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Full text of "Costituzioni dell' Instituto delle Figlie di Maria"

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DELL"  INSTITUTO 

DELLE  FIGLIE  DI  MARIA 


ROMA 

TIPOGRAFIA  CESARETTI 
1868 


Digitized  by  thè  Internet  Archive 
in  2016 


https://archive.org/details/costituzionidellOOunse 


DECRETUM 


Anno  1829.  Sacerdos  Antonius  Giannelli 
Archipresbiler  Collegiatae  Ecclesiae  Oppidi  Cla- 
varii iu  Dioecesi  Januensi  fundamenla  jecit  pii 
Instiluti  Sororum,  quae  Filiae  Mariae  nuncupan- 
tur,  ad  hoc  ut,  praeter  propriam  sanctificationeru, 
puellarum  christianae,  civilique  educationi  prae- 
cipue  incumberent  ; nec  non  pauperum  , prae- 
sertim  in  Nosocomiis  aegrotantium  , curano  ge- 
rerent.  Quamvis  memoratus  Sacerdos  ad  Epi- 
scopalem  Sedem  Bobiensem  postmodum  a Sum- 
mo  Pontifice  evectus  fuerit  , atlaraen  praedicti 
pii  Instituti  incrementimi  fovere  nunquam  de- 
stitit , ila  ut,  adhuc  eo  in  vivis  degente , in 
plures  Dioeceses  magno  cum  Christianae  Rei- 
publicae  spirituali  emolumento  sese  illud  ex- 
tenderit.  Factum  bine  est  , ut  anno  1862,  pia 
memorata  Societas  commendalionis  Decreto  ab 
Apostolica  Sede  condecorata  fuerit,  in  quo  So- 
rores  vota  simplicia  pauperlatis , obedientiae , 
et  castitatis  emittere,  ac  Superiorissae  Generalis 
directioni  subesse  enunciantur-  Hujusmodi  Apo- 


— IV  — 

stolico  favore  excitatae  Sorores  magis  semper 
atque  magis  in  exercendis  praedictis  christianae 
eharitalis  ofliciis,  ac  in  aliorum  spirituali  procu- 
rando salute,  etiam  in  dissitis  Americae  regio- 
nibus,  pfaudcntibus  locorum  Ordinariis,  adlabo- 
rarunt.  Nuperrime  Superiorissa  Generalis  prae- 
iatae  piae  Congregationis  domum  etiam  in  hae 
alma  Urbe  erexit,  ac  SSmura  Dominum  Nostrum 
Pium  Papam  IX.  enixe  adprecata  est , ut  piae 
Societatis  Constitutiones  approbare  dignaretur. 
Sanctitas  vero  sua,  in  audientia  habila  ab  infra- 
scripto  Duo  Secretario  liojus  S.  Congregationis 
Episcoporum  et  Regulariura  sub  die  14  Fe- 
bruarii  1868  , attentis  litteris  commendatitiis 
Antistitum  locorum,  enunciatam  piana  Societa- 
lem  , uti  Institulum  volorum  simplicium  sub 
regimine  Moderatricis  Generalis  , salva  Ordina- 
riorum  jurisdictione  ad  praescripta  Sacrorum 
Canonum,  et  Apostolicarum  Conslitutionum  ap- 
probavit  , atque  confirmavit  , prout  praesentis 
Decreti  tenore  approbat  , atque  confirmat  , 
dilata  ad  opportunius  tempus  Constitutionum 
approbationc;  circa  quas  interim  nonnullas  ani- 
madversiones  communicari  praecepit.  Insuper 
Sanctitas  Sua  mandavi!,  ut  praefata  domus  , 


quae  in  hac  Alma  Urbe  creda  fuil,  uti  donrus 
princeps  pii  Tasti luti  in  posterum  habeatur. 

Pergant  meraoratae  Socielatis  Sorores,  Ordina- 
riorum  ductu,  in  propriam  aliorumque  sanctiG- 
cationem  procurandam  incumbere  , et  praeser- 
tim  omni  industria  , contentione  , labore  ado- 
lescenlulas  edocere  timorcm  Domini,  sanctisque 
moribus  imbuere,  nec  non  charitatis  opera  erga 
infirmos  assidue  , alacriterquc  exercerc  , ut 
PontiGcis  Maximi  votis  respondeant  , cui  nihil 
optabilius  , praecipue  nostris  bisce  luctuosis 
temporibus  , esse  potest  , quam  ut  cbristianae 
juventutis  educationi  prospiciatur  , miscrisque 
subsidium,  et  levamen  afferatur. 

Datum  Romae  ex  Secretarla  ejusdemS  Con- 
gregationis  , sub  die  10  Martii  1868. 

A CARD.  QUAGLIA  PRAEF. 

Loco  SiiJ<gni 


S.  Svegliati  Secretante 


DECRETO 


Ne,  'anno  1829  il  Sacerdote  Antonio  Giannelli 
Arciprete  <klla  Chiesa  Collegiata  di  Chiavari 
nella  diocesi  di  Genova  fondò  il  Pio  Insti  luto 
delle  Sorelle  dette  figlie  di  Maria,  a tale  intento, 
che,  oltre  alla  propria  santificazione,  attendessero 
alla  cristiana  e civile  educazione  delle  fanciulle, 
e si  prendessero  cura  dei  Poveri,  specialmente 
Infermi  negli  Spedali.  11  quale  prefato  Sacer- 
dote, quantunque  promosso  fosse  in  appresso  dal 
Sommo  Pontefice  alla  Vescovile  Sede  di  Bobbio; 
con  tuttociò  non  cessò  di  procurare  I’  incremento 
del  suddetto  Pio  Instituto  , di  guisa  che  , lui 
tuttora  vivente,  esso  si  distese  in  più  Diocesi 
con  grande  spirituale  vantaggio  del  Popolo  Cri- 
stiano. Avvenne  quindi  che  la  ricordata  Pia 
^istituzione  fosse  nel  1862  dall’Apostolica  Sede 
con  ispccialc  decreto  commendala,  col  quale  è 
dichiarato  che  le  Sorelle  facciano  i voti  semplici 
di  Povertà  Castità  ed  Obbedienza  , e vivano 
soggette  al  governo  di  una  Superiora  Generale- 
Da  tale  Apostolico  favore  infervorate  le  Sorelle, 


— VII  — 

con  sempre  maggiore  alacrità  si  adoperarono  in 
adempiere  i predetti  officii  di  cristiana  carità  , 
e nel  procurare  la  spirituale  salute  de’  prossimi, 
eziandio  nelle  più  rimole  regioni  dell’America, 
riportandone  quindi  approvazione , ed  encomii 
dagli  Ordinarii  dei  Luoghi.  Ora  poi  la  Superiora 
Generale  dello  stesso  Pio  Instituto  , aperta  e 
stabilita  Casa  eziandio  in  questa  Alma  Città  , 
caldamente  supplicò  la  Santità  di  N.  S.  Papa 
Pio  IX  a volersi  degnare  di  approvare  le  Co- 
stiluzioui  della  Pia  Società.  E la  Santità  Sua 
nella  Udienza  conceduta  il  giorno  14  Febraio 
1868  airinfrascritto  Segretario  di  questa  Sacra 
Congregazione  dei  Vescovi  e Regolari,  conside- 
rate le  commendatizie  dei  Vescovi  dei  Luoghi  , 
approvò  e confermò  la  Pia  Società,  quale  Instituto 
di  Voti  semplici  sotto  il  governo  di  una  Superiora 
Generale,  salva  la  giurisdizione  degli  Ordinarii, 
in  conformità  del  prescritto  dai  Sacri  Canoni,  e 
dalle  Apostoliche  Costituzioni  : e col  tenore  del 
presente  Decreto  la  conferma  , ed  approva  , 
differita  a tempo  più  opportuno  l’approvazione 
delie  Costituzioni,  intorno  alle  quali  comandò 
che  intanto  si  facessero  speciali  osservazioni. 
Inoltre  la  medesima  Santità  Sua  comandò  che 


— Vili  — 

la  suddetta  Casa  eretta  in  Roma  d’ora  innanzi 
abbiasi  per  Casa  Madre  e primaria  del  Pio 
Institnto. 

