fi ton * cì,e 

prefero l arme cantra i T rieftint 3 e[Jendo nata la ro iu de 

cagione di ciò per rifletto delle gabelle fa gli gb spiro» 

buominidi Triefte } & di Capo d'jflria. Et co- 

fi 3 effendouif mandato Antonio da mrtiano gio co^ 

con molti altri condottieri , fi comincio attediare mM ] x ,n 
. t- ■ ■ i lta l’ a fi* 

Trieste. Erano vrouediton in campo Vitale Lau m 0 rt 0 ’[ er 

doj & Giacomo ^Antonio Marcello 3 Luogotenen- tina lega- 
te d’Vdwe; i quali Jiauendo gettata à terra parte 
della muraglia j appoggi andoui le fc ale diedero po.cóbat - 
l affatto alla città; ma efjendo lor poco felicemen ten - io Ar 
te riufeito quefto afjaltoja citta fu ualorofamen é °' 
te difefa. Duro l’affedio poi alcuni meft 3 & fa 
refbe ancora molto piu durato. Ma vapa r io, 
moffo à compasfione del pericolo de 3 Triellim 3 


DI VINEGIA. 199 

tipoli . Doue, effondo armata l'armata; auen 
tic, che la galea, doue era Capitano Giacomo Ve 
mero , adoperando , & uele , & remi , pafso lo 
{ ir etto con molti colpi d'artiglieria. Perche , ef- 
fondo ella tutta fracaffata , & pofta d pericolo 
mani fedo, tutta 1’ armata perciò sbigottita , & 
[pauentatafo riuolfe d dietro . Onde il Vernerò > 
ueggendofi [errato fuori, & abbandonato da tue 
ta l'armata } facendo animo d i fìtoi ^ quando fu 
notte buia fi riuolfe d dietro , & d poco d poco 
tiauigando malgrado del nimico, contr a la fperan 
d'ognuno , ritornò d faluamento d i firn. Di 
cjuefìo tempo Papa pio ^ e fendo per adempire la 
fua efpeditione contra i T urchi , lacuale era già 
{ lata ordinata nel Concilio di Mantoua , jè rian- 
dò in Ancona» Et concorrendo gran quantità di 
perfine di Francia, &di tamagna, alla fama di 
cofi [anta imprefa , il prencipe Chrifooforo M oroj 
Con dieci galee benisfomo armate , per accompa - 
gndrfi col papa, quiui andò ancora egli. ^fW ar- 
mata fua morì papa pio , con fumato da una fi- 
bre lenta. Doppo la cui morte , i Venetiani foli 
Con le lor forze, foftennero fi gran pefoo di guer- 
ra. Et molte f anioni fi fecero in mare fra l’u- 
na ,& l'altra. Ma in terra ferma in Italia , 
Bartolomeo coglione , in quel tempo eccellenti f 
fimo Capitan di guerra j d un fubito con gran 


numero di canotti 3 & fanti entrò nella Romei d 
gna ;fj)into da Angelo ^fcciaiuoli ,da Nicolo 
Sederini jfucruf citi Fiorentini . Et incontrando- 
fi nelle genti di Galeazzo Duca di Milano 3 di 
Ferdinando jet de Fiorentini dall' una, & l'altra 
parte fi combattè con grandi sfim e forzj. Feceft 
giornata ancora atta mlineìla nel contado di Bo- 
logna i fotto la condotta di Federigo Duca d'Vr- 
bino; talché d fatica mai piu , per memoria d’ al- 
cuno 3 non fi combattè in Italia con maggior con - 
trafìojne doue fifaceffe maggiore uccifione dipeir 
fine. Ma i Veneti ani 3 dubitando •, quando fode- 
ro Jfente tutte le genti del Coglione 3 di no tirar - 
fi addojfi tutto' L pefo della guerra 3 gli mandai 
rono per fupple mento alcune compagnie di fante- 
ria, & fecero ogni opera 3 che il Coglione 3 fatta 
la pace 3 torna fj e l'ejjercito faluo in Lombardia - 
In quel tempo Nicolò Canale , ilquale era fic- 
ee fio d Luigi Loredano nel generalato di mare , 
andò d Modone; & hauendo accre fiuto in Ne- 
gro ponte l'armata con nuoui jupplemenfi 3 pafiò 
a Stali mene ;& effindofi mefio con uentifei ga 
lee d combattere Eno 3 hauendo appoggiate le fica 
le alle mura 3 & rotte le porte 3 prefi 3 & fac- 
cheggiò la terra , & narfe la maggior par- 
te. Quiui , hauendo morte molte perfine 3 & 
fatti afidi sfimi prigioni 3 & mifer abilmente 


, 






DI V I N E G F A 


tot 


trattati mafchi 3 & [emine, s’uso cantra di lo- 
ro ogni maniera di crudeltà, il Canale asfalto 
ancora poi le nuoue Foglie 3 la prefi perfor%a 3 
& facche^gioUa . In quefto mexjco uenne mo ~ * 
ua 3 come cento galee 3 & piudt Turchi erano 
[opra T enedo 3 & ogni giorno cjuiui s’accrefce- 
ua l’armata con nuoui fupplementi. Mouendofi 
adunque tl Canale da Negroponte 3 pafò à Sta- 
timene. L’armata de nimici 3 prima affaltan - 
do Sciro 3 la prefe 3 quindi pafo à Negroponte 3 
doue prefe 3 <& facchefgà Scora eajlello dell’I-. 
fola Bafikco . In tanrb il Canale prima 3 
che’l nimico occupale ogni co fa 3 mandando in- 
nanzi tre galee , uittouaglio Negroponte , per - 
che il nimico 3 affaltando poi Negroponte 3 & uo 
lendo combattere la città 3 fece un ponte sul ca- 
nale. Etcofì una grosfisfima armata 3 laquale, 
fecondo che fi dice 3 era di piu di trecento naui- 
gli 3 & fra quedi piu di cento galee , prima fe 
accodo alla città; & poco dapoi uigiunfè il gran 
T ureo con cento , & uenti mila peyfone. Fu me- 
nato ieffercito per lo ponte nell’ I fola 3 ilquale 
afjedio la città 3 & hauendo in piu luoghi pian- 
tati di grosfi pexX 1 d’artiglieria alla muraglia s 
iafpdto durò da trenta giorni ; nel qual tempo 
il nimico tre mite con tutte le fue forzje diede 
L’afjalto alla città , & con grandisfima ucci*, 

O iiij 


iLjlt 


ÌOZ VITE D e’ PRENCIPI 

fione de * fuoi^fu ributtato dalle mura . Dicefi , 
che in quelli ajfalti morirono piu di trenta mila 
perfine de nimici . In queflo mezjzo il Canale , 
’ partitofi di Grecia , con fette naui groffe forniti 
di uittouaglia 3 & col retto dell'armata 3 laquale 
haueua aufiora da quaranta galee 3 & affaisfìrnc 
naui ; uolendo andare a [occorrere Negropontefi 
fermò allo ttretto delcanale circa Lauretto . Per 
la cui uenuta 3 dic e fi 3 che’L Turco fi fpauentò di 
tal modo 3 che cominciò d penfare di leuar l’affe- 
dio 3 & uoler fuggirei et Ihaurebbe fatto, fi noti 
fofje (lato autfato dal Bellerbei della Natòlia , il 
quale gli diffe, che s'egli fipartiuadi là 3 haureb 
be in un medefimo tempo meffi in grandisftmo 
pericolo i foldatt 3 .& l'armata ; ma piu toflo fi 
deuea tentare l'ultima fortuna dare un gà- 
gliardisfimo dffalto alla città per mare , & per 
terra . Onde il Turco ,feguendo que fio configlio, 
nel tramontar del Sole, fatto accoflare /’ armata 
alle mura ; ejfo con le genti da terra con tutte le 
forze diede un grosfisftmo affalto alla città. In 
queflo me xzo il Canale con tutte le galee, & le 
naui , fuor che alcune poche Jequali non erano an- 
cora arriuate/ decotto al ponte;et perche egli ha- 
ueua buon uento,e 3 Lbififrnó ttringeua,quafi tutti 
gridauanojche non fi deuea piu indugiare 3 ma fie 
correre la città afflitta, et pojla in tanto pericolo • 


T) 1 V T N E C. I A . 20} 

ÌDicefi ancord, che i fratelli Piz^amani , Capi- 
tani d’ttna naue graffa, s’ erano uantati , fi il Ge 
ver ale haueffe dato loro dfegno,che batterebbe nò 
ffinto innanzi con la lor naue , & rotto il pon- 
te i Et che il Canale non lo uolle fare , dicendo -, 
che uolfd prolungare la coj a all altro giorno , ac- 
tioche Ui fjJJe anco il refto dell’armata , Daua- 
fialihora uno affinsfimo affai to alla città per 
mare , & per terrai & molte perfine morda- 
no nella ctttf parte per la moltitudine delle frec 
cie 3 & parte per gl’ infiniti colpi dell’ artiglierie * 
Era Leonardo Calbo Capitano della città , Paolo 
Erizxo Podeflà , Gioitami Bondttmero ProUè- 
ditore j & molti altri gentiluomini , icjuatì 
Correndo intorno alle mura , confort aitano i fi- 
dati , & i miferi cittadini alla battaglia . Ma, 
ite? o-endo, còme l’armata non daua loro alcun 

co 

foccorfo; perduti fi d’animo à fatica potcuanù piU 
fodenere il nimico i & finalmente , battendo nel 
far della fera piantate in cima della torre l’infi 
gne nere , per fare intendere , com’esfi erano al- 
l'ultimo pericolo , ne perciò mouendojì punto l’ar 
mata,e[Jendo durato l y affatto tutta notte infino 
al far del giorno fen%a fermar fi mai ; circa à due 
bore di giorno, i miferi cittadini di Negropon- 
t e, fianchi per le ferite , &per non hauerene 
mangiato, ne dormito , non potendo piu , lafciet- 


'ib4 VITE DF.’ PUENCIP! 

Yono le mura ignude à i mimici . I Barbari nifi» 
iiroriò su, & entrati nella citta , tagliando àpe^. 
quanti ne incontravano, fecero unagrandisfi- 
scrire ma fifone di perfine . I magi (Irati , chi fu 
paolo An morto in un Inoro, & chi iti un altro . E tutti t 
piovani ancora furono tagliati àpezpzj . Prefi) 
l’y^ t che fu Negroponte, & uedutofi Vinfegne Tur - 
jendofi ri chefche fu le torri ; il Canale in pochi giorni, ma 


hTofir P oco * tem P°> hauendo accre fciuta l’armata, la- 
te Ji refe quale fu di cento galee; feguitb l’armata de’ ni- 
alla fede ynici carica di preda, fino à Scio . Aia il Tur - 
J. fff co, hauendo lafciatdgroffa guardia inNegropnn 
le battuto te, facendo la via di terra, s’ era partito dell’ ifo- 
1° in ma. f a . j n \ mic i,p 0 i fcoYYendo fino dTenedo, paffa 
"e’rare in Yono lo flretto di Gallipoli, & ritornarono lar- 
due pef- mdL ta falua a cafa . In quedo me^p^o il Canale 
ìl^Cche f ece difegno d’affaltare Negroponte,^ tentò di 
haiieua racquidar la città col giungerui aU’improufo . 
perda*- OY dinato adunque à Giovanni Trono ,àN i- 

&non a colò da Molino, & à Federigo Giudinianofihe 
fianchi, accodando l’armata all’i fola, fmont afferò in ter 
ra, & affai taf] ero la città . Ma, efftndo eglino 
troppo todo mosfi contra il nimico , tolti in 
meglio dalla moltitudine de’ Turchi; & du- 
gento,& piu di loro , in poco tempo furono ta 
gliati à pt^JQ, &con esfi Giovanni Trono . 
Gli altri eh’ erano fi montati in terra , mesfifi in 


Di V I - N E 6 r À 


20 i 


fuga, paUYofam ente ricouerarono allenaui. Et 
coft l armata fi partì di là, fenica hauer fatto 
nulla . 1 Venetiani , hauendo intefa la perdita 
di Negroponte, richiamarono il Canale a V ine- 
dia, togliendogli il Generalato, & lo mfero in 
giudicio, per tfferfi portato male in cjuella impre 
fa . Pietro Mocemgo gli fu dato in ifcambio,il- Dite il 
quale poco d apoi gtunj è con tre galee . Et fu- 
ronglt dati per Proucdttori Mariti ualipiero , f u bandi* 
& Luigi Bembo, acciocb’egli fi conftgliajfe ,& to *» 
gouernafeV armata itfieme con eJJoloro.In quel 
tempo fi cominciò d trattare la pace col Turco , partiio- 
bauendo hauuto i Ven ettari i speranza di poterla f mente 
fare, per mez^o d’una donna Cirri {liana matri f/ f Q r T f 0 
gita di lui , laquale mando à pofta un de 1 fitoi di Grvaro 
cafa dvinegta,d fare intendere alla Signoria , c £/ e f L ° tr 
chefefi mandauano ambafci adori al Turco, ha- li. 
uerebbeno potuto hauere la pace da lui con bont- 
ile conditioni . Furono mandati adunque Nico- 
lo Cocco , & Francefco Capello ; i quali , ejfendò 
iti d Coilantinnpoli , trattarono la pace . Ma, 
non piacendo le conditioni , furono richiamati d 
cafa . il Capello ammalando di febrt , morì a 
Coftantinopoli . Ora, fatto qtieilt cofe , morì it 
Prencipe Moro, hauendo gnuernato la Re public a 
noueanni, & fei mefi,& ftfèpolto a San Gwb : 
he, il cui conuento ancora egli hauea fatto fabri - 




1 


206 vite de’ prenci pi 
care a fue ffeje - 

NICOLO TRONO 

DOGE L X VII. 

.ù ; } ri 40 

/ colo Trono fùcceffe Dò " 
gè , l’anno mcccclxxi. 
^aI principio del reggimento 
di co fini ,i Venetiam manda- 
rono ambafciadori al Papali 
al Re Ferdinando , a pregarli, 
che moueffero guerra al Turco commune nimi - 
to de ’ Chnfltani . I quali benignamente raccot 
fero gli ambafciadori, & promifero aiuto fecon- 
do le forze loro . In quello mezgo Pietro mo 
cenìgo Generale dell'armata , hauendo frorfò le 
ifòle delibi rcipelago, mife a ferro, & fuoco al- 
cuni luoghi de ’ Turchi , & ne meno gran preda * 
lAndaronopoi Proueditori a lui Stefano M ali- 
piero, & Vittor S orando . Et poco dapoi giuri 
fe il Legato del Papa , con una armata di uetiti 
galee . Sarebbero ancora xvir , galee dal Re 
Ferdinando . Da Rodi due . Et quelle de’Ve- 
netiani furono quarantafei . Tanto che tutta 
V armata, faceita il numero d’ottantacinque ga- 
lee . Ora, effendo giunta sì groffa armata alle 
riuiere de’ nimici, i Capitani fi rifolfero d’anda- 
re fubìto a combattere Sattalia città della Pan - 

/ 



filia . Ma i lor difesi furori udiri ; percioche , 
e fendo entrati nella città, furono ributtati dui 
Barbari, non ferrod uccijioue de ’ fuoi , Nelqua- 
le d fluito ui morì d’una f uff ut d l'ammiraglio 
dell'armata di Rodi . In quefto tempo , Vjjun- 
tdfjdno Re de ' Per fi fece lega co' Venetiam con - 
trdilTuYCO, Et perciò fare , fu mandato am- 
bafciadore à quel Re Cdtdrino Zeno . In Italia 
ancora, effendo morto il Duca Borfò da Ejle , i 
Venetiam aiutarono H ercole fuo fratello di na- 
ni, di faldati, & di denari cantra Nicolò nipo- 
te fuo, figliuolo del Marchefe Leonello fuo fra- 
tello, & lo mi fero in tflato . Et in Vinegia (i 
cominciò sbattere una moneta d'argento ,chid*- 
matd T rono,per rifetto del Doge , con la figu- 
ra del Doge, leuandone un altra, chef chiamd- 
uagroffo . In quello mex^o il Mocenigo infie 
me col Legato del Papa, prefe le Smirne già no 
bilisfima cittadella Ionia, & quindi menando- 


ne gran preda, quelld città fu abbrucciatd . In 
quel tempo Marco Cornavo ,huomo di grande 
animo, diede per moglie Mad. Caterina fuafi- 
gliuola, prima adottata per figliuola dalla Stgno 
ria di Vinegid, a Giacomo Re di Cipri . Etna- 
uendo il Re mandati fuoi ambafciadori à Vine- 
gia, la fanciulla fu mandata con tre gdlee in Ci- 
pri al Re . Et noti molto dapoi il Re Vjfuncaf 


' *oS VITE DE’ PRENCIPI 

fano fece giornata co’ T urchi, & effendvuimor 
. to il Prefetto d’ Europa jch’esfi chiamano Beller- 
beij i Turchi uinti al primo impeto in una gran 
battaglia, riceuerono ma terribil rotta . L’altro 
giorno il Re de ’ Per fi s affaltando il campo del 
Turco j molto fornito di machine , & d’drtighe 
rie, ond’ egli riletto infinite cannonate Jhebbe una 
rotta non punto minore di quella ,che’l giorno 
avanti egli hauea data al nimico . I Perfiam 3 
abbandonandogli alloggiamenti , rotti j & mef- 
fi in fuga, fi ritirarono infiem e col Re loro nelle’ 
montagne d'Armenia . il Mocenigo poi , ba- 
ttendo int e fa la morte di Giacomo Redi Cipri, 
fe n andò di Caramania in Cipri . Doue egli 
tenne a battefimo un bambino nato della Reina ; 
& battendo lafciato prefidio nel Regno & rac- 
comandato il gouerno d’effo, a Giacomo Corna- 
to ZiodellaReina,f partì . Queftecofe fi fe- 
cero al tempo del Prencipe T rovo, llqua - ' 
le morì , hauendo gommato la Re- 
publica un anno , & otto 
mefi . & fu fepol- 
to nella chie - 

- fide fra- 

ti 

Minori . 


NICOLO MsA R CELLO 

DOGE LX VII I. 

I colo Marcello fu honora 
to citila dignità Ducale , iati- 

O 

no MCCCCLXXIl I • w / fi 
principio del gouerno di co- 
fluì iifoladi Cipri fi comincio 
à trauagltare di nuoui moni - 
nienti . H aue ua no con fp irato infieme certi di 
fdngntC atelano, fuor ufi iti di Cipri ,& con ef- 
fe un certo V efcouo di Cipri, Uguale ,al t empo 
della morte del Re, era ambafiiadore apprejfo 
al Re Ferdinando . Coflui , dtfegnando di uo- 
ler occupare il Regno per tirannide , tratto con 
Ferdinando, che per me^ZP di lui egli tenejje 
modo di dare per moglie una figliuola bali ar- 
da del Re Giacomo à un fuo figliuolo , eli era an- 
eli effo baflardo. Et per conchiudere queflaco - 
fa, il Re mandò queflo V efcouo con due galee in 
Cipri . I Cipriotti doppo fhauere feoperto il 
trattato fatto col V efcouo, prefe una notte l'ar- 
me, tagliarono à pezzi Poli%apaCiprictto,& 
Medico dfila Reina, in camera propria della Rei 
na . Et ammazzarono ancora ^ fndrea Cor- 
naro, che faggina con Marco Bembo fuo nipote, 
fra le due mura della rocca . / congiurati poi , 




tto VITE de’ PRENCIPI 

Ctffaltdndo il pdUzjzp'redUjfrofitYono IdfgliuQ 
la del Re, ch'era, da marito, affiglinolo bdjìdr- 
do del Re Ferdinando , Noti pero fecero dtfpia 
e ere \ alcuno alla Reiva . Voi fero nondimeno, che 
• ella ferine f]eal Mocenigojcome Andrea fno %io 
per la fna auaritia , & per voti haner uolnto pa- 
gare i Joldati , era i lato morto da loro . Ma , 
che nondimeno ella haueua libero ilgouemo del 
Regno , & tutti i Ctpr lotti fi mantenenano in fé 
de, & in ubidienzjt . il m ocenigo, auifato della 
nouitd de Cipriotti, mando Vittor Soranzp 
con dlctwe galee in cipri . Per la cui uenuta la 
Rema, pigliando fperan-^a ,fi rincorò molto . 

Per lo contrario i congiurati , temendo del fat- 
to loro , asficurati fu la fede dal Proueditore , , 
diedero la colpa della fna morte ad! auaritia del 
Cornato, & promi fero lor di deuere continua- 
re, come prima, nella diuotione della Reina, & 
de’ Venetiani . In quefto me^XP d uocenigo , 
moffodal pencolo della cofa,ritenne le galee, U- 
quah erano ufeite in mercantia per ^yClefjan- 
dria, & per Soria J & hauendole ripiene di fal- 
dati candiotti , mando infieme con effe in cipri 
quante nduigrofje egli potè hauere , & tutti i 
nauigli .ch’egli hebbe dalle città ,& I fole uici - 
ne . Perche i congiurati} hauendointefó quefta 
proni fi on d'arme, & la uenuta di enfi gr offa ar- 
mata. 


é - 


I> I V I N fe G I A. zìi 

mdta,fpàuentati fi partirono di Cipri . Et poco 
ddpot (riunfc il Mocemgo, t [quale paceficata , che 
egli hebbe 11 fola ,fect morire coloro , che haue- 
uano hauuto colpa nella morte del Cornaro ; & 
anco ne confino alcuni di loro. In quello tempo , 
il gran Turco , ilquale dffiraua al Regno d’ Ita- 
liani mife à combattere Scutari capo d’alba- 
tiia.Hauendo adunque mandato l’ Eunuco, ilqua- 
le gouernau a la prouincia d' Europa & mandati 
ancora à chiamare tutti i S ingiacchi delle prouin 
eie intorno a Gallipoli ; mife infume da ottanta 
mila perfine. Et fatto un ponte su la Boiana^af 
fediò la citta. Hauendo poi piantati grandisfimi 
pezjZJ d'artiglieria alle mura, comincio co infitti 
te cannonai e a batter la muraglia . il m ocenigo, 
hauendo intefi l’a/Jedio di Scutari, fubito uenne 
a Cor fu; & di làpafsò in terrd ferma, et entran 
do nella foce della Boiana , trouo quiui T ridiano 
Gritti fuo fucceffore,con Luigi Bembo Prouedi - 
tore; onde delibero di gouertiare quella imprefa 
di commun con figlio con effo loro, i quali , hauen- 
do meffo infume quafi tutte le forze della prò - 
uincia, & fatto lega di guerra col Ceruouicchio 
Duca di Lago di Schiauonia,ualorofamente met 
tettano ad effetto tutto quel , ch’era bi fogno per 
liberare Scutari da co fi graue effedio. Era al- 
lhora Podefht della citt ì Antonio Loredano , 

P 


,211 VITE DE’ PRENCTP1 

buorn d'animo inuitto, ilquale configli o preferi- 
te ogni cofa con fider andò, non lafciaua di far mi 
la,che gli par ejfe utile à faluare la città à 
tenere i cittadini in diuotione , & ubidienti . 
Ma i Barbari ,hauendo minate le mura di Scu - 
tari ; poiché non poterono costringere gli Scuta- 
rmi àrenderfi,fi mifero àuoler dar loro l’ affat- 
to. Et prima, accerchiando la terra , fi sfari- 
nano di fahr su i badioniper le mine delle mu- 
ra . Ma gli Scutan affettando con animo ualo- 
rofo i nimici , con la moltitudine delle freccie 
co 1 fasfi, che traheuanó dalle mura , & con uafi 
di uimini accefi (cagliati cantra i nimici 3 fecero 
di lorograndisfima uccifione > mentre che’l Po- 
deflà Loredanogli confortano tutti ù foflener la 
battaglia con animo inuitto ,& a difendere la 
patria da crudeli sfimi ni mici. lAìla fine, effen 
dofi gagliardisfimamente per molte bore com- 
battuto, & ueggendo i Barbari, che non focena 
no nudai uinti dada uirtà de’ difenfòri,fi tiraro- 
no a dietro. Die e fi, che in quella battaglia mo- 
rirono de’ turnici cinque mila perfone . I barbari 
poi uolti à continuare l’afjedio fi sfontanano di 
domare la città con la fame. Mai Venetianife 
cero lega con Mattia Re d’angheria , contro i 
Turchi i & per ciò mandarono al Re ambafeia- 
dore Francefco Vernerò, & Gioitami Emo, con 


DI V I N E G I A. 11? 

Id paga d'uri anno. il quale, hauendoprefo l'or- 
me, mife tanto Jf attento al Turco, che lerio l'Eu 
nuco daWaJJedio di Scutari . il Mocenigo teua - 
to, che fu / ’affedio da Scutari ,fe ne uenne à Vi - 
negl a. Et poco dapoi Triadano Gritti , Gene- 
rai dell'armata , mori a Cataro . il Loredano , 
per haucr faluata Scrutari , lodato dal Prenci - 
pe 3 Cip dalla Signoria ,fu fatto Caualiere . Ma 
il Marcello, Uguale fu huomo di grandisfima 
pietd,et innocente morì, hauendo tenuto il Preti 
eipato un'anno, & tre mefi. Coflui [opra tutto 
mije gratidisfima cura in confèruare l'erario pu 
hlico . il fuo fèpolcro fatto di marmo è nella 
chiefa di Santa Marina l 

PIETRO MOCENIGO " 

DOGE L X I X • 

Mocenigo fùcceffe Do 
il fuo Prencipatofufat 
ile di mare Jfntonio 
Poco dapoi i Turchi 
milahuomini fi mife - 
Ho di Lepanto, llquale 
primafudifefòdaluaìoredegli huomini della 
terra . Vigiunfepoi il Loredano con una gro[ 
fisfima armata ; & cjuiui fi fecero molte j cara - 
mucciect turnici . Durò l'ajfedio quattro me fi , 

p a 



I E TRO 

ge. Sotto 
to Generi 
Loredano. 
con trenta 
ro aU'affed 



1*4. VITE de’ principi 
& in quel mc%jZo il Loredano deuotiofamentt 
fornitici gli huomini della terra di uittouaglia , 
d' arme, &r di foldati. Et il nimico stanco dal- 
la guerra fi partì poi , ueggendo ,che non u era . 
jferan'XJ alcuna di pigliare la terra. Ma nello j 
(lato di mare l’armata T urchefca ajjalto L J (ola 
di Statimene . Doue,e(Jendofi piantata l artiglie 
ria alle mura, la terra fu battuta . Ma giungen 
dotti preftamente il Loredano con l armata , i ni- 
ni ici, Iettato laffedioji partirono , menando l’ar- 
mata in alto mare . il Prencipe Mocenigo Ria- 
ttendo gouernata la Republica un’anno , & due 
mefi, morì d’un male, ch’egli haueua acqttijlato 
alla Poiana ; & fu fepolto in un fepolcro di mar 
A mo in San Giottanni Paolo . 

\J < • L v I ^ c % V' x 

sANDRÈ^ VENDR^fMlNO 

D O G E L X X . 

Afa eie a Vendr amino fu crea 
to Doge , l’anno mcccclxxv. 

<aI tempo di colini , da otto 
mila Turchi, andando à cam- 
po à Croia in Albania , man- 
tennero l’ajfedw qua fi tutto 
un’anno . I Venetiani , mandarono da due mila 
huomini per foccorfo di Croia . Fra i quali fu- 



DI VfNEGTA. Ztf 

Yonodi molti ualorofi condottieri , iquali uenen- 
do alle mani co ’ mmici , al primo impeto li rup- 
pero , (sr mifèro in fuga, & prefero gli alloggia 
menti loro . Correndo poi a far preda , fàccheg- 
giarono, & rullarono ogni cofa. Ma quella alle 
grezs^a fu breue affatto . Perciò che i Barbari , 
ritornando contra i fidati Veneti ani, & trottati ~ . 
doli sbandati, & fen%a ordine alcuno jparft qua, 

& là, per li campi , & impediti dalla preda, li 
furono intorno, Sfacendo di loro grande uccifio 
ne , mifèro in fuga i caualli Ibanefì , & poi 
gl’italiani. Perche i Barbari, dando loro la cat 
eia per tutta la campagna , li amaxj^arono , & 
tagliarono à pezjcj . Dicefi , che morirono in 
quella battaglia piu di mille perfori e , & con esfi 
r il Proueditore Fr ance fio C omarini, <& di mol- 
ti altri condottieri. Et non molto dapoi , i Ve- 
nerici Irebbero un’altra maggior rotta in Italia ; 
perciò che piu di dieci mila T tirchi , Capitano 
marbei Bafcià,hauendo paffitto il fiume del 
Li fon%o, tumultuofamente entrarono nel Friu- 
li. Ma i V enetiani haueuano fornito due badie , 

Cuna à Gradi fa, <& l’altra à Fogliano , circon- 
dandole di muro , & di fojfa, & mettendoui 
gr offa guardi a. Et oltra di ciò haueuano manda 
to tre mila caualli, & buon numero di fanteria, 

per impedire le correrie de i nimici ; deliequa - 

_ . • •• 

P ti) 


jffàt 


21 6 VITE DE PRENCIPf 

ti venti era Capitan generale il Conte Girola- 
mo Novello Veronefe 3 & erano con efjo lui di 
molti altri ualorofi condottieri . Coftoro fi rifai 
fero di venire a giornata co mmici. Effendo adun 
que divi fa tutta la cavalleria in tre bande , an- 
darono bravamente contra i nimici . Ma i Bar- 
bar i 3 battendo fatta una groffa imbofeata 3 pri- 
ma modrarono di fuggire, & come fu attdccd-r 
ta la battaglia 3 ritiraiiaofi d poco a poco al luogo 
della imbofeata tirarono i cavalli Italiani . I Tur 
chi fi ritirarono in pruova 3 & i Venetiani ten - 
nerolor dietro ; & erano già quafi giunti al Ivo 
go dell 1 imbofeata» *>fllhord i T vrchi 3 riuoltan - 
dofi à dietro, bravamente rimifero la battaglia « 
Mentre che fi combatteva con tutte le for%e 3 und 
gran quantità di Turchi , ufeendo deli 1 imbofeata 
dal monte di Licimfo,con grande ftrepito affal- 
t arano i Venetiani . I quali fi f paventarono di 
tal modo per quello affatto , che in un tratto fa - 
ronocoftretti à darfi à fuggire . Perche t cru- 
deli Barbari tennero lor dietro, & fecero di lo- 
ro grandisfima vccifione. Et cofi la prima ban- 
da fu rotta 3 &quafi tutta tagliata a pe^X 1 * 
TJ altre bande 3 ueggendola rotta della prima 
fquadra , non effendo rimafa loro alcuna fpe- 
ranxa , quafi vinti , fi mi fero in fuga. Perche 
i Barbari attefero à dar loro la caccia 3 & a 


Di VINEGTA. I 17 

metterli tutti inrotta. Et co fi fi feguitarono fi- 
no alla Moffii, & ne fecero grandisfiima { Ira - 
gè. Morirono in quella battaglia il Conte Gi- 
rolamo Nouello , Giacomo Badoero 0 & molti 
altri huomim illuftri sgli altri fuor che pochi > 
iqualij la] dando i cduaìli > & gettando tua Far- 
mi j fuggirono nelle montagne uicine Jurono qua - 
fi tutti prefi . 1 Barbari 3 hauendo data quella 
rotta j abbruciarono quante uille fino tra il Lifon 
, e'I Tagliamelo . Et hauendo fatti molti 
prigioni j ne menarono grosfisfima preda . Et 
perche per terra , <& per mare fi diceua,cht 
ueniua gente a impedire le correrie de nimici 
esfi fi partirono fubito dTtalia. IVenetiani > 
hauendo riceuuta quella rotta , mandarono contra 
i nimici alcuni nauigli pieni di baleftneri , & 
molte bande di caualli dal contado di T riuigi J &' 
d'altri luoghi uicini. Ma efjendofi di già parti- 
ti i nimici >quiui furono mandati ancora Domeni 
co Giorgio 3 Zaccaria Barbaro } Giouanni Emo , 
& Candiano Balani > huomini honorati } che ue - 
dejjero in che modo piu fieramente fi poteua 
riparare alle correrie de' Barbari ; iquali fi rifol 
fero di fornire la badia di Gradifia non folo di 
graffa guardia , & d'arme j ma ancora di ripa- 
rio morì a V dine in 
Carlo da Montone , 
P ni) 


ro, di fojja . Il Gior^ 
quella legatione . il Conte 


21 8 . VITE DE' P R.EN CIPI 

arem Capitano di guerra , il quale latino innanzi 
era flato licentiato , fu richiamato di Tofana, 
& mandato quiui; per la cui opera fu la Patria 
per alquanti anni ualorofamente difefa dalle cok- 
rerie de i mmici . Ma il V endr amino, benché al 
Juo tempo la Republica fifa trauaglia f a da cofi 
fatti dijordinijfu nondimeno per altro felicisfi- 
mo in priuato . Percioch’egli fu ricchisfimo, & 
hebbe di molti figliuoli uirtuoft , & coturnati , 
iquali egli arricchì tutti con le jue f acuita . Ma 
rito ancora fei figliuole, con grandisfime doti , 
d i primi gentil’huomim. Puffo di quefìa uita , 
hauendo gouernato la Republica un anno, grot- 
to mefi& fu honorat amente fepolto nella chie- 
Ja de’ Serui . 

y \ . - • . • *; ;> * . W ' iV vt l 

G ÌOV^CN N I MOCEN ICO 
doge lxxi. 

/ o v a n n i Mocenigo, fratello 
del Prencipe Pietro , fu creato 
Qo<re, l’anno mcccclxxvii. 
^Al principio del fuo reggimene 
ro, i Croi ani, domati dalla fame, 
hauendoui inimici tenuto l’afa- . 
dio continuo per piu d’ un anno ,s’ arre fero . Et , 
poco dapoi il T ureo ajjalt'o Scutari affai piu ter- • 
nbilmente , ch’egli non haueua fatto quattro 



Di V I N E G r A* zi 9 

anni inmnxj - Percioche *Alibei uando alquan 
to prima con quindicimila perfine , e' iBeller- 
bei della Natòlia con poco manco gente . Vlti- 
m amenze poi ui fiunfe il T ureo in per fona ; il qua 
le, battendo fibito piantate Cartiglie) ie per bat- 
tere le mura, afjedib la città . Era quiui Pode - 
ftà,& Pmteditore Antonio da Legge ;& er an- 
ni da ottocento fildatifagati . Fatta , che fu la 
batteria, i nimici diedero due uolte l’aflalto al- 
la città, concjUdfi tu/ti quegli iftr omenti, eh' e fi- 
fi haueuano adoperato nell' a ff ed io di prima . 
m a tanto maggiore uccijìone fi fece dali’wia -, & 
l'altra parte, quanto maggiore sformo fecero i j 
nimici per la prefenzjt del gran Signore ; &gli 
Scutarini non temeuano la morte , ne le ftrite , 
ma con animo inuitto fio fteneuano la furia dei 
T urchi . Vinta finalmente Ì bfìinat ione de' ni- 
mici, poi ch'egli fi uide hauere à fave con perfi- 
ne, che piu tos to uoleuano morire ,cbe cedere ; 
fece ritirare i fiuoi, & cofi fi leuò in tutto 
per tutto dalla battaglia . Continuo nondimeno ' 
iafiedio alia città, & p er lutare i Venetiani 
trauagliati in piu luoghi,* da dare ficcorfo à S al- 
tari; furio fimi ente fior fi, con trenta mila perfi- 
ne nella Patria del Friuli, circa la bajliadel Li - 
fiondo; & meffio le fue genti in ordinati^ , sfi - \ , 

dò il Conte Carlo da Montone à battaglia , ^ 


zzo 


VITE DE PR.ENCIPI 

ricordandof e fi della paffuta rotta, non sarri - 
fino temerariamente dfar cofa alcuna ; ma , ri- 
tenendo i fuoi ferrati infime dentro allo {lecca- 
to, trattenne con nana ajpettatione il nimico tut 
to un fimo intiero . ilquale, hauendo ueduto, 
che non hauea potuto tirare i Venetiani dbatta - 
glia, nonofandodi pafjar piu innanzi, fi ritirò 
indietro alle radici de’ monti . In quello mezz 
%o Maumete continuaua l’afidio d Scutari . 
Durò quello affedio parecchi mefi ; nelqual tem 
po il Bellerbei della Natòlia prefe Driuafto. Fe- 
ce poi menare cinquecento perfine di Scutari * 
& tagliar tutti d pezgj fi fi occ/?z de lor cit- 
tadini . Et poco dapoi il Turco fi leuò di là con 
la maggior parte delle genti . Durò l’affedio 
poi circa otto mefi , effenaoui rimafo 'marbei 
Bafiid con otto mila Turchi; hauendo fatto due 
caftelli al capo della Boiana , & poftoui guar- 
dia, perche gli afjediati non potejjero hauer foc - 
cor fi; quando la pace dianzi tentata per mezs 
Zodi Giouanni Dario, fi conchiufe con quelle 
condi ti ani . Che iVenetiani , leuando ilprefi- 
dio,& i cittadini della citta, lafiiaffero Scutari 
con li fola di Staimene al Turco . Et gli pagaf 
fero ogni anno otto mila ducati d’oro, con titolo, 
chei Venetiani poteffero ficur amente nauigare 
al mar Maggiore ♦ Ma in Italia , i Venetiani 


DI VINEOIA. *ji 

prefèro Varine per Fiorentini . Èra { iato mor- 
to Vanno dinanzi Giulian de' Medici in Santa 
Liberata da alcuni congiurati * Doue i Fioren- 
tini jUolendo uendicar fi diqueda ingiuria, ba- 
ttendo meffo in prigione in Fiorenza un nipote 
di Papa Sifloj impiccarono per Ugola un de' Sol 
uiati ^ freiuefeouo di Pifa , infieme con molti 
altri partecipi di quella congiura . il Papa, /de- 
gnato per la crudeltà di quell'atto , /communi- 
co, & interdijfe i Fiorentini . Et bauendo fat- 
to lega col Re Ferdinando ,& co' Senefi, pre fi 
l'arme cantra di loro, & mando ungrojfo effer- 
ato in Tofana ,f otto la condotta di Federigo 
Duca d'Vrbino • Et era in quedo effercito Don 
t^flfonfo Duca di Calabria , figliuolo di Ferdi- 
nando, gl or io fo per molte belle cofe fatte daini; 
& con effiolui di molti illuft'ri Capitani di guer- 
ra . Ma i Fiorentini oltra i Veneti ari fecero 
lega co' Milane fi, con Hercole Duca di Ferra- 
ra , & con Federigo Gonzaga M arche (e ‘di 
Mantoua; percioche Galeazzo Duca di Mila- 
no , peto dianzi era dato ammazzato nella 
chi e fa di Santo Stefano, da Gio* ^fndrea Lam 
pognano . In quedo mezj<p il nimico , e/fendo 
uenuto innanzi con un grosjisjimo effercìto,tol- 
fe d i Fiorentini Renzo , la Camellina , Radda , 
Broda, e l monte d San Sanino . Perche i Vene 


V'ITE DE* PRENCIPI 

tinnì, mosfi dal pericolo de loro confederati , 
mandarono in Tofcanail Conte Carlo da Mon- 
tone con unagrosfisfma cattali erta; il quale ^na- 
ti come fu giunto , morì in Cortona . Doppo la 
cui morte , l’imprefaf governò in quella provin- 
cia fiotto la condotta di Roberto Malatefta . Il - 
quale funofam ente forfè nel Perugino con tren 
tacinque bande di caualli , Et fece giornata a 
monte Sperello caftello nelPerugino contra Màt 
teo Campano nipote di Papa Siito , ilquale hauea 
qua fi altrettanta cavalleria . Fu combattuta 
gagliardamente per parecchie bore . m a,effendo 
fonfitte le prime bande de' nimtci, Ì altre anco 
ra furono rotte, & meffe in fuga . Et tutte le 
bagaglie furono tolte d coloro, che fuggivano . 
Fece fi poi di qu.fi & di là diuerf [anioni. Fi-> 
vcdmenteil Duca’d’Vrbmo\,& don ^ flfonfo 
confidati nella difcordia de' fioldati del Duca di 
Ferrara , &del Marche fi di Mantova,, efjendofi 
partiti esf Capitani, pieni di [peranT^a, fpinfiro 
dlla volta dell' efferato , ilquale era fen%a Capi- 
tani, & nel far dell’alba Jiduendo meffe le lor 
genti in ordinane j con animo grande (fin fiero 
contra il nimico; & co fi , ej fendo rotta la fante- 
ria) che teneva il luogo piu forte, le genti di To- 
fana, di [ordinate fi mi fero in fuga . I ni mici, 
hauendo prefi gli alloggiamenti, ff in fro il cam 


DI VINEGIA. 22j 

po uerfo Colle . ilcjuale , effendofi prefo , i Fio- 
rentini, perduti d’animo, inchinarono alla pace j 
& per batterla con migliori conditiuni Lorenzo 
de * Medici , il primo huomo della città , andò £ 
Napoli à trottare il Re . Fatta che fu la pace, t 
Venetiani richiamarono le largenti di Tofana • 
In cjueflo mezjzjj il Turco un anno doppo la pa - 
ceffi mife à combattere Rodi per mare ,&p e 
terra . Et molte , & diuerfi fatttoni fecero i 
Barbari in ijuello affedio . Dotte 3 effendofi fatta 
la batteria alle murala piu uolte 3 &gagliar- 
disfimamente dato l’ affatto alla terra . Ma per 
la uirtti di coloro, eh’ erano alla difefa , il nimico 
fu ributtato dalle mura con grande ucctfìone. Et 
non molto dapoi il Turco , ajpirando ali Jm peno 
d’Italia jprefe in unfubito Otranto città della 
Calabria . -Et uedeuafi , com’egli con tutte' le 
forxj del fuo Imperio era per uenire addoffo al 
l Italia ,& perciò i C'hriftiani fi trouauanoin 
pericolo grande . Ma, come fu prouiden%a di 
Dio , inmexjKP l'apparato della guerra Henne 
à morte il crudelis fimo nimico del nome Chri - 
stiano . llcjuale, poi che fu morto , il Re Fer- 
dinando, hauendo combattuto un pczgo cjuella 
città, la rihebbe inficine col prefidio Turche fio. 
Incunei tempo i Venetiani accrebbero all’Impe- 
rio loro Corifa fola della Dalmati a, ho?gi cbia 


«4 VITE DE' PRENCI?! 

piata V eghia, perù oche il C otite , & S ignor di 
quella ifola, cacciato da fuoi cittadini , renontio 
<i i Venetiani orni ragione , che u haueua . Poco 
dapoi, accioche la città non s' infingardi [Je trop- 
po dando in odo, nacque grauisfima guerra con 
fi ercole Duca di Ferrara . Et la cartone di que 
da guerra uenne dal Duca . Haueua poco dian 
xj H ercole prefo per moglie Leonora figliuola 
del Re Ferdinando ,doue hauendo egli fatto co - 
fi gran parentado , incomincio contra Cantiche 
conuentioni a tentare alcune cofe contra i Veneti a 
ni . Percioch’eglt haueua lafciato fare il f ile à 
Comachio . Et hauea fatto ancora certe hedie 
circa Capo d’argere , quafi ch'egli fi uolefjefare 
certi confini. Et finalmente 3 facendo carico, et 
vergogna al Magiflrato Venetiano 3 ilquale i Ve 
netiani, fecondo le conuentioni ,teneuano in quel- 
la città) lofaceua ogni dì piu noiofo . I V enetia- 
ni, [degnati per queda ingiuria 3 lo auifàrono per 
lettere , & per ambafeiadori loro 3 che imitan- 
do i fuoi maggiori 3 uoltffe continuare nell’ anti- 
che conuentioni 3 ch’erli haueua con la Signoria • 
Ma, hauendo pocogiouato quefti ricordi 3 1 Vene 
tiani tentarono 3 per mex3^o di Papa Sido.di ri 
tenerlo nell'antica amicitia . Ma, non hauendo 
ancora eglino fatto nulla per quella uia, furono 
sformati uenire all'arme, per uendicarfi con la 


DI V I N E G I A ♦ 22 f 

guerra, poi che noti haueuano potuto con la pace, 
dell 1 ingiurie fatte loro . Et prima hebbero Pa- 
pa S tifo non fòlamente autore di far quella *uer~ 
ra, ma fecero lega ancora in tale im prefa con efe 
fo lui . Con marauigliofo accordo adunque fu or 
dinata, & moffa la guerra al nimico . Laqua- 
le , come fu denontiata , s'ordinarono due arma- 
teli' una, che trauagliaffe la rimerà di Calabria, 
cafo che Ferdinando tentaffe alcuna cofa ; l'altra 
che per lo fiume del Pò moltftaffe lo flato de' ni 
mici . Della maritima fu fatto Capitano Vit - 
tor Soranzo, dì quella del Pò Damiano Moro • 
Hauendo poi fatte due parti dell' esercito di ter 
ra,i V enetiani, mouendo contra il nimico, fi ri - 
folfero di guerreggiare intorno al Pò , per me^j 
Z9 di Roberto Sanfeuerino, tlquale esfi haueua- 
nogid asoldato congrandisfimaproutfione. Spiti 
fero poi Roberto derivino, gran Capitano di 
guerra, contra il nimico in Romagna . Efjen- 
do fi adunque partita gran moltitudine di nani 
da f inegta , Roberto S anfeuer ino, col Prouedito- 
re Antonio Loredano , andò d Legnago . Doue, 
hauendo eglino già confederato i luoghi, fi nfol- 
f ero fra loro dipingerete genti contra il nimico 
per le paludi del fiume Tartaro fra l'odio- e e'I 
Po . Prima adunque , hauendo eglino circa la 
Bouar a, poco difcojìo da Legnago , tirate molte 


barchette nelle paludi del fiume Tartaro, &po- 
ftoui dentro tre compagnie di fanteria , prima 
paffarono alla C metta, & poi à i confini di Mei 
tara . V altro di arcuarono il Sanfeuerino , e’I 
Lorcdano . Et fatto uenire di molti contadini 
da que’ luoghi itici ni, gì un fero alla riua del Tar- 
taro, doue hauendo fatto un ponte fui fumé, con 
mar augi io fa fatica di guajìatori , fteero [pianar 
una uia per lo {lagno, laquale fi chiamò la fafei- 
nata . Per lacjual aia quel medefmo giorno fe- 
cero poffare tutte le genti f òtto milord . Doue 
il Sanfeuerino, battendole dato l’ affatto , fubito la 
prefe . Due giorni poi, parteudof di là , f fer- 
mò à Bregantmo già da loroprefo ; & quindi fe 
n andò à campo à Caftelnuouo . Quiui , piantato 
Ì artiglierie alle mura, doppo alcuni affliti prefe 
il camello . Pafiò poi à Ficarolo, ma qui s’heb- 
be molto piu faticai percioche , effendof pianta- 
ta l'artiglieria per battere le mura FederigoDu 
Cd d’Vrbino, ilquale dal Re Ferdinando ,&da 
glialtri,che haue nano fatto legaàdifefi d’Her 
cole, era {lato fatto Capitan generale ,pa[fando 
con grofjo numero di gente da ofiglia alla Stel- 
lata, eh’ è fu l’altra riua, fi fermò quitti con tut- 
te le genti . In quello mezjzo Chnjloforo da 
b\ula,ilquale hdueua il gouerno de’ natigli fot- 
tili, affatto, & prefe la citta d\/fdria . Prefe 

poi 


227 


DI V I V E C, T A. 

