THE UNIVERSITY
OF ILLINOIS
LIBRARY
5&0.G
SOB
OTTO HARRASSOWtTZ
BUCHHANOLUNG
: LEIPZIG:
^
BULLETTINO
DELLA
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
BULLETTINO
DELLA
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
^nno 1893.
FIRENZE,
1892.
Firenze, Stabilimento Pellas, Via Jacopo da Diacceto, 10.
5o3
/6 f ^
BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
IV' RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI.
Nella sua 3' Riunione generale la Società aveva deferito al Presi-
dente r incarico di convocarla possibilmente nell' anno 1891 in una
città delle provincie meridionali, e pertanto la 4* Riunione gene-
rale ha luogo in Napoli alla metà di agosto 1891 , col seguente pro-
gramma :
Sabato 15 Agosto» — A ore 8 pom. conversazione serale.
Domenica 16. — A ore 8 ant. adunanza privata ; a ore 2 pom. prima
adunanza pubblica; a ore 11 pom. partenza pel Vesuvio.
Lunedì 11. — Ritorno dal Vesuvio; ricerca di piante sulle anti-
che lave.
Martedì 18. — A ore 8 ant. seconda adunanza pubblica ; a ore 12 mer.
partenza per Baia e visita di quelle antichità ; a ore 3 pom. ri-
cerca di piante al Fusaro ; a ore 5 pom. partenza per Ischia.
Mercoledì 19. — A ore 7 pom. ritorno a Napoli.
Giovedì 20. — A ore 8 ant. terza adunanza pubblica; a ore 4' pom.
visita all' Orto botanico.
Venerdì 21. — A ore 9 ant. partenza per Capri.
Sabato 22. — Partenza per Castellammare e Monte S. Angelo e ri-
torno a Napoli.
Domenica 23. — Riposo 6 gita * Fompei.
Lunedì 24. — Partenza pel Matese.
750578
6
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
Le adunanza si tengono nei locali del R. Istituto tecnico in Tar-
sia e del R. Istituto d' incoraggiamento delle Scienze, gentilmente
concessi, e alla Riunione intervengono i Soci :
Arcangeli prof. G., Pisa
Balsamo prof. ¥., Napoli
Biondi A., Firenze
Borzi prof. A., Messina
Carnei prof. T., Firenze
Comes prof. 0., Portici
De Rosa dott. F., Napoli
Geromicca prof. M., Napoli
Giordano prof. G. C, Napoli
Jatta dott. A., Ruvo di Puglia
Martelli U., Firenze
Pasquale prof. F., Napoli
Savastano prof. L., Portici
Severino P., Napoli
Sommier S., Firenze
Tanfani dott. E., Firenze
Terracciano dott. A., Roma
Terracciano prof. N., Caserta.
Si scusano per lettera di non assistere alla Riunione o si fanno
rappresentare mediante procura i Soci: Sigg. Aiuti L., Baroni P.,
Baroni dott. E., Bastianini G., Bottini dott. A., Briosi prof. G.,
Caleri U., Della Ripa signora V., De Toni prof. G., Fantozzi P., Gi-
belli prof. G., Goiran prof. A., Grilli C, Lojacono Poiero M., Massa-
longo prof. C, Mori prof. A., Pasquale prof. G. A., Paulucci march." M.,
Piclii prof. P., Pirotta prof. R., Rossetti dott. C, Rostan 0., Sac-
cardo prof. P. A.
Assistono inoltre alle adunanze numerosi invitati e vi si fauno-
rappresentare i più importanti sodalizi scientifici di Napoli.
La sera del 15 agosto i Soci si riunivano in geniale ritrovo nei
locali dell' Istituto tecnico a Tai'sia.
Adunanza privata del 16 agosto 1891.
Il Presidente Arcangeli apre V adunanza a ore 9 ant., ed invita
il Segretario Carnei a leggere il verbale dell'adunanza privata te-
nuta in Verona, che viene approvato.
Il Socio Martelli propone che la Società mandi un saluto al
Prof. Giov. Antonio Pasquale impedito dal suo stato di salute dal
prender parte alla Riunione, ed i presenti approvano all'unanimità.
Il Presidente rende quindi conto nei seguenti termini della ge-
stione della Società :
Egregi Consoci,
Il nuovo Consiglio di Direzione della nostra Società, da voi
nominato nelle elezioni del settembre decorso in Verona, fu con-
vocato in Firenze il 28 del decembre 1890, per la trasmissione
dei poteri e per le consegne, ciò ch'ebbe luogo in perfetta regola.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI <
Poco appresso uno dei Consiglieri, il chiaris.""^ prof. G-. Gibelli
di Torino, dichiarando che le condizioni del suo domicilio non
erano compatibili con l' esercizio delia sua carica, il Consiglio
si trovò nella spiacevole necessità di considerarlo come dimis-
sionario, e, valendosi dei poteri conferitigli dall'art. 7 dello Sta-
tuto sociale, invitò il sig. Antonio Biondi ad occuparne il posto
fino alla nuova Riunione generale. Il sig. A. Biondi avendo
annuito all'appello del Consiglio, si procedette alla distribuzione
degli uffici non elettivi, che, come già sapete, resultò nel modo
che appresso :
Martelli Ugolino, Archivista; Caruel prof. Teodoro, Segretario
degli Atti; Tanfani dott. Enrico, Segretario del Bidlettino; Le-
vier dott. Emilio, Segretario della Sede di Firenze ; Biondi An-
tonio, Econo'iìio.
Nella Riunione generale tenuta in Verona, la Società nostra,
come ben ricorderete, deferì al suo Presidente la facoltà di con-
vocarla neir anno corrente possibilmente in una città delle Pro-
vincie meridionali, ed ove ciò non fosse stato possibile, delibe-
rava di tenere la sua riunione nel 1892 in Genova.
Il vostro nuovo Presidente, appena entrato in ufficio, ascriveva
a suo principale dovere 1' associarsi al Consiglio direttivo, per
soddisfare nel miglior modo possibile il desiderio espresso in
quella Riunione. In seguito alle riunioni tenute in Firenze, in
Roma ed in Verona, era ben giusto che la nostra bandiera ve-
nisse portata nelle provincie meridionali, e la scelta non poteva
esser dubbia. Nel momento in cui fu formulato in Verona quel
voto, probabilmente Napoli era nella mente e nel cuore di tutti,
e Napoli fu la preferita: né poteva essere altrimenti. Questa
città meravigliosa, nel cui seno la vita si esplica con un' ener-
gia veramente fenomenale, questo lembo di paradiso gettato
sulle coste del Tirreno a sollievo dell'umanità, questa terra
celebre per tante memorie, come quella che accolse le mortali
spoglie del Principe dei poeti latini, che vide morire vittima
della scienza uno dei più illustri naturalisti dell' antichità, che
si largo tributo arrecò alle lettere, alle scienze ed alle arti, è
pure terra classica pel botanico, che nella ricca e svariata ve-
getazione di cui si adornano i suoi dintorni, il suo golfo incan-
tevole e le isole che lo circondano, trova campo vastissimo e
ben degno dei suoi studi e delle sue esplorazioni.
8 RIUNIOXE GENERALE IN NAPOLI
Con mio sommo rammarico debbo ricordarvi, clie la nostra
Società in questi ultimi tempi ha dovuto subire perdite gravi
ed irreparabili. Nel periodo infatti di raen clie sei mesi la morte
ci ha rapito tre dei nostri migliori soci, nelle persone del dottor
Emilio Marcucci, del sig. Enrico Groves e del generale Vincenzo
Ricasoli, r ultimo dei quali, già Vicepresidente della nostra So-
cietà nel passato triennio, ci fu rapito nel mese di giugno ultimo
scorso, mentre egli trovavasi al suo giardino sperimentale della
Casa bianca a Portercole, tuttora sulla breccia all'età di 78 anni,
in mezzo alle piante sue predilette. È ben vero che nel periodo
trascorso dal settembre al momento attuale, 6 nuovi soci ven-
nero iscritti nel nostro elenco: siccome però, oltre quelli ricor-
dati di sopra, necessità volle che tre fossero radiati dal ruolo
a forma dell' art. 25 dello Statuto, il numero totale di 131 resta
invariato, qual'era all'epoca della Riunione di Verona. Quindi
altro non resta che fare i più caldi voti, affinché un semestre
cosi infelice e deplorevole mai più si ripeta nell' avvenire.
Nella Riunione di Verona furono presentati ben 18 lavori in
iscrìtto. Successivamente altri 38 ne sono stati presentati com-
plessivamente dalle sedi di Firenze e di Roma, nelle loro adu-
nanze dall' ottobre 1890 al giugno 1891, senza contare le comuni-
cazioni verbali. Gli scritti e le comunicazioni conformi all' esigenze
dell'art. 21 dello Statuto sono stati pubblicati nel Bulleitino,
secondo il consueto, con la massima diligenza compatibile con
tale genere di pubblicazioni, e pure in quest' anno, alla stampa
dei lavori che non potevano comparire nel Bulleitino, ha sup-
plito, come pel passato, la Direzione del Nuovo giornale ììotanico
italiano.
Varie erborazioni sono state fatte dal settembre decorso sotto
gli auspicii della nostra Società. Una di queste ebbe luogo al
M. Stivo presso Riva, subito dopo la nostra gita al Monte Baldo;
altra fu fatta posteriormente al lago Sibolla e a Bientina; altra al
M. Penna della Croce nelle Alpi Apuane, ed una quarta all'Isola
dell' Elba.
Grazie all' attività del nostro Archivista é stato già compilato
e distribuito il Catalogo della Biblioteca sociale, ciò che gioverà
non poco a renderne accessibili le ricche raccolte della Biblio-
teca stessa. 11 numero totale delle opere ed opuscoli, che al-
l' epoca dell' adunanza in Verona era di 1340, dovuti a 174 do-
RIUNIONE GENERALE IN NAPOI-I 9
Qatori, 61 italiani e 113 esteri, si è accresciuto fino al di d' oggi
di 550 opere ed opuscoli, dovuti a 71 donatori, 30 italiani e
41 stranieri.
Dal 2 settembre 1890 a tutto il 16 agosto 1801 la gestione
economica si compendia come appresso:
Entrata.
Resto di cassa L. 611.57
Da contribuzioni di Soci ...» 2315. 00
Da un Socio perpetuo » 150. 00
L. 3076.57
Uscita.
Spese in occasione della Riunione generale a Verona L. 106. 00
Alla Direzione del Nuovo giornale botanico italiano
in ordine all' art. 34 dello Statuto per resto e
saldo del 1890 » 810.00
Alla suddetta come sopra per 1* rata 1891 ...» 500. 00
Spese di cancelleria, posta e simili » 408. 20
Per circolari per la Biblioteca, carte di riconosci-
mento per la Riunione di Verona, biglietti per-
sonali ecc » 189.00
Rimborso di spese alla Sede di Roma > 38. 70
Mance ad inservienti » 20. 00
Per alcuni mobili ed un bollo ......... 69. 00
L. 2140.90
Riassunto.
Somme ad entrata L. 3076. 57
» ad uscita » 2140. 90
Residuo attivo L. 935.67
Del residuo attivo in lire 935. 67, lire 800 furono ultimamente
depositate alla Cassa di Sconto di Firenze. Quindi il detto re-
siduo, sommato alle lire 1675, depositate alla Cassa di Risparmio
in. più tempi, dà la somma totale di L. 2610. 67, che aggiunta al
10 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
valore dei mobili e dei libri che la Società possiede, costituisce
il suo capitale in essere.
Il nuovo Consiglio di Direzione, che si tiene ben onorato di
presentarsi a voi per la prima volta, sottopone alla vostra ap-
provazione il suo operato e la sua gestione economica.
Egli deve poi chiamarvi a deliberare circa la nuova Riunione
generale.
A forma inoltre di alcune proposte del Consiglio stesso, sarete
chiamati a discutere §opra alcune modificazioni al nostro Statuto.
Finalmente dovrete eleggere un nuovo Consigliere.
^oo^
Pel Consiglio di Direzione
della Società 'botanica italiana
G. Arcangeli pres.
L' operato della Direzione viene approvato ad unanimità.
Il prof. Balsamo prende la parola per ringraziare a nome dei
Soci napoletani la Direzione per aver scelto Napoli a sede della
Riunione.
Aperta la discussione sul luogo e sul tempo della prossima Riu-
nione generale vien fatta dal prof. Comes la proposta di confer-
mare il voto emesso nella Riunione di Verona di riunirsi nel 1892 in
Genova, e dietro proposta del medesimo, si delibera che la Riunione
generale pel 1892 abbia luogo in Genova nell' autunno, dando man-
dato di fiducia alla Direzione per le opportune pratiche e modalità.
Si procede quindi alla discussione delle proposte di modificazione
allo Statuto, e dopo vivace discussione le proposte del Consiglio di
Direzione vengono approvate integralmente nei termini seguenti :
Art. 5. — Essa (la Direzione) è costituita da un Consiglio com-
posto di un Presidente, di « quattro » Vice-Presidenti
Art. 34. — Per il « rimanente del » triennio 1891-93 la stampa e
pubblicazione del Bullettino della Società vengono afiidate alla Di-
rezione del Nuovo giornale botanico italiano, la quale s' impegna :
l*» a pubblicarlo a sue spese « (salvo una corresponsione aanua
di L. 150 per parte della Società), mensilmente e separatamente dai »
fascicoli del Giornale « con impaginazione propria e con frontespi-
zio e copertina speciali. » Il Giornale « continuerà ad essere pub-
blicato nelle medesima condizioni che al presente ; » 2" a cedere alla
Società, al prezzo ridotto di L. 10 per copia, tante copie del Gior-
nale « e del Bullettino » quante ne saranno richieste per distribuirsi
ai Soci ; 3" a somministrare senza spese ad ogni autore di comuni-
cazioni inserite nel Bullettino 80 copie della propria comunicazione,
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 11
con l' impaginazione e numerazione del « Bullettino ; » più. altre 20 co-
pie a disposizione dell' A.rchivista per cambi.
Si decide di procedere all' elezione dei due nuovi Vicepresidenti
in altra adunanza, e la seduta è tolta.
Adunanza pubblica del 16 agosto 1891.
Apre r adunanza il Presidente Arcangeli alle 2 '/^ pom. enume-
rando i sodalizi che si sono fatti rappresentare alla Riunione. La
E.. Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche difatti è rappre-
sentata dai Soci professori Bassano e Piutti; il E,. Istituto d'Incorag-
giamento dal Segretario prof. L. Palmieri; l'Accademia Pontoniana
dal prof. S. Zinno ; la Società dei Naturalisti dal dott. S. Savastano
Presidente, dal prof. Is. Sav. Monticelli Segretario, dai Soci U. Mi-
lone, E. Tagliani e da altri membri pure consoci della Società bo-
tanica. La Società Orticola dal dott. L. Savastano Presidente, dal
dott. F. De Rosa Vicepresidente e da parecchi Soci.
Il Presidente ricorda la perdita dolorosa fatta dalla Società nel
volger del corrente anno nelle persone di tre valenti botanici : E. Mar-
cucci, Enrico Groves e Vincenzo Ricasoli, e pronunzia le seguenti
parole in ricordo del compianto Generale V. Ricasoli :
CENNI NECROLOGICr SUL GENERALE VINCENZO RICASOLI.
PER G. ARCANGELI.
Delle alte benemerenze del generale Vincenzo Ricasoli, man-
cato ai vivi il 20 giugno ultimo scorso, mentre egli trovavasi nella
sua villa della Casa Bianca nel M. Argentario, già parlarono
persone di me più autorevoli e più competenti, ond' è solo mio
intendimento di tributare qui poche parole alla sua memoria, e
dare sfogo al mio intenso dolore.
Nato in Firenze il 13 febbraio 1814 dal barone Luigi Rica-
soli e da Elisabetta Peruzzi, fino dalla prima sua gioventù egli
mostrò singolare predilezione per le scienze naturali, ed in special
modo per la botanica. Nei viaggi ch'egli intraprese fino dal 1831
in Italia ed all'estero, tuttora giovanissimo attendeva assidua-
mente a raccogliere piante, e stringeva relazioni amichevoli
con gli scienziati di vari paesi. Quantunque da primo i suoi
studi fossero rivolti principalmente alle piante utili ed ornamen-
tali, egli non tardò ad estendere le sue ricerche ad un orizzonte
12 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
più vasto. Già nel 1843 sì éfa costituito un erbario, il suo Her-
Mrium RicasoUanicm, e lavorava assiduamente alla flora del
M. Argentario e di altre parti della nostra Toscana, come ne
fanno fede i duplicati, eh' egli distribuiva ai suoi corrispondenti,
e che tanto spesso troviamo ricordati nelle principali flore della
nostra penisola.
Di sentimenti altamente patriottici, nella riscossa del 1848 lo
vediamo arruolarsi fra i volontari toscani, e poco appresso, im-
paziente di battersi contro gli Austriaci, lo vediamo nell'esercito
piemontese in qualità di luogotenente aggregato al corpo di Stato
Maggiore del Re Carlo Alberto prender parte alla battaglia di
Novara. Ma ciò non basta. Ben apprezzando egli quanto inte-
resse avesse per la nostra Italia, specialmente in quell'epoca,
la questione d'Oriente, sempre desideroso di giovare alla patria
sua, arruolatosi nell'esercito piemontese, egli combattè nel 1855
valorosamente in Crimea alla Torre di Malakoff ed alla Cernaja,
e successivamente prese parte alle campagne del 1859, del 1860-61
e del 1866, in breve a tutte le campagne che condussero al ri-
scatto della patria nostra. Né solo con le armi egli efficacemente
contribuì al nostro risorgimento, ma pure con i suoi savi con-
sigli, come lo attestano le frequenti lettere eh' egli scriveva al
suo fratello Bettino, il celebre Barone di ferro, che tanta parte
ebbe nelle vicende politiche della Toscana e dell'Italia nostra,
ed i cui grandi meriti, a dir vero, non furono peranche adegua-
tamente riconosciuti.
Compita l'opera portentosa del risorgimento italiano, e sod-
disfatto il suo principale desiderio, egli depose le armi, per de-
dicarsi tutto agli studi suoi prediletti: e fu appunto nel 1868,
che egli si accinse all' istituzione del suo Giardino Sperimentale
della Casa Bianca nel M. Argentario, giardino che costituisce
una delle principali meraviglie della nostra penisola. Tale opera
fu da lui intrapresa nella convinzione di non potere riprendere
gli studi suoi prediletti con quella energia con cui avrebbe de-
siderato « Ma la passione per le piante, egli dice, non mi dava-
« pace, ed andava cercando un' occupazione, che con queste
« avesse attinenza, e che pur facesse servire il mio poco sapere
« a qualche cosa d' utile per la scienza. Pensai allora a dedi-
« care questi miei ultimi anni alla creazione dì un giardino
« sperimentale, per giungere a conoscere la temperatura mi-
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 13
« nima alla quale possono vivere le specie che provenutilo da
« climi molto più caldi, e che nel loro paese stanno in condi-
« zioni diverse da quelle che possono trovare tra noi. »
Quali difficoltà egli ebbe a superare in questa sua opera
ben conoscono tutti coloro che visitarono quella località: ter-
reno roccioso e ribelle alla cultura, deficienza di braccia occor-
renti per lavori, mancanza assoluta di acqua. Eppure egli seppe
tutte superarle, colla straordinaria sua attività e col suo ardore
pressoché giovanile. Allorquando io ebbi la sorte di visitare
quella località nel 1883, ne rimasi altamente sorpreso, né sapeva
persuadermi del come egli avesse potuto trasformare una rozza
e rocciosa pendice in un ameno giardino, ove parecchie centi-
naia di piante delle regioni più svariate del mondo, intreccia-
vano i loro rami. Ben mi ricordo con quanta squisita gentilezza
egli mi facesse la descrizione di tutte le parti del giardino stesso,
e delle piante che vi erano coltivate, e con quanta soddisfa-
zione, nelle ore di riposo alla sera, mi mostrasse il catalogo da
lui stesso compilato, ove era tenuto nota di tutte le più inte-
ressanti particolarità, relative alle piante che formavano oggetto
delle sue cure. Tutto era tenuto nell'ordine il più perfetto, e
non esito affatto a confessare, che quei tre giorni, ch'io rimasi
suo ospite, furono per me una vera e continuata lezione.
Della sua grande passione per l'orticultura e per la botanica
fanno pur fede i lavori da lui pubblicati. Allorquando nel 1876
fu istituito il Bullettino della R. Società Toscana d' Orticultura,
egli vi prese parte attivissima, e numerosi sono gli articoli da
lui pubblicati in quel periodico, eh' egli contribuì pure ad arric-
chire di tavole, ed a fare giustamente apprezzare anche all'estero.
Tra i lavori da lui pubblicati meritano di essere ricordati principal-
mente l'interessante ed accurato elenco intitolato: Catalogo delle
collezioni di piante coltivate nel giardino del harone Bettino
Ricasoli presso al Pellegrino fuori la Barriera S. Gallo (Le
Monnier, 1874); il resoconto di parte delle osservazioni fatte al
M. Argentario, sotto il titolo di Otto anni di esperimenti di
piante al M. Argentario, pubblicato nel citato periodico; lo scritto
intitolato: Bell'utilità dei giardini di acclimazione e della na-
turalizzazione delle piante, e le traduzioni delle monografìe delle
Agave e delle Yucche del prof. Baker, tutti pure pubblicati nel
Bullettino.
14 lllUNIONE GENERALE IN NAPOLI
Né solo egli fu in alto grado benemerito dell' orticultura e della
botanica, ma pure della agricoltura: essendoché egli riusci a
trasformare un' insalubre ed inospitale estensione della pianura
grossetana in una florida tenuta di dodici poderi, la tenuta di
Gorarella, contribuendo cosi a migliorare grandemente le condi-
zioni igieniche ed economiche dei coltivatori di quella regione, e
mostrando chiaramente quanto sconsigliato sia sovente il pen-
siero di quei coltivatori eh' emigrano in lontani paesi. « Il mio
« più vivo desiderio, egli dice nella sua relazione al Ministero
« d' Agricoltura, si é che il mio esperimento induca la convin-
« zione che in Italia abbiamo tesori inesplorati da far valere,
« ai quali si possono volgere quelle migliaia di braccia, che
« vanno fuori a cercare un lavoro incerto e micidiale, e mercè
« le quali si può risanare e render feconda dì una grande ric-
« chezza nazionale quella vasta estensione di terra chiamata
« con ragione da un egregio Ministro la vera Italia irredenta. »
Allorquando la R. Società Toscana di Orticultura si fece ini-
ziatrice degli studi sulla convenienza d' istituire in Italia una
Società botanica, egli fu chiamato a far parte della Commissone
incaricata di effettuare tali studi, e fu ben lieto di prender parte
alla fondazione di questo nostro Sodalizio, nel quale a buon
diritto gli fu affidata la carica di Vicepresidente. Tutti noi ri-
cordiamo con quanto interesse egli abbia preso parte fin da
principio alle nostre adunanze nella sede di Firenze, e pure
nelle riunioni generali di Firenze e di Roma. La sua passione
per le piante e pei fiori era veramente meravigliosa, e sembrava
andasse accrescendosi con l' età. Tutto occupato nella cultura
e nello studio delle sue piante, ed in relazione continua con nu-
merosi corrispondenti di tutte le parti del globo, era altrettanto
generoso nell' offrire altrui, quanto lieto nel ricevere. Ben ri-
cordo con quanta gentilezza egli mi abbia più volte favorito
piante rare e preziose delle sue collezioni pel nostro Giardino
botanico. Io ben ricordo com' egli fosse felice, all' epoca della
prima riunione generale in Firenze, per aver ricevuto dall'estero
varie bellissime cicadacee, e con quanta premura egli stesso mi
conducesse a vederle nel giardino Mercatelli, ov' erano state
provvisoriamente collocate. Ben mi ricordo con quanta insistenza
m' invitasse a recarmi di nuovo alla Casa Bianca, e cohie mi
ripetesse più e più volte l' invito 1' anno seguente, nella riu-
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 15
nione generale a Roma, e persino pochi giorni avanti la sua
morte.
La mattina dell' 11 giugno decorso mi perveniva una cartolina
con queste parole:
« Carissimo Professore,
« Sono qui da qualche settimana ammalato di catarro di sto-
« maco, e mi ci tratterrò ancora qualche giorno. S' Ella potesse
« farci una visita io Le ne sarei gratissimo.
« Accolga i sensi della mia considerazione, e mi abbia per suo
« Affezionat.™" Amico
V. R.
« Gli occhi m' impediscono di scrivere, e si va ogni giorno
« peggio. »
Infatti la cartolina non era di suo carattere.
Nel leggere queste poche righe mi sentii stringere il cuore
da un triste presentimento. Le mie occupazioni non mi permet-
tevano di assentarmi, ed era con mio sommo dispiacere nell'im-
possibilità di soddisfare quel desiderio tante volte ripetuto. Ri-
sposi immediatamente ringraziandolo, e dicendo che nel momento
non mi era possibile appagare quel desiderio e eh' ero con mio
dispiacere costretto a differire quella gita: aggiungevo pure
alcune parole di conforto relativamente alla sua salute. Circa
undici giorni dopo mi giunse l' annunzio della grande sciagura.
Pur troppo il mio presentimento si era avverato! Il maestro e
l'amico nostro ci aveva lasciati per sempre.
L' anima sua grande e generosa, e l' amore eh' egli aveva per
le piante si riflettono pure nel suo testamento, eh' egli stesso
vergò di suo pugno, il di P marzo di quest' anno, sentendosi ap-
pressare la morte. Egli raccomanda il suo giardino della Casa
Bianca ad utilità della scienza e splendore del paese, provvede
largamente a varie opere pie, e vuole che si facciano elemosine
ai poveri della sua parrocchia, ricorda affettuosamente i parenti
e gli amici, e finalmente lascia il suo Erbario, compresi i dupli-
cati di piante secche, al R. Museo di Fisica e Storia Naturale
di Firenze, onde faccia parte dell' Erbario centrale italiano. Né
certamente poteva far di meglio.
16 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
Non ostante la sua modestia veramente esemplare, d'onori-
ficenze, di cariche e d' uffici ebbe ad esuberanza. Egli fu nomi-
nato Cavaliere dell' Ordine di S. Stefano di Toscana, Cavaliere e
poi Commendatore dell' Ordine illustre dei Santi Maurizio e Laz-
zaro, Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia, Commendatore
dell' Ordine della Corona d'Italia; occupò gradi elevati nella mi-
lizia, e nel 1873 fu nominato Maggior generale. Uscito dall'eser-
cito fu nominato dal Ministero della Guerra Ispettore dei de-
positi per l'allevamento dei cavalli. Fece parte dell'Assemblea
Toscana nell'agosto 1859, fu Deputato nella VII ed Vili legisla-
tura, nel 1881 fu nominato Senatore, e fece parte di varii con-
sigli e di numerose amministrazioni pubbliche e private.
Gravissima è stata certamente la perdita del Generale per
l'Italia nostra e per la scienza, e gravissima pure per questa
nostra Società, che in lui ammirava una delle più nobili e splen-
dide individualità, uno dei più bei modelli, uno dei principali
suoi sostegni. Ma poiché non é in nostro potere il riparare a
tanto infortunio, né all' uomo é dato invertire le supreme leggi
della Natura, auguriamoci almeno che la memoria dell'Illustre
Uomo valga a sempre meglio consolidare i vincoli e le basi di
questo nostro giovane Sodalizio, eh' essa possa guidarci nel dif-
ficile cammino della vita e della scienza, e eh' essa possa giun-
gere pui'a ed inalterata alle più remote generazioni.
Prende quindi la parola il Sacio Jatta il quale presenta un lavoro
dal titolo : Materiale per wji censimento generale dei licheni italiani :
diviso in tre capitoli cioè : 1° Considerazioni generali sulV habitat dei
licheni in Italia; 2° Bibliografia; 3° Omeolicheni. Superando questo
lavoro per la sua mol« i limiti prescritti dallo Statuto, comparirà
nel corpo del Giornale.
Il Socio BoRzi riferisce intorno 31\q Anomalie di struttura del fxLsto
di Phaseolus Caracalla. Egli premette alcune notizie intorno a' ca-
ratteri dei tessuti primari del caule di quella liana, facendo rile-
vare come nulla di anormale detti tessuti presentino. Al momento
in cui comincia la costituzione dei tessuti secondari il cambio ma-
nifesta la sua attività generando in tutto il circuito del cilindro
assile e in via centrifuga delle serie radiali di cellule legnose, e che
neir insieme costituiscono una spessa guaina midollare. Indi procede
regolarmente la formazione di floema e di silema secondario. Que-
st' ultimo tessuto offre un' importanza del tutto eccezionale. Manca
costantemente di tracheidi e di vere fibre legnose. Queste sono rap-
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 17
presentate da scarsi gruppetti di fibre d'indole floemica, cioè a pa-
rete non lignificata e che i reattivi jodici manifestano costituita di
pura cellulosa. Il parenchima del silema secondario è in grandissima
prevalenza sugli altri tessuti ; difterenziato in raggi o no, di raro
i suoi elementi lignificano la propria parete passando allo stato per-
manente, mentre la più parte di essi persiste in condizioni cambiali.
I pochi elementi di parenchima silemico a parete lignificata for-
mano intorno ai grossi vasi areolati degli irregolari rivestimenti :
ne derivano veri isolotti aventi al centro pochi vasi areolati e cir-
condati dai detti elementi legnosi. L'abbondante parenchima a ele-
menti cambiformi che separa siffatte aree è sede di nxiove forma-
zioni d'indole perciò terziaria, per le quali il fusto, a partire dal
secondo anno, acquista una struttura affatto anomala. I tessuti ter-
ziari generati assumono di buon' ora i caratteri di floema : si for-
mano, cioè, esclusivamente dei fascetti di libro terziario. Essi svol-
gonsi tanto in seno al floema secondario quanto all' interno del
legno secondario. Presso quest'ultimo tessuto essi fascetti sono più
frequenti, in quanto che molti prendono origine dal parenchima dei
raggi midollari, e altri qua e là all' interno della restante regione
xilemica. Soltanto in seno al libro secondario i fascetti di floema
terziario si svolgono all' interno delle estreme terminazioni dei raggi
midollari. L' ordine di comparsa dei fascetti tanto nel libro quanto
nel legno secondario è quello stesso che regola l'accrescimento di
questi due ultimi tessuti. Durante la genesi di libro terziario il cam-
bio conserva inalterata la sua attività, producendo, cioè nuovi
strati di legno e di libro secondario di cui la struttura viene tosto
alterata per frapposizione di nuovi elementi di floema terziario.
Il caso di anomalia descritto non trova, secondo il BoRzi, alcun
riscontro presso i fusti di altre Leguminose, tali: Bauhinia (Crùger,
De Bary), Rlnjnchosia phaseoloides (Crùger), Wistaria sinensis (Le-
CLERC BU Sablon), Miicuna sp. (Fritz Mùller), Pueraria Thunher-
giana (A vetta) e Ahrus precatorms (Wakker). In tutti questi casi
l'anomalia consiste nella produzione di tessuti d' indole terziaria per
attività di una o di più zone generatrici soprannumerarie le quali
prendono origine al di fuori di quella normale, ordinariamente in
seno al libro secondario. Se però, come nella Bauhinia, anche il
silema secondario è in grado di prender parte alla formazione di fa-
scetti terziari, questi sono normalmente e contemporaneamente
costituiti di libro e legno e non di solo floema come si osserva nel
Phaseolus Caracalìa.
Dai dati esposti risulterebbe che nella costituzione dei fusti di
questa pianta entrano quindi in massima prevalenza degli elementi
d' indole floemica ; per la quale circostanza i fusti medesimi diven-
tano in sommo grado pieghevoli ed elastici.
Btiìh della Soc. bot. Hai.
18 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
Il Vicepresidente Sommier comunica il seguente
CENNO SUI RESULTATI BOTANICI DI UN VIAGGIO NEL
CAUCASO. PER S. SOMMIER.
Per scusarmi, in qualche modo, di non essere intervenuto alla
Riunione generale della nostra Società 1' anno scorso, darò oggi
un breve cenno del viaggio nel quale il nostro collega dottor
E. Levier ed io eravamo appunto allora impegnati, e l' indica-
zione sommaria dei risultati botanici di quel viaggio.
Partiti il 28, maggio da Livorno, sbarcavamo il 15 giugno a
Batum, presso i confini fra i possedimenti russi e turchi sul
Mar Nero. Strada facendo avevamo messo a profitto, per fare
raccolte botaniche, le nostre fermate in Sicilia, a Atene, a Co-
stantinopoli e a Trebisonda, trovando già presso quest' ultima
città alcune piante caratteristiche del Caucaso, fra cui VAbies
orientalis che aveva per me un interesse speciale. Vedevo que-
st' abeto nella località classica da dove lo descrisse per la prima
volta il Tournefort, e potevo convincermi quanto esso sia di-
verso di2L\VAlnes obovata col quale è stato confuso dal Ledebour,
e che ben conoscevo per avervi lungamente viaggiato sotto in
Siberia. Potevo accertarmi pure coi proprii occhi dell'altro er-
rore di Ledebour, il quale asserisce che VAMes orientalis ha i
coni eretti, mentre li J^a penduli al pari deW Abies obovata
e del nostro abeto rosso.
Da Batum, dove imparammo a conoscere la esuberante vege-
tazione littoranea della Colchide, facemmo una escursione di
cinque giorni nelle montagne dell' Anticaucaso, risalendo la valle
dell' Agiari-Tzkhali, or non è guari appartenente al Lasistan
turco. Traversando la zona di maestose foreste di Abies Nord-
inanniana e di Abies orientalis, sotto le quali erano ancora in
fiore due degli ornamenti della flora caucasiana, il Rhodoclen-
dron ponticum e il E. flammi, si giungeva fino ai pascoli al-
pini che stavano allora smaltandosi di fiori a contatto delle nevi
che ancora in parte li cuoprivano.
Dopo fermate prolungate a Tiflis, a Borgjom (luogo classico
per le raccolte di Radde) e a Kutais, fermate necessarie per
compiere i preparativi di viaggio e per ottenere permessi e
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 19
coiTimendatizie dalle autorità, ma non inutili per le nostre rac-
colte che vi si aumentarono considerevolmente, il 23 luglio
ci dirigevamo verso la catena centrale del Caucaso. Risalendo
il Rion (il Phase dei Greci), traversando dalla valle di questo
fiume a quella dello Tzkhenis-Tzkhali (l'antico Hippus), giun-
gemmo a Tzagheri, sui confini della Svanezia. Qui ci convenne
-caricare sopra cavalli le nostre suppellettili, poiché neppure i
piccoli carri mingreli, tirati da bovi, che ci avevano accompa-
gnati fin li, possono penetrare nella Svanezia, vergine fino adesso
di qualunque contatto di ruote.
Il 1° agosto facciamo l'ascensione del monte Tetenar, sulla
sinistra dello Tzkhenis-Tzkhali, dove certo non è stato mai
alcun botanico, e da dove riportiamo una ricchissima messe di
piante (170 specie in più di 500 porzioni d'erbario).
Il 3 e 4 agosto accampiamo sul Latpari, passo alpino che se-
para la valle dello Tzkhenis-Tzkhali da quella dell' Ingur, sa-
lendo a circa 3000 metri sopra una delle cime sovrastanti.
Vicino al passo (circa 2800""), vi sono ancora molte chiazze di
neve, ed il Rhodoclenclron catocasicum, che vi forma una zona
di fitta boscaglia, è in pieno fiore.
Il 5 discendiamo a Kalà, uno dei più alti villaggi della Svanezia
libera (circa 1800"), presso al limite della vegetazione arborea,
segnato qui dagli abeti. Di là facciamo una gita fino ad una cre-
sta rocciosa che sovrasta ai ghiacciai maestosi che scendono dal
Djanga e dal Tetnuld, e poi, seguendo l' Ingur e il suo principale
atfluente, la Mulkhra, traversiamo tutta la parte abitata della
Svanezia libera fino a Ciubikhevi, dove, il 17 agosto, lasciamo
l'ultimo villaggio e l'ultima particella di terreno coltivato.
Colla scorta di 7 bestie da soma, di 6 Svaneti e di un inter-
prete Letschkumese, c'inoltriamo in paese deserto, seguendo un
sentiero appena abbozzato e spesso introvabile, dormendo sotto
la tenda e mangiando le provviste che ci portiamo dietro, cui
si aggiungono gì' incerti della caccia. Traversiamo cosi i valichi
alpini che separano la Nakra dalla Nenskra, e questa dal Seken,
passando dalla Svanezia all'Abkhasia. I nostri accampamenti
sono ora sotto gli alberi secolari, nel folto della foresta, dimora
dei lupi, degli orsi e dei cinghiali di cui ogni giorno vediamo
le traccie, ora sui pascoli alpini, nel dominio degli stambecchi
e dei mufloni.
20 RIUJìIONE GENERALE IN NAPOLI
Dopo avere corso il rischio di perdere uno dei nostri muli,
travolto dalle acque impetuose del Seken, e dopo avere guadato
non senza pericolo l'altro ramo del Kodor, il Kliutsch, risaliamo
quest' ultimo fiume fino al Klukhor, uno dei gioghi per i quali
si passa dal versante asiatico a quello europeo. Là ci fermiamo
quattro giorni per esplorare alcune delle cime vicine (fino
a 3000"") e per visitare un altro passo, il Nakhar (2900*"), noto
per le descrizioni -del Radde. Il 30 agosto attraversiamo il
Klukhor (2800"), camminando per buon tratto con le nostre bestie
sopra nèvès e ghiacciai dove non avremmo mai creduto che po-
tessero trovare appiglio gli zoccoli di un solipede; e del resto
qualche scheletro scarnito che giace sul ghiacciaio ci prova che
l'impresa non riesce sempre fortunata. Scendiamo in Europa
seguendo il corso della Tieberda, affluente del Kuban, lungo la
quale, il 2 settembre, rivediamo per la prima volta delle terre
coltivate, sedici giorni dopo avere lasciato le ultime in Svanezia.
Dalla Tieberda passiamo nella valle del Dout, altro affluente
del Kuban, varcando un colle di 2800™, da dove abbiamo una
veduta splendida sulla doppia cima nevosa del gigante cauca-
siano l'Elbruz. Salendo fino a circa 3000"" sui monti che do-
minano questo colle, facciamo, nonostante la stagione avanzata,
una delle più ricche raccolte di tutto il viaggio, in fatto di
piante endemiche del Caucaso. Passato un secondo colle alpino^
scendiamo in paese Karaciai ad Utschkulan, villaggio situato al
confluente del Kuban e del Nakhar.
Di là, risalendo il torrente Kiikùrtli, andiamo ad accampare
al piede dell'Elbruz, a 2300", altezza fin dove giunge il Pinus
sylvestrìs che colà è l' ultimo albero.
Il 10 settembre, scegliendo il terreno scoperto fra i ghiacciai,
e' inerpichiamo sui fianchi dell' Elbruz (o Minghi-tau, come là
si chiama), fra le roccie granitiche, i blocchi vulcanici e il la-
pillo, fino a circa 3800", alla quale altezza troviamo ancora po-
che fanerogame in fiore, e dove rupi verticali e ghiaccio ci
sbarrano la via.
Ma oramai la stagione era avanzata, e per questo ponemmo
fine al nostro viaggio pedestre che era durato per ben 600 chi-
lometri, durante i quali ci eravamo mantenuti per lo più ad al-
tezze varianti fra 1000 e 3000 metri, facendo osservazioni ba-
rometriche continue, e prendendo ricordi fotografici.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 21
Da Utschkulan, scendendo il Kuban, traversando coi veicoli del
paese le steppe dei Kabardini e dei Cosacchi, raccogliendo più poco
in quelle pianure bruciate dal sole, raggiungemmo a Nevino-Mui-
skaia la ferrovia che ci portò a Vladikavkaz, da dove riattra-
versammo la catena sulla strada maestra oramai coperta di
neve. Ripassando per Tiflis e Kutais tornavamo a Batura e ci
imbarcavamo per Odessa il 30 settembre, dopo un soggiorno di
tre mesi e mezzo nel Caucaso.
Vi ho così tracciato a grandi tratti il nostro itinerario, re-
sistendo alla tentazione di darvi nomi di piante che mi sarebbe
venuto fatto di citare ad ogni momento. Ma nominandone alcune
mi sarebbe sembrato di essere ingiusto per tante altre, ed inoltre
avrei corso rischio di dilungarmi troppo. Del resto contiamo di
pubblicare in extenso i risultati botanici del viaggio, quando sarà
ultimato lo studio delle nostre collezioni. Per ora mi contenterò
di citarvi alcune cifre che possono dare una idea della loro
ricchezza.
In complesso, fra fanerogame e crittogame, le nostre colle-
zioni, del Caucaso soltanto, sommano a più di 10,000 porzioni d'er-
bario. Esse si spartiscono in 85 gite, o località diverse. I numeri
di fanerogame sono 3003, di crittogame vascolari 50, di critto-
game cellulari 914. Le famiglie che hanno fornito più numeri
sono le 13 seguenti, che insieme rappresentano il 61.44 % dei
numeri raccolti:
Numeri
Composte . . .
427
14. 23 X dei
nu
Rosace (sensu lato]
186
6.20 »
»
Cariofillee. . . .
172
5. 73 »
»
(Graminacee . . .
162
5.60 »
»
Labiate
136
4.53 »
»
Papilionacee . . .
136
4.53 »
»
Scrofulariacee .
133
4.43 »
»
Ombrellifere . .
120
4.00 »
»
Croci fere . . .
100
3.33 »
»
Ranuriculacee .
97
3.23 »
»
Campanulacee. .
. 09
2.30 »
»
Borraginee . .
69
2.30 »
»
Geraniacee . .
31
1.03 »
»
dei num. delle fanerogame.
61. 44 "/„ dei num. delle fanerogame.
22 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
Sono obbligato di parlare di numeri anziché di specie, perché
lo studio di molti generi é ancora appena abbozzato. E certo
che le specie in molti casi non saranno nella proporzione dei
numeri, specialmente in certi generi che per la loro ricchezza
di specie e per il loro polimorfismo attiravano specialmente la
nostra attenzione, come i generi Astragahis, Potentina, Rosa,
Cerastium, Alsine, Geranium, Ranunculus, Campanula, Se-
necio, Centaurea, Cirsìum. Ne verrà di conseguenza che le fa-
miglie, ordinate per la loro ricchezza di specie, non corrispon-
deranno perfettamente col quadro sopra esposto. Le composte,
che da sé sole contano 60 generi, conserveranno però sempre
di gran lunga il primato.
Il genere Potentina é già stato studiato dai signori Siegfried
e Keller, e contiene varie specie nuove.
Nel genere Rosa comunicato al prof. Crépin, questi ha distinto
una nuova specie col nome di Rosa Svanetica.
Le epatiche (119 numeri) vengono adesso studiate dal si-
gnor Stephani; i muschi frondosi (655 numeri) dal signor Bro-
therus.
Da una comunicazione preliminare del sig. Brotherus sap-
piamo che 620 dei numeri di muschi finora studiati rappresen-
tano 204 specie, cioè più della metà delle specie note del Caucaso.
Venticinque specie sono nuove per la briologia Caucasiana. L'aver
riportato da una rapida traversata in una parte del solo Caucaso
occidentale più della metà delle specie note di tutta la catena,
prova che il Caucaso, per rapporto alla sua grande estensione,
ha una flora briologica poco variata; e prova pure con quanto
zelo si sia dedicato alla raccolta dei muschi il mio compagno
dott. Levier, al quale tale raccolta era particolarmente de-
voluta.
Abbiamo inoltre distribuito più di 800 cartine di semi a vari
orti botanici e stabilimenti orticoli.
Permettetemi ancora di riassumere in poche parole l'aspetto
generale della vegetazione nelle parti del Caucaso occidentale
da noi percorse.
I. La eegione littorale della Colchide, dotata di un clima
caldo e piovoso, è caratterizzata da una vegetazione di straor-
dinaria esuberanza. È però poverissima di piante erbacee e di
suffrutici, che sembrano soffocati dalla ricca vegetazione di
KlUNIOME GENERALE IN NAPOLI 2'à
grandi alberi e di arbusti e dalla Pieris aquilina che invade
con rapidità straordinaria tutti i luoghi diboscati ed i campi
abbandonati, scacciando quasi 0!^ni altra pianta. Là si trovano,
allo stato selvatico, molti degli alberi da frutto dell'Europa
media, che portano frutti mangiabili, talvolta — il ciliegio per
esempio — eccellenti. Se tutti questi alberi vi siano indigeni, o
se siano i discendenti di antiche colture in un paese che a varie
epeche ebbe una florida civiltà, è difficile il dire. Vedendoli
in mezzo a foreste ora vergini, verrebbe fatto di considerarli
come autoctoni ; ma un caso ci fece nascere dei dubbi sulla va-
lidità di questa prova. Nell'alta valle del Seken, a molte diecine
di miglia da qualunque abitazione umana, trovammo inopinata-
mente in mezzo alla foresta di quercie, di faggi e di abeti, vari
di questi alberi in un'area circoscritta, dove, guardando con at-
tenzione, si vedeva che vi era stata una colonia umana, rivelata
fra altri indizi da qualche spiga di cereale nata da sé. Doveva
essere stata la dimora di Abkasi, che hanno emigrato in massa
dal paese soltanto dopo compiuta la conquista russa, cioè da pochi
decenni. Già adesso è quasi scomparsa ogni traccia da cui si possa
arguire che quel luogo fu coltivato; pochi decenni ancora, e la fo-
resta avrà là, come tutto intorno, un aspetto di perfetta vergi-
nità, ma gli alberi da frutto vi saranno sempre. Un altro fatto
è venuto a confermare i nostri dubbi, ed é stato il vedere una
pianta di introduzione relativamente recente, la Phytolacca de-
candra, nei luoghi più selvatici, lontana da ogni abitazione, là
dove non si sarebbe esitato a dichiararla pianta indigena.
Le piante del piano e dei colli littorali della Colchide sono
fatte per rovesciare tutte le nostre idee di zone di vegetazione.
Li il faggio, a pochi passi dal mare, innalza al cielo dei tronchi di
5 metri di circonferenza. E fra le sue radici, fin dentro ai suoi tron-
chi marciti, si vede crescere il lauro-ceraso di dimensioni insolite.
Si trovano promiscuamente il castagno, il gelso, il carpino, l'ontano
con foglie di dimensioni colossali, i meli, i peri, i susini, i nocciuoli,
i ciliegi, il Diospyros Lotus, il noce, il fico, la Slaphìjlea pinnaia,
la Zelkova crenata, tutti riuniti dall'amplesso del lupolo, delle
Clematis, della bella Smilax eoccelsa, della Periploca graeca e
della vite che ricuopre di pampani i loro rami fino a grande
altezza. Quella foresta rigogliosa, per il verde intenso del suo
fogliame e per l' intreccio impenetrabile delle sue liane, ha un
24: RIUNIONE aENERALE IN NAPOLI
aspetto tropicale col quale fa imo strano contrasto la sua com-
posizione che è quasi tutta di specie europee. Né meno bella è
la boscaglia in quella regione, formata principalmente di Eho-
dodenclron ponticum dal fogliame scuro e lucente, di lauro-ce-
raso, di VaccinUtm Arctostaphylos dai rami corallini e dai fiori
bianclii striati di rosso, di grandi Rubus caucasicus dai frutti
deliziosi. Meno nobile ai nostri occhi era il Sanibucus Ebulus,
tanto abbondante da formare un tratto caratteristico del pae-
saggio. In compenso, nei luoghi paludosi che colà abbondano,
cresce un albero affatto estraneo all'Europa, la Pterocarya
fraxinifolia Lam.
Vari dei rappresentanti di questa flora littorale, anche fra i
più caratteristici, si ritrovano ancora molto lontani dal mare.
Cosi abbiamo incontrato per esempio il lauro-ceraso, il Biospy-
ros, il Vaccinium Arctostaphylos, il Rhodoclendron ponticum,
dopo molti giorni di marcia risalendo i fiumi, sotto le fore-
ste di abeti.
Sul greto stesso del mare e sulle rupi marittime, stazioni
tanto ricche lungo il Mediterraneo, la flora è molto povera.
Manca del tutto la macchia di mirti, lentischi, lillatri, cisti ecc.
caratteristica della nostra regione costiera, e m.anca del pari
quella coorte di labiate e d' altre piante aromatiche e xerofìle
che l'accompagnano.
IL La regione DELVAbìes Nordmanniana e imuJAMes
Orientalis. Allontanandosi dalla zona littorale, e risalendo nei
monti, si trova la foresta principalmente costituita da questi due
alberi, ai quali si aggiungono i faggi, le betule, i carpini, le
querele dai tronchi diritti quasi come gli abeti, gli ontani ed
altri. La regione inferiore di queste foreste è povera ed a tipo
europeo ; ma la superiore, e più ancora i primi pascoli della re-
gione subalpina, hanno una flora che desta stupore ed ammira-
zione in chi la vede per la prima volta. Li, fra 1500 e 2000"
circa, crescono fìtte delle piante erbacee (vari Aconitum, Mul-
gedium, Heracleum, Cirsium, Senecìo, Campanula lactiflora,
Cephalaria tatarica, Centaurea macrocephala. Inula grandi-
flora, Dipsacus pilosus, Lilium monadelphum ecc.) di tali di-
mensioni che i nostri muli vi sparivano affatto, come i cavalli
spariscono fra le erbe delle pampas nell'America meridionale.
Questa zona di erbe giganti che non ha riscontro nelle nostre
RIUNIONE GENERALE IX NAPOLI 25
Alpi, e che dà a quella regione un aspetto tutto suo, l'abbiamo
ritrovata quasi sempre alla stessa altezza sul versante meri-
dionale del Caucaso occidentale.
III. La regione scoperta è la più ricca, ed é quella die
contiene il maggior numero di piante endemiche, che sembrano
aumentare in proporzione dell' altezza. Impossibile sarebbe il
descrivere la bellezza di un prato alpino cosperso dalle sle'.le
rosee delV Asiraniia hellebori folta, e coperto di Anthemis Bie-
bersteiniana dai fiori d' oro e dalle foglie d' argento, di Aqui-
legia olympica dai sepali cerulei e dalle corolle bianche, dì Pa-
paver lateritiwn dai grandi petali fugaci color mattone, di
Pedicularìs atropurpurea alta più d'un metro, di Rìiijncìiocorys
Elephas dalla strana corolla a forma di proboscide, di molte spe-
cie di Geraniuni tutte belle, ma fra cui spiccano il G. Ibericwn
per i suoi grandi fiori d' un violetto intenso ed il G. Renarcli per
le sue foglie bianco-tomentose, di Pyrethrum roseum, di Erige-
ron pulchellum, di Aster Caucasicus, di Gentiana sepiemfida. Né
più facile sarebbe descrivervi la gioia di un botanico quando fra
le chiazze di neve calpesta i pascoli dove crescono la Macroio-
onia echioicles, la Caìtha octopetala, il Trollius patulus, la Prx-
ììiitla amoena, il RanuncitAus Baidarae, Y Anemone speciosa, la
Fritillaria latifolia, la Coronilla iberica, il Crocus Scharojani
fitti in modo da formare con le loro corolle variopinte un tap-
peto dai colori più smaglianti, o quando trova un ruscello
alpino ombreggiato dalla Primula grandis coi fiori somiglianti
a un Symphytum o quando ancora sulle altissime roccie racco-
glie le Saxifraga flagellaris, laevis, juniperifolia, cartilaginea,
Sibirica, le Braba imbricata e scabra, le Corydalis conor-
y^Mza e pauci^lora, la Dentaria bipinnata, le Jurinea acaulìs
e linearifolia, la Veronica telephiifolia, il Lamium tomento-
sum, V Omphalodes rupestris, la magnifica Scabiosa Caucasica
e tante altre piante rare e belle. Troppo ci vorrebbe a dare
anche una pallida idea di quella ricchissima flora. Perciò mi
contenterò di ricordare la ricchezza — assoluta ed in specie en-
demiche — di alcuni generi, fra i quali primeggiano Saxi fraga,
Braba, Ranunculus, Cìrsium, Primula, Geranium, Papaver,
Veronica, Corydalis, Cerastium, Scrophularia, Campanula.
Non ostante una proporzione non piccola di specie non europee,
r aspetto generale della flora non é molto diverso da quello delle
26 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
nostre Alpi, perchè pochissimi sono i generi che non si trovano
da noi. Le specie, in generale, ci sono sembrate poco localizzate
e sparse invece sopra vaste estensioni.
Una caratteristica della montagna caucasiana, che la distingue
dalle nostre Alpi, é l' assenza quasi totale di acque dal corso
lento, di paludi e di laghi, e quindi di piante idrofile. Ciò è do-
vuto alla strettezza delle sue valli e alla ripidità dei suoi monti.
Soltanto due o tre volte trovammo degli sfagneti di piccola esten-
sione. ^ Le nostre collezioni contengono un solo Potamogeton,
un solo Batrachmm, pochissimi Juiicus e due sole ciperace
all' infuori dei generi Carex ed Elyna. Non vedemmo neppure
un esemplare di Eriophorurti.
Tralascio interamente di parlare della regione di Tiflis e della
sua flora eminentemente xerofila, come pure delle steppe salate
della Kura, predilette dalle salsolace e diàW' Alhag hi Camelorumy
contentandomi per ora del breve cenno che vi ho dato unica-
mente a titolo di notizia preliminare.
Il prof. Giordano domanda al Vicepresidente Sommier quale sarà
la destinazione dell'immenso materiale raccolto. Sommier risponde
che le due prime collezioni saranno pei due viaggiatori, la 3" sarà
donata all' Erbario centrale di Firenze, la 4» andrà all'erbario Boissier
e che il rimanente materiale verrà distribuito agli studiosi di sin-
gole famiglie.
Il Socio r. Pasquale presenta la seguente nota :
SU DI UNA NUOVA TEORIA CARPELLARE. PER F. PA-
SQUALE.
L'Académiedessciences de Paris, nell'adunanza del 5 marzo 1866,
bandiva un concorso a premio sullo studio della strutlura ano-
tomica del pistillo e del frutto, nelle sue principali modifica-
zioni.
Con questo tema domandava di studiare, nei principali tipi
d'organizzazione del pistillo, la distribuzione dei fasci vascolari.
* Finora era conosciuta una sola specie di Spliagnum del Caucaso,
il subsecundum. Le nostre collezioni ne contengono sei specie, ciò
che prova quante lacune vi siano ancora nella briologia caucasiana.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 27
sia nella placenta e negli ovuli, sia nelle pareti dell'ovario e
nel pericarpio e di determinare 1' origine di questi fasci vasco-
lari e loro diverse connessioni.
In quel concorso il premio fu aggiudicato al Van Tieghem,
il quale svolse la teoria della foglia carpellare venendo a que-
ste conclusioni:
« Ovunque e sempre il pistillo è formato d' una o più foglie,
« libere o associate, aperte o chiuse che producono gli ovuli
« sul loro margine, o sopra una estensione più o meno grande
« della loro superfìcie.
« In generale questa produzione di ovuli si fa egualmente su
« tutte le foglie, ma qualche voltavi ha localizzazione : alcune
« foglie restano sterili, le altre portano gli ovuli. »
Senza riandare alla teoria Linneana e Goethiana ed a tutto
ciò che finora ha contribuito a dimostrare la natura follare del
carpello e senza occuparmi se nella foglia carpellare intervenga
0 no r asse, per la formazione della placenta, io riprendo la
questione della distribuzione dei fasci fifjro-vascolari nella la-
mina carpellare del frutto, voluta anche dalla stessa Académie
des sciences de Paris. Parte questa, che dall'Autore àoìV Ana-
tomie du Pistil, non é stata considerata abbastanza.
Una delle ragioni che più mi ha indotto ad intraprendere
questo studio, fin da molti anni fa, è stata la difficoltà che il
Payer esprime nella sua Organogènie comparèe de la fleur,
cioè: « Si commc le prétend De Candolle, les placentas ne sont
« que les bords soudés de la feuille carpellaire les faisceaux
« fibro-vasculaires doivent partir de la nervure moyenne de
« la feuille carpellaire et venir s'épanouir dans les placentas.
« Or c'est précisément le contraire qui a lieu; les faisceaux
« fibro-vasculaires partent de ces placentas pour aller se ra-
« mifìer dans la feuille carpellaire, comme lorsqu'une feuille
« s'insére sur une large surface de la tige, on volt un grand
« nombre de nervures partir de cette tige, et venir comme
« auxillaires de la nervure principale, constituer la charpente
« de la feuille. »
Il Lestiboudois nella sua Carpografia anotoraica {Ann. des
Se. nat., ser. IV, tom. 2° e 3") conchiude che:
« Les carpelles sont de véritables feuilles, leur conformation
« extórieure, leur arrangement symétrique, l'origine des leurs
28 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
« vaisseaux, le mode à'expansion de ces vaisseaux, les dfspo'
« sitions essentielles qu'Us affectent, soni les mènies qice dans
« les feuìlles. Ces vaisseaux forment une nervwe inèdiane et
« des nervures latérales et parmi ces derniéres, les marginai es
« cu trophospermiques prennent une importance particulière,
« par ce qu'elles portent les graines. »
Io non comprendo come il Lestiboudois possa tanto chiara-
mente affermare che nella foglia carpellare « les éléments or-
« ganiques sont les mémes que ceux des feuilles » e « que leur
« vtode d' expansion et la disposition des parties sont identi-
« ques » quando egli stesso descrive le nervature marginali
e rispettive diramazioni verso la costola, cosa che certamente
non si trova in alcun tipo di foglia.
Ad escludere totalmente l' idea che il filloma carpellare sia
da riferirsi al tipo della foglia trinervata basta ricordare che
alcune foglie carpellari mancano del tutto di costola {Lunaria,
Belphiniani) o questa é ridotta ad un semplicissimo fascio (Sler-
culia, Delpliìnium, Cleoìne ecc.) che molte volte si arresta a
metà altezza del carpello.
L' anotomia del carpello è stata molto studiata dal sig Cave
{Ann. des Se. nat, ser. V, tom. 10°, 1869) e cosi da altri autori;
ma questi, fedeli alle teorie della foglia carpellare unica, han
trascurato di studiare i nervi nella loro disposizione e dire-
zione, come se non fossero questi gli elementi fondamentali
della costituzione della foglia. Il Van Tieghem dichiara impos-
sibile la teoria del Payer senza poi allontanarsi dal concetto
generale che si ha della foglia carpellare.
Stante le condizioni di brevità che e' impone il nostro Bui-
lettino, presentemente io non posso che esporre in brevi termini
i preliminari di una novella teoria sulla natura fogliare del car-
pello. In seguito in tante altre note staccate esporrò tutte le
osservazioni da me fatte nei singoli casi per viepiù illustrarla.
10 in vero non farò che descrivere fedelmente ciò che mor-
fologicamente si osserva nel carpello allo stato di frutto; sicché
più che teoria esporrò la vera organografia del carpello.
11 carpello è un insieme di foglie concrescenii, che concorrono
alla formazione ed alla nutrizioìie degli ovuli e delle semenze.
È in altri termini non un semplice filloma, ma un trifilloma di
cui una foglia è sterile e posta inferiormente e le altre due
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 29
sono fertili e poste superiormente. Fra le foglie fertili e le fo-
glie sterili vi è realmente un saldamento intimo, con perfetta
anastomosi nelle ultime ramificazioni dei nervi e quindi del me-
sofìllo e delle epidermidi. La linea di saldamento, che regolar-
mente è alquanto tortuosa, si potrebbe realmente fissare seguendo
le estremità delle ultime venuzze nei punti di anastomosi : que-
sta linea per facilitare le descrizioni la chiamerò da ora in poi
linea di anastomosi.
Ogni foglia fertile è composta di una metà membranosa avente
un sistema di fasci fibro-vascolari, come in ogni foglia tipica
caulinare ; e di un' altra metà trasformata tutta in corpo pla-
centare ed ovuli. Intendo per corpo placentaì^e V insieme elei
tessuti che costituiscono la placenta, i funicoli, lo stilo e lo
stimma. Nel corso di questo lavoro chiamerò emifillo placen-
taì^e la prima metà delle foglie fertili ed emifillo uvulare la
seconda metà. Le due foglie fertili se da un lato sono anasto-
mizzate con la foglia sterile pel rispettivo lembo degli emifilli
placentari, dall' altro lato si uniscono coi corpi placentari, chiu-
dendo cosi la cavità carpellare. E questa unione avviene, o per
semplice innesto dei giovani tessuti delle placente, o per ana-
stomosi di cortissime ramificazioni che negli emifilli oculari
non prendono parte alla formazione degli ovuli. Nel primo caso
la separazione dei due emifilli ovulari avviene facilmente al-
lorquando il carpello é maturo, per cui si ha la deiscenza ven-
trale come avviene nei follicoli e nella maggior parte dei legumi.
Nel secondo caso la deiscenza non avviene, come osservasi nei
legumi indeiscenti.
Lo scopo del presente lavoro, lo ripeto, è quello di enunciare
soltanto una novella teoria carpellare, da me intrapresa a stu-
diare fin da quattordici anni fa. Teoria questa che ora è desi-
derata anche dal Delpino * il quale, nel considerare il carpidio
realmente tripartito nelle Conifere, nelle Felci e nelle Primu-
lacee, accenna alla tripartibilità ideale nel carpello delle angio-
sperme in generale, senza determinarne le parti. Per ora non
esporrò tutte le osservazioni da me fatte; ma enuncerò la teoria
* Valore morfologico della squama ovuUfera delle Abietinee e di altre
Conifere {Malpighia, anno III, 1889, pag. 97).
30 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
generale, polendo essa dare maggior luce alla soluzione di di-
versi problemi anche da parte degli altri morfologi.
La prima interpretazione die io detti sulla natura del car-
pello, fu quella di considerarlo come una foglia sola come nella
teoria esistente, ma con le parti invertite. Val quanto dire che
credetti all' esistenza d' una costola ove è la placenta ed i lembi
ove è la sutura opposta. In seguito, la presenza della foglia
sterile dileguò quel primo concetto.
Pensai all'esistenza di due foglie, una fertile superiore e l'altra
inferiore; ma la disposizione di questi due elementi, relativa-
mente ai due verticilli di cui farebbero parte, non sarebbe quella
voluta dalla legge generale della simmetria fiorale, perchè co-
stantemente si troverebbero opposti gli organi di due verticilli
consecutivi, cioè quello delle foglie sterili e quello delle foglie
fertili. Né ciò avrebbe potuto essere, anche per altre ragioni.
La parete interna del carpello avrebbe dovuto presentare di-
versità di tessuti; perchè a costituirla sarebbe entrata la epi-
dermide della pagina inferiore della foglia fertile e 1' epidermide
della pagina superiore della foglia sterile.
Ciò nel fatto non corrisponde, perché il tessuto dell'endocar-
pio è tutto uniforme.
Altra ragione in contrario sarebbe stata quella della posizione
della placenta rispetto alla foglia sterile: avrei dovuto dapprima
supporre la placenta di natura assile e poi l' avrei dovuta sup-
porre nascere al disotto della foglia fertile od all'ascella della
foglia sterile; ciò che mi è sembrato impossibile; ed ecco come
sono riuscito a scovrire la reale esistenza di tre foglie nel car-
pello.
Questo fatto si dimostra anche microscopicamente, perchè fa-
cendo una sezione trasversale verso il punto d' inserzione del
carpello, si osservano tre fasci nettamente distinti e sono quelli
stessi che formano il dorso ed i margini del carpello medesimo.
E ciò rilevasi anche dalle osservazioni del Van Tieghem stesso.
Il fascio di mezzo è sempre più piccolo dei due laterali e tro-
vasi in un piano alquanto inferiore a quello degli altri due, ciò
che dimostra appartenere esso al ciclo esterno delle foglie del
trifilloma. Tutti i tre fasci presentano la stessa struttura ad
arco, avente un sol piano di simmetria, tale e quale può
presentarsi la struttura di tre picciuoli distinti. Al punto d'ori-
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 31
gìne del carpello i fasci sono disposti tutti e tre con la parte
cava in su e col convesso in giù, ma facendo una sezione un
po' più su del punto d'inserzione, sul podogino per es. del car-
pello della Sterculìa platanìfolia, i fasci laterali si mostrano in
posizione inversa. Questo fatto dimostra esservi torsione delle
due foglie fertili superiori, dal perchè i margini adiacenti delle
due foglie fertili sono quelli che si saldano con i margini della
foglia sterile, per cui per saldarsi le due foglie fertili occofre
necessariamente una certa torsione. In questo modo é chiaro,
che r endocarpio è formato dalle epidermidi superiori delle tre
foglie componenti il carpello. Ciò che poi realmente è dimo-
strato ancora dalla struttura dell' endocarpio, la quale é la stessa,
tanto dal lato della foglia sterile, quanto da quello delle foglie
fertili.
La presenza dei tre fasci osservasi tanto nei frutti semplici,
quanto nei frutti composti, come ancora nei frutti ad ovario
infero. Sovente manca il fascio di mezzo {Lunaria, Delphintuin
Ajacis) ; cioè quello che dovrebbe essere la costola della foglia
carpellare, ed in questo caso l'anastomosi avviene fra i due
emifilli placentari.
In quanto alla simmetria è evidente che essa non viene punto
alterata; perchè le foglie sterili formano il ciclo esterno e le
foglie fertili un doppio ciclo interno. Le foglie esterne seguono
le leggi di alternativa cogli stami nello stesso modo come dalle
presenti teorie carpellari è dimostrato, e le foglie interne si
alternano a due a due con le esterne.
Considerato così il triflUoma si ha che in alcuni fiori la sim-
metria è al completo, come in quelli delle crocifero ove non
sono da considerarsi più come anisoritmi; perchè ai sei stami
si contrapporrebbero sei fillomi dei due carpelli.
Tra le foglie sterili e le fertili è un meritallo, in continua-
zione del ricettacolo, che in alcuni frutti è molto lungo {Koel-
renteria) e prende parte alla formazione dell' asse placentare
in alcuni frutti a placentazione assile. Questo meritallo non è
da confondersi col podogino o col ginoforo. Esso corrisponde
talvolta al carpoforo come nelle ombrellifere ed è un asse ben
distinto che sarebbe bene chiamarlo placentoforo.
Come sopra ho detto, per ora non entro nella questione se
esista, 0 no, una placenta assile indipendentemente dalla foglia
32 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
carpellare: probabilmente dalla ascella d'ogni foglia fertile po-
trebbe esservi una gemma placentare, che prenda parte alla for-
mazione degli ovuli assieme, al mesofillo placentare ; ma questo
é oggetto di altro studio ed in niun caso può alterare la teoria
che qui espongo.
La mostruosità del pistillo della Tulipa Gesneriana descritta
dal Duchartre {Ann. cles Se. nat, ser. IX, tom. 7°) ci mostra che
la petalizzazione del margine ovulare corrisponde, per la sua
ampiezza, più ad un emifillo che ad una serie di denti. Cosi
ancora quella del DelpMniitm elatum, del Cìieirantus Clieiri^
delle Brassìcìie ecc., descritte dal Bronghiart {Ann. cles Se. nat.,
ser. IH, tom. 2°).
Dai diversi casi speciali che in altre occasioni esporrò, di-
versi problemi di morfologia saranno risoluti nella maniera più
chiara. Uno dei più importanti è quello di alcuni pistilli di un sol
carpello che mostrano due stimmi (graminacee, molte compo-
site e leguminose). In questi casi i due stimmi non sono che le
produzioni dei due emifilli placentari dello stesso carpello.
Questo è il concetto generale' della nuova teoria carpellare,
ma per meglio illustrare questa nota preliminare espongo qui
appresso qualche esempio.
La Sterculia platanifolia ha il frutto che meglio rivela la
natura fogliacea dei carpelli; ma con le teorie vigenti in ogni
carpello si vide una foglia di struttura del tutto diversa da quella
della foglia caulinare. Dai margini del carpello, provvisti di
grossi nervi, si diramano lunghi e grossi nervi secondarli, e
nella costola, ove vanno a finire le ultime ramificazioni di que-
sti nervi, non esiste che un sottile fascio quasi privo di rami-
ficazioni secondarie.
Evidentemente nel follicolo della Sterculia si ha un trifilloma
di forme spiccate e composto tipicamente di tre foglie: una ste-
rile inferiore e molto ridotta, e due fertili, superiori anastomiz-
zate con la prima, con le linee di anastomosi molto prossime alla
costola della foglia sterile.
La posizione delle foglie dei cinque trifìllomi che formano
l'intero frutto mostrano perfetta simmetria; perchè le dieci fo-
glie fertili si alternano a due a due con le cinque foglie sterili.
Una sezione trasversale fatta sul podogino di un carpello di-
mostra che la struttura dei due fasci laterali è simile a quella
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 33
del fascio mediano; dimostra ancora che tutti i tre fasci pro-
vengono da tre picciuoli distinti e vanno a formare tre costole
di tre foglie. E se i fasci laterali, verso 1' estremo superiore del
podogino, si mostrano con la faccia in giù, dipende dalla na-
turale torsione delle foglie fertili superiori per volgersi contro
la foglia sterile e per chiudere la cavità del carpello; perchè
una sezione fatta verso la base del detto podogino mostra al
contrario i detti due fasci con la faccia in su. Se il carpello della
StercuUa fosse costituito da una sola foglia trinervata il po-
dogino che forma il picciuolo di essa foglia dovrebbe avere la
struttura di un solo picciuolo: vale a dire con i fasci orientati
intorno ad un solo asse; ciò che non é.
Il legume è costituito da due foglie placentari ciascuna con
la sua serie di semi; e da una terza foglia congiuntiva. Que-
sto frutto cosi poco studiato dal Van Tieghem è fra quelli che
più si prestano allo studio della morfologia generale del frutto.
Fra i legumi vi è un certo passaggio dal più semplice, quale
potrebbe essere quello della Biserrula, della Colutea, all'altro
più complicato del Lotits tetragonololms.
Il frutto della Biserrula é costituito apparentemente da due
foglie dentate, piane, saldate fra loro per i margini. Sostanzial-
mente poi è costituito dalle solite tre foglie : due fertili distinte
ciascuna in emifillo placentare ed in emifìllo ovulare, ed una
sterile delia stessa grandezza delle foglie fertili. Il falso concetto
delle teorie carpellari vigenti si manifesta chiaramente in que-
sto frutto; è impossibile immaginare in esso una foglia sola con
quattro serie di denti laterali, per poi immaginare altre due
serie di. denti marginali modificati in ovuli.
Nelle crocifere il frutto non esce dal tipo da noi descritto
nelle altre piante. Ciò che fin' oggi é rimasto alquanto oscuro,
per le poco soddisfacenti interpretazioni, specialmente sulla na-
tura del tramezzo e sulla natura delle valve. Con questa teoria
le cose pare che restino chiaramente spiegate.
Il carpello nella siliqua è formato ordinariamente da tre fo-
glie, non altrimenti che nei carpelli di altri frutti, cioè due
foglie fertili ed una sterile. L' asserzione del Van Thieghem
(op. cit., pag. 83) della esistenza della foglia sterile compresa
fra i trofospermi, basterà ad assicurarmi la buona accoglienza
che dall'illustre scienziato sarà fatta a questa mia teoria; ma
Bull, della Soc. bot. Hai. 3
34 mUKIOME GENERALE IN NAPOLI
la sua interpretazione sulla natura di questa foglia non è esatta.
Egli per spiegare l'indipendenza delle valve nella siliqua, ricorre
alla descrizione di detta foglia sterile comprendendo in questa
anche gli emifìlli placentari. Qui vi é una completa contradi-
zione nel considerare i fasci marginali e sue ramificazioni. Egli
descrive in tesi generali la foglia carpellare, considerando in
essa tre frasci fìbro-vascolari, uno dorsale e due marginali,
con diramaz4om.seconda.vie che da questi si dirigono verso il
fascio dorsale. Nella siliqua lo stesso Van Thieghem dimentica
che i nervi secondari marginali hanno origine dai fasci margi-
nali principali e descrive quelli come parte della foglia sterile
e questi come parte delle foglie fertili ovulari. Sicché è falsa
r interpretazione della natura della foglia sterile data dal Van
Tieghem, considerandola in tutta la valva di una siliqua, sia
per le ragioni suddette, sia dal perchè le valve in molte
silique mancano di nervo mediano. E tutto ciò il Van Tie-
ghem espone per darsi ragione dell' indipendenza della valva.
L' indipendenza della valva non si spiegherà mai se si resta
nelle teorie carpellari vigenti. Invece con la mia teoria la cosa
è cosi chiaramente spiegabile che non occorre altro se non
ricordare 1' analogia che il distacco di tale valva ha col distacco
delle foglioline di una foglia composta dalla rachide principale.
Evidentemente fra 1' emifìllo placentare e la costola vi è arti-
colazione nello stesso modo come in una foglia composta, sia
considerando il detto emifìllo come una sola fogliolina a larga
articolazione, sia considerandolo come tante foglioline fuse.
Il carpello dunque nella siliqua è formato da tre foglie e
l'intero frutto è formato da sei foglie: quattro fertili del ver-
ticillo interno, e due sterili del verticillo esterno; queste sono
opposte agli stami corti, che formano il verticillo esterno dell' an-
droceo e le quattro foglie fertili sono opposte ai quattro stami
lunghi, che formano un verticillo staminale interno. Ecco spie-
gatomi altro fatto importantissimo nella morfologia vegetale: la
simmetria fiorale delle crocifero è al completo e perfetta. Man-
cano due elementi nel primo verticillo staminale e questa man-
canza è bilanciata dal primo verticillo carpellare. Questa per-
fetta simmetria in questa famiglia non può che aggiungere
potente argomento per sollevarla ancora di più agli scalini su-
periori neir ordinamento naturale delle fanerogame. In alcune
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 35
crocifere la foglia sterile ha un nervo mediano spiccatissimo
{Brassica, Cheiranthus, ecc.). In altre ne ha tre fino a cinque
come potrebbe essere una foglia Iriplinerve o pentinerve. Ma
in altre il nervo è molto ridotto. E finalmente in altre manca
del tutto tanto da manifestare il completo abortimento della
foglia sterile. In questo caso gli emi filli placentari si saldano
direttamente fra di loro con perfetta anastomosi; come si os-
serva per es. nelle Lunarie, nei Nasturtium.
Il tramezzo nel frutto delle crocifere ha dato luogo a molte di-
scussioni e teorie fra illustri scienziati : fra questi il Bronghiart,
il Fournier, il Trecul, il Van Tieghem, ecc.
A me sembra chiarissima l' idea del tramezzo, ora che alla
mente si presenta la vera natura del carpello. Esso non è che
un avanzo dell' epidermide superiore di ciascuno emifiUo ovu-
lare e questo fatto ce lo mostra la somiglianza del tessuto del
tramezzo con la parete interna della valva.
II Trecul nel 1843 descriveva il tramezzo di diverse crocifere
ritenendo essere esso costituito da una parete semplice. Ciò mor-
fologicamente è vero; ma anatomicamente dalla sua stessa de-
scrizione e figura si rileva esser costituito da due epidermidi
simili a quelle delle pareti interne delle valve, e di un tessuto
parenchimatoso intermedio lasco e scarsissimo, che unisce le
due epidermidi, le quali spesso presentano anche degli stomi e
talvolta in numero molto rilevante.
Evidentemente queste epidermidi non possono essere una di-
pendenza dell'asse come insigni botanici (Lestiboudois, Endlicher,
Schleiden, Fournier, ecc.) hanno preteso, perché la struttura è
del tutto contraria. Il tramezzo delle crocifere è, senza dubbio,
un avanzo deW emiflllo ovulare, che non prende parte alla for-
mazione degli ovuli.
Ce lo dimostrano anche le innumerevoli aberrazioni carpellari
in questa famiglia, nonché quelle descritte dal Bronghiart, ove
gli ovuli riprendono la loro primitiva natura fogliare e del tra-
mezzo non vi è traccia.
I frutti cosiddetti siliquiformi del genere Cleome, Chelido-
niam, Glaucium, ecc. non differiscono dalla siliqua che per la
sola mancanza del tramezzo, ma l'organizzazione è l' istessa.
Vi sono le solite quattro foglie fertili e le due foglie sterili.
Queste sono più o meno sviluppate, ma più comunemente ridotte
ad un solo nervo e talvolta del tutto mancanti.
36 mUNIOXK GEXERALE IX XAPOLI
Per ora a causa di brevità non posso riportare i numerosi esempi
ed i casi speciali che furono oggetto di lunglii miei studii. Mi ar-
resto qui e riporto in questo breve sunto le seguenti conclusioni :
1° Il carpello è un trifìUoma e talvolta un bifilloma formato
nel primo caso da due foglie fertili ed una sterile e nel seconda
caso da due foglie fertili soltanto;
2° Fra le foglie fertili e la sterile esiste una vera sutura
con anastomosi degli ultimi nervicciuoli ;
3° La foglia sterile, ritenuta fin' ora per la parte dorsale
della cosiddetta foglia carpellare, spesso è ridotta ad un sem-
plice fascio principale con qualche venuzza laterale da servire
per r anastomosi ; talvolta manca del tutto ;
4° Le foglie fertili si cogi ungono fra loro per le rispettive
costole ;
5° Ogni foglia fertile é formata da un emifillo membranosa
che prende parte nella formazione del pericarpio, o del tra-
mezzo, 0 dell'uno o dell'altro insieme; e dami emifillo piegata
nella cavità del carpello trasformato in corpo placentare;
6" Gli ovuli hanno origine dell' intero emifillo ovulare non
dai soli denti del margine carpellare;
7° La simmetria fiorale non è alterala nel considerare in
più verticilli le foglie componenti i carpelli;
8" Resta spiegata la presenza dei due stimmi in molti pi-
stilli unicarpellari (leguminose, graminacee, composite) perchè
provenienti dalle due foglie fertili;
9" Il falso tramezzo delle croci fere é un avanzo degli emi-
fllli ovulari.
Il prof. Arcangeli presenta una fruttificazione di Dracunoulus rul-
garis dovuta alla fecondazione operata dai Coleotteri. Il prof. BoEzi
dicliiara di avere osservato la visita dei Coleotteri nella infiore-
scenza del Dracunculus vulgaris, e di aver trovato confermate le os-
servazioni del prof. Arcangeli.
L' adunanza è quindi tolta.
Gita al Vesuvio.
La sera stessa buona parte dei convenuti partivano pel Vesuvio,
e la mattina si trovavano al cratere. Nella discesa l' erborazione non
fu priva di interesse, e fu notato che Helichrysum litoreum, Arte-
EIUXIOXE GENERALE IK XAPOLI 37
mìsì'a var/ahilis, Silene Cucuhalus forma angustifolia^ Bnmex Aceto-
sella, Centranthus ruber sono le prime fanerogame che appariscano
sulle lave, e che la loro vegetazione nell' Atrio del Cavallo era già
comparsa sulle lave eruttate da pochi anni.
Passando per Portici la comitiva si fermava alla Scuola superiore
di Agricoltura, ove il Direttore prof. Italo Giglloli, nonché gli altri
professori, fra cui il consocio prof. Comes, fecero loro lieta acco-
glienza e dove veniva offerto un gradito rinfresco.
Adunanza pubblica del 18 agosto 1891.
Aperta l' adunanza dal Presidente Arcangeli, ha la parola il
prof. Geremicca che j)resenta la nota seguente :
SULLE CELLULE DEL MESOTECIO T>ELW IIYDRAXGEA
HORTENSIA. NOTA DEL SOCIO M. GEREMICCA.
Nel fare alcuni studi sull' epidermide dei fiori d' Ilyrirangea
Hortensia, mi è avvenuto d' incontrare una specie di cellule
fibrose, la quale, riferendosi ad un tipo poco conosciuto, e non
essendo stata, per quanto mi sappia, ancora citata, credo non del
tutto inutile far soggetto di una breve nota.
È risaputo che le cellule del mesotecio di Chatin, cioè dello
strato sottoepidermico dell' antera, acquistano speciali ispessi-
menti sulla faccia interna delle loro pareti mediante formazione
centripeta, destinati a determinare o ad agevolare la deiscenza
dei sacchi pollinici. Queste cellule sono chiamate quasi general-
mente cellule fibrose, e da qualcuno solamente, come il Van
Tieghem, cellule a dande. I loro ispessimenti hanno per lo più
la forma di linee spirali, o di anelli, o di reticoli, o qualche
volta ancora di IJ ; piuttosto rara invece é la forma che si po-
trebbe dire a zampa o a canestro.
Le bandelle d'ispessimento YieWJIijflrangea Hortcnsia sono di-
sposte in un modo, che si può rapportare appunto a quesf ul-
tima forma.
Osservando una sezione trasversale dell'antera di Ortensia, si
vede immediatamente al disotto dell'epidermide uno strato di
38 RIUNIONE GENERALE IX NAPOLI
celiale piuttosto cuboidi, ad ispessimenti nastriformi e quasi pa-
ralleli fra loro, disposti nel senso radiale dell' organo. È desso
appunto il mesotecio di Cliatin. La membrana di queste cellule
neir epoca della deiscenza è stata già quasi completamente di-
sciolta e riassorbita, e quindi sostituita, per dir cosi, dalle ban-
delle d' ispessimento, die su di essa si formarono.
Queste bandelle hanno la forma di lamine strette, lunghe, ma
piuttosto spesse, che corrono quasi parallelamente sulle pareti
laterali della cellula e si riuniscono in basso, allargandosi gra-
datamente e fondendosi in modo, da formare una specie di coppa
0 calotta molto aperta, la quale occupa la parete di fondo della
cellula. Sollevandosi dunque dall'orlo di questa calotta le bande
d'ispessimento, in numero per lo più di 6 a 9, si dirigono verso
r alto, dove si terminano, dopo essersi leggermente allargate ;
di guisa che la parete della cellula rivolta all' esterno, cioè
quella in contatto coli' epidermide, non ha ispessimenti. Per
avere un'idea molto chiara del modo come sono disposti gli
ispessimenti in quistione, basta foggiare la mano a coppa, diri-
gendo le dita in alto ; il cavo della mano rappresenta appunto
la calotta del fondo della cellula e le dita le bande che dal
bordo di essa si sollevano. Siffatta forma d' ispessimento si po-
trebbe chiamare a ciuffo o a cespo.
Ciascuna banda si va leggermente restringendo a misura che
si allontana dalla sua origine, e corre per un tratto piuttosto
lungo a bordi paralleli ; poi, prima di raggiungere 1' estremità,
si allarga di nuovo gradatamente, ma per un tratto molto breve^
e termina a superfìcie piana quadrangolare, in modo da formare
una specie di cappello, o meglio di capitello. Osservandole ap-
punto in questo loro tratto terminale, si ha la prova evidente
che le bande d'ispessimento sono a sezione quadrata o rettan-
golare.
Esse inoltre non hanno tutte la stessa larghezza, ma gene-
ralmente si alternano una più larga ed una alquanto più stretta.
Tenuto conto dei quali caratteri è facile intendere che le cel-
lule dell'epidermide poggiano, per dir cosi, sopra una specie di
colonnato formato dai bracci dell' ispessimento a ciuffo delle cel-
lule sottostanti, e spesso ciascuna cellula epidermica è sostenuta
solamente dai bracci di un solo ciuffo.
In quanto ai rapporti poi tz^a le bande di una cellula e quelle
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 39
delle cellule contigue, è da sapere che esso per lo più si corri-
spondono in modo da essere addossate 1' una all' altra per tutto
il loro decorso.
A misura che la membrana della cellula si discioglie e si ral-
lenta cosi il freno che li teneva a posto, gì' ispessimenti incomin-
ciano a perdere della loro primitiva regolarità, inclinandosi più
0 meno; e finalmente, allorché è avvenuta la deiscenza e 1' epi-
dermide si é distaccata per tratti di diversa estensione, le bande
d'ispessimento restano allo scoverto e s'incurvano e s'inclinano
variamente. In tale stato, visti di profilo, gì' ispessimenti, liberi
da ogni aderenza, rassomigliano veramente ad un cespuglio molto
aperto; osservati invece dall'alto, essendosi i loro bracci molto
divaricati, hanno la figura di stelle irregolari a braccia disuguali,
dritte 0 curve, incrociantisi più o meno con quelle contigue.
Prima di porre termine a questa breve nota, mi permetto far
rilevare quanto inesatta sia la dicitura adoperata comunemente
di cellule fibrose. La parola fibrosa, comunque si voglia, ri-
chiama sempre alla mente l' idea di fibra ; laddove veruna cosa
vi ha qui a vedere con le fibre. Qualche trattatista moderno le
chiama invece, e con miglior criterio, celiale a bande; ma a
mio modo di vedere sarebbe forse molto meglio chiamarle, non
importa che si adoperino troppe parole, cellule ad ispessìmenU
del mesotecio.
Dopo alcune esservazioni del prof. Caruel e del prof. Bonzi,
prende la parola il prof. Giordano clie presenta la seguente :
NUOVA CONTRIBUZIONE DI MUSCHI MERIDIONALI « AD-
DENDA AD PUGILL UM MUSCORUM IN A GR. NEAPO-
LIT. LECTORUM. » NOTA DI G. C. GIORDANO.
Dopo la pubblicazione del Pugillus, per una serie di difficoltà
venute man mano sempre più ad aggravare la mia condizione
officiale, difficoltà inutile qui ad esporre, ma che tuttavia mi
tolgono il meglio del tempo per lavorare, e non mi permettono
durante 1' anno che rare e brevi escursioni ; io non ho potuto
continuare i miei lavori briologici con quell'alacrità come avevo
cominciato. Tanto più che non essendo le nostre regioni gran
40 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
fatto ricclie in questo genere di vegetazione, perchè per lo più
aride, capita sovente, che pure spingendosi lontano a forza di
buona volontà, non che di sacrifizii d'ogni sorta (che benedetti
se fossero magari compensati! dico moralmente), si ritorna a
casa con ben magro bottino, e talora perfino a mani vuote, il
che certo non incoraggia troppo o tropj)o a lungo.
Nondimeno mi trovo già raccolto una buona massa di mate-
riale, preso qua e là in siti lontani da Napoli. Sol che di esso
non ho potuto finora determinare se non una piccola parte, ed
è quella appunto che rendo nel modesto elenco che qui esibisco.
Vi sono enumerate le specie soltanto ancora nuove per le Pro-
vincie meridionali. Che se avessi voluto riesaminare le specie
già pubblicate ne' lavori precedenti, quasi per ciascuna di esse
avrei avuto a citare nuove località neh' interesse della rispet-
tiva distribuzione geografica; ma di ciò veramente sarà poi il
caso più opportuno un giorno in un lavoro di rifusione.
Intanto parecchie volte mi occorrerà, con mia fortuna, fare
il nome di qualche nostro Socio, come, per esempio, del pro-
fessor Terracciano N., poiché alcune specie sono state raccolte
anche o soltanto dal medesimo nell' agro di Caserta, ed io ho
avuto la opportunità di poterle studiare insieme ad alcuni mu-
schi residuali dell' Erbario De Notaris.
1. Rliyncliostegium meridionale De Not. — Epil. pag. 77.
Vent. Bott. Enumer. n. 12.
Sulle roccie calcaree, in corti ma foltissimi cespugli. Luoghi
piuttosto montani e boscosi. Quisisana a Castellammare e salendo
fino a certa altezza verso Faito ; piuttosto abbondante. Gragnano-
Cava-Vietri. Caserta, Terracc. N.
2. Rli. praelong-um De Not. — Epil. pag. 86. Vent. Bott. Enu-
mer. n. 25.
Sui sassi all'ombra, nelle siepi. In Calabria, Pasq., Comment.,
n. 61. Al Pollino (confine tra la Basilicata e Calabria-Citra), Brizi
Malpighia, IV, pag. 122. Napoli, selve ne' dintorni, e R. Orto
Botanico, Giord., Reliqiùe Cesatiane, pag. 9.
3. Rh. murale Br. Eur. — • De Not. Epil. pag. 74. Vent. Bott.
Enumer. n. 10.
KIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 4i
Sparso su pe' muri campestri. Finora non 1' ho raccolto che
a Pomarico, in Basilicata. A Caserta, Terracc. N.
4. Rh. Meg"apolitamiin Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 73.
Vent. Boti Enumer. n. 9.
Calabria Ulteriore, Pasq., Comment. n. 62. Tricarico, in Ba-
silicata, sparso per terra ne* boschi vicini.
5. Bracliytlieciuin g-lareosuni Br. Eur. — De Not. Epil.
pag. 114. Vent, Bott. Eniiraer. n. 47.
Un saggio e sterile senz' altra indicazione. Caserta, Terracciano,
fra i muschi residuali dell'Erbario De JN'otaris, da me studiati.
6. Brach. pluiuosuiu Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 120.
Vent. Bott. Enumer. n. 55.
Alle rupi calcaree umide. Valle di Gragnano e Castellammare.
Dintorni di Napoli. Calabria a Serra S. Bruno, nell' Erbario
Tenore.
7. Anitolysteg-iuiii ripariiim Br. Eur. — De Not. Epil.
pag. 146. Vent. Bott. n. 93.
Giord.. Pugili, n. 16, sub A. flmtans, sterile, ed in cattivo stato,
i saggi, per la cui determinazione avevo lungamente esitato,
ma in seguito il Bottini in lettera lo ritenne e giustamente per
l'Ami), riparium. Attaccato a' sassi negli affluenti molto freddi
del Liri, Terra di Lavoro.
8. Hypnum cuspìdatum L. — De Not. Epil. pag. 169. Vent.
Bott. n. 103.
.Muri umidi campestri. Calabria, Pasq. nell'Erbario Tenore.
Caserta, Terracc. N. Da me raccolto in Basilicata, a Potenza, a
Tricarico.
9. Hypii. Bottìnii Breidl. — Plagiotliecium Boitlnii Bott.
Enumer. n. 125. Sub Hypnum stellatam Schreb. Giord. Pu-
gili, n. 19.
Per terra nelle selvette alla Solfatara di Pozzuoli, e a Ca-
stellammare, ove fu raccolto anche dal prof. Pirotla, Brizi, Mal-
pigliia, IV, pag. 209.
42 KIUXIOXE GENERALE IN NAPOLI
10. Pylaisìa polyantlia Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 208.
Yent. Bott. n. 150.
Sul tronco degli alberi e copiosa. Raccolta dal Licopoli e ci-
tata dal De Notaris nel suo Epil. 1. e. a' Camaldoli, dove poi
r ho raccolto pur io a Villa Ricciardi, nelle selve adiacenti,
quindi a Quisisana, M. Coppola, ecc.
ll.Ttiuidiuin delicatuluin Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 232.
H. recognitum Hedw. Vent. Bott. n. 170.
M. Croccia a Tricarico, Basilicata. Siti umidi ombrosi, su
pe' sassi.
12. Bartraiuia Oederi Swartz. — De Not. Epil. pag. 264.
Vent. Bott. n. 198.
Sulla roccia calcarea a M. Vergine sopra Avellino, quivi rac-
colta prima anche dal Pasquale, De Notaris, Epil. 1. e.
13. Polytriclium comune L. — De Not. Epil. pag. 329.
Vent. Bott. Enumer. n. 257.
Aspromonte, nell'Erb. Gussone. Matese, raccolto e comunica-
tomi dal compianto prof. Pedicino.
14. Catharìnea au^iistata Brid. (Atrichum Br. Eur.). —
De Not. Epil. pag. 344. Vent. Bott. n. 264.
Per terra ne' siti umidi ombrosi, Valle S. Rocco pr. Napoli.
15. Miiiuiu punctatuui Hedw. — De Not. Epil. pag. 362.
Vent. Bott. n. 278.
Serra S. Bruno in Calabria. Pomarico in Basilicata.
16. Bryiiin murale Wils. — Vent. Bott. n. 312.
Colline intorno Napoli, muri campestri delle vigne, salendo al
Vesuvio, Vietri sul mare, Potenza.
17. Br. Doiiianum Grev. — De Not. Epil. pag. 391. Schimp.
Syn., ediz. 2% pag. 454. Vent. Bott. n. 303.
Per terra nel Bosco di Portici, a Quisisana, a Caserta, Ter-
racciano N.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 43
18. Bi*. versicolor Braun, — De Net. Epil. pag. 401. Vent.
Bott. Enumer. n. 315.
Napoli su pei muri della città e dintorni.
19. Eiitostodou Tenipletoni Schwaegr. — De Not. Epil.
pag. 452. Vent. Bott. Enumer. n. 357.
Sulla via che mena da Castellammare a Sorrento.
N.B. U Eniostoclon ericctoru-in ^NIùll., n. 76, Giord. Pugillus,
avendolo ristudiato, è propriamente Y Entostodon ericetorwn
V. ^ Notarisii Schimp. Syn., ediz. 2", che lo stesso Schimper
dapprima in lettera aveva elevato al grado di specie, chiaman-
dolo Entostodon Notarisìi Schimp. De Notar. Epil. pag. 455.
Vent. Bott. Enumer. n. 361, var. &.
20. Tricliostommn crispiilum Br. Eur. — De Not. Epil.
pag. 503. Vent. Bott. Enumer. n. 402.
Rocce calcaree umide. Valle Gragnano.
21. Tr. flavovireiis Bruch. — De Not. Epil. pag. 502. Vent.
Bott. Enumer. n. 400.
Sui sassi pe' campi, e sulle antiche Lave dell'Arso air Isola
d' Ischia.
22. Leptobarbula Iberica Phil. (Rev. Bryol. Husnot, 1882,
pag. 19) (unum et idem L. ìjerica et L. meridion. Schimp.
Syn., ediz. 2% pag. 181-182). Vent. Bott. Enumer. n. 404. —
Trichostomum bericum De Not. Epil. pag. 509.
Raccolto nel Casertano la prima volta dal Terracciano N.
(De Not., 1. e), e poscia da me nella stessa località forse, pro-
priamente a M. Cocciano in Valle Volturno, presso l'acquedotto.
Specie rara, che si trova pure presso Napoli a Valle S. Rocco,
ma solo in qualche sito che riesce poi difficile a rintracciarsi pel
continuo sconvolgimento che vi fanno i cavatori di pietre, e diflì-
cile pure lo stesso muschietto a discernere percliè piccolo, sparso,
misto alla Tortula marginala; non cosi invece nell'altra località
citata. Circostanze di cui bisogna tener conto, poiché a me stesso
è capitato e più volte di non poter raccogliere più la LeptoMr-
hula in parola dove certamente l'avevo raccolta per Io innanzi.
44 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
23. Toi'tula squamìgera De Net. — Muse. it. 4. Epilog.
pag. 530. Vent. Bott. Enumer. n. 415.
Sulla roccia calcarea, Vietri sul mare, lungo la via che sale
a Raito, Castellammare, ecc.
De' M. Tifati, presso Caserta, raccolta dal Terracciano Nic. è
citata la var. j3 x^oitioidea De Not., Desmatodon griseus Juratz.
nel lavoro del Brizi, Malpigliia, IV, pag. 276.
24. Pottia truncata Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 589.
Vent. Bott. Enumer. n. 481.
Calabria, Anoia, dal prof. Pasquale.
25. P. cavifolia Elirh. — De Not. Epil. pag. 585. Vent. Bott.
Enumer. n. 480.
Potenza in Basilicata, presso i mulini Addone lungo il Ba-
sente.
26. Hymenostoiiiuin tortile Br. Eur. — De Not. Epil.
pag. 606. Weisìa iortilis Muli., Vent. Bott. n. 492.
Dintorni di Napoli. Caserta, Terracc. Nic.
27. Hym. inìcrostomuiii R. Br. — De Not. Epil. pag. 607.
Vent. Bott. Enumer. n. 490 sub Weisia.
Nelle stesse località sparso.
28. Griiiiiuia leucophaea Grev. — De Not. Epil. pag. 708.
Vent. Bott. Enumer. n. 592.
Selve del M. Somma, Cesati.
29. Gr. commutata Hùben. — De Not. Epil. pag. 699. Vent.
Bott. Enumer. n. 594.
Basilicata, a M. Li Foy presso Potenza. Reggio di Calabria,
Brizi, loc. cit.
SO. Hedwig-ia cilìata Hedw. — De Not. Epil, pag. 717. Vent.
Bott. Enumer. n. 603.
Sulle roccie, Basilicata, Potenza.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 45
31. Pliasciim cuspidatuin Sclireb. — De Not. Epil. pag. 736.
Veni Bott. Enumer. n. 618.
Sparso per terra al Campo di manovre presso Napoli, ma umi-
lissimo e poco discernibile. Fruttifica nel febbraio.
Il Socio BoRzi riferisce quindi Sui cristalloidi nucleari proteici delle
specie di « Convolvolus. » Dette produzioni sono state da, lui rinve-
nute in varie specie di quel genere, e si possono anche riscontrare
in materiale secco. Sono contenute nelle cellule del parenchima fo-
gliare e dei cotiledoni. Formano ordinariamente degli ammassi, ra-
ramente rinvengonsi isolate o in poche. In molti casi i cristalloidi
hanno una forma bacillare o sono aghiformi e si associano in fa-
scetti più o meno densi, dentro un comune e tenuissimo inviluppo
protoplasmatico, resto del plasma o della membrana nucleare. Ta-
lora offrono maggiori dimensioni e risalta distinta la loro forma di
ottaedro a base quadrata o di prisma a doppia base di piramide
quadrata. Presentano le caratteristiche reazioni degli altri cristal-
loidi proteici. Ottimo reattivo è la soluzione al 10 "/^ del cloruro
aurico, che conferisce al fascette cristallino un colorito rosso-bruno
intenso, mentre il contenuto cellulare si tinge in azzurrognolo ne-
rastro.
I cristalloidi di Convolvolus si formano all' interno dei nuclei delle
giovani cellule del mesofìllo ; se ne può seguire lo sviluppo trattando
i preparati mediante la Ematossilina del Bòhmer dopo aver fissato il
contenuto cellulare j)er mezzo del liquido di Kleinenberg (acido pi-
crico solforato). Con questo espediente al posto del nascente cri-
stalloide si scorge un vacuolo dal contorno circolare. La sostanza
costituente il cristalloide avrebbe i caratteri di ^^na vera linfa da
cui, in seguito a un vero processo di cristallizzazione, prende origine
il corpo cristallino.
Quanto al significato fisiologico dei cristalloidi, tenendo conto
della maniera loro di origine e considerando come essi formansi a
spese della sostanza del nucleo, si direbbe che essi fossero il pro-
dotto di un vero processo di degradazione che il nucleo medesimo
subisce, cosi come è stato affermato dal "Wakker per altri casi. Tut-
tavia non è inverosimile che questo prodotto possa in qualche guisa
rendersi utile all' organismo. Cosi è che presso il C. Soldanella^ a
gei'minazione inoltrata, quando i cotiledoni cominciano ad ingial-
lire, vedonsi i cristalloidi incompletamente disciogliersi ; essi ridu-
consi ad irregolari granulazioni solide che perciò rappresenterebbero
un avanzo della materia che non ha potuto trovare impiego nutri-
tizio durante la vita germinativa.
II prof. Borzi nel corso del suo discorso parla incidentalmente
del Convolvidus hirsutus che cresce spontaneo presso Messina.
46 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
Il prof. Giordano domanda se il prof. Borzi crede che il Convoì-
vulus liirsutus sia di recente introduzione o se sia sfuggito ai prece-
denti botanici. Il Socio Borzi ritiene che il Convolvulus liirsutus,
come altre piante osservate nell'agro messinese, sia avventizio e che
la -sua comparsa sia in relazione con le migrazioni primaverili di al-
cuni uccelli, come ad esempio le quaglie.
Il prof. Balsamo domanda se il prof. Borzi abbia adoperato il li-
quido di Strasburger. Parla poi del ioduro di metilene, che ha un
indice di refrazione elevatissimo, come liquido da inclusione per le
diatomacee.
Il Socio Terracciano presenta una comunicazione :
INTORNO ALLA STRUTTURA FIORALE ED AI PROCESSI
D'IMPOLLINAZIONE IN ALCUNE NIGELLA. NOTA DEL
DOTT. ACHILLE TERRACCIANO.
10 credo che dal punto di vista dell'impollinazione le A7^e/te
siano state poco studiate, e che le nostre conoscenze all' uopo
si limitino presso a poco a quelle porteci già moltissimi anni
addietro dallo Sprengel e nel 1875 dal Comes ; epperciò queste
poche osservazioni, tratte da un lavoro monografico intorno al
genere, potranno forse riuscire di un certo interessamento ai
cultori della biologia e della morfologia.
11 tipo fiorale è costituito da 5 sepali, 8 petali, stami indefiniti
a spirale e formanti nel diagramma 8 file arcuate e radianti
dall'asse, 3-5 o più carpofìlli saldati variamente tra loro lungo
la sutura ventrale e terminati da stilo lineare, stimmatifero al-
l'apice; così la maggior parte de'morfologi. — Ho coltivato 12
specie con semi avuti da Portici, Palermo, Madrid, Coimbra e ne
ho esaminate 6 : N. damascena L., satiiia L., Boitrgaeì Jord.,
foeniculacea DO., arvensis L., gallica Jord., oltre la var. rai-
crantha della N. damascena L. Ecco ora come stanno le cose.
Il numero dei sepali è invariabile. — In N. damascena L. e
Bourgaei Jord. nel boccio sono rigonfi per lasciarvi passare gli
stili lunghissimi, fortemente carenati per la nervatura mediana
assai pronunziata, poscia trinervi, perchè da questa alla base
e per ciascun lato muove un nervo, che ne tocca il margine
superiore con una serie varia di nostomizzamenti. Per forma
sono obovato-spatolati, concavi, con breve unghia, assottigliati
invece all'apice (denticolato-cigliato) in punta verde lesiniforme,
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 47
e per colore verdi dapprima, indi d'un turchino sbiadito di sopra
e più carico di sotto, sino a che, sbocciati, danno tutte le grada-
zioni dal celeste al bleu chiaro. Una corona di 5 o 6 foglie, che
per essere troppo ravvicinate, sembrano come su di uno stesso
piano, e cui seguono altre 2 o 3 alquanto spostate in modo da
tenere immutato l'ordine fillotassico di Vs» ^^ circonda a modo
di invoglio : e tale invoglio è caratteristico di questo tipo, che
da solo nella sistematica del genere costituisce la sezione Ero-
datos. — In N. satwa L. e foeniculaoea DC, i sepali sono ester-
namente pelosi, come il resto della pianta, trinervi, obovato-
lanceolati, ottusi all'apice, unguicolati alla base, verdi nel boccio
e quasi piani, bianchi dal lato interno a sbocciamento completo,
quando si dispongono come a stelle perché patenti. Non è raro
il caso di qualche foglia involucrante, ma breve e senza ordine
fisso. — In N. gallica Jord. sono fortemente compressi nel boccio
e d'ordinario cinquenervi, a nervature sporgenti, obovato-con-
cavi, inegualmente eroso-cigliati a' margini; si aprono lenta-
mente, perchè lento è lo sviluppo degli stili (corti abbastanza),
si dispongono orizzontalmente e sono d'un colore celeste cupo,
tendente al violetto, mentre rosse si vedono le antere, e tra il
ceruleo ed il. rosso i filamenti degli stami ed i carpelli. — In
A^. aroensis L. V unghia é sviluppatissima, sicché nel boccio
su di esse si piegano alquanto le lamine, erette, carenate, tri-
nerve o più, apicolate lungamente, obovato-spatolate, patenti a
completo sviluppo, bianchicce.
Non cosi fisso é il numero dei petali e la struttura. — Sino nei
fiori d' una medesima pianta se ne contano 8-9-10, cigliati di
peli bianchi lunghissimi, di colore bleu carico o d'un ceruleo
scuro intenso, come per .V. Bott7'gaei Jord., damascena L., e nella
var, micrantha; vi appaiono in una cerchia unica, ma qui e
là un certo disordine accennerebbe ad una duplicità di serie.
Hanno dapprima un peduncoletto sottile e cilindrico e patente,
gozzuto all'apice, donde dal lato esterno si espande in una la-
mina ovata eretta e divisa sin dalla base in due ali obovate;
ottuse, e dal lato interno in una piccola lamina, cigliata, ovale,
intera, la quale copre del tutto il gozzo pieno di nettare. A
metà delle due ali é per ciascuna una ghiandola bruna, lucente,
circondata da' soliti peli bianchi. — Al numero di 8 sono in N. sa-
liva L. e foeniculacea DC, ed hanno il solito peduncolo ed il
48 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
solifo gozzo, donde si elevano la lamina esterna divisa in due
ali flabelliformi, assottigliate in punte ottuse, erette, e l'interna
lanceolato-acuta, mucronato-ottusa aneli' essa ; questa di color
gialliccio, quelle pure giallicce, ma solcate da linea bruna trasver-
sale verso la metà e terminate in punte brune. Le due ghiandole
sono glabre, piccole, non circondate di peli, che pur ricoprono
i margini delle lamine. — Ne ha anche 8 .V. gallica Jord., che dif-
feriscono da quelli di N. saliva L. perché le due ali sono di
color ceruleo, mentre alla metà sono listate di bianchiccio
e di rosso in doppia riga trasversale, e si allungano in due
punte cilindriche, ottuse, divergenti, rosso-cupe all'apice, e pre-
sentano proprio sotto le strisele colorate due piccole ghiandole.
Desse hanno dal lato interno ciascuna una plica, che in parte le
ricopre. Contro queste ghiandole e contro le due pliche si adatta
la lamina interna, di forma triangolare, allungata in punta ot-
tusa, bianco-gialliccia nell' insieme e successivamente listate di
bianchiccio, di ceruleo. — La laminetta interna in N. arvcnsis L.
è spatolata alla base, terminata all'apice in punta cilindrica, ci-
gliata brevemente dove si adatta al gozzo, di colore sbiadito,
con una sola listerella trasversale bluastra a metà. L' esterna
presenta le due ali come in N. foeniculacca DC, pelosette, con-
cave, flabilliformi, mucronate, bluastre al basso, indi con varie
linee successive di rosso cupo, gialliccio, bluastro, e cosi via
via. Ha le due ghiandole assai più sviluppate, di color verde.
Noi quindi ci troviamo in presenza di nettarli belli e definiti, ^
a' quali va giustamente dato il nome di nettaroteche, e la cui
architettura generale può ritenersi identica — meno alcune spe-
ciali modificazioni — alle nettaroteche del genere Aquilegia.
Quali rapporti hanno ora questi con la fecondazione incrociata?
Il Mùller - riporta, e poi il Delpino ^ siccome proterandri i
fiori di A^. arvensis L.; e quindi tale specie sarebbe a feconda-
zione eterogama. — È un fatto, che la maturazione delle antere
negli stami più bassi preceda di poco 1' evoluzione delle papille
* Il prof. Delpino cosi scrive : « nel genere Erantlds e Nigella i
petali sono commutati in vascoli melliferi ad orifizio chiuso, me-
diante approssimazione di labbri. » Vedi : Ulteriori osservazioni sulla
dicogamia nel regno vegetale, parte II, fase. II, pag. 98.
* H. MilLLER, Die Befruchtung der Blumen durcli InseJcten, pag. 118.
^ F. Delpino, op. cit., pag. 160,
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 49
stimmatiche; ma sono queste antere appunto, le quali non hanno
alcun valore nei processi impollinativi, poiché il polline solo di
quelle negli stami superiori è attivo sugli stimmi. Ebbene, que-
sti maturano dopo delle prime ed innanzi delle seconde, ed hanno
dei movimenti coordinati appunto a tale asincronismo per com-
piere le proprie funzioni.
Ora, per parecchie altre specie, le mie osservazioni dirette
menando a conclusioni negative, dirò che nessuna delle piante
coltivate air aria libera fu visitata da insetti ; anzi, tenute suc-
cessivamente sotto grosse camere di vetro, vi fiorirono e vi ab-
bonirono i semi senza quindi alcun concorso di agenti esterni.
E le cose stanno cosi.
Gli stami sono in ogni specie numerosissimi, disposti in serie
di 5 a 10, arcuate, parallele fra loro, oblique e radianti dal-
l'asse ; ed ogni serie è tra una teca nettarifera e l'altra, sicché
al numero ordinario di otto. Nel boccio, queste serie sono vi-
cendevolmente addossate agli stili, eretti ed avvolgentisi quasi
intorno a sé stessi ; ma quando i petali si aprono, a poco a poco
si allungano, ed, a cominciare dai 2 o 3 più bassi, gradatamente
si piegano sino a disporsi in tanti fascetti orizzontali quante
sono le serie e si appoggiano o sui margini o nel mezzo dei
sepali patenti. Degli altri, uno o due più interni si tengono quasi
sempre eretti contro i carpofilli, ed i restanti per ordine s'inar-
cano in fuori e vi si mantengono sino alla maturità delle an-
tere, che sono erette, oblunghe, biloculari, estrorse, mucronate
pel connettivo sporgente. Intanto gli stili subiscono un movi-
mento dall' alto al basso, disponendosi orizzontalmente in A^. da-
mascena L. e Bourgaei Jord., e quasi in saliva L. e foemcula-
cea DC, ripiegandosi con la parte superiore dei carpofilli in
N. gallica Jord., arcuandosi con tutti i carpofilli in A^. arvensis L.;
al tempo stesso che nel terzo superiore, cui corrisponde la parte
stimmatifera, accennano ad un altro movimento da destra verso
sinistra. Il quale finisce quando od una o due antere hanno potuto
acchiappare e tenere sino a loro completa deiscenza. É solo al-
lora, che cominciano a svolgersi in senso contrario e si raddriz-
zano sulle rispettive cassule, mentre i sepali, le teche nettari-
fere, i primi fascetti di stami avvizziscono e cadono. — I carpofilli,
che in N. saliva L. e foemculacea DC. erano al numero di 3
a 5, d' ordinario 8, saldati fra loro interamente per la sutura
Bull, della Soc. hot. ital. 4
50 EIDNIONE GENERALE IN NAPOLI
ventrale sino all'apice, di forma ovale-ottusa, costituiscono poi
una cassula obovato-quadrangolare o triangolare ad angoli smus-
sati, rotondi, tubercolate nelle facce, con stili brevi, eretti. In
N. gallica Jord. erano 8, fortemente costati, saldati sino oltre i
due terzi ; e, siccome gli stili erano brevi piuttosto e nel moto
di questi per prendere il polline la parte superiore esterna dei
carpofilli vi aveva preso parte, cosi costituiscono una cassula 8
costata, con logge alquanto aperte all' apice, con stili poco di-
vergenti. Im^ece i 5 di A^^. aìwensis L., essendo saldati solo per
un terzo ed essendosi troppo arcuati sopra sé stessi nel moto
degli stili, costituiscono cassule con logge divaricato-raggianti. In
N. damascena L, le cassule sono globoso-rigonfie, ed alla par-
ticolarità, che queste presentano per un sepimento tangenziale
spurio in una concamerazione esterna più grande sterile ed una
più piccola interna fertile, si aggiunge che, al pari delle teche
nettarifere, non si trovano tutti su d'uno stesso piano i fascetti
di stami, ovvero ciascuno pare come diviso in due per leggiero
spostamento. In tal caso sarebbe vera la figura tipica del dia-
gramma, che li stabilisce in una sola spirale continua con i varii
invogli fiorali ; ma di ciò mi riserbo di ragionare, quando avrò
posto mano allo studio morfologico generale del genere.
Concludo, adunque, che le Nigella, almeno quelle da me stu-
diate, sono a fecondazione autogama. Né contro siffatta conclu-
sione parlano il vario colore dei sepali e la disposizione, il colore
istesso e la struttura ed i peli delle nettaroteche, le loro ghiandole
ed il nettare, quando autogarae sono, per esempio, anco molte
Orchidee, perfettamente conformate ne' fiori alla eterogamia.
Tuttavia non è il caso di escludere a tali caratteri delle pro-
prietà dicogamiche, dato il modo di vivere di queste piante, af-
fatto umili tra le messi. A noi però resta sempre il fatto, che
la configurazione esterna della cassula è in rapporto appunto
con la lunghezza ed il movimento degli stili e degli stami fra
loro; giacché quelli, costretti a ripiegarsi contro di questi per
prenderne il polline delle antere, esercitano sui respettivi car-
pofilli una diversa forza di trazione.
Il prof. Comes ricorda al Socio Terracciano il proprio lavoro pub-
blicato fino dal 1874 sulla impollinazione della Nigella damascena;
e Terracciano prende atto dell' avvertimento.
RIUNIOKE GENERALE IN NAPOLI 51
Il Presidente Arcangeli dà comunicazione di un lavoro del
prof. Goiran dal titolo : « Una erborizzazione attravei'so i monti
Lessini veronesi luglio-agosto 1891 » e legge quindi le seguenti:
COMUNICAZIONI DI A. GOIRAN.
Di due nuove stazioni veronesi di Peuceclanum verticillare
Koch. — Della presenza di Hypericum Coris L. e Melampy-
rum lìarhatwn W. et K. nei M. Lessini veronesi. — Di due
forme albiflorae nei generi Trifoliitm e Carduus. — Nuova sta-
zione di Camjmnula petraea L, — Una forma ibrida nel ge-
nere Verhascum. — Ed altre notizie.
1. In altra comunicazione alla Società Botanica Italiana ho
trattato della presenza di Peuceclanum verticillare Koch nei
monti veronesi; nel M. Baldo cioè, presso la Ferrara ed in Ime,
•ed in Valle dì Squaranto nei Lessini. Ora segnalo due nuove
stazioni di questa importante Apiacea, scoperte di questi giorni
negli stessi Monti Lessini. Il giorno 3 agosto infatti seguendo
il sentiero del Buso del Gatto che si stacca un po' al disotto di
Roccapia, ed è rivolto verso Y Adige, V ho raccolta nei boschi
e sotto al sentiero stesso, nel Colle della Cicala (1200-1229 m.):
•e nel giorno 10 agosto 1' ho poi trovata copiosissima ed in esem-
plari giganteschi nei boschi di Vaona presso S. Anna d' Al-
faedo (900-1000 m.). Un esemplare aveva l'altezza di m. 2. 60.
2. Lungo ristesso sentiero del Buso del Gatto ho pure rac-
colto lo stesso giorno 3 agosto Hypericum Coris L, — Sino ad
oggi ne era nota la presenza solo in M. Baldo presso Y Eremo
dei SS. Benigno e Caro. Fa pure nel Trentino.
3. Per la prima volta ho raccolto Melampyrum barbaium W.
et K. fra le messi nel AL Masue, sempre nei Lessini. Questa
Scrofulariacea è nuova pel Veronese.
4. Segnalo due forme aWiflorae che non ricordo di avere vi-
sto indicate in alcuna flora: la prima è di Trifolium pratense L.
presso S. Anna d' Alfaedo nella contrada Camp)Ostrin: la se-
conda di Carduus defloratus L. presso S. Anna d" Alfaedo, nel
M. Pastelletto e sulle vette del Corno d' Aquilio (1545 m.). ^
* Rivedendo le bozze della presente nota credo opportuno ag-
giungere che il giorno 14 settembre mi sono imbattuto nella forma
albifiora di Trifolium pratense anche nella Valle di MarcelUse.
52 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
5. Nelle rupi o sengie di Falasco in Valpantena sopra Sta-
lavena cresce copiosa Campamela peiraea L. Annunzio un'altra
stazione di questa bella e rara specie nella stessa Valpantena
nel Vaio della Pernise, al principio della salita a Corrubio di
Cerro veronese.
6. Nella regione dei Lessini crescono copiosissimi Verbascitm
Lyclinìtis L. e V. Cliaixii Vili. Nella Valle Marcliiora sotta
S. Anna d' Alfaedo lio raccolto una forma che prò interim
ritengo un ibrido fra le due specie ora nominate, — Anche
in M. Baldo in Pravazar di sopra osservo da anni altra forma
ibrida fra V. Lychnitis e V. nigrum.
7. In S. Anna d' Alfaedo e più ancora a Breonio é coltivata
con ottimo risultato la Sulla {Hedijsarum coronariura L.). In
questa ultima località non vi é orticello nel quale una aiuola
non sia consacrata a questa Faseolacea, ritenuta ottima succe-
danea al caffè e con questo nome pure chiamata volgarmente
da quelli abitanti.
8. Tn' altra stazione nei Lessini è da assegnarsi a Senebiera
Coronopus Poir., alle falde orientali del M. Pastello nel luoga
detto Cà da Corno sopra violane.
9. U Acalypha virginica L. procede nel suo viaggio d'inva-
sione. E ormai giunta sin oltre Parona d\A.dige, ove é stata
primieramente osservata nel settembre dello scorso anno, nella
seconda escursione della Società Botanica Italiana in occasiona
della riunione di Verona.
Il Socio ^Martelli ricorda che nella gita fatta al monte Stivo
presso Riva fu raccolto 1' Hypericum Coris.
Parla quindi della formazione del grappolo nelle gemme della
vite.
EPOCA DELLA FORMAZIONE DEL GRAPPOLO NELLE GEM-
ME DELLA VITE. PER U. MARTELLI.
Neil' adunanza della nostra Società Botanica tenuta in Firenze
il 14 dicembre scorso ebbi l' onore di riferire brevemente in-
torno ad alcuni studi sull'epoca della formazione dell'infiore-
scenza nelle gemme della Vitìs vinifera.
RIUNIOXK GENERALE IX XAPOLI 53
Come ebbi a dire sin d' allora, era mia intenzione di rendere
conto di quelle mie osservazioni solo quando fossero giunte al
termine prefisso, ma per alcune ragioni fui allora costretto a
parlarne tanto nella nostra adunanza, quanto nel giornale U Agri-
coltore Toscano. Ora torno a svolgere lo stesso argomento ma
entro limiti più estesi, appunto perché ora soltanto ho comple-
tato quelle ricerche. Serva questa dichiarazione di spiegazione
e di scusa se in questa nota si ritroveranno ripetute alcune delle
cose già dette.
Ognuno converrà meco che la bibliografia della Vitis vinifera,
sia pure quella solamente scientifica botanica, è forse la più
estesa di ogni altra. Per ciò è assai difficile potere assolutamente
accertare se mai alcun autore abbia o no trattato un dato ar-
gomento intorno a questa pianta, ma per quanto abbia eseguite
le mie ricerche bibliografiche il più accuratamente possibile, non
mi fu dato di rintracciare alcuna notizia che precisasse 1' epoca
od il periodo di vegetazione nel quale il grappolo ha origine
nelle gemme della Vite. È intorno a questo tema che ho ri-
volto i miei studi e sui quali ora richiamo la vostra attenzione.
L' argomento mi è sembrato assai interessante, specialmente dal
lato agricolo ed economico, interessando molto di conoscere
quando e per quali cause si forma il fiore e per conseguenza
anche il frutto di una pianta che ha per noi tanta importanza.
Si ritiene scientificamente che l' età, la predisposizione, la
stanchezza, l' indebolimento, la robustezza, il calore e la siccità
siano altrettanti agenti coadiuvanti la pianta nella produzione
dei suoi fiori. Fra tutte le cause ora citate, a parte l'età, con-
dizione essenziale, specialmente nei vegetali arborei, il calore é
il coefficiente più necessario per la produzione delle gemme fio-
rifere. Infatti non è difficile osservare alcune piante, le quali
tenute ad una temperatura vegetano bene ma non producono
fiori, sino a tanto che il calore dell'ambiente in cui vivono non
viene aumentato. '
* La quantità di calorico di cui una pianta lia bisogno per fiorire
€ per fruttificare è stato creduto poterla stabilire all' incirca dalla
somma dei gradi di calorico di cui ha goduto durante il periodo ve-
getativo. Cosi per la Vitis vinifera si è creduto occorrere 1' accu-
mulazione di 2603 a 3000 gradi cent, per fiorire, e da 4500 a 5000
gradi cent, per maturare il frutto.
54 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
Altro agente attivo nella formazione dei fiori secondo le opi-
nioni del Sachs * sarebbero pure i raggi ultra-violetti dello spet-
tro solare, sotto l' azione dei quali avverrebbe la formazione di
una sostanza speciale clie l'autore chiama « autogena » ed alla
presenza della quale sarebbe collegata la formazione dei fiori. ^
Il Sachs riterrebbe che quantità estremamente piccole di una
0 più sostanze speciali fissate nelle foglie produrrebbero i ma-
teriali di formazione, che quindi verrebbero trasmessi ai punti
di accrescimento per prendere in appresso parte alla formazione
dei fiori.
Secondo le esperienze del Sachs esisterebbero nello spettro
solare in rapporto alla influenza che essi possono esercitare
sulla vegetazione 3 qualità di raggi, vale a dire: quella dei raggi
gialli e di quelli immediatamente affini, dei bleu e degli ultra-
violetti. I primi sarebbero quelli che favorirebbero la decompo-
sizione dell'acido carbonico e sarebbero quindi i più attivi nel-
r assimilazione; i secondi gli agenti dei movimenti dovuti agli
Tale opiniona sembra che non sia rigorosamente conforme al vera
o almeno offre campo a molte obiezioni. Sta poi a combatterla il fatto
che se la somma di calorico ritenuta necessaria per la fioritura o
per la maturazione nel frutto si accumula lentamente o viene ri-
partita in piccole frazioni, durante un lungo periodo, oppure vice-
versa in quote elevate in corto tempo, non otterremo il resultato
voluto né per la fioritura né per la maturazione del frutto. Da ciò
resulterebbe assai evidente che per la completa vegetazione delle
piante, oltre al quantitativo di calorico, di umidità ecc., occorre
anche la ripartizione di tali agenti entro certi limiti e durante certe
epoche del periodo vegetativo annuale.
* J. Sachs, Arheìt. Bot. Inst. Wurzburg, III, 372.
- Gli esperimenti relativi furono fatti dal prof. Sachs sul Tropaeo-
lum majits. L' autore ha riconosciuto che allorquando i raggi so-
lari attraversano una soluzione di solfato di chinino, i raggi ultra-
violetti vengono intieramente assorbiti o trasformati in raggi di
minor refraugibilità, diventano visibili e di un colore bleu. Se ap-
profittando di tale particolarità si obbliga una pianta a crescere
dietro uno schermo di solfato di chinino si osserva che lo sviluppo
degli organi vegetativi ha luogo in modo normale, ma non si pro-
ducono fiori. Cosi 26 piante tenute nelle condizioni sopra espresse
produssero un solo fiore ed anche assai stentato, raentreché 20 altre
piante cresciute in condizioni simili, ma dietro uno schermo di acqua
pura della stessa densità della soluzione del solfato di chinino, pro-
dussero 55 fiori.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 55
stimoli esterni di irritazione; i terzi quelli che nelle foglie e
nelle parti verdi produrrebbero le sostanze generatrici dei fiori.
Tutte queste teorie lasciano ancora la scienza molto all' oscuro
sopra r importante quesito della vera causa della formazione
dei fiori, la quale molto probabilmente non è una sola ma
il resultato del concorso di tutte le funzioni della vita della
pianta. Senza però discutere le esperienze del Sachs/ né i re-
sultati dell' azione dei raggi ultra-violetti, non dobbiamo dimen-
ticare che altre cause indubitatamente favoriscono lo sviluppo
dei fiori. Qui l'agricoltura viene in nostro aiuto e con espe-
rienze coronate da eccellenti resultati dimostra come dalla pre-
senza nel terreno di certe sostanze piuttostoché di altre, la ve-
getazione tutta di una pianta e specialmente la produzione dei
fiori è grandemente attivata. Cosi ad esempio è ormai accertato
r effetto nel senso suddetto dei sali di potassa per la Vitis vi-
nifera, per il Solanum esculenhcm, per il Pisum saiivum ecc.,
mentre i concimi azotati hanno effetto sopra il Tritìcum sati-
vum ed i fosfati sopra la Brassica, il Saccharum offìcinarum,
la Zea Mais ecc. ^
Dai resultati che 1' agricoltura ha ottenuto mediante le con-
cimazioni artificiali specialmente apparirebbe che nella forma-
zione dei fiori avesse grande influenza 1' accumulamento nella
pianta di alcune sostanze, le quali renderebbero i succhi di den-
sità atta a determinare i tessuti delia pianta a modificarsi da
vegetativi in riproduttivi. Come già abbiamo detto, il calorico
* Queste esperienze sembrami dovrebbero essere ripetute tenendo
un sistema analogo a quello seguito dal Ville per accertare sui ve-
getali 1' azione dei concimi e dei vari componenti il terreno, colti-
vando le piante entro sabbia calcinata e priva perciò di qualsiasi
nuti'imento. Sembrami che agendo in tal guisa e con esempi di con-
fronto, i resultati dovrebbero essere più concludenti, perchè se nelle
piante coltivate nella sabbia calcinata la produzione di fiori è assai
scarsa; severamente i raggi ultra- violetti hanno tanta azione sulla
formazione delle gemme fiorifere, tenendo queste piante in presenza
di raggi ultra-violetti, si dovrà ottenere per resultato un aumento
rilevante di fiori, quasi da compensare almeno in parte la povei'tà
del terreno, mentre che con la contro prova, cioè facendo crescere
le piante dietro schermi di solfato di chinino, ne dovrebbe resultare
la sterilità quasi completa.
* Ville, Jjes engraìs chimiques.
56 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
nonché 1' umidità relativa, hanno parte attivissima nello sviluppo
dei fiori. È quindi facile intendere quanta influenza debbono
avere nella vita vegetativa le condizioni atmosferiche soprat-
tutto, durante il periodo nel quale la pianta forma le sue gem-
me fiorifere; per cui se potremo arrivare a conoscere in quale
epoca 0 stagione dell' anno la Vite forma i suoi grappoli nella
gemma, e quali sono le condizioni atmosferiche sotto la cui in-
fluenza tale formazione ha luogo, potremo da queste conoscenze
dedurre delle conclusioni di una utilità pratica per l'agricoltura.
Le mie prime osservazioni sulla g^^mma della Vite ebbero
principio nel mese di agosto dell'anno decorso, e furono rego-
larmente proseguite di 15 in 20 giorni. Prendendo una gemma di
un tralcio per lo più la 3* o la 4" inferiore (la 1'' e la 2* sono
semplicemente foglifere) e tolto il primo involucro di perule, si
mettono a nudo tre gemme secondarie, di cui è d'ordinario com-
posta ogni gemma ben formata di Vite. Di queste tre, le due late-
rali danno origine a rami non produttivi e volgarmente chia-
mansi femminelle, mentre solo la mediana produce il tralcio o
ramo principale sul quale compariscono i grappoli.
Trascurando le due gemme secondarie e portando la nostra
attenzione sopra la gemma mediana, se coli' aiuto di una lente
che ingrandisca circa 10 diametri si separano una ad una le
varie parti di cui é composta detta gemma, vedremo prima di
tutto all' esterno alcune squame piuttosto grandi ovate, brune,
assai consistenti e rivestite di peluria; al di sotto di queste
prime squame altre ancora se ne vedranno di forma eguale ad
esse, ma più piccole e di colore verdastro, abbondantemente la-
nose. Dopo un paio di cicli di tale squame si incontrano delle
piccolissime foglie verdi, le quali nonostante la piccolezza loro
sono distintamente caratterizzate, ma avvolte da una densa pe-
luria. Proseguendo ancora 1' operazione e distaccate ad una ad
una tre o quattro di queste foglioline, apparisce da un lato un cor-
piciattolo della lunghezza di circa un mill., di forma subtrigono, pi-
ramidale, a base appena asimmetrica, di colore verdastro e rico-
perto anche esso di peluria. Con un ingrandimento più forte si
possono scorgere sulla sua superficie delle piccole protuberanze
ravvicinate fra loro, ma con una disposizione spirale. È questo
corpuscolo piramidale un giovanissimo grappolo, ma di esso ri-
torneremo a parlare in appresso.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 57
Proseguendo nella dissecazione si trova, quasi dal lato opposto
al primo grappolo ora descritto, una piccola fogliolina ed un
sacondo grappolo uguale al primo, ma solo più piccolo; talvolta
mi sono imbattuto in un terzo grappolo che in tal caso non tro-
vasi di seguito ai due primi, ma bensì dopo una interruzione. Non
vi è dubbio alcuno sulla natura di questi piccoli corpicciuoli
piramidali, essi sono certamente dei giovani grappoli, inquan-
tochè la posizione loro non può dar luogo ad equivoci. Inoltre,
allorché uno di essi venga trasportato sotto il microscopio, la
forma risulta tanto evidente che sparisce qualsiasi dubbio.
Facciamo una sezione longitudinale di un corpo piramidale
dopo averlo incluso nel sapone glicerinato ed osserveremo
r asse longitudinale con piccole protuberanze con alla base una
brattea assai sviluppata. Queste protuberanze rappresentano le
prime ramificazioni dell' asse principale, ma su di esse non è
ancora comparsa alcuna traccia di protuberanze fiorali di cui
non mi è mai stato possibile di scorgerne indizio sui grappoli
contenuti nelle gemme di agosto. Altre gemme raccolte nel set-
tembre e ottobre si sono mostrate nelle stesse condizioni delle
precedenti, senza modificazione od aggiunta nella loro apparente
struttura, solo ho osservato in esse un lento accrescimento che'
é divenuto anche più lento nelle gemme esaminate nei mesi di
novembre, dicembre e gennaio.
Fu nei piccoli grappoli dissecati Ja gemme raccolte nel feb-
braio, che per la prima volta notai delle protuberanze laterali
corrispondenti alle prime ramificazioni dell' asse principale una
tendenza all'allungamento ed in seguito vidi comparire lateral-
mente nella parte superiore di ciascuna protuberanza una pic-
cola prominenza, indizio di ulteriore differenziamento.
Dopo coscienzioso esame venni alla conclusione che si era
adesso giunti alla formazione del fiore, e che di fatto ognuna
di queste ultime prominenze non era altro che la prima trac-
cia di fiore. Era quanto occorreva conoscere e perciò non andai
oltre, né mi curai di seguire 1' ulteriore sviluppo del fiore, es-
sendo ormai conosciuta la sua organogenia.
Dal sopra esposto rimane constatato che la prima apparizione dei
grappoli nelle gemme della Vite ha luogo nell'estate, epoca nella
quale si formano le gemme stesse, come rimane provato che la
prima traccia dei fiori si manifesta in esse nella fine dell'inverno.
58 RIUNIONE GENERALE IX NAPOLI '
Che la gemma di agosto contenga di già i grappoli ne ho
avuto la riprova dal seguente fatto.
Nella seconda metà di agosto passato cadde nel Mugello (To-
scana) copiosissima grandine che devastò completamente il rac-
colto dell'uva e le piante. Private in tal guisa di pam pani quelle
povere piante furono costrette a svolgere le gemme destinate
all'ibernazione; per cui queste, dopo avere svolte le prime
foglie nel modo stesso come avviene ogni anno nella primavera,
produssero i primi grappoli che vi si trovavano già formati. la
stesso nell'ottobre seguente raccolsi alcuni di questi grappoli per-
fettamente sviluppati con i loro fiori in boccio. Forse si potrebbe
giungere a spiegare questo fatto anche con altre ipotesi, ma la
spiegazione accennata sembrami tanto naturale e semplice e nel
tempo stesso istruttiva, da non dovere pensare a cercarne altra.
Ora quale conclusione si può trarre da queste osservazioni,
se non che i grappoli della Vite si formano contemporanea-
mente alle foglie nella gemma ibernante, durante 1' estate che
precede la fioritura della susseguente primavera? Cosi abbiamo
che mentre il frutto di un anno è in via di maturazione, quello
dell'anno avvenire si trova di già abbozzato ed in istato em-
brionale nelle gemme dei tralci che si sono sviluppati nell' an-
nata. Rimane pure provato che questo giovane grappolo coi
fiori non ancora formati, od almeno in uno stato molto rudi-
raentario o meglio allo stato potenziale, per vari mesi resta
pressoché in riposo, finché al risveglio della vita vegetativa
nella primavera veniente gradatamente si completa e sviluppa
i suoi fiori. Adunque possiamo distinguere due periodi impor-
tantissimi nella vita riproduttiva annuale della Vitis vinifera:
il primo estivo od autunnale, nel quale ha luogo la prima
comparsa è la formazione delle parti assili del grappolo; il se-
condo primaverile, nel quale si effettua la differenziazione del-
l' asse principale in assi secondari ed in fiori.
Il periodo invernale è un periodo di riposo nel quale non ac-
cadono cambiamenti apparenti nelle gemme. È certo innegabile
r importanza di una stagione propizia durante il secondo pe-
riodo o primaverile, per il regolare sviluppo dei fiori, ma per
la formazione dei grappoli e quindi per la quantità di questi
che comparirà nella primavera deve avere maggiore influenza
il calore e l'umidità della stagione estiva ossia del primo periodo.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 59
Ognuno converrà meco che se nell' estate, cioè durante la for-
mazione dei grappoli, la stagione corre umida e fresca, verrà
favorito lo sviluppo vegetativo a preferenza del riproduttivo e
lo sviluppo dei grappoli sarà scarso ed imperfetto.
Dal lato pratico avendo constatato che l'epoca della forma-
zione dei grappoli della vite ha luogo nell' estate, ognuno che
abbia acquistata la pratica necessaria potrà sino dai mesi au-
tunnali conoscere con molta approssimazione quale sarà la
produzione di grappoli per l'anno venturo e quindi potrà azzar-
dare, con una certa dose di verità, una previsione sulla mag-
giore o minore abbondanza della promessa della futura raccolta;
per di più da queste osservazioni se ne potrà forse avvantag-
giare r agricoltura potendo ricavare dei dati positivi sull' epoca
e sul modo più favorevole, sia per somministrare i concimi e sia
per eseguire le potature delle viti.
L' adunanza è quindi tolta.
Gita a Baia e ad Ischia.
Alle 12 mer. i Congressisti partirono con la ferrovia per Baia, ove
lungo la spiaggia raccoglievano alcune piante interessanti pei Soci
delle parti più settentrionali della Penisola.
In causa di un cambiamento di orario del battello a vapore non
potè efifettiiarsi la erborazione al Fusaro, ove alcuni Soci si reca-
rono poi dopo la Riunione.
La partenza per Ischia si effettuava da Pozzuoli; i Soci pei-not-
tarono al paese d' Ischia e il mattino dipoi per tempo s'incammina-
rono per l'Eporaeo, discendendo poi a Casamicciola. Benché alcune
rarità dell' isola non fossero state raccolte, stante la ristrettezza,
del tempo, il resultato della erborizzazione fu nondimeno assai sod-
disfacente e basti solo ricordare l' Ipomaea atolonifera e la Woodwar-
dia radicans.
Adunanza pubblica del 20 agosto 1891.
Apre 1' adunanza il Presidente Arcangeli a ore 8 ^'^ leggendo una
lettera del Socio Lojacono Poiero che si scusa dal non essere in-
tervenuto alla Riunione e che invia in dono alla Società alcune
sue pubblicazioni.
co RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
Il Socio BORzi espone i risultati di sue ricerche Sui fasci hicol-
Interali di alcune Croci/ere e delle relative anomalie. È noto, egli
dice, come i fasci libero-legnosi di alciine Crocifere, secondo le ri-
cerche di Dennert, presentino una regione interna d' indole floe-
mica ; sarebbero perciò dei fasci bicollaterali nel senso ammesso dai
moderni istologi. Sulla costituzione e sull' origine del floema in-
terno le ricerche del Dennert, contengono qualche lacuna. Di più,
l'esame di detti fasci presso la Brassica fruticulosa Cyr. e V Eruca-
strum virgatum Stev. porge occasione di rilevare importanti parti-
colarità anatomiche non ancora segnalate dagli autori.
I fasti di Br. fruticulosa offrono una struttura primaria che non
può dirsi veramente normale, in quanto che taluni fasci rimangono
aifatto incompleti per mancata formazione di vasi spirali, caratteri-
stici rappresentanti del legno primario; questo riducesi in tal caso
a pochi elementi di parenchima legnoso. Seguendo lo svihippo della
porzione circummidollare di ogni fascio completo si nota come molto
di buon' ora differenziasi il cambio, mentre nella regione postero-cam-
biale del nascente fascio prendono origine dei vasi anulati e spi-
rali separati da pochi elementi di parenchima. Questi ultimi segui-
tano a segmentarsi per costituire alla fine un cordone più o meno
spesso di elementi d'indole floemica; essi sono, in massima parte
delle cellule cambiformi fra le quali scorgonsi degli esili gruppi di
vasi crivellati. Durante i primordi della sua costituzione il cambio
è suscettivo di accrescere detta regione floemica, generando nel
tempo stesso nuovi vasi spirali. Sicché è da concludere che il floema
interno non derivi esclusivamente dal meristema primitivo, né esso
debba la sua origine ad un cambio proprio come fa supposto dal
Dennert nel caso di altre Crocifere.
Nella Br. fruticolosa il floema interno ha i medesimi caratteri del
libro esterno. In altre Crocifere {Koniga, etc.) per altro detto tes-
suto presentasi assai ridotto di proporzioni e sj)3SS0 rappresentato
da pochi elementi cambiformi.
II cambio normale possedendo nelle sue prime origini la facoltà
di generare degli strati di libro in ordine centrifugo, conserva il-
limitata siffatta proprietà. In tal guisa, in corso di accrescimento,
la regolare formazione di legno secondario viene interrotta dalla
produzione di libro secondario, il quale, spesso in forma di zone
continue anulari, vedssi intercalato fra il legno stesso. Dette zone
di libro corrispondono ai differenti periodi di accrescimento dei fu-
sti, e segnatamente parrebbe certo che siffatta produzione di floema,
in via centrifuga, avesse luogo durante la stagione estiva quando,
cioè, la pianta trovasi esposta a prolungata siccità.
L'anatomia della radica di Br. fruticulosa conferma i dati espo-
sti. Anche i fasci libero-legnosi di datto organo possiedono dei cor-
doni di floema interno dovuti alla primordiale attività del cambio.
Da questo hanno parimente più tardi origine degli strati di libro
secondario formanti delle zone all' interno del legno.
RIUXIOXE GENERALE IN NAPOLI 61
Viene qiTiiidi presentata la nota seguente del Socio Baroni :
SULLA STRUTTURA DEL SEME DELL' BEMEROCALLIS
FLAVA L. NOTA PRELIMINARE DEL DOTT. EUGE-
NIO BARONI.
Sul seme di Ilemerocallis flava, per quanto è a mia cono-
scenza, nessuno fin ad ora ha scritto con qualche dettaglio. *
Ciò mi ha indotto a intraprendere sui semi di questa specie al-
cune ricerche, che cominciai fin dal luglio decorso. Mi piace
dichiarare che, quanto verrò esponendo, é soltanto un riassunto
di osservazioni più estese risguardanti anche il frutto, le quali
saranno oggetto di altra nota; essendoché per quest'anno mi
ha fatto difetto il materiale raccolto nell'Orto botanico pisano.
I semi di Hemerocallis flava, provenienti da ovoli anatropi,
sono provvisti di un brevissimo podospermo poco resistente, il
quale in sezione trasversa apparisce di forma acutamente ellit-
tica; si mostrano globosi e soltanto in corrispondenza del mi-
cropilo terminano in punta leggermente uncinata. Dalla parte
opposta al loro punto di attacco presentano una costola che si
modella sopra il rafe. Sono neri, lucenti ed a superficie liscia:
misurano 0'",006 di lunghezza e 0",P05 di larghezza. Molto spesso
sono in numero di uno per ogni loggia del frutto, aderenti al-
l' angolo interno della cassula triquetra, non di rado in numero
di due 0 tre. La consistenza del seme è corneo-coriacea; tanto
é vero che, facendo delle sezioni, il rasoio rimane intaccato. La
qual cosa mi fa giustamente ritenere inesatta l'espressione di
Bentham e Hooker, che a proposito dei semi di Hemerocallis
scrivono: « texta laxa crassiuscule membranacea. »^
Lo sperraoderma consta di 8 o 10 strati di grosse cellule ir-
regolarmente arrotondate o rettangolari. Una sezione trasversa
* EnCtLEr und Prantl, Die natilrlichen Pflanzenfamilii'n, 2 Lie-
ferung. Juncaceae, Stemonaceae und LlUaceae, pag. 40. Leipzig, 1887.
- Bentham et Hooker, Genera plantarum^ voi. Ili, pars. II,
pag. 773. Lendini, 1883.
62 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
di esso lascia vedere esternamente tre strati di elementi, in
prevalenza rettangolari, a parete fortemente ispessita e masche-
rati da un' abbondante quantità di sostanza colorante.
Il primo strato esterno presenta un colore leggermente vio-
laceo; il secondo, ove la sostanza è maggiormente ammassata,
e colorato in nero; il terzo finalmente mostra una gradazione
di colore che va dal nero al giallo-rossastro. Al di sotto di questi
primi tre strati se ne osservano altri 5 o 6 costituiti da cellule
ovoidee, con parete piuttosto sottile, colorate in giallognolo, co-
lore del quale è provvisto anche il plasma in esse contenuto.