Proseguano  pertanto  le  Sorelle  di  questa  So- 
cietà, con  la  debita  dipendenza  dagli  Ordinarli, 
ad  attendere  in  procurare  la  propria,  e l’altrui 
santificazione  : e specialmente  in  educare  con 
ogni  industria,  sforzo,  e fatica  nel  santo  timore 
di  Dio  le  giovinette  , ed  informarle  ai  buoni 
costumi  : ed  in  prestare  con  assiduità  ed  alacrità 
verso  gli  infermi  le  opere  della  carità;  affinchè 
corrispondano  ai  desiderii  del  Sommo  Pontefice, 
a cui  nulla,  specialmente  in  questi  nostri  luttuosi 
tempi,  può  essere  più  a cuore,  quanto  il  prov- 
vedere alla  cristiana  educazione  della  gioventù  ; 
ed  il  procacciare  soccorso  e sollievo  agli  infe- 
lici. 

Dato  in  Roma  dalla  Secreteria  della  stessa 
Sacra  Congregazione  il  giorno  10  Marzo  1868. 

A.  CARD.  QUAGLIA  PREFETTO 

Per  il  Sigillo 


S Svegliati  Segretario 


ORIGINE  E FONDAZIONE  DELL’  INSTITUTO 


iYlonsignor  Antonio  Giannelli  Vescovo  di  Bob- 
bio fu  il  fondatore  dell’Instituto  detto  delle  figlie 
di  Maria.  Mentre  egli  era  Canonico  arciprete 
della  Colleggiata  di  San  Giovanni  Battista  in 
Chiavari  , nel  giorno  dodici  Gennaio  del  1829 
raccolse,  ed  unì  in  Congregazione  presso  il  ce- 
lebre santuario  di  Maria  SSmà  appellato  dell’Orto 
alcune  pie  e devote  giovani  ; e ad  esse  , dal 
luogo,  ove  erano  state  raccolte,  diè  il  nome  di 
figlie  di  Maria  dell’Orto.  Queste  prime  figlie  di 
Maria  furono  allora  dodici  : ben  presto  però 
si  accrebbero  di  numero  ; ed  in  breve  tempo  in 
cinque  diocesi  del  Genovesato  poterono  aprire  ca- 
se. Appresso  furono  richieste  in  molle  altre  parti, 
e loro  affidaronsi  Ospizii , Ospedali  , Carceri  , 


— 10  — 

Manicomii,  e la  educazione  della  gioventù  fem- 
minile. Finalmente  la  fama  della  loro  indefessa 
attività,  sia  nello  educar  le  fanciulle,  sia  nello 
assistere  agli  infermi  , e nel  servire  ai  prigioni, 
ed  in  ogni  altra  opera  qualsivoglia  dalla  carità 
domandata,  le  fece  desiderare  sino  nelle  estreme 
parti  deU’America  : e nel  1856  vi  furono  chia- 
mate. Come  corrispondessero  elleno  al  desiderio, 
che  si  era  avuto  di  loro,  ed  alle  intenzioni,  ed  ai 
disegni  di  chi  chiamate  le  aveva,  le  molte  ed 
onorevoli  testimoniali  dei  Vescovi  ne  fanno  chia- 
rissima fede,  ed  indubitata.  E molto  più  lo  di- 
mostra un  Breve  di  lode  , e di  incoraggiamento  , 
che  la  Santità  di  Nostro  Signore  Papa  Pio  IX  , 
mosso  dalle  suddette  testimoniali,  degaòssi  loro 
spedire  in  data  1 Febbraio  1862. 

A coronare  questa  santa  instituzione  due  cose 
sommamente  si  desideravano.  La  prima , che 
ella  riportasse  l’approvazione  della  Santa  Sede 
Apostolica.  La  seconda  che  avesse  costituzioni 
proprie  , le  quali  determinassero  lo  spirito  , i! 
governo,  e tutta  la  disciplina  dell’  Instituto.  E 
l’una  e l’altra  cosa,  per  divina  Misericordia,  non 
restano  più  a desiderarsi.  La  Santità  di  Papa 
Pio  IX,  con  decreto  emanato  per  mezzo  della 


— il  — 

Sacra  Congregazione  dei  Vescovi  e Regolari 
addì  10  Marzo  1868  , degnòssi  approvare  e 
confermare  il  novello  Instituto  : ed  in  Roma 
stessa  gli  stabilì  la  Casa  principale  e madre  di 
tutte  le  altre.  Quanto  poi  alle  Costituzioni  or- 
dinaronsi  e perfezionaronsi  quelle  , le  quali 
dallo  stesso  fondatore  dell’  Instituto,  Monsignor 
Gianelli  , dettaronsi  alle  prime  figlie  di  Ma- 
ria. Che  se  quaranta  anni  decorsero  dalla 
fondazione  dell’  Istituto  medesimo  sino  al  pro- 
mulgamento  delle  sue  Costituzioni,  un  tale  ri- 
tardo è riuscito  di  notabile  vantaggio  a potere, 
per  la  sperienza  avutane,  conoscere  con  maggior 
sicurezza  quali  prescrizioni  tornassero  utili  , e 
quali  fossero  da  modificarsi  j e quindi  ridurre 
il  tutto  a quella  maggior  perfezione  , che  si 
fosse  giudicata  bene  nel  Signore.  Stabilite  per- 
tanto le  dette  Costituzioni  , e sottomesse  al 
giudizio  ed  alla  approvazione  della  Santa  Sede 
Apostolica,  era  necessario  renderle  note  e ma- 
nifeste a tutte  le  figlie  di  Maria,  affinchè  fossero 
loro  di  norma  della  vita,  che  hanno  a menare 
nelFInslituto  da  loro  professato.  Intendano  però 
esse,  che  sebbene  la  trasgressione  di  queste  Co- 
stituzioni non  le  faccia  ree  di  colpa  , nè  meno 


— 12  — 

veniale,  salvo  il  caso  che  si  violino  con  formale 
disprezzo,  o la  violazione  riguardi  l'adempimento 
dei  voti  ; nondimeno  il  trasgredirle  priverà 
l’anima  loro  di  molti  meriti  per  la  eterna  vita, 
inlepedirà  il  loro  spirito,  e potrà  condurle  a 
poco  a poco  in  un  totale  rilassamento  , sino  a 
perdere  la  loro  santa  vocazione,  ed  a decadere 
eziandio  dallo  stato  di  grazia.  Là  dove  la  os- 
servanza delle  Costituzioni  medesime  sarà  il 
baluardo  saldissimo,  "che  le  difenderà  da  ogni 
colpa;  sarà  la  strada,  per  cui  giungeranno  senza 
grave  fatica,  e grandi  difficoltà  alla  perfezione  ; 
sarà  la  scala,  per  cui  saliranno,  ricche  di  molti 
meriti  , al  paradiso. 

* 


PARTE  PRIMA 


COSTITUZIONI  GENERALI 


I. 

4 

FINE  E SPIRITO  DELL’  INSTITUTO 

1.  Le  figlie  di  Maria  sono  instituite  a fine  di 
attendere  più  seriamente  alla  propria  santifica- 
zione ; e di  procurare  come  la  salate  spirituale 
ed  eterna,  così  il  servizio  corporale  dei  prossimi. 

2.  Pertanto  Elleno  debbono  con  tutta  diligen- 
za applicarsi  all’acquisto  ed  alla  pratica  delle  cri- 
stiane virtù  ; e secondo  la  misura  della  grazia 
loro  communicata  da  DioN.  S.,  raggiungerne  la 
perfezione. 