poi fimilmente ancora Comachio. Damiano m o 
yo anch’egli nel Po apprejfo alla Poli fella affatto 
gagliardamente per terra , & per acqua tre ca- 
ntili di legno in mexjzo del fiume fumiti digrof 
fo prefidio , & di oprati numero d’artiglieria . 
Doue i Veneti am combatterono con tanto ardo- 
re d’animo, che cacciata lacaualltria mejjo 
gli altri in fuga per tutta la riua, i camelli dop - 
po una ajprisjima battaglia furori prefi . Onde le 
ciurme de nauiglt infeme co’ foldati da terrai 
datif poi a predare circail fumé , focheggian- 
do le tulle, i borghi, & le cafe, & ogni cofa à fer 
yo, & fuoco mettendo , giuri fero fino a Ficaruo- 
lo ; doue uenne anco il Moro con l’armata . In 
quefio mezgo il Sanfeuerino attendala gagliar 
damenteà battere con l’artiglieria Ficaruolo . 
Quando il Duca d’Vrbino dall’altra riua del fiu 
me, alla Stellata non rif natta di trauaediare il ca 
po de i Vetietiam a colpi di buone cannonate ; 
& in quello mez^odal luogo dou’egli era uici- 
no prouedeua <t tempo gli ajjediati di foldati, di 
uittouaglia, & d’arme . Et perche fi uedeua 
che Ficaruolo non fi patena cofi toilò prenderete 
cioche tante genti non perdejfero tempo in un 
luogo, il Sanfuerino mandò Gajparo & lAnton 
Maria f noi figliuoli, coti parte dell’effercito , & 
con Pietro Marcello, figliuolo di Giacomo %An- 

<L 


tomo Proueditore, d pigliare le terre del Polefine 
di Rouigo . Di prima giunta adunque furono fjre 
fi Caftel Guglielmo, & la torre di San Dona- 
to, pofta nelle paludi. Et dapoi Rouigo , tendi - 
tiara, la Badia, & altri luoghi del Polefine,non 
fetida combattere uennero in mano de’ V Metta- 
vi . Nellaquale ejpeditione morì ualorofamente 
combattendo Girolamo Marnavo fgliuol del 
Conte, o / fgoftin Barbarigo , Capitan di Pado* 
ua, huomo di grande autorità , per ordine della 
Signoria andò a Rouigo a mantenere i popoli nel- 
la fede de 1 Venetiani. llquale , hauendo con la 
fua dejlrezjzd, & manfuetudine d'animo gran- 
demente confermati gli animi de’popoli nella fe 
de, & bemuolenxa de' Venetiani, ritornò d Pa- 
doua. In cjueflo mez^p Federigo duca d’Vrbi - 
no, ejjendo gratamente ammalato, fattofi porta- 
re da Stellata d Ferrara, pafio di quella uita. 
Ma il Sanfeuerino, hauendo hnggimai quafi jpia 
nate con 1 artiglieria le mura di Ficaruolo, die- 
de un terribile affalto alla terra. Duro queflo af 
falto molto fanguinofo parecchie bore , mafnal 
mente uinta ioflinatione de ’ turnici , i Venetiani 
pre fero la terra. Poco dapoi il Sanfeuerino , ca- 
duto ammalato di fibre , che egli hauea acqui- 
etata per l'aria catttua di quelle paludi ,fen an- 
dò d Padoua. Morì il Loredano anch’egli affi t- 


D ! VI N E G I A» 11 $ 

to del mede fimo male . Ma i V evetiani manda- 
rono di Romagna Roberto m alatejla con le lor 
genti d Roma à liberare Papa Sifto dall’affedio • 
Perciò che ne 3 primi movimenti , che i Venetia - 
mhaueuano fatti, tAlfonfo Duca di Calabria con 
cjuattro mila caualli ,hauea tentato d’andare d 
trottare il Duca Hercole filo cognato. Ma per- 
che gli era bi fogno paffare per le terre del Papa, 
entrando prima nell’Sfbruzxp, & poi in terra 
di Roma, con l’aiuto de’ Colonneft, & de 9 Sauel 
li, i quali apertamente contrafi aitano il Papa, en- 
trò nel paefe di Roma , & hauendo tolte alcune 
caflella al Papa, con continue correrie trauaglia 
uà lo flato della Chiefa . IVenetiani adunque 
per impedire i Juoi difegni, commi [ero à Vittor 
S orando, che con unagrofja armata jcorrejfe, et 
facchegfridjje la rimerà di Puglia, & di Cala- 
bria. Mandarono ancora Pietro Diedo Proue- 
ditore appreffo Roberto Malate fi acquali d’orni 
parte facejfero foldati,per foccorr ere Papa siflo 
non folam ente di Capitano , ma di foldati anco- 
ra. Roberto adunque per andare d Roma ,fi par 
tìdi Romagna con groffacauallerid,& perche lo 
flato della Chiefa era in gran pericolo , egli fi 
nandò d gran giornate uerfo Roma. kAÌLì fua 
uenuta, Jubito fi moffeil campo contra i nimici . 
Perciò che ifoufò , hauendo intefa la uenuta 

cl a 


arò VITE DE* P&ENCIPI 

di Roberto, [e n’andò à campo mrtiotiel contado 
diVeletri, & come fu giunto à uifla de’ ni mi- 
ci, confortato i fuoi,& mejjo le genti in ordinan 
Z a, affaldo il nimico . Et ÌA lfonfo,uenendo bra 
uisfimamente lo foftenne. Fu cobattuto parec- 
chie bore con grandi s firn a ofhnatione d’animi, 
& dall’ una, & l’altra parte fi fece terribile ucci 
J ione . Mafnalmente fopr afacendo il ualore de * 
fòldati del Papa, & de’ Venettam,& con la pre 
fenica del Capitano , che gli aecrefceua forze , 
Asfljvnjo, com'egli hebbe ueduto lecofe fue indi 
nate, & quafi pofte in ruina , mettendoli d fug 
gire con pochi caualli, ufcì della battaglia, & fi 
ritirò in ficurò. Doue molti huomim di conto, 
iquali non uolfèro cedere al nimico, quafi con tut 
te le genti , furono prigioni di uincitori. Rober- 
to uittoriofo pocodapoi , con una gran turba di 
prigioni, quafi trionfando entrò in Roma . Doue 
poco dapoi fi mori non fenza foretto di ueleno, 
huomo chiarisftmo ali età nvjìra in pace , & in 
guerra . Fu Jèpoltoin Roma, & su la fua fe- 
poltura podo quefto epitafo . Venni ,uidt , & 
uinfi, iA'cquijìai uittoria al Papa . In quedo 
mezzo il Sanfeuertno, tffendo guarito , ritor- 
nò in campo. Doue poco dapoi fiunferoi p rouedi 
toVi Federigo Cornavo, & Francefco Sanuto,nely 
la cui u e mira fuor che le mura di Ficaruolojequ&k 


DI V T N E G r a; S?t 

li per indù firia de’ Prouedi tori di contórno s’at- 
tendeuano à rifare, fi rimafie quafi da ogni fat - 
tione di guerra. Perciò che tariti infermità s’ap 
prefe net campo per la cattiua aria delle paludi 3 
che molto pochi erano quelli , che poteffiero fare 
le fattioni della guerra . Et poi che fu alquanto 
ceffata la malignità deli aere, il Sanfieuerino ma 
do Gajparo fuo figliuolo con buon numero di gen 
te à pigliar la bastia, che il Duca Hercolehauea 
fatta fare a Laooficuro su la riua del fiume, il-, 
quale, battendo piantate l artiglierie sìt Ì altra ri 
ua, in pochi giorni ruppe di tal maniera i ripari 
de ’ nimici,cbe’l nimico fu coflretto abbandona- 
re il luogo, il Soran-%0 ancora egli Generale de 
V armata di mare, effiendo p affato super il Po fi- 
no apprejfi\ Argenta con x x t. galee , & con 
parecchi altri legni fiottili , fi mife à combattere 
Zaniolo. Sbarco adunque su L’altra riua della ter 
ra fei cento fanti, & quattrocento caualli ,per 
fare la guardia alla riua del p ò,contra le corre- 
rie de’ turnici; accioche eglino quindi piu fi cura- . 
mente batteffiero le mura con l’artiglieria . Can- 
tra di cofioro ufcironofuor d’ Argenta Gi [mon- 
do da Efte, Nicolò daCore°;gio,Vgoda Sanfieue 
rino , & di moiti altri Udlorofi homini di guer- 
ra, con tre mila perfione. Et (fingendo contra la 
prima fchiera di fanteria , al primo affialto tra - 

CL «f 


<4 


uagliarono molto iVenetiani . Ondei Caualli> 
& le ciurme delle naui,fiubitoprefie l’arme, cor 
fero bravamente a combattere . Qui fi fece una 
tembil battagliandone molti morirono dall’ una, 
& l’altra parte; quando treceto caualli leggieri, 
che fi chiamano Stradiotti , accerchiarono ini - 
miciych’ attendeuano à combattere; doue i folda 
ti del Duca tìercole , ueggendofi ajjaltare per 
fianco, hebbero tanto [pauento, che i Capitani lo 
ro a un tratto fi mi fero in fuga. Gifmondojia- 
uendo buon cdtiallo fiotto ,c orrendo giunfie quafi 
filo ad v Argenta . Molti ue ne furono tagliati a 
pe%zj, & affai fi imi affogarono nel fiume , & 
parecchi anco furono fatti prigioni, il Soran^o 
hebbe quel giorno unagran uittoria. Ma quedo 
fi sa ben certo , che fie V ittore haueffe feguitato 
la uittoridjCon poca fatica haurtbbe potuto pi- 
gliare quel giorno Argenta. N icolò da C oreg- 
o-ioj V^o Sanfieuerino, & circa fettunta altri ca 
ualli , furono mandati prigioni a V inegia. Ma il 
SanfiuerinOj hauendouolto l animo a uolercom 
battere Ferrara, fatto un ponte su galeoni j deli 
berò di paffare il Po con le genti, cjjendo' proue- 
ditori Francefilo Sanuto , & Giouanni Emo. 
Hauendo ddunque fatto il ponte fin su l’altra ri - 
ua, a Lago ficuro, cinque miglia lungi da F erra- 
ta, & meffa su la riuagroffa guardia di folda - 


DI V I N E G I A . 

' ri, non coni parendo il nimico in luogo alcuno, 
tutto Ì esercito pajìo di là dal fiume. Quindi i 
foldati Jubitocorfe à predare , ftraccorfero tut- 
tofi contado di Ferrara, faccheggiando le uiUe , 
0* i borghi, & mi fero ogni coja à ferro , &ftio 
co. Et ejjhido paff etti fino al Barca , ogni cofa 
rulbarono mifiero à facco. 1 foldati Vene- 
tiani tornati poi à gli edl°g^menti , f accampa 
rono circa le mura del Barca ,poco difcofto dal 
fiume . lA'Uhora il Sanfeuerino riuolto à forti- 
ficare la badia abbandonata da nimici apprefjo 
il fiume, le fece una f offa profonda , & una mu 
raglia àgui fa d’un cartello . Opera neramente 
inejpuirrì abile, & fpauentofa al nimico . Per la - 
cjual cofa dicefi , che s'bebbe tanta paura in Fer- 
rara, che poco m pareua mancar e, che la città non 
fofje prefa. In tale flato erano le cofe de ’ Vene- 
tiani. Quando Papa Sifto,difcgnando di uolere 
riuoltarfi, non folamente tolfe di mano à i V ene - 
tiani la uittoria quafi pre [ènte , ma mife ancora 
lo flato loro in grandisfimo pericolo . il Papa 
adunque, leuatojì da tsfi, fatto cW egli hebbe le- 
ga co nimici, fcrifje alla Signoria, che rimanen- 
dcfi dalla guerra di Ferrara, refìituifje al Duca 
Hercole tutto quel, che gli haueua tolto inftio à 
quel giorno. Ma i Senatori , difendendo la loro 
giujla cagione di guerra > moflrarono non filo al 

<L in i 


gite 


2?4- r VTf F. dV PR.F.NCTPI 

p apa, ma cjuafi (t tutti i Prencipi Chri filammo- 
riì'esfi non haueuano colpa alcuna di quella guer- 
rd/he s'era miffa.Et ch'efjo vapa Siflo non pure 
li hanea confghdti, ma {finti a pigliar l arme co 
tra il Duca. Et perciò con fu a buona grati a uole- 
uano condurre dfine la giujì a guerra, eh esfi ha - 
nettano prefa d fare d perfuafione di lui. U Papa, 
poi ch'egli hebbe ueduto, cornei Venetiani fi ma 
tene nano in propofito ; tenendo poco conto della le 
<ra, eh' egli hauea prima con effo loro , li fcommtt 
vico, et interdice; & collegosfi col Re Ferdinan 
ào& con 2I1 attiri a far guerra d i Venetiani. 

Iti cjuefto mexjtoDon ^ flfonfò Duca di Cala- 
bria ,fe ne uennecondue milia foldati a Ferrara , 
& lafiatili quiui,fé natido d Matitoua,& poi d 
Milano', et effendofi fatta unagrofft dieta di v re 
d pi & d’ambafci'adnri d Ca falmaggiore, ordino f 
fi di fare una grandi sfima guerra d nome di tut- 
ta la leo-a cov.tr a i Venetiani. Perche la Signoria, 
fapendo benisfimo quanto gran pefo di guerra ella 
haueua àfoftenere , per fare anch'eglino piu ga- 
gliarda la parte loro , mandarono a chiamare di 
Francia Renato Duca di Loreno congrosfisfima 
pYouifione.llqualepafsbin Italia condugento ca 
naìli ,et con mille fanti. In queflo me%xp,bauen 
do il San feuerino dato fperanza di Venetiani, 
che l’effcrcito paffaua VvAdda in Milano farebbefi 


V 


Di V ! N E C \ A. 7 1 1 

Iettato qualche tumulto per gli l mommi della con- 
traria f anione, fece fi con figlio [opra di aueflaco 
fit } doùe la Signoria ordita 3 che I rifilitelo parte del 
le genti intorno a Ferrar a Roberto col rejto della 
caualleria pajfajfe in Lombardia. H avendo adun 
que mandato innanzi Deifibo dall 1 \Anguillara 
jit’l Br e filano, poco dapoi nandù ancora efio San 
feuerino, battendo lafitati affai s Orni condottieri 
aWaffediodi Ferrara ; doue poco dapoi andò anco 
ra il Duca di Loreno co fiiouMa il San feuerino, 
partendofi del contado di Byc fida, con Marco ^ frt 
tonio Morefini Proueditore , fatto un ponte fu 
l'isfdda fopra Tre^%o; s’ accampò fu la riua di 
^4 dda , non facendo in que fio mexT^o alcuna in- 
giuria d per fona . Per quefia coja , mouendofi 
Lodouico Sforma, Hquale di quei fi orni hauetta 
cacciato di (lato con l’arme i Bosfi di Parma , 
Jfinfe nel contado di Cremona. Quitti poco dian- 
zi erauenuto duco fon fio; iquali, accompagna 

tifi infume , pafjarono l’Jfdda . In tanto Gio- 
uan Francefioj& Galeazzo figliuoli del San - 
fiticrino, fi nzj faputa del padre, pafiaYono da i 
nimici . Quindi i ni mici, paffando nella Ghiara 
dadda, &poi entrati nel Bergamafco , prefero 
Cologna , & Vgniano . il San feuerino , inten- 
dendo la uenuta de ’ nimici , la fiato buona guar- 
dia al ponte di T rezjzofi ritirò circa Bergamo ; 


edby 


VITE DE* PRINCIPI 

poi paffuto Voglio j fi fermò agli Or^i tmoui . . 
Ma il nimico Riattendo sforzato il prefidiodi 
Trezgo, ingrofjatofi con le genti del Papa, & 
de* Fiorentini, pafio l’Oglio a Quinciano, canuti 
grandisfimo efferato, percioch’egli haued piu di 
cento compagnie di caualli ; & coftrinfe a ren- 
der fi tutte te terre del Brefiiano , che troub tra 
il fiume Mela ,& gli Or^i nuoui . Perche i 
Venetiani , confiderandoin che gran pericolo il 
nimico li hauea mesfi ; fiibito mandarono al San 
fiuerino la maggior parte della caualleria,che ha 
ueuano intorno a Ferrara . Ma egli , ueggen- 
dofi inferiore al nimico, fi ritiro indietro per im 
pedire i [noi difegni ; & allimprouifo fi prefen- 
taua in tutti i luoghi . ^l fon fio poi ,hauendo 
prefo Bagnitolo,& itigroffato con le genti del 
Marche/e di Mantoua,fcorfe nel Brefiiano, & 
tolfe molte terre à i Venetiani . Ma il Duca di 
Loreno, battendo circa il Po perduti affaisfimi 
de' fuoi d’ infirmiti, battuto intona della morte 
del Re Luigi ,con pocacaualleria pafio in Fran- 
cia . Ma in mare, percioche fi diceua, che F er- 
dinando, & i collegati ballettano apparecchidta 
una vrojfa armata, i Venetiani , per contrai are 
ancora in cjuefta parte i turnici, crearono Giaco- 
mo u Antonio Marcello Generale dell'armata in 
luogo del S orando ; ilquale poco dapoi , ejjendo 


DJ V J N E n ! a . 1J7 

ujcito a fare Ì ufficio fiuo 3 dimoro un pezjzp in 
Dalmatici d rifare le ciurme delle galee 3 Uguali 
erano quafi fpente. nel Pò . In quello mezzo 
l armata de* rimici fotto ilgouerno di Don Fe- 
ci ertgo figliuolo del Re Ferdinando 3 s’era ferma 
ta nel porto d’ Ancona, Et additando poi Lifja 
jfola della Dalmatia, la mife d ferro 3 & fuoco. 
Da Lifja pafiòd Curzpla . H unendo adunque 
il nimico a j] aitato all’improuifo la terra 3 in un 
medefimo tempo appoggiò le [cale in piu luoghi . 
Et con gran numero mballettrieri 3 & inpniti 
tiri d’artiglieri Jlancògli huomini della terra . 
Eraallhora Conte dell' fòla Giorgio ViaroJjuo - 
mo d’animo ualorofo } ilquale 3 facendo cuore d i 
terrazzani 3 non l afe tana co fa a fare per foftene 
re le forze de rimici. E tale fu la uirtu del'Via 
ro,&degli huomini della terra 3 che non fola- 
mente [ottennero i rimici 3 ma con uccisone an- 
cora li ributtarono datile mura . il nimico adun 
que 3 non hauetido quiui fatto nulla , fe riandò in 
altomare. Ma intorno ilPòTomafo I molano 
con alcune poche compagnie difanteria 3 hauendo 
paffato il fiume innanzi giorno 3 [òbito affitltòi 
borghi della Stellata 3 & le bajlie fatte intorno 
alla Rocca 3 & con poca fatica li s forzi) 3 & 171 fi 
et fiacco . Giunfiui ancora Andrea Zane am Ge 
iterale dell' armata^ i quali con le ciurme delle na 


301 


VITE DE PUENCIPI 

ui Jhauendo fatto imbarcare V artiglierie ,&* Val 
tre machine da guerra, tolte dalle badie de ’ vi- 
ntici, terribilmente affamarono la Biocca . Et cofi 
honoratamente fi portarono , che à un tratto pre- 
fero parte della Biocca . kA U hora quei , eh’ erano 
difòpra, mentre ch’eglino ragionando d’arren- 
der fi col Zancani,& con Vi molano , tir auano 
la cofa i lungo in prima; il Duca Hercole fi pre 
fiuto aU’improuifo con una efpeditisfima caual- 
leria circa la Kocca à i Venetiani . Doue,effen~ 
dofi in un fubito attaccata la battaglia , ritirati - 
dofi le ciurme alle naui, Vlmolano co’ foldati fu 
fatto prigione de’ nimici, tlquale poco dapoi fi 
mori d’una ferita, ch’egli haueua tocca. In que 
JlomexXP ^Alfonfo spartito da C alcinato, p refe 
Carpeneto , poi mouendofì di là, uenne à Goi 

tondone paffato ilMen^o ; entrò nel Verone fe ; 
gr andando à campo a Villa franca , & hauen- 
do battuta parte della fiocca con Vartiglieriejieb 
bela terra d’accordo . I nimici poi [correndo 
tutto il Verone f, ogni cofa empierono di preda, 
di auento . m a il Sanfetterino poco dapoi, 
paffando lungo le riue del Lago di Garda, fi fer 
mo con tutte le genti circa Valegio, in un luogo 
molto nleuato . Aifonfo, poi ch’egli uide,che'i 
nimico non fi poteua tirare à battaglia , ne anco 
muoueredi luogo cofi commodo, leuando ileam 




DI V I N E G I A. 219 

po , entrò nel Brefciano , & tumultuof mente 
affatto fjòla . Dotte, tojìo eh’ eoli fu giunto 
fen^a alcuno afalto,gli i/ffolam [egli arref y 
ro. Et poco dapoi , la tweed uenne in mano de i 
nitnici . In cjuella terra furono piantate l’infe- 
gne del Marche fe di Mantova . Ora. perche i Ve - 
nettavi non dllent aitano per quello punto Vafje- 
dio a Ferrara, il Duca di Calabria fi rifolje di 
volere provar e, s 3 eoli poteva rompere in qual- 
che modo le forze de' V enetiani circa il Pò, Di 
notte tempo ddunque partendofi in un fubito da 
^Afola, a gran giornate fe n andò alla uolta d’O- 
' figlia, hauendo mandati innanzi i cauallijiqua 
li Ji facef ero condurre quiuigit) per il Po . ko- 
berto,] apendo benisfimo qutfto di fegno sparti- 
to fi anch’egli innanzi giorno, prettamente uen 
ne à Verona , con una efeditisfima cavalleria 
dove , hauendo apparecchiati di molti navigli; 
circa le rute dell’ \Adige, per diligenza di I ran 
cefco Diedo Podettà, & di Francefco Marcello, 
Capitano, & pottoui Jopra i fidati , frbito andò 
gtìi per l’Adige contra il nimico , & usò tanta 
prette^djchequdfiin quel medcfimo tempo, 
chel nimico, fi preferito à i fuci . Dotte il nimi- 
co, (pauentatofi per la fua fubita venata, tornò 
indietro àottiglia , ferrea hauer fatto nulla. 
Diticrfe fattimi poi f fecero fra luna , & Val- 


J 4 0 VITE DE* PR.ENCIPI ^ 

tra parte. Percioche il Sdnfeuerino racquifto 
di molti luoghi, che inimici hdueudno prefi nel 
Brefciano . Quando in quel mez^o Lodouico 
Sforzo prefe Romano camello nel Bergamafco. 
Venendopoi il uerno ,i faldati furono mesfialie 
flange Roberto uenne aV inegia ;ilqualefu 

honoreuolmente ricemto dal Dog, & dalla 
Signoria, & fumigli fatti di molti, & gran - 
disfimi doni per merito del fuo udore. Tornato 
poi il Sdnfeuerino con Nicolo Pefaro prouedito - 
re,fe dando agli Or%j nuoui . Hauendo dapoi 
mefjo prefidio in Pontolio, prefe la torre diTri- 
{tano;& la fortifico ,&* fornì di fidati. Et, 
effendofi data ffieranza, che la pace fi poteuafa 
re con hone{le conditioniìla Signoria mando per 
quello ejfetto Zaccaria Barbaro , & Federigo 
Cornaro d Cefonna . Ma , effendofi fatti fopra 
di ciò molte pratiche, & ragionamenti , & non 
piacendo le conditioni, lequali fi proponeuano gli 
ambafciadon tornarono fen%a hauer fatto nulla. 
Et co fi parue alla Signoria di mandare amba - 
fciadori à tutti i Re di Lamagna , & di Fran- 
cia, i quali , lamentandofi della ingiuria ,che l 
Papafacea loro ; fpingejfero i Principi Chriftia- 
tii à chiamare il Papa al publico Concilio . Fu- 
rono mandati adunque aU’lmperadore F ederigo 
Stbafhan Badoero ; al Re di Francia Antonio 


DI V I N E G I A. 241 

Loredano; à Mdsftmiliano figliuolo dell’lmpe- 
radore Nicolò Fofiarini ; ai Duca d’sAuttrid 
Paolo Pi fimi . Ne pero in cjuefto me%j%o man - 
caudino i Venetiani di rinfrefcar la guerra con 
gran diligenza,, fittali, oltra le genti Italiane K , 
ajfioldarono anco congrofifia proiiifione da mille , 
& cinqueceto caualh Itggieri della Marea ; & 
deWifole all'intorno, <& d > <A'lbania J> &di Dal - 
matta . Et già ufcendo fiora la Pnm attera, Ro 
berto, leuando i fioldati dalle flange, andò à cam 
po a V arolla, & à S cor tignano . Ma in mare 
il Marcello , Generale dell'armata , partito da 
Cor fili, andò à combattere Monopoli , città della 
Calabria ; doue prima, hauendo dimandati gli 
huomini della terra ,fe fi uoleuano arrendere , 
& ciò, non ejjendogiouato nulla; ffitnfe 1 nauigli 
à riua, & sbarco 1 j oldati, & hauendo dato un 
terribile afifialto alla città, fece fi una gran batta- 
glia fra / 'una, & l ’ altra parte . Doue il Mar- 
cello, facendo animo à i primi , che combattuta- 
no^ & confortando i foldati à ftringere animo- 
firn ente i nimici , mentre che già le fiale erano 
appoggiate alle mura molti u erano filiti 
[opra, in fu la poppa della Capitana, dou egli fa- 
ceua ufficio d'ottimo Generale, mori d’ttn colpo 
d’artiglieria . Hauawio a pena le ciurme del- 
le tiaui intefit la morte del Generale , quando i 


14* VITE DE* PR.ENCIPI 

Venetiani,fringendo innanzi prefero la citta . 

1 uinciton, entrati dentro , la mifero à facco ; 
faluosfi nondimeno l'honor delle donne , #* U 
clne/e . Prefa che fu la città 3 & di confenti- 
mentodi ognuno fatto General deliarmata Do 
menico Malipiero ; Narito , #* Placali fca , #* 
molte altre terre ideine s'arrefero d'accordo . 
il Re Ferdinando, hauendo inte fa quella perdi - 
ta , poi che egli inde, come l'arme de ' Venetiani 
gli erano entrate nel Regno,#* gli f ac euanoguer 
ra in cafri dicefi, che allhora comincio a petifrre 
alla pace . In cfttedo mezjZP ^ fon fi , hauen- 
do armate infiemele forzje della lega , tanto 
ch'egli haueua cento ,#* uenti bande di caualli, 
& gran numero di fanteria, moffe il campo, & 
andò uer figli OrzJ nuoui . Ma il Sanfeuerino, 
ilcjuale era inferiore di numero di caualleria,per 
ciò ch'egli haueua da nouantacincjue bande di ca- 
valli,#* lo foprafaceua di numero di fanteria, fi 
fermò con tutte le venti à gli Orz.i uecchi. *Zf\- 
fònfo adunque afjàltò Mela ,#* la prefe . Et 3 
partendo di là, occupò Varola, #* Scortarolo . 
Dapoi fi fermò à Bagnuolo . Ma il Capitano de' 
Venetiani fi ritirò à San Zeno , fra Brefcia , e'I 
campo de' nimici . Quiuifr cominciò à trattar 
la pace, #* per conchiuderla i Capitani iClesfi 
fi pofero per autori, # mezzani. D 'una par - 


ni V I N E G I A. - N 24? 
fe d Sanfeutrino 3 & Luca Pifitm,& Nicolò ve 
faro v roueditori. Dall' altra lo Sforma mandati 
do mesfi innanzi, & indietro; lacuale finalmen 
te fi conchiuje con quede conditioni. Chei Ve- 
nettari nf-MueJJero affala, & ciò’, che haueuano 
perduto in quella guerra in Lombardia ; & nte - 
ttejfero ancora di quelle cofe, che haueuano tolte 
al Duca H ercole, il volt fine di Rouigo ; & ri - 
hauejfero tutte le ragioni antiche di Ferrara . 
Che leudjjero i prefidij d'intorno alvo ,& disfa 
ceffero le badie, che haueuano fatte lungo le ri- 
tte. Che Monopoli j & ciocche s era prefo in Ca 
labria , fi re flttuijfe al Re Ferdinando. Che’l 
Senfeuerino f truffe la Signoria , &foffe anco- 
ra Capitdn Generale di tutti i v rencipi , & po- 
poli d'Italia. Per la pace } che s' era fatta, in V i 
negia fi celebrarono per piu giorni con folenne 
pompa, gtodre, torneamenti, & altri fjpett aco- 
li; allaqual feda concorfe grandi s fimo numero 
di per Jone quafi di tutta Italia , & molti vren- 
cipi, & huomini illudri. Et prima Hercole du 
ca di Ferrara , Giulio Ce fare di Camerino . Da 
Milano Leonardo figliuolo di Lodouico Sforza , 
& Galeazza Sanfèuerino. I Rosfi da Parma, 
il Signor della Mirandola & parecchi altri huo • 
mini di conto. Roberto Sanfeuerino, el Duca di 
Camerino furono giudici. Dotte tre figliuoli del 



Sanfiuerino Squali fi portarono piu ualorofamen 
te che gli altri, furono giudicati uincitori . il pa- 
Idzjzp del Doge poi, ilquale quell’anno eraarfò 
per la maggior parte , s incomincio à rifare con 
belli sfimt marmi, & con maggiore ffefa . £«- 
tropoi una terribil pettilenza nella città ; onde 
Vinegia perciò patì grandemente . ^ggiunfefi 
a quefta ancora un’altra perdita di fuori . Era- 
no ufcit e quattro galee per condurre mercantie 
d’Inghilterra, dellequali era Capitano Bartolo- 
meo Minio. Lequali, efjendo cariche, & p d ff an 
do dal capo di San Vicen^o, furono ajfaltate da 
Colombo ilgiouane,famofo Corfale, con fitte na 
ui bene armate , ilquale ,doppo una affrisfima 
battaglia , le prefe . Molti V enetiani morirono in 
quella "Zuffa; quei, che rimafiero uiui, menati a 
Lisbona, & [fogliati di tutti i beni , furono la- 
J ciati andare,^* amoreuolmente riceuuti dal Re 
di Portogallo, ilquale fece loro dimoiti doni . 
Papa Innocentio poi mandò ambafciadori a chia 
mare il Sanfeuenno,per la guerra,ch’ egli hauea 
mofja al Re Ferdinando , & egli andò à Roma 
co’ figliuoli. Quefte co fi furono fatte al tempo 
del Mocenigo, ilquale huomo pieno di gran bon 
ta, morì l'anno fettimo del fuo prencipato,&fu 
fipolto in San Ciouanni, & paolo. 










M^fRCO BsARBiA RIGO 
doge lxxiii. 

^r.co Barbarico fu crea ’ 
to Doge , l’anno mcccc- 
l x x x v. huomo di fengolar 
bontà, & prudenza. kAl tem 
po fuo furono creati tre huo - 
mini , per liberare la città dal 
la pefle , & leuare ogni cagione d’infermità. 
Furono ordinati ancora amba/ciadort à Masfi* 
rmliano figliuolo dell’jmperador Federigo , elet- 
to Re di Romani Squali furono Domenico Tri- 
ni [ano, & Ermolao Barbaro. Fu in quel tempo 
lo flato della città felice affatto . Perciò che , 
amando molto il Prencipe la pace, & la quiete , 
faceua inuiolabilmente offeruar la giuflitia da 
ognuno ; & era d’animo molto libero iti configlia 
re,nonhauendo in lui punto di finirne y nedidop 
pio. Ma la Republica flette poco in quella feli- 
cità . Perciò ch’egli mori il nono mefe 
del fuo prenci poto , con grandi s fi- 
mo dolore d’ognuno, & fu 

fepolto netta chiefa de- '> 

la Carità . * 

* r > 



24 <> VITE DE* PRENCIPI 

AGOSTI N B^fRB^fRIGO 
doge lxxiiii. 

Gostin Barbarico fuccef- 
je nel vrencipdto a Marco Juo 
fratello ,huomo di grande in- 
gegno, & dt fingolar memo- 
ria. ilcjudle ancora per la be 
la prefenza ,ch’ e* li haueua , 
modraua in fe certa maefta con barba lunga & 
canuta, laqual cofd lo faceua appreffo alle per fo- 
tte degno di molta nuerenxa . <Al principio del 
fuo reggimento ,il palalo Ducale già prima 
cominciato, fu finito la maggior parte congran 
disfima fpefa. Sebafliano Badoero , <&* Remar 
do Bembo, mandati ambafciadorià vapa Inno - 
centio , fecero lega con ejfo lui a nome della Si- 
gnoria. Nacque poi la guerra di tamagna per 
differenza de’ confini . Perciò che quafi tutti i 
vrencipiT edefchi s’accordarono infieme contra i 
Venetiani ; iquali ,hauendo meffo infieme un 
grande effercito di Barbari , fenxa hauere altri- 
menti primd denontiata la guerra, paffatolyA- 
dtge appreffo à Trento, fior/ ero fubitofino à Ro 
uerè, & piantate l’artiglierie alle mura,comin 
ciarono à battere la terra. Eraui alìhora pode - 
Jlà Nicolò vriuli huomo d’animo ualorofò , & 



DI V I N E G T A. 247 

con lui Francefco Graffo , & alcuni altri Capi- 
tani di fanteria, Hauendo adunque i Tedejchi 
confumati quitti parecchi giorni in batter le mur- 
ra 3 finalmente fi mifèro à dar L’afjalto alla terra , 
dotte non fenzj contratto cottrinfèro i terraz- 
zani a render fi. il muli col Graffo 3 <&r molti 
altri fi ritirarono nella rocca , per impedire i di- 
fegni de nimtci } &per tener fi finche iVenetia- 
111 gli man d att ano foccorfo. I quali, sbigottiti per 
quella non a fpettat a guerra, quanto piutotto man ’ 
darono Roberto Sanfeuerino 3 ilquale poco dian- 
zi } effendo al fèruigto del papa 3 era flato hcen - 
■tiato da lui 3 & uenuto à V inegia , congroffa ca- 
ualleriàj con Luca pi favi, & Girolamo Marcel 
lo prone ditori , nel contado di V erona 3 a contra- 
ttare la furia de’ Tedefchi , ilquale poco dapoi 3 
andando alla noi ta di Rouerè , fi fermò con tutte 
le genti cinque miglia appreffo la terra, Jnque- 
tto mezjZP 1 Tedefchi innanzi fa uenutd del san 
feuennOj doppo lunga battaglia 3 hebbero d'accor 
do la rocca di Rouerè, Nicolo prudi } e’ l Graf- 
fò infume coti molti altri furono menati prigio- 
ni in Lamagna. Effendo poi nata difeordta fra i 
Capitani Tedefchi 3 perciò che erano mal d’accor- 
do circa il modo di rinfrefcar la guerra 3 lafciata 
la terra, paffarono in Lamagna, Onde il Sanfe- 
uerino doppo lapartita loro , la rihebbe con poca 

R iij 




' ì - 
; 7 



Vy 4 



548 VITE DE’ PRENCIPI 

fatica, . Poi, riuolgendo l'attimo d combattere 
Trento , fatto un ponte su. l’Adige pafs'o quafi 
tutte le genti ; & e fendo fi difauedutamente fer 
mato su lariua del fiume ,& mentre che quafi 
tutti i fidati di farmati, non hauendo alcun fo- 
retto de turnici, s' erano qua & la sbandati fin ■* 
%a ordine ueruno ; auenne , che alia nuoua di quel 
paf aggio alcune compagnie di fanteria uf irono 
di Trento, d'altre caflella all'intorno, piu to 

fio per ricono fere i nimici, che per combattere ; 
perche i faldati Venetiam ,hauendoli all'impro- 
mfo ueduti, prefero tanto fjpauento,che in un trat 
to, forza altrimenti combattere , fi mifero in fu 
gd, & rompendofi il ponte , affaisfimi huomini 
armati gettati fi nell'acqua , affogarono infieme 
co' caualli. Pochi ne furono prefi da nimici, & 
molti meno ucci f, perch'esfi a fatica uennero al- 
le mani con effo loro . il Sanfeuerino anch egli, 
quafi con tutti i fuoi, sbigottito dal medefimo fu 
rore, affogo nel fiume ; il cui corpo , effendo poi 
trouato, fu portato da' nimici à T rento , & qui - 
uihonoratamente fepolto . il Roffo da Parma, 
ilquale con alcune bande di fidati , s era ritira- 
to in un certo luogo rileuato , hauendo taglia- 
to d pezzi Molti de i nimici , fi faluo quafi 
con tutti i fuoi. I Venetiani , hauendo rie e - 
uutaqueìlor rotta, mandando nuoui fupplemen- 


DI V I N E G T A. 240 

ti ,fi sf organano di rifare le lor genti; quando 
poco dapoi, uenendo ambafciadori ai Lamagna d 
Vinegia,fi trattola pace . Laquale fi fece con 
queste condttionì, che., rendendofi i prigioni dal - 
l una, & l 'altra parte. Papa Innocenti? viudi - 
caffi de’ confini, & delle castella , che 1 Vene- 
tiani h alienano prefi . Ma nelle contrade mariti - 
me efjendo nato foretto, che alcuni foffiro nel - 
ÌI fola di Cipri , iquali di fignauano di far tradi- 
mento alla Reina C ater ina, & al Regno, per li- 
quali s'bauea da dubitare , che quel RegnG non 
foffe pofto in qualche pericolo ; la Signoria ordi- 
nò, che per maggior ficuregj^a del Regno, pian- 
tandofi iinfègnedi San Marco ne' luoghi del Re 
gno, la Reina fojfi ritornata nella patria . Et co- 
fi mandò quiuì Francefco Priuli General deWar 
mata , ilquale, pofio buon pr e fidio nel Regno con 
fermaffe gli animi de' popoli in fede ,& benino 
lenga de 1 V enetiani . Et per rimaner la Reina 
con maggior dignità, honore , la Signoria 
diede la cura d Giorgio Comaro fuo frateìlo,huo 
mo di grande animo, che andaffi in Cipri d tro- 
uare la forella . ilquale, nel meggo del uerno 
andando quiui 3 con la fita prudenza , & de - 
{tregua, operò di tal modo con la Reina fita fo- 
rella, eh' ella giudicò, che foffe affai meglio , 
piu utile per lo flato fiuo,uiuere nella patria co - 

R uij 


2$o VITE DB' PRENCTPl 

fuoi fenzj pericolo, che con pericolo nel Regno ; 
perciò che la Signoria di Vinegia, era perhauer- 
ld per Reina, & per figliuola cofì nella pdtria , 
come seda Il effe nel Regno . Venendo adunque 
la Reina nella patria , accompagnata da molti Ba 
roni nel Regno , mentre ch'ella s’apprejjdua alla 
città, il Prencipe con tutta la Signoria , perhono 
varia, le andò incontra col Bucentoro ; & come 
ben conuenne à Reina, le fece ogni maniera d’ho 
norei & fece ancora c anali er e Giorgio fuo fra- 
tello Jaqual dignità fi fuol ddr e à pochi s fimi gen 
t li h uomini, fe non à coloro, che hanno fatto qual 
che fwo-olar benefìcio alla RepMca. Venne da- 
poi una gran mina in Italia - Perciò che Carlo Re 
di Francia , confìdatofì nel fauore di Lodouico 
Sforza, allhora gouernator di Milano, fe ne uen 
ne in Italia congrandisfime forze , per acqui - 
ftarfì il Regno di Napoli , ch'era fuo di ragio- 
ne . Mandando adunque prima ambafeiadori ai 
Papa, & à i Venetiani , fece loro intendere, co- 
me e?li uetiiua all' acqui fio del Regno , ch'era 
fuo,& ch'egli non cercaua altro in Italia. Et ac- 
quieto ch'egli haueffeil Regno, prom ife, eh' egli 
hauerebbe rtuolto tutte le fue forze tontra i 
Turchi, & i nimici del nome Chrifliano.Percht 
il Re Ferdinando tutto turbato per quefta mo- 
na, morì ( per quel che fi dice ) di dolor d'animo, 

) ' . • 


Di VINEGIA. 21 1 

Carlo adunque, entrato prima in Italia pace fica K ° n f* 

. 1 y _ .. ‘ , _ ij.li- Ctfr/o I» 

mente, incontro Ferdinando Duca di Calabria p er f olta 

con iejjercito appreffo à Cefenna , &facilmen - j» R.om4 
fe /o fece ritirare. & fuggire indietro à Roma . *• 

Inquedo mezzo, partendofi il Re Carlo dello t am. 
{tato di Milano, lo Sforma prefe l’occafone, & 
leuatofi dinanzi il Duca di Milano [no nipote, 
non fenza. fofpetto d’hauerlo auelenato , ufurpò 
il Ducato , ér caualcando la citta con huomini 
armati, di Gouernatore eh’ egli er a , fi prefe il 
nome di Duca . Ma Carlo, paf andò in Tofa- 
na, occupò Serezj<ana, & Ser eziandio ter - ' 
re de’ Fiorentini, dandogliele nelle mani Pietro 
de’ Medici . Et poi , andando à Pi fa , ridujje 
cjuella città in Tuo potere . Et quiuifece {tare la 
fua armata à Liuorno, eh’ egli hauea fatta fare à 
Genoua . Ando poi à Fiorenti come fu 
entrato nella città, prefe gran quantità di denari 
da’ Fiorentini; & mutati, ch’egli hehbe quitti i . 

