DELL" INSTITUTO
DELLE FIGLIE DI MARIA
ROMA
TIPOGRAFIA CESARETTI
1868
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DECRETUM
Anno 1829. Sacerdos Antonius Giannelli
Archipresbiler Collegiatae Ecclesiae Oppidi Cla-
varii iu Dioecesi Januensi fundamenla jecit pii
Instiluti Sororum, quae Filiae Mariae nuncupan-
tur, ad hoc ut, praeter propriam sanctificationeru,
puellarum christianae, civilique educationi prae-
cipue incumberent ; nec non pauperum , prae-
sertim in Nosocomiis aegrotantium , curano ge-
rerent. Quamvis memoratus Sacerdos ad Epi-
scopalem Sedem Bobiensem postmodum a Sum-
mo Pontifice evectus fuerit , atlaraen praedicti
pii Instituti incrementimi fovere nunquam de-
stitit , ila ut, adhuc eo in vivis degente , in
plures Dioeceses magno cum Christianae Rei-
publicae spirituali emolumento sese illud ex-
tenderit. Factum bine est , ut anno 1862, pia
memorata Societas commendalionis Decreto ab
Apostolica Sede condecorata fuerit, in quo So-
rores vota simplicia pauperlatis , obedientiae ,
et castitatis emittere, ac Superiorissae Generalis
directioni subesse enunciantur- Hujusmodi Apo-
— IV —
stolico favore excitatae Sorores magis semper
atque magis in exercendis praedictis christianae
eharitalis ofliciis, ac in aliorum spirituali procu-
rando salute, etiam in dissitis Americae regio-
nibus, pfaudcntibus locorum Ordinariis, adlabo-
rarunt. Nuperrime Superiorissa Generalis prae-
iatae piae Congregationis domum etiam in hae
alma Urbe erexit, ac SSmura Dominum Nostrum
Pium Papam IX. enixe adprecata est , ut piae
Societatis Constitutiones approbare dignaretur.
Sanctitas vero sua, in audientia habila ab infra-
scripto Duo Secretario liojus S. Congregationis
Episcoporum et Regulariura sub die 14 Fe-
bruarii 1868 , attentis litteris commendatitiis
Antistitum locorum, enunciatam piana Societa-
lem , uti Institulum volorum simplicium sub
regimine Moderatricis Generalis , salva Ordina-
riorum jurisdictione ad praescripta Sacrorum
Canonum, et Apostolicarum Conslitutionum ap-
probavit , atque confirmavit , prout praesentis
Decreti tenore approbat , atque confirmat ,
dilata ad opportunius tempus Constitutionum
approbationc; circa quas interim nonnullas ani-
madversiones communicari praecepit. Insuper
Sanctitas Sua mandavi!, ut praefata domus ,
quae in hac Alma Urbe creda fuil, uti donrus
princeps pii Tasti luti in posterum habeatur.
Pergant meraoratae Socielatis Sorores, Ordina-
riorum ductu, in propriam aliorumque sanctiG-
cationem procurandam incumbere , et praeser-
tim omni industria , contentione , labore ado-
lescenlulas edocere timorcm Domini, sanctisque
moribus imbuere, nec non charitatis opera erga
infirmos assidue , alacriterquc exercerc , ut
PontiGcis Maximi votis respondeant , cui nihil
optabilius , praecipue nostris bisce luctuosis
temporibus , esse potest , quam ut cbristianae
juventutis educationi prospiciatur , miscrisque
subsidium, et levamen afferatur.
Datum Romae ex Secretarla ejusdemS Con-
gregationis , sub die 10 Martii 1868.
A CARD. QUAGLIA PRAEF.
Loco SiiJ<gni
S. Svegliati Secretante
DECRETO
Ne, 'anno 1829 il Sacerdote Antonio Giannelli
Arciprete <klla Chiesa Collegiata di Chiavari
nella diocesi di Genova fondò il Pio Insti luto
delle Sorelle dette figlie di Maria, a tale intento,
che, oltre alla propria santificazione, attendessero
alla cristiana e civile educazione delle fanciulle,
e si prendessero cura dei Poveri, specialmente
Infermi negli Spedali. 11 quale prefato Sacer-
dote, quantunque promosso fosse in appresso dal
Sommo Pontefice alla Vescovile Sede di Bobbio;
con tuttociò non cessò di procurare I’ incremento
del suddetto Pio Instituto , di guisa che , lui
tuttora vivente, esso si distese in più Diocesi
con grande spirituale vantaggio del Popolo Cri-
stiano. Avvenne quindi che la ricordata Pia
^istituzione fosse nel 1862 dall’Apostolica Sede
con ispccialc decreto commendala, col quale è
dichiarato che le Sorelle facciano i voti semplici
di Povertà Castità ed Obbedienza , e vivano
soggette al governo di una Superiora Generale-
Da tale Apostolico favore infervorate le Sorelle,
— VII —
con sempre maggiore alacrità si adoperarono in
adempiere i predetti officii di cristiana carità ,
e nel procurare la spirituale salute de’ prossimi,
eziandio nelle più rimole regioni dell’America,
riportandone quindi approvazione , ed encomii
dagli Ordinarii dei Luoghi. Ora poi la Superiora
Generale dello stesso Pio Instituto , aperta e
stabilita Casa eziandio in questa Alma Città ,
caldamente supplicò la Santità di N. S. Papa
Pio IX a volersi degnare di approvare le Co-
stiluzioui della Pia Società. E la Santità Sua
nella Udienza conceduta il giorno 14 Febraio
1868 airinfrascritto Segretario di questa Sacra
Congregazione dei Vescovi e Regolari, conside-
rate le commendatizie dei Vescovi dei Luoghi ,
approvò e confermò la Pia Società, quale Instituto
di Voti semplici sotto il governo di una Superiora
Generale, salva la giurisdizione degli Ordinarii,
in conformità del prescritto dai Sacri Canoni, e
dalle Apostoliche Costituzioni : e col tenore del
presente Decreto la conferma , ed approva ,
differita a tempo più opportuno l’approvazione
delie Costituzioni, intorno alle quali comandò
che intanto si facessero speciali osservazioni.
Inoltre la medesima Santità Sua comandò che
— Vili —
la suddetta Casa eretta in Roma d’ora innanzi
abbiasi per Casa Madre e primaria del Pio
Institnto.
Proseguano pertanto le Sorelle di questa So-
cietà, con la debita dipendenza dagli Ordinarli,
ad attendere in procurare la propria, e l’altrui
santificazione : e specialmente in educare con
ogni industria, sforzo, e fatica nel santo timore
di Dio le giovinette , ed informarle ai buoni
costumi : ed in prestare con assiduità ed alacrità
verso gli infermi le opere della carità; affinchè
corrispondano ai desiderii del Sommo Pontefice,
a cui nulla, specialmente in questi nostri luttuosi
tempi, può essere più a cuore, quanto il prov-
vedere alla cristiana educazione della gioventù ;
ed il procacciare soccorso e sollievo agli infe-
lici.
Dato in Roma dalla Secreteria della stessa
Sacra Congregazione il giorno 10 Marzo 1868.
A. CARD. QUAGLIA PREFETTO
Per il Sigillo
S Svegliati Segretario
ORIGINE E FONDAZIONE DELL’ INSTITUTO
iYlonsignor Antonio Giannelli Vescovo di Bob-
bio fu il fondatore dell’Instituto detto delle figlie
di Maria. Mentre egli era Canonico arciprete
della Colleggiata di San Giovanni Battista in
Chiavari , nel giorno dodici Gennaio del 1829
raccolse, ed unì in Congregazione presso il ce-
lebre santuario di Maria SSmà appellato dell’Orto
alcune pie e devote giovani ; e ad esse , dal
luogo, ove erano state raccolte, diè il nome di
figlie di Maria dell’Orto. Queste prime figlie di
Maria furono allora dodici : ben presto però
si accrebbero di numero ; ed in breve tempo in
cinque diocesi del Genovesato poterono aprire ca-
se. Appresso furono richieste in molle altre parti,
e loro affidaronsi Ospizii , Ospedali , Carceri ,
— 10 —
Manicomii, e la educazione della gioventù fem-
minile. Finalmente la fama della loro indefessa
attività, sia nello educar le fanciulle, sia nello
assistere agli infermi , e nel servire ai prigioni,
ed in ogni altra opera qualsivoglia dalla carità
domandata, le fece desiderare sino nelle estreme
parti deU’America : e nel 1856 vi furono chia-
mate. Come corrispondessero elleno al desiderio,
che si era avuto di loro, ed alle intenzioni, ed ai
disegni di chi chiamate le aveva, le molte ed
onorevoli testimoniali dei Vescovi ne fanno chia-
rissima fede, ed indubitata. E molto più lo di-
mostra un Breve di lode , e di incoraggiamento ,
che la Santità di Nostro Signore Papa Pio IX ,
mosso dalle suddette testimoniali, degaòssi loro
spedire in data 1 Febbraio 1862.
A coronare questa santa instituzione due cose
sommamente si desideravano. La prima , che
ella riportasse l’approvazione della Santa Sede
Apostolica. La seconda che avesse costituzioni
proprie , le quali determinassero lo spirito , i!
governo, e tutta la disciplina dell’ Instituto. E
l’una e l’altra cosa, per divina Misericordia, non
restano più a desiderarsi. La Santità di Papa
Pio IX, con decreto emanato per mezzo della
— il —
Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari
addì 10 Marzo 1868 , degnòssi approvare e
confermare il novello Instituto : ed in Roma
stessa gli stabilì la Casa principale e madre di
tutte le altre. Quanto poi alle Costituzioni or-
dinaronsi e perfezionaronsi quelle , le quali
dallo stesso fondatore dell’ Instituto, Monsignor
Gianelli , dettaronsi alle prime figlie di Ma-
ria. Che se quaranta anni decorsero dalla
fondazione dell’ Istituto medesimo sino al pro-
mulgamento delle sue Costituzioni, un tale ri-
tardo è riuscito di notabile vantaggio a potere,
per la sperienza avutane, conoscere con maggior
sicurezza quali prescrizioni tornassero utili , e
quali fossero da modificarsi j e quindi ridurre
il tutto a quella maggior perfezione , che si
fosse giudicata bene nel Signore. Stabilite per-
tanto le dette Costituzioni , e sottomesse al
giudizio ed alla approvazione della Santa Sede
Apostolica, era necessario renderle note e ma-
nifeste a tutte le figlie di Maria, affinchè fossero
loro di norma della vita, che hanno a menare
nelFInslituto da loro professato. Intendano però
esse, che sebbene la trasgressione di queste Co-
stituzioni non le faccia ree di colpa , nè meno
— 12 —
veniale, salvo il caso che si violino con formale
disprezzo, o la violazione riguardi l'adempimento
dei voti ; nondimeno il trasgredirle priverà
l’anima loro di molti meriti per la eterna vita,
inlepedirà il loro spirito, e potrà condurle a
poco a poco in un totale rilassamento , sino a
perdere la loro santa vocazione, ed a decadere
eziandio dallo stato di grazia. Là dove la os-
servanza delle Costituzioni medesime sarà il
baluardo saldissimo, "che le difenderà da ogni
colpa; sarà la strada, per cui giungeranno senza
grave fatica, e grandi difficoltà alla perfezione ;
sarà la scala, per cui saliranno, ricche di molti
meriti , al paradiso.
*
PARTE PRIMA
COSTITUZIONI GENERALI
I.
4
FINE E SPIRITO DELL’ INSTITUTO
1. Le figlie di Maria sono instituite a fine di
attendere più seriamente alla propria santifica-
zione ; e di procurare come la salate spirituale
ed eterna, così il servizio corporale dei prossimi.
2. Pertanto Elleno debbono con tutta diligen-
za applicarsi all’acquisto ed alla pratica delle cri-
stiane virtù ; e secondo la misura della grazia
loro communicata da DioN. S., raggiungerne la
perfezione.
3. Quali virtù poi debbano in special maniera
acquistare e praticare, e da quale spirito debbano
essere informate, lo hanno espresso in quei docu-
menti, ebe si spesso inculcavansi loro dal fon-
datore ; dover cioè esse in un spirito di an-
negazione perpetua , illimitata , assoluta , vi-
— 14 —
vere segregate e divise dal mondo ; in concorde
vita comune, in obbedienza perfetta , in carità
illimitata. Chiamate ad esser nel mondo, e però
libere da clausura , dover essere caule e circo-
spette al sommo; e guardando gelosamente in sé
stesse il loro tesoro, tanto solo mostrarsi, quanto
dal loro ministero richiedasi. Compostamente
officiose, allegre di spirito , serene nel volto, mo-
deste nel tratto, in pace tra loro, con tutti man-
suete e sincere, non mai scortesi a persona, dare
a tutti edificazione, e diffondere ovunque il buon
odore di Gesù Cristo. La norma del loro vivere,
niente severa, ma discreta e benigna, essenzial-
mente ridursi ad amare Dio sommamente, amare
il prossimo in Dio ; amare in somma e servire,
faticare e pregare , e in tutto sempre ubbi-
dire ad imitazione di Gesù Cristo obbediente sino
alla morte di Croce. Da questa norma non dover
declinare di un punto. In fine doversi riguardare
e riputare le minime di tutte , e dover vivere
poverissime: e la povertà stimare siccome vera
e soda ricchezza ; ed in mezzo alla loro povertà
essere larghe e liberali coi poveri. Da questi do-
cumenti del fondatore intendano le figlie di Maria
quale sia lo spirito del loroSanto Institutoje quali
— 15 —
perciò abbiano esse a formarsi per raggiungere
in sé medesime la perfezione propria della loro
vocazione.
4. Questo spirito di annegazione e di amore ,
come deve nelle figlie di Maria informare ed ani-
mare lo studio della loro perfezione; così avvivar
deve il loro zelo di carità verso del prossimo. Que-
sto loro zelo, secondo però la misura, ed il modo
dalla Ubbidienza prescritto, non ha da riconoscere
nelle opere di carità altro limite , che la impossi-
bilità, o la inopportunità, vale a dire che non si
possa, o non convenga eseguire qualche opera a
vantaggio dei prossimi.
5. Pertanto 1’ Instituto delle figlie di Maria lut-
te]abbraccia le opere di carità e spirituale, e cor-
porale. ÌEsso prende sotto la sua disciplina la insti-
tuzione e la istruzione delle fanciulle, di qualun-
que condizione esse sieno, la direzione degli Orfa-
notrofi!, degli Ospizii di mendicità, delle Case di
Donne penitenti, e degli Esposti, degli Ospedali
di ogni genere , dei Manicomii, e delle Carceri
Però quanto alla direzione, od assistenza delle
Carceri, e degli Ospedali per gli Uomini dovranno
osservarsi le debite cautele. E finalmente in caso
di epidemia e di contagio le figlie di Maria pre-
— 16 —
staranno la loro assistenza eziandio nelle case
private agli infermi di qualunque sesso.
6. In tutte però le loro opefe di carità, e di ogni
altra virtù le figlie di Maria non ad altro anelino,
che a procurare la maggior gloria, ed il maggior
gradimento di Dio N. S.; nè altra mercede desi-
derino, che la eterna ricompensa nel cielo. E nel
prestarsi a servigio del prossimo, nulla curando
il gusto ed il giudizio del mondo, e sprezzando il
proprio genio, e vincendo le ripugnanze dell’amor
proprio, rimirino sempre in ciascuno il n. s. Gesù
Cristo ; ed a lui intendano di servire, il quale
accetta come fatto a sè quanto per amor suo fac-
ciasi a vantaggio delle anime e dei corpi degli
uomini da lui redenti.
7. La maniera poi del vivere nell’esteriore è -
comune, non permettendosi a chicchesia distinzio-
ne alcuna nel vitto nel vestito nella camera ed in
altra cosa qualunque, salvo il caso o di infermità,
o di particolare bisogno, riconosciuto dalla Su-
periora.
8. Del resto, a camminare direttamente nella
strada loro aperta da Dio, e ad avanzarsi nel cam-
mino della perfezione in conformità del fine del lo-
ro Instituto, le figlie di Maria ricordino sempre, e
— 17 —
seriamente considerino, ed almeno una volta per
ciascun mese rileggano quei documenti, ed av-
visi, co’ quali il Fondatore intese dichiarare lo
spirito delle Costituzioni, e diriggerne la pratica:
e i quali perciò si riportano in fine di queste
medesime Costituzioni.
I!.
ACCETTAZIONE DEI SOGGETTI
1. Le Postulanti, cioè quelle, le quali diman-
dano di essere accettate nell’ Inslitulo dovranno
essere nate di leggittimo matrimo^o, e di onorala
famiglia, sciolte da ogni altro vincolo, di buoni
costumi, e di sana complessione. Pertanto, a fine
di poter essere ammesse, dovranno esibire le fedi
autentiche di Battesimo , di Cresima, di buona
condotta morale e civile, di stato libero, di sanità,
e di vaiuolo naturale, od innestato.
2. Nel ricevere le Postulanti, attendasi ordina-
riamente che non abbiano meno di sedici anni, né
più di venticinque. Le Vedove non sono escluse
dall’ Instituto.
3. Riguardo alla Dote, ed al Corredo, che si
2
— 18 —
suole comunemente richiedere da quelle persone,
le quali desiderano abbracciare lo stato religioso,
è in facoltà della Generale , come delle Provin-
ciali, determinarne il più ed il meno, come meglio
giudicheranno nel Signore, avuto riguardo alle
circostanze. Dovrà però determinarsi la dote ed
il corredo prima di ricevere ed ammettere alla
pruova le Postulanti. Contuttociò il mancamen-
to della dote , specialmente ove consti della ira-
possibilità della Postulante, non sarà impedimento
per essere ricevuta , quando fornita sia di quelle
doti di animo, le quali diano non dubbia speran-
za, che ella sia per riuscire molto alta per V In-
stiluto. *
4. Chiunque sia quella, che chiede di essere
ricevuta, se ne prendano innanzi le debite infor-
mazioni : come pure si premetta un esame, che
faccia conoscere se abbia ad essere ricevuta.
5. Nello esaminare le Postulanti si usi somma
prudenza, e si segua lo spirito del Signore. Laon-
de come non si debbono respingere quelle , che
sono mandate da Dio, e le quali perciò hanno di-
ritto di essere ammesse nell’ Instituto; così stiasi
fermi di non ricevere chicchcsia, che non si pre-
senti nel nome del Signore, perchè ciò riuscirebbe
— 19 —
sonicamente dannoso all’Instituto, e si opporreb-
be alle intenzioni , ed ordinazioni divine.
6. In cosifatto esame si osservi se la Postulan-
te, sia di buona salute, di un esteriore composto,
nè deturpato da difetti ributtanti. E trattandosi di
quelle, le quali hanno da essere ammesse in quali-
tà di Sorelle Converse, oltre alla robustezza della
complessione, si osservi pure che sieno di giusta
statura.
7. Principalmente però questo esame ha da
mirare a conoscere Io spirito della Postulante.
Pertanto studisi di indagare se sia ingenua di in-
dole, docile ed aperta, retta di giudizio , stabile
di volontà : se brami la gloria di Dio, e la salute
spirituale dei prossimi, se abbia una ferma riso-
luzione di abbandonarsi al volere di Dio col ri-
mettersi senza riserva alla volontà della Superiora,
specialmente circa la destinazione ai diversi luo-
ghi, ed ufficii. Diasi pure opera a conoscere se la
Postulante è distaccata dal mondo, e dalle sue
vanità, se è decisa morire a sè medesima, me-
diante la pratica della mortificazione , e del-
la annegazione , per quanto è possibile , in
ogni cosa. E questo sincero distaccamento da
tutto singolarmente badisi in quella Postulante,
— 20 -
la quale fosse vedova. Inoltre si osservi se la Po-
stulante medesima abbia stima e brama della vita
laboriosa , se sia disposta a procurare, in confor-
mità dell’ Instituto, la salute del prossimo; e non
per naturale propensione, ma sibbcne per zelo del-
la gloria di' Dio , e della salvezza delle anime
redente col Sangue adorabile di Gesù Cristo. Si
esamini infine sopra la umiltà, la semplicità, e la
obbedienza, cbe sono le virtù caratteristiche delle
figlie di Maria.
8. Siccome le Sorelle Converse col servire alla
Comunità, e col dovere essere in maggiore com-
municazione con gli esterni, sono esposte a mag-
gior pericolo di dissipamento e di rilassatezza ; e
d’ altra parte possono mollo cooperare al buon
ordine della Casa, ed al buon nome dell’Instituto:
così prima di ammetterle sì deve usare molta con-
siderazione, e non solamente intorno alla loro
robustezza di complessione , ma intorno alla si-
curezza del loro spirito , alla loro intemerata
condotta , ed alla soda pietà.
9. Qualora da tale esame risulti che la Postu-
lante abbia tutte le qualità , cbe si desiderano ,
viene ricevuta, ed ammessa alla prima pruova.
fO.La facoltà di ricevere le Postulanti neirin-
— 21 —
slituto, e di ammetterle alla prima pruova spetta
alla Superiora Generale , ed alle Superiore Pro-
vinciali per rispetto alla loro Provincia.
11. Se mai, a ricevere la Postulante, interve-
nisse impedimento per difetto di alcuno degli es-
senziali requisiti, il dispensarne è riservato alla
Santa Sede Apostolica : e però da lei debbesi
implorare la opportuna facoltà , e licenza.
12. Ammessa la Postulante, dimora nella Casa
del Noviziato , in abito secolare, per sei mesi, od
anche più, ovvero meno, a giudizio della Genera-
le , o della Provinciale.
13. Durante questa pruova si pagherà una
quota mensile alla casa per supplire le spese del
mantenimento. Tale quota è stabilita in un fran-
co al giorno per le Suore ; ed in mezzo franco
per le Converse.
14. Compiuto il tempo di pruova voluto dalla
Ubbidienza, previa la esplorazione del Vescovo
Ordinario del luogo, la Postulante veste 1’ abito
Religioso, a norma del Rituale proprio dell’ Insti-
tuto : prende il velo bianco, e comincia il no-
viziato.
15. La facoltà di ammettere le Postulanti, do-
po la prima pruova, alla Vestizione spetta alla
— 22 -
Supcriora Generale , ed anche alle Superion
Provinciali.
16. Alla Vestizione dovrà sborsarsi all’ lusti-
tulo la dote; la quale però, dietro cauzione, po-
trà rimanere pure in mano ai Parenti, o depo-
sitarsi.
III.
NOVIZIATO - OBLAZIONE - PROFESSIONE
1. Il Noviziato dura un intero anno.
2. Se la novizia entro, o alla fine, dell’anno
di noviziato dovesse uscire dall’Instituto, le sì re-
stituiranno la dote, ed il corredo. Ella però do-
vrà sborsare la quota stabilita per gli alimenti
a proporzione del tempo, che è durata nel no-
viziato.
3. Il Noviziato è ordinato a formare la men-
te ed il cuore della Novizia. Pertanto dovrà que-
sta essere gradatamente esercitata in tutte le vir-
tù; e di lei si avranno a prendere tutti quegli
esperimenti, che £Ì giudicheranno più espedienti
ed opportuni, specialmente in ordine al totale
spogliamenta della propria volontà, ed alla pra-
— 23 —
tica della umiltà- Ella poi la novizia attenda
principalmente a purgare il suo cuore da ogni
attacco alle cose del mondo, a sè stessa, ed alle
sue inclinazioni , fossero pure spirituali e vir-
tuose. Dipenda in tutto e per tutto dalla ubbi-
dienza , sia docile alle istruzioni , e direzioni,
della Maestra, e di cbiuuque altro sia dalla Su-
periora incaricato della sua religiosa educa-
zione. Sia in ogni sua intenzione ed operazione
semplice, retta di mente , schietta di cuore : e
con umiltà e gratitudine riceva le correzioni, e
le penitenze , quantunque a suo giudizio ( del
quale però non deve punto fidarsi) non meritate.