3.  Quali  virtù  poi  debbano  in  special  maniera 
acquistare  e praticare,  e da  quale  spirito  debbano 
essere  informate,  lo  hanno  espresso  in  quei  docu- 
menti, ebe  si  spesso  inculcavansi  loro  dal  fon- 
datore ; dover  cioè  esse  in  un  spirito  di  an- 
negazione  perpetua  , illimitata  , assoluta  , vi- 


— 14  — 

vere  segregate  e divise  dal  mondo  ; in  concorde 
vita  comune,  in  obbedienza  perfetta  , in  carità 
illimitata. Chiamate  ad  esser  nel  mondo,  e però 
libere  da  clausura  , dover  essere  caule  e circo- 
spette al  sommo;  e guardando  gelosamente  in  sé 
stesse  il  loro  tesoro,  tanto  solo  mostrarsi,  quanto 
dal  loro  ministero  richiedasi.  Compostamente 
officiose,  allegre  di  spirito  , serene  nel  volto,  mo- 
deste nel  tratto,  in  pace  tra  loro,  con  tutti  man- 
suete e sincere,  non  mai  scortesi  a persona,  dare 
a tutti  edificazione,  e diffondere  ovunque  il  buon 
odore  di  Gesù  Cristo.  La  norma  del  loro  vivere, 
niente  severa,  ma  discreta  e benigna,  essenzial- 
mente ridursi  ad  amare  Dio  sommamente,  amare 
il  prossimo  in  Dio  ; amare  in  somma  e servire, 
faticare  e pregare  , e in  tutto  sempre  ubbi- 
dire ad  imitazione  di  Gesù  Cristo  obbediente  sino 
alla  morte  di  Croce.  Da  questa  norma  non  dover 
declinare  di  un  punto.  In  fine  doversi  riguardare 
e riputare  le  minime  di  tutte  , e dover  vivere 
poverissime:  e la  povertà  stimare  siccome  vera 
e soda  ricchezza  ; ed  in  mezzo  alla  loro  povertà 
essere  larghe  e liberali  coi  poveri.  Da  questi  do- 
cumenti del  fondatore  intendano  le  figlie  di  Maria 
quale  sia  lo  spirito  del  loroSanto  Institutoje  quali 


— 15  — 

perciò  abbiano  esse  a formarsi  per  raggiungere 
in  sé  medesime  la  perfezione  propria  della  loro 
vocazione. 

4.  Questo  spirito  di  annegazione  e di  amore  , 
come  deve  nelle  figlie  di  Maria  informare  ed  ani- 
mare lo  studio  della  loro  perfezione;  così  avvivar 
deve  il  loro  zelo  di  carità  verso  del  prossimo.  Que- 
sto loro  zelo,  secondo  però  la  misura,  ed  il  modo 
dalla  Ubbidienza  prescritto,  non  ha  da  riconoscere 
nelle  opere  di  carità  altro  limite  , che  la  impossi- 
bilità, o la  inopportunità,  vale  a dire  che  non  si 
possa,  o non  convenga  eseguire  qualche  opera  a 
vantaggio  dei  prossimi. 

5.  Pertanto  1’  Instituto  delle  figlie  di  Maria  lut- 
te]abbraccia  le  opere  di  carità  e spirituale,  e cor- 
porale. ÌEsso  prende  sotto  la  sua  disciplina  la  insti- 
tuzione  e la  istruzione  delle  fanciulle,  di  qualun- 
que condizione  esse  sieno,  la  direzione  degli  Orfa- 
notrofi!, degli  Ospizii  di  mendicità,  delle  Case  di 
Donne  penitenti,  e degli  Esposti,  degli  Ospedali 
di  ogni  genere , dei  Manicomii,  e delle  Carceri 
Però  quanto  alla  direzione,  od  assistenza  delle 
Carceri,  e degli  Ospedali  per  gli  Uomini  dovranno 
osservarsi  le  debite  cautele.  E finalmente  in  caso 
di  epidemia  e di  contagio  le  figlie  di  Maria  pre- 


— 16  — 

staranno  la  loro  assistenza  eziandio  nelle  case 
private  agli  infermi  di  qualunque  sesso. 

6.  In  tutte  però  le  loro  opefe  di  carità,  e di  ogni 
altra  virtù  le  figlie  di  Maria  non  ad  altro  anelino, 
che  a procurare  la  maggior  gloria,  ed  il  maggior 
gradimento  di  Dio  N.  S.;  nè  altra  mercede  desi- 
derino, che  la  eterna  ricompensa  nel  cielo.  E nel 
prestarsi  a servigio  del  prossimo,  nulla  curando 
il  gusto  ed  il  giudizio  del  mondo,  e sprezzando  il 
proprio  genio,  e vincendo  le  ripugnanze  dell’amor 
proprio,  rimirino  sempre  in  ciascuno  il  n.  s.  Gesù 
Cristo  ; ed  a lui  intendano  di  servire,  il  quale 
accetta  come  fatto  a sè  quanto  per  amor  suo  fac- 
ciasi a vantaggio  delle  anime  e dei  corpi  degli 
uomini  da  lui  redenti. 

7.  La  maniera  poi  del  vivere  nell’esteriore  è - 
comune,  non  permettendosi  a chicchesia  distinzio- 
ne alcuna  nel  vitto  nel  vestito  nella  camera  ed  in 
altra  cosa  qualunque,  salvo  il  caso  o di  infermità, 

o di  particolare  bisogno,  riconosciuto  dalla  Su- 
periora. 

8.  Del  resto,  a camminare  direttamente  nella 
strada  loro  aperta  da  Dio,  e ad  avanzarsi  nel  cam- 
mino della  perfezione  in  conformità  del  fine  del  lo- 
ro Instituto,  le  figlie  di  Maria  ricordino  sempre,  e 


— 17  — 

seriamente  considerino,  ed  almeno  una  volta  per 
ciascun  mese  rileggano  quei  documenti,  ed  av- 
visi, co’  quali  il  Fondatore  intese  dichiarare  lo 
spirito  delle  Costituzioni,  e diriggerne  la  pratica: 
e i quali  perciò  si  riportano  in  fine  di  queste 
medesime  Costituzioni. 

I!. 

ACCETTAZIONE  DEI  SOGGETTI 

1.  Le  Postulanti,  cioè  quelle,  le  quali  diman- 
dano di  essere  accettate  nell’  Inslitulo  dovranno 
essere  nate  di  leggittimo  matrimo^o,  e di  onorala 
famiglia,  sciolte  da  ogni  altro  vincolo,  di  buoni 
costumi,  e di  sana  complessione.  Pertanto,  a fine 
di  poter  essere  ammesse,  dovranno  esibire  le  fedi 
autentiche  di  Battesimo , di  Cresima,  di  buona 
condotta  morale  e civile,  di  stato  libero,  di  sanità, 
e di  vaiuolo  naturale,  od  innestato. 

2.  Nel  ricevere  le  Postulanti,  attendasi  ordina- 
riamente che  non  abbiano  meno  di  sedici  anni,  né 
più  di  venticinque.  Le  Vedove  non  sono  escluse 
dall’  Instituto. 

3.  Riguardo  alla  Dote,  ed  al  Corredo,  che  si 

2 


— 18  — 

suole  comunemente  richiedere  da  quelle  persone, 
le  quali  desiderano  abbracciare  lo  stato  religioso, 
è in  facoltà  della  Generale  , come  delle  Provin- 
ciali, determinarne  il  più  ed  il  meno,  come  meglio 
giudicheranno  nel  Signore,  avuto  riguardo  alle 
circostanze.  Dovrà  però  determinarsi  la  dote  ed 
il  corredo  prima  di  ricevere  ed  ammettere  alla 
pruova  le  Postulanti.  Contuttociò  il  mancamen- 
to della  dote  , specialmente  ove  consti  della  ira- 
possibilità  della  Postulante,  non  sarà  impedimento 
per  essere  ricevuta  , quando  fornita  sia  di  quelle 
doti  di  animo,  le  quali  diano  non  dubbia  speran- 
za, che  ella  sia  per  riuscire  molto  alta  per  V In- 
stiluto.  * 

4.  Chiunque  sia  quella,  che  chiede  di  essere 
ricevuta,  se  ne  prendano  innanzi  le  debite  infor- 
mazioni : come  pure  si  premetta  un  esame,  che 
faccia  conoscere  se  abbia  ad  essere  ricevuta. 