Ma* frati, fecondo che gli parue, feti’ andò. Et 
paffando d Siena, quiuifece anco di molti danni, 

& dif ordini . Entrato poi nel paefe di Roma , 
&accre fiuto col f attor de’ Colonne fi , & del 
Cardinale Afe amo, entrò nella città ; e fendo fi 
in quel mexxp Papa Alejfandro ritirato in Ca 
{lei Sant’ Angelo . Poi che Carlo fu partito di 
Roma, & entrato nel Regno di Napoli , fubito 


2*2 VITE DE’ PR.ENC 1P1 

il Re fin fio cacciato dalla paura 3 renontio la 

corona del Regno a Ferdinando fio figliuolo 3 et 
egli con quattro galee andò in Sicilia . Ma Car 
lojfeguendo il corfo della mttoria 3 in ifpatiodi 
dodici giorni prefi Napoli 3 & tuttoì Regno , 
percioche fetida contrailo alcuno 3 tutte le città j 
&* caftella figli diedero 3 fuor che Brindi fi 3 & 
Monopoli 3 iquali foli fra tutti gli altri luoghi 
fletterò alla diuotione di Ferdinando . Per cofi 
grandi felici fuccesfi di Carlo pareua fche 
tutta Italia foffe in pericolo ; quando Papa <A- 
lefjandro, Masfimihano Re di Romani 3 i Re di 
Spagna 3 i V e ne ti ani 3 & Lodouico Duca di Mi- 
lano, accordati fra loro 3 perche i difegni di Car 
lo non andaffero piu innanzi , fecero lega infìe- 
me ; & prima i V enetia^n 3 hauendo mejfo in 
punto un grosfisfimo effei'cito 3 nel contado di 
Parma 3 hauendo per lòr Capitano Frutice fio 
Gonzaga Marche fi di Mantoua 3 trouandofi dn 
cora quitti il Duca di Milano con P altre genti 
della lega, fi fermarono à Fornuouo 3 & spet- 
tarono Carlo ; non efjendo per fare altro 3 fie pri- 
ma non uedeuano \ 3 che’l Re faceffe alcuna cofia 
come nimico, llquale 3 partendo da Napoli 3 
& lafitando in quel Regno cinque mila caualli 3 
effo col ri manente deWejfircito caualco uerfò Ro 
ma 3 & coftrinfe il Papapartirfi 3 & andare à 


DI VINEGIA. ìfj 

Oruieto . Perche Carlo entrò in Roma , lacuale 
era qua.fi abbandonata da vini' uno . %sfndo poi 
à Siena, & fattorini di multi danni 3 parten- 
do fi faccheggiò Tof anello 3 & Monte Fiafcone 
terre della Chiefa 3 & poco meno 3 che non le dif 
fece 3 hauendoui crudeli sfim am ente tagliato à 
pezjzj di molte perfine, ^fndo poi a Pifa, & 
d Lucca 3 <& carico delle Jpoglie d'ltalia 3 prefe fi 
nalmente Pontriemoh terra del Duca di Mila- 
. no, & faccheggioUo;- & pajfando i monti 3 come 
fufcefo al piano 3 incontro i'ejfercito Venetiano 
apprefjo à Fuornuotio. Haueua, il Marche fi di 
Mantouada dodici mila caualli 3 & da due mila 
caualli leggieri, che fi chiamano Stradiotti 3 & 
grandissimo numero di fanteria . Et erano in 
campo Proueditori, Marco •. Antonio More fini 3 et 
Melchior e Treni fino . Efjendofi adunque diui- 
fa tutta la cauàlleria grofja in cinque fihiere 3 fu 
commefjo à Giouanni Francefco Sanfiuerino 3 
che era alfoldo del Duca Lodouico 3 che fojfe il 
primo ad affalire il nimico . Et V altre fihiere 
poidatoilfigno,entraf]ero in battaglia . m a il 
Sanfiuerino, ritenendo i fiuoi in pruoua, non pu- 
re non s’ affrontò col nimico, ma ancor a tenen- 
do egli innanzi fi ritirò d dietro . Ma il Marche- 
fi di Mantoua con Ridolfo fuo Zio , ueggendo 
le fihiere in di fiordi ne 3 [finfe brauametite contra 


Google 


2 54- VITE DE PRENC1PI 

tl nimico . ledili furono finiti dal Conte Ber- 
nardin da Montone con un altra fchiera di canal 
li . I Franceft animofamente li fòjlennero , 
attaccata la battaglia fu per parecchie bore dal- 
Vuna , & l'altra parte combattuto congrandisfi 
ma uccifione; talché di qua, & di la morirono di 
molte perfine, & prima degli Italiani morì va 
lorofamente combattendo Ridolfo Gonxag*- 
Per la cui morte auenne,che due fchiere di ca- 
valli, legnali affettavano il fegno da lui , non fi 
mouendo punto, non entrarono altrimenti in bat 
taglia . D e 1 Francefi dicefi, che ne morì mol- 
to maggior numero; in queflo me%go i cavalli 
leggieri, affaltando dall'altra parte i cariaggi , 
& le bagaglie del Re , le guadagnarono quafi 
tutte . Finalmente partita la battaglia, i Frati 
cefi ritirandof, ritornarono alle radici de * mon- 
ti • I Venetiani tornarono ancb’esfi àgli allog- 
giamenti loro, & due giorni doppo,Carlo , ha - 
vendo prima abbruciate quafi tutte le bagaglie, 
fegretamente innanzi giorno col rimanente del - 
ieffercitocon gran fretta marchi andò uerfo il 
(ito Regno , fi faluò in il Gonzaga poi , 
Spingendo con l’efjercito alla volta di Novara , 
laquale era già Hata prefa da' turnici , & quivi 
andando ancora il Duca Lodovico con gran nu- 
mero di gente, mife l’affcdio intorno alla città ; 


' .DI V I N E G I A* 

& già tifane a ridotta à tale, che poco piu potè 
ua indugiare à renderfi . m poco dapoi il Re 
Carlo, battendo fatto tregua con Lodouico Duca 
di' Milano, lafci atogli N ouara,pafiòin Francia . 
Ejjendo poi richiamate le genti de Venetiani, 
pajjato tl Pò, & i'sA ida entrarono nel Brefcia - 
no. m a circa lecofedi mare, la Signoria co - 

/ o 

mandò ad Antonio Grimani Generale deli' ar- 
mata, che egli afjaltafje le citta di Puglia ,&* 
di Calabria, cWubidiuano al Re Carlo. Onda- 
gli notigli parendo da perder tempo , partendo 
con unagrofja armata, a f] aitò Monopoli città del 
la Puglia fortisfima, & beni sfimo fornita , & 
con grande sformo tentò di uolerla pigliarci la- 
quale , come chefvfle un pezZ 0 ualorofamente 
difefa da terrazzani , efjendoui morte molte 
perfine dell'una , & l'altra parte , finalmente 
per uirtit del Generale, ilquale in quella imprefa 
non lafciò à dietro alcuno ufficio difortisfimo c a 
pi t ano, & per ualor delle ciurme , uenne in po- 
ter de' Venetiani . Con quella medefi ma fortu- 
na prefe , & acquijìò alla Signoria Polignauo, et 
Molatene fortissime . Inquefto mezzP 
dittando il giouane, ilquale, perduto che hebbe il 
Regno, s' era ritirato all’ i fola d'i fchia , & ap - 
prefjandofi a A T apoli con alcune galee, cacciatoi 
Franceji, fu vicennio nella città da' cittadini ; 


vite de’ prenci pi 
& doppo alcuni affitti hebbe anco le cadetta del 
la città. Voltando poi lanino à racquiftare tut- 
to il Regno , perche le forze fue non erano tanto 
(r a Ai arde, che potefero badare à cacciare i ni - 
%ici del Regno, fatto lega con la Signoria, fi 
conuenne . Che i Venetiani gli mandajjero il 
Marchefe di Matitoua con tre mila cauatli , & 
egli pagherebbe a i Venetiani tutto quello , che 
haueffero in ciò fpefo . Et perciò confegno alla 
Signoria d'accordo Trani, Otranto , & Brindi - / 

fiffinche li haueffe fotisfatti de ' danari jfefi . 
Entrando adunque il Marchefe di Mantoua con 
buon numero di genti nel Regno , Ferdinando 
accrtfciuto di forze , & dccompagnandoficol 
Marchefe, doppo alcuni me fi , parte per forz*, 

& parte d'accordo con l'aiuto de' Venetiani rac 
quiflòtutto'l Regno . E fendo poi nata guerra 
tra i Fiorentini ,&* i Pi fini, perci oche i Pifani, 
partendo il Re Carlo d'Italia , colfauore d efjo 
Re s' erano mesfit in libertà , i Venetiani per la li 
berta de' Pifani, prefero l'arme contra i Fioren 
tini, & molte, &diuerfef anioni tra luna, et 
l'altra parte pafarono in quella imprefa . Fi- 
nalmente queda cnfa fdegnò grandemente Lo- 
douico Duca di Milano contra i Venetiani. Per- 
cioche prima effo Duca Lodouico prefe l arme 
infume con la Signoria per li Pifàni contra i 


DI VINEG^A» 1*7 

Fiorentini . Poi d'amico fatto nimico, fattorino, 
apertamente i Fiorentini contra i Pi foni. Mor- 
to poi Carlo Jie di Francia, fen^a ber ed e, & con 
gran confentimento de ' popoli creato Re Lodotti - 
co Ducdd'Orliens,i Venetiani rinottando lami 
citiadi prima, nonfolamente s'accordarono col 
Re, ma fecero ancora lega con effolui , collegan - 
dofi infieme con perpetua ,& tnuiolabile unio- 
ne . Et perche il Ducato doppo la morte del Do Et 
ca Filippo di ragione toccaua alla cafad'Orliens ragione 
il Re Lodouico deliberò di uolerfelo acquietare ci< ^ Tlu ’ i 
con l arme . Fatto adunque l'accordo co' Vene- t0 di Mila 
tiani , fi conuenne tra loro, che cacciando il Du - no 
ca Lodouico Sforma di (tato , il Re foffe Duca 
di Milano ,& dell altre città del Ducato , la 5 huo Udì 
Signoria haueffe Cremona col contado , & tutta 
la Ghiaradadda . il Re adunque , fendendo in vi folte, 
Italia con grand* efferato , prima affatto , & lacuale 
prefe ^fUffàndria . Dapoi, andando à campo à % 
Milano, il Duca Lodouico, fi come quel, che fi nuca di 
confidaua poco nelle fue forze , cacciato dalla 
ra, fi partì di Milano, & andò in Lamagna . il amJa^ 
Re poco dapoi, hauendo hauuto il caftello d’accor : x 4 ‘° l ,er 
do, entrò nella città , & in breuc tempo hebbe °£ e J* J f l 
l altre città ,& tutto'l Ducato . I Venetiani Boigo- 
anch'esfi dall'altra parte mouendo con graffo ef- ff* 
fercito, s'impadronirono di Cremona, & di tut cario, 


i*8 


VTTE DF* PRHNCTPI 


che fu pa te le cofi ella di qua dall'#f dda, lequali Ioy toc - 

ili<ril- 0 eaudno P er l' dccordo • m w mdYe & quel t€m ~ 
decwJ° po , la Repub. hebbeuna gran rotta . il Turco 
re di fra d pp drec chiaua una grande armata . Erano ila- 
rT ti iVenetianiin pace molti anni con ejjolui. 
sferre- onde doppo la pace fatta col padre fuo, esfi , fo~ 
haLZo fp tttdndo di vedergli apparecchiare cofi grande 
i™ quel armata] mandarono Andrea Zane ani amba- 
Vucato feiadore à Coilantinopoh a intendere l'animo del 
ZkiZlfe g rdtì Signore , & à confermarlo nell’ amicitia 
non de le de' Venetiani . llquale , hauendo amoreuolmen 
arme,# u rdcco l to t [ Zdncdni , moilrò come egli non 
hòTerno era per muotter nulla contra iVenet lanterna per 
re di fra mantenere loro la pace , laquale esfi haueuano 

de lo, f f dttd C ° [ P ddn * ld S $ n0r * d ’ hdUerìd ° f 0 lì> e 

Tarme fa la pace di lui , perciò , non le parendo , che 

V ue P a r * fofje da perder tempo, uggendogli fare cofi gran 
*f angue co de apparato, ordinarono unagrosfisfima arma - 
tra Piw- fa, & la feconda uolt a fecero Capitan generale 
femore. ^ ntorJ j Q Grimani . llquale , ufeendo di Vinc- 
gia con alcune galee , andò prima à Corfu,& poi 
àmdone. In quefto me^P gran numero de 
Turchi ftracorfe il contado di Zara . Iquali, 
mettendo ogni cofa a ( cicco , empierono tutta la 
riuiera di Dalmatia di fpauento • Perlaqual 
correria auenne, che'l T ureo apertamente fi mo- 
Jh o nimico à i V enetiani . La signoria adun- 




DI V I N E G I A. 2*9 

que comando d Generale G rimani, che facendo 
tutto cjuel danno, che fi poteuafare d i Turchi , 
facefje ogni opera, per difendere lo fiato della Si 
gnori a dalle ingiurie del prof disfimo nimico . 
Là onde ,h attendo egli ritenute molte naui, fatte 
uetiire da tutti i luoghi uicini , & con gran dili- 
genza ancora prouedute moltisfime galee di Ca 
dia, & fatto uenir e quindi gran numero di hal- 
lefìrien, accre fiuta l’armata , laquale fi dice , 
che fu di fejfanta galee , di uenti naui groffe , di 
cinquanta altre naHÌ,d’affaisfimefufie,&d’altri 
gni fittili, deliberò di far giornata col nimico . 
Eran vrcueditori dell’armata, Nicolo p efaro,Do 
menico Mahpiero , & Simeon Goro . Capitan 
delie naui era Lodouico Marcello . il General 
Grimano , hauuto configlio co ’ ProUeditori , & 
co’ Capitani, perciò eh’ erano fuperiori di numero 
di naui, ma bene haueuano manco galee , che i 
nimici, deliberò d'afj aitar l ’ armata de * nimici in 
alto mar e. Et prima fu comadato à dir alle naui, 
ch’elle inutfiij fero i nimici, poi feguitafjero le na 
uigroffe; & al’ ultimo il Generale con le galee, 
& col redo dell’armata era per entrare in bat- 
taglia. Ma il Turco fallendo meffa infieme un or 
mata di trecento nauigli , nellaquale furono piu 
di cento galee, & altretante fufie ,<& da uenti 
naui, & affai sfimi altri legni fittili, andò in al- 

s 


VITE de’ PRENCIPI 

t o mare per rumare le forze de’ V enetiani. Ha 
uendo anco apparecchiato « rande efferato per ter 
ra. perciò che fi trouò. ch'egli hebbe feco da cen- 
to mila Turchi; il gran Signore in perfona , ufii- 
todiCoflantinopoli 3 caualcòuerfo Modone. Ada 
V armata jhauendo paffatolo Arem di Gallipo- 
li } arriuò à Negroponte 3 cjuindt nauigando uerfi 
Modone , il nimico incontrò l’armata V enetia - 
na& non hauendo ardire d’affrontarla 3 fi riti- 
rò in porto lungo . Doppo alcuni giorni partitofi 
di là 3 fi fermò appreffo il Giunco , & effendo su 
V ancore & deliberando i V enetiani di far gior- 
nata fico, prima Albano Armerò .capitano d’u 
nanaue . affaltòbramsfimamenteuna grandtsft- 
ma nane de’ nimici . Perche Andrea Loredano, 
feguendolo con un’altra naue 3 dall’altro lato ua- 
lorofamente affali la naue de nimici . Et attac- 
cati con effa con catene 3 rdmpiconi, per parec 

chie bore fecero una battaglia molto fanguinofa. 
Doue i V enetiani moftrarono tanto udore 3 che i 
nimici (pinti dalla difperatione 3 perciò eh’ erano 
già qua.fi che mnti.ptr non eff'cr prefi da’ Vene - 
tiani jcacciatoui fuoco abbruciarono le nani quafi 
con tutte le perfine . Pochisfmi j che fi getta- 
rono in mare .nuotando arrotarono a Jaluamen - 
to . Così borrendo (pettdcolo mi fe tanto Jpauen- 
to quafi negli animi di tutti , che pochi poi htb- 




D I V I N F. G I A. 261 

bero ardire d'affrontarf . Et prima il Genera- 
la delle naui 3 ejj'endo quafgtd per aff altare l'ar - 
mata de turnici, ritirandofi fe n'andò (P dito ma 
re. I Capitani delle nauigrofle anch'eglino entra 
rono in alto mare 3 pigliando altra uia de turni- 
ci. Vicenzj 3 Polari coti una nauegroJ]a entrato 
in mez^o l'armata de ' nimici, acerchiato da af 
fai sfi me galee 3 doppo una ajfrisfma battaglia, 
aiutato da un buon uento , ritornò a faluamento 
d ifuoi. Diceft per ognuno 3 che fe 1 Capitani V e 
netiani quel giorno haucjjero uoluto ubidire a 
quel, che era lor comandato 3 fare il debito lo 

ro uerfo la patria y hauertbbetio potuto rompere 
tutta l'armata de ’ nimici con grandisfi ma glo- 
ria della Signoria di V ine già ; perciò che al pri- 
mo afj'alto de' Veneti ani 3 i turnici haueuano già 
cominciato a peti fare di uoler fuggire. Quindi 
l'armata Venetiana Jtauendo perduta sì grande 
occafione di far bene.i fatti fìtoi 3 s auto alla uolta 
di Cor fi; poi fi fermò appreffo a Cbiarenzajer 
afjaltare l'armata de' nimici , che uetuua quiui . 
Ma esf, menando l'armata pocodifoiìo da ter 
ra } accompagnandola le genti da terra per le ri- 
merà del mare 3 giunfero à Chiarenzj . Doue , 
battendo i Venetiani prefe due galee, & fraccaf 
fatene molte altre à colpi di cannonate , di lapaf 
furono àpunta di rapato» Et quiui aucora 3 aJfahti 

* V 


1CZ VITE DE’ PR.HNCIPI 

dall' armata Venetiand, oltrd i molti nauigli,che 
furonorotti dd Cartigli erid,perderono quattro ga 
lee prefe da Venetiani ; & finalmente fi ritira- 
rono nel golfo di Lepanto . Ma i V enetiani , te- 
mendo lo (Ir etto del luogo, fi ritr offeso, O* dndd 
rono dll y lfold del Zante . 'E fendo adunque arri- 
uatd tarmata de ' turnici a Lepanto, et quiui ginn 
to ancora il Gran Turco con Ceffercito da terra , 
i Lepantini ,ueggendofi affediati per terra ,& 
per mare, &che l' armata Venetiana non com- 
pariud,fi drrefero d'accordo. I Venetidni, hduen 
do perduta quella terrazzarono il Grimani del 
generalato, & lo fecero chiamare a V inegia a di 
fendere la fua ragione. In fuo luogo fu fatto Ge. 
neral di mare Melchiore T rinifdno.Di quel tem 
po, ò ranno innanzi, di dieci galee, lequali torna 
uanodi Soria , £7* d'tAleffitndria dd trafeare y 
luna di Soria, & l'altra d'^fleffandria, caccia 
te dalla fortuna andarono a trailer fo dpprejjo il 
porto delle Cicale. Le mercantie , eh' erano di So 
ria, infume conile per fone, perciò che erano poco 
lungi da terra, fi faluaronoper la maggior parte . 
Ma la galea, laquale uenne d' ^leffandria , fai- 
uandofiquafi tuttigli huomiui, carica di grauif- 
fime mercantie, amo in fondo del mare ; ma , do 
pò alcuni me fi con mirabile ingegno d'artefici 
tratta su, fi rihelbe con tutte le merci. In terra 


DI V I N E G T A. 2<S> 

ferma ancora la Republica hebbe di molto danno. 
Perciò che da dieci mila caualli T urchi,entraro- 
no nel Friuli, & (acche? riandò orni co fa, mife- 
ro tutto L paeje a fervo ,<& fuoco, ammalaro- 
no di molte perfine, & fecero affai sftmi prigio- 
ni ; & non ufiendo i fidati V enetiani fuor di 
Gradi fca, i Barbari , menandone la preda fe ne 
andarono a filuamento . Ma il General Tritìi- 
fino j come fugi unto à Cor fu, per rifare in qual- 
che parte la rottagli egli hauek dianxj ritenuta , ' 
afjaltò con l’armata Ì • fila della Cefiionia, & fi 
mi fi per combattere la terra. H attendo adun- 
que sbarcati in terra i fidati, & le ciurme del- 
le nani, & piantate Partigliene alle mura , 
fatta la batteria, diede poi l’affilto alla terra. 
Ma perche u era dentro gto/ja guardia di Tur - 
chi, &d’huo mini ualorofi ,ft ualentisfimamen 
te difefada’nimici,& affaisfimi dall’ una, & 
l’altra parte morirono in quelPaffilto. Stette poi 
quitti l’afjedio per molti me fi , quando in quel 
mex^o i foldati V enetiani, & le ciurme delle 
naui confumati da’ difigi, & dalla carestia del- 
le cofi trauagliati ancora d dii’ aria cattiua, 
moltisfimi di loro ne morirono d’infermità. Et 
finalmente, hauendodati piu uff alti alla città, do- 
uei V enetiani furono ributtati dalle mura con 
ucci filone, esfi fiene partirono fien^a batter fitto 

■ $ iij 


2^4 VITE DE PR.ENCIH 

nulla. Per quefto fecero lecofe de iVenetidni 
perdita grande, perciò che , effóndo per c ofi fatto 
dano in difordinecjuaff tuttal’armatafoflinatif 
fimo nimico, trouatal occaffone di far bene il fat 
to [no, la fate prosffma maio l’armata fuor del 
golfo di Lepanto, & con ini altra, che ufi dello 
ft retto di Gallipoli, andando nella Morea,& fi 
miff ii combattere Modone. Giunta che fu quiut 
queflagrosfsffma armata , ui giunfe il Turco 
ancora con grandis fimo efferato perciò che fi di 
ce j ch’egli hebbe in campo piu di cento mila per- 
fine, & piantato l’artiglieria alle mnra,& fat 
ta la batteria, durò l’affedio parecchi giorni ; nel 
qual tempo il nimico con tutte le ffte forze diede 
due afj alti alla citta,& congratidisfima ucciffo- 
tie de’ funi fu ributtato dalle mura. Ora anemie, 
che quattro galee Venetiane cariche di uittoua - 
gliaainfromenti da guerra, mandate dalla Si- 
gnoria in foccorfo di Modone , ginn fero quitti a 
faluamento ; perche tutta la città con troppa alle 
grez^d corfe fuora à ritenerle, & coloro, ch’era 
no in guardia , abbandonando anch’esff l’ordine 
loro rraffero al porto, & laff iaronole mura.Per 
cheti nimico, fruendo fi di quella occafione ,falì 
siile mura&fenxa alcuna battaglia entrò nel- 
la città, & tagliò à pezjzi quanti ne incontrò;et 
la città fu quaff prefa , prima che i V enetiani fa - 


Di VINEGIA. ì<$f 

peffeYo d’ effe? combattuti dd i nimici. De 1 Ma- 
gistrati alcuni furono morti, & alcuni fatti pri 
rioni. Prefo Modone, il nimico, feguendo la uit 
toria,andoà Corone , & additando la citta per 
mare, & per terra, l'hebbe con poca fatica.Ltfn 
dando poi a Napoli di Romania tento d' batterla 
d’accordo ; ma non battendo trouato (\mm ninna 
buona ri/pofla, ajfermando i cittadini , com’esf 
intendeuano per ogni modo di mantenerfi in fede 
de * Venetiani, & intendendo e fi ancora , come 
toflo farebbe giunta tarmata della Signoria } fi 
partì di là,& paffato lo (Iretto di Gallipoli giun 
fe à Jaluamentocon l’armata à Cottantinopoli. 
In cfueflo mexjto e fendo morto il T riuifno Ge 
neraldeW armata ,i Venetiani fecero Generale 
di mare Benedetto P e faro} dettale ufeito di Vi- 
negia, rifdttd l'armata , con grande sforzo s’iit- 
t gegnaua di nauigare uerfo Modone, <ì dare foccor 
fo alla città, & cotrafare il nimico. Ma efendo 
ani fato della perdita della città , & della partita 
del nimico, afaltb, & rtprefe il Giunco, ilcpiale 
era già flato dianzj occupato da’ turnici} quindi 
partendo s’accompagno con una armata di fffan 
t a nani del Re di Spagna, con loro f rmfe à 

combattere la Cefaloma. Effudef adunque sbar 
cani fidati, & le ciurme, & fatta la batteria 
alle mura, diede iaflaltoalla terrdj ilcjuale du- 

S iiij 


VITE DE’ E REM C ì Pi 

ro parecchi e hore con grande uccisione. Ala fi- 
nalmente i foldati Venetiani, & quei del Refi 
portarono con tanto ualore > che uinti , mot ti 
per la maggior parte i ninnici , prefero parte del- 
la terra *Quei ,che rimafero nini , ritirandofi 
nella rocca ,s’ arre fero poi. Et cofi la tema con • 
tuttal’lfolauenne in potere de’ Venetiani . Ma 
in Italia , perciò che cjnafi tutte le genti del Re , 
legnali erano (late a Milano, erano in Romagna 
alfoldo di Papa Meandro , & del Buca Va- 
lentino , Lodouico S forza , pigliando quella acca t- 
fiùrie,fi partì di tamagna con buon numero di 
oente , & pafio nel contado di Como. ^ fffaltan - 
tìfo poi Como, pr e fe quella città con poca fatica. 

Di là andò à Milano, &quaft fenzj alcun con- 
trailo entro nella citta ; & poi piantò l artiglie- 
ria per battere il cdflello. il Re, intendendo quel 
lanouità, leuble fue genti di Romagna, & man 
dò ancora di Francia gran cavalleria, & buon nt$ 
mero di fanteria, & la Signoria ui mando le fue 

tenti in aiuto. Ma Lodouico, effendo per combat- 
tere con le genti delRe,ufci di Alilano, entro 

in campagna , uenendo a giornata col nimico 
nel contado di Como, doppò ma afprisfima batta 
vita, effendo hogtimai quafi che uinto, piegati 

%lauittoriaà i Franceft,prefoda fuoi fidato 

nelle mani al Re, et menato prigione in Francia . 


Di VINEGTA. 267 

il Cardinale «> Ffcanio fio fratello, ihjuale era in 
Milano, intendendo la prefa del fio fratello Lo - 
douico >cercò di fuggire , & di [alitar fi anch'e- 
gli; perche, e fetido fi trauedito fi fatto prigione 
nel contado di Parma da Sonzjn Benzine , che 
era al foldo de 1 Venetiani ,& menato à Vine - 
già; ma j di mandato poi dal He fu mandato in 
Francia . Et non molto dapoi il Re.Lodouico , 
battendo mandato grosfisfimo efercito in Ita- 
lia, cacciato il Ite Federigo , s'acquittb il Re- 
gno di Napoli j ch’era fio di ragione , Itane?: do 
dato parte della Puglia ,& della Calabria al 
Re di Spagna » Fffo Federigo con alcune galee 
andò in Francia à trottare il Re» In quel tem- 
po la Signoria fece lega col Re d' Vngìì eri a, dan- 
dogli ogni anno gran quantità di denari per far 
guerra al Turco . Alutosfi poi il modo di crea- 
rci Procuratori , per loqual modo tutti coloro , 
eh' a fpivatro à quella dignità, piu facilmente ui 
poffono armare; & dotte prima quattro foli al 
piu eletti, s'ammetteuano à dar le ucci, bora da 
trentafei fi poffmo ammettere à quella elenio- 
ne . Quefte co fi furono fatte in cafa , fiorii 

al tempo del Barbar igo • llqudle, e fendo molto 
uecchiOj & cadendo ammalato , & perciò non 
potendo attendere à i feruigi della Republica,re- 
tiontiò il Prenci pato • Malnoti effendo accetta- 


i3^vf*V 


"7 


2CS VITE'DE PRENCIP! 

to ciò dalla Signoria, doppo alcuni giorni mòri > 
l'anno cjmntodccimo del fuo Prencipato ,0 fu 
fipolto alla Canta . Doppo la fua morte, fu fat 
ta una legge , che s’eltg^effero tre huomini , i 
quali, j e il Principe haueffe fatto co fa alcuna 
contra il fuo giuramento , potè fero riferir ciò 
alla Signoria ; 0 queft'o fi comincio a fare in efjo 
Barharigo . In luogo fuo fuccefe Leonardo Lo - 
ridano con grandisfimo cotfentimento di tutti 
, i ordini; huomo di gran bontà diuita , 0 do- 

tato d'eccellentisfimi coQumi . Ptr la cui fin- 
golar [apientia ,grandisfima affettane uerfò la 
Repubhca , ragioneuole giuftitia a tutte perfi- 
ne, honorata liberalità , 0 finalmente illuÙrcfi 
fantimoma di uita ; habbiamo tutti à fperarc 
ogni felicità, 0 bene nello { iato . Nel cui fili- 
cifi. Prencipato, locatale piacciali, Dio , che fa 
beneauenturof, 0 lunghisfmo per uti- 
le della Republica,fe co fa alcuna ac 
caderà degna di memoria , > 

T 4 s'io farouiuo,la feri- 

• i nero piu , che : 






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LEONARDO L 
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*A N D R EiA GRI 
PIETRO LU'N 


169 

1 PI 


O, 


ET 


SCRITTE DA 
* GIRELLI 

TRADOTTE PER L 

DOMENICI! 


mele di Ot - 
di sAgojliv Barba - 


LEONA'RD 


OREDA'NO 


ONARDO 
Lor edano y hu' 
finito il 
corfo di tutti 
o-lihomri della 

, 1 

merita - 


i- 



rigo , a punto in quel tempo , che la r epuhlica op- 
prejja dagrandtsftmi trattagli banca bifògno di 
un Gouernatore , come luijperche ; oltra laguer 
ra, ch'ella battcuah attutagli annipajjati con Ba 
iazjre Signor de ' T tirchi , del cui tr attaglio, & 
paura non era ancora liberata, non fu punto me- 
no pericolofa questa altra guerra ,per laquale 
al tempo di cottui fu traudgliafa , & fuor di 
modo afflitta, quando quafi tutta l'Europa con- 
giurò contra la Signoria di Vinegia. Percioche 3 
difiderando molto Papa Giu 1 io Secondo racqui- 
etare ^anemia , Faenza , & altre città nella 
Komagna, lequali erano allhora\fotto la Signo- 
ria ; Masfimiliano Imperadore Padoua , Vtcen- 
xa, Verona , & tutto'l Friuli ; Lodouico Re di 
Francia, sformando fi d'aggiungere allo (tato di 
Milano, eh' egli s'haueagià acquietato ,Cremo- 
na , Brefcia , Bergamo , & Ì altre città della 
Lombardia , lequali ubidiuano à i Venetiani, & 
fimilmente uolendo il Re di Napoli ricuperare i 
porti, cW luoghi, che la r epublica haueua in Pu 
gli a; & oltra ciò, effendo Masfimiliano adira- 
to co' Venetiani per la rotta, ch'egli haueua ha - 
uuta à Cadore, doue l’efjercito fuo fu rotto , & 
fraccaffato da' Venetiani ; tutti qiiefti Prencipi 
infieme col Mar eh e fe di Mantoua , & col Duca 
di Ferrara,promesfi ancora à loro i pYemij del- 


i 


DI V I N E G I A. 27t 

la guerra. conuennero infierite d’accor do d’affal- 
tarelo flato de V enetiani . ejjendofì conuenuti 
di partir fra loro tutte le città J & luoghi . che 
lor toghefjero ; cioè > eh e quelle , ch’erdno in Ro- 
magna, fideffero al Papa , nella Marca Trini - ' 
giana all'imperatore . in Lombardia al me Lo - 
douico .d'intorno al Po al Duca di Ferrara, sul 
Mant ouano al Marche j e di Mantoua ; <& tutte 
quelle cofe. che i V enetiani poffedeuano in Pu- 
glia. s'ac quitta/] ero al Regno di Napoli . Pro- 
pofla adunque fperan^a cu premio à ciafcuno , 
ogn un di loro fu pronto . & apparecchiato alla 
guerra . Laqnalcofi \ x hauendo cono fiuta la Si- 
gnoria, per difendere lo flato lord, deliberarono 
d impiegar tutte le lor forze alla guerra ; & 
non haueuano aiuto di per fona .poi che tutti i, 
Prencipi Chr itti ani faceuanocontra di loro ; 
benché fi putejfcro uxler molto delle forzj de i 
Turchi, non perciò lo uolferofare ; riputandole 
ciò non fofjecofd troppo honorataahuomini Chri. 
fliani . Hauendo adunque meffo infieme l’ef 
fercito. fòtto la condotia del Nicola Or fino Con- 
te di Perigliano. & di Bartolomeo d' miniano ' , 
iquali s haueuano prefi per Capitani . lo manda- 
rono in Lombardia contea le genti del Re Lo - 
douico . hauendogli dati per Prenditori u€n- 
dxea Gritti. & Giorgio Cornare ; dotte faccheg 


271 VITE DE’ PRENCIM 

giò 3 & jpiano il cadetto di T reui filquale poco 
dianzi sera dato d t Frane e fi . Laqual cofa 3 
tome iintejì il Re 3 ch’era allhora a Addano ,fi 
partì con grò fo esercito 3 che già molto prima 
egli hauea cominciata à mettere infime 3 & 
mejjofi in uia faccheggiando tutte le terre 3 & 
luoghi 3 eh' egli trono contrarij alla (ua parte , 
giunfe in Ghiaradadda^dou era Ì ejjercito della 
Signoria ; £7* quitti à quattordici ai Maggio fi 
fece quella giornat a 3 doue la Republica hèbbe co 
sì gran rotta . Di prima giunta l’^Aluiano 3 il- 
quale era ( iato il primo , che ualorofamente con 
le ftte genti haueua affittato il nimico 3 lo sbigot- 
tì di tal modo 3 che locojlrinfe ritirar e,& ufeir 
d’ordinanza . F.t di già era giunto fino alla ban 
da del Re., quando alcuni Capitani poco fedeli , 
iquali 3 effendo fitto filmano 3 ma fauorendo 
le cofe de’ Franceft 3 & tradimento facendo alla 
Signoria 3 incominciarono apertamente à fare 
contra i Venetiani 3 & uoltarono l’arme cantra 
coloro j da iquali haueuano riceuuto foldo gri- 
dando, comel’effercito de’ Venetiani era rotto 3 
& meffo in fuga; accioche ognuno fuggendo cer- 
cale di faluarfi 3 & abbandonale l’ordinanza , 
& cofi il Re haueffe uittoria . taqual cofa auen 
ne. Perche i Venetiani 3 sbigottiti molto per 
qutde uocij uoltarono le (palle 3 doue alcuni furo- 


r 


D T V I N E G I A . • 17? 

no tagliati a pez^i j altri prefi da rimici , & 
altri fuggendo fi faluarono à gran faticai ^fi- 
utano grauemente ferito fu fatto prigione infic- 
ine col Citolo Perugino , huomo fortisfimo . La 
rotta fu grande , & la Signoria riceuette gran- 
di sfimo danno . Dell’uno, & l’altro ej]ercita 
morirono piu di diciotto mila perfone.il Re Lo - 
dorico , com'hebbe la rittoria uenne con l’cfferci- 
to à Brefcia ; laqual città , efjendo rotto l’ejprci- 
to Veneti ano, non riputando riun pr e fidio fiiffi - 
dente contra il uincitore , s'arreje . il medefi- 
mo fecero Bergamo ,& Cremona l altre 
città di quel paefe, lequali fi diedero à Francia , 
fuor che Pej chi era, laquale per opera di Latan 
tio da Bergamo, ilquale con unagrcfia banda di 
ualorofi foldati uecchi faluatafi dalla rotta,s’era 
ritirato in quella terra , & col udore di L An- 
tonio Buono, & di u fndrea da r iua Capitani , 
fu lungo tempo tenuta , difefit . Ma il Re , 
non la potendo hauer d’accordo, deliberò di pro- 
uare ogni fortuna (fi-guerra , per pigliarla alla 
fine; & così da moltepar.ti , & in uari medi le 
diede l'affalto . Ma , perche lungo tempo , &* 
fen%a alcun uantaggio ri fi fi combattuto , di 
maniera, che dall' una, & l’altra parte ri morì 
gran quantità di Joldatt, filialmente il Re di Fra 
cui prefi: la terra . c/ fr.drca da zitta fu prefo , 


» 


& morto . l atantio, e’I Buono fi faluaronofug 
gendo . 1 i Re battendo acquattata una gran uit 
toria, tutto lieto fe ne andò coni esercito à Mi- 
lano . Quiui fi fecero giuochi di uarie forti , & 
andarono procesfiom per la citta con grandtsfi- 
mo popolo . Llmperadore , ueggendo , che’l rc 
di Francia haueua già ottenuto quei ch’egli uo - 
leua, & quel, che egli hauea domandato nelle 
conuentionijche gli f offe dato, deliberò di tenta- 
re anch’egli il mede fimo. Mandò adunque il 
Duca di Frane fort con Ì efferato nel Friuli , 
accioche egli pigliaffe tutte quelle terrebbe egli 
poteua in quel paefe . <Ando cottui prima à Go 
ritia, & poi à T riefìe città dell’jftria; lequali, 
perche non erano fornite di prefidto alcuno du- 
bito s arrefero . Entrò poi nel Friuli , & effen - 
do intorno à Ciuidale , l’imperadore gli fenffe , 
che fi leuaffe. Et egli affrettò ancora tanto piu 
la fùa partita,percioch’ era già uenuto quiui Gio 
uanPaolo Gradenico mandato dalla Signoria con 
alcuni caualli leggieri felti j ilquale bauerebbe 
facilmente difefele terre v & tutta la prouincia 
dal furor de * Tedefchi,fe fi foffe tentata alcuna 
altra cofa . Fatte quette cofe , Padoua fi diede 
all’ Imperadore 3 e’l medefimo fece ancora Vi - 
ceivxj, & Verona . Tumultuosfi ancora in T ri 
uigi ;ma peri opera d' un certo Marco fiamma 

plebeo, 


DI V 1 N E G M, 27 f 

plebeo, ma molto affezionato alia Signoria , ri- 
tuale gridando ad alta uoce,& mojlrando la fua 
fide, il popolo feguì, come capo , tutta la paura 
fu acchetata, & la città fi faluo d 1 Veneti ani. 
Codui, effendo flato autore di sì honoratafattio 
iie , fé ne uenveà Vinegia a trouare il Prencipe , 
'&*la Signoria, & fu da loro amoreuolmente 
raccolto, lodato , & premiato . Effendofi perda 
te tante, etali terre, e tanto abboffatele cofe de 
i Veuetiani , nondimeno la fortuna, ch'era (lata 
loro tanto contraria, quafi mutando confi gho non 
mancò loro, fi che Padouafu racquidata con l’a- 
iuto d’ un certo S accordo Sorcino. Codui fece, che 
i Veuetiani fegretamente di notte menarono le 
lor genti apprtjfo alla città promettendo, ch’egli 
hauerebbe menati molti carri pieni di fenojcjua 
li imgombrar ebbero la porta delia città, & egli 
hauerebbe fatto sì, che cjuando un di quei carri fof 
fi dato su la portaja ruota fi romperebbe, fi che 
la porta non fi farebbe potuta ferrare, & alibo - 
rai foldati, tcjuali erano imbofeati per condurre 
la cofa, hauerebbeno prefa la porta , & fatto en- 
trare il redo dell'efjercito. Et tutte quede cofe 
felicemente riunirono , di maniera ,che in quel 
modo, che s’era ordinato , Padoua fi nhebbe . 
Quedacofa fi fece à dieci fette di Luglio, il dì 
di Santa Marina', tlqual giorno è perciò comari- 

T 


2*7 <? VITE DE* PR.ENCIPI 

dato, & fi guarda in Vinegia. Efjendo entrato 
uno efferato grande nella atta, non fi fece diffiict 
cere duer uno, fuorché a Giudei ,i cui beni furo- 
no faccheggiati da’ fidati. Poi che fu racquifla 
ta Padoua, il Conte di P itigli ano , che era Ge- 
neral deU’effercito, fatto ruinare i borghi, la fece 
fortificare di baflioni, di f offe, & d’ogni fòrte di 
pr e fidio, che posfibilfoffe. ifdoperos fi ancora in 
ciò la diligenza di Andrea Gritti Proueditore; 
ilquale fi come fempre fu ottimo cittadino, co fi in 
quel tempo ualorofamente jeruì la Republica . 
Mentre che fifaceuano quefle cofè,Papd Giulio, 
dlquale per le couentiom erano fiate promejje tut 
te le terre di Romagna, che ubidiuano à iVenetia 
ni, hauendo me/Jo infieme grande efferato, et fat 
tone Capitano francefco Maria Duca d’Vrbino , 
s’wgegnaud d'acquiflarfi quella prouincia;et men 
tre che i Venetiani erano occupati in grandi im 
prefein Lombardia , & nella Marca Triuigia - 
na , lo mandò con l’effercito in Romagna à for- 
nire quefkonegocio; ilquale, hauendo prima affai 
tato la terra di Conucnto\ ualorofamente com- 
battendo, la pr e fe,& datola a fiacco a i foldati 
lo abbruciò poi; tentò poi ancora degli altri luo- 
ghi , iquali ò prefe per forza , ò per paura co - 
ftrinfe d render fi. H ebbe finalmente ardire de - 
* affiatare , & combattere Ranenna , doue, effen- 


v 


I> I VINtCU VT" 7 

dofi lungo tempo affaticato innario , alla fine fu 
sforzato ritirarfi. il Prencipe, & la Signoria 
hauedo riceuuta cofi grane ferita in Lombardia , 
& effendo sbigottiti per le grandi 3 & diuerfe 
forze de’ turnici , deliberarono di dare le terre di 
Romagna al Papa ; pur che potefjero hauer la pa * 
ceda lui ; &per quejlacofa mandarono fa am - 
■bafciadori d Roma ; laqual pace 3 effendo ftdta 
lungamente trattata, & poflo innanzi / grandi f 
fimi pericoli al Papa 3 (juando egli hauefjelafciato 
abbacare la Signoria di Vinegi a, finalmente s’ot 
tenne con quefla conditione 3 che t V enetiani con - 
fe<rna/]ero a Papa Giulio tutto quello, che bale- 
nano in Romagna , In queflo mezzo il C onte di 
PitigliatiOjihjuale era inprefidio à Padoua 3 & 
dì 3 & notte uegghiaua per mantenere alla Repu 
bhca la città racquieta, masfimamente perche 
Mafiimiano fi recaua àuergogna 3 poi che gli al- 
tri compagni haueuano ottenuto ogni cofa 3 ch’effo 
falò non potefje acqui fi are con l arme quel,. che 
uoleua, & quel) che gli era affegndtoper le con - 
uentioni,& eh’ egli haueffe perduta quella fortu 
na, che già haueuaacquiflata; fcriffe al Prenci- 
pc Loredano } & alla Signoria,che deue/fero aiu- 
tare quella città di mttouaglia, di faldati & di 
tutto quel prefidio, che potevano. Per laqual co - 
fa, efjendo il te foro per lunga ,& uaria guerra 

T i] 


278 VITE de’ PRHNC 1 PI 

quafi con fumato, il Prencipe fece una or at ione a 
tutto' l Senatojiellaquale confortò la Signoria che 
uolejfe recuperare l 1 imperio , che per la maggior 
parte era flato perduto, et la dignità & lo jplen 
dor delia Republica,ilquale s* era perciò o fcurato» 
Et che eon ogni sformo, & con tutti cjuei modi , 
che poteuano , cercafjtro di mantenerji Padova, la 
quale per beneficio di Dio era tornata nelle lor 
mani} & perche non ueran denari, pregaua,chc 
ciafiuno, come buon cittadino, preti afe alla pa- 
tria quel, eh’ egli poteua, & lettera già quaft 
abbattuta , & cominciava à rtleuarfi aiutaffe . 
Masfimamente, poi che Papa Giulio, tlquale di - 
an^ era flato auerfano alla Eepublica , pareva, 
che boi? la fauonffe,& hauea hauuto à dtre,che- 
egli hauerebbe meffo per la Signoria non fola- 
mente tutte le faculrà, ma ancora , & la pro- 
pria uita , doue le hauejfe potuto giovare . Per 
queflo ragionamento fi moffe la Signoria, tanto 
che promifero di fare ciò , che l Prencipe lor ri- 
chiedeva, affermando corri’ e s fi erano tenuti afa 
re ogni co fa per feruigio della patria , & perciò 
erano apparecchiati à far tutto per la riputano- 
falutedi ejfa. Et efjendofi ciò fatto, ra- 
gunaronfii denari, co * quali , fi fece gran numerò 
ai foldati , & mandosfià difender vadoua. Qui- 
vi trouos fi ancora Giouan Paolo Gradcnico ,il- 


PI V I N E G T A. 279 

quale bducd difefo il Friuli da T edejchi ; & ui 
vennero ancora coloro, ch'erano avanzati dalla. 
Yottd ricama, in Ghieradadda . Iti quel tempo 
Francesco Gonzaga Marchefe di Mantova , il - 
quale (evviva la parte deli'lmperadore, venne al 
Li fola della Scala, eh' è un luogo sul Verone fé, 
con unabella bandadi fidati, @*di ciò ne fu avi 
fato perle fpie il Conte di Pitigliano. Cottui 
mandò adunque quivi Lucio Malue\^j , ilquale. 
nuovamente era venuto al foldo della Republica, 
con altri fortisfimi Capitani & con buon nume 
ro di cavalli ,& di fónti ; i quali, afj alt andò di 
notte legenti del Marchefe ,&* ualorofdmente 
combattendo, ammazzatone molti, finalmente 
le m fero in rotta . il Marche fi, ilquale , ejjen- 
do in caf ad' un contadino à quel romore s 1 era de- 
tto, fuggendo 5' era nafeofo in una alta biada, ma 
veduto da quattro contadini di quel luogo, fu pre 
fojet prima fu menato à Padova al Conte de Piti 
gliano, & à Proueditori , poi condotto à Vinegia 
d i dieci d' Sgotto, fu potto in prigione \ & da- 
togli un cittadino, ilquale lo rrattenejfe , &fa- 
ceffegli compagnia. Dove fu molto honoreuol- 
mente , & con amoreuolezz . d trattato, tanto 
che nonpareua un nimico prigione, ma un forettie 
ro. EraallboraMafiimilianòin Verona, ilqua - 

le, intendendo , come i Venetianrhaueuanora - 
^ ** *• 



qui fiata Padoua,& diligentemente la fortifica- 
uano, rdccolfe d’ogni pòrte infieme un grónde ef- 
ferato, con le [ite forze & con quelle de gli dirti 
ci, tónto , che quando fi fece la rafjegna,fi trottò 
rono piu di cento uenti rmld perfine . Con queflc* 
genti adunque , Idfiidtd Vicenda , doue poco di- 
anzi era uenuto , deliberò d'andare à vadoua , la-- 
quale effindo forni ta di bacioni, & di f offe, ma 
molte piu guardata dal ualor de' faldati ,& dal- 
la prudenza de ’ Capitani , fu da lui jfeffe uolte 
tentdta, ilqualeglifaceua intendere, che fi deuef 
fero arrenderei dargli la città, ma ne con prò 
meffe, ne con minacele egli non ottenne mai nulla 
tanto che , hauendo egli fatto indarno ogni fiuo 
sformo , fu finalmente corretto partirfi fin%a 
hauer fatto niente, Hauendo adunque l'impe- 
radore tenuta affediata la città per piu di due 
mefe , ueggendo che non faceua nulla , licentiò i 
Francefili gli Spagnuoli, &gh I tali ani i egli 
col rimanente dell’ efferato , eh’ erano T edefehi, 
lafiiatogra prefidio in V icenzj 3 fi ritiro à T reti 
to, &dtlàfe ndndo in Lamagna . Pochi gior- 
ni dapoi il Conte di Pitigliano, confumato dalle 
uigihe, dalle fatiche, ch'egli haueua durate in di 
fendere vadoua, & dagli anni, cadde orduemeit 
te ammalato, per laquale infermità , mancando 
in poco tempo, uenne à morte > d’ottanta anni ; 


httomo oltra la nobilita del fernette potato di ora, 
prudenziali forte7C&*>&* di tutti gli honori de - 
la mthtia 3 & benemerito della Signoria di Vi - 
negl a, il fuo mortorio fu honorato dal prencipc, 
dalla Signoria 3 & quafi da tutta la città di Vi 
neg\a 3 & fatto fe fedir in San Giouanni 3 et vao ■' 
lo. Fece una or adone in fua lode Giouan Battv- 
fta Egnatio, buomo eloquentisfimo 3 &gli fu fat 
ta una (tatua à cauado indorata 3 in memoria del 
la fartela , & della uirtùfua. il medefimo'. 
honore fu fatto à Dionigi BrifgheUa 3 morto in 
quei giorni in queUa iflejf cbiefa. Perduti que- 
gli Capitani 3 la Signoria pofè al gouerno dell’ ef- 
ferato Andrea Gritti Proueditore 3 buomo di 
j Ingoiar ualore ; ilquale 3 efjendo per ordine della 
Signoria andato àVicen'za J partendofi Fracafjo 
SanfeuerinOj ilquale gouernaua queUa città à no- 
me dell’ Imperadorefhebbe con poca fadca.xAn 
dò poi à Verona 3 per uedere 3 s’era posfibile di ra- 
cquidarUjdoue s’era ritirato il Sanfeuerino con 
molti Francefi, ch’egli bauea tratti di Pefchie - 
ras laquale ,hauendo egli lungo tempo in piu 
ipodi tentata il Gritti , datoui di molti affiti / 
& non iterando di poterla battere 3 mas fi ma- 
mente perche ne ueniua il uerno 3 menò l’effercito 
alle flange à Soaue caflello uicino, dotte egli po 
te ti a impedire 3 che non fi portaffe uittouagha 


ì8t VITE DF.’ TRENCIPI ; 

nella citta, per dffaltOrla di nuouo alla primave- 
ra, quando ella f offe {lanca dall’affedio, & dal- 
la fame. P affando le cofe di quedo modo, perche 
vAlfoiifo da Efte Duca di Ferrara, haueua fat 
to contra la Signori*, & ne* pericoli fuoi l’era 
’ (lato nimico , t Venetiani deliberarono di farne 
uendetta . Perciò fu mandato Rigelo Triui fa- 
vo mi Pò, con una buona armata digalee, di fu- 
( le , & d'altri diuerfi navigli, pereti’ egli picche* 
giaffe tutte le terre , & luoghi di lui , & finaT- 
menteaf] alt affé anco F errar a', ilquale , effendo 
ito innanzi guadando ogni cofa intorno il Po, ar 
rivo fino à Stella, & Comachio , eh' egli faccheg 
giò, & arfe. H avendo ciò intefo il Duca , raccoL 
to d’ogni parte fanterie , & anco buonisftma ca- 
valleria, & con di molti pez^i d’artiglieria , 
con gran , furia affaldo di notte l’armata, laqua- 
le era in Pò , dove , combattendo con fuoco , 
con artiglierie , con palle , <& con ogni forte 
d’arme, alcuni neferiua , & alcuni ne ammaxz 
%aua,molti furori pre fi , molti u affogarono, et po 
chi fumi quei, chef faluarono , 1 1 T nuifano, ha 
vendo tentato di voler fuggire con Par mata, per 
che P acqua del pò era troppo bajfa,no potè far nul 
la.Subito adunque pre fa Pinfegna di San Marco, 
perch’ella non andaffe in man de' nimici, abbado 
noi nauighj, et fuggendo à fatica fi potè fa!-uare,e 


f 


DI VTNEGTA* * 8 ? 

