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Full text of "Bullettino"

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THE  UNIVERSITY 

OF  ILLINOIS 

LIBRARY 

5&0.G 
SOB 


OTTO  HARRASSOWtTZ 

BUCHHANOLUNG 

:  LEIPZIG: 


^ 


BULLETTINO 


DELLA 


SOCIETÀ  BOTANICA  ITALIANA 


BULLETTINO 


DELLA 


SOCIETÀ  BOTANICA  ITALIANA 


^nno    1893. 


FIRENZE, 
1892. 


Firenze,  Stabilimento  Pellas,  Via  Jacopo  da  Diacceto,  10. 


5o3 

/6  f  ^ 


BULLETTINO  DELLA  SOCIETÀ  BOTANICA  ITALIANA 


IV'  RIUNIONE  GENERALE  IN  NAPOLI. 


Nella  sua  3'  Riunione  generale  la  Società  aveva  deferito  al  Presi- 
dente r  incarico  di  convocarla  possibilmente  nell'  anno  1891  in  una 
città  delle  provincie  meridionali,  e  pertanto  la  4*  Riunione  gene- 
rale ha  luogo  in  Napoli  alla  metà  di  agosto  1891 ,  col  seguente  pro- 
gramma : 

Sabato  15  Agosto»  —  A  ore  8  pom.  conversazione  serale. 

Domenica  16.  —  A  ore  8  ant.  adunanza  privata  ;  a  ore  2  pom.  prima 
adunanza  pubblica;  a  ore  11  pom.  partenza  pel  Vesuvio. 

Lunedì  11.  —  Ritorno  dal  Vesuvio;  ricerca  di  piante  sulle  anti- 
che lave. 

Martedì  18.  —  A  ore  8  ant.  seconda  adunanza  pubblica  ;  a  ore  12  mer. 
partenza  per  Baia  e  visita  di  quelle  antichità  ;  a  ore  3  pom.  ri- 
cerca di  piante  al  Fusaro  ;  a  ore  5  pom.  partenza  per  Ischia. 

Mercoledì  19.  —  A  ore  7  pom.  ritorno  a  Napoli. 
Giovedì  20.  —  A  ore  8  ant.  terza  adunanza  pubblica;  a  ore  4' pom. 
visita  all'  Orto  botanico. 

Venerdì  21.  —  A  ore  9  ant.  partenza  per  Capri. 

Sabato  22.  —  Partenza  per  Castellammare  e  Monte  S.  Angelo  e  ri- 
torno a  Napoli. 

Domenica  23.  —  Riposo  6  gita  *  Fompei. 

Lunedì  24.  —  Partenza  pel  Matese. 


750578 


6 


RIUNIONE    GENERALE   IN  NAPOLI 


Le  adunanza  si  tengono  nei  locali  del  R.  Istituto  tecnico  in  Tar- 
sia e  del  R.  Istituto  d' incoraggiamento  delle  Scienze,  gentilmente 
concessi,  e  alla  Riunione  intervengono  i  Soci  : 


Arcangeli  prof.  G.,  Pisa 
Balsamo  prof.  ¥.,  Napoli 
Biondi  A.,  Firenze 
Borzi  prof.  A.,  Messina 
Carnei  prof.  T.,  Firenze 
Comes  prof.  0.,  Portici 
De  Rosa  dott.  F.,  Napoli 
Geromicca  prof.    M.,  Napoli 
Giordano  prof.  G.  C,  Napoli 


Jatta  dott.  A.,  Ruvo  di  Puglia 
Martelli  U.,  Firenze 
Pasquale  prof.  F.,  Napoli 
Savastano  prof.  L.,    Portici 
Severino  P.,  Napoli 
Sommier  S.,  Firenze 
Tanfani  dott.  E.,  Firenze 
Terracciano  dott.  A.,   Roma 
Terracciano  prof.  N.,  Caserta. 


Si  scusano  per  lettera  di  non  assistere  alla  Riunione  o  si  fanno 
rappresentare  mediante  procura  i  Soci:  Sigg.  Aiuti  L.,  Baroni  P., 
Baroni  dott.  E.,  Bastianini  G.,  Bottini  dott.  A.,  Briosi  prof.  G., 
Caleri  U.,  Della  Ripa  signora  V.,  De  Toni  prof.  G.,  Fantozzi  P.,  Gi- 
belli  prof.  G.,  Goiran  prof.  A.,  Grilli  C,  Lojacono  Poiero  M.,  Massa- 
longo  prof.  C,  Mori  prof.  A.,  Pasquale  prof.  G.  A.,  Paulucci  march."  M., 
Piclii  prof.  P.,  Pirotta  prof.  R.,  Rossetti  dott.  C,  Rostan  0.,  Sac- 
cardo  prof.  P.  A. 

Assistono  inoltre  alle  adunanze  numerosi  invitati  e  vi  si  fauno- 
rappresentare  i  più  importanti  sodalizi  scientifici  di  Napoli. 

La  sera  del  15  agosto  i  Soci  si  riunivano  in  geniale  ritrovo  nei 
locali  dell'  Istituto  tecnico  a  Tai'sia. 


Adunanza  privata  del  16  agosto  1891. 


Il  Presidente  Arcangeli  apre  V  adunanza  a  ore  9  ant.,  ed  invita 
il  Segretario  Carnei  a  leggere  il  verbale  dell'adunanza  privata  te- 
nuta in  Verona,  che  viene  approvato. 

Il  Socio  Martelli  propone  che  la  Società  mandi  un  saluto  al 
Prof.  Giov.  Antonio  Pasquale  impedito  dal  suo  stato  di  salute  dal 
prender  parte  alla  Riunione,  ed  i  presenti  approvano  all'unanimità. 

Il  Presidente  rende  quindi  conto  nei  seguenti  termini  della  ge- 
stione della  Società  : 

Egregi  Consoci, 

Il  nuovo  Consiglio  di  Direzione  della  nostra  Società,  da  voi 
nominato  nelle  elezioni  del  settembre  decorso  in  Verona,  fu  con- 
vocato in  Firenze  il  28  del  decembre  1890,  per  la  trasmissione 
dei  poteri  e  per  le  consegne,  ciò  ch'ebbe  luogo  in  perfetta  regola. 


RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI  < 

Poco  appresso  uno  dei  Consiglieri,  il  chiaris.""^  prof.  G-.  Gibelli 
di  Torino,  dichiarando  che  le  condizioni  del  suo  domicilio  non 
erano  compatibili  con  l'  esercizio  delia  sua  carica,  il  Consiglio 
si  trovò  nella  spiacevole  necessità  di  considerarlo  come  dimis- 
sionario, e,  valendosi  dei  poteri  conferitigli  dall'art.  7  dello  Sta- 
tuto sociale,  invitò  il  sig.  Antonio  Biondi  ad  occuparne  il  posto 
fino  alla  nuova  Riunione  generale.  Il  sig.  A.  Biondi  avendo 
annuito  all'appello  del  Consiglio,  si  procedette  alla  distribuzione 
degli  uffici  non  elettivi,  che,  come  già  sapete,  resultò  nel  modo 
che  appresso  : 

Martelli  Ugolino,  Archivista;  Caruel  prof.  Teodoro,  Segretario 
degli  Atti;  Tanfani  dott.  Enrico,  Segretario  del  Bidlettino;  Le- 
vier  dott.  Emilio,  Segretario  della  Sede  di  Firenze  ;  Biondi  An- 
tonio, Econo'iìio. 

Nella  Riunione  generale  tenuta  in  Verona,  la  Società  nostra, 
come  ben  ricorderete,  deferì  al  suo  Presidente  la  facoltà  di  con- 
vocarla neir  anno  corrente  possibilmente  in  una  città  delle  Pro- 
vincie meridionali,  ed  ove  ciò  non  fosse  stato  possibile,  delibe- 
rava di  tenere  la  sua  riunione  nel  1892  in  Genova. 

Il  vostro  nuovo  Presidente,  appena  entrato  in  ufficio,  ascriveva 
a  suo  principale  dovere  1'  associarsi  al  Consiglio  direttivo,  per 
soddisfare  nel  miglior  modo  possibile  il  desiderio  espresso  in 
quella  Riunione.  In  seguito  alle  riunioni  tenute  in  Firenze,  in 
Roma  ed  in  Verona,  era  ben  giusto  che  la  nostra  bandiera  ve- 
nisse portata  nelle  provincie  meridionali,  e  la  scelta  non  poteva 
esser  dubbia.  Nel  momento  in  cui  fu  formulato  in  Verona  quel 
voto,  probabilmente  Napoli  era  nella  mente  e  nel  cuore  di  tutti, 
e  Napoli  fu  la  preferita:  né  poteva  essere  altrimenti.  Questa 
città  meravigliosa,  nel  cui  seno  la  vita  si  esplica  con  un'  ener- 
gia veramente  fenomenale,  questo  lembo  di  paradiso  gettato 
sulle  coste  del  Tirreno  a  sollievo  dell'umanità,  questa  terra 
celebre  per  tante  memorie,  come  quella  che  accolse  le  mortali 
spoglie  del  Principe  dei  poeti  latini,  che  vide  morire  vittima 
della  scienza  uno  dei  più  illustri  naturalisti  dell'  antichità,  che 
si  largo  tributo  arrecò  alle  lettere,  alle  scienze  ed  alle  arti,  è 
pure  terra  classica  pel  botanico,  che  nella  ricca  e  svariata  ve- 
getazione di  cui  si  adornano  i  suoi  dintorni,  il  suo  golfo  incan- 
tevole e  le  isole  che  lo  circondano,  trova  campo  vastissimo  e 
ben  degno  dei  suoi  studi  e  delle  sue  esplorazioni. 


8  RIUNIOXE   GENERALE    IN   NAPOLI 

Con  mio  sommo  rammarico  debbo  ricordarvi,  clie  la  nostra 
Società  in  questi  ultimi  tempi  ha  dovuto  subire  perdite  gravi 
ed  irreparabili.  Nel  periodo  infatti  di  raen  clie  sei  mesi  la  morte 
ci  ha  rapito  tre  dei  nostri  migliori  soci,  nelle  persone  del  dottor 
Emilio  Marcucci,  del  sig.  Enrico  Groves  e  del  generale  Vincenzo 
Ricasoli,  r  ultimo  dei  quali,  già  Vicepresidente  della  nostra  So- 
cietà nel  passato  triennio,  ci  fu  rapito  nel  mese  di  giugno  ultimo 
scorso,  mentre  egli  trovavasi  al  suo  giardino  sperimentale  della 
Casa  bianca  a  Portercole,  tuttora  sulla  breccia  all'età  di  78  anni, 
in  mezzo  alle  piante  sue  predilette.  È  ben  vero  che  nel  periodo 
trascorso  dal  settembre  al  momento  attuale,  6  nuovi  soci  ven- 
nero iscritti  nel  nostro  elenco:  siccome  però,  oltre  quelli  ricor- 
dati di  sopra,  necessità  volle  che  tre  fossero  radiati  dal  ruolo 
a  forma  dell'  art.  25  dello  Statuto,  il  numero  totale  di  131  resta 
invariato,  qual'era  all'epoca  della  Riunione  di  Verona.  Quindi 
altro  non  resta  che  fare  i  più  caldi  voti,  affinché  un  semestre 
cosi  infelice  e  deplorevole  mai  più  si  ripeta  nell'  avvenire. 

Nella  Riunione  di  Verona  furono  presentati  ben  18  lavori  in 
iscrìtto.  Successivamente  altri  38  ne  sono  stati  presentati  com- 
plessivamente dalle  sedi  di  Firenze  e  di  Roma,  nelle  loro  adu- 
nanze dall'  ottobre  1890  al  giugno  1891,  senza  contare  le  comuni- 
cazioni verbali.  Gli  scritti  e  le  comunicazioni  conformi  all'  esigenze 
dell'art.  21  dello  Statuto  sono  stati  pubblicati  nel  Bulleitino, 
secondo  il  consueto,  con  la  massima  diligenza  compatibile  con 
tale  genere  di  pubblicazioni,  e  pure  in  quest'  anno,  alla  stampa 
dei  lavori  che  non  potevano  comparire  nel  Bulleitino,  ha  sup- 
plito, come  pel  passato,  la  Direzione  del  Nuovo  giornale  ììotanico 
italiano. 

Varie  erborazioni  sono  state  fatte  dal  settembre  decorso  sotto 
gli  auspicii  della  nostra  Società.  Una  di  queste  ebbe  luogo  al 
M.  Stivo  presso  Riva,  subito  dopo  la  nostra  gita  al  Monte  Baldo; 
altra  fu  fatta  posteriormente  al  lago  Sibolla  e  a  Bientina;  altra  al 
M.  Penna  della  Croce  nelle  Alpi  Apuane,  ed  una  quarta  all'Isola 
dell'  Elba. 

Grazie  all'  attività  del  nostro  Archivista  é  stato  già  compilato 
e  distribuito  il  Catalogo  della  Biblioteca  sociale,  ciò  che  gioverà 
non  poco  a  renderne  accessibili  le  ricche  raccolte  della  Biblio- 
teca stessa.  11  numero  totale  delle  opere  ed  opuscoli,  che  al- 
l' epoca  dell'  adunanza  in  Verona  era  di  1340,  dovuti  a  174  do- 


RIUNIONE  GENERALE   IN   NAPOI-I  9 

Qatori,  61  italiani  e  113  esteri,  si  è  accresciuto  fino  al  di  d'  oggi 
di  550  opere  ed  opuscoli,  dovuti  a  71  donatori,  30  italiani  e 
41  stranieri. 

Dal  2  settembre   1890  a  tutto  il  16   agosto   1801  la  gestione 
economica  si  compendia  come  appresso: 

Entrata. 

Resto  di  cassa L.     611.57 

Da  contribuzioni  di  Soci ...»   2315. 00 

Da  un  Socio  perpetuo »      150. 00 

L.   3076.57 


Uscita. 

Spese  in  occasione  della  Riunione  generale  a  Verona    L.  106.  00 
Alla  Direzione  del  Nuovo  giornale  botanico  italiano 
in  ordine  all'  art.  34  dello  Statuto  per  resto  e 

saldo  del  1890 »  810.00 

Alla  suddetta  come  sopra  per  1*  rata  1891    ...»  500. 00 

Spese  di  cancelleria,  posta  e  simili »  408. 20 

Per  circolari  per  la  Biblioteca,  carte  di  riconosci- 
mento per  la  Riunione  di  Verona,  biglietti  per- 
sonali ecc »  189.00 

Rimborso  di  spese  alla  Sede  di  Roma >  38. 70 

Mance  ad  inservienti »  20. 00 

Per  alcuni  mobili  ed  un  bollo    .........  69. 00 

L.   2140.90 


Riassunto. 

Somme  ad  entrata L.   3076.  57 

»       ad  uscita »     2140. 90 


Residuo  attivo L.      935.67 


Del  residuo  attivo  in  lire  935. 67,  lire  800  furono  ultimamente 
depositate  alla  Cassa  di  Sconto  di  Firenze.  Quindi  il  detto  re- 
siduo, sommato  alle  lire  1675,  depositate  alla  Cassa  di  Risparmio 
in.  più  tempi,  dà  la  somma  totale  di  L.  2610.  67,  che  aggiunta  al 


10  RIUNIONE  GENERALE   IN  NAPOLI 

valore  dei  mobili  e  dei  libri  che  la  Società  possiede,  costituisce 
il  suo  capitale  in  essere. 

Il  nuovo  Consiglio  di  Direzione,  che  si  tiene  ben  onorato  di 
presentarsi  a  voi  per  la  prima  volta,  sottopone  alla  vostra  ap- 
provazione il  suo  operato  e  la  sua  gestione  economica. 

Egli  deve  poi  chiamarvi  a  deliberare  circa  la  nuova  Riunione 
generale. 

A  forma  inoltre  di  alcune  proposte  del  Consiglio  stesso,  sarete 
chiamati  a  discutere  §opra  alcune  modificazioni  al  nostro  Statuto. 

Finalmente  dovrete  eleggere  un  nuovo  Consigliere. 


^oo^ 


Pel  Consiglio  di  Direzione 
della  Società  'botanica  italiana 

G.  Arcangeli  pres. 


L'  operato  della  Direzione  viene  approvato  ad  unanimità. 

Il  prof.  Balsamo  prende  la  parola  per  ringraziare  a  nome  dei 
Soci  napoletani  la  Direzione  per  aver  scelto  Napoli  a  sede  della 
Riunione. 

Aperta  la  discussione  sul  luogo  e  sul  tempo  della  prossima  Riu- 
nione generale  vien  fatta  dal  prof.  Comes  la  proposta  di  confer- 
mare il  voto  emesso  nella  Riunione  di  Verona  di  riunirsi  nel  1892  in 
Genova,  e  dietro  proposta  del  medesimo,  si  delibera  che  la  Riunione 
generale  pel  1892  abbia  luogo  in  Genova  nell' autunno,  dando  man- 
dato di  fiducia  alla  Direzione  per  le  opportune  pratiche  e  modalità. 

Si  procede  quindi  alla  discussione  delle  proposte  di  modificazione 
allo  Statuto,  e  dopo  vivace  discussione  le  proposte  del  Consiglio  di 
Direzione  vengono  approvate  integralmente  nei  termini  seguenti  : 

Art.  5.  —  Essa  (la  Direzione)  è  costituita  da  un  Consiglio  com- 
posto di  un  Presidente,  di  «  quattro  »  Vice-Presidenti 

Art.  34.  —  Per  il  «  rimanente  del  »  triennio  1891-93  la  stampa  e 
pubblicazione  del  Bullettino  della  Società  vengono  afiidate  alla  Di- 
rezione del  Nuovo  giornale  botanico  italiano,  la  quale  s'  impegna  : 
l*»  a  pubblicarlo  a  sue  spese  «  (salvo  una  corresponsione  aanua 
di  L.  150  per  parte  della  Società),  mensilmente  e  separatamente  dai  » 
fascicoli  del  Giornale  «  con  impaginazione  propria  e  con  frontespi- 
zio e  copertina  speciali.  »  Il  Giornale  «  continuerà  ad  essere  pub- 
blicato nelle  medesima  condizioni  che  al  presente  ;  »  2"  a  cedere  alla 
Società,  al  prezzo  ridotto  di  L.  10  per  copia,  tante  copie  del  Gior- 
nale «  e  del  Bullettino  »  quante  ne  saranno  richieste  per  distribuirsi 
ai  Soci  ;  3"  a  somministrare  senza  spese  ad  ogni  autore  di  comuni- 
cazioni inserite  nel  Bullettino  80  copie  della  propria  comunicazione, 


RIUNIONE  GENERALE  IN  NAPOLI  11 

con  l' impaginazione  e  numerazione  del  «  Bullettino  ;  »  più.  altre  20  co- 
pie a  disposizione  dell'  A.rchivista  per  cambi. 

Si  decide  di  procedere   all'  elezione  dei  due  nuovi   Vicepresidenti 
in  altra  adunanza,  e  la  seduta  è  tolta. 


Adunanza  pubblica  del  16  agosto  1891. 

Apre  r  adunanza  il  Presidente  Arcangeli  alle  2  '/^  pom.  enume- 
rando i  sodalizi  che  si  sono  fatti  rappresentare  alla  Riunione.  La 
E..  Accademia  delle  Scienze  Fisiche  e  Matematiche  difatti  è  rappre- 
sentata dai  Soci  professori  Bassano  e  Piutti;  il  E,.  Istituto  d'Incorag- 
giamento dal  Segretario  prof.  L.  Palmieri;  l'Accademia  Pontoniana 
dal  prof.  S.  Zinno  ;  la  Società  dei  Naturalisti  dal  dott.  S.  Savastano 
Presidente,  dal  prof.  Is.  Sav.  Monticelli  Segretario,  dai  Soci  U.  Mi- 
lone,  E.  Tagliani  e  da  altri  membri  pure  consoci  della  Società  bo- 
tanica. La  Società  Orticola  dal  dott.  L.  Savastano  Presidente,  dal 
dott.  F.  De  Rosa  Vicepresidente  e  da  parecchi  Soci. 

Il  Presidente  ricorda  la  perdita  dolorosa  fatta  dalla  Società  nel 
volger  del  corrente  anno  nelle  persone  di  tre  valenti  botanici  :  E.  Mar- 
cucci,  Enrico  Groves  e  Vincenzo  Ricasoli,  e  pronunzia  le  seguenti 
parole  in  ricordo  del  compianto  Generale  V.  Ricasoli  : 

CENNI  NECROLOGICr  SUL  GENERALE  VINCENZO  RICASOLI. 
PER  G.  ARCANGELI. 

Delle  alte  benemerenze  del  generale  Vincenzo  Ricasoli,  man- 
cato ai  vivi  il  20  giugno  ultimo  scorso,  mentre  egli  trovavasi  nella 
sua  villa  della  Casa  Bianca  nel  M.  Argentario,  già  parlarono 
persone  di  me  più  autorevoli  e  più  competenti,  ond'  è  solo  mio 
intendimento  di  tributare  qui  poche  parole  alla  sua  memoria,  e 
dare  sfogo  al  mio  intenso  dolore. 

Nato  in  Firenze  il  13  febbraio  1814  dal  barone  Luigi  Rica- 
soli  e  da  Elisabetta  Peruzzi,  fino  dalla  prima  sua  gioventù  egli 
mostrò  singolare  predilezione  per  le  scienze  naturali,  ed  in  special 
modo  per  la  botanica.  Nei  viaggi  ch'egli  intraprese  fino  dal  1831 
in  Italia  ed  all'estero,  tuttora  giovanissimo  attendeva  assidua- 
mente a  raccogliere  piante,  e  stringeva  relazioni  amichevoli 
con  gli  scienziati  di  vari  paesi.  Quantunque  da  primo  i  suoi 
studi  fossero  rivolti  principalmente  alle  piante  utili  ed  ornamen- 
tali, egli  non  tardò  ad  estendere  le  sue  ricerche  ad  un  orizzonte 


12  RIUNIONE  GENERALE   IN  NAPOLI 

più  vasto.  Già  nel  1843  sì  éfa  costituito  un  erbario,  il  suo  Her- 
Mrium  RicasoUanicm,  e  lavorava  assiduamente  alla  flora  del 
M.  Argentario  e  di  altre  parti  della  nostra  Toscana,  come  ne 
fanno  fede  i  duplicati,  eh'  egli  distribuiva  ai  suoi  corrispondenti, 
e  che  tanto  spesso  troviamo  ricordati  nelle  principali  flore  della 
nostra  penisola. 

Di  sentimenti  altamente  patriottici,  nella  riscossa  del  1848  lo 
vediamo  arruolarsi  fra  i  volontari  toscani,  e  poco  appresso,  im- 
paziente di  battersi  contro  gli  Austriaci,  lo  vediamo  nell'esercito 
piemontese  in  qualità  di  luogotenente  aggregato  al  corpo  di  Stato 
Maggiore  del  Re  Carlo  Alberto  prender  parte  alla  battaglia  di 
Novara.  Ma  ciò  non  basta.  Ben  apprezzando  egli  quanto  inte- 
resse avesse  per  la  nostra  Italia,  specialmente  in  quell'epoca, 
la  questione  d'Oriente,  sempre  desideroso  di  giovare  alla  patria 
sua,  arruolatosi  nell'esercito  piemontese,  egli  combattè  nel  1855 
valorosamente  in  Crimea  alla  Torre  di  Malakoff  ed  alla  Cernaja, 
e  successivamente  prese  parte  alle  campagne  del  1859,  del  1860-61 
e  del  1866,  in  breve  a  tutte  le  campagne  che  condussero  al  ri- 
scatto della  patria  nostra.  Né  solo  con  le  armi  egli  efficacemente 
contribuì  al  nostro  risorgimento,  ma  pure  con  i  suoi  savi  con- 
sigli, come  lo  attestano  le  frequenti  lettere  eh'  egli  scriveva  al 
suo  fratello  Bettino,  il  celebre  Barone  di  ferro,  che  tanta  parte 
ebbe  nelle  vicende  politiche  della  Toscana  e  dell'Italia  nostra, 
ed  i  cui  grandi  meriti,  a  dir  vero,  non  furono  peranche  adegua- 
tamente riconosciuti. 

Compita  l'opera  portentosa  del  risorgimento  italiano,  e  sod- 
disfatto il  suo  principale  desiderio,  egli  depose  le  armi,  per  de- 
dicarsi tutto  agli  studi  suoi  prediletti:  e  fu  appunto  nel  1868, 
che  egli  si  accinse  all'  istituzione  del  suo  Giardino  Sperimentale 
della  Casa  Bianca  nel  M.  Argentario,  giardino  che  costituisce 
una  delle  principali  meraviglie  della  nostra  penisola.  Tale  opera 
fu  da  lui  intrapresa  nella  convinzione  di  non  potere  riprendere 
gli  studi  suoi  prediletti  con  quella  energia  con  cui  avrebbe  de- 
siderato  «  Ma  la  passione  per  le  piante,  egli  dice,  non  mi  dava- 

«  pace,  ed  andava  cercando  un'  occupazione,  che  con  queste 
«  avesse  attinenza,  e  che  pur  facesse  servire  il  mio  poco  sapere 
«  a  qualche  cosa  d'  utile  per  la  scienza.  Pensai  allora  a  dedi- 
«  care  questi  miei  ultimi  anni  alla  creazione  dì  un  giardino 
«  sperimentale,  per  giungere  a  conoscere   la  temperatura  mi- 


RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI  13 

«  nima  alla  quale  possono  vivere  le  specie  che  provenutilo  da 
«  climi  molto  più  caldi,  e  che  nel  loro  paese  stanno  in  condi- 
«  zioni  diverse  da  quelle  che  possono  trovare  tra  noi.  » 

Quali  difficoltà  egli  ebbe  a  superare  in  questa  sua  opera 
ben  conoscono  tutti  coloro  che  visitarono  quella  località:  ter- 
reno roccioso  e  ribelle  alla  cultura,  deficienza  di  braccia  occor- 
renti per  lavori,  mancanza  assoluta  di  acqua.  Eppure  egli  seppe 
tutte  superarle,  colla  straordinaria  sua  attività  e  col  suo  ardore 
pressoché  giovanile.  Allorquando  io  ebbi  la  sorte  di  visitare 
quella  località  nel  1883,  ne  rimasi  altamente  sorpreso,  né  sapeva 
persuadermi  del  come  egli  avesse  potuto  trasformare  una  rozza 
e  rocciosa  pendice  in  un  ameno  giardino,  ove  parecchie  centi- 
naia di  piante  delle  regioni  più  svariate  del  mondo,  intreccia- 
vano i  loro  rami.  Ben  mi  ricordo  con  quanta  squisita  gentilezza 
egli  mi  facesse  la  descrizione  di  tutte  le  parti  del  giardino  stesso, 
e  delle  piante  che  vi  erano  coltivate,  e  con  quanta  soddisfa- 
zione, nelle  ore  di  riposo  alla  sera,  mi  mostrasse  il  catalogo  da 
lui  stesso  compilato,  ove  era  tenuto  nota  di  tutte  le  più  inte- 
ressanti particolarità,  relative  alle  piante  che  formavano  oggetto 
delle  sue  cure.  Tutto  era  tenuto  nell'ordine  il  più  perfetto,  e 
non  esito  affatto  a  confessare,  che  quei  tre  giorni,  ch'io  rimasi 
suo  ospite,  furono  per  me  una  vera  e  continuata  lezione. 

Della  sua  grande  passione  per  l'orticultura  e  per  la  botanica 
fanno  pur  fede  i  lavori  da  lui  pubblicati.  Allorquando  nel  1876 
fu  istituito  il  Bullettino  della  R.  Società  Toscana  d'  Orticultura, 
egli  vi  prese  parte  attivissima,  e  numerosi  sono  gli  articoli  da 
lui  pubblicati  in  quel  periodico,  eh'  egli  contribuì  pure  ad  arric- 
chire di  tavole,  ed  a  fare  giustamente  apprezzare  anche  all'estero. 
Tra  i  lavori  da  lui  pubblicati  meritano  di  essere  ricordati  principal- 
mente l'interessante  ed  accurato  elenco  intitolato:  Catalogo  delle 
collezioni  di  piante  coltivate  nel  giardino  del  harone  Bettino 
Ricasoli  presso  al  Pellegrino  fuori  la  Barriera  S.  Gallo  (Le 
Monnier,  1874);  il  resoconto  di  parte  delle  osservazioni  fatte  al 
M.  Argentario,  sotto  il  titolo  di  Otto  anni  di  esperimenti  di 
piante  al  M.  Argentario,  pubblicato  nel  citato  periodico;  lo  scritto 
intitolato:  Bell'utilità  dei  giardini  di  acclimazione  e  della  na- 
turalizzazione delle  piante,  e  le  traduzioni  delle  monografìe  delle 
Agave  e  delle  Yucche  del  prof.  Baker,  tutti  pure  pubblicati  nel 
Bullettino. 


14  lllUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI 

Né  solo  egli  fu  in  alto  grado  benemerito  dell' orticultura  e  della 
botanica,  ma  pure  della  agricoltura:  essendoché  egli  riusci  a 
trasformare  un'  insalubre  ed  inospitale  estensione  della  pianura 
grossetana  in  una  florida  tenuta  di  dodici  poderi,  la  tenuta  di 
Gorarella,  contribuendo  cosi  a  migliorare  grandemente  le  condi- 
zioni igieniche  ed  economiche  dei  coltivatori  di  quella  regione,  e 
mostrando  chiaramente  quanto  sconsigliato  sia  sovente  il  pen- 
siero di  quei  coltivatori  eh'  emigrano  in  lontani  paesi.  «  Il  mio 
«  più  vivo  desiderio,  egli  dice  nella  sua  relazione  al  Ministero 
«  d' Agricoltura,  si  é  che  il  mio  esperimento  induca  la  convin- 
«  zione  che  in  Italia  abbiamo  tesori  inesplorati  da  far  valere, 
«  ai  quali  si  possono  volgere  quelle  migliaia  di  braccia,  che 
«  vanno  fuori  a  cercare  un  lavoro  incerto  e  micidiale,  e  mercè 
«  le  quali  si  può  risanare  e  render  feconda  dì  una  grande  ric- 
«  chezza  nazionale  quella  vasta  estensione  di  terra  chiamata 
«  con  ragione  da  un  egregio  Ministro  la  vera  Italia  irredenta.  » 

Allorquando  la  R.  Società  Toscana  di  Orticultura  si  fece  ini- 
ziatrice degli  studi  sulla  convenienza  d' istituire  in  Italia  una 
Società  botanica,  egli  fu  chiamato  a  far  parte  della  Commissone 
incaricata  di  effettuare  tali  studi,  e  fu  ben  lieto  di  prender  parte 
alla  fondazione  di  questo  nostro  Sodalizio,  nel  quale  a  buon 
diritto  gli  fu  affidata  la  carica  di  Vicepresidente.  Tutti  noi  ri- 
cordiamo con  quanto  interesse  egli  abbia  preso  parte  fin  da 
principio  alle  nostre  adunanze  nella  sede  di  Firenze,  e  pure 
nelle  riunioni  generali  di  Firenze  e  di  Roma.  La  sua  passione 
per  le  piante  e  pei  fiori  era  veramente  meravigliosa,  e  sembrava 
andasse  accrescendosi  con  l' età.  Tutto  occupato  nella  cultura 
e  nello  studio  delle  sue  piante,  ed  in  relazione  continua  con  nu- 
merosi corrispondenti  di  tutte  le  parti  del  globo,  era  altrettanto 
generoso  nell' offrire  altrui,  quanto  lieto  nel  ricevere.  Ben  ri- 
cordo con  quanta  gentilezza  egli  mi  abbia  più  volte  favorito 
piante  rare  e  preziose  delle  sue  collezioni  pel  nostro  Giardino 
botanico.  Io  ben  ricordo  com'  egli  fosse  felice,  all'  epoca  della 
prima  riunione  generale  in  Firenze,  per  aver  ricevuto  dall'estero 
varie  bellissime  cicadacee,  e  con  quanta  premura  egli  stesso  mi 
conducesse  a  vederle  nel  giardino  Mercatelli,  ov'  erano  state 
provvisoriamente  collocate.  Ben  mi  ricordo  con  quanta  insistenza 
m' invitasse  a  recarmi  di  nuovo  alla  Casa  Bianca,  e  cohie  mi 
ripetesse  più  e  più  volte  l' invito  1'  anno  seguente,  nella  riu- 


RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI  15 

nione  generale  a  Roma,  e  persino  pochi  giorni  avanti  la  sua 
morte. 

La  mattina  dell'  11  giugno  decorso  mi  perveniva  una  cartolina 
con  queste  parole: 

«  Carissimo  Professore, 

«  Sono  qui  da  qualche  settimana  ammalato  di  catarro  di  sto- 
«  maco,  e  mi  ci  tratterrò  ancora  qualche  giorno.  S' Ella  potesse 
«  farci  una  visita  io  Le  ne  sarei  gratissimo. 

«  Accolga  i  sensi  della  mia  considerazione,  e  mi  abbia  per  suo 

«  Affezionat.™"  Amico 
V.  R. 

«  Gli  occhi  m' impediscono  di  scrivere,  e  si  va  ogni  giorno 
«  peggio.  » 

Infatti  la  cartolina  non  era  di  suo  carattere. 

Nel  leggere  queste  poche  righe  mi  sentii  stringere  il  cuore 
da  un  triste  presentimento.  Le  mie  occupazioni  non  mi  permet- 
tevano di  assentarmi,  ed  era  con  mio  sommo  dispiacere  nell'im- 
possibilità di  soddisfare  quel  desiderio  tante  volte  ripetuto.  Ri- 
sposi immediatamente  ringraziandolo,  e  dicendo  che  nel  momento 
non  mi  era  possibile  appagare  quel  desiderio  e  eh'  ero  con  mio 
dispiacere  costretto  a  differire  quella  gita:  aggiungevo  pure 
alcune  parole  di  conforto  relativamente  alla  sua  salute.  Circa 
undici  giorni  dopo  mi  giunse  l' annunzio  della  grande  sciagura. 
Pur  troppo  il  mio  presentimento  si  era  avverato!  Il  maestro  e 
l'amico  nostro  ci  aveva  lasciati  per  sempre. 

L' anima  sua  grande  e  generosa,  e  l' amore  eh'  egli  aveva  per 
le  piante  si  riflettono  pure  nel  suo  testamento,  eh'  egli  stesso 
vergò  di  suo  pugno,  il  di  P  marzo  di  quest'  anno,  sentendosi  ap- 
pressare la  morte.  Egli  raccomanda  il  suo  giardino  della  Casa 
Bianca  ad  utilità  della  scienza  e  splendore  del  paese,  provvede 
largamente  a  varie  opere  pie,  e  vuole  che  si  facciano  elemosine 
ai  poveri  della  sua  parrocchia,  ricorda  affettuosamente  i  parenti 
e  gli  amici,  e  finalmente  lascia  il  suo  Erbario,  compresi  i  dupli- 
cati di  piante  secche,  al  R.  Museo  di  Fisica  e  Storia  Naturale 
di  Firenze,  onde  faccia  parte  dell'  Erbario  centrale  italiano.  Né 
certamente  poteva  far  di  meglio. 


16  RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI 

Non  ostante  la  sua  modestia  veramente  esemplare,  d'onori- 
ficenze, di  cariche  e  d' uffici  ebbe  ad  esuberanza.  Egli  fu  nomi- 
nato Cavaliere  dell'  Ordine  di  S.  Stefano  di  Toscana,  Cavaliere  e 
poi  Commendatore  dell'  Ordine  illustre  dei  Santi  Maurizio  e  Laz- 
zaro, Cavaliere  dell'Ordine  Militare  di  Savoia,  Commendatore 
dell'  Ordine  della  Corona  d'Italia;  occupò  gradi  elevati  nella  mi- 
lizia, e  nel  1873  fu  nominato  Maggior  generale.  Uscito  dall'eser- 
cito fu  nominato  dal  Ministero  della  Guerra  Ispettore  dei  de- 
positi per  l'allevamento  dei  cavalli.  Fece  parte  dell'Assemblea 
Toscana  nell'agosto  1859,  fu  Deputato  nella  VII  ed  Vili  legisla- 
tura, nel  1881  fu  nominato  Senatore,  e  fece  parte  di  varii  con- 
sigli e  di  numerose  amministrazioni  pubbliche  e  private. 

Gravissima  è  stata  certamente  la  perdita  del  Generale  per 
l'Italia  nostra  e  per  la  scienza,  e  gravissima  pure  per  questa 
nostra  Società,  che  in  lui  ammirava  una  delle  più  nobili  e  splen- 
dide individualità,  uno  dei  più  bei  modelli,  uno  dei  principali 
suoi  sostegni.  Ma  poiché  non  é  in  nostro  potere  il  riparare  a 
tanto  infortunio,  né  all'  uomo  é  dato  invertire  le  supreme  leggi 
della  Natura,  auguriamoci  almeno  che  la  memoria  dell'Illustre 
Uomo  valga  a  sempre  meglio  consolidare  i  vincoli  e  le  basi  di 
questo  nostro  giovane  Sodalizio,  eh'  essa  possa  guidarci  nel  dif- 
ficile cammino  della  vita  e  della  scienza,  e  eh'  essa  possa  giun- 
gere pui'a  ed  inalterata  alle  più  remote  generazioni. 


Prende  quindi  la  parola  il  Sacio  Jatta  il  quale  presenta  un  lavoro 
dal  titolo  :  Materiale  per  wji  censimento  generale  dei  licheni  italiani  : 
diviso  in  tre  capitoli  cioè  :  1°  Considerazioni  generali  sulV  habitat  dei 
licheni  in  Italia;  2°  Bibliografia;  3°  Omeolicheni.  Superando  questo 
lavoro  per  la  sua  mol«  i  limiti  prescritti  dallo  Statuto,  comparirà 
nel  corpo  del  Giornale. 

Il  Socio  BoRzi  riferisce  intorno  31\q  Anomalie  di  struttura  del  fxLsto 
di  Phaseolus  Caracalla.  Egli  premette  alcune  notizie  intorno  a'  ca- 
ratteri dei  tessuti  primari  del  caule  di  quella  liana,  facendo  rile- 
vare come  nulla  di  anormale  detti  tessuti  presentino.  Al  momento 
in  cui  comincia  la  costituzione  dei  tessuti  secondari  il  cambio  ma- 
nifesta la  sua  attività  generando  in  tutto  il  circuito  del  cilindro 
assile  e  in  via  centrifuga  delle  serie  radiali  di  cellule  legnose,  e  che 
neir  insieme  costituiscono  una  spessa  guaina  midollare.  Indi  procede 
regolarmente  la  formazione  di  floema  e  di  silema  secondario.  Que- 
st'  ultimo  tessuto  offre  un'  importanza  del  tutto  eccezionale.  Manca 
costantemente  di  tracheidi  e  di  vere  fibre  legnose.  Queste  sono  rap- 


RIUNIONE   GENERALE   IN  NAPOLI  17 

presentate  da  scarsi  gruppetti  di  fibre  d'indole  floemica,  cioè  a  pa- 
rete non  lignificata  e  che  i  reattivi  jodici  manifestano  costituita  di 
pura  cellulosa.  Il  parenchima  del  silema  secondario  è  in  grandissima 
prevalenza  sugli  altri  tessuti  ;  difterenziato  in  raggi  o  no,  di  raro 
i  suoi  elementi  lignificano  la  propria  parete  passando  allo  stato  per- 
manente, mentre  la  più  parte  di  essi  persiste  in  condizioni  cambiali. 
I  pochi  elementi  di  parenchima  silemico  a  parete  lignificata  for- 
mano intorno  ai  grossi  vasi  areolati  degli  irregolari  rivestimenti  : 
ne  derivano  veri  isolotti  aventi  al  centro  pochi  vasi  areolati  e  cir- 
condati dai  detti  elementi  legnosi.  L'abbondante  parenchima  a  ele- 
menti cambiformi  che  separa  siffatte  aree  è  sede  di  nxiove  forma- 
zioni d'indole  perciò  terziaria,  per  le  quali  il  fusto,  a  partire  dal 
secondo  anno,  acquista  una  struttura  affatto  anomala.  I  tessuti  ter- 
ziari generati  assumono  di  buon'  ora  i  caratteri  di  floema  :  si  for- 
mano, cioè,  esclusivamente  dei  fascetti  di  libro  terziario.  Essi  svol- 
gonsi  tanto  in  seno  al  floema  secondario  quanto  all'  interno  del 
legno  secondario.  Presso  quest'ultimo  tessuto  essi  fascetti  sono  più 
frequenti,  in  quanto  che  molti  prendono  origine  dal  parenchima  dei 
raggi  midollari,  e  altri  qua  e  là  all'  interno  della  restante  regione 
xilemica.  Soltanto  in  seno  al  libro  secondario  i  fascetti  di  floema 
terziario  si  svolgono  all'  interno  delle  estreme  terminazioni  dei  raggi 
midollari.  L'  ordine  di  comparsa  dei  fascetti  tanto  nel  libro  quanto 
nel  legno  secondario  è  quello  stesso  che  regola  l'accrescimento  di 
questi  due  ultimi  tessuti.  Durante  la  genesi  di  libro  terziario  il  cam- 
bio conserva  inalterata  la  sua  attività,  producendo,  cioè  nuovi 
strati  di  legno  e  di  libro  secondario  di  cui  la  struttura  viene  tosto 
alterata  per  frapposizione  di  nuovi  elementi  di  floema  terziario. 

Il  caso  di  anomalia  descritto  non  trova,  secondo  il  BoRzi,  alcun 
riscontro  presso  i  fusti  di  altre  Leguminose,  tali:  Bauhinia  (Crùger, 
De  Bary),  Rlnjnchosia  phaseoloides  (Crùger),  Wistaria  sinensis  (Le- 
CLERC  BU  Sablon),  Miicuna  sp.  (Fritz  Mùller),  Pueraria  Thunher- 
giana  (A vetta)  e  Ahrus  precatorms  (Wakker).  In  tutti  questi  casi 
l'anomalia  consiste  nella  produzione  di  tessuti  d' indole  terziaria  per 
attività  di  una  o  di  più  zone  generatrici  soprannumerarie  le  quali 
prendono  origine  al  di  fuori  di  quella  normale,  ordinariamente  in 
seno  al  libro  secondario.  Se  però,  come  nella  Bauhinia,  anche  il 
silema  secondario  è  in  grado  di  prender  parte  alla  formazione  di  fa- 
scetti terziari,  questi  sono  normalmente  e  contemporaneamente 
costituiti  di  libro  e  legno  e  non  di  solo  floema  come  si  osserva  nel 
Phaseolus  Caracalìa. 

Dai  dati  esposti  risulterebbe  che  nella  costituzione  dei  fusti  di 
questa  pianta  entrano  quindi  in  massima  prevalenza  degli  elementi 
d' indole  floemica  ;  per  la  quale  circostanza  i  fusti  medesimi  diven- 
tano in  sommo  grado  pieghevoli  ed  elastici. 


Btiìh  della  Soc.  bot.  Hai. 


18  RIUNIONE   GENERALE    IN   NAPOLI 

Il  Vicepresidente  Sommier  comunica  il  seguente 

CENNO   SUI  RESULTATI  BOTANICI   DI   UN  VIAGGIO   NEL 
CAUCASO.  PER   S.   SOMMIER. 

Per  scusarmi,  in  qualche  modo,  di  non  essere  intervenuto  alla 
Riunione  generale  della  nostra  Società  1'  anno  scorso,  darò  oggi 
un  breve  cenno  del  viaggio  nel  quale  il  nostro  collega  dottor 
E.  Levier  ed  io  eravamo  appunto  allora  impegnati,  e  l' indica- 
zione sommaria  dei  risultati  botanici  di  quel  viaggio. 

Partiti  il  28,  maggio  da  Livorno,  sbarcavamo  il  15  giugno  a 
Batum,  presso  i  confini  fra  i  possedimenti  russi  e  turchi  sul 
Mar  Nero.  Strada  facendo  avevamo  messo  a  profitto,  per  fare 
raccolte  botaniche,  le  nostre  fermate  in  Sicilia,  a  Atene,  a  Co- 
stantinopoli e  a  Trebisonda,  trovando  già  presso  quest'  ultima 
città  alcune  piante  caratteristiche  del  Caucaso,  fra  cui  VAbies 
orientalis  che  aveva  per  me  un  interesse  speciale.  Vedevo  que- 
st' abeto  nella  località  classica  da  dove  lo  descrisse  per  la  prima 
volta  il  Tournefort,  e  potevo  convincermi  quanto  esso  sia  di- 
verso di2L\VAlnes  obovata  col  quale  è  stato  confuso  dal  Ledebour, 
e  che  ben  conoscevo  per  avervi  lungamente  viaggiato  sotto  in 
Siberia.  Potevo  accertarmi  pure  coi  proprii  occhi  dell'altro  er- 
rore di  Ledebour,  il  quale  asserisce  che  VAMes  orientalis  ha  i 
coni  eretti,  mentre  li  J^a  penduli  al  pari  deW  Abies  obovata 
e  del  nostro  abeto  rosso. 

Da  Batum,  dove  imparammo  a  conoscere  la  esuberante  vege- 
tazione littoranea  della  Colchide,  facemmo  una  escursione  di 
cinque  giorni  nelle  montagne  dell' Anticaucaso,  risalendo  la  valle 
dell'  Agiari-Tzkhali,  or  non  è  guari  appartenente  al  Lasistan 
turco.  Traversando  la  zona  di  maestose  foreste  di  Abies  Nord- 
inanniana  e  di  Abies  orientalis,  sotto  le  quali  erano  ancora  in 
fiore  due  degli  ornamenti  della  flora  caucasiana,  il  Rhodoclen- 
dron  ponticum  e  il  E.  flammi,  si  giungeva  fino  ai  pascoli  al- 
pini che  stavano  allora  smaltandosi  di  fiori  a  contatto  delle  nevi 
che  ancora  in  parte  li  cuoprivano. 

Dopo  fermate  prolungate  a  Tiflis,  a  Borgjom  (luogo  classico 
per  le  raccolte  di  Radde)  e  a  Kutais,  fermate  necessarie  per 
compiere  i  preparativi  di  viaggio  e  per  ottenere   permessi  e 


RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI  19 

coiTimendatizie  dalle  autorità,  ma  non  inutili  per  le  nostre  rac- 
colte che  vi  si  aumentarono  considerevolmente,  il  23  luglio 
ci  dirigevamo  verso  la  catena  centrale  del  Caucaso.  Risalendo 
il  Rion  (il  Phase  dei  Greci),  traversando  dalla  valle  di  questo 
fiume  a  quella  dello  Tzkhenis-Tzkhali  (l'antico  Hippus),  giun- 
gemmo a  Tzagheri,  sui  confini  della  Svanezia.  Qui  ci  convenne 
-caricare  sopra  cavalli  le  nostre  suppellettili,  poiché  neppure  i 
piccoli  carri  mingreli,  tirati  da  bovi,  che  ci  avevano  accompa- 
gnati fin  li,  possono  penetrare  nella  Svanezia,  vergine  fino  adesso 
di  qualunque  contatto  di  ruote. 

Il  1°  agosto  facciamo  l'ascensione  del  monte  Tetenar,  sulla 
sinistra  dello  Tzkhenis-Tzkhali,  dove  certo  non  è  stato  mai 
alcun  botanico,  e  da  dove  riportiamo  una  ricchissima  messe  di 
piante  (170  specie  in  più  di  500  porzioni  d'erbario). 

Il  3  e  4  agosto  accampiamo  sul  Latpari,  passo  alpino  che  se- 
para la  valle  dello  Tzkhenis-Tzkhali  da  quella  dell' Ingur,  sa- 
lendo a  circa  3000  metri  sopra  una  delle  cime  sovrastanti. 
Vicino  al  passo  (circa  2800""),  vi  sono  ancora  molte  chiazze  di 
neve,  ed  il  Rhodoclenclron  catocasicum,  che  vi  forma  una  zona 
di  fitta  boscaglia,  è  in  pieno  fiore. 

Il  5  discendiamo  a  Kalà,  uno  dei  più  alti  villaggi  della  Svanezia 
libera  (circa  1800"),  presso  al  limite  della  vegetazione  arborea, 
segnato  qui  dagli  abeti.  Di  là  facciamo  una  gita  fino  ad  una  cre- 
sta rocciosa  che  sovrasta  ai  ghiacciai  maestosi  che  scendono  dal 
Djanga  e  dal  Tetnuld,  e  poi,  seguendo  l' Ingur  e  il  suo  principale 
atfluente,  la  Mulkhra,  traversiamo  tutta  la  parte  abitata  della 
Svanezia  libera  fino  a  Ciubikhevi,  dove,  il  17  agosto,  lasciamo 
l'ultimo  villaggio  e  l'ultima  particella  di  terreno  coltivato. 

Colla  scorta  di  7  bestie  da  soma,  di  6  Svaneti  e  di  un  inter- 
prete Letschkumese,  c'inoltriamo  in  paese  deserto,  seguendo  un 
sentiero  appena  abbozzato  e  spesso  introvabile,  dormendo  sotto 
la  tenda  e  mangiando  le  provviste  che  ci  portiamo  dietro,  cui 
si  aggiungono  gì'  incerti  della  caccia.  Traversiamo  cosi  i  valichi 
alpini  che  separano  la  Nakra  dalla  Nenskra,  e  questa  dal  Seken, 
passando  dalla  Svanezia  all'Abkhasia.  I  nostri  accampamenti 
sono  ora  sotto  gli  alberi  secolari,  nel  folto  della  foresta,  dimora 
dei  lupi,  degli  orsi  e  dei  cinghiali  di  cui  ogni  giorno  vediamo 
le  traccie,  ora  sui  pascoli  alpini,  nel  dominio  degli  stambecchi 
e  dei  mufloni. 


20  RIUJìIONE   GENERALE    IN   NAPOLI 

Dopo  avere  corso  il  rischio  di  perdere  uno  dei  nostri  muli, 
travolto  dalle  acque  impetuose  del  Seken,  e  dopo  avere  guadato 
non  senza  pericolo  l'altro  ramo  del  Kodor,  il  Kliutsch,  risaliamo 
quest'  ultimo  fiume  fino  al  Klukhor,  uno  dei  gioghi  per  i  quali 
si  passa  dal  versante  asiatico  a  quello  europeo.  Là  ci  fermiamo 
quattro  giorni  per  esplorare  alcune  delle  cime  vicine  (fino 
a  3000"")  e  per  visitare  un  altro  passo,  il  Nakhar  (2900*"),  noto 
per  le  descrizioni  -del  Radde.  Il  30  agosto  attraversiamo  il 
Klukhor  (2800"),  camminando  per  buon  tratto  con  le  nostre  bestie 
sopra  nèvès  e  ghiacciai  dove  non  avremmo  mai  creduto  che  po- 
tessero trovare  appiglio  gli  zoccoli  di  un  solipede;  e  del  resto 
qualche  scheletro  scarnito  che  giace  sul  ghiacciaio  ci  prova  che 
l'impresa  non  riesce  sempre  fortunata.  Scendiamo  in  Europa 
seguendo  il  corso  della  Tieberda,  affluente  del  Kuban,  lungo  la 
quale,  il  2  settembre,  rivediamo  per  la  prima  volta  delle  terre 
coltivate,  sedici  giorni  dopo  avere  lasciato  le  ultime  in  Svanezia. 

Dalla  Tieberda  passiamo  nella  valle  del  Dout,  altro  affluente 
del  Kuban,  varcando  un  colle  di  2800™,  da  dove  abbiamo  una 
veduta  splendida  sulla  doppia  cima  nevosa  del  gigante  cauca- 
siano  l'Elbruz.  Salendo  fino  a  circa  3000""  sui  monti  che  do- 
minano questo  colle,  facciamo,  nonostante  la  stagione  avanzata, 
una  delle  più  ricche  raccolte  di  tutto  il  viaggio,  in  fatto  di 
piante  endemiche  del  Caucaso.  Passato  un  secondo  colle  alpino^ 
scendiamo  in  paese  Karaciai  ad  Utschkulan,  villaggio  situato  al 
confluente  del  Kuban  e  del  Nakhar. 

Di  là,  risalendo  il  torrente  Kiikùrtli,  andiamo  ad  accampare 
al  piede  dell'Elbruz,  a  2300",  altezza  fin  dove  giunge  il  Pinus 
sylvestrìs  che  colà  è  l' ultimo  albero. 

Il  10  settembre,  scegliendo  il  terreno  scoperto  fra  i  ghiacciai, 
e'  inerpichiamo  sui  fianchi  dell'  Elbruz  (o  Minghi-tau,  come  là 
si  chiama),  fra  le  roccie  granitiche,  i  blocchi  vulcanici  e  il  la- 
pillo, fino  a  circa  3800",  alla  quale  altezza  troviamo  ancora  po- 
che fanerogame  in  fiore,  e  dove  rupi  verticali  e  ghiaccio  ci 
sbarrano  la  via. 

Ma  oramai  la  stagione  era  avanzata,  e  per  questo  ponemmo 
fine  al  nostro  viaggio  pedestre  che  era  durato  per  ben  600  chi- 
lometri, durante  i  quali  ci  eravamo  mantenuti  per  lo  più  ad  al- 
tezze varianti  fra  1000  e  3000  metri,  facendo  osservazioni  ba- 
rometriche continue,  e  prendendo  ricordi  fotografici. 


RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI  21 

Da  Utschkulan,  scendendo  il  Kuban,  traversando  coi  veicoli  del 
paese  le  steppe  dei  Kabardini  e  dei  Cosacchi,  raccogliendo  più  poco 
in  quelle  pianure  bruciate  dal  sole,  raggiungemmo  a  Nevino-Mui- 
skaia  la  ferrovia  che  ci  portò  a  Vladikavkaz,  da  dove  riattra- 
versammo la  catena  sulla  strada  maestra  oramai  coperta  di 
neve.  Ripassando  per  Tiflis  e  Kutais  tornavamo  a  Batura  e  ci 
imbarcavamo  per  Odessa  il  30  settembre,  dopo  un  soggiorno  di 
tre  mesi  e  mezzo  nel  Caucaso. 

Vi  ho  così  tracciato  a  grandi  tratti  il  nostro  itinerario,  re- 
sistendo alla  tentazione  di  darvi  nomi  di  piante  che  mi  sarebbe 
venuto  fatto  di  citare  ad  ogni  momento.  Ma  nominandone  alcune 
mi  sarebbe  sembrato  di  essere  ingiusto  per  tante  altre,  ed  inoltre 
avrei  corso  rischio  di  dilungarmi  troppo.  Del  resto  contiamo  di 
pubblicare  in  extenso  i  risultati  botanici  del  viaggio,  quando  sarà 
ultimato  lo  studio  delle  nostre  collezioni.  Per  ora  mi  contenterò 
di  citarvi  alcune  cifre  che  possono  dare  una  idea  della  loro 
ricchezza. 

In  complesso,  fra  fanerogame  e  crittogame,  le  nostre  colle- 
zioni, del  Caucaso  soltanto,  sommano  a  più  di  10,000  porzioni  d'er- 
bario. Esse  si  spartiscono  in  85  gite,  o  località  diverse.  I  numeri 
di  fanerogame  sono  3003,  di  crittogame  vascolari  50,  di  critto- 
game cellulari  914.  Le  famiglie  che  hanno  fornito  più  numeri 
sono  le  13  seguenti,  che  insieme  rappresentano  il  61.44  %  dei 
numeri  raccolti: 


Numeri 


Composte  .    .    . 

427 

14. 23  X  dei 

nu 

Rosace  (sensu  lato] 

186 

6.20  » 

» 

Cariofillee.    .    .    . 

172 

5.  73  » 

» 

(Graminacee  .    .    . 

162 

5.60  » 

» 

Labiate 

136 

4.53  » 

» 

Papilionacee .    .    . 

136 

4.53  » 

» 

Scrofulariacee   . 

133 

4.43  » 

» 

Ombrellifere .    . 

120 

4.00  » 

» 

Croci  fere  .    .    . 

100 

3.33  » 

» 

Ranuriculacee    . 

97 

3.23  » 

» 

Campanulacee.  . 

.      09 

2.30  » 

» 

Borraginee    .    . 

69 

2.30  » 

» 

Geraniacee    .    . 

31 

1.03  » 

» 

dei  num.  delle  fanerogame. 


61. 44  "/„  dei  num.  delle  fanerogame. 


22  RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI 

Sono  obbligato  di  parlare  di  numeri  anziché  di  specie,  perché 
lo  studio  di  molti  generi  é  ancora  appena  abbozzato.  E  certo 
che  le  specie  in  molti  casi  non  saranno  nella  proporzione  dei 
numeri,  specialmente  in  certi  generi  che  per  la  loro  ricchezza 
di  specie  e  per  il  loro  polimorfismo  attiravano  specialmente  la 
nostra  attenzione,  come  i  generi  Astragahis,  Potentina,  Rosa, 
Cerastium,  Alsine,  Geranium,  Ranunculus,  Campanula,  Se- 
necio,  Centaurea,  Cirsìum.  Ne  verrà  di  conseguenza  che  le  fa- 
miglie, ordinate  per  la  loro  ricchezza  di  specie,  non  corrispon- 
deranno perfettamente  col  quadro  sopra  esposto.  Le  composte, 
che  da  sé  sole  contano  60  generi,  conserveranno  però  sempre 
di  gran  lunga  il  primato. 

Il  genere  Potentina  é  già  stato  studiato  dai  signori  Siegfried 
e  Keller,  e  contiene  varie  specie  nuove. 

Nel  genere  Rosa  comunicato  al  prof.  Crépin,  questi  ha  distinto 
una  nuova  specie  col  nome  di  Rosa  Svanetica. 

Le  epatiche  (119  numeri)  vengono  adesso  studiate  dal  si- 
gnor Stephani;  i  muschi  frondosi  (655  numeri)  dal  signor  Bro- 
therus. 

Da  una  comunicazione  preliminare  del  sig.  Brotherus  sap- 
piamo che  620  dei  numeri  di  muschi  finora  studiati  rappresen- 
tano 204  specie,  cioè  più  della  metà  delle  specie  note  del  Caucaso. 
Venticinque  specie  sono  nuove  per  la  briologia  Caucasiana.  L'aver 
riportato  da  una  rapida  traversata  in  una  parte  del  solo  Caucaso 
occidentale  più  della  metà  delle  specie  note  di  tutta  la  catena, 
prova  che  il  Caucaso,  per  rapporto  alla  sua  grande  estensione, 
ha  una  flora  briologica  poco  variata;  e  prova  pure  con  quanto 
zelo  si  sia  dedicato  alla  raccolta  dei  muschi  il  mio  compagno 
dott.  Levier,  al  quale  tale  raccolta  era  particolarmente  de- 
voluta. 

Abbiamo  inoltre  distribuito  più  di  800  cartine  di  semi  a  vari 
orti  botanici  e  stabilimenti  orticoli. 

Permettetemi  ancora  di  riassumere  in  poche  parole  l'aspetto 
generale  della  vegetazione  nelle  parti  del  Caucaso  occidentale 
da  noi  percorse. 

I.  La  eegione  littorale  della  Colchide,  dotata  di  un  clima 
caldo  e  piovoso,  è  caratterizzata  da  una  vegetazione  di  straor- 
dinaria esuberanza.  È  però  poverissima  di  piante  erbacee  e  di 
suffrutici,  che   sembrano   soffocati   dalla   ricca  vegetazione    di 


KlUNIOME   GENERALE   IN   NAPOLI  2'à 

grandi  alberi  e  di  arbusti  e  dalla  Pieris  aquilina  che  invade 
con  rapidità  straordinaria  tutti  i  luoghi  diboscati  ed  i  campi 
abbandonati,  scacciando  quasi  0!^ni  altra  pianta.  Là  si  trovano, 
allo  stato  selvatico,  molti  degli  alberi  da  frutto  dell'Europa 
media,  che  portano  frutti  mangiabili,  talvolta  —  il  ciliegio  per 
esempio  —  eccellenti.  Se  tutti  questi  alberi  vi  siano  indigeni,  o 
se  siano  i  discendenti  di  antiche  colture  in  un  paese  che  a  varie 
epeche  ebbe  una  florida  civiltà,  è  difficile  il  dire.  Vedendoli 
in  mezzo  a  foreste  ora  vergini,  verrebbe  fatto  di  considerarli 
come  autoctoni  ;  ma  un  caso  ci  fece  nascere  dei  dubbi  sulla  va- 
lidità di  questa  prova.  Nell'alta  valle  del  Seken,  a  molte  diecine 
di  miglia  da  qualunque  abitazione  umana,  trovammo  inopinata- 
mente in  mezzo  alla  foresta  di  quercie,  di  faggi  e  di  abeti,  vari 
di  questi  alberi  in  un'area  circoscritta,  dove,  guardando  con  at- 
tenzione, si  vedeva  che  vi  era  stata  una  colonia  umana,  rivelata 
fra  altri  indizi  da  qualche  spiga  di  cereale  nata  da  sé.  Doveva 
essere  stata  la  dimora  di  Abkasi,  che  hanno  emigrato  in  massa 
dal  paese  soltanto  dopo  compiuta  la  conquista  russa,  cioè  da  pochi 
decenni.  Già  adesso  è  quasi  scomparsa  ogni  traccia  da  cui  si  possa 
arguire  che  quel  luogo  fu  coltivato;  pochi  decenni  ancora,  e  la  fo- 
resta avrà  là,  come  tutto  intorno,  un  aspetto  di  perfetta  vergi- 
nità, ma  gli  alberi  da  frutto  vi  saranno  sempre.  Un  altro  fatto 
è  venuto  a  confermare  i  nostri  dubbi,  ed  é  stato  il  vedere  una 
pianta  di  introduzione  relativamente  recente,  la  Phytolacca  de- 
candra,  nei  luoghi  più  selvatici,  lontana  da  ogni  abitazione,  là 
dove  non  si  sarebbe  esitato  a  dichiararla  pianta  indigena. 

Le  piante  del  piano  e  dei  colli  littorali  della  Colchide  sono 
fatte  per  rovesciare  tutte  le  nostre  idee  di  zone  di  vegetazione. 
Li  il  faggio,  a  pochi  passi  dal  mare,  innalza  al  cielo  dei  tronchi  di 
5  metri  di  circonferenza.  E  fra  le  sue  radici,  fin  dentro  ai  suoi  tron- 
chi marciti,  si  vede  crescere  il  lauro-ceraso  di  dimensioni  insolite. 
Si  trovano  promiscuamente  il  castagno,  il  gelso,  il  carpino,  l'ontano 
con  foglie  di  dimensioni  colossali,  i  meli,  i  peri,  i  susini,  i  nocciuoli, 
i  ciliegi,  il  Diospyros  Lotus,  il  noce,  il  fico,  la  Slaphìjlea  pinnaia, 
la  Zelkova  crenata,  tutti  riuniti  dall'amplesso  del  lupolo,  delle 
Clematis,  della  bella  Smilax  eoccelsa,  della  Periploca  graeca  e 
della  vite  che  ricuopre  di  pampani  i  loro  rami  fino  a  grande 
altezza.  Quella  foresta  rigogliosa,  per  il  verde  intenso  del  suo 
fogliame  e  per  l' intreccio  impenetrabile  delle  sue  liane,  ha  un 


24:  RIUNIONE   aENERALE   IN   NAPOLI 

aspetto  tropicale  col  quale  fa  imo  strano  contrasto  la  sua  com- 
posizione che  è  quasi  tutta  di  specie  europee.  Né  meno  bella  è 
la  boscaglia  in  quella  regione,  formata  principalmente  di  Eho- 
dodenclron  ponticum  dal  fogliame  scuro  e  lucente,  di  lauro-ce- 
raso, di  VaccinUtm  Arctostaphylos  dai  rami  corallini  e  dai  fiori 
bianclii  striati  di  rosso,  di  grandi  Rubus  caucasicus  dai  frutti 
deliziosi.  Meno  nobile  ai  nostri  occhi  era  il  Sanibucus  Ebulus, 
tanto  abbondante  da  formare  un  tratto  caratteristico  del  pae- 
saggio. In  compenso,  nei  luoghi  paludosi  che  colà  abbondano, 
cresce  un  albero  affatto  estraneo  all'Europa,  la  Pterocarya 
fraxinifolia  Lam. 

Vari  dei  rappresentanti  di  questa  flora  littorale,  anche  fra  i 
più  caratteristici,  si  ritrovano  ancora  molto  lontani  dal  mare. 
Cosi  abbiamo  incontrato  per  esempio  il  lauro-ceraso,  il  Biospy- 
ros,  il  Vaccinium  Arctostaphylos,  il  Rhodoclendron  ponticum, 
dopo  molti  giorni  di  marcia  risalendo  i  fiumi,  sotto  le  fore- 
ste di  abeti. 

Sul  greto  stesso  del  mare  e  sulle  rupi  marittime,  stazioni 
tanto  ricche  lungo  il  Mediterraneo,  la  flora  è  molto  povera. 
Manca  del  tutto  la  macchia  di  mirti,  lentischi,  lillatri,  cisti  ecc. 
caratteristica  della  nostra  regione  costiera,  e  m.anca  del  pari 
quella  coorte  di  labiate  e  d'  altre  piante  aromatiche  e  xerofìle 
che  l'accompagnano. 

IL  La  regione  DELVAbìes  Nordmanniana  e  imuJAMes 
Orientalis.  Allontanandosi  dalla  zona  littorale,  e  risalendo  nei 
monti,  si  trova  la  foresta  principalmente  costituita  da  questi  due 
alberi,  ai  quali  si  aggiungono  i  faggi,  le  betule,  i  carpini,  le 
querele  dai  tronchi  diritti  quasi  come  gli  abeti,  gli  ontani  ed 
altri.  La  regione  inferiore  di  queste  foreste  è  povera  ed  a  tipo 
europeo  ;  ma  la  superiore,  e  più  ancora  i  primi  pascoli  della  re- 
gione subalpina,  hanno  una  flora  che  desta  stupore  ed  ammira- 
zione in  chi  la  vede  per  la  prima  volta.  Li,  fra  1500  e  2000" 
circa,  crescono  fìtte  delle  piante  erbacee  (vari  Aconitum,  Mul- 
gedium,  Heracleum,  Cirsium,  Senecìo,  Campanula  lactiflora, 
Cephalaria  tatarica,  Centaurea  macrocephala.  Inula  grandi- 
flora, Dipsacus  pilosus,  Lilium  monadelphum  ecc.)  di  tali  di- 
mensioni che  i  nostri  muli  vi  sparivano  affatto,  come  i  cavalli 
spariscono  fra  le  erbe  delle  pampas  nell'America  meridionale. 
Questa  zona  di  erbe  giganti  che  non  ha  riscontro  nelle  nostre 


RIUNIONE  GENERALE  IX  NAPOLI  25 

Alpi,  e  che  dà  a  quella  regione  un  aspetto  tutto  suo,  l'abbiamo 
ritrovata  quasi  sempre  alla  stessa  altezza  sul  versante  meri- 
dionale del  Caucaso  occidentale. 

III.  La  regione  scoperta  è  la  più  ricca,  ed  é  quella  die 
contiene  il  maggior  numero  di  piante  endemiche,  che  sembrano 
aumentare  in  proporzione  dell'  altezza.  Impossibile  sarebbe  il 
descrivere  la  bellezza  di  un  prato  alpino  cosperso  dalle  sle'.le 
rosee  delV Asiraniia  hellebori folta,  e  coperto  di  Anthemis  Bie- 
bersteiniana  dai  fiori  d'  oro  e  dalle  foglie  d' argento,  di  Aqui- 
legia olympica  dai  sepali  cerulei  e  dalle  corolle  bianche,  dì  Pa- 
paver  lateritiwn  dai  grandi  petali  fugaci  color  mattone,  di 
Pedicularìs  atropurpurea  alta  più  d'un  metro,  di  Rìiijncìiocorys 
Elephas  dalla  strana  corolla  a  forma  di  proboscide,  di  molte  spe- 
cie di  Geraniuni  tutte  belle,  ma  fra  cui  spiccano  il  G.  Ibericwn 
per  i  suoi  grandi  fiori  d'  un  violetto  intenso  ed  il  G.  Renarcli  per 
le  sue  foglie  bianco-tomentose,  di  Pyrethrum  roseum,  di  Erige- 
ron pulchellum,  di  Aster  Caucasicus,  di  Gentiana  sepiemfida.  Né 
più  facile  sarebbe  descrivervi  la  gioia  di  un  botanico  quando  fra 
le  chiazze  di  neve  calpesta  i  pascoli  dove  crescono  la  Macroio- 
onia  echioicles,  la  Caìtha  octopetala,  il  Trollius  patulus,  la  Prx- 
ììiitla  amoena,  il  RanuncitAus  Baidarae,  Y Anemone  speciosa,  la 
Fritillaria  latifolia,  la  Coronilla  iberica,  il  Crocus  Scharojani 
fitti  in  modo  da  formare  con  le  loro  corolle  variopinte  un  tap- 
peto dai  colori  più  smaglianti,  o  quando  trova  un  ruscello 
alpino  ombreggiato  dalla  Primula  grandis  coi  fiori  somiglianti 
a  un  Symphytum  o  quando  ancora  sulle  altissime  roccie  racco- 
glie le  Saxifraga  flagellaris,  laevis,  juniperifolia,  cartilaginea, 
Sibirica,  le  Braba  imbricata  e  scabra,  le  Corydalis  conor- 
y^Mza  e  pauci^lora,  la  Dentaria  bipinnata,  le  Jurinea  acaulìs 
e  linearifolia,  la  Veronica  telephiifolia,  il  Lamium  tomento- 
sum,  V  Omphalodes  rupestris,  la  magnifica  Scabiosa  Caucasica 
e  tante  altre  piante  rare  e  belle.  Troppo  ci  vorrebbe  a  dare 
anche  una  pallida  idea  di  quella  ricchissima  flora.  Perciò  mi 
contenterò  di  ricordare  la  ricchezza  —  assoluta  ed  in  specie  en- 
demiche —  di  alcuni  generi,  fra  i  quali  primeggiano  Saxi fraga, 
Braba,  Ranunculus,  Cìrsium,  Primula,  Geranium,  Papaver, 
Veronica,  Corydalis,  Cerastium,  Scrophularia,  Campanula. 
Non  ostante  una  proporzione  non  piccola  di  specie  non  europee, 
r  aspetto  generale  della  flora  non  é  molto  diverso  da  quello  delle 


26  RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI 

nostre  Alpi,  perchè  pochissimi  sono  i  generi  che  non  si  trovano 
da  noi.  Le  specie,  in  generale,  ci  sono  sembrate  poco  localizzate 
e  sparse  invece  sopra  vaste  estensioni. 

Una  caratteristica  della  montagna  caucasiana,  che  la  distingue 
dalle  nostre  Alpi,  é  l' assenza  quasi  totale  di  acque  dal  corso 
lento,  di  paludi  e  di  laghi,  e  quindi  di  piante  idrofile.  Ciò  è  do- 
vuto alla  strettezza  delle  sue  valli  e  alla  ripidità  dei  suoi  monti. 
Soltanto  due  o  tre  volte  trovammo  degli  sfagneti  di  piccola  esten- 
sione. ^  Le  nostre  collezioni  contengono  un  solo  Potamogeton, 
un  solo  Batrachmm,  pochissimi  Juiicus  e  due  sole  ciperace 
all'  infuori  dei  generi  Carex  ed  Elyna.  Non  vedemmo  neppure 
un  esemplare  di  Eriophorurti. 

Tralascio  interamente  di  parlare  della  regione  di  Tiflis  e  della 
sua  flora  eminentemente  xerofila,  come  pure  delle  steppe  salate 
della  Kura,  predilette  dalle  salsolace  e  diàW' Alhag hi  Camelorumy 
contentandomi  per  ora  del  breve  cenno  che  vi  ho  dato  unica- 
mente a  titolo  di  notizia  preliminare. 


Il  prof.  Giordano  domanda  al  Vicepresidente  Sommier  quale  sarà 
la  destinazione  dell'immenso  materiale  raccolto.  Sommier  risponde 
che  le  due  prime  collezioni  saranno  pei  due  viaggiatori,  la  3"  sarà 
donata  all' Erbario  centrale  di  Firenze,  la  4»  andrà  all'erbario  Boissier 
e  che  il  rimanente  materiale  verrà  distribuito  agli  studiosi  di  sin- 
gole famiglie. 

Il  Socio  r.  Pasquale  presenta  la  seguente  nota  : 


SU  DI  UNA  NUOVA  TEORIA  CARPELLARE.  PER   F.    PA- 
SQUALE. 

L'Académiedessciences  de  Paris,  nell'adunanza  del  5  marzo  1866, 
bandiva  un  concorso  a  premio  sullo  studio  della  strutlura  ano- 
tomica  del  pistillo  e  del  frutto,  nelle  sue  principali  modifica- 
zioni. 

Con  questo  tema  domandava  di  studiare,  nei  principali  tipi 
d'organizzazione  del  pistillo,  la  distribuzione  dei  fasci  vascolari. 


*  Finora  era  conosciuta  una  sola  specie  di  Spliagnum  del  Caucaso, 
il  subsecundum.  Le  nostre  collezioni  ne  contengono  sei  specie,  ciò 
che  prova  quante  lacune  vi  siano  ancora  nella  briologia  caucasiana. 


RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI  27 

sia  nella  placenta  e  negli  ovuli,  sia  nelle  pareti  dell'ovario  e 
nel  pericarpio  e  di  determinare  1'  origine  di  questi  fasci  vasco- 
lari e  loro  diverse  connessioni. 

In  quel  concorso  il  premio  fu  aggiudicato  al  Van  Tieghem, 
il  quale  svolse  la  teoria  della  foglia  carpellare  venendo  a  que- 
ste conclusioni: 

«  Ovunque  e  sempre  il  pistillo  è  formato  d' una  o  più  foglie, 
«  libere  o  associate,  aperte  o  chiuse  che  producono  gli  ovuli 
«  sul  loro  margine,  o  sopra  una  estensione  più  o  meno  grande 
«  della  loro  superfìcie. 

«  In  generale  questa  produzione  di  ovuli  si  fa  egualmente  su 
«  tutte  le  foglie,  ma  qualche  voltavi  ha  localizzazione  :  alcune 
«  foglie  restano  sterili,  le  altre  portano  gli  ovuli.  » 

Senza  riandare  alla  teoria  Linneana  e  Goethiana  ed  a  tutto 
ciò  che  finora  ha  contribuito  a  dimostrare  la  natura  follare  del 
carpello  e  senza  occuparmi  se  nella  foglia  carpellare  intervenga 
0  no  r  asse,  per  la  formazione  della  placenta,  io  riprendo  la 
questione  della  distribuzione  dei  fasci  fifjro-vascolari  nella  la- 
mina carpellare  del  frutto,  voluta  anche  dalla  stessa  Académie 
des  sciences  de  Paris.  Parte  questa,  che  dall'Autore  àoìV Ana- 
tomie du  Pistil,  non  é  stata  considerata  abbastanza. 

Una  delle  ragioni  che  più  mi  ha  indotto  ad  intraprendere 
questo  studio,  fin  da  molti  anni  fa,  è  stata  la  difficoltà  che  il 
Payer  esprime  nella  sua  Organogènie  comparèe  de  la  fleur, 
cioè:  «  Si  commc  le  prétend  De  Candolle,  les  placentas  ne  sont 
«  que  les  bords  soudés  de  la  feuille  carpellaire  les  faisceaux 
«  fibro-vasculaires  doivent  partir  de  la  nervure  moyenne  de 
«  la  feuille  carpellaire  et  venir  s'épanouir  dans  les  placentas. 
«  Or  c'est  précisément  le  contraire  qui  a  lieu;  les  faisceaux 
«  fibro-vasculaires  partent  de  ces  placentas  pour  aller  se  ra- 
«  mifìer  dans  la  feuille  carpellaire,  comme  lorsqu'une  feuille 
«  s'insére  sur  une  large  surface  de  la  tige,  on  volt  un  grand 
«  nombre  de  nervures  partir  de  cette  tige,  et  venir  comme 
«  auxillaires  de  la  nervure  principale,  constituer  la  charpente 
«  de  la  feuille.  » 

Il  Lestiboudois  nella  sua  Carpografia  anotoraica  {Ann.  des 
Se.  nat.,  ser.  IV,  tom.  2°  e  3")  conchiude  che: 

«  Les  carpelles  sont  de  véritables  feuilles,  leur  conformation 
«  extórieure,  leur  arrangement  symétrique,  l'origine  des  leurs 


28  RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI 

«  vaisseaux,  le  mode  à'expansion  de  ces  vaisseaux,  les  dfspo' 
«  sitions  essentielles  qu'Us  affectent,  soni  les  mènies  qice  dans 
«  les  feuìlles.  Ces  vaisseaux  forment  une  nervwe  inèdiane  et 
«  des  nervures  latérales  et  parmi  ces  derniéres,  les  marginai es 
«  cu  trophospermiques  prennent  une  importance  particulière, 
«  par  ce  qu'elles  portent  les  graines.  » 

Io  non  comprendo  come  il  Lestiboudois  possa  tanto  chiara- 
mente affermare  che  nella  foglia  carpellare  «  les  éléments  or- 
«  ganiques  sont  les  mémes  que  ceux  des  feuilles  »  e  «  que  leur 
«  vtode  d' expansion  et  la  disposition  des  parties  sont  identi- 
«  ques  »  quando  egli  stesso  descrive  le  nervature  marginali 
e  rispettive  diramazioni  verso  la  costola,  cosa  che  certamente 
non  si  trova  in  alcun  tipo  di  foglia. 

Ad  escludere  totalmente  l' idea  che  il  filloma  carpellare  sia 
da  riferirsi  al  tipo  della  foglia  trinervata  basta  ricordare  che 
alcune  foglie  carpellari  mancano  del  tutto  di  costola  {Lunaria, 
Belphiniani)  o  questa  é  ridotta  ad  un  semplicissimo  fascio  (Sler- 
culia,  Delpliìnium,  Cleoìne  ecc.)  che  molte  volte  si  arresta  a 
metà  altezza  del  carpello. 

L' anotomia  del  carpello  è  stata  molto  studiata  dal  sig  Cave 
{Ann.  des  Se.  nat,  ser.  V,  tom.  10°,  1869)  e  cosi  da  altri  autori; 
ma  questi,  fedeli  alle  teorie  della  foglia  carpellare  unica,  han 
trascurato  di  studiare  i  nervi  nella  loro  disposizione  e  dire- 
zione, come  se  non  fossero  questi  gli  elementi  fondamentali 
della  costituzione  della  foglia.  Il  Van  Tieghem  dichiara  impos- 
sibile la  teoria  del  Payer  senza  poi  allontanarsi  dal  concetto 
generale  che  si  ha  della  foglia  carpellare. 

Stante  le  condizioni  di  brevità  che  e'  impone  il  nostro  Bui- 
lettino,  presentemente  io  non  posso  che  esporre  in  brevi  termini 
i  preliminari  di  una  novella  teoria  sulla  natura  fogliare  del  car- 
pello. In  seguito  in  tante  altre  note  staccate  esporrò  tutte  le 
osservazioni  da  me  fatte  nei  singoli  casi  per  viepiù  illustrarla. 

10  in  vero  non  farò  che  descrivere  fedelmente  ciò  che  mor- 
fologicamente si  osserva  nel  carpello  allo  stato  di  frutto;  sicché 
più  che  teoria  esporrò  la  vera  organografia  del  carpello. 

11  carpello  è  un  insieme  di  foglie  concrescenii,  che  concorrono 
alla  formazione  ed  alla  nutrizioìie  degli  ovuli  e  delle  semenze. 
È  in  altri  termini  non  un  semplice  filloma,  ma  un  trifilloma  di 
cui  una  foglia  è  sterile  e  posta   inferiormente   e   le  altre   due 


RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI  29 

sono  fertili  e  poste  superiormente.  Fra  le  foglie  fertili  e  le  fo- 
glie sterili  vi  è  realmente  un  saldamento  intimo,  con  perfetta 
anastomosi  nelle  ultime  ramificazioni  dei  nervi  e  quindi  del  me- 
sofìllo  e  delle  epidermidi.  La  linea  di  saldamento,  che  regolar- 
mente è  alquanto  tortuosa,  si  potrebbe  realmente  fissare  seguendo 
le  estremità  delle  ultime  venuzze  nei  punti  di  anastomosi  :  que- 
sta linea  per  facilitare  le  descrizioni  la  chiamerò  da  ora  in  poi 
linea  di  anastomosi. 

Ogni  foglia  fertile  è  composta  di  una  metà  membranosa  avente 
un  sistema  di  fasci  fibro-vascolari,  come  in  ogni  foglia  tipica 
caulinare  ;  e  di  un'  altra  metà  trasformata  tutta  in  corpo  pla- 
centare ed  ovuli.  Intendo  per  corpo  placentaì^e  V  insieme  elei 
tessuti  che  costituiscono  la  placenta,  i  funicoli,  lo  stilo  e  lo 
stimma.  Nel  corso  di  questo  lavoro  chiamerò  emifillo  placen- 
taì^e  la  prima  metà  delle  foglie  fertili  ed  emifillo  uvulare  la 
seconda  metà.  Le  due  foglie  fertili  se  da  un  lato  sono  anasto- 
mizzate  con  la  foglia  sterile  pel  rispettivo  lembo  degli  emifilli 
placentari,  dall'  altro  lato  si  uniscono  coi  corpi  placentari,  chiu- 
dendo cosi  la  cavità  carpellare.  E  questa  unione  avviene,  o  per 
semplice  innesto  dei  giovani  tessuti  delle  placente,  o  per  ana- 
stomosi di  cortissime  ramificazioni  che  negli  emifilli  oculari 
non  prendono  parte  alla  formazione  degli  ovuli.  Nel  primo  caso 
la  separazione  dei  due  emifilli  ovulari  avviene  facilmente  al- 
lorquando il  carpello  é  maturo,  per  cui  si  ha  la  deiscenza  ven- 
trale come  avviene  nei  follicoli  e  nella  maggior  parte  dei  legumi. 
Nel  secondo  caso  la  deiscenza  non  avviene,  come  osservasi  nei 
legumi  indeiscenti. 

Lo  scopo  del  presente  lavoro,  lo  ripeto,  è  quello  di  enunciare 
soltanto  una  novella  teoria  carpellare,  da  me  intrapresa  a  stu- 
diare fin  da  quattordici  anni  fa.  Teoria  questa  che  ora  è  desi- 
derata anche  dal  Delpino  *  il  quale,  nel  considerare  il  carpidio 
realmente  tripartito  nelle  Conifere,  nelle  Felci  e  nelle  Primu- 
lacee,  accenna  alla  tripartibilità  ideale  nel  carpello  delle  angio- 
sperme  in  generale,  senza  determinarne  le  parti.  Per  ora  non 
esporrò  tutte  le  osservazioni  da  me  fatte;  ma  enuncerò  la  teoria 


*  Valore  morfologico  della  squama  ovuUfera  delle  Abietinee  e  di  altre 
Conifere  {Malpighia,  anno  III,  1889,  pag.  97). 


30  RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI 

generale,  polendo  essa  dare  maggior  luce  alla  soluzione  di  di- 
versi problemi  anche  da  parte  degli  altri  morfologi. 

La  prima  interpretazione  die  io  detti  sulla  natura  del  car- 
pello, fu  quella  di  considerarlo  come  una  foglia  sola  come  nella 
teoria  esistente,  ma  con  le  parti  invertite.  Val  quanto  dire  che 
credetti  all'  esistenza  d'  una  costola  ove  è  la  placenta  ed  i  lembi 
ove  è  la  sutura  opposta.  In  seguito,  la  presenza  della  foglia 
sterile  dileguò  quel  primo  concetto. 

Pensai  all'esistenza  di  due  foglie,  una  fertile  superiore  e  l'altra 
inferiore;  ma  la  disposizione  di  questi  due  elementi,  relativa- 
mente ai  due  verticilli  di  cui  farebbero  parte,  non  sarebbe  quella 
voluta  dalla  legge  generale  della  simmetria  fiorale,  perchè  co- 
stantemente si  troverebbero  opposti  gli  organi  di  due  verticilli 
consecutivi,  cioè  quello  delle  foglie  sterili  e  quello  delle  foglie 
fertili.  Né  ciò  avrebbe  potuto  essere,  anche  per  altre  ragioni. 
La  parete  interna  del  carpello  avrebbe  dovuto  presentare  di- 
versità di  tessuti;  perchè  a  costituirla  sarebbe  entrata  la  epi- 
dermide della  pagina  inferiore  della  foglia  fertile  e  1'  epidermide 
della  pagina  superiore  della  foglia  sterile. 

Ciò  nel  fatto  non  corrisponde,  perché  il  tessuto  dell'endocar- 
pio è  tutto  uniforme. 

Altra  ragione  in  contrario  sarebbe  stata  quella  della  posizione 
della  placenta  rispetto  alla  foglia  sterile:  avrei  dovuto  dapprima 
supporre  la  placenta  di  natura  assile  e  poi  l' avrei  dovuta  sup- 
porre nascere  al  disotto  della  foglia  fertile  od  all'ascella  della 
foglia  sterile;  ciò  che  mi  è  sembrato  impossibile;  ed  ecco  come 
sono  riuscito  a  scovrire  la  reale  esistenza  di  tre  foglie  nel  car- 
pello. 

Questo  fatto  si  dimostra  anche  microscopicamente,  perchè  fa- 
cendo una  sezione  trasversale  verso  il  punto  d' inserzione  del 
carpello,  si  osservano  tre  fasci  nettamente  distinti  e  sono  quelli 
stessi  che  formano  il  dorso  ed  i  margini  del  carpello  medesimo. 
E  ciò  rilevasi  anche  dalle  osservazioni  del  Van  Tieghem  stesso. 

Il  fascio  di  mezzo  è  sempre  più  piccolo  dei  due  laterali  e  tro- 
vasi in  un  piano  alquanto  inferiore  a  quello  degli  altri  due,  ciò 
che  dimostra  appartenere  esso  al  ciclo  esterno  delle  foglie  del 
trifilloma.  Tutti  i  tre  fasci  presentano  la  stessa  struttura  ad 
arco,  avente  un  sol  piano  di  simmetria,  tale  e  quale  può 
presentarsi  la  struttura  di  tre  picciuoli  distinti.  Al  punto  d'ori- 


RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI  31 

gìne  del  carpello  i  fasci  sono  disposti  tutti  e  tre  con  la  parte 
cava  in  su  e  col  convesso  in  giù,  ma  facendo  una  sezione  un 
po' più  su  del  punto  d'inserzione,  sul  podogino  per  es.  del  car- 
pello della  Sterculìa  platanìfolia,  i  fasci  laterali  si  mostrano  in 
posizione  inversa.  Questo  fatto  dimostra  esservi  torsione  delle 
due  foglie  fertili  superiori,  dal  perchè  i  margini  adiacenti  delle 
due  foglie  fertili  sono  quelli  che  si  saldano  con  i  margini  della 
foglia  sterile,  per  cui  per  saldarsi  le  due  foglie  fertili  occofre 
necessariamente  una  certa  torsione.  In  questo  modo  é  chiaro, 
che  r  endocarpio  è  formato  dalle  epidermidi  superiori  delle  tre 
foglie  componenti  il  carpello.  Ciò  che  poi  realmente  è  dimo- 
strato ancora  dalla  struttura  dell'  endocarpio,  la  quale  é  la  stessa, 
tanto  dal  lato  della  foglia  sterile,  quanto  da  quello  delle  foglie 
fertili. 

La  presenza  dei  tre  fasci  osservasi  tanto  nei  frutti  semplici, 
quanto  nei  frutti  composti,  come  ancora  nei  frutti  ad  ovario 
infero.  Sovente  manca  il  fascio  di  mezzo  {Lunaria,  Delphintuin 
Ajacis)  ;  cioè  quello  che  dovrebbe  essere  la  costola  della  foglia 
carpellare,  ed  in  questo  caso  l'anastomosi  avviene  fra  i  due 
emifilli  placentari. 

In  quanto  alla  simmetria  è  evidente  che  essa  non  viene  punto 
alterata;  perchè  le  foglie  sterili  formano  il  ciclo  esterno  e  le 
foglie  fertili  un  doppio  ciclo  interno.  Le  foglie  esterne  seguono 
le  leggi  di  alternativa  cogli  stami  nello  stesso  modo  come  dalle 
presenti  teorie  carpellari  è  dimostrato,  e  le  foglie  interne  si 
alternano  a  due  a  due  con  le  esterne. 

Considerato  così  il  triflUoma  si  ha  che  in  alcuni  fiori  la  sim- 
metria è  al  completo,  come  in  quelli  delle  crocifero  ove  non 
sono  da  considerarsi  più  come  anisoritmi;  perchè  ai  sei  stami 
si  contrapporrebbero  sei  fillomi  dei  due  carpelli. 

Tra  le  foglie  sterili  e  le  fertili  è  un  meritallo,  in  continua- 
zione del  ricettacolo,  che  in  alcuni  frutti  è  molto  lungo  {Koel- 
renteria)  e  prende  parte  alla  formazione  dell'  asse  placentare 
in  alcuni  frutti  a  placentazione  assile.  Questo  meritallo  non  è 
da  confondersi  col  podogino  o  col  ginoforo.  Esso  corrisponde 
talvolta  al  carpoforo  come  nelle  ombrellifere  ed  è  un  asse  ben 
distinto  che  sarebbe  bene  chiamarlo  placentoforo. 

Come  sopra  ho  detto,  per  ora  non  entro  nella  questione  se 
esista,  0  no,  una  placenta  assile  indipendentemente  dalla  foglia 


32  RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI 

carpellare:  probabilmente  dalla  ascella  d'ogni  foglia  fertile  po- 
trebbe esservi  una  gemma  placentare,  che  prenda  parte  alla  for- 
mazione degli  ovuli  assieme,  al  mesofillo  placentare  ;  ma  questo 
é  oggetto  di  altro  studio  ed  in  niun  caso  può  alterare  la  teoria 
che  qui  espongo. 

La  mostruosità  del  pistillo  della  Tulipa  Gesneriana  descritta 
dal  Duchartre  {Ann.  cles  Se.  nat,  ser.  IX,  tom.  7°)  ci  mostra  che 
la  petalizzazione  del  margine  ovulare  corrisponde,  per  la  sua 
ampiezza,  più  ad  un  emifillo  che  ad  una  serie  di  denti.  Cosi 
ancora  quella  del  DelpMniitm  elatum,  del  Cìieirantus  Clieiri^ 
delle  Brassìcìie  ecc.,  descritte  dal  Bronghiart  {Ann.  cles  Se.  nat., 
ser.  IH,  tom.  2°). 

Dai  diversi  casi  speciali  che  in  altre  occasioni  esporrò,  di- 
versi problemi  di  morfologia  saranno  risoluti  nella  maniera  più 
chiara.  Uno  dei  più  importanti  è  quello  di  alcuni  pistilli  di  un  sol 
carpello  che  mostrano  due  stimmi  (graminacee,  molte  compo- 
site e  leguminose).  In  questi  casi  i  due  stimmi  non  sono  che  le 
produzioni  dei  due  emifilli  placentari  dello  stesso  carpello. 

Questo  è  il  concetto  generale'  della  nuova  teoria  carpellare, 
ma  per  meglio  illustrare  questa  nota  preliminare  espongo  qui 
appresso  qualche  esempio. 

La  Sterculia  platanifolia  ha  il  frutto  che  meglio  rivela  la 
natura  fogliacea  dei  carpelli;  ma  con  le  teorie  vigenti  in  ogni 
carpello  si  vide  una  foglia  di  struttura  del  tutto  diversa  da  quella 
della  foglia  caulinare.  Dai  margini  del  carpello,  provvisti  di 
grossi  nervi,  si  diramano  lunghi  e  grossi  nervi  secondarli,  e 
nella  costola,  ove  vanno  a  finire  le  ultime  ramificazioni  di  que- 
sti nervi,  non  esiste  che  un  sottile  fascio  quasi  privo  di  rami- 
ficazioni secondarie. 

Evidentemente  nel  follicolo  della  Sterculia  si  ha  un  trifilloma 
di  forme  spiccate  e  composto  tipicamente  di  tre  foglie:  una  ste- 
rile inferiore  e  molto  ridotta,  e  due  fertili,  superiori  anastomiz- 
zate  con  la  prima,  con  le  linee  di  anastomosi  molto  prossime  alla 
costola  della  foglia  sterile. 

La  posizione  delle  foglie  dei  cinque  trifìllomi  che  formano 
l'intero  frutto  mostrano  perfetta  simmetria;  perchè  le  dieci  fo- 
glie fertili  si  alternano  a  due  a  due  con  le  cinque  foglie  sterili. 

Una  sezione  trasversale  fatta  sul  podogino  di  un  carpello  di- 
mostra che  la  struttura  dei  due  fasci  laterali  è  simile  a  quella 


RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI  33 

del  fascio  mediano;  dimostra  ancora  che  tutti  i  tre  fasci  pro- 
vengono da  tre  picciuoli  distinti  e  vanno  a  formare  tre  costole 
di  tre  foglie.  E  se  i  fasci  laterali,  verso  1'  estremo  superiore  del 
podogino,  si  mostrano  con  la  faccia  in  giù,  dipende  dalla  na- 
turale torsione  delle  foglie  fertili  superiori  per  volgersi  contro 
la  foglia  sterile  e  per  chiudere  la  cavità  del  carpello;  perchè 
una  sezione  fatta  verso  la  base  del  detto  podogino  mostra  al 
contrario  i  detti  due  fasci  con  la  faccia  in  su.  Se  il  carpello  della 
StercuUa  fosse  costituito  da  una  sola  foglia  trinervata  il  po- 
dogino che  forma  il  picciuolo  di  essa  foglia  dovrebbe  avere  la 
struttura  di  un  solo  picciuolo:  vale  a  dire  con  i  fasci  orientati 
intorno  ad  un  solo  asse;  ciò  che  non  é. 

Il  legume  è  costituito  da  due  foglie  placentari  ciascuna  con 
la  sua  serie  di  semi;  e  da  una  terza  foglia  congiuntiva.  Que- 
sto frutto  cosi  poco  studiato  dal  Van  Tieghem  è  fra  quelli  che 
più  si  prestano  allo  studio  della  morfologia  generale  del  frutto. 
Fra  i  legumi  vi  è  un  certo  passaggio  dal  più  semplice,  quale 
potrebbe  essere  quello  della  Biserrula,  della  Colutea,  all'altro 
più  complicato  del  Lotits  tetragonololms. 

Il  frutto  della  Biserrula  é  costituito  apparentemente  da  due 
foglie  dentate,  piane,  saldate  fra  loro  per  i  margini.  Sostanzial- 
mente poi  è  costituito  dalle  solite  tre  foglie  :  due  fertili  distinte 
ciascuna  in  emifillo  placentare  ed  in  emifìllo  ovulare,  ed  una 
sterile  delia  stessa  grandezza  delle  foglie  fertili.  Il  falso  concetto 
delle  teorie  carpellari  vigenti  si  manifesta  chiaramente  in  que- 
sto frutto;  è  impossibile  immaginare  in  esso  una  foglia  sola  con 
quattro  serie  di  denti  laterali,  per  poi  immaginare  altre  due 
serie  di. denti  marginali  modificati  in  ovuli. 

Nelle  crocifere  il  frutto  non  esce  dal  tipo  da  noi  descritto 
nelle  altre  piante.  Ciò  che  fin' oggi  é  rimasto  alquanto  oscuro, 
per  le  poco  soddisfacenti  interpretazioni,  specialmente  sulla  na- 
tura del  tramezzo  e  sulla  natura  delle  valve.  Con  questa  teoria 
le  cose  pare  che  restino  chiaramente  spiegate. 

Il  carpello  nella  siliqua  è  formato  ordinariamente  da  tre  fo- 
glie, non  altrimenti  che  nei  carpelli  di  altri  frutti,  cioè  due 
foglie  fertili  ed  una  sterile.  L'  asserzione  del  Van  Thieghem 
(op.  cit.,  pag.  83)  della  esistenza  della  foglia  sterile  compresa 
fra  i  trofospermi,  basterà  ad  assicurarmi  la  buona  accoglienza 
che  dall'illustre  scienziato  sarà  fatta  a  questa  mia  teoria;  ma 

Bull,  della  Soc.  bot.  Hai.  3 


34  mUKIOME   GENERALE   IN   NAPOLI 

la  sua  interpretazione  sulla  natura  di  questa  foglia  non  è  esatta. 
Egli  per  spiegare  l'indipendenza  delle  valve  nella  siliqua,  ricorre 
alla  descrizione  di  detta  foglia  sterile  comprendendo  in  questa 
anche  gli  emifìlli  placentari.  Qui  vi  é  una  completa  contradi- 
zione nel  considerare  i  fasci  marginali  e  sue  ramificazioni.  Egli 
descrive  in  tesi  generali  la  foglia  carpellare,  considerando  in 
essa  tre  frasci  fìbro-vascolari,  uno  dorsale  e  due  marginali, 
con  diramaz4om.seconda.vie  che  da  questi  si  dirigono  verso  il 
fascio  dorsale.  Nella  siliqua  lo  stesso  Van  Thieghem  dimentica 
che  i  nervi  secondari  marginali  hanno  origine  dai  fasci  margi- 
nali principali  e  descrive  quelli  come  parte  della  foglia  sterile 
e  questi  come  parte  delle  foglie  fertili  ovulari.  Sicché  è  falsa 
r  interpretazione  della  natura  della  foglia  sterile  data  dal  Van 
Tieghem,  considerandola  in  tutta  la  valva  di  una  siliqua,  sia 
per  le  ragioni  suddette,  sia  dal  perchè  le  valve  in  molte 
silique  mancano  di  nervo  mediano.  E  tutto  ciò  il  Van  Tie- 
ghem espone  per  darsi  ragione  dell'  indipendenza  della  valva. 
L' indipendenza  della  valva  non  si  spiegherà  mai  se  si  resta 
nelle  teorie  carpellari  vigenti.  Invece  con  la  mia  teoria  la  cosa 
è  cosi  chiaramente  spiegabile  che  non  occorre  altro  se  non 
ricordare  1'  analogia  che  il  distacco  di  tale  valva  ha  col  distacco 
delle  foglioline  di  una  foglia  composta  dalla  rachide  principale. 
Evidentemente  fra  1'  emifìllo  placentare  e  la  costola  vi  è  arti- 
colazione nello  stesso  modo  come  in  una  foglia  composta,  sia 
considerando  il  detto  emifìllo  come  una  sola  fogliolina  a  larga 
articolazione,  sia  considerandolo  come  tante  foglioline  fuse. 

Il  carpello  dunque  nella  siliqua  è  formato  da  tre  foglie  e 
l'intero  frutto  è  formato  da  sei  foglie:  quattro  fertili  del  ver- 
ticillo interno,  e  due  sterili  del  verticillo  esterno;  queste  sono 
opposte  agli  stami  corti,  che  formano  il  verticillo  esterno  dell' an- 
droceo  e  le  quattro  foglie  fertili  sono  opposte  ai  quattro  stami 
lunghi,  che  formano  un  verticillo  staminale  interno.  Ecco  spie- 
gatomi altro  fatto  importantissimo  nella  morfologia  vegetale:  la 
simmetria  fiorale  delle  crocifero  è  al  completo  e  perfetta.  Man- 
cano due  elementi  nel  primo  verticillo  staminale  e  questa  man- 
canza è  bilanciata  dal  primo  verticillo  carpellare.  Questa  per- 
fetta simmetria  in  questa  famiglia  non  può  che  aggiungere 
potente  argomento  per  sollevarla  ancora  di  più  agli  scalini  su- 
periori neir  ordinamento  naturale  delle  fanerogame.  In  alcune 


RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI  35 

crocifere  la  foglia  sterile  ha  un  nervo  mediano  spiccatissimo 
{Brassica,  Cheiranthus,  ecc.).  In  altre  ne  ha  tre  fino  a  cinque 
come  potrebbe  essere  una  foglia  Iriplinerve  o  pentinerve.  Ma 
in  altre  il  nervo  è  molto  ridotto.  E  finalmente  in  altre  manca 
del  tutto  tanto  da  manifestare  il  completo  abortimento  della 
foglia  sterile.  In  questo  caso  gli  emi filli  placentari  si  saldano 
direttamente  fra  di  loro  con  perfetta  anastomosi;  come  si  os- 
serva per  es.  nelle  Lunarie,  nei  Nasturtium. 

Il  tramezzo  nel  frutto  delle  crocifere  ha  dato  luogo  a  molte  di- 
scussioni e  teorie  fra  illustri  scienziati  :  fra  questi  il  Bronghiart, 
il  Fournier,  il  Trecul,  il  Van  Tieghem,  ecc. 

A  me  sembra  chiarissima  l' idea  del  tramezzo,  ora  che  alla 
mente  si  presenta  la  vera  natura  del  carpello.  Esso  non  è  che 
un  avanzo  dell'  epidermide  superiore  di  ciascuno  emifiUo  ovu- 
lare  e  questo  fatto  ce  lo  mostra  la  somiglianza  del  tessuto  del 
tramezzo  con  la  parete  interna  della  valva. 

II  Trecul  nel  1843  descriveva  il  tramezzo  di  diverse  crocifere 
ritenendo  essere  esso  costituito  da  una  parete  semplice.  Ciò  mor- 
fologicamente è  vero;  ma  anatomicamente  dalla  sua  stessa  de- 
scrizione e  figura  si  rileva  esser  costituito  da  due  epidermidi 
simili  a  quelle  delle  pareti  interne  delle  valve,  e  di  un  tessuto 
parenchimatoso  intermedio  lasco  e  scarsissimo,  che  unisce  le 
due  epidermidi,  le  quali  spesso  presentano  anche  degli  stomi  e 
talvolta  in  numero  molto  rilevante. 

Evidentemente  queste  epidermidi  non  possono  essere  una  di- 
pendenza dell'asse  come  insigni  botanici  (Lestiboudois,  Endlicher, 
Schleiden,  Fournier,  ecc.)  hanno  preteso,  perché  la  struttura  è 
del  tutto  contraria.  Il  tramezzo  delle  crocifere  è,  senza  dubbio, 
un  avanzo  deW emiflllo  ovulare,  che  non  prende  parte  alla  for- 
mazione degli  ovuli. 

Ce  lo  dimostrano  anche  le  innumerevoli  aberrazioni  carpellari 
in  questa  famiglia,  nonché  quelle  descritte  dal  Bronghiart,  ove 
gli  ovuli  riprendono  la  loro  primitiva  natura  fogliare  e  del  tra- 
mezzo non  vi  è  traccia. 

I  frutti  cosiddetti  siliquiformi  del  genere  Cleome,  Chelido- 
niam,  Glaucium,  ecc.  non  differiscono  dalla  siliqua  che  per  la 
sola  mancanza  del  tramezzo,  ma  l'organizzazione  è  l' istessa. 
Vi  sono  le  solite  quattro  foglie  fertili  e  le  due  foglie  sterili. 
Queste  sono  più  o  meno  sviluppate,  ma  più  comunemente  ridotte 
ad  un  solo  nervo  e  talvolta  del  tutto  mancanti. 


36  mUNIOXK    GEXERALE   IX   XAPOLI 

Per  ora  a  causa  di  brevità  non  posso  riportare  i  numerosi  esempi 
ed  i  casi  speciali  che  furono  oggetto  di  lunglii  miei  studii.  Mi  ar- 
resto qui  e  riporto  in  questo  breve  sunto  le  seguenti  conclusioni  : 

1°  Il  carpello  è  un  trifìUoma  e  talvolta  un  bifilloma  formato 
nel  primo  caso  da  due  foglie  fertili  ed  una  sterile  e  nel  seconda 
caso  da  due  foglie  fertili  soltanto; 

2°  Fra  le  foglie  fertili  e  la  sterile  esiste  una  vera  sutura 
con  anastomosi  degli  ultimi  nervicciuoli  ; 

3°  La  foglia  sterile,  ritenuta  fin'  ora  per  la  parte  dorsale 
della  cosiddetta  foglia  carpellare,  spesso  è  ridotta  ad  un  sem- 
plice fascio  principale  con  qualche  venuzza  laterale  da  servire 
per  r  anastomosi  ;  talvolta  manca  del  tutto  ; 

4°  Le  foglie  fertili  si  cogi ungono  fra  loro  per  le  rispettive 
costole  ; 

5°  Ogni  foglia  fertile  é  formata  da  un  emifillo  membranosa 
che  prende  parte  nella  formazione  del  pericarpio,  o  del  tra- 
mezzo, 0  dell'uno  o  dell'altro  insieme;  e  dami  emifillo  piegata 
nella  cavità  del  carpello  trasformato  in  corpo  placentare; 

6"  Gli  ovuli  hanno  origine  dell'  intero  emifillo  ovulare  non 
dai  soli  denti  del  margine  carpellare; 

7°  La  simmetria  fiorale  non  è  alterala  nel  considerare  in 
più  verticilli  le  foglie  componenti  i  carpelli; 

8"  Resta  spiegata  la  presenza  dei  due  stimmi  in  molti  pi- 
stilli unicarpellari  (leguminose,  graminacee,  composite)  perchè 
provenienti  dalle  due  foglie  fertili; 

9"  Il  falso  tramezzo  delle  croci  fere  é  un  avanzo  degli  emi- 
fllli  ovulari. 

Il  prof.  Arcangeli  presenta  una  fruttificazione  di  Dracunoulus  rul- 
garis  dovuta  alla  fecondazione  operata  dai  Coleotteri.  Il  prof.  BoEzi 
dicliiara  di  avere  osservato  la  visita  dei  Coleotteri  nella  infiore- 
scenza del  Dracunculus  vulgaris,  e  di  aver  trovato  confermate  le  os- 
servazioni del  prof.  Arcangeli. 

L'  adunanza  è  quindi  tolta. 


Gita  al  Vesuvio. 

La  sera  stessa  buona  parte  dei  convenuti  partivano  pel  Vesuvio, 
e  la  mattina  si  trovavano  al  cratere.  Nella  discesa  l' erborazione  non 
fu  priva  di  interesse,  e  fu  notato  che  Helichrysum  litoreum,  Arte- 


EIUXIOXE   GENERALE    IK   XAPOLI  37 

mìsì'a  var/ahilis,  Silene  Cucuhalus  forma  angustifolia^  Bnmex  Aceto- 
sella, Centranthus  ruber  sono  le  prime  fanerogame  che  appariscano 
sulle  lave,  e  che  la  loro  vegetazione  nell'  Atrio  del  Cavallo  era  già 
comparsa  sulle  lave  eruttate  da  pochi  anni. 

Passando  per  Portici  la  comitiva  si  fermava  alla  Scuola  superiore 
di  Agricoltura,  ove  il  Direttore  prof.  Italo  Giglloli,  nonché  gli  altri 
professori,  fra  cui  il  consocio  prof.  Comes,  fecero  loro  lieta  acco- 
glienza e  dove  veniva  offerto  un  gradito  rinfresco. 


Adunanza  pubblica  del  18  agosto  1891. 


Aperta  l' adunanza  dal   Presidente   Arcangeli,    ha   la   parola   il 
prof.  Geremicca  che  j)resenta  la  nota  seguente  : 


SULLE    CELLULE    DEL    MESOTECIO    T>ELW  IIYDRAXGEA 
HORTENSIA.  NOTA  DEL  SOCIO  M.  GEREMICCA. 

Nel  fare  alcuni  studi  sull'  epidermide  dei  fiori  d' Ilyrirangea 
Hortensia,  mi  è  avvenuto  d' incontrare  una  specie  di  cellule 
fibrose,  la  quale,  riferendosi  ad  un  tipo  poco  conosciuto,  e  non 
essendo  stata,  per  quanto  mi  sappia,  ancora  citata,  credo  non  del 
tutto  inutile  far  soggetto  di  una  breve  nota. 

È  risaputo  che  le  cellule  del  mesotecio  di  Chatin,  cioè  dello 
strato  sottoepidermico  dell'  antera,  acquistano  speciali  ispessi- 
menti sulla  faccia  interna  delle  loro  pareti  mediante  formazione 
centripeta,  destinati  a  determinare  o  ad  agevolare  la  deiscenza 
dei  sacchi  pollinici.  Queste  cellule  sono  chiamate  quasi  general- 
mente cellule  fibrose,  e  da  qualcuno  solamente,  come  il  Van 
Tieghem,  cellule  a  dande.  I  loro  ispessimenti  hanno  per  lo  più 
la  forma  di  linee  spirali,  o  di  anelli,  o  di  reticoli,  o  qualche 
volta  ancora  di  IJ  ;  piuttosto  rara  invece  é  la  forma  che  si  po- 
trebbe dire  a  zampa  o  a  canestro. 

Le  bandelle  d'ispessimento  YieWJIijflrangea  Hortcnsia  sono  di- 
sposte in  un  modo,  che  si  può  rapportare  appunto  a  quesf  ul- 
tima forma. 

Osservando  una  sezione  trasversale  dell'antera  di  Ortensia,  si 
vede   immediatamente   al  disotto  dell'epidermide  uno  strato  di 


38  RIUNIONE   GENERALE   IX   NAPOLI 

celiale  piuttosto  cuboidi,  ad  ispessimenti  nastriformi  e  quasi  pa- 
ralleli fra  loro,  disposti  nel  senso  radiale  dell'  organo.  È  desso 
appunto  il  mesotecio  di  Cliatin.  La  membrana  di  queste  cellule 
neir  epoca  della  deiscenza  è  stata  già  quasi  completamente  di- 
sciolta e  riassorbita,  e  quindi  sostituita,  per  dir  cosi,  dalle  ban- 
delle d' ispessimento,  die  su  di  essa  si  formarono. 

Queste  bandelle  hanno  la  forma  di  lamine  strette,  lunghe,  ma 
piuttosto  spesse,  che  corrono  quasi  parallelamente  sulle  pareti 
laterali  della  cellula  e  si  riuniscono  in  basso,  allargandosi  gra- 
datamente e  fondendosi  in  modo,  da  formare  una  specie  di  coppa 
0  calotta  molto  aperta,  la  quale  occupa  la  parete  di  fondo  della 
cellula.  Sollevandosi  dunque  dall'orlo  di  questa  calotta  le  bande 
d'ispessimento,  in  numero  per  lo  più  di  6  a  9,  si  dirigono  verso 
r  alto,  dove  si  terminano,  dopo  essersi  leggermente  allargate  ; 
di  guisa  che  la  parete  della  cellula  rivolta  all'  esterno,  cioè 
quella  in  contatto  coli'  epidermide,  non  ha  ispessimenti.  Per 
avere  un'idea  molto  chiara  del  modo  come  sono  disposti  gli 
ispessimenti  in  quistione,  basta  foggiare  la  mano  a  coppa,  diri- 
gendo le  dita  in  alto  ;  il  cavo  della  mano  rappresenta  appunto 
la  calotta  del  fondo  della  cellula  e  le  dita  le  bande  che  dal 
bordo  di  essa  si  sollevano.  Siffatta  forma  d' ispessimento  si  po- 
trebbe chiamare  a  ciuffo  o  a  cespo. 

Ciascuna  banda  si  va  leggermente  restringendo  a  misura  che 
si  allontana  dalla  sua  origine,  e  corre  per  un  tratto  piuttosto 
lungo  a  bordi  paralleli  ;  poi,  prima  di  raggiungere  1'  estremità, 
si  allarga  di  nuovo  gradatamente,  ma  per  un  tratto  molto  breve^ 
e  termina  a  superfìcie  piana  quadrangolare,  in  modo  da  formare 
una  specie  di  cappello,  o  meglio  di  capitello.  Osservandole  ap- 
punto in  questo  loro  tratto  terminale,  si  ha  la  prova  evidente 
che  le  bande  d'ispessimento  sono  a  sezione  quadrata  o  rettan- 
golare. 

Esse  inoltre  non  hanno  tutte  la  stessa  larghezza,  ma  gene- 
ralmente si  alternano  una  più  larga  ed  una  alquanto  più  stretta. 

Tenuto  conto  dei  quali  caratteri  è  facile  intendere  che  le  cel- 
lule dell'epidermide  poggiano,  per  dir  cosi,  sopra  una  specie  di 
colonnato  formato  dai  bracci  dell'  ispessimento  a  ciuffo  delle  cel- 
lule sottostanti,  e  spesso  ciascuna  cellula  epidermica  è  sostenuta 
solamente  dai  bracci  di  un  solo  ciuffo. 

In  quanto  ai  rapporti  poi  tz^a  le  bande  di  una  cellula  e  quelle 


RIUNIONE   GENERALE    IN   NAPOLI  39 

delle  cellule  contigue,  è  da  sapere  che  esso  per  lo  più  si  corri- 
spondono in  modo  da  essere  addossate  1'  una  all'  altra  per  tutto 
il  loro  decorso. 

A  misura  che  la  membrana  della  cellula  si  discioglie  e  si  ral- 
lenta cosi  il  freno  che  li  teneva  a  posto,  gì'  ispessimenti  incomin- 
ciano a  perdere  della  loro  primitiva  regolarità,  inclinandosi  più 
0  meno;  e  finalmente,  allorché  è  avvenuta  la  deiscenza  e  1' epi- 
dermide si  é  distaccata  per  tratti  di  diversa  estensione,  le  bande 
d'ispessimento  restano  allo  scoverto  e  s'incurvano  e  s'inclinano 
variamente.  In  tale  stato,  visti  di  profilo,  gì'  ispessimenti,  liberi 
da  ogni  aderenza,  rassomigliano  veramente  ad  un  cespuglio  molto 
aperto;  osservati  invece  dall'alto,  essendosi  i  loro  bracci  molto 
divaricati,  hanno  la  figura  di  stelle  irregolari  a  braccia  disuguali, 
dritte  0  curve,  incrociantisi  più  o  meno  con  quelle  contigue. 

Prima  di  porre  termine  a  questa  breve  nota,  mi  permetto  far 
rilevare  quanto  inesatta  sia  la  dicitura  adoperata  comunemente 
di  cellule  fibrose.  La  parola  fibrosa,  comunque  si  voglia,  ri- 
chiama sempre  alla  mente  l' idea  di  fibra  ;  laddove  veruna  cosa 
vi  ha  qui  a  vedere  con  le  fibre.  Qualche  trattatista  moderno  le 
chiama  invece,  e  con  miglior  criterio,  celiale  a  bande;  ma  a 
mio  modo  di  vedere  sarebbe  forse  molto  meglio  chiamarle,  non 
importa  che  si  adoperino  troppe  parole,  cellule  ad  ispessìmenU 
del  mesotecio. 

Dopo  alcune  esservazioni  del  prof.  Caruel  e  del  prof.  Bonzi, 
prende  la  parola  il  prof.  Giordano  clie  presenta  la  seguente  : 


NUOVA  CONTRIBUZIONE  DI  MUSCHI  MERIDIONALI  «  AD- 
DENDA AD  PUGILL  UM  MUSCORUM  IN  A  GR.  NEAPO- 
LIT.  LECTORUM.  »  NOTA  DI   G.   C.   GIORDANO. 

Dopo  la  pubblicazione  del  Pugillus,  per  una  serie  di  difficoltà 
venute  man  mano  sempre  più  ad  aggravare  la  mia  condizione 
officiale,  difficoltà  inutile  qui  ad  esporre,  ma  che  tuttavia  mi 
tolgono  il  meglio  del  tempo  per  lavorare,  e  non  mi  permettono 
durante  1'  anno  che  rare  e  brevi  escursioni  ;  io  non  ho  potuto 
continuare  i  miei  lavori  briologici  con  quell'alacrità  come  avevo 
cominciato.  Tanto  più  che  non  essendo  le  nostre  regioni  gran 


40  RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI 

fatto  ricclie  in  questo  genere  di  vegetazione,  perchè  per  lo  più 
aride,  capita  sovente,  che  pure  spingendosi  lontano  a  forza  di 
buona  volontà,  non  che  di  sacrifizii  d'ogni  sorta  (che  benedetti 
se  fossero  magari  compensati!  dico  moralmente),  si  ritorna  a 
casa  con  ben  magro  bottino,  e  talora  perfino  a  mani  vuote,  il 
che  certo  non  incoraggia  troppo  o  tropj)o  a  lungo. 

Nondimeno  mi  trovo  già  raccolto  una  buona  massa  di  mate- 
riale, preso  qua  e  là  in  siti  lontani  da  Napoli.  Sol  che  di  esso 
non  ho  potuto  finora  determinare  se  non  una  piccola  parte,  ed 
è  quella  appunto  che  rendo  nel  modesto  elenco  che  qui  esibisco. 
Vi  sono  enumerate  le  specie  soltanto  ancora  nuove  per  le  Pro- 
vincie meridionali.  Che  se  avessi  voluto  riesaminare  le  specie 
già  pubblicate  ne'  lavori  precedenti,  quasi  per  ciascuna  di  esse 
avrei  avuto  a  citare  nuove  località  neh'  interesse  della  rispet- 
tiva distribuzione  geografica;  ma  di  ciò  veramente  sarà  poi  il 
caso  più  opportuno  un  giorno  in  un  lavoro  di  rifusione. 

Intanto  parecchie  volte  mi  occorrerà,  con  mia  fortuna,  fare 
il  nome  di  qualche  nostro  Socio,  come,  per  esempio,  del  pro- 
fessor Terracciano  N.,  poiché  alcune  specie  sono  state  raccolte 
anche  o  soltanto  dal  medesimo  nell'  agro  di  Caserta,  ed  io  ho 
avuto  la  opportunità  di  poterle  studiare  insieme  ad  alcuni  mu- 
schi residuali  dell'  Erbario  De  Notaris. 

1.  Rliyncliostegium  meridionale  De  Not.  —  Epil.  pag.  77. 

Vent.  Bott.  Enumer.  n.  12. 

Sulle  roccie  calcaree,  in  corti  ma  foltissimi  cespugli.  Luoghi 
piuttosto  montani  e  boscosi.  Quisisana  a  Castellammare  e  salendo 
fino  a  certa  altezza  verso  Faito  ;  piuttosto  abbondante.  Gragnano- 
Cava-Vietri.  Caserta,  Terracc.  N. 

2.  Rli.  praelong-um  De  Not.  —  Epil.  pag.  86.  Vent.  Bott.  Enu- 

mer. n.  25. 

Sui  sassi  all'ombra,  nelle  siepi.  In  Calabria,  Pasq.,  Comment., 
n.  61.  Al  Pollino  (confine  tra  la  Basilicata  e  Calabria-Citra),  Brizi 
Malpighia,  IV,  pag.  122.  Napoli,  selve  ne'  dintorni,  e  R.  Orto 
Botanico,  Giord.,  Reliqiùe  Cesatiane,  pag.  9. 

3.  Rh.  murale  Br.  Eur.  — •  De  Not.  Epil.  pag.  74.  Vent.  Bott. 

Enumer.  n.  10. 


KIUNIONE   GENERALE    IN   NAPOLI  4i 

Sparso  su  pe'  muri  campestri.  Finora  non  1'  ho  raccolto  che 
a  Pomarico,  in  Basilicata.  A  Caserta,  Terracc.  N. 

4.  Rh.  Meg"apolitamiin  Br.  Eur.  —  De  Not.  Epil.  pag.  73. 

Vent.  Boti  Enumer.  n.  9. 

Calabria  Ulteriore,  Pasq.,  Comment.  n.  62.  Tricarico,  in  Ba- 
silicata, sparso  per  terra  ne*  boschi  vicini. 

5.  Bracliytlieciuin  g-lareosuni  Br.  Eur.  —  De  Not.  Epil. 

pag.  114.  Vent,  Bott.  Eniiraer.  n.  47. 

Un  saggio  e  sterile  senz' altra  indicazione.  Caserta,  Terracciano, 
fra  i  muschi  residuali  dell'Erbario  De  JN'otaris,  da  me  studiati. 

6.  Brach.  pluiuosuiu  Br.  Eur.  —  De  Not.  Epil.  pag.   120. 

Vent.  Bott.  Enumer.  n.  55. 

Alle  rupi  calcaree  umide.  Valle  di  Gragnano  e  Castellammare. 
Dintorni  di  Napoli.  Calabria  a  Serra  S.  Bruno,  nell'  Erbario 
Tenore. 

7.  Anitolysteg-iuiii    ripariiim  Br.  Eur.  —  De    Not.   Epil. 

pag.  146.  Vent.  Bott.  n.  93. 

Giord.. Pugili,  n.  16,  sub  A.  flmtans,  sterile,  ed  in  cattivo  stato, 
i  saggi,  per  la  cui  determinazione  avevo  lungamente  esitato, 
ma  in  seguito  il  Bottini  in  lettera  lo  ritenne  e  giustamente  per 
l'Ami),  riparium.  Attaccato  a' sassi  negli  affluenti  molto  freddi 
del  Liri,  Terra  di  Lavoro. 

8.  Hypnum  cuspìdatum  L.  —  De  Not.  Epil.  pag.  169.  Vent. 

Bott.  n.  103. 

.Muri  umidi  campestri.  Calabria,  Pasq.  nell'Erbario  Tenore. 
Caserta,  Terracc.  N.  Da  me  raccolto  in  Basilicata,  a  Potenza,  a 
Tricarico. 

9.  Hypii.  Bottìnii  Breidl.  —  Plagiotliecium  Boitlnii  Bott. 

Enumer.  n.  125.  Sub  Hypnum  stellatam  Schreb.  Giord.  Pu- 
gili, n.  19. 

Per  terra  nelle  selvette  alla  Solfatara  di  Pozzuoli,  e  a  Ca- 
stellammare, ove  fu  raccolto  anche  dal  prof.  Pirotla,  Brizi,  Mal- 
pigliia,  IV,  pag.  209. 


42  KIUXIOXE   GENERALE   IN   NAPOLI 

10.  Pylaisìa  polyantlia  Br.  Eur.  —  De  Not.  Epil.  pag.  208. 
Yent.  Bott.  n.  150. 

Sul  tronco  degli  alberi  e  copiosa.  Raccolta  dal  Licopoli  e  ci- 
tata dal  De  Notaris  nel  suo  Epil.  1.  e.  a'  Camaldoli,  dove  poi 
r  ho  raccolto  pur  io  a  Villa  Ricciardi,  nelle  selve  adiacenti, 
quindi  a  Quisisana,  M.  Coppola,  ecc. 

ll.Ttiuidiuin  delicatuluin  Br.  Eur.  —  De  Not.  Epil.  pag.  232. 
H.  recognitum  Hedw.  Vent.  Bott.  n.  170. 

M.  Croccia  a  Tricarico,  Basilicata.  Siti  umidi  ombrosi,  su 
pe' sassi. 

12.  Bartraiuia  Oederi  Swartz.  —  De  Not.  Epil.  pag.  264. 
Vent.  Bott.  n.  198. 

Sulla  roccia  calcarea  a  M.  Vergine  sopra  Avellino,  quivi  rac- 
colta prima  anche  dal  Pasquale,  De  Notaris,  Epil.  1.  e. 

13.  Polytriclium  comune  L.   —  De  Not.  Epil.  pag.  329. 

Vent.  Bott.  Enumer.  n.  257. 

Aspromonte,  nell'Erb.  Gussone.  Matese,  raccolto  e  comunica- 
tomi dal  compianto  prof.  Pedicino. 

14.  Catharìnea  au^iistata  Brid.  (Atrichum   Br.   Eur.).  — 
De  Not.  Epil.  pag.  344.  Vent.  Bott.  n.  264. 

Per  terra  ne'  siti  umidi  ombrosi,  Valle  S.  Rocco  pr.  Napoli. 

15.  Miiiuiu  punctatuui  Hedw.  —  De  Not.  Epil.  pag.  362. 
Vent.  Bott.  n.  278. 

Serra  S.  Bruno  in  Calabria.  Pomarico  in  Basilicata. 

16.  Bryiiin  murale  Wils.  —  Vent.  Bott.  n.  312. 

Colline  intorno  Napoli,  muri  campestri  delle  vigne,  salendo  al 
Vesuvio,  Vietri  sul  mare,  Potenza. 

17.  Br.  Doiiianum  Grev.  —  De  Not.  Epil.  pag.  391.  Schimp. 
Syn.,  ediz.  2%  pag.  454.  Vent.  Bott.  n.  303. 

Per  terra  nel  Bosco  di  Portici,  a  Quisisana,  a  Caserta,  Ter- 
racciano  N. 


RIUNIONE   GENERALE   IN    NAPOLI  43 

18.  Bi*.  versicolor  Braun,  —  De  Net.  Epil.  pag.  401.   Vent. 

Bott.  Enumer.  n.  315. 

Napoli  su  pei  muri  della  città  e  dintorni. 

19.  Eiitostodou  Tenipletoni  Schwaegr.  —  De  Not.  Epil. 
pag.  452.  Vent.  Bott.  Enumer.  n.  357. 

Sulla  via  che  mena  da  Castellammare  a  Sorrento. 

N.B.  U Eniostoclon  ericctoru-in  ^NIùll.,  n.  76,  Giord.  Pugillus, 
avendolo  ristudiato,  è  propriamente  Y  Entostodon  ericetorwn 
V.  ^  Notarisii  Schimp.  Syn.,  ediz.  2",  che  lo  stesso  Schimper 
dapprima  in  lettera  aveva  elevato  al  grado  di  specie,  chiaman- 
dolo Entostodon  Notarisìi  Schimp.  De  Notar.  Epil.  pag.  455. 
Vent.  Bott.  Enumer.  n.  361,  var.  &. 

20.  Tricliostommn  crispiilum  Br.  Eur.  —  De  Not.  Epil. 
pag.  503.  Vent.  Bott.  Enumer.  n.  402. 

Rocce  calcaree  umide.  Valle  Gragnano. 

21.  Tr.  flavovireiis  Bruch.  —  De  Not.  Epil.  pag.  502.  Vent. 
Bott.  Enumer.  n.  400. 

Sui  sassi  pe'  campi,  e  sulle  antiche  Lave  dell'Arso  air  Isola 
d' Ischia. 

22.  Leptobarbula  Iberica  Phil.  (Rev.  Bryol.  Husnot,  1882, 
pag.  19)  (unum  et  idem  L.  ìjerica  et  L.  meridion.  Schimp. 
Syn.,  ediz.  2%  pag.  181-182).  Vent.  Bott.  Enumer.  n.  404.  — 
Trichostomum  bericum  De  Not.  Epil.  pag.  509. 

Raccolto  nel  Casertano  la  prima  volta  dal  Terracciano  N. 
(De  Not.,  1.  e),  e  poscia  da  me  nella  stessa  località  forse,  pro- 
priamente a  M.  Cocciano  in  Valle  Volturno,  presso  l'acquedotto. 
Specie  rara,  che  si  trova  pure  presso  Napoli  a  Valle  S.  Rocco, 
ma  solo  in  qualche  sito  che  riesce  poi  difficile  a  rintracciarsi  pel 
continuo  sconvolgimento  che  vi  fanno  i  cavatori  di  pietre,  e  diflì- 
cile  pure  lo  stesso  muschietto  a  discernere  percliè  piccolo,  sparso, 
misto  alla  Tortula  marginala;  non  cosi  invece  nell'altra  località 
citata.  Circostanze  di  cui  bisogna  tener  conto,  poiché  a  me  stesso 
è  capitato  e  più  volte  di  non  poter  raccogliere  più  la  LeptoMr- 
hula  in  parola  dove  certamente  l'avevo  raccolta  per  Io  innanzi. 


44  RIUNIONE   GENERALE   IN  NAPOLI 

23.  Toi'tula  squamìgera  De  Net.  —  Muse.   it.  4.  Epilog. 
pag.  530.  Vent.  Bott.  Enumer.  n.  415. 

Sulla  roccia  calcarea,  Vietri  sul  mare,  lungo  la  via  che  sale 
a  Raito,  Castellammare,  ecc. 

De'  M.  Tifati,  presso  Caserta,  raccolta  dal  Terracciano  Nic.  è 
citata  la  var.  j3  x^oitioidea  De  Not.,  Desmatodon  griseus  Juratz. 
nel  lavoro  del  Brizi,  Malpigliia,  IV,  pag.  276. 

24.  Pottia   truncata   Br.   Eur.  —  De  Not.  Epil.   pag.   589. 

Vent.  Bott.  Enumer.  n.  481. 

Calabria,  Anoia,  dal  prof.  Pasquale. 

25.  P.  cavifolia  Elirh.  —  De  Not.  Epil.  pag.  585.  Vent.  Bott. 
Enumer.  n.  480. 

Potenza  in  Basilicata,  presso  i  mulini  Addone  lungo  il  Ba- 
sente. 

26.  Hymenostoiiiuin   tortile  Br.   Eur.   —   De  Not.  Epil. 
pag.  606.  Weisìa  iortilis  Muli.,  Vent.  Bott.  n.  492. 

Dintorni  di  Napoli.  Caserta,  Terracc.  Nic. 

27.  Hym.  inìcrostomuiii  R.  Br.  —  De  Not.  Epil.  pag.  607. 
Vent.  Bott.  Enumer.  n.  490  sub  Weisia. 

Nelle  stesse  località  sparso. 

28.  Griiiiiuia  leucophaea  Grev.  —  De  Not.  Epil.  pag.  708. 
Vent.  Bott.  Enumer.  n.  592. 

Selve  del  M.  Somma,  Cesati. 

29.  Gr.  commutata  Hùben.  —  De  Not.  Epil.  pag.  699.  Vent. 
Bott.  Enumer.  n.  594. 

Basilicata,  a  M.  Li  Foy  presso  Potenza.  Reggio  di  Calabria, 
Brizi,  loc.  cit. 

SO.  Hedwig-ia  cilìata  Hedw.  —  De  Not.  Epil,  pag.  717.  Vent. 
Bott.  Enumer.  n.  603. 

Sulle  roccie,  Basilicata,  Potenza. 


RIUNIONE   GENERALE    IN   NAPOLI  45 

31.  Pliasciim  cuspidatuin  Sclireb.  —  De  Not.  Epil.  pag.  736. 
Veni  Bott.  Enumer.  n.  618. 

Sparso  per  terra  al  Campo  di  manovre  presso  Napoli,  ma  umi- 
lissimo e  poco  discernibile.  Fruttifica  nel  febbraio. 


Il  Socio  BoRzi  riferisce  quindi  Sui  cristalloidi  nucleari  proteici  delle 
specie  di  «  Convolvolus.  »  Dette  produzioni  sono  state  da,  lui  rinve- 
nute in  varie  specie  di  quel  genere,  e  si  possono  anche  riscontrare 
in  materiale  secco.  Sono  contenute  nelle  cellule  del  parenchima  fo- 
gliare e  dei  cotiledoni.  Formano  ordinariamente  degli  ammassi,  ra- 
ramente rinvengonsi  isolate  o  in  poche.  In  molti  casi  i  cristalloidi 
hanno  una  forma  bacillare  o  sono  aghiformi  e  si  associano  in  fa- 
scetti  più  o  meno  densi,  dentro  un  comune  e  tenuissimo  inviluppo 
protoplasmatico,  resto  del  plasma  o  della  membrana  nucleare.  Ta- 
lora offrono  maggiori  dimensioni  e  risalta  distinta  la  loro  forma  di 
ottaedro  a  base  quadrata  o  di  prisma  a  doppia  base  di  piramide 
quadrata.  Presentano  le  caratteristiche  reazioni  degli  altri  cristal- 
loidi proteici.  Ottimo  reattivo  è  la  soluzione  al  10  "/^  del  cloruro 
aurico,  che  conferisce  al  fascette  cristallino  un  colorito  rosso-bruno 
intenso,  mentre  il  contenuto  cellulare  si  tinge  in  azzurrognolo  ne- 
rastro. 

I  cristalloidi  di  Convolvolus  si  formano  all'  interno  dei  nuclei  delle 
giovani  cellule  del  mesofìllo  ;  se  ne  può  seguire  lo  sviluppo  trattando 
i  preparati  mediante  la  Ematossilina  del  Bòhmer  dopo  aver  fissato  il 
contenuto  cellulare  j)er  mezzo  del  liquido  di  Kleinenberg  (acido  pi- 
crico solforato).  Con  questo  espediente  al  posto  del  nascente  cri- 
stalloide si  scorge  un  vacuolo  dal  contorno  circolare.  La  sostanza 
costituente  il  cristalloide  avrebbe  i  caratteri  di  ^^na  vera  linfa  da 
cui,  in  seguito  a  un  vero  processo  di  cristallizzazione,  prende  origine 
il  corpo  cristallino. 

Quanto  al  significato  fisiologico  dei  cristalloidi,  tenendo  conto 
della  maniera  loro  di  origine  e  considerando  come  essi  formansi  a 
spese  della  sostanza  del  nucleo,  si  direbbe  che  essi  fossero  il  pro- 
dotto di  un  vero  processo  di  degradazione  che  il  nucleo  medesimo 
subisce,  cosi  come  è  stato  affermato  dal  "Wakker  per  altri  casi.  Tut- 
tavia non  è  inverosimile  che  questo  prodotto  possa  in  qualche  guisa 
rendersi  utile  all'  organismo.  Cosi  è  che  presso  il  C.  Soldanella^  a 
gei'minazione  inoltrata,  quando  i  cotiledoni  cominciano  ad  ingial- 
lire, vedonsi  i  cristalloidi  incompletamente  disciogliersi  ;  essi  ridu- 
consi  ad  irregolari  granulazioni  solide  che  perciò  rappresenterebbero 
un  avanzo  della  materia  che  non  ha  potuto  trovare  impiego  nutri- 
tizio durante  la  vita  germinativa. 

II  prof.  Borzi  nel  corso  del  suo  discorso  parla  incidentalmente 
del  Convolvidus  hirsutus  che  cresce  spontaneo  presso  Messina. 


46  RIUNIONE    GENERALE   IN   NAPOLI 

Il  prof.  Giordano  domanda  se  il  prof.  Borzi  crede  che  il  Convoì- 
vulus  liirsutus  sia  di  recente  introduzione  o  se  sia  sfuggito  ai  prece- 
denti botanici.  Il  Socio  Borzi  ritiene  che  il  Convolvulus  liirsutus, 
come  altre  piante  osservate  nell'agro  messinese,  sia  avventizio  e  che 
la -sua  comparsa  sia  in  relazione  con  le  migrazioni  primaverili  di  al- 
cuni uccelli,  come  ad  esempio  le  quaglie. 

Il  prof.  Balsamo  domanda  se  il  prof.  Borzi  abbia  adoperato  il  li- 
quido di  Strasburger.  Parla  poi  del  ioduro  di  metilene,  che  ha  un 
indice  di  refrazione  elevatissimo,  come  liquido  da  inclusione  per  le 
diatomacee. 

Il  Socio  Terracciano  presenta  una  comunicazione  : 


INTORNO  ALLA  STRUTTURA  FIORALE  ED  AI  PROCESSI 
D'IMPOLLINAZIONE  IN  ALCUNE  NIGELLA.  NOTA  DEL 
DOTT.  ACHILLE  TERRACCIANO. 

10  credo  che  dal  punto  di  vista  dell'impollinazione  le  A7^e/te 
siano  state  poco  studiate,  e  che  le  nostre  conoscenze  all'  uopo 
si  limitino  presso  a  poco  a  quelle  porteci  già  moltissimi  anni 
addietro  dallo  Sprengel  e  nel  1875  dal  Comes  ;  epperciò  queste 
poche  osservazioni,  tratte  da  un  lavoro  monografico  intorno  al 
genere,  potranno  forse  riuscire  di  un  certo  interessamento  ai 
cultori  della  biologia  e  della  morfologia. 

11  tipo  fiorale  è  costituito  da  5  sepali,  8  petali,  stami  indefiniti 
a  spirale  e  formanti  nel  diagramma  8  file  arcuate  e  radianti 
dall'asse,  3-5  o  più  carpofìlli  saldati  variamente  tra  loro  lungo 
la  sutura  ventrale  e  terminati  da  stilo  lineare,  stimmatifero  al- 
l'apice;  così  la  maggior  parte  de'morfologi.  —  Ho  coltivato  12 
specie  con  semi  avuti  da  Portici,  Palermo,  Madrid,  Coimbra  e  ne 
ho  esaminate  6  :  N.  damascena  L.,  satiiia  L.,  Boitrgaeì  Jord., 
foeniculacea  DO.,  arvensis  L.,  gallica  Jord.,  oltre  la  var.  rai- 
crantha  della  N.  damascena  L.  Ecco  ora  come  stanno  le  cose. 

Il  numero  dei  sepali  è  invariabile.  —  In  N.  damascena  L.  e 
Bourgaei  Jord.  nel  boccio  sono  rigonfi  per  lasciarvi  passare  gli 
stili  lunghissimi,  fortemente  carenati  per  la  nervatura  mediana 
assai  pronunziata,  poscia  trinervi,  perchè  da  questa  alla  base 
e  per  ciascun  lato  muove  un  nervo,  che  ne  tocca  il  margine 
superiore  con  una  serie  varia  di  nostomizzamenti.  Per  forma 
sono  obovato-spatolati,  concavi,  con  breve  unghia,  assottigliati 
invece  all'apice  (denticolato-cigliato)  in  punta  verde  lesiniforme, 


RIUNIONE   GENERALE    IN   NAPOLI  47 

e  per  colore  verdi  dapprima,  indi  d'un  turchino  sbiadito  di  sopra 
e  più  carico  di  sotto,  sino  a  che,  sbocciati,  danno  tutte  le  grada- 
zioni dal  celeste  al  bleu  chiaro.  Una  corona  di  5  o  6  foglie,  che 
per  essere  troppo  ravvicinate,  sembrano  come  su  di  uno  stesso 
piano,  e  cui  seguono  altre  2  o  3  alquanto  spostate  in  modo  da 
tenere  immutato  l'ordine  fillotassico  di  Vs»  ^^  circonda  a  modo 
di  invoglio  :  e  tale  invoglio  è  caratteristico  di  questo  tipo,  che 
da  solo  nella  sistematica  del  genere  costituisce  la  sezione  Ero- 
datos.  —  In  N.  satwa  L.  e  foeniculaoea  DC,  i  sepali  sono  ester- 
namente pelosi,  come  il  resto  della  pianta,  trinervi,  obovato- 
lanceolati,  ottusi  all'apice,  unguicolati  alla  base,  verdi  nel  boccio 
e  quasi  piani,  bianchi  dal  lato  interno  a  sbocciamento  completo, 
quando  si  dispongono  come  a  stelle  perché  patenti.  Non  è  raro 
il  caso  di  qualche  foglia  involucrante,  ma  breve  e  senza  ordine 
fisso.  —  In  N.  gallica  Jord.  sono  fortemente  compressi  nel  boccio 
e  d'ordinario  cinquenervi,  a  nervature  sporgenti,  obovato-con- 
cavi,  inegualmente  eroso-cigliati  a' margini;  si  aprono  lenta- 
mente, perchè  lento  è  lo  sviluppo  degli  stili  (corti  abbastanza), 
si  dispongono  orizzontalmente  e  sono  d'un  colore  celeste  cupo, 
tendente  al  violetto,  mentre  rosse  si  vedono  le  antere,  e  tra  il 
ceruleo  ed  il.  rosso  i  filamenti  degli  stami  ed  i  carpelli. —  In 
A^.  aroensis  L.  V  unghia  é  sviluppatissima,  sicché  nel  boccio 
su  di  esse  si  piegano  alquanto  le  lamine,  erette,  carenate,  tri- 
nerve  o  più,  apicolate  lungamente,  obovato-spatolate,  patenti  a 
completo  sviluppo,  bianchicce. 

Non  cosi  fisso  é  il  numero  dei  petali  e  la  struttura.  —  Sino  nei 
fiori  d'  una  medesima  pianta  se  ne  contano  8-9-10,  cigliati  di 
peli  bianchi  lunghissimi,  di  colore  bleu  carico  o  d'un  ceruleo 
scuro  intenso,  come  per  .V.  Bott7'gaei  Jord.,  damascena  L.,  e  nella 
var,  micrantha;  vi  appaiono  in  una  cerchia  unica,  ma  qui  e 
là  un  certo  disordine  accennerebbe  ad  una  duplicità  di  serie. 
Hanno  dapprima  un  peduncoletto  sottile  e  cilindrico  e  patente, 
gozzuto  all'apice,  donde  dal  lato  esterno  si  espande  in  una  la- 
mina ovata  eretta  e  divisa  sin  dalla  base  in  due  ali  obovate; 
ottuse,  e  dal  lato  interno  in  una  piccola  lamina,  cigliata,  ovale, 
intera,  la  quale  copre  del  tutto  il  gozzo  pieno  di  nettare.  A 
metà  delle  due  ali  é  per  ciascuna  una  ghiandola  bruna,  lucente, 
circondata  da' soliti  peli  bianchi.  —  Al  numero  di  8  sono  in  N.  sa- 
liva L.  e  foeniculacea  DC,  ed  hanno  il  solito  peduncolo  ed  il 


48  RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI 

solifo  gozzo,  donde  si  elevano  la  lamina  esterna  divisa  in  due 
ali  flabelliformi,  assottigliate  in  punte  ottuse,  erette,  e  l'interna 
lanceolato-acuta,  mucronato-ottusa  aneli'  essa  ;  questa  di  color 
gialliccio,  quelle  pure  giallicce,  ma  solcate  da  linea  bruna  trasver- 
sale verso  la  metà  e  terminate  in  punte  brune.  Le  due  ghiandole 
sono  glabre,  piccole,  non  circondate  di  peli,  che  pur  ricoprono 
i  margini  delle  lamine.  —  Ne  ha  anche  8  .V.  gallica  Jord.,  che  dif- 
feriscono da  quelli  di  N.  saliva  L.  perché  le  due  ali  sono  di 
color  ceruleo,  mentre  alla  metà  sono  listate  di  bianchiccio 
e  di  rosso  in  doppia  riga  trasversale,  e  si  allungano  in  due 
punte  cilindriche,  ottuse,  divergenti,  rosso-cupe  all'apice,  e  pre- 
sentano proprio  sotto  le  strisele  colorate  due  piccole  ghiandole. 
Desse  hanno  dal  lato  interno  ciascuna  una  plica,  che  in  parte  le 
ricopre.  Contro  queste  ghiandole  e  contro  le  due  pliche  si  adatta 
la  lamina  interna,  di  forma  triangolare,  allungata  in  punta  ot- 
tusa, bianco-gialliccia  nell'  insieme  e  successivamente  listate  di 
bianchiccio,  di  ceruleo.  —  La  laminetta  interna  in  N.  arvcnsis  L. 
è  spatolata  alla  base,  terminata  all'apice  in  punta  cilindrica,  ci- 
gliata brevemente  dove  si  adatta  al  gozzo,  di  colore  sbiadito, 
con  una  sola  listerella  trasversale  bluastra  a  metà.  L'  esterna 
presenta  le  due  ali  come  in  N.  foeniculacca  DC,  pelosette,  con- 
cave, flabilliformi,  mucronate,  bluastre  al  basso,  indi  con  varie 
linee  successive  di  rosso  cupo,  gialliccio,  bluastro,  e  cosi  via 
via.  Ha  le  due  ghiandole  assai  più  sviluppate,  di  color  verde. 

Noi  quindi  ci  troviamo  in  presenza  di  nettarli  belli  e  definiti,  ^ 
a'  quali  va  giustamente  dato  il  nome  di  nettaroteche,  e  la  cui 
architettura  generale  può  ritenersi  identica  —  meno  alcune  spe- 
ciali modificazioni  —  alle  nettaroteche  del  genere  Aquilegia. 

Quali  rapporti  hanno  ora  questi  con  la  fecondazione  incrociata? 

Il  Mùller  -  riporta,  e  poi  il  Delpino  ^  siccome  proterandri  i 
fiori  di  A^.  arvensis  L.;  e  quindi  tale  specie  sarebbe  a  feconda- 
zione eterogama.  —  È  un  fatto,  che  la  maturazione  delle  antere 
negli  stami  più  bassi  preceda  di  poco  1'  evoluzione  delle  papille 


*  Il  prof.  Delpino  cosi  scrive  :  «  nel  genere  Erantlds  e  Nigella  i 
petali  sono  commutati  in  vascoli  melliferi  ad  orifizio  chiuso,  me- 
diante approssimazione  di  labbri.  »  Vedi  :  Ulteriori  osservazioni  sulla 
dicogamia  nel  regno  vegetale,  parte  II,  fase.  II,  pag.  98. 

*  H.  MilLLER,  Die  Befruchtung  der  Blumen  durcli  InseJcten,  pag.  118. 
^  F.  Delpino,  op.  cit.,  pag.  160, 


RIUNIONE  GENERALE  IN  NAPOLI  49 

stimmatiche;  ma  sono  queste  antere  appunto,  le  quali  non  hanno 
alcun  valore  nei  processi  impollinativi,  poiché  il  polline  solo  di 
quelle  negli  stami  superiori  è  attivo  sugli  stimmi.  Ebbene,  que- 
sti maturano  dopo  delle  prime  ed  innanzi  delle  seconde,  ed  hanno 
dei  movimenti  coordinati  appunto  a  tale  asincronismo  per  com- 
piere le  proprie  funzioni. 

Ora,  per  parecchie  altre  specie,  le  mie  osservazioni  dirette 
menando  a  conclusioni  negative,  dirò  che  nessuna  delle  piante 
coltivate  air  aria  libera  fu  visitata  da  insetti  ;  anzi,  tenute  suc- 
cessivamente sotto  grosse  camere  di  vetro,  vi  fiorirono  e  vi  ab- 
bonirono i  semi  senza  quindi  alcun  concorso  di  agenti  esterni. 
E  le  cose  stanno  cosi. 

Gli  stami  sono  in  ogni  specie  numerosissimi,  disposti  in  serie 
di  5  a  10,  arcuate,  parallele  fra  loro,  oblique  e  radianti  dal- 
l'asse ;  ed  ogni  serie  è  tra  una  teca  nettarifera  e  l'altra,  sicché 
al  numero  ordinario  di  otto.  Nel  boccio,  queste  serie  sono  vi- 
cendevolmente addossate  agli  stili,  eretti  ed  avvolgentisi  quasi 
intorno  a  sé  stessi  ;  ma  quando  i  petali  si  aprono,  a  poco  a  poco 
si  allungano,  ed,  a  cominciare  dai  2  o  3  più  bassi,  gradatamente 
si  piegano  sino  a  disporsi  in  tanti  fascetti  orizzontali  quante 
sono  le  serie  e  si  appoggiano  o  sui  margini  o  nel  mezzo  dei 
sepali  patenti.  Degli  altri,  uno  o  due  più  interni  si  tengono  quasi 
sempre  eretti  contro  i  carpofilli,  ed  i  restanti  per  ordine  s'inar- 
cano in  fuori  e  vi  si  mantengono  sino  alla  maturità  delle  an- 
tere, che  sono  erette,  oblunghe,  biloculari,  estrorse,  mucronate 
pel  connettivo  sporgente.  Intanto  gli  stili  subiscono  un  movi- 
mento dall'  alto  al  basso,  disponendosi  orizzontalmente  in  A^.  da- 
mascena L.  e  Bourgaei  Jord.,  e  quasi  in  saliva  L.  e  foemcula- 
cea  DC,  ripiegandosi  con  la  parte  superiore  dei  carpofilli  in 
N.  gallica  Jord.,  arcuandosi  con  tutti  i  carpofilli  in  A^.  arvensis  L.; 
al  tempo  stesso  che  nel  terzo  superiore,  cui  corrisponde  la  parte 
stimmatifera,  accennano  ad  un  altro  movimento  da  destra  verso 
sinistra.  Il  quale  finisce  quando  od  una  o  due  antere  hanno  potuto 
acchiappare  e  tenere  sino  a  loro  completa  deiscenza.  É  solo  al- 
lora, che  cominciano  a  svolgersi  in  senso  contrario  e  si  raddriz- 
zano sulle  rispettive  cassule,  mentre  i  sepali,  le  teche  nettari- 
fere,  i  primi  fascetti  di  stami  avvizziscono  e  cadono.  —  I  carpofilli, 
che  in  N.  saliva  L.  e  foemculacea  DC.  erano  al  numero  di  3 
a  5,  d' ordinario  8,  saldati  fra  loro  interamente  per  la  sutura 

Bull,  della  Soc.  hot.  ital.  4 


50  EIDNIONE   GENERALE    IN   NAPOLI 

ventrale  sino  all'apice,  di  forma  ovale-ottusa,  costituiscono  poi 
una  cassula  obovato-quadrangolare  o  triangolare  ad  angoli  smus- 
sati, rotondi,  tubercolate  nelle  facce,  con  stili  brevi,  eretti.  In 
N.  gallica  Jord.  erano  8,  fortemente  costati,  saldati  sino  oltre  i 
due  terzi  ;  e,  siccome  gli  stili  erano  brevi  piuttosto  e  nel  moto 
di  questi  per  prendere  il  polline  la  parte  superiore  esterna  dei 
carpofilli  vi  aveva  preso  parte,  cosi  costituiscono  una  cassula  8 
costata,  con  logge  alquanto  aperte  all'  apice,  con  stili  poco  di- 
vergenti. Im^ece  i  5  di  A^^.  aìwensis  L.,  essendo  saldati  solo  per 
un  terzo  ed  essendosi  troppo  arcuati  sopra  sé  stessi  nel  moto 
degli  stili,  costituiscono  cassule  con  logge  divaricato-raggianti.  In 
N.  damascena  L,  le  cassule  sono  globoso-rigonfie,  ed  alla  par- 
ticolarità, che  queste  presentano  per  un  sepimento  tangenziale 
spurio  in  una  concamerazione  esterna  più  grande  sterile  ed  una 
più  piccola  interna  fertile,  si  aggiunge  che,  al  pari  delle  teche 
nettarifere,  non  si  trovano  tutti  su  d'uno  stesso  piano  i  fascetti 
di  stami,  ovvero  ciascuno  pare  come  diviso  in  due  per  leggiero 
spostamento.  In  tal  caso  sarebbe  vera  la  figura  tipica  del  dia- 
gramma, che  li  stabilisce  in  una  sola  spirale  continua  con  i  varii 
invogli  fiorali  ;  ma  di  ciò  mi  riserbo  di  ragionare,  quando  avrò 
posto  mano  allo  studio  morfologico  generale  del  genere. 

Concludo,  adunque,  che  le  Nigella,  almeno  quelle  da  me  stu- 
diate, sono  a  fecondazione  autogama.  Né  contro  siffatta  conclu- 
sione parlano  il  vario  colore  dei  sepali  e  la  disposizione,  il  colore 
istesso  e  la  struttura  ed  i  peli  delle  nettaroteche,  le  loro  ghiandole 
ed  il  nettare,  quando  autogarae  sono,  per  esempio,  anco  molte 
Orchidee,  perfettamente  conformate  ne'  fiori  alla  eterogamia. 

Tuttavia  non  è  il  caso  di  escludere  a  tali  caratteri  delle  pro- 
prietà dicogamiche,  dato  il  modo  di  vivere  di  queste  piante,  af- 
fatto umili  tra  le  messi.  A  noi  però  resta  sempre  il  fatto,  che 
la  configurazione  esterna  della  cassula  è  in  rapporto  appunto 
con  la  lunghezza  ed  il  movimento  degli  stili  e  degli  stami  fra 
loro;  giacché  quelli,  costretti  a  ripiegarsi  contro  di  questi  per 
prenderne  il  polline  delle  antere,  esercitano  sui  respettivi  car- 
pofilli una  diversa  forza  di  trazione. 


Il  prof.  Comes  ricorda  al  Socio  Terracciano  il  proprio  lavoro  pub- 
blicato fino  dal  1874  sulla  impollinazione  della  Nigella  damascena; 
e  Terracciano  prende  atto  dell'  avvertimento. 


RIUNIOKE   GENERALE   IN   NAPOLI  51 

Il  Presidente  Arcangeli  dà  comunicazione  di  un  lavoro  del 
prof.  Goiran  dal  titolo  :  «  Una  erborizzazione  attravei'so  i  monti 
Lessini  veronesi  luglio-agosto  1891  »  e  legge  quindi  le  seguenti: 

COMUNICAZIONI  DI  A.   GOIRAN. 

Di  due  nuove  stazioni  veronesi  di  Peuceclanum  verticillare 
Koch.  —  Della  presenza  di  Hypericum  Coris  L.  e  Melampy- 
rum  lìarhatwn  W.  et  K.  nei  M.  Lessini  veronesi.  —  Di  due 
forme  albiflorae  nei  generi  Trifoliitm  e  Carduus.  —  Nuova  sta- 
zione di  Camjmnula  petraea  L,  —  Una  forma  ibrida  nel  ge- 
nere Verhascum.  —  Ed  altre  notizie. 

1.  In  altra  comunicazione  alla  Società  Botanica  Italiana  ho 
trattato  della  presenza  di  Peuceclanum  verticillare  Koch  nei 
monti  veronesi;  nel  M.  Baldo  cioè,  presso  la  Ferrara  ed  in  Ime, 
•ed  in  Valle  dì  Squaranto  nei  Lessini.  Ora  segnalo  due  nuove 
stazioni  di  questa  importante  Apiacea,  scoperte  di  questi  giorni 
negli  stessi  Monti  Lessini.  Il  giorno  3  agosto  infatti  seguendo 
il  sentiero  del  Buso  del  Gatto  che  si  stacca  un  po' al  disotto  di 
Roccapia,  ed  è  rivolto  verso  Y Adige,  V  ho  raccolta  nei  boschi 
e  sotto  al  sentiero  stesso,  nel  Colle  della  Cicala  (1200-1229  m.): 
•e  nel  giorno  10  agosto  1'  ho  poi  trovata  copiosissima  ed  in  esem- 
plari giganteschi  nei  boschi  di  Vaona  presso  S.  Anna  d' Al- 
faedo  (900-1000  m.).  Un  esemplare  aveva  l'altezza  di  m.  2.  60. 

2.  Lungo  ristesso  sentiero  del  Buso  del  Gatto  ho  pure  rac- 
colto lo  stesso  giorno  3  agosto  Hypericum  Coris  L,  —  Sino  ad 
oggi  ne  era  nota  la  presenza  solo  in  M.  Baldo  presso  Y  Eremo 
dei  SS.  Benigno  e  Caro.  Fa  pure  nel  Trentino. 

3.  Per  la  prima  volta  ho  raccolto  Melampyrum  barbaium  W. 
et  K.  fra  le  messi  nel  AL  Masue,  sempre  nei  Lessini.  Questa 
Scrofulariacea  è  nuova  pel  Veronese. 

4.  Segnalo  due  forme  aWiflorae  che  non  ricordo  di  avere  vi- 
sto indicate  in  alcuna  flora:  la  prima  è  di  Trifolium  pratense  L. 
presso  S.  Anna  d' Alfaedo  nella  contrada  Camp)Ostrin:  la  se- 
conda di  Carduus  defloratus  L.  presso  S.  Anna  d" Alfaedo,  nel 
M.  Pastelletto  e  sulle  vette  del  Corno  d' Aquilio  (1545  m.).  ^ 


*  Rivedendo  le  bozze  della  presente  nota  credo  opportuno  ag- 
giungere che  il  giorno  14  settembre  mi  sono  imbattuto  nella  forma 
albifiora  di  Trifolium  pratense  anche  nella   Valle  di  MarcelUse. 


52  RIUNIONE   GENERALE   IN  NAPOLI 

5.  Nelle  rupi  o  sengie  di  Falasco  in  Valpantena  sopra  Sta- 
lavena  cresce  copiosa  Campamela  peiraea  L.  Annunzio  un'altra 
stazione  di  questa  bella  e  rara  specie  nella  stessa  Valpantena 
nel  Vaio  della  Pernise,  al  principio  della  salita  a  Corrubio  di 
Cerro  veronese. 

6.  Nella  regione  dei  Lessini  crescono  copiosissimi  Verbascitm 
Lyclinìtis  L.  e  V.  Cliaixii  Vili.  Nella  Valle  Marcliiora  sotta 
S.  Anna  d' Alfaedo  lio  raccolto  una  forma  che  prò  interim 
ritengo  un  ibrido  fra  le  due  specie  ora  nominate,  —  Anche 
in  M.  Baldo  in  Pravazar  di  sopra  osservo  da  anni  altra  forma 
ibrida  fra  V.  Lychnitis  e  V.  nigrum. 

7.  In  S.  Anna  d' Alfaedo  e  più  ancora  a  Breonio  é  coltivata 
con  ottimo  risultato  la  Sulla  {Hedijsarum  coronariura  L.).  In 
questa  ultima  località  non  vi  é  orticello  nel  quale  una  aiuola 
non  sia  consacrata  a  questa  Faseolacea,  ritenuta  ottima  succe- 
danea al  caffè  e  con  questo  nome  pure  chiamata  volgarmente 
da  quelli  abitanti. 

8.  Tn'  altra  stazione  nei  Lessini  è  da  assegnarsi  a  Senebiera 
Coronopus  Poir.,  alle  falde  orientali  del  M.  Pastello  nel  luoga 
detto  Cà  da  Corno  sopra  violane. 

9.  U Acalypha  virginica  L.  procede  nel  suo  viaggio  d'inva- 
sione. E  ormai  giunta  sin  oltre  Parona  d\A.dige,  ove  é  stata 
primieramente  osservata  nel  settembre  dello  scorso  anno,  nella 
seconda  escursione  della  Società  Botanica  Italiana  in  occasiona 
della  riunione  di  Verona. 


Il  Socio  ^Martelli  ricorda  che  nella  gita  fatta  al  monte  Stivo 
presso  Riva  fu  raccolto  1'  Hypericum  Coris. 

Parla  quindi  della  formazione  del  grappolo  nelle  gemme  della 
vite. 


EPOCA  DELLA  FORMAZIONE  DEL  GRAPPOLO  NELLE  GEM- 
ME DELLA  VITE.  PER  U.  MARTELLI. 

Neil'  adunanza  della  nostra  Società  Botanica  tenuta  in  Firenze 
il  14  dicembre  scorso  ebbi  l' onore  di  riferire  brevemente  in- 
torno ad  alcuni  studi  sull'epoca  della  formazione  dell'infiore- 
scenza nelle  gemme  della  Vitìs  vinifera. 


RIUNIOXK   GENERALE   IX   XAPOLI  53 

Come  ebbi  a  dire  sin  d' allora,  era  mia  intenzione  di  rendere 
conto  di  quelle  mie  osservazioni  solo  quando  fossero  giunte  al 
termine  prefisso,  ma  per  alcune  ragioni  fui  allora  costretto  a 
parlarne  tanto  nella  nostra  adunanza,  quanto  nel  giornale  U Agri- 
coltore Toscano.  Ora  torno  a  svolgere  lo  stesso  argomento  ma 
entro  limiti  più  estesi,  appunto  perché  ora  soltanto  ho  comple- 
tato quelle  ricerche.  Serva  questa  dichiarazione  di  spiegazione 
e  di  scusa  se  in  questa  nota  si  ritroveranno  ripetute  alcune  delle 
cose  già  dette. 

Ognuno  converrà  meco  che  la  bibliografia  della  Vitis  vinifera, 
sia  pure  quella  solamente  scientifica  botanica,  è  forse  la  più 
estesa  di  ogni  altra.  Per  ciò  è  assai  difficile  potere  assolutamente 
accertare  se  mai  alcun  autore  abbia  o  no  trattato  un  dato  ar- 
gomento intorno  a  questa  pianta,  ma  per  quanto  abbia  eseguite 
le  mie  ricerche  bibliografiche  il  più  accuratamente  possibile,  non 
mi  fu  dato  di  rintracciare  alcuna  notizia  che  precisasse  1'  epoca 
od  il  periodo  di  vegetazione  nel  quale  il  grappolo  ha  origine 
nelle  gemme  della  Vite.  È  intorno  a  questo  tema  che  ho  ri- 
volto i  miei  studi  e  sui  quali  ora  richiamo  la  vostra  attenzione. 
L' argomento  mi  è  sembrato  assai  interessante,  specialmente  dal 
lato  agricolo  ed  economico,  interessando  molto  di  conoscere 
quando  e  per  quali  cause  si  forma  il  fiore  e  per  conseguenza 
anche  il  frutto  di  una  pianta  che  ha  per  noi  tanta  importanza. 

Si  ritiene  scientificamente  che  l' età,  la  predisposizione,  la 
stanchezza,  l' indebolimento,  la  robustezza,  il  calore  e  la  siccità 
siano  altrettanti  agenti  coadiuvanti  la  pianta  nella  produzione 
dei  suoi  fiori.  Fra  tutte  le  cause  ora  citate,  a  parte  l'età,  con- 
dizione essenziale,  specialmente  nei  vegetali  arborei,  il  calore  é 
il  coefficiente  più  necessario  per  la  produzione  delle  gemme  fio- 
rifere. Infatti  non  è  difficile  osservare  alcune  piante,  le  quali 
tenute  ad  una  temperatura  vegetano  bene  ma  non  producono 
fiori,  sino  a  tanto  che  il  calore  dell'ambiente  in  cui  vivono  non 
viene  aumentato.  ' 


*  La  quantità  di  calorico  di  cui  una  pianta  lia  bisogno  per  fiorire 
€  per  fruttificare  è  stato  creduto  poterla  stabilire  all'  incirca  dalla 
somma  dei  gradi  di  calorico  di  cui  ha  goduto  durante  il  periodo  ve- 
getativo. Cosi  per  la  Vitis  vinifera  si  è  creduto  occorrere  1'  accu- 
mulazione di  2603  a  3000  gradi  cent,  per  fiorire,  e  da  4500  a  5000 
gradi  cent,  per  maturare  il  frutto. 


54  RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI 

Altro  agente  attivo  nella  formazione  dei  fiori  secondo  le  opi- 
nioni del  Sachs  *  sarebbero  pure  i  raggi  ultra-violetti  dello  spet- 
tro solare,  sotto  l' azione  dei  quali  avverrebbe  la  formazione  di 
una  sostanza  speciale  clie  l'autore  chiama  «  autogena  »  ed  alla 
presenza  della  quale  sarebbe  collegata  la  formazione  dei  fiori.  ^ 

Il  Sachs  riterrebbe  che  quantità  estremamente  piccole  di  una 
0  più  sostanze  speciali  fissate  nelle  foglie  produrrebbero  i  ma- 
teriali di  formazione,  che  quindi  verrebbero  trasmessi  ai  punti 
di  accrescimento  per  prendere  in  appresso  parte  alla  formazione 
dei  fiori. 

Secondo  le  esperienze  del  Sachs  esisterebbero  nello  spettro 
solare  in  rapporto  alla  influenza  che  essi  possono  esercitare 
sulla  vegetazione  3  qualità  di  raggi,  vale  a  dire:  quella  dei  raggi 
gialli  e  di  quelli  immediatamente  affini,  dei  bleu  e  degli  ultra- 
violetti. I  primi  sarebbero  quelli  che  favorirebbero  la  decompo- 
sizione dell'acido  carbonico  e  sarebbero  quindi  i  più  attivi  nel- 
r assimilazione;  i  secondi  gli  agenti  dei  movimenti  dovuti  agli 


Tale  opiniona  sembra  che  non  sia  rigorosamente  conforme  al  vera 
o  almeno  offre  campo  a  molte  obiezioni.  Sta  poi  a  combatterla  il  fatto 
che  se  la  somma  di  calorico  ritenuta  necessaria  per  la  fioritura  o 
per  la  maturazione  nel  frutto  si  accumula  lentamente  o  viene  ri- 
partita in  piccole  frazioni,  durante  un  lungo  periodo,  oppure  vice- 
versa in  quote  elevate  in  corto  tempo,  non  otterremo  il  resultato 
voluto  né  per  la  fioritura  né  per  la  maturazione  del  frutto.  Da  ciò 
resulterebbe  assai  evidente  che  per  la  completa  vegetazione  delle 
piante,  oltre  al  quantitativo  di  calorico,  di  umidità  ecc.,  occorre 
anche  la  ripartizione  di  tali  agenti  entro  certi  limiti  e  durante  certe 
epoche  del  periodo  vegetativo  annuale. 

*  J.  Sachs,  Arheìt.  Bot.  Inst.  Wurzburg,  III,  372. 

-  Gli  esperimenti  relativi  furono  fatti  dal  prof.  Sachs  sul  Tropaeo- 
lum  majits.  L' autore  ha  riconosciuto  che  allorquando  i  raggi  so- 
lari attraversano  una  soluzione  di  solfato  di  chinino,  i  raggi  ultra- 
violetti vengono  intieramente  assorbiti  o  trasformati  in  raggi  di 
minor  refraugibilità,  diventano  visibili  e  di  un  colore  bleu.  Se  ap- 
profittando di  tale  particolarità  si  obbliga  una  pianta  a  crescere 
dietro  uno  schermo  di  solfato  di  chinino  si  osserva  che  lo  sviluppo 
degli  organi  vegetativi  ha  luogo  in  modo  normale,  ma  non  si  pro- 
ducono fiori.  Cosi  26  piante  tenute  nelle  condizioni  sopra  espresse 
produssero  un  solo  fiore  ed  anche  assai  stentato,  raentreché  20  altre 
piante  cresciute  in  condizioni  simili,  ma  dietro  uno  schermo  di  acqua 
pura  della  stessa  densità  della  soluzione  del  solfato  di  chinino,  pro- 
dussero 55  fiori. 


RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI  55 

stimoli  esterni  di  irritazione;  i  terzi  quelli  che  nelle  foglie  e 
nelle  parti  verdi  produrrebbero  le  sostanze  generatrici  dei  fiori. 

Tutte  queste  teorie  lasciano  ancora  la  scienza  molto  all'  oscuro 
sopra  r  importante  quesito  della  vera  causa  della  formazione 
dei  fiori,  la  quale  molto  probabilmente  non  è  una  sola  ma 
il  resultato  del  concorso  di  tutte  le  funzioni  della  vita  della 
pianta.  Senza  però  discutere  le  esperienze  del  Sachs/  né  i  re- 
sultati dell'  azione  dei  raggi  ultra-violetti,  non  dobbiamo  dimen- 
ticare che  altre  cause  indubitatamente  favoriscono  lo  sviluppo 
dei  fiori.  Qui  l'agricoltura  viene  in  nostro  aiuto  e  con  espe- 
rienze coronate  da  eccellenti  resultati  dimostra  come  dalla  pre- 
senza nel  terreno  di  certe  sostanze  piuttostoché  di  altre,  la  ve- 
getazione tutta  di  una  pianta  e  specialmente  la  produzione  dei 
fiori  è  grandemente  attivata.  Cosi  ad  esempio  è  ormai  accertato 
r  effetto  nel  senso  suddetto  dei  sali  di  potassa  per  la  Vitis  vi- 
nifera, per  il  Solanum  esculenhcm,  per  il  Pisum  saiivum  ecc., 
mentre  i  concimi  azotati  hanno  effetto  sopra  il  Tritìcum  sati- 
vum  ed  i  fosfati  sopra  la  Brassica,  il  Saccharum  offìcinarum, 
la  Zea  Mais  ecc.  ^ 

Dai  resultati  che  1'  agricoltura  ha  ottenuto  mediante  le  con- 
cimazioni artificiali  specialmente  apparirebbe  che  nella  forma- 
zione dei  fiori  avesse  grande  influenza  1'  accumulamento  nella 
pianta  di  alcune  sostanze,  le  quali  renderebbero  i  succhi  di  den- 
sità atta  a  determinare  i  tessuti  delia  pianta  a  modificarsi  da 
vegetativi  in  riproduttivi.  Come  già  abbiamo  detto,  il  calorico 


*  Queste  esperienze  sembrami  dovrebbero  essere  ripetute  tenendo 
un  sistema  analogo  a  quello  seguito  dal  Ville  per  accertare  sui  ve- 
getali 1'  azione  dei  concimi  e  dei  vari  componenti  il  terreno,  colti- 
vando le  piante  entro  sabbia  calcinata  e  priva  perciò  di  qualsiasi 
nuti'imento.  Sembrami  che  agendo  in  tal  guisa  e  con  esempi  di  con- 
fronto, i  resultati  dovrebbero  essere  più  concludenti,  perchè  se  nelle 
piante  coltivate  nella  sabbia  calcinata  la  produzione  di  fiori  è  assai 
scarsa;  severamente  i  raggi  ultra- violetti  hanno  tanta  azione  sulla 
formazione  delle  gemme  fiorifere,  tenendo  queste  piante  in  presenza 
di  raggi  ultra-violetti,  si  dovrà  ottenere  per  resultato  un  aumento 
rilevante  di  fiori,  quasi  da  compensare  almeno  in  parte  la  povei'tà 
del  terreno,  mentre  che  con  la  contro  prova,  cioè  facendo  crescere 
le  piante  dietro  schermi  di  solfato  di  chinino,  ne  dovrebbe  resultare 
la  sterilità  quasi  completa. 

*  Ville,  Jjes  engraìs  chimiques. 


56  RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI 

nonché  1'  umidità  relativa,  hanno  parte  attivissima  nello  sviluppo 
dei  fiori.  È  quindi  facile  intendere  quanta  influenza  debbono 
avere  nella  vita  vegetativa  le  condizioni  atmosferiche  soprat- 
tutto, durante  il  periodo  nel  quale  la  pianta  forma  le  sue  gem- 
me fiorifere;  per  cui  se  potremo  arrivare  a  conoscere  in  quale 
epoca  0  stagione  dell'  anno  la  Vite  forma  i  suoi  grappoli  nella 
gemma,  e  quali  sono  le  condizioni  atmosferiche  sotto  la  cui  in- 
fluenza tale  formazione  ha  luogo,  potremo  da  queste  conoscenze 
dedurre  delle  conclusioni  di  una  utilità  pratica  per  l'agricoltura. 

Le  mie  prime  osservazioni  sulla  g^^mma  della  Vite  ebbero 
principio  nel  mese  di  agosto  dell'anno  decorso,  e  furono  rego- 
larmente proseguite  di  15  in  20  giorni.  Prendendo  una  gemma  di 
un  tralcio  per  lo  più  la  3*  o  la  4"  inferiore  (la  1''  e  la  2*  sono 
semplicemente  foglifere)  e  tolto  il  primo  involucro  di  perule,  si 
mettono  a  nudo  tre  gemme  secondarie,  di  cui  è  d'ordinario  com- 
posta ogni  gemma  ben  formata  di  Vite.  Di  queste  tre,  le  due  late- 
rali danno  origine  a  rami  non  produttivi  e  volgarmente  chia- 
mansi  femminelle,  mentre  solo  la  mediana  produce  il  tralcio  o 
ramo  principale  sul  quale  compariscono  i  grappoli. 

Trascurando  le  due  gemme  secondarie  e  portando  la  nostra 
attenzione  sopra  la  gemma  mediana,  se  coli'  aiuto  di  una  lente 
che  ingrandisca  circa  10  diametri  si  separano  una  ad  una  le 
varie  parti  di  cui  é  composta  detta  gemma,  vedremo  prima  di 
tutto  all'  esterno  alcune  squame  piuttosto  grandi  ovate,  brune, 
assai  consistenti  e  rivestite  di  peluria;  al  di  sotto  di  queste 
prime  squame  altre  ancora  se  ne  vedranno  di  forma  eguale  ad 
esse,  ma  più  piccole  e  di  colore  verdastro,  abbondantemente  la- 
nose. Dopo  un  paio  di  cicli  di  tale  squame  si  incontrano  delle 
piccolissime  foglie  verdi,  le  quali  nonostante  la  piccolezza  loro 
sono  distintamente  caratterizzate,  ma  avvolte  da  una  densa  pe- 
luria. Proseguendo  ancora  1'  operazione  e  distaccate  ad  una  ad 
una  tre  o  quattro  di  queste  foglioline,  apparisce  da  un  lato  un  cor- 
piciattolo  della  lunghezza  di  circa  un  mill.,  di  forma  subtrigono,  pi- 
ramidale, a  base  appena  asimmetrica,  di  colore  verdastro  e  rico- 
perto anche  esso  di  peluria.  Con  un  ingrandimento  più  forte  si 
possono  scorgere  sulla  sua  superficie  delle  piccole  protuberanze 
ravvicinate  fra  loro,  ma  con  una  disposizione  spirale.  È  questo 
corpuscolo  piramidale  un  giovanissimo  grappolo,  ma  di  esso  ri- 
torneremo a  parlare  in  appresso. 


RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI  57 

Proseguendo  nella  dissecazione  si  trova,  quasi  dal  lato  opposto 
al  primo  grappolo  ora  descritto,  una  piccola  fogliolina  ed  un 
sacondo  grappolo  uguale  al  primo,  ma  solo  più  piccolo;  talvolta 
mi  sono  imbattuto  in  un  terzo  grappolo  che  in  tal  caso  non  tro- 
vasi di  seguito  ai  due  primi,  ma  bensì  dopo  una  interruzione.  Non 
vi  è  dubbio  alcuno  sulla  natura  di  questi  piccoli  corpicciuoli 
piramidali,  essi  sono  certamente  dei  giovani  grappoli,  inquan- 
tochè  la  posizione  loro  non  può  dar  luogo  ad  equivoci.  Inoltre, 
allorché  uno  di  essi  venga  trasportato  sotto  il  microscopio,  la 
forma  risulta  tanto  evidente  che  sparisce  qualsiasi  dubbio. 

Facciamo  una  sezione  longitudinale  di  un  corpo  piramidale 
dopo  averlo  incluso  nel  sapone  glicerinato  ed  osserveremo 
r  asse  longitudinale  con  piccole  protuberanze  con  alla  base  una 
brattea  assai  sviluppata.  Queste  protuberanze  rappresentano  le 
prime  ramificazioni  dell'  asse  principale,  ma  su  di  esse  non  è 
ancora  comparsa  alcuna  traccia  di  protuberanze  fiorali  di  cui 
non  mi  è  mai  stato  possibile  di  scorgerne  indizio  sui  grappoli 
contenuti  nelle  gemme  di  agosto.  Altre  gemme  raccolte  nel  set- 
tembre e  ottobre  si  sono  mostrate  nelle  stesse  condizioni  delle 
precedenti,  senza  modificazione  od  aggiunta  nella  loro  apparente 
struttura,  solo  ho  osservato  in  esse  un  lento  accrescimento  che' 
é  divenuto  anche  più  lento  nelle  gemme  esaminate  nei  mesi  di 
novembre,  dicembre  e  gennaio. 

Fu  nei  piccoli  grappoli  dissecati  Ja  gemme  raccolte  nel  feb- 
braio, che  per  la  prima  volta  notai  delle  protuberanze  laterali 
corrispondenti  alle  prime  ramificazioni  dell'  asse  principale  una 
tendenza  all'allungamento  ed  in  seguito  vidi  comparire  lateral- 
mente nella  parte  superiore  di  ciascuna  protuberanza  una  pic- 
cola prominenza,  indizio  di  ulteriore  differenziamento. 

Dopo  coscienzioso  esame  venni  alla  conclusione  che  si  era 
adesso  giunti  alla  formazione  del  fiore,  e  che  di  fatto  ognuna 
di  queste  ultime  prominenze  non  era  altro  che  la  prima  trac- 
cia di  fiore.  Era  quanto  occorreva  conoscere  e  perciò  non  andai 
oltre,  né  mi  curai  di  seguire  1'  ulteriore  sviluppo  del  fiore,  es- 
sendo ormai  conosciuta  la  sua  organogenia. 

Dal  sopra  esposto  rimane  constatato  che  la  prima  apparizione  dei 
grappoli  nelle  gemme  della  Vite  ha  luogo  nell'estate,  epoca  nella 
quale  si  formano  le  gemme  stesse,  come  rimane  provato  che  la 
prima  traccia  dei  fiori  si  manifesta  in  esse  nella  fine  dell'inverno. 


58  RIUNIONE   GENERALE   IX   NAPOLI   ' 

Che  la  gemma  di  agosto  contenga  di  già  i  grappoli  ne  ho 
avuto  la  riprova  dal  seguente  fatto. 

Nella  seconda  metà  di  agosto  passato  cadde  nel  Mugello  (To- 
scana) copiosissima  grandine  che  devastò  completamente  il  rac- 
colto dell'uva  e  le  piante.  Private  in  tal  guisa  di  pam  pani  quelle 
povere  piante  furono  costrette  a  svolgere  le  gemme  destinate 
all'ibernazione;  per  cui  queste,  dopo  avere  svolte  le  prime 
foglie  nel  modo  stesso  come  avviene  ogni  anno  nella  primavera, 
produssero  i  primi  grappoli  che  vi  si  trovavano  già  formati.  la 
stesso  nell'ottobre  seguente  raccolsi  alcuni  di  questi  grappoli  per- 
fettamente sviluppati  con  i  loro  fiori  in  boccio.  Forse  si  potrebbe 
giungere  a  spiegare  questo  fatto  anche  con  altre  ipotesi,  ma  la 
spiegazione  accennata  sembrami  tanto  naturale  e  semplice  e  nel 
tempo  stesso  istruttiva,  da  non  dovere  pensare  a  cercarne  altra. 

Ora  quale  conclusione  si  può  trarre  da  queste  osservazioni, 
se  non  che  i  grappoli  della  Vite  si  formano  contemporanea- 
mente alle  foglie  nella  gemma  ibernante,  durante  1'  estate  che 
precede  la  fioritura  della  susseguente  primavera?  Cosi  abbiamo 
che  mentre  il  frutto  di  un  anno  è  in  via  di  maturazione,  quello 
dell'anno  avvenire  si  trova  di  già  abbozzato  ed  in  istato  em- 
brionale nelle  gemme  dei  tralci  che  si  sono  sviluppati  nell'  an- 
nata. Rimane  pure  provato  che  questo  giovane  grappolo  coi 
fiori  non  ancora  formati,  od  almeno  in  uno  stato  molto  rudi- 
raentario  o  meglio  allo  stato  potenziale,  per  vari  mesi  resta 
pressoché  in  riposo,  finché  al  risveglio  della  vita  vegetativa 
nella  primavera  veniente  gradatamente  si  completa  e  sviluppa 
i  suoi  fiori.  Adunque  possiamo  distinguere  due  periodi  impor- 
tantissimi nella  vita  riproduttiva  annuale  della  Vitis  vinifera: 
il  primo  estivo  od  autunnale,  nel  quale  ha  luogo  la  prima 
comparsa  è  la  formazione  delle  parti  assili  del  grappolo;  il  se- 
condo primaverile,  nel  quale  si  effettua  la  differenziazione  del- 
l' asse  principale  in  assi  secondari  ed  in  fiori. 

Il  periodo  invernale  è  un  periodo  di  riposo  nel  quale  non  ac- 
cadono cambiamenti  apparenti  nelle  gemme.  È  certo  innegabile 
r  importanza  di  una  stagione  propizia  durante  il  secondo  pe- 
riodo o  primaverile,  per  il  regolare  sviluppo  dei  fiori,  ma  per 
la  formazione  dei  grappoli  e  quindi  per  la  quantità  di  questi 
che  comparirà  nella  primavera  deve  avere  maggiore  influenza 
il  calore  e  l'umidità  della  stagione  estiva  ossia  del  primo  periodo. 


RIUNIONE   GENERALE   IN    NAPOLI  59 

Ognuno  converrà  meco  che  se  nell'  estate,  cioè  durante  la  for- 
mazione dei  grappoli,  la  stagione  corre  umida  e  fresca,  verrà 
favorito  lo  sviluppo  vegetativo  a  preferenza  del  riproduttivo  e 
lo  sviluppo  dei  grappoli  sarà  scarso  ed  imperfetto. 

Dal  lato  pratico  avendo  constatato  che  l'epoca  della  forma- 
zione dei  grappoli  della  vite  ha  luogo  nell'  estate,  ognuno  che 
abbia  acquistata  la  pratica  necessaria  potrà  sino  dai  mesi  au- 
tunnali conoscere  con  molta  approssimazione  quale  sarà  la 
produzione  di  grappoli  per  l'anno  venturo  e  quindi  potrà  azzar- 
dare, con  una  certa  dose  di  verità,  una  previsione  sulla  mag- 
giore o  minore  abbondanza  della  promessa  della  futura  raccolta; 
per  di  più  da  queste  osservazioni  se  ne  potrà  forse  avvantag- 
giare r  agricoltura  potendo  ricavare  dei  dati  positivi  sull'  epoca 
e  sul  modo  più  favorevole,  sia  per  somministrare  i  concimi  e  sia 
per  eseguire  le  potature  delle  viti. 

L'  adunanza  è  quindi  tolta. 


Gita  a  Baia  e  ad  Ischia. 

Alle  12  mer.  i  Congressisti  partirono  con  la  ferrovia  per  Baia,  ove 
lungo  la  spiaggia  raccoglievano  alcune  piante  interessanti  pei  Soci 
delle  parti  più  settentrionali  della  Penisola. 

In  causa  di  un  cambiamento  di  orario  del  battello  a  vapore  non 
potè  efifettiiarsi  la  erborazione  al  Fusaro,  ove  alcuni  Soci  si  reca- 
rono poi  dopo  la  Riunione. 

La  partenza  per  Ischia  si  effettuava  da  Pozzuoli;  i  Soci  pei-not- 
tarono  al  paese  d' Ischia  e  il  mattino  dipoi  per  tempo  s'incammina- 
rono per  l'Eporaeo,  discendendo  poi  a  Casamicciola.  Benché  alcune 
rarità  dell'  isola  non  fossero  state  raccolte,  stante  la  ristrettezza, 
del  tempo,  il  resultato  della  erborizzazione  fu  nondimeno  assai  sod- 
disfacente e  basti  solo  ricordare  l' Ipomaea  atolonifera  e  la  Woodwar- 
dia  radicans. 


Adunanza  pubblica  del  20  agosto  1891. 

Apre  1'  adunanza  il  Presidente  Arcangeli  a  ore  8  ^'^  leggendo  una 
lettera  del  Socio  Lojacono  Poiero  che  si  scusa  dal  non  essere  in- 
tervenuto alla  Riunione  e  che  invia  in  dono  alla  Società  alcune 
sue  pubblicazioni. 


co  RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI 

Il  Socio  BORzi  espone  i  risultati  di  sue  ricerche  Sui  fasci  hicol- 
Interali  di  alcune  Croci/ere  e  delle  relative  anomalie.  È  noto,  egli 
dice,  come  i  fasci  libero-legnosi  di  alciine  Crocifere,  secondo  le  ri- 
cerche di  Dennert,  presentino  una  regione  interna  d' indole  floe- 
mica  ;  sarebbero  perciò  dei  fasci  bicollaterali  nel  senso  ammesso  dai 
moderni  istologi.  Sulla  costituzione  e  sull'  origine  del  floema  in- 
terno le  ricerche  del  Dennert,  contengono  qualche  lacuna.  Di  più, 
l'esame  di  detti  fasci  presso  la  Brassica  fruticulosa  Cyr.  e  V  Eruca- 
strum  virgatum  Stev.  porge  occasione  di  rilevare  importanti  parti- 
colarità anatomiche  non  ancora  segnalate  dagli  autori. 

I  fasti  di  Br.  fruticulosa  offrono  una  struttura  primaria  che  non 
può  dirsi  veramente  normale,  in  quanto  che  taluni  fasci  rimangono 
aifatto  incompleti  per  mancata  formazione  di  vasi  spirali,  caratteri- 
stici rappresentanti  del  legno  primario;  questo  riducesi  in  tal  caso 
a  pochi  elementi  di  parenchima  legnoso.  Seguendo  lo  svihippo  della 
porzione  circummidollare  di  ogni  fascio  completo  si  nota  come  molto 
di  buon' ora  differenziasi  il  cambio,  mentre  nella  regione  postero-cam- 
biale del  nascente  fascio  prendono  origine  dei  vasi  anulati  e  spi- 
rali separati  da  pochi  elementi  di  parenchima.  Questi  ultimi  segui- 
tano a  segmentarsi  per  costituire  alla  fine  un  cordone  più  o  meno 
spesso  di  elementi  d'indole  floemica;  essi  sono,  in  massima  parte 
delle  cellule  cambiformi  fra  le  quali  scorgonsi  degli  esili  gruppi  di 
vasi  crivellati.  Durante  i  primordi  della  sua  costituzione  il  cambio 
è  suscettivo  di  accrescere  detta  regione  floemica,  generando  nel 
tempo  stesso  nuovi  vasi  spirali.  Sicché  è  da  concludere  che  il  floema 
interno  non  derivi  esclusivamente  dal  meristema  primitivo,  né  esso 
debba  la  sua  origine  ad  un  cambio  proprio  come  fa  supposto  dal 
Dennert  nel  caso  di  altre  Crocifere. 

Nella  Br.  fruticolosa  il  floema  interno  ha  i  medesimi  caratteri  del 
libro  esterno.  In  altre  Crocifere  {Koniga,  etc.)  per  altro  detto  tes- 
suto presentasi  assai  ridotto  di  proporzioni  e  sj)3SS0  rappresentato 
da  pochi  elementi  cambiformi. 

II  cambio  normale  possedendo  nelle  sue  prime  origini  la  facoltà 
di  generare  degli  strati  di  libro  in  ordine  centrifugo,  conserva  il- 
limitata siffatta  proprietà.  In  tal  guisa,  in  corso  di  accrescimento, 
la  regolare  formazione  di  legno  secondario  viene  interrotta  dalla 
produzione  di  libro  secondario,  il  quale,  spesso  in  forma  di  zone 
continue  anulari,  vedssi  intercalato  fra  il  legno  stesso.  Dette  zone 
di  libro  corrispondono  ai  differenti  periodi  di  accrescimento  dei  fu- 
sti, e  segnatamente  parrebbe  certo  che  siffatta  produzione  di  floema, 
in  via  centrifuga,  avesse  luogo  durante  la  stagione  estiva  quando, 
cioè,  la  pianta  trovasi  esposta  a  prolungata  siccità. 

L'anatomia  della  radica  di  Br.  fruticulosa  conferma  i  dati  espo- 
sti. Anche  i  fasci  libero-legnosi  di  datto  organo  possiedono  dei  cor- 
doni di  floema  interno  dovuti  alla  primordiale  attività  del  cambio. 
Da  questo  hanno  parimente  più  tardi  origine  degli  strati  di  libro 
secondario  formanti  delle  zone  all'  interno  del  legno. 


RIUXIOXE   GENERALE    IN   NAPOLI  61 

Viene  qiTiiidi  presentata  la  nota  seguente  del  Socio  Baroni  : 

SULLA  STRUTTURA  DEL  SEME  DELL'  BEMEROCALLIS 
FLAVA  L.  NOTA  PRELIMINARE  DEL  DOTT.  EUGE- 
NIO  BARONI. 

Sul  seme  di  Ilemerocallis  flava,  per  quanto  è  a  mia  cono- 
scenza, nessuno  fin  ad  ora  ha  scritto  con  qualche  dettaglio.  * 
Ciò  mi  ha  indotto  a  intraprendere  sui  semi  di  questa  specie  al- 
cune ricerche,  che  cominciai  fin  dal  luglio  decorso.  Mi  piace 
dichiarare  che,  quanto  verrò  esponendo,  é  soltanto  un  riassunto 
di  osservazioni  più  estese  risguardanti  anche  il  frutto,  le  quali 
saranno  oggetto  di  altra  nota;  essendoché  per  quest'anno  mi 
ha  fatto  difetto  il  materiale  raccolto  nell'Orto  botanico  pisano. 