5.  Nello  esaminare  le  Postulanti  si  usi  somma 
prudenza,  e si  segua  lo  spirito  del  Signore.  Laon- 
de come  non  si  debbono  respingere  quelle  , che 
sono  mandate  da  Dio,  e le  quali  perciò  hanno  di- 
ritto di  essere  ammesse  nell’  Instituto;  così  stiasi 
fermi  di  non  ricevere  chicchcsia,  che  non  si  pre- 
senti nel  nome  del  Signore,  perchè  ciò  riuscirebbe 


— 19  — 

sonicamente  dannoso  all’Instituto,  e si  opporreb- 
be alle  intenzioni  , ed  ordinazioni  divine. 

6.  In  cosifatto  esame  si  osservi  se  la  Postulan- 
te, sia  di  buona  salute,  di  un  esteriore  composto, 
nè  deturpato  da  difetti  ributtanti.  E trattandosi  di 
quelle,  le  quali  hanno  da  essere  ammesse  in  quali- 
tà di  Sorelle  Converse,  oltre  alla  robustezza  della 
complessione,  si  osservi  pure  che  sieno  di  giusta 
statura. 

7.  Principalmente  però  questo  esame  ha  da 
mirare  a conoscere  Io  spirito  della  Postulante. 
Pertanto  studisi  di  indagare  se  sia  ingenua  di  in- 
dole, docile  ed  aperta,  retta  di  giudizio  , stabile 
di  volontà  : se  brami  la  gloria  di  Dio,  e la  salute 
spirituale  dei  prossimi,  se  abbia  una  ferma  riso- 
luzione di  abbandonarsi  al  volere  di  Dio  col  ri- 
mettersi senza  riserva  alla  volontà  della  Superiora, 
specialmente  circa  la  destinazione  ai  diversi  luo- 
ghi, ed  ufficii.  Diasi  pure  opera  a conoscere  se  la 
Postulante  è distaccata  dal  mondo,  e dalle  sue 
vanità,  se  è decisa  morire  a sè  medesima,  me- 
diante la  pratica  della  mortificazione  , e del- 
la annegazione  , per  quanto  è possibile  , in 
ogni  cosa.  E questo  sincero  distaccamento  da 
tutto  singolarmente  badisi  in  quella  Postulante, 


— 20  - 

la  quale  fosse  vedova.  Inoltre  si  osservi  se  la  Po- 
stulante medesima  abbia  stima  e brama  della  vita 
laboriosa  , se  sia  disposta  a procurare,  in  confor- 
mità dell’  Instituto,  la  salute  del  prossimo;  e non 
per  naturale  propensione,  ma  sibbcne  per  zelo  del- 
la gloria  di'  Dio  , e della  salvezza  delle  anime 
redente  col  Sangue  adorabile  di  Gesù  Cristo.  Si 
esamini  infine  sopra  la  umiltà,  la  semplicità,  e la 
obbedienza,  cbe  sono  le  virtù  caratteristiche  delle 
figlie  di  Maria. 

8.  Siccome  le  Sorelle  Converse  col  servire  alla 
Comunità,  e col  dovere  essere  in  maggiore  com- 
municazione  con  gli  esterni,  sono  esposte  a mag- 
gior pericolo  di  dissipamento  e di  rilassatezza  ; e 
d’  altra  parte  possono  mollo  cooperare  al  buon 
ordine  della  Casa,  ed  al  buon  nome  dell’Instituto: 
così  prima  di  ammetterle  sì  deve  usare  molta  con- 
siderazione, e non  solamente  intorno  alla  loro 
robustezza  di  complessione  , ma  intorno  alla  si- 
curezza del  loro  spirito  , alla  loro  intemerata 
condotta  , ed  alla  soda  pietà. 

9.  Qualora  da  tale  esame  risulti  che  la  Postu- 
lante abbia  tutte  le  qualità  , cbe  si  desiderano  , 
viene  ricevuta, ed  ammessa  alla  prima  pruova. 

fO.La  facoltà  di  ricevere  le  Postulanti  neirin- 


— 21  — 

slituto,  e di  ammetterle  alla  prima  pruova  spetta 
alla  Superiora  Generale  , ed  alle  Superiore  Pro- 
vinciali per  rispetto  alla  loro  Provincia. 

11.  Se  mai,  a ricevere  la  Postulante,  interve- 
nisse impedimento  per  difetto  di  alcuno  degli  es- 
senziali requisiti,  il  dispensarne  è riservato  alla 
Santa  Sede  Apostolica  : e però  da  lei  debbesi 
implorare  la  opportuna  facoltà  , e licenza. 

12.  Ammessa  la  Postulante,  dimora  nella  Casa 
del  Noviziato  , in  abito  secolare,  per  sei  mesi,  od 
anche  più,  ovvero  meno,  a giudizio  della  Genera- 
le , o della  Provinciale. 

13.  Durante  questa  pruova  si  pagherà  una 
quota  mensile  alla  casa  per  supplire  le  spese  del 
mantenimento.  Tale  quota  è stabilita  in  un  fran- 
co al  giorno  per  le  Suore  ; ed  in  mezzo  franco 
per  le  Converse. 

14.  Compiuto  il  tempo  di  pruova  voluto  dalla 
Ubbidienza,  previa  la  esplorazione  del  Vescovo 
Ordinario  del  luogo,  la  Postulante  veste  1’  abito 
Religioso,  a norma  del  Rituale  proprio  dell’  Insti- 
tuto  : prende  il  velo  bianco,  e comincia  il  no- 
viziato. 

15.  La  facoltà  di  ammettere  le  Postulanti,  do- 
po la  prima  pruova,  alla  Vestizione  spetta  alla 


— 22  - 

Supcriora  Generale  , ed  anche  alle  Superion 
Provinciali. 

16.  Alla  Vestizione  dovrà  sborsarsi  all’  lusti- 
tulo  la  dote;  la  quale  però,  dietro  cauzione,  po- 
trà rimanere  pure  in  mano  ai  Parenti,  o depo- 
sitarsi. 

III. 

NOVIZIATO  - OBLAZIONE  - PROFESSIONE 

1.  Il  Noviziato  dura  un  intero  anno. 

2.  Se  la  novizia  entro,  o alla  fine,  dell’anno 
di  noviziato  dovesse  uscire  dall’Instituto,  le  sì  re- 
stituiranno la  dote,  ed  il  corredo.  Ella  però  do- 
vrà sborsare  la  quota  stabilita  per  gli  alimenti 
a proporzione  del  tempo,  che  è durata  nel  no- 
viziato. 

3.  Il  Noviziato  è ordinato  a formare  la  men- 
te ed  il  cuore  della  Novizia.  Pertanto  dovrà  que- 
sta essere  gradatamente  esercitata  in  tutte  le  vir- 
tù; e di  lei  si  avranno  a prendere  tutti  quegli 
esperimenti,  che  £Ì  giudicheranno  più  espedienti 
ed  opportuni,  specialmente  in  ordine  al  totale 
spogliamenta  della  propria  volontà,  ed  alla  pra- 


— 23  — 

tica  della  umiltà-  Ella  poi  la  novizia  attenda 
principalmente  a purgare  il  suo  cuore  da  ogni 
attacco  alle  cose  del  mondo,  a sè  stessa,  ed  alle 
sue  inclinazioni  , fossero  pure  spirituali  e vir- 
tuose. Dipenda  in  tutto  e per  tutto  dalla  ubbi- 
dienza , sia  docile  alle  istruzioni  , e direzioni, 
della  Maestra,  e di  cbiuuque  altro  sia  dalla  Su- 
periora incaricato  della  sua  religiosa  educa- 
zione. Sia  in  ogni  sua  intenzione  ed  operazione 
semplice,  retta  di  mente , schietta  di  cuore  : e 
con  umiltà  e gratitudine  riceva  le  correzioni,  e 
le  penitenze , quantunque  a suo  giudizio  ( del 
quale  però  non  deve  punto  fidarsi)  non  meritate. 