4. Passato l’anno del noviziato, rimanendo
la Novizia ferma nella risoluzione di consacrarsi
al Signore nell’ Inslilulo, la Superiora Generale
o le Provinciali nelle rispettive loro provincie,
presene le debite informazioni, giudicheranno se
la novizia date abbia sufficienti pruove della sua
vocazione, e della ferma sua volontà in corri-
spondervi.
5. Giudicata idonea, sarà rimessa al Vescovo
Ordinario del luogo, perché ne esplori, secondo
il prescritto dai Sacri Canoni, la volontà.
6. Essendo quindi ogni cosa in piena regola,
- 24 —
la novizia verrà ammessa alla Oblazione. Questa
si farà in presenza della Comunità nelle mani
della Superiora, la quale cambierà alla offerente-
si il velo bianco in nero; e potrà quindi de-
stinarla alle opere ed agli ufficii delPInstituto.
7. Se mai la Religiosa, dopo la oblazione
dovesse uscire daH’Instituto, le si restituirà inte-
ramente la dote, rimanendo all’ Instituto il cor-
redo; salve però le spese di mantenimento per
» primi sei mesi di pruova, e per l’ anno di
noviziato.
8. Scorsi quattro anni dalla oblazione, pre-
vio l’esame del Vescovo, la Religiosa potrà essere
ammessa alla Professione.
9. Ma se la Superiora Generale, o la rispet-
tiva Provinciale, giudicassero nel Signore di ave-
re a desiderare tuttavia più sicure pruove della
soda e stabile virtù della Religiosa, potranno dif-
ferirle a tutto quel tempo, che crederanno, la pro-
fessione.
10. La professione consiste nel consacrarsi a
Dio col vincolo dei santi voti di Povertà, di Casti-
tà, e di Ubbidienza.
11. La promessa, e la obbligazione della os-
servanza di tali voti, è semplice, c non perpetua.
— 25 —
Essa è limitata ad un solo anno di tempo. Quindi
di anno in anno debbe rinnovarsi la stessa pro-
messa.
12. Innanzi a questa professione, come pure
innanzi alla oblazione, ed alla vestizione debbonsi
premettere dieci giorni di spirituale ritiramento
inesercizii di meditazione, e di orazione, secondo
che verrà ordinato dalla Superiora; ed, a giudizio
del Confessore, eziandio la Confessione o gene-
rale, o di una parte della vita.
IV.
SANTI VOTI
1. Il voto è una promessa fatta a Dio di una
cosa buona, e migliore del suo opposto. Ed il
voto onora molto perfettamente la suprema Mae»
sta, e la sovrana Padronanza di Dio. Che però le
azioni eseguite in ragione del voto recano a Dio
maggior gloria, gli riescono di maggior gradimen-
to, e riconosconsi da lui ricche di doppio merito.
2. Pertanto le figlie di Maria abbiano in gran-
de stima i santi voti ; né mai li considerino come
un peso, ma si bene come dolci legami, che le
— 26 —
stringono soavemente al loro celeste sposo, Merce
dei voti Esse totalmente consacrate a Dio con-
traggono con lui speciali rapporti : mentre per
una parte elleno a lui più strettamente congiun-
gonsi, e si impegnano a restar sempre seco; e per
l’altra Dio, accettandole per sue, si obbliga verso
loro, e si impegna ad esser tutto loro. Però esul-
tino esse sotto il soave giogo dei santi voti, e se li
tengano cari ; perchè, se essi sono una forte ca-
tena, che a fedeltà le stringe verso il loro celeste
sposo, sono anche una sicura caparra della prole-
' zione e dell’amore, che questo medesimo sposo di-
vino ha verso di esse.
8. Tre sono i voli, co’ quali le figlie di Maria
consacransi a Dio: i voti cioè di povertà, di castità,
e di obbedienza. Con questa triplice promessa el-
leno obbligansi al Signore non solamente di os-
servare i suoi divini comandamenti, ma di prati-
care eziandio ciascuno degli evangelici consigli.
4. Questi voti, che si fanno dalle figlie di Ma-
ria, sono semplici : e la promessa, e la obbliga-
zione di osservarli, debbonsi da ciascuna di esse
intendere limitate ad un solo anno: finito il quale,
torneranno a rinnovarli per un altro anno : e cosi
di anno in anno.
— 27 —
V.
POVERTÀ
1. Il roto della povertà richiede da chi vi ss
lega non solamente di avere il cuore staccato da
ogni cosa temporale e terrena, il qnale distacco
dicesi povertà di affetto ; ed è dal N. S. Gesù Cri-
sto voluta in ogni suo fedele discepolo: ma richie-
de di più di non disporre di cosa alcuna come pro-
pria particolarmente: il quale spogliameuto dicesi
povertà di effetto, e povertà volontaria.
2. la virtù pertanto di questo voto le figlie
di Maria non debbono nè avere presso di sè ,
nè dare, nè pigliare cosa alcuna né dall’ Insti-
tuto, nè dagl’esterni, a fine di ritenerla , dispor-
ne, od usarne come propria.
3. Potranno esse bensì ritenere il domi-
nio radicale de’Ioro beni. Però innanzi alla pro-
fessione debbono cedere l’amministrazione e l’uso-
ì
frutto dei medesimi beni a chi loro piacerà. Una
tale cessione poi non avrà più forza nel caso , che
lasciassero l’Inslituto; che anzi vi potranno appor-
re eziandio la condizione , che sia ad ogni tempo
— 28 —
revocabile. Dopo però la loro professione, perchè
disporre possano dei detti beni , o a guisa di
donazione, o altro atto consueto, fra i vivi, o
a guisa di testamento, come per cagione di morte,
sarà necessaria la licenza del Vescovo. Nel resto
esse rinunziar debbono ad ogni dritto attuale di
disporre e di usare qualsivoglia bene temporale :
mentre in tale rinunzia 6 propriamente riposta
la essenza della povertà religiosa.
4. La facoltà di amministrare , disporre, e
concedere 1’ uso delle cose temporali , secondo
il bisogno , e secondo lo spirilo proprio del-
f Instituto , risiede , come mera distributrice,
nella Superiora Generale , la quale può com-
municarla, dipendentemente dalla sua ubbidien-
za, ad altre officiali , removibili in ogni tempo,
e ad ogni suo volere, da tale officio.
5. Intendano quindi bene le figlie di Maria che
essendo a loro illecito possedere ed esercitare qua-
lunque dominio utile dei beni temporali o immo-
bili, o mobili, è altresì loro del tutto proibito ,
senza espressa licenza della Superiora , dare o
ricevere in prestito, donare , commutare , alie-
nare, vendere, usare cosa alcuna. E però acqui-
stando, ricevendo, ritenendo, od in altro modo
— 29 —
disponendo di qualsivoglia cosa, senza saputa e
consenso della Superiora, esse peccano : e più
o meno gravemente , a proporzione del valore
della cosa , di cui a proprio arbitrio dispon-
gono. E si persuadano esser tanto necessaria
questa licenza della Superiora, che, quantunque
ingiustamente da lei si negasse, la suddita ri-
naarebbe con tuttociò priva della facoltà di
disporre della cosa negatale.
6. Intendano pure che di ogni cosa qua-
lunque esse non hanno , che il semplice uso.
Che però e debbono riguardare tutto ciò , che
loro si concede, non già come proprio , ma
come dell’Instituto; e debbono essere disposte, e
pronte a spogliarsi e privarsi, ad ogni menomo
cenno della ubbidienza, di ogni cosa; e debbono
usarne in quella misura, ed in quel modo, che
vengano dalla ubbidienza medesima determinati.
7. Tale misura, e tal modo debbono essere
corrispondenti allo stato abbracciato di povertà.
E ciascuna sia contenta che delle cose , che
sono in casa, le si diano le peggiori per sua
maggior mortificazione, e suo maggior profitto
spirituale.
8. Degli indumenti, e di ogni altro mobile di
— 30 —
loro uso, abbiano tutta la cura ; e badino che
per loro trascuratezza non si guastino , o si
smarriscano.
9. Ciascuna di propria mano eseguisca le
piccole riparazioni degli abiti, che le è conce-
duto indossare. Questi abiti poi sieno sempre
netti, e non mai laceri, e sbrandellati. La Po-
vertà non vieta la nettezza e la pulitezza ; essa
anzi è nemica della sordidezza, ed amica della
decenza.
10. Nelle officine abbiano cura di tutti gli
attrezzi, ed in ogni cosa studino i convenienti
risparmii, sicché nulla vada a male.
11. Niuna abbia libri senza licenza; ed in
quelli, che le è conceduto tenere, non scriva, o
faccia segno di alcuna sorte.
12. Niuna si usurpi qualsivoglia cosa di casa,
o di camera , o di officina altrui ; e molto me-
no, per sé o per altre, prenda cosa alcuna dagli
esterni senza licenza della Superiora.
13. Quando alcuna parte da un luogo per
andare ad un altro non porti seco alcuna cosa
senza saputa , e consenso della Superiora.
14. Infine amino tutte la povertà, come ma-
dre, e secondo la misura della santa discrezione
— 31 —
sieno contento, all’occasione, di provare alcuni
effetti di quella.
15. Affinchè questo celeste tesoro da tutte
conseguasi , le Superiore, stimando ed amando
la Povertà, come saldo muro della Religione ,
la conservino nella sua purezza, quanto con la
divina grazia sarà possibile : e si tengano stret-
tamente obbligate a non permettere , che nel-
rinstitulo si rallenti, e rimetta punto del pre-
scritto sistema di Povertà. Contuttoció nel prov-
vedere, e somministrare le cose necessarie per
il vitto , e vestito , ed ogni altra occorrenza ,
se conservar debbono la povertà, debbono an-
cora avere ogni riguardo alla discrezione , ed
alla carità , alla quale la Povertà cede ogni suo
dritto.
VI. si
CASTITÀ
1. Ciò che appartiene al voto di castità non
ha bisogno di esposizione. E manifesto che le
figlie di Maria , emulando il Virginale candore
della Immacolata loro Madre, debbono sforzarsi
— 32 -
di vivere, nella mondezza del cuore e del corpo,
una vita più angelica che umana.
2. A custodire e conservare intatta questa
virtù, ciascuna con somma diligenza procuri di
guardare da ogni disordine le porte dei proprii
sentimeuti, specialmente degli occhi e della lin-
gua ; e di mantenersi nella vera umiltà interna;
e di essere vigilante sopra ogni affezione del
proprio cuore.
3. Osservino pure rigorosamente il silenzio,
quando è da osservarsi. E quando hanno da
parlare, usino modestia, moderazione, e matu-
rità si nelle parole, come nella maniera, e nel
modo di parlare.
4. Nel trattare e conversare con gli altri,
sebbene sfuggir debbano ogni rusticità, e sgra-
ziataggine , ed anzi mostrar debbano ilarità di
volto, che sia indizio della serenità, e della pace
del loro cuore; contuttociò hanno sempre, ovun-
que , e con tutti ad usare gravità , contegno, e
riservatezza. Stimino però tutti interiormente
nell’ animo come a sé superiori, e nell’ esteriore
rendano a ciascuno, con semplicità e moderazione
religiosa, quell’ouore e quella riverenza, che lo
stato di quello richiede, riconoscendo e rispet-
— 33 —
tando in ognuno la immagine di Dio N. S.
5. Si guardino da ogni affezione particolare
verso questa o quella persona : ed appena se la
sentano nascere in cuore, con la mortificazione,
con la preghiera, e con la fuga della occasione
si adoperino a soffocarla subito, ed interamente.
6. Niuna entri nella camera, o nella officina
delle altre senza generale o particolare licenza
della Superiora : e se alcuna siavi dentro, batta
prima la porta , e non 1* apra prima che siale
detto Entrate ; e stia aperta la porta, finché si
trattengono dentro insieme.
7. Usino pure in tutte le cose, che riguardano
la refezione corporale , temperanza , modestia,
e decenza interna, ed esterna. Prima di sedere
a mensa si premetta la benedizione ; e poi se-
gua il rendimento di grazie; e tutte facciano
queste preghiere con quella devozione e ri-
verenza , che si conviene. Mentre poi si ristora
il corpo col cibo, diasi anche all’ anima la sua
refezione. Leggasi perciò nel tempo della mensa
comune qualche libro spirituale , specialmente
Vite di Santi: ed una volta per ciascun mese
si legga questa prima parte delle Costituzioni
Questa lettura poi alla mensa, o in tutto o in
3
— 34 —
parte si potrà , per ragione di solennità, o di
ricreazione , dispensare dalla Superiora.
8. Se poi la maniera propria di vivere dell’In-
stituto richiede che le figlie di Maria sieno libere
dalla Clausura, esigge però che esse con la più
rigorosa circospezione compensino detta libertà.
9. La porta quindi della Casa, sia sempre
gelosamente custodita : c niuna, la quale non ne
abbia o speciale destinazione, o speciale licenza,
vada ad aprirla , o vi si trattenga.
10. Non si introducano in Casa esterni senza
espressa licenza della Superiora. E per quelli,
che debbono essere introdotti , vi sieno presso
la porteria , o altro luogo appartato dall’ in-
terno della Casa , sale destinate per riceverli ,
ed ascoltarli. Che se debbano intromettersi nel-
l’interno, vi sieno Suore destinate dalla Superiora
per accompagnarli.
11. Niuna, senza generale, o particolare licenza
della Superiora, parli in casa con gli esterni; nè
chiami altra a parlarvi.
12. Parlando con gli esterni non solamen-
te usino moderazione , maturità , e modestia ,
ma ancora la maggior brevità , che sia possi-
bile , in proporzione della importanza della
— 35 — -
cosa, che trattasi, e della convenienza. E, senza
1’ approvazione della Superiora, non riferiscano
agli esterni le cose, che si sono fatte, o si hanno
a fare in casa ; nè dimandino loro consiglio di
cosa alcuna ; nè facciano loro ambasciata , o
consegnino lettere di persona di casa senza sapu-
ta e consenso della Superiora. Siccome pure
senza detta facoltà non debbono a persona alcuna
di casa recare ambasciate o lettere di verun
esterno. Infine parlando con quei di fuori si stu-
dino sempre dare loro buona edificazione, e non
solo coll’ esempio, ma anche con le parole, ec-
citarli all’ amore di Dio N. S.
13. Per quanto è possibile, salva la carità, e
la civiltà, fuggano di fare e ricevere visite, anche
dei parenti. Tali visite d’ordinario arrecano un
gran perdimento di tempo, e non piccola dissi-
pazione di spirito. .
14. Niuna esca di casa, se non quando parrà
alla Superiora : ed, a suo giudizio, abbia da lei
una compagna, la quale non sarà sempre la me-
desima. Le sorelle converse , quando hanno da
uscire per provedere le cose occorrenti al ser-
vigio della Casa, potranno, a giudizio e con li-
cenza della Superiora, uscire senza compagna.
— 36
VII.
OBBEDIENZA
1. Il voto della ubbidienza importa lasciare
la intera diposizione di sè , e delle cose sue
alla volontà della Superiora cosi, che non siavi
azione alcuna esteriore , di cui chi si è obbli-
gato con dello Voto possa a suo arbitrio dis-
porre.
2. Questo volo è il più eccellente degli al-
tri du.e , e perché in sè li contiene implicita-
mente , e perchè si sacrifica a Dio la cosa più
pregevole, che si abbia, cioè la propria libertà;
e finalmente perchè più dirittamente ed efficace-
mente fa raggiungere il fine proprio dell’Instituto.
3. A bene adempiere un tal vpto conviene
bene intendere la pratica della virtù della ub-
bidienza. Essendo pertanto essa quella virtù, per
la quale l’uomo, riconoscendo nel Superiore l’au-
torità communicatagli da Dio N. S., soggetta la
volontà ed il giudizio proprio alla volontà ed al
giudizio de! Superiore medesimo nello eseguire
quanto questi gli ordini; la ubbidienza imporla
— 37 —
eseguire la cosa comandata; conformare la vo-
lontà propria al volere del Superiore; e sogget-
tare al giudizio di lui il proprio intelletto.
4. La esecuzione della cosa comandata, che
è il primo atto della ubbidienza, deve essere pron-
ta, ed intera. Perchè sia pronta, non devesi in-
dugiare ad eseguire il comando del Superiore,
nè tergiversare, nè mendicare scuse e pretesti
per dispensarsene. Perchè sia intera non deve
farsi nè più nè meno di ciò, che il Superiore
ha ordinato ; e si deve fare in quel tempo, in
quel luogo, in quel modo, che ha ordinato.
5. La conformità del proprio col volere del
Superiore, che é il secondo atto della ubbidienza,
e nel quale è riposta la natura della ubbidienza
medesima, deve essere universale e sincera. Per-
chè sia universale deve l’inferiore conformare la
volontà sua a quella del Superiore, qualunque sia
il comando, ebe questi gli faccia, e qualunque sia
la disposizione, che Egli di lui prenda, e rufficio
che gli commetta; sia che gli piaccia o gli dispiac-
cia, sia che gli torni in onore od in umiliazione,
in fatica o in riposo, in favore o in disfavore. Per-
chè poi sia sincera, devesi conformare il proprio
al volere del Superiore per sola ragion di ubbi-
— 38 —
dire. Non perchè il Superiore è persona sperimen-
tala, prudente, discreta, dotata in somma di pre-
rogative e di pregi; e nè meno per mortificarsi, o
per umiliarsi, o per motivo di altra virtù, devesi
ubbidire, ma propriamente per soggettarsi alla
autorità di lui, il quale, tenendo il luogo di Dio
in ordine al suo inferiore, ha tutto il drillo di co-
mandargli, ed a cui perciò Egli ha tutto il dovere
di ubbidire.
6. Il soggettare finalmente il proprio intel-
letto al giudizio del Superiore, che è il terzo alto
della ubbidienza, e nel quale consiste la perfezio-
ne di tale virtù, deve essere semplice, ed umile.
Perché sia semplice non debbonsi investigare le ra-
gioni , e il perchè il Superiore comandi una cosa,
piuttosto che un’ altra; molto meno debbousi da
lui ricercare; ma devesi ubbidir ciecamente, cioè
con intima persuasione che il Superiore comandi
sempre bene, ed il bene. Perché sia umile devesi
rinunziare ad ogni giudizio e sentimento proprio
iu contrario; ed a costo di ogni repugnante appren-
sione dcU’amor proprio, credere giusto e conve-
niente quanto viene dalla ubbidienza ordinato.
7. Tale pertanto ha da essere la ubbidienza,
che ha da praticarsi dalle figlie di Maria. Elle
— 39 —
tutte sommamente si studino di essere ubbidienti,
e di rendersi in tale virtù segnalate, obbedendo
non solamente nelle cose di obbligo, ma eziandio
nelle altre, nelle quali non intervenisse espresso
comando, ma solo un semplice cenno della volon-
tà della Superiora.
8. Alla voce della Superiora sieno tutte pron-
tissime, come se fosse la voce del loro celeste Spo-
so, troncando a mezzo, per eseguirla, qualunque
opera, che abbiano per le mani, fosse pure una
parola incominciala, e non ancora finita di pro-
nunziare.
9. Non solamente però nella esecuzione, ma
ancora, e molto più, nella conformità del proprio
al volere della Superiora, e nella soggezzione del
proprio giudizio a quello di lei, tutte rivolgano le
forze del loro animo, perché la loro obbedienza
sia sempre, ed in ogni parte perfetta; adempiendo
con grande prestezza, gaudio spirituale, e perse-
veranza quanto verrà loro ingiunto dalla Superio-
ra, persuadendosi il tutto essere giusto, e rinun-
ziando con una certa ubbidienza circa ogni senti-
mento, e giudizio proprio in contrario.
10. Ciascuna però si persuada che chiunque
vive sotto la ubbidienza deve, per mezzo della Su-
- 40 -
periora, lasciarsi guidare e reggere dalla divina
Provvidenza, non altrimenti che se fosse un corpo
morto, che per ogni verso si lascia volgere, e trat-
tare in qualsiasi modo : ovvero come se fosse un
bastone da vecchio, che serve a chi lo tiene in qua-
lunque luogo, ed a qualunque uso.
11. Ognuna adunque non intraprenda, nè ese-
guisca cosa alcuna senza licenza della Superiora:
e se una tale licenza le fosse negata, non tratti
con altra Superiora della stessa cosa, senza mani-
festarle quale risposta abbia avuta dalla altra, e
per quali ragioni le sia stala negata.
12. Se alcuna cosa occorresse diversa da quel-
la, che la Superiora giudica; e, fatta orazione,
sembrasse doverla a lei rappresentare, non é vie-
tato il poterlo fare. Ma a non lasciarsi in ciò
ingannare dall’ amore e giudizio proprio , deb-
besi usare la precauzione di rimanersene, innan-
zi e dopo avere proposta la cosa, non solamente
indifferenti a fare o tralasciare la cosa, di che
si tratta, ma eziandio risolute a riputare ed ap-
provare per meglio quanto piacerà alla Supe-
riora.
13. Parimente se sopravenisse impedimento
ad eseguire quanto dalla Superiora fu ordinato.
- 41 —
se ne renda immantinente avvisata la Superiora
medesima, perchè vi provveda.
14. Se alcuna vorrà scrivere ad altri , che
non sia la Provinciale o la Generale, non potrà
farlo senza licenza, e senza mostrare la lettera
alla sua Superiora immediata. E se da altri le
fosse scritto, le lettere prima saranno consegnate
alla Superiora, la quale, avendole lette (meno
quelle della Generale e della Provinciale ) le po-
trà dare, o no, a colei, a cui sono indirizzate,
secondo che giudicherà nel Signore più spediente
al bene spirituale della medesima,
15. Intendano tutte che non solamente deb-
bono ubbidire alla Superiora deH’Instiluto , o
della Provincia , o della Casa , ma anche alle
subordinate officiali, che da essa ricevuto aves-
sero l’autorità. Laonde destinate ad aiutare al-
cuna o nella Cucina o nella Dispensa, od in al-
tra officina, debbono con umiltà dipendere da
quella, che è capo della officina medesima , in
tutte le cose, che riguardano l’officio e l’azienda
sua. Però si assuefacciano a non mirare chi è
quella, a cui obbediscono, ma chi é quegli, per
cui, ed a cui in tutto ubbidiscono, che è Cristo
nostro Signore.
. — 42 -
16. A conservarsi e crescere nella ubbidienza
alle Costituzioni dell’ Insliluto ami ciascuna ,
quantunque non obbligata , di manifestare alla
Superiora gli esterni mancamenti da sè commes-
si contro la osservanza delle medesime ; come
pure i suoi esteriori difetti nell’ esercizio, e nel
proGito delle virtù.
17. Ciascuna abbia della Superiora una sin-
cera stima , e riconoscendola quale sua madre
1’ ami nel Signore con filiale affetto. Usi però
verso di lei ogni riguardo, e le parli con rive-
renza : e quando la Superiora con lei discorre,
o la riprende , umilmente 1’ ascolti , e non la
interrompa.
18. Niuna cerchi di sapere curiosamente le
cose, che appartengono alla Superiora di fare ;
nè congetturando introduca di ciò ragionamento:
ma ciascuna attendendo a sè, ed all’ ufficio suo
aspetti come dalla mano dal Signore quanto di
sè, e delle altre, sarà determinato.
19. Finalmente perchè ciascuna obbedisca con
vero spirito di ubbidienza ; e pienamente con-
formi la sua con la volontà della Superiora, ed
al giudizio di lei soggetti il proprio, riguardi
sempre nella Superiora medesima la persona di
— 43 —
Dio N. S., la cui autorità Ella sostiene; e nel-
l’ubbidire a lei iutenda ubbidire a Dio stesso.