I  semi  di  Hemerocallis  flava,  provenienti  da  ovoli  anatropi, 
sono  provvisti  di  un  brevissimo  podospermo  poco  resistente,  il 
quale  in  sezione  trasversa  apparisce  di  forma  acutamente  ellit- 
tica; si  mostrano  globosi  e  soltanto  in  corrispondenza  del  mi- 
cropilo terminano  in  punta  leggermente  uncinata.  Dalla  parte 
opposta  al  loro  punto  di  attacco  presentano  una  costola  che  si 
modella  sopra  il  rafe.  Sono  neri,  lucenti  ed  a  superficie  liscia: 
misurano  0'",006  di  lunghezza  e  0",P05  di  larghezza.  Molto  spesso 
sono  in  numero  di  uno  per  ogni  loggia  del  frutto,  aderenti  al- 
l' angolo  interno  della  cassula  triquetra,  non  di  rado  in  numero 
di  due  0  tre.  La  consistenza  del  seme  è  corneo-coriacea;  tanto 
é  vero  che,  facendo  delle  sezioni,  il  rasoio  rimane  intaccato.  La 
qual  cosa  mi  fa  giustamente  ritenere  inesatta  l'espressione  di 
Bentham  e  Hooker,  che  a  proposito  dei  semi  di  Hemerocallis 
scrivono:  «  texta  laxa  crassiuscule  membranacea.  »^ 

Lo  sperraoderma  consta  di  8  o  10  strati  di  grosse  cellule  ir- 
regolarmente arrotondate  o  rettangolari.  Una  sezione  trasversa 


*  EnCtLEr  und  Prantl,  Die  natilrlichen  Pflanzenfamilii'n,  2  Lie- 
ferung.  Juncaceae,  Stemonaceae  und  LlUaceae,  pag.  40.  Leipzig,  1887. 

-  Bentham  et  Hooker,  Genera  plantarum^  voi.  Ili,  pars.  II, 
pag.  773.  Lendini,  1883. 


62  RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI 

di  esso  lascia  vedere  esternamente  tre  strati  di  elementi,  in 
prevalenza  rettangolari,  a  parete  fortemente  ispessita  e  masche- 
rati da  un'  abbondante  quantità  di  sostanza  colorante. 

Il  primo  strato  esterno  presenta  un  colore  leggermente  vio- 
laceo; il  secondo,  ove  la  sostanza  è  maggiormente  ammassata, 
e  colorato  in  nero;  il  terzo  finalmente  mostra  una  gradazione 
di  colore  che  va  dal  nero  al  giallo-rossastro.  Al  di  sotto  di  questi 
primi  tre  strati  se  ne  osservano  altri  5  o  6  costituiti  da  cellule 
ovoidee,  con  parete  piuttosto  sottile,  colorate  in  giallognolo,  co- 
lore del  quale  è  provvisto  anche  il  plasma  in  esse  contenuto. 
Finalmente  le  cellule  man  mano  che  si  avvicinano  all'albume 
si  comprimono  fortemente  fra  loro,  riducendosi  abbastanza  al- 
lungate, e  costituiscono  in  tal  modo  una  porzione  distinta  da 
quelle  precedentemente  citate.  Frammiste  alle  cellule  ovoidee 
trovansi  disseminate  una  quantità  di  trachee  con  ispessimenti 
elicoidali,  alcune  delle  quali  hanno  parete  molto  ingrossata, 
mentre  altre  l' hanno  estremamente  sottile.  Un  grosso  fascio  di 
trachee,  accompagnato  da  cellule  cambiformi,  trovasi  in  corri- 
spondenza della  costola  longitudinale,  che  abbiamo  notato  alla 
superfìcie  del  seme.  Del  quale  fascio  ho  potuto  facilmente  ac- 
certare la  continuazione  col  breve  podosfermo  seminale. 

Esposta  cosi  con  qualche  dettaglio  la  costituzione  dello  sper- 
moderma  nasce  spontanea  la  domanda  se  in  esso  si  distinguono 
due  tegumenti  seminali,  corrispondenti  alla  primina  e  alla  se- 
condina dell'ovolo,  oppure  se  uno  solo  sia  conservato  nel  seme. 

A  questo  proposito  il  sig.  Marcel  Brandza*  in  una  recente 
memoria  formula  le  seguenti  conclusioni,  che  mi  piace  di  ripor- 
tare qui  nella  loro  integrità: 

1°  €  Chez  les  plantes  dont  l'ovule  a  deux  téguments,  la  con- 
«  stitution  des  enveloppes  de  la  graine  et  leur  origine  ne  sont 
«  pas  telles  qu'on  les  a  décrites  généralement.  Dans  la  plupart 
«  des  cas,  le  tègument  interne  n'est  pas  digéré.  Il  persiste  et 
«  peut  souvent  constituer  la  partie  lignifiée  de  l'ehveloppe  sé- 
«  minale.  Parfois,  le  nucelle  lui-raéme  contribue  à  la  formation 
«  des  enveloppes  de  la  graine  mure.  C'est  seulement  dans  quel- 


'  M.  Brandza,  Recherches  siir  le  développement  des  téguments  sémi- 
naux  des  Atigiospermes,  in  Comptes  rendus  de  VAcadémie  des  sciences 
de  Paris,  T.  CX,  pag.   1225.  Paris.,  1890. 


RIUNIONE   GENERALE    IN   NAPOLI  63 

«  ques  familles  que  l'enveloppe  de  la  graine  est  formée  par  la 
«  partie  extérieure  du  tégument  externe  de  l'ovule. 

2"  «  Chez  les  plantes  dont  l'ovule  n'a  qii'iin  tégument,  les 
«  enveloppes  de  la  graine  proviennent,  soit  de  cet  unique  té- 
«  gument,  soit  à  la  fois  de  ce  tégument  et  du  nucelle.  Quelque- 
«  fois,  la  partie  lignifiée  de  la  graine  peut  méme  tirer  son  ori- 
«  gìne  de  l'épiderme  du  nucelle.  » 

Nel  contesto  della  memoria  dice  inoltre  che  in  certe  Gigliacee 
sussiste  nel  seme  il  tegumento  interno,  mentre  in  certe  altre 
viene  riassorbito. 

Ora  le  osservazioni  da  me  fatte  ritengo  mi  permettano  di  as- 
serire che  nei  semi  di  cui  ci  occupiamo  persiste  il  tegumento 
interno  corrispondente  alla  secondina  dell'  ovolo.  E  ciò  può  di 
leggieri  osservarsi  anche  coli' esame  macroscopico;  poiché  sbuc- 
ciando un  seme  la  parte  coriacea  esterna  vien  facilmente  tolta 
via  insieme  alla  carnosa,  e  invece  addossata  alla  mandorla  ri- 
mane una  pellicola  membranacea  filamentosa,  la  quale  deve  con 
molta  probabilità  ritenersi  come  il  tegumento  interno  o  tegmen. 

Coi  più  usati  solventi,  tanto  a  freddo  quanto  a  caldo,  ho  spe- 
rimentato la  solubilità  della  sostanza  che  dà  il  colore  al  seme, 
ma  non  ho  ottenuto  resultati  soddisfacenti.  In  presenza  di  acidi 
forti  si  comporta  in  modo  differente:  cosi  con  acido  nitrico  di- 
scretamente concentrato  la  sostanza  si  colora  in  giallo-rossastro, 
V  azione  prolungata  di  questo  acido  (48  ore)  muta  quest'  ultima 
colorazione  in  giallo-violetto.  L' acido  solforico  pure  concentrato 
invece  fa  acquistare  alla  sostanza  un  colore  verde-sporco  nella 
parte  superficiale  esterna,  mentre  la  massa  apparisce  colorata 
in  nero-sporco.  L' azione  prolungata  di  questo  acido  (48  ore) 
induce  una  colorazione  nero-violetta.  Il  colore  giallo-rossastro, 
di  cui  son  provviste  le  cellule  dello  spermoderma,  deve  con 
molta  probabilità  attribuirsi  prevalentemente  alla  presenza  di 
sostanze  tanniche  e  di  altre  afl3ni,  giacché  esse  cellule  acqui- 
stano colorazione  verde-nerastra  con  acetato  ferrico  e  anche 
con  acido  osmico. 

La  mandorla,  che  costituisce  la  parte  maggiore  del  seme,  si 
presenta  formata  dall'  albume  e  dall'  embrione. 

L'  albume  consta  di  elementi  in  forma  di  romboidi  a  parete 
sottile  disposti  in  serie  radiali  di  15  a  20  cellule.  In  que- 
ste stanno  incluse  sostanze  alburainoidi,  olii-grassi  e  fecola.  La 


64  RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI 

quale  ultima  con  iodio  si  rende  maggiormente  manifesta  in 
forma  di  minuti  granuli  globosi.  Questi  sono  in  maggior  numero 
nelle  cellule  degli  strati  più  lontani  dall'  embrione,  mentre  vanno 
diminuendo  e  finalmente  scomparendo  negli  strati  con  questo  a 
contatto.  Ciò  deve  attribuirsi  alla  parziale  digestione  avvenuta 
per  opera  dell'embrione  stesso:  inquantocliè  gli  ultimi  strati 
cellulari,  oltre  ad  essere  sprovvisti  di  fecola,  mancano  anche 
delle  gocce  d'  olio  e  delle  altre  sostanze  dianzi  citate. 

L'embrione  infine  occupa  la  parte  centrale  del  seme:  é  sub- 
cilindrico, allungato  e  sporgente  al  di  fuori  dell'  albume  colla 
porzione  corrispondente  alla  radichetta.  Misura  da  O^jOOG  a0'",007 
di  lunghezza  e  da  0'",002  a  0"\003  di  larghezza. 

Il  cotiledone  racchiude  completamente  la  gemmetta  in  una 
cavità  conica  posta  in  basso.  La  foglia  cotiledonare,  in  corri- 
spondenza della  gemmetta,  presenta  i  suoi  margini  l'uno  all'altro 
sovrapposti,  o  solo  semplicemente  aderenti,  limitando  in  tal  modo 
una  fenditura  longitudinale,  mentre  al  di  sopra  del  piano  cor- 
rispondente alla  gemmetta  si  salda  e  prende  1'  aspetto  di  corpo 
compatto  quasi  conico. 

Una  sezione  trasversa  fatta  nella  porzione  compatta  del  coti- 
ledone lascia  vedere  un  parenchima  omogeneo  formato  da  grandi 
cellule  a  sottil  parete,  limitate  esternamente  da  una  serie  di 
cellule  epidermiche  molto  più  piccole  e  anch'  esse  a  parete 
ugualmente  sottile.  Le  grosse  cellule  costituenti  il  parenchima 
del  cotiledone  hanno  un  diametro  che  oscilla  fra  42  e  47  /x. 

Il  contenuto  consta  di  sostanza  oleosa  abbondantemente  distri- 
buita in  granuli  sferici  di  varie  dimensioni,  e  di  fecola  pure  in 
granuli  globosi  analoghi  a  quelli  dell'  albume.  Disposti  concen- 
tricamente si  osservano  da  3  a  5  fasci  procambiali;  questi,  nelle 
sezioni  trasverse  fatte  in  corrispondenza  delia  regione  della  gem- 
metta e  del  fusticino,  si  riducono  a  2  soltanto. 

Facendo  una  sezione  longitudinale  si  scorge,  nella  porzione 
inferiore  del  cotiledone,  la  gemmetta,  annidata  in  una  cavità 
pressoché  conica,  la  quale  ha  una  posizione  leggermente  obli- 
qua, coir  apice  rivolto  alla  fenditura  prodotta  dal  cotiledone 
colla  sovrapposizione  o  colla  semplice  aderenza  dei  suoi  margini. 

In  corrispondenza  della  regione  che  limita  la  gemmetta  e  il 
fusticino  ha  principio  una  serie  di  lunghissime  tracheidi  prov- 
viste di  ispessimenti  anulari,  le  quali  prima  tengono  una  dire- 


RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI  65 

zione  perpendicolare  all'  asse  del  fusticino,  poi  ripiegandosi  ad 
arco  prendono  una  direzione  ad  esso  parallela,  si  insinuano  nel 
parenchima  del  cotiledone  e  lo  percorrono  fino  quasi  al  suo  apice- 
La  piccola  gemma  presenta  l' abbozzo  di  alcune  foglioline  co- 
stituenti la  pinmetta;  a  questa  segue  il  fusticino  e  quindi  la  ra- 
dichetta,  la  quale  è  rivestita  dalla  piloriza. 

Nel  punto  di  origine  della  piloriza  si  osserva  un  tessuto  me- 
ristematico,  nel  quale  si  riscontrano  le  iniziali  del  pleroma,  pe- 
riblema,  dermatogene  e  piloriza.  Questo  tessuto  consta  di  pochi 
strati  trasversi  di  piccole  cellule  irregolarmente  rotondeggianti 
ed  a  parete  esilissima.  Procedendo  verso  la  parte  inferiore,  si 
ha  la  piloriza,  che  risulta  formata  da  cellule  ovoidee  disposte 
regolarmente  in  serie  percorrenti  delle  linee  curve;  hanno  pa- 
rete piuttosto  sottile  e  sono  limitate  da  una  serie  di  cellule 
molto  appiattite,  con  parete  esterna  alquanto  ispessita.  Gli  strati 
delle  cellule  costituenti  la  piloriza,  in  corrispondenza  della 
parte  centrale  della  radichetta,  ascendono  fino  a  16  e  diminui- 
scono gradatamente  a  misura  che  essa  va  estendendosi  verso 
la  superficie  laterale  della  radichetta. 

Osservando  il  fusticino  e  la  radichetta  possono  distinguersi 
facilmente  uno  strato  più  esterno  costituito  da  elementi  rego- 
lari, il  quale  rappresenta  il  dermatogeno:  a  questo,  procedendo 
dall'  esterno  all'  interno,  segue  il  periblema  formato  da  cellule 
rotonde  o  poliedriche  a  parete  sottilissima,  contenenti  un  plasma 
minutamente  granuloso  e  piccole  goccio  d'  olio,  infine  una  por- 
zione di  elementi  allungati  longitudinalmente,  che  possono  ri- 
guardarsi come  procamMum,  i  quali  limitano  internamente  il 
cilindro  centrale  o  pleroma. 

Ha  poi  la  parola  il  Socio  Balsamo  che  espone  i  resultati  di  un 
suo  lavoro  «  Sull'  assorbimento  della  radiazione  nelle  piante.  » 

RICERCHE  SULLA  PENETRAZIONE  DELLE  RADIAZIONI 
NELLE  PIANTE.  PARTE  PRIMA.  METODO  DI  RICERCA 
(RIASSUNTO).  PER  F.  BALSAMO. 

In  una  nota  presentata  alla  Società  dei  Naturalisti  in  Napoli 
nella  tornata  del  2  febbraio  di  quest'anno  e  pubblicata'nel  voi.  5°, 
pag.  61-69  del  Bullettino,  ho  esposto,  in  generale,  Io  scopo  ed 

Bull,  della  Se  e.  hot.  ital.  5 


6Q  RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI 

il  metodo  di  alcune  mie  ricerche,  tendenti  a  determinare  la 
profondità  cui  giunge  la  radiazione  luminosa  e  termica,  allor- 
ché penetra  nel  corpo  della  pianta,  in  funzione  della  struttura 
del  tessuto  o  dell'  organo  che  attraversa. 

I  rapporti  tra  le  modificazioni  che  la  luce  subisce  attraverso 
i  tessuti  ed  i  fenomeni  che  vi  determina,  non  per  anco  sono 
bene  accertati;  inoltre  la  relazione  tra  la  profondità <5ui  giunge 
la  radiazione  e  la  struttura  dell'  organo  che  attraversa  è  pure 
importante  a  conoscersi.  Sotto  questo  punto  di  vista  ho  intra- 
preso queste  ricerche,  parendomi  non  poco  importante  l' argo- 
mento, e  per  quanto  mi  sappia,  appena  sfiorato. 

E  poiché  era  mio  intendimento  di  determinare,  colla  maggiore 
approssimazione,  la  qualità  e  quantità  delle  radiazioni  estinte  o 
trasmesse,  ho  dovuto  ricorrere  a  metodi  di  ricerca  assai  deli- 
cati, servendomi  degli  apparati  più  sensibili  che  la  fisica  mo- 
derna ci  permette  di  adoperare  ed  escludendo  gli  apparecchi  co- 
munemente in  uso  per  le  ricerche  foto-termiche,  quali  la  pila 
termo-elettrica  ed  i  comuni  fotometri,  come  quelli  che  poco 
sensibili  riescono  alle  più  lievi  variazioni  della  radiazione  me- 
desima. Nella  eliminazione  delle  cause  di  errori  ho  tenuto  pre- 
sente, in  primo  luogo,  l'occhio  dell'  osservatore,  il  quale  è  escluso 
dallo  apprezzamento  diretto  delle  variazioni  che  subisce  la  luce 
attraverso  i  tessuti,  e  chiamato  solo  a  leggere  le  indicazioni 
degli  strumenti  che  registrano,  con  mezzi  assolutamente  deter- 
minati, quelle  variazioni.  In  tal  modo  l'errore  personale  non 
verrà  a  turbare,  come  fattore  complesso,  1'  esattezza  dei  risul- 
tamenti,  i  quali  saranno  perciò  perfettamente  comparabili,  qua- 
lunque siano  le  condizioni  subbiettive  dell'  osservatore. 

Nella  radiazione  complessa  del  sole  e  delle  sorgenti  artificiali, 
costituita  da  una  serie  di  onde  di  diversa  lunghezza  e  di  diversa 
refrangibilità,  i  fisici  hanno  distinto  due  forme  :  una  rappresentata 
dalla  serie  delle  onde  più  lunghe,  meno  refrangibili,  che  non 
stimolano  il  nostro  occhio,  e  sono  le  radiazioni  termiche,  od 
oscure;  un'altra  serie  che  comprende  le  onde  più  brevi,  più 
refrangibili  e  che  si  manifestano  all'  occhio  come  radiazioni 
luminose.  Questa  divisione,  comoda  ma  arbitraria,  non  ha,  teori- 
camente, ragione  di  essere,  cóme  oggi  é  noto,  e  quindi  la  ra- 
diazione va  considerata  nel  suo  complesso,  come  una  serie  con- 
tinua di  onde,  che  gradatamente   crescono   in   refrangibilità  e 


niUXIONE   GENERALE   IN   NAPOLI  67 

decrescono  in  lunghezza.  È  nofo  pure  che  le  azioni  chimiche 
della  radiazione,  come  le  termiche  e  le  luminose,  non  sono  li- 
mitate ad  una  determinata  regione  dello  spettro,  ma  si  riscon- 
trano in  ciascun  punto  di  esso. 

Le  modificazioni  della  radiazione,  cosi  considerata  nel  suo 
complesso,  sono  valutate  nei  diversi  organi  delle  piante,  mercè 
di  appropriati  mezzi,  quali  il  bolometro  del  Langlej^  e  gli  ele- 
menti al  selenio  e  tellurio,  che  per  la  loro  sensibilità  ci  per- 
mettono di  apprezzare  le  minime  variazioni  della  energia  rag- 
giante. E  queste  variazioni,  modificando  la  resistenza  elettrica 
di  un  circuito,  in  cui  col  bolometro  o  l' elemento  al  selenico  è 
intercalato  un  sensibile  galvanometro,  si  trasformano  in  altret- 
tanti movimenti  dell'ago  del  galvanometro,  e  si  possono  leg- 
gere, amplificate,  nel  campo  di  un  canocchiale. 

Il  lavoro  iniziato  con  questo  indirizzo  è  diviso  in  duo  parti. 
Nella  prima  si  espongono  i  principii  dello  assorbimento  ed  emis- 
sione della  radiazione,  esaminandone  le  leggi  e  le  modificazioni 
che  subisce  nei  diversi  corpi;  si  tratta  delle  trasformazioni  del- 
l'energia raggiante  e  si  accenna  all'equivalente  meccanico  della 
radiazione.  Alla  descrizione  degli  apparecchi  adoperati  in  queste 
ricerche  segue  la  determinazione  delle  loro  «  costanti,  »  la  di- 
scussione delie  cause  di  errore  e  la  loro  compensazione. 

La  seconda  parte  del  lavoro  comprende  le  serie  di  esperienze 
fatte  sulle  diverse  piante  nelle  più  favorevoli  condizioni  di  esi- 
stenza. In  queste  esperienze  si  cerca  di  determinare,  per  qualità 
•e  quantità,  la  radiazione  assorbita,  sia  in  rapporto  alle  proprietà 
fisiche  dei  diversi  tessuti  delle  piante  in  esame,  sia  in  rapporto 
alla  struttura  degli  organi  sui  quali  si  sperimenta.  E  però  si 
considera,  in  primo  luogo,  il  diverso  modo  di  comportarsi  dei 
tessuti  verso  una  radiazione  di  data  refrangibilità  o,  in  altri 
termini,  trattasi  della  «  trasparenza  attinica  »  dei  tessuti. 

In  tutte  queste  esperienze  gli  errori  medii  inevitabili  sono 
compensati  applicando  ad  essi  il  metodo  dei  minimi  quadrati. 
Della  prima  parte  di  questo  lavoro  darò  ora  un  breve  riassunto. 
Come  introduzione  sono  prese  in  esame,  cronologicamente, 
tutte  quelle  memorie  che  trattano,  dal  punto  di  vista  fisico, 
delle  relazioni  tra  le  piante  e  la  radiazione.  Oltre  alle  prime 
ricerche  del  Sachs  (1860)  sulla  penetrazione  della  luce  nelle 
piante,  gli  studii  del  Maquenne  (1880)  sull'assorbimento  ed  emis- 


68  RIUXIOXE   GENERALE   IN  NAPOLI 

sione  del  calore,  le  ricerche  di  Engelmann  (1883-84)  sulla  re- 
lazione tra  l'assorbimento  della  luce  e  l'assimilazione  ecc.,  sono- 
degne  di  particolare  considerazione,  come  quelle  che  furono 
condotte  a  termine  con  mezzi  fisici  assai  delicati.  A  queste  si  ag- 
giungono gli  studii  più  recenti  del  Priugsheim  e  del  Reinke  (1883) 
e  le  ricerche  del  Detlefsen  (1888)  nelle  quali  le  correnti  termo- 
elettriche sono  adoperate  come  mezzo  indicatore  delle  variazioni 
dell'  energia  raggiante. 

Tralasciando  di  dire  della  radiazione  in  generale  e  come  essa 
venga  oggi  studiata  dai  fisici,  noto  che  la  sorgente  dell'energia, 
sia  naturale  come  la  radiazione  solare,  sia  artificiale  come  quella 
delle  lampade  elettriche  e  del  gas,  deve  avere,  per  le  nostre 
esperienze,  una  intensità  costante.  E  poiché  la  radiazione  solare 
non  è  assolutamente  costante  per  esperienze  di  una  certa  du- 
rata, e  richiede  numerose  correzioni,  è  d'ordinario  sosti- 
tuita da  quella  delle  lampade  elettriche,  che  può  mantenersi 
costante  per  molto  tempo:  ben  inteso  però  che  bisognerà  tenere 
presente,  nel  calcolo,  il  valore  relativo  della  radiazione  elettrica 
e  di  quella  solare. 

Dissociando  questa  radiazione  complessa  nei  suoi  raggi  di  data 
refrangibilità  e  lunghezza  di  onda,  possiamo  osservare  quale 
parte  spetta  a  ciascun  raggio  nella  produzione  di  un  dato  fe- 
nomeno, e  come  ciascuna  radiazione  semplice  si  comporta  verso 
un  determinato  organo  o  tessuto  di  una  pianta.  E  perchè  fosse 
possibile  ottenere  gruppi  di  raggi  di  data  refrangibilità,  od  in 
altri  termini,  radiazioni  monocromatiche,  sono  stati  posti  in  opera 
diversi  artificii,  sia  filtrando  la  radiazione  attraverso  acconce 
soluzioni  0  vetri  colorati,  sia  ricorrendo  ai  prismi  di  vetro  o  di 
salgemma.  Nelle  più  delicate  esperienze  questi  mezzi  comuni 
non  più  corrispondono,  e  quindi  per  ottenere  uno  spettro  nor- 
male bisogna  servirsi  dei  reticoli  a  diffrazione.  Un  raggio  di 
luce  riflesso  da  un  eliostata  passa  a  traverso  la  fessura  di  un 
collimatore  e  cadendo  sopra  un  reticolo  metallico  (reticolo  di 
Rowland)  dà  uno  spettro  di  diffrazione,  che  può  essere  proiet- 
tato sull'organo  su  cui  si  sperimenta.  La  determinazione  delia 
refrangibilità  del  raggio  o  del  fascio  raggiante  e  la  misura  della 
lunghezza  delle  onde  dei  diversi  punti  dello  spettro  sono  esposte 
brevemente  in  questa  parte  del  lavoro,  rimandando  il  lettore  ai 
trattati  di  fisica  per  una  più  estesa  cognizione  dell'argomento. 


RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI  69 

Le  radiazioni  oscure  ed  invisibili,  cioè  le  ultrarosse  e  le  ultra- 
violette, la  cui  azione  è  pur  tanto  importante  sulla  vita  delle 
piante,  sono  isolate  per  mezzo  della  nota  soluzione  di  jodo  in  sol- 
furo di  carbonio,  e  per  mezzo  della  ebonite  in  lamina  sottile; 
mentre  con  uno  strato  di  argento  metallico  precipitato  sul  vetro 
«i  possono  isolare  i  raggi  ultravioletti.  E  finalmente  i  liquidi 
fluorescenti  servono  ancora  come  mezzi  per  separare  le  radia- 
zioni di  più  elevata  refrangibilità. 

Tra  gli  apparecchi  dei  quali  mi  servo  per  la  misura  della 
radiazione  va  posto  in  primo  luogo  il  bolometro  o  «  bilancia  at- 
tinica  »  del  Langley.  Lo  strumento  del  quale  si  servi  il  Langley 
nei  suoi  bellissimi  studii  sulla  regione  ultrarossa  dello  spettro 
consisteva  in  una  sottilissima  laminetta  di  acciaio  larga  mezzo 
millimetro  e  della  spessezza  di  V310  ^^  millimetro.  Due  di  queste 
laminette,  lunghe  un  mezzo  pollice,  erano  intercalate,  come  re- 
sistenze, tra  le  branche  di  un  ponte  di  "Wheatstone  che  com- 
prendeva una  pila  ed  un  galvanometro  a  specchio.  Se  una  ra- 
diazione termica  colpiva  una  di  queste  lamine,  essendone  l'altra 
difesa,  la  conducibilità  elettrica  di  questa  variava  per  assorbi- 
mento del  calore,  e  rotto  1'  equilibrio  del  ponte,  si  aveva  il  mo- 
vimento dell'  ago  del  galvanometro.  Varie  forme  di  bolometri 
sono  state  adoperate  nelle  ricerche  dai  fisici,  sostituendosi  alle 
laminette  di  acciaio,  difficilissime  ad  ottenersi,  dei  fili  di  platino 
molto  sottili,  i  quali  alla  sensibilità  termica  uniscono  il  vantag- 
gio della  resistenza  agli  agenti  esterni  e  però  sono  da  preferirsi 
a  quelle.  La  sensibilità  del  bolometro  è,  secondo  i  calcoli  del 
Langley,  200  volte  maggiore  della  pila  termo-elettrica  del  Nobili; 
le  sue  indicazioni  sono  rapide,  e  quasi  istantanee,  attesa  la  esi- 
guità della  massa  metallica  sottoposta  alla  radiazione. 

Il  galvanometro  che  si  adopera  per  queste  esperienze  è  del 
tipo  Thompson,  cioè  un  galvanometro  a  specchio  ;  la  sua  sen- 
sibilità non  deve  essere  eccessiva.  È  però  necessario  di  adope- 
rare, nel  ponte  di  Wheatstone,  una  resistenza  accessoria  oltre 
il  bolometro,  per  stabilire  1'  equilibrio  del  galvanometro. 

Le  indicazioni  di  questo  si  leggono  mercè  un  piccolo  canoc- 
•chiale  munito  di  micrometro  oculare,  e  con  una  scala  divisa  in 
mezzi  millimetri;  un  doppio  decimetro,  inciso  su  vetro,  corri- 
sponde perfettamente. 

L' elemento  al  selenio  e  che  può   chiamarsi  «  occhio   artifi- 


70  RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI 

ciale  »  serve  per  constatare  le  variazioni  della  radiazione  visibile 
0  luminosa.  Io  adopero  o  un  elemento  simile  a  quelli  adoperati 
dal  Mercadier  per  le  esperienze  sulla  radiofonia,  o  semplicemente 
una  laminetta  di  selenio  fuso  posta  tra  due  vetri  ed  intercalata 
nel  circuito  elettrico. 

Con  uno  spettroscopio  a  visione  diretta  si  ottiene  la  determina- 
zione preliminare  delle  zone  di  assorbimento,  o  dello  spettro  di 
assorbimento  di  un  dato  organo  o  tessuto,  posto  in  condizioni 
per  quanto  è  possibile  normali.  Per  osservare  inoltre  gli  spettri 
di  assorbimento  in  alcuni  organi  o  tessuti  cavi,  mi  servo  di  tubi 
di  Geissler  fatti  costruire  a  tale  scopo,  e  che,  come  gli  endoscopii 
adoperati  per  la  esplorazione  delle  cavità  del  corpo,  illuminana 
dallo  interno  gli  organi,  senza  ledere  in  modo  straordinario  la 
loro  vitalità. 

Tutti  gli  apparecchi  misuratori  ed  indicatori  delle  radiazioni 
sono  disposti  sopra  un  «  banco  di  ottica  »  orientato  in  modo  da 
ricevere  secondo  1'  asse  il  raggio  luminoso  riflesso  dall'  eliostata. 
nella  camera  nera.  Adoperando  le  lampade  elettriche,  chiuse  in 
apposita  custodia,  si  può  fare  a  meno  dell'  eliostata. 

In  queste  ricerche  la  sensibilità  e  delicatezza  degli  apparec- 
chi che  si  adoperano  rende  possibile  lo  apprezzamento  di  minime 
quantità  di  energia,  e  però  nella  serie  di  osservazioni  o  di  let- 
ture r  approssimazione  al  valore  vero  può  spingersi  ad  un  grada 
assai  più  elevato  che  con  gli  ordinarli  metodi  di  ricerca.  L' er- 
rore medio  diventa,  per  questo,  assai  più  piccolo.  Ciò  non  per- 
tanto, per  compensare  gli  errori  di  lettura  o  di  calcolo  inevita- 
bili per  ogni  osservatore  e  che  entrano  come  incognite  nella 
«  equazione  personale  »  dell'  osservatore  medesimo,  corrisponde 
assai  bene  il  metodo  dei  «  minimi  quadrati.  »  Di  questo  si  di- 
scorre brevemente  esponendone  i  principii  teorici  e  nella  seconda 
parte  del  lavoro  si  applica  alle  diverse  medie  ricavate  dalle 
esperienze. 

Un  ultimo  capitolo  é  consacrato  alla  bibliografia,  nella  quale 
sono  indicate  le  opere  che  trattano  più  diffusamente  di  quegli 
argomenti,  che  la  natura  del  lavoro  ci  ha  concesso  di  accennare 
appena,  colla  citazione  ancora  di  quelle  che  furono  consultate 
per  la  parte  speciale  delle  nostre  ricerche. 


RIUNIONE  GENERALE   IN  NAPOLI  ti 


Vengono  quindi  presentate  le  seguenti  note  del  prof.  Massalonqo  : 

CONTRIBUZIONE  ALL' ACARO-CECIDIOLOGIA  DELLA  FLORA 
VERONESE.  DEL  DOTT.  C.   MASSALONGO. 

Nel  presente  articolo  riunisco  gli  acaro-cecidii  che  ho  sco- 
perti dopo  la  pubblicazione  della  mia  memoria  «  Acaro-cecid. 
FI.  Veron.  Ulteriori  Oss.  ed  Agg.  in  Nuovo  Giorn.  Bot.  It., 
voi.  XXIII,  pag.  469-488  »  ed  aggiungo  qualche  utile  indica- 
zione relativa  a  quelli  da  me  precedentemente  descritti. 

Bibliografia 

(Continuazione). 

57.  Canestrini  G.  —  Nuove  specie  di  Fitoptidi  (II*  serie)  in 

Bullettino  Soc.  Venet.-Trent.  Se.  Nat.  tom.  V,  n.  1  p.  13-17; 
Padova,  1891. 

58.  —  Sopra  tre  nuove  specie  di  Phytoptus  (HI*  serie)  in  1.  s. 

e.  p.  43-44;  Padova,  1891. 

59.  RÙBSAAMKN  Ew.  H.  —  Die  Gallmiicken  und  Gallen  des  Sieger- 

landes  in  Verh.  d.  Naturhist.  Ver.  P^euss.  Rheinl.  West- 
falens  u.  des  Regierungsbez.  Osnabriick  XLVII,  1890, 
p.  18-58. 

60.  SCHLECHTENDAL  D.  R.   voN  —  Die    Gallbilduugen    (Zooceci- 

dien)  der  deutsche  Gefiisspflanzen  (aus  d.  Jahresb.  d.  Ve- 
rein  f.  Naturk.  zu  Zwickau  f.  das  1890  besonders  obge- 
druckt)  ;  Zwickau,  1891. 

1.  Bromus  arvensìs  L.  —  Lòw  F. ,  Beschreibung  von 
neuen  Milbengallen  nebst  Mittheilungen  ùber  einige  schon 
bekannte  in  Verh.  Z.-B.-G.  Wien  Bd.  XXIX,  p.  9717,  187; 
Hieronymus,  Beitriige  zur  Kenntniss  Zoocecidien  in  1.  e, 
p.  17;  Schlecht.  Uebersicht  in  1.  e.  p.  516  und  die  Gallbil- 
dungen  (Zoocecidien)  p.  8.  —  Le  spighette  attaccate  dai 
fitotti  distinguonsi  dalle  normali  per  essere  superiormente 
turgide,  subcilindriche,  né  compresse.  Le  glumelle  inferiori 
dei  fiori  situati  all'  estremità  di  tali  spighette  si  dilatano 


72  RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI 

ed  accartocciandosi  sopra  se  stesse  danno  origine  ad  un 
corpo  allungato  fusiforme.  In  questi  fiori  tanto  gli  organi 
sessuali  che  la  loro  glumella  interna  abortiscono.  La  ca- 
vità limitata  dalla  glumella  inferiore  del  fiore  terminale 
(spesso  ancora  di  quello  immediatamente  sottoposto)  è  tap- 
pezzata da  numerosi  peli  ramosi  e  jalini  fra  i  quali  vivono 
i  fitotti. 

Dintorni  di  Tregnago  (Calavena)  ;  Sett.  1891. 

2.  Buxus  sempervirens  L.  —  C.    Massai.  Acarocecid.   FI. 

Veron.,  Ult.  Oss.  ed  Agg.  in  Nuovo  Giorn.  Bot.  It.  voi.  XXIII, 
p.  473,  n.  3.  —  Gemme  ascellari  (fiorali)  e  terminali  iper- 
trofizzate,  subglobose,  ricoperte  da  una  fitta  pelurie 1.  s,  e. 

Cecidiozoo:  oltre  al  Phytoptus  Canestrìnii  Nalep.,  il  prof.  Ca- 
nestrini in  questo  cecidio  scoperse  ancora  il  Ph.  unguicidatus 
sp.  nov.,  Nuove  specie  di  Fitoptidi  (IP  serie)  in  1.  s.  e. 

3.  Cytisus  sessìlìfoiius  L.  —  C.  Massai.  Acarocecid.  Veron. 

Saggio  in  1.  e,  p.  113,  n.  68  et  Acarocedid.  FI.  Veron.  Ult. 
Oss.  ed  Agg.  in  1.  s.  e,  p.  474,  n.  7. 

Cecidiozoo:  in  società  del  Phytoptas  {Cecidophyes)  Ci/tisi  Can., 
si  scoperse  il  Phìjiopius  grandipennis  sp.  nov.  Canestr.,  Nuove 
specie  di  Fitoptidi,  n*  serie,  in  1.  s.  e. 

4.  Doryciiiiiin  herbaceum  Vili.  —  Cloranzia  concomitante 

a  deformazione  delle  foglie  situate  in  vicinanza  delle  infiore- 
scenze. —  Generalmente  i  singoli  fiori  degenerano  in  un 
fascette  o  ciuffo  di  piccole  appendici  scolorate,  lanceolato- 
lineari,  bratteiformi  e  rivestite  di  copiosi  peli  bianchi.  Spesso 
però  incontransi  ancora  delle  infiorescenze  sulle  quali  i  pe- 
duncoli fiorali,  sotto  1'  azione  del  cecidiozoo,  atrofizzandosi 
restano  molto  accorciati,  e  si  terminano  con  una  specie  di 
capolino  peloso,  del  diametro  di  circa  1  millimetro,  costi- 
tuito da  fillomi  del  tutto  rudimentali.  —  Anche  le  foglie 
collocate  presso  delle  infiorescenze,  influenzate  dal  parassita, 
diventano  atrofiche,  prendono  una  tinta  giallo-verdastra,  e 
le  loro  fogliette  mostransi  inoltre  più  o  meno  conduplicate. 

Dintorni  del  paese  di  Tregnago  ;  ottobre  1891. 


RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI  73 

5.  Ecliinm  vulvare  L.  —  C.  Massai.  Acarocecid.  FI.  Veron. 

Saggio  ili  1.  s.  e,  p.  86,  n.  10.  —  Cloranzia  e  policladia 
delle  ramificazioni  dell'infiorescenza  in  1.  s.  e. 

Cecidiozoo:  Phytoptus  Echiì  Can.,  Sopra  tre  nuove  specie  di 
Phytoptus  (IH"  serie)  in  1.  s.  e.  p.  44. 

6.  Galium   lucidum   Ali.  —  Low   Fr.,   Beschreibung   von 

neuen  Milbengallen  nebst  Mittheilungen  ùber  einige  schon 
bekannte  in  Verh.  Z.-B.-G.  Wien  Bd.  XXIX,  p.  719;  Schlecht. 
Uebersickt  in  l.  e,  p.  527.  —  Galle  prodottesi  per  degenera- 
zione dei  verticilli  delle  foglie  (Blattquirlgallen),  pressoché 
identiche  a  quelle  descritte  per  il  Galium  veruni  (vedi 
n**  seguente),  colla  sola  differenza  che  nel  G.  lucidum,  come 
le  sue  foglie,  cosi  ancora  le  galle  sono  di  color  verde-glauco. 

Cecidiozoo:  Phytoptus  galioUus  Canestrini  in  litt.  —  Corpo  piut- 
tosto allungato,  posteriormente  bilobo;  statura  grande.  Lo  scudo 
dorsale  porta  una  distinta  striatura,  la  quale  consiste  di  5  strie 
longitudinali,  che  fino  verso  la  metà  dello  scudo  corrono  fra  loro 
parallele  e  poscia  si  rendono  divergenti  verso  l'esterno.  -S.  d.^ 
lunghe,  tanto  che  sorpassano  12  anelli  dorsali;  s,  L  circa  si 
lunghe  delle  s.  v.  I,  ed  ambedue  mediocri;  5.  v.  II,  più  brevi 
delle  precedenti,  cosi  che  non  sormontano  che  5  anelli  ventrali. 
Le  s.  V.  Ili,  non  raggiungono  l'estremità  posteriore  dell'ad- 
dome. S.  e.  p.,  brevi,  lunghe  circa  '/g  dell'  acaro  ;  s.  e.  a.  distinte, 
ma  non  molto  lunghe,  S.  g.  bene  sviluppate.  —  Arti  di  ordi- 
nario sviluppo;  il  loro  4°  articolo  è  più  lungo  del  5".  Questo 
porta  un'unghia  alquanto  più  lunga  della  pennetta  la  quale 
ha  5  paja  di  raggi.  Sterno  non  biforcato  al  suo  estremo  poste^ 
riore.  Rostro  breve,  delicato.  Punteggiatura  minuta,  massime 
sul  dorso,  e  sugli  ultimi  anelli  dorsali  indistinta. 

Nell'epiginio  la  valva  anteriore  porta  7  grosse  strie  longitU" 
dinali  ;  la  posteriore  é  larga,  conformata  a  borsa  e  carenata.  — 
Lunghezza  della  femmina  mm.  0,30;  sua  larghezza  0,06. 

Nei  colli  dei  dintorni  di  Tregnago;  Luglio  1891. 

7.  Galiuiu  veruiu  L.  —  Fr.  Low,  Nachtriige  zu  meinen  Ar- 

beiten   ùber  Milbengallen   in   Verh.  Z.-B.-G.   Wien   1875, 


'  Vedi  Canestrini  G.,  Ricerchi  intorno  ai  Fitoptidi  in  1.  e.  p.  6. 


74  RIUNIONE   GEXERAI-E   IN   NAPOLI 

Bd.  XXV,  p.  625  et  Beitràge  zur  Kenntniss  der  Milben- 
galleii  in  1.  c„  Bd.  XXVIII,  1878,  p.  135,  tav.  II,  fig.  4* 
et  fig.  4";  Schlecht.  Uebersicht  p.  530,  n.  4  «  Blattquirl- 
gallen.  »  —  Galle  subgloboso-ovate  o  sub-urceolate,  sessili,. 
di  color  verde,  ristrette  e  quasi  apicolate  all'  estremità  su- 
periore ove  trovasi  l'ostiolo,  nonché  spesso  un  poco  atte- 
nuate inferiormente,  con  la  loro  superficie  glabra  e  percorse 
da  vari  solchi  o  pieghe  longitudinali.  Queste  galle,  del  dia- 
metro di  4-8  millimetri  circa,  si  sviluppano  all'apice  dei 
rami  e  trovansi  per  lo  più  immediatamente  al  disopra  di 
un  verticillo  di  foglie ,  essendoché  1*  internodio  che  termi- 
nasi con  uno  di  questi  cecidii  resta  ostacolato  nel  suo  nor- 
male allungamento;  talvolta  però  si  incontrano  ancora  al- 
l' ascella  delle  foglie  e  non  di  rado  fra  le  ramificazioni 
dell'infiorescenze.  Nella  cavità  di  queste  singolari  produ- 
zioni, che  per  la  prima  volta  verrebbero  segnalate  per  il 
nostro  paese,  rinvengonsi  numerose  escrescenze  cellulari, 
irregolarmente  lobato-cristate,  delle  quali  alcune  emanano 
dall'interna  superficie  delle  pareti  delle  galie,  mentre  altre 
trovansi  sul  prolungamento  dell'  inserzione  di  quest'  ultime. 
Questi  cecidii,  riguardo  alla  loro  natura  morfologica,  si  de- 
vono attribuire  a  degenerazione  ipertrofica  e  concrescenza 
di  tutte  le  foglie  di  un  verticello. 

Cecidiozoo:  Phijtoptas  galioMiis  Can. 

Nei  luoghi  coltivati,  al  margine  dei  campi  ;  nei  monti  presso 
il  paese  di  Bolca,  25  luglio  1891. 

Oss.  Oltre  che  sulle  due  specie  di  Galium  surriferite,  degli 
anologhi  cecidii  furono  scoperti  ancora  sul  G.  Mollugo  L.  (Cfr. 
Thomas,  Beschreibung  neuer  oder  minder  gekannt.  Acarocecid. 
in  Nov.  Act.  K.  Lepold.-Carol.  Deutsch.  Akad.  Naturf.  Bd.  XXXVIII, 
n:  2,  p.  259,  tav.  IX,  fig.  9). 

8,  Geraniuiu  saiìg'Uineuiu  L.  —  C.  Massai.  Acarocecid. 
Veron.  Saggio  in  1.  e,  p.  90,  n.  21.  —  Accartocciamento 
revolutivo  delle  lacinie  delle  foglie. 

Cecidiozoo  :  Phytoptus  Geranii  Can.,  e  Phyt.  dolichosoma 
Canestrini;  Sopra  tre  nuove  specie  di  Fitoptidi  (IIP  serie) 
in  1.  s.  e. 


KI UNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI  75 

9.  Helìaìitliemum  oelaiidiciiin  DO.  —  C.  Massai.  Acaro- 

cecid.  FI.  Veron.  Saggio  p.  88,  n.  15.  —  Clodomania  unita- 
mente a  fillomania  dei  germogli,  v.  1.  s.  e. 

Cecidiozoo:  Phytoptus  Helianthemi  Canestrini,  Nuove  specie 
di  Fitoptidi  (II*  serie)  in  1.  s.  e. 

10.  Pimpinella  Saxifraga  L.  —  Low  F.,  Beschreibung 
neuen  Milbengallen  nebst  Mittheilungen  ùber  einige  scbon 
bekannte  in  Verh.  Z.-B.-G.  Wien  Bd.  XXIX,  p.  724?,  1879; 
Hieronymus  Beitriige  Kenntniss  Europ.  Zoocecidien  p.  31  ; 
Schlecht.  Uebersicht  p.  537  und  die  Gallbildungen  (Zooce- 
cidien) p.  66.  —  Deformazione  dei  fiori.  I  petali  vengono  al- 
terati nel  loro  profilo  e  prendono  una  tinta  giallo-verdastra 
0  macchiansi  di  rosso;  essi  sono  inoltre  in  vario  modo  con- 
torti ed  un  poco  anormalmente  inspessiti.  Gli  stami  più  o 
meno  si  atrofizzano  o  si  metamorfosano  in  appendici  sub- 
petaloidee;  gli  stilopodi  degenerano  in  escrescenze  carnose, 
mentre  gli  stili  abortiscono.  Spesso  in  questi  fiori  mostruosi 
la  condizione  infera  dell'  ovario  viene  del  tutto  eliminata. 

Lungo  il  torrente  (Progne)  della  valle  di  Tregnago,  presso  il 
paesetto  di  Marcemigo;  settembre  1891. 

11.  Seduiii  album  L.  —  Sclileclitendal,  Gallbildungen  (Zooce- 
cidien) d.  deutschen  Gefasspflanzen,  pag.  67.  —  Deformazione 
delle  foglie  dell'  apice  dei  germogli.  —  Le  foglie  di  questa 
regione  infette  da  fitotti,  si  distinguono  dalle  normali  per 
la  forma  più  o  meno  alterata,  per  essere  di  colore  giallo- 
verdastro,  ma  specialmente  perchè  alla  loro  superfìcie  pre- 
sentano delle  papille  subemisferiche,  sublobate  e  jaline.  Per 
questa  ultima  particolarità,  tali  foglie  mostruose,  esaminate 
con  una  lente,  ricordano  quasi  quelle  del  Mesembryanthe' 
mum  crystallinum. 

Colli  dei  dintorni  di  Tregnago  ;  ottobre  1891. 

12.  Tliesinm  divaricatiim  Jan.  —  Cloranzia,  nonché  clado- 
mania  nella  regione  dell'infiorescenza.  —  Questo  cecidio  per 
i  suoi  caratteri  è  molto  simile  a  quello  qui  descritto  per  il 
Thesium  intermedium.  Né  dififerisce   soltanto  perchè  gli 


76  RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI 

anormali  fillomi  bratteiformi,  i  quali  produconsi  al  luogo 
delle  varie  parti  dei  fiori,  invece  di  essere  distribuiti  su  di 
un  asse  relativamente  allungato  a  guisa  di  spiga,  trovansi 
per  lo  più  agglomerati. 

Fra  le  ghiaie  del  torrente  «  Progne  »  presso  Tregnago  ;  ot- 
tobre 1891. 

13.  Tliesinni  intermediuni  Schr. —  Lòw  Fr.,  Mittheilungen 

ùberPhytoptocecidienin  Verhandl  Z.-B.-G.  Wien  Bd.  XXXI, 
p.  7  (sub  Tliesio  Unophyllo)  ;  Schlechtendal,  Uebersicht  p.  555. 
—  Cladomaiiia  concomitante  a  cloranzia.  I  cauli  o  germo- 
gli di  questa  pianta  affetti  da  fitottosi,  superiormente  nella 
regione  dell'infiorescenza  anormalmente  dividonsi  e  sud- 
dividonsi  in  numerose  ramificazioni,  le  ultime  delle  quali 
invece  di  terminarsi  con  un  fiore  portano  molti  fillomi  brat- 
teiformi, sublanceolati,  disposti  a  spiga  più  o  meno  allun- 
gata e  lassa,  ì  quali  diminuiscono  di  grandezza  dalla  base 
verso  l'apice,  assumendo  spesso  ancora  una  tinta  verde- 
giallastra. 

Cecidiozoo:  Phijtoptits  sp. 
Dintorni  di  Tregnago;  luglio  1891. 

14.  Tìlia  grandìfolia  Ehrh.  —  Thomas  in  Programm  der 
Realscbule  und  Progymnasium  zu  Ohrdruf  p.  3;  Low  Fr. 
Beitràge  zur  Naturgeschichte  der  G-allmilben  in  Verhand. 
Z.-B.-G.  Wien  1874,  Bd.  XXIV,  p.  10,  n.  27;  Schlecht.  Ue- 
bersicht  p.  556,  n.  4  (Ceratoneon  extensura  Bromi  olim).  — 
Galle  follicolari  {Nagelgallen)  identiche  a  quelle  descritte 
per  le  foglie  della  Tilia  parvìfolia  (C.  Massai.  Acarocecid. 
FI.  Veron.  Saggio  p.  103,  n.  47). 

Cecidiozoo:  Phytoptus  Tiliae  Nalepa. 

Nel   Monte  Baldo  presso  il  paese  «  della  Ferrara  »;  settem- 
bre 1890. 

15.  Tilia  parvifolia  Ehrh.  —  Erinosi  sulle  brattee  e  ramifi- 
cazioni dell'infiorescenza,  cogli  anormali  tricomi  identici  a 
quelli  dell'  Erinewn  {Phijllerium)  tiliaceum  Pers.,  cioè  ci- 


RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOM  77 

lindrici,  unicellulari,  variamente  sinuosi,  arrotondati-ottusi 
all'  estremità,  di  color  fulvo. 

Cecidiozoo:  PhytoxAus  Tlliae  Nalepa. 
Presso  il  paese  di  S.  Rocco;  5  agosto  1891. 

16.  Tìlia  parvifolia  Ehrh.  —  La  galla  cefaloneiforme  delle 

foglie  di  questa  pianta  la  descrissi  nella  mia  memoria  «  Aca- 
rocecid.  FI.  Yeron.  Ult.  Oss.  ed  Agg.  Nuov.  Giorn.  Bot.  It., 
voi.  XXIII,  p.  483,  n.  36  »  ove  trovasi  erroneamente  indi- 
cata per  la  T.  grandifoUa ;  sulla  quale  ultima  specie  venne 
segnalata  soltanto,  come  sembra,  dal  Low  (v.  1.  e). 

17.  Tilia  parvifolia  Ehrh.  —  Frank  Krankh.  Pfl.  II,  p.  689, 

fig.  129.  —  Il  margine  della  lamina  delle  foglie  per  una 
breve  estensione  (e  nei  miei  esemplari  interrottamente)  si  ar- 
riccia, incurvandosi  dalla  parte  della  pagina  superiore  for- 
mando cosi  un  orlo  un  poco  turgido  o  cercine  scolorato, 
colla  superfìcie  qua  e  !à  talvolta  verrucosa.  La  concavità 
di  questa  ripiegatura,  che  corrisponde  alla  pagina  morfolo- 
gica superiore  della  foglia,  è  rivestita  di  peli  allungati,  as- 
sottigliati all'  apice  e  per  lo  più  di  color  fulvo.  Questi  peli, 
fra  cui  trovansi  i  fitotti,  sono  pressoché  identici  a  quelli 
che  stanno  sulla  pagina  inferiore,  all'  ascella  delle  nerva- 
ture delle  foglie  di  questa  specie.  Nel  tratto  del  margine 
ripiegato  gli  elementi  dell'  epidermide  esterna  (ipofillo) 
hanno  subito  una  anormale  dilatazione  ed  il  mesofìllo,  in 
questa  regione,  oltre  che  avere  uno  spessore  circa  doppio 
0  triplo  del  resto  della  lamina,  é  del  tutto  alterato  nella 
sua  struttura,  essendo  costituito  di  cellule  parenchimatiche 
più  grandi  dell'  ordinario,  con  scarsa  clorofilla,  le  quali  di- 
minuiscono di  dimensioni  dall'  esterno  all'  interno  del  ceci- 
dio, senza  che  vi  si  scorga  traccia  del  tessuto  a  palizzata. 

Presso  il  paesetto  di  S.  Rocco;  5  agosto  1891. 

Oss.  È  molto  probabile  che  questo  cecidio  sia  una  semplice 
modificazione  di  quello  per  la  stessa  pianta  descritto  sotto  il 
nome  di  Legnon  crispum  Eremi,  dal  Thomas  (in  Programm. 
d.  Realschule  und  Progymnasium  zu  Ohrdruf,  Gotha  1869,  p.  11, 
n.  17),  dal  Lòw  Fr.   (in  Ueber  Milbengallen  der  Wiener-Ge- 


78  RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI 

gend,  Verhandl.  Z-B.-G.  Wien.  Bd.  XXIV,  1874,  p.  506,  n.  61) 
e  segnalato  ancora  dallo  Schlechtendal  (Uebersicht  p.  557,  n.  4). 
Di  questi  autori  però  non  ne  feci  menzione  perchè  secondo  essi, 
contrariamente  al  Frank,  il  cosi  detto  Legnon  crispum  sareb- 
besi  prodotto  in  conseguenza  del  ripiegarsi  del  margine  della 
lamina  verso  la  pagina  inferiore  (né  superiore)  della  foglia. 

18.  Vicia  Gerardi  Vili.  —  Accartocciamento  involutivo  dei  due 
margini  delle  fogliette  che  spesso  si  estende  fino  alla  costa 
mediana,  nel  qual  caso  dette  fogliette  vengono  trasformate 
in  appendici  lineari  e  subcilindriche. 

]Sei  monti  presso  Tregnago  «  Calavena  »  ;  ottobre  1891. 

Appendice. 

Titex  Agnus-Castiis  L.  —  Lòw  F.,  Ueber  neue  und  schon 
bekannte  Phytoptocecid.  in  Yerh.  Z,-B.-G.  Wien,  p.  455, 1885 
et  in  Neue  Beitràge  zur  Kenntniss  Phytoptocecid.  ibidem 
p.  37,  1887  ;  Hieronymus  Beitr.  Kenntn,  europ.  Zoocecid. 
p.  57  ;  Canestrini  G.,  Ricerche  Fitoptidi  in  1.  e.  tab.  VI, 
fig.  6.  —  Galle  subcefaloneiforrai,  subgloboso-lobate,  spesso 
confluenti,  circa  del  diametro  di  2-2,5  mill.,  sui  giovani  ra- 
moscelli, picciuoli  e  specialmente  sulle  fogliette.  Allorquando 
sviluppansi  su  quest'ultime  sporgono  sulle  due  facce  della 
lamina  e  sono  fornite  di  un  canale  ostiolare  tappezzato  di 
corti  peli,  il  quale  apresi  ora  sulla  pagina  inferiore  ed  ora 
sulla  superiore.  Lo  spazio  limitato  dalle  pareti  di  questi  ce- 
cidii  è  diviso  in  numerosi  scompartimenti  irregolari  e  sub- 
labirintiformi, fra  loro  separati  da  lamelle  (emergenze) 
parenchimatiche,  spesso  ramose,  che  dalla  periferia  si  insi- 
nuano verso  r  interno. 

Cecidiozoo:  Phytoptus  Massalongoi  Can.  G.,  Ricerche  intorno 
ai  Fitoptidi  in  1.  s.  e.  p,  12,  tav.  VI,  fig.  1-2  et  tav.  VII,  fig.  1-3. 
In  Sicilia  (Berlese),  nell'Orto  botanico  di  Pisa  (G.  Arcangeli). 


RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI  79 

SULLI  SCOPAZZr  DI  ALNUS  INCANA  DC.  CAUSATI  DALLA 
TAPHRINA  EPIPHYLLA  SADEB.  NOTA  DEL  DOTT. 
C.  MASSALONGO. 

Nell'adunanza  che  si  tenne  dalla  Società  Botanica  Italiana  in 
Firenze  nel  giorno  12  dello  scorso  mese  di  marzo,  a  proposito 
di  una  breve  mia  comunicazione  «  sulla  scoperta  in  Italia  della 
Taphrina  epìphylla  »  (Nuov.  Giorn.  Bot.  It.,  voi.  XXIII,  p.  525), 
ho  riferito  che  questa  specie,  la  quale  viene  a  sporificare  sulle 
foglie  AqW  Alnus  incana,  determina,  col  suo  micelio  peren- 
nante, suir  autofìta  la  formazione  dei  cosi  detti  scopazzi,  ciò 
che  fu  esperimentalmente  dimostrato  dal  Sadebeck.  Nel  passato 
autunno,  quando,  presso  il  paese  di  Bolca,  raccolsi,  sulle  foglie 
dell'  Alnus  incarta,  i  saggi  di  Taphrina,  che  furono  l' oggetto 
della  predetta  comunicazione,  io  non  sapeva  che  questo  micete 
fosse  ancora  l'autore  di  tali  anomalie,  e  per  ciò  ritengo  che  al- 
lora sieno  sfuggite  alla  mia  osservazione.  Quest'  anno,  ai  25  di 
luglio,  tornai  appositamente  a  Bolca  per  verificare  sugli  indi- 
vidui di  Alnus  lucana  infetti  dalla  Taphrina  epiphylla  la  pre- 
senza degli  scopazzi  (ffexendesen)  e  cosi  avere  una  prova  di 
più  sulla  esattezza  della  mia  determinazione.  Arrivato  sul  luogo, 
senza  perdere  molto  tempo,  ebbi  la  fortuna  e  soddisfazione  di 
rinvenirne  infatti  parecchi  esemplari,  alcuni  dei  quali  per  le 
loro  cospicue  dimensioni  spiccavano  sul  resto  della  pianta  che 
li  portava.  Su  questi  esemplari  si  riconosceva  ancora  chiara- 
mente il  luogo  ove  il  parassita  aveva  operato  l' infezione,  in 
corrispondenza  del  quale  il  ramo  presentava  un  visibile  inspis- 
simento.  A  partire  da  questo  locale  inspissiraento  nasceva  un  com- 
plesso di  anormali  e  numerose  ramificazioni  le  quali  dividevansi 
e  suddividevansi  sotto  un  angolo  molto  acuto.  Ciò  però  che  ca- 
ratterizza gli  scopazzi,  di  cui  ci  occupiamo,  è  che  tutti  i  rami 
di  cui  risultano  costituiti,  mostransi  al  massimo  grado  geotropico- 
negativi,  ragion  per  la  quale  fino  dalla  loro  origine  fortemente 
inarcandosi,  e  descrivendo  quasi  un  semicerchio,  tendono  colla 
loro  parte  superiore  a  raggiungere  la  direzione  verticale.  Si 
aggiunga  che  le  foglie  inserite  su  questi  rami  sono  relativa- 
mente poco  numerose  perchè,  come  sembra,  o  cadono  in  parte, 


80  RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI 

molto  prima  del  solito,  oppure  perchè  vi  si  sviluppano  in  minor 
copia;  queste  foglie  inoltre  distinguonsi  dalle  altre  per  la  loro 
tinta  giallo-verdastra  essendo  più  o  meno  cloratiche,  ciò  clie 
contribuisce  a  rendere  queste  anormali  cladomanie  maggior- 
mente appariscenti,  almeno  durante  la  stagione  estiva.  —  Queste 
sarebbero  in  poche  parole  le  particolarità  più  salienti  degli  sco- 
pazzi  da  me  esaminati,  sui  quali  in  altra  occasione  mi  propongo 
di  studiare  il  tragitto  del  micelio  del  parassita  a  cui  devesi  la 
formazione  di  questi  strani  micocecidii,  come  ancora  di  rintrac- 
ciare le  alterazioni  anatomiche  dei  tessuti  invasi  dal  medesimo. 
Fra  le  TapUrina  che  finora  sono  note  in  Italia,  oltre  della 
T.  epipJiijlla,  determinerebbe  la  produzione  di  scopazzi  un'altra 
specie  soltanto,  vivente  parassita  sul  Quercus  Ilex  e  che  venne 
studiata  recentemente  dal  Kruch  (an  Exoascus  KrucMi  Vuil- 
lemin  ?). 


DT   ALCUNI   ENTOMOCECIDII   DELLA    FLORA    VERONESE. 
COMUNICAZIONE  DEL  DOTT.  C.   MASSALONGO. 

Fra  i  numerosi  entomocecidii,  da  me  raccolti  nella  provincia 
di  Verona,  desidero  di  far  conoscere  in  questo  luogo  i  tre  se- 
guenti, i  quali,  venendosi  a  sviluppare  sopra  piante  coltivate, 
forse  potranno  offrire  qualche  interesse. 

I.  Cecìdoinyia  Oleae  (Ang.)  Low  Fr.  —  Le  galle  causate  da 
questo  dittero  rinvengonsi  predominantemente  sulle  foglie  del- 
l'Olivo, ove  formano  sulla  loro  lamina  dei  rigonfiamenti  allungati, 
sporgenti  sulle  due  sue  facce,  e  trovansi  per  lo  più  situate  fra  il 
margine  e  contorno  della  medesima.  Se  una  foglia  porta  un  piccol 
numero  soltanto,  p.  e.  da  1-5  di  queste  neoformazioni  patologiche, 
allora  essa  generalmente  non  subisce  notevoli  alterazioni  nel  suo 
contorno  e  può  ancora  venire  utilizzata  nell'economia  della  pianta. 
Spesso  però  succede  che  sopra  una  foglia  si  sviluppino  molte 
di  queste  galle,  nel  qual  caso  diventando  confluenti  deturpano 
al  massimo  grado  questo  organo,  trasformandolo  in  un  corpo 
informe  e  quasi  completamente  lignificato.  Sebbene  più  di  rado, 
oltre  che  sulla  lamina  o  lembo  delle  foglie,  possono  questi  ce- 
cidii  trovarsi  ancora  sui  loro  picciuoli  e  persino  incastrati  nel 
parenchima  corticale  dei  giovani  ramoscelli  di  circa  un  anno. 


RIUNIONE   GENERALE   IX    NAPOLI  81 

Questa  malattia  parassitaria  fu  scoperta  nel  1831,  per  la  prima 
volta,  dall'  entomologo  veronese  B.  Angelini  il  quale  l'attribuiva 
ad  una  nuova  specie  di  dittero,  cioè  alla  sua  Coì^ethra  Oleae. 
Fino  a  quest'  ultimi  tempi  però  rimase  si  può  dire  sconosciuta 
alla  generalità  dei  naturalisti  ed  è  soltanto  nel  1885  che  il  Lów 
segnalò  novellamente  le  suddette  galle  negli  oli  veti  dell'Istria 
descrivendone  il  cecidiozoo  sotto  il  nome  Ceciclomyia  Oleae, 
senza  però  che  questo  autore  avesse  nessuna  conoscenza  della 
scoperta  dell'  Angelini.  —  Fra  breve  pubblicherò  una  dettagliata 
monografia  sulla  struttura  e  maniera  di  formazione  di  queste 
galle,  indicando  i  danni  che  da  esse  ne  derivano  all'  Olivo  e  ciò 
a  complemento  di  questo  breve  cenno  e  di  quanto  sullo  stesso 
argomento  ho  anteriormente  altrove  riferito  (vedi:  BolleUino 
del  Naturalista,  n.  8°,  pag.  91,  Siena  1890;  Bollettino  Agrario 
veronese,  n.  7°,  pag.  103-105,  Verona  1891). 

La  malattia  in  questione  è  assai  diffusa  nella  provincia  di 
Verona,  dove  dagli  agricoltori  già  da  tempo  si  conosce  sotto  il 
nome  di  «  rogna  delle  foglie  dell'  Olivo;  »  per  questo  motivo  sem- 
brami molto  strano  che  all'  infuori  di  questa  regione  e  dell'  Istria 
non  sia  stata  segnalata  in  altre  località  d'Italia  o  di  altri  paesi 
nei  quali  si  coltiva  l'Olivo. 

II.  Cecidomyia  oenopìdla  v,  Haimh.  (C.  vitis  auct.  Gali.),  — 
Origina  delle  galle  sublenticolari  sporgenti  quasi  egualmente 
tanto  sull'una  che  sull'altra  delle  due  facce  della  lamina  delle 
foglie,  ove  trovansi  distribuite  in  serie  più  o  meno  numerose, 
lungo  le  nervature.  Il  loro  ostiolo  ipofillo  é  rappresentato  da  una 
piccola  apertura  puntiforme  la  quale  viene  quasi  completamente 
ostruita  da  parecchi  peli  corti  e  sinuosi  che  sono  inseriti  sul 
suo  contorno.  Rarissimamente  rinvenni  le  galle  di  questo  ceci- 
diozoo ancora  sui  picciuoli  i  quali  nel  luogo  da  esse  occupato 
avevano  subito  un  anormale  ingrossamento.  In  questa  occasione 
piacemi  rilevare  che  il  Malpighi  (in  Anatome  Plantarum  «  de 
Gallis,  »  tav.  XVI,  fig.  58)  figurò  un  cirro  di  Vitis  vinifera  por- 
tante^due  nodosità  o  galle  subfusiformi,  dal  sommo  naturalista 
riferite  all'  azione  di  un  dittero;  queste  galle,  per  analogia  con 
quelle  peziolari  da  me  osservate,  con  molta  probabilità  ritengo 
altro  non  sieno  che  il  prodotto  della  C.  oenopMla.  Secondo  il 
Targioni  Tozzetti  questo  cecidio  sarebbe  stato  trovato  anche  in 
altre  località  italiane;  fortunatamente  sembra  però  che  finora 

Bull,  della  Soc.  boi.  ital.  6 


82  RIUNIONE   GENERALE   IN    NAPOLI 

non  abbia  arrecato  danni  sensibili.  Forse  allo  stesso  parassita 
devesi  ancora  riferire  la  galla  scoperta  recentemente  nei  vi- 
gneti dei  dintorni  di  Catania  e  Lentini  in  Sicilia  e  che  l'Aloi 
descrisse  ed  illustrò,  attribuendola  ad  una  specie  di  cecidomia. 
III.  ScMzoneura  lanigera  Hrig.  (Pidocchio  sanguigno  del 
pomo).  —  Questo  dannosissimo  afide,  attraverso  della  corteccia 
dei  giovani  rami  del  pomo  o  del  tessuto  cicatriziale  di  ferite 
preesistenti,  penetra  col  suo  rostro  fino  nel  cambio  il  quale,  in 
conseguenza  del  succhiamento  operatovi  dal  parassita,  al  suo 
lato  interno  invece  del  legno  produce  un  tessuto  patologico,  es- 
senzialmente costituito  da  elementi  poco  o  punto  lignificati. 
Come  effetto  di  questa  anormale  attività  del  cambio  formansi 
sui  rami  delle  nodosità  o  rigonfiamenti  irregolari  e  più  o  meno 
voluminosi,  alla  superficie  dei  quali  in  seguito  la  corteccia  si 
screpola,  mentre  i  tessuti  molli  e  non  lignificati  ad  essa  sotto- 
stanti coir  andar  del  tempo  muoiono  e  disseccansi. 

Comes  osserva  che  la  Cecidomyia  Oleae  esiste  nei  dintorni  di  Na- 
poli, e  lo  stesso  dice  il  prof.  BoRzi  pei  dintorni  di  Messina. 

SOMMIER  presentando  un  suo  lavoro  sulla  Flora  del  Nord  della  Si- 
beria occidentale,  riassume  il  capitolo  nel  quale  tratta  la  questione 
tanto  controversa  delle  cause  che  determinano  la  morte  degli  ultimi 
alberi  al  Nord  ed  il  regresso  delle  foreste,  notato  da  lui  come  da 
tanti  altri  viaggiatori  nelle  terre  boreali. 

Esso  non  crede  che  bastino  a  spiegare  questi'fenomeni,  né  un  freddo 
maggiore  dei  venti  invernali,  né  un  aumento  dei  geli  estivi,  né  una 
diminuzione  nel  numero  di  giorni  con  temperatura  sufifìciente  per 
la  vegetazione  degli  alberi.  Secondo  lui,  il  fattore  principale  sarebbe 
una  diminuzione  dello  strato  di  terreno  che  sgela  in  estate,  e  l'im- 
paludamento maggiore  del  terreno  seguito  dalla  invasione  degli  sfa- 
gni, potendo  la  diminuzione  dello  sti-ato  sgelato  essere  causa  dell'im- 
paludamento, come  inversamente  1'  aumento  di  umidità  del  suolo 
potrebbe  essere  la  causa  dello  sgelo  meno  profondo  del  terreno. 
Questi  mutamenti  nelle  condizioni  del  suolo  non  implicano  neces- 
sariamente un  abbassamento  nella  temperatura  della  regione;  basta 
a  spiegarli  una  variazione  nella  quantità  o  anche  nell'  epoca  delle 
precipitazioni  acquee. 

Il  Sommier  porta  molte  prove  in  appoggio  della  sua  ipotesi,  e 
dice  che,  senza  pretendere  che  il  rialzo  del  sottosuolo  gelato  sia 
sempre  l'unica  causa  del  regresso  delle  foreste  al  Nord,  è  persuaso 
che  lo  sia  in  molti  casi,  e  crede  che  si  sia  tenuto  finora  troppo  poco 
conto  delle  condizioni  speciali  del  suolo  in  Siberia,  nella  spiegazione 
dei  limiti  degli  alberi.  Ogni  albero  ha  bisogno  di  sprofondare  le  sue 


RIUNIONK   GENERALE   IN   NAPOLI  83 

Tadici  almeno  sino  ad  una  data  profondità,  e  questa  profondità  deve 
essere  diversa  per  le  vai-ie  specie.  Ciò  potrebbe  spiegare,  in  parte 
almeno,  la  grande  diversità  nei  limiti  settentrionali  delle  varie  spe- 
cie di  alberi  nella  penisola  scandinava,  dove  non  esiste  sottosuolo 
perennemente  gelato,  e  nella  Siberia  dove  la  congelazione  del  suolo 
va  aumentando  da  Ponente  a  Levante. 

Il  lavoro  del  Sommler  verrà  prossimamente  pubblicato  in  extenso. 

Il  Presidente  legge  quindi  le  seguenti  note  : 


SULLE  FOGLIE  E  SULLA  FRUTTIFICAZIONE  BELU  IIELI- 
CODICEROS  MUSCIVORUS.  NOTA  DI  G.  ARCAN- 
GELI. 

Ili  una  delle  ultime  note  da  me  pubblicate  sopra  questa  specie, 
esposi  alcune  nuove  osservazioni  sopra  la  conformazione  singo- 
lare, delle  sue  foglie,  e  sulla  struttura  della  sua  infiorescenza. 
Aggiungo  adesso  qualche  altra  osservazione,  che  ho  avuto  op- 
portunità di  fare  sulle  sue  foglie  e  sulla  sua  fruttificazione. 

Relativamente  alle  foglie  riferii  che  negli  esemplari  giovani 
e  piccoli,  dal  tubero,  eli*  è  pur  piccolo,  sorgono  soltanto  una  o 
due  appendici  con  lamina  non  ramificata.  Aggiungerò  adesso 
che  queste  appendici  sono  d'ordinario  precedute  da  alcune  pre- 
foglie, le  quali  si  presentano  pure  negl' individui  perfettamente 
sviluppati,  con  la  differenza  che  in  questi  sono  di  dimensioni 
maggiori  e  più  robuste.  Tali  prefoglie  si  riconoscono  facilmente, 
perché  si  mostrano  costituite  dalla  sola  guaina  fogliare,  in  se- 
guito all'aborto  del  picciuolo  e  della  lamina,  come  resulta  ben 
manifesto  dal  loro  confronto  con  le  foglie  perfettamente  svi- 
luppate, essendo  esse  fornite  in  alto  di  un- piccolo  apice,  che  si 
osserva  pure  all'  estremità  della  guaina  delle  foglie  perfetta- 
mente sviluppate. 

Una  mostruosità  assai  interessante  mi  è  avvenuto  di  riscon- 
trare, in  uno  degli  esemplari  coltivati  nel  nostro  Giardino,  rela- 
tivamente all'apice  sopra  ricordato.  Questa  mostruosità  consi- 
steva nello  sviluppo  di  quel  piccolo  apice  in  un'  appendice, 
costituita  da  un  picciuolo  assai  allungato,  terminato  in  lamina 
bene  sviluppata  ed  allungata,  nella  sommità  della  guaina  stessa, 
mostruosità  che  si  ripeteva  in  due  foglie  perfettamente  svilup- 
I^ate  e  robuste.  In  una  di  queste  tali  appendici  era  fornita  di 


84  RIUNIONE   GENERALE   IN    NAPOLI 

una  lamina  lanceolata  allungata,  affatto  intera,  mentre  nell'al- 
tra la  lamina  era  lanceolato-astata,  cioè  lateralmente  guarnita 
alla  base  di  due  laminette  o  ramificazioni  trasversali,  simili  a 
quelle  delle  giovani  foglie.  Tanto  nell'una  foglia  che  nell'altra, 
che  appartenevano  ad  uno  stesso  individuo,  1'  appendice  ripro- 
duceva in  sostanza  i  caratteri  di  una  foglia  senza  guaina,  con- 
trapposta a  quella  maggiore  cui  apparteneva  la  guaina,  e  pure 
fornita  come  quelle  di  pagina  superiore  rivolta  in  alto. 

Il  confronto  di  queste  foglie  con  le  altre  a  sviluppo  normale, 
non  lasciava  alcun  dubbio  che  quelle  appendici  provenissero 
dall'  accrescimento  dell'  apicolo  della  guaina  fogliare  in  un  or- 
gano simile  alla  parte  superiore  della  foglia,  determinando  cosi 
una  specie  di  sdoppiamento  della  foglia,  nel  punto  corrispondente 
all'  apice  della  guaina. 

Altra  considerazione,  che  mi  sembra  potersi  rilevare  dalle 
guaine  fogliari  dell'  Helicodiceros,  confrontate  con  la  brattea 
della  infiorescenza  o  spata,  interessa  quest'  organo  stesso.  Da 
tale  confronto  infatti  resulta  che,  come  nelle  prefoglie  si  hanno 
organi  costituiti  dalla  sola  guaina  fogliare,  restando  soppressi 
il  picciuolo  e  la  lamina,  lo  stesso  si  verifichi  nella  spata,  che  re- 
sulterebbe perciò  costituita  dalla  semplice  guaina  fogliare,  con- 
venientemente accresciuta  e  modificata,  con  aborto  del  picciuolo 
e  della  lamina. 

Tale  considerazione  del  resto  credo  possa  estendersi  alle 
brattee  delle  altre  aracee  non  solo,  ma  di  molte  altre  piante,  per 
la  tendenza  manifesta,  negli  organi  appendicolari,  a  sviluppare 
e  complicare  più  o  meno  la  loro  parte  apicale  od  a  ridurla,  a 
seconda  dell'alternarsi  delle  condizioni  più  o  meno  favorevoli  al 
loro  sviluppo. 

Passerò  adesso  a  dire  della  fruttificazione  di  questa  bella  specie. 

L' infiorescenza  che  fu  da  me  fecondata  nel  modo  già  de- 
scritto, '  ha  cominciato  a  raggiungere  la  perfetta  maturità  il 
26  di  giugno,  e  pochi  giorni  dopo,  cioè  il  P  luglio,  essa  era  com- 
pletamente matura.  La  parte  inferiore  e  convolta  della  spata,  o 
camera  nuziale,  si  è  conservata  assai  fresca  e  vegeta  fino  a  ma- 
turazione assai  inoltrata,  racchiudendo  in  sé  i  carpidi,  che  hanno 


*  I  pronubi  delV  «  Helìcodiceros  muscivonis,  »  in  questo  stesso   pe- 
riodico, voi.  XXIII,  N.  4,  p.  588. 


RIUNIONE   GENERALE   IN    NAPOLI  85 

cominciato  a  maturare,  come  nel  Dracunculus  vulgaris  ed  in 
altre  aracee,  dall'alto  in  basso:  vale  a  dire  che  i  primi  a  cam- 
biare la  consistenza  ed  il  colore  del  loro  pericarpio  sono  stati 
i  superiori,  e  quindi  mano  mano  gl'inferiori.  La  parte  pure 
dello  spadice,  sulla  quale  i  frutti  s'inseriscono,  cioè  il  ricettacolo, 
cambia  pure  di  colore  e  di  consistenza,  riducendoli  di  colore 
arancio  ed  alquanto  carnoso. 

I  frutti  ottenuti  da  questa  infiorescenza  erano  in  num.  di  42, 
ed  alla  maturazione  completa  essi  si  distaccavano  facilmente  dal 
ricettacolo.  Riguardo  alla  forma  ed  alla  struttura  differiscono 
alquanto  da  quelli  del  Dracunculus  vulgaris.  Essi  hanno  per 
lo  più  una  forma  bislungo-obovata,  con  estremità  superiore  ot- 
tusa ed  ombilicata,  fornita  nel  centro  di  una  macchietta  scura 
residuo  dello  stimma,  mostrandosi  però  spesso  contratti  ed  un 
po'  lobati  in  alto.  Essi  sono  inoltre  più  grandi  di  quelli  del 
Dracunculus  vulgaris,  misurando  0"",01-0",02  in  lunghezza  e 
O^'jOOe-O^jOIS  in  larghezza.  Il  loro  pericarpio  è  di  colore  aran- 
cio ed  un  po' traslucido,  e  mostrasi  esternamente  formato  da  una 
epidermide  costituita  da  cellule  poligonali  depresse,  con  pareti 
sottili,  nucleate  e  pure  fornite  di  minuti  cromoplasti,  alle  quali 
qua  e  là  s' interpongono  degli  stomi.  Al  di  sotto  di  questa  epi- 
dermide, che  rappresenta  1'  epicarpio,  è  un  tessuto  molle  e  quasi 
gelatinoso,  formato  da  cellule  globulari  ovoidee  o  bislunghe, 
pure  nucleate  e  fornite  di  numerosi  e  minuti  cromoplasti  di 
color  giallo-croceo,  disposte  in  più  strati.  In  questo  tessuto,  che 
rappresenta  il  mesocarpio,  trovansi  pure  numerose  cellule  glo- 
bulari bislunghe,  od  anche  assai  allungate,  contenenti  rafidi,  le 
quali  fanno  si  che  il  sapore  della  polpa,  da  prima  dolciastro, 
si  riduca  ben  tosto  urente,  con  sensazione  che  può  persistere 
nella  muccosa  boccale  per  più  di  2  ore.  Internamente  poi,  a 
contatto  del  seme,  è  un'  epidermide  a  cellule  poligonali  od  al- 
lungate a  sottile  parete,  fra  le  quali  si  osservano  degli  stomi, 
che  pel  trovarsi  in  una  parte  che  rappresenta  l'endocarpio, 
chiamerò  endocarpici.  Nel  tessuto  parenchimatico  interposto 
alle  due  epidermidi  stanno  pare  dei  sottili  fasci  fibrovascolari 
dei  quali  i  principali,  in  numero  di  circa  8,  si  partono  dall'  in- 
serzione del  frutto  e  si  dirigono  in  alto  qua  e  là  connettendosi 
con  rami  traversi.  In  questi  fasci  si  riscontra  una  guaina  for- 
mata  da   uno   strato   di  Cillule  allungate,   un   csilema  a  vasi 


86  RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI 

aimlato-spirali  ed  un  floema  a  vasi  crivellati  e  cellule  cambiformi. 
Ogni  frutto  contiene  ordinariamente  un  solo  seme,  di  rado  2-3; 
onde  può  dirsi  una  bacca  oligosperma. 

II  seme  è  di  forma  ovale,  talora  un  po'  compresso  od  incavato 
da  un  Iato,  della  lunghezza  di  0'",006-0",007,  e  della  larghezza 
da  0",004  a  0^004. 

II  guscio  del  seme  o  testa  è  assai  grosso,  di  colore  scuro  gros- 
solanamente rugoso-punteggiato  e  formato  da  più  strati  di  cel- 
lule globoso-poliedriche  l'esterne  più  grosse.  II  contenuto  di 
queste  cellule  più  o  meno  abbondante  e  le  pareti  si  colorano 
alquanto  in  scuro,  ciò  che  principalmente  determina  il  colore 
dell'invoglio.  Esso  invoglio  contiene  pure  cellule  rafidifere,  che 
sono  principalmente  numerose  nella  sua  parte  interna.  Al  di 
sotto  di  questo  invoglio,  che  probabilmente  proviene  dalla  pri- 
mina  dell'ovulo,  avvene  altro  composto  di  due  strati  di  cellule, 
a  quanto  pare  corrispondente  alla  secondina.  Quest'  invogli,  né 
con  floroglucina,  né  con  sali  d'anilina,  non  danno  la  reazione 
dei  tessuti  lignificati,  e  col  liquido  di  Braemer  non  danno  la 
reazione  del  tannino  ;  però  con  soluzione  di  acido  osmico  si  co- 
lorano intensamente  in  nero. 

La  mandorla  del  seme  resulta  di  un  albume  abbondante  e  di 
un  embrione  assai  piccolo.  L'albume  é  ovoideo  o  quasi  globulare, 
però  fornito  di  una  profonda  ed  angusta  insenatura  in  direzione 
centripeta  in  corrispondenza  dell'ilo,  cui  corrisponde  un'inse- 
natura simile  nel  tegumento.  Esso  presenta  una  lunghezza  di 
circa  0'",004  ed  una  larghezza  di  circa  0'",003.  Esso  consta  di 
cellule  subpoliedriche,  spesso  un  po'  allungate  in  direzione  ra- 
diale, delle  quali  le  più  esterne,  con  pareti  notevolmente  ingros- 
sate nella  parte  esterna,  rappresentano  uno  strato  epidermico. 
II  plasma  di  questo  strato  di  cellule  é  ricco  di  granulazioni  e 
contiene  gocciole  di  olio,  con  soluzione  d' iodio  si  colora  in 
giallo,  mostrandosi  scevro  di  granuli  di  fecola,  e  con  soluzione 
di  acido  osmico  si  colora  in  scuro.  Le  cellule  pure  dello  strato 
sottostante  mostrano  di  contenere  plasma  in  quantità,  ma  con- 
tengono altresì  grani  di  fecola,  che  principalmente  abbondano 
nelle  cellule  più  interne  mostrandosi  di  forma  ellissoidea  o  glo- 
bulare e  composti.  II  contenuto  di  tutte  queste  cellule  si  colora 
parte  in  giallo  e  parte  in  azzurro  con  iodio,  ma  non  si  colora 
in  scuro  con  acido  osmico. 


RIUNIONB    GENERALE   IN   NAPOLI  87 

L'  embrione  è  cilindroide  od  a  forma  di  pestello,  e  collocato  al 
di  sotto  della  regione  micropilare,  col  suo  asse  maggiore  in  di- 
rezione radiale  ed  antitropo.  Esso  è  lungo  circa  0'",002  e  largo 
circa  0'",0005.  Nella  sua  parte  inferiore,  ch'é  rivolta  al  micropilo, 
mostra  una  breve  parte  assile,  nella  quale  benissimo  differen- 
ziata apparisce  la  piloriza,  come  pure  il  cilindro  assile  e  la 
scorza  primitiva.  Al  di  sopra  di  questa  parte,  ad  Vj  circa  di 
lunghezza,  vi  si  osserva  la  piumetta  avvolta  nel  cotiledone  che 
è  di  forma  allungata  quasi  conica.  In  questo  si  veggono  bene 
differenziati  l'epidermide,  il  tessuto  fondamentale  e  tre  fasci  pro- 
cambiali longitudinali  principali.  In  seguito  poi  a  quanto  fu  detto, 
e  siccome  1'  embrione  si  colora  in  scuro  con  acido  osmico,  sem- 
bra che  le  riserve  grasse  prevalgano  nello  strato  periferico  del- 
l'albume,  e  la  feculacea  nella  parte  interna  dell' albume  stesso. 


SUL    DRACVNCULUS    CANARIENSIS   KUNTH.   NOTA    DI 
G.  ARCANGELI. 

Un  esemplare  di  questa  bella  specie,  che  da  poco  più  di  un 
anno  coltivasi  nell'Orto  botanico  pisano,  mi  ha  posto  in  grado 
di  fare  alcune  osservazioni,  che  credo  valga  la  pena  di  far  co- 
noscere. 

Questo  esemplare,  che  mi  fu  favorito  dall'  Orto  botanico  di 
Firenze,  dopo  essere  stato  allevato  in  vaso  per  qualche  tempo, 
nella  primavera  dell'anno  decorso  (1890),  fu  collocato  all'aria 
aperta  in  una  delle  aiuole  del  nostro  Giardino,  ove  pure  si  col- 
tivano varie  altre  Aracee.  In  questa  località  esso  vegetò  con 
sufficiente  vigore  nel  corso  della  primavera  e  dell'estate,  pro- 
ducendo varii  getti  fogliferi,  gli  uni  dopo  gli  altri,  e  finalmente 
nell'ultimo  di  questi,  che  si  sviluppò  in  ottobre,  mostrò  un'in- 
fiorescenza, che  sembrava  dovesse  schiudersi  entro  un  tempo 
assai  breve.  Sopraggiunti  però  i  primi  freddi,  tale  infiorescenza 
rimase  chiusa,  e  per  quanto  a  lungo  si  conservasse  in  tale  stato, 
nell'inverno  successivo  essa  terminò  col  deperire  e  distruggersi. 

Incominciata  la  nuova  primavera,  la  pianta  ricominciò  a  dar 
segni  manifesti  di  vita  sviluppando  un  nuovo  getto,  che  assai 
sollecitamente  si  allungò  in  alto,  mostrandosi  nell'aprile  termi- 
nato da  una  nuova  infiorescenza,  che  si  schiuse  il  21  del  maggio 


88  RIUNIONE   GENERALE    IN    NAPOLI 

successivo.  Lo  sbocciamento  incominciò  la  mattina  alle  ore  6  circa, 
e  si  ridusse  completo  circa  alle  ore  6  della  sera.  In  tale  stato 
r  infiorescenza  esalava  un  odore  gradevolissimo,  intermedio 
quasi  fra  quello  del  popone  e  dell'  ananasso  ;  però  non  mi  fu 
possibile  osservare  che  ad  essa  accorressero  insetti,  forse  a  ca- 
gione della  stagione  piuttosto  fresca  e  variabile,  che  prevalse  in 
quell'epoca.  Nel  giorno  successivo  allo  sbocciamento  l'odore 
gradevole  persisteva  tuttora,  ed  in  quello  stesso  giorno  (22) 
potei  riscontrare,  che  alle  2  pom.  le  antere  si  erano  già  aperte, 
ed  avevano  già  lasciato  uscire  il  polline,  che  in  forma  di  pol- 
vere di  color  giallo,  era  caduto  sopra  gli  ovarii  sottoposti  e  nel 
fondo  della  camera  nuziale.  Veramente,  trattandosi  di  una  sola 
infiorescenza,  e  non  essendo  mancata  la  pioggia  a  disturbare  la 
fioritura,  io  credevo  che  la  fecondazione  non  avrebbe  avuto 
luogo;  ma  la  cosa  andò  ben  altrimenti. 

Già  dissi  in  altro  mio  scritto'  come  nel  Giardino  botanico  di 
Firenze,  mi  avvenisse  di  riscontrare  in  questa  specie  la  produ- 
zione di  numerosi  frutti  fecondi,  senza  che  si  potesse  in  alcun 
modo  ammettere  essersi  verificata  l'impollinazione  eterodina. 
A  questa  prima  mia  osservazione  corrisponde  perfettamente  l'al- 
tra, che  ho  potuto  fare  recentemente  sopra  l'individuo  sovrari- 
cordato  :  giacché  in  esso,  in  seguito  all'  impollinazione,  avvenuta 
per  opera  del  polline  caduto  dalle  antere  sovrastanti  ai  carpidi, 
questi  si  sono  accresciuti,  ed  hanno  raggiunto  la  completa  ma- 
turazione. Nò  si  può  ammettere  che  la  cosa  sia  proceduta  altri- 
menti :  essendoché  nel  nostro  Giardino  non  si  aveva  affatto  altra 
infiorescenza  di  questa  specie,  né  altra  simile  ne  poteva  esistere 
nei  dintorni,  trattandosi  di  forma  che  ben  di  rado  si  coltiva,  e 
che  si  può  ritenere  affatto  mancante  nei  giardini  della  nostra 
città. 

Se  pertanto  si  può  ritenere,  in  seguito  alle  osservazioni  sopra 
riportate,  che  il  Dracunculus  canariensis  sia  specie  in  cui  nor- 
malmente avviene  l' impollinazione  omoclina,  ciò  non  vuol  dire 
che  si  debba  escludere  la  possibilità  dell'  impollinazione  etero- 
dina. Ammettendo,  infatti,  che  in  questa  specie  le  nozze  incro- 
ciate non  possano  aver  luogo,  non  si  potrebbe  comprendere  il 


*  Osservazioni  sulla  fioritura  del  «  Dracunculus  vulgaris  Scliott,  »  nel 
Nuovo  Giornale  botanico  italiano,  voi.  XI,  1879,  pag.  37. 


KIUNIOXE   GENERALE   IX   NAPOLI  89 

significato  dell*  odore  gradevole,  che  esala  dall'  osmoforo  nella 
infiorescenza  che  ha  raggiunto  il  completo  sviluppo,  tanto  più  che 
l'intensità  dell'odore,  e  lo  sviluppo  dell'organo  che  lo  produce, 
non  permettono  la  supposizione  di  un  organo  e  di  una  funzione 
in  via  di  degradazione.  Come  il  polline,  che  cade  dalle  antere 
sugli  stimmi  dei  carpidi  sottoposti,  dà  luogo  alla  fecondazione 
omoclina,  cosi  può  avvenire  che  il  polline  stesso,  trasportato  per 
opera  degl'  insetti  da  un'  infiorescenza  all'  altra,  dia  luogo  alle 
nozze  eterodine,  che  conferiscono  al  rinvigorimento  ed  alla  va- 
riabilità della  specie.  E  basta  naturalmente  che  questo  si  ve- 
rifichi di  quando  in  quando  per  alcuni  carpidi,  al  conseguimento 
dei  vantaggi  che  resultano  dalle  nozze  incrociate,  senza  che  si 
abbia  una  eterogamia  necessaria,  quale  si  riscontra  cioè  in  molte 
Aracee.  Né  forse  é  da  escludere  la  possibilità,  che  il  polline  di 
estranea  provenienza,  nella  funzione  di  ft?condazione,  spieghi 
un'azione  preponderante  sul  polline  autoctono,  come  può  essere 
altresì  che  l'impollinazione  eterodina,  avvenuta  in  precedenza 
dell' omoclina,  renda  quest'ultima  affatto  inelTìcace. 

In  conclusione,  il  fatto  della  autogamia  normale  nel  Dracim- 
culas  canariensis  non  esclude  la  eterogamia.  Per  questa  specie 
però  non  si  può  ammettere  un'  eterogamia  necessaria,  come  nel 
Dracunculus  vitlgaris  ed  in  varie  altre  Aracee,  ma  solo  una 
eterogamia  contingente,  provocata  da  un  mimismo  ben  diffe- 
rente da  quello  del  Dracicnculus  vulgaris.  Mentre  infatti  que- 
sta specie  presenta  uno  dei  più  belli  esempi  di  necromimismo  de- 
voluto al  richiamo  ed  incarceramento  dei  necrocoleotteri,  l'altra 
ci  offre  nella  sua  infiorescenza  un  caso  di  carpomimismo,  desti- 
nato al  richiamo  di  coleotteri  carpofagi,  e  quindi  con  ragiono 
la  specie  può  dirsi  carpocoleotterofila. 

Passerò  adesso  ad  esporre  quanto  ho  potuto  riscontrare  nella 
fruttificazione  di  questa  stessa  pianta; 

La  fruttificazione  è  in  forma  di  spiga  ovoidea  compatta,  cinta 
in  basso  dalla  base  della  spata  persistente,  i  cui  lembi  però 
sollecitamente  si  divaricano  in  seguito  alla  fecondazione.  La 
maturazione  in  essa  si  effettua  d'alto  in  basso,  cioè  i  primi 
frutti  a  maturare  sono  quelli  situati  nell'apice,  e  successiva- 
mente quelli  situati  mano  mano  più  in  basso. 

I  frutti  sono  di  forma  obovata,  spesso  un  po' tetragoni  ed  un 
po' compressi  lateralmente,  e  sono  sostenuti  da  un  breve  pedicello. 


90  RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI 

Non  contato  il  pedicello  essi  sono  lunghi  0",015,  alti  0'",012,  e 
larghi  0'",011:  queste  dimensioni  possono  però  alquanto  variare. 
Il  pedicello  è  quasi  cilindrico,  e  consta  di  un'  epidermide  a  cel- 
lule poligone  con  cuticola  elegantemente  increspata,  e  di  un  tes- 
suto collenchimatico  che  ne  forma  la  parte  maggiore,  attraversato 
da  vari  sottili  fasci  fibrovascolari  longitudinali.  Dall'apice  di 
questo  pedicello  il  frutto  facilmente  si  stacca  allorché  é  giunto 
a  maturità. 

Il  loro  pericarpio  é  di  colore  rosso-minio  o  rosso-arancio,  car- 
noso, ma  di  moderato  spessore.  In  esso  esternamente  osservasi 
un'  epidermide  a  cellule  subpoligone,  disposte  in  uno  strato,  fra 
le  quali  si  mostrano  assai  frequenti  gli  stomi.  Queste  cellule 
hanno  la  cuticola  pure  elegantemente  increspata,  come  quelle 
del  pedicello,  e  le  piegoline  si  vedono  presso  gli  stomi  paralle- 
lamente disposte  in  gruppi  convergenti  verso  l'apertura  di 
questi.  Al  di  sotto  di  questo  primo  strato  si  osserva  un  paren- 
chima formato  da  vari  strati  di  cellule  globulari  od  ovoidee, 
contenenti  in  copia  minuti  cloroplasti  giallo-crocei,  ed  al  di  den- 
tro poi  un  endocarpio  formato  da  cellule  a  sottile  parete,  bi- 
slunghe, con  cuticola  liscia,  fra  le  quali  s'intercalano  stomi  somi- 
glianti a  quelli  dello  strato  esterno.  Fra  le  cellule  di  questo  strato 
medio,  che  rappresenta  il  mesocarpio,  si  presentano  pure  cellule 
rafidifere  assai  numerose,  e  sottili  fasci  fibrovascolari  costituiti 
da  floeraa  molle  e  csilema  a  vasi  anulati  ed  anulato-spirali. 

I  semi  sono  nel  frutto  in  numero  variabile  da  2-8,  parte  in- 
seriti in  alto  e  parte  in  basso,  con  podospermi  più  o  meno  brevi. 
Essi  sono  ovoide!  quasi  trigoni  e  spesso  un  po'  irregolari,  talora 
pure  con  una  faccia  un  po'  incavata.  Il  loro  colore  é  bianco- 
gialliccio,  a  ditferenza  di  quelli  dell' Helicodiceros  che  sono  scuri, 
e  somigliano  molto  a  quelli  del  Dracunculas  vulgarìs.  Essi 
hanno  una  larghezza  di  circa  O^.OOT  ed  una  larghezza  di  circa 
O^OOe,  e  sono  quindi  un  poco  più  grossi  di  quelli  del  Dr.  vulga- 
ris.  La  loro  superfìcie  è  punteggiato-scavata,  ed  alla  base  pre- 
sentano una  parte  ingrossata  a  guisa  di  caruncola.  L' invoglio 
esterno  o  testa  è  assai  grosso  e  costituito  da  più  strati  di  cel- 
lule, globulari  od  ovali  o  poliedriche,  contenenti  aria.  L'invoglio 
interno  molto  più  sottile,  di  colore  baio,  è  formato  da  due  strati 
di  cellule  come  nelV Ilelicodiceros.  Ambedue  questi  invogli  non 
danno  la  reazione  dei  tessuti  lignificati,  né  con  cloridrato  di  ani- 


RIUNIONE   GENERALE   IN   NAPOLI  91 

lina,  nò  con  floroglucina.  L'albume  è  ovoidale  con  una  insenatura 
in  corrispondenza  dell'ilo  e  costruito  come  iieW  Ilclicodiceros. 
L'embrione  è  lungo  circa  0™,0025  e  largo  circa  0™,000G.  Esso  è 
a  l'orma  quasi  di  pestello  ed  ha  struttura  molto  simile  a  quella 
déiVIIelicodiceros.  Trattando  una  sezione  longitudinale  del  seme 
con  acido  osmico,  gl'invogli,  lo  strato  epidermico  dell'albume  e 
l'embrione  si  colorano  in  scuro,  mentre  il  rimanente  dell'al- 
bume non  si  colora,  similmente  a  quanto  fu  osservato  per  V  Ileli- 
codiceros,  ciò  che  pure  permetterebbe  di  trarre  conclusioni  ana- 
loghe relativamente  alla  repartizione  delle  differenti  riserve. 

11  Presidente  legge  quindi  una  lettera  del  prof.  Italo  Gìglioli  di- 
rettore della  Scuola  di  Portici,  il  quale,  pai  giorno  di  Domenica  23, 
invita  gentilmente  i  Soci  a  visitare  la  Scuola  superiore  di  Agri- 
coltura. 

Il  prof.  Balsamo  legge  una  lettera  del  R.  Commissario  che  si 
scusa  di  non  essere  intervenuto  alla  Riunione  ;  dopodiché  il  Presi- 
dente dichiara  sciolta  la  pubblica  adunanza. 


Adunanza  privata  del  20  agosto  1891. 

Il  Presidente  invita  i  Soci  presenti  a  trattenersi  per  procedere  alla 
elezione  dei  due  nuovi  Vicepresidenti  e  di  un  nuovo  Consigliare  in 
sostituzione  del  prof.  Gibelli  dimissionario. 

Resultano  eletti  : 

Passerini  prof.  Giovanni   )    „.  .,     .. 

^  ^    r-,  \    Vuepresidenti. 

Gibelli  prof.   Giuseppe     j  ^ 

Biondi  Antonio  Consigliere. 

L'  ordine  del  giorno  è  cosi  esaurito  e  la  Riunione  è  chiusa. 


Visita  all'Orto  botanico  e  gita  a  Capri 
e  al  Monte  S.  Angelo. 

Alle  ore  4  pom.  dello  stesso  giorno  i  Soci  visitavano  il  R.  Orto 
botanico  ove  erano  ricevuti  dal  prof.  Pergola  rettore  dell'Univer- 
sità di  Napoli  e  dal  pei'sonale  dell'  Orto,  ed  ove  veniva  loro  offerto 
un  rinfresco. 


92  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

La  mattina  successiva  21  agosto  i  convenuti  partivano  per  Capri, 
ed  ivi  dopo  avere  erborato  pernottavano.  Anclie  in  Capri,  malgrado 
la  stagione  poco  promettente,  le  raccolte  riescivano  interessanti,  e 
fra  le  altre  piante  meritano  di  essera  indicate  :  Convolvulus  Cneorum, 
Asperula  tomentosa,    Campanula  fragilis,  Statica  cumana,   ecc. 

La  mattina  seguente  aveva  luogo  col  battello  a  vapore  la  par- 
tenza par  Vico  Equense  per  fare  1'  ascensione  dal  monte  S.  Angelo 
a  Tre  pizzi.  A  Vico  Equense  si  trovava  ad  aspettare  il  Socio  prof.  Sa- 
vastano  che  aveva  preparato  le  vetture  per  raggiungere  Moiano, 
donde  a  piadi  guidò  l'allegra  comitiva  sino  alla  punta  più  alta  (1549™). 
Qui  j)ure  le  raccolte  non  furono  prive  d'interesse,  e  nel  ritorno,  a 
Faito  i  convanuti  trovarono  splendida  accoglienza  e  ristoro  nel  vil- 
lino del  conte  Giusso,  e  l'amabile  conversazione  del  conte,  del  si- 
gnor cav.  Volpicelli  e  della  sua  signora  e  della  signorine  Cassano 
faceva  presto  dimenticare  la  fatica  superata. 

A  Castellamara  i  Soci  prendevano  la  ferrovia  per  tornare  a  Napoli. 

Prima  di  separarsi,  anche  una  volta  i  Soci  si  ritrovavano  il  giorno 
23,  alle  12  mar.,  alla  Scuola  superiore  di  Agricoltura,  rispondendo 
al  grazioso  invito  della  Direzione,  e  colà  venivano  ricevuti  dal 
Direttore  prof.  Italo  Giglioli  e  dagli  altri  professori.  Dopo  una  ac- 
curata visita  ai  vasti  locali,  alle  collezioni,  ai  laboratori  ed  alle 
varie  ofilcine,  prendevano  parte  ad  un  geniale  banchetto  ofì'erto  dalla 
Direzione  della  Scuola.  * 


SEDE  DI  FIRENZE. 
Adunanza  dell' 11  ottobre  1891. 

Il  presidente  Arcangeli  dà  comunicazione  alla  Società  di  un  ca- 
talogo di  piante  scandinave,  messe  in  vendita  dai  signori  Haglund 
e  Kallstròm,  a  Falun  in  Isvezia. 

L'Archivista  U.  Martelli  presenta  le  opere  seguenti,  pervenute 
in  dono  alla  biblioteca  dàlia  Società  botanica: 

Dal  dott.  A.  L.  Gronvall  :  GronvaU.  Bidrag  till  kannedonen  om 
de  nordista  arterna  af  de  bada  Lofmoss-slagtena  Orthotrichum  och 
Ulota.  Malmo  1885.  —  Nya  bidrag  till  kannedonen  om  de  nordista 
arterna    af  slagtet    Orthotrichum.    Malmo    1887.    —   En     nv    art    af 


*  Per  iniziativa  dei  Soci  Martelli  e  Tanfani  verrà  redatto  un  ca- 
talogo ragionato  delle  piante  raccolte  nelle  escursioni  fatte  durante 
la  Riunione  in  Napoli. 


ADUNANZA   DELLA   SEDK   DI   FIRENZE  93 

slagtet  Orthotrichum.  —  Anteckningar  roraude  nàgra  europeiska 
orthotricka.  Stockholm  1889.  —  Beriittelse  om  en  bryologisk  resa  i 
Bohiislan,  med  understod  fràm  k.  Vetenskaps-Academien  utfòrd 
imdersommaren  1881.  Stockolm  1882.  —  Liste  des  Bryologxies  du 
monde.  1888.  —  Remarques  sur  quelques  formes  du  genre  Ortho- 
trichum. 1888.  —  Phìlibert.  Etudes  sur  le  póristome.  1888-89.  —  Car- 
data J.  Le  Zygodon  du  Eighi.  1888.  —  Note  sur  une  Fontinale  du 
Rhoue.  1888.  —  Gravef,  F.  Bibliographie.  1888.  —  Ljungstrdm,  E. 
Kleistogami  hos  Primula  siuensis.  —  Gronvall,  A.  L.  Om  Ulota  in- 
termedia Scli.  och  dess  narmaste  samslagtingar.  —  Olssen,  P.  An- 
teckningar till  de  Jemtlande  angransande  provinsernas  flora.  — 
De  Toni,  J.  B.  Notiz  libar  die  Ectocarpeen-Gattungen  Entonema 
Reinsch  und  Streblonemopsis  Valiente. 

Dal  prof.  T.  Carnei  :  The  Missouri  Botanica!  Garden. 

Dal  dott.  E.  Baroni:  Baroni.  Contribuzioni  alla  lichenografia  della 
Toscana.  Firenze  1890.  —  Sulla  struttura  del  seme  ^e\V EvonymìLs 
Japonìcus  Thunb.  Firenze  1891. 

Dal  dott.  E.  Tanfani  :  Tanfani.  Sull'origine  delle  zucche.  Firen- 
ze 1891.  —  Morfologia  ed  istologia  del  frutto  e  del  seme  delle 
Apiacee.  Firenze  1891. 

Dal  dott.  T.  Jaensch  :  Jae^isoh.  Anatomie  einiger  Legumiuosen- 
holzer.  Berlin  1884.  —  Nachtrag  zur  Kenntniss  von  Herminiera 
Elaphroxilon.  Berlin  1884. 

Dal  sig.  E.  C.  Hansen  :  Hansen.  Recherches  sur  la  physiologie  et 
la  morphologie  des  ferments  alcooliques.  1890.  Où  est-ce  que  la  le- 
vùre  pure  de  M.  Pasteur?  1891. 

Dal  cap.  L.  Micheletti:  Micheletti.  Mentha  Pulegium  forma  alhiflora. 
Firenze  1891.  —  Intorno  ad  alcune  specie  di  Centaurea  della  se- 
zione Cyanus.  Firenze  1891.  —  Appunti  sull'  oi'dinamento  degli  er- 
bari. Firenze  1891. 

Dal  sig.  J.  Coulter  :  Coulter.  Contributions  from  the  U.  S.  Natio- 
nal Herbarium.  "Washington  1891. 

Dal  sig.  M.  J.  D'Arbaumont:  D^Arhaumont.  Ramification  des  am- 
pelidées.  Vrilles  et  intìorescences.  Paris  1882.  —  Ramification  des 
Ampelidóes.  Bourgeons.  Paris  1882. 

Dal  prof.  G.  Arcangeli  :  Arcangeli.  I  pronubi  del  Dracunculus 
vulgaris  e  le  lumache,  1891.  —  Sulla  polvere  cristallina  e  sulle 
druse  d'ossalato  calcico.  Firenze  1891.  —  SnWArisai'um  Prohoscideum 
Savi.  Firenze  1891. 

Dal  prof.  N.  Passerini  :  Passerini.  Snlla  composizione  chimica 
degli  steli  e  delle  foglie  del  Pomodoro.  Firenze  1891.  —  Lo  zolfo 
e  alcune  altre  sostanze  sparimentate  per  preservare  le  fave  dai  suc- 
ciameli. Firenze  1891. 

Dal  prof.  O.  Comes  :  Comes.  Le  lave,  il  terreno  vesuviano  e  la 
loro  vegetazione.  Portici  1888. 

Dal  sig.   W.    Nylander  :   JSIylander.   Sertiim   Licheneae  tropicae 
Labuam  et  Singapore.  Parisiis  1891. 


9J:  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

Dal  sig.  M.  Lojacono  Poiero  :  Lojaoono  Poterò.  Sulla  morfologia 
dei  legumi  del  genere  Medieago.  Palermo  1891. 

Dal  dott.  F.  Balsamo:  Balsamo.  Quadri  sinottici  di  botanica  (mor- 
fologia e  fisiologia).  Napoli  1889.  —  Elenco  delle  piante  raccolte  in 
Africa  dal  prof.  cav.  G.  B.  Licata  dal  1886  per  la  Società  Africana 
d'Italia  e  determinate  dal  socio  prof.  Balsamo.  Napoli  1891.  — Sul- 
l'assorbimento delle  radiazioni  nelle  piante.  Napoli  1891.  — Diato- 
mee  contenute  nel  canale  digerente  di  alcune  Aplysiae  raccolte  dal 
capitano  G.  Chierchia  nel  viaggio  di  circumnavigazione  della  regia 
corvetta  «  Vittor  Pisani  »  nel  1884-85.  Napoli  1890.  —  Homonimiae 
algarum  in  plantis  animalibusque  tentamen.  Neapoli  1888.  —  Im- 
pressioni dal  vero,  cenno  geologico-botanico  sull' isola  d'Ischia.  Na- 
poli 1883.  —  Alghe  della  baia  d'Assab  raccolte  da  G.  B.  Licata.  Na- 
poli 1885.  —  Le  Diatomee  della  cascata  di  Caserta.  Naj)oli  1884. 

Dal  prof.  P.  A.  Saccardo  :  Saaardo.  Intorno  ad  xin  microscopio 
di  Eustachio  Divini  conservato  nel  Museo  di  Fisica  dell'  Univ.  di 
Padova.  Venezia  1891. 

Dal  prof.  T.  Thomas  :  Taylor,  T.  Report  of  the  microscopist  for  1890. 
Dal  sig.  U.  Martelli:  Martelli.  Il  Black-Rot  sulle  viti  presso  Fi- 
renze. Firenze  1891.  —  Parassitismo  e  modo  di  riprodursi  del  Cy- 
nomorium  Cocoineum.  L.  Genova  1891.  —  P.  La  potatura  dei  Gelsi. 
Firenze  1891.  —  Rosselli,  A.  Contro  il  succiamele.  Firenze  1891.  — 
n.  La  peronospora  sulle  viti  americane.  Firenze  1891.  —  Ohlsen,  C 
L'industria  vinifera  negli  Stati  Uniti  d'America  settentrionale.  Fi- 
renze 1891. 

Dal  prof.  F.  D3lpino  :  Delpino.  Note  ed  osservazioni  botaniche 
(decuria  1»  e  2»  in  due  fascicoli).  Genova  1889-90.  —  Sull'impollina- 
zione dell'  Arum  Dracunculus  L.  Genova  1890.  —  Contribuzione  alla 
teoria  della  pseudanzia.  Genova  1890.  —  Fiori  monocentrici  e  poli- 
centrici. Genova  1890. 

Dal  prof.  C.  Massalongo  :  Massalongo.  La  rogna  delle  foglie  del- 
l'Olivo.  Ferrara  1891. 

Dal  prof.  N.  Passerini  :  Passerini.  Ricerche  chimico-agricole  sui 
Caci  (Cicer  arieiinum  Li.).  Roma. 

Dal  cav.  S.  Sommier  :  Sommier.  Un'  estate  in  Siberia.  Firen- 
ze 1885.  —  Ancora  sulla  Lonicera  Coerulea,  Firenze  1890.  —  Nuove 
stazioni  di  piante  in  Toscana.  Firenz3  1890.  —  Una  genziana  nuova 
per  r  Europa.  Firenze  1888.  —  Piante  del  Jardin  de  la  Mer  de  Giace. 
Firenze  1890.  —  Il  nuovo  giardino  botanico  «  La  Linnaea.  »  Fi- 
renze 1890.  —  La  nuova  opera  del  prof.  Schiìbeler.  Firenze  1886. 
—  Erborazioni  fuori  di  stagione.  Firenze  1889.  —  Della  presenza 
di  stipole  nella  Lonicera  Coerulea.  Firenze  1890. 

Dal  sig.  U.  Galeri  :  Galeri.  Alcune  osservazioni  sulla  fioritura 
dieWArum  Dioscoridis.  Firenze  1891. 

Dal  dott.  E.  Rostan:  Beyer,  R.  Beitrage  zur  Flora  der  thàler  Gri- 
sanche  und  Rhemes  in  den  Grajischen  Alpen.  Berlin  1891. 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  95 

Viene  letta  quindi  dal  Presidente  la  seguente  comunicazione  del 
prof.  Goiran: 


SULLA    PRESENZA    DI    FRAXINUS    EXCKLSIOR   L.    NEI 
MONTI  VERONESI.  NOTA  DI  A.    GOIRAN. 

Né  Calzolari,  né  Pona  nei  loro  Viaggi  in  M.  Baldo  accen- 
nano alla  pi'esenza  di  Fraxinus  excelsior  in  questo  classico 
monte:  cosi  pure  non  ne  parlano  il  diligentissimo  Seguier  nelle 
Plantae  veì''onenses  e  Ciro  Pollini  nel  Viaggio  al  Lago  di 
Garda  e  al  M.  Baldo  e  nella  Flora  vcronensis.  In  quest'  ultima 
il  celebratissimo  Autore  si  limita  ad  accennare  che  la  pianta  in 
quistione  in  sglvis  nioniium  humilioram  Tirolensium  passim 
nasciiur,  ni  edam  in  Vicentina  provincia  ecc.  (FI.  ver.,  Ili, 
pag.  233).  Anche  Antonio  Bertoloni,  che  pure  ebbe  molte  piante 
veronesi  dal  Barbieri,  da  Abramo  Massalongo,  da  Carlo  Tonini, 
da  Antonio  Monganotti,  tace  in  proposito,  anzi  non  cita  alcuna 
stazione  delle  Alpi  per  questa  Oleacea.  I  signori  Visiani  e  Sac- 
cardo  nel  loro  Catalogo  (pag.  127)  indicano  Fraxinus  excelsior 
nei  boschi  montuosi  del  Veronese,  ma  senza  indicare  precisa- 
mente alcuna  località. 

Io  era  persuaso  della  presenza  di  questa  Oleacea  nel  Vero- 
nese —  pur  ritenendola  pianta  assai  rara  presso  di  noi  —  e 
convinto  che  la  stessa  o  fosse  andata  confusa  con  alcuna  delle 
tante  forme  di  Fraxinus  Ornus,  ovvero  fosse  sfuggita  agli  occhi 
degli  erborizzatori  ;  forse  perchè,  entrando  in  unione  ad  altre  e 
molteplici  essenze  nella  formazione  di  boschi  cedui  soggetti  a 
frequenti  tagli,  non  trovavasi  nelle  condizioni  opportune  da 
poter  raggiungere  quello  sviluppo  di  vegetazione  che  facilmente 
avrebbe  potuto  farla  distinguere  dall'  affine  F.  Ornus,  anche 
dai  meno  intelligenti  di  cose  erbarie.  E  sebbene  io  non  avessi  mai 
raccolto  Fraxinus  excelsior  in  questa  zona  botanica,  ciò  nonper- 
tanto lo  collocai  fra  le  piante  da  bosco  veronesi  nel  mio  Erbario 
forestale  veronese  (pag.  44),  primieramente  per  la  testimonianza 
già  citata  dei  signori  Visiani  e  Saccardo,  ed  in  secondo  luogo 
perchè  il  7?.  Ministero  di  Agricoltura,  nella  pubblicazione  avente 
per  titolo  Nomi  volgari  adoperati  in  Italia  a  designare  le  prin- 
cipali piante  di  bosco,  a  pag.  63  riporta  pure  la  nostra  pianta 


96  ADUNANZA   DKLLA   SEDE   DI   FIRENZE 

coi  nomi  vernacoli  di  Frassano,  Frassìne.  Siccome  la  pubblica- 
zione ora  ricordata  é  sfata  compilata  sopra  V  esame  dei  ramo- 
scelli di  tutte  le  piante  legnose  spontaneamente  crescenti  nelle 
varie  regioni  italiane,  raccolti  per  cura  degli  ispettori  ed  uffi- 
ciali forestali  e  quindi  preparati  e  ridotti  in  erbario,  trovavo 
in  essa  altra  testimonianza  più  che  sufficiente  per  provare  la 
presenza  di  Fraxìnus  excelfiìor  nel  Veronese,  nutrendo  però 
sempre  ferma  fiducia  che  in  alcuna  delle  mie  escursioni  mi  sarei 
finalmente  imbattuto  nella  pianta  della  quale  da  tanti  anni  an- 
davo iu  cerca. 

Cosi  per  r  appunto  è  avvenuto,  talché  in  oggi  posso  segna- 
lare diverse  stazioni  veronesi  di  Fraxinus  excelsior,  non  ce- 
lando però  che  alcune  di  esse  mi  sono  state  recentemente  in- 
dicate da  ufficiali  forestali. 

E  primieramente  mi  sono  imbattuto  in  alcune  piante  di  F. 
eoccelsior  in  M.  Baldo,  nei  boschi  cedui  che  crescono,  quasi  alle 
falde  del  versante  orientale  del  monte,  fra  il  Passo  della  Cro- 
cetta sopra  la  Ferrara  e  l' altipiano  di  Festa  al  disopra  di  Ri- 
valla \\\  Val  d' Adige  (m.  900-696):  le  piante  erano  ridotte  alle 
dimensioni  di  frutici,  però  le  foglioline  sessili  non  lasciavano 
dubbio  alcuno.  E  nello  stesso  M.  Baldo  recentemente  sono  state 
rinvenute  alcune  piante  di  F.  eoccelsior,  più  a  sud  della  sta- 
zione ora  indicata,  presso  il  Santuario  della  Corona  (m.  774) 
a  merito  delle  guardie  forestali  di  Caprino  vet^onese.  So  che  il 
solerte  Ispettore  forestale  ed  amico  carissimo  Vittorio  Pellegrini 
intende  assumere  sotto  la  propria  tutela  quei  pochi  esemplari 
di  una  pianta  preziosissima  per  la  nostra  Flora,  e  fare  in  modo 
che  gli  stessi  nei  tagli  futuri  vengano  risparmiati  dalla  scure 
dei  boscaiuoli. 

Passando  sulla  sinistra  dell'Adige  iroviàmo  Fraxinus  excel- 
sior  quasi  di  fronte  alle  due  stazioni  ora  indicate  sulla  destra  del 
fiume.  Nello  scorso  mese  di  agosto  1'  ho  infatti  raccolto  sui  M. 
Lessini  nei  boschi  cedui  che  stanno  sopra  Peri  seguendo  il  diru- 
pato e  rovinoso  sentiero  che  da  questo  paese  conduce  a  Fosse 
(m.  149-900)  :  ed  inoltre  dalle  guardie  forestali  mi  è  stato  detto 
che  nei  boschi  demaniali  di  Pe)'i  se  ne  sono  rinvenuti  non  po- 
chi campioni  oramai  educati  e  diventati  adulti.  Ed  il  nestore 
dei  botanici  veronesi,  prof.  Antonio  Monganotti,  da  me  recen- 
temente interpellato,  mi  ha  assicurato  di  averne  osservate  al- 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  97 

cune  piante,  sempre  però  allo  stato  di  frutice,  fra  i  crepacci  ne» 
M.  Pastello  (m.  1200). 

Si  trova  infine  Fraxmiis  excelsior  nel  territorio  del  Comune 
di  Erbezzo,  sempre  nei  M.  Lessini;  ma  vi  é  stato  introdotto 
già  da  parecchi  anni,  ed  a  quanto  mi  è  stato  detto,  dalla  pro- 
vincia di  Vicenza.  È  però  certissimo  che  future  e  più  diligenti 
ricerche  faranno  ritrovare  questa  Oleacea  in  altri  punti  del 
territorio  veronese. 

Il  socio  Martelli  fa  la  seguente  comunicazione  : 

RIPRODUZIONE    AGAMICA     DEL     CYNOMORIUM    COCCI- 
NEUM.  PER  U.  MARTELLI. 

Non  è  scorso  molto  tempo  da  che  tenni  parola  sul  modo  di 
vegetazione  e  riproduzione  del  Cyìiomoriwn  coccineicm  e  da 
che  pubblicai  nel  periodico  Malpighia  *  una  memoria  relativa. 
Nel  parlare  allora  delle  radici  avventizie  che  si  osservano  nu- 
merose lungo  r  asse  del  Cynoniorìum,  accennai  1'  opinione  che 
esse  fossero  da  considerarsi  organi  ausiliari  alla  pianta  per  la 
sua  riproduzione.  Tale  ipotesi  faceva  di  conseguenza  attribuire 
a  questi  organi  radicali  funzione  assai  diversa  da  quella  che 
loro  attribuì  Weddell,  il  quale  li  considerò  come  dei  succhiatoi. 

E  qui  forse  non  è  fuori  di  luogo  richiamare  brevemente  alla 
memoria  alcune  delle  osservazioni  già  riferite  nella  sopracitata 
memoria  in  seguito  delle  quali  venni  a  formare  quel  concetto. 

Ricorderò  adunque  come  questi  corpi  radiciformi  del  Ci/no- 
ìnorium  che  si  incontrano  in  tutta  la  lunghezza  dell'  asse  tanto 
fiorale  che  sotterraneo  e  che  hanno  la  struttura  di  vere  radici, 
si  trasformano  tostoché  con  una  loro  parte  (in  generale  con 
l'estremità)  vengono  a  contatto  con  una  radice  di  una  pianta 
sulla  quale  il  CynomoriLtm  può  vivere  parassita.  Si  ingros- 
sano allora  a  forma  di  bulbillo  e  nel  tempo  stesso  il  loro  tessuto 
penetra  in  quello  della  radice  della  pianta  nutrice,  generandovi 
un  nuovo  talloidima.  Questo  modo  di  procedere  non  osterebbe 
certo  con  l' opinione  del  Weddell,  cioè   di   considerare   queste 


*  Malpighia,  V,  pag.  97. 
Bull,  della  Soc.  hot.  Hai. 


98  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI    FIRENZR 

radici  del  Cìjnomormm  come  austori,  se  però  non  vi  si  oppo- 
nesse l'avvizzimento  della  porzione  della  radice  che  sta  fra  la 
parte  rigonfiata  e  l'asse  del  Cynomo7''ium,  come  avviene  dopo 
l'innesto  fra  le  due  radici.  In  conseguenza  di  tale  fenomeno  non 
seppi  né  so  più  in  qual  modo  riconoscere  in  questi  organi  radicali 
la  possibilità  di  esercitare  le  funzioni  di  austori.  Ritengo  invece 
che  le  radici  del  Cynomoriuin  funzionino  da  vere  radici  avven- 
tizie ,  come  sono  di  loro  natura ,  solamente  finché  la  loro 
struttura  istologica  non  varia,  il  che  avviene  quando  incontrano 
le  radici  su  cui  si  innestano;  per  conseguenza  l'esercizio  delle 
funzioni  di  radice  avventizia  può  durare  per  un  periodo  brevis- 
simo, oppure  continuare  indefinita.  Or  dunque  se  questi  organi 
del  Ci/nomoriuìn  non  sono  austori,  mi  sembrò,  per  quella  fa- 
coltà di  originare  nuovo  talloidima,  poterli  ritenere  come  organi 
sussidiari  alla  pianta  per  la  sua  riproduzione.  Nonostante  tutte 
queste  osservazioni,  nessuna  esperienza  era  sino  ad  ora  venuta 
a  confermare  le  mie  supposizioni. 

Allorquando  ricevei  dal  prof.  Gennari  di  Cagliari  il  Cyno- 
moriuin coccineum,  collocai  una  porzione  di  rizoma  ben  con- 
sei'vato  ed  avente  buon  numero  di  corpi  radiciformi  a  con- 
tatto delle  radici  di  un  rigogliosa  AtriiJlex  nummularia  che 
cresceva  da  tre  anni  nell'  Orto  botanico  di  Firenze.  Lo  scopo 
appunto  era  di  accertare  se,  cosi  praticando,  il  rizoma  avrebbe 
continuato  la  sua  vegetazione  e  se  si  sarebbe  stabilito  l'innesto 
fra  il  Cijnomorium  e  il  nostro  AMiolew.  Or  sono  pochi  giorni 
che  alla  superficie  della  terra  a  pie  dell'  Airiplex  si  sono  ve- 
duti 4  piccoli  giovani  assi  fiorali  di  Cynomoriiim  e  che  pro- 
mettono di  svolgersi  nella  ventura  primavera,  se  pure  il  rigore 
della  stagione  non  ucciderà  e  il  Cynoinovhim  e  l'  Airiplex. 

L'esperienza  è  riuscita;  in  conseguenza  non  resta  più  dubbio 
che  il  rizoma  del  Cynomorium  da  me  sotterrato  a  contatto 
delle  radici  deW  Airij^lex  nummularia  non  soltanto  abbia  con- 
tinuato a  vegetare,  ma  altresì  che  abbia  trovato  mezzo  di  inne- 
starsi suW  Airiplex  e  su  di  esso  esercitare  la  sua  azione  para- 
sitaria.  È  pure  giuocoforza  ammettere  che  il  talloidima  ormai 
vegeta  nei  tessuti  delle  radici  dell'  Airiplex  e  che  in  esse  è 
stato  introdotto  dai  corpi  radiciformi  i  quali  per  conseguenza  ne- 
cessaria vengono  a  poter  essere  qualificati  come  organi  au^^iliari 
della  pianta  per  la  sua  riproduzione,  come  già  avevo  supposto. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  99 

Cosi  resta  chiarito  un  altro  punto  importante  della  vita  di 
questa  Balanoforacea,  come  pure  le  funzioni  dei  suoi  organi  ra- 
dicìformi.  D'ora  innanzi,  dovunque  piaccia,  sarà  facile  coltivare 
una  pianta  tanto  strana  ed  interessante. 

La  presenza  di  questi  organi  propagatori  sussidiari  del  Ci/no- 
onoriam  deve  essere  molto  necessaria  per  assicurarne  la  esi- 
stenza, e  la  presenza  o  la  funzione  loro,  almeno  come  corpi  ri- 
produttori, è  probabilmente  una  conseguenza  delle  condizioni 
biologiche  speciali  della  pianta  stessa. 

Le  Rafìesiacee  sono  tassinomicamente  affini  alle  Balanofo- 
racee,  ed  il  modo  di  vegetazione  e  di  esercitare  il  parasitismo 
è  uguale  in  ambedue  le  famiglie.  Questa  eguaglianza  biolo- 
gica fa  pure  pensare  e  giustamente  che  leggi  eguali  gover- 
nino lo  sviluppo  di  queste  piante.  Ricordiamo  un  poco  quanti 
tentativi  inutili  hanno  fatto  vari  distinti  botanici  onde  ottenere 
mediante  i  semi  la  riproduzione  delle  Raflesiacee,  ed  ancora  ri- 
cordiamo le  inutili  esperienze  di  Weddell  con  i  semi  di  Cìjnomo- 
riwn  coccineum,  quantunque  a  quelle  esperienze  si  possa  fare 
obiezioni  pel  modo  con  cui  furono  condotte.  Sinché  il  Tej^smann 
non  ebbe  l'idea  di  collocare  i  semi  ài  Raflesìa  sotto  la  corteccia 
del  Cissus,  mai  si  ottenne  il  loro  germogliamento,  e  ciò  dimo- 
stra come  la  rad  i  eh  et  t  a  del  seme  non  può  sopportare  lo  sforzo, 
per  lei  troppo  grande,  di  perforare  il  periderma  della  radice,  il 
che  viene  eliminato  quando  il  seme  è  collocato  al  di  sotto  od 
anche  entro  a  delle  cavità  del  periderma. 

Se  cosi  succede  per  le  Raflesiacee,  non  so  vedere  ragioni  per 
escludere  da  questa  stessa  legge  il  seme  del  Cynomorium.  E 
quantunque  i  semi  di  questa  pianta  siano  molti,  pure  non  deve 
essere  cosa  facile  che  si  trovino  collocati  in  sito  favorevole  pel 
germogliamento,  so  si  pensa  che  i  soli  mezzi  per  trasportarli 
fra  le  screpolature  del  periderma  delle  radici,  oppure  al  disotto  di 
esso,  sono  l'acqua  o  gli  insetti  od  anche  vermi  i  quali  li  pos- 
sono rilasciare  con  i  loro  escrementi.  Da  queste  poche  parole 
si  vedrà  bene  le  diflfìcoltà  grandissime  che  vi  sono  nella  propa- 
gazione della  pianta  mediante  semi.  In  conseguenza  di  che  il 
Cijnoìnorium  sotto  la  minaccia  continua  della  propria  esistenza 
si  è  trovato  direi  quasi  costretto  ad  assicurarla  con  altri  mezzi 
più  certi,  quale  la  riproduzione  mediante  i  numerosi  organi  pro- 
pagatori e  riproduttori  del  talloidima. 


100  ADUXAKZA    DELLA    SEDE   DI   FIREXZE 

Il  prof.  Caruel  rammenta  che,  negli  esperimenti  di  Weddell,  i 
semi  di  Cynomorium^  messi  in  contatto  con  le  radici  di  Melilotus,  ger- 
mogliarono bene,  ma  che  dopo  breve  tempo  si  arrestò  il  principiato 
sviluppo.  Egli  suppone  che  forse  "Weddell  operò  su  radici  troppo 
vecchie  di  Melilotus  e  che  l'innesto  non  possa  riescire  che  su  ra- 
dici giovani,  nelle  quali  i  tessuti  non  siano  diventati  troppo  resi- 
stenti. 

Il  presidente  Arcangeli,  dietro  i  suoi  studi  anteriori  sullo  sviluppo 
del  Cytinus  Hi/pocistis,  crede  che  non  sia  senza  importanza  la  pic- 
colezza dei  semi,  tanto  del  Cijtimis  quanto  del  Cynomorium,  giacché 
essa  facilita  la  loro  diffusione  ;  trasportati  nelle  screpolature  del  pe- 
riderma  dello  radici,  vi  si  potranno  far  strada  e  cosi  potrà  esser  fa- 
cilitata la  penetrazione  del  parassita.  Forse  dunque  la  moltiplica- 
zione per  semi  non  è  tanto  difficile  quanto  ritiene  Martelli. 

Il  professore  Caruel,  per  incarico  speciale  del  prof.  A.  de  Can- 
dolle,  presenta  alla  Società  il  pregevolissimo  lavoro  del  signor  Co- 
gniaux  sulle  Melastomacee  (VII  volume  della  Monographiae  Pha- 
nerogamarum).  Parla  con  elogio  della  compendiosita  delle  diagnosi, 
nelle  quali  l'autore  osserva  il  piìi  rigoroso  parallelismo,  onde  ren- 
derle più  facilmente  paragonabili  tra  loro.  Martelli  si  associa  agli 
elogi  dei  professori  de  Candolle  e  Carviel,  deplora  per  altro  che  il 
signor  Cogniaux  non  abbia  consultato  l'erbario  Webb,  ricchissimo 
di  saggi  originali,  e  che  la  troppa  mole  dell'  opera  gli  abbia  fatto 
tralasciare  di  dare  in  iine  l'elenco  dei  numeri  delle  collezioni  iden- 
tiche in  molti  erbari,  il  che  ne  avrebbe  facilitato  lo  studio. 

Il  dott.  Tanfani  presenta  saggi  secchi,  corredati  da  un  disegno, 
di  una  Lychnis  e  fa  la  seguente  comunicazione: 


SOPRA  UNA  LYCHNIS  IBRIDA.  PER  E.   TANFANI. 

Neir  occuparmi  del  genere  Lychnis  per  la  Flora  italiana 
trovai  neir  Erbario  centrale  una  bellissima  pianta  rappresen- 
tata da  4  saggi,  accompagnata  da  un  buon  disegno  e  recante 
sul  cartellino:  «  Agrostemma  haldense  inviata  da  Porta  in  Gen- 
naio 1884.  »  Scrissi  all'  abate  Porta  per  avere  particolari  sul 
luogo  di  rinvenimento  delia  interessante  pianta  ed  egli  mi  ri- 
spose che  r  aveva  raccolta  nei  pascoli  orientali  di  Monte  Baldo 
sopra  S.  Giacomo,  nel  luglio  del  1883.  Questa  pianta  si  avvicina 
per  r  aspetto  alla  Lychnis  flos  Jovis  di  cui  ha  il  calice  uniforme- 
mente costato  ed  i  petali  smarginati  con  la  linguetta  non  pungen- 
te, ma  i  fiori  non  sono  disposti  in  dipasio  contratto,  bensì  solitari 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  101 

o  in  dicasio  con  lunghi  pedicelli,  ed  hanno  i  petali  molto  più  grandi 
e  più  larghi.  La  lunghezza  dei  pedicelli  e  la  larghezza  dei  petali  la 
avvicinano  alla  L.  Coronaria,  ed  io  pertanto  ritenni  si  trattasse  di 
una  forma  ibrida  ed  appunto  dell'  ibrido  segnalato  da  Rohrbach 
(Synopsis  der  Lychnideen,  p.  178)  e  descritto  già  prima  come 
specie  nuova  yiqW  Index  seinìnuin  (horti  petropolitani),  p.  4, 
sotto  il  nome  di  Lyclmis  inedia.  Ma  il  non  essere  stata  segnalata 
nel  Baldo  la  L.  Coronaria  mi  tenne  perplesso.  Nella  Flora  ita- 
liana, in  una  osservazione  alla  L.  flos  Jocis,  accennavo  alla  pianta 
raccolta  dal  R.  Porta  soggiungendo  che  la  ritenevo  come  ibrida 
delle  due  Lijchnis  surricordate.  La  mia  opinione  si  è  cangiata 
ora  in  certezza  essendomi  capitato  sott' occhio  nel  Gardener's 
Chronicle  (serie  3*,  voi.  2,  p.  56  e  100)  un  articolo  di  Masters 
sullo  stesso  ibrido  L.  flos  JovisX  Coronaria  del  quale  si  dà  una 
figura  posta  a  confronto  con  quelle  dei  genitori.  Questo  ibrido 
non  può  a  quanto  sembra  propagarsi  per  seme,  ma  si  molti- 
plica senza  difficoltà  per  divisione  e  viene  indicato  come  bella 
pianta  ornamentale. 

Resta  a  sapere  come  quella  pianta  abbia  potuto  trovarsi  nel 
Baldo.  Venendo  i  genitori  coltivati  nei  giardini  come  piante  or- 
namentali, è  supponibile  che  l'incrociamento  abbia  avuto  luogo 
in  qualche  giardino  (tanto  più  che  nel  territorio  di  Riva  i  giar- 
dini abbondano)  e  che  una  causa  accidentale  abbia  portato  i  semi 
nei  pascoli  ove  l' abate  Porta  i-accolse  la  pianta.  L' incrociamento 
potrebbe  anche  essere  avvenuto  fra  la  L.  Coronaria  dei  giar- 
dini e  la  L.  flos  Jovis  che  cresce  spontanea  appunto  nel  Baldo, 
oltre  il  confine  sopra  S.  Giacomo.  Oppure  anche  potrebbe  darsi 
che  in  quei  dintorni  crescesse,  inosservata  sino  ad  ora,  anche 
la  L.  Coronaria. 

Nel  caso  presente  abbiamo  una  nuova  conferma  di  quanto  si 
debba  esser  cauti  nel  pubblicare  nuove  specie. 

Il  socio  Levier,  a  proposito  dell'  AzoUa  Caroliniana,  mandatagli 
il  giorno  stesso  in  tina  lettera  dal  signor  Frank  Norris,  che  la  sco- 
parse  in  acque  stagnanti  presso  Massa  Ducale,  emette  il  sospetto 
che  la  crescente  diffusione  di  detta  pianticella,,  anche  in  località  lon- 
tane da  Pisa,  dove  la  introdusse  primo  il  prof.  Arcangeli,  possa  esser 
dovuta  a  uccelli  acquatici,  nel  medesimo  modo  come  avviene  per  molte 
piante  acqiiatiche  lungo  il  Dauiibio,  che  si  vedono,  secondo  quanto 
scrive  il  prof.  Kerner    in  «  Pflanzenlehen   »,  spesso    apparire    inopi- 


102  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

natamente  in  località  molto  distanti  dalle  loro  stazioni  abituali.  Il 
dott.  Tanfani  rammenta  in  appoggio  di  tale  opinione  che  gli  uccelli 
palmipedi  diffondono  anche  le  nova  di  pasci.  Il  socio  Aiuti  aggiunge 
che,  nell'Orto  botanico  di  Firenze,  l' Azolla  si  è  rapidamente  diffusa 
da  una  vasca  in  tutte  le  altre  per  mszzo  della  rane,  ed  il  presidente 
Arcangeli  crede  cha,  nel  Pisano,  anche  i  pescatori  di  rane  abbiano 
contribuito  a  trasportare  con  le  loro  reti  l'Azolla  da  un  fosso  all'altro. 
Nel  caso  attuale  però  potrebbe  darsi  che  1'  Azolla  fosse  stata  por- 
tata a  Massa  da  studiosi,  fraquentatori  dell'  Orto  botanico  di  Pisa. 
Il  Presidente  quindi  dà  lettura  della  comunicazione  seguente  del 
prof.  GoiRAN  ; 


I  TERREMOTI  E  LA  VEGETAZIONE.   NOTA  PRELIMINARE 
DI  A.  GOIRAN. 

Antichi  scrittori  quali  Baglivi,  Stishele.y,  Nuneberg,  Kant,  Sarti 
riferiscono  fatti  ed  osservazioni  dalle  quali  risulta  come  la  ve- 
getazione prende  sviluppo  singolarmente  rigoglioso  in  occasione 
dei  terremoti.  Si  verificò  una  straordinaria  precocità  o  rigoglio 
nella  vegetazione  in  coincidenza  con  terremoti  nel  1473  in  Lom- 
bardia, nel  1534  in  Romagna,  nel  1807  e  1851  e  1857  in  Basi- 
licata, nel  1816  in  Toscana,  nel  1851  e  1854  in  Calabria.  Gior- 
gio Baglivi  neil'  opera  De  Progressione  Romani  terraemotus 
a  kalendis  lurnHiis  anni  1703  ad  kalendas  marlias  anni  1705 
{In  op.  omn.  Venetiis,  1754,  pag.  286)  scrive:  «  Fructus  omnes 
«  telluris  hoc  anno  (1703)  uberiores  quam  aliis  ante  annis  fne- 
«  runt,  Triticum,  oleum,  vinum  summopere  abundarunt  quod 
«  serio  omnes  animadvertimus,  quasi  interiore  telluris  parte  a 
«  terraemotibus  veluti  cribrata  ignis  ejus  centralis,  et  nitrum 
«  congenitum  veluti  exaltata,  ac  corroborata  ad  fructum  ferti- 
«  litatem  maxime  contribuerint.  »  Ed  il  Bassanelli,  in  una  sua 
scrittura  sul  terremoto  di  Albano  presso  Roma  nel  1829  e  pub- 
blicata nel  Giornale  Arcadico,  narra  che,  mentre  la  terra 
tremava  con  grande  spavento  degli  abitanti,  la  vegetazione  si 
manifestava  con  forme  e  modi  realmente  straordinari.  Io  ho  ri- 
petutamente constatato  questo  fenomeno  nel  Veronese  durante 
diversi  periodi  sismici  da  me  osservati  e  studiati  dal  1869  ad 
oggi  :  anzi  nel  Prodromus  Florae  veronensis  {Nuovo  Giornale 
Botanico,  voi.  XIV,  pag.  78)  chiedeva  se  la  esuberanza  di  vege- 
tazione che  presenta  la  regione  del  M.  Baldo,  non  potesse  avere 


ADUNANZA    DELLA    SEDE    DI    FIRENZE  103 

una  qualche  relazione  coi  fenomeni  sismici  che  da  epoca  im- 
memorabile, e  talvolta  con  periodi  prolungati,  tormentano  quella 
catena. 

Fatti  recentissimi  sono  sopraggiunti  per  confermare  le  indu- 
zioni alle  quali  condussero  le  antiche  osservazioni;  induzioni 
oggidì  ed  in  questa  mia  zona  istintivamente  accolte  e  proclamate 
dal  sentimento  popolare. 

Come  é  noto  alle  ore  antim.  2  e  minuti  4  del  giorno  7  giu- 
gno, corrente  anno,  uno  spaventevole  terremoto  colpiva  il  Ve- 
ronese :  e  non  solo,  che  urtava  benanco  l' intero  Veneto,  il 
Trentino,  la  Lombardia,  la  Liguria,  il  Piemonte,  1'  Emilia  e  le 
Marche,  la  Toscana,  spingendo  le  estreme  vibrazioni  sino  a  toc- 
care Aquila  e  Roma  e  forse  altro  stazioni  più  meridionali.  La 
parte  della  provincia  di  Verona  che  sta  sulla  sinistra  dell'Adige 
ed  il  lembo  più  occidentale  di  quella  di  Vicenza  risentirono  mag- 
giormente la  violenza  di  queir  urto  che  riesci  rovinoso  special- 
mente nelle  valli  del  Chiampo,  dell' Al  pò,  d'Illasi  ed  in  parte  in 
quella  di  Mezzane.  Non  devo  diffondermi  in  questo  luogo  sopra 
questa  spaventosa  conflagrazione  che  devo  analizzare  in  altra 
sede  ;  mi  limito  ad  affermare  che  la  stessa  dura  tuttora  sebbene 
con  diminuita  violenza;  e  che  da  quella  data  sino  ad  oggi,  dal 
Benaco  al  territorio  vicentino  il  suolo  si  è  mantenuto  e  si  man- 
tiene in  continua  agitazione. 

Ora  sta  il  fatto  che  in  questa  zona,  e  nel  tratto  specialmente 
di  essa  che  con  maggiore  violenza  è  stato  colpito  dalle  onde 
telluriche,  osservazioni  accurate  fatte  sopra  piante  seminate  e 
coltivate  in  aiuole,  avrebbero  messo  fuori  dubbio  nel  mese  di 
giugno,  e  quindi  nel  periodo  durante  il  quale  i  fenomeni  sismici 
si  produssero  con  maggiore  energia: 

1°  Una  più  rapida  germinazione  dei  semi; 
2"  Un  più  rapido  accrescimento  delle  pianticelle  germinate, 
in  confronto  di  quanto  soleva  avvenire  negli  anni  normali:  ed 
inoltre  sono  stati  constatati  : 

1°  Un  lusso  ed  una  esuberanza  di   vegetazione  realmente 
straordinaria,  in  generale  nelle  piante  tutte  nei  campi  coltivati, 
come  nei  prati  e  nei  pascoli,  nei  vitigni,  nei  luoghi  boschivi  ecc.; 
2°  Un  verde  cupo  marcatissimo,  smagliante  nelle  foglie. 

Questi  i  fatti.  Quale  la  loro  interpretazione? 

Durante  i  terremoti  di  Albano,  superiormente  ricordati,  è  messo 


104  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

fuori  dubbio  avvenissero  emanazioni  straordinarie  di  anidride 
carbonica  e  non  è  improbabile  clie  tali  emanazioni  avvengano 
normalmente  e  necessariamente  e  nei  luoghi  clie  sono  centri 
di  azioni  vulcaniche,  ed  in  via  transitoria  in  quelle  regioni  che 
divenissero  sede  di  un  periodo  sismico. 

I  fenomeni  che  avvengono  nei  pozzi  e  nei  fontanili  prima  e 
durante  o  dopo  i  periodi  sismici  —  quali:  l'accresciuta  o  dimi- 
nuita affluenza  delle  acque  od  anche  la  loro  scomparsa;  i  cam- 
biamenti 0  di  sapore  o  di  colore  o  di  qualità  chimiche;  le  va- 
riazioni nella  temperatura  —  mettono  in  evidenza  alterazioni 
profondissime  tanto  nella  costituzione  fisico-chimica,  che  nella 
circolazione  delle  acque  sotterranee. 

I  rumori  sotterranei,  le  nebbie  frequentemente  osservate,  odori 
singolarissimi  e  di  varia  natura  segnalati  nell'aria  —  di  brucia- 
ticcio, di  catrame,  di  zolfo  ecc.  —  durante  i  periodi  stessi  non 
possono  non  riferirsi,  in  parte  almeno,  alla  emissione,  e  quasi 
potremmo  dire  alla  eruzione  di  sostanze  gazose  dal  suolo. 

E  quindi  è  lecita  la  domanda  se  i  terremoti  che  si  manten- 
gono in  una  data  regione  per  un  periodo  un  jìo'  lungo  di  tempo, 
facendo  variare  la  temperatura  del  suolo  ed  insinuando  in  que- 
sto vapore  acqueo,  anidride  carbonica  e  probabilmente  altri 
principii  gazosi,  non  diventino  in  certo  qual  modo  i  fattori  degli 
elementi  più  essenziali  alla  vegetazione  e  quindi  la  causa  indi- 
retta della  esuberanza  e  dello  splendore  di  questa.  Vediamo 
infatti  feracissimi  i  terreni  alle  falde  del  Vesuvio;  una  vegeta- 
zione quasi  tropicale  in  Pensilvania  in  vicinanza  di  alcuni  pozzi 
dai  quali  si  sprigionano  continuamente  dei  gaz  sotterranei  ;  ed 
i  medici  veronesi  Zenone  Bongiovanni  e  Matteo  Barbieri,  che 
illustrarono  le  terme  di  Caldiero  o  Fonti  di  Giunone,  celebra- 
tissime  sino  dai  tempi  di  Augusto,  si  domandavano  se  le  acque 
termali  di  Caldiero  cosi  ricche  di  acido  carbonico  per  dove  si 
di/fondono  e  penetrano  non  concorressero  alla  fertilità  delle 
terre  situate  nelle  adiacenze  delle  terme  stesse. 

Ma  vi  ha  di  più.  Sembra  ormai  dimostrato  che  la  elettricità 
atmosferica  abbia  una  influenza  marcatissima  sulla  vegetazione, 
favorendo  la  germinazione  dei  semi  ed  il  conseguente  accresci- 
mento delle  giovani  piantine.  Tacendo  per  brevità  delle  ricerche 
fatte  sopra  questo  argomento  ed  in  questi  ultimi  tempi  tanto 
da  scienziati  esteri  che  nazionali,  mi  limiterò  a  ricordare  quelle 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  105 

uUimissime  del  prof.  Antonio  Aloi,  le  quali  formano  argomento 
di  una  bella  e  dotta  memoria  pubblicata  nella  Malpìghia  (anno  V, 
fase.  Ili)  col  titolo  Della  influenza  della  elettricità  atmosferica 
sulla  vegetazione  delle  piante.  Dalle  sue  dilij?enti  ed  accurate 
ricerche  il  prof.  Aloi  ha  dedotto  le  due  conclusioni: 

1»  Che  l'elettricità  atmosferica  esercita  una  influenza  bene- 
fica sulla  vegetazione  delle  piante; 

2'^  Che  l'elettricità  nel  terreno  influisce  favorevolmente  sulla 
germinazione  dei  semi. 

Non  intendo  fermarmi  in  questo  luogo  sui  fenomeni  elettrici 
e  magnetici  apparsi  durante  i  terremoti  e  dei  quali  recentissi- 
mamente r  egregio  amico  dott.  Mario  Baratta  ha  pubblicato  una 
dotta  statistica.  Ma  è  fuori  dubbio  che  all'atto  dei  terremoti  si 
formano  correnti  elettriche  dirette  dal  suolo  alla  atmosfera:  ciò 
hanno  messo  fuori  dubbio  il  prof.  Ragona  di  Modena,  il  sempre 
compianto  prof.  A.  Serpieri  di  Urbino,  ed  il  sig.  Crescimanno 
che  si  è  reso  cosi  benemerito  della  sismologia  colle  preziosissime 
osservazioni  fatte  durante  i  terremoti  di  Corleone. 

Durante  i  periodi  sismici  pertanto  che  battono  una  data  re- 
gione si  ha  uno  scambio  continuo,  incessante  di  elettricità  fra 
l'atmosfera  ed  il  suolo;  scambio  superiore  certamente  a  quello 
che  avviene  nelle  condizioni  normali,  e  determinante  quindi  un 
fattore  eminentemente  favorevole  alla  vegetazione  come  risul- 
terebbe dalle  conclusioni  del  prof.  Aloi  sopra  riferite.  Notiamo 
inoltre  che  sotto  l' azione  della  elettricità  ed  in  presenza  del 
vapore  acqueo  esistente  nell'  aria  l' azoto  atmosferico  più  facil- 
mente trasformasi  in  acido  azotico  ed  azotoso,  assumendo  quindi 
la  forma  maggiormente  propizia  per  l'assimilazione  e  conseguen- 
temente per  r  incremento  della  vegetazione. 

L' incremento  pertanto  e  l' aspetto  singolarmente  rigogliosi 
assunti  dalla  vegetazione  in  occasione  di  molti  terremoti,  sem- 
bra debbano  attribuirsi  a  due  cause  : 

1"  alla  emanazione  di  principii  fluidi  provenienti  dal  suolo 
che  servono  alla  nutrizione  delle  piante; 

2"  a  produzione  di  elettricità  che  promuove  e  seconda  la 
opera  e  le  funzioni  di  nutrizione,  ed  il  conseguente  sviluppo 
vegetativo. 

E  nel  caso  concreto  che  ha  dato  origine  alla  presente  nota 
non  fecero  difetto  né  V  uno  né  l' altro  dei  due  fattori  ora  ac- 


106  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

cennati.  Percliè  nel  periodo  sismico  attualmente  attraversato 
dal  Veronese,  unitamente  agli  scotimenti  o  violentissimi  e  di- 
sastrosi 0  leggerissimi,  non  sono  certamente  mancate  né  le  emis- 
sioni 0  più  rigorosamente  le  eruzioni  gazose,  né  il  corso  irre- 
golare e  le  alterazioni  delle  acque  sotterraneamente  circolanti, 
né  gli  odori  nell'aria,  ecc.;  e  cosi  pure  le  frequenti,  anzi  quasi 
continuate  perturbazioni  magnetiche  e  numerose  e  variabilis- 
sime manifestazioni  elettriche  hanno  dimostrato  lo  scambio  di 
elettricità  tra  suolo  ed  atmosfera  —  la  burrasca  eleilrica  come 
energicamente  la  chiamava  il  prof  Serpieri  —  che  sempre  accom- 
pagna i  tremiti  e  le  convulsioni  della  terra. 

In  tal  modo,  per  un  caso  singolarissimo  e  veramente  strano 
di  compensazione,  uno  fra  i  più  spaventosi  e  tremendi  flagelli 
diventerebbe  via  e  mezzo  —  quasi  direi  —  di  una  specie  di  auto- 
concimazione del  suolo:  al  quale  mediante  il  terremoto  ver- 
rebbe, in  parte  almeno,  ridonata  la  fertilità  mediante  la  restitu- 
zione di  molti  dei  principii  plastici  che  le  piante  assorbono  e 
consumano  all'atto  del  loro  lavorio  di  vegetazione. 

Però  se  qualche  volta  il  terremoto  può  essere  istrumento  di 
fertilità,  può  altre  fiate  diventarlo  di  sterilità.  L'esperienza  del 
passato  infatti  dimostra  che  frequentissimamente  il  terremoto 
va  congiunto  a  calori  esagerati  ed  a  siccità  prolungata;  questa 
e  quelli  sempre  fatali  alla  vegetazione. 


Viene  poi  letta  una  nota  del  prof.  Caro  Massalongo,  intitolata  : 
«  Osservazioni  intorno  ad  un  rarissimo  Eutomocecidio  deW Hedera 
Helix  »,  ma  essendo  accompagnata  da  figure  comparii-à  nel  Giornale. 

Il  presidente  Arcangeli  presenta  la  seguente  nota  : 


SOPRA.  UNA  VARIETÀ  DELL'  HIBISCUS  CANNABINUS  L. 
NOTA  DI  G.   ARCANGELI. 

Nella  primavera  ultimamente  decorsa  il  R.  Ministero  di  Agri- 
coltura m' inviava  un  saggio  di  semi  provenienti  da  Teheran, 
appartenenti  ad  una  pianta  denominata  Kanaff,  pianta  che,  se- 
condo quanto  si  asserisce,  si  è  ultimamente  diffusa  nella  Persia 
e  nel  Caucaso,  per  le  fibre  tessili  che  si  ricavano  dal  suo  fusto. 
L'esame  di  questi  semi  mi  condusse  a  riconoscerli   per  quelli 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI  FIRENZE  107 

di  un  Ilibiscics.  Essi  somigliavano  moltissimo  a  quelli  deW  Ilibl- 
sciis  cannabirms,  ma  siccome  mostravano  qualche  lieve  diffe- 
renza, fu  pensato  di  ricorrere  alla  cultura,  per  risolvere  defi- 
nitivamente la  questione. 

Una  parte  dei  detti  semi  fu  seminata  in  terra  in  una  delle 
aiuole  del  nostro  Giardino,  ed  altra  fu  seminata  in  vaso,  e  con- 
temporaneamente furono  pure  seminati  in  simili  condizioni  altri 
semi  d'IIlbisciis  cannaMnus  di  ben  nota  provenienza,  presi  dalla 
nostra  collezione,  come  termine  di  confronto.  I  semi  delle  due 
qualità  germogliarono  sollecitamente,  ed  i  germogli  che  si  otten- 
nero si  mostrarono  perfet temente  corrispondenti  pei  loro  carat- 
teri; allorquando  però  le  piante  ebbero  raggiunto  sviluppo  inol- 
trato ed  incominciarono  a  schiudere  i  loro  fiori,  si  riscontrarono 
varie  differenze,  che  agevolmente  persuasero  essere  la  pianta 
ottenuta  dai  semi  del  Ministero  alquanto  differente  d-dW Ilibiscits 
cannablìius  ordinario,  e  doversi  considerare  come  una  varietà 
di  questa  specie.  Siccome  però  non  trovo  che  di  questa  varietà 
sia  stata  fatta  parola  nelle  pubblicazioni  da  me  consultate,  e  nep- 
pure nella  Flora  of  BriUsìi  I.v.lla  di  Hooker,  ho  creduto  con- 
veniente di  darne  notizia. 

I  caratteri  della  forma  comune  dell'  Hibisaus  cannabìnus  L. 
si  possono  riassumere  nella  seguente  diagnosi  : 

//.  cannabìnus  L.  Caulis,  erectus,  cylindraceus  0™,  70  —  1",  80 
altit:  metiens  (5-6pedalis  s.  Spach)  basi  ramosus,  ramis  2-à  ar- 
cuato-ascendentibus.  Folia  ima  petiolata  ovata  vel  obovata,  saepe 
subtriloba,  reliqua  majora  longe  petiolata  limbo  palmato  pro- 
funde  3-5fldo  laciniis  lanceolatis  irregulariter  serratis.  Flores 
solitarii,  axillares.  Calyculus  profunde  7-8fidus  hispidulus,  laciniis 
lineari  acuminatis  crassiusculis.  Calyx  subtrochiformis  5-fidus, 
dentibus  ti'iangulari-elongatis  tubo  longioribus  acutis,  dorso 
margineque  costatis,  costa  dorsali  merlio  glanduligera.  Petala  5, 
sepalis  alterna,  oblongo-obovata,  obtusa,  insequilatera  hjT-pogyna 
basi  inter  se  et  imo  tubo  stamineo  adnata,  dilute  sulphurea, 
tertio  inferiore  intus  purpureo-maculata,  maculis  sursum  ef- 
fusione violacea  superatis.  Tubus  stamineus  subprismaticus,  gy- 
naeceum  plerumque  omnino  obtegens,  fìlaraentis  antheris  vix 
longioribus.  Pollen  globosum,  hispidum,  luteum.  Ovarium  sessile 
ovoideo-conicum,  loculis  5-4  ovulatis,  ovulis  angulo  centrali  ad- 
fixis  recurvis.  Styli  5  infame  coaliti,  superne  distincti,  stigma- 


lOS  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

tibas  capitatis  liispidis.  Seminibus  subreniformi-frigonis,  fuscis, 
adpresse  squamulosis. 

Nelle  piante  ottenute  dai  semi  del  R.  Ministero  la  maggior 
parte  dei  caratteri  sopra  riportati  si  ripetevano,  ma  però  il 
fusto  era  generalmente  semplice  ed  assai  più  alto,  variando  da 
1™,  75  a  3",  25.  Le  foglie  medie  del  caule  erano  più  grandi,  la 
loro  lamina  superando  spesso  O™,  10  di  lunghezza,  1  segmenti  del 
calic3  erano  più  allungati,  la  corolla  era  fornita  di  macchie 
basali  per  lo  più  prive  di  sfumatura  violacea,  in  alto,  gli  stimmi 
spesso  sporgevano  per  breve  tratto  al  di  sopra  della  colonna 
staminale. 

Tale  varietà,  che  quindi  propongo  di  chiamare  elallor,  si  può 
distinguere  nel  modo  seguente: 

Var.  elitior,  caule  plerumque  simplici  elatiore  (2-3""  et  ultra), 
foliis  majoribus,  calycis  laciniis  tubo  fere  triplo  longioribus,  co- 
rollae  maculis  sursum  effusione  violacea  plerumque  destitutis. 

Probabilmente  questa  varietà  è  da  ritenersi  come  una  forma 
ottenuta  mediante  la  cultura.  A  conferma  di  ciò  starebbe  il  fatto 
della  semplicità  e  della  maggior  lunghezza  del  fusto,  che  ap- 
punto può  essere  il  resultato  dell' allevamento  delle  piante  fra 
loro  molto  prossime  ed  in  grandi  masse.  Ad  ogni  modo,  se  la 
qualità  delle  fibre  tessili  corrisponde  ai  caratteri  esteriori,  non 
può  restare  alcun  dubbio  che  il  Kanaff,  dal  punto  di  vista  indu- 
striale, costituisca  una  varietà  altamente  raccomandabile. 


Il  prof.  Caruel  legga  un  lavoro  intitolato  : 


DUBBI  SULLA  FUNZIONE  VESSILLARE   DEI  FIORL  NOTA 
DI  T.  CARUEL. 

Già  da  parecchi  anni,  tanto  in  pubbliche  lezioni  quanto  in 
privati  colloqui,  io  aveva  dovuto  esternare  la  mia  meravi- 
glia della  franchezza,  per  non  dire  altro,  con  la  quale  i  botanici 
sogliono  parlare  degli  insetti  e  dei  loro  sensi,  e  specialmente 
del  senso  della  vista  e  conseguente  percezione  dei  colori, 
come  se  fossero  identici  coi  sensi  dell'uomo.  Ciò  segnatamente 


ADUNANZA    DELLA    SKDE   DI   FIRENZE  109 

per  le  relazioni  che  gl'insetti  hanno  con  le  piante  nel  feno- 
meno dell'impollinazione:  onde  la  famosa  funzione  ve&sillare 
attribuita  ai  fiori  e  corpi  analoghi  secondo  il  loro  colorito.  Ep- 
pure pareva  a  me  che  certi  fatti  volgari,  osservabili  negli  ani- 
mali anche  più  vicini  all'  uomo,  dovessero  per  lo  meno  mettere 
in  guardia  contro  la  presunta  identità  di  sensazioni.  Il  cane,  per 
esempio,  si  sa  eh*  è  dotato  di  tal  finezza  di  odorato  da  distin- 
guere emanazioni  che  l'uomo  non  avverte  o  confonde,  e  di 
più  la  sua  percezione  n'  è  di  tal  natura  da  lasciarlo  apparen- 
temente insensibile  agli  odori  che  ci  sono  più  grati,  come  sa- 
rebbero quelli  dei  fiori,  mentre  altri  che  in  noi  destano  ribrezzo 
sono  per  lui  causa  di  curiosa  ricerca.  E  l'uomo  stesso,  non  va 
egli  soggetto,  più  di  quello  che  si  credeva,  a  quella  modifica- 
zione appunto  della  vista  che  si  dice  daltonismo,  ed  è  la  confu- 
sione parziale  o  completa  dei  colori,  senza  che  per  questo  1'  altre 
percezioni  visuali  restino  alterate?  In  presenza  di  simili  ftitti 
non  mi  pareva  lecito  arguire  dall'uomo  agli  insetti,  senza  altre 
prove  della  comunanza  delle  loro  percezioni  sensorie. 

Volendo  avere  maggiori  lumi  in  proposito,  mi  rivolsi  ad  un 
entomologo  autorevole,  dal  quale  ebbi  risposta  perentoria  clie 
gl'insetti  devono  vedere  come  l'uomo.  Della  quale  opinione  ho 
saputo  poi  eh'  era  il  fisiologo  Paolo  Bert,  che  l' aveva  estesa 
anche  a  tutti  quanti  gli  animali,  è  vero  in  seguito  ad  esperi- 
menti sopra  i  soli  crostacei  del  genere  Daphnia.  Mi  rivolsi 
ancora  ad  un  fisico  altrettanto  autorevole,  e  questi  mi  spiegò 
che  la  visione  essendo  un  adattamento  fra  i  raggi  luminosi 
e  gli  organi  visivi,  spettava  alla  biologia  chiarire  la  que- 
stione, con  il  metodo  suo  proprio  di  osservazione  e  di  esperi- 
mentazione. Per  vero  dire  1'  ultimo  discorso  mi  persuase  più 
del  [irimo  ;  molto  più  che  in  quel  frattempo  mi  era  venuto  sot- 
t'  occhio  qualche  articolo  di  giornali  scientifici,  dove  io  aveva 
veduto  che  qualcuno  si  occupava  di  ricerche  intorno  all'  argo- 
mento che  m'interessava:  ora  chi  cerca  vuol  dire  che  non  ha 
trovato,  e  mi  convinsi  che  i  miei  stessi  dubbi  non  erano  in  me 
solo,  ma  pareva  che  fossero  più  generali  e  fra  i  migliori  cono- 
scitori della  materia  che  dovrebbero  essere  gli  entomologi. 

Per  cui  non  è  a  dire  se  rimanessi  soddisfatto  quando  ebbi  prima 
la  notizia  di  un  libro,  e  poi  me  l'ebbi  fra  le  mani,  Sui  sensi, 
gV  istinti  e  V  intelligenza  degli  animali  e  specialmente  degli 


110  ADUNANZA    DELLA    SEDE    DI   FIRENZE 

insetti,  compilato  da  quel  valentuomo  eh'  è  il  Lubbock,  '  ben 
noto  quale  scienziato,  altrettanto  coscienzioso  e  savio,  quanto  in- 
dustrioso. E  letto  con  cura  il  libro,  vi  trovai  la  piena  conferma 
<iei  miei  dubbi.  Io  non  istarò  a  fare  un'  analisi  dell'  opera, 
amando  piuttosto  riferirvi  il  lettore;  che  vi  troverà  molte  in- 
teressanti considerazioni  sui  sensi  degli  insetti  in  genere,  sui 
loro  limiti,  su  quelli  clie  talora  fanno  difetto,  come  su  altri  che 
forse  essi  posseggono,  mentre  l'uomo  non  li  ha  e  perciò  non  se 
ne  può  fare  idea  esatta;  e  concluderò  con  l'autore  che  proba- 
bilmente il  mondo  comparisce  tutto  diverso  a  quegli  animali  che 
non  a  noi:  i  quali  potranno,  forse,  mercé  gli  organi  ritenuti  essere 
del  tatto  0  dell'olfatto  ricevere  impressioni  diverse  dalle  nostre, 
mercè  l'udito  sentire  suoni  che  non  sentiamo,  mercè  la  vista 
vedere  mollo  diversamente  da  noi. 

E  che  sia  questo  il  caso  per  gli  organi  visivi,  viene  diffusa- 
mente dimostrato.  Da  vari  esperimenti  risulterebbe  che  i  raggi 
ultra-violetti  dello  spettro,  ai  quali  siamo  insensibili,  fanno  invece 
una  impressione  sugli  insetti,  e  forse  appariscono  quale  colore 
distinto,  di  cui  non  possiamo  avere  veruna  idea;  e  siccome 
pochi  colori  nella  natura  sono  puri,  ma  quasi  tutti  risultano 
dalle  combinazioni  di  vari  raggi,  se  in  quelle  e'  entrano  gli  ul- 
tra-violetti, la  possibile  scala  cromatica  dovrà  presentarsi  agli 
insetti  con  aspetto  diverso  che  agli  occhi  nostri.  Dessi  hanno, 
come  si  sa,  occhi  faccettati,  e  ocelli.  L'uso  di  questi  ultimi  è 
dichiarato  tuttora  un  grande  enimma.  I  primi  si.  ha  ragione  di 
supporre  che  siano  costruiti  da  dare  immagini  dislinte,  come  un 
mosaico;  e  queste  non  possono  essere  come  sono  dipinte  sulla 
nostra  retina,  giacché  la  retina  manca  negli  insetti.  È  stalo  cal- 
colato quale  possa  essere  la  loro  potenza  visiva  :  ma  su  di  ciò 
non  sono  d'accordo  gl'investigatori;  c'è  chi  la  ristringe  per  le 
api  a  meno  di  un  metro,  e' chi  per  altri  insetti  l'allunga  molto 
di  più.  Insomma  bisogna  concludere  che  tanto  per  la  potenza 
visiva,  quanto  per  tutto  ciò  che  si  attiene  alla  visione  pratica  degli 
insetti,  le  nostre  cognizioni  sono  tuttora  molto  imperfette;  po- 
tendosi però  ammettere  che  dessi  la  posseggono  in  diversissimo 
grado,  dalla  semplice  distinzione  fra  luce  ed  oscurità,  alla  per- 


*  LuBBOCK,    On  the  senses,  instincts,  and  intelligence  of  animals  wlth 
speaial  referente  io  insects.  London,  1888. 


ADUNANZA     DELLA    SEDE   DI    ROMA  111 

cezlone  delle  forme  e  dei  colori.  E  che  per  alcuni  fra  di  essi  il 
perfezionamento  della  vista  possa  giungere  sino  a  quest'ultimo 
grado,  tendono  a  dimostrarlo  una  serie  di  esperimenti,  per 
quanto  non  perfettamente  d'accordo  fra  di  loro  e  ristretti  quasi 
esclusivamente  alle  api  e  alle  formiche. 

In  tale  condizione  della  scienza,  che  fare  dunque,  noi  altri 
botanici,  cui  occorre  sapere  cosa  pensare  della  supposta  funzione 
vessillare,  quanto  vi  sia  di  vero  o  di  falso?  Terminare  da  dove 
si  avrebbe  dovuto  principiare  :  cioè  a  dire,  lasciando  da  parte 
la  facile  scienza  dei  presupposti,  e  dei  voli  di  f^mtasia,  per 
quanto  possano  allettare,  rivolgersi  alla  rigorosa  esperimenta- 
zione, sulle  singole  piante  e  i  singoli  insetti  dei  quali  si  cerca 
conoscere  i  reciproci  rapporti,  e  i  motivi  di  questi  ;  per  atten- 
dere poi  con  la  debita  pazienza,  dal  cumulo  dei  dati  forniti  dagli 
esperimenti,  quei  maggiori  risultati  generali  cui  tende  ogni 
scienza.  Le  supposizioni  sono  benefiche  nell'  agone  scientifico, 
soltanto  quando  sono  incitamento  ad  osservare. 

Avendo  io  pure  qualche  osservazione  propria  sull'argomento, 
dovrei  qui  farla  palese;  ma  le  mie  osservazioni  sono  e  troppo 
poche  e  non  abbastanza  confortate  dall' esperimentazione  per  po- 
tersi riguardare  quali  concludenti.  Mi  azzarderò  peraltro  a  dire 
che  da  esse  sarei  indotto  a  credere  che  più  che  dai  colori  e  dalla 
vista  mi  pare  che  siano  determinati  gl'insetti  nella  loro  ricerca 
di  certi  fiori  da  altri  sensi,  e  specialmente  dall'  olfatto.  Ma  di 
ciò  giudicheranno  meglio  altri. 

L'  adunanza  è  quindi  tolta. 


SEDE  DI  ROMA. 
Adunanza  del  29  ottobre  1891. 

Sono  presenti  i  Soci  Pirotta,  Cuboni,  Grampini,  Kruch,  Baldini, 
Terracciano,  Avetta. 

Letto  ed  approvato  il  verbale  precedente  il  Presidente  prof.  Pirotta, 
ricoi-dando  ai  Soci  presenti  il  Congresso  Internazionale  Botanico  che 
si  terrà  il  prossimo  anno  in  Genova,  raccomanda  fin  d' ora  di  preparare 
il  maggior  contributo  possibile  di  lavori  per  la  buona  riuscita  di  esso. 


112  ADUNANZA     DELLA    SEDE   DI   ROMA 

Presenta  quindi  una  ricca  collezione  di  piante  fatta  dal  consocio 
prof.  O.  Grampini  in  un  recente  suo  viaggio  negli  Stati  Uniti  e  da 
lui  donata  al  Museo  dell'  Istituto  Botanico  di  Roma. 

Annuncia  poi  che  l'egregio  lag.  Cav.  Robecchi-Brichetti  ha  ripor- 
tato dal  suo  ardito  e  fortunato  viaggio  nella  penisola  somala  da 
Obbia  attraverso  l'Ogaden,  sino  a  Berbera  una  pregevole  collezione 
di  j)iante,  che  la  Società  Geografica  ha  consegnato  per  lo  studio  e 
per  la  conservazione  all'Istituto  botanico  di  Roma.  Fa  risaltare 
l'importanza  di  tale  collezione  fatta  in  paesi  in  parte  affatto  scono- 
sciuti e  fa  noto  che  il  celebre  Schweinfurt  crede  che  tali  piante  sa- 
ranno per  un  terzo  nuove  per  la  scienza. 

Quindi  il  prof.  Pirotta  riassume  i  risultati  delle  sue  osservazioni: 
Sulla  presenza  di  serbatoi  mucipari  nella  Hypoxis  erecta  L.  Dopo 
aver  descritta  la  struttura  morfologica  di  questa  pianta,  ne  espone 
quella  anatomica,  e  parla  specialmente  dei  serbatoi  mucipari,  della 
loro  struttura,  del  loro  contenuto  e  della  loro  distribuzione,  facendo 
notare,  che  mancano  nella  radice  e  nello  scapo  fiorifero,  si  trovano 
nel  rizoma  e  nella  base  o  porzione  guainante  della  foglia. 

Il  prof.  Pirotta  fa  poi  un'  altra  comunicazione  :  Sulla  costituzione 
della  famiglia  delle  Hypoxidaceae.  Espone  brevemente  la  storia  dei 
due  generi  Ciirculigo  Gartn.  ed  Hypoxis  L.,  ricordando  come  i  si- 
stematici siano  stati  sempre  incerti  nel  collocarli  a  posto  nel  sistema. 
Dalle  Scitaminee,  Crocacee,  Juncaginacee,  Asparagacee,  Asfodelee, 
Gigliacee,  Eniodoracee,  Amarillidacee,  tra  le  quali  furono  collo- 
cate e  anticamente  e  recentemente,  egli  crede  si  debbano  staccare, 
e  per  i  caratteri  della  morfologia  degli  organi  vegetativi  e  per  quelli 
del  sistema  fiorale  e  per  i  caratteri  anatomo-istologici.  Fa  notare 
che  già  nel  1805  R.  Brown  diceva  i  generi  Curculigo  ed  Hypoxis 
intermedii  fra  le  Asfodelee  e  le  Amarillidacee,  e  che  più  tardi  nel  1814 
istituiva  con  essi  la  famiglia  delle  Hypoxideae.  Fu  seguito  da  molti 
e  specialmente  dal  Baker,  che,  scrivendo  la  monografia  della  fami- 
glia, illustrava,  benché  assai  incompletamente  e  qualche  volta  in 
modo  non  troppo  esatto,  la  morfologia  dei  due  generi.  Il  prof.  Pi- 
rotta  soggiunge,  che  attende  allo  studio  generale  di  questa  piccola 
ed  interessante  famiglia,  e  che  ora  vuol  ricordare  soltanto  un  ca- 
rattere, che  gli  sembra  di  valore  non  piccolo.  Neil' ultima  seduta  della 
sede  di  Roma  egli  annunciava  d' aver  trovato  nel  rizoma,  nelle 
squamme  catafìlliche,  nella  guaina  e  nel  picciuolo  delle  foglie  nor- 
mali e  nelle  brattee  ascellanti  della  Curculign  recurvata  (Herb.)  (co- 
nosciuta più  comunemente  nei  giardini  col  nome  di  C.  sumatrana) 
dei  canali  o  serbatoi  mucipari  regolarmente  disposti.  Le  ricerche 
a  questo  riguardo  portate  smW  Hypoxis  creata  L.,  come  più  sopra  è 
detto,  condussero  a  scoprire  simiglianti  serbatoi  mucipari  anche 
nel  rizoma  e  nella  guaina  fogliare  di  questa  pianta.  Egli  insiste 
su  questo  fatto  anatomico,  attribuendogli  molta  importanza  siste- 
matica, perchè  nelle  famiglie  affini  a  quella  delle  Hypoxidaceae 
non  fu  mai  riscontrato  un  sistema  simile. 


ADUNANZA     DELLA    SEDE   DI   ROMA 


113 


Ha  quindi  la  parola  il  Socio  Terracciano  il  quale  presenta  la 

SECONDA  CONTRIBUZIONE    ALLA    FLORA  ROMANA.   PER 
A.  TERRACCIANO. 


III. 
Da  Cineto  Romano  a  Riofreddo. 

Insieme  con  il  prof.  R.  Pirotta,  direttore  del  R.  Istituto  bo- 
tanico di  Roma,  il  23  di  maj^!;i'io  mi  sono  recalo  a  Cineto,  donde, 
per  una  serie  di  colline,  ora  nude  ed  ora  coperte  da  fitte  selve  di 
castagno,  tutte  fra'  700  ed  i  900  metri  sul  livello  del  mare,  sono 
disceso  a  Riofreddo  e  poi  ad  Arsoli. 

A  quanto  mi  sappia,  il  solo  prof.  Pirotta  con  il  sig.  Pelosi,  ve- 
nendovi da  Vicovaro,  aveva  nel  maggio  del  1886  raccolto  poche 
piante  fra  la  stazione  di  Cineto  ed  il  paese,  intento  come  era 
a  recarsi  a  studiare  la  flora  di  Subiaco  e  del  soprastante  monte 
Calvo.  E  desse  sono  di  grande  interessamento  nella  disti'ibu- 
zione  generale  delle  specie  entro  il  dominio  floristico  della  no- 
stra campagna,  poiché  o  vi  giungono  dal  mare  o  di  qui  muo- 
vono per  difflmdersi  nelle  terre  vicine.  Tali: 


Polygala  nionspeliaca  L. 
Cynoglossum  Columnae  Ten. 
Ranunculus  arvensis  L. 
•  Apium  grandiflorum  B.  et  H. 
Euphorhia  exigua  L. 
Hippocrepis  unisìliquosa  L. 
Ruta  angusti  folta  Pers. 


Linaria  chalepensis  Mill. 
Cicer  arìelinum  L. 
Astragalus  sesameus  L. 
Vida  Lens  L. 
Galium  tricorne  Wiht. 
Scrofularia  canina  L. 
Andropogon  pubescens  Vis. 


Più  larga  invece  é  stata,  sulla  medesima  strada,  la  messe  dì 
quest'anno;  ed  eccone  sommariamente  l'elenco: 


Anthyllis  tetrapJu/lla  L. 

•  Acer  campestre  L. 

*  Anchusa  italica  Retz. 
Anthemis  tinctoria  L. 
—  arvensis  L. 

Bull,  della  Soc.  hot.  Hai. 


*  Arabis  hirsuia  Scop. 

*  •  —  muralis  Beri. 

*  Avena  barbata  Brot. 

*  •  A  spenda  arvensis  L. 
Aegijlops  ovata  L. 


114 


ADUNANZA    DELLA   SEDE  DI   ROMA 


*  •  Arenaria   serpyllifolia  L., 

J3.  leptoclados  (Guss  ). 
BrachypocUumjJìnnatitmV.B., 

var.  muticum  Pari. 
Bunias  Erucago  L. 
Sérrafalcu^  mollis  Pari. 
Benaverla  securidaca  Rchb. 

*  B7'omus  sterìlis  L. 
Bellis  perennis  L. 
Centaurea  Calcitrapa  L. 
Convolviiliis  arvensis  L. 

—  Cantabrica  L. 
Cornus  sanguinea  L. 
Coronilla  scorpioide^  Koch. 
Cercis  Siliquastrum  L. 

*  *' Crupina  vulgaris  Cass. 
Cardamine  hirsuta  L, 
Cynoglossum  Columnae  Ten. 

*  Carduus  pijcnocephalus  L. 
Clematis  Vitalba  L. 

*  •  Cerasiium  sylvaticum  W. 

et  K. 

—  vulgatmn  L. 

*  —  brachypetaliim  Pers. 

J3  luridum  Boiss. 

Crepis  vesicaria  L. 

—  neglecta  L. 

*  Calainintha  ptarviflora  Lara. 

*  •  Diplotaxis  erucoides  DO. 
Lianlhus  prolifer  L, 
Baucus  platycarpos  B.  et  H. 
Borycniam  herbacewn  Vili. 

*  —  hirsulum  Ser. 
Echiam  ilalicum  L. 

—  plantagineum  Willd. 
Erodiwn  malacoides  Willd. 
Euphorbia  helioscopia  L. 

—  exigtii  L. 

—  falcata  L. 

Filago  germanica  L.,  var.  52?/a!- 

thalata  (Presi.). 
Gauiinia  fragilis  P.  B. 


Geranium    robertianum    L, , 
var.  romanum  A.  Terr, 

*  —  lucidam  L. 

—  «loWe  L. 

—  rotundìfolium  L. 

—  dissectum  L. 

—  columbinum  L. 
Galium  Cruciata  Scop. 

*  —  Aparine  L. 
Hippocrepis  unisiliquosa  L. 
Hypericum  perforatum  L. 
Helianthemuinvulgare(ji2i&vin. 
Hedypnois  tubaeformis.  Ten. 
Koeleria  phleoides  Pers. 

*  Binaria  chalepensis  Mill. 

•  Botus  corniculatus  L.,  var. 
versicolor  (Ten.). 

—  ornithopodioides  L. 
Bithospernium  arvense  L. 
Bathyrus  setifoUus  L. 

*  —  sphaericus  Retz. 
Melilotus  neapolitana  Ten. 

•  —  parviflora  Desf. 

•  Myosotis  intermedia  Lk. 
Muscari  comosum  L. 
Medicago  minima  Desr. 

•  —  lupulina  L. 

—  orbicularis  AH. 
Ornithogalum  narbonense  L. 
Plantago  Psyllium  L. 
P/'stacia  Terebinthus  L. 

*  •  Poa  bulbosa  L. 

• var,  vivipara  Koch. 

—  sylvicola  Guss. 
Papaver  Rhoeas  L. 
Polygala  monspeliaca  L. 
Picridiwn  vulgare  Desf. 

•  Poterium  Sanguisorba  L. 

•  i?/;tw5  Coriaria  L. 
Rumex  pulcher  L. 

*  Bhagadiolus  stellatusG a-evin. 
,  Rapistrum  rugosum  AH. 


ADUNANZA     DELLA   SEDE   DI   ROMA 


115 


*  Ranimculus  neapolUanus 

Ten. 

—  Phìlonoifs  Ebrh. 

—  l)uWosiish.,^.Aleae{'W\\\k). 

*  Sediim  hìspanìcum  L. 
Sìlene  infiala  Sm. 

—  noctarna  L. 

—  2Jemlula  L. 

—  gallica  L. 

—  viridìflora  L. 
Scorpiarus  sitbvillosa  L. 
Seriola  aeinensis  L. 
Sonchus  asper  Bar  tal. 
Siiynibriam  officinale  Scop. 
Sclerocìiloa  rigida  Panz. 
Scrofularia  canina  L. 

var.  fiore  albo. 

Sherardia  arvensis  L. 
Specularla  SpeciUuni  DO. 
Staciiiis  germanica  L. 

*  Slellarla  media  Vili. 


Salvia  Verbenaca  L. 
Trifolium  resupinatum  L. 

—  glomeratum  L. 

—  nigrescens  Vili. 

—  stellatam  L. 

—  procunibens  L. 
.  —  pratense  L. 
Tordylìum  apulum  L. 
Triticum  villosum  P.  B. 

*  Tìujmus  Serpyllum  L. 

var.  pannonicus  (Ali.). 

Urospermum  Daleschampìì 

Desf. 

*  Vulpia  liguslica  Lk. 
Valerianella  eriocarpa  Desv. 
F/cto  sepium  L. 

•  —  angustifolia  AH. 

—  saliva  L. 

•  Veronica  arvensis  L. 

—  didynia  Ten. 


E  nei  dintorni  del  paese,  insieme  con  parecchie  delle  specie 
ricordate  e  che  nel  precedente  elenco  ho  già  segnate  con  aste- 
risco, rinvenni: 


•  Aethìonema  saxalile  R.  Br. 
Alliaria  officinalis  Andrz. 
Anagallis  arvensis  L. 
Asplenium  Trichomanes  L. 
^yen«  /a/</(2  L. 

Bromus  ercclas  L. 

•  Calaminllia  Acìnos  Clairv. 
—  suaveolens   Boiss.,   j3.   «c/- 

noides  (Ten.). 
Celerach  officina?ncm  Willd. 
Cotyledon  Umhilicus  L. 
Fumaria  offwinalis  L. 
Gladiolus  segelum  Gawl. 
Galium  lucidum  Ali. 
Linaria  Cymbalaria  Mill. 
Lamium  purpureum  L. 
Medlcago  falcala  L. 


—  praecox  DC. 
Nigella  damascena  L. 
Oocalis  corniculala  L. 

•  Ornitliogalum  dioergens  Bor. 
Parietaria  diffusa  W.  et  K. 
Plantago  lanceolata  L. 
Ruì)ia  peregrina  L. 
Saponaria  ocymoides  L. 

.  Saxi fraga  tridactijlites  L. 
Scrofularia  peregrina  L. 
.  Sìlene  paradoxa  L. 
Sedum  sexangulare  L. 

—  dasypliyllum  L. 
Tìilaspi  perfoliatum  L. 

•  Urospermum  picroides  Desf, 

•  JJrtica  menibranacea  Poir. 
Veronica  hederaefolia  L. 


116  ADUNANZA     DELLA    SEDE   DI    ROMA 

Da' signori  Cesati,  Passerini,  Gibelli  (Conap.  fl.  ita!.,  p.  778)  è 
tenuta  distinta  1*  ArenayHa  leptoclados  Guss.,  cui  spettano  come 
sinonimi:  A.  serpyllifolia  Guss.,  Syn.,  I,  p.  495,  Ten.,  Fl.  nap.,  IV, 
p.  221,  —  A.  serpullifolia  L.,  var.  leptoclados  Rchb.,  Cent.  XV, 
p.  32,  fig.  4941,  —  A.  serpyUifolici  L.,  var,  tem^zor  Koch,  Syn., 
p.  128,  —  A.  serpyUifoUa  L.,  var.  genuina  Godr.,  ex  Willkomme 
et  Lange,  Prodr.  fi.  hisp.,  Ili,  p.  620,  —  A.  minuiiflora  Losc,  ex 
Nyman,  Consp.  fi.  europ.,  suppl.  II,  p.  63,  —  A.  serpyllifolia  L., 
var.  glutinosa  Losc,  ex  Wiilk.  et  Lange,  1.  e.  Per  quanto  della 
stessa  idea  siano  i  citati  Willkomm  et  Lange,  il  Boissier  (Fl. 
or.,  I,  p.  701),  il  Freyen  (Flora  von  Sùd-Istrien,  in  Act.  soc.  z.  b. 
vind.,  1887,  p.  490),  io  la  pongo  sotto  1'^.  serpyllifolia  tipica 
quale  sottospecie  j3;  confrontisi  all'uopo  il  mio  Prodromo  della 
P'ioìa  lucana  (I,  p.  71),  ove,  notandone  le  differenze  dalla  specie 
linneana,  dico  essere  questa  nostra  forma  affatto  meridionale, 
di  Spagna  cioè,  Italia  peninsulare  ed  insulare,  Grecia,  coste  del- 
l'Africa settentrionale  ed  Asia  minore. 

Il  Cerastium  brachypetahim  Pers.  fi.  luridum  Boiss.,  che  è 
il  C.  luridum  Guss!,  Syn.,  I,  p.  510,  —  C.  atticum  Boiss.  et  Heldr. 
Diagn.,  ser.  II,  n.  I.  p.  93,  dato  finora  per  l'Italia  solamente  di 
Sicilia,  trovasi  non  solo  copioso  in  molti  luoghi  calcarei  ed  espo- 
sti a  me/.zogiorno  della  nostra  provincia,  ma  dal  monte  Circello 
a  Gaeta!,  nell'isola  di  Ischia  (Gussonel  herb.  et  En.  fl.  In.,  56), 
pei  colli  di  Amalfi  e  Castellammare  (Lacaita,  ex  Nyman,  op. 
cit.,  Suppl.  II,  p.  63);  sicché  è  assai  più  diffuso  di  quanto  non 
sembri.  Secondo  il  mio  modo  di  vedere  è  sottospecie  piuttosto 
geografica,  per  quanto  tra  noi  viva  insieme  col  tipico  C.  bra- 
chypzialum  (Desport)  Pers.  da  cui  differisce:  caule  magis  cae- 
spitoso,  pedunculis  breviorihus,  /loribus  et  cìmis  confertioribus 
ad  ramulos  abbreviaios,  filamenti^  basi  tantum  1-2  pilis  obsitis; 
poiché,  mentre  nell'Europa  settentrionale,  centrale  ed  occidentale 
trovasi  la  specie  tipica,  nelle  parti  orientali  predomina  la  forma 
C  brachypetalam  glandulosum  K.  A  questa  sono  collegati  il 
C.  luriium  Guss.,  il  quale  può  dirsi  proprio  di  Grecia  e  d'Italia, 
ed  il  C.  Roessri  Boiss.  et  Heldr.,  indicato  solo  del  monte  Par- 
nasso  dal  Boissier  e  testé  ritrovato  da  mio  padre  al  monte  Pol- 
lini in  Calabria  (Terracciano  N.,  Fl.  Poli.,  p.  62);  che  alla  loro 
volta,  insieme  col  C.  tenoreanum  Ser.  (C.  pilosum  Ten.),  rien- 
trano nella  stirpe  del  C.  viscosum  Linn. 


ADUNANZA     DELLA   SEDE   DI   ROMA  117 

Noto  qui  l'abbondanza  del  Cynoglossum  Columnae  Ten.,  spe- 
cie affatto  meridionale  e  che  già  avevo  ritrovata  a  Vicovaro,  — 
del  Lotus  corniculatiis  Linn.,  var.  versicolor  A.  Terr,  (L.  ver- 
sicolor  Ten.),  —  della  Filago  germanica  Linn.,  var.  spathulata 
(=  Gnaphalium  pyrainidatum  Auct.  fl.  rom.),  —  e  la  presenza 
della  Poa  silvicola  Guss  !  (=  P.  attica  Boiss.  et  Heldr.),  sinora 
indicata  di  Firenze  e  del  Napoletano,  d'Istria  e  d'Ischia,  —  della 
Calamintha  suaveolens  Boiss.,  fi.  acinoides  A.  Terr.  Questa 
non  comparisce  nella  «  Flora  italiana  del  Parlatore,  continuata 
da  T.  Carnei  »,  poiché  (op.  cit,  VII,  p.  142)  il  sinonimo  Thij- 
mics  acinoides  Ten!  {^=  Melissa  acinoides  Nym.,  Syll.,  p.  101. 
—  C.  acinoides  Nym.,  Consp.  fl.  eur.,  p.  588)  non  può  essere  ri- 
ferito a  Calamintha  Acinos  Clairv.,  stando  alle  descrizioni  del 
Tenore  stesso  (Syll.,  p.  295),  del  Gussone  (PI.  rar.,  p.  241),  del 
Bertoloni  (FI.  ital.,  VI,  p.  214),  ed  agli  esemplari  autentici  dello 
scopritore.  In  fatti  è  perenne  con  fusti  ascendenti  e  sutfruti- 
colosi,  non  anwia  {C.  Acinos),  ed  ha  foglie  più  brevemente  pic- 
ciolate,  ellittiche  od  ellittico-lineari,  rigide,  acute,  non  ovate  o 
romboidali,  molto  dentate  (C.  Acinos),  —  verticillastri  di  6-9  fio- 
ri, approssimati,  variamente  subsessili,  in  spighe  lasse,  non 
geminati  od  a  tre  (C.  Acinos),  —  calici  irsuti,  gozzuti  ed  in- 
curvi alla  base  del  gozzo,  coi  denti  quasi  eguali  fra  loro,  eretti, 
conniventi,  lungamente  assottigliati  all'apice  e  con  base  lar- 
ghetta, 4  volte  più  brevi  del  tubo,  non  co'  labbri  2  volte  più 
brevi  del  tubo,  il  superiore  quasi  troncato  Jiel  mezzo  e  termi- 
nato in  tre  denti,  V  inferiore  in  due,  tutti  sottilissimi  (C.  Aci- 
nos), —  corolle  grandi,  il  doppio  o  più  del  calice,  irsute  ester- 
namente. Per  tali  caratteri  si  accosta  alla  C  suaveolens  Boiss. 
(Fl.  or.,  IV.  p.  582),  cui  vanno  riferiti  per  sinonimi  Acinos  acu- 
minatus  Friv.  (Flora,  1835,  p.  332),  —  Melissa  suaveolens  (Sra.) 
Nym.  (Suppl.,  p.  20),  —  C.  patavina  Host,,  fi.  acuminata  Griseb. 
(Spie,  II,  p.  123),  ed  io  ve  la  distinguo  sotto  fi.  acinoides,  inclu- 
dendovi quindi  in  parte  C.  Acinos  var.  acinoides  Are.  (Comp.  fl. 
ital.,  542),  e  C.  patavina  Ces.  Pass.  Gib.  (Comp.  fl.  ital.,  303,  p.  p.). 