tornare ci Vinegia.Qutfla ancora fu gran rotta , 
& grandi? fi ma perdita ^percioche ultra un buon 
numero di gente, & una grande armata , lacjux 
le andò in poter de'nimict , & accrebbe le lor 
forxj, patena, che cibfojfe (lato grane dishono 
re, non latamente del General T riuifano,ma an- 
cora della Signoria ; che non punto minor dolore 
arrecaua a i Senatori . lntefa che fu la rotta ; 
^A'ndra Gritti, u fcendo , dalle Jìanzj , ritornò 
con l'effe reità à Padoua doue anco fu chiamato 
Giouan Paolo Gradenico , ilcfuale dauci ilguajìo 
al paefe di Ferrara ; £ 7 * ciò fi fic e, perche /' effer- 
ato Francefe, Uguale era à Verona , fi diana, 
ch'ogni dì andaua ingr-ofjando ,& di dì in dì , 
(juim concorreuano fidati da Milano , da Pe- 
schiera , & (juafi d ogni parte ; ne chiaramente 
fi potata intendere, ò fipere cjuel, che'l Re f ffe 
per fare; e ogn uno flimaua , ch'egli deuefje af 
faltar Padoua con ogni / ito sformo . La onde il 
Grittivttefe a fruirla diuittouaglia,di fida-' 
ti, & di tutte le cofe . il Mdrchefe di Man - 
tona, ilejuale era prigione a Vinegia, a in(lan%a 
del Papa fu liberato , & honoraramente accom- 
pagnato alla patria con grande dUegrexp^d de i 
fuoi . il Papa, acci oche i Francefi non atidafje- 
ro à Padoua già lungo tempo trauaghata,& non 
dcfjero noia a i Venetiam , lepidi hauendo egli 





i 


* 


284 VITE DE PRINCIPI 

cambiatoopenione 3 difideraua d’aiutare ^man- 
dò Francejco Maria Duca d’Vrbino con l’ejjèrci 
to a Bologna 3 a cacciarne i Bcntiuogli , t quali 
erano in quella citta come Signori . Perche il 
Re LodouicOj hauendo ciò intejo 3 lafciata Pado - 
udj dirizzo quiui il fuo efferato; accioche i Ben 
tiuogli, iquali fauoriuano la parte fua 3 non nefof 
fero cacciati 3 & efjo in quel modo ueniffe[ d fee - 
mar di forzje . Fu combattuto [feffe uolte in- 
fra loro; & dall' una 3 & l’altra parte molti ne 
furon morti 3 ma però non fi fece ninna notabil 
battaglia . Et finalmente il Duca d'Vrbino 
per non metterfid maggior pericolo 3 percioche 
era inferior di numero d i nimici 3 fi ritirò a Ra- 
uenna . Paolo Capello Proueditore dell’ efferato 
della Signoria 3 ilquale era uenuto quiui in aiuto 
del Papa 3 tolto in mez^o da’ Francefili rofto 
con tutte le genti; alcuni morti 3 alcuni prigioni , 
& altri furono [fogliati & lafiiati ire;& egli 
con alcuni pochi fuggendo entrò in Padoua . In 
. queflo tempo 3 un certo chiamato F. Leonardo 3 
'huòmo forti sfimo , ilquale [ferialmente in quel- 
la guerra haueua benisfimo feruito la Signoria , 
mentre che jfeffe uolte co fuoi caualh faccheggia 
ua 3 & guaflaud il paefe di Ferrara 3 uenuto alle 
mani co’ nimici , & ualorofdmente combatten - 
d ° 3 fu finalmente da loro ammalato. La cui 


Di VTNEGfA. 28 f 

morte dolfe molto alla Signoria ; percioche eratt 

•' §} __ • ^ .y' • 11 

privi a un Capitano j non meno affettionato alle 
cofe loro », che ualorofo . il fuo mortorio fu hono 
ratamente fatto à Viveri a in S. Giovami } & 
Paclo 3 & pofl agli una Statua d cavallo .Gran* 
de honore anco fu fatto in quel tempo à Lucio 
Maluex^i ftalico dalle fatiche grandi 3 che egli 
hauea durate in Padova 3 & quivi morto . Po ■* 
chi giorni dapoi 3 il C itolo da Perugia 3 combat - 
tendo fotto le mura di Verona 3 fu morto da Te - 
defchij & in quella medeftma chiefa di San Gio 
uannij & PaQlo 3 fu honorato dhonoreuoli efe- 
quie . I Franceft, d cui le cofe di Bologna erano 
tn tal modo felicemente riufeite 3 hauetido per 
ciò prefo ardire , difegnauano d’affaltare un’al- 
tra uolta Padova . Ma, vergendo la città mol- 
to forte j lafciarono l’imprefa ì&uoltià Triui- 
gi trovatolo fornitisfimo d' artigliane , di 

bafhoni , & di f offe , non hebbero pure ardimeli 
to di tentarlo . £ r oltra ciò furono sbigottiti an+ 
cora, perche fu fatta allhora una lega 3 nellaqna - 
le Papa Giulio, il Re di Spagna , & la Signo- * 
ria s’accordarono contra i Franceft ; ilche inten- 
dendo il Re Lodovico limando d Verona . 1 Bre - 
feiani, iquali alla prima rotta de’Venetianiin 
Ghiaraddada, s’ erano dati à Franceft* 3 ff allen- 
tati per quella nuova lega cominciarono a penft- 


286 VITE DE* PRFNCIPT 

redi uoler tornare in gretti a della Signoria 
cofi deliberarono di dimandare ftluocondotto , 
per poter mandare ambafeiadori , llcpiale , ba- 
ttendo ottenuto , il Conte Luigi ^Auogaro , un 
de primi gentiluomini della città , fu mandato 
con lacommisfione del commune , ch’egli deffe . 
Brefcid,& prometteffe ciò ,che poteuano àlor 
nome,ii\ualefu ricemto amoreuolmente dalla 
Signoria , & perdonata tuttala colpa alla cit- 
tà. Fu mandato poi Andrea Gritti con l’efjer. 
cito , che riceuefje la città pff ertagli & riceuu- 
ta ihaueffe in guardia . Ciò fatto, tutti i Fran* 
cefi , che iterano fi ritirarono con tutte le lor co - 
fe nella Rocca, ne uollero arrendere altrimenti 
fe flesfi , ne la Rocca, percioche ajfettauano foc 
corfo da’ fuoi . lipidi foccorfo fu molto piu pre- 
Jlo, che alcuno non hauerebbe fi limato . Percio- 
che, tffendofi intefoj come Brejcia s’eva data cà- 
ia Signoria , Gio. GiacomoTriiiultio ,ilquale 
era Capitano dcll’effercito Frane ef e in Verona , 
fubitogiunfe cjuiui con tutte le genti affai-, 

tando U ctttà da due parti, attendeua^^liarda-. 
mente àbatterla con Ì artiglieria, &cun tutte . 
le forti d’arme; & benché il i Gritti diligente-, 
menteja difendere, &con artiglierie, fiochi , 
& %olfo tenefje difcoflo molto il nimico, talché 
jpefle uolte il nbuttaffe ; nondimeno, effendo con - 


. . . Df VINEGÌA. 287 

timo, & molto terribil l' affatto, &fempre ere 
fcetido il numero de nimict ;fu finalmente ùn- 
to, & la città perduta, & me/fa à fiacco. I ca- 
nali Greci , ueggendo , che la città era prefa 
fuggirono rumando parte della muraglia, per 
lacjualepoii ninna piu facilmente poterono en- 
trare I faldati V enetiani , icjuali difendeuano 

la citta, furono la maggior parte tagliati à pe 1 ^ 
molti prefi, tra icjuali furono Babon di Nal- 
do, C alif cione, & Giouan Paolo A4anfrone,Ca 
pi tatù di n(ìri; icptali furono menati prigioni nel 
la Rocca. I cittadini, ueggendo la città prefa , 
talché non u era piu /feran%a alcuna , gettando 
l ai me in terra andarono in pia^jt^a, di mandan- 
do perdono à i F rane e fi; il G ritti , abbandonato 
da ognuno, perche alcuni erano dati ammax? 
%ati, altri fatti prigioni ,<( 9 * altri sbigottiti per 
da paura; dauco dalie fatiche, & dal dolore del 
l animo , fu prefi, &al Capitano del Re mena- 
to a Milano; dalcjuale honoratamente ,<& con 
amoreuolp^a riceuuto , fu mandato al Re in 
Francia. La Signoria, intendendo , che BreCcia 
era prefa, & mefft a fiacco J & haueodo molto 
per male , che l Gntti con parecchi huomini ua 
■ lorofifofje prigione , per riparare alle cofìfùe, , 
tratto con l efferato della lega, tlquale combat- 
tala Bologna , che lafciando quella impreca andaf 


*88 vite de’ PRINCIPI • 
fé à dare il guadò al Ferrar efe; percioche il Du 
Cd di Ferrara fauoriua i Francefi , onde tutto 
quello ejfercito fi riuolfe contra di lui ; da K/wr- 
cria ancora molti natigli , fr masfimamente fu 
%, furono menate Ju per il Pò ; ma non pero al- 
cuna galea; percioche sera gid conofciuto nella 
rotta paffatdi freon gran danno delld Repuoh- 
tu, ciò che poteua fare tal manieradi nauwh in 
quel fiume; quiui andò ancora una grojfa banda 
di fidati per terra ; laquale tutti quei luoghi , 
che potè,faccheggiò,guafiò, fr arfe ; tanto che 
queUa contrada , affatiti con ogni maniera di 
guerra , riceuettegran danno . Argenta fu pre- 
fa, fr pofta a ficco ; dapoi la Mirandola ancora 
efjendo tentata ,fr lungo tempo combattuta 
uenne finalmente nelle lor mani . La ~r 
Crilfino, ch'era (lata fatta dal Duca udafonfó, 
fu combattuta poi con grandisfime fòrxs dagli 
Spagnoli; fr parendo , che per alcun modo non 
fi potè/] e pigliare, fi ritornò a Bologna ; di ciò 
\duifato il gouernatore di Milano da Bologne fi, 
fr predato, che quanto prima li deueffe [occorre 
re, accioche nonjojjero preda de gli Spagnuoli , 
ui marno Qiouan Giacomo T riuultio col cani- 
po . Et quiui andò ancora il Duca di t errar a 
co» le fine venti, per uendicare le fue ingiurie . 

' Il Generale de gli Spagnuoli Reggendo un gran 


DI V I N E G I A, i8<? 

de esercito de’ Fmicefi , accompagnato con quel 
di Ferrara, & battendo U citta cantra , c/?era 
cowe un altro effercito ; temendo di non effere 
djjaltato a un tratto da piu lati, & rotto ,]i ri- 
tirò nel piano uerfo Rauennd . Quiui , fatto fi 
forte,dehberò d’alpettdre il nimico con uantag- 
gio . Cofi partito di là l’ effercito della lega , tl- 
quale era la maggior parte di Spdgnuoli ; i Bo- 
logne fi, pigliando di ciò grande aliegrezjXd, ufci 
tono in gran numero fuor della città loro , per 
proudre ogni fortuna cantra il nimico , in fiemc 
co ’ F rancefi, iquah erano uenuti in aiuto loro . 
iridarono adunque con esfi à Rauennd. llTri- 
uultio difiderojo di combattere,per torre in mex, 
Xpi ni mici, mandò una grojja bduda de’fùoià 
combattere la città , per leuare gli Spagtiuoli 
fuor de gli alloggiamenti à uemrgfi incontra,^* 

' co f la f]altdreda molte parti» il che fe fi f offe 
fatto, fperaua di deuerehauer uittoria. Aia ciò , 
non hauendo ottenuto , \ come che fpcffe uolte il 
tentaffe, non u fendo i nimicifuor degli allog- 
giamenti, percioche , effendo eglino pratichi del- 
la guerra conofceuano gl inganni, delibtròfindl- 
mente di combattere in ogni modo . giorno 
adunque di Pafjua d'aprile, iundecimo anno 
del Prencipe Loredano, l’uno, & l’altro Gene- 
rale confortò i fuoi , che fi portaffero ualorofd- 


2S>0 VITE DE* PR.ENCIPT 

mente . Fabritio Colonna , ch'era vetta citta , 
la mattina per tempo ufcì con una gràffi banda 
di foldati , & s'accompagni) col campo della le- 
va . Ffjcndofi adunque mofie le genti in ordi- 
nanza, fi uerne àgiornata, & lungamente du- 
rò la battaglia molto aftra. Et hauendogli Spa 
vnuoli mesfii alcuni carri cantra i ni mici 3 i quali 
impedivano lor molto , che liberamente nonpote 
nano combattere , i Francefi furono in gran pe- 
ricolo 3 talché temerono di tffere in quel modo 
rotti. Et già erano ributtati da gli Spagnuoli, 
fe non li hauefefoccorfi unagraiHanda di canai 
Uria, con laquale fu nbuttara la furia loro. Va - 
rio fu il modo della battaglia i perche talhora 
non uera vantaggio alcuno, & talhora anco pa- 
reva 3 che la cofajòfle per piegare bora danna 
parte, & bora dall'altra . il Duca di Ferra - 
ra 3 ilquale temeva del fuo ( lato 3 uincejfe qual fi 
uolefje di loro , & hauendo l'una 3 & l'altra 
parte per vintici (come giudicarono alcuni)tiro 
l’artiglieria per fianco à l'uno 3 & l'altro 3 con 
tanto impeto 3 che ninno conofceua ,onde quella 
furia uenifje . Per laqual cofagh Spaggnuoli di^ 
fiordi nfài fi tirarono à dietro } & cofi fi parti 
quella battaglia . La mortalità fu grande, per- 
ii oche fi dice, che fra l'una,& l'altra parte mo 
rirono xxii. mila perfione . 1 Francefi , an- 
cora 


1 


D T V T N E G I A. 2pi 

cord che non fi fape/fe chi hauefje hauuto uittoria; 
nondimeno come uincitori afjaltando Rauenna 3 
la prefiro perfora, faccheggiarono. Per la- 
qual cofa 3 mouendofi Porli 3 Faenza, & Imola 
.citta uicine fi diedero d i F rance fi. Papa Giulio, 
battendo irne fa la rotta 3 <& di fe mede fimo , & 
de i fuoi compagni temendo, perciò che uedeua , 
che la [fortuna de inimici afjai piu felicemente 
tiufiiua , che non s’haueua penfàto procaccio d’ag 
giungere lo Imperador e, ò* i Genoue fi nella le 
ga 3 che egli haueagid fatta . Laqual nuoua die- 
de grandisfi ma allegrezza al vrencipe Loreda- 
tiOj & a tutta la Signoria ; e’I dolore 3 che s’ era 
riceuuto per la rotta di Rauenna , s'alleggerì con 
la nuoua allegrezza perciò fi fecero procefi 
fioni per tutta la città . Del me [è di Maggio i 
Suiz&eri chiamati in Italia dal Papa, & dalla 
lega 3 pafjarono sul Verone fe ,&giun fero al fiu- 
me del vò, doue s'incontrarono ne ’ Francefi 3 iqua 
li fi sformarono di non la [ciarli pajfare ; <& qui- 
tti fecefi una gran battaglia 3 & molti ue ne mo- 
rirono dall’ una 3 & l’altra parte j & i Francefì 
rimanendo uinti furono corretti ritirar fi nel vie 
monte. Et perche pareua che fi uoleffero ferma- 
re d Nouara 3 & fortificar la terra 3 t Suizzeri 
di ciò auifati , deliberarono d’andare quiui. Per- 
che eglino di ciò molto temendo 3 & sbigott ii per 


! 


VITE de’ PRENCIPI 

la Yottd frefcdj chehaueuano hauuta, fubito paf 
furono l’alpe, hauedopero Idfciato guàrdie in Ita 
li a nel cadello di Addano, di Brefcia, & di Crc 
mona. In quefio tempo Frdncefco sforma figli- 
uolo di Lodomco ancor fanciullo fu dichiarato va. 
ca di Milano da Mafiimiliano Imperadore . Ef 
fendo torndti i Fr ance fi nella patria,un certo fol 
dato chidmdto il Criuello , ilquale difendeua una 
porta di Crema ,hauendo ammansato un fuo 
compagno , diede quella porta della terra a Paolo 
Capello vroueditore dell' effercito V enetiano > il - 
quale era ito quiui perquejla cagione ; & cofi la 
Signoria racquido Crema. Coftui, effendo ito a 
Vinegia hebbe in dono certa fomma di denari 
alcune poffesfioni. I Venetiani ,hauendo hauuta 
Crema, deliberarono di uolere anco rihduer Bre - 
fiia, promeffa loro nelle conuentioni ; doue offen- 
do eglino andati con gli Spagnuoli, quei eh erano 
fiati Idfiiati in guardia, fatti auifati della rotta 
dell’ effercito Francefe ,le cui reliquie ^ dianzi fi 
erano partite d’Italia, diedero la citta fetida al- 
cuneontrado. Gli Spagnuoli Jhauendo riceuuta 
Èftfciada Frdncefi, ficuri per efferfi i lor itimi 
ti parliti fuor d’Italia, prefero la rocca , & co- 
me fi la città fiffe data loro,rìt eneuano ogni co 
fdcontr a ragione; finita uoleae altrimenti 
tuirla a i Venetiani, di cui ella era per uigor delle 


DI V r K E C I A» 19} 

condenti oni j dimandando per ciò gran quantità 
di denari . In cjueflo tempo mori rapa Giulio, e f 
fetidofi prima grane me ut e ammalato . Et fu 
creato in fuo luogo il Cardinale Giovanni de i 
Medici ,& chiamato Leon Decimo 3 ciò fu d 
gli uhdeci di Mavviof anno duodecimo del ?rcn- 
cipato del Loredano, il uerno 3 che uenne appref- 
fo , i bellisfìmi edifcij 3 eh’ erano in Rialto 3 ejjin - 
douifi per ifeiagura acce fo fuoco à i dieci di Gcn 
natOj arfero qua fi tutti infemecon le mercantici 
che ueranoy con danno grande de ’ mercanti 3 gp* 
di tutta la città ; doue molti fallirono 3 eh’ erano 
prima ricchi . La medcfima perdita fecero i Cro 
cichieri 3 doue l’iftefja notte arfè tutto il monir- 
fiero } efjendofi a fatica faluata la chieft . In 
queflo mexiKP & Doge, & la Signoria 3 uegren 
do 3 come gli Spagnuoli mancauano della fede de 
la legateti e [ìi non poteuano hauer da lor Bre 
feia 3 benché piu notte gliele haueffero dimanda ~ 
ta ; deliberarono di trattar la pace col Re per 
mcXXodi <Ahdrea Gritti 3 &di Bartolomeo 
ddxAluianoJqnali erano già flati menati prigio- 
ni in Francia', ilqual Re per rihauere lo flato di 
Milano, che s’ era perduto 3 facilmente fece pa- 
ce; & conchiufe l’accordo 3 per loqitale liberò il 
Gritti , & l’*Aluiano autori della cofà (i 

conuenne di muouer guerra contra gli Spagnuo- 

V ij 

• „ « • -i D*gl:i 



*<>4 VITE DE’ PR.ENC1PI 

li, ch’egli uenifje un’altra uolta con l’efjercito in 
Italia , perche frfaefle lega contra il nimico . 
Ejjendo adunque tornati d Vinegia il Gritti, & 
Vidimano , fubito fu dato loroilgouerno dell'efi * 
fercito ; & quelli fu fatto Generale , & quel 
vroueditore, iquali, hauendo mefjo wfieme l’ef- 
fercito , accompagnati co’ Francefi , iquali erano 
gidpaffatiin Italia coni aiuto dè’ Suizjze- 
ri, & della Signoria haueuano racquiflato quajì 
tutto lo flato di Milano andarono d Brefcia , & 
cominciarono affediar la citta d dì primo di 
Gennaio , laquale, hauendo affediata quattro me 
fi hebbero finalmente d’accordo . Perciò che gli 
Spagnuoli fianchi dalla fatica , & dalla fame, 
non affettando piu niun foccorfo, diedero la c/r- 
td d i Francefi ; iquali fubito , che l hebbero , la 
reftituirono a i compagni Lafciato poi prefidio 
in Brefcia , tutti fe n andarono d Verona, per ra - 
quifiarla ,fe posfibile era. Hauendola con ogni 
■ -, artificio , & lungamente tentata, ueggendo, che 
ella non fi poteua hauereper alcun modo, perciò- 
che Vlm per odore l’hauea rinfrefiata di foccor- 
*-fò, l’abbandonarono per la dtjficultd deWimpre- 
fit,&* fi ritirarono a Padoua , masfiimamente , 
perche i Venetiani temeuano grandemente dello 
flato loro . Gli Spagnuoli , raunati infieme,& 
congiunti co’ Tedefchi, iquali poco dianzi era - 

• . -'ir*;-, 

*, » • - * , 

V‘* .. y ' v 


1)1 V I N E G I A. 29< 

no fletti mandati dall’ Imperadore , fatto di lo- 
ro un grande eflercito incominciarono a preda- 
re j £7* mettere à ferro , & fuoco le terre, le uil 
le, & tutti i luoghi della S ignoriate trauaglian 
do bora il contado di Padoua bora cjuel di 
Trinivi, gittt fero fino d Meflre, uicino alle la- 
gune ai'Vinegia , & l’abbruciarono tutto . In 
quel tempo molti padri di famiglia di terra fer- 
ma con le mogli, <& co figliuoli fuggirono a Vi- 
negia, temendo l’incendio di quella <ruerra , tal- 
ché nonfolamentebaueudnoripienele cafe 3 ma 
le uie ancora, ne però in tanta moltitudine di fo- 
redìeri, la uittouaglia era punto cara, atte foche 
d’ogni parte ueniua portato grano . I Per loqual 
concorfó di gente la citta comincio appettar fi, 
&già quella feiagura audaiia molto erefeendo . 
Ma con la prudenza , & auttoritd della S i? no- 
ria, ui fi fece tdl prouifione , che mandati fiora 
tutti coloro j ch’eran fojpetti di tdl male, & pur 
gdto 1 luoghi, tutta quella infermità cef so. Men- 
tre che i Spagnuoli di quefla maniera guaftaua- 
no il paefe „ le terre de’ Veneti dui , l’ ^Cima- 

no, e’I Gritti, iqudli erano aUaguardia di Pado - 
ua,rifentendofi per lo fiteceflode’ nimici, fecero 
maggior numero di fidati ; & u fendo della 
cittdjgiunfiro d un luogo, eh e fi chiama la Mot- 
ta, nel contado di Vicenza, douei nimici era- 

: v Hj ' 


t<)6 VITE DF.’ PR.ENCIP I 

no per poffare ,& quitti mi fero ledenti in batta 
glia,& s‘ apparecchiarono per combattere. Gli 
Spalinoli cercavano elpafiò per poter fuggire. 
Et poi chehebbero tentato ogni cofa,fi ritirare 
no finalmente a i monti Juogbi malagevoli a com 
battere. L’xAluiano , come vincitore tutto alle- 
gro, non s’effendo ancora attaccata la battaglia 3 
comando à i fuoi, che ninno fi fac effe prigione , 
ma s" amm azzufferò tutti.' fAW incontro tru- 
fferò Colonna, ilquale guidaua L’ effercito.de gli 
Spaglinoli , mandò il bando , che tutti coloro,che 
s’ arrendevano jfoffero faluati; acciò che i mmi- 
ci mosfi per quetta clemenza , non fijfero oftina 
ti à combattere ; la dove i fuoi erano corretti o 
vincere , ò morire. L'uno, & l'altro dapoi con- 
forto i fuoi foldatì . VxAluiano li pregaua , che 
non uolefjero perdere allhora (juel , chela fortu- 
na haueuàlor prefentato , &che attende fiero 4 
vincere non à Jfogltare ; ricordartdofi , che, poi 
che hauejjero uinto ,hauerebbeno hauuto intie- 
ro il frutto della uittoria , & non uolefjero effer 
piu bramofi di preda , che di gloria. D’altra, 
parte il Colonna confortaua i fuoi à Jlar di buono 
animo , & li pregaua , che non lafciaffero vin- 
cere la uirtu loro daW dfprez&a de i luoghi ; af- 
fiorandoli , che quanto esfi haueuano a combat 
tereconpiv di fauant aggio , tanto maggiore fa- 


/ 




DI VINEGIA. 197 

rebbe {lata la gloria loro , fe haueffero uinto . 
Coft luna, & l'altra parte fi mi(e in punto, I 
Veneti ani difendo {latti primi ad dfjalir i tu- 
rnici, cominciarono d combattere molto ualoro - 
fornente, con gran numero di caualli, & fanti . 
Et al primo impeto faceuano ritirare il nimico, 
quando in un fubito un grofjo fquadrone di Te- 
de fichi li affatto , & mife in rotta ; & non ef- 
fondo eglino foccorfi da parte alcuna, & ritro- 
u andò fi l ’ ^lutano fin%a artiglieria , Pro (fiero, 
com’hebbe cibueduto,(fiinfi innanzi tutto l’ ef- 
ferato , talché i Venetiani cominciarono a effe- 
re ributtati , & pofli in fuga , cofi furono 
rotti, & fraccaffati ; la mortalità fu grande , 
perche in quella battaglia morirono piu di quat 
tro mila perfine, & pochi fi fecero prigioni; 
quei, che auan^arono dlla rotta, tornarono qua- 
fi tutti à Padoua . in quel tempo Mas firn dia- 
no Sforma figliuolo di Lodouico Duca di Mila- 
no, acuì poco dianzi lo I mper odor eh aueua dato 
quello flato , hebbe d’accordo il cajlello di Mi- 
lano da i Trance fi , iquah haueuano careftia di 
ni t tonagli a.’ L'altro anno Lodouico Redi Fran- - 
cia,rifentendofit per le cofe file , le quali infelice- 
mente gli erano riufcite, hauea deliberato di paf 
fare un’altra uolta in Italia con ieffercito , ufo 
tuttauiaattendeua à far gente, per far l’imprc- 

V^iiij 


-.98 VITE DE* PRENCTFT 

fa al primo buontempo , (piando in unfiubitocad 
de grane mente ammalato ,delqual male fi 'mo- 
rì in quattro giorni, &in luogo [no fu fatto Re 
■Francefco dd <Angulemme fuo genero ; tlquale fe 
guetido il configho del fuocero , trouandofi prone 
duto di tutte quelle cofe , che gli paruero neceffa- 
rie all’imprefajpoi che hebbe dato foldo ad aletta 
ni SuiT^eri, pafsb in Italia Vanendo di ciò pri- 
ma aui fati i Signori V enetiani squali hauea di- 
fegnato di uolere per amici , & compagni taccio- 
che fi come egli era herede del Regno di Lodo - 
uico, cofìfofiè anco deWamicitia , & della lega . 
P affato adunque l’alpe fe ri andana ratto uerfò 
Milano Ma gli Spagnuoli con ogni artificio, che 
poteuano,fi sforzauano d’ impedirlo. Et cofi'at- 
taccarono certe fcaramuccie, ma non fi fece co fi 
alcuna degna di memoria . L’ miniano , ilquale 
dianxj s’ era fermato con l’effercito lungo il Po , 
tuttodì trauagliando gli Spagnuoli , iquali dife~ 
gnauano di ritirar fi d Piacen %a, ani faro della ue. 
nuta del Refe riandò à Lodi; doue era allhora d 
campo Ren^o Orfino fino condottare ,per uede - 
re la co fa. Di là poi fe riandò d Martgnano d far 
riueren%a al Re, dieci miglia appì A effo d Lodi ; 
dalquale fu am reuolmente riceuuto; quiui fi ra 
giorio [opra la guerra; doppo la confulta V^Aluia 
no fi partì, per andare d iìringer Lodi ; accio che 



DI V I rfE G I A.’ 2<)9 

gli Spagnuoli, eh 7 erano quitti, non fi congiunge f 
fero con i Suizjxeri, iqttali fi diceua , che erano 
perufeir di Milano ;& il Re con tutte le /ite 
genti fpinfe alla uolta di Milano * S'accampò 
adunque f ci migli a difiofto dalla città . Et ogni 
di dim andana aiuto à i Suìzgeri con prom effe 
grandi . 1 quali fòllecitati da molte ambafciarie , 
e tirati dalle groffe paghe, che’l Re promettala 
loro, pareua,che foffero per feguitarlo; fe la co- 
fànonfoffe {lata turbata dal Cardinale Seda- 
nefe Sui%jzero,tlquale era uenuto da Piacenza, 
&bauea configliato i Capitani loro, che non fa- 
uoriffero Francia; & diceua , come esfi haueua - 
no a combatter lor centra ualorofamente ; s'ésfi 
erano uinti, non hauerebbeno perduto altro, che 
la uita, laquale finalmente ognuno haueua à per 
dere, doue fe uinceuano, oltra la gloria immorta 
le, che shauerebbeno acquiflat a, facilmente era- 
no per guadagnare l'Imperio di tutta Italia, 
&dt Francia; percioche il Re era uenuto allho 
va in Italia con tutto' l fiore de'foldati France- 
fi . Perche i Sm^xeri infiammati per quefte 
fùe parole, rifiutarono lecouditioni del Re 
ufeendo fuor della città contradi lui ,fè n'anda- 
rono uerfò Malignano, leuando una nuoua fai fa, 
come l' effercito Venetianoera {latorotto dagli 
Spagnuoli Squali poco dapoi farebbeno uenuti 


eontra i Francefi; & ciò dicevano esfi, perche il 
Re, non alenando da loro alcuno aiuto , fi ha- 
ueffeà sbigottire, & coficon poca fatica fi rom 
pejje . E fendo adunque giunti aWefercito Frati 
cefe, a i quattordici di Settembre , t’annoquar- 
todecimo del Doge Loredano , mesfifi in batta- 
glia, effendo già dieci bore di giorno ,diuifi in 
tre fchtere, affaltarono il nimico da tre lati ba- 
ttendo fopratutto appottata quella bora , per ba- 
ttere a combattere di notte; quando i cavalli, ne 
quali pareva, che i Fr ance fi Ji confdafero mol- 
to, uaglion manco in battaglia . I Francefi fi 
portarono ualorofamente , & opponendo loro 
unabraua cavalleria, f)eJ]o ributtavano i nimi - 
ci; durò la battaglia fino à granpexjza di notte , 
dftte jl Re opprejfo da tante parti , & per efer 
buio, aiutato poco dalla cavalleria , era in gran 
pericolo,^* fin^a dubbio alcuno hauerebbe ce- 
duto alla fortuna , fe l'^Aluiano avi fato , come 
paffaua la cofa dalle fpic, & dal Re,ilquale ha- 
ueua cono fi iuto , che quella nuova deW efferato ^ 
Venetiano rotto dagli Spagnuoli era fiata vana, 
pregato , che gli defie aiuto , non Vhauefje f oc - 
xorfo; ilquale ,h avendo comandato d tutto l’cffer 
cito, ches’auiaffi quivi, jpmfi prettamente in- 
nanzi con cinquanta gentil huomini d cavallo ; 
& gì ii venuto il giorno aiutò l’ejjercito ,ilquale 


Di VINEGIA* joi 

tuttauìd combatteua , mostrando grandi s fimo 
udore . Vergendo ciò i Frane efi ,fi portarono 
molto piu adoro famente . il Re aUeo-ro per lo 
mono foccorfò,confortaua i fuoi alla battaglia. 

Et i candii y benché par effero fianchi per la fati- 
ca della notte, nondimeno uenendo il giorno furo 
no di grande importanza ; & co fi la battaglia 
durò un gran pezzo . Finalmente i Suizjzjri, 
{pinti dalla mrtude’ Venetiani , cominciarono d 
uoltarlefpaìle . Poi nel leuar del Sole giunfè 
tutto l’efjercito della Signoria, & con grande 
animo, &*firzj combattè per gli amici. I Frati , 
cefi, rileuati per quel foccorfo , combatterono an 
ch’eglino con maggiore ardire . I Suizgjn flati 
chi , & jpauentati per f altro efjercito de turni- 
ci, ejfendoui tagliata a pezgjgran parte di loto, 
fumi rotti , & mesfi in fugai talché , alcuni d’ef 
fi fuggirono ne’ bofehi uicini , alcuni furono am- 
mazzati da’ contadini , & alcuni fatti ftrigio- 
tiiipochi fi ritirarono a Milano . la rotta fu gran- 
de; dicefi, che ui morirono uenti mila SuizZJ- 
*i> & piu di fei mila Francefi . I Milanefi , 
hauendo intefa la uittoria del Re, gli mandaro- 
no ambafeiadori a dargli la città , & diman- 
dargli perdono . iquali egli perdonò , & l’al 

tro giorno trionfante ,& glorio fo entrò in Mi- 
lano, dotte Henne anco l’ bimano Angelo 


t 


3 0Z VITE DE* paUC'fPt 

Contarmi Proueditor e àr allegrar fi della uitto- 
ria col Re, iquali egli ringratiò mlto& djfer 
trio, come egli riconofieua da loro lo ftato tacqui 
£ lato , & la falute fua, che in quel tempo f batte 
nano ficcorfo . Hauendo il Re Fravcejco ricu- 
perato Milano , Papa Leone , ilquale hauea già 
fatta leva con V Imperadore ,& col Re di Spa- 
gna, dubitando per la nuoua uittoria di Fratta 
eia ; dalla cui amicizia egli sera partito, andò da 
Fiorenxd, dou egli era £ lato molti giorni, a Bo- 
logna ; doue egli inulto ancora il Re Francesco j 
che ueniffe à trouarlo . ilquale , fiubito u andò j 
&doppo i primi [aiuti, molti ragionamenti paj 
prono tra loro; tornato poi il Rea Milano ,ui 
fece fuo gouernatore Mvnfignore di Lotrecco\ 
huomo effercitato; di cui egli sera [erutto mol- 
to nella guerra pafjata , <& egli fi ne tornò in 
Francia, lafciando parte deWeffercito in Italia; 
laqùale infieme con l’e[Jercito de’ V enetiani ò pi 
gliafje , ò almanco affidi offe Verona, che non era 
ancora fiata reftituita dall Imjjeradore alla Si- 
gnoria . lAUaqudle città, effendofi lungamente 
tenuto laffedio, non fi fece nulla . Per laqual co- 
fa al Re, al Doge Loredano, & alla Signoria ± 
farne, che foffe ben fatto far tregua con llm- 
peradore ; laqual tregua , effendofi lungamente 
maneggiata dal Re, finalmente uenendo Upri - 


DI. V I N E G I A, jo* 

matterà fi comhiufe . Et cofi poi tuttd Italia 
flette quieta tranquilla fnalla morte di- 
Mdsfimihano Imperadore; ilquale morì à i tre - 
dici d’OttobYe , l’anno x i x. del Prencipe Lo - 
. vedano; à cui fucceffe nell’I imperio Carlo quin 
to fuo nipote fgliuol di Filippo , elettovi à Re di 
Romani . Morì in quel tempo ancora Bartolo- 
meo d'iAluiano Generale della Signoria . il cui 
mortorio fuhonordtamente fatto dal Prencipe , 
& dalia Signoria nella chiefa di Santo Ste fano 
in Vinegia; & quiui Andrea Nauagero, huo- 
mo honorato, &graue eloquentisfmo fece 
undoratione in fua lode ; & e ghf u fpolto in 
quella chiefa fattogli degna memoria del 
fuo ualore . In quefli tempi Martin Lutero T e- 
defco ft ribello dalla religion Chrifliana a rino - 
uando le falfe dottrine degli antichi her etici , 
già piu uolte ftdte ributtate , & condannate nei 
Concihjdc ’ Santi padri ; & ciò fece egli moffo 
da colera j & da ambitione , ilqual ueleno non fo 
lamente ammorbò la Sdffògna 3 ma affaisfimi 
altri popoli di Lamagna y pafiò in molte pro- 
uincie . Fu per alcuni anni quieta dalla guerra 
non puri' Italia, ma ancora quaji tutta l Euro- 
pa; & par eua, che quella foffe per deuer durare 
lungo tempo ; fe tl Re d'Inghilterra ,fpintoper 
non so qual cagione ^ non hauefje deliberato di 


■*L 


muouer guerra contri il Re Francefio . Laqud 
co fa attenne contro, Vop inione di multi, perche po 
to dianzi amendue s’erano trottati infieme d 
parlamento prejfi rdes fitto Un padiglione , et 

hauettano ragionato molto fra loro , & fattofi 
V un l altro dimoiti pre finti; icjuali tutti deueua 
no effir degni d amicitia , & di beneuolen%a • 
il Re d'Inghilterra adunque muffe guerra , ba- 
ttendo prima fatta lega con Carlo I m per odor c * 
ilqualehauea nuouamente prejo l'Imperio ; & 
in quella lega ancora, benché pYimafofJe collega 
to col Re di Francia , entrò Papa Leone;non per- 
ch'egli fo/Je affettionato loro ; ma difiderando 
egli d’ufurparfi lo flato d'Vrbino ,cW era allho- 
va del Duca Frane e fio Maria , perfino di molto 
ualore, riputò, che quelfojfe buon difigno per ot 
tenere il fuo intento, Vlmpet odor e adunque, ha 
uendo fatta quefla lega , fece Capitan Generale 
di tal guerra Projpero Colonna nuouamente tor 
nato di Spagna , llquale fubitoandò a Bologna, 
doue egli fece uenire ancora il Viceré di Ndpoli 
con tutte le genti . Mentre che fi faceuano que 
fli apparecchi, Monfignor di Lotr ecco, ch'era al~ 
Ihora gouernatore di Milano, auisòil Redi quel 
le cofe, che fi tentauano in Italia. Perche il Re , 
hauendo h attuto queft a nuoua dimandò aiuto à i 
Venetiani ,ilquale esfi haueuano promejfo per 


D I V I N E G I A. ' 3 o< 

conuenùoni di deuere dare d difendere lo flato di 
Mi Uno . La Signoria adunque , mando quivi 
Andrea Griffi, eTeodoro Triuultio con cin- 
quecento buomini d’arme, &*fei mila fanti , i 
quali foccorrefjero il Re . Lotrecco , uè? vendo , 
che Profpero ogni dì f ac eua gente, fornì Parma 
uicina a Bologna , mandando quiui fuo fratello 
Monfignor. Lefcù Federigo Gonzaga , con 
nuouo prefidio ; accioche ella non f offe a un trat- 
to occupata da nimici . Mentre che fi faceva* 
fio quefle cofe in Lombardia , il Prencipe Lore- 
dano fianco da grandi trauagli della Re publica, 

• dagli anni, & da una infermità molto graue , 
morì il mefe di Maggio, huomo di gran pruden- 
fortezza, giujìitia, & canta uerfola pa- 
tria . Fu Doge diecenoue anni , otto mefi&uen 
ti giorni, il fuo mortorio fu fatto in San Gio- 
vanni, & Paolo , con grandisfema frequenta , 
& dolore di tutta la citta . Et Andrea 
Nauagero , huomo nobilisfimo , he - 


norato , & molto eloquente , 
fece iOratione in fua 


lode . Fu fep ' 
to nella 


>4 % 



me 

defima chic- 
fa • 






-V?A 

» 



Republica in tutto l corjo dell età fua, <C9* Jopra 
tutto , quando egli fi trono fuor della patria,al- • 
lhora,ch'ella era trauagliatada tante temperie 
di guerra . Percioche , quando egli era confina- 
to a Roma, egli fillecitaua lefacetide della Re - 
puhlica ,non altrimenti , che s’egli fofje flato 
ambafciador fuo per autorità della SignoriajtaU 
mente , che non meno coflui, che quel Furio Ca- 
millo, mentre egli era in esfilio,giouò ài fuoi cit 
tadinii quel,uincendo i nimici in battaglia ,& 
quefli aiuto la patria riconciliandoli con la pa- 
ce . *Al tempo di coflui fu fatta laguerra, la- • 
quale dianzi l’Imperadore hauea mcfjoà iFran 
cefi per lo flato di Milano , douegià la Signoria 
hauea mandato genti in aiuto del Re. Percioche 
Pro/pero Colonna, ilqualeera Generale dell' ef- 
ferato 


D I v 1 N H sta;/ 507 
fèrcitù deW Imperadore ^bàttendo raccolte infie- 
rite le fue genti con alcune altre di Papa Leone 9 
d 1 uentiquattro di Luglio ufei di Bologna ;& ac~ 
compagnatofi con Federigo Gonzaga fatto nuo 
uamente Generale dtll'ejfercito delPapa , andò 
a, Parma. Et quiui accampatcfi cominciò a bat- 
terla con V artiglierie j & con ogni altra fòrte dì 
machine , & d'arme. Xtl’ incontro i Francefi 
con gran forza , & con tutto quello artificio , 
che poteanOjfi sjbrzauano di tener di] coito i ni r 
mici; ma finalmente, effendouifi molte uolte co- 
battuto , gli Spagnuoh uincitori entrarono com- 
battendo nella città. Parma è diuifa in due par- 
ti; luna dellequali fuprefa da 3 nimici } nell' altra , 
ch'era piu forte ritirandofi i Francefi , con ogni 
loro sforzo deliberarono di difenderla . Di ciò 
aui fato Lotrecco dalle fpie , s'era nfoluto di [oc- 
correre i fuoi , quando il Papa fece intendere à 
Pro/fero , che leuafje l'afjtdio , & foccorrefje 
Modona, & Reggio, le quali città erano allho- 
ra della Chiefa; doue fi diceua , che il Duca di 
Ferrara andana con V efferato, per infignorirfi 
d'effe . Lafiiando dunque Parma andò ratto à 
difendere le città del Papa, mouendofi anco per 
l'aiuto, ilquale fi diceua,che Lotrecco mandaua. 
Là or.de attenne , che'l Duca di Ferrara fi leuò 
dall'imprefa, & Proffero finfe d'andare à Mi 

X 


?C 8 VITE de’ PRENCIPI 

lano . Nelcjual riaggtà s’ incontro perauentura tH 
una gran c nudi tri a di Francefi, cnandaua a ?ar 
ma, laquale ualorofdrnente combattendo alla fì- 
tte fu rotta da lui; ri ammazzò però pochi , mol- 
ti neprefe ,& molti ne Jfoglio,& lafciò anda- 
re . Efjendo giunto a Oftiano , fu auifato come 
ttemua il Cardinale SuizjKjro con otto mila fil- 
dati Suizj^eri, icjuali ballettano prefo faldo dal- 
l’imperadore, e ueniuano in Italia à crefcere le 
fue forze. Veggendo egli dunque, che le fùefor 
ZJ crefceuano, & per contrario cjuelle de’ ritmici 
fcemauano 3 doppo alcune fcar armicele fatte su 
l’xjfdda, dotte egli hauea fatto uifla di uolerget 
fare il ponte, affatto finalmente Milano. Quiui 
era v Andrea Gritti, mandato dalla Signoria con 
l’effercito a conferuare la città al Re ; dettale in * 
fieme co’ Francefi , ualorofdrnente combattendo 
faceud contrdjìo al nimico. Ma , perche i Vene - 
tiam 3 & i Francefi erano di gran lunga inferio- 
ri di numero, furono finalmente costretti a riti- 
rar fi; & cofì Projfero uincendo prefe la citta , 
lacuale però con màrauigliofo arnfeio , & hu - 
marita difefe dall’ ingiuria, & dal facco ; acciò- 
chei cittadini, quando foffero (lati ingiurati, non 
■ueniffero perciò a mancare di diuotione, & di fe 
de all’l mperadore, & al Duca Francefco Sfor 
ZJ ì à cui s’hauetta à refìituire la città } & lo 


{lata. I Franeefi, effendo morti affai di loro, 
dt/perate le co fé, perdura che fu la città , fi rac - 
colfero tuttiinfieme,^r fuggirono àComo, on- 
de tre giorni da poi ji partirono per Francia.haue 
■do però lafciato pre fidio ùiCorno . Quitti Pro- ' 
[pero mandò gli Spagnuoli, iquah, combattendo 
la città , L’bebbero finalmente d’accordo da ’ Fra 
cefi . Et la I archeggiarono poifo perche fi rin- 
tanano d hauer nceuuto ingiurie da gli huomini 
della terra, iquali $ erari troppo tenuti , ò per ijual 
fi uoglia altra cagione, contra la adonta pero di 
Pro/ pero, ^4" uentitre di N ouembre ,hauendo 
gli Spaglinoli hauuto ,& faccheggiato Como,i 
Cremonefi , temendo del fatto loro s arre fero,, fi 
come quelli , che non afpettauano mun fòccorfi ; 
benché la rocca loro f off e ancora in poter dei 
Frane? fi . Laqual cofa , intendendo Monfignor 
Lefcu, ilquale era alla guardia di varma à nome 
del Re, fubito andò quiui con le fuegenti , & co 
mincio à ftrinpere la citta con le fue artiglierie, 
tortoli quelle della &occa,&con tutte quelle for 
zc, ch'egli poteua. I Francefi combatteuano con 
gran forza, doue i cittadini ,per eh’ erano aflret 
ti dall' una, & l'altra parte , dimandando mife- 
ricordid, diedero loro la città un'altra uolta.Del 
laqual cofa ,effendo auifato vrofpero , s’era ri- 
filato d’andar quiui con l'ejjercito ,& già era 

X i] 


?iO VITE de’ PKENC1PT 

ufcu° di Milano infume col Marchefe di Man- 
tona, quando gli uenne la nuoua , come papa Leo- 
ne confederato dellTmperadore era morto à i 
trenta di Nouembre ; per laqual cofa erti fece 
un altro difegno ± & diliberò di uolere piu toSìo 
mantenere le cofe acquisiate, eh' acqm(larne del 
le nume ; ma però di quei giorni Parma fi diede 
agl Imperiali. In luogo di Leone fu fatto papa 
*. Adriano nato in Pianar acquale fi trouaua al - 
Ihorain Ifpagna, ài fette di Gennaio , huomo 
grane per eta,per dottrina , & per integrità di 
Ulta nlquale à i trentanno dirotto %unfe à 
Roma condotto sii l'armata dellTmperadore . 
Fffendo quieta Italia per il nuouo papa , nondi- 
meno la CbriSlianita riceuette un grandisfimo 
danno. Perciò che, hauendo il Turco prefo Bel- 
grado in Vngheria , & effendo trauagliate o?ni 
di lefue nauida caualliert di Rodi , & dall'ar- 
mata loro, &* perciò, effendo molestati molto i 
Turchi da quel lato, egli riuolje quitti tutte le 
fi' for^e. Et cofi , effendo paffato neU'l fola con 
una grande armata, con ungrandisfimo ejfer 
cito, & affatto la città con gabbioni, trincee, ar- 
tiglierie , &*con ogni maniera d'arme ; & poi 
che ihebbe tenuta affediata piu di cinque mefi , 
L’hebbe finalmente d’accordo ài uent’uno di Di 
cernire . Doue , lafciato prefidio , pochi giorni 


DI V I N E G I A. 