Vili.
ORAZIONE E PRATICHE DI PIETÀ
1. Se 1’ amore e 1’ esercizio della orazione
indispensabilmente richiedonsi da ogni Cristiano,
secondo il comandamento fattone dal n. s. Gesù
Cristo ; molto più si ricercano dalle persone re-
ligiose, e perchè esse hanno stretto con Dio mag-
giori obbligazioni : e perchè hanno da esercitar
le virtù con maggior perfezione.
2. Pertanto ciascuna delle figlie di Maria dia
con ogni diligenza nel Siguore, tutto il tempo, che
le sarà assegnato, alle cose spirituali, alla pre-
ghiera, alla meditazione, alla lettura, ed all’esame
della coscienza.
3. Ognuna ascolti ogni giorno la Santa Mes-
sa ; e vi assista con la maggior devozione , e
decenza : finita la quale si tratterrà in breve
ringraziamento ; e reciterà quelle preghiere ,
che saranno determinate dalla Superiora.
4. Ogni mattina si farà da tutte mezza ora di
orazione , parte mentale, e parte vocale.
— 44 -
5. Prima del pranzo si farà una breve visita
al SSmo Sacramento; e Tesarne particolare della
coscienza. Prima della cena si occuperà in ora-
zione una mezzora, parte recitando cinque impo-
ste del Rosario con le litanie della B. Vergine, e
parte meditando. Si dopo il pranzo, che dopo la
cena, tutte, in silenzio, si recheranno a visitare
Gesù Sacramentato per ringraziarlo del cibo con-
ceduto ai loro corpi, ed a pregarlo di nutrire mol-
to più le loro anime.
6. Prima di andare al riposo notturno si oc-
cuperanno per un quarto d’ ora in orazione vo-
cale, e nell’ esame generale della Coscienza.
7. Ad ogni ora del giorno si farà da tutte
una breve orazione; perchè quell’ora sia benedetta
da Dio N. S. Però ad ogni ora suonerà la campa-
na dei segni comuni : ed a tal segno, dovunque
si trovi, si reciterà da ciascuna la preghiera pre-
scritta dalla Superiora. Trovandosi più unite in-
sieme, si reciterà dalla più anziana, o Superiora
tra loro; e le altre risponderanno.
8. In ogni settimana , e precisamente nel
Venerdì, purché non sia giorno festivo , vi sarà
il Capitolo così detto delle Colpe : ed (escluse le
Opere ), quando, e dove , si possa , a giudizio
— 45 —
della Superiora, per Io spazio di un Miserere si
farà la disciplina. Questa però rimarrà sospesa
nei mesi più rigidi dell* inverno, e nei più
focosi della state.
9. In ogni domenica dell’anno ; ma special-
mente in quelle del sacro Avvento , della Qua-
resima, e del mese Mariano siavi, per quanto
è possibile , chi loro annunzi la divina parola :
e tutti l’ascoltino con riverenza, e con docilità.
10. Ad ogni mese potrà ciascuna Sorella
usare privatamente da sè la pia pratica del ritiro
mensile per ben disporsi alla morte. Però per
questo non facciasi alcuna variazione esteriore ri-
guardo alle occupazioni e comuni , c del proprio
ufficio : bastando all’ intento le consuete pratiche
di pietà.
11. In ogni anno le Figlie di Maria, nel tempo
determinato dalle Provinciali, si occuperanno per
10 spazio di otto giorni negli Esercizii Spiri-
tuali. Questi si fanno nelle Case centrali; e però
quivi, secondo che saranno avvisale dalla Supe-
riora , converranno le Sorelle delle Case limi-
trofe. Nel tempo degli Esercizii devesi osservare
11 più rigoroso silenzio.
12. In ogni anno ciascuna rinnoverà i suoi
— 46 —
voti. Il giorno destinato per tale rinnovazione
è la festa della Immacolata Concezione di Maria
SSma, se pure speciali circostanze non esigesse-
ro, a giudizio della Provinciale , determinarne
un altro.
13. In tutte le Case dell’Instiluto , si prati-
cherà, secondo che le circostaaze lo permetteran-
no , il culto perpetuo dell’ Eucaristico Sacra-
mento. Pertanto, ottenutene le debite facoltà ,
si conserverà la Santa Eucaristia nella comune
Cappella domestica, ovvero nella Chiesa publica,
quando l’abbiano. Quindi innanzi al SSmo Sa-
cramento una o due sorelle per turno si tratter-
ranno in orazione di mezzora in mezzora.
14. In quei luoghi, ove l’Instituto abbia Chie-
sa pubblica, si otterrà , e farà la esposizione
della SS. Eucaristia in forma di quaranta ore.
15. Nelle principali solennità dell’ anno , si
esporrà in pubblica adorazione il SSmo Sacra-
mento per lo spazio di tre ore, in memoria delle
tre ore di agonia di N. S. Gesù Cristo : e prima
di riporla si darà la Benedizione.
16. Durante l’ottavario del Corpus Domini,
e dei fedeli Defonà , e nel giorno 12 di Gen-
naio , anniversario della fondazione dell’ Insti-
- 47 -
tato, e nel dì 7 di Giugno anniversario della
morte del Fondatore, e nell’ultimo giorno dei
SS- Esercizii , e quando si fa la rinnovazione
dei SS. Voti , e Analmente in tutte le feste di
Precetto, si esporrà il SSmo Sacramento per lo
spazio di un’ ora ; e quindi si darà la S. Bene-
dizio ne.
17. Quando alcuna delle Sorelle sia passata
alla altra vita , si faranno in suffragio di lei
celebrare venti messe lette, ed una cantata ; e
tutte applicheranno in suffragio dell’anima della
defunta tutte le indulgenze, che lucrar possano
con ascoltare tre messe , e fare tre comunioni.
18. Ciascuna finalmente abbia la intenzione
di lucrare tutte le sante indulgenze dalla Chiesa
concedute si a vantaggio dell’ anima propria ,
che in suffragio delle anime purganti. E però
si supplichi la Santa Sede, perchè degnisi loro
accordarle.
IX.
CONFESSIONE E COMMUNIONE
1. A conservarsi nella grazia divina, e nel
fervore dello spirito , ed a crescere nella per-
— 48 —
fezione , come ad ottenere sempre più copiosi e
piu validi aiuti celesti, le Gglie di Maria si ac*
costeranno con tutte le dovute disposizioni ai
SS. Sacramenti della Confessione e della Co-
munione.
2. Ogni Casa deU’Institulo avrà il suo Con-
fessore ordinario, approvalo dal rispettivo Ve-
scovo. Il Confessore non potrà essere confermato
per un secondo triennio, ed altri successivi ,
senza indulto della Santa Sede. Al Confessore
ordinario potrà aggiungersi, per aiuto di lui, uno,
o più altri Confessori approvati dal Vescovo ,
secondo che le circostanze richiederanno , a
giudizio della Superiora.
3. Il Confessore , benché ordinario , non
avrà alcuna ingerenza intorno all’ andamento ,
ed al governo della Casa.
4. Al Confessore ordinario spetterà T ammi-
nistrazione dei SS. Sacramenti, 1' assistenza alle
Suore inferme e moribonde , e la celebrazione
delle esequie alle defonle , salvi però sempre i
diritti Parrocchiali.
5. Una o due volte in ciaseun anno , per lo
spazio di quindici giorni , oin quel torno, in
vece degli Ordinarii , vi sarà un Confessore
— 49 -
straordinario approvato dal proprio Vescovo. A
questo straordinario Confessore tutte sono ob-
bligate di presentarsi ad udirne i salutari ammo-
nimenti , per profitto spirituale delle anime loro»
e riceverne la benedizione.
6. Del resto ognuna in ciascuna settimana ,
cioè di otto in otto giorni , si confesserà col
Confessore assegnato. Nel confessarsi poi cia-
scuna si studii di conginngere, per quanto è*
possibile , alla debita integrità la maggior
brevità.
7. A non lasciarsi ingannare dall’ amore e
giudizio proprio, e a non essere illuse dal de-
monio , con tutta umiltà, schiettezza , e confi-
denza debbono aprire al Confessore la propria
coscienza. E deve essere gratissimo a ciascuna
di manifestare al Confessore non solamente i
peccati, e difetti ; ma ancora le tentazioni ed
inclinazioni, che sente ; anzi le penitenze, de
vozioni, e virtù tutte , con pura volontà dt
essere da quello indirizzata , dovunque declinasse
dalla rettitudine . non volendo in cosa alcuna
guidarsi col proprio volere , e parere.
8 Sappiano tutte che la Confessione Sacra-
mentale frequentata di otto in otto giorni è
4
— 50 —
sufficiente a far lucrare quelle indulgenze, per
le quali è prescritta.
9. Ognuna con somma diligenza si studii
di conservarsi cosi tranquilla di spirito, da essere
ben disposta a ricevere, non solo più volte in
ciascuna settimana, ma anche ogni giorno, la
S. Communione.
10. Se alcuna commettesse pubblicamente
qualche grave mancanza, con iscapito della
comune edificazione , potrà dalla Superiora
essere interdetta di accostarsi alla S. Comunione.
X.
REGOLAMENTO ESTERIORE
1. In qualsivoglia Comunità, perchè tutto
proceda con regola e reltitndine , è necessario
che siavi un ordine; e questo ordine sia con-
servato. Però sia , a giudizio della Superiora ,
determinato il tempo e agli atti .comuni , e
all’adempimento delle occupazioni dei rispettivi
ufficii, non che delle opere proprie dell’Instituto.
E quindi siavi un orario , ossia distribuzio-
ne di opere per le ore della giornata , secon-
— 51 —
do che le circostanze delle stagioni, dei luoghi,
e delle occupazioni richiederanno.
2. Con una campana , o con altro mezzo
equivalente, diasi il segno degli atti comuni :
c a questo segno , eome se fosse la voce stessa di
Cristo "N. S. tutte saranno ubbidientissime.
3. Ciascuna, dopo essersi levata di Ietto, lo
ricopra ; e poi, con le altre cose tutte, lo rassetti
decentemente.
4. Ciascuna, ed in sè, ed in tutte le cose ,
abbia gì mdissima cura della nettezza , la quale
molto giova alla sanità, ed alla edificazioue.
5. Abbia ciascuna dalla Superiora in che
occuparsi , affinchè l’ozio origine di ogni male,
non abbia mai Inogo in casa. E ciascuna deve
essere pronta ad occuparsi negli ufficii più umili
e bassi, nei qnali il senso pruova maggior ripu-
gnanza ; e deve essere contenta , che le sia im-
posto di occuparsi in essi.
H. Però come non conviene che alcuna si
aggravi di fatiche corporali in guisa , che ne
resti oppresso lo spirito , ed il corpo ne senta
danno : così dovranno quelle interrompersi con
discreti ed opportuni sollievi , a giudizio della
Superiora.
— 52 —
7. Come la soverchia sollecitudine delle cose,
ehe appartengono al corpo, è biasimevole ; cosi
la cura moderata di conservare la sanità e le
forze corporali è lodevole ; c tutte la debbono
avere. Però quando conoscessero alcuna cosa
esser loro nociva, o altra necessaria, circa il vitto,
il vestito, l’abitazione, l’ufficio, le occupazioni,
c tutto altro , fatta prima orazione , lo manife-
stino alla Superiora , lasciando però. a Lei tutta
la cura della cosa rappresentata , persuase che
ciò sarà il meglio per loro , che da quella verrà
determinato.
8. A provvedere alla sanità niuna , senza
licenza della Superiora, mangi o beva fuori dei
tempi consueti.
9. Sebbene il vitto debba essere conforme
alla povertà ; con tuttociò deve pure essere tale,
che, e perla qualità e per la quantità, valga a
conservare la sanità e le forze corporali. Per-
tanto l’ordinario vitto, oltre il pane ed il vino
sufficiente, sarà, per il pranzo una minestra, una
pietanza, ed insalata o fruita : per la cena una
minestra o insalata , ed una pietanza. Per la
colazione poi si somministrerà caffè e latte. Nei
giorni però festivi, o di ricreazione, come pure
— 53 —
nelle sollennità della Chiesa, e nelle feste pro-
prie dell’lnstituto si aggiungerà quel di più ,
che verrà stabilito da una prammatica da de-
terminarsi dalla Provinciale. Nei luoghi poi ,
ove il clima richiede vitto più abbondante ,
come specialmente .nell’America ; c quando le
occupazioni faticose delle Sorelle lo esiggano, il
trattamento sarà più copioso ; e ripetuto ezian-
dio il cibarsi, oltre il pranzo e la cena , sia in
comune, sia in particolare, a giudizio e secondo
le disposizioni della Provinciale.
10. Sentendosi alcuna fuor del solito indi-
sposta ne avvisi subito la Superiora : c niuna,
senza la licenza di questa, prenda medicina al-
cuna, o elegga medico , o gli domandi con-
siglio.
11. Nel tempo della malattia deve ciascuna
con grande purità ubbidire non solamente ai
Superiori spirituali nel reggimento deU’anima ;
ma eziandio ai medici corporali , ed alle infer-
miere, nel governo del corpo.
12. Ognuna , che sia inferma , procuri, col
mostrare la sua umiltà e pazienza, di dare a chi la
visiterà, e con lei converserà, e tratterà, edificazio-
ne, niente meno di quando era sana, adoperando
parole pie ed edificanti, le quali dimostrino che
essa accetta la infermità dalle mani di Dio N.
S., mentre alla fine essa è dono suo, come la
sanità.
43. Quelle, le quali con licenza visiteranno
le inferme, non solo parleranuo con voce som-
messa, ma ancora con tale moderazione da non
recare loro molestia; e tratteranno di quelle cose,
che possano recare alle inferme consolazione nel
Signore.
14. Tutte si sforzino con ogni diligenza di
conservare la fraterna carità, e la scambievole
concordia. Però, per quanto è possibile, le une
si conformino al sentimento, ed al volere delle
altre. E la diversità dei giudizii nelle stesse cose
agibili, la quale suol essere madre della discordia*
e nemica della unione delle volontà, devesi con
ogni premura evitare. Niuna quindi contrasti
con altra : e se in alcuna cosa vi fosse tra loro
diversità di opinione, e si credesse doverla ma-
nifestare, si espongano le ragioni con modestia,
e con carità , affinchè la verità abbia il suo luo-
go, e non per volere stare al di sopra delle altre.
13. Sebbene niuna , la quale non abbia tale
autorità dalla Superiora, debba comandare alle
— 55 —
altre alcuna cosa , nè riprendere veruna ; con-
tuttociò ognuna deve mostrarsi contenta di essere
ripresa, ed ammonita da un’ altra; molto più poi
quando fosse così ordinato dalla Superiora.
16. Si persuadano poi che per il loro maggior
profitto spirituale, e specialmente per la maggior
sommissione ed umiltà propria , è molto utile
ed opportuno che la Superiora conosca i loro
mancamenti esteriori. Però ciascuna deve essere
contenta che tutti i difetti e mancamenti suoi,
e qualunque altra cosa fosse notata in essa, si
manifestino da chicchesia alla Superiora. Ed
ognuna dalla Superiora medesima interrogata dei
mancamenti suoi , o delle altre , deve essere
pronta a palesarli con ogni semplicità e schiet-
tezza.
17. Nel trattare e conversare insieme usino
semplicità, carità, e scambievole rispetto 1’ una
verso dell’altra, mentre ognuna nel proprio gra-
do , ed ufficio serve a Cristo N. S.
18. Niuna , si intrometta nelle incombenze
altrui , nè entri nel luogo destinato all’ ufficio
delle altre senza licenza della Snperiora; o nelle
cose necessarie senza la permissione di chi ha
cura di detto luogo.
— 56 —
19. Fuori dei tempi , nei quali è permesso
p irlare, si osservi il silenzio così , che non si
parli , se non di cose necessarie , e con poche
parole, e con voce sommessa. E quando è dato
parlare, si procuri di non levare alla la voce ,
e di conservare sempre la modestia , e la mode-
razione, come a Religiose conviene.
20. Oltre il capitolo delle colpe, che si tiene
in ogni venerdì non festivo di ciascuna setti-
mana, sarebbe lodevole, che alcune volle tra
1' anno, ciascuna dimandasse alla Superiora qual-
che penitenza in ammenda dei difetti commessi
nella osservanza delle Costituzioni ; perchè ognu-
na dimostri quella premura , che ha del suo
profitto spirituale nella strada di Dio.
21. Ciascuna finalmente attenda con ogni di-
ligenza nel Signore alla osservanza delle Costi-
tuzioni : laonde è necessario che ognuna le co-
nosca, e le sappia. Ciascuna pertanto, se le ren-
de famigliarii ed almeno ad ogni mese le ri-
chiami in memoria, o leggendosele privatamente,
o udendole leggere alla mensa comune.
57
PARTE SECONDA
COSTITUZIONI PARTICOLARI
I.
* DELLA MAESTRA DELLE NOVIZIE
1. L’ Officio di Maestra delle Novizie è, dopo
quello della Superiora Generale , il più impor-
tante , dipendendo in grandissima parte dalla
buona educazione delle Novizie il felice anda-
mento dell’ Instituto. Diffidi però la Maestra di
sé, confidi in Dio , che non lascerà d’ajutarla,
ed assisterla in tulle le circostanze. Penetrando,
al lume divino, nella propria insufficienza e mi-
seria, sentirà avvalorarsi da quella viva fede ,
che fa tutto sperare dall’ ajnlo divino.
2. Dacché l’ubbidienza la chiama a quest’uf-
ficio, Dio vuole che vi si sottometta, ed ella deve
essere certa del suo aiuto. Preghi fervorosamente,
e si accinga a formare a Gesù Cristo spose fedeli,
— 58 —
ed a Maria vere figlie, le quali sieno operaie in-
stancabili nella vigna del Signore.
3. La Maestra delle Novizie dipende dalla
Superiora Generale, e Provinciale.
4. La Maestra, esercitando il suo ufficio, non
abbia altro in mira , che la maggior gloria di
Dio , ed il vero bene dell’ Instituto. Non pro-
ponga Postulanti alla Vestizione religiosa , o
Novizie alla Oblazione, se i soggetti non dessero
ben fondale speranze. Trattandosi specialmente
di certe tali poco educate , d’ ingegno pesante,
c di scarsa abilità , non le proponga , se una
segnalata virtù, e un buon criterio non vinces-
sero la loro insufficienza nel restante. Più che di
avere gran numero di Novizie, le stia a cuore
che siano scelte ed idonee allo scopo, che T In-
stituto si propone. Se dopo un prudente esperi-
mento la Postulante si presentasse non atta
all’ Instituto, la Maestra sia sollecita ad avver-
tirne la Generale, o Provinciale ; molto più se
potesse la giovane esser d’inciampo, o almeno
di raffreddamento, alle altre.
5. Ami la Maestra le sue allieve, e le pasca
con salutari avvertimenti, che nutrino sodamen-
te lo spirito per formarle, secondo richiede lTn-
— 59 —
slilulo. Schivi così il troppo rigore , come fa
troppo facile condiscendenza, che tutto soffrendo
fa cadere in rilassamento la regolar disciplina.
Avverta nell’educarle, di prendere occasione dalle
piccole cose, a fine di avvertirle di quelle mag-
giori, che dovran fare, o schivare, in appresso.
Non lasci di corregger quanto vedrà difetloso:
si rammenti che i piccoli mancameuti non cor-
retti in tempo opportuno, divengono mali grandi
e notabili; nè v’ è piccol male, che non si debba
stimar grande , se resta , e dura per tutta la
vita.
6. Si ricordi la Maestra di formar le Novizie
aperte e sincere , vivaci ed allegre, pronte, av-
vedute, ed attive. L’ Inslitulo ha bisogno di So-
relle operose , più assai che di statue divote.
Non permetta però mai una vivacità tale, che
arrechi danno allo spirito. Abbia special cura
di formare nelle sue allieve un pensar sodo ,
come quello , che regola e dirige il cuore, ed
ordina rettamente tutte le azioni.
7. Non cerchi dalle Postulanti che buona
volontà : non pretenda da queste , che tuttavia
non hanno scossa la polvere del mondo , una
condotta si misurata e spirituale , come esige
— 60 -
dalle Novizie , le quali , cogli abiti , debbano
avere vestite le virtù religiose.
8. Non faccia caso di qualche apparenza di
dissipazione, altrimenti potrebbe renderle cupe,
taciturne, e malinconiche. Che se alcuna a ciò
inclinasse, vi ponga pronto ed efficace rimedio.
9. Abbia sospetta la vocazione, anzi diffidi
della buona riuscita di quelle Novizie, che fos-
sero soggette ad incorregibili angustie di spirito,
o dessero a divedere un’inclinazione abituale alla
malinconia.
10. Non fomenti nelle Novizie una certa fa-
cilità a perdersi in soverchie riflessioni 'Opra sé
medesime ; lo che è assai dannoso. Le formi
semplici e sciolte virtuosamente, e le avrà quali
si desiderano.
11 Si guardi dal soffocare e opprimere gli
spirili vivaci, e risentili : compatisca assai , e
sopporti quei diffetlucci, che sono in loro inevi-
tabili ; e specialmente nel principio. Coltivi con
particolare attività, e con industriose maniere tali
spiriti , i quali ben coltivati riescono abili ad im-
prese generose, e grandi. Vada sempre mesco-
lando la dolcezza con 1’ autorità ; e tiri tutte con
soavità all’ aunegazione totale di sé medesime.
— 61 —
12. La Maestra deve formare le Novizie se-
condo la fede , e condurle a vivere di fede. Le
avverta a lasciar nel mondo le idee, ed i giudizi
del mondo stesso, ed il linguaggio, con cui si
esprime. Quindi ad aprir gli occhi alla verità,
e ad abbracciarla, ed attenervisi fortemente. Le
faccia convinte della necessità della propria an-
negazione per ordinarsi a Dio, e le pieghi soave-
mente ad attendervi con generosità. Mostri loro
essere ciò indispensabile dal momento che la
nostra natura inclina al male; eie assicuri che
la propria annegazione non ha di amaro che il
primo assaggio , ma la pratica costante la fa
sentire gu-losa. Metta loro soli’ occhio i van-
taggi sommi e preziosi che arreca ; mentre dà
morte a ciò , che ci tormenta, le passioni cioè
e P amor proprio ; e morti a noi stessi ci dà
vita in Dio, e ci merita che Dio viva in noi:
dona libertà allo spirito, e mette nel cuore la
bella pace dei figliuoli di Dio. Le accostumi
possibilmente ad un operare di puro spirito ,
senza concorrenza di natura e di amor proprio: le
avrà sante, se le farà in tutto mortificate e morte.
13. Non si allontani dalle sue Novizie; quan-
do debba allontanarsene, vi lasci una Vice Mae-
— 62 —
slra. Si rammenti che le è affidato un deposito
prezioso da custodire; ed ha per le mani un la-
voro assai delicato.
14. Inspiri alle Novizie una somma riverenza,
ed un cordiale amore verso la Superiora Gene-
rale, la Provinciale, e quella Superiora qualunque
Locale, sotto cui la Provvidenza le collocherà.
Abbia cura , e grande impegno , che aprano il
loro cuore con candore e libertà alla Generale,
e Provinciale. Faccia ben conoscere alle Novi-
zie che la confidenza , e candida apertura del
proprio interno alla Superiora é di grande uti-
lità, e che una Figlia di Maria avrà più o meno
lo spirito dell’ Inslituto a misura che lo attin-
gerà dalla Superiora, e si lascierà reggere dal-
1’ Ubbidienza.