Lungo  la  strada  fra  Cineto  (m.  521)  e  Riofreddo  (m.  705),  at- 
traversando il  colle  di  Santa  Maria  (m.  839)  e  costeggiando  le 
alture  lungo  il  Torrente  Ferrata  (m.  626-752),  raccolsi,  insieme 
con  molte  delle  piante  notate  con  un  punto  nero  ne*  due  prece- 
denti elenchi,  le  seguenti  specie: 


118 


ADUNANZA     DELLA    SEDE   DI   ROMA 


Adiantitm  Capìllus  Veneris  L. 
Apium  nocUflovum  B.  et  H. 
Arimi  ilalicum  Mi  11. 
Aiuga  Chamaepytis  Schreb. 

—  reptans  L. 
Alyssiiin  calycìnuni  L. 
Arisarum  prohoscidewn  Savi. 
Calamintha  Acin  os  Cla  i  r  v. ,  var. 

canescens  A.  Terr, 
Catabrosa  aquatica  P.  B. 
Chaerophyllani  ìiirsutum  L. 
Conringia  orientalis  Andrz, 
Coronilla  Emeroides  Boiss. 
Cytisus  Alschingeri  Vis. 
Craiaegus  monogyìia  Jacq. 

var.  tenuiseda  A.  Terr. 

Crepis  bulbosa  L. 
Castanea  satìva  Mi  11. 
Celtis  australis  L. 
Corylus  Avellana  L. 
Cyclamen  repanduyn  S.  et  S. 
Laucus  platycaì^pos  B.  et  H. 
Epilobimn  hirsuhim  L. 
Equisetani  Telmateja  Ehrh. 

—  ratnosissimuììi  Desf. 
Galega  officinalis  L. 
Helleborus  foetidus  L. 


/stìi^w  tinctoria  L. 
Lamium  maculat>j,in  L. 
Lappa  maior  G. 
Lepidiiim  Draba  L. 
Lonicera  implexa  Ait. 
Litìiosperinum  purpiireo-coe- 

ruleum  L. 
Nastiirtiam  officinale  R.  Br. 
Osyrìs  alba  L. 
Primula  officinali^  Jacq.,  S.  Co- 

lumnae  (Ten.). 
Quercus  Cerris  h. 
Ranunculus  lanuginosus  L, 

—  repens  L. 
Sambucus  Ebulus  L. 

—  nigra  L. 
Salvia  glutinosa  L. 
Spartium  junceum  L. 
Silene  italica  Pers. 
Stachys  italica  Mill. 
Thalicirum  aquilegifoUuni  L. 
T'iissilago  Farfara  L. 
Ulraus  caiupestris  L. 
Uì^tica  dioica  L. 

Veronica  Beccabunga  L. 

—  agresti^  L. 
F267'a  spuria  Raf. 


E  nelle  selve  di  castagno  attorno  Riofreddo,  ancora: 


Allium  pendulinum  Ten. 
Alyssum  campestre  L. 
Anem-one  apennina  L. 
Aquilegia  vulgaris  L.,  var.  t?/- 

5Cosa  Gouan. 
Arabis  Turrita  L. 
Athyrium  Filix  foemina  Rth. 
Arthemisia  Absintfiium  L. 
Asperula  taurina  L. 
—  camphorata  Vili. 
Barbarea  vulgaris  R.  Br. 
Calepina,  Corvini  Desv. 
Cardamine  sylvatica  LK. 


Ca.ìnpanula  Rapunculus  L. 
Cephalanthera  ensifolia  Rich. 
Cerastium  campanulatum  Vi  v. 

—  arce  use  L. 
Euphorbia  dulcis  L. 

—  amygdaloides  L. 

—  Characias  L. 
Fragaria  vesca  L. 
Geum  urbanum  L. 
Hieracium  inurorum  L. 
Latìujrus  j^ratensis  L. 

—  variegatus  Gr.  et  Godr. 
Leucanthemum  vulgare  L. 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 


119 


Luzula  Forsterii  DC. 
Lychnis  Flos- Cuculi  L. 
Listerà  ovata  Br. 
Melittis  MetissophylUtm  L. 

var.  /lo?^e  albo. 

Neottia  Niclus-avis  Ridi. 
Orchis  mascula  ■  L. 

var.  foliis  maculatis 

immaculatis 

—  purpurea  Huds. 

—  maculata  L. 

—  provincialis  Balb. 
Ophrys  Bertoloniì  Moret. 
Paris  quadrifolia  L. 
Petasites  o/fi'Jìnalis  Mnch. 
Polygala  nìcaeensis  Risso. 

—  flavescens  DC. 
Populus  tremula  L. 


et 


Palmonaria  offlcinalis  L. 
Plalantliera  chloraniha  Cust. 
Rumex  Acetosa  L. 
Ranunculus  velutimcs  Ten. 

—  umbrosus  Ten.  et  Guss. 
Sanicic'.a  europaea  L. 
Saxìfraga  rotundifolia  L. 

—  bulbifera  L. 

Sideritis  Sicilia  Ucr.  J3.  brutta 

(Ten.). 
Symphyfum  tuberosum  L. 
Tliymus  serpyllum  L.  var.,  /a- 

tinum  A.  Terr. 
Trifolium  incatmatum  L. 
Veronica  serpyllifolia  L. 

—  Chamaedrys  L. 
Feoto  sylvatica  Fr. 

—  tricolor  L. 


Il  prof.  Cuboni  fa  poscia  due  comunicazioni  1'  uua  sopra  C/?i  caso 
die  rossore  della  vite,  l'altra  sul  Black-rot. 

Esaurite  le  comunicazioni,  prima  di  togliere  la  seduta  il  Presi- 
dente, in  ordine  alla  prossima  pubblicazione  mensile  del  Bullettino 
della  Sociefc'i,  raccomanda  vivamente  ai  Soci  di  consegnare  seduta 
stante  i  manoscritti  delle  loro  comunicazioni,  o  alla  piìi  lunga  nei 
due  giorni  successivi,  par  evitare  che  ne  venga  ritardata  la  pub- 
blicazione iino  al  Bullettino  dal  mese  seguente. 


SEDE  DI  FIRENZE. 


Adunanza  dell' 8  novembre  1891. 


In  assenza  del  Presidente  prof.  Arcangeli,  il  Vicepresidente  SoM- 
MIER  invita  r  archivista  Martklli  a  render  conto  dei  doni  perve- 
nuti alla  biblioteca  della  Società,  che  sono  : 

Dal  prof.  G.  Arcangeli  :  Arcangeli.  I  pronubi  dell'  HeUcodiceros 
muscivorus  (L.  F.)  Engler.  Firenze  1891. 

Dal  dott.  C.  Acqua  :  Acqua.  Contribuzione  alla  conoscenza  della 
cellula  vegetale.  Genova  1891.  —  La  questione  dei  «  tonoplasti  »  e 
del  loro  valore.  Genova  1891. 


120  ADUNANZA    DELLA    SEDK   DI   FIRENZE 

Dal  cap.  L.  Micheletti  :  Micheletti.  Elenco  di  Muscinee  raccolie  in 
Toscana.  Firenze  1891. 

Dal  prof.  N.  Passerini:  Passerini  e  Marchi.  Sulla  moltiplicazione, 
ricolcatura,  cimatura  e  concimazione  della  Patata.  Prima  serie  di 
ricerche  eseguite  nel  1891.  Firenze  1891. 

Leggesi  il  seguente  lavoro  del  prof.  Macchiati  : 


TERZA.  CONTRIBUZIONE  ALLA.  FLORA  DEL  GESSO.  NOTA 
DEL  DOTT.   LUIGI   MACCHIATI. 

Alle  piante  che  raccolsi  il  20  maggio  1888  ed  il  5  giugno  1890, 
nell'affloraraento  selenitico  della  collina  di  Ventosa,  presso  Scan- 
diano, che  mi  offrirono  l'opportunità  di  fare  due  brevi  comuni- 
cazioni alla  nostra  Società  botanica,  *  ora  credo  utile  di  aggiun- 
gere anche  quelle  che  vi  ho  raccolte  il  15  maggio  del  corrente 
anno.  Ma  a  differenza  delle  due  prime  escursioni,  nelle  quali 
esplorai  soltanto  1'  affioramento  selenitico  della  collina  di  Ven- 
tosa, presso  la  riva  sinistra  del  fiume  Tresinaro,  quest'ultima 
volta  ho  spinto  le  mie  indagini  anche  presso  Mattaiano,  dalla 
parte  della  riva  destra  del  fiume,  e  per  essere  più  esatto,  vi- 
cino al  cosi  detto  bosco  del  Comune,  dove  si  presenta,  in  più 
punti,  un  affioramento  selenitico  in  tutto  analogo  a  quello  di 
Ventosa,  del  quale  probabilmente  non  è  che  la  continuazione. 

Senza  enumerare  le  piante  che  figurano  negli  elenchi  da  me 
dati  nelle  due  precedenti  note,  molte  delle  quali  ricompaiono  nel- 
l'affioramento di  Mattaiano,  ricorderò  soltanto  quelle  che  vanno 
ad  arricchire  le  mie  piccole  contribuzioni  alla  flora  del  gesso. 

Le  specie  da  me  raccolte,  nell'escursione  del  maggio  1891,  sono 
le  seguenti:  nella  collina  di  Ventosa:  Myagrum  perfoliatum  L., 
Diplotaxis  ■muralìs  DC,  Globularia  vulgaris  L.,  Galium  verwn 
Scop,,  Hypérìcum  perforatum  L.,  Sherardia  arvensis,  Gera- 
nium  molle  L.  ;  presso  Mattaiano:  Salvia  ]}ratensis  L.,  Matrica- 
rìa  ChamomUla  L.,  Crepis  iaurinensis  W.,  Dipsacus  silmstris 
Min.,  Sedum  sp.?  Rolìinia  Pseudo-Acacia  L.,  Ophr^ys  arachni- 
ies  Reichdt.,  ConvolDulus  arvensis  L.,  Broinus  erectus  Huds., 


*  Contribuzione  alla  flora  del  gesso.  Bull.  Soc.  Bot.  Ital.  nel  Nuovo 
Giorn.  Bot.  Ital.,  voi.  XX,  n.  3,  luglio  1888.  Seconda  contribuzione 
alla  flora  del  gesso.  0.  e,  voi.  XXIII,  n.  1,  gennaio  1891. 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIRENZE3  121 

Hordeum  inurinum  L.,  Eqaìsetum  arvcnse  L.  la  tutto;  altre 
18  specie  (che  aggiunte  alle  52  delle  precedenti  contribuzioni 
formano  un  totale  di  70  specie)  le  quali  confrontate  colle  liste 
date  dal  Contejean,  *  si  trova  che  sono  ripartite  come  segue  : 

1.  Globularia  vulgaris  L.     .  calcicela  esclusiva 

2.  Mijagrum  perfoliattiìn  L.  .  calcicola  quasi  indilTerente 

3.  Diplotaxis  muralis  DC.     .  id. 

4.  Seduìii  sp.? id. 

5.  Ophrijs  arachnites  Host.  .  id. 

6.  Salvia  pratensis  L.  .    .    .  indifferente 

7.  MatricatHa  Chamomilla  L.  id. 

8.  Dlpsacus  silvestris  Mill.    .  id. 

9.  Galium  vey-um  Scop.    .    .  id. 

10.  Hijpericum  perforatam  L.  id. 

11.  Sherardia  arveìisis  L. .    .  id. 

12.  Convolvulas  aroensis  L.  .  id. 

13.  Geranium  inolle  L.  .    .    .  id. 

14.  Bromus  erecius  Huds.  .    .  id. 

15.  Hordeum  murinum  L.     .  id. 

16.  Equisetum  arvense  L.  .    .  id. 

17.  Robinia  Pseudo-Acacia  L.    non  compresa  nelle  liste  del 

Contejean 

18.  Crepis  taurinensis  W. .    .  id. 

E  riassumendo  risulta  che  il  totale  delle  piante  da  me  rac- 
colte nel r  affioramento  selenitico  delle  colline  di  Scandiano  é 
di  70  specie,  le  quali  stando  agli  elenchi  dati  dal  Contejean,  che 
si  basa  unicamente  sulla  natura  chimica  del  terreno,  verrebbero 
ripartite  come  resulta  dal  seguente  prospetto  : 

Calcicele  esclusive 1 

Calcicele  meno  esclusive 1 

Calcicele  quasi  indifferenti 10 

Indifferenti 42 

Calcifughe  quasi  indifferenti 6 

Calcifughe  esclusive 2 

Non  comprese  nelle  liste  del  Contejean     ....      8 

70 


'  Contejean,  Lifluencs  da  terrain  sur  la  végétation.  Paris,  1881. 


122  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

Questa  mia  nuova  contribuzione  alla  flora  del  gesso  mi  con- 
ferma nell'opinione  che  emisi  allorché  pubblicai  le  altre  due 
note  e  con  la  quale  rifiutai  che  la  flora  del  gesso,  secondo  il  pa- 
rere del  Contejean,  sia  quella  del  calcare.  Io  credo  che  questo 
minerale  (il  gesso)  eserciti  la  sua  influenza  sulla  vegetazione  non 
soltanto  in  ragione  della  sua  composizione  chimica  e  mineralo- 
gica, ma  anche  in  virtù  del  suo  stato  fisico  e  del  suo  disgrega- 
mento meccanico. 

Si  dà  lettura  di  una  comunicazione  del  prof.   GtOIRAN  : 

SULLA  PRESENZA  E  DISTRIBUZIONE  DI  EVONYMUS  LA  TT- 
i^'OL/^J.S  5C0P.  NEL  VERONESE.  NOTA  DI  A.  GOIRAN. 

Questa  Ramnacea  è  certamente  una  delle  specie  più  rare  del 
Veronese:  di  essa  non  fanno  parola,  come  abitatrice  del  Monte 
Baldo,  né  Calzolari,  né  Pona.  Lo  scrupoloso  e  diligenlissimo 
Seguier  non  la  raccolse  nelle  sue  erborizzazioni  sulle  prealpi 
veronesi  ;  però  nella  classica  opera  Plantae  veronenses  (III, 
pag.  295),  scrive  di  essa:  A  Borclonio  accepi,  qui  in  Albae 
moniìs  devexltate  invenerat.  E  pare  che  il  Bordoni  la  racco- 
gliesse assieme  al  Moreni  nella  selva  dei  Catazzi  presso  S.  Bar- 
tolomeo Tedesco,  come  risulterebbe  dall'Erbario  stesso  del  Mo- 
reni. —  Ciro  Pollini  nel  suo  Viaggio  al  Lago  di  Garda  e  al 
Monte  Baldo  indica  Eoonymus  latifoliiis  a  Malcesine  (pag.  16), 
alla  Seloa  di  Malcesine  (pag.  107),  alle  falde  settentrionali  del 
M.  Baldo  verso  Tierno,  Castione,  Brentonico  ascendendo  per 
S.  Giacomo,  Pozzaferrera  fin  presso  ai  Pianeta  dai  300  ai 
1000  metri  (pag.  109)  :  e  nella  Flora  veronensis  (I,  pag.  301)  lo 
segnala  ancora  nel  M.  Baldo,  in  primis  circa  Malcesine,  et  la 
Corona,  ed  inoltre  in  regione  Fagi  montiam  Lessiniam.  Però 
neir  Erbario  PoUiniano  non  esistono  esemplari  veronesi  di  que- 
sta pianta! 

Il  celebratissimo  prof.  Antonio  Bertoloni  nella  classica  Flora 
Italica  non  cita  alcuna  stazione  veronese  di  E.  latifolius  :  i  si- 
gnori Visiani  e  Saccat^do  nel  loro  Catalogo  (pag.  230)  lo  indi- 
cano nei  boschi  del  Veronese  senza  designazione  di  luogo;  il 
Barone  Hausm.ann  (Flora  von  Tyrol,  pag.  185)  ripete  pel  Baldo 
le  identiche  stazioni  date  da  Ciro  Pollini;  ilqW Erbario  fore- 


ADUNANZA   DELLA   SKDE   DI    FIRENZE  123 

Stale  italiano  pubblicato  dal  R.  JMinistero  di  Agricoltura  Indu- 
stria e  Commercio  nell'opera  Nomi  volgari  adoperati  in  Italia  a 
designare  le  principali  l'ìiante  di  bosco  (Firenze,  Barbèra,  1873) 
non  si  trova  annotato  pel  Veronese  il  nome  vernacolo  della  pianta, 
sej4"no  che  la  stessa  tornava  allora  ignota  agli  ulHciali  forestali 
incaricati  di  raccogliere  colle  piante  legnose  anche  i  loro  nomi 
vernacoli.  Noto  infine  che  l'egregio  amico  e  collega  prof.  An- 
tonio Manganotti,  ancora  oggi  interrogato  da  me,  mi  dichiarò 
di  non  avere  trovato,  nelle  sue  escursioni  botaniche  attraverso 
al  Veronese,  Eoonijmus  latifoliiis. 

La  quale  pianta  però  é  rara  bensì,  ma  ad  ogni  modo  ciois 
nostra  :  là  a  -5.  Bartolomeo  Tedesco  (m.  918),  la  stazione  di 
Bordoni  e  Moreni,  fu  raccolta  da  Àbramo  Massalongo!;  alla 
Corona  di  M.  Baldo,  stazione  indicata  da  Ciro  Pollini  (m.  774), 
fra  i  cedui  ne  furono  rinvenuti  alcuni  individui  dalle  guardie 
forestali,  e  l'egregio  ed  intelligentissimo  Ispettore  forestale,  Vit- 
torio Pellegrini,  con  pazienti  ricerche  giunse  persino  a  trovare  il 
nome  vernacolo  della  pianta  —  Fitsan  dalle  larghe  foglie,  Passi 
hecclii  —  quasi  a  docLimento  e  testimoaianza  della  sua  antichità 
in  questa  zona. 

Sono  dunque  due  stazioni  accertate  di  Evongmus  latifoliiis, 
alle  quali  andiamo  lieti  di  aggiungerne  due  altre.  La  prima  an- 
cora nel  M.  Baldo  a  nord-ovest  della  Ferrara  nel  bosco  a  si- 
nistra del  torrentello  Pissol  andando  verso  le  Giare  di  Val- 
brutta  (m.  900  circa)  ;  e  la  seconda  nei  AL  Lessini  nella  Valle 
di  Squ'iranto  lungo  la  strada  che  da  questa  porta  a  Casale  di 
sotto,  al  principio  di  essa  e  nei  boschi  che  la  fiancheggiano 
(m.  400  circa).  Scoperta  la  prima  stazione  nel  mese  di  agosto  1878, 
la  seconda  nel  mese  di  agosto  1888.  Si  trova  pure  in  Verona  nel 
Giai'dino  del  Conte  Giulio  Giusti. 

Il  prof.  Caruel  legge  un  suo  lavoro  intitolato  : 

DELLE    REGIONI    BOTANICHE    IN    ITALIA.    NOTA    DI    T. 
CARUEL. 

Una  scienza  tanto  più  acquista  di  precisione  e  progredisce, 
quanto  meglio  definiti  e  più  precisi  ne  sono  proposti  i  termini 
tecnici.  La  geografia  botanica  —  o  per  dirla  più  brevemente  — 


124  ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

la  geobotanica  abbisogna  di  una  più  rigorosa  definizione  di  certi 
suoi  termini  :  quello  di  regione  in  special  modo,  adoperatissimo 
in  sensi  molto  diversi,  e  che  andrebbe  limitato  ad  uno  solo  di 
quelli. 

Nel  suo  senso  più  stretto,  di  area  occupata  da  una  data 
pianta,  converrebbe  dismetterne  l' uso,  essendo  già  in  corso 
l'altra  parola  abilazione  equivalente  del  tutto;  laonde  meglio 
dire  abitazione  dell'ulivo  o  del  faggio,  anziché  regione  dell'ulivo, 
del  faggio,  ecc. 

In  altri  sensi  più  lati,  converrà  distinguere  secondo  il  più  o 
il  meno  di  larghezza  del  concetto  che  si  vuol  esprimere.  Io  ri- 
tengo che  nello  stato  presente  della  scienza  sia  sufficiente  la 
distinzione  in  tre  gradi  di  estensione,  che  potranno  essere  chia- 
mati rispettivamente  regione,  dominio,  zona.  Le  zone  sareb- 
bero le  notissime  tropicale,  temperate  e  fredde;  le  quali  possono 
essere  qualificate  botanicamente.  I  domini  (cosi  traduco  i  Ge- 
bieie  di  Grisebach,  i  domaines  della  traduzione  francese  della 
sua  opera)  sarebbero  secondo  me  le  estensioni  di  paese  dove 
«  le  famiglie  sono  graduate  medesimamente  per  la  importanza 
numerica,  e  sono  rappresentate  dai  medesimi  geneii  dominanti.  » 
(Car.  in  Pari.  fi.  Hai.,  voi.  6,  img.  410).  Le  regioni  infine,  se- 
condo me,  dovrebbero  essere  le  estensioni  aventi  «  sostanzial- 
mente la  medesima  flora,  cioè  le  medesime  specie  in  maggio- 
ranza distribuite  presso  a  poco  in  uguale  abbondanza  d'individui  » 
(Car.,  Slat.  boi.  della  Tose,  lìag.  104).  Si  noti  che  col  metodo 
proposto  le  abitazioni,  le  regioni,  i  domini  e  le  zone  vengono 
tutte  ad  avere  caratteri  botanici,  e  non  altri. 

Le  indicate  spartizioni  botaniche  della  superficie  terrestre,  o 
altre  analoghe,  non  sono  accettate  da  tutti,  voglio  dire  da  co- 
loro che  non  ammettono  divisioni  nel  manto  vegetale  della  terra, 
ma  ritengono  che  le  varie  flore  passano  gradatamente  le  une 
nelle  altre.  Io  non  ho  in  materia  altre  osservazioni  de  visu  se 
non  quelle  fatte  in  Toscana  per  un  ventennio  per  la  compila- 
zione del  mio  Prodromo,  riprese  poi  estendendole  a  tutta  l'Ita- 
lia nell'ultimo  decennio  dappoiché  ho  impresa  la  continuazione 
della  Flora  italiana.  Dalle  prime  fui  condotto  a  riconoscere 
nella  flora  toscana  5  regioni  :  maremmana,  campestre,  sub- 
montana, montana  ed  alpestre.  Dalle  seguenti,  voglio  dire  dai 
viaggi  fatti  nell'Alta  Italia  e  soprattutto  nelle  Alpi,  nell'Italia 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  125 

Media  quasi  tutta  conforme  alla  Toscana,  e  in  qualche  sito  della 
Bassa  Italia,  sono  stato  portato  a  riconoscere  nella  Penisola  tutta 
e  nelle  Isole  le  medesime  5  regioni,  con  certe  necessarie  mo- 
dificazioni :  l'alpestre  sviluppatissiina  continua  nelle  Ali)i  pro- 
prie e  non  più  ristretta  ad  alcune  cime,  la  submontana  estesa 
per  la  valle  del  Po,  ecc.  Il  massimo  divario  mi  si  è  presentato 
nelle  parti  più  calde  della  Bassa  Italia,  occupate  non  più  dalla 
regione  maremmana,  ma  da  altra  digerente,  cui  si  potrebbe 
dare  intanto  il  nome  di  ionia,  lasciando  alle  ricerche  dei  bota- 
nici di  quelle  parti  il  saperne  meglio  dire  i  caratteri  propri 
della  sua  flora. 

Dopo  le  nuove  esplorazioni  da  me  fatte,  ancora  ritengo  che 
le  suddette  regioni  siano  corrispondenti  al  vero,  cioè  a  dire  suf- 
ficientemente distinte  per  riconoscersi  da  un  occhio  pratico.  Non 
occorre  che  la  distinzione  sia  assoluta,  che  non  potrebbe  essere, 
vista  la  necessità  di  concedere  un  certo  margine  per  il  tratto 
di  passaggio  da  una  regione  all'  altra.  Bisogna  anche  tenere 
conto  di  tutte  le  circostanze  eccezionali  che  possono  disturbare 
i  caratteri  di  una  regione,  a  segno  da  renderla  irriconoscibile. 
Né  darò  qualche  esempio. 

Talora  condizioni  speciali  di  clima,  od  altre  ragioni  più  lon- 
tane, fanno  comparire  in  mezzo  ad  una  data  regione  come  isole 
occupate  da  singoli  rappresentanti  o  pure  da  intere  compagnie 
di  un'  altra  flora  più  o  meno  lontana.  Cosi  presso  Firenze,  in 
piena  regione  campestre,  esiste  in  un  luogo  il  Liliimi  Martagon 
dell'alto  Appennino;  e  presso  Lucca,  sul  confine  fra  le  regioni 
maremmana  e  campestre,  stanno  al  luogo  detto  Grotta  di  Poz- 
zuolo  X Adoxa  e  la  Dentaria  bulbifera  montanine,  e  da  un'altra 
parte  stavano  pochi  anni  or  sono  sui  pollini  Bientinesi  la  Cal- 
tha  palusfris,  la  Liparis  LoeseUi,  le  Rhyncospora  fasca,  ed  alba, 
gli  Eriophorum  angustifoliam,  e  laiifoliitm,  V  Oxijcoccus  pa- 
lusiris,  tutte  specie  dell'Appennino  o  delle  Alpi,  reliquie  del- 
l' epoca  glaciale.  Altrove  sono  pendici  scoscese  di  monti,  dalle 
quali  vengono  giù  ruzzolando  piante  delle  parti  superiori,  op- 
pure scendono  col  corso  dei  torrenti,  e  si  mescolano  a  quelle 
dei  luoghi  inferiori:  fatto  questo  frequente,  e  che  rinnuovandosi 
periodicamente  do  venta  normale. 

L'esposizione  diretta  dei  monti  alti  ai  venti  marini  è  un'altra 
causa  disturbatrice,  i  cui  effetti  si  possono  vedere  palesi  nelle 


126  ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

Alpi  Apuane,  per  esempio,  o  presso  Napoli  sul  monte  S.  Angelo 
di  Castellammare.  La  natura  diversa  del  terreno  può  dare  un 
carattere  specialissimo  alla  flora;  ciò  si  vede  dalla  flora  dei 
gabbri  in  Toscana;  meglio  ancora  si  vede  paragonando  fra  loro 
i  terreni  vulcanici  dei  dintorni  di  Napoli  con  l'isola  calcare  di 
Capri:  in  questa  abbiamo  la  flora  maremmana,  con  le  sue  piante 
caratteristiche,  parecchie  delle  quali  fanno  difetto  o  saranno  molto 
i-are  nei  tufi  vulcanici  e  nelle  lave  napoletane,  quali  il  Linterno, 
il  Ramerino,  il  Prasium  maius,  il  Teucrium  flavmn  ed  altre 
di  cui  la  mancanza  fa  senso. 

Altro  esempio.  I  caratteri  floristici  dell'Etna  sono  tali  da  fer- 
mare alla  prima  l'attenzione  del  botanico,  talmente  sono  peculiari. 
Nella  parte  bassa  del  monte  fino  al  terzo  della  sua  altezza  vedonsi 
dominare  ne' coltivati  l'Ulivo,  il  Fico  d'India,  il  Mandorlo,  la  Vite; 
poi  succede  per  un  altro  terzo  all'  incirca  un  tratto  boscoso  di 
Castagni  con  Querele  ed  altre  essenze  forestali;  viene  infine 
r  ultima  parte  del  monte,  rivestita  inferiormente  di  cespugli  di 
Astragalas  siculas,  con  Berberis  aetnensis  e  Ginepro,  e  nella 
parte  superiore,  poco  al  di  là  di  2500  metri,  spogliata  di  qualunque 
vegetazione  e  ridotta  assolutamente  un  deserto.  Dunque  niente 
che,  a  prima  vista  almeno,  rammenti  la  distribuzione  delle  piante 
sugli  altri  monti  alti  d'Italia;  e  notevole  soprattutto  il  fatto 
che  sopra  un  monte  di  3300  metri  manchi  qualunque  traccia 
di  regione  alpestre.  Della  quale  anomalia  è  però  stata  data  la 
spiegazione,  a  quanto  io  sappia  sin  dal  1832,  dal  Philippi  in  un 
suo  lavoro  (Ueber  die  Vegeiailon  am  Aetna)  inserito  nella  Lin- 
naea.  Il  terreno  costituito  da  lapilli  e  sabbia  vulcanica,  conti- 
nuamente battuto  e  smosso  da  venti  impetuosi,  l'assoluta  sua 
siccità,  non  essendovi  nevi  perpetue  a  diminuirla,  le  frequenti 
eruzioni,  gi*  darebbero  ragione  in  gran  parte  alla  deficienza 
di  piante  alpine.  Ma  la  considerazione  che  vale  per  tutte,  e  da 
sé  sola  costituisce  una  dimostrazione,  si  è  che  l'Etna,  essendo 
monte  dei  più  giovani  sulla  terra,  formatosi  nell'  epoca  quater- 
naria e  forse  negli  ultimi  tempi  di  questa  (baldacci,  Descri- 
zione geologica  dell"  isola  dì  Sicilia),  non  avrebbe  potuto  for- 
nirsi di  piante  alpestri  che  dalle  Madonie  di  -Sicilia  o  dai  monti 
di  Calabria,  che  essi  stessi  non  ne  possedevano,  almeno  dopo 
terminata  1'  epoca  glaciale. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  127 

TI  Vicepresidente  Sommieu  applaudisce  alle  proposte  del  prof.  Ca- 
RiJEL  ed  esprima  il  voto  che  la  bramata  concordanza  nei  termini 
tecnici,  riferentisi  alle  diverse  regioni  botaniclie,  si  realizzi.  Il  dot- 
tor Tanfani,  a  proposito  delle  colonie  di  piante  comparse  in  luogo 
inaspettato,  cita  come  altro  esempio  il  non  piccolo  numero  di  piante 
meridionali  che  ricompariscono  nella  Valle  di  Susa,  lontano  dalla  loro 
abitazione  consueta.  Sommieh  accenna  a  fatti  di  trasporto  di  jiiante 
l>er  opera  dell'uomo  e  del  bestiame,  così,  per  esempio,  all'appari- 
zione del  RaìiuncuJus  flahellatus  nel  Mugello,  del  Leonfodon  fascicu- 
lafus  sul  monte  Morello,  ecc. 

Il  capitano  Micheletti  presenta  alla  Società:  saggi  teratologici 
dello  Sjjar ti um  junceuìii  (fasciazione  e  ramificazione  anormale);  il  ceci- 
dio prodotto  dal  Phytoptus  Chondrilìae;  un  Erineum  della  Salvia  Verhe- 
na^a  di  Firenze  ;  VOidiitm  erysijiilwides  ed  il  Rhytisma  acerinum  sull'alce?* 
campestre. 

Martelli  annunzia  l'importante  risultato  dell'ultima  sua  cam- 
pagna micologica  a  Vallombrosa,  nella  quale  fu  assistito  dal  si- 
gnor P.  Baroni. 

11  prof.  Caritè L  applaudisce  alla  ripi'istinazione  degli  studi  mico- 
logici in  Toscana  dopo  Micheli.  Dice  sarebbe  cosa  interessantissima 
trar  profitto  dai  manoscritti  e  dai  disegni  del  Micheli,  riunendoli  per 
formare  un'  opera,  che  riuscirebbe  di  non  dubbio  valore  arclieolo- 
gico  e  botanico;  non  vuol  tacere  che  aveva  ideato  di  pubblicare  la 
flora  di  Firanze  lasciata  manoscritta  dal  Micheli,  lo  cha  permet- 
terebbe di  fare  confronti  assai  preziosi  conia  flora  d'oggi.  Disgra- 
ziatamente le  spese  della  pubblicazione,  che  avrebbe  riempito  due 
grossissimi  volumi  in-4°,  non  permisero  di  attuare  il  pensiero.  SoM- 
MIRR  esprime  il  voto  che  si  cerchi  di  pubblicare  almeno  in  parte 
(come  già  fece  il  socio  Martelli  j^er  le  Agaricacee),  se  non  per  in- 
tero, il  patrimonio  scientifico  lasciato  dal  coscienziosissimo  Micheli. 

Vien  data  lettura  della  comunicazione  seguente  del  prof.  Ar- 
cangeli : 


SULLA  CULTURA  DEL  CYNOMORIUM  COCCINEUM.  NOTA 
DI  G.  ARCANGELI. 

In  seguito  a  quanto  fu  comunicato  nell'ultima  seduta  della  no- 
stra Società  dal  sig.  U.  Martelli  sul  Cfjnoinorìum  coccineum, 
credo  opportuno  render  conto  di  quanto  fu  operato  nel  nostro 
Giardino  botanico  riguardo  a  questa  pianta  singolare,  e  dei  re- 
sultati ottenuti. 

Nella  primavera  ultimamente  decorsa  mi  furono  favoriti  dal 


128  ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

sig.  Martelli  alcuni  saggi  vivi  di  Cynomormm,  parte  cioè  di 
quelli  a  lui  inviati  dal  prof.  Gennari  di  Cagliari.  Non  avendo 
in  quel  momento  il  tempo  necessario  per  occuparmi  di  speciali 
ricerche  sopra  questa  pianta,  in  riguardo  all'  anatomia,  pensai 
di  valermi  dei  saggi  favoritimi,  per  tentarne  la  cultura  nel  no- 
stro Giardino  botanico.  La  prima  idea  che  mi  sorse  in  mente 
si  fu  di  far  raccogliere  lungo  la  nostra  marina  od  a  Livorno 
alcune  piante  di  Airlplex  laciniata,  o  di  Olitone  portalacoi- 
des,  per  sperimentare  l'innesto  sopra  tale  specie;  ma  poi,  pen- 
.sando  alla  difficoltà  che  offre  la  cultura  di  queste  pianto  in 
luoghi  lontani  dal  mare,  specialmente  quando  si  tenta  di  tra- 
piantarle già  adulte,  mi  rivolsi  ad  altro  espediente  più  semplice 
e  più  spiccio.  Avendo  osservato  che  alcuni  degli  esemplari  fa- 
voritimi erano  tuttora  aderenti  alle  radici  di  una  pianta  di  Sa- 
lìcornia,  insieme  alla  quale  erano  stati  raccolti  e  spediti,  pensai 
di  piantare  questi  in  una  delle  aiuole  del  nostro  Giardino,  insieme 
alla  pianta  cui  aderivano,  e  che  manifestamente  era  la  loro  nu- 
trice, procurando  di  usare  tutte  le  cure,  affinchè  la  pianta  nu- 
trice fosse  posta  nelle  migliori  condizioni  per  riprendere  a  ve- 
getare insieme  al  suo  parassita.  Oltre  a  ciò  alcuni  altri  saggi 
staccati  furono  collocati  nel  fondo  di  una  piccola  fossetta,  sca- 
vata presso  il  ceppo  di  un  robusto  esemplare  di  Alriplex  num- 
ìnularia,  avente  più  di  2  anni  d'  età,  in  modo  che  resultassero 
quasi  a  contatto  con  le  sue  radici,  e  furono  quindi  ricoperti  con 
terra  riempiendo  la  fossetta,  onde  si  trovassero  nelle  condizioni 
più  adatte  a  conservarsi  in  vita  ed  innestarsi  alle  radici  che 
presso  loro  si  trovavano. 

Il  resultato  di  questi  tentativi,  che  furono  fatti  all'  insaputa 
di  quanto  si  operava  a  Firenze  dal  Martelli,  se  in  parte  fu  ne- 
gativo, in  parte  fu  ben  sodisfacente.  Mentre  infatti  si  è  riscon- 
trato che  l'individuo  di  Salìcornta,  piantato  come  è  stato  detto 
di  sopra,  nel  corso  dell'estate  è  morto,  e  con  esso  sono  pure 
scomparsi  i  saggi  di  Cynomorium  che  ad  esso  aderivano,  i 
saggi  sotterrati  presso  le  radici  dell'  Atrtplex  nummularia 
hanno  determinato  in  questa  pianta  lo  sviluppo  del  parassita, 
come  si  rileva  dal  fatto,  che  alla  superficie  del  terreno  già  si 
vedono  sporgere  13  bellissime  gemme  di  bel  color  rosso  intenso, 
che  si  preparano  per  la  prossima  primavera. 

Il  resultato  adunque  ottenuto  a  Pisa  è  in  pienissimo  accordo 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  129 

con  quanto  fu  osservato  a  Firenze.  Resta  adesso  a  vedere  se  lo 
sviluppo  cosi  bene  incominciato  giungerà  a  buon  esito,  ed  a  sa- 
persi come  avvenga  questo  innesto  del  parassita  sulla  matrice, 
ciò  che  sarà  messo  in  chiaro  dalle  ulteriori  ricerche.  Ci  basti 
intanto  l' aver  buone  ragioni  per  sperare,  che  la  cultura  del 
Cijnomorium,  coccineum  di  ditHcile,  incerta  e  fallace,  si  sia  ridotta 
ben  facile,  specialmente  per  quelle  località  nelle  quali  YAtriplex 
nummularia  può  coltivarsi  in  piena  aria,  e  fra  le  quali  sem- 
bra potersi  pure  ascrivere  il  nostro  Giardino  botanico,  ove  questa 
pianta  resiste  già  da  alcuni  anni  all'  aria  aperta  senza  alcun  ri- 
paro. Siccome  poi,  come  è  ben  noto,  il  Cynomoriam  si  adatta 
a  vivere  sopra  molte  piante  fruticose,  suffruticose  ed  anche  an- 
nue, e  persino  sopra  piante  nostrali  comuni,  come  il  Lentisco  ed 
il  Mirto  secondo  quanto  asserisce  il  Micheli,  sarebbe  pure  interes- 
sante di  tentarne  l'innesto  sopra  questi  frutici  e  sopra  altri  an- 
cora, a  meglio  indagare  fin  dove  si  spinga  l'adattabilità  di  questo 
parassita,  e  per  riconoscere  se  vi  sia  qualche  specie  che  ^meglio 
ancora  dell'  Atriplex  niunmularia  si  presti  alla   sua  cultura. 

Il  socio  Martelli  è  dispiacente  di  dire  che  il  Cynomorium  del- 
l'Orto botanico  di  Firenze,  non  progredisce.  Per  tentare  di  conser- 
varlo fu  con  V Atriplex  trapiantato  in  vaso  e  portato  in  serra.  Non 
nutrisce  più  circa  al  modo  di  innesto  le  incertezze  cui  allude  il 
prof.  Arcangeli.  Esprime  l' idea  che  la  riproduzione  per  semi  debba 
esser  dithcile.  Il  Socio  Tanfani  non  concepisce  perchè  il  Cynomo- 
riumnon  debba  riprodursi  anche  da  semi  se  i  semi  abboniscono.  L'in- 
successo delle  esperienze  di  Teysmann  sulle  Raiìlesiacee,  e  di  Weddell 
sul  Cynomorium  non  gli  sembra  prova  perentoria.  Cita  esempi  di 
piante  nelle  quali  si  ha  con  eguale  facilità  la  riproduzione  agamica 
e  la  sessuale.  Preferirebbe  alle  asserzioni  a  priori,  fatti  desunti  da 
esperimenti  rigorosi,  ed  esorta  Martelli  a  volerne  intraprendere,  prima 
di  dichiarare  che  il  Cynomorium  difficilmente  si  riproduca  per  seme. 

In  ultimo  il  Socio  Bargagli  presenta  la  seguente  nota  : 


DATI  CRONOLOGICI  SULLA  DIFFUSIONE  DELLA  GALIN- 
SOGA  PARVIFLORA  RUIZ.  E  PAV.  IN  ITALIA.  PER 
P.  BARGAGLI. 

Nel  luglio  del  1891  avendo  io  avuto  occasione  di  trovare  nei 
dintorni  di  Levico  in  Val  Sugana  ed  in  copia  grandissima  la 
QaUnsoga  parvi/lora,  della  quale  altre  volte  é  già  stato  par- 

Bull.  della  Soc.  bot.  ital.  0 


130  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

lato  nel  «  Bullettino  della  Società  Botanica  Italiana,  »  credei  non 
privo  di  interesse  il  rintracciare  la  comparsa  di  questa  pianta 
in  Europa  e  particolarmente  in  Italia  e  seguirne  il  modo  di  dif- 
fusione. 

De  Candolle  nel  Prodromus,  voi.  V,  pubblicato  nel  1836,  la 
indica  come  indigena  del  Perù,  del  Chili,  della  Nuova  Granata 
e  del  Messico;  e  poi  soggiunge:  «  et  nunc  circa  Erlang,  etc,  se- 
«  minibus  ex  hort.  bot.  egressis  quasi  spontanea.  » 

Il  Bertoloni  nella  Flora  italica,  voi.  IX,  1853,  afferma  di  averla 
ricevuta  dai  dintorni  di  Bassano  e  dalla  vai  Sugana  inferiore, 
dove  infesta  i  campi. 

Più  precisi  punti  di  partenza  li  dà  l'Ambrosi  nella  i^tora  del 
Tiralo  meridionale,  edita  nel  1857,  ove  dice  che  questa  pianta 
fu  introdotta  in  Europa  dopo  il  1800,  e  trovasi  ora  nella  Prus- 
sia, nella  Lituania,  nella  Sassonia,  lungo  il  Reno,  in  Savoia;  nel 
1820  il  sacerdote  Paterno  di  Telve  la  coltivava  nel  proprio  giar- 
dino da  dove  si  sparse  nei  luoghi  circostanti;  ed  all'epoca  della 
pubblicazione  di  questa  Flora,  nel  1857,  tale  specie  si  trovava  a 
Borgo  di  Telve,  a  Grigno,  a  Castelnuovo  ed  a  Tezze. 

È  inesatta  l'affermazione  dei  sigg.  Cesati,  Passerini  e  Gibellì 
nel  Compendio  della  Flora  Italiana  dove,  dopo  aver  detto  che  la 
Galinsoga  è  di  origine  peruviana,  si  asserisce  che  «  ora  è  insel- 
vatichita da  tempo  per  tutta  V  Italia.  »  Le  Flore  ed  i  botanici 
della  Italia  meridionale  e  centrale  non  parlano,  a  quanto  io  sap- 
pia, della  presenza  di  tal  pianta  nelle  loro  regioni. 

Nella  Flora  Italiana  del  prof.  Arcangeli  è  indicata  come  «  in- 
selvatichita in  Valle  Intrasca:  » 

Ulteriori  e  più  recenti  notizie  ce  ne  vennero  fornite  nelle  nostre 
adunanze  dai  soci  Micheletti,  Goiran  ed  altri.  Infatti  nella  se- 
duta del  9  dicembre  1888  il  prof.  Goiran  citava  questa  Asteracea 
come  da  lui  trovata  a  Riva  sul  Lago  di  Garda,  copiosissima  a 
Trento,  nel  Vicentino,  nel  Bassanese,  a  Venezia,  al  Lido,  ecc. 
e  da  alcuni  anni  nel  Veronese  in  Campo  Marzo,  lungo  l'Adige, 
ed  anche  in  una  ortaglia  nella  città  di  Verona.  In  seguito  a  tal 
nota  il  socio  Micheletti  comunicava  di  aver  ricevuto  molti  esem- 
plari della  Galinsoga  da  Milano;  e  lo  stesso  prof.  Goiran  nel- 
r  adunanza  del  9  febbraio  1890  (Bullettino  della  Società  Bota- 
nica Italiana,  1890,  pag.  296)  ci  faceva  noto  che  il  prof.  Pirotta 
ricordò  la  Galinsoga  parDi/lo)''a  ivà  ]e  moUe  \)'mnte  esotiche  ac- 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   ROMA  131 

■climate  nella  pianura  lombarda,  qualificandola  come  vera  peste 
dei  prati  umidi.  La  comparsa  di  tale  specie  nella  provincia  di 
Bergamo  è  pure  segnalata  nella  stessa  circostanza  dal  profes- 
sore Goiran. 

Il  distinto  botanico  dott.  Damiano  Graziadei  di  Caldonazzo, 
presso  Levico,  nel  darmi  notizie  della  rapidità  con  cui  si  pro- 
paga questa  specie,  e  nel  citarmi  i  dati  della  Flora  dell'Ambrosi, 
mi  affermava  che  due  anni  fa  fu  constatata  la  presenza  della 
Galinsoga  a  Rovereto  e  ad  Innsbruck. 

Da  me,  come  ho  già  accennato,  fu  trovata  comuni ssi ma  nel- 
l'alta vai  Sugana,  a  Levico,  a  Caldonazzo,  a  Pergine,  in  piena 
fioritura  nel  luglio,  ed  in  frutto  verso  la  fine  dello  stesso  mese, 
I  coltivatori  di  quei  luoghi  la  chiamano  Martorella,  forse  per 
una  certa  rassomiglianza  nel  portamento  colla  Mercurialis 
annua  L.  che  in  alcuni  luoghi  ha  anche  il  nome  di  Mercorella 
o  Marcorella.  La  ritengono  però  come  pianta  infesta  perchè  il 
bestiame  non  la  mangia  che  mal  volentieri,  e  perché  malaugu- 
ratamente diviene  abbondantissima  nei  prati  ove  tende  a  sosti- 
tuirsi alle  piante  foraggere. 

Esaurite  cosi  le  comunicazioni  la  seduta  è  tolta. 


SEDE  DI  ROMA. 


Adunanza  del  19  novembre  1891. 


Sono  presenti  i  Soci  Pirotta,  Cuboni,  Grampini,  Ivrucla,  Terac- 
«iano  e  Avetta. 

Letto  ed  approvato  il  verbale  precedente  ha  la  parola  il  Socio 
Terracciano  il  quale,  oltre  alla  presenza  del  Juncus  tennis  in  Italia, 
di  cui  scrisse  il  Goiran,  accenna  alle  differenze  tra  il  J.  Fontanesii 
Gay.  ed  il  J.  striatus  Schousb.  che  sono  due  specie  distinte,  ed  alla 
presenza  della  Luzula  glabrata  Desv.  nuova  quindi  per  la  nostra 
flora.  Ricorda  anche  un  gran  numero  di  forme  che  studiando  le 
Giuncacee  dell'Erbario  romano  è  venuto  esaminando. 


132  ADUNANZA.   DELLA    SEDE   DI   EOMA 

Presenta  poi  un  lavoro  sopra: 

LE  SASSIFRAGHE  DEL  MONTENEGRO  RACCOLTE  DAL 
DOTT.  A.  BALDACCL  PRIMA  NOTA  DEL  DOTT.  A.  TER- 
RACCIANO. 

I. 

Le  specie  sino  allo  scorso  anno  conosciute  e  riportate  dal 
Nyman  per  questa  piccola  ma  importante  re^'ione,  erano  undici: 
S.  Aizoon  Jacq.,  crustata  Vest.,  Rocheliana  Sternbg.  var.  co- 
rìopfiylla  Engl.,  porophi/lla  Bert.  var.  Friderici  Augusti  EngL, 
glabella  Bert.,  scarclica  Griseb,,  exarata  Vili.,  tulhifera  Linn.,. 
rotundìfolia  Limi.,  olympica  Boiss.  * 

Per  quanto  anche  mio  scopo  sia  di  occuparmi  e  donde  il 
Nyman  abbia  attinti  tali  dati  e  quanto  vi  abbiano  contribuito 
di  recente  gli  studii  del  Pantocseck  ^  e  Szyszylowicz  -,  ora  dirò 
solo  dell'assai  largo  contributo,  che  vi  ha  teste  porto  il  dottor 
Antonio  Baldacci.  Il  quale,  da  più  tempo  studiando  la  flora  del 
Montenegro,  ha  sui  primi  di  quest'anno  pubblicato  un  elenca 
di  nove  Sassifraghe  \  delle  quali  sei  da  aggiungersi  alle  già  ri- 
cordate: S.  Sprimeri  Boiss.,  aizoides  Linn.,  prenja  G.  Beck, 
moschata  Wulf.  (S.  caespitosa  Scop.  var.  compacta  Wulf.),  ade- 
nophora  Koch,  FaccMnii  Koch,  raccolte  nel  1889  e  1890.  Ed 
insieme  con  queste  altre  cinque  in  più  ne  ha  portate  dal  suo 
ultimo  viaggio:  S.  Boryì  Boiss.  var.  subuniflora  A.  Terr.,  cerna- 
gorica  A.  Terr.,  opposìtifolia  Linn.  fi.  merìdionalis  A.  Terr.» 
cyìnosa  Wild.  J3,  Baldaccii  A.  Terr.,  taygetea  B.  H.  var.  omcro- 
petala  A.  Terr.;  delle  quali,  con  alcune  delle  precedenti  già  da 


1  C.  Nyman,  Consiì.fl.  eur.,  p.  267-275,  et  Supplem.,  Il,  p.  lBO-133. 

*  J.  Pantocseck,  Adnotationes  ad  floram  et  faunam  Hercegovinacy 
Cernagarae  et  Dalmatiae,  p.  88-84. 

*  J.  Szyszylowicz  et  G.  Bbck,  Plantae  a  Dott.  Szyszylowicz  in 
itinere  per  Cernagoram  et  in  Albania  adiacente^  anno  1886,  lectae 
p.  85-86. 

*  A.  Baldacci,  Nel  Montenegro,  una,  parte  delle  mie  raccolte,  ia 
Malpighia,  anno  V,  fase.  I-II,  p.  70. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   UOMA  133 

lui  stesso  mandate  per  esame  al  nostro  Museo  botanico,  terrò  in- 
tanto, qui  sotto,  parola. 

1.  S.  BoRYi  Boiss.  (Diagn.  pi.  nov.  or.,  Ser.  2,  II,  pag.  65). 
var.  sui)  unì  fior  a  A.  Terr.  :   foliis  dimiautis,  laevibus,  obtu- 
sis,  caule  unifloro,  tenuissimo. 

Hab.  In  rupesfribus  summi  jugi  mentis  Veliki  Maglie  (m.  2150), 
2  augusto  1891  (Collect.  Baldacci,  n.  40). 

Obs.  Ad  S.  marginalam  Ten.!  (non  Sternbg.)  migrat,  quae 
hactenus  per  montes  circa  Neapolim  (Sanf  Angelo  di  Castellam- 
mare) et  campanos  (monte  Matese,  etc.)  et  praetutianos,  nec 
non  per  calabros  (?)  inventa  tantum  fuit.  Judicio  meo  sub  S.  mar- 
ginata Sternbg.,  cuius  a.  est  S.  Tenorii  A.  Terr.  (=  S.  'margi- 
nata Ten.!),  et  J3,  S.  Spruneri  (=  S.  Sjjruneri  Boiss.,  op.  cit., 
Ser.  1,  in,  pag.  18),  prò  y.  Borì/i  amplectenda  videtur.  S.  Siìru- 
neri  a  S.  marginata  typica  caudiculis  columnaribus,  floribus 
minoribus,  foliis  parvis,  subtus  carinatis,  margine  et  pagina  su- 
periore ciliatis  differt;  S.  Boryì  a  proxima  S.  Siìruneri  foliis 
paullo  maioribus,  glabris,  caule  brevi,  superne  paucifloro,  capsula 
longe  bicorni.  S.  Rocliellana  valde  S.  Boryì  proxima,  caudiculos 
praebet  nudos  v.  breviter  coluranares,  et  calycis  lacinias  obtusas; 
specimina  cernagorica,  e  rupestribus  per  totum  montem  Kom 
Kucki  et  Vasojevicki  (Collect.  Baldacci,  n.  154,  augusto  1891), 
pedicellis  sunt  calyci  aequalibus  v.  minoribus,  capsulis  distincte 
bicornibus,  ita  ut  facillime  ad  S.  Spruneri  transeant. 

Qua  de  re  : 
S.  CARPATHiCA  A.  Terr. 

a..  Rochelìana  (=  S.  Rocìieliana  Sternbg.,  Engl.,  Monogr. 
Saxifr.,  261). 

a.  normalis:  Banat.,  Transs.,  Serbia. 

b.  coriophylla  Engl.  (=  S.  coriophylla  Griseb.):  Dalm., 

Croat.,  Bosn.,  Alban.,  Monten. 
J3.  marginata  {=■  S.  marginata  Sternbg.,  Engl.,  op.  cit, 
262). 

a.  Tenorii  (=  S.  marginata  Ten.I):  Italia. 

b.  Spruneri  (=  S.  Spruneri  Boiss.)  :  Monten.,  Graecia, 

Thessalia. 
e.  Boryi  (=  S.  Boryi  Boiss.)  :  Graecia  (Taygetus). 
var.  subuni/lora  A.  Terr.:  Monten. 


134  ADUNANZA  DELLA   SEDE  DI  ROMA 

2.  S.  CERNAGORICA  A.  Terr. 

S.  foliis  spathulato-lingulatis,  obtusis,  racemo  spiciformi,  apice- 
vix  incurvo,  floribus  intense  roseis,  maioribus,  basi  fere  uni- 
lateralibus,  superne  dense  appro-  xiraatis,  bracteis  purpura- 
scentibus,  pedicelliscalyce  2-3-plo  longioribus,  seminibus  ova- 
to V.  elliptico-costatis,  subtriquetris,  utrimque  acutis,  una 
latere  cannato,  facie  opposita  subrotunda,  longe  papillosa, 
papillis  teretibus. 
var.  alpina  A.  Terr.:  pianta  diminuta,  racemo  tenui,  foliis  basi 
rosulatis,  nunc  lanceolatis,  longiusculis,  acutis,  glabris,  viri- 
dibus,  mucronatis,  nunc  minoribus,  glaucis,  qua  de  re  fere 
pulvinaris. 
Hab.  In  summo  jugo  mentis  Zijovo  et  per  viam  ad  Kosticara,. 
districtu  Kuci,  29-31  julio  1891  (Collect.  Baldacci,  n.  42),  —  et  var. 
in  fìssuris  rupium  ad  jugum  Maglie  prope  Kostica  et  in  monte 
Zijovo,  29-31  julio  et  augusto  1891  (Collect.  Baldacci,  n.  41). 

Obs.  Seminum  papillis  longioribus  a  S.  porop?iylla  Bertol.  (ia 
Desv.,  Journ.  bot,  IV,  pag.  76,  et  Amoen.  ital.,  pag.  98  et  360)^ 
recedit,  quae  vero  sat  a  proxima  S.  media  Gouan  (III,  pag.  27),. 
seminibus  ovato-triquetris,  rugosis  praedita,  distat.  Tamen,  con- 
stituta  stirpe  Guani  A.  Terr.,  S.  media  Gou.  racemos  praebet 
ovatos,  pedunculos  bracteolatos  et  bractea  longiores,  calycis  la- 
cinias  acutiusculas,  semina  ovato-triquetra,  rugosa;  S.  poro- 
phylla  Bertol.  racemos  spiciformes,  simplices,  pedicellos  bractea 
breviores,  calycis  lacinias  ovato-obtusas,  semina  papillosa.  Sub 
hac  vero,  quae  corollarum  laciniis  est  calyce  campanulato  5-fido 
brevioribus,  S.  Friderici  Augusti  Bias.  (Viagg.  dalm.,  pag.  199) 
et  S.  cernagorica  A.  Terr.  cum  varietatibus  thessalica  A.  Terr. 
(floribus  maioribus,  intensius  purpureis,  racemo  fructifero  elon- 
gato,  6-7  poUicari),  et  alpina  A.  Terr.,  amplectendae  sunt.  Ita  ut: 
S.  GouANi  A.  Terr. 

a.  media  (=  S.  media  Gouan.,  Engler,  op.  cit,  pag.  256): 

Pyren.  alp.  et  subalp. 
fi.  porophìjlla  (=  S.  porophylla  Bertol.). 

a.  normalis  :  Italia  media. 

b.  Friderici  Augusti  (=  S.  Friderici   Augusti  Bias., 

S.  porophylla  Boiss.,  FI.  or.,  II,  pag.  802,  p.  parte)  : 
Dalm.,  Monten.,  Alban.,  Bosu.,  Serb.,  Thrac,  Maced. 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI    ROMA  135 

c.  cernagotHca  A.  Terr.,  {S.  media  var.  Siblhorpiana 
Griseb.,  Spie,  I,  pag.  331,  —  S.  porophijlla  Boiss,, 
1.  e,  p.  p.  —  S.  media  FI.  graec.)  :  Monten,  alp., 
Graecia. 

var.  ihessalica  {=  S.  thessalica  Schot.,  Aiinal. 
bot.,  p.  26,  —  S.  ohjmpica  Sibth.,  FI.  gr.,  te- 
ste Engler.,):  Olymp.,  Thessal.,  Euboea. 
var.  alpina  A.  Terr.:  Monten. 

3.  S.  CYMOSA  W.  et  K.  (PI.  rar.  hung.,  I.  pag.  91). 
?  Baldaccii  a.  Terr. 

S.  caespitosa,  subglabra,  v.  foliis  margine  tantum  leviter  glan- 
duloso-ciliatis,  et  caule  apice  inter  flores  glanduloso-hirto, 
foliis  intense  vidiribus,  minoribus,  basi  et  dorso  eleva- 
tim  nervosis,  apice  cuneato  3-fidis,  laciniis  obtusis,  floribus 
etiam  minoribus,  cymosis  v.  subcorymbosis,  pedicellis  lon- 
gioribus, 
Hab.  In  rupestribus  montis  Kom  Kucki  et  Vasojevicki  (m.  2440), 
augusto  1891  (Collect.  Baldacci,  n.  57). 

Obs.  Exacte  S.  cymosae  synonima  iS^.  Aìlionii  Baumg.,  En. 
stirp.  Transs.,  I,  pag.  378,  S.  caespitosa  Wùlf.,  in  Jacq.,  Coli.,  I, 
pag.  290,  exl.  syn.,  S.  heterophylla  Sternbg.,  Rev.,  pag.  50,  con- 
veniunt,  quum  a  S.  pedemontana  AH.  (FI.  ped.,  n.  1540)  egregie 
foliis  elevatim  5-7  nerviis  (non  14-16  nerviis),  calycis  laciniis 
linearibus,  obtusis  (non  angustioribus)  differat.  Attamen  utrae- 
que  sejungendae  haud  mihi  videntur,  et  sub  una  stirpe,  sic 
constituta,  amplector  : 
S.  ALLroNii  A.  Terr. 

.1.  pedemontana  (=  S.  pedemontana  Ali.,  Engler.,  op. 
cit.,  pag.  162). 

a.  normalis:  Alpes  Pedem.,  Helvet.  mer.,  et  maritimas. 

b.  cervicornis  (=  S.  cervìcornis  Viv.,  Prodr.  fl.  Cors. 

app.,  pag.  2,  et  app.  alt.,  pag.  7,  Barbey,  Fl.  Sard. 
comp.,  pag.  226,  —  S.  pedemontana  var.  ìninor  Mot., 
Fl.  Sard.,  II,  pag.  148):  Corsica,  Sardinia. 
^.  cymosa  {=  S.  cymosa  W.  et  K,). 

a.  normalis  :   Banat.,   Transs.,    Thrac,  Maced.,  Alpes 

Hungariae. 

b.  Baldaccii  A.  Terr.:  Monten. 


136  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   ROMA 

4.  S.  Taygetea  Boiss.  et.  Heldr.  (Diagn.  pi.  nov.  or.,  ser.  1,  X,  p.  19). 

Tar.  tnicropetala  A.  Terr. :  rhizomate  longe  repente,  cre- 
bre fibrinoso,  caule  gracili,  elato,  superne  in  paniculam 
piloso-glandulosam  fere  contractam  abeunte,  floribus  mino- 
ribus,  petalis  obovatis,  obtusis,  in  unguem  brevem  con- 
tractis,  albis  ac  intense  et  crebre  ad  medium  purpureo- 
maculatis. 

Hab.  In  alpiiiis,  ad  nives  deliquescentes  sub  monte  Gradiste, 
20  augusto  1891  (Collect.  Baldacci,  n.  158). 

Obs.  Haud  recte  clariss.  Engler  (op.  cit.,  pag.  112-117)  S.  tayge- 
team])ro  S.  rotandìfoliae  Liim.  varietate  habuit,  quamquam  haec 
sit  typus  polymorphus.  Quum  folla  mire  ludant,  ita  ut  a  forma 
vulgarì  Engl.,  varietates  lieucherifolia  Engl.  (:=  S.  heucheri- 
folia  Griseb.,  in  Wiegm.,  Arch.,  18^,  Schot.,  Anal.,  pag.  28)  et 
fontìcola  Engl.  (=  S.  fonticola  Kerner,  in  Oesterr.  bot.  zeit- 
schr.,  Xn,  pag.  90)  facillime  distingui  possimus,  tamen  for- 
mae  raeridionales  ad  ^.  repandam  {=  S,  reponda  Willd.,  in 
Sternbg.,  Rev.,  pag.  17)  referendae  sunt,  quae  S.  rotundifo- 
liae  typicae  per  var.  glandalosam  Engl.  (=  S.  glandiUosam 
Griseb.,  Spie.  fl.  rumel.,  I,  pag.  336)  accedit.  In  S.  repanda  sq- 
raina  sunt  grosse  tuberculata  et  capsulae  rostris  erectis,  dum 
in  S.  rotundifolia  semina  seriatim  minute  tuberculata  et  capsulae 
rostris  divergentibus,  qua  de  re  S.  olympica  Boiss.  (Diagn.  pi. 
or.,  Ser.  1,  III,  pag.  19)  capsularum  rostris  subhorinzontalibus  et 
seminibus  tuberculato  punctatis,  et  S.  taygetea  Boiss.  et  Heldr. 
seminibus  angulato-costatis,  subspeciem  omnino  alpinam  orien- 
talem  constituunt,  quae  per  var.  micropetalani  k.  Terr,  ad  var. 
glandalosam  migrat. 

Qua  de  re  proponendum  mihi  videtur  : 

5.  ROTUNDIFOLIA  (Linu.)  Eiiglcr,  op.  cit,  pag.  112. 

a.  vulgaris  Engler.:  Europ,  occ.  (Italia,  Pyren.,Hisp.,  Gali., 
Belg.,  Carpath.,  et  huc  illuc,  sed  haud  exacte  loca 
natalia  recordare  possum). 
var.  JieucJierifolia  Engl.:  Transs.,  Valach.,  Banat. 
»    subv.  lasiophylla  (=  S.  lasiophylla  Sch.   Nym. 

Ky.):  Transs. 
»        »  angulosa  (=  S.  angulosa:  Sch.  Nym.  Ky.): 

Transs. 
>        »  fonticola  Engl.:  Hungh. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   ROMA  137 

fi.  repanda  (=  S.  repanda  Willd.):  Sicilia,  Ital.  merid., 
Graecia  in  reg.  subalp.  et  alp. 

var.  glandiilosa  Engl.:  Ital.  med.,  Istr.,  Croat., 
Rumel.,  Banat. 
y.  hellenica  A.  Terr. 

a.  vulgaris  (—  S.  chrysosplenifoUa  Boiss.,  Dign.  pi.  or., 

Ser.  1,  HI,  pag.  20)  :  Graecia  reg.  iiif.  et  mont. 

b.  alpina  A.  Terr. 

var.  olympica  (=  S.  olympìca  Boiss.):  Olymp.,  Alban., 
Maced. 
»  taygetea  (=  S.  taygetea  B.  et   H.)  :  Parnass.  et 
Taygetes. 
subv.  micropetala  A.  Terr.:  Monteii. 

5.  S.  OPPOSITIFOLIA  Linn.  (Sp.  pi.,  I,  pag.  402,  II,  pag.   575). 
fi.  MERiDioNALis  A.  Terr. 

S.   foliis   obovatis,  latiusculis,  incrassatis,  a   medio  ad  apicem 

pilis  rigidis,  albis  ciliatis,  a  medio  ad  basim  pilis  subtilibus 

longioribusque  arachnoideo-ciliatis,  caudiculorum  iiiterno- 

diis  inferioribus  longioribus,  glabris,  superioribus,  floriferis 

vero,  rainoribus  vel  toto  v.  uno  la-  tere  albo-pilosis,  flori- 

bus  mediocribus,  capsula  ovata,  longe  bicorni. 

Hab.  In  rupestribus  summi  jugi  Sljeme   (montis   Durmitor) 

ad  2600  m.,  1  angusto  1890,  —  et  in   monte  Kora  Vasojevicki, 

rara,  8  augusto  1891  (CoUect.  Baldacci,  n.  155). 

Obs.  Subspecies,  per  Apeaninos  italicos  obvia,  certe  in  Hispa- 
nia,  Lusitania  et  Gallia  meridionali  provenit;  S.  Mflorae  Ali., 
qiiae  Delph.,  Pedem.,  Helv.,  Styr.,  Carinth.,  Salisb.,  Lomb.,  Tyrol., 
Banat.,  iiicolit,  notis  indicatis  certe  migrat,  S.  opposUìfolia  ty- 
pica  a  Rossia  arctica,  per  Spitzb.,  et  aliis  insulis  arcticis,  Island., 
Lapp.,  Suec.  bor.,  Norv.,  Scot.,  Angl.  etiam  bor.,  Hibern.  bor., 
Pyrenaeos  montes  et  Alpes  attingit;  specimina  per  Sudetos,  Car- 
pathos  et  Transilvaniam  v.  sub  hoc  nomine  v.  nomine  S.  KocMì 
et  S.  macropstalae  Kern.  lecta,  ad  fi.  ineridionalem  prò  va- 
rietate  referenda  sunt.  S.  Kochii  Horn.  (in  Flora,  1835,  pag.  463), 
per  Helvetiam  solum  vulgata,  hybrida  est  inter  ^S".  oppositifoliam. 
et  hìflorain;  S.  Riiiolphiana  Hornsch.  (in  litt.  Koch.,  Syn., 
pag.  232)  est  var.  aliena  speciei  linnaeanae. 
Hac  de  caussa: 


138  ADUNANZA  DELLA   SEDE  DI  ROMA 

5.  opposiTiFOLiA  Linn. 

a.  normalis:  Europ.  arctica,  alpes,  Pyren.,  rara. 

var.  Rudolphiana  Engl.  (op.  cit.,  pag.   278)  :  Styria^ 
Carinthia,  Salisburia»  Transsilvania. 
J3.  Tnerìdìoìialis  A.  Terr. 

a.  apennina  A.  Terr.:  Hisp.,  Gali.,  Italia. 

b.  orìentalis  A.  Terr.:  Sadet.,  Carpath.,  Transs.,  Monten. 

6.  S.  GLABELLA  Bert.  (Virid.  bon.  reg.,  1824,  pag.  8). 

var.  montenegrino^  A.    Terr.:    caulibus   erectis,  valde  ra- 

mosis,  ramis  tenuibus,  parce  foliatis,  floribus  luteolis,  par- 

vis,  ad  ramulorum  apicem  1-3  v.  ultra  subcorymbosis,  pe- 

dicellis  calyce  saepe  brevioribus. 

var.  alpina  A.  Terr.  :   caudiculis  imraerosis,  caespitosis,  dense 

in  apice  foliatis,  foliis  integris,  obtusis,   floriferis  erectis^ 

gracilibus,  simplicibus  v.   parce  ramosis,  distiche-foliosis, 

floribus  ad  apice   1-4-5  glomeratis  v.  subcorymbosis,  prò 

forma  magnis,  petalis  obovatis,   fere  emarginatis,   exacte 

trinervibus. 

Hab.  Species  ad  nives  in  promontoriis  montis  Gradiste,  dis- 

trictu  Kolasin  (m.  2200),  20  augusto  1891;  —  var.  a,  inglareosis 

prope  nives  deliquescentes  ad  Kaheni  Kostica  districtu  Kuci, 

31  julio  1891  (Collect.  Baldacci,  n.  39);—  var.  b,  in  rupestri- 

bus  summo  jugo  Sljeme  ra.  Durmitor  (m.  2500),  augusto  1890. 


Quindi  il  prof.  Pirotta  fa  una  comunicazione  Sopra  un  carattere 
delle  Gelsominee,  a  proposito  del  testé  pubblicato  volume  XI  della- 
Histoire  des  plantes  del  Baillon.  Rileva  che  il  Baillon  stesso  a  pag.  241 
del  citato  volume,  esponendo  i  caratteri  della  sesta  serie  delle  sue 
Oleacee  comprendente  le  Gelsominee,  scrive:  embryon  dépourvud^al- 
bumen  .  .  .  .  cotylédons  charnus  plan-convexes,  e  più  oltre,  a  pag.  252, 
a  proposito  di  Jasminum  :  Semen  exalbuminosum.  Egli  ricorda  come 
nel  1887  pubblicasse  una  nota  {Malpighia,  I,  pag.  427),  che  restò 
completamente  sconosciuta  al  Baillon,  colla  quale  egli  dimostrava 
la  presenza  dell'  endosperma  in  tutte  le  Gelsominee  da  lui  potuto 
studiare,  ed  aggiunge  che,  trattandosi  di  un'  opera  nota  a  tutti,  con- 
viene correggere  le  inesattezze  che  vi  sono  contenute.  La  forma  dei 
cotiledoni  è  in  rapporto  con  la  presenza,  la  mancanza  e  la  quan- 
tità dell'endosperma  nel  seme.  Ora  nei  Gelsomini,  ad  es,,  abbiamo 
sempre  endosperma,  ma  poco  quando  i  cotiledoni  sono  tubercolosi, 
molto  quando  sono  fogliacei.  Nelle  Menodora,  nelle  Linociera  V  al- 


ADUNANZA  DELLA  SEDE  DI  ROMA  13^ 

bume  è  abbondante.  Il  carattere  tolto  dall'albume  non  ha  dunque 
nessun  valore  tassonomico  per  distinguere  le  Oleacee  dalle  Jasmi- 
nee,  tanto  più  che  il  Pirotta  stesso  dimostrava  in  altro  lavoro  (Sulla 
struttura  del  seme  delle  Oleacee,  Ann.  Ist.  Bot.  Roma,  I,  pag.  32.  1884) 
esservi  delle  Oleacee  (Fontanesia,  Forsythia),  nelle  quali  l'endo- 
sperma è  più  ridotto  cbe  in  certi  Gelsomini.  E  inesatto  dunque  an- 
che quanto  al  riguardo  scrive  il  Di'ude  (System,  u.  geograph.  Anor- 
nung  d.  Phaneroganien  [18S7J,  pag.  376),  che,  separando  le  Oleacee 
dalle  Gelsominacee,  assegna  alle  prime:  seme  con  ricco  endosperma^ 
alle  seconde  :  seme  quasi  senza  endosperma  a  maturazione. 
Esaurite  le  comunicazioni  la  seduta  viene  tolta. 


Adunanza  del  3  decembre  1891. 

Sono  presenti  i  Soci  Pirotta,  Cuboni,  Grampini,  Kruch,  Baldini, 
Terracciano,  Avetta. 

Letto  ed  approvato  il  verbale  precedente  il  Presidente  invita  i 
soci  presenti  a  procedere  alla  elezione  del  Seggio  direttivo  della 
sede  per  l'anno  1891-92.  Fatta  la  votazione  nel  modo  prescritto 
dall'  art.  4  del  Regolamento  risultano  confermati  in  carica  i  membri 
del  Seggio  scaduto,  cioè:  prof.  Pirotta,  presidente,  prof.  Cuboni, 
vicepresidente,  dott.  Avetta,  segretario  economo.  Il  prof.  Pirotta 
ringrazia  anche  a  nome  degli  altri  membri  riconfermati  e  dà  quindi 
la  parola  al  Socio  dott.  Terracciano  il  quale  presenta  la  seguente  : 


TERZA    CONTRIBUZIONE    ALLA    FLORA    ROMANA.    PER 
IL  DOTT.  A.  TERRACCIANO. 

IV. 

Monte  Pellecchia. 

Se  non  difficile,  molto  lunga  è  la  gita  al  monte  Pellecchia^ 
alto  m.  1368,  epperciò  da  considerarsi  il  più  alto  del  gruppo^ 
onde  finora  ci  siamo  venuti  occupando.  Io,  per  la  via  carroz- 
zabile che  costeggia  il  torrente  Licenza  a  sinistra  ed  a  destra 
le  pendici  del  monte  Fogliettoso  e  di  Roccagiovine,  mi  vi  re- 
cai il  27  luglio  del  1890;   né   l'ascesa   fu  faticosa,   poiché,  la- 


140  ADUNANZA   DELLA    SBDK   DI   EOMA 

sciata  la  rotabile  sotto  il  paese  Licenza  (m.  478)  e  presa  la  mu- 
lattiera di  Ci  vitella  (m.  569)  fino  presso  al  mulino  della  Posta 
(m.  644),  in  dolce  declivio  percorsi  tutta  la  valle  del  torrente 
Castiglione,  fra  la  R.  Costa  Vena  Lunga  ed  i  fianchi  N.  0.  del 
Pellecchia,  sino  al  Pozzo  della  neve  (m.  1067). 

Per  il  sole,  che  batte  entro  questa  gola  abbastanza  ristretta, 
io  trovai  la  vegetazione  tanto  innanzi,  da  non  poter  raccogliere 
che  poche  piante  in  buono  stato.  Tali,  fra  le  più  degne  di  nota: 


Dianihus  longioaulisTcn.ì  var. 

ininoì"  Ten.! 
Linum  viscosum  L. 
Astragalus  rnonspessulanus  L. 
Potentina  DethomasH  Ten. 
Asperula  aristata  L. 
Pimpinella  Tìmgium  L. 
Xeranthemum  cylindraceum 

S.  Sm. 
Leucanthemum  vulgare  Lam. 

var.  pilosum  A.  Terr. 
Lactuca  viminea  Link. 


Gnaplialium  sylvaticum  L. 
Crepis  neglecta  L.  var.  cernua 

(Ten.). 
Campanula  foliosa  Ten. 
—  glomerata  L. 
Digitalis    lutea    L.   var.    mi- 

crantha  (Guss.). 
Aniirrhinum  Orontium L.  var. 

elegans  (Ten.). 
Hyssopus  officinali^  L. 
Allium  dipani.  Raf. 


Il  Dianthus  longicaulis  Ten.!  trovasi  nella  flora  romana,  a 
Terracina,  al  Circello,  a*  monti  Lepini,  a  Corneto  (secondo  gli 
essiccati  del  nostro  erbario  generale),  ed  è  descritto  dal  Mauri 
(Cent.,  XIII,  p.  21)  e  dal  Sanguinetti  (FI.  rom.  prodr.,  II,  p.  334) 
col  nome  di  D.  caryophyllus  ;  la  varietà  invece  a  monte  Gen- 
naro, a'monti  Simbruini  qui  e  là,  al  Pellecchia,  dove  dapper- 
tutto r  ho  io  raccolta  e  donde  passa  al  vicino  Abruzzo.  Se- 
condo il  Kerner  ed  il  Nyman  (Consp.  fl.  europ.,  Suppl.  II,  p.  60), 
a  tale  var.  minor  Ten.  corrisponderebbe  il  D.  nodosus  Tsch. 
e  D.  caryophylloides  Rchb.  p.  p.,  di  Illiria  e  Croazia;  sicché,  ag- 
giuntavi per  la  Francia  meridionale-orientale  la  var.  collìva- 
gus  {=  D.  collivagus  Jord.  apud  Bill.,  exs.  2631  !  —  D.  ScJieuch- 
zeri  Jord.,  Pug.,  non  Rchb.,  fide  Nyman,  Consp.,  p.  105j,  la 
specie  tipica  tenoreana  sarebbe  propria  all'Italia  media  e  me- 
ridionale ,  mentre  le  due  varietà  la  congiungerebbero  al  B. 
viultinervis  Vis.  di  Dalmazia  ed  al  D.  siculus  Pr.  di  Cor- 
sica e  Sicilia.  I  quali  alla  loro  volta,  studiati  di  confronto  con 
essiccati  del  Puy  de  France  e  di  Montpellier  e  di  Calabria  e  di 
Basilicata  col  nome  di  D.  longicaulis  Ten.,  presentano  caratteri 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI    ROMA  141 

comuni  tali,  da  non  reggere  ad  una  critica  molto  accurata. 
D'altra  parte  l'esame  stesso  del  D.  caryophyllas  Limi,  porte- 
rebbe alla  conclusione,  che  sotto  questo  nome  appunto,  inteso 
come  determinante  una  stirpe,  quali  sottospecie  geografiche  più 
che  morfologiche  vadano  D.  longicaulis  con  B.  sìculus  e  mul- 
tinerois,  D.  Arrostii  Pr.,  D.  Boissieri  Wk. 

La  saltuaria  ubica/ione  delle  Potentina  Deihomasii  Ten.  at- 
traverso r  Italia,  ne'  pressi  di  Roma  ed  in  Abruzzo  e  nella  Ba- 
silicata ed  a  Palermo,  mi  induce  a  dire  di  tale  pianta,  che  di 
recente  fu  trovata  al  monte  Pollino  (Terracciano  N.!),  al  monte 
Morello  (Levier!),  al  monte  Acuto  in  Umbria  (Batelli  !),  e  che 
nel  nostro  erbario,  oltre  ad  essiccati  del  monte  Velino  (Mauri!) 
e  della  valle  d' Orfenta  (Pedicino!),  se  ne  trovano  del  monte 
Gennaro,  Albano,  Rocca  di  Papa  (Sanguinetti!),  del  monte  Cir- 
cello  (Fiorini  !),  dei  monti  Lepini  alla  faggeta  di  Carpinete 
(Rolli  !).  —  Cosi  per  VAllium  Cupani  Raf.,  il  quale,  dato  si- 
nora della  Sicilia  e  degli  Abruzzi,  io  ho  testé  (luglio  1891)  rac- 
colto a  Filettino,  dove  il  Rolli  lo  aveva  già  trovato  nel  1860  ; 
—  e  per  V Hyssopus  officinalis  Linn.,  di  cui  ho  un  essiccato  di 
Roma  (Sanguinetti!),  ma  che  qui  e  li  si  trova  nei  monti  Sim- 
bruini,  del  Gennaro  e  di  Tivoli,  con  una  distribuzione  irrego- 
lare per  quanto  continua  con  il  vicino  Abruzzo  (Sulmona,  Aqui- 
la, ecc.  :  Siemoni  !  :  Cerulli  !). 

Ben  distinta  dalla  vera  Digitaìis  lutea  Linn.  è  la  D.  micran- 
tha  (Roth.)  Guss.  !,  abbondante  per  tutta  l'Italia  meridionale  in- 
sieme con  la  D.australis  Ten.!,  diffusa  attorno  Roma  pei  luoghi 
aridi,  e  non  improbabile  per  altre  province  delle  parti  centrali 
e  settentrionali,  fecondo  me,  in  D.  lutea  Linn.  accanto  ad  un' a 
normalis,  cui  anco  mal  si  potrebbero  riferire  gli  essiccati  del- 
l'Europa media  occ.  ed  or.,  sta  una  p.  australis  (Tenore,  sensu 
latiore):  e  questa  comprende  le  var.  riiicranllia  (Guss.),  ed  al- 
cune forme  spagnuole  e  greche,  oggi  con  altri  nomi  descritte, 
e  molti  ibridi.  —  Né  con  Antirrhinuin  calyciniun  Lam.  può 
essere  del  tutto  confuso  A.  elegans  Ten.!  (SylL,  p.  305),  per 
quanto  ne  lo  stirai  forma  affatto  locale  ;  infatti  VA.  caluoinmn 
Lam.  è  limitato  alla  sola  Spagna,  \A.  elegans  Ten.  all'  Italia 
meridionale,  con  una  forma  sardoa  intermedia,  ed  ambedue 
differiscono  appena  pei  fiori  molto  approssimati  nel  primo  e 
lassamente  racemosi  nel  secondo. 


142  ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   ROMA 

Della  Crepis  neglecta  Limi,  meritano  considerazione  le  due 
specie  tenoreane  C.  corymbosa  e  C.  cernua;  sono  forme  co- 
stanti, epperciò  stimo  debbano  almeno  venir  considerate  quali 
varietà.  —  Una  insigne  var.  è  quella i??7oswm  del  Leucanthemum 
vulgare  Lam.,  per  «  folìis  pUosulis,  caule  tomentoso,  acìieniis 
pilis  drevibiis  adspersis  v.  omnino  glabris,  vix  ac  minime 
coronatis  »;  cioè  nei  luoghi  aridi  ed  esposti  a  mezzogiorno,  in 
cespugli  densi,  suffruticosi  alla  base,  con  cauli  piuttosto  piccoli, 
rigidi,  eretti.  —  Nei  luoghi  ombrosi  non  manca  la  var.  incisum 
(Bert.)  Are,  ed  una  forma  che  potrebbesi  chiamare  macran- 
tlia,  a  capolini  molto  grandi  e  foglie  assai  larghe,  spatolate,  ap- 
pena picciuolate,  rotondo-smarginato-seghettate  all'  apice. 

Dal  Pozzo  della  neve,  che  trovasi  già  in  Sabina,  si  costeggia 
prima  il  monte  a  Nord  e  poi  ad  Ovest,  e  per  selve  basse  di  Fagus 
sijlvatica  Linn.  si  giunge  sulla  scrima,  che  é  come  un  altopiano 
ondulato  assai  stretto  e  lungo  per  oltre  a  2  chilometri  fra'  1356 
(1368,  1352,  1364,  1352,  1315)  e  1327  metri  Pizzo  di  Pellecchia. 
Dalla  parte  che  guarda  il  monte  Gennaro,  sulle  valli  Lopa  e  Sa- 
nerico,  scende  selvaggio  ed  erto,  con  boschi  assai  belli  di  Fagus 
giganteschi  in  principio,  indi  di  Quercus  pedunculata  W.  e  Q.  Ro- 
hur  Linn.  con  Corylus  Avellana  Linn.,  Fraxinus  Ornus  Linn., 
Pyrus  Aria  Ehrh.  etorminalis  Ehrh.  ;  ed  io  lo  discesi  per  R.  Co- 
sta romana,  sino  a  ripigliare  alla  Posta  le  mulattiera  di  Civitella. 

Dell'altopiano,  par  quanto  non  molto  ricche  le  raccolte,  noterò: 


Delphinìam  vehdinum  Bert. 
Cerastium  Coli^mnae  Ten. 
Geraniam  re^lexmn  Ten. 

—  luoidum  L.  var.  montanum 

N.  Terr. 
Rubus  corylifolius  Smith. 
Carlina  gummifera  Less. 

—  acaulis  L. 

—  acantliifolia  Ali. 
Pyrethrum  Achilleae  DO.  var. 

tenuifolium  (Ten.). 


Campanula  persicifolia  L. 
Veronica  serpyllifolia  L. 
Eufralia  offìcinalis  Funk.  var. 

pectinata  Ten. 
VerMscitm  Lyclinitis  Linn.  var. 

mìcrantìium  (Morett.). 
—  australe  Schrad.  var.  sam- 

nitìcum  Ten. 
Festuca  ovina  L. 


il  cui  interessamento  è  assai  grande  per  noi. 

Intorno  al  valore  morfologico  ed  alla  presenza  nella  flora  ro- 
mana del  Gerànitun  reflexuni  Linn.  ho  già  discorso  in  un  mio 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   ROMA  143 

precedente  lavoro  (Spscie  rare  o  critiche  di  Geranii  italiani, 
in  Malpighia,  voi.  IV,  estr.  p.  20-27),  ora  aggiunj?erò  solo,  che 
ho  tale  specie  trovata  abbondante  dietro  il  monte  della  Trinità 
salendo  all'Autore  e  nei  pressi  di  Filettino,  dove  pur  l'avevano 
raccolto  Rolli,  Martelloiii,  Pelosi.  —  Circa  il  Verbascum  australe 
Schrad.,  trovo  giusto  che  il  Caruel  ne  abbia  fatto  un  J3.  del  V. 
phlomoides  Linn.  ;  ma  io  devo  scernerne  la  var.  samnìticum 
{=:  V.  samnìticum  Teii.,  Syll.,  p.  108),  con  caule  nudo,  foliis 
lUroque  villosis,  suMntegerrimis,  semidecurrentihwì,  supra  mt- 
diuscuUs,  caulinìs  oW.ongis,  florum  fascicuUs  sessilìbus,  remo- 
tis,  ferrugìneo-tomentosis  ac  lanatis,  dracteis  hrevibus,  antheris 
aequalìbus,  oblongis,  dell'Italia  centrale,  e  la  var.  viminale 
(=  V.  viminale  Guss.,  Rar.,  p.  101,  tab.  21,  —  V.  argyrosta- 
chyon  Ten.,  Syll.,  p.  107)  dell'  Italia  meridionale,  con  le  subv. 
siculum  (V.  australe  Guss.,  FI.  sic.  syn.  I,  p.  262,  non  Ces.,  El. 
piante  Majella,  p.  22).  —  E  distinguerò  dal  Verbascum  Lychni- 
tis  Linn.  la  var.  micranthum  {=  V.  micranthum  Morett.),  sic- 
come quella  che  è  la  sola  a  trovarsi  nei  monti  della  provincia 
romana  insieme  con  il  V.  nigrum  Linn.  distinta  per  «  caule  sul- 
cato,  foliis  superne  glabris,  sessilibus,  floribus  aggregatis,  in 
paniculam  nunc  sìmplicem,  mone  ramosam,  albicantibus  v. 
pene  luteolis,  minoribus,  laciniis  calycinis  lanceolatis,  fubum 
aequantibus,  corollinis  explanatis,  y^  calyce  longioribus. 

Riepilogando  adunque,  ecco  il  catalogo  delle  piante  raccolte 
in  tutta  la  gita  botanica  al  monte  Pellecchia: 


Thalictrum  aquilegifoUum  L. 
Delphinium  velutinum  Bert. 

—  Consolida  L. 
Hanunculus  lamcginosus  L. 

—  arvensis  L. 
Aethionema  saxatile  R.  Br. 
Arabis  hirsuta  Scop. 
Barbarea  vulgaris  R.  Br. 
Erysimum  lanceolatum  R.  Br. 
Rapistrum  rugosum  AH. 
Reseda  luteola  L. 
DianUius  afrorubens  AH. 

D.  sylvestris  Wulf. 


D.  longicaulis  Ten.  ser.  minor 
Tunica  prolifera  Scop. 
Silene  Armeria  L. 

—  in  fiata  Sm. 

—  paradoxa  L. 
Arenaria  leptoclados  Guss. 
Cerastium  arvense  L. 

—  tomentosum  L. 

—  Cohcmnae  Ten. 

—  brachypetalum  Desp. 
Hypericum  perforatum  L. 

—  hirsutum  L. 
Geranium  reflexum  Ten. 


144 


ADUNANZA    DELLA   SKDE   DI   ROMA 


Geranium  rotundifoliuin  L. 

—  m,olle  L. 

Polygala  flavescens  DO. 
Geranmm  pyrenaicum  L. 

—  liicidwn  L. 

var.  montanum  N.  Terr. 

—  columMnum  L, 
AWiaea  Mrsuta  L. 
Malva  Alcea  L. 

Linwn  anguatifolmm  Huds. 

—  ienuifolium  L. 

—  viscosum  L, 
Ononis  spinosa  L. 
Anthijllis  Vulneraria  L. 
Dorycniam  herbacewn  Vili. 
Lotus  corniculatus  L. 
Astragalits  monspessidanus  L. 
Trìfoliuni  medium  L. 
Melilo/ US  alba  Desr. 
Lathyrus  sylvesiris  L. 
Galega  officinalis  L. 
Epilobiumjjarvi/lorumSchveh. 
Potentina  recta  L. 

—  Dethomasìi  Ten, 
Rubus  corylifoUus  Smith. 
Saxifraga  rotundifolia  L. 
Sedum  ì-'upestre  L. 

—  album  L. 
Conium  maculatum  L. 
Pimpinella  Tragium  L. 
Selinimt  apioides  B.  H. 
Galium  veruni  L. 

—  Mollugo  L. 
Asperula  aristata  L. 
Valeriana  ofTicinalis  L. 
Scabiosa  arvensis  L. 
Bryonia  dioica  L. 

Carwn  Bulbocastanum  Ivoch. 
Carlina  acauli s  L. 

—  vulgaris  L. 
Xe7''anihemic ni  cylìndraceum, 

S.  Sm. 


Crupina  vulgaris  Cass. 
Centaurea  alba  L.,  var.  deusta 
Ten. 

—  Cyanus  L. 

—  montana  L. 

—  amara  L. 
/ntf^a  montana  L. 
Leucanthemum  vulgare  Lam. 

var.  pilosum  A.  Terr. 

Achillaea  MillefoUum  L. 
Pyrethrum  Achillaea  DC,  var. 

tenuifolium  (Ten.). 
Anthemis  Triumphetti  DC. 
Hieracium  Pilosella  L. 

—  praealtum  Vili. 
Picris  spinulosa  L. 
Lactuca  viminea  Link. 
Rhagadioliis  stellatus  L. 
Gnaphalium  syWaticum  L. 
Leontodon  Villarsii  Lois. 
Thrincia  Iurta  Roth. 
Crepis  neglecia  L.  var.  cernua 

(Ten.). 

—  lacera  Ten. 
Scorzonera  ìiispanica  L. 
Campanula  persìcifolia  L. 

—  Trachelium  L. 

—  Rapunculus  L. 

—  foliosa  Ten, 

—  glomerata  L. 
Convolvulus  arvensis  L. 

—  Cantabrica  L. 
Anagallis  arvensis  L. 
Myosotis  sylvatica  Hoff. 
Cynoglossitm  pictum  Ait. 

—  ajjenninuìn  L. 

Digitalis  lutea  L.  var.  micran- 

tìia  Guss. 
Scrofularia  canina  L, 
Linaria  spuria  Mi  11. 
Antirrhinum  Orontium  L. 

var.  elegans  (Ten.). 


ADUNANZA   DELLA   SEDE  DI   FIRENZE 


145 


Veronica  Chamaednjs  L, 

—  serpyllifolia  L. 

—  arvensis  L. 
Euplirasia  o/ficinalis  Punk. 

var.  pectinata  Ten. 
Verbascum  Lychnitis  L. 
var.  mtcranthuni  (Mo- 

rett.). 

—  australe  Schrad,  var.  sam- 

nilicuìn  (Ten.). 
Brunella  vulgaris  h. 
Betonica  officiìiaUs  L. 
Hyssopus  offiGinaUs  L. 
Saiureja  juliana  L. 

—  hortensis  L. 
Calamintha  Acinos  L., 
Thymus  Serpyllum  L. 
var.  montanum  (W.  K.) 

Are. 
Oaleopsis  Ladanum  L. 
Stachys  sylvatica  L. 

—  italica  Mi  11. 

—  annua  L. 
Salvia  glutinosa  L. 


—  pratensis  L. 
Armeria  plantaginea  W. 
Polygonum  Convolvulus  L. 

—  Hydropiper  L. 
Rwnex  crispus  L. 
Euphot^Ma  falcata  L. 

—  CJiaracias  L. 

—  amygdaloides  L. 

—  platypliylla  L. 
Orchis  maculata  L. 
Epipactis  lati  folta  Ali. 
Asphodelus  aWus  Mill. 
Phalangiuin  Liliago  Schreb. 
Lilium  croceum  Chaix. 
Allium  spUoeroceplialwn  L. 

' —  dipani  Raf. 

—  paniculatum  L. 
Luzida  camì)estris  DC. 
Phleum  pratense  L. 

—  asperum  Jacq. 
Aegilops  ovata  L. 
Festuca  ovina  L. 
Triticum  villosuni  P.  B. 
Bromus  squarrosus. 


Esaurite  le  comunicazioni  la  seduta  viene  tolta. 


SEDE  DI  FIRENZE. 


Adunanza  del  13  decembre  1891. 


Il  Presidente  AucANaELi  aprendo  1'  adunanza  domanda  1'  opinione 
dei  presenti  sui  giorni  da  destinare  per  le  adunanze  nel  prossimo 
anno  e  viene  deliberato  di  tener  ferma,  come  per  gli  anni  prece- 
denti, la  seconda  domenica  di  ogni  mese. 

Viene  quindi  presentato  il  catalogo  di  piante  dell'  Herhier  méditer- 
ranéen  del  sig.  Flaliault  pel  1891-92,  ed  il  manifesto  dei  Fungi  Lon- 
gohardiae  exsiccati  del  sig.  F.  Cavara.  \ 

Bull,  della  Soc.  boi.  Hai.  10 


146  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

L'  Archivista  Martelli  comunica  1'  elenco  dei  doni  pervenuti  alla 
biblioteca  della  Societ.à,  cioè  : 

Dal  prof.  N.  Passerini  :  Passerini,  Sui  materiali  disciolti  nell'  ac- 
qua piovana  precipitata  negli  anni  1888-89-90.  Ricerche  chimiche 
istituite  presso  la  stazione  meteorologica  della  Scuola  Agraria  di 
Scandicci  (Firenze).  Torino  1891. 

Dal  prof.  C.  Gr.  Giordano  :  Gussone.  Florae  siculae  prodromus  sive 
plantarum  in  Sicilia  Ulteriori  nascentium  enumeratio  secundum  sy- 
stema  Linneanum  disposita.  Neapoli  1827.  —  Plantae  rariores  quas 
in  itinere  per  oras  Jonii  ac  Adriatici  maris  et  per  regiones  Samnii 
ac  Aprutii  collegit.  Neapoli  1826. 

Dal  dott.  E.  Tanfani:  Tanfani.  Osservazioni  sopra  due  Silene  della 
ilora  italiana.  Firenze  1891. 

Dal  sig.  C.  Lindman:  Lindman,  Om  Drifved  och  andrà  af  hafs- 
strommar  uppkastade  naturforemal  vid  Norges  kuster.  Goteburg  1883. 

—  Om  postflorationen  och  dess  betydelse  sàson  skyddsmedel  fòr 
fruktanlaget.  Stockholm  1814.  —  Die  Vegetation  der  Umgebung  dar 
Stadt  Cadiz.  Cassel  1886.  —  Bliihan  und  Bestaubungseinrichtungen 
im  Skandinavischen  Hochgebirge.  Cassel  1887.  —  Bidrag  till  kanne- 
domen  om  skandinaviska  fjellvaxternas  blomaing  och  befruktning. 
Stockholm  1887.  —  Ueber  die  Bestaubungseinrichtungen  einiger 
skandinavischer  Alpenpflanzen.  Cassel  1888.  —  Ueber  die  Bromelia- 
ceen-Gattungen  Karatas,  NìduTarium  und  Rerjelia.    Stockholm   1890. 

—  Bromeliaceae  Herbavii  Regnelliani.  Stockolm  1891.  —  Om  nagra 
arter  af  slagtet  Silene  L.  Stockholm  1891. 

Il  dott.  Tanfani  presentando  alla  Società  un  libretto  scolastico  pub- 
blicato in  collaborazione  col  prof.  Poli,  fa  la  seguente  comunicazione: 


L'INSEGNAMENTO    DELLA    BOTANICA  NEI  GINNASL  PER 
E.  TANFANI. 

Nel  presentare  alla  Società  questo  libretto  (Poli  e  Tanfani, 
Botanica  descrittiva  ad  uso  della  quinta  classe  ginnasiale)  che 
è  in  gran  parte  solo  una  fusione  di  altri  due  volumetti  (Poli  e 
Tanfani,  Prima  e  Seconda  parte  della  Botanica  ad  uso  delle 
scuole  classiche),  voglio  accennare  alla  circostanza  che  gli  dette 
origine,  alla  modificazione  cioè  dei  programmi  per  la  botanica 
nelle  Scuole  secondarie. 

Neir  Avvertenza  del  volumetto,  gli  autori  hanno  esposto  la 
loro  opinione  su  tali  morlificazioni;  mi  sia  concesso  aggiungere 
ora  alcune  parole  intorno  questo  argomento,  che  ha  relazione  più 
intima  di  quanto  non  sembri,  con  lo. scopo  della  nostra  Società, 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  147 

ossia  con  la  diffusione  e  col  progresso  degli  studi  botanici  in 
Italia. 

Secondo  i  programmi  testé  caduti,  lo  studio  delle  scienze  na- 
turali negli  ultimi  due  anni  del  Ginnasio  era  ripartito  in  modo 
che  il  primo  periodo  di  ogni  anno  scolastico  veniva  assegnato 
alla  zoologia,  il  secondo  alla  botanica.  Coi  nuovi,  invece,  tutto  il 
primo  anno  è  destinato  alla  zoologia,  tutto  il  secondo  alla  bo- 
tanica. 

Inutile  ripetere  quanta  importanza  a'  di  nostri  abbia  acqui- 
stato lo  studio  delle  scienze  naturali  nelle  scuole  di  tutte  le 
nazioni.  La  natura  é  la  prima  nostra  maestra;  essa  è  la  fonte 
più  pura  e  più  abbondante  a  cui  la  nostra  mente  possa  attin- 
gere. La  osservazione  è  il  più  solido  fondamento  dei  nostri  giu- 
dizi, la  guida  più  sicura  dei  nostri  ragionamenti,  e  riesce  altresì 
il  più  efficace  aiuto  allo  svolgimento  delle  nostre  facoltà  intel- 
lettuali. 

Ma  perché  l' insegnamento  delle  scienze  naturali  nel  Ginna- 
sio raggiunga  il  suo  scopo  educativo,  occorre  impartirlo  ogget- 
tivamente, contentandosi  di  fare  acquistare  nella  gran  vastità 
della  materia  poche  ma  ben  ordinate  cognizioni,  le  quali  gene- 
rino il  desiderio  di  acquistarne  con  l'opera  propria  altre  ed 
altre,  senza  limite  alcuno,  per  tutta  la  vita. 

Se  alcuno  volesse  negare  l'importanza  di  queste  cognizioni 
per  chi  non  si  avvierà  nella  carriera  delle  scienze,  dovrà  a 
forza  riconoscere  la  somma  utilità  che  ha  per  tutti  il  sapere 
osservare  attentamente,  rendendosi  conto  di  quei  particolari  che 
sfuggono  a  chi  non  ha  contratto  1'  abitudine  di  una  accurata 
analisi. 

E  per  sviluppare  questa  attitudine  della  mente  è  in  singoiar 
modo  opportuna  la  botanica,  che  sottopone  ad  esame  oggetti  na- 
turali, sui  quali  volentieri  e  con  diletto  i  giovani  fermano  la 
loro  attenzione,  prendendo  spesso,  per  questo  studio,  come  l'espe- 
rienza mi  ha  dimostrato,  un  amore  che  perdura  e  che  può  di- 
ventar poi  sorgente  di  utile  e  piacevole  occupazione. 

La  oggettività  dell'  insegnamento  della  botanica  poteva  con- 
seguirsi coi  vecchi  programmi,  secondo  i  quali  lo  studio  incomin- 
ciava a  primavera,  quando  cioè  i  giardini  e  le  campagne  offrono 
facilmente  al  professore  coscienzioso  il  materiale  indispensa- 
bile di  piante  fresche;  ma   essa   é   impossibile  coi  programmi 


148  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

presenti,  giacché  nei  mesi  invernali  fanno  difetto  le  piante  in 
fiore. 

Potrebbe  obiettarsi  la  difficoltà  di  procurare  le  piante  fresche  ; 
ma  questa  difficoltà  o  non  esiste  o  può  essere  facilmente  superata: 
nei  grandi  centri  infatti  l'insegnante  dispone  di  mezzi  tali  che  gli 
permettono,  con  lievissima  spesa,  di  procurarsi  quanto  gli  oc- 
corre, e  nei  piccoli  centri  la  vicinanza  immediata  della  campa- 
gna rende  la  cosa  anche  più  agevole. 

Potrebbe  pure  proporsi  di  sostituire  le  piante  fresche  con 
modelli  e  con  erbari.  Ma  qui  conviene  riflettere  che  i  primi,  oltre 
ad  essere  costosissimi,  non  sono  che  riproduzioni  più  o  meno 
imperfette  del  vero,  e  possono  quindi  essere  adoperati  come  aiuta 
nella  spiegazione  delle  piante  fresche,  ma  non  devono  essere  so- 
stituiti a  queste.  Quanto  alle  piante  secche,  ognuno  sa  quale 
difficoltà  presenti,  anche  ai  botanici  di  professione,  la  ricogni- 
zione dei  loro  caratteri  ;  ed  inoltre  se  i  saggi  di  erbario  si  fanno 
vedere  a  distanza  non  si  raggiunge  lo  scopo,  mentre  che  se  si 
danno  in  mano  ai  discepoli,  non  è  possibile  salvarli  da  un  rapido 
deterioramento. 

L'insegnamento  della  botanica  senza  i  mezzi  indispensabili  al 
suo  svolgimento,  si  riduce  a  un  mandare  a  memoria  aride  frasi  e 
viene  meno  al  suo  scopo  principale  ;  perduta  cosi  ogni  serietà, 
riesce  tedioso,  sterile,  inutile,  anzi  dannoso,  generando  nei  gio- 
vani disgusto  sin  dai  primi  passi  che  essi  muovono  nel  campo 
di  questa  scienza. 

E  qui  giova  ricordare  che  i  programmi,  ispirati  al  concetto 
di  render  essenzialmente  oggettivo  l' insegnamento  di  queste 
discipline,  e  testé  caduti,  non  vissero  che  due  anni,  e  furono 
quindi  modificati  prima  assai  che  razionalmente  si  potesse  giu- 
dicare dei  loro  effetti. 

È  in  vero  da  deplorare  che  l' insegnamento  secondario  venga 
troppo  spesso  perturbato  da  rimaneggiamenti  frettolosi  dei  pro- 
grammi, fatti  spesso  all'  ultima  ora  senza  ponderati  concetti 
d' insieme,  senza  accuratezza  alcuna  nei  particolari. 

Per  convincersi  che  tale  fu  la  genesi  dei  nuovi  programmi, 
basta  gettarvi  uno  sguardo  e  rilevare  quanti  siano  gli  errori 
e  le  inesattezze  che  contengono. 

La  instabilità  dei  programmi  rende  poi  difficile  l'avere  per 
le  scuole  libri  seriamente  pensati  e  coscienziosamente  elaborati. 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  149 

i  quali  sono,  è  innegabile,  uno  dei  cardini  principali  del  proficuo 
insegnamento. 

Ed  intanto,  per  le  ragioni  sopra  accennate,  i  giovani  escono 
dalle  scuole  classiche  con  un  corredo  insuHìciente  di  cognizioni 
nelle  scienze  biologiche.  Per  coloro  che  devono  nelle  Univer- 
sità ritornare  su  questi  studi,  il  danno  è  meno  grave;  ma  per 
gli  altri  rimane  poi  sempre  una  irreparabile  lacuna  nella  loro 
educazione,  e  di  questa  lacuna,  nel  nostro  paese,  si  sentono  pur 
troppo  dovunque  le  tristi  conseguenze. 

Si  lamenta  che  il  nostro  paese  resti  indietro  a  molti  altri  per 
l'attività  della  vita  scientifica,  e  che  vi  manchi  quasi  affatto  il 
pubblico  scientifico.  I  naturalisti  di  professione  infatti,  che  for- 
mano negli  altri  paesi  uno  stato  maggiore  circondato  da  uno 
stuolo  di  liberi  seguaci  della  scienza,  restano  quasi  isolati  fra  noi. 
Ed  occorre  ricordare  che  questa  milizia  di  volontari  suole 
essere  costituita  prevalentemente  dai  seguaci  della  Scientìa 
amaììilis. 

Per  dare  una  prova  materiale  di  quanto  io  dico,  citerò  per 
esemplo  che  del  Compendio  della  fiora  italiana  del  pro- 
fessore Arcangeli,  solo  libro  nostro  che  pel  suo  prezzo  e  la 
sua  mole  possa  andare  per  le  mani  dei  più,  a  tutt'oggi  abbiamo 
avuto  una  sola  edizione,  mentre  di  uno  dei  molti  libri  d' indole 
consimile  che  si  hanno  in  Germania,  cioè  della  Flora  von 
Deutscfiland  di  Garcke,  si  sono  fatte  di  già  ben  16  edizioni  ;  e 
la  Nouvelle  florae  francaise  di  Gillet  e  Magne  ebbe  pure  un 
numero  considerevole  di  edizioni. 

Uno  dei  mezzi  più  efficaci  per  rimediare  a  questa  condizione 
di  cose  consisterebbe,  a  parer  mio,  nel  dare  all'insegnamento 
delle  scienze  biologiche,  nelle  nostre  scuole  secondarie,  quel- 
r  impronta  del  tutto  oggettiva,  che  gli  vien  data  in  altri  paesi, 
e  dalla  quale,  improvvidamente  e  senza  ragione  alcuna,  viene 
allontanato  sempre  più  per  opera  dei  programmi  attualmente 
in  vigore. 


Il  Presidente  Arcangeli  riconosce  la  somma  importanza  dell'ar- 
gomento trattato  e  dichiara  di  seguire  1'  opinione  del  Tanfani  ri- 
guardo alle  modificazioni  dei  programmi.  Approva  lo  scopo  e  la  forma 
del  libretto  che,  a  quanto  egli  crede,  renderà  utili  servigi  nell' inse- 


150  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

gnamento.  Giacché  il  Socio  Tanfani  ha  accennato  nel  suo  discorso 
al  Compendio  della  flora  italiana^  annunzia  di  aver  preso  coli'  edi- 
tore Loescher  gli  opportuni  accordi  per  una  seconda  edizione. 

Il  prof.  Carubl  trova  giustificati  i  lamenti  mossi  dal  Socio  Tan- 
fani, e  chiama  insensate  le  modificazioni  dei  programmi  di  scienze 
naturali  affidate  a  persone  evidentemente  ignare  della  materia.  Dice 
che  1'  aver  trasportato  l' insegnamento  della  botanica  dalla  prima- 
vera alla  stagione  invei*nale,  nella  quale  fa  difetto  il  materiale  in- 
dispensabile di  piante  fresche,  è  stato  un  sostituire  al  bene  il  male. 
Ritiene  la  cosa  tanto  importante  par  gì'  interessi  degli  studi  in  ge- 
nerale e  della  botanica  in  isj)ecie  da  rendere  quasi  desiderabile  un 
voto  della  Società  botanica  che  invitasse  il  Governo  a  riparare  al 
mal  fatto. 

Anche  il  Presidente  Arcangeli  ritiene  opportuno  che  la  Società 
botanica  esprima  con  un  voto  il  suo  parere. 

Il  Vicepresidente  Sommier  domanda  se  oltre  alla  modificazione 
lamentata,  riferentesi  alla  stagione  dell'  anno  destinata  allo  studio 
della  botanica,  altre  ne  sono  state  introdotte  nei  programmi,  ed  in- 
vita il  prof.  Carnei  a  formulare  il  voto  da  rivolgare  al  Ministro. 

Il  prof.  Carubl  dice  di  non  conoscere  la  questione  altro  che  per 
quanto  ne  ha  sentito  testé  esporre  dal  Socio  Tanfani.  Chiede  che 
per  formulare  il  voto  al  Ministro  gli  sia  concesso  tempo  sino  alla 
prossima  adunanza  per  studiare  i  vecchi  ed  i  nuovi  programmi. 
Invita  il  Socio  Tanfani  a  fornire  gli  schiarimenti  desiderati  da^ 
Sommier. 

Tanfani  risponde  che  la  modificazione  più.  importante  arrecata 
dai  nuovi  programmi  è  appunto  la  peggiora,  e  consiste  nel]'  aver 
trasportato  tutto  lo  svolgimento  della  botanica  all'  ultimo  anno  del 
ginnasio .  Nei  precedenti  programmi  la  seconda  metà  dell'  ultimo 
anno,  per  preparare  i  giovani  alla  intelligenza  della  sistematica  e 
per  far  loro  intuire  il  concetto  di  ciò  che  siano  i  vari  gruppi,  era. 
destinata  a  comparazioni  tra  forma  affini,  come  si  pratica  con  ottimo 
successo  nelle  scuole  di  Germania.  Egli  non  attribuisce  soverchia 
importanza  a  tale  modificazione,  né  ad  altre  sostituzioni  inconsulte 
di  specie,  come  quella  della  palma  da  datteri  e  dello  zafferano, 
entrambi  difficili  a  procurare,  all'  olivo  ed  alla  vite.  L'  insegnante 
valente,  a  stagione  opportuna,  sa  scegliere  e  trovare  da  sé  le  spe- 
cie più  adattate  allo  svolgimento  del  programma,  che  non  è  un  letto 
di  Procuste  ;  le  fa  studiare  via  via  che  fioriscono,  e  mai  penserà  a 
seguire  in  questo  studio  1'  ordine  del  programma  o  di  qualunque  al- 
tro ordinamento  sistematico,  sacrificando  a  tale  concetto  d'indole 
secondaria,  1'  oggettività  dell'  insegnamento. 

Sommier  ringrazia  il  prof.  Carnei  e  Tanfani,  e  vien  deciso  che  nella 
prossima  adunanza  Carnei  presenterà  un  progetto  di  voto  al  Mini- 
stro, acciò  venga  riparato  all'  inconveniente  deplorato. 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  151 

Martelli  espone  sommariamente  i  resultati  delle  erborazioni  fatte 
durante  la  Riunione  di  Napoli,  e  trattiene  la  Società  sopra  la  sua 
gita  al  Matese.  Mette  a  disposizione  dei  Soci  numerose  fotografie  da 
lui  prese  durante  quelle  escui'sioni.  Dice  che  insieme  al  dott.  Tan- 
fani  si  occupa  a  redigara  la  nota  delle  piante  raccolte,  delle  quali  al- 
cune sono  interessantissime. 

SoMMiER  dica  che  anch'  egli  ha  redatto  1'  elenco  delle  piante  rac- 
colte e  che  lo  comunicherà  a  Martelli  e  Tanfani.  Dice  che  sarà  in- 
teressante confrontare  le  determinazioni  fatte  separatamente  da  lui 
e  da  Martelli  e  Tanfani. 

Arcangeli  dichiara  che  egli  si  è  occupato  della  determinazione 
dai  muschi  ma  che  non  ha  compiuto  tale  studio. 

Vi^ne  letta  la  nota  seguente  dal  Socio  Goiran  : 


ERBORIZZAZIONI   ESTIVE   ED   AUTUNNALI  ATTRAVERSO 
I  MONTI  LESSINI  VERONESI.  NOTE  DI    A.    GOIRAN. 

Sotto  la  denominazione  di  iM.  Lessini  Veronesi,  intendo  in 
questo  luogo  la  formazione  montuosa  —  appartenente  alle  prealpi 
carniche  —  che  è  compresa  fra  la  Valle  dell'Adige,  la  Valle  di 
Ronchi  e  la  Valle  d'Ulani.  Nel  fatto  però  gli  studi  floristici  che 
formano  argomento  delle  presenti  note  —  già  presentate  nello 
scorso  agosto  al  convegno  di  Napoli,  ed  oggi  ripresentate  accre- 
sciute di  mole  —  si  estenderanno  ad  una  zona  un  po'più  vasta, 
ad  un'area  cioè  compresa  fra  la  riva  sinistra  dell'Adige,  il  con- 
fine trentino  e  la  finitima  provincia  di  Vicenza.  Dal  mese  di 
giugno  al  mese  di  novembre  dell'  anno  che  sta  per  spirare,  ebbi 
a  perlicare  questa  zona  così  importante  della  provincia  di  Ve- 
rona e  quasi  senza  interruzione  ;  dovendo  studiarvi  i  terre- 
moti che  da  oltre  6  mesi  la  bersagliano  e  continuano  a  bersa- 
gliarla. 

Ma  tra  un  terremoto  e  1*  altro  non  mi  erano  vietate  le  osser- 
vazioni botaniche:  è  il  risultato  di  tali  osservazioni  che  offro 
ai  miei  colleghi,  aumentate  però  di  quelle  altre  che  ebbi  a  fare 
in  quella  stessa  zona  specialmente  dal  1886  al  1889;  durante  il 
qual  periodo  ho  passato  costantemente  i  mesi  da  luglio  ad  ot- 
tobre sopra  quelle  amenissime  alture,  frugando  e  rifrugando 
per  rinvenirvi  le  ricchezze  botaniche  in  esse  celate. 


152  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI  FIRENZE 


Ranuncdlaceae. 

1.  Clematis  veda  L.  —  Luoghi  selvatici  in  Valpantena  a 
Spredino,  in  Val  d'Adige  ecc.  —  Alle  sponde  veronesi  del  Lago 
di  Garda  la  ho  "trovata  fiorita  anche  in  fine  al  mese  di  no- 
vembre. 

2.  Atragene  alpina  L.  —  Luoghi  rupestri  e  selvatici  :  al 
Corno  d.  Aquilio  (m.  1546),  Vallene  (m.  1070),  Vaio  del  Fal- 
cone e  Vaio  dell'Anguilla  a  meno  di  700  metri  di  altitudine, 
Chiesanuoua,  Cima  di  Malóra  ecc. 

3.  Tìialictrìjiin  aquilegifolium  L.  —  Ovunque  dai  boschi 
della  collina  alle  stazioni  elevate. 

4.  Th.  minus  L.  —  Pascoli  e  prati  dalle  stazioni  più  basse 
sino  alla  zona  subalpina. 

5.  Th.  flamini  L.  —  Margine  dei  siepi  e  luoghi  umidi  a 
Caldiero,  S.  Bonifacio,  MonieforHe  d'Alpone  ecc. 

6.  Anemone  alpina  L.  —  Macchie  e  pascoli  :  al  Corno 
d' Aquino,  Cima  Malóra  ecc.  Fruci. 

7.  Adonis  aeslivalis  L.  —  Nei  seminati  ed  anche  nei  7ne- 
dicai  e  fra  i  prati  di  trifoglio,  dalle  parti  basse  alla  zona  mon- 
tana. A  Spredino  (m.  456)  in  Valpantena  sopra  Grezzana  ho 
raccolto  una  forma  pumila  ed  affatto  gregaria. 

8.  Ranunculas  alpeslris  L.  —  Pascoli  e  rupi  elevate  nei 
monti  Posta  (m.  2235),  Campobrun  (m.  1650),  Passo  della  Lora 
(m.  1717),  Zeola  (m.  1978)  ecc. 

9.  R.  aconitifolius  L.  —  Macchie  in  Podesteria,  Malóra  ecc., 
e  più  al  basso  a  Rovere  di  Velo.  Fruct. 

10.  R.  Thora  L.  —  Luoghi  pietrosi  e  pascoli  elevati  :  monte 
Posta,  Campobrwi  ecc.  Fruct. 

11.  R.  montanus  Wild.  —  Pascoli  elevati  in  tutta  la  zona. 

12.  R.  Villarsii  DO.  —  Col  precedente. 

13.  R.  lanuginosus  L.  —  Lungo  tutta  la  catena   montana 
dalla  Val  d'Adige  al  confine  vicentino,  nei  luoghi  selvatici. 


*  Si  elencano  soltanto,  fatte  rare  eccezioni,  le  piante  in  fiore  e 
quelle  in  frutto,  e  queste  ultime  con  la  indicazione  Fruct.  Si  omet- 
tono le  specie  volgari  ed  universalmente  diflpuse.  Per  semplicità  sono 
disposte  secondo  la  ottima  flora  del  prof.  Arcangeli. 


ADUNANZA   DKLLA    SEDE   DI   FIRENZE  153 

14.  R.  nemorosus  DC.  —  Luoghi  ombrosi  e  selvatici  dalle 
parti  più  basse  a  tutta  la  zona  montana.  —  É  pianta  presso  di 
noi  frequentissima  :  ciò  nondimeno  il  Pollini  non  la  cita  fra  le 
piante  veronesi,  limitandosi  {FI.  ver.,  II,  pag.  236)  a  dire  di 
averla,  assieme  al  Cristofoli,  incontrata  al  margine  dei  campi 
presso  Roveveclo  (Trentino).  —  Presso  di  noi  si  incontra  in 
fiore  dal  principio  della  estate  sino  a  tardissimo  autunno. 

15.  R.  Philonotis  Ehrh.  —  Rarissimo.  Presso  Verona  in  Cam- 
pomarzo  in  prossimità  àoiV Adige  (giugno-luglio). 

16.  Caltha  palastris  L.  —  Luoghi  umidi  nelle  basse  di  S.  Mi- 
chele presso  Verona  in  prossimità  dell'Adige  ed  abbandonato  ivi 
in  seguito  a  forte  escrescenza  del  fiume  (FrucL);  nei  luoghi 
paludosi  presso  Velo  Veronese  (m.  1087)  e  nel  Vaio  dei  Molini 
ad  ovest  di  Seloa  di  Fragno  sotto  ai  Cavoli  dell"  Orso  (m.  878). 
—  Nell'anno  1876  di  questa  bella  specie  ne  ho  trovato  in  fiore 
alcuni  esemplari  in  un  fosso  nella  bassa  pianura  veronese  nelle 
Inaili  del  Tartaro. •  era  di  settembre. 

17.  Trollius  europaeus  L.  —  Pascoli  assai  elevati  :  Velo, 
S.  Anna  d" Alfaedo,  ecc. 

18.  Nigella  damascena  L.  —  Nella  Valle  di  Mizzole  al  mar- 
gine di  una  strada,  ed  anche  nella  collina  veronese.  Sfuggita 
certamente  alla  coltivazione. 

19.  Aquilegia  atraia  Koch.  —  Macchie  in  tutta  la  zona 
montana  e  subalpina. 

20.  A.  pyrenaica  DC.  (an  Reichb  ?).  —  Rarissima  :  rupi  ele- 
vate alla  Cima  di  Malóra  ed  al  Passo  della  Lora.  Fa  anche  in 
M.  Baldo  in  Valle  degli  Ossi. 

21.  Belphinium  Consolida  L.  j3  albiflormn.  —  In  mezzo  alla 
forma  a  fiori  normalmente  colorati,  ma  rarissimo:  seminati  nella 
Valpantena. 

22.  Aconitum  Anthora  L.  —  Raro.  Pascoli  nel  M.  Pastello 
(m.  1122),  ed  alla  Croce  di  Malóra  (m.  1693).  —  Questa  bella 
specie  cresce  pure  nel  M.  Baldo  in  Valfreddal,  alla  Colma  di 
Malcesinel,  presso  il  Romitorio  dei  SS.  Benigno  e  Caì^o!  ecc.: 
è  scomparsa  dalle  vicinanze  del  Santuario  della  Corona  ove  la 
ho  ancora  raccolta  nell'agosto  del  1870;  ed  ogni  anno  diventa 
semi)re  più  rara  ed  è  fatalmente  condannata  a  scomparire;  per- 
chè i  mandriani  e  gli  erbaiuoli  distruggono  una  gran  quantità 
di  piante  per  cavarne  i  tuberi  radicali  i  quali  vengono  adope- 
rati a  curare  molte  malattie  del  bestiame. 


154  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

23.  A.  Lycoctonum  L.  —  Luoghi  selvatici:  Corno  d'Aquilìo, 
Velo  Veronese,  Giazza  ecc. 

24.  A.  Cammarum  L.  —  Luoghi  selvatici  e  rupestri  elevati 
in  tutta  la  zona:  Corno  crAquilio,  Corno  Mozzo,  Malèra,  Velo 
Veronese  ecc. 

25.  A.  Napellus  L.  —  Nei  Lessini  non  è  comune  come  il 
precedente,  col  quale  ordinariamente  si  incontra,  per  esempio 
alle  Gozze  di  Velo. 

2Q.  Actaea  spicata  L.  —  Luoghi  selvatici  piuttosto  elevati 
dai  quali  scende  alle  stazioni  della  zona  montana:  Corno  d' Aqui- 
no, S.  Amia  d'Alfaedo,  Velo,  Chiesanova,  Trachi,  ecc. 

27.  Paeonia  peregrina  Mill.  —  Luoghi  boschivi  e  rupestri 
dalla  collina  alle  zone  superiori.  Fruct. 

,     Berberidaceae. 

28.  Epimedium  alpinum  L.  —  Luoghi  selvatici  in  tutte  le 
valli  della  zona  fra  Y Adige  ed  il  confine  vicentino,  dalla  col- 
lina alla  regione  montana.  Fruct. 

29.  Berheris  vulgaris  L.  —  Luoghi  selvatici  e  boschivi  ; 
ovunque  sino  alle  cime  anche  elevatissime,  per  esempio  in 
Malèra. 

Papaveraceae. 

30.  Papaver  liyòridurn  L.  —  Raro  :  campi  nella  collina  ve- 
ronese. 

31.  P.  dubium  L.  —  Raro:  come  il  precedente. 

32.  P.  somniferum  L.  —  Figura  nel  presente  elenco  vista 
la  altitudine  della  stazione  nella  quale  1'  ho  raccolto  ;  avendolo 
infatti  trovato  presso  S.  Anna  d'Alfaedo  (m.  939)  a  300  passi 
circa  dall'  abitato  sul  margine  della  strada  che  conduce  a  Fosse. 
—  Ho  pure  raccolto  una  forma  aWiflora  al  Chievo  presso 
Verona. 

33.  Chelidonium  majus  L.  j3  laciniatum  (DC).  —  È  molto 
pili  raro  della  forma  tipica:  l'ho  osservato  lungo  la  strada  che 
dalla  Valle  d'Adige  conduce  alla  Sega  e  presso  Badia  Calavena 
in  Val  d'niasì. 

34.  Corydalis  lutea  DC.  —  Luoghi  pietrosi  e  muri  in  tutta 


ADUNANZA   DELLA   SEDIi   DI   FIRENZE  155 

la  zona,  dallo  sbocco  delle  valli  nella  pianura  alla  regione  più 
elevata. 

35.  Fumaria  Vaillantil  Lois.  —  Non  comune.  Muri  nella 
Valpantena  presso  Grezzana  (m.  105)  ed  altrove,  e  nei  semi- 
nati nel  monte  Masuci  di  Cerna  (m.  923). 

(Continua). 

Il  prof.  Caruel  presenta  un  fiore  mostruoso  di  Cyclamen,  accom- 
pagnato dalla  sua  fotografia,  trovato  nell'Elba  dal  prof.  Roster. 

Passa  poi  a  parlare  delle  Rose,  di  cui  ha  terminato  ultimamente 
lo  stadio  per  la  Flora  italiana,  con  gran  sollievo  suo,  compreso 
facilmente  da  tutti  i  botanici  che  sieno  stati  condotti  a  trattare 
questo  genere  intricatissimo  fra  tutti  quanti.  Domanda  a  se  stesso, 
donde  questo  terrore  e  questo  ribrezzo,  destati  dallo  studio  delle 
regine  dei  fioi'i?  Causa  ne  sono  sanza  dubbio  i  mercanti  di  piante, 
o  i  possessori  di  erbari  desiderosi  di  far  cambi,  o  coloro  che  vanno 
dietro  alla  creazione  di  nomi  per  attaccarvi  il  proprio,  o  gli  stu- 
diosi ancora  che  nelle  piante  non  sanno  vedere  altro  che  le  diffe- 
renze e  magnificarle  :  ma  una  ragione  superiore  che  abbia  data  oc- 
casione a  tanta  creazione  di  nomi  specifici  —  fino  a  4000  presso 
taluni  autori  —  ci  ddv' essere,  ed  egli  la  trova  nella  somma  natu- 
ralezza del  genere  Rosa,  costituito  da  elementi  sommamente  affini 
fra  di  loro,  i  quali  perciò  offrono  pochi  e  lievi  caratteri  differen- 
ziali, e  non  possono  dare  che  specie  deboli  e  polimorfe.  Per  cui 
egli  a  questo  riguardo  è  venuto  ad  una  conclusione  diametral- 
mente opposta  a  quella  del  maggiore  monografo  odierno  del  genere, 
il  signor  Crépin,  che  opina  esistano  in  esso  specie  buone  per  quanto 
difficili  a  discernere.  Dove  egli  concorda  del  tutto  col  signor  Crépin, 
si  è  nella  riduzione  dei  tipi  specifici  de'  quali  non  riconosce  in 
Italia  che  14. 

E  parlando  in  generale,  egli  insiste  sulla  necessità  d' intendere 
la  speoie  nel  senso  Linneauo,  divenuto  ti'adizionale,  al  modo  stesso 
che  s' intende  il  genere  secondo  il  concetto  di  Tournefort,  o  la  fa- 
miglia secondo  quello  di  Jussieu  ;  regnerà  sempre  confusione,  se 
al  termine  specie  si  vuol  dare  un  significato  assoluto,  divei'so  da 
ciò  che  si  fa  per  gli  altri  gruppi  della  classazione.  Peggio  avverrà 
se,  con  alcuni  rodologi,  si  ammettono  specie  di  diverso  grado. 

I  liiibun,  prosegue  a  d  re,  sono  nel  caso  delle  Rose,  ma  meno, 
perchè  il  ganere  è  spartibile  in  sezioni  distinte,  ed  è  perciò  già  al- 
quanto meno  naturale  del  genere  Rosa. 

SoMMiEU,  riconoscendo  la  verità  di  quello  che  il  prof.  Caruel  dice 
del  genere  Rona,  esprime  dei  dubbi  sulla  ammissibilità  del  principio 
generale,  che  quanto  più  un  genere  è  naturale,  tanto  più  è  poli- 
morfo e  difficile  a  scindere  in  buone  specie.  Non  crede  vi  possa  es- 
sere relazione   fra  questi  due  fatti  d'  ordine  diverso,   risultando  il 


156  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

primo  dalla  scomparsa  di  forme  di  transizione  ad  altri  generi,  il  se- 
condo dalla  plasticità,  ossia  della  tendenza  a  variare  delle  forme 
entro  quel  genere. 

La  naturalezza  di  un  genere  dipende  da  due  fattori  :  dalla  man- 
canza di  passaggi  ad  altri  generi,  e  dalla  omogeneità  delle  specie 
componenti  il  genere.  Ora  non  pare  al  Sommier  die  né  1'  uno  né 
l' altro  di  questi  fattori  possano  avere  relazione  necessaria  colla 
molteplicità  delle  forme  affini  fra  loro  in  un  genere,  e  colla  conse- 
guente difficoltà  di  raggrupparle  in  specie  ben  distinte.  Non  solo 
gli  pare  che  non  si  potrebbe  trovare  una  spiegazione  scientifica  per 
tale  fatto,  ma  gli  pare  altresì  che  il  fatto  non  esista.  Per  esempio 
il  famigerato  genere  Hieracium  è  contrassegnato  da  caratteri  gene- 
rici di  poco  valore,  quindi  non  é  naturalissimo  per  il  suo  isolamento 
da  altri  generi.  Non  presenta  neppure  una  grande  omogeneità  nelle 
specie  che  lo  compo^ngono,  poiché  si  può  dividere  in  sezioni,  con- 
fluenti si,  ma  con  estremi  assai  lontani.  Eppure  tutti  sanno  come  non 
sia  certo  meno  difficile  che  nel  genere  Boni  la  definizione  di  buone 
specie  nel  genere  Hieracium,  Lo  stesso  dicasi  del  genere  Astragalus. 
poco  distinto  dai  generi  affini  Oxytropis  e  Phaca  e  presentante  nel 
suo  interno  variazioni  grandissime,  com©  per  esempio  da  un  ^.  Tra- 
gaoantha  ad  un  A.  Cioer.  Eppure  le  sue  900  specie  (o  press' a  poco) 
mostrano  forme  di  passaggio  infinite  che  hanno  messo  a  dura  prova 
1'  abilità  di  un  monografo  come  il  Bunge. 

Invece  nella  stessa  famiglia  delle  Leguminose  abbiamo  dei  generi 
più.  naturali  (come  Szorpiurus  par  esempio),  composti  di  sole  jDOche 
specie  omogenee  che  non  presentano  variazioni  tali  da  indurre  anche 
il  fitografo  più  sminuzzatore  a  farvi  numerose  suddivisioni.  E  nella 
famiglia  delle  Composte  abbiamo  tanti  altri  generi  più  naturali  del 
genere  Hierasium  (il  genere  Xanthium^  per  citarne  uno  solo)  compo- 
sti di  poche  specie  ben  distinte. 

Lasciamo  da  parte  i  generi  natu.ralissimi  composti  di  poche  specie, 
come,  per  esempio,  il  genere  Empetrum  che  ne  ha  due  sole  di  cui 
una,  VE.  nifjrum,  cuopre  a  miliardi  di  esemplari  tanta  superficie  di 
terra  nelle  regioni  alpine  e  polari,  senza  mostrare  alcuna  tendenza 
a  variare,  e  vediamo  come  si  presentino,  rapporto  al  polimorfismo, 
i  genei-i  piìi  naturali  fra  tutti.  Non  v'  é  dubbio  che  il  massimo  di 
omogeneità  nella  composizione  di  un  genere  è  raggiunto  nei  generi 
monotipici  cioè  formati  da  una  specie  sola.  Se  inoltre  questi  generi 
sono  tanto  isolati  nella  serie  vegetale,  da  lasciare  incerti  a  quale 
famiglia  si  debbono  riferire,  o  da  essere  considerati  come  soli  rap- 
presentanti di  una  famiglia,  come  ad  es.  Hippuris,  Adoxa,  Theligo- 
num^  Cynomorium  (dei  due  ultimi  lo  stesso  prof.  Carnei  ha  dimostrato 
1'  isolamento),  essi  sono  i  generi  piìi  naturali  che  si  possano  imma- 
ginare. Abbiamo  dunque  il  minimo  di  polimorfismo  appunto  nei 
generi  che  raggiungono  il  massimo  di  naturalezza. 

Il  j)rof.  Caruel  osserva  che  il  tema  toccato  dal  Vicepx-esidente 
Sommier  é  vastissimo.  Non  vede  contraddizione   fra   le    idee    testé 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  157 

espresse  intorno  a  generi  di  poche  specie  e   quanto    egli    ha    detto 
sul  genere  Busa. 

A  Levibii  tion  sembra  che  il  concetto  del  prof.  Carnei,  giustissimo 
par  certi  generi  critici,  valga  per  tutti  i  casi.  Esistono,  in  vai-ie  fami- 
glie vegetali,  generi  ben  delimitati,  di  composizione  omogenea  quanto 
il  genere  Jio^a ,  cioè  naturalissimi,  i  quali  constano  di  specie  fa- 
cilmente distinguibili  tra  di  loro,  vale  a  dire  di  buone  specie  nel 
senso  linneano,  malgrado  il  loro  numero  talvolta  rilevante.  Cosi, 
per  esempio,  il  genere  Taìipa,  uno  dei  più  naturali  delle  mono- 
cotiledoni, non  pi'esenta  passaggi,  né  strette  affinità  con  generi  vi- 
cini, e  pure  nessun  autore  ha  mai  pensato  di  decomj)orre  le  sue  spe- 
cie in  tipi  di  primo,  secondo  e  terzo  ordine.  Questa  nitidezza  dei 
caratteri  specifici  vale  non  solo  per  le  specie  spontanee,  ma  ezian- 
dio per  quei  tulipani  di  origine  ibrida,  apparsi  nell'Europa  meri- 
dionale in  tempi  più  recenti  e  metamorfosati  cosi  profondamente, 
da  rendere  impossibile  il  rintracciare  i  loro  antenati  spontanei.  Le 
diagnosi  di  tutte  queste  specie  possono  formolarsi  in  poche  righe, 
procedendo  per  sì  e  per  no^  anziché  per  pìk  e  per  meno,  e  ciò  mal- 
grado una  grandissima  omogeneità,  o,  se  si  vuole,  una  relativa  in- 
significanza dei  caratteri  distintivi,  dimostratisi  perfettamente  co- 
stanti allo  stato  spontaneo  o  subspontaneo.  Molti  altri  generi  di 
piante,  come  ha  già  notato  Sommiar,  si  trovano  nel  medesimo 
caso. 

E  dunque  evidente  che,  entro  i  diversi  generi,  i  limiti  tra  i  sin- 
goli componenti  o  gruppi  specifici,  quali  si  presentano  a  noi  nelle 
attuali  condizioni  naturali,  non  sono  di  uguale  valore  e  nettezza. 
In  certi  generi,  detti  dal  prof.  Carnei  intricatissimi,  e  che  fanno  la 
disperazione  del  fitografo,  questi  limiti  esistono  appena  e  rendono 
spesso  impossibile  la  distinzione  in  s^Decie.  In  altri,  non  meno  na- 
turali, i  tipi  specifici  si  sono  invece  diversificati  in  modo  nitido  e 
reciso,  pur  restando  omogenei  par  una  carta  somma  di  caratteri  più 
generali  o  generic/'.  Ora,  essendo  primo  obbligo  del  sistema  di  uni- 
formarsi alla  natura,  cioè  di  adattarsi  ai  fatti,  la  tassonomia  do- 
vrebbe cercare  di  esprimere  queste  differenze  anche  formalmente,  e 
non  trattare  colle  medesime  norme,  categorie  essenzialmente  diverse. 
Il  concetto  della  specie  Linnaana,  applicabile  tuttora,  j^er  nostra  for- 
tuna, alla  gran  maggioi-anza  dei  tipi  vegetali,  non  lo  è  aftatto  a  quelle 
lunghe  serie  di  tipi  confluenti,  che  costituiscono  i  generi  critici.  Ciò 
dice  in  difesi  di  tanti  osservatori  rispettabilissimi  che  hanno  de- 
dicato e  didicano  tuttora  la  loro  vita  a  sbrogliare  i  «  gineprai  »  in- 
nanzi accennati,  e  che  hanno  i^roposto  diverse  formole  (per  esempio 
quella  dalle  categorie  subordinate)  onde  esprimere,  in  modo  almeno 
approssimativo,  fatti  naturali  intricatissimi,  che  sono  e  saranno  sem- 
pre ribelli  alla  forma  stereotipa  e  ideale  dell'  equivalenza  o  della 
specie  Linneana. 

Il  prof.  Cauuel  non  entra  a  confatare  le  idee  sopra  esposte,  ma 
fa  solo  osservare  che  ad  un    botanico   di   Firenze   ha  inteso   espri- 


158  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

mere,  riguardo  ai  tulipani,  opinioni  non  troppo  conformi  con  quelle 
di  Levier. 
Il  j)rof.  Arcangeli  legge  la  seguente  nota  : 


SOPRA  ALCUNE    AGARICIDEE.   NOTA   DI    G.   ARCAN- 
GELI. 

Un  colto  e  distinto  amatore  delle  piante,  il  signor  Odoardo 
Chiarella  di  Lecce,  mio  buon  amico,  m' inviava  nel  decembre 
ultimamente  decorso  due  saggi  di  funghi,  dei  quali  mi  aveva 
parlato  nell'occasione  di  una  sua  gita  a  Pisa,  come  comune- 
mente usati  per  alimento  nel  Leccese,  specialmente  preparati 
con  aceto.  Uno  di  questi  saggi  consisteva  in  funghi  tuttora  vivi 
freschi,  e  quali  erano  stati  raccolti,  e  1'  altro  in  una  caraffetta 
contenente  i  funghi  stessi  preparati  all'  aceto. 

Dall'esame  di  questi  funghi  mi  fa  assai  agevole  il  rilevare 
trattarsi  di  una  specie  del  genere  Lactariiis:  siccome  però  per 
quanto  i  caratteri  principali  corrispondessero  a  quelli  del  Lac- 
iarius  pubescens  Fr.,  alcuni  pure  combinavano  con  quelli  del 
Lactarium  to7vninosus  Fr.,  pensai  d' inviarne  alcuni  all'  amico 
prof.  Saccardo  per  avere  il  suo  parere  in  proposito. 

Il  prof.  Saccardo  non  ha  tardato  ad  informarmi  com'egli  ri- 
tenga doversi  questa  forma  ricondurre  al  Lactariiis  puhe- 
scens  Fr.,  ed  io  non  posso  che  associarmi  al  suo  giudizio,  tanto 
più  che,  sebbene,  come  egli  stesso  asserisce,  stando  alle  figure  di 
Bulliard,  Barla,  SchaefFer  e  Krombholz,  sembrino  sussistere 
delle  forme  intermedie  fra  il  L.  jnibescens  ed  il  L.  torminosus, 
la  forma  di  Lecce  si  mostra  molto  più  prossima  al  pubescens, 
per  le  dimensioni  minori,  per  lo  stipite  assai  più  corto,  per  il 
pileo  azoiio  e  meno  peloso,  e  pure  per  le  dimensioni  delle  spore 
che  misuravano  8=  5  /x.,  anziché  9  =  6  come  nel  L.  tormino- 
sus. La  figura  data  del  L.  pubescens  da  Cooke  nelle  sue  Ilhi- 
strations  of  Btntish  Fungi  '  differisce  un  poco  per  la  parte  su- 
periore del  cappello  che  nella  nostra  forma  é  più  colorata  e  più 
pelosa,  e  per  le  spore  che  nei  nostri  esemplari  sono,  non  quasi 
globose,  come  le  figura  1'  autore,  ma  decisamente  eliissoidee. 


»  Vedi  n.  LXn,  tav.  974. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE  DI   FIRENZE  159 

Secondo  quanto  asserisce  lo  stesso  prof.  Saccardo  questa  specie 
sarebbe  nuova  per  la  nostra  penisola,  non  essendo  stata  indicata 
di  alcuna  località,  e  secondo  Krombholz,  per  quanto  sia  stata 
mangiata  in  varii  casi  senza  che  ne  siano  derivati  disturbi,  es- 
sendo stata  trovala  cattiva,  non  é  da  impiegarsi  come  alimento.... 
zum  Genusse  nicht  zu  verwenden. 

Dal  canto  mio  riguardo  all'  uso  di  questo  fungo  come  alimen- 
tare, dopo  aver  riferito  quanto  mi  asserisce  il  signor  Chiarella, 
che  cioè  si  mangia  nel  Leccese,  aggiungerò  i  resultati  degli  espe- 
rimenti da  me  fatti.  Una  certa  porzione  dei  funghi  vivi  invia- 
timi fu  fatta  cuocere  con  olio,  aglio  e  nipitella  in  umido,  come 
si  suol  fare  per  i  morecci  e  le  altre  specie  più  comuni,  però  per 
quanto  la  cottura  fosse  assai  prolungata,  i  funghi  si  mantennero 
piuttosto  duretti  e  conservarono  gran  parte  del  loro  sapore  acre  e 
resinoso.  Alcuni  conigli,  cui  furono  dati  varii  di  questi  funghi  cosi 
preparati,  non  ne  vollero  mangiare.  Alcune  persone  ed  io  stesso  li 
abbiamo  trovati  di  sapore  spiacevole,  ma  per  quanto  ne  abbiamo  in- 
geriti alcuni  pezzi,  non  ne  abbiamo  risentito  alcun  disturbo.  Tutto 
ciò  del  resto  non  ha  che  un  valore  limitato,  perché  può  essere  che 
il  modo  di  cottura  non  sia  quello  che  meglio  si  conviene  a  questa 
specie.  Quello  però  che  interessa  si  è  che  i  saggi  preparati  con 
■aceto,  quali  mi  sono  stati  favoriti  dal  signor  Chiarella,  hanno  per- 
duto quasi  atìatlo  il  loro  sapore  acre  e  piccante,  tantoché  sono 
buoni  e  si  mangiano  volentieri  conditi  con  olio,  senza  risentirne 
il  minimo  disturbo.  Ciò  del  resto  non  fa  meraviglia,  ove  si  rifletta 
che  lo  stesso  Lactarius  torminosiis  Fr.,  che  fu  pure  distinto 
con  r  epiteto  di  necator,  e  ritenuto  in  alto  grado  venefico  da 
Schaeffer  e  da  Bulliard,  secondo  1'  esperienze  di  Paulet  non  è 
affatto  nocivo,  ciò  che  viene  pure  confermato  dal  Fries  nella 
1*  edizione  delle  sue  EpicrHsis,  '  e  dal  Venturi,  ^  il  quale  asserisce 
che  questo  fungo  nella  nostra  Riviera  viene  mangiato  con  tutta 
sicurezza,  e  che  lo  si  antepone  ad  altri  per  la  delicatezza  della 
sua  carne.  Per  preparare  i  detti  funghi  all'aceto,  come  si  pratica 
nel  Leccese,  si  puliscono  nell'  acqua  calda,  si  tuffano  nell'acqua 
bollente,  e  dopo  averli  fatti  sgocciolare  si  aspergono  con  sale. 
Quando  sono  raffreddati  si  mettono  nell'  aceto  con  aglio,  menta 


*  T.  Fries,  Eplcrisis  syslematis  mycologioi  eto.  Upsalia,  1833-39,  p.  34. 

*  A,  Venturi,  Studi  micologici,  Brescia,  1842,  p.  VII  e  p.  19. 


160  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

o  qualche  altra  sostanza  aromatica,  e  si  conservano  in  questa 
liquido. 

Relativamente  ad  altra  specie  ben  conosciuta,  cioè  al  Lacta- 
rius  deliciosus  Linn.,  credo  opportuno  riferire,  clie  non  solo 
l'ho  potuto  raccogliere  frequentemente  nel  Pisano,  tanto  alla 
Selva  che  al  Monte  nei  boschi  di  pino,  e  presso  Livorno,  ma 
ne  ho  pure  trovato  in  quantità  a  Boscolungo  nell'Appennino 
pistoiese  nelle  abetine  fino  dal  1874,  ed  a  Firenze  nei  colli 
sopra  Settignano  e  specialmente  presso  Castel  di  Poggio.  La  va- 
rietà da  me  raccolta  presso  Livorno,  *  che  ritengo  corrispondere 
al  L.  deliciosus  violascens  del  Panizzi,  '  1'  ho  pure  incontrata  in 
altri  luoghi,  e  specialmente  presso  Castel  di  Poggio  sopra  Setti- 
gnano,  con  caratteri  tali  da  doverla  ritenere  come  ben  distinta 
dalla  forma  ordinaria.  Essa  infatti  ne  differisce  pel  cappello  che  di 
sopra  è  di  color  pallido  o  carneo-cenerino,  per  le  lamelle  che 
sono  carnicino-violacee  e  più  fragili,  per  lo  stipite  carnicino- 
violaceo  più  lungo  e  rotondato  alla  base,  e  per  il  latticelo  eh'  è 
di  colore  rosso  mattone  scuro. 

Alcune  particolarità  interessanti,  che  si  riferiscono  alle  due 
specie  sopra  ricordate,  riguardano  la  forma  delle  loro  spore  ed 
il  loro  contegno  coi  reagenti.  Nelle  opere  descrittive  ordinaria- 
mente si  asserisce  che  le  spore  del  L.  pudescens  Fr.,  del  L.  de- 
liciosus L.  e  di  non  poche  altre  specie  hanno  superficie  fornita 
di  minute  sporgenze  a  guisa  d'  aculei  e  si  dicono  echinulatce, 
ma  la  cosa  veramente  non  sta  sempre  in  questi  termini.  In  se- 
guito infatti  all'  esame  accurato,  eseguito  sulle  spore  delle  due 
specie  sopra  nominate,  posso  asserire  che,  tanto  nell'  una  che 
nell'altra,  ove  s'impieghi  un  obiettivo  di  sufficiente  ingrandi- 
mento, le  spore  si  presentano  scabre  per  rughe  irregolarmente 
ramose  e  più  o  meno  anastomosate  od  interrotte  e  quindi  irre- 
gulariter  ruguloso-alveolatce ,  piuttostochè  echinulatoi.  Con- 
viene pure  aggiungere,  che  nelle  due  specie  sopra  ricordate,  le 
spore  contengono  normalmente  una  grossa  gocciola  oleosa,  che 


*  G.  Arcangeli,  Nuovi  studi  sopra  alcuni  funghi  raccolti  in  Livorno 
e  nei  suoi  dintorni.  Nuovo  Giorn.  Bot.  Ital.,  7,  p.  118. 

^  F.  Panizzi,  DegV  Imenomaceti  che  crescono  nel  circondario  di  San 
Remo,  nel  Commentario  delia  Società  crittogamologica  italiana^  n.  3, 
settembre  1862,  p.  167. 


ADUNANZA  DELLA   SEDE   DI  FIRENZE  161 

occupa  la  parte  maggiore  della  loro  cavità,  della  quale  gli  autori 
non  fanno  parola,  e  che  con  acido  osmico  si   colora  in  scuro. 
La   loro   parete   poi  presenta  un  contegno  ben  differente  di 
fronte  ai  reagenti,  da  quello  delle  basidi  e  delle  ife.   Se  infatti 
si   tratta   una  sottile  sezione  dell'  imenio  di  questi  funghi  con 
soluzione  d' iodio  e  successivamente  con  acido  solforico,  oppure 
se  si  tratta  con  cloruro  di  zinco  iodato,  le  pareti  delle  spore  si 
colorano  in  azzurro  od  in  violetto  (mentre  quelle  delle  basi  delle 
cistidi  e  delle  ife  si  colorano  in  giallo)  dando  cosi  manifestamente 
la  reazione  della  cellulosa.  Una  colorazione  simile  si  può  otte- 
nere,   ma   però   più   debole,    impiegando   una   soluzione  iodata 
d' idrato  di  cloralio  composta  di  8  p.  d' idrato  e  5  di  acqua.  Una 
colorazione  molto  leggera  si  è  potuta  ottenere  pure  con  una 
soluzione  assai  vecchia  d' ioduro  potassico  iodata.  Forse  ciò  av- 
viene per  la  ragione  che  l' idrato  di  cloralio  e  V  ioduro  potas- 
sico, quando  figurino  nella  soluzione  in  una  certa  quantità,  agi- 
scono sulla  cellulosa  come  il  cloruro  di  zinco.  Un  fatto  simile 
é  stato  già  registrato  dal  De  Bary  per  le  spore  acrogene  della 
Perono.yyora  e  per  quelle   pure  del   Coy^ticmm  amoy'phimi  :  ' 
però  nulla  è  detto  dei  Laclarius,  né  per  quanto  é  a  mia  no- 
tizia un  tal  fatto  è  stato  da  altri  avvertito.  Sarebbe  certamente 
interessante  il  sapere  se  questo  contegno  si  verifichi  pure  nelle 
spore  degli  altri  Lactarius,  e   quanto  si   estenda  nell'  ordine 
delle  Agarìcidee.  Per  ora,  non  avendo  potuto  estendere  le  mie 
ricerche  su  tal  proposito,  mi   limiterò  a  riferire  come  questa 
proprietà,   di   colorarsi  in  azzurro  od  in  violetto  con  i  sopra 
citati  reattivi,  é  stata  da  me  riscontrata  pure  nel  Lactarius  seri- 
fluus  che  ha  spore  rugose  come  i  due  sopra  ricordati,  e  man- 
cherebbe nelle  spore  àeW Agaricus  campestìHs  L.,  diQWArmil- 
laria  ìnellea  Vahl.,  deWJIydnum  repandum  Linn.,  del  Boletus 
colliniius  Fr.,  della  Pmthyrella  disseminata  Pers.  Debbo  però 
fare  avvertire  che  nei  Lactarius  citati  la  colorazione  coi  reat- 
tivi della  cellulosa  interessa  tutta  la  parete,  senza  che  vi  ap- 
parisca una  distinzione  in  uno  strato  esterno  cutinizzato  come 
si  suole  riscontrare  d' ordinario  nelle  spore.  Forse,   come   ri- 
tiene il  De  Bary,  sarà  cosa  eccezionale  che  in  certi  funghi  le 


'   A.  De  Barv,    Vergleichende   Morpholorjìe   und  Biologie  der  Pilze, 
ecc.  Leipzig,  1884,  p.  112. 

'Bull,  della  Soc.  hot.  Hai.  11 


162  ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   ROMA 

spore  abbiano  la  facoltà  di  dare  le  reazioni  della  cellulosa,  ma 
pure  a  me  sembra  che  questo  argomento  meriti  di  fissare  1'  at- 
tenzione dei  micologi,  come  uno  di  quelli  di  non  poca  impor- 
tanza per  la  conoscenza  della  struttura  delle  spore,  e  che  forse 
non  manca  di  utili  applicazioni. 

Martelli  accenna  a  due  interessanti  pubblicazioni   di  Dufour  e 
di  Cooke  sopra  i  funghi  mangerecci. 
Esaurite  cosi  le  comunicazioni  1'  adunanza  è  tolta. 


SEDE  DI  ROMA. 

Adunanza  del  7  gennaio  1892. 

Sono  presenti  i  Soci:  Pirotta,  Grampini,  Erede,  Krucb,  Baldini, 
Terracciano,  Avetta. 

Letto  ed  approvato  il  verbale  precedente  ba  la  parola  il  Socio 
dott.  Terracciano,  il  quale  presenta  un  libro  malamente  attribuito 

a  G.  "VV.  Wedel  dal  titolo  : de  Hyperico  [aliis  Fuga  Daemo- 

num),  dissertano  inauguraUs  hotanico-medica.  L'autore,  cbe  è  Fede- 
rico Houck,  dedica  la  sua  dissertazione  dottorale  ai  signori  J.  E. 
Hartleben,  B.  de  Bentbeim,  F.  H.  Balcken.  Per  la  storia  della  Bo- 
tanica sono  notevoli  i  paragrafi  15-25  del  cap.  I,  dal  titolo  De  Ety- 
mologia,  definittone,  differentia  et  synonimia  Hyperici  ed  il  Terracciano 
li  ricorda  percbè  le  specie  ivi  desci'itte  concordano  con  specie  oggi 
ben  conosciute. 

Quindi  il  prof.  Pirotta  legge  una  nota  del  prof.  Baccarini  intorno 
ad  una  particolarità  dei  vasi  cribrosi  nelle  Papilionacee,  colla  quale 
estende  e  completa  ed  in  parte  modifica  le  recenti  osservazioni  dello 
Strasburger.  Mostra  cbe  l' ammasso  di  mucillaggine  sospeso  per 
opera  di  filamenti  nel  mezzo  della  cavità  del  vaso  è  comune  in  quasi 
tutte  le  Papilionacee  da  lui  studiate  ;  ne  descrive  le  forme  diverse, 
il  numero  e  la  disposizione  dei  fili,  la  struttura  e  1'  origine,  riguardo 
la  quale  dimostra  cbe  in  taluni  casi  vi  prende  parte  il  nucleo  ed  il 
plasma  perinucleare. 

Esaurite  le  comunicazioni,  prima  di  levare  la  seduta  il  Presidente 
rinnova  ai  Soci  della  Sede  la  raccomandazione  di  prender  parte  at- 
tiva al  prossimo  Congresso  botanico  di  Genova  per  contribuire  alla 
buona  riuscita  di  esso. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE  DI   FIRENZE  163 

SEDE  DI  FIRENZE. 
Adunanza  del  10  gennaio  1892. 

Il  Presidente  Arcangeli  aperta  1'  adunanza  annunzia  che  il  Socio 
A.  Pucci,  avendo  soddisfatto  alla  condizione  prescritta  dall'art  26 
dello  Statuto,  è  dichiarato  Socio  perpetuo. 

L'Archivista  Martelli  comunica  l'elenco  dei  doni  pervenuti  alla 
Biblioteca  sociale,  cioè  : 

Dal  sig.  E.  Tanfani  :  Poli  e  Tanfani,  Botanica  descrittiva  ad  uso 
della  V  classe  ginnasiale.  Firenze  1891. 

Dal  Governo  Giapponese  :  Calendar  of  the  Imperiai  University 
of  Japan  for  the  Year  1887-88.  Tokyo  1888. 

Dal  cav.  S.  Sommier:  Inaugurazione  del  busto  di  Filippo  Barker 
Webb.  Firenze  1874.  —  Borodin.  Sur  la  respiration  des  plantes  pendant 
leur  germinatiou.  Florence  1875.  —  Suringar  W.  F.  B.  Sur  les  pro- 
cédés  pour  obtenir  une  évaluation  fixe  des  grossissements  micro- 
scopiques.  Florence  1875.  —  Orphanides  G.  T.  Dissertation  sur  les 
caractères  spócifiques  du  genre  Colchtoum  et  sur  quelques  espèces 
nouvellement  découvertes  en  Grece.  Florence.  1885.  —  Duval  Jouve  J. 
Réponse  au  thème  XVIII. "  demandant  :  Si  l'on  peiit  établir  des 
règles  pour  une  distinction  rationnelle  entre  les  groupes  qu'on  dó- 
signe  par  les  noms  d'espèce,  race,  variété,  et  cela  surtout  en  vue  des 
limites  à  poser  aux  appréciations  individuolles  des  phytographes. 
Firenze  1876.  —  Smee  A.  A  brief  sketch  of  the  best  varieties  of  fruits 
cultivated  in  England.  Florence  1876.  —  De  Heldreich  T.  Sertulum 
plantarum  novarum  vel  minus  cognitarum  Florae  Hellenicae.  Floren- 
tiae  1876.  — Stauh  M.  Sur  l'ótat  de  phitophénologie  en  Hongrie.  Bu- 
dapest 1881.  —  Rùci  jR.  Nuova  specie  di  Anthoxaìithiun.  Firenze  1881. 

Dal  sig.  U.  Galeri:  C/ementi  J.  Sertulum  orientale,  seu  recensio 
plantarum  in  Olimpo  bithynico,  in  agro  byzantino  et  hellenico  non- 
nullisque  aliis  orientis  regionibus  annis  1849-1850  collectarum. 
Taurini  1855. 

Viene  quindi  letta  la  seguente  comunicazione  del  prof.  Aser  Poli: 

SUI  NUOVI  PROGRAMMI  DI  BOTANICA   PEL  GINNASIO  E 
LICEO.  PER  ASER    POLI. 

Alle  giuste  osservazioni  che  il  Socio  Tanfani  fece  nella  pas- 
sata seduta,  riguardo  all'insegnamento  della  Botanica  nel  gin- 
nasio, mi  permetto  aggiungerne  altre  che  spero  la  Società  vorrà 
prendere  in  considerazione. 


164  ADUNANZA   DELLA   SEDE  DI  FIRENZE 

Per  meglio  giudicare  dei  mutamenti  introdotti  col  recente  de- 
creto 11  ottobre  1891  nei  programmi  di  Storia  naturale,  sarà 
opportuno  consultare  la  Relazione  che  li  accompagna,  e  che 
trovasi  a  pag.  612  del  «  Bollettino  ufficiale  della  pubblica  istru- 
zione »,  anno  XVIII,  parte  III  (fase,  del  21  ottobre  1891).  A 
pag.  617  leggonsi  queste  parole:  «  L'importanza  che  hanno 
«  oggidì  gli  studi  scientifici  nei  vari  ordini  di  scuole,  non  è  da 
«  attribuirsi  ad  una  esagerata  ampiezza  data  ai  programmi  d'in- 
«  segnamento  di  queste  materie,  ma  è  piuttosto  la  necessaria 
«  conseguenza  del  rapido  e  grande  sviluppo  che  in  questi  ultimi 
«  tempi  ha  raggiunto  lo  spirito  d' osservazione,  e  della  tendenza 
«  del  secolo  onde  si  gran  numero  di  studiosi  sono  indotti  a  pre- 
«  ferire  alle  ricerche  speculative  quelle  da  cui  si  ripromettono 
«  i  maggiori  benefìci  della  vita.  » 

Non  è  mia  intenzione  confutare  qui,  uno  ad  uno,  i  concetti 
contenuti  in  questo  periodo;  ma  soltanto  faccio  fin  d'ora  una 
dichiarazione.  Le  mie  seguenti  considerazioni  non  si  partiranno 
dal  concetto  che  la  Storia  naturale  in  generale,  e  la  Botanica  in 
particolare,  debbano  studiarsi  nel  ginnasio  e  nel  liceo  allo  scopo 
di  saper  distinguere  la  lattuga  dal  prezzemolo  in  riguardo  ai 
loro  diversi  usi  nella  vita  pratica;  ma  io  ritengo  tali  studi  alta- 
mente educativi,  e  tra  i  più  adatti  per  le  giovani  menti,  purché 
siano  fatti  come  a  queste  si  conviene;  e  credo  che  ogni  ricerca 
speculativa  deve  presupporre  una  perfetta  conoscenza  del  mondo 
sensibile. 

Ed  ora  entro  in  argomento.  Il  Socio  Tanfani  ha  giustamente 
fatto  osservare  l' inopportunità,  anzi  il  danno,  di  aver  destinato 
r  intero  sviluppo  della  Botanica  descrittiva  alla  5*  classe  del  gin- 
nasio, mentre  prima,  la  Botanica  si  faceva  nella  seconda  metà 
dell'anno  scolastico,  fra  la  4'  e  la  5*  classe.  La  citata  Relazione 
dovrebbe  dire,  mi  sembra,  le  ragioni  di  tale  mutamento.  Invece 
vi  si  legge  semplicemente  questo  (pag.  618)  :  «  L' insegnamento 

«  delle  Scienze  naturali  dovrebbe  invece  costituire  una  materia 

« 

«  a  sé  nel  ginnasio  superiore,  ma  esser  diviso  in  modo  che  la 
«  parte  di  zoologia  sia  per  intero  trattata  nella  4*  classe,  e  la 
«  parte  di  botanica  pure  per  intero  svolta  nella  classe  5*.  »  Il 
perchè  di  questo?  Il  perché  della  diversa  ripartizione  che  il 
Socio  Tanfani  riteneva  più  opportuna  egli  lo  disse  nella  passata 
seduta,  ed  i  presenti  alla  sua  lettura  furono  d' accordo  nel  rite- 


ADUNANZA   DELLA    SEDK   DI   FIRENZE  165 

nere  buone  le  ragioni  da  lui  addotte.  Ma  Tanfani  e  tutti  quelli 
che  la  pensano  come  lui  si  partono  dal  concetto  che  l' insegna- 
mento della  Botanica  nel  ginnasio  debba  esser  fatto  su  piante 
fresche,  mentre  questa  non  è  forse  V  intenzione  di  chi  propose 
i  nuovi  programmi. 

Ai  vecchi  programmi  furon  fatte  precedere  alcune  istruzioni, 
con  le  quali  in  poche  parole  si  spiegava  in  qual  modo  dovesse 
essere  impartito  l' insegnamento  della  Botanica  nel  ginnasio.  I 
nuovi  non  sono  accompagnati  da  nessuna  istruzione,  e  dalla  Re- 
lazione non  appare  chiaro  quali  siano  state  le  intenzioni  del 
compilatore  o  dei  compilatori  di  essi.  Io  credo  invece  che  sia 
bene  insistere  su  questo:  che  l' insegnamento  della  Storia  natu- 
rale nel  ginnasio  sia  esclusivamente  oggettivo;  che  non  consista 
in  una  filza  di  nomi  e  di  descrizioni  da  imparare  a  memoria;  che 
all'esame  l'allievo  non  debba  ripetere  a  memoria  una  o  più 
descrizioni  di  piante  o  d'  animali,  ma  debba  mostrare  di  avere 
imparato  ad  osservare,  descrivere  e  confrontare.  Lo  scopo  di 
questo  insegnamento  deve  esser  quello  di  fermare  l'attenzione 
dei  giovani  sugli  oggetti  che  vedono  (osservazione),  di  insegnar 
loro  a  dire  quello  che  vedono  (descrizione),  a  distinguere  un 
oggetto  dall'altro  e  saper  dire  perché  l'uno  non  è  1' altro  (con- 
fronto). Se  non  è  guidato  da  questi  concetti,  tale  insegnamento 
diviene  arido,  pesante,  noioso  e  dannoso  piuttosto  che  utile. 

V  insegnamento  oggettivo  della  Botanica  offre  poi  altri  van- 
taggi. I  nomi  tecnici,  che  per  necessità  bisogna  cominciare  ad 
imparare  fin  dal  principio,  e  molti  dei  quali  non  sono  famigliari 
a  chi  non  ha  mai  studiato  piante,  costituiscono  uno  dei  mag- 
giori ostacoli  allo  studio  della  Botanica,  quando  questo  si  faccia 
esclusivamente  sui  libri;  ma  se  invece  si  studiano  le  piante  sul 
vero  e  con  metodo,  i  nomi  tecnici  rimarranno  facilmente  im- 
pressi a  poco  a  poco  nella  mente,  insieme  agli  oggetti  cui  essi 
si  riferiscono,  e  con  poco  sforzo  il  giovane  si  preparerà  un  cor- 
redo di  nomenclatura,  che  gli  è  poi  necessario  negli  studi  su- 
periori. Aggiungasi  poi,  e  questo  io  ritengo  d'immenso  vantaggio, 
che  nelle  piante,  e  sui  fiori  specialmente,  è  facile  quella  grossa 
anatomia,  che  negli  animali  non  è  possibile,  se  si  eccettuano  gli 
insetti.  Bastano  un  ago,  un  temperino,  una  pinzetta  ed  una  lente 
perché  si  possano  con  poca  fatica,  non  solo,  ma  con  molto  di- 
letto, imparare  molte  cose.  È  questo  un  esercizio  molto  utile 


166  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

per  i  giovani,  e  non  v'  è  insegnante  di  Storia  naturale  che  non 
sappia  quanto  essi  vi  prendano  passione.  Né  credo  inutile  ri- 
chiamare l'attenzione  sull'importanza  del  fatto  che,  mentre  è 
facile,  e  si  può  fare  in  scuola  da  ciascun  allievo,  l'anatomia  de- 
gli insetti  e  dei  fiori,  insetti  e  fiori  hanno  tali  intimi  rapporti 
biologici,  che  si  prestano  a  speciali  ed  utili  considerazioni  ed 
insegnamenti. 

È  anche  un  fatto  innegabile  che  i  ragazzi,  così  educati  allo 
studio  degli  oggetti  naturali,  trovano  gran  diletto  nell' acchiap- 
pare insetti  e  raccoglier  piante  in  campagna;  ed  a  questo  pro- 
posito una  grave  lacuna  si  rivela  nei  nuovi  programmi,  inquan- 
tochè  essi  non  raccomandano  né  le  gite  in  campagna,  né  la 
formazione  di  piccoli  erbari  da  parte  degli  allievi.  Con  qual  co- 
raggio si  grida  soprattutto  contro  1'  eccessivo  lavoro  mentale 
cui  vengono  condannati  i  nostri  giovani,  se  poi,  mentre  si  ri- 
formano i  programmi  di  scienze,  «  per  ridurli  entro  i  limiti  che 
si  convengono  ad  istituti  d' istruzione  classica,  »  se  ne  muta 
r  indirizzo  in  modo  che,  per  la  Storia  naturale,  l' insegnamento 
diventi  più  pesante,  e  se  ne  toglie  ciò  che  avrebbe  giovato  di 
più  al  morale  ed  al  fisico  dei  giovani? 

Le  gite  in  campagna  non  solo  dovrebbero  farsi,  ma  essere 
frequenti.  I  nostri  giovani  sono  troppo  abituati  alla  vita  citta- 
dina, allo  studio  di  tavolino  (quando  studiano),  troppo  attaccati 
a  ciò  che  presenta  un  utile  immediato:  ed  è  bene  distrarli  da 
queste  dannose  abitudini  richiamando  la  loro  attenzione  sulle 
bellezze  della  natura,  mentre  i  loro  polmoni  per  l' esercizio  del 
corpo  si  dilatano  ed  aspirano  l'aria  balsamica  dei  monti. 

Né  io  posso  accordarmi  coli'  opinione  più  oltre  espressa  nella 
più  volte  citata  Relazione,  che,  cioè,  si  debba  ridurre  l'orario 
delle  scienze  naturali  ad  un  minimum,  per  infrenare  la  ten- 
denza degli  insegnanti  a  svolger  troppo  per  esteso  i  programmi 
(pag.  619).  Con  l'orario  più  limitato,  o  il  programma  non  viene 
svolto  completamente,  o  viene  anch'esso  contenuto  dentro  i  giusti 
limiti,  ma  sono  sempre  sacrificate  le  ripetizioni.  I  programmi 
hanno  da  esser  limitati,  questo  è  vero  ;  ma  l'orario  deve  lasciar 
tempo  di  svolgerli  completamente  e  con  profitto  dei  giovani, 
cioè  con  accompagnamento  di  frequenti  ripetizioni  e  dimostra- 
zioni pratiche,  e  non  deve  essere  una  camicia  di  piombo  che  si 
adatti  per  l'appunto,  e  senza  alcun  margine  libero,  ai  programmi. 


ADUNANZA.   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  167 

La  limitazione  dell'  orario  non  è,  a  parer  mio,  il  miglior  modo 
di  correggere  i  difetti  di  quegli  insegnanti  che  invece  di  far 
lezione  pel  ginnasio  o  pel  liceo  la  fanno  per  1'  università. 

Finalmente  mi  si  permetta  di  richiamare  l'attenzione  della 
Società  sui  numerosi  errori  di  ortografia  che  figurano  nel  pro- 
gramma di  Botanica  per  la  5"  classe  del  ginnasio.  Voglio  con- 
cedere che  alcuni  siano  errori  di  stampa;  altri  però,  costante- 
mente ripetuti,  dimostrano,  in  chi  ha  scritto  i  nomi  latini  delle 
piante,  la  completa  ignoranza  delle  regole  d'ortografia  che  i 
botanici  seguono  scrupolosamente.  Mi  si  dirà  che  il  programma 
forse  non  fu  scritto  da  un  botanico;  ma  allora,  abbiamo  mag- 
gior ragione  di  credere  che  anche  per  la  parte  scientifica  e 
didattica  lasci  molto  a  desiderare,  se  fu  scritto  da  chi  non  sa  la 
materia.  Comunque  sia,  vi  par  ben  fatto  di  mettere  nelle  mani 
di  giovani  che  fanno  gli  studi  classici  (i  giovani  i  programmi 
li  comprano  e  li  leggono  prima  dei  professori)  un  programma 
dove  non  sono  rispettate  né  la  lingua  italiana,  né  la  latina,  né 
la  greca? 


Il  Socio  Caiìuel  prende  la  parola  per  dichiarare  cbe  1'  esame  dei 
programmi  vacclii  e  dei  nuovi  ha  rafforzato  l' impressione  prodotta 
in  lui  durante  1'  ultima  adunanza  dalle  parole  del  Socio  Tanfani,  e 
confermata  ora  dalla  precedente  lettura.  Risponde  all'incarico  rice- 
vuto neir  ultima  adunanza  leggendo  il  seguente  ordine  del  giorno  : 

«  Considerando  che  nel  Programma  per  i  ginnasi  e  i  licei  del 
«  24  settembre  1889,  saviamente  era  stato  ripartito  l'insegnamento 
«  elementare  della  Botanica  in  due  anni,  per  modo  che  veniva  dato 
€  nel  secondo  periodo  di  ogni  anno,  ossia  nella  stagione  estiva, 
«  quando  solamente  era  possibile  avere  il  materiale  fresco  assolu- 
te tamente  richiesto  dall'  indole  dell'  insegnamento  ; 

«  Considerando  che  nel  programma  dell' 11  ottobre  1891  ora  entrato 
«  in  vigore  il  medesimo  insegnamento  è  stato  irragionevolmente 
«  portato  tutto  in  un  solo  anno,  ossia  in  parte  nella  stagione  in- 
«  vernale,  quando  fa  difetto  il  materiale  fresco  e  fa  d'  uopo  ricor- 
«  rere  in  sua  vece  a  dei  compensi  affatto  inadatti,  anzi  contrari  allo 
«  scopo  dell'insegnamento  qual' è  dichiarato  nel  programma  stesso  ; 

«  La  Società  Botanica  Italiana  fa  voti  perchè  in  questa  parte 
«  r  insegnamento  della  Botanica  ritorni  alla  giudiziosa  pratica  del 
«  programma  del  1889.  » 

Il  Socio  Tanfani  approva  pienamente  la  proposta  del  prof.  Carnei  ; 
accenna  all'  avversione  che  hanno  alcuni  professori  di  sacrificare 
all'oggettività  dell'  insegnamento  l'ordine  sistematico;  deplora  anche 


168  ADUNANZA   DELLA    SEDB^DI 'FIRENZE 

cha  molti  professori  non  giungano  ad  intendere  1'  utilità  delle  com- 
parazioni ;  dichiara  che  è  impossibile  fare  dei  confronti  prima  di 
avere  imparato  ad  osservare  e  prima  di  conoscere  un  poco  la  ter- 
minologia botanica,  che  appunto  si  impara  facendo  le-  desciùzioni, 
trova  logico  che,  dovendosi  ripartire  l'insegnamento  in  due  anni, 
i  confronti  si  facciano  nel  secondo  anno.  Dice  che  a  tutto  questo 
provvedevano  i  vecchi  programmi,  ma  ritiene  che  assegnando  allo 
studio  della  Botanica  la  stagione  conveniente,  l'opera  dell'insegnante 
valente  possa  svolgersi  utilmente  con  qualunque  programma.  Egli 
perciò  propone  l' approvazione  dell'  ordine  del  giorno  del  prof.  Carnei. 

L'  approvazione  viene  votata  all'  unanimità. 

Dietro  invito  del  Presidente  il  prof.  Cavanna,  presente  all'  adu- 
nanza, richiama  1'  attenzione  dei  Soci  sulle  disposizioni  che  nei  pro- 
grammi dal  1889  prescrivevano  le  modalità  da  seguire  negli  esami 
di  Storia  naturale  nel  Ginnasio.  Dichiara  che  quelle  disposizioni, 
per  ogni  riguardo  opportune,  mentre  consacravano  la  necessità  di 
applicare  nell'  insegnamento  il  metodo  oggettivo,  davano  al  Mini- 
stero un  modo  facile  per  verificare  se  1'  opera  degli  insegnanti  suoi 
era  conforme  ai  più  sani  principi  della  didattica,  e  di  giudicare 
altresì  con  criteri  sicuri  degli  effetti  educativi  che  dall'  insegna- 
mento medesimo  si  attendono  e  si  possono  ottenere.  Nello  stesso 
tempo  l' esame,  cosi  com'  era  prescritto,  dava  all'  insegnante  pub- 
blico gli  elementi  per  giudicare  rettamente  gli  esaminandi  prove- 
nienti dalle  scuole  private,  nelle  quali,  troppo  spesso,  l'insegnamento 
della  Storia  naturale,  malamente  impartito,  riesce  del  tutto  ineffi- 
cace. Riterrebbe  utile  che  nel  voto  della  Società  al  Ministro  s' insi- 
stesse sulla  modalità  degli  esami. 

Il  prof.  Carnei  propone  che  nella  lettera  con  cui  il  Presidente 
presenterà  al  Ministro  1'  ordine  del  giorno  testé  approvato  si  racco- 
mandi a  nome  della  Società  di  attenersi  negli  esami  alle  modalità 
prescritte  nei  programmi  del  1889,  e  tale  proposta  viene  accolta  una- 
nimemente. 

Si  dà  quindi  lettura  della  seguente  nota  del  prof.  Macchiati. 


SULLA  RIPRODUZIONE  DELLA  NAVICULA  ELLIPTICA 
KTZ.  COMUNICAZIONE  PREVENTIVA  DEL  DOTTORE 
L.  MACCHIATI. 

Si  è  disposti  ad  ammettere  che  nella  moltiplicazione  delle  Ba- 
ci! lariee  (Diatomee)  per  fissiparità  i  loro  frustuli  si  fanno,  di 
mano  in  mano,  sempre  più  piccoli,  sino  a  raggiungere  un  certo 
minimo  di  dimensione,  il  quale  varia  colla  natura  specifica  del- 
l'alga.  Allora  si  dice  che  interviene  un  fenomeno  riproduttivo 
di  natura  sessuale,  cioè  una  vera  coniugazione,  in  seguito  alla 


ADUNANZA   DELLA   SEDE  DI  FIRENZE  169 

quale  si  forma  una  specie  di  spora  (però  il  nome  non  è  forse 
bene  appropriato)  che  E.  Pfitzer  ha  chiamato  auxospora,  dalla 
quale  esce  un  frustulo,  il  così  detto  frustulo  sporangiale,  che 
assume  prestissimo  la  massima  dimensione  della  specie. 

I  casi  di  coniugazione  che  si  conoscono  nelle  Bacillariee,  non 
sono  molto  numerosi,  però  il  fenomeno,  in  parecchie  specie,  è 
stato  osservato,  in  epoche  diverse,  da  un  certo  numero  di  botanici 
autorevolissimi,  che  d' ordinario  lo  descrivono  pressoché  nello 
stesso  modo,  ma  non  tutti  ne  danno  la  stessa  spiegazione.  Il 
signor  Paolo  Petit,  che  ha  seguito  il  processo  in  una  specie  di 
Cocconema  (C  e  ir  tuia),  è  contravio  all'idea  d'una  generazione 
sessuale ,  essendo ,  invece ,  più  disposto  ad  ammettere  che  si 
tratti  d'  un  vero  ringiovanimento  dei  plasma.  L' opinione  di 
questo  autore  si  trova  in  opposizione  con  quella  emessa  dagli 
egregi  signori  Thwaites,  Carter,  W.  Smith  e  Lùders,  i  quali  ri- 
tengono che  si  tratti  d' una  vera  coniugazione  sessuale,  con  re- 
ciproca fusione  dei  plasma,  invece  è  una  riconferma  di  quella 
dello  Schraitz. 

In  una  serie  di  pubblicazioni,  Tuna  più  interessante  dell'al- 
tra, il  chiarissimo  signor  conte  ab.  Francesco  Castracane,  ha 
preso  a  sostenere,  sino  dall'aprile  dell'anno  1868,  che  le  Bacil- 
lariee, oltre  ai  casi  di  coniugazione  bene  accertati,  hanno  anche 
la  riproduzione  per  germi.  La  fortunata  circostanza  di  avere 
sorpreso  nel  campo  del  microscopio  una  Podosfenia,  nel  mo- 
mento di  dare  esito  ad  alcune  piccole  forme  rotonde  e  dell'  averne 
potuto  constatare  le  più  minute  circostanze  (essendosi  tutto  svolto 
sotto  i  suoi  occhi),  gli  fece  riconoscere  (cosi  l'autore)  e  dimo- 
strare, che  nelle  Bacillariee  esiste  lo  stato  e  la  forma  embrio- 
nale, il  che  include  l' idea  di  un  seme  e  di  un  germe  qualun- 
que riproduttore. 

Prima  di  lui  lo  Schumann  {Die  Diatomeen  cler  Hohen  Taira. 
"Wien,  1867)  dice  di  avere  non  di  rado  osservato  in  frustuli  vivi 
dei  nuclei  con  corpi  granulosi,  dai  quali  si  producevano  dei 
nuovi  individui,  e  ne  adduce  in  esempio  una  Nitzschia  sigmoi- 
dea Sm. 

Air  idea  d' una  riproduzione  per  germi  in  questi  organismi  è, 
altresì,  favorevole  il  Deby  (1877),  il  quale  si  esprime  cosi; 
«  U  apparizione  suMtanea  di  specie,  là  ove  precedentemente 
non  ne  esistevano;  la  loro  successione  periodica  ciascun  anno 


170  ADUNAKZA  DELLA   SEDE  DI  FIRENZE 

in  stagioni  indeterminate,  senza  che  se  ne  possa  trovare  ne- 
gli intervalli,  nella  stessa  località,  fanno  presentire  la  possi- 
ì)ililà  cf  un  modo  dì  generazione  che  non  è  ancora  sospettato 
(quesf  affermazione  è,  per  lo  meno,  inesatta)  per  germi,  per 
THicro  0  macì^ozoospore,  come  ciò  ha  luogo  per  tante  alghe 
inferiori,  inventi  nelle  stesse  condizioni  delle  Biatomee  ». 

Anche  il  chiarissimo  signor  dottor  Matteo  Lanzi  (1878),  avendo 
trovato  neir  interno  dei  frustali  di  parecchie  Bacillariee  nume- 
rosi corpuscoli  che  si  ricoprivano  d'una  membrana  e  si  orga- 
nizzavano in  celhile  divenendo  nuovi  frustuli,  fu  indotto  ad  ac- 
cettare la  teoria  della  riproduzione  per  germi,  ritenendo  che 
quelle  cellule  siano  i  generi  delle  Bacillariee. 

E  i  nuovi  argomenti  portati  non  è  molto  (1886)  in  campo  dal 
signor  conte  Castracane,  rendono  sempre  più  probabile  l'idea 
d' un  processo  di  riproduzione  per  germi  nelle  Bacillariee. 
Avendo  il  detto  autore  scoperto  un  Coscinodiscus  radiolalus  allo 
stato  fossile,  che  nel  perimetro  delle  valve  avea  numerosissime 
impronte  di  piccole  forme  rotonde,  le  ritenne  doversi  riguardare 
quali  impronte  delle  forme  embrionali  rimaste  in  seno  della  cel- 
lula madre,  allorché  fu  sorpresa  dalla  morte. 

Un  caso  fortunatissimo  che  si  è  presentato  ai  miei  occhi  il 
giorno  3  del  corrente  mese,  mentre  stava  esaminando  una  pre- 
parazione temporanea  di  Diatomee  vive,  allo  scopo  d' indagarne, 
come  fo,  quasi  tutti  i  giorni  da  più  di  quattro  anni,  la  biologia, 
mi  mette  nella  favorevole  condizione  di  potere  portare  in  ap- 
poggio della  teoria  della  riproduzione  per  germi  in  questi  or- 
ganismi, il  validissimo  argomento  d' una  prova  di  fatto.  Nel  campo 
del  microscopio  mi  si  presentò,  spostando  la  preparazione,  una 
graziosa  Navicula  elliptica  Ktz.,  che  si  muoveva  lentissima- 
mente e  ne  racchiudeva  altre  quattro,  ognuna  delle  quali  rag- 
giungeva appena  '/g  del  diametro  longitudinale  e  trasversale  della 
Navicula  madre.  I  piccoli  frustuìi  delle  Navicule,  racchiuse  dalla 
maggiore,  morfologicamente  erano  in  tutto  simili  alla  Navicula 
elliptica,  della  quale  ripetevano  la  stessa  finezza  di  striatura, 
come  me  ne  potei  accertare  determinandola  coli' impiego,  non 
perfettissimo,  del  micrometro  oculare,  non  potendo  ricorrere  ad 
altro  mezzo,  trattandosi  d'  una  preparazione,  come  dissi,  tempora- 
nea, fatta  per  scopo  biologico.  Altre  tre  Navicule  della  stessa 
forma,  ma  di  dimensioni  alquanto  maggiori  a  quelle  racchiuse 


ADUNANZA   DELLA   SEDE    DI   FIRENZE  171 

nella  cellula  madre,  le  si  trovavano  vicino,  delle  quali  collo  stesso 
mezzo  potei  constatare  l' identità  di  striatura.  Né  potrebbe  solle- 
varsi il  dubbio  che  le  piccole  Navicale  fossero  sopra  o  sottoposte 
alia  grande,  che  tale  obbiezione  ho  la  certezza  di  poterla  esclu- 
dere, trattandosi  di  specie  vive  racchiudenti  il  loro  endocroma, 
mentre  che  una  simile  aberrazione  potrebbe  verificarsi  nelle  Ba- 
cillariee  che  avessero  subiti  gli  ordinari  trattamenti,  per  farne 
dei  preparati  stabili  da  conservare.  Del  resto  il  fatto  da  me  osser- 
vato non  è  che  la  ripetizione  di  ciò  che  ci  viene  raffigurato  da 
W.  Smith,  che  lo  riguardò  per  frustulo  sporangiale  includente 
piccoli  nuovi  frustuli. 

Feci  le  prime  osservazioni  all'ingrandimento  di  1500  diametri, 
nel  microscopio  perfezionato  del  Koristka,  coli'  obiettivo  apocro- 
raatico  a  secco  3"""  e  l'oculare  compensatore  18;  ma  la  mi- 
sura delle  strie  la  feci  all'ingrandimento  di  750  diametri,  avendo 
adattato  1'  oculare  n.  6,  che  porta  annesso  il  micrometro  rela- 
tivo, e  r  obbiettivo  ad  immersione  omogonea  2™"". 

Seguii  per  alcuni  minuti,  meravigliato  e  contento  di  cosi  for- 
tunato incontro,  la  preparazione  che  mi  offriva  un  bellissimo 
esempio  in  appoggio  della  teoria  della  riproduzione  per  germi; 
e  mi  ricordai  subito  di  avere  osservato  più  volte  una  varietà  di 
questa  Bacillariea  descritta  col  nome  di  Navicula  elliptica  ini- 
nutissima  Grun,  la  quale  morfologicamente  è  in  tutto  simile 
alla  specie  tipica  e  non  se  ne  distingue  che  per  le  dimensioni 
molto  minori.  Mi  s'ingenerò  allora  il  dubbio,  che  presto  divenne 
quasi  certezza,  che  la  medesima  non  sia  che  una  varietà  biolo- 
gica della  Navicula  elliptica  Ktz.:  voglio  dire  un  suo  stadio  di 
sviluppo. 

Nella  speranza  di  poterne  ricavare  un  esattissimo  disegno, 
allorché  rimase  per  qualche  istante  immobile,  applicai  all'ocu- 
lare la  camera  lucida  di  Zeiss,  ma  in  causa  di  un  leggiero  spo- 
stamento della  preparazione  la  perdei  di  vista.  Allora  tentai, 
senza  perder  tempo,  di  trasformare  la  preparazione  temporanea 
in  una  preparazione  stabile,  facendo  evaporare  a  moderato  ca- 
lore l'acqua  e  poi  montandola  al  balsamo;  ma  questo  mio  ten- 
tativo non  fu  coronato  da  quel  felice  risultato  che  mi  atten- 
deva, probabilmente  perchè  il  calore  avrà  costretto  ad  uscire 
le  piccole  Navicule  dalla  Navicula  madre,  per  allontanamento 
delle  valve  di  questa.  Ma  nutro  fiducia  che,  perseverando  in  que- 


172  ADUNANZA   DELLA    SEDE    DI   FIRENZE 

sto  genere  di  ricerche  sulla  biologia  delle  Bacillariee,  non  tar- 
derò molto  a  trovare  qualche  caso  consimile. 

Dopo  questa  osservazione,  mi  sovvenni  della  Cyinbella  Pisci- 
culus  trovata  dal  Castracane,  la  quale  presentava  individui  grandi 
e  piccoli,  differenti  tra  loro  nella  lunghezza  dell'asse  longitu- 
dinale, come  1  sta  a  2,  in  cui  però  le  strie  si  mantenevano  co- 
stanti in  tutti  i  frustuli;  e  mi  ricordai  anche  del  caso  analogo 
citato  dallo  stesso  autore  riguardo  alla  Pinnularìa  stauronei- 
formis  var.  Latialis  Castrac,  nei  cui  frustuli  ebbe  luogo  vero- 
similmente r  auxesi  per  accrescimento  bilaterale.  Tutti  questi 
casi  tornano  in  appoggio  della  teoria  della  riproduzione  per 
germi  nelle  Bacillariee;  la  quale  teoria,  come  mi  scriveva  in 
questi  giorni  il  Castracane,  «  non  è  esplicitamente  riconosciuta, 
perchè  generalmente  tutti  si  tì^'asiullano  alla  caccia  di  qualche 
nuova  Diatomea  (Bacillariacea),  invece  di  occuparsi  a  ricono- 
scere la  loro  'biologia  ».  Facendo  questo  studio,  si  vedrebbe  che 
moltissime  forme,  descritte  come  specie  o  varietà,  non  sono  che 
stadi  di  svilupppo  di  altre  forme  o  tipi.  Nella  descrizione  delle 
specie  in  questo  gruppo  di  Alghe  bisogna  abbandonare  la  con- 
suetudine di  basarsi,  quasi  esclusivamente,  sui  caratteri  morfo- 
logici dei  frustuli,  senza  tener  conto  delle  loro  condizioni  di  vita. 

Un  lavoro  di  revisione  sulla  sistematica  delle  Bacellaricee  si 
è  ormai  reso  assolutamente  indispensabile;  ma  bisogna  farlo  con 
criteri  nuovi  di  ordine  superiore. 

Il  prof.  Caruel  dicliiara  di  non  essersi  occupato  specialmente  di 
Diatomacee,  ma  che  le  cose  esposte  dal  prof.  Macchiati  gli  sembrano 
talmente  insolite  da  far  deplorare  che  il  preparato  microscopico  di 
cui  è  fatto  menzione  non  abbia  potuto  salvarsi,  giacché  avrebbe 
contribuito  a  vincere  la  iacredulità  con  cui  le  asserzioni  del  Mac- 
chiati potrebbero  essere  accolte. 

Il  Presidente  Arcangeli  legge  la  nota  seguente: 

BREVI   NOTIZIE   SOPRA   ALCUNE   AGARICIDEE.   NOTA  DI 
G.  ARCANGELI. 

In  seguito  a  quanto  .esposi  nell'adunanza  dell'anno  ultima- 
mente cessato,  aggiungo  adesso  i  resultati  di  altri  studi  eflet- 
tuati  ultimamente. 

Il  contegno  singolare  delle  spore  di  varii  Lactarius  di  fronte 


ADUNANZA   DELLA   SBDK   DI   FIRENZE  173 

ai  reattivi  della  cellulosa,  quali  furono  da  me  esposti  ed  effet- 
tuati sopra  materiale  fresco,  m'invogliarono  di  tentare  la  prova 
sopra  il  materiale  disseccato  del  nostro  Erbario  pisano.  Tentai 
quindi  1'  azione  del  cloruro  di  zinco  iodato  e  dell'  iodio  ed  acido 
solforico,  sopra  sottili  fettoline  ottenute  dalle  lamelle  del  Lacta- 
rium controversus  (Pers.)  Fr.,  del  L.  mdematopus  Fr.,  del  L.  in- 
sulsus  Fr.  e  del  L.  thejogalus  (Bull.)  Fr.  In  tutti  questi  fungili 
le  spore  si  mostrarono,  nonostante  il  disseccamento,  assai  ben 
conservate;  tanto  che  per  alcune  d' esse  fu  pure  possibile  rico- 
noscervi dimensioni  corrispondenti  a  quelle  date  dagli  autori, 
e  tutte  dettero  manifestissime  la  reazione,  colorando  cioè  la  loro 
parete  in  violetto  od  in  azzurro,  sotto  1'  azione  dei  citati  reat- 
tivi. Potei  pure  riscontrare,  come  nelle  dette  specie  le  spore 
presentino  la  loro  superficie  irregolarmente  rugoso-alveolafa, 
piuttosto  che  aculeata,  senza  per  altro  escludere,  che  qualche 
verruca  più  o  meno  pronunziata  possa  talora  presentarsi.  Per 
ora  solo  nel  L.  exsuccus  potei  riscontrare  spore  decisamente 
vestite  di  piccoli  aculei. 