4.  Passato  l’anno  del  noviziato,  rimanendo 
la  Novizia  ferma  nella  risoluzione  di  consacrarsi 
al  Signore  nell’ Inslilulo,  la  Superiora  Generale 
o le  Provinciali  nelle  rispettive  loro  provincie, 
presene  le  debite  informazioni,  giudicheranno  se 
la  novizia  date  abbia  sufficienti  pruove  della  sua 
vocazione,  e della  ferma  sua  volontà  in  corri- 
spondervi. 

5.  Giudicata  idonea,  sarà  rimessa  al  Vescovo 
Ordinario  del  luogo,  perché  ne  esplori,  secondo 
il  prescritto  dai  Sacri  Canoni,  la  volontà. 

6.  Essendo  quindi  ogni  cosa  in  piena  regola, 


- 24  — 

la  novizia  verrà  ammessa  alla  Oblazione.  Questa 
si  farà  in  presenza  della  Comunità  nelle  mani 
della  Superiora,  la  quale  cambierà  alla  offerente- 
si  il  velo  bianco  in  nero;  e potrà  quindi  de- 
stinarla alle  opere  ed  agli  ufficii  delPInstituto. 

7.  Se  mai  la  Religiosa,  dopo  la  oblazione 
dovesse  uscire  daH’Instituto,  le  si  restituirà  inte- 
ramente la  dote,  rimanendo  all’  Instituto  il  cor- 
redo; salve  però  le  spese  di  mantenimento  per 
» primi  sei  mesi  di  pruova,  e per  l’ anno  di 
noviziato. 

8.  Scorsi  quattro  anni  dalla  oblazione,  pre- 
vio l’esame  del  Vescovo,  la  Religiosa  potrà  essere 
ammessa  alla  Professione. 

9.  Ma  se  la  Superiora  Generale,  o la  rispet- 
tiva Provinciale,  giudicassero  nel  Signore  di  ave- 
re a desiderare  tuttavia  più  sicure  pruove  della 
soda  e stabile  virtù  della  Religiosa,  potranno  dif- 
ferirle a tutto  quel  tempo,  che  crederanno,  la  pro- 
fessione. 

10.  La  professione  consiste  nel  consacrarsi  a 
Dio  col  vincolo  dei  santi  voti  di  Povertà,  di  Casti- 
tà, e di  Ubbidienza. 

11.  La  promessa,  e la  obbligazione  della  os- 
servanza di  tali  voti,  è semplice,  c non  perpetua. 


— 25  — 

Essa  è limitata  ad  un  solo  anno  di  tempo.  Quindi 
di  anno  in  anno  debbe  rinnovarsi  la  stessa  pro- 
messa. 

12.  Innanzi  a questa  professione,  come  pure 
innanzi  alla  oblazione,  ed  alla  vestizione  debbonsi 
premettere  dieci  giorni  di  spirituale  ritiramento 
inesercizii  di  meditazione,  e di  orazione,  secondo 
che  verrà  ordinato  dalla  Superiora;  ed,  a giudizio 
del  Confessore,  eziandio  la  Confessione  o gene- 
rale, o di  una  parte  della  vita. 


IV. 


SANTI  VOTI 

1.  Il  voto  è una  promessa  fatta  a Dio  di  una 
cosa  buona,  e migliore  del  suo  opposto.  Ed  il 
voto  onora  molto  perfettamente  la  suprema  Mae» 
sta,  e la  sovrana  Padronanza  di  Dio.  Che  però  le 
azioni  eseguite  in  ragione  del  voto  recano  a Dio 
maggior  gloria,  gli  riescono  di  maggior  gradimen- 
to, e riconosconsi  da  lui  ricche  di  doppio  merito. 

2.  Pertanto  le  figlie  di  Maria  abbiano  in  gran- 
de stima  i santi  voti  ; né  mai  li  considerino  come 
un  peso,  ma  si  bene  come  dolci  legami,  che  le 


— 26  — 

stringono  soavemente  al  loro  celeste  sposo,  Merce 
dei  voti  Esse  totalmente  consacrate  a Dio  con- 
traggono con  lui  speciali  rapporti  : mentre  per 
una  parte  elleno  a lui  più  strettamente  congiun- 
gonsi,  e si  impegnano  a restar  sempre  seco;  e per 
l’altra  Dio,  accettandole  per  sue,  si  obbliga  verso 
loro,  e si  impegna  ad  esser  tutto  loro.  Però  esul- 
tino esse  sotto  il  soave  giogo  dei  santi  voti,  e se  li 
tengano  cari  ; perchè,  se  essi  sono  una  forte  ca- 
tena, che  a fedeltà  le  stringe  verso  il  loro  celeste 
sposo,  sono  anche  una  sicura  caparra  della  prole- 
' zione  e dell’amore,  che  questo  medesimo  sposo  di- 
vino ha  verso  di  esse. 

8.  Tre  sono  i voli,  co’  quali  le  figlie  di  Maria 
consacransi  a Dio:  i voti  cioè  di  povertà, di  castità, 
e di  obbedienza.  Con  questa  triplice  promessa  el- 
leno obbligansi  al  Signore  non  solamente  di  os- 
servare i suoi  divini  comandamenti,  ma  di  prati- 
care eziandio  ciascuno  degli  evangelici  consigli. 

4.  Questi  voti,  che  si  fanno  dalle  figlie  di  Ma- 
ria, sono  semplici  : e la  promessa,  e la  obbliga- 
zione di  osservarli,  debbonsi  da  ciascuna  di  esse 
intendere  limitate  ad  un  solo  anno:  finito  il  quale, 
torneranno  a rinnovarli  per  un  altro  anno  : e cosi 
di  anno  in  anno. 


— 27  — 


V. 

POVERTÀ 

1.  Il  roto  della  povertà  richiede  da  chi  vi  ss 
lega  non  solamente  di  avere  il  cuore  staccato  da 
ogni  cosa  temporale  e terrena,  il  qnale  distacco 
dicesi  povertà  di  affetto ; ed  è dal  N.  S.  Gesù  Cri- 
sto voluta  in  ogni  suo  fedele  discepolo:  ma  richie- 
de di  più  di  non  disporre  di  cosa  alcuna  come  pro- 
pria particolarmente:  il  quale  spogliameuto  dicesi 
povertà  di  effetto,  e povertà  volontaria. 

2.  la  virtù  pertanto  di  questo  voto  le  figlie 
di  Maria  non  debbono  nè  avere  presso  di  sè  , 
nè  dare,  nè  pigliare  cosa  alcuna  né  dall’  Insti- 
tuto,  nè  dagl’esterni,  a fine  di  ritenerla  , dispor- 
ne, od  usarne  come  propria. 

3.  Potranno  esse  bensì  ritenere  il  domi- 
nio radicale  de’Ioro  beni.  Però  innanzi  alla  pro- 
fessione debbono  cedere  l’amministrazione  e l’uso- 

ì 

frutto  dei  medesimi  beni  a chi  loro  piacerà.  Una 
tale  cessione  poi  non  avrà  più  forza  nel  caso  , che 
lasciassero  l’Inslituto;  che  anzi  vi  potranno  appor- 
re eziandio  la  condizione , che  sia  ad  ogni  tempo 


— 28  — 

revocabile.  Dopo  però  la  loro  professione,  perchè 
disporre  possano  dei  detti  beni  , o a guisa  di 
donazione,  o altro  atto  consueto,  fra  i vivi,  o 
a guisa  di  testamento,  come  per  cagione  di  morte, 
sarà  necessaria  la  licenza  del  Vescovo.  Nel  resto 
esse  rinunziar  debbono  ad  ogni  dritto  attuale  di 
disporre  e di  usare  qualsivoglia  bene  temporale  : 
mentre  in  tale  rinunzia  6 propriamente  riposta 
la  essenza  della  povertà  religiosa. 

4.  La  facoltà  di  amministrare  , disporre,  e 
concedere  1’  uso  delle  cose  temporali , secondo 
il  bisogno  , e secondo  lo  spirilo  proprio  del- 
f Instituto  , risiede  , come  mera  distributrice, 
nella  Superiora  Generale  , la  quale  può  com- 
municarla,  dipendentemente  dalla  sua  ubbidien- 
za, ad  altre  officiali  , removibili  in  ogni  tempo, 
e ad  ogni  suo  volere,  da  tale  officio. 