15. Usi molta prudenza e discrezione nel pe-
nitenziare le sue Novizie: ma al bisogno lo fac-
cia, che sarà pel meglio.
16. Procuri di adattare i libri spirituali allo
spirito, ed ai bisogni di ciascuna.
17. Istruirà le Novizie nelle cose di Dio,
massimamente nella spiegazione della dottrina
cristiana, nel recitar bene le preci sì pùbbliche,
che privale. Spiegherà loro capo per capo , cd
- 63 -
anche articolo per articolo le Costituzioni, e pro-
curerà che le intendano bene. Non si stancherà
di battere in modo particolare i punti essenziali
dell’ Instituto, cioè Umiltà, Ubbidienza, Dipen-
denza, Docilità, Distacco universale. Domanderà
loro spesso, se si sentono veramente disposte a
viver povere, a partir subito da un momento
all’altro, per andare in qualunque luogo, ed a
qualunque officio, e con qualunque persona colla
quale stimassero i Superiori d’accompagnarla. Se
sieno pronte , occorrendo , a cangiar Confes-
sore, stanza, roba, od altro che siasi. E quando
a queste cose non le trovi disposte, ed abbiano
altri difetti, che a quelle si oppongono , come
sarebbe la difficoltà di dipendere, di cangiar Con-
fessore, e simili, le avvisi pure francamente, che
non sono adatte per l’Instituto, e le persuada a
chiederne la dimissione.
18. Insegni, e faccia ben conoscere alle No-
vizie che la vera bontà non consiste nel far molte
cose; ma nel far bene quelle, che sono coman-
date dall’ubbidienza, nelle quali non è tanto fa-
cile, che vi prenda parte la superbia, la vanità
e l’amor proprio.
19. Insegni ancora la ?,Iaestra alle Novizie
— 64 -
di curar la salute altresì del corpo, non per ac-
carezzare la carne: ma per poter essere in istato
di fare il bene voluto dall’ Inslituto: ed ella si
dia premura , ed attenda che dormano e man-
gino a sufficienza, che facciano un moto rego-
lare, che stiano sempre diritte sulla persona, che
schivino gli scrupoli e la tristezza, che non fac-
ciano penitenze, oltre quelle u^atc dalla Comu-
nità , e.. che si divertano onestamente nelle ri-
creazioni.
20. Deve pure la Maestra insegnare alle No-
vizie , il modo di ricevere le persone, di par-
lare e di trattare secondo la modestia religiosa,
ed anche secondo la civiltà. Ispiri loro abbor-
rimento ad ogni genere di vanità, di leggerezza,
di visite, di relazioni col mondo, ed anche di
amicizia troppo stretta fra di loro. Le vere Fi-
glie di Maria, devono amar tutti in Gesù Cri-
sto; ma esser poi indifferenti ancora con tutti,
per essere tutte di Dio.
21. Informerà spesso la Superiora Generale,
e la Provinciale della condotta delle Novizie, e
dell’andamento del Noviziato, aggiungendo quelle
avvertenze, che crederà opportune a dare delle
sue allieve una piena informazione.
— 65 —
22. Del resto abbia fisso in mente che essa
adempirà con frutto il geloso suo officio, se con
assidua e fervorosa preghiera sarà unita con Dio;
e con umile e docile dipendenza sarà in cornmu-
nicazione con la sua Provinciale, e con la Gene-
rale. La Preghiera e la Ubbidienza le otterranno
tutti quei lumi, e tutti quei soccorsi, che le sono
necessarii ad informare le Novizie del vero spi-
rito dell’Instituto.
II.
MAESTRA DEL LAVORIO COMUNE
1. Tutte le Sorelle , che non hanno ofGcio
particolare , saranno occupate nel lavorio comu-
ne, e vi si eserciteranno in quei lavori , che
loro assegnerà la Maestra del lavorio medesimo.
2. Tutte saranno dipendenti dalla Maestra
in ogni genere di lavoro. Niuna delle Sorelle
potrà mai querelarsi colla Maestra, o con altre,
perchè la facciano lavorare più nel vecchio ,
che nel nuovo , ma stimando bene dover dire
qualche cosa, la dica alla Superiora.
3. Sarà cura della Maestra del lavorio ,
5
— 66 —
clic le Sorelle più giovani imparino a fare quei
lavori , che ancora non sanno, e per i quali
hanno sufficiente disposizione; e che si perfezio-
nino in quelli, nei quali già furono iniziate :
tutto però si faccia col consenso della Superiora.
4. La Maestra modererà i discorsi nel tempo,
che non è silenzio , permettendo ancora qualche
canto divoto , che però non disturbi, e non lo
creda fuor di proposito. Farà poi custodire il
silenzio a suo tempo, dando a bassa voce quegli
ordini , che non si potrebbero dare comodamente
coi semplici segni.
5. Il lavoro s’ incomincierà sempre colla
recita di un’ Ave Maria , e l’orazione Actiones no-
stras , e si darà termine al medesimo, con altra
Ave Maria , e l’orazione Agimus libi gratias.
IH.
SAGRESTANA
1. La Sagrestana si stimi bene avventurata
per l'officio, a cui l’ha destinata la ubbidienza ,
dovendo aver cura della Chiesa o Cappella, ove
abita il Dio vivente, e vi dimora il celeste suo
_ 67 —
Sposo. Deve dunque mettere tutta la premura,
ed avere tutto l’impegno di esercitare il suo
officio in modo, che sia a Dio di gradimento ,
ed a sè di santificazione, ed a tutti di edificazione,
e di esempio.
2. Sia premurosissima di conservare in ogni
cosa , incominciando dal materiale della Chiesa
o Cappella , fino alle cose più sante , somma
decenza, nitore, e mondezza. Non sia facile a
fidarsi di subalterni esteri , ma osservi da per
sè , se ogni cosa sia ben disposta ed ordinata
nella Chiesa con quella decenza, che tanto con-
viene alla Casa di Dio.
3. Sia vigilante per il buon andamento della
Sagrestia. Custodisca accuratamente e gelosa-
mente i sacri arredi destinati al servizio della
Chiesa o Cappella. La decenza, e 1’ ordinamento
degli Altari meritano la speciale sua attenzione.
4. Riceverà dalla Superiora la nota di tutte
le suppellettili ed arredi sia della Chiesa , sia
della Cappella , e si studii di conservarli con
ogni diligenza in buon ordine , e nella massima
proprietà , essendo ciò suo preciso dovere, e
dovendone poi render conto. Logorandosi un
qualche oggetto, in guisa che non sia più de-
— 6$ -
ccnie per l’uso sacro, ricorra alla Superiora ,
che, vedendone il bisogno, prontamente vi rime-
dierà. Le Figlie di Maria devono essere aman-
tissime della santa Povertà in tutto , ma non già
nella Casa di Dio, e nelle cose, che riguardano il
culto divino. In queste anzi si deve cercare,
oltre la convenienza , anche il decoro e Io splen-
dore : evitando però sempre Io sfarso , e la pro-
fusione. Sia infine la Sagrestana attenta e sol-
lecita di conservare non solo i sacri arredi; ma
di ripararli ancora, ove ne vedesse il bisogno.
5. Sia diligente nel mantenere le biancherie
pulitissime , massimamente quelle che servono,
al Sacro Altare, ed al Santo Sagrificio. In punto
di politezza, specialmente di Chiesa, per quanto
si dica è sempre poco di rincontro al conve-
niente.
6. Tenga in ordine , ed in pronto ogni di
i sacri paramenti, e tutto. 1’ occorrente per la
Messa della Comunità, e lutto che occorre per
le consuete funzioni quotidiane.
7. Nelle feste solenni adobbi la Chiesa o
Cappella nel modo il piu conveniente alla cir-
costanza secondo l’uso, ed a norma delle dispo-
sizioni, che le verranno date dalla Supcriora.
’ — 69 —
8. Per le funzioni straordinarie, che possono
occorrere , dipenda in tutto dalla Superiora ,
come pure circa il modo di eseguirle , e per
gl’inviti, che stimerà di fare., e per le necessarie
spese. Prepari poi diligentemente nella Cappella,
e Sagrestia, quanto è indicato nel ceremoniale,
secondo le rubriche della Chiesa.
9. Nei giorni di solennità procuri di avere
un sufficiente numero di Messe : ma non faccia
d’invitare un soverchio numero di sacerdoti con
danno forse delle altre chiese , e con imbarazzo
della Comunità. Anche in ciò se la intenda esat-
tamente colla Superiora , e dipenda dall’ubbi-
dienza.
10. Non s’ intertenga col Confessore , col
Cappellano, nè con altri, oltre il bisogno. Perciò
nella Sagrestia poche parole necessarie, e nessun
complimento.
11. Abbia cura diligentissima della chiave del
Tabernacolo, e non la consegni, che al Cappel-
lano, od altro Sacerdote , per l’uso necessario ,
da cui poscia la riprenderà per riporla.
12. Sia premurosissima di conservare il lume
perpetuo innanzi al SSmo Sagramento, e faccia,
che non mai manchi l’acqua benedetta ai destinati
- 70 —
luoghi. Si scopi la Chiesa o Cappella frequen-
temente , sicché la Casa del Signore sia sempre
pulitissima : ogni giorno si levi la polvere dalle
sedie.
13. Non avendo la facoltà dall’Ordinario di
lavare, prima di mandare al bucato, i corporali,
ed i purificatori, pregherà il Cappellano a farlo,
gettando l’acqua nel Sacrario.
11. Rammenti di preparare a suo tempo le
particole per farle consacrare, dovendosi, se-
condo le rubriche, rinnovare ogni otto giorni il
SSmo Sagramcnto.
15. La Sagrestana potrà avere anche altre
Sorelle in ajuto del suo officio, secondo il biso-
gno, e come lo crederà espediente la Superiora.
Invigili però sopra di queste perchè soddisfino
alle incombenze loro affidate ; rimanendo in lei
ogni responsabilità.
IV.
PORTINARA
1. La Porlinara sia segnalata per carità c
pazienza ; per prudenza e modestia. Le sue paro-
— 71 —
le , i suoi modi siano mansueti e dolci, gravi
e dignitosi : si mostri a lutti, quale specchio di
religiose virtù.
2. Sia pronta al primo tocco del campanello^
risposto in nome di Dio , con buona grazia ascol-
ti, che cosa si dimandi, e sbrighi con dissinvoltura
chi ha bisogno dell’ opera sua. Ricordi che gene-
ralmente i secolari lamentano assai il lungo aspet-
tare alla porteria delle Case Religiose; e si guardi,
per quanto è da sé, darne motivo. Non avvenga
possibilmente mai , che chi si presenta abbia a so-
nare due volte: ma avvenendo il caso, faccia la
Portinara umilmente sue scuse. Se la persona
é civile, la introduca nella sala di ricevimento,
pregandola ad assettarsi nel mentre passa l’am-
basciata: le persone poi, che non conviene intro-
durre, le tratti in modo, che non abbiano a do-
lersi della sua condotta.
~3. A chi si presenta non faccia interroga-
zioni, che non siano necessarie. Se alcuno vo-
lesse trattenerla in novelle curiose ed inutili, ri-
sponda soavemente di non aver tempo per com-
piacerlo : che se fosse persona molto a lei su-
periore, vada con semplicità, e serbi le conve-
nienze.
— 72 —
4. Non parli in casa, di ciò che vede, o sente
alla porteria , nè alla porteria di quanto nella
casa succede. Se nel suo officio non è cauta
quanto fa di mestieri, non si aspetti dalla Su-
periora indulgenza.
5. I tocchi pel richiamo sieno segnati in ta-
voletta appesa alla porteria, unitamente a quella
indicante i diversi segni, che si devono dare col
campanello, secondo le diverse persone, che s’in-
troducono: la Portinara vi stia bene attenta per
non errare, e causar confusione. Venendo chia-
mate alla porteria le Novizie , domandi imme-
diatamente la loro Madre Maestra , similmente
faccia rapporto alle Educande.
6. Le lettere, i plichi, ed altro inviato alle
Religiose , li consegni alla Superiora , e quelli
inviali alle Novizie, ed alle Educande , li con-
segni alle respettive Madri Maestre. Non fac-
cia motto d’averli ricevuti con quelle, cui sono
diretti; nè porti saluti, ed ambasciate ad alcuna
senza espressa licenza della Superiora.
7. Le persone venute per visite non per-
metta che si dilunghino dalla sala di ricevimento,
e vadano in giro per la casa. Dovendo entrare
il Medico, o il P. Confessore, li preghi ad as-
— 73 —
s-ettarsi nella sala , finché vengano le destinate
ad accompagnarli. Per gli artisti poi, non apra
la porta, finché non sia giunta l’accompagnatrice.
Appena si presenta la persona alla porteria, la
Portinara sia pronta a dare il segno, onde le ac-
compagnatrici vengano con sollecitudine , e le
Sorelle siano per tempo avvertite di ritirarsi.
8. Non affidi mai alle Sorelle le chiavi della
porteria senza ordine della Superiora. Di giorno le
custodisca presso di sé con tutta diligenza, e la
sera le consegni alla Superiora, da cui le rice-
verà la vegnente mattina. La porteria si apra
appresso al suono della levata: ma nell’inverno
un poco più tardi; la sera si chiudano tutti l’in-
gressi esterni della Casa all’Ade Maria.
9. Si raccomanda alla Portinara d’invigilare,
e prestarsi, perché gl’ingressi alla porteria, e le
sale di ricevimento presentino la più grande pu-
litezza; essendo ciò richiesto e voluto dalla con-
venienza, e molto giovando all’ edificazione.
10. La Portinara avrà una, ed anche più So-
relle in ajulo, secondo lo crederà espediente la
Superiora.
11. Alla porteria parli poco, e sempre a voce
bassa: non permetta alle Sorelle di trattenervi
— n —
senza vero bisogno ; ma dovendovi slare , pro-
curi che non si faccia rumore di sorla. Chiun-
que si accosta alla Casa delle Figlie di Maria
deve rimaner convinto che quella é una Casa di
vere Religiose.
y.
GUARDAROBBIERA
1. La Guardarobbiera deve essere di buon
cuore, giudiziosa , imparziale , amante dell’ or-
dine, e della pulitezza; deve saper combinare un
generoso provvedimento ai bisogni delle Sorelle,
colle obbligazioni della povertà religiosa.
2. La perfetta vita comune porta seco la co-
munanza delle medesime vesti, e perciò un ve-
stiario comune. La Guardarobbiera avrà quindi
pel suo primario oggetto quello di tener sem-
pre la guardaroba provista in modo, che non mai
manchi del necessario.
3. Terrà ben distinta ogni cosa nel suo ge-
nere, sia di vestiario, sia degli arredi, che ri-
guardano il Ietto, la tavola, ecc.
4. La Biancheria sia a sufficienza, ma di qua-
— 75 —
Iità ordinaria, come a pavere religiose si addice:
sia però di lunga durata, il che è richiesto dalla
medesima povertà. Degli oggetti alla sua custo-
dia affidati abbia la cura, che è dovuta alla por-
zione de’poveri di Gesù Cristo: conosca bene il
dovere impostogli dalla povertà di non rispar-
miar studio e fatica per conservare più a lungo
la roba della Comunità. Non giudichi disdice-
vole il rammendare gli abiti religiosi: appunto
perchè abiti religiosi loro si convengono le ram-
mende, e i rattoppi, essendo questi i fregi della
santa Povertà. Quanto al portare la roba vec-
chia, e rammendata nessuna Sorella potrà mai
lagnarsi , ricordando che tante povere donne
mancheranno anche di quella, e si crederebbero
fortunate di averla.
5. Ogni sabato la Guardarobbiera distribuisca
nei dormitori delle Religiose, le biancherie, ed
altro che fa di bisogno, e per il lunedì le So-
relle abbiano già preparate le biancherie sudicie
per mandarle al bucato.
6. Noterà distintamente i capi, che dà per
lavarsi, ed alla riconsegna ne farà riscontro. 11
bucato si farà possibilmente in casa, senza ajuto
esterno. Mentre si fa il bucato, vigilerà per im-
— 76 —
pedire ogni inconveniente , e procurerà ancora
che si usi tutta l’economia riguardo alle legna,
sapone, etc.
7. Procuri, per quanto potrà, di prevedere i
bisogni delle Sorelle, onde non nascano disgusti.
Provveda cordialmente secondo il bisogno, e a
norma delle istruzioni avute dalla Superiora. A
quelle Sorelle, che devono prodursi, convengono
abiti più proprii, per rispetto del pubblico: ma
anche in ciò vada d’intelligenza colla Superiora.
Non permetta alle Sorelle la scelta delle vesti, ed
altro: esse non possono che semplicemente espor-
re il bisogno, e la convenienza. Se qualche So-
rella per circostanze particolari abbisognasse abi-
tualmente di alcuna cosa di più; ne dovrà chie-
der licenza alla Superiora. Accorgendosi poi la
Guardobbiera che qualche Sorella fosse indiscreta
nelle esigenze, ne avverta la Superiora.
8. Al succedersi delle stagioni abbia pronti
e ben disposti gli abiti, ed altri oggetti occor-
renti. Prima di riporre nella guardaroba i di-
messi, li pulisca e rammendi, di guisa che, ab-
bisognando , possano subito servire. In queste
riparazioni sia molto sollecita, imperocché gl’in-
dumenti specialmente di lana , se per poco si
trasandano, soffrono detrimento.
— 77 —
9. Neìle Case di Noviziato vi sia una guar-
daroba apposita per conservare le vesti da se-
colare delle Novizie, quali si conservano fin dopo
l’anno di noviziato. All’epoca dell’oblazione poi,
la Maestra passerà tutti gli oggetti alla Guar-
darobbiera perché li renda comuni, e niuna po-
trà più dire questo è mio.
10. La Guardarobbiera avrà una o più So-
relle in ajuto a sé sottoposte, quando lo richieda
il bisogno; e si giudichi conveniente dalla Supe-
riora.
VI.
DISPENSERÀ
1. La Dispensiera tenga il giusto mezzo tra
la carità verso le Sorelle , e la povertà reli-
giosa : nulla manchi , e nulla abbondi ; ma vi
sia il conveniente; e non vi abbia mai luogo il
superfluo.
2. Avvertirà per tempo la Superiora, o la
Vicaria, per fare tutte quelle provisioni all’ in-
grosso, che tornano necessarie. Per le spese mi-
nute e quotidiane si varrà delle Sorelle Con-
verse.
— 78 —
3. Tenga i commestibili sotto chiave , es-
sendone responsabile. Badi che per sua trascuran-
za nulla si guasti, e vada a male.
4. Alla sera soraministerà alla Cuciniera l’oc-
corrente per l’indomani , onde ogni cosa sia in
ordine, e venga in tempo; ed anche perchè le
Cuciniere possano agire con esattezza, e con tran-
quillità.
5. Abbia diligentissima cura che le Sorelle
inferme vengano trattate come è di dovere, ed
eseguisca esattissimamente quanto l’Infermiera le
verrà ordinando.
6. Sia discreta, giudiziosa, ed imparziale nella
distribuzione delle vivande alle Sorelle. Non fac-
cia distinzione di porzione ad alcuna, tranne il
caso di bisogno , lo che le verrà ordinato dalla
Superiora, o da chi la rappresenta.
7. Abbia ogni riguardo verso le Educande,
acciocché non abbiano ragionevole motivo di
muover querele rapporto al trattamento. Si ram-
menti che è interessata la carità, e la giustizia.
8. Vigili attentamente, che le vivande siano
sane, ben condite, ed in sufficiente quantità, ed
anche con conveniente proprietà apprestate.
Corregga con rigore le Cuciniere che fossero in
— 79 —
ciò trasandate. In questo deve essere la Dispen-
serà molto vigile e premurosa , ben conoscendo
che le Sorelle ne possono muover lamento ,
e che le vivande mal condite, o malamente cotte,
sono di pregiudizio notabile alla sanità.
9. Consideri la mondezza e la proprietà come
punto importantissimo, e sia in questo severa,
ed inflessibile. Trovando nelle Cuciniere tali di-
fetti uniti alla renitenza di correggersi, ne av-
verta la Superiora.
10. Invigili di continuo sull’ economia della
cucina: esigga dalle Cuciniere parsimonia, spe-
cialmente nell’ uso delle legna, carbone, olio, e
simili. Vegli alla conservazione delle stoviglie, e
non risparmi correzioni alle Cuciniere, che per
incuria le guastassero. Se alcuna rompesse , o
mandasse a male alcuna cosa , la deve avver-
tire di confessarsene rea appresso la Superiora.
11. Abbia cura particolare dei rami per farli
stagnare, subito che ve ne sia il bisogno, essendo
ciò sommamente necessario in riguardo alla sa-
nità.
12. Per la domenica farà cambiare tutta la
biancheria, e per il lunedì farà che sia in ordine
la lorda per mandarla al bucalo.
- 80 -
13. Spetta alla Dispcnsicra la vigilanza sulla
coltivazione dell’ orlo : badi che il terreno al-
l’oggetto assegnalo sia posto a profitto, e colli vaio
di guisa che in ogni stagione non manchino
gli erbaggi e i legumi occorrenti per la cucina.
14. Memore la Dispensiera che le Converse
sono sue Sorelle, le tratti con carità, e le correg-
ga con dolcezza. Non usi però verso di loco
domestichezza soverchia , perchè ne potrebbero
abusare, e colla loro condotta la costringerebbero
a prendere misure dispiacenti. Trovandone alcu-
na meritevole di penitenza, la rimetta alla Su-
periora.
VII.
INFERMIERA.
1. Sia l’infermiera pietosa, cordiale, e piena
di carità. Si consideri con piacere destinata a
sollievo delle sue Sorelle pazienti , e bisognose.
Riguardi nelle inferme Gesù Cristo medesimo ,
che stima e ricompensa come fatto a sé, il ser-
vizio prestato ai sofferenti.
2. È suo dovere assistere personalmente
- 81 —
alle visiterei medico: indi abbia tutta la cura
che siano prontamente eseguite tutte le ordina-
zioni di lui ; di guisa che riescano all’ inferme
soavi, e salutari.
3. Se vi sarà farmacia in casa , l’Infermiera
ne abbia tutta la cura. Vegli sulle provisioni, e
buona qualità dei medicamenti, sulla loro con-
servazione , e li tenga sotto chiave. Nella far-
macia però si conservino soltanto quei medica-
menti, e medicinali semplici , che il prepararli
è da tutti.
4. Per piccole indisposizioni non corra fa-
cilmente alla farmacia , imperocché 1’ uso fre-
quente delle medesime , quantunque semplici ,
vizia, e sconcerta l’individuo, e specialmente alle
giovani può riuscire dannoso. Alle desiderose
di medicamenti consigli la dieta, persuadendole
che da questa trarranno grande vantaggio più,
che dai soverchi medicamenti, dai quali forse ri-
porterebbero nocumento.
5. Delle vesti biancherie, ed altri oggetti,
che avessero servito per malattie contaggiose,
non se ne varrà mai per altre inferme, se non
dietro gli avvisi, ed a norma delle precauzioni
ordinate dal medico
6
— 82 —
6. Terrà l’infcrmeria ben pulita, ed assestata,
i Ietti ben composti, le biancherie nettissime, e
monda ogni cosa. Alle ore opportune apra le
fenestre, perche l’aria si cambi, e le inferme
ne sentano sollievo. L’ infermiera, e le inferme
debbono presentare tutta quella pulitezza, che é
combinabile colla santa povertà.
7. Dovendosi portare il SSmo Sagramento
alle inferme , sia cura della infermiera di ap-
parecchiare colla più possibile decenza il piccolo
altare, e lutto ciò, che occorre. Il Rituale, il vaso
dell’ acqua benedetta, devono essere sempre nel-
I’ infermeria.