I  resultati  ottenuti  coi  Lactarius,  mi  hanno  indotto  a  ricer- 
care quale  si  mostrasse  il  contegno  delle  spore  nel  prossimo 
genere  Russula. 

Preparate  varie  sottili  sezioni  delle  lamelle  della  Russula  alu- 
tacea  Fr.  della  R.  foetens  (Pers.)  Fr.,  R.  virescens  (Schseff.)  Fr., 
R.  rubra  Fr.  da  saggi  secchi  conservati  neh'  Erbario,  ho  potuto 
agevolmente  riconoscere,  che  in  queste  specie  pure  le  spore  si 
riscontravano  assai  ben  conservate.  In  esse  specie  le  spore  ave- 
vano una  forma  ellissoidea,  e  mostravano  la  loro  parete  decisa- 
mente irta  di  piccole  punte,  a  differenza  di  quella  dei  Lactarius 
già  esaminati,  e  di  più  essa  si  colorava  pure  in  violaceo  od  az- 
zurro, ma  però  assai  meno  intensamente  che  nei  detti  Lacta- 
rius. Da  tutto  ciò  si  può  adunque  ritenere,  che  anche  nel  genere 
Russula,  almeno  nelle  specie  da  me  esaminate,  le  spore  hanno 
la  facoltà  di  colorarsi  in  violetto  od  in  azzurro  con  i  reattivi 
della  cellulosa,  e  che  mentre  le  spore,  in  non  poche  specie  del 
genere  Lactarius  sono  irregolarmente  ruguloso-alveolaie,  in 
varie  specie  del  genere  Russula  sono  decisamente  echinulatae. 
Ho  potuto  pure  riscontrare  che  nella  R.  virescens  le  spore  ave- 
vano 8-7  =  7-6,  nella  R.  rubra  10-9  ■=  8-7. 

Altra  notizia  di  qualche   importanza  si  é  la   scoperta   d'una 


174  ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

forma  da  ritenersi  come  nuova  specie,  ultimamente  raccolta  nel 
M.  Pisano.  Questa  forma  mi  fu  recata  da  Asciano,  insieme  a  va- 
rie altre  di  cui  intendevo  servirmi  per  le  ricerche  di  cui  è  già 
stato  fatto  parola  nel  mio  precedente  lavoro. 

Esaminando  il  ricettacolo  di  questo  fungo,  rimasi  in  dubbio 
se  esso  dovesse  riferirsi  al  genere  Pleurotus  od  al  genere  Trì- 
choloma:  né  ciò  farà  meraviglia,  ove  si  consideri  le  difficoltà 
che  s'incontrano  in  questo  genere  di  studi,  e  le  parole  del  Fries 
sui  Pleurotus  :  «  A  Chondripedihus  (Colli/Ma,  Mycenaeì  Ompha- 
«  Uà)  Pleuroti  facillime  dignoscuntur,  sed  a  reliquis  hymenophoro 
«  cum  stipite  contiguo  {Armillaria,  Trìcholoma,  Clitocybe)  saepe 
«  tantum  statione  epixyla.  »  Il  mio  fungo  avendo  stazione  ter- 
restre, la  faccenda  si  rendeva  ancor  più  difficile,  tanto  più  che 
le  figure  di  alcuni  Tricholoma  somigliavano  assai  alla  mia  forma. 
Pensai  allora  di  ricorrere  all'  amico  prof.  Saccardo,  inviando  a 
lui  alcuni  ricettacoli  del  mio  fungo,  ed  egli  non  tardò  a  infor- 
marmi, come  esso  fungo  si  debba  riferire  al  genere  Pleurotus, 
e  somigli  assai  al  Pleurotus  craspedius,  del  quale  opina  debba 
ritenersi  come  specie  distinta.  Un  esame  più  accurato  infatti  mi 
ha  potuto  convincere  essere  giustissima  l' opinione  del  Sac- 
cardo, avendo  potuto  riscontrare,  che  la  mia  forma  differisce  dal 
Pleurotus  craspedius,  non  solo  per  la  stazione  terrestre  e  per 
le  lamelle  sordide,  anziché  bianche,  ma  pure  per  caratteri  de- 
sunti dagli  organi  di  riproduzione.  Infatti,  per  quanto  le  spore 
del  P.  craspedius  sieno  dal  Saccardo  '  e  dal  Voglino  ^  date  di 
dimensioni  assai  differenti,  concordando  si  l'uno  che  l'altro 
neir  ammetterle  globose,  resultano  in  realtà  differenti  da  quelle 
della  mia  forma,  che  le  ha  decisamente  ellissoidee.  Credo  quindi 
opportuno  riportare  la  diagnosi  e  la  descrizione  di  questa  forma, 
che  chiamerò  Pleurotus  Saccardianus,  in  omaggio  al  professor 
Saccardo. 

Pleurotus  Saccardianus  n.  sp.  Caespitosus,  pileo  plus  minus 
excentrico  vel  subexcentrico,  6-15  era.  lato,  plerumque  sinuato- 
lobato,  disco  parum  incrassato,  versus  marginem  sensim  attenuato. 


^  P.  A.  Saccardo,  Sylloge  fungorum  omnium  ec,  voi.  V,  Agarici- 
neae.  Patavii,  1887,  pag.  343-4. 

*  P.  Voglino,  Observationes  anaìyticae  in  Fungos  agaricinos ìnì^noYÓ 
Giorn.  bot.  ital.,  XIX,  239. 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  175 

superne  alutaceo  vel  cinereo,  levi,  glabro,  pellicula  secernibili 
Granino  deslituto,  demum  explantato  vel  repando,  carne  satini 
compacta;  stipite  striato  glabro,  cinereo  vel  umbrino,  subaequali, 
farcto,  3-7  cm.  longo,  1-1  '/j  cm.  crasso:  lamellis  sat  angustis, 
tenuibus  confertis,  breviter  decurrentibus,  minoribus  (lamellulis) 
postice  truncatis  obtusisve,  omnibus  antice  acutis  sordidis:  spo- 
ris  dilute  albo-carneis,  ellipsoideis,  obtusis,  leviter  torulosis, 
intus  aequaliter  graniilosis,  G-5  =  4-3  jx,  basidiis  clavatis  obtu- 
sis 4-sterigmicis,  steriginatibus  subulatis  brevibus  ;  C3^stidiiis 
clavatis. 

Ad  terram  in  olivetis  prope  pagum  Asciano  in  Agro  Pisano, 
mense  decembris  1891. 

A  Pleuroto  craspedio,  cui  proximus,  lamellis  sordidis,  nec 
candidis,  sporis  distincte  ellipsoideis,  haud  globosis  nec  muricu- 
latis,  et  statione  terrestri  sat  differt. 

Ricettacolo  assai  grande;  con  pileo  del  diametro  da  G-15  cm. 
Stipite  quasi  cilindrico,  piuttosto  breve,  spesso  flessuoso  od  irre- 
golarmente curvato,  esternamente  striato  di  colore  cenerognolo, 
poco  0  punto  ingrossato  alla  base,  internamente  pieno  ed  alla  fine 
un  po' cavo,  con  carne  elastica  di  color  nocciuola,  un  po' fibrosa. 
Pileo  spesso  inserito  eccentricamente  sullo  stipite,  superiormente 
color  di  pelle  o  cenerognolo,  liscio  e  con  tessuto  superficiale 
non  separabile  dalla  carne  sottoposta,  eli'  é  di  color  nocciuola 
chiaro  e  molle,  quasi  sericea.  Lamelle  primarie  posteriormente 
assai  larghe  e  scorrenti  brevemente  sullo  stipite  ed  anterior- 
mente acute,  le  secondarie  posteriormente  troncate  ed  ottuse, 
scorrenti  sul  pileo  con  un  breve  dente  ed  anteriormente  esse 
pure  acute,  tutte  di  color  nocciuola  o  sordide  alla  fine  con  margine 
più  scuro.  Le  spore  riunite  in  massa  sono  di  color  biancastro 
leggermente  carneo  o  quasi  isabella  debole,  esse  sono  ellissoidee 
con  estremità  ottuse  e  superficie  leggermente  torulosa.  Lo  di- 
mensioni loro  sono  da  6-5  =  4-3  /x  ed  il  contenuto  grossolana- 
mente granuloso.  Le  basidi  sono  cìaviformi  ottuse,  poco  sporgenti, 
a  4  sterigmi  lesiniformi  brevi.  Le  cistidi  sono  pure  cìaviformi. 
Anche  le  spore  di  questa  specie  con  i  reattivi  della  cellulosa  non 
danno  colorazione  alcuna.  L'odore  é  assai  pronunziato,  non  spia- 
cevole: il  sapore  è  debole,  quasi  farinaceo.  É  mangiato  volentieri 
dai  conigli. 

Aggiungerò   pure  come  dalla  stessa  località   mi   fu   recato 


176  ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

V  Hygrophorus  pratensis  Fr.,  che  già  fu  pubblicato  xìqW  Eri). 
Crìit.  ital.,  n°  968,  raccolto  dal  dott.  Baglietto  nella  valle  della 
Polcevera  sopra  a  Genova  nel  1862  e  citato  dal  Lanzi  dei  prati 
di  Marsigliana  presso  Roma,  ma  che  non  trovo  indicato  della 
Toscana.  Ultimamente  poi  ho  ricevuto  da  Lecce,  inviatami  dal 
sig.  0.  Chiarella,  la  Colhjbia  velutlpes  Curt.,  specie  già  raccolta 
da  L.  Caldesi  presso  Faenza  nel  1863,  da  me  nel  Giardino  bo- 
tanico pisano  nel  decembre  1873,  e  dal  prof.  Saccardo  a  Padova 
nel  decembre  1876  (vedi  Myc.  veneta  n"  1105)  e  citata  dal  Lanzi 
del  Lazio,  ma  fino  ad  ora  affatto  ignota  di  quella  località.  Il 
sig.  Chiarella  m' informa  aver  raccolta  questa  specie  nel  suo 
giardino  a  pie  di  una  pianta  di  PUiosporum. 

Il  prof.  Arcangeli  soggiunge  che  malgrado  la  sua  circospezione 
nel  creare  specie  nuove  si  è  creduto  autorizzato  ad  ammettere  quella 
di  cui  sopra  lia  tenuto  parola.  Cita  le  parole  di  un  suo  allievo  il 
quale  gli  espose  il  dubbio  cbe  spesso  si  potessero  creare  nuove  spe- 
cie in  seguito  a  conoscenza  imperfetta  delle  vecchie. 

Il  Socio  Martelli  vede  nella  scoperta  di  questa  nuova  specie 
una  conferma  della  sua  opinione  che  allontanandosi  dai  dintorni  di 
Firenze  si  possano  ancora  scoprire  in  Toscana  molte  specie  nuove 
o  non  segnalate  per  la  regione.  Accenna  al  fatto  che  pel  passato 
i  micologi  hanno  dato  troppa  importanza  nello  studio  dei  funghi 
superiori  ai  caratteri  desunti  dal  colore. 

Il  Socio  Caruel  gode  approvare  le  parole  dello  studente  di  Pisa, 
e  ritiene  più  facile  creare  una  nuova  specie,  anziché  studiare  accu- 
ratamente le  specie  vecchie,  e  indagare  entro  quali  limiti  esse  pos- 
sano variai'e;  mentre  molte  scoperte  restano  senza  dubbio  da  fare  nel 
campo  micologico,  ritiene  che  sarebbe  un  avvenimento  raro  la  sco- 
perta d'  una  vera  nuova  specie  di  Fanerogame  presso  noi. 

Il  Socio  BarGtAGLI  presenta  un  esemplare  di  Hypericum  calycmum, 
pianta  da  lui  raccolta  allo  stato  spontaneo  a  Stigliano,  fra  le  valli 
di  Rosia  e  di  Merse.  Caruel  fa  osservare  che  questa  pianta  origina- 
ria dell'Oriente  e  coltivata  nei  giardini,  secondo  Parlatore  sarebbe 
stata  raccolta,  a  quanto  pare  inselvatichita,  nel  Nizzardo  e  nel  Ve- 
ronese. La  scoperta  della  nuova  località  fa  supporre  che  essa  vada 
diffondendosi  fra  noi. 

Il  Socio  Bargagli,  parlando  della  nuova  edizione  del  Compendio 
della  flora  italiana  annunziata  dal  prof.  Arcangeli,  esprime  il  desi- 
derio che  essa  venga  corredata  di  una  chiave  dicotomica  simile  a 
quella  dioVV Erborista  toscano  del  prof.  Caruel.  Il  prof.  Arcangeli 
dichiara  che  questa  aggiunta  accrescerebbe  soverchiamente  il  volume 
dell'  opera  e  si  dichiara  poco  favorevole  del  sistema  dicotomico.  II 
Socio  Bargagli  si  rivolge  al  prof.  Caruel  manifestando  il  desiderio 


ADUNANZA     DELLA   SEDE   DI   ROMA  177 

che  egli  completi  il  lavoro  già  iniziato  nel  suo  Erborista  toscano,  e 
nel  suo  Erborista  italiano,  elaborando  un  nuovo  erborista  italiano 
che  si  spinga  fino  alla  specie.  Il  prof.  Cakuel  risponde  di  aver  già 
ti-a  mano  troppi  lavori,  e  di  lasciare  quello  ora  accennato  alla  più 
giovane  generazione. 

Il  Socio  Tanfani  parla  della  utilità,  del  sistema  dicotomico  nella 
determinazione  delle  piante  ;  cita  la  Nouvelle  fiore  fran<;a{se  di  Gillet 
et  Magne,  nella  quale  il  sistema  dicotomico  è  applicato  molto  oppor- 
tunamente; dice  che  quel  libro  gli  fece  prendere  amore  agli  studi 
botanici,  e  soggiunge  che  la  vocazione  alla  botanica  fu  determinata 
nel  prof.  Poli  dallo  stesso  libro.  Carnei  e  Martelli  parlano  nello 
stesso  senso  riconoscendo  l'utilità  del  sistema  dicotomico. 

Il  prof.  ARCANaELi  dice  di  conservare  la  propria  antipatia  pel 
metodo  dicotomico,  e  credi  che  il  favore  del  libro  di  Gillet  et  Magne 
sia  dovuta  alla  presenza  delle  figure. 

Esaurite  cosi  le  comunicazioni  l'adunanza  è  tolta. 


SEDE  DI  ROMA. 
Adunanza  del  4  febbraio  1892. 

Sono  presenti  i  Soci   Pirotta,   Marcatili,   Kruch,    Terracciano   e 
Avetta. 

Letto  ed  approvato  il  verbale  precedente  il  Presidente  dà  la  pa- 
rola al  Socio  dott.   Kruch,  il  quale  comunica  una  sua  nota  : 

SULLA    PRESENZA    DEL     CYCLOCONIUM    OLEAGINUM 
CAST.  IN  ITALIA.  PER  O.   KRUCH. 

In  uno  degli  ultimi  numeri  del  Journal  de  Botanique  diretto 
dal  Morot  è  appar.so  un  lavoro  del  Boyer*  nel  quale  si  tratta 
di  una  malattia  dell'olivo  prodotta  dal  Cucloconium  oleagìnum. 
Questo  fungo,  descritto  per  la  prima  volta  dal  Castagne  fino 
dal  1845  e  che  secondo  la  classificazione  del  Saccardo  appar- 
tiene ai  Demaziei  didimosporei,  è  stato  fino  ad  ora,  come  rife- 
risce l'Autore  citato,  riscontrato  solo  in  Francia.  Scopo  della 


*  Recherches  sur  les  maladies  de  V Olivier,  —  Le  Cycloconium  oleagì- 
num. Journal  de  Botanique,  n.  24,  1891. 

SnU.  della  Soc.  hot.  Hai.  12 


173  ADUNANZA.   DELLA    SEDE    DI    ROMA 

presente  comunicazione  é  di  segnalarne  la  sua  presenza  anche 
in  Italia. 

La  sola  indicazione  che  mi  venne  dato  di  rinvenire  in  pro- 
posito si  trova  in  una  Nota  dei  casi  di  malattia  dei  vegetali 
presentati  alla  E,  Stazione  di  Patologia  vegetale  nei  mesi 
di  maggio,  giugno  e  luglio  1889.  *  Io  ho  esaminato  il  rela- 
tivo materiale  che  si  trova  nella  collezione  della  Stazione  di 
Patologia,  raccolto  nella  prihia  metà  del  giugno  1889  a  Torri- 
cella  Sicura  in  provincia  di  Teramo  e  non  avvi  alcun  dubbio 
che  si  tratti  della  malattia  dettagliatamente  descritta  dal  Boyer. 

Da  parte  mia  posso  aggiungere  due  altre  regioni  nelle  quali  si 
é  manifestata  la  stessa  malattia,  la  Toscana  cioè  e  la  provincia 
romana.  Nella  primavera  ed  al  principio  dell'estate  del  1890 
venivano,  a  diverse  riprese,  spedite  da  Firenze  e  da  altra  parte 
della  Toscana  delle  foglie  di  olivo  che  si  ritenevano  infette  da 
una  crittogama.  Sulla  pagina  superiore  di  queste  si  notavano  delle 
macchie  nerastre  o  di  arsiccio  di  forma  circolare,  mentre  la  pa- 
gina inferiore  delle  stesse  mostrava  delle  chiazze  irregolari  di 
colore  plumbeo  che  talora  si  estendevano  a  tutta  la  superficie 
della  foglia.  L'esame  microscopico  dimostrava  che  le  macchie 
circolari  della  pagina  superiore  erano  prodotte  dal  Cycloconium,, 
(|uelle  irregolari  della  pagina  inferiore  da  numerosi  cespuglietti 
di  ife  di  colore  bruno  olivaceo  che  sporgevano  sulla  superfice 
dall'apertura  degli  stomi.  Mentre  il  fungo  della  pagina  supe- 
riore del  lembo  fogliare  offriva  un  micelio  esclusivamente  sot- 
tocuticolare, abbondanti  fili  micelici,  jalini,  settati,  attraversa- 
vano il  tessuto  spugnoso  del  mesofìllo  arrivando  fino  al  palizzata; 
essi  si  raccoglievano  per  lo  più  in  un  fitto  intreccio  nella  camera 
stomatica  e  da  esso  uscivano  per  l'apertura  stomatica  le  ife  so- 
pra ricordate.  Gli  elementi  del  tessuto  attraversati  dal  micelio  di 
quest'ultimo  fungo  erano  più  o  meno  profondamente  alterati  e 
la  differenza  tra  la  disposizione  del  micelio  dei  due  funghi  e 
l'azione  patologica  da  essi  esercitata  risaltava  subito  all'occhio. 
Esclusa  la  possibilità  che  il  micelio  della  pagina  inferiore  potesse 
ascriversi  2AV  Antennaria  elaeophila  Mont.  e  per  il  suo  aspetto 
differente  e  perchè  il  micelio  di  questo  fungo  si  sviluppa  sulla 
pagina  superiore  e  non  penetra  nei  tessuti  dell'ospite,  rimaneva 


'  Bollettino  di  notizie  agrarie  del  Ministero  cV Agricoltura,  n.  55,  1889. 


ADUNANZA    DELLA    SEDE    DI   ROMA  179 

'da  stabilire  a  quale  altro  ifomicete  dovesse  attribuirsi.  Ad  onta 
di  diligenti  ricerche  fatte  dal  prof.  Cuboni  e  da  me  per  rintrac- 
ciare la  presenza  di  qualche  spora  che  permettesse  la  determi- 
nazione sicura  del  fungo  non  si  riusci  mai  a  riscontrarne.  Le 
fogli?  infette  vennero  ripetutamente  tenute  per  un  tempo  più  o 
meno  lungo  in  camera  umida,  ma  non  si  ottenne  altro  resultato 
che  un  più  ricco  sviluppo  del  sistema  vegetativo  del  fungo.  Tut- 
tavia credo  di  non  errare  nel!' ascrivere  il  micelio  in  questione 
alla  Cevcospora  cladosporìodes  Sacc,  perchè  esso  corrisponde 
perfettamente  per  colore,  forma  e  dimensioni  alla  descrizione  ed 
al  disegno  che  ne  dà  il  Saccardo  (Syll.,  IV,  pag.  470;  F.  ifal.,  672). 
Data  la  presenza  contemporanea  di  due  parassiti  nasce  sponta- 
nea la  domanda:  si  manifestano  essi  contemporaneamente,  indi- 
pendentemente l'uno  dall'altro,  o  l'uno  sviluppandosi  prima  col- 
r azione  patologica  da  esso  esercitata  sull'organo,  prepara  il 
terreno  favorevole  allo  sviluppo  dell'altro?  A  questa  domanda, 
dovendosi  le  mie  osservazioni  limitare  al  semplice  esame  di  ma- 
teriale staccato  dalla  pianta,  non  si  può  rispondere  che  indiret- 
tamente. Gli  studii  del  Boyer  hanno  dimostrato  che  il  Cycloco- 
niimi  oleaginum  non  si  sviluppa  esclusivamente  sulla  pagina 
superiore  della  foglia,  come  prima  si  riteneva,  ma  che  esso  può 
svilupparsi,  sebbene  con  minore  intensità,  anche  sull'inferiore. 
Mi  venne  il  dubbio  che  la  Cercospora  cominciasse  a  manife- 
starsi in  corrispondenza  ai  punti  della  pagina  inferiore  già 
stali  attaccati  dal  Cycloconium,  e  che  di  qui  si  estendesse  poi 
gradatamente  all'altre  parti  della  foglia.  L'esame  mici'oscopico 
.escludeva  però  questo  dubbio,  perchè  la  parefe  esterna  delle  cel- 
lule epidermiche  appariva  sempre  intatta;  nel  suo  spessore  non 
si  osservava  alcuna  traccia  di  micelio,  né  apparivano  in  essa 
modificazioni  tali  da  farci  ritenere  che  fosse  stata  antecedente- 
mente attaccata.  D'altra  parte  il  Boyer  ha  osservato  che  il  Cy- 
cloconium non  intacca  che  le  foglie  che  hanno  raggiunto  il  loro 
completo  sviluppo,  fatto  che  è,  come  è  naturale,  in  stretta  re- 
lazione col  luogo  nel  quale  il  micelio  è  destinato  a  vegetare. 
La  sua  apparizione  si  manifesta  quindi  tardivamente;  nelle  fo- 
glie dell'annata  comincia  di  regola  nel  settembre  e  va  diffon- 
dendosi dalla  base  dei  rami  dell'annata  verso  l'alto.  La  Cerco- 
spora  si  riscontrava  di  regola  nel  caso  nostro  sviluppata  sopra 
le  foglie  che  presentavano  sopra  la  pagina  superiore  un  numero 


180  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   ROMA 

più  0  meno  grande  di  macchie  prodotte  dal  Cycloconium;  solo 
in  qualcuna  di  esse  ho  osservato  la  pagina  superiore  perfetta- 
mente immune  da  parassiti  e  la  pagina  inferiore  abbondante- 
mente provvista  della  Cercospora.  Questo  fatto  però  che  si  deve 
ritenere  come  un*  eccezione,  non  è  succiente  per  distruggere 
l'impressione  ricevuta  dall'esame  del  materiale  che  ebbi  a  mia 
disposizione,  che  T  infezione  del  Cycloconium  i^veceda  di  regola 
l'apparizione  dell'altro  parassita  e  che  le  alterazioni  patologiche 
da  esso  prodotte  alle  foglie  inducano  in  queste  una  certa  quale 
predisposizione  ad  essere  attaccate  dalla  Cercospora.  I  danni 
prodotti  sull'ospite  da  quest'ultimo  fungo  sono  di  certo  supe- 
riori a  quelli  esercitati  dall'azione  parassitaria  del  Cycloconium, 
che  secondo  il  Boyer  sono  insignificanti,  data  la  sua  apparizione 
tardiva,  ad  onta  che  esso  possa  talora  svilupparsi,  specialmente 
sopra  alcune  determinate  varietà  di  olivo,  in  estrema  abbondanza. 
Ricorderò  finalmente  che  altri  esemplari  del  Cycloconium  in 
differenti  stadii  di  sviluppo  furono  da  me  raccolti  nel  luglio 
del  1890  a  Colonna  presso  Frascati.  Riguardo  all'azione  patologica 
di  questo  parassita  sugli  organi  da  esso  attaccati,  io  non  ho  niente 
da  aggiungere  a  quanto  dice  l'Autore  già  più  volte  citato:  le 
mie  osservazioni  non  confermando  che  le  sue:  solo  dirò  che  nel 
materiale  a  mia  disposizione  il  fungo  si  trovava  esclusivamente 
sviluppato  sulla  pagina  superiore. 

Il  Socio  dott.  Terracciano  presenta  poi  la  nota  seguente: 

LE   SASSIFRAGHE    DELLA   FLORA    ROMANA.    NOTA    DEL 
DOTT.  ACHILLE  TERRACCIANO. 


Quante  Sassifraghe  ci  venivano  date  e  descritte  per  la  flora 
della  provincia  di  Roma  dai  sigg.  Sebastiani  e  Mauii  e  dal  San- 
guinetti,  *  erano  quattro  appena:  Saxifraga  tridactylites  Linn., 


*  Sebastiani  et  Mauri,  Florae  romanae  prodromus  (Romae,  1818), 
pag.  147-148.  —  Mauri,  Romanarum  plantarum  centuria  XIII  (Ro- 
mae,  1820),  pag.  20.  —  Sanguinetti,  Florae  romanae  prodromus  alter 
(Romae,  1861),  pag.  327-331. 


ADUNANZA   DELLA    SKDE   DI    ROMA  181 

S.  bulbìfera  Linn.,  5.  granulala  Linn.,  S.  rotundifolìa  Linn. 
Tuttavia  in  un  libro,  compiuto  forse  nel  1772  ma  edito  nel  1822, 
dal  titolo  «  Flora  romana,  1).  Joannis  Francisci  Maratti,  abbatis 
vallumbrusiaiii,  »  insieme  con  S.  iridaclijUte^,  granulata,  ro- 
tundlfolia,  si  dava  anche  S.  colyledon  (=  S.  Ungulata  Bell.) 
per  San  Polo  e  per  monte  Gennaro,  ove  però  non  fu  mai  rin- 
venuta. Si  deve  solo  al  Rolli,  raccoglitore  accurato  e  già  pro- 
fessore di  botanica  in  questa  R.  Università,  se  il  numero  ne 
fosse  di  molto  accresciuto;  poiché  primo  raccolse  nei  monti  di 
Filettino  :  S.  adscenclens  Linn,,  moschata  Murr.,  Ungulata  Bell., 
Aizoon  Murr.,  porophijlla  Bert.,  oppositifoUa  Linn.  Le  quali  poi 
li  stesso  e,  per  ora,  non  altrove  furono  rinvenute  dai  più  re- 
centi studiosi  della  flora  romana. 

Io,  riordinando  testé  1'  erbario  generale  e  quello  speciale  ro- 
mano del  nostro  R.  Istituto  botanico,  ho  potuto  averle  tutte  sot- 
t'  occhio  e  studiarle  di  confronto.  Per  tale  modo  sono  venute 
fuori  forme  peculiari  di  S.  trìdactylites  Linn.,  Aizoon  Murr., 
rotundlfoUa  Linn.;  var.  di  S.  moschata  Murr.  ed  Aizoon  Murr.; 
ed  una  specie  che  già  descrissi  per  S.  meridionalis  ed  é  quella 
che  comunemente  va  tra  noi  per  S.  oppositifoUa  Linn.  Le  dia- 
gnosi sono,  con  quella  chiarezza  e  brevità  che  ho  potuto  mag- 
giori, apposte  ad  ogni  specie  ;  solo  per  la  S.  'ìneridionalis,  di 
cui  in  questo  medesimo  Bullettino  a  pag.  137  trovansi  descri- 
zioni ed  osservazioni,  aggiungerò  essere  succedanea  geografica- 
mente e  morfologicamente  della  S.  oppositifoUa  tipica  di  Linneo. 
Nelle  varietà  e  forme  date  per  un  solo  piccolo  tratto  dell'  Ap- 
pennino romano  già  si  rileva,  che  i  caudicoli  fioriferi  sono  ora 
glabri  ed  ora  pelosi,  le  foglie  tutte  densamente  cigliate  e  pe- 
loso-aracnoidee  alla  base  per  l'allungarsi  dei  denti  marginali 
bianchi,  i  sepali  ora  glabri  ed  ora  lievemente  peloso-ghiando- 
losi,  le  capsule  terminate  dagli  stili  divergenti  ;  catatteri  che  la 
fanno  adunque  stare  fra  il  tipo  linneano  e  la  S.  biflora  Ali., 
senza  essere  né  1'  una  né  l' altro.  È  comune  in  tutto  l'Appen- 
nino centrale,  vive  nel  Montenegro  come  una  varietà  orientalis, 
e  non  è  improbabile  che  assai  più  grande  ne  sia  la  diffusione  e 
che  nei  diversi  luoghi  si  presenti  con  forme  del  pari  caratte- 
ristiche. 


182  ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   ROMA 

II. 

1.  S.  TRiDACTYLiTES  Li'nn.  IMaratti,  FI.  rom.,  voi.  I,  pag.  307  ; 
Sebastiani  et  Mauri,  Prodr.  fl.  rom.,  pag.  148  ;  Deakin,  FI. 
Coloss.,  pag.  53;  Sanguinetti,  Fl.  rom.  prodr.  alt.,  pag.  328; 
Fioiini-Mazzanti,  Fl.  Coloss.,  pag.  19;  Gravis,  Herbor.  mar. 
poni.,  pag.  176. 

formae:  a.  muralis,  pusilla,  magis  glandulosa,  foliis 
et  floribus  dimiuutis,  paucis. 
b.  nemoralis,  elata,  ramosa,  ramis  divarica- 
tis,  interdum  huc  illuc  glabriuscula,  foliis^ 
caulinis  lanceolato-obtusis,  floribus  longe 
pedunculatis,  saepe  cernuis. 
e.  montana,  pusilla  sed  caespitosa,  foliis  in- 
ferioribus  rosulatis,  caule  maxime  glandu- 
loso,  rubescente. 
Hab.;*  Roma  nei  muri  e  sui  tetti,  Sanguinetti,  1.  e,  Maratti, 

1.  e;  sui  muri  antichi,  Rolli!;  Colosseo!,  De  Notaris!  Fiorini- 
Mazzanti!;  Fòro  Romano!,  Sanguinetti!  (V.  18i32):  Tempio  della 
Pace,  Sanguinetti!;  Palazzo  dei  Cesari,  Avetta!  (20,  IH,  1881); 
Scala  di  San  Gregorio  Magno,  Canneva!  (22,  IV,  1877);  Te- 
staccio,  Sanguinetti!  (II,  1828),  Avetta!  (25,  IV,  1881);  Ponte 
Mammolo  fuori  porta  San  Lorenzo,  Canneva!;  Orto  botanico 
di  Panisperna,  Canneva!  (26,  III,  1890);  Villa  Borghese,  Pelosi  ! 
(15,  III,  1883);  dintorni  della  città,  Cuboni!  (IV,  1879);  Tor  d'An- 
gelo fuori  Porta  Maggiore,  Mauri!  (29,  III,  1876);  monti  Pa- 
rioli!  (16,  IV,  1890);  —  Cori  nei  monti  Lepini,  Gravis,  1.  e;  — 
Campagnano  !  (4,  IV,  1887)  ;  —  Rocca  di  Subiaco,  Pelosi  !  (25, 
V,  1886)  ;  —  Filettino!  nei  colli  Albanesi,  Martelloni  !  (IV,  1887); 
monte  Cotento!,  Pelosi!  (VII,  1886);  —  Tivoh!  (27,  V,  1887);  — 
monte  Gennaro,  Brizi!  (12,  V,  1889);  a  colle  Zappi!  (27,  V,  1887); 
—  Cineto  Romano!  (23,  V,  1891). 

2.  S.  ADSCENDENS  Linn. 

forma:  rivalis,  petalis  obovatis,  calycem  aequantibus. 


*  Io  stesso  raccolsi  la  pianta  quando  al  nome  della  stazione  segue 
l' ammirativo  ;  1'  ammirativo  dopo  un  nome  di  persona  denota  che 
studiai  la  pianta  con  cartellino  autografo. 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI    ROMA  183 

Hab.  :  Filettino  nel  monte  Piano,  Martelloni!  (VI,  1887)  ;  Tri- 
nità e  monte  Autore  nei  monti  Simbruini!  (15,  VII,  1891);  la 
forma  alla  sommità  del  Cantro  di  Filettino,  Rolli!  (12,  VII,  1856). 

3.  S.  GRANULATA  Liiin.  Maratti,  op,   cit.,  pag.   307  ;   Sebastiani 

et  Mauri,  op.  cit,  pag.  147;  Deakiii,  op.  cit.,  pag.  52;  San- 
guinetti,  op.  cit.,  pag.  329. 

Hab.  :  Sommità  della  Semprevisa  nei  monti  Lepini  sopra  Car- 
pinete, Rolli!  (6,  VI,  1852);  —  monte  Gennaro!  (6,  VI,  1891), 
Maratti,  1.  e,  Brizi  !  (12,  V,  1889);  —  monte  Viglio  sopra  Fi- 
lettino! (14,  VII,  1891);  —Colli  albani,  a  Rocca  di  Papa,  Rolli! 
(13,  V,  1861);  Madonna  del  Tufo,  Sanguinetti!  (IV,  1828);  som- 
mità del  monte  Lucretile,  Rolli!  (26,  V,  1859);  monte  Cavo, 
Cuboni!  (25,  IV,  1880),  Avetta !  (14,  IV,  1880),  Pelosi!  (21,  V, 
1886);  —  Guadagnolo,  Sanguinetti,  loc.  cit. 

Obs.  :  Il  Deakin  descrive  e  dà  pel  Colosseo  tale  pianta  ;  ma, 
non  avendovela  mai  nessuno,  e  prima  e  dopo  di  lui,  ritrovata, 
siffatta  indicazione  va  ritenuta  dubbiosa. 

4.  S.  BULBIFERA  Liun,  Mauri,  Rom.  pi.  cent.  XIII,  pag.    20  sub 

S.  veroìiicaefolia ;  Sanguinetti,  op.  cit.,  pag.  329. 
Hab.:  Monti  Albani,  Campi  di  Annibale,  Rolli!  (23,  V,  1861); 
monte  Compatri  ed  Albano,  Sanguinetti,  1.  e;  Forcella  presso 
monte  Compatri,  Mauri,  1.  e;  Guadagnolo,  Sanguinetti!  (V.  1832); 
monte  Calvo,  Pelosi  !  (26,  V,  1886);  monte  Gennaro!  (6,  VI,  1891), 
Cuboni!  (10,  VI,  1880);  Riofreddo!  (23,  V,  1891);  monte  Cimini, 
Mauri,  1.  e;   fosso   Lupato   nei    dintorni    di  Viterbo,  Mari!  (9, 

V,  1890);  monti  Lepini  alla  Reticheta  di  Carpineto,  Rolli!  (5, 

VI,  1852). 

5.  S.  ROTUNDiFOLiA  Linu.  Maratti,  op.  cit.,  pag.  306;  Sebastiani  et 

Mauri,  op.  cit.,  pag.  147;  Sanguinetti,  op.  cit.,  pag.  328. 
formae:  a.  uìnbrosa,  caule  elato,  laxe  folioso,  apice 
valde  ramoso,  foliis  caulinis  sessilibus,  acu- 
te-lobatis,  lobis  triangularibus,  aequalibus, 
foliis  infei'ioribus  longe  petiolatis,  obtuse 
lobatis,  lobis  interdum  albo-marginatis. 
b.  pumila,  caule  abbreviato,  ramulis  etiam 
confertioribus,  foliis  caulinis  inaequaliter 


184  ADUNANZA    DELLA   SEDE    DI    ROMA 

lobatis,  lobis  deltoideo-acutis,  floribus  mi- 
noribus. 
Hab.:  Monte  Gennaro!  (6,  VI,  1891),  Cuboni  !  (10,  VI,  1880,),. 
Pirotta!  (VI,  1885);  monte  Lucretile,  Sanguinetti!  (VII,  1827); 
Guadaglielo,  Sanguinetti  1  (VII,  1832);  monti  Lepiiii  a  Carpinete, 
Rolli!  (VII,  1852);  Riofreddo!  (23,  V,  1891);  San  Vito  Romano, 
Salomonsohn!  (V,  1891);  monte  Pellecchia!  (27,  VII,  1890);  monti 
Simbruini  a  monte  Viglio!  (14,  VII,  1891);  monte  Cosento!  (12, 
VII,  1891);  fra  Trevi  e  Valleprietra!  (15,  VII,  1891);  Cafor- 
chietto,  Martelloni  !  (VI,  1887)  ;  Faito,  Baldini  !  (29,  IX,  1886)  ; 
Filettino  nelle  colline  della  Moscosa,  Pelosi!  (VII,  1886). 

6.  S.    MOSCHATA  Wulf. 

YSiV.  pygmaea  (Han.)  Engler  (=  S.  muscoides  \V\i\L  var.  in-, 
tegrifolia  Koch.  con  Are,  Corap.  li.  ita!.,  pag.  253). 
Hab.:  Rupi   del    Cantre   di    Filettino,   Rolli!  (12,  VII,  1856); 
monte  Viglio,  sulla  vetta!  (15,  VL  1891). 

7.  S.   LINGULATA   Bell. 

Hab.:  Filettino  sul  Cantre,  Rolli!  (12,  VII,  1856);  monte  Vi- 
glio !  (14,  VH,  1891). 

8.  S.  AizooN  Murr. 

formae:  a.  humilis,  foliis  diminutis,  dense  rosulatis, 
surculis  sterilibus  abbreviatis,  caule  fiori- 
fero tenui,  recto,  apice  tantum'ramoso-co- 
rymboso. 
b.  elata,  foliis  obovato-spathulatis, caule  erec- 
to, valde  ramoso,  ramis  longis,  divaricatis. 

varietates  :  a.  latina,  foliis,  basilaribus  lingulatis,  planis, 
3-4  cm.  longis,  3-9  mm.  latis,  apice  mu- 
cronulatis,  margine  serrulatis,  basi  cilia- 
tis,  caule  elato,  piloso-glanduloso,  superne 
praesertim,  floribus  ad  ramulorum  apicem, 
et  in  paniculam  fere  oblongam,  obtusam 
dispositis,  calycis  laciniis  subtriangulari- 
bus,  obtusis,  petalis  dimidio  minoribus. 
b.  m/erme^m,  foliis,  obovato-spathulatis,  ob- 
tusis,  serrulatis,   dentibus,   nunc  obtusis, 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   ROMA  185 

mine   acutis,  caule  crasso,  erecto,   Tube- 
scente,  piloso-glaiiduloso,  caiycis    laciniis 
subrubris,    floribus    intense    luteis,   maio- 
ribus. 
Hab.:  Cantro  di  Filettino,  Rolli!  (13,  VII,  1856);  monte  Ca- 

forchietto  nei  Simbruini,  Baldini!  (10,  IX,  1886);  monte  Viglio! 

(14,  VII,  1891),  Pelosi!  (VII,  1886),  Baldini!  (23,  IX,  18S6). 
Var.  a.  al  monte  Cotento  !  (12,  VII,  1891;  — &.  Filettino  alle 

colline  della  Moscosa,  Pelosi!  (VII,  1886);  Caforchietto,  Martel- 

loni!  (VI,  1887). 

0.  S.  poROPHYLLA  Bei'tol.  (confei".  A.  Terracciano,  Le  Sassifra- 
ghe del  Montenegro,  in  Bull.  Soc.  bot.  ital.,  1892,  pag.  134). 
Hab.:  Sommità  del  Cantro  di  Filettino,  Rolli!  (12,  VII,  1856). 

10.  S.  MERiDiONALis  A.   Terr.   Sass.  Monten.,  in  Boll.  Soc.  bot. 
ital.,  1892,  pag.  137  (=  S.  opposìtofìa  Baldini  e  Pelosi,  Add. 
ad  fl.  ital.,  in  Malpighia,  ann.  I,  fase,  IV,  pag.  191). 
varietates  :  a.  apennina,  foliis  dimlnutis,  ovato-obovatis, 
albo-ciliatis,  ramulorura   sterilium  farete 
et  quadri fariam  imbricatis. 
Formae  occurrent:  a.  caudiculis  sterili- 
bus  superioribus  longioribus  glabris;  — 
&. caudiculis sterilibus  pilosis,  foliis qua- 
drifariam  disposltis.  Cataphylla  nunc 
desunt,  nunc  in  quibusdam  caudiculis 
adsunt  ;   folia  variant  malore  et   mi- 
nore, laxe  ac  dense  imbricafa. 
b.  latina,  calyce  glandulifero,  floribus  in  ca'u- 
diculorum  elongatorum  laxe  foliosorum  et 
pilosorum  apicem  subsessilibus,  maiusculis, 
caudiculis  sterilibus  foliis  haud  cataphylli- 
feris,  brevibus,  columnaribus  foliis  planis, 
parvis,    maxime    dentato-ciliatis    et    basi 
arachnoideis. 
Hab.:  Sopra   il   Cantro   di   Filettino,  Rolli!   (12,  VII,  1856)! 
monte  Viglio!  (14,  VII,   1891),   Baldini!  (23,  IX,  1886),  Pelosi; 
(VI,  1886).  —  Var.  b.  a  monte  Piano,  Martelloni  !  (VI,  1887,  et 
VIII,  1888). 


186  ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

Da  ultimo  il  prof.  Pirotta  fa  la  seguente  comunicazione  a  propo- 
sito della  coltura  del  Cynomorium  cocGÌneum  :  • 

«  I  SociU.  Martelli  e  G.  Arcangeli  (Bull.  Soc.  bot.  ital.,  1892,  p.  97 
e  127)  hanno  fatto  conoscere  i  risultati  dei  loro  tentativi  per    col- 
tivare il  Cynomorium  coccineum,  ed  il  Martelli,  annunciando    l'esito 
felice  della  prova,  aggiungeva  :  che  V esperienza  era  riuscita  ...... 

e  che  cV  ora  innanzi  dovunque  piaccia  sarà  facile  coltivare  una  pianta 
tanto  strana  ed  interessante. 

«  Ora,  al  solo  scopo  di  constatare,  che  non  è  la  prima  volta,  che  il 
Cynomorium  vien  coltivato  in  Italia,  credo  dover  far  conoscere,  che 
fin  dal  1885  io  introducevo  nell'Orto  Botanico  di  Roma  questa  Bala- 
noforea,  valendomi  di  abbondante  materiale  inviatomi  da  Cagliari 
dall'egregio  collega  prof.  Gennari.  Alcuni  individui,  allevati  dap- 
prima in  vaso  sopra  piante  di  Halimus  portulacoides,  collocai  in  piena 
terra  vicino  alle  radici  di  un  rigogliosissimo  esemplare  di  questa 
stessa  pianta  vegetante  a  Panisperna.  Nel  febbraio  dall'anno  sxicces- 
sivo  poco  lontano  dal  luogo  nel  quale  io  avevo  messo  il  Cynomorium 
si  svilupparono  cespi  di  bellissimi  scapi  fioriferi.  Il  parassita  con- 
tinuò a  mostrarsi  par  parecchi  anni  successivi  finché,  abbandonata 
la  parte  di  Orto,  dove  stava  V Halimus,  lo  feci  levare  e  coltivare  in 
vaso,  coltura  che  tuttora  riesce. 

«  Dell'esito  di  questi  tentativi  da  me  fatti  scrisse  il  pi'of.  A.  Engler 
nella  Gartenflora  del  1886  a  pag.  286.  » 

Esaurite  le  comunicazioni  la  seduta  è  levata. 


SEDE  DI  FIRENZE. 

Adunanza  del  14  febbraio  1892. 

Il  Presidente  apre  1'  adunanza  dando  lettura  della  seguente  let- 
tera da  lui  diretta,  dietro  incarico  ricevutone  nell'adunanza  della 
Società  del  10  gennaio,  al  Ministro  della  Pubblica  Istruzione  : 

Firenze,  26  gennaio  1892. 

La  Società  botanica  italiana,  avendo  giudicato  suo  dovere 
prendere  in  esame  i  nuovi  programmi  per  l'insegnamento  della 
Storia  Naturale  nei  Ginnasi  e  nel  Licei,  ha  incaricato  il  sotto- 
scritto di  comunicare  alla  S.  V.  111."*  un  ordine  del  giorno  ed 
un  suo  desiderio  relativi  a  tale  argomento. 

L'ordine  del  giorno  suddetto,  che  ebbe  l'approvazione   una-r 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  187 

nime  nella  sediUa  del  10  gennaio  u.  s.  tenuta  nella  sua  Sede 
di  Firenze,  è  concepito  nei  seguenti  termini  ; 

«  Considerando  che  nel  Programma  per  i  Ginnasi  e  Licei  del 
«  21  ottobre  1883  saviamente  era  stato  ripartito  l'insegnamento 
«  elementare  della  Botanica  in  due  anni,  per  modo  che  veniva 
«  dato  nel  secondo  periodo  di  ogni  anno,  ossia  nella  stagione 
«  estiva,  quando  solamente  era  possibile  avere  il  materiale  fre- 
«  SCO  assolutamente  richiesto  dall'indole  dell'insegnamento; 

«  Considerando  che  nel  programma  del  7  ottobre  1891,  ora 
«  entrato  in  vigore,  il  medesimo  insegnamento  è  stato  irrazio- 
«  nalmente  portato  tutto  in  un  solo  anno,  ossia  in  parte  nella 
«  stagione  invernale,  quando  fa  difetto  il  materiale  fresco  e  fa 
«  duopo  ricorrere  in  sua  vece  a  dei  compensi  affatto  inadatti, 
«  an/-i  contrari  allo  scopo  dell'insegnamento,  qual' é  dichiarato 
«  nel  programma  stesso  ; 

«  La  Società  botanica  italiana  fa  voti,  perchè  in  questa  parte 
«  l'insegnamento  della  Botanica  ritorni  alla  giudiziosa  pratica 
«  del  programma  del  1889.  » 

La  Società  stessa  prega  inoltre  1'  E.  V.  IH."*  a  voler  rivolgere 
la  sua  attenzione  alle  disposizioni  che  nei  programmi  del  1889 
prescrivevano  le  modalità  d^  seguire  negli  esami  di  Storia  Na- 
turale nel  Ginnasio. 

Quelle  disposizioni  che  la  Società  considera  per  ogni  riguardo 
opportune,  mentre  consacravano  la  necessità  di  applicare  nel- 
l' insegnamento  il  metodo  oggettivo,  davano  al  Ministero  un 
modo  facile  per  verificare  se  l'opera  degl'insegnanti  suoi  era 
conforme  ai  più  savi  principi  della  didattica,  e  di  giudicare  al- 
tresì con  criteri  sicuri  degli  elfetti  etlucativi  che  dall'insegna- 
mento medesimo  si  attendono  e  si  possono  attendere.  Nello  stesso 
tempo  l'esame,  cosi  com'era  pre^^critto,  dava  all'insegnante  pub- 
blico gli  elementi  per  giudicare  rettamente  gli  esaminandi  pro- 
venienti dalle  Scuole  private,  nelle  quali  troppo  spesso  l' inse- 
gnamento della  Storia  Naturale,  malamente  impartito,  riesce 
del  tutto  inefficace. 

DevJ^°  Servo 
Giovanni  Arcangeli. 
A  Sua  Eccellenza  il  Ministro 

della  Pubblica  Istruzione 
Roma. 


188  ADUNANZA    DELLA    SEDK   DI   FIRENZE 

Il  Presidente  annunzia  quindi  il  prossimo  viaggio  alla  Colonia 
Eritrea  del  Socio  Achille  Terracciano  al  quale  dietro  proposta  del 
Socio  Martelli  viene  inviato  un  saluto  ed  un  augui-io. 

Viene  quindi  annunziato  che  il  sig.  S.  Renaud  (Principato  di  Mo- 
naco) mette  in  vendita  una  collezione  di  150  specie  di  Muschi  Austro- 
affricaui  con  circa  40  specie  nuove,  al  prezzo  di  L.  15  la  mezza  cen- 
turia. 

L'Archivista  Martelli  dà  Iattura  del  seguente  elenco  di  doni  per- 
venuti alla  biblioteca  della  Società  : 

Dal  prof.  T.  Carnei  :  Carnei.  Epitome  florae  Europae  terrarum- 
que  affinium.  Florentiae  1892. 

Dal  prof.  G.  Arcangeli:  Arcàngeli.  Cenni  necrologici  sul  generale 
Vincenzo  Ricasoli.  Firenze  1891.  —  Sopra  ima  varietà  dell'  Hibiscus 
cannab'nus  L.  Firenze  1891.  —  Sulle  foglie  e  sulla  fruttificazione  del- 
l' HeliaodicerGs  musjìvorus.  Firenze  1891.  —  Sulla  cultura  ddl  Cyno- 
morium  co^.cineum.  Firenze  1891.  —  Sul  Dracunculus  canariensis  Kunth. 
Firenze  1891. 

Dal  dott.  E.  Baroni  :  Baroni.  Sulla  struttura  del  seme  dell'  He- 
merocallis  flava. 

Dai  sigg.  G.  Gibelli  e  F.  Ferrerò  :  Gibelli  e  Ferrerò.  Eicerche 
di  anatomia  e  morfologia  intorno  allo  sviluppo  dell'ovolo  e  del  seme 
della  Trapa  natas  L.  Genova  1891. 

Dai  sigg.  G.  Gibelli  e  S.  Belli  :  Gibelli  e  Belli.  Rivista  critica 
delle  specie  di  Trifulium.  italiane  comparate  con  quelle  del  resto 
d'Europa  e  delle  regioni  circummediterranee  della  sezione  Trigan- 
theum  Nobis  (Mistyllus  Presi.   P.  P.).  Torino  1891. 

Dal  dott.  E.  Rostan  :  Fuohs  L.  De  historia  stirpium  commen- 
tari insignes.  Lugduni  1549.  —  BnUetins  des  travaux  de  la  So- 
cióté  Murithieiine  pour  les  années  1872,  1873,  1874.  Sion  1876.  — 
MuUer  J.  Les  Characées  geaévoises.  Genève  1881.  —  Correvon  H. 
Liste  des  plantes  des  montagnes  élevées  au  jardin  alpin  d'acclima- 
tation  de  Genève.  Genève  1885,  —  Crep'n  F.  Nouvelle  classification 
des  Boses.  Melun  1891.  —  Examen  de  quelques  idées  émises  par 
MM.  Burnat  et  Gremii  sur  le  genre  Rosa.  Gand  1888.  —  Genty  P.  A. 
Note  sur  le  Piroga  media  Swartz,  piante  rare  nouvelle  pour  la  flore 
jurassique  et  la  flore  fran9aise.  Paris  1890. 

Dal  sig.  C.  Grilli  :  Grilli.  Ossarvazioni  sopra  una  questione  di  fi- 
siologia vegetalo  relativa  ai  licheni  per  0.  J.  Richard.  Traduzione 
autorizzata  dall'Autore.  Castelpiano  1892. 

Dal  dott.  D.  Lanza:  Lanza.  Gli  Adonia  di  Sicilia  e  di  Sardegna.  Pa- 
lermo 1891. 

Dal  prof.  C.  H.  Peck  :  Peak.  Annual  report  of  the  state  botanist 
the  state  of  New  York.  Albany  1891-92. 

Dal  sig.  W.  H.  Bdeby:  Beeby.  On  the  flora  of  Shetland  1891.  — 
A  new  Hieracium.  London  1891. 

Dal  sig.  J.  E.  Forster  :  Forster.  Mushrooms  and  Mushroom-poiso- 
ning.  Massachusetts  1890. 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  189 


Vien  dato  lettura  della  nota  seguente  : 

UNA    ERBORIZZAZIONE    FUORI    STAGIONE.   NOTA    DI   A. 
GOIRAN. 

Osservazioni  da  me  accuratamente  proseguite  per  oltre  un 
ventennio,  hanno  messo  in  chiaro  che  nei  dintorni  di  Verona 
fra  il  15  di  novembre  e  il  15  di  dicembre,  almeno  negli  anni 
normali,  é  quasi  certo  di  rinvenire  nei  campi,  nelle  sie[)i,  lungo 
i  fossi  e  le  vie,  nelle  ortaglie,  con  tracce  e  segni  evidenti  di 
fioritura  e  non  infrequentemente  con  fioritura  completa,  o  tutte, 
o  per  lo  meno  alcuna  fra  le  specie  seguenti:  Dellìs  perennis, 
Picris  liieracioìdes,  Ceniauma  solstitlalis,  Scabiosa  Colwnba- 
ria,  Lychnis  alba,  Chenopodium  murale,  Alyssum  mariti- 
muiii,  Pyrethrwn  Parthenittm,  Stellarla  media,  Poa  annua, 
Senecio  valgaris,  alcune  forine  di  Crisantemi  ecc.;  le  quali 
pertanto  rappresenterebbero  presso  di  noi  le  specie  maggior- 
mente resistenti  ai  rigori  invernali.  All' infuori  di  questi  resi- 
dui 0  simulacri  di  vegetazione  tutto  è  squallore  sin  oltre  al  sol- 
stizio d'inverno.  Si  hanno  però  anni  eccezionali  che  si  sottraggono 
'nel  fatto  a  questa  regola  generale:  narra  un  cronista  veronese 
che  nel  mese  di  dicembre  dell'anno  1504,  in  molti  lochi  del 
Veronese  se  trovò  de  la  scgalla  che  haveva  facto  de  le  spighe, 
et  de  le  fave  fresche,  et  pizoli  che  erano  renassucli,  et  sosini 
et  altri  frati,  et  fiorì  li  mandolini,  et  fa  trovato  meloni 
maturi.    ■ 

L'anno  1891  appartiene  a  queste  annate  eccezionali  come  è 
dimosti-ato  da  una  erborizzazione  accidentalmente  da  me  fatta 
nella  collina  soprastante  a  Montorio  veronese  il  giorno  13  no- 
vembre fra  Olive  (m.  70)  e  la  torricella  Orti  (m.  356).  È  oppor- 
tuno ricordare  che  la  temperatura  abbassò  considerevolmente  e 
rapidamente  negli  ultimi  giorni  di  ottobre  e  si  mantenne  assai 
bassa  nei  primi  di  novembre:  nei  quali  si  ebbero  in  Verona 
forti  brinate,  oltre  ad  un  tentativo  di  nevicata  1'  ultimo  giorno 
di  ottobre. 


190 


ADUNANZA   DELLA     SKDE   DI   l^UENZE 


1 

1"  Decade 

2*  Decade 

3»  Decade 

OTTOBRE 
Temperature 

NOVEMBRE 
Temperature 

DICEMBRE 
Temperature 

Massima 

Minima 

Massima 

Minima 

Massima 

1 
Minima 

£7.4 
24.8 
22.8 

14  6 
12.5 
2.0 

12.  4 
17.6 
14.2 

-0.  5 
1.0 
5.5 

15.2 
13.6 
9.  0 

4.6 
-1.4 
-6.1 

Ma  la  temperatura  divenne  più  mite  passati  i  primi  di  no- 
vembre, e  si  conservò  quasi  primaverile  sino  alla  seconda  de- 
cade di  dicembre.  Laonde  si  trovavano  copiose  le  cosi  dette  in- 
salale da  campo,  che  d'  ordinario  le  campagnuole  traducono 
dai  dintorni  della  città  di  Verona  sul  pubblico  mercato  nei  mesi 
di  marzo  ed  aprile;  e  consistono  nelle  rosette  o  nei  teneri  getti 
di  Cich07-iu7n  Intybus,  Valerianella  oUloria,  Campanula  Ra- 
2junculus,  Naslurtium  offìcmale,  Veronica  Beccabunga.  Con- 
temporaneamente nella  collina  verone.se  erano  in  fiore  diverse 
piante:  Pì^imus  domestica,  P.  spinosa,  P.  cerasus,  Pijrits  com- 
munis,  ed  all'ingresso  nella  Valpanlena  persino  una  pianta  di 
Broussonelia  papi/rifera. 

Ciò  premesso,  ecco  1'  elenco  delle  piante  da  me  ritrovate  in 
fiore  il  giorno  13  dicembre  1891,  nella  località  più  sopra  ri- 
cordata. 

Ranunculus  acris,  R.  nemorosus,  R.  buWosus. 

Diplotaxis  ienutfolia,  D.  niuralis,  Rapistram  rugosum, 
Lepiclium  graminifoliam,  Thlaspi  Bursa-pasloris. 

Reseda  Pìujteiima  (copiosissimo  in  fiore  e  frutto). 

Helìantìiemum  canum,  H.  vulgare. 

GypsopMla  saxifraga,  Diantlms  Segujeri,  Slìene  in/tata^ 
Lycìinis  alba,  Stellarìa  media. 

Malva  sylvestris,  Hibiscus  syriacus. 

Geranium  molle. 

Evonymus  europaeus  (fruct). 

Vitis  vinifera  (trovata  una  pianta  con  gemme  appena 
sbocciate). 

Medicago  liipulina,  Trifolium  pratense,  Donjcnmm.  her- 
baceiim,  Piswn  satimim  (un  intiero  campo  in  piena  fioritura 
e  sopra  alcune  piante  i  piccoli  baccelli). 


ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIKENZB  191 

Prunus  spinosa,  Fragrarla  sp.  (coltivata:  intere  ajuo le 
fiorite),  Rosa  sp.  (coltivata). 

Canon  Petroselinum  (in  fiore,  ma  coltivata  nelle  ajuole 
di  una  piccola  ortaglia  alla  Pezza),  Pimpinella  saxifraga,  Foe- 
niculum  officinale,  Peiicedanuin  venetum,  P.  Oreoselinum, 
P.  Cercaria,  Daucus  Carota,  Caucalis  daucoides. 

Hedera  Helix. 

Comus  sanguinea. 

Asperula  cynanchica,  Galium  purpureum. 

Scabiosa  Colunibaria. 

Solidago  Virga-aurea,  Erigeron  canadensis,  E.  acris, 
Aster  Ame.Hus,  Bellis  i;(?r^;»2e\9,  Senecio  vulgaris,  Leucanthe- 
mum  vuljare,  Chrysanthemum  (piante  collivate),  Pijrèthriim 
Parthenium,  Anthemis  arcensis  (copiosissima).  Achillea  mille- 
foliiim.  Artemisia  camphorata,  Xanthium  spinoswn,  X.  stru- 
marium.  Calendula  o/fìcinalis  (coltivata),  Centaureanigrescens, 
C.  maculosa,  Rhagadiolus  sle'laliis,  Cicliorlam  Intijbus,  Picris 
hieracioides,  Leontjdon  hispidam,  Sonchus  oleracewi,  Tara- 
wacum  vulgare,  Cì-epis  foelìda,  C.  setosa,  Hieracium  pilosella, 
H.  sabaiuluni,  IL  umhellaium. 

Campanula  spicata,  C.  glomerata. 

Liguslrum  vulgare  (fruct.). 

Vinca  minor. 

Solanu  n  nigrmn. 

Plantago  major. 

Antirrìiinuni  majus,  Linaria  vulgaris,  L.  minor. 

Calami! Ulta  Clinopodium,  C.  paroiflora.  Salda  praten- 
sis,  Rosmarini  o/Ticinalis,  Stachys  annua,  S.  recta,  Ajuga 
Chamaepilys. 

Verbena  oflicinalis. 

Anagallis  aroensis. 

Polygonum  Convolvolus,  P.  aviculare. 

Amarantwi  relrofleocus,  A.  Blitum. 

Chinopodium  urbicum. 

Urtica  urens,  U.  dioica,  Parietaria  diifusa. 

Euphorbia  helioscopia,  E.  Peplus,  Mercurijlis  annua. 

Corylus  A vel'ana. 

Rus:jux  aculeatus. 

Avena  salica,  Poa  annua,  Lolium  iemulentum,  Triti- 
cum  vulgare  (tutts  con  pannocchie  o  spighe  in  pieno  sviluppo). 


192  ADUNANZA   DKLLA    SEDE   DI   FIRENZE 

Nel  giorno  13  novembre  nel  quale  ho  osservato  le  piànte  qui 
sopra  elencate  cade  la  festività  di  S.  Lucia,  ed  il  vecchio  pro- 
verbio veronese  dice  che  A  santa  Lussia  el  fredo  crussia, 
per  esprimere  appunto  che  a  quest'  epoca  sopravvengono  i  freddi 
più  rigorosi  della  stagione.  Del  resto  mi  è  occorso,  or  sono  di- 
versi anni,  in  questo  stesso  giorno  di  S.  Lucia,  rinvenire  al- 
l'altez/.a  ili  Cerro  Veronese  (m.  728)  una  pianta  di  fragola  non 
solo  in  (ìoritura,  ma  con  numerosi  frutti  perfettamente  maturi, 
in  società  con  esemplari  in  fiore  di  Pri inula  grandiflora,  Viola 
odorala,  Porientilla  alba. 

Termino  questa  nota  osservando  che  il  25  dicembre  (1891) 
ho  trovato  in  fiore  Helleborus  niger  (Rosa  di  Natale)  ed  ai 
4  febbraio  (1892)  Crocus  Injloriis  e  Primula  Sibthorpii.  Sin 
dai  primi  di  Febbraio  a  Cerro  Veronese  era  fiorito  Daphne 
Laureola. 

Il  Socio  C.vuuEL  mette  in  rilievo  l'analogia  che  deve  esistere,  a 
giudicarna  specialmente  dagli  ebnchi  surriferiti,  fra  il  clima  di  Ve- 
rona e  quella  di  Firenze.  Il  Socio  Micheletti  confei-ma  l'osssrvazione 
del  prof.  Carnai. 

Viena  presentata  la  seguente  nota: 

FRAMMENTI  LICHENOGRAFICL  NOTA  DEL  DOTT.  EUGE- 
NIO  BARONI. 

Della  Lichenografia  dell'Italia  settentrionale  e  meridionale 
già  si  occuparono  egregiamente  i  chiarissimi  signori  Anzi,  Ga- 
re vagì  io,  Massalongo,  Baglietto,  Jatta,  per  non  citarne  che  al- 
cuni; ciò  nulla  meno  credo  non  inutile  cosa  riferire  in  questa 
nota  sopra  alcune  specie,  le  quali  possono  forse  interessare  per 
le  nuove  località  in  cui  sono  state  raccolte. 

Dal  sig.  Emilio  Rodegher  furono  inviate  nell' anno  decorso  al 
sig.  prof.  G.  Arcangeli  alcune  specie  di  Licheni  raccolti  in  quel 
di  Bergamo  e  da  quest'  ultimo  a  me  favoriti  per  studio. 

Quelli  riferaiitisi  al  ganere  Cladonia  furono  rinvenuti  sui 
Colli  Bergamaschi  sopra  roccia  calcareo-lerrosa  e  ai  piedi  delle 
quercia;  gli  altri  qua  e  là  sul  terreno  e  sul  letto  del  Serio. 

Essi  sono  :  Cladonia  rangiformis  Hoffm.  —  CI.  alcicornis 
(Leight.)  Flk.  —  CI.  pyxidata  (L.)  Fr.  ^.  pocillum  (Ach.)  Fr.  — 


ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  193 

CI.  fimbriata  (L.)  Fr.  a.  iabaeformis  HofTm.  —  CI.  furcata 
(Hoffm.)  j3.  racemosa  (Hoffm.)  Flk.  e  la  forma  co?'i/mbosa  (Ach.) 
Nyl.  —  CI.  squamosa  Hoffm.  s  frondosa  (DC.)  Nyl.  —  CI.  cae- 
spìtitia  (Flk.)  —  Lepra  candelaris  Schaer.  —  Physcia  pulve- 
rulenta  (Schreb.)  Nyl.  ?.  pilijrea  (Ach.)  Nyl.)  —  Xanihoria 
parìetina  (L.)  Th.  Fr.  ot.  vulgaris  Schaer.  —  Placodìum  cras- 
sum  (Huds.)  Th.  Fr.  —  PI.  falgens  (Sw.)  Th.  Fr.  —  Psora 
decipiens  (Ehrh.)  Kbr.  f.  dealbata  Mass.  —  Thalloidima  eoe- 
ruleonigricans  (Lightf.)  —  Synechoblastus  Vespertilio  (Lightf.). 
Appena  che  dallo  stesso  sig.  Rodegher  saranno  inviati  altri 
esemplari  che  ha  promesso  di  raccogliere  sul  Barbellino  e  sul 
Cinione,  mi  affretterò  a  riferirne  alla  nostra  Società. 


I  sigg.  Antonio  Biondi  e  prof.  Arcangeli  in  occasione  della 
IV*  Riunione  generale  della  nostra  Società  botanica  in  Napoli 
raccolsero  insieme  ad  altre  piante  alcune  specie  di  Licheni,  delle 
quali  intendo  qui  di  riferire  brevemente. 

Le  specie  sono  poche  e  piuttosto  comuni.  Ho  riscontrato  vari 
esemplari  di  Roccella  phycopsis  (DC.)  diversamente  sviluppati, 
giacché  il  tallo  di  alcuni  misura  appena  2  o  3  cm.,  quello  di 
altri  supera  i  5  o  6  cm.  :  in  questi  ultimi  il  tallo  è  sempre  so- 
redifero  e  sporifero.  Furono  raccolti  il  26  agosto  presso  Cuma 
dall'Arcangeli.  Frammista  agli  esemplari  precedenti  credo  di 
avere  riconosciuto  la  Roccella  tinctoria  (DC),  gracile  e  ste- 
rile, che  si  lascia  scorgere  per  il  suo  tallo  arrotondato,  bian- 
castro e  bruno  nell'apice.  Noto  inoltre  la  Parmelia  saxatilis 
(L.)  Fr.,  sterile,  con  tallo  vinato  e  macchiettato  nei  margini  in 
bruno,  raccolta  dal  Biondi  fra' muschi  sopra  Vico  Equense:  la 
Physcia pulverulenta  (Schreb.)  Nyl.  a.  allochroa  (Hoffm.)  Th.  Fr. 
d.  venusta.  A.,  caratteristica  pei  suoi  apoteci  contornati  da  pic- 
cole foglie  talline  disposte  orizzontalmente,  pure  raccolta  dal 
Biondi  a  Vico  Equense;  alcuni  piccoli  frammenti  del  tallo  di 
Peltigera  canina  (L.)  Schaer.,  sterili,  furono  raccolti  dall'Arcan- 
geli in  cima  al  monte  Epomeo;  il  Nephromium  laevìgatam 
(Ach,)  'Ny].  ^.  papyraceum  (Hoffm.)  rinvenuto  dall'Arcangeli 
fra' muschi  dell'isola  d'Ischia.  Questo  esemplare  combina  per- 
fettamente con  uno  dell'  Erb.  critt.   italiano  studiato  da  P.  M. 

£uU.  della  Soc.  bot.  ital.  13 


194  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

Ferrari  e  che  é  posto  sotto  la  denominazione  di  N.  laeviga- 
ium  (Ach.)  Nyl.  7.  LusUanicum  Schaer.,  varietà  alla  quale 
non  ho  riportato  il  nostro  esemplare  perchè  lo  strato  midollare 
trattato  con  idrato  sodico  non  dà  nessuna  colorazione,  mentre, 
se  fosse  la  var.  LusUanicum,  col  reagente  indicato  lo  strato 
midollare  dovrebbe  colorarsi  intensamente  in  rosso.  ' 

Cito  poi  la  Pannarla  plumbea  Lightf.  v.  Tnyrìocarpa  (Schaer.) 
sporifera  e  il  Placodium  classum  Huds.  sporifero  raccolti  en- 
trambi dal  Biondi  fra'  muschi  sopra  Vico  Equense  nel  monte  S.  An- 
gelo; e  finalmente  la  Biatora  ambigua  (Mass.)  sporifera,  che 
l'Arcangeli  e  il  Biondi  raccolsero  sugli  alberi  sopra  Vico  Equense 
nel  monte  S.  Angelo  di  Castellamare. 


* 
*  * 


Colgo  questa  occasione  per  notare  un  fungo  che,  secondo  mi 
scrive  il  eh.  prof.  Saccardo,  non  è  stato  ancora  citato  della  To- 
scana: voglio  dire  V  Exosporium  Tiliae  Link.,  da  me  raccolto 
il  19  maggio  1891  sui  rami  dei  Tigli  della  Tenuta  del  marchese 
Parinola  a  Varramista  presso  Pontedera. 

Il  Socio  Martelli  presenta  un  lavoro  del  Socio  VìccioM  Sui  rap- 
porti biologici  fra  le  piante  e  le  lumache,  che  superando  la  mole  pre- 
scritta dallo  statuto  non  può  venir  pubblicato  nel  Bullettino.  Il 
Socio  Carubl  esprime  il  desiderio  che  il  Socio  Piccioli  abbrevi  possi- 
bilmente il  suo  lavoro  tanto  da  poter  comparire  nel  Bullettino,  acciò 
si  conosca  che  anche  in  Italia  vengono  coltivati  simili  studi. 

Il  Socio  MiCHELBTTi  prende  la  parola  per  fare  la 

COMMEMORAZIONE  DI  ANTONIO  MANGANOTTI  DA  VERONA. 
PER  L.  MICHELETTI. 

Nel  17  gennaio  decorso  spirava  in  Verona  il  prof.  cav.  Anto- 
nio Manganotti,  presidente  di  queir  onorevole  Accademia  d'agri- 
coltura. 

Di  quest'uomo,  che  nella  nostra  Riunione  generale  del  settem- 
bre 1890  in  quella  città  abbiamo  avuto  fra  gli  invitati,  voi  tutti 


•  Sydow  P.,  Die  Flechten  Deutschlands,  pag.  6D,  Berlin,  1887. 


ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  1 

conoscevate  la  vasta  dottrina,  l' integrità  del  carattere  e  la  la- 
boriosa attività. 

Io  che  ve  ne  parlo  e  come  concittadino  e  come  allievo  suo, 
non  ho  quindi  bisogno  di  diffondermi  per  tesserne  l'elogio; 
ma  sono  troppo  obbligato  alla  benevolenza  del  mio  primo  pro- 
fessore di  botanica,  che  aveva  messo  a  mia  disposizione  tutto 
il  suo  erbario  ed  i  suoi  doppi  sino  da  quando  io  incominciava  a 
studiare  questa  scienza,  perché  non  mi  senta  in  dovere  di  ricor- 
darlo in  questa  nostra  Riunione,  la  prima  dopo  la  morte  di  lui. 

Antonio  Manganotti,  già  segretario  perpetuo  di  queir  Accade- 
mia, professore  di  botanica  e  di  chimica  nelle  scuole  di  Verona 
e  più  tardi,  per  alcuni  anni,  in  quelle  di  Mantova,  lascia  di  sé 
eredità  di  affetto  e  di  stima  grandissima  ;  lascia  un  considere- 
vole numero  di  pubblicazioni  che  provano  appunto  la  sua  eru- 
dizione, il  suo  ingegno  e  la  indefessa  operosità. 

Scrisse  per  conto  dell'Accademia,  e  per  ben  ventott' anni  non 
interrotti,  le  osservazioni  agrarie;  lessi  un  suo  opuscolo  sulle 
faune  e  sulle  flore  e  cosi  un  interessante  raffronto  fra  le  con- 
dizioni igieniche  della  sua  Verona  e  della  regina  del  Mincio; 
mi  valsi  io  stesso  di  un  trattato  di  botanica  ch'egli  ebbe  a  pub- 
blicare per  uso  delle  scuole  ;  fu  antico  redattore  del  Collettore 
delV  Adige  e  corrispondente  di  vari  periodici  scientifici. 

In  molte  delle  principali  flore  d'Italia,  come  in  quella  del  Berto- 
Ioni,  del  Parlatore,  dell'Ambrosi,  vediamo  citato  il  suo  nome  quale 
collettore  di  piante  del  classico  Monte  Baldo,  del  resto  della  pro- 
vincia di  Verona  e  di  altre  provincie  del  Veneto  e  della  Lombardia. 

Fu  sempre  animato  da  sentimenti  prettamente  italiani,  e  an- 
cora sotto  l'Austria,  quando  ebbe  l'unico  suo  figlio,  a  questi 
impose  il  nome  di  Orsino,  come  a  protesta  contro  l' oppressione 
dello  straniero. 

Latinista  appassionato  gli  spiacque  che  nel  congresso  bota- 
nico internazionale  del  1874  riunitosi  qui  a  Firenze,  e  al  quale 
prese  parte  mandatovi  dalla  sua  città  nativa,  non  fosse  lingua 
uflìciale,  invece  della  francese,  la  latina. 

Da  questa  lingua  tradusse-  ultimamente  in  italiano  un  poema 
scientifico,  *  che  dedicò  al  figlio,  con  prefazione  scritta  nella  lin- 
gua classica  da  lui  prediletta. 


'  «  La  sifilide  »  del  veronese  Fracastoro. 


196  'ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

La  tempra  adamantina  del  Manganotti,  la  serenità  della  mente 
e  la  integerrima  condotta  gli  permisero  di  vivere  sino  all'  82" 
anno  di  età,  in., cui  lasciò  addoloratissimi  quanti  ne  apprezza- 
rono le  doti. 

E  il  Comune  di  Verona  volle  rendergli  solenni  onoranze  fu- 
nebri come  a  cittadino  emerito,  assumendone  il  funerale  e  man- 
dando, dietro  voto  unanime  dell'intero  Consiglio,  le  condoglianze 
alla  famiglia. 

Possano  meritare  i  botanici  italiani  l'affetto  e  la  stima  che 
seppe  guadagnarsi  il  nostro  professore. 


Il  Socio  Caruel  pronunzia  alcune  parole  di  compianto  pel  pro- 
fessore Manganotti  che  egli  chiama  il  Nestore  dei  botanici  italiani,  e 
ricorda  come  la  maggior  parte  dei  presenti  avesse  occasione  di  farne 
la  conoscenza  durante  la  Riunione  generale  in  Verona.  Propone,  ben- 
ché Manganotti  non  facesse  parte  della  Società,  un  voto  di  lutto  che 
viene  approvato  unanimemente. 

Il  Socio  Martelli  comunica  le  seguenti  diagnosi  di  funghi  nuovi 
raccolti  presso  Firenze  : 


IMENOMICETI  NUOVI.  PER  J.   BRESADOLA. 

Hetoeloma  fiisipes  Bres.,  n.  sp.  Pileo  carnosulo,  convexo-gib- 
boso,  margine  late  infracto,  vìscido,  albido-alutaceo,  glabro, 
2-4  cm.  lato;  lamellis  latis,  subdistantibus,  postico  sinuato- 
adnexis,  cinnamomeis,  acie  albido-fimbriata;  stipite  pallido, 
basi  fusi  formi-radicato,  fibrilloso-glabrescente,  e  farete  sub- 
cavo, 6-8  cm.  longo,  4-6  mm.  crasso.  Caro  luride  albida,  ad 
basin  stipitis  fuscidula,  odore  subspirituoso-dulci,  sapore 
miti;  sporis  subamygdali  formi  bus,  vel  obverse  obovatis,  lu- 
teis,  12-15  *  9-10 /Jt;  basidiis  clavatis  30-35  »  9-10  ja, 
Hàb.  ad  terrara  Vallumbrosae  (Leg.  U.  Martelli). 
Oì)s.  Pileus  saepe  rubro-maculatus.  Hebelomati  clavicipiti  dS- 

finis. 

Marasmius  Martellìi  Bres.,  n.  sp.  Pileo  membranaceo,  e 
convexo  expanso,  umbilicato,  e  badie  alutaceo-cinnamomeo, 
margine  demum  striato-subsulcato,  e  pubescente  glabrato 
1-1  Vi  cm.  lato;  lamellis  subconfertis,  e  fuscidulis  luride  lu- 


ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  197 

tescentibus,  acie  fimbriata,  postice  siiiuato-adnatis,  dente 
deciuTentibiis;  stipite  deorsum  attenuato^  rubescenti-luteolo, 
albo-pruinato,  basi  flocculoso,  fistuloso,  1  V^-S  cm.  longo, 
apice  1  Vs  mm.,  basi  1  mm.  crasso.  Carne  concolore,  odore 
et  sapore  nuUis.  Sporis  h\aliiiis,  obovato-elongatis,  1-gut- 
tuialis,  7-9  *  3^/Mu;  basidiis  clavatis  18-25  »  5-6 />t. 

jffab.  ad  terram  Florentiae  (Leg.  U.  Martelli). 

Obs.  Marasmio  languido  afflnitate  proximus. 

Sepedouiuiii  laterìciniu  Bres.  n,  sp.  Hyphis  effusis,  filifor- 

mibus,  vage  ramulosis,  4-5  V*  Jatis,  septatis,  maculis  late- 

riciis   efformantibus  ;  conidiis  globosis,  rauriculatis,  pallide 

roseis,  G  /a  diam. 

Hai),  ad  terram  Cascine  prope  Florentiam  (Leg.  U.  Martelli). 


Viene  quindi  letta  la  nota  seguente  : 

INTORNO  ALLA  TAPHRINA  POLYSPORA  (SOR.)  JOHANS., 
VAR.  PSEUDOPLATANI.  COMUNICAZIONE  DEL  DOTT. 
C.  MASSALONGO. 

Lo  scorso  autunno  erborizzando  nei  dintorni  del  classico  paese 
di  Bolca,  rinvenni  degli  esemplari  di  Acer  Pseudoplatanus,  di 
cui  alcune  foglie  presentavano  delle  macchie  suborbicolari, 
brune  e  quasi  di  secco,  a  ciascuna  delle  quali  (sulle  foglie  al- 
meno ancor  fresche)  corrispondeva  sulla  faccia  della  lamina,  una 
gibbosità,  analogamente  a  quanto  si  osserva  per  le  foglie  della 
stessa  pianta  infette  daW  Erineum  platanoideuyn  Fr.,  od  Er. 
acerinum  Pers.  Esaminando  sul  luogo,  col  mezzo  di  una  sem- 
plice lente,  queste  macchie,  mi  era  sembrato  che  potessero  es- 
sere determinate  da  una  specie  di  Taphrina,  ciò  che  ho  incon- 
testabilmente verificato  in  seguito  sottoponendo  al  microscopio 
delle  sottilissime  sezioni  trasversali  della  lamina,  eseguite  in  cor- 
rispondenza delle  macchie  anzidette.  Sulla  loro  superfìcie,  dal 
lato  dorsale  della  foglia,  trovavansi  infatti  densamente  stipati 
i  numerosissimi  aschi  del  parassita,  i  quali  si  erano  formati  fra 
l'epidermide  inferiore  (ipofiUo)  e  la  cuticula.  Questi  aschi,  nel 
loro  ulteriore  accrescimento,   rotta  la  cuticula,  presentano,   a 


198  ADUNANZA   DKLLA    SEDE   DI   FIRENZE 

completo  sviluppo,  forma  subcilindraceo-clavata,  ottusa  e  quasi 
troncata  alle  due  estremità;  essi  mancano  di  una  cellula  ba- 
silare e  racchiudono  numerose  spore  subglobose  od  ellittiche. 
A  maturità  gli  aschi  all'apice  si  aprono  per  lasciare  uscire  le 
spore,  molte  delle  quali  restando  impigliate  fra  i  residui  delle 
pareti  di  detti  aschi,  dopo  breve  tempo  si  rigonfiano  e  germo- 
gliano, emettendo  dei  filamenti  od  ife  jaline  che  serpeggiano  alle 
superficie  della  foglia,  fra  loro  intrecciandosi  in  varia  guisa. 

Le  foglie  attaccate  da  questo  parassita  mostravansi  sulla 
pianta  distribuite  senza  regola;  talvolta  p.  es.  ne  erano  influen- 
zate soltanto  quelle  situate  verso  1'  estremità  di  un  ramo,  op- 
pure fra  numerose  foglie  incolumi  se  ne  trovava  una  infetta. 
Tale  maniera  di  comportarsi  del  micele  rispetto  all'autofita,  di- 
mostrerebbe eh'  esso  è  sfornito  di  un  micelio  perennante  e  che 
perciò  le  ife  sottocutanee  sviluppatesi  da  ciascuna  spora,  ven- 
gono interamente  esaurite  nella  produzione  degli  aschi.  Da  ciò 
devesi  ancora  dedurre  che  le  singole  macchie  epifille  non  sono 
prodotte  che  da  altrettante  locali  infezioni,  fra  loro  indipendenti. 

Questa  forma  di  Taphrina,  per  i  suoi  caratteri,  fra  tutte  le 
altre  specie  congeneri  sinora  descritte,  offre  la  massima  somi- 
glianza soltanto  con  quella  che  vive  parassita  sulle  foglie  di 
Acer  tàtaricum,  cioè  colla  T.  poli/spora  Joh.  Questa  però, 
stando  alla  diagnosi  datane  dagli  autori,  possederebbe  aschi  di 
maggiori  dimensioni  (33  :  47  X  12  :  17  jj-),  i  quali  inoltre  conte- 
rebbero delle  spore  più  numerose,  80-100  circa.  Tenuto  conto 
del  valore  ed  importanza  sistematica,  che  suolsi  attribuire  alla 
grandezza  degli  aschi,  nonché  al  numero  delle  spore,  nella  cir- 
coscrizione degli  ascomiceti  in  generale,  sarei  forse  autorizzato 
a  considerare  la  Taphrina  da  me  scoperta,  specie  autonoma, 
se  non  me  ne  trattenesse  il  dubbio  che  tali  differenze,  in  con- 
fronto della  T.  polì/spora,  non  fossero  indotte  dalla  diversità 
della  matrice.  Per  questo  motivo  ed  anche  perché  non  ho  po- 
tuto esaminare  verun  saggio  della  tipica  T.  polyspora,  per  ora 
preferisco  di  riferire  la  forma  segnalata  a  Bolca  ad  una  sem- 
plice varietà  o  deviazione  di  quest' ultima  specie,  varietà  a  cui 
assegno  i  seguenti  caratteri: 

Taphrina  polyspora  (Sor.)  Johanson,  On  svampslàg.  Taphrina 
och  dithòr.   svenska  Arten  in  Ofversigt  of  KongI,  Veten. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE  DI  FIRENZE  199 

Akad.  Fòrhandl.  1885,  n.  1,  Stockholm,  pag.  41,  n.  15,  tav.  I, 
fig.  4;  Sacc.  Syll.  Fung.,  voi.  Vili,  pag.  813. —  Exoascus 
Aceris  Linhart  Fung.  Hung.,  n.  353.  —  Ascomyces  poiyspo- 
rus  Sorok.  in  Annal.  Se.  Nat.  6,  ser.,  toni.  4,  pag.  72,  tav.  IV. 

fi.  —  Pseudoplatani  Nob.  —  Foliicola  absque  mycelio  perennan- 
te; maculis  internerviis,  fuscis  dein  exaridis,  suborbiculari- 
bus,  in  pagina  superiore  foliorum  raagis  minusve  bullatis; 
ascis  hypophyliis  cellula  basilare  carentibus,  densissime  sti- 
patis,  cuticulam  erumpentibus,  subcylindraceo-clavatis,  utrin- 
que  subtruncatis,  circiter  30-50-sporis  16  :  24  X  10  :  12 /x; 
sporidiis  globulosis  vel  ellipticis  2  :  2,5  ja,  diametr.  —  an 
distincta  species? 
Ab.  —  Sulle  foglie  di  Acer  tataricum   in   Russia  (Sorokin), 

Ungheria  (Linhart),  Svezia  (Johanson)  ;  —  fi,  sulle   foglie   di 

Acer  Pseadoplatanus  in  Italia:  presso  il  paese  di  Bolca,  prò* 

vincia  di  Verona  (C.  Massai.). 

Il  Socio  Tanpani  presenta  a  nome  del  Socio  Massalongo  un  esem- 
plare di  Ca'yptospora  Goeppertiana  forma  teleutosporifera,  nuova  per 
l' Italia,  dòli'  Aecidium  Columnae. 

Il  Socio  MiCHELETTi  legge  la  nota  seguente  : 

SCHIARIMENTI    SULLA     PRECEDENTE     COMUNICAZIONE 
SULU  ADONIS  FLAMMEUS  JACQ.  PER    G.   CICIONI. 

Nella  Malpighia  (Ann.  V.,  fase.  VI)  usei  non  è  molto  una  Nota 
del  sig.  doti  Lanza  di  Palermo  sugli  Adoni  Siciliani  e  Sardi, 
comunicatami  poi  direttamente  dallo  stesso  autore,  nella  quale 
fa  delle  gravi  osservazioni  su  ciò  che  esposi  nell'Adunanza  del 
14  giugno  1891  snW  Adonìs  flammeus  Jacq.  da  me  trovato  nel 
territorio  di  Perugia.  Non  é  mia  intenzione  polemizzare  con 
lui,  anche  perchè  non  vi  è  luogo;  ma  solo  togliere  ogni  malin- 
teso, e  rettificare  qualsiasi  equivoco,  che  è  bene  non  si  abbian 
mai  in  cose  di  scienza. 

Il  sig.  Lanza  pertanto  asserisce  che  io  allora  esponessi  alcune 
sue  «  idee  clie  mi  avea  comunicate  per  lettera  sull'A.  Presili, 
«  ma  mutilandole  ed  accompagnandole  da  un  gran  numero  di 
«  inesattezze.  »  Sono  due  gravi  addebiti  d'indelicatezza  e  di 
errori:  ma  il  primo  non  sussiste,  ed  i  secondi  ora  li  vedremo. 


200  ADUNANZA   DELLA  SEDE   DI   FIRENZE 

Le  idee  che  allora  esposi,  lo  ripeto  e  confermo,  sono  tutte 
mie,  totalmente  mie,  frutto  immediato  e  diretto  di  mie  proprie 
osservazioni,  esclusivamente  su  piante  che  io  tengo  nel  mio  pic- 
colo e  privato  erbario. 

Se  il  sig.  Lanza  lo  vuole,  io  volentieri  gli  accordo  che  esso' 
sia  stato  l'occasione  non  solo  di  farmi  accorto  dell'errore  di 
aver  scambialo  1'  Ad.  flammeus  Jacq.  coWAd.  microcarpus  DC, 
ma  anche  dei  susseguenti  raffronti  che  io  feci,  prendendo  pure 
a  base  e  tenendo  conto  delle  sue  osservazioni:  ma  ciò  nulla 
osta  che  io  mi  sia  da  me  formato  un  concetto  qualsiasi,  indi- 
pendente da  tutte  le  altre  suggestioni.  Aggiùngerò  di  più  che 
io,  quantunque  abbia  subito  riconosciuto  il  mio  equivoco,  pure 
volli  sentirne  anche  il  definitivo  parere,  che  il  sig.  Lanza  ma- 
nifestommi  con  lettera  cortese  quanto  mai  e  diffusa;  della 
quale  non  lo  ingrazierò  mai  abbastanza.  Alcun  tempo  dappoi 
mandommi  alcuni  esemplari  dello  stesso  Ad.  PresHi,  e  dell' Ad. 
Cupanianics  Guss.  Ma  del  primo  (che  io  tenevo  sicuramente  per 
sinonimo  dell'oc/,  flammeus  Jacq.)  già  ne  avevo  4  o  5  esemplari 
differenti,  ricevuti  da  Palermo  nel  precedente  anno. 

In  tale  situazione  con  nuovi  dati,  di  fronte  ad  opinioni  così 
diverse  da  quelle  che  avevo,  come  rattenermi  dall' istituir  re- 
lazioni e  confronti  per  vedere  da  me  stesso  dove  fosse  e  fino  a 
qual  segno  la  verità?  E  cosi  avvenne  che  mi  formassi  quelle 
idee  che  poi  esposi  nella  mia  comunicazione.  Che  se  in  esse  non 
trova  il  sig.  Lanza  tutto  ciò  che  mi  espose,  e  qualche  cosa  che 
con  le  sue  idee  non  concorda,  non  lo  attribuisca  a  mutilazione 
ma  a  ciò  che  o  non  potei  formarmene  da  me  un  concetto  e  ve- 
rificarle, oppure  anche  che  non  credetti  di  poterle  seguire. 

L' averne  poi  fatto  soggetto  di  una  comunicazione  alla  Società 
botanica,  fu  per  me  argomento  di  doverosa  rettifica.  Molti 
altri  botanici  infatti  avevano  ricevuto  il  predetto  ma  falsato 
Adone.  I  più  certo  si  saranno  addati  dell'errore;  ma  molti,  e 
mi  costava  di  certo,  non  già.  E  poi  anche  un  certo  senso  di 
amor  proprio,  non  al  tutto  irragionevole,  mi  spingeva  a  non 
farmi  prevenire  da  altri  nel  riconoscere  le  ricchezze  del  mio 
suolo.  Non  é  infatti  la  prima  volta  (cosi  mi  avvenne  del  Pyre- 
thrum  AchiU.eae  DC.)  che  io  ho  viste  a  proprio  nome  pubblicate 
da  altri  piante  di  questo  territorio,  che  io  aveva  già  preceden- 
temente raccolte,  determinate   ed  esattamente  classate.  E  egli 


ADUNANZA    DELLA    SEDK   DI   FIRENZE  201 

vero  che  anche  il  non  riconoscere  una  pianta  già  trovata  del' 
proprio  territorio  non  è  molto  onorifico  per  un  botanico  locale: 
ma  nel  caso  presente  non  mi  sento  assai  umiliato  in  compagnia 
di  botanici  cosi  distinti,  che  su  questo  genere  sono  caduti  in' 
equivoci  certo  non  più  lievi  del  mio. 

Vengo  ora  alle  inesattezze.  La  prima  che  il  sig.  Lanza  m' at- 
tribuisce è  r  aver  detto  l' Ad.  Presili  analogo  assai  all'  Ad. 
flaìnmeus  Jacq.  pei  suoi  petali  rosso-chiari,  raggianti,  allungati, 
lanceolati.  Queste  parole,  cosi  come  giacciono,  non  le  avrei  certa- 
mente scritte,  se  avessi  ricevuto  in  tempo  gli  esemplari  quasi 
freschi  di  Ad.  Preslii  Tod.  che  poi  il  Lanza  mi  spedi,  perché  al- 
lora vidi  che  a  questa  forma  realmente  non  convengono.  Ma 
appunto  per  averle  scritte  dietro  osservazioni  fatte  in  exsicca- 
iis,  soggiungo  che  qualche  cosa  di  analogo  pur  sussiste.  Pri- 
mieramente la  corolla  dell'uno  e  dell'altro  apparisce  tinta  di 
un  rosso-chiaro  similissimo  in  entrambe.  Lo  che  vuol  dire  che 
almeno  nel  primo  periodo  di  disseccamento  la  tinta  corollina 
dell'  Ad.  Presili  assume  o  può  assumere  questa  colorazione.  De- 
gli esemplari  che  posseggo,  anche  quelli  mandati  dal  Lanza, 
tutti  nessuno  escluso,  hanno  nella  mia  carta  preso  questo  co- 
lorito roseo-acceso.  In  secondo  luogo,  non  saprei  affatto  staccare 
dall' addiettivo  «  lanceolato  »  né  il  petalo  ^qW  Ad.  Preslii,  né 
dell'AC,  flammeus,  quantunque  con  diverso  valore,  e  quantun- 
que in  tutto  il  resto  vi  sia  diversità  grandissima. 

Questa  modificazione  di  tinta  negli  essiccati  di  Ad.  Preslii  Tod. 
può  bene  esser  temporanea,  e  può  dipendere  anche  dal  metodo 
di  conservazione  in  erbario.  Il  Lanza  asserisce  infatti  che  col 
tempo  assume  «  sempre  il  medesimo  colore  giallo  sbiadito;  » 
e  tutti  conosciamo  che  simili  sbiadimenti  sono  un  fatto 
molto  ovvio  e  generale.  Quindi  non  insisto  eccessivamente  su 
questa  analogia  fondata  in  un  fenomeno  tanto  accidentale.  Pur 
noto  che  ciò  non  succede  nel  comune  Ad.  autiimnalis  L.,  la 
cui  corolla  anche  dopo  alcuni  mesi  dal  disseccamento  mi  è  sempre 
pervenuta  alla  pallidezza  accennata;  dal  Lanza. 

Un'altra  forma  però  di  Ad.  autiimnalis  L.  (io  non  credo  fino 
a  questo  momento  distaccarla  dalla  specie,  e  mi  riservo  nuove 
osservazioni  nell'imminente  primavera),  distinta  affatto  dalla 
tipica  e  comune,  anche  per  ciò  che  ha  i  suoi  petali  sprovvisti 
affatto  di  macchia  nera  basilare,  o  tutt'al  più  ridotta  ad  una  sola 


202  ADUNANZA   DKLLA   SEDE   DI   FIRENZE 

linea  brunastra  verso  l'unghia,  prospera  in  questo  territorio  di 
Perugia.  Ora  questa  forma  nel  disseccamento  prende  appunto  co- 
stantemente la  tinta  rosso-chiara  che  l'avvicina  a  quella  ùeWAd. 
flammeus  Jacq.  Noto  per  ultimo  che  nel  vero  Ad.  /tammeus  Jacq. 
la  disparizione  della  tinta  stessa  seppure  si  verifica  completa- 
mente, ha  una  data  assai  lunga.  Il  primo  fiore  di  questa  specie 
che  raccolsi  nel  1887,  dopo  5  anni  non  differisce  dai  recenti. 

Il  secondo  appunto  che  il  dott.  Lanza  fa  a  mio  carico  é  l'aver 
detto  che  VAd.  Presili  Tod.  richiama  VAd.  autumnalis  L.  o  me- 
glio V  Ad.  aestivalish.  quasiché  queste  due  distintissime  specie 
abbiano  un  abito  comune.  Su  di  che  soggiungo  che  io  fui  costretto 
studiare  i  rapporti  su  esemplari  Sardi  di  Ad.  aesiwalis  L.  perchè 
gli  esemplari  continentali  che  di  questa  specie  posseggo,  essendo 
troppo  monchi,  non  poteano  servirmi.  Ora  poi  che  il  Lanza  con 
giustissime  osservazioni,  cui  non  ho  che  opporre,  fa  vedere  l'er- 
rore incorso  dai  determinatori  Sardi,  la  mia  osservazione  cade 
da  sé,  ed  io  mi  trovo  in  perfetto  accordo  col  Lanza  stesso. 

Parlando  dell'AC?,  dentatus  Del.  il  chiaro  Autore  asserisce  aver 
ricevuto  da  me  qualche  esemplare  di  Ad.  flamjiteus  Jacq.  che 
è  già  qualche  piccolo  passo  verso  esso.  Mi  dispiace  che  tra  le 
piante  che  in  tutta  fretta  raccolsi  nel  passato  maggio,  se  non 
erro,  per  spedirgliele  fresche,  vi  siano  stati  esemplari  cosi  me- 
schini. Io  invece  ne  ho  raccolti  dei  bellissimi,  in  mezzo  a  tanti 
altri,  che  somministrano  tutte  le  gradazioni  tra  l' Ad.  flam- 
meus Jacq.  e  l' Ad.  dentatus  Del.  In  certuni  gli  achenii  special- 
mente situati  presso  la  base,  della  spiga  sono  tutti  forniti  di  una 
corona  di  sporgenze  tubercolari  marcatissime  e  continue  (non 
però  acute,  né  molto  lunghe)  proprio  caratteristiche.  Non  li  ho 
riferiti  né  li  riferisco  tuttora  al  predetto  Ad.  dentatus  Del.  per- 
ché non  ho  ragioni  sufficienti,  e  li  ho  sempre  creduti,  e  tuttora 
credo,  una  semplice  variazione  dell'  Ad.  flammeus  Jacq.  Se  il 
sig.  Lanza  ne  desidera,  io,  assieme  a  tutte  le  forme  di  Adone 
che  conosco  e  che  mi  si  presenteranno  nell'Umbria,  potrò  prov- 
vedernelo,  onde  ne  porti  parere;  tanto  più  che  esso  dell'ufi?,  den- 
tatus Del.  non  fa  che  una  varietà  dell' A^^.  flammeus  Jacq. 

Tolta  cosi  ogni  apparente  divergenza,  non  resta  che  attendere 
la  pubblicazione  veramente  opportuna  dell'  annunziato  lavoro 
sul  genere  Adonis,  augurando  al  sig.  Lanza  numerosi  imitatori 
per  altri  generi  al  pari  di  questo  e  forse  più  di  questo  imbro- 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  20S 

gliati  e  confusi.  È  questo  il  voto  che  già  altra  volta  espressi, 
che  vedo  con  piacere  ripetuto  da  vari  colleghi,  e  pian  piano  con 
maggior  piacere  vedo  che  va  ad  effettuarsi  nella  revisione  di 
intieri  generi  da  parecchi  intrapresa,  con  mire  eminentemente 
sintetiche,  che  vedo  per  fortuna  essere  il  desiderio  dei  più. 

Il  prof.  Caruel  loda  il  Lanza  par  avere  restituito  al  sesso  ma- 
schile il  personaggio  mitologico  di  Adone.  Ricorda  che  un  altro 
personaggio  mitologico,  cioè  Endimione,  fu  trattato  anche  peggio 
dai  botanici  che  lo  ascrissero  al  sesso  neutro. 

Il  prof.  ARCANaELi  muove  alcune  critiche  alla  sinonimia  del  Lanza 
ed  all'  aver  egli  riferito  l' Adonis  dentata  del  suo  Compendio  come 
sinonimo  àeW  Adonis  microcarpa  var.  pseudodentata. 

Viene  quindi  presentata  la  nota  seguente  del  Socio  Fichi  : 

ALCUNI  ESPERIMENTI  FISIOPATOLOGICI  SULLA  VITE  IN 
RELAZIONE  AL  PARASSITISMO  DELLA  PERONOSPORA. 
SECONDA  NOTA  DI  P.  FICHI.  * 

Presento  in  questa  nota  i  resultati  delle  analisi  chimiche  rela- 
tive a  ottanta  campioni  di  foglie  e  tralci,  tolti  dalle  viti  dei  filari 
dei  campi,  in  esperimento.  A  tali  viti  erano  state  somministrate, 
come  concimazione,  durante  1'  anno  1890,  le  quantità  di  solfata 
di  rame  che  riportai  in  appositi  prospetti  nell'altra  comunica- 
zione che  feci  a  questa  onor.  Società  botanica,  nella  seduta  del- 
l' 11  Gennaio  1891. 

Queste  analisi  furono  da  me  intraprese  al  solo  scopo  di  cono- 
scere in  che  quantità  il  rame  assorbito  dalle  radici  si  era  diffuso 
nei  tralci  e  nelle  foglie  delle  viti,  dopo  il  primo  anno  di  esperi- 
mento. Degli  80  campioni  40  erano  di  foglie  e  40  di  tralci  senza 
foglie.  Le  foglie  furono  distaccate  dalla  parte  inferiore  e  dalla 
superiore  dei  tralci  delle  viti  appartenenti  ai  primi  10  gruppi 
che  ebbero  il  primo  trattamento  con  soluzione  di  solfato  di  rame, 
e  agli  altri  primi  10  gruppi  di  viti  trattate  da  principio  con  solfato 
di  rame  in  polvere.  Da  questi  stessi  gruppi  furono  prelevati  i 
campioni  dei  pezzi  di  tralci  scelti  nella  parte  superiore  e  nella  in- 
feriore. Tutti  i  campioni  furono  preparati  nell'autunno  del  1890. 

Le  seguenti  determinazioni  del  rame  nelle  ceneri  delle  foglie- 
e  dei  tralci  furono  fatte  con  il  metodo  elettrolitico. 


*  Continuazione  della  prima  nota:  Alcuni  esperimenti  fisi  opatolo  gioì 
sulla  Vite,  ecc.  Nuovo  giorn.  hot.  ital.,  voi.  XXIII,  n.  2,  Aprile  1891. 


204 


ADUKAKTZA  DELLA   SEDE  DI  FIRENZE 

ANALISI  DEI  CAMPIONI  DI  TRALCI. 


o 

«    "a 
u      o 

l  ^ 
1 

Gruppo 

a  cui  corrisponde 

il  campione 

POSIZIONE 

dei  frammenti 

di  tralcio 

CENERE 

per  100 

di 

Materia  secca 

RAME 

per  100 

di 

Cenere 

RAME 

per  lOO 

di 

Materia  secca 

1 

I 

inferiore 

3.3444 

0.18937 

0.C0633 

2 

» 

superiore 

3.7195 

0.141983 

0  OC 528 

3 

II 

inf. 

4.07107 

0.15507 

0.01631 

4 

» 

sup. 

3.89276 

0.24933 

0.00970 

5 

III 

inf. 

— 

— 

— 

6 

7 

» 
IV 

sup. 
inf. 

3.45268 

0.12670 

0.00437 

8 

» 

sup. 

3.54445 

0.10763 

0.00381 

9 

V 

inf. 

3.45013 

0.06484 

0.00223 

10 

» 

sup. 

3.76538 

0.12427 

0.00467 

11 

VI 

inf. 

3.28282 

0.10751 

0.00352 

12 

» 

sup. 

3.80593 

0.05034 

0.00191 

13 

VII 

inf. 

3.47257 

0.04941 

0.00171 

14 

» 

sup. 

3.E6536 

0.14505 

0.00517 

15 

VIII 

inf. 

3.8501 

0.11428 

0.00439 

16 

> 

sup. 

3.9242 

0.05946 

0.00233 

17 

IX 

inf. 

3.8669 

0.04347 

0.00168 

18 

■» 

sup. 

4.1497 

0.06825 

0.C0283 

19 

X 

inf. 

3.7211 

O.l£50O 

0.00465 

20 

» 

sup. 

3.1843 

0.05839 

0.00185 

21 

XI 

inf. 

2.9824 

0.07699 

0.00229 

22 

» 

sup. 

3.8081 

0.06509 

0.00247 

23 

XII 

inf. 

3.4013 

0.05988 

0.00203 

24 

» 

sup. 

3.3783 

0.04995 

0.00168 

25 

XIII 

inf. 

3.31460 

0.13931 

0.00461 

26 

» 

sup. 

3.65402 

0.10138 

0.00370 

27 

XIV 

nf. 

3.31674 

0.14808 

0.00491 

28 

» 

sup. 

3.82716 

0.24149 

0.00924 

29 

XV 

inf. 

3.04612 

0.09027 

0.00274 

30 

» 

sup. 

3.58612 

0.13803 

0.00495 

31 

XVI 

inf. 

3.90469 

0.07806 

0.C0304 

32 

> 

sup. 

351053 

0.05154 

0.00181 

33 

XVII 

inf. 

3.35314 

0.10718 

0.00359 

34 

» 

sup. 

3.42679 

0.05887 

0.00201 

35 

XVIII 

inf. 

3.27014 

0.03351 

0.00109 

36 

» 

sup. 

3.24733 

0  01332 

0.00140 

37 

XIX 

inf. 

3.31373 

0.05281 

0.00175 

38 

» 

sup. 

3.28176 

0.04301 

0.00141 

39 

XX 

inf. 

3.22736 

0.04859 

0.00148 

40 

1 

* 

sup. 

3.03471 

— 

*"" 

ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

ANALISI  DEI  CAMPIONI  DI  FOGLIE. 


205 


o 

> 

»  "i 

£     £ 

cu    tt 

o     " 

Gruppo 
i  corrisponde 
campione 

POSIZIONE 
delle   foglie 

CENERE 

per  100 

di 

RAME 

per  100 

di 

RAME 

per  100 

di 

(0       « 

a  — 
o  — 

sui  tralci 

Materia  secca 

Cenere 

Materia  secca 

1 

I 

inferiori 

8.6S71 

0.08227 

0.00714 

2 

» 

superiori 

10.5837 

0.18601 

0.01969 

3 

II 

inf. 

10.8634 

— 

— 

4 

» 

sup. 

11  3971 

0.01677 

0.00533 

5 

III 

inf. 

10.8118 

0.05457 

0  00590 

6 

» 

sup. 

11.4224 

0.13S74 

0.01584 

7 

IV 

inf. 

10.2731 

0.14476 

0.01487 

8 

» 

sup. 

9.6012 

0.09046 

0.00808 

9 

V 

inf. 

10.0472 

0.13107 

0.01607 

10 

» 

sup. 

10.1040 

0.05314 

0.00533 

11 

VI 

inf. 

11.5733 

0.04901 

0.00567 

12 

» 

sup. 

9.90S9 

0.13620 

0.01265 

13 

VII 

inf. 

9.3236 

0.07677 

0.00715 

14 

» 

sup. 

10.4091 

0.05708 

0.00594 

15 

vili 

inf. 

10.0940 

0.07279 

0.00778 

16 

» 

sup. 

11.1608 

0.15679 

0.01749 

17 

IX 

inf. 

9.1206 

0.06684 

0.00609 

18 

» 

sup. 

10.4451 

0.06167 

0.00643 

19 

X 

inf. 

11.1564 

0.13019 

0.01452 

20 

> 

sup. 

10.0346 

0.08064 

0.00803 

21 

XI 

inf. 

11.3861 

0.09564 

0.01089 

22 

» 

sup. 

9.6607 

0.04882 

0.00472 

23 

XII 

inf. 

10.3707 

0.06019 

0.06246 

24 

» 

sup. 

10.7258 

0.08130 

0.00872 

25 

XIII 

inf. 

10.3531 

0.07662 

0.00793 

26 

» 

sup. 

9.7856 

0.16233 

0.01588 

27 

XIV 

inf. 

11.5831 

0.03500 

0.00105 

28 

» 

sup. 

11.5349 

0.07080 

0.00816 

29 

XV 

inf. 

10.3068 

0.12899 

0.01328 

30 

> 

sup. 

10.3783 

0.11659 

0.01210 

31 

XVI 

in 

10.7836 

0.08024 

0.C0865 

32 

» 

sup. 

9.3496 

0.08671 

0.00811 

33 

XVII 

inf. 

11.4667 

0.04502 

0.00516 

34 

» 

sup. 

122250 

0.10338 

0.01261 

35 

XVIII 

inf. 

12.2552 

0.07968 

0.00976 

36 

» 

sup. 

11.4531 

0.10383 

O.Cli9 

37 

XIX 

inf. 

14.5299 

0.09588 

0.01393 

38 

» 

sup. 

12.5601 

0.07432 

0.00933 

39 

XX 

inf. 

11  9622 

0.06412 

0.00767 

40 

» 

sup. 

12.15753 

0.08109 

0.00986 

^06  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

Aggiungo  che  nelle  ceneri  di  vari  campioni  di  tralci  e  foglie 
di  viti  che  si  erano  sviluppate  presso  a  poco  nelle  medesime 
condizioni  e  che  non  erano  state  mai  trattate  con  rimedi  cu- 
prici, non  ho  trovato  che  solo  in  qualche  caso  tracce  di  rame. 

Intanto  da  questi  primi  resultati  analitici  se  ne  può  conclu- 
dere :  1°  che  il  rame  assorbito  dalle  radici  si  è  diffuso  in  quan- 
tità non  indififerente  tanto  nelle  foglie  che  nei  tralci;  2"  Che  in 
varie  viti  esso  si  è  distribuito  in  quantità  maggiore  nelle  foglie 
inferiori  e  nella  parte  inferiore  dei  tralci,  mentre  in  altre  viti 
si  è  diffuso  maggiormente  nelle  foglie  superiori  e  nella  parte 
superiore  dei  medesimi. 

La  vegetazione  di  queste  viti  durante  1'  anno  1891  è  stata 
rigogliosa  e  la  peronospora  in  esse  si  è  sviluppata  molto  in  ri- 
tardo sulle  foglie  recando  però  qualche  danno.  Appena  avrò 
compiute  le  ulteriori  ricerche  chimiche  e  istologiche  relative 
anche  alle  viti  vegetanti  in  appositi  vasi,  ne  comunicherò,  a 
questa  onor.  Società  botanica,  i  resultati,  in  altra  nota. 


Viene  quindi  presentata  la  nota  seguente  : 

LICHENI  RACCOLTI  NELL'ISOLA  D'ISCHIA  FINO  ALL'AGO- 
STO DEL  1891,  DA  A.  JATTA. 

L'ultima  gita  ad  Ischia  eseguita  nell'agosto  1891  mi  ha 
messo  in  grado  di  completare  ed  arricchire  la  collezione  dei 
licheni  che  nelle  varie  escursioni  fatte  in  quell'isola  dal  1879 
in  poi  era  andato  raccogliendo,  e  mi  ha  scoperte  alcune  forme 
interessanti,  che  sfuggitemi  per  lo  avanti  si  presenterebbero 
ora  per  la  prima  volta  non  solo  in  quella  importante  località 
del  bacino  mediterraneo,  ma  anche  nell'Italia  meridionale.  Nel 
redigere  quindi  questo  elenco  di  licheni  inarimensi  richiamerò 
specialmente  l'attenzione  degli  studiosi  su  di  alcune  specie  e 
varietà  non  comprese  nella  MonograpMa  lichenum  Jtaliae  me- 
ridionalis,  le  quali  formano  una  seconda  nuova  contribuzione 
-alla  Flora  lichenologica  del  mezzogiorno  d'Italia  dopo  la  no- 
tizia dei  Licheni  di  Sicilia  e  Pantelleria  già  presentata  nel- 
Fanno  scorso  alla  Società  botanica  italiana. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 


207 


Le  specie  e  varietà  in  parola  sarebbero  le  seguenti:  Rama- 
lina  polymorpJia  Ach.,  Lccanora  gangaloides  Nyl.,  Biatora 
viridula  n.  sp.,  Buellia  leptocline  Fw.  var.  inarimensis  n.  var., 
Bllimbìa  suUutescens  n.  sp.,  Leptographa  ioninioides  n.  sp,, 
Opegrapha  Dilleniana  Ach.  var.  subfumosa  n.  var.,  Sagedia 
Koerheri  Fw.,  Leptogium  suUile  Schaer. 


1.  Usnea  barbata  Ach.  var.  hirta 

Ach. 

2.  —  articulata^c/t.  (Monte  Ro- 

taro% 

3.  ChloreaSoleiroliiDn/.  (S.Ni- 

cola). 

4.  Evernia  prunastri  L. 

5.  —  furfuracea  Fr. 

6.  Ramalina  fraxiuea  L.  (Fras- 

sitelli)  var.  angulosa  Mass. 
1.  —  calycaris  L. 

8.  —  fastigiata  Ach. 

9.  —  polymorpha   Ach.   (S.    Ni- 

cola). 

10.  —  subfarinacea  Nyl.  (S.  Ni- 

cola). 

11.  —  farinacea  L. 

12.  —  pollinaria  Ach. 

13.  Roccella    tinctoria    DC. 

(Arso). 

14.  —  Phycopsis  Ach. 

15.  Cladonia  rangiferina  L.  (Ro- 

tare). 

16.  —  caespiticia  Flk.  (La  Pera). 

17.  —  alcicornis  Lgtf, 

18.  —  endiviaefolia  Dclcs.  (Arso). 

19.  —  furcata  Schreh. 

20.  —  crispata  Ach. 

21.  —  fimbriata  Schaer. 

22.  —  pungens  Krb. 

23.  —  macilenta  Hffm. 

24.  —  pyxidata  L. 

25.  Stereocaulon   Vesuvianum 

Pers.  (Arso). 

26.  —  condansatum  7/^7)1.  (Arso). 

27.  — ■  nanum  Ach.   (Via    di    Ba- 

rano). 

28.  Peltigera  canina  L. 


29.  —  rufescens    Ilffra.    (Frassi- 

telli). 

30.  — -  aphthosa  L.  (Rotaro). 

31.  Nepliroma   lusitanicum 

Schaer.  (La  Pera). 

32.  —  laevigatum  Hffm, 

33.  Sciorina  saccata  L. 

34.  Sticta  pulmonacea  L. 

35.  —  linita  Ach. 

36.  —  glomerulifera  Krb. 

37.  Imbricaria  caperata  L, 

38.  —  conspersa  Ehr. 

39.  —  periata  L.    var.    ciliata 

Schaer.  (S.   Nicola). 

40.  —  tiliacea  //. 

41.  —  saxatilis    L.     var.    leuco- 

chroa-furfuracea  Schaer. 
(Montagnone). 

42.  —  Borreri  Tourn, 

43.  —  Acetabulum    L.    (Via    di 

Barano). 

44.  —  olivacea  L. 

45.  —  subaurifera  ATy^.  (La  Pera). 

46.  —  aspera  Mass. 

47.  —  dendritica  Fw. 

48.  Parmelia   ciliaris  L.  var.  sa- 

xicola   Nyl.  var.    deformis 
Jatt.  (S.  Nicola). 

49.  —  stellaris    L.    var.    tenella 

Schaer. 

50.  —  albinea  Ach.    (Via  di  Ba- 

rano). 

51.  - —  pulverulenta  Schreb.  var. 

venusta   Ach.     var.    grisea 
Lmk. 

52.  —  muscigena    Ach.    (Monta- 

gnone). 

53.  —  aquila  Ach.  (S.  Nicola). 


208 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 


54. 

—  obscura  Ehr.  var.   cyclo- 
.selis  Ach. 

79. 

55. 

—  adglutinata  Flk.  (Casamic- 
ciola). 

80. 

56. 

Physcia    parietina    L.     var. 

81. 

ectanea  Scliaer. 

82. 

57. 

Umbilicaria    pustulata    L. 

(Montagnone). 

83. 

58. 

Pannarla  microphylla  Sw. 

84. 

59. 

—  triptophylla  Ach. 

85. 

60. 

—  plumbea  Lgtf.  (La  Pera). 

86. 

61. 

—  brunnea    Fev.    var.    coro- 

nata Hff.  (La  Pera). 

87. 

62. 

—  rubiginosa   Thnb.    (S.    Ni- 
cola). 

63. 

—  Placodium  saxicola  Poli. 
var.     diffractum     Mass. 

(Lacco). 

88. 

64. 

—  albescens  Hffm. 

89. 

65. 

—  circinatum  Pers. 

66. 

—  lanuginosum    Ach.   (Casa- 
micciola). 

90. 

67. 

—  fulgens  Sw.  (Rotaro). 

68. 

—  crassum  Hds.  (Lacco). 

69. 

—  gypsaceum  Sm. 

70. 

Lecanora  coarctata  ^c7i.  var. 

91. 

elacista  Ach.  (Forio). 

92. 

71. 

—  sordida  Pers.  (Arso). 

72. 

■ —  subcarnea  Mass.  (Arso). 

93. 

73. 

—  sulpburea    Hffm.    (S.    Ni- 

94. 

cola). 

95. 

74. 

—  polytropa  Schaer.  var.  in- 

tricata     Schaer.      (Monta- 

96.- 

gnone). 

97. 

75. 

—  badia    Pers.    var.    micro- 

carpa  Anzi  (Montagnone). 

98. 

76. 

—  atra  Hds. 

99. 

77. 

—  subfusca   Ach.    var.    allo- 

100. 

phana   Ach.    var.    geogra- 

101. 

phica  Mass.  (La  Pera),  var. 

chlarona  Ach.  var.   livido- 

102. 

cinerea  Bagl.   (Via  di  Ba- 

rano),      var.       campestris 

103. 

Schaer.  (Frassitelli). 

78. 

—  Hageni    Ach.    var.    litbo- 

104. 

pbila   Wllr.  (S.  Nicola). 

105. 

.  —  pallida    Schréb.    var.    al- 

bella  Hffm. 
.  —  minutissima  Mass.      (La 

Pera). 
.  —  varia  Ehr. 
.  —  pallescens  L.  var.  parella 

Ach. 

—  gangaloides  Nyl.   (Arso). 
Amphiloma  murorum  Hffm. 

—  Callopisma  Ach. 

—  aureum  Schaer.  (S.  Ni- 
cola). 

Callopisma  aurantiacum  Lgt. 
var.  salicinum  Schaer.  (La 
Pera),  var.  rubescens  Ach. 
(Montagnone).  var.  flavo- 
virescens  Hffm. 

—  luteoalbum  Tourn. 

—  haematites  Chaub.  (Via  di 
Barano). 

—  ferrugineum  Hds.  var.  sa- 
xicola Mass.  var.  inari- 
mense  Jatt.  (La  Pera),  var. 
plumbeum  Mass.  (S.  Ni- 
cola). 

—  arenarium-S'c^ae?-.  (Forio). 

—  percrocatum    Arnd. 
(Lacco). 

Candelaria  vitellina  Ehr. 
Rinodina  lecanorina  Mass. 

—  trachitica  Mass.  (Monta- 
gnone). 

—  atrocinereaZ)cA:s.(LaPera). 

—  caesiella  Flk.  (Monta- 
gnone). 

—  confragosa  Ach.  (Arso). 

—  roboris  Hnf.  (La  Pera). 

—  exigua  Ach. 
Massalongia  Requenii  Mass. 

(S.  Nicola). 
Lecania    syringea   Fr.    (La 

Pera). 
Lecaniella  cyrtella  J.c7i.  (Via 

di  Barano). 

—  Rabenborstii  Hep.  (Arso). 
Dirina  scbistosa  Nyl.  (Arso). 


ADUNANZA    DELLA 

106.  Haeraatomma      coccÌBeum 

Dcks.  (La  Pera). 

107.  Acarospora  trachitica  Jatt. 

(trachiti  verdi  di  Forio). 

108.  —  smaragdula    Ach.    (Mon- 

tagnone). 

109.  —  vulcanica  Jatt.  (Arso). 

110.  Aspicilia    calcaria    L.    var. 

viridescens  Mass.  (Arso). 

111.  —  cinerea  L. 

112.  Gyalecta  cupularis  £■/<?-.  (La 

Pera). 

113.  Urceolaria  scruposa  Ach. 

114.  Limboria   actinostoma  Ach. 

(S.  Nicola). 

115.  Pertusaria  communis  BC. 

116.  _  Wul lenii     DC.    (Frassi- 

telli). 

117.  —  sulphurea  Schaer.  (S.  Ni- 

cola). 

118.  —  lejoplaca  Schaer.  (Via  di 

Barano). 

119.  Prora  lurida  Sw. 

120.  Thalloidima  vesiculare  Ach. 

121.  —  diffractum  Mass.  (Arso). 

122.  —  tabacinum     Rind.     (Ro- 

taro). 

123.  Toninia    squalida   ò'chl.    (S. 

Nicola). 

124.  —  aromatica  Mass.  (S.   Ni- 

cola). 

125.  Biatora  sylvana  Krh.    (Via 

di  Barano). 

126.  —  Castanearura     Jatt.     (La 

Pera). 

127.  —  viridula  n.  sp.  (1) 

128.  Lecidella  goniophila  FI!:. 

129.  —  sabuletorum  Schreh. 

130.  —  enteroleuca  Ach. 

131.  —  turgidula  Ach. 

132.  Lecidea  contigua  Fr. 

133.  —  platycarpa  Ach. 

134.  —  crustulata  File.  (Arso). 

135.  —  fumosa  Hffm.   var.   ocel- 

lulata  Schaer.   (S.  Nicola), 
var.  grisella  ASc/mer.  (Arso). 


SEDE   DI   FIllENZE  209 

136.  —  flavocoerulescens     Ach. 

(Arso). 

137.  Sarcogine  pruinosa  Sm. 

138.  Biatorina    lenticularis    Fw. 

(Arso,  Lacco). 

139.  Diploicea  canescens  Dcks. 

140.  Catillaria     clialybeja    Borr. 

(Arso). 

141.  Buellia  parasema  Ach. 

142.  —  spuria  Krh. 

143.  —  tumida     Bagl.      (Monta- 

gnone). 

144.  —  leptocline  Fw.   var.   ina- 

rimensis  n.  v.  (2). 

145.  —  saxatilis  Schaer.  (Arso). 

146.  —  dispersa     Mass.     (Casti- 

glione). 

147.  Abrothallus       talchopLylus 

Ach.  (Arso). 

148.  Celidium  Stictarum  Tul. 

149.  —  variuni   Tuì. 

150.  Bilimbia  sphaeroides  Dcks. 

151.  —  epixanthina      Nyl-      (La 

(Pera), 

152.  —  Spartii      Jatt.       (Monta- 

gnone). 

153.  —  sublutescens  n.  sp.  (3). 

154.  Scoliciosiiorum    bolomeloe- 

num  Flk.  (Arso). 

155.  — Asserculorum/Sc/mer.  (La 

Pera). 

156.  Bacidia  atrogrisea  Krh.  (Via 

di  Barano). 

157.  —  rubella  Pers. 

158.  Diplotommaalboatrum/T^M. 

var.  epipolium   Wllr. 

159.  —  populorum  Mass.  (Via  di 

Barano). 

160.  E/hizocarpon     geographi- 

cum  L. 

161.  —  petraeum   Wlf. 

162.  —  atroalbum     L.     (Monta- 

gnone). 

163.  —  distinctum  Fr.  Th.   (Ro- 

taro). 

164.  Graphis  scripta  Ach. 


Bull,  della  toc.  hot.  iU. 


a 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 


210 

165.  Opegrapha  saxatilis  DC. 

166.  —  girocarpa  Fw.  (La  Pera). 

167.  —  atra  Hds. 

168.  —  bullata  Pers.  (Via  di  Ba- 

rano). 

169.  —  var.  Pers.  var.  notha  Ach. 

170.  • —  lithyrga  Ach.  (Arso). 

171.  —  Dilleniana4c/i.  (LaPeva). 

var.  subfumosa  n.  v.  (4). 

172.  Leptograj)ha  toninioides  n. 

sp.  (5). 

173.  Pachnolepia  decussata  Fw. 

174.  —  impolita  Ehr.  (La  Pera). 

175.  Artlionia  vulgaris  Schaer. 

176.  • —  punctiformis  Ach. 

177.  —  galactites  DC. 

178.  —  glaucomaria  Nyl. 

179.  Calicium    curtum    Nyl.   (La 

Pera). 

180.  Spliincrina  turbinata  Fr. 

181.  Coniocybe  furfuracea  Ach. 

182.  Endopyrenium     pusillum 

Krh.  (Arso). 

183.  —  rufescens  Krh. 

184.  Verrucaria  rauralis  Ach. 

185.  —  controversa   Mass. 

(Lacco). 


186.  —  viridula  Schrad.  (Forio). 

187.  —  macrostoma  Duf. 

188.  —  Bdltraminiana  Mass.    (S. 

Nicola). 

189.  Sagedia     Koerberi    Fw. 

(Arso). 

190.  Microthelia  micula  Fw.  (La 

Pera). 

191.  —  pygmaea  Krh. 

192.  Artliopyrenia    pimctiformis 

Pers. 

193.  A.    (?    Cyrtidula)    Amphilo- 

matis  Jatt.  (Arso). 

194.  Pyrenula  nitida  Schrad. 

195.  Collema  pulposum  Berh. 

196.  —  cristatum  L. 

197.  Leptogium      lacerum     Ach. 

var.  lopbaeiim  Ach. 

198.  Leptogium    subtile    Schaer. 

(S.  Nicola). 

199.  Syneclioblastus    Vespartilio 

JVeu. 
203.  —  flaccidus  Ach. 

201.  Lecotbecium      corallinoides 

Hffin.  (Casamicciola). 

202.  Gonionema  velutinum  Nyl. 

(Via  di  Barano). 


(1)  Biatora  viridula  w.  sp.  —  Thallus  crassiusculus,  subfar- 
lareus,  sordide  olivaceus,  sorediis  pallide  viridibus  effloresceii- 
tibus.  Apothecia  minutissima  atra,  plana,  margine  tumidulo  in- 
tegro, humecta  livida.  Paraphyses  laxae,  superne  smaragdulae. 
Sporae  in  ascis  clavatis  octonae,  ovoideae,  majuscuiae,  diametri 
duplo  longiores,  hyalinae. 

Ad  rupes,  Salita  dell"  Epomeo. 

(2)  Biiellia  lepiocUne  Fw.  inarimensis  n.  v,  —  Thallus  albo- 
cinereus,  rimuloso-areolatus,  areolis  minutis  contiguis,  a  proto- 
thallo  nigro  decussatus. 

Ad  basalta,  Montagnone. 

(3)  Bilinibia  suNutescens  n.  sp.  —  Thallus  crassiusculus, 
rimoso-squamulosus,  squamulis  minutis  contiguis,  sordide  viridi- 
fuscescentibus,  humectis  viridescentibus;  protothallo  indistincto. 
Apothecia  sessilia,  primitus  plana   tenuissime   marginata,   dein 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  211 

cephaloidea,  atra.  Lamina  brevis,  hypothecio  fuscidulo,  paraphisi- 
bus  subconglutinatis.  Sporae  in  ascis  clavalis  octonae,  submcdio- 
cres,  tetrablastae,  saepe  curvatulae,  apicibus  oblusis,  hyalinae. 
Ad  rupes  vulcanicas,  Arso. 

Specie  prossima  alla  B.  Regeliana  Hep.  da  cui  a  prima  vista 
si  distacca  pel  colore  del  tallo  castagno  e  non  tendente  al  roseo. 

Gli  apotecii  si  mostrano  dapprima  appianati  e  leggermente 
marginati.  Dalla  B.  coprodes  Krb.  poi  è  ben  distinta  per  la  forma 
del  tallo  e  delle  spore,  ed  anche  perché  gli  apotecii  carbonacei 
restano  invariati  umettandoli. 

(4)  Opegrapha  Dilleniana  Ach.  var.  subfumosa  n.  v.  — 
Thallus  subradiosus,  crassus,  dilute  fumosus.  Apothecia  et  sporae 
speciei.  Gonidia  chroolepea. 

Ad  trachites  S.  Nicola, 

(5)  Leptographa  toninioides  n.  sp.  —  Thallus  cinereus,  cras- 
sus, areolato-verrucosus,  hypothallo  concolore.  Apothecia  com- 
posita, diftbrmia,  flexuosim-angulose-orbicularia,  ac  deia  centro 
elevata,  cerebriformia.  Sporae  mediocres,  nubiloso-monablastae, 
ellipsoideae,  diam.  4-6  pio  longiores,  saepe  incurvatae,  hyalinae. 

Ad  trachites  S.  Nicola. 
Il  tallo  è  conforme  a  quello   della    Toninia   squalida   Schl., 
mentre  i  caratteri  esterni  degli  apotecii  si  riportano  perfetta- 
mente alla  Encepìialographa  cerebrìna  DC. 


Il  Socio  Martelli  dichiara  clie  1'  Elenco  delle  fanerogame  e  delle 
protallogame  raccolte  durante  le  Riunioni  generali  in  Napoli  del  1891 
compilato  da  lui  e  da  Tanfani  è  pronto  ma  che  per  la  sua  mole  (ascen- 
dendo il  numero  delle  specie  a  circa  400)  non  potrà  comparire  nel 
Bullettino  ;  soggiunge  che  verrà  pubblicato  nel  Nuovo  giornale  bo- 
tanico italiano. 

Il  Socio  Tanfani  presenta  alla  Società  il  Polycarjìon  peploides 
raccolto  in  Calabria  dal  Socio  Biondi,  e  fa  la  seguente  comunica- 
zione : 


SUL  POLYCARPON  PEPLOIDES.  PER  E.    TANFANI. 

Cupani  neir  Hortus  cathoUcus  pubblicato  a  Napoli  nel  1696 
(p.  171)  descriveva  una  pianta  senza  indicarne  la  patria  con  la 
frase  seguente:  Poligonum,  alpinum  repens,  gracilius  seic  io- 
ium  minori  folio  copiosiore  semine  stipaiam  (sic).  Nel  Supple- 


212  ADUXANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

mentiim  alterum  ad  liorium  catholicum  egli  riferisce  nei  se- 
guenti termini  il  nome  volgare  della  stessa  pianta  :  Erl)a  turca 
siciliana  di  munti  che  va  pri  terra  ed  è  perpetua,  indicandone 
cosi  la  patria;  e  finalmente  nel  Panpliìjton  siculum,  secondo  Bii- 
bani,  ne  dà  una  figura  che  non  ho  trovato  negli  esemplari  di 
questo  libro  che  ho  potuto  riscontrare. 

Bivona  {Stirp.  rar.  Sic.  Man.,  1,  n.  3,  1814)  sotto  il  nome  di 
Hagea  polycarpoica  descriveva  la  stessa  pianta,  raccolta  sul 
monte  Gallo  presso  Palermo. 

P.  de  Candolle  nel  1828  {Prodromus,  3,  p.  376),  descrivendo  il 
Polycarpon  psploides  da  lui  raccolto  presso  Perpignan  e  Col- 
liure,  erroneamente  riferiva  a  questo,  come  sinonimo,  l'^a^m 
poltjcarpoides  di  Bivona. 

Bertoloni,  pure  intravedendo  la  confusione  fatta  da  de  Can- 
dolle, e  credendo  che  la  pianta  raccolta  da  questo  fosse  una  forma 
del  P.  tetraphijUum  o  della  varietà  alsinaefotium,  conservava 
a  torto  il  nome  CandoUeano  alla  pianta  di  Sicilia. 

Sia  dal  1839  Bubani  avvertiva  l'errore  di  Bertoloni  e  nel 
Giornale  agrario  toscano  (p.  255)  dava  alla  pianta  siciliana  il 
nome  di  Polycarpon  Cupani  da  quello  del  suo  scopritore;  e  più 
tardi  nella  sua  Dodecaìiihea  (1850,  p.  14)  malmenava  Berto- 
Ioni  pel  suo  errore. 

Intanto  Gay  nella  Revue  botanique  di  Duchartre,  senza  cono- 
scere quanto  aveva  scritto  Bubani  nel  Giornale  agrario,  dava 
alla  stessa  pianta  il  nome  di  Polijcay^pon  Bivonae.  Nondimeno 
tanto  Gussone  nella  sua  Florae  siculae  synopsis,  quanto  gli 
autori  dei  due  Compendi  della  flora  italiana  seguitarono  ad  ap- 
plicare alla  pianta  di  Sicilia  invece  del  nome  di  P.  Cupjani,  quello 
errato  di  P.  peploides. 

Questo  ultimo  nome  non  dovrebbe  quindi  figurare  più  nella 
Flora  italiana,  se  il  vero  Polycarpon  ijeploides,  conosciuto 
dei  Pirenei  e  dell'  Algeria,  non  fosse  stato  scoperto  nel  1877 
dal  sig.  A.  Biondi  a  Palmi  in  Calabria,  ove  cresce  abbondante, 
ma  localizzato,  fra  i  sassi  presso  il  mare. 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI    FIRENZE  213 

Il  Presidente  Arcangeli  presenta  quindi  il  seguente   elenco   di  : 

MUSCINEE  RACCOLTE  DI  RECENTE  NELL'ITALIA   MERI- 
DIONALE. NOTA  DI  G.  ARCANGELI. 

Nell'occasione  dell'ultima  riunione  generale  tenuta  dalla  no- 
stra Società  in  Napoli,  nell'agosto  decorso,  quantunque  la  sta- 
gione estiva  eccessivamente  calda  ed  asciutta  non  fosse  troppo 
propizia,  le  gite  stabilite  nel  programma  resultarono  assai  frut- 
tuose, ed  alle  fanerogame  rare  ed  interessanti  che  ci  fu  con- 
cesso raccogliere  potemmo  pure  aggiungere  un  discreto  manipolo 
di  crittogame.  Oltre  i  licheni  dei  quali  si  occupò  principalmente 
il  Socio  Jatta  furon  pure  raccolte  varie  muscinee  parte  dai 
Soci  U.  Martelli,  A.  Biondi  e  Giordano,  e  parte  da  me.  Di  que- 
ste ultime  essendomi  assunto  lo  studio,  in  seguito  alla  gentile 
concessione  di  quelle  raccolte  dai  miei  colleghi  presento  adesso 
l'elenco  delle  forme  tutte  da  noi  trovate,  unendovi  pure  alcune 
specie  favoritemi  dal  sig.  O.  Chiarella  di  Lecce,  le  quali  come 
appartenenti  ad  una  località  dell'  Italia  meridionale,  briologica- 
mente  quasi  del  tutto  inesplorata,  non  mancano  d' un  certo  in- 
teresse. I  generi  sono  disposti  secondo  l' ordine  adottato  da 
Schimper  nella  2*  edizione  della  Synopsis,  le  specie  sono  per 
ordine  alfabetico.  Quelle  più  importanti  sono  contrassegnate  dal 
segno  *  ed  il  nomo  del  raccoglitore  è  per  lo  più  indicato  fra 
parentesi. 

BRYACEAE. 

1.  EucLADiDM  YERTiciLLATUM  (Brìcl.)    Br.  et  ScTi.  Sulle  rocce 

umide  alla  sorgente  dell'Acquasanta  nel  M.  S.  Angelo  di 
Castellammare  (Arcangeli). 

2.  DiCRANDM  UMDDLATUM  Br.  et  Scìi.  Nei  dintorni  di  Lecce, 

ster.  :  inviato  dal  sig.  0.  Chiarella.  Fin  ad  ora  ò  conosciuto 
solo  dell'  Italia  settentrionale. 
*  3.  Leptothrichum  flexicaule  {Schio.)  Rampe.  Nel  M.  S.  An- 
gelo di  Castellammare  presso  l'Acquasanta,  ster.  (Arcangeli). 
Questa  specie  è  nuova  pel  Napoletano. 


214  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

4.  DiSTicHiuM  CAPiLLACEUM  (L.)  Br.  et  Soli.  Nel  M.  S.  Angelo 

di  Castellammare  nelle  faggete   presso  1'  Acquasanta,  e.  fr. 
(Arcangeli). 

5.  Lemobryum  glaucum  (L.)  Hampe.  Dintorni  di  Lecce,  ster., 

inviato  dal  sig.  O.  Chiarella. 

6.  Barbula  gracilis  Schwaegr.  A  Cama  sopra  un  vecchio  muro, 
e.  fr.  vecchi  (Arcangeli). 

7.  B.  MURALis  (Z/.)  Hedw.  var.  aestiva.  Sopra  un  muro  fra  il 
Fusaro  ed  il  Villaggio  Cappella  in  gran  quantità  e.  fr.  vec- 
chi. È  citata  pure  dal  prof.  Pasquale  pel  Napoletano.  '  Altri 
saggi  sono  stati  raccolti  in  un  muro  presso  il  promontorio 
di  Cuma.  Vi  furono  riscontrati  fi.  cT  laterali  ai  fusti  fertili 
e  pure  terminali  a  rami  speciali,  quindi  non  cade  dubbio 
che  questa  specie  sia  monoica  come  lo  asserisce  Boulay.  Il 
Limpricht  al  contrario  asserisce  essere  dioica  e  ne  fa  una 
specie  distinta  eh'  egli  pone  presso  la  B.  marginata  rite- 
nendola come  specie  in  via  di  formazione. 

8.  B.  RURALis  Hedw.  Presso  al  lago  del  Matese  in  una  fag- 
geta, un  piccolo  saggio  con  fi.  feminei  (Martelli). 

9.  B.  TORTUOSA  (L.)  Web.  et  Mohr.  Sulle  rocce  calcaree  sopra 
Faito  nel  M.  S.  Angelo  presso  l'Acquasanta,  ster,  (Arcangeli). 

10.  Trichostomum  Barbula  Schio.  Nel  Matese  presso  il  Lago, 

ster.  (Martelli). 

11.  T.  FLAVOVIRENS  Brucli.  A  pie  degli  alberi  sulla  scorza  presso 
Cuma,  e.  fr.  vecchi.  Questa  forma  é  assai  più  piccola  della 
ordinaria  e  da  ritenersi  corrispondente  a  quelle  descritte 
da  Geheeb  -  dell'  isola  di  Giannutri.  Conosciuta  pure  d'Italia. 

12.  T.  MUTABILE  Br.  eur.  Al  M.  S.  Angelo  pressa  l'Acquasanta 

sulle  rocce  calcaree  e  sui  vecchi  muri  presso  Cuma  ai  cespi 
insieme  ai  R.  Utoreum  De  Not.  (Arcangeli). 

13.  Grimmia  apocarpa  {L.)  Hedw.  Sulle  rocce  calcaree  al  M. 
S.  Angelo  di  Castellamare  presso  l'Acquasanta,  e.  fr,  (Ar- 
cangeli). 


*  J.  A.  Pasquale,  Bryologiae  neapolltanae  commentariolum.  Ren- 
diconto della  R.  Accademia  delle  Scienze.  Società  Borbonica,  marzo 
ed  aprile  1850,  voi.  IX,  pag.  115-125. 

-  A.  Geheeb,  Bryologisclie  Fragmente,  Plora,  1886,  n.  22  e  23 
pag.  615. 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  215 

14.  G.  PULVINATA  Sm.   Sulle   rocce   calcaree   al  M.  S.  Angelo 
presso  l'Acquasanta,  e.  fr.  (Arcangeli). 

*  15.  G.  Sardoa  De  Noi.  In  cima  al  M.  Epomeo  nell'Isola  d'Ischia 

sulla  trachite,  ster.  (Arcangeli,  Giordano).  Raccolta  da  Pa- 
squale ad  Anoia,  da  me  a  Cerasia  in  Calabria;   nuova  pel 
Napoletano. 
16,  Orthotrichdm  AFFINE  SckracL  Nel  M.  S.  Angelo  di  Castel- 
lammare sopra  Faito,  e.  fr.  (Arcangeli). 

Secondo  l'avv.  G.  Venturi  di  Trento,  cui  comunicai  que- 
sto esemplare,  questa  forma  non  sarebbe  la  normale,  ma 
una  di  quelle  di  passaggio  all'  0.  fastigiatam,  essa  però  è 
da  riferirsi  all'  0.  affine,  perché  ha  le  strie  della  cassula 
anguste  (con  2-3  serie  di  cellule)  e  gli  stomi  di^^posti  come 
neir  0.  affine,  caratteri  che  hanno  stabilità  maggiore  di 
quelli  desunti  dai  denti  del  peristoma  e  dal  tessuto  delle 
foglie.  Si  conosce  del  Romano  e  della  Calabria  Ultra  citato 
da  Pasquale  ;  nuova  pel  Napoletano. 

*  17.  0.  ANOMALUM  Iledw.  var.  saxatile.  Nel  M.  S.  Angelo  di 

Castellammare,  sopra  Vico  Equense,  e.  fr.  (Biondi).  Non  in- 
dicato dell'Italia  meridionale. 
18.  0.  LEJOCARPUM  Br.  et  Sch.  Nel  M.  S.  Angelo  di  Castellam- 
mare presso  Faito  sui  faggi,  e.  fr.  (Arcangeli,  Martelli  e 
Biondi).  Questa  specie  è  stata  da  me  raccolta  in  Calabria, 
ma  non  ò  indicata  pel  Napoletano. 

*  19.  0.  ScHAWi  Wils.  All'Acquasanta  nel  M.  S.  Angelo  di  Ca- 

stellammare, e.  fr.  (Martelli). 

Questo  esemplare  appartiene  realmente  a  questa  forma 
interessantissima,  com'è  stato  confermato  dal  dott.  Venturi. 
Esso  fu  raccolto  da  me  per  la  prima  volta  in  Italia  sugli 
alberi  sopra  i  piani  d'Aspromonte  in  Calabria,  sulla  via  che 
si  percorre  per  salire  da  Sant'Eufemia  a  M.  Alto  '  giacché, 
come  è  ben  noto,  la  forma  che  De  Notaris  descrisse  nell'Epi- 
logo '  si  deve  considerare  come  una  varietà  dell'  0.  rupestre. 
Essa  forma  è  stata  raccolta  per  la  prima  volta  da  Schaw 


*  A.  Bottini,  G.  Arcangeli  e  L.  Macchiati,  Prima  contribu- 
zione alla  Flora  briologica  della  Calabria  negli  Atti  della  Soc.  Critt. 
Italiana,  anno  XXVI,  ser.  2\  voi.  Ili,  disp.  2,  pag.  111. 

*  G.  De  Notaris,  Epilogo  della  Briologia  ital.,  Genova,  1869,  pag.  302. 


216  ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

in  Scozia  nel  1860  sugli  alberi,  *  successivamente  da  R.  Ruthe 
nel  Brandeburgo  nel  1867  '  sopra  un  vecchio  PoinUas  pyra- 
midalis,  in  Calabria  nel  1877  sugli  alberi,  dal  prof.  Phili- 
bert  nella  Coi'sica  sui  faggi,  e  sugli  alberi  pure  ultima- 
mente da  Martelli.  Il  dott.  Venturi  per  quanto  poco  inclinato 
ad  ammettere  ibridismi,  com'  egli  mi  scrive,  riterrebbe 
possibile  eh'  essa .  fosse  mi  ibrido  fra  1'  0.  lejocarpum  e 
r  0.  rupestre.  Certamente  l'esemplare  da  me  raccolto  in 
Calabria  trovasi  in  prossimità  dell'  0.  lejocarpum,  che  pure 
raccolsi  in  quella  località;  e  pure  al  M,  S.  Angelo,  tanto 
Martelli  che  io  abbiamo  raccolto  1'  0.  lejocarpum  nella  stessa 
località  ove  egli  raccolse  1'  0.  Schawì,  ma  tanto  in  Cala- 
bria che  a  M.  S.  Angelo  non  abbiamo  incontrato  I'  0.  ru- 
pestre. 

*  20.  N.  STRAMiNEUM  Hsch.  var.  de/luens  Veni.  Sui  tronchi  morti 

nel  M.  Miletto  nel  Matese,  cfr.,  raccolto  da  U.  Martelli. 
Nuovo  per  l' Italia  meridionale. 

Debbo  la  determinazione  di  questo  saggio  al  dott.  Venturi, 
Le  condizioni  speciali  di  questo  esemplare,  dipendenti  dalla 
difficoltà  di  accertare  la  struttura  del  peristoma,  e  la  pre- 
senza d' un'unica  calittra  ne  rendevano  lo  studio  diffici- 
lissimo. 

21.  Encalypta  vulgaris  Hedio.  Nel  M.  S.  Angelo  presso  l'Acqua- 
santa nelle  screpolature  delle  rocce  calcaree,  e.  fr.  (Ar- 
cangeli). 

22.  FuNARiA  HYGROMETRiCA  (Z.)  Hcdw.  Al  M,  S.  Angelo  sul  ter- 

reno, e.  fr. 

23.  Brydm  CAPILLARE  (i.)  Sopra  un  vecchio  muro  a  Cuma,  e. 
fr.  vecchi  (Arcangeli).  Questa  forma  é  prossima  alla  v.  me- 
ridionale. 

*  24.  Mnidm  medicum  Br.  Eur.  Nel  M.  Miletto  nel  Matese,  e.  fr. 

(Martelli).  Questa  specie  sarebbe  conosciuta  solo  di  Riva  in 
Valsesia  e  dello  Spinga. 
25.  PoLYTRicHUM  JUNiPERiuM  Hedio.  Nel  M.  Miletto  nel  Matese 
(Martelli). 


'  W.  Ph.  Schimper,  Si/nopsis  miiscorum,  ed.  2",  pag.  314  e  315. 
*  C.  "Warnstorf,  Moosjlora  der  Provinz  Brandenbourg  etc.  XXVII. 
Berlin,  1885,  pag.  45. 


ADUNANZA   DELLA   SEDK   DI   FIRENZE  217 

26.  Leptodox  S.MiTHir  (D/c/i.)  Mohn.  Sui  lecci  del  Parco  Gus- 
sone  alla  R.  Scuola  di  Portici  (Arcangeli). 

27.  Neckera  crispa  Heduo.  Sopra  Faito  nel  M.  S.  Angelo  sul 
terreno  (Arcangeli).  Ricevuta  pure  recentemente  da  Lecce 
inviata  dal  sig.  Chiarella. 

28.  Lemodon  Sciuroides  (L.)  Schio.  All'Acquasanta  nel  M.  S.  An- 
gelo sugli  alberi  (Arcangeli),  ed  al  M.  Miletto  nel  Malese, 
sui  tronchi  morti,  ster.  (Martelli). 

29.  Antitrichia  curtipendula  (L.)  Bricl.  In  cima  al   M.  Epo- 

meo  sopra  la  grotta  di  S.  Nicola  a  795  m.  d'  elevazione 
sulla  trachite,  nell'Isola  d'Ischia,  ster.  (Arcangeli  e  Gior- 
dano). Raccolta  dal  Pcisquale  al  Matese  e  in  Calabria  da  me 
e  da  Macchiati. 

30.  Fabronia  pusilla  Raddi.  Sulla  scorza  dei  lecci  nel  Parco 
Gussone  a  Portici,  ster.  (Arcangeli). 

31.  Climacium  dendroides  Weì).  et  M.  Dintorni  di  Lecce,  ster., 
inviato  dal  sig.  Chiarella. 

32.  HoMALOTHEcruM  SERICEUM  (L.)  Br.  et  Sch.  Presso  l'Acqua- 
santa nel  M.  S.  Angelo  sugli  alberi,  e.  fr.  (Arcangeli),  e  nel 
Matese  presso  il  Lago  (Martelli). 

♦  33.  Camptothecium  aureu.m   (Brid.)  Br.  et  Sch.  In  cima  al 

M.  Epomeo  nelle  fenditure  della  trachite,  ster.  È  specie  nuova 
pel  Napoletano.  Si  conosce  della  Toscana,  dell'Elba,  del  Ro- 
mano, della  Sicilia  e  della  Sardegna  (Arcangeli  e  Giordano). 

34.  Thuidium  abietinum  (L)  Br.  et  Sch.  Dintorni  di  Lecce,  ster. 
inviato  dal  sig.  O.  Chiarella.  Finora  ignoto  oltre  Terra  di 
Lavoro. 

35.  T.  DELiCATULUM  Lììidì).  Dintorni  di  Lecce,  ster.  inviato  dal 
sig.  0.  Chiarella.  Indicato  solo  del  Canton  Ticino,  delle  Mar- 
che e  di  Gioia  Tauro. 

36.  T.  tamariscinum  {Heiw.)  Br.  et  Sch.  Dintorni  di  Lecce, 
ster.,  inviato  dal  sig.  0.  Chiarella. 

37.  Pterooynandrum  filib'orme  Heiw.  Presso  all'Acquasanta 
nel  M.  S.  Angelo,  ster.  (Arcangeli  e  Martelli). 

38.  Brachythecidai  rivulare  Br.  enr.  Nella  faggeta  presso 
il  Lago  del  Matese  raccolto  il  26  agosto,  ster.  (Martelli). 
Nuovo  per  l' Italia  meridionale. 

*  30.  Br.  velutinum  (L.)  Br.  et  Sch.  Presso  l'Acquasanta  nel 

M.  S.  Angelo  sulle  rocce,  e.  fr.  (Arcangeli).  Questa  forma  si 


218  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

avvicinerebbe  alquanto  al  B.  trachijpodium  per  le  foglie 
che  sono  assai  lungamente  acuminate  e  la  parte  media  dei 
denti  del  peristoma  che  nell'unica  cassula  che  potei  esa- 
minare era  formata  da  8-9  articoli  anziché  da  6-8  come 
dovrebbe  essere  secondo  l'asserzioni  di  Amann.  ' 

40.  ScLEROPODiUM  ILLECEBRUM  {ScJiw.)  Sclini.  Sui  muretti  nel 
Parco  Gussone  presso  la  R.  Scuola  Superiore  d'Agricoltura 
di  Portici,  ster.  (Arcangeli). 

4L  EuRHYNCHiuM  ciRCiNNATUM  (Brìci.)  Br.  et  Sdì.  Sulla  terra 
nel  M.  S,  Angelo  sopra  Faito  ster.  e  presso  Cuma  sulle 
pietre,  ster.  (Arcangeli). 

42.  Rhynchostegium  confertum  (Dicks.).  A  pie  dei  pini  presso 
Cuma,  e.  fr. 

*  43,  R.  LiTOREUM  (Dnrs.).  Sopra  un  vecchio  muro  insieme  al 
Trichosiomum  mutaNle  a  Cuma  presso  al  mare  con  urne 
guaste,  ma  pedicelli  tuttora  in  buono  stato.  L'  esemplare 
presenta  le  foglie  un  poco  più  larghe  del  solito  e  rami  fa- 
stigiati,  onde  corrisponde  all'  esemplare  tipico  del  De  No- 
taris,  11  march.  Bottini  lo  considera  come  specie  intermedia 
fra  R.  tenelìam  e  R.  curoìsehtm.  Dal  canto  mio  ritengo 
non  improbabile  che  si  tratti  d'  una  forma  ibrida  fra  R.  cur- 
viseium  e  R.  tenellum.  Nella  località  ove  fu  raccolto  que- 
sto saggio  ed  anzi  sullo  stesso  muro  trovavasi  in  copia 
R.  tenelltcm,  però  non  trovai  il  R.  curvisetam.  È  vero  del 
resto  che  ciò  non  vuol  dire  che  questa  specie  non  potesse 
trovarsi  in  qualche  punto  di  quella  località  tanto  più  che 
mi  mancò  affatto  il  tempo  di  esplorarla  a  dovere. 

44.  R.  TENELLUM  (Dicks.)  Br.  et  Sch.  Sulle  pietre  dei  muri  a 

Cuma  presso  al  mare,  e.  fr.  (Arcangeli). 

45.  Thamnium  alopecurum  (L.)  Br.  eicr.  Sopra  un  muro  a 
Cuma,  ster.  (Arcangeli). 

46.  Hypnum  commdtatum  Heiw.  Sulla  roccia  d' onde  sgorga 
l'Acquasanta  nel  M.  S.  Angelo,  ster.  (Arcangeli). 

47.  H.  CUPRESSIFORME  (L.)  Al  M.  S.  Angelo  presso  l'Acquasanta, 
ster.  (Arcangeli). 

48.  H.  FiLioiNUM  (L.).  Nel  Matese  al  M.  Miletto,  ster.  (Martelli). 


*  Note  sur  le  Brachytheciam  trachypodium  {Revue  Bryologique,  .1.889, 
n.  4,  pag.  55). 


ADUNANZA    DELLA    SKDE   DI   FIUENZE  219 

49.  H.  MOLLUSCUM  Hedio.  Sulle  rocce  nelle  faggete  presso  l'Acqua- 

santa, nel  M.  S.  Angelo  di  Castellammare,  ster.  (Arcangeli). 

50.  H.  PURUM  {L.)  Dintorni  di  Lecce,  inviata  dal  sig.  0.  Chia- 

rella. 

51.  H.  ScHRERERi   Wiìld.   Dintorni   di   Lecce,   ster.  inviato  da 

sig.  0.  Chiarella. 

52.  Hylocomium  brevirostre  {Ehrii.)  Br.  eur.  Dintorni  di  Lecce, 

ster.,  inviato  dal  sig.  0.  Chiarella.  Nell'Italia  media  e  me- 
ridionale è  nota  del  Piceno  e  della  Calabria. 

53.  H.  SPLENDENS  {Hectw-)-  Br.  eur.  Pure  dei  dintorni  di  Lecce, 

ster.,  inviato  e.  s. 
*  54.  H.  SQUARRosuM  (L.)  Br.  eur.  Dei  dintorni  di  Lecce,  ster., 
inviato  e.  s.  Nuova  per  l' Italia  meridionale. 

55.  H.  TRiQUETRDM  (L.)   Br.   eur.  Dei  dintorni  di  Lecce,  ster., 

inviato  e.  s. 

SPHAGNACEAE. 

56.  Sphagnum  cimbyfolium  {Ehrh.)  Hedto.  Presso  Lecce,  ster. 

inviato  dal  sig.  0.  Chiarella.  Per  l' Italia  meridionale  è  co- 
nosciuto solo  di  Sora  nella  Campania. 

57.  S.  SUBSECUNDUM  Necs.  V.  Ts.  var.  viride  Bord.  Un  piccolo 
saggio  misto  al  precedente  però  sufficiente  per  la  determi- 
nazione. È  r  unica  specie  fin  ora  segnalata  dell'Algeria  e 
della  Tunisia.  '  È  pure  indicata  della  Sicilia,  "  ma  è  nuova 
per  r  Italia  meridionale.  La  sua  stazione  più  meridionale 
sul  continente  fino  ad  ora  era  la  Toscana! 

HEPATICAE. 

58.  Frullania  Tamarisci  (L.)  Bum.  Sulle  pietre  sopra  Vico 
Equense  (Biondi).  Citata  da  Macchiati  di  Bagnara  e  di  Me- 
nto in  Calabria. 

59.  Jungermannia  riparia  Tayl.  var.  minor.  Sulla  roccia  cal- 
carea dalla  quale  sgorga  1'  Acquasanta  nel  M.  S.  Angelo  di 


^  T.  Cardot,  Lss  Sphagnes  d^  Europe.  Gand,  1886,  pag.  109. 
*  A.  Bottini,  Appunti  di  Briologia  italiana.  Nuovo  Giorn.  Bot.  It., 
voi.  XXII,  pag.  266. 


220  ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI    ROMA 

Castellammare,  ster.  (Arcangeli).  Debbo  la  determinazione  di 
questo  saggio  al  prof.  C.  Massalongo.  Finora  non  indicata 
dell'  Italia  meridionale. 
60-  Metzgeria  purgata  (L.)  Lindi).  A  Faito  nel  M.  S.  Angelo 
di  Castellammare  sui  faggi  (Arcangeli).  Finora  ignota  del- 
l'Italia meridionale. 

61.  Plagiochila  asplenioides  (Z.)  Bum.  f.  media  fra  la  major 
e  la  minor.  Nel  Matese  nella  faggeta  presso  il  Lago,  ster. 
(Martelli).  Citata  di  Calabria  da  Macchiati. 

62.  PoRELLA  PLATYPHYLLA  {L.)  Liìidb.  Sulle  rocce  presso  l'Acqua- 
santa nel  M.  S.  Angelo  di  Castellammare,  ster.  (Arcangeli). 
Citata  di  Calabria  da  Macchiati. 

63.  ScAPANiA  NEMOROSA  (L.)  Bum.  Nelle  fessure  delle  rocce 
calcaree  al  M.  S.  Angelo  di  Castellammare,  ster.  (Arcangeli). 
Finora  ignota  dell'  Italia  meridionale. 

Dopo  di  elle  esaurite  le  comunicazioni  l'adunanza  vien  tolta. 


SEDE  DI  ROMA. 


Adunanza  del  3  marzo  1892. 


Sono  presentii  Soci  Pirotta,  Cuboni,  Grampini.  Erede,  Solla,  Mar- 
catili, Krucli,  Baldini,  Avetta. 

Letto  ed  approvato  il  verbale  precedente  ha  la  parola  il  Socio 
dott.  Kruch  il  quale  legge  una  sua  nota  : 

SOPRA   UN   CASO   DI  RIZOMANIA  NEL   ROSMARINO.   PER 
O.  KRUCH. 

In  un  robusto  esemplare  di  Rosmarino,  un  arbusto  di  più  di  un 
metro  di  altezza,  coltivato  nell' Orto  botanico  a  Panisperna,  una 
parte  dei  suoi  rami  offriva  da  parecchi  anni  un  aspetto  soffe- 
rente e  presentava  qua  e  là  delle  speciali  produzioni,  lo  studio 
delle  quali  forma  l'oggetto  della  presente  nota. 

Queste  speciali  formazioni  cominciano  a  mostrarsi  verso  la 
base  dei  rami  dell'annata,  sotto  forma  di  tubercoletti  tondeg- 
gianti 0  di  cilindretti  di  colore   tabacco  a  superflce  liscia  che 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI    ROMA  221 

sporgono  fra  le  screpolature  della  corteccia,  in  modo  che  essi 
danno  ai  rami  sulla  superjfìce  dei  quali  si  elevano  un  aspetto 
che  ricorda  quello  offerto  dai  rami  di  piante  affetti  da  quelle 
malattie  che  i  fitopatologi  comprendono  sotto  il  nome  di  cancro. 
Le  dimensioni  di  queste  protuberanze  sono  alquanto  piccole  poi- 
ché il  loro  diametro  raggiunge  o  di  poco  supera  la  lunghezza 
di  un  millimetro;  esse  sono  sparse  senza  ordine  apparente  tanto 
negli  internodii  quanto  all'ascella  delle  foglie,  appena  aldi  so- 
pra dell'inserzione  della  gemma.  Solitarie  o  riunite  in  piccoli 
gruppi  in  corrispondenza  ai  tratti  della  superfice  dei  rami  nei 
quali  cominciano  a  manifestarsi,  il  loro  numero  e  la  superfice 
occupata  da  ciascun  gruppo  va  aumentando  procedendo  verso 
la  base  del  ramo,  dove  possono,  per  un  tratto  più  o  meno  lungo, 
estendersi  a  tutta  la  periferia  e  formarvi  una  specie  di  mani- 
cotto la  cui  superfice  apparisce  risultante  di  tanti  cilindretti  a 
sommità  rotondeggiante.  Quivi  la  forma  delle  protuberanze  pri- 
mitive si  è  di  molto  modificata:  esse  non  solo  hanno  subito  un 
notevole  allungamento  in  direzione  normale  alla  superfice  del- 
l' organo  sul  quale  si  trovano  impiantate,  ma  molte  di  esse  si 
sono  pure  ramificate;  ne  viene  quindi  che  se  si  pratica  un  ta- 
glio trasversale  in  corrispondenza  ad  un  tratto  di  ramo  rico- 
perto da  tali  formazioni,  si  riceve  l' impressione  che  queste  non 
sieno  altro  che  radici  sviluppatesi  sul  ramo  l'una  accanto  all'altra 
ed  intrecciantisi  fra  di  loro. 

Il  reperto  anatomico  dimostra  infatti  che,  tanto  nel  caso  nel 
quale  le  formazioni  in  discorso  hanno  la  forma  di  tubercoletti 
di  poco  elevantisi  sulla  superfice  del  ramo,  quanto  nell'ultimo 
caso  ricordato  nel  quale  le  loro  dimensioni  longitudinali  sono 
di  molto  aumentate,  ci  troviamo  dinnanzi  a  vere  radici  avven- 
tizie. La  loro  struttura  non  offre  nulla  di  anormale  e  di  regola 
si  osservano  cinque  raggi  vascolari  ben  distinti.  In  corrispon- 
denza ad  alcuni  rami  più  vecchi,  e  quasi  sempre  in  vicinanza 
al  loro  punto  d'inserzione,  tali  formazioni  avventizie  raggiun- 
gono uno  sviluppo  considerevole  non  solo  riguardo  alla  loro 
estensione,  alla  superfice  cioè  da  esse  occupata,  ma  anche  per 
le  loro  dimensioni  longitudinali  che  superano  di  parecchie  volte 
il  diametro  del  ramo  che  le  porta;  è  però  da  notarsi  che  anche 
in  questo  caso  le  radici  ad  onta  della  loro  lunghezza  non  si 
mostrano  affatto  o  solo  in  debolissimo  grado  geotropiche. 


222  ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   ROMA 

Il  fatto  che  nei  rami  dell'annata  dove  le  radicelle  cominciano 
ad  apparire  esse  si  presentano  quasi  tutte  isolate,  e  che  invece 
un  poco  più  al  di  sotto  sono  in  generale  riunite  in  gruppetti 
la  superfice  occupata  dai  quali  è  più  o  meno  estesa,  viene  a 
dimostrare  che  la  loro  apparizione  non  avviene  contemporanea- 
m.ente,  ma  che  attorno  ad  una  protuberanza  od  a  un  gruppo  di 
qualcuna  di  esse  apparso  per  primo  se  ne  vanno  in  seguito  svi- 
luppando altre.  Ed  infatti  osservando  attentamente  è  facile  con- 
statare attorno  a  qualche  bitorzoletto  più  grande,  vale  a  dire 
attorno  ad  una  radicella  più  sviluppata,  altri  minori  in  varii 
stadii  di  sviluppo  i  più  giovani  dei  quali  sporgono  appena  dalle 
screpolature  della  corteccia. 

Riguardo  all'origine  delle  radicelle  ricorderò  che  la  loro  ap- 
parizione è  legata  ad  un  dato  grado  di  sviluppo  del  ramo  sul 
quale  si  manifestano;  esse  non  cominciano  a  svilupparsi  che  in 
corrispondenza  a  quei  rami  nei  quali  comincia  ad  entrare  in 
attività  il  fellogeno,  che  nel  Rosmarino  si  forma  nella  regione 
periciclica  all'indentro  dei  cordoni  meccanici  che  proteggono 
la  porzione  cribrosa  dei  fasci  della  cerchia. 

Le  radicelle,  quantunque  fuori  del  loro  mezzo  naturale,  si  con- 
servano in  gran  parte  per  un  tempo  abbastanza  lungo,  vive  e 
capaci  quindi  di  accrescimento.  L'allungamento  che  esse  subi- 
scono è  in  generale  di  poco  conto;  ma  favorite  da  una  stagione 
umida  crescono  non  solo  in  lunghezza,  ma  su  ciascuna  di  esse 
si  può  manifestare  l'inserzione  di  altre  radicelle  secondarie  a 
formare  nel  loro  assieme  attorno  al  ramo  quella  specie  di  feltro 
che  ho  già  descritta. 

L'accrescimento  può  mantenersi  per  un  tempo  più  o  meno 
lungo  a  seconda  dei  casi;  raggiunto  però  che  esso  abbia  un 
certo  limite  cessa  ed  allora  le  radici  vanno  gradatamente  dis- 
seccandosi, rimanendo  però  sempre  aderenti  al  ramo. 

Credo  opportuno  di  chiamare  col  nome  di  rizomania  il  caso 
offerto  da  questa  pianta,  seguendo  in  ciò  il  AVakker  '  che  in  un 
suo  recente  lavoro  ha  descritto  per  alcune  specie  di  Ribes  un 
caso  che  ha  molta  analogia  con  quello  che  forma  l'oggetto  della 
presente  nota. 


*  J.  Wakkrr,  Contrihutions  à  la pathologie  vegetale.  Arcliivesnésrlan- 
daises  des  sciences  exactes  et  naturelles.  Tom.  XXIII,  pag.  396,  1889. 


ADUNANZA    DKLLA    SKDE   DI    ROMA  223 

Ho  già  accennato  all'aspetto  sofferente  mostrato  da  parecchi 
rami  della  pianta;  oi'a  aggiungerò  che  parecchi  dei  rami  più 
fortemente  rizomani,  erano  completamente  disseccati  e  che  altri, 
ancora  verdeggianti,  presentavano  un  numero  minore  di  ger- 
mogli e  di  rametti  e  che  questi  erano  inoltre  meno  rigogliosi 
di  quelli  che  si  inserivano  sui  l'ami  normali  che  non  offrivano 
alcuna  produzione  radicellare.  Le  radicelle  che  si  sviluppavano 
in  vicinanza  all'inserzione  di  una  foglia  impigliavano  fra  loro 
la  gemma  che  non  aveva  agio  di  svilupparsi  normalmente,  li- 
mitandosi alla  produzione  di  qualche  gracile  foglia;  in  modo  che 
in  questi  casi  si  può  pensare  che  una  gran  parte  dei  materiali 
elaborati  destinati  allo  sviluppo  del  germoglio  vengano  invece 
impiegati  alla  formazione  ed  ulteriore  sviluppo  di  radicelle  che 
si  formano  nelle  sue  vicinanze.  Risulta  quindi  da  questi  fatti 
che  la  forte  produzione  di  radici  avventizie  è  in  relazione  con 
una  diminuita  produzione  rameale. 

Alla  domanda  a  quale  causa  si  debba  attribuire  un  cosi  ab- 
bondante ed  anormale  sviluppo  di  formazioni  avventizie  non  mi 
è  possibile,  per  ora,  di  rispondere  che  in  modo  negativo,  esclu- 
dendo cioè  la  presenza  di  parassiti.  Anzi  a  questo  proposito  devo 
dire  che  nell'ottobre  del  1890  io  trovai  sulla  pagina  inferiore 
di  alcune  foglie  dell'  esemplare  rizomane  delle  piccole  protube- 
ranze fusiformi,  che  riconobbi  non  essere  altro  che  un  cecidio 
nella  cavità  del  quale  si  trovava  una  piccola  larva  di  un  Ceci- 
domide.  Questo  cecidio  è  ricordato  dal  Frank  {Bie  Kranìiìieìten 
der  Pflanzen,  pag.  741).  Questa  scoperta  mi  fece  nascere  il  so- 
spetto che  la  produzione  di  radici  avventizie  potesse  essere  in 
relazione  colla  presenza  di  qualche  larva  di  Cecidomide.  Le  mie 
ricerche  a  quest'intento  ripetute  in  diverse  epoche  dell'an- 
nata non  approdarono  ad  alcun  risultato:  non  solo  non  osser- 
vai alcuna  larva  in  corrispondenza  od  in  vicinanza  alle  produ- 
zioni radicellari,  ma  nemmeno  rinvenni  alcuna  cavità  o  qualche 
alterazione  patologica  dei  tessuti  che  mi  potesse  far  dubitare 
della  sua  presenza. 

Non  voglio  però  dimenticare  che  il  Rosmarino  si  riproduce 
con  facilità  per  mezzo  di  talee  in  modo  che  é  possibile  ammet- 
tere in  esso  una  forte  predisposizione  alla  produzione  di  radici 
avventizie,  quantunque  ci  sia  ignota  la  causa  che  abbia  talmente 
eccitato  questa  facoltà  rizogena,  da  determinare  la  produzione 


224  ADUNANZA    DKLLA    SEDE   DI   KCMA 

di  radici  in  rami  che  si  trovano  ancora  in  rapporto  colla  pianta. 
Mi  permetto  in  fine  di  far  risaltare  che  l'aspetto  patologico  of- 
ferto dai  rami  che  presentano  le  descritte  formazioni  avventizie 
sembra  essere  una  conseguenza  del  forte  sviluppo  di  queste,  che 
impediscono  o  rendono  meno  attivo  lo  sviluppo  dei  germogli 
che  si  inseriscono  su  di  essi;  è  facile  infatti  constatare  che  i 
rami  che  offrono  le  radicelle  in  piccola  quantità,  ed  in  generale 
tutti  i  rami  giovani  nei  quali  comincia  l'apparizione,  non  dif- 
feriscono per  nulla  nel  loro  aspetto  da  quelli  normali. 

Dopo  alcuna  osservazioni  del  prof.  Pirotta  che  concordano  con 
quelle  dell'autore,  il  Socio  prof.  Solla  presenta  una  nota  dal  titolo 
Notizie  botaniche  sull'Italia  centi-ale,  che  per  la  sua  mole  non  può 
comparire  nel  Bullettino. 

Il  Presidente  Pirotta  richiama  1'  attenzione  sull'  importanza  che 
avrebbe  ixno  studio  accurato  della  geografia  botanica  dell'Italia  cen- 
trale e  ricorda  molti  tatti  da  lui  osservati  che  confermano  quelli 
citati  dal  Solla. 

Infine  il  prof.  Pirotta  fa  una  distesa  recensione  dal  recente  la- 
voro del  Treub  sulle  Casuarinee  di  cui  presenta  il  sunto  seguente  : 


IL  NUOVO  GRUPPO  DELLE  CALAZOGAME  DI  TREUB.  NOTA 
DI  R.  PIROTTA. 

Lo  studio  accurato,  che  il  Treub  '  ha  fatto  recentemente  di 
quella  interessante  famiglia  delle  Casuarinacee,  che  i  diversi 
sistematici  diversamente  collocarono  nel  sistema  naturale,  pur 
sempre  mettendola  fra  le  infime  Angiosperme,  ha  condotto  a 
risultati  morfologici,  biologici  e  filogenetici  cosi  interessanti, 
che  io  ho  creduto  meritassero  di  esser  subito  fatti    conoscere. 

Le  piante  ascritte  alla  famiglia  delle  Casuarinacee,  costitui- 
scono il  solo  genere  Casuarina,  ricco  però  di  specie  e  forse  capace 
di  esser  diviso,  dopo  che  uno  studio  ampio  e  completo  ne  sarà 
fatto.  Orbene,  nelle  specie  studiate  dal  Treub,  particolarmente 
nella  C.  suber^osa  Otto  et  Dietr,,  lo  sviluppo  dell'  ovulo  e  del 
sacco  embrionale,  il  percorso  del  tubo  pollinico,  il  modo  con  cui 
ha  luogo  la  fecondazione  sono  così  diversi  da  quanto  si  cono- 


*  M.  Treub,  Sur  les  Casuarinées  et  ìeur  place  dans  le  système   na- 
turel,  Ann.  Jard.  botan.  Buitenzorg.  Voi.  X,  1891,  pag.  145. 


ADUNANZA    DELLA    SKUE   DI    KOMA  225 

sce  fino  ad  ora  per  tutte  le  altre  fanerogame,  che  il  Treub  fu  ne- 
cessariamente condotto  a  istituire  per  esse  un  gruppo  partico- 
lare, perfettamente  giustificato. 

Le  infiorescenze  femminili  delle  Casuarina  sono  dei  capolini, 
che  prendono  presto  il  carattere  di  strobili,  che  nascono  colla 
più  grande  irregolarità  su  rami  di  età  differentissima.  Il  fiore 
femmineo,  senza  perianzio,  nasce  all'ascella  di  una  scaglia  for- 
nita di  due  brattee  laterali.  L'ovario  è  dimero  con  due  stili 
filiformi,  lunghi.  La  cavità  ovarica  primitiva,  in  seguito  a  pres- 
sione per  r  accrescimento  delle  scaglie  riducesi  fino  a  scompa- 
rire, prima  della  apparizione  degli  ovuli.  Lo  stilo  comunica  o  me- 
glio continua  direttamente  fino  alla  base  dell'  ovario,  dove 
più  tardi  ricompare  la  cavità  ovarica.  In  essa  compariscono  di 
regola  due  ovuli,  semianatropi,  costituiti  da  una  nocella  e  da 
due  tegumenti,  i  quali  presentano  l' interessante  particolarità 
di  avere  un  funicolo  comune  nella  parte  basale  inserito  sul 
fondo  della  cavità  ovarica.  Più  importante  ancora  è  il  fatto  che, 
durante  lo  sviluppo,  gli  ovuli  si  saldano  verso  1'  alto  colla  base 
del  cilindro  stilare,  cosicché  si  stabilisce  un  ponte  tra  la  base 
del  cilindro  stilare  e  la  placenta  o  parte  inferiore  della  spor- 
genza che  porta  gli  ovuli. 

Dei  due  ovuli  uno  solo  cresce  e  abbonisce.  Allora  nella  nu- 
cella  cominciano  le  differenziazioni,  che  conducono  alla  forma- 
zione del  sacco  embrionale  e  dell'  apparecchio  sessuale.  Queste 
difi'erenziazioni  avvengono  in  modo  affatto  diverso  da  quello 
con  cui  si  presentano  nelle  Angiosperme  finora  studiate  e  solo 
in  parte  ricordano  i  processi  simili  delle  Gimnosperme,  delle 
Pteridofite  e  delle  Briofite. 

Infatti  nel  centro  della  nucella  si  differenzia  un  ammasso  di 
cellule  ben  limitato  dal  resto  ad  elementi  più  grandi,  che  co- 
stituisce il  tessuto  sporigeno,  il  quale  in  basso  si  collega  con  la 
calaza  (analogia  col  pedicello  degli  sporangi  di  Selaginella). 
Quindi  le  cellule  del  tessuto  sporigeno  si  segmentano,  poi  si 
differenziano  in  tre  sorta  di  elementi:  cellule  piccole,  inattive, 
che  sono  poi  riassorbite;  cellule  grandi,  le  macrospore  o  celiale 
n/iadrì  del  sacco  embrionale  :  finalmente  dei  tracheidi,  che  ri- 
cordano gli  elateri  delle  Epatiche. 

Le  macrospore  numerose  ingrandiscono,  poi  si  prolungano 
in  una  specie  di  tubo  o  coda  verso  il  basso,  giungendo  fino  alla 

Bull,  della  Soc.  bot.  ital.  15 


226  ADUNANZA  DELLA  SEDE  DI  ROMA 

regione  della  calaza  e  persino  nel  funicolo.  Tutte  le  macrospore 
ben  sviluppate  racchiudono  un  apparecchio  sessuale,  costituito 
da  due  o  tre  cellule  che  stanno  alla  parte  superiore  (opposta 
alla  coda)  della  macrospora  stessa:  però  queste  cellule  in  tutte 
le  macrospore  meno  una,  sono  nude:  in  questa  sola  sono  ri- 
vestite di  memlirana.  Orbene  è  questa  unica  macrospora  che 
diventa  il  vero  sacco  embrionale,  che  sarà  cioè  fertile.  La  cel- 
lula ovo  è  dunque  nelle  Casuarina  rivestita  da  membrana. 
Le  cellule  dell'apparecchio  sessuale  hanno  origine  diversa  che 
nelle  Angiosperme  finora  studiate,  provenendo  da  divisione  di 
una  cellula  primaria:  epperò  le  due  cellule  che  accompagnano 
r  oosfera  non  sono  omologhe  ai  sinergidi  delle  Angiosperme, 
ma  piuttosto  alle  cellule  del  canale  delle  Gimnosperme. 

Il  tubo  pollinico  discende  pel  cilindro  stilare,  arriva  al  ponte, 
no?i  entra  nella  cavità  ovarica,  discende  fino  alla  calaza,  risale 
nella  nucella  profittando  della  strada  segnata  dalle  code  delle 
macrospore  sterili  ed  arriva  fino  al  disotto  del  sacco  embrio- 
nale. L'adesione  del  tubo  pollinico  alla  parete  del  sacco  em- 
brionale è  fortissima  ed  ha  luogo  sempre  in  x)unti  diversi  da 
quello  che  corrisponde  all'  apparecchio  sessuale.  L'apice  del 
tubo  pollinico  si  separa  poi  con  una  parete  divisoria  dal  resto 
del  tubo  e  finalmente  in  questo  punto  si  stacca  e  diventa  libero. 

Il  Treub  non  potè  seguire  il  processo  di  fecondazione,  che 
deve  aver  luogo  in  modo  affatto  peculiare.  Avendo  constatato 
che  il  tubo  pollinico  non  entra  mai  nel  sacco  embrionale,  giu- 
stamente conclude,  che  1'  elemento  fecondatore  deve  attraver- 
sare non  solo  la  membrana  del  tubo  pollinico  e  quella  del  sacco 
embrionale,  ma  altresì  percorrere  la  cavità  del  sacco  embrionale 
stesso  fino  all'oosfora  e  traversare  la  membrana  dell'  oosfora  me- 
desima. Il  processo  di  fecondazione  è  preceduto  dalla  formazione 
dei  nuclei  eìidospsrmici,  i  quali  provengono  dalla  divisione  suc- 
cessiva del  nucleo  unico  del  sacco  embrionale.  È  in  vicinanza 
dell'apparecchio  sessuale  che  si  difterenziano  le  prime  cellule 
endosper miche  e  pare  che  ciò  coincida  coli' avvenuta  feconda- 
zione, poiché  infatti  mentre  la  differenziazione  delle  cellule  endo- 
spermiche  procede  verso  il  basso,  l'embrione  si  sviluppa  nel  modo 
ben  noto  per  le  Dicotiledoni.  —  Nel  sacco  embrionale  delle  Ca- 
suarinacee  non  si  forma  mai  l'apparecchio  antipode,  a  causa  del 
modo  di  origine  dell'apparecchio  sessuale. 


ADUNANZA   DELLA  SEDK   DI   FIRENZE  227 

Il  Treub,  dopo  aver  esclusa  ogni  possibile  affinità  delle  Ca- 
suarinacee  colle  Miricacce,  alle  quali  furono  dai  più  avvicinate, 
in  considerazione  dei  fatti  sovraesposti,  ammette,  che  all'appari- 
zione della  angiospermia  fra  le  piante,  il  tubo  pollinico  per  ar- 
rivare all'oosfera  aveva  due  strade  da  scegliere  :  o  percorrere 
lo  stilo,  penetrare  nella  cavità  ovarica  e  nell'ovulo  per  il  mi- 
cropilo (Monocotiledoni,  Dicotiledoni)  o  dopo  percorso  lo  stilo, 
non  entrare  nella  cavità  ovarica  e  penetrare  nell'ovulo  perla 
calaza  (Casuarinacee).  Stabili  quindi  nelle  Angiosperme  le  due 
suddivisioni  delle  Porogame  (Mono-  e  Dicotiledoni)  e  delle  Ca- 
lazogame  (Casuarinacee). 

Esaurite  le  comunicazioni  è  levata  la  seduta. 


SEDE  DI  FIRENZE 
Adunanza  del  13  marzo  1892. 

Il  Presidente  Arcangeli  commemora  la  perdita  del  Socio  prof.  Mal- 
fatti nei  seguenti  termini  : 

«  Bartolommeo  Malfatti  nacque  nel  Trentino,  e  per  molti  anni 
tenne  per  sua  patria  adottiva  Milano.  Di  sentimenti  altamente  pa- 
triottici e  di  animo  integerrimo,  in  seguito  ai  rivolgimenti  del  1859, 
prese  parte  per  qualche  tempo  alla  vita  politica,  ma  ben  presto  fece 
ritorno  agli  studi  che  costituivano  la  gioia  sua  prediletta. 

«  Egli  amò  e  coltivò  sopra  tutto  la  Storia  e  la  Geografia,  ed  occupò 
successivamente  tutte  e  due  le  cattedre  di  queste  discipline  nel 
R.  Istituto  di  Studi  Superiori  di  questa  città,  ove  insegnò  per  pa- 
recchi anni.  Penetrato  delle  relazioni  intime  fra  le  scienze  sue  pre- 
ferite, egli  dedicò  la  parte  migliore  della  sua  vita  a  farne  rilevare 
l' importanza  reciproca,  ed  a  promuoverne  il  progresso. 

«  Autore  di  scritti  infiniti  e  svariati,  oltre  i  preziosi  volumetti  di 
letteratura  pei  fanciulli,  egli  si  distinse  principalmente  pei  suoi 
lavori  geografici  ed  etnici,  pei  suoi  cicli  epici  e  pel  suo  Manuale  di 
etnografia,  scritti  tutti  nei  quali,  alla  unità  d'  indirizzo  e  di  concetto, 
si  accoppiano  larghezza,  universalità  e  profondità  di  vedute. 

«  Egli  fece  parte  del  Comitato  internazionale  affricano,  e  contribuì 
alla  fondazione  della  Società  antropologica  italiana,  della  quale  fu 
vic6-j)residente,  ed  ai  cui  lavori  prese  parte  attivissima.  Egli  fu 
pure  socio  fondatore  di  questo  nostro  Sodalizio. 


228  ADUNANZA   DELLA    SEDK   DI   FIRENZE 

«  Per  le  rare  doti  del  suo  animo,  ed  in  specie  per  la  sua  singolare 
modestia,  noncliè  per  la  sua  pazienza,  tolleranza  ed  opsrosità, 
amato  da  tutti,  non  solo  egli  lascia  un  gran  vuoto  nella  famiglia, 
ma  merita  il  compianto  di  tutti  i  suoi  conoscenti.  » 

Il  Presidente  proclama  1'  ammissione  dei  nuovi  Soci  sigg.  : 

Camillo  Chiovenda  di  Roma. 

Dott.  Gastone  Cerulli  Irelli  di  Roma. 

Luigi  Re  di  Roma. 

Annunzia  che  si  è  costituito  un  comitato  con  lo  scopo  di  trasportare 
le  ossa  di  Endlicher  nel  cimitero  centrale  di  Vienna  e  di  erigere  alla 
sua  memoria  un  monumento,  e  soggiunge  che  le  offerte  vengono 
raccolte  dalla  le.  k.  zoologisch-hotanisclie  Geselìsshaft  in  Vienna. 

Comunica  un  rapporto  sull'  andamento  della  Società  botanica  di 
Ginevra  durante  l'anno  1891. 

L' Archivista  Martelli  dà  lettura  del  seguente  elenco  di  doni 
pervenuti  alla  Biblioteca  sociale: 

Dal  sig.  L.  Piccioli:  Piscioli.  Le  piante  legnose  italiane.  Firenze  1891. 
Fase.  2". 

Dal  prof.  R.  Pirotta  :  Firotta.  Sulla  presenza  di  serbatoi  muci- 
pari nella  Curculigo  recurvata  (Herb.)  Roma  1891.  —  Sull'  Urocy- 
stis  prinmltcola  Magnus  in  Italia.  Firenze  1891.  —  Sopra  alcuni  casi 
di  mostruosità  nell' /onoj9s/c?mOT  acaule.  Firenze  1891.  —  Snìl-A  Pucci- 
nia  Gladioli  e  sulle  Puccinie  con  parafisi.  Firenze  1891. 

Dal  conte  N.  Passerini  :  Passerini.  Ricerche  sulla  composizione 
del  Giaggiolo  [Iris  germanioa  L.).  Presenza  del  boro,  del  litio  e  del 
rame  nella  pianta.  Firenze. 

Dal  dott.  U.  Brizi:  Brizi.  Reliquie  Notarisiane.  Muschi.  Roma  1892. 

Dal  dott.  E.  Rostan  :  Les  stations  botaniques  du  Valais.  Bex  1890. 
—  Tissier  M.  P.  C.  Notice  sur  le  Chanoine  L.  J.  Murith.  S.  Mau- 
rice 1862.  —  Guide  du  botaniste  sur  le  Grand  Staint-Beruard.  Ai- 
gle  1868.  —  Favre  M.  E.  Guide  du  botaniste  sur  le  Simplon. 
Aigle  1876. —  Garbocai  A,  e  Cazzuola  F.  I  foraggi  italiani ,  ovvero 
le  pianta  foraggifere  buone  o  nocive  al  bestiame  che  crescono  spon- 
tanee 0  coltivate  in  Italia.  Torino  1888. 

Viene  nuovamente  presentata  la  seguente  nota  del  Socio  Piccioli 
ridotta  entro  il  limite  di  otto  pagine,  prescritto  dallo  statuto  : 

RAPPORTI  BIOLOGICI  FRA  LE   PIANTE   E   LE   LUMACHE. 
PRIMA  NOTA.  PER  L.    PICCIOLI. 

Molti  autori  si  sono  occupati  delle  relazioni  biologiche  fra  le 
piante  e  gli  animali,  e  sebbene  i  lavori  fatti  sopra  quest'argo- 
mento, e  fondati  sull'  esperienza,  si  riferiscano  a  gruppi  molta 
ristretti  di  animali,  sono  tali  però  da  permettere  di  formulare 


ADUNANZA    DELLA    SEDK   DI   FIRENZE  229 

delle  conclusioni  certe  e  da  aprire  un  vasto  campo  a  nuove  ri- 
cerche. 

Ernesto  Stahl,  professore  di  botanica  nell'Università  di  Jena, 
ha  fatto  degli  studi  sopra  un  gruppo  di  animali  finora  negletto 
nei  suoi  rapporti  col  regno  vegetale,  ed  il  suo  eccellente  la- 
voro sopra  le  piante  e  le  lumache,  '  condotto  con  metodo  in- 
gegnoso e  con  quella  originalità  di  vedute  che  distingue  l' au- 
tore, ha  portato  una  forte  prova  in  favore  di  questi  rapporti. 

Trovandomi  a  Catania,  in  condizioni  geografiche  e  di  clima 
molto  diverse  da  quelle  in  cui  aveva  esperimentato  lo  Stahl, 
ed  in  presenza  di  specie  di  piante  e  di  lumuche  assai  ditferenti, 
ho  voluto  provare  se  le  conclusioni  alle  quali  è  giunto  l'autore 
in  Germania  fossero  applicabili  a  tutti  i  luoghi  e  potessero  ge- 
neralizzarsi. 

Sono  grato  al  prof.  Grassi,  che  nel  suo  laboratorio  di  zoolo- 
gia mi  ha  ofiferto  del  materiale  di  confronto  e  molte  preziose 
indicazioni  che  mi  hanno  servito  di  guida  in  queste  ricerche, 
da  lui  stesso  consigliatemi. 

I  lavori  sopra  i  molluschi  terrestri  e  d*  acqua  dolce  che  ho 
potuto  consultare,  non  trattano  questi  animali  dal  lato  biolo- 
gico e  solo  per  alcune  specie  sono  indicate  le  piante  ove  furono 
trovati  0  dove  sogliono  stare  abitualmente  ;  '  ma  questo  è  un 
indizio  di  poca  utilità,  che  non  vale  a  determinare  con  certezza 
neppure  il  genere  di  cibo  di  cui  sogliono  nutrirsi,  poiché  ho 
sovente  osservato  delle  piante  sulle  quali  passano  le  lumache 
e  sulle  quali  restano  ferme,  che  non  vengono  punto  divorate 
dalle  medesime;  ciò  avviene  per  gli  eucalitti,  le  querci  giovani 
le  Arundo  ed  altre,  il  cui  fusto  e  le  cui  foglie  sono  talora  co- 


*  E.  Stahl,  Pflanzen  und  Schnecken,  eine  biologische  Studie  iiber  die 
Schutzmittel  der  Pflanzen  gegen  Schneckenfrass.  —  Sondar  Abdruck 
aus  der  lenaischen  Zeitsahrift  fiir  NaturwìssenscTiaft  und  Medizin, 
Band.  XXII,  N.  F.  XV.  Iena,  1888. 

*  F.  Tornasene  e  G.  Maggiore,  Sopra  alcuni  vegetali  che  servono 
di  stazione  ai  molluschi,  negli  Atti  dell'Accademia  Gioenia,  voi.  XVIII, 
pag.  181.  Anno  1845.  —  In  questo  lavoro  gli  autori  giungono  a  con- 
clusioni erronea,  come  queste  :  «  Alcune  Pupa  vivono  in  Sicilia  sul 
Quarcus  Laricio!  »  —  «  Tutte  le  Helix  cercano  i  luoghi  umidi  per- 
chè ivi  spuntano  i  Nostoch,  i  Tremella,  i  Lichen  !»  —  ed  indicano 
come  proprie  della  Sicilia  alcune  specie  che  non  vi  sono. 


230  ADUNANZA   DELLA    SKDE  DI   FIRENZE 

perte  daiil'  Helicc  conoidea,  H.  vermìculata,  ecc.  senza  esserne 
danneggiate. 

Le  mie  osservazioni  sono  limitate  alle  lumache  terrestri  ed 
a  pocliissime  d'  acqua  dolce  ;  mi  propongo  però  di  proseguirle  con 
le  conchiglie  marine,  appena  le  circostanze  mi  permetteranno 
di  raccogliere  e  di  mantenere  del  materiale  adatto. 

Ecco  le  specie  di  cui  ho  potuto  disporre:  Helix  pisana  Miill.; 
H.  aspersa  Muli.;  H.  vermiculata  Muli.;  H.  mur alis  MuU.;  H. 
lenticularis  Mor. ;  H.  aperta  Bor.;  H.  venir icosa  Drap.;  Pupa 
granimi  Drap.;  ClausìUa  bidens  L.  ;  Succìnea  elegans  Riss.; 
Slenogìra  decollata  h.;  Afyialia  gagates  Drap.;  Limax  flavus 
L.  ;  Lymnaeus  lagotis  Sch.  ;  L. pahistrìs  Muli.;  Pseudamnicola 
vestita  Ben.;  Ancylics  recurvus  Kus. ;  A.  tìbertanus  Ben.; 
Planorbis  umbilicatus  Muli.  Ne  ho  raccolte  anche  altre  specie 
con  le  quali  non  ho  potuto  istituire  delle  prove  per  la  scarsezza 
del  materiale. 