Finalmente le cellule man mano che si avvicinano all'albume
si comprimono fortemente fra loro, riducendosi abbastanza al-
lungate, e costituiscono in tal modo una porzione distinta da
quelle precedentemente citate. Frammiste alle cellule ovoidee
trovansi disseminate una quantità di trachee con ispessimenti
elicoidali, alcune delle quali hanno parete molto ingrossata,
mentre altre l' hanno estremamente sottile. Un grosso fascio di
trachee, accompagnato da cellule cambiformi, trovasi in corri-
spondenza della costola longitudinale, che abbiamo notato alla
superfìcie del seme. Del quale fascio ho potuto facilmente ac-
certare la continuazione col breve podosfermo seminale.
Esposta cosi con qualche dettaglio la costituzione dello sper-
moderma nasce spontanea la domanda se in esso si distinguono
due tegumenti seminali, corrispondenti alla primina e alla se-
condina dell'ovolo, oppure se uno solo sia conservato nel seme.
A questo proposito il sig. Marcel Brandza* in una recente
memoria formula le seguenti conclusioni, che mi piace di ripor-
tare qui nella loro integrità:
1° € Chez les plantes dont l'ovule a deux téguments, la con-
« stitution des enveloppes de la graine et leur origine ne sont
« pas telles qu'on les a décrites généralement. Dans la plupart
« des cas, le tègument interne n'est pas digéré. Il persiste et
« peut souvent constituer la partie lignifiée de l'ehveloppe sé-
« minale. Parfois, le nucelle lui-raéme contribue à la formation
« des enveloppes de la graine mure. C'est seulement dans quel-
' M. Brandza, Recherches siir le développement des téguments sémi-
naux des Atigiospermes, in Comptes rendus de VAcadémie des sciences
de Paris, T. CX, pag. 1225. Paris., 1890.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 63
« ques familles que l'enveloppe de la graine est formée par la
« partie extérieure du tégument externe de l'ovule.
2" « Chez les plantes dont l'ovule n'a qii'iin tégument, les
« enveloppes de la graine proviennent, soit de cet unique té-
« gument, soit à la fois de ce tégument et du nucelle. Quelque-
« fois, la partie lignifiée de la graine peut méme tirer son ori-
« gìne de l'épiderme du nucelle. »
Nel contesto della memoria dice inoltre che in certe Gigliacee
sussiste nel seme il tegumento interno, mentre in certe altre
viene riassorbito.
Ora le osservazioni da me fatte ritengo mi permettano di as-
serire che nei semi di cui ci occupiamo persiste il tegumento
interno corrispondente alla secondina dell' ovolo. E ciò può di
leggieri osservarsi anche coli' esame macroscopico; poiché sbuc-
ciando un seme la parte coriacea esterna vien facilmente tolta
via insieme alla carnosa, e invece addossata alla mandorla ri-
mane una pellicola membranacea filamentosa, la quale deve con
molta probabilità ritenersi come il tegumento interno o tegmen.
Coi più usati solventi, tanto a freddo quanto a caldo, ho spe-
rimentato la solubilità della sostanza che dà il colore al seme,
ma non ho ottenuto resultati soddisfacenti. In presenza di acidi
forti si comporta in modo differente: cosi con acido nitrico di-
scretamente concentrato la sostanza si colora in giallo-rossastro,
V azione prolungata di questo acido (48 ore) muta quest' ultima
colorazione in giallo-violetto. L' acido solforico pure concentrato
invece fa acquistare alla sostanza un colore verde-sporco nella
parte superficiale esterna, mentre la massa apparisce colorata
in nero-sporco. L' azione prolungata di questo acido (48 ore)
induce una colorazione nero-violetta. Il colore giallo-rossastro,
di cui son provviste le cellule dello spermoderma, deve con
molta probabilità attribuirsi prevalentemente alla presenza di
sostanze tanniche e di altre afl3ni, giacché esse cellule acqui-
stano colorazione verde-nerastra con acetato ferrico e anche
con acido osmico.
La mandorla, che costituisce la parte maggiore del seme, si
presenta formata dall' albume e dall' embrione.
L' albume consta di elementi in forma di romboidi a parete
sottile disposti in serie radiali di 15 a 20 cellule. In que-
ste stanno incluse sostanze alburainoidi, olii-grassi e fecola. La
64 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
quale ultima con iodio si rende maggiormente manifesta in
forma di minuti granuli globosi. Questi sono in maggior numero
nelle cellule degli strati più lontani dall' embrione, mentre vanno
diminuendo e finalmente scomparendo negli strati con questo a
contatto. Ciò deve attribuirsi alla parziale digestione avvenuta
per opera dell'embrione stesso: inquantocliè gli ultimi strati
cellulari, oltre ad essere sprovvisti di fecola, mancano anche
delle gocce d' olio e delle altre sostanze dianzi citate.
L'embrione infine occupa la parte centrale del seme: é sub-
cilindrico, allungato e sporgente al di fuori dell' albume colla
porzione corrispondente alla radichetta. Misura da O^jOOG a0'",007
di lunghezza e da 0'",002 a 0"\003 di larghezza.
Il cotiledone racchiude completamente la gemmetta in una
cavità conica posta in basso. La foglia cotiledonare, in corri-
spondenza della gemmetta, presenta i suoi margini l'uno all'altro
sovrapposti, o solo semplicemente aderenti, limitando in tal modo
una fenditura longitudinale, mentre al di sopra del piano cor-
rispondente alla gemmetta si salda e prende 1' aspetto di corpo
compatto quasi conico.
Una sezione trasversa fatta nella porzione compatta del coti-
ledone lascia vedere un parenchima omogeneo formato da grandi
cellule a sottil parete, limitate esternamente da una serie di
cellule epidermiche molto più piccole e anch' esse a parete
ugualmente sottile. Le grosse cellule costituenti il parenchima
del cotiledone hanno un diametro che oscilla fra 42 e 47 /x.
Il contenuto consta di sostanza oleosa abbondantemente distri-
buita in granuli sferici di varie dimensioni, e di fecola pure in
granuli globosi analoghi a quelli dell' albume. Disposti concen-
tricamente si osservano da 3 a 5 fasci procambiali; questi, nelle
sezioni trasverse fatte in corrispondenza delia regione della gem-
metta e del fusticino, si riducono a 2 soltanto.
Facendo una sezione longitudinale si scorge, nella porzione
inferiore del cotiledone, la gemmetta, annidata in una cavità
pressoché conica, la quale ha una posizione leggermente obli-
qua, coir apice rivolto alla fenditura prodotta dal cotiledone
colla sovrapposizione o colla semplice aderenza dei suoi margini.
In corrispondenza della regione che limita la gemmetta e il
fusticino ha principio una serie di lunghissime tracheidi prov-
viste di ispessimenti anulari, le quali prima tengono una dire-
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 65
zione perpendicolare all' asse del fusticino, poi ripiegandosi ad
arco prendono una direzione ad esso parallela, si insinuano nel
parenchima del cotiledone e lo percorrono fino quasi al suo apice-
La piccola gemma presenta l' abbozzo di alcune foglioline co-
stituenti la pinmetta; a questa segue il fusticino e quindi la ra-
dichetta, la quale è rivestita dalla piloriza.
Nel punto di origine della piloriza si osserva un tessuto me-
ristematico, nel quale si riscontrano le iniziali del pleroma, pe-
riblema, dermatogene e piloriza. Questo tessuto consta di pochi
strati trasversi di piccole cellule irregolarmente rotondeggianti
ed a parete esilissima. Procedendo verso la parte inferiore, si
ha la piloriza, che risulta formata da cellule ovoidee disposte
regolarmente in serie percorrenti delle linee curve; hanno pa-
rete piuttosto sottile e sono limitate da una serie di cellule
molto appiattite, con parete esterna alquanto ispessita. Gli strati
delle cellule costituenti la piloriza, in corrispondenza della
parte centrale della radichetta, ascendono fino a 16 e diminui-
scono gradatamente a misura che essa va estendendosi verso
la superficie laterale della radichetta.
Osservando il fusticino e la radichetta possono distinguersi
facilmente uno strato più esterno costituito da elementi rego-
lari, il quale rappresenta il dermatogeno: a questo, procedendo
dall' esterno all' interno, segue il periblema formato da cellule
rotonde o poliedriche a parete sottilissima, contenenti un plasma
minutamente granuloso e piccole goccio d' olio, infine una por-
zione di elementi allungati longitudinalmente, che possono ri-
guardarsi come procamMum, i quali limitano internamente il
cilindro centrale o pleroma.
Ha poi la parola il Socio Balsamo che espone i resultati di un
suo lavoro « Sull' assorbimento della radiazione nelle piante. »
RICERCHE SULLA PENETRAZIONE DELLE RADIAZIONI
NELLE PIANTE. PARTE PRIMA. METODO DI RICERCA
(RIASSUNTO). PER F. BALSAMO.
In una nota presentata alla Società dei Naturalisti in Napoli
nella tornata del 2 febbraio di quest'anno e pubblicata'nel voi. 5°,
pag. 61-69 del Bullettino, ho esposto, in generale, Io scopo ed
Bull, della Se e. hot. ital. 5
6Q RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
il metodo di alcune mie ricerche, tendenti a determinare la
profondità cui giunge la radiazione luminosa e termica, allor-
ché penetra nel corpo della pianta, in funzione della struttura
del tessuto o dell' organo che attraversa.
I rapporti tra le modificazioni che la luce subisce attraverso
i tessuti ed i fenomeni che vi determina, non per anco sono
bene accertati; inoltre la relazione tra la profondità <5ui giunge
la radiazione e la struttura dell' organo che attraversa è pure
importante a conoscersi. Sotto questo punto di vista ho intra-
preso queste ricerche, parendomi non poco importante l' argo-
mento, e per quanto mi sappia, appena sfiorato.
E poiché era mio intendimento di determinare, colla maggiore
approssimazione, la qualità e quantità delle radiazioni estinte o
trasmesse, ho dovuto ricorrere a metodi di ricerca assai deli-
cati, servendomi degli apparati più sensibili che la fisica mo-
derna ci permette di adoperare ed escludendo gli apparecchi co-
munemente in uso per le ricerche foto-termiche, quali la pila
termo-elettrica ed i comuni fotometri, come quelli che poco
sensibili riescono alle più lievi variazioni della radiazione me-
desima. Nella eliminazione delle cause di errori ho tenuto pre-
sente, in primo luogo, l'occhio dell' osservatore, il quale è escluso
dallo apprezzamento diretto delle variazioni che subisce la luce
attraverso i tessuti, e chiamato solo a leggere le indicazioni
degli strumenti che registrano, con mezzi assolutamente deter-
minati, quelle variazioni. In tal modo l'errore personale non
verrà a turbare, come fattore complesso, 1' esattezza dei risul-
tamenti, i quali saranno perciò perfettamente comparabili, qua-
lunque siano le condizioni subbiettive dell' osservatore.
Nella radiazione complessa del sole e delle sorgenti artificiali,
costituita da una serie di onde di diversa lunghezza e di diversa
refrangibilità, i fisici hanno distinto due forme : una rappresentata
dalla serie delle onde più lunghe, meno refrangibili, che non
stimolano il nostro occhio, e sono le radiazioni termiche, od
oscure; un'altra serie che comprende le onde più brevi, più
refrangibili e che si manifestano all' occhio come radiazioni
luminose. Questa divisione, comoda ma arbitraria, non ha, teori-
camente, ragione di essere, cóme oggi é noto, e quindi la ra-
diazione va considerata nel suo complesso, come una serie con-
tinua di onde, che gradatamente crescono in refrangibilità e
niUXIONE GENERALE IN NAPOLI 67
decrescono in lunghezza. È nofo pure che le azioni chimiche
della radiazione, come le termiche e le luminose, non sono li-
mitate ad una determinata regione dello spettro, ma si riscon-
trano in ciascun punto di esso.
Le modificazioni della radiazione, cosi considerata nel suo
complesso, sono valutate nei diversi organi delle piante, mercè
di appropriati mezzi, quali il bolometro del Langlej^ e gli ele-
menti al selenio e tellurio, che per la loro sensibilità ci per-
mettono di apprezzare le minime variazioni della energia rag-
giante. E queste variazioni, modificando la resistenza elettrica
di un circuito, in cui col bolometro o l' elemento al selenico è
intercalato un sensibile galvanometro, si trasformano in altret-
tanti movimenti dell'ago del galvanometro, e si possono leg-
gere, amplificate, nel campo di un canocchiale.
Il lavoro iniziato con questo indirizzo è diviso in duo parti.
Nella prima si espongono i principii dello assorbimento ed emis-
sione della radiazione, esaminandone le leggi e le modificazioni
che subisce nei diversi corpi; si tratta delle trasformazioni del-
l'energia raggiante e si accenna all'equivalente meccanico della
radiazione. Alla descrizione degli apparecchi adoperati in queste
ricerche segue la determinazione delle loro « costanti, » la di-
scussione delie cause di errore e la loro compensazione.
La seconda parte del lavoro comprende le serie di esperienze
fatte sulle diverse piante nelle più favorevoli condizioni di esi-
stenza. In queste esperienze si cerca di determinare, per qualità
•e quantità, la radiazione assorbita, sia in rapporto alle proprietà
fisiche dei diversi tessuti delle piante in esame, sia in rapporto
alla struttura degli organi sui quali si sperimenta. E però si
considera, in primo luogo, il diverso modo di comportarsi dei
tessuti verso una radiazione di data refrangibilità o, in altri
termini, trattasi della « trasparenza attinica » dei tessuti.
In tutte queste esperienze gli errori medii inevitabili sono
compensati applicando ad essi il metodo dei minimi quadrati.
Della prima parte di questo lavoro darò ora un breve riassunto.
Come introduzione sono prese in esame, cronologicamente,
tutte quelle memorie che trattano, dal punto di vista fisico,
delle relazioni tra le piante e la radiazione. Oltre alle prime
ricerche del Sachs (1860) sulla penetrazione della luce nelle
piante, gli studii del Maquenne (1880) sull'assorbimento ed emis-
68 RIUXIOXE GENERALE IN NAPOLI
sione del calore, le ricerche di Engelmann (1883-84) sulla re-
lazione tra l'assorbimento della luce e l'assimilazione ecc., sono-
degne di particolare considerazione, come quelle che furono
condotte a termine con mezzi fisici assai delicati. A queste si ag-
giungono gli studii più recenti del Priugsheim e del Reinke (1883)
e le ricerche del Detlefsen (1888) nelle quali le correnti termo-
elettriche sono adoperate come mezzo indicatore delle variazioni
dell' energia raggiante.
Tralasciando di dire della radiazione in generale e come essa
venga oggi studiata dai fisici, noto che la sorgente dell'energia,
sia naturale come la radiazione solare, sia artificiale come quella
delle lampade elettriche e del gas, deve avere, per le nostre
esperienze, una intensità costante. E poiché la radiazione solare
non è assolutamente costante per esperienze di una certa du-
rata, e richiede numerose correzioni, è d'ordinario sosti-
tuita da quella delle lampade elettriche, che può mantenersi
costante per molto tempo: ben inteso però che bisognerà tenere
presente, nel calcolo, il valore relativo della radiazione elettrica
e di quella solare.
Dissociando questa radiazione complessa nei suoi raggi di data
refrangibilità e lunghezza di onda, possiamo osservare quale
parte spetta a ciascun raggio nella produzione di un dato fe-
nomeno, e come ciascuna radiazione semplice si comporta verso
un determinato organo o tessuto di una pianta. E perchè fosse
possibile ottenere gruppi di raggi di data refrangibilità, od in
altri termini, radiazioni monocromatiche, sono stati posti in opera
diversi artificii, sia filtrando la radiazione attraverso acconce
soluzioni 0 vetri colorati, sia ricorrendo ai prismi di vetro o di
salgemma. Nelle più delicate esperienze questi mezzi comuni
non più corrispondono, e quindi per ottenere uno spettro nor-
male bisogna servirsi dei reticoli a diffrazione. Un raggio di
luce riflesso da un eliostata passa a traverso la fessura di un
collimatore e cadendo sopra un reticolo metallico (reticolo di
Rowland) dà uno spettro di diffrazione, che può essere proiet-
tato sull'organo su cui si sperimenta. La determinazione delia
refrangibilità del raggio o del fascio raggiante e la misura della
lunghezza delle onde dei diversi punti dello spettro sono esposte
brevemente in questa parte del lavoro, rimandando il lettore ai
trattati di fisica per una più estesa cognizione dell'argomento.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 69
Le radiazioni oscure ed invisibili, cioè le ultrarosse e le ultra-
violette, la cui azione è pur tanto importante sulla vita delle
piante, sono isolate per mezzo della nota soluzione di jodo in sol-
furo di carbonio, e per mezzo della ebonite in lamina sottile;
mentre con uno strato di argento metallico precipitato sul vetro
«i possono isolare i raggi ultravioletti. E finalmente i liquidi
fluorescenti servono ancora come mezzi per separare le radia-
zioni di più elevata refrangibilità.
Tra gli apparecchi dei quali mi servo per la misura della
radiazione va posto in primo luogo il bolometro o « bilancia at-
tinica » del Langley. Lo strumento del quale si servi il Langley
nei suoi bellissimi studii sulla regione ultrarossa dello spettro
consisteva in una sottilissima laminetta di acciaio larga mezzo
millimetro e della spessezza di V310 ^^ millimetro. Due di queste
laminette, lunghe un mezzo pollice, erano intercalate, come re-
sistenze, tra le branche di un ponte di "Wheatstone che com-
prendeva una pila ed un galvanometro a specchio. Se una ra-
diazione termica colpiva una di queste lamine, essendone l'altra
difesa, la conducibilità elettrica di questa variava per assorbi-
mento del calore, e rotto 1' equilibrio del ponte, si aveva il mo-
vimento dell' ago del galvanometro. Varie forme di bolometri
sono state adoperate nelle ricerche dai fisici, sostituendosi alle
laminette di acciaio, difficilissime ad ottenersi, dei fili di platino
molto sottili, i quali alla sensibilità termica uniscono il vantag-
gio della resistenza agli agenti esterni e però sono da preferirsi
a quelle. La sensibilità del bolometro è, secondo i calcoli del
Langley, 200 volte maggiore della pila termo-elettrica del Nobili;
le sue indicazioni sono rapide, e quasi istantanee, attesa la esi-
guità della massa metallica sottoposta alla radiazione.
Il galvanometro che si adopera per queste esperienze è del
tipo Thompson, cioè un galvanometro a specchio ; la sua sen-
sibilità non deve essere eccessiva. È però necessario di adope-
rare, nel ponte di Wheatstone, una resistenza accessoria oltre
il bolometro, per stabilire 1' equilibrio del galvanometro.
Le indicazioni di questo si leggono mercè un piccolo canoc-
•chiale munito di micrometro oculare, e con una scala divisa in
mezzi millimetri; un doppio decimetro, inciso su vetro, corri-
sponde perfettamente.
L' elemento al selenio e che può chiamarsi « occhio artifi-
70 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
ciale » serve per constatare le variazioni della radiazione visibile
0 luminosa. Io adopero o un elemento simile a quelli adoperati
dal Mercadier per le esperienze sulla radiofonia, o semplicemente
una laminetta di selenio fuso posta tra due vetri ed intercalata
nel circuito elettrico.
Con uno spettroscopio a visione diretta si ottiene la determina-
zione preliminare delle zone di assorbimento, o dello spettro di
assorbimento di un dato organo o tessuto, posto in condizioni
per quanto è possibile normali. Per osservare inoltre gli spettri
di assorbimento in alcuni organi o tessuti cavi, mi servo di tubi
di Geissler fatti costruire a tale scopo, e che, come gli endoscopii
adoperati per la esplorazione delle cavità del corpo, illuminana
dallo interno gli organi, senza ledere in modo straordinario la
loro vitalità.
Tutti gli apparecchi misuratori ed indicatori delle radiazioni
sono disposti sopra un « banco di ottica » orientato in modo da
ricevere secondo 1' asse il raggio luminoso riflesso dall' eliostata.
nella camera nera. Adoperando le lampade elettriche, chiuse in
apposita custodia, si può fare a meno dell' eliostata.
In queste ricerche la sensibilità e delicatezza degli apparec-
chi che si adoperano rende possibile lo apprezzamento di minime
quantità di energia, e però nella serie di osservazioni o di let-
ture r approssimazione al valore vero può spingersi ad un grada
assai più elevato che con gli ordinarli metodi di ricerca. L' er-
rore medio diventa, per questo, assai più piccolo. Ciò non per-
tanto, per compensare gli errori di lettura o di calcolo inevita-
bili per ogni osservatore e che entrano come incognite nella
« equazione personale » dell' osservatore medesimo, corrisponde
assai bene il metodo dei « minimi quadrati. » Di questo si di-
scorre brevemente esponendone i principii teorici e nella seconda
parte del lavoro si applica alle diverse medie ricavate dalle
esperienze.
Un ultimo capitolo é consacrato alla bibliografia, nella quale
sono indicate le opere che trattano più diffusamente di quegli
argomenti, che la natura del lavoro ci ha concesso di accennare
appena, colla citazione ancora di quelle che furono consultate
per la parte speciale delle nostre ricerche.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI ti
Vengono quindi presentate le seguenti note del prof. Massalonqo :
CONTRIBUZIONE ALL' ACARO-CECIDIOLOGIA DELLA FLORA
VERONESE. DEL DOTT. C. MASSALONGO.
Nel presente articolo riunisco gli acaro-cecidii che ho sco-
perti dopo la pubblicazione della mia memoria « Acaro-cecid.
FI. Veron. Ulteriori Oss. ed Agg. in Nuovo Giorn. Bot. It.,
voi. XXIII, pag. 469-488 » ed aggiungo qualche utile indica-
zione relativa a quelli da me precedentemente descritti.
Bibliografia
(Continuazione).
57. Canestrini G. — Nuove specie di Fitoptidi (II* serie) in
Bullettino Soc. Venet.-Trent. Se. Nat. tom. V, n. 1 p. 13-17;
Padova, 1891.
58. — Sopra tre nuove specie di Phytoptus (HI* serie) in 1. s.
e. p. 43-44; Padova, 1891.
59. RÙBSAAMKN Ew. H. — Die Gallmiicken und Gallen des Sieger-
landes in Verh. d. Naturhist. Ver. P^euss. Rheinl. West-
falens u. des Regierungsbez. Osnabriick XLVII, 1890,
p. 18-58.
60. SCHLECHTENDAL D. R. voN — Die Gallbilduugen (Zooceci-
dien) der deutsche Gefiisspflanzen (aus d. Jahresb. d. Ve-
rein f. Naturk. zu Zwickau f. das 1890 besonders obge-
druckt) ; Zwickau, 1891.
1. Bromus arvensìs L. — Lòw F. , Beschreibung von
neuen Milbengallen nebst Mittheilungen ùber einige schon
bekannte in Verh. Z.-B.-G. Wien Bd. XXIX, p. 9717, 187;
Hieronymus, Beitriige zur Kenntniss Zoocecidien in 1. e,
p. 17; Schlecht. Uebersicht in 1. e. p. 516 und die Gallbil-
dungen (Zoocecidien) p. 8. — Le spighette attaccate dai
fitotti distinguonsi dalle normali per essere superiormente
turgide, subcilindriche, né compresse. Le glumelle inferiori
dei fiori situati all' estremità di tali spighette si dilatano
72 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
ed accartocciandosi sopra se stesse danno origine ad un
corpo allungato fusiforme. In questi fiori tanto gli organi
sessuali che la loro glumella interna abortiscono. La ca-
vità limitata dalla glumella inferiore del fiore terminale
(spesso ancora di quello immediatamente sottoposto) è tap-
pezzata da numerosi peli ramosi e jalini fra i quali vivono
i fitotti.
Dintorni di Tregnago (Calavena) ; Sett. 1891.
2. Buxus sempervirens L. — C. Massai. Acarocecid. FI.
Veron., Ult. Oss. ed Agg. in Nuovo Giorn. Bot. It. voi. XXIII,
p. 473, n. 3. — Gemme ascellari (fiorali) e terminali iper-
trofizzate, subglobose, ricoperte da una fitta pelurie 1. s, e.
Cecidiozoo: oltre al Phytoptus Canestrìnii Nalep., il prof. Ca-
nestrini in questo cecidio scoperse ancora il Ph. unguicidatus
sp. nov., Nuove specie di Fitoptidi (IP serie) in 1. s. e.
3. Cytisus sessìlìfoiius L. — C. Massai. Acarocecid. Veron.
Saggio in 1. e, p. 113, n. 68 et Acarocedid. FI. Veron. Ult.
Oss. ed Agg. in 1. s. e, p. 474, n. 7.
Cecidiozoo: in società del Phytoptas {Cecidophyes) Ci/tisi Can.,
si scoperse il Phìjiopius grandipennis sp. nov. Canestr., Nuove
specie di Fitoptidi, n* serie, in 1. s. e.
4. Doryciiiiiin herbaceum Vili. — Cloranzia concomitante
a deformazione delle foglie situate in vicinanza delle infiore-
scenze. — Generalmente i singoli fiori degenerano in un
fascette o ciuffo di piccole appendici scolorate, lanceolato-
lineari, bratteiformi e rivestite di copiosi peli bianchi. Spesso
però incontransi ancora delle infiorescenze sulle quali i pe-
duncoli fiorali, sotto 1' azione del cecidiozoo, atrofizzandosi
restano molto accorciati, e si terminano con una specie di
capolino peloso, del diametro di circa 1 millimetro, costi-
tuito da fillomi del tutto rudimentali. — Anche le foglie
collocate presso delle infiorescenze, influenzate dal parassita,
diventano atrofiche, prendono una tinta giallo-verdastra, e
le loro fogliette mostransi inoltre più o meno conduplicate.
Dintorni del paese di Tregnago ; ottobre 1891.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 73
5. Ecliinm vulvare L. — C. Massai. Acarocecid. FI. Veron.
Saggio ili 1. s. e, p. 86, n. 10. — Cloranzia e policladia
delle ramificazioni dell'infiorescenza in 1. s. e.
Cecidiozoo: Phytoptus Echiì Can., Sopra tre nuove specie di
Phytoptus (IH" serie) in 1. s. e. p. 44.
6. Galium lucidum Ali. — Low Fr., Beschreibung von
neuen Milbengallen nebst Mittheilungen ùber einige schon
bekannte in Verh. Z.-B.-G. Wien Bd. XXIX, p. 719; Schlecht.
Uebersickt in l. e, p. 527. — Galle prodottesi per degenera-
zione dei verticilli delle foglie (Blattquirlgallen), pressoché
identiche a quelle descritte per il Galium veruni (vedi
n** seguente), colla sola differenza che nel G. lucidum, come
le sue foglie, cosi ancora le galle sono di color verde-glauco.
Cecidiozoo: Phytoptus galioUus Canestrini in litt. — Corpo piut-
tosto allungato, posteriormente bilobo; statura grande. Lo scudo
dorsale porta una distinta striatura, la quale consiste di 5 strie
longitudinali, che fino verso la metà dello scudo corrono fra loro
parallele e poscia si rendono divergenti verso l'esterno. -S. d.^
lunghe, tanto che sorpassano 12 anelli dorsali; s, L circa si
lunghe delle s. v. I, ed ambedue mediocri; 5. v. II, più brevi
delle precedenti, cosi che non sormontano che 5 anelli ventrali.
Le s. V. Ili, non raggiungono l'estremità posteriore dell'ad-
dome. S. e. p., brevi, lunghe circa '/g dell' acaro ; s. e. a. distinte,
ma non molto lunghe, S. g. bene sviluppate. — Arti di ordi-
nario sviluppo; il loro 4° articolo è più lungo del 5". Questo
porta un'unghia alquanto più lunga della pennetta la quale
ha 5 paja di raggi. Sterno non biforcato al suo estremo poste^
riore. Rostro breve, delicato. Punteggiatura minuta, massime
sul dorso, e sugli ultimi anelli dorsali indistinta.
Nell'epiginio la valva anteriore porta 7 grosse strie longitU"
dinali ; la posteriore é larga, conformata a borsa e carenata. —
Lunghezza della femmina mm. 0,30; sua larghezza 0,06.
Nei colli dei dintorni di Tregnago; Luglio 1891.
7. Galiuiu veruiu L. — Fr. Low, Nachtriige zu meinen Ar-
beiten ùber Milbengallen in Verh. Z.-B.-G. Wien 1875,
' Vedi Canestrini G., Ricerchi intorno ai Fitoptidi in 1. e. p. 6.
74 RIUNIONE GEXERAI-E IN NAPOLI
Bd. XXV, p. 625 et Beitràge zur Kenntniss der Milben-
galleii in 1. c„ Bd. XXVIII, 1878, p. 135, tav. II, fig. 4*
et fig. 4"; Schlecht. Uebersicht p. 530, n. 4 « Blattquirl-
gallen. » — Galle subgloboso-ovate o sub-urceolate, sessili,.
di color verde, ristrette e quasi apicolate all' estremità su-
periore ove trovasi l'ostiolo, nonché spesso un poco atte-
nuate inferiormente, con la loro superficie glabra e percorse
da vari solchi o pieghe longitudinali. Queste galle, del dia-
metro di 4-8 millimetri circa, si sviluppano all'apice dei
rami e trovansi per lo più immediatamente al disopra di
un verticillo di foglie , essendoché 1* internodio che termi-
nasi con uno di questi cecidii resta ostacolato nel suo nor-
male allungamento; talvolta però si incontrano ancora al-
l' ascella delle foglie e non di rado fra le ramificazioni
dell'infiorescenze. Nella cavità di queste singolari produ-
zioni, che per la prima volta verrebbero segnalate per il
nostro paese, rinvengonsi numerose escrescenze cellulari,
irregolarmente lobato-cristate, delle quali alcune emanano
dall'interna superficie delle pareti delle galie, mentre altre
trovansi sul prolungamento dell' inserzione di quest' ultime.
Questi cecidii, riguardo alla loro natura morfologica, si de-
vono attribuire a degenerazione ipertrofica e concrescenza
di tutte le foglie di un verticello.
Cecidiozoo: Phijtoptas galioMiis Can.
Nei luoghi coltivati, al margine dei campi ; nei monti presso
il paese di Bolca, 25 luglio 1891.
Oss. Oltre che sulle due specie di Galium surriferite, degli
anologhi cecidii furono scoperti ancora sul G. Mollugo L. (Cfr.
Thomas, Beschreibung neuer oder minder gekannt. Acarocecid.
in Nov. Act. K. Lepold.-Carol. Deutsch. Akad. Naturf. Bd. XXXVIII,
n: 2, p. 259, tav. IX, fig. 9).
8, Geraniuiu saiìg'Uineuiu L. — C. Massai. Acarocecid.
Veron. Saggio in 1. e, p. 90, n. 21. — Accartocciamento
revolutivo delle lacinie delle foglie.
Cecidiozoo : Phytoptus Geranii Can., e Phyt. dolichosoma
Canestrini; Sopra tre nuove specie di Fitoptidi (IIP serie)
in 1. s. e.
KI UNIONE GENERALE IN NAPOLI 75
9. Helìaìitliemum oelaiidiciiin DO. — C. Massai. Acaro-
cecid. FI. Veron. Saggio p. 88, n. 15. — Clodomania unita-
mente a fillomania dei germogli, v. 1. s. e.
Cecidiozoo: Phytoptus Helianthemi Canestrini, Nuove specie
di Fitoptidi (II* serie) in 1. s. e.
10. Pimpinella Saxifraga L. — Low F., Beschreibung
neuen Milbengallen nebst Mittheilungen ùber einige scbon
bekannte in Verh. Z.-B.-G. Wien Bd. XXIX, p. 724?, 1879;
Hieronymus Beitriige Kenntniss Europ. Zoocecidien p. 31 ;
Schlecht. Uebersicht p. 537 und die Gallbildungen (Zooce-
cidien) p. 66. — Deformazione dei fiori. I petali vengono al-
terati nel loro profilo e prendono una tinta giallo-verdastra
0 macchiansi di rosso; essi sono inoltre in vario modo con-
torti ed un poco anormalmente inspessiti. Gli stami più o
meno si atrofizzano o si metamorfosano in appendici sub-
petaloidee; gli stilopodi degenerano in escrescenze carnose,
mentre gli stili abortiscono. Spesso in questi fiori mostruosi
la condizione infera dell' ovario viene del tutto eliminata.
Lungo il torrente (Progne) della valle di Tregnago, presso il
paesetto di Marcemigo; settembre 1891.
11. Seduiii album L. — Sclileclitendal, Gallbildungen (Zooce-
cidien) d. deutschen Gefasspflanzen, pag. 67. — Deformazione
delle foglie dell' apice dei germogli. — Le foglie di questa
regione infette da fitotti, si distinguono dalle normali per
la forma più o meno alterata, per essere di colore giallo-
verdastro, ma specialmente perchè alla loro superfìcie pre-
sentano delle papille subemisferiche, sublobate e jaline. Per
questa ultima particolarità, tali foglie mostruose, esaminate
con una lente, ricordano quasi quelle del Mesembryanthe'
mum crystallinum.
Colli dei dintorni di Tregnago ; ottobre 1891.
12. Tliesinm divaricatiim Jan. — Cloranzia, nonché clado-
mania nella regione dell'infiorescenza. — Questo cecidio per
i suoi caratteri è molto simile a quello qui descritto per il
Thesium intermedium. Né dififerisce soltanto perchè gli
76 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
anormali fillomi bratteiformi, i quali produconsi al luogo
delle varie parti dei fiori, invece di essere distribuiti su di
un asse relativamente allungato a guisa di spiga, trovansi
per lo più agglomerati.
Fra le ghiaie del torrente « Progne » presso Tregnago ; ot-
tobre 1891.
13. Tliesinni intermediuni Schr. — Lòw Fr., Mittheilungen
ùberPhytoptocecidienin Verhandl Z.-B.-G. Wien Bd. XXXI,
p. 7 (sub Tliesio Unophyllo) ; Schlechtendal, Uebersicht p. 555.
— Cladomaiiia concomitante a cloranzia. I cauli o germo-
gli di questa pianta affetti da fitottosi, superiormente nella
regione dell'infiorescenza anormalmente dividonsi e sud-
dividonsi in numerose ramificazioni, le ultime delle quali
invece di terminarsi con un fiore portano molti fillomi brat-
teiformi, sublanceolati, disposti a spiga più o meno allun-
gata e lassa, ì quali diminuiscono di grandezza dalla base
verso l'apice, assumendo spesso ancora una tinta verde-
giallastra.
Cecidiozoo: Phijtoptits sp.
Dintorni di Tregnago; luglio 1891.
14. Tìlia grandìfolia Ehrh. — Thomas in Programm der
Realscbule und Progymnasium zu Ohrdruf p. 3; Low Fr.
Beitràge zur Naturgeschichte der G-allmilben in Verhand.
Z.-B.-G. Wien 1874, Bd. XXIV, p. 10, n. 27; Schlecht. Ue-
bersicht p. 556, n. 4 (Ceratoneon extensura Bromi olim). —
Galle follicolari {Nagelgallen) identiche a quelle descritte
per le foglie della Tilia parvìfolia (C. Massai. Acarocecid.
FI. Veron. Saggio p. 103, n. 47).
Cecidiozoo: Phytoptus Tiliae Nalepa.
Nel Monte Baldo presso il paese « della Ferrara »; settem-
bre 1890.
15. Tilia parvifolia Ehrh. — Erinosi sulle brattee e ramifi-
cazioni dell'infiorescenza, cogli anormali tricomi identici a
quelli dell' Erinewn {Phijllerium) tiliaceum Pers., cioè ci-
RIUNIONE GENERALE IN NAPOM 77
lindrici, unicellulari, variamente sinuosi, arrotondati-ottusi
all' estremità, di color fulvo.
Cecidiozoo: PhytoxAus Tlliae Nalepa.
Presso il paese di S. Rocco; 5 agosto 1891.
16. Tìlia parvifolia Ehrh. — La galla cefaloneiforme delle
foglie di questa pianta la descrissi nella mia memoria « Aca-
rocecid. FI. Yeron. Ult. Oss. ed Agg. Nuov. Giorn. Bot. It.,
voi. XXIII, p. 483, n. 36 » ove trovasi erroneamente indi-
cata per la T. grandifoUa ; sulla quale ultima specie venne
segnalata soltanto, come sembra, dal Low (v. 1. e).
17. Tilia parvifolia Ehrh. — Frank Krankh. Pfl. II, p. 689,
fig. 129. — Il margine della lamina delle foglie per una
breve estensione (e nei miei esemplari interrottamente) si ar-
riccia, incurvandosi dalla parte della pagina superiore for-
mando cosi un orlo un poco turgido o cercine scolorato,
colla superfìcie qua e !à talvolta verrucosa. La concavità
di questa ripiegatura, che corrisponde alla pagina morfolo-
gica superiore della foglia, è rivestita di peli allungati, as-
sottigliati all' apice e per lo più di color fulvo. Questi peli,
fra cui trovansi i fitotti, sono pressoché identici a quelli
che stanno sulla pagina inferiore, all' ascella delle nerva-
ture delle foglie di questa specie. Nel tratto del margine
ripiegato gli elementi dell' epidermide esterna (ipofillo)
hanno subito una anormale dilatazione ed il mesofìllo, in
questa regione, oltre che avere uno spessore circa doppio
0 triplo del resto della lamina, é del tutto alterato nella
sua struttura, essendo costituito di cellule parenchimatiche
più grandi dell' ordinario, con scarsa clorofilla, le quali di-
minuiscono di dimensioni dall' esterno all' interno del ceci-
dio, senza che vi si scorga traccia del tessuto a palizzata.
Presso il paesetto di S. Rocco; 5 agosto 1891.
Oss. È molto probabile che questo cecidio sia una semplice
modificazione di quello per la stessa pianta descritto sotto il
nome di Legnon crispum Eremi, dal Thomas (in Programm.
d. Realschule und Progymnasium zu Ohrdruf, Gotha 1869, p. 11,
n. 17), dal Lòw Fr. (in Ueber Milbengallen der Wiener-Ge-
78 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
gend, Verhandl. Z-B.-G. Wien. Bd. XXIV, 1874, p. 506, n. 61)
e segnalato ancora dallo Schlechtendal (Uebersicht p. 557, n. 4).
Di questi autori però non ne feci menzione perchè secondo essi,
contrariamente al Frank, il cosi detto Legnon crispum sareb-
besi prodotto in conseguenza del ripiegarsi del margine della
lamina verso la pagina inferiore (né superiore) della foglia.
18. Vicia Gerardi Vili. — Accartocciamento involutivo dei due
margini delle fogliette che spesso si estende fino alla costa
mediana, nel qual caso dette fogliette vengono trasformate
in appendici lineari e subcilindriche.
]Sei monti presso Tregnago « Calavena » ; ottobre 1891.
Appendice.
Titex Agnus-Castiis L. — Lòw F., Ueber neue und schon
bekannte Phytoptocecid. in Yerh. Z,-B.-G. Wien, p. 455, 1885
et in Neue Beitràge zur Kenntniss Phytoptocecid. ibidem
p. 37, 1887 ; Hieronymus Beitr. Kenntn, europ. Zoocecid.
p. 57 ; Canestrini G., Ricerche Fitoptidi in 1. e. tab. VI,
fig. 6. — Galle subcefaloneiforrai, subgloboso-lobate, spesso
confluenti, circa del diametro di 2-2,5 mill., sui giovani ra-
moscelli, picciuoli e specialmente sulle fogliette. Allorquando
sviluppansi su quest'ultime sporgono sulle due facce della
lamina e sono fornite di un canale ostiolare tappezzato di
corti peli, il quale apresi ora sulla pagina inferiore ed ora
sulla superiore. Lo spazio limitato dalle pareti di questi ce-
cidii è diviso in numerosi scompartimenti irregolari e sub-
labirintiformi, fra loro separati da lamelle (emergenze)
parenchimatiche, spesso ramose, che dalla periferia si insi-
nuano verso r interno.
Cecidiozoo: Phytoptus Massalongoi Can. G., Ricerche intorno
ai Fitoptidi in 1. s. e. p, 12, tav. VI, fig. 1-2 et tav. VII, fig. 1-3.
In Sicilia (Berlese), nell'Orto botanico di Pisa (G. Arcangeli).
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 79
SULLI SCOPAZZr DI ALNUS INCANA DC. CAUSATI DALLA
TAPHRINA EPIPHYLLA SADEB. NOTA DEL DOTT.
C. MASSALONGO.
Nell'adunanza che si tenne dalla Società Botanica Italiana in
Firenze nel giorno 12 dello scorso mese di marzo, a proposito
di una breve mia comunicazione « sulla scoperta in Italia della
Taphrina epìphylla » (Nuov. Giorn. Bot. It., voi. XXIII, p. 525),
ho riferito che questa specie, la quale viene a sporificare sulle
foglie AqW Alnus incana, determina, col suo micelio peren-
nante, suir autofìta la formazione dei cosi detti scopazzi, ciò
che fu esperimentalmente dimostrato dal Sadebeck. Nel passato
autunno, quando, presso il paese di Bolca, raccolsi, sulle foglie
dell' Alnus incarta, i saggi di Taphrina, che furono l' oggetto
della predetta comunicazione, io non sapeva che questo micete
fosse ancora l'autore di tali anomalie, e per ciò ritengo che al-
lora sieno sfuggite alla mia osservazione. Quest' anno, ai 25 di
luglio, tornai appositamente a Bolca per verificare sugli indi-
vidui di Alnus lucana infetti dalla Taphrina epiphylla la pre-
senza degli scopazzi (ffexendesen) e cosi avere una prova di
più sulla esattezza della mia determinazione. Arrivato sul luogo,
senza perdere molto tempo, ebbi la fortuna e soddisfazione di
rinvenirne infatti parecchi esemplari, alcuni dei quali per le
loro cospicue dimensioni spiccavano sul resto della pianta che
li portava. Su questi esemplari si riconosceva ancora chiara-
mente il luogo ove il parassita aveva operato l' infezione, in
corrispondenza del quale il ramo presentava un visibile inspis-
simento. A partire da questo locale inspissiraento nasceva un com-
plesso di anormali e numerose ramificazioni le quali dividevansi
e suddividevansi sotto un angolo molto acuto. Ciò però che ca-
ratterizza gli scopazzi, di cui ci occupiamo, è che tutti i rami
di cui risultano costituiti, mostransi al massimo grado geotropico-
negativi, ragion per la quale fino dalla loro origine fortemente
inarcandosi, e descrivendo quasi un semicerchio, tendono colla
loro parte superiore a raggiungere la direzione verticale. Si
aggiunga che le foglie inserite su questi rami sono relativa-
mente poco numerose perchè, come sembra, o cadono in parte,
80 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
molto prima del solito, oppure perchè vi si sviluppano in minor
copia; queste foglie inoltre distinguonsi dalle altre per la loro
tinta giallo-verdastra essendo più o meno cloratiche, ciò clie
contribuisce a rendere queste anormali cladomanie maggior-
mente appariscenti, almeno durante la stagione estiva. — Queste
sarebbero in poche parole le particolarità più salienti degli sco-
pazzi da me esaminati, sui quali in altra occasione mi propongo
di studiare il tragitto del micelio del parassita a cui devesi la
formazione di questi strani micocecidii, come ancora di rintrac-
ciare le alterazioni anatomiche dei tessuti invasi dal medesimo.
Fra le TapUrina che finora sono note in Italia, oltre della
T. epipJiijlla, determinerebbe la produzione di scopazzi un'altra
specie soltanto, vivente parassita sul Quercus Ilex e che venne
studiata recentemente dal Kruch (an Exoascus KrucMi Vuil-
lemin ?).
DT ALCUNI ENTOMOCECIDII DELLA FLORA VERONESE.
COMUNICAZIONE DEL DOTT. C. MASSALONGO.
Fra i numerosi entomocecidii, da me raccolti nella provincia
di Verona, desidero di far conoscere in questo luogo i tre se-
guenti, i quali, venendosi a sviluppare sopra piante coltivate,
forse potranno offrire qualche interesse.
I. Cecìdoinyia Oleae (Ang.) Low Fr. — Le galle causate da
questo dittero rinvengonsi predominantemente sulle foglie del-
l'Olivo, ove formano sulla loro lamina dei rigonfiamenti allungati,
sporgenti sulle due sue facce, e trovansi per lo più situate fra il
margine e contorno della medesima. Se una foglia porta un piccol
numero soltanto, p. e. da 1-5 di queste neoformazioni patologiche,
allora essa generalmente non subisce notevoli alterazioni nel suo
contorno e può ancora venire utilizzata nell'economia della pianta.
Spesso però succede che sopra una foglia si sviluppino molte
di queste galle, nel qual caso diventando confluenti deturpano
al massimo grado questo organo, trasformandolo in un corpo
informe e quasi completamente lignificato. Sebbene più di rado,
oltre che sulla lamina o lembo delle foglie, possono questi ce-
cidii trovarsi ancora sui loro picciuoli e persino incastrati nel
parenchima corticale dei giovani ramoscelli di circa un anno.
RIUNIONE GENERALE IX NAPOLI 81
Questa malattia parassitaria fu scoperta nel 1831, per la prima
volta, dall' entomologo veronese B. Angelini il quale l'attribuiva
ad una nuova specie di dittero, cioè alla sua Coì^ethra Oleae.
Fino a quest' ultimi tempi però rimase si può dire sconosciuta
alla generalità dei naturalisti ed è soltanto nel 1885 che il Lów
segnalò novellamente le suddette galle negli oli veti dell'Istria
descrivendone il cecidiozoo sotto il nome Ceciclomyia Oleae,
senza però che questo autore avesse nessuna conoscenza della
scoperta dell' Angelini. — Fra breve pubblicherò una dettagliata
monografia sulla struttura e maniera di formazione di queste
galle, indicando i danni che da esse ne derivano all' Olivo e ciò
a complemento di questo breve cenno e di quanto sullo stesso
argomento ho anteriormente altrove riferito (vedi: BolleUino
del Naturalista, n. 8°, pag. 91, Siena 1890; Bollettino Agrario
veronese, n. 7°, pag. 103-105, Verona 1891).
La malattia in questione è assai diffusa nella provincia di
Verona, dove dagli agricoltori già da tempo si conosce sotto il
nome di « rogna delle foglie dell' Olivo; » per questo motivo sem-
brami molto strano che all' infuori di questa regione e dell' Istria
non sia stata segnalata in altre località d'Italia o di altri paesi
nei quali si coltiva l'Olivo.
II. Cecidomyia oenopìdla v, Haimh. (C. vitis auct. Gali.), —
Origina delle galle sublenticolari sporgenti quasi egualmente
tanto sull'una che sull'altra delle due facce della lamina delle
foglie, ove trovansi distribuite in serie più o meno numerose,
lungo le nervature. Il loro ostiolo ipofillo é rappresentato da una
piccola apertura puntiforme la quale viene quasi completamente
ostruita da parecchi peli corti e sinuosi che sono inseriti sul
suo contorno. Rarissimamente rinvenni le galle di questo ceci-
diozoo ancora sui picciuoli i quali nel luogo da esse occupato
avevano subito un anormale ingrossamento. In questa occasione
piacemi rilevare che il Malpighi (in Anatome Plantarum « de
Gallis, » tav. XVI, fig. 58) figurò un cirro di Vitis vinifera por-
tante^due nodosità o galle subfusiformi, dal sommo naturalista
riferite all' azione di un dittero; queste galle, per analogia con
quelle peziolari da me osservate, con molta probabilità ritengo
altro non sieno che il prodotto della C. oenopMla. Secondo il
Targioni Tozzetti questo cecidio sarebbe stato trovato anche in
altre località italiane; fortunatamente sembra però che finora
Bull, della Soc. boi. ital. 6
82 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
non abbia arrecato danni sensibili. Forse allo stesso parassita
devesi ancora riferire la galla scoperta recentemente nei vi-
gneti dei dintorni di Catania e Lentini in Sicilia e che l'Aloi
descrisse ed illustrò, attribuendola ad una specie di cecidomia.
III. ScMzoneura lanigera Hrig. (Pidocchio sanguigno del
pomo). — Questo dannosissimo afide, attraverso della corteccia
dei giovani rami del pomo o del tessuto cicatriziale di ferite
preesistenti, penetra col suo rostro fino nel cambio il quale, in
conseguenza del succhiamento operatovi dal parassita, al suo
lato interno invece del legno produce un tessuto patologico, es-
senzialmente costituito da elementi poco o punto lignificati.
Come effetto di questa anormale attività del cambio formansi
sui rami delle nodosità o rigonfiamenti irregolari e più o meno
voluminosi, alla superficie dei quali in seguito la corteccia si
screpola, mentre i tessuti molli e non lignificati ad essa sotto-
stanti coir andar del tempo muoiono e disseccansi.
Comes osserva che la Cecidomyia Oleae esiste nei dintorni di Na-
poli, e lo stesso dice il prof. BoRzi pei dintorni di Messina.
SOMMIER presentando un suo lavoro sulla Flora del Nord della Si-
beria occidentale, riassume il capitolo nel quale tratta la questione
tanto controversa delle cause che determinano la morte degli ultimi
alberi al Nord ed il regresso delle foreste, notato da lui come da
tanti altri viaggiatori nelle terre boreali.
Esso non crede che bastino a spiegare questi'fenomeni, né un freddo
maggiore dei venti invernali, né un aumento dei geli estivi, né una
diminuzione nel numero di giorni con temperatura sufifìciente per
la vegetazione degli alberi. Secondo lui, il fattore principale sarebbe
una diminuzione dello strato di terreno che sgela in estate, e l'im-
paludamento maggiore del terreno seguito dalla invasione degli sfa-
gni, potendo la diminuzione dello sti-ato sgelato essere causa dell'im-
paludamento, come inversamente 1' aumento di umidità del suolo
potrebbe essere la causa dello sgelo meno profondo del terreno.
Questi mutamenti nelle condizioni del suolo non implicano neces-
sariamente un abbassamento nella temperatura della regione; basta
a spiegarli una variazione nella quantità o anche nell' epoca delle
precipitazioni acquee.
Il Sommier porta molte prove in appoggio della sua ipotesi, e
dice che, senza pretendere che il rialzo del sottosuolo gelato sia
sempre l'unica causa del regresso delle foreste al Nord, è persuaso
che lo sia in molti casi, e crede che si sia tenuto finora troppo poco
conto delle condizioni speciali del suolo in Siberia, nella spiegazione
dei limiti degli alberi. Ogni albero ha bisogno di sprofondare le sue
RIUNIONK GENERALE IN NAPOLI 83
Tadici almeno sino ad una data profondità, e questa profondità deve
essere diversa per le vai-ie specie. Ciò potrebbe spiegare, in parte
almeno, la grande diversità nei limiti settentrionali delle varie spe-
cie di alberi nella penisola scandinava, dove non esiste sottosuolo
perennemente gelato, e nella Siberia dove la congelazione del suolo
va aumentando da Ponente a Levante.
Il lavoro del Sommler verrà prossimamente pubblicato in extenso.
Il Presidente legge quindi le seguenti note :
SULLE FOGLIE E SULLA FRUTTIFICAZIONE BELU IIELI-
CODICEROS MUSCIVORUS. NOTA DI G. ARCAN-
GELI.
Ili una delle ultime note da me pubblicate sopra questa specie,
esposi alcune nuove osservazioni sopra la conformazione singo-
lare, delle sue foglie, e sulla struttura della sua infiorescenza.
Aggiungo adesso qualche altra osservazione, che ho avuto op-
portunità di fare sulle sue foglie e sulla sua fruttificazione.
Relativamente alle foglie riferii che negli esemplari giovani
e piccoli, dal tubero, eli* è pur piccolo, sorgono soltanto una o
due appendici con lamina non ramificata. Aggiungerò adesso
che queste appendici sono d'ordinario precedute da alcune pre-
foglie, le quali si presentano pure negl' individui perfettamente
sviluppati, con la differenza che in questi sono di dimensioni
maggiori e più robuste. Tali prefoglie si riconoscono facilmente,
perché si mostrano costituite dalla sola guaina fogliare, in se-
guito all'aborto del picciuolo e della lamina, come resulta ben
manifesto dal loro confronto con le foglie perfettamente svi-
luppate, essendo esse fornite in alto di un- piccolo apice, che si
osserva pure all' estremità della guaina delle foglie perfetta-
mente sviluppate.
Una mostruosità assai interessante mi è avvenuto di riscon-
trare, in uno degli esemplari coltivati nel nostro Giardino, rela-
tivamente all'apice sopra ricordato. Questa mostruosità consi-
steva nello sviluppo di quel piccolo apice in un' appendice,
costituita da un picciuolo assai allungato, terminato in lamina
bene sviluppata ed allungata, nella sommità della guaina stessa,
mostruosità che si ripeteva in due foglie perfettamente svilup-
I^ate e robuste. In una di queste tali appendici era fornita di
84 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
una lamina lanceolata allungata, affatto intera, mentre nell'al-
tra la lamina era lanceolato-astata, cioè lateralmente guarnita
alla base di due laminette o ramificazioni trasversali, simili a
quelle delle giovani foglie. Tanto nell'una foglia che nell'altra,
che appartenevano ad uno stesso individuo, 1' appendice ripro-
duceva in sostanza i caratteri di una foglia senza guaina, con-
trapposta a quella maggiore cui apparteneva la guaina, e pure
fornita come quelle di pagina superiore rivolta in alto.
Il confronto di queste foglie con le altre a sviluppo normale,
non lasciava alcun dubbio che quelle appendici provenissero
dall' accrescimento dell' apicolo della guaina fogliare in un or-
gano simile alla parte superiore della foglia, determinando cosi
una specie di sdoppiamento della foglia, nel punto corrispondente
all' apice della guaina.
Altra considerazione, che mi sembra potersi rilevare dalle
guaine fogliari dell' Helicodiceros, confrontate con la brattea
della infiorescenza o spata, interessa quest' organo stesso. Da
tale confronto infatti resulta che, come nelle prefoglie si hanno
organi costituiti dalla sola guaina fogliare, restando soppressi
il picciuolo e la lamina, lo stesso si verifichi nella spata, che re-
sulterebbe perciò costituita dalla semplice guaina fogliare, con-
venientemente accresciuta e modificata, con aborto del picciuolo
e della lamina.
Tale considerazione del resto credo possa estendersi alle
brattee delle altre aracee non solo, ma di molte altre piante, per
la tendenza manifesta, negli organi appendicolari, a sviluppare
e complicare più o meno la loro parte apicale od a ridurla, a
seconda dell'alternarsi delle condizioni più o meno favorevoli al
loro sviluppo.
Passerò adesso a dire della fruttificazione di questa bella specie.
L' infiorescenza che fu da me fecondata nel modo già de-
scritto, ' ha cominciato a raggiungere la perfetta maturità il
26 di giugno, e pochi giorni dopo, cioè il P luglio, essa era com-
pletamente matura. La parte inferiore e convolta della spata, o
camera nuziale, si è conservata assai fresca e vegeta fino a ma-
turazione assai inoltrata, racchiudendo in sé i carpidi, che hanno
* I pronubi delV « Helìcodiceros muscivonis, » in questo stesso pe-
riodico, voi. XXIII, N. 4, p. 588.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 85
cominciato a maturare, come nel Dracunculus vulgaris ed in
altre aracee, dall'alto in basso: vale a dire che i primi a cam-
biare la consistenza ed il colore del loro pericarpio sono stati
i superiori, e quindi mano mano gl'inferiori. La parte pure
dello spadice, sulla quale i frutti s'inseriscono, cioè il ricettacolo,
cambia pure di colore e di consistenza, riducendoli di colore
arancio ed alquanto carnoso.
I frutti ottenuti da questa infiorescenza erano in num. di 42,
ed alla maturazione completa essi si distaccavano facilmente dal
ricettacolo. Riguardo alla forma ed alla struttura differiscono
alquanto da quelli del Dracunculus vulgaris. Essi hanno per
lo più una forma bislungo-obovata, con estremità superiore ot-
tusa ed ombilicata, fornita nel centro di una macchietta scura
residuo dello stimma, mostrandosi però spesso contratti ed un
po' lobati in alto. Essi sono inoltre più grandi di quelli del
Dracunculus vulgaris, misurando 0"",01-0",02 in lunghezza e
O^'jOOe-O^jOIS in larghezza. Il loro pericarpio è di colore aran-
cio ed un po' traslucido, e mostrasi esternamente formato da una
epidermide costituita da cellule poligonali depresse, con pareti
sottili, nucleate e pure fornite di minuti cromoplasti, alle quali
qua e là s' interpongono degli stomi. Al di sotto di questa epi-
dermide, che rappresenta 1' epicarpio, è un tessuto molle e quasi
gelatinoso, formato da cellule globulari ovoidee o bislunghe,
pure nucleate e fornite di numerosi e minuti cromoplasti di
color giallo-croceo, disposte in più strati. In questo tessuto, che
rappresenta il mesocarpio, trovansi pure numerose cellule glo-
bulari bislunghe, od anche assai allungate, contenenti rafidi, le
quali fanno si che il sapore della polpa, da prima dolciastro,
si riduca ben tosto urente, con sensazione che può persistere
nella muccosa boccale per più di 2 ore. Internamente poi, a
contatto del seme, è un' epidermide a cellule poligonali od al-
lungate a sottile parete, fra le quali si osservano degli stomi,
che pel trovarsi in una parte che rappresenta l'endocarpio,
chiamerò endocarpici. Nel tessuto parenchimatico interposto
alle due epidermidi stanno pare dei sottili fasci fibrovascolari
dei quali i principali, in numero di circa 8, si partono dall' in-
serzione del frutto e si dirigono in alto qua e là connettendosi
con rami traversi. In questi fasci si riscontra una guaina for-
mata da uno strato di Cillule allungate, un csilema a vasi
86 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
aimlato-spirali ed un floema a vasi crivellati e cellule cambiformi.
Ogni frutto contiene ordinariamente un solo seme, di rado 2-3;
onde può dirsi una bacca oligosperma.
II seme è di forma ovale, talora un po' compresso od incavato
da un Iato, della lunghezza di 0'",006-0",007, e della larghezza
da 0",004 a 0^004.
II guscio del seme o testa è assai grosso, di colore scuro gros-
solanamente rugoso-punteggiato e formato da più strati di cel-
lule globoso-poliedriche l'esterne più grosse. II contenuto di
queste cellule più o meno abbondante e le pareti si colorano
alquanto in scuro, ciò che principalmente determina il colore
dell'invoglio. Esso invoglio contiene pure cellule rafidifere, che
sono principalmente numerose nella sua parte interna. Al di
sotto di questo invoglio, che probabilmente proviene dalla pri-
mina dell'ovulo, avvene altro composto di due strati di cellule,
a quanto pare corrispondente alla secondina. Quest' invogli, né
con floroglucina, né con sali d'anilina, non danno la reazione
dei tessuti lignificati, e col liquido di Braemer non danno la
reazione del tannino ; però con soluzione di acido osmico si co-
lorano intensamente in nero.
La mandorla del seme resulta di un albume abbondante e di
un embrione assai piccolo. L'albume é ovoideo o quasi globulare,
però fornito di una profonda ed angusta insenatura in direzione
centripeta in corrispondenza dell'ilo, cui corrisponde un'inse-
natura simile nel tegumento. Esso presenta una lunghezza di
circa 0'",004 ed una larghezza di circa 0'",003. Esso consta di
cellule subpoliedriche, spesso un po' allungate in direzione ra-
diale, delle quali le più esterne, con pareti notevolmente ingros-
sate nella parte esterna, rappresentano uno strato epidermico.
II plasma di questo strato di cellule é ricco di granulazioni e
contiene gocciole di olio, con soluzione d' iodio si colora in
giallo, mostrandosi scevro di granuli di fecola, e con soluzione
di acido osmico si colora in scuro. Le cellule pure dello strato
sottostante mostrano di contenere plasma in quantità, ma con-
tengono altresì grani di fecola, che principalmente abbondano
nelle cellule più interne mostrandosi di forma ellissoidea o glo-
bulare e composti. II contenuto di tutte queste cellule si colora
parte in giallo e parte in azzurro con iodio, ma non si colora
in scuro con acido osmico.
RIUNIONB GENERALE IN NAPOLI 87
L' embrione è cilindroide od a forma di pestello, e collocato al
di sotto della regione micropilare, col suo asse maggiore in di-
rezione radiale ed antitropo. Esso è lungo circa 0'",002 e largo
circa 0'",0005. Nella sua parte inferiore, ch'é rivolta al micropilo,
mostra una breve parte assile, nella quale benissimo differen-
ziata apparisce la piloriza, come pure il cilindro assile e la
scorza primitiva. Al di sopra di questa parte, ad Vj circa di
lunghezza, vi si osserva la piumetta avvolta nel cotiledone che
è di forma allungata quasi conica. In questo si veggono bene
differenziati l'epidermide, il tessuto fondamentale e tre fasci pro-
cambiali longitudinali principali. In seguito poi a quanto fu detto,
e siccome 1' embrione si colora in scuro con acido osmico, sem-
bra che le riserve grasse prevalgano nello strato periferico del-
l'albume, e la feculacea nella parte interna dell' albume stesso.
SUL DRACVNCULUS CANARIENSIS KUNTH. NOTA DI
G. ARCANGELI.
Un esemplare di questa bella specie, che da poco più di un
anno coltivasi nell'Orto botanico pisano, mi ha posto in grado
di fare alcune osservazioni, che credo valga la pena di far co-
noscere.
Questo esemplare, che mi fu favorito dall' Orto botanico di
Firenze, dopo essere stato allevato in vaso per qualche tempo,
nella primavera dell'anno decorso (1890), fu collocato all'aria
aperta in una delle aiuole del nostro Giardino, ove pure si col-
tivano varie altre Aracee. In questa località esso vegetò con
sufficiente vigore nel corso della primavera e dell'estate, pro-
ducendo varii getti fogliferi, gli uni dopo gli altri, e finalmente
nell'ultimo di questi, che si sviluppò in ottobre, mostrò un'in-
fiorescenza, che sembrava dovesse schiudersi entro un tempo
assai breve. Sopraggiunti però i primi freddi, tale infiorescenza
rimase chiusa, e per quanto a lungo si conservasse in tale stato,
nell'inverno successivo essa terminò col deperire e distruggersi.
Incominciata la nuova primavera, la pianta ricominciò a dar
segni manifesti di vita sviluppando un nuovo getto, che assai
sollecitamente si allungò in alto, mostrandosi nell'aprile termi-
nato da una nuova infiorescenza, che si schiuse il 21 del maggio
88 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
successivo. Lo sbocciamento incominciò la mattina alle ore 6 circa,
e si ridusse completo circa alle ore 6 della sera. In tale stato
r infiorescenza esalava un odore gradevolissimo, intermedio
quasi fra quello del popone e dell' ananasso ; però non mi fu
possibile osservare che ad essa accorressero insetti, forse a ca-
gione della stagione piuttosto fresca e variabile, che prevalse in
quell'epoca. Nel giorno successivo allo sbocciamento l'odore
gradevole persisteva tuttora, ed in quello stesso giorno (22)
potei riscontrare, che alle 2 pom. le antere si erano già aperte,
ed avevano già lasciato uscire il polline, che in forma di pol-
vere di color giallo, era caduto sopra gli ovarii sottoposti e nel
fondo della camera nuziale. Veramente, trattandosi di una sola
infiorescenza, e non essendo mancata la pioggia a disturbare la
fioritura, io credevo che la fecondazione non avrebbe avuto
luogo; ma la cosa andò ben altrimenti.
Già dissi in altro mio scritto' come nel Giardino botanico di
Firenze, mi avvenisse di riscontrare in questa specie la produ-
zione di numerosi frutti fecondi, senza che si potesse in alcun
modo ammettere essersi verificata l'impollinazione eterodina.
A questa prima mia osservazione corrisponde perfettamente l'al-
tra, che ho potuto fare recentemente sopra l'individuo sovrari-
cordato : giacché in esso, in seguito all' impollinazione, avvenuta
per opera del polline caduto dalle antere sovrastanti ai carpidi,
questi si sono accresciuti, ed hanno raggiunto la completa ma-
turazione. Nò si può ammettere che la cosa sia proceduta altri-
menti : essendoché nel nostro Giardino non si aveva affatto altra
infiorescenza di questa specie, né altra simile ne poteva esistere
nei dintorni, trattandosi di forma che ben di rado si coltiva, e
che si può ritenere affatto mancante nei giardini della nostra
città.
Se pertanto si può ritenere, in seguito alle osservazioni sopra
riportate, che il Dracunculus canariensis sia specie in cui nor-
malmente avviene l' impollinazione omoclina, ciò non vuol dire
che si debba escludere la possibilità dell' impollinazione etero-
dina. Ammettendo, infatti, che in questa specie le nozze incro-
ciate non possano aver luogo, non si potrebbe comprendere il
* Osservazioni sulla fioritura del « Dracunculus vulgaris Scliott, » nel
Nuovo Giornale botanico italiano, voi. XI, 1879, pag. 37.
KIUNIOXE GENERALE IX NAPOLI 89
significato dell* odore gradevole, che esala dall' osmoforo nella
infiorescenza che ha raggiunto il completo sviluppo, tanto più che
l'intensità dell'odore, e lo sviluppo dell'organo che lo produce,
non permettono la supposizione di un organo e di una funzione
in via di degradazione. Come il polline, che cade dalle antere
sugli stimmi dei carpidi sottoposti, dà luogo alla fecondazione
omoclina, cosi può avvenire che il polline stesso, trasportato per
opera degl' insetti da un' infiorescenza all' altra, dia luogo alle
nozze eterodine, che conferiscono al rinvigorimento ed alla va-
riabilità della specie. E basta naturalmente che questo si ve-
rifichi di quando in quando per alcuni carpidi, al conseguimento
dei vantaggi che resultano dalle nozze incrociate, senza che si
abbia una eterogamia necessaria, quale si riscontra cioè in molte
Aracee. Né forse é da escludere la possibilità, che il polline di
estranea provenienza, nella funzione di ft?condazione, spieghi
un'azione preponderante sul polline autoctono, come può essere
altresì che l'impollinazione eterodina, avvenuta in precedenza
dell' omoclina, renda quest'ultima affatto inelTìcace.
In conclusione, il fatto della autogamia normale nel Dracim-
culas canariensis non esclude la eterogamia. Per questa specie
però non si può ammettere un' eterogamia necessaria, come nel
Dracunculus vitlgaris ed in varie altre Aracee, ma solo una
eterogamia contingente, provocata da un mimismo ben diffe-
rente da quello del Dracicnculus vulgaris. Mentre infatti que-
sta specie presenta uno dei più belli esempi di necromimismo de-
voluto al richiamo ed incarceramento dei necrocoleotteri, l'altra
ci offre nella sua infiorescenza un caso di carpomimismo, desti-
nato al richiamo di coleotteri carpofagi, e quindi con ragiono
la specie può dirsi carpocoleotterofila.
Passerò adesso ad esporre quanto ho potuto riscontrare nella
fruttificazione di questa stessa pianta;
La fruttificazione è in forma di spiga ovoidea compatta, cinta
in basso dalla base della spata persistente, i cui lembi però
sollecitamente si divaricano in seguito alla fecondazione. La
maturazione in essa si effettua d'alto in basso, cioè i primi
frutti a maturare sono quelli situati nell'apice, e successiva-
mente quelli situati mano mano più in basso.
I frutti sono di forma obovata, spesso un po' tetragoni ed un
po' compressi lateralmente, e sono sostenuti da un breve pedicello.
90 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI
Non contato il pedicello essi sono lunghi 0",015, alti 0'",012, e
larghi 0'",011: queste dimensioni possono però alquanto variare.
Il pedicello è quasi cilindrico, e consta di un' epidermide a cel-
lule poligone con cuticola elegantemente increspata, e di un tes-
suto collenchimatico che ne forma la parte maggiore, attraversato
da vari sottili fasci fibrovascolari longitudinali. Dall'apice di
questo pedicello il frutto facilmente si stacca allorché é giunto
a maturità.
Il loro pericarpio é di colore rosso-minio o rosso-arancio, car-
noso, ma di moderato spessore. In esso esternamente osservasi
un' epidermide a cellule subpoligone, disposte in uno strato, fra
le quali si mostrano assai frequenti gli stomi. Queste cellule
hanno la cuticola pure elegantemente increspata, come quelle
del pedicello, e le piegoline si vedono presso gli stomi paralle-
lamente disposte in gruppi convergenti verso l'apertura di
questi. Al di sotto di questo primo strato si osserva un paren-
chima formato da vari strati di cellule globulari od ovoidee,
contenenti in copia minuti cloroplasti giallo-crocei, ed al di den-
tro poi un endocarpio formato da cellule a sottile parete, bi-
slunghe, con cuticola liscia, fra le quali s'intercalano stomi somi-
glianti a quelli dello strato esterno. Fra le cellule di questo strato
medio, che rappresenta il mesocarpio, si presentano pure cellule
rafidifere assai numerose, e sottili fasci fibrovascolari costituiti
da floeraa molle e csilema a vasi anulati ed anulato-spirali.
I semi sono nel frutto in numero variabile da 2-8, parte in-
seriti in alto e parte in basso, con podospermi più o meno brevi.
Essi sono ovoide! quasi trigoni e spesso un po' irregolari, talora
pure con una faccia un po' incavata. Il loro colore é bianco-
gialliccio, a ditferenza di quelli dell' Helicodiceros che sono scuri,
e somigliano molto a quelli del Dracunculas vulgarìs. Essi
hanno una larghezza di circa O^.OOT ed una larghezza di circa
O^OOe, e sono quindi un poco più grossi di quelli del Dr. vulga-
ris. La loro superfìcie è punteggiato-scavata, ed alla base pre-
sentano una parte ingrossata a guisa di caruncola. L' invoglio
esterno o testa è assai grosso e costituito da più strati di cel-
lule, globulari od ovali o poliedriche, contenenti aria. L'invoglio
interno molto più sottile, di colore baio, è formato da due strati
di cellule come nelV Ilelicodiceros. Ambedue questi invogli non
danno la reazione dei tessuti lignificati, né con cloridrato di ani-
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 91
lina, nò con floroglucina. L'albume è ovoidale con una insenatura
in corrispondenza dell'ilo e costruito come iieW Ilclicodiceros.
L'embrione è lungo circa 0™,0025 e largo circa 0™,000G. Esso è
a l'orma quasi di pestello ed ha struttura molto simile a quella
déiVIIelicodiceros. Trattando una sezione longitudinale del seme
con acido osmico, gl'invogli, lo strato epidermico dell'albume e
l'embrione si colorano in scuro, mentre il rimanente dell'al-
bume non si colora, similmente a quanto fu osservato per V Ileli-
codiceros, ciò che pure permetterebbe di trarre conclusioni ana-
loghe relativamente alla repartizione delle differenti riserve.
11 Presidente legge quindi una lettera del prof. Italo Gìglioli di-
rettore della Scuola di Portici, il quale, pai giorno di Domenica 23,
invita gentilmente i Soci a visitare la Scuola superiore di Agri-
coltura.
Il prof. Balsamo legge una lettera del R. Commissario che si
scusa di non essere intervenuto alla Riunione ; dopodiché il Presi-
dente dichiara sciolta la pubblica adunanza.
Adunanza privata del 20 agosto 1891.
Il Presidente invita i Soci presenti a trattenersi per procedere alla
elezione dei due nuovi Vicepresidenti e di un nuovo Consigliare in
sostituzione del prof. Gibelli dimissionario.
Resultano eletti :
Passerini prof. Giovanni ) „. ., ..
^ ^ r-, \ Vuepresidenti.
Gibelli prof. Giuseppe j ^
Biondi Antonio Consigliere.
L' ordine del giorno è cosi esaurito e la Riunione è chiusa.
Visita all'Orto botanico e gita a Capri
e al Monte S. Angelo.
Alle ore 4 pom. dello stesso giorno i Soci visitavano il R. Orto
botanico ove erano ricevuti dal prof. Pergola rettore dell'Univer-
sità di Napoli e dal pei'sonale dell' Orto, ed ove veniva loro offerto
un rinfresco.
92 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
La mattina successiva 21 agosto i convenuti partivano per Capri,
ed ivi dopo avere erborato pernottavano. Anclie in Capri, malgrado
la stagione poco promettente, le raccolte riescivano interessanti, e
fra le altre piante meritano di essera indicate : Convolvulus Cneorum,
Asperula tomentosa, Campanula fragilis, Statica cumana, ecc.
La mattina seguente aveva luogo col battello a vapore la par-
tenza par Vico Equense per fare 1' ascensione dal monte S. Angelo
a Tre pizzi. A Vico Equense si trovava ad aspettare il Socio prof. Sa-
vastano che aveva preparato le vetture per raggiungere Moiano,
donde a piadi guidò l'allegra comitiva sino alla punta più alta (1549™).
Qui j)ure le raccolte non furono prive d'interesse, e nel ritorno, a
Faito i convanuti trovarono splendida accoglienza e ristoro nel vil-
lino del conte Giusso, e l'amabile conversazione del conte, del si-
gnor cav. Volpicelli e della sua signora e della signorine Cassano
faceva presto dimenticare la fatica superata.
A Castellamara i Soci prendevano la ferrovia per tornare a Napoli.
Prima di separarsi, anche una volta i Soci si ritrovavano il giorno
23, alle 12 mar., alla Scuola superiore di Agricoltura, rispondendo
al grazioso invito della Direzione, e colà venivano ricevuti dal
Direttore prof. Italo Giglioli e dagli altri professori. Dopo una ac-
curata visita ai vasti locali, alle collezioni, ai laboratori ed alle
varie ofilcine, prendevano parte ad un geniale banchetto ofì'erto dalla
Direzione della Scuola. *
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza dell' 11 ottobre 1891.
Il presidente Arcangeli dà comunicazione alla Società di un ca-
talogo di piante scandinave, messe in vendita dai signori Haglund
e Kallstròm, a Falun in Isvezia.
L'Archivista U. Martelli presenta le opere seguenti, pervenute
in dono alla biblioteca dàlia Società botanica:
Dal dott. A. L. Gronvall : GronvaU. Bidrag till kannedonen om
de nordista arterna af de bada Lofmoss-slagtena Orthotrichum och
Ulota. Malmo 1885. — Nya bidrag till kannedonen om de nordista
arterna af slagtet Orthotrichum. Malmo 1887. — En nv art af
* Per iniziativa dei Soci Martelli e Tanfani verrà redatto un ca-
talogo ragionato delle piante raccolte nelle escursioni fatte durante
la Riunione in Napoli.
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 93
slagtet Orthotrichum. — Anteckningar roraude nàgra europeiska
orthotricka. Stockholm 1889. — Beriittelse om en bryologisk resa i
Bohiislan, med understod fràm k. Vetenskaps-Academien utfòrd
imdersommaren 1881. Stockolm 1882. — Liste des Bryologxies du
monde. 1888. — Remarques sur quelques formes du genre Ortho-
trichum. 1888. — Phìlibert. Etudes sur le póristome. 1888-89. — Car-
data J. Le Zygodon du Eighi. 1888. — Note sur une Fontinale du
Rhoue. 1888. — Gravef, F. Bibliographie. 1888. — Ljungstrdm, E.
Kleistogami hos Primula siuensis. — Gronvall, A. L. Om Ulota in-
termedia Scli. och dess narmaste samslagtingar. — Olssen, P. An-
teckningar till de Jemtlande angransande provinsernas flora. —
De Toni, J. B. Notiz libar die Ectocarpeen-Gattungen Entonema
Reinsch und Streblonemopsis Valiente.
Dal prof. T. Carnei : The Missouri Botanica! Garden.
Dal dott. E. Baroni: Baroni. Contribuzioni alla lichenografia della
Toscana. Firenze 1890. — Sulla struttura del seme ^e\V EvonymìLs
Japonìcus Thunb. Firenze 1891.
Dal dott. E. Tanfani : Tanfani. Sull'origine delle zucche. Firen-
ze 1891. — Morfologia ed istologia del frutto e del seme delle
Apiacee. Firenze 1891.
Dal dott. T. Jaensch : Jae^isoh. Anatomie einiger Legumiuosen-
holzer. Berlin 1884. — Nachtrag zur Kenntniss von Herminiera
Elaphroxilon. Berlin 1884.
Dal sig. E. C. Hansen : Hansen. Recherches sur la physiologie et
la morphologie des ferments alcooliques. 1890. Où est-ce que la le-
vùre pure de M. Pasteur? 1891.
Dal cap. L. Micheletti: Micheletti. Mentha Pulegium forma alhiflora.
Firenze 1891. — Intorno ad alcune specie di Centaurea della se-
zione Cyanus. Firenze 1891. — Appunti sull' oi'dinamento degli er-
bari. Firenze 1891.
Dal sig. J. Coulter : Coulter. Contributions from the U. S. Natio-
nal Herbarium. "Washington 1891.
Dal sig. M. J. D'Arbaumont: D^Arhaumont. Ramification des am-
pelidées. Vrilles et intìorescences. Paris 1882. — Ramification des
Ampelidóes. Bourgeons. Paris 1882.
Dal prof. G. Arcangeli : Arcangeli. I pronubi del Dracunculus
vulgaris e le lumache, 1891. — Sulla polvere cristallina e sulle
druse d'ossalato calcico. Firenze 1891. — SnWArisai'um Prohoscideum
Savi. Firenze 1891.
Dal prof. N. Passerini : Passerini. Snlla composizione chimica
degli steli e delle foglie del Pomodoro. Firenze 1891. — Lo zolfo
e alcune altre sostanze sparimentate per preservare le fave dai suc-
ciameli. Firenze 1891.
Dal prof. O. Comes : Comes. Le lave, il terreno vesuviano e la
loro vegetazione. Portici 1888.
Dal sig. W. Nylander : JSIylander. Sertiim Licheneae tropicae
Labuam et Singapore. Parisiis 1891.
9J: ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Dal sig. M. Lojacono Poiero : Lojaoono Poterò. Sulla morfologia
dei legumi del genere Medieago. Palermo 1891.
Dal dott. F. Balsamo: Balsamo. Quadri sinottici di botanica (mor-
fologia e fisiologia). Napoli 1889. — Elenco delle piante raccolte in
Africa dal prof. cav. G. B. Licata dal 1886 per la Società Africana
d'Italia e determinate dal socio prof. Balsamo. Napoli 1891. — Sul-
l'assorbimento delle radiazioni nelle piante. Napoli 1891. — Diato-
mee contenute nel canale digerente di alcune Aplysiae raccolte dal
capitano G. Chierchia nel viaggio di circumnavigazione della regia
corvetta « Vittor Pisani » nel 1884-85. Napoli 1890. — Homonimiae
algarum in plantis animalibusque tentamen. Neapoli 1888. — Im-
pressioni dal vero, cenno geologico-botanico sull' isola d'Ischia. Na-
poli 1883. — Alghe della baia d'Assab raccolte da G. B. Licata. Na-
poli 1885. — Le Diatomee della cascata di Caserta. Naj)oli 1884.
Dal prof. P. A. Saccardo : Saaardo. Intorno ad xin microscopio
di Eustachio Divini conservato nel Museo di Fisica dell' Univ. di
Padova. Venezia 1891.
Dal prof. T. Thomas : Taylor, T. Report of the microscopist for 1890.
Dal sig. U. Martelli: Martelli. Il Black-Rot sulle viti presso Fi-
renze. Firenze 1891. — Parassitismo e modo di riprodursi del Cy-
nomorium Cocoineum. L. Genova 1891. — P. La potatura dei Gelsi.
Firenze 1891. — Rosselli, A. Contro il succiamele. Firenze 1891. —
n. La peronospora sulle viti americane. Firenze 1891. — Ohlsen, C
L'industria vinifera negli Stati Uniti d'America settentrionale. Fi-
renze 1891.
Dal prof. F. D3lpino : Delpino. Note ed osservazioni botaniche
(decuria 1» e 2» in due fascicoli). Genova 1889-90. — Sull'impollina-
zione dell' Arum Dracunculus L. Genova 1890. — Contribuzione alla
teoria della pseudanzia. Genova 1890. — Fiori monocentrici e poli-
centrici. Genova 1890.
Dal prof. C. Massalongo : Massalongo. La rogna delle foglie del-
l'Olivo. Ferrara 1891.
Dal prof. N. Passerini : Passerini. Ricerche chimico-agricole sui
Caci (Cicer arieiinum Li.). Roma.
Dal cav. S. Sommier : Sommier. Un' estate in Siberia. Firen-
ze 1885. — Ancora sulla Lonicera Coerulea, Firenze 1890. — Nuove
stazioni di piante in Toscana. Firenz3 1890. — Una genziana nuova
per r Europa. Firenze 1888. — Piante del Jardin de la Mer de Giace.
Firenze 1890. — Il nuovo giardino botanico « La Linnaea. » Fi-
renze 1890. — La nuova opera del prof. Schiìbeler. Firenze 1886.
— Erborazioni fuori di stagione. Firenze 1889. — Della presenza
di stipole nella Lonicera Coerulea. Firenze 1890.
Dal sig. U. Galeri : Galeri. Alcune osservazioni sulla fioritura
dieWArum Dioscoridis. Firenze 1891.
Dal dott. E. Rostan: Beyer, R. Beitrage zur Flora der thàler Gri-
sanche und Rhemes in den Grajischen Alpen. Berlin 1891.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 95
Viene letta quindi dal Presidente la seguente comunicazione del
prof. Goiran:
SULLA PRESENZA DI FRAXINUS EXCKLSIOR L. NEI
MONTI VERONESI. NOTA DI A. GOIRAN.
Né Calzolari, né Pona nei loro Viaggi in M. Baldo accen-
nano alla pi'esenza di Fraxinus excelsior in questo classico
monte: cosi pure non ne parlano il diligentissimo Seguier nelle
Plantae veì''onenses e Ciro Pollini nel Viaggio al Lago di
Garda e al M. Baldo e nella Flora vcronensis. In quest' ultima
il celebratissimo Autore si limita ad accennare che la pianta in
quistione in sglvis nioniium humilioram Tirolensium passim
nasciiur, ni edam in Vicentina provincia ecc. (FI. ver., Ili,
pag. 233). Anche Antonio Bertoloni, che pure ebbe molte piante
veronesi dal Barbieri, da Abramo Massalongo, da Carlo Tonini,
da Antonio Monganotti, tace in proposito, anzi non cita alcuna
stazione delle Alpi per questa Oleacea. I signori Visiani e Sac-
cardo nel loro Catalogo (pag. 127) indicano Fraxinus excelsior
nei boschi montuosi del Veronese, ma senza indicare precisa-
mente alcuna località.
Io era persuaso della presenza di questa Oleacea nel Vero-
nese — pur ritenendola pianta assai rara presso di noi — e
convinto che la stessa o fosse andata confusa con alcuna delle
tante forme di Fraxinus Ornus, ovvero fosse sfuggita agli occhi
degli erborizzatori ; forse perchè, entrando in unione ad altre e
molteplici essenze nella formazione di boschi cedui soggetti a
frequenti tagli, non trovavasi nelle condizioni opportune da
poter raggiungere quello sviluppo di vegetazione che facilmente
avrebbe potuto farla distinguere dall' affine F. Ornus, anche
dai meno intelligenti di cose erbarie. E sebbene io non avessi mai
raccolto Fraxinus excelsior in questa zona botanica, ciò nonper-
tanto lo collocai fra le piante da bosco veronesi nel mio Erbario
forestale veronese (pag. 44), primieramente per la testimonianza
già citata dei signori Visiani e Saccardo, ed in secondo luogo
perchè il 7?. Ministero di Agricoltura, nella pubblicazione avente
per titolo Nomi volgari adoperati in Italia a designare le prin-
cipali piante di bosco, a pag. 63 riporta pure la nostra pianta
96 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE
coi nomi vernacoli di Frassano, Frassìne. Siccome la pubblica-
zione ora ricordata é sfata compilata sopra V esame dei ramo-
scelli di tutte le piante legnose spontaneamente crescenti nelle
varie regioni italiane, raccolti per cura degli ispettori ed uffi-
ciali forestali e quindi preparati e ridotti in erbario, trovavo
in essa altra testimonianza più che sufficiente per provare la
presenza di Fraxìnus excelfiìor nel Veronese, nutrendo però
sempre ferma fiducia che in alcuna delle mie escursioni mi sarei
finalmente imbattuto nella pianta della quale da tanti anni an-
davo iu cerca.
Cosi per r appunto è avvenuto, talché in oggi posso segna-
lare diverse stazioni veronesi di Fraxinus excelsior, non ce-
lando però che alcune di esse mi sono state recentemente in-
dicate da ufficiali forestali.
E primieramente mi sono imbattuto in alcune piante di F.
eoccelsior in M. Baldo, nei boschi cedui che crescono, quasi alle
falde del versante orientale del monte, fra il Passo della Cro-
cetta sopra la Ferrara e l' altipiano di Festa al disopra di Ri-
valla \\\ Val d' Adige (m. 900-696): le piante erano ridotte alle
dimensioni di frutici, però le foglioline sessili non lasciavano
dubbio alcuno. E nello stesso M. Baldo recentemente sono state
rinvenute alcune piante di F. eoccelsior, più a sud della sta-
zione ora indicata, presso il Santuario della Corona (m. 774)
a merito delle guardie forestali di Caprino vet^onese. So che il
solerte Ispettore forestale ed amico carissimo Vittorio Pellegrini
intende assumere sotto la propria tutela quei pochi esemplari
di una pianta preziosissima per la nostra Flora, e fare in modo
che gli stessi nei tagli futuri vengano risparmiati dalla scure
dei boscaiuoli.
Passando sulla sinistra dell'Adige iroviàmo Fraxinus excel-
sior quasi di fronte alle due stazioni ora indicate sulla destra del
fiume. Nello scorso mese di agosto 1' ho infatti raccolto sui M.
Lessini nei boschi cedui che stanno sopra Peri seguendo il diru-
pato e rovinoso sentiero che da questo paese conduce a Fosse
(m. 149-900) : ed inoltre dalle guardie forestali mi è stato detto
che nei boschi demaniali di Pe)'i se ne sono rinvenuti non po-
chi campioni oramai educati e diventati adulti. Ed il nestore
dei botanici veronesi, prof. Antonio Monganotti, da me recen-
temente interpellato, mi ha assicurato di averne osservate al-
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 97
cune piante, sempre però allo stato di frutice, fra i crepacci ne»
M. Pastello (m. 1200).
Si trova infine Fraxmiis excelsior nel territorio del Comune
di Erbezzo, sempre nei M. Lessini; ma vi é stato introdotto
già da parecchi anni, ed a quanto mi è stato detto, dalla pro-
vincia di Vicenza. È però certissimo che future e più diligenti
ricerche faranno ritrovare questa Oleacea in altri punti del
territorio veronese.
Il socio Martelli fa la seguente comunicazione :
RIPRODUZIONE AGAMICA DEL CYNOMORIUM COCCI-
NEUM. PER U. MARTELLI.
Non è scorso molto tempo da che tenni parola sul modo di
vegetazione e riproduzione del Cyìiomoriwn coccineicm e da
che pubblicai nel periodico Malpighia * una memoria relativa.
Nel parlare allora delle radici avventizie che si osservano nu-
merose lungo r asse del Cynoniorìum, accennai 1' opinione che
esse fossero da considerarsi organi ausiliari alla pianta per la
sua riproduzione. Tale ipotesi faceva di conseguenza attribuire
a questi organi radicali funzione assai diversa da quella che
loro attribuì Weddell, il quale li considerò come dei succhiatoi.
E qui forse non è fuori di luogo richiamare brevemente alla
memoria alcune delle osservazioni già riferite nella sopracitata
memoria in seguito delle quali venni a formare quel concetto.
Ricorderò adunque come questi corpi radiciformi del Ci/no-
ìnorium che si incontrano in tutta la lunghezza dell' asse tanto
fiorale che sotterraneo e che hanno la struttura di vere radici,
si trasformano tostoché con una loro parte (in generale con
l'estremità) vengono a contatto con una radice di una pianta
sulla quale il CynomoriLtm può vivere parassita. Si ingros-
sano allora a forma di bulbillo e nel tempo stesso il loro tessuto
penetra in quello della radice della pianta nutrice, generandovi
un nuovo talloidima. Questo modo di procedere non osterebbe
certo con l' opinione del Weddell, cioè di considerare queste
* Malpighia, V, pag. 97.
Bull, della Soc. hot. Hai.
98 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZR
radici del Cìjnomormm come austori, se però non vi si oppo-
nesse l'avvizzimento della porzione della radice che sta fra la
parte rigonfiata e l'asse del Cynomo7''ium, come avviene dopo
l'innesto fra le due radici. In conseguenza di tale fenomeno non
seppi né so più in qual modo riconoscere in questi organi radicali
la possibilità di esercitare le funzioni di austori. Ritengo invece
che le radici del Cynomoriuin funzionino da vere radici avven-
tizie , come sono di loro natura , solamente finché la loro
struttura istologica non varia, il che avviene quando incontrano
le radici su cui si innestano; per conseguenza l'esercizio delle
funzioni di radice avventizia può durare per un periodo brevis-
simo, oppure continuare indefinita. Or dunque se questi organi
del Ci/nomoriuìn non sono austori, mi sembrò, per quella fa-
coltà di originare nuovo talloidima, poterli ritenere come organi
sussidiari alla pianta per la sua riproduzione. Nonostante tutte
queste osservazioni, nessuna esperienza era sino ad ora venuta
a confermare le mie supposizioni.
Allorquando ricevei dal prof. Gennari di Cagliari il Cyno-
moriuin coccineum, collocai una porzione di rizoma ben con-
sei'vato ed avente buon numero di corpi radiciformi a con-
tatto delle radici di un rigogliosa AtriiJlex nummularia che
cresceva da tre anni nell' Orto botanico di Firenze. Lo scopo
appunto era di accertare se, cosi praticando, il rizoma avrebbe
continuato la sua vegetazione e se si sarebbe stabilito l'innesto
fra il Cijnomorium e il nostro AMiolew. Or sono pochi giorni
che alla superficie della terra a pie dell' Airiplex si sono ve-
duti 4 piccoli giovani assi fiorali di Cynomoriiim e che pro-
mettono di svolgersi nella ventura primavera, se pure il rigore
della stagione non ucciderà e il Cynoinovhim e l' Airiplex.
L'esperienza è riuscita; in conseguenza non resta più dubbio
che il rizoma del Cynomorium da me sotterrato a contatto
delle radici deW Airij^lex nummularia non soltanto abbia con-
tinuato a vegetare, ma altresì che abbia trovato mezzo di inne-
starsi suW Airiplex e su di esso esercitare la sua azione para-
sitaria. È pure giuocoforza ammettere che il talloidima ormai
vegeta nei tessuti delle radici dell' Airiplex e che in esse è
stato introdotto dai corpi radiciformi i quali per conseguenza ne-
cessaria vengono a poter essere qualificati come organi au^^iliari
della pianta per la sua riproduzione, come già avevo supposto.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 99
Cosi resta chiarito un altro punto importante della vita di
questa Balanoforacea, come pure le funzioni dei suoi organi ra-
dicìformi. D'ora innanzi, dovunque piaccia, sarà facile coltivare
una pianta tanto strana ed interessante.
La presenza di questi organi propagatori sussidiari del Ci/no-
onoriam deve essere molto necessaria per assicurarne la esi-
stenza, e la presenza o la funzione loro, almeno come corpi ri-
produttori, è probabilmente una conseguenza delle condizioni
biologiche speciali della pianta stessa.
Le Rafìesiacee sono tassinomicamente affini alle Balanofo-
racee, ed il modo di vegetazione e di esercitare il parasitismo
è uguale in ambedue le famiglie. Questa eguaglianza biolo-
gica fa pure pensare e giustamente che leggi eguali gover-
nino lo sviluppo di queste piante. Ricordiamo un poco quanti
tentativi inutili hanno fatto vari distinti botanici onde ottenere
mediante i semi la riproduzione delle Raflesiacee, ed ancora ri-
cordiamo le inutili esperienze di Weddell con i semi di Cìjnomo-
riwn coccineum, quantunque a quelle esperienze si possa fare
obiezioni pel modo con cui furono condotte. Sinché il Tej^smann
non ebbe l'idea di collocare i semi ài Raflesìa sotto la corteccia
del Cissus, mai si ottenne il loro germogliamento, e ciò dimo-
stra come la rad i eh et t a del seme non può sopportare lo sforzo,
per lei troppo grande, di perforare il periderma della radice, il
che viene eliminato quando il seme è collocato al di sotto od
anche entro a delle cavità del periderma.
Se cosi succede per le Raflesiacee, non so vedere ragioni per
escludere da questa stessa legge il seme del Cynomorium. E
quantunque i semi di questa pianta siano molti, pure non deve
essere cosa facile che si trovino collocati in sito favorevole pel
germogliamento, so si pensa che i soli mezzi per trasportarli
fra le screpolature del periderma delle radici, oppure al disotto di
esso, sono l'acqua o gli insetti od anche vermi i quali li pos-
sono rilasciare con i loro escrementi. Da queste poche parole
si vedrà bene le diflfìcoltà grandissime che vi sono nella propa-
gazione della pianta mediante semi. In conseguenza di che il
Cijnoìnorium sotto la minaccia continua della propria esistenza
si è trovato direi quasi costretto ad assicurarla con altri mezzi
più certi, quale la riproduzione mediante i numerosi organi pro-
pagatori e riproduttori del talloidima.
100 ADUXAKZA DELLA SEDE DI FIREXZE
Il prof. Caruel rammenta che, negli esperimenti di Weddell, i
semi di Cynomorium^ messi in contatto con le radici di Melilotus, ger-
mogliarono bene, ma che dopo breve tempo si arrestò il principiato
sviluppo. Egli suppone che forse "Weddell operò su radici troppo
vecchie di Melilotus e che l'innesto non possa riescire che su ra-
dici giovani, nelle quali i tessuti non siano diventati troppo resi-
stenti.
Il presidente Arcangeli, dietro i suoi studi anteriori sullo sviluppo
del Cytinus Hi/pocistis, crede che non sia senza importanza la pic-
colezza dei semi, tanto del Cijtimis quanto del Cynomorium, giacché
essa facilita la loro diffusione ; trasportati nelle screpolature del pe-
riderma dello radici, vi si potranno far strada e cosi potrà esser fa-
cilitata la penetrazione del parassita. Forse dunque la moltiplica-
zione per semi non è tanto difficile quanto ritiene Martelli.
Il professore Caruel, per incarico speciale del prof. A. de Can-
dolle, presenta alla Società il pregevolissimo lavoro del signor Co-
gniaux sulle Melastomacee (VII volume della Monographiae Pha-
nerogamarum). Parla con elogio della compendiosita delle diagnosi,
nelle quali l'autore osserva il piìi rigoroso parallelismo, onde ren-
derle più facilmente paragonabili tra loro. Martelli si associa agli
elogi dei professori de Candolle e Carviel, deplora per altro che il
signor Cogniaux non abbia consultato l'erbario Webb, ricchissimo
di saggi originali, e che la troppa mole dell' opera gli abbia fatto
tralasciare di dare in iine l'elenco dei numeri delle collezioni iden-
tiche in molti erbari, il che ne avrebbe facilitato lo studio.
Il dott. Tanfani presenta saggi secchi, corredati da un disegno,
di una Lychnis e fa la seguente comunicazione:
SOPRA UNA LYCHNIS IBRIDA. PER E. TANFANI.
Neir occuparmi del genere Lychnis per la Flora italiana
trovai neir Erbario centrale una bellissima pianta rappresen-
tata da 4 saggi, accompagnata da un buon disegno e recante
sul cartellino: « Agrostemma haldense inviata da Porta in Gen-
naio 1884. » Scrissi all' abate Porta per avere particolari sul
luogo di rinvenimento delia interessante pianta ed egli mi ri-
spose che r aveva raccolta nei pascoli orientali di Monte Baldo
sopra S. Giacomo, nel luglio del 1883. Questa pianta si avvicina
per r aspetto alla Lychnis flos Jovis di cui ha il calice uniforme-
mente costato ed i petali smarginati con la linguetta non pungen-
te, ma i fiori non sono disposti in dipasio contratto, bensì solitari
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 101
o in dicasio con lunghi pedicelli, ed hanno i petali molto più grandi
e più larghi. La lunghezza dei pedicelli e la larghezza dei petali la
avvicinano alla L. Coronaria, ed io pertanto ritenni si trattasse di
una forma ibrida ed appunto dell' ibrido segnalato da Rohrbach
(Synopsis der Lychnideen, p. 178) e descritto già prima come
specie nuova yiqW Index seinìnuin (horti petropolitani), p. 4,
sotto il nome di Lyclmis inedia. Ma il non essere stata segnalata
nel Baldo la L. Coronaria mi tenne perplesso. Nella Flora ita-
liana, in una osservazione alla L. flos Jocis, accennavo alla pianta
raccolta dal R. Porta soggiungendo che la ritenevo come ibrida
delle due Lijchnis surricordate. La mia opinione si è cangiata
ora in certezza essendomi capitato sott' occhio nel Gardener's
Chronicle (serie 3*, voi. 2, p. 56 e 100) un articolo di Masters
sullo stesso ibrido L. flos JovisX Coronaria del quale si dà una
figura posta a confronto con quelle dei genitori. Questo ibrido
non può a quanto sembra propagarsi per seme, ma si molti-
plica senza difficoltà per divisione e viene indicato come bella
pianta ornamentale.
Resta a sapere come quella pianta abbia potuto trovarsi nel
Baldo. Venendo i genitori coltivati nei giardini come piante or-
namentali, è supponibile che l'incrociamento abbia avuto luogo
in qualche giardino (tanto più che nel territorio di Riva i giar-
dini abbondano) e che una causa accidentale abbia portato i semi
nei pascoli ove l' abate Porta i-accolse la pianta. L' incrociamento
potrebbe anche essere avvenuto fra la L. Coronaria dei giar-
dini e la L. flos Jovis che cresce spontanea appunto nel Baldo,
oltre il confine sopra S. Giacomo. Oppure anche potrebbe darsi
che in quei dintorni crescesse, inosservata sino ad ora, anche
la L. Coronaria.
Nel caso presente abbiamo una nuova conferma di quanto si
debba esser cauti nel pubblicare nuove specie.
Il socio Levier, a proposito dell' AzoUa Caroliniana, mandatagli
il giorno stesso in tina lettera dal signor Frank Norris, che la sco-
parse in acque stagnanti presso Massa Ducale, emette il sospetto
che la crescente diffusione di detta pianticella,, anche in località lon-
tane da Pisa, dove la introdusse primo il prof. Arcangeli, possa esser
dovuta a uccelli acquatici, nel medesimo modo come avviene per molte
piante acqiiatiche lungo il Dauiibio, che si vedono, secondo quanto
scrive il prof. Kerner in « Pflanzenlehen », spesso apparire inopi-
102 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
natamente in località molto distanti dalle loro stazioni abituali. Il
dott. Tanfani rammenta in appoggio di tale opinione che gli uccelli
palmipedi diffondono anche le nova di pasci. Il socio Aiuti aggiunge
che, nell'Orto botanico di Firenze, l' Azolla si è rapidamente diffusa
da una vasca in tutte le altre per mszzo della rane, ed il presidente
Arcangeli crede cha, nel Pisano, anche i pescatori di rane abbiano
contribuito a trasportare con le loro reti l'Azolla da un fosso all'altro.
Nel caso attuale però potrebbe darsi che 1' Azolla fosse stata por-
tata a Massa da studiosi, fraquentatori dell' Orto botanico di Pisa.
Il Presidente quindi dà lettura della comunicazione seguente del
prof. GoiRAN ;
I TERREMOTI E LA VEGETAZIONE. NOTA PRELIMINARE
DI A. GOIRAN.
Antichi scrittori quali Baglivi, Stishele.y, Nuneberg, Kant, Sarti
riferiscono fatti ed osservazioni dalle quali risulta come la ve-
getazione prende sviluppo singolarmente rigoglioso in occasione
dei terremoti. Si verificò una straordinaria precocità o rigoglio
nella vegetazione in coincidenza con terremoti nel 1473 in Lom-
bardia, nel 1534 in Romagna, nel 1807 e 1851 e 1857 in Basi-
licata, nel 1816 in Toscana, nel 1851 e 1854 in Calabria. Gior-
gio Baglivi neil' opera De Progressione Romani terraemotus
a kalendis lurnHiis anni 1703 ad kalendas marlias anni 1705
{In op. omn. Venetiis, 1754, pag. 286) scrive: « Fructus omnes
« telluris hoc anno (1703) uberiores quam aliis ante annis fne-
« runt, Triticum, oleum, vinum summopere abundarunt quod
« serio omnes animadvertimus, quasi interiore telluris parte a
« terraemotibus veluti cribrata ignis ejus centralis, et nitrum
« congenitum veluti exaltata, ac corroborata ad fructum ferti-
« litatem maxime contribuerint. » Ed il Bassanelli, in una sua
scrittura sul terremoto di Albano presso Roma nel 1829 e pub-
blicata nel Giornale Arcadico, narra che, mentre la terra
tremava con grande spavento degli abitanti, la vegetazione si
manifestava con forme e modi realmente straordinari. Io ho ri-
petutamente constatato questo fenomeno nel Veronese durante
diversi periodi sismici da me osservati e studiati dal 1869 ad
oggi : anzi nel Prodromus Florae veronensis {Nuovo Giornale
Botanico, voi. XIV, pag. 78) chiedeva se la esuberanza di vege-
tazione che presenta la regione del M. Baldo, non potesse avere
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 103
una qualche relazione coi fenomeni sismici che da epoca im-
memorabile, e talvolta con periodi prolungati, tormentano quella
catena.
Fatti recentissimi sono sopraggiunti per confermare le indu-
zioni alle quali condussero le antiche osservazioni; induzioni
oggidì ed in questa mia zona istintivamente accolte e proclamate
dal sentimento popolare.
Come é noto alle ore antim. 2 e minuti 4 del giorno 7 giu-
gno, corrente anno, uno spaventevole terremoto colpiva il Ve-
ronese : e non solo, che urtava benanco l' intero Veneto, il
Trentino, la Lombardia, la Liguria, il Piemonte, 1' Emilia e le
Marche, la Toscana, spingendo le estreme vibrazioni sino a toc-
care Aquila e Roma e forse altro stazioni più meridionali. La
parte della provincia di Verona che sta sulla sinistra dell'Adige
ed il lembo più occidentale di quella di Vicenza risentirono mag-
giormente la violenza di queir urto che riesci rovinoso special-
mente nelle valli del Chiampo, dell' Al pò, d'Illasi ed in parte in
quella di Mezzane. Non devo diffondermi in questo luogo sopra
questa spaventosa conflagrazione che devo analizzare in altra
sede ; mi limito ad affermare che la stessa dura tuttora sebbene
con diminuita violenza; e che da quella data sino ad oggi, dal
Benaco al territorio vicentino il suolo si è mantenuto e si man-
tiene in continua agitazione.
Ora sta il fatto che in questa zona, e nel tratto specialmente
di essa che con maggiore violenza è stato colpito dalle onde
telluriche, osservazioni accurate fatte sopra piante seminate e
coltivate in aiuole, avrebbero messo fuori dubbio nel mese di
giugno, e quindi nel periodo durante il quale i fenomeni sismici
si produssero con maggiore energia:
1° Una più rapida germinazione dei semi;
2" Un più rapido accrescimento delle pianticelle germinate,
in confronto di quanto soleva avvenire negli anni normali: ed
inoltre sono stati constatati :
1° Un lusso ed una esuberanza di vegetazione realmente
straordinaria, in generale nelle piante tutte nei campi coltivati,
come nei prati e nei pascoli, nei vitigni, nei luoghi boschivi ecc.;
2° Un verde cupo marcatissimo, smagliante nelle foglie.
Questi i fatti. Quale la loro interpretazione?
Durante i terremoti di Albano, superiormente ricordati, è messo
104 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
fuori dubbio avvenissero emanazioni straordinarie di anidride
carbonica e non è improbabile clie tali emanazioni avvengano
normalmente e necessariamente e nei luoghi clie sono centri
di azioni vulcaniche, ed in via transitoria in quelle regioni che
divenissero sede di un periodo sismico.
I fenomeni che avvengono nei pozzi e nei fontanili prima e
durante o dopo i periodi sismici — quali: l'accresciuta o dimi-
nuita affluenza delle acque od anche la loro scomparsa; i cam-
biamenti 0 di sapore o di colore o di qualità chimiche; le va-
riazioni nella temperatura — mettono in evidenza alterazioni
profondissime tanto nella costituzione fisico-chimica, che nella
circolazione delle acque sotterranee.
I rumori sotterranei, le nebbie frequentemente osservate, odori
singolarissimi e di varia natura segnalati nell'aria — di brucia-
ticcio, di catrame, di zolfo ecc. — durante i periodi stessi non
possono non riferirsi, in parte almeno, alla emissione, e quasi
potremmo dire alla eruzione di sostanze gazose dal suolo.
E quindi è lecita la domanda se i terremoti che si manten-
gono in una data regione per un periodo un jìo' lungo di tempo,
facendo variare la temperatura del suolo ed insinuando in que-
sto vapore acqueo, anidride carbonica e probabilmente altri
principii gazosi, non diventino in certo qual modo i fattori degli
elementi più essenziali alla vegetazione e quindi la causa indi-
retta della esuberanza e dello splendore di questa. Vediamo
infatti feracissimi i terreni alle falde del Vesuvio; una vegeta-
zione quasi tropicale in Pensilvania in vicinanza di alcuni pozzi
dai quali si sprigionano continuamente dei gaz sotterranei ; ed
i medici veronesi Zenone Bongiovanni e Matteo Barbieri, che
illustrarono le terme di Caldiero o Fonti di Giunone, celebra-
tissime sino dai tempi di Augusto, si domandavano se le acque
termali di Caldiero cosi ricche di acido carbonico per dove si
di/fondono e penetrano non concorressero alla fertilità delle
terre situate nelle adiacenze delle terme stesse.
Ma vi ha di più. Sembra ormai dimostrato che la elettricità
atmosferica abbia una influenza marcatissima sulla vegetazione,
favorendo la germinazione dei semi ed il conseguente accresci-
mento delle giovani piantine. Tacendo per brevità delle ricerche
fatte sopra questo argomento ed in questi ultimi tempi tanto
da scienziati esteri che nazionali, mi limiterò a ricordare quelle
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 105
uUimissime del prof. Antonio Aloi, le quali formano argomento
di una bella e dotta memoria pubblicata nella Malpìghia (anno V,
fase. Ili) col titolo Della influenza della elettricità atmosferica
sulla vegetazione delle piante. Dalle sue dilij?enti ed accurate
ricerche il prof. Aloi ha dedotto le due conclusioni:
1» Che l'elettricità atmosferica esercita una influenza bene-
fica sulla vegetazione delle piante;
2'^ Che l'elettricità nel terreno influisce favorevolmente sulla
germinazione dei semi.
Non intendo fermarmi in questo luogo sui fenomeni elettrici
e magnetici apparsi durante i terremoti e dei quali recentissi-
mamente r egregio amico dott. Mario Baratta ha pubblicato una
dotta statistica. Ma è fuori dubbio che all'atto dei terremoti si
formano correnti elettriche dirette dal suolo alla atmosfera: ciò
hanno messo fuori dubbio il prof. Ragona di Modena, il sempre
compianto prof. A. Serpieri di Urbino, ed il sig. Crescimanno
che si è reso cosi benemerito della sismologia colle preziosissime
osservazioni fatte durante i terremoti di Corleone.
Durante i periodi sismici pertanto che battono una data re-
gione si ha uno scambio continuo, incessante di elettricità fra
l'atmosfera ed il suolo; scambio superiore certamente a quello
che avviene nelle condizioni normali, e determinante quindi un
fattore eminentemente favorevole alla vegetazione come risul-
terebbe dalle conclusioni del prof. Aloi sopra riferite. Notiamo
inoltre che sotto l' azione della elettricità ed in presenza del
vapore acqueo esistente nell' aria l' azoto atmosferico più facil-
mente trasformasi in acido azotico ed azotoso, assumendo quindi
la forma maggiormente propizia per l'assimilazione e conseguen-
temente per r incremento della vegetazione.
L' incremento pertanto e l' aspetto singolarmente rigogliosi
assunti dalla vegetazione in occasione di molti terremoti, sem-
bra debbano attribuirsi a due cause :
1" alla emanazione di principii fluidi provenienti dal suolo
che servono alla nutrizione delle piante;
2" a produzione di elettricità che promuove e seconda la
opera e le funzioni di nutrizione, ed il conseguente sviluppo
vegetativo.
E nel caso concreto che ha dato origine alla presente nota
non fecero difetto né V uno né l' altro dei due fattori ora ac-
106 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
cennati. Percliè nel periodo sismico attualmente attraversato
dal Veronese, unitamente agli scotimenti o violentissimi e di-
sastrosi 0 leggerissimi, non sono certamente mancate né le emis-
sioni 0 più rigorosamente le eruzioni gazose, né il corso irre-
golare e le alterazioni delle acque sotterraneamente circolanti,
né gli odori nell'aria, ecc.; e cosi pure le frequenti, anzi quasi
continuate perturbazioni magnetiche e numerose e variabilis-
sime manifestazioni elettriche hanno dimostrato lo scambio di
elettricità tra suolo ed atmosfera — la burrasca eleilrica come
energicamente la chiamava il prof Serpieri — che sempre accom-
pagna i tremiti e le convulsioni della terra.
In tal modo, per un caso singolarissimo e veramente strano
di compensazione, uno fra i più spaventosi e tremendi flagelli
diventerebbe via e mezzo — quasi direi — di una specie di auto-
concimazione del suolo: al quale mediante il terremoto ver-
rebbe, in parte almeno, ridonata la fertilità mediante la restitu-
zione di molti dei principii plastici che le piante assorbono e
consumano all'atto del loro lavorio di vegetazione.
Però se qualche volta il terremoto può essere istrumento di
fertilità, può altre fiate diventarlo di sterilità. L'esperienza del
passato infatti dimostra che frequentissimamente il terremoto
va congiunto a calori esagerati ed a siccità prolungata; questa
e quelli sempre fatali alla vegetazione.
Viene poi letta una nota del prof. Caro Massalongo, intitolata :
« Osservazioni intorno ad un rarissimo Eutomocecidio deW Hedera
Helix », ma essendo accompagnata da figure comparii-à nel Giornale.
Il presidente Arcangeli presenta la seguente nota :
SOPRA. UNA VARIETÀ DELL' HIBISCUS CANNABINUS L.
NOTA DI G. ARCANGELI.
Nella primavera ultimamente decorsa il R. Ministero di Agri-
coltura m' inviava un saggio di semi provenienti da Teheran,
appartenenti ad una pianta denominata Kanaff, pianta che, se-
condo quanto si asserisce, si è ultimamente diffusa nella Persia
e nel Caucaso, per le fibre tessili che si ricavano dal suo fusto.
L'esame di questi semi mi condusse a riconoscerli per quelli
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 107
di un Ilibiscics. Essi somigliavano moltissimo a quelli deW Ilibl-
sciis cannabirms, ma siccome mostravano qualche lieve diffe-
renza, fu pensato di ricorrere alla cultura, per risolvere defi-
nitivamente la questione.
Una parte dei detti semi fu seminata in terra in una delle
aiuole del nostro Giardino, ed altra fu seminata in vaso, e con-
temporaneamente furono pure seminati in simili condizioni altri
semi d'IIlbisciis cannaMnus di ben nota provenienza, presi dalla
nostra collezione, come termine di confronto. I semi delle due
qualità germogliarono sollecitamente, ed i germogli che si otten-
nero si mostrarono perfet temente corrispondenti pei loro carat-
teri; allorquando però le piante ebbero raggiunto sviluppo inol-
trato ed incominciarono a schiudere i loro fiori, si riscontrarono
varie differenze, che agevolmente persuasero essere la pianta
ottenuta dai semi del Ministero alquanto differente d-dW Ilibiscits
cannablìius ordinario, e doversi considerare come una varietà
di questa specie. Siccome però non trovo che di questa varietà
sia stata fatta parola nelle pubblicazioni da me consultate, e nep-
pure nella Flora of BriUsìi I.v.lla di Hooker, ho creduto con-
veniente di darne notizia.
I caratteri della forma comune dell' Hibisaus cannabìnus L.
si possono riassumere nella seguente diagnosi :
//. cannabìnus L. Caulis, erectus, cylindraceus 0™, 70 — 1", 80
altit: metiens (5-6pedalis s. Spach) basi ramosus, ramis 2-à ar-
cuato-ascendentibus. Folia ima petiolata ovata vel obovata, saepe
subtriloba, reliqua majora longe petiolata limbo palmato pro-
funde 3-5fldo laciniis lanceolatis irregulariter serratis. Flores
solitarii, axillares. Calyculus profunde 7-8fidus hispidulus, laciniis
lineari acuminatis crassiusculis. Calyx subtrochiformis 5-fidus,
dentibus ti'iangulari-elongatis tubo longioribus acutis, dorso
margineque costatis, costa dorsali merlio glanduligera. Petala 5,
sepalis alterna, oblongo-obovata, obtusa, insequilatera hjT-pogyna
basi inter se et imo tubo stamineo adnata, dilute sulphurea,
tertio inferiore intus purpureo-maculata, maculis sursum ef-
fusione violacea superatis. Tubus stamineus subprismaticus, gy-
naeceum plerumque omnino obtegens, fìlaraentis antheris vix
longioribus. Pollen globosum, hispidum, luteum. Ovarium sessile
ovoideo-conicum, loculis 5-4 ovulatis, ovulis angulo centrali ad-
fixis recurvis. Styli 5 infame coaliti, superne distincti, stigma-
lOS ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
tibas capitatis liispidis. Seminibus subreniformi-frigonis, fuscis,
adpresse squamulosis.
Nelle piante ottenute dai semi del R. Ministero la maggior
parte dei caratteri sopra riportati si ripetevano, ma però il
fusto era generalmente semplice ed assai più alto, variando da
1™, 75 a 3", 25. Le foglie medie del caule erano più grandi, la
loro lamina superando spesso O™, 10 di lunghezza, 1 segmenti del
calic3 erano più allungati, la corolla era fornita di macchie
basali per lo più prive di sfumatura violacea, in alto, gli stimmi
spesso sporgevano per breve tratto al di sopra della colonna
staminale.
Tale varietà, che quindi propongo di chiamare elallor, si può
distinguere nel modo seguente:
Var. elitior, caule plerumque simplici elatiore (2-3"" et ultra),
foliis majoribus, calycis laciniis tubo fere triplo longioribus, co-
rollae maculis sursum effusione violacea plerumque destitutis.
Probabilmente questa varietà è da ritenersi come una forma
ottenuta mediante la cultura. A conferma di ciò starebbe il fatto
della semplicità e della maggior lunghezza del fusto, che ap-
punto può essere il resultato dell' allevamento delle piante fra
loro molto prossime ed in grandi masse. Ad ogni modo, se la
qualità delle fibre tessili corrisponde ai caratteri esteriori, non
può restare alcun dubbio che il Kanaff, dal punto di vista indu-
striale, costituisca una varietà altamente raccomandabile.
Il prof. Caruel legga un lavoro intitolato :
DUBBI SULLA FUNZIONE VESSILLARE DEI FIORL NOTA
DI T. CARUEL.
Già da parecchi anni, tanto in pubbliche lezioni quanto in
privati colloqui, io aveva dovuto esternare la mia meravi-
glia della franchezza, per non dire altro, con la quale i botanici
sogliono parlare degli insetti e dei loro sensi, e specialmente
del senso della vista e conseguente percezione dei colori,
come se fossero identici coi sensi dell'uomo. Ciò segnatamente
ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 109
per le relazioni che gl'insetti hanno con le piante nel feno-
meno dell'impollinazione: onde la famosa funzione ve&sillare
attribuita ai fiori e corpi analoghi secondo il loro colorito. Ep-
pure pareva a me che certi fatti volgari, osservabili negli ani-
mali anche più vicini all' uomo, dovessero per lo meno mettere
in guardia contro la presunta identità di sensazioni. Il cane, per
esempio, si sa eh* è dotato di tal finezza di odorato da distin-
guere emanazioni che l'uomo non avverte o confonde, e di
più la sua percezione n' è di tal natura da lasciarlo apparen-
temente insensibile agli odori che ci sono più grati, come sa-
rebbero quelli dei fiori, mentre altri che in noi destano ribrezzo
sono per lui causa di curiosa ricerca. E l'uomo stesso, non va
egli soggetto, più di quello che si credeva, a quella modifica-
zione appunto della vista che si dice daltonismo, ed è la confu-
sione parziale o completa dei colori, senza che per questo 1' altre
percezioni visuali restino alterate? In presenza di simili ftitti
non mi pareva lecito arguire dall'uomo agli insetti, senza altre
prove della comunanza delle loro percezioni sensorie.
Volendo avere maggiori lumi in proposito, mi rivolsi ad un
entomologo autorevole, dal quale ebbi risposta perentoria clie
gl'insetti devono vedere come l'uomo. Della quale opinione ho
saputo poi eh' era il fisiologo Paolo Bert, che l' aveva estesa
anche a tutti quanti gli animali, è vero in seguito ad esperi-
menti sopra i soli crostacei del genere Daphnia. Mi rivolsi
ancora ad un fisico altrettanto autorevole, e questi mi spiegò
che la visione essendo un adattamento fra i raggi luminosi
e gli organi visivi, spettava alla biologia chiarire la que-
stione, con il metodo suo proprio di osservazione e di esperi-
mentazione. Per vero dire 1' ultimo discorso mi persuase più
del [irimo ; molto più che in quel frattempo mi era venuto sot-
t' occhio qualche articolo di giornali scientifici, dove io aveva
veduto che qualcuno si occupava di ricerche intorno all' argo-
mento che m'interessava: ora chi cerca vuol dire che non ha
trovato, e mi convinsi che i miei stessi dubbi non erano in me
solo, ma pareva che fossero più generali e fra i migliori cono-
scitori della materia che dovrebbero essere gli entomologi.
Per cui non è a dire se rimanessi soddisfatto quando ebbi prima
la notizia di un libro, e poi me l'ebbi fra le mani, Sui sensi,
gV istinti e V intelligenza degli animali e specialmente degli
110 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
insetti, compilato da quel valentuomo eh' è il Lubbock, ' ben
noto quale scienziato, altrettanto coscienzioso e savio, quanto in-
dustrioso. E letto con cura il libro, vi trovai la piena conferma
<iei miei dubbi. Io non istarò a fare un' analisi dell' opera,
amando piuttosto riferirvi il lettore; che vi troverà molte in-
teressanti considerazioni sui sensi degli insetti in genere, sui
loro limiti, su quelli clie talora fanno difetto, come su altri che
forse essi posseggono, mentre l'uomo non li ha e perciò non se
ne può fare idea esatta; e concluderò con l'autore che proba-
bilmente il mondo comparisce tutto diverso a quegli animali che
non a noi: i quali potranno, forse, mercé gli organi ritenuti essere
del tatto 0 dell'olfatto ricevere impressioni diverse dalle nostre,
mercè l'udito sentire suoni che non sentiamo, mercè la vista
vedere mollo diversamente da noi.
E che sia questo il caso per gli organi visivi, viene diffusa-
mente dimostrato. Da vari esperimenti risulterebbe che i raggi
ultra-violetti dello spettro, ai quali siamo insensibili, fanno invece
una impressione sugli insetti, e forse appariscono quale colore
distinto, di cui non possiamo avere veruna idea; e siccome
pochi colori nella natura sono puri, ma quasi tutti risultano
dalle combinazioni di vari raggi, se in quelle e' entrano gli ul-
tra-violetti, la possibile scala cromatica dovrà presentarsi agli
insetti con aspetto diverso che agli occhi nostri. Dessi hanno,
come si sa, occhi faccettati, e ocelli. L'uso di questi ultimi è
dichiarato tuttora un grande enimma. I primi si. ha ragione di
supporre che siano costruiti da dare immagini dislinte, come un
mosaico; e queste non possono essere come sono dipinte sulla
nostra retina, giacché la retina manca negli insetti. È stalo cal-
colato quale possa essere la loro potenza visiva : ma su di ciò
non sono d'accordo gl'investigatori; c'è chi la ristringe per le
api a meno di un metro, e' chi per altri insetti l'allunga molto
di più. Insomma bisogna concludere che tanto per la potenza
visiva, quanto per tutto ciò che si attiene alla visione pratica degli
insetti, le nostre cognizioni sono tuttora molto imperfette; po-
tendosi però ammettere che dessi la posseggono in diversissimo
grado, dalla semplice distinzione fra luce ed oscurità, alla per-
* LuBBOCK, On the senses, instincts, and intelligence of animals wlth
speaial referente io insects. London, 1888.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 111
cezlone delle forme e dei colori. E che per alcuni fra di essi il
perfezionamento della vista possa giungere sino a quest'ultimo
grado, tendono a dimostrarlo una serie di esperimenti, per
quanto non perfettamente d'accordo fra di loro e ristretti quasi
esclusivamente alle api e alle formiche.
In tale condizione della scienza, che fare dunque, noi altri
botanici, cui occorre sapere cosa pensare della supposta funzione
vessillare, quanto vi sia di vero o di falso? Terminare da dove
si avrebbe dovuto principiare : cioè a dire, lasciando da parte
la facile scienza dei presupposti, e dei voli di f^mtasia, per
quanto possano allettare, rivolgersi alla rigorosa esperimenta-
zione, sulle singole piante e i singoli insetti dei quali si cerca
conoscere i reciproci rapporti, e i motivi di questi ; per atten-
dere poi con la debita pazienza, dal cumulo dei dati forniti dagli
esperimenti, quei maggiori risultati generali cui tende ogni
scienza. Le supposizioni sono benefiche nell' agone scientifico,
soltanto quando sono incitamento ad osservare.
Avendo io pure qualche osservazione propria sull'argomento,
dovrei qui farla palese; ma le mie osservazioni sono e troppo
poche e non abbastanza confortate dall' esperimentazione per po-
tersi riguardare quali concludenti. Mi azzarderò peraltro a dire
che da esse sarei indotto a credere che più che dai colori e dalla
vista mi pare che siano determinati gl'insetti nella loro ricerca
di certi fiori da altri sensi, e specialmente dall' olfatto. Ma di
ciò giudicheranno meglio altri.
L' adunanza è quindi tolta.
SEDE DI ROMA.
Adunanza del 29 ottobre 1891.
Sono presenti i Soci Pirotta, Cuboni, Grampini, Kruch, Baldini,
Terracciano, Avetta.
Letto ed approvato il verbale precedente il Presidente prof. Pirotta,
ricoi-dando ai Soci presenti il Congresso Internazionale Botanico che
si terrà il prossimo anno in Genova, raccomanda fin d' ora di preparare
il maggior contributo possibile di lavori per la buona riuscita di esso.
112 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
Presenta quindi una ricca collezione di piante fatta dal consocio
prof. O. Grampini in un recente suo viaggio negli Stati Uniti e da
lui donata al Museo dell' Istituto Botanico di Roma.
Annuncia poi che l'egregio lag. Cav. Robecchi-Brichetti ha ripor-
tato dal suo ardito e fortunato viaggio nella penisola somala da
Obbia attraverso l'Ogaden, sino a Berbera una pregevole collezione
di j)iante, che la Società Geografica ha consegnato per lo studio e
per la conservazione all'Istituto botanico di Roma. Fa risaltare
l'importanza di tale collezione fatta in paesi in parte affatto scono-
sciuti e fa noto che il celebre Schweinfurt crede che tali piante sa-
ranno per un terzo nuove per la scienza.
Quindi il prof. Pirotta riassume i risultati delle sue osservazioni:
Sulla presenza di serbatoi mucipari nella Hypoxis erecta L. Dopo
aver descritta la struttura morfologica di questa pianta, ne espone
quella anatomica, e parla specialmente dei serbatoi mucipari, della
loro struttura, del loro contenuto e della loro distribuzione, facendo
notare, che mancano nella radice e nello scapo fiorifero, si trovano
nel rizoma e nella base o porzione guainante della foglia.
Il prof. Pirotta fa poi un' altra comunicazione : Sulla costituzione
della famiglia delle Hypoxidaceae. Espone brevemente la storia dei
due generi Ciirculigo Gartn. ed Hypoxis L., ricordando come i si-
stematici siano stati sempre incerti nel collocarli a posto nel sistema.
Dalle Scitaminee, Crocacee, Juncaginacee, Asparagacee, Asfodelee,
Gigliacee, Eniodoracee, Amarillidacee, tra le quali furono collo-
cate e anticamente e recentemente, egli crede si debbano staccare,
e per i caratteri della morfologia degli organi vegetativi e per quelli
del sistema fiorale e per i caratteri anatomo-istologici. Fa notare
che già nel 1805 R. Brown diceva i generi Curculigo ed Hypoxis
intermedii fra le Asfodelee e le Amarillidacee, e che più tardi nel 1814
istituiva con essi la famiglia delle Hypoxideae. Fu seguito da molti
e specialmente dal Baker, che, scrivendo la monografia della fami-
glia, illustrava, benché assai incompletamente e qualche volta in
modo non troppo esatto, la morfologia dei due generi. Il prof. Pi-
rotta soggiunge, che attende allo studio generale di questa piccola
ed interessante famiglia, e che ora vuol ricordare soltanto un ca-
rattere, che gli sembra di valore non piccolo. Neil' ultima seduta della
sede di Roma egli annunciava d' aver trovato nel rizoma, nelle
squamme catafìlliche, nella guaina e nel picciuolo delle foglie nor-
mali e nelle brattee ascellanti della Curculign recurvata (Herb.) (co-
nosciuta più comunemente nei giardini col nome di C. sumatrana)
dei canali o serbatoi mucipari regolarmente disposti. Le ricerche
a questo riguardo portate smW Hypoxis creata L., come più sopra è
detto, condussero a scoprire simiglianti serbatoi mucipari anche
nel rizoma e nella guaina fogliare di questa pianta. Egli insiste
su questo fatto anatomico, attribuendogli molta importanza siste-
matica, perchè nelle famiglie affini a quella delle Hypoxidaceae
non fu mai riscontrato un sistema simile.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
113
Ha quindi la parola il Socio Terracciano il quale presenta la
SECONDA CONTRIBUZIONE ALLA FLORA ROMANA. PER
A. TERRACCIANO.
III.
Da Cineto Romano a Riofreddo.
Insieme con il prof. R. Pirotta, direttore del R. Istituto bo-
tanico di Roma, il 23 di maj^!;i'io mi sono recalo a Cineto, donde,
per una serie di colline, ora nude ed ora coperte da fitte selve di
castagno, tutte fra' 700 ed i 900 metri sul livello del mare, sono
disceso a Riofreddo e poi ad Arsoli.
A quanto mi sappia, il solo prof. Pirotta con il sig. Pelosi, ve-
nendovi da Vicovaro, aveva nel maggio del 1886 raccolto poche
piante fra la stazione di Cineto ed il paese, intento come era
a recarsi a studiare la flora di Subiaco e del soprastante monte
Calvo. E desse sono di grande interessamento nella disti'ibu-
zione generale delle specie entro il dominio floristico della no-
stra campagna, poiché o vi giungono dal mare o di qui muo-
vono per difflmdersi nelle terre vicine. Tali:
Polygala nionspeliaca L.
Cynoglossum Columnae Ten.
Ranunculus arvensis L.
• Apium grandiflorum B. et H.
Euphorhia exigua L.
Hippocrepis unisìliquosa L.
Ruta angusti folta Pers.
Linaria chalepensis Mill.
Cicer arìelinum L.
Astragalus sesameus L.
Vida Lens L.
Galium tricorne Wiht.
Scrofularia canina L.
Andropogon pubescens Vis.
Più larga invece é stata, sulla medesima strada, la messe dì
quest'anno; ed eccone sommariamente l'elenco:
Anthyllis tetrapJu/lla L.
• Acer campestre L.
* Anchusa italica Retz.
Anthemis tinctoria L.
— arvensis L.
Bull, della Soc. hot. Hai.
* Arabis hirsuia Scop.
* • — muralis Beri.
* Avena barbata Brot.
* • A spenda arvensis L.
Aegijlops ovata L.
114
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
* • Arenaria serpyllifolia L.,
J3. leptoclados (Guss ).
BrachypocUumjJìnnatitmV.B.,
var. muticum Pari.
Bunias Erucago L.
Sérrafalcu^ mollis Pari.
Benaverla securidaca Rchb.
* B7'omus sterìlis L.
Bellis perennis L.
Centaurea Calcitrapa L.
Convolviiliis arvensis L.
— Cantabrica L.
Cornus sanguinea L.
Coronilla scorpioide^ Koch.
Cercis Siliquastrum L.
* *' Crupina vulgaris Cass.
Cardamine hirsuta L,
Cynoglossum Columnae Ten.
* Carduus pijcnocephalus L.
Clematis Vitalba L.
* • Cerasiium sylvaticum W.
et K.
— vulgatmn L.
* — brachypetaliim Pers.
J3 luridum Boiss.
Crepis vesicaria L.
— neglecta L.
* Calainintha ptarviflora Lara.
* • Diplotaxis erucoides DO.
Lianlhus prolifer L,
Baucus platycarpos B. et H.
Borycniam herbacewn Vili.
* — hirsulum Ser.
Echiam ilalicum L.
— plantagineum Willd.
Erodiwn malacoides Willd.
Euphorbia helioscopia L.
— exigtii L.
— falcata L.
Filago germanica L., var. 52?/a!-
thalata (Presi.).
Gauiinia fragilis P. B.
Geranium robertianum L, ,
var. romanum A. Terr,
* — lucidam L.
— «loWe L.
— rotundìfolium L.
— dissectum L.
— columbinum L.
Galium Cruciata Scop.
* — Aparine L.
Hippocrepis unisiliquosa L.
Hypericum perforatum L.
Helianthemuinvulgare(ji2i&vin.
Hedypnois tubaeformis. Ten.
Koeleria phleoides Pers.
* Binaria chalepensis Mill.
• Botus corniculatus L., var.
versicolor (Ten.).
— ornithopodioides L.
Bithospernium arvense L.
Bathyrus setifoUus L.
* — sphaericus Retz.
Melilotus neapolitana Ten.
• — parviflora Desf.
• Myosotis intermedia Lk.
Muscari comosum L.
Medicago minima Desr.
• — lupulina L.
— orbicularis AH.
Ornithogalum narbonense L.
Plantago Psyllium L.
P/'stacia Terebinthus L.
* • Poa bulbosa L.
• var, vivipara Koch.
— sylvicola Guss.
Papaver Rhoeas L.
Polygala monspeliaca L.
Picridiwn vulgare Desf.
• Poterium Sanguisorba L.
• i?/;tw5 Coriaria L.
Rumex pulcher L.
* Bhagadiolus stellatusG a-evin.
, Rapistrum rugosum AH.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
115
* Ranimculus neapolUanus
Ten.
— Phìlonoifs Ebrh.
— l)uWosiish.,^.Aleae{'W\\\k).
* Sediim hìspanìcum L.
Sìlene infiala Sm.
— noctarna L.
— 2Jemlula L.
— gallica L.
— viridìflora L.
Scorpiarus sitbvillosa L.
Seriola aeinensis L.
Sonchus asper Bar tal.
Siiynibriam officinale Scop.
Sclerocìiloa rigida Panz.
Scrofularia canina L.
var. fiore albo.
Sherardia arvensis L.
Specularla SpeciUuni DO.
Staciiiis germanica L.
* Slellarla media Vili.
Salvia Verbenaca L.
Trifolium resupinatum L.
— glomeratum L.
— nigrescens Vili.
— stellatam L.
— procunibens L.
. — pratense L.
Tordylìum apulum L.
Triticum villosum P. B.
* Tìujmus Serpyllum L.
var. pannonicus (Ali.).
Urospermum Daleschampìì
Desf.
* Vulpia liguslica Lk.
Valerianella eriocarpa Desv.
F/cto sepium L.
• — angustifolia AH.
— saliva L.
• Veronica arvensis L.
— didynia Ten.
E nei dintorni del paese, insieme con parecchie delle specie
ricordate e che nel precedente elenco ho già segnate con aste-
risco, rinvenni:
• Aethìonema saxalile R. Br.
Alliaria officinalis Andrz.
Anagallis arvensis L.
Asplenium Trichomanes L.
^yen« /a/</(2 L.
Bromus ercclas L.
• Calaminllia Acìnos Clairv.
— suaveolens Boiss., j3. «c/-
noides (Ten.).
Celerach officina?ncm Willd.
Cotyledon Umhilicus L.
Fumaria offwinalis L.
Gladiolus segelum Gawl.
Galium lucidum Ali.
Linaria Cymbalaria Mill.
Lamium purpureum L.
Medlcago falcala L.
— praecox DC.
Nigella damascena L.
Oocalis corniculala L.
• Ornitliogalum dioergens Bor.
Parietaria diffusa W. et K.
Plantago lanceolata L.
Ruì)ia peregrina L.
Saponaria ocymoides L.
. Saxi fraga tridactijlites L.
Scrofularia peregrina L.
. Sìlene paradoxa L.
Sedum sexangulare L.
— dasypliyllum L.
Tìilaspi perfoliatum L.
• Urospermum picroides Desf,
• JJrtica menibranacea Poir.
Veronica hederaefolia L.
116 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
Da' signori Cesati, Passerini, Gibelli (Conap. fl. ita!., p. 778) è
tenuta distinta 1* ArenayHa leptoclados Guss., cui spettano come
sinonimi: A. serpyllifolia Guss., Syn., I, p. 495, Ten., Fl. nap., IV,
p. 221, — A. serpullifolia L., var. leptoclados Rchb., Cent. XV,
p. 32, fig. 4941, — A. serpyUifolici L., var, tem^zor Koch, Syn.,
p. 128, — A. serpyUifoUa L., var. genuina Godr., ex Willkomme
et Lange, Prodr. fi. hisp., Ili, p. 620, — A. minuiiflora Losc, ex
Nyman, Consp. fi. europ., suppl. II, p. 63, — A. serpyllifolia L.,
var. glutinosa Losc, ex Wiilk. et Lange, 1. e. Per quanto della
stessa idea siano i citati Willkomm et Lange, il Boissier (Fl.
or., I, p. 701), il Freyen (Flora von Sùd-Istrien, in Act. soc. z. b.
vind., 1887, p. 490), io la pongo sotto 1'^. serpyllifolia tipica
quale sottospecie j3; confrontisi all'uopo il mio Prodromo della
P'ioìa lucana (I, p. 71), ove, notandone le differenze dalla specie
linneana, dico essere questa nostra forma affatto meridionale,
di Spagna cioè, Italia peninsulare ed insulare, Grecia, coste del-
l'Africa settentrionale ed Asia minore.
Il Cerastium brachypetahim Pers. fi. luridum Boiss., che è
il C. luridum Guss!, Syn., I, p. 510, — C. atticum Boiss. et Heldr.
Diagn., ser. II, n. I. p. 93, dato finora per l'Italia solamente di
Sicilia, trovasi non solo copioso in molti luoghi calcarei ed espo-
sti a me/.zogiorno della nostra provincia, ma dal monte Circello
a Gaeta!, nell'isola di Ischia (Gussonel herb. et En. fl. In., 56),
pei colli di Amalfi e Castellammare (Lacaita, ex Nyman, op.
cit., Suppl. II, p. 63); sicché è assai più diffuso di quanto non
sembri. Secondo il mio modo di vedere è sottospecie piuttosto
geografica, per quanto tra noi viva insieme col tipico C. bra-
chypzialum (Desport) Pers. da cui differisce: caule magis cae-
spitoso, pedunculis breviorihus, /loribus et cìmis confertioribus
ad ramulos abbreviaios, filamenti^ basi tantum 1-2 pilis obsitis;
poiché, mentre nell'Europa settentrionale, centrale ed occidentale
trovasi la specie tipica, nelle parti orientali predomina la forma
C brachypetalam glandulosum K. A questa sono collegati il
C. luriium Guss., il quale può dirsi proprio di Grecia e d'Italia,
ed il C. Roessri Boiss. et Heldr., indicato solo del monte Par-
nasso dal Boissier e testé ritrovato da mio padre al monte Pol-
lini in Calabria (Terracciano N., Fl. Poli., p. 62); che alla loro
volta, insieme col C. tenoreanum Ser. (C. pilosum Ten.), rien-
trano nella stirpe del C. viscosum Linn.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 117
Noto qui l'abbondanza del Cynoglossum Columnae Ten., spe-
cie affatto meridionale e che già avevo ritrovata a Vicovaro, —
del Lotus corniculatiis Linn., var. versicolor A. Terr, (L. ver-
sicolor Ten.), — della Filago germanica Linn., var. spathulata
(= Gnaphalium pyrainidatum Auct. fl. rom.), — e la presenza
della Poa silvicola Guss ! (= P. attica Boiss. et Heldr.), sinora
indicata di Firenze e del Napoletano, d'Istria e d'Ischia, — della
Calamintha suaveolens Boiss., fi. acinoides A. Terr. Questa
non comparisce nella « Flora italiana del Parlatore, continuata
da T. Carnei », poiché (op. cit, VII, p. 142) il sinonimo Thij-
mics acinoides Ten! {^= Melissa acinoides Nym., Syll., p. 101.
— C. acinoides Nym., Consp. fl. eur., p. 588) non può essere ri-
ferito a Calamintha Acinos Clairv., stando alle descrizioni del
Tenore stesso (Syll., p. 295), del Gussone (PI. rar., p. 241), del
Bertoloni (FI. ital., VI, p. 214), ed agli esemplari autentici dello
scopritore. In fatti è perenne con fusti ascendenti e sutfruti-
colosi, non anwia {C. Acinos), ed ha foglie più brevemente pic-
ciolate, ellittiche od ellittico-lineari, rigide, acute, non ovate o
romboidali, molto dentate (C. Acinos), — verticillastri di 6-9 fio-
ri, approssimati, variamente subsessili, in spighe lasse, non
geminati od a tre (C. Acinos), — calici irsuti, gozzuti ed in-
curvi alla base del gozzo, coi denti quasi eguali fra loro, eretti,
conniventi, lungamente assottigliati all'apice e con base lar-
ghetta, 4 volte più brevi del tubo, non co' labbri 2 volte più
brevi del tubo, il superiore quasi troncato Jiel mezzo e termi-
nato in tre denti, V inferiore in due, tutti sottilissimi (C. Aci-
nos), — corolle grandi, il doppio o più del calice, irsute ester-
namente. Per tali caratteri si accosta alla C suaveolens Boiss.
(Fl. or., IV. p. 582), cui vanno riferiti per sinonimi Acinos acu-
minatus Friv. (Flora, 1835, p. 332), — Melissa suaveolens (Sra.)
Nym. (Suppl., p. 20), — C. patavina Host,, fi. acuminata Griseb.
(Spie, II, p. 123), ed io ve la distinguo sotto fi. acinoides, inclu-
dendovi quindi in parte C. Acinos var. acinoides Are. (Comp. fl.
ital., 542), e C. patavina Ces. Pass. Gib. (Comp. fl. ital., 303, p. p.).
Lungo la strada fra Cineto (m. 521) e Riofreddo (m. 705), at-
traversando il colle di Santa Maria (m. 839) e costeggiando le
alture lungo il Torrente Ferrata (m. 626-752), raccolsi, insieme
con molte delle piante notate con un punto nero ne* due prece-
denti elenchi, le seguenti specie:
118
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
Adiantitm Capìllus Veneris L.
Apium nocUflovum B. et H.
Arimi ilalicum Mi 11.
Aiuga Chamaepytis Schreb.
— reptans L.
Alyssiiin calycìnuni L.
Arisarum prohoscidewn Savi.
Calamintha Acin os Cla i r v. , var.
canescens A. Terr,
Catabrosa aquatica P. B.
Chaerophyllani ìiirsutum L.
Conringia orientalis Andrz,
Coronilla Emeroides Boiss.
Cytisus Alschingeri Vis.
Craiaegus monogyìia Jacq.
var. tenuiseda A. Terr.
Crepis bulbosa L.
Castanea satìva Mi 11.
Celtis australis L.
Corylus Avellana L.
Cyclamen repanduyn S. et S.
Laucus platycaì^pos B. et H.
Epilobimn hirsuhim L.
Equisetani Telmateja Ehrh.
— ratnosissimuììi Desf.
Galega officinalis L.
Helleborus foetidus L.
/stìi^w tinctoria L.
Lamium maculat>j,in L.
Lappa maior G.
Lepidiiim Draba L.
Lonicera implexa Ait.
Litìiosperinum purpiireo-coe-
ruleum L.
Nastiirtiam officinale R. Br.
Osyrìs alba L.
Primula officinali^ Jacq., S. Co-
lumnae (Ten.).
Quercus Cerris h.
Ranunculus lanuginosus L,
— repens L.
Sambucus Ebulus L.
— nigra L.
Salvia glutinosa L.
Spartium junceum L.
Silene italica Pers.
Stachys italica Mill.
Thalicirum aquilegifoUuni L.
T'iissilago Farfara L.
Ulraus caiupestris L.
Uì^tica dioica L.
Veronica Beccabunga L.
— agresti^ L.