5.  Intendano  quindi  bene  le  figlie  di  Maria  che 
essendo  a loro  illecito  possedere  ed  esercitare  qua- 
lunque dominio  utile  dei  beni  temporali  o immo- 
bili, o mobili,  è altresì  loro  del  tutto  proibito  , 
senza  espressa  licenza  della  Superiora  , dare  o 
ricevere  in  prestito,  donare  , commutare  , alie- 
nare, vendere,  usare  cosa  alcuna.  E però  acqui- 
stando, ricevendo,  ritenendo,  od  in  altro  modo 


— 29  — 

disponendo  di  qualsivoglia  cosa,  senza  saputa  e 
consenso  della  Superiora,  esse  peccano  : e più 
o meno  gravemente  , a proporzione  del  valore 
della  cosa  , di  cui  a proprio  arbitrio  dispon- 
gono. E si  persuadano  esser  tanto  necessaria 
questa  licenza  della  Superiora,  che,  quantunque 
ingiustamente  da  lei  si  negasse,  la  suddita  ri- 
naarebbe  con  tuttociò  priva  della  facoltà  di 
disporre  della  cosa  negatale. 

6.  Intendano  pure  che  di  ogni  cosa  qua- 
lunque esse  non  hanno , che  il  semplice  uso. 
Che  però  e debbono  riguardare  tutto  ciò , che 
loro  si  concede,  non  già  come  proprio  , ma 
come  dell’Instituto;  e debbono  essere  disposte,  e 
pronte  a spogliarsi  e privarsi,  ad  ogni  menomo 
cenno  della  ubbidienza,  di  ogni  cosa;  e debbono 
usarne  in  quella  misura,  ed  in  quel  modo,  che 
vengano  dalla  ubbidienza  medesima  determinati. 

7.  Tale  misura,  e tal  modo  debbono  essere 
corrispondenti  allo  stato  abbracciato  di  povertà. 
E ciascuna  sia  contenta  che  delle  cose  , che 
sono  in  casa,  le  si  diano  le  peggiori  per  sua 
maggior  mortificazione,  e suo  maggior  profitto 
spirituale. 

8.  Degli  indumenti,  e di  ogni  altro  mobile  di 


— 30  — 

loro  uso,  abbiano  tutta  la  cura  ; e badino  che 
per  loro  trascuratezza  non  si  guastino  , o si 
smarriscano. 

9.  Ciascuna  di  propria  mano  eseguisca  le 
piccole  riparazioni  degli  abiti,  che  le  è conce- 
duto indossare.  Questi  abiti  poi  sieno  sempre 
netti,  e non  mai  laceri,  e sbrandellati.  La  Po- 
vertà non  vieta  la  nettezza  e la  pulitezza  ; essa 
anzi  è nemica  della  sordidezza,  ed  amica  della 
decenza. 

10.  Nelle  officine  abbiano  cura  di  tutti  gli 
attrezzi,  ed  in  ogni  cosa  studino  i convenienti 
risparmii,  sicché  nulla  vada  a male. 

11.  Niuna  abbia  libri  senza  licenza;  ed  in 
quelli,  che  le  è conceduto  tenere,  non  scriva,  o 
faccia  segno  di  alcuna  sorte. 

12.  Niuna  si  usurpi  qualsivoglia  cosa  di  casa, 
o di  camera  , o di  officina  altrui  ; e molto  me- 
no, per  sé  o per  altre,  prenda  cosa  alcuna  dagli 
esterni  senza  licenza  della  Superiora. 

13.  Quando  alcuna  parte  da  un  luogo  per 
andare  ad  un  altro  non  porti  seco  alcuna  cosa 
senza  saputa  , e consenso  della  Superiora. 

14.  Infine  amino  tutte  la  povertà,  come  ma- 
dre, e secondo  la  misura  della  santa  discrezione 


— 31  — 

sieno  contento,  all’occasione,  di  provare  alcuni 
effetti  di  quella. 

15.  Affinchè  questo  celeste  tesoro  da  tutte 
conseguasi , le  Superiore,  stimando  ed  amando 
la  Povertà,  come  saldo  muro  della  Religione  , 
la  conservino  nella  sua  purezza,  quanto  con  la 
divina  grazia  sarà  possibile  : e si  tengano  stret- 
tamente obbligate  a non  permettere  , che  nel- 
rinstitulo  si  rallenti,  e rimetta  punto  del  pre- 
scritto sistema  di  Povertà.  Contuttoció  nel  prov- 
vedere, e somministrare  le  cose  necessarie  per 
il  vitto , e vestito  , ed  ogni  altra  occorrenza  , 
se  conservar  debbono  la  povertà,  debbono  an- 
cora avere  ogni  riguardo  alla  discrezione  , ed 
alla  carità  , alla  quale  la  Povertà  cede  ogni  suo 
dritto. 


VI.  si 

CASTITÀ 

1.  Ciò  che  appartiene  al  voto  di  castità  non 
ha  bisogno  di  esposizione.  E manifesto  che  le 
figlie  di  Maria  , emulando  il  Virginale  candore 
della  Immacolata  loro  Madre,  debbono  sforzarsi 


— 32  - 

di  vivere,  nella  mondezza  del  cuore  e del  corpo, 
una  vita  più  angelica  che  umana. 

2.  A custodire  e conservare  intatta  questa 
virtù,  ciascuna  con  somma  diligenza  procuri  di 
guardare  da  ogni  disordine  le  porte  dei  proprii 
sentimeuti,  specialmente  degli  occhi  e della  lin- 
gua ; e di  mantenersi  nella  vera  umiltà  interna; 
e di  essere  vigilante  sopra  ogni  affezione  del 
proprio  cuore. 

3.  Osservino  pure  rigorosamente  il  silenzio, 
quando  è da  osservarsi.  E quando  hanno  da 
parlare,  usino  modestia,  moderazione,  e matu- 
rità si  nelle  parole,  come  nella  maniera,  e nel 
modo  di  parlare. 

4.  Nel  trattare  e conversare  con  gli  altri, 
sebbene  sfuggir  debbano  ogni  rusticità,  e sgra- 
ziataggine , ed  anzi  mostrar  debbano  ilarità  di 
volto,  che  sia  indizio  della  serenità,  e della  pace 
del  loro  cuore;  contuttociò  hanno  sempre,  ovun- 
que , e con  tutti  ad  usare  gravità  , contegno,  e 
riservatezza.  Stimino  però  tutti  interiormente 
nell’  animo  come  a sé  superiori,  e nell’  esteriore 
rendano  a ciascuno,  con  semplicità  e moderazione 
religiosa,  quell’ouore  e quella  riverenza,  che  lo 
stato  di  quello  richiede,  riconoscendo  e rispet- 


— 33  — 

tando  in  ognuno  la  immagine  di  Dio  N.  S. 

5.  Si  guardino  da  ogni  affezione  particolare 
verso  questa  o quella  persona  : ed  appena  se  la 
sentano  nascere  in  cuore,  con  la  mortificazione, 
con  la  preghiera,  e con  la  fuga  della  occasione 
si  adoperino  a soffocarla  subito,  ed  interamente. 

6.  Niuna  entri  nella  camera,  o nella  officina 
delle  altre  senza  generale  o particolare  licenza 
della  Superiora  : e se  alcuna  siavi  dentro,  batta 
prima  la  porta  , e non  1*  apra  prima  che  siale 
detto  Entrate  ; e stia  aperta  la  porta,  finché  si 
trattengono  dentro  insieme. 