L'allevamento  delle  lumache  terrestri  e  la  loro  conservazione, 
anche  per  lungo  tempo,  non  presenta  in  generale  grandi  diffi- 
coltà, e  ne  ho  alcune  specie,  come  V Jlelìx  pisana,  II.  vermicu- 
lata, IL  conoidea,  H.  aspersa,  Buliminus  pupa,  Clausilia  ecc. 
da  più  di  un  anno,  che  trovansi  in  ottima  condizione.  Le  tengo 
in  apposite  cassette  ed  ho  cura  di  dar  loro  un  nutrimento  adatto 
e  di  preservarle  dagli  sbalzi  troppo  forti  di  temperatura;  per- 
ciò le  ritiro  in  casa  al  coperto  ogni  volta  che  sopravvenga  un 
forte  gelo  o  quando  il  sole  d'  estate  sia  troppo  cocente.  Ma  con- 
tro i  grandi  calori  esse  provvedono  quasi  sempre  da  sé,  inter- 
nandosi nel  terreno  spesso  a  grande  profondità,  come  osservo 
né\V  Helix  vermiculata,  H.  aperta  ed  H.  aspersa.  Ciò  che  in 
Sicilia  avviene  nell'estate,  nei  paesi  nordici  accade  l' inverno, 
poiché  è  in  questo  periodo,  che  essendo  forzate  ad  un  lungo 
digiuno  a  cagione  della  neve  che  copre  il  terreno,  le  lumache 
cadono  in  una  specie  di  letargo,  simile  a  quello  che  si  osserva 
in  molti  mammiferi,  e  chiudono  il  guscio  con  un  epifragma  denso, 
rimanendo  in  tal  modo  fino  a  primavera  inoltrala.  In  Sicilia  le 
lumache  si  nascondono  in  generale  ai  primi  di  giugno  e  restano 
cosi  fino  alla  metà  di  ottobre,  salvo  a  comparire  qualche  volta 
dopo  una  pioggia  abbondante  che  rinfreschi  l'aria  o  quando  vi 
sia  qualche  giornata  di  freddo  eccezionale.  Da  questo  cambia- 
mento di  stagione  nell'attività  e  nella  voracità  delle  lumache 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  231 

risulta  una  notevole  differenza  per  la  qualità  del  cibo  utilizzato, 
poiché  in  inverno  ed  al  principio  della  primavera  le  piante 
sono  ancora  molto  giovani  e  tenere,  non  hanno  in  molti  casi 
sviluppati  sufficientemente  i  ripari  e  non  possono  perciò  sfug- 
gire ai  danni  delle  lumache,  specialmente  di  quelle  omnivore, 
che,  quando  sono  affamate,  si  adattano  a  divorare  quasi  tutte 
le  specie;  ma  che  avendo  libera  scelta  preferiscono  quelle  sprov- 
viste o  quasi  di  mezzi  di  difesa;  mentre  in  estate  i  ripari  sono 
portati  a  compimento  e  le  lumache  trovansi  di  fronte  a  piante 
interamente  protette,  o  almeno  preservate  in  maniera  tale  da 
sfuggire  al  pericolo  nei  momenti  dell'abbondanza.  Da  ciò  na- 
sce la  notevole  differenza  esistente  fra  le  condizioni  delle  piante 
rispetto  alle  lumache  dei  paesi  settentrionali,  in  confronto  con 
quelle  delle  nostre  regioni,  e  la  necessità  che  avrebbero  le 
piante  meridionali  di  provvedersi,  come  è  talora  il  caso,  di  più 
forti  mezzi  di  protezione  negli  organi  giovani. 

I  mezzi  di  difesa  delle  piante  dalle  lumache  sono  chimici  o 
meccanici  od  entrambi  uniti  insieme.  Essi  sono  in  generale 
sviluppati  nelle  parti  esposte  agli  attacchi  dei  nemici  o  sulla 
via  che  conduce  ad  esse,  come  nelle  radici  aeree,  lungo  i  fusti, 
i  picciuoli  e  le  foglie,in  guisa  da  avere  il  maggior  effetto  utile 
col  minimo  dispendio  di  parti  modificate;  così  più  spesso  vedonsi 
protette  le  foglie  e  gli  organi  riproduttori  a  preferenza  delle 
radici,  del  fusto  e  dei  rami. 

È  noto  che  i  ripari,  di  qualunque  specie  essi  siano,  non  hanno 
valore  assoluto,  non  possono  cioè  agire  ugualmente  sopra  tutti 
gli  animali;  cosi  molti  Cactus,  Opuntia,  ecc.  provvisti  di  grandi 
spine  contro  i  mammiferi,  vengono  divorati  o  danneggiati  da 
qualche  insetto,  da  parecchi  afidi,  ecc.,'  e  le  querele,  rifiutate 
dal  bestiame,  servono  di  cibo  ad  un'  infinità  d' insetti  di  ogni 
ordine.  ^  Anche  relativamente  alle  lumache,  i  ripari  sono  svilup- 
pati in  grado  diverso  e  talora  servono  a  preservare  le  piante 
da  specie  determinate,  in  maniera  assoluta,  tal'  altra  invece  val- 
gono a  proteggerle  solo  nei  casi  in  cui  siavi  abbondanza  di 
altre  specie  vegetali  e  quindi  libera  scelta. 


*  V.  A.  Daul,  Handbuch  der  Kakteenkunde.  Stuttgart,  1890. 

*  A.  Vitale,    Appunti   di  filopatologia    sulle    queróie    italiane.    Fi- 
renze, 1890. 


232  ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI    FIRENZE 

I  mezzi  chimici  di  difesa  sono  quelli  contenuti  per  lo  più 
neir  interno  della  pianta  e  che  agiscono  sugli  organi  della  bocca 
0  sull'odorato  o  sugi' intestini,  come  moltissimi  alcaloidi,  gli  olii 
eteiei  ed  aromatici,  gli  odori  nauseanti,  un'  infinita  serie  di  acidi 
organici,  come  l'acido  formico  nell'  ortica,  l'acido  aspartico  nelle 
gemme  di  Asparagus,  l'acido  tannico  nelle  querele  e  nel  som- 
macco,  l'acido  ossalico  nelle  Oxalis  q  Ruììiex,  l'acido  canforico 
nel  Laurus  Camphora,  ecc.  ecc.  Gli  acidi  dei  licheni  si  trovano 
nel  tallo  sotto  forma  di  granuli  situati  sempre  all'esterno  della 
membrana  cellulare;  sono  spesso  colorati  e  danno  la  tinta  ca- 
ratteristica di  alcuni  fra  essi,  come  la  Physcia  jj^rietina  \^  fra 
i  principali  noterò  l'acido  lichenico  o  cefrarico  nella  Cety^arìa 
islanclica,  l'acido  vuipinico  nella  Cetraria  vulpina,  l'acido  ever- 
nico  neìV Evernia,  l'acido  usnico  nell'  Usma,  ecc.  I  mezzi  mec- 
canici sono  disposti  all'esterno  delia  pianta  ed  agiscono  fìsica- 
mente  sull'animale,  come  i  peli,  il  tomento,  le  scabrosità,  gli 
aculei,  le  spine,  l' ispessimento  delia  cuticola,  l' incrostamento 
di  sostanze  calcaree,  silicee,  ecc.,  ovvero  anche  essendo  interni, 
la  loro  azione  risulta  meccanica,  come  nei  rafìdi  e  nel  latice,  il 
quale  ultimo,  oltre  a  contenere  spesso  disciolti  dei  potenti  ve- 
leni, nello  sgorgare  all'esterno  agisce  a  guisa  di  vischio  impa- 
stando gli  organi  boccali. 

Le  mie  ricerche  furono  incominciate  in  dicembre  e  continuate 
senza  interruzione  fino  al  principio  di  giugno,  tanto  nell'aperta 
campagna  quanto  col  materiale  tenuto  nel  laboratorio;  la  mag- 
gior parte  delle  osservazioni  furono  fatte  all'aperto,  ma  ho  tenuto 
anche  dello  lumache  e  delle  piante  in  luoghi  riparati  ed  atti  a 
permettermi  una  continuata  e  facile  osservazione.  Il  risultato 
degli  esperimenti  eseguiti  nel  dicembre  e  nel  gennaio  differisce 
da  quello  di  aprile  e  di  maggio  e  perciò  esporrò  separatamente 
gli  uni  e  gli  altri.  La  quantità  di  cibo  mangiato  fu  calcolato 
con  metodo  approssimativo;  furono  pesate  due  quantità  uguali 
di  foglie  0  di  altra  sostanza  ed  una  di  esse  fu  data  alle  luma- 
che, sempre  in  numero  di  parecchie,  e  l'altra  fu  tenuta  da  un 


^  A.  Db  Bary,  Vergleiohende  3Iorphologie  und  Biologie  dsr  Filze,  ecc. 
pag.  438,  —  Fr.  Schwarz,  Beitr.  z.  Biologie  der  Pfl.,  di  Cohn. 
Bd.  Ili,  pag.  249. —  E.  Bacmann,  Zeitsch.  fur  wiss.  Mikr.,  Bd.  Ili, 
pag.  216. 


ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  23B 

lato  onde  esaminare  poi  la  diminuzione  che  aveva  subito  e  con- 
frontarlo col  residuo  di  quello  lasciato  dalle  lumache.  Le  quan- 
tità di  cibo  che  indicherò  furono  press  per  parecchi  giorni  di 
seguito,  in  guisa  eh' è  evitato  il  dubbio  che  possa  trattarsi  di 
lumache  in  uno  stato  di  eccezionale  digiuno. 

Esperimenti  invernali  (dal  3  dicembre  al  31  gennaio).  —  Le 
lumache  in  inverno  sono  poco  voraci,  mentre  lo  sono  molto  in 
primavera;  ciò  risulta  dai  seguenti  esperimenti:  Sette  individui 
di  Limax  flavus  divorarono  in  media  giornalmente  e  per  tre 
giorni  consecutivi  0, 19  grammi  di  cibo  ognuno.  Venti  individui 
di  Helix  pisana  consumarono  ognuno  0, 15  grammi  di  cibo.  Que- 
sta specie  è  pantofaga  per  eccellenza  e  1'  ho  veduta  a  mangiare, 
in  quantità  più  o  meno  grande,  le  seguenti  piante  allo  stato 
naturale:  Schinus  molle,  Medicago,  Lotus,  Trifolium,  Elea- 
gnus  angustifolia.  Cactus,  Opuniia,  Agave  americana,  Buxas 
sempervirens,  Querciis  Suber  e  Q.  Ilex,  Centaurea  taurome- 
nitana,  C.  napifolia,  ecc.  Quasi  nessun  riparo  chimico  o  mec- 
canico vale  a  trattenere  questa  specie,  che  pel  numero  stra- 
grande in  cui  trovasi  ovunque,  e  specialmente  nelle  giovani 
piantagioni  lungo  la  riva  del  mare,  riesce  dannosissima.  Essa 
copre  in  alcuni  luoghi  interamente  il  terreno  e  le  piante  e  ne 
ho  raccolte  fino  a  300  sopra  uno  stesso  ramoscello. 

Venti  individui  di  Helix  aspersa  consumarono  in  media  0,069 
grammi  di  cibo  ognuna.  Trenta  individui  di  Clausilia  bidens 
divorarono  giornalmente" 0,008  grammi  di  cibo  ciascuna.  L'Ama- 
lia gagates  divorò  in  media  0, 18  grammi  di  cibo  al  giorno. 

La  Stenogira  decollata  ne  divoi^ò  0,  21  grammo. 

L'  Helix  aperta  0, 20  grammi  al  giorno. 

L' Helix  ventricosa  0, 19  grammi. 

L' Ancijlus  ì^ecurcas  e  la  Pseudamnicola  vestita,  che  trovansi 
comuni  addossate  ai  muri  od  alle  pietre  lungo  i  ruscelli  o  le 
vasche,  divorarono  pochissime  JDiatomee  ed  Oscillaria;  non  ho 
potuto  determinare  esattamente  la  quantità  di  cibo  ingerito  per 
la  piccolezza  di  queste  specie,  ma  ho  esaminato  al  microscopio 
molti  stomachi  ed  ho  veduto  che  la  quantità  di  cibo  preso  era 
piccolissima  e  di  gran  lunga  inferiore  a  quella  utilizzata  durante 
la  primavera.  Ho  motivo  di  ritenere  che  quella  di  maggio  sia 
il  triplo  od  il  quadruplo  dell'  invernale.  Entrambe  queste  specie 
nutronsi,  per  quanto  ho  potuto  vedere  a  Catania,  esclusivamente 


234  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

di  Diatomee  e  di  Oscillar  la,  ma  ciò  che  mi  ha  sorpreso  è  stato 
di  trovare  nel  loro  stomaco  pochissimi  gusci  silicei  delle  Diato- 
ìnee;  s'incontrano  però  talvolta,  frammisti  a  pezzettini  di  Oscil- 
larla, che  si  vedono  qua  e  là  interi.  Queste  specie  rifiutarono 
sempre  di  mangiare  dei  fili  di  Claclophora  glomeraia,  Vauclie- 
ria  e  Oedogonium  che  diedi  loro.  Tali  alghe  debbono  perciò 
considerarsi  come  riparate. 

Molte  alghe  infatti,  come  le  Vauclieria,  Spirogyra,  Zignenia, 
Mesocarpus,  ecc.,  hanno  nell'  interno  delle  cellule,  degli  olii  o 
delle  sostanze  grasse  situate  nel  protoplasma,  '  che  probabil- 
mente servono  come  mezzi  di  difesa;  e  altre,  come  i  Pleiiro- 
taenìuìn,  Closterium,  ecc.,  contengono  dei  cristalli  di  solfato  di 
calcio.  Oltre  a  ciò  vi  è  in  molte  Besmidiacee,  Zignemacee,  No- 
stocacee,  Tetrasporacee  {Honnotila  mucigena  Bzi),'  ecc.  uno 
sviluppo  di  mucillaggine  al  di  fuori  dell'  epidermide  o  talora 
anche  intercellulare,  che  le  preserva.  ^  Oltre  a  queste  vi  sono 
altre  alghe  armate  di  sporgenze  acuminate  a  guisa  di  pungi- 
glioni, come  lo  Schizacanthimi  armaium  Lund  ;  l' Holacan- 
ihwn  cristatum  Lund,  ecc.  che  possono  verosimilmente  avere 
in  tali  protuberanze  un  mezzo  di  difesa. 

Il  Lìjìnnaeus  pahtstris  divorò  una  quantità  di  cibo  che  non 
ho  determinato  esattamente,  ma  eh'  è  inferiore  della  metà  circa 
di  quella  divorata  in  maggio. 

Sembra  dunque  che  anche  le  specie  acquatiche  seguano  le 
abitudini  di  quelle  terrestri  e  siano  più  affamate  in  primavera 
anziché  in  inverno. 

Esperimenti  primaverili  (dal  P  al  31  gennaio).  —  Anche  que- 
sti dati  furono  presi  con  lo  stesso  metodo  di  quelli  invernali  e 
furono  fatti  in  gran  parte  con  gli  sfessi  individui. 

La  quantità  di  cibo   divorato  è  la   media   di   almeno   cinque 


*  Fr.  Schmitz,  Die  Chromatophoren  der  Algen.  Bonn,   1882. 

*  Questa  specie,  eh'  era  stata  trovata  solo  a  Salice,  presso  Mes- 
sina dal  prof.  BoRzi  {Studi  algologiii,  voi.  I,  pag.  99)  e  dal  Wille 
in  Boemia  {Nat'drl.  Pflanzenfamilien,  fase.  41,  pag.  50),  fu  da  me 
raccolta  in  alcuni  luoghi  della  provincia  di  Caneo  (presso  Vinadio 
ed  a  Borgo  S.  Dalmazzo),  lango  i  ruscelli,  addossata  alle  pietre. 

*  Klbbs,  Uber  di  Organisation  der  Gallerie  bei  einigen  Algen  u. 
Flagellateli,  nelle  Untersuch.  aus  dem  hot.  Inst.  zu  Tùbingen.  Bd.  II. 
—  E.  Strasburger,  Bot.  Prakt.,  II*  ediz.  pag.  319. 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  235 

giorni  ed  ho  voluto  prolungarla  cosi  perchè  rappresenti  meglio 
lo  stato  normale  delle  lumache. 
Il  Limax  flaviis  divorò  0,27  grammi  di. cibo. 

V  Helicc  iitsana  consumò  0,23  grammi  di  foglie. 

V  Helix  aspersa  consumò  0,11  grammi  di  cibo,  ma  dopo  il 
terzo  giorno  cessò  di  mangiare  e  si  chiuse  nel  guscio;  credo  che 
la  qualità  del  cibo  datole  non  sia  stala  molta  adatta  perchè  po- 
chi giorni  dopo,  potendo  scegliere  fra  altre  piante,  rifiutò  quella 
interamente. 

La  Claiisilla  bklens  mangiò  0, 13  grammi  di  muschi  {Barbala 
muralis,  ed  altri). 

'L'Amalia  gagates  divorò  in  media  0,  27  grammi  di  cibo  nei 
primi  due  giorni  e  0,  23  nei  successivi. 

La  Stenogira  decollata  divorò  0, 40  grammi  di  cibo. 

L' Helix  aperta  ne  divorò  0, 33  e  1'  Helix  ventrìoosa  0, 20. 

Il  Lìjmnaeus  palustris,  VAncylm  recurmts  e  la  Pseudamni- 
cola  vestita  divorarono,  come  ho  notato  precedentemente,  una 
quantità  di  cibo  molto  superiore  a  quella  presa  durante  l' in- 
verno. 

Tanto  negli  esperimenti  invernali  quanto  nei  primaverili,  fatti 
per  determinare  la  voracità  delle  lumache,  diedi  loro  sempre  il 
cibo  che  preferivano  fra  molti  altri,  poiché  alcuni,  difesi  chi- 
micamente 0  meccanicamente,  vengono  mangiati  dalle  specie 
pantofaghtì  come  l' Helix  pisana,  o  polifaghe  come  l' Helix 
aspersa,  solo  quando  sono  molto  affamate,  ed  anche  allora  in 
piccola  quantità;  mentre  le  specie  monofaghe  o  quasi,  rispar- 
miano le  piante  anche  quando  i  mezzi  di  difesa  sono  poco  svi- 
luppali. 

La  notevole  differenza  della  stagione  sui  rapporti  fra  le  piante 
e  le  lumache  ha  portato  come  conseguenze  che  le  specie  omni- 
vore,  come  V Helix  pisana,  Helix  aspersa,  Amalia  gagates,  ecc., 
divorarono  molte  piante  i  cui  ripari  non  si  erano  completamente 
sviluppati,  mentre  in  maggio  le  stesse  piante  furono  o  intera- 
mente risparmiate  o  appena  intaccate. 

In  una  mia  prossima  nota  parlerò  di  quei  ripari  che  più  fre- 
quentemente ho  avuto  occasione  di  apprezzare,  e  che,  quando 
sono  interamente  sviluppati,  agiscono  con  efiìcacia  per  la  difesa 
delle  piante. 


236  ADUNANZA    DELLA   SEDK   DI   FIRENZE 

Viene  presentata  la  seguente  nota  : 

SULLA  SCOPERTA  IN  ITALIA  DELLA  CALYPTOSPORA 
GOEPPERTIANA  J.  KUHN.  COMUNICAZIONE  DEL  DOTT. 
C.  MASSALONGO. 

Questa  interessantissima  uredinea  eteroxena  che,  da  quanto 
ho  potuto  rilevare,  non  fa  sinora  segnalata  nel  nostro  paese, 
sembra  essere  piuttosto  comune,  nei  dintorni  di  Riva-Valdobbia, 
sul  Vacciniam  Vitis-Idaea,  dove  venne  recentemente  scoperta 
dall'infaticabile  Ab.  A.  Carestia  tanto  benemerito  della  flora 
patria.  Come  è  noto,  nel  ciclo  evolutivo  della  Calyptospora 
Goeppertiana  incontransi  due  sorta  di  fruttificazione,  teleuto- 
sporifera  1'  una  ed  imeniale  1'  altra.  Le  teleutospore  sviluppansi 
entro  le  cellule  dell'epidermide  dei  ramoscelli  di  Vaccìnium, 
i  quali,  per  effetto  del  parassita,  assumono,  in  seguito,  una  tinta 
bruna  e  mostransi  inoltre  anormalmente  ingrossati  in  causa 
dell'ipertrofia  subita  dal  parenchima  corticale  invaso  dal  suo 
micelio.  Dette  teleutospore  germogliando  danno  origine  ad  un 
promicelio  formato  da  cellule  uniseriate,  ognuna  delle  quali 
emette  una  sottile  appendice  laterale  che  all'apice  terminasi 
con  uno  sporidio  globuloso.  Ciascun  sporidio  a  maturità  si  stacca 
e  venendo,  trasportato  dal  vento,  a  cadere  sulle  foglie  di  Pinus 
Abies  D.  Roi,  vi  produce  la  seconda  fruttificazione,  corrispondente 
al  Peridermium  columyiare  Alb.  et  S.,  di  cui  le  ecidiospore 
arrivate  sui  ramoscelli  di  Vaccinium  Vitis-Idaea  rigenerano 
la  forma  teleutosporifera.  Il  nesso  genetico  del  Perideriniwm 
colla  Calijplospora  venne  sperimentalmente  dimostrato  da  R. 
Hartig,  il  quale  però  avrebbe  riconosciuto  che  questa  uredinea 
talvolta  può  propagarsi  direttamente  da  una  pianta  all'  altra  di 
Vaccinium,  per  mezzo  ancora  degli  sporidi  nati  dalle  teleuto- 
spore, senza  che  per  ciò  sia  necessario  l' intervento  delle  pre- 
dette ecidiospore. 

Quantunque  dalla  presenza  della  Calyptospora  si  debba  rite- 
nere che  esista  in  Italia  anche  il  Peridermium  corrispondente, 
tuttavia  quest'  ultima  forma  metagenetica  non  sarebbe  stata 
ancora  raccolta  fra  noi.   I   saggi   almeno   pubblicati   al   n'  46 


ADUNANZA   DKLLA    SEDE   DI   FIRENZE  237 

(sulle  foglie  di  Abies  excelsa  DC.  =  Pinus  Picea  D.  Roi.  = 
Pinus  Abies  h.,  nec  Abies  excelsa  Link.  =  Pinus  Abies  D.  Roi. 
=  Pinus  Picea  L.)  dell'  Erbario  Critt.  It.,  erroneamente  sotto 
il  nome  di  Peridermium  columnare  Alb.  et  S.,  spettano  invece 
air  ecidio  {^=  Aecidium  Abietinum  Alb.  et  Schw.)  di  una  specie 
di  Chrysomyxa  (forse  alla  Ch.  Rlioiodendri  Wint.)  e  lo  stesso 
dicasi  per  gli  esemplari,  raccolti  nelle  alpi  del  Cadore  dal  Be- 
renger,  che  conservansi  nel  mio  erbario. 

Si  dà  quindi  comunicazlono  della  seguente  nota  : 

MUSCHI  DELLA  PROVINCIA  DI   BERGAMO.  P  CONTRIBU- 
ZIONE. PER  E.   RODEGHER-VENANZI. 

1.  Fontiiiivlis  antipyretica  L.  —  Comunissima  sui   sassi, 

pali,  nelle  acque  fluenti  e  stagnanti  della  provincia, 
specialmente  in  pianura. 

2.  Hypiimii  teiielliim  Dicks.  {H.  algirianum.  Desf.  //.  Ste- 

reodon  algirianus  Brid.  Bryol.  Pterigynandrum  algi- 
rianum Brid.  muscol.).  —  Sui  muri  vecchi  e  sulle 
rupi  esposte  al  sole.  Bergamo. 

3.  —  serpens  L.  (//.  catenulatum  Bals.  et  De  Not.  //.  coniex- 

tum  Hedw.  H.  spinulosum  Hedw.  H.  fragile  Schwaegr. 
//.  tenue  Schrad.  H.  subtile  Dicks.  Lesliia  subtilis  Pol- 
lin.).  —  Comunissimo  sui  muri,  al  piede  degli  alberi,  sui 
margini  delle  vie  e  sui  sassi  dei  colli  di  Bergamo. 

4.  —  taiìiarisciiiuni  Hedw.  {H.  proliferimi  L.  H.  delicalu- 

Iwn  L.  H.  xìcirietinwn  Willd.  H.  recognitum  Hedw.) 
—  Comune  nei  luoghi  selvatici,  sulle  mura  della  città  ; 
nelle  selve  e  sui  colli  qua  e  là. 

5.  —  alopecuriini  L.  (//.  arbuscula  Brid.  Thamnium  alo- 

pecurum  Schimp.).  —  Sui  sassi  dei  colli  ombrosi  e  monti 
della  provincia. 

6.  —  Sclireberi  Willd.  (ff.  muticum  Swartz.  H.  compres- 

sum  Schreb.  H.  Teesdalii  Dicks.)  Sui  muri,  sui  tron- 
chi degli  alberi,  ed  anche  in  terra  nei  luoghi  ombrosi 
ed  umidi. 

7.  —  rutabulniu  L.  (//.  dentìculatum  Birol.  //.  flavescens 

Brid.   ff.    crenulatum  Smith.  H.   brevirosire   Smith. 


238  ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

Bracìiythecium  rutabitlum  Bryol.  Eur.).  —  Comunis- 
simo nelle  siepi,  sui  tronchi  degli  alberi,  sui  sassi  delle 
colline  e  nella  regione  campestre. 

8.  Hypniim  rivulare  Br.  et  Sch.  —  Qua  e  là  con  la  specie 

precedente. 

9.  —  velutinum  L.  Brid.  Bryol.  {H.  intricatum  Schreb.  H. 

Teesdalii  Dicks.).  —  Sui  muri,  sui  tronchi  degli  aberi 
ed  anche  in  terra  nei  luoghi  ombrosi  ed  umidi. 

10.  —  l'iiscifornie  Weiss.  {H.  ruscifoUuni  Nesk.  H.  riparioi- 

des  Hedw.  B.  proliflcum  Dicks.  II.  ìnundaium  Brid. 
H.  atlanticum  Brid.  muscol.  Rhìncostegiuìn  ìntsciforme 
Dui).  Sterile.  —  Comune  nei  fossi,  nei  rigagnoli,  negli 
acquedotti,  sui  pali,  sulle  pietre,  sui  sassi  ecc. 

11.  —  strìatum  Schreb.  (//.  longirostrum  Ehrb.  Rhìncoste- 

giuìn strialaìn  Dut.  De  Not.).  Sterile.  —  Pianure,  selve 
e  colli  di  Bergamo. 

12.  —  pxiiniluin  Dut.  Sterile.  —  Qua  e  là  con  la  specie  pre- 

cedenle. 

13.  —  molliiscuiu  Hedw.  {H.  crista  castrensis  DC.  non  L.). — 

Al  piede  dei  tronchi  di  castagno  nei  colli  di  Bergamo 
e  sui  sassi  e  nelle  selve  delia  provincia. 

14.  —  ciipressiforme  L.  Hiiben.  {H.  polyanthos  Smith,  non 

Schreb.  H.  aduncum  Savi.  H.  nigromride  Dicks,  H.  de- 
cipìens  Hoffm.  H.  Stereodon  cupressiformis  Brid. 
Bryol.).  —  Comunissimo  sui  tetti,  sui  muri  ombreg- 
giati, sui  tronchi  degli  alberi  e  in  molti  luoghi  sul  ter- 
reno. Molte  ne  sono  le  varietà. 

15.  —  spleiideiis  Hedw.  (H.  parìeiinum  Swartz).  —  Comune 

nelle  selve,  nei  pascoli  aridi  dei  colli  e  monti  della  pro- 
vincia {Hijlocomium  splendens  Schisof.). 

16.  —  trjqiietriim   Schimps.    {E.  sagittifolium   Voit.   muse. 

herbip.  Eijlocomiuni  triquelrum  Schimp.).  Sterile.  — 
Comune  nelle  selve,  nei  pascoli  secchi  della  pianura  e 
de'  monti  della  provincia. 

17.  —  piirnm  L.  {Hylocomium  purwn{L.)  De  Not.).  Sterile. 

—  Selve  e  pascoli  dei  colli  e  monti. 

18.  —  sericeiim  L.  (Leskea  sericea  Hedw.  Homaìotìiecium 

sericeum  (L.)  Hedw.).  —  Sui  vecchi  muri  e  sui  tron- 
chi degli  alberi. 


ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  239 

19.  Hypniim  conciiiniiiii  De  Not.  Mant.  n.  18  {H.  cuspida- 

tum  L.  7  Concìnnam.  H.  ortìiocarpon  La  Pylaie.  H. 
SchreberH  y.  —  Nei  pascoli  dei  colli  della  provincia  {Ct/- 
lindroiìieciam  concinnum  Hedw.). 

20.  —  rufesceiis  Dicks.   {Lescliea  fnifescens  Schwaegr.  Iso- 

thecium  rafescens  Hiiben.  Orthothecium  rufescens 
Hedw.).  —  Sulle  rupi  dei  monti  alti  della  provincia, 

21.  —  deiidroides  L.   {Climacium  dendroide^   Web.  et  M. 

Leskia  dendi'oides  Hedw.  Nehera  dendroide^  Swartz). — 
Nelle  sei  re  e  nei  luoghi  sterili  secchi  della  provincia. 

22.  Anomodoii  vitìculosus  Hook,  et  Tayl.  {Nehera  vUicic- 

losa  Hedw.  Hypnum  vUicutoswn  L.).  —  Sui  tronchi 
degli  alberi,  sui  muri  antichi,  ai  lati  delle  vie,  sulle  rupi 
delle  colline  e  dei  monti  della  provincia. 

Vengono  lette  le  due  segnanti  comunicazioni  dal  Socio  E.  Baroni. 

SOPRA  ALCUNE  CRITTOGAME  AFRICANE  RACCOLTE  PRES- 
SO TRIPOLI  DI  BARBERIA  DAL  PROF.  RAFFAELLO 
SPIGAL  NOTA  DEL  DOTT.  EUGENIO   BARONI. 

Per  por  termine  allo  studio  di  varie  piante  crittogame  in- 
viate al  prof.  Arcangeli  dal  prof.  Raffaello  Spigai  mi  restano 
ancora  pochi  esemplari  che,  per  le  regioni  in  cui  furono  rac- 
colti e  per  le  specie  che  rappresentano,  credo  possano  essere 
di  qualche  interesse.  Provengono  tutti  dalle  vicinanze  di  Tripoli 
e  più  specialmente  da  Ghiran,  Bommeliana,  Sokra,  Garga- 
rese,  ecc.  La  piccola  raccolta  in  complesso  comprende  24  specie, 
di  cui  tre  Muschi,  una  Epatica,  quattordici  Licheni  e  sei  Funghi. 

Muschi. 

1.  Brydm  atropurpuredm  Br. 

Ilab.  Sporifero  sulle  ripe  dei  giardini  a  Gargarese  (26  feb- 
braio 1887). 

2.  Barbula  squamigera  Viv. 

Bab.  Sporifera  sulle  ripe  dei  giardini  a  Gargarese  (26  gen- 
naio 1887). 


240  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

3.  Barbula  ambigua  Br. 

Hab.  Sporifera  sulle  ripe  dei  giardini  a  Gargarese  (29  gen- 
naio 1887). 

Epsiticlie. 

4.  Targionia  Micheli  Corda. 

Hàb.  Sporifera  sulla  sti^ada  di  Mellaha  in  luogo  ombroso 

(febbraio  1888). 
Oss.  Già  era  conosciuta  dell'Algeria.' 

JLìclieiii. 

5.  Physcia  villosa  Dub. 

Hai).  Sporifera  a  Bommeliana  sui  rami  del  Lycium  euro- 
paeam  (29  gennaio  1887). 

Oss.  Nylander  '  dice:  «  Passim  abundans  in  Africa  boreali.  » 
Più  avanti,  parlando  delle  lacinie  in  cui  è  diviso  il  tallo, 
si  espnme  cosi:  «  Laciiiiae....  variant  quoque  saltem  in 
Algeria  subnudae  vel  prò  magna  parte  denudatae.  »  A 
tav.  Vili,  fig.  49  sono  disegnate  le  spore. 

6.  Xanthoria  paretinia  (L.)  Th.  Fr. 

Hab.  Sempre  sporifera  nel  Deserto  a  Bommeliana  sui  rami 
di  Fico,  di  Zizypus  communis,  Lycium  europaeum 
(29  gennaio  1887)  e  a  Sokra  sulla  scorza  di  arancio, 
albicocco  ecc. 

Oss.   Questa  comunissima  specie  é  già   citata   dell'Egitto 
(Delta  del  Nilo)  da  Nylander.  ' 

7.  Gasparrinia  mdrorum  (HofFm.)  Tornab. 

7  lobulata  (Acli.). 
Hab.  Sporifera  a  Bommeliana  e  a  Ghiran  sul  terreno  nei 

cimiteri  turchi  (25  gennaio  1887). 
Oss.  Non  avendo  potuto  consultare  i  lavori  di  Nylander,  '' 

'  GoTTSCHB,  LiNDENBERG  et  Nees  ab  EsENBECK,  Synopsis  Hepa- 
ticarum^  pag.  574.  Hamburg!,  1844. 

*  Synopsis  Lichenum,  pag.  408.  Parisiis,  1858-60. 

'  Lichenes  in  Aegypto  a  ci.  Larhalestier  collecti.  Flora,  1876,  pag.  281. 

*  W.  Nylander,  Etudes  s.  les  Lichens  de  l'Algerie.  Cberbourg,  1854. 
—  Idem.  Prodr.  Lichenographiae  Galliae  et  Algeriae.  Bordeaux,  1857. 


ADUNANZA   DELLA    SEDK   DI   FIRENZK  241 

Krerapelhuber  '  e  quelli  più  recenti  di  Miiller  '  e  Fla- 
gey'  ed  altri  sulla  lichenografla  afiicana  non  sono  in 
grado  di  asserire  se  questa  specie  e  quelle  che  seguono 
mancanti  di  osservazione  siano  già  notate  fra  i  Licheni 
d'Africa. 

8.  Gasparrinia  candicans  (Dicks.). 

Hai).  Sporifera   a   Ghiran    sui    muri    dei    cimiteri    turchi 
(25  gennaio  1887). 

9.  Placodidm  lentigerum  (Web.)  Th.  Fr. 

Hai).  Sporifero  insieme  al  Thalloidima  coerideonigricans 
sul  terreno  calcareo  dei  giardini  a  Dahura  (marzo  1888). 

10.  Placodium  gypsaceum  (Sm.)  Kbr. 

Hai).  Sporifero  insieme  a  un  Thalloidima  sulla  strada   di 
Sokra  e  sui  muri  (marzo  1888). 

11.  Placodium  albescens  (Hoflm.)  Mass. 

oe  (jalaclina  Ach. 
Hai).  La  specie  e   la  var.  sporifere  sui  muri   dei  pozzi  a 
Bommeliana  (25  gennaio  1887). 

12.  Placodium  crassum  (Huds).)  Th.  Fr. 

f.  Dufourei  (Fries.)  Hepp. 
Hab.  Sporifere  tanto  la  specie  che  la  var.  a  Ghiran.  sul 

terreno  (29  gennaio  1887). 
Oss.  La  specie  è  citata  da  Nylander  '  «  supra  saxa  et  ter- 

ram  ad  El  Kantara  »  (Algeria). 

13.  Placodidm  fulgens  (Sw.)  D.  C. 

Hai).  Sterile  sul  terreno  calcareo  a  Bommeliana  e  a  Ghiran 

(29  gennaio  1887). 
Oss.  Nylander^  Io. cita  di  Biskra  (Algeria)  «supra  terram 

arenosam  ». 


'  A.  KuEMPELHUBEK,  Neue  Beitr.  zur  Afn'ka'tì  Fhchtenflora.  Miin- 
chen,  1876. 

'  J.  MiiLLER,  Les  Lichens  iVEyyptc.  Jievue  mi/coL,  1880.  —  Idem. 
Lichenes  Africae  oacidentalis  a  rlr.  dott.  Pechuel-  LoescJte  et  iSoyaux  e 
regione  fluminis  Quilìu  et  ex  Angola  inissi.  (Liiinaea,  Bd.  IX, 
Heft.  I,  1880). 

'  Flagey,  Lichenes  algerisnses  exsic^ati  (Revue  ing;ologtque,  tav.  XIII, 
pag.  107,  1891). 

4.-5  -^  Nylander,  Symbolae  quaedam  ad  Lichenographiam  Saha- 
riensen.  Flora,  1878,  pag.  342. 

Bull,  della  Soc.  boi.  Hai.  10 


242  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

14.  Callopisma  aurantiacum  (Lightf.)  Kbr. 

■1  holocarpum  Ehrh. 
Hai).  Tanto  la  specie  che  la  var.  sporifere  a  Sokra  sulla 

scorza  degli  alberi  (20  febbraio  1887). 
Oss.  La  specie  é  citata  da  Nylander  ^  dell'Africa  «  super 

corlicem  Cedri  ad  Batna.  » 

15.  Urceolaria  scruposa  (L.)  Ach. 

5  albissima  (Ach.). 
Hai).  La  specie  e  la  var.  sporifere  sulla  terra  calcarea  a 

Ghiran  (29  gennaio  1887)  e  a  Gargarese  (febbraio  1888). 
Oss.  Nylander  °  cita  la  specie  dell'  Africa  «  super  lignum 

Cedri  ad  Batna.  » 

16.  PsoRA  DECiPiENS  (Ehrh.)  Kbr. 

f.  dealbata  Mass. 
Hab.  Sporifera  sul  terreno  a  Ghiran  (29  gennaio  1887). 
Oss.  La  specie  è  citata  da  Nylander*  «  supra  terram  are- 
nosam  ad  Biskra  »  (Algeria). 

17.  Thalloidima  coeruleonigricans  (Lightf.). 

Hab.  Sporifero  a  Bommeliana  sulle  ripe  dei  giardini  e  nei 
cimiteri  turchi  (25  gennaio  1887). 

18.  CoLLEMA  PULPosuM  (Bemh.)  Ach. 

Hab.  Sterile  sulla  strada  di  Mellaha  in  luogo  ombroso  (feb- 
braio 1888). 
Oss.  Njiander  '  dice:  «  in  Africa  boreali.  » 

Funghi. 

19.  SCHIZOPHYLLUM   COMMUNE  Fr. 

Hab.  Sopra  un  Pero  presso  Tripoli  (ottobre  1888). 
Oss.  Dal  Saccardo  '  non  é  citato  dell'Africa. 

20.  MONTAGNITES   GANDOLLEI  Fr.  ! 

Hab.  Sul  terreno  presso  Ain  Zara  (ottobre  1888). 


1-2  ^_    Nylandrr,    Symbolae   qiiaedam   ad   Lichenographiam   i>aha-, 
riensen.  Flora  1878,  pag.  342. 

»  Loc.  cit.,  Flora,  1878,  pag.  341. 

'  Synopsis  Lìchenum^  V^E-  HO- 

*  P.    A.    Saccardo,    Sylloge    Fungorum,    voi.    V,    pag.     655.    Pa- 
tavii,  1887. 


ADUNANZA    DKLLA    SEDE    DI   FIRENZE  243 

Oss.  Secondo  quanto  mi  osserva  il  chiaris.  prof,  Saccardo 
è  questa  una  specie  assai  interessante.  Dallo  stesso 
Saccardo'  è  citata  «  in  arenosis  maritimis  Monspelii 
Galliae  et  Algeriae.  » 

•il.   CLATHRUS  CINCELLATUS   Toum. 

Hai).  Sulla  strada  di  Mellaha  in  luogo  ombroso. 
Oss.  È  citata  d'Algeria  dal  Saccardo.^ 

22.  Tylostoma  Boissieri  Kalchbr. 

Bab.  Nel  Deserto  a  Bommeliana  (gennaio  1887). 
Oss.  E  citato  dal  Saccardo'  «  in  arena  deserti  Aegyptiaeo- 
Syriaci.  » 

23.  Peziza  vesiculosa  Bull, 

Hab.  Sul  terreno  a  Bommeliana  (gennaio  1887). 
Oss.  Dal  Saccardo  '  non  è  citata  dell'  Africa. 

24.  Hydnotrya  sp.  nov.  ? 

Hab.  Sul  terreno  a  Ghiran  (gennaio  1887). 

Oss.  A  proposito  di  questo  esemplare  il  chiaris.  prof.  Sac- 
cardo mi  scrive  che  non  può  determinarsi  con  sicurezza 
perchè  non  presenta  sporidii  maturi;  ha  molti  caratteri 
dell'  Hyd,  Tulasnei  B.  et  Br.  delle  sabbie  inglesi,  ma  so 
ne  distingue. 


NOTERELLK    CRITTOGAMICHE,    PER    EUGENIO      BA- 
RONI. 

In  aggiunta  alle  Crittogame  del  Piceno  e  dell'Abruzzo,  già 
[)ubblicate  dal  prof.  Arcangeli  ^  e  da  me,  ®  debbono  citarsi  al- 
cune altre  poche  piante,  spettanti  alV Berbarium  07^sinianum, 
raccolte  dai  sigg.  Marzialetti,  Orsini  e  Castelli,  Le  specie  sono 


'  Loc.  cit,,  voi.  V,  pag.  1140, 

'  Loc.  cit.,  voi,  VII,  parte  I,  pag.  19. 

'  Loc.  cit.,  voi,  VII,  parte  I,  pag.  61. 

*  Loc.  cit,,  voi.  Vili,  pag.  83-84. 

^  G.  Arcangeli,  Ricerche  e  lavori  eseguiti  n&lV  Istituto  botanico  del- 
r  Università  di  Pisa,  fase.  II,  pag.  101.  Pisa,  1888. 

'E,  Baroni,  Sopra  alcune  crittogame  raccolte  nel  Piceno  e  nel- 
l'Abruzzo (N'uovo  Giorn.  boi.  ital.,  voi.  XXI,  pag.  427.  Firenze,  1889). 


244  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI  FIRENZE 

piuttosto  comuni,  ma  possono  forse  interessare  per   le  nuove= 
località  in  cui  furono  raccolte:  in  tutte  ascendono  a  ventidue. 


Felci. 

1.  ASPLENIUM   VIRIDE   Huds. 

Hab.  Sulla  Corona  del  Monte  Sibilla  ("settembre  1887.  Ca- 
stelli). 

Muschi. 

2.  Hylocomium  tkiquetrum  (L.)  Br.  eur.  ! 

Hab.  Sul  vertice  del  monte  Sibilla  (settembre   1887.   Ca- 
stelli). 

3.  POLYTRICHUM  ALOIDES   Hcdw. 

Hai).  Nel  monte  Vettore  (maggio  1836.  Marzialetti). 

4.  DrcRANUM  scoPARiUM  (L.)  Hcdw. 

Hab.  Nell'Abruzzo  sul   Monte  dei  Fiori  (agosto   1887.  Ca- 
stelli). 

5.  Barbula  muralis  Scliwaegr. 

Hab.  Nel  Piceno  a  San  Giorgio  in  Isola  sotto  monte  Mo- 
naco (settembre  1887.  Castelli). 

6.  Barbdla  subulata  (L.)  Pai.  Beauv. 

Hab.  Nell'Abruzzo  sul   monte  dei  Fiori  (agosto    1887.  Ca- 
stelli). 

7.  Hypnum  cupressiforme  L.! 

Hab.  Sul  terreno  a  Monte  Fortino  (1849.  Marzialetti). 

Epatiche. 

8.  Aplozia  hyalina  (?)  Dmrt. 

Hab.  Sul  terreno  presso  Monte  Fortino  (1847,  Marzialetti). 

9.  Jungermannia  lanceolata  L. 

Hab.  Alla  volta  dell'Acquedotto  del  molino  di  Monte  For- 
tino (aprile  1846.  Marzialetti). 

10.  Lophocolea  bidentata  (L.)  Nees. 

Hab.  Nei  dintorni  di  Monte  Fortino  (1847.  Marzialetti). 

11.  Tricholea  tomentella  (Ehrh.)  Dum. 

Hab.  Nei  dintorni  di  Monte  Fortino  presso  il  rivo  di  Val- 
gelata  (ottobre  1847.  Marzialetti). 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  245 

12.  PORELLA   PLATYPHYLLA   Lindb. 

Hàb.  A  Monte  Fortino  presso  Castel  Manardo  all'  Acqua  del 
Faggio  (1845.  Marzialetti). 

13.  Frullania  tamarisci  (L.). 

Hab.  A  Monte  Fortino  (1849.  Marzialetti). 

14.  Hepatica  conica  (L.)  Lindb. 

Hab.  A  Monte  Fortino  all'  Acquaviva  e  al  primo  fosso  del 
Loto  (1841-43-51.  Marzialetti). 

15.  Reboulia  hemisphaerica  Raddi. 

Hai).  Ad  Amandola  lungo  la  strada  sopra  San  Bastiano 
(aprile  1846.  Marzialetti)  e  a  Monte  Fortino  al  primo' 
fosso  del  Loto  (maggio  1817.  Marzialetti). 

Licheni. 

16.  Lecanora  sqbfusca  (L.)  Ach. 

var.  mtiiìnescens  Fw. 
Ilab.  A  Monte  Fortino  all' Acquaviva  (1847.  Marzialetti). 

17.  Rhizocarpon  geographicum  (L.)  do. 

f.  alrovirens  Fr. 
Hai).  Nel  monte  Acuto  (Acquasanta-Ascoli)  (1847.  Orsini). 

18.  Lecidea  confluens  Fr. 

Hai).  Nell'Abruzzo  sul  corno  piccolo  del  Gran  Sasso  (1845. 
Orsini). 

19.  Opegr.\pha  macularis  Ach. 

var.  fagìnea  Ach. 
Hai).  Sulla  scorza  degli  alberi  di  Monte  Fortino  (1850.  Mar- 
zialetti). 

Fung^hi. 

20.  POLYPORUS  medulla-panis  Fr. 

Hab.  Sui  vecchi  tronchi  a  Monte  Fortino  (1845.  Marzialetti). 

21.  Stereum  hirsutum  Pers. 

Hab.  Sui  tronchi  degli  alberi  a  Monte  Fortino  (1845.  Mar- 
zialetti). 

22.  EXIDIA.   AURICOLA    JUDAE   Fr. 

Hab.  A  Monte  Fortino  presso  Castel  Manardo  (1845.  Mar- 
zialetti). 


246  ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI    FIRENZE 

il  Socio  Martelli  legge  la  seguente  nota  del  Socio  Jatta  : 

SUL   GENERE    SIPHULASTRUM  MUELL.   ARG.   NOTA   DI 
A.  JATTA. 

Tra  i  licheni  raccolti  alla  Terra  del  Fuoco  dal  prof.  C.  Spe- 
gazzini  il  prof.  J.  MùUer  rinvenne  alcuni  esemplari  ben  singolari 
provenienti  da  Staten  Marni,  su  cui  credette  poter  formare  un 
nuovo  genere  e  una  nuova  famiglia  di  omeolicheni.  Descrisse 
quindi  il  nuovo  lichene  sotto  il  nome  di  SiphiilasfrumMuU.  Arg., 
per  la  grande  somiglianza  esterna  che  egli  stesso  notò  con  una 
Siphula  Fr.,  e  lo  ritenne  prototipo  della  famiglia  delle  Sipliu- 
laslreae,  che  secondo  l'A.  prenderebbe  posto  presso  la  famiglia 
delle  Heterìneae  Muli,  tra  i  Colleniacei.'- 

Nel  rivedere  posteriormente  alcuni  maleriali  indeterminati  esi- 
stenti neW Erbario  De  Notarls,  conservato  ora  presso  il  R.  Isti- 
tuto Botanico  di  Roma,  mi  venne  fatto  imbattermi  in  alcuni 
esemplari  di  un  lichene  raccolto  sulle  vette  della  Valdobbia  dal- 
l'ab.  Carestia  sin  dal  18G0  molto  prossimi,  per  quanto  riguarda 
caratteri  generici,  a  quelli  del  lichene  della  Terra  del  Fuoco 
già  descritto  dal  Mùller,  tanto  che  li  designai  già  in  un  recente 
mio  lavoro  collo  stesso  nome  che  il  prof.  Mùller  adoperò  per 
gli  esemplari  Fuegiani.^ 

Cosi  il  genere  patagonico  diventava  pure  un  genere  di  lichene 
italiano  assolutamente  nuovo  per  l'Europa. 

L'esame  intanto  degli  esemplari  italiani  e  di  quelli  provenienti 
dalla  Terra  del  Fuoco  rivela  i  seguenti  caratteri  generali  nel 
tallo. 

Il  lichene  forma  dei  cespugli  riuniti  a  cuscinetti  abbastanza 
estesi,  che  crescono  sul  nudo  terreno  sabbioso.  I  cespugli  sono 
molto  ramosi  ed  intricati,  alti  negli  esemplari  patagonici  fino  ad 
1  cm.,  e  non  più  di  6  raill.  in  quelli  italiani.  Le  ramilìcazioni 
dei  cespugli  sono  frequenti,  erette,  molto  tortuose  {dendroidee), 
e  si  intrecciano  tra  loro  sin  dalla  base.  Negli  esemplari  ame- 
ricani specialmente  questi  rami  si  mostrano  verso  le  basi  com- 


»  Flora,  1889,  143. 

»  Giorn.  Fot.  Ital,  1892,  pag.  2. 


ADUNANZA   DKLLA   SEDE   DI    FIRENZE  247 

pressi  e  deformi,  allargandosi  (ino  a  2  mill.,  mentre  nella  parie 
superiore  riacquistano  la  loro  forma  cilindrica,  e  spesso  al- 
l' apice  si  anastomizzano  tra  loro,  prendendo  la  forma  frondosa, 
e  formando  delle  lamelle  squamose,  cristiformi.  Più  regolari  in- 
vece sembrano  le  ramificazioni  negli  esemplari  dell'  Erbario 
Denotaris,  in  cui  serbano  più  comunemente  la  forma  cilindrica 
con  un  diametro  di  poco  superante  il  mezzo  millimetro,  e  assu- 
mendo meno  la  forma  squamulosa  all'  apice. 

Negli  uni  e  negli  altri  esemplari  poi  il  tallo  si  mostra  sempre 
carbonizzato  per  oltre  i  due  terzi  della  sua  altezza,  rimanendo 
solo  r  ultimo  terzo,  ed  anche  meno,  verso  l' apice,  in  vegeta- 
zione. Queslo  fatto  rivela  senza  dubbio  la  provenienza  della 
pianta;  imperocché  può  dedursene  che  appartenendo  alla  re- 
gione delle  nevi  la  sua  vegetazione  sia  stata  strozzata  dal  pro- 
lungato permanere  sotto  di  esse.  Fenomeno  non  diversoci  offrono 
le  piante  alpine,  quasi  tutte,  come  è  noto,  distiate  da  rizomi 
largamente  sviluppati  e  cortissima  parte  aerea;  e  certamente  il 
nostro  lichene  potrebbe  presentarci  un  caso,  molto  semplice,  di 
riproduzione  continua  non  diversa  da  quella  che  si  avvera  in 
parecchi  muschi,  se  si  stabilisse  che  gli  elementi  vegetativi  del 
lichene  si  raccolgano  all'apice  dei  rametti  tallini,  e  sieno  capaci 
di  mantenersi  vivi  per  un  tempo  abbastanza  lungo  per  porsi  poi 
in  nuova  vegetazione  non  appena  sia  dato  alla  pianta  di  ripren- 
dere le  sue  normali  funzioni  vegetative,  mentre  la  parte  infe- 
riore, già  vegetante  precedentemente,  muore  e  assume  1'  aspetto 
di  un  carbone  resinoso,  molto  friabile  e  luccicante  nel  taglio. 
Da  questo  punto  di  vista  anzi  potrebbe  considerarsi  il  SijJhu- 
lasirum  Muli,  come  lichene  tipico  della  vegetazione  polare. 

Esaminando  al  microscopio  la  parte  carbonizzata  del  tallo,  la 
si  troverà  formata  dalle  solite  ife  ipotalline  brune  riunite  in 
filamenti  strettamente  raggruppati  fra  loro,  e  spesso  formanti 
una  specie  di  reticolato  interposto  ai  filamenti  stessi.  Sarà  facile 
poi  notare  in  questa  parte  del  tallo  l'assoluta  mancanza  di  gonidi. 

Negli  esemplari  dello  Spegazzini  non  sfuggiranno  all'osserva- 
tore delle  lunghe  fibrille  ciliari,  capilliformi,  che  partono  dai 
margini  dei  rami,  anche  nella  parte  carbonizzata,  e  ramificandosi 
seguono  il  cespuglio  e  si  intrecciano  in  esso,  prolungandosi  fino 
agli  apici  dei  rametti  tallini.  Queste  fibrille  mancano  negli  esem- 
plari italiani. 


248  ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

L'  apice  del  ramo  tallino  nella  parte  non  carbonizzata  poi  si 
mostra  costantemente  di  color  verde-cinereo  (ocroleuco)  ten- 
dente ad  oscurarsi  verso  1'  estremità  in  una  tinta  verde-bluastra. 

L'  analisi  microscopica  di  questa  estrema  parte  del  tallo  ci 
rtiostra  come  la  stessa  sia  formata  da  un  compatto  tessuto  ifoi- 
dale,  ad  ife  contorte  e  a  brevissime  articolazioni  strettamente 
intrecciate  tra  loro,  le  quali  non  si  dirigono  mai  longitudinal- 
mente, e  nell'assieme  riproducono  il  tessuto  interno  ifoidale  di 
una  squamula  di  Pannarla  Del.  Fra  queste  ife  qua  e  là  si  pre- 
sentano delle  serie  di  gonidi  simili  a  quelli  di  una  Coccocar- 
pìa  Pers.,  cioè  degli  Scylonema.  AH'  estremo  di  questa  parte 
del  tallo  le  serie  dei  gonidi  si  trovano  raddrizzate  verso  l'apice 
e  la  periferia  in  tutti  i  sensi,  e  quindi  disperse  per  tutta  la  spes- 
sezza del  tallo.  Questo  potrebbe  indurre  a  credere  che  si  tratti 
di  un  omeolichene.  A  misura  però  che  i  tagli  orizzontali  si  fanno 
in  maggior  prossimità  della  parte  carbonizzata,  la  disposizione 
delle  serie  gonidiali  diventa  più  simmetrica,  e  se  si  pratica  un 
taglio  verticale  ad  una  delle  squamule  frondose  che  si  formano 
negli  esemplari  americani,  anche  col  solo  aiuto  della  lente  si 
riconoscerà  subito  che  la  disposizione  dei  gonidi  rispetto  agli 
altri  elementi  costitutivi  del  tallo  non  sia  diversa  da  quella  che 
ordinariamente  si  jiscontra  nelle  squamule  di  un  eterolichene 
frondoso;  imperocché  i  gonidi  si  dirigono  verso  la  faccia  supe- 
riore della  squamula,  lasciandone  la  parte  inferiore  sprovvista 
interamente,  o  quasi.  Tale  fatto  ravvicina  senza  alcun  dubbio 
il  genere  descritto  dal  Miiller  agli  eterolicheni,  cui  si  riferireb- 
bero inoltre  l'alterazione  delle  ife  nella  parte  inferiore  del  tallo 
che  abbiam  detto  carbonizzarsi,  il  tessuto  compatto  e  uniforme 
formato  da  esse  nel  tallo  in  vegetazione,  la  natura  stessa  dei 
gonidi  (scìjionema),  che  è  facile  osservare  in  parecchi  eteroli- 
cheni. Quali  caratteri  possono  a  nostro  avviso  ritenersi  sufficienti 
per  considerare  il  genere  Siphulastrum  Miill.  come  un  etero- 
lichene, il  quale  malgrado  la  natura  del  tessuto  ifoidale  interno 
che  ci  rammenta  benissimo  la  struttura  tallina  degli  eterolicheni 
crostosi,  merita  senza  alcun  dubbio  essere  compreso  tra  i  licheni 
frustulosi  per  l' aspetto  esterno  del  tallo,  e  il  modo  di  accresci- 
mento dello  stesso.  Il  prof.  Mùller  non  riflettendo  bene  alla  na- 
tura dei  gonidi  li  credette  simili  a  quelli  del  gen.  Lichina  Ag., 
che,  come  é  noto,  prende  i  suoi  gonidi  dalla   Oscìllaria;  e  fu 


ADUNANZA.    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  249 

forse  da  ciò  tratto  a  considerare  il  suo  nuovo  genere  come  una 
Collemacea,  molto  affine  al  gen.  Lichina  Ag.,  da  cui  però  egli 
stesso  notò  differire  per  strucfura  cellulari  haiccl  collemacea. 
Ciò  malgrado  secondo  il  eh.  lichenologo  di  Ginevra  il  gen.  6^/- 
phulastrum  Muli,  può  servire  di  tipo  alla  sua  nuova  famiglia 
delle  Sìplmlastreae,  secondo  lui  molto  prossima  alla  famiglia 
delle  Ileterìneac.  ' 

Ma  dopo  quanto  abbiamo  osservato  risulta  ben  chiaro  che  tale 
concetto  sistematico  merita  essere  corretto;  e  che  i  caratteri  ge- 
nerici del  Siphuìastrum  Muli,  rispondono  esattamente  a  quelli 
di  un  eterolichene.  E  allora  é  ben  evidente  che  non.  risulterebbe 
giustificata  pel  momento  la  creazione  di  una  nuova  famiglia, 
tanto  più  che  i  caratteri  generici  del  lichene  in  esame,  finché 
nuovi  studi  fatti  su  soggetti  più  completi  non  autorizzino  a  pen- 
sare diversamente,  giustificano  l'iscrizione  di  esso  tra  i  Siphulei, 
nella  quale  famiglia  il  S/phalasttncm  Muli,  rappresenterebbe  un 
genere  a  gonidi  cianoficei  che  starebbe  al  gen.  Siphula  Fr.  come 
il  gen.  Stichina  Nyl.  sta  al  gen.  Slieta  Ach.  nei  Parmeliei. 

Il  Mùller  intanto  dette  pel  genere  la  seguente  frase  diagno- 
stica: «  T/iallus  erectiis,  denclroideus  (ochroleiicus),  rami  plus 
minusve  compressi,  undique  corticati;  cellulae  centro  laxae,  in 
interstitiis,  aèrigerae,  peripheria  densae;  liawl  longitudinales, 
irregulares;  gonidia  laete  aeruginoso-coerulea,  demwm  olivacea 
in  caienas  Irreves  adpresso-ordinata.  Apothecia  ignota.  Gonidia 
ut  in  genere  Lichina  Ag.  in  catenis  varie  curoatis,  liinc  inde 
Iransversim  latiora,  nitnquaìn  longitrorsum  divisa.  »  ' 

Se  però  si  considera  la  pianta  come  un  eterolichene  della  fa- 
miglia dei  Siphulei,  si  potrebbero  più  brevemente  determinare  i 
caratteri  del  genere  e  delle  specie.  E  ciò  senza  dissimulare  la 
dillìcoltà  che  si  incontra  nel  dovere  stabilire  delle  specie  sui  sem- 
plici caratteri  del  tallo  e  nell'assoluta  ignoranza  dell' apotecio. 

Ma  ritenendo  opportuno  pel  momento  designare  due  forme  ben 
distinte  per  la  grandezza,  forma  esterna  e  sviluppo  del  tallo,  re- 
sterà sempre  a  vedere,  in  seguito  di  più  accurate  ricerche,  se 
alla  forma  italiana  competa  il  grado  di  specie,  o  piuttosto  quello 
di  varietà. 


♦  Flora,  1889,  loc.  cit. 

*  Flora,  loc.  cit. 


250  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

Fara.  SiPHULEi  Nyl. 

Gen.  Siphulasirum  Muli.  Arg.  Flora,  1889,  143, 

«  Thallus  dendroideus,  ramosus,  vel  dichotome  divisus;  rami 
«  firmi,  plus,  minusve  teretes,  undique  corticati,  aggregati,  taii- 
«  tum  ad  apices  ocliroleucbi,  inferne  ustulato-nigri.  Iphae  densae, 
«  contortae,  breviter  articulatae,  haud  longitudinales.  Gonidia 
«  scytonemea.  Apothecia  ignota.  » 

Sp.  I.  S.  triste  Muli.  Arg.,  1.  e, 

«  Thallus  ^dense  caespitosus,  late  effusus;  caespites  subdicho- 
«  tome  ramosi,  1  cm.  alti,  superne  ocbroleuci,  inferne  ustulato- 
«  carbonacei;  ramuli  valde  abbreviati,  obtusi,  teretes,  diam.  fere 
«  1  mil.  lati,  vel  plus  minusve  compressi,  et  saepe  ad  apicera  in 
«  laminam  connati  cristiformem,  fìbrillis  nigris  marginalibus  ca- 
«  pillaribus  ramosis,  varie  cibati,  » 

Ad  terrara  in  Fuegia,  Staten  Island,  leg.  Spegazzini. 

Sp.  2.  S.  alpinum  n.  sp. 

«  Thallus  densissime  caespitosus,  pulvinatus,  etfusus;  caespites 
«  dichotome-ramosissimi,  vix  '/a  cm.  alti;  ad  apices  tantum  ocbro- 
«  leuci,  in  reliquis  partibus  ustulato-carbonacei ;  haud  cibati;  ra- 
«  muli  abreviati,  teretes,  intricati,  diam.  fere  '/,  mil.  lati.  » 

Ad  terram  in  alpe  Vetta  di  VaMobbia,  leg.  Ab,  Carestia,  in 
Herb.  De  Notaris. 


Viene  letta  la  seguente  nota  : 

ERBORIZZAZIONI   ESTIVE   ED   AUTUNNALI    ATTRAVERSO 
I  MONTI  LESSINI  VERONESI.  NOTE  DI   A.    GOIRAN. 

(Continuazione). 

Crdciferae. 

36.  Nasiurtium  officinale  R.  Br.  —  Si  incontra  con  le  sue 
varietà,  nei  fossati  di  tutta  la  regione,  e  dal  piano  sale  su  per 
le  zone  collina  e  montana  sino  a  toccare  altitudini  comprese 
fra  600  e  700  metri. 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI    FIRENZE  251 

37.  Arabis  Tarriia  L.  —  Luoghi  rupestri  dalla  pianura 
alla  regione  subalpina  in  tutta  la  zona:  nello  mura  di  Verona 
fra  Porta  del  Vescovo  e  Porta  S.  Giorgio,  e  nella  cerchia  stessa 
della  città  al  Giardino  Giusti.  Fruct. 

38.  .-1.  alpina  L.  —  Luoghi  rupestri  e  ghiaiosi  delle  zone 
elevate  dalle  quali  si  avanza  seguendo  i  tori-enti  verso  la  pia- 
nura: nel  Vaio  dell' Anr/ailla  (350  m.),  ai  Tradii  (1338  m.), 
Remilo  (1327  m.),  Giazza  (1583  m.),  ecc.  FI.  et  Friict. 

39.  A.  hiì^snta  Scop.  —  Prati  ovunque.  Fruct. 

40.  A.  sagiUata  DC.  —  Rupi  a  Rocca  pia  (1229  m.).  Rara. 

41.  ^1.  ciliata  R.  Br.  ^  A.  serpillifolia  Pollin.  FI.  veron , 
II,  pag.  391  et  Jierb.  l,  non  Vili.  —  Pascoli  e  prati  presso  Bo- 
sco di  Chiesanova  (1104  m.)  ecc.  Copiosamente  in  unione  alla 
var.  hirsuta  Koch.  FI.  et  Fruct. 

42.  A.  muralis  Bert.  —  Rarissima  fra  le  rupi  nel  M.  Pa- 
stello, lungo  la  strada  che  da  Ceraino  (105  m.),  sulla  sinistra  del- 
VAdige,  conduce  al  paese  di  Monte  (432  m.).  Fruct.  —  Cresce 
pure  più  copiosamente,  ma  non  può  dirsi  pianta  comune,  alla 
destra  del  fiume  Adige,  alquanto  più  a  nord,  sul  fianco  orien- 
tale del  M.  Baldo  lungo  la  salita  a  Spiazzi,  fra  Brentino 
(174  m.)  ed  il  Santuario  della  Corona  (774  m.). 

43.  A.  pumìla  Jacq.  —  Rupi  elevatissime:  M.  Posta,  Cam- 
pobì'un,  Passo  della  Lora,  Zeola,  ecc. 

44.  A.  beVidifoUa  L.  —  Rarissima.  In  M.  Campobrun 
(1650  m.)  fra  le  macchie  di  Pinus  MugJius,  Juniperus  alpina, 
Rhododendron  ìiirsutum. 

45.  A.  perfoliafa  Lam.  —  Pascoli  e  prati.  Fruct. 

In  marzo  ed  aprile  nella  Valle  Pantena  sopra  Stalavena  e 
precisamente  sotto  alle  cosi  dette  Grotte  Fontana  o  Sengie  di 
Falasco  si  trova  copiosissima  una  delle  Brassicacee  maggior- 
mente rare  delia  Flora  veronese,  A.  auriculata  Lam.,  la  quale 
vi  cresce  in  unione  a  Hutchinsia  petraea  R.  Br.  —  Nei  din- 
torni di  Recoaro  poi  (Provincia  di  Vicenza)  cresce  abbondan- 
tissima A.  Halleri. 

40.  Cardamine  impatiens  L.  —  Luoghi  selvatici  dal  piano 
alla  zona  montana. 

47.  C.  sìjlvniica  Link.  —  Rara.  Luoghi  e  rupi  umide;  Valle 
dell" Anguilla,  di  Squaranto,  di  Tregnago,  ecc. 

48.  C.  amara  L.  —  Rara.  Fossi  presso  5.  Michele  di  Ve- 


252  ADUNANZA    DELLA    SEDE    DI   FIRENZE 

rona  e  nella  Valpolicella  presso  S.  Pietro  Incartano  e  Fii- 
mane.  —  Sebbene  parli  in  questo  luogo  di  pianta  raccolta  di 
giugno,  amo  ricordare  di  aver  raccolto  questa  specie  presso  Ve- 
rona ed  in  piena  fioritura  anche  nel  mese  di  ottobre. 

49.  C.  trifoUa  L.  —  Rarissima.  Luoghi  selvatici  a  Revolto 
(Caro  Massalongo). 

50.  Dentaria  'bulbifera  L.  —  Luoghi  selvatici  presso  i  Tra- 
dii, a  Casielvero,  Vestena,  ecc. 

5L  Sisymbrium  Loeselii  L.  —  Raro.  In  un  campo  presso 
la  stazione  di  Porta  Vescovo  in  Verona. 

52.  S.  Columnae  L.  —  Raro.  Muri  \)resso  Monteforted'Alpone. 

53.  Erysimum  cheiranihoides  L.  —  Rupi  in  tutta  la  zona. 

54.  E.  odoratum  Ehrh.  —  Margine  dei  fossi  nella  Val- 
imniena. 

55.  E.  australe  Gay.  —  Luoghi  rupestri  ;  frequentissimo  in 
tutta  la  zona  da  giugno  ad  ottobre. 

56.  Conringia  orienlalis  Adrz.  —  Frequente  nei  seminati 
da  giugno  ad  ottobre  :  presso  Verona,  nella  Valpantena,  Spre- 
dino, Cerro,  S.  Viola,  S.  Anna  d'Alfaedo,  ecc.  M.  Precastio 
in  Val  di  Tregnago. 

57.  Rapistrum  ragosum  Ali.  —  Nei  seminati:  ovunque  sino 
a  tutta  la  zona  montana. 

58.  Lunaria  biennis  Monch.  —  Coltivata  sotto  il  nome  di 
Argentina,  ed  inselvachita  in  diversi  punti,  per  esempio  nel 
Camposanto  di  Cerro  Veronese. 

59.  Farsetia  clypeata  R.  Br.  —  Rarissima  :  rupi  nel  Giar- 
dino Giusti  in  Verona.  —  Il  Pollini  indica  questa  Brassicacea 
nei  colli  di  Valpantena  presso  Grezzana  ed  Alcenago  ;  ed 
Abramo  Massalongo  la  raccolse  alle  Sengie  di  Falasco:  ma 
oggidì  è  scomparsa  da  queste  stazioni. 

60.  Alyssum  calycinum  L.  —  Campi  e  luoghi  aridi  e  sec- 
chi sino  al  termine  della  zona  montana. 

61.  Braba  pyrenaica  L.  —  Rara  :  cime  elevatissime  del 
M.  Posta  (2235  m.),  nei  pascoli  e  nelle  rupi. 

62.  D.  aizoides  L.  —  Pascoli  elevati  in  tutta  la  zona:  Corno 
d' Aquino,  Podesteria,  Malóra,  Velo,  Zeola,  ecc. 

63.  Coclearia  saxatilis  Lam.  —  Rupi  in  tutta  la  zona  al- 
pina e  subalpina  dalla  quale  scende  avvicinandosi  alla  pianura 
seguendo  le  valli. 


ADUNANZA    DELLA    SEDE    DI    FIRENZE  25'Ò 

64.  Camelina  saiioa  L.  —  Seminati  in  tutta  la  zona,  dal 
piano  alla  regione  montana;  frequentissima. 

65.  Thlaspì  arvense  L.  —  Raro  nei  dintorni  di  Verona;  fre- 
quente nei  coltivati  della  zona  montana:  a  Cerro  Veronese, 
S.  Viola,  S.  Anna  (TAlfaedo,  Caniposilvano,  Saline,  ecc. 

66.  T.  praecox  W.  —  Nei  muri,  nei  luoghi  rupestri  e  nei 
pascoli  :  nei  Colli  di  Montorio,  alla  Mosella,  in  Val  di  Tre- 
gnago  alla  Cà  del  Diavolo.  Fract. 

67.  T.  rotundi foli  ani  Gaud.  —  Luoghi  sassosi  :  M.  Zevola. 

68.  T.  Dursa-iMstoìHs  L.  forma  alpina.  —  Pascoli  di  Cam- 
pobrun,  Revolto,  ecc. 

69.  Hictchinsia  alpina  R.  Br.  —  Luoghi  sassosi  eleva- 
tissimi dai  quali  scende  sino  a  toccare  la  zona  montana:  a 
Giazza,  Revolto,  alle  Gozze  sopra  Velo,  Purga  di  Velo,  M.  Po- 
sta, ecc. 

70.  //.  petraea  R.  Br.  —  Frequentissima  dove  la  prece- 
dente :  nel  principio  di  primavera  però  si  incontra  copiosa  be- 
nanco  nello  zone  della  collina  e  della  pianura. 

7L  Lepidium  Dral)a  L.  —  Nei  dintorni  di  Verona,  ove  non 
cresceva  ai  tempi  di  Ciro  Pollini,  frequentissimo  :  e  di  anno  in 
anno  dimostra  sempre  più  spiccata  la  tendenza  ad  estendere  la 
sua  area  di  vegetazione;  cosi  ad  esempio  è  penetrato  nella  Valle 
Pantena  ed  oramai,  e  nel  corso  di  pochi  anni,  è  giunto  sin 
presso  Quinto. 

72.  L.  ruderale  L.  —  Comune  nei  dintorni  e  nella  città 
stessa  di  Verona  lungo  le  vie  e  fra  le  macerie,  ad  Olive  presso 
Montorio,  a  Caldiero,  ecc. 

73.  Biscutella  cicliorifolia  Lois.  =  B.  liispida  DC.  —  Ra- 
rissima nel  M.  Pas/e^/o  presso  Monte:  più  copiosa  sulla  sponda 
destra  dell'Adige  alle  falde  del  M.  Baldo  nelle  rupi  sopra  Jn- 
canale  e  quindi  quasi  di  fronte  alla  stazione  di  M.  Pastello. 

74.  Biscutella  laevigata  L.  —  Frequentissima  con  le  sue 
numerose  varietà  dalla  pianura  alle  cime  più  elevate. 

75.  Senebiera  Coronopus  Poir.  —  Nelle  vie  di  Verona,  in 
diversi  punti  della  Valpantena,  e  alle  falde  di  M.  Pastello  nel 
luogo  chiamato  Cà  di  Coìmo. 

76.  Isatis  tincloria  L.  —  Luoghi  incolti  ed  anche  rupestri 
presso  Castagne,  Trezzolan,  Centro,  Moruri,  ecc. 

77.  Neslia  paniculata  Desv.  —  Seminati  in   tutta  la   zona 


254  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

ma  non   frequente  :   in    Campomarzo  di  Verona,  nel  M.  Pa- 
stello, nel  M.  Tondo,  presso  Tì^egnago,  ecc. 

78.  Calepina  Corvini  Desv.  —  Rara  :  nei  fossi  della  città 
di  Verona. 

79.  Mìjagrum  jìsrfoliatum  L.  —  Nei  seminati  non  comune: 
nei  dintorni  di  Verona,  nel  M.  Precastio  in  Valle  di  Tregnago,  ecc. 

Delle  Brassicacee,  sporadicli9  o  subspoatanee,  occorre  qual- 
che volta  di  incontrare  nella  collina  e  specialmente  presso  le  abi- 
tazioni rusticane  MaiUUola  incana  R.  Br.,  Cìieiranthus  Cheiri  L., 
Eruca  saliva  Lam.,  Cochlearia  Armoracia  L.,  Lepidium  sa- 
tlvum  ecc.  ecc. 

CA.PPARIDEAE. 

80.  Capparis  rupesiris  Sbth.  et  Sm.  —  Luoghi  rupestri  e 
muri  in  tutta  la  collina,  copiosamente. 

81.  C.  spinosa  L.  —  Raro:  rupi  a   S.    Giovanni  in  Valle 
in  Verona. 

Mentre  presso  di  noi  Capparis  rapestris  cresce  copiosissimo 
—  0  coltivato  0  fatto  selvatico  —  in  quella  vece  C.  spinosa  é 
pianta  rarissima;  e  per  parte,  mia  nel  Veronese  lo  ho  incon- 
trato nella  unica  stazione  ricordata  or  ora.  Avviene  il  contra- 
rio in  altre  località,  p.  e.  a  Nizza  di  mare.  Quivi  C.  spinosa 
è  pianta  comune;  straordinariamente  rara  invece  C.  rupssiris, 
che  a  me  venne  dato  unicamente  di  incontrare  lungo  la  vec- 
chia strada  da  Nizza  a  ViUafranca.  Noto  inoltre  che  non  mi 
è  mai  stato  possibile  di  ritrovare  in  frutto  C.  spinosa,  mentre 
in  quella  vece  C.  r<ipestris  fruttifica  ogni  anno  ed  abbondan- 
temente. La  quale  cosa  è  stata  pure  notala  dall' Ardoino  nella 
sua  Flore  des  Alpes  maritimes. 

Si  comunica  la  seguente  nota: 

APPUNTI  SULLA  FLORA  DELLA  TOSCANA.  PER  C.  ROS- 
SETTI. 

Riserbandomi  di  far  noti  quanto  prima  i  risultati  delle  mie 
ricerche  intorno  alla  Flora  fanerogamica  della  Toscana,  frutto 
di  numerose  erborazioni  da  me  effettuate  in  questi  ultimi  anni 


ADUNANZA    DELLA    SKDE    DI    FIRENZE  255 

specialmente  nei  dintorni  di  Pisa  e  di  Livorno,  nelle  Alpi  Apuane 
e  nell'Appennino  di  Liinigiana,  credo  intanto  opportuno  di  pre- 
sentare alla  nostra  Società  alcune  delle  piante  nuove  o  molto  raro 
per  la  nostra  Flora  da  me  ultimamente  raccolte  o  studiate. 

Le  specie  segnate  con  asterisco  sarebbero  nuove  per  la  Flora 
della  Toscana. 

Cardaiiiiiie  ti'ìfolia  Linn.  —  Alpi  Apuane  lungo  la  Tur- 
rite Cava  fra  Palagnana  e  le  Fabbriche  e  lungo  la  Turrite 
Secca  sopra  Castelnuovo  di  Garfagnana. 

Polygala  Caruelìaua  Burnat.  —  Alpi  Apuane  alla  Tam- 
bura  (Erbario  Pisano  !  Pietro  Savi,  Luglio  1843.  —  sub  P.  vul- 
garis  J3,  cxyptera  Koch.). 

Sileiie  viridiflora  Linn.  —  Nel  Valdarno  di  sotto  a  Var- 
ramista  presso  S.  Romano  nei  boschi  di  abeti  del  parco  della 
villa  del  Marchese  Farinola. 

*  Amorpha  fruticosa  Linn,  —  Sugli  argini  dell'  Arno  fra 
Pisa  e  le  Cascine  nuove,  dove  abbonda  e  dove  la  scoperse  il 
mio  amico  Pietro  Pellegrini  nell'Agosto  del  1888, 

*  Peiieedaiìiim  veneliim  Koch,  — Alle  falde  settentrionali 
delle  Alpi  Apuane  fra  Ponte  a  Monzone  e  Gragnola  in  Lunigiana. 

*  Galiiisog-a  parviflora  Cav.  —  Raccolta  dal  mio  amico 
Pietro  Pellegrini  a  Pisa  presso  Porta  Nuova  nell'estate  del  1891. 

Aiidrosace  villosa  Linn,  —  Alpi  Apuane  sulla  cima  del 
M.  Sumbra. 

Lysiiuacliia  neiiioruiu  Linn,  —  Nel  M,  Pisano  sopra 
Buti, 

Veronica  pereg:riiia  Linn.  —  A  Pisa,  inselvatichita  nelle 
aiuole  dell'  Orto  Botanico  dove  abbonda, 

Atriplex  rosea  Linn.  —  A  Livorno, 

Cheiiopodiuui  ainbrosioides  Limi.  —  In  Lunigiana 
presso  Mocrone, 

*  Roiibieva  niulfifìda  Moq.  —  A  Livorno. 

*  Polyciiemiim  majus  A.  Br.  —  A  Livorno  e  nell'alta 
<larfagnana  fra  Piazza  al  Serchio  e  Gramolazzo, 


II  prof.  Cauuel  osserva  clie  conviene  procedere  a  rilento  nel- 
l'ammettere  come  naturalizzate  piante  esotiche,  che  dopo  essere  com- 
parse in  una  località  possono  poi  scomparire  come  appunto  potrebbe 
avvenire  àoW Amorpha  fruticosa. 


256  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI  FIRENZE 

Soggiunge  che  già  da  molti  anni  egli  aveva  raccolto  nel  Monte 
Pisano  la  Lysimaehia  nemorum  e  ne  px*esenta  esemplari. 

Martelli  parla  della  fotografia  microscopica  e  presenta  nume- 
rose fotografie  di  Diatomaoee. 

Il  Presidente  dona  all'Erbario  Centrale  saggi  di PucGÌnìa  Phragmitis 
e  di  Melampsora  popuUna  raccolti  a  Licola  durante  la  riunione  ge- 
nerale in  Napoli. 

Parla  quindi  del  Cydoconium  oleaginum  di  cui  il  socio  Kruch  ha 
fatto  menzione  nel  BuUettino  ;  dice  che  è  abbondante  nel  Pisano  ove 
ei  lo  raccolse  sino  dal  1889. 

Il  Socio  Galeri  presenta  delle  foglie  di  olivo  raccolte  nel  Fioren- 
tino ed  invase  da  questo  miceto. 


SEDE  DI  ROMA. 

Adunanza  del  7  aprile  1892. 

Sono  presenti  i  Soci  Pirotta,  Cuboni,  Grampini,  Erede,  Kruch, 
Baldini,  Ee,  Chiovenda,  Avetta. 

Letto  ed  approvato  il  verbale  precedente  il  Presidente  annuncia 
l'ammissione  nella  Società  di  tre  nuovi  Soci  residenti  in  Roma, 
cioè  dott.  Cerulli-Irelli  Gastone,  dott.  Re  Luigi  e  sig.  Chiovenda 
Emilio. 

Partecipa  pure  ai  convenuti  le  prime  notizie  sul  viaggio  botanico 
che  il  dott.  Terracciano  sta  compiendo  nella  Colonia  Eritrea. 

Dà  quindi  la  parola  al  Socio  prof.  Cuboni  il  quale  legge  una  ela- 
borata recensione  del  recente  lavoro  del  Wiesner  dal  titolo:  Die 
FdementarstruGtur  und  das   Wazhstum  der  lebenden  Substanz. 

Questa  lettura  dà  luogo  ad  una  lunga  ed  interessante  discussione, 
finita  la  quale  il  Presidente  ringrazia  il  prof.  Cuboni  e  leva  la  seduta. 


SEDE  DI  FIRENZE. 


Adunanza  del  10  aprile  1892. 


Il  Presidente  Arcangeli  comunica  che  il  Ministero  dell'Istru- 
zione Pubblica  ha  risposto  dichiarando  di  prendere  atto  del  voto 
espresso  dalla  Società  Botanica  intorno  all'  insegnamento  della  Bo- 
tanica usile  scuole  secondarie. 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  257 

L'  Archivista  Martelli  presenta  i  doni  seguenti  pervenuti  alla 
Società  : 

Dal  sig.  F.  Cazzuola  :  Garbocci  A.  e  Cazzuola  F.  I  foraggi  italiani 
ovvero  le  piante  foraggifei"e  buone  o  nocive  al  bestiame  che  cre- 
scono spontanee  o  coltivate  in  Italia.  Torino  1888. 

Dal  prof.  G.  Arcangeli  :  Arcangeli.  Brevi  notizie  sopra  alcune  Aga- 
ricidee.  Firenze  1892.  —  Sopra  alcune  Agaricidee.  Firenze  1892. 

Daldott.  E. Baroni:  i?aro7i/. Frammenti  lichenografici.  Firenze  1892. 

Dai  sigg.  G.  B.  De  Toni  e  G.  Paoletti:  De  Toni  una  Faoletti.  Bei- 
trag  zur  Kenntniss  des  anatomischen  Baus  von  Nicotiana  Tabacum  L. 
Berlin  1892. 

Dal  dott.  E.  Rostan  :  Callier.  Ueber  die  in  Schlesien  vorkommen- 
den  Formen  der  Gattung  Alnus.  1891. 

Dal  dott.  W.  Voss  :  Voss.  Mycologia  Caruiolica  ein  Beitrag  zur 
Pilzkunde  des  Alpenlandes  (4"  Theil).  Berlin  1892. 

Dall'abate  J.  Bresadola:  i?resafZo^a.Imenomiceti  nuovi.  Firenze  1892. 

Dal  sig.  P.  Bolzon:  Bolzon.  Appunti  sulla  flora  dell'Elba.  Sienal891. 
—  Una  nuova  località  di  Fragaria  indica.  Siena  1891.  —  Significato 
morfologico  delle  foglie  di  Rosa  berberifolia  Pallas.  Siena  1891.  — 
Un  vero  narciso  esistente  nel  Veneto.  Siena  1891.  —  Pseudanzia 
delle  rosacee.  Siena  1891.  —  Contributo  alla  flora  dell'Elba.  Siena  1892. 

Dal  dott.  E.  Jhne:  Jline.  Dr.  Hermann  Hoffmann.  Giessen  1892. 

Dalla  Scuola  nazionale  di  agricoltura  di  Montpellier:  Annales  de 
l'École  Nat.ionale  d'Agriculture  de  Montpellier,  tome  VI,  1891. 

Martelli  fa  osservare  che  nei  suddetti  annali  si  trova  la  descri- 
zione e  la  figura  del  Cycloeonium  oleaginum  di  cui  fu  parlato  nel- 
l'ultima adunanza. 

Vien  data  lettura  della  seguente  nota: 


CONTRIBUTO  ALLA  FLORA  DELLA  PIANOSA.  PEL  DOTTOR 
P.  BOLZON. 

In  tutto  l'Arcipelago  la  Pianosa  è  l'isola 
di  cui  si  coaoscono  meno  piante. 

Cakuel. 

La  flora  della  Pianosa  nella  Siat  Boi.  della  Tose,  del  prof.  Ca- 
ruel  è  rappresentata  molto  più  scarsamente  che  quella  delle 
altre  isole  dell'Arcipelago.  La  sua  configurazione  affatto  piana, 
il  clima  secco,  la  mancanza  di  acque  correnti  tranne  magri  e 
avventizi  stillicidi,  lo  sviluppo  sempre  crescente  della  parte  col- 
tivata e  delle  vigne,  sono  invero  condizioni  tutte  sfavorevoli  al 
crescere  d'una  flora  svariata;  e  Giannutri  che  rispetto  alla 
flora  si  trova  in  analoghe  condizioni  se  si  eccettui  il  suo  stato 

Bull.  deUa  Soc.  boi.  ital.  17 


258  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

affatto  incolto  e  selvaggio,  e  che  per  di  più  ha  un'  area  molto 
inferiore  a  quella  della  Pianosa,  nella  Statistica  è  rappresentata 
da  quaranta  piante,  mentre  questa  soltanto  da  sedici. 

Le  quindici  piante  segnalatevi  da  Caruel,  sono:  Alyssumma- 
ritimum,  Anthyllis  tetympìiylla,  Lotus  cytisoides,  Meltlotus  par- 
vi/lorus,  Ornitìiopus  comjjressus,  Piychotis  ammoides,  Crith- 
^inum  maritìmum,  Thapsia  garganica,  Anthemis  maritima, 
Evax  pygmaea,  Hyoscyamus  albus,  Prasium  majus,  Teucrium 
fruticans,  Ajicga  Iva,  Euphorbia  pinea,  e  Senecio  Cineraria. 
Da  questo  scarso  numero  di  piante  e  dall' esser  esse  in  gran  parte 
non  comuni  si  capisce  che  le  rapide  erborazioni  fatte  non  eb- 
bero per  iscopo  la  conoscenza  completa  della  flora  dell'isola,  ma 
soltanto  di  raccogliervi  le  piante  rare. 

Alcuni  anni  or  sono,  i  signori  Tanfani  e  Simonelli  approda- 
rono il  primo  a  Giannutri  e  il  secondo  in  Pianosa  allo  scopo 
anche  di  completarvi,  per  quanto  fosse  possibile,  le  raccolte  bo- 
taniche. Il  risultato  delle  erborazioni  del  Simonelli  fu  una  ses- 
santina di  piante  di  cui  47  da  aggiungersi  alia  flora  dell'isola.* 

L'anno  scorso,  i  signori  Lini  Giovanni  e  Pedro  Selci  fecero 
una  serie  d'  erborazioni  in  Pianosa  per  mio  conto  in  primavera 
«  in  autunno,  uniche  stagioni  in  cui  le  piante  vi  possono  ger- 
mogliare, essendo  nella  stagione  estiva  arse  dal  sole  cocentis- 
simo  e  dalla  siccità;  il  risultato  di  queste  erborazioni  fu  al- 
quanto più  d'un  centinaio  di  specie  di  cui  64  nuove  per  l'isola 
e  parecchie  a  esemplari  molto  incompleti  che,  una  volta  deter- 
minate, saranno  pure  da  aggiungersi  alla  sua  flora.  Questa 
viene  in  tal  modo  portata  a  127  specie  a  cui  aggiungendo  quelle 
ancora  indeterminate  del  Simonelli  e  mie,  ne  resulteranno  al- 
meno 150  specie  (fanerogamo  e  crittogame  vascolari).  Con  tutto 
ciò  la  flora  di  Pianosa  resta  sempre  in  rapporto  all'  area  la  più 
povera  fra  quelle  delle  isole  dell'Arcipelago,  più  povera  anche  di 
Oiannutri,  la  cui  flora,  malgrado  un'area  tanto  piccola,  venne 
mediante  le  ricerche  del  Tanfani  ^  portata  a  127  specie  (fane- 
rogame). 


*  Simonelli,  Notizie  sulla  flora  e  sulla  fauna  delV  isola  di  Pianosa 
(in  Atti  della  Soc.  tose,  di  se.  nat.,  Proe.  verb.  4),  1884. 

'  Tanfani,  Florula  di  Giannutri  (in  N.  Giorn.  Bot,  it.,  fase.  II, 
XXII),  1890. 


ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  259 

Ecco  intanto  le  piante  da  aggiungersi: 

Anemoìie  hortensis  L.  Comune  fra  i  cespugli.  Marzo. 

Nigella  Damascena  L.  Marzo. 

Papaver  duhium  L.  Nei  prati.  Marzo. 

Fumaria  capreolata  L.  Nei  campi.  Marzo. 

Cheiranthus  Cheirì  L.  Campi  e  seminati.  Marzo. 

Arabis  hirsuta  Scop.  Per  i  muricciuoli.  Marzo. 

Neslia  panlculaia  Desv.  Marzo. 

Cardamine  hirsuta  L.  Marzo. 

Tunica  saxifraga  Scop.  Marzo. 

Spergularia  media  Pers.  Marzo. 

Silene  inflata  Sm.  Marzo. 

Reseda  alba  L.  Contorni   del    Giudice,   Cardon,   Torretta, 

Brigantino,  Centrale.  Marzo. 
Ilijpericum  perforatimi  L.  Ottobre. 
Lavatera  arborea  L.  Marzo. 

Geranium  Robertianum  L.  Ottobre. 
Lotus  edulis  L.  Marzo. 
L.  ornithopodioides  L.  Marzo. 
Borycnium  hirsuiam  Ser.  Ottobre. 
Psoì^alea  bituminosa  L.  Ottobre. 
Trifolium  angustifolium  L.  Ottobre. 
T.  stellatum  L.  Ottobre. 
Lathyrus  Ochrus  DO.  Ottobre. 
L.  spJiaericus  L.  Ottobre. 
L.  sylvestris  L.  Ottobre. 
L.  sativus  L.  Prati  e  cespugli.  Marzo. 
Saxifraga  tridactylites  L.  Marzo. 
Bupleurum  protractum  HofF.  et  Lk.  Ottobre. 
Hedera  Helix  L.  Scogli.  Marzo. 
Sherardia  arvensis  L.  Ottobre. 
Galium  saccharatum  Ali.  Marzo. 
Lonicera  implexa  Ait.  Ottobre. 
Senecio  vulgaris  L.  Marzo. 
Chrysanthemum  segeium  L.  Per  i  prati.  Marzo. 
C.  coronarium  L.  Marzo. 

Palicaria  dysenterica  Gaertn.  Alla  Botte,  al  Brigantino, 
al  Marchese,  al  Cardon.  Marzo. 


260  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

Calendula  arvensis  L.  Marzo. 

Helichnjswn  Stoechas  Gaertn.  Marzo. 

Crepis  bulbosa  Cass.  Ottobre. 

Filago  spathulala  Presi.  Ottobre. 

Centaurea  Calcitrala  L.  Ottobre. 

Scolymus  liispanicus  L.  In  quasi  tutte  le  località  dell'isola. 

Ottobre. 
Urospsrmum  JDaleschampn  Desf.  Ottobre. 
Zacintha  verrucosa  Gaertn.  Ottobre. 
ConvolDulus  aUheoides  L.  Ottobre. 
C.  arvensis  L.  Marzo. 

Lithospermum  aroense  L.  Comune  nei  prati.  Marzo. 
Cijnoglossum  pictimi  Ait.  Ottobre. 
Veronica  Cyinbalaria  Bod.  Lungo  i  viali,  campi  e  seminati. 

Marzo. 
Barista  Trixago  L.  Ottobre. 
B.  viscosa  L.  Ottobre. 
Odontiles  vulgaris  Stev.  Marzo. 
Lamium  amplexicaule  L.  Campi  e  seminati.  Marzo. 
Anagallis  arvensis  L.  j3  Monelli  (Savi).  Marzo. 
Mercurialis  peremiis  L.  Marzo. 
Orchis  papilionacea  L.  Alla    Grottacoscia,  al  BìHgantino, 

alla  Torretta  ecc.  Marzo. 
Anacamptis  jìyramidalis  Rich.  Marzo. 
?  Ophrys  fusca  LK.  AH'  Oì^to  novo,  al  Brigantino  ecc.  Marzo. 
Iris  germanica  L.  Marzo,  (coltivata?) 
Mascari  racemosum  Bert.  Marzo. 
Allium  roseum  L.  Ottobre. 

Asphodelus  fìstulosus  L.  Comune  nei  prati  e  cespugli.  Marzo. 
A.  microcarpus  Viv.  Comune  per  tutta  l' isola.  Marzo. 
?  Avena  sterilis  L.  Marzo. 
Cynosurus  echinatus  L.  Marzo. 

Questa  flora  è  ben  poco  caratteristica;  di  peculiare,  rispetto 
alle  altre  isole,  ha  soltanto  Saxifraga  tridaciylites  ^  che  si  trova 


*  Nel  rivedere  le  bozze  di  stampa  devo  aggiungere  d'  aver  segna- 
lata questa  specie  anclie  all'  Elba  sul  M.  Orello  e  al  Campo  della 
Valle,  ai  primi  d'  Aprile. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  261 

al  Monte  Argentare  e  in  Terraferma.  Si  collega  specialmente 
colla  flora  della  vicina  Elba:  circa  35  specie,  nell'Arcipelago, 
sono  peculiari  alla  Pianosa  e  all'  Elba  e  non  si  trovano  nelle 
altre  isole;  inoltre  le  piante  di  Pianosa  si  trovano  anche  al- 
l'Elba tranne  tr'e,  oltre  la  suddetta  Sassifraga,  cioè:  Passerina 
hirsala,  Osyris  alba,  Allìum  spliaerocephalum. 

Viene  quindi  presentata  la  seguente  nota  dello  stesso  Socio  : 

APPUNTI  SULLA -FLORA  DEL  TREVIGIANO.  PEL  DOTTOR 
P.  BOLZON. 

Quella  parte  della  provincia  Trevigiana  che  si  estende  fra  il 
fiume  Piave  ed  il  bosco  Montello  a  mattina,  il  fiume  Brenta  a 
sera,  il  monte  Grappa  a  settentrione  e  i  colli  di  Asolo  a  mezzodi  è 
certo,  dal  lato  botanico,  una  delle  più  interessanti  della  provincia. 

Il  bosco  Montello,  nella  sua  grande  estensione,  solcato  da  una 
infinità  di  vallette,  in  qualche  parte  ancora  fittissimo  d'alberi, 
in  molte  assai  rado  o  affatto  mancante,  può  considerarsi  come 
un  vero  vivaio  di  piante  campestri  e  submontane.  La  sua  flora 
e  quella  dei  paesi  limitrofi  venne  con  somma  cura  studiata  dal 
prof.  Saccardo,  talché  nulla  o  ben  poco  vi  potranno  aggiungere 
ulteriori  ricerche;  specialmente  al  suo  margine  settentrionale 
lungo  il  Piave,  nell'alveo  e  nelle  rive  di  questo,  s'incontrano 
non  rare  traccio  di  flora  alpina,  evidente  effetto  del  fiume  che, 
nascendo  nel  cuore  delle  Alpi,  ne  è  potente  veicolo  della  flora 
anche  fino  al  piano. 

Ma  dove  la  flora  alpina  cresce  nella  sua  sede  naturale,  dove 
essa  si  esplica  in  modo  direi  quasi  lussureggiante  si  é  nel 
M.  Grapxja.  Con  questo  nome  non  intendo  soltanto  quelle  lar- 
ghe distese  di  morbidi  prati  che,  al  di  sopra  di  Crespàn,  s'in- 
nalzano fino  a  quasi  1800  m.  sostenuti  da  pendii  ora  morbidi 
ed  erbosi  pur  essi  (U  Frontàl),  ora  nudi,  irti  di  rupi  e  tagliati 
quasi  a  picco  (il  Bocaòr);  ma  il  tratto  di  prealpi  che  va  dal 
Piave  al  Brenta  senza  scontinuità,  tranne  due  valli  trasversali 
che  ne  incidono  profondamente  il  fianco  rivolto  verso  la  pia- 
nura: la  Valle  di  .S'.  Felicita  e  il  Bocaòr,  dal  cui  fondo  s'er- 
gono quasi  perpendicolari  le  pareti  del  monte. 


262  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

li  M.  Grappa  per  la  ricchezza  della  sua  flora  alpina  e  anche 
per  la  comodità  con  cui  vi  si  possono  fare  le  escursioni,  esercita 
da  parecchi  anni  una  grande  attrattiva  pei  cultori  della  Bota- 
nica, talché  il  suo  patrimonio  botanico,  dovuto  a  numerose 
escursioni  fatte  da  naturalisti  anche  notissimi,  lascia  a  prima 
vista  credere  che  ben  poche  aggiunte  vi  possano  fare  ulteriori 
ricerche. 

Infatti,  lasciando  ora  da  parte  le  molte  piante  alpine  comuni 
al  M.  Grappa  e  a  qualche  altra  località  della  provincia  (bosco 
Cansiglio,  M.  Endimiona,  M.  Collalti,  ecc.),  rilevo  dalle  opere  del 
prof.  Saccardo  che  oltre  150  sono  le  piante  (fanerogame  e  crit- 
togame vascolari),  quasi  tutte  alpine,  proprie  esclusivamente, 
rispetto  al  resto  della  provincia,  al  M.  Grappa. 

Con  tutto  ciò,  credo  che  nuove  erborazioni,  fatte  in  stagioni 
diverse,  aumenteranno  considerevolmente  il  numero  delle  piante 
del  M.  Grappa;  lo  prova  una  rapida  escursione  da  me  fatta 
nel  luglio  del  1889  la  quale  fruttò  una  ventina  di  specie  nuove 
per  il  M.  Grappa,  due  e  forse  tre  nuove  anche  per  la  provincia. 
Queste  sono  : 

*  Epiloììium  trigoniiìn  Schr.  Ne  raccolsi  numerosi  esemplari 
in  un  prato  umido  ed  erboso  presso  il  Casòn  (Cascina)  dell' Ar- 
closa!  situato  sul  fianco  meridionale,  vicino  alla  sommità.  Se- 
condo gli  Autori  trovasi  nel  S,  Bernardino,  in  Valtellina,  in 
Valsassina,  nel  Tirolo,  ecc.  e  anche  nelle  Alpi  venete;  in  quelle 
del  Trevigiano  non  era  però  stato  mai  trovato. 

*  ?  Senecio  corclatus  Koch.  Secondo  gli  Autori,  trovasi  al  S.  Got- 
tardo, al  S.  Bernardino,  al  Tonale,  ecc.,  e,  in  generale,  nei  monti 
dell'Italia  superiore;  in  provincia  non  era  però  mai  stato  se- 
gnalato; ma  soltanto  la  var.  j3  auriculattis  (S.  subalpinus  Koch) 
nel  Bosco  Cansiglio.  L'unico  e  incompleto  esemplare  del  mio 
erbario  non  si  può  assolutamente  confonderlo  colla  specie,  e 
anche  il  mio  amico  G.  Ettore  Mattei,  a  cui  ne  mandai  un  altro 
esemplare  meno  incompleto,  propenderebbe  a  ritenerlo  per  la 
vera  specie. 

*  Calamintha  patavina  Host.  Nei  monti  sopra  Borso  !  e  sem- 
brami averla  vista  anche  nei  colli  Asolani.  Da  quanto  mi  con- 
sta è  nuova  per  la  provincia. 

I  colli  di  Asolo  hanno  certo  un'  estensione  non  inferiore  a 
quella  del  bosco  Montello  e  del  M.  Grappa;  la  catena  principale  è 


ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  263 

formata  da  una  serie  di  colline  elevate  che  va  da  Cornuda  ad 
Asolo  parallela  al  M.  Grappa  a  una  distanza  da  esso  di  sette 
od  otto  chilom.  Dirò  brevemente  che  sono  formate  da  strati  plioce- 
nici (marne,  arenarie  e  superiormente  puddinghe  calcaree)  incli- 
nati da  N.  a  S.;  il  versante  meridionale,  corrispondendo  ai  dorsi 
degli  strati,  scende  verso  la  pianura  con  un  pendio  dolce,  in 
basso  per  Io  più  boscoso  e  in  alto  arido,  roccioso  e  ripido;  il 
versante  settentrionale,  corrispondendo  alle  testate  degli  strati, 
scende  molto  rapido  ed  é  spesso  frastagliato  da  scoscendimenti, 
da  burroni,  da  piccole  valli  d'erosione  nella  marna  e  nell'are- 
naria, dove  gli  stillicidi  formano  stazioni  molto  adatte  per  una 
vigorosa  flora  crittogamica;  questo  versante  cosi  selvaggio  deve 
evidentemente  prestarsi  ad  accogliere  qualche  pianta  montana 
ed  anche  alpestre  del  vicino  Grappa  che  gli  sta  di  fronte. 

Una  si  interessante  zona  collina  è  ben  lungi  dall'essere  com- 
pletamente studiata  ;  nelle  opei-e  del  prof.  Saccardo  1  colli  di 
Asolo  figurano  ben  di  rado  se  si  eccettui  la  parte  più  orientale, 
cioè  Cornuda  e  i  suoi  dintorni  verso  il  Piave. 

È  vero  che,  essendosi  studiata  bene  la  flora  del  bosco  Montello 
e  del  Grappa,  una  zona  ad  essi  interposta  potea  lasciar  sperare 
poco  di  particolare,  ma  quanto  sto  per  esporre  mostrerà  che  la 
flora  dei  colli  di  Asolo,  se  è  strettamente  collegata  con  quella 
del  bosco  Montello  e  se  presenta  molti  tratti  caratteristici  del 
M.  Grappa,  presenta  un  discreto  numero  di  endemismi,  tale  da 
dare  da  sé  un  importante  contributo  alla  flora  della  provincia. 
Do  intanto  notizia  di  quelle  piante  da  me  raccolte  nel  territorio 
Asolano  o  nuove  per  la  provincia  o  raccolte  in  una  o  in  poche 
località  della  provincia  lontane  da  quello. 

Thalictrwn  aquilegi foli  uni  L.  Nel  versante  settentrionale  del 
M.  Bacciocco!  in  luogo  ombroso;  era  stata  raccolta  soltanto 
lungo  i  fossati  ombrosi  nelle  vicinanze  di  Treviso. 

T.  flaviim  L.  Nella  valle  fra  il  M.  S.'*  Giustina  e  il  M.  Mon- 
forca  lungo  il  ruscello;  era  stata  trovata  a  Selva  presso  il  Montello. 

Anemone  ranuncaloides  L.  Lungo  le  siepi  presso  Asolo  (nella 
riva  di  Quèr,  ecc.);  altrove  é  rarissima  non  essendosi  trovata 
che  in  una  località  (ai  Frali)  del  Montello;  gli  esemplari  asolani 
sono  spesso  a  involucro  3-floro. 

Ranunculus  parviflorus  L.  Rarissimo  presso  Asolo  !  lungo  la 
strada  di  Bassano,  come  è  raro  nella  zona  Montelliana. 


264  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI  FIRENZE 

Ranunculus  lanuginosus  L.  Ad  Asolo  !  nella  valle  dei  Lòr 
lung-o  il  ruscello  ;  anche  questo  non  era  stato  trovato  che  nel 
Montello. 

*  RanuncicliiS  buWosus  L.  7  napulosus  (Caldesi).  Pendii  erbosi 
presso  Asolo  !  Credo  di  segnalare  per  primo  in  provincia  questa 
varietà  distinta  per  le  fibre  radicali  spiccatamente  fusiformi 
anziché  gracili. 

Caltha  palastris  L.  Non  abbondante  presso  Asolo  nella  riva 
di  Buzzòla  in  luogo  umido  e  pingue  dove  fiorisce  in  primavera 
e,  qualche  esemplare,  anche  in  autunno;  i  contadini  del  vicinato 
la  chiamano  pèca  de  Tuussa  (impronta  di  asino)  dalla  forma 
delle  foglie  circolari  e  profondamente  cuoriformi  alla  base;  era 
stata  segnalata  nel  bosco  Montello  in  una  sola  località. 

Cardamine  trifoUa  L.  Nella  località  detta  Bredal  presso  Asolo, 
lungo  il  ruscello  ;  anche  questa  è  specie  Montelliana. 

Dentaria  hullnfera  h.  Boschi  del  colle  Piumada  a  Monfumo! 
cresce  frequente  nel  Montello. 

Polugala  Chamaebuocus  L.  Ne  trovai  non  senza  meraviglia 
alcuni  esemplari  benissimo  fioriti  e  tutti  coperti  di  brina  agli 
ultimi  di  dicembre  del  1889,  in  un  pendio  erboso  sul  fianco  set- 
tentrionale del  M.  di  Maser!;  trovasi  anche  nel  Monfenera  che 
appunto  gli  sta  di  fronte  e  nel  Cansiglio. 

Lychnis  sylvestris  Hoppe  {L.  diurna  Sibth).  Prato  presso  la 
ghiacciaia  pubblica!  Questa  specie  montana  venne  raccolta  presso 
Serravalle  e  Valdobbiadene. 

Stellar ia  7iemorum  L.  Presso  Asolo  nei  boschi  molto  ombrosi; 
anche  questa  specie  è  Montelliana. 

Bypericitm  AndrosaemumL.  Vallate  ombrose  presso  il  monte 
di  Maser!  ad  Asolo  nella  località  detta  Bredal;  nei  monti  sopra 
Borso  !  e  nel  Montello. 

H.  Mrsutum  L.  Nei  ciglioni  dirupati  e  ombrosi  presso  il  Fo- 
resto novol  cresce  copioso  pure  nel  bosco  Montello. 

H.  montanum  L.  Comune  lungo  il  Foresto  novo  e  nei  boschi 
presso  Asolo!  copioso  pure  nel  Montello. 

*  Linum  gallicum  L.  Nel  versante  meridionale  del  M.  Bac- 
ciocco  nei  boschi.  Da  quanto  so  é  nuovo  per  la  provincia. 

L.  viscosum  L.  Nel  versante  settentrionale  del  M.  Bacciocco  ! 
è  raro  nel  bosco  Montello  e  nei  campi  a  Selva. 
L.   catharticum   L.   Luoghi   erbosi   e   secchi   lungo   le   vie, 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  265 

presso  Asolo  !  invece  a  Cornuda  e  nelle  vicinanze  del  bosco  Mon- 
tello  la  stazione  è  diversa,  ossia  nei  prati  paludosi. 

Oxalis  Acetosella  L.  presso  Asolo  nella  località  detta  5refif«/ 
e  nel  Montello. 

Dorijcniiim  ìierhaceum  Vili.  Nei  prati  magri  dei  colli  presso 
Asolo  !  e  cosi  a  Selva,  Cornuda  e  Serravalle. 

Lotus  siliquosus  L.  Presso  Asolo  lungo  la  strada  detta  di 
Bare'tlna  !  ;  era  stato  segnalato  lungo  i  ruscelli  presso  Treviso 
e  nella  stessa  città. 

Lotus  corniculaius  L.  a  glabratus.  Oltre  che  nelle  vicinanze 
del  bosco  Montello,  cresce  copioso  nei  colli  di  Asolo. 

*  L.  tenuis  Kit.  Lungo  il  torrente  Musòn  presso  la  casa 
S'rachm.  Non  mi  consta  sia  mai  stato  trovato  in  provincia. 
Secondo  gli  Autori  nel  Veneto  si  trova  soltanto  al  Lido  veneto. 
I  fiori  sono  verdi,  nel  secco,  alla  loro  metà  superiore. 

Astragalus  glijcupliìjllos  L.  Ad  Asolo,  lungo  la  strada  detta 
Forestiizzo  l  ;  è  pure  specie  Montelliana. 

Coronilla  varia  L.  Nel  versante  settentrionale  del  M.  Bac- 
ciocco  !  ;  presso  il  bosco  Montello. 

Hippocrepis  comosa  L.  Oltre  die  nelle  ghiaie  del  Piave  e 
nelle  vicinanze  del  Montello  trovasi  lungo  il  torrente  Musòn  ! 
presso  Asolo  e  qua  e  là  nei  luoghi  magri  dei  colli  ! 

Cytisus  capitatiis  Jacq.  Nei  colli  Asolani  ;  e  nel  Frontàl  di 
Crespàn. 

C.  hirsutus  L.  Nei  colli  di  Asolo  !  e  nella  zona  Montelliana. 

Vida  d'imetoricm  L.  Lungo  le  siepi  opache  presso  Asolo  !  e 
analogamente  nel  bosco  Montello. 

Potentina  argentea  L.  Questa  rara  specie  era  stata  segnalata 
soltanto  sulle  mura  di  Treviso;  io  la  trovai  fiorila  in  autunno 
avanzato  ad  Asolo  sul  prato  presso  la  Chiesa  di  S.  Gottardo! 

P.  verna  L.  Nei  luoghi  erbosi  e  secchi  dei  colli  !  dove  fiorisce 
in  primavera,  in  autunno  e  qua  e  là  anche  d'inverno;  è  pure 
specie  Montelliana. 

*  Fragaria  ìndica  Andr.  Segnalo  questa  specie  come  inselvati- 
chita nelle  vicinanze  di  Asolo  lungo  un  viottolo  dove  l'ho  vista  per 
più  anni  successivi  in  frutto  e  in  fiore.  In  Italia  venne  segnalata 
come  inselvatichita  a  Verona  dal  prof  Goiran,  presso  Bergamo 
dal  prof  Rodegher  (v.  Riv.  il.  di  so.  nat.,  anno  XI,  fase.  0,  1891) 
e,  come  mi  riferi  il  prof  Fiori  di  Bologna,  anche  nel  Modenese. 


286  ADUNANZA    DELLA    SEDE    DI   FIRENZE 

Chrysosplenìicm  alternifolium  L.  Questa  modesta  ma  bella 
sassifraga,  copiosa  nelle  vallate  umide  ed  opaclie  del  bosco  Mon- 
tello,  trovasi  pure  presso  Asolo  nella  località  detta  Bredal  dove 
fiorisce  in  primavera. 

Asperula  taurina  L.  Fiorisce  in  primavera  lungo  il  Foresto 
noi'o!  trovasi  pure  nel  Montello  e  a  Valdobbiadene. 

Galiimi  riibruni  L.  Nelle  puddinghe  calcaree  dei  colli  !  e  cosi 
pure  a  Montebelluna  e  nei  monti  sopra  Borse  ! 

G.  sylvaticum  nelle  siepi  opache  presso  Asolo!  e  nel  bosco 
Montello. 

Senecìo  cruci foliits  L.  Nei  boschi  a  Monfumo  I  e  non  frequente 
nel  Montello. 

Erigeron  acris  L.  Lungo  il  Foresto  novo  !  sulle  ghiaie  del 
Piave  e  nelle  vicinanze  del  Montello. 

Carpesìum  cernuum  L.  Qua  e  là  lungo  la  strade  presso  Asolo  t 
nonché  nelle  vicinanze  del  Montello. 

Gnaphalium  luteo-aldwn  L.  Nelle  fessure  di  un  muro  presso 
Asolo  lungo  la  strada  di  Pag  nano  1  come  pure  presso  Vittorio, 
Bassano  e  a  Camalò. 

Centaurea  amara  L.  (C.  Jacea  L.  j3  amara).  Lungo  il  Fo- 
resto novo  I  e  nelle  vallate  del  Montello. 

C.  montana  L.  Nei  colli  presso  Asolo  !  e  nei  prati  montani 
presso  Serravalle  e  a  Valdobbiadene. 

*  Cnicus  eriopho)nts^V.  fi  spaihulatas.  Presso  Asolo!  Questa 
varietà  riconosciuta  per  tale  anche  dal  dottor  C.  Rossetti  non 
credo  sia  mai  stata  trovata  nel  Trevigiano  ;  nel  M.  Grappa  e 
nel  Monfenera  venne  invece  trovata  la  vera  specie.  Secondo 
l'Arcangeli  (Compendio)  è  nuova  anche  per  il  Veneto,  non  tro- 
vandosi che  in  Piemonte  e  in  Lombardia. 

C.  pannonicusTio^ì.  Nel  M.  S.  Martino!  presso  Asolo;  venne 
raccolta  a  Crespàn  e  a  Cusignarca  vicino  al  Montello. 

C.  Erisìthales  Scop.  Oltreché  nelle  vallate  umide  presso  Cor- 
nuda,  trovasi  anche  lungo  i  rivoli  nel  piano  sotto  Cavaso  ! 

Gentiana  verna  L.  Trovasi  nei  prati  a  Narvesa  e  nel  Grappa; 
non  è  rara  pure  nei  pendii  erbosi  ed  aprichi  dei  colli  Asolani  ! 
dove  fiorisce  in  primavera  e,  pili  scarsamente,  in  autunno  avan- 
zato; in  primavera  i  fiorellini  formano  in  qualche  parte  (come 
nel  versante  meridionale  del  M.  Bacciocco)  dei  vaghi  tappeti 
azzurri. 


ADUNANZA    DELLA    SEDK   DI    FIRENZE  267 

*  Echimn  italicum  L.  Comune  nei  colli  presso  Asolo!  Secondo  il 
prof.  Saccardo,  l'unico  Echium  trevigiano  è  l'^".  vulgare  L.,  ed  io 
identificai  per  tali  gli  esemplari  Asolani;  ma  il  mio  amico  G.  Et- 
tore Mattel  avendone  visti  alcuni  mise  in  dubbio  tale  identifica- 
zione; il  doti  C.  Rossetti  che  ultimamente  pure  li  vide,  avendoli 
confrontati  con  esemplari  di  E.  italicum,  non  dubitò  di  ritenerli 
per  tali.  Questa  specie,  da  quanto  so,  è  nuova  pel  Trevigiano. 

Omplialocles  verna  Much.  È  rarissima  nel  bosco  Montello  e  a 
Covolo  presso  il  Piave;  trovasi  in  qualche  località  dei  colli  Aso- 
lani !  cioè  nel  versante  settentrionale  del  M.  Bacciocco  e  nella 
località  detta  Breda! 

*  Scrofularia  aquatica  L.  Ho  la  soddisfazione  di  aggiungere  alla 
flora  trevigiana  anche  questa  specie  che  credo  rarissima.  L' ho 
trovata  una  sola  volta  in  un  unic-o  esemplare  a  Pagnano  di' Asolo 
lungo  il  torrente  Èrega  vicino  al  ponte  della  strada  maestra, 
l'agosto  dello  scorso  anno.  Per  questa  e  anche  per  le  altre  no- 
vità trevigiane  da  me  trovate,  dispiacerai  di  non  poter  consul- 
tare la  Flora  Veneta  del  Saccardo  e  De  Yisiani  per  avere 
notizie  dettagliate  circa  la  loro  area  di  diffusione  nel  Veneto; 
secondo  l'Arcangeli  la  sua  area  di  diffusione  in  Italia  é:  Lom- 
bardia, Toscana,  Corsica  e  Sicilia,  restandone  escluso,  insieme  a 
più  di  metà  della  penisola,  anche  il  Veneto. 

*  Veronica  Teucrium  L.  Molto  rara  presso  Pagnano  !  In  pro- 
vincia non  é  mai  stata  trovata  ;  sul  M.  S.  Augusta  presso  Serra- 
valle  trovasi  la  var.  latìfolia  (L.)  a  foglie  cuoriformi-abbraccianti, 
ma  i  miei  esemplari  hanno  le  foglie  inferiori  bensì  cuoriformi- 
abbraccianti,  ma  le  superiori  sensibilmente  picciolate  e  ristrette 
alla  base. 

Orobanche  congesta  Rchb.  All'unica  località  italiana  assegnata 
dagli  autori  a  questa  specie  (a  Serravalle  nell'alto  Trevigiano 
dove  venne  scoperta  dal  sig.  Venturi)  ne  aggiungo  un'altra  nelle 
vicinanze  di  Asolo:  nel  giugno  del  1889  la  trovai  nel  versante 
del  M.  S.  Martino  in  luogo  erboso  e  alberato,  e  il  2  settembre 
dell'  anno  scorso  a  Monfumo  in  un  prato  vicino  aWAcqica  morta 
accanto  alla  strada  maestra  che  sale  alla  chiesa. 

Lalhraea  Squamarla  L.  Era  stata  segnalata  soltanto  presso 
Ceneda;  fiorisce  anche  ad  Asolo!  in  primavera  precoce  in  qualche 
valle  umida,  ombrosa  e  boscheggiata,  come  lungo  la  strada  del 
Pozzctl  che  conduce  alla  rocca. 


268  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

Satureia  horiensis  L.  Trovasi  in  qualche  giardino  ed  orto  ad 
Asolo  1  come  pure  a  Selva  ecc. 

Nepeta  Cataria  L.  Rarissima  a  Pagnano!  e  verso  il  Bosco 
Montello 

Ajiiga  genevensis  L.  Lungo  il  Foresto  novo  !  presso  xVsolo 
dove  fiorisce  in  primavera.  Era  stata  raccolta  nel  M.  Grappa  e 
nel  Montello. 

Galeopsis  Laclanum  L.  Nel  fianco  del  M.  Bacciocco!  rivolto 
verso  r  Acqua  della  Regina  !  È  copiosa  nell'  alveo  del  Piave  e 
del  Mescli  io. 

Thesium  divaricaium  Jam.  Era  stato  segnalato  soltanto  nelle 
ghiaie  e  sabbie  del  Piave;  cresce  in  abbondanza  dietro  il  Monte 
S.  Martino!  nella  località  detta  SassHl  in  mezzo  alle  eriche  e 
quindi  in  terreno  molto  magro. 

* Narcissus  aWulus  Lev.?  (v.  RiV).  II.  di  Se.  nat.,  Anno  XI, 
fase.  2,  1891).  Trovasi  presso  Asolo  nella  riva  di  Gandin  lungo 
la  strada  di  Pagnano.  Questo  narciso,  a  fiore  tutto  bianco,  è 
nuovo  per  la  provincia  e  anche  pel  Veneto,  non  essendosi  mai 
segnalati  in  esso  narcisi  a  fiore  completamente  bianco;  lo  trovai 
nella  primavera  del  1889;  in  seguito  non  ho  più  avuto  occa- 
sione di  raccoglierlo,  ma  mi  propongo  di  studiarlo  meglio  alla 
prima  occasione. 

Leucoiam  vernnm  L.  Fiorisce  abbondantemente  nei  boschi 
presso  la  strada  del  Forestuzzo !  e  del  Foresto  novo!  sul  finir 
dell'  inverno  e  in  primavera.  Trovasi  anche  nel  M.  Monfenera  e 
nel  bosco  Montello. 

Paris  quadrìfolia  L.  L'ho  trovata  nella  località  detta  Bredal 
È  rarissima  nel  Montello. 

Szilla  hifolia  L.  Frequente  nel  bosco  Montello  e  abbondante 
in  qualche  valletta  presso  Crespignagal  dove  fiorisce  in  prima- 
vera assai  precocemente. 

Da  queste  notizie  apparisce  che  la  flora  dei  colli  Asolani  si 
collega  strettamente  con  la  flora  Montelliana;  da  esse  e  dalle 
opere  del  prof.  Saccardo  rilevo  che  non  meno  di  sessanta,  fra 
specie  e  varietà,  sono  proprie,  in  provincia,  esclusivamente  al 
bosco  Montello  e  ai  colli  Asolani;  in  questi  vi  sono  5  specie  che 
si  trovano  soltanto  nel  M.  Grappa  e  27  di  loro  esclusiva  perti- 
nenza rispetto  al  resto  della  provincia.  Di  queste,  9  sarebbero 
da  aggiungersi  alla  flora  della  provincia  Trevigiana,  le  altre  17 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIUENZE  269 

furono  già  raccolte  da  altri,  cioè  dal  Zanm^dini,  Berenger,  Pa- 
solini, Montini,  Fracchia. 

Credo  che  continuando  accuratamente  le  ricerche  in  questa 
bellissima  zona  subalpina,  si  ricaverà  nuovo  e  più  interessante 
materiale. 

Il  prof.  PENZia  presenta  alla  Società  esemplari  disseccati  di  una 
pianta  (Barbeya  oleoides  Schweinf.j  raccolta  nal  suo  ultimo  viaggio 
in  Abissinia,  pianta  tanto  somigliante  allo  stato  sterile  all'  Olea 
chrysophylla  da  costituire  Un  caso  di  mimetismo  dei  più  singolari. 
Essa  fu  già  trovata  in  frutto  due  anni  fa  nell'Arabia  Felice  dal 
dottor  Scbweinfurtli  ;  cresce  in  alcune  valli  delle  pendici  orientali 
dell'altipiano  abissino,  al  monte  Saber,  a  Ghinda  ecc.,  è  dioica  e 
costituisce,  secondo  Schweinfurth,  un  genere  nuovo  anomalo  delle 
Urticacee,  Barbeya,  cbe  si  potrebbe  qiiasi  erigere  a  famiglia  nuova. 

Il  prof.  Caruel  fa  osservare  che  il  nome  di  Barbeya,  scelto  dal 
dott.  Schweinfurth,  non  è  troppo  felice,  perchè  esiste  già  un  genere 
Barbeuia,  istituito  da  Du  Petit  Thouars  sopra  una  pianta  del  Ma- 
dagascar, poco  conosciuta  in  generale  ed  affine  alle  Euforbiacee. 

Martelli  presenta,  per  parte  del  dott.  De  Toni,  saggi  raccolti 
presso  Keren  dà  Penzig  del  Poriìhyrosiphon  Notarisiì,  alga  cono- 
sciuta d' Italia.  ^ 

Viene  annunziato  che  il  Socio  Rostan  ha  mandato  alla  Società 
una  traduzione  del  ben  noto  lavoro  del  dott.  Townsend  suU'  Eu- 
phrasia  officinalis  L. 

Viene  quindi  presentata  la  comunicazione  seguente  del  prof.  Goiran: 


ERBORIZZAZIONI  ESTIVE    ED   AUTUNNALI  ATTRAVERSO 
AI  MONTI  LESSINI  VERONESI.  NOTE  DI  A.    GOIRAN. 

(Continuazione). 

Resedaceae. 

82.  Reseda  Phyteuma  L.  —  Campi,  vigneti,  muri,  rupi,  sino 
a  tardo  autunno.  Tocca  quasi  l'altitudine  di  1000'". 

83.  R.  lutea  L.  —  Poco  frequente.  Presso    Verona,  a  Tre- 
gnago  ecc.  nei  campi. 

Nel  M.  Zovo  (Valpantena),  540'°-708'",  mi  sono  imbattuto  in 
una  forma  singolarissima,  prossima  a«!sai  a  R.  Plvjtheuma  ma 
pure  da  essa  notevolmente  distinta;  non  ho  avuto  il  destro  di 
studiarla  con  sufficiente  diligenza,  e  sto  attendendo,  nella  oramai 


270  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI    FIRENZE 

ap3rta  campagna  botanica  del  1892,  propizia  occasione  per  farlo. — 
Qua  e  là  si  incontra  inselvatichita  R.  odorata. 

POLYGALEAE. 

84.  Polygala  vulgarìs  L.;  P.  vulgaris  Pollin.  prò  parte.  — 
Pascoli  e  luo;^lii  boschivi  sino  alla  zona  subalpina. 

85.  P.  comosa  Schk.;  P.  vulgaris  Pollin.  prò  parte.  — Pa- 
scoli della  collina  e  della  zona  montana;  forse  più  frequente 
della  precedente. 

8Q.  P.  amara  L.  —  Dai  pressi  di  Verona  (per  esempio  Campo 
Marzo  lungo  V Adige)  ai  pascoli  della  zona  subalpina  con  le  sue 
varietà. 

Non  mi  sono  mai  imbattuto  in  P.  m'caeensis  Risso.  —  Nei 
pascoli  tra  Bosco  Chiesanova  ed  i  TracM  (1104"-1328"')  si 
trova  abbondante  una  Poìygala  coi  fiori  bluastri  disposti  in  ra- 
cemi da  prima  terminali  e  poscia  laterali  e  che  Koch,  Ore- 
nier  e  Godron,  Arcangeli  riferiscono  a  P.  depressa  Wend.  Que- 
sta forma  interessante  cresce  pure  in  Ime  di  M.  Baldo.  La  pianta 
veronese  concorderebbe  con  gli  esemplari  avuti  dal  dott.  Rostan 
e  classificati  P.  depressa. 

87.  P.  Chamaebiixiis  L.  —  Frequente  nei  luoghi  selvatici, 
rupestri  ecc.  Manca  nella  pianura:  dai  colli  sale  sino  a  raggiun- 
gere la  zona  alpina. 

«  J3  fìoribus   exiguis,   vix  explicatis,  viridulis,  fere  herba- 
«  ceis.  Forma  autumnalis  an  forma  monstruosa?  » 

Ho  osservato  questa  forma  singolare  primieramente  nell'otto- 
bre del  1889  nei  boschi  di  M.  Lavello  (700")  presso  Cerro  e 
nello  scorso  autunno  presso  S.  Anna  d'Alfaedo,  ed  a  RevoUo 
nell'alta  Valle  d' Illasi. 

ClSTINEAE. 

88.  Helianthemum  salicifolium  Pers.  —  Luoghi  aridi,  nei 
campi,  nei  pascoli,  lungo  le  strade  sino  alla  zona  montana. 

89.  E.  itodicum  Pers.  ;  //.  aìpeìtre  Pollin.  —  Nei  pascoli 
elevati. 

90.  H.'canum  Dun.;  B.  rnarifolium  Pollin.  prò  parte.  — 
Luoghi  erbosi,  pascoli  ecc.  dalla  collina  alla  zona  alpina. 

91.  //.  vulgare  Gaertn.  —  Frequentissimo:  più  rara  la  var. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   I^IRENZE  271 

grandiftorum  Scop.:  nei  luoghi  selvatici  elevati,  per  esempio  in 
Malera  (1772""),  la  var.  Segmeri  Pollin. 

92.  H.  polifolmm  DC.  =  IL  intlveralentum  DO.  —  Raro.  Nelle 
rupi  a  S.  Ambrogio  di  Valpolicella  q  Domegliara  (150'"-200"'). 
e  presso  Ospedaletto  di  Valpolicella  nel  colle  Monilwlon,  sta- 
zione indicata  da  Ciro  Pollini.  Il  prof.  Abramo  Massalongo  ha 
raccolto  questa  bella  specie  nella  Valle  d' Iliaci  presso  Tregnago. 

93.  //.  Fumana  Mill.  —  Rupi  e  pascoli  sino  alla  zona  alpina. 
Come  è  noto  Clstus  albidus  cresce   copioso   alle   sponde   del 

Lago  di  Garda  fra  Torri  e  Pai  nei  luoghi  selvatici  e  rupestri!. 
Il  prof.  Abramo  Massalongo  ha  trovato  questa  bella  specie  nei 
M.  Lessini  presso  Rovere  di  Velo:  ma  sino  ad  oggi  in  questa 
stazione  a  me  non  fu  dato  di  incontrarla. 

ViOLACEAE. 

94.  Viola  mirabilis  L.  —  Luoghi  selvatici  della  collina  e  della 
zona  montana:  nel  M.  Pastello,  nel  M.  Tondo,  al  Maso,  ecc. 

95.  V.  sylvatica  Fries.  —  Frequente  dal  piano  alla  zona  sub- 
alpina. 

^  Rioiniana  Reichb.  =  V.  canina  Pollin.  —  Colla  specie 
ma  più  rara. 

7  alpicola.  —  Rupi  in  Val  Marcliiora. 

S  apelala.  —  «  Forma  monstruosa  serotina.  »  —  Luoghi 
selvatici  in  Valle  deW Anguilla,  Valle  di  Tregnago  ecc. 

96.  V.  Ruppii  Ali.  —  Sotto  ai  castagni  al  Maso  ed  altrove. 

97.  V.  elatior  Fries.  —  Luoghi  boschivi  a  Rovere  di   Velo. 

98.  V.  bifiora  L.  —  Luoghi  umidi  selvatici  in  tutta  la  zona 
subalpina  ed  alpina. 

99.  V.  tricolor  L,  —  Ovunque,  dal  piano  alla  zona  alpina 
colle  sue  numerose  varietà,  nei  campi,  nei  prati,  nei  pascoli. 

Droseraceae. 

100.  Parnassia  paluslris  L.  —  Luoghi  selvatici,  rivoli  ecc. 
della  intera  regione  dalla  zona  montana  alla  alpina. 

È  singolare  però  che  questa  specie,  qui  nel  Veronese,  fa  per 
cosi  dire  un  salto,  e  compare  d'un  tratto  nella  pianura,  nei 
prati  umidi  e  torbosi  presso  Vacalio  e  Vigasio.  Ricordo  che  in 


272  ADUNANZA   DELLA    SEDE    DI   FIRENZK 

queste  stesse  stazioni  mi  sono  imbattuto  in  piante  prettamente 
alpine,  e  che  a  distanza  non  molto  grande  da  Vìgasio,  presso 
CacUdamd,  come  pure  al  Bosco  Mantìco,  si  trova  copiosissimo 
Colclìicum  alpinum  che  invano  si  desidera  nelle  alpi  veronesi. 
Ed  io  sono  indotto,  come  ebbi  a  dichiarare  in  altra  scrittura, 
a  vedere  in  queste  specie  viventi,  si  può  dire,  nel  cuore  della 
pianura  nostra,  i  residui  ultimi  di  una  vegetazione  prettamente 
alpina  che  doveva  essere  l'ornamento  di  questa  regione  all'epoca 
glaciale. 

Caryophylleae. 

101.  Gypsophila  muralis  L.  —  Rarissima.  Una  volta  sola  nel 
M.  Tondo  nell'alta  Valpantena:  Abramo  Massalongo  l'ha  i-ac- 
colta  a  Tregnago. 

102.  Saponaria  Ooìjmoides  L.  —  Luoghi  selvatici  dal  piano  alla 
zona  subalpina. 

j3  aWìflora.  —  Rarissima.  Nella  collina  veronese  e  nel  Vaio 
della  Pernise. 

103.  S.  oftìoinalls  L.  —  Lungo  le  vie,  nelle  siepi,  nei  muri  ecc. 
dal  piano  a  tutta  la  zona  montana:  per  esempio  a  Bosco  Chie- 
sanova  (1110  met.). 

104.  S.  Vaccarìa  L.  —  Luoghi  coltivati,  prati,  seminati  ecc. 
dal  piano  a  tutta  la  zona  montana. 

105.  Dianthus  Carthusianorum  L.  —  Luoghi  selvatici  dal 
piano  alla  zona  montana. 

^  sanguineas.  —  Pascoli  aridi  della  collina  veronese. 

106.  D.  Seguieri  Chaix.  —  Ovunque  nei  luoghi  selvatici,  nei 
pascoli,  nelle  siepi,  colle  sue  varietà  sino  alla  zona  alpina.  — 
Àbramo  Massalongo  raccolse  anche  D.  Armeria  L.  in  Val  di 
Tregnago  presso  Badia  Calavena. 

107.  D.  monspessulanus  L.  —  Luoghi  selvatici  in  tutta  la 
zona  forse  in  unione  a  D.  superbus  e  D.  plumarius. 

fi.  Sternbergii  (Sieber).  —  Pascoli  e  rupi  elevatissime: 
M.  Zeola,  Passo  della  Lora,  M.  Posta,  M.  Malèra  ecc.  (ni?"-- 
2235'"). 

108.  D.  Caryophyllas  L.  —  Rupi  in  tutta  la  regione. 
fi  pygmaeus.  —  Luoghi  elevati. 

109.  Silene  Cucubalas  Wib.  —  Ovunque. 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI    FIRENZE  273 

fi  commutata  (Guss.).  —  Rupi  in  Tal  d' Adige  alia.  Chiusa, 
y  alpina  (Thomas).  —  Torrenti   alpini   e   luoghi   ghiaiosi 
elevati:  alla  Giazza,  Rcvolto,  Malóra,  M.  Posta  ecc. 

110.  ò\  conica  L.  —  Luoghi  erbosi  in  Val  d' Adige  alla 
Chiusa.  Rara. 

111.  S. gallica  L.  —  Dintorni  di  Verona;in  Valpantena  ecc.,  ecc. 

112.  5.  saxifraga  L.  —  Rupi  in  tutta  la  zona,  scendendo  dalle 
parti  elevate  nelle  valli  à!  Adige  alla  Chiusa^  del  Falcone,  Mar- 
chiora,  dell'  Anguilla,  di  Squaranto,  d' Illasi  ecc. 

113.  S.  acaulis  L.  —  Rupi  e  pascoli  elevatissimi:  M.  Malèra, 
M.  Posta,  Passo  della  Lora,  M.  Zeola  ecc. 

fi  elongata.  —  Colla  specie  ma  più  rara. 

7  aWiflora.  —  Qua  e  là  colla  forma  tipica  ma  raramente. 

114.  S.  Aì^neria  L.  —  Dintorni  di  Verona  all'ingresso  in 
Valpantena,  ma  avventizia. 

115.  S.  Otìtes  L.  —  Pascoli  secchi  ed  aridi  della  Collina  ve- 
ronese; sopra  Quinzano;  M.  Cucco  m  Valpantena;  M.  S.  Viola; 
Val  di  Tregnago  ecc.,  ecc. 

116.  5".  italica  L.  —  Luoghi  selvatici  della  collina  e  della  zona 
montana  in  tutta  la  regione. 

fi  nemoralis.  —  Esemplari  lussureggianti  di  questa  forma 
ho  raccolto  nei  colli  di  Quinzano,  e  nella  Valpantena  a  M.  Cucco, 
Lotrago,  S.  Viola  ecc. 

117.  S.  quadrifida.  —  Rupi  umide  in  tutta  la  zona  alpina  della 
regione  colle  sue  numerose  varietà. 

118.  Lìjchnis  Sì/lvesiris  Hoppe.  —  Luoghi  selvatici  della  zona 
montana  elevata  in  tutta  la  regione. 

1 19.  L.  alba  Mill.  —  Siepi,  luoghi  boschivi  ecc.  a  tutta  la  zona 
montana.  E  una  delle  specie  più  resistenti,  e  quindi  s' incontra 
in  piena  fioritura  anche  ad  inverno  inoltrato. 

120.  L.  Flos-Cuculi  L.  var.  albiflora.  —  Colla  forma  tipica, 
che  è  comunissima,  ma  raramente  all'  ingresso  in  Valpantena. 

121.  Agrostemma  Githago  L.  —  Nei  seminati  :  dal  piano  alla 
zona  montana,  p.  e.  al  Bosco  Chiesanova  (m.  1104).  Si  trova  pure 
una  forma  pumila,  semplicissima,  uniflora,  elegantissima. 

122.  Malachium  aquaticum  Fries.  —  Frequentissimo  dal  piano 
alla  zona  subalpina,  tanto  nei  luoghi  umidi  come  in  località 
aride,  asciuttissime. 

Bull,  della  Soc.  bot.  ilal.  18 


274  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

123.  Cerastium  campanulatitm  Vir.  —  Luoghi-  erbosi  nei  din- 
torni di  Verona. 

124.  C.  arvense  L.  —  Comunissimo  colle  sue  numerose  va- 
rietà dalla  pianura  alla  zona  alpina. 

125.  C.  latifoUum  L.  —  Luoghi  ghiaiosi  elevatissimi:  M.  Zeola, 
M.  Campoìjrun,  M.  Posta  :  scende  anche  nelle  valli,  p.  e.  al 
Lago  secco  presso  Revolto  (m.  1253). 

126.  C.  Tnanticum  L.  —  Pascoli  del  M.  Tondo  nell'  alta  Val- 
pantena.  —  Del  genere  Cerastium  si  omettono  le  specie  più  co- 
muni e  che  si  incontrano  ovunque  in  tutta  la  zona. 

127.  Stellarla  nemorum  L.  —  Luoghi  selvatici:  qua  e  là,  ma 
non  comune:  in  M.  Bolca,  Valle  di  Sqiiaraìito  ecc. 

128.  S.  Holostea  L.  —  Luoghi  selvatici,  ma  non  comune  :  in 
Valpolicella  a  Fumane  e  risalendo  per  la  Valle  presso  Molina, 
alle  Scalucce  sotto  S.  Anna  d'Alfaedo,  nella  Valle  di  Squa- 
ranto  sotto  Casale  ecc. 

129.  S.  graminea  L.  —  Prati  della  zona  montana  elevata  e 
della  subalpina  in  tutta  la  regione. 

130.  Arenaria  ciliaia  L.  —  Rupi  e  pascoli  elevatissimi  : 
M.  Zeola,  M.  Campobrun,  M.  Malóra  ecc.  —  In  M.  Malóra 
(m.  1772)  cresce  una  bellissima  forma,  che  merita  di  essere 
ulteriormente  studiata,  coi  cauli  quasi  sempre  uni-triflori. 

131.  Moeliringia  trinervia  Clairv.  —  Luoghi  ombrosi  e  freschi 
nei  pressi  di  Verona,  p.  e.  Vaio  del  Borago  presso  Aresa,  alla 
zona  subalpina.  Si  incontra  pure  la  var.  pentandra. 

132.  M.  polygonoides  Mert.  et  Koch.  —  Non  comune  :  nelle 
regioni  elevate  in  M.  Posta  ecc.  :  Ahramo  Massalongo  la  rac- 
colse presso  Velo. 

133.  M.  muscosa  L.  —  Luoghi  rupestri  e  selvatici,  muri  ecc. 
frequentissima:  dalle  parti  più  elevate  scende  nelle  valli  di  Adige, 
Falcone,  MarcMora,  Anguilla,  Squaranto,  Illasi,  Alpone  ecc. 

134.  M.  Ponae  L.  —  Sempre  nelle  rupi!,  questa  bella  spe- 
cie si  trova  copiosamente  in  tutta  la  zona,  dalla  regione  mon- 
tana elevata  alla  collina;  Val  d'Adige  alle  falde  di  M.] Pastello, 
Fumane,  Ponte  di  Veia  in  Valpantena,  Rupi  di  Falasco  presso 
Grezzana  e  all'  ingresso  del  Vaio  della  Pernise  ecc. 

fi  collina.  —  Rupi  sotto  alla  strada  che  conduce  da  Avesa 
al  Maso,  in  Valpolicella  ])resso  Fumane  e  probabilmente  altrove. 

135.  Sagina  procurnhens  L.  —  Nelle  vie  di    Verona,  donde 


ADUNANZA    DELLA    SEDK   DI    FIRENZE  275 

si  Spinge  sino  alle  zone  elevate,  p.  e.  nel  M.  Brancon  sopra  i 
TracM  (1560  m.). 

136.  S.  apetala  L.  —  Segue  l' istesso  itinerario  della  prece- 
dente. 

137.  S.  Linnaet  Presi.  —  Pascoli  elevati:  ai  Tradii,  in  M. 
Brancon,  Malèra,  Podesterìa,  Campobrim  ecc. 

138.  Alsine  tenuìfoUa  L.  —  Comunissima:  la  colloco  nel  pre- 
sente elenco  perchè  nei  gradini  deW  Arena  ho  trovato  la  forma 
che  corrisponde  ad  A.  arvaiìca  Presi.! 

139.  A.  austriaca  Jacq.  —  Rupi  e  pascoli  elevatissimi  nel 
M.  Malèra. 

140.  A.  verna  Bartl.  —  Pascoli  elevati  in  tutta  la  zona  e  con 
tutte  le  sue  numerose  varietà. 

141.  A.  Jacquinii  Koch.  —  Pascoli  asciutti  della  collina  ve- 
ronese: Colle  delle  IJngherine,  M.  Tondo,  M.  Cucco  ecc.,  Cogolo 
e  Tregnago  in  Valle  d' Illasi. 

142.  A.  Clierleri  Gren.  et  Godr.  —  Pascoli  elevatissimi:  M. 
Posta,  Campohrun,  Velo,  Campofontana  ecc. 

143.  Spergula  arvensis  L.  —  Nei  seminati  in  M.  Bolca. 

Viene  letto  il  lavoro  seguente  : 

RICERCHE  ANATOMICHE  SUL  FRUTTO  E  SUL  SEME  DI 
EUGENIA  MYRTILLIFOLIA  DC.  PER  IL  DOTTORE 
EUGENIO  BARONI. 

Nelle  serre  del  R.  Orto  botanico  di  Pisa  é  coltivato  in  vaso 
un  bell'esemplare  di  Eugenia  myrtillifolia  DC.  Nel  marzo  ul- 
timo scorso  attratto  dalla  bellezza  dei  frutti,  di  cui  la  pianta  era 
abbondantemente  provvista,  mi  decisi  studiarne  la  costituzione 
anatomica:  ciò  feci  difatti,  ed  oggi  sono  in  grado  di  riferire  qual- 
checosa  sui  resultati  ottenuti  dalle  mie  ricerche. 

Che  io  sappia  nessuno  in  passato  ha  avuto  occasione  di  occu- 
parsi dell'argomento,  se  eccettuiamo  Godfrin  il  quale  nelle  sue 
Recherches  sur  Vanatomie  comparèe  des  cotylèdons  et  de  l'al- 
humen  '   parla   della   costituzione  dei  semi  di   alcune  Mirtacee 


*  Ann.  des  so.  nat.,  tom.  XIX,  pag.  5.  Paris,  18S4. 


276  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

{Caryophyllus,  Jmnbosa,  Sizygìitm,  Eugenia  aocillaris,  ecc.)  e 
Baccarini,  che  nelle  sue  Osservazioni  anatomiche  sopra  alcuni 
ricettacoli  fiorali  ^  descrive  la  nervazione  del  ricettacolo  e  del- 
l'ovario di  varie  famiglie  vegetali,  tra  cui  delle  Mirtacee  (Myr- 
tus,  Eugenia,  ecc.). 

Costituzione  organografica  del  fr^utto.  —  Gli  autori  principali 
che  ho  consultato,  da  Gaertner  a  Luerssen,  concordano  nel  ri- 
portare il  frutto  di  Eugenia  al  tipo  ijacca.  Il  Baillon  ^  soltanto, 
dopo  averlo  detto  «  fructus  baccatus,  »  aggiunge  molto  dubbia- 
mente «  nunc  (?)  drupaceus.  »  Credo  però  che,  nella  specie  che 
é  oggetto  di  questo  studio,  rimanendo  l'endocarpio  membranaceo, 
il  frutto  debbasi  considerare  per  una  bacca.  Esso  proviene  da  un 
ovario  infero  che,  quando  é  immaturo,  si  mostra  biloculare,  in 
seguito  poi  si  riduce  monoloculare  ;  ha  forma  globoso-allungata, 
e  a  perfetta  maturità  misura  circa  O."  015"""  di  lunghezza  e  circa 
0."012"""  di  larghezza:  sulla  parte  superiore,  in  opposizione  al 
peduncolo,  esso  presenta  un'  area  concava,  portante  nel  centro 
un  breve  stilo,  e  limitata  esternamente  dai  4  pezzi  del  calice 
che  è  persistente.  La  superficie  del  frutto  é  levigatissima,  ed  il 
colore  dapprima  verde,  passa  in  seguito  a  un  colore  bianco-roseo, 
finché  si  fa  decisamente  roseo,  e  quando  il  frutto  è  completa- 
mente maturo  può  dirsi  di  colore  amaranto  :  il  calice  però  non 
mostra  queste  successive  variazioni  di  colore,  solo  nel  frutto 
maturo  è  anch'  esso  un  po'  colorato  in  rosso.  I  pezzi  del  calice 
dapprima  sono  volti  all'esterno  in  modo  che  il  frutto  è  in  questo 
stadio  campaniforme,  successivamente  si  piegano  verso  l' asse 
del  frutto,  finché  a  maturità  di  questo,  essendo  adagiati  sulla 
sua  superficie  superiore,  lasciano  vedere  4  fenditure  disposte  a 
croce  prodotte  dal  loro  ravvicinamento.  La  polpa  del  frutto  ha 
un  sapore  acidulo  e  leggermente  amarognolo. 

A  testimonianza  di  Aug.  de  Saint-Hilaire  ^  i  frutti  di  alcune 
specie  di  Eugenia,  p.  es.  quelli  di  E.  ligustrina,  sono  mange- 


'  Annuario  del  R.  Istituto  hot.  di  Roma,  Anno  I,  fase.  1,  pag.  154. 
Milano,  1885. 

*  H.  Baillon,  Histoire  des  plantes.  MonograpMe  des  Myrtacées,  ecc., 
pag.  354.  Paris  1877. 

^  Edouard  Spach,  Histoire  naturelle  des  végétaux,  tona.  IV,  pag.  176. 
Paris,  1835. 


ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  277 

recci.  Inoltre  i  frutti,  le  foglie  e  la  scorza  dei  giovani  rami  di 
E.  Pimenta,  secondo  quanto  scrive  lo  stesso  Spach  '  sulla  fede 
di  M.  de  Tussac,  forniscono  un  olio  essenziale  che  non  la  cede 
per  niente  all'  olio  di  Garofano. 

Costituzione  istologica  del  frutto.  —  Una  sezione  longitudinale 
lascia  vedere  esternamente  1'  epicarpio,  formato  da  una  sottile 
epidermide,  che  sta  fortemente  aderente  al  tessuto  sottostante; 
il  mesocarpio  o  sarcocarpio  costituito  da  una  abbondante  polpa 
che  forma  quasi  la  totalità  del  frutto;  finalmente  l'endocarpio 
rappresentato  da  una  buccia  rossa  piuttosto  spessa  il  cui  tessuto 
si  mostra  in  continuità  con  la  polpa  precedente:  la  parte  cen- 
trale è  occupata  dal  seme. 

Nelle  prime  fasi  di  sviluppo  il  frutto  è  verdognolo  e  presenta 
sezionato  longitudinalmente  una  epidermide  che  consta  di  uno 
strato  di  cellule  per  lo  più  rettangolari,  strettamente  unite  tra 
loro  con  parete  esterna  piuttosto  ispessita:  in  esse  sta  un  pla- 
sma, a  volte  in  coloro,  più  di  frequente  colorato  di  verde  per  la 
clorofilla  che  tiene  disciolta;  queste  cellule  vedute  di  fronte  ap- 
paiono irregolarmente  quadrangolari,  a  contatto  tra  loro,  senza 
traccia  di  stomi.  Al  di  sotto  si  hanno  7  o  8  serie  di  cellule  molto 
grosse,  ovoidee  o  arrotondate,  che  misurano  in  lunghezza  da  80  a 
120  ft,  in  larghezza  da  48  a  60  /^  ;  il  plasma  loro  è  incoloro,  spesso 
però  alcune  cellule,  soprattutto  quelle  dei  primi  due  strati  sub- 
epidermici, si  presentano  colorate  in  verde.  Queste  cellule  sono 
distribuite  in  strati  tangenziali  regolarissimi,  e  a  misura  che  ci 
avviciniamo  alla  regione  più  interna  del  frutto  acquistano  dimen- 
sioni sempre  maggiori  fino  a  che  possono  misurare  anche  180  /a 
di  lunghezza  per  80  /a  di  larghezza:  le  cellule  testé  rammentate 
costituiscono  il  mesocarpio.  L'endocarpio  poi  è  formato  da  pochi 
strati  di  cellule  ovoidee  che  contengono  numerosi  cristalli  di  ossa- 
Iato  calcico  riuniti  in  bellissime  druse:  è  limitato  internamente 
da  tre  strati  regolarissimi  di  cellule  a  contenuto  colorato  ora 
in  rosso,  ora  in  bleu  ed  anche  in  giallo,  che,  osservate  in  sezione 
trasversa,  si  mostrano  ellittiche  ed  a  parete  assai  ispessita;  lo 
strato  di  mezzo  consta  essenzialmente  di  tracheidi  spirali  bre- 
vissime a  contatto  fra  loro,  che  insieme  alle  druse  già  ricordate 
danno  una  certa  consistenza  all'  endocarpio  stesso. 


'  Loc.  cit.,  pag.  178. 


278  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

Anche  nella  sezione  longitudinale  si  vede  bene  come  il  frutto 
sia  percorso  da  una  quantità  di  fasci  fibrovascolari  provenienti 
dal  peduncolo  fiorale  :  questi  appena  entrati  nel  frutto,  e  preci- 
samente poco  sopra  alla  regione  occupata  dal  seme,  si  dividono 
dicotomicamente  e,  formando  due  serie  tra  loro  parallele,  percor- 
rono tutto  il  frutto,  insinuandosi  poi  nei  sepali,  i  quali  si  trovano 
nella  parte  superiore  del  frutto  stesso.  In  sezione  tras versa  i 
fasci  fibrovascolari  appariscono  distribuiti  in  due  zone  concen- 
triche, ciascuna  di  22  a  24  fasci,  alcuni  dei  quali  corrispondono 
ai  meridiani  passanti  pei  sepali,  gli  altri  per  le  regioni  a  questi 
intermedie.  Dall'  esame  di  una  sezione  trasversa  del  frutto  in 
questo  stadio  di  sviluppo,  possiamo  ancora  notare  1'  epidermide 
formata  da  cellule  a  diametro  radiale  e  tangenziale  eguale.  Sotto 
a  queste  si  hanno  le  solite  cellule  ovoidee  o  sferiche,  più  o  meno 
fra  loro  compresse  e  non  lascianti  in  modo  alcuno  meati  inter- 
cellulari. In  vicinanza  del  seme  le  cellule  sono  di  dimensioni 
minori,  hanno  plasma  intensamente  colorato,  per  modo  che  pos- 
sono considerarsi  la  sede  della  sostanza  colorante  che  dovrà  poi 
dare  il  colore  a  tutto  il  frutto. 

In  progresso  di  tempo  gli  strati  parenchimatici  aumentano 
notevolmente  di  numero;  se  ne  contano  in  direzione  trasversa 
prima  20,  poi  24,  fino  a  3G,  il  che  dimostra  come  l'accrescimento 
loro  avvenga  principalmente  in  modo  radiale;  della  qual  cosa  ci 
possiamo  facilmente  convincere,  esaminando  le  sezioni  a  dilfe- 
rente  stadio  di  sviluppo,  dalle  quali  risulta  che  le  cellule  paren- 
chimatiche  sono  provviste  più  spesso  di  setti  tangenziali  e  più 
raramente  di  setti  in  direzione  radiale. 

A  completo  sviluppo  le  maggiori  cellule  del  parenchima  mi- 
surano 260  jx  di  lunghezza  per  100  ju,  di  larghezza;  le  altre  sol- 
tanto 180//  per  76  jx.  Gli  strati  poi  che  limitano  la  cavità  seminale 
sono  giunti  fino  a  10  o  12,  e  constano  di  cellule  subsferiche,  il 
cui  diametro  misura  in  media  da  36  a  40  jjl. 

La  distribuzione  della  sostanza  colorante,  negli  stadi  prossimi 
a  completa  maturità  del  frutto,  acquista  qualche  cosa  di  carat- 
teristico che  merita  d'  essere  ricordato.  Essa  è  sempre  sciolta 
nel  succo  cellulare,  ed  ha  colore  bleu-rosa;  nel  primo  strato 
sub-epidermico  si  riscontra  in  pochissima  quantità;  negli  strati 
sottostanti  invece  molte  cellule  si  mostrano  colorate  e  special- 
mente in  quattro  regioni  ben  distinte,  nelle  regioni  cioè  interposte 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  279 

ai  sepali  ;  ciò  che  può  anche  ad  occhio  nudo  verificarsi  sezionando 
trasversalmente  il  frutto  in  prossimità  della  parte  superiore:  ad 
ogni  regione  che  è  interposta  fra  un  sepalo  e  l'altro  troviamo 
come  quattro  aree  ben  distinte,  colorate  in  rosa.  Successivamente 
gli  strati  prossimi  alla  parte  interna  del  frutto  non  si  presen- 
tano colorati,  mentre  lo  sono  quelli  limitanti  la  cavità  seminale. 
Nel  frutto  completamente  maturo  la  sostanza  colorante  è  distri- 
buita egualmente  tanto  nella  regione  più  esterna,  quanto  in 
quella  più  interna. 

La  sostanza  colorante  è  insolubile  in  acqua;  in  alcool  i  frutti 
si  scolorano  e  il  liquido  rimane  colorato  in  modo  leggerissimo; 
in  acido  acetico  invece  la  sostanza  è  solubilissima  e  il  liquido 
acquista  un  bel  colore  rosso  porporino.  Con  idrato  potassico  i 
frammenti  in  esso  immersi  si  colorano  subito  dopo  in  giallo,  e 
in  giallo  rimane  pure  colorato  il  liquido.  La  glicerina  scolorisce 
le  preparazioni  mantenute  in  essa. 

Costituzione  organografica  e  istologica  del  seme.  —  Il  seme 
sferico  occupa  la  regione  centrale  del  frutto  e  misura  cir- 
ca O."  003""°  di  diametro  :  consta  semplicemente  dell'  embrione, 
formato  dai  cotiledoni  e  dal  fusticino;  manca  il  tegumento  e 
r  albume.  ' 

Dirò  subito  brevemente  che  la  mancanza  del  tegumento  nel 
seme  è  solo  apparente:  giacché,  osservando  bene  una  sezione 
longitudinale  del  frutto  in  via  di  sviluppo,  avvertiamo  di  leg- 
gieri nella  parte  superiore  della  cavità  seminale  due  strati  cel- 
lulari nettamente  separati  fra  loro:  quello  più  interno  spetta 
al  tegumento  vero  e  proprio,  l' altro  spetta  invece  all'  endocar- 


*  Gaertxer  cosi  spiega  la  maucanza  del  tegumento  in  alcuni  semi  : 
dopo  avei'  parlato  del  testa  del  seme  prosegue  in  questi  termini  :  «  liinc 
Illa  nunquam  deficit,  et  quamvis  in  nonnullis  fructibus  probe  ma- 
turis,  semina  omni  integumento  prorsus  carere  videantur  atque 
ao'occrt,  ob  nuditatem  nuclei  dicantur  ;  ut  in  Rbizophora,  Greggia, 
Jambolifera,  Caryophyllo,  Lauro  etc.  ;  tamen  in  his  ipsis,  ante  ple- 
nam  suam  maturitatem,  testa  adest,  atque  apparens  eius  defectus  inde 
saltem  provenit,  quod  ovuli  tunica,  eum  sensiìn  in  modum  extenuetur, 
aut  cura  pericarpil  parietibus  ita  conferruminetur,  ut  a  nucleo  non  am- 
plius  discerni,  vel  et  ab  hoc  facilius,  quam  a  pericarpio  separavi  possit: 
sicuti  prius  manifeste  in  Rhizophora,  et  posterius  in  Lauro  acci- 
dit.  »  De  fruct.  (Introductio  generalis),  voi.  I,  pag.  CXXXII.  Lip- 
siae,  1801. 


280  ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI    FIRENZE 

pio  ;  in  progresso  di  sviluppo  però  il  primo  di  questi  strati  si 
rende  sottilissimo  e  si  salda  completamente  colle  pareti  dell'en- 
docarpio, in  modo  che  nel  frutto  maturo  non  si  ha  più  traccia 
del  tegumento  seminale. 

I  cotiledoni,  completamente  verdi,  sono  in  numero  di  due,  ete- 
romorfi, uno  più  sviluppato  dell'  altro.  La  superfìcie  loro  esterna 
è  liscia,  quella  interna  invece  è  assai  irregolare:  il  cotiledone 
maggiore  presenta  difatti  una  concavità  che  ha  principio  circa 
a  metà  del  raggio  del  cotiledone  stesso  ed  è  limitata  da  una 
linea  circolare  regolarissima  di  un  colore  amaranto  che  in  cor- 
rispondenza del  fusticino  scompare,  dando  cosi  la  superficie  con- 
cava ricetto  al  fustici no  stesso:  il  cotiledone  meno  sviluppato  si 
presenta  convesso  e  la  sua  convessità  corrisponde  esattamente 
alla  concavità  dell'altro;  la  parte  apicale  della  convessità  si  al- 
lunga in  forma  di  punta  uncinata,  che  si  insinua  al  di  sotto  del 
fusticino  abbracciandolo  più  o  meno. 

I  più  antichi  autori,  a  cominciare  da  Gaertner,  chiamano  i 
cotiledoni  del  genere  Eugenia  «  conferruminatae.  »  Tali  po- 
tranno forse  chiamarsi  quelli  di  Syzygium  caryopliyllaeum, 
S.  Mtikul,  ecc.,  come  vuole  Gaertner;  però  dovendo  giudicare 
dalle  figure  che  ne  dà  lui  stesso,  '  nemmeno  questi  possono  dirsi 
«  conferruminatae,  »  se  a  parere  di  Gaertner  "  e  di  A.  de  Saint- 
Hilaire  '  con  questa  denominazione  hanno  da  intendersi  due  cotile- 
doni che  si  sono  fra  loro  saldati  in  modo  da  costituire  un  corpo 
unico. 

A.  de  Candolle  '  si  spinge  anche  più  oltre  e  considera  l'  em- 


*  De  frud.,  tom.  Ili,  tab.  XXXIII. 

*  Pai'lando  dei  cotiledoni  di  Greggia  (Eugenia)  aromatica  dice  : 
«  Cotyledones  crassae,  reniformes,  per  maturitatem  fructus  ita  inter 
se  conferruminatae,  ut  vix  separari  queant.  »  De  fruct.,  voi.  I,  pa- 
gina 168. 

^  Cosi  si  esprime:  «  Rarement,  comma  dans  plusieurs  Delphinium, 
deux  cotylédons  opposés  restent  écartés  l'un  de  l'autre;  le  plus  or- 
dinairement  ils  sont  extrSmement  rapprochés  et  embrassent  entre 
eux  la  gemmule  ;  quelquefois  méme,  comma  certaines  feuilles  op- 
posées,  il  se  soudent  et  se  confondent  (cotyl.  conferruminatae).  » 
Legons  de  Botanique  comprenant  la  morphologie  végét.,  pag.  745.  Pa- 
ris, 1845. 

*  Prodromus  systematis  naturalìs  regni  vegetalis,  Pars  tertia,  pa- 
gina 262-263.  Parisiis,  1828. 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  281 

brione  di  Eugenia  come  pseudo-monocoti ledoneo.  Soltanto  Endli- 
cher  '  si  esprime  a  parer  mio  con  maggiore  esattezza  di  chi  Io 
precedette  quando  scrive:  «Semina  crassa.  Embryonis  exalbu- 
«  minosi,  cotyledones  crassae,  carnosae,  plus  minus  in  massam 
«  cum  radicula  brevissima  continuam  coalitae.  »  Ed  ecco  perchè. 
Dalle  ligure'  dei  semi  di  Suzugium  (Eitgenia)  cari/ophyllaeam, 
S.  Makul,  S.  paniculatum,  S.  lacidam,  Greggia  (Eugenia) 
a?'omatica,  e  più  specialmente  dall'  esame  accurato  dei  semi  di 
Eugenia  myrtilli folla,  che  abbondanti  ho  avuto  a  mia  disposi- 
zione, resulta  che  solo  in  pochi  casi  esiste  una  limitatissima  ade- 
renza fra  i  due  cotiledoni,  e  questa  unicamente  in  corrispondenza 
del  fusticino,  mentre  in  tutto  il  rimanente  della  loro  interna 
superficie  si  presentano  manifestamente  separati. 

Ed  ora  diciamo  brevemente  della  loro  costituzione  istologica. 

In  sezione  trasversa  presentano  esternamente  uno  strato  di 
cellule  quadrangolari,  isodiametriche  ;  al  di  sotto  di  questo  se  ne 
ha  un  altro  ad  elementi  compatti,  rettangolari,  col  diametro  loro 
maggiore  in  direzione  radiale,  contenenti  clorofilla  disciolta. 
Mentre  il  pripio  di  questi  strati  cellulari  può  riguardarsi  come 
epidermide,  il  secondo  deve  ritenersi  come  un  inizio  di  tessuto 
a  palizzata.  Il  parenchima  cotiledonare  consta  poi  di  elementi 
ovoidei  0  subsferici,  a  parete  sottile,  che  misurano  in  media 
60  ju.  di  diametro.  Le  cellule  che  limitano  la  faccia  interna  dei 
cotiledoni  sono  caratteristiche  per  sostanza  rosso-violacea  in  esse 
contenuta;  questa  in  corrispondenza  del  fusticino  si  estende  anche 
ad  alcune  cellule  sottostanti  allo  strato  esterno. 

Trattando  una  sezione  dei  cotiledoni  col  Liquore  di  Labarraque' 
la  clorofilla  cambia  subito  il  suo  colore  in  giallo  intenso;  in  tal 
modo  si  apprezza  facilmente  la  sua  diffusione  nella  cavità  cel- 
lulare in  mezzo  alla  massa  abbondantissima  dei  granuli  di  fecola, 
i  quali,  anche  dopo  l' impiego  del  reagente,  rimangono  incolori. 
Alcuni  dei  granuli  di  fecola  sono  sferici,  1  più  però  si  mostrano 
allungati  con  un  estremo  ristretto,  l' altro  rigonfio,  a  mo'  di 
fiaschetto. 


«   Gen.  lìlant.,  pag.  1233,  u.  6323.  Viadobonae,  1836-40. 
*  Gaeutner,  loc.  cit.,  tom.  Ili,  tab.  XXXIII. 
^  A.  Garbini,    Manuale   per    la    tecnica    moderna    del    microscopio^ 
pag.  118.  Verona,  1887. 


282  ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

Al  di  sotto  dell'epidermide  cotiledonare,  anche  in  questa  specie, 
si  vedono  manifestamente  delle  ampie  lacune,  ripiene  di  goccie 
d'  olio  essenziale  ;  la  qual  cosa  fu  già  osservata  da  Godfrin  '  per 
alcune  altre  Mirtacee,  quali  Caryophyllus  aromaticus,  Jaiiibosa 
vulgayHs,  Sizygiwn  jaiiibolanum,  Eugenia  axillaris  ecc. 

Il  fusticino  è  cilindrico,  lungo  appena  0."  002"°',  verdognolo  e 
solo  un  poco  rossiccio  nella  porzione  apicale  in  corrispondenza 
della  gemmetta.  In  sezione  longitudinale  apparisce  limitato  da  una 
serie  di  elementi  isodiametrici,  cui  segue  un  parenchima  a  cel- 
lule allungate  secondo  l'asse  maggiore  del  fusticino,  rettangolari 
e  contenenti  clorofilla  e  fecola.  Si  mostra  attraversato  da  quattro 
0  sei  fasci  procambiali,  ad  elementi  esilissimi,  come  possiamo 
accertarcene  dall'  esame  di  una  sezione  trasversa.  Il  dermato- 
gene,  il  periblema  e  il  pleroma  non  si  mostrano  ancora  differen- 
ziati; soltanto  nella  porzione  inferiore  dell'asse  ipocotileo  si  co- 
mincia a  scorgere  un  inizio  di  piloriza. 

Sostanze  che  si  contengono  nel  frutto  e  nel  seme.  —  A  com- 
pleto sviluppo  i  frutti  di  Eugenia  inyrtillifoUa,  oltre  la  cloro- 
filla e  la  sostanza  di  colore  amaranto,  contengono  tannino,  amido, 
zucchero  ed  oli  essenziali. 

La  clorofilla  si  riscontra  abbondantissima  nei  cotiledoni  e  nel 
fusticino,  e  nel  frutto  quando  non  è  ancora  maturo.  Il  tannino 
si  incontra  principalmente  nel  tessuto  parenchimatico  del  frutto, 
della  cui  presenza  ci  possiamo  accertare  per  le  colorazioni  brune 
che  induce  nelle  cellule  il  solfato  e  il  cloruro  ferrico,  nonché 
dal  fatto  che  il  rasoio,  nel  tempo  in  cui  si  fanno  le  sezioni,  di 
subito  annerisce.  L'amido  poi  abbonda  nel  frutto  e  nel  seme; 
sempre  in  forma  di  granuli  sferici  o  ellittici.  In  quanto  allo 
zucchero  ho  potuto  rinvenirlo  allo  stato  di  saccarosio  mediante 
il  reattivo  di  Trommer,  -  col  quale  le  cellule  del  seme  si  colo- 
rano intensamente  in  azzurro,  colorazione  che  qua  e  là  si  ma- 
nifesta anche  nelle  cellule  del  mesocarpio.  La  sostanza  colo- 
rante, come  ho  già  accennato  altrove,  si  scioglie  benissimo  in 
acido  acetico,  colorando  subito  il  liquido  di  un  bel  rosso-porpo- 
rino. A  questo  liquido  aggiungendo  goccia  a  goccia  dell'  idrato 
potassico,  appena  neutralizzato  l'  acido,  si  avverte  una  colora- 


*  Loc.  cit.,  pag.  97. 

*  A.  Poli,  Microaliimica  vegetale^  pag.  29.   Toi'iiio,  1881. 


ADUNANZA     DELLA    SEDE    DI   FIRENZE  283 

zione  verde,  la  quale  passa  poi  al  giallo-oro  coli'  aggiunta  di 
altro  idrato  potassico.  Queste  successive  colorazioni  si  avver- 
tono più  distintamente  agendo  con  acido  solforico  sopra  la  so- 
luzione alcoolica.  La  quale,  essendo  leggerissimamente  violacea, 
passa  con  acido  solforico  di  subito  a  un  bel  rosso  porporino,  e 
quindi  con  idrato  potassico  (20  per  100  di  concentrazione)  al 
verde  prima,  al  giallo  poi.  Con  acido  solforico  si  ripristina  la 
primitiva  colorazione  rossa.  Per  questo  modo  di  comportarsi 
della  sostanza  colorante,  deve  ritenersi  che  essa  è  molto  ana- 
loga alla  antocianina.  Per  quello  poi  che  riguarda  gli  olì  essen- 
ziali ho  già  detto  a  suo  luogo. 


Il  prof.  Caruel  presenta  saggi  vivi  della  Eosa  semjìcrvirens,  che 
è  realmente  sempreverde,  cosa  stata  negata  o  messa  in  dubbio  da 
alcuni. 

Parla  poi  del  nome  generico  Erythrcea  erroneamente  attribiiito 
da  quasi  tutti  gli  autori,  senza  controllo  delle  sorgenti,  a  Reneal- 
mus  (IGllj,  il  quale  difatti  parla  di  un'  ErytJircea,  ma  chiama  cosi 
una  specie  (il  Centaurium  mlnus  =  Erythrcea  Centaurìum),  e  non 
un  genere.  Altri  autori  attribuirono  la  creazione  del  genere  Enjthrcea 
al  Borckhausen,  il  quale  però  scrisse  Erythalia,  non  Erythrfea,  e  in- 
tendeva sotto  questo  nome  diverse  Genziane  vere,  non  l' attuale 
Erythrcea. 

Il  Presidente  Arcangeli  legge  una  comunicazione  sull'  origine 
e  probabile  età  del  Castagno  d' India  che  trovavasi  all'  ingresso 
dell'  Orto  Botanico  di  Pisa. 


SOPRA  AL  CASTAGNO  j  D' INDL\  GIÀ  ESISTENTE  ALL'IN- 
GRESSO DELL'  ORTO  PISANO.  NOTA  DI  G.  ARCAN- 
GELI. 

In  un  mio  lavoro  pubblicato  parecchi  anni  fa  '  descrissi  una 
pianta  di  castagno  d'India  esistente  in  detto  Orto  presso  l'in- 
gresso di  via  S.  Maria,  l'unica  superstite  delle  due  esistenti  in 
detta  località,  pianta]  di  cui  avevano  pure  scritto  il  prof.  G.  Savi^ 


*  G.  ARCANaELi,  La  piante  arboree  delV  Orto  botanico  di  Pisa,  nel 
Nuovo  Giorn.  bot.  ital.,  IV,  1872,  pag.  125. 

'  G.  S.vvi,  Notizie  per  servire  alla  Storia  del  Giardino  e  Museo 
della  I.  e  R.   Universitì  di  Pisa.  Pisa,  Tip.  Nistri,  1828,  pag.  10. 


284  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI    FIRENZE 

ed  il  prof.  A.  Targioni,  '  ed  alla  quale  si  attribuiva  una  grande 
longevità,  ritenendosi,  per  quanto  ne  asseriva  il  Savi  stesso, 
ch'essa  fosse  stata  piantata  dal  Padre  Malocchi  nel  1597,  ciò  che 
pure  era  scritto  sopra  un  cartello  affisso  al  suo  tronco. 

II  prof.  T.  Caruel,  già  direttore  del  detto  Orto  botanico,  in 
seguito  a  giuste  considerazioni,  fra  le  quali  principalmente  quella 
che  di  tali  piante  non  trovasi  indicazione  alcuna  nella  pianta 
dell'Orto  botanico  unita  al  catalogo  del  Tilli,  -  ritenne  ch'essa 
non  esistesse  nell'  epoca  nella  quale  il  catalogo  del  Tilli  fu  dato 
alla  luce,  e  che  in  conseguenza  non  le  spettasse  affatto  la  lon- 
gevità che  le  veniva  attribuita. 

In  seguito  alle  condizioni  nelle  quali  essa  pianta  trovavasi, 
per  la  carie  che  aveva  invaso  non  solo  le  sue  ramificazioni  ma 
il  tronco  stesso  fino  alla  base,  per  quanto  fossero  usate  le  cure 
opportune  per  mantenerla  in  vita,  essa  mori.  Al  momento  del 
mio  trasferimento  a  Pisa  (nel  novembre  1881),  riscontrai  che 
questa  bella  pianta  non  dava  più  speranza  alcuna  di  voler  ri- 
prendere a  vegetare,  ed  anzi  era  in  piena  balia  della  morte.  Potei 
infatti  riscontrare  che  essiccate  e  morte  erano  le  gemme  di 
tutte  quante  le  sue  messe,  e  necrosato  mostravasi  il  tessuto 
cambiale  già  estesamente  invaso  da  funghi,  onde  riconoscendo 
come  il  lasciarne  il  tronco  alle  intemperie  nel  rimanente  au- 
tunno, non  avrebbe  recato  che  danni  maggiori,  col  favorirne 
sempre  più  la  decomposizione,  decisi  di  farlo  abbattere.  In  tale 
circostanza  non  mancai  di  far  segare  due  sezioni  trasversali  di 
detto  tronco  alla  base,  per  conservarle  nel  nostro  Museo  bota- 
nico, una  delle  quali  fu  pure  tirata  a  pulimento  e  lustrata  per 
poterla  meglio  studiare:  onde  non  tutto  passò  al  crematoio, 
come  fu  erroneamente  asserito. 

L' esame  istituito  sopra  tali  sezioni  ha  chiaramente  dimo- 
strato, come  giuste  fossero  le  congetture  del  prof.  Caruel,  come 
cioè  la  pianta  avesse  un  età  molto  minore  di  quella  presunta. 
In  tali  sezioni  infatti  si  poterono  contare  al  massimo  140  strati  le- 
gnosi, però  con  molte  difficoltà,  a  cagione  dell'uniformità  di  strut- 


'  A.  Targioni-Tozzetti,  Cenni  storici  sulV  introduzione  di  varie 
piante  neW  Agricoltura  ed  Orticoltura  toscana.  !Pii*enze,  1853,  pag.  236. 

^  T.  Caruel,  IJ  Castagno  d' India  dell'  Orto  botanico  di  Pisa,  Bal- 
lettino della  R.  Soc.  tose,  di  Orticolturn,  Anno  XI,  1886,  pag.  36. 


ADUNANZA    DELLA    SEDE    DI   FIRENZE  285 

tura  del  legno  e  della  ineguaglianza  degli  strati  stessi.  Di  questi 
i  primi  20,  a  partire  dal  centro  organico  della  sezione,  assai  più 
grossi  degli  altri,  occupavano  circa  0"",  4  del  diametro  del 
tronco  che  in  media  era  di  circa  1™,  ed  erano  d' un  colore 
scuro  simile  a  quello  del  legno  di  noce,  dotati  peraltro  di  poca 
durezza,  ed  i  più  vecchi  in  via  di  decomposizione.  A  questi  poi 
succedevano  altri  strati,  a  grado  a  grado  più  sottili  quanto  più 
esterni,  più  grossi  però  e  meglio  visibili  in  corrispondenza  a 
tre  grossi  rilievi,  percorrenti  longitudinalmente  il  tronco  e  cor- 
rispondenti ai  tre  rami  principali.  I  più  sottili  di  tali  strati  non 
giungevano  allo  spessore  di  un  millimetro  :  tutti  quanti  però 
erano  di  colore  biancastro  simile  a  quello  del  legno  di  pioppo, 
eccetto  vari  alla  periferia  che  erano  colorati  in  nerastro,  per 
la  presenza  di  particolari  miceli  in  essi  sviluppatisi  dopo  la 
morte  della  pianta.  Debbo  anzi  aggiungere,  che  il  ritiro  della 
parte  interna  mortificata  ed  in  via  di  decomposizione,  aveva  de- 
terminato alcune  larghe  spaccature,  che  non  permettevano  di 
ben  distinguere  le  prime  zone  legnose:  onde  il  loro  numero  an- 
che per  questa  ragione  sembrerebbe  non  potersi  ritenere  infe- 
riore ai  140. 

Non  può  dunque  ammettersi  che  la  pianta  in  questione  ri- 
monti alla  epoca  del  Padre  Malocchi;  giacché,  tenendo  conto  di 
quanto  resulta  dalla  struttura  del  fusto,  la  sua  comparsa  nel- 
r  Orto  pisano,  non  può  rimontare  oltre  il  1740  o  poco  più  ;  ciò 
che  viene  confermato  dal  fatto  osservato  già  dal  prof  Caruel,. 
che  la  posizione  dei  due  castagni  d'India,  presso  l'ingresso  del 
Giardino  pisano,  non  è  affatto  indicata  nella  carta  topografica 
annessa  all'  opera  del  Tilli,  che  fu  stampata  nel  1723.  *  Vero 
è  che  il  Calvi  nel  suo  Commentar ium'^  non  riproduce  nella 
pianta  topografica  dell'  Orto  pisano,  che  unisce  alla  sua  opera,  i 
due  castagni  d' India,  che  a  quell'epoca  dovevano  esistere  presso 
l'ingresso;  ma  ciò  si  spiega  facilmente,  osservando  come  il  Calvi 
non  fece  altro  che  riprodurre  l'incisione  già  riportata  nell'opera 
del  Tilli,  forse  per  economia,  e  senza  introdurre  alcuno  dei  cam- 


'  Catalogus  plantarum  Ilorti  pisani,  auctore  M.  Angel  Tilli,  etc. 
Florentiae,  MDCCXXIII. 

'  Commentarium  inserviturum  historiae  Pisani  Vireti  botanici  aca- 
demici,  auctore  J.  Calvio  cremonensi,  etc.  Pisis,  annoMDCCLXXVII. 


286  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

biamenti,  che  certamente  dovevano  essere  stati  effettuati  nel 
corso  di  54  anni:  mentre  non  è  affatto  ragionevole  l'ammet- 
tere, che  il  Tilli  stesso  trascurasse  di  segnare  nella  sua  tavola 
1  due  castagni  d'India,  come  quegli  che  fece  disegnare  ed  inci- 
dere, la  detta  tavola,  nel  che  egli  deve  aver  posto  ogni  maggior 
cura,  affinché  il  lavoro  riuscisse  esatto  ed  affatto  scevro  d'omis- 
sioni. 

Tutto  adunque  induce  a  concludere  che  il  prof.  G.  Savi  ed  il 
prof.  Targioni  abbiano  preso  abbaglio,  nel  ritenere  che  i  detti 
castagni  d'India  dovessero  farsi  risalire  all'epoca  del  Padre  Ma- 
locchi, errore  nel  quale  io  stesso  caddi  nel  lavoro  sopra  citato. 
Tale  errore  può  essere  derivato  dall'avere  essi  osservato  dette 
piante  ad  un  età  assai  avanzata,  quando  esse  avevano  già  rag- 
giunto nel  loro  tronco  notevoli  dimensioni,  e  dal  non  avere 
avuto  cognizioni  sufficienti  riguardo  alla  energia  con  la  quale 
si  effettua  l'accrescimento  in  tali  piante,  tanto  più  che  a  quel- 
r  epoca  trattavasi  di  piante  non  molto  conosciute  e  diffuse.  Pro- 
babilmente tali  castagni  d' India  furono  piantati  all'  epoca  di 
M.  Angelo  Tilli,  o  forse  poco  dopo  la  sua  morte  dal  suo  nipote 
Attilio,  cioè  poco  dopo  il  1740,  forse  da  semi  provenuti  da  quelli 
già  coltivati  dal  Padre  Malocchi,  ciò  che  appunto  corrisponderebbe 
al  numero  degli  strati  legnosi  dell'  ultimo  abbattuto.  Siccome  poi 
la  pianta  all'epoca  in  cui  il  Savi  entrò  nell'Orto  botanico  di  Pisa, 
cioè  nel  1791,  '  doveva  aver  raggiunto  nel  suo  tronco  un  dia- 
metro non  meno  di  0, 60  avendo  circa  50  anni  di  età,  come  fa- 
cilmente rilevasi  dalle  zone  legnose  delle  sezioni  conservate, 
facilmente  si  spiega  come  egli  sia  stato  indotto  in  errore,  attri- 
buendo a  quella  pianta  un'  età  assai  maggiore  a  quella  che  posse- 
deva. Ad  ogni  modo  1'  età  della  nostra  pianta  doveva  essere  mag- 
giore ai  104  anni,  cioè  a  tutto  il  tempo  decorso  dalla  pubblica- 
zione del  Commentario  del  Calvi  al  1881,  per  la  ragione  che 
all'epoca  in  cui  il  Savi  entrò  nell'Orto  pisano  (1791),  essa  non 
poteva  avere  nel  suo  tronco  un  diametro  maggiore  di  0, 4,  come 
si_^rileva  dalla  sezione;  ciò  che  non  avrebbe  certamente  permesso 
di  giudicarla  per  una  pianta  annosa,  e  tale  da  farla  risalire 
all'  epoca  del  Padre  Malocchi. 


•  RlDOLFi  C,  Elogio  del  prò".    G.  Savi,  morto  in  Pisa  il  2ì  apri- 
le 1844  ecc.  Modena,  1845,  pag.  IV. 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI    ROMA  287 

Il  prof.  Caruel  si  dichiara  contento  che  i  fatti  abbiano  dato  ra- 
gione alle  precedenti  sue  osservazioni. 
Dopodiché  esaiirite  le  comunicazioni  1'  Adunanza  è  tolta. 


SEDE  DI  ROMA. 
Adunanza  del  5  maggio  1892. 

Sono  presenti  i  Soci  Pirotta,  Cuboni,  Grampini,  E.e,  Chiovenda, 
Baldini,  Avetta. 

Letto  ed  approvato  il  verbale  precedente  ha  la  parola  il  prof.  Cu- 
boni il  quale  presenta  una  figura  di  un  ifomicete  trovato  sopra  i 
bronzi  antichi  affetti  dalla  cosi  detta  rogna  o  scabbia  dei  bronzi.  Tale 
ifomicete  si  sviluppa  qua  e  là  alla  superfìcie  dei  bronzi  alterati, 
in  cespuglietti  minutissimi,  invisibili  ad  occhio  nudo.  All'esame 
microscopico  presenta  1'  aspetto  di  un  Cladosporium  ;  è  formato  da 
una  serie  di  cellule  ellittiche  colorate  in  bruno,  riunite  iu  catenelle 
che  lateralmente  danno  origine  a  rametti  formati  da  cellule  più 
allungate,  colorate  meno  intensamente  e  terminate  all'  apice  con 
un  Gonidio  sferico  ialino.  Tale  ifomicete  è  stato  trovato  sopra  tutti 
i  bronzi  affetti  da  rogna  finora  esaminati,  e  cioè  due  monete  anti- 
che romane  e  tre  statuette  greco-romane.  In  tali  bronzi  1'  altera- 
zione, denominata  rogna  dagli  archeologi,  aveva  cominciato  a  ma- 
nifestarsi da  qualche  mese  ed  era  in  via  di  sviluppo.  Siccome  il 
modo  di  procedere  della  alterazione,  come  indica  chiaramente  il 
nome  di  rogna  o  scabbia,  rassomiglia,  per  alcuni  caratteri,  alle 
malattie  prodotte  negli  organismi  da  parassiti,  è  lecito  domandarsi 
se  r  ifomicete  sopra  descritto  sia  la  causa  della  rogna  del  bronzo. 
Per  risolvere  questo  problema  il  prof.  Cuboni  ha  intrapreso  una 
serie  di  esperienze  e  colture  intorno  alle  quali  si  riserva  di  riferire 
in  altra  occasione. 

Lo  stesso  prof.  Cuboni  fa  anche  una  breve  comunicazione  intorno 
alla  forma  ibernante  del  Fusioladium  dendriticum  Fuck.  da  lui  tro- 
vato recentemente  sopra  i  rametti  di  pomo  e  studiato  dall'allievo 
sig.  Attilio  Pizzigani.  I  rametti  infatti  mostrano  delle  pustole  giallo- 
brune  al  disopra  delle  quali  si  estende  1'  epidermide  in  parte  scre- 
polata. Nelle  sezioni  anatomiche  si  vede  che  la  pustola  è  formata 
da  uno  stroma  parenchimatoso  costituito  da  parecchi  strati  di  ele- 
menti dei  quali  quelli  centrali  sono  perfettamente  ialini  e  quelli 
periferici  sono  colorati  in  bruno.  Tenendo  i  rametti  qualche  giorno 
in  coltura  in  camera  umida,  alla  temperatura  dell'  ambiente  si 
osserva  prodursi  alla  superficie    dello    stroma    parenchimatoso    un 


288  ADUNANZA.    DELLA   SEDE   DI   ROMA 

grande  numero  dei  conidì  caratteristici  del  Fusicladium  dendriticum. 
Non  vi  è  quindi  dubbio  che  tale  stroma,  finora  osservato  dal  Sorauer 
soltanto  nei  frutti,  sviluppandosi  sopra  i  rametti  passa  ivi  l'inverno 
e  riproduce  a  primavera  i  nuovi  conidì.  In  tal  modo  il  ciclo  biolo- 
gico di  questo  parassita,  finora  molto  oscuro,  rimane  chiarito  e  vi 
è  fondata  speranza  che  applicando  ai  rametti  di  pomo  i  trattamenti 
invernali  con  miscela  di  solfato  di  rame  e  calce,  si  possa  riuscire 
a  prevenire  lo  sviluppo  della  malattia. 
Quindi  il  Socio  prof.  Grampini  presenta  : 

DUE   PIANTE    INTERESSANTI   PER  LA  FLORA  ROMANA. 
PER  IL  PROF.  O.  GRAMPINI, 

1.  Myosotis  caespitosa  F.  Schultz.  (=  M.  Ungulata  Schultz), 
la  quale  fino  ad  ora  non  consta  sia  stata  trovata  nel  territorio 
della  flora  romana.  Fu  raccolta  a  Castel  Porziano  nelle  paludi 
della  Veneria  reale  il  24  aprile  del  corrente  anno,  insieme  alla 
seguente,  in  una  escursione  fattavi  col  Socio  sig.  Chiovenda. 

2.  Isoetes  velata  A.  Br.  —  Riscontrata  questa  specie  nella 
zona  marittima  del  territorio  della  flora  romana  fino  ad  ora 
soltanto  nella  Selva  di  Nettuno.  Trovata  abbondante  nei  ter- 
reni limacciosi  colla  precedente  nello  stesso  tempo  e  luogo.  È 
interessante  questa  nuova  località  abbastanza  lontana  dalla 
prima,  dimostrando,  come  già  il  prof.  Pirotta  accennava,  che 
r  area  di  distribuzione  di  questa  specie,  ritenuta  fino  a  qualche 
anno  fa  mancante  alla  Penisola,  è  molto  più  considerevole  e 
forse  si  estende  a  tutta  la  zona  marittima  paludosa  della  costa 
tirrena  meridionale. 

Il  Presidente  dà  poi  la  parola  al  Socio  dott.  Re  il  quale  presenta 
la  seguente  nota  : 

SULLA  DISTRIBUZIONE  DEGLI  SFERITI  NELLE  AMARIL- 
LIDACEE.  NOTA  DEL  DOTT.  LUIGI    RE. 

In  una  breve  Nota  da  me  pubblicata  sul  principio  del  corrente 
anno  '  ho  fatto  parola  di  abbondante  formazione  di  sferiti  che 
si  ha  in  certe  parti  (brattee  dello  scapo,  fiore,  frutto)  àoiV  Agave 


*  L.  Re,  Sulla  presenza   di  sferiti  nelV  Agave    mexicana   Lam.    in 
Annuario  del  R.  Istituto  botanico  di  Roma,  voi.  V,  fase.  1,  1892. 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI    KOMA  289 

meocicaiia  Lamk,,  sottoposte  all'  azione  dell'  alcool  ;  e  da  ultimo, 
dopo  avere  accennato  alla  loro  presenza  anche  nell'  Agave  coe- 
rulescens  Salm  Dyck  (fiore  e  frutto),  mi  sono  proposto  di  tornare 
suir  argomento,  estendendo  lo  studio  di  tali  produzioni  colla  ri- 
cerca di  essi  in  altre  specie.  Prima  però  di  trattare  della  loro 
distribuzione,  credo  opportuno  far  precedere  alcune  osserva- 
zioni sulla  sostanza  che  costituisce  gli  sferiti  dell'  Agave  mexi- 
cana,  dei  quali  mi  sono  precedentemente  occupato. 

E  innanzi  tutto  é  da  ricordare  l' aver  potuto  artificialmente 
produrre  degli  sferiti,  pestando  alcuna  delle  grandi  brattee  dello 
scapo  (che  ne  sono  assai  ricche),  e  filtrata  la  sostanza  cosi  ot- 
tenuta, precipitandola  con  alcool  ;  poi  ridisciogliendola  in  acqua, 
e  dopo  averla  nuovamente  filtrata,  riprecipitandola,  e  cosi  ope- 
rando successivamente  per  parecchie  volte,  a  fine  di  ottenere,  per 
quanto  questi  mezzi  fisici,  anziché  chimici,  lo  consentono,  la  so- 
stanza pura.  Allora  il  precipitato  è  di  aspetto  fioccoso,  di  co- 
lore biancastro,  e,  osservato  al  microscopio,  si  presenta  amorfo. 
Ma,  lasciandolo  in  riposo,  va  man  mano  diminuendo  di  volume, 
e  dopo  circa  venti  giorni  ha  subito  una  riduzione  enorme,  e 
perduta  la  struttura  fioccosa.  Osservato  allora  al  microscopio, 
lo  vediamo  non  più  amorfo,  ma  costituito  da  bellissimi  e  rego- 
larissimi  sferiti.  È  importante  l' osservare  come  questi  siano  di 
due  sorta  :  la  maggior  parte  ci  si  mostra  in  forma  di  sfere  re- 
golari, piuttosto  grosse,  senza  apparente  struttura,  colla  super- 
ficie liscia;  altri,  in  minor  numero,  sono  di  dimensioni  più  pic- 
cole ed  hanno  aspetto  assai  diverso:  la  loro  superficie  non  è  liscia 
ma  granulosa.  Questi  presentano  le  reazioni  comuni  agli  altri, 
ma  offrono  maggiore  resistenza  a  tutti  i  reattivi;  e  per  esempio 
l'acido  picrico,  mentre  attacca  rapidamente  i  primi,  opera  lentis- 
simamente su  questi  ultimi.  Trattati  con  soluzione,  anche  dilui- 
tissima,  di  acido  fenico,  ci  presentano  manifesto  un  nucleo,  spesso 
colorato  in  rosso-bruno,  o  bruno.  Talvolta  questi  si  trovano  iso- 
lati, spesso  però  stanno  aderenti  agli  sferiti  ordinarli,  di  maniera 
che  si  presentano  all'aspetto  come  una  loro  gemmazione.  È  da 
osservare  che,  anche  fra  quelli  di  forma  ordinaria,  se  ne  vedono 
talvolta  di  piccoli  aderenti  a  più  grossi  a  mo'  di  gemmazioni. 