F267'a spuria Raf.
E nelle selve di castagno attorno Riofreddo, ancora:
Allium pendulinum Ten.
Alyssum campestre L.
Anem-one apennina L.
Aquilegia vulgaris L., var. t?/-
5Cosa Gouan.
Arabis Turrita L.
Athyrium Filix foemina Rth.
Arthemisia Absintfiium L.
Asperula taurina L.
— camphorata Vili.
Barbarea vulgaris R. Br.
Calepina, Corvini Desv.
Cardamine sylvatica LK.
Ca.ìnpanula Rapunculus L.
Cephalanthera ensifolia Rich.
Cerastium campanulatum Vi v.
— arce use L.
Euphorbia dulcis L.
— amygdaloides L.
— Characias L.
Fragaria vesca L.
Geum urbanum L.
Hieracium inurorum L.
Latìujrus j^ratensis L.
— variegatus Gr. et Godr.
Leucanthemum vulgare L.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
119
Luzula Forsterii DC.
Lychnis Flos- Cuculi L.
Listerà ovata Br.
Melittis MetissophylUtm L.
var. /lo?^e albo.
Neottia Niclus-avis Ridi.
Orchis mascula ■ L.
var. foliis maculatis
immaculatis
— purpurea Huds.
— maculata L.
— provincialis Balb.
Ophrys Bertoloniì Moret.
Paris quadrifolia L.
Petasites o/fi'Jìnalis Mnch.
Polygala nìcaeensis Risso.
— flavescens DC.
Populus tremula L.
et
Palmonaria offlcinalis L.
Plalantliera chloraniha Cust.
Rumex Acetosa L.
Ranunculus velutimcs Ten.
— umbrosus Ten. et Guss.
Sanicic'.a europaea L.
Saxìfraga rotundifolia L.
— bulbifera L.
Sideritis Sicilia Ucr. J3. brutta
(Ten.).
Symphyfum tuberosum L.
Tliymus serpyllum L. var., /a-
tinum A. Terr.
Trifolium incatmatum L.
Veronica serpyllifolia L.
— Chamaedrys L.
Feoto sylvatica Fr.
— tricolor L.
Il prof. Cuboni fa poscia due comunicazioni 1' uua sopra C/?i caso
die rossore della vite, l'altra sul Black-rot.
Esaurite le comunicazioni, prima di togliere la seduta il Presi-
dente, in ordine alla prossima pubblicazione mensile del Bullettino
della Sociefc'i, raccomanda vivamente ai Soci di consegnare seduta
stante i manoscritti delle loro comunicazioni, o alla piìi lunga nei
due giorni successivi, par evitare che ne venga ritardata la pub-
blicazione iino al Bullettino dal mese seguente.
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza dell' 8 novembre 1891.
In assenza del Presidente prof. Arcangeli, il Vicepresidente SoM-
MIER invita r archivista Martklli a render conto dei doni perve-
nuti alla biblioteca della Società, che sono :
Dal prof. G. Arcangeli : Arcangeli. I pronubi dell' HeUcodiceros
muscivorus (L. F.) Engler. Firenze 1891.
Dal dott. C. Acqua : Acqua. Contribuzione alla conoscenza della
cellula vegetale. Genova 1891. — La questione dei « tonoplasti » e
del loro valore. Genova 1891.
120 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE
Dal cap. L. Micheletti : Micheletti. Elenco di Muscinee raccolie in
Toscana. Firenze 1891.
Dal prof. N. Passerini: Passerini e Marchi. Sulla moltiplicazione,
ricolcatura, cimatura e concimazione della Patata. Prima serie di
ricerche eseguite nel 1891. Firenze 1891.
Leggesi il seguente lavoro del prof. Macchiati :
TERZA. CONTRIBUZIONE ALLA. FLORA DEL GESSO. NOTA
DEL DOTT. LUIGI MACCHIATI.
Alle piante che raccolsi il 20 maggio 1888 ed il 5 giugno 1890,
nell'affloraraento selenitico della collina di Ventosa, presso Scan-
diano, che mi offrirono l'opportunità di fare due brevi comuni-
cazioni alla nostra Società botanica, * ora credo utile di aggiun-
gere anche quelle che vi ho raccolte il 15 maggio del corrente
anno. Ma a differenza delle due prime escursioni, nelle quali
esplorai soltanto 1' affioramento selenitico della collina di Ven-
tosa, presso la riva sinistra del fiume Tresinaro, quest'ultima
volta ho spinto le mie indagini anche presso Mattaiano, dalla
parte della riva destra del fiume, e per essere più esatto, vi-
cino al cosi detto bosco del Comune, dove si presenta, in più
punti, un affioramento selenitico in tutto analogo a quello di
Ventosa, del quale probabilmente non è che la continuazione.
Senza enumerare le piante che figurano negli elenchi da me
dati nelle due precedenti note, molte delle quali ricompaiono nel-
l'affioramento di Mattaiano, ricorderò soltanto quelle che vanno
ad arricchire le mie piccole contribuzioni alla flora del gesso.
Le specie da me raccolte, nell'escursione del maggio 1891, sono
le seguenti: nella collina di Ventosa: Myagrum perfoliatum L.,
Diplotaxis ■muralìs DC, Globularia vulgaris L., Galium verwn
Scop,, Hypérìcum perforatum L., Sherardia arvensis, Gera-
nium molle L. ; presso Mattaiano: Salvia ]}ratensis L., Matrica-
rìa ChamomUla L., Crepis iaurinensis W., Dipsacus silmstris
Min., Sedum sp.? Rolìinia Pseudo-Acacia L., Ophr^ys arachni-
ies Reichdt., ConvolDulus arvensis L., Broinus erectus Huds.,
* Contribuzione alla flora del gesso. Bull. Soc. Bot. Ital. nel Nuovo
Giorn. Bot. Ital., voi. XX, n. 3, luglio 1888. Seconda contribuzione
alla flora del gesso. 0. e, voi. XXIII, n. 1, gennaio 1891.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE3 121
Hordeum inurinum L., Eqaìsetum arvcnse L. la tutto; altre
18 specie (che aggiunte alle 52 delle precedenti contribuzioni
formano un totale di 70 specie) le quali confrontate colle liste
date dal Contejean, * si trova che sono ripartite come segue :
1. Globularia vulgaris L. . calcicela esclusiva
2. Mijagrum perfoliattiìn L. . calcicola quasi indilTerente
3. Diplotaxis muralis DC. . id.
4. Seduìii sp.? id.
5. Ophrijs arachnites Host. . id.
6. Salvia pratensis L. . . . indifferente
7. MatricatHa Chamomilla L. id.
8. Dlpsacus silvestris Mill. . id.
9. Galium vey-um Scop. . . id.
10. Hijpericum perforatam L. id.
11. Sherardia arveìisis L. . . id.
12. Convolvulas aroensis L. . id.
13. Geranium inolle L. . . . id.
14. Bromus erecius Huds. . . id.
15. Hordeum murinum L. . id.
16. Equisetum arvense L. . . id.
17. Robinia Pseudo-Acacia L. non compresa nelle liste del
Contejean
18. Crepis taurinensis W. . . id.
E riassumendo risulta che il totale delle piante da me rac-
colte nel r affioramento selenitico delle colline di Scandiano é
di 70 specie, le quali stando agli elenchi dati dal Contejean, che
si basa unicamente sulla natura chimica del terreno, verrebbero
ripartite come resulta dal seguente prospetto :
Calcicele esclusive 1
Calcicele meno esclusive 1
Calcicele quasi indifferenti 10
Indifferenti 42
Calcifughe quasi indifferenti 6
Calcifughe esclusive 2
Non comprese nelle liste del Contejean .... 8
70
' Contejean, Lifluencs da terrain sur la végétation. Paris, 1881.
122 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Questa mia nuova contribuzione alla flora del gesso mi con-
ferma nell'opinione che emisi allorché pubblicai le altre due
note e con la quale rifiutai che la flora del gesso, secondo il pa-
rere del Contejean, sia quella del calcare. Io credo che questo
minerale (il gesso) eserciti la sua influenza sulla vegetazione non
soltanto in ragione della sua composizione chimica e mineralo-
gica, ma anche in virtù del suo stato fisico e del suo disgrega-
mento meccanico.
Si dà lettura di una comunicazione del prof. GtOIRAN :
SULLA PRESENZA E DISTRIBUZIONE DI EVONYMUS LA TT-
i^'OL/^J.S 5C0P. NEL VERONESE. NOTA DI A. GOIRAN.
Questa Ramnacea è certamente una delle specie più rare del
Veronese: di essa non fanno parola, come abitatrice del Monte
Baldo, né Calzolari, né Pona. Lo scrupoloso e diligenlissimo
Seguier non la raccolse nelle sue erborizzazioni sulle prealpi
veronesi ; però nella classica opera Plantae veronenses (III,
pag. 295), scrive di essa: A Borclonio accepi, qui in Albae
moniìs devexltate invenerat. E pare che il Bordoni la racco-
gliesse assieme al Moreni nella selva dei Catazzi presso S. Bar-
tolomeo Tedesco, come risulterebbe dall'Erbario stesso del Mo-
reni. — Ciro Pollini nel suo Viaggio al Lago di Garda e al
Monte Baldo indica Eoonymus latifoliiis a Malcesine (pag. 16),
alla Seloa di Malcesine (pag. 107), alle falde settentrionali del
M. Baldo verso Tierno, Castione, Brentonico ascendendo per
S. Giacomo, Pozzaferrera fin presso ai Pianeta dai 300 ai
1000 metri (pag. 109) : e nella Flora veronensis (I, pag. 301) lo
segnala ancora nel M. Baldo, in primis circa Malcesine, et la
Corona, ed inoltre in regione Fagi montiam Lessiniam. Però
neir Erbario PoUiniano non esistono esemplari veronesi di que-
sta pianta!
Il celebratissimo prof. Antonio Bertoloni nella classica Flora
Italica non cita alcuna stazione veronese di E. latifolius : i si-
gnori Visiani e Saccat^do nel loro Catalogo (pag. 230) lo indi-
cano nei boschi del Veronese senza designazione di luogo; il
Barone Hausm.ann (Flora von Tyrol, pag. 185) ripete pel Baldo
le identiche stazioni date da Ciro Pollini; ilqW Erbario fore-
ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 123
Stale italiano pubblicato dal R. JMinistero di Agricoltura Indu-
stria e Commercio nell'opera Nomi volgari adoperati in Italia a
designare le principali l'ìiante di bosco (Firenze, Barbèra, 1873)
non si trova annotato pel Veronese il nome vernacolo della pianta,
sej4"no che la stessa tornava allora ignota agli ulHciali forestali
incaricati di raccogliere colle piante legnose anche i loro nomi
vernacoli. Noto infine che l'egregio amico e collega prof. An-
tonio Manganotti, ancora oggi interrogato da me, mi dichiarò
di non avere trovato, nelle sue escursioni botaniche attraverso
al Veronese, Eoonijmus latifoliiis.
La quale pianta però é rara bensì, ma ad ogni modo ciois
nostra : là a -5. Bartolomeo Tedesco (m. 918), la stazione di
Bordoni e Moreni, fu raccolta da Àbramo Massalongo!; alla
Corona di M. Baldo, stazione indicata da Ciro Pollini (m. 774),
fra i cedui ne furono rinvenuti alcuni individui dalle guardie
forestali, e l'egregio ed intelligentissimo Ispettore forestale, Vit-
torio Pellegrini, con pazienti ricerche giunse persino a trovare il
nome vernacolo della pianta — Fitsan dalle larghe foglie, Passi
hecclii — quasi a docLimento e testimoaianza della sua antichità
in questa zona.
Sono dunque due stazioni accertate di Evongmus latifoliiis,
alle quali andiamo lieti di aggiungerne due altre. La prima an-
cora nel M. Baldo a nord-ovest della Ferrara nel bosco a si-
nistra del torrentello Pissol andando verso le Giare di Val-
brutta (m. 900 circa) ; e la seconda nei AL Lessini nella Valle
di Squ'iranto lungo la strada che da questa porta a Casale di
sotto, al principio di essa e nei boschi che la fiancheggiano
(m. 400 circa). Scoperta la prima stazione nel mese di agosto 1878,
la seconda nel mese di agosto 1888. Si trova pure in Verona nel
Giai'dino del Conte Giulio Giusti.
Il prof. Caruel legge un suo lavoro intitolato :
DELLE REGIONI BOTANICHE IN ITALIA. NOTA DI T.
CARUEL.
Una scienza tanto più acquista di precisione e progredisce,
quanto meglio definiti e più precisi ne sono proposti i termini
tecnici. La geografia botanica — o per dirla più brevemente —
124 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
la geobotanica abbisogna di una più rigorosa definizione di certi
suoi termini : quello di regione in special modo, adoperatissimo
in sensi molto diversi, e che andrebbe limitato ad uno solo di
quelli.
Nel suo senso più stretto, di area occupata da una data
pianta, converrebbe dismetterne l' uso, essendo già in corso
l'altra parola abilazione equivalente del tutto; laonde meglio
dire abitazione dell'ulivo o del faggio, anziché regione dell'ulivo,
del faggio, ecc.
In altri sensi più lati, converrà distinguere secondo il più o
il meno di larghezza del concetto che si vuol esprimere. Io ri-
tengo che nello stato presente della scienza sia sufficiente la
distinzione in tre gradi di estensione, che potranno essere chia-
mati rispettivamente regione, dominio, zona. Le zone sareb-
bero le notissime tropicale, temperate e fredde; le quali possono
essere qualificate botanicamente. I domini (cosi traduco i Ge-
bieie di Grisebach, i domaines della traduzione francese della
sua opera) sarebbero secondo me le estensioni di paese dove
« le famiglie sono graduate medesimamente per la importanza
numerica, e sono rappresentate dai medesimi geneii dominanti. »
(Car. in Pari. fi. Hai., voi. 6, img. 410). Le regioni infine, se-
condo me, dovrebbero essere le estensioni aventi « sostanzial-
mente la medesima flora, cioè le medesime specie in maggio-
ranza distribuite presso a poco in uguale abbondanza d'individui »
(Car., Slat. boi. della Tose, lìag. 104). Si noti che col metodo
proposto le abitazioni, le regioni, i domini e le zone vengono
tutte ad avere caratteri botanici, e non altri.
Le indicate spartizioni botaniche della superficie terrestre, o
altre analoghe, non sono accettate da tutti, voglio dire da co-
loro che non ammettono divisioni nel manto vegetale della terra,
ma ritengono che le varie flore passano gradatamente le une
nelle altre. Io non ho in materia altre osservazioni de visu se
non quelle fatte in Toscana per un ventennio per la compila-
zione del mio Prodromo, riprese poi estendendole a tutta l'Ita-
lia nell'ultimo decennio dappoiché ho impresa la continuazione
della Flora italiana. Dalle prime fui condotto a riconoscere
nella flora toscana 5 regioni : maremmana, campestre, sub-
montana, montana ed alpestre. Dalle seguenti, voglio dire dai
viaggi fatti nell'Alta Italia e soprattutto nelle Alpi, nell'Italia
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 125
Media quasi tutta conforme alla Toscana, e in qualche sito della
Bassa Italia, sono stato portato a riconoscere nella Penisola tutta
e nelle Isole le medesime 5 regioni, con certe necessarie mo-
dificazioni : l'alpestre sviluppatissiina continua nelle Ali)i pro-
prie e non più ristretta ad alcune cime, la submontana estesa
per la valle del Po, ecc. Il massimo divario mi si è presentato
nelle parti più calde della Bassa Italia, occupate non più dalla
regione maremmana, ma da altra digerente, cui si potrebbe
dare intanto il nome di ionia, lasciando alle ricerche dei bota-
nici di quelle parti il saperne meglio dire i caratteri propri
della sua flora.
Dopo le nuove esplorazioni da me fatte, ancora ritengo che
le suddette regioni siano corrispondenti al vero, cioè a dire suf-
ficientemente distinte per riconoscersi da un occhio pratico. Non
occorre che la distinzione sia assoluta, che non potrebbe essere,
vista la necessità di concedere un certo margine per il tratto
di passaggio da una regione all' altra. Bisogna anche tenere
conto di tutte le circostanze eccezionali che possono disturbare
i caratteri di una regione, a segno da renderla irriconoscibile.
Né darò qualche esempio.
Talora condizioni speciali di clima, od altre ragioni più lon-
tane, fanno comparire in mezzo ad una data regione come isole
occupate da singoli rappresentanti o pure da intere compagnie
di un' altra flora più o meno lontana. Cosi presso Firenze, in
piena regione campestre, esiste in un luogo il Liliimi Martagon
dell'alto Appennino; e presso Lucca, sul confine fra le regioni
maremmana e campestre, stanno al luogo detto Grotta di Poz-
zuolo X Adoxa e la Dentaria bulbifera montanine, e da un'altra
parte stavano pochi anni or sono sui pollini Bientinesi la Cal-
tha palusfris, la Liparis LoeseUi, le Rhyncospora fasca, ed alba,
gli Eriophorum angustifoliam, e laiifoliitm, V Oxijcoccus pa-
lusiris, tutte specie dell'Appennino o delle Alpi, reliquie del-
l' epoca glaciale. Altrove sono pendici scoscese di monti, dalle
quali vengono giù ruzzolando piante delle parti superiori, op-
pure scendono col corso dei torrenti, e si mescolano a quelle
dei luoghi inferiori: fatto questo frequente, e che rinnuovandosi
periodicamente do venta normale.
L'esposizione diretta dei monti alti ai venti marini è un'altra
causa disturbatrice, i cui effetti si possono vedere palesi nelle
126 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Alpi Apuane, per esempio, o presso Napoli sul monte S. Angelo
di Castellammare. La natura diversa del terreno può dare un
carattere specialissimo alla flora; ciò si vede dalla flora dei
gabbri in Toscana; meglio ancora si vede paragonando fra loro
i terreni vulcanici dei dintorni di Napoli con l'isola calcare di
Capri: in questa abbiamo la flora maremmana, con le sue piante
caratteristiche, parecchie delle quali fanno difetto o saranno molto
i-are nei tufi vulcanici e nelle lave napoletane, quali il Linterno,
il Ramerino, il Prasium maius, il Teucrium flavmn ed altre
di cui la mancanza fa senso.
Altro esempio. I caratteri floristici dell'Etna sono tali da fer-
mare alla prima l'attenzione del botanico, talmente sono peculiari.
Nella parte bassa del monte fino al terzo della sua altezza vedonsi
dominare ne' coltivati l'Ulivo, il Fico d'India, il Mandorlo, la Vite;
poi succede per un altro terzo all' incirca un tratto boscoso di
Castagni con Querele ed altre essenze forestali; viene infine
r ultima parte del monte, rivestita inferiormente di cespugli di
Astragalas siculas, con Berberis aetnensis e Ginepro, e nella
parte superiore, poco al di là di 2500 metri, spogliata di qualunque
vegetazione e ridotta assolutamente un deserto. Dunque niente
che, a prima vista almeno, rammenti la distribuzione delle piante
sugli altri monti alti d'Italia; e notevole soprattutto il fatto
che sopra un monte di 3300 metri manchi qualunque traccia
di regione alpestre. Della quale anomalia è però stata data la
spiegazione, a quanto io sappia sin dal 1832, dal Philippi in un
suo lavoro (Ueber die Vegeiailon am Aetna) inserito nella Lin-
naea. Il terreno costituito da lapilli e sabbia vulcanica, conti-
nuamente battuto e smosso da venti impetuosi, l'assoluta sua
siccità, non essendovi nevi perpetue a diminuirla, le frequenti
eruzioni, gi* darebbero ragione in gran parte alla deficienza
di piante alpine. Ma la considerazione che vale per tutte, e da
sé sola costituisce una dimostrazione, si è che l'Etna, essendo
monte dei più giovani sulla terra, formatosi nell' epoca quater-
naria e forse negli ultimi tempi di questa (baldacci, Descri-
zione geologica dell" isola dì Sicilia), non avrebbe potuto for-
nirsi di piante alpestri che dalle Madonie di -Sicilia o dai monti
di Calabria, che essi stessi non ne possedevano, almeno dopo
terminata 1' epoca glaciale.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 127
TI Vicepresidente Sommieu applaudisce alle proposte del prof. Ca-
RiJEL ed esprima il voto che la bramata concordanza nei termini
tecnici, riferentisi alle diverse regioni botaniclie, si realizzi. Il dot-
tor Tanfani, a proposito delle colonie di piante comparse in luogo
inaspettato, cita come altro esempio il non piccolo numero di piante
meridionali che ricompariscono nella Valle di Susa, lontano dalla loro
abitazione consueta. Sommieh accenna a fatti di trasporto di jiiante
l>er opera dell'uomo e del bestiame, così, per esempio, all'appari-
zione del RaìiuncuJus flahellatus nel Mugello, del Leonfodon fascicu-
lafus sul monte Morello, ecc.
Il capitano Micheletti presenta alla Società: saggi teratologici
dello Sjjar ti um junceuìii (fasciazione e ramificazione anormale); il ceci-
dio prodotto dal Phytoptus Chondrilìae; un Erineum della Salvia Verhe-
na^a di Firenze ; VOidiitm erysijiilwides ed il Rhytisma acerinum sull'alce?*
campestre.
Martelli annunzia l'importante risultato dell'ultima sua cam-
pagna micologica a Vallombrosa, nella quale fu assistito dal si-
gnor P. Baroni.
11 prof. Caritè L applaudisce alla ripi'istinazione degli studi mico-
logici in Toscana dopo Micheli. Dice sarebbe cosa interessantissima
trar profitto dai manoscritti e dai disegni del Micheli, riunendoli per
formare un' opera, che riuscirebbe di non dubbio valore arclieolo-
gico e botanico; non vuol tacere che aveva ideato di pubblicare la
flora di Firanze lasciata manoscritta dal Micheli, lo cha permet-
terebbe di fare confronti assai preziosi conia flora d'oggi. Disgra-
ziatamente le spese della pubblicazione, che avrebbe riempito due
grossissimi volumi in-4°, non permisero di attuare il pensiero. SoM-
MIRR esprime il voto che si cerchi di pubblicare almeno in parte
(come già fece il socio Martelli j^er le Agaricacee), se non per in-
tero, il patrimonio scientifico lasciato dal coscienziosissimo Micheli.
Vien data lettura della comunicazione seguente del prof. Ar-
cangeli :
SULLA CULTURA DEL CYNOMORIUM COCCINEUM. NOTA
DI G. ARCANGELI.
In seguito a quanto fu comunicato nell'ultima seduta della no-
stra Società dal sig. U. Martelli sul Cfjnoinorìum coccineum,
credo opportuno render conto di quanto fu operato nel nostro
Giardino botanico riguardo a questa pianta singolare, e dei re-
sultati ottenuti.
Nella primavera ultimamente decorsa mi furono favoriti dal
128 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
sig. Martelli alcuni saggi vivi di Cynomormm, parte cioè di
quelli a lui inviati dal prof. Gennari di Cagliari. Non avendo
in quel momento il tempo necessario per occuparmi di speciali
ricerche sopra questa pianta, in riguardo all' anatomia, pensai
di valermi dei saggi favoritimi, per tentarne la cultura nel no-
stro Giardino botanico. La prima idea che mi sorse in mente
si fu di far raccogliere lungo la nostra marina od a Livorno
alcune piante di Airlplex laciniata, o di Olitone portalacoi-
des, per sperimentare l'innesto sopra tale specie; ma poi, pen-
.sando alla difficoltà che offre la cultura di queste pianto in
luoghi lontani dal mare, specialmente quando si tenta di tra-
piantarle già adulte, mi rivolsi ad altro espediente più semplice
e più spiccio. Avendo osservato che alcuni degli esemplari fa-
voritimi erano tuttora aderenti alle radici di una pianta di Sa-
lìcornia, insieme alla quale erano stati raccolti e spediti, pensai
di piantare questi in una delle aiuole del nostro Giardino, insieme
alla pianta cui aderivano, e che manifestamente era la loro nu-
trice, procurando di usare tutte le cure, affinchè la pianta nu-
trice fosse posta nelle migliori condizioni per riprendere a ve-
getare insieme al suo parassita. Oltre a ciò alcuni altri saggi
staccati furono collocati nel fondo di una piccola fossetta, sca-
vata presso il ceppo di un robusto esemplare di Alriplex num-
ìnularia, avente più di 2 anni d' età, in modo che resultassero
quasi a contatto con le sue radici, e furono quindi ricoperti con
terra riempiendo la fossetta, onde si trovassero nelle condizioni
più adatte a conservarsi in vita ed innestarsi alle radici che
presso loro si trovavano.
Il resultato di questi tentativi, che furono fatti all' insaputa
di quanto si operava a Firenze dal Martelli, se in parte fu ne-
gativo, in parte fu ben sodisfacente. Mentre infatti si è riscon-
trato che l'individuo di Salìcornta, piantato come è stato detto
di sopra, nel corso dell'estate è morto, e con esso sono pure
scomparsi i saggi di Cynomorium che ad esso aderivano, i
saggi sotterrati presso le radici dell' Atrtplex nummularia
hanno determinato in questa pianta lo sviluppo del parassita,
come si rileva dal fatto, che alla superficie del terreno già si
vedono sporgere 13 bellissime gemme di bel color rosso intenso,
che si preparano per la prossima primavera.
Il resultato adunque ottenuto a Pisa è in pienissimo accordo
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 129
con quanto fu osservato a Firenze. Resta adesso a vedere se lo
sviluppo cosi bene incominciato giungerà a buon esito, ed a sa-
persi come avvenga questo innesto del parassita sulla matrice,
ciò che sarà messo in chiaro dalle ulteriori ricerche. Ci basti
intanto l' aver buone ragioni per sperare, che la cultura del
Cijnomorium, coccineum di ditHcile, incerta e fallace, si sia ridotta
ben facile, specialmente per quelle località nelle quali YAtriplex
nummularia può coltivarsi in piena aria, e fra le quali sem-
bra potersi pure ascrivere il nostro Giardino botanico, ove questa
pianta resiste già da alcuni anni all' aria aperta senza alcun ri-
paro. Siccome poi, come è ben noto, il Cynomoriam si adatta
a vivere sopra molte piante fruticose, suffruticose ed anche an-
nue, e persino sopra piante nostrali comuni, come il Lentisco ed
il Mirto secondo quanto asserisce il Micheli, sarebbe pure interes-
sante di tentarne l'innesto sopra questi frutici e sopra altri an-
cora, a meglio indagare fin dove si spinga l'adattabilità di questo
parassita, e per riconoscere se vi sia qualche specie che ^meglio
ancora dell' Atriplex niunmularia si presti alla sua cultura.
Il socio Martelli è dispiacente di dire che il Cynomorium del-
l'Orto botanico di Firenze, non progredisce. Per tentare di conser-
varlo fu con V Atriplex trapiantato in vaso e portato in serra. Non
nutrisce più circa al modo di innesto le incertezze cui allude il
prof. Arcangeli. Esprime l' idea che la riproduzione per semi debba
esser dithcile. Il Socio Tanfani non concepisce perchè il Cynomo-
riumnon debba riprodursi anche da semi se i semi abboniscono. L'in-
successo delle esperienze di Teysmann sulle Raiìlesiacee, e di Weddell
sul Cynomorium non gli sembra prova perentoria. Cita esempi di
piante nelle quali si ha con eguale facilità la riproduzione agamica
e la sessuale. Preferirebbe alle asserzioni a priori, fatti desunti da
esperimenti rigorosi, ed esorta Martelli a volerne intraprendere, prima
di dichiarare che il Cynomorium difficilmente si riproduca per seme.
In ultimo il Socio Bargagli presenta la seguente nota :
DATI CRONOLOGICI SULLA DIFFUSIONE DELLA GALIN-
SOGA PARVIFLORA RUIZ. E PAV. IN ITALIA. PER
P. BARGAGLI.
Nel luglio del 1891 avendo io avuto occasione di trovare nei
dintorni di Levico in Val Sugana ed in copia grandissima la
QaUnsoga parvi/lora, della quale altre volte é già stato par-
Bull. della Soc. bot. ital. 0
130 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
lato nel « Bullettino della Società Botanica Italiana, » credei non
privo di interesse il rintracciare la comparsa di questa pianta
in Europa e particolarmente in Italia e seguirne il modo di dif-
fusione.
De Candolle nel Prodromus, voi. V, pubblicato nel 1836, la
indica come indigena del Perù, del Chili, della Nuova Granata
e del Messico; e poi soggiunge: « et nunc circa Erlang, etc, se-
« minibus ex hort. bot. egressis quasi spontanea. »
Il Bertoloni nella Flora italica, voi. IX, 1853, afferma di averla
ricevuta dai dintorni di Bassano e dalla vai Sugana inferiore,
dove infesta i campi.
Più precisi punti di partenza li dà l'Ambrosi nella i^tora del
Tiralo meridionale, edita nel 1857, ove dice che questa pianta
fu introdotta in Europa dopo il 1800, e trovasi ora nella Prus-
sia, nella Lituania, nella Sassonia, lungo il Reno, in Savoia; nel
1820 il sacerdote Paterno di Telve la coltivava nel proprio giar-
dino da dove si sparse nei luoghi circostanti; ed all'epoca della
pubblicazione di questa Flora, nel 1857, tale specie si trovava a
Borgo di Telve, a Grigno, a Castelnuovo ed a Tezze.
È inesatta l'affermazione dei sigg. Cesati, Passerini e Gibellì
nel Compendio della Flora Italiana dove, dopo aver detto che la
Galinsoga è di origine peruviana, si asserisce che « ora è insel-
vatichita da tempo per tutta V Italia. » Le Flore ed i botanici
della Italia meridionale e centrale non parlano, a quanto io sap-
pia, della presenza di tal pianta nelle loro regioni.
Nella Flora Italiana del prof. Arcangeli è indicata come « in-
selvatichita in Valle Intrasca: »
Ulteriori e più recenti notizie ce ne vennero fornite nelle nostre
adunanze dai soci Micheletti, Goiran ed altri. Infatti nella se-
duta del 9 dicembre 1888 il prof. Goiran citava questa Asteracea
come da lui trovata a Riva sul Lago di Garda, copiosissima a
Trento, nel Vicentino, nel Bassanese, a Venezia, al Lido, ecc.
e da alcuni anni nel Veronese in Campo Marzo, lungo l'Adige,
ed anche in una ortaglia nella città di Verona. In seguito a tal
nota il socio Micheletti comunicava di aver ricevuto molti esem-
plari della Galinsoga da Milano; e lo stesso prof. Goiran nel-
r adunanza del 9 febbraio 1890 (Bullettino della Società Bota-
nica Italiana, 1890, pag. 296) ci faceva noto che il prof. Pirotta
ricordò la Galinsoga parDi/lo)''a ivà ]e moUe \)'mnte esotiche ac-
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 131
■climate nella pianura lombarda, qualificandola come vera peste
dei prati umidi. La comparsa di tale specie nella provincia di
Bergamo è pure segnalata nella stessa circostanza dal profes-
sore Goiran.
Il distinto botanico dott. Damiano Graziadei di Caldonazzo,
presso Levico, nel darmi notizie della rapidità con cui si pro-
paga questa specie, e nel citarmi i dati della Flora dell'Ambrosi,
mi affermava che due anni fa fu constatata la presenza della
Galinsoga a Rovereto e ad Innsbruck.
Da me, come ho già accennato, fu trovata comuni ssi ma nel-
l'alta vai Sugana, a Levico, a Caldonazzo, a Pergine, in piena
fioritura nel luglio, ed in frutto verso la fine dello stesso mese,
I coltivatori di quei luoghi la chiamano Martorella, forse per
una certa rassomiglianza nel portamento colla Mercurialis
annua L. che in alcuni luoghi ha anche il nome di Mercorella
o Marcorella. La ritengono però come pianta infesta perchè il
bestiame non la mangia che mal volentieri, e perché malaugu-
ratamente diviene abbondantissima nei prati ove tende a sosti-
tuirsi alle piante foraggere.
Esaurite cosi le comunicazioni la seduta è tolta.
SEDE DI ROMA.
Adunanza del 19 novembre 1891.
Sono presenti i Soci Pirotta, Cuboni, Grampini, Ivrucla, Terac-
«iano e Avetta.
Letto ed approvato il verbale precedente ha la parola il Socio
Terracciano il quale, oltre alla presenza del Juncus tennis in Italia,
di cui scrisse il Goiran, accenna alle differenze tra il J. Fontanesii
Gay. ed il J. striatus Schousb. che sono due specie distinte, ed alla
presenza della Luzula glabrata Desv. nuova quindi per la nostra
flora. Ricorda anche un gran numero di forme che studiando le
Giuncacee dell'Erbario romano è venuto esaminando.
132 ADUNANZA. DELLA SEDE DI EOMA
Presenta poi un lavoro sopra:
LE SASSIFRAGHE DEL MONTENEGRO RACCOLTE DAL
DOTT. A. BALDACCL PRIMA NOTA DEL DOTT. A. TER-
RACCIANO.
I.
Le specie sino allo scorso anno conosciute e riportate dal
Nyman per questa piccola ma importante re^'ione, erano undici:
S. Aizoon Jacq., crustata Vest., Rocheliana Sternbg. var. co-
rìopfiylla Engl., porophi/lla Bert. var. Friderici Augusti EngL,
glabella Bert., scarclica Griseb,, exarata Vili., tulhifera Linn.,.
rotundìfolia Limi., olympica Boiss. *
Per quanto anche mio scopo sia di occuparmi e donde il
Nyman abbia attinti tali dati e quanto vi abbiano contribuito
di recente gli studii del Pantocseck ^ e Szyszylowicz -, ora dirò
solo dell'assai largo contributo, che vi ha teste porto il dottor
Antonio Baldacci. Il quale, da più tempo studiando la flora del
Montenegro, ha sui primi di quest'anno pubblicato un elenca
di nove Sassifraghe \ delle quali sei da aggiungersi alle già ri-
cordate: S. Sprimeri Boiss., aizoides Linn., prenja G. Beck,
moschata Wulf. (S. caespitosa Scop. var. compacta Wulf.), ade-
nophora Koch, FaccMnii Koch, raccolte nel 1889 e 1890. Ed
insieme con queste altre cinque in più ne ha portate dal suo
ultimo viaggio: S. Boryì Boiss. var. subuniflora A. Terr., cerna-
gorica A. Terr., opposìtifolia Linn. fi. merìdionalis A. Terr.»
cyìnosa Wild. J3, Baldaccii A. Terr., taygetea B. H. var. omcro-
petala A. Terr.; delle quali, con alcune delle precedenti già da
1 C. Nyman, Consiì.fl. eur., p. 267-275, et Supplem., Il, p. lBO-133.
* J. Pantocseck, Adnotationes ad floram et faunam Hercegovinacy
Cernagarae et Dalmatiae, p. 88-84.
* J. Szyszylowicz et G. Bbck, Plantae a Dott. Szyszylowicz in
itinere per Cernagoram et in Albania adiacente^ anno 1886, lectae
p. 85-86.
* A. Baldacci, Nel Montenegro, una, parte delle mie raccolte, ia
Malpighia, anno V, fase. I-II, p. 70.
ADUNANZA DELLA SEDE DI UOMA 133
lui stesso mandate per esame al nostro Museo botanico, terrò in-
tanto, qui sotto, parola.
1. S. BoRYi Boiss. (Diagn. pi. nov. or., Ser. 2, II, pag. 65).
var. sui) unì fior a A. Terr. : foliis dimiautis, laevibus, obtu-
sis, caule unifloro, tenuissimo.
Hab. In rupesfribus summi jugi mentis Veliki Maglie (m. 2150),
2 augusto 1891 (Collect. Baldacci, n. 40).
Obs. Ad S. marginalam Ten.! (non Sternbg.) migrat, quae
hactenus per montes circa Neapolim (Sanf Angelo di Castellam-
mare) et campanos (monte Matese, etc.) et praetutianos, nec
non per calabros (?) inventa tantum fuit. Judicio meo sub S. mar-
ginata Sternbg., cuius a. est S. Tenorii A. Terr. (= S. 'margi-
nata Ten.!), et J3, S. Spruneri (= S. Sjjruneri Boiss., op. cit.,
Ser. 1, in, pag. 18), prò y. Borì/i amplectenda videtur. S. Siìru-
neri a S. marginata typica caudiculis columnaribus, floribus
minoribus, foliis parvis, subtus carinatis, margine et pagina su-
periore ciliatis differt; S. Boryì a proxima S. Siìruneri foliis
paullo maioribus, glabris, caule brevi, superne paucifloro, capsula
longe bicorni. S. Rocliellana valde S. Boryì proxima, caudiculos
praebet nudos v. breviter coluranares, et calycis lacinias obtusas;
specimina cernagorica, e rupestribus per totum montem Kom
Kucki et Vasojevicki (Collect. Baldacci, n. 154, augusto 1891),
pedicellis sunt calyci aequalibus v. minoribus, capsulis distincte
bicornibus, ita ut facillime ad S. Spruneri transeant.
Qua de re :
S. CARPATHiCA A. Terr.
a.. Rochelìana (= S. Rocìieliana Sternbg., Engl., Monogr.
Saxifr., 261).
a. normalis: Banat., Transs., Serbia.
b. coriophylla Engl. (= S. coriophylla Griseb.): Dalm.,
Croat., Bosn., Alban., Monten.
J3. marginata {=■ S. marginata Sternbg., Engl., op. cit,
262).
a. Tenorii (= S. marginata Ten.I): Italia.
b. Spruneri (= S. Spruneri Boiss.) : Monten., Graecia,
Thessalia.
e. Boryi (= S. Boryi Boiss.) : Graecia (Taygetus).
var. subuni/lora A. Terr.: Monten.
134 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
2. S. CERNAGORICA A. Terr.
S. foliis spathulato-lingulatis, obtusis, racemo spiciformi, apice-
vix incurvo, floribus intense roseis, maioribus, basi fere uni-
lateralibus, superne dense appro- xiraatis, bracteis purpura-
scentibus, pedicelliscalyce 2-3-plo longioribus, seminibus ova-
to V. elliptico-costatis, subtriquetris, utrimque acutis, una
latere cannato, facie opposita subrotunda, longe papillosa,
papillis teretibus.
var. alpina A. Terr.: pianta diminuta, racemo tenui, foliis basi
rosulatis, nunc lanceolatis, longiusculis, acutis, glabris, viri-
dibus, mucronatis, nunc minoribus, glaucis, qua de re fere
pulvinaris.
Hab. In summo jugo mentis Zijovo et per viam ad Kosticara,.
districtu Kuci, 29-31 julio 1891 (Collect. Baldacci, n. 42), — et var.
in fìssuris rupium ad jugum Maglie prope Kostica et in monte
Zijovo, 29-31 julio et augusto 1891 (Collect. Baldacci, n. 41).
Obs. Seminum papillis longioribus a S. porop?iylla Bertol. (ia
Desv., Journ. bot, IV, pag. 76, et Amoen. ital., pag. 98 et 360)^
recedit, quae vero sat a proxima S. media Gouan (III, pag. 27),.
seminibus ovato-triquetris, rugosis praedita, distat. Tamen, con-
stituta stirpe Guani A. Terr., S. media Gou. racemos praebet
ovatos, pedunculos bracteolatos et bractea longiores, calycis la-
cinias acutiusculas, semina ovato-triquetra, rugosa; S. poro-
phylla Bertol. racemos spiciformes, simplices, pedicellos bractea
breviores, calycis lacinias ovato-obtusas, semina papillosa. Sub
hac vero, quae corollarum laciniis est calyce campanulato 5-fido
brevioribus, S. Friderici Augusti Bias. (Viagg. dalm., pag. 199)
et S. cernagorica A. Terr. cum varietatibus thessalica A. Terr.
(floribus maioribus, intensius purpureis, racemo fructifero elon-
gato, 6-7 poUicari), et alpina A. Terr., amplectendae sunt. Ita ut:
S. GouANi A. Terr.
a. media (= S. media Gouan., Engler, op. cit, pag. 256):
Pyren. alp. et subalp.
fi. porophìjlla (= S. porophylla Bertol.).
a. normalis : Italia media.
b. Friderici Augusti (= S. Friderici Augusti Bias.,
S. porophylla Boiss., FI. or., II, pag. 802, p. parte) :
Dalm., Monten., Alban., Bosu., Serb., Thrac, Maced.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 135
c. cernagotHca A. Terr., {S. media var. Siblhorpiana
Griseb., Spie, I, pag. 331, — S. porophijlla Boiss,,
1. e, p. p. — S. media FI. graec.) : Monten, alp.,
Graecia.
var. ihessalica {= S. thessalica Schot., Aiinal.
bot., p. 26, — S. ohjmpica Sibth., FI. gr., te-
ste Engler.,): Olymp., Thessal., Euboea.
var. alpina A. Terr.: Monten.
3. S. CYMOSA W. et K. (PI. rar. hung., I. pag. 91).
? Baldaccii a. Terr.
S. caespitosa, subglabra, v. foliis margine tantum leviter glan-
duloso-ciliatis, et caule apice inter flores glanduloso-hirto,
foliis intense vidiribus, minoribus, basi et dorso eleva-
tim nervosis, apice cuneato 3-fidis, laciniis obtusis, floribus
etiam minoribus, cymosis v. subcorymbosis, pedicellis lon-
gioribus,
Hab. In rupestribus montis Kom Kucki et Vasojevicki (m. 2440),
augusto 1891 (Collect. Baldacci, n. 57).
Obs. Exacte S. cymosae synonima iS^. Aìlionii Baumg., En.
stirp. Transs., I, pag. 378, S. caespitosa Wùlf., in Jacq., Coli., I,
pag. 290, exl. syn., S. heterophylla Sternbg., Rev., pag. 50, con-
veniunt, quum a S. pedemontana AH. (FI. ped., n. 1540) egregie
foliis elevatim 5-7 nerviis (non 14-16 nerviis), calycis laciniis
linearibus, obtusis (non angustioribus) differat. Attamen utrae-
que sejungendae haud mihi videntur, et sub una stirpe, sic
constituta, amplector :
S. ALLroNii A. Terr.
.1. pedemontana (= S. pedemontana Ali., Engler., op.
cit., pag. 162).
a. normalis: Alpes Pedem., Helvet. mer., et maritimas.
b. cervicornis (= S. cervìcornis Viv., Prodr. fl. Cors.
app., pag. 2, et app. alt., pag. 7, Barbey, Fl. Sard.
comp., pag. 226, — S. pedemontana var. ìninor Mot.,
Fl. Sard., II, pag. 148): Corsica, Sardinia.
^. cymosa {= S. cymosa W. et K,).
a. normalis : Banat., Transs., Thrac, Maced., Alpes
Hungariae.
b. Baldaccii A. Terr.: Monten.
136 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
4. S. Taygetea Boiss. et. Heldr. (Diagn. pi. nov. or., ser. 1, X, p. 19).
Tar. tnicropetala A. Terr. : rhizomate longe repente, cre-
bre fibrinoso, caule gracili, elato, superne in paniculam
piloso-glandulosam fere contractam abeunte, floribus mino-
ribus, petalis obovatis, obtusis, in unguem brevem con-
tractis, albis ac intense et crebre ad medium purpureo-
maculatis.
Hab. In alpiiiis, ad nives deliquescentes sub monte Gradiste,
20 augusto 1891 (Collect. Baldacci, n. 158).
Obs. Haud recte clariss. Engler (op. cit., pag. 112-117) S. tayge-
team])ro S. rotandìfoliae Liim. varietate habuit, quamquam haec
sit typus polymorphus. Quum folla mire ludant, ita ut a forma
vulgarì Engl., varietates lieucherifolia Engl. (:= S. heucheri-
folia Griseb., in Wiegm., Arch., 18^, Schot., Anal., pag. 28) et
fontìcola Engl. (= S. fonticola Kerner, in Oesterr. bot. zeit-
schr., Xn, pag. 90) facillime distingui possimus, tamen for-
mae raeridionales ad ^. repandam {= S, reponda Willd., in
Sternbg., Rev., pag. 17) referendae sunt, quae S. rotundifo-
liae typicae per var. glandalosam Engl. (= S. glandiUosam
Griseb., Spie. fl. rumel., I, pag. 336) accedit. In S. repanda sq-
raina sunt grosse tuberculata et capsulae rostris erectis, dum
in S. rotundifolia semina seriatim minute tuberculata et capsulae
rostris divergentibus, qua de re S. olympica Boiss. (Diagn. pi.
or., Ser. 1, III, pag. 19) capsularum rostris subhorinzontalibus et
seminibus tuberculato punctatis, et S. taygetea Boiss. et Heldr.
seminibus angulato-costatis, subspeciem omnino alpinam orien-
talem constituunt, quae per var. micropetalani k. Terr, ad var.
glandalosam migrat.
Qua de re proponendum mihi videtur :
5. ROTUNDIFOLIA (Linu.) Eiiglcr, op. cit, pag. 112.
a. vulgaris Engler.: Europ, occ. (Italia, Pyren.,Hisp., Gali.,
Belg., Carpath., et huc illuc, sed haud exacte loca
natalia recordare possum).
var. JieucJierifolia Engl.: Transs., Valach., Banat.
» subv. lasiophylla (= S. lasiophylla Sch. Nym.
Ky.): Transs.
» » angulosa (= S. angulosa: Sch. Nym. Ky.):
Transs.
> » fonticola Engl.: Hungh.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 137
fi. repanda (= S. repanda Willd.): Sicilia, Ital. merid.,
Graecia in reg. subalp. et alp.
var. glandiilosa Engl.: Ital. med., Istr., Croat.,
Rumel., Banat.
y. hellenica A. Terr.
a. vulgaris (— S. chrysosplenifoUa Boiss., Dign. pi. or.,
Ser. 1, HI, pag. 20) : Graecia reg. iiif. et mont.
b. alpina A. Terr.
var. olympica (= S. olympìca Boiss.): Olymp., Alban.,
Maced.
» taygetea (= S. taygetea B. et H.) : Parnass. et
Taygetes.
subv. micropetala A. Terr.: Monteii.
5. S. OPPOSITIFOLIA Linn. (Sp. pi., I, pag. 402, II, pag. 575).
fi. MERiDioNALis A. Terr.
S. foliis obovatis, latiusculis, incrassatis, a medio ad apicem
pilis rigidis, albis ciliatis, a medio ad basim pilis subtilibus
longioribusque arachnoideo-ciliatis, caudiculorum iiiterno-
diis inferioribus longioribus, glabris, superioribus, floriferis
vero, rainoribus vel toto v. uno la- tere albo-pilosis, flori-
bus mediocribus, capsula ovata, longe bicorni.
Hab. In rupestribus summi jugi Sljeme (montis Durmitor)
ad 2600 m., 1 angusto 1890, — et in monte Kora Vasojevicki,
rara, 8 augusto 1891 (CoUect. Baldacci, n. 155).
Obs. Subspecies, per Apeaninos italicos obvia, certe in Hispa-
nia, Lusitania et Gallia meridionali provenit; S. Mflorae Ali.,
qiiae Delph., Pedem., Helv., Styr., Carinth., Salisb., Lomb., Tyrol.,
Banat., iiicolit, notis indicatis certe migrat, S. opposUìfolia ty-
pica a Rossia arctica, per Spitzb., et aliis insulis arcticis, Island.,
Lapp., Suec. bor., Norv., Scot., Angl. etiam bor., Hibern. bor.,
Pyrenaeos montes et Alpes attingit; specimina per Sudetos, Car-
pathos et Transilvaniam v. sub hoc nomine v. nomine S. KocMì
et S. macropstalae Kern. lecta, ad fi. ineridionalem prò va-
rietate referenda sunt. S. Kochii Horn. (in Flora, 1835, pag. 463),
per Helvetiam solum vulgata, hybrida est inter ^S". oppositifoliam.
et hìflorain; S. Riiiolphiana Hornsch. (in litt. Koch., Syn.,
pag. 232) est var. aliena speciei linnaeanae.
Hac de caussa:
138 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
5. opposiTiFOLiA Linn.
a. normalis: Europ. arctica, alpes, Pyren., rara.
var. Rudolphiana Engl. (op. cit., pag. 278) : Styria^
Carinthia, Salisburia» Transsilvania.
J3. Tnerìdìoìialis A. Terr.
a. apennina A. Terr.: Hisp., Gali., Italia.
b. orìentalis A. Terr.: Sadet., Carpath., Transs., Monten.
6. S. GLABELLA Bert. (Virid. bon. reg., 1824, pag. 8).
var. montenegrino^ A. Terr.: caulibus erectis, valde ra-
mosis, ramis tenuibus, parce foliatis, floribus luteolis, par-
vis, ad ramulorum apicem 1-3 v. ultra subcorymbosis, pe-
dicellis calyce saepe brevioribus.
var. alpina A. Terr. : caudiculis imraerosis, caespitosis, dense
in apice foliatis, foliis integris, obtusis, floriferis erectis^
gracilibus, simplicibus v. parce ramosis, distiche-foliosis,
floribus ad apice 1-4-5 glomeratis v. subcorymbosis, prò
forma magnis, petalis obovatis, fere emarginatis, exacte
trinervibus.
Hab. Species ad nives in promontoriis montis Gradiste, dis-
trictu Kolasin (m. 2200), 20 augusto 1891; — var. a, inglareosis
prope nives deliquescentes ad Kaheni Kostica districtu Kuci,
31 julio 1891 (Collect. Baldacci, n. 39);— var. b, in rupestri-
bus summo jugo Sljeme ra. Durmitor (m. 2500), augusto 1890.
Quindi il prof. Pirotta fa una comunicazione Sopra un carattere
delle Gelsominee, a proposito del testé pubblicato volume XI della-
Histoire des plantes del Baillon. Rileva che il Baillon stesso a pag. 241
del citato volume, esponendo i caratteri della sesta serie delle sue
Oleacee comprendente le Gelsominee, scrive: embryon dépourvud^al-
bumen . . . . cotylédons charnus plan-convexes, e più oltre, a pag. 252,
a proposito di Jasminum : Semen exalbuminosum. Egli ricorda come
nel 1887 pubblicasse una nota {Malpighia, I, pag. 427), che restò
completamente sconosciuta al Baillon, colla quale egli dimostrava
la presenza dell' endosperma in tutte le Gelsominee da lui potuto
studiare, ed aggiunge che, trattandosi di un' opera nota a tutti, con-
viene correggere le inesattezze che vi sono contenute. La forma dei
cotiledoni è in rapporto con la presenza, la mancanza e la quan-
tità dell'endosperma nel seme. Ora nei Gelsomini, ad es,, abbiamo
sempre endosperma, ma poco quando i cotiledoni sono tubercolosi,
molto quando sono fogliacei. Nelle Menodora, nelle Linociera V al-
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 13^
bume è abbondante. Il carattere tolto dall'albume non ha dunque
nessun valore tassonomico per distinguere le Oleacee dalle Jasmi-
nee, tanto più che il Pirotta stesso dimostrava in altro lavoro (Sulla
struttura del seme delle Oleacee, Ann. Ist. Bot. Roma, I, pag. 32. 1884)
esservi delle Oleacee (Fontanesia, Forsythia), nelle quali l'endo-
sperma è più ridotto cbe in certi Gelsomini. E inesatto dunque an-
che quanto al riguardo scrive il Di'ude (System, u. geograph. Anor-
nung d. Phaneroganien [18S7J, pag. 376), che, separando le Oleacee
dalle Gelsominacee, assegna alle prime: seme con ricco endosperma^
alle seconde : seme quasi senza endosperma a maturazione.
Esaurite le comunicazioni la seduta viene tolta.
Adunanza del 3 decembre 1891.
Sono presenti i Soci Pirotta, Cuboni, Grampini, Kruch, Baldini,
Terracciano, Avetta.
Letto ed approvato il verbale precedente il Presidente invita i
soci presenti a procedere alla elezione del Seggio direttivo della
sede per l'anno 1891-92. Fatta la votazione nel modo prescritto
dall' art. 4 del Regolamento risultano confermati in carica i membri
del Seggio scaduto, cioè: prof. Pirotta, presidente, prof. Cuboni,
vicepresidente, dott. Avetta, segretario economo. Il prof. Pirotta
ringrazia anche a nome degli altri membri riconfermati e dà quindi
la parola al Socio dott. Terracciano il quale presenta la seguente :
TERZA CONTRIBUZIONE ALLA FLORA ROMANA. PER
IL DOTT. A. TERRACCIANO.
IV.
Monte Pellecchia.
Se non difficile, molto lunga è la gita al monte Pellecchia^
alto m. 1368, epperciò da considerarsi il più alto del gruppo^
onde finora ci siamo venuti occupando. Io, per la via carroz-
zabile che costeggia il torrente Licenza a sinistra ed a destra
le pendici del monte Fogliettoso e di Roccagiovine, mi vi re-
cai il 27 luglio del 1890; né l'ascesa fu faticosa, poiché, la-
140 ADUNANZA DELLA SBDK DI EOMA
sciata la rotabile sotto il paese Licenza (m. 478) e presa la mu-
lattiera di Ci vitella (m. 569) fino presso al mulino della Posta
(m. 644), in dolce declivio percorsi tutta la valle del torrente
Castiglione, fra la R. Costa Vena Lunga ed i fianchi N. 0. del
Pellecchia, sino al Pozzo della neve (m. 1067).
Per il sole, che batte entro questa gola abbastanza ristretta,
io trovai la vegetazione tanto innanzi, da non poter raccogliere
che poche piante in buono stato. Tali, fra le più degne di nota:
Dianihus longioaulisTcn.ì var.
ininoì" Ten.!
Linum viscosum L.
Astragalus rnonspessulanus L.
Potentina DethomasH Ten.
Asperula aristata L.
Pimpinella Tìmgium L.
Xeranthemum cylindraceum
S. Sm.
Leucanthemum vulgare Lam.
var. pilosum A. Terr.
Lactuca viminea Link.
Gnaplialium sylvaticum L.
Crepis neglecta L. var. cernua
(Ten.).
Campanula foliosa Ten.
— glomerata L.
Digitalis lutea L. var. mi-
crantha (Guss.).
Aniirrhinum Orontium L. var.
elegans (Ten.).
Hyssopus officinali^ L.
Allium dipani. Raf.
Il Dianthus longicaulis Ten.! trovasi nella flora romana, a
Terracina, al Circello, a* monti Lepini, a Corneto (secondo gli
essiccati del nostro erbario generale), ed è descritto dal Mauri
(Cent., XIII, p. 21) e dal Sanguinetti (FI. rom. prodr., II, p. 334)
col nome di D. caryophyllus ; la varietà invece a monte Gen-
naro, a'monti Simbruini qui e là, al Pellecchia, dove dapper-
tutto r ho io raccolta e donde passa al vicino Abruzzo. Se-
condo il Kerner ed il Nyman (Consp. fl. europ., Suppl. II, p. 60),
a tale var. minor Ten. corrisponderebbe il D. nodosus Tsch.
e D. caryophylloides Rchb. p. p., di Illiria e Croazia; sicché, ag-
giuntavi per la Francia meridionale-orientale la var. collìva-
gus {= D. collivagus Jord. apud Bill., exs. 2631 ! — D. ScJieuch-
zeri Jord., Pug., non Rchb., fide Nyman, Consp., p. 105j, la
specie tipica tenoreana sarebbe propria all'Italia media e me-
ridionale , mentre le due varietà la congiungerebbero al B.
viultinervis Vis. di Dalmazia ed al D. siculus Pr. di Cor-
sica e Sicilia. I quali alla loro volta, studiati di confronto con
essiccati del Puy de France e di Montpellier e di Calabria e di
Basilicata col nome di D. longicaulis Ten., presentano caratteri
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 141
comuni tali, da non reggere ad una critica molto accurata.
D'altra parte l'esame stesso del D. caryophyllas Limi, porte-
rebbe alla conclusione, che sotto questo nome appunto, inteso
come determinante una stirpe, quali sottospecie geografiche più
che morfologiche vadano D. longicaulis con B. sìculus e mul-
tinerois, D. Arrostii Pr., D. Boissieri Wk.
La saltuaria ubica/ione delle Potentina Deihomasii Ten. at-
traverso r Italia, ne' pressi di Roma ed in Abruzzo e nella Ba-
silicata ed a Palermo, mi induce a dire di tale pianta, che di
recente fu trovata al monte Pollino (Terracciano N.!), al monte
Morello (Levier!), al monte Acuto in Umbria (Batelli !), e che
nel nostro erbario, oltre ad essiccati del monte Velino (Mauri!)
e della valle d' Orfenta (Pedicino!), se ne trovano del monte
Gennaro, Albano, Rocca di Papa (Sanguinetti!), del monte Cir-
cello (Fiorini !), dei monti Lepini alla faggeta di Carpinete
(Rolli !). — Cosi per VAllium Cupani Raf., il quale, dato si-
nora della Sicilia e degli Abruzzi, io ho testé (luglio 1891) rac-
colto a Filettino, dove il Rolli lo aveva già trovato nel 1860 ;
— e per V Hyssopus officinalis Linn., di cui ho un essiccato di
Roma (Sanguinetti!), ma che qui e li si trova nei monti Sim-
bruini, del Gennaro e di Tivoli, con una distribuzione irrego-
lare per quanto continua con il vicino Abruzzo (Sulmona, Aqui-
la, ecc. : Siemoni ! : Cerulli !).
Ben distinta dalla vera Digitaìis lutea Linn. è la D. micran-
tha (Roth.) Guss. !, abbondante per tutta l'Italia meridionale in-
sieme con la D.australis Ten.!, diffusa attorno Roma pei luoghi
aridi, e non improbabile per altre province delle parti centrali
e settentrionali, fecondo me, in D. lutea Linn. accanto ad un' a
normalis, cui anco mal si potrebbero riferire gli essiccati del-
l'Europa media occ. ed or., sta una p. australis (Tenore, sensu
latiore): e questa comprende le var. riiicranllia (Guss.), ed al-
cune forme spagnuole e greche, oggi con altri nomi descritte,
e molti ibridi. — Né con Antirrhinuin calyciniun Lam. può
essere del tutto confuso A. elegans Ten.! (SylL, p. 305), per
quanto ne lo stirai forma affatto locale ; infatti VA. caluoinmn
Lam. è limitato alla sola Spagna, \A. elegans Ten. all' Italia
meridionale, con una forma sardoa intermedia, ed ambedue
differiscono appena pei fiori molto approssimati nel primo e
lassamente racemosi nel secondo.
142 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
Della Crepis neglecta Limi, meritano considerazione le due
specie tenoreane C. corymbosa e C. cernua; sono forme co-
stanti, epperciò stimo debbano almeno venir considerate quali
varietà. — Una insigne var. è quella i??7oswm del Leucanthemum
vulgare Lam., per « folìis pUosulis, caule tomentoso, acìieniis
pilis drevibiis adspersis v. omnino glabris, vix ac minime
coronatis »; cioè nei luoghi aridi ed esposti a mezzogiorno, in
cespugli densi, suffruticosi alla base, con cauli piuttosto piccoli,
rigidi, eretti. — Nei luoghi ombrosi non manca la var. incisum
(Bert.) Are, ed una forma che potrebbesi chiamare macran-
tlia, a capolini molto grandi e foglie assai larghe, spatolate, ap-
pena picciuolate, rotondo-smarginato-seghettate all' apice.
Dal Pozzo della neve, che trovasi già in Sabina, si costeggia
prima il monte a Nord e poi ad Ovest, e per selve basse di Fagus
sijlvatica Linn. si giunge sulla scrima, che é come un altopiano
ondulato assai stretto e lungo per oltre a 2 chilometri fra' 1356
(1368, 1352, 1364, 1352, 1315) e 1327 metri Pizzo di Pellecchia.
Dalla parte che guarda il monte Gennaro, sulle valli Lopa e Sa-
nerico, scende selvaggio ed erto, con boschi assai belli di Fagus
giganteschi in principio, indi di Quercus pedunculata W. e Q. Ro-
hur Linn. con Corylus Avellana Linn., Fraxinus Ornus Linn.,
Pyrus Aria Ehrh. etorminalis Ehrh. ; ed io lo discesi per R. Co-
sta romana, sino a ripigliare alla Posta le mulattiera di Civitella.
Dell'altopiano, par quanto non molto ricche le raccolte, noterò:
Delphinìam vehdinum Bert.
Cerastium Coli^mnae Ten.
Geraniam re^lexmn Ten.
— luoidum L. var. montanum
N. Terr.
Rubus corylifolius Smith.
Carlina gummifera Less.
— acaulis L.
— acantliifolia Ali.
Pyrethrum Achilleae DO. var.
tenuifolium (Ten.).
Campanula persicifolia L.
Veronica serpyllifolia L.
Eufralia offìcinalis Funk. var.
pectinata Ten.
VerMscitm Lyclinitis Linn. var.
mìcrantìium (Morett.).
— australe Schrad. var. sam-
nitìcum Ten.
Festuca ovina L.
il cui interessamento è assai grande per noi.
Intorno al valore morfologico ed alla presenza nella flora ro-
mana del Gerànitun reflexuni Linn. ho già discorso in un mio
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 143
precedente lavoro (Spscie rare o critiche di Geranii italiani,
in Malpighia, voi. IV, estr. p. 20-27), ora aggiunj?erò solo, che
ho tale specie trovata abbondante dietro il monte della Trinità
salendo all'Autore e nei pressi di Filettino, dove pur l'avevano
raccolto Rolli, Martelloiii, Pelosi. — Circa il Verbascum australe
Schrad., trovo giusto che il Caruel ne abbia fatto un J3. del V.
phlomoides Linn. ; ma io devo scernerne la var. samnìticum
{=: V. samnìticum Teii., Syll., p. 108), con caule nudo, foliis
lUroque villosis, suMntegerrimis, semidecurrentihwì, supra mt-
diuscuUs, caulinìs oW.ongis, florum fascicuUs sessilìbus, remo-
tis, ferrugìneo-tomentosis ac lanatis, dracteis hrevibus, antheris
aequalìbus, oblongis, dell'Italia centrale, e la var. viminale
(= V. viminale Guss., Rar., p. 101, tab. 21, — V. argyrosta-
chyon Ten., Syll., p. 107) dell' Italia meridionale, con le subv.
siculum (V. australe Guss., FI. sic. syn. I, p. 262, non Ces., El.
piante Majella, p. 22). — E distinguerò dal Verbascum Lychni-
tis Linn. la var. micranthum {= V. micranthum Morett.), sic-
come quella che è la sola a trovarsi nei monti della provincia
romana insieme con il V. nigrum Linn. distinta per « caule sul-
cato, foliis superne glabris, sessilibus, floribus aggregatis, in
paniculam nunc sìmplicem, mone ramosam, albicantibus v.
pene luteolis, minoribus, laciniis calycinis lanceolatis, fubum
aequantibus, corollinis explanatis, y^ calyce longioribus.
Riepilogando adunque, ecco il catalogo delle piante raccolte
in tutta la gita botanica al monte Pellecchia:
Thalictrum aquilegifoUum L.
Delphinium velutinum Bert.
— Consolida L.
Hanunculus lamcginosus L.
— arvensis L.
Aethionema saxatile R. Br.
Arabis hirsuta Scop.
Barbarea vulgaris R. Br.
Erysimum lanceolatum R. Br.
Rapistrum rugosum AH.
Reseda luteola L.
DianUius afrorubens AH.
D. sylvestris Wulf.
D. longicaulis Ten. ser. minor
Tunica prolifera Scop.
Silene Armeria L.
— in fiata Sm.
— paradoxa L.
Arenaria leptoclados Guss.
Cerastium arvense L.
— tomentosum L.
— Cohcmnae Ten.
— brachypetalum Desp.
Hypericum perforatum L.
— hirsutum L.
Geranium reflexum Ten.
144
ADUNANZA DELLA SKDE DI ROMA
Geranium rotundifoliuin L.
— m,olle L.
Polygala flavescens DO.
Geranmm pyrenaicum L.
— liicidwn L.
var. montanum N. Terr.
— columMnum L,
AWiaea Mrsuta L.
Malva Alcea L.
Linwn anguatifolmm Huds.
— ienuifolium L.
— viscosum L,
Ononis spinosa L.
Anthijllis Vulneraria L.
Dorycniam herbacewn Vili.
Lotus corniculatus L.
Astragalits monspessidanus L.
Trìfoliuni medium L.
Melilo/ US alba Desr.
Lathyrus sylvesiris L.
Galega officinalis L.
Epilobiumjjarvi/lorumSchveh.
Potentina recta L.
— Dethomasìi Ten,
Rubus corylifoUus Smith.
Saxifraga rotundifolia L.
Sedum ì-'upestre L.
— album L.
Conium maculatum L.
Pimpinella Tragium L.
Selinimt apioides B. H.
Galium veruni L.
— Mollugo L.
Asperula aristata L.
Valeriana ofTicinalis L.
Scabiosa arvensis L.
Bryonia dioica L.
Carwn Bulbocastanum Ivoch.
Carlina acauli s L.
— vulgaris L.
Xe7''anihemic ni cylìndraceum,
S. Sm.
Crupina vulgaris Cass.
Centaurea alba L., var. deusta
Ten.
— Cyanus L.
— montana L.
— amara L.
/ntf^a montana L.
Leucanthemum vulgare Lam.
var. pilosum A. Terr.
Achillaea MillefoUum L.
Pyrethrum Achillaea DC, var.
tenuifolium (Ten.).
Anthemis Triumphetti DC.
Hieracium Pilosella L.
— praealtum Vili.
Picris spinulosa L.
Lactuca viminea Link.
Rhagadioliis stellatus L.
Gnaphalium syWaticum L.
Leontodon Villarsii Lois.
Thrincia Iurta Roth.
Crepis neglecia L. var. cernua
(Ten.).
— lacera Ten.
Scorzonera ìiispanica L.
Campanula persìcifolia L.
— Trachelium L.
— Rapunculus L.
— foliosa Ten,
— glomerata L.
Convolvulus arvensis L.
— Cantabrica L.
Anagallis arvensis L.
Myosotis sylvatica Hoff.
Cynoglossitm pictum Ait.
— ajjenninuìn L.
Digitalis lutea L. var. micran-
tìia Guss.
Scrofularia canina L,
Linaria spuria Mi 11.
Antirrhinum Orontium L.
var. elegans (Ten.).
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
145
Veronica Chamaednjs L,
— serpyllifolia L.
— arvensis L.
Euplirasia o/ficinalis Punk.
var. pectinata Ten.
Verbascum Lychnitis L.
var. mtcranthuni (Mo-
rett.).
— australe Schrad, var. sam-
nilicuìn (Ten.).
Brunella vulgaris h.
Betonica officiìiaUs L.
Hyssopus offiGinaUs L.
Saiureja juliana L.
— hortensis L.
Calamintha Acinos L.,
Thymus Serpyllum L.
var. montanum (W. K.)
Are.
Oaleopsis Ladanum L.
Stachys sylvatica L.
— italica Mi 11.
— annua L.
Salvia glutinosa L.
— pratensis L.
Armeria plantaginea W.
Polygonum Convolvulus L.
— Hydropiper L.
Rwnex crispus L.
Euphot^Ma falcata L.
— CJiaracias L.
— amygdaloides L.
— platypliylla L.
Orchis maculata L.
Epipactis lati folta Ali.
Asphodelus aWus Mill.
Phalangiuin Liliago Schreb.
Lilium croceum Chaix.
Allium spUoeroceplialwn L.
' — dipani Raf.
— paniculatum L.
Luzida camì)estris DC.
Phleum pratense L.
— asperum Jacq.
Aegilops ovata L.
Festuca ovina L.
Triticum villosuni P. B.
Bromus squarrosus.
Esaurite le comunicazioni la seduta viene tolta.
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del 13 decembre 1891.
Il Presidente AucANaELi aprendo 1' adunanza domanda 1' opinione
dei presenti sui giorni da destinare per le adunanze nel prossimo
anno e viene deliberato di tener ferma, come per gli anni prece-
denti, la seconda domenica di ogni mese.
Viene quindi presentato il catalogo di piante dell' Herhier méditer-
ranéen del sig. Flaliault pel 1891-92, ed il manifesto dei Fungi Lon-
gohardiae exsiccati del sig. F. Cavara. \
Bull, della Soc. boi. Hai. 10
146 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
L' Archivista Martelli comunica 1' elenco dei doni pervenuti alla
biblioteca della Societ.à, cioè :
Dal prof. N. Passerini : Passerini, Sui materiali disciolti nell' ac-
qua piovana precipitata negli anni 1888-89-90. Ricerche chimiche
istituite presso la stazione meteorologica della Scuola Agraria di
Scandicci (Firenze). Torino 1891.
Dal prof. C. Gr. Giordano : Gussone. Florae siculae prodromus sive
plantarum in Sicilia Ulteriori nascentium enumeratio secundum sy-
stema Linneanum disposita. Neapoli 1827. — Plantae rariores quas
in itinere per oras Jonii ac Adriatici maris et per regiones Samnii
ac Aprutii collegit. Neapoli 1826.
Dal dott. E. Tanfani: Tanfani. Osservazioni sopra due Silene della
ilora italiana. Firenze 1891.
Dal sig. C. Lindman: Lindman, Om Drifved och andrà af hafs-
strommar uppkastade naturforemal vid Norges kuster. Goteburg 1883.
— Om postflorationen och dess betydelse sàson skyddsmedel fòr
fruktanlaget. Stockholm 1814. — Die Vegetation der Umgebung dar
Stadt Cadiz. Cassel 1886. — Bliihan und Bestaubungseinrichtungen
im Skandinavischen Hochgebirge. Cassel 1887. — Bidrag till kanne-
domen om skandinaviska fjellvaxternas blomaing och befruktning.
Stockholm 1887. — Ueber die Bestaubungseinrichtungen einiger
skandinavischer Alpenpflanzen. Cassel 1888. — Ueber die Bromelia-
ceen-Gattungen Karatas, NìduTarium und Rerjelia. Stockholm 1890.
— Bromeliaceae Herbavii Regnelliani. Stockolm 1891. — Om nagra
arter af slagtet Silene L. Stockholm 1891.
Il dott. Tanfani presentando alla Società un libretto scolastico pub-
blicato in collaborazione col prof. Poli, fa la seguente comunicazione:
L'INSEGNAMENTO DELLA BOTANICA NEI GINNASL PER
E. TANFANI.
Nel presentare alla Società questo libretto (Poli e Tanfani,
Botanica descrittiva ad uso della quinta classe ginnasiale) che
è in gran parte solo una fusione di altri due volumetti (Poli e
Tanfani, Prima e Seconda parte della Botanica ad uso delle
scuole classiche), voglio accennare alla circostanza che gli dette
origine, alla modificazione cioè dei programmi per la botanica
nelle Scuole secondarie.
Neir Avvertenza del volumetto, gli autori hanno esposto la
loro opinione su tali morlificazioni; mi sia concesso aggiungere
ora alcune parole intorno questo argomento, che ha relazione più
intima di quanto non sembri, con lo. scopo della nostra Società,
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 147
ossia con la diffusione e col progresso degli studi botanici in
Italia.
Secondo i programmi testé caduti, lo studio delle scienze na-
turali negli ultimi due anni del Ginnasio era ripartito in modo
che il primo periodo di ogni anno scolastico veniva assegnato
alla zoologia, il secondo alla botanica. Coi nuovi, invece, tutto il
primo anno è destinato alla zoologia, tutto il secondo alla bo-
tanica.
Inutile ripetere quanta importanza a' di nostri abbia acqui-
stato lo studio delle scienze naturali nelle scuole di tutte le
nazioni. La natura é la prima nostra maestra; essa è la fonte
più pura e più abbondante a cui la nostra mente possa attin-
gere. La osservazione è il più solido fondamento dei nostri giu-
dizi, la guida più sicura dei nostri ragionamenti, e riesce altresì
il più efficace aiuto allo svolgimento delle nostre facoltà intel-
lettuali.
Ma perché l' insegnamento delle scienze naturali nel Ginna-
sio raggiunga il suo scopo educativo, occorre impartirlo ogget-
tivamente, contentandosi di fare acquistare nella gran vastità
della materia poche ma ben ordinate cognizioni, le quali gene-
rino il desiderio di acquistarne con l'opera propria altre ed
altre, senza limite alcuno, per tutta la vita.
Se alcuno volesse negare l'importanza di queste cognizioni
per chi non si avvierà nella carriera delle scienze, dovrà a
forza riconoscere la somma utilità che ha per tutti il sapere
osservare attentamente, rendendosi conto di quei particolari che
sfuggono a chi non ha contratto 1' abitudine di una accurata
analisi.
E per sviluppare questa attitudine della mente è in singoiar
modo opportuna la botanica, che sottopone ad esame oggetti na-
turali, sui quali volentieri e con diletto i giovani fermano la
loro attenzione, prendendo spesso, per questo studio, come l'espe-
rienza mi ha dimostrato, un amore che perdura e che può di-
ventar poi sorgente di utile e piacevole occupazione.
La oggettività dell' insegnamento della botanica poteva con-
seguirsi coi vecchi programmi, secondo i quali lo studio incomin-
ciava a primavera, quando cioè i giardini e le campagne offrono
facilmente al professore coscienzioso il materiale indispensa-
bile di piante fresche; ma essa é impossibile coi programmi
148 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
presenti, giacché nei mesi invernali fanno difetto le piante in
fiore.
Potrebbe obiettarsi la difficoltà di procurare le piante fresche ;
ma questa difficoltà o non esiste o può essere facilmente superata:
nei grandi centri infatti l'insegnante dispone di mezzi tali che gli
permettono, con lievissima spesa, di procurarsi quanto gli oc-
corre, e nei piccoli centri la vicinanza immediata della campa-
gna rende la cosa anche più agevole.
Potrebbe pure proporsi di sostituire le piante fresche con
modelli e con erbari. Ma qui conviene riflettere che i primi, oltre
ad essere costosissimi, non sono che riproduzioni più o meno
imperfette del vero, e possono quindi essere adoperati come aiuta
nella spiegazione delle piante fresche, ma non devono essere so-
stituiti a queste. Quanto alle piante secche, ognuno sa quale
difficoltà presenti, anche ai botanici di professione, la ricogni-
zione dei loro caratteri ; ed inoltre se i saggi di erbario si fanno
vedere a distanza non si raggiunge lo scopo, mentre che se si
danno in mano ai discepoli, non è possibile salvarli da un rapido
deterioramento.
L'insegnamento della botanica senza i mezzi indispensabili al
suo svolgimento, si riduce a un mandare a memoria aride frasi e
viene meno al suo scopo principale ; perduta cosi ogni serietà,
riesce tedioso, sterile, inutile, anzi dannoso, generando nei gio-
vani disgusto sin dai primi passi che essi muovono nel campo
di questa scienza.
E qui giova ricordare che i programmi, ispirati al concetto
di render essenzialmente oggettivo l' insegnamento di queste
discipline, e testé caduti, non vissero che due anni, e furono
quindi modificati prima assai che razionalmente si potesse giu-
dicare dei loro effetti.
È in vero da deplorare che l' insegnamento secondario venga
troppo spesso perturbato da rimaneggiamenti frettolosi dei pro-
grammi, fatti spesso all' ultima ora senza ponderati concetti
d' insieme, senza accuratezza alcuna nei particolari.
Per convincersi che tale fu la genesi dei nuovi programmi,
basta gettarvi uno sguardo e rilevare quanti siano gli errori
e le inesattezze che contengono.
La instabilità dei programmi rende poi difficile l'avere per
le scuole libri seriamente pensati e coscienziosamente elaborati.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 149
i quali sono, è innegabile, uno dei cardini principali del proficuo
insegnamento.
Ed intanto, per le ragioni sopra accennate, i giovani escono
dalle scuole classiche con un corredo insuHìciente di cognizioni
nelle scienze biologiche. Per coloro che devono nelle Univer-
sità ritornare su questi studi, il danno è meno grave; ma per
gli altri rimane poi sempre una irreparabile lacuna nella loro
educazione, e di questa lacuna, nel nostro paese, si sentono pur
troppo dovunque le tristi conseguenze.
Si lamenta che il nostro paese resti indietro a molti altri per
l'attività della vita scientifica, e che vi manchi quasi affatto il
pubblico scientifico. I naturalisti di professione infatti, che for-
mano negli altri paesi uno stato maggiore circondato da uno
stuolo di liberi seguaci della scienza, restano quasi isolati fra noi.
Ed occorre ricordare che questa milizia di volontari suole
essere costituita prevalentemente dai seguaci della Scientìa
amaììilis.
Per dare una prova materiale di quanto io dico, citerò per
esemplo che del Compendio della fiora italiana del pro-
fessore Arcangeli, solo libro nostro che pel suo prezzo e la
sua mole possa andare per le mani dei più, a tutt'oggi abbiamo
avuto una sola edizione, mentre di uno dei molti libri d' indole
consimile che si hanno in Germania, cioè della Flora von
Deutscfiland di Garcke, si sono fatte di già ben 16 edizioni ; e
la Nouvelle florae francaise di Gillet e Magne ebbe pure un
numero considerevole di edizioni.
Uno dei mezzi più efficaci per rimediare a questa condizione
di cose consisterebbe, a parer mio, nel dare all'insegnamento
delle scienze biologiche, nelle nostre scuole secondarie, quel-
r impronta del tutto oggettiva, che gli vien data in altri paesi,
e dalla quale, improvvidamente e senza ragione alcuna, viene
allontanato sempre più per opera dei programmi attualmente
in vigore.
Il Presidente Arcangeli riconosce la somma importanza dell'ar-
gomento trattato e dichiara di seguire 1' opinione del Tanfani ri-
guardo alle modificazioni dei programmi. Approva lo scopo e la forma
del libretto che, a quanto egli crede, renderà utili servigi nell' inse-
150 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
gnamento. Giacché il Socio Tanfani ha accennato nel suo discorso
al Compendio della flora italiana^ annunzia di aver preso coli' edi-
tore Loescher gli opportuni accordi per una seconda edizione.
Il prof. Carubl trova giustificati i lamenti mossi dal Socio Tan-
fani, e chiama insensate le modificazioni dei programmi di scienze
naturali affidate a persone evidentemente ignare della materia. Dice
che 1' aver trasportato l' insegnamento della botanica dalla prima-
vera alla stagione invei*nale, nella quale fa difetto il materiale in-
dispensabile di piante fresche, è stato un sostituire al bene il male.
Ritiene la cosa tanto importante par gì' interessi degli studi in ge-
nerale e della botanica in isj)ecie da rendere quasi desiderabile un
voto della Società botanica che invitasse il Governo a riparare al
mal fatto.
Anche il Presidente Arcangeli ritiene opportuno che la Società
botanica esprima con un voto il suo parere.
Il Vicepresidente Sommier domanda se oltre alla modificazione
lamentata, riferentesi alla stagione dell' anno destinata allo studio
della botanica, altre ne sono state introdotte nei programmi, ed in-
vita il prof. Carnei a formulare il voto da rivolgare al Ministro.
Il prof. Carubl dice di non conoscere la questione altro che per
quanto ne ha sentito testé esporre dal Socio Tanfani. Chiede che
per formulare il voto al Ministro gli sia concesso tempo sino alla
prossima adunanza per studiare i vecchi ed i nuovi programmi.
Invita il Socio Tanfani a fornire gli schiarimenti desiderati da^
Sommier.
Tanfani risponde che la modificazione più. importante arrecata
dai nuovi programmi è appunto la peggiora, e consiste nel]' aver
trasportato tutto lo svolgimento della botanica all' ultimo anno del
ginnasio . Nei precedenti programmi la seconda metà dell' ultimo
anno, per preparare i giovani alla intelligenza della sistematica e
per far loro intuire il concetto di ciò che siano i vari gruppi, era.
destinata a comparazioni tra forma affini, come si pratica con ottimo
successo nelle scuole di Germania. Egli non attribuisce soverchia
importanza a tale modificazione, né ad altre sostituzioni inconsulte
di specie, come quella della palma da datteri e dello zafferano,
entrambi difficili a procurare, all' olivo ed alla vite. L' insegnante
valente, a stagione opportuna, sa scegliere e trovare da sé le spe-
cie più adattate allo svolgimento del programma, che non è un letto
di Procuste ; le fa studiare via via che fioriscono, e mai penserà a
seguire in questo studio 1' ordine del programma o di qualunque al-
tro ordinamento sistematico, sacrificando a tale concetto d'indole
secondaria, 1' oggettività dell' insegnamento.
Sommier ringrazia il prof. Carnei e Tanfani, e vien deciso che nella
prossima adunanza Carnei presenterà un progetto di voto al Mini-
stro, acciò venga riparato all' inconveniente deplorato.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 151
Martelli espone sommariamente i resultati delle erborazioni fatte
durante la Riunione di Napoli, e trattiene la Società sopra la sua
gita al Matese. Mette a disposizione dei Soci numerose fotografie da
lui prese durante quelle escui'sioni. Dice che insieme al dott. Tan-
fani si occupa a redigara la nota delle piante raccolte, delle quali al-
cune sono interessantissime.
SoMMiER dica che anch' egli ha redatto 1' elenco delle piante rac-
colte e che lo comunicherà a Martelli e Tanfani. Dice che sarà in-
teressante confrontare le determinazioni fatte separatamente da lui
e da Martelli e Tanfani.
Arcangeli dichiara che egli si è occupato della determinazione
dai muschi ma che non ha compiuto tale studio.
Vi^ne letta la nota seguente dal Socio Goiran :
ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO
I MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN.
Sotto la denominazione di iM. Lessini Veronesi, intendo in
questo luogo la formazione montuosa — appartenente alle prealpi
carniche — che è compresa fra la Valle dell'Adige, la Valle di
Ronchi e la Valle d'Ulani. Nel fatto però gli studi floristici che
formano argomento delle presenti note — già presentate nello
scorso agosto al convegno di Napoli, ed oggi ripresentate accre-
sciute di mole — si estenderanno ad una zona un po'più vasta,
ad un'area cioè compresa fra la riva sinistra dell'Adige, il con-
fine trentino e la finitima provincia di Vicenza. Dal mese di
giugno al mese di novembre dell' anno che sta per spirare, ebbi
a perlicare questa zona così importante della provincia di Ve-
rona e quasi senza interruzione ; dovendo studiarvi i terre-
moti che da oltre 6 mesi la bersagliano e continuano a bersa-
gliarla.
Ma tra un terremoto e 1* altro non mi erano vietate le osser-
vazioni botaniche: è il risultato di tali osservazioni che offro
ai miei colleghi, aumentate però di quelle altre che ebbi a fare
in quella stessa zona specialmente dal 1886 al 1889; durante il
qual periodo ho passato costantemente i mesi da luglio ad ot-
tobre sopra quelle amenissime alture, frugando e rifrugando
per rinvenirvi le ricchezze botaniche in esse celate.
152 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Ranuncdlaceae.
1. Clematis veda L. — Luoghi selvatici in Valpantena a
Spredino, in Val d'Adige ecc. — Alle sponde veronesi del Lago
di Garda la ho "trovata fiorita anche in fine al mese di no-
vembre.
2. Atragene alpina L. — Luoghi rupestri e selvatici : al
Corno d. Aquilio (m. 1546), Vallene (m. 1070), Vaio del Fal-
cone e Vaio dell'Anguilla a meno di 700 metri di altitudine,
Chiesanuoua, Cima di Malóra ecc.
3. Tìialictrìjiin aquilegifolium L. — Ovunque dai boschi
della collina alle stazioni elevate.
4. Th. minus L. — Pascoli e prati dalle stazioni più basse
sino alla zona subalpina.
5. Th. flamini L. — Margine dei siepi e luoghi umidi a
Caldiero, S. Bonifacio, MonieforHe d'Alpone ecc.
6. Anemone alpina L. — Macchie e pascoli : al Corno
d' Aquino, Cima Malóra ecc. Fruci.
7. Adonis aeslivalis L. — Nei seminati ed anche nei 7ne-
dicai e fra i prati di trifoglio, dalle parti basse alla zona mon-
tana. A Spredino (m. 456) in Valpantena sopra Grezzana ho
raccolto una forma pumila ed affatto gregaria.
8. Ranunculas alpeslris L. — Pascoli e rupi elevate nei
monti Posta (m. 2235), Campobrun (m. 1650), Passo della Lora
(m. 1717), Zeola (m. 1978) ecc.
9. R. aconitifolius L. — Macchie in Podesteria, Malóra ecc.,
e più al basso a Rovere di Velo. Fruct.
10. R. Thora L. — Luoghi pietrosi e pascoli elevati : monte
Posta, Campobrwi ecc. Fruct.
11. R. montanus Wild. — Pascoli elevati in tutta la zona.
12. R. Villarsii DO. — Col precedente.
13. R. lanuginosus L. — Lungo tutta la catena montana
dalla Val d'Adige al confine vicentino, nei luoghi selvatici.
* Si elencano soltanto, fatte rare eccezioni, le piante in fiore e
quelle in frutto, e queste ultime con la indicazione Fruct. Si omet-
tono le specie volgari ed universalmente diflpuse. Per semplicità sono
disposte secondo la ottima flora del prof. Arcangeli.
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 153
14. R. nemorosus DC. — Luoghi ombrosi e selvatici dalle
parti più basse a tutta la zona montana. — É pianta presso di
noi frequentissima : ciò nondimeno il Pollini non la cita fra le
piante veronesi, limitandosi {FI. ver., II, pag. 236) a dire di
averla, assieme al Cristofoli, incontrata al margine dei campi
presso Roveveclo (Trentino). — Presso di noi si incontra in
fiore dal principio della estate sino a tardissimo autunno.
15. R. Philonotis Ehrh. — Rarissimo. Presso Verona in Cam-
pomarzo in prossimità àoiV Adige (giugno-luglio).
16. Caltha palastris L. — Luoghi umidi nelle basse di S. Mi-
chele presso Verona in prossimità dell'Adige ed abbandonato ivi
in seguito a forte escrescenza del fiume (FrucL); nei luoghi
paludosi presso Velo Veronese (m. 1087) e nel Vaio dei Molini
ad ovest di Seloa di Fragno sotto ai Cavoli dell" Orso (m. 878).
— Nell'anno 1876 di questa bella specie ne ho trovato in fiore
alcuni esemplari in un fosso nella bassa pianura veronese nelle
Inaili del Tartaro. • era di settembre.
17. Trollius europaeus L. — Pascoli assai elevati : Velo,
S. Anna d" Alfaedo, ecc.
18. Nigella damascena L. — Nella Valle di Mizzole al mar-
gine di una strada, ed anche nella collina veronese. Sfuggita
certamente alla coltivazione.
19. Aquilegia atraia Koch. — Macchie in tutta la zona
montana e subalpina.
20. A. pyrenaica DC. (an Reichb ?). — Rarissima : rupi ele-
vate alla Cima di Malóra ed al Passo della Lora. Fa anche in
M. Baldo in Valle degli Ossi.
21. Belphinium Consolida L. j3 albiflormn. — In mezzo alla
forma a fiori normalmente colorati, ma rarissimo: seminati nella
Valpantena.
22. Aconitum Anthora L. — Raro. Pascoli nel M. Pastello
(m. 1122), ed alla Croce di Malóra (m. 1693). — Questa bella
specie cresce pure nel M. Baldo in Valfreddal, alla Colma di
Malcesinel, presso il Romitorio dei SS. Benigno e Caì^o! ecc.:
è scomparsa dalle vicinanze del Santuario della Corona ove la
ho ancora raccolta nell'agosto del 1870; ed ogni anno diventa
semi)re più rara ed è fatalmente condannata a scomparire; per-
chè i mandriani e gli erbaiuoli distruggono una gran quantità
di piante per cavarne i tuberi radicali i quali vengono adope-
rati a curare molte malattie del bestiame.
154 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
23. A. Lycoctonum L. — Luoghi selvatici: Corno d'Aquilìo,
Velo Veronese, Giazza ecc.
24. A. Cammarum L. — Luoghi selvatici e rupestri elevati
in tutta la zona: Corno crAquilio, Corno Mozzo, Malèra, Velo
Veronese ecc.
25. A. Napellus L. — Nei Lessini non è comune come il
precedente, col quale ordinariamente si incontra, per esempio
alle Gozze di Velo.
2Q. Actaea spicata L. — Luoghi selvatici piuttosto elevati
dai quali scende alle stazioni della zona montana: Corno d' Aqui-
no, S. Amia d'Alfaedo, Velo, Chiesanova, Trachi, ecc.
27. Paeonia peregrina Mill. — Luoghi boschivi e rupestri
dalla collina alle zone superiori. Fruct.
, Berberidaceae.
28. Epimedium alpinum L. — Luoghi selvatici in tutte le
valli della zona fra Y Adige ed il confine vicentino, dalla col-
lina alla regione montana. Fruct.
29. Berheris vulgaris L. — Luoghi selvatici e boschivi ;
ovunque sino alle cime anche elevatissime, per esempio in
Malèra.
Papaveraceae.
30. Papaver liyòridurn L. — Raro : campi nella collina ve-
ronese.
31. P. dubium L. — Raro: come il precedente.
32. P. somniferum L. — Figura nel presente elenco vista
la altitudine della stazione nella quale 1' ho raccolto ; avendolo
infatti trovato presso S. Anna d'Alfaedo (m. 939) a 300 passi
circa dall' abitato sul margine della strada che conduce a Fosse.
— Ho pure raccolto una forma aWiflora al Chievo presso
Verona.
33. Chelidonium majus L. j3 laciniatum (DC). — È molto
pili raro della forma tipica: l'ho osservato lungo la strada che
dalla Valle d'Adige conduce alla Sega e presso Badia Calavena
in Val d'niasì.
34. Corydalis lutea DC. — Luoghi pietrosi e muri in tutta
ADUNANZA DELLA SEDIi DI FIRENZE 155
la zona, dallo sbocco delle valli nella pianura alla regione più
elevata.
35. Fumaria Vaillantil Lois. — Non comune. Muri nella
Valpantena presso Grezzana (m. 105) ed altrove, e nei semi-
nati nel monte Masuci di Cerna (m. 923).
(Continua).
Il prof. Caruel presenta un fiore mostruoso di Cyclamen, accom-
pagnato dalla sua fotografia, trovato nell'Elba dal prof. Roster.
Passa poi a parlare delle Rose, di cui ha terminato ultimamente
lo stadio per la Flora italiana, con gran sollievo suo, compreso
facilmente da tutti i botanici che sieno stati condotti a trattare
questo genere intricatissimo fra tutti quanti. Domanda a se stesso,
donde questo terrore e questo ribrezzo, destati dallo studio delle
regine dei fioi'i? Causa ne sono sanza dubbio i mercanti di piante,
o i possessori di erbari desiderosi di far cambi, o coloro che vanno
dietro alla creazione di nomi per attaccarvi il proprio, o gli stu-
diosi ancora che nelle piante non sanno vedere altro che le diffe-
renze e magnificarle : ma una ragione superiore che abbia data oc-
casione a tanta creazione di nomi specifici — fino a 4000 presso
taluni autori — ci ddv' essere, ed egli la trova nella somma natu-
ralezza del genere Rosa, costituito da elementi sommamente affini
fra di loro, i quali perciò offrono pochi e lievi caratteri differen-
ziali, e non possono dare che specie deboli e polimorfe. Per cui
egli a questo riguardo è venuto ad una conclusione diametral-
mente opposta a quella del maggiore monografo odierno del genere,
il signor Crépin, che opina esistano in esso specie buone per quanto
difficili a discernere. Dove egli concorda del tutto col signor Crépin,
si è nella riduzione dei tipi specifici de' quali non riconosce in
Italia che 14.
E parlando in generale, egli insiste sulla necessità d' intendere
la speoie nel senso Linneauo, divenuto ti'adizionale, al modo stesso
che s' intende il genere secondo il concetto di Tournefort, o la fa-
miglia secondo quello di Jussieu ; regnerà sempre confusione, se
al termine specie si vuol dare un significato assoluto, divei'so da
ciò che si fa per gli altri gruppi della classazione. Peggio avverrà
se, con alcuni rodologi, si ammettono specie di diverso grado.
I liiibun, prosegue a d re, sono nel caso delle Rose, ma meno,
perchè il ganere è spartibile in sezioni distinte, ed è perciò già al-
quanto meno naturale del genere Rosa.
SoMMiEU, riconoscendo la verità di quello che il prof. Caruel dice
del genere Rona, esprime dei dubbi sulla ammissibilità del principio
generale, che quanto più un genere è naturale, tanto più è poli-
morfo e difficile a scindere in buone specie. Non crede vi possa es-
sere relazione fra questi due fatti d' ordine diverso, risultando il
156 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
primo dalla scomparsa di forme di transizione ad altri generi, il se-
condo dalla plasticità, ossia della tendenza a variare delle forme
entro quel genere.
La naturalezza di un genere dipende da due fattori : dalla man-
canza di passaggi ad altri generi, e dalla omogeneità delle specie
componenti il genere. Ora non pare al Sommier die né 1' uno né
l' altro di questi fattori possano avere relazione necessaria colla
molteplicità delle forme affini fra loro in un genere, e colla conse-
guente difficoltà di raggrupparle in specie ben distinte. Non solo
gli pare che non si potrebbe trovare una spiegazione scientifica per
tale fatto, ma gli pare altresì che il fatto non esista. Per esempio
il famigerato genere Hieracium è contrassegnato da caratteri gene-
rici di poco valore, quindi non é naturalissimo per il suo isolamento
da altri generi. Non presenta neppure una grande omogeneità nelle
specie che lo compo^ngono, poiché si può dividere in sezioni, con-
fluenti si, ma con estremi assai lontani. Eppure tutti sanno come non
sia certo meno difficile che nel genere Boni la definizione di buone
specie nel genere Hieracium, Lo stesso dicasi del genere Astragalus.
poco distinto dai generi affini Oxytropis e Phaca e presentante nel
suo interno variazioni grandissime, com© per esempio da un ^. Tra-
gaoantha ad un A. Cioer. Eppure le sue 900 specie (o press' a poco)
mostrano forme di passaggio infinite che hanno messo a dura prova
1' abilità di un monografo come il Bunge.
Invece nella stessa famiglia delle Leguminose abbiamo dei generi
più. naturali (come Szorpiurus par esempio), composti di sole jDOche
specie omogenee che non presentano variazioni tali da indurre anche
il fitografo più sminuzzatore a farvi numerose suddivisioni. E nella
famiglia delle Composte abbiamo tanti altri generi più naturali del
genere Hierasium (il genere Xanthium^ per citarne uno solo) compo-
sti di poche specie ben distinte.
Lasciamo da parte i generi natu.ralissimi composti di poche specie,
come, per esempio, il genere Empetrum che ne ha due sole di cui
una, VE. nifjrum, cuopre a miliardi di esemplari tanta superficie di
terra nelle regioni alpine e polari, senza mostrare alcuna tendenza
a variare, e vediamo come si presentino, rapporto al polimorfismo,
i genei-i piìi naturali fra tutti. Non v' é dubbio che il massimo di
omogeneità nella composizione di un genere è raggiunto nei generi
monotipici cioè formati da una specie sola. Se inoltre questi generi
sono tanto isolati nella serie vegetale, da lasciare incerti a quale
famiglia si debbono riferire, o da essere considerati come soli rap-
presentanti di una famiglia, come ad es. Hippuris, Adoxa, Theligo-
num^ Cynomorium (dei due ultimi lo stesso prof. Carnei ha dimostrato
1' isolamento), essi sono i generi piìi naturali che si possano imma-
ginare. Abbiamo dunque il minimo di polimorfismo appunto nei
generi che raggiungono il massimo di naturalezza.
Il j)rof. Caruel osserva che il tema toccato dal Vicepx-esidente
Sommier é vastissimo. Non vede contraddizione fra le idee testé
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 157
espresse intorno a generi di poche specie e quanto egli ha detto
sul genere Busa.
A Levibii tion sembra che il concetto del prof. Carnei, giustissimo
par certi generi critici, valga per tutti i casi. Esistono, in vai-ie fami-
glie vegetali, generi ben delimitati, di composizione omogenea quanto
il genere Jio^a , cioè naturalissimi, i quali constano di specie fa-
cilmente distinguibili tra di loro, vale a dire di buone specie nel
senso linneano, malgrado il loro numero talvolta rilevante. Cosi,
per esempio, il genere Taìipa, uno dei più naturali delle mono-
cotiledoni, non pi'esenta passaggi, né strette affinità con generi vi-
cini, e pure nessun autore ha mai pensato di decomj)orre le sue spe-
cie in tipi di primo, secondo e terzo ordine. Questa nitidezza dei
caratteri specifici vale non solo per le specie spontanee, ma ezian-
dio per quei tulipani di origine ibrida, apparsi nell'Europa meri-
dionale in tempi più recenti e metamorfosati cosi profondamente,
da rendere impossibile il rintracciare i loro antenati spontanei. Le
diagnosi di tutte queste specie possono formolarsi in poche righe,
procedendo per sì e per no^ anziché per pìk e per meno, e ciò mal-
grado una grandissima omogeneità, o, se si vuole, una relativa in-
significanza dei caratteri distintivi, dimostratisi perfettamente co-
stanti allo stato spontaneo o subspontaneo. Molti altri generi di
piante, come ha già notato Sommiar, si trovano nel medesimo
caso.
E dunque evidente che, entro i diversi generi, i limiti tra i sin-
goli componenti o gruppi specifici, quali si presentano a noi nelle
attuali condizioni naturali, non sono di uguale valore e nettezza.
In certi generi, detti dal prof. Carnei intricatissimi, e che fanno la
disperazione del fitografo, questi limiti esistono appena e rendono
spesso impossibile la distinzione in s^Decie. In altri, non meno na-
turali, i tipi specifici si sono invece diversificati in modo nitido e
reciso, pur restando omogenei par una carta somma di caratteri più
generali o generic/'. Ora, essendo primo obbligo del sistema di uni-
formarsi alla natura, cioè di adattarsi ai fatti, la tassonomia do-
vrebbe cercare di esprimere queste differenze anche formalmente, e
non trattare colle medesime norme, categorie essenzialmente diverse.
Il concetto della specie Linnaana, applicabile tuttora, j^er nostra for-
tuna, alla gran maggioi-anza dei tipi vegetali, non lo è aftatto a quelle
lunghe serie di tipi confluenti, che costituiscono i generi critici. Ciò
dice in difesi di tanti osservatori rispettabilissimi che hanno de-
dicato e didicano tuttora la loro vita a sbrogliare i « gineprai » in-
nanzi accennati, e che hanno i^roposto diverse formole (per esempio
quella dalle categorie subordinate) onde esprimere, in modo almeno
approssimativo, fatti naturali intricatissimi, che sono e saranno sem-
pre ribelli alla forma stereotipa e ideale dell' equivalenza o della
specie Linneana.
Il prof. Cauuel non entra a confatare le idee sopra esposte, ma
fa solo osservare che ad un botanico di Firenze ha inteso espri-
158 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
mere, riguardo ai tulipani, opinioni non troppo conformi con quelle
di Levier.
Il j)rof. Arcangeli legge la seguente nota :
SOPRA ALCUNE AGARICIDEE. NOTA DI G. ARCAN-
GELI.
Un colto e distinto amatore delle piante, il signor Odoardo
Chiarella di Lecce, mio buon amico, m' inviava nel decembre
ultimamente decorso due saggi di funghi, dei quali mi aveva
parlato nell'occasione di una sua gita a Pisa, come comune-
mente usati per alimento nel Leccese, specialmente preparati
con aceto. Uno di questi saggi consisteva in funghi tuttora vivi
freschi, e quali erano stati raccolti, e 1' altro in una caraffetta
contenente i funghi stessi preparati all' aceto.
Dall'esame di questi funghi mi fa assai agevole il rilevare
trattarsi di una specie del genere Lactariiis: siccome però per
quanto i caratteri principali corrispondessero a quelli del Lac-
iarius pubescens Fr., alcuni pure combinavano con quelli del
Lactarium to7vninosus Fr., pensai d' inviarne alcuni all' amico
prof. Saccardo per avere il suo parere in proposito.
Il prof. Saccardo non ha tardato ad informarmi com'egli ri-
tenga doversi questa forma ricondurre al Lactariiis puhe-
scens Fr., ed io non posso che associarmi al suo giudizio, tanto
più che, sebbene, come egli stesso asserisce, stando alle figure di
Bulliard, Barla, SchaefFer e Krombholz, sembrino sussistere
delle forme intermedie fra il L. jnibescens ed il L. torminosus,
la forma di Lecce si mostra molto più prossima al pubescens,
per le dimensioni minori, per lo stipite assai più corto, per il
pileo azoiio e meno peloso, e pure per le dimensioni delle spore
che misuravano 8= 5 /x., anziché 9 = 6 come nel L. tormino-
sus. La figura data del L. pubescens da Cooke nelle sue Ilhi-
strations of Btntish Fungi ' differisce un poco per la parte su-
periore del cappello che nella nostra forma é più colorata e più
pelosa, e per le spore che nei nostri esemplari sono, non quasi
globose, come le figura 1' autore, ma decisamente eliissoidee.
» Vedi n. LXn, tav. 974.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 159
Secondo quanto asserisce lo stesso prof. Saccardo questa specie
sarebbe nuova per la nostra penisola, non essendo stata indicata
di alcuna località, e secondo Krombholz, per quanto sia stata
mangiata in varii casi senza che ne siano derivati disturbi, es-
sendo stata trovala cattiva, non é da impiegarsi come alimento....
zum Genusse nicht zu verwenden.
Dal canto mio riguardo all' uso di questo fungo come alimen-
tare, dopo aver riferito quanto mi asserisce il signor Chiarella,
che cioè si mangia nel Leccese, aggiungerò i resultati degli espe-
rimenti da me fatti. Una certa porzione dei funghi vivi invia-
timi fu fatta cuocere con olio, aglio e nipitella in umido, come
si suol fare per i morecci e le altre specie più comuni, però per
quanto la cottura fosse assai prolungata, i funghi si mantennero
piuttosto duretti e conservarono gran parte del loro sapore acre e
resinoso. Alcuni conigli, cui furono dati varii di questi funghi cosi
preparati, non ne vollero mangiare. Alcune persone ed io stesso li
abbiamo trovati di sapore spiacevole, ma per quanto ne abbiamo in-
geriti alcuni pezzi, non ne abbiamo risentito alcun disturbo. Tutto
ciò del resto non ha che un valore limitato, perché può essere che
il modo di cottura non sia quello che meglio si conviene a questa
specie. Quello però che interessa si è che i saggi preparati con
■aceto, quali mi sono stati favoriti dal signor Chiarella, hanno per-
duto quasi atìatlo il loro sapore acre e piccante, tantoché sono
buoni e si mangiano volentieri conditi con olio, senza risentirne
il minimo disturbo. Ciò del resto non fa meraviglia, ove si rifletta
che lo stesso Lactarius torminosiis Fr., che fu pure distinto
con r epiteto di necator, e ritenuto in alto grado venefico da
Schaeffer e da Bulliard, secondo 1' esperienze di Paulet non è
affatto nocivo, ciò che viene pure confermato dal Fries nella
1* edizione delle sue EpicrHsis, ' e dal Venturi, ^ il quale asserisce
che questo fungo nella nostra Riviera viene mangiato con tutta
sicurezza, e che lo si antepone ad altri per la delicatezza della
sua carne. Per preparare i detti funghi all'aceto, come si pratica
nel Leccese, si puliscono nell' acqua calda, si tuffano nell'acqua
bollente, e dopo averli fatti sgocciolare si aspergono con sale.
Quando sono raffreddati si mettono nell' aceto con aglio, menta
* T. Fries, Eplcrisis syslematis mycologioi eto. Upsalia, 1833-39, p. 34.
* A, Venturi, Studi micologici, Brescia, 1842, p. VII e p. 19.
160 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
o qualche altra sostanza aromatica, e si conservano in questa
liquido.
Relativamente ad altra specie ben conosciuta, cioè al Lacta-
rius deliciosus Linn., credo opportuno riferire, clie non solo
l'ho potuto raccogliere frequentemente nel Pisano, tanto alla
Selva che al Monte nei boschi di pino, e presso Livorno, ma
ne ho pure trovato in quantità a Boscolungo nell'Appennino
pistoiese nelle abetine fino dal 1874, ed a Firenze nei colli
sopra Settignano e specialmente presso Castel di Poggio. La va-
rietà da me raccolta presso Livorno, * che ritengo corrispondere
al L. deliciosus violascens del Panizzi, ' 1' ho pure incontrata in
altri luoghi, e specialmente presso Castel di Poggio sopra Setti-
gnano, con caratteri tali da doverla ritenere come ben distinta
dalla forma ordinaria. Essa infatti ne differisce pel cappello che di
sopra è di color pallido o carneo-cenerino, per le lamelle che
sono carnicino-violacee e più fragili, per lo stipite carnicino-
violaceo più lungo e rotondato alla base, e per il latticelo eh' è
di colore rosso mattone scuro.
Alcune particolarità interessanti, che si riferiscono alle due
specie sopra ricordate, riguardano la forma delle loro spore ed
il loro contegno coi reagenti. Nelle opere descrittive ordinaria-
mente si asserisce che le spore del L. pudescens Fr., del L. de-
liciosus L. e di non poche altre specie hanno superficie fornita
di minute sporgenze a guisa d' aculei e si dicono echinulatce,
ma la cosa veramente non sta sempre in questi termini. In se-
guito infatti all' esame accurato, eseguito sulle spore delle due
specie sopra nominate, posso asserire che, tanto nell' una che
nell'altra, ove s'impieghi un obiettivo di sufficiente ingrandi-
mento, le spore si presentano scabre per rughe irregolarmente
ramose e più o meno anastomosate od interrotte e quindi irre-
gulariter ruguloso-alveolatce , piuttostochè echinulatoi. Con-
viene pure aggiungere, che nelle due specie sopra ricordate, le
spore contengono normalmente una grossa gocciola oleosa, che
* G. Arcangeli, Nuovi studi sopra alcuni funghi raccolti in Livorno
e nei suoi dintorni. Nuovo Giorn. Bot. Ital., 7, p. 118.
^ F. Panizzi, DegV Imenomaceti che crescono nel circondario di San
Remo, nel Commentario delia Società crittogamologica italiana^ n. 3,
settembre 1862, p. 167.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 161
occupa la parte maggiore della loro cavità, della quale gli autori
non fanno parola, e che con acido osmico si colora in scuro.
La loro parete poi presenta un contegno ben differente di
fronte ai reagenti, da quello delle basidi e delle ife. Se infatti
si tratta una sottile sezione dell' imenio di questi funghi con
soluzione d' iodio e successivamente con acido solforico, oppure
se si tratta con cloruro di zinco iodato, le pareti delle spore si
colorano in azzurro od in violetto (mentre quelle delle basi delle
cistidi e delle ife si colorano in giallo) dando cosi manifestamente
la reazione della cellulosa. Una colorazione simile si può otte-
nere, ma però più debole, impiegando una soluzione iodata
d' idrato di cloralio composta di 8 p. d' idrato e 5 di acqua. Una
colorazione molto leggera si è potuta ottenere pure con una
soluzione assai vecchia d' ioduro potassico iodata. Forse ciò av-
viene per la ragione che l' idrato di cloralio e V ioduro potas-
sico, quando figurino nella soluzione in una certa quantità, agi-
scono sulla cellulosa come il cloruro di zinco. Un fatto simile
é stato già registrato dal De Bary per le spore acrogene della
Perono.yyora e per quelle pure del Coy^ticmm amoy'phimi : '
però nulla è detto dei Laclarius, né per quanto é a mia no-
tizia un tal fatto è stato da altri avvertito. Sarebbe certamente
interessante il sapere se questo contegno si verifichi pure nelle
spore degli altri Lactarius, e quanto si estenda nell' ordine
delle Agarìcidee. Per ora, non avendo potuto estendere le mie
ricerche su tal proposito, mi limiterò a riferire come questa
proprietà, di colorarsi in azzurro od in violetto con i sopra
citati reattivi, é stata da me riscontrata pure nel Lactarius seri-
fluus che ha spore rugose come i due sopra ricordati, e man-
cherebbe nelle spore àeW Agaricus campestìHs L., diQWArmil-
laria ìnellea Vahl., deWJIydnum repandum Linn., del Boletus
colliniius Fr., della Pmthyrella disseminata Pers. Debbo però
fare avvertire che nei Lactarius citati la colorazione coi reat-
tivi della cellulosa interessa tutta la parete, senza che vi ap-
parisca una distinzione in uno strato esterno cutinizzato come
si suole riscontrare d' ordinario nelle spore. Forse, come ri-
tiene il De Bary, sarà cosa eccezionale che in certi funghi le
' A. De Barv, Vergleichende Morpholorjìe und Biologie der Pilze,
ecc. Leipzig, 1884, p. 112.
'Bull, della Soc. hot. Hai. 11
162 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
spore abbiano la facoltà di dare le reazioni della cellulosa, ma
pure a me sembra che questo argomento meriti di fissare 1' at-
tenzione dei micologi, come uno di quelli di non poca impor-
tanza per la conoscenza della struttura delle spore, e che forse
non manca di utili applicazioni.
Martelli accenna a due interessanti pubblicazioni di Dufour e
di Cooke sopra i funghi mangerecci.
Esaurite cosi le comunicazioni 1' adunanza è tolta.
SEDE DI ROMA.
Adunanza del 7 gennaio 1892.
Sono presenti i Soci: Pirotta, Grampini, Erede, Krucb, Baldini,
Terracciano, Avetta.
Letto ed approvato il verbale precedente ba la parola il Socio
dott. Terracciano, il quale presenta un libro malamente attribuito
a G. "VV. Wedel dal titolo : de Hyperico [aliis Fuga Daemo-
num), dissertano inauguraUs hotanico-medica. L'autore, cbe è Fede-
rico Houck, dedica la sua dissertazione dottorale ai signori J. E.
Hartleben, B. de Bentbeim, F. H. Balcken. Per la storia della Bo-
tanica sono notevoli i paragrafi 15-25 del cap. I, dal titolo De Ety-
mologia, definittone, differentia et synonimia Hyperici ed il Terracciano
li ricorda percbè le specie ivi desci'itte concordano con specie oggi
ben conosciute.
Quindi il prof. Pirotta legge una nota del prof. Baccarini intorno
ad una particolarità dei vasi cribrosi nelle Papilionacee, colla quale
estende e completa ed in parte modifica le recenti osservazioni dello
Strasburger. Mostra cbe l' ammasso di mucillaggine sospeso per
opera di filamenti nel mezzo della cavità del vaso è comune in quasi
tutte le Papilionacee da lui studiate ; ne descrive le forme diverse,
il numero e la disposizione dei fili, la struttura e 1' origine, riguardo
la quale dimostra cbe in taluni casi vi prende parte il nucleo ed il
plasma perinucleare.
Esaurite le comunicazioni, prima di levare la seduta il Presidente
rinnova ai Soci della Sede la raccomandazione di prender parte at-
tiva al prossimo Congresso botanico di Genova per contribuire alla
buona riuscita di esso.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 163
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del 10 gennaio 1892.
Il Presidente Arcangeli aperta 1' adunanza annunzia che il Socio
A. Pucci, avendo soddisfatto alla condizione prescritta dall'art 26
dello Statuto, è dichiarato Socio perpetuo.
L'Archivista Martelli comunica l'elenco dei doni pervenuti alla
Biblioteca sociale, cioè :
Dal sig. E. Tanfani : Poli e Tanfani, Botanica descrittiva ad uso
della V classe ginnasiale. Firenze 1891.
Dal Governo Giapponese : Calendar of the Imperiai University
of Japan for the Year 1887-88. Tokyo 1888.
Dal cav. S. Sommier: Inaugurazione del busto di Filippo Barker
Webb. Firenze 1874. — Borodin. Sur la respiration des plantes pendant
leur germinatiou. Florence 1875. — Suringar W. F. B. Sur les pro-
cédés pour obtenir une évaluation fixe des grossissements micro-
scopiques. Florence 1875. — Orphanides G. T. Dissertation sur les
caractères spócifiques du genre Colchtoum et sur quelques espèces
nouvellement découvertes en Grece. Florence. 1885. — Duval Jouve J.
Réponse au thème XVIII. " demandant : Si l'on peiit établir des
règles pour une distinction rationnelle entre les groupes qu'on dó-
signe par les noms d'espèce, race, variété, et cela surtout en vue des
limites à poser aux appréciations individuolles des phytographes.
Firenze 1876. — Smee A. A brief sketch of the best varieties of fruits
cultivated in England. Florence 1876. — De Heldreich T. Sertulum
plantarum novarum vel minus cognitarum Florae Hellenicae. Floren-
tiae 1876. — Stauh M. Sur l'ótat de phitophénologie en Hongrie. Bu-
dapest 1881. — Rùci jR. Nuova specie di Anthoxaìithiun. Firenze 1881.
Dal sig. U. Galeri: C/ementi J. Sertulum orientale, seu recensio
plantarum in Olimpo bithynico, in agro byzantino et hellenico non-
nullisque aliis orientis regionibus annis 1849-1850 collectarum.
Taurini 1855.
Viene quindi letta la seguente comunicazione del prof. Aser Poli:
SUI NUOVI PROGRAMMI DI BOTANICA PEL GINNASIO E
LICEO. PER ASER POLI.
Alle giuste osservazioni che il Socio Tanfani fece nella pas-
sata seduta, riguardo all'insegnamento della Botanica nel gin-
nasio, mi permetto aggiungerne altre che spero la Società vorrà
prendere in considerazione.
164 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Per meglio giudicare dei mutamenti introdotti col recente de-
creto 11 ottobre 1891 nei programmi di Storia naturale, sarà
opportuno consultare la Relazione che li accompagna, e che
trovasi a pag. 612 del « Bollettino ufficiale della pubblica istru-
zione », anno XVIII, parte III (fase, del 21 ottobre 1891). A
pag. 617 leggonsi queste parole: « L'importanza che hanno
« oggidì gli studi scientifici nei vari ordini di scuole, non è da
« attribuirsi ad una esagerata ampiezza data ai programmi d'in-
« segnamento di queste materie, ma è piuttosto la necessaria
« conseguenza del rapido e grande sviluppo che in questi ultimi
« tempi ha raggiunto lo spirito d' osservazione, e della tendenza
« del secolo onde si gran numero di studiosi sono indotti a pre-
« ferire alle ricerche speculative quelle da cui si ripromettono
« i maggiori benefìci della vita. »
Non è mia intenzione confutare qui, uno ad uno, i concetti
contenuti in questo periodo; ma soltanto faccio fin d'ora una
dichiarazione. Le mie seguenti considerazioni non si partiranno
dal concetto che la Storia naturale in generale, e la Botanica in
particolare, debbano studiarsi nel ginnasio e nel liceo allo scopo
di saper distinguere la lattuga dal prezzemolo in riguardo ai
loro diversi usi nella vita pratica; ma io ritengo tali studi alta-
mente educativi, e tra i più adatti per le giovani menti, purché
siano fatti come a queste si conviene; e credo che ogni ricerca
speculativa deve presupporre una perfetta conoscenza del mondo
sensibile.
Ed ora entro in argomento. Il Socio Tanfani ha giustamente
fatto osservare l' inopportunità, anzi il danno, di aver destinato
r intero sviluppo della Botanica descrittiva alla 5* classe del gin-
nasio, mentre prima, la Botanica si faceva nella seconda metà
dell'anno scolastico, fra la 4' e la 5* classe. La citata Relazione
dovrebbe dire, mi sembra, le ragioni di tale mutamento. Invece
vi si legge semplicemente questo (pag. 618) : « L' insegnamento
« delle Scienze naturali dovrebbe invece costituire una materia
«
« a sé nel ginnasio superiore, ma esser diviso in modo che la
« parte di zoologia sia per intero trattata nella 4* classe, e la
« parte di botanica pure per intero svolta nella classe 5*. » Il
perchè di questo? Il perché della diversa ripartizione che il
Socio Tanfani riteneva più opportuna egli lo disse nella passata
seduta, ed i presenti alla sua lettura furono d' accordo nel rite-
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 165
nere buone le ragioni da lui addotte. Ma Tanfani e tutti quelli
che la pensano come lui si partono dal concetto che l' insegna-
mento della Botanica nel ginnasio debba esser fatto su piante
fresche, mentre questa non è forse V intenzione di chi propose
i nuovi programmi.
Ai vecchi programmi furon fatte precedere alcune istruzioni,
con le quali in poche parole si spiegava in qual modo dovesse
essere impartito l' insegnamento della Botanica nel ginnasio. I
nuovi non sono accompagnati da nessuna istruzione, e dalla Re-
lazione non appare chiaro quali siano state le intenzioni del
compilatore o dei compilatori di essi. Io credo invece che sia
bene insistere su questo: che l' insegnamento della Storia natu-
rale nel ginnasio sia esclusivamente oggettivo; che non consista
in una filza di nomi e di descrizioni da imparare a memoria; che
all'esame l'allievo non debba ripetere a memoria una o più
descrizioni di piante o d' animali, ma debba mostrare di avere
imparato ad osservare, descrivere e confrontare. Lo scopo di
questo insegnamento deve esser quello di fermare l'attenzione
dei giovani sugli oggetti che vedono (osservazione), di insegnar
loro a dire quello che vedono (descrizione), a distinguere un
oggetto dall'altro e saper dire perché l'uno non è 1' altro (con-
fronto). Se non è guidato da questi concetti, tale insegnamento
diviene arido, pesante, noioso e dannoso piuttosto che utile.
V insegnamento oggettivo della Botanica offre poi altri van-
taggi. I nomi tecnici, che per necessità bisogna cominciare ad
imparare fin dal principio, e molti dei quali non sono famigliari
a chi non ha mai studiato piante, costituiscono uno dei mag-
giori ostacoli allo studio della Botanica, quando questo si faccia
esclusivamente sui libri; ma se invece si studiano le piante sul
vero e con metodo, i nomi tecnici rimarranno facilmente im-
pressi a poco a poco nella mente, insieme agli oggetti cui essi
si riferiscono, e con poco sforzo il giovane si preparerà un cor-
redo di nomenclatura, che gli è poi necessario negli studi su-
periori. Aggiungasi poi, e questo io ritengo d'immenso vantaggio,
che nelle piante, e sui fiori specialmente, è facile quella grossa
anatomia, che negli animali non è possibile, se si eccettuano gli
insetti. Bastano un ago, un temperino, una pinzetta ed una lente
perché si possano con poca fatica, non solo, ma con molto di-
letto, imparare molte cose. È questo un esercizio molto utile
166 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
per i giovani, e non v' è insegnante di Storia naturale che non
sappia quanto essi vi prendano passione. Né credo inutile ri-
chiamare l'attenzione sull'importanza del fatto che, mentre è
facile, e si può fare in scuola da ciascun allievo, l'anatomia de-
gli insetti e dei fiori, insetti e fiori hanno tali intimi rapporti
biologici, che si prestano a speciali ed utili considerazioni ed
insegnamenti.
È anche un fatto innegabile che i ragazzi, così educati allo
studio degli oggetti naturali, trovano gran diletto nell' acchiap-
pare insetti e raccoglier piante in campagna; ed a questo pro-
posito una grave lacuna si rivela nei nuovi programmi, inquan-
tochè essi non raccomandano né le gite in campagna, né la
formazione di piccoli erbari da parte degli allievi. Con qual co-
raggio si grida soprattutto contro 1' eccessivo lavoro mentale
cui vengono condannati i nostri giovani, se poi, mentre si ri-
formano i programmi di scienze, « per ridurli entro i limiti che
si convengono ad istituti d' istruzione classica, » se ne muta
r indirizzo in modo che, per la Storia naturale, l' insegnamento
diventi più pesante, e se ne toglie ciò che avrebbe giovato di
più al morale ed al fisico dei giovani?
Le gite in campagna non solo dovrebbero farsi, ma essere
frequenti. I nostri giovani sono troppo abituati alla vita citta-
dina, allo studio di tavolino (quando studiano), troppo attaccati
a ciò che presenta un utile immediato: ed è bene distrarli da
queste dannose abitudini richiamando la loro attenzione sulle
bellezze della natura, mentre i loro polmoni per l' esercizio del
corpo si dilatano ed aspirano l'aria balsamica dei monti.
Né io posso accordarmi coli' opinione più oltre espressa nella
più volte citata Relazione, che, cioè, si debba ridurre l'orario
delle scienze naturali ad un minimum, per infrenare la ten-
denza degli insegnanti a svolger troppo per esteso i programmi
(pag. 619). Con l'orario più limitato, o il programma non viene
svolto completamente, o viene anch'esso contenuto dentro i giusti
limiti, ma sono sempre sacrificate le ripetizioni. I programmi
hanno da esser limitati, questo è vero ; ma l'orario deve lasciar
tempo di svolgerli completamente e con profitto dei giovani,
cioè con accompagnamento di frequenti ripetizioni e dimostra-
zioni pratiche, e non deve essere una camicia di piombo che si
adatti per l'appunto, e senza alcun margine libero, ai programmi.
ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIRENZE 167
La limitazione dell' orario non è, a parer mio, il miglior modo
di correggere i difetti di quegli insegnanti che invece di far
lezione pel ginnasio o pel liceo la fanno per 1' università.
Finalmente mi si permetta di richiamare l'attenzione della
Società sui numerosi errori di ortografia che figurano nel pro-
gramma di Botanica per la 5" classe del ginnasio. Voglio con-
cedere che alcuni siano errori di stampa; altri però, costante-
mente ripetuti, dimostrano, in chi ha scritto i nomi latini delle
piante, la completa ignoranza delle regole d'ortografia che i
botanici seguono scrupolosamente. Mi si dirà che il programma
forse non fu scritto da un botanico; ma allora, abbiamo mag-
gior ragione di credere che anche per la parte scientifica e
didattica lasci molto a desiderare, se fu scritto da chi non sa la
materia. Comunque sia, vi par ben fatto di mettere nelle mani
di giovani che fanno gli studi classici (i giovani i programmi
li comprano e li leggono prima dei professori) un programma
dove non sono rispettate né la lingua italiana, né la latina, né
la greca?
Il Socio Caiìuel prende la parola per dichiarare cbe 1' esame dei
programmi vacclii e dei nuovi ha rafforzato l' impressione prodotta
in lui durante 1' ultima adunanza dalle parole del Socio Tanfani, e
confermata ora dalla precedente lettura. Risponde all'incarico rice-
vuto neir ultima adunanza leggendo il seguente ordine del giorno :
« Considerando che nel Programma per i ginnasi e i licei del
« 24 settembre 1889, saviamente era stato ripartito l'insegnamento
« elementare della Botanica in due anni, per modo che veniva dato
€ nel secondo periodo di ogni anno, ossia nella stagione estiva,
« quando solamente era possibile avere il materiale fresco assolu-
te tamente richiesto dall' indole dell' insegnamento ;
« Considerando che nel programma dell' 11 ottobre 1891 ora entrato
« in vigore il medesimo insegnamento è stato irragionevolmente
« portato tutto in un solo anno, ossia in parte nella stagione in-
« vernale, quando fa difetto il materiale fresco e fa d' uopo ricor-
« rere in sua vece a dei compensi affatto inadatti, anzi contrari allo
« scopo dell'insegnamento qual' è dichiarato nel programma stesso ;
« La Società Botanica Italiana fa voti perchè in questa parte
« r insegnamento della Botanica ritorni alla giudiziosa pratica del
« programma del 1889. »
Il Socio Tanfani approva pienamente la proposta del prof. Carnei ;
accenna all' avversione che hanno alcuni professori di sacrificare
all'oggettività dell' insegnamento l'ordine sistematico; deplora anche
168 ADUNANZA DELLA SEDB^DI 'FIRENZE
cha molti professori non giungano ad intendere 1' utilità delle com-
parazioni ; dichiara che è impossibile fare dei confronti prima di
avere imparato ad osservare e prima di conoscere un poco la ter-
minologia botanica, che appunto si impara facendo le- desciùzioni,
trova logico che, dovendosi ripartire l'insegnamento in due anni,
i confronti si facciano nel secondo anno. Dice che a tutto questo
provvedevano i vecchi programmi, ma ritiene che assegnando allo
studio della Botanica la stagione conveniente, l'opera dell'insegnante
valente possa svolgersi utilmente con qualunque programma. Egli
perciò propone l' approvazione dell' ordine del giorno del prof. Carnei.
L' approvazione viene votata all' unanimità.
Dietro invito del Presidente il prof. Cavanna, presente all' adu-
nanza, richiama 1' attenzione dei Soci sulle disposizioni che nei pro-
grammi dal 1889 prescrivevano le modalità da seguire negli esami
di Storia naturale nel Ginnasio. Dichiara che quelle disposizioni,
per ogni riguardo opportune, mentre consacravano la necessità di
applicare nell' insegnamento il metodo oggettivo, davano al Mini-
stero un modo facile per verificare se 1' opera degli insegnanti suoi
era conforme ai più sani principi della didattica, e di giudicare
altresì con criteri sicuri degli effetti educativi che dall' insegna-
mento medesimo si attendono e si possono ottenere. Nello stesso
tempo l' esame, cosi com' era prescritto, dava all' insegnante pub-
blico gli elementi per giudicare rettamente gli esaminandi prove-
nienti dalle scuole private, nelle quali, troppo spesso, l'insegnamento
della Storia naturale, malamente impartito, riesce del tutto ineffi-
cace. Riterrebbe utile che nel voto della Società al Ministro s' insi-
stesse sulla modalità degli esami.
Il prof. Carnei propone che nella lettera con cui il Presidente
presenterà al Ministro 1' ordine del giorno testé approvato si racco-
mandi a nome della Società di attenersi negli esami alle modalità
prescritte nei programmi del 1889, e tale proposta viene accolta una-
nimemente.
Si dà quindi lettura della seguente nota del prof. Macchiati.
SULLA RIPRODUZIONE DELLA NAVICULA ELLIPTICA
KTZ. COMUNICAZIONE PREVENTIVA DEL DOTTORE
L. MACCHIATI.
Si è disposti ad ammettere che nella moltiplicazione delle Ba-
ci! lariee (Diatomee) per fissiparità i loro frustuli si fanno, di
mano in mano, sempre più piccoli, sino a raggiungere un certo
minimo di dimensione, il quale varia colla natura specifica del-
l'alga. Allora si dice che interviene un fenomeno riproduttivo
di natura sessuale, cioè una vera coniugazione, in seguito alla
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 169
quale si forma una specie di spora (però il nome non è forse
bene appropriato) che E. Pfitzer ha chiamato auxospora, dalla
quale esce un frustulo, il così detto frustulo sporangiale, che
assume prestissimo la massima dimensione della specie.
I casi di coniugazione che si conoscono nelle Bacillariee, non
sono molto numerosi, però il fenomeno, in parecchie specie, è
stato osservato, in epoche diverse, da un certo numero di botanici
autorevolissimi, che d' ordinario lo descrivono pressoché nello
stesso modo, ma non tutti ne danno la stessa spiegazione. Il
signor Paolo Petit, che ha seguito il processo in una specie di
Cocconema (C e ir tuia), è contravio all'idea d'una generazione
sessuale , essendo , invece , più disposto ad ammettere che si
tratti d' un vero ringiovanimento dei plasma. L' opinione di
questo autore si trova in opposizione con quella emessa dagli
egregi signori Thwaites, Carter, W. Smith e Lùders, i quali ri-
tengono che si tratti d' una vera coniugazione sessuale, con re-
ciproca fusione dei plasma, invece è una riconferma di quella
dello Schraitz.
In una serie di pubblicazioni, Tuna più interessante dell'al-
tra, il chiarissimo signor conte ab. Francesco Castracane, ha
preso a sostenere, sino dall'aprile dell'anno 1868, che le Bacil-
lariee, oltre ai casi di coniugazione bene accertati, hanno anche
la riproduzione per germi. La fortunata circostanza di avere
sorpreso nel campo del microscopio una Podosfenia, nel mo-
mento di dare esito ad alcune piccole forme rotonde e dell' averne
potuto constatare le più minute circostanze (essendosi tutto svolto
sotto i suoi occhi), gli fece riconoscere (cosi l'autore) e dimo-
strare, che nelle Bacillariee esiste lo stato e la forma embrio-
nale, il che include l' idea di un seme e di un germe qualun-
que riproduttore.
Prima di lui lo Schumann {Die Diatomeen cler Hohen Taira.
"Wien, 1867) dice di avere non di rado osservato in frustuli vivi
dei nuclei con corpi granulosi, dai quali si producevano dei
nuovi individui, e ne adduce in esempio una Nitzschia sigmoi-
dea Sm.
Air idea d' una riproduzione per germi in questi organismi è,
altresì, favorevole il Deby (1877), il quale si esprime cosi;
« U apparizione suMtanea di specie, là ove precedentemente
non ne esistevano; la loro successione periodica ciascun anno
170 ADUNAKZA DELLA SEDE DI FIRENZE
in stagioni indeterminate, senza che se ne possa trovare ne-
gli intervalli, nella stessa località, fanno presentire la possi-
ì)ililà cf un modo dì generazione che non è ancora sospettato
(quesf affermazione è, per lo meno, inesatta) per germi, per
THicro 0 macì^ozoospore, come ciò ha luogo per tante alghe
inferiori, inventi nelle stesse condizioni delle Biatomee ».
Anche il chiarissimo signor dottor Matteo Lanzi (1878), avendo
trovato neir interno dei frustali di parecchie Bacillariee nume-
rosi corpuscoli che si ricoprivano d'una membrana e si orga-
nizzavano in celhile divenendo nuovi frustuli, fu indotto ad ac-
cettare la teoria della riproduzione per germi, ritenendo che
quelle cellule siano i generi delle Bacillariee.
E i nuovi argomenti portati non è molto (1886) in campo dal
signor conte Castracane, rendono sempre più probabile l'idea
d' un processo di riproduzione per germi nelle Bacillariee.
Avendo il detto autore scoperto un Coscinodiscus radiolalus allo
stato fossile, che nel perimetro delle valve avea numerosissime
impronte di piccole forme rotonde, le ritenne doversi riguardare
quali impronte delle forme embrionali rimaste in seno della cel-
lula madre, allorché fu sorpresa dalla morte.
Un caso fortunatissimo che si è presentato ai miei occhi il
giorno 3 del corrente mese, mentre stava esaminando una pre-
parazione temporanea di Diatomee vive, allo scopo d' indagarne,
come fo, quasi tutti i giorni da più di quattro anni, la biologia,
mi mette nella favorevole condizione di potere portare in ap-
poggio della teoria della riproduzione per germi in questi or-
ganismi, il validissimo argomento d' una prova di fatto. Nel campo
del microscopio mi si presentò, spostando la preparazione, una
graziosa Navicula elliptica Ktz., che si muoveva lentissima-
mente e ne racchiudeva altre quattro, ognuna delle quali rag-
giungeva appena '/g del diametro longitudinale e trasversale della
Navicula madre. I piccoli frustuìi delle Navicule, racchiuse dalla
maggiore, morfologicamente erano in tutto simili alla Navicula
elliptica, della quale ripetevano la stessa finezza di striatura,
come me ne potei accertare determinandola coli' impiego, non
perfettissimo, del micrometro oculare, non potendo ricorrere ad
altro mezzo, trattandosi d' una preparazione, come dissi, tempora-
nea, fatta per scopo biologico. Altre tre Navicule della stessa
forma, ma di dimensioni alquanto maggiori a quelle racchiuse
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 171
nella cellula madre, le si trovavano vicino, delle quali collo stesso
mezzo potei constatare l' identità di striatura. Né potrebbe solle-
varsi il dubbio che le piccole Navicale fossero sopra o sottoposte
alia grande, che tale obbiezione ho la certezza di poterla esclu-
dere, trattandosi di specie vive racchiudenti il loro endocroma,
mentre che una simile aberrazione potrebbe verificarsi nelle Ba-
cillariee che avessero subiti gli ordinari trattamenti, per farne
dei preparati stabili da conservare. Del resto il fatto da me osser-
vato non è che la ripetizione di ciò che ci viene raffigurato da
W. Smith, che lo riguardò per frustulo sporangiale includente
piccoli nuovi frustuli.
Feci le prime osservazioni all'ingrandimento di 1500 diametri,
nel microscopio perfezionato del Koristka, coli' obiettivo apocro-
raatico a secco 3""" e l'oculare compensatore 18; ma la mi-
sura delle strie la feci all'ingrandimento di 750 diametri, avendo
adattato 1' oculare n. 6, che porta annesso il micrometro rela-
tivo, e r obbiettivo ad immersione omogonea 2™"".
Seguii per alcuni minuti, meravigliato e contento di cosi for-
tunato incontro, la preparazione che mi offriva un bellissimo
esempio in appoggio della teoria della riproduzione per germi;
e mi ricordai subito di avere osservato più volte una varietà di
questa Bacillariea descritta col nome di Navicula elliptica ini-
nutissima Grun, la quale morfologicamente è in tutto simile
alla specie tipica e non se ne distingue che per le dimensioni
molto minori. Mi s'ingenerò allora il dubbio, che presto divenne
quasi certezza, che la medesima non sia che una varietà biolo-
gica della Navicula elliptica Ktz.: voglio dire un suo stadio di
sviluppo.
Nella speranza di poterne ricavare un esattissimo disegno,
allorché rimase per qualche istante immobile, applicai all'ocu-
lare la camera lucida di Zeiss, ma in causa di un leggiero spo-
stamento della preparazione la perdei di vista. Allora tentai,
senza perder tempo, di trasformare la preparazione temporanea
in una preparazione stabile, facendo evaporare a moderato ca-
lore l'acqua e poi montandola al balsamo; ma questo mio ten-
tativo non fu coronato da quel felice risultato che mi atten-
deva, probabilmente perchè il calore avrà costretto ad uscire
le piccole Navicule dalla Navicula madre, per allontanamento
delle valve di questa. Ma nutro fiducia che, perseverando in que-
172 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
sto genere di ricerche sulla biologia delle Bacillariee, non tar-
derò molto a trovare qualche caso consimile.
Dopo questa osservazione, mi sovvenni della Cyinbella Pisci-
culus trovata dal Castracane, la quale presentava individui grandi
e piccoli, differenti tra loro nella lunghezza dell'asse longitu-
dinale, come 1 sta a 2, in cui però le strie si mantenevano co-
stanti in tutti i frustuli; e mi ricordai anche del caso analogo
citato dallo stesso autore riguardo alla Pinnularìa stauronei-
formis var. Latialis Castrac, nei cui frustuli ebbe luogo vero-
similmente r auxesi per accrescimento bilaterale. Tutti questi
casi tornano in appoggio della teoria della riproduzione per
germi nelle Bacillariee; la quale teoria, come mi scriveva in
questi giorni il Castracane, « non è esplicitamente riconosciuta,
perchè generalmente tutti si tì^'asiullano alla caccia di qualche
nuova Diatomea (Bacillariacea), invece di occuparsi a ricono-
scere la loro 'biologia ». Facendo questo studio, si vedrebbe che
moltissime forme, descritte come specie o varietà, non sono che
stadi di svilupppo di altre forme o tipi. Nella descrizione delle
specie in questo gruppo di Alghe bisogna abbandonare la con-
suetudine di basarsi, quasi esclusivamente, sui caratteri morfo-
logici dei frustuli, senza tener conto delle loro condizioni di vita.
Un lavoro di revisione sulla sistematica delle Bacellaricee si
è ormai reso assolutamente indispensabile; ma bisogna farlo con
criteri nuovi di ordine superiore.
Il prof. Caruel dicliiara di non essersi occupato specialmente di
Diatomacee, ma che le cose esposte dal prof. Macchiati gli sembrano
talmente insolite da far deplorare che il preparato microscopico di
cui è fatto menzione non abbia potuto salvarsi, giacché avrebbe
contribuito a vincere la iacredulità con cui le asserzioni del Mac-
chiati potrebbero essere accolte.
Il Presidente Arcangeli legge la nota seguente:
BREVI NOTIZIE SOPRA ALCUNE AGARICIDEE. NOTA DI
G. ARCANGELI.
In seguito a quanto .esposi nell'adunanza dell'anno ultima-
mente cessato, aggiungo adesso i resultati di altri studi eflet-
tuati ultimamente.
Il contegno singolare delle spore di varii Lactarius di fronte
ADUNANZA DELLA SBDK DI FIRENZE 173
ai reattivi della cellulosa, quali furono da me esposti ed effet-
tuati sopra materiale fresco, m'invogliarono di tentare la prova
sopra il materiale disseccato del nostro Erbario pisano. Tentai
quindi 1' azione del cloruro di zinco iodato e dell' iodio ed acido
solforico, sopra sottili fettoline ottenute dalle lamelle del Lacta-
rium controversus (Pers.) Fr., del L. mdematopus Fr., del L. in-
sulsus Fr. e del L. thejogalus (Bull.) Fr. In tutti questi fungili
le spore si mostrarono, nonostante il disseccamento, assai ben
conservate; tanto che per alcune d' esse fu pure possibile rico-
noscervi dimensioni corrispondenti a quelle date dagli autori,
e tutte dettero manifestissime la reazione, colorando cioè la loro
parete in violetto od in azzurro, sotto 1' azione dei citati reat-
tivi. Potei pure riscontrare, come nelle dette specie le spore
presentino la loro superficie irregolarmente rugoso-alveolafa,
piuttosto che aculeata, senza per altro escludere, che qualche
verruca più o meno pronunziata possa talora presentarsi. Per
ora solo nel L. exsuccus potei riscontrare spore decisamente
vestite di piccoli aculei.
I resultati ottenuti coi Lactarius, mi hanno indotto a ricer-
care quale si mostrasse il contegno delle spore nel prossimo
genere Russula.
Preparate varie sottili sezioni delle lamelle della Russula alu-
tacea Fr. della R. foetens (Pers.) Fr., R. virescens (Schseff.) Fr.,
R. rubra Fr. da saggi secchi conservati neh' Erbario, ho potuto
agevolmente riconoscere, che in queste specie pure le spore si
riscontravano assai ben conservate. In esse specie le spore ave-
vano una forma ellissoidea, e mostravano la loro parete decisa-
mente irta di piccole punte, a differenza di quella dei Lactarius
già esaminati, e di più essa si colorava pure in violaceo od az-
zurro, ma però assai meno intensamente che nei detti Lacta-
rius. Da tutto ciò si può adunque ritenere, che anche nel genere
Russula, almeno nelle specie da me esaminate, le spore hanno
la facoltà di colorarsi in violetto od in azzurro con i reattivi
della cellulosa, e che mentre le spore, in non poche specie del
genere Lactarius sono irregolarmente ruguloso-alveolaie, in
varie specie del genere Russula sono decisamente echinulatae.
Ho potuto pure riscontrare che nella R. virescens le spore ave-
vano 8-7 = 7-6, nella R. rubra 10-9 ■= 8-7.
Altra notizia di qualche importanza si é la scoperta d'una
174 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
forma da ritenersi come nuova specie, ultimamente raccolta nel
M. Pisano. Questa forma mi fu recata da Asciano, insieme a va-
rie altre di cui intendevo servirmi per le ricerche di cui è già
stato fatto parola nel mio precedente lavoro.
Esaminando il ricettacolo di questo fungo, rimasi in dubbio
se esso dovesse riferirsi al genere Pleurotus od al genere Trì-
choloma: né ciò farà meraviglia, ove si consideri le difficoltà
che s'incontrano in questo genere di studi, e le parole del Fries
sui Pleurotus : « A Chondripedihus (Colli/Ma, Mycenaeì Ompha-
« Uà) Pleuroti facillime dignoscuntur, sed a reliquis hymenophoro
« cum stipite contiguo {Armillaria, Trìcholoma, Clitocybe) saepe
« tantum statione epixyla. » Il mio fungo avendo stazione ter-
restre, la faccenda si rendeva ancor più difficile, tanto più che
le figure di alcuni Tricholoma somigliavano assai alla mia forma.
Pensai allora di ricorrere all' amico prof. Saccardo, inviando a
lui alcuni ricettacoli del mio fungo, ed egli non tardò a infor-
marmi, come esso fungo si debba riferire al genere Pleurotus,
e somigli assai al Pleurotus craspedius, del quale opina debba
ritenersi come specie distinta. Un esame più accurato infatti mi
ha potuto convincere essere giustissima l' opinione del Sac-
cardo, avendo potuto riscontrare, che la mia forma differisce dal
Pleurotus craspedius, non solo per la stazione terrestre e per
le lamelle sordide, anziché bianche, ma pure per caratteri de-
sunti dagli organi di riproduzione. Infatti, per quanto le spore
del P. craspedius sieno dal Saccardo ' e dal Voglino ^ date di
dimensioni assai differenti, concordando si l'uno che l'altro
neir ammetterle globose, resultano in realtà differenti da quelle
della mia forma, che le ha decisamente ellissoidee. Credo quindi
opportuno riportare la diagnosi e la descrizione di questa forma,
che chiamerò Pleurotus Saccardianus, in omaggio al professor
Saccardo.
Pleurotus Saccardianus n. sp. Caespitosus, pileo plus minus
excentrico vel subexcentrico, 6-15 era. lato, plerumque sinuato-
lobato, disco parum incrassato, versus marginem sensim attenuato.
^ P. A. Saccardo, Sylloge fungorum omnium ec, voi. V, Agarici-
neae. Patavii, 1887, pag. 343-4.