8. Ordinerà ogni mattina alla Dispensiera
il vitto per le inferme, badando che sia prepa-
rato a dovere ; e servito alle ore prescritte. Si
appresterà mezz’ora prima della mensa comune,
avvertendo che le vivande siano calde, e pre-
sentate con molta pulitezza, per non aumentare
alle inferme la nausea , che naturalmente vi
hanno.
9. L’infermiera visiti frequentemente le sue
inferme , arrecando loro tutta quella consola-
zione , che nel loro stato è possibile. Le sollevi
altresì , e le conforti nello spirito coi sugge-
— 83 -
timenti della Religione, procurando nello stesso
tempo di rallegrarle nel Signore con qualche
racconto , che giovi ad alleviare in esse la tri-
stezza , che naturalmente il male cagiona. Molte
volte però il zelo indiscreto delle Infermiere
opprime le povere inferme ; perciò molto rac-
comandasi la discrezione. Nel caso special-
mente , che l’inferma sia molto aggravata, non
si affatichi la sua mente, nè si violenti il suo
spirito con troppi ragionamenti di Dio. Si
suggerisca di quando in quando qualche buon
pensiero, ed affetto adattato alla circostanza, e
poi si lasci operare liberamente alla grazia del
Signore.
10- Quando la malattia aggravisi, l’Infermiera
né avverta subito la Superiora, perchè dispon-
ga la inferma a ricevere i conforti della Santa
Religione, e non tardi a pregare il Padre Confes-
sore a non volerla in quello stato abbandonare.
11. All’Infermiera si dà una, ed anche più
Sorelle in ajuto secondo il bisogno. Dessa di-
stribuirà, col consenso della Superiora, le in-
combenze secondo che le crederà proporzionate
alla capacità di ciascuna.
12. Abbia molto a cuore tali Sorelle messe in
- 84 -
suo ajuto , le vada mano mano ammaestrando
nei loro doveri; procuri che in esse la carità
sia illimitata, instancabile la pazienza; ed Essa
stessa preceda tutte, più coll’esempio, che colla
parola. Se qualcuna fosse negligente ne’ suoi
doveri, la corregga con carità ; se però la So-
rella nou approfitta, ne avverta la Superiora ,
essendo troppo necessario , che le povere in-
ferme vengano dalle Infermiere amorosamente
trattate.
Vili.
SORELLE CONVERSE
1. Le Sorelle Converse fanno l’officio di
Marta, e servono Gesù Cristo negli officii loro,
sicure di trarre la loro santificazione dalle fa-
tiche corporali sostenute per amor di Dio. La
cucina , le provisioni , il forno , il bucato, la
coltivazione dell’orto , la pulitezza della casa ,
il servizio delle Religiose, sono i loro doveri.
Riflettano che Gesù Cristo medesimo volle pren-
der forma di servo , condurre vita stentata .,
morire in Croce , per obbedire al suo Divin
.— 85 —
Padre -, onde amino singolarmente la santa
umiltà, la povertà, l’ubbidienza.
2. Esercitino gli ufiìcii con ispirilo di fede,
ed ogni qualvolta debbono servire le Religiose,
lo facciano rispettosamente , con cordialità , e
buona grazia ; perchè tutte abbiano sempre li-
bertà di richiederle di quanto abbisognano.
3. Non dimentichino , che sono nell’ Insti-
tuto per servire, rispettare, ed ubbidire a tutte.
Quindi alle Maestre tutte daranno del V* S.
Principalmente poi devono rispettare le Supe-
riore, e le Maggiori : e gli ordini di queste deb-
bono sempre preferire a quelli delle altre. Nel
caso fossero richieste di ciò, che loro sembrasse
di non poter fare , lo dicano, rispettosamente
portando le loro scuse. Preghino sovente la Su-
periora, o la Vicaria, a volerle bene informare
riguardo ai loro proprii doveri, e di ciò, che
far devono, o non devono. Agli ordini della Supe-
riora non dovranno mai replicare.
4. Avvedendosi di qualche disordine , e
specialmente se grave , o ripetuto., sono in ob-
bligo di farlo conoscere alla Superiora , dopo
di che non si prenderanno altro pensiero.
5. Tra di loro siano pazienti ed amorevoli:
— 86 —
si compatiscano a vicenda , e caritatevolmente
si avvisino dei loro difetti.
6. Nell’esercizio delle incombenze siano fe-
delissime, non usando preferenza veruna ; nè
mai servendosi per sè, o per altri di alcuna cosa
senza la regola dell’ubbidienza. Pratichino l’econo-
mia voluta dalla santa povertà, la quale poi è lo-
ro specialmente raccomandata nell’ uso delPoglio,
della legna, carbone, sapone, e simili. Abbiano
molto riguardo nel maneggiare attrezzi , o stovi-
glie, per non guastare, rompere, ed aver così a
render conto a Dio di sbadataggine. Abbiano
anche buona cura dei commestibili, perché non
vadano a male con danno della Comunità.
7. Avvenendo loro di rompere, o guastar
qualche cosa, subito se ne accusino alla Supe-
riora, o alla Vicaria, e sentano con umiltà la
riprensione, che questa crederà di far loro. Che
se la trascuratezza fosse abituale, verranno gasti-
gate, e con eguale umiltà riceveranno il gastigo.
8. Nel disimpegno delle loro faccende siano
preste e sbrigate, senza però perdere la gravità, e
1’ esattezza: a questo fine abbiano sempre Dio
presente, e intendano di servire a Lui in ogni
cosa.
- 87 —
9. Siano osservanti del silenzio ai suoi tem-
pi : e quando in tempo di silenzio sia necessario
di parlare tra loro, lo facciano con voce bassa, e
dicano il solo necessario. Sempre poi , ed anche
in ricreazione, si guardino dal riferire i difetti
altrui, di parlare di cose del proprio spirito , e
manifestare le proprie passioni, ciò che solamente
deve farsi al Confessore, o alla Superiora.
10. Le Sorelle Converse devono uscire di casa
per mille faccende : se lo faranno coi dovuti
riguardi , gioveranno grandemente 1’ Instituto ;
ma se con sbadatezza, e poca modestia, gli reche-
ranno danno incalcolabile. Invochino adunque,
uscendo di casa il loro Angelo Custode, perchè le
accompagni, serbino portamento modesto e com-
posto , occhi bassi senza affettazione , silenzio
con tutti, ed anche colla compagna, se siano due
insieme: con altri non dicano che quanto è asso-
lutamente necessario : sarebbe poi colpa se si
accompagnassero per la strada con chichessia.
11. Non escano mai senza licenza della Sil-
Superiora , o della Vicaria, e prima di uscire
s’informino bene dalle smesse, dalla Dispensiera,
e dall’ Infermiera di tutte le incombenze , che
loro vogliono dare, per tutte Lene eseguirle.
— 88 —
12. Non parlino in Casa di ciò, che hanno
udito, o veduto fuori, se non a chi si deve, nè
dicano fuori ciò, che si fa in Casa. Venendo in-
caricate dalle Sorelle, o fuori per esse, di saluti,
di lettere, od altro , tutto manifestino prima alla
Superiora, o alla Vicaria.
13. Nel fare le provisioni procurino di com-
binare la buona qualità dei generi coll’ economia,
avendo riguardo alla carità per le Sorelle , ed
alla povertà religiosa. Coi Bottegai facciano po-
che parole, senza tralasciare di fare il buon inte-
resse della Comunità,con discrezione però, e buona
maniera. Quindi non lasceranno di domandare
sovente alla Superiora, od alla Vicaria , il modo
di ben regolarsi nelle compre, e cose simili.
14. Dovunque, ma specialmente nella cucina,
e nel refettorio, amino, e mantengano la politezza;
mondissime siano le stoviglie, e le tavole: tutto
spiri proprietà, e buon ordine.
15. Anche nella propria loro persona cerchi-
no la proprietà, e la decenza , evitando sempre ,
ed eziandio nelle fatiche, ogni genere di libertà ,
come la soverchia accuratezza, e delicatezza.
16. La Superiora, la Vicaria, la Dispensiera
daranno sovente altri avvisi alle Sorelle Converse,
— 89 -
ora io privato , ed ora in pubblico, adunandole
tutte insieme, per bene istruirle nei loro doveri.
Desse riceveranno con umiltà questi avvisi : li
eseguiranno con esattezza, certissime di servire a
Dio, quando guidate dall’ubbidienza faticano per
la gloria di Lui.
17. Quando poi le Sorelle Converse non sa-
ranno occupate nelle loro attribuzioni, dovranno
trattenersi nel lavorìo comune, occupandosi con
tutte le altre Sorelle in quei lavori, dei quali sa-
ranno capaci. Dipenderanno allora dalla Maestra
del lavorìo medesimo, rispetteranno lei, e tutte le
altre: impareranno dalla Maestra ciò, che loro
verrà inseguato, e si guarderanno soprattutto dal
disturbare con ciarle inutili, od altro, il buon
ordine.
— 90 —
PARTE TERZA
DEL GOVERNO PROPRIO DELL’ INSTITUTO
E DEL MODO DI GOVERNARLO
I.
$
DEL GOVERNO DELL" INSTITUTO
1. L’ Instituto è immediatamente soggetto al
Romano Pontefice, e da lui dipende. Quindi ,
secondo il prescritto dai Sacri Canoni, e dalle
Apostoliche Costituzioni, è soggetto altresì agli
Ordinarii , nelle cui Diocesi sono le Case del-
1’ Instituto.
2. Capo e centro dell’ Instituto è una Supe-
riora Generale , dalla quale in tutto è regolato
e governato.
3. La Superiora Generale è coadiuvata nel
suo ufficio da quattro Suore, le quali si appellano
Assistenti della Superiora Generale. Queste ven-
gono elette nel Capitolo Generale. Una di queste
verrà dalla Generale prescelta a rappresentarla,
— 91 -
e tener le sue veci ; e sarà chiamata Vicaria.
A queste si aggiunge una Cancelliera.
4. La Superiora Generale con le Assistenti
e la Cancelliera Generale formano il Capitolo
privato dell’ Instituto.
5. Il voto di questo privato Capitolo è me-
ramente consultivo, e non deliberativo. Laonde,
proposto che abbiano il parer loro , debbono
lasciare in piena facoltà della Superiora Gene-
rale , il prendere quella determinazione , che
giudicherà nel Signore di maggior gloria di Dio,
e di maggior bene dell’ Instituto.
6. Sebbene poi la Superiora Generale abbia
ogni facoltà di determinare ciò, che nel Signore
giudicherà più spedienle al vantaggio dell’ In-
stituio , e delle Sorelle , non solo senza udire
il parere delle Assistenti, ma eziandio diversa-
mente dalla loro opiuione; conluttociò ricerchi,
ed accetti volentieri i consigli delle medesime ; e
ne faccia gran conto.
7. Oltre il Capitolo privato della Superiora
Generale, vi sarà il Capitolo Generale. Questo
Capitolo viene costituito dalla Superiora Gene-
rale , dalle sue quattro Assistenti, dalle Supe-
riori Provinciali, da dieci Consigliere, e dalla Can-
celliera Generale.
— 92 —
8. Il Capitolo Generale si celebra ad ogni
quinqennio ; e, per quanto le circostanze non
lo impediscano , si convoca , e conviene nella
Casa Primaria dell’ Iustituto. Esso è ordinato a
trattare i negozii più gravi , e rilevanti dell’ In-
stituto , ed a promuovere la regolar disci-
plina.
9. Rappresentandosi dal Capitolo Generale
l’ Iustituto, le sue deliberazioni hanno forza di
legge ; ed obbligano eziandio la Superiora Ge-
nerale.
10. Il Capitolo Generale elegge a suo tempo,
o conferma, la Superiora Generale, le quattro
Assistenti di lei , e le dieci Consigliere.
11. L’Instituto è distribuito in Provincie, ed
in Case. Ad erigere e fondare una Provincia,
come pure una Casa di Noviziato, si deve ri-
correre alla Santa Sede; e nel chiederne la fa-
coltà si deve esporre essere in pronto tutto ciò,
che viene prescritto dai Sacri Canoni per la ere-
zione, e fondazione di nuove Provincie , e di
nuove Case di Noviziato. Attendasi però di non
moltiplicare Case di Noviziato senza necessità.
12. Ogni Provincia, ed ogni Casa ha da avere la
sua rispettiva Superiora. La Provinciale sarà eoa-
— 93 —
diuvata nel governo della sua Provincia da quat-
tro Consigliere: delle quali una sarà da lei scelta
a sua Vicaria: ed ogni Superiora Locale avrà an-
cor essa la sua Vicaria. La scelta della Vicaria
di ogni Provinciale non avrà effetto, se non dopo
ottenutane l’ approvazione della Superiora Ge-
nerale.Dove sarà necessario, avrà pure ogni Su-
periora la sua Cancelliera.
13. 11 nominare e l’eleggere le Superiore Pro-
vinciali, e le Locali, come pure le Consigliere, e
Cancelliere in ogni Provincia, e la Vicaria delle
Superiori Locali, c le Maestre delle Novizie ap-
partiene alla Superiora Generale.
14 L’ amministrazioue dei beni mobili , ed
immobili di tutto 1’ Instituto è affidata alla Su-
periora Generale.
IL
DELLA. SUPERIORA GENERALE
1. La Superiora Generale viene eletta dal
Capitolo Generale, nel modo che sarà poi detto.
Essa dura nel suo ufficio dieci anni , passati i
quali, se così richiedesse il bene dell’Instituto,
— 94 —
potrà essere confermata per un altro decennio:
e cosi di decennio in decennio. A confermare
però nel suo ufficio la Superiora Generale, ri-
chiedesi la facoltà, ed il beneplacito della Santa
Sede Apostolica.
2. La Superiora Generale dovrà essere Pro-
fessa da dieci anni; e secondo, le canoniche pre-
scrizioni , dovrà aver compito il quarantesimo
anno di età. Che se il maggior bene dell’lnsti-
tuto richiedesse che fosse eletta una di età più
giovane , si potrà fare , purché compito abbia
l’anno trentesimo di età, ed il quinto di pro-
fessione religiosa.
3. La Superiora Generale dell’Instituto delle
Figlie di Maria, sia ben compresa dell’impor-
tanza del suo difficile officio, e della gravezza
de’suoi doveri. Dessa è rappresentante di Dio,
depositaria, e custode dello spirito dell’ Insti-
tuto, che le venne affidato da un Dio Giustis-
simo, e però deve conservarlo nella sua integri-
tà, altrimenti ne dovrà rendere al medesimo Id-
dio un conto strettissimo, e rigorosissimo. Sia
però forte, e magnanima nell’ intraprendere le
cose a gloria di Dio, vigilante e sollecita nel
condurle a termine , discreta e prudente nel
— 95 —
maneggio degli affari, mite insieme e grave nel
governo delle persone , libera, per quanto sia
possibile, da ogni affetto disordinato, che possa
preoccupare il retto giudizio della ragione. Dessa,
come Capo di tutto l’Instituto, deve tutte precedere
coll’esempio, ed essere lo specchio di ogni virtù, e
specialmente della umiltà e carità. Che però
Essa più delle altre ha necessità di procurare
e conservare in sè la più intima unione con
Dio, per sostenersi sempre invariabile nello spi-
rito , non solamente a vantaggio di sè mede-
sima; ma altresì pel buon regime di tutto l’In-
stituto , affinchè ne risulti un cuor solo ed
un’ anima sola.
4. È officio della Superiora Generale, sotto
la immediata dipendenza, ed obbedienza del Ro-
mano Pontefice, ed ancora degli Ordinarii, a te-
nore delle Apostoliche Costituzioni, di governare
tutto l’Instituto secondo lo spirito delle Costi-
tuzioni. Al qual fine Essa ha tutta l’autorità
necessaria.
5. Spetta pertanto alla Superiora Generale
ammettere le Postulanti alla prima pruova, ed
alla Vestizione, e le Novizie alla Oblazione, e
quindi alla Professione. 2. Di licenziare quei
— 96 —
soggetti, cbe, dopo le praove di loro fatte, non
riescono opportuni per l’Instituto. 3. Di desti-
nare le Sorelle a questa o quella casa, e tra-
slocarle, quando e come meglio giudicherà nel
Signore. 4- Di fondare nuove case , e di chiu-
dere, per giusti molivi, le già fondate. 5. Di
nominare, e di eleggere la Cancelliera Generale,
le Superiore Provinciali, e le loro quattro Con-
sigliere, e la rispettiva Cancelliera, e di appro-
vare la Vicaria, cui la Provinciale si sarà eletta
a rappresentarla: le Superiori Locali, e le loro
Vicarie : le Maestre delle Novizie : e tutte le
altre Officiali. 6. Di proporre al Capitolo Gene-
rale le Sorelle eleggibili all’ufficio di Assistenti,
o di Consigliere Generali. 7. Di deporre dagli
ufficii le Sorelle trovate colpevoli , o incapaci.
8. Di visitare tutte le Case dell’Instituto e per
conoscerne l’andamento, 0 per toglierne qualun-
que abuso vi si fosse, per avventura, introdotto.
Che se non possa fare in persona una tal visita
potrà eleggere , e delegare in sua vece o una
delle sue Assistenti , 0 una Madre Provinciale,
od una delle dieci Consigliere. 9. Di ammini-
strare i beni deU’Inslitulo: una tale amministra-
zione la esercita per mezzo della Cancelliera
— 97 —
Generale. 10. Di convocare, ai suoi tempi, ed
anche staaordinariamente, il Capitolo Generale.
6. Nel proporre che la Superiora Generale
farà al Capitolo Generale le Sorelle eleggibili
all’ ufficio di ‘Assistenti, e Consigliere Generali,
Ella esibirà al Capitolo suddetto un’ elenco di
di non meno di trenta Sorelle, che giudicherà
più idonee ; tra le quali comprenderà ancora
sé stessa. In tale elenco, presso al nome e co-
gnome della Sorella eleggibile, sarà bene notare
gli anni della età, e della professione religiosa di
ognuna; la Provincia, cui appartiene; e gli ufficii,
che ha esercitati.
7. A meglio riuscire in tante, e si svariate
incumbenze la Superiora Generale consulti spesso
il suo privato Capitolo; e nei casi più gravi, ri-
cerchi eziandio il parere del Capitolo Gene-
rale. E sebbene rimanga sempre libera a risol-
vere ciò, che meglio giudicherà nel Signore;
contuttociò, trattandosi di fondar nuove Case, di
fare contratti, o alienare beni, o contrarre de-
biti, dovrà non solamente richiedere il consiglio,
ma ottenere il consenso del suo Capitolo, salva
sempre l’approvazione del proprio Vescovo per
riguardo ai contratti, ed il beneplacito della S.
7
— 98 -
Sede per la fondazione delle Provincie, e delle
Case di Noviziato, e per l’alienazione dei beni,
e per contrarre debiti.
8. Dovendo aprir Case di Noviziato, la Su-
periora Generale scelga quelle città, in cui l’In-
stituto possa sostenersi con decoro nel proprio
spirito, e nelle proprie leggi , onde le Novizie
lo abbiano a conoscere nel suo vero essere, e
nel suo lutto , per saperlo pregiare, ed amare
quanto è dovere. Abbia ancora in mira la Ge-
nerale , che i Noviziati siano aperti in quelle
città , ove non possono mancare tutte quelle ri-
sorse tanto spirituali, che corporali, delle quali
le Case di Noviziato hanno vero bisogno.
9. Vada molto a rilento, e con molta pru-
denza e cautela nell’intraprendere litigi, e solo
spintavi da inevitabile necessità, sul riflesso che
le sostanze dei poveri non devono poi essere
ingiustamente rapile.
10. Abbia sempre solt’occhio, e più nel cuo-
re tutto l’instituto. Procuri di ben conoscere
tutte le sue flglie, e si tenga con esse in com-
municazione , e se ne informi spesso , e per
minuto, quanto bisogna, per poterle opportu-
namente ajutare, e destinare a quella Casa, e a
— 99 —
quell’ufficio, che sia di maggior bene loro spi-
rituale, e dell’Instiluto.
11. Di tutte, e di ciascuna Sorella deve aver
cura, ed adoperi maggior compassione per le più
difettose : ma le mire speciali, e le cure maggiori
della Generale siano rivolte alle Maestre dei
Noviziati, ed a tutte le Superiore. Ispiri loro
quella viva fede, e ferma fiducia in Dio, che
le renda animose e prudenti, operose e caute,
pazienti e longanimi che nella tribolazione so-
stiene, e umilia nella prosperità. Tengasi con
esse in communicazione, e le vada istruendo, ed
informando perfettamente nel vero spirito del-
l’Instituto. E siccome il buon andamento delle
Case , nella massima parte dipende dalle Supe-
riore, nomini la Generale a quest’ufficio soltanto
quelle Sorelle, che ne sono degne, e eapaci. Non
giova, che anzi nuoce l’avere ingegno e col-
tura, se và disgiunto dallo spirito di umiltà.
Una Superiora deve essere fornita di quella pru-
denza e discrezione, che sono Teffetto della gra-
zia, e direzione dello Spirito di Dio.
12. Procuri con ogni mezzo di mantenere
in tutte le Sorelle vivo lo spirito di mortifica-
zione , di obbedienza, di semplicità, e carità,
— 100 —
come punti essenzialmente ueccssarii a formare
una figlia di Maria compita in sè, e di grande
utile per il prossimo. Si adoperi efficacemente per
tenere le Sorelle strettamente unite alle rispettive
Superiore, dalle quali devono immediatamente
dipendere, come da quelle, che la rappresentano:
ed in questo sia mite insieme e fortissima.
13. Nelle visite , ebe farà alle Case dell’ In-
soluto , ascolti in prima la Superiora Locale, e
la Vicaria, e quindi tutte le Sorelle, perchè per
conoscer bene la verità, e giudicar rettamente, è
necessario esaminar tutte le parti ; non dia subito
piena fede a ciò , che le verrà rapportato , spe-
cialmente se con grande calore, e copia di parole:
ma senza disprezzar nulla, tutto ponga ad esame,
e non si muova a penitenziar le Sorelle accu-
sate, senza averle dapprima ben sentite, ed esa-
minate. Custodisca golosamente sotto segreto le
cose communicatele in confidenza dalle Sorelle,
c non se ne valga, in modo che restino com-
promesse , nemmeno per impedire un male, o
procurare uu bene , se colei che confidò , non
vi acconsente liberamente.
14. Non affidi gli officii più importanti con
preferenza a quelle Sorelle, che si mostrano più
- 101 —
sensibilmente fervorose ; non essendo queste
sempre le più robuste di spirito : ma osservi
se abbiano dato sufficienti pruove di essere bene
informate, ed investile dello spirito dell’Inslituto,
e ben comprese della necessità di sostenerne
con ogni impegno le massime. Osservi se in
esseè profonda, e sincera l’umiltà, e la obbedienza,
che tirano l’anima ad amare la propria abbiezione,
attenda se la loro carità è pura , generosa ,
discreta , e se possiedano sodezza di giudizio, e
di virtù , e che siano guidate da una cristiana
prudenza , accompagnata da una religiosa sem-
plicità.
15, A mantenere poi la tanto necessaria uni-
tà nell’ Instituto , specialmente tra 1’ America
e l’ Italia , si studii la Superiora Geuerale di
traslocare vicendevolmente le Sorelle, cioè invi-
ando all’ America delle Italiane, e chiamando in
Italia delle Americane.
16. Poiché la Superiora Generale può man-
care ai vivi anche improvisamente, sarà bene che
appena eletta all’ ufficio di Generale nomini per
iscritto in una scheda da lei suggellata , e da
custodirsi poi nel suo scrigno particolare, quella
tra le sue Assistenti, che giudicherà nel Signore
— 102 —
idonea a governare, in caso di sua morte, V In-
stituto in qualità e con titolo di Vicaria Generale,
sino alla elezione della nuova Superiora. In qua-
lunque tempo poi sia stata dalla Generale scritta
questa nomina, si conservi sempre segreta, e non
si apra la scheda, se nondopo la morte di lei.