Ut 


dapoi ritorno a Codantinopoli. In quello mezs 
X9 H R* ài Francia , Hquale hauea molto per 
ìndie sche le [ite genti fojfero date m cdccidte di 
Milano , ciò (i recdua a gran uergogna , di - 

liberò di farpafjare un altra uoltail fui ejjer ci- 
to in Italia ; & prima ajfoldò i Suizj&cri; onde 
fece di lorouenti due mila fanti Squali, poi che fu 
rono accompagnati col rimanente del fio efferci-., 
to,cbn la condotta di Lotr ecco , fi mtfè a quella 
imprefacon animò grande . Hauendo adunque 
mandate in Itdlta tutte quede genti ,& fubito 
accompagnate co’Venetiani, & effóndo (lati ri- 
chiamati i Suoceri , iqitali dianzi haueuano 
feruito V tmperadorejda loro magi fi rati àcafa , 
fu tentato Milano . Pro/pcro Cdonna,quafi jfa 
uentdto da cofi grande e]] eretto de i nimici , era 
uenuto à Aliano, & quitti chiamati a se i citta- 
dini piccioli , & grandi , di mandò loro quel , che 
pareua loro, che fofje da fare . Varie ,&diuer - , 
fe erano l 'opinioni degl’huomini ; ma nondimeno 
la maggior parte era di parere, che la città s’ ab- 
bandonale , perciò che le loro venti erano molto 
meno, che quelle de * nimici . Pro/fero con mol- 
te belle parole confortò il popolo, che uole/Jepiu 
todo morire , che abbandonar la patria, & ui- 
tuperofamente lafciarla nelle mani de ’ mmici . , 
I cittadini , rincorati per quede parole , fegui- 

X ii) 


t (trono il confidilo di lui ; & la città , come fi pò* 
tè il meglio, fu fortificata di riparo, & di fof 
fa; & furono tolti dentro quattro mila foldati 
Tedefchi ; & tutta la moltitudine de cittadini 
s'armò , & fi mife in punto per combattere . 
Profpero fpejfe uolte <& di dì, & di notte fece 
dare all'arme , dicendo , che i rumici erano alle 
mura, per prouare in qtieslo modo gli animi della 
città; & hauendo ueduto , che tutti erano pron- 
ti, apparecchiati,anch' egli fidi migliore ani 

mo. Combattendo adunque i Francefi la città 
fpefje uolte, morirono di molte perfone dall' una , 
& L'altra parte ; Marco Antonio Colonna, Ca - 
milloTriuultio ,iquali erano allhor a al foldo di 
Francia, effendoitiài riconofcere i luoghi piu 
deboli della città, furono morti da un colpo d'ar- 
tiglieria ; ilTriuultio fubito fu ammazzatoi il 
Colonna anch'egli poco dapoi portato col corpo 
morto del Triuultio al padiglione di Lotrecco y 
morì . Ora, effendo morti quefli due gran Capi * 
tani, & hauendo ueduto Lotrecco , eh' egli non 
poteuahauere alcuno aiuto dalla rocca , Laquale 
fi teneua da' fuoi , perciò che per rifletto della fof 
fa, & della trincea, quindi non fi poteua fare in- 

f iurta , ne danno ueruno al nimico ; fi partì con 
efferato, fempr e però trauagliando il nimico ; 
per tirarlo ,fe posfibtle era , fuor della città i 


DI V I N E G I A J iti 

combattere. Ma non gli effendo riufcito mila , 
andò finalmente a C afino, ilqual luogo era d 
propofito a impedire la slrada d i ni mici dà Mi- 
lano d Parma . Profpero 3 accio che gli animi de 
i cittadini fofjero meglio difpodi 3 fece uenireda 
Trento Francefco Sforma f a cui lo Imperadorc 
hauea promejfo lo (iato di Milano, Codui con 
buona caualleria 3 & con fanteria ancorategli 
hauea fatto uenire di Lamagna & affoldàta per 
bifogno della imprefa 3 fe nandò et Patii*, Pro- 
fpero ufcì la notte di Milano cott l’ efferato 3 & 
mando d dire ancora allo Sforma ,• ch'ufciffe di 
vauia, Laqual cofd fece egli con mirabilfilentio; 
talché j pafjdndo per li nimici di notte 3 non fu co- 
nofeiuto ; penfando eglino 3 che foffiro de' faldati 
loro 3 iquah erano in guardia. Ne però prima fi 
feppe j eh’ egli fife paffuto 3 & entrato in Mila- 
no 3 fè non quando s’udì il grido della città 3 & la 
feda di coloro che s’alleorauano della fua uenu- 
ta. Ma nondimeno 3 dubtrando vroffxro dì rama, 
ui mando una graffa banda di Spanninoli 3 iquali 
difindefjero quella città. Laqual cofa ancora fu 
fatta con grande artificio 3 perche 3 effendo eglino 
paffuti apprefjo i nimici 3 non furono conofciuti 
da loro • Finalmente i Francefi u andarono d 
campo ; & combattendo con gran forza ruma- 
rono con Ì artiglierie buona parte della mura- 

X iiij 


5x4 VITE D E* PREN C IP I 

f luì. Grande ucci fione fu fatta dall’ una , & 
altra parta & finalmente vrofpero , reggen- 
do, che nera pericolo 3 delibero di [occorrere i 
fuoi. V fendo adunque con tutto l'ejfercito fuor 
di Milano x andò, d Casfino , accio che di là, à po- 
co à poco accodando fi , poteffe [occorrere vauia . 

I Frane e[a a.uifatidi ciò, leuandofi dall’dffediOj 
fi tirarono à dietro ;diuerfe (caramuccie fi fe- 
cero tra gli ejfitrcitij & molti ne morirono dal- 
V una, & l’altra parte; alcuni caualli Venetiani 
furono prefi da i nimici , & finalmente Ìuno , 
& l’altro efferato Jpinfeuerfo la Bicocca luogo 
lor utcinOjper far giornata. Profpero , hauendo 
uedutoy che i turnici erano appreso, fece inten- 
dere allo Sforma , che fubito uemjje à Milano d 
lui con tutti i cittadini ,<&* con quel [occorfo, che 
poteua; attacosfi adunque la giornata, & l’ima, 
0* l’altra parte combatte udorofamente.Giun- 
[e lo Sforma con trenta mila huomini armati 
con furia affaltandoi nimici li f e ritirare; ben 
che ancora epli ui perde o-ran numero de Cuoi . . 

, Ò ( t ò ' * 

I Capitani Venetiani , iquali haueuano honofa- 
tamente combattuto , intendendo , che le co - 
fè de Frane e fi , iquali e sfi haueuano aiutati 
con tutte le lor for%je , erano in piega , raccol- 
to infume tutte le genti loro ,[e n’andarono 
à Milano ; onde pajfarono poi l’sAdda . Pro - % 


DI VINEGIA. 9i S 

fiero haueua deliberato di perfiguitar le reli- 
quie de’ Francefi,&* Sbatterebbe fatto; fe i Te- 
de [chiede quali egli haueua una groffa banda, 
non haueffero rifiutato di combatterefioletidofi 9 
che non luueuano battuto le lor paghe. I Fran- 
eefi , ciò uergendo, confidati nella difiordia de i. 
nimici , tutti fi Umifero inficine, & fi ritiraro 
no à Cremona; fortificando diligentemente la at 
tà, & battendo mandato prefittilo a Lodi , acciò 
e he non fojfe upprefio dal nimico , il quale era in - 
fiuperbito per la uittoria . il Colonna uincitore , 
fi ritiro àMirigtiano,doue,dato le paghe à ifol 
dati Tedefcbi, & fitto tornare d cafia i Milane - 
fi, effio col fuo (feretro fi uand'o à Lodi . Et, af- 
fittandolo con gran forza ,b etiche lungo tempo 
contraltare, finalmente lo prefe, & mife à fic 
co, & taglio à pezezi quafi tutti i Franeefe, & 
riformo la città con nuoui magistrati Imperia- 
li . EJfetido poi ito a Pizgjchitone , berne a de- 
liberato di /pianarlo, fe <rli huotnini della terra 
Jpauentati dal ficco di Lodi, ftibito non fi fofje- 
roarrefi. Con quefio buon fuccefjo fe n andò a 
Cremona; laquale jtffendofi rifoluto di stringe- 
re > i Cremonefi gli mandarono ambafiiadori , 
pregandolo, che fac effe lor tregua quaranta gior 
ni, con quefte conditioni, che fein quello (patio 
di tempo il Re non mandano, lor aiuto di Frati- 


3 l6 VITE DF.’ PRENCI?! 

eia, la citta fi defje aU! I m per ador e; fiduata però 
la.Rocca, Ideatale non era. in poter lóro , ma del 
Re . Laqual cofa Pro/pero concejfe lairorfcr ten 
tarcofe maggiori, ch’egli hdued in animo di fa- 
re . Si ritiro poi a Pania, dotte raccolto infteme 
tutte le genti, col March e fe di Mantova & con 
gli altri Capitani, i quali erario fiati chiamati <ì 
configlio, delibero d’affaltor Gemila', lacuale fa 
norma la parte Francefe . Riuolfe adunque qui 
ni tutte lefor%j;&non l'hauendo potuta hauer 
d’accordo, finalmente la prefe perfora, la fitte - 
cheggio, & la ndujje alla diuotione dell’ Impe- 
ratore . Pafjatd poi la tregua, hebbe d’accordo 
Lecco, & Cremona. I Fr ance fi , iqualt erano 
flati in quelle terre, furono Idf ciati tornare nel» 
la patri a accompagnati col prefidio di Pro- 

fferì) fina Novara . Mentre che la Lombardia 
era afflittada questi trauagli, & poi che i fi- 
dati Veneti ani , iquali haueuam aiutato il Re, 
fin che sera potuto , e fendo le cofefue difperate, 
s’ erano ritirati a i luoghi loro ; il Dove òri ma- 
ni, hauendo fduia, & giuftamente gouernato la 
Repubhca uno anno, dicci mefi,& due vi orni , 
morì in età di ottanta otto anni, a i fette di Mag 
gio. il f 'no mortorio fu celebrato da’ cittadini 
tutti addolorati à San Gioudnni , & Paolo • * 
Fece l’Oratione in fua lode Federigo Valareffe 3 


Di VINEGFA. J17 

huomo nobilisfmo,& dotdto di buone lettere ; 
0 e JJ°fa fip°h° i n Sant' Antonio apprcfo al - 
{' aitar maggiore . 

c ANDREI G RITTI 

DOGE LXXVI. 





Oppo la morte del Grima- 
ni jiA'ndr ea G ritti , ihjuale 
j wteruenne,0 maneggio tut- 
t e le guerre, legnali travagliò 
la Republtca al fuo tempo, per 
fona illus tre, per li magtflra - 
ti 3 ch'egli hauea hauuto in cafa , 0 fuori ; fu 
creato Prencipe in fuo luogo à i uenti di Mag- 
gio . 1 Iquale, fi come fatuamente , 0* Valero - 
J amente sera portato in tutti i maneggi della Re 
publica , ch’egli hauea hauuto dianzi , cofi,e[jen 
do chiamato alla fuprema dignità, mojlro in lui 
una certa ftngolar maniera di governare . Doue 
non fu punto men forte, che giuflo, 0 amor tuo 
le della patria . La bella fudprefenza mostra - 
Ud la uirtù dell’animo, tanto che neramente pd- 
reua degna di Prencipdto « c 4Ì tempo di coìtiti 
la Republicd non fu fenxa trattagli , da icjuali el- 
la fu moleftata per rifletto delle guerre; lecjuali 
il Re Francefco fece contragli Spagnuoli per lo 
i lato di Milano ; con liquah Spaglinoli la Signo- 


w» 


I 


3 18 vite de' PRENCITT 
ria hauea fatto lega 3 hauendo prima tentato di 
confederar fi con Francia . Ma 3 non. hauendo ciò 
potuto off enere , s' accompagnarono con L 7 mpe - 
radore 3 che lo difideraua 3 con Papa ^fdriano, 
col Re d' Inff}ilterra 3 &col Duca di Milano , 
ne perciò parue 3 che’l Re tem effe punto quella 
leva . Aid radunato in fi eme un grande ef] ercito 
tornò in Italia del meje d’Ottobre fanno primo 
del Grittii per cancellare 3 fe posfibile era 3 con co 
fe nuoue la macchia della infamia paffuta. ^Ag- 
gi un fe fi à quefto la morte di Papa Jfdriano>il - 
quale gli era contrario ; ^ in luogo fuo fu creato 
Papa Clemente Settimo nel mefe di Nouembre ; 
il quale da principio parue 3 chefoJfe neutrale . 
H attuta fi lanuoita della uenuta del Re 3 la Signo 
ria mando i efferato in aiuto dell’I mperadore 3 
hauendo fatto fuo Capitano Francefco Maria 
Ducad’Vrbino . Laqual coft 3 intendendo il Re 
di Francia 3 ilqitale hauea già mefjo il campo à 
Milano 3 fe ne Iettò . Gli Spagnuoli 3 iquali di - 
fendeuanola città ànome del Duca Francefco 
S forza 3 aiutati dalle forzj de ’ Venetiani udi- 
rono fiora con grande impeto ; andarono cantra i 
nimici 3 & fccero molte 3 & diuerfe fcaramuc- 
cie, doue molti Frante fi à un tratto furon mor- 
ti . Esfi furono piu mite colti neli'imbofcate , 
Csp jfffo ancora battuti con l artiglierie .. Tal< 


ni V I N È G J A. n 9 

che alla fine, bàttendo riceuutd una grdn rottd , 
furono coftretti dbbdndonar l’itdhd . Et coft 
bmid parte d’esfi andò in Frància ,* & molti fi 
ritirarono in A 7 ouurdi tanto che a i tient fette di 
- faggio ogni tumulto fu acquetato . Et quella 
fiate Italia (lette quieta . Fatto felicemente 
queda guerra, Francefco Maria , tlquale sera 
portato ualorofamente , fu fatto dàlia Signoria 
Generale di tutto (efferato , & prefe (infeo-ne 
del generalato dalPrencipe Gritti nella cfnefa 
di San Marco, fecondo che fi coftuma . Coditi , 
tornando un altra uoltd il Re Francefco in Ita - 
lia ,fi mandato con un brauisfimo numerò di 
foldati à guardare le terre della Signoria , 1 effen- 
degli dati , come s'ufa, i Prouediton . il Re fa 
uendo affaltdto Milano con grande sformo, e tro 
uatolopoco fornitOjl’hebbe d'accordo infiemecon 
tutte le terre dello dato, fuor che Pania ; doue 
era in pre fidio *Anton da Lena, ualentisfimo 
Capitano di guerra con una graffa banda di Spa 
gnuoli. Tede; chi, & Italiani . llqualefirifol 
fi di non uolcre dar la città à patto alcuno. 
Giunfe adunque quiui il Re con tutto (efferato 
d i dieci otto d'Ottobre, & comincio d combat- 
tere la citta con artiglierie con ogni altra ma 
nierad arme) &tem;eui ( affidi o due mefi,& 
piti) doue firono fatte molte ,&diuerfe batta - 


5 20 VITE DE* PR.ENCIPI 

glie . Et bora i Francefi 3 bora gli Spaglinoli 
uinceiWìOy talhora la cofa andana deipari ; & 
molti nefu/wo morti dall’una 3 & l altra par- 
te . Finalmente gli Spagnnoli 3 aiutati col tino - 
uoejjercito del Duca di Borbone jlqnale era ne- 
tinto in lorofòccorfo, ài uentiqnattro di Febra - 

10 nfcirono fuor della città 3 ajjaltdtido il nimico 
con grdn disfi me forze; dall'altra parte Borbone 
affali ancora egli ; & fece fi giornata , laquale dt* 
yò un gran pezjZP ; alla fine i Francefi 3 effendo 
male ordinati 3 percioche la cofa era {tata ali itn 
proni fo , furono rotti 3 & poftì in fuga . il Re , 
ancor che lungo tempo nalorofamente fi difen - 
deffe; nondimeno effendogli morto fotto il canal 
lo 3 fn sforzato render fi al Viceré di Napoli . 

11 Fé di Nanara 3 ilqnale combatteua in fua 
compagnia 3 fn fatto prigione ,& dato al Mar- 
che fe del Vallo. Oltra di ciò molti Baroni Fra 
cefi 3 & Capitani grandi furono fatti prigioni in- 
fume col Re. * ilqnale , pochi giorni dapoi , fu 
menato à Genoua 3 & condotto con le galee in 
I j faglia all’ Imperadore, ilqnale co fi haneacom 
meffo per fne lettere . I faldati Imperiali con 
grande sforzo per fegui furono le reliquie de i 
Francefi fno in Piemonte . Ma nondimeno egli- 
no , pdjjar.do prettamente l’^flpe 3 fi faludrono . 
Eff endo di qnetto modo rotti i Francefi 3 non pa 


rendo, che ui foffe piu ninno pericolo di guerra , 
il Duca d’ir rbino , con commissione della Si - 
gnoria licentio le genti . xAi fei di Luglio poi 
ueune la nuoua al Prencipe Gritti ,come il Re 
Francefco hatieua prefo per moglie la far ella 
dell' Imperadore,& ch’egli haueua lafciaro il 
Re, & con grandis fimo honore rimandatolo in 
Francia Jiauendogli date il Re due fuoi figliuoli 
per iflatichi. Laqual co fa fu di grande a'Tegre^ 
K.a *1 Doge, & alla Signoria ; jperando eglino , 
che di quìdeuiffe uenire la pace , & la quiete 
d Italia . Fu turbata quella allegrezza da 
una mala nuoua , laquale uenne pochi giorni da- 
poi, che Lodouico Re d’Vngherta d i uent’otto di 
xsfgoiìo, effeudo uenuto d giornata co’ Turchi 
fui Danubio , fi. come quel , che di gran lunga 
era loro inferiore di numero di faldati, era flato 
rotto da loro,& quafi tuttol’effercito iiato ta- 
gliato d pe^V; &* ch’effo * R? fi* vendo , efjen- 
dogliper ifctagura caduto fitto ilcanallo , era 
a . tf °g at0 > mi fieramente morto in una palu- 

de . In queflo tempo ^fnton da Leua afifalto 
Milano con le fue genti , hauendo diliberato di 
( fogliare il Duca Francefco dello flato ; ilqita- 
le,efJendo ito incasello , efifio ue l'haueua rtn - 
eh tufo, & affidi ato.. Laqual cofa , hauendo in - 
te fa la Signoria, l’hebbe molto per male; & di - 


Ili VITE DE 1 PRENCI' PT 

libero di f occorrere il pouero Duca affidiato • 
Fu ordinato adunque al Ducad’Vrbino,che fa * 
c effe gente, & andafie alla uolta di Milano . Et 
cjueiio configlio ancora fegutto Papa Clemente ; 
tlcjuale per prouedere alle cofe d'Italia , lequali 
/fogliato. che foffeftato il Duca Francefilo del* 
lo (lato, concfceua , che farcbbeno fiate in gran 
travaglio, ut mando il f ito efferato in aiuto; & 
diedelo in croutrno a Francefco Guicciardini Fio 
renano , & al Conte Guido Rangone . Quiui 
andarono ancora le genti di Federigo Marcbefe 
di mntoua . il Duca d’Vrbino, hauendo rafie 
gnato Ì efferato d Verona, fe nandù prima d lo- 
di . Doue fi trouarono ancora le genti del Papa 3 
& di tutta la lega . Cominciarono adunque d 
combattere la città, & con L’aiuto d’un certo cit 
\ tadino, fubitola prefero mi fero d facco . 

Andarono poi d magnano ;doue fi c on fi oliaro- 
no, fe fi doueua andare d combattere mano;i 
Capitani dffero il parer loro; finalmente fi rifol - 
fero di tentare tutti infieme l’imprefa. E fen- 
do adunque iti quiui, (Iringeuano gogliardamen 
te la citta. Eraui dentro Borbone, ilqualenuo- 
uamente era uenuto di Spagna, & nera entra- 
to col mrcbefi dal Vaflo con grafia , & buona 
cauxlieria . Colqual foccorfo, offendo aiutati a 
tempo gli Spagnuolifi difendeuano con maggio- 

rea: imo; 


DI V I N E G I A* / il? 

re animo; evirando dt molte cannonate a i nìmi - i 
ci, gli teneuano difcolli dalie mura . Hauendo 
eglino adunque tentato l’imprefa in piu modi, et 
ueggendo, che non faceuan nulla , fi ritirarono d 
Martgnano . il Duca Francefco , perche non ha 
ueua piu uittouaglia , diede la rocca a inimici: 
con quelle conditioni , cioè di poter fene andar fai 
uo con tutte le fue robbe, & perfine, llqual fu~ 
bito come fu ufcito fiora, andò nel campo delia 
lega all’ alloggi amento del Duca d'Vrbino,& con 
eJ]o lui trattò,che s off alt affi Cremona. Et dògli 
parue ,che f offe da tentane con tanto maggiore 
jperau'za, perciò che egli teneua ancora il c allei 
lo. Vi fu mandato adunque Molateli a Baglio 
ne con otto mila fanti , Giulio Manfrone con 
una grofj a caualieria, iquah cobatterono gagliar- 
damente la citta . Era allhora difefa Cremona 
da Corr odino, Capitano iliuflre deW Imper odor e 
con due mila fanti Tedefchi, & con gran nume 
ro ancora d'italiani ; & dall’ una, & l’altra par 
te fu fatta grande uccifione. Giulio Manfrone, 
A lefjandro Marcello furono morti combat- 
tendo. il Duca d’Vrbmo poi con tutto befferei » 
ro, con grande impeto vii diede iaffalto . Cor 
radino ,fpauentato dal ualor del nimico , efjendo 
difperate lecofe diede la città àpatti,cioedi po 
terne trarre i fuoi fildati . Et cofi lo Sforma 


) 


hebbe Cremona. Poco tempo dapoi Giorgio Fra 
nijpergo Henne in Italia con trenta mila fanti 
Tedejchi . Era con effo lui Nicolò Varalo Cre- 
inone fe , con dugento caualli leggieri. Per laqual 
cofa il Duca d’Vrbino ,cW era tornato su le ter- 
re della Signoria, & Camillo Or fino di comif 
fione del Senato furono mandati à Vicenza con 
tutte le genti, & fu fatta la raffegnasù l’^fd- 
da, accio che , quando f offe il bi fógno , tutti f of- 
fro apparecchiati . L efferato del Papa fi riti- 
ro a Parma, li Duca d’Vrbino paf ò il fiume, et ' 
fcorfe fin sul contado di Mantoua; fcaramucciò 
piu uolte co’ Tedefchi ; ma non fi fece però cofa 
alcuna degna di memoria. Finalmente i Tede- 
fchi, giunfero sul contado di Parma, doue Bor- 
bone li afpettaua. In quel tempo il Cardinal Co 
lonna, & affamo, & molti altri della mede - 
fima famiglia, hauendo tolto con effo loro Don 
Vgodi Moncada Spagnolo ,gran Capitano di 
guerra, cominciarono a far di molti genti contra 
il Papa, per mettere in difordine le cofe , che fi 
faceuano allhora in Lombardia contrai’ Impera- 
dore. Veggendociò Clemente fece fei mila fanti 
per laguardia di Roma. Onde Vefpefian Colon- 
na, ilquale haueua fatto nuoue genti col Cardina 
le, effendo ito à trouare il Papa, gli promife,che 
le hauerebbe mandate tutte nel regno di Napo- 


li, & lo fece. Papa Clemente , liberato dalla 
paura licentto l' esercito ; onde V effe fonò , 

Don Vgo, battendo fatto tornare a, dietro tutti i 
fidati, entrarono fegretamente in Roma; cor fe* 
ro al palazzo del Papa , & faccheggiarono ogni 
cofa. Papa Clemente paurofameme fi ritiro in 
Cdftel Sant’^f rigelo; et s’accordò con Don Vgo, 
ch 'egli fi partijjtdt Roma con tutti i foldati ; & 
efjogli promi fé, che hauerebbe caffo tutto l effer- 
ato, ch'egli haueua in Lombardia • Et cofi Ro- 
ma fi libero dal tumulto ; & l’efferato di Lom- 
bardia fubitofu licentiato. Papa Clemente fece 
poi nuoue genti ,et andò addojjo i Colonnefi ,iquali 
s’ erano leuati cantra di lui. Et eglino all incontro 
fi difefiro,& quanto erdpos folle, non fi lafcia 
tono fare ingiuria. Fecero adunque uenire Barbo 
ne con l’eftrcitojlquale fubito gi unto, affatto Ro 
mdj&ddll’und, & l’altra parte fi combatte ud 
lorofamente. Borbone fu morto nel primo affalto 
alle mura, il Papa fu* giurì altra uoltaincafiel 
Sant’ ^Angelo, doue j i ritirarono anco di molti 
Cardinali. Rowd, ch’era mal fornita,fu prefi , 
& porta a facco. Vfosf crudeltà cantra ogni 
forte di perfine , fènzjt hauer rifpetto ne à di- 
gnità , ne à religione ; furono manomeffe tanto 
le cofe facre quanto le fecolari ; le monache , & 
V altre uergini furono sforziate ; & molte per 

r V 


jztf VITE DE* PR.EN CIPI 

f dittare Vhoneflà loro, fi gettarono da loro def- 
fe nel T euere. il p rencipe Gritti , e tutta la Si 
gnoria hebbero di ciò grandis fimo dolore ; non fio- 
lamente, che’L papa loro confederato foffe affé- 
dtato , ma ancora, che quella città , laquale era 
fiata Reina di tutte le nationi , & popoli , ha- 
ucffe riceuuto allhora tanto danno, il Papa mol- 
ti giorni dapoi , non afpettando alcuno aiuto fian 
<o dallafjedio , & costretto dal difagio della uit 
touaghdyfi rifatto per quattrocento mila feu- 
di ; &* battendo dato il c ad elio à i nimici, fe ne 
andò à Oruieto. In quedo tempo il Re Franct- 
fio, effendo flato lajciato daWlmperadore , & 
ritornato in Francia con grande allegrex^a de 
i fitoi , fi come quel, che hauea molto per male la 
pafjdta uergogna , mandò nuouo effercito in Ita- 
lia fitto la guida di Lotrecco ; ilquale fece pri- 
mauida d'andare uerfi Milano ; poi andò a pa- 
nia ; laqual città fu da lui combattuta , & poi 
mifir amente prefa,&pojla à fiacco , & la mag 
gior parte abbruciata . Coflui ,lcfciando guar- 
dia in Pauia^p affando per la Romagna /amò 
con tutto l’efjercito nel Regno di Napoli y per 
acquidarlo al Re. Fu mandato con lui dalla Si- 
gnoria Camillo Orfino Capitano y & Giouanni 
Vitturi Prouediiore con le penti da terra. ^An- 
ton da Leua y ilqual era alla guardia di Milano, 


Di VINEGIA» ? *7 

haucndo trottato l'cccafione andò a racquietar 
Pania. Laquale , (fendo quafi minata , & la. 
ma^gi or parte sfafciata di mura ,hebbe fetida 
fatica . Poi lafciatoui prefidio ritorno à Milano . 
Furono mandate ancora due armate a Napoli , 
luna F rance fe,di cui era Capitano Andrea Do 
ria, & l'altra V enetiana , di etti primdfu Ge- 
nerale Girolamo Contarmi, & pei Pietro Lan 
do. llcjuale Pietro prefe prima Monopoli , poi 
tentò altre terre, dtllecuaii alcuni s’arrefero,& 
alcune altre difficili à pigliar fi fi lafciarono (la 
re. S'andò poi a Napoli , doue s' erano ritiratigli 
Spaglinoli, & i Tedefchi, che hatteuano faccheg 
giato Roma. La città ft afjediata per terrà. & 
per marei & per mare , & per terra iti fi fccer 
molte battaglie. Ala quella fu notabile, quando 
l ’ armata Imperiale fu aiuta, & fraccafjata ap- 
preso à Salerno dalConte Filtppin Dona. Don 
Vgo di Moncadafu morto con un gran numero 
difoldati. K^fc amo Colonna ,e'l Marche fe del 
Vado , & altri Capitani di conto furono fatti 
prigioni . Pochi giorni dapoi col me%go , & 
con l'autorità de t Capitani prigioni ,^fndrea 
Doria, ilquale hauetia fruito Francia, fi ribel- 
lò da lui all' Imperadorei dalquale gli fu donato 
il Prencipato di Melfi. Cojhti,poi che fi fu ri - 
uolto ,jfiaro dì molte cannonate alle galee Ve-- 

T iij 


L.oc 


'328 V I T E D E* P R E N C I P I 

netidniejequali difendeudno i lor compagni Fra 
cefi ; & perche niun dì loro difideraua di com- 
: battere, non fu fatta cofa alcuna, che ci paia de - 
guadi memoria . In quefio tempo Cannilo Or- 
fino fu mandato da Lotrecco con unagroffa banda 
difolddti a combattere Manfredonia ;doue da 
gl'imperiali era flato mejfo inguardia Pier Lui 
gi Farne fe . Fu la città lungamente tentata con 
L artiglierie , & ogni artificio . Ma perche non 
ui fi faceua nulla, fi parti Gran carefiia dtuit 
touaglidfu neliefjercito della lega, ilquale ftrin- 
geua Napoli,^ gran pefte ui fu ancora, talché 
ne morì la maggior parte . Lotrecco Generale 
de i Fr ance fi ui morì con molti altri huomini di 
conto. Di ciò aui fati gli Spagnuoh,iquali difen 
deuano la città, affaltandoffieffe uolte inimici , 
li traudglidudno , li fualigiauano , & tagliauano 
à pezjzj; ricuperarono le terre, che sperano per- 
dute. Et con gran danno de i ni mici j cor fero 
molti luoghi del Regno di Napoli ; ve prima fi 
fermarono , che le reliquie de i Francefi fe ne 
partirono; & e sfi hebbero commisfione daWlm 
perddore aWimprefa di Fiorenza , a i prieghi 
divapa Clemente ; ilquale riuolfe anch’egli qui- 
tti tutte le fue forzj , e , tenendo luogo tempo 
l’dffedioalla città ,1’hebbe finalmente d’accor- 
do, hauendo creato Duca della Republica Fio - 


' D I VINEGT A» ?19 

rtntìna istlejjkndro de' Medici fio nipote * Ef 
fendoft con fumetto l'effercito Francefe à Napoli 
di fame, & di pefle 3 il Re Frane e fio ne fece 
un’altro 3 &lo mandò in Italia fatto il gonerno 
di Moti fi. di San Polo 3 ilquale s’accompagnò col 
Duca d’Vrbtno Generale de' Venetiani . lA'n- 
ton da Lena, ilcjuale gouernaua lo { iato di Mila - 
no 3 fpauentato da due ejjerciti nimici , fi ritirò 
dentro alle mura di Milano x hauendo lafciato 
prefidto in Sant Angelo 3 ch’egli hauea già di - 
fifa > & in Pania . Lecjuali terre x effóndo com- 
battute da’ Venetiani 3 & F rance fi 3 furono pre- 
fe 3 geminate con gran mortalità degli Impe- 
riali. Dicefi 3 che piu dt tre mila Tedefchi 3 icjua 
li erano alla guardia di vauia 3 furono tagliati à 
pezjzi . Ciò fatto 3 d Duca d’Vrbmo fi ritirò 
con l’effercito nel contado di Brefcia. il Gene- 
ral di Francia andana à Riuolta 3 quando fu af- 
faldo alla coda da .Anton da Lena 3 & con la 
maggior parte dell efferato rotto, & fraccaffa- 
to. Saluosfi à fatica il Conte Guido Rangone 
con la fua banda di foldati 3 fuggendo à p ama. 

In quefto tempo 3 effendo uenuto l’imperadore 
di Spagna à Genoua,per ordine di lui pa fio gran 
• moltitudine di fidati dt Lamagna in Italia. La 

cjual co fa 3 benché da principio mettcfje paura à 
gli huomini Italiani; nondimeno pajsò poi in mi 


gli or parte ; perciò che poco dapoi l’Imperadore 
fece pace col Re Francefco fauendo nldfciati i 
figliuoli di lui jch’ egli haueua in Ifpagna (laticbi 
per il padre, .jfndo poi a Bologna à trouar vapa 
Clemente , ilquale di là a due mcfi i incoronò a i 
ventiquattro di Febraio. Ne pafìo molto tempo , 
ch'egli andò a Mantouafioue, effiendo (lato nce * 
auto con grandtsfimohonore, creo Duca Federi- 
go Gonzagd Marche [è di Mantoud fiche non hauea 
piu hauuto niuno altro de' fuoi maggiori. In quel 
tempo Solimano Signor de Turchi ajfalro l'Vn- 
gheria con grande ejfercito, prefe } & focheggio 
molte terre . ^fffiis fimi furono i morti . & mol 
ti ancora fatti prigioni. Finalmente ajfilì Vien- 
na con tutte le fue forxeilacjUdLejpoi chebbe lun 
go tempo indarno combattuta .perdutoi gran nu- 
mero de' fuoi > tanto che i foldati , mosjì dalla 
grande uccifione de lor compagni , non ubiaiuano 
piu à i comandamenti de ' Capitani fu s formato 
abband ,nare. Fatta la pace tra i Francefili gli 
SparnuoUj s'hebbe nudua > come la Re ina Luigia 
macfre del Re Fr ance fico era morta , l'anno nono 
del Grittia i uent otto d’Ottobre. (trasparendo} 
che le cofède ' Chrifiiani piffero in quel tepo affiti 
tranquille .solimano fi come quelfhe haueua mol 
to ber male laueraornd.ch’efi haueua cria ri ce- 

i . ^ ^ ^ i /• 

fiuta dVienndjUi ritorno ancora con tutte le Jue 


DI VINEGIA. 

tVzjt.Mdjntendedofomc in tamagna s’appa 
recchiaua grande ejjercito cantra di lui , per ifta 
bilir meglio le coje fue, mandò ambafctadori al 
Re di Polonia , per far nuoua amicitia, & lega 
con effolui, & per non battere ancora lui nimico 
vignerà di tanta importanza ; lagnai cofa fa- 
cilmente ottenne » Gli dmbafciado>i V elicti a- 
-vi, cW erano a C o flati t in 'poli , non feguitarono al 
trimenti Solimano in palla impreja, ma tol fe- 
ro licenza da lui, quando egli fi partì d'^An- 
dnanopolt, dicendo, com’es/i non potevano and a 
re con effo lui , quando egli mcueua guerra à i 
Chrifhanij per non parere , che acconfentijfero 
alla calamità loro . L’imperddore battendo mef 
fo infieme grande efferato non fòlamente di Te 
defcht, de quali principalmente era l’intereffo , 
percioche il male era lor ulano , ma ancora dì 
Spagnuoli , & d' Italiani , feri andò à Vienna . 
Tram Ferdinando Re di Romani fùo fratello . 
Papa Clemente [aneli’ egli rtuolfe quitti tutte le 
fue forze . il Prencipe Dona , ilqualepoco di- 
anzi ey a venuto al feruigio deU’lmperadore, ha 
ttendo meffa infieme una grande armata, & in- 
tefo, come Solimano era occupato in Vigbe* 
ria, andò nella Morea ; & afjaltando Corone , la 
prefeper forza, tagliando à pczjxj tutti i Tur 
chi , che rierano dentro . il T ureo , intendendo , 


come strafatto grande effercito contro, di lui, 
& Corone prefo,, temendo delle cofe fue , perciò - 
che ancoro Ì effercito fuo patina di fame , & di 
pefle, lofio cjuella tm prefa . Micologie , ilcjuale 
era Capitano d una parte de’ftoi condili leggie- 
ri, (2 fpefjeuolte con le correrie trauagliauail 
paefede’ Chn(liani,fu da loro tolto iti me%^ 
%o } rotto , ( 2 fraccafjdto . alcuni furono taglia- 
ti a pe%gi, (2 alcuni fatti prigioni ; & egli, 
finendo il pericolo , fuggì con dugento coualli 
dU' efferato . il T ureo adunque, effendogli riti* 
fife mal le fue cofe , torno d Cofantinopoli . Per 
laqucd eofa l’Impcradore uenne in Italia ; 
entro in Mantoua congrande honore , & fetta ; 
dotte per molti giorni la città fece grandisfma 
allegrezza . Fece fi giuochi di piu forti ;doue 
egli fece alcuni caualieri, (2 Conti , & -Duchi. 
Molti giorni poi l'anno decimo del Gritti , egli 
f nandò a Bologna , dotte erano ancora Papa 
Clemente , & gl. i amba feiad ori Veneti ani . 
Quiui fi tratto delie cof d’Italia , & con nuo 
uo accordo , & lega fu riabilito , <(2 conchiufò d 
i ttenr fette di Febraio,chel Papaf Imperado- 
re,i Venetiani , & gli altri Prencipi d’Italia 
fffero confederati infume; che difendeffera 
Italia con le lorforz^e communi, & d ogni mo- 
tti mento ui foffe l’aiuto commune . H ebbe dà 


Di VINEGFA. 

ciò V Italia grande allegrezza ;lrtqudte s’accreb 
be ancora per lofoccorjo , che’l Prenci pe Dorici 
diede ci Corone 3 ilqual joccorfl , & qua fi liberò 
la città , ch’era afj'ediata di uittouagha^d' aYme 3 
& di fidati . L’undecimo anno del Gnttiài 
x. di Settembre morì Papa Clemente in 
luogo fuofu creato Paolo 1 1 1. Romano a i xiiij. 
d’Ottobre . Pochi giorni dapoi morì ancora il 
Duca isflfonfo di F err ara }iuomo grande di con 
figlio di prudenza, & di cognitioue di guerra, 
& già buon tempo prima tornato amico della 
Signoria . Era in quel tempo l’Italia quieta . 
Ma non andò molto , che Francefco Re di Fran - 
eia , hauendo mejjo infieme un grande efferato , 
entrò nello (lato di Sauoia . Prima fu prefo T u 
rino, poi Pittar old, & finalmente tutto quello 
flato . Laqiidl cofd, hauendo ìntejò l’imperado 
re, ch’era allhora à Ndpolij fe n àlido à Roma , 
doue fu honoratameiite riceuuto dal Papa , & 
dà Romani, vàlido poi a Siena, poi aFioren 
onde prettamente s’ amò alla uolta del Pie- 
monte, quando l’effercito Francefe fi* richiama- 
to in Italia . IL’ mperadore affatto Fcffano, CIP 
l’hebbe con poca fatica . Poi fu condotto in Pro 
Menxa con l’armata del Prencipe Doria , &per 
che quiui uedeua di non far nulla , attefo , ch’o- 
gni cofd era forte , & ben guardato , fi partì 




3*4- VITE de’ PR.E'NC’IPI 

con perdita grande delle fue genti . I Fiorenti- 
ni ,la cui libertà era fiata oppreffa dal Duca 
lefjandro de' Medici morto Papa dementerà 
cui il Duca tAleffandro era (lato aiutato fi le - 
uarono a remore, & fi sformarono di ritornare 
nella loro libertà di prima . Mandarono adun- 
que ambafciadori in Ifpagna all'Imperadore 3 à 
pregarlo 3 che uoleffe rimettere in libertà la Re- 
publica loro . ma esfi non ottennero nulla . L’im 
peradore pafiò con un grande efferato in affri- 
ca con l'armata per raccjuiftar T uni fi 3 laqual cit 
tà era fata prefa da Barbaroffa. Doue egli pre- 
fe la città 3 & cjUdfi tuttol Regno 3 hauendo li - 
berata'vran moltitudine di Chriftiani fchiaui ; 
redimi ogni cofa al Re,hauendogli nondimeno 
meffo tributo, che gli deueffe pagare ogni anno . 
Ma 3 mentre che l I mperadore faceua guerra in 
affrica, il Re Francefco fufcit'o nuoui tumulti 
in Italia col mem,K° del Conte Guido Rangone ; 
ilquale, battendo in un fubito mefjo infieme uno 
effercitOjprefe di molte terre nel Piemonte . Et 
hebbe ardire ancora di tentar Genoua . Ma in- 
darno fu orni fosforeo . Percioche il Medici 
Capitano dell I mperadore fi Ai oppofe con le fue 
enti . L’Tmperadore jbauendo accommodatc 
e cole d'africa 3 cacciato, & meffo in fuga Bar 
baruffa, ritorno in Italia con gran trionfo , & 


i 


ì 


DI V I N E G * A . 33 i 

con infinita allegrezza del popolo entro in Na- 
poli . Poco tempo dapoi morì Anton da Lena , 
Capitan prudentisfimo, & gouernatore di Mi- 
lano . Et in luogo fio fu podo dall'lmperado - 
re il Marchefe del V ado ,granC apuano di guer- 
ra . A quel tempo , e fendo mancata tutta la 
famiglia de Paleoioghi Marchefi di Monfer- 
rato , Ì Im per adore ,per ragione di parentado , 
diede lo dato loro al Duca di Mantoua . ilde 
cimoquarto anno del Prencipe Gritti uenne la 
nuoua d V inegia, & ciò fu trouato poi uero , co- 
me xA leffandro de ’ Medici Duca di Fiorenza 
era dato ammazzato da Lorenzo de' Medici 
fio familiare, sparente affettionato alla liber 
tà della patria . In luogo fìio fi podo dalla cit- 
tà cosmo de' Medici ancora ^maretta ,il- 
quale nel principio del fio Prencipato ,hebbe di 
molti trauagli; finalmente ogni coja fi pacefico, 
& riduffe in tranquillo . Alcuni fior uj citi 3 i 
quali da principio afjalirono la città, facilmen- 
te furono ributtati, & mesfi in fuga 3 alcuni di 
loro furono morti, & alcuni fatti ptigioni.ne in 
quedo mezzo, i Fr ance fi, gli Imperiali fi 

rimafero di far guerra; ma nel Piemonte], & 
nello dato di Milano continuo s'attefe àguerreg 
giare; &l’una parte prefe le tene dtW altra, 

I Venetiam fi dettero in pacc.& neutrali, men 


5*6 VITE de’ PRENCIP! 

tre che in Italia Jìfdceuano diuerfe guerre. Ve- 
nendo la Primauera 3 il Gritti 3 & la Signoria 
hebhe mona, come il Turco metteua d ordine 
una grande armata , & uno effercito per terra 
ancora', ne fipoteua bene intendere 3 dotte egliuo 
{effe andare . Per laqual cofa à i dieci di Mag- 
gio j Girolamo Pefaro fu fatto Generale deliar 
mata 3 & con gran numero di galee mandato a 
Corfu , per difefa delio / iato della Signoria . 