* P. Voglino, Observationes anaìyticae in Fungos agaricinos ìnì^noYÓ
Giorn. bot. ital., XIX, 239.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 175
superne alutaceo vel cinereo, levi, glabro, pellicula secernibili
Granino deslituto, demum explantato vel repando, carne satini
compacta; stipite striato glabro, cinereo vel umbrino, subaequali,
farcto, 3-7 cm. longo, 1-1 '/j cm. crasso: lamellis sat angustis,
tenuibus confertis, breviter decurrentibus, minoribus (lamellulis)
postice truncatis obtusisve, omnibus antice acutis sordidis: spo-
ris dilute albo-carneis, ellipsoideis, obtusis, leviter torulosis,
intus aequaliter graniilosis, G-5 = 4-3 jx, basidiis clavatis obtu-
sis 4-sterigmicis, steriginatibus subulatis brevibus ; C3^stidiiis
clavatis.
Ad terram in olivetis prope pagum Asciano in Agro Pisano,
mense decembris 1891.
A Pleuroto craspedio, cui proximus, lamellis sordidis, nec
candidis, sporis distincte ellipsoideis, haud globosis nec muricu-
latis, et statione terrestri sat differt.
Ricettacolo assai grande; con pileo del diametro da G-15 cm.
Stipite quasi cilindrico, piuttosto breve, spesso flessuoso od irre-
golarmente curvato, esternamente striato di colore cenerognolo,
poco 0 punto ingrossato alla base, internamente pieno ed alla fine
un po' cavo, con carne elastica di color nocciuola, un po' fibrosa.
Pileo spesso inserito eccentricamente sullo stipite, superiormente
color di pelle o cenerognolo, liscio e con tessuto superficiale
non separabile dalla carne sottoposta, eli' é di color nocciuola
chiaro e molle, quasi sericea. Lamelle primarie posteriormente
assai larghe e scorrenti brevemente sullo stipite ed anterior-
mente acute, le secondarie posteriormente troncate ed ottuse,
scorrenti sul pileo con un breve dente ed anteriormente esse
pure acute, tutte di color nocciuola o sordide alla fine con margine
più scuro. Le spore riunite in massa sono di color biancastro
leggermente carneo o quasi isabella debole, esse sono ellissoidee
con estremità ottuse e superficie leggermente torulosa. Lo di-
mensioni loro sono da 6-5 = 4-3 /x ed il contenuto grossolana-
mente granuloso. Le basidi sono cìaviformi ottuse, poco sporgenti,
a 4 sterigmi lesiniformi brevi. Le cistidi sono pure cìaviformi.
Anche le spore di questa specie con i reattivi della cellulosa non
danno colorazione alcuna. L'odore é assai pronunziato, non spia-
cevole: il sapore è debole, quasi farinaceo. É mangiato volentieri
dai conigli.
Aggiungerò pure come dalla stessa località mi fu recato
176 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
V Hygrophorus pratensis Fr., che già fu pubblicato xìqW Eri).
Crìit. ital., n° 968, raccolto dal dott. Baglietto nella valle della
Polcevera sopra a Genova nel 1862 e citato dal Lanzi dei prati
di Marsigliana presso Roma, ma che non trovo indicato della
Toscana. Ultimamente poi ho ricevuto da Lecce, inviatami dal
sig. 0. Chiarella, la Colhjbia velutlpes Curt., specie già raccolta
da L. Caldesi presso Faenza nel 1863, da me nel Giardino bo-
tanico pisano nel decembre 1873, e dal prof. Saccardo a Padova
nel decembre 1876 (vedi Myc. veneta n" 1105) e citata dal Lanzi
del Lazio, ma fino ad ora affatto ignota di quella località. Il
sig. Chiarella m' informa aver raccolta questa specie nel suo
giardino a pie di una pianta di PUiosporum.
Il prof. Arcangeli soggiunge che malgrado la sua circospezione
nel creare specie nuove si è creduto autorizzato ad ammettere quella
di cui sopra lia tenuto parola. Cita le parole di un suo allievo il
quale gli espose il dubbio cbe spesso si potessero creare nuove spe-
cie in seguito a conoscenza imperfetta delle vecchie.
Il Socio Martelli vede nella scoperta di questa nuova specie
una conferma della sua opinione che allontanandosi dai dintorni di
Firenze si possano ancora scoprire in Toscana molte specie nuove
o non segnalate per la regione. Accenna al fatto che pel passato
i micologi hanno dato troppa importanza nello studio dei funghi
superiori ai caratteri desunti dal colore.
Il Socio Caruel gode approvare le parole dello studente di Pisa,
e ritiene più facile creare una nuova specie, anziché studiare accu-
ratamente le specie vecchie, e indagare entro quali limiti esse pos-
sano variai'e; mentre molte scoperte restano senza dubbio da fare nel
campo micologico, ritiene che sarebbe un avvenimento raro la sco-
perta d' una vera nuova specie di Fanerogame presso noi.
Il Socio BarGtAGLI presenta un esemplare di Hypericum calycmum,
pianta da lui raccolta allo stato spontaneo a Stigliano, fra le valli
di Rosia e di Merse. Caruel fa osservare che questa pianta origina-
ria dell'Oriente e coltivata nei giardini, secondo Parlatore sarebbe
stata raccolta, a quanto pare inselvatichita, nel Nizzardo e nel Ve-
ronese. La scoperta della nuova località fa supporre che essa vada
diffondendosi fra noi.
Il Socio Bargagli, parlando della nuova edizione del Compendio
della flora italiana annunziata dal prof. Arcangeli, esprime il desi-
derio che essa venga corredata di una chiave dicotomica simile a
quella dioVV Erborista toscano del prof. Caruel. Il prof. Arcangeli
dichiara che questa aggiunta accrescerebbe soverchiamente il volume
dell' opera e si dichiara poco favorevole del sistema dicotomico. II
Socio Bargagli si rivolge al prof. Caruel manifestando il desiderio
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 177
che egli completi il lavoro già iniziato nel suo Erborista toscano, e
nel suo Erborista italiano, elaborando un nuovo erborista italiano
che si spinga fino alla specie. Il prof. Cakuel risponde di aver già
ti-a mano troppi lavori, e di lasciare quello ora accennato alla più
giovane generazione.
Il Socio Tanfani parla della utilità, del sistema dicotomico nella
determinazione delle piante ; cita la Nouvelle fiore fran<;a{se di Gillet
et Magne, nella quale il sistema dicotomico è applicato molto oppor-
tunamente; dice che quel libro gli fece prendere amore agli studi
botanici, e soggiunge che la vocazione alla botanica fu determinata
nel prof. Poli dallo stesso libro. Carnei e Martelli parlano nello
stesso senso riconoscendo l'utilità del sistema dicotomico.
Il prof. ARCANaELi dice di conservare la propria antipatia pel
metodo dicotomico, e credi che il favore del libro di Gillet et Magne
sia dovuta alla presenza delle figure.
Esaurite cosi le comunicazioni l'adunanza è tolta.
SEDE DI ROMA.
Adunanza del 4 febbraio 1892.
Sono presenti i Soci Pirotta, Marcatili, Kruch, Terracciano e
Avetta.
Letto ed approvato il verbale precedente il Presidente dà la pa-
rola al Socio dott. Kruch, il quale comunica una sua nota :
SULLA PRESENZA DEL CYCLOCONIUM OLEAGINUM
CAST. IN ITALIA. PER O. KRUCH.
In uno degli ultimi numeri del Journal de Botanique diretto
dal Morot è appar.so un lavoro del Boyer* nel quale si tratta
di una malattia dell'olivo prodotta dal Cucloconium oleagìnum.
Questo fungo, descritto per la prima volta dal Castagne fino
dal 1845 e che secondo la classificazione del Saccardo appar-
tiene ai Demaziei didimosporei, è stato fino ad ora, come rife-
risce l'Autore citato, riscontrato solo in Francia. Scopo della
* Recherches sur les maladies de V Olivier, — Le Cycloconium oleagì-
num. Journal de Botanique, n. 24, 1891.
SnU. della Soc. hot. Hai. 12
173 ADUNANZA. DELLA SEDE DI ROMA
presente comunicazione é di segnalarne la sua presenza anche
in Italia.
La sola indicazione che mi venne dato di rinvenire in pro-
posito si trova in una Nota dei casi di malattia dei vegetali
presentati alla E, Stazione di Patologia vegetale nei mesi
di maggio, giugno e luglio 1889. * Io ho esaminato il rela-
tivo materiale che si trova nella collezione della Stazione di
Patologia, raccolto nella prihia metà del giugno 1889 a Torri-
cella Sicura in provincia di Teramo e non avvi alcun dubbio
che si tratti della malattia dettagliatamente descritta dal Boyer.
Da parte mia posso aggiungere due altre regioni nelle quali si
é manifestata la stessa malattia, la Toscana cioè e la provincia
romana. Nella primavera ed al principio dell'estate del 1890
venivano, a diverse riprese, spedite da Firenze e da altra parte
della Toscana delle foglie di olivo che si ritenevano infette da
una crittogama. Sulla pagina superiore di queste si notavano delle
macchie nerastre o di arsiccio di forma circolare, mentre la pa-
gina inferiore delle stesse mostrava delle chiazze irregolari di
colore plumbeo che talora si estendevano a tutta la superficie
della foglia. L'esame microscopico dimostrava che le macchie
circolari della pagina superiore erano prodotte dal Cycloconium,,
(|uelle irregolari della pagina inferiore da numerosi cespuglietti
di ife di colore bruno olivaceo che sporgevano sulla superfice
dall'apertura degli stomi. Mentre il fungo della pagina supe-
riore del lembo fogliare offriva un micelio esclusivamente sot-
tocuticolare, abbondanti fili micelici, jalini, settati, attraversa-
vano il tessuto spugnoso del mesofìllo arrivando fino al palizzata;
essi si raccoglievano per lo più in un fitto intreccio nella camera
stomatica e da esso uscivano per l'apertura stomatica le ife so-
pra ricordate. Gli elementi del tessuto attraversati dal micelio di
quest'ultimo fungo erano più o meno profondamente alterati e
la differenza tra la disposizione del micelio dei due funghi e
l'azione patologica da essi esercitata risaltava subito all'occhio.
Esclusa la possibilità che il micelio della pagina inferiore potesse
ascriversi 2AV Antennaria elaeophila Mont. e per il suo aspetto
differente e perchè il micelio di questo fungo si sviluppa sulla
pagina superiore e non penetra nei tessuti dell'ospite, rimaneva
' Bollettino di notizie agrarie del Ministero cV Agricoltura, n. 55, 1889.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 179
'da stabilire a quale altro ifomicete dovesse attribuirsi. Ad onta
di diligenti ricerche fatte dal prof. Cuboni e da me per rintrac-
ciare la presenza di qualche spora che permettesse la determi-
nazione sicura del fungo non si riusci mai a riscontrarne. Le
fogli? infette vennero ripetutamente tenute per un tempo più o
meno lungo in camera umida, ma non si ottenne altro resultato
che un più ricco sviluppo del sistema vegetativo del fungo. Tut-
tavia credo di non errare nel!' ascrivere il micelio in questione
alla Cevcospora cladosporìodes Sacc, perchè esso corrisponde
perfettamente per colore, forma e dimensioni alla descrizione ed
al disegno che ne dà il Saccardo (Syll., IV, pag. 470; F. ifal., 672).
Data la presenza contemporanea di due parassiti nasce sponta-
nea la domanda: si manifestano essi contemporaneamente, indi-
pendentemente l'uno dall'altro, o l'uno sviluppandosi prima col-
r azione patologica da esso esercitata sull'organo, prepara il
terreno favorevole allo sviluppo dell'altro? A questa domanda,
dovendosi le mie osservazioni limitare al semplice esame di ma-
teriale staccato dalla pianta, non si può rispondere che indiret-
tamente. Gli studii del Boyer hanno dimostrato che il Cycloco-
niimi oleaginum non si sviluppa esclusivamente sulla pagina
superiore della foglia, come prima si riteneva, ma che esso può
svilupparsi, sebbene con minore intensità, anche sull'inferiore.
Mi venne il dubbio che la Cercospora cominciasse a manife-
starsi in corrispondenza ai punti della pagina inferiore già
stali attaccati dal Cycloconium, e che di qui si estendesse poi
gradatamente all'altre parti della foglia. L'esame mici'oscopico
.escludeva però questo dubbio, perchè la parefe esterna delle cel-
lule epidermiche appariva sempre intatta; nel suo spessore non
si osservava alcuna traccia di micelio, né apparivano in essa
modificazioni tali da farci ritenere che fosse stata antecedente-
mente attaccata. D'altra parte il Boyer ha osservato che il Cy-
cloconium non intacca che le foglie che hanno raggiunto il loro
completo sviluppo, fatto che è, come è naturale, in stretta re-
lazione col luogo nel quale il micelio è destinato a vegetare.
La sua apparizione si manifesta quindi tardivamente; nelle fo-
glie dell'annata comincia di regola nel settembre e va diffon-
dendosi dalla base dei rami dell'annata verso l'alto. La Cerco-
spora si riscontrava di regola nel caso nostro sviluppata sopra
le foglie che presentavano sopra la pagina superiore un numero
180 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
più 0 meno grande di macchie prodotte dal Cycloconium; solo
in qualcuna di esse ho osservato la pagina superiore perfetta-
mente immune da parassiti e la pagina inferiore abbondante-
mente provvista della Cercospora. Questo fatto però che si deve
ritenere come un* eccezione, non è succiente per distruggere
l'impressione ricevuta dall'esame del materiale che ebbi a mia
disposizione, che T infezione del Cycloconium i^veceda di regola
l'apparizione dell'altro parassita e che le alterazioni patologiche
da esso prodotte alle foglie inducano in queste una certa quale
predisposizione ad essere attaccate dalla Cercospora. I danni
prodotti sull'ospite da quest'ultimo fungo sono di certo supe-
riori a quelli esercitati dall'azione parassitaria del Cycloconium,
che secondo il Boyer sono insignificanti, data la sua apparizione
tardiva, ad onta che esso possa talora svilupparsi, specialmente
sopra alcune determinate varietà di olivo, in estrema abbondanza.
Ricorderò finalmente che altri esemplari del Cycloconium in
differenti stadii di sviluppo furono da me raccolti nel luglio
del 1890 a Colonna presso Frascati. Riguardo all'azione patologica
di questo parassita sugli organi da esso attaccati, io non ho niente
da aggiungere a quanto dice l'Autore già più volte citato: le
mie osservazioni non confermando che le sue: solo dirò che nel
materiale a mia disposizione il fungo si trovava esclusivamente
sviluppato sulla pagina superiore.
Il Socio dott. Terracciano presenta poi la nota seguente:
LE SASSIFRAGHE DELLA FLORA ROMANA. NOTA DEL
DOTT. ACHILLE TERRACCIANO.
Quante Sassifraghe ci venivano date e descritte per la flora
della provincia di Roma dai sigg. Sebastiani e Mauii e dal San-
guinetti, * erano quattro appena: Saxifraga tridactylites Linn.,
* Sebastiani et Mauri, Florae romanae prodromus (Romae, 1818),
pag. 147-148. — Mauri, Romanarum plantarum centuria XIII (Ro-
mae, 1820), pag. 20. — Sanguinetti, Florae romanae prodromus alter
(Romae, 1861), pag. 327-331.
ADUNANZA DELLA SKDE DI ROMA 181
S. bulbìfera Linn., 5. granulala Linn., S. rotundifolìa Linn.
Tuttavia in un libro, compiuto forse nel 1772 ma edito nel 1822,
dal titolo « Flora romana, 1). Joannis Francisci Maratti, abbatis
vallumbrusiaiii, » insieme con S. iridaclijUte^, granulata, ro-
tundlfolia, si dava anche S. colyledon (= S. Ungulata Bell.)
per San Polo e per monte Gennaro, ove però non fu mai rin-
venuta. Si deve solo al Rolli, raccoglitore accurato e già pro-
fessore di botanica in questa R. Università, se il numero ne
fosse di molto accresciuto; poiché primo raccolse nei monti di
Filettino : S. adscenclens Linn,, moschata Murr., Ungulata Bell.,
Aizoon Murr., porophijlla Bert., oppositifoUa Linn. Le quali poi
li stesso e, per ora, non altrove furono rinvenute dai più re-
centi studiosi della flora romana.
Io, riordinando testé 1' erbario generale e quello speciale ro-
mano del nostro R. Istituto botanico, ho potuto averle tutte sot-
t' occhio e studiarle di confronto. Per tale modo sono venute
fuori forme peculiari di S. trìdactylites Linn., Aizoon Murr.,
rotundlfoUa Linn.; var. di S. moschata Murr. ed Aizoon Murr.;
ed una specie che già descrissi per S. meridionalis ed é quella
che comunemente va tra noi per S. oppositifoUa Linn. Le dia-
gnosi sono, con quella chiarezza e brevità che ho potuto mag-
giori, apposte ad ogni specie ; solo per la S. 'ìneridionalis, di
cui in questo medesimo Bullettino a pag. 137 trovansi descri-
zioni ed osservazioni, aggiungerò essere succedanea geografica-
mente e morfologicamente della S. oppositifoUa tipica di Linneo.
Nelle varietà e forme date per un solo piccolo tratto dell' Ap-
pennino romano già si rileva, che i caudicoli fioriferi sono ora
glabri ed ora pelosi, le foglie tutte densamente cigliate e pe-
loso-aracnoidee alla base per l'allungarsi dei denti marginali
bianchi, i sepali ora glabri ed ora lievemente peloso-ghiando-
losi, le capsule terminate dagli stili divergenti ; catatteri che la
fanno adunque stare fra il tipo linneano e la S. biflora Ali.,
senza essere né 1' una né l' altro. È comune in tutto l'Appen-
nino centrale, vive nel Montenegro come una varietà orientalis,
e non è improbabile che assai più grande ne sia la diffusione e
che nei diversi luoghi si presenti con forme del pari caratte-
ristiche.
182 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
II.
1. S. TRiDACTYLiTES Li'nn. IMaratti, FI. rom., voi. I, pag. 307 ;
Sebastiani et Mauri, Prodr. fl. rom., pag. 148 ; Deakin, FI.
Coloss., pag. 53; Sanguinetti, Fl. rom. prodr. alt., pag. 328;
Fioiini-Mazzanti, Fl. Coloss., pag. 19; Gravis, Herbor. mar.
poni., pag. 176.
formae: a. muralis, pusilla, magis glandulosa, foliis
et floribus dimiuutis, paucis.
b. nemoralis, elata, ramosa, ramis divarica-
tis, interdum huc illuc glabriuscula, foliis^
caulinis lanceolato-obtusis, floribus longe
pedunculatis, saepe cernuis.
e. montana, pusilla sed caespitosa, foliis in-
ferioribus rosulatis, caule maxime glandu-
loso, rubescente.
Hab.;* Roma nei muri e sui tetti, Sanguinetti, 1. e, Maratti,
1. e; sui muri antichi, Rolli!; Colosseo!, De Notaris! Fiorini-
Mazzanti!; Fòro Romano!, Sanguinetti! (V. 18i32): Tempio della
Pace, Sanguinetti!; Palazzo dei Cesari, Avetta! (20, IH, 1881);
Scala di San Gregorio Magno, Canneva! (22, IV, 1877); Te-
staccio, Sanguinetti! (II, 1828), Avetta! (25, IV, 1881); Ponte
Mammolo fuori porta San Lorenzo, Canneva!; Orto botanico
di Panisperna, Canneva! (26, III, 1890); Villa Borghese, Pelosi !
(15, III, 1883); dintorni della città, Cuboni! (IV, 1879); Tor d'An-
gelo fuori Porta Maggiore, Mauri! (29, III, 1876); monti Pa-
rioli! (16, IV, 1890); — Cori nei monti Lepini, Gravis, 1. e; —
Campagnano ! (4, IV, 1887) ; — Rocca di Subiaco, Pelosi ! (25,
V, 1886) ; — Filettino! nei colli Albanesi, Martelloni ! (IV, 1887);
monte Cotento!, Pelosi! (VII, 1886); — Tivoh! (27, V, 1887); —
monte Gennaro, Brizi! (12, V, 1889); a colle Zappi! (27, V, 1887);
— Cineto Romano! (23, V, 1891).
2. S. ADSCENDENS Linn.
forma: rivalis, petalis obovatis, calycem aequantibus.
* Io stesso raccolsi la pianta quando al nome della stazione segue
l' ammirativo ; 1' ammirativo dopo un nome di persona denota che
studiai la pianta con cartellino autografo.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 183
Hab. : Filettino nel monte Piano, Martelloni! (VI, 1887) ; Tri-
nità e monte Autore nei monti Simbruini! (15, VII, 1891); la
forma alla sommità del Cantro di Filettino, Rolli! (12, VII, 1856).
3. S. GRANULATA Liiin. Maratti, op, cit., pag. 307 ; Sebastiani
et Mauri, op. cit, pag. 147; Deakiii, op. cit., pag. 52; San-
guinetti, op. cit., pag. 329.
Hab. : Sommità della Semprevisa nei monti Lepini sopra Car-
pinete, Rolli! (6, VI, 1852); — monte Gennaro! (6, VI, 1891),
Maratti, 1. e, Brizi ! (12, V, 1889); — monte Viglio sopra Fi-
lettino! (14, VII, 1891); —Colli albani, a Rocca di Papa, Rolli!
(13, V, 1861); Madonna del Tufo, Sanguinetti! (IV, 1828); som-
mità del monte Lucretile, Rolli! (26, V, 1859); monte Cavo,
Cuboni! (25, IV, 1880), Avetta ! (14, IV, 1880), Pelosi! (21, V,
1886); — Guadagnolo, Sanguinetti, loc. cit.
Obs. : Il Deakin descrive e dà pel Colosseo tale pianta ; ma,
non avendovela mai nessuno, e prima e dopo di lui, ritrovata,
siffatta indicazione va ritenuta dubbiosa.
4. S. BULBIFERA Liun, Mauri, Rom. pi. cent. XIII, pag. 20 sub
S. veroìiicaefolia ; Sanguinetti, op. cit., pag. 329.
Hab.: Monti Albani, Campi di Annibale, Rolli! (23, V, 1861);
monte Compatri ed Albano, Sanguinetti, 1. e; Forcella presso
monte Compatri, Mauri, 1. e; Guadagnolo, Sanguinetti! (V. 1832);
monte Calvo, Pelosi ! (26, V, 1886); monte Gennaro! (6, VI, 1891),
Cuboni! (10, VI, 1880); Riofreddo! (23, V, 1891); monte Cimini,
Mauri, 1. e; fosso Lupato nei dintorni di Viterbo, Mari! (9,
V, 1890); monti Lepini alla Reticheta di Carpineto, Rolli! (5,
VI, 1852).
5. S. ROTUNDiFOLiA Linu. Maratti, op. cit., pag. 306; Sebastiani et
Mauri, op. cit., pag. 147; Sanguinetti, op. cit., pag. 328.
formae: a. uìnbrosa, caule elato, laxe folioso, apice
valde ramoso, foliis caulinis sessilibus, acu-
te-lobatis, lobis triangularibus, aequalibus,
foliis infei'ioribus longe petiolatis, obtuse
lobatis, lobis interdum albo-marginatis.
b. pumila, caule abbreviato, ramulis etiam
confertioribus, foliis caulinis inaequaliter
184 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
lobatis, lobis deltoideo-acutis, floribus mi-
noribus.
Hab.: Monte Gennaro! (6, VI, 1891), Cuboni ! (10, VI, 1880,),.
Pirotta! (VI, 1885); monte Lucretile, Sanguinetti! (VII, 1827);
Guadaglielo, Sanguinetti 1 (VII, 1832); monti Lepiiii a Carpinete,
Rolli! (VII, 1852); Riofreddo! (23, V, 1891); San Vito Romano,
Salomonsohn! (V, 1891); monte Pellecchia! (27, VII, 1890); monti
Simbruini a monte Viglio! (14, VII, 1891); monte Cosento! (12,
VII, 1891); fra Trevi e Valleprietra! (15, VII, 1891); Cafor-
chietto, Martelloni ! (VI, 1887) ; Faito, Baldini ! (29, IX, 1886) ;
Filettino nelle colline della Moscosa, Pelosi! (VII, 1886).
6. S. MOSCHATA Wulf.
YSiV. pygmaea (Han.) Engler (= S. muscoides \V\i\L var. in-,
tegrifolia Koch. con Are, Corap. li. ita!., pag. 253).
Hab.: Rupi del Cantre di Filettino, Rolli! (12, VII, 1856);
monte Viglio, sulla vetta! (15, VL 1891).
7. S. LINGULATA Bell.
Hab.: Filettino sul Cantre, Rolli! (12, VII, 1856); monte Vi-
glio ! (14, VH, 1891).
8. S. AizooN Murr.
formae: a. humilis, foliis diminutis, dense rosulatis,
surculis sterilibus abbreviatis, caule fiori-
fero tenui, recto, apice tantum'ramoso-co-
rymboso.
b. elata, foliis obovato-spathulatis, caule erec-
to, valde ramoso, ramis longis, divaricatis.
varietates : a. latina, foliis, basilaribus lingulatis, planis,
3-4 cm. longis, 3-9 mm. latis, apice mu-
cronulatis, margine serrulatis, basi cilia-
tis, caule elato, piloso-glanduloso, superne
praesertim, floribus ad ramulorum apicem,
et in paniculam fere oblongam, obtusam
dispositis, calycis laciniis subtriangulari-
bus, obtusis, petalis dimidio minoribus.
b. m/erme^m, foliis, obovato-spathulatis, ob-
tusis, serrulatis, dentibus, nunc obtusis,
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 185
mine acutis, caule crasso, erecto, Tube-
scente, piloso-glaiiduloso, caiycis laciniis
subrubris, floribus intense luteis, maio-
ribus.
Hab.: Cantro di Filettino, Rolli! (13, VII, 1856); monte Ca-
forchietto nei Simbruini, Baldini! (10, IX, 1886); monte Viglio!
(14, VII, 1891), Pelosi! (VII, 1886), Baldini! (23, IX, 18S6).
Var. a. al monte Cotento ! (12, VII, 1891; — &. Filettino alle
colline della Moscosa, Pelosi! (VII, 1886); Caforchietto, Martel-
loni! (VI, 1887).
0. S. poROPHYLLA Bei'tol. (confei". A. Terracciano, Le Sassifra-
ghe del Montenegro, in Bull. Soc. bot. ital., 1892, pag. 134).
Hab.: Sommità del Cantro di Filettino, Rolli! (12, VII, 1856).
10. S. MERiDiONALis A. Terr. Sass. Monten., in Boll. Soc. bot.
ital., 1892, pag. 137 (= S. opposìtofìa Baldini e Pelosi, Add.
ad fl. ital., in Malpighia, ann. I, fase, IV, pag. 191).
varietates : a. apennina, foliis dimlnutis, ovato-obovatis,
albo-ciliatis, ramulorura sterilium farete
et quadri fariam imbricatis.
Formae occurrent: a. caudiculis sterili-
bus superioribus longioribus glabris; —
&. caudiculis sterilibus pilosis, foliis qua-
drifariam disposltis. Cataphylla nunc
desunt, nunc in quibusdam caudiculis
adsunt ; folia variant malore et mi-
nore, laxe ac dense imbricafa.
b. latina, calyce glandulifero, floribus in ca'u-
diculorum elongatorum laxe foliosorum et
pilosorum apicem subsessilibus, maiusculis,
caudiculis sterilibus foliis haud cataphylli-
feris, brevibus, columnaribus foliis planis,
parvis, maxime dentato-ciliatis et basi
arachnoideis.
Hab.: Sopra il Cantro di Filettino, Rolli! (12, VII, 1856)!
monte Viglio! (14, VII, 1891), Baldini! (23, IX, 1886), Pelosi;
(VI, 1886). — Var. b. a monte Piano, Martelloni ! (VI, 1887, et
VIII, 1888).
186 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Da ultimo il prof. Pirotta fa la seguente comunicazione a propo-
sito della coltura del Cynomorium cocGÌneum : •
« I SociU. Martelli e G. Arcangeli (Bull. Soc. bot. ital., 1892, p. 97
e 127) hanno fatto conoscere i risultati dei loro tentativi per col-
tivare il Cynomorium coccineum, ed il Martelli, annunciando l'esito
felice della prova, aggiungeva : che V esperienza era riuscita ......
e che cV ora innanzi dovunque piaccia sarà facile coltivare una pianta
tanto strana ed interessante.
« Ora, al solo scopo di constatare, che non è la prima volta, che il
Cynomorium vien coltivato in Italia, credo dover far conoscere, che
fin dal 1885 io introducevo nell'Orto Botanico di Roma questa Bala-
noforea, valendomi di abbondante materiale inviatomi da Cagliari
dall'egregio collega prof. Gennari. Alcuni individui, allevati dap-
prima in vaso sopra piante di Halimus portulacoides, collocai in piena
terra vicino alle radici di un rigogliosissimo esemplare di questa
stessa pianta vegetante a Panisperna. Nel febbraio dall'anno sxicces-
sivo poco lontano dal luogo nel quale io avevo messo il Cynomorium
si svilupparono cespi di bellissimi scapi fioriferi. Il parassita con-
tinuò a mostrarsi par parecchi anni successivi finché, abbandonata
la parte di Orto, dove stava V Halimus, lo feci levare e coltivare in
vaso, coltura che tuttora riesce.
« Dell'esito di questi tentativi da me fatti scrisse il pi'of. A. Engler
nella Gartenflora del 1886 a pag. 286. »
Esaurite le comunicazioni la seduta è levata.
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del 14 febbraio 1892.
Il Presidente apre 1' adunanza dando lettura della seguente let-
tera da lui diretta, dietro incarico ricevutone nell'adunanza della
Società del 10 gennaio, al Ministro della Pubblica Istruzione :
Firenze, 26 gennaio 1892.
La Società botanica italiana, avendo giudicato suo dovere
prendere in esame i nuovi programmi per l'insegnamento della
Storia Naturale nei Ginnasi e nel Licei, ha incaricato il sotto-
scritto di comunicare alla S. V. 111."* un ordine del giorno ed
un suo desiderio relativi a tale argomento.
L'ordine del giorno suddetto, che ebbe l'approvazione una-r
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 187
nime nella sediUa del 10 gennaio u. s. tenuta nella sua Sede
di Firenze, è concepito nei seguenti termini ;
« Considerando che nel Programma per i Ginnasi e Licei del
« 21 ottobre 1883 saviamente era stato ripartito l'insegnamento
« elementare della Botanica in due anni, per modo che veniva
« dato nel secondo periodo di ogni anno, ossia nella stagione
« estiva, quando solamente era possibile avere il materiale fre-
« SCO assolutamente richiesto dall'indole dell'insegnamento;
« Considerando che nel programma del 7 ottobre 1891, ora
« entrato in vigore, il medesimo insegnamento è stato irrazio-
« nalmente portato tutto in un solo anno, ossia in parte nella
« stagione invernale, quando fa difetto il materiale fresco e fa
« duopo ricorrere in sua vece a dei compensi affatto inadatti,
« an/-i contrari allo scopo dell'insegnamento, qual' é dichiarato
« nel programma stesso ;
« La Società botanica italiana fa voti, perchè in questa parte
« l'insegnamento della Botanica ritorni alla giudiziosa pratica
« del programma del 1889. »
La Società stessa prega inoltre 1' E. V. IH."* a voler rivolgere
la sua attenzione alle disposizioni che nei programmi del 1889
prescrivevano le modalità d^ seguire negli esami di Storia Na-
turale nel Ginnasio.
Quelle disposizioni che la Società considera per ogni riguardo
opportune, mentre consacravano la necessità di applicare nel-
l' insegnamento il metodo oggettivo, davano al Ministero un
modo facile per verificare se l'opera degl'insegnanti suoi era
conforme ai più savi principi della didattica, e di giudicare al-
tresì con criteri sicuri degli elfetti etlucativi che dall'insegna-
mento medesimo si attendono e si possono attendere. Nello stesso
tempo l'esame, cosi com'era pre^^critto, dava all'insegnante pub-
blico gli elementi per giudicare rettamente gli esaminandi pro-
venienti dalle Scuole private, nelle quali troppo spesso l' inse-
gnamento della Storia Naturale, malamente impartito, riesce
del tutto inefficace.
DevJ^° Servo
Giovanni Arcangeli.
A Sua Eccellenza il Ministro
della Pubblica Istruzione
Roma.
188 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE
Il Presidente annunzia quindi il prossimo viaggio alla Colonia
Eritrea del Socio Achille Terracciano al quale dietro proposta del
Socio Martelli viene inviato un saluto ed un augui-io.
Viene quindi annunziato che il sig. S. Renaud (Principato di Mo-
naco) mette in vendita una collezione di 150 specie di Muschi Austro-
affricaui con circa 40 specie nuove, al prezzo di L. 15 la mezza cen-
turia.
L'Archivista Martelli dà Iattura del seguente elenco di doni per-
venuti alla biblioteca della Società :
Dal prof. T. Carnei : Carnei. Epitome florae Europae terrarum-
que affinium. Florentiae 1892.
Dal prof. G. Arcangeli: Arcàngeli. Cenni necrologici sul generale
Vincenzo Ricasoli. Firenze 1891. — Sopra ima varietà dell' Hibiscus
cannab'nus L. Firenze 1891. — Sulle foglie e sulla fruttificazione del-
l' HeliaodicerGs musjìvorus. Firenze 1891. — Sulla cultura ddl Cyno-
morium co^.cineum. Firenze 1891. — Sul Dracunculus canariensis Kunth.
Firenze 1891.
Dal dott. E. Baroni : Baroni. Sulla struttura del seme dell' He-
merocallis flava.
Dai sigg. G. Gibelli e F. Ferrerò : Gibelli e Ferrerò. Eicerche
di anatomia e morfologia intorno allo sviluppo dell'ovolo e del seme
della Trapa natas L. Genova 1891.
Dai sigg. G. Gibelli e S. Belli : Gibelli e Belli. Rivista critica
delle specie di Trifulium. italiane comparate con quelle del resto
d'Europa e delle regioni circummediterranee della sezione Trigan-
theum Nobis (Mistyllus Presi. P. P.). Torino 1891.
Dal dott. E. Rostan : Fuohs L. De historia stirpium commen-
tari insignes. Lugduni 1549. — BnUetins des travaux de la So-
cióté Murithieiine pour les années 1872, 1873, 1874. Sion 1876. —
MuUer J. Les Characées geaévoises. Genève 1881. — Correvon H.
Liste des plantes des montagnes élevées au jardin alpin d'acclima-
tation de Genève. Genève 1885, — Crep'n F. Nouvelle classification
des Boses. Melun 1891. — Examen de quelques idées émises par
MM. Burnat et Gremii sur le genre Rosa. Gand 1888. — Genty P. A.
Note sur le Piroga media Swartz, piante rare nouvelle pour la flore
jurassique et la flore fran9aise. Paris 1890.
Dal sig. C. Grilli : Grilli. Ossarvazioni sopra una questione di fi-
siologia vegetalo relativa ai licheni per 0. J. Richard. Traduzione
autorizzata dall'Autore. Castelpiano 1892.
Dal dott. D. Lanza: Lanza. Gli Adonia di Sicilia e di Sardegna. Pa-
lermo 1891.
Dal prof. C. H. Peck : Peak. Annual report of the state botanist
the state of New York. Albany 1891-92.
Dal sig. W. H. Bdeby: Beeby. On the flora of Shetland 1891. —
A new Hieracium. London 1891.
Dal sig. J. E. Forster : Forster. Mushrooms and Mushroom-poiso-
ning. Massachusetts 1890.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 189
Vien dato lettura della nota seguente :
UNA ERBORIZZAZIONE FUORI STAGIONE. NOTA DI A.
GOIRAN.
Osservazioni da me accuratamente proseguite per oltre un
ventennio, hanno messo in chiaro che nei dintorni di Verona
fra il 15 di novembre e il 15 di dicembre, almeno negli anni
normali, é quasi certo di rinvenire nei campi, nelle sie[)i, lungo
i fossi e le vie, nelle ortaglie, con tracce e segni evidenti di
fioritura e non infrequentemente con fioritura completa, o tutte,
o per lo meno alcuna fra le specie seguenti: Dellìs perennis,
Picris liieracioìdes, Ceniauma solstitlalis, Scabiosa Colwnba-
ria, Lychnis alba, Chenopodium murale, Alyssum mariti-
muiii, Pyrethrwn Parthenittm, Stellarla media, Poa annua,
Senecio valgaris, alcune forine di Crisantemi ecc.; le quali
pertanto rappresenterebbero presso di noi le specie maggior-
mente resistenti ai rigori invernali. All' infuori di questi resi-
dui 0 simulacri di vegetazione tutto è squallore sin oltre al sol-
stizio d'inverno. Si hanno però anni eccezionali che si sottraggono
'nel fatto a questa regola generale: narra un cronista veronese
che nel mese di dicembre dell'anno 1504, in molti lochi del
Veronese se trovò de la scgalla che haveva facto de le spighe,
et de le fave fresche, et pizoli che erano renassucli, et sosini
et altri frati, et fiorì li mandolini, et fa trovato meloni
maturi. ■
L'anno 1891 appartiene a queste annate eccezionali come è
dimosti-ato da una erborizzazione accidentalmente da me fatta
nella collina soprastante a Montorio veronese il giorno 13 no-
vembre fra Olive (m. 70) e la torricella Orti (m. 356). È oppor-
tuno ricordare che la temperatura abbassò considerevolmente e
rapidamente negli ultimi giorni di ottobre e si mantenne assai
bassa nei primi di novembre: nei quali si ebbero in Verona
forti brinate, oltre ad un tentativo di nevicata 1' ultimo giorno
di ottobre.
190
ADUNANZA DELLA SKDE DI l^UENZE
1
1" Decade
2* Decade
3» Decade
OTTOBRE
Temperature
NOVEMBRE
Temperature
DICEMBRE
Temperature
Massima
Minima
Massima
Minima
Massima
1
Minima
£7.4
24.8
22.8
14 6
12.5
2.0
12. 4
17.6
14.2
-0. 5
1.0
5.5
15.2
13.6
9. 0
4.6
-1.4
-6.1
Ma la temperatura divenne più mite passati i primi di no-
vembre, e si conservò quasi primaverile sino alla seconda de-
cade di dicembre. Laonde si trovavano copiose le cosi dette in-
salale da campo, che d' ordinario le campagnuole traducono
dai dintorni della città di Verona sul pubblico mercato nei mesi
di marzo ed aprile; e consistono nelle rosette o nei teneri getti
di Cich07-iu7n Intybus, Valerianella oUloria, Campanula Ra-
2junculus, Naslurtium offìcmale, Veronica Beccabunga. Con-
temporaneamente nella collina verone.se erano in fiore diverse
piante: Pì^imus domestica, P. spinosa, P. cerasus, Pijrits com-
munis, ed all'ingresso nella Valpanlena persino una pianta di
Broussonelia papi/rifera.
Ciò premesso, ecco 1' elenco delle piante da me ritrovate in
fiore il giorno 13 dicembre 1891, nella località più sopra ri-
cordata.
Ranunculus acris, R. nemorosus, R. buWosus.
Diplotaxis ienutfolia, D. niuralis, Rapistram rugosum,
Lepiclium graminifoliam, Thlaspi Bursa-pasloris.
Reseda Pìujteiima (copiosissimo in fiore e frutto).
Helìantìiemum canum, H. vulgare.
GypsopMla saxifraga, Diantlms Segujeri, Slìene in/tata^
Lycìinis alba, Stellarìa media.
Malva sylvestris, Hibiscus syriacus.
Geranium molle.
Evonymus europaeus (fruct).
Vitis vinifera (trovata una pianta con gemme appena
sbocciate).
Medicago liipulina, Trifolium pratense, Donjcnmm. her-
baceiim, Piswn satimim (un intiero campo in piena fioritura
e sopra alcune piante i piccoli baccelli).
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIKENZB 191
Prunus spinosa, Fragrarla sp. (coltivata: intere ajuo le
fiorite), Rosa sp. (coltivata).
Canon Petroselinum (in fiore, ma coltivata nelle ajuole
di una piccola ortaglia alla Pezza), Pimpinella saxifraga, Foe-
niculum officinale, Peiicedanuin venetum, P. Oreoselinum,
P. Cercaria, Daucus Carota, Caucalis daucoides.
Hedera Helix.
Comus sanguinea.
Asperula cynanchica, Galium purpureum.
Scabiosa Colunibaria.
Solidago Virga-aurea, Erigeron canadensis, E. acris,
Aster Ame.Hus, Bellis i;(?r^;»2e\9, Senecio vulgaris, Leucanthe-
mum vuljare, Chrysanthemum (piante collivate), Pijrèthriim
Parthenium, Anthemis arcensis (copiosissima). Achillea mille-
foliiim. Artemisia camphorata, Xanthium spinoswn, X. stru-
marium. Calendula o/fìcinalis (coltivata), Centaureanigrescens,
C. maculosa, Rhagadiolus sle'laliis, Cicliorlam Intijbus, Picris
hieracioides, Leontjdon hispidam, Sonchus oleracewi, Tara-
wacum vulgare, Cì-epis foelìda, C. setosa, Hieracium pilosella,
H. sabaiuluni, IL umhellaium.
Campanula spicata, C. glomerata.
Liguslrum vulgare (fruct.).
Vinca minor.
Solanu n nigrmn.
Plantago major.
Antirrìiinuni majus, Linaria vulgaris, L. minor.
Calami! Ulta Clinopodium, C. paroiflora. Salda praten-
sis, Rosmarini o/Ticinalis, Stachys annua, S. recta, Ajuga
Chamaepilys.
Verbena oflicinalis.
Anagallis aroensis.
Polygonum Convolvolus, P. aviculare.
Amarantwi relrofleocus, A. Blitum.
Chinopodium urbicum.
Urtica urens, U. dioica, Parietaria diifusa.
Euphorbia helioscopia, E. Peplus, Mercurijlis annua.
Corylus A vel'ana.
Rus:jux aculeatus.
Avena salica, Poa annua, Lolium iemulentum, Triti-
cum vulgare (tutts con pannocchie o spighe in pieno sviluppo).
192 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE
Nel giorno 13 novembre nel quale ho osservato le piànte qui
sopra elencate cade la festività di S. Lucia, ed il vecchio pro-
verbio veronese dice che A santa Lussia el fredo crussia,
per esprimere appunto che a quest' epoca sopravvengono i freddi
più rigorosi della stagione. Del resto mi è occorso, or sono di-
versi anni, in questo stesso giorno di S. Lucia, rinvenire al-
l'altez/.a ili Cerro Veronese (m. 728) una pianta di fragola non
solo in (ìoritura, ma con numerosi frutti perfettamente maturi,
in società con esemplari in fiore di Pri inula grandiflora, Viola
odorala, Porientilla alba.
Termino questa nota osservando che il 25 dicembre (1891)
ho trovato in fiore Helleborus niger (Rosa di Natale) ed ai
4 febbraio (1892) Crocus Injloriis e Primula Sibthorpii. Sin
dai primi di Febbraio a Cerro Veronese era fiorito Daphne
Laureola.
Il Socio C.vuuEL mette in rilievo l'analogia che deve esistere, a
giudicarna specialmente dagli ebnchi surriferiti, fra il clima di Ve-
rona e quella di Firenze. Il Socio Micheletti confei-ma l'osssrvazione
del prof. Carnai.
Viena presentata la seguente nota:
FRAMMENTI LICHENOGRAFICL NOTA DEL DOTT. EUGE-
NIO BARONI.
Della Lichenografia dell'Italia settentrionale e meridionale
già si occuparono egregiamente i chiarissimi signori Anzi, Ga-
re vagì io, Massalongo, Baglietto, Jatta, per non citarne che al-
cuni; ciò nulla meno credo non inutile cosa riferire in questa
nota sopra alcune specie, le quali possono forse interessare per
le nuove località in cui sono state raccolte.
Dal sig. Emilio Rodegher furono inviate nell' anno decorso al
sig. prof. G. Arcangeli alcune specie di Licheni raccolti in quel
di Bergamo e da quest' ultimo a me favoriti per studio.
Quelli riferaiitisi al ganere Cladonia furono rinvenuti sui
Colli Bergamaschi sopra roccia calcareo-lerrosa e ai piedi delle
quercia; gli altri qua e là sul terreno e sul letto del Serio.
Essi sono : Cladonia rangiformis Hoffm. — CI. alcicornis
(Leight.) Flk. — CI. pyxidata (L.) Fr. ^. pocillum (Ach.) Fr. —
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 193
CI. fimbriata (L.) Fr. a. iabaeformis HofTm. — CI. furcata
(Hoffm.) j3. racemosa (Hoffm.) Flk. e la forma co?'i/mbosa (Ach.)
Nyl. — CI. squamosa Hoffm. s frondosa (DC.) Nyl. — CI. cae-
spìtitia (Flk.) — Lepra candelaris Schaer. — Physcia pulve-
rulenta (Schreb.) Nyl. ?. pilijrea (Ach.) Nyl.) — Xanihoria
parìetina (L.) Th. Fr. ot. vulgaris Schaer. — Placodìum cras-
sum (Huds.) Th. Fr. — PI. falgens (Sw.) Th. Fr. — Psora
decipiens (Ehrh.) Kbr. f. dealbata Mass. — Thalloidima eoe-
ruleonigricans (Lightf.) — Synechoblastus Vespertilio (Lightf.).
Appena che dallo stesso sig. Rodegher saranno inviati altri
esemplari che ha promesso di raccogliere sul Barbellino e sul
Cinione, mi affretterò a riferirne alla nostra Società.
I sigg. Antonio Biondi e prof. Arcangeli in occasione della
IV* Riunione generale della nostra Società botanica in Napoli
raccolsero insieme ad altre piante alcune specie di Licheni, delle
quali intendo qui di riferire brevemente.
Le specie sono poche e piuttosto comuni. Ho riscontrato vari
esemplari di Roccella phycopsis (DC.) diversamente sviluppati,
giacché il tallo di alcuni misura appena 2 o 3 cm., quello di
altri supera i 5 o 6 cm. : in questi ultimi il tallo è sempre so-
redifero e sporifero. Furono raccolti il 26 agosto presso Cuma
dall'Arcangeli. Frammista agli esemplari precedenti credo di
avere riconosciuto la Roccella tinctoria (DC), gracile e ste-
rile, che si lascia scorgere per il suo tallo arrotondato, bian-
castro e bruno nell'apice. Noto inoltre la Parmelia saxatilis
(L.) Fr., sterile, con tallo vinato e macchiettato nei margini in
bruno, raccolta dal Biondi fra' muschi sopra Vico Equense: la
Physcia pulverulenta (Schreb.) Nyl. a. allochroa (Hoffm.) Th. Fr.
d. venusta. A., caratteristica pei suoi apoteci contornati da pic-
cole foglie talline disposte orizzontalmente, pure raccolta dal
Biondi a Vico Equense; alcuni piccoli frammenti del tallo di
Peltigera canina (L.) Schaer., sterili, furono raccolti dall'Arcan-
geli in cima al monte Epomeo; il Nephromium laevìgatam
(Ach,) 'Ny]. ^. papyraceum (Hoffm.) rinvenuto dall'Arcangeli
fra' muschi dell'isola d'Ischia. Questo esemplare combina per-
fettamente con uno dell' Erb. critt. italiano studiato da P. M.
£uU. della Soc. bot. ital. 13
194 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Ferrari e che é posto sotto la denominazione di N. laeviga-
ium (Ach.) Nyl. 7. LusUanicum Schaer., varietà alla quale
non ho riportato il nostro esemplare perchè lo strato midollare
trattato con idrato sodico non dà nessuna colorazione, mentre,
se fosse la var. LusUanicum, col reagente indicato lo strato
midollare dovrebbe colorarsi intensamente in rosso. '
Cito poi la Pannarla plumbea Lightf. v. Tnyrìocarpa (Schaer.)
sporifera e il Placodium classum Huds. sporifero raccolti en-
trambi dal Biondi fra' muschi sopra Vico Equense nel monte S. An-
gelo; e finalmente la Biatora ambigua (Mass.) sporifera, che
l'Arcangeli e il Biondi raccolsero sugli alberi sopra Vico Equense
nel monte S. Angelo di Castellamare.
*
* *
Colgo questa occasione per notare un fungo che, secondo mi
scrive il eh. prof. Saccardo, non è stato ancora citato della To-
scana: voglio dire V Exosporium Tiliae Link., da me raccolto
il 19 maggio 1891 sui rami dei Tigli della Tenuta del marchese
Parinola a Varramista presso Pontedera.
Il Socio Martelli presenta un lavoro del Socio VìccioM Sui rap-
porti biologici fra le piante e le lumache, che superando la mole pre-
scritta dallo statuto non può venir pubblicato nel Bullettino. Il
Socio Carubl esprime il desiderio che il Socio Piccioli abbrevi possi-
bilmente il suo lavoro tanto da poter comparire nel Bullettino, acciò
si conosca che anche in Italia vengono coltivati simili studi.
Il Socio MiCHELBTTi prende la parola per fare la
COMMEMORAZIONE DI ANTONIO MANGANOTTI DA VERONA.
PER L. MICHELETTI.
Nel 17 gennaio decorso spirava in Verona il prof. cav. Anto-
nio Manganotti, presidente di queir onorevole Accademia d'agri-
coltura.
Di quest'uomo, che nella nostra Riunione generale del settem-
bre 1890 in quella città abbiamo avuto fra gli invitati, voi tutti
• Sydow P., Die Flechten Deutschlands, pag. 6D, Berlin, 1887.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 1
conoscevate la vasta dottrina, l' integrità del carattere e la la-
boriosa attività.
Io che ve ne parlo e come concittadino e come allievo suo,
non ho quindi bisogno di diffondermi per tesserne l'elogio;
ma sono troppo obbligato alla benevolenza del mio primo pro-
fessore di botanica, che aveva messo a mia disposizione tutto
il suo erbario ed i suoi doppi sino da quando io incominciava a
studiare questa scienza, perché non mi senta in dovere di ricor-
darlo in questa nostra Riunione, la prima dopo la morte di lui.
Antonio Manganotti, già segretario perpetuo di queir Accade-
mia, professore di botanica e di chimica nelle scuole di Verona
e più tardi, per alcuni anni, in quelle di Mantova, lascia di sé
eredità di affetto e di stima grandissima ; lascia un considere-
vole numero di pubblicazioni che provano appunto la sua eru-
dizione, il suo ingegno e la indefessa operosità.
Scrisse per conto dell'Accademia, e per ben ventott' anni non
interrotti, le osservazioni agrarie; lessi un suo opuscolo sulle
faune e sulle flore e cosi un interessante raffronto fra le con-
dizioni igieniche della sua Verona e della regina del Mincio;
mi valsi io stesso di un trattato di botanica ch'egli ebbe a pub-
blicare per uso delle scuole ; fu antico redattore del Collettore
delV Adige e corrispondente di vari periodici scientifici.
In molte delle principali flore d'Italia, come in quella del Berto-
Ioni, del Parlatore, dell'Ambrosi, vediamo citato il suo nome quale
collettore di piante del classico Monte Baldo, del resto della pro-
vincia di Verona e di altre provincie del Veneto e della Lombardia.
Fu sempre animato da sentimenti prettamente italiani, e an-
cora sotto l'Austria, quando ebbe l'unico suo figlio, a questi
impose il nome di Orsino, come a protesta contro l' oppressione
dello straniero.
Latinista appassionato gli spiacque che nel congresso bota-
nico internazionale del 1874 riunitosi qui a Firenze, e al quale
prese parte mandatovi dalla sua città nativa, non fosse lingua
uflìciale, invece della francese, la latina.
Da questa lingua tradusse- ultimamente in italiano un poema
scientifico, * che dedicò al figlio, con prefazione scritta nella lin-
gua classica da lui prediletta.
' « La sifilide » del veronese Fracastoro.
196 'ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
La tempra adamantina del Manganotti, la serenità della mente
e la integerrima condotta gli permisero di vivere sino all' 82"
anno di età, in., cui lasciò addoloratissimi quanti ne apprezza-
rono le doti.
E il Comune di Verona volle rendergli solenni onoranze fu-
nebri come a cittadino emerito, assumendone il funerale e man-
dando, dietro voto unanime dell'intero Consiglio, le condoglianze
alla famiglia.
Possano meritare i botanici italiani l'affetto e la stima che
seppe guadagnarsi il nostro professore.
Il Socio Caruel pronunzia alcune parole di compianto pel pro-
fessore Manganotti che egli chiama il Nestore dei botanici italiani, e
ricorda come la maggior parte dei presenti avesse occasione di farne
la conoscenza durante la Riunione generale in Verona. Propone, ben-
ché Manganotti non facesse parte della Società, un voto di lutto che
viene approvato unanimemente.
Il Socio Martelli comunica le seguenti diagnosi di funghi nuovi
raccolti presso Firenze :
IMENOMICETI NUOVI. PER J. BRESADOLA.
Hetoeloma fiisipes Bres., n. sp. Pileo carnosulo, convexo-gib-
boso, margine late infracto, vìscido, albido-alutaceo, glabro,
2-4 cm. lato; lamellis latis, subdistantibus, postico sinuato-
adnexis, cinnamomeis, acie albido-fimbriata; stipite pallido,
basi fusi formi-radicato, fibrilloso-glabrescente, e farete sub-
cavo, 6-8 cm. longo, 4-6 mm. crasso. Caro luride albida, ad
basin stipitis fuscidula, odore subspirituoso-dulci, sapore
miti; sporis subamygdali formi bus, vel obverse obovatis, lu-
teis, 12-15 * 9-10 /Jt; basidiis clavatis 30-35 » 9-10 ja,
Hàb. ad terrara Vallumbrosae (Leg. U. Martelli).
Oì)s. Pileus saepe rubro-maculatus. Hebelomati clavicipiti dS-
finis.
Marasmius Martellìi Bres., n. sp. Pileo membranaceo, e
convexo expanso, umbilicato, e badie alutaceo-cinnamomeo,
margine demum striato-subsulcato, e pubescente glabrato
1-1 Vi cm. lato; lamellis subconfertis, e fuscidulis luride lu-
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 197
tescentibus, acie fimbriata, postice siiiuato-adnatis, dente
deciuTentibiis; stipite deorsum attenuato^ rubescenti-luteolo,
albo-pruinato, basi flocculoso, fistuloso, 1 V^-S cm. longo,
apice 1 Vs mm., basi 1 mm. crasso. Carne concolore, odore
et sapore nuUis. Sporis h\aliiiis, obovato-elongatis, 1-gut-
tuialis, 7-9 * 3^/Mu; basidiis clavatis 18-25 » 5-6 />t.
jffab. ad terram Florentiae (Leg. U. Martelli).
Obs. Marasmio languido afflnitate proximus.
Sepedouiuiii laterìciniu Bres. n, sp. Hyphis effusis, filifor-
mibus, vage ramulosis, 4-5 V* Jatis, septatis, maculis late-
riciis efformantibus ; conidiis globosis, rauriculatis, pallide
roseis, G /a diam.
Hai), ad terram Cascine prope Florentiam (Leg. U. Martelli).
Viene quindi letta la nota seguente :
INTORNO ALLA TAPHRINA POLYSPORA (SOR.) JOHANS.,
VAR. PSEUDOPLATANI. COMUNICAZIONE DEL DOTT.
C. MASSALONGO.
Lo scorso autunno erborizzando nei dintorni del classico paese
di Bolca, rinvenni degli esemplari di Acer Pseudoplatanus, di
cui alcune foglie presentavano delle macchie suborbicolari,
brune e quasi di secco, a ciascuna delle quali (sulle foglie al-
meno ancor fresche) corrispondeva sulla faccia della lamina, una
gibbosità, analogamente a quanto si osserva per le foglie della
stessa pianta infette daW Erineum platanoideuyn Fr., od Er.
acerinum Pers. Esaminando sul luogo, col mezzo di una sem-
plice lente, queste macchie, mi era sembrato che potessero es-
sere determinate da una specie di Taphrina, ciò che ho incon-
testabilmente verificato in seguito sottoponendo al microscopio
delle sottilissime sezioni trasversali della lamina, eseguite in cor-
rispondenza delle macchie anzidette. Sulla loro superfìcie, dal
lato dorsale della foglia, trovavansi infatti densamente stipati
i numerosissimi aschi del parassita, i quali si erano formati fra
l'epidermide inferiore (ipofiUo) e la cuticula. Questi aschi, nel
loro ulteriore accrescimento, rotta la cuticula, presentano, a
198 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE
completo sviluppo, forma subcilindraceo-clavata, ottusa e quasi
troncata alle due estremità; essi mancano di una cellula ba-
silare e racchiudono numerose spore subglobose od ellittiche.
A maturità gli aschi all'apice si aprono per lasciare uscire le
spore, molte delle quali restando impigliate fra i residui delle
pareti di detti aschi, dopo breve tempo si rigonfiano e germo-
gliano, emettendo dei filamenti od ife jaline che serpeggiano alle
superficie della foglia, fra loro intrecciandosi in varia guisa.
Le foglie attaccate da questo parassita mostravansi sulla
pianta distribuite senza regola; talvolta p. es. ne erano influen-
zate soltanto quelle situate verso 1' estremità di un ramo, op-
pure fra numerose foglie incolumi se ne trovava una infetta.
Tale maniera di comportarsi del micele rispetto all'autofita, di-
mostrerebbe eh' esso è sfornito di un micelio perennante e che
perciò le ife sottocutanee sviluppatesi da ciascuna spora, ven-
gono interamente esaurite nella produzione degli aschi. Da ciò
devesi ancora dedurre che le singole macchie epifille non sono
prodotte che da altrettante locali infezioni, fra loro indipendenti.
Questa forma di Taphrina, per i suoi caratteri, fra tutte le
altre specie congeneri sinora descritte, offre la massima somi-
glianza soltanto con quella che vive parassita sulle foglie di
Acer tàtaricum, cioè colla T. poli/spora Joh. Questa però,
stando alla diagnosi datane dagli autori, possederebbe aschi di
maggiori dimensioni (33 : 47 X 12 : 17 jj-), i quali inoltre conte-
rebbero delle spore più numerose, 80-100 circa. Tenuto conto
del valore ed importanza sistematica, che suolsi attribuire alla
grandezza degli aschi, nonché al numero delle spore, nella cir-
coscrizione degli ascomiceti in generale, sarei forse autorizzato
a considerare la Taphrina da me scoperta, specie autonoma,
se non me ne trattenesse il dubbio che tali differenze, in con-
fronto della T. polì/spora, non fossero indotte dalla diversità
della matrice. Per questo motivo ed anche perché non ho po-
tuto esaminare verun saggio della tipica T. polyspora, per ora
preferisco di riferire la forma segnalata a Bolca ad una sem-
plice varietà o deviazione di quest' ultima specie, varietà a cui
assegno i seguenti caratteri:
Taphrina polyspora (Sor.) Johanson, On svampslàg. Taphrina
och dithòr. svenska Arten in Ofversigt of KongI, Veten.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 199
Akad. Fòrhandl. 1885, n. 1, Stockholm, pag. 41, n. 15, tav. I,
fig. 4; Sacc. Syll. Fung., voi. Vili, pag. 813. — Exoascus
Aceris Linhart Fung. Hung., n. 353. — Ascomyces poiyspo-
rus Sorok. in Annal. Se. Nat. 6, ser., toni. 4, pag. 72, tav. IV.
fi. — Pseudoplatani Nob. — Foliicola absque mycelio perennan-
te; maculis internerviis, fuscis dein exaridis, suborbiculari-
bus, in pagina superiore foliorum raagis minusve bullatis;
ascis hypophyliis cellula basilare carentibus, densissime sti-
patis, cuticulam erumpentibus, subcylindraceo-clavatis, utrin-
que subtruncatis, circiter 30-50-sporis 16 : 24 X 10 : 12 /x;
sporidiis globulosis vel ellipticis 2 : 2,5 ja, diametr. — an
distincta species?
Ab. — Sulle foglie di Acer tataricum in Russia (Sorokin),
Ungheria (Linhart), Svezia (Johanson) ; — fi, sulle foglie di
Acer Pseadoplatanus in Italia: presso il paese di Bolca, prò*
vincia di Verona (C. Massai.).
Il Socio Tanpani presenta a nome del Socio Massalongo un esem-
plare di Ca'yptospora Goeppertiana forma teleutosporifera, nuova per
l' Italia, dòli' Aecidium Columnae.
Il Socio MiCHELETTi legge la nota seguente :
SCHIARIMENTI SULLA PRECEDENTE COMUNICAZIONE
SULU ADONIS FLAMMEUS JACQ. PER G. CICIONI.
Nella Malpighia (Ann. V., fase. VI) usei non è molto una Nota
del sig. doti Lanza di Palermo sugli Adoni Siciliani e Sardi,
comunicatami poi direttamente dallo stesso autore, nella quale
fa delle gravi osservazioni su ciò che esposi nell'Adunanza del
14 giugno 1891 snW Adonìs flammeus Jacq. da me trovato nel
territorio di Perugia. Non é mia intenzione polemizzare con
lui, anche perchè non vi è luogo; ma solo togliere ogni malin-
teso, e rettificare qualsiasi equivoco, che è bene non si abbian
mai in cose di scienza.
Il sig. Lanza pertanto asserisce che io allora esponessi alcune
sue « idee clie mi avea comunicate per lettera sull'A. Presili,
« ma mutilandole ed accompagnandole da un gran numero di
« inesattezze. » Sono due gravi addebiti d'indelicatezza e di
errori: ma il primo non sussiste, ed i secondi ora li vedremo.
200 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Le idee che allora esposi, lo ripeto e confermo, sono tutte
mie, totalmente mie, frutto immediato e diretto di mie proprie
osservazioni, esclusivamente su piante che io tengo nel mio pic-
colo e privato erbario.
Se il sig. Lanza lo vuole, io volentieri gli accordo che esso'
sia stato l'occasione non solo di farmi accorto dell'errore di
aver scambialo 1' Ad. flammeus Jacq. coWAd. microcarpus DC,
ma anche dei susseguenti raffronti che io feci, prendendo pure
a base e tenendo conto delle sue osservazioni: ma ciò nulla
osta che io mi sia da me formato un concetto qualsiasi, indi-
pendente da tutte le altre suggestioni. Aggiùngerò di più che
io, quantunque abbia subito riconosciuto il mio equivoco, pure
volli sentirne anche il definitivo parere, che il sig. Lanza ma-
nifestommi con lettera cortese quanto mai e diffusa; della
quale non lo ingrazierò mai abbastanza. Alcun tempo dappoi
mandommi alcuni esemplari dello stesso Ad. PresHi, e dell' Ad.
Cupanianics Guss. Ma del primo (che io tenevo sicuramente per
sinonimo dell'oc/, flammeus Jacq.) già ne avevo 4 o 5 esemplari
differenti, ricevuti da Palermo nel precedente anno.
In tale situazione con nuovi dati, di fronte ad opinioni così
diverse da quelle che avevo, come rattenermi dall' istituir re-
lazioni e confronti per vedere da me stesso dove fosse e fino a
qual segno la verità? E cosi avvenne che mi formassi quelle
idee che poi esposi nella mia comunicazione. Che se in esse non
trova il sig. Lanza tutto ciò che mi espose, e qualche cosa che
con le sue idee non concorda, non lo attribuisca a mutilazione
ma a ciò che o non potei formarmene da me un concetto e ve-
rificarle, oppure anche che non credetti di poterle seguire.
L' averne poi fatto soggetto di una comunicazione alla Società
botanica, fu per me argomento di doverosa rettifica. Molti
altri botanici infatti avevano ricevuto il predetto ma falsato
Adone. I più certo si saranno addati dell'errore; ma molti, e
mi costava di certo, non già. E poi anche un certo senso di
amor proprio, non al tutto irragionevole, mi spingeva a non
farmi prevenire da altri nel riconoscere le ricchezze del mio
suolo. Non é infatti la prima volta (cosi mi avvenne del Pyre-
thrum AchiU.eae DC.) che io ho viste a proprio nome pubblicate
da altri piante di questo territorio, che io aveva già preceden-
temente raccolte, determinate ed esattamente classate. E egli
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 201
vero che anche il non riconoscere una pianta già trovata del'
proprio territorio non è molto onorifico per un botanico locale:
ma nel caso presente non mi sento assai umiliato in compagnia
di botanici cosi distinti, che su questo genere sono caduti in'
equivoci certo non più lievi del mio.
Vengo ora alle inesattezze. La prima che il sig. Lanza m' at-
tribuisce è r aver detto l' Ad. Presili analogo assai all' Ad.
flaìnmeus Jacq. pei suoi petali rosso-chiari, raggianti, allungati,
lanceolati. Queste parole, cosi come giacciono, non le avrei certa-
mente scritte, se avessi ricevuto in tempo gli esemplari quasi
freschi di Ad. Preslii Tod. che poi il Lanza mi spedi, perché al-
lora vidi che a questa forma realmente non convengono. Ma
appunto per averle scritte dietro osservazioni fatte in exsicca-
iis, soggiungo che qualche cosa di analogo pur sussiste. Pri-
mieramente la corolla dell'uno e dell'altro apparisce tinta di
un rosso-chiaro similissimo in entrambe. Lo che vuol dire che
almeno nel primo periodo di disseccamento la tinta corollina
dell' Ad. Presili assume o può assumere questa colorazione. De-
gli esemplari che posseggo, anche quelli mandati dal Lanza,
tutti nessuno escluso, hanno nella mia carta preso questo co-
lorito roseo-acceso. In secondo luogo, non saprei affatto staccare
dall' addiettivo « lanceolato » né il petalo ^qW Ad. Preslii, né
dell'AC, flammeus, quantunque con diverso valore, e quantun-
que in tutto il resto vi sia diversità grandissima.
Questa modificazione di tinta negli essiccati di Ad. Preslii Tod.
può bene esser temporanea, e può dipendere anche dal metodo
di conservazione in erbario. Il Lanza asserisce infatti che col
tempo assume « sempre il medesimo colore giallo sbiadito; »
e tutti conosciamo che simili sbiadimenti sono un fatto
molto ovvio e generale. Quindi non insisto eccessivamente su
questa analogia fondata in un fenomeno tanto accidentale. Pur
noto che ciò non succede nel comune Ad. autiimnalis L., la
cui corolla anche dopo alcuni mesi dal disseccamento mi è sempre
pervenuta alla pallidezza accennata; dal Lanza.
Un'altra forma però di Ad. autiimnalis L. (io non credo fino
a questo momento distaccarla dalla specie, e mi riservo nuove
osservazioni nell'imminente primavera), distinta affatto dalla
tipica e comune, anche per ciò che ha i suoi petali sprovvisti
affatto di macchia nera basilare, o tutt'al più ridotta ad una sola
202 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE
linea brunastra verso l'unghia, prospera in questo territorio di
Perugia. Ora questa forma nel disseccamento prende appunto co-
stantemente la tinta rosso-chiara che l'avvicina a quella ùeWAd.
flammeus Jacq. Noto per ultimo che nel vero Ad. /tammeus Jacq.
la disparizione della tinta stessa seppure si verifica completa-
mente, ha una data assai lunga. Il primo fiore di questa specie
che raccolsi nel 1887, dopo 5 anni non differisce dai recenti.
Il secondo appunto che il dott. Lanza fa a mio carico é l'aver
detto che VAd. Presili Tod. richiama VAd. autumnalis L. o me-
glio V Ad. aestivalish. quasiché queste due distintissime specie
abbiano un abito comune. Su di che soggiungo che io fui costretto
studiare i rapporti su esemplari Sardi di Ad. aesiwalis L. perchè
gli esemplari continentali che di questa specie posseggo, essendo
troppo monchi, non poteano servirmi. Ora poi che il Lanza con
giustissime osservazioni, cui non ho che opporre, fa vedere l'er-
rore incorso dai determinatori Sardi, la mia osservazione cade
da sé, ed io mi trovo in perfetto accordo col Lanza stesso.
Parlando dell'AC?, dentatus Del. il chiaro Autore asserisce aver
ricevuto da me qualche esemplare di Ad. flamjiteus Jacq. che
è già qualche piccolo passo verso esso. Mi dispiace che tra le
piante che in tutta fretta raccolsi nel passato maggio, se non
erro, per spedirgliele fresche, vi siano stati esemplari cosi me-
schini. Io invece ne ho raccolti dei bellissimi, in mezzo a tanti
altri, che somministrano tutte le gradazioni tra l' Ad. flam-
meus Jacq. e l' Ad. dentatus Del. In certuni gli achenii special-
mente situati presso la base, della spiga sono tutti forniti di una
corona di sporgenze tubercolari marcatissime e continue (non
però acute, né molto lunghe) proprio caratteristiche. Non li ho
riferiti né li riferisco tuttora al predetto Ad. dentatus Del. per-
ché non ho ragioni sufficienti, e li ho sempre creduti, e tuttora
credo, una semplice variazione dell' Ad. flammeus Jacq. Se il
sig. Lanza ne desidera, io, assieme a tutte le forme di Adone
che conosco e che mi si presenteranno nell'Umbria, potrò prov-
vedernelo, onde ne porti parere; tanto più che esso dell'ufi?, den-
tatus Del. non fa che una varietà dell' A^^. flammeus Jacq.
Tolta cosi ogni apparente divergenza, non resta che attendere
la pubblicazione veramente opportuna dell' annunziato lavoro
sul genere Adonis, augurando al sig. Lanza numerosi imitatori
per altri generi al pari di questo e forse più di questo imbro-
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 20S
gliati e confusi. È questo il voto che già altra volta espressi,
che vedo con piacere ripetuto da vari colleghi, e pian piano con
maggior piacere vedo che va ad effettuarsi nella revisione di
intieri generi da parecchi intrapresa, con mire eminentemente
sintetiche, che vedo per fortuna essere il desiderio dei più.
Il prof. Caruel loda il Lanza par avere restituito al sesso ma-
schile il personaggio mitologico di Adone. Ricorda che un altro
personaggio mitologico, cioè Endimione, fu trattato anche peggio
dai botanici che lo ascrissero al sesso neutro.
Il prof. ARCANaELi muove alcune critiche alla sinonimia del Lanza
ed all' aver egli riferito l' Adonis dentata del suo Compendio come
sinonimo àeW Adonis microcarpa var. pseudodentata.
Viene quindi presentata la nota seguente del Socio Fichi :
ALCUNI ESPERIMENTI FISIOPATOLOGICI SULLA VITE IN
RELAZIONE AL PARASSITISMO DELLA PERONOSPORA.
SECONDA NOTA DI P. FICHI. *
Presento in questa nota i resultati delle analisi chimiche rela-
tive a ottanta campioni di foglie e tralci, tolti dalle viti dei filari
dei campi, in esperimento. A tali viti erano state somministrate,
come concimazione, durante 1' anno 1890, le quantità di solfata
di rame che riportai in appositi prospetti nell'altra comunica-
zione che feci a questa onor. Società botanica, nella seduta del-
l' 11 Gennaio 1891.
Queste analisi furono da me intraprese al solo scopo di cono-
scere in che quantità il rame assorbito dalle radici si era diffuso
nei tralci e nelle foglie delle viti, dopo il primo anno di esperi-
mento. Degli 80 campioni 40 erano di foglie e 40 di tralci senza
foglie. Le foglie furono distaccate dalla parte inferiore e dalla
superiore dei tralci delle viti appartenenti ai primi 10 gruppi
che ebbero il primo trattamento con soluzione di solfato di rame,
e agli altri primi 10 gruppi di viti trattate da principio con solfato
di rame in polvere. Da questi stessi gruppi furono prelevati i
campioni dei pezzi di tralci scelti nella parte superiore e nella in-
feriore. Tutti i campioni furono preparati nell'autunno del 1890.
Le seguenti determinazioni del rame nelle ceneri delle foglie-
e dei tralci furono fatte con il metodo elettrolitico.
* Continuazione della prima nota: Alcuni esperimenti fisi opatolo gioì
sulla Vite, ecc. Nuovo giorn. hot. ital., voi. XXIII, n. 2, Aprile 1891.
204
ADUKAKTZA DELLA SEDE DI FIRENZE
ANALISI DEI CAMPIONI DI TRALCI.
o
« "a
u o
l ^
1
Gruppo
a cui corrisponde
il campione
POSIZIONE
dei frammenti
di tralcio
CENERE
per 100
di
Materia secca
RAME
per 100
di
Cenere
RAME
per lOO
di
Materia secca
1
I
inferiore
3.3444
0.18937
0.C0633
2
»
superiore
3.7195
0.141983
0 OC 528
3
II
inf.
4.07107
0.15507
0.01631
4
»
sup.
3.89276
0.24933
0.00970
5
III
inf.
—
—
—
6
7
»
IV
sup.
inf.
3.45268
0.12670
0.00437
8
»
sup.
3.54445
0.10763
0.00381
9
V
inf.
3.45013
0.06484
0.00223
10
»
sup.
3.76538
0.12427
0.00467
11
VI
inf.
3.28282
0.10751
0.00352
12
»
sup.
3.80593
0.05034
0.00191
13
VII
inf.
3.47257
0.04941
0.00171
14
»
sup.
3.E6536
0.14505
0.00517
15
VIII
inf.
3.8501
0.11428
0.00439
16
>
sup.
3.9242
0.05946
0.00233
17
IX
inf.
3.8669
0.04347
0.00168
18
■»
sup.
4.1497
0.06825
0.C0283
19
X
inf.
3.7211
O.l£50O
0.00465
20
»
sup.
3.1843
0.05839
0.00185
21
XI
inf.
2.9824
0.07699
0.00229
22
»
sup.
3.8081
0.06509
0.00247
23
XII
inf.
3.4013
0.05988
0.00203
24
»
sup.
3.3783
0.04995
0.00168
25
XIII
inf.
3.31460
0.13931
0.00461
26
»
sup.
3.65402
0.10138
0.00370
27
XIV
nf.
3.31674
0.14808
0.00491
28
»
sup.
3.82716
0.24149
0.00924
29
XV
inf.
3.04612
0.09027
0.00274
30
»
sup.
3.58612
0.13803
0.00495
31
XVI
inf.
3.90469
0.07806
0.C0304
32
>
sup.
351053
0.05154
0.00181
33
XVII
inf.
3.35314
0.10718
0.00359
34
»
sup.
3.42679
0.05887
0.00201
35
XVIII
inf.
3.27014
0.03351
0.00109
36
»
sup.
3.24733
0 01332
0.00140
37
XIX
inf.
3.31373
0.05281
0.00175
38
»
sup.
3.28176
0.04301
0.00141
39
XX
inf.
3.22736
0.04859
0.00148
40
1
*
sup.
3.03471
—
*""
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
ANALISI DEI CAMPIONI DI FOGLIE.
205
o
>
» "i
£ £
cu tt
o "
Gruppo
i corrisponde
campione
POSIZIONE
delle foglie
CENERE
per 100
di
RAME
per 100
di
RAME
per 100
di
(0 «
a —
o —
sui tralci
Materia secca
Cenere
Materia secca
1
I
inferiori
8.6S71
0.08227
0.00714
2
»
superiori
10.5837
0.18601
0.01969
3
II
inf.
10.8634
—
—
4
»
sup.
11 3971
0.01677
0.00533
5
III
inf.
10.8118
0.05457
0 00590
6
»
sup.
11.4224
0.13S74
0.01584
7
IV
inf.
10.2731
0.14476
0.01487
8
»
sup.
9.6012
0.09046
0.00808
9
V
inf.
10.0472
0.13107
0.01607
10
»
sup.
10.1040
0.05314
0.00533
11
VI
inf.
11.5733
0.04901
0.00567
12
»
sup.
9.90S9
0.13620
0.01265
13
VII
inf.
9.3236
0.07677
0.00715
14
»
sup.
10.4091
0.05708
0.00594
15
vili
inf.
10.0940
0.07279
0.00778
16
»
sup.
11.1608
0.15679
0.01749
17
IX
inf.
9.1206
0.06684
0.00609
18
»
sup.
10.4451
0.06167
0.00643
19
X
inf.
11.1564
0.13019
0.01452
20
>
sup.
10.0346
0.08064
0.00803
21
XI
inf.
11.3861
0.09564
0.01089
22
»
sup.
9.6607
0.04882
0.00472
23
XII
inf.
10.3707
0.06019
0.06246
24
»
sup.
10.7258
0.08130
0.00872
25
XIII
inf.
10.3531
0.07662
0.00793
26
»
sup.
9.7856
0.16233
0.01588
27
XIV
inf.
11.5831
0.03500
0.00105
28
»
sup.
11.5349
0.07080
0.00816
29
XV
inf.
10.3068
0.12899
0.01328
30
>
sup.
10.3783
0.11659
0.01210
31
XVI
in
10.7836
0.08024
0.C0865
32
»
sup.
9.3496
0.08671
0.00811
33
XVII
inf.
11.4667
0.04502
0.00516
34
»
sup.
122250
0.10338
0.01261
35
XVIII
inf.
12.2552
0.07968
0.00976
36
»
sup.
11.4531
0.10383
O.Cli9
37
XIX
inf.
14.5299
0.09588
0.01393
38
»
sup.
12.5601
0.07432
0.00933
39
XX
inf.
11 9622
0.06412
0.00767
40
»
sup.
12.15753
0.08109
0.00986
^06 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Aggiungo che nelle ceneri di vari campioni di tralci e foglie
di viti che si erano sviluppate presso a poco nelle medesime
condizioni e che non erano state mai trattate con rimedi cu-
prici, non ho trovato che solo in qualche caso tracce di rame.
Intanto da questi primi resultati analitici se ne può conclu-
dere : 1° che il rame assorbito dalle radici si è diffuso in quan-
tità non indififerente tanto nelle foglie che nei tralci; 2" Che in
varie viti esso si è distribuito in quantità maggiore nelle foglie
inferiori e nella parte inferiore dei tralci, mentre in altre viti
si è diffuso maggiormente nelle foglie superiori e nella parte
superiore dei medesimi.
La vegetazione di queste viti durante 1' anno 1891 è stata
rigogliosa e la peronospora in esse si è sviluppata molto in ri-
tardo sulle foglie recando però qualche danno. Appena avrò
compiute le ulteriori ricerche chimiche e istologiche relative
anche alle viti vegetanti in appositi vasi, ne comunicherò, a
questa onor. Società botanica, i resultati, in altra nota.
Viene quindi presentata la nota seguente :
LICHENI RACCOLTI NELL'ISOLA D'ISCHIA FINO ALL'AGO-
STO DEL 1891, DA A. JATTA.
L'ultima gita ad Ischia eseguita nell'agosto 1891 mi ha
messo in grado di completare ed arricchire la collezione dei
licheni che nelle varie escursioni fatte in quell'isola dal 1879
in poi era andato raccogliendo, e mi ha scoperte alcune forme
interessanti, che sfuggitemi per lo avanti si presenterebbero
ora per la prima volta non solo in quella importante località
del bacino mediterraneo, ma anche nell'Italia meridionale. Nel
redigere quindi questo elenco di licheni inarimensi richiamerò
specialmente l'attenzione degli studiosi su di alcune specie e
varietà non comprese nella MonograpMa lichenum Jtaliae me-
ridionalis, le quali formano una seconda nuova contribuzione
-alla Flora lichenologica del mezzogiorno d'Italia dopo la no-
tizia dei Licheni di Sicilia e Pantelleria già presentata nel-
Fanno scorso alla Società botanica italiana.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
207
Le specie e varietà in parola sarebbero le seguenti: Rama-
lina polymorpJia Ach., Lccanora gangaloides Nyl., Biatora
viridula n. sp., Buellia leptocline Fw. var. inarimensis n. var.,
Bllimbìa suUutescens n. sp., Leptographa ioninioides n. sp,,
Opegrapha Dilleniana Ach. var. subfumosa n. var., Sagedia
Koerheri Fw., Leptogium suUile Schaer.
1. Usnea barbata Ach. var. hirta
Ach.
2. — articulata^c/t. (Monte Ro-
taro%
3. ChloreaSoleiroliiDn/. (S.Ni-
cola).
4. Evernia prunastri L.
5. — furfuracea Fr.
6. Ramalina fraxiuea L. (Fras-
sitelli) var. angulosa Mass.
1. — calycaris L.
8. — fastigiata Ach.
9. — polymorpha Ach. (S. Ni-
cola).
10. — subfarinacea Nyl. (S. Ni-
cola).
11. — farinacea L.
12. — pollinaria Ach.
13. Roccella tinctoria DC.
(Arso).
14. — Phycopsis Ach.
15. Cladonia rangiferina L. (Ro-
tare).
16. — caespiticia Flk. (La Pera).
17. — alcicornis Lgtf,
18. — endiviaefolia Dclcs. (Arso).
19. — furcata Schreh.
20. — crispata Ach.
21. — fimbriata Schaer.
22. — pungens Krb.
23. — macilenta Hffm.
24. — pyxidata L.
25. Stereocaulon Vesuvianum
Pers. (Arso).
26. — condansatum 7/^7)1. (Arso).
27. — ■ nanum Ach. (Via di Ba-
rano).
28. Peltigera canina L.
29. — rufescens Ilffra. (Frassi-
telli).
30. — - aphthosa L. (Rotaro).
31. Nepliroma lusitanicum
Schaer. (La Pera).
32. — laevigatum Hffm,
33. Sciorina saccata L.
34. Sticta pulmonacea L.
35. — linita Ach.
36. — glomerulifera Krb.
37. Imbricaria caperata L,
38. — conspersa Ehr.
39. — periata L. var. ciliata
Schaer. (S. Nicola).
40. — tiliacea //.
41. — saxatilis L. var. leuco-
chroa-furfuracea Schaer.
(Montagnone).
42. — Borreri Tourn,
43. — Acetabulum L. (Via di
Barano).
44. — olivacea L.
45. — subaurifera ATy^. (La Pera).
46. — aspera Mass.
47. — dendritica Fw.
48. Parmelia ciliaris L. var. sa-
xicola Nyl. var. deformis
Jatt. (S. Nicola).
49. — stellaris L. var. tenella
Schaer.
50. — albinea Ach. (Via di Ba-
rano).
51. - — pulverulenta Schreb. var.
venusta Ach. var. grisea
Lmk.
52. — muscigena Ach. (Monta-
gnone).
53. — aquila Ach. (S. Nicola).
208
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
54.
— obscura Ehr. var. cyclo-
.selis Ach.
79.
55.
— adglutinata Flk. (Casamic-
ciola).
80.
56.
Physcia parietina L. var.
81.
ectanea Scliaer.
82.
57.
Umbilicaria pustulata L.
(Montagnone).
83.
58.
Pannarla microphylla Sw.
84.
59.
— triptophylla Ach.
85.
60.
— plumbea Lgtf. (La Pera).
86.
61.
— brunnea Fev. var. coro-
nata Hff. (La Pera).
87.
62.
— rubiginosa Thnb. (S. Ni-
cola).
63.
— Placodium saxicola Poli.
var. diffractum Mass.
(Lacco).
88.
64.
— albescens Hffm.
89.
65.
— circinatum Pers.
66.
— lanuginosum Ach. (Casa-
micciola).
90.
67.
— fulgens Sw. (Rotaro).
68.
— crassum Hds. (Lacco).
69.
— gypsaceum Sm.
70.
Lecanora coarctata ^c7i. var.
91.
elacista Ach. (Forio).
92.
71.
— sordida Pers. (Arso).
72.
■ — subcarnea Mass. (Arso).
93.
73.
— sulpburea Hffm. (S. Ni-
94.
cola).
95.
74.
— polytropa Schaer. var. in-
tricata Schaer. (Monta-
96.-
gnone).
97.
75.
— badia Pers. var. micro-
carpa Anzi (Montagnone).
98.
76.
— atra Hds.
99.
77.
— subfusca Ach. var. allo-
100.
phana Ach. var. geogra-
101.
phica Mass. (La Pera), var.
chlarona Ach. var. livido-
102.
cinerea Bagl. (Via di Ba-
rano), var. campestris
103.
Schaer. (Frassitelli).
78.
— Hageni Ach. var. litbo-
104.
pbila Wllr. (S. Nicola).
105.
. — pallida Schréb. var. al-
bella Hffm.
. — minutissima Mass. (La
Pera).
. — varia Ehr.
. — pallescens L. var. parella
Ach.
— gangaloides Nyl. (Arso).
Amphiloma murorum Hffm.
— Callopisma Ach.
— aureum Schaer. (S. Ni-
cola).
Callopisma aurantiacum Lgt.
var. salicinum Schaer. (La
Pera), var. rubescens Ach.
(Montagnone). var. flavo-
virescens Hffm.
— luteoalbum Tourn.
— haematites Chaub. (Via di
Barano).
— ferrugineum Hds. var. sa-
xicola Mass. var. inari-
mense Jatt. (La Pera), var.
plumbeum Mass. (S. Ni-
cola).
— arenarium-S'c^ae?-. (Forio).
— percrocatum Arnd.
(Lacco).
Candelaria vitellina Ehr.
Rinodina lecanorina Mass.
— trachitica Mass. (Monta-
gnone).
— atrocinereaZ)cA:s.(LaPera).
— caesiella Flk. (Monta-
gnone).
— confragosa Ach. (Arso).
— roboris Hnf. (La Pera).
— exigua Ach.
Massalongia Requenii Mass.
(S. Nicola).
Lecania syringea Fr. (La
Pera).
Lecaniella cyrtella J.c7i. (Via
di Barano).
— Rabenborstii Hep. (Arso).
Dirina scbistosa Nyl. (Arso).
ADUNANZA DELLA
106. Haeraatomma coccÌBeum
Dcks. (La Pera).
107. Acarospora trachitica Jatt.
(trachiti verdi di Forio).
108. — smaragdula Ach. (Mon-
tagnone).
109. — vulcanica Jatt. (Arso).
110. Aspicilia calcaria L. var.
viridescens Mass. (Arso).
111. — cinerea L.
112. Gyalecta cupularis £■/<?-. (La
Pera).
113. Urceolaria scruposa Ach.
114. Limboria actinostoma Ach.
(S. Nicola).
115. Pertusaria communis BC.
116. _ Wul lenii DC. (Frassi-
telli).
117. — sulphurea Schaer. (S. Ni-
cola).
118. — lejoplaca Schaer. (Via di
Barano).
119. Prora lurida Sw.
120. Thalloidima vesiculare Ach.
121. — diffractum Mass. (Arso).
122. — tabacinum Rind. (Ro-
taro).
123. Toninia squalida ò'chl. (S.
Nicola).
124. — aromatica Mass. (S. Ni-
cola).
125. Biatora sylvana Krh. (Via
di Barano).
126. — Castanearura Jatt. (La
Pera).
127. — viridula n. sp. (1)
128. Lecidella goniophila FI!:.
129. — sabuletorum Schreh.
130. — enteroleuca Ach.
131. — turgidula Ach.
132. Lecidea contigua Fr.
133. — platycarpa Ach.
134. — crustulata File. (Arso).
135. — fumosa Hffm. var. ocel-
lulata Schaer. (S. Nicola),
var. grisella ASc/mer. (Arso).
SEDE DI FIllENZE 209
136. — flavocoerulescens Ach.
(Arso).
137. Sarcogine pruinosa Sm.
138. Biatorina lenticularis Fw.
(Arso, Lacco).
139. Diploicea canescens Dcks.
140. Catillaria clialybeja Borr.
(Arso).
141. Buellia parasema Ach.
142. — spuria Krh.
143. — tumida Bagl. (Monta-
gnone).
144. — leptocline Fw. var. ina-
rimensis n. v. (2).
145. — saxatilis Schaer. (Arso).
146. — dispersa Mass. (Casti-
glione).
147. Abrothallus talchopLylus
Ach. (Arso).
148. Celidium Stictarum Tul.
149. — variuni Tuì.
150. Bilimbia sphaeroides Dcks.
151. — epixanthina Nyl- (La
(Pera),
152. — Spartii Jatt. (Monta-
gnone).
153. — sublutescens n. sp. (3).
154. Scoliciosiiorum bolomeloe-
num Flk. (Arso).
155. — Asserculorum/Sc/mer. (La
Pera).
156. Bacidia atrogrisea Krh. (Via
di Barano).
157. — rubella Pers.
158. Diplotommaalboatrum/T^M.
var. epipolium Wllr.
159. — populorum Mass. (Via di
Barano).
160. E/hizocarpon geographi-
cum L.
161. — petraeum Wlf.
162. — atroalbum L. (Monta-
gnone).
163. — distinctum Fr. Th. (Ro-
taro).
164. Graphis scripta Ach.
Bull, della toc. hot. iU.
a
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
210
165. Opegrapha saxatilis DC.
166. — girocarpa Fw. (La Pera).
167. — atra Hds.
168. — bullata Pers. (Via di Ba-
rano).
169. — var. Pers. var. notha Ach.
170. • — lithyrga Ach. (Arso).
171. — Dilleniana4c/i. (LaPeva).
var. subfumosa n. v. (4).
172. Leptograj)ha toninioides n.
sp. (5).
173. Pachnolepia decussata Fw.
174. — impolita Ehr. (La Pera).
175. Artlionia vulgaris Schaer.
176. • — punctiformis Ach.
177. — galactites DC.
178. — glaucomaria Nyl.
179. Calicium curtum Nyl. (La
Pera).
180. Spliincrina turbinata Fr.
181. Coniocybe furfuracea Ach.
182. Endopyrenium pusillum
Krh. (Arso).
183. — rufescens Krh.
184. Verrucaria rauralis Ach.
185. — controversa Mass.
(Lacco).
186. — viridula Schrad. (Forio).
187. — macrostoma Duf.
188. — Bdltraminiana Mass. (S.
Nicola).
189. Sagedia Koerberi Fw.
(Arso).
190. Microthelia micula Fw. (La
Pera).
191. — pygmaea Krh.
192. Artliopyrenia pimctiformis
Pers.
193. A. (? Cyrtidula) Amphilo-
matis Jatt. (Arso).
194. Pyrenula nitida Schrad.
195. Collema pulposum Berh.
196. — cristatum L.
197. Leptogium lacerum Ach.
var. lopbaeiim Ach.
198. Leptogium subtile Schaer.
(S. Nicola).
199. Syneclioblastus Vespartilio
JVeu.
203. — flaccidus Ach.
201. Lecotbecium corallinoides
Hffin. (Casamicciola).
202. Gonionema velutinum Nyl.
(Via di Barano).
(1) Biatora viridula w. sp. — Thallus crassiusculus, subfar-
lareus, sordide olivaceus, sorediis pallide viridibus effloresceii-
tibus. Apothecia minutissima atra, plana, margine tumidulo in-
tegro, humecta livida. Paraphyses laxae, superne smaragdulae.
Sporae in ascis clavatis octonae, ovoideae, majuscuiae, diametri
duplo longiores, hyalinae.
Ad rupes, Salita dell" Epomeo.
(2) Biiellia lepiocUne Fw. inarimensis n. v, — Thallus albo-
cinereus, rimuloso-areolatus, areolis minutis contiguis, a proto-
thallo nigro decussatus.
Ad basalta, Montagnone.
(3) Bilinibia suNutescens n. sp. — Thallus crassiusculus,
rimoso-squamulosus, squamulis minutis contiguis, sordide viridi-
fuscescentibus, humectis viridescentibus; protothallo indistincto.
Apothecia sessilia, primitus plana tenuissime marginata, dein
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 211
cephaloidea, atra. Lamina brevis, hypothecio fuscidulo, paraphisi-
bus subconglutinatis. Sporae in ascis clavalis octonae, submcdio-
cres, tetrablastae, saepe curvatulae, apicibus oblusis, hyalinae.
Ad rupes vulcanicas, Arso.
Specie prossima alla B. Regeliana Hep. da cui a prima vista
si distacca pel colore del tallo castagno e non tendente al roseo.
Gli apotecii si mostrano dapprima appianati e leggermente
marginati. Dalla B. coprodes Krb. poi è ben distinta per la forma
del tallo e delle spore, ed anche perché gli apotecii carbonacei
restano invariati umettandoli.
(4) Opegrapha Dilleniana Ach. var. subfumosa n. v. —
Thallus subradiosus, crassus, dilute fumosus. Apothecia et sporae
speciei. Gonidia chroolepea.
Ad trachites S. Nicola,
(5) Leptographa toninioides n. sp. — Thallus cinereus, cras-
sus, areolato-verrucosus, hypothallo concolore. Apothecia com-
posita, diftbrmia, flexuosim-angulose-orbicularia, ac deia centro
elevata, cerebriformia. Sporae mediocres, nubiloso-monablastae,
ellipsoideae, diam. 4-6 pio longiores, saepe incurvatae, hyalinae.
Ad trachites S. Nicola.
Il tallo è conforme a quello della Toninia squalida Schl.,
mentre i caratteri esterni degli apotecii si riportano perfetta-
mente alla Encepìialographa cerebrìna DC.
Il Socio Martelli dichiara clie 1' Elenco delle fanerogame e delle
protallogame raccolte durante le Riunioni generali in Napoli del 1891
compilato da lui e da Tanfani è pronto ma che per la sua mole (ascen-
dendo il numero delle specie a circa 400) non potrà comparire nel
Bullettino ; soggiunge che verrà pubblicato nel Nuovo giornale bo-
tanico italiano.
Il Socio Tanfani presenta alla Società il Polycarjìon peploides
raccolto in Calabria dal Socio Biondi, e fa la seguente comunica-
zione :
SUL POLYCARPON PEPLOIDES. PER E. TANFANI.
Cupani neir Hortus cathoUcus pubblicato a Napoli nel 1696
(p. 171) descriveva una pianta senza indicarne la patria con la
frase seguente: Poligonum, alpinum repens, gracilius seic io-
ium minori folio copiosiore semine stipaiam (sic). Nel Supple-
212 ADUXANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
mentiim alterum ad liorium catholicum egli riferisce nei se-
guenti termini il nome volgare della stessa pianta : Erl)a turca
siciliana di munti che va pri terra ed è perpetua, indicandone
cosi la patria; e finalmente nel Panpliìjton siculum, secondo Bii-
bani, ne dà una figura che non ho trovato negli esemplari di
questo libro che ho potuto riscontrare.
Bivona {Stirp. rar. Sic. Man., 1, n. 3, 1814) sotto il nome di
Hagea polycarpoica descriveva la stessa pianta, raccolta sul
monte Gallo presso Palermo.
P. de Candolle nel 1828 {Prodromus, 3, p. 376), descrivendo il
Polycarpon psploides da lui raccolto presso Perpignan e Col-
liure, erroneamente riferiva a questo, come sinonimo, l'^a^m
poltjcarpoides di Bivona.
Bertoloni, pure intravedendo la confusione fatta da de Can-
dolle, e credendo che la pianta raccolta da questo fosse una forma
del P. tetraphijUum o della varietà alsinaefotium, conservava
a torto il nome CandoUeano alla pianta di Sicilia.
Sia dal 1839 Bubani avvertiva l'errore di Bertoloni e nel
Giornale agrario toscano (p. 255) dava alla pianta siciliana il
nome di Polycarpon Cupani da quello del suo scopritore; e più
tardi nella sua Dodecaìiihea (1850, p. 14) malmenava Berto-
Ioni pel suo errore.
Intanto Gay nella Revue botanique di Duchartre, senza cono-
scere quanto aveva scritto Bubani nel Giornale agrario, dava
alla stessa pianta il nome di Polijcay^pon Bivonae. Nondimeno
tanto Gussone nella sua Florae siculae synopsis, quanto gli
autori dei due Compendi della flora italiana seguitarono ad ap-
plicare alla pianta di Sicilia invece del nome di P. Cupjani, quello
errato di P. peploides.
Questo ultimo nome non dovrebbe quindi figurare più nella
Flora italiana, se il vero Polycarpon ijeploides, conosciuto
dei Pirenei e dell' Algeria, non fosse stato scoperto nel 1877
dal sig. A. Biondi a Palmi in Calabria, ove cresce abbondante,
ma localizzato, fra i sassi presso il mare.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 213
Il Presidente Arcangeli presenta quindi il seguente elenco di :
MUSCINEE RACCOLTE DI RECENTE NELL'ITALIA MERI-
DIONALE. NOTA DI G. ARCANGELI.
Nell'occasione dell'ultima riunione generale tenuta dalla no-
stra Società in Napoli, nell'agosto decorso, quantunque la sta-
gione estiva eccessivamente calda ed asciutta non fosse troppo
propizia, le gite stabilite nel programma resultarono assai frut-
tuose, ed alle fanerogame rare ed interessanti che ci fu con-
cesso raccogliere potemmo pure aggiungere un discreto manipolo
di crittogame. Oltre i licheni dei quali si occupò principalmente
il Socio Jatta furon pure raccolte varie muscinee parte dai
Soci U. Martelli, A. Biondi e Giordano, e parte da me. Di que-
ste ultime essendomi assunto lo studio, in seguito alla gentile
concessione di quelle raccolte dai miei colleghi presento adesso
l'elenco delle forme tutte da noi trovate, unendovi pure alcune
specie favoritemi dal sig. O. Chiarella di Lecce, le quali come
appartenenti ad una località dell' Italia meridionale, briologica-
mente quasi del tutto inesplorata, non mancano d' un certo in-
teresse. I generi sono disposti secondo l' ordine adottato da
Schimper nella 2* edizione della Synopsis, le specie sono per
ordine alfabetico. Quelle più importanti sono contrassegnate dal
segno * ed il nomo del raccoglitore è per lo più indicato fra
parentesi.
BRYACEAE.
1. EucLADiDM YERTiciLLATUM (Brìcl.) Br. et ScTi. Sulle rocce
umide alla sorgente dell'Acquasanta nel M. S. Angelo di
Castellammare (Arcangeli).
2. DiCRANDM UMDDLATUM Br. et Scìi. Nei dintorni di Lecce,
ster. : inviato dal sig. 0. Chiarella. Fin ad ora ò conosciuto
solo dell' Italia settentrionale.
* 3. Leptothrichum flexicaule {Schio.) Rampe. Nel M. S. An-
gelo di Castellammare presso l'Acquasanta, ster. (Arcangeli).
Questa specie è nuova pel Napoletano.
214 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
4. DiSTicHiuM CAPiLLACEUM (L.) Br. et Soli. Nel M. S. Angelo
di Castellammare nelle faggete presso 1' Acquasanta, e. fr.
(Arcangeli).
5. Lemobryum glaucum (L.) Hampe. Dintorni di Lecce, ster.,
inviato dal sig. O. Chiarella.
6. Barbula gracilis Schwaegr. A Cama sopra un vecchio muro,
e. fr. vecchi (Arcangeli).
7. B. MURALis (Z/.) Hedw. var. aestiva. Sopra un muro fra il
Fusaro ed il Villaggio Cappella in gran quantità e. fr. vec-
chi. È citata pure dal prof. Pasquale pel Napoletano. ' Altri
saggi sono stati raccolti in un muro presso il promontorio
di Cuma. Vi furono riscontrati fi. cT laterali ai fusti fertili
e pure terminali a rami speciali, quindi non cade dubbio
che questa specie sia monoica come lo asserisce Boulay. Il
Limpricht al contrario asserisce essere dioica e ne fa una
specie distinta eh' egli pone presso la B. marginata rite-
nendola come specie in via di formazione.
8. B. RURALis Hedw. Presso al lago del Matese in una fag-
geta, un piccolo saggio con fi. feminei (Martelli).
9. B. TORTUOSA (L.) Web. et Mohr. Sulle rocce calcaree sopra
Faito nel M. S. Angelo presso l'Acquasanta, ster, (Arcangeli).
10. Trichostomum Barbula Schio. Nel Matese presso il Lago,
ster. (Martelli).
11. T. FLAVOVIRENS Brucli. A pie degli alberi sulla scorza presso
Cuma, e. fr. vecchi. Questa forma é assai più piccola della
ordinaria e da ritenersi corrispondente a quelle descritte
da Geheeb - dell' isola di Giannutri. Conosciuta pure d'Italia.
12. T. MUTABILE Br. eur. Al M. S. Angelo pressa l'Acquasanta
sulle rocce calcaree e sui vecchi muri presso Cuma ai cespi
insieme ai R. Utoreum De Not. (Arcangeli).
13. Grimmia apocarpa {L.) Hedw. Sulle rocce calcaree al M.
S. Angelo di Castellamare presso l'Acquasanta, e. fr, (Ar-
cangeli).
* J. A. Pasquale, Bryologiae neapolltanae commentariolum. Ren-
diconto della R. Accademia delle Scienze. Società Borbonica, marzo
ed aprile 1850, voi. IX, pag. 115-125.
- A. Geheeb, Bryologisclie Fragmente, Plora, 1886, n. 22 e 23
pag. 615.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 215
14. G. PULVINATA Sm. Sulle rocce calcaree al M. S. Angelo
presso l'Acquasanta, e. fr. (Arcangeli).
* 15. G. Sardoa De Noi. In cima al M. Epomeo nell'Isola d'Ischia
sulla trachite, ster. (Arcangeli, Giordano). Raccolta da Pa-
squale ad Anoia, da me a Cerasia in Calabria; nuova pel
Napoletano.
16, Orthotrichdm AFFINE SckracL Nel M. S. Angelo di Castel-
lammare sopra Faito, e. fr. (Arcangeli).
Secondo l'avv. G. Venturi di Trento, cui comunicai que-
sto esemplare, questa forma non sarebbe la normale, ma
una di quelle di passaggio all' 0. fastigiatam, essa però è
da riferirsi all' 0. affine, perché ha le strie della cassula
anguste (con 2-3 serie di cellule) e gli stomi di^^posti come
neir 0. affine, caratteri che hanno stabilità maggiore di
quelli desunti dai denti del peristoma e dal tessuto delle
foglie. Si conosce del Romano e della Calabria Ultra citato
da Pasquale ; nuova pel Napoletano.
* 17. 0. ANOMALUM Iledw. var. saxatile. Nel M. S. Angelo di
Castellammare, sopra Vico Equense, e. fr. (Biondi). Non in-
dicato dell'Italia meridionale.
18. 0. LEJOCARPUM Br. et Sch. Nel M. S. Angelo di Castellam-
mare presso Faito sui faggi, e. fr. (Arcangeli, Martelli e
Biondi). Questa specie è stata da me raccolta in Calabria,
ma non ò indicata pel Napoletano.
* 19. 0. ScHAWi Wils. All'Acquasanta nel M. S. Angelo di Ca-
stellammare, e. fr. (Martelli).
Questo esemplare appartiene realmente a questa forma
interessantissima, com'è stato confermato dal dott. Venturi.
Esso fu raccolto da me per la prima volta in Italia sugli
alberi sopra i piani d'Aspromonte in Calabria, sulla via che
si percorre per salire da Sant'Eufemia a M. Alto ' giacché,
come è ben noto, la forma che De Notaris descrisse nell'Epi-
logo ' si deve considerare come una varietà dell' 0. rupestre.
Essa forma è stata raccolta per la prima volta da Schaw
* A. Bottini, G. Arcangeli e L. Macchiati, Prima contribu-
zione alla Flora briologica della Calabria negli Atti della Soc. Critt.
Italiana, anno XXVI, ser. 2\ voi. Ili, disp. 2, pag. 111.
* G. De Notaris, Epilogo della Briologia ital., Genova, 1869, pag. 302.
216 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
in Scozia nel 1860 sugli alberi, * successivamente da R. Ruthe
nel Brandeburgo nel 1867 ' sopra un vecchio PoinUas pyra-
midalis, in Calabria nel 1877 sugli alberi, dal prof. Phili-
bert nella Coi'sica sui faggi, e sugli alberi pure ultima-
mente da Martelli. Il dott. Venturi per quanto poco inclinato
ad ammettere ibridismi, com' egli mi scrive, riterrebbe
possibile eh' essa . fosse mi ibrido fra 1' 0. lejocarpum e
r 0. rupestre. Certamente l'esemplare da me raccolto in
Calabria trovasi in prossimità dell' 0. lejocarpum, che pure
raccolsi in quella località; e pure al M, S. Angelo, tanto
Martelli che io abbiamo raccolto 1' 0. lejocarpum nella stessa
località ove egli raccolse 1' 0. Schawì, ma tanto in Cala-
bria che a M. S. Angelo non abbiamo incontrato I' 0. ru-
pestre.
* 20. N. STRAMiNEUM Hsch. var. de/luens Veni. Sui tronchi morti
nel M. Miletto nel Matese, cfr., raccolto da U. Martelli.
Nuovo per l' Italia meridionale.
Debbo la determinazione di questo saggio al dott. Venturi,
Le condizioni speciali di questo esemplare, dipendenti dalla
difficoltà di accertare la struttura del peristoma, e la pre-
senza d' un'unica calittra ne rendevano lo studio diffici-
lissimo.
21. Encalypta vulgaris Hedio. Nel M. S. Angelo presso l'Acqua-
santa nelle screpolature delle rocce calcaree, e. fr. (Ar-
cangeli).
22. FuNARiA HYGROMETRiCA (Z.) Hcdw. Al M, S. Angelo sul ter-
reno, e. fr.
23. Brydm CAPILLARE (i.) Sopra un vecchio muro a Cuma, e.
fr. vecchi (Arcangeli). Questa forma é prossima alla v. me-
ridionale.
* 24. Mnidm medicum Br. Eur. Nel M. Miletto nel Matese, e. fr.
(Martelli). Questa specie sarebbe conosciuta solo di Riva in
Valsesia e dello Spinga.
25. PoLYTRicHUM JUNiPERiuM Hedio. Nel M. Miletto nel Matese
(Martelli).
' W. Ph. Schimper, Si/nopsis miiscorum, ed. 2", pag. 314 e 315.
* C. "Warnstorf, Moosjlora der Provinz Brandenbourg etc. XXVII.
Berlin, 1885, pag. 45.
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 217
26. Leptodox S.MiTHir (D/c/i.) Mohn. Sui lecci del Parco Gus-
sone alla R. Scuola di Portici (Arcangeli).
27. Neckera crispa Heduo. Sopra Faito nel M. S. Angelo sul
terreno (Arcangeli). Ricevuta pure recentemente da Lecce
inviata dal sig. Chiarella.
28. Lemodon Sciuroides (L.) Schio. All'Acquasanta nel M. S. An-
gelo sugli alberi (Arcangeli), ed al M. Miletto nel Malese,
sui tronchi morti, ster. (Martelli).
29. Antitrichia curtipendula (L.) Bricl. In cima al M. Epo-
meo sopra la grotta di S. Nicola a 795 m. d' elevazione
sulla trachite, nell'Isola d'Ischia, ster. (Arcangeli e Gior-
dano). Raccolta dal Pcisquale al Matese e in Calabria da me
e da Macchiati.
30. Fabronia pusilla Raddi. Sulla scorza dei lecci nel Parco
Gussone a Portici, ster. (Arcangeli).
31. Climacium dendroides Weì). et M. Dintorni di Lecce, ster.,
inviato dal sig. Chiarella.
32. HoMALOTHEcruM SERICEUM (L.) Br. et Sch. Presso l'Acqua-
santa nel M. S. Angelo sugli alberi, e. fr. (Arcangeli), e nel
Matese presso il Lago (Martelli).
♦ 33. Camptothecium aureu.m (Brid.) Br. et Sch. In cima al
M. Epomeo nelle fenditure della trachite, ster. È specie nuova
pel Napoletano. Si conosce della Toscana, dell'Elba, del Ro-
mano, della Sicilia e della Sardegna (Arcangeli e Giordano).
34. Thuidium abietinum (L) Br. et Sch. Dintorni di Lecce, ster.
inviato dal sig. O. Chiarella. Finora ignoto oltre Terra di
Lavoro.
35. T. DELiCATULUM Lììidì). Dintorni di Lecce, ster. inviato dal
sig. 0. Chiarella. Indicato solo del Canton Ticino, delle Mar-
che e di Gioia Tauro.
36. T. tamariscinum {Heiw.) Br. et Sch. Dintorni di Lecce,
ster., inviato dal sig. 0. Chiarella.
37. Pterooynandrum filib'orme Heiw. Presso all'Acquasanta
nel M. S. Angelo, ster. (Arcangeli e Martelli).
38. Brachythecidai rivulare Br. enr. Nella faggeta presso
il Lago del Matese raccolto il 26 agosto, ster. (Martelli).
Nuovo per l' Italia meridionale.
* 30. Br. velutinum (L.) Br. et Sch. Presso l'Acquasanta nel
M. S. Angelo sulle rocce, e. fr. (Arcangeli). Questa forma si
218 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
avvicinerebbe alquanto al B. trachijpodium per le foglie
che sono assai lungamente acuminate e la parte media dei
denti del peristoma che nell'unica cassula che potei esa-
minare era formata da 8-9 articoli anziché da 6-8 come
dovrebbe essere secondo l'asserzioni di Amann. '
40. ScLEROPODiUM ILLECEBRUM {ScJiw.) Sclini. Sui muretti nel
Parco Gussone presso la R. Scuola Superiore d'Agricoltura
di Portici, ster. (Arcangeli).
4L EuRHYNCHiuM ciRCiNNATUM (Brìci.) Br. et Sdì. Sulla terra
nel M. S, Angelo sopra Faito ster. e presso Cuma sulle
pietre, ster. (Arcangeli).
42. Rhynchostegium confertum (Dicks.). A pie dei pini presso
Cuma, e. fr.
* 43, R. LiTOREUM (Dnrs.). Sopra un vecchio muro insieme al
Trichosiomum mutaNle a Cuma presso al mare con urne
guaste, ma pedicelli tuttora in buono stato. L' esemplare
presenta le foglie un poco più larghe del solito e rami fa-
stigiati, onde corrisponde all' esemplare tipico del De No-
taris, 11 march. Bottini lo considera come specie intermedia
fra R. tenelìam e R. curoìsehtm. Dal canto mio ritengo
non improbabile che si tratti d' una forma ibrida fra R. cur-
viseium e R. tenellum. Nella località ove fu raccolto que-
sto saggio ed anzi sullo stesso muro trovavasi in copia
R. tenelltcm, però non trovai il R. curvisetam. È vero del
resto che ciò non vuol dire che questa specie non potesse
trovarsi in qualche punto di quella località tanto più che
mi mancò affatto il tempo di esplorarla a dovere.
44. R. TENELLUM (Dicks.) Br. et Sch. Sulle pietre dei muri a
Cuma presso al mare, e. fr. (Arcangeli).
45. Thamnium alopecurum (L.) Br. eicr. Sopra un muro a
Cuma, ster. (Arcangeli).
46. Hypnum commdtatum Heiw. Sulla roccia d' onde sgorga
l'Acquasanta nel M. S. Angelo, ster. (Arcangeli).
47. H. CUPRESSIFORME (L.) Al M. S. Angelo presso l'Acquasanta,
ster. (Arcangeli).
48. H. FiLioiNUM (L.). Nel Matese al M. Miletto, ster. (Martelli).
* Note sur le Brachytheciam trachypodium {Revue Bryologique, .1.889,
n. 4, pag. 55).
ADUNANZA DELLA SKDE DI FIUENZE 219
49. H. MOLLUSCUM Hedio. Sulle rocce nelle faggete presso l'Acqua-
santa, nel M. S. Angelo di Castellammare, ster. (Arcangeli).
50. H. PURUM {L.) Dintorni di Lecce, inviata dal sig. 0. Chia-
rella.
51. H. ScHRERERi Wiìld. Dintorni di Lecce, ster. inviato da
sig. 0. Chiarella.
52. Hylocomium brevirostre {Ehrii.) Br. eur. Dintorni di Lecce,
ster., inviato dal sig. 0. Chiarella. Nell'Italia media e me-
ridionale è nota del Piceno e della Calabria.
53. H. SPLENDENS {Hectw-)- Br. eur. Pure dei dintorni di Lecce,
ster., inviato e. s.
* 54. H. SQUARRosuM (L.) Br. eur. Dei dintorni di Lecce, ster.,
inviato e. s. Nuova per l' Italia meridionale.
55. H. TRiQUETRDM (L.) Br. eur. Dei dintorni di Lecce, ster.,
inviato e. s.
SPHAGNACEAE.
56. Sphagnum cimbyfolium {Ehrh.) Hedto. Presso Lecce, ster.
inviato dal sig. 0. Chiarella. Per l' Italia meridionale è co-
nosciuto solo di Sora nella Campania.
57. S. SUBSECUNDUM Necs. V. Ts. var. viride Bord. Un piccolo
saggio misto al precedente però sufficiente per la determi-
nazione. È r unica specie fin ora segnalata dell'Algeria e
della Tunisia. ' È pure indicata della Sicilia, " ma è nuova
per r Italia meridionale. La sua stazione più meridionale
sul continente fino ad ora era la Toscana!
HEPATICAE.
58. Frullania Tamarisci (L.) Bum. Sulle pietre sopra Vico
Equense (Biondi). Citata da Macchiati di Bagnara e di Me-
nto in Calabria.
59. Jungermannia riparia Tayl. var. minor. Sulla roccia cal-
carea dalla quale sgorga 1' Acquasanta nel M. S. Angelo di
^ T. Cardot, Lss Sphagnes d^ Europe. Gand, 1886, pag. 109.
* A. Bottini, Appunti di Briologia italiana. Nuovo Giorn. Bot. It.,
voi. XXII, pag. 266.
220 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
Castellammare, ster. (Arcangeli). Debbo la determinazione di
questo saggio al prof. C. Massalongo. Finora non indicata
dell' Italia meridionale.
60- Metzgeria purgata (L.) Lindi). A Faito nel M. S. Angelo
di Castellammare sui faggi (Arcangeli). Finora ignota del-
l'Italia meridionale.
61. Plagiochila asplenioides (Z.) Bum. f. media fra la major
e la minor. Nel Matese nella faggeta presso il Lago, ster.
(Martelli). Citata di Calabria da Macchiati.
62. PoRELLA PLATYPHYLLA {L.) Liìidb. Sulle rocce presso l'Acqua-
santa nel M. S. Angelo di Castellammare, ster. (Arcangeli).
Citata di Calabria da Macchiati.
63. ScAPANiA NEMOROSA (L.) Bum. Nelle fessure delle rocce
calcaree al M. S. Angelo di Castellammare, ster. (Arcangeli).
Finora ignota dell' Italia meridionale.
Dopo di elle esaurite le comunicazioni l'adunanza vien tolta.
SEDE DI ROMA.
Adunanza del 3 marzo 1892.
Sono presentii Soci Pirotta, Cuboni, Grampini. Erede, Solla, Mar-
catili, Krucli, Baldini, Avetta.
Letto ed approvato il verbale precedente ha la parola il Socio
dott. Kruch il quale legge una sua nota :
SOPRA UN CASO DI RIZOMANIA NEL ROSMARINO. PER
O. KRUCH.
In un robusto esemplare di Rosmarino, un arbusto di più di un
metro di altezza, coltivato nell' Orto botanico a Panisperna, una
parte dei suoi rami offriva da parecchi anni un aspetto soffe-
rente e presentava qua e là delle speciali produzioni, lo studio
delle quali forma l'oggetto della presente nota.
Queste speciali formazioni cominciano a mostrarsi verso la
base dei rami dell'annata, sotto forma di tubercoletti tondeg-
gianti 0 di cilindretti di colore tabacco a superflce liscia che
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 221
sporgono fra le screpolature della corteccia, in modo che essi
danno ai rami sulla superjfìce dei quali si elevano un aspetto
che ricorda quello offerto dai rami di piante affetti da quelle
malattie che i fitopatologi comprendono sotto il nome di cancro.
Le dimensioni di queste protuberanze sono alquanto piccole poi-
ché il loro diametro raggiunge o di poco supera la lunghezza
di un millimetro; esse sono sparse senza ordine apparente tanto
negli internodii quanto all'ascella delle foglie, appena aldi so-
pra dell'inserzione della gemma. Solitarie o riunite in piccoli
gruppi in corrispondenza ai tratti della superfice dei rami nei
quali cominciano a manifestarsi, il loro numero e la superfice
occupata da ciascun gruppo va aumentando procedendo verso
la base del ramo, dove possono, per un tratto più o meno lungo,
estendersi a tutta la periferia e formarvi una specie di mani-
cotto la cui superfice apparisce risultante di tanti cilindretti a
sommità rotondeggiante. Quivi la forma delle protuberanze pri-
mitive si è di molto modificata: esse non solo hanno subito un
notevole allungamento in direzione normale alla superfice del-
l' organo sul quale si trovano impiantate, ma molte di esse si
sono pure ramificate; ne viene quindi che se si pratica un ta-
glio trasversale in corrispondenza ad un tratto di ramo rico-
perto da tali formazioni, si riceve l' impressione che queste non
sieno altro che radici sviluppatesi sul ramo l'una accanto all'altra
ed intrecciantisi fra di loro.
Il reperto anatomico dimostra infatti che, tanto nel caso nel
quale le formazioni in discorso hanno la forma di tubercoletti
di poco elevantisi sulla superfice del ramo, quanto nell'ultimo
caso ricordato nel quale le loro dimensioni longitudinali sono
di molto aumentate, ci troviamo dinnanzi a vere radici avven-
tizie. La loro struttura non offre nulla di anormale e di regola
si osservano cinque raggi vascolari ben distinti. In corrispon-
denza ad alcuni rami più vecchi, e quasi sempre in vicinanza
al loro punto d'inserzione, tali formazioni avventizie raggiun-
gono uno sviluppo considerevole non solo riguardo alla loro
estensione, alla superfice cioè da esse occupata, ma anche per
le loro dimensioni longitudinali che superano di parecchie volte
il diametro del ramo che le porta; è però da notarsi che anche
in questo caso le radici ad onta della loro lunghezza non si
mostrano affatto o solo in debolissimo grado geotropiche.
222 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
Il fatto che nei rami dell'annata dove le radicelle cominciano
ad apparire esse si presentano quasi tutte isolate, e che invece
un poco più al di sotto sono in generale riunite in gruppetti
la superfice occupata dai quali è più o meno estesa, viene a
dimostrare che la loro apparizione non avviene contemporanea-
m.ente, ma che attorno ad una protuberanza od a un gruppo di
qualcuna di esse apparso per primo se ne vanno in seguito svi-
luppando altre. Ed infatti osservando attentamente è facile con-
statare attorno a qualche bitorzoletto più grande, vale a dire
attorno ad una radicella più sviluppata, altri minori in varii
stadii di sviluppo i più giovani dei quali sporgono appena dalle
screpolature della corteccia.
Riguardo all'origine delle radicelle ricorderò che la loro ap-
parizione è legata ad un dato grado di sviluppo del ramo sul
quale si manifestano; esse non cominciano a svilupparsi che in
corrispondenza a quei rami nei quali comincia ad entrare in
attività il fellogeno, che nel Rosmarino si forma nella regione
periciclica all'indentro dei cordoni meccanici che proteggono
la porzione cribrosa dei fasci della cerchia.
Le radicelle, quantunque fuori del loro mezzo naturale, si con-
servano in gran parte per un tempo abbastanza lungo, vive e
capaci quindi di accrescimento. L'allungamento che esse subi-
scono è in generale di poco conto; ma favorite da una stagione
umida crescono non solo in lunghezza, ma su ciascuna di esse
si può manifestare l'inserzione di altre radicelle secondarie a
formare nel loro assieme attorno al ramo quella specie di feltro
che ho già descritta.
L'accrescimento può mantenersi per un tempo più o meno
lungo a seconda dei casi; raggiunto però che esso abbia un
certo limite cessa ed allora le radici vanno gradatamente dis-
seccandosi, rimanendo però sempre aderenti al ramo.
Credo opportuno di chiamare col nome di rizomania il caso
offerto da questa pianta, seguendo in ciò il AVakker ' che in un
suo recente lavoro ha descritto per alcune specie di Ribes un
caso che ha molta analogia con quello che forma l'oggetto della
presente nota.
* J. Wakkrr, Contrihutions à la pathologie vegetale. Arcliivesnésrlan-
daises des sciences exactes et naturelles. Tom. XXIII, pag. 396, 1889.
ADUNANZA DKLLA SKDE DI ROMA 223
Ho già accennato all'aspetto sofferente mostrato da parecchi
rami della pianta; oi'a aggiungerò che parecchi dei rami più
fortemente rizomani, erano completamente disseccati e che altri,
ancora verdeggianti, presentavano un numero minore di ger-
mogli e di rametti e che questi erano inoltre meno rigogliosi
di quelli che si inserivano sui l'ami normali che non offrivano
alcuna produzione radicellare. Le radicelle che si sviluppavano
in vicinanza all'inserzione di una foglia impigliavano fra loro
la gemma che non aveva agio di svilupparsi normalmente, li-
mitandosi alla produzione di qualche gracile foglia; in modo che
in questi casi si può pensare che una gran parte dei materiali
elaborati destinati allo sviluppo del germoglio vengano invece
impiegati alla formazione ed ulteriore sviluppo di radicelle che
si formano nelle sue vicinanze. Risulta quindi da questi fatti
che la forte produzione di radici avventizie è in relazione con
una diminuita produzione rameale.
Alla domanda a quale causa si debba attribuire un cosi ab-
bondante ed anormale sviluppo di formazioni avventizie non mi
è possibile, per ora, di rispondere che in modo negativo, esclu-
dendo cioè la presenza di parassiti. Anzi a questo proposito devo
dire che nell'ottobre del 1890 io trovai sulla pagina inferiore
di alcune foglie dell' esemplare rizomane delle piccole protube-
ranze fusiformi, che riconobbi non essere altro che un cecidio
nella cavità del quale si trovava una piccola larva di un Ceci-
domide. Questo cecidio è ricordato dal Frank {Bie Kranìiìieìten
der Pflanzen, pag. 741). Questa scoperta mi fece nascere il so-
spetto che la produzione di radici avventizie potesse essere in
relazione colla presenza di qualche larva di Cecidomide. Le mie
ricerche a quest'intento ripetute in diverse epoche dell'an-
nata non approdarono ad alcun risultato: non solo non osser-
vai alcuna larva in corrispondenza od in vicinanza alle produ-
zioni radicellari, ma nemmeno rinvenni alcuna cavità o qualche
alterazione patologica dei tessuti che mi potesse far dubitare
della sua presenza.
Non voglio però dimenticare che il Rosmarino si riproduce
con facilità per mezzo di talee in modo che é possibile ammet-
tere in esso una forte predisposizione alla produzione di radici
avventizie, quantunque ci sia ignota la causa che abbia talmente
eccitato questa facoltà rizogena, da determinare la produzione
224 ADUNANZA DKLLA SEDE DI KCMA
di radici in rami che si trovano ancora in rapporto colla pianta.
Mi permetto in fine di far risaltare che l'aspetto patologico of-
ferto dai rami che presentano le descritte formazioni avventizie
sembra essere una conseguenza del forte sviluppo di queste, che
impediscono o rendono meno attivo lo sviluppo dei germogli
che si inseriscono su di essi; è facile infatti constatare che i
rami che offrono le radicelle in piccola quantità, ed in generale
tutti i rami giovani nei quali comincia l'apparizione, non dif-
feriscono per nulla nel loro aspetto da quelli normali.
Dopo alcuna osservazioni del prof. Pirotta che concordano con
quelle dell'autore, il Socio prof. Solla presenta una nota dal titolo
Notizie botaniche sull'Italia centi-ale, che per la sua mole non può
comparire nel Bullettino.
Il Presidente Pirotta richiama 1' attenzione sull' importanza che
avrebbe ixno studio accurato della geografia botanica dell'Italia cen-
trale e ricorda molti tatti da lui osservati che confermano quelli
citati dal Solla.
Infine il prof. Pirotta fa una distesa recensione dal recente la-
voro del Treub sulle Casuarinee di cui presenta il sunto seguente :
IL NUOVO GRUPPO DELLE CALAZOGAME DI TREUB. NOTA
DI R. PIROTTA.
Lo studio accurato, che il Treub ' ha fatto recentemente di
quella interessante famiglia delle Casuarinacee, che i diversi
sistematici diversamente collocarono nel sistema naturale, pur
sempre mettendola fra le infime Angiosperme, ha condotto a
risultati morfologici, biologici e filogenetici cosi interessanti,
che io ho creduto meritassero di esser subito fatti conoscere.
Le piante ascritte alla famiglia delle Casuarinacee, costitui-
scono il solo genere Casuarina, ricco però di specie e forse capace
di esser diviso, dopo che uno studio ampio e completo ne sarà
fatto. Orbene, nelle specie studiate dal Treub, particolarmente
nella C. suber^osa Otto et Dietr,, lo sviluppo dell' ovulo e del
sacco embrionale, il percorso del tubo pollinico, il modo con cui
ha luogo la fecondazione sono così diversi da quanto si cono-
* M. Treub, Sur les Casuarinées et ìeur place dans le système na-
turel, Ann. Jard. botan. Buitenzorg. Voi. X, 1891, pag. 145.
ADUNANZA DELLA SKUE DI KOMA 225
sce fino ad ora per tutte le altre fanerogame, che il Treub fu ne-
cessariamente condotto a istituire per esse un gruppo partico-
lare, perfettamente giustificato.
Le infiorescenze femminili delle Casuarina sono dei capolini,
che prendono presto il carattere di strobili, che nascono colla
più grande irregolarità su rami di età differentissima. Il fiore
femmineo, senza perianzio, nasce all'ascella di una scaglia for-
nita di due brattee laterali. L'ovario è dimero con due stili
filiformi, lunghi. La cavità ovarica primitiva, in seguito a pres-
sione per r accrescimento delle scaglie riducesi fino a scompa-
rire, prima della apparizione degli ovuli. Lo stilo comunica o me-
glio continua direttamente fino alla base dell' ovario, dove
più tardi ricompare la cavità ovarica. In essa compariscono di
regola due ovuli, semianatropi, costituiti da una nocella e da
due tegumenti, i quali presentano l' interessante particolarità
di avere un funicolo comune nella parte basale inserito sul
fondo della cavità ovarica. Più importante ancora è il fatto che,
durante lo sviluppo, gli ovuli si saldano verso 1' alto colla base
del cilindro stilare, cosicché si stabilisce un ponte tra la base
del cilindro stilare e la placenta o parte inferiore della spor-
genza che porta gli ovuli.
Dei due ovuli uno solo cresce e abbonisce. Allora nella nu-
cella cominciano le differenziazioni, che conducono alla forma-
zione del sacco embrionale e dell' apparecchio sessuale. Queste
difi'erenziazioni avvengono in modo affatto diverso da quello
con cui si presentano nelle Angiosperme finora studiate e solo
in parte ricordano i processi simili delle Gimnosperme, delle
Pteridofite e delle Briofite.
Infatti nel centro della nucella si differenzia un ammasso di
cellule ben limitato dal resto ad elementi più grandi, che co-
stituisce il tessuto sporigeno, il quale in basso si collega con la
calaza (analogia col pedicello degli sporangi di Selaginella).
Quindi le cellule del tessuto sporigeno si segmentano, poi si
differenziano in tre sorta di elementi: cellule piccole, inattive,
che sono poi riassorbite; cellule grandi, le macrospore o celiale
n/iadrì del sacco embrionale : finalmente dei tracheidi, che ri-
cordano gli elateri delle Epatiche.
Le macrospore numerose ingrandiscono, poi si prolungano
in una specie di tubo o coda verso il basso, giungendo fino alla
Bull, della Soc. bot. ital. 15
226 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
regione della calaza e persino nel funicolo. Tutte le macrospore
ben sviluppate racchiudono un apparecchio sessuale, costituito
da due o tre cellule che stanno alla parte superiore (opposta
alla coda) della macrospora stessa: però queste cellule in tutte
le macrospore meno una, sono nude: in questa sola sono ri-
vestite di memlirana. Orbene è questa unica macrospora che
diventa il vero sacco embrionale, che sarà cioè fertile. La cel-
lula ovo è dunque nelle Casuarina rivestita da membrana.
Le cellule dell'apparecchio sessuale hanno origine diversa che
nelle Angiosperme finora studiate, provenendo da divisione di
una cellula primaria: epperò le due cellule che accompagnano
r oosfera non sono omologhe ai sinergidi delle Angiosperme,
ma piuttosto alle cellule del canale delle Gimnosperme.
Il tubo pollinico discende pel cilindro stilare, arriva al ponte,
no?i entra nella cavità ovarica, discende fino alla calaza, risale
nella nucella profittando della strada segnata dalle code delle
macrospore sterili ed arriva fino al disotto del sacco embrio-
nale. L'adesione del tubo pollinico alla parete del sacco em-
brionale è fortissima ed ha luogo sempre in x)unti diversi da
quello che corrisponde all' apparecchio sessuale. L'apice del
tubo pollinico si separa poi con una parete divisoria dal resto
del tubo e finalmente in questo punto si stacca e diventa libero.
Il Treub non potè seguire il processo di fecondazione, che
deve aver luogo in modo affatto peculiare. Avendo constatato
che il tubo pollinico non entra mai nel sacco embrionale, giu-
stamente conclude, che 1' elemento fecondatore deve attraver-
sare non solo la membrana del tubo pollinico e quella del sacco
embrionale, ma altresì percorrere la cavità del sacco embrionale
stesso fino all'oosfora e traversare la membrana dell' oosfora me-
desima. Il processo di fecondazione è preceduto dalla formazione
dei nuclei eìidospsrmici, i quali provengono dalla divisione suc-
cessiva del nucleo unico del sacco embrionale. È in vicinanza
dell'apparecchio sessuale che si difterenziano le prime cellule
endosper miche e pare che ciò coincida coli' avvenuta feconda-
zione, poiché infatti mentre la differenziazione delle cellule endo-
spermiche procede verso il basso, l'embrione si sviluppa nel modo
ben noto per le Dicotiledoni. — Nel sacco embrionale delle Ca-
suarinacee non si forma mai l'apparecchio antipode, a causa del
modo di origine dell'apparecchio sessuale.
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 227
Il Treub, dopo aver esclusa ogni possibile affinità delle Ca-
suarinacee colle Miricacce, alle quali furono dai più avvicinate,
in considerazione dei fatti sovraesposti, ammette, che all'appari-
zione della angiospermia fra le piante, il tubo pollinico per ar-
rivare all'oosfera aveva due strade da scegliere : o percorrere
lo stilo, penetrare nella cavità ovarica e nell'ovulo per il mi-
cropilo (Monocotiledoni, Dicotiledoni) o dopo percorso lo stilo,
non entrare nella cavità ovarica e penetrare nell'ovulo perla
calaza (Casuarinacee). Stabili quindi nelle Angiosperme le due
suddivisioni delle Porogame (Mono- e Dicotiledoni) e delle Ca-
lazogame (Casuarinacee).
Esaurite le comunicazioni è levata la seduta.
SEDE DI FIRENZE
Adunanza del 13 marzo 1892.
Il Presidente Arcangeli commemora la perdita del Socio prof. Mal-
fatti nei seguenti termini :
« Bartolommeo Malfatti nacque nel Trentino, e per molti anni
tenne per sua patria adottiva Milano. Di sentimenti altamente pa-
triottici e di animo integerrimo, in seguito ai rivolgimenti del 1859,
prese parte per qualche tempo alla vita politica, ma ben presto fece
ritorno agli studi che costituivano la gioia sua prediletta.
« Egli amò e coltivò sopra tutto la Storia e la Geografia, ed occupò
successivamente tutte e due le cattedre di queste discipline nel
R. Istituto di Studi Superiori di questa città, ove insegnò per pa-
recchi anni. Penetrato delle relazioni intime fra le scienze sue pre-
ferite, egli dedicò la parte migliore della sua vita a farne rilevare
l' importanza reciproca, ed a promuoverne il progresso.
« Autore di scritti infiniti e svariati, oltre i preziosi volumetti di
letteratura pei fanciulli, egli si distinse principalmente pei suoi
lavori geografici ed etnici, pei suoi cicli epici e pel suo Manuale di
etnografia, scritti tutti nei quali, alla unità d' indirizzo e di concetto,
si accoppiano larghezza, universalità e profondità di vedute.
« Egli fece parte del Comitato internazionale affricano, e contribuì
alla fondazione della Società antropologica italiana, della quale fu
vic6-j)residente, ed ai cui lavori prese parte attivissima. Egli fu
pure socio fondatore di questo nostro Sodalizio.
228 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE
« Per le rare doti del suo animo, ed in specie per la sua singolare
modestia, noncliè per la sua pazienza, tolleranza ed opsrosità,
amato da tutti, non solo egli lascia un gran vuoto nella famiglia,
ma merita il compianto di tutti i suoi conoscenti. »
Il Presidente proclama 1' ammissione dei nuovi Soci sigg. :
Camillo Chiovenda di Roma.
Dott. Gastone Cerulli Irelli di Roma.
Luigi Re di Roma.
Annunzia che si è costituito un comitato con lo scopo di trasportare
le ossa di Endlicher nel cimitero centrale di Vienna e di erigere alla
sua memoria un monumento, e soggiunge che le offerte vengono
raccolte dalla le. k. zoologisch-hotanisclie Geselìsshaft in Vienna.
Comunica un rapporto sull' andamento della Società botanica di
Ginevra durante l'anno 1891.
L' Archivista Martelli dà lettura del seguente elenco di doni
pervenuti alla Biblioteca sociale:
Dal sig. L. Piccioli: Piscioli. Le piante legnose italiane. Firenze 1891.
Fase. 2".
Dal prof. R. Pirotta : Firotta. Sulla presenza di serbatoi muci-
pari nella Curculigo recurvata (Herb.) Roma 1891. — Sull' Urocy-
stis prinmltcola Magnus in Italia. Firenze 1891. — Sopra alcuni casi
di mostruosità nell' /onoj9s/c?mOT acaule. Firenze 1891. — Snìl-A Pucci-
nia Gladioli e sulle Puccinie con parafisi. Firenze 1891.
Dal conte N. Passerini : Passerini. Ricerche sulla composizione
del Giaggiolo [Iris germanioa L.). Presenza del boro, del litio e del
rame nella pianta. Firenze.
Dal dott. U. Brizi: Brizi. Reliquie Notarisiane. Muschi. Roma 1892.
Dal dott. E. Rostan : Les stations botaniques du Valais. Bex 1890.
— Tissier M. P. C. Notice sur le Chanoine L. J. Murith. S. Mau-
rice 1862. — Guide du botaniste sur le Grand Staint-Beruard. Ai-
gle 1868. — Favre M. E. Guide du botaniste sur le Simplon.
Aigle 1876. — Garbocai A, e Cazzuola F. I foraggi italiani , ovvero
le pianta foraggifere buone o nocive al bestiame che crescono spon-
tanee 0 coltivate in Italia. Torino 1888.
Viene nuovamente presentata la seguente nota del Socio Piccioli
ridotta entro il limite di otto pagine, prescritto dallo statuto :
RAPPORTI BIOLOGICI FRA LE PIANTE E LE LUMACHE.
PRIMA NOTA. PER L. PICCIOLI.
Molti autori si sono occupati delle relazioni biologiche fra le
piante e gli animali, e sebbene i lavori fatti sopra quest'argo-
mento, e fondati sull' esperienza, si riferiscano a gruppi molta
ristretti di animali, sono tali però da permettere di formulare
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 229
delle conclusioni certe e da aprire un vasto campo a nuove ri-
cerche.
Ernesto Stahl, professore di botanica nell'Università di Jena,
ha fatto degli studi sopra un gruppo di animali finora negletto
nei suoi rapporti col regno vegetale, ed il suo eccellente la-
voro sopra le piante e le lumache, ' condotto con metodo in-
gegnoso e con quella originalità di vedute che distingue l' au-
tore, ha portato una forte prova in favore di questi rapporti.
Trovandomi a Catania, in condizioni geografiche e di clima
molto diverse da quelle in cui aveva esperimentato lo Stahl,
ed in presenza di specie di piante e di lumuche assai ditferenti,
ho voluto provare se le conclusioni alle quali è giunto l'autore
in Germania fossero applicabili a tutti i luoghi e potessero ge-
neralizzarsi.
Sono grato al prof. Grassi, che nel suo laboratorio di zoolo-
gia mi ha ofiferto del materiale di confronto e molte preziose
indicazioni che mi hanno servito di guida in queste ricerche,
da lui stesso consigliatemi.
I lavori sopra i molluschi terrestri e d* acqua dolce che ho
potuto consultare, non trattano questi animali dal lato biolo-
gico e solo per alcune specie sono indicate le piante ove furono
trovati 0 dove sogliono stare abitualmente ; ' ma questo è un
indizio di poca utilità, che non vale a determinare con certezza
neppure il genere di cibo di cui sogliono nutrirsi, poiché ho
sovente osservato delle piante sulle quali passano le lumache
e sulle quali restano ferme, che non vengono punto divorate
dalle medesime; ciò avviene per gli eucalitti, le querci giovani
le Arundo ed altre, il cui fusto e le cui foglie sono talora co-
* E. Stahl, Pflanzen und Schnecken, eine biologische Studie iiber die
Schutzmittel der Pflanzen gegen Schneckenfrass. — Sondar Abdruck
aus der lenaischen Zeitsahrift fiir NaturwìssenscTiaft und Medizin,
Band. XXII, N. F. XV. Iena, 1888.
* F. Tornasene e G. Maggiore, Sopra alcuni vegetali che servono
di stazione ai molluschi, negli Atti dell'Accademia Gioenia, voi. XVIII,
pag. 181. Anno 1845. — In questo lavoro gli autori giungono a con-
clusioni erronea, come queste : « Alcune Pupa vivono in Sicilia sul
Quarcus Laricio! » — « Tutte le Helix cercano i luoghi umidi per-
chè ivi spuntano i Nostoch, i Tremella, i Lichen !» — ed indicano
come proprie della Sicilia alcune specie che non vi sono.
230 ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE
perte daiil' Helicc conoidea, H. vermìculata, ecc. senza esserne
danneggiate.
Le mie osservazioni sono limitate alle lumache terrestri ed
a pocliissime d' acqua dolce ; mi propongo però di proseguirle con
le conchiglie marine, appena le circostanze mi permetteranno
di raccogliere e di mantenere del materiale adatto.
Ecco le specie di cui ho potuto disporre: Helix pisana Miill.;
H. aspersa Muli.; H. vermiculata Muli.; H. mur alis MuU.; H.
lenticularis Mor. ; H. aperta Bor.; H. venir icosa Drap.; Pupa
granimi Drap.; ClausìUa bidens L. ; Succìnea elegans Riss.;
Slenogìra decollata h.; Afyialia gagates Drap.; Limax flavus
L. ; Lymnaeus lagotis Sch. ; L. pahistrìs Muli.; Pseudamnicola
vestita Ben.; Ancylics recurvus Kus. ; A. tìbertanus Ben.;
Planorbis umbilicatus Muli. Ne ho raccolte anche altre specie
con le quali non ho potuto istituire delle prove per la scarsezza
del materiale.
L'allevamento delle lumache terrestri e la loro conservazione,
anche per lungo tempo, non presenta in generale grandi diffi-
coltà, e ne ho alcune specie, come V Jlelìx pisana, II. vermicu-
lata, IL conoidea, H. aspersa, Buliminus pupa, Clausilia ecc.
da più di un anno, che trovansi in ottima condizione. Le tengo
in apposite cassette ed ho cura di dar loro un nutrimento adatto
e di preservarle dagli sbalzi troppo forti di temperatura; per-
ciò le ritiro in casa al coperto ogni volta che sopravvenga un
forte gelo o quando il sole d' estate sia troppo cocente. Ma con-
tro i grandi calori esse provvedono quasi sempre da sé, inter-
nandosi nel terreno spesso a grande profondità, come osservo
né\V Helix vermiculata, H. aperta ed H. aspersa. Ciò che in
Sicilia avviene nell'estate, nei paesi nordici accade l' inverno,
poiché è in questo periodo, che essendo forzate ad un lungo
digiuno a cagione della neve che copre il terreno, le lumache
cadono in una specie di letargo, simile a quello che si osserva
in molti mammiferi, e chiudono il guscio con un epifragma denso,
rimanendo in tal modo fino a primavera inoltrala. In Sicilia le
lumache si nascondono in generale ai primi di giugno e restano
cosi fino alla metà di ottobre, salvo a comparire qualche volta
dopo una pioggia abbondante che rinfreschi l'aria o quando vi
sia qualche giornata di freddo eccezionale. Da questo cambia-
mento di stagione nell'attività e nella voracità delle lumache
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 231
risulta una notevole differenza per la qualità del cibo utilizzato,
poiché in inverno ed al principio della primavera le piante
sono ancora molto giovani e tenere, non hanno in molti casi
sviluppati sufficientemente i ripari e non possono perciò sfug-
gire ai danni delle lumache, specialmente di quelle omnivore,
che, quando sono affamate, si adattano a divorare quasi tutte
le specie; ma che avendo libera scelta preferiscono quelle sprov-
viste o quasi di mezzi di difesa; mentre in estate i ripari sono
portati a compimento e le lumache trovansi di fronte a piante
interamente protette, o almeno preservate in maniera tale da
sfuggire al pericolo nei momenti dell'abbondanza. Da ciò na-
sce la notevole differenza esistente fra le condizioni delle piante
rispetto alle lumache dei paesi settentrionali, in confronto con
quelle delle nostre regioni, e la necessità che avrebbero le
piante meridionali di provvedersi, come è talora il caso, di più
forti mezzi di protezione negli organi giovani.
