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Full text of "Contribuzione alla flora diatomacea africana, Diatomee dell'ogóue riportate dal Conte Giacomo Brazzà"

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CONTRIBUZIONE 


ALLA 


FLORA DIATOMACEA AFRICANA 
© DIATOMEE DELL’OGÒUE 


RIPORTATE 


DAL CONTE GIACOMO BRAZZÀ 


NOTA 


DEL CONTE AB. FRANCESCO CASTRACANE DEGLI ANTELMINELLI 


ESTRATTO DAGLI ATTI DELL'ACCADEMIA PONTIFICIA DE NUOVI LINCEI 
ANNO XL — TOMO XL, SESSIONE v® DEL 20 MARZO 1887. 


Il 


ROMA 
TIPOGRAFIA DELLE SCIENZE MATEMATICHE E FISICHE 
Via Lata, N.° 3. 


1887 


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CONTRIBUZIONE 


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FLORA DIATOMACEA AFRICANA 


DIATOMEE DELL'OGOUE 


RIPORTATE 


DAL CONTE GIACOMO BRAZZÀ 
NOTA 


DEL CONTE AB. FRANCESCO CASTRACANE DEGLI ANTELMINELLI 


EXTR\TTO DAGLI ATTI DELL'ACCADEMIA PONTIFICIA DE NUOVI LINCEI 
ANNO XL — TOMO XL, SESSIONE v? DEL 20 Marzo 1887. 


ROMA 


TIPOGRAFIA DELLE SCIENZE MATEMATICHE E FISICHE 
Via Lata, N.° 3. 


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CONTRIBUZIONE ALLA FLORA DIATOMACEA AFRICANA. 
DIATOMEE DELL’OGOUE 
RIPORTATE DAL CONTE GIACOMO BRAZZÀ. 


Cuisarita per qualsiasi circostanza ebbe a trovarsi le mille miglia lon- 
tano dalla terra natia nel cercare fra la solitudine della campagna un qualche 
sollievo evocando la memoria delle persone più care porta qua e là il suo 
sguardo, per poco che sia inclinato alla osservazione va rimarcando nella 
vegetazione spontanea del luogo e negli umili fiorellini che inghirlandano 
la proda dei campi e l'orlo dei fossi, molte antiche conoscenze di fiori e di 
erbe che pure vide rivestire ed ingemmare il suolo natio. Più volte anche 
a me avvenne fare simile osservazione, e quantunque io non abbia fatto ar- 
gomento dei miei studi la botanica fanerogamica portato da ingenita cu- 
riosità alla osservazione, venivo talvolta notando qualche per me nuovo 
tipo vegetale fra le moltissime piante che non avevo veduto rivestire le nostre 
belle campagne. Senza tener conto delle piante coltivate, che l'industria 
umana va diffondendo a scopo di utilità, ovunque le circostanze climatolo- 
giche Io permettono, il vedere la comunanza delle moltissime forme vege- 
tali spontanee in terre per più migliaja di miglia fra loro distanti conduce 
il pensiero a ricercare come abbia avuto luogo la diffusione di quelle. Forse 
non v'è più alcuno che possa persuadersi che una pianta qualsiasi possa 
sviluppare senza dovere la sua origine ad un seme, ma fuori d'ogni dub- 
bio non può addursi un’ esperienza che ne dimostri la possibilità ; perciò 
l’esistenza di una pianta comune alle flore di due lontane regioni implica 
necessariamente il trasporto della sementa. Senza ricorrere alla ipotesi di 
molteplici centri di creazione, escogitata da alcuno a spiegare l’esistenza di 
taluni tipi specialmente animati, che sono propri di talune isole remote, 
e molto meno disposto a dare alcun peso ai sogni di quelli che vogliono 
persuadersi che si diano effetti senza causa, e si rifiutano a riconoscere nel- 
l'ammirabile ordine della Natura l’opera di una sapientissima Mente ordi- 
natrice, si presentano allo spirito alcune vie e alcuni mezzi naturali e or- 
dinari, che nel processo dei tempi hanno dovuto influire ad una più è 


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meno lenta diffusione di molti vegetali. Alcuni di questi più specialmente 
destinati a diffondersi naturalmente nel distaccarsi dalla pianta madre sono 
a tale scopo forniti di organi speciali per mezzo dei quali ad ogni minimo 
alitare di vento, vengono trasportati a lontane terre in cerca di condizioni 
favorevoli al loro sviluppo. Inoltre è noto a tutti come dagli uccelli ed 
anche da alcuni quadrupedi che si nutrono cou cibo vegetale spesso le sementi 
vengono emesse indigerite con gli escrementi senza avere perduto la facolta 
di germogliare. 