Gli  sferiti,  trattati  con  una  soluzione  diluita  di  ossalato  d'  am- 
monio, ci  manifestano  una  struttura  a  strati  concentrici,  e  nello 

Bull.  dcUa  Soc.  bot.  Hai.  19 


290  ADUNANZA    DKLLA    SEDE   DI    ROMA 

stesso  tempo,  quelli  che  si  trovavano  a  contatto  fra  loro  si  ve- 
dono in  relazione  colla  parte  mediana  attraverso  la  pellicola 
esterna,  formando  un  sistema  unico  di  stratificazioni.  Da  ultimo, 
e  tanto  più  rapidamente  quanto  più  la  soluzione  è  concentrata, 
si  ha  la  formazione  di  piccoli  cristalli  di  ossalato  di  calcio. 

Adoperando,  in  luogo  dell' ossalato  d'ammonio,  l'acido  ossa- 
lico, la  reazione  colle  sue  varie  fasi  è  all'  incirca  la  medesima; 
ma,  essendo  la  sua  azione  più  energica,  esse  sono  più  rapide, 
e  la  fase  finale  (formazione  di  cristallini  d' ossalato  di  calcio)  è 
più  sollecita. 

Tutti  gli  sferiti  ottenuti  nel  modo  sopra  descritto,  trattati  con 
soluzione  diluita  di  acido  solforico,  danno  aggregati  stellati  di 
cristalli  di  gesso. 

Col  clorojoduro  di  zinco,  dapprima  si  ingrandiscono,  mostrano 
la  divisione  in  parti  concentriche,  poi  si  disciolgono. 

Le  soluzioni  di  iodio  li  attaccano  e  li  distruggono. 

Facendo  agire  una  soluzione  dlluitissima  di  acido  fenico,  in 
generale,  ci  si  mostra  la  parte  centrale,  o  nucleo,  granulosa  e 
colorata  in  nero  o  rosso-bruno. 

Non  si  colorano  con  la  soluzione  alcoolica  di  fucsina. 

L*  acido  cromico  li  attacca  e  li  distrugge  immediatamente,  la- 
sciando al  loro  posto  aggregati  stellati  di  cristalli  di  cromato  di 
calcio,  molto  somiglianti  per  l' aspetto  agli  aggregati  stellati  dei 
cristalli  di  gesso. 

Con  la  soluzione  concentrata,  la  reazione  è  alquanto  complessa, 
e  si  divide  in  più  tempi:  dapprima  si  spacca  la  parete  esterna; 
poi  gli  sferiti,  che  vanno  man  mano  distruggendosi,  restano 
uniti  per  fili  di  congiunzione;  fino  a  che,  attaccati  anche  que- 
sti, ogni  cosa  scompare. 

Esaminati  col  microscopio  di  polarizzazione,  a  nicol  incrociati, 
gli  sferiti  tutto  al  più,  e  massime  i  più  piccoli,  rischiarano  de- 
bolmente il  campo  del  microscopio,  ma  non  presentano  i  feno- 
meni ottici  proprii  dei  grani  d'amido  o  degli  sferocristalli 
d'inulina. 

Ho  poi  rivolte  le  mie  osservazioni  a  ricercare  se  una  sostanza 
simile  si  trovi  nell*  Agave  mexicana  Lara,  anche  in  parti  di- 
verse da  quelle  studiate.  A  tale  scopo  ho  posto  a  germinare  dei 
semi  presi  dalla  pianta  medesima  che  mi  aveva  fornito  il  ma- 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI    ROMA  291 

teriale  per  le  precedenti  ricerche,  e  le  piantine  che  ne  sono 
nate  ho  messe  per  un  tempo  conveniente  in  alcool  forte.  Ho 
potuto  allora  riscontrare  la  presenza  di  una  sostanza,  precipi- 
tata, in  forma  di  aramassi  piuttosto  irregolari,  nel  parenchima 
corticale  della  radice,  e  soprattutto  verso  la  base  di  essa. 

Inoltre,  allo  stesso  scopo,  ho  esaminato  delle  piantine  di  Agave 
HPMì'iquesii  Baker,  nate  da  seme  e  tenute  in  alcool  forte.  Nella 
radice,  e  soprattutto  verso  la  base,  si  trova  nel  parenchima  corti- 
cale grande  numero  di  sferiti:  questi  hanno  colore  giallo-chiaro; 
spesso  ce  n'  è  parecchi  in  una  sola  cellula,  talora  assai  grandi. 

Molto  frequenti  si  mostrano  dei  precipitati  aventi  una  carat- 
teristica forma  a  ventaglio  (forma  che  fra  poco  ritroveremo 
in  parte  diversa  di  altra  pianta),  i  quali  danno  le  stesse  rea- 
zioni, sono  cioè  solubili  in  acqua,  anche  fredda,  e  presentano 
bellissima  la  reazione  del  gesso,  trattati  coli'  acido  solforico 
diluito. 

Inoltre  in  queste  stesse  piantine  giovani  di  Agave  Henri- 
quesii  Baker,  si  trovano  nelle  foglie  piccole  sferettine  giallo- 
chiare,  poco  numerose  :  in  una  cellula  generalmente  ce  n'  è  una, 
o  pochissime;  stanno  addossate  alle  pareti  cellulari.  In  numero 
maggiore  e  di  dimensioni  un  po'  più  grandi  si  trovano  attorno 
ai  fasci  fìbro-vascolari:  ad  ogni  modo  è  molto  scarsa  la  loro 
distribuzione  topografica.  Danno  anch'  esse,  trattate  con  acido 
solforico,  aggruppamenti  stellati  di  gesso. 

Le  ricerche  su  diverse  specie  del  genere  Agave  ho  potuto 
estendere  assai  ampiamente  per  ciò  che  spetta  alle  parti  fio- 
rali, valendomi  del  ricco  materiale  conservato  in  alcool  nel 
Museo  del  R.  Istituto  Botanico  di  Roma,  e  molto  deficientemente 
per  le  altre  parti  che  pure  presentano  sommo  interesse  (grandi 
brattee  dello  scapo,  frutto).  Peraltro  di  parecchie  specie  ho  po- 
tuto rinvenire  alcuna  delle  piccole  brattee  che  sono  in  alto,  pros- 
sime alla  infiorescenza. 

Accennerò  brevissimamente  il  risultato  di  queste  ricerche 
fatte  sulle  specie  seguenti,  oltre  quelle  già  ricordate: 

Agave  americana  L. 

—  Salmiana  Otto 

—  strida  Salm  Dyck 

—  Sariorii  K.  Koch 


292  ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   ROMA 

Agave  filifera  Salm  Dyck 

—  appianata  Lemaire 

—  VerscliaffeltU  Lemaire 

—  pohjacantha  Haw. 

—  yuccaefolia  DC. 

Le  piccole  brattee  da  me  osservate  appartengono  alle  specie 
A.  Salmiana,  strida,  Sartoyni.  Nell'^.  Salmìana  ci  presentano 
il  parenchima  ripieno  di  numerosissime  sferettine  incolore,  dif- 
fuse in  tutta  la  sua  massa,  e  assai  abbondanti  anche  nelle  sin- 
gole cellule.  Attorno  poi  ai  fasci  fibro-vascolari  si  formano  grossi 
sferiti  di  colore  giallastro.  Facendo  la  reazione  coli'  acido  sol- 
forico, si  ottengono  cristallini  isolati  e  aggruppamenti  stellati  di 
gesso.  Le  piccole  brattee  dell'  A.  strida  '  si  compongono  di  due 
parti  :  del  corpo  della  brattea,  che  ha  forma  presso  a  poco  tri- 
gona, e  di  una  resta  lunghissima,  lesiniforme.  Nel  corpo  della 
brattea  non  ho  riscontrato  sferiti;  invece  ce  ne  sono  nella  re- 
sta; più  in  basso  si  dispongono  attorno  ai  fasci,  più  in  alto  in- 
vadono il  parenchima. 

Essi  sono  giallo-scuri,  e,  procedendo  verso  l'apice,  crescono 
di  numero,  e  assumono  dimensioni  assai  maggiori.  Nell'^.  Sar- 
torii,  esaminata  una  piccola  brattea,  vi  si  trovano  sferiti  piut- 
tosto abbondanti,  spesso  di  dimensioni  assai  grandi;  e,  soprat- 
tutto quest'  ultimi,  ci  mostrano  manifestissimo  al  centro  un  bel 
nucleo  di  color  rosso-bruno  (tendente  al  nero),  di  aspetto  gra- 
nuloso. Riesce  stupenda  la  reazione  coli' acido  solforico:  si  for- 
mano aggregati  stellati  di  grossi  cristalli  di  gesso,  disposti  come 
raggi  di  una  sfera  che  si  partano  dal  nucleo  centrale. 

Il  peduncolo  fiorale,  che  nell'  A.  mexicana  vedemmo  ricchis- 
simo di  sferiti,  per  lo  più  di  enorme  grossezza,  ce  ne  offre  anche, 
assai  belli  e  grandi,  di  color  giallo  ranciato  carico  nell' ^.  ap- 
planata;  e  bellissimi  e  assai  abbondanti  ne  presentano  anche  i 
peduncoli  dell' J..  yuccaefolia  e  dell'ari,  filifera.  Soprattutto  in 
quest'  ultima  specie,  l' aspetto  e  la  distribuzione  loro  sono  affatto 
simili  a  quelli  descritti  per  r  .4.  mexicana:  sono  numerosissimi 


'  Nelle  foglie  di  Agave,  striata  Salm  Dyck  si  trovano  abbondanti 
sferocristalli  di  color  giallo-cliiaro  :  essi  riempiono  ciascuno  per  in- 
tero una  cellula,  e  si  trovano  in  più  cellule  contigue. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE    DI    ROMA  293 

€  regolarmente  rotondi  in  alto,  presso  la  superfìcie  d'inser- 
zione del  fiore;  più  in  basso  si  raccolgono  in  masse  più  grosse, 
prevalentemente  attorno  ai  fasci  fibro-vascolari. 

Il  fiore  in  nessuna  delle  specie  da  me  studiate  e  sopra  nomi- 
nate mostra  la  j-icchezza  di  tali  contenuti,  che  fu  trovata  nel- 
y  A.  mexicana.  Peraltro  non  ne  ha  assoluta  mancanza:  perché 
ne  vediamo  in  quello  dell'  A.  appianata,  massime  nella  sua  por- 
zione inferiore,  e  nella  sua  parte  periferica  esterna;  nell'  A.  fili- 
fera,  dove  spesso,  nel  perigonio,  sono  sotto  forma  di  piccole  goc- 
cioline numerose  nelle  cellule;  nella  A.  yuccaefolia;  nell'^. 
strida.  '■ 

Non  se  ne  trovano  affatto,  o  sono  rarissimi,  nell'  A.  ameri- 
cana, e  ciò  sorprende,  essendo  questa  specie  tanto  affine  al- 
l' A.  mexicana,  la  quale,  coms  si  é  detto,  ne  è  oltre  ogni  dire 
ricca,  tenendo  anche  conto  che  gli  esemplari  delle  due  specie 
da  me  studiate  hanno  vegetato  nello  stesso  terreno  (R.  Orto 
Botanico  a  Panisperna  in  Roma).  Inoltre  nell'^.  americana 
mancano  affatto  anche  nel  peduncolo.  Intanto  è  da  notare  che 
dove  questo  termina  e  s' inserisce  il  fiore,  si  trova  quantità 
enorme  di  amido,  che  non  solo  sta  nella  guaina  che  circonda 
i  fasci,  ma  riempie  per  intero  tutta  la  massa  del  parenchima, 
e  questa  disposizione  si  continua  nella  porzione  inferiore  del- 
l' ovario. 

Forse  c'è  un  rapporto  fra  l'amido  e  gli  sferiti;  perché,  in 
generale,  dove  questi  mancano  o  sono  in  assai  scarso  numero, 
ivi  si  trova  amido  in  maggiore  abbondanza  e  in  grani  più  grossi; 
come  (oltreché  confrontando  il  peduncolo  e  il  fiore  dell' J..  ame- 
ricana con  quelli  dell'. 1.  mexicana)  si  può  vedere  ad  esempio 
nell'ai.  Salmiana,  dove  la  piccola  brattea  osservata  é  ripiena  di 
sferiti,  e  il  peduncolo  e  il  fiore  si  può  ritenere  ne  siano  privi 
quasi  del  tutto;  ma  in  questi  troviamo  la  guaina  vascolare  ric- 
chissima di  amido  in  grani  assai  grossi;  e  lo  stesso  fatto  avviene 
pure  nel  peduncolo  dell'  A.  polyacantha. 


*  Neil'  Agave  Verschaffeltii  Lemaire,  si  hanno  nel  perigonio  specie 
di  sferocristalll  disposti  a  ciuffo,  addossati  ai  fasci  di  rafidi  d'ossa- 
lato  di  calcio,  che  ivi  abbondano,  e  talvolta  anche  alla  parete  della 
cellula  rafidofora.  Sono  solubili  in  acqua. 


294  ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI    ROMA 

Occupandomi  io  dello  studio  anatomico  delle  Amarillidacee, 
Ilo  voluto  estendere  le  osservazioni  su  questi  contenuti,  oltre- 
ché al  genere  Agave,  anche  a  qualche  altro  genere  che  ho 
avuto  fra  mani. 

Nella  Fourcroya  gigantea  Vent.,  le  cellule  che  si  trovano  verso 
la  periferia  della  foglia  sono  ripiene  di  sferiii  aventi  varia  dimen- 
sione, colore  giallo-chiaro,  trasparenti.  Si  rassomigliano  alquanto 
a  quelli  delle  brattee  dell'^.  mexicana.  Molti  di  essi  stanno  ad- 
dossati alle  pareti  cellulari.  Danno  la  reazione  sopraricordata  del 
gesso.  Inoltre  lungo  i  fasci  fibro-vascolari  si  trovano  sovrap- 
posti in  serie  sferiti  piuttosto  grossi  di  color  chiaro,  che  li  ac- 
compagnano per  la  loro  lunghezza.  Essi  presentano  bellissima 
la  reazione  coli'  acido  solforico  diluito.  Malgrado  1'  abbondanza 
di  tali  contenuti  nella  foglia,  non  ne  ho  riscontrati  di  somi- 
glianti in  nessuna  parte  del  flore  della  Fourcroya  gigantea. 

Nella  Polyanthes  tuberosa  L.  si  trovano  nel  parenchima  della 
foglia  speciali  contenuti  in  forma  di  piccole  sferettine  incolore, 
sparse  qua  o  là,  ma  soprattutto  raccolte  in  appositi  idioblasti, 
che  ne  sono  zeppi,  e  del  resto  non  hanno  forma  diversa  dalle 
altre  cellule  del  parenchima.  Questi  piccoli  sferiti  sono  solubili 
in  acqua,  anche  fredda,  e  danno  evidentissima  la  reazione  col- 
r  acido  solforico,  formando  belli  aggruppamenti  stellati  di  gesso. 

I  generi  fin  qui  nominati  appartengono  alla  stessa  tribù,  che  dal 
genere  Agave  prende  nome,  delle  Agavee.  Ma  una  simile  sostanza 
precipitata  per  l' azione  dell'  alcool,  ho  rinvenuto  in  una  pianta 
della  tribù  delle  Amarillee,  cioè  nel  Crinwn  asiaticum  L.  Nella 
foglia  di  questa  specie  si  trovano  precipitati,  aventi  forma  di 
ventaglio  (forma  già  precedentemente  ricordata),  nel  parenchi- 
ma, soprattutto  attorno  ai  fasci  e  dentro  a  speciali  cellule  al- 
lungatissime  sovrapposte  in  serie,  che  si  ritrovano  in  queste  fo- 
glie insieme  alle  cellule  spirali,  proprie  di  parecchie  specie  di 
Crìnum. 

Anche  questi  precipitati  formano  aggregati  stellati  di  gesso 
assai  belli,  quando  si  trattano  con  acido  solforico. 


Il  Presidente,   dopo    aver   fatto    rilevare   l'importanza  dell'argo- 
mento trattato  dal  dott.  Re  specialmente  dal  punto  di  vista   della 


ADUNANZA  DELLA  SEDE  DI  ROMA  295 

fisiologia  della  nutrizione,  dà  la  parola  al  Socio  sig.  Chiovenda  che 
presenta  la  nota  seguente  e  gli  essiccati  relativi. 


SOPRA  ALCUNE  PIANTE  RARE  0  CRITICHE  DELLA  FLORA 
ROMANA.  PER  E.    CHIOVENDA.' 

Manipolo  primo:  Raiiuncolacee. 

Ranunculus  montands  var.  Apenninus  Chiov. 

R.  moìitanus.  Sang.  !  Prodr.  fi.  rom.,  pag.  417  p.  p.;  Paol., 
FI.  march..,  pag.  621;  Ten.  !  Syllog.  fi.  neap.,  pag.  270;  Bald.  e 
Pelosi!  in  Malp.,  I,  pag.  190;  Brocchi,  Oss.  nat.  Apenn.  Abruzzi, 
pag.  22. 

R.  llllarsii  Paol.  in  Malp.,  I,  pag.  531. 

R.  rhizomate  obliquo,  brevi,  crasso,  nigro,  fìbris  radicalibus 
divisis  plus  minusve  longis  praedito:  foliis  radicalibus  petiolo 
limbo  duplo  vel  magis  longioribus:  limbo  rotundaio,  5-lobato, 
sinubus  aciUis  vel  laeve  obtusis  quasi  usque  ad  insertionem 
folium  secantibus;  lobis  tlabellatini  incisis,  lobulis  Hnearibus 
apice  obtusis  vel  interdam  subacutis.  Caule  erecto  robusto, 
3-15  cm.  longo,  apice  terete  nunquam  nec  laevissime  sulcato 
etiam  in  fructo,  pilis  adpressis  hirto:  Folio  caulino  unico  infra 
medium  sito,  tripartito,  foliolis  lanceolatis,  angustis  acutissi- 
mis.  Flore  mediocre  aureo:  calyce  patenti,  hirsutulo,  nervoso, 
in  margine  non  scarioso  et  concolore:  petalis  apice  obtusis,  ro- 
tundatis,  minime  retusis,  nectario  parvo.  Fructibus  sublenticu- 
laribus,  basi  parum  attenuatis,  dorso  rotundatis,  carina  parva 
percurso;  rostro  eximie  uncinato  sed  non  revoluto,  carpello  "/g 
breviori.  Receptaculo  ad  basim  glabro  in  '/^  inferiori  sparse  pi- 
loso  et  inde  magis  magisque  pilosior  ut  denique  in  apice  dense. 

Subs.  a  typicus  Chiov.  in  herb.  Rom.  —  R.  caulibus  10-15  cm. 
elatis,  rectis:  foliis  1-2  cm.  diametri,  laciniis  obtusissimis,  si- 
nubus angustissimis:  flore  1.30-2.20  cm. 


*  Sotto  questo  titolo  intraprendo  la  pubblicazione  di  una  serie  di 
comunicazioni,  risultati  dello  studio  che  io  vado  facendo  nell'  Isti- 
tuto botanico  di  Roma  sul  ricco  materiale  che  il  prof.  Pirotta  ha 
messo  insieme  per  l'erbario  romano. 


296  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI    ROMA 

Sul  mt.  Viglio  14,  VII,  1891;  a  Trinità  e  mi  Autore  15, 
VII,  1891  (A.  Terracciano  !)  ;  a  Fiumana  presso  Filettino,  VII, 
1888;  alla  Foce  e  a  Camporiano  nei  rat.  Sirabruini,  VI,  1887 
(Martelloni!),  In  Apenninis.  Sul  Cantro  o  Giglio  sopra  Filettino, 
12,  VII,  1856  (Rolli!).  Raccolto  anche  sul  mt.  Vettore,  VII,  1830 
(Sanguinetti  !  non  gli  esemplari  della  stessa  località  del  VI,  37). 
f.  parmilus  (A.  Terracciano!)  Chiov. 

R.  monianus  var.  parmtlus  A.  Terr.  !  in  Herb.  R.  H.  Romani. 

R.  caulibus  gracilioribus,  basi  plerumque  contortis  3-10  cm. 
elatis. 

Sul  mt.  Viglio,  14,  IV,  1891;  sul  mt.  Cotento,  12,  VII,  1891 
(A.  Terracciano!).  Al  piano  di  Caforchietto  sopra  Filettino,  13, 
IX,  1886;  sul  mt.  Cotento,  26,  IX,  1886;  sul  mt.  Viglio  (Baldini!); 
sul  mt.  Viglio  a  Moscosa  e  ad  Obico,  14,  XI,  1886  (Martelloni!). 

Neil'  erbario  Cesati  si  conservano  due  individui  di  questa  va- 
rietà e  precisamente  della  f.  parvulus  a  cui  furon  mandati  per 
la  determinazione  dal  signor  E.  Levier  dal  quale  furon  raccolti: 
«  In  pascuis  alpinis  della  Majella  (sotto  l' ultimo  cono  di  mt.  Amaro 
salendo  da  valle  di  Femminamorta  presso  Grotta  Canuto)  7, 
Vili,  1873.  » 

Il  Cesati  in  apposita  scheda  scrisse: 

«  Cfr.  Boissier,  FI.  orient.,  I,  pag.  40-1.  R.  Villarsii  j3  et  verum 
R.  demissum  (suum  saltem)  et  specimen  nostrum  R.  demissi.  » 

Dalla  descrizione  del  R.  Villarsii  fi  sartorianus  Boiss.  la  no- 
stra pianta  differisce  per  quello  che  già  dicemmo  dell'  avere  le 
foglie  circolari.  Colla  descrizione  del  R.  demissus  la  nostra  pianta 
concorda  in  tutto  salvo  che  ha  i  carpelli  evidentemente  ca- 
renati. 

Nello  stesso  erbario  Cesatiano  si  conserva  pure  un  esemplare 
d'  una  forma  del  R.  gracilis  Schl.  del  Vallese  raccolto  dal  Sud- 
der  che  si  avvicina  al  nostro  per  le  incisure  delle  foglie  pro- 
tratte fin  quasi  all'  inserzione,  ma  ne  differisce  per  la  gracilità 
di  tutta  la  pianta,  per  le  lacinie  acute,  ecc. 

Molti  autori  o  danno  come  specie  distinte  forme  assai  pros- 
sime al  R.  montanus  Wiild.  o  come  varietà  dello  stesso.  La 
forma  tipica  è  assai  frequente  sulle  Alpi  e  sulle  montagne  che 
da  quelle  derivano,  ove  io  stesso  l' ho  ripetutamente  potuto 
raccogliere. 

Le  foglie  nel  tipo  sono  esattamente  pentagonali,  cioè  essendo 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI    ROMA  297 

divise  in  cinque  lobi  e  questi  alla  lor  volta  suddivisi,  le  sud- 
divisioni non  sono  lunghe  come  tutte  le  divisioni  principali. 
Questo  è  il  carattere  più  importante  che  m' indusse  a  separare 
questa  forma  del  vero  R.  montanus  Willd.  en.  hort.  Ber., 
pag.  598. 

A  prima  vista  potrebbe  sembrare  il  R.  gracilis  Schl.,  Cai.  1815, 
che  il  Gaudin,  FI.  helv.,  Ili,  pag.  540,  con  molta  ragione  aggiunge 
al  R.  montanus;  ma  se  ne  distingue  perchè  la  forma  Schlei- 
cheriana  ha  le  foglie  radicali  spesso  solo  3-fide,  sempre  con  la- 
cinie più  strette  ed  acute;  e  pel  caule  gracile  spessissimo  quasi 
cascante.  Di  questa  forma  ho  potuto  esaminare  esemplari  non 
dubbi  nell'erbario  generale  di  questo  Istituto  botanico  di  Roma, 
ed  io  r  ho  più  volte  raccolta  sulle  Alpi  Ossolane  e  Vallesane. 

La  var.  tenellus  Gaud.,  loc.  cit.,  non  è  che  una  forma  sten- 
tata e  nascente  nei  luoghi  molto  elevati  e  quindi  locale. 

Nel  Prodr.  fi.  Msp.  di  AVillk.  e  Lang.,  Ili,  pag.  936,  si  danno 
di  questa  specie  quattro  varietà  che  tutte  differiscono  dalla  no- 
stra pianta  per  avere  le  foglie  radicali  pentagonali. 

Nella  Syyi.  pi.  vaso.  mi.  Pollini  in  Annuario  R.  I.  B.  Ro- 
mano, 1889-90,  pag.  64,  del  sig.  N.  Terracciano  è  data  una  va- 
rietà sotto  il  nome  di  h  Pollinensis. 

L' affinità  del  mt.  Pollino  colla  parte  dell'  Appennino  ove  la 
nostra  pianta  cresce  potrebbe  far  supporre  che  questa  o  quella 
possa  venire  ridotta:  invece,  dall'  ispezione  degli  esemplari 
autoptici  donati  dall'autore  all'erbario  generale,  mi  pare  si 
tratti  di  cosa  ben  diversa  dal  R.  montanus  Willd.  et  Auct.  e 
che  si  debba  piuttosto  porre  vicino  al  R.  adimcus  DC.  per  la 
forma  delle  foglie,  del  tricoma  e  specialmente  del  rostro  e  lo 
denomino  R.  Pollinensis  (N.  Terracciano)  Chiov.  ' 


*  R.  Pollinensis  CLiov. 

B.  montanus  b  Pollinensis  N.  Terracc.  !  Syn.  pi.  vaso.  mt.  Pollini 
in  Ann.  R.  I.  B.  Romano,  1889-90,  pag.  64. 

R.  rhizomate  horizontali  vel  obliquo,  crassinsculo  fibris  crassis 
subsimplicibus,  fuscis. 

Caulibus,  simplicibus,  usque  ad  40  cm.  longitudinis  metientibus 
teretibus  foliis  uno-duobus.  Foliis  radicalibus  longissime  peduncu- 
latis,  pedunculo  5-7  °*  limbo  lougiori  pilis  stricte  adpressis  hirtis 
limbo  subrotundo  3-5  partito,  lobis  cuneato-rliomboideis  apice  prò- 


298  ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   KOMA 

Questa  nuova  specie  (che  a  mio  parere  sarebbe  piuttosto  da 
considerare  come  una  varietà  del  R.  aduncus  DC.)  differirebbe 
dalla  nostra  pianta  per  i  seguenti  caratteri  :  Il  fusto  è  robustis- 
simo, alto  20-30  cm.,  sempre  unifloro:  la  sommità  del  peduncolo 
fiorale  é  perfettamente  cilindrica:  il  toro  è  scarsamente  peloso 
e  solo  alla  sommità:  tutta  la  pianta  é  sparsa  di  peli  bianchi  più 
0  meno  appressati. 

Non  posso  dire  nulla  di  positivo  intorno  alla  differenza  dalle 
numerose  specie  create  intorno  al  R.  montanus  dai  sig.  Jordan 
e  Schur,  mancandone  gli  esemplari  autentici.  Il  R.  montanus 
di  Tenore,  per  ciò  che  mi  risulta  dall'ispezione  di  un  suo  esem- 
plare dell'  erbario  di  Sanguinetti  a  cui  fu  mandato  dal  Tenore 
stesso  e  conservato  nell'erbario  generale  dell'Istituto  di  Roma, 
appartiene  assolutamente  alla  nostra  varietà. 


funde  3-5  fidis,  laciniis  lanceolatis  obtusiusculis,  undique  sed  subtus 
praecipue  pilis  adpressis  lutescentibus  hirsutis,  sinubus  acutis  se- 
paratis.  Foliis  caulinis  1-2  plerumque  3-partitis  partitionibus  lan- 
ceolatis, ad  apicem  longe  atteuuatis  interdum  dentibus  1-2  praeditis. 
Pedicellis  perfectissime  teretibus  nunquam  etiam  in  fructu  striati, 
bisutis  pilis  stricte  adpressis.  Corolla  non  vidi.  Calice  refiexo,  se- 
palis  ovatis,  concavis,  marginibus-scarioris,  lutescentibus,  hirsu- 
tis pili*-  adpressis.  Staminibus  luteis  anteris  longitudine  tripla  la- 
titudinis,  apice  muticis.  Carpellis  subellipticis,  convexiusculis, 
marginibiis,  carina  evidenti  quanquam  parva  munitis,  glaberrimis, 
laevibus,  rostro  '/j  carpelli  longo,  apice  revoluto. 

In  pascuis  montosis  Calabriae  Piano  di  Pollino,  Vili,  1886;  al  Dol- 
cedorme,  VII,  1886  (N.  Terracciano  !). 

Mi  pax-e  forma  ben  distinta  da  tutte  le  altre  del  R.  montanus^ 
Villarsii,  aduncus,  Gouani,  gracilis,  ecc.,  per  i  sepali  muniti  di  mar- 
gini, colorati,  giallastri,  subscariosi,  larghi  iìno  a  2  mm.  Nel  R.  aura- 
siacus  Pomel  i  sepali  presentano  questo  carattere  ;  ma  la  pianta  del 
Terracciano  se  ne  distingue  per  la  forma  delle  lacinie  fogliari  e 
specialmente  per  la  forma  della  foglie  caulinari. 

Dal  R.  aduncus  Gren.  Godr.,  cui  è  vicina  più  che  ad  alcun' altra 
specie,  oltre  che  per  la  scariosità  dei  sepali  più  larga,  differisce  per 
le  antere  lungha  4  volte  la  lavgezza  e  per  la  maniera  di  divisione 
delle  foglie. 

var.  minor  Chiov. 

R.  montanus  N.  Terracc.  !  FI.  poli,  syn.,  pag.  66  non  Willd. 

R.  caulibus  8-15  cm.  elatis:  foliis  4-6  cm.  diametri,  laciniis  obtu- 
siusculis: flore  2-3  cm.  diametri,  foliis  caulinis  plerumque  2,  3-fidis, 
laciniis  angustia. 

Schiena  di  Pollino,  VIII,  1885  (N.  Terracciano!). 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI    ROMA  299 

Ranunculus  neapolitanus  Ten.! 

R.  neapolitanus  Ten.!  Syll.  fl.  neap.  app.,  V,  pag.  15;  Bert.,  FI. 
it.,  V,  pag.  556;  Sang.!  Prodr  fi.  rom.,  pag.  419;  Nym.,  Consp., 
pag.  12;  Are,  Comp.  it.,  pag.  13;  Ces.!  Pass. Gib.,  Comp.  it.,  pag.  880. 

R.  palastris  Griseb.,  FI.  europ.,  pag.  15  p.  p.  !  non  L. 

11  Sanguinetti,  loc.  cit.,  descrive  la  specie,  ma  non  dice  nes- 
suna località  in  cui  essa  sia  stata  rinvenuta.  Di  tutti  gli  altri 
autori,  eh'  io  mi  sappia,  nessuno  fin'  ora  l'ha  data  dell'Agro  ro- 
mano, in  cui  si  trova  ed  é  forse  più  diffusa  di  quello  che  si 
crede. 

Nell'erbario  romano  si  conservano  esemplari  raccolti  dal 
dott.  A.  Terracciano  nei  dintorni  del  promontorio  Circello,  dal 
piano  d'Orlando  al  Telegrafo,  19,  V,  1888;  da  S.  Felice  alla 
Mola,  12,  V,  1888;  nella  Macchia  Giacchetti,  18,  V,  1888.  E  nel- 
r  erbario  generale  a  Pizzoli,  1828  (Herb.  Mauri,  legit  D.  Cec- 
chetti!):  Villa  Borghese,  VI  e  IV,  1830  (Sanguinetti). 

Gli  esemplari  dell'  isola  di  Creta  a  Kissomos,  2,  V,  1884  (Re- 
verchon  !)  come  pure  quelli  d'Istria  raccolti  dal  Tommasini! 
corrispondono  perfettamente  alle  nostre  piante. 

Oltre  a  questi  esemplari  ch'io  ritengo  tipici,  corrispondendo 
essi  perfettamente  agli  autoptici  Tenoreani  dell'  erbario  Sangui- 
netti  e  di  quello  Cesati,  se  ne  conserva  uno  nell'erbario  ro- 
mano che  di  gran  lunga  se  ne  scosta,  mostrando  in  sé  non  dubbi 
segni  d' ibridismo. 

La  pianta  è  assai  meno  pelosa  ed  i  peli  che  ha  sono  bianchi 
e  non  appressati  come  nel  vero  R.  neapolitanus,  ma  patenti  e 
spesso  nei  picciuoli  e  nella  base  dei  fusti  quasi  reflessi. 

L'esemplare  è  unico  e  per  di  più  non  ha  i  frutti  maturi; 
però  la  forma  del  pistillo  mi  pare  sia  quella  del  R.  neapolita- 
nus: le  fibre  radicali  non  sono  cosi  fortemente  ingrossate,  ma 
molto  meno,  quantunque  lo  siano  evidentemente. 

Sospetto  assai  che  si  tratti  di  qualche  ibrido  del  R.  Sar- 
dous  X  neapolitanus,  ma  non  posso  asserirlo  per  la  mancanza 
di  materiale;  corrisponde  per  altro  sufficientemente  bene  alla 
descrizione  che  il  Presi  {Delie,  vrag.,  pag.  9)  dà  di  un  suo 
R.  pratensis,  di  cui  vedi  Freyn  in  Flora,  1880,  serie  li, 
voi.  XXXVU,  n.  13,  pag.  215. 


300  ADUNANZA   DELLA    SEDE    DI    ROMA 

Per  il  calice  reflesso  ed  i  peli  bianchi,  patenti,  si  avvicine- 
rebbe pure  al  R.  Aleae  Willk.,  da  cui  però  differisce  per  le 
foglie  radicali,  che  hanno  la  fogliolina  mediana  assai  più  breve- 
mente picciolettata,  e  spesso  confluente  colle  due  laterali,  per 
la  form.a  dello  stelo,  per  il  bulbo  radicale  quasi  perfettamente 
nullo  come  è  appunto  nel  R.  neapoliianus. 

V  unico  esemplare  fu  raccolto  dal  dott.  A,  Terracciano  al  Te- 
staccio  in  Roma,  15,  V,  86. 

Ranuncdlus  Aleae  Willk. 

R.  buWosiis  Auct.  fi.  tnerìd.  praec.  medit  max.  parte. 

R.  monspeliacus  Alea  pi.  exsicc.  non  L.  fide  Willk. 

R.  Aleae  Willk.,  Pug.  pi.  nov.  in  Linnaea,  1859,  XXX,  pag.  84; 
Willk.  et  Lange,  Proclr.  fi.  hisp..  Ili,  pag.  931;  Amo,  FI.  iber.,  VI, 
pag. 718;  Willk.,  Illustr.  /?.  Hisp.  et  Bai.,  I,  pag.  101,  tab.  LXIII,  f.  B  ; 
Rouy,  Bull.  soc.  ì)ot.  frang.,  18S1,  XXVIII,  pag.  64;  Timb.-Lagr., 
FI.  Comi),  in  Rev.  de  Bot.,  1892,  X,  pag.  27.  Baenitz.!  Herh.  europ.; 
Terracc!  Contr.  fi.  Rom.  in  Nuovo  Giorn.  bot.  it.,  1891,  XXIII, 
pag.  498-9,  500. 

R.  bulbosus  var.  meridionalis  Levier!  Herb.  etrusc.  exsicc; 
Terracc!  Contr.  fi.  Rom.  in  Nuovo  Giorn.  bot.  it.,  1891,  XXIII, 
pag.  499. 

R.  bulbosus  B  napulosus  Caldesi,  FI.  fav.  tent.  in  Nuovo 
Giorn.  bot.  ital.,  XI,  1879,  pag.  327;  Bolzon,  App.  fi.  trev.  in 
Bull.  Soc  bot.  ital.,  1892,  pag.  264. 

R.  neapoliianus  Ces.!  hef^b.  quaed.  pi.  florentina. 

R.  dense  et  undique  albo-pilosus,  pilis  patentibus,  rarissime 
subglabro;  basi  bulbosus,  fibris  radicalibus,  simplicibus,  napifor- 
mibus,  crassis  ad  apicem  abrupte  acuminatis.  Foliis  radicalibus 
longiuscule  petiolatis,  imis  brevius  ;  omnibus  3-natis,  foliolis 
rhombeo-ovatis,  dentato-laciniatis,  interdum  profunde  incisis 
dentibus  acutiusculis  vel  obtusis,  foliolo  medio  semper  longe  pe- 
tiolulato,  petiolulo  quandoque  ut  limbo  longo. 

Caule  crasso  erectissimo,  plerumque  recto;  fìstuloso,  sulcato. 
Foliis  caulinis  radicalibus  simillimis.  Floribus,  numerosis,  raro 
paucis,  rarissimae  plantae  uniflorae,  speciosis  aureis  usque  2  cm. 
diametri  attingentibus;  petalis  aureis,  partem  inferiorem  dimi- 
diam  ad  unguem  macula  nititente  coloratiori  pictis,  apice  vix 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI    ROMA  301 

ne  vix  emarginatis;  sepalis  patentibus  hirtis,  luteolis,  nervosis 
sed  nunquam  marginibus  scarioris.  Staminibus  aureis  gyneceura 
viridem  aequantibus.  Carpellis  ellipticis  basi  vix  angusta! is,  la- 
teribus  planis,  rostro  \\  longitudinis  akenii  longo  laeve  arcuato, 
margine  dorsali  anguste  carinato. 

È  specie  propria  dell'  Europa  meridionale  e  specialmente  della 
regione  mediterranea,  e  comune  in  tutta  l'Italia  come  mi  ha 
potuto  provare  l' ispezione  dell'  erbario  generale  di  questo  Isti- 
tuto ed  il  mio  privato  in  cui  si  trovano  esemplari  da  me  raccolti 
nel  Canton  Ticino  a  Locamo,  in  Val  Ganna,  nel!'  Ossola  sul 
monte  Calvario,  ecc. 

Dal  R.  ìJuWosus  L.  tipico,  che  è  comune  nelle  pianure  dell'Eu- 
ropa centrale  e  in  Italia  piuttosto  nei  luoghi  montuosi,*  il 
i?.  Aleac  si  distingue  per  essere  pianta  molto  più  sviluppata  e 
quasi  sempre  lanuginosa:  per  le  fibre  radicali  sempre  tutte  na- 
piformi  molto  più  grosse  e  pei  fusti  generalmente  più  ramosi, 
sempre  eretti,  mentre  nel  buWosus  sono  alla  base  sdraiati  e 
quindi  arcuato-ascendenti:  pei  picciuoli  e  fusti  con  peli  quasi 
reflessi  e  non  eretto-patenti  od  orizzontali:  per  la  lamina  delle 
foglie  radicali  colla  fogliolina  mediana  più  brevemente  picciolet- 
tata  spesso  sessile;  e  per  1  seni  ottusi  sempre,  mentre  nel  pul- 
bosiis  spessissimo  sono  acuti. 

Nel  biclbosus  gli  achenii  sono  lenticolari  con  rostro  diritto 
lungo  ';,  dell'  achenio  con  margine  dorsale  strettamente  care- 
nato e  le  foglie  un  po'  convesse. 

I  signori  Willkomm  e  Lange  distinguono  le  seguenti  varietà  : 

^  DENTATUS  Freyn. 

R.  Aleae  j3  dentatus  Freyn  in  Willk.  et  Lang.,  Prodr.,  III,  931  ; 
Willk.,  IllHStr.,  I,  tom.  LXIV,  fase.  II,  1-3. 

Questa  varietà  non  è  che  una  forma  di  passaggio  tra  la  var. 
genuinits  Freyn.  e  la  y  laciniatus  Freyn.  Qui  nell'Agro  romano 
si  trova  promiscuamente  mista  colla  forma  genumus. 

7  LACINIATUS  Freyn. 

R.  Aleae  y  laciniaius  Freyn  in  Willk.  et  Lang.,  loc.  cit.  ; 
Willk.,  Illustr.,  I,  pag.  102,  tom.  LXIV,  fase.  III. 


'  Ne  ho  potuto  studiare   esemplari   bellissimi    nell'  erbario    Cesa- 
tiano  provenienti  dall'  Austria,  Germania,  Inghilterra,  ecc. 


302  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   ROMA 

La  si  trova  diffusa  qua  e  là  promiscuamente  colle  due  va- 
rietà precedenti  e  colla  seguente.  ' 

d  MULTiFLORUS  Freyn. 

R.  Aleae  S  muUiflorus  Frej^n.  in  Willk.  Lang.,  loc.  cit.;  Lev. 
Somm.,  Add.  fi.  Etr.  in  Nuov.  Giorii.  bot.  ital.,  1891,  voi.  XXIII, 
pag.  246. 

Predilige  più  di  ogni  altro  luogo  i  prati  dei  colli,  ma  è  co- 
munissimo. 

f  ALPESTRIS  Willk. 

R.  Aleae  s  alpestris  Willk.,  Ilhistr.,  I,  tom.  LXIV,  fase.  I. 

Neil'  erbario  romano  esiste  un  solo  esemplare  di  questa  forma 
a  cauli  umili  uniflori  raccolto  dal  dott.  A.  Terracciano  sul  monte 
Gennaro. 

Io  posso  aggiungervi  la  seguente. 

e  GLABRESCENS  ChiOV. 

Tota  pianta  pilis  raris  induta:  floribus  paucioribus  longius 
pedunculatis.  Forma  intermedia  inter  R.  Aleae  et  R.  bulbosus. 

Gli  esemplari  raccolti  ad  Anzio  e  Nettuno,  10,  V,  1888  (Pi- 
rotta!);  a  Cineto  Romano,  13,  V,  1891  (Pir.  Terr.!),  segnano  un 
principio  di  transizione  che  si  accentua  di  più  in  un  esemplare 
raccolto  a  S.  Paolo,  6,  V,  1888  (Pirotta!);  finché  un  esemplare 
raccolto  sul  monte  Gennaro,  6,  VI,  1891  (A.  Terracc!)  segna 
perfettamente  il  punto  intermedio  tra  le  due  specie,  avendo  tutto 


*  f.  monfanus  Chiov. 

R.  hulhosus  Carest.  !  in  herb.  Cesati! 

R.  radicibus  omnibus  vix  carnosulis,  per  totam  longitudinem  fìbril- 
lis  tennis  brevibusque  tectis  :  bulbo  pai'vo  :  foliis  ternatis  foliolis 
profunde  et  irregulariter  laciniatis  ;  medio  petiolulo  limbi  dimidium 
acquanti.  Pianta  pilis  patentissimis  subflavescentibus  tecta.  Flores 
permagnis  1-3,  calyce  in  anthesi  reflex©  :  foliis  floralibus  summis 
multifidis. 

Dintorni  di  Riva  in  Valsesia  (Carestia!). 

Dintorni  di  Susa  alla  Brunetta  (Cesati!). 

Differisce  dal  la:iniatus  Freyn  tipico  per  le  radici  assai  meno  car- 
nose, pel  bulbo  più  piccolo  e  per  il  peziolulo  mediano  nelle  foglie 
radicali  un  po'  più  breve. 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI    ROMA  303 

l'aspetto,  il  colore  e  l' indumento  del  R.  bulbosics  L.,  ma  i  pe- 
duncoli e  le  radici  del  R.  Aleae.  ' 


Il  prof.  Pirotta  presenta  infine  i  seguenti  : 

TRE  CASI  TERATOLOGICI.  PER  IL  PROF.  R.    PIROTTA. 

1°  In  alcune  piante  di  Urtica  membranacea  le  infiorescenze 
che  si  svolgono  dall'  ascella  delle  foglie  fiorali  inferiori  si  sono 
saldate  due  a  due  per  il  tratto  di  tutta  la  lunghezza  del  pedun- 
colo e  di  porzione  della  parte  fertile,  rimanendo  per  il  restante 
tratto  (circa  due  terzi  della  lunghezza  totale)  libere.  La  salda- 
tura è  fatta  in  modo,  che  la  dorsiventralità  della  porzione  sal- 
data è  molto  più  accentuata  che  non  quella  della  porzione  li- 
bera. Il  prof.  Pirotta  espone  delle  considerazioni  suggeritegli 
dallo  studio  di  questa  anomalia  intorno  la  struttura  e  la  mor- 
fologia delle  infiorescenze  delle  specie  del  genere  Urtica. 

2°  Il  fusto  di  una  specie  di  Dioscorea  indeterminata  che  vive 
neir  Orto  botanico  di  Roma  presentò  nello  scorso  anno  un  caso 
interessante  di  torsione  e  di  fusione  di  alcuni  rami.  La  fusione 
è  per  certi  tratti  cosi  completa,  che  il  ramo  di  tal  maniera  pro- 
dotto, salvo  le  maggiori  dimensioni,  ha  l'aspetto  esteriore  di  un 
fusto  normale  :  per  altri  tratti  é  tale,  che  lascia  manifestamente 
distinguere  i  due  rami  fusi.  Alcuni  rami,  dopo  essersi  fusi  e  di 
nuovo  separati,  si  tornano  a  fondere.  Il  prof.  Pirotta  mostra  le 
variazioni  considerevoli  portate  nella  disposizione  fillotassica  da 
queste  profonde  alterazioni  dell'asse  del  germoglio. 

3°  In  una  seminagione  di  Fave  un  seme  germogliando  pre- 
sentò fuori  del  suolo  due  assi  epicotilei,  sotto  il  suolo  però  una 
sola  radice  primaria.  I  cotiledoni  non  erano  stati  sollevati  in 
alto  e  dei  due  fusticini  l'uno  era  un  po'  più  sviluppato  e  ro- 
busto e  corrispondente  per  posizione  a  quello  normale,  l' altro 
più  gracile  e  un  po'  più  corto  usciva  tra  i  cotiledoni  e  il  punto 


'  Credo  che  sia  inedita  una  varietà  del  R.  hulbosus  Li.  tipico  bel- 
lissima che  si  conserva  nell'erbario  Cesatiano  sotto  il  nome,  di 
R.  hulbosus  f.  stricta  Ces.  !  da  lui  raccolto  a  Milano,  21,  V,  1840. 
Differisce  per  avere  cauli  ramosi  coi  rami  uniflori  e  tutti  parallela- 
mente tra  loro  eratti  e  quasi  fastigiati. 


304  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

d' inserzione  di  questi  sul  primo.  A  primo  aspetto  sembrerebbe 
trattarsi  di  un  caso  di  poliembrionia;  ma  la  presenza  di  un 
solo  paio  di  cotiledoni  normali  e  di  una  sola  radice  primaria, 
e  la  posizione  relativa  dei  due  germogli  mostra  che  si  ha  a 
fare  collo  sviluppo  di  una  gemma  all'ascella  di  uno  dei  cotile- 
doni, caso  che,  a  quanto  pare,  non  è  molto  frequente. 

Esaurite  le  comunicazioni  è  levata  la  seduta. 


SEDE  DI  FIRENZE. 
Adunanza  dell' 8  aprile  1892. 

11  Presidente  Arcangeli  aperta  l'adunanza  prende  la  parola  per 
commemorare  nei  seguenti  termini  la  perdita  del  Socio  prof.  Ago- 
stino Todaro  : 

«  Agostino  Todaro  nacque  in  Palermo  il  14  giugno  1818.  Quan- 
tunque egli  si  fosse  principalmente  dedicato  alle  scienze  giuridiche, 
non  tardò  a  manifestare  una  speciale  inclinazione  per  gli  studi  bo- 
tanici, che  coltivò  con  amore,  e  nei  quali  ben  presto  si  distinse. 

«  In  seguito  ai  suoi  meriti,  chiamato  all'insegnamento  della 
Botanica  nella  R.  Università  di  Palermo  ed  alla  direzione  dell'Orto 
botanico  di  quella  città,  continuò  a  coltivare  con  pari  successo  e 
con  1'  ammirazione  di  tutti  le  scienze  del  Diritto  e  la  Botanica, 
onde  fu  ad  un  tempo  eminente  botanico  e  giureconsulto.  Egli  pub- 
blicò numerosi  lavori  che  valsero  non  solo  ad  illustrare  la  Flora 
siciliana,  ma  contribuirono  pure  efficacemente  al  progresso  degli 
studi  fitografìci  nella  nostra  penisola.  Oltre  le  numerose  pubbli- 
cazioni sulle  piante  siciliane  e  le  sue  exsiccata,  meritano  di  essere 
ricordati  i  suoi  scritti  sulle  piante  coltivate  nel  R.  Orto  di  Palermo, 
i  suoi  lavori  sui  Cotoni,  ed  il  suo  Hortus  hotanicus  panormttanus, 
opera  di  pregio  singolare  per  la  ricca  serie  di  nuove  specie  che  vi 
sono  descritte  e  figurate,  alla  quale  dette  principio  nel  1876,  e  che 
continuò  a  pubblicare  fino  alla  sua  morte.  Ad  attestare  inoltre  de- 
gli alti  suoi  meriti  valgono  pure  le  onorificenze  a  lui  tributate,  il 
genere  Todaroa  a  lui  dedicato  da  Parlatore  e  le  numerose  specie 
fregiate  del  suo  nome. 

<  Di  sentimenti  altamente  liberali,  e  di  rara  modestia,  egli  ebbe 
a  disimpegnare  uffici  ragguardevoli  nella  sua  Palermo,  e  nel  1879 
fu  nominato  Senatore.  Egli  fu  pure  socio  promotore  e  fondatore  di 
questa  nostra  Società. 


ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  305 

«  All'  elevatezza  dell'  ingegno  egli  accoppiò  singolare  acutezza  nel- 
r  osservare,  e  fu  di  modi  cortesi,  affettuoso  cogli  amici  e  padre  di 
famiglia  esemplare. 

«  Spirava  in  Palermo  il  18  dell'aprile  decorso  in  mezzo  al  vivo  rim- 
pianto di  tutti  i  suoi  amici  e  di  coloro  che  ne  ammii-arono  le  doti.  » 

L'archivista  Martelli  presenta  i  seguenti  doni  pervenuti  alla  Bi- 
blioteca sociale  : 

Dalla  Società  Botanica  di  Copenhague  :  Botanisk  Tidsskrift  udgi- 
vet  af  den  botaniske  Forening  i  Kjobenhavn  (voi.  18,  fase.  1).  Kjo- 
benhavn  1892.  —  Meddelelser  fra  den  botaniske  Foreningi  Kjoben- 
havn 1891. 

Dalla  Experiment  Station  of  the  Kansas  state  agricultural  Cool- 
lege  Manhattan  (Botanical  departement).  Bullettin  of  the  Kansas  etc. 
N.  22-23.  Topecha  1892. 

Dalla  Scuola  Nazionale  di  Montpellier:  Annales  de  l'Ecole  Natio- 
naie  d'Agriculture  de  Montpellier  (Tome  5«).  Montpellier  1890. 

Dal  prof.  C.  Marangoni  :  Marangoni.  Replica  alle  considerazioni 
e  proposte  del  prof.  Guelfo  Cavanna  intorno  ai  programmi  per  V  in- 
segnamento della  Storia  naturale  nelle  scuole  classiche.  Firenze  1892. 

Dal  prof.  N.  Passerini.  Sulla  quantità  di  rame  che  si  ritrova  negli 
aceti  ottenuti  con  vinaccie  provenienti  da  viti  trattate  con  polti- 
glia cupro-calcica.  Firenze  1892. 

Dal  Samen-Control-Station  di  Vienna  ;  Weinzierl,  T.  Die  qualita- 
tive Beschaffenheit  der  Getredekòrnerente  des  Jahres  1887-88-89  in 
Niederosterreich.  Wien  1888.  —  Die  Untersuchung  der  Samereien 
des  Handels.  AVien  1889.  —  Ergebnisse  der  in  den  Jahren  1888 
und  1889  eingeleiteten  feldmassigen  Futterbau-Versuche  in  Nieder- 
osterreich. Wien  1890.  —  Getreidesameubau-Anstalten  in  Nieder- 
osterreich und  die  Untersuchungsresultate  der  1891  —  er  Ernte. 
Wien  1892.  —  XI  Jahresbericht  der  Samen-Control-Station  der  k.  k. 
Landwirthschafts-Gesellschaft  in  Wien  fiJr  das  Berichtsiahr  1890- 
1891.  Wien  1892.  —  Wirkungskreis  und  Thàtigkeit  der  Samen-Con- 
trol-Station. Wien  1889-90.  —  Verzeichnis  der  publicationen  der  Sa- 
men-Control-Station in  Wien.  Wien  1881.  —  Sakellario  D.  Apparate 
und  Hilfsmittel  zur  Samencontrole.  Wien  1891. 

Il  Presidente  informa  la  Società  di  aver  ricevuto  dal  prof.  Maran- 
goni una  cartolina  nella  quale  questi  dichiara  di  non  essere  stato 
l'autore  dei  programmi  per  le  Scuole  secondarie,  dei  quali  la  Società 
ebbe  ad  occuparsi. 

Viene  letta  da  Martelli  una  lettera  dall'Affrica  del  Socio  Achille 
Terracciano,  il  quale  dà  conto  del  proprio  viaggio  ed  accenna  al  de- 
siderio che  la  Presidenza  della  Società  esprima  al  comandante  della 
R.  N.  Scilla,  cav.  Cassanello,  ringraziamenti  per  il  valido  aiuto  ri- 
cevutone neir  effettuare  le  sue  raccolte,  invitandolo  nell'  interesse 
della  scienza  ad  occuparsi  in  avvenire  delle  raccolte  botaniche  come 
già  fece  di  quelle  zoologiche. 

Bull,  cella  Soc.  hot.  Hai.  20 


306  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

Il  voto  del  Socio  Terracciano  viene  accolto  all'  unanimità  ed  il 
Presidente  accetta  l'incarico  di  scrivere  al  comandante  della  xS'ciVZa. 

Martelli  rende  conto  delle  sue  Osservazioni  critiche  sopra  gli 
Astragali  italiani^  che  per  la  loro  mole  non  possono  trovar  posto 
nel  Bullettino. 

Viene  presentata  la  nota  seguente  del  Socio  Goiran: 


ERBORIZZAZIONI  ESTIVE   ED    AUTUNNALI  ATTRAVERSO 
AI  MONTI  LESSINI  VERONESI.  NOTE  DI  A.  GOIRAN. 

(Continuazione). 

Paronychieae. 

144.  Herniaria  Mrsuta  L.  —  Rara.  AI  piede  dei  muri  a  Olive 
in  Valle  di  Montorio.  Comunissima  invece  H.  glabra  L. 

145.  Sclerantlms  annuus  L.  —  Comune  dal  piano  sino  alla 
zona  subalpina  nei  campi  e  nei  pascoli:  per  esempio  nella  Col- 
lina veronese  sopra  Qmnzano,  nel  M.  Serbavo  e  nel  M.  No- 
vesago  fra  Valpantena  e  Valle  di  Squaranto,  in  Val  d'Adige 
presso  Domegliara,  sopra  i  Tradii  ecc. 

Tamakiscineae. 

146.  Mijricaria  germanica.  L.  —  Nelle  ghiaie  dieW  Adige; 
per  esempio  presso  Verona  a  valle  del  ponte  ferroviario. 

Hypericineae. 

147.  Hypericum  Androsaemum  L.  —  Raro.  Alle  Ferrazze; 
in  Valpantena  nel  Vaio  del  Paradiso  presso  Grezzana  ;  nella 
Valle  dell"  Alpone;  presso  il  Vicentino  S.  Giovanni  Uarione; 
ai  Finetiì,  Figarolo,  Celore  presso  Tregnago  ed  Illasi. 

148.  H.  perforatum  L.  —  Comunissimo.  Colla  forma  tipica  si 
incontra  frequentemente  in  tutta  la  zona  la  varietà  corrispon- 
dente a  H.  veronense  (Sdir.).  Nei  luoghi  elevati,  per  esempio 
in  M.  Malèra,  la  varietà  alpinmn  (Pari.). 

149.  H.  niontanum  L.  —  In  tutta  la  zona  frequentissimo  dal 
piano  alla  zona  subalpina. 

150.  H.  Richeri  Vili.  —  Pascoli  elevati;  presso  Chiesanova, 
Tradii,  S.  Anna  d' Al f aedo  ecc. 


ADUNANZA    DKLLA   SEDE    DI   FIRENZE  307 

151.  //.  Coris  L.  —  Raro.  Lungo  il  sentiero  che  da  Rocca 
Pia  conduce  al  Buso  del  Gatto. 

Si  coltiva  in  qualche  giardino  //.  calijcinum  che  comincia  a 
mostrarsi  sporadicamente  qua  e  là. 

TiLIACEAE. 

152.  Tilia  platyphìjlla  Scop.  —  Luoghi  boschivi  e  selvatici; 
qua  e  là  in  tutta  la  zona:  in  Val  d'Adige  alle  falde  del  M.  Pa- 
stello, Erhezzo,  Chiesanova,  ai  Tradii  ecc.,  ecc.  —  Fruct. 

153.  T.  ubnifolia  Scop.  —  In  tutta  la  zona  nei  luoghi  bo- 
schivi, più  comune  del  precedente  e  forse  in  unione  con  la 
varietà  intermedia  (Heyn.)-  —  Fruct. 

Malvaceae. 

154.  Malva  Alcea  L.  —  Luoghi  boschivi  in  tutta  la  zona  dalla 
collina  alla  zona  montana  elevata.  Frequentemente  s' incontra 
la  var.  corrispondente  a  M.  Morenii  Pollin.,  per  esempio  a 
S.  Anna  d'Alfaedo,  al  Ponte  di  Veia,  presso  Tregnago  e  Co- 
golo in  Valle  d' Illasi,  a  Vestena,  a  Ronca  ecc.,  ecc. 

155.  Althaea  offìcinalis  L.  —  Lungo  i  fossi  e  le  vie  in  Val- 
pantena,  presso  Caldiero,  S.  Bonifacio. 

156.  A.  cannahina  L.  —  Fossi  e  siepi  dal  piano  alla  zona 
montana  in  tutta  la  regione:  per  esempio  appena  fuori  Porta 
Vescovo  di  Verona  (m.  58)  all'  ingresso  in  Valpantena  ed  a 
Rovere  di  Velo  (m.  843),  Vestena  (m.  510)  ecc.,  ecc.  —  Si  in- 
contra di  frequente  in  unione  alla  varietà  corrispondente  a 
A.  narbonensis  Pourr.,  che  ho  osservato  sopra  Gì'czzana  a 
Romagnano  e  nel  M.  Gazo. 

157.  A.  hirsuta  L.  —  Non  comune.  Lungo  le  strade  ed  il 
margine  dei  campi  presso  Tregnago  nel  M.  Belocca  ed  ai  Fi- 
netti  ;  a  Vestena,  Castelvero  ecc. 

158.  A.  pallida  W.  et.  K.  —  Rara  nella  regione.  Sugli  spalti 
di  Castel  S.  Felice  a  Ve7'0tia,  nel  Castel  di  Montorio  e  sotto  a 
questo  nella  Villa  dell'avvocato  Luigi  Gemma  ove  è  copiosa;  in 
Valle  d' Illasi  a  Badia  Calavena.  —  Forse  inselvatichita  da 
tempo:  porta  il  nome  volgare  di  Rosa  marina. 

Si  incontra  qua  e  là,  fatta  quasi  selvatica,  A.  rosea  Cav.  in 
unione  alla  varietà  corrispondente  ad  A.  SiWiorpii   Boiss.  — 


303  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

È  questa  una  pianta  molto  resistente,  e  si  trova  in  fiore  ad  inverno 
anche  inoltrato  nei  giardini.  Regge  anche  in  zone  assai  elevate, 
avendola  io  osservata  ad  altitudini  superiori  anche  ai  1000  metri. 

159.  HWiscus  Trionum  L.  —  Nella  Collina  veronese  presso  l'ul- 
tima delle  Torri  Massimiliane  in  campi  aridissimi  e  con  esem- 
plari nani  affatto  :  nel  M.  Cucco,  a  Loirago,  nel  M.  Gazo  sopra 
Grezzana;  ai  Menegai,  Prà  delV Acqua,  Serbaro  \erso  la  Valle  eli 
Squaranto  ecc.  e  quindi  sino  a  toccare  altitudini  d'oltre  500  metri. 

Nella  regione  si  incontra  qua  e  là,  quasi  fatto  selvatico,  H.  sy- 
-riacus  L.:  per  esempio  in  Valpantena  presso  Mar  zana,  ed  in 
altri  luoghi. 

Geraniaceae. 

160.  Geranium  sanguineum  L.  —  Luoghi  selvatici  dalla  col- 
lina a  tutta  la  zona  montana. 

161.  G.  phaèiim  L.  var.  lividiun  Koch.  —  Prati  della  zona 
montana. 

162.  G.  inisillum  L.  —  Muri,  siepi,  luoghi  rupestri:  in  Val- 
pantena presso  Grezzana  (m.  165),  nel  M.  Masua  (m.  923),  a 
Roccapia  (m.  1229)  ecc. 

163.  G.  rotundifolìum  L.  —  Lungo  le  siepi  e  le  vie,  nei 
muri  ecc.  Presso  Grezzana  in  Valpantena,  nella  Valle  di  Squa- 
ranto, presso  Avesa,  in  Valpolicella  ecc. 

164.  G.  liicidum  L.  —  Luoghi  umidi  nel  Vaio  dell'Anguilla, 
e  fra  le  rupi  al  Corno  d'Aquilio  (m.  1546)  ecc.,  ecc.:  però  non 
comune. 

165.  G.  nodosum  L.  —  Luoghi  selvatici  della  zona  montana. 

166.  Impatiens  Noli-tangere  L.  —  Luoghi  erbosi  umidi  sotto 
ai  Covoli  di  Velo  presso  la  Contrada  Torneri. 

167.  Oxalis  Acetosella  L.  —  Luoghi  selvatici  nel  Vaio  del- 
l'Anguilla, ai  Tradii,  Rovere  di  Velo  ecc.  —  Fruct. 

168.  0.  strida  L.  —  Luoghi  ombrosi,  lungo  i  fossi,  ortaglie, 
nelle  parti  basse  di  tutta  la  zona. 

169.  0.  corniculata  L.  —  Muri,  luoghi  coltivati,  lungo  le  strade 
in  tutta  la  zona:  tocca  altitudini  comprese  fra  360  m.,  per  esem- 
pio Romagnano  sopra  Grezzana,  e  728  m.,  per  esempio  Cerro.  — 
Nelle  ortaglie  di  Verona  si  trova  la  var.  purj^urea  Pari. 

170.  Linwn  nodiflorura  L.  —  Raro.  Nei  campi  coltivati  a 
Mezzane  di  sopra  (15  settembre  1892)  ;  presso  Mezzane  è  stato 


ADUNANZA    DELLA    SEDE    DI   FIRENZE  309 

pure  raccolto  da  Caro  Massaiongo.  Questa  bella  specie  sembra 
scomparsa  dalla  Valdonega  nella  collina  veronese,  ove  era  stata 
indicata  da  Segaier. 

171.  L.  gallìcum  L.  —  Pascoli  secchi:  sopra  Quinzano,  al 
Castel  di  Montorio,  nel  M.  Cavolo  sopra  Grezzana,  a  Centro  ecc. 

172.  L.  viscosum  L.  —  Luoghi  rupestri  e  selvatici  a  Velo, 
presso  Giazza  ecc. 

173.  L.  tenuìfoUum  L.  —  Luoghi  aridi  sassosi  in  tutta  la  regione 
nella  zona  della  collina  e  nella  montana;  penetra  nella  subalpina. 

174.  L.  catharticum  L.  —  Prati,  pascoli,  luoghi  boschivi  in 
tutta  la  regione  sino  alla  zona  alpina. 

175.  L.  usitatissìmuni  L.  —  L'  ho  trovato  coltivato  in  qual- 
che luogo,  per  esempio  a  Spredino  di  Grezzana,  ed  a  Campo- 
strin  presso  Sant"  Anna  d" Al f aedo  ecc.:  ma  si  incontra  fatto 
selvatico  in  più  punti;  alla  Cà  del  Bosso  presso  i  Bertasi  (Breo- 
nio),  a  Fané  nell'alta  Valpolicella,  a  S.  Francesco,  a  Rovere 
di  Velo,  presso  Tregyiago  ecc. 

176.  L.  alpinum  L.  =  L.  narbonense  Pollin.,  FI.  ver.  non  L.  — 
Pascoli  e  luoghi  selvatici  elevati;  per  esempio  in  M.  Maiella. 

Rdtaceae. 

177.  Tribulus  terrestìHs  L.  —  Lungo  le  vie  e  nei  campi  nei 
■dintorni  di  Verona. 

178.  Ruta  graveolens  L.  —  Muri  e  luoghi  rupestri;  certa- 
mente inselvatichita.  Nella  città  stessa  di  Verona  a  S.  Giovanni 
in  Valle;  nella  Collina  veronese  in  Valdonega  ecc.;  a  Prà 
delV Acqua  verso  il  Vaio  di  Squaranto;  presso  Tregnago  ecc. 

179.  Dictamnus  albus  L.  —  Luoghi  selvatici  e  rupestri;  in 
Val  d'Adige  nel  M.  Pastello  e  Pastelletto,  nel  Colle  delle  Un- 
gherine,  nel  Vaio  dell"  Anguilla,  neWdi  Valle  di  Squaranto,  nella. 
Valle  d^  Illasi  ecc. 

Anagardiageae. 

180.  Pistacia  TereMnthus  L.  —  Luoghi  rupestri  in  Valpoli- 
cella, in  M.  Novesago  verso  la  Valle  di  Squaranto,  in  Valle  di 
Mezzane  ecc. 

181.  Rhus  Cotinus  L.  —  Luoghi  rupestri  della  collina  e  della 
zona  montana  in  tutta  la  regione.  —  Fruct.  —  Vanamente  ho 


310  ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

cercato  R.  loriceria  in  Val  d'Adige  alle  falde  di  M.  Pastello 
ove  é  stato  indicato  da  Moreni.  —  Si  incontra  sporadico  R.  Tij- 
phìnum.  —  É  quasi  inselvaticliito  Ailanthus  glandulosa. 

Rhamnaceae. 

182.  Evonijmus  latifolius  Scop.  —  Raro.  Luoghi  boschivi  r 
nella  Valle  di  Squaranto  al  principio  del  sentiero  che  conduce 
a  Casale  di  sotto,  e  presso  S.  Bartolommeo  Tedesco.  —  Fruct. 

183.  Ilex  AquifoUwn  L.  —  Luoghi  selvatici  al  principio  della 
Valfredda  al  passo  della  Sega;  tra  CorMolo  e  Chiesanuova ; 
nel  M.  Belocca  sopra  Tregnago  :  nella  Valpantena,  forse  acci- 
dentalmente, a  Marcili,  ove  se  ne  trova  una  pianta  in  un  muro. 

184.  Rhamnus  catharticus  L.  —  Luoghi  boschivi  della  zona 
montana  in  tutta  la  regione.  —  Fruct. 

185.  R.  saxatilis  L.  —  Luoghi  rocciosi  dalla  collina  alla  zona 
subalpina.  —  Fruct. 

186.  R.  pumila  L.  —  Fessure  delle  rupi:  ovunque  al  disopra 
degli  800  metri  di  altitudine. 

187.  R.  Frangula  L.  —  Nel  mese  di  settembre  ho  trovata 
piante  in  fiore  in  una  siepe  appena  fuori  di  Porta  Vescovo. 

In  Verona  a  S.  Giovanni  in  Valle  e  nel  Giardino  Giusti, 
presso  Lavagne  ecc.  ho  osservato  individui  affatto  inselvatichiti 
di  R.  Alaternus  L. 

188.  ZizijpUus  saliva  Gaertn.  —  Nella  Collina  veronese  sopra 
Quinto  di  Valpantena  ecc.  —  Raramente  fruttifica. 

189.  Paliurus  australis  Gaertn.  —  Siepi  nella  Collina  vero- 
nese, nella  Valpantena  ecc.  —  Si  trova  in  fiore  anche  ad  au- 
tunno inoltrato. 

190.  Vitis  vinifera  L.  —  Luoghi  selvatici  e  boschi  della  col- 
lina e  della  zona  montana  in  tutta  la  regione.  —  Fruct. 

Sapindaceae. 

191.  Acer  Pseudoplatanus  L.  —  Boschi  nella  zona  montana 
elevata  e  nella  subalpina  della  intera  regione.  —  Fruct. 

192.  Staphijlea  pinnata  L.  —  Rara.  Boschi  e  luoghi  selvatici 
presso  Cogolo  in  Valle  d' Illasi.  È  indicata  da  Ciro  Pollini  presso 
Caldiero,  ma  io  non  mi  sono  mai  imbattuto  in  essa. 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  311 


Si  dà  lettura  del  seguente  : 

CONTRIBUTO    ALLA    FLORA    DELL'  ELBA.    PEL    DOTTOR 
P.  BOLZON. 

In  alcune  brevi  note,  inserite  nella  Riv.  IL  di  Scienze  Natu- 
rali di  Siena,  ho  riferito  il  risultato  di  parecchie  erborazioni 
da  me  fatte  all'  Elba,  nelle  quali  figurano  una  sessantina  di  spe- 
cie nuove  per  essa,  di  cui  almeno  metà  nuove  per  1'  Arcipelago 
Tospano  e  due  anche  per  la  Toscana.  ' 

Ora,  mentre  mi  occupo  anche  di  crittogame,  campo  all'Elba 
fin' ora  inesplorato  o  tutt'al  più  appena  sfiorato,  mano  amano 
che  allargo  le  mie  ricerche  vado  trovando  altre  novità  in  fatto 
di  fanerogame,  che  credo  non  inutile  comunicare  ai  colleghi 
della  Società  botanica  italiana. 

Mesembri/anihemum  acinaciforme  L.  Ho  notato  fin  dall'anno 
scorso  questa  splendida  Ficoidea,  indigena  del  Capo  di  Buona 
Speranza,  frequentemente  inselvatichita  nei  colli  presso  Porto- 
ferraio;  sono  sua  stazione  i  luoghi  aridi,  sabbiosi  o  rocciosi  lungo 
le  strade  o  sui  colli  aprichi,  come  al  torte  S.'  Cloud,  presso  il  Ci- 
mitero e  in  altre  località.  I  petali  di  questi  fiori,  numerosi  e 
d'  un  bel  color  porpora,  quando  il  sole  splende  hanno  una  re- 
golare disposizione  raggiata,  talché  col  loro  assieme  i  fiori  for- 
mano dei  superbi  tappeti  porporini  stesi  sui  declivi  rocciosi  dei 
poggi  e  pendenti  ai  margini  di  questi  a  guisa  di  festoni;  quando 
il  tempo  é  piovoso  o  di  notte  i  petali  si  piegano  in  dentro  e 
ricoprono  il  disco  del  fiore,  cosicché,  a  distanza,  ne  é  tolta  la 
vivace  appariscenza  dell'assieme.  Riferisc^emi  l' ing.  Pullé,  di- 
morante air  isola  da  parecchi  anni,  di  sapere  per  certo  che  vi 
fu  introdotto  una  trentina  d'anni  fa,  e  il  largo  sviluppo  che  ha 
preso  in  questo  frattempo  mostra  quanto  1'  Elba  è  adatta  al  suo 
crescere;  secondo  il  prof.  Arcangeli  (Comp.)  non  entra  ancora 
nel  dominio  della  flora  italiana,  e  secondo  Cesati  P.  e  G.  (Comp.) 
vi  è  rappresentato  soltanto  all'  isola  d' Ischia  :  ora  il  suo  svi- 


'  Lotus  tetragonolobus  L.  e  Oenothera  strida  L.  trovata  in  Italia  sol- 
tanto presso  la  pineta  di  Ravenna. 


312  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

luppo  all'  Elba  è  tale  da  doverlo  ormai  senza  dubbio  conside- 
rare come  pianta  anche  italiana,  tanto  più  che,  avendomene 
il  sig.  G.  Dini  mandati  alcuni  esemplari  di  Pianosa,  é  probabi- 
lissimo che  incominci  a  estendersi  anche  in  quest'isola,  la  più 
vicina  all'Elba. 

Qui  si  chiama  comunemente  Cactus,  dal  fusto  e  dalle  foglie 
carnose  che  ricordano  questo  gruppo  di  piante  grasse. 

Iris  fiorentina  Mill.  È  piuttosto  comune  nei  margini  dei  campi 
e  sulle  rive  sassose  dei  ruscelli  in  parecchie  località  specialmente 
presso  i  Magazziyii  dove  fiorisce  in  Marzo  e  Aprile.  È  notevole 
che  nella  regione  maremmana  toscana  questa  specie  fin' ora  non 
figurava,  ma  soltanto  nella  campestre;  mentre  Iris  germanica, 
che  pur  figura  in  detta  zona  maremmana,  non  posso  asserire  con 
certezza  se  esista  selvatica  all'  Elba. 

Linum,  angustìfolium  Huds.  Neanche  questa  specie  dovea 
mancare  all'  Elba,  essendo  già  stata  raccolta  al  Giglio,  in  Ca- 
praia, e  a  Montecristo:  trovasi  in  luoghi  erbosi  al  forte  S*  Cloud! 
dove  fiorisce  in  Aprile  e  Maggio. 

Geranimn  lucidum  L.  L'  ho  trovato  fiorito  nella  prima  metà 
d' Aprile  al  Campo  della  Valle  nei  boschi,  e  a  pie  di  M.  Orello 
nelle  fessure  delle  rocce;  all'Elba  non  dovea  mancare  essendo 
già  stato  raccolto  in  terraferma,  al  Giglio  e  a  Montecristo. 

Saxifraga  tridactylites  L.  Fiorisce  ai  primi  d' Aprile  al  Campo 
della  Valle l  sulle  rocce  e  dietro  M.  Orello!  verso  la  cima,  sul 
terreno  arido  e  coperto  da  macchia  ;  nella  Statistica  non  figura 
per  alcuna  delle  isole  toscane,  ma  l'anno  scorso  la  segnalai 
anche  in  Pianosa;  per  tanto  cessa  ad  essere  di  questa  1'  unico  en- 
demismo rispetto  al  resto  dell'  Arcipelago. 

Romulea  Columnae  Seb.  et  Maur.  Fiorisce  nei  luoghi  erbosi 
al  forte  S.'  Cloud!  e  a  pie  dei  colli  presso  S.  Giovanni!  in  Marzo 
e  Aprile;  essendo  già  stata  trovata  al  M.  Argentare  e  in  Ca- 
praia non  dovea  mancare  all'  Elba. 

AniirrMnum  ìnajus  L.  Fiorisce  in  Aprile  fra  i  sassi  a  M.  Bello  ! 
Nella  regione  maremmana  venne  trovato  soltanto  in  terraferma. 

Ophrijs  aranìfera  Huds.  ,8  atrata  (Lindi).  Fiorisce  abbondan- 
temente in  Marzo  insieme  alla  specie  da  me  già  segnalata  l'anno 
scorso  sui  prati  alle  Ghiaie  e  sui  piani  erbosi  delle  fortezze  di 
Portoferraio. 

In  seguito  ad  esame  di  molti  esemplari  mi  pare  di  poter  as- 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI    FIRENZE  313 

serire  che  le  due  linee  del  labello  longitudinali,  glabre  con- 
giunte verso  la  base  da  una  fascia  trasversale  non  siano  un 
carattere  della  vera  specie,  tale  da  distinguerla  dalla  varietà 
(in  cui  te  due  linee  non  sono  alla  basa  congiunte  dalla  fascia 
trasversale);  infatti  in  molti  esemplari  dette  linee  sono  fuse  in 
una  assai  più  larga,  tutt' al  più  intaccata  alla  sua  estremità  vi- 
cina al  margine  del  labello;  spesso  la  lista  vellutata  frapposta 
alle  due  linee  glabre  non  è  sparita  del  tutto  ma  lascia  una  trac- 
cia di  sé  in  una  tacca  che  occupa  il  centro  dell'unica  linea 
glabra;  è  notevole  poi  che  queste  variazioni  sovente  hanno 
luogo  soltanto  in  alcuni  dei  flori  d'  uno  stesso  individuo. 

Ophrys  bomlnliflora  Lk.  Trovasi  sui  pendii  aridi  e  sassosi 
presso  la  cima  di  M.  Creilo  !  dove  fiorisce  in  Aprile;  trovasi 
anche  al  monte  Argentaro,  ma  è  nuova  per  le  isole  toscane. 

Orchis  tridentata  Scop.  Fiorisce  nelle  macchie  dietro  M.  Or  elio  ! 
ai  primi  d'Aprile:  era  stata  raccolta  a  Montecristo  dal  Taylor. 


* 
*  * 


Do  infine  notizia  di  alcune  piante  che  per  essere  rare  o  qui  o  in 
Toscana  0  per  qualche  altra  cagione  meritano  particolar  menzione. 

Galiwn  ellipticuni  W.  L'  ho  trovato  nello  scorso  Giugno  fio- 
rito in  abbondanza  sui  fianchi  ripidi  e  selvaggi,  rivolti  verso 
r  Ottone,  del  M.  Volterraio.  Secondo  l'Arcangeli  (Comp.)  è  nuova 
in  Toscana,  non  trovandosi  che  nei  monti  della  Calabria,  della 
Corsica, della  Sardegna  e  della  Sicilia;  nel  Cesati  P.  e  G.  (Comp.) 
a  queste  regioni  è  aggiunta  la  Toscana  senza  specificare  in 
quale  parte  di  essa;  questa,  secondo  il  Prodromo  della  FI.  tose, 
è  esclusivamente  l' Elba  dove  venne  raccolta  dal  prof.  Pietro 
Savi  tra  Portoferraio  e  Longone.  La  suddetta  mia  località  si 
trova  invece  fra  i  Magazzini  e  Rio. 

Romulea  Rollìi  Pari.  L'  ho  raccolta  nello  scorso  Marzo  nelle 
macchie  dei  pendii  erbosi  verso  la  cima  di  M.  Orello  dove  cre- 
sce estremamente  rara.  Secondo  gli  autori  è  propria  soltanto 
dei  luoghi  erbosi  marittimi  della  spiaggia  romana;  perù  poste- 
riormente alla  pubblicazione  del  Prodromo  e  della  Statistica  fu 
trovata  nel  1871  all'  Elba  nelle  sabbie  marittime  del  golfo  di 
Campo,  come  pure  più  di  recente  in  Sardegna.  *■ 


V.  Nuovo   Giani,  hot.  ital.,  voi.  XXIII,  n.  2. 


314  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

Matthiola  incana  R.  Br.  Ricordo  questa  specie,  comune  quasi 
in  tutte  le  isole  toscane,  per  averne  trovato  presso  Portoferraio 
alle  Viste  sui  muri,  esemplari  a  fiori  completamente  bianchi, 
mentre  nelle  flore  italiane  da  me  consultate  si  parla  soltanto 
di  M.  incana  a  fiori  violacei.  Soltanto  nella  FI.  frang.  di  Gillet 
et  Magne  questa  specie  figura  coi  fiori  anche  bianchi. 

Orchis  Morio  L.  Anche  di  questa  specie  ho  segnalato  una 
varietà  a  fiori  quasi  afifatto  bianchi;  soltanto  i  fiori  superiori 
aveano  leggiere  sfumature  porporine  ;  cresceva  in  Aprile  nei 
luoghi  erbosi  al  M.  Bello  !  presso  il  mare.  La  vera  var.  alba  si 
trova  secondo  gli  autori  in  Boboli  a  Firenze  e  altrove. 

Ranimculus  millefoUatus  Vahl.  Già  raccolto  da  Pietro  Savi 
sul  M.  Monferrato,  cresce  copiosamente  sui  prati  e  nelle  fessure 
delle  rocce  presso  la  cima  di  M.  Orello  !  dove  fiorisce  in  Aprile. 

Bonaverìa  securidaca  Reich.  L'ho  raccolta  nel  Giugno  1891 
co'  suoi  caratteristici  legumi  ensiformi  presso  Rio  Marina  nei 
campi  di  frumento  lungo  la  strada;  1' avea  raccolta  in  Bagnala 
P.  Savi. 

Euphorhia  spinosa  L.  Venne  segnalata  da  Bertoloni  a  S.  Pie- 
tro in  Camiìo  e  trovasi  assai  dififusa  nelle  macchie  dei  colli  e 
presso  il  mare  anche  a  Portoferraio  !  ai  Magazzini  !  ecc. 

SoMJUER  e  Martelli  parlano  del  ricco  materiale  di  piante  del- 
l'Elba lasciato  dal  dott.  Marcucci  ed  ora  proprietà  del  dott.  Beccari 
ed  esprimono  il  loro  rincrescimento  che  esso  non  sia  pubblicato  a 
vantaggio  degli  studiosi. 

SoMMiER  presenta  la  seguente  relazione  di  : 


UNA  GITA  IN  MAREMMA.  PER   S.   SOMMIER. 

Già  altra  volta  ho  raccomandato  le  gite  fuori  di  stagione  ai 
colleghi  che  s' interessano  alla  flora  toscana.  Una  gita  frut- 
tuosa, fatta  in  compagnia  del  sig.  Gemmi,  nella  Toscana  meri- 
dionale, in  Maremma,  alla  metà  di  aprile,  mi  dà  luogo  di  ripetere 
la  mia  raccomandazione. 

Dal  14  al  18  aprile  abbiamo  visitato  Capalbio,  il  Lago  Acquato, 
Monteti,  Capalbiaccio,  il  tombolo  di  Burano,  i  colli  del  Monte  Ar- 
gentario di  faccia  ad  Orbetello,  e  la  costa  fra  Castiglion  della  Pe- 
scaia e  Follonica. 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  315 

Avevo  scelto  la  costiera  fra  Castiglione  e  Follonica  perchè 
mai  citata  da  botanici  ;  la  regione  di  Capalbio  perchè  citata  ra- 
rissimamente e  perchè  è  l'estremità  meridionale  della  Toscana 
dove  la  vegetazione  doveva  essere  più  avanzata,  ed  anche  perchè 
in  una  gita  invernale  vi  avevo  trovato  qualche  pianta  rara. 

Comunicherò  in  seguito  alla  Società  l'elenco  delle  specie  non 
indicate  di  località  vicine.  Per  esempio  non  citerò  le  località  di 
Capalbio-Burano  per  specie  già  indicate  del  Monte  Argentario, 
dell'Ansedonia,  del  tombolo  di  Feniglia,  e  in  genere  dell'  Orbe- 
tellano,  salvo  in  alcuni  casi  in  cui  si  tratta  di  piante  rare.  Tut- 
tavia tengo  la  nota  completa  delle  piante  raccolte  a  disposizione 
di  chi  farà  il  desiderato  supplemento  complessivo  al  Prodromo 
della  Flora  Toscana,  e  dovrà  tener  conto  di  queste  località,  le 
più  meridionali  della  Toscana  continentale. 

Fra  le  piante  caratteristiche  della  Maremma  in  quella  sta- 
gione vanno  citate  Cerastiuin  caniponulatum  e  Bellis  annua 
che  colpiscono  anche  chi  passa  in  ferrovia,  cuoprendo  come  una 
leggiera  nevicata  le  terre  incolte  e  facendovi  prevalere  il  colore 
bianco  nel  paesaggio  primaverile.  Rammenterò  ancora  una  fra 
le  piante  più  comuni  della  bassa  Maremma,  il  Tordijlinm  apu- 
liim,  perché  è  interessante  il  notare  che,  se  non  è  d' introdu- 
zione antica,  vi  si  è  sparsa  non  meno  che  nell'Agro  fiorentino, 
ed  anche  11  predilige  gli  argini. 

La  propagazione  di  questa  come  di  altre  piante  lungo  gli  ar- 
gini (per  esempio  della  Stenaciis  hellidiflora  che  ho  vista  seguire 
la  ferrovia  come  traccia  di  polvere  nelle  pianure  del  Reno,  e 
che  va  invadendo  in  egual  modo  gli  argini  ferroviari  dell'alta 
Italia)  permette  di  dire  che  la  ferrovia  e  le  strade  maestre  sono 
vie  di  locomozione  per  certe  piante  come  per  gli  uomini.  Ciò  è 
dovuto  probabilmente,  oltre  che  al  trasporto  dei  semi,  al  fatto 
che  nelle  terre  nude  degli  argini  recenti  possono  germogliare 
e  crescere  alcune  piante  che  difficilmente  attecchirebbero  in 
terre  già  coperte  di  vegetazione.  Ed  una  volta  conquistato  il 
diritto  di  cittadinanza  nella  nuova  stazione,  vi  si  mantengono 
e  di  li,  lentamente,  approfittando  d'ogni  occasione  offerta  loro, 
vanno  guadagnando  terreno  intorno  a  sé. 

Questo  mi  porta  a  parlare  di  alcune  altre  piante  per  le  quali 
si  potrebbe  essere  in  dubbio  se  siano  di  recente  diffusione,  o  se 
fossero  sfuggite  finora  ai  botanici  perché  non  fioriscono  nella  sta- 


316  ADUNANZA   DELLA   SEDE    DI   FIRENZE 

gione  solita  delle  erborazioni.  Nel  1875  il  sig.  Groves  scopriva 
per  la  prima  volta  in  Toscana  la  Pterotheca  nemausensis  Cass, 
(non  M,  B.)  a  Livorno,  dove  adesso  la  può  trovare  chi  vuole. 
Nel  marzo  1876  trovavo  questa  pianta,  che  cominciava  a  fiorire, 
a  Capalbio.  Adesso  ve  l'abbiamo  ritrovata  in  pieno  fiore  in  im- 
mensa quantità,  tale  da  potersi  dire  che  è,  nei  dintorni  di  Ca- 
palbio, quasi  dappertutto,  ma  specialmente  lungo  le  vie,  una  delle 
piante  più  comuni,  come  può  essere  presso  Firenze  la  Bellìs 
2)erenms  o  V  Hyoseris  radiata. 

L'  abbiamo  trovata  abbondante  pure  lungo  la  strada  fra  Or- 
betello  e  Burano  e  sul  Monte  Argentario  di  faccia  ad  Orbetello, 
negli  stessi  luoghi  dove,  alla  fine  di  giugno,  coli' amico  Levier 
avevo  raccolto  in  copia  la  Crepis  hursifolia.  Come  mai  questa 
pianta,  cosi  diff'usa  nella  regione  Orbetellana,  non  vi  era  mai 
stata  osservata?  La  ragione  più  plausibile  è  che  di  solito  i  bo- 
tanici visitano  il  Monte  Argentario  nel  mese  di  maggio  e  che 
allora  forse  non  è  facilmente  riconoscibile.  Per  la  ragione  me- 
desima, probabilmente,  non  era  stata  trovata  la  Crepis  bursifolia 
avanti  che  ve  la  scuoprisse  il  sig.  Groves  nel  luglio  del  1873. 
Nel  classico  mese  di  maggio  la  prima  è  passata,  la  seconda  non 
è  ancora  fiorita.  In  quanto  alla  Pterotheca,  è  assai  probabile  che 
questa  pianta,  che  ho  veduta  in  quantità  sulla  riviera,  da  Porto 
Maurizio  a  Tolone ,  e  che  nel  mezzogiorno  d' Italia  è  stata 
indicata  soltanto  nei  dintorni  di  Roma,  si  trovi  in  molti  altri 
punti  del  littorale  tirreno. 

Un'  altra  pianta  della  quale  ho  potuto  costatare  la  diffusione 
da  Burano  a  Follonica  é  la  Centauì^ea  sphaerocephala.  Nel- 
r  anno  1864  il  sig.  Marcucci  l' indicava  per  la  prima  volta  in 
Toscana,  a  Bocca  di  Cornia.  Nel  1886  la  trovavo  col  dott.  Levier 
vicino  a  Port'  Ercole  alla  cala  Sgalera  ;  ma  ero  ben  lungi  dal 
figurarmi  che  fosse  una  pianta  comune  delle  rupi  e  delle  arene 
marittime  del  littorale  maremmano.  Ora  l'abbiamo  raccolta  sul 
tombolo  di  Burano,  a  Castiglione  della  Pescaia,  nella  marina  di 
Forte  Troja  ed  a  Follonica  stessa,  assai  diffusa  in  tutti  questi  luo- 
ghi. Anche  per  questa  specie,  tanto  grande  e  bella,  e  che  cresce 
in  luoghi  spesso  visitati  da  botanici,  ci  si  può  domandare:  come 
mai  era  sfuggita  ai  nostri  predecessori  ?  Può  darsi  che  si  sia 
introdotta  recentemente  e  rapidamente  diffusa.  Ma  è  più  pro- 
babile che  non  fosse  stata  avvertita  perchè  fiorisce  quando  in 


ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  317 

Maremma  regna  la  malaria.  Non  l'ho  potuta  riconoscere  adesso 
che  mediante  le  rosette  di  foglie  ed  alcuni  steli  con  capolini  sec- 
chi dell'  anno  scorso. 

Cosi  VAnthemìs  tascata,  per  le  indicazioni  che  finora  si  ave*- 
vano,  poteva  credersi  rarissima,  ed  invece  cuopre  molti  luoghi 
umidi  lungo  lo  stagno  alla  base  del  Monte  Argentario,  lungo  lo 
stagno  di  Burano  ed  al  piede  dei  colli  di  Capalbio  e  di  Capal- 
biaccio. 

Lo  stesso  si  può  osservare  del  Pyrus  amygclaliformU  Vili. 
L*  abbiamo  trovato  abbondantissimo  lungo  la  via  da  Orbetello 
a  Capalbio  e  in  tutto  il  distretto  di  Capalbio,  compreso  il  tom- 
bolo di  Burano.  Una  parte  di  quegli  alberetti  era  in  pieno  flore, 
con  poche  foglie  appena  sbocciate.  Altri  erano  coperti  di  foglie 
giovani  che  col  loro  verde  chiarissimo  spiccavano  in  mezzo  al 
verde  più  scuro  della  macchia  e  del  bosco.  Questi  alberetti,  di 
colore  caratteristico  in  quella  stagione,  si  vedono  lungo  tutto 
lo  stradale,  se  non  sbaglio,  da  S.  Vincenzio  in  giù,  frequenti 
tanto  da  costituire  una  nota  spiccata  nel  paesaggio.  Io  stesso 
r  ho  raccolto  altra  volta  a  S.  Vincenzio  ed  al  Monte  Argentario 
ed  ora  anche  a  Castiglion  della  Pescaia.  Va  dunque  annoverato 
fra  le  piante  comuni  e  caratteristiche  della  bassa  Maremma. 
Eppure  finora  era  indicato  di  un  sol  luogo  in  Toscana,  come  una 
scoperta  fatta  nel  1856  dal  prof.  Parlatore.  Questo  sembra  tanto 
più  strano,  inquantochè  non  é  notato  che  sia  comune  in  Ma- 
remma neppure  il  Pyrus  communis  col  quale  è  molto  pro- 
babilmente stato  confuso  in  varie  località  maremmane.  Esso 
varia  per  la  larghezza  delle  foglie,  ma  ha  del  resto  tutte  le  ca- 
ratteristiche del  P.  amygclaUformis.  Tuttavia  non  si  può  ne- 
gare che  riesce  assai  malagevole  il  segnare  un  confine  netto 
fra  questa  specie  ed  il  Pyrus  communis  che  pure  trovasi  nella 
bassa  Maremma. 

Il  Pyrus  Malus  L.,  che  fioriva  pure  allora,  è  molto  più  raro. 
L'abbiamo  raccolto  sul  tombolo  di  Burano,  a  Monteti  e  verso 
Lago  Acquato.  Altra  volta  1'  avevo  raccolto  ai  Passionisti  sul- 
r  Argentario  e  a  San  Vincenzio. 

La  gente  del  paese  pretende  che  le  bucature  delle  spine  del 
P.  amygclaUformis,  che  chiamano  peratto,  siano  specialmente 
cattive;  assai  peggiori  di  quelle  della  marruca,  facendo  marcire 
la  piaga. 


B18  ADUNANZA   DELLA    SEDE    DI    FIRENZE 

Vi  sono  poi  molte  piante  che  per  la  loro  piccolezza,  o  per  la  ^ 
fioritura  precoce  sfuggono  facilmente,  e  sono  in  realtà  più  fre- 
quenti di  quanto  si  crede,  tanto  che  certune  sembra  basti  chi- 
narsi per  trovarle.  Citerò  la  Clypeola  Jonthlaspi,  abbondante  fra 
le  piante  minute  dei  luoghi  erbosi  dei  tomboli  di  Burano  e  di  Ca- 
stiglione e  sui  colli  di  Capalbio;  era  in  frutto,  anzi  molti  esem- 
plari erano  già  ridotti  a  piccoli  steli  nudi  appena  riconoscibili; 
r  Helianthemum  salicifoliuin,  V  Asterolinum  stellatum,  VA- 
lìhanes  arvensis,  la  Saxifraga  trìclactylìtes,  la  Veronica  arven- 
sis,  la  Eufragia  latifolia,  con  fiori  ora  rossi  ora  bianchi,  la 
Moencfiia  erecta,  la  Pohjgala  monspeliaca,  ì\  Thlaspi  perfoUa- 
tum,  la  Myosoiis  Mspida,  la  Teesdalia  regularis,  VHutchiusia 
petraea,  VArabis  verna,  la  Sagina  maritUna,  il  Scirpus  Savii, 
la  Molineria  mmuta,  la  Tìllaea  muscosa,  YAlliwn  Cìiamae- 
inoly,  le  orchidee  in  genere  e  le  Ophrys  in  specie,  impossibili 
a  riconoscersi  quando  sono  passate  di  fiore.  Fra  le  orchidee  ab- 
biamo avuto  la  fortuna  di  trovare  due  specie  nuove  per  la  To- 
scana, di  cui  una  nuova  per  il  continente,  ed  un  nuovo  ibrido. 

Gli  Orniihogaliim  nella  regione  di  Capalbio  non  sono  meno 
imbarazzanti  che  abbondanti.  Ali  sono  convinto  che  la  maggior 
parte,  dai  peduncoli  refratti  e  dalla  capsula  alata,  va  riferita  al- 
l' 0.  exscapiun  Ten.,  specie  variabilissima  nelle  dimensioni  e 
nel  portamento,  come  già  notò  Parlatore,  tanto  che  spesso  non 
si  merita  affatto  il  nome  di  exscapwn;  prova  ne  siano  gli  esem- 
plari che  qui  vi  mostro.  Ma  vi  trovammo  pure  un'altra  specie, 
ben  distinta,  con  scapo  e  peduncoli  robusti,  colle  capsule  non 
alate  e  con  i  peduncoli  eretti  anche  nel  frutto  maturo,  che  non 
sap3vo  a  quale  specie  riferire,  ed  ora  mi  sono  persuaso  essere  una 
forma  robusta  dell' 0.  comosum,  pianta  non  ancora  indicata  di 
Toscana. 

Il  tombolo  di  Burano,  ossia  quella  lingua  di  rena  che  separa 
lo  stagno  di  Burano  dal  mare,  ci  ha  fornito  139  specie  in  una 
gita  di  appena  2  ore,  durante  la  quale  però  abbiamo  cercato  di 
raccogliere  tutto,  comune  o  raro.  Sono  per  la  maggior  parte 
piante  dei  tomboli  arenosi,  ma  alcune  giungevano  inaspettate  in 
quelle  località.  Citerò  soltanto  il  Prasium  majus  che  suole  cre- 
scere fra  le  roccie,  il  Sisymbrium  Alliaria  che  siamo  abituati 
a  vedere  nei  boschi  freschi  lontani  dal  mare,  VAcer  ''monspes- 
sulanum.  Del  resto  il  tombolo  porta  già  una   foresta   discreta 


ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  319 

nella  quale  si  notano  :  Qaercus  Sahe7\  Q.  sessiliflora,  Ulmus 
campestris,  Ulnms  glutinosa,  Olea  europaea,  Tamarìx  afri- 
cana, Pyrus  Malus  e  aìnygdaliformis,  oltre  agli  arbusti  più 
comuni  della  regione  littoranea  e  delle  arene  marittime,  fra  1 
quali  si  arrampicano  le  vitalbe  e  la  vite.  Vi  si  é  fatto  strada 
anche  la  Robinia  pseudo- Acacia,  forse  dovuta  a  un  tentativo 
di  cultura.  Vi  mancano  affatto  i  pini.  Maggior  ornamento  delle 
arene  marine  era  allora  la  Silene  sericea,  le  cui  corolle  appas- 
siscono al  sole  di  mezzogiorno,  e  ridiventano  tese  e  fresche 
verso  sera. 

Le  gite  intorno  a  Capalbio,  nelle  quali  abbiamo  trascurato  le 
ubiquiste,  ci  hanno  dato  circa  240  specie.  Fra  le  piante  che  là 
sono  molto  comuni  citerò,  oltre  alla  Pterotheca  nemausensis : 
Siinethis  bicolor,  Ranunculus  chaerophyllus,  comune  in  certi 
punti  quanto  il  R.  mille foliatus,  Vida  grandiflora,  che  insieme 
?i\V Allium  pendalinum  é  un  ornamento  dei  boschi,  Cynara  Car- 
dunculus  che  cuopre  certi  poggi  come  in  tanti  punti  della  Ma- 
remma r  infesto  porrazzo  (Asphodelus  microcarpus) ,  il  La- 
miam  bifidum  comunissimo  qui  e  frequente  in  tutta  la  re- 
gione fino  a  Castiglion  della  Pescaia  ed  a  San  Vincenzio  dove 
altra  volta  lo  raccolsi,  la  Serratula  ciclioracea  di  cui  si  vede- 
vano soltanto  le  rosette  dì  foglie,  ma  che  sembra  non  essere 
meno  abbondante  nella  macchia  sotto  Capalbio  che  sul  Monte 
Argentario. 

Nei  campi  incolti  del  piano,  in  gran  quantità  la  bella  Vida 
atropurpurea,  e  sugli  argini  della  ferrovia  non  meno  abbon- 
dante la  graziosa  Lycopsis  variegata. 

Fra  le  piante  meno  rare  che  erano  allora  in  fiore  e  colpivano 
per  la  loro  abbondanza  nei  dintorni  di  Capalbio,  citerò  il  Cy- 
clamen  repandum,  ì'Arabis  hirsuta  (talvolta  con  fiori  rosei), 
la  Salma  multifida,  con  una  varietà  dai  fiori  bianchi,  VjEtheo- 
rìiiza  bulbosa,  il  Ranunculus  mille foliatus,  la  graziosa  An- 
thyllis  Dilleni,  VOrchis  papilionacea,  ornamento  di  tutta  la 
Maremma,  V Anemone  hortensis,  VA.  apiennina,  il  Lithosper- 
inum  purpureo-coeruleum,  gli  Alliwn  subliirsutum,  A.  trique- 
trum,  il  Lathyrus  Cicera,  VOrchis  Morto,  VOphrys  tenthre- 
dinifera,  VO.  aranifera,  con  le  sue  molteplici  forme,  VOphrys 
bombili/iora.  La  Cercis  Sitiquastrum  era  in  pieno  fiore,  così 
pure  la  bella  Linaria  purpurea,  e  il  non  meno  bello  Antirrhi- 


320  ADUNANZA    DELLA    SEDE    DI   FIRENZK 

num  latifolhim.  Il  Teucrium  fruticans  cominciava  a  fiorire. 
Del  Convolvulus  althaeoicles  non  si  vedevano  che  le  foglie,  e 
(ÌqW Erica  muUìjlora  i  fiori  dell'  anno  passato.  Frutti  di  Ro- 
tnulea  in  quantità  a  Capalbio  come  in  tutta  la  regione  (proba- 
bilmente tutti  della  R.  Bulbooodium). 

La  mia  speranza  di  trovare  piante  acquatiche  al  Lago  Acquato 
fu  delusa.  Il  livello  di  quel  lago  minuscolo  era  alzato  in  seguito 
alle  pioggie  in  modo  che  sulle  sue  sponde  non  v'erano  altro  che 
piante  di  prato  sommerse.  Rammenterò  per  la  venerabilità  del- 
l' esemplare  un  Acer  monspessiUanum  che  cresceva  su  di  un 
piccolo  colle  vicino  al  Iago,  insieme  alla  Celtis  austraUs ,  il 
cui  tronco  contorto  misurava  più  di  due  metri  di  circonferenza 
a  un  metro  sopra  il  suolo.  Questa  specie  è  del  resto  molto  co- 
mune in  tutta  la  regione  di  Capalbio,  come  sul  Monte  Argen- 
tario. Le  piante  più  interessanti  che  ci  fruttò  quella  gita  sono: 
OroìMS  ochroleucus,  Genista  prostrata,  Orcliis  pseudo-sam- 
hucina. 

A  Castiglion  della  Pescaia  ritrovai  una  pianta  già  indicata 
dal  Santi,  VOnonis  variegata  che  ivi  cresce  in  grande  abbon- 
danza nelle  arene  marittime,  coprendole  in  alcuni  punti  di  un 
bel  tappeto  verde.  Non  aveva  ancora  traccia  di  fiori.  Fui  me- 
ravigliato di  trovarvi,  nei  luoghi  arenosi  vicino  al  mare,  dei  bei 
cespugli  di  Daphne  collina  (già  indicata  di  quel  luogo)  che  di 
solito  cresce  sui  poggi.  In  certi  punti  della  collina  e  della  pineta 
vi  è  adesso  una  vera  invasione  di  Cytinus  liypocistis  (dalle 
brattee  sanguigne  e  dai  fiori  gialli)  sulle  radici  del  Cistus  Mon- 
speliensis,  abbondante  come  non  l'avevo  mai  visto  altrove. 

Mi  ero  ripromesso  molto  dalla  passeggiata  fra  Castiglione  della 
Pescaia  e  Follonica,  passando  per  i  forti  della  Rocchetta  e  della 
Troia.  Fu  invece  poverissima.  La  macchia  maremmana  che  si  vede 
li  nel  suo  perfetto  sviluppo,  soffoca  quasi  ogni  altra  vegetazione. 
Inoltre  é  tanto  folta  che  è  pressoché  impossibile  allontanarsi  dal 
sentiero  e  scendere  a  visitare  le  rupi  lungo  il  mare.  Impiegai  più 
di  mezz'  ora  per  attraversarne  un  tratto  di  poche  centinaia  di 
metri,  e  ne  escii  malconcio.  E  si  che  non  e'  era  la  famigerata 
marruca  che  1'  avrebbe  resa  completamente  impenetrabile  non 
essendo  vestito  da  fauno  come  i  pastori  maremmani;  ma  v'era 
un  sostituto,  benché  meno  feroce,  la  Calycoiome  villosa.  Fu  per 
questo  che  non  andai  in  cerca  della  Chamaerops  ìiuniilis  che 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  321 

316.  symmichera  Nyl.  FI.,  1872,  249.  —  Syn.  L.  symmicta 
Ach.,  L.  raaculiformis  Hffm.  —  Anzi  L.  m.  r.,  174,  177; 
Lng.,  303  ;  Erb.  cr.  it.,  II,  270  ;  Garov.  ;  Ces. 

Yar.  glaucella  Fw. 

L.,  T.,  Tr.  —  Sett.,  Tose. 

317.  tartarea  L.  sp.,  14.  —  Anzi  L.  m.  r.,  166;  Lng.,  100, 
101,  431;  Rbh.  L.  E.,  324;  Erb.  cr.  it.,  I,  672,  672;  673; 
Mass.  (XXVII);  Garov.;  Bgl.,  Dnrs.,  Bgl. 

Var.  alboflavescens  Mass.,  arborea  DC,  frigida  Schaer.,  tu- 
midula  Mass.,  saxorum  Mass. 

T.,  Rv.,  Rcr.  —  It. 

318.  iorquata  Fr,  Sch.  cr.,  284.  —  Syn.  L.  Schaereri  Ach. 
—  Anzi  Lng.,  44  ;  Ces. 

Rcr.  —  Alp. 

319.  transcendens  Nyl.  Bt.  Ztg.,  1868,  896.  -—  Anzi  Lng.,  548. 
L.  —  Alp. 

320.  Trevisani  Mass.  Sch.  cr.,  309.  —  Syn.  L.  pallida  var. 
trachitica  Mass.  —  Rbh.  L.  E.,  373  ;  Mass.  L.  L,  309  ; 
Anzi  Etr.,  19;  Ces.;  Trev.  Lich.  v.,  65. 

Rcr.  —  Sett.,  Tose. 

321.  varia  Ehr.  PI.  cr.,  58.  —  Anzi  L.  ra.,  173-176  ;  Lng., 
303,  376,  512,  546;  Erb.  cr.  it.,  I,  1225,  1382;  Rbh.  L. 
E.,  690;  Mass.  (XIX);  Dnrs.;  Ces. 

Var.  aitema  Hep.,  alpina  Krplh.,  apocliroa  Fr.,  betulina  Ach., 
denigrata  Fw.,  denudata  Bgl.,  melanocarpa  Anzi,  para- 
doxa  Dnrs.,  pallescens  Scbaer.,  sepincola  Adi. 

L.,  T.,  Tr.  —  It. 

322.  verruculosa  Bgl.  Comm.  s.  cr.,  I,  436.  —  Bgl. 
Var.  detrita  Bgl. 

Rcr.  —  Lig. 

323.  vulcanica  Bgl.  Coram.  s.  cr.,  I,  437.  —  Bgl. 
Rv.  —  Sic. 

324.  zonata  Bgl.  Pr.  Tose,  237.  —  Bgl. 
Rcr.  —  Tose.,  Sard. 

***  Aspilicia  Mass. 

Bull,  della  Soc.  bot.  ital.  21 


322  ADUNANZA   DELLA   SEDE    DI   FIRENZE 

325.  alpina  Smrf.  SuppL,  91.  —  Anzi  Lng.,  730  ;  Ces. 
Rcr.  —  Alp. 

326.  acquatica  Krb.  Syst.,  165.  —  Syn.  L.  verruculosa  Krplh., 
L.  subdepressa  Nyl.  —  Anzi  Lng.,  71  ;  Erb.  cr.  it.,  I, 
1386;  II,  216;  Rbh.  L.  E.,  336;  Mass.  (IV);  Garov.;  Dnrs.; 
Ces. 

Rea.,  Rcr.  —  Alp.,  Tose,  Lig.,  Merid. 

327.  bunodea  Mass.  Syn.,  26.  —  Mass.  (XXXV). 
Rcr.  —  Sett. 

328.  calcarea  L.  sp.,  6.  —  Mass.  L.  I.,  226,  263,  266;  267; 
Rbh.  L.  E.,  336  ;  Anzi  L.  m.  r.,  169,  209,  210;  Etr.,  21; 
Ven.,  46,  47,  49  ;  Lng.,  69,  324  ;  Ces.  ;  Garov.  ;  Dnrs. 

Var.  alpina  Anzi,  atomaria  Mass;,  baliosa  Mass.,  cinerea  Mass., 
cinereo-virens  Mass.,  concreta  Krb.,  contorta  Flk.,  fari- 
nosa Mass.,  giaucopvuinosa  Mass.,  Hoffmanni  Acli.,  ochra- 
cea  Anzi,  multipuncta  Mass.,  murorum  Mass.,  trachitica 
Mass.,  viridescens  Mass. 

Rea.,  Rv.  —  It. 

329.  candida  Anzi  Ctg.,  59.  —  Anzi  Lng.,  325;  L.  m.  r.,  204. 
Rcr.,  Rea.  —  Sett.,  Merid. 

330.  carneopallens  Nyl.  FI.,  1873,  292.  —  Anzi  Lng.,  80. 
Rea.  —  Alp. 

331.  ceracea  Arnd.  FI.  1859,  16.  —  Anzi  Lng.,  76. 
Rcr.  —  Sett. 

332.  cinerea  L.  Mant.,  I,  132.  —  Anzi  Lng.,  130,  306,477; 
L.  m.  r.,  207,  208;  Mass.  L.  L,  270;  Garov.;  Dnrs.;  Ces. 

Var.  alba  Mass.,  atrocinerea  Scbaer.,  chiodectonoides  Anzi, 
daedalea  Mass.,  laevata  Fr.,  lavanea  Mass.,  lignicola  Anzi, 
obscura  Rbh.,  ochracea  Mass.,  olivacea  Anzi,  oxydata  Anzi, 
pantlierina  Mass.,  polygonia  Vii.,  rubicunda  Bgl.,  traclii- 
tica  Mass. 

L.,  Rcr.,  Rv.,  Rea.  —  It. 

333.  cinereorufescens  Ach.  Univ.,  677.  —  Syn.  A.  sanguinea 
Krplh.  —  Erb.  cr.  it.,  I,  678;  Anzi  Lng.,  73,  74;  Mass., 
(IV);  Garov.;  Ces.;  Dnrs. 

Rcr.,  Rv.  —  Alp.,  Tose,  Merid. 

334.  coecula  Ach.  Syn.,  164.  —  Syn.  A.  ocellulata  Bgl.  — 
Anzi  Lng.,  323  ;  Ces. 

Rea.,  Rcr.  —  Alp.,  Tose,  Merid. 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  323 

335.  coronata  Mass.  Mem.,  131,  —  Anzi   Ven.,  51  ;  Mass. 
(XXXV);  Ces. 

Rea.  —  Sett. 

336.  cupreoatra  Nyl.  FI.,  18G4,  417.  —  L.  olivacea  Bgl.  e 
Crst.  ;  Ces. 

Rcr.  —  Alp. 

337.  cyanocarpa  Anzi  Coram.  d.  soc.  cr.  it.,  Ili,  145.  —  Anzi 
Lng.,  79;  Ces. 

Rcr.  —  Alp. 
3.38.  depressa  Flk.  Beri.  Mag.,  1810,  123.  —  Anzi  Lng.,  527. 
Rcr.  —  Alp. 

339.  Dicksoni  Ach.  Univ.,  1G5.  —  Anzi  L.  m.  r.,  213;  Lng., 
164;  Erb.  cr.  it.,  II,  168;  Ces. 

Rcr.  —  Sett. 

340.  doloniicola  Anzi  Ctg.,  61. 
Rea.  —  Sett. 

341.  epulotica  Ach.  Univ.,  151.  —  Anzi  Lng.,  77. 
Rcr.  —  Sett. 

342.  euganea  Trev.  Paf.,  261. 
Rcr.  —  Sett. 

343.  flavidescens  Jatt.  ad  int.  —  Syn.  Aspicilia  flavescens 
Anzi  Comm.  Soc.  cr.  II,  9.  —  Anzi  Etr.,  38  ;  Ces. 

Rea.  —  Sett.,  Lig.,  Tose. 

344.  flavida  Hep.  L.  E.,  1860,  630.  —  Syn.  A.  argillacea  Anzi. 
—  Anzi  Lng.,  278  ;  Ces. 

Rea.  —  Sett.,  Lig.,  Tose. 

345.  gibbosa  Ach.  Prodr.,  90.  —  Anzi  Lng.,  72;  Bgl.;  Ces. 

Yar.  squamata  Fw.,  verruculosa  Krplh. 
Rcr.  —  Sett.,  Tose,  Sard. 

346.  lactea  Mass.,  Syn.,  26.  —  Anzi  Ven.,  52;  Mass.  (IV);  Ces. 
Rea.  —  Sett.,  Lig.,  Merid. 

347.  lacusiris  (With.).  Nyl.  Lap.,  137.  —  Anzi  Lng.,  326. 

Yar.  diamar toides  Nyl. 
Rcr.  —  Alp. 

348.  melanopUaea  (Fr.)  Krb.  Syst.,  159.  —  Erb.  cr.  it.,  II, 
168;  Ces. 


324  ADUNANZA   DELLA   SEDE  DI  FIRENZE 

Var.  concolor  Anzi. 
Rcr.  —  Alp. 

349.  muiabilis  Ach.  Univ.,  34d.  —  Anzi  Lng.,  129;  Garov.; 
Ces. 

L.  —  Seti 

350.  odora  (Adi.)  Schaer.  Spie,  80.  —  Erb.  cr.  it.,  II,  926  ; 
Anzi  Lng.,  75;  Ces. 

Rcr.  —  Alp. 

351.  polijchroma  Anzi  Ctg.,  59.  —  Anzi  Lng.,  70,  277,  325, 
530;  Ces.;  Dnrs. 

Var.  ochracea  Anzi. 
Rcr.  —  Sett.,  Merid. 

352.  scutellaris  Mass.  Rie,  38.  —  Syn.  ?  A.  cinerea  Ach.  var. 
—  Erb.  cr.  it,  I,  380;  Mass.  (IV);  Dnrs.;  Ces. 

Rcr.  —  Lig. 

353.  similis  Mass.  Neag.,  5.  —  Syn.  A.  isabellina  Jatt.  — 
Anzi  Lng.,  80;  Mass.  (XXVII);  Dnrs.;  Ces. 

Rea.  —  Sett.,  Lig.,  Tose. 

354.  suaveolens  (Ach.)  Schaer.  Spie,  70.  —  Mass.  L.  I.,  124; 
Anzi  Lng.,  75  ;  Ces. 

Rcr.  —  Alp. 

355.  tenebrosa  (Fw.)  Krb.  Prg.,  95.  —  Erb.  cr.  it.,  I,  1387  ; 
Anzi  L.  m.  r.,  212;  Dnrs.;  Ces. 

Rcr.  —  Seti,  Lig. 

356.  verrucosa  Ach.  Univ.,  339.  —  Anzi  L.  m.  r.,  211;  Erb. 
cr.  ii,  I,  938;  Mass.  (XXXV);  Dnrs.;  Ces. 

M.  —  Sett.,  Merid. 

357.  vitrea  Anzi  Neos.,  7. 
Rcr.  —  Alp. 

Esaurite  le  comunicazioni  togliesi  1'  Adunanza  a  ore  4  pom. 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   ROMA  325 


SEDE  DI  ROMA. 


Adunanza  dell'  11  maggio  1893. 


Letto  ed  approvato  il  verbale  precedente,  il  prof.  R.  Pirotta  pre- 
senta un  completo  e  ben  sviluppato  esemplare  di  un  Gasteromicete,  il 
Geaster  fornicatus  (Huds.)  Fries. 

Ricorda  che  appartiene  al  gruppo  dei  fornicati,  che  comprende 
secondo  la  Sylloge  del  Saccardo  (voi.  VII,  parte  I,  pag.  70)  soltanto 
tre  specie,  una  americana,  G.  radicans  Berk.  et  Curt.  ;  una  del  Por- 
togallo, G.  Welwitscliii  (Montg),  e  la  terza,  G.  fornicatus  (Huds.),  del- 
l'Europa  e  dell'America  del  Nord.  Quest'ultima  specie,  secondo  la 
citata  Sylloge  (loc.  cit.,  pag.  74),  non  sarebbe  ancora  stata  riscontrata 
in  Italia,  È  pertanto  interessante  la  sua  scoperta  fatta  da  uno  stu- 
dente a  Monte  Celio,  nei  colli  Tiburtini  pi-esso  Roma,  essendo  la 
bella  specie  nuova  a  quanto  pare  per  l' Italia,  certamente  per  la 
provincia  di  Roma. 

Lo  stesso  prof.  R.  Pirotta  discorre  poi  intorno  ad  un  caso  di  sin- 
spermia  nella  Ginkgo  biloba. 

Mentre  sono  registrati  numerosi  casi  di  sincarpia,  cioè  di  salda- 
tura o  di  concrescenza  di  frutti,  1'  opere  di  teratologia  ricordano  un 
numero  relativamente  raro  di  casi  di  sinspermia  o  concrescenza  di 
semi,  e  questi  pocbi  casi  sono  relativi  alle  Angiosperme  (vedasi 
Moqiiin-Tandon,  Tératol.  végét.  pag.  277  e  Masters,  Pflanzenteratol. 
[trad.  Dammer],  pag.  69). 

Ora  il  prof.  Pirotta  riscontrò  un  bellissimo  caso  di  sinspermia  nella 
Ginkgo  biloba,  il  quale  sarebbe  pertanto  il  primo  segnalato  per  le 
Gimnosperme.  La  saldatura  era  totale  per  i  tegumenti  del  seme, 
tanto  esterni  molli,  quanto  interni  duri  ;  ma  essa  non  interessava 
r  endosperma  e  l' embrione,  i  quali  erano  perfettamente  indipendenti, 
come  lo  dimostrò  anche  la  germinazione,  che  ebbe  luogo  regolar- 
mente, dando  due  piantine  perfettamente  indipendenti  e  normali. 

Esaurite  le  comunicazioni  è  levata  la  seduta. 


326  ADUNANZA   DELLA   SEDE  DI   FIRENZE 


SEDE  DI  FIRENZE. 


Adunanza  del  14  maggio  1893. 


Il  Vice-Presidente  Sommier  annunzia  che  il  Presidente  Arcan- 
geli non  è  intervenuto  all'  adunanza  a  causa  di  un  grave  lutto  di 
famiglia.  Egli  ha  perduto  pochi  giorni  fa  il  figlio  maggiore  dell'età 
di  17  anni,  che  si  faceva  onore  negli  studi  universitari  a  Pisa.  Il 
Consiglio  della  Società  ha  deliberato  d'  inviare  una  lettera  di  con- 
doglianza al  prof.  Arcangeli,  ed  i  soci  intervenuti  vorranno  certo 
unirsi  a  questa  testimonianza  di  affetto  e  di  stima  per  il  Presidente 
della  Società. 

Il  prof.  Caruel  appoggia  la  proposta  che  la  lettera  venga  man- 
data anche  a  nome  della  Società  riunita  in  adunanza  pubblica. 

La  proposta  è  quindi  approvata  all'  unanimità. 

Il  Vice-Presidente  Sommier  aggiunge  che  il  Consiglio  ha  deciso 
di  proporre  ai  soci  convenuti  che,  per  dare  maggior  prova  della 
parte  che  prendono  al  lutto  del  loro  Presidente,  venga  sciolta  l'adu- 
nanza odierna,  e  ne  sia  rimandato  il  seguito  alla  domenica  ventura. 
Domanda  se  vi  è  alcuno  che  abbia  osservazioni  da  fare  a  questa 
proposta  del  Consiglio. 

Il  prof.  Caruel  si  alza,  e  parla  in  questi  termini  :  «  Nessuno  può 
dubitare  dei  miei  sentimenti  verso  il  prof.  Arcangeli,  già  mio  Aiuto, 
ora  mio  collega  nell'  insegnamento  e  nella  Società.  Non  vi  ha  al- 
cuno forse  che  divida  più  di  me  il  dolore  della  sua  disgrazia.  Per 
questo  ho  approvato  con  tutti  la  lettera  di  condoglianza  che  gli 
verrà  scritta  a  nome  della  Società  ;  ma  non  per  questo  posso  con- 
venire della  proposta  d'interrompere  oggi  i  nostri  lavori.  Sono  pre- 
senti soci  e  non  soci,  venuti  appositamente  dietro  invito;  sono  state 
inviate  comunicazioni  —  ho  sentito  a  dire  in  buon  numero  —  con 
l' intosa  che  fossero  lette  oggi  ;  il  rimandare  l'adunanza  avrebbe 
inconvenienti,  fra'  quali  non  ultimo  l' incappare  in  altre  adunanze 
future.  Onde  non  credo  mancare  di  riguardo,  né  al  nostro  Presi- 
dente, né  al  Consiglio,  pregando  la  Società  a  non  accogliere  la  pro- 
posta che  ci  vien  fatta.  » 

Il  Vice-Presidente  Sombiier  dice  che  la  proposta  del  Consiglio  è 
di  quelle  che  non  conviene  mettere  in  discussione,  e  che  perdono 
il  loro  valore  quando  non  sono  approvate  all'  unanimità.  Crede 
quindi  suo  dovere  di  ritirarla  in  nome  dei  Consiglieri  presenti  e  di 
dar  seguito  ai  lavori  dell'  adunanza. 

Partecipa  quindi  la  morte  del  nostro  Vice-Presidente  prof.  Gio- 
vanni Passerini  avvenuta  il  17  aprile  decorso.  Si  limita  al  semplice 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI  FIRENZE  327 

annunzio  della  grave  perdita  subita  dalla  nostra  Società  e  dalla  Bo- 
tanica in  Italia,  poiché  è  certo  che  il  nostro  Presidente  vorrà  da 
sé  tessere  l'elogio  del  chiaro  estinto. 

Viene  proclamato  socio  il  sig.  Guido  Uzielli  di  Firenze. 

Il  Segretario  Baroni  dà  lettura  di  un  telegramma  inviato  da 
Martelli  che  si  trova  al  Gargano  per  erborizzare.  Il  testo  del  te- 
legramma è  questo  :  «  Ritenuto  burrasca,  saluto  colleghi  interve- 
nuti adunanza,  raccolte  buone.  » 

Ha  la  parola  1'  Archivista  Bargaoli  per  annunziare  i  doni  per- 
venuti alla  Società  durante  il  mese. 

Rivista  Agraria,  Giornale  dell'  Associazione  dei  proprietari  ed  agri- 
coltori in  Napoli,  n.»  15,  16,  17,  aprile  1893. 

P.  Magnus.  Mykologische  Miscellen.  Bevichten  der  Deutschen  Bo- 
tanischen  Gesellschaft.  Jahrgang  1893.  Band.  XI,  Heft.  I. 

Eduard  Kilias.  Nachruf  von  P.  Magnus.  Separat-Abdruck  aus  den 
Verhandlungen  des  Botauischen  Vereins  der  Provinz  Brande- 
burg  XXXIV. 

P.  Magnus.  Ueber  das  monstrose  Aufreten  von  Blattern  und 
Blattbuscheln  an  Cucurbitaceen-friichtchen.  Separat-Abdruck  aus 
der  Oesterr.  botan.  Zeitschrift.  Jahrg,  1893,  n.  2. 

P.  Magnus.  Frucht  von  Amygdalus  persica  foliis  purpureis.  Son- 
derabdruck  aus  Gartenfiora,  1893,  Heft.  4. 

Baroni  doti.  Eugenio.  Del  posto  che  occupa  la  Eohdea  japonica  Roth. 
tra  le  famiglie  vegetali  e  sul  suo  processo  di  impollinazione.  Estr. 
dagli  Atti  del  Congr.  bot.  internaz.,  1892. 

Saccardo  P.  A.  U Azolla  Caroliniana  in  Europa.  Estr.  dagli  Atti  del 
R.  Istituto  veneto  di  scienze,  lettere  ed  arti.  Tom.  III,  serie  VII. 

Kellog  M.  D.  Methods  of  precision  in  the  investigation  of  disor- 
ders  of  digestion. 

Bullettino  della  Scuola  agraria  di  Scandicci.  Ricerche  ed  espe- 
rienze istituite  nei  poderi  sperimentali  e  nel  laboratorio  di  chimica 
agraria  sotto  la  direzione  di  N.  Passerini.  Seconda  serie.  Anno  I, 
1893,  fase.  I  e  II. 

L'Avvenire  agricolo,  Bollettino  della  Scuola  ambulante  pratica 
e  sperimentale  dell'  agricoltura  ecc.  della  provincia  di  Parma, 
20  aprile  1893,  n.  4,  nel  quale  è  contenuto  un  Cenno  necrologico 
del  dott.  G.  Batta.  De-Toni  sul  prof.  Giovanni  Passerini. 

Abhandlungen  herausgegeben  vom  naturwissenschaftlichen  Ve- 
reine  zu  Bremen,  XII  Band.  1893. 

The  Journal  of  the  Quekett  Microscopical  Club.  London,  Ser.  II, 
voi.  V,  n.  32,  1893. 

Bullettin  of  the  Torrey  Botanical  Club.  Voi.  XX,  Lancaster,  Pa, 
aprii  10  1893,  n.  4. 

Wiener  Illustrirte  Garteu-Zeitung.  Aprii  1893,  4  Heft. 

Bollettino  Agrario  Veronese,  n.  9,  30  marzo  1893  e  n.  11-12,  20- 
30  aprile  1893. 


328  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

De  Bonis.  Le  piante  del  Polesine.  Estratto  dal  Bull.  Soc.  Bot.  It. 
12  marzo  1892. 

De  Bonis.  Fecondazione  occasionale  della  Plafanthera  hifolia  Ricli, 
Estratto  dalla  Rivista  It.  di  Scienze  Nat.  XIII.  1  febbraio  1893. 

Massalongo  C.  Entomocecidii  italici.  Estratto  dagli  Atti  del  Con- 
gresso Botanico  Internazionale  di  Genova,  1892. 

Canestrini  e  Massalongo.  Nuova  specie  di  Phytoptus  :  Phr/toptus  Mal- 
pighianus  n.  sp.  Estr.  dal  Bull.  Soc.  Ven.-Trent.  di  Scienze  Nat. 
Tom.  V,  n.  3. 

Bericlite  der  Schweizerischen.  Botaniscben  Gesellschaft.  Hefte  III, 
1893. 

Atti  del  Congresso  Botanico  Internazionale  di  Genova,  1892. 

Bonnet  Edm.  Le  Congrès  de  Génes.  Extrait  du  Bulletin  de  la 
Soc.  Botanique  de  France.  —  Una  nomenclatura  medico-botanica 
estratta  da  un  codice  del  secolo  IX,  scritto  nell'  Italia  settentrio- 
nale. Estr.  dagli  Atti  del  Congresso  Internazionale  di  Genova. 

Il  Segretario  dà  lettura  di  una  comunicazione  del  prof.  MasSA- 
LONao,  che  ha  per  titolo  : 

NUOVA  CONTRIBUZIONE  ALL'ACAROCECIDIOLOGIA  DELLA 
FLORA  VERONESE  E  D'ALTRE  REGIONI  D'ITALIA.  NOTA 
DEL  DOTTOR    C.    MASSALONGO. 

Mosso  dal  desiderio  di  portare  contributo  alla  conoscenza 
degli  acarocecidii  o  milbogalle  proprie  della  flora  del  nostro 
paese,  sino  dal  1889  rivolsi  l'attenzione  a  queste,  per  vari  ri- 
spetti, interessantissime  patologiche  produzioni.  Quanto  però 
finora,  sopra  questo  argomento,  pubblicai  nel  Nuovo  Giornale 
Botanico  Italiano  o  nel  Bullettino  della  Società  Botanica  Ita- 
liana, si  riferisce  quasi  esclusivamente  agli  acarocecidii  che  se- 
gnalai nel  dominio  della  provincia  di  Verona,  dove  essendo  solito 
di  passare  alcuni  mesi  dell'anno,  ebbi  tutto  l'agio  di  fare  a  tale 
riguardo  numerose  esplorazioni.  Nella  presente  memoria,  oltre 
alle  milbogalle  che  scopersi  di  recente  in  detta  provincia,  vi  ho 
aggiunto  ancora  quelle  gentilmente  inviatemi,  da  varie  parti 
d'Italia,  dai  chiarissimi  signori:  G.  Canestrini,  G.  Arcangeli, 
A.  Carestia,  E.  Rostan,  L.  Micheletti  e  P.  Baccarini,  ai  quali  mi 
è  grato  di  esprimere  per  ciò  i  più  sinceri  ringraziamenti. 

Come  è  noto,  in  quest'ultimi  tempi,  per  opera  segnatamente 
degli  illustri  prof.  A.  Nalepa  e  G.  Canestrini,  la  sistematica  degli 
acari  cecidiogeni  della  famiglia  dei  fltottidi,  entrava  in  un'  èra 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  329 

novella.  Mentre  infatti  per  l' addietro  l'autonomia  delle  forme 
spettanti  alla  menzionata  famiglia  di  artropodi  era  ritenuta 
molto  problematica,  oggigiorno  invece,  benché  da  pochi  anni 
soltanto  ne  sia  stato  seriamente  intrapreso  lo  studio,  si  conoscono 
di  già  oltre  un  centinaio  di  specie  e  vari  generi  ancora  di  fitot- 
tidi.  Di  queste  specie,  create  quasi  tutte  dal  Nalepa  e  Canestrini, 
parecchie  vennero  stabilite  sopra  il  materiale  ch'io  raccolsi; 
per  questo  motivo  non  pochi  dei  cecidii  da  me  successivamente 
descritti,  acquistano  anche  dal  punto  di  vista  zoologico  un'  im- 
portanza eccezionale. 

B  lì)  li  agrafia 

(Continuazione  vedi:  Nuovo  Giom.  bot.  it.,  voi.  XXIII,  pag.  79-82,  471-472 
e  BuUett.  della  Soc.  bot.  ital.,  1892,  pag.  71). 

61.  Balle  E.  —  Catalogne  descriptif  des  galles  observées  aux. 

environs  de  Vire  (Calvados)  in:  Bullet.  Soc.  Amis  se. 
nat  Rouen  1889,  II  Sem.,  p,  415-437.  —  In  questa  memoria 
trovasi  la  descrizione  del  PliyHocoptes  Ballei  Trouessart. 

62.  Berlese  a.  N.  —  La  Fitoptosi  del  Pero  in  :  Rivista  Patol. 

vegetale  voi.  I,  p.  71,  tav.  IV  ;  Padova  1892. 

63.  Canestrini  G.  —  Sopra  due   nuove   specie   di   Phytoptus 

(V*  serie)  ;  estratto  Atti  Soc.  Venet.-Trent.  Se.  natur. 
voi.  XII,  fase.  II  ;  Padova  1891. 

64.  —  Sopra  due  nuovi  Fitoptidi  (VP  serie):  estratto  Atti  Soc. 

Venet.-Trent.  Se.  natur.  voi.  XII,  fase.  II  ;  Padova  1891. 

65.  —  Sopra   due    nuove   specie   di   Phytoptus  (VIP  serie);  in 

BuUett.  Soc.  Venet.-Trent.  Se.  natur.  Tom.  V,  n.  2;  Pa- 
dova 1892. 
68.  —  Sopra  tre  nuove  specie  di  Fitoptidi  italiani  (VIIP  serie); 
Atti  R.  Ist.  Venet.  se,  lettere  ed  arti,  Tom.  III,  ser.  VII, 
p.  837-39;  Venezia  1892. 

67.  —  Abbozzo  del  sistema  acarologico:  estratto  dagli  Atti  R. 

Ist.  Venet.  se,  lett.  ed  arti,  Tom.  II,  ser.  VII  ;  Venezia  1891. 

68.  —  Famiglia   dei  Phytoptini  in:    Prospetto    dell' acarofauna 

italiana,  Parte  V%  p.  543-557,  p.  589-722,  tav.  44-59  ;  Pa- 
dova 1892. 
N.B.  La  stessa  pubblicazione  è  inserita  nel  voi.  I,   fase.  1, 
ser.    II    degli   Atti    Soc.   Venet.-Trent.   Se.   natur.    p.  49-198, 


330  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

tav.  I-XVI  (di  queste  tavole  la  IV-V  si  trovano  sotto  i  n.  6-7 

nel  fase.  I  del  voi.  XII). 

68.^is  Canestrini  G.  e  Massalongo  C.  —  Nuova  specie  di  Phy- 

toptus  (Ph.  Malpighianus)  in:  Bullett.  Soc.  Venet.-Trent. 

Se.  natur,  Tom.  V,  n.  3;  Padova  1893. 

69.  Corda  A.  C.  J.  —  leones  fungorum  voi.  IV,  Pragae  1840  et 

voi.  V,  ibidem  1842. 

70.  De  Stefani  F.  —  Sopra  una  galla  di  Phytoptus  sul   Vitex 

Agnus  Castus  in:  Naturalista  Sie.  Vili,  1888,  p.  66-69. 

71.  KiEFFER  J.  J.  —  Neue  Mittheil.  ùber  lothringisehe  Milbeii- 

gallen  in:  Bot.  Centralbl.  1889,  n.  1,  p.  1. 

72.  —  Die  Zooeecidien  Lothringens  (Fortsetz.)  in:  Entom.  Naeh- 

richten  von  Karscli,  Jahrg.  XVIII  (1891),  n.  14-16  (Sepa- 
ratabdr.,  p.  1-18);  Berlin  1891. 

73.  —  Aearoeéeidies  de  Lorraine  in:  Feuille  des  Jeunes  natura- 

listes  Ut  sér.,  1  Juin,  n.  260,  ann.  1892. 

74.  LiEBEL  R.  —  Die  Zooeecidien  (Pflanzendeformationen)  und 

ihre  Ergeuger  in  Lothringen.  —  Zeitschrift  f.  naturwiss. 
Bd.  LIX,  1886,  p.  531. 

75.  —  Ueber  Zooeecidien   Lothringens  in:  Entom,  Naehr.  von 

Karseli,  Jahrg.  XV  (1889)  n.  19,  p.  297. 

76.  —  Die    Zooeecidien    (Pflanzendeformationen)     der    Holzge- 

wàchse  Lothringens;  Mùnchen  1892. 

77.  Lòw  F.  —  Verzeichniss  der  dureh  Gallrailben  (Phytoptus) 

an  Pflanzen  verursachten  Deformationen  (Phytoptoceci- 
dien)  der  Hernsteiner  Gebietes  und  seiner  Umgebung 
(Beck's  Fauna  von  Hernstein  in  Nieder-Oesterreich  II 
Th.,  II  Halbbd.)  in:  Beeker's  Monographie;  Wien  1885, 
p.  6-15.  —  Conf.  Just.  Bot.  Jahresb.  XIII  (1885),  II  Abth. 
2  Heft,  p.  548. 

78.  Massalongo  C.  —  Sulla  Fitottosi  dei  fiori  dell'  Alloro  in  : 

Bullett.  Soc.  Bot.  It.,  1893,  p.  189. 

79.  Nalepa  a.  —  Neue  Gallmilben  (Fortsetz.)  in:  K.  Akad,  Wis- 

sensch.  Wien,  Sitz.  mathematisch-naturw.  Classe  vom 
8  Oct.  1891,  p.  198. 

80.  —  Neue  Gallmilben  (2  Fortsetz.)  in  1.  e.,  Sitz.  mathematisch- 

naturw.  Classe  vom  5  Nov.  1891,  p.  225. 

81.  —  Neue  Gallmilben  (3  Fortsetz.)  in  1.  e.,  Sitz.  mathematisch- 

naturw.  Classe  vom  4  Febr.  1892. 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIREN;5B  331 

82.  Nalepa  a.  —  Nelle  Gallmilbeii  (4  Fortsetz.)  in  1.  e,  Sitz.  ma- 

thematisch-naturw.  Classe  vom  19  Mai  1892,  p.  128. 

83.  —  Neue  Gallmilbeii  (5  Fortsetz.)  in  1.  s.  e,  Sitz.  raatematisch- 

naturw.  Classe  vom  6  Oct.  1892  p.  190. 
8-1.  —  Mittheilung  ùber  «  Neue  Gallmilben  »  (0  Fortsetz.)  in  1.  e, 
Sitz.  mathematisch-naturw.  Classe  vom  3  Febr.  1893,  p.  31. 

85.  —  Neue  Gallmilben  in:  Nov.ActaKais.Leop.-Carol.-Deutsch. 

Akad.  Naturforscher  Bd.  LV,  n.  6  ;  Halle  1891. 

86.  —  Genera  und  species  der  Familie  der  Phytoptida  in:  Denk- 

schrift  d.  K.  K.  Akad.  Wissenscli.  Wien  1892,  mit.  4  Taf. 

87.  —  Tegonoius  ein  neues  Phytoptiden-Genus,  aus:  Zool.  Jahrb. 

Abth.  f.  Systematik,  Geograph,,  Biolog.  d.  Thiere  vom  J. 
W.  Sprengel  in  Giessen,  VI  Bd.,  p.  327;  Jena  1892. 

88.  —  Neue  Arten  d.  Gattung  Phijtoptus  und  Cecidophyes  in  : 

K.  Akad.  Wissenschaft.  Wien  ;  Sitz.  mathematisch-naturw. 
Classe  vom  7  July  1892,  p.  155. 

89.  —  Neue  Arten  der  Gattung  Phytoptus  u.  CecMophyes,  aus 

dem  LIX  Bd.  d.  Denkschrif  mathematisch-naturw.  Classe 
d.  K.  Akad.  d.  Wissenschaft.  Wien,  p.  525  mit  5  Taf. 
—  Wien  1892. 

90.  Reaumdr  M.  —  Mémoires  pour  servir  à  l'histoire  des  In- 

sectes  voi.  Ili,  mém.  XII  ;  Paris  1737. 

91.  Trail  J.  W.  H.  —  Galls  and  their  makers  in  «  Dee  »:  Transact. 

of  the  nat.  hist.  Soc.  of  Aberdeen,  p.  55.  —  Aberdeen  1878. 

92.  —  Scottish  Galls:  ibidem,  anno  1885,  p.  35. 

93.  —  Scottish  Galls:  from  the  Scottish  naturalist  1887,  p.  107-110. 

94.  —  Scottish  Galls  in:  Scottish  naturalist  for  January   1890, 

p.  226. 

9".  —  The  Galls  of  Norway  (Transact.  and  Proceed.  of  Bot. 
Soc.  of  Edinburgh  1888,  p.  201). 

90.  —  Galls  of  Norway  in  1.  s.  e.  voi.  XVII,  part.  Ili,  p.  482, 
anno  1889. 

97.  Trouessart  E.  —  Diagnoses  d'Acariens  nouveaux  {Le  na- 
turaliste, 2  sér.,  n.  93,  p.  25)  ;  Paris  1891. 

Descrizione  dei  Cecidii. 

1.  AJuga  Cliaiuaepytis  Schreb.  —  All'estremità  dei   rami 
di  questa  pianta,  le  foglie,  brattee,  nonché  i  fiori,  infetti  da 


332  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

milbe,  sono  coperti  da  fitta  e  candida  lanugine,  formata  da 
luiiglii  peli  (uniseriato-pluricellulari),  assai  simili  a  quelli 
propri  alla  specie. 
Luoghi  coltivati  della  valle  di  Tregnago  presso  Cogolo  nel 
veronese.  Ottobre  1892. 

2.  Alnus  cordifolia  Ten.  —  Brinosi  delle  foglie  (=  Erineum 

Alneiim  Pers.;  vedi  descrizione  in:  Nuovo  Giorn.  boi  it., 
XXIII,  p.  100,  n.  42). 
Cecidiozoo:  probabilmente   il   Pìiytopius   drevitarsus  Fock.; 
Canestrini,  Familia   dei   Phytoptini  in  1.  s.  e,  p.  662,  tav.  45, 
flg.  7-8. 

Monte  Sant'Angelo   di   Castellamare   presso   Napoli  (G.  Ar- 
cangeli!). 

3.  Alnus  g-lutinosa  Gaertn.  —  Lòw  F.,  Beitràge  zur  Naturg. 

d.  Gallmilben    (Phytoplus  Duj.)   in  1.  s.  e,  p.  8;  Thomas, 
Programm  d.  Realschule  u.  d.  Progymnasiums  zu  Ohrdruf 
1869,  p.  8,  n.  6  b;  Hieronymus,  Beitràge  zur  Kenntn,  europ. 
Zoocecidien  in  1.  s.  e,  p.  11,  n.  31;  Schlecht.,  Uebersicht 
p.  512,  und  Gallbild.  deutsch.  Gefàsspfl.,  p.  12,  n.  87;  Kieffer, 
Acarocécid.  Lorraine  1.  s.  e,  p.  6,  n.  16  et  p.  29,  flg.  9  ex  p. 
—  Cephaloneon  pustulatum  Eremi  olim.  —  Sulla  pagina 
superiore  delle  foglie  genera  delle  piccole  galle  (1,5-2  mill. 
di  diametro),  vescicolari,  rossastre,  glabre,  subglobose  e  ri- 
strette 0  strozzate  alla  base  di  inserzione.  Le  loro  pareti 
carnosette  (0,5  mill.  grosse)  e  formate  da  più  strati  di  cel- 
lule parenchimatiche,  limitano   una   cavità,  tappezzata  da 
numerosi  tricomi,  fra  i  quali  vivono  i  fitotti.  Questi  tricomi 
sono  leptodermi,  unicellulari  e  semplici,  nonché  ottusi  al- 
l'apice.  L' ostiolo  è  epifillo. 
Cecidiozoo:   Phytoptus   laevis  Nalepa,  Neue  Gallmilben  in: 
Nova  Acta  K.  Leop.-Carol.  deutsch.  Akad.  1.  s.  e,  p.  23,  Taf.  4, 
fig.  1-2.  —  Il  Nalepa  rinvenne  in  questo  cecidio  un'  altra  specie 
di   fitottide  cioè  :  Tegonotus  heptacinctus  Nal.,  Tegonotus  ein 
neues  Phytoptiden-Genus  in  1.  s.  e,  p.  335,  Taf.  13,  flg.  10-12. 
Presso  il  paese  di  Bolca  nel  veronese;  Giugno  1892. 

4.  Alnus  incana  DC.  —  Lòw   F.,  Beitràge  zur   Kenntn.   d. 

Milbengallen  in  1.  s.  e,  p.  131,  n.  4;  Thomas,  Programm 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  833 

d.  Realschule  u.  Progymnasiuius  zu  Ohrdruf  1869,  p.  8, 
n.  6  a;  Hieronymus,  Beitriige  Keniitii.  europ.  Zoocecid.,p.  12, 
n.  33;  Schlecht.  Uebersicht  p.  512  uiid  Gallbild.  deutsch. 
Gefasspfl.,  p.  12,  n.  93  ;  Nalepa,  Beitràge  Systematik  d.  Phy- 
iopten  in  1.  s.  e.  Taf.  IV,  flg.  3  und  Neue  Gallmilben  in: 
Nova  Acta  K.  Leop.-Carol.  deutsch.  Akad.  1.  s.  e,  Taf.  3, 
fig.  11.  —  Cephaloneon  inistulatum  Br.  olim.  —  Produce 
delle  galle  fogliicole  identiche  a  quelle  sopradescritte  (ii.  3). 

Cecidiozoo:  Phijtojjltcs  laevis  Nal.  in  1.  s.  e. 

In  Piemonte  presso  Riva-Valdobbia  in  Valsesia  (A.  Carestia!). 

5.  Aliius  Yìridis  DC.  —  Thomas,  Aeltere  u.  Neue  Beobacht. 

ùber  Phytoptocecidien  in  1.  s.  e,  p.  354;  Lòw  F.,  Beschreib. 
von  neuen  Milbengalleii,  nebst  Mittheil.  ùber  einige  schon 
bekannte  in  1.  s.  e,  p.  715,  n.  1;  Hieronymus,  Beitràge 
Kenntniss  europ.  Zoocecid.  in  1.  s.  e,  p.  12,  n.  34;  Schlecht. 
Uebersicht  p.  513  und  Gallbild.  deutsch.  Gefasspfl.,  p.  12, 
n.  96  a.  —  Erineum  (PhyUeriam)  purpureum  DC.  — 
Acervuli  o  cespuglietti  epifilli  di  rado  anfigeni,  per  lo 
più  confluenti  in  serie  parallele  alle  nervature  secon- 
darie delle  foglie.  Questi  cespuglietti  sono  formati  da 
anormali  tricomi,  unicellulari,  lunghi  e  cilindrici,  fortemente 
sinuosi  ed  arricciati,  coli' estremità  ottusa;  il  loro  colore  è 
dapprima  bianco,  ma  coli' andar  del  tempo  prendono  una 
bella  tinta  roseo-persicina. 

Luoghi  più  elevati  dei  monti  Lessini  nella  località  detta  «  il 
Vallone  »  al  disopra  dei  Spia/.zoi  nel  veronese;  a  Riva-Valdobbia 
in  Valsesia  (A.  Carestia!);  nella  provincia  di  Cuneo  (R.  Fusari!). 

6.  Artemisia  vulg'aris  L.  —  Low  F.,  Beitràge  zur  Kenntn. 

d.  Milbengallen  in  1.  s.  e,  p.  132,  n.  5;  Hieronymus,  Bei- 
tràge Kenntn.  europ.  Zoocecid.,  p.  14,  n.  43;  Schlecht. 
Uebersicht  p.  514  und  Gallbild.  deutsch.  Gefasspfl.,  p.  107, 
n.  1211;  Kieffer,  Acarocécid.  Lorraine  in  1.  s.  e,  p.  7,  n.  20; 
Canestrini,  Fam.  dei  Phytoptini  in  1.  s.  e,  tav.  53,  fìg.  10. 
—  Sulla  pagina  superiore  delle  foglie  determina  la  produ- 
zione di  piccole  galle  (poco  più  di  un  mill.  alte,  sopra 
due  terzi  di  mill.  circa  in  diametro)  vescicolari,  rossastre, 
subobovato-clavate  (cefaloneiformi),  substipitate  alla  base  e 


334  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

colla  superfìcie  papillosa.  II  loro  ostiolo  giace  al  lato  dor- 
sale del  lembo  fogliare  ed  é,  unitamente  al  canale  che  attra- 
versa Io  stipite  delle  medesime,  quasi  ostruito  da  lunghi 
peli  sinuosi.  Le  cellule  dell'  epidermide  (continuazione  del- 
l' epiflllo)  che  riveste  le  pareti  (circa  il  doppio  più  grosse 
della  lamina  normale  della  foglia)  di  questi  cecidii  sono 
ipertrofizzate,  jaline  e  gibbose  verso  l'esterno,  dove  qua  e  là 
portano  dei  tricomi,  semplici,  uniseriato-pluricellulari. 

Cecidiozoo:  Phytoptus  Artemisiae  Canestrini,  Fam.  dei  Phy- 
toptini  in  1.  s.  e,  p.  650,  tav.  49,  fig.  3  et  tav.  54,  fìg,  6. 

Provincia  di  Padova:  presso  Teolo  negli  Euganei  (G.  Cane- 
strini !). 

7.  Betula  alba  L.  —  Thomas,  Beschreib.  neuer  oder  minder 
gekannter  Acarocecidien  in  1.  s.  e,  p.  266,  n.  10,  tav.  X, 
fig.  12-15;  Lòw  F.,  Nachtrage  zu  meinen  Arbeiten  ùber 
Milbengallen  in  1.  s.  e,  p.  622,  n.  69;  Hieronj^raus,  Beitràge 
Kenntn.  europ.  Zoocecid.,  p.  16,  n.  57  (sub  Beiula  verru- 
cosa); Schlecht.  Uebersicht  p,  515  und  Gallbild.  deutsch. 
Gefàsspfl.,  p.  13,  n.  Ili  (sub  Betula  verrucosa);  Kieffer,  Aca- 
rocécid.  Lorraine  in  1.  s.  e,  p.  7,  n.  27;  Canestrini,  Fam.  dei 
Phytoptini  1.  e,  tav.  59,  fìg.  2.  —  Cephaloneon  betuli- 
num  Br.  olim.  —  Galle  fogliicole  (appena  un  mill.  di  dia- 
metro), subgloboso-ovate,  glabre,  quasi  egualmente  promi- 
nenti sulle  due  faccie  della  lamina.  Per  lo  più  sulla  pagina 
inferiore  della  foglia  appariscono  subemisferiche,  mentre  al 
lato  opposto  vi  producono  una  sporgenza  (o  vistibulo)  sub- 
conica, all'  apice  della  quale  sbocca  l' ostiolo.  Le  loro  pareti, 
un  terzo  circa  di  millimetro  grosse,  sono  formate  di  ele- 
menti parenchimatici,  fra  i  quali  nella  regione  delle  galle, 
situata  sul  dorso  del  lembo  fogliare,  osservansi  dei  meati 
intercellulari. 

Cecidiozoo:  Phytoptus  Betulae  Nalepa,  Genera  u.  Species  d. 
Fam.  Phytoptida  in  1.  s.  e,  p.  873,  Taf.  II,  fìg.  3-4;  Canestrini, 
Fam.  d.  Phytoptini  in  1.  e,  p.  680,  tav.  59,  fìg.  3. 

II  Nalepa  in  questo  cecidio  trovò  ancora  il  Phytoptus  lejo- 
notus  Nal.,  Genera  u.  Species  ibidem.,  p.  86S,  Taf.  I,  fig.  1-2; 
Canestrini,  ibidem,  p.  666,  tav.  58,  fig.  9. 

Piemonte:  Riva-Valdobbia  in  Valsesia  (A.  Carestia!). 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  335 

8.  Bettila  alila  L.  —  Low  F.,  Beitriige  zur  Naturg.  d.  Gall- 

milben  in  1.  s.  e,  p.  8,  n.  13;  Schlecht.  Uebersicht  p.  515, 
11.  13  et  (sub.  BetiUa  verrucosa)  Gallbild.  deutsch.  Gefasspfl., 
p.  13,  n.  115;  Hieronymus,  Beitràge  Kenntn.  europ.  Zooce- 
cid.,  p.  16,  n.  55  (sub.  B.  verrucosa)  ;  Kieffer,  Acarocécid. 
Lorraine  1.  e,  p.  8,  n.  28;  Canestrini,  Fam.  dei  Phytoptini 
in  I.  s.  e,  tav.  57,  fig.  5.  —  Erineum  betulinum  Schum., 
Rabeiih.  Deutschl.  Krypt.  FI.,  I,  p.  65,  n.  622;  Wallroth 
FI.  Crypt.  Germ.,  II,  p.  129,  n.  1.382.  —  Erinosi  delle  foglie. 
Gli  anormali  tricomi,  caratteristici  di  questo  erineo,  formano 
dei  cespuglietti  o  macchie  piane  ed  ipofìlle,  talvolta  però 
anfigene,  le  quali  sovente  confluiscono  in  fascie  parallele 
alle  nervature  secondarie  delle  foglie.  Tali  tricomi,  dapprima 
pallidi  ed  in  seguito  rubiginosi,  sono  molto  corti,  rigonfi 
all'  apice,  e  spesso  dilatati  a  guisa  di  imbuto  o  variamente 
lobulati,  mentre  sono  attenuato-stipitati  alla  base. 

Cecidiozoo:  Phytoptus  rudis  Can.,  Fam.  d.  Phytoptini  in  1.  s. 
e,  p.  658,  tav.  52,  fig.  1. 
Piemonte:  Riva-Valdobbia  in  Valsesia  (A.  Carestia!). 

9.  Coronilla  varia  L.  —  Low  F.,  Mittheil.  iiber  Phytopto- 

cecidien  in  1.  s.  e,  p.  3;  Schlecht.  Uebersicht  p.  521  und 
Gallbild.  deutsch.  Gefasspfl.,  p.  79,  n.  838;  Kieffer,  Acarocé- 
cid. Lorraine  in  1.  s.  e,  p.  26.  —  Volvella  Coronillae  A  meri, 
in  Kaltenb.  Pflanzenf.,  p.  136,  n.  22.  —  Foglietto  delle  foglie, 
per  lo  più  terminali,  conduplicate  nonché  arcuate  o  subcon- 
torte e  col  margine  non  di  rado  qua  e  là  involuto. 

Provincia  di  Verona:  valle   di   Tregnago  «  a  Marcemigo  »; 
autunno  1892. 

10.  Cotoneaster  tomentosa  Ait.  (=  C.  vulgaris  Lindi.)  — 
Low  F.,  Nachtrage  zu  meinen  Arbeiten  ùber  Milbengallen 
in  1.  s.  e,  p.  623,  n.  72;  Schlecht.  Uebersicht.  p.  521  und 
Gallbild.  deutsch.  Gefasspfl.  p.  70,  n.  712;  Hieronymus,  Bei- 
tràge europ.  Zoocecidien  p.  20,  n.  81  ;  Kieffer,  Acarocécid.  Lor- 
raine in  I.  s.  e,  p.  26;  Canestrini,  Fam.  dei  Phytoptini  in  1.  s. 
e.  tav.  48,  fig.  4  (habitus).  —  Vajolo  delle  foglie  caratteriz- 
zato (analogamente  a  quanto  è  noto  per  la  stessa  malattia 
d' altre  pomacee)  da  pustule  suborbicolari,  più  o  meno  ri- 


336  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI  FIRENZE 

gonfie  e  sporgenti  specialmente  dalla  parte  dorsale  della  la- 
mina, dove  spesso  sono  ricoperte  da  lunghi  ed  abbondanti 
peli.  In  corrispondenza  di  dette  pustule,  il  mesofìllo  è  rap- 
presentato da  uno  straterello  di  cellule  clorofilligere  che 
tappezza  al  lato  interno  le  due  epidermidi  del  lembo  ed  in 
tutto  il  resto  del  suo  spessore  da  numerose  briglie  cellulari 
fra  loro  anastomizzantesi  in  lasso  reticolo  irregolare. 

Cecidiozoo:  Phytoptus  Cotoneastris  Canestrini,  Pam.  d.  Phy- 
toptini  in  1.  s.  e,  p.  638,  tav.  48,  fig.  7-8. 

Provincia  di  Verona:  nel  monte  Baldo  presso  il  Santuario 
della  Madonna  della  Corona  (A.  Goiran  !)  ;  nel  Trentino  (Gr.  Ca- 
strini I). 

11.  Crataegus  Oxyacaiitlia  L.  —  Pustule  vajolose  sulle  fo- 
glie, sublenticolari  e  turgide  specialmente  al  lato  dorsale 
della  lamina.  La  cavità  di  questi  cecidii,  che  comunica  al 
di  fuori  per  mezzo  di  un  ostiolo  ipofìllo,  puntiforme,  è  attra- 
versata in  tutti  i  sensi  da  numerosi  cordoni  cellulari,  ra- 
mosi, separati  da  ampi  spazi  aeriferi. 

Nel  Trentino  (Gr.  Canestrini  !). 

NB.  I  frammenti  di  foglie  che  ebbi  per  esame,  non  mi  per- 
misero di  verificare  la  determinazione  del  substrato  di  questo 
cecidio,  ed  è  perciò  soltanto  sulla  fede  del  eh.  prof.  Canestrini 
eh'  io  li  riferisco  at  Crataegus  Oxyacantha  L. 

Oss.  —  All'estremità  dei  rami  di  Crataegus  Oxyacantha  L. 
(ed  ancora  di  C.  monogyna)  per  impulso  delle  larve  di  Cecido- 
myia  Crataegi  Winn.,  le  foglie  vengono  deformate.  La  loro 
lamina  cioè  presentasi  in  vario  modo  accartocciato-increspata  ed 
atrofica,  mentre  le  stipulo  respettive  appariscono,  d'ordinario, 
anormalmente  dilatate.  La  superficie  della  lamina  e  delle  stipula 
predette,  portano  inoltre  numerose  emergenze,  subcilindriche, 
terminate  da  una  capocchia,  bruna  glanduliforme.  Tali  foglie  cosi 
alterate  producono  un'  agglomerazione  più  o  meno  compatta  che 
caratterizza  la  galla  o  cecidio  della  surriferita  specie  di  Ceci- 
domyìa  (vedi  Canestrini  Fam.  dei  Phytoptini  in  1.  s.  e,  tav.  48, 
fig.  11).  —  Il  prof.  G.  Canestrini  in  questa  galla  scoperse  due 
nuovi  fitottidi  cioè  il  Tegonotus  armatus  Cn.  (Fam.  Phytoptini 
p.  693,  tav.  47,  fig.  7,  tav.  48,  fig.  6,  12)  ed  il  Phytopim  Cra- 
taegi Cn.  (ibidem,  p.  635,  tav.  52,  fig.  3),  il  quale  ultimo  acaro 


ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  337 

sarebbe  ritenuto,  dall'  illustre  prof.  Canestrini,  l' autore  delle 
emergenze  epifille  sopramenzionate.  In  quanto  alla  presenza  del 
PJiijtoptus  Crataegi  nel  cecidio,  io  non  posso  che  constatare  l'esat- 
tezza delle  osservazioni  del  suilodato  professore;  ciò  mi  risulta 
dall'esame  di  alcuni  saggi  (raccolti  nel  Trentino)  dallo  stesso  in- 
viatemi. Ritengo  ad  ogni  modo  che  come  il  Tegonoias  armatus, 
cosi  pure  il  Phijtoptus  Crataegi  si  debba  considerare  specie  non 
cecidiogena,  ma  piuttosto  inquilina  accidentale  della  galla  pro- 
vocata dalla  Ceciclomyia  Crataegi,  essendoché  nelle  identiche 
deformazioni  osservate  in  differenti  località  sul  Manco-spino,  da 
altri  e  da  me  vi  furono  trovate  solo  le  larve  di  questo  dittero. 

{Continua). 

Vien  letta  inolti'e  una  comunicazione  del  dott.  Baldacci  : 

OSSERVAZIONI  SULLA  RAMIFICAZIONE  DEL  SYMPHYTUM 
ORIENTALE  L.  APPLICATE  AL  GENERE  SYMPHY- 
TUM L.  DI  A.   BALDACCI. 

La  presente  nota  ha  lo  scopo  di  accennare  a  particolari  ca- 
ratteri normali  di  ramificazione  del  Symplujlum  orientale,  i 
quali  sembrano  manifestarsi  nelle  altre  specie  del  genere  e  per 
ciò  parmi  che  debbano  tenersi  h\  buon  conto  nella  descrizione 
di  questo  gruppo  di  piante. 

Symphytdm  orientale  L.  a)  Sviluppo  di  un  individuo  pri- 
mario. —  Alla  base  dell'  asse  si  nota  un  numero  variabile  di 
gemme  dormenti  che  nascono  all'  ascella  di  altrettante  foglie. 
Dopo  uno  0  due  nodi  al  più  si  manifestano,  sempre  rigorosa- 
mente ascellari,  individui  ripetitori  tanto  più  sviluppati  quanto 
é  la  loro  distanza  dalla  base  dell'asse:  essi  occupano  quattro 
quinti  dell'altezza  dell'individuo  primario.  Da  numerosi  esem- 
plari osservati,  l' ultimo  quinto  dell'  asse,  al  quale  si  giunge 
quasi  per  regola  dopo  sette  od  otto  nodi  fogliari,  presenta 
foglie  alla  cui  ascella  manca  il  rispettivo  individuo  secondario 
il  quale  si  é  innalzato  emergendo  a  distanza  variabile.  *  Questi 


*  Misura  delle  distanze  fra  la  foglia  ed  il  rispettivo  asse  ci  hanno 
dato  :  Ind.  A)  mm.  7,  52,  55,  57.  —  Ind.  B)  mm.  10,  27,  43,  57,  57. 
—  Ind.  C)  mm.  20,  43,  55,  55.  —  Ind.  D)  mm.  5,  50,  71,  67.  — 
Ind.  E)  mm,  16,  42,  47,  63.  —  Ind.  F)  mm.  6,  53,  57,  58. 

Bui',  dalla  Soc.  hot.  ital.  g2 


338  ADDNAJfZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

assi  che  hanno  contratto  aderenza  radiale  coli'  asse  principale 
sono  sirapodiofori,  eccettuato  in  qualche  caso  il  primo  ed  il 
secondo  immediatamente  superiori  all'ultimo  ripetitore  che  si 
presentano  come  intermediari.  Ora,  facendo  la  prova  di  spiccare 
dal  basso  all'  alto  ogni  foglia  col  suo  individuo  secondario,  sia 
ripetitore  che  intermediario  o  simpodioforo,  si  viene  infine  ad 
isolare  l' ultimo  individuo  secondario  prodotto  con  apparente 
soppressione  dell'individuo  primario.  Ma  guardando  attentamente 
si  scorge  un  cono  vegetativo  appena  marcato  a  variabile  di- 
stanza dall'ultimo  individuo  secondario:  questo  cono  vegetativo 
rudimentale  sta  senza  dubbio  ad  indicare  l' individuo  primario 
che  nel  S.  otnentale  è  rimasto  mortificato  ed  abortivo.  Abbiamo 
quindi  esempio, chiarissimo  di  sviluppo  monopodiale. 

h)  Natura  mo^'^fologica  del  cono  vegetativo.  —  Nella  plu- 
ralità dei  casi  quest'  organo  si  rende  bene  evidente  ad  occhio 
nudo,  mostrandosi  come  un  piccolo  ingrossamento,  più  o  meno 
circondato  di  peli,  lungo  la  doccia  dell'ultimo  simpodioforo  e  a 
distanza  variabilissima  del  suo  percorso.  Taluna  volta  l' ingros- 
samento tende  a  generare  un  piccolo  mucrone  che  si  vede  me- 
glio allorché  la  pianta  è  del  tutto  formata.  Ma  ciò  che  é  più 
necessario  di  ricordare  e  che  conferma  pienamente  la  natura 
dell'organo  è  il  completo,  benché  rarissimo,  sviluppo  di  esso 
in  un  fiore  fertile,  difl^cilmente  sterile,  come  avviene  sem- 
pre d'ordinario  fra  le  due  infiorescenze  di  un  individuo  sim- 
podioforo. Raro  è  pure  il  caso  in  cui  quest'  accenno  di  asse 
primario  non  arrivi  a  formarsi  né  sotto  l'aspetto  di  cono,  di  mu- 
crone 0  di  fiore:  appena  una  quindicina  di  individui  su  duecento 
osservati  ne  sembravano  sprovveduti;  cinque  o  sei  presentavano 
il  flore  e  nel  -resto  si  notava  o  il  cono  o  il  mucrone. 

e)  SvUuppo  di  un  individuo  ripetitore.  —  Questi  individui 
si  comportano  esattamente  nella  stessa  guisa  di  un  asse  prin- 
cipale, quantunque  in  più  limitata  scala.  Nella  parte  inferiore 
all'  ascella  di  ogni  foglia  si  formano  altrettante  gemme  di  natura 
simpodiofora  che  restano  quiescenti  ;  dopo  quattro  o  più  nodi  fo- 
ghari  l'asse  corrispondente  alla  foglia  si  innalza,  e  staccando, 
come  per  1'  asse  primario,  ogni  foglia  e  il  rispettivo  individuo 
si  arriva  ad  isolare  l'ultimo  simpodioforo,  nel  decorso  del  quale 
si  trova  il  testé  ricordato  cono  vegetativo  rudimentale  od  asse 
principale  che  in  qualche  caso  si  é  visto  svolgersi  nella  naturale 
terminazione  di  un  fiore. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  339 

d)  Sviluppo  dì  ^m  individuo  intermediario.  —  L' esame 
degli  individui  intermediari  ha  dimostrato,  come  indica  il  loro 
nome,  il  passaggio  fra  la  ramificazione  dei  ripetitori  e  dei  sim- 
podiofori  veri.  Il  cono  vegetativo  che  dovrebbe  indicare  l' asse 
principale  non  è  più  visibile  né  ad  occhio  nudo,  né  colla  lente, 
salvo  in  rare  eccezioni  :  però  resta  confermato  dalla  teoria.  Tal- 
volta uno  dei  due  simpodiofori  rimane  abolito;  tal'altra  si  notano 
ambedue  sembrando  apparentemente  provveduti  di  una  sola 
foglia  e  perciò  monofìlli,  ma  all'analisi  attenta  si  scorge  che 
la  supposta  foglia  mancante  ad  uno  dei  simpodiofori  si  è  trasfor- 
mata in  un  pedicello  a  funzione  vegetativa  o  in  una  brattea 
insensibilmente  dilatata  all'  apice  a  guisa  di  spatola.  In  altri  casi, 
per  lo  contrario,  il  simpodioforo  manifestavasi  uniparo  e  afillo 
ed  in  altri  anche  uniparo  e  fogliato. 

e)  Sviluppo  di  icn  individuo  simpodioforo.  —  Sono  assai 
semplici,  bipari  e  difilli.  Soprascellarmente  a  ciascuna  foglia  si 
forma  una  gemma  che  darà  il  racemo  scorpioide  :  fra  1'  uno  e 
r  altro  si  forma  l' asse  principale  rappresentato  da  un  fiore  e 
dal  suo  peduncolo. 

f )  Costruzione  del  S.  orientale.  —  In  questa  specie  si  notano 
adunque,  riassumendo  il  già  detto,  individui  ripetitori,  inter- 
mediari e  simpodiofori.  I  primi  si  dividono  in  quiescenti  e  svi- 
luppati; i  quiescenti  sono  quelli  non  sviluppati.  L'asse  principale 
è  caratterizzato  dal  cono  vegetativo.  Gli  individui  intermediari 
talvolta  mancano.  I  simpodiofori  presentano  infiorescenza  bifida 
difilla  e  non  hanno  abortimento  del  loro  asse  principale  che 
termina  sempre  in  un  fiore. 

Relazione  dei  «  S.  tuberosdm  L.  »  e  «  S.  bulbosum  Schimp.  » 
COL  «  S.  ORIENTALE  L.  »  —  Certamente  per  il  ritorno  all'atavismo 
il  cono  vegetativo  rudimentale  del  S.  orientale  ottiene  la  sua  com- 
pleta formazione  per  cui  l'osservazione  nostra  é  confermata.  Che 
se  poi  compariamo  il  fatto  con  quello  che  si  produce  in  forme 
più  antiche  di  Sijmpìnjium  la  chiarezza  dell'  asserto  non  am- 
mette più  replica.  Prendiamo  ad  esaminare  il  -S".  tuberosmn  od 
una  specie  affinissima  come  il  S.  bulbosum.  Sono  piante  assai 
meno  ramificate  dell'altra  (il  numero  delle  foglie  e  quindi  delle 
rispettive  gemme  alla  base  dell'asse  primario  é  pronunciato,  ma 
per  cause  più  condizionali  che  intrinseche  le  foglie  periscono  di 
buon'ora  e  le  gemme  abortiscono  in  gran  parte)  della  quale  però 


340  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

imitano  perfettamente  l'abito,  presentandosi  anche  in  esse,  nella 
metà  superiore,  delle  foglie  che  hanno  il  rispettivo  asse  ad  una 
distanza  più  o  meno  evidente.  È  molto  difficile  poter  distinguere 
gli  individui  ripetitori,  intermediari  o  simpodiofori  in  causa  dei 
continui  aborti;  ciò  peraltro  non  implica  la  questione  principale. 
Se  consideriamo  individui  bene  vegetati  nel  punto  ove  nel  Sym- 
phytum  orietitale  sorgeva  il  cono  di  vegetazione  mortificato,  in 
queste  specie  invece  di  S.  tuherosum  o  hulbosum,  si  sviluppa 
un  fiore,  o,  in  altri  casi,  una  brattea  che  sta  a  dimostrare  la 
terminazione  dell'  asse  primario. 

Non  è  infrequente,  per  le  medesime  cause  condizionali  ci- 
tate, che  accada  1'  aborto  completo  o  parziale  delle  due  ultime 
cime  scorpioidi  e  allora  il  solo  fiore  che  segna  l'asse  princi- 
pale rimane  fertile.  Altre  volte,  al  contrario,  è  questo  fiore  che 
viene  a  deperire  a  tutto  vantaggio  dei  fiori  più  inferiori  delle 
due  cime. 

S.  ASPERRiMDM  Sims.  —  Allo  stato  coltivato  assume  uno  svi- 
luppo poco  adatto  allo  studio  della  sua  ramificazione.  Da  un  ri- 
zoma emergono  15-20  piedi,  ciascuno  dei  quali  porta  un  numero 
grandissimo  di  foglie.  In  basso  le  gemme  sono  ascellari,  dormenti 
0  assai  poco  evolute;  dopo  7-10  nodi  danno  luogo  ad  individui 
ripetitori  con  marcato  sviluppo.  A  questi  succedono  tosto  gli  assi 
simpodiofori  (pare  accertato  che  veri  individui  intermediari  non 
esistano  nel  S.  asperrimum)  i  cui  inferiori  sono  ascellari,  men- 
tre i  più  alti  contraggono  spiccata  aderenza  coli'  asse  innal- 
zandosi a  distanze  irregolari  dalla  rispettiva  ascella  fogliare, 
imitando  precisamente  gli  altri  Sijmphytum  ora  studiati.  Tali 
simpodiofori  sono  difilli  e  bipari.  Recidendo  i  ripetitori  e  i  sim- 
podiofori si  arriva  ad  isolare  l'ultimo  di  questi  senza  osservare 
traccie  di  asse  primario.  Ma  sul  sirapodioforo  rimasto  non  è 
difficile  di  notare,  quando  si  possono  esaminare  molti  individui, 
quel  medesimo  ingrossamento,  benché  più  piccolo,  che  si  mani- 
festa nel  S.  orientale.  D' altra  parte  concorre  spesso  in  aiuto 
dell'  osservatore  un  piccolo  numero  di  simpodiofori  apicali  in 
cui,  invece  dell'  ingrossamento,  è  arrivato  a  formarsi  un  fiore 
od  una  bratteola. 

Concludendo  si  ha  che  il  genere  SympJiyimn,  o  per  lo  meno 
parecchie  specie  di  esso,  presenta,  per  quanto  mi  è  noto,  due 
caratteri  che  fin  qui  non  sono  stati  considerati  dagli  Autori  : 


ADUNANZA  DELLA   SEDE  DI  FIRENZE  341 

P  r  innalzamento  costante  degli  assi  simpodiofori  e  degli  ul- 
timi ripetitori  rispetto  alle  loro  foglie;  2"  il  cono  rudimentale 
mortificato  che  sta  ad  indicare  la  terminazione  dell'asse  prin- 
cipale. 

Il  Socio  Levier  presenta  Viola  pinnata  L.  in  frutto  e  Saponaria 
Ocynioides  L.  in  fiore,  coltivate  da  rizomi  raccolti  a  Bormio  nel  1892. 
I  fiori  dell'  ultima  non  hanno  per  niente  perduto  del  loro  colore, 
benché  Bormio  sia  di  quasi  1300  metri  più  elevato  di  Firenze.  II 
D''  Levier  crede  inoltre  di  rammentare  che  in  stazioni  più  basse, 
per  es.  al  Monte  Pisano,  i  fiori  della  Saponaria  Ocymoides  presen- 
tino una  tinta  rosa  meno  vivace. 

Il  Prof.  Caruel  non  condivide  quest'ultima  opinione  del  D*"  Levier. 

Il  Segretario  Baroni,  associandosi  all'opinione  del  Prof.  Caruel, 
dice  di  aver  raccolto  al  Monte  Pisano  esemplari  di  Saponaria  Ocy- 
moides più  robusti  e  a  fiori  di  colore  ben  più  vivace  di  quelli  pre- 
sentati dal  D"^  Levier. 

Il  Segretario  Baroni  annunzia  che  il  Prof.  Goiran  ha  inviato 
esemplari  secchi  di  Eleusine  indica  e  Spiraea  sorbi f olia  ^  da  distri- 
buirsi ai  soci  presenti  e  all'  Erbario  centrale  di  Firenze,  insieme  a 
una  lettera  diretta  al  Presidente  e  ad  una  comunicazione  sulla  Spi- 
raea sorbi/olia  e  sulla   Vinca  major. 


EL^°  Sig,  Presidente, 

Verona,  10  maggio  1893. 

Altra  volta  ho  comunicato  alla  Società  Botanica  Italiana  al- 
cune notizie  intorno  alla  ubicazione  di  Eleusine  indica  Gàrtn., 
sia  nel  Veronese  che  in  altri  punti  della  Penisola  Italiana. 

Oggi  segnalo  una  nuova  stazione  veronese  di  questa  Po^cea; 
che  il  nostro  egregio  collega,  dott.  Emilio  Rodegher,  ha  rinve- 
nuto, copiosissima  di  esemplari,  nella  località  detta  la  Venturina 
presso  le  Fery^azze,  e  quindi  alle  ultimissime  pendici  di  uno  dei 
contrafforti  dei  M.  Lessini. 

Gli  esemplari  che  presento,  sono  offerti  come  dono  ai  Colle- 
ghi, fatta  sempre  la  debita  contribuzione  aWEt-bario  centrale. 
Voglia,  signor  Presidente,  credermi 

Devotissimo 
A.  GOIRAN. 


342  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 


SULLA  PRESENZA  IN  VERONA  DI  SPIRAEA  SORBIFO- 
LIA  L.  NUOVA  STAZIONE  DI  VINCA  MAJOR  L.  NOTA 
DI  A.  GOIRAN. 

Il  Compendio  della  Flora  Italiana  dell'  amatissimo  nostro 
Presidente  prof.  O.  Arcangeli,  indica  questa  Rosacea  nei  boschi 
della  Valle  della  Polcevera,  nell'Appennino  Ligure,  ove  insel- 
vatichita  è  stata  rinvenuta  dal  sig.  Figari.  Oggi  annunzio  la 
presenza  di  Spiraea  sorhifolia  alle  porte,  per  cosi  dire,  della 
città  di  Verona. 

Clii,  seguendo  il  Lung-Adige,  a  sinistra  del  fiume,  esce  di 
città  per  Porta  Pellegrina  o  Porta  Vittoria  che  dire  si  voglia, 
si  trova  immediatamente  di  fronte  a  un  piccolo  fortilizio,  il  quale 
porta  il  n.  XXVII  (27)  e  fu  costrutto  dagli  austriaci  nell'anno 
MDCCCXXXVIII  (1838).  Nel  muro  che  prospetta  l'Adige,  da  anni 
io  osservava  un  arboscello  o  frutice  che  a  primo  aspetto  poteva 
scambiarsi  con  un  esemplare  nano  e  cespuglioso  di  Ailanihus 
glandulosa;  ma  non  ebbi  mai  tempo  od  occasione  per  occupar- 
mene di  proposito.  Negli  ultimi  giorni  di  ottobre  dello  scorso  1892 
io  visitava  quel  luogo  per  verificare  se  i  movimenti  di  terreno,  ai 
quali  hanno  dato  occasione  i  grandiosi  lavori  intrapresi  a  di- 
fesa dalle  piene  d'Adige,  avessero  recato  qualche  variazione 
nella  Flora  propria  a  quel  punto  dei  pressi  di  Verona.  E  rividi 
la  pianta  in  quistione;  ma  con  mia  grande  soddisfazione  in  piena 
ed  esuberante  fruttificazione.  Procuratami  una  scala  mi  affrettai 
a  fare  raccolta  dei  rami  fruttiferi,  dei  quali  presento  esemplari 
ai  miei  colleghi. 

Oggi  (10  maggio)  l' unico  esemplare  che  rappresenta  nella 
mia  zona  questa  bella  specie  vegeta  prospero  e  rigoglioso.  Per 
quanto  io  mi  sappia,  nella  città  di  Verona  questa  Spiraea  non 
é  coltivata  in  alcun  giardino. 

Segnalo  una  nuova  stazione  veronese  di  Vinca  major  L.  sco- 
perta recentissimamente  (3  maggio  1893).  Questa  elegantissima 
Apocinacea  cresce  copiosa  in  una  siepe  nel  luogo  detto  le  Are, 
lungo  la  strada  che  va  alle  Torri  Massimiliane  da  Porta 
S.  Giorgio  ovvero  da  Porta  Vescovo. 


ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  343 

Il  Segretario  Baroni  dà  lettura  di  altra  comunicazione   del  prof. 
MAssalongo,  accompagnata  da  esemplari,  che  ha  per  titolo  : 


INTORNO  ALLA  CERATOMANIA  EPIFILLA  DI  DIANTHUS 
CARYOPHYLLUS  L.  NOTA  DEL  DOTTOR  C.  MAS- 
SALONGO. 

Delle  molte  anomalie  di  sviluppo  a  cui  vanno  soggette  le 
piante,  una  delle  più  singolari  e  nel  tempo  stesso  più  rare  è  cer- 
tamente quella  mostruosità,  che,  fra  i  teratologi,  il  Morren  pro- 
pose, per  il  primo,  di  indicare  sotto  il  nome  di  cer^atoììiania, 
cosi  chiamata  perchè  si  manifesta  colla  produzione  di  corpi 
cavi,  conici  o  corniformi,  sulla  superficie  di  vari  organi  del  ve- 
getale. Per  i  suoi  caratteri  questa  mostruosità  non  devesi  iden- 
tificare colla  formazione  anormale  di  ascidii,  essendoché  que- 
st'  ultimi  originansi  a  spese  di  tutto  un  organo  laminare  e 
generalmente  in  conseguenza  di  unione  congenita  dei  suoi  mar- 
gini, oppure  devonsi  considerare  quali  sue  ramificazioni  od  escre- 
scenze (enazione)  cave,  come  sarebbe  ad  esempio  dei  due  casi 
illustrati  dal  Masters  {Veget  Teratology,  fìg.  166-1G7)  per  le 
foglie  di  Brassica  Q  Lactuca,  dove  però  l'apertura  degli  ascidii 
trovasi  sempre  diametralmente  opposta  all'  inserzione  dei  mede- 
simi. Nella  ceratomania,  invece,  sia  che  questa  si  incontri  sopra 
una  foglia  o  sugli  involucri  fiorali,  trattasi  costantemente  di  lo- 
cali estroflessioni  saccate,  cosicché  1'  orificio  di  esse  si  troverà 
situato  alla  loro  base.  Per  l'aspetto  potrebbero  piuttosto  scam- 
biarsi con  certi  zoocecidii,  però  la  natura  teratologica  di  simili 
estroflessioni  calcariformi  verrebbe^  dimostrata  dal  fatto  che 
nella  loro  cavità  non  fu  mai  trovata  veruna  sorta  di  parassita 
con  cui  si  potesse  sospettare  avessero  un  rapporto  etiologico. 
A  queste  brevi  considerazioni  faccio  ora  seguire  la  descrizione 
del  caso  di  ceratomania  da  me  osservato. 

Sopra  alcuni  giovani  esemplari  di  Diantlms  caryophyllus  L., 
coltivati  neir  orto  botanico  di  Ferrara,  ed  ottenuti  da  semi  pro- 
venienti da  Erfurt,  varie  foglie  portavano  delle  curiosissime 
appendici  coniche  cave  di  cui  le  più  grandi  elevavansi  dalla  pa- 
gina inferiore  5-9  mill.,  misurando  alla  base  3-4  mill.  di  diame- 
tro. Di  tali  singolari  produzioni,  nella  parete  delle  quali  il  me- 
sofillo  si  continuava  pressoché   inalterato,   quelle   che   eransi 


344  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

sviluppate  su  foglie  sovrapposte  nella  gemma,  sovente  corrispon- 
devansi  a  due  a  due,  in  guisa  cioè  che  1'  una  trovavasi  ricoperta 
od  invaginata  nell'altra.  Qualche  volta  l'estremità,  per  lo  più 
scolorata,  di  coteste  neoformazioni  era  rovesciata  od  inflessa, 
venendo  cosi,  non  di  rado,  a  sporgere  più  o  meno  dal  loro  ori- 
ficio, situato  sulla  pagina  superiore  della  foglia. 

Quantunque  la  mostruosità  qui  descritta,  sia  stata,  nel  1821, 
scoperta  dal  Trattenick  (vedi:  Masters,  Veget  Teratology;  Pen- 
ziG,  Pfianzenteratologie),  oltre  che  sulle  foglie,  ancora  sul  calice 
e  petali  del  garofano,  tuttavia  ho  creduto  opportuno  di  farne 
anch'  io  un  breve  cenno,  perchè,  come  sembra,  posteriormente 
al  Trattenick,   non  venne  segnalata  da  nessun  altro  teratoiogo. 

Il  prof.  GoiRAN  ha  inviato  la  continuazione  delle  sue  : 

ERBORIZZAZIONI  ESTIVE   ED  AUTUNNALI  ATTRAVERSO 
I  MONTI  LESSINI  VERONESI.  NOTE  DI   A.    GOIRAN. 

(Continuazione). 

Vekbenaceae. 

670.  Vitex  Agnus-casius  L.  —  Siepi  presso  Verona;  nella 
Valpantena  presso  Ore  e  sopra  Romagnano  a  Spredino  (me- 
tri 456).  Non  spontaneo  ma  introdotto  da  tempo  ed  ora  quasi 
fatto  selvatico:  nell'ultima  delle  stazioni  ora  ricordate  vi  si 
trova  assieme  a  Spiraea  prunifoUa  (Hortul.)  e  lasmìnum  fru- 
ticans  L. 

671.  Verbena  officinaUs  L.  —  Ovunque  dal  piano  alle  zone 
elevate. 

j3  montana.  —  «  Elatior  et  robustior;  ad  basim  fere  sub- 
fruticosa. »  —  Luoghi  selvatici  elevati,  per  esempio  presso  ai 
TracM  (m.  1338). 

Recentemente  il  sig.  G.  Menegazzoli  nel  suo  giardino  ha  in- 
trodotto Lippia  nocliflora  Mich.  la  quale  vi  alligna  ottimamente; 
dando  prova  anche  presso  di  noi  di  quella  tendenza  alla  diffu- 
sione che  ho  osservato  nelle  piante  esistenti  in  diversi  Orti  bo- 
tanici da  me  visitati. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  345 


ACANTHACEAE. 

672.  Acanthus  spinosus  L.  Sj).  pi.,  ed  1%  pag.  639;  Parl.-Car., 
FI.  il.,  VI,  pag.  342;  A.  molUs  Pollin.,  FI.  ver..  II,  pag.  311; 
BertoL,  FI.  it.,  VI,  pag.  458-59;  Vis.  et  Sacc,  Cai.,  pag.  158; 
Arcang.,  Comp.  fi.  il.,  pag.  562  «  saltem  quoad  plantara  vero- 
nensem.  »  —  In  Verona  fra  le  rupi  nel  Giardino  Giusli  quivi 
certissimamente  introdotto  da  epoca  immemorabile.  —  V Acan- 
thus mollis  che  i  vari  autori  segnalano  nel  Giardino  Giusli 
nella  città  di  Verona  non  è  che  A.  spinosus  L.,  la  pianta  cioè 
trasmessa  àW  Erbario  centrale  di  Firenze  dal  sig.  Gregorio 
Rigo:  nuovi  esemplari  comunicherò  io  fra  non  molto  a  conferma 
di  questa  mia  asserzione. 

Globdlariaceae. 

673.  Globularia  cordifolia  L.  —  Rupi  e  luoghi  ghiaiosi  del- 
l'intera  regione  dalle  vette  più  elevate  scendendo  nelle  valli, 
per  esempio  nella  Val  d'Adige  alle  falde  del  M.  Pastello  presso 
la  Chiusa,  nelle  valli  Marchiora,  del  Falcone,  dell'Anguilla, 
di  Squaranto,  d'Illasi,  ecc.  —  È  pianta  sempre  gregaria. 

fi  nana  Camb.  —  Qua  e  là  con  la  specie  nelle  stazioni  mag- 
giormente aride  e  secche,  specialmente  se  elevate. 

Il  Bertoloni  *  scrive:  «  Vidi  lusum  hujus  speciei  floribus  duo- 
«  bus,  vel  tribus,  solitariis,  alternis,  remotiusculis,  statim  sitis 
«  infra  capitulum  in  axilla  paleae,  seu  bracteolae.  »  Ho  osser- 
vato presso  di  noi  frequentissima  questa  forma  in  tutta  la  re- 
gione. —  S'incontrano  talvolta  in  uno  stesso  cespuglio  dei  ca- 
polini bianchi  in  unione  agli  altri  a  colorazione  normale.^ 

674.  G.  viclgaris  L.  —  Pascoli  e  luoghi  ghiaiosi  dal  piano 
alle  zone  elevate  dell'  intera  regione.  Oltre  alla  forma  con  fiori 
cerulei,  se  ne  incontrano  due  altre  a  fiori  bianchi  o  porpore- 


'  FI.  it.,  II,  pag.  8. 

*  Questa  forma  corrisponde  alla  pianta  di  Segujer,  Glohularìa  liumil- 
lima  repens  flore  albescente  {PI.  ver.,  Ili,  pag.  264),  e  raccolta  da  Bor- 
doni nel  M.  Alba. 


346  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

scenti  raccolte  da  Pontedera^  nei  monti  veronesi:  io  ho  osservato 
runa  e  l'altra  forma  nella  Collina  Veronese,  rarissima  la  prima. 

675.  G.  nudicaulìs  L.  —  Pascoli  elevati  :  Corno  d'Aquilio, 
Podesteria,  M.  Tomba,  M.  Sparaver,  Cima  di  Malóra,  Monte 
Zeola,  ecc. 

Lentibulaeieae. 

676.  Utricularia  vulgarìs  L.  —  Fossi  presso  S.  Michele,  San 
Martino,  Caldiero,  Belfiore,  Valle  Zerpana,  ecc. 

677.  U.  minor  L.  —  Ove  la  precedente,  però  meno  frequente. 
Per  semplice  affermazione  di  fatto,  faccio  per  ora  pura  menzione 
di  una  forma  serótina  da  me  osservata,  nella  seconda  metà  di  ot- 
tobre, in  un  fosso  presso  *S^.  Michele  riserbandomi  di  ritornare 
sopra  la  stessa  dopo  ulteriori  studi. 

Seguirebbe  il  genere  Pinguicula  che  certissimamente  deve 
trovarsi  in  questa  regione  rappresentato  da  Pinguicula  alpina 
e  da  diverse  forme  di  P.  vulgaris;  ma  lo  passo  sotto  silenzio 
e  per  sentimento  di  onestà  ;  perchè  né  la  memoria,  né  le  mie 
note  di  viaggio,  né  le  mie  raccolte  mi  danno  alcun  documento 
0  notizia  che  valga  ad  accennare  con  sicurezza  le  stazioni  nelle 
quali  posso  avere  osservato  queste  eleganti  piantine,  ad  ogni 
modo  però  da  me  viste  "  in  più  di  un  luogo. 

Primulaceae.  ' 

678.  Hottonia  2)dlustris  L.  —  Fossi  e  luoghi  paludosi  special- 
mente del  piano,  dal  quale  però  sale  ad  una  certa  altezza  nei 
monti  trovandosi  per  esempio  a  Rovere  di  Velo  (m.  857). 

679.  P^Hmula  vulgaris  Huds.  —  Luoghi  selvatici,  pascoli,  prati, 
siepi,  ecc.,  in  tutta  la  regione  dal  piano  alle  zone  più  elevate. 

^  aWiflora.  —  Rara.  Alle  Ferrazze. 
y  gracilis.  —  Luoghi  selvatici  nel  M.  Tondo  e  presso  07''è 
in  Valpantena  ecc. 

$  caulescens.  —  Qua  e  là  raramente. 


*  Pont.,   Comp.,  pag.  134  et  Segu.,  PI.  veron.,  II,  pag.  185. 

*  Pinguicula  alpina  ad  esempio  è  indicata  da  Ciro  Pollini  {FI.  ver., 
I,  pag.  25)  nei  monti  Zeola  e  Alba. 

*  Lodovico  Caldesi  in  FI.  it.;  Parl.-Car.,  Vili,  pag.  613. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  347 

680.  P.  SiUhorpiì  Reichb.  —  Coltivata  nei  giardini  come  bor- 
dura alle  aiuole,  si  trova  in  questi  oramai  quasi  fatta  selvatica.  ' 

681.  P.  variabills  Goup.  =:  P.  granclifloy'a-officinalis  et  P.  of- 
ficinali-grandifloym  Goir.  —  Pascoli,  prati  e  luoghi  selvatici  a 
Csrro,  Rovere  di  Velo,  lungo  il  sentiero  clie  da  Selva  di  Progno 
va  ai  Torneici  sulla  destra  del  torrente,  ecc.,  ecc. 