I mezzi di difesa delle piante dalle lumache sono chimici o
meccanici od entrambi uniti insieme. Essi sono in generale
sviluppati nelle parti esposte agli attacchi dei nemici o sulla
via che conduce ad esse, come nelle radici aeree, lungo i fusti,
i picciuoli e le foglie,in guisa da avere il maggior effetto utile
col minimo dispendio di parti modificate; così più spesso vedonsi
protette le foglie e gli organi riproduttori a preferenza delle
radici, del fusto e dei rami.
È noto che i ripari, di qualunque specie essi siano, non hanno
valore assoluto, non possono cioè agire ugualmente sopra tutti
gli animali; cosi molti Cactus, Opuntia, ecc. provvisti di grandi
spine contro i mammiferi, vengono divorati o danneggiati da
qualche insetto, da parecchi afidi, ecc.,' e le querele, rifiutate
dal bestiame, servono di cibo ad un' infinità d' insetti di ogni
ordine. ^ Anche relativamente alle lumache, i ripari sono svilup-
pati in grado diverso e talora servono a preservare le piante
da specie determinate, in maniera assoluta, tal' altra invece val-
gono a proteggerle solo nei casi in cui siavi abbondanza di
altre specie vegetali e quindi libera scelta.
* V. A. Daul, Handbuch der Kakteenkunde. Stuttgart, 1890.
* A. Vitale, Appunti di filopatologia sulle queróie italiane. Fi-
renze, 1890.
232 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
I mezzi chimici di difesa sono quelli contenuti per lo più
neir interno della pianta e che agiscono sugli organi della bocca
0 sull'odorato o sugi' intestini, come moltissimi alcaloidi, gli olii
eteiei ed aromatici, gli odori nauseanti, un' infinita serie di acidi
organici, come l'acido formico nell' ortica, l'acido aspartico nelle
gemme di Asparagus, l'acido tannico nelle querele e nel som-
macco, l'acido ossalico nelle Oxalis q Ruììiex, l'acido canforico
nel Laurus Camphora, ecc. ecc. Gli acidi dei licheni si trovano
nel tallo sotto forma di granuli situati sempre all'esterno della
membrana cellulare; sono spesso colorati e danno la tinta ca-
ratteristica di alcuni fra essi, come la Physcia jj^rietina \^ fra
i principali noterò l'acido lichenico o cefrarico nella Cety^arìa
islanclica, l'acido vuipinico nella Cetraria vulpina, l'acido ever-
nico neìV Evernia, l'acido usnico nell' Usma, ecc. I mezzi mec-
canici sono disposti all'esterno delia pianta ed agiscono fìsica-
mente sull'animale, come i peli, il tomento, le scabrosità, gli
aculei, le spine, l' ispessimento delia cuticola, l' incrostamento
di sostanze calcaree, silicee, ecc., ovvero anche essendo interni,
la loro azione risulta meccanica, come nei rafìdi e nel latice, il
quale ultimo, oltre a contenere spesso disciolti dei potenti ve-
leni, nello sgorgare all'esterno agisce a guisa di vischio impa-
stando gli organi boccali.
Le mie ricerche furono incominciate in dicembre e continuate
senza interruzione fino al principio di giugno, tanto nell'aperta
campagna quanto col materiale tenuto nel laboratorio; la mag-
gior parte delle osservazioni furono fatte all'aperto, ma ho tenuto
anche dello lumache e delle piante in luoghi riparati ed atti a
permettermi una continuata e facile osservazione. Il risultato
degli esperimenti eseguiti nel dicembre e nel gennaio differisce
da quello di aprile e di maggio e perciò esporrò separatamente
gli uni e gli altri. La quantità di cibo mangiato fu calcolato
con metodo approssimativo; furono pesate due quantità uguali
di foglie 0 di altra sostanza ed una di esse fu data alle luma-
che, sempre in numero di parecchie, e l'altra fu tenuta da un
^ A. Db Bary, Vergleiohende 3Iorphologie und Biologie dsr Filze, ecc.
pag. 438, — Fr. Schwarz, Beitr. z. Biologie der Pfl., di Cohn.
Bd. Ili, pag. 249. — E. Bacmann, Zeitsch. fur wiss. Mikr., Bd. Ili,
pag. 216.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 23B
lato onde esaminare poi la diminuzione che aveva subito e con-
frontarlo col residuo di quello lasciato dalle lumache. Le quan-
tità di cibo che indicherò furono press per parecchi giorni di
seguito, in guisa eh' è evitato il dubbio che possa trattarsi di
lumache in uno stato di eccezionale digiuno.
Esperimenti invernali (dal 3 dicembre al 31 gennaio). — Le
lumache in inverno sono poco voraci, mentre lo sono molto in
primavera; ciò risulta dai seguenti esperimenti: Sette individui
di Limax flavus divorarono in media giornalmente e per tre
giorni consecutivi 0, 19 grammi di cibo ognuno. Venti individui
di Helix pisana consumarono ognuno 0, 15 grammi di cibo. Que-
sta specie è pantofaga per eccellenza e 1' ho veduta a mangiare,
in quantità più o meno grande, le seguenti piante allo stato
naturale: Schinus molle, Medicago, Lotus, Trifolium, Elea-
gnus angustifolia. Cactus, Opuniia, Agave americana, Buxas
sempervirens, Querciis Suber e Q. Ilex, Centaurea taurome-
nitana, C. napifolia, ecc. Quasi nessun riparo chimico o mec-
canico vale a trattenere questa specie, che pel numero stra-
grande in cui trovasi ovunque, e specialmente nelle giovani
piantagioni lungo la riva del mare, riesce dannosissima. Essa
copre in alcuni luoghi interamente il terreno e le piante e ne
ho raccolte fino a 300 sopra uno stesso ramoscello.
Venti individui di Helix aspersa consumarono in media 0,069
grammi di cibo ognuna. Trenta individui di Clausilia bidens
divorarono giornalmente" 0,008 grammi di cibo ciascuna. L'Ama-
lia gagates divorò in media 0, 18 grammi di cibo al giorno.
La Stenogira decollata ne divoi^ò 0, 21 grammo.
L' Helix aperta 0, 20 grammi al giorno.
L' Helix ventricosa 0, 19 grammi.
L' Ancijlus ì^ecurcas e la Pseudamnicola vestita, che trovansi
comuni addossate ai muri od alle pietre lungo i ruscelli o le
vasche, divorarono pochissime JDiatomee ed Oscillaria; non ho
potuto determinare esattamente la quantità di cibo ingerito per
la piccolezza di queste specie, ma ho esaminato al microscopio
molti stomachi ed ho veduto che la quantità di cibo preso era
piccolissima e di gran lunga inferiore a quella utilizzata durante
la primavera. Ho motivo di ritenere che quella di maggio sia
il triplo od il quadruplo dell' invernale. Entrambe queste specie
nutronsi, per quanto ho potuto vedere a Catania, esclusivamente
234 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
di Diatomee e di Oscillar la, ma ciò che mi ha sorpreso è stato
di trovare nel loro stomaco pochissimi gusci silicei delle Diato-
ìnee; s'incontrano però talvolta, frammisti a pezzettini di Oscil-
larla, che si vedono qua e là interi. Queste specie rifiutarono
sempre di mangiare dei fili di Claclophora glomeraia, Vauclie-
ria e Oedogonium che diedi loro. Tali alghe debbono perciò
considerarsi come riparate.
Molte alghe infatti, come le Vauclieria, Spirogyra, Zignenia,
Mesocarpus, ecc., hanno nell' interno delle cellule, degli olii o
delle sostanze grasse situate nel protoplasma, ' che probabil-
mente servono come mezzi di difesa; e altre, come i Pleiiro-
taenìuìn, Closterium, ecc., contengono dei cristalli di solfato di
calcio. Oltre a ciò vi è in molte Besmidiacee, Zignemacee, No-
stocacee, Tetrasporacee {Honnotila mucigena Bzi),' ecc. uno
sviluppo di mucillaggine al di fuori dell' epidermide o talora
anche intercellulare, che le preserva. ^ Oltre a queste vi sono
altre alghe armate di sporgenze acuminate a guisa di pungi-
glioni, come lo Schizacanthimi armaium Lund ; l' Holacan-
ihwn cristatum Lund, ecc. che possono verosimilmente avere
in tali protuberanze un mezzo di difesa.
Il Lìjìnnaeus pahtstris divorò una quantità di cibo che non
ho determinato esattamente, ma eh' è inferiore della metà circa
di quella divorata in maggio.
Sembra dunque che anche le specie acquatiche seguano le
abitudini di quelle terrestri e siano più affamate in primavera
anziché in inverno.
Esperimenti primaverili (dal P al 31 gennaio). — Anche que-
sti dati furono presi con lo stesso metodo di quelli invernali e
furono fatti in gran parte con gli sfessi individui.
La quantità di cibo divorato è la media di almeno cinque
* Fr. Schmitz, Die Chromatophoren der Algen. Bonn, 1882.
* Questa specie, eh' era stata trovata solo a Salice, presso Mes-
sina dal prof. BoRzi {Studi algologiii, voi. I, pag. 99) e dal Wille
in Boemia {Nat'drl. Pflanzenfamilien, fase. 41, pag. 50), fu da me
raccolta in alcuni luoghi della provincia di Caneo (presso Vinadio
ed a Borgo S. Dalmazzo), lango i ruscelli, addossata alle pietre.
* Klbbs, Uber di Organisation der Gallerie bei einigen Algen u.
Flagellateli, nelle Untersuch. aus dem hot. Inst. zu Tùbingen. Bd. II.
— E. Strasburger, Bot. Prakt., II* ediz. pag. 319.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 235
giorni ed ho voluto prolungarla cosi perchè rappresenti meglio
lo stato normale delle lumache.
Il Limax flaviis divorò 0,27 grammi di. cibo.
V Helicc iitsana consumò 0,23 grammi di foglie.
V Helix aspersa consumò 0,11 grammi di cibo, ma dopo il
terzo giorno cessò di mangiare e si chiuse nel guscio; credo che
la qualità del cibo datole non sia stala molta adatta perchè po-
chi giorni dopo, potendo scegliere fra altre piante, rifiutò quella
interamente.
La Claiisilla bklens mangiò 0, 13 grammi di muschi {Barbala
muralis, ed altri).
'L'Amalia gagates divorò in media 0, 27 grammi di cibo nei
primi due giorni e 0, 23 nei successivi.
La Stenogira decollata divorò 0, 40 grammi di cibo.
L' Helix aperta ne divorò 0, 33 e 1' Helix ventrìoosa 0, 20.
Il Lìjmnaeus palustris, VAncylm recurmts e la Pseudamni-
cola vestita divorarono, come ho notato precedentemente, una
quantità di cibo molto superiore a quella presa durante l' in-
verno.
Tanto negli esperimenti invernali quanto nei primaverili, fatti
per determinare la voracità delle lumache, diedi loro sempre il
cibo che preferivano fra molti altri, poiché alcuni, difesi chi-
micamente 0 meccanicamente, vengono mangiati dalle specie
pantofaghtì come l' Helix pisana, o polifaghe come l' Helix
aspersa, solo quando sono molto affamate, ed anche allora in
piccola quantità; mentre le specie monofaghe o quasi, rispar-
miano le piante anche quando i mezzi di difesa sono poco svi-
luppali.
La notevole differenza della stagione sui rapporti fra le piante
e le lumache ha portato come conseguenze che le specie omni-
vore, come V Helix pisana, Helix aspersa, Amalia gagates, ecc.,
divorarono molte piante i cui ripari non si erano completamente
sviluppati, mentre in maggio le stesse piante furono o intera-
mente risparmiate o appena intaccate.
In una mia prossima nota parlerò di quei ripari che più fre-
quentemente ho avuto occasione di apprezzare, e che, quando
sono interamente sviluppati, agiscono con efiìcacia per la difesa
delle piante.
236 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE
Viene presentata la seguente nota :
SULLA SCOPERTA IN ITALIA DELLA CALYPTOSPORA
GOEPPERTIANA J. KUHN. COMUNICAZIONE DEL DOTT.
C. MASSALONGO.
Questa interessantissima uredinea eteroxena che, da quanto
ho potuto rilevare, non fa sinora segnalata nel nostro paese,
sembra essere piuttosto comune, nei dintorni di Riva-Valdobbia,
sul Vacciniam Vitis-Idaea, dove venne recentemente scoperta
dall'infaticabile Ab. A. Carestia tanto benemerito della flora
patria. Come è noto, nel ciclo evolutivo della Calyptospora
Goeppertiana incontransi due sorta di fruttificazione, teleuto-
sporifera 1' una ed imeniale 1' altra. Le teleutospore sviluppansi
entro le cellule dell'epidermide dei ramoscelli di Vaccìnium,
i quali, per effetto del parassita, assumono, in seguito, una tinta
bruna e mostransi inoltre anormalmente ingrossati in causa
dell'ipertrofia subita dal parenchima corticale invaso dal suo
micelio. Dette teleutospore germogliando danno origine ad un
promicelio formato da cellule uniseriate, ognuna delle quali
emette una sottile appendice laterale che all'apice terminasi
con uno sporidio globuloso. Ciascun sporidio a maturità si stacca
e venendo, trasportato dal vento, a cadere sulle foglie di Pinus
Abies D. Roi, vi produce la seconda fruttificazione, corrispondente
al Peridermium columyiare Alb. et S., di cui le ecidiospore
arrivate sui ramoscelli di Vaccinium Vitis-Idaea rigenerano
la forma teleutosporifera. Il nesso genetico del Perideriniwm
colla Calijplospora venne sperimentalmente dimostrato da R.
Hartig, il quale però avrebbe riconosciuto che questa uredinea
talvolta può propagarsi direttamente da una pianta all' altra di
Vaccinium, per mezzo ancora degli sporidi nati dalle teleuto-
spore, senza che per ciò sia necessario l' intervento delle pre-
dette ecidiospore.
Quantunque dalla presenza della Calyptospora si debba rite-
nere che esista in Italia anche il Peridermium corrispondente,
tuttavia quest' ultima forma metagenetica non sarebbe stata
ancora raccolta fra noi. I saggi almeno pubblicati al n' 46
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 237
(sulle foglie di Abies excelsa DC. = Pinus Picea D. Roi. =
Pinus Abies h., nec Abies excelsa Link. = Pinus Abies D. Roi.
= Pinus Picea L.) dell' Erbario Critt. It., erroneamente sotto
il nome di Peridermium columnare Alb. et S., spettano invece
air ecidio {^= Aecidium Abietinum Alb. et Schw.) di una specie
di Chrysomyxa (forse alla Ch. Rlioiodendri Wint.) e lo stesso
dicasi per gli esemplari, raccolti nelle alpi del Cadore dal Be-
renger, che conservansi nel mio erbario.
Si dà quindi comunicazlono della seguente nota :
MUSCHI DELLA PROVINCIA DI BERGAMO. P CONTRIBU-
ZIONE. PER E. RODEGHER-VENANZI.
1. Fontiiiivlis antipyretica L. — Comunissima sui sassi,
pali, nelle acque fluenti e stagnanti della provincia,
specialmente in pianura.
2. Hypiimii teiielliim Dicks. {H. algirianum. Desf. //. Ste-
reodon algirianus Brid. Bryol. Pterigynandrum algi-
rianum Brid. muscol.). — Sui muri vecchi e sulle
rupi esposte al sole. Bergamo.
3. — serpens L. (//. catenulatum Bals. et De Not. //. coniex-
tum Hedw. H. spinulosum Hedw. H. fragile Schwaegr.
//. tenue Schrad. H. subtile Dicks. Lesliia subtilis Pol-
lin.). — Comunissimo sui muri, al piede degli alberi, sui
margini delle vie e sui sassi dei colli di Bergamo.
4. — taiìiarisciiiuni Hedw. {H. proliferimi L. H. delicalu-
Iwn L. H. xìcirietinwn Willd. H. recognitum Hedw.)
— Comune nei luoghi selvatici, sulle mura della città ;
nelle selve e sui colli qua e là.
5. — alopecuriini L. (//. arbuscula Brid. Thamnium alo-
pecurum Schimp.). — Sui sassi dei colli ombrosi e monti
della provincia.
6. — Sclireberi Willd. (ff. muticum Swartz. H. compres-
sum Schreb. H. Teesdalii Dicks.) Sui muri, sui tron-
chi degli alberi, ed anche in terra nei luoghi ombrosi
ed umidi.
7. — rutabulniu L. (//. dentìculatum Birol. //. flavescens
Brid. ff. crenulatum Smith. H. brevirosire Smith.
238 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Bracìiythecium rutabitlum Bryol. Eur.). — Comunis-
simo nelle siepi, sui tronchi degli alberi, sui sassi delle
colline e nella regione campestre.
8. Hypniim rivulare Br. et Sch. — Qua e là con la specie
precedente.
9. — velutinum L. Brid. Bryol. {H. intricatum Schreb. H.
Teesdalii Dicks.). — Sui muri, sui tronchi degli aberi
ed anche in terra nei luoghi ombrosi ed umidi.
10. — l'iiscifornie Weiss. {H. ruscifoUuni Nesk. H. riparioi-
des Hedw. B. proliflcum Dicks. II. ìnundaium Brid.
H. atlanticum Brid. muscol. Rhìncostegiuìn ìntsciforme
Dui). Sterile. — Comune nei fossi, nei rigagnoli, negli
acquedotti, sui pali, sulle pietre, sui sassi ecc.
11. — strìatum Schreb. (//. longirostrum Ehrb. Rhìncoste-
giuìn strialaìn Dut. De Not.). Sterile. — Pianure, selve
e colli di Bergamo.
12. — pxiiniluin Dut. Sterile. — Qua e là con la specie pre-
cedenle.
13. — molliiscuiu Hedw. {H. crista castrensis DC. non L.). —
Al piede dei tronchi di castagno nei colli di Bergamo
e sui sassi e nelle selve delia provincia.
14. — ciipressiforme L. Hiiben. {H. polyanthos Smith, non
Schreb. H. aduncum Savi. H. nigromride Dicks, H. de-
cipìens Hoffm. H. Stereodon cupressiformis Brid.
Bryol.). — Comunissimo sui tetti, sui muri ombreg-
giati, sui tronchi degli alberi e in molti luoghi sul ter-
reno. Molte ne sono le varietà.
15. — spleiideiis Hedw. (H. parìeiinum Swartz). — Comune
nelle selve, nei pascoli aridi dei colli e monti della pro-
vincia {Hijlocomium splendens Schisof.).
16. — trjqiietriim Schimps. {E. sagittifolium Voit. muse.
herbip. Eijlocomiuni triquelrum Schimp.). Sterile. —
Comune nelle selve, nei pascoli secchi della pianura e
de' monti della provincia.
17. — piirnm L. {Hylocomium purwn{L.) De Not.). Sterile.
— Selve e pascoli dei colli e monti.
18. — sericeiim L. (Leskea sericea Hedw. Homaìotìiecium
sericeum (L.) Hedw.). — Sui vecchi muri e sui tron-
chi degli alberi.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 239
19. Hypniim conciiiniiiii De Not. Mant. n. 18 {H. cuspida-
tum L. 7 Concìnnam. H. ortìiocarpon La Pylaie. H.
SchreberH y. — Nei pascoli dei colli della provincia {Ct/-
lindroiìieciam concinnum Hedw.).
20. — rufesceiis Dicks. {Lescliea fnifescens Schwaegr. Iso-
thecium rafescens Hiiben. Orthothecium rufescens
Hedw.). — Sulle rupi dei monti alti della provincia,
21. — deiidroides L. {Climacium dendroide^ Web. et M.
Leskia dendi'oides Hedw. Nehera dendroide^ Swartz). —
Nelle sei re e nei luoghi sterili secchi della provincia.
22. Anomodoii vitìculosus Hook, et Tayl. {Nehera vUicic-
losa Hedw. Hypnum vUicutoswn L.). — Sui tronchi
degli alberi, sui muri antichi, ai lati delle vie, sulle rupi
delle colline e dei monti della provincia.
Vengono lette le due segnanti comunicazioni dal Socio E. Baroni.
SOPRA ALCUNE CRITTOGAME AFRICANE RACCOLTE PRES-
SO TRIPOLI DI BARBERIA DAL PROF. RAFFAELLO
SPIGAL NOTA DEL DOTT. EUGENIO BARONI.
Per por termine allo studio di varie piante crittogame in-
viate al prof. Arcangeli dal prof. Raffaello Spigai mi restano
ancora pochi esemplari che, per le regioni in cui furono rac-
colti e per le specie che rappresentano, credo possano essere
di qualche interesse. Provengono tutti dalle vicinanze di Tripoli
e più specialmente da Ghiran, Bommeliana, Sokra, Garga-
rese, ecc. La piccola raccolta in complesso comprende 24 specie,
di cui tre Muschi, una Epatica, quattordici Licheni e sei Funghi.
Muschi.
1. Brydm atropurpuredm Br.
Ilab. Sporifero sulle ripe dei giardini a Gargarese (26 feb-
braio 1887).
2. Barbula squamigera Viv.
Bab. Sporifera sulle ripe dei giardini a Gargarese (26 gen-
naio 1887).
240 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
3. Barbula ambigua Br.
Hab. Sporifera sulle ripe dei giardini a Gargarese (29 gen-
naio 1887).
Epsiticlie.
4. Targionia Micheli Corda.
Hàb. Sporifera sulla sti^ada di Mellaha in luogo ombroso
(febbraio 1888).
Oss. Già era conosciuta dell'Algeria.'
JLìclieiii.
5. Physcia villosa Dub.
Hai). Sporifera a Bommeliana sui rami del Lycium euro-
paeam (29 gennaio 1887).
Oss. Nylander ' dice: « Passim abundans in Africa boreali. »
Più avanti, parlando delle lacinie in cui è diviso il tallo,
si espnme cosi: « Laciiiiae.... variant quoque saltem in
Algeria subnudae vel prò magna parte denudatae. » A
tav. Vili, fig. 49 sono disegnate le spore.
6. Xanthoria paretinia (L.) Th. Fr.
Hab. Sempre sporifera nel Deserto a Bommeliana sui rami
di Fico, di Zizypus communis, Lycium europaeum
(29 gennaio 1887) e a Sokra sulla scorza di arancio,
albicocco ecc.
Oss. Questa comunissima specie é già citata dell'Egitto
(Delta del Nilo) da Nylander. '
7. Gasparrinia mdrorum (HofFm.) Tornab.
7 lobulata (Acli.).
Hab. Sporifera a Bommeliana e a Ghiran sul terreno nei
cimiteri turchi (25 gennaio 1887).
Oss. Non avendo potuto consultare i lavori di Nylander, ''
' GoTTSCHB, LiNDENBERG et Nees ab EsENBECK, Synopsis Hepa-
ticarum^ pag. 574. Hamburg!, 1844.
* Synopsis Lichenum, pag. 408. Parisiis, 1858-60.
' Lichenes in Aegypto a ci. Larhalestier collecti. Flora, 1876, pag. 281.
* W. Nylander, Etudes s. les Lichens de l'Algerie. Cberbourg, 1854.
— Idem. Prodr. Lichenographiae Galliae et Algeriae. Bordeaux, 1857.
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZK 241
Krerapelhuber ' e quelli più recenti di Miiller ' e Fla-
gey' ed altri sulla lichenografla afiicana non sono in
grado di asserire se questa specie e quelle che seguono
mancanti di osservazione siano già notate fra i Licheni
d'Africa.
8. Gasparrinia candicans (Dicks.).
Hai). Sporifera a Ghiran sui muri dei cimiteri turchi
(25 gennaio 1887).
9. Placodidm lentigerum (Web.) Th. Fr.
Hai). Sporifero insieme al Thalloidima coerideonigricans
sul terreno calcareo dei giardini a Dahura (marzo 1888).
10. Placodium gypsaceum (Sm.) Kbr.
Hai). Sporifero insieme a un Thalloidima sulla strada di
Sokra e sui muri (marzo 1888).
11. Placodium albescens (Hoflm.) Mass.
oe (jalaclina Ach.
Hai). La specie e la var. sporifere sui muri dei pozzi a
Bommeliana (25 gennaio 1887).
12. Placodium crassum (Huds).) Th. Fr.
f. Dufourei (Fries.) Hepp.
Hab. Sporifere tanto la specie che la var. a Ghiran. sul
terreno (29 gennaio 1887).
Oss. La specie è citata da Nylander ' « supra saxa et ter-
ram ad El Kantara » (Algeria).
13. Placodidm fulgens (Sw.) D. C.
Hai). Sterile sul terreno calcareo a Bommeliana e a Ghiran
(29 gennaio 1887).
Oss. Nylander^ Io. cita di Biskra (Algeria) «supra terram
arenosam ».
' A. KuEMPELHUBEK, Neue Beitr. zur Afn'ka'tì Fhchtenflora. Miin-
chen, 1876.
' J. MiiLLER, Les Lichens iVEyyptc. Jievue mi/coL, 1880. — Idem.
Lichenes Africae oacidentalis a rlr. dott. Pechuel- LoescJte et iSoyaux e
regione fluminis Quilìu et ex Angola inissi. (Liiinaea, Bd. IX,
Heft. I, 1880).
' Flagey, Lichenes algerisnses exsic^ati (Revue ing;ologtque, tav. XIII,
pag. 107, 1891).
4.-5 -^ Nylander, Symbolae quaedam ad Lichenographiam Saha-
riensen. Flora, 1878, pag. 342.
Bull, della Soc. boi. Hai. 10
242 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
14. Callopisma aurantiacum (Lightf.) Kbr.
■1 holocarpum Ehrh.
Hai). Tanto la specie che la var. sporifere a Sokra sulla
scorza degli alberi (20 febbraio 1887).
Oss. La specie é citata da Nylander ^ dell'Africa « super
corlicem Cedri ad Batna. »
15. Urceolaria scruposa (L.) Ach.
5 albissima (Ach.).
Hai). La specie e la var. sporifere sulla terra calcarea a
Ghiran (29 gennaio 1887) e a Gargarese (febbraio 1888).
Oss. Nylander ° cita la specie dell' Africa « super lignum
Cedri ad Batna. »
16. PsoRA DECiPiENS (Ehrh.) Kbr.
f. dealbata Mass.
Hab. Sporifera sul terreno a Ghiran (29 gennaio 1887).
Oss. La specie è citata da Nylander* « supra terram are-
nosam ad Biskra » (Algeria).
17. Thalloidima coeruleonigricans (Lightf.).
Hab. Sporifero a Bommeliana sulle ripe dei giardini e nei
cimiteri turchi (25 gennaio 1887).
18. CoLLEMA PULPosuM (Bemh.) Ach.
Hab. Sterile sulla strada di Mellaha in luogo ombroso (feb-
braio 1888).
Oss. Njiander ' dice: « in Africa boreali. »
Funghi.
19. SCHIZOPHYLLUM COMMUNE Fr.
Hab. Sopra un Pero presso Tripoli (ottobre 1888).
Oss. Dal Saccardo ' non é citato dell'Africa.
20. MONTAGNITES GANDOLLEI Fr. !
Hab. Sul terreno presso Ain Zara (ottobre 1888).
1-2 ^_ Nylandrr, Symbolae qiiaedam ad Lichenographiam i>aha-,
riensen. Flora 1878, pag. 342.
» Loc. cit., Flora, 1878, pag. 341.
' Synopsis Lìchenum^ V^E- HO-
* P. A. Saccardo, Sylloge Fungorum, voi. V, pag. 655. Pa-
tavii, 1887.
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 243
Oss. Secondo quanto mi osserva il chiaris. prof, Saccardo
è questa una specie assai interessante. Dallo stesso
Saccardo' è citata « in arenosis maritimis Monspelii
Galliae et Algeriae. »
•il. CLATHRUS CINCELLATUS Toum.
Hai). Sulla strada di Mellaha in luogo ombroso.
Oss. È citata d'Algeria dal Saccardo.^
22. Tylostoma Boissieri Kalchbr.
Bab. Nel Deserto a Bommeliana (gennaio 1887).
Oss. E citato dal Saccardo' « in arena deserti Aegyptiaeo-
Syriaci. »
23. Peziza vesiculosa Bull,
Hab. Sul terreno a Bommeliana (gennaio 1887).
Oss. Dal Saccardo ' non è citata dell' Africa.
24. Hydnotrya sp. nov. ?
Hab. Sul terreno a Ghiran (gennaio 1887).
Oss. A proposito di questo esemplare il chiaris. prof. Sac-
cardo mi scrive che non può determinarsi con sicurezza
perchè non presenta sporidii maturi; ha molti caratteri
dell' Hyd, Tulasnei B. et Br. delle sabbie inglesi, ma so
ne distingue.
NOTERELLK CRITTOGAMICHE, PER EUGENIO BA-
RONI.
In aggiunta alle Crittogame del Piceno e dell'Abruzzo, già
[)ubblicate dal prof. Arcangeli ^ e da me, ® debbono citarsi al-
cune altre poche piante, spettanti alV Berbarium 07^sinianum,
raccolte dai sigg. Marzialetti, Orsini e Castelli, Le specie sono
' Loc. cit,, voi. V, pag. 1140,
' Loc. cit., voi, VII, parte I, pag. 19.
' Loc. cit., voi, VII, parte I, pag. 61.
* Loc. cit,, voi. Vili, pag. 83-84.
^ G. Arcangeli, Ricerche e lavori eseguiti n&lV Istituto botanico del-
r Università di Pisa, fase. II, pag. 101. Pisa, 1888.
'E, Baroni, Sopra alcune crittogame raccolte nel Piceno e nel-
l'Abruzzo (N'uovo Giorn. boi. ital., voi. XXI, pag. 427. Firenze, 1889).
244 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
piuttosto comuni, ma possono forse interessare per le nuove=
località in cui furono raccolte: in tutte ascendono a ventidue.
Felci.
1. ASPLENIUM VIRIDE Huds.
Hab. Sulla Corona del Monte Sibilla ("settembre 1887. Ca-
stelli).
Muschi.
2. Hylocomium tkiquetrum (L.) Br. eur. !
Hab. Sul vertice del monte Sibilla (settembre 1887. Ca-
stelli).
3. POLYTRICHUM ALOIDES Hcdw.
Hai). Nel monte Vettore (maggio 1836. Marzialetti).
4. DrcRANUM scoPARiUM (L.) Hcdw.
Hab. Nell'Abruzzo sul Monte dei Fiori (agosto 1887. Ca-
stelli).
5. Barbula muralis Scliwaegr.
Hab. Nel Piceno a San Giorgio in Isola sotto monte Mo-
naco (settembre 1887. Castelli).
6. Barbdla subulata (L.) Pai. Beauv.
Hab. Nell'Abruzzo sul monte dei Fiori (agosto 1887. Ca-
stelli).
7. Hypnum cupressiforme L.!
Hab. Sul terreno a Monte Fortino (1849. Marzialetti).
Epatiche.
8. Aplozia hyalina (?) Dmrt.
Hab. Sul terreno presso Monte Fortino (1847, Marzialetti).
9. Jungermannia lanceolata L.
Hab. Alla volta dell'Acquedotto del molino di Monte For-
tino (aprile 1846. Marzialetti).
10. Lophocolea bidentata (L.) Nees.
Hab. Nei dintorni di Monte Fortino (1847. Marzialetti).
11. Tricholea tomentella (Ehrh.) Dum.
Hab. Nei dintorni di Monte Fortino presso il rivo di Val-
gelata (ottobre 1847. Marzialetti).
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 245
12. PORELLA PLATYPHYLLA Lindb.
Hàb. A Monte Fortino presso Castel Manardo all' Acqua del
Faggio (1845. Marzialetti).
13. Frullania tamarisci (L.).
Hab. A Monte Fortino (1849. Marzialetti).
14. Hepatica conica (L.) Lindb.
Hab. A Monte Fortino all' Acquaviva e al primo fosso del
Loto (1841-43-51. Marzialetti).
15. Reboulia hemisphaerica Raddi.
Hai). Ad Amandola lungo la strada sopra San Bastiano
(aprile 1846. Marzialetti) e a Monte Fortino al primo'
fosso del Loto (maggio 1817. Marzialetti).
Licheni.
16. Lecanora sqbfusca (L.) Ach.
var. mtiiìnescens Fw.
Ilab. A Monte Fortino all' Acquaviva (1847. Marzialetti).
17. Rhizocarpon geographicum (L.) do.
f. alrovirens Fr.
Hai). Nel monte Acuto (Acquasanta-Ascoli) (1847. Orsini).
18. Lecidea confluens Fr.
Hai). Nell'Abruzzo sul corno piccolo del Gran Sasso (1845.
Orsini).
19. Opegr.\pha macularis Ach.
var. fagìnea Ach.
Hai). Sulla scorza degli alberi di Monte Fortino (1850. Mar-
zialetti).
Fung^hi.
20. POLYPORUS medulla-panis Fr.
Hab. Sui vecchi tronchi a Monte Fortino (1845. Marzialetti).
21. Stereum hirsutum Pers.
Hab. Sui tronchi degli alberi a Monte Fortino (1845. Mar-
zialetti).
22. EXIDIA. AURICOLA JUDAE Fr.
Hab. A Monte Fortino presso Castel Manardo (1845. Mar-
zialetti).
246 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
il Socio Martelli legge la seguente nota del Socio Jatta :
SUL GENERE SIPHULASTRUM MUELL. ARG. NOTA DI
A. JATTA.
Tra i licheni raccolti alla Terra del Fuoco dal prof. C. Spe-
gazzini il prof. J. MùUer rinvenne alcuni esemplari ben singolari
provenienti da Staten Marni, su cui credette poter formare un
nuovo genere e una nuova famiglia di omeolicheni. Descrisse
quindi il nuovo lichene sotto il nome di SiphiilasfrumMuU. Arg.,
per la grande somiglianza esterna che egli stesso notò con una
Siphula Fr., e lo ritenne prototipo della famiglia delle Sipliu-
laslreae, che secondo l'A. prenderebbe posto presso la famiglia
delle Heterìneae Muli, tra i Colleniacei.'-
Nel rivedere posteriormente alcuni maleriali indeterminati esi-
stenti neW Erbario De Notarls, conservato ora presso il R. Isti-
tuto Botanico di Roma, mi venne fatto imbattermi in alcuni
esemplari di un lichene raccolto sulle vette della Valdobbia dal-
l'ab. Carestia sin dal 18G0 molto prossimi, per quanto riguarda
caratteri generici, a quelli del lichene della Terra del Fuoco
già descritto dal Mùller, tanto che li designai già in un recente
mio lavoro collo stesso nome che il prof. Mùller adoperò per
gli esemplari Fuegiani.^
Cosi il genere patagonico diventava pure un genere di lichene
italiano assolutamente nuovo per l'Europa.
L'esame intanto degli esemplari italiani e di quelli provenienti
dalla Terra del Fuoco rivela i seguenti caratteri generali nel
tallo.
Il lichene forma dei cespugli riuniti a cuscinetti abbastanza
estesi, che crescono sul nudo terreno sabbioso. I cespugli sono
molto ramosi ed intricati, alti negli esemplari patagonici fino ad
1 cm., e non più di 6 raill. in quelli italiani. Le ramilìcazioni
dei cespugli sono frequenti, erette, molto tortuose {dendroidee),
e si intrecciano tra loro sin dalla base. Negli esemplari ame-
ricani specialmente questi rami si mostrano verso le basi com-
» Flora, 1889, 143.
» Giorn. Fot. Ital, 1892, pag. 2.
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 247
pressi e deformi, allargandosi (ino a 2 mill., mentre nella parie
superiore riacquistano la loro forma cilindrica, e spesso al-
l' apice si anastomizzano tra loro, prendendo la forma frondosa,
e formando delle lamelle squamose, cristiformi. Più regolari in-
vece sembrano le ramificazioni negli esemplari dell' Erbario
Denotaris, in cui serbano più comunemente la forma cilindrica
con un diametro di poco superante il mezzo millimetro, e assu-
mendo meno la forma squamulosa all' apice.
Negli uni e negli altri esemplari poi il tallo si mostra sempre
carbonizzato per oltre i due terzi della sua altezza, rimanendo
solo r ultimo terzo, ed anche meno, verso l' apice, in vegeta-
zione. Queslo fatto rivela senza dubbio la provenienza della
pianta; imperocché può dedursene che appartenendo alla re-
gione delle nevi la sua vegetazione sia stata strozzata dal pro-
lungato permanere sotto di esse. Fenomeno non diversoci offrono
le piante alpine, quasi tutte, come è noto, distiate da rizomi
largamente sviluppati e cortissima parte aerea; e certamente il
nostro lichene potrebbe presentarci un caso, molto semplice, di
riproduzione continua non diversa da quella che si avvera in
parecchi muschi, se si stabilisse che gli elementi vegetativi del
lichene si raccolgano all'apice dei rametti tallini, e sieno capaci
di mantenersi vivi per un tempo abbastanza lungo per porsi poi
in nuova vegetazione non appena sia dato alla pianta di ripren-
dere le sue normali funzioni vegetative, mentre la parte infe-
riore, già vegetante precedentemente, muore e assume 1' aspetto
di un carbone resinoso, molto friabile e luccicante nel taglio.
Da questo punto di vista anzi potrebbe considerarsi il SijJhu-
lasirum Muli, come lichene tipico della vegetazione polare.
Esaminando al microscopio la parte carbonizzata del tallo, la
si troverà formata dalle solite ife ipotalline brune riunite in
filamenti strettamente raggruppati fra loro, e spesso formanti
una specie di reticolato interposto ai filamenti stessi. Sarà facile
poi notare in questa parte del tallo l'assoluta mancanza di gonidi.
Negli esemplari dello Spegazzini non sfuggiranno all'osserva-
tore delle lunghe fibrille ciliari, capilliformi, che partono dai
margini dei rami, anche nella parte carbonizzata, e ramificandosi
seguono il cespuglio e si intrecciano in esso, prolungandosi fino
agli apici dei rametti tallini. Queste fibrille mancano negli esem-
plari italiani.
248 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
L' apice del ramo tallino nella parte non carbonizzata poi si
mostra costantemente di color verde-cinereo (ocroleuco) ten-
dente ad oscurarsi verso 1' estremità in una tinta verde-bluastra.
L' analisi microscopica di questa estrema parte del tallo ci
rtiostra come la stessa sia formata da un compatto tessuto ifoi-
dale, ad ife contorte e a brevissime articolazioni strettamente
intrecciate tra loro, le quali non si dirigono mai longitudinal-
mente, e nell'assieme riproducono il tessuto interno ifoidale di
una squamula di Pannarla Del. Fra queste ife qua e là si pre-
sentano delle serie di gonidi simili a quelli di una Coccocar-
pìa Pers., cioè degli Scylonema. AH' estremo di questa parte
del tallo le serie dei gonidi si trovano raddrizzate verso l'apice
e la periferia in tutti i sensi, e quindi disperse per tutta la spes-
sezza del tallo. Questo potrebbe indurre a credere che si tratti
di un omeolichene. A misura però che i tagli orizzontali si fanno
in maggior prossimità della parte carbonizzata, la disposizione
delle serie gonidiali diventa più simmetrica, e se si pratica un
taglio verticale ad una delle squamule frondose che si formano
negli esemplari americani, anche col solo aiuto della lente si
riconoscerà subito che la disposizione dei gonidi rispetto agli
altri elementi costitutivi del tallo non sia diversa da quella che
ordinariamente si jiscontra nelle squamule di un eterolichene
frondoso; imperocché i gonidi si dirigono verso la faccia supe-
riore della squamula, lasciandone la parte inferiore sprovvista
interamente, o quasi. Tale fatto ravvicina senza alcun dubbio
il genere descritto dal Miiller agli eterolicheni, cui si riferireb-
bero inoltre l'alterazione delle ife nella parte inferiore del tallo
che abbiam detto carbonizzarsi, il tessuto compatto e uniforme
formato da esse nel tallo in vegetazione, la natura stessa dei
gonidi (scìjionema), che è facile osservare in parecchi eteroli-
cheni. Quali caratteri possono a nostro avviso ritenersi sufficienti
per considerare il genere Siphulastrum Miill. come un etero-
lichene, il quale malgrado la natura del tessuto ifoidale interno
che ci rammenta benissimo la struttura tallina degli eterolicheni
crostosi, merita senza alcun dubbio essere compreso tra i licheni
frustulosi per l' aspetto esterno del tallo, e il modo di accresci-
mento dello stesso. Il prof. Mùller non riflettendo bene alla na-
tura dei gonidi li credette simili a quelli del gen. Lichina Ag.,
che, come é noto, prende i suoi gonidi dalla Oscìllaria; e fu
ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIRENZE 249
forse da ciò tratto a considerare il suo nuovo genere come una
Collemacea, molto affine al gen. Lichina Ag., da cui però egli
stesso notò differire per strucfura cellulari haiccl collemacea.
Ciò malgrado secondo il eh. lichenologo di Ginevra il gen. 6^/-
phulastrum Muli, può servire di tipo alla sua nuova famiglia
delle Sìplmlastreae, secondo lui molto prossima alla famiglia
delle Ileterìneac. '
Ma dopo quanto abbiamo osservato risulta ben chiaro che tale
concetto sistematico merita essere corretto; e che i caratteri ge-
nerici del Siphuìastrum Muli, rispondono esattamente a quelli
di un eterolichene. E allora é ben evidente che non. risulterebbe
giustificata pel momento la creazione di una nuova famiglia,
tanto più che i caratteri generici del lichene in esame, finché
nuovi studi fatti su soggetti più completi non autorizzino a pen-
sare diversamente, giustificano l'iscrizione di esso tra i Siphulei,
nella quale famiglia il S/phalasttncm Muli, rappresenterebbe un
genere a gonidi cianoficei che starebbe al gen. Siphula Fr. come
il gen. Stichina Nyl. sta al gen. Slieta Ach. nei Parmeliei.
Il Mùller intanto dette pel genere la seguente frase diagno-
stica: « T/iallus erectiis, denclroideus (ochroleiicus), rami plus
minusve compressi, undique corticati; cellulae centro laxae, in
interstitiis, aèrigerae, peripheria densae; liawl longitudinales,
irregulares; gonidia laete aeruginoso-coerulea, demwm olivacea
in caienas Irreves adpresso-ordinata. Apothecia ignota. Gonidia
ut in genere Lichina Ag. in catenis varie curoatis, liinc inde
Iransversim latiora, nitnquaìn longitrorsum divisa. » '
Se però si considera la pianta come un eterolichene della fa-
miglia dei Siphulei, si potrebbero più brevemente determinare i
caratteri del genere e delle specie. E ciò senza dissimulare la
dillìcoltà che si incontra nel dovere stabilire delle specie sui sem-
plici caratteri del tallo e nell'assoluta ignoranza dell' apotecio.
Ma ritenendo opportuno pel momento designare due forme ben
distinte per la grandezza, forma esterna e sviluppo del tallo, re-
sterà sempre a vedere, in seguito di più accurate ricerche, se
alla forma italiana competa il grado di specie, o piuttosto quello
di varietà.
♦ Flora, 1889, loc. cit.
* Flora, loc. cit.
250 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Fara. SiPHULEi Nyl.
Gen. Siphulasirum Muli. Arg. Flora, 1889, 143,
« Thallus dendroideus, ramosus, vel dichotome divisus; rami
« firmi, plus, minusve teretes, undique corticati, aggregati, taii-
« tum ad apices ocliroleucbi, inferne ustulato-nigri. Iphae densae,
« contortae, breviter articulatae, haud longitudinales. Gonidia
« scytonemea. Apothecia ignota. »
Sp. I. S. triste Muli. Arg., 1. e,
« Thallus ^dense caespitosus, late effusus; caespites subdicho-
« tome ramosi, 1 cm. alti, superne ocbroleuci, inferne ustulato-
« carbonacei; ramuli valde abbreviati, obtusi, teretes, diam. fere
« 1 mil. lati, vel plus minusve compressi, et saepe ad apicera in
« laminam connati cristiformem, fìbrillis nigris marginalibus ca-
« pillaribus ramosis, varie cibati, »
Ad terrara in Fuegia, Staten Island, leg. Spegazzini.
Sp. 2. S. alpinum n. sp.
« Thallus densissime caespitosus, pulvinatus, etfusus; caespites
« dichotome-ramosissimi, vix '/a cm. alti; ad apices tantum ocbro-
« leuci, in reliquis partibus ustulato-carbonacei ; haud cibati; ra-
« muli abreviati, teretes, intricati, diam. fere '/, mil. lati. »
Ad terram in alpe Vetta di VaMobbia, leg. Ab, Carestia, in
Herb. De Notaris.
Viene letta la seguente nota :
ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO
I MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN.
(Continuazione).
Crdciferae.
36. Nasiurtium officinale R. Br. — Si incontra con le sue
varietà, nei fossati di tutta la regione, e dal piano sale su per
le zone collina e montana sino a toccare altitudini comprese
fra 600 e 700 metri.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 251
37. Arabis Tarriia L. — Luoghi rupestri dalla pianura
alla regione subalpina in tutta la zona: nello mura di Verona
fra Porta del Vescovo e Porta S. Giorgio, e nella cerchia stessa
della città al Giardino Giusti. Fruct.
38. .-1. alpina L. — Luoghi rupestri e ghiaiosi delle zone
elevate dalle quali si avanza seguendo i tori-enti verso la pia-
nura: nel Vaio dell' Anr/ailla (350 m.), ai Tradii (1338 m.),
Remilo (1327 m.), Giazza (1583 m.), ecc. FI. et Friict.
39. A. hiì^snta Scop. — Prati ovunque. Fruct.
40. A. sagiUata DC. — Rupi a Rocca pia (1229 m.). Rara.
41. ^1. ciliata R. Br. ^ A. serpillifolia Pollin. FI. veron ,
II, pag. 391 et Jierb. l, non Vili. — Pascoli e prati presso Bo-
sco di Chiesanova (1104 m.) ecc. Copiosamente in unione alla
var. hirsuta Koch. FI. et Fruct.
42. A. muralis Bert. — Rarissima fra le rupi nel M. Pa-
stello, lungo la strada che da Ceraino (105 m.), sulla sinistra del-
VAdige, conduce al paese di Monte (432 m.). Fruct. — Cresce
pure più copiosamente, ma non può dirsi pianta comune, alla
destra del fiume Adige, alquanto più a nord, sul fianco orien-
tale del M. Baldo lungo la salita a Spiazzi, fra Brentino
(174 m.) ed il Santuario della Corona (774 m.).
43. A. pumìla Jacq. — Rupi elevatissime: M. Posta, Cam-
pobì'un, Passo della Lora, Zeola, ecc.
44. A. beVidifoUa L. — Rarissima. In M. Campobrun
(1650 m.) fra le macchie di Pinus MugJius, Juniperus alpina,
Rhododendron ìiirsutum.
45. A. perfoliafa Lam. — Pascoli e prati. Fruct.
In marzo ed aprile nella Valle Pantena sopra Stalavena e
precisamente sotto alle cosi dette Grotte Fontana o Sengie di
Falasco si trova copiosissima una delle Brassicacee maggior-
mente rare delia Flora veronese, A. auriculata Lam., la quale
vi cresce in unione a Hutchinsia petraea R. Br. — Nei din-
torni di Recoaro poi (Provincia di Vicenza) cresce abbondan-
tissima A. Halleri.
40. Cardamine impatiens L. — Luoghi selvatici dal piano
alla zona montana.
47. C. sìjlvniica Link. — Rara. Luoghi e rupi umide; Valle
dell" Anguilla, di Squaranto, di Tregnago, ecc.
48. C. amara L. — Rara. Fossi presso 5. Michele di Ve-
252 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
rona e nella Valpolicella presso S. Pietro Incartano e Fii-
mane. — Sebbene parli in questo luogo di pianta raccolta di
giugno, amo ricordare di aver raccolto questa specie presso Ve-
rona ed in piena fioritura anche nel mese di ottobre.
49. C. trifoUa L. — Rarissima. Luoghi selvatici a Revolto
(Caro Massalongo).
50. Dentaria 'bulbifera L. — Luoghi selvatici presso i Tra-
dii, a Casielvero, Vestena, ecc.
5L Sisymbrium Loeselii L. — Raro. In un campo presso
la stazione di Porta Vescovo in Verona.
52. S. Columnae L. — Raro. Muri \)resso Monteforted'Alpone.
53. Erysimum cheiranihoides L. — Rupi in tutta la zona.
54. E. odoratum Ehrh. — Margine dei fossi nella Val-
imniena.
55. E. australe Gay. — Luoghi rupestri ; frequentissimo in
tutta la zona da giugno ad ottobre.
56. Conringia orienlalis Adrz. — Frequente nei seminati
da giugno ad ottobre : presso Verona, nella Valpantena, Spre-
dino, Cerro, S. Viola, S. Anna d'Alfaedo, ecc. M. Precastio
in Val di Tregnago.
57. Rapistrum ragosum Ali. — Nei seminati: ovunque sino
a tutta la zona montana.
58. Lunaria biennis Monch. — Coltivata sotto il nome di
Argentina, ed inselvachita in diversi punti, per esempio nel
Camposanto di Cerro Veronese.
59. Farsetia clypeata R. Br. — Rarissima : rupi nel Giar-
dino Giusti in Verona. — Il Pollini indica questa Brassicacea
nei colli di Valpantena presso Grezzana ed Alcenago ; ed
Abramo Massalongo la raccolse alle Sengie di Falasco: ma
oggidì è scomparsa da queste stazioni.
60. Alyssum calycinum L. — Campi e luoghi aridi e sec-
chi sino al termine della zona montana.
61. Braba pyrenaica L. — Rara : cime elevatissime del
M. Posta (2235 m.), nei pascoli e nelle rupi.
62. D. aizoides L. — Pascoli elevati in tutta la zona: Corno
d' Aquino, Podesteria, Malóra, Velo, Zeola, ecc.
63. Coclearia saxatilis Lam. — Rupi in tutta la zona al-
pina e subalpina dalla quale scende avvicinandosi alla pianura
seguendo le valli.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 25'Ò
64. Camelina saiioa L. — Seminati in tutta la zona, dal
piano alla regione montana; frequentissima.
65. Thlaspì arvense L. — Raro nei dintorni di Verona; fre-
quente nei coltivati della zona montana: a Cerro Veronese,
S. Viola, S. Anna (TAlfaedo, Caniposilvano, Saline, ecc.
66. T. praecox W. — Nei muri, nei luoghi rupestri e nei
pascoli : nei Colli di Montorio, alla Mosella, in Val di Tre-
gnago alla Cà del Diavolo. Fract.
67. T. rotundi foli ani Gaud. — Luoghi sassosi : M. Zevola.
68. T. Dursa-iMstoìHs L. forma alpina. — Pascoli di Cam-
pobrun, Revolto, ecc.
69. Hictchinsia alpina R. Br. — Luoghi sassosi eleva-
tissimi dai quali scende sino a toccare la zona montana: a
Giazza, Revolto, alle Gozze sopra Velo, Purga di Velo, M. Po-
sta, ecc.
70. //. petraea R. Br. — Frequentissima dove la prece-
dente : nel principio di primavera però si incontra copiosa be-
nanco nello zone della collina e della pianura.
7L Lepidium Dral)a L. — Nei dintorni di Verona, ove non
cresceva ai tempi di Ciro Pollini, frequentissimo : e di anno in
anno dimostra sempre più spiccata la tendenza ad estendere la
sua area di vegetazione; cosi ad esempio è penetrato nella Valle
Pantena ed oramai, e nel corso di pochi anni, è giunto sin
presso Quinto.
72. L. ruderale L. — Comune nei dintorni e nella città
stessa di Verona lungo le vie e fra le macerie, ad Olive presso
Montorio, a Caldiero, ecc.
73. Biscutella cicliorifolia Lois. = B. liispida DC. — Ra-
rissima nel M. Pas/e^/o presso Monte: più copiosa sulla sponda
destra dell'Adige alle falde del M. Baldo nelle rupi sopra Jn-
canale e quindi quasi di fronte alla stazione di M. Pastello.
74. Biscutella laevigata L. — Frequentissima con le sue
numerose varietà dalla pianura alle cime più elevate.
75. Senebiera Coronopus Poir. — Nelle vie di Verona, in
diversi punti della Valpantena, e alle falde di M. Pastello nel
luogo chiamato Cà di Coìmo.
76. Isatis tincloria L. — Luoghi incolti ed anche rupestri
presso Castagne, Trezzolan, Centro, Moruri, ecc.
77. Neslia paniculata Desv. — Seminati in tutta la zona
254 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
ma non frequente : in Campomarzo di Verona, nel M. Pa-
stello, nel M. Tondo, presso Tì^egnago, ecc.
78. Calepina Corvini Desv. — Rara : nei fossi della città
di Verona.
79. Mìjagrum jìsrfoliatum L. — Nei seminati non comune:
nei dintorni di Verona, nel M. Precastio in Valle di Tregnago, ecc.
Delle Brassicacee, sporadicli9 o subspoatanee, occorre qual-
che volta di incontrare nella collina e specialmente presso le abi-
tazioni rusticane MaiUUola incana R. Br., Cìieiranthus Cheiri L.,
Eruca saliva Lam., Cochlearia Armoracia L., Lepidium sa-
tlvum ecc. ecc.
CA.PPARIDEAE.
80. Capparis rupesiris Sbth. et Sm. — Luoghi rupestri e
muri in tutta la collina, copiosamente.
81. C. spinosa L. — Raro: rupi a S. Giovanni in Valle
in Verona.
Mentre presso di noi Capparis rapestris cresce copiosissimo
— 0 coltivato 0 fatto selvatico — in quella vece C. spinosa é
pianta rarissima; e per parte, mia nel Veronese lo ho incon-
trato nella unica stazione ricordata or ora. Avviene il contra-
rio in altre località, p. e. a Nizza di mare. Quivi C. spinosa
è pianta comune; straordinariamente rara invece C. rupssiris,
che a me venne dato unicamente di incontrare lungo la vec-
chia strada da Nizza a ViUafranca. Noto inoltre che non mi
è mai stato possibile di ritrovare in frutto C. spinosa, mentre
in quella vece C. r<ipestris fruttifica ogni anno ed abbondan-
temente. La quale cosa è stata pure notala dall' Ardoino nella
sua Flore des Alpes maritimes.
Si comunica la seguente nota:
APPUNTI SULLA FLORA DELLA TOSCANA. PER C. ROS-
SETTI.
Riserbandomi di far noti quanto prima i risultati delle mie
ricerche intorno alla Flora fanerogamica della Toscana, frutto
di numerose erborazioni da me effettuate in questi ultimi anni
ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 255
specialmente nei dintorni di Pisa e di Livorno, nelle Alpi Apuane
e nell'Appennino di Liinigiana, credo intanto opportuno di pre-
sentare alla nostra Società alcune delle piante nuove o molto raro
per la nostra Flora da me ultimamente raccolte o studiate.
Le specie segnate con asterisco sarebbero nuove per la Flora
della Toscana.
Cardaiiiiiie ti'ìfolia Linn. — Alpi Apuane lungo la Tur-
rite Cava fra Palagnana e le Fabbriche e lungo la Turrite
Secca sopra Castelnuovo di Garfagnana.
Polygala Caruelìaua Burnat. — Alpi Apuane alla Tam-
bura (Erbario Pisano ! Pietro Savi, Luglio 1843. — sub P. vul-
garis J3, cxyptera Koch.).
Sileiie viridiflora Linn. — Nel Valdarno di sotto a Var-
ramista presso S. Romano nei boschi di abeti del parco della
villa del Marchese Farinola.
* Amorpha fruticosa Linn, — Sugli argini dell' Arno fra
Pisa e le Cascine nuove, dove abbonda e dove la scoperse il
mio amico Pietro Pellegrini nell'Agosto del 1888,
* Peiieedaiìiim veneliim Koch, — Alle falde settentrionali
delle Alpi Apuane fra Ponte a Monzone e Gragnola in Lunigiana.
* Galiiisog-a parviflora Cav. — Raccolta dal mio amico
Pietro Pellegrini a Pisa presso Porta Nuova nell'estate del 1891.
Aiidrosace villosa Linn, — Alpi Apuane sulla cima del
M. Sumbra.
Lysiiuacliia neiiioruiu Linn, — Nel M, Pisano sopra
Buti,
Veronica pereg:riiia Linn. — A Pisa, inselvatichita nelle
aiuole dell' Orto Botanico dove abbonda,
Atriplex rosea Linn. — A Livorno,
Cheiiopodiuui ainbrosioides Limi. — In Lunigiana
presso Mocrone,
* Roiibieva niulfifìda Moq. — A Livorno.
* Polyciiemiim majus A. Br. — A Livorno e nell'alta
<larfagnana fra Piazza al Serchio e Gramolazzo,
II prof. Cauuel osserva clie conviene procedere a rilento nel-
l'ammettere come naturalizzate piante esotiche, che dopo essere com-
parse in una località possono poi scomparire come appunto potrebbe
avvenire àoW Amorpha fruticosa.
256 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Soggiunge che già da molti anni egli aveva raccolto nel Monte
Pisano la Lysimaehia nemorum e ne px*esenta esemplari.
Martelli parla della fotografia microscopica e presenta nume-
rose fotografie di Diatomaoee.
Il Presidente dona all'Erbario Centrale saggi di PucGÌnìa Phragmitis
e di Melampsora popuUna raccolti a Licola durante la riunione ge-
nerale in Napoli.
Parla quindi del Cydoconium oleaginum di cui il socio Kruch ha
fatto menzione nel BuUettino ; dice che è abbondante nel Pisano ove
ei lo raccolse sino dal 1889.
Il Socio Galeri presenta delle foglie di olivo raccolte nel Fioren-
tino ed invase da questo miceto.
SEDE DI ROMA.
Adunanza del 7 aprile 1892.
Sono presenti i Soci Pirotta, Cuboni, Grampini, Erede, Kruch,
Baldini, Ee, Chiovenda, Avetta.
Letto ed approvato il verbale precedente il Presidente annuncia
l'ammissione nella Società di tre nuovi Soci residenti in Roma,
cioè dott. Cerulli-Irelli Gastone, dott. Re Luigi e sig. Chiovenda
Emilio.
Partecipa pure ai convenuti le prime notizie sul viaggio botanico
che il dott. Terracciano sta compiendo nella Colonia Eritrea.
Dà quindi la parola al Socio prof. Cuboni il quale legge una ela-
borata recensione del recente lavoro del Wiesner dal titolo: Die
FdementarstruGtur und das Wazhstum der lebenden Substanz.
Questa lettura dà luogo ad una lunga ed interessante discussione,
finita la quale il Presidente ringrazia il prof. Cuboni e leva la seduta.
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del 10 aprile 1892.
Il Presidente Arcangeli comunica che il Ministero dell'Istru-
zione Pubblica ha risposto dichiarando di prendere atto del voto
espresso dalla Società Botanica intorno all' insegnamento della Bo-
tanica usile scuole secondarie.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 257
L' Archivista Martelli presenta i doni seguenti pervenuti alla
Società :
Dal sig. F. Cazzuola : Garbocci A. e Cazzuola F. I foraggi italiani
ovvero le piante foraggifei"e buone o nocive al bestiame che cre-
scono spontanee o coltivate in Italia. Torino 1888.
Dal prof. G. Arcangeli : Arcangeli. Brevi notizie sopra alcune Aga-
ricidee. Firenze 1892. — Sopra alcune Agaricidee. Firenze 1892.
Daldott. E. Baroni: i?aro7i/. Frammenti lichenografici. Firenze 1892.
Dai sigg. G. B. De Toni e G. Paoletti: De Toni una Faoletti. Bei-
trag zur Kenntniss des anatomischen Baus von Nicotiana Tabacum L.
Berlin 1892.
Dal dott. E. Rostan : Callier. Ueber die in Schlesien vorkommen-
den Formen der Gattung Alnus. 1891.
Dal dott. W. Voss : Voss. Mycologia Caruiolica ein Beitrag zur
Pilzkunde des Alpenlandes (4" Theil). Berlin 1892.
Dall'abate J. Bresadola: i?resafZo^a.Imenomiceti nuovi. Firenze 1892.
Dal sig. P. Bolzon: Bolzon. Appunti sulla flora dell'Elba. Sienal891.
— Una nuova località di Fragaria indica. Siena 1891. — Significato
morfologico delle foglie di Rosa berberifolia Pallas. Siena 1891. —
Un vero narciso esistente nel Veneto. Siena 1891. — Pseudanzia
delle rosacee. Siena 1891. — Contributo alla flora dell'Elba. Siena 1892.
Dal dott. E. Jhne: Jline. Dr. Hermann Hoffmann. Giessen 1892.
Dalla Scuola nazionale di agricoltura di Montpellier: Annales de
l'École Nat.ionale d'Agriculture de Montpellier, tome VI, 1891.
Martelli fa osservare che nei suddetti annali si trova la descri-
zione e la figura del Cycloeonium oleaginum di cui fu parlato nel-
l'ultima adunanza.
Vien data lettura della seguente nota:
CONTRIBUTO ALLA FLORA DELLA PIANOSA. PEL DOTTOR
P. BOLZON.
In tutto l'Arcipelago la Pianosa è l'isola
di cui si coaoscono meno piante.
Cakuel.
La flora della Pianosa nella Siat Boi. della Tose, del prof. Ca-
ruel è rappresentata molto più scarsamente che quella delle
altre isole dell'Arcipelago. La sua configurazione affatto piana,
il clima secco, la mancanza di acque correnti tranne magri e
avventizi stillicidi, lo sviluppo sempre crescente della parte col-
tivata e delle vigne, sono invero condizioni tutte sfavorevoli al
crescere d'una flora svariata; e Giannutri che rispetto alla
flora si trova in analoghe condizioni se si eccettui il suo stato
Bull. deUa Soc. boi. ital. 17
258 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
affatto incolto e selvaggio, e che per di più ha un' area molto
inferiore a quella della Pianosa, nella Statistica è rappresentata
da quaranta piante, mentre questa soltanto da sedici.
Le quindici piante segnalatevi da Caruel, sono: Alyssumma-
ritimum, Anthyllis tetympìiylla, Lotus cytisoides, Meltlotus par-
vi/lorus, Ornitìiopus comjjressus, Piychotis ammoides, Crith-
^inum maritìmum, Thapsia garganica, Anthemis maritima,
Evax pygmaea, Hyoscyamus albus, Prasium majus, Teucrium
fruticans, Ajicga Iva, Euphorbia pinea, e Senecio Cineraria.
Da questo scarso numero di piante e dall' esser esse in gran parte
non comuni si capisce che le rapide erborazioni fatte non eb-
bero per iscopo la conoscenza completa della flora dell'isola, ma
soltanto di raccogliervi le piante rare.
Alcuni anni or sono, i signori Tanfani e Simonelli approda-
rono il primo a Giannutri e il secondo in Pianosa allo scopo
anche di completarvi, per quanto fosse possibile, le raccolte bo-
taniche. Il risultato delle erborazioni del Simonelli fu una ses-
santina di piante di cui 47 da aggiungersi alia flora dell'isola.*
L'anno scorso, i signori Lini Giovanni e Pedro Selci fecero
una serie d' erborazioni in Pianosa per mio conto in primavera
« in autunno, uniche stagioni in cui le piante vi possono ger-
mogliare, essendo nella stagione estiva arse dal sole cocentis-
simo e dalla siccità; il risultato di queste erborazioni fu al-
quanto più d'un centinaio di specie di cui 64 nuove per l'isola
e parecchie a esemplari molto incompleti che, una volta deter-
minate, saranno pure da aggiungersi alla sua flora. Questa
viene in tal modo portata a 127 specie a cui aggiungendo quelle
ancora indeterminate del Simonelli e mie, ne resulteranno al-
meno 150 specie (fanerogamo e crittogame vascolari). Con tutto
ciò la flora di Pianosa resta sempre in rapporto all' area la più
povera fra quelle delle isole dell'Arcipelago, più povera anche di
Oiannutri, la cui flora, malgrado un'area tanto piccola, venne
mediante le ricerche del Tanfani ^ portata a 127 specie (fane-
rogame).
* Simonelli, Notizie sulla flora e sulla fauna delV isola di Pianosa
(in Atti della Soc. tose, di se. nat., Proe. verb. 4), 1884.
' Tanfani, Florula di Giannutri (in N. Giorn. Bot, it., fase. II,
XXII), 1890.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 259
Ecco intanto le piante da aggiungersi:
Anemoìie hortensis L. Comune fra i cespugli. Marzo.
Nigella Damascena L. Marzo.
Papaver duhium L. Nei prati. Marzo.
Fumaria capreolata L. Nei campi. Marzo.
Cheiranthus Cheirì L. Campi e seminati. Marzo.
Arabis hirsuta Scop. Per i muricciuoli. Marzo.
Neslia panlculaia Desv. Marzo.
Cardamine hirsuta L. Marzo.
Tunica saxifraga Scop. Marzo.
Spergularia media Pers. Marzo.
Silene inflata Sm. Marzo.
Reseda alba L. Contorni del Giudice, Cardon, Torretta,
Brigantino, Centrale. Marzo.
Ilijpericum perforatimi L. Ottobre.
Lavatera arborea L. Marzo.
Geranium Robertianum L. Ottobre.
Lotus edulis L. Marzo.
L. ornithopodioides L. Marzo.
Borycnium hirsuiam Ser. Ottobre.
Psoì^alea bituminosa L. Ottobre.
Trifolium angustifolium L. Ottobre.
T. stellatum L. Ottobre.
Lathyrus Ochrus DO. Ottobre.
L. spJiaericus L. Ottobre.
L. sylvestris L. Ottobre.
L. sativus L. Prati e cespugli. Marzo.
Saxifraga tridactylites L. Marzo.
Bupleurum protractum HofF. et Lk. Ottobre.
Hedera Helix L. Scogli. Marzo.
Sherardia arvensis L. Ottobre.
Galium saccharatum Ali. Marzo.
Lonicera implexa Ait. Ottobre.
Senecio vulgaris L. Marzo.
Chrysanthemum segeium L. Per i prati. Marzo.
C. coronarium L. Marzo.
Palicaria dysenterica Gaertn. Alla Botte, al Brigantino,
al Marchese, al Cardon. Marzo.
260 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Calendula arvensis L. Marzo.
Helichnjswn Stoechas Gaertn. Marzo.
Crepis bulbosa Cass. Ottobre.
Filago spathulala Presi. Ottobre.
Centaurea Calcitrala L. Ottobre.
Scolymus liispanicus L. In quasi tutte le località dell'isola.
Ottobre.
Urospsrmum JDaleschampn Desf. Ottobre.
Zacintha verrucosa Gaertn. Ottobre.
ConvolDulus aUheoides L. Ottobre.
C. arvensis L. Marzo.
Lithospermum aroense L. Comune nei prati. Marzo.
Cijnoglossum pictimi Ait. Ottobre.
Veronica Cyinbalaria Bod. Lungo i viali, campi e seminati.
Marzo.
Barista Trixago L. Ottobre.
B. viscosa L. Ottobre.
Odontiles vulgaris Stev. Marzo.
Lamium amplexicaule L. Campi e seminati. Marzo.
Anagallis arvensis L. j3 Monelli (Savi). Marzo.
Mercurialis peremiis L. Marzo.
Orchis papilionacea L. Alla Grottacoscia, al BìHgantino,
alla Torretta ecc. Marzo.
Anacamptis jìyramidalis Rich. Marzo.
? Ophrys fusca LK. AH' Oì^to novo, al Brigantino ecc. Marzo.
Iris germanica L. Marzo, (coltivata?)
Mascari racemosum Bert. Marzo.
Allium roseum L. Ottobre.
Asphodelus fìstulosus L. Comune nei prati e cespugli. Marzo.
A. microcarpus Viv. Comune per tutta l' isola. Marzo.
? Avena sterilis L. Marzo.
Cynosurus echinatus L. Marzo.
Questa flora è ben poco caratteristica; di peculiare, rispetto
alle altre isole, ha soltanto Saxifraga tridaciylites ^ che si trova
* Nel rivedere le bozze di stampa devo aggiungere d' aver segna-
lata questa specie anclie all' Elba sul M. Orello e al Campo della
Valle, ai primi d' Aprile.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 261
al Monte Argentare e in Terraferma. Si collega specialmente
colla flora della vicina Elba: circa 35 specie, nell'Arcipelago,
sono peculiari alla Pianosa e all' Elba e non si trovano nelle
altre isole; inoltre le piante di Pianosa si trovano anche al-
l'Elba tranne tr'e, oltre la suddetta Sassifraga, cioè: Passerina
hirsala, Osyris alba, Allìum spliaerocephalum.
Viene quindi presentata la seguente nota dello stesso Socio :
APPUNTI SULLA -FLORA DEL TREVIGIANO. PEL DOTTOR
P. BOLZON.
Quella parte della provincia Trevigiana che si estende fra il
fiume Piave ed il bosco Montello a mattina, il fiume Brenta a
sera, il monte Grappa a settentrione e i colli di Asolo a mezzodi è
certo, dal lato botanico, una delle più interessanti della provincia.
Il bosco Montello, nella sua grande estensione, solcato da una
infinità di vallette, in qualche parte ancora fittissimo d'alberi,
in molte assai rado o affatto mancante, può considerarsi come
un vero vivaio di piante campestri e submontane. La sua flora
e quella dei paesi limitrofi venne con somma cura studiata dal
prof. Saccardo, talché nulla o ben poco vi potranno aggiungere
ulteriori ricerche; specialmente al suo margine settentrionale
lungo il Piave, nell'alveo e nelle rive di questo, s'incontrano
non rare traccio di flora alpina, evidente effetto del fiume che,
nascendo nel cuore delle Alpi, ne è potente veicolo della flora
anche fino al piano.
Ma dove la flora alpina cresce nella sua sede naturale, dove
essa si esplica in modo direi quasi lussureggiante si é nel
M. Grapxja. Con questo nome non intendo soltanto quelle lar-
ghe distese di morbidi prati che, al di sopra di Crespàn, s'in-
nalzano fino a quasi 1800 m. sostenuti da pendii ora morbidi
ed erbosi pur essi (U Frontàl), ora nudi, irti di rupi e tagliati
quasi a picco (il Bocaòr); ma il tratto di prealpi che va dal
Piave al Brenta senza scontinuità, tranne due valli trasversali
che ne incidono profondamente il fianco rivolto verso la pia-
nura: la Valle di .S'. Felicita e il Bocaòr, dal cui fondo s'er-
gono quasi perpendicolari le pareti del monte.
262 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
li M. Grappa per la ricchezza della sua flora alpina e anche
per la comodità con cui vi si possono fare le escursioni, esercita
da parecchi anni una grande attrattiva pei cultori della Bota-
nica, talché il suo patrimonio botanico, dovuto a numerose
escursioni fatte da naturalisti anche notissimi, lascia a prima
vista credere che ben poche aggiunte vi possano fare ulteriori
ricerche.
Infatti, lasciando ora da parte le molte piante alpine comuni
al M. Grappa e a qualche altra località della provincia (bosco
Cansiglio, M. Endimiona, M. Collalti, ecc.), rilevo dalle opere del
prof. Saccardo che oltre 150 sono le piante (fanerogame e crit-
togame vascolari), quasi tutte alpine, proprie esclusivamente,
rispetto al resto della provincia, al M. Grappa.
Con tutto ciò, credo che nuove erborazioni, fatte in stagioni
diverse, aumenteranno considerevolmente il numero delle piante
del M. Grappa; lo prova una rapida escursione da me fatta
nel luglio del 1889 la quale fruttò una ventina di specie nuove
per il M. Grappa, due e forse tre nuove anche per la provincia.
Queste sono :
* Epiloììium trigoniiìn Schr. Ne raccolsi numerosi esemplari
in un prato umido ed erboso presso il Casòn (Cascina) dell' Ar-
closa! situato sul fianco meridionale, vicino alla sommità. Se-
condo gli Autori trovasi nel S, Bernardino, in Valtellina, in
Valsassina, nel Tirolo, ecc. e anche nelle Alpi venete; in quelle
del Trevigiano non era però stato mai trovato.
* ? Senecio corclatus Koch. Secondo gli Autori, trovasi al S. Got-
tardo, al S. Bernardino, al Tonale, ecc., e, in generale, nei monti
dell'Italia superiore; in provincia non era però mai stato se-
gnalato; ma soltanto la var. j3 auriculattis (S. subalpinus Koch)
nel Bosco Cansiglio. L'unico e incompleto esemplare del mio
erbario non si può assolutamente confonderlo colla specie, e
anche il mio amico G. Ettore Mattei, a cui ne mandai un altro
esemplare meno incompleto, propenderebbe a ritenerlo per la
vera specie.
* Calamintha patavina Host. Nei monti sopra Borso ! e sem-
brami averla vista anche nei colli Asolani. Da quanto mi con-
sta è nuova per la provincia.
I colli di Asolo hanno certo un' estensione non inferiore a
quella del bosco Montello e del M. Grappa; la catena principale è
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 263
formata da una serie di colline elevate che va da Cornuda ad
Asolo parallela al M. Grappa a una distanza da esso di sette
od otto chilom. Dirò brevemente che sono formate da strati plioce-
nici (marne, arenarie e superiormente puddinghe calcaree) incli-
nati da N. a S.; il versante meridionale, corrispondendo ai dorsi
degli strati, scende verso la pianura con un pendio dolce, in
basso per Io più boscoso e in alto arido, roccioso e ripido; il
versante settentrionale, corrispondendo alle testate degli strati,
scende molto rapido ed é spesso frastagliato da scoscendimenti,
da burroni, da piccole valli d'erosione nella marna e nell'are-
naria, dove gli stillicidi formano stazioni molto adatte per una
vigorosa flora crittogamica; questo versante cosi selvaggio deve
evidentemente prestarsi ad accogliere qualche pianta montana
ed anche alpestre del vicino Grappa che gli sta di fronte.
Una si interessante zona collina è ben lungi dall'essere com-
pletamente studiata ; nelle opei-e del prof. Saccardo 1 colli di
Asolo figurano ben di rado se si eccettui la parte più orientale,
cioè Cornuda e i suoi dintorni verso il Piave.
È vero che, essendosi studiata bene la flora del bosco Montello
e del Grappa, una zona ad essi interposta potea lasciar sperare
poco di particolare, ma quanto sto per esporre mostrerà che la
flora dei colli di Asolo, se è strettamente collegata con quella
del bosco Montello e se presenta molti tratti caratteristici del
M. Grappa, presenta un discreto numero di endemismi, tale da
dare da sé un importante contributo alla flora della provincia.
Do intanto notizia di quelle piante da me raccolte nel territorio
Asolano o nuove per la provincia o raccolte in una o in poche
località della provincia lontane da quello.
Thalictrwn aquilegi foli uni L. Nel versante settentrionale del
M. Bacciocco! in luogo ombroso; era stata raccolta soltanto
lungo i fossati ombrosi nelle vicinanze di Treviso.
T. flaviim L. Nella valle fra il M. S.'* Giustina e il M. Mon-
forca lungo il ruscello; era stata trovata a Selva presso il Montello.
Anemone ranuncaloides L. Lungo le siepi presso Asolo (nella
riva di Quèr, ecc.); altrove é rarissima non essendosi trovata
che in una località (ai Frali) del Montello; gli esemplari asolani
sono spesso a involucro 3-floro.
Ranunculus parviflorus L. Rarissimo presso Asolo ! lungo la
strada di Bassano, come è raro nella zona Montelliana.
264 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Ranunculus lanuginosus L. Ad Asolo ! nella valle dei Lòr
lung-o il ruscello ; anche questo non era stato trovato che nel
Montello.
* RanuncicliiS buWosus L. 7 napulosus (Caldesi). Pendii erbosi
presso Asolo ! Credo di segnalare per primo in provincia questa
varietà distinta per le fibre radicali spiccatamente fusiformi
anziché gracili.
Caltha palastris L. Non abbondante presso Asolo nella riva
di Buzzòla in luogo umido e pingue dove fiorisce in primavera
e, qualche esemplare, anche in autunno; i contadini del vicinato
la chiamano pèca de Tuussa (impronta di asino) dalla forma
delle foglie circolari e profondamente cuoriformi alla base; era
stata segnalata nel bosco Montello in una sola località.
Cardamine trifoUa L. Nella località detta Bredal presso Asolo,
lungo il ruscello ; anche questa è specie Montelliana.
Dentaria hullnfera h. Boschi del colle Piumada a Monfumo!
cresce frequente nel Montello.
Polugala Chamaebuocus L. Ne trovai non senza meraviglia
alcuni esemplari benissimo fioriti e tutti coperti di brina agli
ultimi di dicembre del 1889, in un pendio erboso sul fianco set-
tentrionale del M. di Maser!; trovasi anche nel Monfenera che
appunto gli sta di fronte e nel Cansiglio.
Lychnis sylvestris Hoppe {L. diurna Sibth). Prato presso la
ghiacciaia pubblica! Questa specie montana venne raccolta presso
Serravalle e Valdobbiadene.
Stellar ia 7iemorum L. Presso Asolo nei boschi molto ombrosi;
anche questa specie è Montelliana.
Bypericitm AndrosaemumL. Vallate ombrose presso il monte
di Maser! ad Asolo nella località detta Bredal; nei monti sopra
Borso ! e nel Montello.
H. Mrsutum L. Nei ciglioni dirupati e ombrosi presso il Fo-
resto novol cresce copioso pure nel bosco Montello.
H. montanum L. Comune lungo il Foresto novo e nei boschi
presso Asolo! copioso pure nel Montello.
* Linum gallicum L. Nel versante meridionale del M. Bac-
ciocco nei boschi. Da quanto so é nuovo per la provincia.
L. viscosum L. Nel versante settentrionale del M. Bacciocco !
è raro nel bosco Montello e nei campi a Selva.
L. catharticum L. Luoghi erbosi e secchi lungo le vie,
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 265
presso Asolo ! invece a Cornuda e nelle vicinanze del bosco Mon-
tello la stazione è diversa, ossia nei prati paludosi.
Oxalis Acetosella L. presso Asolo nella località detta 5refif«/
e nel Montello.
Dorijcniiim ìierhaceum Vili. Nei prati magri dei colli presso
Asolo ! e cosi a Selva, Cornuda e Serravalle.
Lotus siliquosus L. Presso Asolo lungo la strada detta di
Bare'tlna ! ; era stato segnalato lungo i ruscelli presso Treviso
e nella stessa città.
Lotus corniculaius L. a glabratus. Oltre che nelle vicinanze
del bosco Montello, cresce copioso nei colli di Asolo.
* L. tenuis Kit. Lungo il torrente Musòn presso la casa
S'rachm. Non mi consta sia mai stato trovato in provincia.
Secondo gli Autori nel Veneto si trova soltanto al Lido veneto.
I fiori sono verdi, nel secco, alla loro metà superiore.
Astragalus glijcupliìjllos L. Ad Asolo, lungo la strada detta
Forestiizzo l ; è pure specie Montelliana.
Coronilla varia L. Nel versante settentrionale del M. Bac-
ciocco ! ; presso il bosco Montello.
Hippocrepis comosa L. Oltre die nelle ghiaie del Piave e
nelle vicinanze del Montello trovasi lungo il torrente Musòn !
presso Asolo e qua e là nei luoghi magri dei colli !
Cytisus capitatiis Jacq. Nei colli Asolani ; e nel Frontàl di
Crespàn.
C. hirsutus L. Nei colli di Asolo ! e nella zona Montelliana.
Vida d'imetoricm L. Lungo le siepi opache presso Asolo ! e
analogamente nel bosco Montello.
Potentina argentea L. Questa rara specie era stata segnalata
soltanto sulle mura di Treviso; io la trovai fiorila in autunno
avanzato ad Asolo sul prato presso la Chiesa di S. Gottardo!
P. verna L. Nei luoghi erbosi e secchi dei colli ! dove fiorisce
in primavera, in autunno e qua e là anche d'inverno; è pure
specie Montelliana.
* Fragaria ìndica Andr. Segnalo questa specie come inselvati-
chita nelle vicinanze di Asolo lungo un viottolo dove l'ho vista per
più anni successivi in frutto e in fiore. In Italia venne segnalata
come inselvatichita a Verona dal prof Goiran, presso Bergamo
dal prof Rodegher (v. Riv. il. di so. nat., anno XI, fase. 0, 1891)
e, come mi riferi il prof Fiori di Bologna, anche nel Modenese.
286 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Chrysosplenìicm alternifolium L. Questa modesta ma bella
sassifraga, copiosa nelle vallate umide ed opaclie del bosco Mon-
tello, trovasi pure presso Asolo nella località detta Bredal dove
fiorisce in primavera.
Asperula taurina L. Fiorisce in primavera lungo il Foresto
noi'o! trovasi pure nel Montello e a Valdobbiadene.
Galiimi riibruni L. Nelle puddinghe calcaree dei colli ! e cosi
pure a Montebelluna e nei monti sopra Borse !
G. sylvaticum nelle siepi opache presso Asolo! e nel bosco
Montello.
Senecìo cruci foliits L. Nei boschi a Monfumo I e non frequente
nel Montello.
Erigeron acris L. Lungo il Foresto novo ! sulle ghiaie del
Piave e nelle vicinanze del Montello.
Carpesìum cernuum L. Qua e là lungo la strade presso Asolo t
nonché nelle vicinanze del Montello.
Gnaphalium luteo-aldwn L. Nelle fessure di un muro presso
Asolo lungo la strada di Pag nano 1 come pure presso Vittorio,
Bassano e a Camalò.
Centaurea amara L. (C. Jacea L. j3 amara). Lungo il Fo-
resto novo I e nelle vallate del Montello.
C. montana L. Nei colli presso Asolo ! e nei prati montani
presso Serravalle e a Valdobbiadene.
* Cnicus eriopho)nts^V. fi spaihulatas. Presso Asolo! Questa
varietà riconosciuta per tale anche dal dottor C. Rossetti non
credo sia mai stata trovata nel Trevigiano ; nel M. Grappa e
nel Monfenera venne invece trovata la vera specie. Secondo
l'Arcangeli (Compendio) è nuova anche per il Veneto, non tro-
vandosi che in Piemonte e in Lombardia.
C. pannonicusTio^ì. Nel M. S. Martino! presso Asolo; venne
raccolta a Crespàn e a Cusignarca vicino al Montello.
C. Erisìthales Scop. Oltreché nelle vallate umide presso Cor-
nuda, trovasi anche lungo i rivoli nel piano sotto Cavaso !
Gentiana verna L. Trovasi nei prati a Narvesa e nel Grappa;
non è rara pure nei pendii erbosi ed aprichi dei colli Asolani !
dove fiorisce in primavera e, pili scarsamente, in autunno avan-
zato; in primavera i fiorellini formano in qualche parte (come
nel versante meridionale del M. Bacciocco) dei vaghi tappeti
azzurri.
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 267
* Echimn italicum L. Comune nei colli presso Asolo! Secondo il
prof. Saccardo, l'unico Echium trevigiano è l'^". vulgare L., ed io
identificai per tali gli esemplari Asolani; ma il mio amico G. Et-
tore Mattel avendone visti alcuni mise in dubbio tale identifica-
zione; il doti C. Rossetti che ultimamente pure li vide, avendoli
confrontati con esemplari di E. italicum, non dubitò di ritenerli
per tali. Questa specie, da quanto so, è nuova pel Trevigiano.
Omplialocles verna Much. È rarissima nel bosco Montello e a
Covolo presso il Piave; trovasi in qualche località dei colli Aso-
lani ! cioè nel versante settentrionale del M. Bacciocco e nella
località detta Breda!
* Scrofularia aquatica L. Ho la soddisfazione di aggiungere alla
flora trevigiana anche questa specie che credo rarissima. L' ho
trovata una sola volta in un unic-o esemplare a Pagnano di' Asolo
lungo il torrente Èrega vicino al ponte della strada maestra,
l'agosto dello scorso anno. Per questa e anche per le altre no-
vità trevigiane da me trovate, dispiacerai di non poter consul-
tare la Flora Veneta del Saccardo e De Yisiani per avere
notizie dettagliate circa la loro area di diffusione nel Veneto;
secondo l'Arcangeli la sua area di diffusione in Italia é: Lom-
bardia, Toscana, Corsica e Sicilia, restandone escluso, insieme a
più di metà della penisola, anche il Veneto.
* Veronica Teucrium L. Molto rara presso Pagnano ! In pro-
vincia non é mai stata trovata ; sul M. S. Augusta presso Serra-
valle trovasi la var. latìfolia (L.) a foglie cuoriformi-abbraccianti,
ma i miei esemplari hanno le foglie inferiori bensì cuoriformi-
abbraccianti, ma le superiori sensibilmente picciolate e ristrette
alla base.
Orobanche congesta Rchb. All'unica località italiana assegnata
dagli autori a questa specie (a Serravalle nell'alto Trevigiano
dove venne scoperta dal sig. Venturi) ne aggiungo un'altra nelle
vicinanze di Asolo: nel giugno del 1889 la trovai nel versante
del M. S. Martino in luogo erboso e alberato, e il 2 settembre
dell' anno scorso a Monfumo in un prato vicino aWAcqica morta
accanto alla strada maestra che sale alla chiesa.
Lalhraea Squamarla L. Era stata segnalata soltanto presso
Ceneda; fiorisce anche ad Asolo! in primavera precoce in qualche
valle umida, ombrosa e boscheggiata, come lungo la strada del
Pozzctl che conduce alla rocca.
268 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Satureia horiensis L. Trovasi in qualche giardino ed orto ad
Asolo 1 come pure a Selva ecc.
Nepeta Cataria L. Rarissima a Pagnano! e verso il Bosco
Montello
Ajiiga genevensis L. Lungo il Foresto novo ! presso xVsolo
dove fiorisce in primavera. Era stata raccolta nel M. Grappa e
nel Montello.
Galeopsis Laclanum L. Nel fianco del M. Bacciocco! rivolto
verso r Acqua della Regina ! È copiosa nell' alveo del Piave e
del Mescli io.
Thesium divaricaium Jam. Era stato segnalato soltanto nelle
ghiaie e sabbie del Piave; cresce in abbondanza dietro il Monte
S. Martino! nella località detta SassHl in mezzo alle eriche e
quindi in terreno molto magro.
* Narcissus aWulus Lev.? (v. RiV). II. di Se. nat., Anno XI,
fase. 2, 1891). Trovasi presso Asolo nella riva di Gandin lungo
la strada di Pagnano. Questo narciso, a fiore tutto bianco, è
nuovo per la provincia e anche pel Veneto, non essendosi mai
segnalati in esso narcisi a fiore completamente bianco; lo trovai
nella primavera del 1889; in seguito non ho più avuto occa-
sione di raccoglierlo, ma mi propongo di studiarlo meglio alla
prima occasione.
Leucoiam vernnm L. Fiorisce abbondantemente nei boschi
presso la strada del Forestuzzo ! e del Foresto novo! sul finir
dell' inverno e in primavera. Trovasi anche nel M. Monfenera e
nel bosco Montello.
Paris quadrìfolia L. L'ho trovata nella località detta Bredal
È rarissima nel Montello.
Szilla hifolia L. Frequente nel bosco Montello e abbondante
in qualche valletta presso Crespignagal dove fiorisce in prima-
vera assai precocemente.
Da queste notizie apparisce che la flora dei colli Asolani si
collega strettamente con la flora Montelliana; da esse e dalle
opere del prof. Saccardo rilevo che non meno di sessanta, fra
specie e varietà, sono proprie, in provincia, esclusivamente al
bosco Montello e ai colli Asolani; in questi vi sono 5 specie che
si trovano soltanto nel M. Grappa e 27 di loro esclusiva perti-
nenza rispetto al resto della provincia. Di queste, 9 sarebbero
da aggiungersi alla flora della provincia Trevigiana, le altre 17
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIUENZE 269
furono già raccolte da altri, cioè dal Zanm^dini, Berenger, Pa-
solini, Montini, Fracchia.
Credo che continuando accuratamente le ricerche in questa
bellissima zona subalpina, si ricaverà nuovo e più interessante
materiale.
Il prof. PENZia presenta alla Società esemplari disseccati di una
pianta (Barbeya oleoides Schweinf.j raccolta nal suo ultimo viaggio
in Abissinia, pianta tanto somigliante allo stato sterile all' Olea
chrysophylla da costituire Un caso di mimetismo dei più singolari.
Essa fu già trovata in frutto due anni fa nell'Arabia Felice dal
dottor Scbweinfurtli ; cresce in alcune valli delle pendici orientali
dell'altipiano abissino, al monte Saber, a Ghinda ecc., è dioica e
costituisce, secondo Schweinfurth, un genere nuovo anomalo delle
Urticacee, Barbeya, cbe si potrebbe qiiasi erigere a famiglia nuova.
Il prof. Caruel fa osservare che il nome di Barbeya, scelto dal
dott. Schweinfurth, non è troppo felice, perchè esiste già un genere
Barbeuia, istituito da Du Petit Thouars sopra una pianta del Ma-
dagascar, poco conosciuta in generale ed affine alle Euforbiacee.
Martelli presenta, per parte del dott. De Toni, saggi raccolti
presso Keren dà Penzig del Poriìhyrosiphon Notarisiì, alga cono-
sciuta d' Italia. ^
Viene annunziato che il Socio Rostan ha mandato alla Società
una traduzione del ben noto lavoro del dott. Townsend suU' Eu-
phrasia officinalis L.
Viene quindi presentata la comunicazione seguente del prof. Goiran:
ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO
AI MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN.
(Continuazione).
Resedaceae.
82. Reseda Phyteuma L. — Campi, vigneti, muri, rupi, sino
a tardo autunno. Tocca quasi l'altitudine di 1000'".
83. R. lutea L. — Poco frequente. Presso Verona, a Tre-
gnago ecc. nei campi.
Nel M. Zovo (Valpantena), 540'°-708'", mi sono imbattuto in
una forma singolarissima, prossima a«!sai a R. Plvjtheuma ma
pure da essa notevolmente distinta; non ho avuto il destro di
studiarla con sufficiente diligenza, e sto attendendo, nella oramai
270 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
ap3rta campagna botanica del 1892, propizia occasione per farlo. —
Qua e là si incontra inselvatichita R. odorata.
POLYGALEAE.
84. Polygala vulgarìs L.; P. vulgaris Pollin. prò parte. —
Pascoli e luo;^lii boschivi sino alla zona subalpina.
85. P. comosa Schk.; P. vulgaris Pollin. prò parte. — Pa-
scoli della collina e della zona montana; forse più frequente
della precedente.
8Q. P. amara L. — Dai pressi di Verona (per esempio Campo
Marzo lungo V Adige) ai pascoli della zona subalpina con le sue
varietà.
Non mi sono mai imbattuto in P. m'caeensis Risso. — Nei
pascoli tra Bosco Chiesanova ed i TracM (1104"-1328"') si
trova abbondante una Poìygala coi fiori bluastri disposti in ra-
cemi da prima terminali e poscia laterali e che Koch, Ore-
nier e Godron, Arcangeli riferiscono a P. depressa Wend. Que-
sta forma interessante cresce pure in Ime di M. Baldo. La pianta
veronese concorderebbe con gli esemplari avuti dal dott. Rostan
e classificati P. depressa.
87. P. Chamaebiixiis L. — Frequente nei luoghi selvatici,
rupestri ecc. Manca nella pianura: dai colli sale sino a raggiun-
gere la zona alpina.
« J3 fìoribus exiguis, vix explicatis, viridulis, fere herba-
« ceis. Forma autumnalis an forma monstruosa? »
Ho osservato questa forma singolare primieramente nell'otto-
bre del 1889 nei boschi di M. Lavello (700") presso Cerro e
nello scorso autunno presso S. Anna d'Alfaedo, ed a RevoUo
nell'alta Valle d' Illasi.
ClSTINEAE.
88. Helianthemum salicifolium Pers. — Luoghi aridi, nei
campi, nei pascoli, lungo le strade sino alla zona montana.
89. E. itodicum Pers. ; //. aìpeìtre Pollin. — Nei pascoli
elevati.
90. H.'canum Dun.; B. rnarifolium Pollin. prò parte. —
Luoghi erbosi, pascoli ecc. dalla collina alla zona alpina.
91. //. vulgare Gaertn. — Frequentissimo: più rara la var.
ADUNANZA DELLA SEDE DI I^IRENZE 271
grandiftorum Scop.: nei luoghi selvatici elevati, per esempio in
Malera (1772""), la var. Segmeri Pollin.
92. H. polifolmm DC. = IL intlveralentum DO. — Raro. Nelle
rupi a S. Ambrogio di Valpolicella q Domegliara (150'"-200"').
e presso Ospedaletto di Valpolicella nel colle Monilwlon, sta-
zione indicata da Ciro Pollini. Il prof. Abramo Massalongo ha
raccolto questa bella specie nella Valle d' Iliaci presso Tregnago.
93. //. Fumana Mill. — Rupi e pascoli sino alla zona alpina.
Come è noto Clstus albidus cresce copioso alle sponde del
Lago di Garda fra Torri e Pai nei luoghi selvatici e rupestri!.
Il prof. Abramo Massalongo ha trovato questa bella specie nei
M. Lessini presso Rovere di Velo: ma sino ad oggi in questa
stazione a me non fu dato di incontrarla.
ViOLACEAE.
94. Viola mirabilis L. — Luoghi selvatici della collina e della
zona montana: nel M. Pastello, nel M. Tondo, al Maso, ecc.
95. V. sylvatica Fries. — Frequente dal piano alla zona sub-
alpina.
^ Rioiniana Reichb. = V. canina Pollin. — Colla specie
ma più rara.
7 alpicola. — Rupi in Val Marcliiora.
S apelala. — « Forma monstruosa serotina. » — Luoghi
selvatici in Valle deW Anguilla, Valle di Tregnago ecc.
96. V. Ruppii Ali. — Sotto ai castagni al Maso ed altrove.
97. V. elatior Fries. — Luoghi boschivi a Rovere di Velo.
98. V. bifiora L. — Luoghi umidi selvatici in tutta la zona
subalpina ed alpina.
99. V. tricolor L, — Ovunque, dal piano alla zona alpina
colle sue numerose varietà, nei campi, nei prati, nei pascoli.
Droseraceae.
100. Parnassia paluslris L. — Luoghi selvatici, rivoli ecc.
della intera regione dalla zona montana alla alpina.
È singolare però che questa specie, qui nel Veronese, fa per
cosi dire un salto, e compare d'un tratto nella pianura, nei
prati umidi e torbosi presso Vacalio e Vigasio. Ricordo che in
272 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZK
queste stesse stazioni mi sono imbattuto in piante prettamente
alpine, e che a distanza non molto grande da Vìgasio, presso
CacUdamd, come pure al Bosco Mantìco, si trova copiosissimo
Colclìicum alpinum che invano si desidera nelle alpi veronesi.
Ed io sono indotto, come ebbi a dichiarare in altra scrittura,
a vedere in queste specie viventi, si può dire, nel cuore della
pianura nostra, i residui ultimi di una vegetazione prettamente
alpina che doveva essere l'ornamento di questa regione all'epoca
glaciale.
Caryophylleae.
101. Gypsophila muralis L. — Rarissima. Una volta sola nel
M. Tondo nell'alta Valpantena: Abramo Massalongo l'ha i-ac-
colta a Tregnago.
102. Saponaria Ooìjmoides L. — Luoghi selvatici dal piano alla
zona subalpina.
j3 aWìflora. — Rarissima. Nella collina veronese e nel Vaio
della Pernise.
103. S. oftìoinalls L. — Lungo le vie, nelle siepi, nei muri ecc.
dal piano a tutta la zona montana: per esempio a Bosco Chie-
sanova (1110 met.).
104. S. Vaccarìa L. — Luoghi coltivati, prati, seminati ecc.
dal piano a tutta la zona montana.
105. Dianthus Carthusianorum L. — Luoghi selvatici dal
piano alla zona montana.
^ sanguineas. — Pascoli aridi della collina veronese.
106. D. Seguieri Chaix. — Ovunque nei luoghi selvatici, nei
pascoli, nelle siepi, colle sue varietà sino alla zona alpina. —
Àbramo Massalongo raccolse anche D. Armeria L. in Val di
Tregnago presso Badia Calavena.
107. D. monspessulanus L. — Luoghi selvatici in tutta la
zona forse in unione a D. superbus e D. plumarius.
fi. Sternbergii (Sieber). — Pascoli e rupi elevatissime:
M. Zeola, Passo della Lora, M. Posta, M. Malèra ecc. (ni?"--
2235'").
108. D. Caryophyllas L. — Rupi in tutta la regione.
fi pygmaeus. — Luoghi elevati.
109. Silene Cucubalas Wib. — Ovunque.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 273
fi commutata (Guss.). — Rupi in Tal d' Adige alia. Chiusa,
y alpina (Thomas). — Torrenti alpini e luoghi ghiaiosi
elevati: alla Giazza, Rcvolto, Malóra, M. Posta ecc.
110. ò\ conica L. — Luoghi erbosi in Val d' Adige alla
Chiusa. Rara.
111. S. gallica L. — Dintorni di Verona;in Valpantena ecc., ecc.
112. 5. saxifraga L. — Rupi in tutta la zona, scendendo dalle
parti elevate nelle valli à! Adige alla Chiusa^ del Falcone, Mar-
chiora, dell' Anguilla, di Squaranto, d' Illasi ecc.
113. S. acaulis L. — Rupi e pascoli elevatissimi: M. Malèra,
M. Posta, Passo della Lora, M. Zeola ecc.
fi elongata. — Colla specie ma più rara.
7 aWiflora. — Qua e là colla forma tipica ma raramente.
114. S. Aì^neria L. — Dintorni di Verona all'ingresso in
Valpantena, ma avventizia.
115. S. Otìtes L. — Pascoli secchi ed aridi della Collina ve-
ronese; sopra Quinzano; M. Cucco m Valpantena; M. S. Viola;
Val di Tregnago ecc., ecc.
116. 5". italica L. — Luoghi selvatici della collina e della zona
montana in tutta la regione.
fi nemoralis. — Esemplari lussureggianti di questa forma
ho raccolto nei colli di Quinzano, e nella Valpantena a M. Cucco,
Lotrago, S. Viola ecc.
117. S. quadrifida. — Rupi umide in tutta la zona alpina della
regione colle sue numerose varietà.
118. Lìjchnis Sì/lvesiris Hoppe. — Luoghi selvatici della zona
montana elevata in tutta la regione.
1 19. L. alba Mill. — Siepi, luoghi boschivi ecc. a tutta la zona
montana. E una delle specie più resistenti, e quindi s' incontra
in piena fioritura anche ad inverno inoltrato.
120. L. Flos-Cuculi L. var. albiflora. — Colla forma tipica,
che è comunissima, ma raramente all' ingresso in Valpantena.
121. Agrostemma Githago L. — Nei seminati : dal piano alla
zona montana, p. e. al Bosco Chiesanova (m. 1104). Si trova pure
una forma pumila, semplicissima, uniflora, elegantissima.
122. Malachium aquaticum Fries. — Frequentissimo dal piano
alla zona subalpina, tanto nei luoghi umidi come in località
aride, asciuttissime.
Bull, della Soc. bot. ilal. 18
274 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
123. Cerastium campanulatitm Vir. — Luoghi- erbosi nei din-
torni di Verona.
124. C. arvense L. — Comunissimo colle sue numerose va-
rietà dalla pianura alla zona alpina.
125. C. latifoUum L. — Luoghi ghiaiosi elevatissimi: M. Zeola,
M. Campoìjrun, M. Posta : scende anche nelle valli, p. e. al
Lago secco presso Revolto (m. 1253).
126. C. Tnanticum L. — Pascoli del M. Tondo nell' alta Val-
pantena. — Del genere Cerastium si omettono le specie più co-
muni e che si incontrano ovunque in tutta la zona.
127. Stellarla nemorum L. — Luoghi selvatici: qua e là, ma
non comune: in M. Bolca, Valle di Sqiiaraìito ecc.
128. S. Holostea L. — Luoghi selvatici, ma non comune : in
Valpolicella a Fumane e risalendo per la Valle presso Molina,
alle Scalucce sotto S. Anna d'Alfaedo, nella Valle di Squa-
ranto sotto Casale ecc.
129. S. graminea L. — Prati della zona montana elevata e
della subalpina in tutta la regione.
130. Arenaria ciliaia L. — Rupi e pascoli elevatissimi :
M. Zeola, M. Campobrun, M. Malóra ecc. — In M. Malóra
(m. 1772) cresce una bellissima forma, che merita di essere
ulteriormente studiata, coi cauli quasi sempre uni-triflori.
131. Moeliringia trinervia Clairv. — Luoghi ombrosi e freschi
nei pressi di Verona, p. e. Vaio del Borago presso Aresa, alla
zona subalpina. Si incontra pure la var. pentandra.
132. M. polygonoides Mert. et Koch. — Non comune : nelle
regioni elevate in M. Posta ecc. : Ahramo Massalongo la rac-
colse presso Velo.
133. M. muscosa L. — Luoghi rupestri e selvatici, muri ecc.
frequentissima: dalle parti più elevate scende nelle valli di Adige,
Falcone, MarcMora, Anguilla, Squaranto, Illasi, Alpone ecc.
134. M. Ponae L. — Sempre nelle rupi!, questa bella spe-
cie si trova copiosamente in tutta la zona, dalla regione mon-
tana elevata alla collina; Val d'Adige alle falde di M.] Pastello,
Fumane, Ponte di Veia in Valpantena, Rupi di Falasco presso
Grezzana e all' ingresso del Vaio della Pernise ecc.
fi collina. — Rupi sotto alla strada che conduce da Avesa
al Maso, in Valpolicella ])resso Fumane e probabilmente altrove.
135. Sagina procurnhens L. — Nelle vie di Verona, donde
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 275
si Spinge sino alle zone elevate, p. e. nel M. Brancon sopra i
TracM (1560 m.).
136. S. apetala L. — Segue l' istesso itinerario della prece-
dente.
137. S. Linnaet Presi. — Pascoli elevati: ai Tradii, in M.
Brancon, Malèra, Podesterìa, Campobrim ecc.
138. Alsine tenuìfoUa L. — Comunissima: la colloco nel pre-
sente elenco perchè nei gradini deW Arena ho trovato la forma
che corrisponde ad A. arvaiìca Presi.!
139. A. austriaca Jacq. — Rupi e pascoli elevatissimi nel
M. Malèra.
140. A. verna Bartl. — Pascoli elevati in tutta la zona e con
tutte le sue numerose varietà.
141. A. Jacquinii Koch. — Pascoli asciutti della collina ve-
ronese: Colle delle IJngherine, M. Tondo, M. Cucco ecc., Cogolo
e Tregnago in Valle d' Illasi.
142. A. Clierleri Gren. et Godr. — Pascoli elevatissimi: M.
Posta, Campohrun, Velo, Campofontana ecc.
143. Spergula arvensis L. — Nei seminati in M. Bolca.
Viene letto il lavoro seguente :
RICERCHE ANATOMICHE SUL FRUTTO E SUL SEME DI
EUGENIA MYRTILLIFOLIA DC. PER IL DOTTORE
EUGENIO BARONI.
Nelle serre del R. Orto botanico di Pisa é coltivato in vaso
un bell'esemplare di Eugenia myrtillifolia DC. Nel marzo ul-
timo scorso attratto dalla bellezza dei frutti, di cui la pianta era
abbondantemente provvista, mi decisi studiarne la costituzione
anatomica: ciò feci difatti, ed oggi sono in grado di riferire qual-
checosa sui resultati ottenuti dalle mie ricerche.
Che io sappia nessuno in passato ha avuto occasione di occu-
parsi dell'argomento, se eccettuiamo Godfrin il quale nelle sue
Recherches sur Vanatomie comparèe des cotylèdons et de l'al-
humen ' parla della costituzione dei semi di alcune Mirtacee
* Ann. des so. nat., tom. XIX, pag. 5. Paris, 18S4.
276 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
{Caryophyllus, Jmnbosa, Sizygìitm, Eugenia aocillaris, ecc.) e
Baccarini, che nelle sue Osservazioni anatomiche sopra alcuni
ricettacoli fiorali ^ descrive la nervazione del ricettacolo e del-
l'ovario di varie famiglie vegetali, tra cui delle Mirtacee (Myr-
tus, Eugenia, ecc.).
Costituzione organografica del fr^utto. — Gli autori principali
che ho consultato, da Gaertner a Luerssen, concordano nel ri-
portare il frutto di Eugenia al tipo ijacca. Il Baillon ^ soltanto,
dopo averlo detto « fructus baccatus, » aggiunge molto dubbia-
mente « nunc (?) drupaceus. » Credo però che, nella specie che
é oggetto di questo studio, rimanendo l'endocarpio membranaceo,
il frutto debbasi considerare per una bacca. Esso proviene da un
ovario infero che, quando é immaturo, si mostra biloculare, in
seguito poi si riduce monoloculare ; ha forma globoso-allungata,
e a perfetta maturità misura circa O." 015""" di lunghezza e circa
0."012""" di larghezza: sulla parte superiore, in opposizione al
peduncolo, esso presenta un' area concava, portante nel centro
un breve stilo, e limitata esternamente dai 4 pezzi del calice
che è persistente. La superficie del frutto é levigatissima, ed il
colore dapprima verde, passa in seguito a un colore bianco-roseo,
finché si fa decisamente roseo, e quando il frutto è completa-
mente maturo può dirsi di colore amaranto : il calice però non
mostra queste successive variazioni di colore, solo nel frutto
maturo è anch' esso un po' colorato in rosso. I pezzi del calice
dapprima sono volti all'esterno in modo che il frutto è in questo
stadio campaniforme, successivamente si piegano verso l' asse
del frutto, finché a maturità di questo, essendo adagiati sulla
sua superficie superiore, lasciano vedere 4 fenditure disposte a
croce prodotte dal loro ravvicinamento. La polpa del frutto ha
un sapore acidulo e leggermente amarognolo.
A testimonianza di Aug. de Saint-Hilaire ^ i frutti di alcune
specie di Eugenia, p. es. quelli di E. ligustrina, sono mange-
' Annuario del R. Istituto hot. di Roma, Anno I, fase. 1, pag. 154.
Milano, 1885.
* H. Baillon, Histoire des plantes. MonograpMe des Myrtacées, ecc.,
pag. 354. Paris 1877.
^ Edouard Spach, Histoire naturelle des végétaux, tona. IV, pag. 176.
Paris, 1835.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 277
recci. Inoltre i frutti, le foglie e la scorza dei giovani rami di
E. Pimenta, secondo quanto scrive lo stesso Spach ' sulla fede
di M. de Tussac, forniscono un olio essenziale che non la cede
per niente all' olio di Garofano.
Costituzione istologica del frutto. — Una sezione longitudinale
lascia vedere esternamente 1' epicarpio, formato da una sottile
epidermide, che sta fortemente aderente al tessuto sottostante;
il mesocarpio o sarcocarpio costituito da una abbondante polpa
che forma quasi la totalità del frutto; finalmente l'endocarpio
rappresentato da una buccia rossa piuttosto spessa il cui tessuto
si mostra in continuità con la polpa precedente: la parte cen-
trale è occupata dal seme.
Nelle prime fasi di sviluppo il frutto è verdognolo e presenta
sezionato longitudinalmente una epidermide che consta di uno
strato di cellule per lo più rettangolari, strettamente unite tra
loro con parete esterna piuttosto ispessita: in esse sta un pla-
sma, a volte in coloro, più di frequente colorato di verde per la
clorofilla che tiene disciolta; queste cellule vedute di fronte ap-
paiono irregolarmente quadrangolari, a contatto tra loro, senza
traccia di stomi. Al di sotto si hanno 7 o 8 serie di cellule molto
grosse, ovoidee o arrotondate, che misurano in lunghezza da 80 a
120 ft, in larghezza da 48 a 60 /^ ; il plasma loro è incoloro, spesso
però alcune cellule, soprattutto quelle dei primi due strati sub-
epidermici, si presentano colorate in verde. Queste cellule sono
distribuite in strati tangenziali regolarissimi, e a misura che ci
avviciniamo alla regione più interna del frutto acquistano dimen-
sioni sempre maggiori fino a che possono misurare anche 180 /a
di lunghezza per 80 /a di larghezza: le cellule testé rammentate
costituiscono il mesocarpio. L'endocarpio poi è formato da pochi
strati di cellule ovoidee che contengono numerosi cristalli di ossa-
Iato calcico riuniti in bellissime druse: è limitato internamente
da tre strati regolarissimi di cellule a contenuto colorato ora
in rosso, ora in bleu ed anche in giallo, che, osservate in sezione
trasversa, si mostrano ellittiche ed a parete assai ispessita; lo
strato di mezzo consta essenzialmente di tracheidi spirali bre-
vissime a contatto fra loro, che insieme alle druse già ricordate
danno una certa consistenza all' endocarpio stesso.
' Loc. cit., pag. 178.
278 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Anche nella sezione longitudinale si vede bene come il frutto
sia percorso da una quantità di fasci fibrovascolari provenienti
dal peduncolo fiorale : questi appena entrati nel frutto, e preci-
samente poco sopra alla regione occupata dal seme, si dividono
dicotomicamente e, formando due serie tra loro parallele, percor-
rono tutto il frutto, insinuandosi poi nei sepali, i quali si trovano
nella parte superiore del frutto stesso. In sezione tras versa i
fasci fibrovascolari appariscono distribuiti in due zone concen-
triche, ciascuna di 22 a 24 fasci, alcuni dei quali corrispondono
ai meridiani passanti pei sepali, gli altri per le regioni a questi
intermedie. Dall' esame di una sezione trasversa del frutto in
questo stadio di sviluppo, possiamo ancora notare 1' epidermide
formata da cellule a diametro radiale e tangenziale eguale. Sotto
a queste si hanno le solite cellule ovoidee o sferiche, più o meno
fra loro compresse e non lascianti in modo alcuno meati inter-
cellulari. In vicinanza del seme le cellule sono di dimensioni
minori, hanno plasma intensamente colorato, per modo che pos-
sono considerarsi la sede della sostanza colorante che dovrà poi
dare il colore a tutto il frutto.
In progresso di tempo gli strati parenchimatici aumentano
notevolmente di numero; se ne contano in direzione trasversa
prima 20, poi 24, fino a 3G, il che dimostra come l'accrescimento
loro avvenga principalmente in modo radiale; della qual cosa ci
possiamo facilmente convincere, esaminando le sezioni a dilfe-
rente stadio di sviluppo, dalle quali risulta che le cellule paren-
chimatiche sono provviste più spesso di setti tangenziali e più
raramente di setti in direzione radiale.
A completo sviluppo le maggiori cellule del parenchima mi-
surano 260 jx di lunghezza per 100 ju, di larghezza; le altre sol-
tanto 180// per 76 jx. Gli strati poi che limitano la cavità seminale
sono giunti fino a 10 o 12, e constano di cellule subsferiche, il
cui diametro misura in media da 36 a 40 jjl.
La distribuzione della sostanza colorante, negli stadi prossimi
a completa maturità del frutto, acquista qualche cosa di carat-
teristico che merita d' essere ricordato. Essa è sempre sciolta
nel succo cellulare, ed ha colore bleu-rosa; nel primo strato
sub-epidermico si riscontra in pochissima quantità; negli strati
sottostanti invece molte cellule si mostrano colorate e special-
mente in quattro regioni ben distinte, nelle regioni cioè interposte
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 279
ai sepali ; ciò che può anche ad occhio nudo verificarsi sezionando
trasversalmente il frutto in prossimità della parte superiore: ad
ogni regione che è interposta fra un sepalo e l'altro troviamo
come quattro aree ben distinte, colorate in rosa. Successivamente
gli strati prossimi alla parte interna del frutto non si presen-
tano colorati, mentre lo sono quelli limitanti la cavità seminale.
Nel frutto completamente maturo la sostanza colorante è distri-
buita egualmente tanto nella regione più esterna, quanto in
quella più interna.
La sostanza colorante è insolubile in acqua; in alcool i frutti
si scolorano e il liquido rimane colorato in modo leggerissimo;
in acido acetico invece la sostanza è solubilissima e il liquido
acquista un bel colore rosso porporino. Con idrato potassico i
frammenti in esso immersi si colorano subito dopo in giallo, e
in giallo rimane pure colorato il liquido. La glicerina scolorisce
le preparazioni mantenute in essa.
Costituzione organografica e istologica del seme. — Il seme
sferico occupa la regione centrale del frutto e misura cir-
ca O." 003""° di diametro : consta semplicemente dell' embrione,
formato dai cotiledoni e dal fusticino; manca il tegumento e
r albume. '
Dirò subito brevemente che la mancanza del tegumento nel
seme è solo apparente: giacché, osservando bene una sezione
longitudinale del frutto in via di sviluppo, avvertiamo di leg-
gieri nella parte superiore della cavità seminale due strati cel-
lulari nettamente separati fra loro: quello più interno spetta
al tegumento vero e proprio, l' altro spetta invece all' endocar-
* Gaertxer cosi spiega la maucanza del tegumento in alcuni semi :
dopo avei' parlato del testa del seme prosegue in questi termini : « liinc
Illa nunquam deficit, et quamvis in nonnullis fructibus probe ma-
turis, semina omni integumento prorsus carere videantur atque
ao'occrt, ob nuditatem nuclei dicantur ; ut in Rbizophora, Greggia,
Jambolifera, Caryophyllo, Lauro etc. ; tamen in his ipsis, ante ple-
nam suam maturitatem, testa adest, atque apparens eius defectus inde
saltem provenit, quod ovuli tunica, eum sensiìn in modum extenuetur,
aut cura pericarpil parietibus ita conferruminetur, ut a nucleo non am-
plius discerni, vel et ab hoc facilius, quam a pericarpio separavi possit:
sicuti prius manifeste in Rhizophora, et posterius in Lauro acci-
dit. » De fruct. (Introductio generalis), voi. I, pag. CXXXII. Lip-
siae, 1801.
280 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
pio ; in progresso di sviluppo però il primo di questi strati si
rende sottilissimo e si salda completamente colle pareti dell'en-
docarpio, in modo che nel frutto maturo non si ha più traccia
del tegumento seminale.
I cotiledoni, completamente verdi, sono in numero di due, ete-
romorfi, uno più sviluppato dell' altro. La superfìcie loro esterna
è liscia, quella interna invece è assai irregolare: il cotiledone
maggiore presenta difatti una concavità che ha principio circa
a metà del raggio del cotiledone stesso ed è limitata da una
linea circolare regolarissima di un colore amaranto che in cor-
rispondenza del fusticino scompare, dando cosi la superficie con-
cava ricetto al fustici no stesso: il cotiledone meno sviluppato si
presenta convesso e la sua convessità corrisponde esattamente
alla concavità dell'altro; la parte apicale della convessità si al-
lunga in forma di punta uncinata, che si insinua al di sotto del
fusticino abbracciandolo più o meno.
I più antichi autori, a cominciare da Gaertner, chiamano i
cotiledoni del genere Eugenia « conferruminatae. » Tali po-
tranno forse chiamarsi quelli di Syzygium caryopliyllaeum,
S. Mtikul, ecc., come vuole Gaertner; però dovendo giudicare
dalle figure che ne dà lui stesso, ' nemmeno questi possono dirsi
« conferruminatae, » se a parere di Gaertner " e di A. de Saint-
Hilaire ' con questa denominazione hanno da intendersi due cotile-
doni che si sono fra loro saldati in modo da costituire un corpo
unico.
A. de Candolle ' si spinge anche più oltre e considera l' em-
* De frud., tom. Ili, tab. XXXIII.
* Pai'lando dei cotiledoni di Greggia (Eugenia) aromatica dice :
« Cotyledones crassae, reniformes, per maturitatem fructus ita inter
se conferruminatae, ut vix separari queant. » De fruct., voi. I, pa-
gina 168.
^ Cosi si esprime: « Rarement, comma dans plusieurs Delphinium,
deux cotylédons opposés restent écartés l'un de l'autre; le plus or-
dinairement ils sont extrSmement rapprochés et embrassent entre
eux la gemmule ; quelquefois méme, comma certaines feuilles op-
posées, il se soudent et se confondent (cotyl. conferruminatae). »
Legons de Botanique comprenant la morphologie végét., pag. 745. Pa-
ris, 1845.
* Prodromus systematis naturalìs regni vegetalis, Pars tertia, pa-
gina 262-263. Parisiis, 1828.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 281
brione di Eugenia come pseudo-monocoti ledoneo. Soltanto Endli-
cher ' si esprime a parer mio con maggiore esattezza di chi Io
precedette quando scrive: «Semina crassa. Embryonis exalbu-
« minosi, cotyledones crassae, carnosae, plus minus in massam
« cum radicula brevissima continuam coalitae. » Ed ecco perchè.
Dalle ligure' dei semi di Suzugium (Eitgenia) cari/ophyllaeam,
S. Makul, S. paniculatum, S. lacidam, Greggia (Eugenia)
a?'omatica, e più specialmente dall' esame accurato dei semi di
Eugenia myrtilli folla, che abbondanti ho avuto a mia disposi-
zione, resulta che solo in pochi casi esiste una limitatissima ade-
renza fra i due cotiledoni, e questa unicamente in corrispondenza
del fusticino, mentre in tutto il rimanente della loro interna
superficie si presentano manifestamente separati.
Ed ora diciamo brevemente della loro costituzione istologica.
In sezione trasversa presentano esternamente uno strato di
cellule quadrangolari, isodiametriche ; al di sotto di questo se ne
ha un altro ad elementi compatti, rettangolari, col diametro loro
maggiore in direzione radiale, contenenti clorofilla disciolta.
Mentre il pripio di questi strati cellulari può riguardarsi come
epidermide, il secondo deve ritenersi come un inizio di tessuto
a palizzata. Il parenchima cotiledonare consta poi di elementi
ovoidei 0 subsferici, a parete sottile, che misurano in media
60 ju. di diametro. Le cellule che limitano la faccia interna dei
cotiledoni sono caratteristiche per sostanza rosso-violacea in esse
contenuta; questa in corrispondenza del fusticino si estende anche
ad alcune cellule sottostanti allo strato esterno.
Trattando una sezione dei cotiledoni col Liquore di Labarraque'
la clorofilla cambia subito il suo colore in giallo intenso; in tal
modo si apprezza facilmente la sua diffusione nella cavità cel-
lulare in mezzo alla massa abbondantissima dei granuli di fecola,
i quali, anche dopo l' impiego del reagente, rimangono incolori.
Alcuni dei granuli di fecola sono sferici, 1 più però si mostrano
allungati con un estremo ristretto, l' altro rigonfio, a mo' di
fiaschetto.
« Gen. lìlant., pag. 1233, u. 6323. Viadobonae, 1836-40.
* Gaeutner, loc. cit., tom. Ili, tab. XXXIII.
^ A. Garbini, Manuale per la tecnica moderna del microscopio^
pag. 118. Verona, 1887.
282 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Al di sotto dell'epidermide cotiledonare, anche in questa specie,
si vedono manifestamente delle ampie lacune, ripiene di goccie
d' olio essenziale ; la qual cosa fu già osservata da Godfrin ' per
alcune altre Mirtacee, quali Caryophyllus aromaticus, Jaiiibosa
vulgayHs, Sizygiwn jaiiibolanum, Eugenia axillaris ecc.
Il fusticino è cilindrico, lungo appena 0." 002"°', verdognolo e
solo un poco rossiccio nella porzione apicale in corrispondenza
della gemmetta. In sezione longitudinale apparisce limitato da una
serie di elementi isodiametrici, cui segue un parenchima a cel-
lule allungate secondo l'asse maggiore del fusticino, rettangolari
e contenenti clorofilla e fecola. Si mostra attraversato da quattro
0 sei fasci procambiali, ad elementi esilissimi, come possiamo
accertarcene dall' esame di una sezione trasversa. Il dermato-
gene, il periblema e il pleroma non si mostrano ancora differen-
ziati; soltanto nella porzione inferiore dell'asse ipocotileo si co-
mincia a scorgere un inizio di piloriza.
Sostanze che si contengono nel frutto e nel seme. — A com-
pleto sviluppo i frutti di Eugenia inyrtillifoUa, oltre la cloro-
filla e la sostanza di colore amaranto, contengono tannino, amido,
zucchero ed oli essenziali.
La clorofilla si riscontra abbondantissima nei cotiledoni e nel
fusticino, e nel frutto quando non è ancora maturo. Il tannino
si incontra principalmente nel tessuto parenchimatico del frutto,
della cui presenza ci possiamo accertare per le colorazioni brune
che induce nelle cellule il solfato e il cloruro ferrico, nonché
dal fatto che il rasoio, nel tempo in cui si fanno le sezioni, di
subito annerisce. L'amido poi abbonda nel frutto e nel seme;
sempre in forma di granuli sferici o ellittici. In quanto allo
zucchero ho potuto rinvenirlo allo stato di saccarosio mediante
il reattivo di Trommer, - col quale le cellule del seme si colo-
rano intensamente in azzurro, colorazione che qua e là si ma-
nifesta anche nelle cellule del mesocarpio. La sostanza colo-
rante, come ho già accennato altrove, si scioglie benissimo in
acido acetico, colorando subito il liquido di un bel rosso-porpo-
rino. A questo liquido aggiungendo goccia a goccia dell' idrato
potassico, appena neutralizzato l' acido, si avverte una colora-
* Loc. cit., pag. 97.
* A. Poli, Microaliimica vegetale^ pag. 29. Toi'iiio, 1881.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 283
zione verde, la quale passa poi al giallo-oro coli' aggiunta di
altro idrato potassico. Queste successive colorazioni si avver-
tono più distintamente agendo con acido solforico sopra la so-
luzione alcoolica. La quale, essendo leggerissimamente violacea,
passa con acido solforico di subito a un bel rosso porporino, e
quindi con idrato potassico (20 per 100 di concentrazione) al
verde prima, al giallo poi. Con acido solforico si ripristina la
primitiva colorazione rossa. Per questo modo di comportarsi
della sostanza colorante, deve ritenersi che essa è molto ana-
loga alla antocianina. Per quello poi che riguarda gli olì essen-
ziali ho già detto a suo luogo.
Il prof. Caruel presenta saggi vivi della Eosa semjìcrvirens, che
è realmente sempreverde, cosa stata negata o messa in dubbio da
alcuni.
Parla poi del nome generico Erythrcea erroneamente attribiiito
da quasi tutti gli autori, senza controllo delle sorgenti, a Reneal-
mus (IGllj, il quale difatti parla di un' ErytJircea, ma chiama cosi
una specie (il Centaurium mlnus = Erythrcea Centaurìum), e non
un genere. Altri autori attribuirono la creazione del genere Enjthrcea
al Borckhausen, il quale però scrisse Erythalia, non Erythrfea, e in-
tendeva sotto questo nome diverse Genziane vere, non l' attuale
Erythrcea.
Il Presidente Arcangeli legge una comunicazione sull' origine
e probabile età del Castagno d' India che trovavasi all' ingresso
dell' Orto Botanico di Pisa.
SOPRA AL CASTAGNO j D' INDL\ GIÀ ESISTENTE ALL'IN-
GRESSO DELL' ORTO PISANO. NOTA DI G. ARCAN-
GELI.
In un mio lavoro pubblicato parecchi anni fa ' descrissi una
pianta di castagno d'India esistente in detto Orto presso l'in-
gresso di via S. Maria, l'unica superstite delle due esistenti in
detta località, pianta] di cui avevano pure scritto il prof. G. Savi^
* G. ARCANaELi, La piante arboree delV Orto botanico di Pisa, nel
Nuovo Giorn. bot. ital., IV, 1872, pag. 125.
' G. S.vvi, Notizie per servire alla Storia del Giardino e Museo
della I. e R. Universitì di Pisa. Pisa, Tip. Nistri, 1828, pag. 10.
284 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
ed il prof. A. Targioni, ' ed alla quale si attribuiva una grande
longevità, ritenendosi, per quanto ne asseriva il Savi stesso,
ch'essa fosse stata piantata dal Padre Malocchi nel 1597, ciò che
pure era scritto sopra un cartello affisso al suo tronco.
II prof. T. Caruel, già direttore del detto Orto botanico, in
seguito a giuste considerazioni, fra le quali principalmente quella
che di tali piante non trovasi indicazione alcuna nella pianta
dell'Orto botanico unita al catalogo del Tilli, - ritenne ch'essa
non esistesse nell' epoca nella quale il catalogo del Tilli fu dato
alla luce, e che in conseguenza non le spettasse affatto la lon-
gevità che le veniva attribuita.
In seguito alle condizioni nelle quali essa pianta trovavasi,
per la carie che aveva invaso non solo le sue ramificazioni ma
il tronco stesso fino alla base, per quanto fossero usate le cure
opportune per mantenerla in vita, essa mori. Al momento del
mio trasferimento a Pisa (nel novembre 1881), riscontrai che
questa bella pianta non dava più speranza alcuna di voler ri-
prendere a vegetare, ed anzi era in piena balia della morte. Potei
infatti riscontrare che essiccate e morte erano le gemme di
tutte quante le sue messe, e necrosato mostravasi il tessuto
cambiale già estesamente invaso da funghi, onde riconoscendo
come il lasciarne il tronco alle intemperie nel rimanente au-
tunno, non avrebbe recato che danni maggiori, col favorirne
sempre più la decomposizione, decisi di farlo abbattere. In tale
circostanza non mancai di far segare due sezioni trasversali di
detto tronco alla base, per conservarle nel nostro Museo bota-
nico, una delle quali fu pure tirata a pulimento e lustrata per
poterla meglio studiare: onde non tutto passò al crematoio,
come fu erroneamente asserito.
L' esame istituito sopra tali sezioni ha chiaramente dimo-
strato, come giuste fossero le congetture del prof. Caruel, come
cioè la pianta avesse un età molto minore di quella presunta.
In tali sezioni infatti si poterono contare al massimo 140 strati le-
gnosi, però con molte difficoltà, a cagione dell'uniformità di strut-
' A. Targioni-Tozzetti, Cenni storici sulV introduzione di varie
piante neW Agricoltura ed Orticoltura toscana. !Pii*enze, 1853, pag. 236.
^ T. Caruel, IJ Castagno d' India dell' Orto botanico di Pisa, Bal-
lettino della R. Soc. tose, di Orticolturn, Anno XI, 1886, pag. 36.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 285
tura del legno e della ineguaglianza degli strati stessi. Di questi
i primi 20, a partire dal centro organico della sezione, assai più
grossi degli altri, occupavano circa 0"", 4 del diametro del
tronco che in media era di circa 1™, ed erano d' un colore
scuro simile a quello del legno di noce, dotati peraltro di poca
durezza, ed i più vecchi in via di decomposizione. A questi poi
succedevano altri strati, a grado a grado più sottili quanto più
esterni, più grossi però e meglio visibili in corrispondenza a
tre grossi rilievi, percorrenti longitudinalmente il tronco e cor-
rispondenti ai tre rami principali. I più sottili di tali strati non
giungevano allo spessore di un millimetro : tutti quanti però
erano di colore biancastro simile a quello del legno di pioppo,
eccetto vari alla periferia che erano colorati in nerastro, per
la presenza di particolari miceli in essi sviluppatisi dopo la
morte della pianta. Debbo anzi aggiungere, che il ritiro della
parte interna mortificata ed in via di decomposizione, aveva de-
terminato alcune larghe spaccature, che non permettevano di
ben distinguere le prime zone legnose: onde il loro numero an-
che per questa ragione sembrerebbe non potersi ritenere infe-
riore ai 140.
Non può dunque ammettersi che la pianta in questione ri-
monti alla epoca del Padre Malocchi; giacché, tenendo conto di
quanto resulta dalla struttura del fusto, la sua comparsa nel-
r Orto pisano, non può rimontare oltre il 1740 o poco più ; ciò
che viene confermato dal fatto osservato già dal prof Caruel,.
che la posizione dei due castagni d'India, presso l'ingresso del
Giardino pisano, non è affatto indicata nella carta topografica
annessa all' opera del Tilli, che fu stampata nel 1723. * Vero
è che il Calvi nel suo Commentar ium'^ non riproduce nella
pianta topografica dell' Orto pisano, che unisce alla sua opera, i
due castagni d' India, che a quell'epoca dovevano esistere presso
l'ingresso; ma ciò si spiega facilmente, osservando come il Calvi
non fece altro che riprodurre l'incisione già riportata nell'opera
del Tilli, forse per economia, e senza introdurre alcuno dei cam-
' Catalogus plantarum Ilorti pisani, auctore M. Angel Tilli, etc.
Florentiae, MDCCXXIII.
' Commentarium inserviturum historiae Pisani Vireti botanici aca-
demici, auctore J. Calvio cremonensi, etc. Pisis, annoMDCCLXXVII.
286 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
biamenti, che certamente dovevano essere stati effettuati nel
corso di 54 anni: mentre non è affatto ragionevole l'ammet-
tere, che il Tilli stesso trascurasse di segnare nella sua tavola
1 due castagni d'India, come quegli che fece disegnare ed inci-
dere, la detta tavola, nel che egli deve aver posto ogni maggior
cura, affinché il lavoro riuscisse esatto ed affatto scevro d'omis-
sioni.
Tutto adunque induce a concludere che il prof. G. Savi ed il
prof. Targioni abbiano preso abbaglio, nel ritenere che i detti
castagni d'India dovessero farsi risalire all'epoca del Padre Ma-
locchi, errore nel quale io stesso caddi nel lavoro sopra citato.
Tale errore può essere derivato dall'avere essi osservato dette
piante ad un età assai avanzata, quando esse avevano già rag-
giunto nel loro tronco notevoli dimensioni, e dal non avere
avuto cognizioni sufficienti riguardo alla energia con la quale
si effettua l'accrescimento in tali piante, tanto più che a quel-
r epoca trattavasi di piante non molto conosciute e diffuse. Pro-
babilmente tali castagni d' India furono piantati all' epoca di
M. Angelo Tilli, o forse poco dopo la sua morte dal suo nipote
Attilio, cioè poco dopo il 1740, forse da semi provenuti da quelli
già coltivati dal Padre Malocchi, ciò che appunto corrisponderebbe
al numero degli strati legnosi dell' ultimo abbattuto. Siccome poi
la pianta all'epoca in cui il Savi entrò nell'Orto botanico di Pisa,
cioè nel 1791, ' doveva aver raggiunto nel suo tronco un dia-
metro non meno di 0, 60 avendo circa 50 anni di età, come fa-
cilmente rilevasi dalle zone legnose delle sezioni conservate,
facilmente si spiega come egli sia stato indotto in errore, attri-
buendo a quella pianta un' età assai maggiore a quella che posse-
deva. Ad ogni modo 1' età della nostra pianta doveva essere mag-
giore ai 104 anni, cioè a tutto il tempo decorso dalla pubblica-
zione del Commentario del Calvi al 1881, per la ragione che
all'epoca in cui il Savi entrò nell'Orto pisano (1791), essa non
poteva avere nel suo tronco un diametro maggiore di 0, 4, come
si_^rileva dalla sezione; ciò che non avrebbe certamente permesso
di giudicarla per una pianta annosa, e tale da farla risalire
all' epoca del Padre Malocchi.
• RlDOLFi C, Elogio del prò". G. Savi, morto in Pisa il 2ì apri-
le 1844 ecc. Modena, 1845, pag. IV.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 287
Il prof. Caruel si dichiara contento che i fatti abbiano dato ra-
gione alle precedenti sue osservazioni.
Dopodiché esaiirite le comunicazioni 1' Adunanza è tolta.
SEDE DI ROMA.
Adunanza del 5 maggio 1892.
Sono presenti i Soci Pirotta, Cuboni, Grampini, E.e, Chiovenda,
Baldini, Avetta.
Letto ed approvato il verbale precedente ha la parola il prof. Cu-
boni il quale presenta una figura di un ifomicete trovato sopra i
bronzi antichi affetti dalla cosi detta rogna o scabbia dei bronzi. Tale
ifomicete si sviluppa qua e là alla superfìcie dei bronzi alterati,
in cespuglietti minutissimi, invisibili ad occhio nudo. All'esame
microscopico presenta 1' aspetto di un Cladosporium ; è formato da
una serie di cellule ellittiche colorate in bruno, riunite iu catenelle
che lateralmente danno origine a rametti formati da cellule più
allungate, colorate meno intensamente e terminate all' apice con
un Gonidio sferico ialino. Tale ifomicete è stato trovato sopra tutti
i bronzi affetti da rogna finora esaminati, e cioè due monete anti-
che romane e tre statuette greco-romane. In tali bronzi 1' altera-
zione, denominata rogna dagli archeologi, aveva cominciato a ma-
nifestarsi da qualche mese ed era in via di sviluppo. Siccome il
modo di procedere della alterazione, come indica chiaramente il
nome di rogna o scabbia, rassomiglia, per alcuni caratteri, alle
malattie prodotte negli organismi da parassiti, è lecito domandarsi
se r ifomicete sopra descritto sia la causa della rogna del bronzo.
Per risolvere questo problema il prof. Cuboni ha intrapreso una
serie di esperienze e colture intorno alle quali si riserva di riferire
in altra occasione.
Lo stesso prof. Cuboni fa anche una breve comunicazione intorno
alla forma ibernante del Fusioladium dendriticum Fuck. da lui tro-
vato recentemente sopra i rametti di pomo e studiato dall'allievo
sig. Attilio Pizzigani. I rametti infatti mostrano delle pustole giallo-
brune al disopra delle quali si estende 1' epidermide in parte scre-
polata. Nelle sezioni anatomiche si vede che la pustola è formata
da uno stroma parenchimatoso costituito da parecchi strati di ele-
menti dei quali quelli centrali sono perfettamente ialini e quelli
periferici sono colorati in bruno. Tenendo i rametti qualche giorno
in coltura in camera umida, alla temperatura dell' ambiente si
osserva prodursi alla superficie dello stroma parenchimatoso un
288 ADUNANZA. DELLA SEDE DI ROMA
grande numero dei conidì caratteristici del Fusicladium dendriticum.
Non vi è quindi dubbio che tale stroma, finora osservato dal Sorauer
soltanto nei frutti, sviluppandosi sopra i rametti passa ivi l'inverno
e riproduce a primavera i nuovi conidì. In tal modo il ciclo biolo-
gico di questo parassita, finora molto oscuro, rimane chiarito e vi
è fondata speranza che applicando ai rametti di pomo i trattamenti
invernali con miscela di solfato di rame e calce, si possa riuscire
a prevenire lo sviluppo della malattia.
Quindi il Socio prof. Grampini presenta :
DUE PIANTE INTERESSANTI PER LA FLORA ROMANA.
PER IL PROF. O. GRAMPINI,
1. Myosotis caespitosa F. Schultz. (= M. Ungulata Schultz),
la quale fino ad ora non consta sia stata trovata nel territorio
della flora romana. Fu raccolta a Castel Porziano nelle paludi
della Veneria reale il 24 aprile del corrente anno, insieme alla
seguente, in una escursione fattavi col Socio sig. Chiovenda.
2. Isoetes velata A. Br. — Riscontrata questa specie nella
zona marittima del territorio della flora romana fino ad ora
soltanto nella Selva di Nettuno. Trovata abbondante nei ter-
reni limacciosi colla precedente nello stesso tempo e luogo. È
interessante questa nuova località abbastanza lontana dalla
prima, dimostrando, come già il prof. Pirotta accennava, che
r area di distribuzione di questa specie, ritenuta fino a qualche
anno fa mancante alla Penisola, è molto più considerevole e
forse si estende a tutta la zona marittima paludosa della costa
tirrena meridionale.
Il Presidente dà poi la parola al Socio dott. Re il quale presenta
la seguente nota :
SULLA DISTRIBUZIONE DEGLI SFERITI NELLE AMARIL-
LIDACEE. NOTA DEL DOTT. LUIGI RE.
In una breve Nota da me pubblicata sul principio del corrente
anno ' ho fatto parola di abbondante formazione di sferiti che
si ha in certe parti (brattee dello scapo, fiore, frutto) àoiV Agave
* L. Re, Sulla presenza di sferiti nelV Agave mexicana Lam. in
Annuario del R. Istituto botanico di Roma, voi. V, fase. 1, 1892.
ADUNANZA DELLA SEDE DI KOMA 289
meocicaiia Lamk,, sottoposte all' azione dell' alcool ; e da ultimo,
dopo avere accennato alla loro presenza anche nell' Agave coe-
rulescens Salm Dyck (fiore e frutto), mi sono proposto di tornare
suir argomento, estendendo lo studio di tali produzioni colla ri-
cerca di essi in altre specie. Prima però di trattare della loro
distribuzione, credo opportuno far precedere alcune osserva-
zioni sulla sostanza che costituisce gli sferiti dell' Agave mexi-
cana, dei quali mi sono precedentemente occupato.
E innanzi tutto é da ricordare l' aver potuto artificialmente
produrre degli sferiti, pestando alcuna delle grandi brattee dello
scapo (che ne sono assai ricche), e filtrata la sostanza cosi ot-
tenuta, precipitandola con alcool ; poi ridisciogliendola in acqua,
e dopo averla nuovamente filtrata, riprecipitandola, e cosi ope-
rando successivamente per parecchie volte, a fine di ottenere, per
quanto questi mezzi fisici, anziché chimici, lo consentono, la so-
stanza pura. Allora il precipitato è di aspetto fioccoso, di co-
lore biancastro, e, osservato al microscopio, si presenta amorfo.
Ma, lasciandolo in riposo, va man mano diminuendo di volume,
e dopo circa venti giorni ha subito una riduzione enorme, e
perduta la struttura fioccosa. Osservato allora al microscopio,
lo vediamo non più amorfo, ma costituito da bellissimi e rego-
larissimi sferiti. È importante l' osservare come questi siano di
due sorta : la maggior parte ci si mostra in forma di sfere re-
golari, piuttosto grosse, senza apparente struttura, colla super-
ficie liscia; altri, in minor numero, sono di dimensioni più pic-
cole ed hanno aspetto assai diverso: la loro superficie non è liscia
ma granulosa. Questi presentano le reazioni comuni agli altri,
ma offrono maggiore resistenza a tutti i reattivi; e per esempio
l'acido picrico, mentre attacca rapidamente i primi, opera lentis-
simamente su questi ultimi. Trattati con soluzione, anche dilui-
tissima, di acido fenico, ci presentano manifesto un nucleo, spesso
colorato in rosso-bruno, o bruno. Talvolta questi si trovano iso-
lati, spesso però stanno aderenti agli sferiti ordinarli, di maniera
che si presentano all'aspetto come una loro gemmazione. È da
osservare che, anche fra quelli di forma ordinaria, se ne vedono
talvolta di piccoli aderenti a più grossi a mo' di gemmazioni.
Gli sferiti, trattati con una soluzione diluita di ossalato d' am-
monio, ci manifestano una struttura a strati concentrici, e nello
Bull. dcUa Soc. bot. Hai. 19
290 ADUNANZA DKLLA SEDE DI ROMA
stesso tempo, quelli che si trovavano a contatto fra loro si ve-
dono in relazione colla parte mediana attraverso la pellicola
esterna, formando un sistema unico di stratificazioni. Da ultimo,
e tanto più rapidamente quanto più la soluzione è concentrata,
si ha la formazione di piccoli cristalli di ossalato di calcio.
Adoperando, in luogo dell' ossalato d'ammonio, l'acido ossa-
lico, la reazione colle sue varie fasi è all' incirca la medesima;
ma, essendo la sua azione più energica, esse sono più rapide,
e la fase finale (formazione di cristallini d' ossalato di calcio) è
più sollecita.
Tutti gli sferiti ottenuti nel modo sopra descritto, trattati con
soluzione diluita di acido solforico, danno aggregati stellati di
cristalli di gesso.
Col clorojoduro di zinco, dapprima si ingrandiscono, mostrano
la divisione in parti concentriche, poi si disciolgono.
Le soluzioni di iodio li attaccano e li distruggono.
Facendo agire una soluzione dlluitissima di acido fenico, in
generale, ci si mostra la parte centrale, o nucleo, granulosa e
colorata in nero o rosso-bruno.
Non si colorano con la soluzione alcoolica di fucsina.
L* acido cromico li attacca e li distrugge immediatamente, la-
sciando al loro posto aggregati stellati di cristalli di cromato di
calcio, molto somiglianti per l' aspetto agli aggregati stellati dei
cristalli di gesso.
Con la soluzione concentrata, la reazione è alquanto complessa,
e si divide in più tempi: dapprima si spacca la parete esterna;
poi gli sferiti, che vanno man mano distruggendosi, restano
uniti per fili di congiunzione; fino a che, attaccati anche que-
sti, ogni cosa scompare.
Esaminati col microscopio di polarizzazione, a nicol incrociati,
gli sferiti tutto al più, e massime i più piccoli, rischiarano de-
bolmente il campo del microscopio, ma non presentano i feno-
meni ottici proprii dei grani d'amido o degli sferocristalli
d'inulina.