U armataTurchefcdjUfcita fuor dello {{retto 3 
andò fino à Corfu . Doue 3 non e [fendo ella mai 
piu armata; la Signoria 3 perche non gli pare - 
ua da fdarfi de’ Turchi 3 deliberarono di met- 
tere à ordine un’altra armata 3 laquale {ìejjè alla 
guardia del Golfo di Vinegia . Quefla impre- 
ca fu data à Giouanni Pitturi ; tlquale fubito 
mandato à Cataro 3 difefe diligentemente quei 
luoghi . Il Turco 3 meno l’ effercito per terra in 
Macedonia 3 doue fece anco uenire l 3 armatala - 
quale era ita uerfo Otranto . Mandò poi una 
groffa banda di Joldati contra i Cimeriotti ; la- 
quale ricette tal danno 3 che quafi tutti furono 
morti . Era in quel tempo il Prencipe Doria 
con le fue galee 3 & del Papa 3 & della religion 
di Rodi in Sicilia ; coftui 3 hauendo intefo 3 come 
VarmataTurchefca era ne 3 porti di Macedonia 3 
fubito andò alla uolta fua . Pochi giorni dapoi 3 


w f f* - 

D T V I N E <5 I A. *?7 

effendo ani fato ,come dodici galee de nimici fi 
erano difiojlate molto dal redo dell’armata , 
s’auib per trottarle . Lequali , battendo raggiun- 
to contra l’dffettation del nimico laJJaltbj 
fatto una gran battaglia, & mortovi dall’ una, 

& l'altra parte di molte perfine , finalmente 
tutte le prefi, & menò in Sicilia le piu leggie- 
re , V altre } ch’eran piu grani , & piu fioncie 
d’adoprare, le fece abbruciare . Deliaqual co - 
fa, effendo auifato il Turco , & molto increfien 
dogli di quel carico jch’ egli hauea riceuuto , co- 
mandò à Barbarojja , che fiibito teneffe dietro al 
Doria, & figli uemua l’occafioneffacefie fico 
giornata . H avendo Barbarojja ciò tentato in- 
darno , & non gli effendo riufiito , s'auiò uerfi 
Otranto, & e/findo giunto a ritta, sbarcò da ot- 
to mila caualli, & gran numero ancora di fan - 
feria, tra i quali erano molti del Regno di Na- 
poli ; iquali ftringtffiro quel paefi . I Turchi 
cominciarono con gran fòrza aftringer Caftro\ 

D oue, e fjendofi lungamente combattuto fin za 
conofierfi uant aggio; finalmente gL’huomini del 
la terra, mosfi per conf orto, & con figlio de’ fuo 
r’ufiiti, diedero loro la terra, con quefta con- 
dttione , ch’esfi potefjero partire a faluamento 
con tutte le robbe loro . Le promefìe furon prati *■ 

? • lì 9 r* y rf > / •> 

di, ma nulla s atte fi , ne s ojjeruo Loro . Pereto 


che alcuni d'esfi fubitofuron morti , & alcun 1 
menati fchiaui . m a Barbarofja poi , ueggendo* 
che quiui non fucata nulla } torno in Mactdonia » 
incolpando appreffo il Turco l'armata V enetia - 
tia, laquale die tua 9 ch'era fiata cagione , che le 
cofè [ue erano poco felicemente riufeire . Per- 
ciò che , andando il Pefaro di notte d Otranto 3 
non ne Japendo nuda s* incontrò nell' armataTur 
chefca , & intefa la cofa,fi ritirò , & tornò a 
Corjù . Hauendo egli ciò ueduto, pensò che egli 
hauefje in pruoua cerco di lui ; & pereto diceua 
d'tfjèrfi partito di là . Perche Solimano,moJJò 
perqueila co fa, diltberò di muouer guerra alla 
Signoria ; ^ cofi prima comandò, che s'ajjaltaf 
fe Cor fu; & perciò leuò l' efferato, ch'egli ha - 
ueua in Calabria . I Capitanile nella prefa di 
Caftro haueuano mancato di fede al nimico, tut* 
ti per ordine fuo furon puniti della perfdia lo- 
ro; i prigioni, eh' erano {tati menati fchiaui du- 
bito furono lafciati . Et effo fe n'andò in %Aib. 
drianopoli . Di là , com'egli haueua ordinato 
mandò Barbarofja con l'armata à Cor fu. Giun- 
fecoflui all' i fola à i uentt fette d'^Tgoflo 
cominciò à ] correre , & dare il guafto al paefe , 
abbruciare tutti gli edijìcij , & à fare quanti pri 
gioni egli poteua . Vi mandò il Turco ancora 
delle finterie fu galee, /òpra altri nauigli,che 


ni v- I N E G I A . < 

frr ono da uenticincjue mila perfine . Grami fu- 
rono i tratteteli deWlfiola ; pereto che gli huomi- 
tii 3 ò erano tagliati a pezgj 3 ò fatti (chiatti 3 & 
di molti uilaggi faccheggiati 3 & la maggior 
parte abbracciati . Erano aUhora alla guardia 
di Corfù Simon Lioni 3 & Luigi da Riua 3 cori' 
altri Capitani 3 & huomini ualorofi 3 icptali 
gagliardamente faceuano contrailo à i rimici, 
& gli ributtauano dalla città . Onde i T archi , 
non ifperatido di poter per alcun modo hau'er- 
ld 3 benché piu uoltc ihauefifiero tentata 3 fi nt 
partirono ài di edotto di Settembre, il Tur- 
co tornò con iejjercito a Coftantinopoli 3 batten- 
do fatto anco tornare l'armata allo tiretto ; co- 
fi Corfù rimafe liberata ddWdJJeclio . Per la- 
ccai co fa Girolamo P e faro 3 & Giouan Vit - 
turi Generali deli armate 3 conchifero fra lo- 
ro 3 che’l P e faro con le fue galee andaffe a Scar 
dona à combattere la città ; tl Vitturi 3 andana- 
dio à Zara 3 à ciò difendere cjuei luoghi dalle cor 
rerie de i Barbari. Et cofi l'uno 3 & Caino, 
cjuanto fu posfibile 3 f sforzò di fare il debito 
fitto, il P e faro 3 hauendo affaltato S tardona, 
ualorofiamente combattendo , la prefie per for- 
%a la (pianò 3 hauendoui tagliato à pezKÌ 
il gouernator e della città 3 ilcjuale era flato Mo- 
ro già Chrifliano > & tutti gli altri anco - 

z 


$4* jltE de’ prekciti 
ra. Era in Zara Gabritldd Ritta Veronefe;iU 
quale , effondo ito cjutui il Vitturi , per figuire 
il confidilo d* alcuni , andò a combattere Ooroa ^ 
patena de Turchi con Paolo V tndr amino. Do 
nato Cornavo ,& Francefco Laudano , Capita- 
ni di galee con tutte le lor fanterie . C odoro , 
al primo impeto asfaltando 4 borghi , li prefero , 
faccheggiarono , & faccheggiati abbrucia • 
ro»o. La terra fu piu uolte tentata molti 
ue ne morirono dall una, & l'altra parte . Ma 
ueggendo i noftri ,che non faceuano nulla , fi par 
tirono di la , per tornare a zara . Et per quella 
uia efjendo tolti in mcx^o da i caualli Turchi , 
furono la maggior parte tagliati ci pczjzj . Ga- 
briello, effondo dtjftrate le cofe Sfuggi con al- 
cuni pochi i èl V endr amino, & glialtri Capitani 
delle palee non furono trouati in alcuno, ne uiui, 

^ • • 1 I 

ne morti . Stauafo in Vtnegia con gran dolore , 
ueggendo , che non giouaua nulla ne prouifione , 
ue configli 0; & fimilmente tuttol redo d’Ita- 
lia pareua,che {teff e con difpiacere ; riputando- 
li, che quindi inchinale il nome Chrifliano,& 
tutti gli { iati d'Italia. Per laqual co fa Papa 
Paolo procurò , che fi facefje una lega con l’Im- 
peradore , co i Venetiani , ncllaquale tutti fe 
accordauatio contra i Turchi , come contra ni- 
mici communi, hauendo eletti Capitani digucr- 


yaFrancefco Maria Duca d'Vrbino per terra., 
ti Prencipe Doria per mare ; aggiungendoti 
nondimeno alcune condirmi , con Uguali etajcu- 
no faceffe d debito fuo ,fi che non parejfe , che 
uifojje inganno . In quella lega non uolle efjere 
il Pedi Francia , benché piu uolte ui fcjje inui - 
tato dal Papa; & cofifu conchiufo poi , che s’egli 
perauentura ui fojfe uoluto entrare , fubito potef 
fe. Ma il Re, fatta la lega , mandò uneffercito 
in Italia, ilquale fubito , che pafso l’alpe, co- 
mincio à dare il guado al Piemonte. «-/ flba , la- 
quale non era molto forte ,fu prefa , & quanto 
fu posfibil far fi , fortificata dai Fr ance fi. il 
Marchefedel Vafto era in lAfli , laqual città è 
apprefjo ad xAlba } ilquale sera ritirato quiui 
dalla furia de Frane e fi ; quiui non fi fece cofa 
alcuna degna di memoria. Ma nondimeno l’I- 
talia fu molto contra tempo trauagliata , fi che 
non fi potè fare quella prouifwne , che fi fareb- 
be contra i Turchi . In quelli tempi i fuorufei- 
ti Fiorentini , hauendo d’ogni parte raunato di 
molte genti, tentarono di uoler tornare in Fio - 
ren'za. Ma ^fleffandro Vitella eh 3 era allhora 
in Fiorenza, hauendo intefo 3 che una parte dilor.. 
yo era à Monte * Murlo , et che quiui nontragir* 
to ancora tutto Ì efferato , che s’era fatffi aì 
Mirandola , deliberò d’ajfaltare i nimici cc^ 

Zi] 


te le j ite forze. Et co fi , facetamente affettan- 
doli , facilmente li ruppe , & fcotififie; de quali 
alcuni furono morti , alcuni prefi , & altri fi fai 
Udr otto fuggendo. Et parecchi di loro s’ erano ri- 
tirati ntua Biocca , laquale poco dapoi uenendoui J 
il Vitello figli arrefe con tutti coloro , che u era- 
no dentro, iqualifdtti prigioni fubito furono me * 
ndti à Fiorenza. Pdpa paolo, hauendo fatta le- 
ga con l’imperadore, & con la Signoria , men- 
tre che tuttauia era difiordia fra l’ Imperatore, 
e’I Re Francefco , laquale era cagione , che non fi 
poteua attendere bene alla guerra contra il Tur- 
co ; ma per la tregua, che s’era fatta per tre me- 
fi era poi fiata prolungata altrettanto, fi ri - 

pofauano allhora ; difiderdndo metter pace fra 
doro , procuro, che l'uno , & l’altro d’esfi fi tro- 
uafje à Nizjz* di irouenza ; doue andò ancor 
egli. Quiut lungamente fi tratto la pace; ma, 
parendo , ch’ella non fi potefje conchiudere , Pa- 
pa paolo ottenne, che la tregua fi prolungaffe per 
dieci anni . E fio hauea fatto Marco Grimani 
patriarca d’aquilegia Capitan Generale di quel 
la armata, laquale era di trentdfèi galee. IVe- 
tietiani , hauendo già quel uerno fatta tornare à 
cafa tuttd l’armata loro , fecero General di ma - 
re Vicenzo Capello; il qual e , hauendo mefio in - 
fiume gran numero di galee, et d’ ogni forte na- 


D I V I H E G I A, 


* 4 * 


u't&li, prima fe riandò à Corpi. Q ueriri amo , che 
p il quintodecimo del vrencipatodel Gritti , Ca- 
villo Ovfino fu mandato dal r rencipe , & dalla 
Signoria à Zara cittadella Dalmatia con altri 
Capitani ,& con buon numero di faldati } da i- 
quali OjlrouizX* , ch'era allhorade ’ Turchi ,p 
prefa , & faccheggiata , & con molti ridagli 
abbruciata. Dicefi , che in quella fattione furo- 
no morti da noflri fettecento Turchi , & qua- 
ranta prefi . I Cìmftiani, che rierano tncib ualo 
rofam ente portati , furono lodati affai daWOrfi- 
no, & da Luigi Badoero 3 ch’era quiui Prouedi- 
tore. Del mefe di Giugno Barbaroffa armò con 
riarmata alla Canea città di Cand/a ; donerà in 
guardia Andrea Gritti parente del Prencipe. 
*Gran moltitudine di foldati ufcì delle nauifenza 
ordine alcuno ,per (acche* giare il paefe,& la 
città . Ma, u leggendo egli, che la città era forte, 
^7* intendendo > come ; Giouan Moro , eh era allho 
ra Duca in Candia, uemua in foccorfo de 3 fuoi con 
l’efferato, fece rimontare tofio i foldati sù le na- 
ni, hauendo lafciato in terra piu di due mila huo- 
mini s iquali furono tutti amatati da’ utUani. 
lA'ndò poi indarno ancora à Retimo y ch’era affai 
piu forte tentò molti altri Luoghi dell’ I fola. 

Ma nano fu ogni fuo sforzo. Ju questo mez - 
ZPj ejjendo giunto à Cor fu Marco G rimani con 

Z iij ' 


?44 Vite oé' pr'encipi 
Varmata, deliberò di tentar prima la Prette fai 
dotte, ejjendo egli ito con grande animo , prefe à 
& [archeggiò i borghi ; & fentendo , che ld 
Rocca era forte, fa sforzato lafciarla , & tor- 
nare a Corfì , donerà il Capello . Quitti ginn* 
fe ancora il Prencipe Dori a a i quattro di Set- 
tembre con cinquanta galee , & altri legni be- 
ni sforno armati . Di tre armate fene fece and 
fola j laqual fu di dugento, e cinquanta nauigli. 

« Allhora , hauendo il Doria confoderata tuttd 
V armata j fot comandato à tutti , che ogni uno 
fi effe prouiflo , & apparecchiato > & al fuori 
della tromba tutti andaffero alla Preuefa ; la- 
qual cofa fi fece poco dapoi. Ma , hauendo tra 
nato-, che quiui era Barbaroffa con l armata j 
ne gli parendo d propofeto aUhora far giorna- 
ta, fi rittro d Santa Maura ; doue uenne anco 
V armata Turchefoa J Turchi affaltarono xAlef 
fandro Bondulmiero , ilqitale era Capitan del 
Galeone ; & d’ogm parte lo combatterono ; md 
egli ualorofàmente fi di fife ,non hauendo muri 
uento , ne alcuno altro aiuto * il Doria ,ilquale 
era General di tutta V armata Chrifliana , non 
uolle mai combattere ; ne anco con figliò , che fi 
combattejje ; ne ancor che fifife fte/fo , & con- 
fortato , & pregato dal Capello , & dagli al- 
tri * far giornata ^ dicendo > che quando gli foj- 

K • • • . . 


DI V I N I G I A. *4* 

fc partito il hi forno, non batterebbe mancato del 
debito fuo. Due talee luna del Papa ,&* l’al- 
tra de i Venetiam ,non conofcendo inimici, & 
penfando, che foffero amici, furono prefe di not- 
te. Furono prejè anco alcune naui goffe cari- 
che di uittouagha ; & l armate de i Chrijìiani 
tornarono di notte a Corfù. Mandarono poi o 4n 
drea Sierugo da Forli co cento, e cinquanta folda 
ti, et con due galee a Parga terra de 3 Veneti ani in 
Macedonia , temendo , che non fcffeprefa dà ni- 
mici. Cojloro , hauendo intefo , che BarbaroJJr 
era giunto quiui , ritornarono indietro a i fuoi. ' 
Per laqual cofa i Generali delle noftre armate 
fi mi fero in ordinanza , & per quattro giorni 
tutti furono apparecchiati , & in punto percom 
battere , lontani trenta miglia a i nimici. Incit- 
ilo tempo Barbaroffa ejjendo auifato da alcu- 
ni , come l’armata Chriìliana andaua uerfo Ca- 
taro , delibero anch’egli d’andarui . Et ejjendo 
giunto a Ericufa, abbruciò tutti gli edifici] * Poi, 
dirì%gjtndo[i uerfo la Valona 3 fopr agiunto da 
una gran burafea, & grauemente trauagliato , 
riceuè molto danno ; dicefi , che ni perde fidici 
nauigli ni affogo ancora buon numero di ua 

lenti faldati: Di quelli giorni Francefco Maria 
Duca d’Vrbino , ilquale , dalla lega era pubica- 
mente { iato eletto Generale contra i Turchi , ef- 

Z tuj 


VITE DE’ PKENCIP1 

fèndo in Vinegia, ammalò d’ una grande infermi 
tà. Dallaquale, Jentendoft grandemente tratta - 
gliatOj [libito fu portato à Pefaro;& cjuiui pafiò 
di quefla atta a i uentuno d’Ottobre. il corpo 
J fio fu portato a Vrbino , & bonoratamente fepol 
: to in Santa Chiara, Et il mortorio fuo fatto an - 
corain Vinegia in San Giouanni.&vaolo 

• honorato con la pre fetida del Prencipe Gnttt,& 
s - della Signoria, Fece una Oratione in fua lode 

Lorenzo Contarmi genti l’huomo honorato, 
molto eloquente. Gli fucc effe Guidobaldo bere* 
de non folamente dello (lato , ma della uirtù pa - 
■v terna ancora , & della beniuolcnza della Si- 
gnoria. il Grimani ,il Doria,e’l Capello con 
tutta l’armata, affaltando Caftel nuouo di Dal - 
matta , eh’ era de i Turchi , lo prefero à i uenti - 
fette d’Ottobre. Due rocche , ch’erano uicine 
alla terra , fi refero con cjuejle conditioni , che 

• quei Turchi, che u erano dentro fi pottffer.o ri- 
scattare con certa fomma di denari ; l’arme 3 
& tutte le robbe fubito fi deffero al uincitore . 
Hauuta queda uittoria , et già uenendo il uerno, 
le tre armate tornarono à cafa. Ma il Prencipe 
Grittijiauendo con gran prudenza goneruato la 

< Republica quindeci anni, fette mefi,&ottogior 
ni, morì d’ottanta quattro anni à i uenti fette di 
Decembre.il fuo mortorio fuaccopagnato dalla 


DI V I N E G T A . *4.7 

città tutta addolorata à San Giouanni ,<&* vaolo. 
Fu pubicamente lodato , fecondo il costume de 
gli altri ; da Bernardo Nauagero 3 digni sfimo 3 
& eloquentisfmo gentil huorno . Et fu fedi- 
to in San Francefco della Vigna * g* « 

% .w « • . ,v ‘\+ • s a'i ut i | \ vvV *fc,tì 

PIETRO L A N D O 

• • j DOGE LXXVil, 

S s e n d o morto il Prenci - 
pe Andrea Gritti, con gran- 
de allegrezza di tutta la cit- 
tà > fu creato Doge in fuolua 
go Pietro laudo 3 ilcjuale ha- 
utua ottimamente fatti tutti 
i magiftran in caft J &* fuori; & ciò fu a i Men- 
ti di Gennaio 3 l’anno l xx-vi i. deli’ età [uà. 
Coftui,per rifletto della guerra } chef haueiia 
col Turco j prefe il Prencipato pieno d’iucommo 
di, & di franagli . Quello anno perche Dra- 
gut Rais Cor fole Timo haueua affai griffa ar 
mata à Erteti fa 3 & affittila tutti quanti i naui- 
gli , che pa/fatiano per quel mare; iute fa ciò Fran 
cefo Pafqualigo Generale dell’armata Veneria 
va, ilquale era à Corfù; à imicttt d 1 Aprile man 
dò quitti l’armata piu toffoper riconofcere i ri- 
mici , che per combattere, tifine di prouedere al- 





! i 


r 


VITE DE* PRENCI PI 

lo flato della Sigiarti, quando egli foffe flato 
in qualche pericolo . Et, perche ti Capitano d' ti- 
nta fua galea s’ accodò tanto al nimico ^che egli 
hebbe ardimento di (parargli alcuni colpi d'ar- 
tiglieria, mentre ch’egli s’ajfrettaua poi di tor- 
nare all’armata, laquale era a Corfit , l ’ antenne 
furono rotte dalla furia del uento . Per laqual 
co fa fu prefo da’ nimici con poca fatica . L’al- 
tro dì poi nel leuar del Sole, il Pafqualigo ui man 
dò quattro altre galee, dellequali erano Capitani 
Girolamo Zane, Marco Carlo Contarmi, Fran- 
cefco Grittt gentiVhuominiVenetiani An- 
tonio Vitale da Faro, lequali con tanta furti fu- 
rono ributtate dal Corfale, che furono codrette 
arriuare alla riuiera uicina . Tutti coloro , che 
erano in quelle galee fi faluarono fuggendo, fuor 
che il Gritti ,tlquale fu fatto prigione con due 
galee-, l’ altre furono abbruciate da 1 nimici. Del- 
laqual co fa , Offendo auifata la Signoria, perciò 
che dianzi haueua diliberato di mandare Ga- 
(paro Piloni con centocinquanta fidati a Ca- 
taro, iquali egli haueua già imbarcati fu quat- 
tro nauigli, (àbito mutò openione; (9* perl’aui- 
fo nuouoc’hebbe,prefe nuouo partito . Non lo 
mandò dunque piu à Cataro, ma lo fece andare à 
Corfu con un certo nauiglio maggiore co’ foldati; 
acciò che quella città f offe in quel tempo piu fictt 


i 


Di V 1 NEGTA. * $49 

hi. Quedo mede fimo amo fugrandisfima ca 
redia 3 non fòlamenteper lajìerdità delle terre , 


quale haueua fatto lega in quella guerra coi 
Venetiam, & haucua Tor promefjo utttouaglìa 
d’ogni forte 3 & ogni altra cofa > che uolejjero 
da fùoi Regni; notigli parendo } ch e quelle cofe, 
ch'egli haueua 3 f afferò a bafeanZjt » Per laqual 
cofa , trouandofi la città opprefja da quella fcia 
gura 3 & 1 confederati ancora in quelmedejimo 
difordine, la Signoria mandò Lorenzo Gritti y 
figliuolo di Andrea il Prencipe morto,à Sohma 
no à trattare feco la pace ; & codui principal- 
mente fu mandato per quedo 3 perche } efjendo 
egli nato in Codantinopoli 3 & quiui allenato 
da fanciullo , hauea grandisfima prattica de co 
dumi de' T tirchi 3 & delle ufanze di quella cit- 
tà . Codui andò jubito , & benché non ottenef 
fe la pace j ottenne almeii quefeo 3 che t Venetia - 
ni ui mandarono poi ambajciadore T omafo Con 
tarimi ilquale negociò tale imprcfa con maggio- 
re autorità . Ma prima 3 ch'egli fi paytifìeffu 
mandato innanzi il Gritti, à fare intendere al 
TureOj come tojìo farebbe giunto l’ambafciado* 


laquale fu quafiper tutta Italiana antora, per 
cioche il mare era ferrato per ri ff etto delle guer 
rtj nefìpoteua hauer grano di Leuante , ne anco 
fe ne poteua leuare da Carlo Imperadore 3 il - 


1 


*50- VITE DE* PRENCI PI 

re de 1 Venetidni . A quejli tempi j hauendo ha 
auto i Venetidni compagni in quella guerra Pa- 
pa Paolo terzo } & Carlo Imperadorejhaueud - 
no tolto Caftelnuouo in Dalmatiaà i Turchi , 
con patto j ch’egli deuejje effer de’ Venetidni . 
Ma i foldati Imperiali j efj'endo entrati nella ter 
ra infieme co’ Venetidni & hauendolafaccheg- 
giatdj mosfi da fuperbid 3 & prefi da auaritia > 
haueuano aj] aitato i Venetidni & tolto loro la 
preda . Laqual cofàj bauendo confiderato Vicen 
%o Capello generale deU’drmatd Venetiana , lo 
hebbe molto per male ; & benché egli haueffe di 
molte parole col Prencipe Boria Generale della 
armata Imperiale ^dicendo, come ciò era disho- 
netto ^ cantra la fede della lega, non perciò 
fece nulla; & hauendorli dimandato la città , 
per guardarla a nome delld Signoria > ejjo dtffe, 
che uoleua guardarla egli al tempo pericolofò , 
promettendogli , che poi glie l’hauerebbe data. 
Mifeui dunque in guardia tre mila Spagnuoli , 
iquali guarda/Jero la terra a nome ddl’Impera- 
dore . Ma Barbaroffa,, ilquale era alihora am- 
* - ; miraglio dell’ armata Turche fca , recdndoft a 

gran uergogndj che efjendo egli Capitdn del ma- 
re, il Turco haueffe perduta coft fatta terrdjha- 
uendo poi raunato infieme d’ogni parte gran nu- 
mero di folddti , affedio la città per terra j & 


DI VINEGIA. 3*1 

per mare> & comincio a combatterla , grad- 
ui fi combattè errati pe%go fen%a alcun uant ag- 
gio ; (9 in quello ajjalto morirono affaisfimi 
Turchi, finalmente gli Spagnuoli, ancor chefof- 
fero fuperiori di uirtu > furono nondimeno uinti 
dal numero . Perderono adunque la terra , & 
hauendo morto gran numero di turnici ^es fi fu- 
rono quafi tutti tagliati a pczgj . A quefio 
tempo , ejfetido caduto graue mente ammalato Vi 
cen%o Capellojch’era Generale dell' armata, fu 
richiamato dalla Signoria , (9* mandato in [ito 
ficambioTomafio Mocenigo . Ma il Contarmi j 
ilquale era flato eletto ambafeiadore , andò a 
Coftantinopoli ,per trattar la pace col T ureo . 

Et mentre ch’egli era in maggio, Henne la nuo- 
ua a Vinegia, come Lorenxp Gritti , ilquale lo 
afiettaua in Coilantinopolt , era morto dipefte; 
ilquale, fi come quel , ch’era huomo di grande in 
gegno, & molto utile alla Republica, cofi mo- 
rendo diede grandisfiimo dolore a quafi tutta la 
città . Et mas firn amente , perche pareua, che 
egli fofje morto a punto allhora, quando ella ha 
ueua maggior bifogno dell’opera fua . Iti quefio . 
me'zpzp d Marche [e del Vado in quel tempo , 
gran Capitano in Italiajch’era gouernator di Mi 
Uno, fu mandato dall'I mperadoreà Vinegia f 
per ritenere in lega i Vcnetiani, temendo di quel 


''ìàVÌ*' " 


VITE DE 1 PR.ENCIPI 

lo, dì e s fi haueuano in animo , &già sperano ri- 
filai di fare, cioè, ch’esfi nonfacefiero pace col 
Tur^o . Venneui ancora un perfinaggio di gran 
de autorità mandata dal Re Francy co , per ti- 
rarli, fè posftbile era, in lega fico; fi come foglio 
no farei fàpientisfimi Re , iquali tengono nera- 
mente dllhoragli (lati loro per ficuri , quando 
conofcono,chegli altri l J rencipi,&le Republi- 
che grandi li fauorijcono . ÌA mendue furono 
honoratisfimamente riceuuti , fi come fogliono 
fare i Venetiani . Ma, poi che furono dimorati 
alcuni giorni à Vinegiaffi partirono, non batten- 
do acqui flato nulla l’un contra l’altro , Et To- 
mafo Contarmi ilquale dicemmo , ch’era ito a 
Codantinopoli, per trattar la pace, tornò à ca- 
fa, fetida hauer fatto nulla . Hauendo adunque 
Barbar offa racquiftato C ad elnuouo à i Turchi, 
come habbiamo detto , Gafparo Piz^xpni , li- 
quale, per commi s fione della Signoria,disfi,che 
era ito a Cor fu, fu mandato da Zfleffandro Con 
tanni General dell’ armata, & da StefanoTie - 
polo , eh’ era allhora Gouernator di Corpi ,con 
tre galee, & co’ fuoi fidati al Z ante ; perche 
egli guardajfe quella terra . In quedo mez^KP 
i Venetiani non lafci auano difare cofa alcuna , 
che appartenere alla pace . Mandarono adun- 
que Luigi Badoero ambafeiadore à Codantino - 




D'1 V I N E G I A. 
foli con alcuni doni al Turco, accioche, feposfi- 
bde erdj egli fac effe la pace. Laccale di là à mol 
ti giorni ftt finalmente fatta con quefie conditio 
eliche i Venetiani deffero al Turco Maluagia , 
& Napoli di Romaniche fono città nella Mo 
rea ; laqual cofa fi fice à fine di prouedere al po- 
. polo V enetiano, & à tutte le atta della Signo- 
ria , lecitali erano in que ' tempi afflitte dalla ca- 
renila 3 & dalla guerra . » Quel uemo , che'l Bo - 
doero negociaua quejle cofe à Coftantinopoli , 
gran moltitudine di poueri huomini, era concor- 
da per la fame à Vimgia da Butano > T orcello , 
& d'altri luoghi ; molti padri di famiglia con 
le mogli , & figliuoli ftando fu le barchette dì , 
& notte menauano là uita loro > dimandando 
limo fina à coloro, che paff aitano ,& ricorrendo 
alla mifiricordia de' cittadini , perciò che tra 
mancato loro ogni altro modo di uiuere . Per la 
qual cofa la Signoria (chefucarità de' Venetia- 
tii ) mandò tutte quelle perfine allo Spedale di 
San LdX^ero, & fece loro le fpefe del publtco , 
finche durò quellafciagura . Qui s'aggittngeua 
la clemenza ,&gran carità del Doge ,dquale, 
fu fimpre di buonisfimo animo uerfi ognuno, 
& ffecialmente uerfi i poueri , & col Juo con- 
forto, & autorità faceua affaisfimo appreso la 
Signoria . Hauendo adunque i Venetiani prò - 


3*4 VITE DE* PRENCIPl’ 

ueduto in tal modo ài p oneri , anco le eofe loro 
paffaronopiu felicemente per l’duenire . L’anno 
- fecpndo del Doge Pietro Laudo, Carlo Impera- 
dorè uenne di Lamagna in Italia con affai grò f- 
fo efferato; nella cui uenuta molti da principio 
temenano delle cofe loro ; ma, poi che fu conofciu- 
to d f*o difegno , tutta Italia fu liberata dalla 
paura , I Venetiani gli mandarono cjuattro 
ambafciadori per honorarlo, hauendogli fatto fa 
ye nel Verone (è ponti fopra l'Adige ;ilquale 
lontra l’opinione di molti ful ito fi partì d’Ita- 
lia, facendo ft condurre in iffagna con le galee 
del Prencipe Dona ; doue,hauendo mefja à ordì 
ne una grande armata, & fatto un efferato mol 
togrofjò, pafib in africa, per pigliare ,fe posfi 
bile era, quelle terre maritime ,nellequali fi rir 
tollerano i corfali, & fpefje uolte trauagliano la 
Spagna, & jpeffo ancora, rubbano i Chnftiani, 
che paffano per quei mari & per liberare i mer 
canti da cofi fatto pericolo . Ma la fortuna, la- 
quale fignoreggia le cofe di quefto mondo /’op~ 
pofe a quello ottimo [ho difigno . Perciò che , 
Quefia q tianc lo egli già s’appre/Jaua alla riuierad’xAfri 
Amare ca, fitbito fi leuò una fortuna d t mare , dallaqua- 
fi mofj'e le /lungamente offendo franagli ato,(^hauendo 
d °V°f l ; perdute undici galee, & di molti altri nauigli , 
■’im- fu cofiretto ritirar fi in Ijfagna , La primaue- 

ra. 


cun 
che l 


-tn»- 


M- 






I 5- 






DI VINEGIA* Ut 

ra 3 che «ernie poi 3 s’hebbe nuoua in V inedia , co- pe.tr a dì 
me Solimano metteua lordine «narrarne arma 
ta 3 ne fi pipetta troppo bene, douefojfe per man - baueua 
darla ; ma nondimeno ogn’uno flimaua 3 qud 3 che 
in effetto era uero , che battendo egli per nimico rifarti 
Carlo Imperadore , fo/Je per riuoìgergli la guer Giorno, 
ra addfffo ; altri haueuano paura d’altro . Ma la 
Signoria , ancor eh ’ ella hauejfe pace col T ureo , ma ,& fe 
nondimeno per prouedere allo flato loro , dn( h’ e f 
fi mi fero à ordine una affai graffa armata 3 & fi p ar ’ ù e 
rifolfero di mandarla fiora al pio tempo. Di u P on g* 
quefla armata fecero Capitan Generale Stefano 
T iepolo ottima j & grauispma perfona 3 ilquale 
nella guerra paffata 3 quando era al gouerno di 
Corfu , sera portato ualorofamente , & hauea 
eonferuata quella Ipla alla Signoria 3 cantra la 
furia di Barbarcffa ammiraglio dell 1 armata Tur 
chepa, ilquale 3 prefo ch’egli hebbe il genera - 
lato 3 diligentemente difefeilmare 3 prejedi mol • 
ti corfaltjche fi chiamano Vpocchi; iqttalijUpen 
do fuori d' alcuni monti 3 & luoghi difpcili della 
Dalmatidjfcgliono affaltare coloro 3 che paffuto 
per quel mare 3 & rubbarli 3 & ammazzarli. 

Stefano adunque 3 quanti ne fttron prcp+tanti ne 
fece impiccare per Ugola; fuorché un fanciullo, 
ilquale per ri /petto dell’età., parendogli degno di 
perdono, fu liberato dalla morte, VarmataTur 


VITE D E PR.EN CIP! 

chefca, hauendo crudelmente predato l’ifola di 
Lipari j #* alcuni altri luoghi dell'Imp. #* cer- 
ti legni piccioli , & efiendo fcorfa fino à Marfì- 
glia., benché ella non hàuefje fatto co fa alcuna de 
gna di lode, ritorno finalmente a Cofiantinopoli • 
il Tie polo ancor egli , efiendo già ficuroil mare, 
#* uenendone duerno, fu richiamato à Vinegia 
dalla Signoria . Stette poi la città quieta il rima 
mente del tempo del Landò ; & benché fof] e ac - 
ce fa la guerra trai Imperador e , #* Fr ance fio 
He di Francia,#* ch'eglino fo fiero follecitati da 
l'uno , #* l'altro con ajnbafèierie , & con promef 
fe, non pero accettarono niunacondition loro . ll- 
qual configlio fu feguitato ancora da Papa Pao- 
lo, che uolle dar neutrale ; come che l'uno ,#* 
l'altro giudicajje, chefoffe in fuofauore. Et per- 
ciò di qu ìauenne, che l'Italia {lette afidi quieta . 
L'anno feflodel Landò la prima uolta fi comin - 
, ciò a eleggere il mdgiflrato de gli Auditori N o 
uisfimi, tquali hanno commisfione di giudicare 
teliti minori de i foreftieri. il cadelio , ch'ai 
tempo fùo sera cominciato dpprefio il porto di V i 
negjdj fu la maggior parte edificato . Hauendo 
adunque cottui con gran fede , #* carità uerfo la 
patria gouernat ola Republica fei anni ,#* otto 
mefi , morì à gli undici di Noutmbre. il fùo 
mortorio fu accompagnato da tutta la città in 


DI V I N E G 1 A » 3 $7 

San Gioitami, & Paolo. Et fu fatta una Ora - 
tione in fua lode al popolo , come s’ufa, da Michie - 
le Baroxgf, ilquale olirà la nobilita del [angue, 
ejjerfotia illuftre per la cognitione , eh’ egli ha di 
Ft loffia, & dell arti Liberali . Efjo fu poi fe- 
poltoin Sani Antonio ni cui fepolcro di mar- 
mo, fi uede ornato con le i latue della Giuftitia , 
Fortex2Z*>& Prudenza nella capella della V er 
gine Maria da lui , mentre ch’egli era uiuo, edi 
ficata, & dedicata appreffo alla porta maggiore 
della chiefa. In luogo fuo fu poi creato Prencipe 
con 1 marauigliofo confentimento d’ognuno , la 
fera ài x x 1 1 1 1. di Nouembre, Francefco Do 
nato jhuomo di [ingoiar humanità,& d’ani- 
mo manfueto, & molto accommodato ad acqui- 
farla grafia de i [uoi cittadini. -■ 

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VITE DP PRENCIPI 


DI V I N E G I A. 



FRANCESCO DONATO 
MARCANTONIO TRIVISANO, 
ET FRANCESCO VENIERO. 


SCRITTE M. GIOR- 

GIO fi£ NZONE, 

w - 



I 

FRANCESCO DONATO 

DOGE LXX V I I* 





1 0 ld 


mor- 


te del Landò fu 
creato Doge co 
fommd uetura 
della Republi- 
ca 3 & applau- 
fo miuerfale 
Francefco Di 
nato j Senator 
egregio 

buomo eccellentisfìmo in tutte le uirtu ^ 
dicono ottime panilo dnwftrd [alute mdxl 


DI VINEGIA* 

a i uentidue di Nouembre. fitto queflo Prenci - 
pe fi nifi e in gran quiete , fetida che fi finti [Je 
' alcun moto di guerra j perche , leuàto dianzi la ' 
guerra Turche fia, che haueua affai datocché pen 
far alla Signoria , & ficee [Je le morti di alcuni 
He , non fu ne anco iti Italia alcun romor d'ar- 
me ,0* fe pur fu , fidi pochisfimo momento . 
Onde in quello godimento di pace s'abbellì la cit 
là inpublicOj&in priuato di nobili fìme fabri - 
che, perciò che il palagio del Prencipe fu in gran 
parte ridotto a quella bellezza , che bora il ueg- 
giamo ; & la libraria in piazza al dirimpetto 
del foro ciuile,anch'efjafu dirizzata fu fi ; 0* 
la Zecca , doue fi batte l'oro, & l'argento in mo 
liete, parimente fi finì ; tutte opere dell'eccellen- 
te Giacomo San fonino ; 0* quafi , che i priuati 
gareggi afferò in ciò con i Signori ,per tutto fi ui- 
dero parte incominciar fi , parie fornir fi molti fi 
fimi nobili edificij ;per laqual co fa fu giudicato , 
che la Pepublica doppò tante guerre, che l'haue- 
ua trauagliata y allhora godefj'e il frutto delle fie 
fatiche . il fittimo mefidel PrencipatodelDo 
ge Donato , fi dato il gouerno delle genti d'ar - • 
me di terra a Guidobaldo della Pouere Duca di 
Vrbino ,perhauerhauutolo flato fimpre buon 
feruigio dalla felice memoria di Francefco Ma- 
ria fio padre ; 0 lojìeffo Prencipe in chiefi di 

y c/f iij 


'a 6 O VltE DE' PRENCIPI 

San Marco gli confegno con gran folennita , & 
pompa lo i laudario . Vanno medefimo l’Impe- 
radore mcffe una gran guerra in Lamagna con - 
tra i ribelli dell'Imperio , i quali fitto colore di 
difender la religione sperano armati contra di lui; 
laqual guerra doppo molte fattioni , fi riduffe in 
quello, che l’Imperadore , uinto il Langrduio 
d’offa, el Duca di SaJJonia ,& hauuto l'uno, 
& l'altro nelle mani , tranquilli quella prouin - 
eia. Poco dapoi morì il Re Fr ance feo ,ilquale, 
per l’infelicità fua nelle cofe della guerra , haue- 
ua dato tatebotte all’ Italia; fuccejjegli il Re *At 
rigo , il piu bellico fi, & armigero Prencipe , che 
babbi d hauuto molti anni fa la Francia, per le co 
fi, che fi diranno di lui ; & per un cafo feguito 
in Italia fi dubitò grandemente , che non fi tur 
baffi la quiete fra; perche di quei dì, ò fiinti dal- 
l ’ajfettioue, che hauejfero alla parte I mperiale , 
òche non poteffero tolerar quello (lato, alcuni 
congiurarono contr a Pietro Luigi Farne fe figli- 
uolo del Papa, Duca di Piacenza, & aj] olitolo 
un dì, lo tagliarono àpezgj, dandofi i Piacenti- 
ni all’lmperadore ; per laqual co fa Don Ferran - 
te Gonzaga andò a flringer Par ma, per effere 
l’uno, et l’altra città della giurifdittione del Da 
cato di Milano ; onde cafa Farne f ? riceuuta que- 
lla graue percoffa , uennero dapoi alla diuotione 


\ 


Di V I NE GT A. 

del Re di Francia , dando il Re una fùa figliuo- 
la per moglie al Duca Oratio Farnefe i ma gli 
Imperiali , necesfitati dalla guerra, che faceua 
il Re in Piemonte gagliarda, <t tornar in dietro , 
& foccorrere le cofeloro, in uano tentarono Par 
ma , & in uano ui tennero Taffedio , hauendola 
ualorofamente difefa il Duca Ottauio Farnefe , 
genero delTlmperadore.il fecondo anno del p ren 
cipe Donato , uenne la Ducheffa d’Vrbino a V ene- 
tia , nipote del Papa , & fu riceuuta dal Doge , 
& dalla Signoria nel Bucentoro con grandisfi - 
ma allegrezza ; per dimoflrarle ogni fòrte 
di gratitudine oltra i doni ricchi s firn inoltra mol 
ti altri ufficij di amore di beneuolenxd, la 
fecero a molte loro gentili donne tutte ueftite di 
bianco incontrare , & accompagnare fin al fuo 
alloggiamento a/fegnatolcj di che Je ne lodarono 
molto il Duca, la Ducheffa, e tutta cafa Farnefe , 
uedendo in questi affabili Signori tanta huma- 
nita, & honoreuolexzj- uerfodi loro. Entrando 
poi Filippo , figliuolo dell’ Imperadore , di Spa- 
gna in Italia per paffiàr in Fiandra a trouar. il 
padre, la Signoria gli mando fin a Genoua per 
ambafciadore Federigo Badoero,& uenendo per 
lo ( lato , con di molti grandisfimi , & ritchif 
fimi prefitti Ihonorb. Fu tocca l'anno dauanti 
la chiefitdiSan Zaccaria di filetta cel ette, & 

1 fij i 


il campanile di' San Marco con ejja ancor a 3 & 
in Chi orgia fi uidero molti fegni per un gran 
temporale 3 che fi leuò ; nondimeno non ne Jeguì 
alla Republica pereto alcun male 3 che 3 quan- 
tunque il Redi Francia j il Papa j&V Impe- 
radore facefiero tutti gli sforai loro per tirar- 
la ciafiun di loro in lega con se; i Venetiani non 
uolfero pero mai intricarfi nelle lor guerre 3 ha- 
flando loro di goder in pace io { lato 3 che pojje - 
deuano ± ritornandofi a mente quanti incommodi 
haueuano patito in puhheo 3 &priuato 3 per fe- 
guir bora Francia 3 bora Spagna 3 & Papa nelle 
guerre paffute . Pero 3 conferuando buona pace 
con tutti ; non mancauano di renderfi grati à 
tutte le parti con ogni ufficio di hum unità 3 & 
dicortefia . Là onde 3 hauendo Francefilo Duca, 
di Mantoua tolto per moglie una figliuola del 
Redi Romani jdoppo celebrate le noz^e 3 fi n ~ 
do uenuto in di fiderio a Ferdinando 3 figliuolo 
del mede fimo Re 3 à fio cognato 3 & ad alcuni 
altri Prencipi Tedefchi di ueder Vinegia 3 & iti- 
fitar la Signoria 3 i Venetiani fecero grandisfimi 
apparati di fette, & particolarmente mifero in 
ordine tre palagi i piu fuperbi 3 & magnifichi 
per riceuerneh 3 che f offro nella città 3 non ri- 
filarmi andò alcuna fòrte di follecitudine 3 & di 
jìudio per honorare cofi alti Prencipi ; ma^fopra- 


DI VINEGIA» jrfj 

uenuta la morte di Papa Paolo, non poterono ri 
eeuer quefii grandi hofti , per efferfe esfi sban- 
dati qui, & la ; & s’hebbe mona poi , che era 
(lato fatto Papali Cardinale di Monte, & det- 
to Giulio terxs, fiotto ilquale fi celebrò tl Giu- 
bileo in Roma, (fi in Venetia ancora con gran- 
. disfimo z^elo uerfo Dio da tutti gli huomini . 

_ L’anno fettimo del Prencipe Donato s’accefe in 
Germania , in Fiandra ,(?* in Italia una gran 
guerra, perche Mauritio Duca di S afonia con 
.alcuni altri Prenci pi confiirò centra L’Impera - 
. dorè , & uenne con fomma prettexga a Ijfruc 
per opprimerlo, dotte e/Jo, fatto aui fato un poco 
auanti dell’arriuo de i turnici , di nafeofo fi fuggì 
d V iliaco, nelqual luogo i Venetiani ,per hauer 
.con V^Aufiria finitimo lo (lato loro del Friuli, 
lo'confolarono. , & [ottennero cortefemente di 
quelle cofe , che giudicauano effirgli nectjfarie ; 
ma l’Imp. hauuto aiuti di Spagna, & d’Italia, 
s 3 apparecchi dua a far guerra contra i capi della 
imprefa,fe non che, nata diffenfionetra esfi ca 
pi per il Marche fe Alberto di Brandeburg, che 
richiedeua non so che denari da i Vefcoui di Er - 
bipoli, & di Bamberga, ne li potendo hauer e, fi 
hatteua riuolto <i danneggiar i lor paefi,gli altri 
collegati uennero alle mani con lui, (fi* nella bat - 
, taglia rimafe morto d’archibugio Mauritio ,e'l 

IV, ' 


VITE DE* PRENCIP! 

Marchefe rotto; perche iTmp. di mexjXP uerho 
dfjediòMet gerita in Loreno , dallaqualefu ri- 
buttato per l’dJprezjzj deluerno . E’I Turco , 
che erd in lega con Francia 3 mi fi in mare una 
grande armdta fitto Drdgut; per laqUdl cofd i 
Venetiani , con tutto che haucjjero buona pace 
col Turco armarono anch’es fi, Sfecero Gene - 
Ydle dell' armata Stefano Ttepolo Senator egre- 
gio > & huom di grandi fi imo configlio 3 & ri- 
putdtione ; ma Varmata del Turco 3 fendo ftdta 
ributtata dall’ armata Imperiale 3 che nella me - 
de fima imprefit acqui ftò Affrica citta in Barba- 
ria } leuato ogni timor deli arme Turchefche uia 3 
la Signoria richi amò àcafail Tiepolocon Tar- 
mata 3 che la riduffe fand 3 & fatua . In quefto 
in Italia > altra la guerra Hata trauagliata at- 
torno la Mirandola 3 & in Piemonte tra gli Im 
periodi 3 & Francefi jie nacque un altra maggio- 
re 3 laquale diede grandis fimo faftidio alla Signo 
ridj per hauer ella fempre fauoritola libertà al 
trui . Erano i Sdnefi uenuti fitto il mperadore 
per opera di Don Diego Vrtado di Mendo’zjza; 
iqudlij non potendo [offerir di efjere figgetti ad 
alcuno j cacciarono ilprefidio Imperiale 3 per la - 
qual cofa l’Imp. moffe lorguerra } mentre esfi > 
mesfifii in patrocinio di Francia > s" apparecchia- 
uano gagliardamente a refifiergli . Ma nel Gol 


D I 


VINEGIA» 36 ? 

fo di Vinegia , mentre Bifo Mujlafi Corfale con 
alcune fitjìe trauagliaua le riuieredi Dalmatia^ 
& i legni, che negoziando andauano , & ueni - 
nano d(t Vi negi et ,Chrifloforo da Canale glifi* 
fipra con alcune galee della Signoria , & rotti , 
& prefi tutti i nauigli del Corfale, egli con quel 
filo unico j che gli rimafi, & doue era la perfo •* 
na fua 3 fifrg^i > Ma nondimeno prtfo dal loro 
Proueditore fi rimafi col capo mox^o , non ne 
fapendo cofa alcuna i Signori, juttauia fi ne gin 
dificarono co fi bene col Turco , che fi conferi- 
rono in buona con lui . Vanno flit figuìfi Tur* 
co fi contemplatane del Prencipe di Salerno , 
mandò fuori ma groffa armata per trauagliar 
gli é iati dell’ Imperadore ; laquale , uenenao nel 
mar di Tofana fece di molti mali tielTlfold del 
l’Elba, & in C orfica particolarmente s’infigno - 
ri d’ alcuni luoghi sfacendo fi in quelli forti 1 Tran 
cefi contra i Genouefìi,che con grande apparato 
di guerra fi moffero à ricuperare il perduto . <Ar 
detta allhora la guerra crudelisfima tra L’impe- 
ratore e’ l Re dt Francia in Fiandra , in Piemon 
te,&tn Tofana, con tanto incommodo della 
Chridiarìitd, che tutte le prouincie di uerfo o4V- 
toi, Liege, lAinault, Lucemburg , erano po- 
co men , che didrutte, & rumate ; ma in To- 
fana gli Imperiali ftringeuano Siena con un 


^66 VITE DE f PRENCIPT 

flrettisfimo ajfedio , sì che nella citta fi patina 
forte di fame ... Mentre quefte cofefi faceuano , 
il Prencipe Donato Jnauendo fauiamente gouer- 
tiata la Republica (ètte anni , & fei me fi poco 
meno, ufi di queda nit a a i uentitre di Mag- 
gio, hauendo lo flato fempre goduto fotto di lui 
una tranquilla pace , & dolce ,ocio . Furongli 
celebrate le fue efjequie con grandisfimo dolore 
di tutta la città . Fecegli l’Oratione funebre 
Giouanni Donato Jhuom per gli i ludij delle let- 
tere, & per molte altre rare parti chiaro 
ejfofu fepolto in Santa Maria de' Semi . 

MARCANTONIO TRIVI SA- 

NO DOGE LXXIX. 