7.  Usino  pure  in  tutte  le  cose,  che  riguardano 
la  refezione  corporale  , temperanza  , modestia, 
e decenza  interna,  ed  esterna.  Prima  di  sedere 
a mensa  si  premetta  la  benedizione  ; e poi  se- 
gua il  rendimento  di  grazie;  e tutte  facciano 
queste  preghiere  con  quella  devozione  e ri- 
verenza , che  si  conviene.  Mentre  poi  si  ristora 
il  corpo  col  cibo,  diasi  anche  all’  anima  la  sua 
refezione.  Leggasi  perciò  nel  tempo  della  mensa 
comune  qualche  libro  spirituale  , specialmente 
Vite  di  Santi:  ed  una  volta  per  ciascun  mese 
si  legga  questa  prima  parte  delle  Costituzioni 
Questa  lettura  poi  alla  mensa,  o in  tutto  o in 

3 


— 34  — 

parte  si  potrà , per  ragione  di  solennità,  o di 
ricreazione  , dispensare  dalla  Superiora. 

8.  Se  poi  la  maniera  propria  di  vivere  dell’In- 
stituto  richiede  che  le  figlie  di  Maria  sieno  libere 
dalla  Clausura,  esigge  però  che  esse  con  la  più 
rigorosa  circospezione  compensino  detta  libertà. 

9.  La  porta  quindi  della  Casa,  sia  sempre 
gelosamente  custodita  : c niuna,  la  quale  non  ne 
abbia  o speciale  destinazione,  o speciale  licenza, 
vada  ad  aprirla  , o vi  si  trattenga. 

10.  Non  si  introducano  in  Casa  esterni  senza 
espressa  licenza  della  Superiora.  E per  quelli, 
che  debbono  essere  introdotti , vi  sieno  presso 
la  porteria  , o altro  luogo  appartato  dall’  in- 
terno della  Casa  , sale  destinate  per  riceverli , 
ed  ascoltarli.  Che  se  debbano  intromettersi  nel- 
l’interno, vi  sieno  Suore  destinate  dalla  Superiora 
per  accompagnarli. 

11.  Niuna,  senza  generale, o particolare  licenza 
della  Superiora,  parli  in  casa  con  gli  esterni;  nè 
chiami  altra  a parlarvi. 

12.  Parlando  con  gli  esterni  non  solamen- 
te usino  moderazione  , maturità  , e modestia  , 
ma  ancora  la  maggior  brevità  , che  sia  possi- 
bile , in  proporzione  della  importanza  della 


— 35  — - 

cosa,  che  trattasi,  e della  convenienza.  E,  senza 
1’  approvazione  della  Superiora,  non  riferiscano 
agli  esterni  le  cose,  che  si  sono  fatte,  o si  hanno 
a fare  in  casa  ; nè  dimandino  loro  consiglio  di 
cosa  alcuna  ; nè  facciano  loro  ambasciata  , o 
consegnino  lettere  di  persona  di  casa  senza  sapu- 
ta e consenso  della  Superiora.  Siccome  pure 
senza  detta  facoltà  non  debbono  a persona  alcuna 
di  casa  recare  ambasciate  o lettere  di  verun 
esterno.  Infine  parlando  con  quei  di  fuori  si  stu- 
dino sempre  dare  loro  buona  edificazione,  e non 
solo  coll’  esempio,  ma  anche  con  le  parole,  ec- 
citarli all’  amore  di  Dio  N.  S. 

13.  Per  quanto  è possibile,  salva  la  carità,  e 
la  civiltà,  fuggano  di  fare  e ricevere  visite,  anche 
dei  parenti.  Tali  visite  d’ordinario  arrecano  un 
gran  perdimento  di  tempo,  e non  piccola  dissi- 
pazione di  spirito.  . 

14.  Niuna  esca  di  casa,  se  non  quando  parrà 
alla  Superiora  : ed,  a suo  giudizio,  abbia  da  lei 
una  compagna,  la  quale  non  sarà  sempre  la  me- 
desima. Le  sorelle  converse  , quando  hanno  da 
uscire  per  provedere  le  cose  occorrenti  al  ser- 
vigio della  Casa,  potranno,  a giudizio  e con  li- 
cenza della  Superiora,  uscire  senza  compagna. 


— 36 


VII. 

OBBEDIENZA 

1.  Il  voto  della  ubbidienza  importa  lasciare 
la  intera  diposizione  di  sè  , e delle  cose  sue 
alla  volontà  della  Superiora  cosi,  che  non  siavi 
azione  alcuna  esteriore  , di  cui  chi  si  è obbli- 
gato con  dello  Voto  possa  a suo  arbitrio  dis- 
porre. 

2.  Questo  volo  è il  più  eccellente  degli  al- 
tri du.e  , e perché  in  sè  li  contiene  implicita- 
mente , e perchè  si  sacrifica  a Dio  la  cosa  più 
pregevole,  che  si  abbia,  cioè  la  propria  libertà; 
e finalmente  perchè  più  dirittamente  ed  efficace- 
mente fa  raggiungere  il  fine  proprio  dell’Instituto. 

3.  A bene  adempiere  un  tal  vpto  conviene 
bene  intendere  la  pratica  della  virtù  della  ub- 
bidienza. Essendo  pertanto  essa  quella  virtù,  per 
la  quale  l’uomo,  riconoscendo  nel  Superiore  l’au- 
torità communicatagli  da  Dio  N.  S.,  soggetta  la 
volontà  ed  il  giudizio  proprio  alla  volontà  ed  al 
giudizio  de!  Superiore  medesimo  nello  eseguire 
quanto  questi  gli  ordini;  la  ubbidienza  imporla 


— 37  — 

eseguire  la  cosa  comandata;  conformare  la  vo- 
lontà propria  al  volere  del  Superiore;  e sogget- 
tare al  giudizio  di  lui  il  proprio  intelletto. 

4.  La  esecuzione  della  cosa  comandata,  che 
è il  primo  atto  della  ubbidienza,  deve  essere  pron- 
ta, ed  intera.  Perchè  sia  pronta,  non  devesi  in- 
dugiare ad  eseguire  il  comando  del  Superiore, 
nè  tergiversare,  nè  mendicare  scuse  e pretesti 
per  dispensarsene.  Perchè  sia  intera  non  deve 
farsi  nè  più  nè  meno  di  ciò,  che  il  Superiore 
ha  ordinato  ; e si  deve  fare  in  quel  tempo,  in 
quel  luogo,  in  quel  modo,  che  ha  ordinato. 

5.  La  conformità  del  proprio  col  volere  del 
Superiore,  che  é il  secondo  atto  della  ubbidienza, 
e nel  quale  è riposta  la  natura  della  ubbidienza 
medesima,  deve  essere  universale  e sincera.  Per- 
chè sia  universale  deve  l’inferiore  conformare  la 
volontà  sua  a quella  del  Superiore,  qualunque  sia 
il  comando,  ebe  questi  gli  faccia,  e qualunque  sia 
la  disposizione,  che  Egli  di  lui  prenda,  e rufficio 
che  gli  commetta;  sia  che  gli  piaccia  o gli  dispiac- 
cia, sia  che  gli  torni  in  onore  od  in  umiliazione, 
in  fatica  o in  riposo,  in  favore  o in  disfavore.  Per- 
chè poi  sia  sincera,  devesi  conformare  il  proprio 
al  volere  del  Superiore  per  sola  ragion  di  ubbi- 


— 38  — 

dire.  Non  perchè  il  Superiore  è persona  sperimen- 
tala, prudente,  discreta,  dotata  in  somma  di  pre- 
rogative e di  pregi;  e nè  meno  per  mortificarsi,  o 
per  umiliarsi,  o per  motivo  di  altra  virtù,  devesi 
ubbidire,  ma  propriamente  per  soggettarsi  alla 
autorità  di  lui,  il  quale,  tenendo  il  luogo  di  Dio 
in  ordine  al  suo  inferiore,  ha  tutto  il  drillo  di  co- 
mandargli, ed  a cui  perciò  Egli  ha  tutto  il  dovere 
di  ubbidire. 