Ho poi rivolte le mie osservazioni a ricercare se una sostanza
simile si trovi nell* Agave mexicana Lara, anche in parti di-
verse da quelle studiate. A tale scopo ho posto a germinare dei
semi presi dalla pianta medesima che mi aveva fornito il ma-
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 291
teriale per le precedenti ricerche, e le piantine che ne sono
nate ho messe per un tempo conveniente in alcool forte. Ho
potuto allora riscontrare la presenza di una sostanza, precipi-
tata, in forma di aramassi piuttosto irregolari, nel parenchima
corticale della radice, e soprattutto verso la base di essa.
Inoltre, allo stesso scopo, ho esaminato delle piantine di Agave
HPMì'iquesii Baker, nate da seme e tenute in alcool forte. Nella
radice, e soprattutto verso la base, si trova nel parenchima corti-
cale grande numero di sferiti: questi hanno colore giallo-chiaro;
spesso ce n' è parecchi in una sola cellula, talora assai grandi.
Molto frequenti si mostrano dei precipitati aventi una carat-
teristica forma a ventaglio (forma che fra poco ritroveremo
in parte diversa di altra pianta), i quali danno le stesse rea-
zioni, sono cioè solubili in acqua, anche fredda, e presentano
bellissima la reazione del gesso, trattati coli' acido solforico
diluito.
Inoltre in queste stesse piantine giovani di Agave Henri-
quesii Baker, si trovano nelle foglie piccole sferettine giallo-
chiare, poco numerose : in una cellula generalmente ce n' è una,
o pochissime; stanno addossate alle pareti cellulari. In numero
maggiore e di dimensioni un po' più grandi si trovano attorno
ai fasci fìbro-vascolari: ad ogni modo è molto scarsa la loro
distribuzione topografica. Danno anch' esse, trattate con acido
solforico, aggruppamenti stellati di gesso.
Le ricerche su diverse specie del genere Agave ho potuto
estendere assai ampiamente per ciò che spetta alle parti fio-
rali, valendomi del ricco materiale conservato in alcool nel
Museo del R. Istituto Botanico di Roma, e molto deficientemente
per le altre parti che pure presentano sommo interesse (grandi
brattee dello scapo, frutto). Peraltro di parecchie specie ho po-
tuto rinvenire alcuna delle piccole brattee che sono in alto, pros-
sime alla infiorescenza.
Accennerò brevissimamente il risultato di queste ricerche
fatte sulle specie seguenti, oltre quelle già ricordate:
Agave americana L.
— Salmiana Otto
— strida Salm Dyck
— Sariorii K. Koch
292 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
Agave filifera Salm Dyck
— appianata Lemaire
— VerscliaffeltU Lemaire
— pohjacantha Haw.
— yuccaefolia DC.
Le piccole brattee da me osservate appartengono alle specie
A. Salmiana, strida, Sartoyni. Nell'^. Salmìana ci presentano
il parenchima ripieno di numerosissime sferettine incolore, dif-
fuse in tutta la sua massa, e assai abbondanti anche nelle sin-
gole cellule. Attorno poi ai fasci fibro-vascolari si formano grossi
sferiti di colore giallastro. Facendo la reazione coli' acido sol-
forico, si ottengono cristallini isolati e aggruppamenti stellati di
gesso. Le piccole brattee dell' A. strida ' si compongono di due
parti : del corpo della brattea, che ha forma presso a poco tri-
gona, e di una resta lunghissima, lesiniforme. Nel corpo della
brattea non ho riscontrato sferiti; invece ce ne sono nella re-
sta; più in basso si dispongono attorno ai fasci, più in alto in-
vadono il parenchima.
Essi sono giallo-scuri, e, procedendo verso l'apice, crescono
di numero, e assumono dimensioni assai maggiori. Nell'^. Sar-
torii, esaminata una piccola brattea, vi si trovano sferiti piut-
tosto abbondanti, spesso di dimensioni assai grandi; e, soprat-
tutto quest' ultimi, ci mostrano manifestissimo al centro un bel
nucleo di color rosso-bruno (tendente al nero), di aspetto gra-
nuloso. Riesce stupenda la reazione coli' acido solforico: si for-
mano aggregati stellati di grossi cristalli di gesso, disposti come
raggi di una sfera che si partano dal nucleo centrale.
Il peduncolo fiorale, che nell' A. mexicana vedemmo ricchis-
simo di sferiti, per lo più di enorme grossezza, ce ne offre anche,
assai belli e grandi, di color giallo ranciato carico nell' ^. ap-
planata; e bellissimi e assai abbondanti ne presentano anche i
peduncoli dell' J.. yuccaefolia e dell'ari, filifera. Soprattutto in
quest' ultima specie, l' aspetto e la distribuzione loro sono affatto
simili a quelli descritti per r .4. mexicana: sono numerosissimi
' Nelle foglie di Agave, striata Salm Dyck si trovano abbondanti
sferocristalli di color giallo-cliiaro : essi riempiono ciascuno per in-
tero una cellula, e si trovano in più cellule contigue.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 293
€ regolarmente rotondi in alto, presso la superfìcie d'inser-
zione del fiore; più in basso si raccolgono in masse più grosse,
prevalentemente attorno ai fasci fibro-vascolari.
Il fiore in nessuna delle specie da me studiate e sopra nomi-
nate mostra la j-icchezza di tali contenuti, che fu trovata nel-
y A. mexicana. Peraltro non ne ha assoluta mancanza: perché
ne vediamo in quello dell' A. appianata, massime nella sua por-
zione inferiore, e nella sua parte periferica esterna; nell' A. fili-
fera, dove spesso, nel perigonio, sono sotto forma di piccole goc-
cioline numerose nelle cellule; nella A. yuccaefolia; nell'^.
strida. '■
Non se ne trovano affatto, o sono rarissimi, nell' A. ameri-
cana, e ciò sorprende, essendo questa specie tanto affine al-
l' A. mexicana, la quale, coms si é detto, ne è oltre ogni dire
ricca, tenendo anche conto che gli esemplari delle due specie
da me studiate hanno vegetato nello stesso terreno (R. Orto
Botanico a Panisperna in Roma). Inoltre nell'^. americana
mancano affatto anche nel peduncolo. Intanto è da notare che
dove questo termina e s' inserisce il fiore, si trova quantità
enorme di amido, che non solo sta nella guaina che circonda
i fasci, ma riempie per intero tutta la massa del parenchima,
e questa disposizione si continua nella porzione inferiore del-
l' ovario.
Forse c'è un rapporto fra l'amido e gli sferiti; perché, in
generale, dove questi mancano o sono in assai scarso numero,
ivi si trova amido in maggiore abbondanza e in grani più grossi;
come (oltreché confrontando il peduncolo e il fiore dell' J.. ame-
ricana con quelli dell'. 1. mexicana) si può vedere ad esempio
nell'ai. Salmiana, dove la piccola brattea osservata é ripiena di
sferiti, e il peduncolo e il fiore si può ritenere ne siano privi
quasi del tutto; ma in questi troviamo la guaina vascolare ric-
chissima di amido in grani assai grossi; e lo stesso fatto avviene
pure nel peduncolo dell' A. polyacantha.
* Neil' Agave Verschaffeltii Lemaire, si hanno nel perigonio specie
di sferocristalll disposti a ciuffo, addossati ai fasci di rafidi d'ossa-
lato di calcio, che ivi abbondano, e talvolta anche alla parete della
cellula rafidofora. Sono solubili in acqua.
294 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
Occupandomi io dello studio anatomico delle Amarillidacee,
Ilo voluto estendere le osservazioni su questi contenuti, oltre-
ché al genere Agave, anche a qualche altro genere che ho
avuto fra mani.
Nella Fourcroya gigantea Vent., le cellule che si trovano verso
la periferia della foglia sono ripiene di sferiii aventi varia dimen-
sione, colore giallo-chiaro, trasparenti. Si rassomigliano alquanto
a quelli delle brattee dell'^. mexicana. Molti di essi stanno ad-
dossati alle pareti cellulari. Danno la reazione sopraricordata del
gesso. Inoltre lungo i fasci fibro-vascolari si trovano sovrap-
posti in serie sferiti piuttosto grossi di color chiaro, che li ac-
compagnano per la loro lunghezza. Essi presentano bellissima
la reazione coli' acido solforico diluito. Malgrado 1' abbondanza
di tali contenuti nella foglia, non ne ho riscontrati di somi-
glianti in nessuna parte del flore della Fourcroya gigantea.
Nella Polyanthes tuberosa L. si trovano nel parenchima della
foglia speciali contenuti in forma di piccole sferettine incolore,
sparse qua o là, ma soprattutto raccolte in appositi idioblasti,
che ne sono zeppi, e del resto non hanno forma diversa dalle
altre cellule del parenchima. Questi piccoli sferiti sono solubili
in acqua, anche fredda, e danno evidentissima la reazione col-
r acido solforico, formando belli aggruppamenti stellati di gesso.
I generi fin qui nominati appartengono alla stessa tribù, che dal
genere Agave prende nome, delle Agavee. Ma una simile sostanza
precipitata per l' azione dell' alcool, ho rinvenuto in una pianta
della tribù delle Amarillee, cioè nel Crinwn asiaticum L. Nella
foglia di questa specie si trovano precipitati, aventi forma di
ventaglio (forma già precedentemente ricordata), nel parenchi-
ma, soprattutto attorno ai fasci e dentro a speciali cellule al-
lungatissime sovrapposte in serie, che si ritrovano in queste fo-
glie insieme alle cellule spirali, proprie di parecchie specie di
Crìnum.
Anche questi precipitati formano aggregati stellati di gesso
assai belli, quando si trattano con acido solforico.
Il Presidente, dopo aver fatto rilevare l'importanza dell'argo-
mento trattato dal dott. Re specialmente dal punto di vista della
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 295
fisiologia della nutrizione, dà la parola al Socio sig. Chiovenda che
presenta la nota seguente e gli essiccati relativi.
SOPRA ALCUNE PIANTE RARE 0 CRITICHE DELLA FLORA
ROMANA. PER E. CHIOVENDA.'
Manipolo primo: Raiiuncolacee.
Ranunculus montands var. Apenninus Chiov.
R. moìitanus. Sang. ! Prodr. fi. rom., pag. 417 p. p.; Paol.,
FI. march.., pag. 621; Ten. ! Syllog. fi. neap., pag. 270; Bald. e
Pelosi! in Malp., I, pag. 190; Brocchi, Oss. nat. Apenn. Abruzzi,
pag. 22.
R. llllarsii Paol. in Malp., I, pag. 531.
R. rhizomate obliquo, brevi, crasso, nigro, fìbris radicalibus
divisis plus minusve longis praedito: foliis radicalibus petiolo
limbo duplo vel magis longioribus: limbo rotundaio, 5-lobato,
sinubus aciUis vel laeve obtusis quasi usque ad insertionem
folium secantibus; lobis tlabellatini incisis, lobulis Hnearibus
apice obtusis vel interdam subacutis. Caule erecto robusto,
3-15 cm. longo, apice terete nunquam nec laevissime sulcato
etiam in fructo, pilis adpressis hirto: Folio caulino unico infra
medium sito, tripartito, foliolis lanceolatis, angustis acutissi-
mis. Flore mediocre aureo: calyce patenti, hirsutulo, nervoso,
in margine non scarioso et concolore: petalis apice obtusis, ro-
tundatis, minime retusis, nectario parvo. Fructibus sublenticu-
laribus, basi parum attenuatis, dorso rotundatis, carina parva
percurso; rostro eximie uncinato sed non revoluto, carpello "/g
breviori. Receptaculo ad basim glabro in '/^ inferiori sparse pi-
loso et inde magis magisque pilosior ut denique in apice dense.
Subs. a typicus Chiov. in herb. Rom. — R. caulibus 10-15 cm.
elatis, rectis: foliis 1-2 cm. diametri, laciniis obtusissimis, si-
nubus angustissimis: flore 1.30-2.20 cm.
* Sotto questo titolo intraprendo la pubblicazione di una serie di
comunicazioni, risultati dello studio che io vado facendo nell' Isti-
tuto botanico di Roma sul ricco materiale che il prof. Pirotta ha
messo insieme per l'erbario romano.
296 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
Sul mt. Viglio 14, VII, 1891; a Trinità e mi Autore 15,
VII, 1891 (A. Terracciano !) ; a Fiumana presso Filettino, VII,
1888; alla Foce e a Camporiano nei rat. Sirabruini, VI, 1887
(Martelloni!), In Apenninis. Sul Cantro o Giglio sopra Filettino,
12, VII, 1856 (Rolli!). Raccolto anche sul mt. Vettore, VII, 1830
(Sanguinetti ! non gli esemplari della stessa località del VI, 37).
f. parmilus (A. Terracciano!) Chiov.
R. monianus var. parmtlus A. Terr. ! in Herb. R. H. Romani.
R. caulibus gracilioribus, basi plerumque contortis 3-10 cm.
elatis.
Sul mt. Viglio, 14, IV, 1891; sul mt. Cotento, 12, VII, 1891
(A. Terracciano!). Al piano di Caforchietto sopra Filettino, 13,
IX, 1886; sul mt. Cotento, 26, IX, 1886; sul mt. Viglio (Baldini!);
sul mt. Viglio a Moscosa e ad Obico, 14, XI, 1886 (Martelloni!).
Neil' erbario Cesati si conservano due individui di questa va-
rietà e precisamente della f. parvulus a cui furon mandati per
la determinazione dal signor E. Levier dal quale furon raccolti:
« In pascuis alpinis della Majella (sotto l' ultimo cono di mt. Amaro
salendo da valle di Femminamorta presso Grotta Canuto) 7,
Vili, 1873. »
Il Cesati in apposita scheda scrisse:
« Cfr. Boissier, FI. orient., I, pag. 40-1. R. Villarsii j3 et verum
R. demissum (suum saltem) et specimen nostrum R. demissi. »
Dalla descrizione del R. Villarsii fi sartorianus Boiss. la no-
stra pianta differisce per quello che già dicemmo dell' avere le
foglie circolari. Colla descrizione del R. demissus la nostra pianta
concorda in tutto salvo che ha i carpelli evidentemente ca-
renati.
Nello stesso erbario Cesatiano si conserva pure un esemplare
d' una forma del R. gracilis Schl. del Vallese raccolto dal Sud-
der che si avvicina al nostro per le incisure delle foglie pro-
tratte fin quasi all' inserzione, ma ne differisce per la gracilità
di tutta la pianta, per le lacinie acute, ecc.
Molti autori o danno come specie distinte forme assai pros-
sime al R. montanus Wiild. o come varietà dello stesso. La
forma tipica è assai frequente sulle Alpi e sulle montagne che
da quelle derivano, ove io stesso l' ho ripetutamente potuto
raccogliere.
Le foglie nel tipo sono esattamente pentagonali, cioè essendo
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 297
divise in cinque lobi e questi alla lor volta suddivisi, le sud-
divisioni non sono lunghe come tutte le divisioni principali.
Questo è il carattere più importante che m' indusse a separare
questa forma del vero R. montanus Willd. en. hort. Ber.,
pag. 598.
A prima vista potrebbe sembrare il R. gracilis Schl., Cai. 1815,
che il Gaudin, FI. helv., Ili, pag. 540, con molta ragione aggiunge
al R. montanus; ma se ne distingue perchè la forma Schlei-
cheriana ha le foglie radicali spesso solo 3-fide, sempre con la-
cinie più strette ed acute; e pel caule gracile spessissimo quasi
cascante. Di questa forma ho potuto esaminare esemplari non
dubbi nell'erbario generale di questo Istituto botanico di Roma,
ed io r ho più volte raccolta sulle Alpi Ossolane e Vallesane.
La var. tenellus Gaud., loc. cit., non è che una forma sten-
tata e nascente nei luoghi molto elevati e quindi locale.
Nel Prodr. fi. Msp. di AVillk. e Lang., Ili, pag. 936, si danno
di questa specie quattro varietà che tutte differiscono dalla no-
stra pianta per avere le foglie radicali pentagonali.
Nella Syyi. pi. vaso. mi. Pollini in Annuario R. I. B. Ro-
mano, 1889-90, pag. 64, del sig. N. Terracciano è data una va-
rietà sotto il nome di h Pollinensis.
L' affinità del mt. Pollino colla parte dell' Appennino ove la
nostra pianta cresce potrebbe far supporre che questa o quella
possa venire ridotta: invece, dall' ispezione degli esemplari
autoptici donati dall'autore all'erbario generale, mi pare si
tratti di cosa ben diversa dal R. montanus Willd. et Auct. e
che si debba piuttosto porre vicino al R. adimcus DC. per la
forma delle foglie, del tricoma e specialmente del rostro e lo
denomino R. Pollinensis (N. Terracciano) Chiov. '
* R. Pollinensis CLiov.
B. montanus b Pollinensis N. Terracc. ! Syn. pi. vaso. mt. Pollini
in Ann. R. I. B. Romano, 1889-90, pag. 64.
R. rhizomate horizontali vel obliquo, crassinsculo fibris crassis
subsimplicibus, fuscis.
Caulibus, simplicibus, usque ad 40 cm. longitudinis metientibus
teretibus foliis uno-duobus. Foliis radicalibus longissime peduncu-
latis, pedunculo 5-7 °* limbo lougiori pilis stricte adpressis hirtis
limbo subrotundo 3-5 partito, lobis cuneato-rliomboideis apice prò-
298 ADUNANZA DELLA SEDE DI KOMA
Questa nuova specie (che a mio parere sarebbe piuttosto da
considerare come una varietà del R. aduncus DC.) differirebbe
dalla nostra pianta per i seguenti caratteri : Il fusto è robustis-
simo, alto 20-30 cm., sempre unifloro: la sommità del peduncolo
fiorale é perfettamente cilindrica: il toro è scarsamente peloso
e solo alla sommità: tutta la pianta é sparsa di peli bianchi più
0 meno appressati.
Non posso dire nulla di positivo intorno alla differenza dalle
numerose specie create intorno al R. montanus dai sig. Jordan
e Schur, mancandone gli esemplari autentici. Il R. montanus
di Tenore, per ciò che mi risulta dall'ispezione di un suo esem-
plare dell' erbario di Sanguinetti a cui fu mandato dal Tenore
stesso e conservato nell'erbario generale dell'Istituto di Roma,
appartiene assolutamente alla nostra varietà.
funde 3-5 fidis, laciniis lanceolatis obtusiusculis, undique sed subtus
praecipue pilis adpressis lutescentibus hirsutis, sinubus acutis se-
paratis. Foliis caulinis 1-2 plerumque 3-partitis partitionibus lan-
ceolatis, ad apicem longe atteuuatis interdum dentibus 1-2 praeditis.
Pedicellis perfectissime teretibus nunquam etiam in fructu striati,
bisutis pilis stricte adpressis. Corolla non vidi. Calice refiexo, se-
palis ovatis, concavis, marginibus-scarioris, lutescentibus, hirsu-
tis pili*- adpressis. Staminibus luteis anteris longitudine tripla la-
titudinis, apice muticis. Carpellis subellipticis, convexiusculis,
marginibiis, carina evidenti quanquam parva munitis, glaberrimis,
laevibus, rostro '/j carpelli longo, apice revoluto.
In pascuis montosis Calabriae Piano di Pollino, Vili, 1886; al Dol-
cedorme, VII, 1886 (N. Terracciano !).
Mi pax-e forma ben distinta da tutte le altre del R. montanus^
Villarsii, aduncus, Gouani, gracilis, ecc., per i sepali muniti di mar-
gini, colorati, giallastri, subscariosi, larghi iìno a 2 mm. Nel R. aura-
siacus Pomel i sepali presentano questo carattere ; ma la pianta del
Terracciano se ne distingue per la forma delle lacinie fogliari e
specialmente per la forma della foglie caulinari.
Dal R. aduncus Gren. Godr., cui è vicina più che ad alcun' altra
specie, oltre che per la scariosità dei sepali più larga, differisce per
le antere lungha 4 volte la lavgezza e per la maniera di divisione
delle foglie.
var. minor Chiov.
R. montanus N. Terracc. ! FI. poli, syn., pag. 66 non Willd.
R. caulibus 8-15 cm. elatis: foliis 4-6 cm. diametri, laciniis obtu-
siusculis: flore 2-3 cm. diametri, foliis caulinis plerumque 2, 3-fidis,
laciniis angustia.
Schiena di Pollino, VIII, 1885 (N. Terracciano!).
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 299
Ranunculus neapolitanus Ten.!
R. neapolitanus Ten.! Syll. fl. neap. app., V, pag. 15; Bert., FI.
it., V, pag. 556; Sang.! Prodr fi. rom., pag. 419; Nym., Consp.,
pag. 12; Are, Comp. it., pag. 13; Ces.! Pass. Gib., Comp. it., pag. 880.
R. palastris Griseb., FI. europ., pag. 15 p. p. ! non L.
11 Sanguinetti, loc. cit., descrive la specie, ma non dice nes-
suna località in cui essa sia stata rinvenuta. Di tutti gli altri
autori, eh' io mi sappia, nessuno fin' ora l'ha data dell'Agro ro-
mano, in cui si trova ed é forse più diffusa di quello che si
crede.
Nell'erbario romano si conservano esemplari raccolti dal
dott. A. Terracciano nei dintorni del promontorio Circello, dal
piano d'Orlando al Telegrafo, 19, V, 1888; da S. Felice alla
Mola, 12, V, 1888; nella Macchia Giacchetti, 18, V, 1888. E nel-
r erbario generale a Pizzoli, 1828 (Herb. Mauri, legit D. Cec-
chetti!): Villa Borghese, VI e IV, 1830 (Sanguinetti).
Gli esemplari dell' isola di Creta a Kissomos, 2, V, 1884 (Re-
verchon !) come pure quelli d'Istria raccolti dal Tommasini!
corrispondono perfettamente alle nostre piante.
Oltre a questi esemplari ch'io ritengo tipici, corrispondendo
essi perfettamente agli autoptici Tenoreani dell' erbario Sangui-
netti e di quello Cesati, se ne conserva uno nell'erbario ro-
mano che di gran lunga se ne scosta, mostrando in sé non dubbi
segni d' ibridismo.
La pianta è assai meno pelosa ed i peli che ha sono bianchi
e non appressati come nel vero R. neapolitanus, ma patenti e
spesso nei picciuoli e nella base dei fusti quasi reflessi.
L'esemplare è unico e per di più non ha i frutti maturi;
però la forma del pistillo mi pare sia quella del R. neapolita-
nus: le fibre radicali non sono cosi fortemente ingrossate, ma
molto meno, quantunque lo siano evidentemente.
Sospetto assai che si tratti di qualche ibrido del R. Sar-
dous X neapolitanus, ma non posso asserirlo per la mancanza
di materiale; corrisponde per altro sufficientemente bene alla
descrizione che il Presi {Delie, vrag., pag. 9) dà di un suo
R. pratensis, di cui vedi Freyn in Flora, 1880, serie li,
voi. XXXVU, n. 13, pag. 215.
300 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
Per il calice reflesso ed i peli bianchi, patenti, si avvicine-
rebbe pure al R. Aleae Willk., da cui però differisce per le
foglie radicali, che hanno la fogliolina mediana assai più breve-
mente picciolettata, e spesso confluente colle due laterali, per
la form.a dello stelo, per il bulbo radicale quasi perfettamente
nullo come è appunto nel R. neapoliianus.
V unico esemplare fu raccolto dal dott. A, Terracciano al Te-
staccio in Roma, 15, V, 86.
Ranuncdlus Aleae Willk.
R. buWosiis Auct. fi. tnerìd. praec. medit max. parte.
R. monspeliacus Alea pi. exsicc. non L. fide Willk.
R. Aleae Willk., Pug. pi. nov. in Linnaea, 1859, XXX, pag. 84;
Willk. et Lange, Proclr. fi. hisp.. Ili, pag. 931; Amo, FI. iber., VI,
pag. 718; Willk., Illustr. /?. Hisp. et Bai., I, pag. 101, tab. LXIII, f. B ;
Rouy, Bull. soc. ì)ot. frang., 18S1, XXVIII, pag. 64; Timb.-Lagr.,
FI. Comi), in Rev. de Bot., 1892, X, pag. 27. Baenitz.! Herh. europ.;
Terracc! Contr. fi. Rom. in Nuovo Giorn. bot. it., 1891, XXIII,
pag. 498-9, 500.
R. bulbosus var. meridionalis Levier! Herb. etrusc. exsicc;
Terracc! Contr. fi. Rom. in Nuovo Giorn. bot. it., 1891, XXIII,
pag. 499.
R. bulbosus B napulosus Caldesi, FI. fav. tent. in Nuovo
Giorn. bot. ital., XI, 1879, pag. 327; Bolzon, App. fi. trev. in
Bull. Soc bot. ital., 1892, pag. 264.
R. neapoliianus Ces.! hef^b. quaed. pi. florentina.
R. dense et undique albo-pilosus, pilis patentibus, rarissime
subglabro; basi bulbosus, fibris radicalibus, simplicibus, napifor-
mibus, crassis ad apicem abrupte acuminatis. Foliis radicalibus
longiuscule petiolatis, imis brevius ; omnibus 3-natis, foliolis
rhombeo-ovatis, dentato-laciniatis, interdum profunde incisis
dentibus acutiusculis vel obtusis, foliolo medio semper longe pe-
tiolulato, petiolulo quandoque ut limbo longo.
Caule crasso erectissimo, plerumque recto; fìstuloso, sulcato.
Foliis caulinis radicalibus simillimis. Floribus, numerosis, raro
paucis, rarissimae plantae uniflorae, speciosis aureis usque 2 cm.
diametri attingentibus; petalis aureis, partem inferiorem dimi-
diam ad unguem macula nititente coloratiori pictis, apice vix
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 301
ne vix emarginatis; sepalis patentibus hirtis, luteolis, nervosis
sed nunquam marginibus scarioris. Staminibus aureis gyneceura
viridem aequantibus. Carpellis ellipticis basi vix angusta! is, la-
teribus planis, rostro \\ longitudinis akenii longo laeve arcuato,
margine dorsali anguste carinato.
È specie propria dell' Europa meridionale e specialmente della
regione mediterranea, e comune in tutta l'Italia come mi ha
potuto provare l' ispezione dell' erbario generale di questo Isti-
tuto ed il mio privato in cui si trovano esemplari da me raccolti
nel Canton Ticino a Locamo, in Val Ganna, nel!' Ossola sul
monte Calvario, ecc.
Dal R. ìJuWosus L. tipico, che è comune nelle pianure dell'Eu-
ropa centrale e in Italia piuttosto nei luoghi montuosi,* il
i?. Aleac si distingue per essere pianta molto più sviluppata e
quasi sempre lanuginosa: per le fibre radicali sempre tutte na-
piformi molto più grosse e pei fusti generalmente più ramosi,
sempre eretti, mentre nel buWosus sono alla base sdraiati e
quindi arcuato-ascendenti: pei picciuoli e fusti con peli quasi
reflessi e non eretto-patenti od orizzontali: per la lamina delle
foglie radicali colla fogliolina mediana più brevemente picciolet-
tata spesso sessile; e per 1 seni ottusi sempre, mentre nel pul-
bosiis spessissimo sono acuti.
Nel biclbosus gli achenii sono lenticolari con rostro diritto
lungo ';, dell' achenio con margine dorsale strettamente care-
nato e le foglie un po' convesse.
I signori Willkomm e Lange distinguono le seguenti varietà :
^ DENTATUS Freyn.
R. Aleae j3 dentatus Freyn in Willk. et Lang., Prodr., III, 931 ;
Willk., IllHStr., I, tom. LXIV, fase. II, 1-3.
Questa varietà non è che una forma di passaggio tra la var.
genuinits Freyn. e la y laciniatus Freyn. Qui nell'Agro romano
si trova promiscuamente mista colla forma genumus.
7 LACINIATUS Freyn.
R. Aleae y laciniaius Freyn in Willk. et Lang., loc. cit. ;
Willk., Illustr., I, pag. 102, tom. LXIV, fase. III.
' Ne ho potuto studiare esemplari bellissimi nell' erbario Cesa-
tiano provenienti dall' Austria, Germania, Inghilterra, ecc.
302 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
La si trova diffusa qua e là promiscuamente colle due va-
rietà precedenti e colla seguente. '
d MULTiFLORUS Freyn.
R. Aleae S muUiflorus Frej^n. in Willk. Lang., loc. cit.; Lev.
Somm., Add. fi. Etr. in Nuov. Giorii. bot. ital., 1891, voi. XXIII,
pag. 246.
Predilige più di ogni altro luogo i prati dei colli, ma è co-
munissimo.
f ALPESTRIS Willk.
R. Aleae s alpestris Willk., Ilhistr., I, tom. LXIV, fase. I.
Neil' erbario romano esiste un solo esemplare di questa forma
a cauli umili uniflori raccolto dal dott. A. Terracciano sul monte
Gennaro.
Io posso aggiungervi la seguente.
e GLABRESCENS ChiOV.
Tota pianta pilis raris induta: floribus paucioribus longius
pedunculatis. Forma intermedia inter R. Aleae et R. bulbosus.
Gli esemplari raccolti ad Anzio e Nettuno, 10, V, 1888 (Pi-
rotta!); a Cineto Romano, 13, V, 1891 (Pir. Terr.!), segnano un
principio di transizione che si accentua di più in un esemplare
raccolto a S. Paolo, 6, V, 1888 (Pirotta!); finché un esemplare
raccolto sul monte Gennaro, 6, VI, 1891 (A. Terracc!) segna
perfettamente il punto intermedio tra le due specie, avendo tutto
* f. monfanus Chiov.
R. hulhosus Carest. ! in herb. Cesati!
R. radicibus omnibus vix carnosulis, per totam longitudinem fìbril-
lis tennis brevibusque tectis : bulbo pai'vo : foliis ternatis foliolis
profunde et irregulariter laciniatis ; medio petiolulo limbi dimidium
acquanti. Pianta pilis patentissimis subflavescentibus tecta. Flores
permagnis 1-3, calyce in anthesi reflex© : foliis floralibus summis
multifidis.
Dintorni di Riva in Valsesia (Carestia!).
Dintorni di Susa alla Brunetta (Cesati!).
Differisce dal la:iniatus Freyn tipico per le radici assai meno car-
nose, pel bulbo più piccolo e per il peziolulo mediano nelle foglie
radicali un po' più breve.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 303
l'aspetto, il colore e l' indumento del R. bulbosics L., ma i pe-
duncoli e le radici del R. Aleae. '
Il prof. Pirotta presenta infine i seguenti :
TRE CASI TERATOLOGICI. PER IL PROF. R. PIROTTA.
1° In alcune piante di Urtica membranacea le infiorescenze
che si svolgono dall' ascella delle foglie fiorali inferiori si sono
saldate due a due per il tratto di tutta la lunghezza del pedun-
colo e di porzione della parte fertile, rimanendo per il restante
tratto (circa due terzi della lunghezza totale) libere. La salda-
tura è fatta in modo, che la dorsiventralità della porzione sal-
data è molto più accentuata che non quella della porzione li-
bera. Il prof. Pirotta espone delle considerazioni suggeritegli
dallo studio di questa anomalia intorno la struttura e la mor-
fologia delle infiorescenze delle specie del genere Urtica.
2° Il fusto di una specie di Dioscorea indeterminata che vive
neir Orto botanico di Roma presentò nello scorso anno un caso
interessante di torsione e di fusione di alcuni rami. La fusione
è per certi tratti cosi completa, che il ramo di tal maniera pro-
dotto, salvo le maggiori dimensioni, ha l'aspetto esteriore di un
fusto normale : per altri tratti é tale, che lascia manifestamente
distinguere i due rami fusi. Alcuni rami, dopo essersi fusi e di
nuovo separati, si tornano a fondere. Il prof. Pirotta mostra le
variazioni considerevoli portate nella disposizione fillotassica da
queste profonde alterazioni dell'asse del germoglio.
3° In una seminagione di Fave un seme germogliando pre-
sentò fuori del suolo due assi epicotilei, sotto il suolo però una
sola radice primaria. I cotiledoni non erano stati sollevati in
alto e dei due fusticini l'uno era un po' più sviluppato e ro-
busto e corrispondente per posizione a quello normale, l' altro
più gracile e un po' più corto usciva tra i cotiledoni e il punto
' Credo che sia inedita una varietà del R. hulbosus Li. tipico bel-
lissima che si conserva nell'erbario Cesatiano sotto il nome, di
R. hulbosus f. stricta Ces. ! da lui raccolto a Milano, 21, V, 1840.
Differisce per avere cauli ramosi coi rami uniflori e tutti parallela-
mente tra loro eratti e quasi fastigiati.
304 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
d' inserzione di questi sul primo. A primo aspetto sembrerebbe
trattarsi di un caso di poliembrionia; ma la presenza di un
solo paio di cotiledoni normali e di una sola radice primaria,
e la posizione relativa dei due germogli mostra che si ha a
fare collo sviluppo di una gemma all'ascella di uno dei cotile-
doni, caso che, a quanto pare, non è molto frequente.
Esaurite le comunicazioni è levata la seduta.
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza dell' 8 aprile 1892.
11 Presidente Arcangeli aperta l'adunanza prende la parola per
commemorare nei seguenti termini la perdita del Socio prof. Ago-
stino Todaro :
« Agostino Todaro nacque in Palermo il 14 giugno 1818. Quan-
tunque egli si fosse principalmente dedicato alle scienze giuridiche,
non tardò a manifestare una speciale inclinazione per gli studi bo-
tanici, che coltivò con amore, e nei quali ben presto si distinse.
« In seguito ai suoi meriti, chiamato all'insegnamento della
Botanica nella R. Università di Palermo ed alla direzione dell'Orto
botanico di quella città, continuò a coltivare con pari successo e
con 1' ammirazione di tutti le scienze del Diritto e la Botanica,
onde fu ad un tempo eminente botanico e giureconsulto. Egli pub-
blicò numerosi lavori che valsero non solo ad illustrare la Flora
siciliana, ma contribuirono pure efficacemente al progresso degli
studi fitografìci nella nostra penisola. Oltre le numerose pubbli-
cazioni sulle piante siciliane e le sue exsiccata, meritano di essere
ricordati i suoi scritti sulle piante coltivate nel R. Orto di Palermo,
i suoi lavori sui Cotoni, ed il suo Hortus hotanicus panormttanus,
opera di pregio singolare per la ricca serie di nuove specie che vi
sono descritte e figurate, alla quale dette principio nel 1876, e che
continuò a pubblicare fino alla sua morte. Ad attestare inoltre de-
gli alti suoi meriti valgono pure le onorificenze a lui tributate, il
genere Todaroa a lui dedicato da Parlatore e le numerose specie
fregiate del suo nome.
< Di sentimenti altamente liberali, e di rara modestia, egli ebbe
a disimpegnare uffici ragguardevoli nella sua Palermo, e nel 1879
fu nominato Senatore. Egli fu pure socio promotore e fondatore di
questa nostra Società.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 305
« All' elevatezza dell' ingegno egli accoppiò singolare acutezza nel-
r osservare, e fu di modi cortesi, affettuoso cogli amici e padre di
famiglia esemplare.
« Spirava in Palermo il 18 dell'aprile decorso in mezzo al vivo rim-
pianto di tutti i suoi amici e di coloro che ne ammii-arono le doti. »
L'archivista Martelli presenta i seguenti doni pervenuti alla Bi-
blioteca sociale :
Dalla Società Botanica di Copenhague : Botanisk Tidsskrift udgi-
vet af den botaniske Forening i Kjobenhavn (voi. 18, fase. 1). Kjo-
benhavn 1892. — Meddelelser fra den botaniske Foreningi Kjoben-
havn 1891.
Dalla Experiment Station of the Kansas state agricultural Cool-
lege Manhattan (Botanical departement). Bullettin of the Kansas etc.
N. 22-23. Topecha 1892.
Dalla Scuola Nazionale di Montpellier: Annales de l'Ecole Natio-
naie d'Agriculture de Montpellier (Tome 5«). Montpellier 1890.
Dal prof. C. Marangoni : Marangoni. Replica alle considerazioni
e proposte del prof. Guelfo Cavanna intorno ai programmi per V in-
segnamento della Storia naturale nelle scuole classiche. Firenze 1892.
Dal prof. N. Passerini. Sulla quantità di rame che si ritrova negli
aceti ottenuti con vinaccie provenienti da viti trattate con polti-
glia cupro-calcica. Firenze 1892.
Dal Samen-Control-Station di Vienna ; Weinzierl, T. Die qualita-
tive Beschaffenheit der Getredekòrnerente des Jahres 1887-88-89 in
Niederosterreich. Wien 1888. — Die Untersuchung der Samereien
des Handels. AVien 1889. — Ergebnisse der in den Jahren 1888
und 1889 eingeleiteten feldmassigen Futterbau-Versuche in Nieder-
osterreich. Wien 1890. — Getreidesameubau-Anstalten in Nieder-
osterreich und die Untersuchungsresultate der 1891 — er Ernte.
Wien 1892. — XI Jahresbericht der Samen-Control-Station der k. k.
Landwirthschafts-Gesellschaft in Wien fiJr das Berichtsiahr 1890-
1891. Wien 1892. — Wirkungskreis und Thàtigkeit der Samen-Con-
trol-Station. Wien 1889-90. — Verzeichnis der publicationen der Sa-
men-Control-Station in Wien. Wien 1881. — Sakellario D. Apparate
und Hilfsmittel zur Samencontrole. Wien 1891.
Il Presidente informa la Società di aver ricevuto dal prof. Maran-
goni una cartolina nella quale questi dichiara di non essere stato
l'autore dei programmi per le Scuole secondarie, dei quali la Società
ebbe ad occuparsi.
Viene letta da Martelli una lettera dall'Affrica del Socio Achille
Terracciano, il quale dà conto del proprio viaggio ed accenna al de-
siderio che la Presidenza della Società esprima al comandante della
R. N. Scilla, cav. Cassanello, ringraziamenti per il valido aiuto ri-
cevutone neir effettuare le sue raccolte, invitandolo nell' interesse
della scienza ad occuparsi in avvenire delle raccolte botaniche come
già fece di quelle zoologiche.
Bull, cella Soc. hot. Hai. 20
306 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Il voto del Socio Terracciano viene accolto all' unanimità ed il
Presidente accetta l'incarico di scrivere al comandante della xS'ciVZa.
Martelli rende conto delle sue Osservazioni critiche sopra gli
Astragali italiani^ che per la loro mole non possono trovar posto
nel Bullettino.
Viene presentata la nota seguente del Socio Goiran:
ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO
AI MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN.
(Continuazione).
Paronychieae.
144. Herniaria Mrsuta L. — Rara. AI piede dei muri a Olive
in Valle di Montorio. Comunissima invece H. glabra L.
145. Sclerantlms annuus L. — Comune dal piano sino alla
zona subalpina nei campi e nei pascoli: per esempio nella Col-
lina veronese sopra Qmnzano, nel M. Serbavo e nel M. No-
vesago fra Valpantena e Valle di Squaranto, in Val d'Adige
presso Domegliara, sopra i Tradii ecc.
Tamakiscineae.
146. Mijricaria germanica. L. — Nelle ghiaie dieW Adige;
per esempio presso Verona a valle del ponte ferroviario.
Hypericineae.
147. Hypericum Androsaemum L. — Raro. Alle Ferrazze;
in Valpantena nel Vaio del Paradiso presso Grezzana ; nella
Valle dell" Alpone; presso il Vicentino S. Giovanni Uarione;
ai Finetiì, Figarolo, Celore presso Tregnago ed Illasi.
148. H. perforatum L. — Comunissimo. Colla forma tipica si
incontra frequentemente in tutta la zona la varietà corrispon-
dente a H. veronense (Sdir.). Nei luoghi elevati, per esempio
in M. Malèra, la varietà alpinmn (Pari.).
149. H. niontanum L. — In tutta la zona frequentissimo dal
piano alla zona subalpina.
150. H. Richeri Vili. — Pascoli elevati; presso Chiesanova,
Tradii, S. Anna d' Al f aedo ecc.
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 307
151. //. Coris L. — Raro. Lungo il sentiero che da Rocca
Pia conduce al Buso del Gatto.
Si coltiva in qualche giardino //. calijcinum che comincia a
mostrarsi sporadicamente qua e là.
TiLIACEAE.
152. Tilia platyphìjlla Scop. — Luoghi boschivi e selvatici;
qua e là in tutta la zona: in Val d'Adige alle falde del M. Pa-
stello, Erhezzo, Chiesanova, ai Tradii ecc., ecc. — Fruct.
153. T. ubnifolia Scop. — In tutta la zona nei luoghi bo-
schivi, più comune del precedente e forse in unione con la
varietà intermedia (Heyn.)- — Fruct.
Malvaceae.
154. Malva Alcea L. — Luoghi boschivi in tutta la zona dalla
collina alla zona montana elevata. Frequentemente s' incontra
la var. corrispondente a M. Morenii Pollin., per esempio a
S. Anna d'Alfaedo, al Ponte di Veia, presso Tregnago e Co-
golo in Valle d' Illasi, a Vestena, a Ronca ecc., ecc.
155. Althaea offìcinalis L. — Lungo i fossi e le vie in Val-
pantena, presso Caldiero, S. Bonifacio.
156. A. cannahina L. — Fossi e siepi dal piano alla zona
montana in tutta la regione: per esempio appena fuori Porta
Vescovo di Verona (m. 58) all' ingresso in Valpantena ed a
Rovere di Velo (m. 843), Vestena (m. 510) ecc., ecc. — Si in-
contra di frequente in unione alla varietà corrispondente a
A. narbonensis Pourr., che ho osservato sopra Gì'czzana a
Romagnano e nel M. Gazo.
157. A. hirsuta L. — Non comune. Lungo le strade ed il
margine dei campi presso Tregnago nel M. Belocca ed ai Fi-
netti ; a Vestena, Castelvero ecc.
158. A. pallida W. et. K. — Rara nella regione. Sugli spalti
di Castel S. Felice a Ve7'0tia, nel Castel di Montorio e sotto a
questo nella Villa dell'avvocato Luigi Gemma ove è copiosa; in
Valle d' Illasi a Badia Calavena. — Forse inselvatichita da
tempo: porta il nome volgare di Rosa marina.
Si incontra qua e là, fatta quasi selvatica, A. rosea Cav. in
unione alla varietà corrispondente ad A. SiWiorpii Boiss. —
303 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
È questa una pianta molto resistente, e si trova in fiore ad inverno
anche inoltrato nei giardini. Regge anche in zone assai elevate,
avendola io osservata ad altitudini superiori anche ai 1000 metri.
159. HWiscus Trionum L. — Nella Collina veronese presso l'ul-
tima delle Torri Massimiliane in campi aridissimi e con esem-
plari nani affatto : nel M. Cucco, a Loirago, nel M. Gazo sopra
Grezzana; ai Menegai, Prà delV Acqua, Serbaro \erso la Valle eli
Squaranto ecc. e quindi sino a toccare altitudini d'oltre 500 metri.
Nella regione si incontra qua e là, quasi fatto selvatico, H. sy-
-riacus L.: per esempio in Valpantena presso Mar zana, ed in
altri luoghi.
Geraniaceae.
160. Geranium sanguineum L. — Luoghi selvatici dalla col-
lina a tutta la zona montana.
161. G. phaèiim L. var. lividiun Koch. — Prati della zona
montana.
162. G. inisillum L. — Muri, siepi, luoghi rupestri: in Val-
pantena presso Grezzana (m. 165), nel M. Masua (m. 923), a
Roccapia (m. 1229) ecc.
163. G. rotundifolìum L. — Lungo le siepi e le vie, nei
muri ecc. Presso Grezzana in Valpantena, nella Valle di Squa-
ranto, presso Avesa, in Valpolicella ecc.
164. G. liicidum L. — Luoghi umidi nel Vaio dell'Anguilla,
e fra le rupi al Corno d'Aquilio (m. 1546) ecc., ecc.: però non
comune.
165. G. nodosum L. — Luoghi selvatici della zona montana.
166. Impatiens Noli-tangere L. — Luoghi erbosi umidi sotto
ai Covoli di Velo presso la Contrada Torneri.
167. Oxalis Acetosella L. — Luoghi selvatici nel Vaio del-
l'Anguilla, ai Tradii, Rovere di Velo ecc. — Fruct.
168. 0. strida L. — Luoghi ombrosi, lungo i fossi, ortaglie,
nelle parti basse di tutta la zona.
169. 0. corniculata L. — Muri, luoghi coltivati, lungo le strade
in tutta la zona: tocca altitudini comprese fra 360 m., per esem-
pio Romagnano sopra Grezzana, e 728 m., per esempio Cerro. —
Nelle ortaglie di Verona si trova la var. purj^urea Pari.
170. Linwn nodiflorura L. — Raro. Nei campi coltivati a
Mezzane di sopra (15 settembre 1892) ; presso Mezzane è stato
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 309
pure raccolto da Caro Massaiongo. Questa bella specie sembra
scomparsa dalla Valdonega nella collina veronese, ove era stata
indicata da Segaier.
171. L. gallìcum L. — Pascoli secchi: sopra Quinzano, al
Castel di Montorio, nel M. Cavolo sopra Grezzana, a Centro ecc.
172. L. viscosum L. — Luoghi rupestri e selvatici a Velo,
presso Giazza ecc.
173. L. tenuìfoUum L. — Luoghi aridi sassosi in tutta la regione
nella zona della collina e nella montana; penetra nella subalpina.
174. L. catharticum L. — Prati, pascoli, luoghi boschivi in
tutta la regione sino alla zona alpina.
175. L. usitatissìmuni L. — L' ho trovato coltivato in qual-
che luogo, per esempio a Spredino di Grezzana, ed a Campo-
strin presso Sant" Anna d" Al f aedo ecc.: ma si incontra fatto
selvatico in più punti; alla Cà del Bosso presso i Bertasi (Breo-
nio), a Fané nell'alta Valpolicella, a S. Francesco, a Rovere
di Velo, presso Tregyiago ecc.
176. L. alpinum L. = L. narbonense Pollin., FI. ver. non L. —
Pascoli e luoghi selvatici elevati; per esempio in M. Maiella.
Rdtaceae.
177. Tribulus terrestìHs L. — Lungo le vie e nei campi nei
■dintorni di Verona.
178. Ruta graveolens L. — Muri e luoghi rupestri; certa-
mente inselvatichita. Nella città stessa di Verona a S. Giovanni
in Valle; nella Collina veronese in Valdonega ecc.; a Prà
delV Acqua verso il Vaio di Squaranto; presso Tregnago ecc.
179. Dictamnus albus L. — Luoghi selvatici e rupestri; in
Val d'Adige nel M. Pastello e Pastelletto, nel Colle delle Un-
gherine, nel Vaio dell" Anguilla, neWdi Valle di Squaranto, nella.
Valle d^ Illasi ecc.
Anagardiageae.
180. Pistacia TereMnthus L. — Luoghi rupestri in Valpoli-
cella, in M. Novesago verso la Valle di Squaranto, in Valle di
Mezzane ecc.
181. Rhus Cotinus L. — Luoghi rupestri della collina e della
zona montana in tutta la regione. — Fruct. — Vanamente ho
310 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
cercato R. loriceria in Val d'Adige alle falde di M. Pastello
ove é stato indicato da Moreni. — Si incontra sporadico R. Tij-
phìnum. — É quasi inselvaticliito Ailanthus glandulosa.
Rhamnaceae.
182. Evonijmus latifolius Scop. — Raro. Luoghi boschivi r
nella Valle di Squaranto al principio del sentiero che conduce
a Casale di sotto, e presso S. Bartolommeo Tedesco. — Fruct.
183. Ilex AquifoUwn L. — Luoghi selvatici al principio della
Valfredda al passo della Sega; tra CorMolo e Chiesanuova ;
nel M. Belocca sopra Tregnago : nella Valpantena, forse acci-
dentalmente, a Marcili, ove se ne trova una pianta in un muro.
184. Rhamnus catharticus L. — Luoghi boschivi della zona
montana in tutta la regione. — Fruct.
185. R. saxatilis L. — Luoghi rocciosi dalla collina alla zona
subalpina. — Fruct.
186. R. pumila L. — Fessure delle rupi: ovunque al disopra
degli 800 metri di altitudine.
187. R. Frangula L. — Nel mese di settembre ho trovata
piante in fiore in una siepe appena fuori di Porta Vescovo.
In Verona a S. Giovanni in Valle e nel Giardino Giusti,
presso Lavagne ecc. ho osservato individui affatto inselvatichiti
di R. Alaternus L.
188. ZizijpUus saliva Gaertn. — Nella Collina veronese sopra
Quinto di Valpantena ecc. — Raramente fruttifica.
189. Paliurus australis Gaertn. — Siepi nella Collina vero-
nese, nella Valpantena ecc. — Si trova in fiore anche ad au-
tunno inoltrato.
190. Vitis vinifera L. — Luoghi selvatici e boschi della col-
lina e della zona montana in tutta la regione. — Fruct.
Sapindaceae.
191. Acer Pseudoplatanus L. — Boschi nella zona montana
elevata e nella subalpina della intera regione. — Fruct.
192. Staphijlea pinnata L. — Rara. Boschi e luoghi selvatici
presso Cogolo in Valle d' Illasi. È indicata da Ciro Pollini presso
Caldiero, ma io non mi sono mai imbattuto in essa.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 311
Si dà lettura del seguente :
CONTRIBUTO ALLA FLORA DELL' ELBA. PEL DOTTOR
P. BOLZON.
In alcune brevi note, inserite nella Riv. IL di Scienze Natu-
rali di Siena, ho riferito il risultato di parecchie erborazioni
da me fatte all' Elba, nelle quali figurano una sessantina di spe-
cie nuove per essa, di cui almeno metà nuove per 1' Arcipelago
Tospano e due anche per la Toscana. '
Ora, mentre mi occupo anche di crittogame, campo all'Elba
fin' ora inesplorato o tutt'al più appena sfiorato, mano amano
che allargo le mie ricerche vado trovando altre novità in fatto
di fanerogame, che credo non inutile comunicare ai colleghi
della Società botanica italiana.
Mesembri/anihemum acinaciforme L. Ho notato fin dall'anno
scorso questa splendida Ficoidea, indigena del Capo di Buona
Speranza, frequentemente inselvatichita nei colli presso Porto-
ferraio; sono sua stazione i luoghi aridi, sabbiosi o rocciosi lungo
le strade o sui colli aprichi, come al torte S.' Cloud, presso il Ci-
mitero e in altre località. I petali di questi fiori, numerosi e
d' un bel color porpora, quando il sole splende hanno una re-
golare disposizione raggiata, talché col loro assieme i fiori for-
mano dei superbi tappeti porporini stesi sui declivi rocciosi dei
poggi e pendenti ai margini di questi a guisa di festoni; quando
il tempo é piovoso o di notte i petali si piegano in dentro e
ricoprono il disco del fiore, cosicché, a distanza, ne é tolta la
vivace appariscenza dell'assieme. Riferisc^emi l' ing. Pullé, di-
morante air isola da parecchi anni, di sapere per certo che vi
fu introdotto una trentina d'anni fa, e il largo sviluppo che ha
preso in questo frattempo mostra quanto 1' Elba è adatta al suo
crescere; secondo il prof. Arcangeli (Comp.) non entra ancora
nel dominio della flora italiana, e secondo Cesati P. e G. (Comp.)
vi è rappresentato soltanto all' isola d' Ischia : ora il suo svi-
' Lotus tetragonolobus L. e Oenothera strida L. trovata in Italia sol-
tanto presso la pineta di Ravenna.
312 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
luppo all' Elba è tale da doverlo ormai senza dubbio conside-
rare come pianta anche italiana, tanto più che, avendomene
il sig. G. Dini mandati alcuni esemplari di Pianosa, é probabi-
lissimo che incominci a estendersi anche in quest'isola, la più
vicina all'Elba.
Qui si chiama comunemente Cactus, dal fusto e dalle foglie
carnose che ricordano questo gruppo di piante grasse.
Iris fiorentina Mill. È piuttosto comune nei margini dei campi
e sulle rive sassose dei ruscelli in parecchie località specialmente
presso i Magazziyii dove fiorisce in Marzo e Aprile. È notevole
che nella regione maremmana toscana questa specie fin' ora non
figurava, ma soltanto nella campestre; mentre Iris germanica,
che pur figura in detta zona maremmana, non posso asserire con
certezza se esista selvatica all' Elba.
Linum, angustìfolium Huds. Neanche questa specie dovea
mancare all' Elba, essendo già stata raccolta al Giglio, in Ca-
praia, e a Montecristo: trovasi in luoghi erbosi al forte S* Cloud!
dove fiorisce in Aprile e Maggio.
Geranimn lucidum L. L' ho trovato fiorito nella prima metà
d' Aprile al Campo della Valle nei boschi, e a pie di M. Orello
nelle fessure delle rocce; all'Elba non dovea mancare essendo
già stato raccolto in terraferma, al Giglio e a Montecristo.
Saxifraga tridactylites L. Fiorisce ai primi d' Aprile al Campo
della Valle l sulle rocce e dietro M. Orello! verso la cima, sul
terreno arido e coperto da macchia ; nella Statistica non figura
per alcuna delle isole toscane, ma l'anno scorso la segnalai
anche in Pianosa; per tanto cessa ad essere di questa 1' unico en-
demismo rispetto al resto dell' Arcipelago.
Romulea Columnae Seb. et Maur. Fiorisce nei luoghi erbosi
al forte S.' Cloud! e a pie dei colli presso S. Giovanni! in Marzo
e Aprile; essendo già stata trovata al M. Argentare e in Ca-
praia non dovea mancare all' Elba.
AniirrMnum ìnajus L. Fiorisce in Aprile fra i sassi a M. Bello !
Nella regione maremmana venne trovato soltanto in terraferma.
Ophrijs aranìfera Huds. ,8 atrata (Lindi). Fiorisce abbondan-
temente in Marzo insieme alla specie da me già segnalata l'anno
scorso sui prati alle Ghiaie e sui piani erbosi delle fortezze di
Portoferraio.
In seguito ad esame di molti esemplari mi pare di poter as-
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 313
serire che le due linee del labello longitudinali, glabre con-
giunte verso la base da una fascia trasversale non siano un
carattere della vera specie, tale da distinguerla dalla varietà
(in cui te due linee non sono alla basa congiunte dalla fascia
trasversale); infatti in molti esemplari dette linee sono fuse in
una assai più larga, tutt' al più intaccata alla sua estremità vi-
cina al margine del labello; spesso la lista vellutata frapposta
alle due linee glabre non è sparita del tutto ma lascia una trac-
cia di sé in una tacca che occupa il centro dell'unica linea
glabra; è notevole poi che queste variazioni sovente hanno
luogo soltanto in alcuni dei flori d' uno stesso individuo.
Ophrys bomlnliflora Lk. Trovasi sui pendii aridi e sassosi
presso la cima di M. Creilo ! dove fiorisce in Aprile; trovasi
anche al monte Argentaro, ma è nuova per le isole toscane.
Orchis tridentata Scop. Fiorisce nelle macchie dietro M. Or elio !
ai primi d'Aprile: era stata raccolta a Montecristo dal Taylor.
*
* *
Do infine notizia di alcune piante che per essere rare o qui o in
Toscana 0 per qualche altra cagione meritano particolar menzione.
Galiwn ellipticuni W. L' ho trovato nello scorso Giugno fio-
rito in abbondanza sui fianchi ripidi e selvaggi, rivolti verso
r Ottone, del M. Volterraio. Secondo l'Arcangeli (Comp.) è nuova
in Toscana, non trovandosi che nei monti della Calabria, della
Corsica, della Sardegna e della Sicilia; nel Cesati P. e G. (Comp.)
a queste regioni è aggiunta la Toscana senza specificare in
quale parte di essa; questa, secondo il Prodromo della FI. tose,
è esclusivamente l' Elba dove venne raccolta dal prof. Pietro
Savi tra Portoferraio e Longone. La suddetta mia località si
trova invece fra i Magazzini e Rio.
Romulea Rollìi Pari. L' ho raccolta nello scorso Marzo nelle
macchie dei pendii erbosi verso la cima di M. Orello dove cre-
sce estremamente rara. Secondo gli autori è propria soltanto
dei luoghi erbosi marittimi della spiaggia romana; perù poste-
riormente alla pubblicazione del Prodromo e della Statistica fu
trovata nel 1871 all' Elba nelle sabbie marittime del golfo di
Campo, come pure più di recente in Sardegna. *■
V. Nuovo Giani, hot. ital., voi. XXIII, n. 2.
314 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Matthiola incana R. Br. Ricordo questa specie, comune quasi
in tutte le isole toscane, per averne trovato presso Portoferraio
alle Viste sui muri, esemplari a fiori completamente bianchi,
mentre nelle flore italiane da me consultate si parla soltanto
di M. incana a fiori violacei. Soltanto nella FI. frang. di Gillet
et Magne questa specie figura coi fiori anche bianchi.
Orchis Morio L. Anche di questa specie ho segnalato una
varietà a fiori quasi afifatto bianchi; soltanto i fiori superiori
aveano leggiere sfumature porporine ; cresceva in Aprile nei
luoghi erbosi al M. Bello ! presso il mare. La vera var. alba si
trova secondo gli autori in Boboli a Firenze e altrove.
Ranimculus millefoUatus Vahl. Già raccolto da Pietro Savi
sul M. Monferrato, cresce copiosamente sui prati e nelle fessure
delle rocce presso la cima di M. Orello ! dove fiorisce in Aprile.
Bonaverìa securidaca Reich. L'ho raccolta nel Giugno 1891
co' suoi caratteristici legumi ensiformi presso Rio Marina nei
campi di frumento lungo la strada; 1' avea raccolta in Bagnala
P. Savi.
Euphorhia spinosa L. Venne segnalata da Bertoloni a S. Pie-
tro in Camiìo e trovasi assai dififusa nelle macchie dei colli e
presso il mare anche a Portoferraio ! ai Magazzini ! ecc.
SoMJUER e Martelli parlano del ricco materiale di piante del-
l'Elba lasciato dal dott. Marcucci ed ora proprietà del dott. Beccari
ed esprimono il loro rincrescimento che esso non sia pubblicato a
vantaggio degli studiosi.
SoMMiER presenta la seguente relazione di :
UNA GITA IN MAREMMA. PER S. SOMMIER.
Già altra volta ho raccomandato le gite fuori di stagione ai
colleghi che s' interessano alla flora toscana. Una gita frut-
tuosa, fatta in compagnia del sig. Gemmi, nella Toscana meri-
dionale, in Maremma, alla metà di aprile, mi dà luogo di ripetere
la mia raccomandazione.
Dal 14 al 18 aprile abbiamo visitato Capalbio, il Lago Acquato,
Monteti, Capalbiaccio, il tombolo di Burano, i colli del Monte Ar-
gentario di faccia ad Orbetello, e la costa fra Castiglion della Pe-
scaia e Follonica.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 315
Avevo scelto la costiera fra Castiglione e Follonica perchè
mai citata da botanici ; la regione di Capalbio perchè citata ra-
rissimamente e perchè è l'estremità meridionale della Toscana
dove la vegetazione doveva essere più avanzata, ed anche perchè
in una gita invernale vi avevo trovato qualche pianta rara.
Comunicherò in seguito alla Società l'elenco delle specie non
indicate di località vicine. Per esempio non citerò le località di
Capalbio-Burano per specie già indicate del Monte Argentario,
dell'Ansedonia, del tombolo di Feniglia, e in genere dell' Orbe-
tellano, salvo in alcuni casi in cui si tratta di piante rare. Tut-
tavia tengo la nota completa delle piante raccolte a disposizione
di chi farà il desiderato supplemento complessivo al Prodromo
della Flora Toscana, e dovrà tener conto di queste località, le
più meridionali della Toscana continentale.
Fra le piante caratteristiche della Maremma in quella sta-
gione vanno citate Cerastiuin caniponulatum e Bellis annua
che colpiscono anche chi passa in ferrovia, cuoprendo come una
leggiera nevicata le terre incolte e facendovi prevalere il colore
bianco nel paesaggio primaverile. Rammenterò ancora una fra
le piante più comuni della bassa Maremma, il Tordijlinm apu-
liim, perché è interessante il notare che, se non è d' introdu-
zione antica, vi si è sparsa non meno che nell'Agro fiorentino,
ed anche 11 predilige gli argini.
La propagazione di questa come di altre piante lungo gli ar-
gini (per esempio della Stenaciis hellidiflora che ho vista seguire
la ferrovia come traccia di polvere nelle pianure del Reno, e
che va invadendo in egual modo gli argini ferroviari dell'alta
Italia) permette di dire che la ferrovia e le strade maestre sono
vie di locomozione per certe piante come per gli uomini. Ciò è
dovuto probabilmente, oltre che al trasporto dei semi, al fatto
che nelle terre nude degli argini recenti possono germogliare
e crescere alcune piante che difficilmente attecchirebbero in
terre già coperte di vegetazione. Ed una volta conquistato il
diritto di cittadinanza nella nuova stazione, vi si mantengono
e di li, lentamente, approfittando d'ogni occasione offerta loro,
vanno guadagnando terreno intorno a sé.
Questo mi porta a parlare di alcune altre piante per le quali
si potrebbe essere in dubbio se siano di recente diffusione, o se
fossero sfuggite finora ai botanici perché non fioriscono nella sta-
316 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
gione solita delle erborazioni. Nel 1875 il sig. Groves scopriva
per la prima volta in Toscana la Pterotheca nemausensis Cass,
(non M, B.) a Livorno, dove adesso la può trovare chi vuole.
Nel marzo 1876 trovavo questa pianta, che cominciava a fiorire,
a Capalbio. Adesso ve l'abbiamo ritrovata in pieno fiore in im-
mensa quantità, tale da potersi dire che è, nei dintorni di Ca-
palbio, quasi dappertutto, ma specialmente lungo le vie, una delle
piante più comuni, come può essere presso Firenze la Bellìs
2)erenms o V Hyoseris radiata.
L' abbiamo trovata abbondante pure lungo la strada fra Or-
betello e Burano e sul Monte Argentario di faccia ad Orbetello,
negli stessi luoghi dove, alla fine di giugno, coli' amico Levier
avevo raccolto in copia la Crepis hursifolia. Come mai questa
pianta, cosi diff'usa nella regione Orbetellana, non vi era mai
stata osservata? La ragione più plausibile è che di solito i bo-
tanici visitano il Monte Argentario nel mese di maggio e che
allora forse non è facilmente riconoscibile. Per la ragione me-
desima, probabilmente, non era stata trovata la Crepis bursifolia
avanti che ve la scuoprisse il sig. Groves nel luglio del 1873.
Nel classico mese di maggio la prima è passata, la seconda non
è ancora fiorita. In quanto alla Pterotheca, è assai probabile che
questa pianta, che ho veduta in quantità sulla riviera, da Porto
Maurizio a Tolone , e che nel mezzogiorno d' Italia è stata
indicata soltanto nei dintorni di Roma, si trovi in molti altri
punti del littorale tirreno.
Un' altra pianta della quale ho potuto costatare la diffusione
da Burano a Follonica é la Centauì^ea sphaerocephala. Nel-
r anno 1864 il sig. Marcucci l' indicava per la prima volta in
Toscana, a Bocca di Cornia. Nel 1886 la trovavo col dott. Levier
vicino a Port' Ercole alla cala Sgalera ; ma ero ben lungi dal
figurarmi che fosse una pianta comune delle rupi e delle arene
marittime del littorale maremmano. Ora l'abbiamo raccolta sul
tombolo di Burano, a Castiglione della Pescaia, nella marina di
Forte Troja ed a Follonica stessa, assai diffusa in tutti questi luo-
ghi. Anche per questa specie, tanto grande e bella, e che cresce
in luoghi spesso visitati da botanici, ci si può domandare: come
mai era sfuggita ai nostri predecessori ? Può darsi che si sia
introdotta recentemente e rapidamente diffusa. Ma è più pro-
babile che non fosse stata avvertita perchè fiorisce quando in
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 317
Maremma regna la malaria. Non l'ho potuta riconoscere adesso
che mediante le rosette di foglie ed alcuni steli con capolini sec-
chi dell' anno scorso.
Cosi VAnthemìs tascata, per le indicazioni che finora si ave*-
vano, poteva credersi rarissima, ed invece cuopre molti luoghi
umidi lungo lo stagno alla base del Monte Argentario, lungo lo
stagno di Burano ed al piede dei colli di Capalbio e di Capal-
biaccio.
Lo stesso si può osservare del Pyrus amygclaliformU Vili.
L* abbiamo trovato abbondantissimo lungo la via da Orbetello
a Capalbio e in tutto il distretto di Capalbio, compreso il tom-
bolo di Burano. Una parte di quegli alberetti era in pieno flore,
con poche foglie appena sbocciate. Altri erano coperti di foglie
giovani che col loro verde chiarissimo spiccavano in mezzo al
verde più scuro della macchia e del bosco. Questi alberetti, di
colore caratteristico in quella stagione, si vedono lungo tutto
lo stradale, se non sbaglio, da S. Vincenzio in giù, frequenti
tanto da costituire una nota spiccata nel paesaggio. Io stesso
r ho raccolto altra volta a S. Vincenzio ed al Monte Argentario
ed ora anche a Castiglion della Pescaia. Va dunque annoverato
fra le piante comuni e caratteristiche della bassa Maremma.
Eppure finora era indicato di un sol luogo in Toscana, come una
scoperta fatta nel 1856 dal prof. Parlatore. Questo sembra tanto
più strano, inquantochè non é notato che sia comune in Ma-
remma neppure il Pyrus communis col quale è molto pro-
babilmente stato confuso in varie località maremmane. Esso
varia per la larghezza delle foglie, ma ha del resto tutte le ca-
ratteristiche del P. amygclaUformis. Tuttavia non si può ne-
gare che riesce assai malagevole il segnare un confine netto
fra questa specie ed il Pyrus communis che pure trovasi nella
bassa Maremma.
Il Pyrus Malus L., che fioriva pure allora, è molto più raro.
L'abbiamo raccolto sul tombolo di Burano, a Monteti e verso
Lago Acquato. Altra volta 1' avevo raccolto ai Passionisti sul-
r Argentario e a San Vincenzio.
La gente del paese pretende che le bucature delle spine del
P. amygclaUformis, che chiamano peratto, siano specialmente
cattive; assai peggiori di quelle della marruca, facendo marcire
la piaga.
B18 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Vi sono poi molte piante che per la loro piccolezza, o per la ^
fioritura precoce sfuggono facilmente, e sono in realtà più fre-
quenti di quanto si crede, tanto che certune sembra basti chi-
narsi per trovarle. Citerò la Clypeola Jonthlaspi, abbondante fra
le piante minute dei luoghi erbosi dei tomboli di Burano e di Ca-
stiglione e sui colli di Capalbio; era in frutto, anzi molti esem-
plari erano già ridotti a piccoli steli nudi appena riconoscibili;
r Helianthemum salicifoliuin, V Asterolinum stellatum, VA-
lìhanes arvensis, la Saxifraga trìclactylìtes, la Veronica arven-
sis, la Eufragia latifolia, con fiori ora rossi ora bianchi, la
Moencfiia erecta, la Pohjgala monspeliaca, ì\ Thlaspi perfoUa-
tum, la Myosoiis Mspida, la Teesdalia regularis, VHutchiusia
petraea, VArabis verna, la Sagina maritUna, il Scirpus Savii,
la Molineria mmuta, la Tìllaea muscosa, YAlliwn Cìiamae-
inoly, le orchidee in genere e le Ophrys in specie, impossibili
a riconoscersi quando sono passate di fiore. Fra le orchidee ab-
biamo avuto la fortuna di trovare due specie nuove per la To-
scana, di cui una nuova per il continente, ed un nuovo ibrido.
Gli Orniihogaliim nella regione di Capalbio non sono meno
imbarazzanti che abbondanti. Ali sono convinto che la maggior
parte, dai peduncoli refratti e dalla capsula alata, va riferita al-
l' 0. exscapiun Ten., specie variabilissima nelle dimensioni e
nel portamento, come già notò Parlatore, tanto che spesso non
si merita affatto il nome di exscapwn; prova ne siano gli esem-
plari che qui vi mostro. Ma vi trovammo pure un'altra specie,
ben distinta, con scapo e peduncoli robusti, colle capsule non
alate e con i peduncoli eretti anche nel frutto maturo, che non
sap3vo a quale specie riferire, ed ora mi sono persuaso essere una
forma robusta dell' 0. comosum, pianta non ancora indicata di
Toscana.
Il tombolo di Burano, ossia quella lingua di rena che separa
lo stagno di Burano dal mare, ci ha fornito 139 specie in una
gita di appena 2 ore, durante la quale però abbiamo cercato di
raccogliere tutto, comune o raro. Sono per la maggior parte
piante dei tomboli arenosi, ma alcune giungevano inaspettate in
quelle località. Citerò soltanto il Prasium majus che suole cre-
scere fra le roccie, il Sisymbrium Alliaria che siamo abituati
a vedere nei boschi freschi lontani dal mare, VAcer ''monspes-
sulanum. Del resto il tombolo porta già una foresta discreta
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 319
nella quale si notano : Qaercus Sahe7\ Q. sessiliflora, Ulmus
campestris, Ulnms glutinosa, Olea europaea, Tamarìx afri-
cana, Pyrus Malus e aìnygdaliformis, oltre agli arbusti più
comuni della regione littoranea e delle arene marittime, fra 1
quali si arrampicano le vitalbe e la vite. Vi si é fatto strada
anche la Robinia pseudo- Acacia, forse dovuta a un tentativo
di cultura. Vi mancano affatto i pini. Maggior ornamento delle
arene marine era allora la Silene sericea, le cui corolle appas-
siscono al sole di mezzogiorno, e ridiventano tese e fresche
verso sera.
Le gite intorno a Capalbio, nelle quali abbiamo trascurato le
ubiquiste, ci hanno dato circa 240 specie. Fra le piante che là
sono molto comuni citerò, oltre alla Pterotheca nemausensis :
Siinethis bicolor, Ranunculus chaerophyllus, comune in certi
punti quanto il R. mille foliatus, Vida grandiflora, che insieme
?i\V Allium pendalinum é un ornamento dei boschi, Cynara Car-
dunculus che cuopre certi poggi come in tanti punti della Ma-
remma r infesto porrazzo (Asphodelus microcarpus) , il La-
miam bifidum comunissimo qui e frequente in tutta la re-
gione fino a Castiglion della Pescaia ed a San Vincenzio dove
altra volta lo raccolsi, la Serratula ciclioracea di cui si vede-
vano soltanto le rosette dì foglie, ma che sembra non essere
meno abbondante nella macchia sotto Capalbio che sul Monte
Argentario.
Nei campi incolti del piano, in gran quantità la bella Vida
atropurpurea, e sugli argini della ferrovia non meno abbon-
dante la graziosa Lycopsis variegata.
Fra le piante meno rare che erano allora in fiore e colpivano
per la loro abbondanza nei dintorni di Capalbio, citerò il Cy-
clamen repandum, ì'Arabis hirsuta (talvolta con fiori rosei),
la Salma multifida, con una varietà dai fiori bianchi, VjEtheo-
rìiiza bulbosa, il Ranunculus mille foliatus, la graziosa An-
thyllis Dilleni, VOrchis papilionacea, ornamento di tutta la
Maremma, V Anemone hortensis, VA. apiennina, il Lithosper-
inum purpureo-coeruleum, gli Alliwn subliirsutum, A. trique-
trum, il Lathyrus Cicera, VOrchis Morto, VOphrys tenthre-
dinifera, VO. aranifera, con le sue molteplici forme, VOphrys
bombili/iora. La Cercis Sitiquastrum era in pieno fiore, così
pure la bella Linaria purpurea, e il non meno bello Antirrhi-
320 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZK
num latifolhim. Il Teucrium fruticans cominciava a fiorire.
Del Convolvulus althaeoicles non si vedevano che le foglie, e
(ÌqW Erica muUìjlora i fiori dell' anno passato. Frutti di Ro-
tnulea in quantità a Capalbio come in tutta la regione (proba-
bilmente tutti della R. Bulbooodium).
La mia speranza di trovare piante acquatiche al Lago Acquato
fu delusa. Il livello di quel lago minuscolo era alzato in seguito
alle pioggie in modo che sulle sue sponde non v'erano altro che
piante di prato sommerse. Rammenterò per la venerabilità del-
l' esemplare un Acer monspessiUanum che cresceva su di un
piccolo colle vicino al Iago, insieme alla Celtis austraUs , il
cui tronco contorto misurava più di due metri di circonferenza
a un metro sopra il suolo. Questa specie è del resto molto co-
mune in tutta la regione di Capalbio, come sul Monte Argen-
tario. Le piante più interessanti che ci fruttò quella gita sono:
OroìMS ochroleucus, Genista prostrata, Orcliis pseudo-sam-
hucina.
A Castiglion della Pescaia ritrovai una pianta già indicata
dal Santi, VOnonis variegata che ivi cresce in grande abbon-
danza nelle arene marittime, coprendole in alcuni punti di un
bel tappeto verde. Non aveva ancora traccia di fiori. Fui me-
ravigliato di trovarvi, nei luoghi arenosi vicino al mare, dei bei
cespugli di Daphne collina (già indicata di quel luogo) che di
solito cresce sui poggi. In certi punti della collina e della pineta
vi è adesso una vera invasione di Cytinus liypocistis (dalle
brattee sanguigne e dai fiori gialli) sulle radici del Cistus Mon-
speliensis, abbondante come non l'avevo mai visto altrove.
Mi ero ripromesso molto dalla passeggiata fra Castiglione della
Pescaia e Follonica, passando per i forti della Rocchetta e della
Troia. Fu invece poverissima. La macchia maremmana che si vede
li nel suo perfetto sviluppo, soffoca quasi ogni altra vegetazione.
Inoltre é tanto folta che è pressoché impossibile allontanarsi dal
sentiero e scendere a visitare le rupi lungo il mare. Impiegai più
di mezz' ora per attraversarne un tratto di poche centinaia di
metri, e ne escii malconcio. E si che non e' era la famigerata
marruca che 1' avrebbe resa completamente impenetrabile non
essendo vestito da fauno come i pastori maremmani; ma v'era
un sostituto, benché meno feroce, la Calycoiome villosa. Fu per
questo che non andai in cerca della Chamaerops ìiuniilis che
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 321
316. symmichera Nyl. FI., 1872, 249. — Syn. L. symmicta
Ach., L. raaculiformis Hffm. — Anzi L. m. r., 174, 177;
Lng., 303 ; Erb. cr. it., II, 270 ; Garov. ; Ces.
Yar. glaucella Fw.
L., T., Tr. — Sett., Tose.
317. tartarea L. sp., 14. — Anzi L. m. r., 166; Lng., 100,
101, 431; Rbh. L. E., 324; Erb. cr. it., I, 672, 672; 673;
Mass. (XXVII); Garov.; Bgl., Dnrs., Bgl.
Var. alboflavescens Mass., arborea DC, frigida Schaer., tu-
midula Mass., saxorum Mass.
T., Rv., Rcr. — It.
318. iorquata Fr, Sch. cr., 284. — Syn. L. Schaereri Ach.
— Anzi Lng., 44 ; Ces.
Rcr. — Alp.
319. transcendens Nyl. Bt. Ztg., 1868, 896. -— Anzi Lng., 548.
L. — Alp.
320. Trevisani Mass. Sch. cr., 309. — Syn. L. pallida var.
trachitica Mass. — Rbh. L. E., 373 ; Mass. L. L, 309 ;
Anzi Etr., 19; Ces.; Trev. Lich. v., 65.
Rcr. — Sett., Tose.
321. varia Ehr. PI. cr., 58. — Anzi L. ra., 173-176 ; Lng.,
303, 376, 512, 546; Erb. cr. it., I, 1225, 1382; Rbh. L.
E., 690; Mass. (XIX); Dnrs.; Ces.
Var. aitema Hep., alpina Krplh., apocliroa Fr., betulina Ach.,
denigrata Fw., denudata Bgl., melanocarpa Anzi, para-
doxa Dnrs., pallescens Scbaer., sepincola Adi.
L., T., Tr. — It.
322. verruculosa Bgl. Comm. s. cr., I, 436. — Bgl.
Var. detrita Bgl.
Rcr. — Lig.
323. vulcanica Bgl. Coram. s. cr., I, 437. — Bgl.
Rv. — Sic.
324. zonata Bgl. Pr. Tose, 237. — Bgl.
Rcr. — Tose., Sard.
*** Aspilicia Mass.
Bull, della Soc. bot. ital. 21
322 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
325. alpina Smrf. SuppL, 91. — Anzi Lng., 730 ; Ces.
Rcr. — Alp.
326. acquatica Krb. Syst., 165. — Syn. L. verruculosa Krplh.,
L. subdepressa Nyl. — Anzi Lng., 71 ; Erb. cr. it., I,
1386; II, 216; Rbh. L. E., 336; Mass. (IV); Garov.; Dnrs.;
Ces.
Rea., Rcr. — Alp., Tose, Lig., Merid.
327. bunodea Mass. Syn., 26. — Mass. (XXXV).
Rcr. — Sett.
328. calcarea L. sp., 6. — Mass. L. I., 226, 263, 266; 267;
Rbh. L. E., 336 ; Anzi L. m. r., 169, 209, 210; Etr., 21;
Ven., 46, 47, 49 ; Lng., 69, 324 ; Ces. ; Garov. ; Dnrs.
Var. alpina Anzi, atomaria Mass;, baliosa Mass., cinerea Mass.,
cinereo-virens Mass., concreta Krb., contorta Flk., fari-
nosa Mass., giaucopvuinosa Mass., Hoffmanni Acli., ochra-
cea Anzi, multipuncta Mass., murorum Mass., trachitica
Mass., viridescens Mass.
Rea., Rv. — It.
329. candida Anzi Ctg., 59. — Anzi Lng., 325; L. m. r., 204.
Rcr., Rea. — Sett., Merid.
330. carneopallens Nyl. FI., 1873, 292. — Anzi Lng., 80.
Rea. — Alp.
331. ceracea Arnd. FI. 1859, 16. — Anzi Lng., 76.
Rcr. — Sett.
332. cinerea L. Mant., I, 132. — Anzi Lng., 130, 306,477;
L. m. r., 207, 208; Mass. L. L, 270; Garov.; Dnrs.; Ces.
Var. alba Mass., atrocinerea Scbaer., chiodectonoides Anzi,
daedalea Mass., laevata Fr., lavanea Mass., lignicola Anzi,
obscura Rbh., ochracea Mass., olivacea Anzi, oxydata Anzi,
pantlierina Mass., polygonia Vii., rubicunda Bgl., traclii-
tica Mass.
L., Rcr., Rv., Rea. — It.
333. cinereorufescens Ach. Univ., 677. — Syn. A. sanguinea
Krplh. — Erb. cr. it., I, 678; Anzi Lng., 73, 74; Mass.,
(IV); Garov.; Ces.; Dnrs.
Rcr., Rv. — Alp., Tose, Merid.
334. coecula Ach. Syn., 164. — Syn. A. ocellulata Bgl. —
Anzi Lng., 323 ; Ces.
Rea., Rcr. — Alp., Tose, Merid.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 323
335. coronata Mass. Mem., 131, — Anzi Ven., 51 ; Mass.
(XXXV); Ces.
Rea. — Sett.
336. cupreoatra Nyl. FI., 18G4, 417. — L. olivacea Bgl. e
Crst. ; Ces.
Rcr. — Alp.
337. cyanocarpa Anzi Coram. d. soc. cr. it., Ili, 145. — Anzi
Lng., 79; Ces.
Rcr. — Alp.
3.38. depressa Flk. Beri. Mag., 1810, 123. — Anzi Lng., 527.
Rcr. — Alp.
339. Dicksoni Ach. Univ., 1G5. — Anzi L. m. r., 213; Lng.,
164; Erb. cr. it., II, 168; Ces.
Rcr. — Sett.
340. doloniicola Anzi Ctg., 61.
Rea. — Sett.
341. epulotica Ach. Univ., 151. — Anzi Lng., 77.
Rcr. — Sett.
342. euganea Trev. Paf., 261.
Rcr. — Sett.
343. flavidescens Jatt. ad int. — Syn. Aspicilia flavescens
Anzi Comm. Soc. cr. II, 9. — Anzi Etr., 38 ; Ces.
Rea. — Sett., Lig., Tose.
344. flavida Hep. L. E., 1860, 630. — Syn. A. argillacea Anzi.
— Anzi Lng., 278 ; Ces.
Rea. — Sett., Lig., Tose.
345. gibbosa Ach. Prodr., 90. — Anzi Lng., 72; Bgl.; Ces.
Yar. squamata Fw., verruculosa Krplh.
Rcr. — Sett., Tose, Sard.
346. lactea Mass., Syn., 26. — Anzi Ven., 52; Mass. (IV); Ces.
Rea. — Sett., Lig., Merid.
347. lacusiris (With.). Nyl. Lap., 137. — Anzi Lng., 326.
Yar. diamar toides Nyl.
Rcr. — Alp.
348. melanopUaea (Fr.) Krb. Syst., 159. — Erb. cr. it., II,
168; Ces.
324 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Var. concolor Anzi.
Rcr. — Alp.
349. muiabilis Ach. Univ., 34d. — Anzi Lng., 129; Garov.;
Ces.
L. — Seti
350. odora (Adi.) Schaer. Spie, 80. — Erb. cr. it., II, 926 ;
Anzi Lng., 75; Ces.
Rcr. — Alp.
351. polijchroma Anzi Ctg., 59. — Anzi Lng., 70, 277, 325,
530; Ces.; Dnrs.
Var. ochracea Anzi.
Rcr. — Sett., Merid.
352. scutellaris Mass. Rie, 38. — Syn. ? A. cinerea Ach. var.
— Erb. cr. it, I, 380; Mass. (IV); Dnrs.; Ces.
Rcr. — Lig.
353. similis Mass. Neag., 5. — Syn. A. isabellina Jatt. —
Anzi Lng., 80; Mass. (XXVII); Dnrs.; Ces.
Rea. — Sett., Lig., Tose.
354. suaveolens (Ach.) Schaer. Spie, 70. — Mass. L. I., 124;
Anzi Lng., 75 ; Ces.
Rcr. — Alp.
355. tenebrosa (Fw.) Krb. Prg., 95. — Erb. cr. it., I, 1387 ;
Anzi L. m. r., 212; Dnrs.; Ces.
Rcr. — Seti, Lig.
356. verrucosa Ach. Univ., 339. — Anzi L. m. r., 211; Erb.
cr. ii, I, 938; Mass. (XXXV); Dnrs.; Ces.
M. — Sett., Merid.
357. vitrea Anzi Neos., 7.
Rcr. — Alp.
Esaurite le comunicazioni togliesi 1' Adunanza a ore 4 pom.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 325
SEDE DI ROMA.
Adunanza dell' 11 maggio 1893.
Letto ed approvato il verbale precedente, il prof. R. Pirotta pre-
senta un completo e ben sviluppato esemplare di un Gasteromicete, il
Geaster fornicatus (Huds.) Fries.
Ricorda che appartiene al gruppo dei fornicati, che comprende
secondo la Sylloge del Saccardo (voi. VII, parte I, pag. 70) soltanto
tre specie, una americana, G. radicans Berk. et Curt. ; una del Por-
togallo, G. Welwitscliii (Montg), e la terza, G. fornicatus (Huds.), del-
l'Europa e dell'America del Nord. Quest'ultima specie, secondo la
citata Sylloge (loc. cit., pag. 74), non sarebbe ancora stata riscontrata
in Italia, È pertanto interessante la sua scoperta fatta da uno stu-
dente a Monte Celio, nei colli Tiburtini pi-esso Roma, essendo la
bella specie nuova a quanto pare per l' Italia, certamente per la
provincia di Roma.
Lo stesso prof. R. Pirotta discorre poi intorno ad un caso di sin-
spermia nella Ginkgo biloba.
Mentre sono registrati numerosi casi di sincarpia, cioè di salda-
tura o di concrescenza di frutti, 1' opere di teratologia ricordano un
numero relativamente raro di casi di sinspermia o concrescenza di
semi, e questi pocbi casi sono relativi alle Angiosperme (vedasi
Moqiiin-Tandon, Tératol. végét. pag. 277 e Masters, Pflanzenteratol.
[trad. Dammer], pag. 69).
Ora il prof. Pirotta riscontrò un bellissimo caso di sinspermia nella
Ginkgo biloba, il quale sarebbe pertanto il primo segnalato per le
Gimnosperme. La saldatura era totale per i tegumenti del seme,
tanto esterni molli, quanto interni duri ; ma essa non interessava
r endosperma e l' embrione, i quali erano perfettamente indipendenti,
come lo dimostrò anche la germinazione, che ebbe luogo regolar-
mente, dando due piantine perfettamente indipendenti e normali.
Esaurite le comunicazioni è levata la seduta.
326 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del 14 maggio 1893.
Il Vice-Presidente Sommier annunzia che il Presidente Arcan-
geli non è intervenuto all' adunanza a causa di un grave lutto di
famiglia. Egli ha perduto pochi giorni fa il figlio maggiore dell'età
di 17 anni, che si faceva onore negli studi universitari a Pisa. Il
Consiglio della Società ha deliberato d' inviare una lettera di con-
doglianza al prof. Arcangeli, ed i soci intervenuti vorranno certo
unirsi a questa testimonianza di affetto e di stima per il Presidente
della Società.
Il prof. Caruel appoggia la proposta che la lettera venga man-
data anche a nome della Società riunita in adunanza pubblica.
La proposta è quindi approvata all' unanimità.
Il Vice-Presidente Sommier aggiunge che il Consiglio ha deciso
di proporre ai soci convenuti che, per dare maggior prova della
parte che prendono al lutto del loro Presidente, venga sciolta l'adu-
nanza odierna, e ne sia rimandato il seguito alla domenica ventura.
Domanda se vi è alcuno che abbia osservazioni da fare a questa
proposta del Consiglio.
Il prof. Caruel si alza, e parla in questi termini : « Nessuno può
dubitare dei miei sentimenti verso il prof. Arcangeli, già mio Aiuto,
ora mio collega nell' insegnamento e nella Società. Non vi ha al-
cuno forse che divida più di me il dolore della sua disgrazia. Per
questo ho approvato con tutti la lettera di condoglianza che gli
verrà scritta a nome della Società ; ma non per questo posso con-
venire della proposta d'interrompere oggi i nostri lavori. Sono pre-
senti soci e non soci, venuti appositamente dietro invito; sono state
inviate comunicazioni — ho sentito a dire in buon numero — con
l' intosa che fossero lette oggi ; il rimandare l'adunanza avrebbe
inconvenienti, fra' quali non ultimo l' incappare in altre adunanze
future. Onde non credo mancare di riguardo, né al nostro Presi-
dente, né al Consiglio, pregando la Società a non accogliere la pro-
posta che ci vien fatta. »
Il Vice-Presidente Sombiier dice che la proposta del Consiglio è
di quelle che non conviene mettere in discussione, e che perdono
il loro valore quando non sono approvate all' unanimità. Crede
quindi suo dovere di ritirarla in nome dei Consiglieri presenti e di
dar seguito ai lavori dell' adunanza.
Partecipa quindi la morte del nostro Vice-Presidente prof. Gio-
vanni Passerini avvenuta il 17 aprile decorso. Si limita al semplice
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 327
annunzio della grave perdita subita dalla nostra Società e dalla Bo-
tanica in Italia, poiché è certo che il nostro Presidente vorrà da
sé tessere l'elogio del chiaro estinto.
Viene proclamato socio il sig. Guido Uzielli di Firenze.
Il Segretario Baroni dà lettura di un telegramma inviato da
Martelli che si trova al Gargano per erborizzare. Il testo del te-
legramma è questo : « Ritenuto burrasca, saluto colleghi interve-
nuti adunanza, raccolte buone. »
Ha la parola 1' Archivista Bargaoli per annunziare i doni per-
venuti alla Società durante il mese.
Rivista Agraria, Giornale dell' Associazione dei proprietari ed agri-
coltori in Napoli, n.» 15, 16, 17, aprile 1893.
P. Magnus. Mykologische Miscellen. Bevichten der Deutschen Bo-
tanischen Gesellschaft. Jahrgang 1893. Band. XI, Heft. I.
Eduard Kilias. Nachruf von P. Magnus. Separat-Abdruck aus den
Verhandlungen des Botauischen Vereins der Provinz Brande-
burg XXXIV.
P. Magnus. Ueber das monstrose Aufreten von Blattern und
Blattbuscheln an Cucurbitaceen-friichtchen. Separat-Abdruck aus
der Oesterr. botan. Zeitschrift. Jahrg, 1893, n. 2.
P. Magnus. Frucht von Amygdalus persica foliis purpureis. Son-
derabdruck aus Gartenfiora, 1893, Heft. 4.
Baroni doti. Eugenio. Del posto che occupa la Eohdea japonica Roth.
tra le famiglie vegetali e sul suo processo di impollinazione. Estr.
dagli Atti del Congr. bot. internaz., 1892.
Saccardo P. A. U Azolla Caroliniana in Europa. Estr. dagli Atti del
R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Tom. III, serie VII.
Kellog M. D. Methods of precision in the investigation of disor-
ders of digestion.
Bullettino della Scuola agraria di Scandicci. Ricerche ed espe-
rienze istituite nei poderi sperimentali e nel laboratorio di chimica
agraria sotto la direzione di N. Passerini. Seconda serie. Anno I,
1893, fase. I e II.
L'Avvenire agricolo, Bollettino della Scuola ambulante pratica
e sperimentale dell' agricoltura ecc. della provincia di Parma,
20 aprile 1893, n. 4, nel quale è contenuto un Cenno necrologico
del dott. G. Batta. De-Toni sul prof. Giovanni Passerini.
Abhandlungen herausgegeben vom naturwissenschaftlichen Ve-
reine zu Bremen, XII Band. 1893.
The Journal of the Quekett Microscopical Club. London, Ser. II,
voi. V, n. 32, 1893.
Bullettin of the Torrey Botanical Club. Voi. XX, Lancaster, Pa,
aprii 10 1893, n. 4.
Wiener Illustrirte Garteu-Zeitung. Aprii 1893, 4 Heft.
Bollettino Agrario Veronese, n. 9, 30 marzo 1893 e n. 11-12, 20-
30 aprile 1893.
328 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
De Bonis. Le piante del Polesine. Estratto dal Bull. Soc. Bot. It.
12 marzo 1892.
De Bonis. Fecondazione occasionale della Plafanthera hifolia Ricli,
Estratto dalla Rivista It. di Scienze Nat. XIII. 1 febbraio 1893.
Massalongo C. Entomocecidii italici. Estratto dagli Atti del Con-
gresso Botanico Internazionale di Genova, 1892.
Canestrini e Massalongo. Nuova specie di Phytoptus : Phr/toptus Mal-
pighianus n. sp. Estr. dal Bull. Soc. Ven.-Trent. di Scienze Nat.
Tom. V, n. 3.
Bericlite der Schweizerischen. Botaniscben Gesellschaft. Hefte III,
1893.
Atti del Congresso Botanico Internazionale di Genova, 1892.
Bonnet Edm. Le Congrès de Génes. Extrait du Bulletin de la
Soc. Botanique de France. — Una nomenclatura medico-botanica
estratta da un codice del secolo IX, scritto nell' Italia settentrio-
nale. Estr. dagli Atti del Congresso Internazionale di Genova.
Il Segretario dà lettura di una comunicazione del prof. MasSA-
LONao, che ha per titolo :
NUOVA CONTRIBUZIONE ALL'ACAROCECIDIOLOGIA DELLA
FLORA VERONESE E D'ALTRE REGIONI D'ITALIA. NOTA
DEL DOTTOR C. MASSALONGO.
Mosso dal desiderio di portare contributo alla conoscenza
degli acarocecidii o milbogalle proprie della flora del nostro
paese, sino dal 1889 rivolsi l'attenzione a queste, per vari ri-
spetti, interessantissime patologiche produzioni. Quanto però
finora, sopra questo argomento, pubblicai nel Nuovo Giornale
Botanico Italiano o nel Bullettino della Società Botanica Ita-
liana, si riferisce quasi esclusivamente agli acarocecidii che se-
gnalai nel dominio della provincia di Verona, dove essendo solito
di passare alcuni mesi dell'anno, ebbi tutto l'agio di fare a tale
riguardo numerose esplorazioni. Nella presente memoria, oltre
alle milbogalle che scopersi di recente in detta provincia, vi ho
aggiunto ancora quelle gentilmente inviatemi, da varie parti
d'Italia, dai chiarissimi signori: G. Canestrini, G. Arcangeli,
A. Carestia, E. Rostan, L. Micheletti e P. Baccarini, ai quali mi
è grato di esprimere per ciò i più sinceri ringraziamenti.
Come è noto, in quest'ultimi tempi, per opera segnatamente
degli illustri prof. A. Nalepa e G. Canestrini, la sistematica degli
acari cecidiogeni della famiglia dei fltottidi, entrava in un' èra
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 329
novella. Mentre infatti per l' addietro l'autonomia delle forme
spettanti alla menzionata famiglia di artropodi era ritenuta
molto problematica, oggigiorno invece, benché da pochi anni
soltanto ne sia stato seriamente intrapreso lo studio, si conoscono
di già oltre un centinaio di specie e vari generi ancora di fitot-
tidi. Di queste specie, create quasi tutte dal Nalepa e Canestrini,
parecchie vennero stabilite sopra il materiale ch'io raccolsi;
per questo motivo non pochi dei cecidii da me successivamente
descritti, acquistano anche dal punto di vista zoologico un' im-
portanza eccezionale.
B lì) li agrafia
(Continuazione vedi: Nuovo Giom. bot. it., voi. XXIII, pag. 79-82, 471-472
e BuUett. della Soc. bot. ital., 1892, pag. 71).
61. Balle E. — Catalogne descriptif des galles observées aux.
environs de Vire (Calvados) in: Bullet. Soc. Amis se.
nat Rouen 1889, II Sem., p, 415-437. — In questa memoria
trovasi la descrizione del PliyHocoptes Ballei Trouessart.
62. Berlese a. N. — La Fitoptosi del Pero in : Rivista Patol.
vegetale voi. I, p. 71, tav. IV ; Padova 1892.
63. Canestrini G. — Sopra due nuove specie di Phytoptus
(V* serie) ; estratto Atti Soc. Venet.-Trent. Se. natur.
voi. XII, fase. II ; Padova 1891.
64. — Sopra due nuovi Fitoptidi (VP serie): estratto Atti Soc.
Venet.-Trent. Se. natur. voi. XII, fase. II ; Padova 1891.
65. — Sopra due nuove specie di Phytoptus (VIP serie); in
BuUett. Soc. Venet.-Trent. Se. natur. Tom. V, n. 2; Pa-
dova 1892.
68. — Sopra tre nuove specie di Fitoptidi italiani (VIIP serie);
Atti R. Ist. Venet. se, lettere ed arti, Tom. III, ser. VII,
p. 837-39; Venezia 1892.
67. — Abbozzo del sistema acarologico: estratto dagli Atti R.
Ist. Venet. se, lett. ed arti, Tom. II, ser. VII ; Venezia 1891.
68. — Famiglia dei Phytoptini in: Prospetto dell' acarofauna
italiana, Parte V% p. 543-557, p. 589-722, tav. 44-59 ; Pa-
dova 1892.
N.B. La stessa pubblicazione è inserita nel voi. I, fase. 1,
ser. II degli Atti Soc. Venet.-Trent. Se. natur. p. 49-198,
330 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
tav. I-XVI (di queste tavole la IV-V si trovano sotto i n. 6-7
nel fase. I del voi. XII).
68.^is Canestrini G. e Massalongo C. — Nuova specie di Phy-
toptus (Ph. Malpighianus) in: Bullett. Soc. Venet.-Trent.
Se. natur, Tom. V, n. 3; Padova 1893.
69. Corda A. C. J. — leones fungorum voi. IV, Pragae 1840 et
voi. V, ibidem 1842.
70. De Stefani F. — Sopra una galla di Phytoptus sul Vitex
Agnus Castus in: Naturalista Sie. Vili, 1888, p. 66-69.
71. KiEFFER J. J. — Neue Mittheil. ùber lothringisehe Milbeii-
gallen in: Bot. Centralbl. 1889, n. 1, p. 1.
72. — Die Zooeecidien Lothringens (Fortsetz.) in: Entom. Naeh-
richten von Karscli, Jahrg. XVIII (1891), n. 14-16 (Sepa-
ratabdr., p. 1-18); Berlin 1891.
73. — Aearoeéeidies de Lorraine in: Feuille des Jeunes natura-
listes Ut sér., 1 Juin, n. 260, ann. 1892.
74. LiEBEL R. — Die Zooeecidien (Pflanzendeformationen) und
ihre Ergeuger in Lothringen. — Zeitschrift f. naturwiss.
Bd. LIX, 1886, p. 531.
75. — Ueber Zooeecidien Lothringens in: Entom, Naehr. von
Karseli, Jahrg. XV (1889) n. 19, p. 297.
76. — Die Zooeecidien (Pflanzendeformationen) der Holzge-
wàchse Lothringens; Mùnchen 1892.
77. Lòw F. — Verzeichniss der dureh Gallrailben (Phytoptus)
an Pflanzen verursachten Deformationen (Phytoptoceci-
dien) der Hernsteiner Gebietes und seiner Umgebung
(Beck's Fauna von Hernstein in Nieder-Oesterreich II
Th., II Halbbd.) in: Beeker's Monographie; Wien 1885,
p. 6-15. — Conf. Just. Bot. Jahresb. XIII (1885), II Abth.
2 Heft, p. 548.
78. Massalongo C. — Sulla Fitottosi dei fiori dell' Alloro in :
Bullett. Soc. Bot. It., 1893, p. 189.
79. Nalepa a. — Neue Gallmilben (Fortsetz.) in: K. Akad, Wis-
sensch. Wien, Sitz. mathematisch-naturw. Classe vom
8 Oct. 1891, p. 198.
80. — Neue Gallmilben (2 Fortsetz.) in 1. e., Sitz. mathematisch-
naturw. Classe vom 5 Nov. 1891, p. 225.
81. — Neue Gallmilben (3 Fortsetz.) in 1. e., Sitz. mathematisch-
naturw. Classe vom 4 Febr. 1892.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIREN;5B 331
82. Nalepa a. — Nelle Gallmilbeii (4 Fortsetz.) in 1. e, Sitz. ma-
thematisch-naturw. Classe vom 19 Mai 1892, p. 128.
83. — Neue Gallmilbeii (5 Fortsetz.) in 1. s. e, Sitz. raatematisch-
naturw. Classe vom 6 Oct. 1892 p. 190.
8-1. — Mittheilung ùber « Neue Gallmilben » (0 Fortsetz.) in 1. e,
Sitz. mathematisch-naturw. Classe vom 3 Febr. 1893, p. 31.
85. — Neue Gallmilben in: Nov.ActaKais.Leop.-Carol.-Deutsch.
Akad. Naturforscher Bd. LV, n. 6 ; Halle 1891.
86. — Genera und species der Familie der Phytoptida in: Denk-
schrift d. K. K. Akad. Wissenscli. Wien 1892, mit. 4 Taf.
87. — Tegonoius ein neues Phytoptiden-Genus, aus: Zool. Jahrb.
Abth. f. Systematik, Geograph,, Biolog. d. Thiere vom J.
W. Sprengel in Giessen, VI Bd., p. 327; Jena 1892.
88. — Neue Arten d. Gattung Phijtoptus und Cecidophyes in :
K. Akad. Wissenschaft. Wien ; Sitz. mathematisch-naturw.
Classe vom 7 July 1892, p. 155.
89. — Neue Arten der Gattung Phytoptus u. CecMophyes, aus
dem LIX Bd. d. Denkschrif mathematisch-naturw. Classe
d. K. Akad. d. Wissenschaft. Wien, p. 525 mit 5 Taf.
— Wien 1892.
90. Reaumdr M. — Mémoires pour servir à l'histoire des In-
sectes voi. Ili, mém. XII ; Paris 1737.
91. Trail J. W. H. — Galls and their makers in « Dee »: Transact.
of the nat. hist. Soc. of Aberdeen, p. 55. — Aberdeen 1878.
92. — Scottish Galls: ibidem, anno 1885, p. 35.
93. — Scottish Galls: from the Scottish naturalist 1887, p. 107-110.
94. — Scottish Galls in: Scottish naturalist for January 1890,
p. 226.
9". — The Galls of Norway (Transact. and Proceed. of Bot.
Soc. of Edinburgh 1888, p. 201).
90. — Galls of Norway in 1. s. e. voi. XVII, part. Ili, p. 482,
anno 1889.
97. Trouessart E. — Diagnoses d'Acariens nouveaux {Le na-
turaliste, 2 sér., n. 93, p. 25) ; Paris 1891.
Descrizione dei Cecidii.
1. AJuga Cliaiuaepytis Schreb. — All'estremità dei rami
di questa pianta, le foglie, brattee, nonché i fiori, infetti da
332 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
milbe, sono coperti da fitta e candida lanugine, formata da
luiiglii peli (uniseriato-pluricellulari), assai simili a quelli
propri alla specie.
Luoghi coltivati della valle di Tregnago presso Cogolo nel
veronese. Ottobre 1892.
2. Alnus cordifolia Ten. — Brinosi delle foglie (= Erineum
Alneiim Pers.; vedi descrizione in: Nuovo Giorn. boi it.,
XXIII, p. 100, n. 42).
Cecidiozoo: probabilmente il Pìiytopius drevitarsus Fock.;
Canestrini, Familia dei Phytoptini in 1. s. e, p. 662, tav. 45,
flg. 7-8.
Monte Sant'Angelo di Castellamare presso Napoli (G. Ar-
cangeli!).
3. Alnus g-lutinosa Gaertn. — Lòw F., Beitràge zur Naturg.
d. Gallmilben (Phytoplus Duj.) in 1. s. e, p. 8; Thomas,
Programm d. Realschule u. d. Progymnasiums zu Ohrdruf
1869, p. 8, n. 6 b; Hieronymus, Beitràge zur Kenntn, europ.
Zoocecidien in 1. s. e, p. 11, n. 31; Schlecht., Uebersicht
p. 512, und Gallbild. deutsch. Gefàsspfl., p. 12, n. 87; Kieffer,
Acarocécid. Lorraine 1. s. e, p. 6, n. 16 et p. 29, flg. 9 ex p.
— Cephaloneon pustulatum Eremi olim. — Sulla pagina
superiore delle foglie genera delle piccole galle (1,5-2 mill.
di diametro), vescicolari, rossastre, glabre, subglobose e ri-
strette 0 strozzate alla base di inserzione. Le loro pareti
carnosette (0,5 mill. grosse) e formate da più strati di cel-
lule parenchimatiche, limitano una cavità, tappezzata da
numerosi tricomi, fra i quali vivono i fitotti. Questi tricomi
sono leptodermi, unicellulari e semplici, nonché ottusi al-
l'apice. L' ostiolo è epifillo.
Cecidiozoo: Phytoptus laevis Nalepa, Neue Gallmilben in:
Nova Acta K. Leop.-Carol. deutsch. Akad. 1. s. e, p. 23, Taf. 4,
fig. 1-2. — Il Nalepa rinvenne in questo cecidio un' altra specie
di fitottide cioè : Tegonotus heptacinctus Nal., Tegonotus ein
neues Phytoptiden-Genus in 1. s. e, p. 335, Taf. 13, flg. 10-12.
Presso il paese di Bolca nel veronese; Giugno 1892.
4. Alnus incana DC. — Lòw F., Beitràge zur Kenntn. d.
Milbengallen in 1. s. e, p. 131, n. 4; Thomas, Programm
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 833
d. Realschule u. Progymnasiuius zu Ohrdruf 1869, p. 8,
n. 6 a; Hieronymus, Beitriige Keniitii. europ. Zoocecid.,p. 12,
n. 33; Schlecht. Uebersicht p. 512 uiid Gallbild. deutsch.
Gefasspfl., p. 12, n. 93 ; Nalepa, Beitràge Systematik d. Phy-
iopten in 1. s. e. Taf. IV, flg. 3 und Neue Gallmilben in:
Nova Acta K. Leop.-Carol. deutsch. Akad. 1. s. e, Taf. 3,
fig. 11. — Cephaloneon inistulatum Br. olim. — Produce
delle galle fogliicole identiche a quelle sopradescritte (ii. 3).
Cecidiozoo: Phijtojjltcs laevis Nal. in 1. s. e.
In Piemonte presso Riva-Valdobbia in Valsesia (A. Carestia!).
5. Aliius Yìridis DC. — Thomas, Aeltere u. Neue Beobacht.
ùber Phytoptocecidien in 1. s. e, p. 354; Lòw F., Beschreib.
von neuen Milbengalleii, nebst Mittheil. ùber einige schon
bekannte in 1. s. e, p. 715, n. 1; Hieronymus, Beitràge
Kenntniss europ. Zoocecid. in 1. s. e, p. 12, n. 34; Schlecht.
Uebersicht p. 513 und Gallbild. deutsch. Gefasspfl., p. 12,
n. 96 a. — Erineum (PhyUeriam) purpureum DC. —
Acervuli o cespuglietti epifilli di rado anfigeni, per lo
più confluenti in serie parallele alle nervature secon-
darie delle foglie. Questi cespuglietti sono formati da
anormali tricomi, unicellulari, lunghi e cilindrici, fortemente
sinuosi ed arricciati, coli' estremità ottusa; il loro colore è
dapprima bianco, ma coli' andar del tempo prendono una
bella tinta roseo-persicina.
Luoghi più elevati dei monti Lessini nella località detta « il
Vallone » al disopra dei Spia/.zoi nel veronese; a Riva-Valdobbia
in Valsesia (A. Carestia!); nella provincia di Cuneo (R. Fusari!).
6. Artemisia vulg'aris L. — Low F., Beitràge zur Kenntn.
d. Milbengallen in 1. s. e, p. 132, n. 5; Hieronymus, Bei-
tràge Kenntn. europ. Zoocecid., p. 14, n. 43; Schlecht.
Uebersicht p. 514 und Gallbild. deutsch. Gefasspfl., p. 107,
n. 1211; Kieffer, Acarocécid. Lorraine in 1. s. e, p. 7, n. 20;
Canestrini, Fam. dei Phytoptini in 1. s. e, tav. 53, fìg. 10.
— Sulla pagina superiore delle foglie determina la produ-
zione di piccole galle (poco più di un mill. alte, sopra
due terzi di mill. circa in diametro) vescicolari, rossastre,
subobovato-clavate (cefaloneiformi), substipitate alla base e
334 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
colla superfìcie papillosa. II loro ostiolo giace al lato dor-
sale del lembo fogliare ed é, unitamente al canale che attra-
versa Io stipite delle medesime, quasi ostruito da lunghi
peli sinuosi. Le cellule dell' epidermide (continuazione del-
l' epiflllo) che riveste le pareti (circa il doppio più grosse
della lamina normale della foglia) di questi cecidii sono
ipertrofizzate, jaline e gibbose verso l'esterno, dove qua e là
portano dei tricomi, semplici, uniseriato-pluricellulari.
Cecidiozoo: Phytoptus Artemisiae Canestrini, Fam. dei Phy-
toptini in 1. s. e, p. 650, tav. 49, fig. 3 et tav. 54, fìg, 6.
Provincia di Padova: presso Teolo negli Euganei (G. Cane-
strini !).
7. Betula alba L. — Thomas, Beschreib. neuer oder minder
gekannter Acarocecidien in 1. s. e, p. 266, n. 10, tav. X,
fig. 12-15; Lòw F., Nachtrage zu meinen Arbeiten ùber
Milbengallen in 1. s. e, p. 622, n. 69; Hieronj^raus, Beitràge
Kenntn. europ. Zoocecid., p. 16, n. 57 (sub Beiula verru-
cosa); Schlecht. Uebersicht p, 515 und Gallbild. deutsch.
Gefàsspfl., p. 13, n. Ili (sub Betula verrucosa); Kieffer, Aca-
rocécid. Lorraine in 1. s. e, p. 7, n. 27; Canestrini, Fam. dei
Phytoptini 1. e, tav. 59, fìg. 2. — Cephaloneon betuli-
num Br. olim. — Galle fogliicole (appena un mill. di dia-
metro), subgloboso-ovate, glabre, quasi egualmente promi-
nenti sulle due faccie della lamina. Per lo più sulla pagina
inferiore della foglia appariscono subemisferiche, mentre al
lato opposto vi producono una sporgenza (o vistibulo) sub-
conica, all' apice della quale sbocca l' ostiolo. Le loro pareti,
un terzo circa di millimetro grosse, sono formate di ele-
menti parenchimatici, fra i quali nella regione delle galle,
situata sul dorso del lembo fogliare, osservansi dei meati
intercellulari.
Cecidiozoo: Phytoptus Betulae Nalepa, Genera u. Species d.
Fam. Phytoptida in 1. s. e, p. 873, Taf. II, fìg. 3-4; Canestrini,
Fam. d. Phytoptini in 1. e, p. 680, tav. 59, fìg. 3.
II Nalepa in questo cecidio trovò ancora il Phytoptus lejo-
notus Nal., Genera u. Species ibidem., p. 86S, Taf. I, fig. 1-2;
Canestrini, ibidem, p. 666, tav. 58, fig. 9.
Piemonte: Riva-Valdobbia in Valsesia (A. Carestia!).
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 335
8. Bettila alila L. — Low F., Beitriige zur Naturg. d. Gall-
milben in 1. s. e, p. 8, n. 13; Schlecht. Uebersicht p. 515,
11. 13 et (sub. BetiUa verrucosa) Gallbild. deutsch. Gefasspfl.,
p. 13, n. 115; Hieronymus, Beitràge Kenntn. europ. Zooce-
cid., p. 16, n. 55 (sub. B. verrucosa) ; Kieffer, Acarocécid.
Lorraine 1. e, p. 8, n. 28; Canestrini, Fam. dei Phytoptini
in I. s. e, tav. 57, fig. 5. — Erineum betulinum Schum.,
Rabeiih. Deutschl. Krypt. FI., I, p. 65, n. 622; Wallroth
FI. Crypt. Germ., II, p. 129, n. 1.382. — Erinosi delle foglie.
Gli anormali tricomi, caratteristici di questo erineo, formano
dei cespuglietti o macchie piane ed ipofìlle, talvolta però
anfigene, le quali sovente confluiscono in fascie parallele
alle nervature secondarie delle foglie. Tali tricomi, dapprima
pallidi ed in seguito rubiginosi, sono molto corti, rigonfi
all' apice, e spesso dilatati a guisa di imbuto o variamente
lobulati, mentre sono attenuato-stipitati alla base.
Cecidiozoo: Phytoptus rudis Can., Fam. d. Phytoptini in 1. s.
e, p. 658, tav. 52, fig. 1.
Piemonte: Riva-Valdobbia in Valsesia (A. Carestia!).
9. Coronilla varia L. — Low F., Mittheil. iiber Phytopto-
cecidien in 1. s. e, p. 3; Schlecht. Uebersicht p. 521 und
Gallbild. deutsch. Gefasspfl., p. 79, n. 838; Kieffer, Acarocé-
cid. Lorraine in 1. s. e, p. 26. — Volvella Coronillae A meri,
in Kaltenb. Pflanzenf., p. 136, n. 22. — Foglietto delle foglie,
per lo più terminali, conduplicate nonché arcuate o subcon-
torte e col margine non di rado qua e là involuto.
Provincia di Verona: valle di Tregnago « a Marcemigo »;
autunno 1892.
10. Cotoneaster tomentosa Ait. (= C. vulgaris Lindi.) —
Low F., Nachtrage zu meinen Arbeiten ùber Milbengallen
in 1. s. e, p. 623, n. 72; Schlecht. Uebersicht. p. 521 und
Gallbild. deutsch. Gefasspfl. p. 70, n. 712; Hieronymus, Bei-
tràge europ. Zoocecidien p. 20, n. 81 ; Kieffer, Acarocécid. Lor-
raine in I. s. e, p. 26; Canestrini, Fam. dei Phytoptini in 1. s.
e. tav. 48, fig. 4 (habitus). — Vajolo delle foglie caratteriz-
zato (analogamente a quanto è noto per la stessa malattia
d' altre pomacee) da pustule suborbicolari, più o meno ri-
336 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
gonfie e sporgenti specialmente dalla parte dorsale della la-
mina, dove spesso sono ricoperte da lunghi ed abbondanti
peli. In corrispondenza di dette pustule, il mesofìllo è rap-
presentato da uno straterello di cellule clorofilligere che
tappezza al lato interno le due epidermidi del lembo ed in
tutto il resto del suo spessore da numerose briglie cellulari
fra loro anastomizzantesi in lasso reticolo irregolare.
Cecidiozoo: Phytoptus Cotoneastris Canestrini, Pam. d. Phy-
toptini in 1. s. e, p. 638, tav. 48, fig. 7-8.
Provincia di Verona: nel monte Baldo presso il Santuario
della Madonna della Corona (A. Goiran !) ; nel Trentino (Gr. Ca-
strini I).
11. Crataegus Oxyacaiitlia L. — Pustule vajolose sulle fo-
glie, sublenticolari e turgide specialmente al lato dorsale
della lamina. La cavità di questi cecidii, che comunica al
di fuori per mezzo di un ostiolo ipofìllo, puntiforme, è attra-
versata in tutti i sensi da numerosi cordoni cellulari, ra-
mosi, separati da ampi spazi aeriferi.
Nel Trentino (Gr. Canestrini !).
NB. I frammenti di foglie che ebbi per esame, non mi per-
misero di verificare la determinazione del substrato di questo
cecidio, ed è perciò soltanto sulla fede del eh. prof. Canestrini
eh' io li riferisco at Crataegus Oxyacantha L.
Oss. — All'estremità dei rami di Crataegus Oxyacantha L.
(ed ancora di C. monogyna) per impulso delle larve di Cecido-
myia Crataegi Winn., le foglie vengono deformate. La loro
lamina cioè presentasi in vario modo accartocciato-increspata ed
atrofica, mentre le stipulo respettive appariscono, d'ordinario,
anormalmente dilatate. La superficie della lamina e delle stipula
predette, portano inoltre numerose emergenze, subcilindriche,
terminate da una capocchia, bruna glanduliforme. Tali foglie cosi
alterate producono un' agglomerazione più o meno compatta che
caratterizza la galla o cecidio della surriferita specie di Ceci-
domyìa (vedi Canestrini Fam. dei Phytoptini in 1. s. e, tav. 48,
fig. 11). — Il prof. G. Canestrini in questa galla scoperse due
nuovi fitottidi cioè il Tegonotus armatus Cn. (Fam. Phytoptini
p. 693, tav. 47, fig. 7, tav. 48, fig. 6, 12) ed il Phytopim Cra-
taegi Cn. (ibidem, p. 635, tav. 52, fig. 3), il quale ultimo acaro
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 337
sarebbe ritenuto, dall' illustre prof. Canestrini, l' autore delle
emergenze epifille sopramenzionate. In quanto alla presenza del
PJiijtoptus Crataegi nel cecidio, io non posso che constatare l'esat-
tezza delle osservazioni del suilodato professore; ciò mi risulta
dall'esame di alcuni saggi (raccolti nel Trentino) dallo stesso in-
viatemi. Ritengo ad ogni modo che come il Tegonoias armatus,
cosi pure il Phijtoptus Crataegi si debba considerare specie non
cecidiogena, ma piuttosto inquilina accidentale della galla pro-
vocata dalla Ceciclomyia Crataegi, essendoché nelle identiche
deformazioni osservate in differenti località sul Manco-spino, da
altri e da me vi furono trovate solo le larve di questo dittero.
{Continua).
Vien letta inolti'e una comunicazione del dott. Baldacci :
OSSERVAZIONI SULLA RAMIFICAZIONE DEL SYMPHYTUM
ORIENTALE L. APPLICATE AL GENERE SYMPHY-
TUM L. DI A. BALDACCI.
La presente nota ha lo scopo di accennare a particolari ca-
ratteri normali di ramificazione del Symplujlum orientale, i
quali sembrano manifestarsi nelle altre specie del genere e per
ciò parmi che debbano tenersi h\ buon conto nella descrizione
di questo gruppo di piante.
Symphytdm orientale L. a) Sviluppo di un individuo pri-
mario. — Alla base dell' asse si nota un numero variabile di
gemme dormenti che nascono all' ascella di altrettante foglie.
Dopo uno 0 due nodi al più si manifestano, sempre rigorosa-
mente ascellari, individui ripetitori tanto più sviluppati quanto
é la loro distanza dalla base dell'asse: essi occupano quattro
quinti dell'altezza dell'individuo primario. Da numerosi esem-
plari osservati, l' ultimo quinto dell' asse, al quale si giunge
quasi per regola dopo sette od otto nodi fogliari, presenta
foglie alla cui ascella manca il rispettivo individuo secondario
il quale si é innalzato emergendo a distanza variabile. * Questi
* Misura delle distanze fra la foglia ed il rispettivo asse ci hanno
dato : Ind. A) mm. 7, 52, 55, 57. — Ind. B) mm. 10, 27, 43, 57, 57.
— Ind. C) mm. 20, 43, 55, 55. — Ind. D) mm. 5, 50, 71, 67. —
Ind. E) mm, 16, 42, 47, 63. — Ind. F) mm. 6, 53, 57, 58.
Bui', dalla Soc. hot. ital. g2
338 ADDNAJfZA DELLA SEDE DI FIRENZE
assi che hanno contratto aderenza radiale coli' asse principale
sono sirapodiofori, eccettuato in qualche caso il primo ed il
secondo immediatamente superiori all'ultimo ripetitore che si
presentano come intermediari. Ora, facendo la prova di spiccare
dal basso all' alto ogni foglia col suo individuo secondario, sia
ripetitore che intermediario o simpodioforo, si viene infine ad
isolare l' ultimo individuo secondario prodotto con apparente
soppressione dell'individuo primario. Ma guardando attentamente
si scorge un cono vegetativo appena marcato a variabile di-
stanza dall'ultimo individuo secondario: questo cono vegetativo
rudimentale sta senza dubbio ad indicare l' individuo primario
che nel S. otnentale è rimasto mortificato ed abortivo. Abbiamo
quindi esempio, chiarissimo di sviluppo monopodiale.
h) Natura mo^'^fologica del cono vegetativo. — Nella plu-
ralità dei casi quest' organo si rende bene evidente ad occhio
nudo, mostrandosi come un piccolo ingrossamento, più o meno
circondato di peli, lungo la doccia dell'ultimo simpodioforo e a
distanza variabilissima del suo percorso. Taluna volta l' ingros-
samento tende a generare un piccolo mucrone che si vede me-
glio allorché la pianta è del tutto formata. Ma ciò che é più
necessario di ricordare e che conferma pienamente la natura
dell'organo è il completo, benché rarissimo, sviluppo di esso
in un fiore fertile, difl^cilmente sterile, come avviene sem-
pre d'ordinario fra le due infiorescenze di un individuo sim-
podioforo. Raro è pure il caso in cui quest' accenno di asse
primario non arrivi a formarsi né sotto l'aspetto di cono, di mu-
crone 0 di fiore: appena una quindicina di individui su duecento
osservati ne sembravano sprovveduti; cinque o sei presentavano
il flore e nel -resto si notava o il cono o il mucrone.
e) SvUuppo di un individuo ripetitore. — Questi individui
si comportano esattamente nella stessa guisa di un asse prin-
cipale, quantunque in più limitata scala. Nella parte inferiore
all' ascella di ogni foglia si formano altrettante gemme di natura
simpodiofora che restano quiescenti ; dopo quattro o più nodi fo-
ghari l'asse corrispondente alla foglia si innalza, e staccando,
come per 1' asse primario, ogni foglia e il rispettivo individuo
si arriva ad isolare l'ultimo simpodioforo, nel decorso del quale
si trova il testé ricordato cono vegetativo rudimentale od asse
principale che in qualche caso si é visto svolgersi nella naturale
terminazione di un fiore.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 339
d) Sviluppo dì ^m individuo intermediario. — L' esame
degli individui intermediari ha dimostrato, come indica il loro
nome, il passaggio fra la ramificazione dei ripetitori e dei sim-
podiofori veri. Il cono vegetativo che dovrebbe indicare l' asse
principale non è più visibile né ad occhio nudo, né colla lente,
salvo in rare eccezioni : però resta confermato dalla teoria. Tal-
volta uno dei due simpodiofori rimane abolito; tal'altra si notano
ambedue sembrando apparentemente provveduti di una sola
foglia e perciò monofìlli, ma all'analisi attenta si scorge che
la supposta foglia mancante ad uno dei simpodiofori si è trasfor-
mata in un pedicello a funzione vegetativa o in una brattea
insensibilmente dilatata all' apice a guisa di spatola. In altri casi,
per lo contrario, il simpodioforo manifestavasi uniparo e afillo
ed in altri anche uniparo e fogliato.
e) Sviluppo di icn individuo simpodioforo. — Sono assai
semplici, bipari e difilli. Soprascellarmente a ciascuna foglia si
forma una gemma che darà il racemo scorpioide : fra 1' uno e
r altro si forma l' asse principale rappresentato da un fiore e
dal suo peduncolo.
f ) Costruzione del S. orientale. — In questa specie si notano
adunque, riassumendo il già detto, individui ripetitori, inter-
mediari e simpodiofori. I primi si dividono in quiescenti e svi-
luppati; i quiescenti sono quelli non sviluppati. L'asse principale
è caratterizzato dal cono vegetativo. Gli individui intermediari
talvolta mancano. I simpodiofori presentano infiorescenza bifida
difilla e non hanno abortimento del loro asse principale che
termina sempre in un fiore.
Relazione dei « S. tuberosdm L. » e « S. bulbosum Schimp. »
COL « S. ORIENTALE L. » — Certamente per il ritorno all'atavismo
il cono vegetativo rudimentale del S. orientale ottiene la sua com-
pleta formazione per cui l'osservazione nostra é confermata. Che
se poi compariamo il fatto con quello che si produce in forme
più antiche di Sijmpìnjium la chiarezza dell' asserto non am-
mette più replica. Prendiamo ad esaminare il -S". tuberosmn od
una specie affinissima come il S. bulbosum. Sono piante assai
meno ramificate dell'altra (il numero delle foglie e quindi delle
rispettive gemme alla base dell'asse primario é pronunciato, ma
per cause più condizionali che intrinseche le foglie periscono di
buon'ora e le gemme abortiscono in gran parte) della quale però
340 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
imitano perfettamente l'abito, presentandosi anche in esse, nella
metà superiore, delle foglie che hanno il rispettivo asse ad una
distanza più o meno evidente. È molto difficile poter distinguere
gli individui ripetitori, intermediari o simpodiofori in causa dei
continui aborti; ciò peraltro non implica la questione principale.
Se consideriamo individui bene vegetati nel punto ove nel Sym-
phytum orietitale sorgeva il cono di vegetazione mortificato, in
queste specie invece di S. tuherosum o hulbosum, si sviluppa
un fiore, o, in altri casi, una brattea che sta a dimostrare la
terminazione dell' asse primario.
Non è infrequente, per le medesime cause condizionali ci-
tate, che accada 1' aborto completo o parziale delle due ultime
cime scorpioidi e allora il solo fiore che segna l'asse princi-
pale rimane fertile. Altre volte, al contrario, è questo fiore che
viene a deperire a tutto vantaggio dei fiori più inferiori delle
due cime.
S. ASPERRiMDM Sims. — Allo stato coltivato assume uno svi-
luppo poco adatto allo studio della sua ramificazione. Da un ri-
zoma emergono 15-20 piedi, ciascuno dei quali porta un numero
grandissimo di foglie. In basso le gemme sono ascellari, dormenti
0 assai poco evolute; dopo 7-10 nodi danno luogo ad individui
ripetitori con marcato sviluppo. A questi succedono tosto gli assi
simpodiofori (pare accertato che veri individui intermediari non
esistano nel S. asperrimum) i cui inferiori sono ascellari, men-
tre i più alti contraggono spiccata aderenza coli' asse innal-
zandosi a distanze irregolari dalla rispettiva ascella fogliare,
imitando precisamente gli altri Sijmphytum ora studiati. Tali
simpodiofori sono difilli e bipari. Recidendo i ripetitori e i sim-
podiofori si arriva ad isolare l'ultimo di questi senza osservare
traccie di asse primario. Ma sul sirapodioforo rimasto non è
difficile di notare, quando si possono esaminare molti individui,
quel medesimo ingrossamento, benché più piccolo, che si mani-
festa nel S. orientale. D' altra parte concorre spesso in aiuto
dell' osservatore un piccolo numero di simpodiofori apicali in
cui, invece dell' ingrossamento, è arrivato a formarsi un fiore
od una bratteola.
Concludendo si ha che il genere SympJiyimn, o per lo meno
parecchie specie di esso, presenta, per quanto mi è noto, due
caratteri che fin qui non sono stati considerati dagli Autori :
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 341
P r innalzamento costante degli assi simpodiofori e degli ul-
timi ripetitori rispetto alle loro foglie; 2" il cono rudimentale
mortificato che sta ad indicare la terminazione dell'asse prin-
cipale.
Il Socio Levier presenta Viola pinnata L. in frutto e Saponaria
Ocynioides L. in fiore, coltivate da rizomi raccolti a Bormio nel 1892.
I fiori dell' ultima non hanno per niente perduto del loro colore,
benché Bormio sia di quasi 1300 metri più elevato di Firenze. II
D'' Levier crede inoltre di rammentare che in stazioni più basse,
per es. al Monte Pisano, i fiori della Saponaria Ocymoides presen-
tino una tinta rosa meno vivace.
Il Prof. Caruel non condivide quest'ultima opinione del D*" Levier.
Il Segretario Baroni, associandosi all'opinione del Prof. Caruel,
dice di aver raccolto al Monte Pisano esemplari di Saponaria Ocy-
moides più robusti e a fiori di colore ben più vivace di quelli pre-
sentati dal D"^ Levier.
Il Segretario Baroni annunzia che il Prof. Goiran ha inviato
esemplari secchi di Eleusine indica e Spiraea sorbi f olia ^ da distri-
buirsi ai soci presenti e all' Erbario centrale di Firenze, insieme a
una lettera diretta al Presidente e ad una comunicazione sulla Spi-
raea sorbi/olia e sulla Vinca major.
EL^° Sig, Presidente,
Verona, 10 maggio 1893.
Altra volta ho comunicato alla Società Botanica Italiana al-
cune notizie intorno alla ubicazione di Eleusine indica Gàrtn.,
sia nel Veronese che in altri punti della Penisola Italiana.
Oggi segnalo una nuova stazione veronese di questa Po^cea;
che il nostro egregio collega, dott. Emilio Rodegher, ha rinve-
nuto, copiosissima di esemplari, nella località detta la Venturina
presso le Fery^azze, e quindi alle ultimissime pendici di uno dei
contrafforti dei M. Lessini.
Gli esemplari che presento, sono offerti come dono ai Colle-
ghi, fatta sempre la debita contribuzione aWEt-bario centrale.
Voglia, signor Presidente, credermi
Devotissimo
A. GOIRAN.
342 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
SULLA PRESENZA IN VERONA DI SPIRAEA SORBIFO-
LIA L. NUOVA STAZIONE DI VINCA MAJOR L. NOTA
DI A. GOIRAN.
Il Compendio della Flora Italiana dell' amatissimo nostro
Presidente prof. O. Arcangeli, indica questa Rosacea nei boschi
della Valle della Polcevera, nell'Appennino Ligure, ove insel-
vatichita è stata rinvenuta dal sig. Figari. Oggi annunzio la
presenza di Spiraea sorhifolia alle porte, per cosi dire, della
città di Verona.
Clii, seguendo il Lung-Adige, a sinistra del fiume, esce di
città per Porta Pellegrina o Porta Vittoria che dire si voglia,
si trova immediatamente di fronte a un piccolo fortilizio, il quale
porta il n. XXVII (27) e fu costrutto dagli austriaci nell'anno
MDCCCXXXVIII (1838). Nel muro che prospetta l'Adige, da anni
io osservava un arboscello o frutice che a primo aspetto poteva
scambiarsi con un esemplare nano e cespuglioso di Ailanihus
glandulosa; ma non ebbi mai tempo od occasione per occupar-
mene di proposito. Negli ultimi giorni di ottobre dello scorso 1892
io visitava quel luogo per verificare se i movimenti di terreno, ai
quali hanno dato occasione i grandiosi lavori intrapresi a di-
fesa dalle piene d'Adige, avessero recato qualche variazione
nella Flora propria a quel punto dei pressi di Verona. E rividi
la pianta in quistione; ma con mia grande soddisfazione in piena
ed esuberante fruttificazione. Procuratami una scala mi affrettai
a fare raccolta dei rami fruttiferi, dei quali presento esemplari
ai miei colleghi.
Oggi (10 maggio) l' unico esemplare che rappresenta nella
mia zona questa bella specie vegeta prospero e rigoglioso. Per
quanto io mi sappia, nella città di Verona questa Spiraea non
é coltivata in alcun giardino.
Segnalo una nuova stazione veronese di Vinca major L. sco-
perta recentissimamente (3 maggio 1893). Questa elegantissima
Apocinacea cresce copiosa in una siepe nel luogo detto le Are,
lungo la strada che va alle Torri Massimiliane da Porta
S. Giorgio ovvero da Porta Vescovo.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 343
Il Segretario Baroni dà lettura di altra comunicazione del prof.
MAssalongo, accompagnata da esemplari, che ha per titolo :
INTORNO ALLA CERATOMANIA EPIFILLA DI DIANTHUS
CARYOPHYLLUS L. NOTA DEL DOTTOR C. MAS-
SALONGO.
Delle molte anomalie di sviluppo a cui vanno soggette le
piante, una delle più singolari e nel tempo stesso più rare è cer-
tamente quella mostruosità, che, fra i teratologi, il Morren pro-
pose, per il primo, di indicare sotto il nome di cer^atoììiania,
cosi chiamata perchè si manifesta colla produzione di corpi
cavi, conici o corniformi, sulla superficie di vari organi del ve-
getale. Per i suoi caratteri questa mostruosità non devesi iden-
tificare colla formazione anormale di ascidii, essendoché que-
st' ultimi originansi a spese di tutto un organo laminare e
generalmente in conseguenza di unione congenita dei suoi mar-
gini, oppure devonsi considerare quali sue ramificazioni od escre-
scenze (enazione) cave, come sarebbe ad esempio dei due casi
illustrati dal Masters {Veget Teratology, fìg. 166-1G7) per le
foglie di Brassica Q Lactuca, dove però l'apertura degli ascidii
trovasi sempre diametralmente opposta all' inserzione dei mede-
simi. Nella ceratomania, invece, sia che questa si incontri sopra
una foglia o sugli involucri fiorali, trattasi costantemente di lo-
cali estroflessioni saccate, cosicché 1' orificio di esse si troverà
situato alla loro base. Per l'aspetto potrebbero piuttosto scam-
biarsi con certi zoocecidii, però la natura teratologica di simili
estroflessioni calcariformi verrebbe^ dimostrata dal fatto che
nella loro cavità non fu mai trovata veruna sorta di parassita
con cui si potesse sospettare avessero un rapporto etiologico.
A queste brevi considerazioni faccio ora seguire la descrizione
del caso di ceratomania da me osservato.
Sopra alcuni giovani esemplari di Diantlms caryophyllus L.,
coltivati neir orto botanico di Ferrara, ed ottenuti da semi pro-
venienti da Erfurt, varie foglie portavano delle curiosissime
appendici coniche cave di cui le più grandi elevavansi dalla pa-
gina inferiore 5-9 mill., misurando alla base 3-4 mill. di diame-
tro. Di tali singolari produzioni, nella parete delle quali il me-
sofillo si continuava pressoché inalterato, quelle che eransi
344 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
sviluppate su foglie sovrapposte nella gemma, sovente corrispon-
devansi a due a due, in guisa cioè che 1' una trovavasi ricoperta
od invaginata nell'altra. Qualche volta l'estremità, per lo più
scolorata, di coteste neoformazioni era rovesciata od inflessa,
venendo cosi, non di rado, a sporgere più o meno dal loro ori-
ficio, situato sulla pagina superiore della foglia.
Quantunque la mostruosità qui descritta, sia stata, nel 1821,
scoperta dal Trattenick (vedi: Masters, Veget Teratology; Pen-
ziG, Pfianzenteratologie), oltre che sulle foglie, ancora sul calice
e petali del garofano, tuttavia ho creduto opportuno di farne
anch' io un breve cenno, perchè, come sembra, posteriormente
al Trattenick, non venne segnalata da nessun altro teratoiogo.
Il prof. GoiRAN ha inviato la continuazione delle sue :
ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO
I MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN.
(Continuazione).
Vekbenaceae.
670. Vitex Agnus-casius L. — Siepi presso Verona; nella
Valpantena presso Ore e sopra Romagnano a Spredino (me-
tri 456). Non spontaneo ma introdotto da tempo ed ora quasi
fatto selvatico: nell'ultima delle stazioni ora ricordate vi si
trova assieme a Spiraea prunifoUa (Hortul.) e lasmìnum fru-
ticans L.
671. Verbena officinaUs L. — Ovunque dal piano alle zone
elevate.
j3 montana. — « Elatior et robustior; ad basim fere sub-
fruticosa. » — Luoghi selvatici elevati, per esempio presso ai
TracM (m. 1338).
Recentemente il sig. G. Menegazzoli nel suo giardino ha in-
trodotto Lippia nocliflora Mich. la quale vi alligna ottimamente;
dando prova anche presso di noi di quella tendenza alla diffu-
sione che ho osservato nelle piante esistenti in diversi Orti bo-
tanici da me visitati.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 345
ACANTHACEAE.
672. Acanthus spinosus L. Sj). pi., ed 1% pag. 639; Parl.-Car.,
FI. il., VI, pag. 342; A. molUs Pollin., FI. ver.. II, pag. 311;
BertoL, FI. it., VI, pag. 458-59; Vis. et Sacc, Cai., pag. 158;
Arcang., Comp. fi. il., pag. 562 « saltem quoad plantara vero-
nensem. » — In Verona fra le rupi nel Giardino Giusli quivi
certissimamente introdotto da epoca immemorabile. — V Acan-
thus mollis che i vari autori segnalano nel Giardino Giusli
nella città di Verona non è che A. spinosus L., la pianta cioè
trasmessa àW Erbario centrale di Firenze dal sig. Gregorio
Rigo: nuovi esemplari comunicherò io fra non molto a conferma
di questa mia asserzione.
Globdlariaceae.
673. Globularia cordifolia L. — Rupi e luoghi ghiaiosi del-
l'intera regione dalle vette più elevate scendendo nelle valli,
per esempio nella Val d'Adige alle falde del M. Pastello presso
la Chiusa, nelle valli Marchiora, del Falcone, dell'Anguilla,
di Squaranto, d'Illasi, ecc. — È pianta sempre gregaria.
fi nana Camb. — Qua e là con la specie nelle stazioni mag-
giormente aride e secche, specialmente se elevate.
Il Bertoloni * scrive: « Vidi lusum hujus speciei floribus duo-
« bus, vel tribus, solitariis, alternis, remotiusculis, statim sitis
« infra capitulum in axilla paleae, seu bracteolae. » Ho osser-
vato presso di noi frequentissima questa forma in tutta la re-
gione. — S'incontrano talvolta in uno stesso cespuglio dei ca-
polini bianchi in unione agli altri a colorazione normale.^
674. G. viclgaris L. — Pascoli e luoghi ghiaiosi dal piano
alle zone elevate dell' intera regione. Oltre alla forma con fiori
cerulei, se ne incontrano due altre a fiori bianchi o porpore-
' FI. it., II, pag. 8.
* Questa forma corrisponde alla pianta di Segujer, Glohularìa liumil-
lima repens flore albescente {PI. ver., Ili, pag. 264), e raccolta da Bor-
doni nel M. Alba.
346 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
scenti raccolte da Pontedera^ nei monti veronesi: io ho osservato
runa e l'altra forma nella Collina Veronese, rarissima la prima.
675. G. nudicaulìs L. — Pascoli elevati : Corno d'Aquilio,
Podesteria, M. Tomba, M. Sparaver, Cima di Malóra, Monte
Zeola, ecc.
Lentibulaeieae.
676. Utricularia vulgarìs L. — Fossi presso S. Michele, San
Martino, Caldiero, Belfiore, Valle Zerpana, ecc.
677. U. minor L. — Ove la precedente, però meno frequente.
Per semplice affermazione di fatto, faccio per ora pura menzione
di una forma serótina da me osservata, nella seconda metà di ot-
tobre, in un fosso presso *S^. Michele riserbandomi di ritornare
sopra la stessa dopo ulteriori studi.
Seguirebbe il genere Pinguicula che certissimamente deve
trovarsi in questa regione rappresentato da Pinguicula alpina
e da diverse forme di P. vulgaris; ma lo passo sotto silenzio
e per sentimento di onestà ; perchè né la memoria, né le mie
note di viaggio, né le mie raccolte mi danno alcun documento
0 notizia che valga ad accennare con sicurezza le stazioni nelle
quali posso avere osservato queste eleganti piantine, ad ogni
modo però da me viste " in più di un luogo.
Primulaceae. '
678. Hottonia 2)dlustris L. — Fossi e luoghi paludosi special-
mente del piano, dal quale però sale ad una certa altezza nei
monti trovandosi per esempio a Rovere di Velo (m. 857).
679. P^Hmula vulgaris Huds. — Luoghi selvatici, pascoli, prati,
siepi, ecc., in tutta la regione dal piano alle zone più elevate.
^ aWiflora. — Rara. Alle Ferrazze.
y gracilis. — Luoghi selvatici nel M. Tondo e presso 07''è
in Valpantena ecc.
$ caulescens. — Qua e là raramente.
* Pont., Comp., pag. 134 et Segu., PI. veron., II, pag. 185.
* Pinguicula alpina ad esempio è indicata da Ciro Pollini {FI. ver.,
I, pag. 25) nei monti Zeola e Alba.
* Lodovico Caldesi in FI. it.; Parl.-Car., Vili, pag. 613.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 347
680. P. SiUhorpiì Reichb. — Coltivata nei giardini come bor-
dura alle aiuole, si trova in questi oramai quasi fatta selvatica. '
681. P. variabills Goup. =: P. granclifloy'a-officinalis et P. of-
ficinali-grandifloym Goir. — Pascoli, prati e luoghi selvatici a
Csrro, Rovere di Velo, lungo il sentiero clie da Selva di Progno
va ai Torneici sulla destra del torrente, ecc., ecc.
682. P. intricata Gren. et Godr. = P. pachyscapa Goir. —
Pascoli e luoghi selvatici di tutta la zona elevata nella intera
regione, dalla quale scende verso il piano: Corno d'Aquilio e
Corno Mozzo, ecc., Podesteria, ecc., M. Sparaver, M. Tomba,
M. Malóra, M. Trappola, M. Pertica, M. Posta, Campobrun,
M. Zeola, ecc., Spiazzoi, Spiazzoletti, Velo, Rovere di Velo, e
nella Valle d'Illasi presso Selva di Progno, Giazza e Revol-
to, ecc., ecc. — Questa specie é stata certamente confusa da
molti botanici ed erborizzatori con la P. elatior lacq. Ritengo
poi certa la esistenza di forme ibride tra P. intricata e P. viU-
garis e P. ofjìcinalis.
683. P. offìcinalis lacq. — Pascoli e prati delle zone elevate
dalle quali scende sino alla collina, senza giammai penetrare
nella pianura : Cuzzano in Valpaìitena a sud di Grezzana (me-
tri 165) é la stazione più bassa alla quale ho osservato questa
pianta.
J3 raicrantha. — Nelle siepi presso Corbiolo (m. 817).
y ascapa. — Colla precedente.
Ulteriori ricerche faranno forse riconoscere la presenza di
P. sitaveolens Bertol.
684. P. Auricula L. — Rupi elevate in tutta la regione. As-
sieme alla forma foliis glabris, s'incontra non di rado la pianta
di Segujer,^ Auricula-Ursi foliis quasi farina aspersis. Per
testimonianza di Segujer, Moreni e Bordoni, nei M. Alba (me-
tri 1621) e Zeola (m. 1975) cresce una forma con scapo portante
pochi fiori e bianchi.'
^ Bulhtfino della Società botanica italiana, in Nuovo Giorn. hot,
ita?., voi. XXIII.
» PI. ver., Ili, pag. 109.
' Auricula-Ursi alba. « Albae mentis summum jngura incolit,
« ibique humilis, paucosque flores in fastigio gerit propter loci aspe-
« ritatem ; in hortis eulta vegetior, et quinos aut senos flores pro-
« fert. » Segu., PI. ver., Ili, pag. 109.
348 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
J3 pusilla. — « Pianta partibus omnibus minor. An species
diversa ?» — Questa forma si distingue dalla vera P. Auricula,
per essere più piccola, o a meglio dire ridotta a minime pro~
porzioni in tutte le sue parti. L' ho raccolta sul M. Posta (me-
tri 2235) il 29 agosto 1889.