Se poi avvenisse detta morte, senza che fosse
stata dalla Generale nominata quale tra le As-
sistenti debba governar l’Instituto, sino alla ele-
zione della nuova Superiora , in questo caso le
Assisteuti sceglieranno nna tra loro ad essere
Vicaria Generale dell’ Instituto. Finché però la
Generale è in vita , fosse anche colpita da ma-
lattia, che la rendesse affatto impotente a go-
vernar l’ Instituto ; il governo resterà in mano
di quella tra le Assistenti , che già dalla Gene-
rale medesima fu eletta a sua Vicaria.
17. Sarà finalmente dovere della Superiora
Generale , di trasmettere in ogni triennio alla
Sacra Congregazioue de’ Vescovi e Regolari la
relazione dello stato materiale, personale, di-
sciplinare, ed economico dell’ Instituto.
- 103 -
III.
DELLE ASSISTENTI
DELLA SUPERIORA GENERALE
1. Alla Superiora Generale si danno quattro
Assistenti , che vengono elette dal Capitolo Ge-
nerale tra i membri, che lo compongono, a plura-
lità di voti. Desse costituiscono il Consiglio
privato della Superiora Generale} ed unite colla
medesima costituiscono il Capitolo privato del-
l’ Insiituto.
2. Le Assisteuli durano nell’ ufficio cinque
anni } ma potranno essere dal Capitolo Generale
confermate di quinquennio in quinquennio.
3. Mancando per morie alcuna delle Assi-
stenti , la Superiora Generale unitamente alle
Assistenti superstiti, nominano altra Sorella pro-
fessa, che faccia le veci della Defonta fino alla
nuova elezione da farsi dal Capitolo Generale.
4. Le Assistenti rappresentano T Instituto
presso la Generale, contutto ciò esse non han-
no autorità , e giurisdizione alcuaa nell’ Insti-
tuto medesimo : occuperanno soltanto i primi
— 104 —
posti di precedenza in ogni luogo dopo la Superio-
ra Generale. Elle sono date alla Superiora Ge-
nerale in aiuto nel disimpegno del suo gravissimo
ufficio , e dei molteplici suoi doveri. Però il
loro compito principalissimo òdi essere sempre
pronto, e premurose di aiutarla con l’opera, e co.T
consiglio loro, affinchè ogni cosa riesca di maggior
gloria diDio,e di maggior vantaggio dell’Institu'o.
A tale effetto debbono essere molte assennate,
discrete, attive, prudenti, umili, ubbidienti^ ge-
lose del segreto in modo, da non far conoscere,
e penetrar nulla di ciò, che verrà loro confidato
dalla Generale, sia che riguardi l’Institulo, sia
che riguardi i membri, che lo compongono.
5. Richieste che siano dalla Superiora Genera-
le del loro parere, ciascuna, dopo di aver doman-
dato internamente lume al Signore, esponga con
sommessione si, ma candidamente e liberamente,
il proprio sentimento , come meglio giudica nel
Signore, non avendo altro in mira, che la gloria
di Dio, ed il bene vero dell’ Instituto. Avvertano
però , che se il tacere il proprio sentimento
creduto giusto innanzi a Dio, per umani riguardi,
o per falsa umiltà , sarebbe un maucar forte-
mente al proprio dovere, e tradire l’officio, che
— 105 —
é commesso : così il voler sostenere il proprio
sentimento a preferenza dell’altrui, sarebbe un
usurparsi quell’autorità, che non compete. Siano
però sempre e docili e sommesse.
6. Usino grandi riguardi verso le Superiore
Provinciali, ed anche verso le Locali, ne tutelino
1’ autorità, e si diano tutta la premura di farle
amare, rispettare, ed ubbidire da tutte.
7. Le Assistenti si tengano bene unite alla’
Superiora Generale , come a Capo di tutto
1’ Inslilulo. Nutrano per essa sinceri sentimenti
di amore , di deferenza, di stima, e di perfetta
sommessione , in guisa che questa unione sia
esternamente palese, e si conosca da tutte le
Sorelle , e serva di esempio , conciliando alla
Generale, autorità, riverenza, ed affezione sempre
maggiore.
8. Si guardino dal giudicare, o che sarebbe
anche peggio, dal criticare, e biasimare l’operato
dalla Superiora Generale: ma sottomettendo il
proprio giudizio a quello di chi debbono con-
siderare come più illuminata di sé, facciano si,
che alle Sorelle tutte riesca giusto, e gradito,
quanto alla Generale piacque di ordinare.
9. Siccome le Assistenti sono le prime fra
— 106 —
tutte , dopo la Superiora Generale ; così si
facciano a tutte specchio, e modello nella pratica
delle più sode virtù.
10. Nel caso , che Dio noi permetta , che
alcuna delle Assistenti non bene si diportasse nel
disimpegno della sua carica, la Supcriora Gene-
rale, d’ accordo col suo privalo consiglio, potrà
sospenderla dall’officio. Quindi ne informerà il
Capitolo Generale, cui spetta, unitamente alla
Superiora Generale, prendere sul proposito quei
provvedimenti, che verranno riputati migliori.
IV.
DELLE SUPERIORE PROVINCIALI
1. Le Superiore Provinciali si eleggono ,
terminato il Capitolo Generale, dalla Superiora
Generale , cui esse hanno a rappresentare nella
Provincia affidata al loro governo.
2. Rammentino le Superiore Provinciali che
ad esse viene dalla Generale communicala una
parte della sua autorità a solo fine di ben rego-
lare leCase edOpere deH’Insti luto nella Provincia
loro commessa , a tenore delle Costituzioni , e
delle disposizioni date dalla Generale.
— 107 —
3. Però le Superiore Provinciali sono di-
pendenti dalla Generale, ed a lei sono responsabili
della loro condotta, e del loro governo. Quindi
non solamente debbono alla Superiora Generale
rimettere la decisione delle cose di maggior rilie-
vo; ma debbono essere in continua communica-
zionecon la medesima, informandola minutamen-
te di ogni cosa ; e specialmente delle qualità,
abilità, virtù di ciascuna Sorella in particolare,
si che la Generale ne abbia piena cognizione, e
possa servirsene all’uopo, conforme alla carità,
ed alla prudenza. Oltre poi queste informazioni
private per via di lettere ; ad ogni triennio le
trasmetterà una relazione complessiva dello Stato
materiale, personale, disciplinare, ed economico
di tutta la sua Provincia.
4. Ogni Provinciale avrà quattro Consigliere
nominale dalla Superiora Generale, le quali ab-
biano a giovarla di aiuto, e di consiglio nel
disimpegno dell’ importante suo ufficio. Una tra
queste sarà da lei eletta, col nome di Vicaria,
a rappresentarla secondo le occorrenze. Questa
Vicaria non entra nell’ esercizio del suo ufficio,
se non dopo ottenutane l’approvazione della Su-
periora Generale.
— 108 -
5. Sebbene poi la Provinciale non sia tenuta
a seguire il parere delle sue Consigliere: non-
dimeno ne deve fare conto; e deve ricercarlo
sempre nelle cose di maggiore importanza. Ed
informando poi la Superiora Generale della de-
liberazione, che vuol prendere, la renda consa-
pevole della diversa opinione avuta in proposito
dalle sue Consigliere, ed il motivo, per cui giu-
dica di allontanarsene, rimettendone a lei la de-
cisione.
6. Spelta alla Provinciale nella sua rispet-
tiva Provincia ammettere le Postulanti alla pri-
ma pruova , e determinarne, secondo le circo-
stanze, la dote: ammettere dopo la pruova alla
Vestizione; e dopo il Noviziato alla Oblazione, e
quindi alla Professione: come pure il differire,
per quel tempo, che giudicherà nel Signore ,o la
Vestizione, o la Oblazione, o la Professione a
quella religiosa, nella quale si desiderassero più
sicure pruove di virtù.
7. Alla Provinciale pure spelta il destinare
le Sorelle a sè soggette a questa o quella Casa,
od Opera della sua Provincia, secondo che giu-
dicherà di maggior gloria di Dio, e profitto spi-
rituale delle sue suddite. Inoltre 1’ assegnare a
— 109 —
ciascuna il determinato ufficio da esercitare, e
di cambiarglielo in altro.
8. E altresì dovere di ogni Provinciale di
conoscere minutamente il procedere di tutte e
singole le Sorelle della sua Provincia, affine di
poterne con certa scienza informare la Superiora
Generale. Però ogni Provinciale ha da essere in
continua relazione con le Superiore Locali da lei
dipendenti. Deve pure attendere che tutte adem-
piano esattamente, e con comune cdiGcazione i
doveri del proprio ufficio.
9. Procuri eziandio con ogni diligenza non
solamente che in ogni Casa deH’Instituto sotto-
posta al suo governo si osservino le Costitu-
zioni ; ma ancora che ognuna di dette Case sia
sufficientemente provveduta di tutti i mezzi ne-
cessarii per sostenere decorosamente l’ Instituto
medesimo ; e somministrare alle Sorelle tutto
l’occorrente ai bisogni della vita, e dei loro mi-
nisteri.
10. Sianle sommamente a cuore i Collegii,
le Scuole, gli Ospizi!, gli Ospedali , e tutte le
altre Opere , si che in tutte si eserciti quella
carità, ed attività, che deve risplendere nelle fi-
glie di Maria. E con ogni sollecitudine nel Si-
— 110 —
gnore diasi premura , perché le giovinette affi-
date alla educazione dell’ Instituto sieno retta-
mente e sodamente ammaestrate nella morale e
civile istituzione, da riuscire ottime cristiane ,
e buone madri di famiglia.
11. Vigili assiduamente soprale Superiore
Locali delle Case, ed Opere della sua Provincia.
E però prudentemente procuri di avere sicure
informazioni della loro condotta, e del loro go-
verno. Non cessi poi dall’ esortarle caldamente
ad usare carità e mansuetudine con le loro sud-
dite; e ad essere molto amorevoli nell’aver cura
della loro sanità, e provvederle sufficientemente
di quanto abbisognino.
12. Nel caso che qualche Superiora Locale
prima di compiere il tempo determinato al suo
ufficio o per morte, o per malattia, o per altra
impotenza ed inabilità avesse a cessare dal go-
verno della Casa, la Provinciale nominerà, e co-
stituirà altra a supplirne provvisoriamente le
veci , finché dalla Generale venga nominata la
nuova Superiora.
13. A tempo congruo avvisi la Superiora
Generale del terminarsi il triennio di questa o
quella Superiora Locale. E potrà pure alla me-
— Ili —
dcsima proporre quelle tra le Sorelle, le quali
giudicasse idonee al governo di questa o di
quella Casa, ed Opera.
14. Visiti ogni anno le Case dell’ Instituto
poste nella sua Provincia , ed esamini attenta-
mente, se é mantenuto nel suo pieno vigore lo
spirito dell’ Instituto: osservi se vi siano abusi
da rimuovere, od altro, che meriti provvedi-
mento: e quindi ne faccia esatta relazione alla
Generale , perché tutto esamini , ed a tutto
provveda.
15. Nelle visite annuali delle Case della sua
Provincia abbia molto a cuore di esortar tutte
le Sorelle alla pratica delle più sode virtù , e
loro faccia ben conoscere in che questa consista,
e di quelle specialmente, che devono essere le
virtù caratteristiche dell’ Instituto , cioè a dire,
l’Umiltà, la Carità, l’Ubbidienza, e la dipendenza
in tutto. Animi tutte, a fare i più generosi sa-
crifizii per la gloria di Dio, e per il bene vero
del prossimo.
16. Lasci finalmente in ogni Casa bene im-
presso negli animi delle Sorelle l’esempio di sue
virtù, che arrecherà maggior frutto, di quel che
possa la nuda dottrina.
_ 112 -
17. Siccome all’ ufficio di Provinciale ri-
chiedasi grande saggezza e prudenza, congiunte
ad un vivo zelo per il bene dell’Iustituto, gui-
dalo da pari discrezione, attività, e previdenza
continua: così ad officio tanto importante, ed a
carica di sì alto rilievo saranno elette quelle tra
le Sorelle , le quali abbiano dato non dubbie
pruove di soda virtù , e di capacità non me-
diocre.
18. Ogni Provinciale poi, finché dura nel
suo ufficio, avrà in ogni Casa di sua Provincia
il primo posto di onore, e di giurisdizione. Nelle
altre Case poi fuori della Provincia sua , avrà il
primo posto di onore innanzi alle Superiore Lo-
cali, e dopo le Assistenti della Generale.
19. Finalmente durerà nel suo ufficio cin-
que anni; però, quante volte così si giudicasse
dalla Superiora Generale, potrà essere o confer-
mata a Superiora della stessa Provincia, o co-
stituita Provinciale di un’altra.
V.
DELLA CANCELLIERE GENERALE
1. La Cauceliiera Generale viene nominala
dalla Superiora Generale , dopo la elezioue fatta
— 113 —
dal Capitolo delle quattro Assistenti , e delle
dieci Consigliere. Dura nell’ Officio fino al
compimento del nuovo Capitolo Generale ,
quante volte non resti nella carica confermata.
Dessa è destinata ad ajutare la Generale così
nei registri , nelle notificazioni, e circolari ;
come nelle corrispondenze necessarie al governo
dell’ Instituto.
2. Avrà una Sotto Cancelliera, parimenti
nominata dalla Superiora Generale. Detta Sotto-
Cancelliera opererà dipendentemente dalla Can-
celliera Generale, dividendo insieme le occupa-
zioni a norma delle disposizioni date dalla Ge-
nerale.
3. La Cancelliera Generale conserva gli
scritti, ed i documenti relativi all’*Instituto, e
tiene regolare catalogo di tutte le Case, e delle
loro entrate , il catalogo degl’ Individui dell’In-
stituto, coll’indicazione delle Case, ove sono, e
degli officii, che esercitano; delle Postulanti, che
entrano, od escono dall’ Instituto. Tiene memoria
delle cose notabili, che avvengono nellTnstituto,
registra l’epoche delle Vestizioni, Oblazioni, e
Professioni , nota la nomina della Superiora
Generale , come pure di tutte le altre Officiali:
8
— 114 —
scrive gli atti di morte delle Sorelle , indican-
done in breve le virtù , che praticarono, e lo
spirito, che possedettero : e ciò non solo a soave
rimprovero delle tiepide, e negligenti ; ma ancora
ad eccitamento delle fervorose , e ad esempio di
tulle.
4. Custodisca gelosamente l’Archivio Gene-
rale deU’Inslitulo, e procuri che in esso tutto
sia bene ordinato, e disposto. In quello conservi
i risultati annuali di (ulte le Case deU’Instituto,
che le verranno trasmessi dalle rispettive Su-
periore Locali.
5. Dovendo per ragioue del suo officio es-
sere a parte di molti segreti riguardanti l’In-
stituto , si guardi bene dall’abusarne , ma cu-
stodisca sotto rigoroso sigillo le cose tutte ,
che le verranno communicale.
6. Terrà la cassa dellTnslituto , e si sotto-
scriverà dopo la Supcriora Generale in trnti i
contratti.
7. Riceverà annualmente dalle Superiore il
bilaucio dell’entrata ed uscita di ciascuna Casa.
Da tutti questi particolari bilanci la Cancelliera
Generale formerà il bilancio universale dell’ en-
trata ed uscita di tutto lTnstitulo -, quale pre-
— 115 —
senterà alla Superiora Generale, ed alle sue As-
sistenti, per poi collocarlo, e conservarlo nell’Ar-
chivio Generale deH’lnstitulo.
8. La Cancelliera Generale deve serbare
intiera dipendenza dalla Superiora Generale.
Comandata, agisca come se fosse cosa di proprio
suo divisamelo. Sia anche imparziale con tutte
le Case: ma avvedendosi che alcuna di queste
molto profondesse nelle spese,, od altro non neces-
sario, od utile, ne avverta subito la Generale, per-
ché accorra con pronto rimedio ad impedire un
disordine, che introdurrebbe il rilassamento della
regolar disciplina.
9. Ciò , che si è detto della Cancelliera Ge-
nerale, devesi intendere con le debite proporzioni
delle Cancelliere Provinciali, e delle Locali, quando
la Generale giudicasse stabilire la Cancelliera an-
che nelle Case particolari. Tali Cancelliere locali
avranno cura di esiggere, e riscuotere in tempo
debito i redditi, e i crediti della Casa; e di pagare
tutti i debiti , c soddisfare a tutti gli obblighi
della Casa medesima.
10. Nelle Case però, ed Opere, ove è ristretto
il numero delle Sorelle, la Superiora, o la Vicaria
potrà tenere 1’ ufficio di Cancelliera.
— 116 —
VI.
DELLE CONSIGLIERE GENERILI
1. Dicci sono le Consigliere , delle Generali,
perchè devono intervenire al Capitolo Generale
per dare il loro parere nei negozii , che in quello
si trattano.
2. Le Consigliere vengono elette dal Capi-
tolo Generale tra quelle propone dalla Superiora
Generale: e come vengono nominate , entrano
subito in officio : e vi durano fino al compi-
mento del nuovo Capitolo Generale , qualora
non vengano confermale.
3. A tale officio dovranno eleggersi quelle
Sorelle già professe, che abbiano le qualità
necessarie per sostenerlo con sodo bene dell’In-
stituto. Desse devouo essere soprattutto religiose
morte a sè medesime, e ad ogni umano riguardo:
che non cerchino , se non la pura gloria di Dio
in ogni cosa. Studiosi però di conoscere i soggetti
che sono nell’lnstitulo ; zelino l’osservanza della
regolar disciplina ; e si consultino continua-
mente con Dio , nulla Gdando sulla propria
prudenza.
— 117 —
4. Le Consigliere non solo nel Capitolo
Generale daranno il loro parere ; ma sibbene
ogni volta , che di questo verranno richieste
dalla Superiora Generale, a cui, come nel Capitolo,
dopo di aver ben consultata la cosa con Dio ,
dovranno con sommessione si , ma con schiet-
tezza, e senza umani riguardi , palesare il pro-
prio sentimento , come lo vedranno innanzi a
Dio. Non dovranno però mai sostenerlo con
troppo di energia : ma rimettersi sempre al
divisamente di chi , devesi ragionevolmente
credere più illuminata di loro.
5. Durante il Capitolo Generale , le Consi-
gliere saranno preferite a tutte della Casa, ove
quello si celebra , rappresentando Esse , unita-
mente alla Generale , Assistenti e Provinciali ,
tutto 1’ Istituto : fuori però di quel tempo non
avranno tra le Sorelle distinzione veruna.
6. Se alcuna delle Consigliere, non si por-
tasse a dovere nell’esercizio del suo officio , o
non addimostrasse una condotta irreprensibile,
ed esemplare , la Superiora Generale potrà so-
spenderla dall’officio a tempo determinato , ed
anche deporla : nel qual caso la medesima Su-
periora Generale col voto delle quattro Assi-
— 118 —
stenti nominerà la nuova Consigliera, che deve
sostituirla fino alla elezione, che se ne farà nel
Capitolo Generale.
7. Il numero delle Consigliere non verrà
mai aumentato : benché di molto si dilatasse
rinstitulo.
VII.
DELLE SUPERIORE LOCALI
1. Le Superiore Locali vengono elette dalla
Superiora Generale, che le investe della necessa-
ria autorità, per reggere le Case, ed Opere del-
ibi usti luto a norma delle Costituzioni.
2. Desse devono ben conoscere 1’ importanza
del loro ufficio, rammentandosi che dal loro buon
regime dipende in massima parte il bene dell’ In-
stituto, essendo chè questo fiorirà, e raggiungerà
il nobile suo fine, se saranno ben governate le Ca-
se, che lo compongono. Che però procuri, prima
d’ ogni altra cosa, la Superiora che tanto il Con-
fessore ordinario della Casa , quanto lo straordi-
nario , siano bene informati delle Costituzioni, e
che bene approfondiscano lo spirito dell ’Inst italo,
per moderare le coscienze a norma di quello.
— 119 —
3. Principal dovere della Superiora si è di
vegliare continuamente , perchè si conservi nella
Casa, ed Opera alle sue cure affidata, puro e vi-
goroso lo spirilo dell’ Instituto; che non si intro-
ducano innovazioni; che si osservino esattamente
le Costituzioni. Non cessi però mai di raccoman-
dare alle Sorelle la pratica delle più sode virtù ,
spiegando loro bene in che qneste consistano, ed
insistendo con zelo sulle virtù più proprie dell’ln-
stituto , come la santa Carità , la Povertà, I’ Ub-
bidienza e Docilità, l’Umil tà,e la Semplicità.
4. Dovendo le Figlie di Maria occuparsi
unicamente di Dio e della sua gloria , e del bene
vero dei prossimi , inspiri loro un amor grande,
tenero, e figliale verso Dio, come ancora un’ alta
stima della preziosità dell’ anima , opera della
mano di Dio, e prezzo del Sangue preziosissimo
di Gesù Cristo; e quindi le conforti , e le animi a
tutti i sagri Gcii, che possono arrecare come gloria
maggiore al Signore , cosi salvezza a tante ani-
me , che abbandonate a sé stesse corrono alla
perdizione
5. Riceva con molta benignità dalle Sorelle
la manifestazione de’ loro cuori, e le istruisca
ove ne conosca il bisogno. Le accostumi a te-
— 120 —
nersi unite strettamente a Dio, a sbrigarsi da
tante riflessioni sopra di sé medesime , a scuo-
tersi da tante perplessità, e da ogni soverchio
timore. Le riduca a riposarsi generosamente
nell’ubbidienza , e a confidarsi sicure nel Si-
gnore, che mai manca a chi gli si abbandona
con sincera Glial confidenza. Le formi, a corto
dire , sciolte di spirito e ferme nella pratica
delle virtù, e specialmente nella docilità ed ub-
bidienza , e le avrà sante, ed utili ai prossimi.
G. E siccome il buon esempio ha virtù più
efficace della parola, e questa langue facilmente,
ove quello manchi , la Supcriora abbia mollo a
cuore di precedere tutte le Sorelle nella pratica
delle virtù , nell’ osservanza delle Costituzioni ,
nell’adempimento esatto de’ suoi doveri.
7. Faccia tutto il possibile per trovarsi
presente agli alti comuni , onde servire a tutte
di edificazione, e di esempio. In ogni suo ope-
rare poi si guardi' dallo spirilo di umana pru-
denza , che guasta sempre, e rovina i disegni
di Dio : ma cammini con ogni semplicità la via
della virtù e della giustizia , che conduce alla
vita.
8. Si consulti colla sua Vicaria : ma più si
— 121 —
tenga in continua comtnunicazione colla Madre
Provinciale, da cui dipenda per le dispense a
sè necessarie , e cui renda esatto conto di sè
medesima , della propria condotta , c di qnella
delle Sorelle , ed anche dell’amministrazione, e
finalmente d’ogni altra cosa , che riguardi la
Casa, ed Opera a sé affidale, nulla decidendo senza
il parere di lei.
9. Nutra poi intimi sentimenti del più gran-
de filiale amore, e della più alta stima, e ve-
nerazione verso la Madre Generale , ed insinui
efficacemente i medesimi sentimenti iu tutte le
Sorelle. Ad essa, come a capo di tutto l’instituto,
potrà in ogni sua occorrenza ricorrere, lasciando
ancora piena libertà alle Sorelle tutte di scrivere
tanto alla Madre Generale , che Provinciale,
senza osservare e leggere le lettere, che ad Esse
s’inviano , e quelle che dalle predette Superiore
si rimandano alle Sorelle.