682.  P.  intricata  Gren.  et  Godr.  =  P.  pachyscapa  Goir.  — 
Pascoli  e  luoghi  selvatici  di  tutta  la  zona  elevata  nella  intera 
regione,  dalla  quale  scende  verso  il  piano:  Corno  d'Aquilio  e 
Corno  Mozzo,  ecc.,  Podesteria,  ecc.,  M.  Sparaver,  M.  Tomba, 
M.  Malóra,  M.  Trappola,  M.  Pertica,  M.  Posta,  Campobrun, 
M.  Zeola,  ecc.,  Spiazzoi,  Spiazzoletti,  Velo,  Rovere  di  Velo,  e 
nella  Valle  d'Illasi  presso  Selva  di  Progno,  Giazza  e  Revol- 
to, ecc.,  ecc.  —  Questa  specie  é  stata  certamente  confusa  da 
molti  botanici  ed  erborizzatori  con  la  P.  elatior  lacq.  Ritengo 
poi  certa  la  esistenza  di  forme  ibride  tra  P.  intricata  e  P.  viU- 
garis  e  P.  ofjìcinalis. 

683.  P.  offìcinalis  lacq.  —  Pascoli  e  prati  delle  zone  elevate 
dalle  quali  scende  sino  alla  collina,  senza  giammai  penetrare 
nella  pianura  :  Cuzzano  in  Valpaìitena  a  sud  di  Grezzana  (me- 
tri 165)  é  la  stazione  più  bassa  alla  quale  ho  osservato  questa 
pianta. 

J3  raicrantha.  —  Nelle  siepi  presso  Corbiolo  (m.  817). 
y  ascapa.  —  Colla  precedente. 
Ulteriori  ricerche   faranno   forse   riconoscere  la  presenza  di 
P.  sitaveolens  Bertol. 

684.  P.  Auricula  L.  —  Rupi  elevate  in  tutta  la  regione.  As- 
sieme alla  forma  foliis  glabris,  s'incontra  non  di  rado  la  pianta 
di  Segujer,^  Auricula-Ursi  foliis  quasi  farina  aspersis.  Per 
testimonianza  di  Segujer,  Moreni  e  Bordoni,  nei  M.  Alba  (me- 
tri 1621)  e  Zeola  (m.  1975)  cresce  una  forma  con  scapo  portante 
pochi  fiori  e  bianchi.' 


^  Bulhtfino  della  Società  botanica  italiana,  in  Nuovo  Giorn.  hot, 
ita?.,  voi.  XXIII. 

»  PI.  ver.,  Ili,  pag.  109. 

'  Auricula-Ursi  alba.  «  Albae  mentis  summum  jngura  incolit, 
«  ibique  humilis,  paucosque  flores  in  fastigio  gerit  propter  loci  aspe- 
«  ritatem  ;  in  hortis  eulta  vegetior,  et  quinos  aut  senos  flores  pro- 
«  fert.  »  Segu.,  PI.  ver.,  Ili,  pag.  109. 


348  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

J3  pusilla.  —  «  Pianta  partibus  omnibus  minor.  An  species 
diversa  ?»  —  Questa  forma  si  distingue  dalla  vera  P.  Auricula, 
per  essere  più  piccola,  o  a  meglio  dire  ridotta  a  minime  pro~ 
porzioni  in  tutte  le  sue  parti.  L'  ho  raccolta  sul  M.  Posta  (me- 
tri 2235)  il  29  agosto  1889. 

685.  P.  Balbisii  Lehm.  —  Rupi  presso  Spiazzoi  (m.  1372)  ove 
è  quasi  gregaria,  nel  M.  Posta,  ecc.  ;  più  rara  della  precedente. 
Anche  di  questa  specie  ho  notato  una  forma  major  ed  una 
forma  minor. 

686.  P.  spectabilis  Tratt.  —  Nelle  rupi  e  pascoli  maggiormente 
elevati  di  tutta  la  regione  copiosissima. 

j3  ascapa.  —  «  Umbella  sessili,  multifìora,  congesta.  »  — 
Rara,  nei  pascoli  al  Vallone  di  Campegno  presso  il  Pozzo  del 
ghiaccio  (m.  1692). 

687.  Aretia  (?).  —  Rarissima  fra  le  rupi  elevatissime  del 
M.  Posta.  —  Lascio  senza  nome  specifico  questa  elegantissima 
e  minuscula  pianticella,  della  quale  ho  raccolto  pochissimi  esem- 
plari il  29  agosto  1889.  Forse  sarà  A.  Hausmanni,  ma  ad  ogni 
modo  desidero  rivederla  viva  ed  in  posto  prima  di  avventurarmi 
ad  una  determinazione. 

688.  Aìidrosaces  lactea  L.  —  Pascoli  e  rupi  elevate:  nel  Monte 
Sparaver,  alla  Gasparina,  in  Val  dei  Ronchi,  al  Passo  della 
Lora,  nel  M.  Zeola,  nel  M.  Alba. 

689.  Cyclamen  europaeum  L.  —  Luoghi  selvatici  boschivi  e 
sassosi  nelle  zone  subalpina  e  montana,  dalle  quali  scende  ai 
colli  e  nelle  valli  che  vanno  a  sboccare  nella  pianura,  Val 
d'Adige,  Vaio  del  Falcone  e  àoXV Anguilla,  Valle  di  Squaran- 
to,  ecc.  Frequentissimo. 

^  albiflorum.  —  Qua  e  là  raramente  :  nel  mese  di  agosto 
del  1891  una  gentile  signorina  ha  raccolto  questa  forma  gra- 
ziosissima  in  Valpolicella  nel  M.  delle  Sassine  (m.  322). 

690.  Soldanella  alpina  L.  —  Pascoli  elevati  del  Corno  d' Aqui- 
no, Malóra,  Campohrun,  Zeola,  ecc. 

691.  S.  montana  W.  —  Ove  la  precedente. 

692.  S.  pusilla  Baumg.  —  Luoghi  sassosi  e  pascoli  elevatis- 
simi dei  M.  Posta  e  Camijobrun  (m.  2235-1650)  ove  cresce 
quasi  gregaria. 

693.  S.  minima  Hoppe.  —  Ove  la  precedente. 

694.  Lysiìnachia  vulgaris  L.  —  Luoghi  selvatici,  siepi,  ecc., 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  340 

dal  piano,  per  esempio  in  Campo  Marzo  di  Verona,  Caldie- 
ro,  ecc.,  sino  ad  una  certa  altezza  nei  monti,  per  esempio  in 
Bolca  (m.  945). 

695.  L.  Nwmmilaria  L.  —  Luoghi  umidi  e  torbosi,  margine 
dei  fossati  :  dal  piano,  per  esempio  Campo  Marzo  di  Verona, 
Caldierino,  Caldiero,  ecc.,  alla  collina,  per  esempio  a  Soave, 
sino  ad  una  certa  altezza  nei  monti,  per  esempio  in  Bolca. 

096.  Anagallis  aroensis  L.  —  Nei  campi  e  prati:  dintorni  di 
Verona,  Collina  Veronese,  alla  Mosella,  nel  M.  Pastello,  a 
Spredino  di  Valpan/ena,  M.  S.  Viola,  presso  Cerro  Veronese, 
a  S.  Anna  d'Alfaedo,  ecc.,  dal  piano  cioè  ai  monti  sino  a  circa 
1200  m.  di  altitudine.  —  Presenta  secondo  me  due  forme:  una 
a  fiori  color  rosso-minio  (A. phoenicea),  l'altra  a  fiori  azzurri 
(la  vera  A.  arvensis). 

fi  Monella  (L).  —  Pianta  più  robusta  ed  a  fiori   azzurri  : 
ove  le  due  forme  precedenti. 

097.  A.  tenella  L.  —  Rara  nella  regione  contemplata  nella 
presente  scrittura  :  non  ho  trovato  e  raccolto  questa  elegantis- 
sima piantina  che  in  un  punto  solo,  nelle  Basse  di  S.  Michele, 
cioè  in  un  prato  torboso  presso  Centore. 

098.  Samolus  Valerandi  L.  —  Luoghi  umidi  nei  dintorni  di 
Verona,  nella  Val  d'Adige  tra  Ceraino  e  Peri  ed  in  tutte  le 
altre  vallate  al  loro  sboccare  nella  pianura  ;  nelle  Basse  dì 
S.  Michele,  a  Caldiero,  in  Val  Zerpana,  ecc.  —  S' incontra  fre- 
quentemente gregaria,  e  nei  luoghi  sabbiosi  non  di  rado  é  dato 
raccogliere  una  forma  nana  la  cui  statura  non  oltrepassa  i 
2-3  centimetri. 

Plumbagineae. 

099.  Armeria  elongata  Hoffm.  Q  alpina  W.  —  Rara  nella  re- 
gione: non  l'ho  incontrata  e  raccolta  che  nelle  rupi  e  ghiaie 
a  Cima  di  Posta  e  Campohrun. 


350  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

Vien  data  sommaria  lettura  della  comunicazione  del  Socio  Bolzon 
dal  titolo  ; 


ERBORIZZAZIONE  ALL'ISOLA  DELL'ELBA.   PEL   DOTTOR 
PIO  BOLZON. 

Centuria  Quinta. 

(Continuazione). 

*  Orcliis  longicrurìs  Link.  (0.  atlayiticaì  W.  in  Comp.  della 

FI.  It.  di  Are.)  Capannone  ;  M.  S.  Martino.  Aprile  Maggio. 

O.  Morio  L.  Forte  Saint-Cloud  e  qua  e  là  nei  colli  presso  Por- 
toferraio. 

O.  tridentata  Scop.  Presso  la  cima  di  M.  Orello.  Aprile. 

O.  provincialis  Balb.  Cima  del  M.  Perone  (630  m.)  Maggio. 

0.  maculata  L.  Luoghi  selvati  dei  colli  e  anche  nella  parte  sco- 
perta del  M.  Capanne. 

*  Ophrys  araiiifera  *  Huds.  Diffusissima  nei  prati  alle  Ghiaie 

insieme  alla  var.  ^  atrata.  Marzo-Aprile. 

*  O.  exaitata  Ten.  Luoghi  erbosi  presso  la  cima  di  M.  Orello. 

Aprile. 

*  O.  bomtoilifera  Lk.  Luoghi  aridi  presso  la  cima  di  M.  Orello. 

Aprile. 

*  O.  Araclmites   Host.   Luoghi   erbosi    presso   la   cima   di 

M.  Orello.  18  Marzo. 

Alcuni  esemplari  colle  gobbe  del  labello  poco  manifeste  li  ridur- 
rei alla  var.  3  oxyrrliyiichos  Tod.  propria,  secondo  gli  autori,  sol- 
tanto della  Sicilia.  E  qui  noterò  che  alcuni  esemplari  di  Ophrys  del 
il/.  Orello  a  labello  portante  una  macchia  lucida  in  forma  di  mez- 
zaluna, li  avrei  l'iferiti  a  0.  luoulata  Pari,  propria,  secondo  gli  au- 
tori, soltanto  della  Sicilia;  cosi,  all'  Ottone  avrei  trovato  0.  fusca  Lk. 
j3  funerea  (Viv.)  propria,  secondo  gli  autori,  dei  colli  presso  Genova 
e  del  Parmense,  e  di  recente  stata  trovata  anche  in  Firenze  a  Boboli, 
ma  non  potendo,  sul  secco,  controllare  tali  determinazioni  fatte  sul 
fresco  piuttosto  in  fretta,  m'  accontento  d'  averle  accennate  special- 
mente a  chi  intendesse  di  erborizzare  all'  Elba. 

*  O.  teiitliretliiiifera  W.  Luoghi  erbosi  presso  la  cima  di 

M.  Orello.  Aprile. 


*  Vedi  Bulleit.  della  Sos.  hot.  ital.,  anno  1892,  pag.  312. 

*  Vedi  Acid,  ad  FI.  Etruriae,  pag.  265. 


ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  351 

*  Ci'ocus  bifloriis  Mill.  ,3  lineatus  (Jan.)  Largamente  dif- 
faso  nei  prati  elevati  alle  Panche,  presso  il  M.  Volterraio. 
28  Febbraio. 

Nella  Statistica  non  figura  per  alcuna  delle  isole,  ma  in  seguito 
alla  pubblicazione  di  essa  venne  trovata  da  altri.  ' 

Koiiiulea  Rollìi  Pari.  Al  M.  Orello  nelle  macchie.  Aprile. 

Secondo  gli  autori  non  figura  per  la  Toscana,  ma  posteriormente 
alla  pubblicazione  della  Statintica  venne  trovata  all'  Elba  da  altri  ' 
presso  Campo. 

R.  columiiae  Seb.  et  Maur.  Luoghi  erbosi  al  forte  Saint-Cloud 

a  pie  di  Monte  Orello  verso  S.  Giovanni. 
**  Iris  floreiitìiia  L.  Luoghi  erbosi  ai  margini  dei  torrenti 

ai  Magazzini,  a  Lacona,  ecc.  Aprile. 
I.  germanica  L.  Comune  presso  lo  Siioperello,  lungo  la  strada 

di  Longone.  Aprile. 
**  Herinodactylus  tiiberosiis  Pari.  Cima  del  M.  S.  Lucia 

lungo  il  muro  dell'oratorio.  Marzo. 

Quivi  ne  vidi  due  esemplarari  soltanto  ;  1'  anno  succeòsivo  non 
vidi  traccia  di  questa  specie. 

*♦*  Narcissus  Panizzariiis  Pari.  Adiacenze  della  Villa  Bi- 
gescìii  alle  grotte.  28  Febbraio. 
Evidentemente  è  sfuggito  alla  cultura. 

**  N.  elatus  Guss.  Diffuso  nei  prati  alle  Ghiaie.  Gennaio. 

Distinguesi  a  prima  vista  da  N.  Tazzetta  per  i  fiori  molto  -più 
grandi  e  per  la  corona  largamente  imbutiforme,  anziché  cilindroide. 
Nel  Prodromo  figura  soltanto  per  le  vicinanze  di  Lucca;  più  re- 
cente venne  trovato  subspontaneo  intorno  alle  ville  presso  Firenze. 
All'  Elba  perciò  trovasi  in  analoghe  condizioni  che  quivi,  giacché 
i  prati  alle  Ghiaie  sono  i  giardini  pubblici  di  Portoferraio,  attual- 
mente affatto  abbandonati  quanto  alla  cultura  di  fiori. 

N.  Tazzetta  Lois.  A  Portoferraio  sotto  le  Viste  ;  presso  S.  Gio- 
vanni; allo  Stioperello,  ecc.  Febbraio-Marzo. 

**  N.  Bertolonii  Pari.  Luoghi  sassosi  lungo  il  ruscello  alla 
Valle  di  Lazzaro;  a  pie  di  M.  Orello  presso  S.  Giovanni. 
Prima  metà  di  Gennaio. 


«  Vedi  1.  e,  pag.  2G5. 
*  Vedi  1.  e,  pag.  2Go. 


352  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

Agave  americana  L.  Poggi  aridi  presso  il  mare. 

Tamus  communis  L.  macchie  di  M.  Orello.  Maggio. 

Ruscus  acuLeatus  L.  A  pie  del  M.  S.  Martino,  ecc. 

R.  Hìppo^lossuiu  L.  j3  liypophyllum  (L.).  Nei  prati  alle 

Ghiaie  dove  si  trova  ormai  allo  stato  semiselvatico. 
Asparagus  acutifolius  L.  Comune  nelle  siepi  e  nelle  macchie. 
Smilax  aspera  L.  Come  la  precedente.  Ottobre. 
Ornithogalum  uiribellatuin  L.  Prati  e  vigne.  Primavera, 
0.  arabicum  L.  (Camelia  arabica  Pari.).  Nei  prati  alle  Ghiaie. 

Primavera. 
0.  pyrenaicum  L.  Si  è  rifugiata  nel  castagneto  di  Marciana. 
**  O.  iiartooneuse  L.  A  pie  di  M.  Orello  verso  .S".  Giovanni. 

Maggio. 
**  Scilla  caiupaiiiilata  Ait.  Diffusa   nei  prati  e  anche  nei 

viali  alle  Ghiaie  in  Aprile. 
Muscari  comosum  Mill.  Qua  e  là  ne'  luoghi  erbosi. 
M.  racemosum  L.  Come  la  precedente. 
Allìum  triquetrum  L.  Luoghi  erbosi  presso  S.  Giovanni,  ecc. 

Primavera. 
A.  roseicm  L.  In  Bagnala.  Primavera. 
—  var.  carneum  Bert.  Più  diffuso  della  specie  al  forte  Saint- 

Cloiid,  ecc. 
A.  subhirsuium  L.  Luoghi  erbosi  al  forte  Saint-Cloud,  presso 

Casa  Marchetti,  ecc.  Primavera. 

*  A.  Ctiamaeinoly   L.   Nel   margine   delle   strade  che  dal 

Ponticello  conduce  alle   Ghiaie  presso  Portoferraio.  Gen- 
naio-Febbraio. 

Dopo  la  pubblicazione  della  Statistica  fu  già  trovato  da  altri.  * 

*  A.  pulcliellum  Don.    Luoghi   erbosi   secchi   alle  Panche 

presso  il  Volterraio.  Maggio. 

A.  spliaeroceplialon  L.  Come  il  precedente. 

A.  ainpeloprasLim  L.  Presso  Portolongone.  Aprile. 

Asphodelus  fistulosus  L.  Luoghi  erbosi  presso  il  forte  di  Por- 
tolongone dove  fu  pure  segnalato  dal  Savi. 

A.  microcarpus  Viv.  Diffusissimo  nei  colli,  come  nel  M.  Orello 
dove  in  certe  parti  è  affatto  invadente. 

*  Vedi  op.  cit. 


ADUNANZA   DELLA  SEDE  DI  FIRENZE  353 

Alisma  Plantago  L.  Fossati  lungo  le  strade  presso  Portoferraio. 

Luzula  Forsterii  DC.  Comune  nelle  macchie. 

Juncus  acutus  L.  Luoghi  umidi  presso  Portoferraio. 

J.  compressus  Jacq.  Come  la  precedente. 

Phoenix  dactylifera  L.  Qua  e  là  in  individui  isolati  nelle  vigne, 

dove,  mi  si  dice,  fruttifica. 
Arisarum  vulgare  Targ.  Comune  dovunque  anche  d' inverno. 
Tifa  angustifolia  L.  Nella  palude  di  Mola  presso  Portolongone. 
Eleocharis  imlustris  R.  Br.  Luoghi  umidi  presso  Portoferraio. 

*  E.  Pollicliii  Gr.  et  Godr.  {E.  triqueier  DC).  Come  la  pre- 

cedente. 

Carex  cUvulsa  Good.  Luoghi  erbosi  dei  colli.  Aprile. 

C.  glauca  Scop.  Palude  di  Mola,  della  Praia  presso  i  Magaz- 
zini, ecc. 

C.  divisa  Huds.  Comune  dovunque. 

C.  vulpina  L.  Forte  Saint- C loucl  ;  Valle  di  Lazzaro.  Maggio. 

*  Plialaris  coerulescens  Desf.  Luoghi  erbosi  presso  Porto- 

ferraio.  Aprile. 
Anthoxanihum  odoratwn  L.  Luoghi  erbosi  al  M.  Perone.  Aprile. 

*  Alopecurus  utriculatus  Pers.  Luoghi  erbosi  alle  Ghiaie. 
Sorghum  halepense  Pers.  M.   Volterraio;   Valle  di  Lazzaro. 

Maggio. 

Arundo  Donax  L.  Inselvatichita  lungo  la  strada  di  Portolon- 
gone, ecc. 

Phragmites  comniunis  Trin.  Palude  di  Mola,  della  Praia. 

Ag^rostìs  alba  L.  Qua  e  là  ne'  luoghi  erbosi. 

Lagurus  ovatus  L.  Comunissimo  in  primavera  lungo  le  strade,  ecc. 

Stipa  tortilis  Desf.  L.  Come  la  precedente. 

Aìra  caryophyllea  L.  Presso  Portoferraio. 

A.  capillaris  Hust.  j3  ambigua  (De  Notaris).  Qua  e  là  ne'  luo- 
ghi erbosi  come  all'Enfola. 

Miliiiìn  muliiflormn  Cav.  Come  la  precedente. 

Avena  sterilis  L.  Forte  Saint-Cloud. 

A.  barbata  Brot.  Spiaggia  di  Mola. 

Trisetum  neglectwn  R.  et  S.  Forte  Saint-Cloud,  ecc. 

Lamarhia  aurea  Much.  Luoghi  aridi  e  sassosi  presso  il  forte 
di  Portolongone. 

Holcus  lanatiis  L.  Luoghi  aridi  presso  Rio,  al  il/.  Volterraio, 
alla  Valle  di  Lazzaro. 

Bull,  della  Soc.  hot.  ital.  23 


354  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

Melica  MagnoUi  Gr.  et  Godr.  Luoghi  aridi  al  M.  Volterraio. 
**  M.  nutans  L.  Luoghi  erbosi  al  M.  Perone.  Maggio. 
Poa  bulbosa  L.  Forte  Saìnt-Cloud,  ecc. 
—  mvipara  Koch.  Monte  Perone. 

*  P.  pratensìs  L.  Al  M.  Perone  e  non  in  altre  parti  dell'  isola. 
P.  trivialis  L.  Presso  la  spiaggia  di  Mola. 
Briza  minor  L.  Nei  seminati  presso  S.  Rocco  vicino  a  Porto- 
ferraio. 
B.  maxima  L.  Comune  ne' luoghi  erbosi. 
Dactylis  glomerata  L.  Alle  Oìiiaie. 
Gynosurus  echinatus  L.  Lungo  le  strade  e  nei  seminati. 
Koeleria  phleoides  Pers.  Luoghi  aridi  al  M.  Volterraio. 

Centuria  Sesta. 

Serrafalcus  Tnollis  Pari.  Prati  alle  Ghiaie,  tanto  la  forma  a 

spighette  glabre  come  quella  a  spighette  pubescenti. 
Vulpia  ligustica  Lk.  Forte  Saint-Cloud,  ecc. 
Aegilops  triaristaia  W.  Presso  Portoferraio,  ecc. 
A.  triuiicialis  L.  M.  Volterraio. 
Hordeum  murinum  L.  Comune  ne' luoghi  erbosi. 
Catapodium  loliaceum  Lk.  Forte  Falcone  a  Portoferraio. 
Ceterach  offìcinarum  W.  Nelle  fessure  delle  rocce  al  M.  Orello, 

a  Lacona,  ma  non  cosi  diffuso  come  in  parecchie  regioni 

della  penisola. 
Polypodium,   vulgare    L.    Fessure    delle    rupi   al   M.   Poppe, 

M.  Orello,  ecc. 
Aspidium,  aculeatum  Sw.  Macchie  al   Capannone;  nei  boschi 

di  Marciana. 
Asplenium  Filix-foemina  Bernh.  Boschi  presso  Marciana. 
A.  Trichomanes  L.  Nelle  fessure  delle  rupi  al  M.  Orello,  ecc. 
A.  Adiantum-nigrum  L.  Comune  dovunque. 
A.  Capìllus-VeneìHs  L.  Qua  e  là  nelle  anfrattuosita  delle  rocce. 
Cheilanthus  odora  Sw.  Nelle  fessure  delle  rupi  presso  la  cima 

del  M.  Cima  del  Monte  (516  m.). 
NotocMaena  Maranthae  R.  Br.  Lungo  le  saline  di  S.  Rocco; 

lungo  la  strada  del  Capannone. 
Equisetum  Telmateja  Ehrh.  Lungo  i  rivoli  a  pie  di  M.  Orello,  ecc. 
Selaginella  denticulata  Lk.  Comune  in  tutta  l'isola. 


ADUNANZA  DELLA  SEDE   DI  FIRENZE  355 

Piante  cellulari. 

Non  trascurai  di  raccogliere,  per  quanto  poteva,  anche  le 
piante  inferiori,  tenendo  conto  della  roccia  madre,  delle  condi- 
zioni di  sviluppo  e  dell'  altitudine  :  se  mi  fossi  occupato  esclusi- 
yamente  di  esse  trascurando  le  fanerogame,  credo  che  i  risul- 
tati sarebbero  stati  considerevolmente  superiori  a  quelli  da  me 
ottenuti;  tuttavia,  trattandosi  di  località  che  si  possono  esplo- 
rare meno  agevolmente  di  molte  altre,  renderò  conto  anche  di 
essi ,  come  complemento  alle  mie  Erdorizzazionì  alV  isola 
delV  Elba. 

Hepaticae.  * 

Juiig°ei'iuannìa  turbinata  Raddi.   Sulle  rocce  porfiriche 

dei  colli  presso  Portoferraio. 
Porella  laevìg^ata   (Schrad.)   Lindbg.   Presso   la   cima   del 

M.  Cima  del  Monte  (51G  m.)   negli  antri   umidi  e  più   in 

basso  al  Campo  della  Valle;  sterile. 
P.  platyphylla  (L.)  Lindbg.  Nei  colli  presso  Portoferraio. 
Radula  complanata  (L.)  Dmrt.  Sul  terreno  nelle  macchie 

presso  S.  Rocco;  in  frutto. 
Frullanìa  Tamarìsci  (L.)  Dmrt.  Comune  sulle  rocce  por- 
firiche in  tutta  l'isola;  sui  tronchi  di  castagno  presso  Afar- 

ciana  Castello. 
Lejunea  serpyllifolia  (Dickr.  eniend.)  Lindbg.  «  cavifo- 

lìa  (Ehrh.)  Lindbg.  Sulle  rocce  porfiriche  al  Campo  della 

Valle  presso  i  Magazzini. 
—  planiuscula  Lindbg.  Nelle  placche  di  Sticta  pulmonaria 

sulle  rocce  granitiche  (950  m.)  del  M.  Capanne. 
Metzgeria  furcata  (L.)  Lindbg.  Sui  graniti  del  M.  Calan- 

cfie  sopra  Procchio. 
Liunularia  cruciata  (L.)  Lindbg.  Comune  sul  terreno  umido 

e  ombreggiato. 


'  Le  Epatiche,  come  pure  i  Muschi  e  le  Alghe,  furono  determi- 
nati dal  dott,  C.  Rossetti. 


356  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

Musei. 

Eurhyiichiuiu  circinnatum  £r.  E. 
Funaria  liy§^rometrica  Hedw. 
Barbula  niuralis  Tirana. 
Pottia  interiuedia  Sch. 
Dìcranella  varia  Sch. 

LlCHENES.  * 

Raiualina  fraxinea  (L.)  Fr.  Sul  calcare  presso  la  cima  di 

M.  Orello. 
R.  farinacea  (L.)  Fr.  Sui  porfidi  del  M.  Poppe,  ecc. 

—  £  ang^ustissiiua  Anzi.  Porfidi  dei  colli  presso  Portoferraio. 
R.  pollinaria  (Westr.)  Ach.  a  elatior  Acli.  Sul  calcare  presso 

la  cima  di  M.  Orello 

—  ^  huiuilis  Adi.  Sui  porfidi  al  Campo  della  Valle. 

R.  carpatica  Kbr.  Sui  calcari  presso  la  cima  di  M.  Orello. 
Roccella  tiiictoria  (DC.)  Fr.  Sui  muri  diroccati  alla  cima 
di  M.  Orello;  sul  porfido  in  altre  parti  dell'isola. 
Il  sig.  E.  Dilli  me  ne  mandò  alcuni  esemplari  bellissimi  di  Pianosa. 

R.  fiiciformis  (L.)  Ach.  Sulla  ftanite  del  versante  meridio- 
nale del  M.  Castello,  molto  rara;  in  Marzo  era  sterile. 

Cladonia  alcicornis  (Leight.)  Flk.  Sul  terreno  nelle  mac- 
chie presso  Portoferraio;  nel  M.  Calanche  sui  graniti. 

C.  verticillata  (Hoffm.).  Rocce  porfìriche  presso  Portoferraio. 

—  pliylloptiora  (Fk.)  Sui  graniti  del  M.  Capanne. 
Pariuelia  periata  (L.)  Ach.  Presso  Portoferraio  sui  porfidi 

in  molte  altre  località  dell'isola  fino  sul  M.  Calanche  (graniti). 

P.  tiliacea  (Hoffm.)  Fr.  Sul  M.  Orello. 

P.  saxatilis  (L.)  Kbr.  Sulle  rocce  porfiriche  dei  colli  fino  sul 
M.  Calanche  (graniti). 

P.  olivacea  (L.).  Sui  graniti  del  M.  Calanche. 

P.  caperata  (L.)  Ach.  Porfidi  dei  colli. 

P,  conspersa  (Ehrh.)  Ach.  Come  la  precedente  fino  sui  gra- 
niti del  M.  Calanche. 


^  I  Licheni  furono  determinati  dal  dott.  E.  Baroni,  secondo  l'opera 
di  P.  Sydow:  Die  Flechten  Deutschlands,  Anleitung  zur  Kenntnis  und 
Bestimmung  der  deutschen  Flechten. 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  357 

P.  scortea  Ach.  Sui  calcari  presso  la  cima  di  M.  Orello. 

Physcia  aquila  Ach.  Sui  porfidi  al  M.  Orello,  ecc.  fino  al 
M.  Calanche  (graniti). 

Xanthoria  parìetiiia  (L.)  Th.  Fr.  SuU' eurite  al  Forte  In- 
glese, sulle  corteccie  degli  alberi,  ecc. 

Sticta  scrobiculata  (Scop.)  Ach.  Sui  graniti  al  M.  Calanche. 

S.  Pulmonaria  (L.)  Schaer.  Sul  tronco  dei  castagni  presso 
Marciana,  nel  versante  settentrionale  di  M.  Orello  sulle 
rocce  porfiriche. 

Peltigera  canina  (L.)  Schaer.  Al  M.  Orello  e  al  Campo  della 
Valle  sulle  rocce  porfiriche. 

Nephroniiuui  laevig^atum  (Ach.)  Nyl.  Come  la  precedente 
e  sui  graniti  del  M.  Calanche. 

Umbilicaria  pustulata  (L.)  HofFm.  Sui  graniti  del  M.  Ca- 
lanche (900  m.)  e  presso  Marciana  Castello  (350  m.). 

Gyrophora  hirsuta  Ach.  a  vestita  Th.  Fr.  Sui  graniti  del 
M.  Calanche  (900  m.). 

Gasparrinta  muroruni  (Hoffm.)  Tornab.  Sulle  rocce  di 
M.  Orello. 

Placodium  crassum  (Huds.)  Th.  Fr.  M.  Orello. 

Calloplsnia  ferrugineum  (Huds.)  Th.  Fr.  Sul  porfido  al 
M.  Poppe. 

Haematonima  coccineum  (Dickr.)  Kbr.  M.  Orello. 

Oclirolecliia  pallescens  (L.)  Kbr.  y  parella  (L).  Sul  por- 
fido presso  Portoferraio. 

Pertusaria  sulpliurea  Schaer.  Sui  graniti  delle  parti  su- 
periori del  M.  Capanne. 

Algae. 

Nel  golfo  di  Portoferraio  ho  trovato  le  seguenti: 
Enteromorplia  iniestinalis  Link. 
Padina  pavonia  Lamx. 
8phacelaria  filicina  Ag. 
S.  scoparia  Lyngb. 
Yalonia  utricularis  Ag. 
Corallina  ofiìcinalis  L. 
C.  rubens  L. 

Cliaetoniorpha  Linum  Kg. 
Dictyota  fasciola  Larax. 


358  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI  FIRENZE 

Il  Socio  Jatta  ha  inviato  la  continuazione  del  suo  lavoro  : 

MATERIALI   PER   UN   CENSIMENTO    GENERALE    DEI   LI- 
CHENI ITALIANI.  PER  A.  JATTA. 

(Continuazione). 

XXXIL  ACAROSPORA  Mass. 

358.  admissa  Nyl.  FI.,  1873,  199. 
Rcr.  —  Alp. 

359.  Urica  Mass.  FI.,  1856,  291.  —  Mass.  L.  L,  346  ;  Anzi 
Lng.,  433;  Trevis.  Lich.  v.,  115. 

T.  —  Alp.,  Sett. 

360.  cervina  Ach.  Syn.,  188.  —  Syn.  A.  castanea  Rmd,,  squa- 
mulosa  Fr.  —  Erb.  cr.  it.,  II,  563;  Garov.  ;  Ces.;  Mass.  (II); 
Dnrs. 

Var.  incusa  Bgl.,   leucopsora  Mass.,   murorum  Mass.,   nor- 
malis  Mass.,  percaena  Mass.,  pruinosa  Mass. 

Rea.  —  It. 

361.  chlorophana  Wahl.  Lap.,  416.  —  Rbh.  L.  E.,  326;  Anzi 
Lng.,  68;  L..  m.  r.  214;  Erb.  cr.  it,  I,  369,  II,  166;  Ga- 
rov.; Mass.  (XVII);  Ces. 

Var.  oxytona  Schaer. 
Rcr.  —  Alp.,  Sard. 

362.  flavorubens  Bgl.  e  Crst.  An.,  192.  —  Bgl.,  Ces. 
Rcr.  —  Alp. 

363.  fuscata  Schrad.  Spie,  83.  —  Anzi  L.  m.  r.,  216;  Lng.,. 
532;  Ces. 

Var.  bullata  Anzi,  rufescens  Fr. 
Rcr.  —  Sett. 

364.  glaucocarpa  Wahl.  V.  Ak.  Hand.,  143,  —  Syn.  A.  trun- 
cata  Mass.  ;  Sarcogyne  acarosporoides  Anzi.  —  Rbh.  L. 
E.,  227  ;  Mass.  L.  I,  283-85  ;  Anzi  L.  ra.  r.,  215  ;  Lng., 
127,  328  p.,  829,  395;  Garov.;  Ces. 

Var.  depauperata  Krplh.,  distans  Wahl.,  ostreata  Anzi,  prui- 
nosa Anzi,  truncata  Mass. 

Rea.  —  It. 


ADUNANZA  DELLA   SEDE      DI  FIRENZE  359 

365.  glebosa  Krb.  Syst.,  156.  —  Syn.  A.  olygospora  Nyl.  —  Ces. 
Rcr.  —  Tose. 

366.  Beppi  (Naeg.)  Krb.,  Prg.,  61. 
S.,  Rea.  —  Alp, 

367.  macrospora  Hep.,  FI.  E.,  58. 
Rea.  —  Sett.,  Lig. 

368.  molyMina  (Trev.)  Mass.  Syn.,  21. 

Var.  microcyclos^Mass. 

Rcr.  —  Sett. 

369.  murorwn  Mass.  Mem.,  130.  —  Mass.  L.  I.,  62. 
Rea.  —  Sett. 

370.  phoiina  Mass.  Sym.,  22.  —  Mass.  L.  L,  279. 
Rcr.,  Rv.  —  Seti,  Merid. 

371.  rugulosa  Krb.  Prg.,  59.  —  Syn.  A.  peliscypha  Wahl. 
—  Anzi  Lng.,  564. 

Rcr.  —  Alp. 

372.  scabra  (Pers.)  Fr.  Th.  Seand.,  208.  —  Bgl.,  Ces. 
Rcr.  —  Alp. 

373.  Schleicheri  Mass.  Rie,  27.  —  Bgl.,  Ces. 
Rcr.  —  Sard. 

374.  smaragdula  Wahl.  Supp.,  29.  —  Anzi  L.  m.  r.,  216, 
217;  Mass.  L.  I,  281;  Garov.;  Dnrs.;  Ces. 

Var.  foveolata  Krb.,  lignicola  Bgl.,  sinopica  Wahl. 

L.,  Rcr.  —  Sett.,  Tose,  Merid. 

375.  traohitica  Jatt.  Man.,  IV,  127.  —  Ces. 
Rv.  —  Merid. 

376.  umUlicata  Bgl.  En.  Lig.,  27.  —  Syn.  A.  percaenoides 
Nyl.,  Carestiae  Bgl.,  versicolor  Bgl.,  Cesatiana  Jatt.  — 
Anzi  Lng.,  328  p.;  Bgl.;  Dnrs.;  Ces. 

Rcr.,  Rea.  —  Alp.,  Seti,  Lig.,  Merid. 

377.  ValdobMensis  Bgl.  e  Crst.  An.,  194. 
Rcr.  —  Alp. 

378.  Velana  Mass.  Sert.  in  Lotos,  1856,  75.  —  Mass.  L.  I.,  282. 
Rea.  —  Sett. 

379.  Veronensis  Mass.  Rie.,  29.  —  Mass.  L.  I.,  645;  Dnrs. 
Rea.  —  Sett. 


360  ADUNANZA  DELLA  SEDE  DI  FIRENZE 

380.  vulcanica  Jatt.  Mass.,  II,  218.  —  Syn.  A.  peltata  Bgl. 
in  Hrb.  —  Ces. 

Rv.  —  Lig.,  Merid.,  Sic. 
XXXIII.  Caloplaca  Fr. 
*  AnipMloma  Fr. 

381.  aurea  Schaer.  Nat.  Anz.,  11.  —  Anzi  Lng.,  314;  Garov.; 
Ces.;  Mass.  (XVII). 

Rea.  —  Sett.,  Boi.,  Tose,  Merid. 

382.  Wacteata  Hffm.  D.  FI.,  II,  169.  —  Anzi  Lng.,  99. 
Rea.  —  Sett.,  Tose.,  Sic. 

383.  callopisma  Ach.  Univ.,  435.  —  Rbh.  L.  E.,  228;  Mass.,  L. 
L,  58,  103;  Anzi  L.  m.  r.,  134;  Un.  it,  XX;  Erb.  cr.  it.,  I, 
1379;  II,  163;  Ces.;  Trev.  Lieh.  v.,  73;  Garov.;  Dnrs. 

Var.  centroleuca  Mass.,  sympagea  Acli. 
Rea.  —  It. 

384.  callopiza  Nyl.  FI.,  1883,  98.  —  Mass.  L.  L,  63. 
Rea.  —  Sett. 

385.  carphìnea  Fr.  L.  E.,  110.  —  Bgl.;  Ces. 
Rer.,  Rea.  —  Sard.,  Merid. 

386.  cìrrhochroa  Ach..  Syn.,  181.  —  Anzi  L.  m.  r.,  136;  Lng., 
31,  316;  Garov.;  Ces. 

Var.  areolata  Schaer. 
Rea.  —  Sett.,  Merid. 

387.  decipiens  Arnd.  FI.,  1867,  562.  —  Bgl. 
Rea.  —  Lig.,  Merid. 

388.  elegans  Lnk.  Ann.  Bot.,  I,  37.  —  Mass.  L.  L,  104;  Anzi 
L.  m.  r.,  133;  Erb.  er.  it.,  I,  835;  Trev.  Lieh.  v.,  217; 
Garov.;  Dnrs.;  Ces. 

Var.  biatorina  Mass.,   discreta  Schaer.,    orbioularis  Schaer., 
tenuis  Ach. 

Rer.,  Rea.  —  It. 

389.  granulosa  Muli.  Lieh.  gen.,  40.  —  Anzi  Lng.,  30  ;  Erb. 
cr.  it.,  II,  165;  Ces. 

Rea.  —  Alp.,  Sard.,  Merid. 

390.  medians  Nyl.  Bull.  Soc.  Fr.  IX,  262.  —  Anzi  Lng.,  444  ; 
Mass.  (XXXIII). 

Rea.  —  Tose.,  Sard. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  361 

391.  muroru7n  Hffm.  En.,  63.  —  Syn.  Amphiloma  Heppia- 
nura  Muli.  —  Mass.  L.  I.,  93-98;  Anzi  Lng.,  29,  275; 
Erb.  cr.  it,  I,  668;  li,  164;  Trev.  Lich.  v.,  218,  219; 
Garov.  ;  Dnrs.  ;  Ces. 

Var.  centrifuga  Mass.,  centroleuca  Mass.,  dealbata  Fw.,  de- 
trita Mass.,  lobulata  Srarf.,  miniata  Offm.,  omocarpa  Krb., 
pulvinata  Mass.,  tegularis  Krb. 

Rea.  —  It. 

392.  omUerans  Nyl.  FI.,  1874,  7.  —  Anzi  Lng.,  316. 
Rea.  —  Alp. 

393.  pusilla  Mass.  FI.,  1852,  567.  —  Syn.  Amphiloma  tegu- 
laris Ehr.  —  Mass.  L.  I.,  99-101  ;  Anzi  Lng.,  30,  391  ; 
Yen.  29;  Rbh.  L.  E.,  363;  Trev.  Lich.  v.,  24,  220;  Dnrs.  ; 
Ces. 

Var.  detrita  Mass.,  dispersa  Bgl.  e  Crst.,  eupbora  Trev., 
eutypa  Trev.,  miniata  Anzi,  turgida  Mass.,  umbratica  Jatt. 

Rea.  —  It. 
*♦  Callopisma  Dnrs. 

394.  agardhiana  Aeh.  Syn.,  152.  —  Anzi  Lng.,  37,  42;  Trev. 
Lich.  V.,  33;  Mass.  (XXXIl);  Dnrs.;  Ces. 

Rea.  —  Sett.,  Tose.,  Merid. 

395.  arenaria  Hep.  FI.  E.,  199.  —  Erb.  er.  it,  I,  1076;  Mass. 
(V)  ;  Garov.  ;  Dnrs.  ;  Ces. 

Rea.,  Rv.  —  It. 

396.  athroocarpa  Anzi  Ctg.,  38.  —  Sj^n.  C.  lamprocheila  DC. 
—  Anzi  Lng.,  298,  464. 

L.  —  Alp. 

397.  auraniiaca  Lgthf.  FI.  Se.,  810.  —  Mass.  L.  I.,  238-244, 
249;  Anzi  Lng.,  34,  273,  274,  445,  446;  Ven.,  26,  27; 
L.  m.  r.,  136,  137,  145;  Erb.  er.  it.,  I,  192,  1075;  II,  66, 
.561;  Trev.  Lieh.  v.,  182,  228,  229;  Garov.;  Dnrs.;  Ces. 

Var.  anomala  Mass.,  contigua  Mass.,  coronata  Krb.,  deci- 
piens  Trev.,  diffracta  Mass.,  flavovirescens  Mass.  {epo- 
menon  Mass.),  gyalectoides  Mass.,  holocarpa  Krb.,  inal- 
pina Hep.,  lacteaMass.,  leucotis  Mass.,  macrocarpa  Anzi, 
Oasis  Mass.,  ocbroleucaMass.,  picilos  Mass.,  placida  Mass., 
polycarpa  Mass.,  rubescens  Mass.,  salicina  Schrad.,  Schae- 
rerianaMass.,  smaragdula  Mass.,  stipata  Anzi,  velanaMass. 

L.,  T.,  Tr.,  Rea.,  Rer.,  Rv.  —  It. 


362  ADUNANZA  DELLA   SEDE  DI  FIRENZE 

398.  cerina  Ehr.  PI.  cr.,  216.  —  Anzi  L.  m.  r.,  141  ;  Lng.,  33, 
92,  300;  Mass.  L.  L,  226-230;  Erb.  cr.  it,  I,  838,  1423; 
Trev.  Lich,  v.,  183-184;  Garov.;  Ces.;  Dnrs. 

Var.  albiseda  Nyl.,  chlorìna  Fw.,  chloroleuca  Sw.,  cyanole- 
pra  Fr.,  effusa  Mass.,  Ehrarti  Schaer.,  flava  Anzi,  fusca 
Mass.,  muscorum  Mass.,  nigromarginata  Bgl.,  rytidodes 
Mass.,  stillicidiorum  Ach. 

M.,  T.  —  It. 

399.  caesiorufa  Ach.  Syn.,  44.  —  Anzi  Lng.,  28  ;  L.  m.  r.,  144. 
Var.  amniospila  Ach. 

M.,  Tr.  •—  Sett.,  Merid. 

400.  cerinoides  Anzi  Neos.,  5.  —  Syn.  C.  plumbeorufa  Nyl. 
Rea.  —  Sett. 

401.  chaly'baea  CDnf.)  Fr.  L.  E.,  125.  —  Anzi  Lng.,  35;  Trev. 
Lich.  V.,  23;  Mass.  (XXXII);  Garov.;  Ces. 

Rea.  —  Sett.,  Merid. 

402.  citrina  Ach.  Syn.,  196.  —  Anzi  Yen.,  25;  L.  m.  r.,  132; 
Lng.,  32;  Trev.  Lich.  v.,  180;  Mass.  (XI);  Ces. 

Var.  lignicola  Bgl. 

L.,  Rea.  —  It. 

403.  conglomerata  Bgl.  Tose.,  243. 
Rer.  —  Tose,  Sard. 

404.  conversa  Krplh.  Bay.,  162.  —  Anzi  Lng.,  317. 
Rea.  —  Alp. 

405.  diphijoides  Nyl.  FI.,  1872,  353.  —  Ces. 
Var.  Gneissii  Bgl.  e  Crst. 

Rcr.  —  Alp. 

406.  epixantha  Ach.  Univ.,  208.  —  Syn.  Gyalolechia  aurella 
Mass.  — Anzi  L.  m.  r.,  147;  Lng.,  89. 

S.  —  Sett.;  Lig. 

407.  eryihrocarpea  Pers.  Act.  Soe.  Wett.,  II,  12.  —  Rbh. 
L.  E.,  232;  Mass.  L.  I.,  45;  Anzi  Etr.,  15;  Erb.  cr.  it., 
I,  677;  II,  316;  Garov.;  Dnrs.;  Ces. 

Var.  Lallavei  Mass. 

Rea.  —  It. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  363 

408.  fallax  Bgl.  Com.  Soc.  cr.,  I,  18.  —  Dnrs. 
Rea.  —  Lig. 

409.  ferruginea  Hds.  FI.  Angl.,  II,  526.  —  Erb.  cr.  ii, 
I,  199,  1384;  II,  116;  MaSs.  L.  I.,  221-225;  Anzi  L.  m. 
r.,  144,  145;  Lng.,  28,  90,  96,  272;  Yen.,  26;  Un.  it,  IX; 
Trev.  Lich.  v.,  162,  230,  231;  Garov.;  Dnrs.;  Ces. 

Var.  contigua  Mass.,  decussata  Bgl.;  erysibe  Mass.,  festiva 
Ach.,  genuina  Krb.,  inarimensis  Jat.,  macrocarpa  Anzi, 
metabasis  Mass.,  microcarpa  Bgl.,  obliterata  Krb.,  omora 
Mass.,  plumbea  Krb.,  saxicola  Mass. 

T.,  Rea.,  Rcr.,  Rv.  —  It. 

410.  flammea  Anzi  An.,  10.  —  Syn,  C.  eoccinea  Miill. 
Rea.  —  Sett. 

411.  ful-oa  Anzi  Comm.  Soe.  er.,  II,  1864,  7.  —  Anzi  Lng.,  393. 
Rea.  —  Alp. 

412.  fuscolutea  Deks.  Cr.,  18.  —  Mass.  (V)  ;  Ces. 
M.  —  Alp. 

413.  gilvolutea  Nyl.  FI.,  1879,  202. 
T.  —  Tose. 

414.  glaucescens  Bgl.  e  Crst.  An.,  215. 
Rer.  —  Alp. 

415.  haematites  Chav.  St.  Ara.  FI.  Ag.,  492.  —  Mass.  L.  L,  170; 
Anzi  Etr.,  13;  Rbh.  L.  E.,  156;  Erb.  cr.  it,  I,  733;  II,  965  ; 
Trev,  Lich.  v.,  198;  Garov.;  Dnrs.;  Ces. 

Var.  saxicola  Ljka. 

T.,  Rea.  —  It. 

416.  irrubescens  Nyl.  FI.,  1874,  318.  —  Anzi  Lng.,  446;  L. 
m.  r.,  135. 

Rea.  —  Alp. 

417.  Jungermanniae  Wahl.  N.  Sei.  Skr.,  2,  p.  29.  —  Syn. 
C.  fulvolutea  Nyl.  —  Anzi  Lng.,  94;  Ces. 

M.  -  Alp. 

418.  livida  Hep.  L.  E.,  403.  —  Anzi  Lng.,  95;  Erb.  cr.  it., 
I,  837;  Garov.;  Dnrs.;  Ces. 

M.  —  Alp. 

419.  luctuosa  Anzi  Man.,  150.  —  Anzi  Lng.,  119. 
Rcr.  —  Alp. 


364  ADUNANZA  DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

420.  luieoaWa  Krb.  Syst.,  128.  —  Syn.  C.  pyracea  Ach.  — 
Mass.  L.  I.,  232-236;  Anzi  L.  ra.  r.,  137,  139,  140;  Ven., 
24;  Lng.,  93;  Rbh.  L.  E.,  100,  458,  459;  Erb.  cr.  it, 
I,  21,  379,  1383;  Un."  it,  II;  Trev.  Lich.  v.,  227;  Garov.  ; 
Dnrs.  ;  Ces. 

Var.  Celtidis  Mass.,  confluens  Mass.,  cupressina  Bgl.,  grisea 
Mass.,  gyalectula  Mass.,  holocarpa  Ehr.,  lactea  Mass., 
lithogala  Mass.,  microcarpa  Anzi,  muscicola  Schaer.,  or- 
bicularis  Mass.,  Persooniana  Schaer.,  saxicola  Rbh. 

T.,  Rea.,  Rcr.  —  It.  (Malta). 

421.  marmorata  Bgl.  Sard.,  84.  —  Erb.  cr.  it,  II,  67;  Ces.; 
Bgl. 

Rea.  Sard.,  Merid.,  Malta. 

422.  nivalis  (Krb.)  Mass.  Mera.,  129.  —  Un.  it.,  XLI. 
M.  -  Alp. 

423.  obscurella  Smrf.  Cr.  Norv.,  132.  —  Nyl.  Lap.,  143. 
Tr.  —  Alp. 

424.  ockracea  Schaer.  N.  Anzi,  1818,  11.  —  Syn.  C.  dalraa- 
ticura  Mass.  in  Hrb.  —  Mass.  L.  L,  114;  Rbh.  L.  E.,  362; 
Anzi  L.  m.  r.,  138;  Trev.  Lich.  v.,  223;  Garov.;  Dnrs.;  Ces. 

Rea.  —  It. 

425.  olimcea  Mass.  BL,  124.  —  Mass.  (XXXII). 
Rea.  —  Sett. 

426.  paepalostoma  Anzi  Cora.  Soe.  er.,  III,  141.  —  Syn.  Ri- 
nodina  artieulata  Bgl.  —  Rbh.  L.  E.,  761  ;  Anzi  Lng.,  311  ; 
Dnrs. 

Rer,,  Rea.  —  Sett.,  Lig. 

427.  percrocata  Arnd.  exs. 

Var.  parasitica  Jatt. 

Rv.,  P.  —  Merid. 

428.  Pollini  Mass.  BL,  111.  —  Syn.  C.  nigricans  Tuck.  — 
Mass.  L.  I.,  66;  Rbh.  L.  E.,  213;  Anzi  Lng.,  375;  Erb. 
er.  it,  I,  200;  Trev.  Lieh.  v.,  161;  Garov.;  Dnrs.;  Ces. 

Var.  versicolor  Cald. 
■  T.  —  Sett.,  Tose.,  Merid. 

429.  pulchrevirens  Anzi  Coram.  soe.  er..  Ili,  141.  —  Anzi 
Lng.,  91. 

T.  —  Sett. 


ADUNANZA  DELLA   SEDE  DI  FIRENZE  865 

430.  reflexa  Nyl.  Bull.  soc.  bot.,  1866,  141.  ~  Anzi  Lng.,  544. 
T.  —  Alp. 

431.  rubelliana  Acli.  Univ.,  376.  —  Anzi  Lng.,  559;  Ven.,  28; 
Garov.  ;  Dnrs.  ;  Ces. 

Rcr.,  Rv.  —  Alp.,  Sett.,  Merid. 

432.  Schaereri  (Flk.)  Arnd.  FI.,  1881,  312.  —  Anzi  Lng., 
34,  560;  Mass.  (XLIX). 

Rea.  —  Alp. 

433.  scliislidii  Anzi  Ctg,,  38.  —  Anzi  Lng.,  88. 
M.  —  Alp. 

434.  sinapisperma  DC.  FI.  fr.,  II,  349.  —  Syn.  C.  leucoraea 
Ach.  —  Mass.  L.  L,  220;  Erb.  cr.  it.,  I,  1120;  Anzi  L. 
m.  r.,  146;  Garov.;  Dnrs.;  Ces. 

M.  -  Sett.,  Merid. 

435.  subsimilis  Fr.  (Th.)  Scand.,  89.  —  Anzi  L.  m.  r.,  147; 
Bgl. 

Rea.,  Rcr.  —  Sett.,  Tose.,  Mar.,  Merid. 

436.  Tauriliana  Mass.  Lotos,  1856,  75.  —  Mass.  (V). 
Rea.  —  Sett. 

437.  teicholyta  Ach.  Univ.,  425.  —  Syn.  C.  Visianica  Mass.  — 
Trev.  Lich.  v.,  157;  Mass.  (V);  Dnrs.;  BgL;  Ces. 

Ca.,  Rea.,  Rcr.,  Rv.  —  It. 

438.  tetrasiicha  Nyl.  FI.,  1874,  307.  —  Anzi  L.  m.  r.,  252. 
Rea.  —  Alp. 

439.  Tremnìacensis  Mass.  FI.,  1852,  573.  —  Mass.  (XI). 
Rea.  —  Sett. 

440.  variaUlis  Pers.  in  Ust.  N.  An.,  I,  26.  —  Anzi  L.  m. 
r.,  142,  143;  Lng.,  36,  365;  Mass.  (XXXII);  Ces.;  Trev. 
Lich.  V.,  181,  222,  223;  Garov.;  Dnrs. 

Var.  acrustacea  Arnd.,  albopruinosa  Arnd.,    lilacina  Mass., 
ocellulata  Ach.,  pulcliella  Mass. 

Rea.  —  It.  * 

***  Candelaria  Mass. 

441.  concolor  Dcks.  Cr.,  III,  18.  —  Syn.  C.  vulgaris  Mass., 
C.  laciniosa  Duf.,  Lecanora  candelaria  Ach.  —  Mass. 
L.  L,  61;  Anzi  L.  m.  r.,  131;  Erb.  cr.  it.,  I,  191;  Trev. 
Lich.  V.,  216;  Garov.;  Dnrs.;  Ces. 

T.,  Tr.  —  It. 


366  ADUNANZA  DELLA   SEDE   DI  FIRENZE 

442.  Vitellina  Ehr.  PI.  cr.,  155.  —  Mass.  L.  I.,  60;  Anzi  L. 
ni.  r.,  132;  Trev.  Lich.  v.,  224-226;  Dnrs.;  Ces. 

Var.  Xanthostigma  Hp. 

M.,  T.,  Tr.,  Rea.,  Rcr.,  Rv.  —  It. 

XXXIV.  DiPHRATORA  Trey. 
*  Eudiphratora. 

443.  candicans  Dcks.  Cr.,  Ili,  15.  —  Erb.  cr.  it.,  I,  1068; 
Mass.  L.  I.,  210;  Anzi  Lng.,  447;  Etr.,  12;  Garov.; 
Dnrs.;  Ces. 

Rea.  —  It. 

444.  Cesati  Mass.  Mem.,  147.  —  Syn.  R.  liparina  Nyl.  — 
Mass.  L.  I.,  141;  Erb.  er.  it.,  I,  368;  Ces.;  Dnrs;  Garov.; 
Bgl. 

Var.  grisea  Bagl.,  olivacea  Bgl. 
Rcr.,  Rea.  —  It.  (Malta). 

445.  olivacea  Bgl.  Comm.  Soc.  er.,  1862,  125.  —  Biatorina 
Michelettiana  Mass.  —  Anzi  Ven.,  65;  Dnrs.;  Ces. 

Rea.  —  Sett.,  Lig.,  Tose.,  Merid.,  Malta. 

446.  spadicea  Fw.,  Linnaea,  1849,  54.  —  Rbh.  L.  E.,  789; 
Un.  it.,  XI;  Erb.  er.  it,  I,  1380;  II,  268;  Dnrs.;  Ces. 

Var.  Gennari  Bgl. 

Rea.  —  Tose.,  Sard.,  Merid.  (Malta). 
**  Lecaniella  Jatt. 

447.  carneonivea  Anzi  An.,  10.  —  Anzi  Lng.,  509. 
M.  —  Alp. 

448.  cyrtella  Aeh.  Meth.,  67.  —  Mass.  L.  L,  132;  Rbh.  L. 
E.,  457;  Erb.  er.  it.,  I,  1425;  Anzi  Lng.,  356,  338,  516; 
Trev.  Lieh.  v.,  67;  Dnrs.;  Ces. 

Var.  carneorubra  Anzi. 

T.,  Tr.  —  Alp.,  Lig.,  Tose.,  Merid. 

449.  disparata  Nyl.  An.  se.  nat.,  1862  (Bot.),  377.  —  Syn. 
Gyalolechia  leeanorina  Anzi.  —  Anzi  Lng.,  299;  Ces. 

M.,  Rea.  —  Alp. 

450.  proteiformis  Mass.  Seh.  er.,  144.  —  Syn.  L.  erysibe 
Aeh.,  L.  Rabenhorsti  Hp.  —  Rbh.  L.  E.,  964;  Mass.  L. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  367 

L,  144-148;  Anzi  Lng.,  118;  Erb.  cr.  it,  I,  1394  ;Ces.; 
Garov.  ;  Dnrs. 

Var.  ceramonea  Mass.,  dispersa  Mass.,  lecideina  Mass.,  Ra- 
benhorstii  Mass. 

Rea.,  Rcr.,  Rv.  —  It. 

451.  pseudo-cyr iella  Anzi  Neosymb.,  9. 
T.  ~  Sett. 

452.  sairibucina  Krb.  Prg.,  137. 
L.  —  Merid. 

453.  Turicensis  Mass.  Sym.,  43.  —  Mass.  L.  I.,  149;  Anzi 
Lng.,  463;  Trev.  Lidi.,  v.  m. 

Var.  farinosa  Mass. 

Rea.  —  Seti,  Tose.,  Merid. 

XXXV.  RiNODiNA  Ach. 

454.  albana  Mass.  Rie,  15.  —  Rbh.  L.  E.,  508  ;  Mass.  L.  L, 
216;  Anzi  Lng.,  304;  Erb.  cr.  it,  II,  120;  Dnrs.;  Ces. 

Var.  orbicularis  Mass. 
T.  —  It. 

455.  aierrìma  (Krplh.)  Anzi  Sym.,  35.  —  Sym.  Mierothelia 
Metzleri  Krb.  —  Rbh.  L.  E.,  770;  Anzi  Lng.,  461;  Bgl.; 
Ces.;  Dnrs. 

Rcr.  —  Alp. 

456.  atrocinerea  Dcks.  Cr.,  Ili,  14.  —  Sym.  R.  caesiella  Flk., 
R.  aggregata  Bgl.  —  Anzi  Lng.,  321  ;  Ven.,  45  ;  Erb. 
cr.  it.,  I,  373,  676  ;  Dnrs.  ;  Ces. 

Var.  dispersa  Bgl. 

Rcr.,  Rv.  —  Alp.,  Lig.,  Tose,  Merid. 

457.  Beccariana  Bgl.  Pr.  Tose,  239. 
Var,  cinerea  Bgl.,  tympanelloides  Bgl. 
Rcr.  —  Tose.,  Sard. 

458.  Matorina  Krb.  Prg.,  76.  —  Ces. 
Rcr.  —  Sett. 

459.  BischofTì  Hep.  K.  Z.,  113.  —  Syn.  Buellia  lithofraga  Mass. 
(Hrb.).  —  Mass.  L.  L,  113;  Anzi  L.  m.  r.,  222;  Ces. 

Var.  immersa  Krb. 

Rea.  —  Sett.,  Tose,  Merid. 


268  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

Satureia  horlensìs  L.  Trovasi  in  qualche  giardino  ed  orto  ad 
Asolo  !  come  pure  a  Selva  ecc. 

Nepeta  Cataria  L.  Rarissima  a  Pagnano!  e  verso  il  Bosco 
Montello 

Ajuga  genevensis  L.  Lungo  il  Foresto  novo  !  presso  Asolo 
dove  fiorisce  in  primavera.  Era  stata  raccolta  nel  M.  Grappa  e 
nel  Montello. 

Galeopsis  Laclanum  L.  Nel  fianco  del  M.  Bacciocco!  rivolto 
verso  r  Acqua  della  Regina  !  È  copiosa  nell'  alveo  del  Piave  e 
del  Meschio, 

Thesium  divaricatum  Jam.  Era  stato  segnalato  soltanto  nelle 
ghiaie  e  sabbie  del  Piave;  cresce  in  abbondanza  dietro  il  Monte 
S.  Martino!  nella  località  detta  Sasskl  in  mezzo  alle  eriche  e 
quindi  in  terreno  molto  magro. 

* Narcissus  allmlus  Lev.?  (v.  Riv.  It.  di  Se.  nat.,  Anno  XI, 
fase.  2,  1891).  Trovasi  presso  Asolo  nella  riva  di  Gandin  lungo 
la  strada  di  Pagnano.  Questo  narciso,  a  fiore  tutto  bianco,  é 
nuovo  per  la  provincia  e  anche  pel  Veneto,  non  essendosi  mai 
segnalati  in  esso  narcisi  a  flore  completamente  bianco;  lo  trovai 
nella  primavera  del  1889;  in  seguito  non  ho  più  avuto  occa- 
sione di  raccoglierlo,  ma  mi  propongo  di  studiarlo  meglio  alla 
prima  occasione. 

Lencoiaui  vernum  L.  Fiorisce  abbondantemente  nei  boschi 
presso  la  strada  del  Forestuzzo  !  e  del  Foresto  novo  !  sul  finir 
dell'  inverno  e  in  primavera.  Trovasi  anche  nel  M.  Monfenera  e 
nel  bosco  Montello. 

Paris  quadrifolia  L.  L'ho  trovata  nella  località  detta  Bredal 
È  rarissima  nel  Montello. 

S3illa  hifolia  h.  Fre:iaente  nel  bosco  Montello  e  abbondante 
in  qualche  valletta  presso  Crespignaga!  dove  fiorisce  in  prima- 
vera assai  precocemente. 

Da  queste  notizie  apparisce  che  la  flora  dei  colli  Asolani  si 
collega  strettamente  con  la  flora  Montelliana;  da  esse  e  dalle 
opere  del  prof.  Saccardo  rilevo  che  non  meno  di  sessanta,  fra 
specie  e  varietà,  sono  proprie,  in  provincia,  esclusivamente  al 
bosco  Montello  e  ai  colli  Asolani;  in  questi  vi  sono  5  specie  che 
si  trovano  soltanto  nel  M.  Grappa  e  27  di  loro  esclusiva  perti- 
nenza rispetto  al  resto  della  provincia.  Di  queste,  9  sarebbero 
da  aggiungersi  alla  flora  della  provincia  Trevigiana,  le  altre  17 


ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIUENZK  269 

furono  già  raccolte  da  altri,  cioè  dal  Zanardini,  Derenger,  Pa- 
solini, Montini,  Fraccìiia. 

Credo  che  continuando  accuratamente  le  ricerche  in  questa 
bellissima  zona  subai [)ina,  si  ricaverà  nuovo  e  più  interessante 
materiale. 


Il  prof.  Penzig  presenta  alla  Società  esemplari  disseccati  di  una 
pianta  (Barbeya  oleoides  SchweinfJ  raccolta  nal  suo  ultimo  viaggio 
in  Abissinia,  pianta  tanto  somigliante  allo  stato  sterile  all'  Oha 
chrysophìjUa  da  costituire  Un  caso  di  mimetismo  dei  più  singolari. 
Essa  fu  già  trovata  in  frutto  due  anni  fa  nell'  Arabia  Felice  dal 
dottor  Schweinfurtli  ;  cresce  in  alcune  valli  delle  pendici  orientali 
dell'altipiano  abissino,  al  monte  Saber,  a  Ghinda  ecc.,  è  dioica  e 
costituisce,  secondo  Schweinfurth,  un  genere  nuovo  anomalo  delle 
Urticacee,  Barbeya,  cbe  si  potrebbe  quasi  erigere  a  famiglia  nuova. 

Il  prof.  Cauuel  fa  osservare  che  il  nome  di  Barbeya,  scelto  dal 
dott.  Schweinfurth,  non  è  troppo  felice,  perchè  esiste  già  un  genere 
Barbeuia,  istituito  da  Du  Petit  Thouars  sopra  una  pianta  del  Ma- 
dagascar, poco  conosciuta  in  generale  ed  affine  alle  Euforbiacee. 

Martelli  presenta,  per  parte  del  dott.  De  Toni,  saggi  raccolti 
presso  Keren  dà  Penzig  del  Porphyrosiphon  Notarisìi,  alga  cono- 
sciuta d' Italia.  ,^ 

Viene  annunziato  che  il  Socio  Rostan  ha  mandato  alla  Società 
una  tradazione  del  ben  noto  lavoro  del  dott.  Townsend  suU'  Eu- 
phra^ia  officinalis  L. 

Viene  quindi  presentata  la  comunicazione  seguente  del  prof.  Goiran: 


ERBORIZZAZIONI  ESTIVE    ED   AUTUNNALI  ATTRAVERSO 
AI  MONTI  LESSINI  VERONESI.  NOTE  DI  A.    GOIRAN. 

(Continuazione). 

Resedaceae. 

82.  Reseda  Phyteuma  L.  —  Campi,  vigneti,  muri,  rupi,  sino 
a  tardo  autunno.  Tocca  quasi  l'altitudine  di  1000"". 

83.  R.  lutea  L.  —  Poco  frequente.  Presso   Verona,  a  Trc- 
gnago  ecc.  nei  campi. 

Nel  M.  Zovo  (Valjìantena),  540'°-708'",  mi  sono  imbattuto  in 
una  forma  singolarissima,  prossima  a«;sai  a  R.  Plvjtheuma  ma 
pure  da  essa  notevolmente  distinta;  non  ho  avuto  il  destro  di 
studiarla  con  sufficiente  diligenza,  e  sto  attendendo,  nella  oramai 


370  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

Il  Presidente  Arcangeli  a  nome  del  Socio   E.  Baroni  presenta  la 
seguente  comunicazione  : 

LICHENES  PEDEMONTANI  A  CL.  PROF.  ARCANGELI  IN 
MONTE  CINISIO  ET  MONTE  ROSA  ANNIS  1876  AC  1880 
LECTI,   QUOS   EXPONIT   D'   E.   BARONI. 

1.  Bryopogon  jubatdm  (L.)  Link. 

a  x)roUxum  (Ach.)  **  canwn  Ach. 
Hai).  Ad  Laricum  truncos  prope  montis  Cinisii  Lacum  et  in 

Silva  Lanslebourg,  alt.  2000  m.  circiter. 
Obs.  Forma  **  canum,  teste  Jatta/  occurrit  in  Sicilia,  in 

Provincia  neapolitana,  in  Lucania  et  in  Latio. 

2.  CORNICDLARIA   ACULEATA   Schreb. 

a  alpina  Schaer. 
Hab.  Cum  Cetraria  nivali  in  cacumine  Ronche  prope  mon- 
tem  Cinisium  ultra  alt.  2000  m. 

3.  EVERNIA   VULPINA    (L.)    Ach. 

Hab.  In  monte  Cinisio  ad  Laricum  truncos  in  silva  Lansle- 
bourg satis  frequens. 

4.  EVERNIA  FDRFURACEA   (L.)   Acll. 

Hab.  Ad  truncos  cum  praecedente. 

5.  RoccELLA  FDCiFORMis  Ach.  Lich.  un.  p.  440. 

Hab.  In  cacumine  Ronche  prope  montem  Cinisium. 
Obs.  Thallus  KOH  et  praecipue  H*  SO*  lutescit,  Ca  CI  non 
mutatur. 

6.  Cladonia  rangiferina  (L.)  Hoffm. 

J3  silvatica  (L.)  Hoffm.  *  alpestris  (L.)  Schaer. 
Hab.  Ad  terram  in  convalle  Gressoney  supra  Gaby,  alt.  1000  m. 

circiter. 
Obs.  In  ^  et  in  *  alpestri  thallus  KOH  non  mutatur,  sed  Ca  CI 

dein  adhibito,  color  luteus  prodit. 

7.  Cetraria  islandica  (L.)  Ach. 

Hab.  In  monte  Cinisio  prope  Lacum. 

8.  Cetraria  cucullata  (L.)  Bell. 

Hab.  Cura  praecedente. 
Obs.  lodo  non  coloratur. 


'  Jatta  A.,  Monogì-aphia  Liohenum  Italiae  Meridionalis.  Trano,  1890. 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  371 

•9.  Cetraria  nivalis  (L.)  Ach. 
Hai).  Cum  praecedente. 
Obs.  In  Herbario  Horti  botanici  pisani  exemplar  alterum  vidi 
a  ci.  Arcangeli  lectum  ad  Olen  (3000  m.  circiter). 
10.  Cetraria  juniperina  (L.)  Ach. 

var.  lubulosa  Schaer.  Enum.  p.  63. 
Ilab.  In  cacumine  Ronche  prope  montem  Cinisium. 
Obs.  lodo  thallus  non  coloratur. 
il.  Parmelia  revoluta  F\K.  =  Par melia  laeingata  Ach.  var.  re- 
voluta  Flk. 
Hab.  Ad  saxa  in  convalle  Gressoney  supra  Gaby. 
Obs.  A  forma  typica  praecipue  distinguitur  sporis  minoribus. 

12.  Parmelia  encausta  (Smrft.)  Nyl. 

Ilab.  Ad  saxa  in  monte  Rosa  ad  Olen  (3000  m.  circiter). 
Obs.  Thallus  KOH  liitescil;  Ca  CI  non  inutatur. 

13.  SoLORiNA  crocea  (L.)  Acli. 

Hab.  Super  terram  in  monte  Rosa  ad  Olen. 

14.  Umbilicaria  postulata  (L.)  Hoffm. 

Hab.  Ad  rupes  convallis  Gressoney  supra  Gaby. 

Obs.  Partes  strato  gonidiali  adjacentes  Ca  CI  rubescunt. 

15.  Gyrophora  spodochroa  (Ehrh.)  Ach. 

j3  depressa  (Ach.)  Th.  Fr.  =  (6^.  crustulata  fi  de- 
pressa ;  Umbilicaria  vellea  j3  depressa  Fr.  ;  U. 
saccaia  DC;  U.  spodochroa  var.  depressa  Nyl.). 
Hab.  Ad  rupes  convallis  Gressoney  supra  Gaby. 
Obs.  A  spodocliroa  typica  distinguitur  thallo  coriaceo,  in- 
cano-pruinoso,  subtus  pallido,  atque  praecipue  apotheciis 
in  thallo  depressis. 

16.  Gyrophora  cylindrica  (L.)  Ach. 

a  Delisei  (Despr.) 

Hab.  Sporifera  ad  riipes  convallis  Gressoney  supra  Gaby. 

Obs.  In  Herbario  Horti  botanici  pisani  exemplar  alterum 
vidi  ex  «  Lago  Nero  »  in  apennino  Pistoriensi  a  ci.  Ar- 
cangeli lectum. 

17.  Gasparrinl\  elegans  (Lk.)  Tornab. 

Hab.  Ad  saxa  schistosa  in  silva  Lanslebourg. 

18.  Artrorhaphis  flavovirescens  (Borr.)  Th.  Fr. 
Hab.  Ad  Laricum  truncos  in  silva  Lanslebourg. 

Obs.  In  Herbario  Horti  botanici  pisani  exemplar  alterum 
vidi  a  ci.  W.  Nylander  lectum  ad  Helsingfors. 


372  ADUNANZA    DKLLA   SEDE   DI   FIRENZE 

19.  Sarcogyne  Clavus  (DC.j  =  Stereopeltìs  CaresUae  De  Not.  in 
Comm.  Soc.  critt.,  n.   1,  p.  31. 
Hab.  Ad  saxa  in  monte  Cinisio  prope  Lacum. 
Obs.  In  Herbario  Horti  botanici  pisani  exemplar  vidi  alterum 
a  ci.  Carestia  lectum  ad  saxa  micacea  prope  Riva  in 
Valle  Sessitana. 

Altra  memoria  viene  pure  consegnata  dal  Presidente  Arcangeli  a 
nome  dei  sigg.  Rossetti  E.  e  Baroni  E. 

FRAMMENTI  EPATICO-LICHENOGRAFICI.   PER  C.    ROS- 
SETTI ED   E.   BARONI. 

Dal  sig.  Ugolino  Martelli  ci  fa  di  recente  inviata  una  piccola 
collezione  di  Epatiche  dal  medesimo  raccolte  in  varie  località 
della  Toscana  e  specialmente  dell'Appennino  pistoiese.  Avendovi 
incontrato  alcune  specie  che,  per  quanto  è  a  nostra  conoscenza^ 
non  furono  ancora  state  pubblicate  della  Toscana  e  qualche  al- 
tra assai  rara  e  interessante,  crediamo  che  sia  utile  riferirne 
brevemente  agli  onorandi  colleghi  della  Società  botanica  italiana. 
Se  abbiano  aggiunto  alcune  indicazioni  di  nuove  località  per 
talune  specie  anche  comuni  e  già  note,  si  è  perchè  abbiano  ri- 
tenuto che  ciò  possa  riuscire  vantaggioso  ad  una  più  esatta 
conoscenza  della  loro  distribuzione  presso  di  noi. 

Alle  Epatiche  facciamo  seguire  alcune  specie  di  Licheni  rac- 
colti pure  dal  Martelli,  e  due  o  tre  dal  prof.  Arcangeli  durante 
le  escursioni  che  ebbero  luogo  in  occasione  della  IV*  Riunione 
generale  della  Società  botanica  in  Napoli.  Anche  fra  questi  ab- 
biamo trovato  qualche  varietà  non  ancora  citata  dell'  Italia  Me- 
ridionale nelle  accuratissime  pubblicazioni  del  distinto  liche- 
nologo sig.  dott.  A.  Jatta. 

Epatiche.  ' 

1.  Nardia  EMARGINATA  (Ehrh.)  B.  et  Br.  emend. 

Ab.  Sulla  terra  silicea  all' Abetone  nell'Appennino  pistoiese 
(agosto  1885). 


*  Le  specie    nuove    p3r  la    Toscana   sono    contrassegnate  con  un 
asterisco. 


ADUNANZA    DKLLA    SEDE   DI   FIRENZE  373 

2.  Plagiochila  asplenioides  (L.)  Dmrt. 
a  minor  Liiidenb. 
Ai).  Sulla  terra  silicea  all'Abetone  (agosto  1885). 

*  3.  SCAPANIA  u.MBROSA  (Schrad.)  Dmrt.  Hep.  Eur.,  pag.  38;  Syn. 

hep.,  pag.  09;  C.  Massai,  exs.,  n.  120;  Stephani,  Deutsch. 
Jung.,  pag.  21,  fig.  25;  Boulay,  Muse.  Est.,  pag.  776;  Husnot, 
Hep.  Gali.,  pag.  22.  —  Jungermannia  Schrad.;  Hook,  Brit. 
Jung.,  tab.  24;  Ekart.,  Syu.  Jung.,  tab.  H,  fig.  12.  —  (Cum 
colesulis!). 
Ai).  Sui  tronchi  putridi  e  sul  terriccio  vegetale  all'  Abetone, 
spesso  insieme  con  Blepharostoma  tricophyllum,  Ce- 
phalozda  hicuspidata,  Lophocolea  heierophylla,  Kantia 
Trichomanis  e  Riccardia  latìfrons  (agosto  1885).  Già 
raccolta  nella  stessa  località  fino  dal  1880  dal  dott.  E. 
Levier.  * 
Oss.  I  nostri  esemplari   coincidono   esattamente  con  quelli 
autentici  delle  collezioni  Massalongo  (m.  Pozzetto  sopra 
Pontebba)  e  Rabenhorst    (Lapponia,  Baden),  contenuti 
neir  Erbario  pisano,  nonché  con  quelli  raccolti  da  Arnell 
(Svezia),  Breider  (Stiria)  e  Jack  (Baden)  dell'  Erbario 
privato  del  dott.  Bottini.  —  Questa  specie  che  abita  nei 
luoghi  montuosi  subalpini  di  tutta  l'Europa^  era  nota 
finora  in  Italia  solo  delle  Alpi  piemontesi,  lombarde  e 
venete.  ' 
4.  SCAPANIA  AEQUiLOBA  (Schw.)  Dmrt. 
j3  inermis  Carringt. 
Ab.  Sulla  terra  silicea  all'Abetone  (agosto  1885). 
Oss.  La  varietà,  per  quanto  ci  è  noto,  era  conosciuta  solo 
delle  Alpi  apuane.  * 

*  5.   JUNGERMANNIA   VEXTRICOSA   Diks. 

j3  x>orp1iyroleuca  (Nees.)  Limpricht. 


'  Levier  E.,  Comuuicazione  epistolare,  9  giugno  1892. 

■^  Gottsche  C.  M.,  Linden7ierg  J.,  Nees  ab.  Esenbeck  C.  Synapsis 
Hepattcarum,  pag.  69.  Hamburgi,  1844  ;  Du  Mortier  C,  Hepaticae 
Europae,  pag.  38.  Bruxelles  et  Lipsiae,  1874. 

'  Massalongo  E.,  Repertorio  della  Epaticologia  italiana,  Estr.  dal 
voi.  II,  fase.  2°  dell'  Annuario  delV  Istituto  hot.  di  Roma.  Roma,  1886. 

*  Rossetti  C,  Epaticologia  toscana  nord-ovest  (Nuovo  Giorn.  hot. 
tal.,  voi.  XXII,  pag.  335.  Firenze,  1890). 


374  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

AI).  Sul  terriccio  vegetale  e  sui  legni  putridi   all'Abetone- 
(agosto  1888). 

Oss.  La  forma  tipica  è  già  stata  osservata  della  Toscana 
nei  dintorni  di  Firenze   (Raddi);   la  varietà  è  nuova 
per  la  Toscana,  essendo  finora  conosciuta  in  Italia  solo 
delle  Alpi  Piemontesi,  Lombarde  e  Venete.  ^ 
*  6.  JuNGERMANNiA  INCISA  Schrad. 

Ab.  Nella  stessa  località  che  !a  precedente. 

Oss.  Specie  nuova  per  la  Toscana  e  nota   finora  in  Italia 
nelle  Alpi. 

7.  Cephalozia  bicqspidata  (L.)  R.  Spr.  (cum  colesulis!). 

Ab.  Sui  legni  putridi  e  fra'  muschi  all'Abetone  (agosto  1885). 

8.  Cephalozia  catenulata  (Hùbn.)  Lindenb.  eraend. 

Ab.  Sui  legni  putridi  all'Abetone  (agosto  1885). 
Oss.  Per  quanto  ci  consta  era  nota  finora  in  Toscana  delle 
Alpi  apuane.  ^ 

9.  Cephalozia  dentata  (Raddi)  Lindenb.;  Massalongo,  Repert., 

pag.  65,  tav.  9,  fig.  6.  —  Jungermannia  Raddi,  Junger- 
mannogr.  etrusc,  pag.  12  (1841)  ;  Syn.  Hep.,  pag.  143.  — 
Anthelia  Dum.,  Hep.  Eur.,  pag.  99-100. 
Ab.  Sulla  terra  nel  M.  Argentare  fra'  cespi  di  Kantia  Tri- 

comanis  (aprile  1885). 
Oss.  Nota  finora  in  Italia  della  Toscana  nei  dintorni  di  Fi- 
renze (Raddi,  Arcangeli,  Levier),  nel  M.  Pisano  e  nelle 
Alpi  apuane  (Arcangeli,  Rossetti);^  fuori  d'Italia,  per 
quanto  sappiamo,  è  stata  raccolta  solo  in  Francia  a 
S.  Sever  (R.  Spruce)  '  e  nell'Alta  Savoia  lungo  l'Arve 
(J.  Rome).  *  —  Gli  esemplari  che  abbiamo  esaminato 
coincidono  esattamente  con  quelli  archetipici  di  Raddi, 
che  si  conservano  nell'  Erbario  pisano. 


^  Dobbiamo  la  determinazione  di  questa  specie  e  della  seguente 
al  chiar.  prof.  C.  Massalongo. 

*  Rossetti  C,  loc.  cit.,  pag.  328. 
^  Rossetti  C,  loc.  cit.,  pag.  329. 

*  Massalongo  C,  Appunti  statistici  sulVEpaticologia  italica,  Estratto 
dagli  Atti  del  Congresso  nazionale  di  hot.  crittog.  in  Parma,  pag.  9. 
Parma,  1887. 

'  Bernet  H.,  Catalogne  des  Hépatiques  du  sud-ovest  de  la  Suisse  et 
de  VHaute  Savoie,  pag.  82.  Genève,  1888. 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  375 

10.  LoPHOCOLEA  CUSPIDATA  (Limpricht.). 

Ab.  Sul  terriccio  vegetale  all' Abetone  (agosto  1885). 

Oss.  Conoscevasi  finora  in  Toscana  solo  di  Vallombrosa 
(Micheli,  Arcangeli,  Levier),  *  del  M.  Pisano  e  delle 
Alpi  apuane  (Rossetti).  *  Inoltre  é  citata  da  Brizi  ^  del 
Romano  al  Monte  Cavo  presso  Rocca  di  Papa. 

11.  LoPHOCOLEA  HETEROPHYLLA  (Schrad.)  Dmrt.  (cum  fruct.  !). 
Ab.  Sui  legni  putridi  e  sul  terriccio  vegetale  all'  Abetone 

(agosto  1885). 
Oss.  Nota  finora  in  Toscana  solo  dei  dintorni  di  Pisa  (S.  Ros- 
sore) *  e  dell'  isola  del  Giglio.  ^ 

12.  Chiloscyphus  polyanthos  (L.)  Dmrt. 

Ab.  Nei  luoghi  umidi  all' Abetone  (agosto  1885). 

13.  PORELLA  PLA.TYPHILLA   (L.)    Lindb. 

Ab.  Sulle  rupi  all' Abetone  (agosto  1885). 

14.  Radula  complanata  (L.)  Dmrt.  (C.  truci!). 

Ab.  Sui  tronchi  degli  alberi  a  Vallombrosa  (settembre  1884) 
e  air  Abetone  (agosto  1885). 

15.  Frullania  dilatata  (L.)  Dmrt. 

Ab.  Sui  tronchi  degli  alberi  a  Vallombrosa  (settembre  1884). 

16.  Lejeunia.  serpillifolia  (Dicks.  emend.)  Lindb.  (C.  colesul  !). 

a  cavifolia  (Ehrh.)  Lindb. 
j3  planmscula  Lindb. 
Ab.  Tutte  e  due  le  forme  sulla  scorza  degli   alberi  presso 
Barberino  in  Mugello  (ottobre  1883). 

17.  Kantia  Trichomanis  (Dill.  L.)  B.  et  Gr.  —  (Forma  typica). 
Ab.  Sul  terreno  presso  Barberino  in  Mugello  (ottobre  1883)  ; 

nel  M.   Argentare   (aprile    1885)  e  all' Abetone   (ago- 
sto 1885). 

18.  Metzgeria  purgata  (L.)  Lindb. 

Ab.  Sul  tronco  degli  alberi  a  Vallombrosa  (settembre  1884)  ; 
all' Abetone  (agosto  1885)  e  a  Gricigliano  presso  Pon- 
tassieve  (settembre  1885). 


'  Rossetti  C,  loc.  cit.,  pag.  330. 

*  Brizi  U.,  Seconda  contribuzione  alla  Epaticologia  romana  {Mal- 
pighia,  anno  HI,  pag.  326.  Genova,  1889). 

'  Bottini  A.,  Muscinee  de.IV  isola  del  Giglio  (Nuovo  Giorn.  hot.  ital., 
voi.  XIX,  pag.  274.  Firenze,  1887). 


376  ADUNANZA.   DELLA   SEDE   DI   FIKENZE 

19.  Metzgeria  coniugata  Lindb. 

Ab.  Sul  terreno  fra'  muschi  all'  Abetone  (agosto  1885). 
*  20.  RiccARDiA  LATiFRONS  (Schmid.,  Liiidb.)  Lindb.,  Hep.  Hib. 
lect.,  Act.  Soc.  se.  Fennicae,  voi.  X,  pag.  513  (1875)  ;  Ste- 
phani,  Deutsch.  Jung.,  pag.  66,  fìg.  127.  —  Aneura palmata 
a  ìnajo?-'   Nees   Syn.  Hep.,  pag.  498.  —  Jungermannìa 
muUifida  Ekart,  Sj-n.  Jung.,  tab.  7,  fìg.  50. 
Al).  Sui  legni  marci   all' Abetone    spesso   in  compagnia  di 
Scapania  unibrosa,  Blepharostoina  trichopliyllum,  Ce- 
phalozia  Mciispidata,  Lopliocolea  heteropìiylla  e  Kantia 
Trìchomanis  (agosto  1885).  Già  raccolta  nella  stessa 
località  fino  dal  1880  dal  dott.  E.  Levier.  ^ 
Oss.  Coincide  con  gli  esemplari  della  collezione  del  prof.  Mas- 
salongo  (Hep.  it.  ven.  exs.),  raccolti  dal  medesimo  so- 
pra Tregnago  in  provincia  di  Verona  e  dallo  Spegaz- 
zini  nel  bosco    di   Cansiglio   in   provincia    di  Treviso 
contenuti  nell'  Erbario   pisano  e  con  quelli   dell'  Erba- 
rio Bottini  raccolti  da  Arnell  nella  Svezia.  —  Nuova 
per  quanto  sappiamo  per  la  Toscana  e  nota  finora  in 
Italia  solo  di  poche  località  delle  Alpi  piemontesi  e  ve- 
nete, raccoltavi  dal  dott.  Spegazzini  e  dal  prof.  C.  Mas- 
salongo.  ^ 

21.  Targionia  hypophylla  Linn.  (cum  fruct.  !). 

Ai).  Sulle  rupi  calcaree  nelle  Alpi  apuane  alle  sorgenti  del 
Frigido  sopra  Massa-Carrara  (febbraio  1889). 

22.  Riccia  fluitans  (L.)  Lindenb. 

j3  canaliculata  (Hoffm.)  Lindenb. 
Al).  La  varietà  iti  un  pantano  nei  fossi  presso  Prato. 

Licheni. 

23.  USNEA   BARBATA    (L.)    Fr. 

J3  hirta  (L.)  Fr.  *  soredifera  Arn. 
Ai).  Sterile  nella   montagna   del    Matese  a   Capo   d'Acqua 
(24  agosto  1891). 


'  Levier  E.,   Comunicazione  epiistolare,  9  giugno  1892. 
2  Massalonoo  C,  Rejyerforio,  ec,  pag.  49. 


ADUNANZA    DELLA   SKDE    DI    FIRENZE  377 

Oss.  Jatta  '  cita  la  varietà  «  ad  truncos  sterilis:  Gargano,  Sol- 
fatara, Lazio  »  nonché  dell'isola  d'Ischia.  ■  Per  la  forma 
aggiunge:  «  In  Majella  occurrit  forma  soredifera  »; 
Arnold,  Aufliig.  Lich.  in  T^'rol.,  XIV,  pag.  471. 

24.  Ramalixa  scopulorum  (Rotz.)  Ach. 

Ab.  Sugli  scogli  dell'isola  d'Ischia  (18  agosto  1891). 
Oss.  Non  citata  da  Jatta  d' Ischia,  ma  soltanto  «  ad  scopu- 
los  marinos:  Sicilia,  Sardegna.  »  ' 

25.  RoccELLA  PHYCOPsis  Ach. 

Ai).  A  Rupe  di  Cuma  (24  agosto  1891). 

Oss.  Questa  specie  è  già  conosciuta  di  questa  località  ; 
si  osservi  Jatta  '  ^,  e  un  mio  lavoro  pubblicato  di  re- 
cente. ' 

26.  Farmeli  A  sinuosa  Smft.  —  P.  laevigata  Ach. 
Ab.  Sterile  a  Licola  (Napoli)  (agosto  1891). 

Oss.  A  quanto  ci  consta  non  è  stata  ancora  citata  da  Jatta. 

27.  Physcia  ciliaris  (Lin.). 

7  solenaria  (Dub.)  Schaer.,  En.,  pag.  10. 

Ab.  Nell'Isola  d'Ischia  (18  agosto  1891). 

Oss.  La  varietà  non  é  ancora  stata  citata  nei  lavori  di  Jatta. 
La  specie  invece  è  notissima  di  vari  luoghi  dell'Italia 
meridionale  e  ancora  dell'isola  d'Ischia.  L'esemplare 
coincide  esattamente  con  uno  autentico  dei  Lich.  Helv. 
exs.  Schaer.  et  Hep.,  n.  1100,  che  si  conserva  nell'Er- 
bario pisano. 

28.  Phvscia  caesia  (Hoffm.)  Nyl. 

Ab.  Sporifera  sui  vecchi  faggi  secchi  nella  montagna  del 
Matese  a  Capo  d'Acqua  (26  agosto  1891). 

Oss.  L'esemplare  esaminato  differisce  un  poco  da  quello 
descritto  da  Jatta  sotto  il  nome  di  Pannelia  albinea 
Ach.  var.  diinidiata  Nyl.,  se  non  altro  per  gli  apoteci 
che  sono  «  caesio-pruinosa  »  anziché  «  atra.  » 


*  Jatta  A.,  Monographia  Li;henum  Italtue  Meridionalis.  Trano,  1890. 

*  Jatta  A.,  Licheni  raccolti  nelV  Isola  d'TsjJiia  fino  alV agosto  del  1801 
(Biillettino  della  Soc.  botanica  ital.,  n.  3,  in  Nuovo  Giorn.  boi.  ital., 
voi.  XXIV,  pag.  208.  Firenze,  1892). 

^  Baroni  E.,  Frammenli  liohenografiù  {Bull,  della  Soc.  bot.  ital., 
n.  8,  pag.  192,  in  Nuovo  Gior.  bui.  ital.,  voi.  XXIV.  Firenza,  1892). 


378  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI    FIRENZE 

29.  Callopisma  citrinum  (Ach.)  Kbr. 

Ab.  Sporifero  sui  vecchi  faggi  nella  montagna  del  Matese 

a  Capo  d'Acqua  (24  agosto  1891). 
Oss.  Citato  da  Jatta  «  ad  truncos  siccos.  »  Napoli.  * 

30.  Lecanora  DISPERSA  (Pers.)  Flk. 

f.  corticola  Lahm. 
Ab.  Sporifera  sui  vecchi  faggi  nella  montagna  del  Matese 

a  Capo  d'Acqua  (24  agosto  1891). 
Oss.  Jatta  ^  cita  la  specie,  sotto  il  nome  di  L.  Flotoioiana 

(Sprgl.)  Kbr.,  «  ad  rupes  calcarias  et  arenarias  :  Abruzzi, 

Gargano,  Basilicata,  Sardegna.  » 

31.  Biatora  ambigua  Mass. 

Ab.  Sporifera  sugli  alberi  all'Acqua  Santa  presso  Castellam- 
mare (Arcangeli,  22  agosto  1891). 
Oss.  Jatta'  la  cita:  «  ad  abietes:  Ruoti  in  Basilicata.  » 

32.  Leptogium  lacerum  (Ach.)  Fr. 

^  pulmnaiuni  Ach. 

Ab.  Sterile  sulla  terra  muscosa  nel  Monte  S.  Angiolo  al- 
l'Acqua Santa  (Arcangeli,  agosto  1891). 

Oss.  La  var.  pulvìnatum  non  è  citata  da  Jatta.  Invece  que- 
sti cita  la  specie  :  «  ad  terram  muscosam  :  Abruzzi, 
Gargano,  Basilicata,  Calabria,  Napoli,  Venafro,  Sicilia, 
Lazio  »;  la  var.  lophaeum  (Ach.)  Kbr.  «ad  muros, 
truncos  et  Stictas  :  Calabria,  Abruzzi,  Basilicata  '  e 
dell'  isola  d' Ischia.  »  " 

Il  Socio  Jatta  lia  inviato  lina  breve  comunicazione  che  lia  per 
titolo  : 

LA  PELTIGERA  RUFESCENS  HOFFM.  VAR.   INNOVANS 
FW.  NOTA  DI  A.   JATTA. 

Il  Flotow  dopprima^  e  poi  il  Koerber  *  distinsero  una  varietà 
della  Peltigera  rufescens  Hffra.  denominata  dal  primo  var.  m- 
novans:  thalli  oris  in  squamulas  prolificantibus,  di  cui  pre- 


*  Jatta  A.,  Monographia,  ecc. 

*  Jatta  A.,  Licheni  raccolti  neW isola  (V Ischia^  ecc. 
^  Flotow,  Beut.  FI.,  73,  H. 

*  Koerber,  Syst.,  60. 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI    FIRENZE  37i) 

sento  un  esemplare  della  Porretta,  inviatomi  recentemente  dal- 
l'egregio  mio  amico  dott.  Mattei.  Esemplari  simili  erano  stati 
precedentemente  rinvenuti  nei  Lazio  '  e  nei  monti  Stabiani.  ^ 

In  questa  varietà  la  lamina  foliosa  del  tallo  della  Pelligera 
rufescens  HfTm.  si  frastaglia  ai  bordi  e  degenera  in  squamule 
minute,  le  quali  accumulandosi  e  disponendosi  in  giro  formano 
spesso  una  specie  di  frangia.  La  fronda  tallina  assume  allora 
un  aspetto  capriccioso  e  ben  caratteristico. 

È  poi  sempre  sprovvista  di  apotecì. 

L'aspetto  esterno  di  questa  varietà  farebbe  a  prima  vista 
supporre  trattarsi  di  formazioni  cefalodiche;  però  basterà  un 
sommario  esame  dei  caratteri  interni  ad  assicurare  che  le  squa- 
me non  contengono  gonidi  diversi  da  quelli  del  resto  del  tallo, 
e  quindi  deve  ritenersi  che  la  degenerazione  non  è  affatto  do- 
vuta alla  solita  azione  di  un'  alga  eterogenea.  Anzi  osservando 
più  attentamente  le  squamule  coli' aiuto  delia  lente  si  vede  che 
ciascuna  porta  all'  apice  un  punto  nero  di  quel  solito  tessuto 
corneo  che  designa  gli  apici  degli  apotecì  angiocarpi  e  degli 
spermogonì.  E  sulla  scorta  di  questi  punti,  praticandosi  dei  tagli 
per  l'osservazione  microscopica  verticalmente  alla  base  della 
squamula,  può  stabilirsi  che  dessi  corrispondono  difatti  all'ostiolo 
di  veri  spermogonì  di  forma  sferica,  o  quasi,  da  cui  si  sprigio- 
nano in  quantità  immensa  spermazì  bacillari,  molto  corti  e  al- 
quanto rigonfiati  nella  parte  mediana,  a  leggiera  incurvatura. 

In  esito  a  tale  osservazione  sembrami  potersi  stabilire  che 
nella  varietà  innovans  Fw.  della  Pelligera  rufescens  HfTm.  si 
abbia  un  tallo  munito  della  speciale  attività  di  produrre  sper- 
mogonì, la  quale  lo  fa  frastagliare  e  degenerare  ai  bordi  e  pro- 
priamente al  sito  in  cui  ordinariamente  nella  specie  dovrebbero 
svilupparsi  gli  apotecì. 

Come  si  è  notato  intanto  questa  varietà  fu  finora  rinvenuta 
sempre  sprovvista  di  apotecì.  Ed  è  su  questo  punto  che  credo 
dover  richiamare  principalmente  l' attenzione.  Generalmente 
oggi  lo  spermogonio  è  ritenuto  un  vero  organo  di  riproduzione, 
giacché  si  ammette  esistere  anche  nei  licheni  le  due  forme  di 


*  Tamburlini,  Licli.  rom.  (An.  ist.  bot.  rom.,  1884,  9). 

*  Cfr.  Erbario  dell'  Università  di  Roma  (Licheni  raccolti  nel  1885 
a  Castellammare  di  Stabia  dal  prof.  Pirotta). 


380  ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

riproduzione  (quella  per  spore  e  l'altra  per  con  idi)  caratteri- 
stiche dei  funghi.  Questo  nuovo  punto  di  contatto  tra  le  due 
classi  affini,  come  é  noto,  finora  parve  non  esistesse;  perché  si 
dava  con  lo  Stahl  '  allo  spermogonio  il  valore  di  apparato  ma- 
schile produttore  degli  organi  di  fecondazione  (spermazl).  Ma 
sulla  sessualità  dei  licheni  sursero  in  questi  ultimi  tempi  gra- 
vissimi dubbi,  malgrado  gli  studi  del  Tulasne  ^  e  quelli  dello 
Stahl,  i  quali  tentarono  dimostrarla  fino  all'  evidenza. 

Dando  allo  spermogonio  del  lichene  il  valore  di  apparato  co- 
nidioforo,  avremmo  cosi  la  possibilità  di  due  apparati  riprodut- 
tori sulla  stessa  pianta;  e  allora  diventa  logico  e  naturale  che 
lo  sviluppo  eccessivo  di  uno  di  essi  avvenga  a  scapito  dell'altro. 
E  cosi  nel  caso  nostro  il  grande  sviluppo  degli  spermogonì  po- 
trebbe da  solo  spiegare  l' assenza  di  apotecì,  presentandosi  la 
varietà  destituita  di  questi  ultimi  appunto  perché  la  sua  ripro- 
duzione risulta  ben  assicurata  dai  primi.  Quindi  anche  nelle 
tallofìti  si  avrebbe  una  prova  ben  evidente  di  quella  specie  di 
antagonismo  tra  le  due  forme  possibili  di  riproduzione,  come 
nelle  fanerogame  avviene  spesso  tra  la  riproduzione  per  semi 
e  quella  per  gemme,'  nel  posto  delle  quali  ultime  nelle  tallofiti 
potrebbero  stare  idealmente  i  conidi. 

Più  strano  risulterebbe  il  fatto  se  si  dovesse  assegnare  allo 
spermogonio  il  valore  di  organo  fecondatore;  perchè  allora  do- 
vrebbe ammettersi  un  caso  di  dioicia,  che  certamente  non  avrebbe 
riscontro  prossimo  né  nei  licheni  stessi,  né  nelle  altj'e  critto- 
game affini.  Né  il  caso  della  Peltigera  rufescens  Hflfm.  potrebbe 
in  certo  qual  modo  avvicinarsi  a  quello  descritto  dal  prof.  Gi- 
belli  ^  nelle  Verrucarieae,  perchè  qui  la  sostituzione  dell'apotecio 
allo  spermogonio  non  sarebbe  possibile,  e  quindi  non  avremmo 
che  individui  esclusivamente  e  costantemente  maschi. 

Qualunque  sia  però  la  interpretazione  che  voglia  darsi  allo 
spermogonio,  non  mi  son  parse  prive  affatto  d' interesse  queste 


^  Stahl,    Beitrclge    zur    Entwiclcelungschichfe    der    Flechten.    Leip- 
zig, 1877. 

*  TULASNB,   Memoire   pour  servir   à  Vhist.  organograph.  et    physiol. 
des  lichens  (An.  se.  nat.,  1852). 

^  Cfx".  Darwin,  De  la  variation  des  anirnaux  et  des  plantes  (trad.  fr.). 
Paris,  1868,  voi.  II,  pag.  181. 

*  GiBELLi,  Mem.  della  Soc.  it.  di  se.  nat.  Milano,  voi.  I,  1865. 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   ROMA  381 

poche  osservazioni,  convinto  che  al  caso  rilevato  nella  Peltigera 
rufescens  Hffm.  var.  innovans  Fw.  non  possano  in  alcun  modo 
assegnarsi  i  caratteri  di  una  forma  sporadica,  o  di  una  de- 
formità. 

TI  Presidente  ricorda  che  le  adunanze  della  sede  di  Firsnze  venf^ono 
sospesa  sino  al  9  di  Ottobre  prossimo,  secondo  quanto  fu  stabilito. 
Ricorda  ancora  clia  il  giorno  -4  del  mese  di  Settembre  la  Società  è 
convocata  per  la  Riunione  generale  in  Genova  e  pel  Congresso  bota- 
nico internazionale,  indetto  d' iniziativa  della  Società  Botanica  ita- 
liana. Non  dubita  che  in  tale  occasione  tutti  i  botanici  italiani  con- 
verranno a  quelle  riunioni  scientifiche. 

Togliesi  quindi  l'adunanza. 


SEDE  DI  ROMA. 
Adunanza  del  2  giugno  1892. 

Sono  presenti  i  Soci  Pirotta,  Grampini,  Erede,  Cernili,  Re, 
Baldiui,  Avetta. 

Letto  ed  approvato  il  verbale  dell'  ultima  seduta,  il  Presidente 
comunica  la  seguente  nota  : 

SOPRA  ALCUNE  PIANTE  RARE  0  CRITICHE  DELLA  FLORA 
•ROMANA.  PER  E.   CH  IO  VENDA. 

Manipolo  primo:  Rnuniiculacee. 

(Continuazione). 
R.   GRAMINEUS  L, 

Il  Sanguinetti  FI.  rom.  prodr.,  pag.  414,  lo  dà  solo  dell'Agro 
Piceno  al  Piano  grande  del  Castelluccio;  Pelosi  !  lo  raccolse  sul 
monte  Calvo  li  26,  V,  80. 

R.  SOELERATUS  var.  Pelosianus  Chiov. 

R.  capitulis  carpophoris  isodiametricis. 

R.  sceleratus  Sang.  !  FI.  rom.  iwodr.,  416,  p.  p.  ;  alla  CafTa- 
relia,  V,  1815  (Sanguinetti!)  p.  p.;  Ostia,   1827   (Sanguinetti!); 


382  ADUNANZA    DELLA.    SEDE    DI   ROMA 

Acqua  Acetosa  fuori  porta  di  S.  Paolo,  1,  IV,  1860  (H.  Rolli  !)  ; 
al  Lago  di  Bracciano,  5,  IV,  1887  (Pelosi!).* 

Tutti  gli  autori  eh'  io  ho  consultati  circa  questa  specie  di- 
cono di  avere  i  carpelli  numerosissimi  e  disposti  in  una  spiga 
allungata.  Neil'  Erbario  Romano  e  in  quello  Generale  esistono 
tre  esemplari  tipici  di  questa  specie,  raccolti  dal  Rolli  sui  mar- 
gini del  lago  di  Fogliano,  25,  V,  1857.  Uno  di  quelli  dell'  Er- 
bario Romano  porta  sull'  etichetta  scritto  di  pugno  dello  stesso 
Rolli:  «  RanunciUas  sceleralus  L.?  Petalis  calyce  brevioribus 
oblongo  obovatis,  ungue  squamata,  nuculis  margine  incrassato 
minime  rugulosis,  receptaculo  villoso,  petiolis  bracteatis.  »  Cer- 
tamente però  gli  esemplari  accennati  appartengono  al  tipo  e  1"  os- 
servazione del  Rolli  non  ha  alcuna  importanza,  salvo  il  carattere 
dell'  avere  1'  unghia  squamata,  mentre  per  tutti  gli  autori  come 
io  stesso  ho  potuto  vedere  in  esemplari  freschi  tipici  raccolti  po- 
chi giorni  fa  in  compagnia  dei  sigg.  prof.  Pirotta  e  Grampini  alle 
Acque  Albule,  il  nettario  è  in  forma  di  un  poro,  sollevato  ora  l?g- 
germente  ora  maggiormente  dalla  superficie  del  petalo,  ma  sem- 
pre destituito  da  qualsiasi  appendice  che  possa  dirsi  squamma,  e 
probabilmente  il  Rolli  confuse  il  poro  coi  margini  alquanto  al- 
lungati con  una  squama. 

Esemplari,  che  appartengono  pure  alla  forma  tipica,  esistono 
nell'erbario  Sangui  netti  della  Caffarella,  ma  sono  mescolati  con 
quelli  della  nostra  varietà. 

Questa  in  tutti  gli  esemplari  è  una  pianta  glabra  come  nel  tipo 
salve  le  sommità  rameali,  la  forma  della  ramificazione,  le  stria- 
ture  0  solchi  caulinari,  e  le  foglie  sono  su  per  giù  come  nel  tipo, 
ma  se  ne  scosta  per  la  forma  del  carpoforo,  che  dato  da  tutti 
gli  autori  per  allungato  e  spiciforme  o  dai  sig.  Willk.  et  Lange 
{Prodr.  FI.  hisp..  Ili,  913)  anzi  come  un  carattere  per  la  sezione 
Hecatonia  Gren.  Godr.  ;  la  nostra  pianta  li  presenta  invece  glo- 
bosi coi  diametri  transverso  e  longitudinale  perfettamente  uguali.^ 


*  Ho  dedicato  questa  varietà  al  sig.  Alpinolo  Pelosi  rapito  giova- 
nissimo ancora  da  violenta  morte  agli  studi  li  1°  agosto  1887. 

*  Nelle  forme  macilenti  non  è  raro  trovare  sugli  stessi  esemplari 
carpofori  sferici  e  carpofori  strettissimi  e  più  allungati  del  solito; 
ma  quelli  sferici  sono  assai  più  piccoli  che  non  si  mostrano  nei 
nostri  esemplari  i  quali  j)er  giunta  sono  tutti  emisferici  e  non  qual- 
cuno solamente. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   ROMA  383 

Confrontando  gli  autori  se  avessero  per  avventura  parlato  di 
qualche  forma  cui  si  potesse  riferire  la  nostra  pianta,  trovo  in 
DC.  Prodr.  sysL  veg.,  I,  34,  n.  86,  due  varietà:  «  ^  umhellatam 
pericarpiorura  splcis  magis  oblongis.  —  R.  umbellatus  Roxb.  in 
Willd.  En.  PI.  Iiort.  Bey^oL,  pag.  588  in  adnot.  :  y  minimus  caule 
nano,  foliis  radicalibus  3-fidis  »:  varietà  ambedue  che  basta  leg- 
gerne le  diagnosi  perchè  si  dica  subito  che  non  sono  per  la  no- 
stra pianta.  In  Ledeb.  Fi.  ross.,  I,  45;  Breb.  FI.  norm.,  pag.  8; 
Hartm.  Tlandb.  Shancl.  FL,  pag.  94,  si  trova  descritta  solamente 
({uest*  ultima  varietà  y  minimus  DC.  che  pure  si  trova  in 
Kuntze  Tasch.  FL,  Leipz.  pag.  168,  sotto  il  nome  di  §  salìnus. 
Nel  Gaudin  FI.  helv.,  IH,  539,  invece  si  trova  descritta  una  va- 
rietà fi  hirsutus  che  ci  dà  appunto  il  «  fructus  sphaerico  »  della 
nostra  pianta.  Egli  alla  sua  varietà  dà  come  sinonimi  il  R.  sar- 
dous  Crantz.  FL  austr.,  11;  Poiret  EnoycL,  VI,  118,  con  dubbio 
e  giustamente,  giacché  questi  appartengono  al  R.  philonotis 
Ehrh.  e  in  una  nota  a  piò  di  pagina  gli  attribuisce  pure  il 
R.  pallidior  Chaix.  in  Vili.  Ilist  pL  Dauph.,  Ili,  751.  Nella 
descrizione  data  dal  Villars  non  si  fa  alcun  accenno  della  forma 
del  ricettacolo,  ma  dalla  descrizione  delle  foglie  pare  che  si  tratti 
di  una  forma  del  R.  sardous  Crantz.  —  R.  philonotis  Ehrh.,  e 
in  questa  decisione  mi  conferma  il  sinonimo  di  J.  Bauh.  Hist., 
Ili,  417,  e  del  Ray  HisL  pL,  I,  582. 

Riguardo  poi  alla  sinonimia  del  R.  sardous  Crantz.  1763  e 
del  R.  philonotis  Ehrh.  1788,  che  alcuni  vorrebbero  apparte- 
nere il  primo  al  R.  sceleratus,  si  consulti  ciò  che  già  ampia- 
mente scrisse  il  sig.  A.  Gras  nel  Bull.  soc.  boL  Frane.,  1862, 
voi.  XXIX,  séance  du  27  juin,  pag.  324. 

Conclusione  di  quanto  ho  detto  è  questa,  la  sinonimia  eh'  io 
adotto  al  R.  sceleratus  L.:  R.  sceleratus  a  tijpicus  Chiov.,  R. 
sceleratus  L.  sp.  pi.,  776  et  auct.  fere  omn.  ;  R.  carnosus 
Wallr.  in  Herb.  1824;  R.  indicus  Roxb.  FL  ind.,  II,  671. 

R.  carpophoris  elongatis  spiciformibus. 

R.  sceL  3c  typ.  a  genuinus  Chiov. 

R.  omnino  glaber  vel  in  summitatibus  ramorum  et  in  phyllis 
calycinis  hirsutulus:  caule  2-7  dm.  elato,  multifloro:  toro  in  ma- 
turitate  carpellorum  ovato-oblongo  in  extremitatibus  obtuso. 

Margini  del  lago  di  Fogliano,  25,  V,  57  (Rolli!);  alla  Caffa- 
rella,  V,  1846  (Sanguinetti  !  p.  p.)- 


384  ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   ROMA 

R.  scel.  y-  tìjp.  5  minor  (DC.)  Chiov. 

R.  sceleraius  7  minor  DC.  Prodr.,  I,  34  et  auct.  cit. 

R.  sceleraius  0  salinus  Kuntze,  loc.  cit. 

R.  omnino  glaber  vel  ut  supra;  caulibus  5-15  era.  longo  do- 
radice  caespitosis,  paucifloris:  toro  ut  supra. 

R.  scel.  a  lyp.  e  unibellatus  (Roxb.)  Chiov. 

R.  umbellatus  Roxb.  loc.  cit. 

R.  sceleraius  fi  umbellaius  DC.  loc.  cit. 

R.  glaber  ut  supra:  foliis  inferioribus  digitatis,  floralibus  ter- 
natis  sessilibus,  toro  cylindraceo,  angustiori  quam  in  forma 
genuina. 

R.  scel.  a  iyp.  d.  foliosissimus  Chiov. 

R.  sceleraius  Cesat.  !  herb. 

R.  caule  crasso,  foliis  majoribus,  conferii oribus,  trilobis,  lobis 
in  caulinis  inferioribus  et  mediis  profunde  bifidis  :  capitulis  ira- 
maturis  permagnis  rotundis  in  maturitate  longitudine  latitudine, 
dupla. 

Ex  agro  Vindobonensis  (Cesati!). 

Differisce  dal  R.  sceleraius  tipico  per  la  pianta  molto  più 
sviluppata,  per  le  foglie  tutte  più  grandi,  ma  specialmente  le 
mediane  e  le  inferiori  che  hanno  per  giunta  i  lobi  profonda- 
mente bipartiti  onde  le  foglie  stesse  invece  di  essere  trilobe 
sembrano  5-lobe. 

R.  sceleraius  fi  Pelosìanus  Chiov. 

R.  sceleraius  Sang.  !  Prodr.  fi.  rom.,  416  p.  p. 

R.  glaber  vel  hirtus  capitulo  fructifero  globoso  isodiametrico. 

R.  sceler.  fi  Pelosa  a  glaber  Chiov. 

R.  totidem  glaber  vel  in  apicem  ramorura  hirsutulus. 

Ad  Ostia,  VI,  27  (Sanguinetti!);  alla  Caffarella,  V,  45  (San- 
guinetti!  p.  p.);  Acqua  Acetosa  fuori  porta  di  S.  Paolo,  1,  IV,  1860 
(H.  Rolli!);  Lago  di  Bracciano,  5,  IV,  87  (Pelosi!);  Lago  d' Agna- 
no,  II,  1869  (Pedicino!). 

Ohs.  —  Exempl.  e  Pedicino  ob  fructus  laeve  oblongatis  ap- 
propinquatur  ad  var.  typicam. 

R.  sceler.  fi  Pelos.  b  Jiirsuius  (Gaud.!)  Chiov. 

R.  sceleraius  fi  hirsutus  Gaud.  !  FI.  helv.,  Ili,  539  excl.  syn.  omn. 

R.  «  caule  pubescente,  superne  lanuginoso,  calyce  hirsuto, 
fructu  sphaerico.  » 

Helvetia  prope  Tigurum  [Zùrich]  (Gaudin). 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI    ROMA  385 

AcoNiTUM  Lycoctonum  var.  neapolitanum  Ten. 

A.  neapolitanum  Ten.  Syllog.  fi-  neap.  app.,  IV,  pag.  21. 

A.  Lycoctonum  Sanguin.  Prodr.,  411  ;  Bert.  FI.  it.,  V,  417;  pr. 
min.  par.;  Paol.  FI.  Tnarch.,  pag.  615;  N.  Terracc.  Syn.pì.  vasc. 
mi.  Pollin.  in  Ann.  R.  J.  B.  Romano,  1889-90,  pag.  70. 

A.  Lycoctonum  B  neapolitanum  Terr.  Syllog.  fi.  neap., 
pag.  262;  Nym.  Consp.,  pag.  19. 

A.  robustissimum,  valde  ramosum  :  caule  erecto,  fistuloso,  sul- 
cato:  foliis  permagnis,  radicalibus  et  caulinis  circumscriptione 
rotundato-reniformibus,  5-palmato-partitis,  segmentis  cuneatis, 
profundissime  incisis,  partitionibus  iterum  et  repetite  laciniatis, 
laciniis  linearibus  e  basi  sensim  attenuatis,  apice  acutissimis:  in 
pagina  inferiori  nervis  primariis  validissimis,  parum  divisis  et 
inter  se  anastomosantibus,  albidis,  notatisi  nervis  tertiariis  in- 
conspicuis.  Floribus  luteis;  galea  subcylindraceo-conica,  ad  me- 
dium vix  ne  vix  constricta,  apice  rotundata,  basi  acute  in  rostro 
declinato,  subacuto  antea  terminata,  nervis  in  lateribus  curvis: 
alis  subrotundis  ad  basim  laeve  cuneatis,  subhirsutis:  staminibus 
filamentis  glabris:  folliculis  glaberrimis,  in  sicco  nigricantibus, 
nervis  prominulis  praeditis:  seminibus  transverse  fortissime  sul- 
cato-rugosis. 

A  Roia  presso  Trevi  nel  Lazio,  luglio  1887  (S.  Martelloni!); 
alla  Serra  di  S.  Antonio,  in  copia,  nella  selva  dell'Autore  presso 
la  Cammarata  (H.  Rolli!);  monte  Simbruini  alla  Serra  di  S.  An- 
tonio, 20,  IX,  1886  (Baldini!). 

Appartiene  sicuramente  all'^.  lycoctonum  non  solo  per  la 
forma  della  galea  e  pel  colore  dei  fiori,  ma  anche  pei  rostri  dei 
nettarli  lunghissimi,  revoluti,  e  per  la  marginatura  delle  foglie. 
Secondo  la  Monografia  del  Reichembach  «  III.  aconitonum  », 
deve  essere  collocata  nella  sottospecie  Ft*^7;ar2«2  .•  formando  una 
varietà  distinta,  come  già  benissimo  osservò  l'autore  (Ten.  FI. 
neap.  syll.  app.,  IV,  pag.  21),  caratterizzata  dal  rostro  della  galea 
declinato  e  per  le  foglie  5-palmato-partite  fino  all'  inserzione  e 
per  la  forma  delle  lacinie. 

Quantunque  il  nome  di  neapolitanum,  sia  alquanto  inadatto 
per  la  nostra  pianta,  non  essendo  oggi  l' Abruzzo  terra  napole- 

Bull.  della  Soc.  hot.  Hai.  25 


386  ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   ROMA 

tana,  tuttavia  per  riguardo  alla  priorità  ed  autorità  del  Tenore 
mi  pare  giusto  che  sia  conservato. 

La  forma  delle  foglie  si  avvicina  a  quella  dell'  A.  pyrenai- 
cwn  Lam.  che  ho  visto  dell'  erbario  Mauri  raccolto  a  Mende 
dal  Gay  !  nel  1831,  ed  al  Lautaret  dal  Parseval-Grandmaìson  ! 
7  Agosto  1864. 

Da  tutte  le  forme  però  si  distingue  assai  bene  e  facilmente 
per  le  incisure  tra  i  lobi  protratte  fino  all'  inserzione  e  per  la 
forma  del  rostro  della  galea. 

Essendo  assente  il  sig.  Chio venda,  il  Presidente  fa  rilevare  i  punti 
più  interessanti  della  memoria  e  quindi  legge 


SOPRA  ALCUNE  PIANTE  RARE  0  CRITICHE  DELLA  FLORA 
ROMANA.  PER   E.    CHIOVENDA. 

Manipolo  secondo:  Croci  fere. 

Nastdrtidm  officinale  var.  siifolidm  (Steud.)  Ces.  ! 

A'',  officinale  var.  sìifoliuin  Ces.!  in  //er&.;  Arcang.  Co7np.fl. 
il.,  pag.  32. 

TV.  siifolium  Steud.  in  Rchb.  Leutschl.  fi.,  ser.  II,  voi.  I,  f.  4361  ; 
Rchb.  Exsicc,  n.  292.  ! 

Forma  assai  ben  distinta  dal  N.  officinale  R.  Br.  tipico  per 
avere  la  fogliolina  terminale  uguale  alle  laterali  e  tutte  ovato- 
lanceolate. 

È  nuova  per  la  provincia  romana  ove  fu  raccolta  dal  dottor 
A.  Terracciano  alla  fonte  della  Bagnara  presso  il  promontorio 
Circello  li  20  Aprile  1888  !  e  nei  campi  fra  la  Madonna  della 
Mola  e  Torre  Vittoria  li  23  Maggio  1888;  io  stesso  l'ho  rinve- 
nuta abbondante  presso  Cecchina  li  8  Maggio  1892.  Per  l'Italia 
centrale  era  già  stata  indicata  dal  Paolucci  FI.  marcii.,  pag.  582. 

Neil'  erbario  Cesati  esiste  un  esemplare  da  lui  raccolto  alla 
Molinella  presso  Como  3  Giugno  1861  e  determinato:  «  N.  offi- 
cinale var.  siifolium  Rchb.  » 

A  questa  varietà  deve  pure  essere  riportato  il  A^.  officinale 
Kotschy  iter  siriac.  1855  !  raccolto  in  Palestina. 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI    KOMA  387 

Barbarea  arcuata  Rchb. 

B.  arcuata  Rchb.  Deutschl.  fi.,  ser.  II,  voi.  I,  t.  XLVIII, 
f.  4757;  Griseb.  FI.  eavop.  frag.,  pag.  42;  Ces.  Pass,  e  Gib. 
Comp.  fl.  Hai.,  pag.  852  ;  Moret.  Bot.  Hai.,  1826,  n.  2,  pag.  23. 

B.  culgaris  var.  arcuata  Fr.  !  in  Herì).  norm.,  voi.  V,  pag.  147. 

B.  taurica  DC.  Syst.,  voi.  II,  pag.  207. 

B.  milgaris  y  taurica  Arcang.  Comp.  fi.  ital,  pag.  33. 

II  Compendio  di  Ces.,  Pass,  e  Gib.,  loc.  cit.,  la  dà  del  Veneto, 
dell'Italia  inferiore  e  della  Sicilia;  l'Arcangeli,  loc.  cit.,  solo  di 
Sicilia  e  dell'Aspromonte. 

Per  la  provincia  romana  è  nuova  e  fu  raccolta  sulle  colline 
di  Vicovaro,  24  Maggio  1888,  dal  Pelosi  ! 

Si  distingue  assai  facilmente  dalia  B.  vulgaris  R.  Br.  per  le 
silique  fortemente  arcuate  e  strettissimamente  appressate  all'asse, 
per  le  foglie  più  piccole,  con  lobi  laterali  piccolissimi  e  quasi  nulli 
in  confronto  del  terminale. 

Arabis  albida  Stev. 

A.  aWicla  Stev.  Cat.  h.  Gori,  1808,  pag.  51;  Nym.  Consp., 
pag.  34;  Boiss.  Fl.  orient.,  voi.  I,  pag.  174;  DC.  Prodr.,  voi.  I, 
pag.  142;  Arcang.  Comp.  fi.  ital.,  pag.  34;  Ten.  Syll.,  pag.  324; 
Guss.  PI.  rar.  pag.  276;  Griseb.  Fl.  eiirop.  fragm.,  pag.  49; 
Unio  itiner.  1836  !  Carnei  Prodr.  fi.  tose.  suppL,  II,  pag.  6. 

A.  caucasica  Willd.  in.  Hort.  her.  suppL,  1813,  pag.  45  (fide 
DC.  et  Boiss.). 

A.  apennina  Tausch.  in  Erste  Beilage  z.  Fl07^a,  1827,  pag.  244; 
Ces.  Pass,  e  Gib.  Comp.  H.  ital.,  pag.  851. 

A.  alpina  Seb.  et  Mauri  Prodr.  fi.  7'om.,  pag.  219;  Bert.  Fl.  it., 
voi.  VII,  pag.  119  p.  p.;  N.  Terr.  !  Syn.  pi.  vaso.  mt.  Pollini, 
pag.  72  !  ;  Carnei  Prodr.  fl.  tose,  pag.  29. 

A.  auriculata  Sang.  !  Prodr.  fl.  rom.,  pag.  508.  * 


*  L'^.  alpina  Sang.,  Prodr.  fl.  rom.,  pag.  507,  come  ho  potuto  ac- 
certarmi coli' ispezione  di  nn  autopto  conservato  nell'Erbario  ge- 
nerale di  questo  Istituto,  si  deve  riferire  all' .4.  muralia  f.  Calahra 
N.  Terracc.  !  in  Herh.  rom. 


388  ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI    ROMA 

Citata  fia'ora  unicamente  dell'Appennino  centrale  abruzzese, 
lio  qui  voluto  parlarne  solo  per  rettificare  la  pianta  conosciuta 
dagli  autori  che  già  illustrarono  questa  flora. 

Si  distingue  assai  bene  dair.4.  alpina  Linn.  tipica  per  i  caudi- 
coli  più  sviluppati,  più  allungati  e  gracili,  per  le  orecchiette 
delle  foglie  cauline  più  larghe  e  spesso  munite  di  qualche  dente, 
per  i  fiori  grandi  circa  il  doppio,  ecc.,  come  già  notò  il  Boiss., 
loc.  cit.  Però  tutti  gli  esemplari  italiani  che  ho  studiati  corrispon- 
dono perfettamente  con  quelli  balcanici  e  caucasici. 

UÀ.  flavescens  Wettst.  Beilr.  fl.  aWan.,  in  «  Bibl.  Botan.  » 
voi.  XXVI,  f.  I,  pag.  16,  tab.  I,  f.  15,  16,  18;  A.  alpina,  fi  fla- 
vescens Griseb.  Spicil.  fi.  7'uni.  biih.,  voi.  I,  pag.  247. 

A.  Tenorii  Huet  Par.  Exsicc.  neap.l ;  Arcang.  Co'ìnp.fl.  Hai., 
pag.  34;  Levier  Exsicc.  plani,  neap.  ex  aprut.,  1888!;  é  specie 
distinta  dall'ai,  alpina  e  dallVl.  alMda  per  essere  lungamente  sar- 
mentosa  :  per  le  foglie  cauline  grandi  come  o  un  poco  più  di  quelle 
radicali  e  tutte  più  piccole  che  nelle  succitate  specie,  per  le  si- 
lique solamente  lunghe  2  volte  i  pedicelli,  più  larghe  e  to- 
rulose. 

Negli  essiccata  del  Levier,  citati,  sta  un  esemplare  sotto  il 
nome  di  A.  alpina  var.,  che  appartiene  sicuramente  all'J..  Te- 
norii per  la  forma  delle  silique,  ma  è  di  passaggio  all'A.  albida. 

A.  ALBIDA  var.  CANESCENS  (Brocchi)  Chiov. 

A.  canescens  Brocchi,  Osserv.  nat.  Appen.  Abruz.  in  «  Bibl. 
ital.,  »  voi.  XXIX;  della  mem.  sep.,  pag.  27. 

A.  laxiuscule  caespitosa,  caespitibus  raagnis,  exiraie  canescen- 
tibns,  caulibus  subfiliformibus,  prostratis  ad  basim,  deinde  erectis, 
foliosis  et  in  basi  caudiculis  crassis  numerosissimis  sufifultis;  ra- 
cemo elongatiori. 

Alla  Rocca  di  Subiaco,  25  Maggio  1886  (Pirotta-Pelosi!). 

L' egregio  prof.  Pirotta  coltiva  su  alcune  roccie  nell'Orto  bo- 
tanico di  quest'Istituto  un  esemplare  di  questa  varietà,  che  cre- 
sce prosperamente,  senza  cambiare  menomamente  caratteri,  ^ 
quantunque  lontano  dalla  località  nativa. 


*  Arabis  albida  var.  sioula  (Stev.)  Chiov. 

A.  sicula  Stev.  fide  Todaro  e  Janka  :  Tod.  Exsicc.  fl.  sic.  ! 


ADUNANZA   DKLLA    SKDE    DI   ROMA  389 

A.  Turrita  forma  grandifolia  Chiov. 

A.  caulibus  gracilibus,  foliis  maximis,  mollibus,  subglabrescea- 
tibus,  obscure  virentibus. 
Alle  Fosse  presso  Filettino,  Aprile  1889  (Martelloni !). 

A.   FUMILA   J3   STELLULATA  Ces. 

A.pumila  j3  stellulata  Ces.,!  Pass,  e  Gib.  Camp.  fi.  il.,  pag.  851; 
Arcaiig.  Comp.  fi.  it.,  pag.  30. 

A.  stellatala  Bert.  !  in  Journ.  Botan.,  voi.  IV,  pag.  70;  Amoen. 
ital.,  pag.  101  ;  DC.  Syst.  nat.,  voi.  II,  pag.  240  ;  Prodr.,  voi.  I, 
pag.  147;  Caruel,  Pi^odr.  fi.  tose,  pag.  31;  Ten.  SylL,  pag.  325. 

A.  scabra  p  Moretti  in  Meni.,  voi.  I,  pag.  282  (fide  Bert.). 

A.  pumila  fi  Bert.  FI.  it.,  voi.  VII,  pag.  137. 

A.  2)uniila  Sang.  FI.  rom.  prodr.,  pag.  774. 

Fin' ora  non  è  stata  citata  che  delle  Alpi  Apuane  alla  Tam- 
bura  e  del  Piemonte  (Colla,  Herh.ped.):  riesce  quindi  nuova  per 
la  nostra  regione.  Presso  Terni  alla  Cascata  delle  Marmore  (San- 
guinetti).  Sul  monte  Viglio  sopra  Filettino,  Luglio  1880  (Baldini!). 

A.   FUMILA  J3  STELLUTATA    1)   POLYPHYLLA    CllioV. 

A.  caulibus  3-6  foliis  stellato-hirsutis  praeditis. 

Sul  monte  Gennaro,  3  Marzo  1890  (Baldini!). 

Nell'erbario  Cesati!  si  conservano  parecchi  esemplari  identici 
a  quelli  ascritti  alla  presente  forma,  e  da  lui  posti  insieme  all'J.. 
pumila  Vili. 

A.  ROSEA   DC. 

A.  rosea  DC.  Syst.  nat,  voi.  II,  pag.  215:  Prodr.,  voi.  I,  pa- 
gina 142  ;  Ces.  !,  Pass,  e  Gib.,  Comp.  fi.  ital.,  pag.  850  ;  Willk. 
Lang.  Prodr.  fi.  hisp.,  voi.  Ili,  pag.  820;  N.  Terr.!  FI.  Pollin., 
pag.  72;  Griseb.  FI.  europ.  (rag.,  pag.  48. 


A.  alhida  Giiss.  FI.  .sicul.  Syn.  voi.  II,  pag.  171. 
A.  albida  var.  lucana  N.  Terr.  ! 

Distintissima:  Foliis  albido-pannosis  etiam  radicalibus  miuoribus 
plaata  densius  caespitosa. 


390  ADUNANZA    DKLLA   SEDE   DI    ROMA 

A.  muralis  Mauri  !  in  Herb.  rom. 

A.  muralis  fi  rosea  Arcang,  Comp.  fi.  it,  pag.  35. 

A.  pilis  rainosis  vel  simplicibus  albis  sparsa:  foliis  radicalibus 
obovatis,  profuiide  dentatis,  deiitibus  obtusis,  cauliuis  basi  cor- 
datis,  subamplexicaulibus,  profuiide  dentatis,  valde  radicalibus 
minoribus:  floribus  purpureis,  speciosis,  raagnis;  petalis  obovatis, 
calyce  duplo  longioribus,  pedicellis  calyce  fere  duplo  longis,  lierba 
saepe  glaucescens.  Semina  nondum  vidi. 

Pizzoli  (D.  Cecchetti  !  in  herb.  Mauri);  a  Foce  presso  Filet- 
tino, Aprile  1887  (Martelloni!);  monte  Gennai'o,  12  Maggio  1889 
(Brizi)  !  Raccolta  anche  nel  monte  Catria,  alle  balze  del  Pupillo 
(Rolli  !). 

A.  ROSEA  forma  collina  Ces.  ! 

A.  collina  ten.  Proclr.  fi.  neap.,  voi.  XXXIX  ;  DO.  Prodr., 
voi.  I,  pag.  148  p.  p.  ;  Giiss.  Syn.  fi.  sic,  voi.  II,  pag.  172;  Nym. 
Consp.,  pag.  33;  Ten.  Sijll.  fi.  neap.,  pag.  323  (excl.  syn.  Tausch. 
et  var.);  Koch,  Syn.  fl.  germ.  helv.,  pag.  36  (sub  A.  murali). 

A.  rosea  f.  collina  Ces.  Pass,  e  Gib.  Comp.  fi.  il,  pag.  850; 
Griseb.  FI.  eur.  frag.,  pag.  48. 

A.  muralis  Bert.  FI.  it.,  voi.  VII,  pag.  135;  E.  Fior.  App. 
prod.  fi.  rom.,  pag.  17. 

A.  foliis  hirsutis,  pilis  densis  ramosis,' radicalibus  spathulatis, 
caulinis  ovatis,  sessilibus  basi  laeve  cordato-amplexicaulibus  ;  ra- 
cemo stricto  vel  laxiusculo  ;  siliquis  planis  margine  laeve  in- 
crassato  ;  seminibus  ala  undique  lata  cinctis. 

Il  Bertoloni  {Rar.  ital.  pi,  dee.  II,  pag.  37,  n.  VI)  attribuisce 
alla  sua  A.  muralis  foglie  cauline  sessili,  ma  colla  base  mai  né 
auricolata  né  menomamente  cordata  ;  carattere  questo  che  fa 
distinguere  la  specie  Tenoriana  da  quella  del  Bertoloni  fin  di  se- 
zione. Il  DC,  loc.  cit.,  perciò  ponendo  la  pianta  del  Tenore  tra 
quelle  a  «  foliis  caulinis  sessilibus  aut  nullis,  petalorum  limbo 
patente  »  pare  che  abbia  avuto  sott'occhio  qualche  forma  magra 
dell'A.  'ìnuralis  Bert.  e  coi  fiori  un  po' più  grandi.  —  Oltre  al  ca- 
rattere delle  foglie,  testé  accennato,  VA.  collina  si  distingue  dalla 
onuralis,  come  assai  bene  fece  notare  il  Koch,  loc.  cit.,  per  le 
silique  coi  margini  meno  incrassati,  pei  semi  cinti  completa- 
mente da  un'ala  membranacea  (nella  ìnuralis  V ala.  manca  alla 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI    ROMA  391 

base  del  seme,  mentre  al  suo  apice  è  larghissima),  per  i  fiori 
grandi  una  o  due  volte. 

E  non  è  neppure  molto  vicina  allM.  hirsuta  Scop.,  differendone 
molto  bene  pei  semi  lenticolari  cinti  perfettamente  da  un'ala 
membranacea,  mentre  nella  specie  Scopoliana  i  semi  sono  sub- 
quadrati, compressi  e  senza  alcuna  ala.  Si  distingue  dalle  A.  Ge- 
rardì  Bert.  e  A.  sagìltata  DC.  per  lo  stesso  carattere,  cui  si  deve 
aggiungere  le  orecchiette  meno  pronunziate,  ottuse,  e  le  foglie 
cauline  molto  diverse  dalle  radicali. 

Cardamine  HIRSUTA  fomia  UMBROSA  Chiov. 

C.  foliis  radicalibus  foliolis  magnis,  rolundis,  distinctissime  pe- 
tiolulatis:  caulinis  foliolis  cuneatis  in  petiolulis  attenuatis.  Cau- 
libus  et  foliis  radicalibus  densissime  caespitosis. 

Ad  Obico  presso  Filettino,  14  Settembre  1886  (Martelloni  !)  ; 
Castel  Madama,  6  Febbraio  1881  (Pirotta!);  Roma,  nella  Villa 
Borghese,  2  Maggio  1892  (Chiovenda!). 

AUBRIETIA  COLUMNAE  GuSS.  ! 

A.  Columnae  Guss.  !  PI.  rar.,  pag.  266,  t.  46,  f.  Ili  ;  Bert. 
FI.  it.,  voi.  VI,  pag.  506  ;  Nym.  Consp.,  pag.  50  ;  Arcang.  Comp. 
fi.  li.,  pag.  51  ;  Janka,  Sìlic.  fi.  europ.  in  «  Termés  Fùjetek,  » 
voi.  VII,  1883,  pag.  110. 

Farsctia  Ces.  Pass,  e  Gib.  Comp.  fi.  ital.,  pag.  837. 

Sarebbe  nuova  per  la  provincia  romana  ove  fu  raccolta  a 
Vallepietra  e  Trinità  nei  monti  Simbruini  li  13  Agosto  1891  dal 
dottore  Terracciano  !  ;  senonchè  questi  esemplari  diversificano 
notevolmente  dalla  descrizione  e  dalla  figura  di  Gussone,  nonché 
dagli  esemplari'  autoptici  conservati  nell'erbario  Sanguinetti  e 
in  quello  Cesati,  per  le  foglie  coperte  di  peli  tutti  stellati  non  di- 
sposti in  ciuffi  qua  e  là,  ma  egualmente  in  ambe  le  pagine,  per 
i  pedicelli  un  poco  più  brevi  della  cassula,  per  la  cassula  molto 
più  allungata  di  quanto  non  é  nella  figura  e  spesso  torulosa,  per  i 
pedicelli  densamente  tomentosi  e  per  lo  stilo  lungo  la  metà  della 
cassula. 

Dalla  descrizione  dell'Arcangeli,  loc.  cit.,  differisce  per  le  foglie 
ovate  e  non  lanceolate,  ecc.,  per  lo  stilo  non  lunghissimo. 


392  ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI    ROMA 

Anche  gli  esemplari  di  N.  Terracciano  !  FI.  Pollin.,  pag.  74, 
mi  paiono  diversificare  da  quelli  del  Gussone  pei  pedicelli  più 
allungati  e  per  la  cassula  (immatura)  allungata,  cilindrica,  per 
cui  mi  pare  debbano  ascriversi  all'^.  italica  Boiss.  FI.  orìent, 
voi.  I,  pag.  252  (in  nota);  Janka,  loc.  cit.;  Nym.  Consp.,  pag.  50; 
A.  deltoìdea  Auct.  Ital. 

Mancando  però  gli  esemplari  citati  di  semi,  di  valve  e  di  fiori, 
non  posso  dir  nulla  di  più  giacché  queste  disuguaglianze  dalla 
descrizione  Gussoneana  potrebbero  dipendere  dall'età  avanzata 
in  cui  si  trovano  gì'  individui  studiati, 

BERTEROA   OBLIQUA   Var.   INTERMEDIA   ChiOV. 

B.  foliis  lanceoiatis  vel  linearibus  saepe  plicatis  et  foliatis,  ca- 
nescentibus  ;  siliculis  subrotundis,  laeve  elongatis  et  vix  inflatis, 
basi  quando  obliquis  et  quando  rectis  \  seminibus  alatis. 

Presso  la  Macchia  di  Marco  Simone,  20  Settembre  1881  (A. 
Pelosi  !).  A  Bracciano,  20  Settembre  1889  (Brizi  !).  A  S.  Paolo 
alle  Tre  Fontane  presso  Roma,  13  Settembre  1887  (Terracciano!). 

La  diagnosi  differenziale  fu  da  me  fatta  prima  sulle  figure  del 
Rchb.  Deatschl  tl->  ser.  II,  voi.  I,  t.  XXII,  f.  4,  pag.  285,  poscia 
su  esemplari  tipicissimi  dell'  erbario  Cesatiano. 

Coir  aggettivo  intermedia  io  ho  voluto  far  intendere  che  la 
nostra  pianta  si  avvicina  alla  B.  incana  DC,  che  ancora  non 
fu  raccolta  nella  nostra  provincia,  quantunque  sia  stata  segna- 
lata nella  Toscana  (Lev.,  e  Somm.,  in  Nuovo  Giorn.  dot.  ital., 
1891,  voi.  XXIII,  pag.  247). 

Il  prof.  N.  Terracciano  negli  Atti  del  R.  Istit.  d'Incoragg.  alle 
Scienze  Nat.  Icon.  e  Tecnol.,  1885,  ser.  Ili,  voi.  IV,  n.  3,  pub- 
blica una  sua  B.  oNiqiia  b  macrorhiza,  tab.  II,  f.  3,  a,  b,  e,  d,  e, 
che  differisce  dalla  nostra  pianta  per  la  forma  della  silicola  che 
é  quasi  cuneiforme  alla  base,  più  lunga  che  larga. 

DRABA   LONGIROSTRA   Schur. 

B.  longirosiraSchuT.Herb.  Transilv.;  ^ohoM.  Analect,  pag. 38, 
in  Oesterr.  ì)ot.  Zeitschrift,  1859,  pag.  81, 91;  Nym.  Consp.,  pag.  62; 
Lev.  e  Somm.  in  Nuovo  Giorn.  ì)ot.  ital.,  1891,  voi.  XXIII,  pag.  247; 
Janka  Cruc.  silicul.  fi.  europ.  in  «  Terméz.  Fùjetek,  »  voi.  VII, 
1883,  pag.  107;  Ces.!  Pass,  e  Gib.  Comp.  fi-  eto?.,  pag.  835 ;  Pao- 


ADUNANZA   DELLA   SEDE  DI  ROMA  393 

lucci,  FI.  mare.  pag.  598,  excl.  syn.  Lyn.;  N.  Terr.!  FI.  Pollin., 
pag.  75;  Gib.  e  Pir.  FI.  mocL,  voi.  I,  supp.  pag.  6,  n.  115. 

D.  aizoides  Ten.  Syll.  fi.  neap.,  pag.  24  (excl.  var.)  ;  Sang. 
Cene,  ires,  pag.  91  ;  Prodr.,  pag.  499  p.  p.  ;  Caruel,  Prodì\  fi.  tose, 
pag.  38;  Gren.  Godr.  FI.  fr.,  voi.  I,  pag.  122  (?). 

D.  aizoides  b  cuspidata  Schur.  Exsicc.  pi.  Transilv.,  pag.  66. 

Draba  scapo  nudo,  foliis  cuneiformibus  IriloMs  Maratti,  FI. 
rom.,  voi.  II,  pag.  500,  n.  2263  (non  Loefl.  et  excl.  syn.). 

LeiiGojumluteum  aizoides  montanum  Column.  Tephr.,  voi.  II, 
pag.  62. 

E  specie  molto  ben  distinta  dalla  D.  aizoides  L.  delle  Alpi, 
per  la  forma  delle  silicole,  per  la  lunghezza  del  pistillo  e  per 
la  forma  delle  rosette  fogliari.  Secondo  la  descrizione  che  ne  dà 
il  Sanguinetti,  si  distinguerebbe  inoltre  per  le  foglie  verdi  prima 
di  essere  fatte  seccare,  glauche  poscia.  Di  questa  specie  ho  ve- 
duti i  seguenti  esemplari  romani. 

Negli  Appennini  sopra  il  Giglio  di  Filettino,  17  Luglio  1856  (Fio- 
rini!); Filettino  sopra  il  Cantro,  12  Luglio  1850  (Rolli!).  Sul 
monte  Viglio,  23  Settembre  1886  (Baldini  !)  ;  Giugno  1888  (Mar- 
telloni);  14  Luglio  1891  (A.  Terracciano  !).  Sul  monte  Calvo, 
25  Maggio  1886  (Pelosi  !).  A  Monna  Meschina  sopra  Filettino 
(S.  Martelloni  !).  A  Trinità  e  monte  Autore,  15  Luglio  1891  (A. 
Terracciano  !). 

Grenier  et  Godron,  loc.  cit.,  dicono  delle  silicole  della  D.  aizoi- 
des: «  non  déprimées  sur  les  faces  »  ;  il  che  fa  dubitare  assai 
ch'essi  abbiano  descritto  la  D.  longirostra  invece  della  B.  aizoi- 
des L. 

La  D.  turgida  Huet  !  in  Herh.  Cesati;  Levier  !  Plantae  neap. 
ex  ApìnUio,  è  una  var.  della  D.  longirostra  ben  distinta  per  le 
silicole  attenuate  verso  l' apice  ;  fortemente  ingrossate  invece  e 
rotondate  verso  la  base.  Eccone  la  diagnosi  differenziale:  «  1). 
densissime  caespitosa,  rosulis  columnaribus,  foliis  lanceolato-li- 
nearibus,  margine  setoso-ciliatis,  undique  hispidis;  scapo  brevi 
crasso  ;  floribus  1-4  ;  siliculis  permagnis  hirsutis,  ovatis,  basi 
fortiter  inflatis  rotundatisque,  apice  attenuatis,  marginibus  ob- 
tusis;  stylo  silicula  vix  breviori.  » 

Monte  Corno  (Levier!);  monte  Pizzo  di  Palermo  (Huet!). 
f.  glabriuscula  Huet  !  in  Herb.  Cesati. 

D.  foliis  et  siliculis  glabris. 


394  ADUNANZA  DELLA  SEDE  DI  ROMA 

Monte  Nebrodes  o  Madonie  (Huet  !). 

Per  questi  caratteri  della  cassula  si  avvicina  alle  specie  della 
penisola  iberica. 

Erophila  vulgaris  var.  Krockeri  (Andrz.)  Nym. 

Braha  Kroclieri  Andrz.  in  Rclib.  Beutschl.  fi.,  ser.  II,  voi.  I, 
pag.  45,  t.  XIT,  f.  4236. 

E.  Krockeri  Nym.  Consp.,  pag.  54. 

E.  majuscula  Jord.  fide  Nym.  Braba  verna  fi  Gaud.  FI.  helv., 
voi.  Ili,  pag.  251. 

E.  verna  var.  majuscula  Keller  !  in  Exsicc.  h.  rom. 

E.  stenocarpa  Jord. 

E.  foliis  radicalibus  magnis,  ovatis,  uno  duobusve  dentibus  in 
arabobus  lateribus  praeditis  :  siliquis  et  floribus  majoribus  ;  si- 
liquis  atteauatis  in  extremitatibus  Y^  vel  Ys  pedicelli  longis. 

Al  Colosseo  lungo  i  muricciuoli  al  disotto  della  strada,  23  Feb- 
braio 1886  (Canneva!).  All'Isola  Farnese  presso  Roma,  7  Apri- 
le 1887  (Pelosi!).  Sui  colli  Albani,  13  Marzo  1892  (Chiovenda !). 
Roma,  al  Testacelo,  Aprile  1828  (Sanguinetti  !). 

Trovasi  anche  presso  Ortezzano,  Ascoli  Piceno,  dove  la  raccolse 
il  Carboni  il  24  Marzo  1892. 

11  sig.  Jordan  distinse  molte  specie  che  davvero  non  saprei 
come  tener  distinte  : 

L'È.  Ozanoni  Jord.  è  una  forma  dell' ^.  Krockeri  coi  frutti 
rotondati  all'apice. 

h'E.  lugclmiensis  Jord.  é  forma  intermedia  fra  la  Krockeri  e 
la  vulgaris  per  la  forma  delle  silicole  e  colle  foglie  radicali  più 
piccole  della  Krockeri,  ma  più  grandi  della  vulgaris  e  appena 
denticolate. 

VE.  furcipila  Jord.  è  similissima  alla  licgdunensis  salvo  che 
ha  i  fusti  più  lunghi,  le  foglie  più  grandi  e  i  pedicelli  un  po'  più 
sviluppati. 

VE.  Ijracliycarpa  Jord.  è  intermedia  tra  la  Krockeri  e  la  prae- 
cox  per  la  forma  delle  silicole;  il  rimanente  é  della  Krockeri. 

Esaurite  le  comunicazioni  il  Presidente  scioglie  1'  adunanza. 


RIUNIONE  GENERALE  IN  GENOVA 


395 


V  RIUNIONE  GENERALE  IN  GENOVA 
E  Congresso  Internazionale. 


Sono  presenti  i  signori  : 
Arcangeli  Giovanni,  Presidente, 

Gibelli  Giuseppe  )  „. 

o  •       oi  /  Vice-presid. 

bommier  bteiano  ! 

Berlese  Augusto  Napoleone 

Biondi  Antonio 

Borzi  Antonino 

Caruana-Gatto  A. 

Cernili  Irelli  Gastone 

Chiovenda  Camillo 

Comes  Orazio 

Cuboni  Giuseppe 

De  Toni  Giovan  Battista 

Gaeta  Giuseppe 

Hanbury  Tommaso 

Jatta  Antonio 

Macchiati  Luigi 

Martelli  Ugolino 


Massalongo  Caro 
Mattei  Giovanni  Ettore 
Mattirolo  Oreste 
Micbeletti  Luigi 
Mori  Antonio 
Pasquale  Fortunato 
Penzig  Ottone 
Piccone  Antonio 
Rodegher  Emilio 
Ross  Ei'manno 
Rostan  Edoardo 
Saccardo  Pier  Andrea 
Solla  Ruggero 
Terracciano  Achille 
Venanzi  Giuseppe 
Voelino  Pietro. 


Si  fanno  rappresentare  inviando  procura:  Grilli  Cesare,  Della 
Ripa  Valentina  ed  Avetta  Carlo. 

Per  conformarsi  a  quanto  era  stato  stabilito  dalle  Riunioni  gene- 
rali III*  e  IV»  tenute  in  Verona  ed  in  Napoli,  la  Presidenza  ha  con- 
vocato la  V*  Riunione  generale  della  Società  nello  stesso  tempo  e 
luogo  che  fu  indetto,  ad  iniziativa  della  Società  Botanica,  il  Con- 
gresso internazionale  ed  ha  adottato  il  programma  seguente  : 

Domenica  4  Settembre.  —  A  ore  9  ant.  adunanza  privata  ed  ammini- 
strativa generale  dei  Soci  ;  a  ore  8  pom.  ricevimento  dei  bota- 
nici  stranieri  al  Palazzo  del  Municipio. 

Lunedì  5.  —  A  ore  9  */,  ant.  apertura  del  Congresso  ;  a  ore  2  pom. 
prima  seduta  scientifica. 

Martedì  6.  —  A  ore  10  ant.  inaiigurazione  dell'  Istituto  Hanbury 
(Orto  Botanico)  ;  a  ore  2  pom.  seconda  seduta  scientifica. 

Mercoledì  7.  —  A  ore  9  ant.  terza  seduta  scientifica  ;  a  ore  2  pom. 
visita  all'Esposizione  ed  alla  città. 

Bull,  della  Soc.  bot.  Hai.  20 


396  EIUNIONK   GENERALE   IN   GENOVA 

Giovedì  8.  —  A  ore  8  ant.  gita  per  mare  a  Portofino  ;  con    vetture 
a  S.  Margherita,  Rapallo,  Ruta,  Recco. 

Venerdì  9.  — A  ore  9  ant.  quarta  seduta  scientifica;  a  ore  2    pom. 
quinta  seduta  scientifica. 

Sabato  10.  —  A  ore  7  ant.  gita  a  Ventimiglìa  ed  alla  Mortola  ;   vi- 
sita del  Giardino  T.  Hanbury. 

Domenica  11.  —  Gita  da  Ventimiglia  al  Colle  di  Tenda. 

Le  riunioni  hanno  luogo  nella  R.  Università, 


Adunanza  privata  del  4  settembre  1892. 


Il  Presidente  prof.  Arcangeli  apre  l' adunanza  a  ore  9  ant.  ed 
annunzia  con  sommo  dispiacere  che  in  conseguenza  ad  indisposizione 
di  salute  il  Segretario  prof.  Carnei  non  può  recarsi  a  Genova.  Il 
prof.  Sago  ARDO  propone  di  mandare  un  saluto  al  prof.  Caruel,  augu- 
randogli pronta  guarigione.  Il  Socio  Berlese  fa  pure  proposta  di 
spedire  altro  telegramma  al  Vice-prasidente  prof.  Giovanni  Passerini, 
onde  dimostrargli  rincrescimento  per  la  sua  assenza  in  causa  di 
malferma  salute.  Le  proposte  sono  unanimemente  accettate. 

Letto  quindi  ed  approvato  il  processo  verbale  delle  adunanze  te- 
nute in  Napoli,  il  Presidente  rende  conto  dell'  andamento  sociale 
durante  1'  anno  decorso  : 


Egregi  Consoci, 

Voi  ben  ricorderete  come  nella  Riunione  generale  tenuta  in 
Verona  nel  1890  la  nostra  Società  stabilisse  condizionatamente 
di  tenere  la  sua  Riunione  generale  pel  corrente  anno  in  Genova, 
e  come,  ricorrendo  in  esso  anno  la  celebrazione  del  IV  cente- 
nario della  scoperta  dell'America,  dietro  proposta  del  professor 
Penzig  essa  deliberasse  di  farsi  iniziatrice  di  un  Congresso  in- 
ternazionale da  tenersi  insieme  alla  Riunione  generale  in  detta 
città. 

Il  Consiglio  direttivo  in  seguito  a  tale  deliberazione,  che  fu 
confermata  all' unanimità  nella  Riunione  tenuta  l'anno  decorso 
a  Napoli,  si  è  dato  premura  clie  quel  voto  fosse  pienamente 
appagato.  Certamente  era  ben  giusto  che  dopo  le  Riunioni  a 
Firenze,  a  Roma,  a  Verona  ed  a  Napoli  il  nostro  vessillo  ve- 


KIUNIONE   GENERALE   IN   GENOVA  397 

nisse  portato  in  questa  illustre  città  che  pure  tanta  parte  ha 
avuto  nel  progresso  scienlifìco,  e  che  nei  suoi  dintorni  e  nel 
mare  che  la  bagna  offre  vasto  campo  agli  studi  ed  all'esplora- 
zioni botaniche.  In  una  circostanza  poi  cosi  solenne  quale  l'at- 
tuale, nella  quale  si  commemora  una  delle  più  grandi  scoperte, 
quella  cioè  che  condusse  alla  dimostrazione  sperimentale  della 
conformazione  della  nostra  terra  e  che  schiuse  la  via  ad  una 
nuova  èra  di  civiltà,  era  ben  giusto  che  la  nostra  Società  vi 
concorresse  con  quei  maggiori  mezzi  di  cui  poteva  disporre;  né 
si  sarebbe  potuto  scegliere  mezzo  migliore  della  convocazione 
•di  un  Congresso  botanico  internazionale.  Ed  ora  che  siamo  alla 
vigilia  di  questo  Congresso,  tanto  pel  favore  con  cui  fu  accolto, 
■come  per  gl'illustri  scienziati  che  vi  prenderanno  parte,  possiamo 
bene  attenderne  i  migliori  resultati. 

Debbo  adesso  annunziarvi  che  la  nostra  Società  ha  dovuto  su- 
bire pure  in  questo  anno  gravi  perdite.  Nel  periodo  di  pochi 
mesi  infatti  la  morte  ci  ha  rapito  tre  dei  nostri  migliori  Soci 
nelle  persone  del  prof.  Bartolommeo  Malfatti  di  Firenze,  pro- 
fessor senatore  Agostino  Todaro  di  Palermo  e  dottor  Enrico 
Tanfani  di  Firenze,  1'  ultimo  dei  quali,  come  ben  sapete,  faceva 
parte  del  Consiglio  direttivo  ed  occupava  l' ufficio  di  Segretario 
del  Bullettlno.  Devesi  però  avvertire  che  nel  corrente  anno 
otto  nuovi  Soci  furono  inscritti  nel  nostro  elenco,  onde  non 
ostante  il  numero  elevato  dei  decèssi,  possiamo  pure  notare  un 
aumento. 

In  seguito  alla  disgrazia  del  dott.  Tanfani  il  Consiglio  si  è  tro- 
vato in  non  lievi  difficoltà,  stante  l' ufficio  di  Segretario  del 
Ballettino  ch'egli  disimpegnava  con  speciale  zelo,  ed  ha  dovuto- 
prendere  sollecitamente  i  provvedimenti  opportuni.  Valendosi 
quindi  dell'art.  7  dello  Statuto,  ha  invitato  il  sig.  capitano  Luigi 
Micheletti  ad  occupare  temporaneamente  il  posto  di  Consigliere 
affidandogli  pure  l'ufficio  di  Archivista  da  cui  veniva  esonerato 
jl  Consigliere  U.  Martelli,  ed  affidava  a  quest'ultimo  l'ufficio  di 
Segretario  del  Bullettlno. 

Nella  Riunione  di  Napoli  furono  presentati  15  lavori  in  scritto. 
Oltre  a  questi,  altri  66  ne  sono  stati  presentati  complessivamente 
nelle  Sedi,  di  Firenze  e  di  Roma  nelle  loro  Adunanze  dall'  ot- 
tobre 1801  al  giugno  1802,  senza  contare  le  comunicazioni  ver- 
bali. In  seguito  poi   a   quanto   fu   stabilito   nella   Riunione   di 


398  RIUNIONE   GENERALE   IN   GENOVA 

Napoli  il  Consiglio  si  dette  premura  di  concertare  afflncliè  il  Bui- 
lettino  venisse  pubblicato  separatamente  dal  Nuovo  Giornale 
botanico  italiano,  nella  forma  migliore,  ed  in  modo  che  la  pub- 
blicazione avesse  luogo  con  la  sollecitudine  desiderata.  Quindi 
gli  scritti  e  le  comunicazioni  conformi  all'  esigenza  dell'  art.  21 
dello  Statuto  furono  pubblicati  in  fascicoli  a  parte  con  la  mas- 
sima diligenza  compatibile  con  tal  genere  di  pubblicazioni.  Quanta 
poi  ai  lavori,  che  non  potevano  comparire  nel  Bullettino,  ha 
supplito  pure  in  quest'anno,  come  pel  passato,  la  Direzione  del 
Nuovo  Giornale  botanico  italiano. 

Varie  esplorazioni  furono  pure  fatte  in  quest'  anno  sotto  gli 
auspici  della  Società.  Alcuni  Soci  di  Firenze  hanno  effettuata 
escursioni  a  Vallombrosa  e  nei  dintorni  della  città  e  furono 
pure  esplorati  M.  Calvi,  Follonica,  l' Isola  della  Troja  nonché 
il  littorale  che  da  Follonica  si  estende  fino  a  Castiglion  della 
Pescaia  per  due  volte,  come  pure  lo  Stagno  di  Talamone  ad 
Alberese,  il  M.  Argentario,  la  Marenmia  toscana  più  meridio- 
nale, Montepiano,  il  Giogo  di  Scarperia  ed  il  Volturno.  Altra 
esplorazione  poi  è  stata  fatta  da  un  Socio  di  Roma  nella  nostra 
Colonia  Eritrea. 

Il  numero  delle  opere  ed  opuscoli  che  all'epoca  dell'Adu- 
nanza di  Napoli  era  di  1590,  *  opere  ed  opuscoli  dovuti  da  245 
donatori,  91  italiani  e  154  esteri,  si  è  accresciuto  fino  al  di 
d'oggi  din.  160  pubblicazioni  dovute  a  36  donatori  italiani  e 
20  esteri.  Quanto  poi  alle  20  copie  di  ogni  estratto  del  Bullettino 
riservate  all'Archivista  alcune  serie  furono  spedite  alle  diverse 
Biblioteche  del  Regno  ed  altre  a  botanici  stranieri  per  ottenere 
scambi. 

Lo  stato  attivo  della  Società  al  31  dicembre  1891  ammon- 
tava a  L.  3343.50,  cifra  che  confrontata  coli' attivo  al  31  dicem- 
bre 1890  in  L.  2611.32,  otfre  un  aumento  di  stato  patrimoniale 
di  L.  732. 18. 

Dal  16  agosto  1891  a  tutto  il  mese  di  luglio  1892  la  gestione 
economica  si  compendia  come  appresso: 


*  In  seguito  ad  un  errore  di  trascrizione  la  cifra  di  550  della  re- 
lazione dell'anno  passato  {Bullettino,  n.  1,  pag.  9)  resultò  erronea 
ed  essa  va  quindi  ridotta  a  350. 


RIUNIONE   GENERALE   IX   GENOVA  399 


Entrata. 


Resto  di  cassa ,'    .  L.     135.67 

Da  contribuzioni  di  Soci »  2,540.00 

Da  un  Socio  perpetuo »      150.00 

Fino  dal  15  gennaio  1892  ritirato  dalla  Cassa  di  Ri- 
sparmio di  Firenze  L.  18G.  35,  che  L.  175  per 
estinzione  del  Libretto  num.  70459,  serie  IV,  e 
L.  11.35  per  frutti »      180.35 

L.  3,012.  02 

Uscita. 

Speso  in  occasione  della  Riunione  generale  a  Na- 
poli  • L.      76.51 

Alla  Direzione  del  Nuovo  Giornale  boiamco  italiano 
in  ordine  all'art.  34  dello  Statuto,  che  L.  830  per 
resto  e  saldo  del  1891,  e  L.  GOO  per  la  1*  rata 

del  1892 »  1,430.00 

Spese  di  cancelleria,  posta  e  simili »      361.55 

Per  cartoline  di  ringraziamento  ai  donatori  di  libri 
alla  Biblioteca,  circolari,  carte  di  riconoscimento 

per  la  Riunione  a  Napoli  ecc »      320.00 

Spese  di  scrittura  delle  carte  di  riconoscimento,  bi- 
glietti pel  Congresso  botanico  a  Genova  e  spe- 
dizione delle  suddette  con  tessera »       31.00 

Speso  fatte  dalla  Sede  di  Roma »        39.22 

Mance  agl'inservienti »       20.00 

Ter  una  ghirlanda  di  fiori  con  nastro  di  seta  pel  tra- 
sporto della  salma  del  compianto  dott.  Tanfani.    »        50.00 

L.  2,328.  28 

Riassunto. 

Somme  ad  entrata  a  tutto  il  31  luglio L.  3,012.  02 

»       ad  uscita »  2,328. 28 

Residuo  attivo L-     683. 74 


400  RIUNIONE   GENERALE   IN   GENOVA 

Quindi  il  residuo  attivo  in  L.  683. 74  sommato  alle  L.  1500 
depositate  alla  Cassa  di  Risparmio  di  Firenze  come  da  Libretto- 
rosso  num.  65040,  serie  IV,  a  L.  800  depositate  alla  Cassa  di 
Sconto  l'anno  passato  come  dal  Libretto  num.  5221,  dà  la  somma 
totale  di  L.  2983.74,  che  aggiunta  al  valore  dei  mobili  e  dei 
libri  che  la  Società  possiede,  costituisce  il  suo  capitale  in  essere. 

11  Consiglio  pertanto  sottopone  alla  vostra  approvazione  il  suo 
operato  e  la  sua  gestione  economica. 

Egli  v'  invita  inoltre  a  deliberare  circa  il  luogo  ove  dovrà 
tenersi  la  Riunione  generale  dell'  anno  prossimo,  ed  a  discutere= 
sopra  alcune  sue  proposte. 

Finalmente  dovrete  pure  occuparvi  della  nomina  di  un  nuova 
Consigliere  pel  triennio  tuttora  in  corso. 

Nessuna  obiezione  viene  fatta  relativamente  alla  gestione  suespo- 
sta e  messa  ai  voti  l'approvazione  è  unanime. 

Prima  di  venire  alla  discussione  dei  vari  articoli  annunziati  nel- 
l'ordine del  giorno  il  Presidente  prende  la  parola: 


Signori, 

Il  14  giugno  ultimo  scorso  cessava  di  vivere  uno  dei  nostri 
amati  colleghi,  il  dott.  E.  Tanfani,  vittima  di  uno  dei  più  de- 
plorevoli accidenti,  in  seguito  cioè  ad  una  ferita  riportata  in 
un  esercizio  di  scherma. 

Enrico  Tanfani  nacque  in  Firenze  da  Luigi  Tanfani  e  dalla 
contessa  Dora  Keyserling  il  28  settembre  1848.  Egli  attese  agli 
studi  elementari  sotto  la  direzione  del  suo  zio  paterno  cav.  Leo- 
poldo Tanfani-Centofanti,  attualmente  direttore  del  R.  Archivio- 
di  Stato  in  Pisa,  e  successivamente  compì  i  suoi  studi  liceali 
in  Firenze  ove  consegui  la  licenza  nel  1867.  In  quello  stessa 
anno  fu  inscritto  studente  di  Matematiche  pure  nell'Università 
di  Pisa,  ove  frequentò  i  corsi  di  quelle  discipline  per  tre  anni 
consecutivi.  Nel  1881  passò  all'Istituto  di  Studi  superiori  in  Fi- 
renze e  desideroso  di  sodisfare  la  sua  inclinazione  per  le  scienze 
naturali  lasciò  lo  studio  delle  Matematiche  per  darsi  tutto  a 
quelle  discipline  nelle  quali  poco  appresso  ebbe  la  laurea. 

Compiti  gli  studi  universitari,  le  sue  qualità  non  comuni  fu- 
rono ben  tosto  riconosciute.  Egli  fu  infatti  chiamato  presso  il 


Riunione  generale  in  Genova  401 

Ministero  d'Agricoltura,  Industria  e  Commercio  in  Roma,  ove 
si  trattenne  per  alcuni  anni  disimpegnando  uffici  diversi,  fino 
cioè  al  1882,  epoca  in  cui  fu  nominato  al  posto  di  Aiuto  alla 
cattedra  di  Botanica  nel  R.  Istituto  di  Studi  superiori,  e  ciò 
per  opera  del  chiarissimo  prof.  T.  Carnei  che  desiderava  averlo 
a  suo  collaboratore. 

Dall'  epoca  del  suo  ritorno  a  Firenze  fu  ben  lieto  di  consa- 
crare la  maggior  parte  della  sua  attività  agli  studi  botanici,  nei 
quali  sollecitamente  si  distinse  pei  suoi  lavori,  e  poco  appresso 
fu  pure  chiamato  ad  insegnare  le  scienze  naturali  nel  R.  Liceo 
militare  di  Firenze. 

Allorquando  nel  1887  furono  rinnovati  i  tentativi  per  l'isti- 
tuzione della  Società  botanica  italiana  egli  fu  ben  sollecito  a 
prendervi  parte.  Egli  non  solo  figurò  nel  numero  dei  soci  fon- 
datori, ma  sino  da  queir  epoca  fu  chiamato  a  formar  parte  del 
Consiglio  di  direzione  della  Società  stessa,  ove  rimase  fino  alla 
morte. 

La  sua  educazione  scientifica  era  fondata  sulle  salde  basi  di 
una  larga  cultura.  Egli  aveva  atteso  con  assiduità  non  solo 
allo  studio  delle  lingue  straniere  ma  pure  al  maneggio  delle 
armi.  Egli  si  era  reso  schermitore  accorto  e  fortissimo,  ond'egli 
ebbe  a  tenere  la  presidenza  del  Circolo  degli  schermidori  fio- 
rentini. E  fu  appunto  questa  sua  passione  per  la  scherma  che 
dette  luogo  al  disgraziato  accidente  che  lo  condusse  a  morte 
nel  momento  stesso  in  cui,  non  contento  di  prender  parte  alle 
feste  colombiane  coi  suoi  lavori  scientifici,  intendeva  pure  con- 
corrervi col  maneggio  delle  armi. 

I  numerosi  lavori  da  lui  pubblicati  fanno  ampia  testimonianza 
delle  sue  speciali  attitudini..  P'ra  quei  lavori,  per  la  maggior 
parte  pubblicati  nel  Nuovo  Giornale  botatiico  italiano  e  nel 
Bullettino  della  nostra  Società,  meritano  di  essere  specialmente 
ricordati  :  la  Florida  dell"  Isola  di  Giannatri,  la  Ricisia  delle 
Silenee  italiane,  gli  Studi  sulla  Morfologia  ed  Istologia  del 
seme  delle  Apiacee,  la  Botanica  ad  uso  delle  Scuole  classiche, 
elaborato  in  società  col  prof.  A.  Poli,  le  Liantacee  italiane,  in 
continuazione  alla  Flora  del  prof.  Parlatore,  nel  quale  ultimo 
principalmente  si  son  fatti  palesi  i  suoi  alti  meriti  come  bo- 
tanico. 

Di  sentimenti  altamente  liberali,  alle  qualità  di  distinto  scien- 


402  RIUNIONE   GENERALE   IN   GENOVA 

ziato  egli  accoppiava  mitezza  e  dolcezza  di  animo,  gentilezza  di 
jnodi,  affetto  grandissimo  pei  suoi,  ed  una  fermezza  di  carattere 
non  comune,  doti  clie  gli  procurarono  la  stima  e  1'  affetto  di 
tutti  coloro  che  lo  conobbero.  Allorquando  si  sparse  la  notizia 
flel  tristissimo  avvenimento,  egli  fu  1'  oggetto  di  generale  com- 
pianto che  in  speciale  modo  si  manifestò  nelle  onoranze  funebri 
che  gli  furono  tributate. 

.  Di  fronte  ad  un  cosi  funesto  infortunio  che  ha  spento  una 
vita  preziosissima  nel  momento  in  cui  se  ne  attendevano  i  mi- 
gliori frutti,  che  ha  distrutto  tante  dolci  speranze,  che  ha 
piombato  nel  più  profondo  dolore  due  famiglie  e  che  ha  recato 
tanto  danno  a  questa  nostra  Società  ed  alla  scienza,  altro  non 
resta  che  adattarsi  alle  imperscrutabili  leggi  della  natura,  pro- 
curare di  conservare  viva  nel  nostro  cuore  la  memoria  del 
caro  estinto  e  registrarne  il  nome  fra  quelli  dei  tanti  martiri 
che  rimasero  vittime  degli  accidenti  più  deplorevoli. 

Quindi  i  Soci  sono  invitati  a  stabilire  il  luogo  ed  il  tempo  nel 
C[uale  desiderano  riunirsi  il  ventu.ro  anno  ;  si  ricorda  loro  che  in 
quell'occasione  saranno  cliiamati  ad  eleggere  il  nuovo  Consiglio  e 
che  perciò  nello  scegliere  il  luogo  di  riunione  sarà  bene  tener  conto 
della  facilità  di  comunicazioni  tanto  per  i  Soci  meridionali  quanto 
per  i  settentrionali.  Doj)o  vai-ie  proposte  si  stabilisce  la  ventura  riu- 
nione in  Perugia  nella  prima  quindicina  del  mese  di  agosto ,  la- 
sciando però  alla  Presidenza  la  facoltà  di  variare  la  data  se  circo- 
stanze lo  esigessero. 

Come  da  proposta  del  Consiglio,  già  fatta  nota  ai  Soci  con  circolare 
speciale,  l' articolo  5°  dello  Statuto  viene  modificato  come  segue  : 
«  .  .  .  .  essa  è  costituita  da  un  Consiglio  composto  di .... ,  più  dei 
Delegati  delle  singoli  sedi  »  e  1'  articolo  20  :  «  le  sedi  sono  rappresen- 
tate nel  Consiglio  da  uno  speciale  Delegato  con  diritto  d'  intervento  e 
di  voto  nelle  sue  adunanze,  comunicano  ecc.   » 

Il  Presidente  invita  ad  eleggere  un  nuovo  Consigliera  in  sostitu- 
zione del  compianto  dott.  Tanfani.  Votanti  24,  procure  3. 

Eletto  :  Capitano  Luigi  Micheletti  con  voti  23. 

Dovendosi  eleggere  dalla  presente  Riunione  i  Segretari  per  il 
Congresso  intsrnazioaale,  son  proposti  i  signori:  Penzig  0.,  Segre- 
tario generale;  Martelli  TI.,  Sommier  S.,  Ross  E.,  Terracciano  A. 

L'Assemblea  approva. 

Il  Segretario  dà  lettura  dei  nomi  dei  botanici  italiani  ed  esteri  che 

hanno  aderito  al  Congresso  internazionale,  ed  il  Presidente  invita  i 

membri  della  Società  ad  eleggere  un  numero    di  Vice-presidenti,    i 

■  quali  alla  loro  volta  nomineranno  un  Presidente  per  ogni  seduta  del 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   UOMA  403 

Congresso.  Risultano  elatti  i  signori  :  Ed.  André.  —  P.  Asclierson. 

—  E.  Burnat.  —  E.    Bonuet.  —  N.   L.  Britton.  —  J.  Borodine.  — 

F.  Colin.  —  R.  Chodat.  —  Th.  Durand.  —  J.  F.  Duthie.  —  M.  Freyn. 

—  C.  Haussknecht.  —  J.  Hagen.  —  J.  Hijar  y  Haro.  —  L.  Kny.   — 

G.  King.  —  L.  Lawson.  —  P.  Magnus.  —  L.  Mangin.  —  G.  Mantin. 

—  F.  W.  Moore.  —  Marshall  Ward.  —  E.  Malinvaud.  —  K.  Franti. 

—  E.  Pfitzer.  —  L.  Radlkofer.  —  J.  D.  SaA'nes.  —  E.   Strassbui-ger. 

—  F.  von  Thuemen.  —  L.  Underwood.  —  G.  Vasey.  —  H.  De  Vilmo- 
rin.  —  M.  Yladescu.  —  A.  Vogl.  —E.  De  Wildeman.  —  E.  P.  Wright. 

11  prof.  PenziGt  propone  che  la  Società  prenda  in  esame  il  modo 
di  stabilire  una  Commissione  permanente  per  studiare  la  flora  ita- 
liana tanto  crittogamica  quanto  fauerogamica.  Questa  Commissione 
spartita  nelle  varie  regioni  italiane  avrà  per  compito  di  riferire  nelle 
adunanze  generali  annuali  sull'incremento  scientifico  avvenuto  nella 
zona  loro  assegnata. 

Il  Socio  Mattiuolo  propone  che  nello  stesso  ordine  si  formi  un 
Comitato  per  redigere  un  elenco  bibliografico  italiano  che  dovrebbe 
datare  dal  1880.  Le  proposte  sono  accettate,  rilasciando  alla  Presi- 
denza di  studiarne  i  modi  ed  i  mezzi  onde  metterle  ad  effetto.  Dopo 
di  che  l'adunanza  è  sciolta.  ' 


SEDE  DI  ROMA. 
Adunanza  del  9  ottobre  1892. 

Letto  ed  approvato  il  verbale  jjracedente,  il  prof.  Pirotta  dà  co- 
municazione di  una  nota  del  socio  Chiovenda  in  continuazione  di 
quelle  già  presentate  dal  titolo  : 

SOPRA  ALCUNE  PIANTE  RARE  0  CRITICHE  DELLA  FLORA 
ROMANA.  PER  E.  CHIOVENDA. 

Malcolmia  confusa  Boiss. 

M.  confusa  Boiss.,  FI.  orient.,  I,  pag.  220  et  Sappi.,  pag.  44; 
Nj^m.,  Consp.,  pag.  40; 

Sisym'brmm  nanum  Coss.,  in  Bull.  Soc.  hot.  frane.,  X, 
pag.  397,  p.  p;  Griseb.,  FI.  europ.  fvag.,  pag.  58; 

M.  parmflora  Paci.,  FI.  march.,  pag.  590  ? 

•  Le  memorie  presentate  al  Congresso  botanico  internazionale  verranno  stampate  in  un 
volume  a  parte  che  avrà  per  titolo  :  kUi  del  Congresso  botanico  inlernazio)ta1e  tenuto  in 
Genova  nel  1892. 


404  ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   ROMA 

M.  pusilla,  2-10  cm.  elata,  radice  tenua,  pallida,  subsimplice 
vel  apice  in  fibris  tenuissimis  longis  distiiicta.  Caule  basi  quando 
simplici  quando  ramoso,  sursum  semper  ramoso,  ramis  plus  mi- 
nusve  arcuato-adscendentibus,  foliosis:  foliis  ovatis,  obovatis  vel 
linearibus,  albescentibus  pilis  stellatis  densis  undique  farctis, 
apice  laeve  attenuatis,  obtusis.  Petalis  obovato-cuneatis,  ungue 
calycem  aequanti  vel  vix  breviori  ;  lamina  apice  rotundata, 
obtusissima  et  integra.  Siliquis  subteretibus,  pedicello  4-5** 
longioribus,  laeve  torulosis,  dense  tomentosis,  stylo  ut  eius  la- 
titudo  longo,  vel  vix  breviori,  stygmate  parvo  coronato,  bilobo, 
lobis  divergentibus:  seminibus  ovatis  minutissimis  vix  mm.  0,5 
longis,  luteis,  exalatis,  laeve  tuberculatis,  nitidis. 

Il  Boiss.,  1.  e.  in  nota,  dà  questa  specie  per  l'Italia  australe 
presso  il  mare  Adriatico,  mentre  il  Nyman,  I.  e,  non  accenna 
punto  all'  Italia.  Comunque  questa  specie  riesce  nuova  per  le 
flore  italiane  non  essendo  mai  fin  ora  stata  citata  in  alcuna. 

Fiumicino  IV,  1887  (Armitage!). 

È  assai  ben  distinta  dalla  AL  parviflora  DO.  pei  fusti  più 
gracili  ramosi  dalla  base  coi  rami  alti  al  più  8  cm.  arcuato 
erecti:  per  lo  stilo  lungo  la  metà  della  larghezza  della  siliqua  e 
Io  stimma  coi  lobi  divergenti,  come  bene  avverte  il  Boiss.,  1.  e. 

DlPLOTAXIS  TENUIFOLIA   Var.   INTEGRIFOLIA   BoisS. 

B.  tenui  folla  fi  integrifolia  Boiss.,  FI.  orient.,  I,  pag.  387;  Paol., 
FI.  march.,  pag.  593. 

Filettino  a  Fossetto,  nei  monti  Simbruini  20,  IX,  1888  (Mar- 
telloni!)  Roma  presso  S.  Giovanni  in  Laterano  abbondantissima 
3,  IX,  1891  (Chiovendal). 

Capsella  rubella  Reut. 

C.  ritbella  Reut.,  in  Ball.  Soc.  hallem.,  1854,  pag.  18;  Lev. 
Somm.,  in  Nuono  Giorn.  hot.  ital.,  1891,  voi.  XXIII,  pag.  248; 
Ross.,  in  Malp.,  1891,  voi.  V,  pag.  241;  Nym.,  Consp.,  pag.  66: 
Gremii,  FI.  an.  suis.,  pag.  116;  Barb.,  Comp.fl.  sard.,  pag.  173; 

C.  bursa-pastoris  Auct.  ital.  pi.  p.  p.  ;  C.  bursa-jMstoris  y. 
rubella  Gib.  Pirot.,  FI.  mod.,  23;  C.  rubescens  Personnat,  in  Bull. 
Soc.  boi  frang.,  1860,  voi.  VII,  pag.  511. 

Questa  specie  data  già  dal  dottor  Ross  come  copiosissima  per 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI    ROMA  405 

tutta  la  Sicilia  ed  isole  circonvicine  è  pure  copiosissima  qui 
nella  provincia  romana.  Neil'  Erb.  Romano  ne  esiste  di  Monto 
Circeo  alla  Batteria  10,111,  1889  (Terracciano!).  Della  Valle  di 
Baccano  3,  IV,  1887;  dei  boschi  di  Eacalyptas  alle  Tre  Fontane 
presso  Roma 20,  IV,  1887;  dell'  Isola  Farnese 7,  III,  1887  (Pelosi!). 
Del  monte  Viglio  18,  IX,  188G  (Baldini!).  Il  Warion,  Ball.  Soc. 
botan.  frane.,  1886,  pag.  393,  1'  aveva  già  indicata  come  non 
rara  nella  camptigna  romana.  Ed  io  V  ho  raccolta  abbondante 
nei  monti  Albani  tra  Frascati  e  Rocca  di  Papa  ;  presso  Roma  a 
S.  Onofrio;  a  Castel  Porziano  nella  caccia  riservata  reale.  In 
altri  luoghi  d'Italia  pure  l'ho  raccolta,  cosi  a  Varese,  nell'  Ossola 
a  Premosello,  ad  Intra  e  Pallanza,  a  Gozzano,  in  Liguria  so- 
pra Savona  ecc. 

Lepidium  SATivuM  jS  iNcisuM  A.  Terracc.  ! 

L.  sativum  fi  incisum  A.  Terracc!  in  herb.  R.  h.  B.  Ro- 
mani; L.  incisum  Wierzb. 

«  L.  foliis  latioribus  pinnatim  incisis;  stylo  alas  vix  acquante. 
Al  Tumuleto  di  Paola  presso  la  Casina  Giacchetti  22,  V,  1888  ; 
nella  macchia  Giacchetti  18,  V,  1888  »  (A.  Terracciano  !). 

Thlaspi  praecox  var.  italica  Chiov. 

T.  perennans,  foliis  rosularum  spathulatis  vix  denticulatis, 
crassiusculis:  caulibus  solitariis  vel  caespitosis  erectissimis: 
foliis  caulinis  radicalibus  majoribus,  ovatis,  basi  cordatis,  auri- 
culis  rotundatis:  siliquis  ovato-cuneatis,  ad  basim  non  rotun- 
datis,  sinu  acuto  dimidium  styli  longo:  floribus  albis. 

T.  iwaecox  A.  Terracc!  in  lierh.  Rom.;  T.  monianum  Rolli! 
in  herb.  Rom. 

Sul  monte  Viglio  14,  VII,  187J  ;  a  Trinità  e  monte  Autore 
15,  VII,  1891  (Terracciano!).  In  montibus  Lessinis  a  Carpinete 
S.  Sirena  V,  1852  (Rolli!).  Sui  colli  Albanesi  presso  Filettino 
IV,  87;  sul  monte  Viglio  VI,  ^d,  (Martelloni!).  —  Alla  Sila  in 
prov.  di  Catanzaro  23,  V,  84  (Fiori  !). 

Guardando  il  Rchb.,  Deiitschl.  Fi,  ser.  II,  v.  I,  t.  V,  f.  4185, 
ognuno  potrà  facilmente  accorgersi  che  la  pianta  dell' Apiìcnnino 
centrale  e  meridionale  sia  distinta  da  quella  delle  Alpi  orientali 
per  la  grandezza   delle   foglie   cauline.  A   questo   riguardo  ho 


408  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   ROMA 

confrontati  gli  esemplari  tipici  raccolti  da  Marchesetti!  Stemer! 
Tommasini!  Solla!  ecc.  ed  anche  questo  esame  mi  ha  convinto 
della  distinzione  fatta. 

Iberis  Rollìi  A.  Terracc! 

/.  Rollìi  A.  Terracc.  !  in  herlj.  Rom.  ; 

I.  2^innata  Seb.  Mauri,  Proclr.,  pag.  212;-  Sang.,  Prodr., 
pag.  497;  Rolli!  Exsìcc.  in  herl).  Rom.;  Are,  Comi),  fi.  it,  pag.  61 
p.  p.  ;  Boiss.,  FI.  orìenL,  I,  pag.  335  ? 

I.  annua,  radice  subsimplici,  flexuosa  ut  caule  crassa.  Caule 
terete,  scabrulo  pilis  brevibus,  erectissimo  et  plerumque  recto, 
dense,  folioso  basi  quando  simplice,  quando  ramoso,  sed  plerum- 
que in  Ys  superioribus  ramis  simplicibus,  vel  quasi  semper  in 
tertio  superiori  subdivisis,  ramis  erecto  patulis,  angulo  15''-45°; 
ramis  longiuscule  nudis  ad  apicem  versus  incrassatis,  longitu- 
dinaliter  exquisite  sulcatis.  Foliis  circumscriptione  obovata,  pin- 
nato-partitis  laciniis  1-2  obovato-linearibus  vel  lanceolatis  1, 
5-4  ram.  latis,  obtusis  erecto-patenti  bus;  rachide  2-2,  5  mm. 
lata.  Coryrabo  florali  hemisphaericopgrf^ce/^/5  in  anthesi  erecto- 
patentlbus  in  fructu  horizontaliter  patentibus,  calyce  fere  ses- 
quilongioribus,  silicula  ter.  Calyce  phyllis  ovatis  obtusissimis 
basi  lutescentibus  apice  interdum  violaceis:  petalis  albis  vel 
roseis,  calyce  triplo  longioribus,  obovato-cuneatis  sensim  in  un- 
guem  productis  linearem  angustam,  apice  rotundatis,  integer- 
rimis.  Silicula  e  basi  ad  insertionem  styli  3-4  mm,  metiente, 
basi  rotundata,  auriculis  triangularihus  acutis,  cHoergentibus, 
sinu  amplissimo  oUaso,  trìangulari,  desianciis.  Stilo  auriculis 
duplo  triplove  longiori.  Stigmate  incospicuo.  Semina  nondum  vidi. 

In  montibus  ad  margines  viarum,  in  agris  a  Palombara  (Seb. 
Mauri).  Inter  segetes  a  Marcellino  (E.  Rolli  !).  Sul  monte  Gen- 
naro 12,  V,  1889  (Brizi!)  a  Vallepietra  e  Trinità  15,  VII,  1891; 
sul  monte  Gennaro  6,  VI,  1891  (A.  Terracciano!).  Sulle  colline 
di  Vicovaro  24,  V,  1886  (Pirotta!).  Dintorni  di  Tivoli  sul  monte 
Catillo  V,  1887  (Pelosi!). 

Pare  che  il  Rolli  prima  di  ogni  altro  sospettasse  che  Vl.pin- 
naiiflda  Auct.  Rom.  non  fosse  quella  del  Gouan,  giacché  nel- 
r  etichetta  di  uno  dei  suoi  esemplari  che  si  conservano  nell'  er- 
bario Romano  si  legge  scritto  da  lui:  «Caule  scabro,  foliis  pin- 


ADUNANZA    DELLA   SKDE    DI    ROMA  407 

natifidis-bijugi,  calyce  petalis  minoribus  duplo-breviore:  silicula 
semielliptica,  truncata  in  apice,  siiui  lato,  lobis  triaiigularibus 
divaricatis  circumscripto.  » 

Il  Bertoloni,  FI.  ìL,  VI,  pag.  526,  nella  frase  diagnostica  dice: 
«  Silicula  auriculis  acutis  »  mentre  nella  descrizione  dice:  «  Si- 
licula aiiriculis  brevibus  triangulis  acutis,  rarius  obtusiusculis.  » 

I  sign.  Gren.  Godr.,  FI.  de  France,  I,  pag.  137,  danno  i  lobi 
della  silicula  come  ottusi. 

II  Gaudin,  FI.  liclc,  IH,  pag.  232,  dice  della  silicula  dell'/. pm- 
nata:  «  Lobulis  apice  triangularibus  acutis,  »  però  osserva:  «  Ut 
puto  cum  seminibus  peregrinis  adventitia.  » 

Il  Boissier,  1.  e,  è  in  grandissima  contraddizione  dicendo  della 
sua  pianta:  «Silicula  alis  acutis  divaricatis  »  e  poi  citando  la 
fig.  4195  del  Rchb.,  figura  che  non  potrebbe  presentare  le  auri- 
cole più  ottuse  di  quello  che  1'  autore  ve  le  ha  disegnate. 

11  DC,  Syst.  Nat.,  Il,  pag.  399,  dà  alla  pianta  del  Gouan  «  Si- 
liculae  lobis  subobtusis  »  e  di  più  «  Folla  lobis  linearibus  acu- 
tiusculis  subcarnosis  utrinque  2-3,  »  mentre  nella  nostra  pianta 
questi  sono  ottusissimi  all'apice  e  al  massimo  nelle  foglie  infe- 
riori in  numero  di  due. 

I  Gren.  Godr.,  FI.  de  France,  I,  pag.  137,  danno  decisamente 
alla  pianta  Gouaniana  i  lobi  della  silicula  ottusi. 

Da  queste  citazioni  pertanto  é  facile  scorgere  che  nelle  de- 
scrizioni dei  vari  autori  vi  è  contraddizione  e  che  perciò  si  debba 
ricorrere  agli  esemplari  autentici.  Causa  di  questa  contraddizione 
può  forse  essere  il  modo  di  vedere  dei  vari  autori:  infatti  se 
io  prendo  un  angolo  ottuso,  se  lo  si  considera  come  terminato 
da  un  vertice,  si  può  chiamare  la  figura  circoscritta  acuta, 
mentre  per  il  nome  geometrico  altri  la  direbbe  ottusa  :  a  me 
invece  pare  più  naturale  il  dire  acuto  tutto  ciò  che  termina  in 
un  angolo,  mentre  ottuso  ciò  che  ha  1'  angolo  troncato  verso 
il  vertice. 

Ciò  premesso,  passiamo  ora  ad  osservare  gli  esemplari  au- 
tentici che  si  conservano  nell'Erbario  generale  e  Cesatiano  di 
quest'  Istituto. 

Gli  esemplari  raccolti  dal  Jordan  à  la  Pape  prés  de  Lyon 
dans  les  champs  et  collines  des  terrains  de  transport  au  calcai- 
res  18,  VII,  1841,  hanno  i  lobi  della  silicula  ottusi,  non  però  ro- 
tondati come  li  disegna  il  Rchb.,  1.  e,  più  brevi,  non  divergenti, 


408  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   ROMA 

ma  piuttosto  convergenti,  divisi  da  un  seno  strettissimo  in  fondo 
a  cui  s'inserisce  uno  stilo  più  lungo  dei  lobi  medesimi  di  y^. 

Nei  numerosi  esemplari  che  ho  potuto  studiare  di  Firenze,  i 
lobi  sono  ancora  ottusi,  ma  sono  separati  da  un  seno  acuto  un 
po'  più  largo  che  negli  esemplari  di  Lione.  I  pedicelli  tanto 
negli  esemplari  Lionesi  che  Fiorentini  sono  eretti  a  formare 
un  ombrello  serratissimo,  mentre  nell'  I.  Rollìi  sono,  almeno 
gì'  inferiori,  orizzontali. 

Gli  esemplari  della  Brunetta  presso  Susa  20,  V,  1863  (Cesati  !) 
hanno  i  lobi  siliculari  non  divergenti,  subottusi,  i  pedicelli  frut- 
tiferi eretti  e  non  orizzontali.  Quelli  di  Montpellier  VI,  1847 
(Kralik!)  hanno  i  lobi  della  silicula  ad  angolo  ottuso,  non  di- 
vergenti e  i  pedicelli  eretti  appressati  tra  loro. 