685. P. Balbisii Lehm. — Rupi presso Spiazzoi (m. 1372) ove
è quasi gregaria, nel M. Posta, ecc. ; più rara della precedente.
Anche di questa specie ho notato una forma major ed una
forma minor.
686. P. spectabilis Tratt. — Nelle rupi e pascoli maggiormente
elevati di tutta la regione copiosissima.
j3 ascapa. — « Umbella sessili, multifìora, congesta. » —
Rara, nei pascoli al Vallone di Campegno presso il Pozzo del
ghiaccio (m. 1692).
687. Aretia (?). — Rarissima fra le rupi elevatissime del
M. Posta. — Lascio senza nome specifico questa elegantissima
e minuscula pianticella, della quale ho raccolto pochissimi esem-
plari il 29 agosto 1889. Forse sarà A. Hausmanni, ma ad ogni
modo desidero rivederla viva ed in posto prima di avventurarmi
ad una determinazione.
688. Aìidrosaces lactea L. — Pascoli e rupi elevate: nel Monte
Sparaver, alla Gasparina, in Val dei Ronchi, al Passo della
Lora, nel M. Zeola, nel M. Alba.
689. Cyclamen europaeum L. — Luoghi selvatici boschivi e
sassosi nelle zone subalpina e montana, dalle quali scende ai
colli e nelle valli che vanno a sboccare nella pianura, Val
d'Adige, Vaio del Falcone e àoXV Anguilla, Valle di Squaran-
to, ecc. Frequentissimo.
^ albiflorum. — Qua e là raramente : nel mese di agosto
del 1891 una gentile signorina ha raccolto questa forma gra-
ziosissima in Valpolicella nel M. delle Sassine (m. 322).
690. Soldanella alpina L. — Pascoli elevati del Corno d' Aqui-
no, Malóra, Campohrun, Zeola, ecc.
691. S. montana W. — Ove la precedente.
692. S. pusilla Baumg. — Luoghi sassosi e pascoli elevatis-
simi dei M. Posta e Camijobrun (m. 2235-1650) ove cresce
quasi gregaria.
693. S. minima Hoppe. — Ove la precedente.
694. Lysiìnachia vulgaris L. — Luoghi selvatici, siepi, ecc.,
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 340
dal piano, per esempio in Campo Marzo di Verona, Caldie-
ro, ecc., sino ad una certa altezza nei monti, per esempio in
Bolca (m. 945).
695. L. Nwmmilaria L. — Luoghi umidi e torbosi, margine
dei fossati : dal piano, per esempio Campo Marzo di Verona,
Caldierino, Caldiero, ecc., alla collina, per esempio a Soave,
sino ad una certa altezza nei monti, per esempio in Bolca.
096. Anagallis aroensis L. — Nei campi e prati: dintorni di
Verona, Collina Veronese, alla Mosella, nel M. Pastello, a
Spredino di Valpan/ena, M. S. Viola, presso Cerro Veronese,
a S. Anna d'Alfaedo, ecc., dal piano cioè ai monti sino a circa
1200 m. di altitudine. — Presenta secondo me due forme: una
a fiori color rosso-minio (A. phoenicea), l'altra a fiori azzurri
(la vera A. arvensis).
fi Monella (L). — Pianta più robusta ed a fiori azzurri :
ove le due forme precedenti.
097. A. tenella L. — Rara nella regione contemplata nella
presente scrittura : non ho trovato e raccolto questa elegantis-
sima piantina che in un punto solo, nelle Basse di S. Michele,
cioè in un prato torboso presso Centore.
098. Samolus Valerandi L. — Luoghi umidi nei dintorni di
Verona, nella Val d'Adige tra Ceraino e Peri ed in tutte le
altre vallate al loro sboccare nella pianura ; nelle Basse dì
S. Michele, a Caldiero, in Val Zerpana, ecc. — S' incontra fre-
quentemente gregaria, e nei luoghi sabbiosi non di rado é dato
raccogliere una forma nana la cui statura non oltrepassa i
2-3 centimetri.
Plumbagineae.
099. Armeria elongata Hoffm. Q alpina W. — Rara nella re-
gione: non l'ho incontrata e raccolta che nelle rupi e ghiaie
a Cima di Posta e Campohrun.
350 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Vien data sommaria lettura della comunicazione del Socio Bolzon
dal titolo ;
ERBORIZZAZIONE ALL'ISOLA DELL'ELBA. PEL DOTTOR
PIO BOLZON.
Centuria Quinta.
(Continuazione).
* Orcliis longicrurìs Link. (0. atlayiticaì W. in Comp. della
FI. It. di Are.) Capannone ; M. S. Martino. Aprile Maggio.
O. Morio L. Forte Saint-Cloud e qua e là nei colli presso Por-
toferraio.
O. tridentata Scop. Presso la cima di M. Orello. Aprile.
O. provincialis Balb. Cima del M. Perone (630 m.) Maggio.
0. maculata L. Luoghi selvati dei colli e anche nella parte sco-
perta del M. Capanne.
* Ophrys araiiifera * Huds. Diffusissima nei prati alle Ghiaie
insieme alla var. ^ atrata. Marzo-Aprile.
* O. exaitata Ten. Luoghi erbosi presso la cima di M. Orello.
Aprile.
* O. bomtoilifera Lk. Luoghi aridi presso la cima di M. Orello.
Aprile.
* O. Araclmites Host. Luoghi erbosi presso la cima di
M. Orello. 18 Marzo.
Alcuni esemplari colle gobbe del labello poco manifeste li ridur-
rei alla var. 3 oxyrrliyiichos Tod. propria, secondo gli autori, sol-
tanto della Sicilia. E qui noterò che alcuni esemplari di Ophrys del
il/. Orello a labello portante una macchia lucida in forma di mez-
zaluna, li avrei l'iferiti a 0. luoulata Pari, propria, secondo gli au-
tori, soltanto della Sicilia; cosi, all' Ottone avrei trovato 0. fusca Lk.
j3 funerea (Viv.) propria, secondo gli autori, dei colli presso Genova
e del Parmense, e di recente stata trovata anche in Firenze a Boboli,
ma non potendo, sul secco, controllare tali determinazioni fatte sul
fresco piuttosto in fretta, m' accontento d' averle accennate special-
mente a chi intendesse di erborizzare all' Elba.
* O. teiitliretliiiifera W. Luoghi erbosi presso la cima di
M. Orello. Aprile.
* Vedi Bulleit. della Sos. hot. ital., anno 1892, pag. 312.
* Vedi Acid, ad FI. Etruriae, pag. 265.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 351
* Ci'ocus bifloriis Mill. ,3 lineatus (Jan.) Largamente dif-
faso nei prati elevati alle Panche, presso il M. Volterraio.
28 Febbraio.
Nella Statistica non figura per alcuna delle isole, ma in seguito
alla pubblicazione di essa venne trovata da altri. '
Koiiiulea Rollìi Pari. Al M. Orello nelle macchie. Aprile.
Secondo gli autori non figura per la Toscana, ma posteriormente
alla pubblicazione della Statintica venne trovata all' Elba da altri '
presso Campo.
R. columiiae Seb. et Maur. Luoghi erbosi al forte Saint-Cloud
a pie di Monte Orello verso S. Giovanni.
** Iris floreiitìiia L. Luoghi erbosi ai margini dei torrenti
ai Magazzini, a Lacona, ecc. Aprile.
I. germanica L. Comune presso lo Siioperello, lungo la strada
di Longone. Aprile.
** Herinodactylus tiiberosiis Pari. Cima del M. S. Lucia
lungo il muro dell'oratorio. Marzo.
Quivi ne vidi due esemplarari soltanto ; 1' anno succeòsivo non
vidi traccia di questa specie.
*♦* Narcissus Panizzariiis Pari. Adiacenze della Villa Bi-
gescìii alle grotte. 28 Febbraio.
Evidentemente è sfuggito alla cultura.
** N. elatus Guss. Diffuso nei prati alle Ghiaie. Gennaio.
Distinguesi a prima vista da N. Tazzetta per i fiori molto -più
grandi e per la corona largamente imbutiforme, anziché cilindroide.
Nel Prodromo figura soltanto per le vicinanze di Lucca; più re-
cente venne trovato subspontaneo intorno alle ville presso Firenze.
All' Elba perciò trovasi in analoghe condizioni che quivi, giacché
i prati alle Ghiaie sono i giardini pubblici di Portoferraio, attual-
mente affatto abbandonati quanto alla cultura di fiori.
N. Tazzetta Lois. A Portoferraio sotto le Viste ; presso S. Gio-
vanni; allo Stioperello, ecc. Febbraio-Marzo.
** N. Bertolonii Pari. Luoghi sassosi lungo il ruscello alla
Valle di Lazzaro; a pie di M. Orello presso S. Giovanni.
Prima metà di Gennaio.
« Vedi 1. e, pag. 2G5.
* Vedi 1. e, pag. 2Go.
352 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Agave americana L. Poggi aridi presso il mare.
Tamus communis L. macchie di M. Orello. Maggio.
Ruscus acuLeatus L. A pie del M. S. Martino, ecc.
R. Hìppo^lossuiu L. j3 liypophyllum (L.). Nei prati alle
Ghiaie dove si trova ormai allo stato semiselvatico.
Asparagus acutifolius L. Comune nelle siepi e nelle macchie.
Smilax aspera L. Come la precedente. Ottobre.
Ornithogalum uiribellatuin L. Prati e vigne. Primavera,
0. arabicum L. (Camelia arabica Pari.). Nei prati alle Ghiaie.
Primavera.
0. pyrenaicum L. Si è rifugiata nel castagneto di Marciana.
** O. iiartooneuse L. A pie di M. Orello verso .S". Giovanni.
Maggio.
** Scilla caiupaiiiilata Ait. Diffusa nei prati e anche nei
viali alle Ghiaie in Aprile.
Muscari comosum Mill. Qua e là ne' luoghi erbosi.
M. racemosum L. Come la precedente.
Allìum triquetrum L. Luoghi erbosi presso S. Giovanni, ecc.
Primavera.
A. roseicm L. In Bagnala. Primavera.
— var. carneum Bert. Più diffuso della specie al forte Saint-
Cloiid, ecc.
A. subhirsuium L. Luoghi erbosi al forte Saint-Cloud, presso
Casa Marchetti, ecc. Primavera.
* A. Ctiamaeinoly L. Nel margine delle strade che dal
Ponticello conduce alle Ghiaie presso Portoferraio. Gen-
naio-Febbraio.
Dopo la pubblicazione della Statistica fu già trovato da altri. *
* A. pulcliellum Don. Luoghi erbosi secchi alle Panche
presso il Volterraio. Maggio.
A. spliaeroceplialon L. Come il precedente.
A. ainpeloprasLim L. Presso Portolongone. Aprile.
Asphodelus fistulosus L. Luoghi erbosi presso il forte di Por-
tolongone dove fu pure segnalato dal Savi.
A. microcarpus Viv. Diffusissimo nei colli, come nel M. Orello
dove in certe parti è affatto invadente.
* Vedi op. cit.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 353
Alisma Plantago L. Fossati lungo le strade presso Portoferraio.
Luzula Forsterii DC. Comune nelle macchie.
Juncus acutus L. Luoghi umidi presso Portoferraio.
J. compressus Jacq. Come la precedente.
Phoenix dactylifera L. Qua e là in individui isolati nelle vigne,
dove, mi si dice, fruttifica.
Arisarum vulgare Targ. Comune dovunque anche d' inverno.
Tifa angustifolia L. Nella palude di Mola presso Portolongone.
Eleocharis imlustris R. Br. Luoghi umidi presso Portoferraio.
* E. Pollicliii Gr. et Godr. {E. triqueier DC). Come la pre-
cedente.
Carex cUvulsa Good. Luoghi erbosi dei colli. Aprile.
C. glauca Scop. Palude di Mola, della Praia presso i Magaz-
zini, ecc.
C. divisa Huds. Comune dovunque.
C. vulpina L. Forte Saint- C loucl ; Valle di Lazzaro. Maggio.
* Plialaris coerulescens Desf. Luoghi erbosi presso Porto-
ferraio. Aprile.
Anthoxanihum odoratwn L. Luoghi erbosi al M. Perone. Aprile.
* Alopecurus utriculatus Pers. Luoghi erbosi alle Ghiaie.
Sorghum halepense Pers. M. Volterraio; Valle di Lazzaro.
Maggio.
Arundo Donax L. Inselvatichita lungo la strada di Portolon-
gone, ecc.
Phragmites comniunis Trin. Palude di Mola, della Praia.
Ag^rostìs alba L. Qua e là ne' luoghi erbosi.
Lagurus ovatus L. Comunissimo in primavera lungo le strade, ecc.
Stipa tortilis Desf. L. Come la precedente.
Aìra caryophyllea L. Presso Portoferraio.
A. capillaris Hust. j3 ambigua (De Notaris). Qua e là ne' luo-
ghi erbosi come all'Enfola.
Miliiiìn muliiflormn Cav. Come la precedente.
Avena sterilis L. Forte Saint-Cloud.
A. barbata Brot. Spiaggia di Mola.
Trisetum neglectwn R. et S. Forte Saint-Cloud, ecc.
Lamarhia aurea Much. Luoghi aridi e sassosi presso il forte
di Portolongone.
Holcus lanatiis L. Luoghi aridi presso Rio, al il/. Volterraio,
alla Valle di Lazzaro.
Bull, della Soc. hot. ital. 23
354 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Melica MagnoUi Gr. et Godr. Luoghi aridi al M. Volterraio.
** M. nutans L. Luoghi erbosi al M. Perone. Maggio.
Poa bulbosa L. Forte Saìnt-Cloud, ecc.
— mvipara Koch. Monte Perone.
* P. pratensìs L. Al M. Perone e non in altre parti dell' isola.
P. trivialis L. Presso la spiaggia di Mola.
Briza minor L. Nei seminati presso S. Rocco vicino a Porto-
ferraio.
B. maxima L. Comune ne' luoghi erbosi.
Dactylis glomerata L. Alle Oìiiaie.
Gynosurus echinatus L. Lungo le strade e nei seminati.
Koeleria phleoides Pers. Luoghi aridi al M. Volterraio.
Centuria Sesta.
Serrafalcus Tnollis Pari. Prati alle Ghiaie, tanto la forma a
spighette glabre come quella a spighette pubescenti.
Vulpia ligustica Lk. Forte Saint-Cloud, ecc.
Aegilops triaristaia W. Presso Portoferraio, ecc.
A. triuiicialis L. M. Volterraio.
Hordeum murinum L. Comune ne' luoghi erbosi.
Catapodium loliaceum Lk. Forte Falcone a Portoferraio.
Ceterach offìcinarum W. Nelle fessure delle rocce al M. Orello,
a Lacona, ma non cosi diffuso come in parecchie regioni
della penisola.
Polypodium, vulgare L. Fessure delle rupi al M. Poppe,
M. Orello, ecc.
Aspidium, aculeatum Sw. Macchie al Capannone; nei boschi
di Marciana.
Asplenium Filix-foemina Bernh. Boschi presso Marciana.
A. Trichomanes L. Nelle fessure delle rupi al M. Orello, ecc.
A. Adiantum-nigrum L. Comune dovunque.
A. Capìllus-VeneìHs L. Qua e là nelle anfrattuosita delle rocce.
Cheilanthus odora Sw. Nelle fessure delle rupi presso la cima
del M. Cima del Monte (516 m.).
NotocMaena Maranthae R. Br. Lungo le saline di S. Rocco;
lungo la strada del Capannone.
Equisetum Telmateja Ehrh. Lungo i rivoli a pie di M. Orello, ecc.
Selaginella denticulata Lk. Comune in tutta l'isola.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 355
Piante cellulari.
Non trascurai di raccogliere, per quanto poteva, anche le
piante inferiori, tenendo conto della roccia madre, delle condi-
zioni di sviluppo e dell' altitudine : se mi fossi occupato esclusi-
yamente di esse trascurando le fanerogame, credo che i risul-
tati sarebbero stati considerevolmente superiori a quelli da me
ottenuti; tuttavia, trattandosi di località che si possono esplo-
rare meno agevolmente di molte altre, renderò conto anche di
essi , come complemento alle mie Erdorizzazionì alV isola
delV Elba.
Hepaticae. *
Juiig°ei'iuannìa turbinata Raddi. Sulle rocce porfiriche
dei colli presso Portoferraio.
Porella laevìg^ata (Schrad.) Lindbg. Presso la cima del
M. Cima del Monte (51G m.) negli antri umidi e più in
basso al Campo della Valle; sterile.
P. platyphylla (L.) Lindbg. Nei colli presso Portoferraio.
Radula complanata (L.) Dmrt. Sul terreno nelle macchie
presso S. Rocco; in frutto.
Frullanìa Tamarìsci (L.) Dmrt. Comune sulle rocce por-
firiche in tutta l'isola; sui tronchi di castagno presso Afar-
ciana Castello.
Lejunea serpyllifolia (Dickr. eniend.) Lindbg. « cavifo-
lìa (Ehrh.) Lindbg. Sulle rocce porfiriche al Campo della
Valle presso i Magazzini.
— planiuscula Lindbg. Nelle placche di Sticta pulmonaria
sulle rocce granitiche (950 m.) del M. Capanne.
Metzgeria furcata (L.) Lindbg. Sui graniti del M. Calan-
cfie sopra Procchio.
Liunularia cruciata (L.) Lindbg. Comune sul terreno umido
e ombreggiato.
' Le Epatiche, come pure i Muschi e le Alghe, furono determi-
nati dal dott, C. Rossetti.
356 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Musei.
Eurhyiichiuiu circinnatum £r. E.
Funaria liy§^rometrica Hedw.
Barbula niuralis Tirana.
Pottia interiuedia Sch.
Dìcranella varia Sch.
LlCHENES. *
Raiualina fraxinea (L.) Fr. Sul calcare presso la cima di
M. Orello.
R. farinacea (L.) Fr. Sui porfidi del M. Poppe, ecc.
— £ ang^ustissiiua Anzi. Porfidi dei colli presso Portoferraio.
R. pollinaria (Westr.) Ach. a elatior Acli. Sul calcare presso
la cima di M. Orello
— ^ huiuilis Adi. Sui porfidi al Campo della Valle.
R. carpatica Kbr. Sui calcari presso la cima di M. Orello.
Roccella tiiictoria (DC.) Fr. Sui muri diroccati alla cima
di M. Orello; sul porfido in altre parti dell'isola.
Il sig. E. Dilli me ne mandò alcuni esemplari bellissimi di Pianosa.
R. fiiciformis (L.) Ach. Sulla ftanite del versante meridio-
nale del M. Castello, molto rara; in Marzo era sterile.
Cladonia alcicornis (Leight.) Flk. Sul terreno nelle mac-
chie presso Portoferraio; nel M. Calanche sui graniti.
C. verticillata (Hoffm.). Rocce porfìriche presso Portoferraio.
— pliylloptiora (Fk.) Sui graniti del M. Capanne.
Pariuelia periata (L.) Ach. Presso Portoferraio sui porfidi
in molte altre località dell'isola fino sul M. Calanche (graniti).
P. tiliacea (Hoffm.) Fr. Sul M. Orello.
P. saxatilis (L.) Kbr. Sulle rocce porfiriche dei colli fino sul
M. Calanche (graniti).
P. olivacea (L.). Sui graniti del M. Calanche.
P. caperata (L.) Ach. Porfidi dei colli.
P, conspersa (Ehrh.) Ach. Come la precedente fino sui gra-
niti del M. Calanche.
^ I Licheni furono determinati dal dott. E. Baroni, secondo l'opera
di P. Sydow: Die Flechten Deutschlands, Anleitung zur Kenntnis und
Bestimmung der deutschen Flechten.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 357
P. scortea Ach. Sui calcari presso la cima di M. Orello.
Physcia aquila Ach. Sui porfidi al M. Orello, ecc. fino al
M. Calanche (graniti).
Xanthoria parìetiiia (L.) Th. Fr. SuU' eurite al Forte In-
glese, sulle corteccie degli alberi, ecc.
Sticta scrobiculata (Scop.) Ach. Sui graniti al M. Calanche.
S. Pulmonaria (L.) Schaer. Sul tronco dei castagni presso
Marciana, nel versante settentrionale di M. Orello sulle
rocce porfiriche.
Peltigera canina (L.) Schaer. Al M. Orello e al Campo della
Valle sulle rocce porfiriche.
Nephroniiuui laevig^atum (Ach.) Nyl. Come la precedente
e sui graniti del M. Calanche.
Umbilicaria pustulata (L.) HofFm. Sui graniti del M. Ca-
lanche (900 m.) e presso Marciana Castello (350 m.).
Gyrophora hirsuta Ach. a vestita Th. Fr. Sui graniti del
M. Calanche (900 m.).
Gasparrinta muroruni (Hoffm.) Tornab. Sulle rocce di
M. Orello.
Placodium crassum (Huds.) Th. Fr. M. Orello.
Calloplsnia ferrugineum (Huds.) Th. Fr. Sul porfido al
M. Poppe.
Haematonima coccineum (Dickr.) Kbr. M. Orello.
Oclirolecliia pallescens (L.) Kbr. y parella (L). Sul por-
fido presso Portoferraio.
Pertusaria sulpliurea Schaer. Sui graniti delle parti su-
periori del M. Capanne.
Algae.
Nel golfo di Portoferraio ho trovato le seguenti:
Enteromorplia iniestinalis Link.
Padina pavonia Lamx.
8phacelaria filicina Ag.
S. scoparia Lyngb.
Yalonia utricularis Ag.
Corallina ofiìcinalis L.
C. rubens L.
Cliaetoniorpha Linum Kg.
Dictyota fasciola Larax.
358 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Il Socio Jatta ha inviato la continuazione del suo lavoro :
MATERIALI PER UN CENSIMENTO GENERALE DEI LI-
CHENI ITALIANI. PER A. JATTA.
(Continuazione).
XXXIL ACAROSPORA Mass.
358. admissa Nyl. FI., 1873, 199.
Rcr. — Alp.
359. Urica Mass. FI., 1856, 291. — Mass. L. L, 346 ; Anzi
Lng., 433; Trevis. Lich. v., 115.
T. — Alp., Sett.
360. cervina Ach. Syn., 188. — Syn. A. castanea Rmd,, squa-
mulosa Fr. — Erb. cr. it., II, 563; Garov. ; Ces.; Mass. (II);
Dnrs.
Var. incusa Bgl., leucopsora Mass., murorum Mass., nor-
malis Mass., percaena Mass., pruinosa Mass.
Rea. — It.
361. chlorophana Wahl. Lap., 416. — Rbh. L. E., 326; Anzi
Lng., 68; L.. m. r. 214; Erb. cr. it, I, 369, II, 166; Ga-
rov.; Mass. (XVII); Ces.
Var. oxytona Schaer.
Rcr. — Alp., Sard.
362. flavorubens Bgl. e Crst. An., 192. — Bgl., Ces.
Rcr. — Alp.
363. fuscata Schrad. Spie, 83. — Anzi L. m. r., 216; Lng.,.
532; Ces.
Var. bullata Anzi, rufescens Fr.
Rcr. — Sett.
364. glaucocarpa Wahl. V. Ak. Hand., 143, — Syn. A. trun-
cata Mass. ; Sarcogyne acarosporoides Anzi. — Rbh. L.
E., 227 ; Mass. L. I, 283-85 ; Anzi L. ra. r., 215 ; Lng.,
127, 328 p., 829, 395; Garov.; Ces.
Var. depauperata Krplh., distans Wahl., ostreata Anzi, prui-
nosa Anzi, truncata Mass.
Rea. — It.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 359
365. glebosa Krb. Syst., 156. — Syn. A. olygospora Nyl. — Ces.
Rcr. — Tose.
366. Beppi (Naeg.) Krb., Prg., 61.
S., Rea. — Alp,
367. macrospora Hep., FI. E., 58.
Rea. — Sett., Lig.
368. molyMina (Trev.) Mass. Syn., 21.
Var. microcyclos^Mass.
Rcr. — Sett.
369. murorwn Mass. Mem., 130. — Mass. L. I., 62.
Rea. — Sett.
370. phoiina Mass. Sym., 22. — Mass. L. L, 279.
Rcr., Rv. — Seti, Merid.
371. rugulosa Krb. Prg., 59. — Syn. A. peliscypha Wahl.
— Anzi Lng., 564.
Rcr. — Alp.
372. scabra (Pers.) Fr. Th. Seand., 208. — Bgl., Ces.
Rcr. — Alp.
373. Schleicheri Mass. Rie, 27. — Bgl., Ces.
Rcr. — Sard.
374. smaragdula Wahl. Supp., 29. — Anzi L. m. r., 216,
217; Mass. L. I, 281; Garov.; Dnrs.; Ces.
Var. foveolata Krb., lignicola Bgl., sinopica Wahl.
L., Rcr. — Sett., Tose, Merid.
375. traohitica Jatt. Man., IV, 127. — Ces.
Rv. — Merid.
376. umUlicata Bgl. En. Lig., 27. — Syn. A. percaenoides
Nyl., Carestiae Bgl., versicolor Bgl., Cesatiana Jatt. —
Anzi Lng., 328 p.; Bgl.; Dnrs.; Ces.
Rcr., Rea. — Alp., Seti, Lig., Merid.
377. ValdobMensis Bgl. e Crst. An., 194.
Rcr. — Alp.
378. Velana Mass. Sert. in Lotos, 1856, 75. — Mass. L. I., 282.
Rea. — Sett.
379. Veronensis Mass. Rie., 29. — Mass. L. I., 645; Dnrs.
Rea. — Sett.
360 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
380. vulcanica Jatt. Mass., II, 218. — Syn. A. peltata Bgl.
in Hrb. — Ces.
Rv. — Lig., Merid., Sic.
XXXIII. Caloplaca Fr.
* AnipMloma Fr.
381. aurea Schaer. Nat. Anz., 11. — Anzi Lng., 314; Garov.;
Ces.; Mass. (XVII).
Rea. — Sett., Boi., Tose, Merid.
382. Wacteata Hffm. D. FI., II, 169. — Anzi Lng., 99.
Rea. — Sett., Tose., Sic.
383. callopisma Ach. Univ., 435. — Rbh. L. E., 228; Mass., L.
L, 58, 103; Anzi L. m. r., 134; Un. it, XX; Erb. cr. it., I,
1379; II, 163; Ces.; Trev. Lieh. v., 73; Garov.; Dnrs.
Var. centroleuca Mass., sympagea Acli.
Rea. — It.
384. callopiza Nyl. FI., 1883, 98. — Mass. L. L, 63.
Rea. — Sett.
385. carphìnea Fr. L. E., 110. — Bgl.; Ces.
Rer., Rea. — Sard., Merid.
386. cìrrhochroa Ach.. Syn., 181. — Anzi L. m. r., 136; Lng.,
31, 316; Garov.; Ces.
Var. areolata Schaer.
Rea. — Sett., Merid.
387. decipiens Arnd. FI., 1867, 562. — Bgl.
Rea. — Lig., Merid.
388. elegans Lnk. Ann. Bot., I, 37. — Mass. L. L, 104; Anzi
L. m. r., 133; Erb. er. it., I, 835; Trev. Lieh. v., 217;
Garov.; Dnrs.; Ces.
Var. biatorina Mass., discreta Schaer., orbioularis Schaer.,
tenuis Ach.
Rer., Rea. — It.
389. granulosa Muli. Lieh. gen., 40. — Anzi Lng., 30 ; Erb.
cr. it., II, 165; Ces.
Rea. — Alp., Sard., Merid.
390. medians Nyl. Bull. Soc. Fr. IX, 262. — Anzi Lng., 444 ;
Mass. (XXXIII).
Rea. — Tose., Sard.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 361
391. muroru7n Hffm. En., 63. — Syn. Amphiloma Heppia-
nura Muli. — Mass. L. I., 93-98; Anzi Lng., 29, 275;
Erb. cr. it, I, 668; li, 164; Trev. Lich. v., 218, 219;
Garov. ; Dnrs. ; Ces.
Var. centrifuga Mass., centroleuca Mass., dealbata Fw., de-
trita Mass., lobulata Srarf., miniata Offm., omocarpa Krb.,
pulvinata Mass., tegularis Krb.
Rea. — It.
392. omUerans Nyl. FI., 1874, 7. — Anzi Lng., 316.
Rea. — Alp.
393. pusilla Mass. FI., 1852, 567. — Syn. Amphiloma tegu-
laris Ehr. — Mass. L. I., 99-101 ; Anzi Lng., 30, 391 ;
Yen. 29; Rbh. L. E., 363; Trev. Lich. v., 24, 220; Dnrs. ;
Ces.
Var. detrita Mass., dispersa Bgl. e Crst., eupbora Trev.,
eutypa Trev., miniata Anzi, turgida Mass., umbratica Jatt.
Rea. — It.
*♦ Callopisma Dnrs.
394. agardhiana Aeh. Syn., 152. — Anzi Lng., 37, 42; Trev.
Lich. V., 33; Mass. (XXXIl); Dnrs.; Ces.
Rea. — Sett., Tose., Merid.
395. arenaria Hep. FI. E., 199. — Erb. er. it, I, 1076; Mass.
(V) ; Garov. ; Dnrs. ; Ces.
Rea., Rv. — It.
396. athroocarpa Anzi Ctg., 38. — Sj^n. C. lamprocheila DC.
— Anzi Lng., 298, 464.
L. — Alp.
397. auraniiaca Lgthf. FI. Se., 810. — Mass. L. I., 238-244,
249; Anzi Lng., 34, 273, 274, 445, 446; Ven., 26, 27;
L. m. r., 136, 137, 145; Erb. er. it., I, 192, 1075; II, 66,
.561; Trev. Lieh. v., 182, 228, 229; Garov.; Dnrs.; Ces.
Var. anomala Mass., contigua Mass., coronata Krb., deci-
piens Trev., diffracta Mass., flavovirescens Mass. {epo-
menon Mass.), gyalectoides Mass., holocarpa Krb., inal-
pina Hep., lacteaMass., leucotis Mass., macrocarpa Anzi,
Oasis Mass., ocbroleucaMass., picilos Mass., placida Mass.,
polycarpa Mass., rubescens Mass., salicina Schrad., Schae-
rerianaMass., smaragdula Mass., stipata Anzi, velanaMass.
L., T., Tr., Rea., Rer., Rv. — It.
362 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
398. cerina Ehr. PI. cr., 216. — Anzi L. m. r., 141 ; Lng., 33,
92, 300; Mass. L. L, 226-230; Erb. cr. it, I, 838, 1423;
Trev. Lich, v., 183-184; Garov.; Ces.; Dnrs.
Var. albiseda Nyl., chlorìna Fw., chloroleuca Sw., cyanole-
pra Fr., effusa Mass., Ehrarti Schaer., flava Anzi, fusca
Mass., muscorum Mass., nigromarginata Bgl., rytidodes
Mass., stillicidiorum Ach.
M., T. — It.
399. caesiorufa Ach. Syn., 44. — Anzi Lng., 28 ; L. m. r., 144.
Var. amniospila Ach.
M., Tr. •— Sett., Merid.
400. cerinoides Anzi Neos., 5. — Syn. C. plumbeorufa Nyl.
Rea. — Sett.
401. chaly'baea CDnf.) Fr. L. E., 125. — Anzi Lng., 35; Trev.
Lich. V., 23; Mass. (XXXII); Garov.; Ces.
Rea. — Sett., Merid.
402. citrina Ach. Syn., 196. — Anzi Yen., 25; L. m. r., 132;
Lng., 32; Trev. Lich. v., 180; Mass. (XI); Ces.
Var. lignicola Bgl.
L., Rea. — It.
403. conglomerata Bgl. Tose., 243.
Rer. — Tose, Sard.
404. conversa Krplh. Bay., 162. — Anzi Lng., 317.
Rea. — Alp.
405. diphijoides Nyl. FI., 1872, 353. — Ces.
Var. Gneissii Bgl. e Crst.
Rcr. — Alp.
406. epixantha Ach. Univ., 208. — Syn. Gyalolechia aurella
Mass. — Anzi L. m. r., 147; Lng., 89.
S. — Sett.; Lig.
407. eryihrocarpea Pers. Act. Soe. Wett., II, 12. — Rbh.
L. E., 232; Mass. L. I., 45; Anzi Etr., 15; Erb. cr. it.,
I, 677; II, 316; Garov.; Dnrs.; Ces.
Var. Lallavei Mass.
Rea. — It.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 363
408. fallax Bgl. Com. Soc. cr., I, 18. — Dnrs.
Rea. — Lig.
409. ferruginea Hds. FI. Angl., II, 526. — Erb. cr. ii,
I, 199, 1384; II, 116; MaSs. L. I., 221-225; Anzi L. m.
r., 144, 145; Lng., 28, 90, 96, 272; Yen., 26; Un. it, IX;
Trev. Lich. v., 162, 230, 231; Garov.; Dnrs.; Ces.
Var. contigua Mass., decussata Bgl.; erysibe Mass., festiva
Ach., genuina Krb., inarimensis Jat., macrocarpa Anzi,
metabasis Mass., microcarpa Bgl., obliterata Krb., omora
Mass., plumbea Krb., saxicola Mass.
T., Rea., Rcr., Rv. — It.
410. flammea Anzi An., 10. — Syn, C. eoccinea Miill.
Rea. — Sett.
411. ful-oa Anzi Comm. Soe. er., II, 1864, 7. — Anzi Lng., 393.
Rea. — Alp.
412. fuscolutea Deks. Cr., 18. — Mass. (V) ; Ces.
M. — Alp.
413. gilvolutea Nyl. FI., 1879, 202.
T. — Tose.
414. glaucescens Bgl. e Crst. An., 215.
Rer. — Alp.
415. haematites Chav. St. Ara. FI. Ag., 492. — Mass. L. L, 170;
Anzi Etr., 13; Rbh. L. E., 156; Erb. cr. it, I, 733; II, 965 ;
Trev, Lich. v., 198; Garov.; Dnrs.; Ces.
Var. saxicola Ljka.
T., Rea. — It.
416. irrubescens Nyl. FI., 1874, 318. — Anzi Lng., 446; L.
m. r., 135.
Rea. — Alp.
417. Jungermanniae Wahl. N. Sei. Skr., 2, p. 29. — Syn.
C. fulvolutea Nyl. — Anzi Lng., 94; Ces.
M. - Alp.
418. livida Hep. L. E., 403. — Anzi Lng., 95; Erb. cr. it.,
I, 837; Garov.; Dnrs.; Ces.
M. — Alp.
419. luctuosa Anzi Man., 150. — Anzi Lng., 119.
Rcr. — Alp.
364 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
420. luieoaWa Krb. Syst., 128. — Syn. C. pyracea Ach. —
Mass. L. I., 232-236; Anzi L. ra. r., 137, 139, 140; Ven.,
24; Lng., 93; Rbh. L. E., 100, 458, 459; Erb. cr. it,
I, 21, 379, 1383; Un." it, II; Trev. Lich. v., 227; Garov. ;
Dnrs. ; Ces.
Var. Celtidis Mass., confluens Mass., cupressina Bgl., grisea
Mass., gyalectula Mass., holocarpa Ehr., lactea Mass.,
lithogala Mass., microcarpa Anzi, muscicola Schaer., or-
bicularis Mass., Persooniana Schaer., saxicola Rbh.
T., Rea., Rcr. — It. (Malta).
421. marmorata Bgl. Sard., 84. — Erb. cr. it, II, 67; Ces.;
Bgl.
Rea. Sard., Merid., Malta.
422. nivalis (Krb.) Mass. Mera., 129. — Un. it., XLI.
M. - Alp.
423. obscurella Smrf. Cr. Norv., 132. — Nyl. Lap., 143.
Tr. — Alp.
424. ockracea Schaer. N. Anzi, 1818, 11. — Syn. C. dalraa-
ticura Mass. in Hrb. — Mass. L. L, 114; Rbh. L. E., 362;
Anzi L. m. r., 138; Trev. Lich. v., 223; Garov.; Dnrs.; Ces.
Rea. — It.
425. olimcea Mass. BL, 124. — Mass. (XXXII).
Rea. — Sett.
426. paepalostoma Anzi Cora. Soe. er., III, 141. — Syn. Ri-
nodina artieulata Bgl. — Rbh. L. E., 761 ; Anzi Lng., 311 ;
Dnrs.
Rer,, Rea. — Sett., Lig.
427. percrocata Arnd. exs.
Var. parasitica Jatt.
Rv., P. — Merid.
428. Pollini Mass. BL, 111. — Syn. C. nigricans Tuck. —
Mass. L. I., 66; Rbh. L. E., 213; Anzi Lng., 375; Erb.
er. it, I, 200; Trev. Lieh. v., 161; Garov.; Dnrs.; Ces.
Var. versicolor Cald.
■ T. — Sett., Tose., Merid.
429. pulchrevirens Anzi Coram. soe. er.. Ili, 141. — Anzi
Lng., 91.
T. — Sett.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 865
430. reflexa Nyl. Bull. soc. bot., 1866, 141. ~ Anzi Lng., 544.
T. — Alp.
431. rubelliana Acli. Univ., 376. — Anzi Lng., 559; Ven., 28;
Garov. ; Dnrs. ; Ces.
Rcr., Rv. — Alp., Sett., Merid.
432. Schaereri (Flk.) Arnd. FI., 1881, 312. — Anzi Lng.,
34, 560; Mass. (XLIX).
Rea. — Alp.
433. scliislidii Anzi Ctg,, 38. — Anzi Lng., 88.
M. — Alp.
434. sinapisperma DC. FI. fr., II, 349. — Syn. C. leucoraea
Ach. — Mass. L. L, 220; Erb. cr. it., I, 1120; Anzi L.
m. r., 146; Garov.; Dnrs.; Ces.
M. - Sett., Merid.
435. subsimilis Fr. (Th.) Scand., 89. — Anzi L. m. r., 147;
Bgl.
Rea., Rcr. — Sett., Tose., Mar., Merid.
436. Tauriliana Mass. Lotos, 1856, 75. — Mass. (V).
Rea. — Sett.
437. teicholyta Ach. Univ., 425. — Syn. C. Visianica Mass. —
Trev. Lich. v., 157; Mass. (V); Dnrs.; BgL; Ces.
Ca., Rea., Rcr., Rv. — It.
438. tetrasiicha Nyl. FI., 1874, 307. — Anzi L. m. r., 252.
Rea. — Alp.
439. Tremnìacensis Mass. FI., 1852, 573. — Mass. (XI).
Rea. — Sett.
440. variaUlis Pers. in Ust. N. An., I, 26. — Anzi L. m.
r., 142, 143; Lng., 36, 365; Mass. (XXXII); Ces.; Trev.
Lich. V., 181, 222, 223; Garov.; Dnrs.
Var. acrustacea Arnd., albopruinosa Arnd., lilacina Mass.,
ocellulata Ach., pulcliella Mass.
Rea. — It. *
*** Candelaria Mass.
441. concolor Dcks. Cr., III, 18. — Syn. C. vulgaris Mass.,
C. laciniosa Duf., Lecanora candelaria Ach. — Mass.
L. L, 61; Anzi L. m. r., 131; Erb. cr. it., I, 191; Trev.
Lich. V., 216; Garov.; Dnrs.; Ces.
T., Tr. — It.
366 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
442. Vitellina Ehr. PI. cr., 155. — Mass. L. I., 60; Anzi L.
ni. r., 132; Trev. Lich. v., 224-226; Dnrs.; Ces.
Var. Xanthostigma Hp.
M., T., Tr., Rea., Rcr., Rv. — It.
XXXIV. DiPHRATORA Trey.
* Eudiphratora.
443. candicans Dcks. Cr., Ili, 15. — Erb. cr. it., I, 1068;
Mass. L. I., 210; Anzi Lng., 447; Etr., 12; Garov.;
Dnrs.; Ces.
Rea. — It.
444. Cesati Mass. Mem., 147. — Syn. R. liparina Nyl. —
Mass. L. I., 141; Erb. er. it., I, 368; Ces.; Dnrs; Garov.;
Bgl.
Var. grisea Bagl., olivacea Bgl.
Rcr., Rea. — It. (Malta).
445. olivacea Bgl. Comm. Soc. er., 1862, 125. — Biatorina
Michelettiana Mass. — Anzi Ven., 65; Dnrs.; Ces.
Rea. — Sett., Lig., Tose., Merid., Malta.
446. spadicea Fw., Linnaea, 1849, 54. — Rbh. L. E., 789;
Un. it., XI; Erb. er. it, I, 1380; II, 268; Dnrs.; Ces.
Var. Gennari Bgl.
Rea. — Tose., Sard., Merid. (Malta).
** Lecaniella Jatt.
447. carneonivea Anzi An., 10. — Anzi Lng., 509.
M. — Alp.
448. cyrtella Aeh. Meth., 67. — Mass. L. L, 132; Rbh. L.
E., 457; Erb. er. it., I, 1425; Anzi Lng., 356, 338, 516;
Trev. Lieh. v., 67; Dnrs.; Ces.
Var. carneorubra Anzi.
T., Tr. — Alp., Lig., Tose., Merid.
449. disparata Nyl. An. se. nat., 1862 (Bot.), 377. — Syn.
Gyalolechia leeanorina Anzi. — Anzi Lng., 299; Ces.
M., Rea. — Alp.
450. proteiformis Mass. Seh. er., 144. — Syn. L. erysibe
Aeh., L. Rabenhorsti Hp. — Rbh. L. E., 964; Mass. L.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 367
L, 144-148; Anzi Lng., 118; Erb. cr. it, I, 1394 ;Ces.;
Garov. ; Dnrs.
Var. ceramonea Mass., dispersa Mass., lecideina Mass., Ra-
benhorstii Mass.
Rea., Rcr., Rv. — It.
451. pseudo-cyr iella Anzi Neosymb., 9.
T. ~ Sett.
452. sairibucina Krb. Prg., 137.
L. — Merid.
453. Turicensis Mass. Sym., 43. — Mass. L. I., 149; Anzi
Lng., 463; Trev. Lidi., v. m.
Var. farinosa Mass.
Rea. — Seti, Tose., Merid.
XXXV. RiNODiNA Ach.
454. albana Mass. Rie, 15. — Rbh. L. E., 508 ; Mass. L. L,
216; Anzi Lng., 304; Erb. cr. it, II, 120; Dnrs.; Ces.
Var. orbicularis Mass.
T. — It.
455. aierrìma (Krplh.) Anzi Sym., 35. — Sym. Mierothelia
Metzleri Krb. — Rbh. L. E., 770; Anzi Lng., 461; Bgl.;
Ces.; Dnrs.
Rcr. — Alp.
456. atrocinerea Dcks. Cr., Ili, 14. — Sym. R. caesiella Flk.,
R. aggregata Bgl. — Anzi Lng., 321 ; Ven., 45 ; Erb.
cr. it., I, 373, 676 ; Dnrs. ; Ces.
Var. dispersa Bgl.
Rcr., Rv. — Alp., Lig., Tose, Merid.
457. Beccariana Bgl. Pr. Tose, 239.
Var, cinerea Bgl., tympanelloides Bgl.
Rcr. — Tose., Sard.
458. Matorina Krb. Prg., 76. — Ces.
Rcr. — Sett.
459. BischofTì Hep. K. Z., 113. — Syn. Buellia lithofraga Mass.
(Hrb.). — Mass. L. L, 113; Anzi L. m. r., 222; Ces.
Var. immersa Krb.
Rea. — Sett., Tose, Merid.
268 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Satureia horlensìs L. Trovasi in qualche giardino ed orto ad
Asolo ! come pure a Selva ecc.
Nepeta Cataria L. Rarissima a Pagnano! e verso il Bosco
Montello
Ajuga genevensis L. Lungo il Foresto novo ! presso Asolo
dove fiorisce in primavera. Era stata raccolta nel M. Grappa e
nel Montello.
Galeopsis Laclanum L. Nel fianco del M. Bacciocco! rivolto
verso r Acqua della Regina ! È copiosa nell' alveo del Piave e
del Meschio,
Thesium divaricatum Jam. Era stato segnalato soltanto nelle
ghiaie e sabbie del Piave; cresce in abbondanza dietro il Monte
S. Martino! nella località detta Sasskl in mezzo alle eriche e
quindi in terreno molto magro.
* Narcissus allmlus Lev.? (v. Riv. It. di Se. nat., Anno XI,
fase. 2, 1891). Trovasi presso Asolo nella riva di Gandin lungo
la strada di Pagnano. Questo narciso, a fiore tutto bianco, é
nuovo per la provincia e anche pel Veneto, non essendosi mai
segnalati in esso narcisi a flore completamente bianco; lo trovai
nella primavera del 1889; in seguito non ho più avuto occa-
sione di raccoglierlo, ma mi propongo di studiarlo meglio alla
prima occasione.
Lencoiaui vernum L. Fiorisce abbondantemente nei boschi
presso la strada del Forestuzzo ! e del Foresto novo ! sul finir
dell' inverno e in primavera. Trovasi anche nel M. Monfenera e
nel bosco Montello.
Paris quadrifolia L. L'ho trovata nella località detta Bredal
È rarissima nel Montello.
S3illa hifolia h. Fre:iaente nel bosco Montello e abbondante
in qualche valletta presso Crespignaga! dove fiorisce in prima-
vera assai precocemente.
Da queste notizie apparisce che la flora dei colli Asolani si
collega strettamente con la flora Montelliana; da esse e dalle
opere del prof. Saccardo rilevo che non meno di sessanta, fra
specie e varietà, sono proprie, in provincia, esclusivamente al
bosco Montello e ai colli Asolani; in questi vi sono 5 specie che
si trovano soltanto nel M. Grappa e 27 di loro esclusiva perti-
nenza rispetto al resto della provincia. Di queste, 9 sarebbero
da aggiungersi alla flora della provincia Trevigiana, le altre 17
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIUENZK 269
furono già raccolte da altri, cioè dal Zanardini, Derenger, Pa-
solini, Montini, Fraccìiia.
Credo che continuando accuratamente le ricerche in questa
bellissima zona subai [)ina, si ricaverà nuovo e più interessante
materiale.
Il prof. Penzig presenta alla Società esemplari disseccati di una
pianta (Barbeya oleoides SchweinfJ raccolta nal suo ultimo viaggio
in Abissinia, pianta tanto somigliante allo stato sterile all' Oha
chrysophìjUa da costituire Un caso di mimetismo dei più singolari.
Essa fu già trovata in frutto due anni fa nell' Arabia Felice dal
dottor Schweinfurtli ; cresce in alcune valli delle pendici orientali
dell'altipiano abissino, al monte Saber, a Ghinda ecc., è dioica e
costituisce, secondo Schweinfurth, un genere nuovo anomalo delle
Urticacee, Barbeya, cbe si potrebbe quasi erigere a famiglia nuova.
Il prof. Cauuel fa osservare che il nome di Barbeya, scelto dal
dott. Schweinfurth, non è troppo felice, perchè esiste già un genere
Barbeuia, istituito da Du Petit Thouars sopra una pianta del Ma-
dagascar, poco conosciuta in generale ed affine alle Euforbiacee.
Martelli presenta, per parte del dott. De Toni, saggi raccolti
presso Keren dà Penzig del Porphyrosiphon Notarisìi, alga cono-
sciuta d' Italia. ,^
Viene annunziato che il Socio Rostan ha mandato alla Società
una tradazione del ben noto lavoro del dott. Townsend suU' Eu-
phra^ia officinalis L.
Viene quindi presentata la comunicazione seguente del prof. Goiran:
ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO
AI MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN.
(Continuazione).
Resedaceae.
82. Reseda Phyteuma L. — Campi, vigneti, muri, rupi, sino
a tardo autunno. Tocca quasi l'altitudine di 1000"".
83. R. lutea L. — Poco frequente. Presso Verona, a Trc-
gnago ecc. nei campi.
Nel M. Zovo (Valjìantena), 540'°-708'", mi sono imbattuto in
una forma singolarissima, prossima a«;sai a R. Plvjtheuma ma
pure da essa notevolmente distinta; non ho avuto il destro di
studiarla con sufficiente diligenza, e sto attendendo, nella oramai
370 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Il Presidente Arcangeli a nome del Socio E. Baroni presenta la
seguente comunicazione :
LICHENES PEDEMONTANI A CL. PROF. ARCANGELI IN
MONTE CINISIO ET MONTE ROSA ANNIS 1876 AC 1880
LECTI, QUOS EXPONIT D' E. BARONI.
1. Bryopogon jubatdm (L.) Link.
a x)roUxum (Ach.) ** canwn Ach.
Hai). Ad Laricum truncos prope montis Cinisii Lacum et in
Silva Lanslebourg, alt. 2000 m. circiter.
Obs. Forma ** canum, teste Jatta/ occurrit in Sicilia, in
Provincia neapolitana, in Lucania et in Latio.
2. CORNICDLARIA ACULEATA Schreb.
a alpina Schaer.
Hab. Cum Cetraria nivali in cacumine Ronche prope mon-
tem Cinisium ultra alt. 2000 m.
3. EVERNIA VULPINA (L.) Ach.
Hab. In monte Cinisio ad Laricum truncos in silva Lansle-
bourg satis frequens.
4. EVERNIA FDRFURACEA (L.) Acll.
Hab. Ad truncos cum praecedente.
5. RoccELLA FDCiFORMis Ach. Lich. un. p. 440.
Hab. In cacumine Ronche prope montem Cinisium.
Obs. Thallus KOH et praecipue H* SO* lutescit, Ca CI non
mutatur.
6. Cladonia rangiferina (L.) Hoffm.
J3 silvatica (L.) Hoffm. * alpestris (L.) Schaer.
Hab. Ad terram in convalle Gressoney supra Gaby, alt. 1000 m.
circiter.
Obs. In ^ et in * alpestri thallus KOH non mutatur, sed Ca CI
dein adhibito, color luteus prodit.
7. Cetraria islandica (L.) Ach.
Hab. In monte Cinisio prope Lacum.
8. Cetraria cucullata (L.) Bell.
Hab. Cura praecedente.
Obs. lodo non coloratur.
' Jatta A., Monogì-aphia Liohenum Italiae Meridionalis. Trano, 1890.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 371
•9. Cetraria nivalis (L.) Ach.
Hai). Cum praecedente.
Obs. In Herbario Horti botanici pisani exemplar alterum vidi
a ci. Arcangeli lectum ad Olen (3000 m. circiter).
10. Cetraria juniperina (L.) Ach.
var. lubulosa Schaer. Enum. p. 63.
Ilab. In cacumine Ronche prope montem Cinisium.
Obs. lodo thallus non coloratur.
il. Parmelia revoluta F\K. = Par melia laeingata Ach. var. re-
voluta Flk.
Hab. Ad saxa in convalle Gressoney supra Gaby.
Obs. A forma typica praecipue distinguitur sporis minoribus.
12. Parmelia encausta (Smrft.) Nyl.
Ilab. Ad saxa in monte Rosa ad Olen (3000 m. circiter).
Obs. Thallus KOH liitescil; Ca CI non inutatur.
13. SoLORiNA crocea (L.) Acli.
Hab. Super terram in monte Rosa ad Olen.
14. Umbilicaria postulata (L.) Hoffm.
Hab. Ad rupes convallis Gressoney supra Gaby.
Obs. Partes strato gonidiali adjacentes Ca CI rubescunt.
15. Gyrophora spodochroa (Ehrh.) Ach.
j3 depressa (Ach.) Th. Fr. = (6^. crustulata fi de-
pressa ; Umbilicaria vellea j3 depressa Fr. ; U.
saccaia DC; U. spodochroa var. depressa Nyl.).
Hab. Ad rupes convallis Gressoney supra Gaby.
Obs. A spodocliroa typica distinguitur thallo coriaceo, in-
cano-pruinoso, subtus pallido, atque praecipue apotheciis
in thallo depressis.
16. Gyrophora cylindrica (L.) Ach.
a Delisei (Despr.)
Hab. Sporifera ad riipes convallis Gressoney supra Gaby.
Obs. In Herbario Horti botanici pisani exemplar alterum
vidi ex « Lago Nero » in apennino Pistoriensi a ci. Ar-
cangeli lectum.
17. Gasparrinl\ elegans (Lk.) Tornab.
Hab. Ad saxa schistosa in silva Lanslebourg.
18. Artrorhaphis flavovirescens (Borr.) Th. Fr.
Hab. Ad Laricum truncos in silva Lanslebourg.
Obs. In Herbario Horti botanici pisani exemplar alterum
vidi a ci. W. Nylander lectum ad Helsingfors.
372 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE
19. Sarcogyne Clavus (DC.j = Stereopeltìs CaresUae De Not. in
Comm. Soc. critt., n. 1, p. 31.
Hab. Ad saxa in monte Cinisio prope Lacum.
Obs. In Herbario Horti botanici pisani exemplar vidi alterum
a ci. Carestia lectum ad saxa micacea prope Riva in
Valle Sessitana.
Altra memoria viene pure consegnata dal Presidente Arcangeli a
nome dei sigg. Rossetti E. e Baroni E.
FRAMMENTI EPATICO-LICHENOGRAFICI. PER C. ROS-
SETTI ED E. BARONI.
Dal sig. Ugolino Martelli ci fa di recente inviata una piccola
collezione di Epatiche dal medesimo raccolte in varie località
della Toscana e specialmente dell'Appennino pistoiese. Avendovi
incontrato alcune specie che, per quanto è a nostra conoscenza^
non furono ancora state pubblicate della Toscana e qualche al-
tra assai rara e interessante, crediamo che sia utile riferirne
brevemente agli onorandi colleghi della Società botanica italiana.
Se abbiano aggiunto alcune indicazioni di nuove località per
talune specie anche comuni e già note, si è perchè abbiano ri-
tenuto che ciò possa riuscire vantaggioso ad una più esatta
conoscenza della loro distribuzione presso di noi.
Alle Epatiche facciamo seguire alcune specie di Licheni rac-
colti pure dal Martelli, e due o tre dal prof. Arcangeli durante
le escursioni che ebbero luogo in occasione della IV* Riunione
generale della Società botanica in Napoli. Anche fra questi ab-
biamo trovato qualche varietà non ancora citata dell' Italia Me-
ridionale nelle accuratissime pubblicazioni del distinto liche-
nologo sig. dott. A. Jatta.
Epatiche. '
1. Nardia EMARGINATA (Ehrh.) B. et Br. emend.
Ab. Sulla terra silicea all' Abetone nell'Appennino pistoiese
(agosto 1885).
* Le specie nuove p3r la Toscana sono contrassegnate con un
asterisco.
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 373
2. Plagiochila asplenioides (L.) Dmrt.
a minor Liiidenb.
Ai). Sulla terra silicea all'Abetone (agosto 1885).
* 3. SCAPANIA u.MBROSA (Schrad.) Dmrt. Hep. Eur., pag. 38; Syn.
hep., pag. 09; C. Massai, exs., n. 120; Stephani, Deutsch.
Jung., pag. 21, fig. 25; Boulay, Muse. Est., pag. 776; Husnot,
Hep. Gali., pag. 22. — Jungermannia Schrad.; Hook, Brit.
Jung., tab. 24; Ekart., Syu. Jung., tab. H, fig. 12. — (Cum
colesulis!).
Ai). Sui tronchi putridi e sul terriccio vegetale all' Abetone,
spesso insieme con Blepharostoma tricophyllum, Ce-
phalozda hicuspidata, Lophocolea heierophylla, Kantia
Trichomanis e Riccardia latìfrons (agosto 1885). Già
raccolta nella stessa località fino dal 1880 dal dott. E.
Levier. *
Oss. I nostri esemplari coincidono esattamente con quelli
autentici delle collezioni Massalongo (m. Pozzetto sopra
Pontebba) e Rabenhorst (Lapponia, Baden), contenuti
neir Erbario pisano, nonché con quelli raccolti da Arnell
(Svezia), Breider (Stiria) e Jack (Baden) dell' Erbario
privato del dott. Bottini. — Questa specie che abita nei
luoghi montuosi subalpini di tutta l'Europa^ era nota
finora in Italia solo delle Alpi piemontesi, lombarde e
venete. '
4. SCAPANIA AEQUiLOBA (Schw.) Dmrt.
j3 inermis Carringt.
Ab. Sulla terra silicea all'Abetone (agosto 1885).
Oss. La varietà, per quanto ci è noto, era conosciuta solo
delle Alpi apuane. *
* 5. JUNGERMANNIA VEXTRICOSA Diks.
j3 x>orp1iyroleuca (Nees.) Limpricht.
' Levier E., Comuuicazione epistolare, 9 giugno 1892.
■^ Gottsche C. M., Linden7ierg J., Nees ab. Esenbeck C. Synapsis
Hepattcarum, pag. 69. Hamburgi, 1844 ; Du Mortier C, Hepaticae
Europae, pag. 38. Bruxelles et Lipsiae, 1874.
' Massalongo E., Repertorio della Epaticologia italiana, Estr. dal
voi. II, fase. 2° dell' Annuario delV Istituto hot. di Roma. Roma, 1886.
* Rossetti C, Epaticologia toscana nord-ovest (Nuovo Giorn. hot.
tal., voi. XXII, pag. 335. Firenze, 1890).
374 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
AI). Sul terriccio vegetale e sui legni putridi all'Abetone-
(agosto 1888).
Oss. La forma tipica è già stata osservata della Toscana
nei dintorni di Firenze (Raddi); la varietà è nuova
per la Toscana, essendo finora conosciuta in Italia solo
delle Alpi Piemontesi, Lombarde e Venete. ^
* 6. JuNGERMANNiA INCISA Schrad.
Ab. Nella stessa località che !a precedente.
Oss. Specie nuova per la Toscana e nota finora in Italia
nelle Alpi.
7. Cephalozia bicqspidata (L.) R. Spr. (cum colesulis!).
Ab. Sui legni putridi e fra' muschi all'Abetone (agosto 1885).
8. Cephalozia catenulata (Hùbn.) Lindenb. eraend.
Ab. Sui legni putridi all'Abetone (agosto 1885).
Oss. Per quanto ci consta era nota finora in Toscana delle
Alpi apuane. ^
9. Cephalozia dentata (Raddi) Lindenb.; Massalongo, Repert.,
pag. 65, tav. 9, fig. 6. — Jungermannia Raddi, Junger-
mannogr. etrusc, pag. 12 (1841) ; Syn. Hep., pag. 143. —
Anthelia Dum., Hep. Eur., pag. 99-100.
Ab. Sulla terra nel M. Argentare fra' cespi di Kantia Tri-
comanis (aprile 1885).
Oss. Nota finora in Italia della Toscana nei dintorni di Fi-
renze (Raddi, Arcangeli, Levier), nel M. Pisano e nelle
Alpi apuane (Arcangeli, Rossetti);^ fuori d'Italia, per
quanto sappiamo, è stata raccolta solo in Francia a
S. Sever (R. Spruce) ' e nell'Alta Savoia lungo l'Arve
(J. Rome). * — Gli esemplari che abbiamo esaminato
coincidono esattamente con quelli archetipici di Raddi,
che si conservano nell' Erbario pisano.
^ Dobbiamo la determinazione di questa specie e della seguente
al chiar. prof. C. Massalongo.
* Rossetti C, loc. cit., pag. 328.
^ Rossetti C, loc. cit., pag. 329.
* Massalongo C, Appunti statistici sulVEpaticologia italica, Estratto
dagli Atti del Congresso nazionale di hot. crittog. in Parma, pag. 9.
Parma, 1887.
' Bernet H., Catalogne des Hépatiques du sud-ovest de la Suisse et
de VHaute Savoie, pag. 82. Genève, 1888.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 375
10. LoPHOCOLEA CUSPIDATA (Limpricht.).
Ab. Sul terriccio vegetale all' Abetone (agosto 1885).
Oss. Conoscevasi finora in Toscana solo di Vallombrosa
(Micheli, Arcangeli, Levier), * del M. Pisano e delle
Alpi apuane (Rossetti). * Inoltre é citata da Brizi ^ del
Romano al Monte Cavo presso Rocca di Papa.
11. LoPHOCOLEA HETEROPHYLLA (Schrad.) Dmrt. (cum fruct. !).
Ab. Sui legni putridi e sul terriccio vegetale all' Abetone
(agosto 1885).
Oss. Nota finora in Toscana solo dei dintorni di Pisa (S. Ros-
sore) * e dell' isola del Giglio. ^
12. Chiloscyphus polyanthos (L.) Dmrt.
Ab. Nei luoghi umidi all' Abetone (agosto 1885).
13. PORELLA PLA.TYPHILLA (L.) Lindb.
Ab. Sulle rupi all' Abetone (agosto 1885).
14. Radula complanata (L.) Dmrt. (C. truci!).
Ab. Sui tronchi degli alberi a Vallombrosa (settembre 1884)
e air Abetone (agosto 1885).
15. Frullania dilatata (L.) Dmrt.
Ab. Sui tronchi degli alberi a Vallombrosa (settembre 1884).
16. Lejeunia. serpillifolia (Dicks. emend.) Lindb. (C. colesul !).
a cavifolia (Ehrh.) Lindb.
j3 planmscula Lindb.
Ab. Tutte e due le forme sulla scorza degli alberi presso
Barberino in Mugello (ottobre 1883).
17. Kantia Trichomanis (Dill. L.) B. et Gr. — (Forma typica).
Ab. Sul terreno presso Barberino in Mugello (ottobre 1883) ;
nel M. Argentare (aprile 1885) e all' Abetone (ago-
sto 1885).
18. Metzgeria purgata (L.) Lindb.
Ab. Sul tronco degli alberi a Vallombrosa (settembre 1884) ;
all' Abetone (agosto 1885) e a Gricigliano presso Pon-
tassieve (settembre 1885).
' Rossetti C, loc. cit., pag. 330.
* Brizi U., Seconda contribuzione alla Epaticologia romana {Mal-
pighia, anno HI, pag. 326. Genova, 1889).
' Bottini A., Muscinee de.IV isola del Giglio (Nuovo Giorn. hot. ital.,
voi. XIX, pag. 274. Firenze, 1887).
376 ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIKENZE
19. Metzgeria coniugata Lindb.
Ab. Sul terreno fra' muschi all' Abetone (agosto 1885).
* 20. RiccARDiA LATiFRONS (Schmid., Liiidb.) Lindb., Hep. Hib.
lect., Act. Soc. se. Fennicae, voi. X, pag. 513 (1875) ; Ste-
phani, Deutsch. Jung., pag. 66, fìg. 127. — Aneura palmata
a ìnajo?-' Nees Syn. Hep., pag. 498. — Jungermannìa
muUifida Ekart, Sj-n. Jung., tab. 7, fìg. 50.
Al). Sui legni marci all' Abetone spesso in compagnia di
Scapania unibrosa, Blepharostoina trichopliyllum, Ce-
phalozia Mciispidata, Lopliocolea heteropìiylla e Kantia
Trìchomanis (agosto 1885). Già raccolta nella stessa
località fino dal 1880 dal dott. E. Levier. ^
Oss. Coincide con gli esemplari della collezione del prof. Mas-
salongo (Hep. it. ven. exs.), raccolti dal medesimo so-
pra Tregnago in provincia di Verona e dallo Spegaz-
zini nel bosco di Cansiglio in provincia di Treviso
contenuti nell' Erbario pisano e con quelli dell' Erba-
rio Bottini raccolti da Arnell nella Svezia. — Nuova
per quanto sappiamo per la Toscana e nota finora in
Italia solo di poche località delle Alpi piemontesi e ve-
nete, raccoltavi dal dott. Spegazzini e dal prof. C. Mas-
salongo. ^
21. Targionia hypophylla Linn. (cum fruct. !).
Ai). Sulle rupi calcaree nelle Alpi apuane alle sorgenti del
Frigido sopra Massa-Carrara (febbraio 1889).
22. Riccia fluitans (L.) Lindenb.
j3 canaliculata (Hoffm.) Lindenb.
Al). La varietà iti un pantano nei fossi presso Prato.
Licheni.
23. USNEA BARBATA (L.) Fr.
J3 hirta (L.) Fr. * soredifera Arn.
Ai). Sterile nella montagna del Matese a Capo d'Acqua
(24 agosto 1891).
' Levier E., Comunicazione epiistolare, 9 giugno 1892.
2 Massalonoo C, Rejyerforio, ec, pag. 49.
ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 377
Oss. Jatta ' cita la varietà « ad truncos sterilis: Gargano, Sol-
fatara, Lazio » nonché dell'isola d'Ischia. ■ Per la forma
aggiunge: « In Majella occurrit forma soredifera »;
Arnold, Aufliig. Lich. in T^'rol., XIV, pag. 471.
24. Ramalixa scopulorum (Rotz.) Ach.
Ab. Sugli scogli dell'isola d'Ischia (18 agosto 1891).
Oss. Non citata da Jatta d' Ischia, ma soltanto « ad scopu-
los marinos: Sicilia, Sardegna. » '
25. RoccELLA PHYCOPsis Ach.
Ai). A Rupe di Cuma (24 agosto 1891).
Oss. Questa specie è già conosciuta di questa località ;
si osservi Jatta ' ^, e un mio lavoro pubblicato di re-
cente. '
26. Farmeli A sinuosa Smft. — P. laevigata Ach.
Ab. Sterile a Licola (Napoli) (agosto 1891).
Oss. A quanto ci consta non è stata ancora citata da Jatta.
27. Physcia ciliaris (Lin.).
7 solenaria (Dub.) Schaer., En., pag. 10.
Ab. Nell'Isola d'Ischia (18 agosto 1891).
Oss. La varietà non é ancora stata citata nei lavori di Jatta.
La specie invece è notissima di vari luoghi dell'Italia
meridionale e ancora dell'isola d'Ischia. L'esemplare
coincide esattamente con uno autentico dei Lich. Helv.
exs. Schaer. et Hep., n. 1100, che si conserva nell'Er-
bario pisano.
28. Phvscia caesia (Hoffm.) Nyl.
Ab. Sporifera sui vecchi faggi secchi nella montagna del
Matese a Capo d'Acqua (26 agosto 1891).
Oss. L'esemplare esaminato differisce un poco da quello
descritto da Jatta sotto il nome di Pannelia albinea
Ach. var. diinidiata Nyl., se non altro per gli apoteci
che sono « caesio-pruinosa » anziché « atra. »
* Jatta A., Monographia Li;henum Italtue Meridionalis. Trano, 1890.
* Jatta A., Licheni raccolti nelV Isola d'TsjJiia fino alV agosto del 1801
(Biillettino della Soc. botanica ital., n. 3, in Nuovo Giorn. boi. ital.,
voi. XXIV, pag. 208. Firenze, 1892).
^ Baroni E., Frammenli liohenografiù {Bull, della Soc. bot. ital.,
n. 8, pag. 192, in Nuovo Gior. bui. ital., voi. XXIV. Firenza, 1892).
378 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
29. Callopisma citrinum (Ach.) Kbr.
Ab. Sporifero sui vecchi faggi nella montagna del Matese
a Capo d'Acqua (24 agosto 1891).
Oss. Citato da Jatta « ad truncos siccos. » Napoli. *
30. Lecanora DISPERSA (Pers.) Flk.
f. corticola Lahm.
Ab. Sporifera sui vecchi faggi nella montagna del Matese
a Capo d'Acqua (24 agosto 1891).
Oss. Jatta ^ cita la specie, sotto il nome di L. Flotoioiana
(Sprgl.) Kbr., « ad rupes calcarias et arenarias : Abruzzi,
Gargano, Basilicata, Sardegna. »
31. Biatora ambigua Mass.
Ab. Sporifera sugli alberi all'Acqua Santa presso Castellam-
mare (Arcangeli, 22 agosto 1891).
Oss. Jatta' la cita: « ad abietes: Ruoti in Basilicata. »
32. Leptogium lacerum (Ach.) Fr.
^ pulmnaiuni Ach.
Ab. Sterile sulla terra muscosa nel Monte S. Angiolo al-
l'Acqua Santa (Arcangeli, agosto 1891).
Oss. La var. pulvìnatum non è citata da Jatta. Invece que-
sti cita la specie : « ad terram muscosam : Abruzzi,
Gargano, Basilicata, Calabria, Napoli, Venafro, Sicilia,
Lazio »; la var. lophaeum (Ach.) Kbr. «ad muros,
truncos et Stictas : Calabria, Abruzzi, Basilicata ' e
dell' isola d' Ischia. » "
Il Socio Jatta lia inviato lina breve comunicazione che lia per
titolo :
LA PELTIGERA RUFESCENS HOFFM. VAR. INNOVANS
FW. NOTA DI A. JATTA.
Il Flotow dopprima^ e poi il Koerber * distinsero una varietà
della Peltigera rufescens Hffra. denominata dal primo var. m-
novans: thalli oris in squamulas prolificantibus, di cui pre-
* Jatta A., Monographia, ecc.
* Jatta A., Licheni raccolti neW isola (V Ischia^ ecc.
^ Flotow, Beut. FI., 73, H.
* Koerber, Syst., 60.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 37i)
sento un esemplare della Porretta, inviatomi recentemente dal-
l'egregio mio amico dott. Mattei. Esemplari simili erano stati
precedentemente rinvenuti nei Lazio ' e nei monti Stabiani. ^
In questa varietà la lamina foliosa del tallo della Pelligera
rufescens HfTm. si frastaglia ai bordi e degenera in squamule
minute, le quali accumulandosi e disponendosi in giro formano
spesso una specie di frangia. La fronda tallina assume allora
un aspetto capriccioso e ben caratteristico.
È poi sempre sprovvista di apotecì.
L'aspetto esterno di questa varietà farebbe a prima vista
supporre trattarsi di formazioni cefalodiche; però basterà un
sommario esame dei caratteri interni ad assicurare che le squa-
me non contengono gonidi diversi da quelli del resto del tallo,
e quindi deve ritenersi che la degenerazione non è affatto do-
vuta alla solita azione di un' alga eterogenea. Anzi osservando
più attentamente le squamule coli' aiuto delia lente si vede che
ciascuna porta all' apice un punto nero di quel solito tessuto
corneo che designa gli apici degli apotecì angiocarpi e degli
spermogonì. E sulla scorta di questi punti, praticandosi dei tagli
per l'osservazione microscopica verticalmente alla base della
squamula, può stabilirsi che dessi corrispondono difatti all'ostiolo
di veri spermogonì di forma sferica, o quasi, da cui si sprigio-
nano in quantità immensa spermazì bacillari, molto corti e al-
quanto rigonfiati nella parte mediana, a leggiera incurvatura.
In esito a tale osservazione sembrami potersi stabilire che
nella varietà innovans Fw. della Pelligera rufescens HfTm. si
abbia un tallo munito della speciale attività di produrre sper-
mogonì, la quale lo fa frastagliare e degenerare ai bordi e pro-
priamente al sito in cui ordinariamente nella specie dovrebbero
svilupparsi gli apotecì.
Come si è notato intanto questa varietà fu finora rinvenuta
sempre sprovvista di apotecì. Ed è su questo punto che credo
dover richiamare principalmente l' attenzione. Generalmente
oggi lo spermogonio è ritenuto un vero organo di riproduzione,
giacché si ammette esistere anche nei licheni le due forme di
* Tamburlini, Licli. rom. (An. ist. bot. rom., 1884, 9).
* Cfr. Erbario dell' Università di Roma (Licheni raccolti nel 1885
a Castellammare di Stabia dal prof. Pirotta).
380 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
riproduzione (quella per spore e l'altra per con idi) caratteri-
stiche dei funghi. Questo nuovo punto di contatto tra le due
classi affini, come é noto, finora parve non esistesse; perché si
dava con lo Stahl ' allo spermogonio il valore di apparato ma-
schile produttore degli organi di fecondazione (spermazl). Ma
sulla sessualità dei licheni sursero in questi ultimi tempi gra-
vissimi dubbi, malgrado gli studi del Tulasne ^ e quelli dello
Stahl, i quali tentarono dimostrarla fino all' evidenza.
Dando allo spermogonio del lichene il valore di apparato co-
nidioforo, avremmo cosi la possibilità di due apparati riprodut-
tori sulla stessa pianta; e allora diventa logico e naturale che
lo sviluppo eccessivo di uno di essi avvenga a scapito dell'altro.
E cosi nel caso nostro il grande sviluppo degli spermogonì po-
trebbe da solo spiegare l' assenza di apotecì, presentandosi la
varietà destituita di questi ultimi appunto perché la sua ripro-
duzione risulta ben assicurata dai primi. Quindi anche nelle
tallofìti si avrebbe una prova ben evidente di quella specie di
antagonismo tra le due forme possibili di riproduzione, come
nelle fanerogame avviene spesso tra la riproduzione per semi
e quella per gemme,' nel posto delle quali ultime nelle tallofiti
potrebbero stare idealmente i conidi.
Più strano risulterebbe il fatto se si dovesse assegnare allo
spermogonio il valore di organo fecondatore; perchè allora do-
vrebbe ammettersi un caso di dioicia, che certamente non avrebbe
riscontro prossimo né nei licheni stessi, né nelle altj'e critto-
game affini. Né il caso della Peltigera rufescens Hflfm. potrebbe
in certo qual modo avvicinarsi a quello descritto dal prof. Gi-
belli ^ nelle Verrucarieae, perchè qui la sostituzione dell'apotecio
allo spermogonio non sarebbe possibile, e quindi non avremmo
che individui esclusivamente e costantemente maschi.
Qualunque sia però la interpretazione che voglia darsi allo
spermogonio, non mi son parse prive affatto d' interesse queste
^ Stahl, Beitrclge zur Entwiclcelungschichfe der Flechten. Leip-
zig, 1877.
* TULASNB, Memoire pour servir à Vhist. organograph. et physiol.
des lichens (An. se. nat., 1852).
^ Cfx". Darwin, De la variation des anirnaux et des plantes (trad. fr.).
Paris, 1868, voi. II, pag. 181.
* GiBELLi, Mem. della Soc. it. di se. nat. Milano, voi. I, 1865.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 381
poche osservazioni, convinto che al caso rilevato nella Peltigera
rufescens Hffm. var. innovans Fw. non possano in alcun modo
assegnarsi i caratteri di una forma sporadica, o di una de-
formità.
TI Presidente ricorda che le adunanze della sede di Firsnze venf^ono
sospesa sino al 9 di Ottobre prossimo, secondo quanto fu stabilito.
Ricorda ancora clia il giorno -4 del mese di Settembre la Società è
convocata per la Riunione generale in Genova e pel Congresso bota-
nico internazionale, indetto d' iniziativa della Società Botanica ita-
liana. Non dubita che in tale occasione tutti i botanici italiani con-
verranno a quelle riunioni scientifiche.
Togliesi quindi l'adunanza.
SEDE DI ROMA.
Adunanza del 2 giugno 1892.
Sono presenti i Soci Pirotta, Grampini, Erede, Cernili, Re,
Baldiui, Avetta.
Letto ed approvato il verbale dell' ultima seduta, il Presidente
comunica la seguente nota :
SOPRA ALCUNE PIANTE RARE 0 CRITICHE DELLA FLORA
•ROMANA. PER E. CH IO VENDA.
Manipolo primo: Rnuniiculacee.
(Continuazione).
R. GRAMINEUS L,
Il Sanguinetti FI. rom. prodr., pag. 414, lo dà solo dell'Agro
Piceno al Piano grande del Castelluccio; Pelosi ! lo raccolse sul
monte Calvo li 26, V, 80.
R. SOELERATUS var. Pelosianus Chiov.
R. capitulis carpophoris isodiametricis.
R. sceleratus Sang. ! FI. rom. iwodr., 416, p. p. ; alla CafTa-
relia, V, 1815 (Sanguinetti!) p. p.; Ostia, 1827 (Sanguinetti!);
382 ADUNANZA DELLA. SEDE DI ROMA
Acqua Acetosa fuori porta di S. Paolo, 1, IV, 1860 (H. Rolli !) ;
al Lago di Bracciano, 5, IV, 1887 (Pelosi!).*
Tutti gli autori eh' io ho consultati circa questa specie di-
cono di avere i carpelli numerosissimi e disposti in una spiga
allungata. Neil' Erbario Romano e in quello Generale esistono
tre esemplari tipici di questa specie, raccolti dal Rolli sui mar-
gini del lago di Fogliano, 25, V, 1857. Uno di quelli dell' Er-
bario Romano porta sull' etichetta scritto di pugno dello stesso
Rolli: « RanunciUas sceleralus L.? Petalis calyce brevioribus
oblongo obovatis, ungue squamata, nuculis margine incrassato
minime rugulosis, receptaculo villoso, petiolis bracteatis. » Cer-
tamente però gli esemplari accennati appartengono al tipo e 1" os-
servazione del Rolli non ha alcuna importanza, salvo il carattere
dell' avere 1' unghia squamata, mentre per tutti gli autori come
io stesso ho potuto vedere in esemplari freschi tipici raccolti po-
chi giorni fa in compagnia dei sigg. prof. Pirotta e Grampini alle
Acque Albule, il nettario è in forma di un poro, sollevato ora l?g-
germente ora maggiormente dalla superficie del petalo, ma sem-
pre destituito da qualsiasi appendice che possa dirsi squamma, e
probabilmente il Rolli confuse il poro coi margini alquanto al-
lungati con una squama.
Esemplari, che appartengono pure alla forma tipica, esistono
nell'erbario Sangui netti della Caffarella, ma sono mescolati con
quelli della nostra varietà.
Questa in tutti gli esemplari è una pianta glabra come nel tipo
salve le sommità rameali, la forma della ramificazione, le stria-
ture 0 solchi caulinari, e le foglie sono su per giù come nel tipo,
ma se ne scosta per la forma del carpoforo, che dato da tutti
gli autori per allungato e spiciforme o dai sig. Willk. et Lange
{Prodr. FI. hisp.. Ili, 913) anzi come un carattere per la sezione
Hecatonia Gren. Godr. ; la nostra pianta li presenta invece glo-
bosi coi diametri transverso e longitudinale perfettamente uguali.^
* Ho dedicato questa varietà al sig. Alpinolo Pelosi rapito giova-
nissimo ancora da violenta morte agli studi li 1° agosto 1887.
* Nelle forme macilenti non è raro trovare sugli stessi esemplari
carpofori sferici e carpofori strettissimi e più allungati del solito;
ma quelli sferici sono assai più piccoli che non si mostrano nei
nostri esemplari i quali j)er giunta sono tutti emisferici e non qual-
cuno solamente.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 383
Confrontando gli autori se avessero per avventura parlato di
qualche forma cui si potesse riferire la nostra pianta, trovo in
DC. Prodr. sysL veg., I, 34, n. 86, due varietà: « ^ umhellatam
pericarpiorura splcis magis oblongis. — R. umbellatus Roxb. in
Willd. En. PI. Iiort. Bey^oL, pag. 588 in adnot. : y minimus caule
nano, foliis radicalibus 3-fidis »: varietà ambedue che basta leg-
gerne le diagnosi perchè si dica subito che non sono per la no-
stra pianta. In Ledeb. Fi. ross., I, 45; Breb. FI. norm., pag. 8;
Hartm. Tlandb. Shancl. FL, pag. 94, si trova descritta solamente
({uest* ultima varietà y minimus DC. che pure si trova in
Kuntze Tasch. FL, Leipz. pag. 168, sotto il nome di § salìnus.
Nel Gaudin FI. helv., IH, 539, invece si trova descritta una va-
rietà fi hirsutus che ci dà appunto il « fructus sphaerico » della
nostra pianta. Egli alla sua varietà dà come sinonimi il R. sar-
dous Crantz. FL austr., 11; Poiret EnoycL, VI, 118, con dubbio
e giustamente, giacché questi appartengono al R. philonotis
Ehrh. e in una nota a piò di pagina gli attribuisce pure il
R. pallidior Chaix. in Vili. Ilist pL Dauph., Ili, 751. Nella
descrizione data dal Villars non si fa alcun accenno della forma
del ricettacolo, ma dalla descrizione delle foglie pare che si tratti
di una forma del R. sardous Crantz. — R. philonotis Ehrh., e
in questa decisione mi conferma il sinonimo di J. Bauh. Hist.,
Ili, 417, e del Ray HisL pL, I, 582.
Riguardo poi alla sinonimia del R. sardous Crantz. 1763 e
del R. philonotis Ehrh. 1788, che alcuni vorrebbero apparte-
nere il primo al R. sceleratus, si consulti ciò che già ampia-
mente scrisse il sig. A. Gras nel Bull. soc. boL Frane., 1862,
voi. XXIX, séance du 27 juin, pag. 324.
Conclusione di quanto ho detto è questa, la sinonimia eh' io
adotto al R. sceleratus L.: R. sceleratus a tijpicus Chiov., R.
sceleratus L. sp. pi., 776 et auct. fere omn. ; R. carnosus
Wallr. in Herb. 1824; R. indicus Roxb. FL ind., II, 671.
R. carpophoris elongatis spiciformibus.
R. sceL 3c typ. a genuinus Chiov.
R. omnino glaber vel in summitatibus ramorum et in phyllis
calycinis hirsutulus: caule 2-7 dm. elato, multifloro: toro in ma-
turitate carpellorum ovato-oblongo in extremitatibus obtuso.
Margini del lago di Fogliano, 25, V, 57 (Rolli!); alla Caffa-
rella, V, 1846 (Sanguinetti ! p. p.)-
384 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
R. scel. y- tìjp. 5 minor (DC.) Chiov.
R. sceleraius 7 minor DC. Prodr., I, 34 et auct. cit.
R. sceleraius 0 salinus Kuntze, loc. cit.
R. omnino glaber vel ut supra; caulibus 5-15 era. longo do-
radice caespitosis, paucifloris: toro ut supra.
R. scel. a lyp. e unibellatus (Roxb.) Chiov.
R. umbellatus Roxb. loc. cit.
R. sceleraius fi umbellaius DC. loc. cit.
R. glaber ut supra: foliis inferioribus digitatis, floralibus ter-
natis sessilibus, toro cylindraceo, angustiori quam in forma
genuina.
R. scel. a iyp. d. foliosissimus Chiov.
R. sceleraius Cesat. ! herb.
R. caule crasso, foliis majoribus, conferii oribus, trilobis, lobis
in caulinis inferioribus et mediis profunde bifidis : capitulis ira-
maturis permagnis rotundis in maturitate longitudine latitudine,
dupla.
Ex agro Vindobonensis (Cesati!).
Differisce dal R. sceleraius tipico per la pianta molto più
sviluppata, per le foglie tutte più grandi, ma specialmente le
mediane e le inferiori che hanno per giunta i lobi profonda-
mente bipartiti onde le foglie stesse invece di essere trilobe
sembrano 5-lobe.
R. sceleraius fi Pelosìanus Chiov.
R. sceleraius Sang. ! Prodr. fi. rom., 416 p. p.
R. glaber vel hirtus capitulo fructifero globoso isodiametrico.
R. sceler. fi Pelosa a glaber Chiov.
R. totidem glaber vel in apicem ramorura hirsutulus.
Ad Ostia, VI, 27 (Sanguinetti!); alla Caffarella, V, 45 (San-
guinetti! p. p.); Acqua Acetosa fuori porta di S. Paolo, 1, IV, 1860
(H. Rolli!); Lago di Bracciano, 5, IV, 87 (Pelosi!); Lago d' Agna-
no, II, 1869 (Pedicino!).
Ohs. — Exempl. e Pedicino ob fructus laeve oblongatis ap-
propinquatur ad var. typicam.
R. sceler. fi Pelos. b Jiirsuius (Gaud.!) Chiov.
R. sceleraius fi hirsutus Gaud. ! FI. helv., Ili, 539 excl. syn. omn.
R. « caule pubescente, superne lanuginoso, calyce hirsuto,
fructu sphaerico. »
Helvetia prope Tigurum [Zùrich] (Gaudin).
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 385
AcoNiTUM Lycoctonum var. neapolitanum Ten.
A. neapolitanum Ten. Syllog. fi- neap. app., IV, pag. 21.
A. Lycoctonum Sanguin. Prodr., 411 ; Bert. FI. it., V, 417; pr.
min. par.; Paol. FI. Tnarch., pag. 615; N. Terracc. Syn.pì. vasc.
mi. Pollin. in Ann. R. J. B. Romano, 1889-90, pag. 70.
A. Lycoctonum B neapolitanum Terr. Syllog. fi. neap.,
pag. 262; Nym. Consp., pag. 19.
A. robustissimum, valde ramosum : caule erecto, fistuloso, sul-
cato: foliis permagnis, radicalibus et caulinis circumscriptione
rotundato-reniformibus, 5-palmato-partitis, segmentis cuneatis,
profundissime incisis, partitionibus iterum et repetite laciniatis,
laciniis linearibus e basi sensim attenuatis, apice acutissimis: in
pagina inferiori nervis primariis validissimis, parum divisis et
inter se anastomosantibus, albidis, notatisi nervis tertiariis in-
conspicuis. Floribus luteis; galea subcylindraceo-conica, ad me-
dium vix ne vix constricta, apice rotundata, basi acute in rostro
declinato, subacuto antea terminata, nervis in lateribus curvis:
alis subrotundis ad basim laeve cuneatis, subhirsutis: staminibus
filamentis glabris: folliculis glaberrimis, in sicco nigricantibus,
nervis prominulis praeditis: seminibus transverse fortissime sul-
cato-rugosis.
A Roia presso Trevi nel Lazio, luglio 1887 (S. Martelloni!);
alla Serra di S. Antonio, in copia, nella selva dell'Autore presso
la Cammarata (H. Rolli!); monte Simbruini alla Serra di S. An-
tonio, 20, IX, 1886 (Baldini!).
Appartiene sicuramente all'^. lycoctonum non solo per la
forma della galea e pel colore dei fiori, ma anche pei rostri dei
nettarli lunghissimi, revoluti, e per la marginatura delle foglie.
Secondo la Monografia del Reichembach « III. aconitonum »,
deve essere collocata nella sottospecie Ft*^7;ar2«2 .• formando una
varietà distinta, come già benissimo osservò l'autore (Ten. FI.
neap. syll. app., IV, pag. 21), caratterizzata dal rostro della galea
declinato e per le foglie 5-palmato-partite fino all' inserzione e
per la forma delle lacinie.
Quantunque il nome di neapolitanum, sia alquanto inadatto
per la nostra pianta, non essendo oggi l' Abruzzo terra napole-
Bull. della Soc. hot. Hai. 25
386 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
tana, tuttavia per riguardo alla priorità ed autorità del Tenore
mi pare giusto che sia conservato.
La forma delle foglie si avvicina a quella dell' A. pyrenai-
cwn Lam. che ho visto dell' erbario Mauri raccolto a Mende
dal Gay ! nel 1831, ed al Lautaret dal Parseval-Grandmaìson !
7 Agosto 1864.
Da tutte le forme però si distingue assai bene e facilmente
per le incisure tra i lobi protratte fino all' inserzione e per la
forma del rostro della galea.
Essendo assente il sig. Chio venda, il Presidente fa rilevare i punti
più interessanti della memoria e quindi legge
SOPRA ALCUNE PIANTE RARE 0 CRITICHE DELLA FLORA
ROMANA. PER E. CHIOVENDA.
Manipolo secondo: Croci fere.
Nastdrtidm officinale var. siifolidm (Steud.) Ces. !
A'', officinale var. sìifoliuin Ces.! in //er&.; Arcang. Co7np.fl.
il., pag. 32.
TV. siifolium Steud. in Rchb. Leutschl. fi., ser. II, voi. I, f. 4361 ;
Rchb. Exsicc, n. 292. !
Forma assai ben distinta dal N. officinale R. Br. tipico per
avere la fogliolina terminale uguale alle laterali e tutte ovato-
lanceolate.
È nuova per la provincia romana ove fu raccolta dal dottor
A. Terracciano alla fonte della Bagnara presso il promontorio
Circello li 20 Aprile 1888 ! e nei campi fra la Madonna della
Mola e Torre Vittoria li 23 Maggio 1888; io stesso l'ho rinve-
nuta abbondante presso Cecchina li 8 Maggio 1892. Per l'Italia
centrale era già stata indicata dal Paolucci FI. marcii., pag. 582.
Neil' erbario Cesati esiste un esemplare da lui raccolto alla
Molinella presso Como 3 Giugno 1861 e determinato: « N. offi-
cinale var. siifolium Rchb. »
A questa varietà deve pure essere riportato il A^. officinale
Kotschy iter siriac. 1855 ! raccolto in Palestina.
ADUNANZA DELLA SEDE DI KOMA 387
Barbarea arcuata Rchb.
B. arcuata Rchb. Deutschl. fi., ser. II, voi. I, t. XLVIII,
f. 4757; Griseb. FI. eavop. frag., pag. 42; Ces. Pass, e Gib.
Comp. fl. Hai., pag. 852 ; Moret. Bot. Hai., 1826, n. 2, pag. 23.
B. culgaris var. arcuata Fr. ! in Herì). norm., voi. V, pag. 147.
B. taurica DC. Syst., voi. II, pag. 207.
B. milgaris y taurica Arcang. Comp. fi. ital, pag. 33.
II Compendio di Ces., Pass, e Gib., loc. cit., la dà del Veneto,
dell'Italia inferiore e della Sicilia; l'Arcangeli, loc. cit., solo di
Sicilia e dell'Aspromonte.
Per la provincia romana è nuova e fu raccolta sulle colline
di Vicovaro, 24 Maggio 1888, dal Pelosi !
Si distingue assai facilmente dalia B. vulgaris R. Br. per le
silique fortemente arcuate e strettissimamente appressate all'asse,
per le foglie più piccole, con lobi laterali piccolissimi e quasi nulli
in confronto del terminale.
Arabis albida Stev.
A. aWicla Stev. Cat. h. Gori, 1808, pag. 51; Nym. Consp.,
pag. 34; Boiss. Fl. orient., voi. I, pag. 174; DC. Prodr., voi. I,
pag. 142; Arcang. Comp. fi. ital., pag. 34; Ten. Syll., pag. 324;
Guss. PI. rar. pag. 276; Griseb. Fl. eiirop. fragm., pag. 49;
Unio itiner. 1836 ! Carnei Prodr. fi. tose. suppL, II, pag. 6.
A. caucasica Willd. in. Hort. her. suppL, 1813, pag. 45 (fide
DC. et Boiss.).
A. apennina Tausch. in Erste Beilage z. Fl07^a, 1827, pag. 244;
Ces. Pass, e Gib. Comp. H. ital., pag. 851.
A. alpina Seb. et Mauri Prodr. fi. 7'om., pag. 219; Bert. Fl. it.,
voi. VII, pag. 119 p. p.; N. Terr. ! Syn. pi. vaso. mt. Pollini,
pag. 72 ! ; Carnei Prodr. fl. tose, pag. 29.
A. auriculata Sang. ! Prodr. fl. rom., pag. 508. *
* L'^. alpina Sang., Prodr. fl. rom., pag. 507, come ho potuto ac-
certarmi coli' ispezione di nn autopto conservato nell'Erbario ge-
nerale di questo Istituto, si deve riferire all' .4. muralia f. Calahra
N. Terracc. ! in Herh. rom.
388 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
Citata fia'ora unicamente dell'Appennino centrale abruzzese,
lio qui voluto parlarne solo per rettificare la pianta conosciuta
dagli autori che già illustrarono questa flora.
Si distingue assai bene dair.4. alpina Linn. tipica per i caudi-
coli più sviluppati, più allungati e gracili, per le orecchiette
delle foglie cauline più larghe e spesso munite di qualche dente,
per i fiori grandi circa il doppio, ecc., come già notò il Boiss.,
loc. cit. Però tutti gli esemplari italiani che ho studiati corrispon-
dono perfettamente con quelli balcanici e caucasici.
UÀ. flavescens Wettst. Beilr. fl. aWan., in « Bibl. Botan. »
voi. XXVI, f. I, pag. 16, tab. I, f. 15, 16, 18; A. alpina, fi fla-
vescens Griseb. Spicil. fi. 7'uni. biih., voi. I, pag. 247.
A. Tenorii Huet Par. Exsicc. neap.l ; Arcang. Co'ìnp.fl. Hai.,
pag. 34; Levier Exsicc. plani, neap. ex aprut., 1888!; é specie
distinta dall'ai, alpina e dallVl. alMda per essere lungamente sar-
mentosa : per le foglie cauline grandi come o un poco più di quelle
radicali e tutte più piccole che nelle succitate specie, per le si-
lique solamente lunghe 2 volte i pedicelli, più larghe e to-
rulose.
Negli essiccata del Levier, citati, sta un esemplare sotto il
nome di A. alpina var., che appartiene sicuramente all'J.. Te-
norii per la forma delle silique, ma è di passaggio all'A. albida.
A. ALBIDA var. CANESCENS (Brocchi) Chiov.
A. canescens Brocchi, Osserv. nat. Appen. Abruz. in « Bibl.
ital., » voi. XXIX; della mem. sep., pag. 27.
A. laxiuscule caespitosa, caespitibus raagnis, exiraie canescen-
tibns, caulibus subfiliformibus, prostratis ad basim, deinde erectis,
foliosis et in basi caudiculis crassis numerosissimis sufifultis; ra-
cemo elongatiori.
Alla Rocca di Subiaco, 25 Maggio 1886 (Pirotta-Pelosi!).
L' egregio prof. Pirotta coltiva su alcune roccie nell'Orto bo-
tanico di quest'Istituto un esemplare di questa varietà, che cre-
sce prosperamente, senza cambiare menomamente caratteri, ^
quantunque lontano dalla località nativa.
* Arabis albida var. sioula (Stev.) Chiov.
A. sicula Stev. fide Todaro e Janka : Tod. Exsicc. fl. sic. !
ADUNANZA DKLLA SKDE DI ROMA 389
A. Turrita forma grandifolia Chiov.
A. caulibus gracilibus, foliis maximis, mollibus, subglabrescea-
tibus, obscure virentibus.
Alle Fosse presso Filettino, Aprile 1889 (Martelloni !).
A. FUMILA J3 STELLULATA Ces.
A.pumila j3 stellulata Ces.,! Pass, e Gib. Camp. fi. il., pag. 851;
Arcaiig. Comp. fi. it., pag. 30.
A. stellatala Bert. ! in Journ. Botan., voi. IV, pag. 70; Amoen.
ital., pag. 101 ; DC. Syst. nat., voi. II, pag. 240 ; Prodr., voi. I,
pag. 147; Caruel, Pi^odr. fi. tose, pag. 31; Ten. SylL, pag. 325.
A. scabra p Moretti in Meni., voi. I, pag. 282 (fide Bert.).
A. pumila fi Bert. FI. it., voi. VII, pag. 137.
A. 2)uniila Sang. FI. rom. prodr., pag. 774.
Fin' ora non è stata citata che delle Alpi Apuane alla Tam-
bura e del Piemonte (Colla, Herh.ped.): riesce quindi nuova per
la nostra regione. Presso Terni alla Cascata delle Marmore (San-
guinetti). Sul monte Viglio sopra Filettino, Luglio 1880 (Baldini!).
A. FUMILA J3 STELLUTATA 1) POLYPHYLLA CllioV.
A. caulibus 3-6 foliis stellato-hirsutis praeditis.
Sul monte Gennaro, 3 Marzo 1890 (Baldini!).
Nell'erbario Cesati! si conservano parecchi esemplari identici
a quelli ascritti alla presente forma, e da lui posti insieme all'J..
pumila Vili.
A. ROSEA DC.
A. rosea DC. Syst. nat, voi. II, pag. 215: Prodr., voi. I, pa-
gina 142 ; Ces. !, Pass, e Gib., Comp. fi. ital., pag. 850 ; Willk.
Lang. Prodr. fi. hisp., voi. Ili, pag. 820; N. Terr.! FI. Pollin.,
pag. 72; Griseb. FI. europ. (rag., pag. 48.
A. alhida Giiss. FI. .sicul. Syn. voi. II, pag. 171.
A. albida var. lucana N. Terr. !
Distintissima: Foliis albido-pannosis etiam radicalibus miuoribus
plaata densius caespitosa.
390 ADUNANZA DKLLA SEDE DI ROMA
A. muralis Mauri ! in Herb. rom.
A. muralis fi rosea Arcang, Comp. fi. it, pag. 35.
A. pilis rainosis vel simplicibus albis sparsa: foliis radicalibus
obovatis, profuiide dentatis, deiitibus obtusis, cauliuis basi cor-
datis, subamplexicaulibus, profuiide dentatis, valde radicalibus
minoribus: floribus purpureis, speciosis, raagnis; petalis obovatis,
calyce duplo longioribus, pedicellis calyce fere duplo longis, lierba
saepe glaucescens. Semina nondum vidi.
Pizzoli (D. Cecchetti ! in herb. Mauri); a Foce presso Filet-
tino, Aprile 1887 (Martelloni!); monte Gennai'o, 12 Maggio 1889
(Brizi) ! Raccolta anche nel monte Catria, alle balze del Pupillo
(Rolli !).
A. ROSEA forma collina Ces. !
A. collina ten. Proclr. fi. neap., voi. XXXIX ; DO. Prodr.,
voi. I, pag. 148 p. p. ; Giiss. Syn. fi. sic, voi. II, pag. 172; Nym.
Consp., pag. 33; Ten. Sijll. fi. neap., pag. 323 (excl. syn. Tausch.
et var.); Koch, Syn. fl. germ. helv., pag. 36 (sub A. murali).
A. rosea f. collina Ces. Pass, e Gib. Comp. fi. il, pag. 850;
Griseb. FI. eur. frag., pag. 48.
A. muralis Bert. FI. it., voi. VII, pag. 135; E. Fior. App.
prod. fi. rom., pag. 17.
A. foliis hirsutis, pilis densis ramosis,' radicalibus spathulatis,
caulinis ovatis, sessilibus basi laeve cordato-amplexicaulibus ; ra-
cemo stricto vel laxiusculo ; siliquis planis margine laeve in-
crassato ; seminibus ala undique lata cinctis.
Il Bertoloni {Rar. ital. pi, dee. II, pag. 37, n. VI) attribuisce
alla sua A. muralis foglie cauline sessili, ma colla base mai né
auricolata né menomamente cordata ; carattere questo che fa
distinguere la specie Tenoriana da quella del Bertoloni fin di se-
zione. Il DC, loc. cit., perciò ponendo la pianta del Tenore tra
quelle a « foliis caulinis sessilibus aut nullis, petalorum limbo
patente » pare che abbia avuto sott'occhio qualche forma magra
dell'A. 'ìnuralis Bert. e coi fiori un po' più grandi. — Oltre al ca-
rattere delle foglie, testé accennato, VA. collina si distingue dalla
onuralis, come assai bene fece notare il Koch, loc. cit., per le
silique coi margini meno incrassati, pei semi cinti completa-
mente da un'ala membranacea (nella ìnuralis V ala. manca alla
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 391
base del seme, mentre al suo apice è larghissima), per i fiori
grandi una o due volte.
E non è neppure molto vicina allM. hirsuta Scop., differendone
molto bene pei semi lenticolari cinti perfettamente da un'ala
membranacea, mentre nella specie Scopoliana i semi sono sub-
quadrati, compressi e senza alcuna ala. Si distingue dalle A. Ge-
rardì Bert. e A. sagìltata DC. per lo stesso carattere, cui si deve
aggiungere le orecchiette meno pronunziate, ottuse, e le foglie
cauline molto diverse dalle radicali.
Cardamine HIRSUTA fomia UMBROSA Chiov.
C. foliis radicalibus foliolis magnis, rolundis, distinctissime pe-
tiolulatis: caulinis foliolis cuneatis in petiolulis attenuatis. Cau-
libus et foliis radicalibus densissime caespitosis.
Ad Obico presso Filettino, 14 Settembre 1886 (Martelloni !) ;
Castel Madama, 6 Febbraio 1881 (Pirotta!); Roma, nella Villa
Borghese, 2 Maggio 1892 (Chiovenda!).
AUBRIETIA COLUMNAE GuSS. !
A. Columnae Guss. ! PI. rar., pag. 266, t. 46, f. Ili ; Bert.
FI. it., voi. VI, pag. 506 ; Nym. Consp., pag. 50 ; Arcang. Comp.
fi. li., pag. 51 ; Janka, Sìlic. fi. europ. in « Termés Fùjetek, »
voi. VII, 1883, pag. 110.
Farsctia Ces. Pass, e Gib. Comp. fi. ital., pag. 837.
Sarebbe nuova per la provincia romana ove fu raccolta a
Vallepietra e Trinità nei monti Simbruini li 13 Agosto 1891 dal
dottore Terracciano ! ; senonchè questi esemplari diversificano
notevolmente dalla descrizione e dalla figura di Gussone, nonché
dagli esemplari' autoptici conservati nell'erbario Sanguinetti e
in quello Cesati, per le foglie coperte di peli tutti stellati non di-
sposti in ciuffi qua e là, ma egualmente in ambe le pagine, per
i pedicelli un poco più brevi della cassula, per la cassula molto
più allungata di quanto non é nella figura e spesso torulosa, per i
pedicelli densamente tomentosi e per lo stilo lungo la metà della
cassula.
Dalla descrizione dell'Arcangeli, loc. cit., differisce per le foglie
ovate e non lanceolate, ecc., per lo stilo non lunghissimo.
392 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
Anche gli esemplari di N. Terracciano ! FI. Pollin., pag. 74,
mi paiono diversificare da quelli del Gussone pei pedicelli più
allungati e per la cassula (immatura) allungata, cilindrica, per
cui mi pare debbano ascriversi all'^. italica Boiss. FI. orìent,
voi. I, pag. 252 (in nota); Janka, loc. cit.; Nym. Consp., pag. 50;
A. deltoìdea Auct. Ital.
Mancando però gli esemplari citati di semi, di valve e di fiori,
non posso dir nulla di più giacché queste disuguaglianze dalla
descrizione Gussoneana potrebbero dipendere dall'età avanzata
in cui si trovano gì' individui studiati,
BERTEROA OBLIQUA Var. INTERMEDIA ChiOV.
B. foliis lanceoiatis vel linearibus saepe plicatis et foliatis, ca-
nescentibus ; siliculis subrotundis, laeve elongatis et vix inflatis,
basi quando obliquis et quando rectis \ seminibus alatis.
Presso la Macchia di Marco Simone, 20 Settembre 1881 (A.
Pelosi !). A Bracciano, 20 Settembre 1889 (Brizi !). A S. Paolo
alle Tre Fontane presso Roma, 13 Settembre 1887 (Terracciano!).
La diagnosi differenziale fu da me fatta prima sulle figure del
Rchb. Deatschl tl-> ser. II, voi. I, t. XXII, f. 4, pag. 285, poscia
su esemplari tipicissimi dell' erbario Cesatiano.
Coir aggettivo intermedia io ho voluto far intendere che la
nostra pianta si avvicina alla B. incana DC, che ancora non
fu raccolta nella nostra provincia, quantunque sia stata segna-
lata nella Toscana (Lev., e Somm., in Nuovo Giorn. dot. ital.,
1891, voi. XXIII, pag. 247).
Il prof. N. Terracciano negli Atti del R. Istit. d'Incoragg. alle
Scienze Nat. Icon. e Tecnol., 1885, ser. Ili, voi. IV, n. 3, pub-
blica una sua B. oNiqiia b macrorhiza, tab. II, f. 3, a, b, e, d, e,
che differisce dalla nostra pianta per la forma della silicola che
é quasi cuneiforme alla base, più lunga che larga.
DRABA LONGIROSTRA Schur.
B. longirosiraSchuT.Herb. Transilv.; ^ohoM. Analect, pag. 38,
in Oesterr. ì)ot. Zeitschrift, 1859, pag. 81, 91; Nym. Consp., pag. 62;
Lev. e Somm. in Nuovo Giorn. ì)ot. ital., 1891, voi. XXIII, pag. 247;
Janka Cruc. silicul. fi. europ. in « Terméz. Fùjetek, » voi. VII,
1883, pag. 107; Ces.! Pass, e Gib. Comp. fi- eto?., pag. 835 ; Pao-
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 393
lucci, FI. mare. pag. 598, excl. syn. Lyn.; N. Terr.! FI. Pollin.,
pag. 75; Gib. e Pir. FI. mocL, voi. I, supp. pag. 6, n. 115.
D. aizoides Ten. Syll. fi. neap., pag. 24 (excl. var.) ; Sang.
Cene, ires, pag. 91 ; Prodr., pag. 499 p. p. ; Caruel, Prodì\ fi. tose,
pag. 38; Gren. Godr. FI. fr., voi. I, pag. 122 (?).
D. aizoides b cuspidata Schur. Exsicc. pi. Transilv., pag. 66.
Draba scapo nudo, foliis cuneiformibus IriloMs Maratti, FI.
rom., voi. II, pag. 500, n. 2263 (non Loefl. et excl. syn.).
LeiiGojumluteum aizoides montanum Column. Tephr., voi. II,
pag. 62.
E specie molto ben distinta dalla D. aizoides L. delle Alpi,
per la forma delle silicole, per la lunghezza del pistillo e per
la forma delle rosette fogliari. Secondo la descrizione che ne dà
il Sanguinetti, si distinguerebbe inoltre per le foglie verdi prima
di essere fatte seccare, glauche poscia. Di questa specie ho ve-
duti i seguenti esemplari romani.
Negli Appennini sopra il Giglio di Filettino, 17 Luglio 1856 (Fio-
rini!); Filettino sopra il Cantro, 12 Luglio 1850 (Rolli!). Sul
monte Viglio, 23 Settembre 1886 (Baldini !) ; Giugno 1888 (Mar-
telloni); 14 Luglio 1891 (A. Terracciano !). Sul monte Calvo,
25 Maggio 1886 (Pelosi !). A Monna Meschina sopra Filettino
(S. Martelloni !). A Trinità e monte Autore, 15 Luglio 1891 (A.
Terracciano !).
Grenier et Godron, loc. cit., dicono delle silicole della D. aizoi-
des: « non déprimées sur les faces » ; il che fa dubitare assai
ch'essi abbiano descritto la D. longirostra invece della B. aizoi-
des L.
La D. turgida Huet ! in Herh. Cesati; Levier ! Plantae neap.
ex ApìnUio, è una var. della D. longirostra ben distinta per le
silicole attenuate verso l' apice ; fortemente ingrossate invece e
rotondate verso la base. Eccone la diagnosi differenziale: « 1).
densissime caespitosa, rosulis columnaribus, foliis lanceolato-li-
nearibus, margine setoso-ciliatis, undique hispidis; scapo brevi
crasso ; floribus 1-4 ; siliculis permagnis hirsutis, ovatis, basi
fortiter inflatis rotundatisque, apice attenuatis, marginibus ob-
tusis; stylo silicula vix breviori. »
Monte Corno (Levier!); monte Pizzo di Palermo (Huet!).
f. glabriuscula Huet ! in Herb. Cesati.
D. foliis et siliculis glabris.
394 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
Monte Nebrodes o Madonie (Huet !).
Per questi caratteri della cassula si avvicina alle specie della
penisola iberica.
Erophila vulgaris var. Krockeri (Andrz.) Nym.
Braha Kroclieri Andrz. in Rclib. Beutschl. fi., ser. II, voi. I,
pag. 45, t. XIT, f. 4236.
E. Krockeri Nym. Consp., pag. 54.
E. majuscula Jord. fide Nym. Braba verna fi Gaud. FI. helv.,
voi. Ili, pag. 251.
E. verna var. majuscula Keller ! in Exsicc. h. rom.
E. stenocarpa Jord.
E. foliis radicalibus magnis, ovatis, uno duobusve dentibus in
arabobus lateribus praeditis : siliquis et floribus majoribus ; si-
liquis atteauatis in extremitatibus Y^ vel Ys pedicelli longis.
Al Colosseo lungo i muricciuoli al disotto della strada, 23 Feb-
braio 1886 (Canneva!). All'Isola Farnese presso Roma, 7 Apri-
le 1887 (Pelosi!). Sui colli Albani, 13 Marzo 1892 (Chiovenda !).
Roma, al Testacelo, Aprile 1828 (Sanguinetti !).
Trovasi anche presso Ortezzano, Ascoli Piceno, dove la raccolse
il Carboni il 24 Marzo 1892.
11 sig. Jordan distinse molte specie che davvero non saprei
come tener distinte :
L'È. Ozanoni Jord. è una forma dell' ^. Krockeri coi frutti
rotondati all'apice.
h'E. lugclmiensis Jord. é forma intermedia fra la Krockeri e
la vulgaris per la forma delle silicole e colle foglie radicali più
piccole della Krockeri, ma più grandi della vulgaris e appena
denticolate.
VE. furcipila Jord. è similissima alla licgdunensis salvo che
ha i fusti più lunghi, le foglie più grandi e i pedicelli un po' più
sviluppati.
VE. Ijracliycarpa Jord. è intermedia tra la Krockeri e la prae-
cox per la forma delle silicole; il rimanente é della Krockeri.
Esaurite le comunicazioni il Presidente scioglie 1' adunanza.
RIUNIONE GENERALE IN GENOVA
395
V RIUNIONE GENERALE IN GENOVA
E Congresso Internazionale.
Sono presenti i signori :
Arcangeli Giovanni, Presidente,
Gibelli Giuseppe ) „.
o • oi / Vice-presid.
bommier bteiano !
Berlese Augusto Napoleone
Biondi Antonio
Borzi Antonino
Caruana-Gatto A.
Cernili Irelli Gastone
Chiovenda Camillo
Comes Orazio
Cuboni Giuseppe
De Toni Giovan Battista
Gaeta Giuseppe
Hanbury Tommaso
Jatta Antonio
Macchiati Luigi
Martelli Ugolino
Massalongo Caro
Mattei Giovanni Ettore
Mattirolo Oreste
Micbeletti Luigi
Mori Antonio
Pasquale Fortunato
Penzig Ottone
Piccone Antonio
Rodegher Emilio
Ross Ei'manno
Rostan Edoardo
Saccardo Pier Andrea
Solla Ruggero
Terracciano Achille
Venanzi Giuseppe
Voelino Pietro.
Si fanno rappresentare inviando procura: Grilli Cesare, Della
Ripa Valentina ed Avetta Carlo.
Per conformarsi a quanto era stato stabilito dalle Riunioni gene-
rali III* e IV» tenute in Verona ed in Napoli, la Presidenza ha con-
vocato la V* Riunione generale della Società nello stesso tempo e
luogo che fu indetto, ad iniziativa della Società Botanica, il Con-
gresso internazionale ed ha adottato il programma seguente :
Domenica 4 Settembre. — A ore 9 ant. adunanza privata ed ammini-
strativa generale dei Soci ; a ore 8 pom. ricevimento dei bota-
nici stranieri al Palazzo del Municipio.
Lunedì 5. — A ore 9 */, ant. apertura del Congresso ; a ore 2 pom.
prima seduta scientifica.
Martedì 6. — A ore 10 ant. inaiigurazione dell' Istituto Hanbury
(Orto Botanico) ; a ore 2 pom. seconda seduta scientifica.
Mercoledì 7. — A ore 9 ant. terza seduta scientifica ; a ore 2 pom.
visita all'Esposizione ed alla città.
Bull, della Soc. bot. Hai. 20
396 EIUNIONK GENERALE IN GENOVA
Giovedì 8. — A ore 8 ant. gita per mare a Portofino ; con vetture
a S. Margherita, Rapallo, Ruta, Recco.
Venerdì 9. — A ore 9 ant. quarta seduta scientifica; a ore 2 pom.
quinta seduta scientifica.
Sabato 10. — A ore 7 ant. gita a Ventimiglìa ed alla Mortola ; vi-
sita del Giardino T. Hanbury.
Domenica 11. — Gita da Ventimiglia al Colle di Tenda.
Le riunioni hanno luogo nella R. Università,
Adunanza privata del 4 settembre 1892.
Il Presidente prof. Arcangeli apre l' adunanza a ore 9 ant. ed
annunzia con sommo dispiacere che in conseguenza ad indisposizione
di salute il Segretario prof. Carnei non può recarsi a Genova. Il
prof. Sago ARDO propone di mandare un saluto al prof. Caruel, augu-
randogli pronta guarigione. Il Socio Berlese fa pure proposta di
spedire altro telegramma al Vice-prasidente prof. Giovanni Passerini,
onde dimostrargli rincrescimento per la sua assenza in causa di
malferma salute. Le proposte sono unanimemente accettate.
Letto quindi ed approvato il processo verbale delle adunanze te-
nute in Napoli, il Presidente rende conto dell' andamento sociale
durante 1' anno decorso :
Egregi Consoci,
Voi ben ricorderete come nella Riunione generale tenuta in
Verona nel 1890 la nostra Società stabilisse condizionatamente
di tenere la sua Riunione generale pel corrente anno in Genova,
e come, ricorrendo in esso anno la celebrazione del IV cente-
nario della scoperta dell'America, dietro proposta del professor
Penzig essa deliberasse di farsi iniziatrice di un Congresso in-
ternazionale da tenersi insieme alla Riunione generale in detta
città.
Il Consiglio direttivo in seguito a tale deliberazione, che fu
confermata all' unanimità nella Riunione tenuta l'anno decorso
a Napoli, si è dato premura clie quel voto fosse pienamente
appagato. Certamente era ben giusto che dopo le Riunioni a
Firenze, a Roma, a Verona ed a Napoli il nostro vessillo ve-
KIUNIONE GENERALE IN GENOVA 397
nisse portato in questa illustre città che pure tanta parte ha
avuto nel progresso scienlifìco, e che nei suoi dintorni e nel
mare che la bagna offre vasto campo agli studi ed all'esplora-
zioni botaniche. In una circostanza poi cosi solenne quale l'at-
tuale, nella quale si commemora una delle più grandi scoperte,
quella cioè che condusse alla dimostrazione sperimentale della
conformazione della nostra terra e che schiuse la via ad una
nuova èra di civiltà, era ben giusto che la nostra Società vi
concorresse con quei maggiori mezzi di cui poteva disporre; né
si sarebbe potuto scegliere mezzo migliore della convocazione
•di un Congresso botanico internazionale. Ed ora che siamo alla
vigilia di questo Congresso, tanto pel favore con cui fu accolto,
■come per gl'illustri scienziati che vi prenderanno parte, possiamo
bene attenderne i migliori resultati.
Debbo adesso annunziarvi che la nostra Società ha dovuto su-
bire pure in questo anno gravi perdite. Nel periodo di pochi
mesi infatti la morte ci ha rapito tre dei nostri migliori Soci
nelle persone del prof. Bartolommeo Malfatti di Firenze, pro-
fessor senatore Agostino Todaro di Palermo e dottor Enrico
Tanfani di Firenze, 1' ultimo dei quali, come ben sapete, faceva
parte del Consiglio direttivo ed occupava l' ufficio di Segretario
del Bullettlno. Devesi però avvertire che nel corrente anno
otto nuovi Soci furono inscritti nel nostro elenco, onde non
ostante il numero elevato dei decèssi, possiamo pure notare un
aumento.
In seguito alla disgrazia del dott. Tanfani il Consiglio si è tro-
vato in non lievi difficoltà, stante l' ufficio di Segretario del
Ballettino ch'egli disimpegnava con speciale zelo, ed ha dovuto-
prendere sollecitamente i provvedimenti opportuni. Valendosi
quindi dell'art. 7 dello Statuto, ha invitato il sig. capitano Luigi
Micheletti ad occupare temporaneamente il posto di Consigliere
affidandogli pure l'ufficio di Archivista da cui veniva esonerato
jl Consigliere U. Martelli, ed affidava a quest'ultimo l'ufficio di
Segretario del Bullettlno.
Nella Riunione di Napoli furono presentati 15 lavori in scritto.
Oltre a questi, altri 66 ne sono stati presentati complessivamente
nelle Sedi, di Firenze e di Roma nelle loro Adunanze dall' ot-
tobre 1801 al giugno 1802, senza contare le comunicazioni ver-
bali. In seguito poi a quanto fu stabilito nella Riunione di
398 RIUNIONE GENERALE IN GENOVA
Napoli il Consiglio si dette premura di concertare afflncliè il Bui-
lettino venisse pubblicato separatamente dal Nuovo Giornale
botanico italiano, nella forma migliore, ed in modo che la pub-
blicazione avesse luogo con la sollecitudine desiderata. Quindi
gli scritti e le comunicazioni conformi all' esigenza dell' art. 21
dello Statuto furono pubblicati in fascicoli a parte con la mas-
sima diligenza compatibile con tal genere di pubblicazioni. Quanta
poi ai lavori, che non potevano comparire nel Bullettino, ha
supplito pure in quest'anno, come pel passato, la Direzione del
Nuovo Giornale botanico italiano.
Varie esplorazioni furono pure fatte in quest' anno sotto gli
auspici della Società. Alcuni Soci di Firenze hanno effettuata
escursioni a Vallombrosa e nei dintorni della città e furono
pure esplorati M. Calvi, Follonica, l' Isola della Troja nonché
il littorale che da Follonica si estende fino a Castiglion della
Pescaia per due volte, come pure lo Stagno di Talamone ad
Alberese, il M. Argentario, la Marenmia toscana più meridio-
nale, Montepiano, il Giogo di Scarperia ed il Volturno. Altra
esplorazione poi è stata fatta da un Socio di Roma nella nostra
Colonia Eritrea.
Il numero delle opere ed opuscoli che all'epoca dell'Adu-
nanza di Napoli era di 1590, * opere ed opuscoli dovuti da 245
donatori, 91 italiani e 154 esteri, si è accresciuto fino al di
d'oggi din. 160 pubblicazioni dovute a 36 donatori italiani e
20 esteri. Quanto poi alle 20 copie di ogni estratto del Bullettino
riservate all'Archivista alcune serie furono spedite alle diverse
Biblioteche del Regno ed altre a botanici stranieri per ottenere
scambi.
Lo stato attivo della Società al 31 dicembre 1891 ammon-
tava a L. 3343.50, cifra che confrontata coli' attivo al 31 dicem-
bre 1890 in L. 2611.32, otfre un aumento di stato patrimoniale
di L. 732. 18.
Dal 16 agosto 1891 a tutto il mese di luglio 1892 la gestione
economica si compendia come appresso:
* In seguito ad un errore di trascrizione la cifra di 550 della re-
lazione dell'anno passato {Bullettino, n. 1, pag. 9) resultò erronea
ed essa va quindi ridotta a 350.
RIUNIONE GENERALE IX GENOVA 399
Entrata.
Resto di cassa ,' . L. 135.67
Da contribuzioni di Soci » 2,540.00
Da un Socio perpetuo » 150.00
Fino dal 15 gennaio 1892 ritirato dalla Cassa di Ri-
sparmio di Firenze L. 18G. 35, che L. 175 per
estinzione del Libretto num. 70459, serie IV, e
L. 11.35 per frutti » 180.35
L. 3,012. 02
Uscita.
Speso in occasione della Riunione generale a Na-
poli • L. 76.51
Alla Direzione del Nuovo Giornale boiamco italiano
in ordine all'art. 34 dello Statuto, che L. 830 per
resto e saldo del 1891, e L. GOO per la 1* rata
del 1892 » 1,430.00
Spese di cancelleria, posta e simili » 361.55
Per cartoline di ringraziamento ai donatori di libri
alla Biblioteca, circolari, carte di riconoscimento
per la Riunione a Napoli ecc » 320.00
Spese di scrittura delle carte di riconoscimento, bi-
glietti pel Congresso botanico a Genova e spe-
dizione delle suddette con tessera » 31.00
Speso fatte dalla Sede di Roma » 39.22
Mance agl'inservienti » 20.00
Ter una ghirlanda di fiori con nastro di seta pel tra-
sporto della salma del compianto dott. Tanfani. » 50.00
L. 2,328. 28
Riassunto.
Somme ad entrata a tutto il 31 luglio L. 3,012. 02
» ad uscita » 2,328. 28
Residuo attivo L- 683. 74
400 RIUNIONE GENERALE IN GENOVA
Quindi il residuo attivo in L. 683. 74 sommato alle L. 1500
depositate alla Cassa di Risparmio di Firenze come da Libretto-
rosso num. 65040, serie IV, a L. 800 depositate alla Cassa di
Sconto l'anno passato come dal Libretto num. 5221, dà la somma
totale di L. 2983.74, che aggiunta al valore dei mobili e dei
libri che la Società possiede, costituisce il suo capitale in essere.
11 Consiglio pertanto sottopone alla vostra approvazione il suo
operato e la sua gestione economica.
Egli v' invita inoltre a deliberare circa il luogo ove dovrà
tenersi la Riunione generale dell' anno prossimo, ed a discutere=
sopra alcune sue proposte.
Finalmente dovrete pure occuparvi della nomina di un nuova
Consigliere pel triennio tuttora in corso.
Nessuna obiezione viene fatta relativamente alla gestione suespo-
sta e messa ai voti l'approvazione è unanime.
Prima di venire alla discussione dei vari articoli annunziati nel-
l'ordine del giorno il Presidente prende la parola:
Signori,
Il 14 giugno ultimo scorso cessava di vivere uno dei nostri
amati colleghi, il dott. E. Tanfani, vittima di uno dei più de-
plorevoli accidenti, in seguito cioè ad una ferita riportata in
un esercizio di scherma.
Enrico Tanfani nacque in Firenze da Luigi Tanfani e dalla
contessa Dora Keyserling il 28 settembre 1848. Egli attese agli
studi elementari sotto la direzione del suo zio paterno cav. Leo-
poldo Tanfani-Centofanti, attualmente direttore del R. Archivio-
di Stato in Pisa, e successivamente compì i suoi studi liceali
in Firenze ove consegui la licenza nel 1867. In quello stessa
anno fu inscritto studente di Matematiche pure nell'Università
di Pisa, ove frequentò i corsi di quelle discipline per tre anni
consecutivi. Nel 1881 passò all'Istituto di Studi superiori in Fi-
renze e desideroso di sodisfare la sua inclinazione per le scienze
naturali lasciò lo studio delle Matematiche per darsi tutto a
quelle discipline nelle quali poco appresso ebbe la laurea.
Compiti gli studi universitari, le sue qualità non comuni fu-
rono ben tosto riconosciute. Egli fu infatti chiamato presso il
Riunione generale in Genova 401
Ministero d'Agricoltura, Industria e Commercio in Roma, ove
si trattenne per alcuni anni disimpegnando uffici diversi, fino
cioè al 1882, epoca in cui fu nominato al posto di Aiuto alla
cattedra di Botanica nel R. Istituto di Studi superiori, e ciò
per opera del chiarissimo prof. T. Carnei che desiderava averlo
a suo collaboratore.
Dall' epoca del suo ritorno a Firenze fu ben lieto di consa-
crare la maggior parte della sua attività agli studi botanici, nei
quali sollecitamente si distinse pei suoi lavori, e poco appresso
fu pure chiamato ad insegnare le scienze naturali nel R. Liceo
militare di Firenze.
Allorquando nel 1887 furono rinnovati i tentativi per l'isti-
tuzione della Società botanica italiana egli fu ben sollecito a
prendervi parte. Egli non solo figurò nel numero dei soci fon-
datori, ma sino da queir epoca fu chiamato a formar parte del
Consiglio di direzione della Società stessa, ove rimase fino alla
morte.
La sua educazione scientifica era fondata sulle salde basi di
una larga cultura. Egli aveva atteso con assiduità non solo
allo studio delle lingue straniere ma pure al maneggio delle
armi. Egli si era reso schermitore accorto e fortissimo, ond'egli
ebbe a tenere la presidenza del Circolo degli schermidori fio-
rentini. E fu appunto questa sua passione per la scherma che
dette luogo al disgraziato accidente che lo condusse a morte
nel momento stesso in cui, non contento di prender parte alle
feste colombiane coi suoi lavori scientifici, intendeva pure con-
corrervi col maneggio delle armi.
I numerosi lavori da lui pubblicati fanno ampia testimonianza
delle sue speciali attitudini.. P'ra quei lavori, per la maggior
parte pubblicati nel Nuovo Giornale botatiico italiano e nel
Bullettino della nostra Società, meritano di essere specialmente
ricordati : la Florida dell" Isola di Giannatri, la Ricisia delle
Silenee italiane, gli Studi sulla Morfologia ed Istologia del
seme delle Apiacee, la Botanica ad uso delle Scuole classiche,
elaborato in società col prof. A. Poli, le Liantacee italiane, in
continuazione alla Flora del prof. Parlatore, nel quale ultimo
principalmente si son fatti palesi i suoi alti meriti come bo-
tanico.
Di sentimenti altamente liberali, alle qualità di distinto scien-
402 RIUNIONE GENERALE IN GENOVA
ziato egli accoppiava mitezza e dolcezza di animo, gentilezza di
jnodi, affetto grandissimo pei suoi, ed una fermezza di carattere
non comune, doti clie gli procurarono la stima e 1' affetto di
tutti coloro che lo conobbero. Allorquando si sparse la notizia
flel tristissimo avvenimento, egli fu 1' oggetto di generale com-
pianto che in speciale modo si manifestò nelle onoranze funebri
che gli furono tributate.
. Di fronte ad un cosi funesto infortunio che ha spento una
vita preziosissima nel momento in cui se ne attendevano i mi-
gliori frutti, che ha distrutto tante dolci speranze, che ha
piombato nel più profondo dolore due famiglie e che ha recato
tanto danno a questa nostra Società ed alla scienza, altro non
resta che adattarsi alle imperscrutabili leggi della natura, pro-
curare di conservare viva nel nostro cuore la memoria del
caro estinto e registrarne il nome fra quelli dei tanti martiri
che rimasero vittime degli accidenti più deplorevoli.
Quindi i Soci sono invitati a stabilire il luogo ed il tempo nel
C[uale desiderano riunirsi il ventu.ro anno ; si ricorda loro che in
quell'occasione saranno cliiamati ad eleggere il nuovo Consiglio e
che perciò nello scegliere il luogo di riunione sarà bene tener conto
della facilità di comunicazioni tanto per i Soci meridionali quanto
per i settentrionali. Doj)o vai-ie proposte si stabilisce la ventura riu-
nione in Perugia nella prima quindicina del mese di agosto , la-
sciando però alla Presidenza la facoltà di variare la data se circo-
stanze lo esigessero.
Come da proposta del Consiglio, già fatta nota ai Soci con circolare
speciale, l' articolo 5° dello Statuto viene modificato come segue :
« . . . . essa è costituita da un Consiglio composto di .... , più dei
Delegati delle singoli sedi » e 1' articolo 20 : « le sedi sono rappresen-
tate nel Consiglio da uno speciale Delegato con diritto d' intervento e
di voto nelle sue adunanze, comunicano ecc. »
Il Presidente invita ad eleggere un nuovo Consigliera in sostitu-
zione del compianto dott. Tanfani. Votanti 24, procure 3.
Eletto : Capitano Luigi Micheletti con voti 23.
Dovendosi eleggere dalla presente Riunione i Segretari per il
Congresso intsrnazioaale, son proposti i signori: Penzig 0., Segre-
tario generale; Martelli TI., Sommier S., Ross E., Terracciano A.
L'Assemblea approva.
Il Segretario dà lettura dei nomi dei botanici italiani ed esteri che
hanno aderito al Congresso internazionale, ed il Presidente invita i
membri della Società ad eleggere un numero di Vice-presidenti, i
■ quali alla loro volta nomineranno un Presidente per ogni seduta del
ADUNANZA DELLA SEDE DI UOMA 403
Congresso. Risultano elatti i signori : Ed. André. — P. Asclierson.
— E. Burnat. — E. Bonuet. — N. L. Britton. — J. Borodine. —
F. Colin. — R. Chodat. — Th. Durand. — J. F. Duthie. — M. Freyn.
— C. Haussknecht. — J. Hagen. — J. Hijar y Haro. — L. Kny. —
G. King. — L. Lawson. — P. Magnus. — L. Mangin. — G. Mantin.
— F. W. Moore. — Marshall Ward. — E. Malinvaud. — K. Franti.
— E. Pfitzer. — L. Radlkofer. — J. D. SaA'nes. — E. Strassbui-ger.
— F. von Thuemen. — L. Underwood. — G. Vasey. — H. De Vilmo-
rin. — M. Yladescu. — A. Vogl. —E. De Wildeman. — E. P. Wright.
11 prof. PenziGt propone che la Società prenda in esame il modo
di stabilire una Commissione permanente per studiare la flora ita-
liana tanto crittogamica quanto fauerogamica. Questa Commissione
spartita nelle varie regioni italiane avrà per compito di riferire nelle
adunanze generali annuali sull'incremento scientifico avvenuto nella
zona loro assegnata.
Il Socio Mattiuolo propone che nello stesso ordine si formi un
Comitato per redigere un elenco bibliografico italiano che dovrebbe
datare dal 1880. Le proposte sono accettate, rilasciando alla Presi-
denza di studiarne i modi ed i mezzi onde metterle ad effetto. Dopo
di che l'adunanza è sciolta. '
SEDE DI ROMA.
Adunanza del 9 ottobre 1892.
Letto ed approvato il verbale jjracedente, il prof. Pirotta dà co-
municazione di una nota del socio Chiovenda in continuazione di
quelle già presentate dal titolo :
SOPRA ALCUNE PIANTE RARE 0 CRITICHE DELLA FLORA
ROMANA. PER E. CHIOVENDA.
Malcolmia confusa Boiss.
M. confusa Boiss., FI. orient., I, pag. 220 et Sappi., pag. 44;
Nj^m., Consp., pag. 40;
Sisym'brmm nanum Coss., in Bull. Soc. hot. frane., X,
pag. 397, p. p; Griseb., FI. europ. fvag., pag. 58;
M. parmflora Paci., FI. march., pag. 590 ?
• Le memorie presentate al Congresso botanico internazionale verranno stampate in un
volume a parte che avrà per titolo : kUi del Congresso botanico inlernazio)ta1e tenuto in
Genova nel 1892.
404 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
M. pusilla, 2-10 cm. elata, radice tenua, pallida, subsimplice
vel apice in fibris tenuissimis longis distiiicta. Caule basi quando
simplici quando ramoso, sursum semper ramoso, ramis plus mi-
nusve arcuato-adscendentibus, foliosis: foliis ovatis, obovatis vel
linearibus, albescentibus pilis stellatis densis undique farctis,
apice laeve attenuatis, obtusis. Petalis obovato-cuneatis, ungue
calycem aequanti vel vix breviori ; lamina apice rotundata,
obtusissima et integra. Siliquis subteretibus, pedicello 4-5**
longioribus, laeve torulosis, dense tomentosis, stylo ut eius la-
titudo longo, vel vix breviori, stygmate parvo coronato, bilobo,
lobis divergentibus: seminibus ovatis minutissimis vix mm. 0,5
longis, luteis, exalatis, laeve tuberculatis, nitidis.
Il Boiss., 1. e. in nota, dà questa specie per l'Italia australe
presso il mare Adriatico, mentre il Nyman, I. e, non accenna
punto all' Italia. Comunque questa specie riesce nuova per le
flore italiane non essendo mai fin ora stata citata in alcuna.
Fiumicino IV, 1887 (Armitage!).
È assai ben distinta dalla AL parviflora DO. pei fusti più
gracili ramosi dalla base coi rami alti al più 8 cm. arcuato
erecti: per lo stilo lungo la metà della larghezza della siliqua e
Io stimma coi lobi divergenti, come bene avverte il Boiss., 1. e.
DlPLOTAXIS TENUIFOLIA Var. INTEGRIFOLIA BoisS.
B. tenui folla fi integrifolia Boiss., FI. orient., I, pag. 387; Paol.,
FI. march., pag. 593.
Filettino a Fossetto, nei monti Simbruini 20, IX, 1888 (Mar-
telloni!) Roma presso S. Giovanni in Laterano abbondantissima
3, IX, 1891 (Chiovendal).
Capsella rubella Reut.
C. ritbella Reut., in Ball. Soc. hallem., 1854, pag. 18; Lev.
Somm., in Nuono Giorn. hot. ital., 1891, voi. XXIII, pag. 248;
Ross., in Malp., 1891, voi. V, pag. 241; Nym., Consp., pag. 66:
Gremii, FI. an. suis., pag. 116; Barb., Comp.fl. sard., pag. 173;
C. bursa-pastoris Auct. ital. pi. p. p. ; C. bursa-jMstoris y.
rubella Gib. Pirot., FI. mod., 23; C. rubescens Personnat, in Bull.
Soc. boi frang., 1860, voi. VII, pag. 511.
Questa specie data già dal dottor Ross come copiosissima per
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 405
tutta la Sicilia ed isole circonvicine è pure copiosissima qui
nella provincia romana. Neil' Erb. Romano ne esiste di Monto
Circeo alla Batteria 10,111, 1889 (Terracciano!). Della Valle di
Baccano 3, IV, 1887; dei boschi di Eacalyptas alle Tre Fontane
presso Roma 20, IV, 1887; dell' Isola Farnese 7, III, 1887 (Pelosi!).
Del monte Viglio 18, IX, 188G (Baldini!). Il Warion, Ball. Soc.
botan. frane., 1886, pag. 393, 1' aveva già indicata come non
rara nella camptigna romana. Ed io V ho raccolta abbondante
nei monti Albani tra Frascati e Rocca di Papa ; presso Roma a
S. Onofrio; a Castel Porziano nella caccia riservata reale. In
altri luoghi d'Italia pure l'ho raccolta, cosi a Varese, nell' Ossola
a Premosello, ad Intra e Pallanza, a Gozzano, in Liguria so-
pra Savona ecc.
Lepidium SATivuM jS iNcisuM A. Terracc. !
L. sativum fi incisum A. Terracc! in herb. R. h. B. Ro-
mani; L. incisum Wierzb.
« L. foliis latioribus pinnatim incisis; stylo alas vix acquante.
Al Tumuleto di Paola presso la Casina Giacchetti 22, V, 1888 ;
nella macchia Giacchetti 18, V, 1888 » (A. Terracciano !).
Thlaspi praecox var. italica Chiov.
T. perennans, foliis rosularum spathulatis vix denticulatis,
crassiusculis: caulibus solitariis vel caespitosis erectissimis:
foliis caulinis radicalibus majoribus, ovatis, basi cordatis, auri-
culis rotundatis: siliquis ovato-cuneatis, ad basim non rotun-
datis, sinu acuto dimidium styli longo: floribus albis.
T. iwaecox A. Terracc! in lierh. Rom.; T. monianum Rolli!
in herb. Rom.
Sul monte Viglio 14, VII, 187J ; a Trinità e monte Autore
15, VII, 1891 (Terracciano!). In montibus Lessinis a Carpinete
S. Sirena V, 1852 (Rolli!). Sui colli Albanesi presso Filettino
IV, 87; sul monte Viglio VI, ^d, (Martelloni!). — Alla Sila in
prov. di Catanzaro 23, V, 84 (Fiori !).
Guardando il Rchb., Deiitschl. Fi, ser. II, v. I, t. V, f. 4185,
ognuno potrà facilmente accorgersi che la pianta dell' Apiìcnnino
centrale e meridionale sia distinta da quella delle Alpi orientali
per la grandezza delle foglie cauline. A questo riguardo ho
408 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
confrontati gli esemplari tipici raccolti da Marchesetti! Stemer!
Tommasini! Solla! ecc. ed anche questo esame mi ha convinto
della distinzione fatta.
Iberis Rollìi A. Terracc!
/. Rollìi A. Terracc. ! in herlj. Rom. ;
I. 2^innata Seb. Mauri, Proclr., pag. 212;- Sang., Prodr.,
pag. 497; Rolli! Exsìcc. in herl). Rom.; Are, Comi), fi. it, pag. 61
p. p. ; Boiss., FI. orìenL, I, pag. 335 ?
I. annua, radice subsimplici, flexuosa ut caule crassa. Caule
terete, scabrulo pilis brevibus, erectissimo et plerumque recto,
dense, folioso basi quando simplice, quando ramoso, sed plerum-
que in Ys superioribus ramis simplicibus, vel quasi semper in
tertio superiori subdivisis, ramis erecto patulis, angulo 15''-45°;
ramis longiuscule nudis ad apicem versus incrassatis, longitu-
dinaliter exquisite sulcatis. Foliis circumscriptione obovata, pin-
nato-partitis laciniis 1-2 obovato-linearibus vel lanceolatis 1,
5-4 ram. latis, obtusis erecto-patenti bus; rachide 2-2, 5 mm.
lata. Coryrabo florali hemisphaericopgrf^ce/^/5 in anthesi erecto-
patentlbus in fructu horizontaliter patentibus, calyce fere ses-
quilongioribus, silicula ter. Calyce phyllis ovatis obtusissimis
basi lutescentibus apice interdum violaceis: petalis albis vel
roseis, calyce triplo longioribus, obovato-cuneatis sensim in un-
guem productis linearem angustam, apice rotundatis, integer-
rimis. Silicula e basi ad insertionem styli 3-4 mm, metiente,
basi rotundata, auriculis triangularihus acutis, cHoergentibus,
sinu amplissimo oUaso, trìangulari, desianciis. Stilo auriculis
duplo triplove longiori. Stigmate incospicuo. Semina nondum vidi.
In montibus ad margines viarum, in agris a Palombara (Seb.
Mauri). Inter segetes a Marcellino (E. Rolli !). Sul monte Gen-
naro 12, V, 1889 (Brizi!) a Vallepietra e Trinità 15, VII, 1891;
sul monte Gennaro 6, VI, 1891 (A. Terracciano!). Sulle colline
di Vicovaro 24, V, 1886 (Pirotta!). Dintorni di Tivoli sul monte
Catillo V, 1887 (Pelosi!).
Pare che il Rolli prima di ogni altro sospettasse che Vl.pin-
naiiflda Auct. Rom. non fosse quella del Gouan, giacché nel-
r etichetta di uno dei suoi esemplari che si conservano nell' er-
bario Romano si legge scritto da lui: «Caule scabro, foliis pin-
ADUNANZA DELLA SKDE DI ROMA 407
natifidis-bijugi, calyce petalis minoribus duplo-breviore: silicula
semielliptica, truncata in apice, siiui lato, lobis triaiigularibus
divaricatis circumscripto. »
Il Bertoloni, FI. ìL, VI, pag. 526, nella frase diagnostica dice:
« Silicula auriculis acutis » mentre nella descrizione dice: « Si-
licula aiiriculis brevibus triangulis acutis, rarius obtusiusculis. »
I sign. Gren. Godr., FI. de France, I, pag. 137, danno i lobi
della silicula come ottusi.
II Gaudin, FI. liclc, IH, pag. 232, dice della silicula dell'/. pm-
nata: « Lobulis apice triangularibus acutis, » però osserva: « Ut
puto cum seminibus peregrinis adventitia. »
Il Boissier, 1. e, è in grandissima contraddizione dicendo della
sua pianta: «Silicula alis acutis divaricatis » e poi citando la
fig. 4195 del Rchb., figura che non potrebbe presentare le auri-
cole più ottuse di quello che 1' autore ve le ha disegnate.
11 DC, Syst. Nat., Il, pag. 399, dà alla pianta del Gouan « Si-
liculae lobis subobtusis » e di più « Folla lobis linearibus acu-
tiusculis subcarnosis utrinque 2-3, » mentre nella nostra pianta
questi sono ottusissimi all'apice e al massimo nelle foglie infe-
riori in numero di due.
I Gren. Godr., FI. de France, I, pag. 137, danno decisamente
alla pianta Gouaniana i lobi della silicula ottusi.
Da queste citazioni pertanto é facile scorgere che nelle de-
scrizioni dei vari autori vi è contraddizione e che perciò si debba
ricorrere agli esemplari autentici. Causa di questa contraddizione
può forse essere il modo di vedere dei vari autori: infatti se
io prendo un angolo ottuso, se lo si considera come terminato
da un vertice, si può chiamare la figura circoscritta acuta,
mentre per il nome geometrico altri la direbbe ottusa : a me
invece pare più naturale il dire acuto tutto ciò che termina in
un angolo, mentre ottuso ciò che ha 1' angolo troncato verso
il vertice.
Ciò premesso, passiamo ora ad osservare gli esemplari au-
tentici che si conservano nell'Erbario generale e Cesatiano di
quest' Istituto.
Gli esemplari raccolti dal Jordan à la Pape prés de Lyon
dans les champs et collines des terrains de transport au calcai-
res 18, VII, 1841, hanno i lobi della silicula ottusi, non però ro-
tondati come li disegna il Rchb., 1. e, più brevi, non divergenti,
408 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
ma piuttosto convergenti, divisi da un seno strettissimo in fondo
a cui s'inserisce uno stilo più lungo dei lobi medesimi di y^.
Nei numerosi esemplari che ho potuto studiare di Firenze, i
lobi sono ancora ottusi, ma sono separati da un seno acuto un
po' più largo che negli esemplari di Lione. I pedicelli tanto
negli esemplari Lionesi che Fiorentini sono eretti a formare
un ombrello serratissimo, mentre nell' I. Rollìi sono, almeno
gì' inferiori, orizzontali.
Gli esemplari della Brunetta presso Susa 20, V, 1863 (Cesati !)
hanno i lobi siliculari non divergenti, subottusi, i pedicelli frut-
tiferi eretti e non orizzontali. Quelli di Montpellier VI, 1847
(Kralik!) hanno i lobi della silicula ad angolo ottuso, non di-
vergenti e i pedicelli eretti appressati tra loro.