Ma quello che più di qualsiasi altro agente ha dovuto contribuire alla 
diffusione delle specie vegetali senza dubbio fu il movimento continuo dei 
venti che con correnti di diversa altezza, direzione, e temperatura manten- i 
gono l'equilibrio nell'atmosfera diminuendone le termiche differenze, e con l’in- è 
cessante scambio procurandone la salubrità. La circolazione delle correnti 


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atmosferiche convoglia ad ogni momento le minutissime sementi e le mi- 
nime sporule di alghe e di crittogame, che insieme al pulviscolo atmosferico p 
a lungo andare per il proprio peso o trascinate dalla pioggia cadono sul 
sottostante terreno e attecchiscono ovunque incontrino condizioni confacen- 
tesi alla loro natura. Oltre di che nessuno ignora quel fenomeno, del quale 
tutti poterono più volte essere testimoni specialmente nella estate, quando 
sotto l’azione di un vortice di vento vedonsi festuche e foglie trascinate e 
riunite in un centro sollevarsi con un nembo di polvere, e così sementi 
anche di qualche peso e grandezza aspirate dal vento vanno ad essere tra- 
sportate talora a enormi distanze, così che le medesime piante vedonsi 
ugualmente rivestire il terreno delle più distanti regioni, quasi a ricordare 
ai loro abitanti l'essere tutti membri dell’istessa famiglia, e quindi dovere 
amarsi e coadiuvarsi scambievolmente. 

La diffusione dei diversi tipi organici, che si notò in riguardo a gran- 
dissime numero di forme vegetali che sembrano non ristrette ad alcuna 
speciale regione, ma invece si direbbero dotati di ubiquità, si verifica in 
particolar modo nelle Diatomee terrestri e di acqua dolce. Ho potuto pro- 
curarmi raccolte di tali Diatomee da regioni le più distanti tra loro, e ma- 
ravigliai nel riscontrare in quelle le specie le più comuni, che si trovano 
abitanti le nostre acque. Ho Diatomee di tutte le parti del mondo, e le 
identiche forme generiche e specifiche vedonsi comuni non solo alla Italia 
ma alle più lontane parti di Europa non meno che alle altre parti del 
globo. Alcune rare forme soltanto fra le Diatomee di acqua dolce noi co- 
nosciamo come proprie di alcune privilegiate località, ma queste appar- 


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tengono tutte ad una speciale flora, che nominai pelagico-lacustre , come 
quella che trovasi alla superficie dei laghi e non nei lidi, e che perciò 
sfuggirono sinora alle ricerche dei Naturalisti. Una tale flora appena inco- 
minciasi a conoscere, ma sin ad ora abbiamo prove da poterla asserire 
comune a tutti i laghi della terra, e ne fa prova il rinvenimento della sin- 
golarissima A/izosolenia Eriensis, H. Sm. fatto nel volgere del 1885 dal Ch. 
Conte Gaetano Barbò alla superficie del lago di Como. Debbo alla liberalità 
dell’ illustre Signore E. Weissflog di Dresda il possedere una preparazione 
interessantissima del Nianza uno dei celebri laghi equatoriali dell’Africa. In 
quella si ha un nuovo singolarissimo tipo, che venne studiato e fatto co- 
noscere dal micrografo Scozzese Professore Dickie sotto il nome di Epithemia 
clavata, ma in compagnia di questa rara forma non si hanno altro che 
comunissime Diatomee quale Gomphonema dichotomum Kg. molto frequente, 
il Gomphonema Vibrio, Ehrbg. Epithemia ventricosa, Ki. il Cocconeis Pla- 
centula, Ehrbg. l'Eunotia pectinalis, Rabenh. var. c. undulata Ralfs. e 1° £u- 
notia gracilis, Sm. che si direbbero raccolte nelle nostre acque. Che se sinora 
sono scarsi gli argomenti a provare la certa esistenza di una speciale flora 
pelagico-lacustre e che tale flora è propria di tutti i laghi, sono intimamente 
persuaso che ciò si deve all’estrema rarità di chi si sia occupato di queste 
speciali ricerche, le quali largamente rimunereranno chi sarà per dedicarvisi. 