Orto il Prencipe Donato, 
fu creato con confenfo di tut- 
ti, ài tre di Giugno mdliii. 
Doge Marc Antonio Trini 
fino , huomper innocentia di 
uita , & per fantità chiaro ; 
conciofia che hebbe tanto cura , che la giuditia 
fojfe o/Jeruata à tutti , che ogni fettimana fole - 
ua di collegio con la Signoria andar per il foro ci 
uile, & a tutti i giudici ricordar, che facejfero 
l’ufficio loro guidamente, & dirittamente, & 
fe alcun pouer’huowo fi doleuadi ejjereà lungo 



DI VTNEOIA. 

i hatiato nelle liti dagli aduerfarij fuoi , lo fa- 
ceua tor in nota à un fegretario , & raccoman- 
daua caldamente la fua caufa à igiudici ; dapoi, 
, perche tutti i uitij fogliano produrfi dalle fette , 
da i giuochi^ & da i banchetti , ne icjuali la nobi 
Ut a Venetianaper pompa , & grandezza con- 
fuma di molti t efori, operò con i Capi de i Die- 
ci, che procuraffero con una parte , che non ftfa- 
ceffero piu fette notturne; per lecjuali cofe L’otti- 
mo Prencipe s’acquittofama d’animo incorrot- 
to, & innocehìis finto ,poi cheprocuraua la fklu 
te de i fuoi cittadini non folo delle facilità , ma 
dell’animo ancora . Et, come am antis fimo del- 
la pace > non fi puote mai indurre à perfuader a i 
fuoi, che fegati] ero alcuna delle parti ,ò Impe- 
riale ,o Francefe ; perche , durando ancora la 
guerra crudeli sfim a, & acerbisfimatra cjuette 
due potentie, luna , ò l’altra fe lor ueniua fatto 
di tirar in lega cjuejìd eccellentisfma Republi- 
cajgiudicaua di rimaner fùperior al nimico, per 
ejferfoli i Veneziani rima fi doppo tante riuolu- 
tioni di ttati in Italia > & grandi potenti , 

' & ricchi , £ 7 * riputati , e temuti . Quetto fe- 
ce, chelapacejafciataglicjuafiperheredità del 
Prencipe Donato, conjeruo inuidabtle , sformati- 
dofi diperfùadtr per quanto era in lui àgli altri 
Prerxipi Chnttiani altrettanto ^per tratiquiliti 


308 VITE DE* PRENCIP1 

* di turigli huomini; & cofi il fantisfimo Pren* 
ripe, battendo retta la Republica un anno manco 
tre dì, orando dduanti Immagine di un Crocifffo 
fòro, l'ultimo di Maggio . le [ue esequie furo- 
no celebrate con umuer fai dolore da tutta la cit 
ta . Fccegli l’Oratione Bernardino Loredano , 
non foto per la nobilitala per l'ingegno, & mol 
te fetenze j che tornano, illuftre > & effo fufe- 
polto in S. Frdncefco della V igna . 

FRANCESCO VENIERO 
> doge lxxx. 

V fatto doppo ilTriuifano Do- 
ve Frdncefco Veniero , l'anno 
m d l 1 1 1 1. a gli undici di Giu 
ano con piacer uniuerfale ditut 
ta la citta . Cofluifu ornatisfi 
mo di ogni forte uirtù , & d in- 
gegno j & di eloquenza mirabile . lAl fuo tem 
po in Italia feguirono tutte queftecofe . Effen- 
do flatorotto in campai giornata Pietro Stroz L 
zj, & in alcune altre minori fattioni ributta- 
to j mentre egli con l'aiuto Frane eje t cercaua di 
tor a Piena tajjedio quella città oppreffa dali'ar 
mejdaUafitme , & dalla fra pertinacia ,uennc 
finalmente fotto l'Imperadore con grandisfima 
gloria dèi Marche fi di Malignano , che haueua 

\ 



DI V I N E G I A. 569 

maneggiata quella guerra . Et , perche il me - < 
defimo Strozzi con alcuni Capitani strafatto 
forte in Ponti ercole , il Marchese andò d efpu- 
gnarlo, &con poca fatica hehbe la terra, & ne 
riffimfi uia lo Strofi . Di quei di anco , fen- 
do morto Papa Giulio , gli fuccejfe nel Papato 
Marcello Ceruino Cardinal ai Santa Croce flet- 
to Marcello 1 1 . huom,da cui per lafua molta 
bontd,& molto udore, la Chnftianità fperaua 
certo di utder tra i Prencipi fuoi fiorir una lun - 

f a, & diuturna pace; ma i nodn peccati , che 
anno colmo il facco deli ira di Dio , non confett- 
arono, che un sì ottimo Pontefice ne procacciafi 
fi un tanto bene ; perche, doppo uentun di , che 
egli era flato Papa, morì, con dolore di tutti i 
Chrifiiani . Fu creato in fuo luogo il Cardi - ' 
nal Caraffa Napolitano ,& detto Paolo quar- 
to, ilquale filo ha moflrato animo inuitto , & 
neramente degno del nome Italico, per le cofi fin 
qui da lui operate . il meje fittimo del Dogato 
del Prencipe Veniero,uenne aVenetia il Cardi- 
nal di Loreno,per mouer quelli Signori, fe potè* • 
ua, d collegarfi col fio Re; doue la Signoria an - 
dòn incontrarlo col Bucentoro con grandi s fi ma 
feda, & allegrezza della cittì; & datoci al- 
cuni giorni fi partì . Ma, hauendogli anni dauan 
ti congiunto in matrimonio li m per adore conia 


ì 


$70 VITE DE PUENCIP! 

Reina d’ Inghilterra fua cugina , Filippo fuo fi- 
gliuolo Prencipedi'Spagna , & difiìderando di 
/* goder il rimanente della fua uita fior di traua - 
gli del mondo, chiamatolo d'Inghilterra gli fi - . 
ce don atione di tutti gli flati Juoi, riferbandojì 
la Spagna , & l’Imperio folamente iper lacjual 
co fa uenne in Italia Capitan generale del Re il 
Duca d’^Alua, che fi tratiaguò in alcune fatt io- 
ni con i Francefi in Piemonte . Et inVenetia , 
pafjando diPolonia in Italia per andar al fuo fta 
to in Puglia la Rema di Polonia Ju ricama dal 

- la Signoria con folenne pompa nel Bucentoro ; 
perche , elette le prime piu nobili, & piu ricche 
gentildonne della città, diede lor licenza, che po 
tejfero ornarfi di gioie , onde fi refi bella cofa à 
uedere, oltrala beltà, & attilatura le grandi 
ricchezze di Venetiam ; rilucendo quelle donne 
tutte , come pecchi per tante pretiofi pietre, che 
h aueH ano attorno . Fu quella Reina alloggiata 
neUacafa del Duca di Ferrara ,& nelle mede- 
firn e danze, neUequali alloggiò la prima uolta , 
che andò à marito in Polonia . p affati alcuni di 

- quelle galee, che i Signori haueuano efpedite fot 
to Pandolfi Guoro contra Salaà Rais Cor file, 
la conduffiroà Bari fua città in Puglia j&il 
Prencipe Vernerò, che s’era alquanto conua- 
luto di una graue infermità hauuta , l’accom - 

pagnò 


DI V I N E G I A. *7* 

pdgnòfin alld galea Capitana ; Doppo Id pdrtitd 
dtlla Reina , il Prencipe ricadendo nel primo, fuo 
male 3 con grandisfimo dolore di tutta la città , 
fni fra tuta à i due di Giugno Jjauendo tenuto il 
Prencipato due arV)i manco none di . Gli fu cele- 
brate in gran frequenta le fue effequie da tutti 
gli ordini della clttà 3 et gli recito l ’Or ationg Ber 
nardmo Loredana con fomma lode di eloquentia , 
&di letteratura 3 O*efjo fu fepolto in San Sai 
uadore. Et dapotj&on mirabile. con fentiment.o 
di tutti 3 fu creato Dòge Lorenzo di Priuli à i 
quattordici di Giugno 3 il Pxencipdto delquale 
benché fia (lato turbato per bapefie pajjat diffe- 
riamo nondimeno yche fera tranquillo 3 & felice 
per il mirabile fuo ingegno & grande intelli - 
gentia delle cofedel mondo . Faccia Dio di ac 
crefcer quefto inclito flato 3 & di conferuarlo fn 
aUaconfumatione di tutti i fecali per ricetto del- 
la libertà , <& appoggio della [anta fede v * . 


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IL FINE. «.-• . . > 

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BERNARDI GEORGII P.V. 

Periochdin xij.publicas folemmtdtes inquibus 
prxter aliqttot paucas Aids illuftrifi. Venetus 
Princeps comitantibus Senatonbus Quptannis 
in pubhcum prodit . 

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r - Eiufdem Bernardi Georgi] carmen 
dd letlorem . 

V ffS / » i4iiy • f •», V* ♦* ' 

Cum pompa de more folet Dux ire per urbem 3 
Tumcum uexiìlis } cantthfà atcjue finis 
Pdtncijsq; modo , modo concomitante fenàtn , 
idque ex praferipio^ tum quoque legefacit . 

E cuntlis bis [ex folemnia legimus inquam , 

Qua diana acceptu uifafuere magis . 

Biffini s quare metris conclufimus dia 3 
Per capita utq ; datum ejìjhigula reddidimus 
Hoc fi parcè nimis 3 carptimq; relata uidebis , 
Ne die me hi fiori dm texere 3 fid periochen . 

OB CiAKSofM SERE - 
nifi. Venetus Dux comuantc SenatuCal. Feb . 
Quotanti^ ad templum Santi & Maria Formo - 
[a proficifiatur . 

Cur nam Febrari Formofa ad tempia calendisj 
Nullo non anno Duxq; 3 Senatus eant , 


I 


Si nefcìs cau firn (pducis aduerté)docebo . 

IsIam uctus, atque recens hoc monet hifloria . 
kAbftulcrat Hoflrds prado exTergefle pueUdSj 
E tempio uellent cum remeare domum „ 

Per mare lignorum fabri hos ex urbe fecuti , 
Deuiclos omneispenè d ed ere ned . 

Vr.de Senatores gaui fi cade latromm , 
Nuptarum reduci uirgimtatefimul , 

Munere pyo tónto ftatueruntfeild Mari# 
isfnmtdj iure ilio concelebranda die . 


QV^RE 1LLV STRI S S. PREN- 
cips , cum fenatoribus in foro ueluti prò tribuna 
li fedente , (juahbet Quinta feria ante Quadra- 
ge firn am tauro , <& dlicjuot fuibus capita am - 

putentur . 


Cur decollentur taurus fpeólante fenati* 3 
xAtcpue fùeSj cum lux injlat opima iouis > / 

SÌ cju£yìs caufds, à nobis accipe leólor , 

Exponam modo qu£ te quoq ; fare iuuet. ( ohm 
Stagna , Gradumq ; fimul Patridrcha muafèrat 
Caftraq; frmaYdt proxima nobihbus } 

Quos [um ptis armi s V enetus Dux agminefa 
Deuiclcs eoe pi t j carcere clduft item . ( 

*/ , , BB il - 

* A 


Praful pace inita demuefl ^ fquileius adaclus, 
Vt taurum patribus pederet A utqi fres.(tanms, 
Hinc taurum, hincq ; fues mos eil 3 maclare quo 
Poycì heroas captos, bos dominumq ; notant . 

*' • \v\V *. » "*\i y.r/ivi ^ * u 

QV^C DE C^CVS^P QCTyAVO 
Cai, lyfprdis quohbet anno Serenisfi. Dux co - 
imitante Senatu uifitet facras dedei s Beati Mar- 
ci ad honorem Deipera Virgims . 

kA Patauis fundatadie hoofuit inclita mitra 
Excidium patria, tum uentisq; fri . (urbs , 
Omnia nam ferro uaftabatj & Àttyla flamis 
Barbarus A Italiam frppeditare uolens . 
Marcia quocirca itatuerunt ritè quotannis 
V irginis ob laude m ni fere tempia patres . 
Dux ex hoc iviturluce hac comitante Senatu 
Sacrum adit, &gratcs Dis retulijfe folet . 

, Pr detenere anni noitra urbs ut codita primo ejl 

Mille ac centeni bis duo terq ; decem . 
n Hdec eadem ut totidem felix pertranjeat annos 

Fertepreces Maridòj frinite nota patres. 

.. . ^ 

<iQf ) ** * * i. , • 5 ' * t *Vv,v • * . *..> „ j ' * v., 

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QVkA'M ob rem illvstris. 

Princeps quolibet rejurrcclionis dcminic£ die 
cum Senatoribus ad fannum Sancii Zacharia 
r e conftrat. 

Excoli tur pasfim Chrifli folemne quotannis j 
Smorte ad uitam quo reditilledie . 

P tettiti t hoc; & ide fan per rejpibltca nottra 3 
Nobilis eximi a religione Dei J 
isfjl cur 3 Zachari £ luce ìlla uifitet adem 
Duxq; 3 Senatus item commemorare libet . 
Corpora Sanò} orti m dono monialibus illis 
Papa dim dederat 3 motus amore Pio . 

Munus ob hoc Princeps fanum id 3 Sanólusq; Se 
Promijère ilio uijère nelle die . ( natus 

Vnde Senatores Veneti tllic quohbet nno , 

Polliciti memoresj corporafaucla colunt . 

* * . ‘ w v * * % A 

QJV I D IT^C OCTsAV O DIE 
poji refurreflionem Dominicam SerenifZ.DuXj . 
cum Senatoribus quotannis eat { ad delubrum 
Sanélis Gemmano , & Memx martjiribus di - 
catum . 

V italis cupiens plateam extendifT ? Michael > 
Martyribus geminis tempia dicatarmt , 

BB iij 


Pontifici* fummi id cum peruenìffet àd aurei* , 
In Venetum exarfit protinus imperium . 
Sàlice t abscj; ullo quod nutu prjefulis effent 
xA'nJi delubri s dppofuifje manus . 

Hocoptans igitur mendum emendare beatus 
Papa, ita cum Veneti s tranfigit > atq ; Duce . 
Principio cunttos abfoluit 3 & inde quotami s 
Vi fere facra monet mox renouanda Ducem . 
O ciana poiìquam furrexit luce redemptor 3 
Duxadit idtemplum 3 feq; >fuosf piat . 

• « 

QV^C DE C^fVS^f XVII. CiXL. 
Maia s celebretur Quotannis folenne . S. I federi 
Martyris ex quo llluflrifi. Princeps cum fina-, 
toribus uifetat Marciarti Bafelicam pr&euntibus 
praconibus cum c&reis integri* , & inaccenfes 

Cur ifedori fiat folenne quotannis 3 
En refero 3 ufq; adeo cur celebretur idem . 
Priuatas caufas ulturus in urbe Marinus 
E dietro illuflri fanguine proo;emtus 3 
Colletti* aliquot nauarchis perdere quofdam 
T rattauit 3 maius ius febi & arripere . 

Re comperta hi tunefuerat quibus ipfa pote(las x 
Comprenfum iuri feippo fuere Ducem . 

C onuiflus demum capite eli pcrcufjus in aula 3 . 
Quo iufeurandum p ra{hteratq> loco • 


Iure igitur finem hutic pariterq; b&iufta Mari 
Proq; auj ìi accepit , prò mentisq ,* tulit . (nus 

* ’ì 

QV^fRE SEPTIMO C*AL. M^C- 
ito frignio quoque anno Sereni fi.Dux comitan- 
teSenatu Jole imi cum pompa Marciarti adent 
adeatj & Magnifico epulo fenatores a [e limita- 
tos exeipiat . 

T endebant S anóli T heodori infijrnid ciues 
<-/ fdriaciq ; domi , tum pariterq;foris . 

Cum ligure ad quoiiiam quam plurima bella ui 
T endtbanteade qui prope figlia foris , ( gebant , 
Ne dolus inferri, aut damnn Jibi pofjet £ botte. 
Prima ea fanxerunt ponere figna patres 
xAduettnm bue Marci fuerat Paulo ante beati 
Corpus ab xgypto , non fine mente Dei . 

Marcia quare omnes ttatuerunt fumere figga , , 
Euentura [ibi projpera cunóla rati . 

Pi ine D ux oflauo Maij quocunq ; Calendas , 

T emplum adì t fine epulo condecoratq; pdtres. 


QV^C DE RE IN SOLEMNÌ c/f- 
fcenfionisdominic£ llluslnjf Prive e ps comitati* 
tibuspUrisq ; magidratibus Bue eh tauro uedus 
extra Gemimi cadrà littorea Nauarchis [ibi 
minidr antibus , mari cie/potifato ad Dim Nico- 
lai fanum defceudat 3 &rc divina perada inda 
cariurn reuedus epulo regali S autore* 3 & fub* 
indeNouarchos excipiat . . 

Milite colicelo j multisq ; triremibus audus, 
Intulit in V enetos Rex otho bella patres , 
Quod Dhx Pontificem hojjntio feruaffet in urbe 
tApprenfum nollet quodq; dedtfje fibi . hac> 

Contra quem ualidas Veneti eduxere triremes s 
Hojìeq ; deuido mox rediere domum . 
Captiuosregem fecum 3 comitesq; trabentes , 
Remigium , fcaphas 3 tegmina 3 figlia , tubas • 
V,nde Duci Excelfos Papa ed largitus honores , 
Cui marismà edam cornuti t imperium . 

H ine. bue ent auro uehitur Dux quolibet anno 3 
Hinc epulo nauta* > projequiturq ; patres . 


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CVRXV1I C*Al. IVIIAS C'È - 
Itbretur fefta dies Santfoirum Viti, &ModeJ}i J 
&cur SerenijJ. Dux cum I umori bus parricijs 
extrueio ponte temporartofuper max. canali ad 
templum illorum martyrum cjtotànnis tendar. 

Cum Baiamous fmptis arjnìs fpponere ciues. 
Et patnam uellet fnppeditate fibi , 

A Duce Graddonico cantra obfiftence reprejfus , 
Apatnbus meritum ejìpuljus in exilium . 
Annua quapropter celebrantur fefta quotannis , 
Duxq; epulo muenes excipit egregio . 

Hoc proatii fanxere pij, ustoria tanta 
Vt prdtfensejjet ,perpetuoq ; recens . 

Iure quidem patriarn quoniam lux illa rzdemit. 
Amifero ciues enpuirq; iugo . 

Solennis iam uos huius ftudiufa iuuentus 
Ne Idteat certe prodita caufaftt . 

QVAM OB REM ILLVST RIS S» 
Trine eps cum unitterfo fendi u mane die; fole mili- 
tati s corporis Cbrtfh, ufitato fiero delubro Bea 
ti Marci poft rem dminam, et fupplicationes per- 
dólas plateam circueat, finguhs Senatoribus,/ta 
gulos peregrinos uieroflymitanos cofnitantibus 

Eroici putì m fdeinoftre , tum pignus , &ara , 
Cenfentur chrifh corpus , & ipfa caro . 


Vnderedemptori funt fetta dicata QuotanniSj 
Ti ac confa 3 a cunttis concelebrando, bonis 
In ccetid hoc docuit matteria fummus lefus t 
Qui deàit in potimi feq; J cibumq; fiiis . 

Qui uult ergo Dei Syncerus cultor haberì 3 
In carnem uerti fentidt il le a^jmos . 

Ve* ra caro 3 deitas cenfènda ett hottia chritti j 
Hoc pattare facer nir nifi nemo potejl . 

Qui sdncìu peregrina anet luttrare fepulchru, 
S e patnbus 3 luce hae confociatq ; Duci . 

QV^f M OB CiAVS^TM XVI. C*AL. 
^Cugutti fingalo quoqj anno Sereniff.Dux cum 
S enatonbus pergat ad facras adeis Beat a m uri- 
na Virgini dicatas . 

Cur adeant proceres dina pia sacra Marina 3 
Duxcj ; Senatorum tum comes , atq. ; caput , 

Si uacat , en audi , referam qua uidtmus ipfi. 

Queq; etiam annales tradita commemorane . 
Dux ttenus patri a patauinum contuht urbem , , 
T errettre accreui t primus , & im perium . 
Contigli hoc autem fitta fub luce Mar in a j 
P ofl idus luli „ treis quoq. ; pottq; dies . 

*Xcctfò imperio cunólis in nosq; coaftis 
Regibus Europa, 3 urbs ea raptafuit . 


Podea curri Venetis rebus fortuna faueret 3 
Quo prius urbsfuerat parta , recepta die ed. 

Q VID I TxA OCT^fVO, ET SE- 
ptimo Cai. Tahuarias qunhbet anno illudrijf. 
Princeps comitantibus fenioribus fenatorìbus 
tranfuedtis Ducavijs nauigijs ultra max . cana- 
letti templum , & cxnobium dim G tornio ma- 
lori dicaturn uijitet . 

iA~d uada dmertens 3 & sondi (lagna Georgij 
Vtiicapì’ogemesjfycs quoq; folaDuas , 

Dum nauaijìudio jalfis uerfaturin undis , 
Myftrarum a cambus dilacerata obit . 
Èxtinéhm utnatum mx fenfir } coi citus ira 
Combufu Monachos 3 coenobiumq; facrum . 
Maxim us hoc profeti fadum poitjq audijt , illud 
Non tulit 3 iratum corripuitq ; vucem. 

Exin d tix m onachos illos uice prolis habere , 
Jujlus 3 & exuflnm reftituijje locum . 

Vnde facras xdeis uifit Dux qitolibet anno . 

Et sancìo lujlrat torpore Je Stephani . 

? 

• EIVSDEM BERNARDI 
Georgij Carmen ad tedorem • 

Qua memorare tibi Ledorfolemnia redant M 
^Tnnudj qux princeps concelebrare folet , 


Haud uiftm huic no {Irò e fi intcrferuifje libello, 
Caticolum culmm quando ea contineant . 
Confult'o quare mnc pratermifurms illa . 
Imminuisqi ea nix , qu£ cupit hiftcria . 

His igitur content us eris , tibi'plura dabuntur , 
Cum nobis oci copia mdior erit , 

( 

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Venetqsj M D LV 1 1 1 . Cai. IulijJ 


l uada fe referens diui peramoena Georgij 
SolaDucis fobolesè regione fori > 
lìdie m lyttarum dcanibus folatia captans , 
puer infelix ) dilani atus obit . 
Extinflum ut nattim fenfit pater excitus ira , 



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tavola delle cose me# 

MO RUBILI CHE SI 


CONTENGONO NELLE 
VITE Di’ PRENC1P1 *A- 



Sboccamento di Papa leo 
ne, er del me di Tranci a à Bologna . 
504. del Re di Trancia , er del rc. 
d'Inghilterra à Ardes .3 04 .<fe/ Pa- 
pa , deU’lmpcradorc , er fife/ Re <2 
N izza in P rouenza . 342,. 

Acqua m Venetia , cfre innondò la città, t ij.Z? 233 
Agojlino Barbarigo Doge fettantepmoquarto. 24.6 
Albano Armerò abbruciato combattendo cotra Tur 
chi . 2 so 

Alberto da Corcggio Capitan generale di Venetiani y 
contragli Vngheri, li rompe. 154 

Alfonfo Re di Napoli manda Terdinando fuo figliuo* 
lo contra i Tiorentini. 293, 

Alfonfo Duca di Calabria fàguerra à Papa Sijlo . 
z 21. è uinto , er rotto da Koberto Malatejia 4 Ve* 
litri. 2 io. mene 4 T errar a in aiutò di fuo cognato . 
234. fuoi progresfi in Lombardia contrai Vene * 

CC 




fiditi, zi 8 .rinuntia ti corona del Regno di Napoli 4 ' 
Terdinandofuo figliuolo. z$? 

Alcjfandria prefa dal Re di Cipri con Valuto di Vene 
tiani . j 14 9 

Aleffandro de Medici Buca di Fiorenza morto da 
Lorenzo de' Medici. n 11$ 

Aleffandro. Bondelmiero difefe iVGaleone contra Tur 
chi. n ?44 

Alejfandro Contami Generale dell'armata Venetia * 
na contra t Turchi. ' ut 

Alejfo figliuolo d'ifaciolmperador Greco ricorre ài 
Venetiani per aiuto contra Alejfo il zio. 8 7» è rimef 
fo in ijlato , è morto da Mirtillo. 9 1 

A mbafeiarie mandate da* Venetiani à tutti i Prencipì 
C hrijiiani dolendop di Papa Siilo , acetiche fi cele* 
braffe il configlio contra di lui. 2 40 

Anconitani fi querelano preffo il Papa per la gabella 
tnejfa in golfo da Venetiani. 113 . fanno guerra con 
i mede fimi per la fieffa cagione , con inganno prende 
no alcune galee di Venetiani fi raccomandano a Pa* 
pa Nicola, fanno pace. 1 is 

Andrea Re tfVngheria nato di madre Venetiana uen 
ne à Venetia. ito 

Andrea Dandolo generale deW armata di Venetiani , 
per non efier condotto prigione à Genoua, da fe me* 
defimo fi uccife. 

andrea Dandolo Doge cinquantefimoterzo , che 
. fcriffe le ìjlorie Vcnetiane. m 4 

a n d si e a Contarmi Doge cinquantefimonono. 151 


VITE DE* PRENCIPI 
andrea Venir amino Doge Settante fimo. 214 
andrea Gritti Capitan generale di terra di Ve- 
netiani ricupera Vicenza , in uano tenta Verona . 
281. è prefo da Francefi.28j.ua in aiuto di Frati- 
cefi contragli Spagnuoli.3 c$.éfatto Doge Settana 
tefimo fejlo. 9 17 

Andrea Boria fegue là parte dell'lmperadore.3 xj.cò 
V armata imperiale combatte Corone ^crlo prende . 
931. fatto Capitan generale di mare , daW Imperalo 
re contra Turchi. 7 941 

angelo P artittico Doge nono ,fece rifar Erte 
clia, ex chiamarla città noua. 1 4 

Angelo Triuifano Capitan generale di Venetiani in 
Pò contra il Duca di Ferrara , e rotto . 28 z 

Annetto con che fi ffofa il mare dato da Papa Alejfate 
droàiV enetiani, c T perche cagione . 81 

Anno del Giubileo. j 

Anfedino nipote di Ezzelino perde P adoua. 104 
Antiuari quando uenne fiotto lo fiato, er per opera di 
cui. ' x8$ 

Antonio Vernerò Doge Seffantepmo primo. 64. 
condannò il figliuolo à perpetua prigione , er per * 
che. . iss 

Antonio Loredano Capitan generale di mare , er fiuoi 
fiuccesfi contra i Turchi. 2 1? 

Antonio Grimani Capitan generale di marecom 
batté Monopoli ; cr la prende con alcune altre ter * 
re. fatto generale contra Turchi. 258 . hauen 

do perduta l’occafìone di uincer il nimico è chiamato 

CC ij 


TAVOLA DELLE 
* Veneti a in giudichi z . è fatto Doge Seti ante fi * 
moquinto . ?0<r 

Antonio da Leua difende Pauia contra Pr ance fi.} 1 9. 
ajfalta Milano per cacciarne Prancefico Sforza , e 7 
fucceffo di quella imprefa. }zu prende Pauia . ni. 
more . 3 3 ^ 

Armata di Venetiani atTimprefa di terra Santa di dtt- 
gento legnilo. in aiuto di Balduino Re di Gierufa- 
lem.fj.in aiuto di terra Santa fotto Domenico Mi- 
chiele Doge. 6}. contra Ruggieri Re di Sicilia. 6j. 
contra Emanuel Imperador Greco . 7 2. contra tifi < 
gliuolo di Federigo Barbarojfa. 80. contra il Sala- 
dino per racquijìar Gierufalem . 84. aW imprefa di. 
Dalmatia fiotto Arrigo Dddolo Doge armata di dugé 
to , et quarata naui. 8 8 . contra i fuor'ufciti di Zara . 
9 9. fiotto Renieri Dandolo. 9}. per Cddia.96.4 dife 
fa di Cojiantinopoli. 100 .in aiuto di cenouefi cotra i. 
P ifani. io 2. per racquietar Zara. io 2. contra il Pa* 
triarca d y Acquilegia in ljlria.io 7 .Genouefi. 1 20. cà 
tra i mede fimi. 1 2 8 . contra Turchi fiotto Pietro Ze* 
no. i^o. contra i ribelli della Colonia di Candia. 14*. 
contra il Signor di Padoua.in.in Pò contra il Duca 


di Ferrara. 2 Sz.contra il Turco . 2 5 j> 

Armata Genouefe fin' a Chioggia. 

Armate Venetiana, e r F rancefie nel Regno di N apo* 


li. 


3*7 


Armate tre Chrijliane contra il Turco .} 43 ,er } 44 
Arrigo imperador e uenne à Venetia. 5 $ 

Arrigo Dandolo Doge Quar antefimo. 8 uà in 




- perfori* col Conte di Fiandra alXimprefa della Dal* 
muti a. S8.ua in aiuto d'Alefio figliuolo dell' impera* 
dor Greco uerfo Costantinopoli , combatte la città » 
er la prendevo. more , er è fepolto in Santa Sofia, 
si 

Arrigo Conte della More a aprica Candì a col fuccejfo 
di quella imprefia. 93 

Arte di fiampar i libri , quando uenne in Italia , er da 
cui hebbero i Tede fichi la inuentione * 19$ 

a [c alone prefa dri V enetiani. 5 7 

Aficanio Sforza tradito , er prefio da Sonzin B cnzo* 
ne , dato à i V enetiani , mandato al Re di Francia. 
•26 8 

At/efa Imperatrice intercede per i Calopr ini fuor* ufci 
ti prcfifo i V enetiani, er li fà rimettere. 44 

Auditori uecchi y quando prima furono creati. 13 $ 

B 

B adoeri edificatori del moniStero di S. Croce . 
60 

Baiamonte Tiepolo congiura contra la patria. 124.. c 
morto da una uecch tirella, cr doue è fepolto. 123 

B alduino Re di Gierufalem concede fiato à * Veneti a 
niinTolemaide. .58 

B alduino Conte di Fiandra con altri Signori uenne 4 
Venetia per pafi'are in a fìa , in che maniera patteg * . 
già con V enetiani , acetiche lo fiouetiijfero in quella 
imprcfa.Sj.uà in aiuto di Ale jfo figliuolo deWìmpe* 
rador Greco , combatte Cofiantinopoli , la prende , 
ern'è fatto imperatore. 90 

C C iij 


B arbiroffa uien con i Turchi in Italia , combatte Ca- 
fro, il prende , uien con V armata à Cor fu .13S.ua 
con tarmata in Càdia affalta la Canea , per tema s'ini 
barca , er lafcia due mila Turchi sii l'ifola.3 4.1. r ac* 
quifta Caftelnuouo. 331 

Bartolomeo Gradenigo Doge Quarantefi * 
mo fecondo, i?j 

Bartolomeo Coglione uà con Veffercito in Romagna , 
er fà fatto fame alla M olineUa col fucceffo. 1 99 
Bartolomeo Liuiano Capitan di Venetiani. 27 i.è rot * 
to in Ghiaradadda,cr fatto prigione. 27 z.è rotto al 
la Motta dagli Spagnuoli. 297 .more. 3 0$ 

Battaglia à Chioggia tra Venetiani , er Genouejì. 139 
Battaglia in Pò prejfo Cremona tra i Venetiani , er le 
genti del Duca di Milano . 17 8 

Battaglia fui Pò tra Trance fi, cr Suizzeri. 17 7 

Beccaria di Rialto già fu le cafe di Baiamonte Tiepo * 
lo. 12$ 

Bela Re di Vngheria fa guerra con Venetiani in Dal- 
mati, er fucceffo di quella imprefa. 84. 

Belgrado in Dalmatia fotto lo l lato , er quando. 4 6 
Belgrado prefo in Vngheria dal Turcho. 310 

Beltrando dt/coperfe la congiura del Faliero , è pre* 
tniato dalla Signoria , cr fatto morire. 141 

Benedetto da Ve faro Generale di mare di Venetiani 
con Tarmata Spagnuola combatte la Cef aionia , er 
fucceffo di quella imprefa . 2 6 $ 

Bertoldo da E fte Capitan di Venetiani cantra Turchi 
nella Moreafu morto con una pietra trattagli in ca * 


po, combattendo Cor auto, come Pirro Re de gli E pi 
. roti combattendo Argo . 1 97 

Bifo Muflafà combattuto , er morto nel Golfo dalle 
Galee V enetiane. 3 6 $ 

B olognefi fanno guerra con Venetiani con quaranta 
mila perfine 1 1 2. fono rotti. 1 u 

Borbone uiene con i Tedefchi uerfo Roma , neW affai* 
tar la città è morto. 3 *J f 

Brefcia torna fitto lo Rato, è riprefa da i F rancefi » 

286 

C 

Cagione della fe fiacche fi celebra il di della Giob 
bia graffa in Venetia . 1 7 

Cagione della rottura tra Papa Alejfandro , er Fede* 
rigo B arbarojfa. 7* 

Caifà città prefa in terra Santa da Venetiani. 57 
C ahjlo Patriarca (C Aquilegia fa guerra à i Venetia - 
ni attorno Grado. 4 

Caloianni Imperaioredi Cojlantinopoli rimeffo in ijla 
to dai Venetiani. 157 

Caloprinì fino cacciati di Venetia , er le cafe loro rui 
nateci, fino rimedi in cafa à cotemplatione di A tic 
ta Imperatrice. 44 

Campanile di San Marco, quando s'incominciò à fon 
dare. 7 o . arfe, ex fu rifatto , er quando. 170 

Canal Orfano auanti fi chiamaua Canal Arco , è per * 
che fu ietto Orfano. 1 j 

Candia donata da Atejfo fanciullo figliuolo deWlmpe * 
rador Greco al Mar chef e di Monferrato , er uendu 

CC uij 


TAVOLA DELLE 
tu du lui Ù i Venetiani . $ b 

Candì ano Doge V entefimoi. 34. 

Cuti eu giù Cidone in CUndia pref t du Genouefi. 1 23 
Cupi di X. perche cagione, et qua do furono creati. 7 6 
Cupo d'ì firia, quando uenne f otto lo dato, e'I tributo * 
che pagaua.3 l - ribella ù i Venetiani , er è racquijìu 
tu. 1 14. ribella di nuouo ù i Venetiaui , torna ù ubi - 
dienza. 

Capo d'urgere prefo , er focheggiato du iVenetia* 
ni. le 

Cardinal di Lorenno uenne ÙVenetiu. . 369 

Cardinal Sedunefe Suizzero nimico di trancia mo-» 
ue i Suizzcri contra il Re in fauore di Masfimiano 
Sforza. Zlp 

Carlo Zeno uenne in foccorfo di Venetiani contra Gc® 
nouep i è fatto generale dimarei 162. uà contra l'ar 
mata Genouefe,cr la rompe. 166 

Carlo Malatefia rompe Galeazzo Vifconte ù Gouer 
nolo.16 3 . è fatto Capitano generale di Venetiani co 
tra Nouello di Carrara , rifiuta il generalato. 168 
Carlo Malate fta Capitan di Filippo Vifconte, è prcfo 
dal Curmignuola. iys 

Carlo di Montone Capitan di Venetiani nel Friuli 
contra Turchi . 218 

Carlo, vili. Redi Francia uìene in I talia all acqui- 
fio del Regno di Napoli , er fuoi progrefii in quella 
imprefa con le fegucnti. 250 

Carlo Quinto I mperadore.? 03. fù guerra in P rouen 
za in per fona con tutto'l fuccejjb . 3 33. fa guerra in 




* ' 

2 


VITE 15 E* PRENCIPI 
■ africa. i ? 4 . paffa in Africa all'inprefa d A lgeri,è 
tr attagliato da fortuna di mare. 3f4-.fi guerra in 
Germanico. fugge i V iliaco. 36%. affedia Metz, 
col fucccffo. 37 o. rinuncia gli fiati al figliuolo, cr fi 
ritira in ì Jpagtia. ? 7 ° 

Garofìo ufurpa il Dogato, é pr e fo, trattogli gli occhi , 
e cacciato in bando. v 2L 

Cafe in Merceria , che hanno i fiati di San Giorgio da 
chi le hebbero. 8 * 

Caftello edificato in Triuigi , €T difefo in giuoco dalle 
fanciulle, onde nc nacque la guerra tra i Padouani,et 
Venetiani ♦ j ?4 

Cafiel nuouo combattuto dalle armate Chrifiiane. 376 
prefo dagli Spagnuoli con tra i patti della lega , com* 
battuto, cr uinto da Barbaroffa. 3 $0 

Caterina Cor turo addottata dalla Signoria , er maria 
tata nel Redi Cipri, zcj . trauagliato damarne de 
i congiurati, & fucceffo del tumulto . zo^.cr .210 
Cereo bianco donato dal Papa al Doge di Venctia. 8 j 
Chiefa edificata à nofira Donna in T orcello,cr quan* 
.do. z 

Chiefa di San Seuero, quando fù edificata. 1 $ 
Chiefa di San Lorenzo, quando s edificò prima. 1 5 
Chiefa di San Paolo, quando fu edificata. 2 2 

Chiefa della Carità, quando fu edificata . 

Chiefa di San Saltatore facratada Papa Alejfandro 
Quarto * 6s 

Chiefa di San Clemente , quando , da cui , CT doue fu 
edificata . 66 


\ 


N 


m 


tavola delle 
Chiefadi San Matteo Apostolo , quando fu edifica* 

qo 

C hicfa di Sun Domenico ,er du cui edificata. i ZJ 
Chief i di S un Marco urfe , cr quando, i 7f 

C hioggia prefu du Genouefi, i $ 9 . ricuperata du i Ve* 
netiani, l6l 

Chr jstoforo Moro Doge Seffantefimofe- 

& 0 ' 196 

Chrifloforo du Canale uince nel Golfo Muftafà. 

Cipri tr ampliato durame de' congiurati , cr fuccejfo 
*08 er. „ Q 

Citolo di Perugia, cr fuu morte, 2 g ; 

Città delle Smire prefa da' Venetiani, s g 

Ciuidal, quando uenne fotto lo flato, X q% 

Colombo corfale prende le naui Venetiane y che torna 
nano di mercantia di Inghilterra, , 2 44 

Colonne di San Marco , quando furono condotte à Ve 
netia, cr di doue , e da cui dirizzate , cr come una fi 
.affondò in mare. 77 

Colonia di gentil' huomini Venetiani in Candia , cr 
quando uifù mandata. 93 .ribella alla Signoria. 14/* 
di nuouo ribella. 149. perdono di colpa , cr di pena 
à chiguerreggiauacontradi lei hauuto dal Papa , 
torna à ubìdienza. , 50 

Colonia di gentiluomini Venetkni mandata l Cor* 
fù , CT quando. 

Concilio à Diamone in Francia , cr perche celebra * 

, 7 & 

Congiura di Giouanni Tanolico. ... t7 


Congiura del Carojìo . * » 

Congiura di Mar in Boconi popolano, et fuo epto. ut 
Coniura di B aiamòte Tiepolo col fuccejfo. 124 .et. 1 z$ 
CÒgiura del Doge F alierò, et come fu difcopcrta.140 
Conpglio di X. quando prima fu creato, er perche. 

xz6 

Conte di Milia trauaglia a contemplatane de' Genouc 
p Ufola di Candia. 96 

Corfù,quando uennefotto lo ftato.68.Trauagliato da 
tarme Turchefche. 339 

Coronatone deU’lmperadore 4 Bologna. 304 

Corone prefo da A ndrea D oria. n 2 

Corpo di San Zaccaria donato da Leone I mperadore 
. àiVenetiani. tf 

Corpo di San Marco portato d* AleJJandria a Vene* 

• tia, er come, er da chi, er quando. 18 

Corpo di San B rancato , er Santa Sabina donati da 
Papa Benedetto alle monache di San Zaccaria. 13 . 

Corpo di San Nicolò portato 4 Venetia di dotte , er 
quando, er da cui. $6 

Corpo di Sant y ipdcro pofto in San Saluatore . 57 

Corpo di San Teodoro ortato da Scio a Venetia,er ^ 
da cui, er quando. 6s 

Corrado imperadore nimico àiVenetiani , er per * 
che . so 

Co fino de 9 M e dici fatto Duca di F iorenza. 174 

Coftant inopoli prep da' Venetiani combattuto dal Re 
E/agorato , er dal Vaticino, er con che fuccejfo. s> 9 


TAVOLA DELLE 
prcfo dal Turco , cr quando. 

Cojlanza figliuola di Tancredi Re di Sicilia moglie 
del Doge S e ba filano Zi ani. <> $ 

Cremona combattuta da Erancefco Sforza con Vaiu* 
to dell’ efferato della lega e r pre/rf. 3*4 

Croi* in Albania ajfediata da Turchi. 1 2 4.5’ arrende 
4 i Tttrcfct per fame. 21S 

Curzola già Cor eira nigra fatto lo dato , cr ^«4/1- 

. 45 

D 

Dalmatia ribella tutta per opera di Calumano 
Re <£ Vngheria. 6 o . è racquieta. 5 <> 

Diego Vrtado di Mendozza riduffe Siena Sotto Tlm 
per udore. $ 64. 

Dionigi Brighella, cr fuu morte . 28 i 

Dodici mila Padouani fatti morire in un fol dì da Ez* 
zelino. 104 

Domenico Lioni primo Maefìro de’ CauaUieri. $ 
Domenico Monegareo Doge Sefto , è accecato 
per la fua tirannide , cr priuato del Dogado. 7 
Domenico Eiabanicofà infulto contra Qtone 
Orjeolo Doge, cr lo caccia in bando. 49. fu creato 
Doge ventefìmo ottano, fa in perpetuo cacciar la fa 
miglia Orfeola j leua il cojlume di torfi compagno 
nel P rencipato. ja 

Domenico Or [colo occupa il Vrencipatojy è caccia* 
to dal popolo. j i 

Domenico Doge Ventejìmo nono , pajfa aguer 
reggiare in Dalmatia. 


VITE DE* PRENCIPI 
Domenico Siluio Doge Trentefìmo , rompe i 
Romandi a Durazzo, è rotto un'altra uolta da lo* 
ro, è depojlo dal magìjlrato. 54 

Domenico Michiele Doge Trentefìmo quarto + 
6 z.uà con l’armata in aiuto delle cofe di terra San- 
ta , rompe , er urne i nimici al Zaffo , prende Tiro 
è richiamato a cafa in ritorno , prende , er faccheg * 
già Rodi, combatte per tutto lo flato Greco , [corre 
tutta la Dalmatia , er prende alcune terre , torna ì 
V enei m è lodato da i Senatori , mere. 
Domenico Niorefini Doge Trentefìmo fefto. 
70 

Dor/o durò , quando s’incominciò ad habitare . 2 $ 

Dragut Rais Cor fate , er /«o progreffo contra alcune 
galee Venctiane.34.6MÌcn con l'armata Turche fca 
in foccorf 0 di Africa. " 364 

D«c4 d'Auftria uenne a Venetia ,er un'altro. 14* 
Duca di Francfort per l'mp. in 1 ària , er fuoi prò * 
gresfì. 274 

mcd di Sdwoù fogliato di tutto lo flato fuo dal Re di 
Frd/icM. *3 3 

dkc<< d’A/«4 in mare Capitan generale del Redmghil 

terra in Italia. 370 

D«cdf i d’oro / otto qual vrencipc primieramente furo 
no battuti. 120 

E 

E M a n v e l i mp.di Grecia mone guerra à i Vene 
tiatii , c 7 fa lor molti danni in Dalmatia. 7 1. Con un 
nuouo inganno tradifee i Venetiani . 7 2 


Er delia bora detta città nuoua da chifù r edificata 

Ercole da E fte aiutato da Venetiani a entrar in flato. 
zo7 .rompe F amata V enetiana invòlta pren * 

de, 28x 

Ermolao Lombardo tornando di mercantie fu cagione 

che foffero rotti iGenouep, x6<s 

Efcufati de i Prencipì mefii ad habitar in D orfo duro y 

er da cui, . 1 

Efferato della lega coirà ilDucadi Ferrara, cri prò 
grefi di quella \mprefa.t8y. torna d R auennajafat 
to d'arme, è rotto da Francep . 290 

Ezctlino tiranno nella Marca T riuigiana, 101 

F 

Fame inVenetia.ioi.CT 71 

Fano,quandouenne [otto lo flato, 6 <> 

Federigo Barbaroffa I mperadore C T cofe da lui fatte 
in Italia contra Papa Alejfattdro.y 8 . rifronde molto 
[uperbamente a gli ambafeiadori Venetiani. 
ceue il figliuolo, lafciato di prigione da Venetiani do 
pò la rotta, e perfuafo da lui a far pace col Papa, ua 
4 Vinegia, adora il Papa , cr fi parte per Roma. 8 ? 
Federigo Secondo 1 mperadore nimico di Venetiani 
mouefin atta B ebbe, cr poi torna indietro . 1 o t 

Federigo Terzo 1 mperador uenne à V enetia CT doue 

fu alloggiato con una fuaprofetia ferina in margi- 

Federigo Armonio combatte Venetiani in liffa.O" 
Curzok.i }7 . fatto Re di ìHapoli.nauig a in Francia, 


VITE DE* PR.EN CIP! * 

& fi di di Re Luigi. 2 61 

Federigo Gonzaga Marchefedi Mantoua fitto Duca 
daW Imperatore. vo 

Federigo Badoero Akbafciadore per la Signoria al 
P rencipe di Spagna . . 3 6 1 

Felice Cornicula fecondo Maefirode i CauaUieri. 3 
Ferrara , quando uennefotto lo Stato , er quando fu 
la f data. 124. 

Ferrante Gonzaga firinge Roma per tlmper udore. 

Fejla di Santa Caterina chi comandò che figuardaffe , 
CT quando. 1 20 

Fella di fan Vito , perche è guardata, e r perche ui uà 
il Prencipe,zr la Signoria ogn'anno. xt6 

Fejla di Santa Marina , perche fi guarda in VenetU. 

Fette ,crgioflr e in Venetìa per ejferfi racquietata 
Candia. 148 

Fe/f e,er giojlrc in Venetia er perche fatte. 1 4* 
Filippo Fontana Arciuefcouo di Rauenna , mandata 
da Papa Gregorio a i Venetiani per Vimprefa con* 
tra EzzeUino , combatte lo fiato del tiranno , prende 
P adoua. ioj 

Filippo Vifconte Duca di Milano , er fuoi progresfi 
nello fiato. .è rotto i Maclodio da i Venetiani. 
12*' fi rappacifica con la lega, irsi fi rompe con i 
ov enetiani. 177. fa pace con loro , er con quai con - 
ditioni. i8z.fi rappacifica con i V enetiani per ope- 
ra dello sforza ,cr con quai conditioni , mone noe 


TAVOLA DELLE 
uo guerra per Cremona, er more. 187.188.Cf.! 8? 
Filippo Prenctpedi Spagna paffa in fiandra à trouar 
l'imperator. ?<fi. fatto Re d'Inghilterra , er herede 
degli flati del padre. 191 

fiorentini prega d'aiuto Vene.contra Filippo Vifcon 
te. 17 dipingono lo Sforza in aiuto diVenetianiin 
Lombardia contra il Duca. 1 8 3 

fortunato Patriarca di Grado congiura contra i Do- 
gi di V enetia , er fa lor mouer guerra da Pipino. 8 
fra Leonardo honorato di una ftatuaalalla Signoria, 
CT perche . 28* 

Francesco Dandolo , perche fu chiamato Ca- 
ne, è creato Doge Cinquantefìmo primo . xyo. 

vrancefco di Carrara guerreggia con i Venetiani , per 
che cagione , er con che fuccejfo. pace, er con 

quai conditionì. 

trancefco Gonzaga Capitan di Venetiani contra No* 
ueUo di Carrara. 