L' /. 'pedinata Boiss. ! Diagn. orient., 1, pag. 75, secondo un
esemplare autoptico differisce dalla nostra pianta per le silicule
coi lobi non divergenti, per le foglie lanceolate dentato-pet-
tinate e per essere pianta molto scabra.
L'/. intermedia Guers., in Ball. pìiiL, n. 82, dififerisce dalla
nostra specie per le foglie sempre intiere, per le orecchiette più
lunghe, pei pedicelli fruttiferi più brevi e per le valve più ri-
gonfie e meno alate.
Cakile maritima. var. integrifolia Boiss.
C. maritima J3 integrifolia Boiss., FI. orient., I, pag. 335 ;
C. latifolia Sang.!
Ad Ostia VII, 1836 (Sanguinetti !) sulla spiaggia di Terracina
8, Vili, 1856 (Rolli !). A Nettuno 29, IV, 1889 (A. Terracc. !).
Raphanus sativus L.
R. sativus L., Sp. pi, pag. 669; Are, Comp. fl. il, pag. 48;
Ces. Pass. Gib., Comp. fi. it., pag. 855.
Inselvatichito presso Roma lungo la via Tiburtina Vili, 1886
(Pelosi!); presso Bracciano 29, IX, 1889 (Brizi !).
Il dott. Tarracciano dà un resoconto dal suo viaggio attraverso la
Colonia Eritrea e le isole circostanti; quindi presenta un nuovo
genere di Orcliidacea, dell'isola di Hota, clie dedica al prof. Pirotta
in seguo di affetto e di stima e che chiama Eomualdia Pirottae.
Esaurite le comunicazioni la seduta è tolta.
ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZK 40;)
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del 9 ottobre 1892.
Il Prasideute prof. Arcangeli apre l' adunanza e dà la parola
all'Archivista Micheletti, il quale legge il seguente elenco dei
doni pervenuti alla biblioteca sociale dall' ultima adunanza (12 giu-
gno 1892) a tutto settembre p. p.
Dal pi'of. L. Macchiati : Macchiati. Sulla doppia colorazione dei
bacilli sporigeni. Genova 1892. — La bacterosi dei grappoli della
vite. Bologna 1892.
Dal sig. U. Martelli: Grilli. Sull'autonomia dei licheni. Jesi 1892.
— Martelli e Tanfavi. Le fanerogame e le iirotallogame raccolte
durante la riunione generale in Napoli della Soc. hot. italiana nel-
r agosto 1891. Firenze 1892.
Dal prof. F. Delpino: Delpino. Pensieri sulla metamorfosi delle
piante vascolari. Bologna 1892.
Dal sig. R. Chodat: Chodat. Rapport présidentiel sur la marche
de la Société botanique de Genève (Section de la Société suisse de
botanique) pendant l'année 1891.
Dai Sigg. U. Bernaroli e F. Delpino: Bernaroli e Deliìino. Pseu-
dantia di Camellia e di Geum. Genova 1891.
Dal cav. S. Sommier : Sommier. Cenno sui resultati botanici di un
viaggio nel Caucaso. Firenze 1892. — Idem, traduzione in tedesco di
E. Levier. Cassel 1892. — Una gita in Maremma. Firenze 1892. —
Keller. Neue Standorte und Formen orientalischen Potentillen.
Leipzig 1892.
Dal sig. Aug. Lyttkens : Lyttkens. Arsberattelse for Frokontrol-
lanstolten a Nydala. Halmstadt 1892.
Dal dott. C. J. Forsyth : Stefani, Forsyth et Barhey. Samos. Etude
géologique, palóontologique et botanique. Lausanne 1891.
Dal dott. E. Rostan : Bulletins des travaux de la Société muri-
thienne du Valais. Années 1880-81-82, X et XI fascicules. Neu-
chàtel 1881-83.
Dalla scuola d'agricoltura di Montpellier : Annales de l' Ecole na-
tionale d'agricolture de Montpellier. Tome V, 5'' anuée 1889. Mont-
pellier 1890.
Dal dott. E. Baroni : Baroni. Lichenes pedemontani a CI. prof. Ar-
cangeli in Monte Cinisio et Monte Rosa annis 1876 ac 1880 lecti. —
Fossetti e Baroni. Frammenti epatico-lichen ografici. Firenze 1892.
Dal sig. P. E. Vinassa: Vinassa. Contribuzione alla Ficologia li-
gustica. Firenze 1892. — Seconda contribuzione alla Ficologia li-
4l0 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
gustica. Pisa 1891. — I propagoli delle Sfacelarie. Pisa 1891. —
Note algologiche. Pisa 1891. — Nuove coralline mediterranee.
Pisa 1892.
Dal capitano L. Micheletti : Micheletti. Commemorazione di An-
tonio Mauganotti da Verona. Firenze 1892.
Dal prof. Penzig : Girard. Gènes et ses environs (avec 18 vues
et un pian de la ville). Gènes 1892.
Dal prof. P. Ascherson : Asoherson. Verlaufiger Bericlit ùber die
von Berliner unternommenen Schritte zur Erganzug der « Lois de
la nomenclature botanique. » Berlin 1892.
Dal barone Ferd. von Mueller : Mueller. Select exti-a-tropical plants,
readilj'' eligible for Industi'ial Culture or Naturalisation, with in-
dications of their native countries and some of their uses. Mel-
bourne 1891. — Second Systematic census of Australian Plants, with
chronologic, literary and géographic annotations. Part. I, Vascu-
lares. Melbourne 1889.
Dal dott. Ed. Bonnet : Bonnet. Les collections de l' expéditioa
envoyée à la recberclie de la Pérouse, d'après des documents iné-
dits. Paris 1891. — Lettres de Tournefort à Fagon. Paris 1891. —
Mémoire et lettres de Lenoir du Roule au Chancelier de Pont-
chartrain sur sa mission en Ethiopie. Paris 1891. — Notice sur l'ber-
bier dit de Gaston d'Orléans, conserve au Muséum de Paris. Pa-
ris 1891. — Nouveaux documents relatifs à l'Ambassade d'Etliiopie.
Lettres de Lenoir du Roule et d'Augustin Lippi. Paris 1890. —
Une mission fran9aise en Afrique au début du dix-buitième siècle :
Augustin Lippi, ses observations sur la flore d'Egypte et de Nubie.
Cberbourg 1891.
Dal sig. Jules Poisson : Poisson. Installation et conservation des
collections botaniques. Paris 1891.
Dal dott. L. Picaglia : Picaglia. Bibliografìa botanica della pro-
vincia di Modena. 1° Supplemento. Modena 1892.
Dall' Istituto ottico-meccanico F. Korista : Korista. Catalogo il-
lustrativo descrittivo n. 6. Milano 1892.
Dal sig. I. M. G. Carter : Carter. A. Synopsis of tbe Medicai bo-
tany of the United States. S.* Louis 1888.
Dal sig. E. Burnat : Burnat. Flore des Alpes maritimes ou cata-
logne raisonné des plantes qui croissent spontanément dans la
chaine des Alpes maritimes y compris le département franpais de
ce nom et une partie de la Ligurie occidentale. Volume I^"", accom-
pagné d'une carte des régions explorées. Genève 1892.
Dalla Società dei Naturalisti di Modena: Picaglia. Bibliografia bota-
nica della provincia di Modena. Modena 1833 e 1° Supplemento. Mo-
dena 1892. — Gibelli G. e Pirotta B. Flora del Modenese e del
Reggiano. Modena 1882. — 1^ Supplemento. Modena 1884. — Mori A.
2° Supplemento. Modena 1886. — N. N. Indice alfabetico dei generi
citati nelle predette memorie ed in altre. — Fiori A. Muschi rac-
colti e studiati da ... . — Camus G. Anomalie e varietà della flora
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 411
del Modenese 1% 2», 3* contribuzione. Modena 1884-87. — Alcune
nuove osservazioni teratologiche sulla flora del Modenese. Mo-
dena 1888.
Dal Comm. T. Hanbui-y : Hanhury. List of seeds. Collected this
3^ear in the Garden at la Mortola, Ventimiglia, Italy. London 1891.
— Cronemeyer. Alphabetical catalogne of plants growing in the open
air in the garden of Thomas Hanbury F. L. S. Palazzo Orengo.
La Mortola near Ventimiglia, Ital3^ Erfurt 1889.
Dal prof. J. Borodine : Borodine. Su.1 deposito diffuso di ossalato
di calce nelle foglie (in lingua russa). Pietroburgo.
Dalla Società botanica svizzera : Bulletin de la Société botanique
suisse. Heft 2. 1892. — Berichte der Schweizerischen Botanischen
Gesellschaft. Basel 1892.
Dal dott. G. B. De Toni : Da Toni. Secondo pugillo di Alghe tri-
politane. Roma 1892.
Dal dott. C. Rossetti : Rossetti. Appunti sulla flora della Toscana.
Firenze 1892. — Nuova contribuzione della flora vascolare della
Toscana. Pisa 1892. — Seconda contribuzione alla fiora vascolare
della Versilia. Pisa 1892.
, Dal sig. A. De-Bonis : De-Bonis. Le piante del Polesine. Firenze 1892.
Il Presidente si compiace che la biblioteca abbia avuto doni cosi
numerosi, molti dei quali di vera importanza.
L' Archivista ha luogo a sperare che anche in avvenire, special-
mente per le gentili promesse fatte da vari membri del Congresso
internazionale botanico in Genova e per le raccomandazioni rivolte
a tutti i congressisti, non mancheranno continui aumenti. Avverte
che secondo le fatte promesse il dott. Bonnet di Parigi ha rimesso ora
altre cinque pubblicazioni, il titolo delle quali comparirà nell' elenco
da comunicarsi alla prossima adunanza.
Per r odierna adunanza furono rimesse alla presidenza tre co-
municazioni. Il Presidente fa dare lettura di quella inviata dal
prof. Goiran, la quale è una continuazione dei rapporti intorno alla
flora veronese che 1' Autore comunicò nelle passate adunanze.
ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO
AI MONTI LESSINI VERONESI NOTE DI A. GOIRAN.
(Continuazione).
Araliaceae.
304. Hedera Helix. L. — Sui muri e sui trouclu degli alberi
in tutta la zona : tocca altitudini comprese tra 1000-1200 in. —
Fiorisce alla fine di agosto nelle stazioni basse, alla fine di set-
tembre nelle elevate.
Bidl. della Soc. hot. Hai. 27
412 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE
fi folìis variegati^. — Qua e là con la forma tipica. Nei
boschi specialmente e nelle regioni elevate singolarmente; si
osserva sul tronco degli alberi una forma microphylla bellis-
sima e costantemente sterile.
CORNACEAE.
305. Cornus sanguinea L. — Siepi e boschi. Dalle stazioni
della pianura alla zona subalpina. Fiorisce d'ordinario di mag-
gio, ma si incontra in fiore anche ad autunno inoltrato. — FI.
et Fruct.
fi folìis purpurasceniibus. — Luoghi boschivi nel M. Te-
soro (m. 800).
306. C. 'ìnas L. — Luoghi boschivi dalla collina alla zona su-
balpina. Fruct. — Ho segnalato altra volta una forma serotina,
di questa specie da me raccolta sul M. Baldo, in Val d" Adige
al di sopra di Peri e nella Valpantena nel Vaio della Per-
nise. Questa istessa forma é stata da me osservata sulla collina
veronese nelle siepi a S. Mattia e S. Leotiardo e nella Valle
di So[uaranto.
RUBIACEAE.
307. Sherardia arvensis L. forma aWiflora. — Luoghi erbosi
assieme alla forma tipica della quale però é molto più rara. Si
incontra tanto al piano, per esempio nei fossi della città di Ve-
rona, quanto in stazioni più elevate, per es. Spredino (m. 456),
S. Anna d'Alfaedo (m. 936).
308. Asperula arvensis L. — Seminati della collina e della
zona montana in tutta la regione.
309. A. taurina L. — Non comune nei luoghi boschivi e sel-
vatici: nel Vaio dell" Anguilla a circa 700 m. di altitudine, Ca-
sale dì sotto (m. 633), Badia Calavena (m. 450), Castellerò ecc.
310. A. odorata L. — Luoghi selvatici umidi della zona mon-
tana elevata e della subalpina in tutta la regione.
3n. A. Gìjnancliica L. — Luoghi sassosi e pascoli dell' intera
regione, nella quale si incontra dal piano alla zona alpina insieme
alle sue varietà. La forma che cresce nei pascoli più elevati
forse sarebbe da riferirsi a A. nitens Guss. ; un' altra forma la
quale se non è A. longiflora W. et K. é per lo meno ad essa
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 413
vicinissima: questa seconda si incontra pure copiosamente nel
M. Baldo lungo la salita da Bì^enilno al Santuario della Co-
rona a circa 700 m. di altitudine.
312. Ri(bia tìnctorum L. — Rara nei dintorni di Verona, per
esempio in una siepe in Campagnola presso V Arsenale! e nella
Collina di S. Leonardo (ManganoUil). Invece è copiosissima
weW Agro Veronese a Vigasio, Villafranca, Custoza, Somma-
campagna, Guastalla ecc.
313. Galimn sylvaticmn L. — Boschi dalla collina a tutta la
zona montana. Assai frequente è pure la varietà corrispondente al
G. laevigatam L. Quest'ultima, ad esempio, tra Fosse e S. Anna
d'Alfaedo, si incontra copiosissima nelle siepi.
314. G. Mollugo L. — Dal piano alla zona montana nelle siepi
e nei muri in tutta la regione : anche in Vcì^ona nei muri del-
l'arena. Nelle parti più elevate specialmente, per es. ivo. Fosse
di S. Giovanni (m. 945) e S. Anna d'Alfaedo (m. 936), la va-
rietà corrispondente a G. elatuni Thuill. ; nelle valli del Falcone,
Marchiora, deWAnguilla quella che va riferita a G. erectum
Huds.; la forma infine che spetta a G. insuliricum Gaud. nei con-
torni di Avesa e nella Valpolicella a Pedemonte.
315. G. lucidimi Ali. — In tutta la regione ; nelle rupi della
collina e della zona montana. In Valpatitena, nel M. Pastello, ecc.
Nella città stessa di Verona sull'^to dell'Arena !. Specie assai
polimorfa.
316. G. sijlvestre Poli. — Pascoli elevati : in M. Campol)run,
Malèra, Corno d'Aquilio ecc. — In società a questo ritengo
cresca benanco, nei luoghi ghiaiosi specialmente, il G. Iielveticum
Weigg. {G. baldense Spr.).
317. G. pusillum L. — Pascoli e luoghi pietrosi elevati, non-
ché in tutte le valli alpine avvicinandosi alle parti basse: Corno
d' Aquilio (m. 1546), Podesteria (ra. 1659), Malèra (ra. 1772), Cam-
poTjrun (m. 1650), Vaio deWAnguilla, Revolto (m. 1340) ecc.
318. G. purpuremn L. — Luoghi pietrosi e rupestri dal piano
alla zona subalpina in tutta la regione. È una specie assai re-
sistente, incontrandosi fiorita anche ad autunno inoltrato, spe-
cialmente sulla collina.
319. G. rubrum L. — Pascoli, siepi e luoghi boschivi della
zona montana e subalpina: S. Anna d'Alfaedo (m. 936), Coste
sotto al Corno d' Aquilio (m. 1200), Vaitene (ra. 1070), Chiesa-
414 ADUNANZA DELLA SÈDE DI FIRENZE
nuova (m. 1104). Qualche rara volta si incontra pure in ista-
zioni molto più basse, per es. Spredino di Grezzana {va. 456),
e nella alta Valpolicella a Prun, a Fosse. Specie anche questa
assai polimorfa.
320. G. veruìu L. — Luoghi erbosi ; dai dintorni di Verona
ai pascoli più elevati, per es. Malóra (m. 1772).
321. G. tricorne With. — Nei seminati di tutta la regione dai
dintorni di Verona e in generale dalle parti più basse ai limiti
della coltivazione : per es. Valdonega, Tregnago (m. 317), Coste
ai piedi del Corno d'Aquilio a circa m. 1200.
322. G. parisiense L. — Colle sue varietà nei luoghi aridi
della collina veronese a S. Leonardo, presso Quinto e Spredino
di Valpantena: più frequente si incontra sulla destra dell'Adi-
ge, neir alto Ag7^o Veronese, a Tomì)etta, Tomha, Bosco Man-
tico ecc.
Di questo genere non si sono nominati G. vernum Scop.
G. cruciata Scop., G. palustre, G. aparine che si incontrano
ovunque. — Le Flore italiane indicano G. pedemontanum Ali.
nel Veronese, ma si incontra molto raramente ed a me sino ad
oggi venne fatto di rinvenirlo soltanto wqWAUo Agro presso
Chievo. Aggiungo infine che studi attualmente in corso mi met-
teranno in grado di ulteriormente arricchire l' elenco dei Ga-
lium veronesi.
Caprifoliaceae.
323. Adoxa Moschatellina L. — Boschi e luoghi umidi om-
brosi delia zona montana e subalpina : a Fosse di S. Giovanni,
Vaio dell'Anguilla, Tradii.
324. SamduGus Ebulus L. — Nei luoghi incolti e lungo le vie
in tutta la regione dal piano alla zona montana per es. a Rovere
di Velo (m. 843), Cerro (m. 728), Fosse di S. Giovanni, S. Anna
d'Alfaedo, Erì)ezzo ecc.
325. S. nigra L. — Siepi e boschi in tutta la regione dal piano
sin quasi a toccare la zona supalpina, per es. a Vaitene (m. 1070).
326. S. racemosa L. — Boschi, luoghi sassosi, rupi della zona
montana elevata e della subalpina : Corno d' Aquilio, Corno
Mozzo, Passo della Liana (m. 1461), Podesteria (m. 1659), Tra-
dii (m. 1338), Spiazzoi e Spiazzoletti (m. 1372-1421).
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 415
327. Viburnum Lantana L. — Luoghi boschivi e selvatici in
tutta la regione sino alla zona subalpina,
328. t; Opulas L. — Luoghi per lo più umidi e selvatici in
tutta la regione dal piano alla zona montana: lungo i fossi in
Campo Marzo di Verona, Monte Tondo, Valle di Squaranto,
Velo Veronese (m. 1087), M. Tesoro ecc.
In Verona nel Giardino Giusti si trova quasi inselvatichito il
Viìmrnum Tinus L.
329. Lonicera Caprifoliam L. — Siepi in tutta la regione dal
piano a tutta la zona montana nella quale però diventa assai
rara. — Credo aver visto L. Periclymenum L., ma non ne sono
sicuro, nel M. Pastello ove sarebbe pure stata osservata dal
signor G. Rigo.
330. L. Xylosteurii L. — Frutice elegantissimo e frequente nelle
convalli della Collina veronese sopra Avesa, nella Valle di Squa-
ranto, AeW Anguilla, del Falcone ecc.: tocca altitudini benanco
superiori a 1000 metri lungo tutta la catena.
331. L. nigra L. — Più rara della precedente: al Passo della
Lora e al Passo del Ristele (m. 1641-1717), alla Giazza, ai
Traclii, a Chìesanuova al Bosco grande.
332. L. alpigena L. — Luoghi selvatici della intera regione
nella zona montana e subalpina toccando altitudini di m, 1461
al Passo della Liana, e di m. 1540 e 1530 al Corno d'Aquilio
e Corno Mozzo. — Fruct. — Si trova frequentemente la varietà
macropUylla (Arcang., FI. it., pag. 319).
Credo pure aver visto L. coerulea L.: ma mi astengo di elen-
carla in questo luogo per scrupolo, sebbene il Pollini la indichi
neW Alpe Campobrun presso al Passo della Lora. É coltivato il
Symphoricarpos vulgaris Mich. (in vernacolo : Sinforgna, Sin-
foria. Lagrime d'Italia): ma comincia ad incontrarsi qua e là
quasi selvatico, per esempio a Selva di Progno ecc.
Valerianeae.
333. Valer ianella echinata DC. — Seminati: a S. Cristina so-
pra Parona, alla Pezza sopra Olive in Valle di Montorio, a
Spredin di Valpantena, nella collina di Avesa. — Si incontrano
nei seminati, nei campi, nei pascoli da primavera a tutta estate,
ed anche in autunno più raramente, V. carinata Lois., T'. oli-
416 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
taria Pollich., F. Auricula DC, V. microcay^pa Lois., V. Mo-
risoìiu DC, V. eriocarpa Desv., V. coronata DC, ed anche
altre specie: di queste talune raggiungono altitudini superiori
à 1000 m.
334. Valeriana officinalis L. — Siepi e boschi umidi ombrosi
dal piano alle zone elevate: S. Anna tìCAlfaedo (m. 936), Velo
veronese (m. 1087). Se ne osservano diverse forme. — Sul Monte
Baldo ho trovato V. officinalis ad altitudini di poco inferiori a
2000 metri.
335. Valeriana dioica L. — Margine dei fossi a S. Martino,
S. Michele, Caldiero, in Val di Tregnago, a Cogolo e Badia ecc.
336. V. ^montana L. — Rupi e luoghi ombrosi in tutta la re-
gione della zona montana in su: nel M. Pastello, Corno d' Aqui-
no, nelle Valli di Squaranto, del Falcone, deW Anguilla, adu-
lasi ecc., nel M. Zeola, alla Podesteria ecc.
337. F. iripteris L. — Ove la precedente : però scende più al
basso di essa.
Di questa come della specie precedente si incontrano parec-
chie varietà : cercando bene è probabile si raccolga F. tube-
rosa L.
338. F. saxatilis L. — Questa elegante piantina si trova nelle
rupi sopra le creste più elevate di tutti i monti dalla Val d'Adige
al Confine Vicentino.
339. Centranthus ruder DC. — Muri nella città di Verona;
luoghi rupestri in Val d'Adige alla Chiusa, Ceraino ecc.
j3 aWiflorus. — Raro. In Verona, in un muro a *S'. Maria
in Organis. 11 Pollini ha segnalato questa forma sulla Riviera
Benacese presso Garda : io da anni normalmente la vedo su
questa stessa Riviera tra Cassone e Malcesine.
Questa specie si mantiene in lìore anche ad autunno inoltrato,
per esempio nella città di Verona in novembre nei muri lungo
l'Adigetto. — Dovrebbe rinvenirsi presso di noi C. angustifo-
lius DO.
DlPSACEAE.
340. Bipsacus silvestris L. — Lungo le vie ed i fossi: dal
piano s'innalza colle sue varietà, sino a toccare altitudini su-
periori a 1000 m.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 417
341. D. lacìniaius L. — Raro. Fossi a Caldiero, Monteforte
d'Alpone ecc. (30-83 m.).
342. D. pilosus L. — Rarissimo. In Val cVIllasi alla Cà del
Diavolo (193 m.) sopra Badia Calavena. Unica stazione sino ad
oggi a me nota in provincia di Verona: secondo Pollini si tro-
verebbe pure a Ronca.
313. Cephalaria transylvanica Schrad. = C. Allionii Kerner.
— Lungo le vie e nei campi : nella Valpantena a Spredino,
nel Vaio Sperzani yerso la Valle di Squaranto, a Caldiero,
in Val di Trcgnago ecc. da 30 m. a circa 500 m. di altitudine.
— A Grezzana ho visto coltivata in un giardino C. leucantha
Schrad. che Huguenin segnala a Verona.
344. ScaMosa sylvalica L. — Rara. Luoghi selvatici presso
S. Giovanni Ularione in Valle dell'Alpa presso Tregnago
(A. Mass. !).
345. S. longifolia W. et K. - Knauiia baldensis Kerner. —
Pascoli elevati di Malóra, Trappola, Podesteria, Pertica, Cam-
pol)run ecc. Di questa bella specie ho osservato diverse forme
mostruose ed al Vallone una forma a fiori bianchi,
346. S. graminifolia L. — Luoghi sassosi in tutta la regione,
giammai al disotto della zona montana; nel M. Pastello, nel
M. Pasteletto ecc. ecc. Se ne incontra una forma nana coi ca-
polini piccoli, le foglie strettissime e di un bel verde.
347. S. Uccida Vili. — Non comune. Pascoli e luoghi selvatici
elevati : nei M. Trappola e Malóra, a S. Bartolomeo Tedesco
(1772-1918 m.). Specie assai polimorfa.
Si passano sotto silenzio molte altre specie appartenenti al
genere Scahiosa come volgatissime, ed altre ancora delle quali,
per la molteplicità delle occupazioni alle quali sono condannato,
non ho potuto portare a .termine lo studio.
Non essendovi osservazioni in proposito, si passa alla lettura di
una breve notizia inviata dal Socio Martelli e clie ha per titolo :
NOTIZIE SULL'ERBARIO AMIDEI, GIACENTE PRESSO IL
COMIZIO AGRARIO DI VOLTERRA. PER U. MARTELLI.
Nelle nostre adunanze, più volte abbiamo espresso il deside-
rio di raccogliere le più ampie notizie intorno alla flora toscana.
Abbiamo spesso tenuto parola delle escursioni scientifiche che
418 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
sono state fatte in varie località toscane meno conosciute e dalle
quali si hanno riportati materiali di studio nuovi per questa
flora 0 rari. Non poco resta ancora da fare in alcune provincie
e le proposte fatte alla nostra Società nella riunione in Genova,
cioè di stabilire una Commissione italiana regionale che an-
nualmente si occupi e riferisca suU' incremento botanico di tutte
le Provincie italiane, sarà certamente un impulso maggiore a
nuove ricerche. Se certamente sono utili le erborizzazioni in
località oggi assai trascurate dai botanici, non dobbiamo dimen-
ticar» però che talvolta queste stesse locahtà furono già esplo-
rate da appassionati cultori della scienza i quali oggi pur troppo
sono quasi perduti di memoria. Nei tempi decorsi più che pre-
sentemente regnava la passione di conoscere e raccogliere le
produzioni naturali di una provincia, e specialmente i medici
si interessavano di riunire dei piccoli musei di vegetali e
minerali. Oggi tale passione é quasi scomparsa del tutto, forse
in causa del grande incremento che ha avuto la scienza e che
rende poco pratiche le piccole e parziali collezioni, forse in
causa delle facilitazioni di comunicare con i grandi centri scien-
tifici. Comunque sia, dall'esistenza delle antiche e parziali col-
lezioni, io credo che si possa trarne vantaggio non piccolo nelle
cognizioni della nostra flora. Non pochi di questi erbari pri-
vati furono smarriti e dispersi, ma altri ancora esistono giacenti
dimenticati in mano a chi poco o punto li cura e perciò mi-
nacciati di prossima distruzione.
Uno di essi è l' erbario Amidei che trovasi a Volterra presso
il Comizio agrario. In una gita che ebbi agio di fare a quella
città ricercai di quel!' erbario del quale non si aveva che no-
tizia incerta. Si compone di circa 2000 specie. Giace mal tenuto
e custodito senza riguardo fra la polvere e mille oggetti posa-
tivi sopra. Non so per mano di chi, tempo indietro fu appuntato
sopra carta colorata e con assai falso criterio trascritte l' eti-
chette senza conservare quelle autentiche dell' Amidei e delle
quali solo poche rimangono. Dello stesso carattere, da persona
ben poco pratica nel custodire gli erbari, sono molte erronee
determinazioni. Dal numero di specie di talune famiglie ed an-
che da notizie avute sembra che in quel riordinamento malau-
gurato molte piante fossero gettate in causa delle cattive con-
dizioni in cui si trovavano. L'erbario dell' Amidei da quanto potei
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 419
constatare riunisce piante della Valle di Cecina e del Volter-
rano, dell'alta valle Tiberina, Borgo S. Sepolcro, Città di Ca-
stello ecc., località ove appunto l'Amidei abitò come medico.
Quest'erbario per quanto riguarda il territorio volterrano è
assai interessante, poiché contiene molte più specie di quelle lo-
calità che non siano registrate nel Prodromo del Caruel, il quale
credo nel compilare quel suo lavoro non avesse agio di con-
sultare queir erbario e le poche volte che ha citato l'Amidei è
stato in conseguenza a piante o ricevute in dono o vedute nel-
l'erbario di Firenze e l'orse di Pisa. Inoltre non è a mia cogni-
zione che altri botanici abbiano posteriormente erborizzato ac-
curatamente nel Volterrano ed in Val di Cecina, che certo deve
essere interessante per specie e forme in causa dei terreni di
costituzione geologica cosi difTerenti e situati ira la zona ma-
remmana e quella della Toscana centrale. Oltre alle piante ita-
liane l'erbario Amidei possiede pure piante egiziane, le quali
sebbene non in gran numero, pure talune assai rare e che sa-
ranno mancanti anche in erbari assai più vasti.
Con queste poche parole ho voluto ricordare un erbario, la
cui esistenza é ignorata da molti o che almeno è creduta per-
duta. A noi che soprattutto interessa la conoscenza della flora
toscana, a noi che ci siamo proposti di scoprirne le rarità, in-
combe il dovere di richiamare alla luce queste collezioni par-
ziali le quali serviranno di grande aiuto al compito prefìssoci.
Dopocliè il Presidente legge una sua nota :
SOPRA ALCUNE PIANTE RACCOLTE PRESSO RIPAFRATTA
NEL MONTE PISANO. PER G. ARCANGELI.
In una località detta la Sassina, situata nella parte occiden-
tale del Monte Pisano presso il piccolo paese di Ripafratta, mi
avvenne d'incontrare nel settembre decorso una forma di
Dianthus Carihusianorum assai distinta dalle altre tutte per
la figura e la dentatura dei suoi petali.
Secondo quanto si rileva dalla descrizione del -prof. Parlatore *
i petali del Dianthus Carihusianorum hanno il lembo più lungo
* Parlatore F., Flora italiana, continuata da T. Caruel, voi. IX.
420 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
che largo, quasi obovato, angustamente ed irregolarmente den-
tato all'apice (pag. 256, descrizione della pianta di Boscolungo),
oppure l'hanno a forma di cuneo con l'apice appena tondeg-
giante e fornito di denti acuti e molto disuguali (pag. 257, de-
scrizione della pianta coltivata). Per quanto io stesso ho potuto
rilevare, i petali di questa specie possono variare per la figura
loro, che può essere obovata, più o meno slargata ed ottusa e con
denti più o meno acuti, come pure pel colore che dal roseo
pallido può variare fino al rosso porpora intenso, e talora ri-
dursi pure gialliccio. Sovente anzi la tinta della lamina, in luogo
di presentarsi uniforme, si mostra più intensa lungo le tre ner-
vature principali, nella parte inferiore dello quali spesso appa-
riscono alcuni punti più intensamente colorati, e talora pure la
tinta si mostra più intensa lungo linee anastomosate in rete,
onde la superfìcie ne apparisce come elegantemente marmo-
rizzata di porpora.
Nella pianta che mi si presentò nella detta località potei os-
servare tre fusti floridi lunghi 2-3 dm., due con pochi fiori
neir apice ed uno con un fiore unico. In tutti questi fiori la
corolla era formata da 5 petali con unghia di conformazione
ordinaria e lamina più lunga che larga, romboidale, con uno o
due denti laterali ed acuti a metà circa della sua lunghezza
interponenti un segmento intermedio bislungo, bidentato nel-
r apice. In grazia di tale conformazione la corolla aveva un
aspetto molto differente dall' abituale. In uno di questi fiori
i denti laterali erano, anziché 2, 4, cioè una coppia per lato.
Tale varietà, che chiamerò Sassiniana dalla località in cui fu
raccolta, si può caratterizzare nel modo seguente:
D. cmihusianorum var. Sasspiiana, petalorum lamina
rhom'boideo-o'hlonga utroque latere ad medium lacinula unica
porì^ecta vel duodus donata apice Mfida.
Forse tale modificazione nella forma dei petali sarà derivata
dalle condizioni speciali nelle quali vegetava la pianta : debbo
però avvertire eh' essa pianta vegetava in un gruppo erboso
volto a mezzogiorno, formante ciglio ad un piccolo campo, in-
sieme a molte altre della stessa specie, che presentavano la
loro corolla di conformazione affatto normale. Siccome poi la
modificazione interessava tutti i fiori della stessa pianta, è chiaro
che essa deve ritenersi come dipendente dalla struttura stessa
ADUNANZA DELLA SKDE DI ROMA 421
della pianta, e non come derivante da alterazione locale di qual-
che singola sua parte. Tale modificazione poi si può facilmente
derivare dal tipo normale, ammettendo che in ciascun petalo si
sviluppino solo uno o due dei denti laterali, che d'ordinario sono
più acuti, e che la parte mediana si sia allungata in una ap-
pendice bislunga, bifida o con soli due denti nell' apice.
Alcune altre specie furono da me raccolte presso Ripafratta,
sia alla Sassina, sia in prossimità del paese. Fra queste mi limi-
terò a ricordare VAsier acris L. raccolto nei boschi presso la
Sassina e sotto la Torre di Centine, cioè la torre più elevata
di Ripafratta, e V EpiloNam augustissimum Ait. trovato presso
una cava a Ripafratta. La prima di queste specie fu già rac-
colta da P. Savi presso Rigeli e presso le Molina di Quosa, ma
non era indicata di Ripafratta: l'altra é atfatto nuova pel Monte
Pisano.
Nessuno dei presenti avendo osservazioni a fare in merito a que-
ste comunicazioni, il Presidente dicMara sciolta 1' adunanza.
SEDE DI ROMA.
Adunanza del 10 novembre 1892.
Approvato il processo verbale dell' adunanza precedente, si pro-
cede all' elezioni del Seggio direttivo della Sede per 1' anno 1892-93 ;
risultano confermati i sigg. : Pirotta prof. Romualdo, Presidente;
Cuboni prof. Giuseppe, Vicepresidente ; Avetta dott. Carlo, Segretario-
economo.
Il Presidente invita il Socio A. Terracciano a dare rapporto della
sua comunicazione.
CONTRIBUZIONE ALLA FLORA DEL PAESE DEI SOMALI.
PER A. TERRACCIANO.
Il professore Pirotta, direttore del Regio Istituto botanico di
Roma, m'incaricava testé dello studio di una mezza centuria
di piante, donate dalla Società Geografica italiana. Esse furono
portate dai signori Candeo e Baudi di Vesme, reduci dal loro
422 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
importante viaggio nella penisola dei Somali; ' per quanto in
poco buono stato di conservazione quando le ebbi fra mano,
mi sono di buon grado accinto a studiarle, perchè servono ad
accrescere sempre più la conoscenza botanica di tale regione.
Il Revoil, il James e l'Hildebrandt anclie dai Somali riporta-
rono piante, le quali chiarissimi botanici già illustrarono;^ ma
queste, che ora mi è dato presentare, sono di non minore in-
teresse dal punto di vista della geografìa botanica. Spettano la
maggior parte alle terre abitate dai famosi Ger-Amaden o Gerar-
Amaden, poche alle montagne di El-Anot, qualcuna solamente al
fiume Derer-Huina; e, prese nel loro complesso, ammontano a 43,
di cui 6 nuove affatto, ed una diecina appena ricordate nei cata-
loghi di Oliver e Franchet.
Le diagnosi apposte alle specie stimate nuove, servono solo a
prendere data, epperciò brevissime e senza quella copia di raf-
fronti, tanto necessari per stabilire sicuramente il valore siste-
matico di una data forma.
1. Cadaba FARINOSA FoTsli. — Montagne di El-Anot; 28, II, 91.
2. DiANTHERA SEMiTETRANDRA Kl. — Campi a Gcrar-Amadon;
IV, 91.
3. SiDA RHOMBiFOLiA Liun. — Prati di Gerar-Amaden; IV, 91.
4. Pavonia arabica Hochst. — Campi di Gerar-Amaden; IV, 91.
5. P. KoTSCHYi Hochst. — Campi a Gerar-Amaden ; IV, 91.
6. HiBiscus CERNDUS A. Terr.l foliis petiolatis, palmatifidis, cre-
* Bollettino della Società geografica italiana, serie III, voi. IV :
a) Dalla penisola dei Somali, lettera del capitano E. Baudi di
Vesme al Presidente della Società geografica italiana. Fascicolo V,
maggio 1891, j)ag. 384, con schizzo.
b) Da Berbera attraverso rOgaden a Inaè nelV Harrar, lettera del
capitano E. Baudi di Vesme al marchese G. Doria. Fase. VIII, lu-
glio 1891, pag. 553.
* Oliver, Flora of Somali-Land: memorandum and Catalogne^ in
James F. L., The unhnown horn of Africa. London, 1888.
Franchet, Sertulum Somalense; in Mission G. Révoil aux pays Qo-
malis. Paris, 1882.
HiLDEBRANDT, Botanische Forschungen in Somali-Lande; in Verh.
hot. Ver. Prov. Brandenburg, XIX, 1877. — Le collezioni di questo
viaggiatore furono studiate dal Vatkb nella Linnaea e neìVOest.
hot. zeitschrift.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 423
nato-dentatis, floribus pedunculis ad apicem geniculatis,
rubris, phyllis exterioribus reflexis calyce minoribus, la-
ciniis calycinis lanceolatis, corollam aequantibus, stylis 5
divaricatis, longis. — Campi a Gerar-Amadeii; IV, 91.
7. LuEDERiTZiA PiROTTAE A. Tevr. ! foliis palmato-3-5 fìdis,
longe petiolatis, stipiilis subulatis, floribus luteolis, caly-
cis laciniis brevissimis, phyllis exterioribus 30 vel ultra,
barbulatis, corolla longioribus, capsulis glabris, carpellis
bialatis. — Campi e prati di Gerar-Amaden; IV, 91.
Oss. Ho dedicata questa specie del nuovo genero Lue-
deritzta, stabilito testé dallo Schumann, al mio maestro
ed amico prof. Romualdo Pirotta, perchè anche pubbli-
camente possa dimostrargli la stima e I' affetto che a lui
da sei anni mi legano.
8. ZiZYPHUS Spina-Christi (Linn.) Willd. — Montagne di El-
Anot; 28, II, 91.
Oss. I frutti sono buoni a mangiare ; la pianta è chia-
mata Ghup dai Somali.
9. Tribulds terrestris Linn. — Campi a Gerar-Amaden ; IV, 91.
10. Cassia (aflìne alla C. holosericea Fresen.) — Colli a Gerar-
Amaden; IV, 91.
11. CoMBRETUM FERRUGiNEUM A. RicU. — Fiumo DercF Huina;
3, III, 91.
Oss. I Somali lo chiamano Ohah.
12. BoswELLiA Carteri BìtcIw. — Pianure a Gerar-Amaden ;
IV, 91.
13. Commiphora Opobalsamum Engler. — Campi di Gerar-Ama-
den ; IV, 91.
Oss. È un rametto a foglie imparipennate, 3-jugie, a
foglioline sessili crenate e la mediana crescente alla base;
ho potuto identificarlo con esemplari che nei nostri erbari
si posseggono della Baia di Anfilah.
14. Lactuca (affine alla L. taraxacifolia Schum. et nim.). —
Campi a Gerar-Amaden; IV, 91.
15. Oldenlandia retrorsa Boìss. — Campi a Gerar-Amaden ;
IV, 91.
16. CucuMis Figarei Belile. — Campi di Gerar-Amaden; IV, 91.
424 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
17. SoLANDM — Campi di Gerar-Araaden; IV, 91.
Oss. Mancano i frutti per la sicura sua determinazione;
però sembra nuovo dal portamento e dai fiori, che sono su
peduncoli ascellari lunghissimi e solitarii e con corolla
pelosa a lobi irregolari, profondamente fessi.
18. OcYMUM DEPAUPERATUM Vatke. — Campi di Gerar-Amaden ;
IV, 91.
19. Orthosiphon grandiflorum a. Terr.! foliis basi canescen-
tibus, margine undulato-crenatis, pedunculis gracilibus,
vix pubescentibus, calycis laciniis inferioribus longisetis,
corolla extus pilosa, triplo calyce longiore. — Prati e luo-
ghi aridi di Gerar-Amaden; IV, 91.
20. Premna resinifera . — Fiume Derer-Huina; 3, 111,91.
21. Sopubia Candei A. Terr.! foliis simplicibus v. 3-partitis.
longissimis, junciformibus, apiculatis, pedunculatis, ad me-
dium geniculatis et 2 bracteolatis, corolla calycis laciniis
obovatis et margine hyalinis triplo longiore. — Campi a
Gerar-Amaden; IV, 91.
Os». Ho dedicatala specie al raccoglitore sig. G. Candeo.
22. Craterostigma auriculatdm (Doìribr.). — Campi a Gerar-
Amaden; IV, 91.
23. Ruellia grandiflora Pers. — Campi a Gerar-Amaden ; IV, 91.
24. Blepharis edulis Pers.
Var. OBLONGATA A. Terr. ! spicis longe columnaribus, qua-
drifariis. — Montagne di El-Anot; 22, II, 91.
Oss. Corahar chiamata dai Somali. Pare vicina alla
B. spicata od Acanthodium spicatum.
25. (Acanthacea) — Campi di Gerar-Ama-
den; IV, 91.
26. Heliothropium glomeratum a. Terr. ! foliis lineari-subula-
tis, ad nodos glomeratis, floribus in racemo abbreviato,
sessilibus, calyce strigoso, nuculis laevibus, pilosissimis,
— Campi a Gerar-Amaden; IV, 91.
27. Hebenstreitia rariflora A. Terr.! corollae tubo partim
incluso, parte superiore libera infundibuliformi, calycem
dimidio superante, seminibus 2, cylindraceis, nigris, undu-
latis, in quoque loculo solitariis. — Campi di Gerar-Ama-
den; IV, 91.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 425
28. Aerva JAVANiCA (Burm.) Juss. — Campi di Gerar-Araaden ;
IV, 91.
29. LoRANTHus (affine al L. gibbulosus Rich.). — Montagne di
El-Anot; 28, li, 91.
30. Salvadora persica Linn. — Montagne di El-xVnot; 28, II, 91.
Oss. Su questa pianta, chiamata Hadai dai Somali e
Mossuah dagli Arabi, era parassita il Lorantlms.
31. Pleuropterantra Revoilii Franchel. — Laferur; 1, III, 91.
32. LiTTONiA Baudii a. Terr.l caule striato, basi subpilosulo,
foliis ciliolatis, ensiformibus, verticillatis, floribus maxi-
mis, roseis, phyllis basi pene coalitis, oblongo-obovatis,
reliexis, staminibus vix petala aequantibus, stylo apice
tantum tripartito. — A LiUonia Revoilii, cui proxima,
stylo et laciniis coroUinis longe differt. — Campi di Gerar-
Amaden; IV, 91.
Oss. Dedicata al cap. Baudi di Vesme, che la raccolse.
33. Vellozia Schnitzleinia (Hochst.) Bali.
Var. soMALENSis A. Terr. ! foliis reclinatis, rigidis, flore so-
litario, pedunculato, peduncolo apice geniculato, et a me-
dio ad apicem piloso-strigoso. — Campi di Gerar-Amaden ;
IV, 91.
Oss. Pare jDiuttosto una nuova specie; ma l'assenza
delle capsule non permette che credei'la varietà locale.
34. Sanseviera ehrenbergiana Schio. — Montagna di El-Anot;
28, II, 91.
Oss. Thahar in Somalo e Seher in Arabo; usata, ma-
cerandone le foglie, per fibre tessili.
35. Scilla — Campi a Gerar-Araaden; IV, 91.
Oss. Parrebbe una specie nuova, a foglie dal contorno
ondulato; ma i pochi fiori e la mancanza dei bulbi mi
lasciano indeciso sul suo valore specifico.
36. CoMMELiNA FoRSKALAEi Hocìist. — Campi a Gerar-Amaden ;
IV, 91.
37. AsPARAGUs — Campi a Gerar-Amaden; IV, 91.
Oss. Non posso riferirlo che all'^. abyssinicus come va-
rietà ; però ne posseggo un i^iccolo pezzo con foglie, e
quindi di incerta diagnosi.
426 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA
38. Cyperus — Campi a Gerar-Amaden ; IV, 91.
Oss. Non sarà difficile, con maggiori confronti, stabi-
lire l' entità di questa forma, che sembrerebbe nuova ;
tuttavia il poliformismo del genere mi induce a non ri-
ferirla, per ora, a nessuna delle specie conosciute e né
porvi altro nome.
39. C. BULBOSUS Vahl.
Var. LONGEBRACTEATUS A. Terr.l spiculis compressis, pauci-
floris, subdistantibus, bracteatis, 2-3 bracteis inferioribiis
iongissimis, reliquis spiculas haud superantibus. — Campi
di Gerar-Amaden; IV, 91.
40. Tragus racemosds (W.) Hall. — Campi e prati di Gerar-
Amaden; IV, 91.
41. PAPPOPHOR0M BRACHYSTHACHYUM Jaul). et SpacH.
Var. PILOSDM A. Terr. ! foliis infìmis divaricatis, subulatis,
pungentibus, rigidis, dense pilosis, superioribus erectis,
latioribus, setis aureis. — Gerar-Amaden ; IV, 91.
42. Andropogon circinatus ? Hoclist — Campi e luoghi aridi a
Gerar-Amaden; IV, 91.
43. Sporobolus (affine alla S. capensis?). — Campi a Gerar-Ama-
den, IV, 91.
Il prof. Cuboni fa la seguente comunicazione :
LA SESSUALITÀ DELLE PIANTE SECONDO UNO SCRIT-
TORE DEL SECOLO XVL PER G. CUBONI.
Degli storici della botanica che hanno esposto le opinioni de-
gli antichi filosofi e naturalisti sulla sessualità delle piante nes-
suno ha mai ricordato il nome di Giovanni Camilla, medico ge-
novese, che in un suo libro pubblicato a Venezia nel 1564
espone brevemente le opinioni allora dominanti sulla natura
delle piante e parla della sessualità.
Il libro é così intitolato: — Enthosiasmo — di Gìov. Camilla
— filosofo — e "medico genovese. — De misierii, e meravigliose
— cause della compositione del Mondo, — Al Rever. e molto
illustre — monsignor Carlo Cicala, — vescovo di Albenga. — In
Vinegia appresso — Gabriel Giolito de Ferrari. — MDLXIIII.
ADUNANZA DELLA SEDE DI F1RENZE3 427
Il libro è in forma di dialogo fra Camilla e Livio — hono-
rnto e bellissimo spirito, et in qual si voglia arte e scienza
eccellente. — Il capitolo X a pag. 47 tratta delle piante, e vi si
discorre delle diverse sorta di piante, delle radici, del fusto, della
scorza, della midolla, della foglia, dei frutti e delle semenze ecc.
Riguardo alla sessualità ecco le precise parole a pag. 51:
« Cam. Ditemi di grafia, si ritrovano nelle piante maschio e
« femina?
« Liv. Questo si; e s' il maschio, di cui sono le foglie più
« grandi, sarà appresso la femina, cagionerà essa a far più
« frutti, ch'ella non farebbe; essendo egli più fruttifero di
« di lei. Di tal sorte, che si vede alle volte, il maschio essen-
« dole appresso, che le si accosta, piegando le sue cime; segno
« veramente di amore tra loro. » — Prima, parlando delle ra-
dici, dice per lo più il maschio ha la radice con più nodi che
non la femina.
Queste brevi citazioni sono sufficienti a dimostrare che anche
il filosofo Camilla, come tutti gli scrittori antichi e moderni fino
a Camerario (che, come è noto, fu nell'anno 1691 il vero scopri-
tore degli organi sessuali nelle piante), aveva un concetto della
sessualità del tutto erroneo, basato soltanto sulla diversità del-
l' habitus di alcune forme e non già sulla conoscenza più o meno
esatta degli organi sessuali.
Il prof. Cuboni presenta poi alla Società alcuni esemplari di Ga-
linsoga parviflora Cav. raccolti a Trobaso, presso Intra (Lago Mag-
giora) ; sulle cui radici si trovano numerosi tubercoli prodotti dal-
l'/fé feroce r a radicicola Greeif. Osserva che finora questo parassita
non era mai indicato sulla Galìnsoga.
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del 13 novembre 1892,
' Dichiarata aperta la seduta, il Presidente proclama Soci i si-
gnori : Bonnet prof. E. di Parigi, IngegnoH cav. Francesco di Mi-
lano, Gentile prof. Giacomo di Porto Maurizio, Schmitz cav. Fe-
lice di Firenze. Ad eccezione del sig. Bonnet, che ha l'atta esplicita
dimanda per essere ammesso con la data del 1892, gli altri entre-
ranno a far parto della Società dal 1° gennaio venturo.
Bull, della Soc. boi. Hai. 28
428 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIEENZE
In seguito a pratiche ora giunte a termine, il R. Governo del
Giappone ha partecipato che per mezzo della Direzione della nostra
Società potrà, chi desideri, comunicare con l'Orto botanico di Tokio
e fare scambi di pubblicazioni e di semi ; tali rapporti sono alta-
mente graditi ed è da lusingarsi che ogni interessato ne approfitterà
a vantaggio non scarso della scienza.
L'Archivista Micheletti dà rapporto delle pubblicazioni perve-
nute in dono alla Società.
Dal dott. Ed. Bonnet : Bonnet. Petite flore parisienne. Paris 1883.
— Le Djebel Abderrhaman el Mekki (Tunisie). Paris 1887. — Les
produits végétaux du marche de Sfax. Paris 1884. — Plantes du
poste optique de Founassa (Sud Oranais). Paris 1889. — Bonnet Ed.
e Mauri/ P. D'Ain-Sefra à Djenien-Bou-Resq. Voyage botanique dans
le Sud-Oranais. Paris 1888.
Dal prof. P. Magnus : Magnus. Johannes Groenland. Nachruf.
Dresden 1891. — Hermann Rober. Nachruf. 1871. — Johannes Roe-
per. Biographischer Nachruf. 1885. — Mittheilung ùber das Vor-
kommen der Paccinia singularis Magn. Berlin 1890. — Ein Beitrag
zur Beleuchtung der Gattung Diorchidium. Berlin 1891. — Ver-
breitung des Gebrauches des Knollenpilzes (Pachyma Fr.) bei wil-
den Vòlkerschaften. Berlin 1892. — Eiuige Beobacktungen zur na-
heren Kenntniss der Arten von Diorchidium und Triphragmium.
Berlin 1891. — Zwei neue Uredineen I. Diorchidium Steudneri P.
Magnus IL Ein neues bemerckenswerthes Caeoma auf Geum. Ber-
lin 1891. — Zur Kenntniss der Verbreitung einiger Pilze. Berlin 1892.
— Zur Umgrenzung der Gattung Diorchidium nebst kurzer Ueber-
sicht der Arten von Uropyxis. Berlin 1892. — Zweiter Nachtrag zu
dem Verzeichnisse der im Botanischen Garten zu Berlin beobach-
teten Ilstilagineen und Uredineen. Berlin 1887. — Ueber den Rost
der Weymouth-Kiefern (Pinus Strobus L.). Berlin. — Eine Bemer-
kung zu Uromyces excavatus (D.C.). Magn. Berlin 1891. — Ein
neues Exobasidium aus der Schweiz. Bei-lin. — Ueber der Einfluss,
den die Vegetation einiger parasitischer Pilze in der Biute der
Wirtspflanze auf die Ausbildung der Bliitenteile ausiibt. Berlin 1891.
— Beitrag zur Kenntniss einer osterreichischen Ustilaginee. Ber-
lin 1892. — Ueber das Auftreten der Stylosporen bei den Uredi-
neen. Berlin 1891. — Ueber einige von Herrn Professor G. Schwein-
furth in der italienischen Colonie Eritrea gesammelte Uredineen. Ber-
lin 1892. — Ueber Staubgefassrudimente an den Seiten desLabellum
von Orchis papilionacea. L. Berlin 1891. — Verzeichnis der bei
Oranienburg am 30 Aprii und 24 Mai 1891 beobachteten Pilze.
Berlin 1891. — Ueber die in Europa auf der Gattung Veronica auf-
tretenden Puccinia-Arten. Berlin 1890. — Thorea ramosissima Bory
bei Belgrad in Ssrbien und ihre weitere Verbreitung. Berlin 1889.
— Verzeichnis der am 15 Mai und 1 Juni 1890 bei Freienwalde a.
0. beobachteten Pilze. Berlin 1890. — Ueber zwei Bildungsabwei-
chungen (Cytisus Laburnum und Taraxacum officinale). Berlin 1890.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 429
— Ueber das Auftreten eines Uromyces auf Glycyrrhiza in der al-
ien und in der neuen Welt. Berlin 1890. — Ueber einige in Suda-
merika aiif Berberis-Arten wachsende Uredineen. Berlin 1892.
Julius Miinter. Nachruf. Berlin 1885. — Ascherson P. und Magnus
P. Die Verbreitung der hellfriichtigen Spielarten der europiiischen
Vaccinien, sowie der Waccinium bewohnonden Sclerotinia-Arten.
Wien 1891.
Dal dott. Hermann von Ihering : Von Ihering. As arvores do Rio
Orande do Sul. Porto Alegre 1891.
Il prof. Caro Massalongo ha inviato due brevi note delle quali
si dà lettura mostrando gli esemplari delle piante che l'autore vi
ha- unito.
SOPRA UN DITTERO-GECIDIO DELL' ERYNGIUM AMETHY-
STJNUM L. — CENNO DEL D.' C. MASSALONGO.
Sino dai tempi del celebre entomologo Reaumur si conosce
un dittero-cecidio suU' Eryngiuìn campestre L. (Mém. hist.
Insectes, III, tav. 44, fig. 1-2?), il quale si manifesta con degli
ingrossamenti caulini o rameali, di forma e grandezza diversa,
€he verrebbero a prodursi a spese del parenchima midollare
enormemente dilatato. Nello spessore di detto parenchima tro-
vansi sovente numerose logge o camere larvali. Posteriormente
il Vallot riconobbe per primo, che il surriferito cecidio era
determinato da una Cecicloinyia, la quale dalla pianta matri-
cale veniva dal medesimo distinta col nome di C. Eryngii; in
un' epoca a noi più vicina, il Giraud riportava definitivamente
questo insetto al genere Lasioptera. La galla in questione, seb-
bene di rado, fu da me pure osservata nei dintorni di Tregnago;
credo opportuno di far ciò conoscere, perché non ricordo che
altri ne abbiano segnalata la presenza nel nostro paese. Non è
però questo soltanto che desidero col mezzo della presente no-
terella di render noto agli egregi colleghi della Società botanica
italiana, ma sibbene la scoperta da me fatta (nei monti della valle
di Tregnago) di un'analoga dittero-galla ancora sopra V Eryn-
gium ametliystinuni L., la quale per i suoi caratteri e special-
mente per quelli delle larve del suo autore, ritengo come pro-
babile da attribuirsi alla stessa Lasioptera Eryngii (Vali.) Gir.,
quantunque sopra questo substrato, da quanto so, non la trovi
da alcuno indicata. Le nodosità o rigonfiamenti provocati dal ce-
430 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
cidiozoo, come potrà rilevarsi dagli esemplari infetti di Eryn-
gium ainethystinum che unisco a questa comunicazione, sono
assai polimorfi, spesso interessano la lunghezza di più internodii,
però d' ordinario trovansi all' estremità del caule e predominan-
temente sui rami i quali portano i capolini delle infiorescenze.
DEFORMAZIONE PARASSITARIA DEI FIORI DI AJUGA
CHAMAEPITYS SCHREB. — NOTA DEL D^ C. MAS-
SALONGO.
Nei luoghi coltivati della valle di Tregnago, da due anni
circa, trovo degli esemplari di Ajuga chamaepitys, che accanto
ai fiori ordinarli altri ne portano nei quali la corolla un poco
inspessita ed anormalmente rigonfiata, nonché divenuta vire-
scente, resta chiusa, producendo cosi una specie di sacco cir-
condato alla base dal calice. Nell'interno di tali fiori il ginoceo
trovasi in vario modo sformato, ed i filamenti degli stami mo-
stransi più o meno ingrossati. Causa di questa alterazione si
è la larva di un dittero della famiglia delle cecidomiidì, larva
che solitaria annidasi nella cavità limitata dalla corolla mo-
struosa, dove in seguito trasformasi in pupa. Trattasi adun-
que di una galla e precisamente di un dittero-cecidio che pel*
suo aspetto potrebbe paragonarsi a quelli prodotti da insetti
della stessa famiglia, sopra i fiori di numerose altre piante.
Quantunque dalle galle di Ajuga chamaepUys finora non sia
riuscito ad ottenere l' insetto perfetto (alato) e perciò, con
sicurezza, non possa dire a qual genere si debba ascrivere il
loro autore, tuttavia, basandomi sopra le particolarità offerte
dalla larva e specialmente della sua spatula sternale, crederei
di poter affermare, nel caso nostro, trattarsi di una specie, forse
non ancora descritta, del genere Asphondylia. Dei cecidiozoi
spettanti a questo genere, da quanto ho potuto rilevare, sopra
altre labiate se ne conoscerebbe una specie soltanto, cioè 1'^.
Hornigii Wacht., la quale deforma i fiori di OìHganum vulgare
in maniera analoga a quanto venne qui riferito per quelli del-
y Ajuga ChamaepUys.
A complemento dell'ora esposto aggiungerò alcune indicazioni
relative al cecidiozoo. La larva di colore giallastro o subaran-
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 431
■ciato, è tutta coperta di papille, alcune delle quali, al lato ven-
trale degli anelli del corpo, portano una brevissima setola:
r ultimo anello, assai più piccolo del penultimo, è bilobo coi
lobi arrotondati, questi però non presentano veruna appendice.
La spatula sternale, provvista di stipite lineare, è divisa all'estre-
mità in due denti subacuti, separati da un seno angoloso; al
margine interno di ciascuno di essi scorgesi una leggera spor-
genza o gibbosità. — La pupa da 3 mill. o poco più lunga, so-
pra 1 mill. di grossezza, al lato dorsale dei segmenti addomi-
nali é fornita (eccetto del primo eh' è liscio) di numerose spinette
coniche, brune, le quali sono disposte in serie trasversali. Le
guaine delle ali arrivano appena oltre l'estremità del secondo
segmento dell'addome, quelle del pajo anteriore e mediano di
zampe sorpassano di poco il terzo, mentre le guaine dell'ultimo
paio prolungansi sino al limite posteriore del quarto od alla
metà del quinto segmento dell'addome. Cornetti (perforanti)
terminali, subconici, minutissimi ed appena fra loro divergenti.
Il Presidente rileva l'importanza delle osservazioni del prof. Mas-
salongo, loda la sua costanza nelle ricerche continue e confida in re-
sultati di grande utilità sotto molti rapporti. Avverte che i saggi
inviati saranno trasmessi al gabinetto zoologico del R. Istituto di
Studi superiori non avendo la Società Botanica modo di custodire
tali collezioni.
Dal Socio dott. Jatta è pervenuta la memoria :
MATERL\LI PER UN CENSLMENTO GENERALE DEI LI-
CHENI ITALIANL PER A. JATTA.
IV.
ETEROLICHENI.
Ser. I. — Eterolichenì fruUcuìosL
La serie degli eterolichenì fruticulosi, che corrisponderebbe
ai lìchenes thaìnnoblasti del Koerher,^ o Epìconiocleì, Cladonio-
dei e Ramalodei del Nylander, ^ può dividersi nelle tre famiglie
* KOEKBER, Sljst., XXV.
* NvLANDER, Lich. Scand., Helsing., 186L
432 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Ramalinaceì, Cladoniaceì e Spìiaeroiplioracei, modificandosi la
classificazione da me precedentemente proposta * col distacco dai
Cladoniaceì degli SpliaeropTiorei ora considerati come famiglia
autonoma.
Si distingueranno poi nei Ramulinacei tre tribù rispondenti
ai tipi offerti dai generi Usnea Dill., Ramalina Ach. e Roc-
cella DC. Nei Cladoniaceì si hanno due tipi principali secondo-
la natura del protallo granelloso {Boeomyces Pers.), o frondoso
{Cladonia Hff'm.), e in conseguenza due tribù. E due tribù ab-
biamo pure negli Spliaeroplioraceì : una ad apotecì deiscenti
mercè lacerazione dello involucro tallino che ricopre il tecio
come nel genere Sphaerophoron Pers., e l' altra con apotecì
ostiolati come nella Siphula Fr.
Quindi tutti gli eterolicheni fruticulosì italiani comprendono
le seguenti sette tribù :
Fam. L Usneacei.
Trib. I. Usneì.
Trib. II. Ramalìnei.
Trib. III. Roccelleì.
Fam. II. Cladoniaceì.
Trib. IV. Boeomycei.
Trib. V. Cladonieì.
Fam. III. Sphaerophoracei.
Trib. VI. Sphaerophorei.
Trib. VII. Sìphulei.
Tra gli eterolicheni fruticulosì non comprenderò col Koerber *
i generi Cetraria Ach., Cornicularia Schreb. e Anaptychia Krb.,
perchè non sembrandomi possibile in un sistema naturale stac-
care i primi due generi da Platysma Hill, e 1' ultimo da Par-
melia Ach., tutti tre i generi sono riportati tra gli eterolicheni
folìosi.
* Cfr. Monogr. Liah. It. merid., pag. 75.
* Koerber, Syst., pag. 7, 44, 49.
ADUNANZA DKLLA SKDE DI FIRENZE 433
È duopo riconoscere che il genere Thamnolia Ach. piuttosto
che essere riattaccato al genere Cladonia HIFm., come credette
Io stesso Koerber, ' meriti un posto tra i Siphalei, dopo gli studi
del Mincks, che più esattamente potette esaminarne l'apotecio, '
scoprendolo indubbiamente angiocarpo.
Né si enumerano col Fries ' tra gli eleroUcUeni friUiculosi i
generi Theloschistes Norm. (sinonimo di Physcia Schreb.) e
Tornabenia Trev., di cui riuUa può giustificare il distacco dal
genere Parnielia Ach.
È facile intanto osservare come il metodo di classificazione
seguito trovi in parte riscontro con quello proposto dal Mùller, *
potendo, meno qualche piccola divergenza, corrispondere la fa-
miglia dei Cladoniacei alla sua serie delle Capitularieae, e quella
dei Ramalinaceì alla prima divisione della serie delle Bisco-
carpeae, cioè alle Biscocarpeae thamnoUastae. Però il Mùller
vi comprende anch' egli i generi Cetraria Ach. ed Anaptijchia
Krb., che, come già si è osservato precedentemente, vanno me-
glio riportati tra gli eterolicheni foliosi, e nelle Capitularieae,
registra il genere Thamnolia Ach. come prossimo al genere
Cladonia Hffm., seguendo in ciò l' erronea classificazione del
Massalongo. ^
Il Nylander ed il Mùller* inoltre, seguendo il Fries, riunirono
agli Sphaerophoracei i Caliciei, formando cosi la serie degli Epi-
coìiiodei Nyl. (Epiconiaceae Muli.), che eglino considerarono come
molto prossima a quella dei Cladonei Nyl. {Capitularieae Muli.).
Ma anche da questo concetto sistematico (seguendo il Koerber,
il Mudd, lo Stizenberger ed altri autori) mi é forza allontanarmi,
ritenendo più naturale di considerare il gruppo dei Caliciei come
una famiglia autonoma degli eterolicheni crostosi molto pros-
sima a quella dei Graphidacei. Causa di tale opinione è prin-
cipalmente il valore genetico assegnato al pedicello dei Ca^e-
czef/ giacché l'esame della struttura interna di questo sembrami
* Koerber, Prg., pag. 14.
* MiNCKS, Flora, 1878, pag. 337-353, tav. V.
3 Fries (Th.), Gen. heteroL, Ups., 1851.
* MuLLER, Prìnc. d. class, d. lich., Genève, 1862.
' Massalongo, in Flora^ 1856, pag. 15.
' Mùller, loc. cit. ; Nylander, L. Scand., loc. cit.
"^ Jatta, Monogr. Lidi. It. merid., pag. 63, tav. VII, 30-41.
434 ADUNANZA DELLA. SEDE DI FIRENZE
metta facilmente in chiaro come desso sia una formazione di-
pendente dalle ife ipotecali, da quelle stesse ife, cioè, che assu-
mono speciale sviluppo e differenziazioni nelle vicine famiglie
dei Graphidacei e dei Lecideacei; e nello stesso modo che in
queste possono formare una specie di rivestimento, o di cusci-
netto di difesa sottoposto al thecium carbonizzandosi, nei Calicia-
cei9\ prolungano nel cilindretto di tessuto compatto, che riattacca
la base dell'apotecio al tallo. Il pedicello quindi va considerato
come parte e derivazione dell'apotecio. — In conseguenza di che
gli Epiconiodei del Nylander son divisi in due gruppi ben distinti,
di cui uno, gli SpìiaeropUorei, resta a far parte degli eterolicheni
frutìculosi, e l'altro, i Calicìei, passa tra gli eterolicheni crostosi.
Non posso infine sottoscrivere interamente alle nuove vedute
sistematiche del Wainio, che del modo onde il tallo si accresce
e della posizione che in esso prendono i due elementi che con-
corrono a formarlo, come pure dei dettagli dell' apotecio, non
sembra tener gran conto nella formazione delle famiglie, ba-
standogli dividere tutta la classe nei due grandi gruppi di Dì-
scolichenes e Pi/renolichenes. '
*
* *
Come per gli Omeolicheni cosi per gli Eterolicheni non trovo
ragioni convincenti per seguire la nuova nomenclatura del
Kuntze, che vorrebbe mutati i nomi Boeomi/ces Pers., Chlorea
Nyl. e Urceolaria Ach. in Titbercularìa Wigg., Nylanderarìa
Ktz. e Lagerheimina Ktz. in omaggio ad una legge di priorità
che per noi non può avere un valore assoluto. *
Tra i generi Alectoria Ach. e Brijopogon Lnk. si é fatta tale
confusione, che riuscirebbe malagevole mantenere la distinzione
stabilita dal Fries ' sul solo colore delle spore. Dividerò nulla-
meno il genere Alectoria Ach. in due sottogeneri : Eualectoria
e Bryopogon Lnk., riferendo al primo A. sarmenlosa Ach.,
ochroleuca Ach. e nigricans Ach. con spore grandi e spesso
colorate, nel numero di 2-4 in ciascuna teca, e al secondo
* Wainio, Elude sur la classìfication naturelle des lichens du Brésil.
Helsing., 1890.
^ Kuntze, Bev. gen. plani., 1891, pag. 875-877.
* FiiiES, Gen. Jieterolic, loc. cit.
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 435
A. ^libata Krb., bìcolor Nyl. e divergens Ach., con spore pic-
cole sempre ialine, nel numero di 8 per teca. '
Dei vari sottogeneri in cui venne diviso il genere Cladonia,
per evitare confusioni, si manterranno soltanto : Cladlna Nyl.,
Pycnotlielia Ach., Eiicladonia (Hffm.) Nyl. distinguendo però
in quest' ultimo tre gruppi, cioè : specie e>'ìjthrocarpae, ochro-
carpae e phaeocarpae.
Riportando lo Stereocaulon nanum Ach. ad un sottogenere
si adotterà per questo il nome friesiano Chondrocaulon. ^
E infine sarà bene notare come non sieno affatto rappresentati
tra i licheni italiani i generi Pilophoron Tuck., Siphula Fr.,
Neuropogon Nees e F\v., di cui si incontrano specie nelle re-
gioni nordiche di Europa ; mentre 1* Italia fornisce un nuovo
genere da aggiungere ai licheni europei, Siphulastrum Muli.,
che già sostenni doversi ascrivere alla famiglia dei Siphulei^
contro l'opinione del Mùller stesso che lo stabili come prossimo
al genere Lichina Ag. *
Chiave dei generi e delle tribù.
Pam. I. Ramai ina ce i.
I. Apotecio lecanorino :
1. tallo cilindrico :
Trib. I. UsNEi
a. spore uniloculari, sferiche, minute :
Gen. 1. Usnea Dill.
&. spore uniloculari, ovoidee.
Gen. 2. Alectoria Ach.
&'. spore massime :
sottogen. Eualectoria.
b". spore mediocri :
sottogen. Brijopogon Lnk.
e. spore uniloculari, ellissoidee, minute:
Gen. 3. Chlorea Nyl.
* Stizenberger, Ann. di K. Nat. Hofmus., VII, 3, 121 (1892).
* Fribs., Man. stereoc, Ups., 1863.
^ Bull, della Soo. hot. ital., 1892, pag. 246. \
* Flora, 1889, pag. 142.
436 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
2. tallo compresso :
Trib. IL Ramalinei
a. spore ovoidee, uniloculari :
Gen. 4. Evernia Ach.
&. spore ovoidee, biloculari :
Gen. 5. Dufourea Ach.
e. spore curvate, biloculari :
Gen. 6. Ramalina Ach.
II. Apotecio sublecideino :
Trib. III. ROGCELLEI
a. spore ellittiche, quadriloculari :
Gen. 7. Roccella DO.
Fam. II. Cladoiiìacei.
1. prototallo granuloso :
Trib. IV. BoEOMYCEi
a. spore aciculari, pluriloculari :
Gen. 8. Gomphyllus Nyl.
&. spore fusiformi, bi-quadriloculari :
Gen. Boeomyces Pers.
2. prototallo frondoso :
Trib. V. Cladoniei
a. spore ovoidee, uniloculari :
Gen. 10. Cladonia Hffm.
a', podezio glabro papillare :
sottogen. 1. Pycnothelia Ach.
a", podezio glabro, elongato, ramoso
sottogen. 2. Cladina Nyl,
a!", podezio squamuloso :
sottogen. 3. Eucladonia Nyl.
&. spore aciculari, pluriloculari :
Gen. II. Stereocaulon Schreb.
&'. podezio granuloso :
sottogen. Eustereocaulon.
ì)'. podezio eruginoso :
sottogen. Chondrocaulon Fr.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 437
Fam. in. Sphaerophoracei.
1. apotecio lacero-deiscente :
Trib. VI. Sphaerophorei
a. spore sferoidali :
Gen. 12. Spliaerophoron Pers.
2. apotecio ostiolato :
Trib. VII. SiPHULEi
a. apotecio laterale composto :
Gen. 13. Thamnolìa Ach.
ì). ignoto (ad interim) :
Gen. 14. Sipfiulastruni Muli.
Fam. I. Ramalinaceì.
Trib. I. UsNEi.
I. UsNEA Din.
1. articulata (Ach.) Rbh. L. D., 120. — - Erb. cr. it, II, 14;
Un. it., V; Dnrs.; Ces.; Mass. (XLV).
T., Tr. — Alp., Seti, Tose, Merid.
2. barbata (Acli.) Krb. Syst., 3. — Erb. cr. it., I, 725; Rbh.
L. E., 245; Mass. L. L, 51, 83, 84; Anzi L. m. r., 12-16:
Lng., 413; Ces.; Dnrs.; Garor.
Var. hirta Ach., intermedia Mass., florida Ach., dasypoga
Ach., sorediifera Arnd.
T., Tr. — It.
3. ceraiina Schaer. En., 3. — Ces. ; Dnrs. ; Garov.
Var. incurvescens Arnd.
T. — It.
4. cornuta (Fw.) Krb. Prg., 2. — Anzi Lng., 415.
T. — Seti, Tose, Merid.
5. lonffissima Ach. Univ., 626. — Mass. L. I., 7; Anzi L. ra.
r., 11; Ces.
Tr. — Alp.
438 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
6. pUcata Fr. Scand., 16. — Anzi L. m. r., 14; Lng., 414; Un.
ii, VI; Ces.; Garov.
T. — It.
7. rubiginosa Mass. Gap., 13, — Anzi Lng., 413.
T. — Seti, Tose.
8. tortuosa Dnrs. Fr. lidi., 202. — Ces.; Dnrs.
T. — Lig.
II. Alectoria Adi.
* Eualectoria.
9. nigricans (Ach.) Nyl. Prodr., 71. — Un. it., III.
S. — Alp.
10. ochroleuca (Adi.) Nyl. Prodr., 47. — Erb. cr. it., I, 1219;
Mass. L. L, 48; Anzi L. m. r., 23; Ces.; G-arov.
Var. rigida Yill.
Tr., S. — Alp.
11. sarmeniosa Krb. Syst., 7. — Trev. Lidi, v., 140, 141 ;
Ces.; Mass. (II).
Tr., T. — Alp., Seti, Tose.
** Bryopogon Lnk.
12. bicolor Nyl. Prodr., 45. — Anzi Yen., 17; L. m. r., 22;
Mass. (II); Ces.
Var. Berengeriana Mass.
S. — Alp.
13. divergens Adi. Meth., 305.
S. — Alp.
14. jiibata Adi. Univ., 592. — Erb. cr. ii, I, 1415; Anzi L.
ni. r., 17-21; Lng., 453, 498; Trev. Lieh. v., 147; Ces.;
Dnrs.; Mass. (II).
Var. cana Ach., capillaris Ach., chalibeiformis L., implexa
Hffm., prolixa Krb.
T., Tr. — It.
III. Chlorea Nyl.
15. arì)oricola Jat. — Syn. Chi. Soleirolii var. arborea Jat,
Mon., 79.
T. — Merid.
16. Soleirolii (Duf.) Nyl. Prodr., 45. — Erb. cr. it. I, 755 ;
II, 19; Ces.; Dnrs.
Rcr., Rv. — Tose, Sard., Merid.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 439
17. vulpina Ach. Meth., 268. — Erb. cr. it., I, 31; II, 266;
Mass. L. I., 1; Anzi Lng., 19; Rbh. L. E., 191; Ces. ;
Dnrs.; Bgl., Garov.
Tr. — Alp., Sett., Lig., Merid. .
Trib. II. Ramalinei.
IV. EvERNiA Ach.
18. discaricala Ach. Univ., 441. — Rbh. L. E., 244 ; Mass.
L. I., 22; Erb. cr. it., I, 184; Anzi L. m. r., 72; Trev.
Lich., V. 148; Ces.; Dnrs.; Garov.
Tr. — It.
19. furf uvacea Fr. L. E., 26. — Erb. cr. it., I, 15; Rbh.
L. E., 251 ; Anzi L. m. r., 71 ; Ces. ; Dnrs. ; Garov. ;
Mass. (XVII).
Var. platyphylla Fw.
T. — It.
20. lìrunaslri Ach. Univ., 442. — Erb. cr. it., I, 829; II, 363;
Anzi L. m. r., 70; Ces.; Dnrs.; Mass. (XVII) ; Trev. Lich.,
V. 139; Garov.
T. — It.
21. thamnodes (F\v.) Krb. Syst., 42. — Anzi Lng., 20.
Tr. — Alp.
V. DUFOUREA Ach.
22. madreporiformis Ach. Univ., 524. — Rbh. L. E., 753;
Erb. cr. it., I, 1416; Dnrs.; Ces.
S. — Alp., Merid.
23. ramulosa (Hoock.) Nyl. Flora, 1863, 76. — Syn. D. mu-
ricata Laur. — Anzi Lng., 18.
S. — Alp.
VI. Ramalina Ach.
24. AraUim (Ach.) Nyl. Ram., 15.
T. — Cors., Sic, Pant.
25. Bourgeana (Mtg.) Nyl. Rara., 54.
Var. Morisiana Bgl.
Rcr. — Cors., Sard.
26. calycaris Krb. Syst., 39. — Rbh. L. E., 952; Un. it., XX;
Erb. cr. it., II, 15; Mass. L. 1., 176; Anzi L. m. r., 61;
440 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
63, 64; Lng., 419; Trev. Lich. v., 235, 236; Ces.; Dnrs.;
Garov.
Var. crispa Mass., elegans Bgl, e Crst., subampliata Nyl.,
subfastigiata Nyl.
T. — It.
27. cribrosa Dnrs. Fr. lich., 214. — Dnrs.; Bgl.
Var. fastigiata Dnrs.
Rcr. — Tose, Sard.
28. Durìaei Dnrs. Fr. lich., 214. — Syn. R. evernioìdes Nyl.
— Rbh. L. E., 960; Mass. L. I., 175; Ces.; Dnrs.
T. — Cors., Tose, Merid. (Malta).
29. farinacea (Ach.) Krb. Syst., 40. — Erb. or. it., 1, 420;
Rbh. L. E., 872; Anzi L. ra. r., 67, 166; Ces.; Garov.;
Mass. (XXXVII).
T. Tr. — It.
30. fastigiata Ach. Meth., 260. — Erb. cr. it., II, 62; Anzi
L. m. r., 65; Etr. 5, 7; Ces.; Dnrs. ; Bgl.; Garov. ; Mass.
(XXXVII).
Var. breviuscula Nyl., pumila Mrs. et Dnrs., torulosa Mass.
T. — It.
31. fraxinea (L.) Wallr. Corap., 536. — Un it., XX; Rbh.
L. E., 248, 249; Mass. L. L, 47, 115, 120; Anzi L. m. r.,
59-62, 66; Lng., 419; Ven., 61; Ces.; Dnrs.; Garov.
Var. ampliata Fr. {platyloha Wallr.), angulosa Mass., angu-
stata Rbb., cephaloidea Mass., Oleae Mass., striatella Bagl.
T. — It.
32. maciformis Del. FI. d'Eg., 288. — Mass. L. L, 288.
Var. rosacea Mass.
Rcr., Rea. — Cors., Tose, Merid.
33. mìnuscula Nyl. Ram., 66. — Dnrs.
T. — Merid., Sic.
34. Panizzei Dnrs. Fr. lich., 211. — Dnrs.; Mass. (XXXVII).
T. — Lig.
35. polymorpha (Ach.) Nyl. Syn., 293.
Rv. — Merid.
36. Pollinaria Ach. Univ., 608. — Mass. L. L, 46; Erb. cr.
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 441
ìt, I, 928 ; II, 63, 403 ; Rbh. L. E., 766, 893 ; Anzi L.
m. r., 67, 68; Trev. Lich., v. 233, 234; Ces. ; Dnrs. ;
Garov.
Var. anceps Trev., Bolcana Mass., cetrarioides Bgl., inflata
Mass., pulvinata Anzi, sarmentica Dors.
T., Rcr. — It.
37. pusUla Fr. L. E., 29. — Mass. L. I., 175 p.
T. — Cors., Tose, Merid.
38. Eeqmeni Dnrs. Fr. lidi., 215. — Ces.
Rcr. — Cors., Sard.
39. scopulorum Ach. Univ., 604. — Anzi L. m. r., 69; Mass.
L. L, 287; Ces.; Garov.
Var. cornuta Ach., cuspidata Ach., humilis Mass., incras-
sata Nyl.
Rcr. — Cors., Tose, Sard., Merid., Sic.
40. subfarinacea Nyl. Pyr. Or., 5, 29. — Syn. R. farinacea
var. augustissima Anzi ; R. farinacea var. saxicola Jatt.
— Anzi L. m. r., 67 p.; Etr., 6.
Rcr., Rv. — Tose, Merid.
41. thrausta Nyl. Ram., 18. — Anzi L. m. r., 24; Ven. 18.
T., Tr. — Alp., Sett., Cors.
42. tinctoria Schaer. En., 8. — Syn. R. capitata Ach. — Anzi
Lng., 420; Mass. (XXXVII); Garov.; Ces.; Dnrs.
Rcr. — Alp.
43. tingitana (Salz.) Nyl. Ram., 62.
Rcr. — Cors.
Trib. III. RoccELLEi.
VII. ROCCELLA Del.
44. fuciformis Ach. Univ., 440. — Erb. cr. it. I, 834 ; II, 411 ;
Rbh. L. E., 119, 836; Mass. L. I., 280; Ces.; Dnrs.
Rcr., Rea. — Lig., Tose, Sard., Sic
45. phycoims Ach. Univ., 440. — Mass. L. I., 208 ; Un it.,
XV; Erb. cr. it., I, 69; II, 412; Rbh. L. E., 55, 958;
Anzi L. m. r., 25 ; Ces. ; Dnrs. ; Garov.
Var. Ceciliae Metellae Beltr.
Rcr., Rv., Rea. — Lig., Tose, Cors., Merid., Sic.
442 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
46. tincmna Fr. L. E., 33. — Mass. L. I., 124; Rbh. L. E.,
17; Erb. cr. it, I, 422; Anzi Etr., 4; Ces.; Dnrs,; Garov.
Rcr., Rv. — Tose, Sard., Merid., Sic. (Malta).
Il Socio prof. VoGLiNO ha pure mandato una nota sopra anoma-
lie di Agaricini, avvertendo che se alcuno desiderasse vedere i di-
segni degli esemplari egli è disposto a spedirli.
OSSERVAZIONI SOPRA ALCUNI CASI TERATOLOGICI DI
AGARICINI DEL DOTT. PIETRO VOGLINO.
Nell'adunanza tenuta in Verona il di 4 settembre 1890 io
comunicavo alcuni casi teratologici di Agaricini e venivo in
generale incoraggiato a continuare in dette ricerche. È perciò
che in questo frattempo raccolsi e studiai alcuni Agaricini de-
formati, dei quali ne ricordo qui i caratteri principali.
Potei specialmente conservare numerosi esemplari di una
Mycena, che, relativamente a certi caratteri, dovrebbe riferirsi
a forme piccole della CollyMa racemosa di Persoon, descritta
già fin dal 1797, ma che credo debba ritenersi appartenere alla
Mycena galopocla di Persoon.
Gli esemplari da me trovati nel bosco di Torcello (Casale) si
presentavano con uno stipite un po' più grande del normale,
alto da 4 a 6 cm., di color bruno-nerastro, radicante alla base,
pieno di un latice bianco e che lungo tutta la sua lunghezza
portava 10-20 ed anche 25 stipiti supplementari, lunghi tutt'al
più un centimetro e terminati da un piccolissimo pileo con lamelle
quasi sempre rudimentali, con rarissimi basidi e spore ben svi-
luppate. All'apice lo stipite principale terminava in un pileo
perfettamente normale. Questa specie la raccolsi 1' anno decorso
ed anche pochi giorni fa nella stessa località ne riscontrai al-
cuni esemplari che presentavano gli stessi caratteri.
Nei boschi di Torcello e della Comunità di Trino (Vercelli)
osservai anche alcuni altri casi teratologici di prolificazione infe-
riore, fra i quali una forma di Mycena Pelianthina Fries, che
aveva lungo lo stipite principale 5 ricettacoli supplementari, e due
esemplari della CollyMa rancida Fries che presentavano lungo
lo stipite principale 3 stipiti supplementari, e, quel che é più
interessante, nel pileo principale di uno di essi si elevava un
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 443
piccolissimo stipite supplementare lungo pochi millim. che ter-
minava in un pileo quasi rudimentale.
Nelle numerose sezioni longitudinali fatte in diversi punti
delle specie ricordate ho potuto all' esame microscopico col-
l'eraatossilina convincermi che i ricettacoli supplementari erano
formati da ifì che provenivano direttamente dal micelio sotto-
stante, donde la certezza che questi casi di prolificazione in-
feriore sieno dovuti all' unione di parecchi individui, uno solo
dei quali, dotato di maggior vigoria, può raggiungere il suo
completo sviluppo.
Raccolsi pure alcuni esempi di prolificazione superiore e
specialmente ricorderò un esemplare di Clitocyìje cyathiforìnis
Fries, nel pileo del quale si elevavano 3 piccoli stipiti alti circa
1 cm. terminati da piccolissimi pilei ognuno dei quali presen-
tava lamelle con basidi e spore normali. Simile anomalia la
riscontrai pure in due esemplari di Armillaria mellea Vahl.
raccolti presso Torcello, i quali avevano uno stipite ed un pileo
normalmente sviluppato e sopra di questo in uno si notavano
due piccoli stipiti con pileo e nell' altro uno stipite con pileo
pure piccolissimo.
Dalle sezioni longitudinali fatte in diversi punti di questi
esemplari riscontrai che in mezzo all' ifenchima dello stipite
principale si notavano nel primo caso due, nel secondo un ifen-
chima ad iti molto sottili, il quale attraversava in senso verti-
cale r ifenchima del pileo principale formando quindi i ricet-
tacoli secondari. Per il che anche in queste forme riterrei doversi
trattare di ricettacoli provenienti da individui diversi.
Un caso teratologico di grande importanza e che credo non
sia stato ancora notato lo riscontrai in un boschetto dei giar-
dini pubblici di Casale. Questo caso è costituito dall' adesione di
due esemplari appartenenti a specie diverse che con certezza
potei riferire al Tricholoma melaleucwn Pers. ed al T. sor-
clidum var. jonidi forme Vogl.
L' esemplare che raccolsi nel novembre dell' anno decorso si
elevava dal terreno con un unico stipite, di color bruno-chiaro,
fibrinoso, elastico, ed ingrossato alla base.
All'altezza di due cm. lo stipite si biforcava e ciascuna di
queste biforcazioni terminava dopo circa un cent, o poco piìi
in un pileo convesso e che presentava nella parte superiore
Bull, della Soc. hot. Hai. 29
444 ADUNANZA DELIìA SEDE DI FIRENZE
mediana una leggera linea di demarcazione resa specialmente
evidente dal diverso colore, che da tin lato era bruno-violetto e
dall'altro completamente bruniccio. Nella parte inferiore si no-
tavano ben marcate le lamelle le quali partivano dai due sti-
piti e si dirigevano normalmente verso l'esterno, mentre verso
la parte interna raggiungevano un minore sviluppo e le une
si univano alle altre, lasciando però ben visibile una linea di
divisione. Da un lato le lamelle erano adnate leggermente vio-
lacee {Tricholoma sordidum yds. jonidi forme Vogl.), dall'al-
tro erano piuttosto ristrette e di color bianco {T. melaleucum
Pers.); le tinte andavano però rendendosi quasi eguali presso
la linea di unione. Sezionate parecchie lamelle violacee osservai
basidi di forma clavata lunghi da 25 a 29 /x. larghi 7 /x. e spore
jaline muricolate, lunghe da 6 ad 8 //., larghe da 3 a 5 }j.., ca-
ratteri tutti del T. sordidum var. jonidiforme Vogl.; mentre
nelle sezioni delle lamelle bianche i basidi avevano una forma
leggermente clavata, e misuravano una lunghezza di 40 o 45 /x.
ed una larghezza di circa 8 /x., caratteri tutti del T. melaleu-
cum Pers.
Nelle sezioni dello stipite l'ifenchima si mostrava quasi uni-
forme, solo in vicinanza della biforcazione gli ifi si dividevano
in due gruppi, cioè da una parte apparivano di un diametro di
15 a 25 jx. ( T. sordidum var. jonidiforme Vogl.), dall' altra di
un diametro di 10 a 12 jx. ( r. me^afówcwm Pers.). Questa diffe-
renza di grandezza e di direzione degli ifi la riscontrai pure
nel pileo ove eran disposti in due gruppi e disposti in senso
radiato dal centro dei due stipiti alla periferia.
Non v' ha dubbio che si tratti di due esemplari appartenenti
a specie diverse {T. sordidum var. jonidiforme Yog\. e T. me-
laleucum, Pers.) che si fusero assieme sul principio del loro svi-
luppo. Continuerò in dette ricerche perché approderanno senza
dubbio a risultati importantissimi per quanto concerne lo svi-
luppo degli Agaricini, e spero che i botanici nelle loro escur-
sioni vorranno sempre tener conto degli esemplari che aves-
sero a trovare per poterne quanto prima pubblicare un numero
maggiore.
Il Presidente osserva come sino ad ora sia stato molto trascurato
di tener nota delle anomalie che presentano i funghi. Queste osser-
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 445
vazioni ben condotte approderanno certamente a conclusioni impor-
tantissime alle conoscenze istologiche di questi vegetali.
Il Socio Martelli rivolge dimanda se alcuno sappia che nel
Pisano si coltivi artificialmente V Agaricus piopimrello Viv. Ri-
volge questa interrogazione perchè essendo in Pisa ha avuto oc-
casione di vedere sul mercato grande abbondanza di quel fungo pel
tutto settembre ed ottobre. Ricorda che in alcune località della Ro-
magna si costuma di coltivare questo fungo disponendo alcuni tron-
chi di pioppo in buche di terra orizzontalmente gli uni sopra gli
altri e ricuoprendoli con fine strato di terra; dopo pochi mesi V Aga-
ricus piopparello spunta abbondantemente. Il prof. Caruel dice che
negli anni che abitò in Pisa mai seppe di coltivazioni artificiali di
questo fungo; l'abbondanza di esso su quel mercato è in conse-
guenza della sua grande produzione spontanea nell'agro pisano dovuta
all' abbondanza dei pioppi i quali nella provincia servono di sostegno
alle viti. Il prof. Arcangeli conferma le parole del socio Caruel. Ag-
giunge che il nome di questo fiingo per ragioni altre volte esposte
dal prof. Veglino è di Agaricxis [Pholiota) aegerita Brig., non di Aga-
ricus piopparello né di Agaricus Viviani come lo chiama il Fries
(Hym. Europ.). Questo Agaricino non vive solamente nel pioppo ma
bensì sul Sabucus suU' Aesculus ecc. e ritiene che esso possa essere
parassita di tutti gli alberi a legno dolce.
Il Presidente rimette da parte del Socio Goiran la continuazione
delle sue
ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO
Al MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN.
(Continuazione).
COMPOSITAE.
§ I. — Asteraceae.
318. Eupatorium cannaMnitm L. — Luoghi selvatici e fossi
dalla pianura alla zona subalpina: è in flore anche ad autunno
avanzato. Si incontrano pure le due forme :
fi indivisum. Forma foliis omnibus indivisis. — Rara-
mente. Nelle stazioni aride e secche specialmente, ha una sta-
tura nana che qualche volta raggiunge appena pochi centimetri
di altezza, caule semplice, foglie piccolissime.
7 alhiflorum. Forma floribus albis. — Rarissima. Non era
ignota a Ciro Pollini che parlando della specie scrive di essa:
446 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Flores rubentes raro albidi} Recentemente (12 settembre 1892)
ho trovato una piccola colonia di questa forma elegantissima
neir^//o Agro Veronese sulla sinistra dell'Adige, in un fosso
tra Cavaion e le Porte.
349. Adenostyles alpina B. et F. — Luoghi selvatici della
zona alpina e subalpina. Nel M. Pastello (metri 1122), Passo
di Rocca Pia (m. 1229) e della Liana (m. 1461), Corno d" Aqui-
no (m. 1546) e Corno mozzo (m. 1536), Podesteria (m. 1659)^
M. Tornita e M. Sparaver (ra. 1771-1778), Eevolto (m. 1340) ecc.
Nell'Erbario di Àbramo Massalongo si trovano esemplari rac-
colti in M. Bolca (m. 945) nella grotta delle donne salvadeghe !
350. Homogyne alpina Cass. — Pascoli e luoghi selvatici nella
zona alpina, raramente nella subalpina : a Bocca di Selva (me-
tri 1551), Podesteria, M. Malèy^a (m. 1772), al disopra di Velo
Veronese (m. 1087), nel M. Alba (m. 1621).
Di altre specie appartenenti alla tribù delle Tussilagineae, Pe-
tasites fragrans Presi., P. offlcinalis Moench, P. albus Gaertn.,
P. niveus Baum., Tassilago Farfara L, si vedono le piante
tuttora munite delle loro foglie anche in sul finire dell'autunno :
P. fragrans appena è da dirsi subspontanea; P. offtcinalis dai
fossati e luoghi umidi della pianura sale ad altitudini di 500-
1000 metri ; Tussilago Farfara anche a 1600 m.
351. Solidago Virga-aurea L. — Comunissima, colle sue va-
rietà, dal piano a 1500-1800 m. in altitudine, nei luoghi selva-
tici di tutta la regione.
Si incontra inselvatichita S. serotina Ait. :' di questa recen-
tissimamente (ottobre 1892) ho trovato una nuova stazione sulla
destra dell'Adige a S. Vito del Mantice (m. 90).
352. Erigeron acris L. — Comunissimo, con le sue varietà e
forme (E. muralis, elogantus, serotinus, corymbosus), nei luo-
ghi sterili e lungo le vie in tutta la regione. Raggiunge altitu-
dini comprese fra 1400 e 15G0 m., per esempio al Passo della
Liana e al Como mozzo.
353. E. alpinus L, — Rupi elevate in tutta la regione.
354. E. glabratus Hopp. et Horn. — Ove il precedente.
Erigeron annuus Pers. originario dell' America, indicato da
' FI. veron., II, pag. 635.
* Bull, della Soo. hot. itaL, ia Nuovo Giorn. hot. {tal., XXII, n. 2.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 447
Pollini alle sponde del lago di Garda, a Ronca, Monteforte,
Illasi, ' ora si incontra ovunque al margine dei campi, nelle
siepi, lungo le strade, raggiungendo altitudini prossime a 700-
800 ra. Anche E. canadensis L., originario esso pure dell'Ame-
rica del Nord, infesta i campi ed i colti, dal piano al monte, sino
dai tempi di Pontedera e Seguier. *
355. Aster alpinus L. — Pascoli elevati di tutta la regione.
Sulla cima di M. Pastello (m. 1122) rarissimo!; Corno d" Aqui-
no, Corno mozzo, Podesteria, Castelberto (m. 1751), M. Ma-
lóra, Campobrun, Passo della Lora, M. Zeola, Velo, Rovere
di Velo, Canipofontana, Bolca. — E sparso come si vede per
molte stazioni, cionondimeno non può dirsi pianta comune.
356. A. AmelhiS L. — Specie polimorfa ' frequente nei luoghi
selvatici, dalla pianura alla zona subalpina, in tutta la regione.
357. A. Linosyris B. et H. — Luoghi selvatici : nella Valle
Policella a Fumane (m. 194), Avesa (m. 103), in Valpantena
nel M. Cavolo e ^f. Cucco (m. 462) sopra Grezzana e Santa
Maria in Stelle; e cosi pure nei M. Porcile e Novesago verso
la Valle di Squaranto, a Montalto sopra Montorio, nel Monte
Viacara (m. 591), a Vico, Cogolo, Badia Calavena in Val dì
Illusi ecc. — È frequentissima la var. minor Wallr. in tutte
le stazioni ora nominate.
Di A. salignus, oriundo dall'America del Nord e da epoca re-
motissima inselvatichito nei pressi di Verona, ho trattato in
altra scrittura. ' Aggiungo che qua e là sporadico comincia ad
osservarsi qualche esemplare di A. Novi-Delgii L.
358. Bellidiastrwn Michela Cass. — Rupi umide montane, al-
pine e subalpine in tutta la regione. Eccezionalmente ho rac-
colto presso iS. Michele di Verona un esemplare gigantesco di
questa specie, in luogo inondato ùrW Adige.
359. Senecio abrotanifolius L. — Rarissimo. Luoghi rupestri
in M. Campobrun e M. Posta (m. 1650-2235).
360. S. nebrodensis L. — Copioso nei luoghi rupestri, sassosi,
ghiaiosi delle zone alpina e subalpina ; meno frequente nella
' Pollini, Viag., pag. 14; FI. veron., II, pag. 701.
* Skgl'Ikr, pi. ver., II, pag. 214.
' Bullettino ecc. in Nuovo Giorn. hot. ital., XXIII, n. 1, pag. IDI.
♦ Bullettino ecc. ecc., n. 2, pag. 335.
448 ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIRENZE
montana : si avanza verso la pianura seguendo il corso dei tor-
renti. — Dopo la piena del 1882 comparve una gran quantità
di questa specie, appena fuori la città di Verona, là dove av-
venne la rotta Fumi ed il fiume si scavò un nuovo letto.
361. -S". erraticus Bertot. — Fossi e luoghi umidi del piano e
della parte più bassa della zona montana. Si mantiene in fiori-
tura anche ad autunno avanzato.
362. S. Jacóhaea L. — Raro nei luoghi aridi della Collina
veronese: copioso al Bosco Manlico sulla destra dell'Adige.
363. S. eriicifolius L. — Luoghi selvatici: non comune. Nella
Valpantena sopra Grezzana nel M. Zovo (ra. 540) e Mooiie
Gazo (m. 497; a piedi del M. S. Viola, al Campon e Prà del-
l'Acqua verso il Vaio di Squaranto, nella Collina di Montorio,
nella Valle d'Illasi presso Saline, Illasi, Tregnago, Cogolo ecc.
È specie prettamente autunnale: fiorisce ordinariamente nella se-
conda metà di settembre. Si incontra anche, ma assai raramente^
la var. tenuifolius Jacq.
364. S. Boronìcum L. — Pascoli elevati in tutta la regione.
365. S. hrachychaetus DC. — Specie polimorfa, che s' incontra
nei pascoli alpini, subalpini e montani dell' intera regione.
366. S. Cacaliaster Lam. — Raro. Luoghi rupestri in Pode-
steria e al Corno mozzo.
367. *S'. jmluclosus L. — Fossi della pianura in Val Zerpana,
Caldiero ecc.
368. S. nemorensis L. — Luoghi selvatici dalle zone elevate
alla collina. Si incontra colle sue numerose varietà: fra le quali
la maggiormente diffusa é quella che corrisponde a S. nemo-
rensis £. Fitchsii Koch. '
369. S. cordatus Koch, — Cresce gregario nei pascoli elevati
della zona alpina e subalpina; più raro diventa nella montana.
Or sono alcuni anni raccolsi S. Ciìieraria DC. quasi selvatico
fra le rupi del Giardino Giusti in Verona.
370. Doronicum austrìacum Jacq. — Raro. Luoghi selvatici
presso Velo.
371. Arnica montana L. — Nei pascoli elevati : Corno d'A-
quilio. Corno mozzo ecc. Malóra (m. 1772) ecc., Velo (m. 1100-
1200) ecc., Campofoìitana (m. 1223).
' Syn. fi. germ. et helv., ed. 2*, pag. 430.
ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 449
372. Leucanthemum pallens DC. — Forse in unione a L. ma-
ximum DC; due specie le quali probabiimenfe sono state prese
per forme di L. vulgare. Di quest' ultimo nel Vaio Spcrzani
(ottobre 1889) ho trovato un esemplare appartenente alla va-
rietà incisum (Bertol.).
373. L. montanum DC. — Colla var. alralam nei pascoli ele-
vati di Mai èra, Trapala, Pertica ecc.
374. Pyrethrum corymbosum W. — Luoghi selvatici e bo-
schivi in tutti i colli e monti.
Presso tutte le abitazioni campagnole, fatto quasi selvatico,
cresce P. Partheniwn Smith. — Dopo la piena d'Adige del 1882,
nel luogo superiormente citato ed in diverse vie della città di Ve-
rona comparvero non pochi esemplari di Crysanlhemwn Myco-
nis L. E nei ruderati si trova qualche volta C. Coronarium L.
375. Anthemis montana L. — Rarissima. Pascoli di Campo-
brun e M. Posta.
376. A. tinctoria L. — Vie e luoghi aridi dal piano ad una
certa altitudine, per esempio a Carnpofontana (m, 1223).
j3 microcephala. Forma capilulis minoriltus. — In Valpoli-
cella presso Pedemonte e Sausto.
377. A. Colala L. — Nei luoghi aridi e lungo le vie nelle parti
basse della regione specialmente : per esempio al Vago, Slrà di
Caldiero ecc. — Si passano sotto silenzio A. arvensis, A. Gota L.
copiosissime nei seminati, ed altre forme tuttora in istudio.
378. Achillea Clavenae L. — Pascoli e luoghi rupestri della
zona elevata : al Passo della Lora, alle Gozze di Velo ve?^o-
nese, nel luogo detto Mandriele presso Rovere di Velo.
379. A. tomentosa L. — Luoghi aridi : dintorni e collina di
Vero7ia.
380. A. distans Pollin., FI. ver., II, pag, 713. — Specie poli-
morfa che in tutta la regione cresce al margine dei campi e
sul ciglio dei muri a secco, dalla collina ad altitudini comprese
fra 1000 e 1500 metri.
381. Tanacetum vulgare L. — Si trova assieme alla var. cri-
spam presso tutte le case rusticane, coltivato per le pretese
virtù. È inselvatichito qua e là: copiosissimo per esempio nel
M. Bolca, nella Valpaniena a Romagnano, Lamiago, Monte
Lave, Tenda di Orti ecc. — Sporadico si incontra T. Balsa-
mita L., per esempio presso Tregnago nella Valle dei Finctti.
450 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Nella città di Verona, nello stradone di S. Fermo, ho rinvenuto
Santolina Chamaecyparìssias L.
382. Arthemisia camphorata Vili. — Luoghi sassosi : dalla
pianura ascende ai monti sin quasi a toccare la zona subalpina.
Si incontrano con la forma tipica le var. canescens DC. ed m-
canescens Jord.
883. A. AbsintMum L. — Nei luoghi incolti e negli orti dove
qualche volta é coltivata: nella Valpantena, nel M. Gazo, Tenda
degli Orti, nella Valle di Tregnago ecc.
384. A. campestris L. — Luoghi aridi dal piano alla zona al-
pina, meno frequente però di A. vulgaris che raramente oltre-
passa la zona montana.
Sono coltivati, ma si incontrano sporadici, Helianthus an-
nuus L. ed II. tuberosus.
385. Bidens Cullata L. — In un fosso parallelamente sdV Adige
a Ceraino. Rarissima. Il veronese Da Campo l'ha raccolta a
Ponti alle sponde del Mincio. — Si trovano con le loro varietà
B. tripartita L. nei fossi della pianura dalla quale ascende ad
una certa altitudine, e B. cernua L. nei fossati e nelle risaie:
B. bipinnata L., pianta americana rinvenuta già da Seguier *
ed oramai naturalizzata, infesta tutta la campagna veronese, e
proseguendo nel suo viaggio di ascensione nei monti tocca al-
titudini, per esempio in Valpantena e Val di Tregnago, pros-
sime a 500 m. — In questo luogo sarebbe pure da inserire Ga-
linzoga parvi/torà Cav.; ma avendone fatto parola altra volta, "
mi limito a riferire che recentissimamente ho rinvenuto una
nuova stazione veronese di questa Asteracea sulla destra del-
V Adige presso S. Vito del Mantico : un campo coltivato a Sor-
go-turco in riva al fiume ne era letteralmente infestato.
386. Xanthium spinosum L. — Lungo le vie e nei calcinacci:
a Verona, Parona d'Adige, Pescantina, in tutta la Valpolicella,
in Valpantena a Quinto, Montorio, Caldiero, Tregnago, Soave,
Sambonifacio ecc.
387. X. macrocarpum L. — Campi nei dintorni di Verona, ed
in generale nella parte più bassa della regione che raramente
abbonda, a Tregnago (m. 317) nel Cimitero vecchio.
' PI. veron., Ili, pag. 284.
* Bullettino ecc. in Nuovo Giorn. hot. ital., XXI, pag. 271.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 451
388. Inula spi7'aeaefolia L. — Luoghi boschivi, selvatici e ru-
pestri della collina e della zona montana in tutta la regione.
389. /. iurta L. — Ove la precedente.
390. /. salicina L. — Non comune. In Valle d'Illasi i)resso
Tregnago.
391. /. Conyza DC. — Luoghi selvatici ed incolti dal piano alla
zona montana.
392. /. graveolens Desf. — Accidentalmente nei cantieri fer-
roviari a Porla Vescovo.
393. Palicaria vnlgaris Gaertn. — Luoghi inondati presso San
Michele.
394. Buphihalmum salìcifolium L. — Luoghi selvatici dal
piano alla zona alpina: frequentissimo in unione alle sue va-
rietà. '
395. Asteriscus spinosus Gr. et Godr. — Non comune: siepi
e luoghi selvatici presso Verona in Valdonega, S. Leonardo,
S. Mattia, Avesa, nella Valle cClllast ai Rancani presso Tre-
gnago.
396. Carpesiam cernuum L. — Nei luoghi ombrosi e lungo i
fossi. Non comune. — In Campomarzo di Verona, al l'ago, a
Caklierino, Caldìero ecc., in Val d'Adige a Peri, Ossenigo, Bor-
g hello.
397. Calendula arvensis L. — Luoghi coltivati dal piano alla
zona montana. — Sporadica si incontra C. o/flcinalis L.
398. Belichrysum Stoechas DC. — Raro. Rupi fra Dolce e
Peri in Val d'Adige. ^
399. Gnaphaliuni luteo-album L. — Nelle mura di Verona, a
Pescantina d'Adige, nella Valpantena a Quinto e sopra Grez-
zana alle Grotte di Falasco, nella Valle di Montorio ecc.
400. G. sijlvaticum L. — Pascoli alpini e subalpini in tutta la
regione.
401. G. supinum L. — Raro. Luoghi ghiaiosi in Campobrun
e M. Posta.
402. Antennaria dioica Gaertn. — Pascoli della zona montana
e subalpina.
' Bullettino ecc. in Nuovo Giorn. hot. ital., voi. XXIII, u. 1, pa-
gina 1!>0.
- Id., id.
452 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
403. Leontopodìmn aìpinum Cass. — Rupi nella zona più ele-
vata. Al Passo della Liana (m. 1461),' Corno mozzo (m. 1536),
Podesteria (m. 1659), CasteWerto (ra. 1751), Passo di Malóra
(m. 1659), Passo della Lora (m. 1717), M. Alba (m. 1621), Passo
di Pertica (rn. 1546), M. Posta (ra. 2235). — E sarebbe ormai
tempo, presso di noi fosse, come nella Svizzera, posto argine alla
opera di distruzione perpetrata a danno di questa povera specie:
la quale di anno in anno si va facendo meno copiosa. In alcune
stazioni é scomparsa. Nello scorso mese di settembre é capitato
a S. Anna d'Alfaedo, ove io mi ritrovavo, un erbaiuolo reduce
dal M. Baldo ove erasi recato a fare raccolta di Edehoeiss: e ne
aveva asportato qualche cosa come 10,000 piante. Dico 10,000!
404. Filago arvensis L. — Luoglii aridi e secchi dal piano
alla zona montana : meno frequente della volgatissima F. ger-
manica L.
405. Micropus erectus L. — Pianta per lo più gregaria nei
pascoli aridi e secchi : nel M. Gain, Castel di Montorio (me-
tri 139), nei colli sopra Quinzano, nel M. Pastello, nel M. Via-
cara (m. 591), ecc.
406. Xeranthemum annuum L. — Non comune. Nei luoghi
aridi a Monteforte d'Alpone, M. Viacara sopra Tregnago, Mar-
cellise, Spredino di Grezzana, M. Castello.
Il cap. MiCHELETTi comuiiica alla Società la nota seguente del
prof. G. TucciMEi, aggiungendovi alcune Considerazluni :
SULLA RESTAURAZIONE DEL LATINO. COMUNICAZIONE
DI L. MICHELETTI.
Per il congresso botanico internazionale, riunitosi a Genova
nel decorso mese di settembre, era stata dichiarata lingua uf-
ficiale r italiana, e oltre gli scienziati italiani, che se ne valsero
tutti, alcuni scienziati esteri 1' usarono pure.
* Eccezionalmente e con un solo esemplare in questo punto, pros-
simo però al Corno mozzo ove è abbondantissimo. Nella regione dà
le coordinate del punto più occidentale e più basso in altitudine.
ADUNANZA DKLLA Sf^DE DI FIRENZE 45ci
Il prof. Magnus di Berlino parlò in italiano inforno ad un
fungillo; il prof. Radlkofer di Monaco (Baviera) lesse nella no-
stra lingua una memoria sopra il fusto anomalo della Serjana
piscatoria Radlk. e cosi il dottor Schottlaender di Breslavia,
con molta facilità di pronunzia e in eletta forma, disse in ita-
liano delle ricerche da lui fatte sul nucleo e sulle cellule ses-
suali nelle piante crittogame. Ma era naturale che soltanto po-
chi stranieri potessero conoscere la nostra lingua al punto di
usarla nelle loro conferenze scientifiche. Il prof. Strassburger
dell' Università di Bonn tenne la presidenza in francese e cosi
il prof. Borodine di Pietroburgo, il dottor Bonnet di Parigi e
il signor De Vilmorin; in inglese il signor Vasey di Washing-
ton. Parlarono pure in francese il prof. Chodat, il dottor Bri-
quet di Ginevra, il sig. E. Burnat, ecc. ; in inglese i signori Mar-
shall-Ward di Cappers Hill, Underwood, ecc.; in tedesco lo
stesso signor prof. Strassburger, i professori Ascherson e Pfìtzer,
il sig. Palacky e molti altri.
Certo è da notarsi, ad onore dei congressisti, che la cono-
scenza dei vari idiomi non si poteva dire né scarsa nò ristretta
a pochi. Ma in una riunione cosi numerosa, parecchi pure non
potevano essere in grado di comprendere vuoi l'italiano o il
francese, vuoi il tedesco o l'inglese, e taluno veramente nessun
altro idioma all' infuori del proprio, che altro è il leggere e il
comprendere libri (cosa del resto non sempre facile anche col-
r aiuto del vocabolario) e altro é l' intendere dalla viva voce
di uno straniero.
Nessuno parlò o lesse in latino; il che venne a provare una
volta di più, che la lingua latina, già internazionale per la
scienza e che da molto tempo andò perdendo terreno, n' ebbe
a perdere parecchio!
La necessità di avere una lingua scientifica internazionale
essendo sentita da tutti gli scienziati, comunico alla Società il
discorso letto dal prof. G. Tuccimei, il 10 febbraio 1892, nel-
l'aula magna della Cancelleria in Roma, discorso che merita
veramente la maggior diffusione nell' intento di restaurare e sal-
vare il latino.
454 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Il discorso del Prof. G. Tuccimei
La lingua scientifica internazionale o restauriamo il latino !
« Il secolo che muore, se ha grandi meriti verso le scienze
pei progressi realizzati, per la grande divulgazione, pel culto
che osse vi hanno guadagnato, e finalmente per l'importanza
che hanno acquistato in tutti i rami della vita pubblica e pri-
vata; ha però verso di esse un torto grave. All'idioma latino
già universalmente adottato dagli scienziati per la pubblicazione
dei loro lavori, ha lasciato sostituire le lingue nazionali. E
quella che era stata proclamata la lingua dei dotti, e che sem-
brava colla bellezza e l'austerità delle forme dovesse circondare
di un'aureola di prestigio i più eletti parti della mente umana,
venne dai dotti stessi dimenticata e reietta, e poco meno che
condannata al ridicolo.
« Quali conseguenze sieno venute da questa proscrizione è
facile comprendere. La scienza già patrimonio universale, de-
stinato ad oltrepassare i monti ed i mari, come il sole che ir-
radia per tutto, si è venuta invece progressivamente segre-
gando ed isolando nelle nazioni. I prodotti di ciascuna di esse,
non controllati dai dotti delle altre, han formato come tanti
fidecommissi, cui gli altri guardano senza poter raggiungere.
L' isolamento del linguaggio ha contribuito alla formazione di
scuole e di sistemi, i quali, tenendo divise le menti anche nelle
questioni più positive, rimangono come una prova della primi-
tiva divisione babelica. I cultori poi delle scienze, per poco che
vogliano tenersi al giorno, si vedono costretti a sacrificare una
parte della loro vita, e specialmente l'età più attiva e più pro-
duttiva, nello studio di alcune lingue. Onde una parte del la-
voro utile viene sottratta par darla alla ricerca di uno dei
mezzi più indispensabili a proseguire. E bastasse ! Giacché
quand'anche siamo giunti a impadronirci del tedesco, dell'in-
glese e del francese, che sono le lingue più diffuse, o quelle in
cui si pubblica di più, specie nelle scienze naturali, si é sempre
assai lontani dall'intento. Perocché oggi (per non parlare delle
lingue neolatine, come rumeno, spagnolo e portoghese, facili a
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 455
comprondersi da noi Italiani) si lavora moltissimo in ungherese,
in svedese, in croato, in russo, in boemo, in olandese, e perfino in
giapponese. Onde il tener dietro a tutto si è fatto oramai im-
possibile a chi non ha il genio di un Mezzofanti, e dopo sforzi
inauditi si finisce col lamentare che gli scienziati di una na-
zione ignorino quanto si fa da quelli di un'altra.
« In questo male ognora crescente che ha ristretto la scienza
entro i confini troppo angusti di uno stato o di una nazione,
chi sta peggio degli allri siamo noi Italiani. Sia per le difficolta
che offre la nostra lingua, sia per idee preconcette invalse, o
per altre ragioni che qui non occorre indagare, i nostri lavori
sono forse tra i meno letti e meno conosciuti al di fuori. E
mentre di certi rami delle scienze mediche e naturali l'Italia
fu culla gloriosa, le sue orme sicure furono ricalcate dagli stra-
nieri, e le scoperte più grandi de' suoi genii le vennero viva-
mente contese d' oltremare : oggi invece nell' areopago scienti-
fico internazionale essa è poco meno che ignorata, e molti
de' suoi dotti sono costretti a ricorrere a lingue straniere per
dififondere i proprii studii,
« Il campo delle scienze naturali è senza dubbio il più danneg-
giato da questa proscrizione di una lingua comune, come quello
nel quale la divisione del lavoi'o essendo maggiore, maggiore
è pure dappertutto il numero dei cultori e delle pubblicazioni.
« Cercare le cause del fatto che sto lamentando, non è cosa
facile. Le sue origini vanno certamente indietro di qualche se-
colo. Gli scienziati di tutto il mondo si ritenevano un tempo
legati da una consuetudine divenuta legge per lunghissimo uso,
poiché servirsi del latino fu sempre il distintivo delle persone
colte. Esse sapevano che la internazionalità dei loro lavori era
con tal mezzo assicurata. Onde è che le opere più importanti
venute alla luce nelle diverse nazioni erano appunto in quella
lingua. Lungo sarebbe l'enumerarle, e basterà citarne soltanto
alcune tra le più celebri a partire dal rinascimento.
« Nel secolo decimosettimo in Italia si pubblicavano in latino
molte opere del Galilei e quelle dell'Aldrovandi e del Malpighi,
ambedue naturalisti, il secondo anche medico. In latino scrive-
vano il celebre gesuita Bonanni, e a Napoli il zoologo Fabio
Colonna. Il Leuwenoeck in Olanda pubblicava la sua grande
scoperta del microscopio, e il Wotlon a Londra trattava argo-
456 ADUNANZA DELLA. SEDE DI FIRENZE
menti di zoologia sempre in latino, cosi pure in Francia il
Tournefort per le sue opere di botanica. E latina era pure la
veste di cui l' inglese Harvey adornò la sua grandissima sco-
perta della circolazione del sangue, scoperta che noi ancora gli
contendiamo per l'aretino Andrea Cesalpino, che un mezzo se-
colo prima l'aveva accennata pur esso in latino.
« Sul principio del secolo decimottavo Sibilla di Mérian in
Amsterdam trovava confacevole la lingua del Lazio per la de-
scrizione dei suoi celebri viaggi naturalistici nell'America del
Sud. E nello stesso secolo una plejade d' illustri botanici italiani,
come il Battazza, il Maratti, il Micheli, lo Scopoli, e tra gli
stranieri il grande zoologo danese Federico Mùller, e il tedesco
Klein, e tanti altri che la brevità del tempo non mi consente di
nominare, consegnavano alla posterità i loro lavori, cui l' idioma
latino assicurava per sempre l'amorevole interesse dei dotti.
« Cosi giungiamo alla seconda metà del secolo decimottavo,
quando le riforme di Carlo Linneo inaugurarono per la storia
naturale il vero secolo d'oro, e le aprirono orizzonti inattesi,
[n quel periodo il grande svedese pubblicava a Lipsia, a Vienna,
ad Utrecht, a Leyden, a Upsal, ben quattordici edizioni del suo
immortale Systema natiirae, tutte in latino. E l'illustre suo
allievo Fabricius, fecondo scrittore di entomologia, ne seguiva
l'esempio in più libri che vanno tuttora per le mani dei natu-
ralisti.
« Ma in questo unanime consenso degli scienziati di tutto il
mondo, il quale assicurava alla posterità le più grandi scoperte
delle scienze mediche e naturali, non mancavano le eccezioni.
Scarse, rare e timide, tra le nazioni dotte dei secoli trascorsi,
sono le opere scritte nelle lingue nazionali, cosi che noi le an-
diamo cercando colla lente dell'avaro; esse però erano tutf 'al-
tro che eccezioni in Francia. Qui invece era eccezione il trovare
uno scienziato che scrivesse in latino. E il cattivo uso andò
siffattamente radicandosi, che, quando colla grande rivoluzione
l'influenza politica di quel popolo si andò estendendo sull'Eu-
ropa, una falange gloriosa di scienziati francesi che allora ap-
punto fiorivano, scrivendo nella loro lingua, estesero quell'in-
fluenza anche nel campo scientifico. I lavori del Geoffroy, del
Buffon e del Cuvier in zoologia, quelli dei De Jussieu in bo-
tanica, del Lavoisier e del Fourcroy in chimica, del La Grange
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 457
e del Legendre in matematica, del Laplace nella meccanica ce-
leste, portavano nomi troppo illustri perchè non esercitassero
una preponderanza anche per la lingua nella quale erano scritti.
Nell'ebbrezza di quei tempi la Francia sperava d' imporre alle
nazioni civili, oltre alle sue riforme politiche, anche la sua
lingua come mezzo di comunicazioni scientifiche. Tanto era sen-
tita fra i dotti la necessità di un linguaggio internazionale. Ma
la speranza rimase delusa, poiché le rivalità nazionali determi-
narono invece una reazione a favore delle lingue proprie, e
d'allora si può dire cominciò ad esser ripudiato il latino.
« Pochi naturalisti proseguivano nel secolo attuale la tradi-
zione degli avi; e tra questi l'Italia, anzi Roma ebbe, come
sempre, il primato. Onde possiamo ancora citare le opere dei
romani Sebastiani, Mauri, Sanguinetti ; quelle dei bolognesi Ber-
toloni e Bianconi, e alcuni stranieri tra cui il francese De Can-
dolle, i tedeschi Steudel e lustus Roth. Ma oramai il malo
esempio della Francia aveva trovato seguaci dappertutto. Ed
oggi nella dotta Germania, che pure è 1' unica in cui si conservi
ancora un resto dell* antica tradizione, tra le tesi di laurea che
ivi regolarmente si pubblicano se ne conta una latina su 150 te-
desche; ciò dia una idea della proporzione a cui son ridotte le
pubblicazioni in quella lingua.
« La grande rivoluzione si era fatta sentire pur troppo an-
che qui!
« Non è nostro compito esaminare se la Francia abbia pagato
il fio del cattivo esempio. Ma certo il predominio intellettuale
della sua antica rivale, la Germania, farebbe crederlo. Intanto
al punto in cui siamo ne risentiamo gravissimo il danno tutti
e dappertutto, ma specialmente noi cultori delle scienze natu-
rali, perchè in queste la produzione è salita ad un grado in-
credibile. Il bisogno d'intenderci una volta è divenuto urgente,
e la confusione delle lingue si può dire è al suo apogeo. Chi
non si è trovato nel campo attivo della produzione scientifica
non giunge a formarsi un' idea del male che si è fatto alla
scienza e agli scienziati coli' abolizione di una lingua comune.
È un'ansietà insoddisfatta, un senso di scoraggiamento e di
umiliazione che ci assale quando ci vediamo circondati da libri,
il cui argomento e' interessa, forse anche personalmente, e che
non possiamo arrivare a decifrare.
458 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
« Il male deve esser grave davvero se vediamo da più parti
sorgere proposte sia di adottare una lingua vivente o estìnta,
sia di fabbricarne di pianta per uso e consumo degli scienziati.
Sul quale proposito ricorderò i tentativi del Lamenhof, dello
Steiner, dell' Henderson, del Bauer, del Dyer, e di qualche altro,
diretti appunto alla invenzione di una lingua comune. Nel 1887
poi la Società filosofica di Filadelfia pigliava una seria inizia-
tiva, incaricando una commissione di suoi membri di esaminare
fino a qual punto il Volapiik potesse utilizzarsi a questo scopo.
Il parere della commissione fu contrario, ed io aggiungo che
non poteva essere a meno, perchè se la lingua inventata dallo
svizzero Schleyer presenta appena qualche punto d'appoggio
per le relazioni commerciali, per le scientifiche offre tutte le
difficoltà del latino senza un solo de' suoi vantaggi. Poi chi vor-
rebbe sul serio, non dirò posporre, ma solo mettere a confronto
col Volapiik una lingua, come il latino, grande nella storia della
civiltà, ricca di tradizioni gloriose più che due volte millenarie,
strumento splendido di ogni più nobile progresso intellettuale?
« Tra questi tentativi non va dimenticata la proposta di un
nuovo latino fatta dal naturalista Rosa dell' università di To-
rino. Ma con siffatte oramai famose lingue artificiali siamo sem-
pre alle solite! Proporre ai dotti un miscuglio di ausiliari in-
glesi, di avverbii e pronomi latini, di desinenze tedesche, il tutto
ordinato in una sintassi mezzo italiana e mezzo francese, piut-
tosto che un nuovo latino è una parodia di latino, nella quale
scapita la serietà di tutti, compresa la scienza, alla quale tutti
sinceramente desideriamo giovare.
« Non parliamo di una lingua vivente. Il solo fatto che nessuno
la propone dei tanti che oramai si preoccupano della questione,
mostra che le rivalità nazionali sarebbero tante da soffocare il
tentativo fino dal suo primo nascere. Meno che mai potrebbe poi
quest' onore toccare al francese. Basta osservare quanto è av-
venuto in certi congressi internazionali, dove da principio sta-
bilitosi il francese come lingua ufl^ciale, han finito i più col
parlare la lingua propria. Si può dire che noialtri Italiani siamo
i più caldi partigiani del francese. Ma perfino nella corrispon-
denza privata con persone di altre nazioni, si finisce col rispon-
derci in italiano. Negli usi scientifici poi il francese non ha
mai attecchito.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 459
« Se dunque le cose sono a tal punto che una risoluzione pur-
chessia urga prendere, non e' è, a mio credere, che un rimedio
da adottare, rimedio degno del male che si vuol curare, pro-
porzionato alla importanza, alla grandezza della scienza di cui
vogliamo assicurare 1' universalità. E questo rimedio è compreso
nel grido : Restauriamo il latino ! A questo grido si associno
quanti sentono il fuoco sacro della scienza, quanti amano il
progresso di questa luce della intelligenza umana. Se altri per
inerzia o per timidezza, per ipocrisia o per aperta ostilità si
asterrà dal perorarne la causa, l'iniziativa e l'apostolato ne
partano da questa Kalia già culla gloriosa dell' idioma, e delle
scienze che di lui ammantate varcarono le Alpi e i mari.
« Non si creda, o signori, che io nel dispiegare questa bandiera
mi dissimuli le difficoltà che si incontreranno : 1* intrinseca
difficoltà della lingua, l' incapacità sua ad esprimere concetti
completamente ignoti agli antichi, e più di tutto la grandissima
quantità di vocaboli tecnici non aventi alcun equivalente nel
latino. JNIa queste difficoltà non devono essere gran cosa, se ve-
diamo, anche nella seconda metà del secolo attuale, pubblicali
libri scientifici in latino, come l'opera in corso del Carus sulla
fauna del Mediterraneo; varie di malacologia del PfeiiTer, 1' Enu-
meratìo molluscoruin Siciliae del Philippi, la Flora algologica
europaea del Rabenhorst, la Sylloge fangorum omnium del
Saccardo, anch'essa in corso, il Catalogus coleopterorum Eu-
ropae et Caucasi di Heiden, Reiter et Weise, e perfino opere
di geologia, che fra le scienze naturali sembrava la più restia
al latino, come quella del Justus Roth (Symljolae ad regionis
Lwnebargensis inclolem geognosticam cognoscendam. Bero-
linii, 1861) e del nostro Bianconi (Le mare olim occupante
planities et colles Italiae. Bononiae, 1846-50).
« Non devono esser gran cosa le difficoltà che presenla il la-
tino, se vediamo la dotfa Germania (e ciò torna a suo onore)
quasi sola servirsene ancora, sia pure scarsamente, in mezzo
al generale abbandono, e trattare con elegante semplicità argo-
menti che altri crederebbe i più restii. Poi di queste difficoltà la
storia naturale si trova averne superate la più gran parte, quando
vediamo il latino generalmente adottato per la sistematica, per
la nomenclatura e sopra tutto per la speciologia. Al punto che
gli stessi Russi, i quali aggiungono la traduzione tedesca a fronte
Bull, della Soc. boi. ital. 30
460 ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIRENZE
del testo russo, intercalano poi i caratteri e la lingua latina
non solo per la nomenclatura, ma anche per la descrizione delle
specie.
« Ma esaminiamole in faccia queste difficoltà che ci vengono
obiettate. La difficoltà intrinseca del latino ha poco da invidiare
al tedesco, che, quanti sono cultori delle scienze, si vedono co-
stretti ad imparare, dal momento che dalla Germania oggimai
irradiasi il movimento intellettuale. Inoltre sarà sempre minor
fatica apprendere il solo Ialino che tre o quattro lingue viventi.
E tutto questo nell'ipotesi che si debba studiarlo a& elementis,
ipotesi superflua pei tre quarti dei dotti di tutto il mondo, i
quali già lo conoscono.
« Più grave apparisce l'altra difficoltà della terminologia tecni-
ca, ma questa è già di fatto superata per tutte le parole di etimo-
logia greca. Per questa ragione fra i diversi rami delle scienze
positive, le scienze mediche e la botanica sono le più disposte a
riadottare il latino, meno la geologia e la mineralogia, e meno
ancora la fisica e la meccanica; queste ultime perchè più tras-
formate modernamente, e perché più ricche di parole prese dalle
lingue viventi. Ma a tutto si rimedierebbe col formare commis-
sioni di scienziati e filologi incaricati di compilare il dizionario
tecnico; e non dubito che il rimedio, coli' attività e buon volere
di tutti, sarebbe trovato in poco tempo.
« Quando vediamo in Berlino pubblicarsi da ben 35 anni un
giornale in ebraico, e cavarsela bene per tutti i termini rela-
tivi alla vita moderna; molto più facilmente certe difficoltà sa-
ranno superate dal latino, che ha in proprio vantaggio maggiore
ricchezza, maggiore plasticità e antichità minore.
« Si aggiunga l'esempio dei più chiari scienziati i quali comin-
ciassero dal rompere il ghiaccio scrivendo in latino, come alcuni
già fanno, le opere che più vanno per le mani. Poi una pro-
paganda attiva, un apostolato infaticabile, un centro d'azione
situato in non importa quale centro scientifico dell'Europa, e
in meno di un quarto di secolo ho fede che la scienza torne-
rebbe ad essere il patrimonio delle nazioni.
« Parrà strano, o signori, che un cultore delle scienze positive
venga oggi qui a spezzare una lancia a favore di ciò che rap-
presenta il classicismo più puro, quando bisognerebbe invece
volgere la parola e l'opera in difesa della coltura scientifica.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 461
che qui in Italia nel!' insegnamento secondario sta passando un
brutto quarto d' ora. Tanto più strano quando sopratutto ve-
diamo le scienze naturali nascostamente od apertamente osteg-
giate là dove in fatto di pubblica istruzione si pitote ciò che sì
vuole, sicché una voce autorevole che reagisca ancora non si
è levata, e noi ci rimpiangiamo invano i De Filippi, i Matteucci,
i Cantoni, i Sella, che utilmente spesero la loro influenza a prò
di questo importante elemento della coltura moderna. Tutto
questo parrà strano se non si rifletta che qualora andasse a
vuoto la campagna che io vorrei incominciare, il primo a pa-
garne la pena sarebbe immancabilmente quello stesso latino, a
favore del quale alcuni moderni classicisti vorrebbero soppresse
le scienze naturali dalla coltura generale. Infatti ove non si
arrivasse a rimettere in vigore questo come lingua scientifica
universale, non sarebbero le scienze che ne soffrirebbero, per-
chè il movimento che si va accentuando è tale oramai, che
un'altra lingua qualsiasi, foss' anco il Volapiik, finirà per es-
sere adottata. Sarebbe forse una piccola umiliazione per le
scienze ed anche per gli scienziati; ma il danno attuale non si
aggraverebbe di certo. Invece chi ci perderebbe sarebbe il la-
tino. Osserviamo infatti quali sono le tendenze del secolo spe-
culatore e banchiere, e come tutto vada per questa china. Il
classicismo puro difficilmente resisterà a queste tendenze. Un
elemento di cultura, quale è il latino, per quanto bello intrin-
secamente e ricco di tradizioni gloriose, rimasto però come fine
a sé stesso, e coltivato unicamente pel bello estetico, mal reg-
gerà alla corrente realista ed utilitaria invadente. Se ciò sarà
bene o sarà male non voglio discutere. Ma per quanto è lecito
inferire dalle tendenze generali, l'avvenire piuttosto che della
coltura classica, é delle scienze positive, praticamente utili e
feconde di benessere materiale e sociale. L'avvenire è della
fisica, della meccanica, delle scienze naturali, della igiene. Le
piccole guerricciole saranno sfatate dalla legge inesorabile del
progresso; e se sono vere certe parole, che qualche mese fa
furono attribuite al sire di Germania, esse sarebbero ben poco
incoraggianti per l'avvenire del latino in quel paese. Ed é pro-
prio la nazione i cui dotti, per quanto poco, han conservato più
degli altri l'amore al latino.
« Non sembra dunque arrischiato il credere che l'avvenire gli
462 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
sarà contrario. Come già nei secoli andati la scienza dovè ri-
fugiarsi, quasi entro inaccessibile rocca, nei chiostri, cosi in
avvenire il latino non avrebbe forse altro ricovero che la
Chiesa. Ora quale altro modo vi sarebbe di scongiurare la
temuta jattura, se non rendendo il latino praticamente utile?
Quale altro uso più nobile che farlo servire alla diffusione e
alle comunicazioni scientifiche? Qual mezzo più pratico e più
sollecitamente diretto al fine di universalizzarne la coltura, che
quello di renderlo necessario ai dotti di tutto il mondo? Io non
saprei immaginare altro mezzo adeguato a ravvivarne lo studio,
a rinsanguarne la fibra oramai invecchiata. Se esso dovrà resi-
stere alle tendenze materiali del secolo non lo sarà che per la
scienza, e in servigio della scienza. Al grido dunque restauriamo
il latino, faccia eco l'altro salviamo il latino l ed è solo in tal
modo che classicisti e positivisti, letterati e scienziati si affra-
telleranno in una aspirazione comune. Che se il primo grido
dovrà rimanere senza eco, coli' altro parleremo al deserto; e in
tal caso ho gran timore che le parole del sire di Germania se-
gneranno il principio della decadenza, e il secolo ventesimo
compirà l'opera nefasta incominciata dal secolo deciraonono. »
L'adozione del latino come lingua scientifica internazionale sol-
leva alcune obbiezioni da parte degli intervenuti. Ciascuno rico-
nosce quanto sia desiderabile ed opportunissima per principio, ma
essa incontrerà non lievi difficoltà pratiche. Cosi il Vicepresidente
SoMMiER riferisce die al Congresso degli Americanisti, al quale egli
assistette in Huelva quest' autunno, un discorso letto in latino,
non fu capito quasi da nessuno, e ciò principalmente per la pro-
nunzia, la quale, come si sa, varia da un paese all' altro non meno
delle lingue stesse oggi in uso.
Essendo esaurite le comunicazioni togliesi 1' adunanza alle ore 3.
INDICE 463
INDICE
Arcangeli, G. — Altre notizie sulla coltura del Cynomo-
rium coceineum ^'f^ff- 315
— Brevi notizie sopra alcune Agaricidee » 172
— Cenni necrologici sul generale Vincenzo Ricasoli . . » 11
— Cenni necrologici sul dott. E. Tanfani » 400
— Commemorazione del prof. Agostino Todaro .... » 304
— Commemorazione del prof. Bartolommeo Malfatti . . » 227
— Dal Cyclocenium oleaginum {proc. vevb.) » 256
— Muscinee raccolte di recente nell'Italia meridionale . » 213
— Sopra al castagno d' India già esistente all' ingresso
dell' Orto Pisano » 283
— Sopra alcune Agaricidee » 158,161
— Sopra una varietà dell' Hibiscus cannabinus Li. ... » 106
— Sul Dracunculun canariensis Kuntli » 87
— Sulla cultura del Cynomorium coceineum » 127
— Sulle foglie e sulla fruttificazione deìV Helicodiceros
muscivorus » 83
— Sopra alcune piante raccolte presso Ripafratta nel
Monte Pisano » 419
Baccarini, P. — Intorno ad una particolarità dei vasi
cribrosi nelle Papilionacee {proc. verb.) » 162
Balsamo, F, — Ricerche sulla penetrazione delle radiazioni
nelle piante. Parte prima. Metodo di ricerca. (Riassunto) » 65
Baroni, E. — Frammenti liclienografici » 192
— Lichenes pedemontani a ci. prof. Arcangeli in monte
Cinisio et monte Rosa annis 1876 ac 1880 lecti ...» 370
— Noterelle crittogamiche » 243
— Ricerche anatomiche sul frutto e sul seme di Euge-
nia myrtillifolia DC » 275
— Sopra alcune crittogame africane raccolte presso Tri-
poli di Barberia dal prof. Raffaello Spigai » 239,241
— Sulla struttura del seme àeW Hemerocallis flava L. . » 61
Bargagli, P. — Dati cronologici sulla diffusione della Ga-
linsoga parviflora Ruiz e Pav. in Italia » 129
Bolzon, P. — Appunti sulla flora del Trevigiano ...» 261
— Contributo alla flora dell'Elba » 311,356
— Contributo alla flora della Pianosa » 257
BoRzi, A. — Anomalie di struttura del fusto di Phaseulus
Caracolla {proc. verb.) » 16
— Sui cristalloidi nucleari proteici delle specie di Con-
volvulus (proc. verb.) » 46
— Sui fasci bicollaterali di alcune Crocifere e delle rela-
tive anomalie {proc. verb.) » 60
464 INDICE
Bresadola, J. — Imenomiceti nuovi Po.g- 196
Caruel, T. — Delle regioni botaniche in Italia .... » 123
— Dubbi sulla funzione vessillare dei fiori » 108
— Intorno al genere Rosa e necessità d'intendere la « spe-
cie » (proc. verh.) » 155
— Relazione intorno ai programmi pei ginnasi ed i licei
(proc. verh.) » 167
— • Sul genere Maillea {proc. vero.) » 338
— Sul nome generico Erythraea {proc. verh.) » 283
— Sulla Rosa sempervirens (proc. verh.) » 283
Cavanna, G. — Intorno ai programmi pei ginnasi ed i
licei {proc. verh.) ;> 168
Chiovenda, e. — Sopra alcune piante rare o criticlie della
flora romana 295,381,386,403
Gigioni, G. — Schiarimenti sulla precedente comunica-
zione sulVAdonis fiammeus Jacq » 199
CUBONi, G. — Sulla forma ibernante del Fusicladlum den-
driticum Fuck {proc. verh.) » 287
— Sulla Rogna o Scabbia dei bronzi {proc. verh.) ...» 287
— La sessualità delle piante secondo uno scrittore del
secolo XVI » 426
De Toni, G. B. — Sul Porphyrosiphon Notarisii {proc. verh.) » 269
Geremicca, M. — Sulle cellule del mesotecio àeW Hy-
drangea Hortensia » 37
Giordano, G. C. — Nuova contribuzione di Muschi meri-
dionali « Addenda ad pagillum muscorum in agr. neapolit.
lectorum » » 39
GoiRAN, A. — Comunicazioni » 51
— Erborizzazioni estive ed autunnali attraverso ai monti
Lessini veronesi 151,250,269,273,306,361,411,445
— I terremoti e la vegetezione » 102
— Sulla presenza di Fraxinus exceìsior L. nei monti ve-
ronesi » 95
— Sulla presenza e distribuzione di Evonymus latifolius
Scop. nel Veronese » 122
— Una erborizzazione fuori stagione » 189
Grampini, O. — Due piante interessanti per la flora romana » 288
Jatta, a. La Peltigera rufescens Hoffm. var. innovans . » 378
— Licheni raccolti nell'isola d'Ischia fino all'agosto del 1891 206,209
— Sul genere Siphulastrum Muell. Arg » 246
— Materiali per un censimento generale dei licheni ita-
liani {proc. verh.) » 16
— Idem » 431
Kruch, O. — Sopra un caso di rizomania nel Rosmarino » 220
— Sulla presenza del Cycloconium oleaginum Cast, in Italia >> 177
Lettera al Ministero della Pubblica Istruzione per i pro-
grammi per i ginnasi ed i licei {proc, verh.) .... » 186
INDICE 465
Levier, e. — Sul Banunculus lacervs Bell, in Piemonte e
il Cyperus difformis L. in Toscana {proc. vero.). . . . Pag. 355
— Intorno alla AzzoUa CaroUneana » 101
— Sull'esistenza della F/o/a ca^cara/o nell'isola dell'Elba
{proc. vero.) » 301
Macchiati, L. — Seconda comunicazione sulla coltura
delle Diatomee » 329
— Sulla riproduzione della Navicula ellittica Ktz. . . » 1G8
— Terza contribuzione alla fiora del gesso » 120
Martelli, U. — Epoca della formazione del grappolo nello
gemme della vite » 52
— Gita sul littorale toscano fra Follonica ed Orbetello
{proc. verh.) » 355
— Osservazioni critiche sopra gli Astragali italiani
{proc. verh.) » 306
— Riproduzione agamica del Ci/noinoriutn coccineum . . » 07
— Ayaricus piopparello {pror. verb.) » 445
— Notizie sull'erbario Amidei, giacente presso il Comizio
Agrario di Volterra » 417
Massalongo, C. — Contribuzione all' acaro-cecidiologia
della flora veronese » 71
— Di alcuni Entomocecidii della flora veronese .... » 80
— Osservazioni intorno ad un rarissimo Entomocecidio
dell' //ecZera Helix {proc. verb.) » 106
Massalongo, C. — Intorno alla T aphrin a p>olisi}or a {Sor.)
. Johans., var. Pseudoplatani » 197
— Sulla scoperta in Italia della Calyptospora Goepper-
tiana J. Kiihn » 236
— Sugli scopazzi di Alnus incana DC. causati dalla Ta-
phrina epiphiiUa Sadeb » 79
— Sopra un Dittero-cecidio à^W Eryngium ameihystinum » 429
— Deformazione parassitaria dei fiori di Ajuga chamaepi-
tys Scbreb. » 430
MiCHELKTTi, L. — Commemorazione di Antonio Manga-
notti di Verona » 194
— Sulla restaurazione del latino » 452
Pasquale, F. — Su di una nuova teoria carpellare . . » 26
Penzig, 0. — Sulla Barbeia oleoides {pi-oc. verb.) ...» 269
Piccioli, L. — Rapporti biologici fra le piante e lo lumache 228,338
Picui, P. — Alcuni esperimeutifisiopatologici sulla vite in
relazione al parassitismo della Ferunospora (seconda Nota) * 203
Pirotta, R. — Sulla presenza di serbatoi mucipari nella
Hypoxis erecta {proc. verb.) * 112
— Sulla costituzione della famiglia delle Hypoxidaceae
{proc. verh.) » 112
— Sopra un carattere delle Gelsominet » 13b
— Sul Cynomorium coccineum {proc. verh.) » 186
466 INDICE
PiROTTA, R. — Il nuovo gruppo delle Calazogame di Treub. Pag. 224
— Tre casi teratologici » 303
Poli, A. — Sui nuovi programmi di botanica pel ginna-
sio e liceo ' » 163
Re, L. — ■ Sulla distribuzione degli sferiti nelle Amaril-
lidacee » 288
Riunione generale in Napoli » 5
Riunione generale in Genova » 395
RoDEGHER, E. Venanzi, G. — MuscM della provincia di
Bergamo » 237
Rossetti, C. — Appunti sulla flora della Toscana. . . » 254
Rossetti, C. e Baroni, E. — Frammenti epatico-licbe-
nografici » 372
Severino, P. — Ancora pei programmi nelle scuole se-
condarie » 335
Solla, R. — Notizie botaniche sull'Italia centrale (proc.
verh.) » 234
SoMMiER, S. — Cenno sui resultati botanici di un viag-
via nel Caucaso » 18
— Riassunto di un suo lavoro sulla flora del Nord della
Siberia occidentale (proc. verh.) » 82
— Seconda gita a Capalbio » 348
— Una gita in Maremma 314,321
Tanfani, E. — L'insegnamento della botanica nei ginnasi » 146
— Relazione sul libro di A. Zimmermann « Die Botanische
Mickroteclinik » {prue, verh.) » 385
— Sopra una Lychnis ibrida » 100
— Sul Poìycarpon peploides » 211
Terracciano, a. — Intorno alla struttura fiorale ed ai
processi d'impollinazione in alcune Nigella » 46
— Le Sassifraghe della flora romana » 180
— Le Sassifraghe del Montenegro raccolte dal dott. A. Bal-
dacci » 132
— Seconda contribuzione alla flora romana » 113
— Terza contribuzione alla flora romana » 139
— Intorno un libro malamente attribuito a G. Wedel
de Hyperico (aliis Fuga Daemonum), dissertatio
inauguralis hotanico-medica (proG. verh.) » 162
— Contribuzione alla flora del paese dei Somali. ...» 421
Tuccimei, G. — La lingua scientifica internazionale o re-
stauriamo il latino ! » 431
VoGLiNO, P. — Osservazioni sopra alcuni casi teratolo-
gici di Agaricini » 442
Firenze, Stab. Pellas. — Via Jacopo da Diacceto, 10.