Ma chi con serio proposito intenda allo studio delle Diatomee più che 
allo scoprimento di alcun nuovo tipo deve portare la propria attenzione 
a controllare con le osservazioni la giustezza delle opinioni, che si va 
formando su di questi interessantissimi organismi per giungere alla co- 
noscenza di tutto ciò che le riguarda per via di induzione. Avendo per- 
tanto appreso come il Conte Giacomo Brazzà di Savorgnan, il di cuni fra- 
tello Pietro erasi illustrato nell’ Africa e più specialmente nell’ Ogoue , 
portando la civilta fra tribù semibarbare, e facendosi amare come paci- 
ficatore benevelo, e senza abusare della forza aprendo la via agli scambi, 
con generoso proposito avesse risoluto associarglisi come viaggiatore na- 
turalista , pensai rivolgermi a Lui perchè nel fortunoso viaggio volesse 
raccogliere qualche pacchettino di Diatomee per potere confrontare le 
mie idee su la loro distribuzione, modificandole ove le ulteriori osserva- 
zioni lo richiedessero. Con persona così gentile quale il Brazzà passionato 
cultore delle Scienze Naturali non avevo da temere ciò che di frequente 
m'è avvenuto con persone che nell’intraprendere lunghi viaggi mi si erano 
offerti gentilmente a riportarmi materiali di studio senza che nulla realmente 


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ne ottenessi, comprovando così la verità del proverbio « a largo promettere 
scarso attendere ». L'illustre viaggiatore Romano memore della sua promessa 
in mezzo alle gravi cure del lunghissimo periglioso viaggio fece più raccolte 
di materiali diatomiferi, dei quali però sin ad ora non venne in mie mani 
che uno, avendo tuttora a Parigi le sue ricchissime collezioni frutto di 
quattro anni trascorsi in quelle lontanissime regioni. Colgo volentieri questa 
occasione per attestare al Coute Giacomo Brazzà la mia riconoscenza, ed 
in attesa di potere meglio e più estesamente illustrare la flora diatomacea 
di quelle regioni da Lui visitate credo che non sarà giudicato fuor di luogo 
il descrivere quale prima raccolta l’unica sinora giunta in mie mani. Una 
disgraziata combinazione mi fece perdere la più grande parte del materiale, 
del quale però mi rimase a sufficienza per farne due preparazioni, su le 


quali ho istituito diligente esame, determinandosi le seguenti specie : 


Epithemia turgida, (Ehrb.) Ktz. Bac. p. 34. T. 5. F. XIV. Raben. Siissw. 
Diat. pi 180 TO RESTINO WISSE DIA PSR) 
Cocconeis Placentula, Ehrb. (Inf. p. 194. N. 265. Verb. T. I. F. to. Il. 

F. 24, Ktc. Bac. T/ 58) FI 137 Wî Si! DIiale pet ITS Re 

Cymbella “Scotica, W. Sm. (I. pi 8. TI F. as. *Pritehiiinii. pismoe 

Surirella splendida, Kiz!(T.'VINUF. 9/W!SSm. (Diat "Tp: ia MANDE 
F. 62. Pritch. Inf. p. 795. T. IX. F. 150-152). 

Tryblionella marginata. W. Sm. I p. 35. T.. X. F. se. 

Synedra splendens. Ki. (Bac. p. 66. T. 14. F. XVI. Synedra radians, W. 
Sm. Ipo. T. ‘XI.'F. 89. T. XINEHF7s9 Boy MabenhWSassw: 
Diat. EF. 4. e.) 

Pinnularia acrospheria, W. Sm. (Diat. I. p. 58. T. XIX, F. 4182. Pritch. 
Inf. p. 856.) 

Pinnularia mesolepta. (Ehrb.) W. Sm. Diat. I. p. 38. T. XIX. F. 182). 

Pinnularia Rabenhorstii, Ralfs. (in Pritch. Inf. p. 899. Pin. interrupta. 
Rabenh. Sissw. Diat. p. 44. T. VI. F. 3). 

Pinnularia stauroneiformis. W. Sm. Diat. IL p. 57. T. XIX. F. 178. = 
Pinn. Brebissonii, Ktz.) 

Pinnularia tabellaria. Ehrb. (Verb. p. 134. T. IL. F. 26. Pritch. Inf. 
TI NR.) 

Pinnularia viridis (Elrbg.) Rabenh. (Stissw. Diat. T. VI. F. 4. Ktz. Bac. 
Ti'4.0FV ‘18. Pritch," Inf! pi*st7* SPESE Rsa 

Navicula Anglica , Ralfs. (in Pritch. Inf. p. 900. N. tumida, W. Sm. 