10. Finalmente visiti spesso le Sorelle in-
ferme, e procuri loro quei sollievi, che sono, se-
condo le circostanze indispensabili, e necessarii.
Abbia di esse una cura speciale , e tanto mag-
giore, se saranno mollo tribolate: le consoli, le
tranquillizzi, e le renda unite, e rassegnate alla
santa volontà del Signore.
— 122 —
11. Anche alle sane dia gli opportuni riposi,
e le necessarie ricreazioni : ed invigili che il
trattamento e del vitto e del vestito sia sano, e
proporzionato alle fatiche,ed ai bisogni di ciascu-
na ; amando in ciò di aver sommo riguardo a
chi per amor di Dio si é spogliato di ogni cosa ,
ed all’onore di Dio medesimo adopera tutte le
forze dell’anima, e del corpo. In una parola ab-
bia sopra tutto a cuore la carità , e la discre-
zione.
Vili.
DEL CAPITOLO GENERALE
1. Il Capitolo è un mezzo forte, ed efficace
per conservare nella nativa sua purezza lo spi-
rito dell’Instiluto , come è altresì un tempera-
mento posto all’autorità della Superiora Genera-
le, ed anche un suo grande ajuto, e sollievo.
2. Il Capitolo Generale si compone della
Superiora Generale , delle quattro Assistenti ,
delle Superiore Provinciali , delle dieci Consi-
gliere, c della Cancclliera Generale.
3. Per la validità del Capitolo Generale ,
— 123 —
oltre la legale intimazione, sarà necessario, che
non manchi oltre la quarta parte delle Compo-
nenti il Capitolo medesimo.
4. Se qualche Capitolare non potesse per
giustissimi motivi ( come sarebbe per causa
d’infermità, o di grande lontananza) intervenire
al Capitolo, potrà per mezzo dell’ Ordinario del
Luogo di sua dimora, rimettere chiusa e sigil-
lata la scheda dei voti per le elezioni , che po-
tessero aver luogo nel Capitolo Generale.
5. Il Capitolo Generale dovrà convocarsi
ogni cinque anni , e possibilmente nella Casa
Principale dell’Instituto , residenza della Supe-
riora Generale dell’ Istituto.
6. II Capitolo Generàle, in cui dovrà eleg-
gersi la Superiora Generale dell’ Instituto, sarà
presieduto dall’Ordinario o per sé, o per mezzo
di un suo Delegato Ecclesiastico.
7. L’autorità di convocare il Capitolo Gene-
rale risiede nella Superiora Generale , la quale
lo intimerà per mezzo della sua Cancelliera a
tutti i Membri componenti il detto Capitolo , e
lo notificherà a tutte le Case dell’ Instituto , sia
— 124 —
perchè in antecedenza , come nel tempo della
celebrazione del medesimo, si facciano da per
tutto le più vive, ed umili preghiere al Signore,
per il felice risultato del medesimo, sia perchè
le Superiore Locali possano inviare quelle osser-
vazioni , che crederanno opportune per essere
ascoltale dal Capitolo Generale.
8. La Superiora Generale deH’Institulo avrà
sempre due voli attivi.
9. Si darà principio al Capitolo Generale ,
col domandare umilmente a Dio, il quale è Sa-
pienza Infinita, che si degni assistere col superno
suo lume , le povere menti delle sue creature
nello scorgere il retto, e nel seguirlo. Che però
tutte le Sorelle riunite nella Cappella della Casa,
invocheranno il divino ajuto col canto del Veni
Creatore, tc. e con la recita delle prescritte prccied
orazioni: quindi si porteranno le Capitolari alla
sala destinala per la celebrazione del Capitolo-
10. Nel Capitolo Generale del decennio, in
cui deve farsi la elezione della Superiora Gene-
rale , questa avrà luogo prima di ogni altra
cosa. Che però dopo che la Superiora Generale
avrà ai piedi dell’Ordinario depositato il libro
delle Costituzioni, e le chiavi , in segno di aver
— 125 —
terminato il suo Officio , ed avrà ancora doman-
dato umilmente perdono all’ Ordinario prima, e
poscia a tutte le Capitolari del non aver gover-
nalo 1’ Instituto nel modo, che si conveniva, e
preso posto fra le Assistenti (considerandosi, du-
rale il Capitolo, come la prima delle Assistenti
medesime con voto in ogni elezione ) si verrà al-
la elezione della Superiora Generale nel modo
seguente. Ciascun Membro del Capitolo scriverà
in una polizzetta il nome di quella Sorella ,
fornita delle qualità tutte richieste dalle Coslitu-
zioni,che intende eleggere per Superiora Generale
dell’ Instituto , e la deporrà nell’ urna a ciò pre-
parata, Dopo ciò l'Ordinario, o il suo Delegato,
aprirà l’urna, e leggerà lutti i nomi delle Can-
didate ; e quella Sorella, che avrà avuto due
terzi dei voti (tanti richiedendosene per l’elezione
della Generale^ sarà 1’ eletta.
1 1. Se le Capitolari volessero confermare per
altro decennio la Superiora Generale, richieden-
do ciò il bene dell’ Instituto, ed avessero già
ottenute all’uopo le facoltà Apostoliche, che de-
vono in antecedenza domandarsi alla Sanfa Sede
dalle Assistenti , in questo caso dovranno le Ca-
pitolari scrivere nella polizzetta il nome dell’ at-
— 126 —
tuale Supcriora,la quale, avendo i due terzideivoti
richiesti, verrà confermata.
12. Come sarà eletta la Superiora Generale
dell’ Instituto , ed avrà la medesima ai piedi
dell’ Ordinario ricevuta 1’ investitura di sua
autorità, venendole dal medesimo consegnati ed
il libro delle Costituzioni, e le Chiavi, si porte-
ranno nuovamente in Cappella tutte le Capitola-
ri, ove convocate tutte le Sorelle della Casa ,
s’intonerà 1’ Inno di ringraziamento al Signore
col canto del Te Deum ecc. colle prescritte preci,
ed orazioni.. Dopo ciò la Superiora Generale
ammetterà all’ ubbidienza tutte le Sorelle inco-
minciando dalle Capitolari.
13. Se la Superiora eletta non fosse presente
al Capitolo , si dovrà subito parteciparle la
fatta elezione, pregandola di portarsi al Capitolo
il più presto possibile , per prender possesso
della sua carica , e così proseguire il Capitolo
Generale: ed in questo caso si sospenderà il Ca-
pitolo , aspettando la Snperiora. Ma perchè non
resti l’Inslituto nel frattempo senza regime , la
prima delle Assistenti, ossia la Snperiora passata
assumerà il governo provisorio dell’ Instituto.
Giunta poi la Superiora eletta, e ricevuta dall’Or-
— 127 -
dinario la investitura dell’autorità , prenderà for-
male possesso , come si è detto all’ articolo
duodecimo.
14. Compita la elezione della Snperiora Ge-
nerale dell’lnstituto, si darà in appresso prosecu-
zione al Capitolo , presieduto dalla nuova Supe-
riora, nel modo stesso, in cui dovrà celebrarsi ad
ogni quinquennio, quando non vi sarà la elezione
della Generale : cioè nelle prime sessioni si farà
diligente, ed accurata indagine sopra il generale
andamento di tutto l’Institulo , si osserverà se
si sono introdotti abusi, se vi è deterioramento
nella disciplina , e rilassamento di spirito, od
inosservanza delle Costituzioni. Si osserverà an-
cora , se la maggior gloria di Dio, rispetto alla
diversità de’ tempi, e de’ luoghi, esigesse , che
in una o più Case dèi l’Instituto s’introducessero
nuove Opere di Carità, od altro di simil natura.
Finalmente si ascolteranno tutte le osservazioni
delle Superiore Locali inviate al Capitolo per
averle in considerazione.
15. Dopo il diligente esame , ed accurata
ponderazione sopra le dette materie , sarà pre-
ciso dovere del Capitolo Generale di provvedere
a tutto; prescrivendo gli opportuni rimedii per
— 128 —
togliere gli abusi , c ravvivare lo spirilo del-
l’Insti tato, ove fosse scaduto. Ciò fatto, si pas-
serà alla elezione delle Assistenti Generali, e delle
Consigliere Generali. Ogni Capitolare, incomin-
ciando dalla Supcriora, scriverà in una polizzina
il nome della Sorella, che intende eleggere per
Assistente, e la depositerà nell’urna a ciò pre-
parata. Quindi la Cancelliera Generale leggerà
tutti i nomi segnati nelle polizzette , e quella
Sorella, che avrà maggior numero di voti , sarà
la eletta per Assistente. In simil guisa si proce-
derà per la elezione della seconda, terza, e quarta
Assistente E con lo stesso modo si eleggeranno le
Consigliere.
16. Volendosi poi dalle Capitolari confermare
una , o più Assistenti nel loro officio , sarà di
mestieri, che nella polizzelta si scriva il nome
di quella Sorella, che attualmente occupa l’of-
ficio, in che si vuol confermare, e lo si deponga
nella preparata urna. Se la maggior parte dei
voti sarà per Fattuale Assistente, verrà questa
nella sua carica confermata. Lo stesso inten-
dasi per ognuna delle dieci Consigliere.
17. Si darà compimento al Capitolo Generale
coi dovuti ringraziamenti al Signore per Tassi-
'**■ 129
steaza prestata nella celebrazione del mede-
simo.
18. Dopo il Capitolo, la Superiora Gene-
rale col consiglio delle sue Assistenti, verrà
alla nomina, ed elezione delle Superiore Pro-
vinciali , e della Cancelliera Generale.
19. Potrà la Superiora Generale , confer-
mare nell’ officio tutte quelle , che crederà op-
portunamente al bene deU'lnstituto.
20. La Superiora Generale, per mezzo della
Cancelliera, notificherà gli alti del Capitolo a
tutte le Case deU’lnstituto, ingiungendo di por-
gere i dovuti ringraziamenti al Signore.
21. È d’avvertire che le quattro Assistenti
sono tutte eguali nell’officio, meno quella, che
è nominata dalla Superiora Generale a sua Vi-
caria. A questa viene ancora attribuito il governo
della Casa , sotto la dipendenza della Generale
medesima. Nelle adunanze però siedono secondo
l’ordine, in cui vennero elette.
22. Finalmente se per gravi ed imponenti
motivi non si potesse convocare e celebrare nello
stabilito decennio il Capitolo per la elezione delia
Superiora Generale dell’ Insliluto , si dovrà ri-
correre alla Santa Sede, per l’opportuno prov-
vedimento. 9
— 130 —
IX.
LICENZIAMENTO DEI SOGGETTI
1. Se nell’ ammettere i soggetti nell’ lnstì-
tuto fa d’ uopo usare ogni prudenza : anche
più se ne richiede per licenziarli. La Superiora
Generale dovrà prendere ad esame il caso , e
considerarlo innanzi al Signore, avendo in mira
unicamente la maggior gloria di Dio, ed il vero
bene deH’Instituto ; dopo di che sentirà ezian-
dio il parere delle sue Assistenti. Tutte possono
essere rimandate prima di aver fatti i voti. I
motivi per licenziare sono : 1. Se si scoprisse
alcuno di quei difetti, pei quali non si sarebbe
ricevuta da principio , e da lei fosse stato ta-
ciuto. 2. Se andasse soggetta ad infermità at-
taccaticcia , o che potesse impedirle l’ adem-
pimento de’ proprii doveri. 3. Se fosse molto
inclinata alla malinconia , intrattabile di testa,
travagliata da scrupoli provenienti da ostina-
zione nel proprio giudizio. 4. Se spiegasse un
carattere pigro, indolente, vile, tutto fatto per
estinguere il fervore nella Comunità , rovinare
— 131 —
la disciplina , ed introdurre il rilassamento. Si
osservi riguardo alle non educate , o educate
malamente, che certe durezze, fissazioni parti-
colari , indolenza, mancanza di attenzione, e di
regolarità, sono d’ordinario in tali persone di-
fetti incorreggibili, e nocevolissimi al buon or-
dine della Comunità.
2. Prima di rimandare qualcuna già iniziata
neH’Instituto, si faccia molta orazione, e non si
venga alla misura rigorosa , che 'per pura ne-
cessità conosciuta innanzi a Dio. Nel caso , si
avverta al più presto possibile la giovane, che
si esclude, ed altresì quelle persone, che le sono
aderenti.
3. Si procuri che tutto proceda senza stre-
pito , e con la maggior segretezza, adducendo,
se si può, dei motivi, che non offendano la ri-
putazione dell' esclusa. Verso la giovane si usi
ogni carità, e la si tratti con modi cordiali, e
piacevoli , perchè dal caso suo non resti ferita
a danno : ma corretta a miglioramento, e salute.
4. Non si parli dei veri motivi dell’espul-
sione. Si dica in genere , che l’Instituto ha molti
pesi , e non tutte si sentono chiamate a soste-
nerli.
— 132 —
5. Quantunque si spera nel Signore, che non
abbia mai a succedere : ma pure è possibile il
caso, che anche le Sorelle Professe debbano es-
sere licenziale dalI’Instituto.Se qualcuna, che Dio
noi voglia , venisse di scandalo alla Comunità
con un operare sregolato e perduto, e nel mal
fare si ostinasse , la Superiora Generale , con-
vocato il Capitolo privato delle Madri Assistenti,
tratterà dell’espulsione, ed avutoue il consenso,
procederà all’esecuzione, domandando prima alla
Santa Sede la dispensa dai voti semplici per il
rimanente del tempo, per cui furono dalla Suora
emessi i voti.
6. Se accadesse , che alcuna Suora uscisse
dall’ Instituto dopo la Professione, le verrà in-
teramente restituita la dote, non il corredo, che
rimarrà a favore dell’ Instituto. Però la Suora
dovrà gli alimenti per i sei mesi di pruova, e
per 1’ anno di Noviziato.
Fine delle Costituzioni.
APPENDICE
«
DOCUMENTI ED AVVISI DEL FONDATORE
Che dichiarano lo spirito delle Costituzioni
e ne dirigono la pratica
ARTICOLO PRIMO
GRANDE CONFIDENZA IN DIO
1. La confidenza, che debbono avere in Dio
le Figlie di Maria , non si restringe alle cose
dell’ anima , ma si estende anche a quelle del
corpo. Dal momento che vestono il sacro abito
si abbandoneranno in Lui , e da Lui aspette-
ranno ogni cosa. E quando verrà loro coman-
data qualche cosa, la imprenderanno sempre con
coraggio , non dubitando che Iddio le aiuterà,
perchè possano eseguirla a dovere.
2. Quando alcuna cosa anderà a finir meno
bene, ed anche male, non si turberanno, nè la
crederanno vero male , ma si umilieranno in-
134
nanzi a Dio, e confideranno, eh’ Egli ne saprà
ricavar qualche bene.
3. Spedile a qualche Opera, ed a soccorrere
in qualche grave sciagura il prossimo, non ri-
fiuteranno mai, né s’intimoriranno per mancanza
di mezzi umani , ma andranno fiduciose , che
Dio non le abbandonerà , se si espongono per
la sua gloria. Nessuna però sarà mandata a cu-
rar gli appestati, se non si esibisca spontanea-
mente ; e saranno sempre preferite le più co-
raggiose.
4. Per la stessa ragione le Figlie di Maria
non debbono turbarsi mai , quando incontrano
la disgrazia di qualche persona anche potente ,
nè quando perdono sostanze, o benefattori: nè
quando si ammalano, o muoiono Confessori, Con-
sorelle, o altre persone di qualche importanza :
memori che niente accade senza disposizione di-
vina , che la loro speranza è tutta in Dio , e
che lo Spirito Santo maledice quell’ uomo, che
confida nell’uomo.
5. Con questa somma confidenza in Dio non
s’intende di escludere la divozione, e la confi-
denza negli Angeli Tutelari e Custodi, nei Santi
Protettori, e speciali Avvocati, e molto meno in
135
Maria SSma nostra Amantissima Madre. Colti-
veranno anzi la divozione de’primi; e in quanto
a Maria SSma vi ricorreranno da vere Figlie,
e tutto si riprometteranno che Dio , mercé la
intercessione di Lei.
6. Neppure si vuole intendere, che debbano,
o possano trascurare in qualche modo i proprii
doveri; che anzi senza adempierli esattamente,
la loro confidenza non sarebbe che una vera
presunzione.
ARTICOLO SECONDO
PROFONDA UMILTÀ’
1. Ciascuna sarà persuasa, che non può con-
fidare abbastanza in Dio, nè essere perciò buona
Figlia di Maria , se prima non lascia di confi-
dare in sè, nel suo sapere, ne’ suoi talenti, nelle
sue forze, e nelle sue virtù. Si studieranno di
persuadersi nel più intimo del loro cuore, che
. se Dio non le assiste continuamente colla sua
grazia, non sono buone che a far del male, ed
a guastare 1’ opera sua.
2. Quando riusciranno a fare qualche cosa
136
di bene , la riconosceranno tutta da Dio, e lo
ringrazieranno di cuore, e si umilieranno per i
difetti , con cui la eseguirono , quantunque da
loro non conosciuti. Quando invece commette-
ranno delle mancanze, non si turberanno, né si
avviliranno, persuasissime che non sono buone
a far altro; ma umiliatesi innanzi a Dio, ed an-
che a chiunque potessero aver offeso , o scan-
dalizzato , si studieranno di ripararvi alla me-
glio, e di emendarsi , seguendo intanto a fare
il loro dovere, come se la loro mancanza non
fosse avvenuta.
3. Non cercheranno mai nè uffici! , nè oc-
cupazioni, ma saranno sempre disposte a lutto
quello, cui verranno destinate , pronte a passare
dal grado di Superiora, anche Generale, all’ in-
fimo ufficio dell’ Instiluto.
4. Non cercheranno di essere ammaestrate
più in una che in un’altra cosa, ma seriamente
si applicheranno a quella, che sarà loro insegnala,
ancorché non fosse di loro gradimento. Quando
da qualche esperienza già fatta sapessero che
non hanno disposizione a farvi buona riuscita,
potranno umilmente manifestarlo alla Superiora,
ma poi ubbidiranno senz’ altro.
137
5. Tutte saranno pronte, e docili a qualun-
que correzione, o penitenza, anche non meri-
tata. Ascolteranno le ammonizioni in silenzio ,
e a capo chino; risponderanno però anche sulle
loro mancanze, quando saranno interrogate.
6. Quando si accorgeranno di aver man-
cato in alcuna cosa, sarà bene che spontanea-
mente si presentino esse stesse alla Madre Su-
periora a manifestarle il mancamento , e a do-
mandarne la penitenza genuflesse.
7. Sarà pur bene, e sommamente lodevole
che si assuefacciano a manifestare alla Madre
Superiora, non solo le lore mancanze, ma anche
le tentazioni, dalle quali potessero essere tra-
vagliate, al che però non saranno mai in alcun
tempo obbligate.
8. Ogni venerdì vi sarà il capitolo dell’ac-
cusa, in cui ciascheduna, cominciando la Su-
periora, manifesterà genuflessa una qualche man-
canza, o difetto, domandando perdono a Dio,
ed alla Comunità.
9. Qnando alcuna saprà d’aver dato scan-
dalo alla Comunità, sarà bene che vi compa-
risca con qualche segno di penitenza, e che vada
in giro a baciare i piedi alle sue Consorelle;
138
ma prima ne dovrà ottenere il permesso dalla
Superiora.
ARTICOLO TERZO
semplicità" E PRUDENZA EVANGELICA
1. Si studieranno di essere in tutto somma-
mente semplici, e nel tempo stesso anche pru-
denti , siccome vuole il Vangelo , che ci co-
manda d’imitare nella semplicità la colomba,
e nella prudenza il serpente. Avranno la prima
facendo tutto per Iddio, e senz’altro impegno
che di piacere a Lui; avranno l’altra, quando
nulla temeranno quanto il peccato , e quando
saranno pronte a perdere qualunque cosa , an-
ziché disgustare Dio.
2. Saranno ancora semplici , e schiette nel
loro parlare, nel loro vestire, nel loro conver-
sare, nè mai avranno ribrezzo, o si vergogne-
ranno a parlare di Dio, dell’anima, dell’eternità,
e cose simili, quand’ anche fossero al cospetto
delle persone più grandi , e più temute del
mondo. Schiveranno però di entrare in dispute,
difendere opinioni, e darsi tuono di dotte , e di
buone.
139
3. Si guarderanno cautamente dal parlare
di certe sottigliezze spirituali, che non servi-
rebbero se non a riempirle di scrupoli, di va-
nità, di superbia: e le Superiore non permet-
teranno, che si tengano discorsi d’estasi, rapi-
menti, ed altre cose mistiche, neppure a modo
di ricreazione. Schiveranno anche i libri, che
molto parlano di queste cose.
4. Si asterranno pure dal parlare tra loro
di Confessori, di confessioni, e di cose simili.
Schiveranno quello studio, che tanto piace ai
mondani, di essere e di comparire scaltre, sot-
tili, industriose. Contente di far quello, che cre-
dono bene in faccia a Dio, poco valuteranno il
giudizio del mondo.
5. Negli incontri , e passi difficili, la loro
più grande prudenza e scaltrezza consisterà nel
ricorrere con tutta umiltà, e confidenza a Dio,
e seguirne le ispirazioni.
ARTICOLO QUARTO
POVERTÀ COSTANTE
1. Dopo Dio riguarderanno come primo
sostegno dell’ Instiluto la santa Povertà, e ere-
140
deranno non esser più vere Figlie di Maria ,
quando mai lasciassero di esser povere. E poiché
i veri poveri mancano spesso del necessario ,
esse del necessario saranno più che contente , e
saranno anche rassegnate a mancarne.
2. La tavola sarà coperta di una semplice
tovaglia, la posata di composizione, la salvietta
semplice, i tondi di terra ordinaria, oppure di
stagno.
3. II loro vitto ordinario sarà , la mattina
latte e caffè e pane ; a pranzo minestra, una
pietanza, insalata, o frutta ; pane e vino : a cena
minestra, pietanza, pane, e vino. Nè luoghi, ove
il clima richiedesse un vitto più abbondante
dell’ ordinario per la conservazione delle Sorelle,
si farà come si fece 6n qui nell’America, lascian-
do che le stesse si nutriscano secondo il bi-
sogno.
4. Nelle vesti curerannoa assai più la modestia,
cd il bisogno, che la diiicalezza e la apparenza;
saranno per altro nette, ed uniformi.
5. Il letto sarà semplicissimo, fornito di ma-
terasso, pagliariccio, e di tutto il bisognevole;
avranno pure un tavolino , due sedie, ed un
lavamani coll’ occorrente ; una piccola immagine
141
del Crocifisso , tre di carta, di Maria Vergine ,
di S. Giuseppe, e dell’ Angelo Custode.
6. Le Superiore invigileranno perchè non
s’ introducano abusi contro la santa povertà, e
saranno sempre sollecite di erogare in elemosine
tutti gli avanzi, e tutti i risparmii, che potran
farsi , avendo però in mira di accrescere il
numero delle Figlie, quanto più se ne potranno
mantenere , ed alloggiare. Mancando a questo
doppio dovere , oppure nou osservando, o non
facendo osservare da tutte la povertà, temeranno
di aprirsi un gran conto con Dio,
7. La vera povertà porta pure di nonavere
tutti i suoi comodi, nè anche intorno alle cose
spirituali , e perciò non si confesseranno che
una volta la settimana , ( se pure non fossero
inferme ) e procureranno che le loro confessioni
siano brevi. Ordinariamente nei giorni feriali
sentiranno una sola Messa.
8. Colei, che non potesse adattarsi a questo
genere di vita , non sarebbe chiamata a questo
Instituto.