L' /.  'pedinata  Boiss.  !  Diagn.  orient.,  1,  pag.  75,  secondo  un 
esemplare  autoptico  differisce  dalla  nostra  pianta  per  le  silicule 
coi  lobi  non  divergenti,  per  le  foglie  lanceolate  dentato-pet- 
tinate e  per  essere  pianta  molto  scabra. 

L'/.  intermedia  Guers.,  in  Ball.  pìiiL,  n.  82,  dififerisce  dalla 
nostra  specie  per  le  foglie  sempre  intiere,  per  le  orecchiette  più 
lunghe,  pei  pedicelli  fruttiferi  più  brevi  e  per  le  valve  più  ri- 
gonfie e  meno  alate. 

Cakile  maritima.  var.  integrifolia  Boiss. 

C.  maritima  J3  integrifolia  Boiss.,  FI.  orient.,  I,  pag.  335  ; 
C.  latifolia  Sang.! 

Ad  Ostia  VII,  1836  (Sanguinetti  !)  sulla  spiaggia  di  Terracina 
8,  Vili,  1856  (Rolli  !).  A  Nettuno  29,  IV,  1889  (A.  Terracc.  !). 

Raphanus  sativus  L. 

R.  sativus  L.,  Sp.  pi,  pag.  669;  Are,  Comp.  fl.  il,  pag.  48; 
Ces.  Pass.  Gib.,  Comp.  fi.  it.,  pag.  855. 

Inselvatichito  presso  Roma  lungo  la  via  Tiburtina  Vili,  1886 
(Pelosi!);  presso  Bracciano  29,  IX,  1889  (Brizi  !). 

Il  dott.  Tarracciano  dà  un  resoconto  dal  suo  viaggio  attraverso  la 
Colonia  Eritrea  e  le  isole  circostanti;  quindi  presenta  un  nuovo 
genere  di  Orcliidacea,  dell'isola  di  Hota,  clie  dedica  al  prof.  Pirotta 
in  seguo  di  affetto  e  di  stima  e  che  chiama  Eomualdia  Pirottae. 

Esaurite  le  comunicazioni  la  seduta  è  tolta. 


ADUNANZA    DELLA    SKDE   DI    FIRENZK  40;) 


SEDE  DI  FIRENZE. 


Adunanza  del  9  ottobre  1892. 

Il  Prasideute  prof.  Arcangeli  apre  l' adunanza  e  dà  la  parola 
all'Archivista  Micheletti,  il  quale  legge  il  seguente  elenco  dei 
doni  pervenuti  alla  biblioteca  sociale  dall'  ultima  adunanza  (12  giu- 
gno 1892)  a  tutto  settembre  p.  p. 

Dal  pi'of.  L.  Macchiati  :  Macchiati.  Sulla  doppia  colorazione  dei 
bacilli  sporigeni.  Genova  1892.  —  La  bacterosi  dei  grappoli  della 
vite.  Bologna  1892. 

Dal  sig.  U.  Martelli:  Grilli.  Sull'autonomia  dei  licheni.  Jesi  1892. 
—  Martelli  e  Tanfavi.  Le  fanerogame  e  le  iirotallogame  raccolte 
durante  la  riunione  generale  in  Napoli  della  Soc.  hot.  italiana  nel- 
r  agosto  1891.  Firenze  1892. 

Dal  prof.  F.  Delpino:  Delpino.  Pensieri  sulla  metamorfosi  delle 
piante  vascolari.  Bologna  1892. 

Dal  sig.  R.  Chodat:  Chodat.  Rapport  présidentiel  sur  la  marche 
de  la  Société  botanique  de  Genève  (Section  de  la  Société  suisse  de 
botanique)  pendant  l'année  1891. 

Dai  Sigg.  U.  Bernaroli  e  F.  Delpino:  Bernaroli  e  Deliìino.  Pseu- 
dantia  di  Camellia  e  di  Geum.  Genova  1891. 

Dal  cav.  S.  Sommier  :  Sommier.  Cenno  sui  resultati  botanici  di  un 
viaggio  nel  Caucaso.  Firenze  1892.  —  Idem,  traduzione  in  tedesco  di 
E.  Levier.  Cassel  1892.  —  Una  gita  in  Maremma.  Firenze  1892.  — 
Keller.  Neue  Standorte  und  Formen  orientalischen  Potentillen. 
Leipzig  1892. 

Dal  sig.  Aug.  Lyttkens  :  Lyttkens.  Arsberattelse  for  Frokontrol- 
lanstolten  a  Nydala.  Halmstadt  1892. 

Dal  dott.  C.  J.  Forsyth  :  Stefani,  Forsyth  et  Barhey.  Samos.  Etude 
géologique,  palóontologique  et  botanique.  Lausanne  1891. 

Dal  dott.  E.  Rostan  :  Bulletins  des  travaux  de  la  Société  muri- 
thienne  du  Valais.  Années  1880-81-82,  X  et  XI  fascicules.  Neu- 
chàtel  1881-83. 

Dalla  scuola  d'agricoltura  di  Montpellier  :  Annales  de  l' Ecole  na- 
tionale  d'agricolture  de  Montpellier.  Tome  V,  5''  anuée  1889.  Mont- 
pellier 1890. 

Dal  dott.  E.  Baroni  :  Baroni.  Lichenes  pedemontani  a  CI.  prof.  Ar- 
cangeli in  Monte  Cinisio  et  Monte  Rosa  annis  1876  ac  1880  lecti.  — 
Fossetti  e  Baroni.  Frammenti  epatico-lichen ografici.  Firenze  1892. 

Dal  sig.  P.  E.  Vinassa:  Vinassa.  Contribuzione  alla  Ficologia  li- 
gustica. Firenze  1892.  —  Seconda  contribuzione  alla  Ficologia   li- 


4l0  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

gustica.  Pisa  1891.  —  I  propagoli  delle  Sfacelarie.  Pisa  1891.  — 
Note  algologiche.  Pisa  1891.  —  Nuove  coralline  mediterranee. 
Pisa  1892. 

Dal  capitano  L.  Micheletti  :  Micheletti.  Commemorazione  di  An- 
tonio Mauganotti  da  Verona.  Firenze  1892. 

Dal  prof.  Penzig  :  Girard.  Gènes  et  ses  environs  (avec  18  vues 
et  un  pian  de  la  ville).  Gènes  1892. 

Dal  prof.  P.  Ascherson  :  Asoherson.  Verlaufiger  Bericlit  ùber  die 
von  Berliner  unternommenen  Schritte  zur  Erganzug  der  «  Lois  de 
la  nomenclature  botanique.  »  Berlin  1892. 

Dal  barone  Ferd.  von  Mueller  :  Mueller.  Select  exti-a-tropical  plants, 
readilj''  eligible  for  Industi'ial  Culture  or  Naturalisation,  with  in- 
dications  of  their  native  countries  and  some  of  their  uses.  Mel- 
bourne 1891.  — Second  Systematic  census  of  Australian  Plants,  with 
chronologic,  literary  and  géographic  annotations.  Part.  I,  Vascu- 
lares.  Melbourne  1889. 

Dal  dott.  Ed.  Bonnet  :  Bonnet.  Les  collections  de  l' expéditioa 
envoyée  à  la  recberclie  de  la  Pérouse,  d'après  des  documents  iné- 
dits.  Paris  1891.  —  Lettres  de  Tournefort  à  Fagon.  Paris  1891.  — 
Mémoire  et  lettres  de  Lenoir  du  Roule  au  Chancelier  de  Pont- 
chartrain  sur  sa  mission  en  Ethiopie.  Paris  1891.  —  Notice  sur  l'ber- 
bier  dit  de  Gaston  d'Orléans,  conserve  au  Muséum  de  Paris.  Pa- 
ris 1891.  —  Nouveaux  documents  relatifs  à  l'Ambassade  d'Etliiopie. 
Lettres  de  Lenoir  du  Roule  et  d'Augustin  Lippi.  Paris  1890.  — 
Une  mission  fran9aise  en  Afrique  au  début  du  dix-buitième  siècle  : 
Augustin  Lippi,  ses  observations  sur  la  flore  d'Egypte  et  de  Nubie. 
Cberbourg  1891. 

Dal  sig.  Jules  Poisson  :  Poisson.  Installation  et  conservation  des 
collections  botaniques.  Paris  1891. 

Dal  dott.  L.  Picaglia  :  Picaglia.  Bibliografìa  botanica  della  pro- 
vincia di  Modena.  1°  Supplemento.  Modena  1892. 

Dall'  Istituto  ottico-meccanico  F.  Korista  :  Korista.  Catalogo  il- 
lustrativo descrittivo  n.  6.  Milano  1892. 

Dal  sig.  I.  M.  G.  Carter  :  Carter.  A.  Synopsis  of  tbe  Medicai  bo- 
tany  of  the  United  States.  S.*  Louis  1888. 

Dal  sig.  E.  Burnat  :  Burnat.  Flore  des  Alpes  maritimes  ou  cata- 
logne raisonné  des  plantes  qui  croissent  spontanément  dans  la 
chaine  des  Alpes  maritimes  y  compris  le  département  franpais  de 
ce  nom  et  une  partie  de  la  Ligurie  occidentale.  Volume  I^"",  accom- 
pagné  d'une  carte  des  régions  explorées.  Genève  1892. 

Dalla  Società  dei  Naturalisti  di  Modena:  Picaglia.  Bibliografia  bota- 
nica della  provincia  di  Modena.  Modena  1833  e  1°  Supplemento.  Mo- 
dena 1892.  —  Gibelli  G.  e  Pirotta  B.  Flora  del  Modenese  e  del 
Reggiano.  Modena  1882.  —  1^  Supplemento.  Modena  1884.  —  Mori  A. 
2°  Supplemento.  Modena  1886.  —  N.  N.  Indice  alfabetico  dei  generi 
citati  nelle  predette  memorie  ed  in  altre.  —  Fiori  A.  Muschi  rac- 
colti e  studiati  da  ...  .  —  Camus  G.  Anomalie  e  varietà  della  flora 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  411 

del  Modenese  1%  2»,  3*  contribuzione.  Modena  1884-87.  —  Alcune 
nuove  osservazioni  teratologiche  sulla  flora  del  Modenese.  Mo- 
dena 1888. 

Dal  Comm.  T.  Hanbui-y  :  Hanhury.  List  of  seeds.  Collected  this 
3^ear  in  the  Garden  at  la  Mortola,  Ventimiglia,  Italy.  London  1891. 
—  Cronemeyer.  Alphabetical  catalogne  of  plants  growing  in  the  open 
air  in  the  garden  of  Thomas  Hanbury  F.  L.  S.  Palazzo  Orengo. 
La  Mortola  near  Ventimiglia,  Ital3^  Erfurt  1889. 

Dal  prof.  J.  Borodine  :  Borodine.  Su.1  deposito  diffuso  di  ossalato 
di  calce  nelle  foglie  (in  lingua  russa).  Pietroburgo. 

Dalla  Società  botanica  svizzera  :  Bulletin  de  la  Société  botanique 
suisse.  Heft  2.  1892.  —  Berichte  der  Schweizerischen  Botanischen 
Gesellschaft.  Basel  1892. 

Dal  dott.  G.  B.  De  Toni  :  Da  Toni.  Secondo  pugillo  di  Alghe  tri- 
politane.  Roma  1892. 

Dal  dott.  C.  Rossetti  :  Rossetti.  Appunti  sulla  flora  della  Toscana. 
Firenze   1892.   —  Nuova   contribuzione  della  flora  vascolare    della 
Toscana.   Pisa  1892.  —  Seconda  contribuzione    alla   fiora  vascolare 
della  Versilia.  Pisa  1892. 
,    Dal  sig.  A.  De-Bonis  :  De-Bonis.  Le  piante  del  Polesine.  Firenze  1892. 

Il  Presidente  si  compiace  che  la  biblioteca  abbia  avuto  doni  cosi 
numerosi,  molti  dei  quali  di  vera  importanza. 

L'  Archivista  ha  luogo  a  sperare  che  anche  in  avvenire,  special- 
mente per  le  gentili  promesse  fatte  da  vari  membri  del  Congresso 
internazionale  botanico  in  Genova  e  per  le  raccomandazioni  rivolte 
a  tutti  i  congressisti,  non  mancheranno  continui  aumenti.  Avverte 
che  secondo  le  fatte  promesse  il  dott.  Bonnet  di  Parigi  ha  rimesso  ora 
altre  cinque  pubblicazioni,  il  titolo  delle  quali  comparirà  nell'  elenco 
da  comunicarsi  alla  prossima  adunanza. 

Per  r  odierna  adunanza  furono  rimesse  alla  presidenza  tre  co- 
municazioni. Il  Presidente  fa  dare  lettura  di  quella  inviata  dal 
prof.  Goiran,  la  quale  è  una  continuazione  dei  rapporti  intorno  alla 
flora  veronese  che  1'  Autore  comunicò  nelle  passate  adunanze. 


ERBORIZZAZIONI   ESTIVE   ED   AUTUNNALI  ATTRAVERSO 
AI  MONTI  LESSINI  VERONESI  NOTE  DI  A.    GOIRAN. 

(Continuazione). 

Araliaceae. 

304.  Hedera  Helix.  L.  —  Sui  muri  e  sui  trouclu  degli  alberi 
in  tutta  la  zona  :  tocca  altitudini  comprese  tra  1000-1200  in.  — 
Fiorisce  alla  fine  di  agosto  nelle  stazioni  basse,  alla  fine  di  set- 
tembre nelle  elevate. 

Bidl.  della  Soc.  hot.  Hai.  27 


412  ADUNANZA   DELLA   SEDK  DI  FIRENZE 

fi  folìis  variegati^.  —  Qua  e  là  con  la  forma  tipica.  Nei 
boschi  specialmente  e  nelle  regioni  elevate  singolarmente;  si 
osserva  sul  tronco  degli  alberi  una  forma  microphylla  bellis- 
sima e  costantemente  sterile. 

CORNACEAE. 

305.  Cornus  sanguinea  L.  —  Siepi  e  boschi.  Dalle  stazioni 
della  pianura  alla  zona  subalpina.  Fiorisce  d'ordinario  di  mag- 
gio, ma  si  incontra  in  fiore  anche  ad  autunno  inoltrato.  —  FI. 
et  Fruct. 

fi  folìis  purpurasceniibus.  —  Luoghi  boschivi  nel  M.  Te- 
soro (m.  800). 

306.  C.  'ìnas  L.  —  Luoghi  boschivi  dalla  collina  alla  zona  su- 
balpina. Fruct.  —  Ho  segnalato  altra  volta  una  forma  serotina, 
di  questa  specie  da  me  raccolta  sul  M.  Baldo,  in  Val  d"  Adige 
al  di  sopra  di  Peri  e  nella  Valpantena  nel  Vaio  della  Per- 
nise.  Questa  istessa  forma  é  stata  da  me  osservata  sulla  collina 
veronese  nelle  siepi  a  S.  Mattia  e  S.  Leotiardo  e  nella  Valle 
di  So[uaranto. 

RUBIACEAE. 

307.  Sherardia  arvensis  L.  forma  aWiflora.  —  Luoghi  erbosi 
assieme  alla  forma  tipica  della  quale  però  é  molto  più  rara.  Si 
incontra  tanto  al  piano,  per  esempio  nei  fossi  della  città  di  Ve- 
rona, quanto  in  stazioni  più  elevate,  per  es.  Spredino  (m.  456), 
S.  Anna  d'Alfaedo  (m.  936). 

308.  Asperula  arvensis  L.  —  Seminati  della  collina  e  della 
zona  montana  in  tutta  la  regione. 

309.  A.  taurina  L.  —  Non  comune  nei  luoghi  boschivi  e  sel- 
vatici: nel  Vaio  dell" Anguilla  a  circa  700  m.  di  altitudine,  Ca- 
sale dì  sotto  (m.  633),  Badia  Calavena  (m.  450),  Castellerò  ecc. 

310.  A.  odorata  L.  —  Luoghi  selvatici  umidi  della  zona  mon- 
tana elevata  e  della  subalpina  in  tutta  la  regione. 

3n.  A.  Gìjnancliica  L.  —  Luoghi  sassosi  e  pascoli  dell' intera 
regione,  nella  quale  si  incontra  dal  piano  alla  zona  alpina  insieme 
alle  sue  varietà.  La  forma  che  cresce  nei  pascoli  più  elevati 
forse  sarebbe  da  riferirsi  a  A.  nitens  Guss.  ;  un' altra  forma  la 
quale  se  non  è  A.  longiflora  W.  et  K.  é  per  lo  meno  ad  essa 


ADUNANZA   DELLA   SEDE  DI  FIRENZE  413 

vicinissima:  questa  seconda  si  incontra  pure  copiosamente  nel 
M.  Baldo  lungo  la  salita  da  Bì^enilno  al  Santuario  della  Co- 
rona a  circa  700  m.  di  altitudine. 

312.  Ri(bia  tìnctorum  L.  —  Rara  nei  dintorni  di  Verona,  per 
esempio  in  una  siepe  in  Campagnola  presso  V Arsenale!  e  nella 
Collina  di  S.  Leonardo  (ManganoUil).  Invece  è  copiosissima 
weW  Agro  Veronese  a  Vigasio,  Villafranca,  Custoza,  Somma- 
campagna,  Guastalla  ecc. 

313.  Galimn  sylvaticmn  L.  —  Boschi  dalla  collina  a  tutta  la 
zona  montana.  Assai  frequente  è  pure  la  varietà  corrispondente  al 
G.  laevigatam  L.  Quest'ultima,  ad  esempio,  tra  Fosse  e  S.  Anna 
d'Alfaedo,  si  incontra  copiosissima  nelle  siepi. 

314.  G.  Mollugo  L.  —  Dal  piano  alla  zona  montana  nelle  siepi 
e  nei  muri  in  tutta  la  regione  :  anche  in  Vcì^ona  nei  muri  del- 
l'arena. Nelle  parti  più  elevate  specialmente,  per  es.  ivo.  Fosse 
di  S.  Giovanni  (m.  945)  e  S.  Anna  d'Alfaedo  (m.  936),  la  va- 
rietà corrispondente  a  G.  elatuni  Thuill.  ;  nelle  valli  del  Falcone, 
Marchiora,  deWAnguilla  quella  che  va  riferita  a  G.  erectum 
Huds.;  la  forma  infine  che  spetta  a  G.  insuliricum  Gaud.  nei  con- 
torni di  Avesa  e  nella  Valpolicella  a  Pedemonte. 

315.  G.  lucidimi  Ali.  —  In  tutta  la  regione  ;  nelle  rupi  della 
collina  e  della  zona  montana.  In  Valpatitena,  nel  M.  Pastello,  ecc. 
Nella  città  stessa  di  Verona  sull'^to  dell'Arena  !.  Specie  assai 
polimorfa. 

316.  G.  sijlvestre  Poli.  —  Pascoli  elevati  :  in  M.  Campol)run, 
Malèra,  Corno  d'Aquilio  ecc.  —  In  società  a  questo  ritengo 
cresca  benanco,  nei  luoghi  ghiaiosi  specialmente,  il  G.  Iielveticum 
Weigg.  {G.  baldense  Spr.). 

317.  G.  pusillum  L.  —  Pascoli  e  luoghi  pietrosi  elevati,  non- 
ché in  tutte  le  valli  alpine  avvicinandosi  alle  parti  basse:  Corno 
d' Aquilio  (m.  1546),  Podesteria  (ra.  1659),  Malèra  (ra.  1772),  Cam- 
poTjrun  (m.  1650),  Vaio  deWAnguilla,  Revolto  (m.  1340)  ecc. 

318.  G.  purpuremn  L.  —  Luoghi  pietrosi  e  rupestri  dal  piano 
alla  zona  subalpina  in  tutta  la  regione.  È  una  specie  assai  re- 
sistente, incontrandosi  fiorita  anche  ad  autunno  inoltrato,  spe- 
cialmente sulla  collina. 

319.  G.  rubrum  L.  —  Pascoli,  siepi  e  luoghi  boschivi  della 
zona  montana  e  subalpina:  S.  Anna  d'Alfaedo  (m.  936),  Coste 
sotto  al  Corno  d' Aquilio  (m.  1200),  Vaitene  (ra.  1070),  Chiesa- 


414  ADUNANZA   DELLA   SÈDE  DI  FIRENZE 

nuova  (m.  1104).  Qualche  rara  volta  si  incontra  pure  in  ista- 
zioni  molto  più  basse,  per  es.  Spredino  di  Grezzana  {va.  456), 
e  nella  alta  Valpolicella  a  Prun,  a  Fosse.  Specie  anche  questa 
assai  polimorfa. 

320.  G.  veruìu  L.  —  Luoghi  erbosi  ;  dai  dintorni  di  Verona 
ai  pascoli  più  elevati,  per  es.  Malóra  (m.  1772). 

321.  G.  tricorne  With.  —  Nei  seminati  di  tutta  la  regione  dai 
dintorni  di  Verona  e  in  generale  dalle  parti  più  basse  ai  limiti 
della  coltivazione  :  per  es.  Valdonega,  Tregnago  (m.  317),  Coste 
ai  piedi  del  Corno  d'Aquilio  a  circa  m.  1200. 

322.  G.  parisiense  L.  —  Colle  sue  varietà  nei  luoghi  aridi 
della  collina  veronese  a  S.  Leonardo,  presso  Quinto  e  Spredino 
di  Valpantena:  più  frequente  si  incontra  sulla  destra  dell'Adi- 
ge, neir  alto  Ag7^o  Veronese,  a  Tomì)etta,  Tomha,  Bosco  Man- 
tico  ecc. 

Di  questo  genere  non  si  sono  nominati  G.  vernum  Scop. 
G.  cruciata  Scop.,  G.  palustre,  G.  aparine  che  si  incontrano 
ovunque.  —  Le  Flore  italiane  indicano  G.  pedemontanum  Ali. 
nel  Veronese,  ma  si  incontra  molto  raramente  ed  a  me  sino  ad 
oggi  venne  fatto  di  rinvenirlo  soltanto  wqWAUo  Agro  presso 
Chievo.  Aggiungo  infine  che  studi  attualmente  in  corso  mi  met- 
teranno in  grado  di  ulteriormente  arricchire  l' elenco  dei  Ga- 
lium  veronesi. 

Caprifoliaceae. 

323.  Adoxa  Moschatellina  L.  —  Boschi  e  luoghi  umidi  om- 
brosi delia  zona  montana  e  subalpina  :  a  Fosse  di  S.  Giovanni, 
Vaio  dell'Anguilla,  Tradii. 

324.  SamduGus  Ebulus  L.  —  Nei  luoghi  incolti  e  lungo  le  vie 
in  tutta  la  regione  dal  piano  alla  zona  montana  per  es.  a  Rovere 
di  Velo  (m.  843),  Cerro  (m.  728),  Fosse  di  S.  Giovanni,  S.  Anna 
d'Alfaedo,  Erì)ezzo  ecc. 

325.  S.  nigra  L.  —  Siepi  e  boschi  in  tutta  la  regione  dal  piano 
sin  quasi  a  toccare  la  zona  supalpina,  per  es.  a  Vaitene  (m.  1070). 

326.  S.  racemosa  L.  —  Boschi,  luoghi  sassosi,  rupi  della  zona 
montana  elevata  e  della  subalpina  :  Corno  d' Aquilio,  Corno 
Mozzo,  Passo  della  Liana  (m.  1461),  Podesteria  (m.  1659),  Tra- 
dii (m.  1338),  Spiazzoi  e  Spiazzoletti  (m.  1372-1421). 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  415 

327.  Viburnum  Lantana  L.  —  Luoghi  boschivi  e  selvatici  in 
tutta  la  regione  sino  alla  zona  subalpina, 

328.  t;  Opulas  L.  —  Luoghi  per  lo  più  umidi  e  selvatici  in 
tutta  la  regione  dal  piano  alla  zona  montana:  lungo  i  fossi  in 
Campo  Marzo  di  Verona,  Monte  Tondo,  Valle  di  Squaranto, 
Velo  Veronese  (m.  1087),  M.  Tesoro  ecc. 

In  Verona  nel  Giardino  Giusti  si  trova  quasi  inselvatichito  il 
Viìmrnum  Tinus  L. 

329.  Lonicera  Caprifoliam  L.  —  Siepi  in  tutta  la  regione  dal 
piano  a  tutta  la  zona  montana  nella  quale  però  diventa  assai 
rara.  —  Credo  aver  visto  L.  Periclymenum  L.,  ma  non  ne  sono 
sicuro,  nel  M.  Pastello  ove  sarebbe  pure  stata  osservata  dal 
signor  G.  Rigo. 

330.  L.  Xylosteurii  L.  —  Frutice  elegantissimo  e  frequente  nelle 
convalli  della  Collina  veronese  sopra  Avesa,  nella  Valle  di  Squa- 
ranto, AeW Anguilla,  del  Falcone  ecc.:  tocca  altitudini  benanco 
superiori  a  1000  metri  lungo  tutta  la  catena. 

331.  L.  nigra  L.  —  Più  rara  della  precedente:  al  Passo  della 
Lora  e  al  Passo  del  Ristele  (m.  1641-1717),  alla  Giazza,  ai 
Traclii,  a  Chìesanuova  al  Bosco  grande. 

332.  L.  alpigena  L.  —  Luoghi  selvatici  della  intera  regione 
nella  zona  montana  e  subalpina  toccando  altitudini  di  m,  1461 
al  Passo  della  Liana,  e  di  m.  1540  e  1530  al  Corno  d'Aquilio 
e  Corno  Mozzo.  —  Fruct.  —  Si  trova  frequentemente  la  varietà 
macropUylla  (Arcang.,  FI.  it.,  pag.  319). 

Credo  pure  aver  visto  L.  coerulea  L.:  ma  mi  astengo  di  elen- 
carla in  questo  luogo  per  scrupolo,  sebbene  il  Pollini  la  indichi 
neW  Alpe  Campobrun  presso  al  Passo  della  Lora.  É  coltivato  il 
Symphoricarpos  vulgaris  Mich.  (in  vernacolo  :  Sinforgna,  Sin- 
foria.  Lagrime  d'Italia):  ma  comincia  ad  incontrarsi  qua  e  là 
quasi  selvatico,  per  esempio  a  Selva  di  Progno  ecc. 

Valerianeae. 

333.  Valer ianella  echinata  DC.  —  Seminati:  a  S.  Cristina  so- 
pra Parona,  alla  Pezza  sopra  Olive  in  Valle  di  Montorio,  a 
Spredin  di  Valpantena,  nella  collina  di  Avesa.  —  Si  incontrano 
nei  seminati,  nei  campi,  nei  pascoli  da  primavera  a  tutta  estate, 
ed  anche  in  autunno  più  raramente,  V.  carinata  Lois.,  T'.  oli- 


416  ADUNANZA  DELLA   SEDE  DI  FIRENZE 

taria  Pollich.,  F.  Auricula  DC,  V.  microcay^pa  Lois.,  V.  Mo- 
risoìiu  DC,  V.  eriocarpa  Desv.,  V.  coronata  DC,  ed  anche 
altre  specie:  di  queste  talune  raggiungono  altitudini  superiori 
à  1000  m. 

334.  Valeriana  officinalis  L.  —  Siepi  e  boschi  umidi  ombrosi 
dal  piano  alle  zone  elevate:  S.  Anna  tìCAlfaedo  (m.  936),  Velo 
veronese  (m.  1087).  Se  ne  osservano  diverse  forme.  —  Sul  Monte 
Baldo  ho  trovato  V.  officinalis  ad  altitudini  di  poco  inferiori  a 
2000  metri. 

335.  Valeriana  dioica  L.  —  Margine  dei  fossi  a  S.  Martino, 
S.  Michele,  Caldiero,  in  Val  di  Tregnago,  a  Cogolo  e  Badia  ecc. 

336.  V.  ^montana  L.  —  Rupi  e  luoghi  ombrosi  in  tutta  la  re- 
gione della  zona  montana  in  su:  nel  M.  Pastello,  Corno  d' Aqui- 
no, nelle  Valli  di  Squaranto,  del  Falcone,  deW Anguilla,  adu- 
lasi ecc.,  nel  M.  Zeola,  alla  Podesteria  ecc. 

337.  F.  iripteris  L.  —  Ove  la  precedente  :  però  scende  più  al 
basso  di  essa. 

Di  questa  come  della  specie  precedente  si  incontrano  parec- 
chie varietà  :  cercando  bene  è  probabile  si  raccolga  F.  tube- 
rosa L. 

338.  F.  saxatilis  L.  —  Questa  elegante  piantina  si  trova  nelle 
rupi  sopra  le  creste  più  elevate  di  tutti  i  monti  dalla  Val  d'Adige 
al  Confine  Vicentino. 

339.  Centranthus  ruder  DC.  —  Muri  nella  città  di  Verona; 
luoghi  rupestri  in  Val  d'Adige  alla  Chiusa,  Ceraino  ecc. 

j3  aWiflorus.  —  Raro.  In  Verona,  in  un  muro  a  *S'.  Maria 
in  Organis.  11  Pollini  ha  segnalato  questa  forma  sulla  Riviera 
Benacese  presso  Garda  :  io  da  anni  normalmente  la  vedo  su 
questa  stessa  Riviera  tra  Cassone  e  Malcesine. 

Questa  specie  si  mantiene  in  lìore  anche  ad  autunno  inoltrato, 
per  esempio  nella  città  di  Verona  in  novembre  nei  muri  lungo 
l'Adigetto.  —  Dovrebbe  rinvenirsi  presso  di  noi  C.  angustifo- 
lius  DO. 

DlPSACEAE. 

340.  Bipsacus  silvestris  L.  —  Lungo  le  vie  ed  i  fossi:  dal 
piano  s'innalza  colle  sue  varietà,  sino  a  toccare  altitudini  su- 
periori a  1000  m. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  417 

341.  D.  lacìniaius  L.  —  Raro.  Fossi  a  Caldiero,  Monteforte 
d'Alpone  ecc.  (30-83  m.). 

342.  D.  pilosus  L.  —  Rarissimo.  In  Val  cVIllasi  alla  Cà  del 
Diavolo  (193  m.)  sopra  Badia  Calavena.  Unica  stazione  sino  ad 
oggi  a  me  nota  in  provincia  di  Verona:  secondo  Pollini  si  tro- 
verebbe pure  a  Ronca. 

313.  Cephalaria  transylvanica  Schrad.  =  C.  Allionii  Kerner. 

—  Lungo  le  vie  e  nei  campi  :  nella  Valpantena  a  Spredino, 
nel  Vaio  Sperzani  yerso  la  Valle  di  Squaranto,  a  Caldiero, 
in  Val  di  Trcgnago  ecc.  da  30  m.  a  circa  500  m.  di  altitudine. 

—  A  Grezzana  ho  visto  coltivata  in  un  giardino  C.  leucantha 
Schrad.  che  Huguenin  segnala  a  Verona. 

344.  ScaMosa  sylvalica  L.  —  Rara.  Luoghi  selvatici  presso 
S.  Giovanni  Ularione  in  Valle  dell'Alpa  presso  Tregnago 
(A.  Mass.  !). 

345.  S.  longifolia  W.  et  K.  -  Knauiia  baldensis  Kerner.  — 
Pascoli  elevati  di  Malóra,  Trappola,  Podesteria,  Pertica,  Cam- 
pol)run  ecc.  Di  questa  bella  specie  ho  osservato  diverse  forme 
mostruose  ed  al  Vallone  una  forma  a  fiori  bianchi, 

346.  S.  graminifolia  L.  —  Luoghi  sassosi  in  tutta  la  regione, 
giammai  al  disotto  della  zona  montana;  nel  M.  Pastello,  nel 
M.  Pasteletto  ecc.  ecc.  Se  ne  incontra  una  forma  nana  coi  ca- 
polini piccoli,  le  foglie  strettissime  e  di  un  bel  verde. 

347.  S.  Uccida  Vili.  —  Non  comune.  Pascoli  e  luoghi  selvatici 
elevati  :  nei  M.  Trappola  e  Malóra,  a  S.  Bartolomeo  Tedesco 
(1772-1918  m.).  Specie  assai  polimorfa. 

Si  passano  sotto  silenzio  molte  altre  specie  appartenenti  al 
genere  Scahiosa  come  volgatissime,  ed  altre  ancora  delle  quali, 
per  la  molteplicità  delle  occupazioni  alle  quali  sono  condannato, 
non  ho  potuto  portare  a  .termine  lo  studio. 

Non  essendovi  osservazioni  in  proposito,  si  passa  alla  lettura  di 
una  breve  notizia  inviata  dal  Socio  Martelli  e  clie  ha  per  titolo  : 

NOTIZIE   SULL'ERBARIO    AMIDEI,  GIACENTE    PRESSO    IL 
COMIZIO  AGRARIO  DI  VOLTERRA.  PER  U.  MARTELLI. 

Nelle  nostre  adunanze,  più  volte  abbiamo  espresso  il  deside- 
rio di  raccogliere  le  più  ampie  notizie  intorno  alla  flora  toscana. 
Abbiamo  spesso  tenuto  parola  delle  escursioni  scientifiche  che 


418  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI    FIRENZE 

sono  state  fatte  in  varie  località  toscane  meno  conosciute  e  dalle 
quali  si  hanno  riportati  materiali  di  studio  nuovi  per  questa 
flora  0  rari.  Non  poco  resta  ancora  da  fare  in  alcune  provincie 
e  le  proposte  fatte  alla  nostra  Società  nella  riunione  in  Genova, 
cioè  di  stabilire  una  Commissione  italiana  regionale  che  an- 
nualmente si  occupi  e  riferisca  suU'  incremento  botanico  di  tutte 
le  Provincie  italiane,  sarà  certamente  un  impulso  maggiore  a 
nuove  ricerche.  Se  certamente  sono  utili  le  erborizzazioni  in 
località  oggi  assai  trascurate  dai  botanici,  non  dobbiamo  dimen- 
ticar» però  che  talvolta  queste  stesse  locahtà  furono  già  esplo- 
rate da  appassionati  cultori  della  scienza  i  quali  oggi  pur  troppo 
sono  quasi  perduti  di  memoria.  Nei  tempi  decorsi  più  che  pre- 
sentemente regnava  la  passione  di  conoscere  e  raccogliere  le 
produzioni  naturali  di  una  provincia,  e  specialmente  i  medici 
si  interessavano  di  riunire  dei  piccoli  musei  di  vegetali  e 
minerali.  Oggi  tale  passione  é  quasi  scomparsa  del  tutto,  forse 
in  causa  del  grande  incremento  che  ha  avuto  la  scienza  e  che 
rende  poco  pratiche  le  piccole  e  parziali  collezioni,  forse  in 
causa  delle  facilitazioni  di  comunicare  con  i  grandi  centri  scien- 
tifici. Comunque  sia,  dall'esistenza  delle  antiche  e  parziali  col- 
lezioni, io  credo  che  si  possa  trarne  vantaggio  non  piccolo  nelle 
cognizioni  della  nostra  flora.  Non  pochi  di  questi  erbari  pri- 
vati furono  smarriti  e  dispersi,  ma  altri  ancora  esistono  giacenti 
dimenticati  in  mano  a  chi  poco  o  punto  li  cura  e  perciò  mi- 
nacciati di  prossima  distruzione. 

Uno  di  essi  è  l' erbario  Amidei  che  trovasi  a  Volterra  presso 
il  Comizio  agrario.  In  una  gita  che  ebbi  agio  di  fare  a  quella 
città  ricercai  di  quel!'  erbario  del  quale  non  si  aveva  che  no- 
tizia incerta.  Si  compone  di  circa  2000  specie.  Giace  mal  tenuto 
e  custodito  senza  riguardo  fra  la  polvere  e  mille  oggetti  posa- 
tivi sopra.  Non  so  per  mano  di  chi,  tempo  indietro  fu  appuntato 
sopra  carta  colorata  e  con  assai  falso  criterio  trascritte  l' eti- 
chette senza  conservare  quelle  autentiche  dell' Amidei  e  delle 
quali  solo  poche  rimangono.  Dello  stesso  carattere,  da  persona 
ben  poco  pratica  nel  custodire  gli  erbari,  sono  molte  erronee 
determinazioni.  Dal  numero  di  specie  di  talune  famiglie  ed  an- 
che da  notizie  avute  sembra  che  in  quel  riordinamento  malau- 
gurato molte  piante  fossero  gettate  in  causa  delle  cattive  con- 
dizioni in  cui  si  trovavano.  L'erbario  dell' Amidei  da  quanto  potei 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  419 

constatare  riunisce  piante  della  Valle  di  Cecina  e  del  Volter- 
rano, dell'alta  valle  Tiberina,  Borgo  S.  Sepolcro,  Città  di  Ca- 
stello ecc.,  località  ove  appunto  l'Amidei  abitò  come  medico. 
Quest'erbario  per  quanto  riguarda  il  territorio  volterrano  è 
assai  interessante,  poiché  contiene  molte  più  specie  di  quelle  lo- 
calità che  non  siano  registrate  nel  Prodromo  del  Caruel,  il  quale 
credo  nel  compilare  quel  suo  lavoro  non  avesse  agio  di  con- 
sultare queir  erbario  e  le  poche  volte  che  ha  citato  l'Amidei  è 
stato  in  conseguenza  a  piante  o  ricevute  in  dono  o  vedute  nel- 
l'erbario di  Firenze  e  l'orse  di  Pisa.  Inoltre  non  è  a  mia  cogni- 
zione che  altri  botanici  abbiano  posteriormente  erborizzato  ac- 
curatamente nel  Volterrano  ed  in  Val  di  Cecina,  che  certo  deve 
essere  interessante  per  specie  e  forme  in  causa  dei  terreni  di 
costituzione  geologica  cosi  difTerenti  e  situati  ira  la  zona  ma- 
remmana e  quella  della  Toscana  centrale.  Oltre  alle  piante  ita- 
liane l'erbario  Amidei  possiede  pure  piante  egiziane,  le  quali 
sebbene  non  in  gran  numero,  pure  talune  assai  rare  e  che  sa- 
ranno mancanti  anche  in  erbari  assai  più  vasti. 

Con  queste  poche  parole  ho  voluto  ricordare  un  erbario,  la 
cui  esistenza  é  ignorata  da  molti  o  che  almeno  è  creduta  per- 
duta. A  noi  che  soprattutto  interessa  la  conoscenza  della  flora 
toscana,  a  noi  che  ci  siamo  proposti  di  scoprirne  le  rarità,  in- 
combe il  dovere  di  richiamare  alla  luce  queste  collezioni  par- 
ziali le  quali  serviranno  di  grande  aiuto  al  compito  prefìssoci. 

Dopocliè  il  Presidente  legge  una  sua  nota  : 

SOPRA  ALCUNE  PIANTE  RACCOLTE  PRESSO  RIPAFRATTA 
NEL  MONTE  PISANO.  PER  G.   ARCANGELI. 

In  una  località  detta  la  Sassina,  situata  nella  parte  occiden- 
tale del  Monte  Pisano  presso  il  piccolo  paese  di  Ripafratta,  mi 
avvenne  d'incontrare  nel  settembre  decorso  una  forma  di 
Dianthus  Carihusianorum  assai  distinta  dalle  altre  tutte  per 
la  figura  e  la  dentatura  dei  suoi  petali. 

Secondo  quanto  si  rileva  dalla  descrizione  del -prof.  Parlatore  * 
i  petali  del  Dianthus  Carihusianorum  hanno  il  lembo  più  lungo 


*  Parlatore  F.,  Flora  italiana,  continuata  da  T.  Caruel,  voi.  IX. 


420  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

che  largo,  quasi  obovato,  angustamente  ed  irregolarmente  den- 
tato all'apice  (pag.  256,  descrizione  della  pianta  di  Boscolungo), 
oppure  l'hanno  a  forma  di  cuneo  con  l'apice  appena  tondeg- 
giante e  fornito  di  denti  acuti  e  molto  disuguali  (pag.  257,  de- 
scrizione della  pianta  coltivata).  Per  quanto  io  stesso  ho  potuto 
rilevare,  i  petali  di  questa  specie  possono  variare  per  la  figura 
loro,  che  può  essere  obovata,  più  o  meno  slargata  ed  ottusa  e  con 
denti  più  o  meno  acuti,  come  pure  pel  colore  che  dal  roseo 
pallido  può  variare  fino  al  rosso  porpora  intenso,  e  talora  ri- 
dursi pure  gialliccio.  Sovente  anzi  la  tinta  della  lamina,  in  luogo 
di  presentarsi  uniforme,  si  mostra  più  intensa  lungo  le  tre  ner- 
vature principali,  nella  parte  inferiore  dello  quali  spesso  appa- 
riscono alcuni  punti  più  intensamente  colorati,  e  talora  pure  la 
tinta  si  mostra  più  intensa  lungo  linee  anastomosate  in  rete, 
onde  la  superfìcie  ne  apparisce  come  elegantemente  marmo- 
rizzata di  porpora. 

Nella  pianta  che  mi  si  presentò  nella  detta  località  potei  os- 
servare tre  fusti  floridi  lunghi  2-3  dm.,  due  con  pochi  fiori 
neir  apice  ed  uno  con  un  fiore  unico.  In  tutti  questi  fiori  la 
corolla  era  formata  da  5  petali  con  unghia  di  conformazione 
ordinaria  e  lamina  più  lunga  che  larga,  romboidale,  con  uno  o 
due  denti  laterali  ed  acuti  a  metà  circa  della  sua  lunghezza 
interponenti  un  segmento  intermedio  bislungo,  bidentato  nel- 
r  apice.  In  grazia  di  tale  conformazione  la  corolla  aveva  un 
aspetto  molto  differente  dall'  abituale.  In  uno  di  questi  fiori 
i  denti  laterali  erano,  anziché  2,  4,  cioè  una  coppia  per  lato. 
Tale  varietà,  che  chiamerò  Sassiniana  dalla  località  in  cui  fu 
raccolta,  si  può  caratterizzare  nel  modo  seguente: 

D.  cmihusianorum  var.  Sasspiiana,  petalorum  lamina 
rhom'boideo-o'hlonga  utroque  latere  ad  medium  lacinula  unica 
porì^ecta  vel  duodus  donata  apice  Mfida. 

Forse  tale  modificazione  nella  forma  dei  petali  sarà  derivata 
dalle  condizioni  speciali  nelle  quali  vegetava  la  pianta  :  debbo 
però  avvertire  eh'  essa  pianta  vegetava  in  un  gruppo  erboso 
volto  a  mezzogiorno,  formante  ciglio  ad  un  piccolo  campo,  in- 
sieme a  molte  altre  della  stessa  specie,  che  presentavano  la 
loro  corolla  di  conformazione  affatto  normale.  Siccome  poi  la 
modificazione  interessava  tutti  i  fiori  della  stessa  pianta,  è  chiaro 
che  essa  deve  ritenersi  come  dipendente  dalla  struttura  stessa 


ADUNANZA  DELLA   SKDE  DI   ROMA  421 

della  pianta,  e  non  come  derivante  da  alterazione  locale  di  qual- 
che singola  sua  parte.  Tale  modificazione  poi  si  può  facilmente 
derivare  dal  tipo  normale,  ammettendo  che  in  ciascun  petalo  si 
sviluppino  solo  uno  o  due  dei  denti  laterali,  che  d'ordinario  sono 
più  acuti,  e  che  la  parte  mediana  si  sia  allungata  in  una  ap- 
pendice bislunga,  bifida  o  con  soli  due  denti  nell'  apice. 

Alcune  altre  specie  furono  da  me  raccolte  presso  Ripafratta, 
sia  alla  Sassina,  sia  in  prossimità  del  paese.  Fra  queste  mi  limi- 
terò a  ricordare  VAsier  acris  L.  raccolto  nei  boschi  presso  la 
Sassina  e  sotto  la  Torre  di  Centine,  cioè  la  torre  più  elevata 
di  Ripafratta,  e  V EpiloNam  augustissimum  Ait.  trovato  presso 
una  cava  a  Ripafratta.  La  prima  di  queste  specie  fu  già  rac- 
colta da  P.  Savi  presso  Rigeli  e  presso  le  Molina  di  Quosa,  ma 
non  era  indicata  di  Ripafratta:  l'altra  é  atfatto  nuova  pel  Monte 
Pisano. 

Nessuno  dei  presenti  avendo  osservazioni  a  fare  in  merito  a  que- 
ste comunicazioni,  il  Presidente  dicMara  sciolta  1'  adunanza. 


SEDE  DI  ROMA. 
Adunanza  del  10  novembre  1892. 

Approvato  il  processo  verbale  dell'  adunanza  precedente,  si  pro- 
cede all'  elezioni  del  Seggio  direttivo  della  Sede  per  1'  anno  1892-93  ; 
risultano  confermati  i  sigg.  :  Pirotta  prof.  Romualdo,  Presidente; 
Cuboni  prof.  Giuseppe,  Vicepresidente  ;  Avetta  dott.  Carlo,  Segretario- 
economo. 

Il  Presidente  invita  il  Socio  A.  Terracciano  a  dare  rapporto  della 
sua  comunicazione. 

CONTRIBUZIONE  ALLA  FLORA  DEL  PAESE  DEI  SOMALI. 
PER  A.  TERRACCIANO. 

Il  professore  Pirotta,  direttore  del  Regio  Istituto  botanico  di 
Roma,  m'incaricava  testé  dello  studio  di  una  mezza  centuria 
di  piante,  donate  dalla  Società  Geografica  italiana.  Esse  furono 
portate  dai  signori  Candeo  e  Baudi  di  Vesme,  reduci  dal  loro 


422  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   ROMA 

importante  viaggio  nella  penisola  dei  Somali;  '  per  quanto  in 
poco  buono  stato  di  conservazione  quando  le  ebbi  fra  mano, 
mi  sono  di  buon  grado  accinto  a  studiarle,  perchè  servono  ad 
accrescere  sempre  più  la  conoscenza  botanica  di  tale  regione. 

Il  Revoil,  il  James  e  l'Hildebrandt  anclie  dai  Somali  riporta- 
rono piante,  le  quali  chiarissimi  botanici  già  illustrarono;^  ma 
queste,  che  ora  mi  è  dato  presentare,  sono  di  non  minore  in- 
teresse dal  punto  di  vista  della  geografìa  botanica.  Spettano  la 
maggior  parte  alle  terre  abitate  dai  famosi  Ger-Amaden  o  Gerar- 
Amaden,  poche  alle  montagne  di  El-Anot,  qualcuna  solamente  al 
fiume  Derer-Huina;  e,  prese  nel  loro  complesso,  ammontano  a  43, 
di  cui  6  nuove  affatto,  ed  una  diecina  appena  ricordate  nei  cata- 
loghi di  Oliver  e  Franchet. 

Le  diagnosi  apposte  alle  specie  stimate  nuove,  servono  solo  a 
prendere  data,  epperciò  brevissime  e  senza  quella  copia  di  raf- 
fronti, tanto  necessari  per  stabilire  sicuramente  il  valore  siste- 
matico di  una  data  forma. 

1.  Cadaba  FARINOSA  FoTsli.  —  Montagne  di  El-Anot;  28,  II,  91. 

2.  DiANTHERA  SEMiTETRANDRA  Kl.  —  Campi  a  Gcrar-Amadon; 

IV,  91. 

3.  SiDA  RHOMBiFOLiA  Liun.  —  Prati  di  Gerar-Amaden;  IV,  91. 

4.  Pavonia  arabica  Hochst.  —  Campi  di  Gerar-Amaden;  IV,  91. 

5.  P.  KoTSCHYi  Hochst.  —  Campi  a  Gerar-Amaden  ;  IV,  91. 

6.  HiBiscus  CERNDUS  A.  Terr.l  foliis  petiolatis,  palmatifidis,  cre- 


*  Bollettino  della  Società  geografica  italiana,  serie  III,  voi.  IV  : 

a)  Dalla  penisola  dei  Somali,  lettera  del  capitano  E.  Baudi  di 
Vesme  al  Presidente  della  Società  geografica  italiana.  Fascicolo  V, 
maggio  1891,  j)ag.  384,  con  schizzo. 

b)  Da  Berbera  attraverso  rOgaden  a  Inaè  nelV  Harrar,  lettera  del 
capitano  E.  Baudi  di  Vesme  al  marchese  G.  Doria.  Fase.  VIII,  lu- 
glio 1891,  pag.  553. 

*  Oliver,  Flora  of  Somali-Land:  memorandum  and  Catalogne^  in 
James  F.  L.,   The  unhnown  horn  of  Africa.  London,  1888. 

Franchet,  Sertulum  Somalense;  in  Mission  G.  Révoil  aux  pays  Qo- 
malis.  Paris,  1882. 

HiLDEBRANDT,  Botanische  Forschungen  in  Somali-Lande;  in  Verh. 
hot.  Ver.  Prov.  Brandenburg,  XIX,  1877.  —  Le  collezioni  di  questo 
viaggiatore  furono  studiate  dal  Vatkb  nella  Linnaea  e  neìVOest. 
hot.  zeitschrift. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   ROMA  423 

nato-dentatis,  floribus  pedunculis  ad  apicem  geniculatis, 
rubris,  phyllis  exterioribus  reflexis  calyce  minoribus,  la- 
ciniis  calycinis  lanceolatis,  corollam  aequantibus,  stylis  5 
divaricatis,  longis.  —  Campi  a  Gerar-Amadeii;  IV,  91. 

7.  LuEDERiTZiA  PiROTTAE  A.   Tevr.  !   foliis  palmato-3-5  fìdis, 

longe  petiolatis,  stipiilis  subulatis,  floribus  luteolis,  caly- 
cis  laciniis  brevissimis,  phyllis  exterioribus  30  vel  ultra, 
barbulatis,  corolla  longioribus,  capsulis  glabris,  carpellis 
bialatis.  —  Campi  e  prati  di  Gerar-Amaden;  IV,  91. 

Oss.  Ho  dedicata  questa  specie  del  nuovo  genero  Lue- 
deritzta,  stabilito  testé  dallo  Schumann,  al  mio  maestro 
ed  amico  prof.  Romualdo  Pirotta,  perchè  anche  pubbli- 
camente possa  dimostrargli  la  stima  e  I'  affetto  che  a  lui 
da  sei  anni  mi  legano. 

8.  ZiZYPHUS  Spina-Christi  (Linn.)  Willd.  —  Montagne  di  El- 

Anot;  28,  II,  91. 

Oss.  I  frutti  sono  buoni  a  mangiare  ;  la  pianta  è  chia- 
mata Ghup  dai  Somali. 

9.  Tribulds  terrestris  Linn.  —  Campi  a  Gerar-Amaden  ;  IV,  91. 

10.  Cassia  (aflìne  alla  C.  holosericea  Fresen.)  —  Colli  a  Gerar- 

Amaden;  IV,  91. 

11.  CoMBRETUM  FERRUGiNEUM  A.  RicU.  —  Fiumo  DercF  Huina; 

3,  III,  91. 

Oss.  I  Somali  lo  chiamano  Ohah. 

12.  BoswELLiA  Carteri  BìtcIw.  —  Pianure  a  Gerar-Amaden  ; 

IV,  91. 

13.  Commiphora  Opobalsamum  Engler.  —  Campi  di  Gerar-Ama- 

den ;  IV,  91. 

Oss.  È  un  rametto  a  foglie  imparipennate,  3-jugie,  a 
foglioline  sessili  crenate  e  la  mediana  crescente  alla  base; 
ho  potuto  identificarlo  con  esemplari  che  nei  nostri  erbari 
si  posseggono  della  Baia  di  Anfilah. 

14.  Lactuca  (affine  alla  L.  taraxacifolia  Schum.  et  nim.).  — 

Campi  a  Gerar-Amaden;  IV,  91. 

15.  Oldenlandia  retrorsa  Boìss.  —  Campi  a  Gerar-Amaden  ; 

IV,  91. 

16.  CucuMis  Figarei  Belile.  —  Campi  di  Gerar-Amaden;  IV,  91. 


424  ADUNANZA  DELLA  SEDE  DI   ROMA 

17.  SoLANDM —  Campi  di  Gerar-Araaden;  IV,  91. 

Oss.  Mancano  i  frutti  per  la  sicura  sua  determinazione; 
però  sembra  nuovo  dal  portamento  e  dai  fiori,  che  sono  su 
peduncoli  ascellari  lunghissimi  e  solitarii  e  con  corolla 
pelosa  a  lobi  irregolari,  profondamente  fessi. 

18.  OcYMUM  DEPAUPERATUM  Vatke.  —  Campi  di  Gerar-Amaden  ; 

IV,  91. 

19.  Orthosiphon  grandiflorum  a.  Terr.!  foliis  basi  canescen- 

tibus,  margine  undulato-crenatis,  pedunculis  gracilibus, 
vix  pubescentibus,  calycis  laciniis  inferioribus  longisetis, 
corolla  extus  pilosa,  triplo  calyce  longiore.  —  Prati  e  luo- 
ghi aridi  di  Gerar-Amaden;  IV,  91. 

20.  Premna  resinifera  .  —  Fiume  Derer-Huina;  3, 111,91. 

21.  Sopubia  Candei  A.   Terr.!  foliis  simplicibus  v.  3-partitis. 

longissimis,  junciformibus,  apiculatis,  pedunculatis,  ad  me- 
dium geniculatis  et  2  bracteolatis,  corolla  calycis  laciniis 
obovatis  et  margine  hyalinis  triplo  longiore.  —  Campi  a 
Gerar-Amaden;  IV,  91. 

Os».  Ho  dedicatala  specie  al  raccoglitore  sig.  G.  Candeo. 

22.  Craterostigma  auriculatdm  (Doìribr.).  —  Campi  a  Gerar- 

Amaden;  IV,  91. 

23.  Ruellia  grandiflora  Pers.  —  Campi  a  Gerar-Amaden  ;  IV,  91. 

24.  Blepharis  edulis  Pers. 

Var.  OBLONGATA  A.  Terr.  !  spicis  longe  columnaribus,  qua- 
drifariis.  —  Montagne  di  El-Anot;  22,  II,  91. 

Oss.  Corahar  chiamata  dai  Somali.  Pare  vicina  alla 
B.  spicata  od  Acanthodium  spicatum. 

25.  (Acanthacea) —  Campi  di  Gerar-Ama- 

den; IV,  91. 

26.  Heliothropium  glomeratum  a.  Terr.  !  foliis  lineari-subula- 

tis,  ad  nodos  glomeratis,  floribus  in  racemo  abbreviato, 
sessilibus,  calyce  strigoso,  nuculis  laevibus,  pilosissimis, 
—  Campi  a  Gerar-Amaden;  IV,  91. 

27.  Hebenstreitia  rariflora  A.  Terr.!  corollae  tubo  partim 

incluso,  parte  superiore  libera  infundibuliformi,  calycem 
dimidio  superante,  seminibus  2,  cylindraceis,  nigris,  undu- 
latis,  in  quoque  loculo  solitariis.  —  Campi  di  Gerar-Ama- 
den; IV,  91. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE  DI   ROMA  425 

28.  Aerva  JAVANiCA  (Burm.)  Juss.  —  Campi  di  Gerar-Araaden  ; 

IV,  91. 

29.  LoRANTHus  (affine  al  L.  gibbulosus  Rich.).  —  Montagne  di 

El-Anot;  28,  li,  91. 

30.  Salvadora  persica  Linn.  —  Montagne  di  El-xVnot;  28,  II,  91. 

Oss.  Su  questa  pianta,  chiamata  Hadai  dai  Somali  e 
Mossuah  dagli  Arabi,  era  parassita  il  Lorantlms. 

31.  Pleuropterantra  Revoilii  Franchel.  —  Laferur;  1,  III,  91. 

32.  LiTTONiA  Baudii  a.  Terr.l  caule  striato,   basi  subpilosulo, 

foliis  ciliolatis,  ensiformibus,  verticillatis,  floribus  maxi- 
mis,  roseis,  phyllis  basi  pene  coalitis,  oblongo-obovatis, 
reliexis,  staminibus  vix  petala  aequantibus,  stylo  apice 
tantum  tripartito.  —  A  LiUonia  Revoilii,  cui  proxima, 
stylo  et  laciniis  coroUinis  longe  differt.  —  Campi  di  Gerar- 
Amaden;  IV,  91. 

Oss.  Dedicata  al  cap.  Baudi  di  Vesme,  che  la  raccolse. 

33.  Vellozia  Schnitzleinia  (Hochst.)  Bali. 

Var.  soMALENSis  A.  Terr.  !  foliis  reclinatis,  rigidis,  flore  so- 
litario, pedunculato,  peduncolo  apice  geniculato,  et  a  me- 
dio ad  apicem  piloso-strigoso.  —  Campi  di  Gerar-Amaden  ; 
IV,  91. 

Oss.  Pare  jDiuttosto  una  nuova  specie;  ma  l'assenza 
delle  capsule  non  permette  che  credei'la  varietà  locale. 

34.  Sanseviera  ehrenbergiana  Schio.  —  Montagna  di  El-Anot; 

28,  II,  91. 

Oss.  Thahar  in  Somalo  e  Seher  in  Arabo;  usata,  ma- 
cerandone le  foglie,  per  fibre  tessili. 

35.  Scilla —  Campi  a  Gerar-Araaden;  IV,  91. 

Oss.  Parrebbe  una  specie  nuova,  a  foglie  dal  contorno 
ondulato;  ma  i  pochi  fiori  e  la  mancanza  dei  bulbi  mi 
lasciano  indeciso  sul  suo  valore  specifico. 

36.  CoMMELiNA  FoRSKALAEi  Hocìist.  —  Campi  a  Gerar-Amaden  ; 

IV,  91. 

37.  AsPARAGUs —  Campi  a  Gerar-Amaden;  IV,  91. 

Oss.  Non  posso  riferirlo  che  all'^.  abyssinicus  come  va- 
rietà ;  però  ne  posseggo  un  i^iccolo  pezzo  con  foglie,  e 
quindi  di  incerta  diagnosi. 


426  ADUNANZA  DELLA   SEDE  DI   ROMA 

38.  Cyperus —  Campi  a  Gerar-Amaden  ;  IV,  91. 

Oss.  Non  sarà  difficile,  con  maggiori  confronti,  stabi- 
lire l' entità  di  questa  forma,  che  sembrerebbe  nuova  ; 
tuttavia  il  poliformismo  del  genere  mi  induce  a  non  ri- 
ferirla, per  ora,  a  nessuna  delle  specie  conosciute  e  né 
porvi  altro  nome. 

39.  C.  BULBOSUS  Vahl. 

Var.  LONGEBRACTEATUS  A.  Terr.l  spiculis  compressis,  pauci- 
floris,  subdistantibus,  bracteatis,  2-3  bracteis  inferioribiis 
iongissimis,  reliquis  spiculas  haud  superantibus.  —  Campi 
di  Gerar-Amaden;  IV,  91. 

40.  Tragus  racemosds  (W.)  Hall.  —  Campi  e  prati  di  Gerar- 

Amaden;  IV,  91. 

41.  PAPPOPHOR0M  BRACHYSTHACHYUM  Jaul).   et   SpacH. 

Var.  PILOSDM  A.  Terr.  !  foliis  infìmis  divaricatis,  subulatis, 
pungentibus,  rigidis,  dense  pilosis,  superioribus  erectis, 
latioribus,  setis  aureis.  —  Gerar-Amaden  ;  IV,  91. 

42.  Andropogon  circinatus  ?  Hoclist  —  Campi  e  luoghi  aridi  a 

Gerar-Amaden;  IV,  91. 

43.  Sporobolus  (affine  alla  S.  capensis?).  —  Campi  a  Gerar-Ama- 

den, IV,  91. 


Il  prof.  Cuboni  fa  la  seguente  comunicazione  : 

LA  SESSUALITÀ  DELLE    PIANTE    SECONDO    UNO    SCRIT- 
TORE DEL  SECOLO  XVL  PER  G.    CUBONI. 

Degli  storici  della  botanica  che  hanno  esposto  le  opinioni  de- 
gli antichi  filosofi  e  naturalisti  sulla  sessualità  delle  piante  nes- 
suno ha  mai  ricordato  il  nome  di  Giovanni  Camilla,  medico  ge- 
novese, che  in  un  suo  libro  pubblicato  a  Venezia  nel  1564 
espone  brevemente  le  opinioni  allora  dominanti  sulla  natura 
delle  piante  e  parla  della  sessualità. 

Il  libro  é  così  intitolato:  —  Enthosiasmo  —  di  Gìov.  Camilla 

—  filosofo  —  e  "medico  genovese.  —  De  misierii,  e  meravigliose 

—  cause  della  compositione  del  Mondo,  —  Al  Rever.  e  molto 
illustre  —  monsignor  Carlo  Cicala,  —  vescovo  di  Albenga.  —  In 
Vinegia  appresso  —  Gabriel  Giolito  de  Ferrari.  —  MDLXIIII. 


ADUNANZA    DELLA    SEDE   DI   F1RENZE3  427 

Il  libro  è  in  forma  di  dialogo  fra  Camilla  e  Livio  —  hono- 
rnto  e  bellissimo  spirito,  et  in  qual  si  voglia  arte  e  scienza 
eccellente.  —  Il  capitolo  X  a  pag.  47  tratta  delle  piante,  e  vi  si 
discorre  delle  diverse  sorta  di  piante,  delle  radici,  del  fusto,  della 
scorza,  della  midolla,  della  foglia,  dei  frutti  e  delle  semenze  ecc. 
Riguardo  alla  sessualità  ecco  le  precise  parole  a  pag.  51: 

«  Cam.  Ditemi  di  grafia,  si  ritrovano  nelle  piante  maschio  e 
«  femina? 

«  Liv.  Questo  si;  e  s' il  maschio,  di  cui  sono  le  foglie  più 
«  grandi,  sarà  appresso  la  femina,  cagionerà  essa  a  far  più 
«  frutti,  ch'ella  non  farebbe;  essendo  egli  più  fruttifero  di 
«  di  lei.  Di  tal  sorte,  che  si  vede  alle  volte,  il  maschio  essen- 
«  dole  appresso,  che  le  si  accosta,  piegando  le  sue  cime;  segno 
«  veramente  di  amore  tra  loro.  »  —  Prima,  parlando  delle  ra- 
dici, dice  per  lo  più  il  maschio  ha  la  radice  con  più  nodi  che 
non  la  femina. 

Queste  brevi  citazioni  sono  sufficienti  a  dimostrare  che  anche 
il  filosofo  Camilla,  come  tutti  gli  scrittori  antichi  e  moderni  fino 
a  Camerario  (che,  come  è  noto,  fu  nell'anno  1691  il  vero  scopri- 
tore degli  organi  sessuali  nelle  piante),  aveva  un  concetto  della 
sessualità  del  tutto  erroneo,  basato  soltanto  sulla  diversità  del- 
l' habitus  di  alcune  forme  e  non  già  sulla  conoscenza  più  o  meno 
esatta  degli  organi  sessuali. 

Il  prof.  Cuboni  presenta  poi  alla  Società  alcuni  esemplari  di  Ga- 
linsoga  parviflora  Cav.  raccolti  a  Trobaso,  presso  Intra  (Lago  Mag- 
giora) ;  sulle  cui  radici  si  trovano  numerosi  tubercoli  prodotti  dal- 
l'/fé  feroce  r  a  radicicola  Greeif.  Osserva  che  finora  questo  parassita 
non  era  mai  indicato  sulla  Galìnsoga. 


SEDE  DI  FIRENZE. 

Adunanza  del  13  novembre  1892, 

'  Dichiarata  aperta  la  seduta,  il  Presidente  proclama  Soci  i  si- 
gnori :  Bonnet  prof.  E.  di  Parigi,  IngegnoH  cav.  Francesco  di  Mi- 
lano, Gentile  prof.  Giacomo  di  Porto  Maurizio,  Schmitz  cav.  Fe- 
lice di  Firenze.  Ad  eccezione  del  sig.  Bonnet,  che  ha  l'atta  esplicita 
dimanda  per  essere  ammesso  con  la  data  del  1892,  gli  altri  entre- 
ranno a  far  parto  della  Società  dal  1°  gennaio  venturo. 

Bull,  della  Soc.  boi.  Hai.  28 


428  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIEENZE 

In  seguito  a  pratiche  ora  giunte  a  termine,  il  R.  Governo  del 
Giappone  ha  partecipato  che  per  mezzo  della  Direzione  della  nostra 
Società  potrà,  chi  desideri,  comunicare  con  l'Orto  botanico  di  Tokio 
e  fare  scambi  di  pubblicazioni  e  di  semi  ;  tali  rapporti  sono  alta- 
mente graditi  ed  è  da  lusingarsi  che  ogni  interessato  ne  approfitterà 
a  vantaggio  non  scarso  della  scienza. 

L'Archivista  Micheletti  dà  rapporto  delle  pubblicazioni  perve- 
nute in  dono  alla  Società. 

Dal  dott.  Ed.  Bonnet  :  Bonnet.  Petite  flore  parisienne.  Paris  1883. 

—  Le  Djebel  Abderrhaman  el  Mekki  (Tunisie).  Paris  1887.  —  Les 
produits  végétaux  du  marche  de  Sfax.  Paris  1884.  —  Plantes  du 
poste  optique  de  Founassa  (Sud  Oranais).  Paris  1889.  —  Bonnet  Ed. 
e  Mauri/  P.  D'Ain-Sefra  à  Djenien-Bou-Resq.  Voyage  botanique  dans 
le  Sud-Oranais.  Paris  1888. 

Dal  prof.  P.  Magnus  :  Magnus.  Johannes  Groenland.  Nachruf. 
Dresden  1891.  —  Hermann  Rober.  Nachruf.  1871.  —  Johannes  Roe- 
per.  Biographischer  Nachruf.  1885.  —  Mittheilung  ùber  das  Vor- 
kommen  der  Paccinia  singularis  Magn.  Berlin  1890.  —  Ein  Beitrag 
zur  Beleuchtung  der  Gattung  Diorchidium.  Berlin  1891.  —  Ver- 
breitung  des  Gebrauches  des  Knollenpilzes  (Pachyma  Fr.)  bei  wil- 
den  Vòlkerschaften.  Berlin  1892.  —  Eiuige  Beobacktungen  zur  na- 
heren  Kenntniss  der  Arten  von  Diorchidium  und  Triphragmium. 
Berlin  1891.  —  Zwei  neue  Uredineen  I.  Diorchidium  Steudneri  P. 
Magnus  IL  Ein  neues  bemerckenswerthes  Caeoma  auf  Geum.  Ber- 
lin 1891.  —  Zur  Kenntniss  der  Verbreitung  einiger  Pilze.  Berlin  1892. 

—  Zur  Umgrenzung  der  Gattung  Diorchidium  nebst  kurzer  Ueber- 
sicht  der  Arten  von  Uropyxis.  Berlin  1892.  —  Zweiter  Nachtrag  zu 
dem  Verzeichnisse  der  im  Botanischen  Garten  zu  Berlin  beobach- 
teten  Ilstilagineen  und  Uredineen.  Berlin  1887.  —  Ueber  den  Rost 
der  Weymouth-Kiefern  (Pinus  Strobus  L.).  Berlin.  —  Eine  Bemer- 
kung  zu  Uromyces  excavatus  (D.C.).  Magn.  Berlin  1891.  —  Ein 
neues  Exobasidium  aus  der  Schweiz.  Bei-lin.  —  Ueber  der  Einfluss, 
den  die  Vegetation  einiger  parasitischer  Pilze  in  der  Biute  der 
Wirtspflanze  auf  die  Ausbildung  der  Bliitenteile  ausiibt.  Berlin  1891. 

—  Beitrag  zur  Kenntniss  einer  osterreichischen  Ustilaginee.  Ber- 
lin 1892.  —  Ueber  das  Auftreten  der  Stylosporen  bei  den  Uredi- 
neen. Berlin  1891.  —  Ueber  einige  von  Herrn  Professor  G.  Schwein- 
furth  in  der  italienischen  Colonie  Eritrea  gesammelte  Uredineen.  Ber- 
lin 1892.  —  Ueber  Staubgefassrudimente  an  den  Seiten  desLabellum 
von  Orchis  papilionacea.  L.  Berlin  1891.  —  Verzeichnis  der  bei 
Oranienburg  am  30  Aprii  und  24  Mai  1891  beobachteten  Pilze. 
Berlin  1891.  —  Ueber  die  in  Europa  auf  der  Gattung  Veronica  auf- 
tretenden  Puccinia-Arten.  Berlin  1890.  —  Thorea  ramosissima  Bory 
bei  Belgrad  in  Ssrbien  und  ihre  weitere  Verbreitung.  Berlin  1889. 

—  Verzeichnis  der  am  15  Mai  und  1  Juni  1890  bei  Freienwalde  a. 
0.  beobachteten  Pilze.  Berlin  1890.  —  Ueber  zwei  Bildungsabwei- 
chungen  (Cytisus  Laburnum  und  Taraxacum  officinale).  Berlin  1890. 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  429 

—  Ueber  das  Auftreten  eines  Uromyces  auf  Glycyrrhiza  in  der  al- 
ien und  in  der  neuen  Welt.  Berlin  1890.  —  Ueber  einige  in  Suda- 

merika  aiif  Berberis-Arten   wachsende   Uredineen.    Berlin  1892.  

Julius  Miinter.  Nachruf.  Berlin  1885.  —  Ascherson  P.  und  Magnus 
P.  Die  Verbreitung  der  hellfriichtigen  Spielarten  der  europiiischen 
Vaccinien,  sowie  der  Waccinium  bewohnonden  Sclerotinia-Arten. 
Wien  1891. 

Dal  dott.  Hermann  von  Ihering  :  Von  Ihering.  As  arvores  do  Rio 
Orande  do  Sul.  Porto  Alegre  1891. 

Il  prof.  Caro  Massalongo  ha  inviato  due  brevi  note  delle  quali 
si  dà  lettura  mostrando  gli  esemplari  delle  piante  che  l'autore  vi 
ha- unito. 


SOPRA  UN  DITTERO-GECIDIO  DELL'  ERYNGIUM  AMETHY- 
STJNUM  L.  —  CENNO  DEL  D.'  C.    MASSALONGO. 

Sino  dai  tempi  del  celebre  entomologo  Reaumur  si  conosce 
un  dittero-cecidio  suU'  Eryngiuìn  campestre  L.  (Mém.  hist. 
Insectes,  III,  tav.  44,  fig.  1-2?),  il  quale  si  manifesta  con  degli 
ingrossamenti  caulini  o  rameali,  di  forma  e  grandezza  diversa, 
€he  verrebbero  a  prodursi  a  spese  del  parenchima  midollare 
enormemente  dilatato.  Nello  spessore  di  detto  parenchima  tro- 
vansi  sovente  numerose  logge  o  camere  larvali.  Posteriormente 
il  Vallot  riconobbe  per  primo,  che  il  surriferito  cecidio  era 
determinato  da  una  Cecicloinyia,  la  quale  dalla  pianta  matri- 
cale  veniva  dal  medesimo  distinta  col  nome  di  C.  Eryngii;  in 
un'  epoca  a  noi  più  vicina,  il  Giraud  riportava  definitivamente 
questo  insetto  al  genere  Lasioptera.  La  galla  in  questione,  seb- 
bene di  rado,  fu  da  me  pure  osservata  nei  dintorni  di  Tregnago; 
credo  opportuno  di  far  ciò  conoscere,  perché  non  ricordo  che 
altri  ne  abbiano  segnalata  la  presenza  nel  nostro  paese.  Non  è 
però  questo  soltanto  che  desidero  col  mezzo  della  presente  no- 
terella  di  render  noto  agli  egregi  colleghi  della  Società  botanica 
italiana,  ma  sibbene  la  scoperta  da  me  fatta  (nei  monti  della  valle 
di  Tregnago)  di  un'analoga  dittero-galla  ancora  sopra  V  Eryn- 
gium  ametliystinuni  L.,  la  quale  per  i  suoi  caratteri  e  special- 
mente per  quelli  delle  larve  del  suo  autore,  ritengo  come  pro- 
babile da  attribuirsi  alla  stessa  Lasioptera  Eryngii  (Vali.)  Gir., 
quantunque  sopra  questo  substrato,  da  quanto  so,  non  la  trovi 
da  alcuno  indicata.  Le  nodosità  o  rigonfiamenti  provocati  dal  ce- 


430  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

cidiozoo,  come  potrà  rilevarsi  dagli  esemplari  infetti  di  Eryn- 
gium  ainethystinum  che  unisco  a  questa  comunicazione,  sono 
assai  polimorfi,  spesso  interessano  la  lunghezza  di  più  internodii, 
però  d'  ordinario  trovansi  all'  estremità  del  caule  e  predominan- 
temente sui  rami  i  quali  portano  i  capolini  delle  infiorescenze. 


DEFORMAZIONE  PARASSITARIA  DEI  FIORI  DI  AJUGA 
CHAMAEPITYS  SCHREB.  —  NOTA  DEL  D^  C.  MAS- 
SALONGO. 

Nei  luoghi  coltivati  della  valle  di  Tregnago,  da  due  anni 
circa,  trovo  degli  esemplari  di  Ajuga  chamaepitys,  che  accanto 
ai  fiori  ordinarli  altri  ne  portano  nei  quali  la  corolla  un  poco 
inspessita  ed  anormalmente  rigonfiata,  nonché  divenuta  vire- 
scente,  resta  chiusa,  producendo  cosi  una  specie  di  sacco  cir- 
condato alla  base  dal  calice.  Nell'interno  di  tali  fiori  il  ginoceo 
trovasi  in  vario  modo  sformato,  ed  i  filamenti  degli  stami  mo- 
stransi  più  o  meno  ingrossati.  Causa  di  questa  alterazione  si 
è  la  larva  di  un  dittero  della  famiglia  delle  cecidomiidì,  larva 
che  solitaria  annidasi  nella  cavità  limitata  dalla  corolla  mo- 
struosa, dove  in  seguito  trasformasi  in  pupa.  Trattasi  adun- 
que di  una  galla  e  precisamente  di  un  dittero-cecidio  che  pel* 
suo  aspetto  potrebbe  paragonarsi  a  quelli  prodotti  da  insetti 
della  stessa  famiglia,  sopra  i  fiori  di  numerose  altre  piante. 
Quantunque  dalle  galle  di  Ajuga  chamaepUys  finora  non  sia 
riuscito  ad  ottenere  l' insetto  perfetto  (alato)  e  perciò,  con 
sicurezza,  non  possa  dire  a  qual  genere  si  debba  ascrivere  il 
loro  autore,  tuttavia,  basandomi  sopra  le  particolarità  offerte 
dalla  larva  e  specialmente  della  sua  spatula  sternale,  crederei 
di  poter  affermare,  nel  caso  nostro,  trattarsi  di  una  specie,  forse 
non  ancora  descritta,  del  genere  Asphondylia.  Dei  cecidiozoi 
spettanti  a  questo  genere,  da  quanto  ho  potuto  rilevare,  sopra 
altre  labiate  se  ne  conoscerebbe  una  specie  soltanto,  cioè  1'^. 
Hornigii  Wacht.,  la  quale  deforma  i  fiori  di  OìHganum  vulgare 
in  maniera  analoga  a  quanto  venne  qui  riferito  per  quelli  del- 
y Ajuga  ChamaepUys. 

A  complemento  dell'ora  esposto  aggiungerò  alcune  indicazioni 
relative  al  cecidiozoo.  La  larva  di  colore  giallastro  o  subaran- 


ADUNANZA   DELLA    SEDE    DI   FIRENZE  431 

■ciato,  è  tutta  coperta  di  papille,  alcune  delle  quali,  al  lato  ven- 
trale degli  anelli  del  corpo,  portano  una  brevissima  setola: 
r  ultimo  anello,  assai  più  piccolo  del  penultimo,  è  bilobo  coi 
lobi  arrotondati,  questi  però  non  presentano  veruna  appendice. 
La  spatula  sternale,  provvista  di  stipite  lineare,  è  divisa  all'estre- 
mità in  due  denti  subacuti,  separati  da  un  seno  angoloso;  al 
margine  interno  di  ciascuno  di  essi  scorgesi  una  leggera  spor- 
genza o  gibbosità.  —  La  pupa  da  3  mill.  o  poco  più  lunga,  so- 
pra 1  mill.  di  grossezza,  al  lato  dorsale  dei  segmenti  addomi- 
nali é  fornita  (eccetto  del  primo  eh'  è  liscio)  di  numerose  spinette 
coniche,  brune,  le  quali  sono  disposte  in  serie  trasversali.  Le 
guaine  delle  ali  arrivano  appena  oltre  l'estremità  del  secondo 
segmento  dell'addome,  quelle  del  pajo  anteriore  e  mediano  di 
zampe  sorpassano  di  poco  il  terzo,  mentre  le  guaine  dell'ultimo 
paio  prolungansi  sino  al  limite  posteriore  del  quarto  od  alla 
metà  del  quinto  segmento  dell'addome.  Cornetti  (perforanti) 
terminali,  subconici,  minutissimi  ed  appena  fra  loro  divergenti. 

Il  Presidente  rileva  l'importanza  delle  osservazioni  del  prof.  Mas- 
salongo,  loda  la  sua  costanza  nelle  ricerche  continue  e  confida  in  re- 
sultati di  grande  utilità  sotto  molti  rapporti.  Avverte  che  i  saggi 
inviati  saranno  trasmessi  al  gabinetto  zoologico  del  R.  Istituto  di 
Studi  superiori  non  avendo  la  Società  Botanica  modo  di  custodire 
tali  collezioni. 

Dal  Socio  dott.  Jatta  è  pervenuta  la  memoria  : 


MATERL\LI   PER   UN   CENSLMENTO    GENERALE    DEI    LI- 
CHENI ITALIANL  PER  A.   JATTA. 

IV. 

ETEROLICHENI. 

Ser.  I.  —  Eterolichenì  fruUcuìosL 

La  serie  degli  eterolichenì  fruticulosi,  che  corrisponderebbe 
ai  lìchenes  thaìnnoblasti  del  Koerher,^  o  Epìconiocleì,  Cladonio- 
dei  e  Ramalodei  del  Nylander,  ^  può  dividersi  nelle  tre  famiglie 


*  KOEKBER,    Sljst.,    XXV. 

*  NvLANDER,  Lich.  Scand.,  Helsing.,  186L 


432  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

Ramalinaceì,  Cladoniaceì  e  Spìiaeroiplioracei,  modificandosi  la 
classificazione  da  me  precedentemente  proposta  *  col  distacco  dai 
Cladoniaceì  degli  SpliaeropTiorei  ora  considerati  come  famiglia 
autonoma. 

Si  distingueranno  poi  nei  Ramulinacei  tre  tribù  rispondenti 
ai  tipi  offerti  dai  generi  Usnea  Dill.,  Ramalina  Ach.  e  Roc- 
cella  DC.  Nei  Cladoniaceì  si  hanno  due  tipi  principali  secondo- 
la  natura  del  protallo  granelloso  {Boeomyces  Pers.),  o  frondoso 
{Cladonia  Hff'm.),  e  in  conseguenza  due  tribù.  E  due  tribù  ab- 
biamo pure  negli  Spliaeroplioraceì  :  una  ad  apotecì  deiscenti 
mercè  lacerazione  dello  involucro  tallino  che  ricopre  il  tecio 
come  nel  genere  Sphaerophoron  Pers.,  e  l' altra  con  apotecì 
ostiolati  come  nella  Siphula  Fr. 

Quindi  tutti  gli  eterolicheni  fruticulosì  italiani  comprendono 
le  seguenti  sette  tribù  : 

Fam.  L  Usneacei. 

Trib.      I.  Usneì. 
Trib.     II.  Ramalìnei. 
Trib.   III.  Roccelleì. 

Fam.  II.  Cladoniaceì. 

Trib.    IV.  Boeomycei. 
Trib.     V.  Cladonieì. 

Fam.  III.  Sphaerophoracei. 

Trib.    VI.  Sphaerophorei. 

Trib.  VII.  Sìphulei. 
Tra  gli  eterolicheni  fruticulosì  non  comprenderò  col  Koerber  * 
i  generi  Cetraria  Ach.,  Cornicularia  Schreb.  e  Anaptychia  Krb., 
perchè  non  sembrandomi  possibile  in  un  sistema  naturale  stac- 
care i  primi  due  generi  da  Platysma  Hill,  e  1'  ultimo  da  Par- 
melia  Ach.,  tutti  tre  i  generi  sono  riportati  tra  gli  eterolicheni 
folìosi. 


*  Cfr.  Monogr.  Liah.  It.  merid.,  pag.  75. 

*  Koerber,  Syst.,  pag.  7,  44,  49. 


ADUNANZA    DKLLA    SKDE   DI    FIRENZE  433 

È  duopo  riconoscere  che  il  genere  Thamnolia  Ach.  piuttosto 
che  essere  riattaccato  al  genere  Cladonia  HIFm.,  come  credette 
Io  stesso  Koerber,  '  meriti  un  posto  tra  i  Siphalei,  dopo  gli  studi 
del  Mincks,  che  più  esattamente  potette  esaminarne  l'apotecio,  ' 
scoprendolo  indubbiamente  angiocarpo. 

Né  si  enumerano  col  Fries  '  tra  gli  eleroUcUeni  friUiculosi  i 
generi  Theloschistes  Norm.  (sinonimo  di  Physcia  Schreb.)  e 
Tornabenia  Trev.,  di  cui  riuUa  può  giustificare  il  distacco  dal 
genere  Parnielia  Ach. 

È  facile  intanto  osservare  come  il  metodo  di  classificazione 
seguito  trovi  in  parte  riscontro  con  quello  proposto  dal  Mùller,  * 
potendo,  meno  qualche  piccola  divergenza,  corrispondere  la  fa- 
miglia dei  Cladoniacei  alla  sua  serie  delle  Capitularieae,  e  quella 
dei  Ramalinaceì  alla  prima  divisione  della  serie  delle  Bisco- 
carpeae,  cioè  alle  Biscocarpeae  thamnoUastae.  Però  il  Mùller 
vi  comprende  anch'  egli  i  generi  Cetraria  Ach.  ed  Anaptijchia 
Krb.,  che,  come  già  si  è  osservato  precedentemente,  vanno  me- 
glio riportati  tra  gli  eterolicheni  foliosi,  e  nelle  Capitularieae, 
registra  il  genere  Thamnolia  Ach.  come  prossimo  al  genere 
Cladonia  Hffm.,  seguendo  in  ciò  l' erronea  classificazione  del 
Massalongo.  ^ 

Il  Nylander  ed  il  Mùller*  inoltre,  seguendo  il  Fries,  riunirono 
agli  Sphaerophoracei  i  Caliciei,  formando  cosi  la  serie  degli  Epi- 
coìiiodei  Nyl.  (Epiconiaceae  Muli.),  che  eglino  considerarono  come 
molto  prossima  a  quella  dei  Cladonei  Nyl.  {Capitularieae  Muli.). 
Ma  anche  da  questo  concetto  sistematico  (seguendo  il  Koerber, 
il  Mudd,  lo  Stizenberger  ed  altri  autori)  mi  é  forza  allontanarmi, 
ritenendo  più  naturale  di  considerare  il  gruppo  dei  Caliciei  come 
una  famiglia  autonoma  degli  eterolicheni  crostosi  molto  pros- 
sima a  quella  dei  Graphidacei.  Causa  di  tale  opinione  è  prin- 
cipalmente il  valore  genetico  assegnato  al  pedicello  dei  Ca^e- 
czef/ giacché  l'esame  della  struttura  interna  di  questo  sembrami 


*  Koerber,  Prg.,  pag.  14. 

*  MiNCKS,  Flora,  1878,  pag.  337-353,  tav.  V. 
3  Fries  (Th.),   Gen.  heteroL,  Ups.,  1851. 

*  MuLLER,  Prìnc.  d.  class,  d.  lich.,  Genève,  1862. 
'  Massalongo,  in  Flora^  1856,  pag.  15. 

'  Mùller,  loc.  cit.  ;  Nylander,  L.  Scand.,  loc.  cit. 

"^  Jatta,  Monogr.  Lidi.  It.  merid.,  pag.  63,  tav.  VII,  30-41. 


434  ADUNANZA   DELLA.   SEDE   DI   FIRENZE 

metta  facilmente  in  chiaro  come  desso  sia  una  formazione  di- 
pendente dalle  ife  ipotecali,  da  quelle  stesse  ife,  cioè,  che  assu- 
mono speciale  sviluppo  e  differenziazioni  nelle  vicine  famiglie 
dei  Graphidacei  e  dei  Lecideacei;  e  nello  stesso  modo  che  in 
queste  possono  formare  una  specie  di  rivestimento,  o  di  cusci- 
netto di  difesa  sottoposto  al  thecium  carbonizzandosi,  nei  Calicia- 
cei9\  prolungano  nel  cilindretto  di  tessuto  compatto,  che  riattacca 
la  base  dell'apotecio  al  tallo.  Il  pedicello  quindi  va  considerato 
come  parte  e  derivazione  dell'apotecio.  —  In  conseguenza  di  che 
gli  Epiconiodei  del  Nylander  son  divisi  in  due  gruppi  ben  distinti, 
di  cui  uno,  gli  SpìiaeropUorei,  resta  a  far  parte  degli  eterolicheni 
frutìculosi,  e  l'altro,  i  Calicìei,  passa  tra  gli  eterolicheni  crostosi. 
Non  posso  infine  sottoscrivere  interamente  alle  nuove  vedute 
sistematiche  del  Wainio,  che  del  modo  onde  il  tallo  si  accresce 
e  della  posizione  che  in  esso  prendono  i  due  elementi  che  con- 
corrono a  formarlo,  come  pure  dei  dettagli  dell'  apotecio,  non 
sembra  tener  gran  conto  nella  formazione  delle  famiglie,  ba- 
standogli dividere  tutta  la  classe  nei  due  grandi  gruppi  di  Dì- 
scolichenes  e  Pi/renolichenes.  ' 


* 
*  * 


Come  per  gli  Omeolicheni  cosi  per  gli  Eterolicheni  non  trovo 
ragioni  convincenti  per  seguire  la  nuova  nomenclatura  del 
Kuntze,  che  vorrebbe  mutati  i  nomi  Boeomi/ces  Pers.,  Chlorea 
Nyl.  e  Urceolaria  Ach.  in  Titbercularìa  Wigg.,  Nylanderarìa 
Ktz.  e  Lagerheimina  Ktz.  in  omaggio  ad  una  legge  di  priorità 
che  per  noi  non  può  avere  un  valore  assoluto.  * 

Tra  i  generi  Alectoria  Ach.  e  Brijopogon  Lnk.  si  é  fatta  tale 
confusione,  che  riuscirebbe  malagevole  mantenere  la  distinzione 
stabilita  dal  Fries  '  sul  solo  colore  delle  spore.  Dividerò  nulla- 
meno  il  genere  Alectoria  Ach.  in  due  sottogeneri  :  Eualectoria 
e  Bryopogon  Lnk.,  riferendo  al  primo  A.  sarmenlosa  Ach., 
ochroleuca  Ach.  e  nigricans  Ach.  con  spore  grandi  e  spesso 
colorate,   nel   numero   di   2-4   in   ciascuna   teca,  e  al  secondo 


*  Wainio,   Elude  sur  la  classìfication  naturelle  des  lichens  du  Brésil. 
Helsing.,  1890. 

^  Kuntze,  Bev.  gen.  plani.,  1891,  pag.  875-877. 

*  FiiiES,   Gen.  Jieterolic,  loc.  cit. 


ADUNANZA    DELLA    SEDK   DI   FIRENZE  435 

A.  ^libata  Krb.,  bìcolor  Nyl.  e  divergens  Ach.,  con  spore  pic- 
cole sempre  ialine,  nel  numero  di  8  per  teca.  ' 

Dei  vari  sottogeneri  in  cui  venne  diviso  il  genere  Cladonia, 
per  evitare  confusioni,  si  manterranno  soltanto  :  Cladlna  Nyl., 
Pycnotlielia  Ach.,  Eiicladonia  (Hffm.)  Nyl.  distinguendo  però 
in  quest'  ultimo  tre  gruppi,  cioè  :  specie  e>'ìjthrocarpae,  ochro- 
carpae  e  phaeocarpae. 

Riportando  lo  Stereocaulon  nanum  Ach.  ad  un  sottogenere 
si  adotterà  per  questo  il  nome  friesiano  Chondrocaulon.  ^ 

E  infine  sarà  bene  notare  come  non  sieno  affatto  rappresentati 
tra  i  licheni  italiani  i  generi  Pilophoron  Tuck.,  Siphula  Fr., 
Neuropogon  Nees  e  F\v.,  di  cui  si  incontrano  specie  nelle  re- 
gioni nordiche  di  Europa  ;  mentre  1*  Italia  fornisce  un  nuovo 
genere  da  aggiungere  ai  licheni  europei,  Siphulastrum  Muli., 
che  già  sostenni  doversi  ascrivere  alla  famiglia  dei  Siphulei^ 
contro  l'opinione  del  Mùller  stesso  che  lo  stabili  come  prossimo 
al  genere  Lichina  Ag.  * 

Chiave  dei  generi  e  delle  tribù. 
Pam.  I.  Ramai  ina  ce  i. 

I.  Apotecio  lecanorino  : 

1.  tallo  cilindrico  : 

Trib.  I.  UsNEi 

a.  spore  uniloculari,  sferiche,  minute  : 

Gen.  1.  Usnea  Dill. 
&.  spore  uniloculari,  ovoidee. 
Gen.  2.  Alectoria  Ach. 
&'.  spore  massime  : 

sottogen.  Eualectoria. 
b".  spore  mediocri  : 

sottogen.  Brijopogon  Lnk. 
e.  spore  uniloculari,  ellissoidee,  minute: 
Gen.  3.  Chlorea  Nyl. 


*  Stizenberger,  Ann.  di  K.  Nat.  Hofmus.,  VII,  3,  121  (1892). 

*  Fribs.,  Man.  stereoc,  Ups.,  1863. 

^  Bull,  della  Soo.  hot.  ital.,  1892,  pag.  246.    \ 

*  Flora,  1889,  pag.  142. 


436  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

2.  tallo  compresso  : 

Trib.  IL  Ramalinei 

a.  spore  ovoidee,  uniloculari  : 

Gen.  4.  Evernia  Ach. 

&.  spore  ovoidee,  biloculari  : 

Gen.  5.  Dufourea  Ach. 

e.  spore  curvate,  biloculari  : 

Gen.  6.  Ramalina  Ach. 

II.  Apotecio  sublecideino  : 

Trib.  III.   ROGCELLEI 

a.  spore  ellittiche,  quadriloculari  : 
Gen.  7.  Roccella  DO. 

Fam.  II.  Cladoiiìacei. 

1.  prototallo  granuloso  : 

Trib.  IV.  BoEOMYCEi 

a.  spore  aciculari,  pluriloculari  : 

Gen.  8.  Gomphyllus  Nyl. 
&.  spore  fusiformi,  bi-quadriloculari  : 

Gen.  Boeomyces  Pers. 

2.  prototallo  frondoso  : 

Trib.  V.  Cladoniei 

a.  spore  ovoidee,  uniloculari  : 
Gen.  10.  Cladonia  Hffm. 

a',  podezio  glabro  papillare  : 

sottogen.  1.  Pycnothelia  Ach. 
a",  podezio  glabro,  elongato,  ramoso 

sottogen.  2.  Cladina  Nyl, 
a!",  podezio  squamuloso  : 

sottogen.  3.  Eucladonia  Nyl. 
&.  spore  aciculari,  pluriloculari  : 
Gen.  II.  Stereocaulon  Schreb. 
&'.  podezio  granuloso  : 

sottogen.  Eustereocaulon. 
ì)'.  podezio  eruginoso  : 

sottogen.  Chondrocaulon  Fr. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  437 

Fam.  in.  Sphaerophoracei. 

1.  apotecio  lacero-deiscente  : 

Trib.  VI.  Sphaerophorei 
a.  spore  sferoidali  : 

Gen.  12.  Spliaerophoron  Pers. 

2.  apotecio  ostiolato  : 

Trib.  VII.  SiPHULEi 

a.  apotecio  laterale  composto  : 

Gen.  13.  Thamnolìa  Ach. 
ì).  ignoto  (ad  interim)  : 

Gen.  14.  Sipfiulastruni  Muli. 


Fam.  I.  Ramalinaceì. 

Trib.  I.  UsNEi. 

I.  UsNEA  Din. 

1.  articulata  (Ach.)  Rbh.  L.  D.,  120.  — -  Erb.  cr.  it,  II,  14; 

Un.  it.,  V;  Dnrs.;  Ces.;  Mass.  (XLV). 
T.,  Tr.  —  Alp.,  Seti,  Tose,  Merid. 

2.  barbata  (Acli.)  Krb.  Syst.,  3.  —  Erb.  cr.  it.,  I,  725;  Rbh. 

L.  E.,  245;  Mass.  L.  L,  51,  83,  84;  Anzi  L.  m.  r.,  12-16: 
Lng.,  413;  Ces.;  Dnrs.;  Garor. 

Var.   hirta  Ach.,    intermedia  Mass.,  florida  Ach.,   dasypoga 
Ach.,  sorediifera  Arnd. 

T.,  Tr.  —  It. 

3.  ceraiina  Schaer.  En.,  3.  —  Ces.  ;  Dnrs.  ;  Garov. 

Var.  incurvescens  Arnd. 
T.  —  It. 

4.  cornuta  (Fw.)  Krb.  Prg.,  2.  —  Anzi  Lng.,  415. 
T.  —  Seti,  Tose,  Merid. 

5.  lonffissima  Ach.  Univ.,  626.  —  Mass.  L.  I.,  7;  Anzi  L.  ra. 

r.,  11;  Ces. 
Tr.  —  Alp. 


438  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

6.  pUcata  Fr.  Scand.,  16.  —  Anzi  L.  m.  r.,  14;  Lng.,  414;  Un. 

ii,  VI;  Ces.;  Garov. 
T.  —  It. 

7.  rubiginosa  Mass.  Gap.,  13,  —  Anzi  Lng.,  413. 
T.  —  Seti,  Tose. 

8.  tortuosa  Dnrs.  Fr.  lidi.,  202.  —  Ces.;  Dnrs. 
T.  —  Lig. 

II.  Alectoria  Adi. 
*  Eualectoria. 

9.  nigricans  (Ach.)  Nyl.  Prodr.,  71.  —  Un.  it.,  III. 
S.  —  Alp. 

10.  ochroleuca  (Adi.)  Nyl.  Prodr.,  47.  —  Erb.  cr.  it.,  I,  1219; 
Mass.  L.  L,  48;  Anzi  L.  m.  r.,  23;  Ces.;  G-arov. 

Var.  rigida  Yill. 

Tr.,  S.  —  Alp. 

11.  sarmeniosa  Krb.  Syst.,  7.  —  Trev.  Lidi,  v.,  140,  141  ; 
Ces.;  Mass.  (II). 

Tr.,  T.  —  Alp.,  Seti,  Tose. 
**  Bryopogon  Lnk. 

12.  bicolor  Nyl.  Prodr.,  45.  —  Anzi  Yen.,  17;  L.  m.  r.,  22; 
Mass.  (II);  Ces. 

Var.  Berengeriana  Mass. 
S.  — Alp. 

13.  divergens  Adi.  Meth.,  305. 
S.  —  Alp. 

14.  jiibata  Adi.  Univ.,  592.  —  Erb.  cr.  ii,  I,  1415;  Anzi  L. 

ni.  r.,  17-21;  Lng.,  453,  498;  Trev.  Lieh.  v.,  147;  Ces.; 
Dnrs.;  Mass.  (II). 

Var.  cana  Ach.,  capillaris  Ach.,   chalibeiformis  L.,    implexa 
Hffm.,  prolixa  Krb. 

T.,  Tr.  —  It. 

III.  Chlorea  Nyl. 

15.  arì)oricola  Jat.  —  Syn.  Chi.  Soleirolii  var.  arborea  Jat, 
Mon.,  79. 

T.  —  Merid. 

16.  Soleirolii  (Duf.)  Nyl.  Prodr.,  45.  —  Erb.  cr.  it.  I,  755  ; 
II,  19;  Ces.;  Dnrs. 

Rcr.,  Rv.  —  Tose,  Sard.,  Merid. 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  439 

17.  vulpina  Ach.  Meth.,  268.  —  Erb.  cr.  it.,  I,  31;  II,  266; 

Mass.  L.  I.,  1;  Anzi  Lng.,  19;  Rbh.  L.  E.,  191;  Ces.  ; 
Dnrs.;  Bgl.,  Garov. 
Tr.  —  Alp.,  Sett.,  Lig.,  Merid.  . 

Trib.  II.  Ramalinei. 

IV.  EvERNiA  Ach. 

18.  discaricala  Ach.  Univ.,  441.  —  Rbh.  L.  E.,  244  ;  Mass. 
L.  I.,  22;  Erb.  cr.  it.,  I,  184;  Anzi  L.  m.  r.,  72;  Trev. 
Lich.,  V.  148;  Ces.;  Dnrs.;  Garov. 

Tr.  —  It. 

19.  furf uvacea  Fr.  L.  E.,  26.  —  Erb.  cr.  it.,  I,  15;  Rbh. 

L.  E.,  251  ;  Anzi  L.  m.  r.,  71  ;  Ces.  ;  Dnrs.  ;  Garov.  ; 

Mass.  (XVII). 
Var.  platyphylla  Fw. 
T.  —  It. 

20.  lìrunaslri  Ach.  Univ.,  442.  —  Erb.  cr.  it.,  I,  829;  II,  363; 

Anzi  L.  m.  r.,  70;  Ces.;  Dnrs.;  Mass.  (XVII)  ;  Trev.  Lich., 
V.  139;  Garov. 
T.  —  It. 

21.  thamnodes  (F\v.)  Krb.  Syst.,  42.  —  Anzi  Lng.,  20. 
Tr.  —  Alp. 

V.  DUFOUREA  Ach. 

22.  madreporiformis  Ach.   Univ.,  524.  —  Rbh.  L.  E.,  753; 

Erb.  cr.  it.,  I,  1416;  Dnrs.;  Ces. 
S.  —  Alp.,  Merid. 

23.  ramulosa  (Hoock.)  Nyl.  Flora,  1863,  76.  —  Syn.  D.  mu- 
ricata  Laur.  —  Anzi  Lng.,  18. 

S.  —  Alp. 

VI.  Ramalina  Ach. 

24.  AraUim  (Ach.)  Nyl.  Ram.,  15. 
T.  —  Cors.,  Sic,  Pant. 

25.  Bourgeana  (Mtg.)  Nyl.  Rara.,  54. 
Var.  Morisiana  Bgl. 

Rcr.  —  Cors.,  Sard. 

26.  calycaris  Krb.  Syst.,  39.  —  Rbh.  L.  E.,  952;  Un.  it.,  XX; 
Erb.  cr.  it.,  II,  15;  Mass.  L.  1.,  176;  Anzi  L.  m.  r.,  61; 


440  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

63,  64;  Lng.,  419;  Trev.  Lich.  v.,  235,  236;  Ces.;  Dnrs.; 
Garov. 

Var.  crispa  Mass.,  elegans  Bgl,   e  Crst.,  subampliata  Nyl., 
subfastigiata  Nyl. 

T.  —  It. 

27.  cribrosa  Dnrs.  Fr.  lich.,  214.  —  Dnrs.;  Bgl. 

Var.  fastigiata  Dnrs. 
Rcr.  —  Tose,  Sard. 

28.  Durìaei  Dnrs.  Fr.  lich.,  214.  —  Syn.  R.  evernioìdes  Nyl. 
—  Rbh.  L.  E.,  960;  Mass.  L.  I.,  175;  Ces.;  Dnrs. 

T.  —  Cors.,  Tose,  Merid.  (Malta). 

29.  farinacea  (Ach.)  Krb.  Syst.,  40.  —  Erb.  or.  it.,  1,  420; 

Rbh.  L.  E.,  872;  Anzi  L.  ra.  r.,  67,  166;  Ces.;  Garov.; 
Mass.  (XXXVII). 
T.  Tr.  —  It. 

30.  fastigiata  Ach.  Meth.,  260.  —  Erb.  cr.  it.,  II,  62;  Anzi 
L.  m.  r.,  65;  Etr.  5,  7;  Ces.;  Dnrs.  ;  Bgl.;  Garov.  ;  Mass. 
(XXXVII). 

Var.  breviuscula  Nyl.,  pumila  Mrs.  et  Dnrs.,  torulosa  Mass. 
T.  —  It. 

31.  fraxinea  (L.)  Wallr.  Corap.,  536.  —  Un  it.,  XX;  Rbh. 
L.  E.,  248,  249;  Mass.  L.  L,  47,  115,  120;  Anzi  L.  m.  r., 
59-62,  66;  Lng.,  419;  Ven.,  61;  Ces.;  Dnrs.;  Garov. 

Var.  ampliata  Fr.  {platyloha  Wallr.),  angulosa  Mass.,  angu- 
stata  Rbb.,  cephaloidea  Mass.,  Oleae  Mass.,  striatella  Bagl. 

T.  —  It. 

32.  maciformis  Del.  FI.  d'Eg.,  288.  —  Mass.  L.  L,  288. 
Var.  rosacea  Mass. 

Rcr.,  Rea.  —  Cors.,  Tose,  Merid. 

33.  mìnuscula  Nyl.  Ram.,  66.  —  Dnrs. 
T.  —  Merid.,  Sic. 

34.  Panizzei  Dnrs.  Fr.  lich.,  211.  —  Dnrs.;  Mass.  (XXXVII). 
T.  —  Lig. 

35.  polymorpha  (Ach.)  Nyl.  Syn.,  293. 
Rv.  —  Merid. 

36.  Pollinaria  Ach.  Univ.,  608.  —  Mass.  L.  L,  46;  Erb.  cr. 


ADUNANZA    DELLA    SEDK   DI   FIRENZE  441 

ìt,  I,  928  ;  II,  63,  403  ;  Rbh.  L.  E.,  766,  893  ;  Anzi  L. 
m.  r.,  67,  68;  Trev.  Lich.,  v.  233,  234;  Ces.  ;  Dnrs.  ; 
Garov. 

Var.  anceps  Trev.,  Bolcana  Mass.,  cetrarioides  Bgl.,  inflata 
Mass.,  pulvinata  Anzi,  sarmentica  Dors. 

T.,  Rcr.  —  It. 

37.  pusUla  Fr.  L.  E.,  29.  —  Mass.  L.  I.,  175  p. 
T.  —  Cors.,  Tose,  Merid. 

38.  Eeqmeni  Dnrs.  Fr.  lidi.,  215.  —  Ces. 
Rcr.  —  Cors.,  Sard. 

39.  scopulorum  Ach.  Univ.,  604.  —  Anzi  L.  m.  r.,  69;  Mass. 
L.  L,  287;  Ces.;  Garov. 

Var.  cornuta  Ach.,    cuspidata  Ach.,   humilis  Mass.,  incras- 
sata  Nyl. 

Rcr.  —  Cors.,  Tose,  Sard.,  Merid.,  Sic. 

40.  subfarinacea  Nyl.  Pyr.  Or.,  5,  29.  —  Syn.  R.  farinacea 
var.  augustissima  Anzi  ;  R.  farinacea  var.  saxicola  Jatt. 
—  Anzi  L.  m.  r.,  67  p.;  Etr.,  6. 

Rcr.,  Rv.  —  Tose,  Merid. 

41.  thrausta  Nyl.  Ram.,  18.  —  Anzi  L.  m.  r.,  24;  Ven.  18. 
T.,  Tr.  —  Alp.,  Sett.,  Cors. 

42.  tinctoria  Schaer.  En.,  8.  —  Syn.  R.  capitata  Ach.  —  Anzi 
Lng.,  420;  Mass.  (XXXVII);  Garov.;  Ces.;  Dnrs. 

Rcr.  —  Alp. 

43.  tingitana  (Salz.)  Nyl.  Ram.,  62. 
Rcr.  —  Cors. 

Trib.  III.  RoccELLEi. 

VII.  ROCCELLA  Del. 

44.  fuciformis  Ach.  Univ.,  440.  —  Erb.  cr.  it.  I,  834  ;  II,  411  ; 

Rbh.  L.  E.,  119,  836;  Mass.  L.  I.,  280;  Ces.;  Dnrs. 
Rcr.,  Rea.  —  Lig.,  Tose,  Sard.,  Sic 

45.  phycoims  Ach.  Univ.,  440.  —  Mass.  L.  I.,  208  ;  Un  it., 

XV;  Erb.  cr.  it.,  I,  69;  II,  412;  Rbh.  L.  E.,  55,  958; 

Anzi  L.  m.  r.,  25  ;  Ces.  ;  Dnrs.  ;  Garov. 
Var.  Ceciliae  Metellae  Beltr. 
Rcr.,  Rv.,  Rea.  —  Lig.,  Tose,  Cors.,  Merid.,  Sic. 


442  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

46.  tincmna  Fr.  L.  E.,  33.  —  Mass.  L.  I.,  124;  Rbh.  L.  E., 
17;  Erb.  cr.  it,  I,  422;  Anzi  Etr.,  4;  Ces.;  Dnrs,;  Garov. 
Rcr.,  Rv.  —  Tose,  Sard.,  Merid.,  Sic.  (Malta). 

Il  Socio  prof.  VoGLiNO  ha  pure  mandato  una  nota  sopra  anoma- 
lie di  Agaricini,  avvertendo  che  se  alcuno  desiderasse  vedere  i  di- 
segni degli  esemplari  egli  è  disposto  a  spedirli. 

OSSERVAZIONI    SOPRA    ALCUNI    CASI    TERATOLOGICI   DI 
AGARICINI  DEL  DOTT.  PIETRO   VOGLINO. 

Nell'adunanza  tenuta  in  Verona  il  di  4  settembre  1890  io 
comunicavo  alcuni  casi  teratologici  di  Agaricini  e  venivo  in 
generale  incoraggiato  a  continuare  in  dette  ricerche.  È  perciò 
che  in  questo  frattempo  raccolsi  e  studiai  alcuni  Agaricini  de- 
formati, dei  quali  ne  ricordo  qui  i  caratteri  principali. 

Potei  specialmente  conservare  numerosi  esemplari  di  una 
Mycena,  che,  relativamente  a  certi  caratteri,  dovrebbe  riferirsi 
a  forme  piccole  della  CollyMa  racemosa  di  Persoon,  descritta 
già  fin  dal  1797,  ma  che  credo  debba  ritenersi  appartenere  alla 
Mycena  galopocla  di  Persoon. 

Gli  esemplari  da  me  trovati  nel  bosco  di  Torcello  (Casale)  si 
presentavano  con  uno  stipite  un  po'  più  grande  del  normale, 
alto  da  4  a  6  cm.,  di  color  bruno-nerastro,  radicante  alla  base, 
pieno  di  un  latice  bianco  e  che  lungo  tutta  la  sua  lunghezza 
portava  10-20  ed  anche  25  stipiti  supplementari,  lunghi  tutt'al 
più  un  centimetro  e  terminati  da  un  piccolissimo  pileo  con  lamelle 
quasi  sempre  rudimentali,  con  rarissimi  basidi  e  spore  ben  svi- 
luppate. All'apice  lo  stipite  principale  terminava  in  un  pileo 
perfettamente  normale.  Questa  specie  la  raccolsi  1'  anno  decorso 
ed  anche  pochi  giorni  fa  nella  stessa  località  ne  riscontrai  al- 
cuni esemplari  che  presentavano  gli  stessi  caratteri. 

Nei  boschi  di  Torcello  e  della  Comunità  di  Trino  (Vercelli) 
osservai  anche  alcuni  altri  casi  teratologici  di  prolificazione  infe- 
riore, fra  i  quali  una  forma  di  Mycena  Pelianthina  Fries,  che 
aveva  lungo  lo  stipite  principale  5  ricettacoli  supplementari,  e  due 
esemplari  della  CollyMa  rancida  Fries  che  presentavano  lungo 
lo  stipite  principale  3  stipiti  supplementari,  e,  quel  che  é  più 
interessante,  nel  pileo  principale  di  uno  di  essi  si  elevava  un 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  443 

piccolissimo  stipite  supplementare  lungo  pochi  millim.  che  ter- 
minava in  un  pileo  quasi  rudimentale. 

Nelle  numerose  sezioni  longitudinali  fatte  in  diversi  punti 
delle  specie  ricordate  ho  potuto  all'  esame  microscopico  col- 
l'eraatossilina  convincermi  che  i  ricettacoli  supplementari  erano 
formati  da  ifì  che  provenivano  direttamente  dal  micelio  sotto- 
stante, donde  la  certezza  che  questi  casi  di  prolificazione  in- 
feriore sieno  dovuti  all'  unione  di  parecchi  individui,  uno  solo 
dei  quali,  dotato  di  maggior  vigoria,  può  raggiungere  il  suo 
completo  sviluppo. 

Raccolsi  pure  alcuni  esempi  di  prolificazione  superiore  e 
specialmente  ricorderò  un  esemplare  di  Clitocyìje  cyathiforìnis 
Fries,  nel  pileo  del  quale  si  elevavano  3  piccoli  stipiti  alti  circa 
1  cm.  terminati  da  piccolissimi  pilei  ognuno  dei  quali  presen- 
tava lamelle  con  basidi  e  spore  normali.  Simile  anomalia  la 
riscontrai  pure  in  due  esemplari  di  Armillaria  mellea  Vahl. 
raccolti  presso  Torcello,  i  quali  avevano  uno  stipite  ed  un  pileo 
normalmente  sviluppato  e  sopra  di  questo  in  uno  si  notavano 
due  piccoli  stipiti  con  pileo  e  nell'  altro  uno  stipite  con  pileo 
pure  piccolissimo. 

Dalle  sezioni  longitudinali  fatte  in  diversi  punti  di  questi 
esemplari  riscontrai  che  in  mezzo  all'  ifenchima  dello  stipite 
principale  si  notavano  nel  primo  caso  due,  nel  secondo  un  ifen- 
chima ad  iti  molto  sottili,  il  quale  attraversava  in  senso  verti- 
cale r  ifenchima  del  pileo  principale  formando  quindi  i  ricet- 
tacoli secondari.  Per  il  che  anche  in  queste  forme  riterrei  doversi 
trattare  di  ricettacoli  provenienti  da  individui  diversi. 

Un  caso  teratologico  di  grande  importanza  e  che  credo  non 
sia  stato  ancora  notato  lo  riscontrai  in  un  boschetto  dei  giar- 
dini pubblici  di  Casale.  Questo  caso  è  costituito  dall'  adesione  di 
due  esemplari  appartenenti  a  specie  diverse  che  con  certezza 
potei  riferire  al  Tricholoma  melaleucwn  Pers.  ed  al  T.  sor- 
clidum  var.  jonidi forme  Vogl. 

L' esemplare  che  raccolsi  nel  novembre  dell'  anno  decorso  si 
elevava  dal  terreno  con  un  unico  stipite,  di  color  bruno-chiaro, 
fibrinoso,  elastico,  ed  ingrossato  alla  base. 

All'altezza  di  due  cm.  lo  stipite  si  biforcava  e  ciascuna  di 
queste  biforcazioni  terminava  dopo  circa  un  cent,  o  poco  piìi 
in  un  pileo  convesso  e  che   presentava  nella  parte   superiore 

Bull,  della  Soc.  hot.  Hai.  29 


444  ADUNANZA   DELIìA    SEDE   DI   FIRENZE 

mediana  una  leggera  linea  di  demarcazione  resa  specialmente 
evidente  dal  diverso  colore,  che  da  tin  lato  era  bruno-violetto  e 
dall'altro  completamente  bruniccio.  Nella  parte  inferiore  si  no- 
tavano ben  marcate  le  lamelle  le  quali  partivano  dai  due  sti- 
piti e  si  dirigevano  normalmente  verso  l'esterno,  mentre  verso 
la  parte  interna  raggiungevano  un  minore  sviluppo  e  le  une 
si  univano  alle  altre,  lasciando  però  ben  visibile  una  linea  di 
divisione.  Da  un  lato  le  lamelle  erano  adnate  leggermente  vio- 
lacee {Tricholoma  sordidum  yds.  jonidi forme  Vogl.),  dall'al- 
tro erano  piuttosto  ristrette  e  di  color  bianco  {T.  melaleucum 
Pers.);  le  tinte  andavano  però  rendendosi  quasi  eguali  presso 
la  linea  di  unione.  Sezionate  parecchie  lamelle  violacee  osservai 
basidi  di  forma  clavata  lunghi  da  25  a  29  /x.  larghi  7  /x.  e  spore 
jaline  muricolate,  lunghe  da  6  ad  8  //.,  larghe  da  3  a  5  }j..,  ca- 
ratteri tutti  del  T.  sordidum  var.  jonidiforme  Vogl.;  mentre 
nelle  sezioni  delle  lamelle  bianche  i  basidi  avevano  una  forma 
leggermente  clavata,  e  misuravano  una  lunghezza  di  40  o  45  /x. 
ed  una  larghezza  di  circa  8  /x.,  caratteri  tutti  del  T.  melaleu- 
cum Pers. 

Nelle  sezioni  dello  stipite  l'ifenchima  si  mostrava  quasi  uni- 
forme, solo  in  vicinanza  della  biforcazione  gli  ifi  si  dividevano 
in  due  gruppi,  cioè  da  una  parte  apparivano  di  un  diametro  di 
15  a  25  jx.  (  T.  sordidum  var.  jonidiforme  Vogl.),  dall'  altra  di 
un  diametro  di  10  a  12  jx.  (  r.  me^afówcwm  Pers.).  Questa  diffe- 
renza di  grandezza  e  di  direzione  degli  ifi  la  riscontrai  pure 
nel  pileo  ove  eran  disposti  in  due  gruppi  e  disposti  in  senso 
radiato  dal  centro  dei  due  stipiti  alla  periferia. 

Non  v'  ha  dubbio  che  si  tratti  di  due  esemplari  appartenenti 
a  specie  diverse  {T.  sordidum  var.  jonidiforme  Yog\.  e  T.  me- 
laleucum, Pers.)  che  si  fusero  assieme  sul  principio  del  loro  svi- 
luppo. Continuerò  in  dette  ricerche  perché  approderanno  senza 
dubbio  a  risultati  importantissimi  per  quanto  concerne  lo  svi- 
luppo degli  Agaricini,  e  spero  che  i  botanici  nelle  loro  escur- 
sioni vorranno  sempre  tener  conto  degli  esemplari  che  aves- 
sero a  trovare  per  poterne  quanto  prima  pubblicare  un  numero 
maggiore. 

Il  Presidente  osserva  come  sino  ad  ora  sia  stato  molto  trascurato 
di  tener  nota  delle  anomalie  che  presentano  i  funghi.  Queste  osser- 


ADUNANZA   DKLLA   SEDE   DI   FIRENZE  445 

vazioni  ben  condotte  approderanno  certamente  a  conclusioni  impor- 
tantissime alle  conoscenze  istologiche  di  questi  vegetali. 

Il  Socio  Martelli  rivolge  dimanda  se  alcuno  sappia  che  nel 
Pisano  si  coltivi  artificialmente  V Agaricus  piopimrello  Viv.  Ri- 
volge questa  interrogazione  perchè  essendo  in  Pisa  ha  avuto  oc- 
casione di  vedere  sul  mercato  grande  abbondanza  di  quel  fungo  pel 
tutto  settembre  ed  ottobre.  Ricorda  che  in  alcune  località  della  Ro- 
magna si  costuma  di  coltivare  questo  fungo  disponendo  alcuni  tron- 
chi di  pioppo  in  buche  di  terra  orizzontalmente  gli  uni  sopra  gli 
altri  e  ricuoprendoli  con  fine  strato  di  terra;  dopo  pochi  mesi  V Aga- 
ricus piopparello  spunta  abbondantemente.  Il  prof.  Caruel  dice  che 
negli  anni  che  abitò  in  Pisa  mai  seppe  di  coltivazioni  artificiali  di 
questo  fungo;  l'abbondanza  di  esso  su  quel  mercato  è  in  conse- 
guenza della  sua  grande  produzione  spontanea  nell'agro  pisano  dovuta 
all'  abbondanza  dei  pioppi  i  quali  nella  provincia  servono  di  sostegno 
alle  viti.  Il  prof.  Arcangeli  conferma  le  parole  del  socio  Caruel.  Ag- 
giunge che  il  nome  di  questo  fiingo  per  ragioni  altre  volte  esposte 
dal  prof.  Veglino  è  di  Agaricxis  [Pholiota)  aegerita  Brig.,  non  di  Aga- 
ricus piopparello  né  di  Agaricus  Viviani  come  lo  chiama  il  Fries 
(Hym.  Europ.).  Questo  Agaricino  non  vive  solamente  nel  pioppo  ma 
bensì  sul  Sabucus  suU'  Aesculus  ecc.  e  ritiene  che  esso  possa  essere 
parassita  di  tutti  gli  alberi  a  legno  dolce. 

Il  Presidente  rimette  da  parte  del  Socio  Goiran  la  continuazione 
delle  sue 


ERBORIZZAZIONI  ESTIVE    ED  AUTUNNALI  ATTRAVERSO 
Al  MONTI  LESSINI  VERONESI.  NOTE  DI  A.  GOIRAN. 

(Continuazione). 
COMPOSITAE. 

§  I.  —  Asteraceae. 

318.  Eupatorium  cannaMnitm  L.  —  Luoghi  selvatici  e  fossi 
dalla  pianura  alla  zona  subalpina:  è  in  flore  anche  ad  autunno 
avanzato.  Si  incontrano  pure  le  due  forme  : 

fi  indivisum.  Forma  foliis  omnibus  indivisis.  —  Rara- 
mente. Nelle  stazioni  aride  e  secche  specialmente,  ha  una  sta- 
tura nana  che  qualche  volta  raggiunge  appena  pochi  centimetri 
di  altezza,  caule  semplice,  foglie  piccolissime. 

7  alhiflorum.  Forma  floribus  albis.  —  Rarissima.  Non  era 
ignota  a  Ciro  Pollini  che  parlando  della  specie  scrive  di  essa: 


446  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

Flores  rubentes  raro  albidi}  Recentemente  (12  settembre  1892) 
ho  trovato  una  piccola  colonia  di  questa  forma  elegantissima 
neir^//o  Agro  Veronese  sulla  sinistra  dell'Adige,  in  un  fosso 
tra  Cavaion  e  le  Porte. 

349.  Adenostyles  alpina  B.  et  F.  —  Luoghi  selvatici  della 
zona  alpina  e  subalpina.  Nel  M.  Pastello  (metri  1122),  Passo 
di  Rocca  Pia  (m.  1229)  e  della  Liana  (m.  1461),  Corno  d" Aqui- 
no (m.  1546)  e  Corno  mozzo  (m.  1536),  Podesteria  (m.  1659)^ 
M.  Tornita  e  M.  Sparaver  (ra.  1771-1778),  Eevolto  (m.  1340)  ecc. 
Nell'Erbario  di  Àbramo  Massalongo  si  trovano  esemplari  rac- 
colti in  M.  Bolca  (m.  945)  nella  grotta  delle  donne  salvadeghe  ! 

350.  Homogyne  alpina  Cass.  —  Pascoli  e  luoghi  selvatici  nella 
zona  alpina,  raramente  nella  subalpina  :  a  Bocca  di  Selva  (me- 
tri 1551),  Podesteria,  M.  Malèy^a  (m.  1772),  al  disopra  di  Velo 
Veronese  (m.  1087),  nel  M.  Alba  (m.  1621). 

Di  altre  specie  appartenenti  alla  tribù  delle  Tussilagineae,  Pe- 
tasites  fragrans  Presi.,  P.  offlcinalis  Moench,  P.  albus  Gaertn., 
P.  niveus  Baum.,  Tassilago  Farfara  L,  si  vedono  le  piante 
tuttora  munite  delle  loro  foglie  anche  in  sul  finire  dell'autunno  : 
P.  fragrans  appena  è  da  dirsi  subspontanea;  P.  offtcinalis  dai 
fossati  e  luoghi  umidi  della  pianura  sale  ad  altitudini  di  500- 
1000  metri  ;  Tussilago  Farfara  anche  a  1600  m. 

351.  Solidago  Virga-aurea  L.  —  Comunissima,  colle  sue  va- 
rietà, dal  piano  a  1500-1800  m.  in  altitudine,  nei  luoghi  selva- 
tici di  tutta  la  regione. 

Si  incontra  inselvatichita  S.  serotina  Ait.  :'  di  questa  recen- 
tissimamente (ottobre  1892)  ho  trovato  una  nuova  stazione  sulla 
destra  dell'Adige  a  S.  Vito  del  Mantice  (m.  90). 

352.  Erigeron  acris  L.  —  Comunissimo,  con  le  sue  varietà  e 
forme  (E.  muralis,  elogantus,  serotinus,  corymbosus),  nei  luo- 
ghi sterili  e  lungo  le  vie  in  tutta  la  regione.  Raggiunge  altitu- 
dini comprese  fra  1400  e  15G0  m.,  per  esempio  al  Passo  della 
Liana  e  al  Como  mozzo. 

353.  E.  alpinus  L,  —  Rupi  elevate  in  tutta  la  regione. 

354.  E.  glabratus  Hopp.  et  Horn.  —  Ove  il  precedente. 
Erigeron  annuus  Pers.  originario  dell'  America,  indicato  da 


'  FI.  veron.,  II,  pag.  635. 

*  Bull,  della  Soo.  hot.  itaL,  ia  Nuovo  Giorn.  hot.  {tal.,  XXII,  n.  2. 


ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  447 

Pollini  alle  sponde  del  lago  di  Garda,  a  Ronca,  Monteforte, 
Illasi,  '  ora  si  incontra  ovunque  al  margine  dei  campi,  nelle 
siepi,  lungo  le  strade,  raggiungendo  altitudini  prossime  a  700- 
800  ra.  Anche  E.  canadensis  L.,  originario  esso  pure  dell'Ame- 
rica del  Nord,  infesta  i  campi  ed  i  colti,  dal  piano  al  monte,  sino 
dai  tempi  di  Pontedera  e  Seguier.  * 

355.  Aster  alpinus  L.  —  Pascoli  elevati  di  tutta  la  regione. 
Sulla  cima  di  M.  Pastello  (m.  1122)  rarissimo!;  Corno  d" Aqui- 
no, Corno  mozzo,  Podesteria,  Castelberto  (m.  1751),  M.  Ma- 
lóra, Campobrun,  Passo  della  Lora,  M.  Zeola,  Velo,  Rovere 
di  Velo,  Canipofontana,  Bolca.  —  E  sparso  come  si  vede  per 
molte  stazioni,  cionondimeno  non  può  dirsi  pianta  comune. 

356.  A.  AmelhiS  L.  —  Specie  polimorfa  '  frequente  nei  luoghi 
selvatici,  dalla  pianura  alla  zona  subalpina,  in  tutta  la  regione. 

357.  A.  Linosyris  B.  et  H.  —  Luoghi  selvatici  :  nella  Valle 
Policella  a  Fumane  (m.  194),  Avesa  (m.  103),  in  Valpantena 
nel  M.  Cavolo  e  ^f.  Cucco  (m.  462)  sopra  Grezzana  e  Santa 
Maria  in  Stelle;  e  cosi  pure  nei  M.  Porcile  e  Novesago  verso 
la  Valle  di  Squaranto,  a  Montalto  sopra  Montorio,  nel  Monte 
Viacara  (m.  591),  a  Vico,  Cogolo,  Badia  Calavena  in  Val  dì 
Illusi  ecc.  —  È  frequentissima  la  var.  minor  Wallr.  in  tutte 
le  stazioni  ora  nominate. 

Di  A.  salignus,  oriundo  dall'America  del  Nord  e  da  epoca  re- 
motissima inselvatichito  nei  pressi  di  Verona,  ho  trattato  in 
altra  scrittura.  '  Aggiungo  che  qua  e  là  sporadico  comincia  ad 
osservarsi  qualche  esemplare  di  A.  Novi-Delgii  L. 

358.  Bellidiastrwn  Michela  Cass.  —  Rupi  umide  montane,  al- 
pine e  subalpine  in  tutta  la  regione.  Eccezionalmente  ho  rac- 
colto presso  iS.  Michele  di  Verona  un  esemplare  gigantesco  di 
questa  specie,  in  luogo  inondato  ùrW Adige. 

359.  Senecio  abrotanifolius  L.  —  Rarissimo.  Luoghi  rupestri 
in  M.  Campobrun  e  M.  Posta  (m.  1650-2235). 

360.  S.  nebrodensis  L.  —  Copioso  nei  luoghi  rupestri,  sassosi, 
ghiaiosi   delle   zone   alpina  e  subalpina  ;  meno  frequente  nella 


'  Pollini,   Viag.,  pag.  14;  FI.  veron.,  II,  pag.  701. 

*  Skgl'Ikr,  pi.  ver.,  II,  pag.  214. 

'  Bullettino  ecc.  in  Nuovo  Giorn.  hot.  ital.,  XXIII,  n.  1,  pag.  IDI. 

♦  Bullettino  ecc.  ecc.,  n.  2,  pag.  335. 


448  ADUNANZA.   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

montana  :  si  avanza  verso  la  pianura  seguendo  il  corso  dei  tor- 
renti.  —  Dopo  la  piena  del  1882  comparve  una  gran  quantità 
di  questa  specie,  appena  fuori  la  città  di  Verona,  là  dove  av- 
venne la  rotta  Fumi  ed  il  fiume  si  scavò  un  nuovo  letto. 

361.  -S".  erraticus  Bertot.  —  Fossi  e  luoghi  umidi  del  piano  e 
della  parte  più  bassa  della  zona  montana.  Si  mantiene  in  fiori- 
tura anche  ad  autunno  avanzato. 

362.  S.  Jacóhaea  L.  —  Raro  nei  luoghi  aridi  della  Collina 
veronese:  copioso  al  Bosco  Manlico  sulla  destra  dell'Adige. 

363.  S.  eriicifolius  L.  —  Luoghi  selvatici:  non  comune.  Nella 
Valpantena  sopra  Grezzana  nel  M.  Zovo  (ra.  540)  e  Mooiie 
Gazo  (m.  497;  a  piedi  del  M.  S.  Viola,  al  Campon  e  Prà  del- 
l'Acqua verso  il  Vaio  di  Squaranto,  nella  Collina  di  Montorio, 
nella  Valle  d'Illasi  presso  Saline,  Illasi,  Tregnago,  Cogolo  ecc. 
È  specie  prettamente  autunnale:  fiorisce  ordinariamente  nella  se- 
conda metà  di  settembre.  Si  incontra  anche,  ma  assai  raramente^ 
la  var.  tenuifolius  Jacq. 

364.  S.  Boronìcum  L.  —  Pascoli  elevati  in  tutta  la  regione. 

365.  S.  hrachychaetus  DC.  —  Specie  polimorfa,  che  s' incontra 
nei  pascoli  alpini,  subalpini  e  montani  dell'  intera  regione. 

366.  S.  Cacaliaster  Lam.  —  Raro.  Luoghi  rupestri  in  Pode- 
steria e  al  Corno  mozzo. 

367.  *S'.  jmluclosus  L.  —  Fossi  della  pianura  in  Val  Zerpana, 
Caldiero  ecc. 

368.  S.  nemorensis  L.  —  Luoghi  selvatici  dalle  zone  elevate 
alla  collina.  Si  incontra  colle  sue  numerose  varietà:  fra  le  quali 
la  maggiormente  diffusa  é  quella  che  corrisponde  a  S.  nemo- 
rensis £.  Fitchsii  Koch.  ' 

369.  S.  cordatus  Koch,  —  Cresce  gregario  nei  pascoli  elevati 
della  zona  alpina  e  subalpina;  più  raro  diventa  nella  montana. 

Or  sono  alcuni  anni  raccolsi  S.  Ciìieraria  DC.  quasi  selvatico 
fra  le  rupi  del  Giardino  Giusti  in  Verona. 

370.  Doronicum  austrìacum  Jacq.  —  Raro.  Luoghi  selvatici 
presso  Velo. 

371.  Arnica  montana  L.  —  Nei  pascoli  elevati  :  Corno  d'A- 
quilio.  Corno  mozzo  ecc.  Malóra  (m.  1772)  ecc.,  Velo  (m.  1100- 
1200)  ecc.,  Campofoìitana  (m.  1223). 


'  Syn.  fi.  germ.  et  helv.,  ed.  2*,  pag.  430. 


ADUNANZA    DELLA    SKDE   DI    FIRENZE  449 

372.  Leucanthemum  pallens  DC.  —  Forse  in  unione  a  L.  ma- 
ximum DC;  due  specie  le  quali  probabiimenfe  sono  state  prese 
per  forme  di  L.  vulgare.  Di  quest'  ultimo  nel  Vaio  Spcrzani 
(ottobre  1889)  ho  trovato  un  esemplare  appartenente  alla  va- 
rietà incisum  (Bertol.). 

373.  L.  montanum  DC.  —  Colla  var.  alralam  nei  pascoli  ele- 
vati di  Mai  èra,  Trapala,  Pertica  ecc. 

374.  Pyrethrum  corymbosum  W.  —  Luoghi  selvatici  e  bo- 
schivi in  tutti  i  colli  e  monti. 

Presso  tutte  le  abitazioni  campagnole,  fatto  quasi  selvatico, 
cresce  P.  Partheniwn  Smith.  —  Dopo  la  piena  d'Adige  del  1882, 
nel  luogo  superiormente  citato  ed  in  diverse  vie  della  città  di  Ve- 
rona comparvero  non  pochi  esemplari  di  Crysanlhemwn  Myco- 
nis  L.  E  nei  ruderati  si  trova  qualche  volta  C.  Coronarium  L. 

375.  Anthemis  montana  L.  —  Rarissima.  Pascoli  di  Campo- 
brun  e  M.  Posta. 

376.  A.  tinctoria  L.  —  Vie  e  luoghi  aridi  dal  piano  ad  una 
certa  altitudine,  per  esempio  a  Carnpofontana  (m,  1223). 

j3  microcephala.  Forma  capilulis  minoriltus.  —  In  Valpoli- 
cella presso  Pedemonte  e  Sausto. 

377.  A.  Colala  L.  —  Nei  luoghi  aridi  e  lungo  le  vie  nelle  parti 
basse  della  regione  specialmente  :  per  esempio  al  Vago,  Slrà  di 
Caldiero  ecc.  —  Si  passano  sotto  silenzio  A.  arvensis,  A.  Gota  L. 
copiosissime  nei  seminati,  ed  altre  forme  tuttora  in  istudio. 

378.  Achillea  Clavenae  L.  —  Pascoli  e  luoghi  rupestri  della 
zona  elevata  :  al  Passo  della  Lora,  alle  Gozze  di  Velo  ve?^o- 
nese,  nel  luogo  detto  Mandriele  presso  Rovere  di  Velo. 

379.  A.  tomentosa  L.  —  Luoghi  aridi  :  dintorni  e  collina  di 
Vero7ia. 

380.  A.  distans  Pollin.,  FI.  ver.,  II,  pag,  713.  —  Specie  poli- 
morfa che  in  tutta  la  regione  cresce  al  margine  dei  campi  e 
sul  ciglio  dei  muri  a  secco,  dalla  collina  ad  altitudini  comprese 
fra  1000  e  1500  metri. 

381.  Tanacetum  vulgare  L.  —  Si  trova  assieme  alla  var.  cri- 
spam  presso  tutte  le  case  rusticane,  coltivato  per  le  pretese 
virtù.  È  inselvatichito  qua  e  là:  copiosissimo  per  esempio  nel 
M.  Bolca,  nella  Valpaniena  a  Romagnano,  Lamiago,  Monte 
Lave,  Tenda  di  Orti  ecc.  —  Sporadico  si  incontra  T.  Balsa- 
mita L.,  per  esempio  presso  Tregnago  nella  Valle  dei  Finctti. 


450  ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

Nella  città  di  Verona,  nello  stradone  di  S.  Fermo,  ho  rinvenuto 
Santolina  Chamaecyparìssias  L. 

382.  Arthemisia  camphorata  Vili.  —  Luoghi  sassosi  :  dalla 
pianura  ascende  ai  monti  sin  quasi  a  toccare  la  zona  subalpina. 
Si  incontrano  con  la  forma  tipica  le  var.  canescens  DC.  ed  m- 
canescens  Jord. 

883.  A.  AbsintMum  L.  —  Nei  luoghi  incolti  e  negli  orti  dove 
qualche  volta  é  coltivata:  nella  Valpantena,  nel  M.  Gazo,  Tenda 
degli  Orti,  nella  Valle  di  Tregnago  ecc. 

384.  A.  campestris  L.  —  Luoghi  aridi  dal  piano  alla  zona  al- 
pina, meno  frequente  però  di  A.  vulgaris  che  raramente  oltre- 
passa la  zona  montana. 

Sono  coltivati,  ma  si  incontrano  sporadici,  Helianthus  an- 
nuus  L.  ed  II.  tuberosus. 

385.  Bidens  Cullata  L.  —  In  un  fosso  parallelamente  sdV Adige 
a  Ceraino.  Rarissima.  Il  veronese  Da  Campo  l'ha  raccolta  a 
Ponti  alle  sponde  del  Mincio.  —  Si  trovano  con  le  loro  varietà 
B.  tripartita  L.  nei  fossi  della  pianura  dalla  quale  ascende  ad 
una  certa  altitudine,  e  B.  cernua  L.  nei  fossati  e  nelle  risaie: 
B.  bipinnata  L.,  pianta  americana  rinvenuta  già  da  Seguier  * 
ed  oramai  naturalizzata,  infesta  tutta  la  campagna  veronese,  e 
proseguendo  nel  suo  viaggio  di  ascensione  nei  monti  tocca  al- 
titudini, per  esempio  in  Valpantena  e  Val  di  Tregnago,  pros- 
sime a  500  m.  —  In  questo  luogo  sarebbe  pure  da  inserire  Ga- 
linzoga  parvi/torà  Cav.;  ma  avendone  fatto  parola  altra  volta, " 
mi  limito  a  riferire  che  recentissimamente  ho  rinvenuto  una 
nuova  stazione  veronese  di  questa  Asteracea  sulla  destra  del- 
V Adige  presso  S.  Vito  del  Mantico  :  un  campo  coltivato  a  Sor- 
go-turco in  riva  al  fiume  ne  era  letteralmente  infestato. 

386.  Xanthium  spinosum  L.  —  Lungo  le  vie  e  nei  calcinacci: 
a  Verona,  Parona  d'Adige,  Pescantina,  in  tutta  la  Valpolicella, 
in  Valpantena  a  Quinto,  Montorio,  Caldiero,  Tregnago,  Soave, 
Sambonifacio  ecc. 

387.  X.  macrocarpum  L.  —  Campi  nei  dintorni  di  Verona,  ed 
in  generale  nella  parte  più  bassa  della  regione  che  raramente 
abbonda,  a  Tregnago  (m.  317)  nel  Cimitero  vecchio. 


'   PI.  veron.,  Ili,  pag.  284. 

*  Bullettino  ecc.  in  Nuovo   Giorn.  hot.  ital.,  XXI,  pag.  271. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  451 

388.  Inula  spi7'aeaefolia  L.  —  Luoghi  boschivi,  selvatici  e  ru- 
pestri della  collina  e  della  zona  montana  in  tutta  la  regione. 

389.  /.  iurta  L.  —  Ove  la  precedente. 

390.  /.  salicina  L.  —  Non  comune.  In  Valle  d'Illasi  i)resso 
Tregnago. 

391.  /.  Conyza  DC.  —  Luoghi  selvatici  ed  incolti  dal  piano  alla 
zona  montana. 

392.  /.  graveolens  Desf.  —  Accidentalmente  nei  cantieri  fer- 
roviari a  Porla  Vescovo. 

393.  Palicaria  vnlgaris  Gaertn.  —  Luoghi  inondati  presso  San 
Michele. 

394.  Buphihalmum  salìcifolium  L.  —  Luoghi  selvatici  dal 
piano  alla  zona  alpina:  frequentissimo  in  unione  alle  sue  va- 
rietà. ' 

395.  Asteriscus  spinosus  Gr.  et  Godr.  —  Non  comune:  siepi 
e  luoghi  selvatici  presso  Verona  in  Valdonega,  S.  Leonardo, 
S.  Mattia,  Avesa,  nella  Valle  cClllast  ai  Rancani  presso  Tre- 
gnago. 

396.  Carpesiam  cernuum  L.  —  Nei  luoghi  ombrosi  e  lungo  i 
fossi.  Non  comune.  —  In  Campomarzo  di  Verona,  al  l'ago,  a 
Caklierino,  Caldìero  ecc.,  in  Val  d'Adige  a  Peri,  Ossenigo,  Bor- 
g  hello. 

397.  Calendula  arvensis  L.  —  Luoghi  coltivati  dal  piano  alla 
zona  montana.  —  Sporadica  si  incontra  C.  o/flcinalis  L. 

398.  Belichrysum  Stoechas  DC.  —  Raro.  Rupi  fra  Dolce  e 
Peri  in   Val  d'Adige.  ^ 

399.  Gnaphaliuni  luteo-album  L.  —  Nelle  mura  di  Verona,  a 
Pescantina  d'Adige,  nella  Valpantena  a  Quinto  e  sopra  Grez- 
zana  alle  Grotte  di  Falasco,  nella  Valle  di  Montorio  ecc. 

400.  G.  sijlvaticum  L.  —  Pascoli  alpini  e  subalpini  in  tutta  la 
regione. 

401.  G.  supinum  L.  —  Raro.  Luoghi  ghiaiosi  in  Campobrun 
e  M.  Posta. 

402.  Antennaria  dioica  Gaertn.  —  Pascoli  della  zona  montana 
e  subalpina. 


'  Bullettino  ecc.    in    Nuovo   Giorn.  hot.  ital.,  voi.  XXIII,  u.  1,  pa- 
gina 1!>0. 
-  Id.,  id. 


452  ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

403.  Leontopodìmn  aìpinum  Cass.  —  Rupi  nella  zona  più  ele- 
vata. Al  Passo  della  Liana  (m.  1461),'  Corno  mozzo  (m.  1536), 
Podesteria  (m.  1659),  CasteWerto  (ra.  1751),  Passo  di  Malóra 
(m.  1659),  Passo  della  Lora  (m.  1717),  M.  Alba  (m.  1621),  Passo 
di  Pertica  (rn.  1546),  M.  Posta  (ra.  2235).  —  E  sarebbe  ormai 
tempo,  presso  di  noi  fosse,  come  nella  Svizzera,  posto  argine  alla 
opera  di  distruzione  perpetrata  a  danno  di  questa  povera  specie: 
la  quale  di  anno  in  anno  si  va  facendo  meno  copiosa.  In  alcune 
stazioni  é  scomparsa.  Nello  scorso  mese  di  settembre  é  capitato 
a  S.  Anna  d'Alfaedo,  ove  io  mi  ritrovavo,  un  erbaiuolo  reduce 
dal  M.  Baldo  ove  erasi  recato  a  fare  raccolta  di  Edehoeiss:  e  ne 
aveva  asportato  qualche  cosa  come  10,000  piante.  Dico  10,000! 

404.  Filago  arvensis  L.  —  Luoglii  aridi  e  secchi  dal  piano 
alla  zona  montana  :  meno  frequente  della  volgatissima  F.  ger- 
manica L. 

405.  Micropus  erectus  L.  —  Pianta  per  lo  più  gregaria  nei 
pascoli  aridi  e  secchi  :  nel  M.  Gain,  Castel  di  Montorio  (me- 
tri 139),  nei  colli  sopra  Quinzano,  nel  M.  Pastello,  nel  M.  Via- 
cara  (m.  591),  ecc. 

406.  Xeranthemum  annuum  L.  —  Non  comune.  Nei  luoghi 
aridi  a  Monteforte  d'Alpone,  M.  Viacara  sopra  Tregnago,  Mar- 
cellise,  Spredino  di  Grezzana,  M.  Castello. 


Il  cap.  MiCHELETTi  comuiiica  alla  Società  la  nota    seguente    del 
prof.  G.   TucciMEi,  aggiungendovi  alcune  Considerazluni  : 


SULLA   RESTAURAZIONE   DEL    LATINO.   COMUNICAZIONE 
DI  L.  MICHELETTI. 

Per  il  congresso  botanico  internazionale,  riunitosi  a  Genova 
nel  decorso  mese  di  settembre,  era  stata  dichiarata  lingua  uf- 
ficiale r  italiana,  e  oltre  gli  scienziati  italiani,  che  se  ne  valsero 
tutti,  alcuni  scienziati  esteri  1'  usarono  pure. 


*  Eccezionalmente  e  con  un  solo  esemplare  in  questo  punto,  pros- 
simo però  al  Corno  mozzo  ove  è  abbondantissimo.  Nella  regione  dà 
le  coordinate  del  punto  più  occidentale  e  più  basso  in  altitudine. 


ADUNANZA    DKLLA    Sf^DE   DI   FIRENZE  45ci 

Il  prof.  Magnus  di  Berlino  parlò  in  italiano  inforno  ad  un 
fungillo;  il  prof.  Radlkofer  di  Monaco  (Baviera)  lesse  nella  no- 
stra lingua  una  memoria  sopra  il  fusto  anomalo  della  Serjana 
piscatoria  Radlk.  e  cosi  il  dottor  Schottlaender  di  Breslavia, 
con  molta  facilità  di  pronunzia  e  in  eletta  forma,  disse  in  ita- 
liano delle  ricerche  da  lui  fatte  sul  nucleo  e  sulle  cellule  ses- 
suali nelle  piante  crittogame.  Ma  era  naturale  che  soltanto  po- 
chi stranieri  potessero  conoscere  la  nostra  lingua  al  punto  di 
usarla  nelle  loro  conferenze  scientifiche.  Il  prof.  Strassburger 
dell'  Università  di  Bonn  tenne  la  presidenza  in  francese  e  cosi 
il  prof.  Borodine  di  Pietroburgo,  il  dottor  Bonnet  di  Parigi  e 
il  signor  De  Vilmorin;  in  inglese  il  signor  Vasey  di  Washing- 
ton. Parlarono  pure  in  francese  il  prof.  Chodat,  il  dottor  Bri- 
quet  di  Ginevra,  il  sig.  E.  Burnat,  ecc.  ;  in  inglese  i  signori  Mar- 
shall-Ward  di  Cappers  Hill,  Underwood,  ecc.;  in  tedesco  lo 
stesso  signor  prof.  Strassburger,  i  professori  Ascherson  e  Pfìtzer, 
il  sig.  Palacky  e  molti  altri. 

Certo  è  da  notarsi,  ad  onore  dei  congressisti,  che  la  cono- 
scenza dei  vari  idiomi  non  si  poteva  dire  né  scarsa  nò  ristretta 
a  pochi.  Ma  in  una  riunione  cosi  numerosa,  parecchi  pure  non 
potevano  essere  in  grado  di  comprendere  vuoi  l'italiano  o  il 
francese,  vuoi  il  tedesco  o  l'inglese,  e  taluno  veramente  nessun 
altro  idioma  all'  infuori  del  proprio,  che  altro  è  il  leggere  e  il 
comprendere  libri  (cosa  del  resto  non  sempre  facile  anche  col- 
r  aiuto  del  vocabolario)  e  altro  é  l' intendere  dalla  viva  voce 
di  uno  straniero. 

Nessuno  parlò  o  lesse  in  latino;  il  che  venne  a  provare  una 
volta  di  più,  che  la  lingua  latina,  già  internazionale  per  la 
scienza  e  che  da  molto  tempo  andò  perdendo  terreno,  n'  ebbe 
a  perdere  parecchio! 

La  necessità  di  avere  una  lingua  scientifica  internazionale 
essendo  sentita  da  tutti  gli  scienziati,  comunico  alla  Società  il 
discorso  letto  dal  prof.  G.  Tuccimei,  il  10  febbraio  1892,  nel- 
l'aula magna  della  Cancelleria  in  Roma,  discorso  che  merita 
veramente  la  maggior  diffusione  nell'  intento  di  restaurare  e  sal- 
vare il  latino. 


454  ADUNANZA   DELLA    SEDE    DI   FIRENZE 


Il  discorso  del  Prof.  G.  Tuccimei 


La  lingua  scientifica  internazionale  o  restauriamo  il  latino  ! 

«  Il  secolo  che  muore,  se  ha  grandi  meriti  verso  le  scienze 
pei  progressi  realizzati,  per  la  grande  divulgazione,  pel  culto 
che  osse  vi  hanno  guadagnato,  e  finalmente  per  l'importanza 
che  hanno  acquistato  in  tutti  i  rami  della  vita  pubblica  e  pri- 
vata; ha  però  verso  di  esse  un  torto  grave.  All'idioma  latino 
già  universalmente  adottato  dagli  scienziati  per  la  pubblicazione 
dei  loro  lavori,  ha  lasciato  sostituire  le  lingue  nazionali.  E 
quella  che  era  stata  proclamata  la  lingua  dei  dotti,  e  che  sem- 
brava colla  bellezza  e  l'austerità  delle  forme  dovesse  circondare 
di  un'aureola  di  prestigio  i  più  eletti  parti  della  mente  umana, 
venne  dai  dotti  stessi  dimenticata  e  reietta,  e  poco  meno  che 
condannata  al  ridicolo. 

«  Quali  conseguenze  sieno  venute  da  questa  proscrizione  è 
facile  comprendere.  La  scienza  già  patrimonio  universale,  de- 
stinato ad  oltrepassare  i  monti  ed  i  mari,  come  il  sole  che  ir- 
radia per  tutto,  si  è  venuta  invece  progressivamente  segre- 
gando ed  isolando  nelle  nazioni.  I  prodotti  di  ciascuna  di  esse, 
non  controllati  dai  dotti  delle  altre,  han  formato  come  tanti 
fidecommissi,  cui  gli  altri  guardano  senza  poter  raggiungere. 
L' isolamento  del  linguaggio  ha  contribuito  alla  formazione  di 
scuole  e  di  sistemi,  i  quali,  tenendo  divise  le  menti  anche  nelle 
questioni  più  positive,  rimangono  come  una  prova  della  primi- 
tiva divisione  babelica.  I  cultori  poi  delle  scienze,  per  poco  che 
vogliano  tenersi  al  giorno,  si  vedono  costretti  a  sacrificare  una 
parte  della  loro  vita,  e  specialmente  l'età  più  attiva  e  più  pro- 
duttiva, nello  studio  di  alcune  lingue.  Onde  una  parte  del  la- 
voro utile  viene  sottratta  par  darla  alla  ricerca  di  uno  dei 
mezzi  più  indispensabili  a  proseguire.  E  bastasse  !  Giacché 
quand'anche  siamo  giunti  a  impadronirci  del  tedesco,  dell'in- 
glese e  del  francese,  che  sono  le  lingue  più  diffuse,  o  quelle  in 
cui  si  pubblica  di  più,  specie  nelle  scienze  naturali,  si  é  sempre 
assai  lontani  dall'intento.  Perocché  oggi  (per  non  parlare  delle 
lingue  neolatine,  come  rumeno,  spagnolo  e  portoghese,  facili  a 


ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE  455 

comprondersi  da  noi  Italiani)  si  lavora  moltissimo  in  ungherese, 
in  svedese,  in  croato,  in  russo,  in  boemo,  in  olandese,  e  perfino  in 
giapponese.  Onde  il  tener  dietro  a  tutto  si  è  fatto  oramai  im- 
possibile a  chi  non  ha  il  genio  di  un  Mezzofanti,  e  dopo  sforzi 
inauditi  si  finisce  col  lamentare  che  gli  scienziati  di  una  na- 
zione ignorino  quanto  si  fa  da  quelli  di  un'altra. 

«  In  questo  male  ognora  crescente  che  ha  ristretto  la  scienza 
entro  i  confini  troppo  angusti  di  uno  stato  o  di  una  nazione, 
chi  sta  peggio  degli  allri  siamo  noi  Italiani.  Sia  per  le  difficolta 
che  offre  la  nostra  lingua,  sia  per  idee  preconcette  invalse,  o 
per  altre  ragioni  che  qui  non  occorre  indagare,  i  nostri  lavori 
sono  forse  tra  i  meno  letti  e  meno  conosciuti  al  di  fuori.  E 
mentre  di  certi  rami  delle  scienze  mediche  e  naturali  l'Italia 
fu  culla  gloriosa,  le  sue  orme  sicure  furono  ricalcate  dagli  stra- 
nieri, e  le  scoperte  più  grandi  de' suoi  genii  le  vennero  viva- 
mente contese  d'  oltremare  :  oggi  invece  nell'  areopago  scienti- 
fico internazionale  essa  è  poco  meno  che  ignorata,  e  molti 
de' suoi  dotti  sono  costretti  a  ricorrere  a  lingue  straniere  per 
dififondere  i  proprii  studii, 

«  Il  campo  delle  scienze  naturali  è  senza  dubbio  il  più  danneg- 
giato da  questa  proscrizione  di  una  lingua  comune,  come  quello 
nel  quale  la  divisione  del  lavoi'o  essendo  maggiore,  maggiore 
è  pure  dappertutto  il  numero  dei  cultori  e  delle  pubblicazioni. 

«  Cercare  le  cause  del  fatto  che  sto  lamentando,  non  è  cosa 
facile.  Le  sue  origini  vanno  certamente  indietro  di  qualche  se- 
colo. Gli  scienziati  di  tutto  il  mondo  si  ritenevano  un  tempo 
legati  da  una  consuetudine  divenuta  legge  per  lunghissimo  uso, 
poiché  servirsi  del  latino  fu  sempre  il  distintivo  delle  persone 
colte.  Esse  sapevano  che  la  internazionalità  dei  loro  lavori  era 
con  tal  mezzo  assicurata.  Onde  è  che  le  opere  più  importanti 
venute  alla  luce  nelle  diverse  nazioni  erano  appunto  in  quella 
lingua.  Lungo  sarebbe  l'enumerarle,  e  basterà  citarne  soltanto 
alcune  tra  le  più  celebri  a  partire  dal  rinascimento. 

«  Nel  secolo  decimosettimo  in  Italia  si  pubblicavano  in  latino 
molte  opere  del  Galilei  e  quelle  dell'Aldrovandi  e  del  Malpighi, 
ambedue  naturalisti,  il  secondo  anche  medico.  In  latino  scrive- 
vano il  celebre  gesuita  Bonanni,  e  a  Napoli  il  zoologo  Fabio 
Colonna.  Il  Leuwenoeck  in  Olanda  pubblicava  la  sua  grande 
scoperta  del  microscopio,  e  il  Wotlon  a  Londra  trattava  argo- 


456  ADUNANZA   DELLA.    SEDE   DI   FIRENZE 

menti  di  zoologia  sempre  in  latino,  cosi  pure  in  Francia  il 
Tournefort  per  le  sue  opere  di  botanica.  E  latina  era  pure  la 
veste  di  cui  l' inglese  Harvey  adornò  la  sua  grandissima  sco- 
perta della  circolazione  del  sangue,  scoperta  che  noi  ancora  gli 
contendiamo  per  l'aretino  Andrea  Cesalpino,  che  un  mezzo  se- 
colo prima  l'aveva  accennata  pur  esso  in  latino. 

«  Sul  principio  del  secolo  decimottavo  Sibilla  di  Mérian  in 
Amsterdam  trovava  confacevole  la  lingua  del  Lazio  per  la  de- 
scrizione dei  suoi  celebri  viaggi  naturalistici  nell'America  del 
Sud.  E  nello  stesso  secolo  una  plejade  d' illustri  botanici  italiani, 
come  il  Battazza,  il  Maratti,  il  Micheli,  lo  Scopoli,  e  tra  gli 
stranieri  il  grande  zoologo  danese  Federico  Mùller,  e  il  tedesco 
Klein,  e  tanti  altri  che  la  brevità  del  tempo  non  mi  consente  di 
nominare,  consegnavano  alla  posterità  i  loro  lavori,  cui  l' idioma 
latino  assicurava  per  sempre  l'amorevole  interesse  dei  dotti. 

«  Cosi  giungiamo  alla  seconda  metà  del  secolo  decimottavo, 
quando  le  riforme  di  Carlo  Linneo  inaugurarono  per  la  storia 
naturale  il  vero  secolo  d'oro,  e  le  aprirono  orizzonti  inattesi, 
[n  quel  periodo  il  grande  svedese  pubblicava  a  Lipsia,  a  Vienna, 
ad  Utrecht,  a  Leyden,  a  Upsal,  ben  quattordici  edizioni  del  suo 
immortale  Systema  natiirae,  tutte  in  latino.  E  l'illustre  suo 
allievo  Fabricius,  fecondo  scrittore  di  entomologia,  ne  seguiva 
l'esempio  in  più  libri  che  vanno  tuttora  per  le  mani  dei  natu- 
ralisti. 

«  Ma  in  questo  unanime  consenso  degli  scienziati  di  tutto  il 
mondo,  il  quale  assicurava  alla  posterità  le  più  grandi  scoperte 
delle  scienze  mediche  e  naturali,  non  mancavano  le  eccezioni. 
Scarse,  rare  e  timide,  tra  le  nazioni  dotte  dei  secoli  trascorsi, 
sono  le  opere  scritte  nelle  lingue  nazionali,  cosi  che  noi  le  an- 
diamo cercando  colla  lente  dell'avaro;  esse  però  erano  tutf 'al- 
tro che  eccezioni  in  Francia.  Qui  invece  era  eccezione  il  trovare 
uno  scienziato  che  scrivesse  in  latino.  E  il  cattivo  uso  andò 
siffattamente  radicandosi,  che,  quando  colla  grande  rivoluzione 
l'influenza  politica  di  quel  popolo  si  andò  estendendo  sull'Eu- 
ropa, una  falange  gloriosa  di  scienziati  francesi  che  allora  ap- 
punto fiorivano,  scrivendo  nella  loro  lingua,  estesero  quell'in- 
fluenza anche  nel  campo  scientifico.  I  lavori  del  Geoffroy,  del 
Buffon  e  del  Cuvier  in  zoologia,  quelli  dei  De  Jussieu  in  bo- 
tanica, del  Lavoisier  e  del  Fourcroy  in  chimica,  del  La  Grange 


ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  457 

e  del  Legendre  in  matematica,  del  Laplace  nella  meccanica  ce- 
leste, portavano  nomi  troppo  illustri  perchè  non  esercitassero 
una  preponderanza  anche  per  la  lingua  nella  quale  erano  scritti. 
Nell'ebbrezza  di  quei  tempi  la  Francia  sperava  d' imporre  alle 
nazioni  civili,  oltre  alle  sue  riforme  politiche,  anche  la  sua 
lingua  come  mezzo  di  comunicazioni  scientifiche.  Tanto  era  sen- 
tita fra  i  dotti  la  necessità  di  un  linguaggio  internazionale.  Ma 
la  speranza  rimase  delusa,  poiché  le  rivalità  nazionali  determi- 
narono invece  una  reazione  a  favore  delle  lingue  proprie,  e 
d'allora  si  può  dire  cominciò  ad  esser  ripudiato  il  latino. 

«  Pochi  naturalisti  proseguivano  nel  secolo  attuale  la  tradi- 
zione degli  avi;  e  tra  questi  l'Italia,  anzi  Roma  ebbe,  come 
sempre,  il  primato.  Onde  possiamo  ancora  citare  le  opere  dei 
romani  Sebastiani,  Mauri,  Sanguinetti  ;  quelle  dei  bolognesi  Ber- 
toloni  e  Bianconi,  e  alcuni  stranieri  tra  cui  il  francese  De  Can- 
dolle,  i  tedeschi  Steudel  e  lustus  Roth.  Ma  oramai  il  malo 
esempio  della  Francia  aveva  trovato  seguaci  dappertutto.  Ed 
oggi  nella  dotta  Germania,  che  pure  è  1'  unica  in  cui  si  conservi 
ancora  un  resto  dell*  antica  tradizione,  tra  le  tesi  di  laurea  che 
ivi  regolarmente  si  pubblicano  se  ne  conta  una  latina  su  150  te- 
desche; ciò  dia  una  idea  della  proporzione  a  cui  son  ridotte  le 
pubblicazioni  in  quella  lingua. 

«  La  grande  rivoluzione  si  era  fatta  sentire  pur  troppo  an- 
che qui! 

«  Non  è  nostro  compito  esaminare  se  la  Francia  abbia  pagato 
il  fio  del  cattivo  esempio.  Ma  certo  il  predominio  intellettuale 
della  sua  antica  rivale,  la  Germania,  farebbe  crederlo.  Intanto 
al  punto  in  cui  siamo  ne  risentiamo  gravissimo  il  danno  tutti 
e  dappertutto,  ma  specialmente  noi  cultori  delle  scienze  natu- 
rali, perchè  in  queste  la  produzione  è  salita  ad  un  grado  in- 
credibile. Il  bisogno  d'intenderci  una  volta  è  divenuto  urgente, 
e  la  confusione  delle  lingue  si  può  dire  è  al  suo  apogeo.  Chi 
non  si  è  trovato  nel  campo  attivo  della  produzione  scientifica 
non  giunge  a  formarsi  un'  idea  del  male  che  si  è  fatto  alla 
scienza  e  agli  scienziati  coli' abolizione  di  una  lingua  comune. 
È  un'ansietà  insoddisfatta,  un  senso  di  scoraggiamento  e  di 
umiliazione  che  ci  assale  quando  ci  vediamo  circondati  da  libri, 
il  cui  argomento  e'  interessa,  forse  anche  personalmente,  e  che 
non  possiamo  arrivare  a  decifrare. 


458  ADUNANZA   DELLA    SEDE   DI   FIRENZE 

«  Il  male  deve  esser  grave  davvero  se  vediamo  da  più  parti 
sorgere  proposte  sia  di  adottare  una  lingua  vivente  o  estìnta, 
sia  di  fabbricarne  di  pianta  per  uso  e  consumo  degli  scienziati. 
Sul  quale  proposito  ricorderò  i  tentativi  del  Lamenhof,  dello 
Steiner,  dell'  Henderson,  del  Bauer,  del  Dyer,  e  di  qualche  altro, 
diretti  appunto  alla  invenzione  di  una  lingua  comune.  Nel  1887 
poi  la  Società  filosofica  di  Filadelfia  pigliava  una  seria  inizia- 
tiva, incaricando  una  commissione  di  suoi  membri  di  esaminare 
fino  a  qual  punto  il  Volapiik  potesse  utilizzarsi  a  questo  scopo. 
Il  parere  della  commissione  fu  contrario,  ed  io  aggiungo  che 
non  poteva  essere  a  meno,  perchè  se  la  lingua  inventata  dallo 
svizzero  Schleyer  presenta  appena  qualche  punto  d'appoggio 
per  le  relazioni  commerciali,  per  le  scientifiche  offre  tutte  le 
difficoltà  del  latino  senza  un  solo  de' suoi  vantaggi.  Poi  chi  vor- 
rebbe sul  serio,  non  dirò  posporre,  ma  solo  mettere  a  confronto 
col  Volapiik  una  lingua,  come  il  latino,  grande  nella  storia  della 
civiltà,  ricca  di  tradizioni  gloriose  più  che  due  volte  millenarie, 
strumento  splendido  di  ogni  più  nobile  progresso  intellettuale? 

«  Tra  questi  tentativi  non  va  dimenticata  la  proposta  di  un 
nuovo  latino  fatta  dal  naturalista  Rosa  dell'  università  di  To- 
rino. Ma  con  siffatte  oramai  famose  lingue  artificiali  siamo  sem- 
pre alle  solite!  Proporre  ai  dotti  un  miscuglio  di  ausiliari  in- 
glesi, di  avverbii  e  pronomi  latini,  di  desinenze  tedesche,  il  tutto 
ordinato  in  una  sintassi  mezzo  italiana  e  mezzo  francese,  piut- 
tosto che  un  nuovo  latino  è  una  parodia  di  latino,  nella  quale 
scapita  la  serietà  di  tutti,  compresa  la  scienza,  alla  quale  tutti 
sinceramente  desideriamo  giovare. 

«  Non  parliamo  di  una  lingua  vivente.  Il  solo  fatto  che  nessuno 
la  propone  dei  tanti  che  oramai  si  preoccupano  della  questione, 
mostra  che  le  rivalità  nazionali  sarebbero  tante  da  soffocare  il 
tentativo  fino  dal  suo  primo  nascere.  Meno  che  mai  potrebbe  poi 
quest'  onore  toccare  al  francese.  Basta  osservare  quanto  è  av- 
venuto in  certi  congressi  internazionali,  dove  da  principio  sta- 
bilitosi il  francese  come  lingua  ufl^ciale,  han  finito  i  più  col 
parlare  la  lingua  propria.  Si  può  dire  che  noialtri  Italiani  siamo 
i  più  caldi  partigiani  del  francese.  Ma  perfino  nella  corrispon- 
denza privata  con  persone  di  altre  nazioni,  si  finisce  col  rispon- 
derci in  italiano.  Negli  usi  scientifici  poi  il  francese  non  ha 
mai  attecchito. 


ADUNANZA   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  459 

«  Se  dunque  le  cose  sono  a  tal  punto  che  una  risoluzione  pur- 
chessia urga  prendere,  non  e'  è,  a  mio  credere,  che  un  rimedio 
da  adottare,  rimedio  degno  del  male  che  si  vuol  curare,  pro- 
porzionato alla  importanza,  alla  grandezza  della  scienza  di  cui 
vogliamo  assicurare  1'  universalità.  E  questo  rimedio  è  compreso 
nel  grido  :  Restauriamo  il  latino  !  A  questo  grido  si  associno 
quanti  sentono  il  fuoco  sacro  della  scienza,  quanti  amano  il 
progresso  di  questa  luce  della  intelligenza  umana.  Se  altri  per 
inerzia  o  per  timidezza,  per  ipocrisia  o  per  aperta  ostilità  si 
asterrà  dal  perorarne  la  causa,  l'iniziativa  e  l'apostolato  ne 
partano  da  questa  Kalia  già  culla  gloriosa  dell'  idioma,  e  delle 
scienze  che  di  lui  ammantate  varcarono  le  Alpi  e  i  mari. 

«  Non  si  creda,  o  signori,  che  io  nel  dispiegare  questa  bandiera 
mi  dissimuli  le  difficoltà  che  si  incontreranno  :  1*  intrinseca 
difficoltà  della  lingua,  l' incapacità  sua  ad  esprimere  concetti 
completamente  ignoti  agli  antichi,  e  più  di  tutto  la  grandissima 
quantità  di  vocaboli  tecnici  non  aventi  alcun  equivalente  nel 
latino.  JNIa  queste  difficoltà  non  devono  essere  gran  cosa,  se  ve- 
diamo, anche  nella  seconda  metà  del  secolo  attuale,  pubblicali 
libri  scientifici  in  latino,  come  l'opera  in  corso  del  Carus  sulla 
fauna  del  Mediterraneo;  varie  di  malacologia  del  PfeiiTer,  1'  Enu- 
meratìo  molluscoruin  Siciliae  del  Philippi,  la  Flora  algologica 
europaea  del  Rabenhorst,  la  Sylloge  fangorum  omnium  del 
Saccardo,  anch'essa  in  corso,  il  Catalogus  coleopterorum  Eu- 
ropae  et  Caucasi  di  Heiden,  Reiter  et  Weise,  e  perfino  opere 
di  geologia,  che  fra  le  scienze  naturali  sembrava  la  più  restia 
al  latino,  come  quella  del  Justus  Roth  (Symljolae  ad  regionis 
Lwnebargensis  inclolem  geognosticam  cognoscendam.  Bero- 
linii,  1861)  e  del  nostro  Bianconi  (Le  mare  olim  occupante 
planities  et  colles  Italiae.  Bononiae,  1846-50). 

«  Non  devono  esser  gran  cosa  le  difficoltà  che  presenla  il  la- 
tino, se  vediamo  la  dotfa  Germania  (e  ciò  torna  a  suo  onore) 
quasi  sola  servirsene  ancora,  sia  pure  scarsamente,  in  mezzo 
al  generale  abbandono,  e  trattare  con  elegante  semplicità  argo- 
menti che  altri  crederebbe  i  più  restii.  Poi  di  queste  difficoltà  la 
storia  naturale  si  trova  averne  superate  la  più  gran  parte,  quando 
vediamo  il  latino  generalmente  adottato  per  la  sistematica,  per 
la  nomenclatura  e  sopra  tutto  per  la  speciologia.  Al  punto  che 
gli  stessi  Russi,  i  quali  aggiungono  la  traduzione  tedesca  a  fronte 

Bull,  della  Soc.  boi.  ital.  30 


460  ADUNANZA.   DELLA   SEDE   DI   FIRENZE 

del  testo  russo,  intercalano  poi  i  caratteri  e  la  lingua  latina 
non  solo  per  la  nomenclatura,  ma  anche  per  la  descrizione  delle 
specie. 

«  Ma  esaminiamole  in  faccia  queste  difficoltà  che  ci  vengono 
obiettate.  La  difficoltà  intrinseca  del  latino  ha  poco  da  invidiare 
al  tedesco,  che,  quanti  sono  cultori  delle  scienze,  si  vedono  co- 
stretti ad  imparare,  dal  momento  che  dalla  Germania  oggimai 
irradiasi  il  movimento  intellettuale.  Inoltre  sarà  sempre  minor 
fatica  apprendere  il  solo  Ialino  che  tre  o  quattro  lingue  viventi. 
E  tutto  questo  nell'ipotesi  che  si  debba  studiarlo  a&  elementis, 
ipotesi  superflua  pei  tre  quarti  dei  dotti  di  tutto  il  mondo,  i 
quali  già  lo  conoscono. 

«  Più  grave  apparisce  l'altra  difficoltà  della  terminologia  tecni- 
ca, ma  questa  è  già  di  fatto  superata  per  tutte  le  parole  di  etimo- 
logia greca.  Per  questa  ragione  fra  i  diversi  rami  delle  scienze 
positive,  le  scienze  mediche  e  la  botanica  sono  le  più  disposte  a 
riadottare  il  latino,  meno  la  geologia  e  la  mineralogia,  e  meno 
ancora  la  fisica  e  la  meccanica;  queste  ultime  perchè  più  tras- 
formate modernamente,  e  perché  più  ricche  di  parole  prese  dalle 
lingue  viventi.  Ma  a  tutto  si  rimedierebbe  col  formare  commis- 
sioni di  scienziati  e  filologi  incaricati  di  compilare  il  dizionario 
tecnico;  e  non  dubito  che  il  rimedio,  coli' attività  e  buon  volere 
di  tutti,  sarebbe  trovato  in  poco  tempo. 

«  Quando  vediamo  in  Berlino  pubblicarsi  da  ben  35  anni  un 
giornale  in  ebraico,  e  cavarsela  bene  per  tutti  i  termini  rela- 
tivi alla  vita  moderna;  molto  più  facilmente  certe  difficoltà  sa- 
ranno superate  dal  latino,  che  ha  in  proprio  vantaggio  maggiore 
ricchezza,  maggiore  plasticità  e  antichità  minore. 

«  Si  aggiunga  l'esempio  dei  più  chiari  scienziati  i  quali  comin- 
ciassero dal  rompere  il  ghiaccio  scrivendo  in  latino,  come  alcuni 
già  fanno,  le  opere  che  più  vanno  per  le  mani.  Poi  una  pro- 
paganda attiva,  un  apostolato  infaticabile,  un  centro  d'azione 
situato  in  non  importa  quale  centro  scientifico  dell'Europa,  e 
in  meno  di  un  quarto  di  secolo  ho  fede  che  la  scienza  torne- 
rebbe ad  essere  il  patrimonio  delle  nazioni. 

«  Parrà  strano,  o  signori,  che  un  cultore  delle  scienze  positive 
venga  oggi  qui  a  spezzare  una  lancia  a  favore  di  ciò  che  rap- 
presenta il  classicismo  più  puro,  quando  bisognerebbe  invece 
volgere  la  parola  e  l'opera  in  difesa  della   coltura  scientifica. 


ADUNANZA    DELLA   SEDE   DI   FIRENZE  461 

che  qui  in  Italia  nel!'  insegnamento  secondario  sta  passando  un 
brutto  quarto  d'  ora.  Tanto    più   strano   quando  sopratutto  ve- 
diamo le  scienze  naturali  nascostamente  od  apertamente  osteg- 
giate là  dove  in  fatto  di  pubblica  istruzione  si  pitote  ciò  che  sì 
vuole,  sicché  una  voce  autorevole  che  reagisca   ancora  non  si 
è  levata,  e  noi  ci  rimpiangiamo  invano  i  De  Filippi,  i  Matteucci, 
i  Cantoni,  i  Sella,  che  utilmente  spesero  la  loro  influenza  a  prò 
di  questo  importante    elemento   della   coltura   moderna.    Tutto 
questo  parrà   strano  se  non  si  rifletta   che   qualora  andasse  a 
vuoto  la  campagna  che  io  vorrei  incominciare,  il  primo  a  pa- 
garne la  pena  sarebbe  immancabilmente  quello  stesso  latino,  a 
favore  del  quale  alcuni  moderni  classicisti  vorrebbero  soppresse 
le  scienze  naturali  dalla  coltura   generale.   Infatti   ove  non  si 
arrivasse  a  rimettere  in  vigore  questo  come  lingua  scientifica 
universale,  non  sarebbero  le  scienze  che  ne  soffrirebbero,  per- 
chè il  movimento   che  si  va   accentuando   è  tale  oramai,  che 
un'altra  lingua  qualsiasi,   foss' anco  il  Volapiik,   finirà  per  es- 
sere adottata.  Sarebbe   forse   una   piccola   umiliazione   per   le 
scienze  ed  anche  per  gli  scienziati;  ma  il  danno  attuale  non  si 
aggraverebbe  di  certo.  Invece  chi  ci  perderebbe  sarebbe  il  la- 
tino. Osserviamo  infatti  quali  sono  le  tendenze  del  secolo  spe- 
culatore e  banchiere,  e  come  tutto  vada  per  questa  china.  Il 
classicismo  puro  difficilmente  resisterà  a  queste  tendenze.  Un 
elemento  di  cultura,  quale  è  il  latino,  per  quanto  bello  intrin- 
secamente e  ricco  di  tradizioni  gloriose,  rimasto  però  come  fine 
a  sé  stesso,  e  coltivato  unicamente  pel  bello  estetico,  mal  reg- 
gerà alla  corrente  realista  ed  utilitaria  invadente.   Se  ciò  sarà 
bene  o  sarà  male  non  voglio  discutere.  Ma  per  quanto  è  lecito 
inferire  dalle  tendenze  generali,  l'avvenire  piuttosto  che  della 
coltura  classica,  é  delle   scienze   positive,   praticamente  utili  e 
feconde  di  benessere  materiale  e  sociale.   L'avvenire  è  della 
fisica,  della  meccanica,  delle  scienze  naturali,  della  igiene.  Le 
piccole  guerricciole  saranno  sfatate  dalla  legge  inesorabile  del 
progresso;  e  se  sono   vere  certe  parole,  che  qualche  mese  fa 
furono  attribuite  al  sire  di  Germania,  esse  sarebbero  ben  poco 
incoraggianti  per  l'avvenire  del  latino  in  quel  paese.  Ed  é  pro- 
prio la  nazione  i  cui  dotti,  per  quanto  poco,  han  conservato  più 
degli  altri  l'amore  al  latino. 

«  Non  sembra  dunque  arrischiato  il  credere  che  l'avvenire  gli 


462  ADUNANZA  DELLA   SEDE  DI  FIRENZE 

sarà  contrario.  Come  già  nei  secoli  andati  la  scienza  dovè  ri- 
fugiarsi, quasi  entro  inaccessibile  rocca,  nei  chiostri,  cosi  in 
avvenire  il  latino  non  avrebbe  forse  altro  ricovero  che  la 
Chiesa.  Ora  quale  altro  modo  vi  sarebbe  di  scongiurare  la 
temuta  jattura,  se  non  rendendo  il  latino  praticamente  utile? 
Quale  altro  uso  più  nobile  che  farlo  servire  alla  diffusione  e 
alle  comunicazioni  scientifiche?  Qual  mezzo  più  pratico  e  più 
sollecitamente  diretto  al  fine  di  universalizzarne  la  coltura,  che 
quello  di  renderlo  necessario  ai  dotti  di  tutto  il  mondo?  Io  non 
saprei  immaginare  altro  mezzo  adeguato  a  ravvivarne  lo  studio, 
a  rinsanguarne  la  fibra  oramai  invecchiata.  Se  esso  dovrà  resi- 
stere alle  tendenze  materiali  del  secolo  non  lo  sarà  che  per  la 
scienza,  e  in  servigio  della  scienza.  Al  grido  dunque  restauriamo 
il  latino,  faccia  eco  l'altro  salviamo  il  latino  l  ed  è  solo  in  tal 
modo  che  classicisti  e  positivisti,  letterati  e  scienziati  si  affra- 
telleranno in  una  aspirazione  comune.  Che  se  il  primo  grido 
dovrà  rimanere  senza  eco,  coli' altro  parleremo  al  deserto;  e  in 
tal  caso  ho  gran  timore  che  le  parole  del  sire  di  Germania  se- 
gneranno il  principio  della  decadenza,  e  il  secolo  ventesimo 
compirà  l'opera  nefasta  incominciata  dal  secolo  deciraonono.  » 


L'adozione  del  latino  come  lingua  scientifica  internazionale  sol- 
leva alcune  obbiezioni  da  parte  degli  intervenuti.  Ciascuno  rico- 
nosce quanto  sia  desiderabile  ed  opportunissima  per  principio,  ma 
essa  incontrerà  non  lievi  difficoltà  pratiche.  Cosi  il  Vicepresidente 
SoMMiER  riferisce  die  al  Congresso  degli  Americanisti,  al  quale  egli 
assistette  in  Huelva  quest'  autunno,  un  discorso  letto  in  latino, 
non  fu  capito  quasi  da  nessuno,  e  ciò  principalmente  per  la  pro- 
nunzia, la  quale,  come  si  sa,  varia  da  un  paese  all'  altro  non  meno 
delle  lingue  stesse  oggi  in  uso. 

Essendo  esaurite  le  comunicazioni  togliesi  1'  adunanza  alle  ore  3. 


INDICE  463 

INDICE 


Arcangeli,  G.  —  Altre  notizie  sulla  coltura  del  Cynomo- 

rium  coceineum ^'f^ff-  315 

—  Brevi  notizie  sopra  alcune  Agaricidee »  172 

—  Cenni  necrologici  sul  generale  Vincenzo  Ricasoli  .     .  »  11 

—  Cenni  necrologici  sul  dott.  E.  Tanfani »  400 

—  Commemorazione  del  prof.  Agostino  Todaro  ....  »  304 

—  Commemorazione  del  prof.  Bartolommeo  Malfatti  .     .  »  227 

—  Dal  Cyclocenium  oleaginum  {proc.  vevb.) »  256 

—  Muscinee  raccolte  di  recente  nell'Italia  meridionale  .  »  213 

—  Sopra  al    castagno    d' India  già   esistente    all'  ingresso 

dell'  Orto  Pisano »  283 

—  Sopra  alcune  Agaricidee »  158,161 

—  Sopra  una  varietà  dell'  Hibiscus  cannabinus  Li.     ...  »  106 

—  Sul  Dracunculun  canariensis  Kuntli »  87 

—  Sulla  cultura  del  Cynomorium  coceineum »  127 

—  Sulle  foglie    e  sulla   fruttificazione    deìV  Helicodiceros 
muscivorus »  83 

—  Sopra  alcune   piante    raccolte    presso    Ripafratta    nel 

Monte  Pisano »  419 

Baccarini,  P.  —  Intorno  ad  una   particolarità   dei   vasi 

cribrosi  nelle  Papilionacee  {proc.  verb.) »  162 

Balsamo,  F,  — Ricerche  sulla  penetrazione  delle  radiazioni 

nelle  piante.  Parte  prima.  Metodo  di  ricerca.  (Riassunto)  »  65 

Baroni,  E.  —  Frammenti  liclienografici »  192 

—  Lichenes  pedemontani  a  ci.  prof.  Arcangeli  in  monte 

Cinisio  et  monte  Rosa  annis  1876  ac  1880  lecti    ...»  370 

—  Noterelle  crittogamiche »  243 

—  Ricerche  anatomiche   sul   frutto   e  sul  seme  di  Euge- 
nia myrtillifolia  DC »  275 

—  Sopra  alcune  crittogame  africane  raccolte  presso  Tri- 
poli di  Barberia  dal  prof.  Raffaello  Spigai »  239,241 

—  Sulla  struttura  del  seme  àeW  Hemerocallis  flava  L.      .  »  61 
Bargagli,  P.  — Dati  cronologici  sulla  diffusione  della  Ga- 

linsoga  parviflora  Ruiz  e  Pav.  in  Italia »  129 

Bolzon,  P.  —  Appunti  sulla  flora  del   Trevigiano  ...»  261 

—  Contributo  alla  flora  dell'Elba »  311,356 

—  Contributo  alla  flora  della  Pianosa »  257 

BoRzi,  A.  —  Anomalie  di  struttura  del  fusto  di  Phaseulus 

Caracolla  {proc.  verb.) »  16 

—  Sui  cristalloidi  nucleari  proteici  delle    specie   di  Con- 
volvulus  (proc.  verb.) »  46 

—  Sui  fasci  bicollaterali  di  alcune  Crocifere  e  delle  rela- 
tive anomalie  {proc.  verb.) »  60 


464  INDICE 

Bresadola,  J.  —  Imenomiceti  nuovi Po.g-     196 

Caruel,  T.  —  Delle  regioni  botaniche  in  Italia  ....  »        123 

—  Dubbi  sulla  funzione  vessillare  dei  fiori »         108 

—  Intorno  al  genere  Rosa  e  necessità  d'intendere  la  «  spe- 
cie »  (proc.  verh.) »         155 

—  Relazione  intorno  ai  programmi  pei  ginnasi  ed  i  licei 

(proc.  verh.) »         167 

— •  Sul  genere  Maillea  {proc.  vero.) »         338 

—  Sul  nome  generico  Erythraea  {proc.  verh.) »         283 

—  Sulla  Rosa  sempervirens  (proc.  verh.) »         283 

Cavanna,  G.  —  Intorno  ai  programmi    pei    ginnasi  ed  i 

licei  {proc.  verh.) ;>         168 

Chiovenda,  e.  — Sopra  alcune  piante  rare  o  criticlie  della 

flora  romana 295,381,386,403 

Gigioni,  G.  —  Schiarimenti  sulla  precedente    comunica- 
zione sulVAdonis  fiammeus  Jacq »         199 

CUBONi,  G.  —  Sulla  forma  ibernante  del  Fusicladlum  den- 

driticum  Fuck  {proc.  verh.) »         287 

—  Sulla  Rogna  o  Scabbia  dei  bronzi  {proc.  verh.)     ...»         287 

—  La  sessualità   delle  piante  secondo   uno  scrittore  del 

secolo  XVI »        426 

De  Toni,  G.  B.  —  Sul  Porphyrosiphon  Notarisii  {proc.  verh.)  »         269 
Geremicca,  M.  —  Sulle   cellule  del   mesotecio    àeW  Hy- 

drangea  Hortensia »           37 

Giordano,  G.  C.  —  Nuova  contribuzione  di  Muschi  meri- 
dionali «  Addenda  ad  pagillum  muscorum  in  agr.  neapolit. 

lectorum  » »           39 

GoiRAN,  A.  —  Comunicazioni »           51 

—  Erborizzazioni  estive  ed  autunnali  attraverso  ai  monti 
Lessini  veronesi 151,250,269,273,306,361,411,445 

—  I  terremoti  e  la  vegetezione »         102 

—  Sulla  presenza  di  Fraxinus  exceìsior  L.  nei  monti  ve- 
ronesi       »          95 

—  Sulla  presenza  e  distribuzione  di    Evonymus    latifolius 

Scop.  nel  Veronese »         122 

—  Una  erborizzazione  fuori  stagione »        189 

Grampini,  O.  —  Due  piante  interessanti  per  la  flora  romana  »         288 

Jatta,  a.  La  Peltigera  rufescens  Hoffm.  var.  innovans    .  »         378 

—  Licheni  raccolti  nell'isola  d'Ischia  fino  all'agosto  del  1891  206,209 

—  Sul  genere  Siphulastrum  Muell.  Arg »         246 

—  Materiali  per  un  censimento  generale  dei  licheni  ita- 
liani {proc.  verh.) »           16 

—  Idem »        431 

Kruch,  O.  —  Sopra  un  caso  di  rizomania  nel  Rosmarino  »        220 

—  Sulla  presenza  del  Cycloconium  oleaginum  Cast,  in  Italia  >>         177 
Lettera  al  Ministero  della  Pubblica  Istruzione  per  i  pro- 
grammi per  i  ginnasi  ed  i  licei  {proc,  verh.)     ....  »        186 


INDICE  465 

Levier,  e.  —  Sul  Banunculus  lacervs  Bell,  in  Piemonte  e 
il  Cyperus  difformis  L.  in  Toscana  {proc.  vero.).     .     .     .  Pag.     355 

—  Intorno  alla  AzzoUa  CaroUneana »         101 

—  Sull'esistenza  della  F/o/a  ca^cara/o  nell'isola  dell'Elba 

{proc.  vero.) »  301 

Macchiati,  L.  —  Seconda   comunicazione  sulla  coltura 

delle  Diatomee »  329 

—  Sulla  riproduzione  della  Navicula  ellittica  Ktz.       .     .  »  1G8 

—  Terza  contribuzione  alla  fiora  del  gesso »  120 

Martelli,  U.  —  Epoca  della  formazione  del  grappolo  nello 

gemme  della  vite »  52 

—  Gita  sul  littorale  toscano  fra  Follonica    ed    Orbetello 

{proc.  verh.) »         355 

—  Osservazioni    critiche     sopra     gli     Astragali     italiani 

{proc.  verh.) »         306 

—  Riproduzione  agamica  del  Ci/noinoriutn   coccineum    .     .     »  07 

—  Ayaricus  piopparello  {pror.  verb.) »         445 

—  Notizie  sull'erbario  Amidei,  giacente  presso  il  Comizio 
Agrario  di  Volterra »         417 

Massalongo,   C.    —  Contribuzione  all'  acaro-cecidiologia 
della  flora  veronese »  71 

—  Di  alcuni  Entomocecidii  della  flora  veronese  ....     »  80 

—  Osservazioni  intorno  ad    un  rarissimo    Entomocecidio 

dell' //ecZera  Helix  {proc.  verb.) »         106 

Massalongo,  C.  —  Intorno  alla  T aphrin a  p>olisi}or a  {Sor.) 
.  Johans.,  var.  Pseudoplatani »         197 

—  Sulla  scoperta  in    Italia   della    Calyptospora    Goepper- 

tiana  J.  Kiihn »         236 

—  Sugli  scopazzi  di  Alnus  incana  DC.    causati  dalla   Ta- 

phrina  epiphiiUa  Sadeb »  79 

—  Sopra  un  Dittero-cecidio    à^W  Eryngium  ameihystinum     »        429 

—  Deformazione  parassitaria  dei  fiori  di  Ajuga  chamaepi- 

tys  Scbreb. »        430 

MiCHELKTTi,  L.  —  Commemorazione   di  Antonio  Manga- 
notti  di  Verona »        194 

—  Sulla  restaurazione  del  latino »        452 

Pasquale,  F.  —  Su  di  una  nuova  teoria  carpellare    .     .  »          26 
Penzig,  0.  —  Sulla  Barbeia  oleoides  {pi-oc.  verb.)    ...»         269 

Piccioli,  L.  —  Rapporti  biologici  fra  le  piante  e  lo  lumache  228,338 
Picui,  P.  —  Alcuni  esperimeutifisiopatologici  sulla  vite  in 

relazione  al  parassitismo  della  Ferunospora  (seconda  Nota)     *        203 
Pirotta,  R.  —  Sulla  presenza  di  serbatoi  mucipari  nella 

Hypoxis  erecta  {proc.  verb.) *         112 

—  Sulla   costituzione    della    famiglia    delle  Hypoxidaceae 

{proc.  verh.) »         112 

—  Sopra  un  carattere  delle  Gelsominet »        13b 

—  Sul  Cynomorium  coccineum  {proc.  verh.) »         186 


466  INDICE 

PiROTTA,  R.  —  Il  nuovo  gruppo  delle  Calazogame  di  Treub.  Pag.  224 

—  Tre  casi  teratologici »  303 

Poli,  A.  —  Sui  nuovi  programmi  di  botanica  pel  ginna- 
sio e  liceo ' »  163 

Re,  L.  — ■  Sulla  distribuzione  degli  sferiti    nelle  Amaril- 

lidacee »        288 

Riunione  generale  in  Napoli »  5 

Riunione  generale  in  Genova »        395 

RoDEGHER,  E.  Venanzi,  G.  —  MuscM  della  provincia  di 

Bergamo »         237 

Rossetti,  C.  —  Appunti  sulla  flora  della  Toscana.     .     .     »        254 
Rossetti,  C.  e  Baroni,  E.  —  Frammenti   epatico-licbe- 

nografici »        372 

Severino,  P.  —  Ancora  pei   programmi  nelle  scuole   se- 
condarie  »        335 

Solla,  R.  —   Notizie  botaniche  sull'Italia  centrale  (proc. 

verh.) »         234 

SoMMiER,  S.  —  Cenno  sui  resultati  botanici  di  un   viag- 

via  nel  Caucaso »  18 

—  Riassunto  di  un  suo  lavoro  sulla  flora  del  Nord  della 

Siberia  occidentale  (proc.  verh.) »          82 

—  Seconda  gita  a  Capalbio »        348 

—  Una  gita  in  Maremma 314,321 

Tanfani,  E. — L'insegnamento  della  botanica  nei  ginnasi  »        146 

—  Relazione  sul  libro  di  A.  Zimmermann  «  Die  Botanische 
Mickroteclinik  »  {prue,  verh.) »         385 

—  Sopra  una  Lychnis  ibrida »         100 

—  Sul  Poìycarpon  peploides »         211 

Terracciano,  a.  —  Intorno  alla  struttura  fiorale  ed   ai 

processi  d'impollinazione  in  alcune  Nigella »  46 

—  Le  Sassifraghe  della  flora  romana »        180 

—  Le  Sassifraghe  del  Montenegro  raccolte  dal  dott.  A.  Bal- 

dacci »        132 

—  Seconda  contribuzione  alla  flora  romana »         113 

—  Terza  contribuzione  alla  flora  romana »         139 

—  Intorno  un    libro    malamente    attribuito    a    G.  Wedel 

de  Hyperico  (aliis  Fuga  Daemonum),  dissertatio 

inauguralis  hotanico-medica  (proG.  verh.) »         162 

—  Contribuzione  alla  flora  del  paese  dei  Somali.     ...»         421 
Tuccimei,  G.  —  La  lingua  scientifica  internazionale  o  re- 
stauriamo il  latino  ! »        431 

VoGLiNO,  P.   —  Osservazioni  sopra  alcuni  casi    teratolo- 
gici di  Agaricini »        442 


Firenze,  Stab.  Pellas.  —  Via  Jacopo  da  Diacceto,  10.