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Diat. I. p. 83. T. XVII. F. 146. Nav. tumida, var. y. genuina Gran. 
in Wien. Verh. 1860, p. 537. T. II. F. 144). 
Navicula firma, Kiz. (Bav. p. 92. T. 21. F. X. W. Sm. Diat. I. p. 48. 
DOVE F> 138.) 
Navicula firma; Kiz. var. Histchockii, Ehrb. (Micr. T. V. 3. F. 41.) 
Navicula elliptica, Ktz. (Bac. p. 38. T. 30. F. 65. Nav. ovalis W.Sm. 
Diat5Ml:y p31480D: «XVII. Fa1:469:) 
Navicula inflata, Ktz. (Bac. p. 99. T. 3. F. 36. W. Sm. Diat. I. p. 50. 
T. XVII. F. 158. H. sit. Consp. p. 82. No. 12.) 
. Navicula mesolepta. Ehrb. (Verb. p. 131. T. IV. II. F. 4. Ktz. Bav. 
pe 404::T..129:Far23. ed. 'T.» 20. F...34.) 
Navicula semen, Ehrb. (Verb. T. IV, 2, F. 8, Ktz. Bac. p. 99. T, 25. 
Rigo. MiSm. -Diatspl- p::50.,T. XVI. E. 441.) 
Frustulia Saxonica, Rabenh. (Bac. exs. N. 42. (1851) 5 Pritch. Inf. p. 924.) 
Gomphonema dichotomum, Ktz. (in Linaea 1833. F. 48. Bac. p. 55. T. 8. 
“ F. XIV. W. Sm. Diat. I. p. 79. T. XXVIII. F. 240.) 
Odontidium Hiemale, Kiz. (Bac. p. 44. T. 17. F.IV. W. Sm. Diat. II. 
p. 15. T. XXXIV. F.289. /ragzlaria hiemalis, Lyngb. Hydr. Dan. T. 63.) 
Eunotia pectinalis, Dilw. var. c. undulata, Ralfs (Himantidium undu- 
latum, W. Sm. Diat. II. F. 281.) 
Achnanthes ventricosa, Ehrh. (Micr..t. 1. 2. f, g; t. 1. 3. f. 18. 49. = 
Monogramma ventricosa, Ehrb. 


Fra questi tipi come risulta dalla surriferita enumerazione non ve ne ha 
uno di nuovo e particolarmente rimarchevole: ma si può per questo asserire 
inutile un tale studio? no certamente, perchè se il rinvenimento di nuova 
forma organica tende ad arricchire la scienza con stabilirle un nuovo fatto da 


tenere in conto, sarà di ben maggiore importanza se l'esame di questa rac- 

colta Africana contribuirà a rafforzare l’induzione, dalla quale potremo ri- 

conoscere le leggi su la distribuzione dei tipi organici, così che dai resti 

o dalle impronte di quelli si arrivi a poter determinare con grandissima 
probabilità se non con certezza le circostanze nelle quali ebbe luogo una 
formazione di un tripoli o di uno strato qualunque, benchè avvenuta in 
i lontanissima epoca geologica. A tale intento nell’intraprendere l’ esame del 
i, suddetto materiale, come feci in altra volta così in questa, non volli essere 
influenzato dal conoscere preventivamente la località, ove fu fatta la raccolta, 
nè l’altimetria di quella. 


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La breve enumerazione delle Diatomee determinate in questa raccolta 
non soltanto non vedesi racchiudere forma che non sia prettamente di acqua 
dolce, ma in pari tempo l'assenza assoluta di Cyclotelle e di Campylodisci 
e di Surirelle indicava a mio modo di vedere e ritengo con tutta certezza, 
che quelle Diatomee non hanno dovuto vegetare in un lago. Nè in quel- 
l'elenco si vede alcuna specie, che sia caratteristica della flora diatomacea 
alpina, quale direi la Zabellaria fenestrata, (Lyngb.) Ktz. o l’Odontidium 
hiemale, (Lyngb). Ktz. che vedonsi comunemente nelle sorgenti alpine. Però 
la presenza di numerosi frustuli di £urnotia pectinalis, Dilw. var. e. uns 
dulata, Ralfs, come di qualunque altra Ewnotia mi dimostra che la località 
ove furono raccolte in condizione di attuale vegetazione dovette essere no- 
tevolmente elevata sul livello del mare. Tale deduzione risultante dai sud- 
detti riflessi venne spontaneamente confermata dall'illustre gentile Naturalista, 
che semplicemente richiesto da me su la provenienza della raccolta già da 
Lui graziosamente favoritami mi disse la località di quella lungo il fiume 
Lecoli e precisamente alla altezza di 732 metri sul livello del mare. 

Un tale genere di deduzioni non è per mia parte niente altro che un 
primo tentativo a rendere utile lo studio dalle Diatomee. Perciò non. intendo 
dare tali deduzioni come perfettamente accertate, ma le faccio conoscere 
soltanto quali semplici miei tentativi, su i quali. vorrei provocare il giudizio 
degli scienziati. Ma qualunque possa essere la sentenza di questi (che con- 
fido favorevole, salvo le modificazioni suggerite dalla esperienza) servirà a 
portare la discussione su un argomento di pratica utilita per la Geologia, 
attirando così nuovi adepti alla Diatomologia, non riguardandosi più questa 
per uno studio di puro lusso e di oziosa curiosità, mentre l’inalterabilità 
delle pareti silicee delle Diatomee ci da ‘poter leggere scritta a caratteri 
indelebili la storia della terra che ci sostiene.