142
ARTICOLO QUINTO
COMUNITÀ PERFETTA
1 Nessuna eccezzione si riconosce intorno alla
perfetta vita comune , che è una delle regole
cardinali di questo Instituto ; e perciò avranno
tutto in comune; e nessuna potrà dire questo
è mio.
2. Saranno sempre, e tutte disposte a mutare
stanze , abiti, uflìcii , al menomo cenno della
Superiora.
3. Nessuna potrà disporre di cosa veruna
senza espressa licenza della Superiora : nè la Su-
periora stessa potrà farlo,se non quanto, e come
dispongono le Costituzioni.
4. Non daranno, nè accetteranno regali, o do-
nativi senza espressa licenza delle Superiora.
Permettendo questa che se ne accetti , a lei sa-
ranno consegnati senza dilazione,perchè nedispon-
ga a favore della Comunità. Sarà suo pensiero
di usare qualche ricognizione, se stimerà oppor-
tuno di farlo.
5. Sarà poi cura della Superiora il provve-
143
dere tutte in maniera, che nessuna manchi mai
del bisognevole, e specialmente le inferme.
6. Questa perfetta Comunità le Figlie di Ma-
ria debbono osservarla quanto é possibile anche
nelle cose spirituali, e perciò tutte si adatteranno
alle medesime pratiche di preghiera, di penitenza,
ed altro che sia.
7. Lo spirito di perfetta comunità porta pure,
di farsi uno studio particolare per non appar-
tarsi dalla Comunità senza motivo, massime dalla
ricreazione, dal riposo, dal lavoro, e dagli esercizi
spirituali.
ARTICOLO SESTO
UBBIDIENZA CIECA
1. Nessuna potrà mai persuadersi di essere
buona Figlia di Maria, e perciò disposta a farsi
santa in questo Instituto, finché non abbia im-
parato ad ubbidir ciecamente, ossia senza cercar
d’intendere la ragione, per cui le viene ordinato
di fare più una cosa, che un’ altra ; si assuefa-
ranno perciò a non domandarla mai: e tutte le
Superiore saranno esattissime nel correggere
144
qualunque sia delle Suore, che, venendole ordi-
nato di fare una cosa, o domanda ragioni, od
allega difficoltà. Trovando inutili le correzioni,
passeranno alle penitenze, e se queste pure sa-
ranno vane , la disubbidiente verrà licenziata
siccome priva di vera vocazione.
2. Saranno pronte a recarsi in qualunque
siasi delle nostre Case, ed accetteranno pure que-
gli ufficii , a cui verranno dalla Superiora de-
stinate.
3. Quando alcuna , ricevuto un ordine, ri-
conoscesse ostacolo , che stimasse ignoto alla
Superiora , domanderà licenza d’ esporlo , ed
ottenutala, lo sporrà con tutta umiltà, brevità, e
semplicità; quando la Superiora insista per l’ubbi-
dienza, ubbidirà senz’ altro.
4. Gli ordini della Superiora si riceveranno
a capo alquanto chino, c ad occhi bassi, come
venissero da Dio, di cui tiene il luogo. Inteso
il comando , faranno segno di riverenza , e
partiranno.
5. Ordinariamente si terrà in costume di
non prevenire nessuna, quando abbia a cambiarsi
d’ uffìzio , di luogo , di provincia ; nè alcuna
potrà dolersi di questo ; ma inteso 1’ ordine di
145
partire , lo farà con tutta prontezza , e per
quanto le sarà possibile, anche con ilarità, memo-
re che serve a Dio; e che non piace più a Dio
chi fa una cosa piuttosto , clic un’altra , o chi
lo serve più in uno, che in un altro luogo ; ma
chi fa meglio la sua volontà, c con più pura
intenzione.
6. Quando alcuna verrà in pruova, quando
dovrà fare la Vestizione, e dopo Tanno del Novi-
ziato dovrà mandarsi alle Opere, il primo esa-
me, e più rigoroso, sarà sempre quello deU’uhbi.
dienza. Così pure quando dopo li cinque anni si
ammetterà alla Professione.
ARTICOLO SETTI IMO
DISTACCO DA TUTTI
1. Quanto sopra si è detto non sarà mai
pienamente osservato , o non si osserverà con
quella prontezza , ed ilarità , con che conviene a
farlo con frutto, se non si studieranno di viver
sempre staccale, e indifferenti a tutto. Procureran-
no perciò di non affezionarsi mai troppo a nessun
luogo , a nessuna persona , a nessuna Opera ,
nè veruno uffizio.
10
146
2. Non può raccomandarsi abbastanza ii di-
stacco dai parenti, e dalle amiche del secolo ,
che sempre portano dei disturbi, delle inquie-
tudini y e spesso ancora dei disordini. Le Su-
periore perciò saranno attente , e premurose di
lasciarle frequentar poco , massime quelle, che
vi si mostreranno ancor troppo affezionale.
3. Niente è più pericoloso nelle Comunità
quanto le amicizie , e gli attacchi particolari ,
che ne sono la vera peste. Le Maestre delle No-
vizie perciò, e tutte le Superiore veglieranno
sopra di queste, le riprenderanno, e si studieranno
di allontanare' il più possibile le uue dalle
altre.
4. Il pericolo delle affezioni particolari è
facilissimo a nascere tra le stesse Maestre e le
Novizie : se ne guarderanno dnnqne a vicenda,
si le une , che le altre.
5. Non si porteranno le Figlie di Maria a
visitare i parenti loro nelle proprie case, nè anche
stando infermi : resta pure vietato ai medesimi
visitare le Suore in tempo d’ infermità.
147
ARTICOLO OTTAVO
DIPENDENZA IN TUTTO
1. Niente più giova a far crescere nella
virtù una persona religiosa, quanto il dipendere
in tutto. Saranno quindi premurose di farlo le
Figlie di Maria : e quando non è presente la
Superiora , dipenderanno dalla Vicaria , ed in
assenza di questa, dalla maggiore tra le presenti.
Lo stesso si praticherà nelle Opere , ed uffizii
diversi.
2. Quando trattasi di partire dal luogo, in
cui sono per loro ufficio ad un altro, dipenderanno
dalla Superiora del medesimo; ed in assenza ,
dalla maggiore tra le presenti, da cui dovranno
averne 1’ assenso.
3. La dipendenza deve usarsi in ogni genere
di bisogno , massimamente però quando alcuna
sente alterata la propria salute. È un gran di-
fetto, e spesso anche mancanza, il non manifestar
subito gl’ incomodi della salute , ed aspettare
che il malesi faccia grave; siccome é disordine
ii non valersi di que’rimedii,che sono suggeriti,
od anche ordinati dal Medico.
148
ARTICOLO NONO
MODESTIA UNIVERSALE
1. Dovendo le Figlie di Maria trovarsi spes-
so in mezzo alle persone secolari , c talvolta
anche meno buone, è necessario che sicno ac-
costumale ad una modestia, e gravità straordi-
naria. Si assueferanno perciò ad un portamento
piuttosto grave , e ad un’ aria piuttosto seria,
ed anche nel conversare tra loro saranno piuttosto
sode, e contegnose.
2. Si accostumeranno pure a parlare adagio,
ed a non entrare facilmente in discorso. Non
vanteranno mai le loro azioni, e perciò ne par-
leranno poco , memori che chi parla molto di
sè, o è sciocco, o è vano , od immodesto. Non
loderanno le cose loro , nè i loro parenti, o
Confessori, e non nc parleranno senza bisogno ,
cd anche allora assai poco.
3. Non s’ impegneranno mai in questione
veruna, nè mai si mostreranno curiose di sapere
i fatti d’ altri. Non soffriranno che in loro pre-
senza si parli mai di cose, che siano di loro
149
natura immodeste; se alcuno Io faccia, se ne
anderanno , polendo, e non polendo, lo inter-
romperanno in qualsiasi modo con discorsi affatto
diversi, e piuttosto edificanti, anche a costo
di farsi credere incivili.
4. Quando occorra di doversi trattenere con
persone secolari, come in occasione di viaggio,
staranno sempre unite il più possibile tra loro, e si
studieranno di darsi aiuto colla correzione, di
maniera che se una trascorresse alquanto o nel
ridere, o in altro diportamento qualunque, un’al-
tra che se ne avveda , qualunque sia , anche
inferiore, possa e debba avvertirla in quel modo,
che meglio potrà , e quella la debba ubbidire
come fosse la stessa Superiora, e non facendolo,
dovrà la correllrice denunziarla alla Supcriora.
5. Non daranno mai confidenza ad alcuno
in qualunque tempo, in qualunque luogo, e poca
se ne daranno anche tra loro ; molta per altro
sì studieranno d’averne colla Superiora tanto pei
bisogni del corpo , come per quei dello spirilo.
6. Quanto soprasi è detto, non deve punto
impedire che le Figlie di Maria sieno sempre
di un fare dolce e mansuetissimo con tutti, tanto
nel discorrere , quanto nel loro operare, mas-
simamente poi co’ poveri , e cogl’ infermi.
150
ARTICOLO DECIMO
AMORE AL LAVORO
1. Dio ha condannato tutti al lavoro , ma
questo sembra essere in modo particolare il re-
taggio de’poveri. Come povere adunque le Figlie
di Maria non si faranno rincrescere mai nè la
fatica, né il lavoro; l’ameranno anzi, come sempre
1’ amarono i Santi, e perciò non staranno mai
oziose.
2. Quanto alle ore destinate al lavoro cia-
scuna si farà vero scrupolo a non attendervi
con assiduità, c diligenza. Si guarderà pure dal
molto distrarsi, o distrarre le altre, con discorsi
assai vivi in tempo di parola , o con pensieri
molto profondi, anche spirituali, durante il silen-
zio; memori che ogni cosa dee avere il suo
tempo , e che il tempo del lavoro non è il tempo
della ricreazione , nè quello della meditazione,
o degli esami ; e che non basta fare il lavoro,
ma bisogna farlo bene, e far tutto quello, che
veramente si può, per adempiere la Volontà
di Dio.
151
ARTICOLO UNDECIMO
AMORE AL RITIRO
1. L’indole di questo Instiluto porta che le Fi-
glie di Maria non possano star sempre in ritiro,
siccome fanno generalmente le altre religiose. Per
supplire dunque a questa mancanza, non ci vuole
che un grandissimo amore del ritiro medesimo,
il quale faccia si, che trovandosi in mezzo al
mondo , abbiano sempre lo spirito, e il cuore
unito a Dio. Si studieranno perciò di camminar
sempre alla presenza di Dio , ed attendere a
far quello, che hanno a fare, come se nessuno
le vedesse, fuorché Dio, e senza impegno di pia-
cere ad altri, che a lui.
2. Ameranno di evitare, il più possibile, ogni
consorzio di persone secolari , anche parenti ,
anche virtuose, anche a Dio consacrate, e quan-
d’anche avessero fama di santità. Quando avranno
a trattenersi, od anche ad operare, alla presenza
degli altri , si studieranno di pensare assai
più a quello, che fanno, per farlo come conviene,
che alle persone, dalle quali sono osservate, per
averne approvazione, stima, lode, od altro.
152
3. Quanto alle visite, ciascuna si farà un do-
vere di abbreviarle quanto potrà , sempre però
con civiltà, e buone maniere, onde non cagionare
ammirazione, e non disgustare nessuno. Procure-
ranno evitare, e non introdurre discorsi inutili,
che poi lasciano sempre il disgusto, e la dissi-
pazione.
4. Tutte le visite, anche quelle de’più stretti
parenti, e delle persone religiose, si riceveranno
a porta aperta.
5. Resta pure vietalo ingerirsi in affari, o
accettar commissioni di qualunque sorta, senza
espressa licenza della Superiora. È anche proibi-
to assumersi impegni, o cure particolari, come
d’ insegnare , correggere, assistere a qualche So-
rella, o Novizia, quando non ve ne sia incarico
espresso dalla Superiora.
G. Quanto all’apertura della porta alla mat-
tina sarà mezz’ora dopo la levata, ed alla sera
alle ventiquattro dovrà chiudersi.
153
ARTICOLO DUODECIMO
AMORE AL SILENZIO
1. II silenzio tanto caro agli antichi, tanto
raccomraandato dai Santi, e che sembra formare
gran parte della vita religiosa , non può osser-
varsi che poco dalle Figlie di Maria, le quali
debbono quasi sempre occuparsi in cose, che
sono di molto impedimento al silenzio medesi-
mo. Conviene dunque supplire a questo pure
col desiderio, il quale saprà far si che l’osser-
vino per quel poco , e quanto meglio si potrà.
2. Quindi si assueferanno a non parlare
senza bisognosa spiegarsi con poche parole, e ad
evitare i discorsi vani, inutili, curiosi, ed an-
che a troncarli con buona maniera, quando si
fanno dagli altri.
3. Le Maestre delle Novizie, e le Superiore
faranno oggetto dei loro avvertimenti, c delle
loro istruzioni l’insegnare alle giovani il modo
di contenersi nei loro discorsi, e la maniera
di evitare le parole vane, e che non convengono.
4. Osserveranno rigoroso silenzio : 1. Dal
154
momento in cui partono dalla ricreazione , o
dal lavoro della sera per fare le ultime pre-
ghiere , sino al momento in cui ciascheduna
uscita dalla Cappella privata, o dal Coro alla
mattina , avrà fatta la benedizione dell’ ora.
2. Ogni qual volta la Comunità è in pre-
ghiera.
5. Ogni giorno si farà silenzio dalle ore
nove fino alle undici del mattino, e dalle quat-
tro fino alle sei del dopo pranzo, meno all’in-
verno, ossia nei mesi di Novembre, Dicembre ,
Gennaio , Febbraio , e Marzo , ne’ quali si farà
dalle due fino alle quattro del dopo pranzo.
6. A questo silenzio però non saranno ob-
bligate negli Ospedali, e in altri luoghi, ove trop-
po difficile fosse l’osservarlo ; ma , potendolo,
anche in questi se ne darà il segno, e tutte si
faranno premura di osservarlo alla meglio che
potranno.
7. Nelle ore del silenzio nessuna deve farsi
sentire a parlare, massime quando il silenzio è
rigoroso , ed occorrendo il bisogno di qnalche
parola , dovrà dirsi con voce bassa. Debbono
ugualmente avvertire di non cagionare frastuo-
no o rumore di qualunque sorta , particolar-
155
mente durante il riposo. Anche nelle altre ore,
quando è permesso il parlare , si studieranno di
farlo con voce bassa, meno il tempo della ri-
creazione , ed anche in questa si guarderanno
dagli schiamazzi, dallo strepito, e da ogni inde-
cente rumore , come sopra si è detto.
8. La virtù del silenzio importa pure il
sapere conservare il segreto di quelle cose, che
non debbono dirsi. Si assucferanno perciò a non
dir mai quello, che loro fu confidato , o che
videro , oppure sentirono a caso , non doven-
dolo nè vedere , nè sentire. Si avverte però
che alla Superiora si potrà riferire in segreto,
quanto avessero veduto, o sentito casualmente ,
o ciò che avessero loro altri confidato : giacché la
stessa deve essere informata di quanto paìsa
nella Comunità.
9. Non riferiranno detti, o falli, che pos-
sano arrecare rancori, o disgusti ; e sopratutto
si guarderanno dal far sapere, o confidare alle
persone secolari , o religiose, o parenti , od
amici, o benefattori , le cose qualunque sieno
della Comunità. Quest’avviso dee tenersi ben
fermo massime da quelle, che sono mandate
alle Opere, dalle portinare , e da tutte quelle,
che debbono spesso trattare co’ secolari.
156
ARTICOLO DECIMOTERZO
CARITÀ PAZIENTE
1. Basta ricordare che le Figlie di Maria
sono istituite per farsi sante col far del bene ai
loro prossimi, massime ai poveri, ed agl’infermi,
per conoscere che hanno bisogno di una carità
veramente indefessa , e pazientissima. Saranno
quindi persuase che debbono faticar sempre pel
bene degli altri , e che non debbono cessare
dall’operarlo , se non alla morte , o quando ne
sono impedite da qualche infermità, e secondo
disponga la santa ubbidienza.
2. Per durarla in queste fatiche ricorde-
ranno che , curando il bene spirituale e corpo-
rale dc’prossimi, non servono agli uomini , ma
veramente a Dio, il quale, come protesta nel Santo
Vangelo , si asconde ne’ poveri ; e che il loro
premio non è terreno, nè passeggero, ma celeste,
ed immortale.
3. La Carità dev’essere industriosa , e per-
ciò le Figlie di Maria non debbono contentarsi
di lavorare, o fare altra cosa a prò dc’loro simili,
157
ma debbono studiare il modo di farlo bene, e con
frutto. Tanto quelle, cbe curano gl’infermi, come
quelle, che ammaestrano le fanciulle , debbono
studiarsi di far ciò sempre con amorevolezza, con
pazienza, ed anche con esattezza.
4. La confidenza é ben diversa dalla carità.
Si guarderanno dunque dal darne mai a nessu-
no , sia uomo, o sia donna, sia povero , o >ia
infermo ; sia ricco , o tenero di età, oppure
adulto. Dolcezza, pazienza , e buona maniera
con tutti, e confidenza a nessuno.
5. Quanto alla pazienza si vuole usare mas-
simamente coi naturali più strani , difficili ,
capricciosi , iracondi , ingrati, alteri, o in qua-
lunque modo difettosi. La carità paziente vince
tutto, e copre tutti i difetti. Massime per chi
ha da curare gl’ infermi, vi vuole una carità,
che non conosca nè stanchezza, nè confine.
6 Le Figlie di Maria fatte per usare a tutti
una grandissima, e pazientissima carità , la eser-
citeranno tra di loro specialmente in tempo d’in-
fermità , come pure per sopportarsi ne’ loro
difetti, e aiutarsi sopratutto colla preghiera.
7 Quando alcuna delle Suore verrà a mo-
rire , la vestiranno da Religiosa, e non permet-
158
teranno che vengano persone estranee a prestar
loro quest’ultimo uffizio di Carità ; la terranno
scoperta per lo spazio di ventiquattro ore al-
meno, e sempre con qualche lume, ed essendovi
sempre alcuna a suffragarla con divole preghie-
re. Si faranno celebrare venti Messe, e una can-
tata a suffragio di Lei; e ciascuna delle Sorelle
ascolterà per Io stesso fine tre Messe, e farà tre
Comunioni.
8. Nelle altre Case poi appena giunta la
nuova del passaggio di una Suora , la Superiora
lo annunzierà in comnne , e tulle esorterà a
suffragarla nelle loro preghiere. Non si faranno
funzioni funebri, o si faranno almeno da poveri.
9. Dove non abbiano sepoltura in propria
Chiesa, saranno seppellite bene e decentemente
incassate, e sopra il luogo della loro sepoltura
faranno piantare una piccola croce.
ARTICOLO DECIMOQUARTO
ORAZIONE CONTINUA
1 . Per ottenere l’orazione continua in questo
Instituto, che è lutto azione , si assegnano ì se-
guenti mezzi.
159
1. Procureranno di tenere lo spirilo, raccolto,
ed unito a Dio quanto meglio potranno.
2. Rinnoveranno spesso la loro intenzione di
far tutto per puro amore e gloria di Dio.
3. Si assueferanno a volgersi spesso a Dio
colla mente , col cuore , ed anche con qualche
giaculatoria.
4. Terranno il costume fin qui praticalo di
benedire ogni ora nel modo, che sarà fissato
nel Manuale delle preghiere comuni.
5. In tutte le nostre Case si praticherà ( se
sarà possibile ) il culto perpetuo del SSiìio Sacra-
mento, stando una, od anche due, in orazione per
lo spazio di mezz’ora. Quelle che non potessero
farla, per essere diversamente occupale, avranno
intenzione di unirsi a quelle, che saranno in ado-
raz’one. Ricordinsi che più piace a Dio 1’ ubbi-
dienza, che la stessa orazione ; sicché le Figlie
di Maria si manterranno sempre pronte a lasciar
Dio per Dio, secondo venga loro ordinato dalla
Superiora.
ARTICOLO DEC1MOQU1NTO
DESIDERIO DI PERFEZIONE
1. Poiché le Figlie di Maria non hanno
molli comodi per coltivare lo spirito , e debbono
160
sempre occuparsi in cose esteriori , meno il
tempo assegnato agli esercizi divoti , resta che
vi suppliscano col desiderio , sperando che
Iddio, per sua bontà e misericordia, accorderà
loro qua’ lumi ed ajuti, che sono necessarii non
solamente perchè si salvino , ma anche per arri-
vare, quando che sia, a quella perfezione , a cui
le chiama il loro Instiluto, e morire così per-
fette Religiose.
2. Questo desiderio, e questa speranza vedran-
no di alimentare , e tener sempre viva , anche
dopo le più replicate mancanze.
3. Quando il demonio, od altri, potesse sug-
gerire che le Figlie di Maria poco, o nulla fanno
per essere perfette, debbono rispondere , che
chi fa tutto per puro amor di Dio dev’essere
sulla strada della perfezione.
4. Poche sono le opere di penitenza esterna
accordate alle Figlie di Maria: ma oltre che si
desiderano assai più mortificate di volontà, è da
avvertirsi che la loro vita, quando siano osser-
vanti, é una quasi continua penitenza.
Fino dell’ Appendice
INDICE
Decretimi pag. ni
Decreto » vi
Origine e 'Fondazione dell' Instituto . » 9
PARTE PRIMA
Costituzioni Generali
1. Fine e Spirito dell' Instituto . . » 13
2. Accettazione dei Soggetti ...» 17
3. Noviziato - Oblazione - Professione » 22
4. Santi Voli » 25
5. Povertà » 27
6. Castità » 31
7. Obbedienza » 36
8. Orazione ef Pratiche di Pietà . » 43
9. Confessione e Communione ... « 47
10. Regolamento Esteriore 50
162
PARTE SECONDA
Costituzioni Particolari
1. Maestra delle Novizie . . *. » 57
2. Maestra del Lavorio Comune . . « 65
3. Sacrestana « 66
4. Portinara ; « 70
5. Guardarobbiera » 74
6- Dispensiera » 77
7. infermiera » 80
8. Sorelle Converse » 84
PARTE TERZA
Del Governo Proprio fieli’ Instituto
e del modo di governarlo
1. Del Governo dell' Instituto . . » 90
2. Della Superiora Generale ...» 93
3. Delle Assistenti della Superiora Gene-
rale » 103
4. Delle Superiore Provinciali . . » 106
5. Della Cancelliera Generale. . . » 112
6. Delle Consigliere Generali . . » 1 16
7. Delle Supcriore Locali . . . » 1 18
8. Del Capitolo Generale . . . » 122
9. Licenziamento dei Soggetti . . » 130
163
APPENDICE
Documenti ed Avvisi del Fondatore
Che dichiarano io spirito delle Costituzioni
e ne diriggono la pratica
1.
Grande confidenza in Dio .
. . »
133
2.
Profonda umiltà
. . »
135
3.
Semplicità e Prudenza Evangelica »
138
4.
Povertà costante
. . »
139
5.
Comunità perfetta
. . »
142
6.
Ubbidienza cieca ....
. . »
143
7.
Distacco da tutti
. . ))
145
8.
Dipendenza in tutto
. . »
147
9.
Modestia universale .
• • »
148
10.
Amore al lavoro
. . »
150
11.
Amore al ritiro
. . »
151
12.
Amore al silenzio
. . »
153
13.
Carità paziente ....
156
14.
Orazione continua .
. . »
158
15.
Desiderio di perfezione
. . »
159
IMPRIMATUR
Raphael Arch. Salini O. P. S. P. A.
Mag. Socius
IMPRIMATUR
Joseph Angelini Vicesgercns