Francesco Fofcari Doge Sejfantepmo quar * 
to. 17 1. fu difmeffo, er poco dapoi morì. 1 94* 

trance feo Carmìgnuola partitojì da Filippo Vifconte 
s' aderì fee à i Venetiani fu fatto generale della lega 9 
er fuoi progrefii nella guerra. 174. uenne in fufpet 
to di tradimento, preffo Venetiani gli fu tagliata la 
tejla. t8o 

f rancefco Sforza efpedito dal Duca di Milano contra 
i Fiorentini. 177. è fatto generale del papa , er di fio 
rentini. 181 .fu fatto Marche fe della Marca d'Anco- 
na dal papa , uà àferuir Venetiani contra il Duca di 

Milano , 


■militilo, er fuoi progres fi in quell a guerrd . 183 . è 
arbitro della pace tra il Vifconte,C 7 Vcnetiani.186 
prende per moglie la bianca, figliuola del Duca. 1 8 6 
puffi della Marca al foldo del Duca , dopò la cui mor 
te con che progredì fu fatto Duca di Milano , 189. 
er i£)o. fa pace con Venetiani er con quai conditio * 
ni, 

Francefco Gonzaga Marchefe di Mantoua prefo tra 
i campi da alcuni villani ,er condotto prigione 4 
Venetia.297. liberato in gratia del Papa, 289 
Francefco Maria Duca d'Vrbino uà per il Papa con - 
tra Bologna per cacciare i B entiuogli, 2S4. è fatto 
Capitan generale di Venetiani.3 19X fatto Capitan 
generale della lega contra i Turchi per terra. * 4 1 

more. 94 j.er ' 34^ 

F rancejco Primo Re di Francia uien in Italia attim- 
prefa di Milano, 198 . combatte con i Suizzcri à M4 
tignano , riman uittoriofo T z ’T ricupera Milano, s' ab 
bocca con Papa Leone à Bologna.299.300.c7 901. 
902. uienàcampo à Milano.3 17.0.3 1 8. lo prende , 
combatte à Pauia , er è prefo da gli Imperiali , er 
mandato prigione in Iffagna allo I mperadore, pren - 
deper moglie la R eina Leonora fua [oreUa.3 19, 
er.? 2 o.é. 3 2x. more. 3*0 

Francefco sforza riceuuto in Milano. 9 1? 

Francesco Donato Doge Settantefimo otta * 
uo. 3 i 9 

Francefco Gonzaga Duca di Mantoua tolfcpermo* 
glie la figliuola del Re di Romani, s 6 * 


DD 


TAVOLA DELLE 

Francesco Venterò Doge Ottantefimo. 189 
Trance fi uengono in aiuto de i B entiuogli cotra le- gen 
ti del P apa.283 .rompeno Giouan Paolo Gradenico 9 
uincono , & rompeno à R auenna il campo della lega 
2 8 4 .fo no uinti da gli Suizzcri fui Pò, fono caccia* 
ti di N ouara, & di tutta Italia da i medefimi. 29 1 
fuoco grande in Venetia fotto Ordelafo P alierò. *9 
F uoco di Rialto, quando fù. 299 

fuoco de i Crocechieri quando fu. 299 

G 

G a bella mejfa nel golfo da' Venetiani , er per* 
che. iii- 

Galee tirate per i monti nel lago di San. Andrea , er 
per opera di cui. 18 1 

Galeazzo Vifconte , er cofe fatte da lui. 16? 
Galeazzo Duca di Milano ammazzato in Chiefa da 
Gio. Andrea da Lampugnano. izt 

Galla Doge Quinto. 7 

Gardamo conuinto di tradimento, er fua morte . 1 1 8 
Gattamelata Capitan di Venetiani rompe il Picinino 
aCauakatone. 182 

Genoua affamata dagli imperiali , prefa , cfacchcg* 
giata.izi.é in 

Genouefì rotti da' Venetiani fi danno al l'Arciuefco- 
uo di Milano. i;8 . uennero con l'armata nel Golfo , 
C r prefero Vmago, cr altre terre. i$8 

Gcntil'huomini Venetiani della Colonia morti in Can* 
dia , er perche. *4^ 

Giacomo T iepolo Doge Q uarantefimo [econ* 


VITE D E* UESCIH 


db. 99 

Giacomo Contimi Doge Qjt<tr<tn!efimo fejio. 

1 14 

Giacomo Antonio Marcello,?? fue prodezze contri 
Filippo Vifconte . 208. combattè Monopoli in 
Calabria 209 . è morto da un colpo di Artigliarla. 

2 41 _ 

Giacomo Sanfouino eccellente Architetto , er fue fa 

briche invenetid. *S 9 

Giacomo CauaUo Generale di venetiani contri il Du* 
ca (PAujlria,?? le cofeda lui fatte nel Friuli 
è fatto gentiluomo Ventilano. 1 6* 

Giorgio Cornaro uà in Cipri à perfuader alla Reina 
fua foreUa, che ucnghi àVenetia. 1 49 

Giorgio Franiftergo con trenta mila Tedefchi in Ita * 
liaperl’lmperadore. **4 

Giornata in Canal d'Arco tra E racliani, CT I efoli. * 
Giornata di naue tra i S aracini, et Venetiani aUaJfiag 
già di Crotone . 

Giornata di Durazzo tra i Venetiani , C? Roman- 
di. *4 

Giornata tra i Pifani,er Venetiani. S<> 

Giornata alle B ebbe tra venetiani ,er P adouani. $9 
Giornata tra i Venetiani ,er Vngheri in Dalmatia.6x 
Giornata al Zaffo tra i Venetiani , e? Mori. 6* 
Giornata tra le amate Chriftianc, cr del Saladino in 

Sorta. 8 * 

Giornata às alboria tra i Venetiani , c 7 figliuolo di 

Federigo Barbaroffa. 8 1 

DD ij 


TAVOLA DELLE 
Giornea tra venetiani,cr Genouefì à Tiro . iof 

Giornata tra Venetiani , cr Genouefì à T rapini col 
fucceffo, c T uittoria di V enetiani. io 9 

Giornata tra Venetiani , cr i/ Re d’Vngberìd col fuc- 
ceffo. i?4> 

Giornata allo jlretto di Coflantinopoli tra Genouefì , 
Venetidni,cr Aragonefì. 137 

Giornata à Cagliari tra i medefìmi. i?8 

Giornata aWifola di Sapienza tra Venetiani ,cr Geno 
uefì,cr rotta di Venetiani. 1 40 

. Giornata à capo d'Antio tra venetiani, cr Genouefì 
con la uittoria di Venetiani. 158 

Giornata tra venetiani , cr Genouefì al Giunco con la 
uittoria de i V enetiani. 1 66 

Giornata tra Genouefì , cr Venetiani a Rapallo con 
la uittoria di V enetiani. 17 9 

Giornata a Sommo tra le genti di Filippo , cr di ve- 
nctiani. 179 

Giornata alla Molinelli, e tra cui. zco 

Giornata a Monte SpereUo fui Perugino. zzz 

Giornata al Taro tra Francefì , cr Venetiani col prò 
greffo,& uittoria di venetiani. z 54 

Giornata in Ghiaradadda , cr fuo fucceffo. 271.171. 

Giornata di Rauenna, cr fuo progreffo. - *90 

Giornata tra Venetiani,et spagnuoh alla Motta, z 97 
Giornata tra Francefì , cr imperiali. 314 

oior nata di Pania 9 doue il Re di Francia rimafe pri «* 
gione degli Imperiali. 319 


VlTfc DE* PkENClt»! 

Giornata di mare tra gli imperiali ,& F rance fi, & 
fuo faccelo. 

Girolamo Noueìlo Capitan di Venctiani contra i Tur 
chi nel Friuli, fu tagliato à pezzi- 2 1 6 

GÌouanni compagno nel Dogato con Mauritio Gaibaio 
s'elegge per terzo copagno Mauritio il figliuolo. 

GÌouanni Patriarca di crudo precipitato da un'alta 

torre . 9 

Giovanni Partitilo Doge Duodecimo sfuggì 
in Francia, è richiamato. 20 

Giovanni P artitiaco figliuolo di O rfo Doge 
Qjuartodecimo. 2S 

Giovanni Dandolo Doge Quarantefimofetti - 

4 mo. 11 7 

GÌouanni Vatacino chiamato da Candiotticon Parma 
ta in Candia. 99 

Giovanni Soranzo Doge Cinquantefimo. 128 
Giovanni cradenico Doge Cinquantefimo quin 
to. l 4 l 

Giovanni Delfino Doge Cinquatefimo fe&o. 14* 
Giouanm Aguto inglcfe mandato da Fiorentini in aiu- 
to di N ouello di Carrara. 1 ^4 

Giovanni Moccnigo Doge Settantefimoprimo - 
21 8 

Giouanni Dario conchiufe la pace IraiVenethni e'I 
T ureo, er con quai cond:tioni. 210 

Giudice di P ctitionc , quando fu prima ordinato. 102 
Giuliano C epario quarto Maejtro de 1 CauaUicri. $ 
Giuliano de 1 Medici morto da 1 congiurati in Santa li 

DD Ù] 

Digitiz^i by Googte 


TAVOLA DELLE 

tarata in Fiorenza, CT cofe da quella morte fucceffc 

ZZI.&.ZIZ 

Giuochi delle Marie , er perche fi celebrauano in Vi- 
negia, er quando furono difmefi. 3 z 

GiVstiniano Partitiaco Doge Vtidecimo. 17 
Giufliniani mancarono tutti nella guerra contra E ma 
tiuel , come i Fabij di Roma, fuor che un frate in San 
Nicolò di Lito , che mantenne la famiglia . 74 

Gradenichi edificauano la chiefa di San Cipriano . 6 o 
Guirino Guafcone conduce il P rencipe Orfeolo a far 
ulta Eremitica in Guafcogna. 40 

Guerra col Patriarca d ' a quilegia. 1 s 

Guerra tra alcune cafe di gentil huomini in Veneti a. 
z 4 

Guerra de gli Vnni con Venetiani , c r rotta lor pref* 
fo Rialto. 3 o 

Guerra tra' Ventimi, z? Padouanfet la cagione. £>4 
Guerra in Candia , er fuoi [ucce fi. 9 & 

Guerra feconda in Candia. 98 

Guerra prima con Genouefì , er cagione. 104 

Guerra col Patriarcad Aquilegia in i&ria , er fuoi 
[ucce fi . *• * 7 

Guerra feconda Genouefe , perche nacque } & fuoi fuc 
cefi. ' 120 

Guerra col Papa per la città di Ferrara . m L 
Guerra di Zar a ,er fuoi fuccefi. izó 

Guerra con Majìin dalla S cala, er fuoi fuccefi. ut 
Guerra terza Genouefe, er perche nacque. tì$ 

Guerra tra Venetiani, e l RelVngheria. *4 s 


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VITE DE PRENCIP! 

Guerra contri i ribelli di Candiate? fuoifuccefii.i 48 
Guerra tra Francefco Carrara ,er Venetiani , cr /#<* 
cagione. 13 z 

Guerra tra Venetiani , cr Leopoldo Duca (PAujlria 
col fuccejfo . t 36 

Guerra tra Genouefi,cr Venetiani per cagio delle noz 
Ze di P crino Re di C ipri. 1 $7 

Guerra in Friuli, cr fuoì fuccefii. 17 z 

Guerra tra' Venetiani e'I Duca dì Milano , c rfuoi fuc 
cefi. 17 f 

Guerra tra Papa Sifto , cr Fiorentini , cr la cagione* 
zzz. et z 2$ 

Guerra F errar e[e, cr fua cagione. z 24. 

Guerra di Venetiani con i Tedefchi, cr fuoi progref* 
fi. izó 

Guerra di tutti i Re cTEuropa eontra Venetiani 9 cr la 
cagione.z70.271.et Z7Z 

Guerra tra Francefi , cr Imperiali per lo dato dì Mia 
lanose fuoi progredì. 3 o 7. cr 30& 

Guerra in Lamagna mojfa dall' imperadore eontra i ri - 
belli dell’imperio, cr il fuccejfo. 360 

Guerra de i Prencipi Germani eontra Flmperadore , 
tl fuccejfo. 36? 

Guerra di Siena. 3S4. 

Guerra in Fiandra tra l'imperadore, el Re. 3 54. 

Guidobaldo dalla Kouera fatto Duca di V rbino. 3 44. 
fatto Capitan delle genti da terra di Venetiani . 339 

I 

ima gin e del Fallerò dipinta di nero tra V altre 

DD iiij 


\ 

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imdgine de' P rencipi in gra confeglio,et perche. 14.0 
imperio di Cojlantinopoli pojfeduto da i Francefi , e T 
■Venetiani cinquantafei anni , è perduto , er quando. 

toj.e l0 & 

Inganno del Turco per far guerra a i Venetiani.zfS.e 

ìfacio I mperadore di Costantinopoli tradito da fuo fra 
teUo Alejjo. 87. è tratto di prigione , er rimcjfo nel* 
l’imperio. SS 

j fole dell' imperio Greco occupate di diuerfi gentiPhuo 
mini per concezione publica.s) 2 -e s>? 

3 flriani rubhano alcune $ofe 9 che andauano 4 celebrar 
nozze a cadetto, fono feguit e da i Venetiani^ taglia 
ti à pezzi* 32 

L 

tAMB a D orià Capitan deJTarmata cenouefe fin 
nel golfo di V inegia. 1 1 1 

1 attantio da Bergamo difende Pefchiera contra il Re 
di Francia. *7* 

; Lazzaretto nuouo , quando fu edificato . 1 94* 

Lega tra il Re E fagorato Gio.Vatacino per com* 
batter Cojlantinopoli. 99 

tega de' Prencipi contra Galeazzo V ìfconte. t s j 

tega contra Filippo Duca di Milano, er di chi. 17$ 
tega de i Prencipi Chrijliam contra Turchi. 212 

tega di tutti i Prencipi d’Italia contra Venetiani per 
cagione della guerra F errare fe.233 .e 
tega di tutti i Re d’ Europa contra Carlo 0 ttauo Re 
di Francia * 


ÌLega tra i Venctìani , er Luigi Duodecimo Re di 'Era 
. eia conle conditioni di quella, 
lega di Cambr ai fatta da tutti i Re di Europa contra 
Venetiani. .271 

tega contra Erancep tra'l Papa , Venetiani , e 7 Re 
di Spagna. 285 

Lega di Cambr ai fatta da tutti i Re di E«rop4 co«fr4 
Venetiani. , 271 

Lega co«fr<* Francefì tra 7 Pup4, Venetiani , e7 Re di 
Spagna. 1$ $ 

lega tra r Imperatore, Papa, Venetiani , cr Dkcu di 
Milano .3 17. è 31 8 

lega de i vrencipi italici con r imperatore. j?2.e 33* 
Leg4 P4p4 j imperatore , cr Venetiani contra il 
Turco.xy.e 340 

legv* per dieci 4«/u fra V imperatore, e*i Re di 
Cid. ^ 42 

Legge, efre aU'homicida fojfe tagliata la teftay quando 
fu fatta. 16-4 

Legge, che niun nencipe, finche uiueua fojfe difmef* 
fo, quando fu meffa in ufo. 1 9$ 

leone Vetrano Genoucfe corfale rotto, & prefo i 
morto, erta cui. 9* 

Leonardo loredano Doge Settantefimo quitta 
to. 269 

leopoldo Duca dAuftria entra con quattro mila ca * 
uaUi nel Triuigiano.i $ 6. fa tregua con Venetiani , 
*57 

lepanto affediato da Turchi* 13. quando fu tolto dal 


Turco allo flato con il fuccejfo. 1 ^ * 

Libraria della Signoria da chi fu edificata,!? quando* 

3 $9 

Liefina ricetto de 9 N arentani prefa , cr ffìanata , cr 
quando. 4 ^ 

L1JJ4 danneggiata dall’amata del Re f erdinando. uy 
Lodouico Re (Tv ngheria con centomila perfine in 
aiuto di Zara, fa giornata conVenetiani, è rotto . 

1 *4.di «homo rompe guerra à i V enetiani , pafja in 
valmatia con teffercito, uien in Italia con cento mi* 
la perfine, fa lega con alcune potentie Italiche, affé* 
dia Triuigi. 14 x . ritorna in V ngheria , fa pace con 
Venetiani, cr con quai conditioni. 14 i. fà lega con 
molti P rencipi contra lo flato. 1 s 7 -et i$S 

Lodouico T echio patriarca <P Aquilegia fi rompe con 
gli Vdinefià guerra, er perche. * 7 * 

Lodouico sforza fi ufurpa lo flato di Milano,!? in 
che modo. 2s1.fi rompe con Venetiani per le cofe 
1 di Fifa. 1 $6. figge in Lamagna. 1 si. ritorna d Mila* 
no in iftato, è prefo, cr cacciato in prigione in f ran 
eia. 

Lodouico Re di V ngheria rotto dal Turco affogo in 
una palude. 3 2t 

Lodouico x 1 1. Re di Trancia more. 3 9 * 

1,0 RENZO Tiepolo Doge Q uarantefimo quinto » 


ut 


Lorenzo Celfo Doge Cinquantefimo fettimo • 
14$ 

Lorenzo Gritti figliuolo del p rencìpc mandato al Tur 


•w jauiijffT yw*' 


co da Venetiani per trattar di pace j 4?. cr 3 *0 

Lorenzo vriuli Doge Ottantcfimo primo. 370 
Loreto da chi fu edificato. sf 

Lotrecco fatto gouernator di Milano .3 oz.uien con lo 
■efferato in Italia per ricuperar Milano , e'I progref 
fo deU'imprefa .3 1 1. ì iz .uien un'altra uolta con l'ef 
fercito in Italiano* prende pauia . ? 1 8 .W 4 uerfo il Re 
gno di Napoli , more affediando Napoli. zzS 

Luchin dal Verme Capitan delle gente di terra per 
Venetiani in Candia. 14 0 

Lucian d'oria Capitan dell'armata Genouefe morto 4 
vola. * 

Luigi Veniero figliuolo del vrencipe Veniero conden - 
nato dal padre à perpetua prigione ,er perche. 16$ 
Luigi Badoero trattò la pace fra' l Turco ,cr Venetia* 
ni, er con conditioni. 


Maestro dei cauaUieri creato in luogo del p ré 
cipe , er (jnd'tfo tempo durò. * 

Magiftrato di foldati creatole? doppo cinque anni 
hebbe fine. S 

Magijìrato degli Auogadori , quando fu creato , er 


Marcello Secondo , er ^«4nio fu fatto papa. 369 

m arco Sanato ributtato fuori dell' if ola di Candia , e 
torna con nuoue genti chiamato dal Duca. 97 

M arco Bafilio rotto allo ftretto di Coflantinopoli da i 


perche. 

marcello T egaliano Doge Secondo. 


13* 

* 



marco Cornaro Doge Cinquantefimo ottauo.149 
marco Barb arigo Doge Settantefìmo terzo. 24$ 
Marco G rimani patriarca d* Aquilegia fatto Capitan 
generale di mare dal Papa contra il Turco. 34 2 
marco Antonio T riuifano Doge Settantefìmo no 
no. 

Marco Antonio Colonna uccifo di un colpo di Ar 
tiglierta . si 2. 

Mar in Zeno primo p ode fi à in C odan tinopoli creato , 
er quando. $ * 

Marin Morefini Doge Quar ante fimo terzo, io? 
Marin Giorgio Doge Quar ante fimo nono. 126 

Marin Faliero Doge Ci n quante fimoquarto , con. * 
giura contra la patria , è decapitato. 1 19 

Marfilio da Carrara hebbe da V enetiani padoua. 1*9* 
er 132 

Marfilio da Carrara fuor 1 ufcito prefo , er condotto i 
V enetia gli uien tagliata la teda. 1 8 1 

Martin Lutero Frate di SaJJonia ribella alla Chiefa r 0 
* manager quando. so? 

Masfimiano ìmp.uien congrojfo ejfercito per ricupe* 
rar p adotta, er in fine non ui fa nulla. 2 8 o .er 30 
more. 

Majlino dada Scala , er fuoi progres ft nello dato in 
Italia , è guerreggiato da V enetiani. 13 i.fà pace con 
V enetiani , er con quai conditioni. 132. 

Matilde concede efentione perpetua ài Venetiani in 
Ferrara. 5 8 

Mattia Re di vngheriafcce lega con i Venetiani con 


VITE DE* PRENCIPI 
traUTurco . ttt 

Ma vritio Gaibuio Doge Settimo elegge ] per co 
pugno Giouunni fuo figliuolo, 8 

Mauritio Duca di Sajjonia morto di archibugio . *64 
Melchior Triuifano fatto generale di mare uà à com- 
batter la Cefalonia , CT è ributtato.z63,e 16$ 
Metz afjediata dati' imperadore. 164. 

Michiele p aleologo racquijla t imperio di Cojlantino* 
poli. io 6 

michiele Steno Doge Sefjantefimo fecondo. 1 6g 
michiele Morefini , Doge Sejfantefimo. 164. 
Miracolo deW apparinone di San m arco. $ g 

m odono ajjalito dal Turco con centomila per fono , cr 
pre fo,cr come. 16 g 

Moneta Trono d’argento, quando fù cominciata àbat 
ter e. 207 

Moneta grojfo , quando fu cominciata à battere. 20 8 
Monijlero di San Giorgio edificato da Giouanni More 
fini fiotto la regola di San benedetto. 24 

m oniftero de i Crocechieri edificato da la famiglia Guf 
foni. 7 o 

Monfignor l efcìi da p arma uà à combatter C remona, 
el fuccejfo di quella imprefa. 509 

Monfignor di San volo rotto da Antonio da teua . 1 29 
Morefini, cr Caloprinidue cafe potenti in Vcnetia 
uengono à guerra tra fe.ti. tagliano 4 pezzi tre de i 
Caloprini. 44 

N 

Naren t ani uinti da Venetiani.ig. ruppero Ve 


1 


netìani, cr uccifero il Doge circa, le riue di Dalma* 
tià. 2 S.infeftano il mare , cr per timore dell'armata 
Venetiana fanno pace , cr con qual conditioni.34-fo 
no uinti in Ltipna. 4 s 

mane Cetea di Federigo Secondo I mperadore abbruc 
data , cr mcffa infondo da' V enetiani. io t 

Negroponte, quando uentie f otto lo flato. 1 07. prefo 
da' Gcnouep. 1 3 6 . combattuto da' Turchi, zoz.pre* 
fo , cr [albeggiato. 204 

Nico/ò P ifatii Capitan contra Genottep .13 6. è rotto 
aU'ifola di Sapienza da i medefimi , e condotto pri- 
gione 4 Genoua. 1 40 

Nicolò Triuifano Capitan dell'armata Venetiana rot 
to in Pò prejfo Cremona. 178 

Nicolo da Efte/w mezzano della pace tra Filippo vi 
[contener V enetiani. 180 

Nicolò da Canale Capitan generale di mare di Vene * 
tiani , cr [noi fuccesfì contra Turchi .200. per non 
uoler romper il ponte perdette Negroponte. 202 .fu 
bandito a ulta. 204 

Nicolo Trono Doge Sejfantepmofettimo. 206 
Nicolo MarceUo Doge Sejfantepmo ottano ; . 
20 9 

Nicolò Or fino Conte di Perigliano Capitan di Vene* 
tiani. 1 7 1 .difende Padoua, more , e rè honorato di 
una fatua à cauallo dorata. 280 

NoueUo di Carrara , cr fuoi progresp nello poto , è 
guerreggiato da V enetiani *167, prefo , c menato à 
Veneria . 


VITE DE* PRENCIPI 
O 

Obelerio Antenorio Doge ottano , prende fuo 
fratello Beato per compagno . i o. cacciato in bando c 
tagliato J pezzi. u 

- Ombrella conceda da Papa Aleffandro al P rencipe di 
Venetia. 8* 

Ordelafo F alierò do gè Trentejìmo terzo, $ 8, 
combatte in Dalmatia,?? rimane uittoriofo , ritorna 
à Venetia , di nuouo uà à combattere in Dalmatia 
contragli Vngheri , er è morto. 61 

Orio Malipiero Doge Trentejìmo «0110.84./? f ecc 
monaco , er morì in Santa Croce. 8 f 

Or fato Giuli iniano combatte Metelino , è ributtato , 
more à N egroponte. 20$ 

Orso ipato Doge terzo, mojfe guerra ciuile,fù ta 
gliato à pezzi ♦ * 

Orso P artitiaco Doge quartodecimo . %g 

OrsO Badoero Doge decimofettimo , Vundecimo 
anno del P rencipato rinuntia il magijlrato , cr fifa 
frate in San F elice. j 1 

O /fittale di S. Marco da chi fu edificato. 40 

O Jtrouizza prefa da Camillo Orfitio 9 cr abbruciata. 
3 43 • 

O ione imperadore uenne fconofciuto 4 Venetia,!? fu 
alloggiato dal Prencipe Or f colo. 47 

O t o n e O rfeolo Doge Ventefimo fejlo , ha per mo 
gliela figliuola del Re (CVnghcria , uinfe in batta * 
glia quelli <f Adria, ruppe , cr meffe in fuga M urei* 
miro Sign. in Croacia , è ajfaltato da Domenico Fio* 



TAVOLA DELLE 

bmco , cr cacciato di prencipato more in Greci & 

48 , 

O tone figliuolo di Federigo Barbarojja e uinto in mi 
re di Venetiani, cretto prigione , è lafciato andar 
uia libero , cr con che conditane , torna al padre , lo 
per [naie a r appacificar fi col papi» 8 * 

Otranto prefo in Italia dal T ureo . a 2? 

P 

Pace frd il nucd Hcrrole Eftenfe , V etietiani , CT 
c;i altri P rcncipi, cr con quai conditioni. 2 4* 

Pace tra Tedefchi, cr Venetiani con le conditionL ' 

24.D 

Pace tra il Re di Francia , cr Venetiani , cr co/i quai 

conditiopi. 2i,? 

Padoua , quando uenne J otto lo (lato. 1 6 9. quando tot 
ta dairimpcradore con altre città, fi racquijta,cr in 

che modo. % l tS 

Pallio d'oro conce jfo da O tone 1 mperadore à Vcnetia 

ni in perpetuo. ' 44 

Paolo SaueUo Capitati di Venetiani cóHtra Carrarejì. 

167 

Paolvccjo A nafeflo primo Doge di Venetia. 1 
Papa Benedetto uenne à Venetia. z?.e si 

Papi A leffandro uenne à Venetia, cr jlette feonofeiu 
to nel moniflero della Carità, è ncono/ciuto da V e* 
netiani,cr riceuuto con bonore.-j s>.nceue Federi * 
go Barbaro pa , e r le parole , che dijje ,fà pace con 
lui, torna à Roma. s * 

Papa Pio uenne in Ancona per andar contri Turchi , 

C rui 






zruimore. 199 

papa Si fio fi guerra 4 i fiorentini , er perche cagio* 
ne, zzi. fringe i Venetiani à far guerra al Duca di 
Ferrara, z z fijì leua dalla lega , er fi adherifce al d u 
ca H ercole. 240 

Papa Giulio Secondo fi mouer il Duca ivrbino con 
tra lo fiato di Venetiani in Romagna , e’/ fucceffo di 
quella imprefa. 27 6 . er *77. fi pace con Venetia- 
ni.179. fa lega con Genouefi , cr imperiali contr 4 
francefili. morì. 29* 

Papa Leon Decimo. Z93. s'abbocca a Bologna col Re 
diFrancia.30z.more. 310 

Papa Adriano Fiammingo. no. more. 1 18 

Papa Clemente Settimo . 31 8. ajjaltato in Roma dalla 
fattione imperiale fugge in Cajlel S. Angelo, fa gen* 
te contra i fuoi mmici, per la ucnuta di Borbone , di 
ìtuouo fugge in CafleUo,fi rifcatta per quattrocento 
mila feudi. 32$ 

Papa Giulio terzo , quando fu creato. 3 63 

rapa Marcello Secondo. 369 

Papa Paolo Quarto. 369 

Parenzo ^quando uenne fotto lo fiato. 4 6 

Parma firetta da Francefco Gonzaga. . 18 s 

P a s Q_y a l Malipiero Doge Sejfantepmo quar* 

to. * 19 f 

Patria dei Friuli , quando prima uenne fotto lo fiato. 
171 

Patriarca Aquilegia fà guerra a i Venetiani } fa le* 
gacol Conte di Goritiajjcon trentafei mifa perfo* 

£B 


tre combatte Cì firia. t o 7 

Patriarcato di Cofiantinopoli quando , er come #e«we 
àiVenetiani. 

Pania combattuta da ì Trance fi. 114.. combattuta , er 
pre/4 da Lctr ecco. 326. racquietata da Anton da Le- 


na. 


1*7 


Pepo Patriarca d' Aquilegia affitta Grado, cr prende 
CafteUo.s 0.4 cotemplatione del Papa fi riman da mo 
lejtar lo fiato. st 

Pefchicra prefa dal Redi F rancia. 2 7i 

Pelle nell'armata Venetiana. 7 3 

Peti e per tutta Italia , cr in V enetia. 13$ 

Peftc in V enetia del mdlvi, j 7 o 

Piacenza , quando uenne di proprio uoler [otto lo &a* 


to. 138 

Pietro T radonico Doge Terzodecimo. 22 
Pietro Candiano Doge Quintodecimo. 28. mori 
combattendo contra i N arentani. 2 8 

Pietro Tribuno Doge Seflodecimo. 25? 

Piero Candiano Doge Decimo ottauo. 3 2 
Pietro B adoero Doge Decimonono. 33 


Pietro Candiano eletto dal padre per compagno 
nel vrencipato , mone guerra auile , c cacciato in ban 
do, con l'aiuto di Guido figliuolo di Berengario infe- 
ra lo fiato, è richiamato di bando, è fatto Doge,rifiu 
td la moglie prima, c r prende Gualdera figliuola di 
Guido.) s.diuenta tiranno, fa guerra à quelli di vdcr 
zo, è morto à furor di popolo . ?7 

Pietro Orjeolo Doge venttfimo fecondo ,fecc 


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1 


TA VOLA DELLE 
. r edificare il palagio , uà con ramata contra i Sara* 
ceni , li rompe % )a noto doppo hauu;o un figliuolo di 
tajìità.iS.fi parte fconofauto daVenetia,cr diuen 
ta Eremita in Guafcogtiajoue morendo è tenuto per 
Santo. 40 

Pietro Orfeolo ventefimo quinto mandò amba* 
fciadoriàgli Egitti) , e Soriani , fi gratifica tutti i 
p rencipi di Italia, guerreggia con i N arentani, c T li 
uince. 3 9. guerreggia in D almatia , cr prende vola, 
er altre terre , riceue Plmperadore Otone,more . 4 1 
Pietro Centrando Doge xentefimo fettimo fu 
cacciato dal popolo. 49 

Pietro P olani Doge Trento fimo quinto . 66 

Pietro Z iani Doge Quaratitefimo primo. 86. co* 
duce per moglie la Cojtanza figliuola di Tancredi 
Re di Sicilia. <) 8. more. 98 

Pietro Gradenico Doge Quar antefimo ottauo ♦ 
1 10. 

JPietro Conte di Altifiodoro lmperadoredi Cofianti* 
tiopoli combatte Durazzo per Venetiani , è morto 4 
tradimento. s>$ 

Pietro Mocenigo Generale delParmata Venetia 
na 0 cr fuoi fuccefii contra Turchino 6 . [occorre la 
R eina di Cipri.210 ♦ è creato Doge fejfantefimo tib - 

ho- • > *iio 

p/e*ro L«/gi Earnefe morto a tradimento dii congiu 
rati . 360 

dietro Strozzi rotto da P imperiali / otto Siena , j6y 
pipino Re d'Italia mone guerra à i Venetiani crgm 

E E ij 


tavola delle 
ge 4 Mvlamoccojtenta di paffar à Rialto. i i.fabrica 
un ponte per paffar a Rialto ,e rotto in Canal Or fa* 

no. *3 

Tippo combatte per i fiorentini lo flato di Venetiani 
mandato da Gifmondo imperadore, cofe da lui fatte 
nella guerra^ come mori fendogli infufo dell'oro 
in bocca,come a Crajfo morto da i P arti. 1 7* 
p ola, quando uenne f otto lo flato. z*.é prefa da i Fifa 
ni, è rdcquiftatajCT abbruciata da V enetiani . 8 6 
Tonte di Rialto , da cui fu fatto,®- quando. 7 7 

Trencipe di Venetia, quando prima chiamato Doge di 
Venetia, e 7 di D almatia, er / otto di cui. 47 

Trocuratori di San Marco furono pròna tre , dipoi 
fei, er infine nouc, er quando furono accrefcìuti al 
numero di noue.26j.come fi eleggono. 267 

Troffero Colonna Capitan Generale de gli Spagnuoli 
rompe i Venetiani alla Motta, if 4.. fuoi progredì nel 
la guerra contra i Francefi per lo flato di Milano , 
prende Milano, cr ne caccia i Francefi, 16 o. prende 
Lodi * 3 l S 

CL ' 

Qy ah anta huomini , che eleggono il Doge , 
quando furono creati ♦ 75 

R 

Ragione, che ha Cafa di Orliensfu'l Ducato di 
Milano . *57 

Ragugia ac qui fiata da' Venetiani per opra di cui. 9 *. 
R auenna fotto lottato,®* quado.185.Rc di Cipri uen 
ne 4 Vinegia,i+j< Re d'Inghilterra mouc guerra. 4 


/ 


VITE DE* PF.ENCIPI 

Francia. ?°4 

Regno di Napoli acquiflato in pochi di da Carlo.vuu 
Re di F ranciagycon che progrejfo. t$ix racquifta* 
to di Ferdinando col progrejfo. 

Regno da Napoli acquiflato dal Re di Francia,!? dal 

Re di Spagna. *<> 7 

Regola de Canonici prefa da Bonfiglio Michiele,men 
tre era Prior di San Saluadore . 6$ 


Reina di Cipri uenne a Venetia ,cr è incontrata dalla 
Signoria . 2 S° 

Rema di Polonia uenne a Venetia . 370 

Renato Duca di Loreno condotto alfoldo di Venetia* 
ni 2} f.ripajja in Francia. *<>6 

Renieri Dandolo a fuc jfefc (ì uantò di difender con * 
tra 1 Gcnouefi Candia ribella . 9 e 

Renieri Zeno Doge Quarantepmo quarto. io 4 
Renieri Guafco Capitan Generale di Venetiani con - 
trail Signor di Padoua } rinuntiò il Generalato. 1 $ 
Renzo Or fino à campo à lodi. a 9 8 

R cpublica Vnetianajì riduce 4 Malamocco , CT crea 
il magiftrato de CauaU\eri. $ 

Roberto Guifcardo guerreggia in Puglia con i Vene * 
tiani. * 3 

Roberto di Altijìodoro lmperadore di Coflantinopoli 
fu morto in A caia. * 96 

Roberto Duca di Bauiera uien in foccorfo di Nouello 
di Carrara ,er combatte Padoua . 1 6* 

Roberto fàalatefla Capitan di Venetiani contra P a* 
paSiftom aiuto di Fiorentini , che s\rano armati 

F,E iij 


Digilized by L.OO' 


VltE DE’ PRÉNCfPf ’ 

' per Lorenzo de ' Medici, 22 2. uince Alfonfo "Duci di 
Calabria a Velitri , doppo la uittoria more. 230 
Koberto Sanfeuerino Capitan Generale di Venetiani 
cantra H ercole Duca di Ferrar a. zi $. fuoi progref* 
fi con quella guerra.2 2 7. fecondi progres fi per uo- 
ler combatter Ferrara. 2 ? o. paffa in Lombardia. 
23$. fuoi progresfi contra i nimici. 24*. uenne 4 
Venetta. 2^.0. è fatto Capitan Generale di tutti i P re 
dpi d’Italia. 2 4.) . uà à Roma chiamato da Papa in* 
noccntio contra il Re Ferdinando.! 44 .uien contra 
: i Tedefchi 4 Rouerè con i progresfi in quella guer- 
ra,ej come mori. % 47.Gr 248 

R odi aff aitato dal Turco, et in nano combattuto. 2 2 
combattuto ,er hauuto d’accordo dal Turco. ? 1 o 
Ruggieri Re di Sicilia ,er cofe da lui fatte in Grecia ♦ 

6j 

S 

Sacco di Roma. * 2 ^ 

Saladino rotto in mare dalCarmate Chrijliane. $ 6.& 

87. 

Sant ' E rmagora primo protettor di Venetiani . 4 * 

Seraccni nel golfo di Triefie prefero le galee mercan* 
tile de’ Venetiani. 1 2. uenero doppo prefa Cattdia 
in Dalmatia, affediarono Grado. 2 a 

Scardona prefa dal General P e faro. 

Scutari combattuta dal Turco , er difefa di Venetia* 
ni , col fuccejfo di tutta quella guerra . 211 .di nuouo 
è affediato. 219 

Sebastiano Ziani uà contra l'armata di Fe* 


derigo Barbarojfa , è fatto Caudtlìcr dal Papa, uince 
il figliuol deU'lmperadore , lo fà prigione , ritorna 4 
Vinegia. 8 ». a/c«m doni dal Papa , more. 8 j. 
Siena affediata dagli Imperiali . 164. 

Signori di Carrar acquando furono eftinti,er da chi. 

167 

Solimano gran Turco fà guerra in angheria, cr è ri* 
buttato daWlmper udore. 3 3 ». j 3 2. cr m.uien 
con hffercito in Macedonia. 3 3 $. er.* j c. wo«c 
gwerra 4 Venetiani. 3*3 

S b enzone, tradi fce A fcanìo Sferza . 257 

Spagnuoli e Tedefchi fanno guerra à i Venetiani fin’À 
Meftre.z 9 <\..zr , 29* 

5 palato [otto lo /fcto,er quando . 46 

Sfato <# venetiani partito nella lega di Cambraifrd 
tutti i vrencipi d'Europa . 27 1 

Sfato (fi venetiani trauagliato per tutto dal ferro , ©- 
ddi fuoco de gli Spagnuoli. 3 7 * 

Stefano Calopr ino fuor' ufeito di venetia , rimejfo per 
faaore di A tleta imperatrice. 4 4 

Stefano T icpolo Capitan Generale dell'armata vene- 
tiana.3$$.c fatto la feconda uolta Generale. 3 54 

S «ccejjò (f e//a prima guerra Genouc fe. 1 o j . er 1 o 6 
Succesfì traGenoueJjjCT Venetiani per Umperador 
Greco. 107.Gr • io3 

Succesfì della guerra in ijlria col Patriarca £ Aquile 

lij 

Succesfì contra i ribelli di Candia. 733 

S uccesfì della guerra di Trieste. 1$ » 


TAVOLA DELLE 
Succefjo detta guerra di Chioggìa tra vcnetiani , Cf 
Genouejì. * 99 

Succejfo detta guerra di p adoua col Signor di Carrai 
ra.167.iG8.cr ^9 

Succejfo detta guerra f errare fe. 2 24.Gr 2 x$.cr 22^ 
Succejfo di Modone. 26 4..CT 
Succesp nel Regno di Napoli. 3 i 8. cr 3 29 

Succejfo detta guerra di Cor fu. , 339 

Succejfo detta guerra Francefein Piemonte . *41. cr 
34.2 

Succejfo de i fuorufciti fiorentini. 147 

Succejfo dell'armata Chrijliana contri il turco. 36 z 
Suggellar col piombo conceffo da Papa Alejfandro a i 
venetiani. 81 

Suizzeri calano in Italia chiamati dal papa contra i 
Francejì , li ributtano fuor d' Italia. 29 1. Combatte* 
no 4 Marignano con Francejì, c r fono rotti. 298.ee 
290.C? 300 

T 

T a d e o Giujliniano uà contra gli vngheri atta pia 
ile, combatte con loro , è rotto. 133 

T ideo Giujliniano Capitan dell'armata contra Geno* 
uep. 1 S9 

Teodato terzo Maefiro di Cau atti eri. 9 

T e o d a t o ipatV pgliuolo (TOrfo Doge quarto. $ 
Terre, che pojfedeua lo fiato in Romagna date di prò 
prio uoler à papa Giulio. 27-7 

T erramoto in veneti*. 3 3 9 

Tiberiade prefa in terra Santa da' venetia ni. 37 


Tiro prefo in terra Santa da' venetiani. <4 

T olemaide combattuta dall’armata venetiana , ZT vi* 
fatta. 8 f. è r acqui Hata. 8$, è prefa dal figliuolo del Sol 
dano,zr dijlrutta. n 9 

Tomafina Morefini maritata in Stefano padre di A n 
dreaRcd'vngheria. 120 

‘ Tomafo Morefini primo patriarca di CoHantinopolù 
9 l 

Tomaso Mocenigo Doge Seffantefimo fifto. 17 z 
T rau fiotto lo slato , er quando. 4 6 

Trenta cafe popolane fatte di Configlio per battere 
aiutato la R cpublica nella guerra Gctiouefe . 1 a 3 

T riuigi dato dulìa Signoria al Duca d } Aufiria. 162 . re 
fiituito à i venctiani da Galeazzo vifeonte . 1 63 . fi 
muntene infide di venettani , er per cui. 1 74. e 175 
Tubvno Memo Doge ventefimo quinto. 4 z 

Triejle ribella, fi dà al Duca d'Aujlria , torna à ubi * 
dienza. 1 5 z. é combattuta da' venetiani , cr perche, 
t rappacificata per opera di Papa pio , ch'era fiato 
fuovefeouo. 0 197 

Tumulto foUeuato dalla plebe in venetia per nuoua 
grauezza pofta nella prima guerra Genouefe * 1 io 
Tunifi prefo in Africa da Barbar offa. *34 

Turchi nel Friuli ,cr i danni, che fecero, ztf.cr z\6 
Turchi uengono la fecondatola nel Friuli con 
che fuccesfi partono. 220 

Turchi nel Contado di Zarajy i danni,che u: fecero* 

zf8 

Turchi uengono Ut terza uolta nel Frinii 1 63 


TAVOLA DELLE 
V 

V d e n e, quando prima uenne f otto lo flato.- 1 7 j 
Vegiha ì fola già Cor ita , quando uenne f otto lo fiato. 
224 

Venetianj rotti à Durazzo da' Normandt. 
Squamo à Gierufalem in aiuto de Prencipi Chri * 
fiianiy tornando à caft , guerreggiano contra i Nor- 
tnandi. *7. guerreggiano , er uincono alle B ebbe i p a 
douani.$9 . fono rotti , er w fuga dagli Vnghe 

ri in Dalmatia.6o. e. 6 1 .guerreggiano con i Pifani y 
C r perche fanno giornata con i P adouani , c r la ca= 
gioite , fi rompeno.66. e. 67. uanno in Sicilia , e ciò, 
che uifanno.isp.prendeno la protettione di Papa 
Aleffandro contra Federigo B ar bar offa. 7 $. manda* 
no ambafciadori all’lmperadore à pregarlo , che 
fi rappacifichi col Papa. 70. guerreggiano con i Pi fa 
ni , er con che fuccesfi , fi rappacificano con loro. 
S7. combatteno prefio Curzola , con i Genouefi , er 
fono rotti. i 2 1 .guerreggiano con i vadouaniyCT con 
rimperadore di Cojìantinopoli, er perche ^occupa* 
no Ferrara , er la lafciano. izj. er 124 .[communi- 
cuti. 126. fanno lega con il Re d' Aragona contra i 
Genouefi. i}7 guerreggiano con i Genouefi à Chiog 
già. 1 59. fanno pace con i Genouefiy er con quai con 
ditioni. 163. trauaglione lo fiato del Duca di Mila- 
no.1S6.fi querelano con tutte le potentic Chrijliane 
di P apaSifio. 124.0 12 $. fanno fuo il Regno di Ci- 
pri, cr con che colore. 249.Gr z$o.s'armono per la 
libertà de i vifani contra i Fiorentini. i$6. fono rot* 


FÀVOLA DEELLE 

; ti in Ghiaradadda. 27 2. & 17 ? 

V E N e t 1 a affediata d a Genouefi.t$s>.cr 1 6 o 
Verona occupata dalle genti del Duca Filippo,®* rac 
quijìata dallo Sforza con tutto il fuccejfo . 1 8 4 

Vicenza quando uenne j otto lo flato. 1 67 

Vicenzo Capello Capitan generale di V enetiani con* 
tra il Tur co. 14.4.* 24 * 

Vitale Candiano Doge Ventefimo terzo. 41 
Vitale F alierò Doge Trentefimo primo. $$ 
Vitale M ichielc Doge Trentefimo fecondo. $6 
Vittor vifani rompe 1 Genoue/i à capo d'Antio. 1 $7 
Vittoria Colonna Duchejfa d'Vrbino uenne d Vene* 
tia. 36 1 

Vlrico patriarca <f Aquilegia tttoue guerra d i Vene * 
tiani, è prefo , er uinto. 1 6 

Vlrico patriarca di Aquilegia prefe Grado , è prefo 
effo da' V enetiani^ ® con che conditionelaf ciato. 

Vngheri danno ilguajloal Contado di Triuigi/Owpe 
no i V enetiani alla piane, fono dapoi esfi rotti dagli 
Vngheri.ifj.e i?4 

Vnni fanno guerra d Venetiani fin prejfo Rialto, fono 
rotti. 29 

Vlfuncajfano Re di perfiafd lega con i venetiani con * 
tra il Turco . aojxompe t Tur chi, è rotto effo* 20 8* 

Z 

Zara, quando prima uenne fiotto venetiani,® per 
opera di cui. 4<r . ribella la prima uolta , è racquijta * 
ta.$2.ribcUa la feconda uolta.6o.c racquietata . 60 


TAVOLA DELLE 

ribella la terza uolt a. j ^.ribella la quartauoltd. 84, 
èracquijlata.s^.ribe Ha la quinta uolta , er è racqu - 
fiata. 1 o 2 . ribella la fejla uolta. izs .torna à ubidieni 
. z^nS.ribeUa la fettima uolta , torna a ubidienza. 

comprata dalla Signoria per cento 
mila ducati da Ladislao Re di Napoli. 170 

Zecca, quando fu edificata , er di chi,e Architetto . 

Ziano Fabria tio ultimo maeftro di CauatlierL % 


IL FINE 




«? 


f 


* 


\ y 

REGISTRO. 

AB CDEFGHULMNO 
P Q_R S T V X Y Z, 

A A B B CC DD EE. 

< 

Tutti fono Quaderni. 



IN V I N E G I A 

PER FRANCESCO MARCOLIN-I 

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I 

€ ON PRIVILEGIO. 

i M D LV.IH. 







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