6.  Il  soggettare  finalmente  il  proprio  intel- 
letto al  giudizio  del  Superiore,  che  è il  terzo  alto 
della  ubbidienza,  e nel  quale  consiste  la  perfezio- 
ne di  tale  virtù,  deve  essere  semplice,  ed  umile. 
Perché  sia  semplice  non  debbonsi  investigare  le  ra- 
gioni , e il  perchè  il  Superiore  comandi  una  cosa, 
piuttosto  che  un’ altra;  molto  meno  debbousi  da 
lui  ricercare;  ma  devesi  ubbidir  ciecamente,  cioè 
con  intima  persuasione  che  il  Superiore  comandi 
sempre  bene,  ed  il  bene.  Perché  sia  umile  devesi 
rinunziare  ad  ogni  giudizio  e sentimento  proprio 
iu  contrario;  ed  a costo  di  ogni  repugnante  appren- 
sione dcU’amor  proprio,  credere  giusto  e conve- 
niente quanto  viene  dalla  ubbidienza  ordinato. 

7.  Tale  pertanto  ha  da  essere  la  ubbidienza, 
che  ha  da  praticarsi  dalle  figlie  di  Maria.  Elle 


— 39  — 

tutte  sommamente  si  studino  di  essere  ubbidienti, 
e di  rendersi  in  tale  virtù  segnalate,  obbedendo 
non  solamente  nelle  cose  di  obbligo,  ma  eziandio 
nelle  altre,  nelle  quali  non  intervenisse  espresso 
comando,  ma  solo  un  semplice  cenno  della  volon- 
tà della  Superiora. 

8.  Alla  voce  della  Superiora  sieno  tutte  pron- 
tissime, come  se  fosse  la  voce  del  loro  celeste  Spo- 
so, troncando  a mezzo,  per  eseguirla,  qualunque 
opera,  che  abbiano  per  le  mani,  fosse  pure  una 
parola  incominciala,  e non  ancora  finita  di  pro- 
nunziare. 

9.  Non  solamente  però  nella  esecuzione,  ma 
ancora,  e molto  più,  nella  conformità  del  proprio 
al  volere  della  Superiora,  e nella  soggezzione  del 
proprio  giudizio  a quello  di  lei,  tutte  rivolgano  le 
forze  del  loro  animo,  perché  la  loro  obbedienza 
sia  sempre,  ed  in  ogni  parte  perfetta;  adempiendo 
con  grande  prestezza,  gaudio  spirituale,  e perse- 
veranza quanto  verrà  loro  ingiunto  dalla  Superio- 
ra, persuadendosi  il  tutto  essere  giusto,  e rinun- 
ziando con  una  certa  ubbidienza  circa  ogni  senti- 
mento, e giudizio  proprio  in  contrario. 

10.  Ciascuna  però  si  persuada  che  chiunque 
vive  sotto  la  ubbidienza  deve,  per  mezzo  della  Su- 


- 40  - 

periora,  lasciarsi  guidare  e reggere  dalla  divina 
Provvidenza,  non  altrimenti  che  se  fosse  un  corpo 
morto,  che  per  ogni  verso  si  lascia  volgere,  e trat- 
tare in  qualsiasi  modo  : ovvero  come  se  fosse  un 
bastone  da  vecchio,  che  serve  a chi  lo  tiene  in  qua- 
lunque luogo,  ed  a qualunque  uso. 

11.  Ognuna  adunque  non  intraprenda,  nè  ese- 
guisca cosa  alcuna  senza  licenza  della  Superiora: 
e se  una  tale  licenza  le  fosse  negata,  non  tratti 
con  altra  Superiora  della  stessa  cosa,  senza  mani- 
festarle quale  risposta  abbia  avuta  dalla  altra,  e 
per  quali  ragioni  le  sia  stala  negata. 

12.  Se  alcuna  cosa  occorresse  diversa  da  quel- 
la, che  la  Superiora  giudica;  e,  fatta  orazione, 
sembrasse  doverla  a lei  rappresentare,  non  é vie- 
tato il  poterlo  fare.  Ma  a non  lasciarsi  in  ciò 
ingannare  dall’  amore  e giudizio  proprio , deb- 
besi  usare  la  precauzione  di  rimanersene,  innan- 
zi e dopo  avere  proposta  la  cosa,  non  solamente 
indifferenti  a fare  o tralasciare  la  cosa,  di  che 
si  tratta,  ma  eziandio  risolute  a riputare  ed  ap- 
provare per  meglio  quanto  piacerà  alla  Supe- 
riora. 

13.  Parimente  se  sopravenisse  impedimento 
ad  eseguire  quanto  dalla  Superiora  fu  ordinato. 


- 41  — 

se  ne  renda  immantinente  avvisata  la  Superiora 
medesima,  perchè  vi  provveda. 

14.  Se  alcuna  vorrà  scrivere  ad  altri , che 
non  sia  la  Provinciale  o la  Generale,  non  potrà 
farlo  senza  licenza,  e senza  mostrare  la  lettera 
alla  sua  Superiora  immediata.  E se  da  altri  le 
fosse  scritto,  le  lettere  prima  saranno  consegnate 
alla  Superiora,  la  quale,  avendole  lette  (meno 
quelle  della  Generale  e della  Provinciale  ) le  po- 
trà dare,  o no,  a colei,  a cui  sono  indirizzate, 
secondo  che  giudicherà  nel  Signore  più  spediente 
al  bene  spirituale  della  medesima, 

15.  Intendano  tutte  che  non  solamente  deb- 
bono ubbidire  alla  Superiora  deH’Instiluto  , o 
della  Provincia  , o della  Casa  , ma  anche  alle 
subordinate  officiali,  che  da  essa  ricevuto  aves- 
sero l’autorità.  Laonde  destinate  ad  aiutare  al- 
cuna o nella  Cucina  o nella  Dispensa,  od  in  al- 
tra officina,  debbono  con  umiltà  dipendere  da 
quella,  che  è capo  della  officina  medesima  , in 
tutte  le  cose,  che  riguardano  l’officio  e l’azienda 
sua.  Però  si  assuefacciano  a non  mirare  chi  è 
quella,  a cui  obbediscono,  ma  chi  é quegli,  per 
cui,  ed  a cui  in  tutto  ubbidiscono,  che  è Cristo 
nostro  Signore. 


. — 42  - 

16.  A conservarsi  e crescere  nella  ubbidienza 
alle  Costituzioni  dell’  Insliluto  ami  ciascuna  , 
quantunque  non  obbligata  , di  manifestare  alla 
Superiora  gli  esterni  mancamenti  da  sè  commes- 
si contro  la  osservanza  delle  medesime  ; come 
pure  i suoi  esteriori  difetti  nell’  esercizio,  e nel 
proGito  delle  virtù. 

17.  Ciascuna  abbia  della  Superiora  una  sin- 
cera stima  , e riconoscendola  quale  sua  madre 
1’  ami  nel  Signore  con  filiale  affetto.  Usi  però 
verso  di  lei  ogni  riguardo,  e le  parli  con  rive- 
renza : e quando  la  Superiora  con  lei  discorre, 
o la  riprende  , umilmente  1’  ascolti , e non  la 
interrompa. 

18.  Niuna  cerchi  di  sapere  curiosamente  le 
cose,  che  appartengono  alla  Superiora  di  fare  ; 
nè  congetturando  introduca  di  ciò  ragionamento: 
ma  ciascuna  attendendo  a sè,  ed  all’  ufficio  suo 
aspetti  come  dalla  mano  dal  Signore  quanto  di 
sè,  e delle  altre,  sarà  determinato. 

19.  Finalmente  perchè  ciascuna  obbedisca  con 
vero  spirito  di  ubbidienza  ; e pienamente  con- 
formi la  sua  con  la  volontà  della  Superiora,  ed 
al  giudizio  di  lei  soggetti  il  proprio,  riguardi 
sempre  nella  Superiora  medesima  la  persona  di 


— 43  — 

Dio  N.  S.,  la  cui  autorità  Ella  sostiene;  e nel- 
l’ubbidire  a lei  iutenda  ubbidire  a Dio  stesso. 

Vili. 

ORAZIONE  E PRATICHE  DI  PIETÀ 

1.  Se  1’  amore  e 1’  esercizio  della  orazione 
indispensabilmente  richiedonsi  da  ogni  Cristiano, 
secondo  il  comandamento  fattone  dal  n.  s.  Gesù 
Cristo  ; molto  più  si  ricercano  dalle  persone  re- 
ligiose, e perchè  esse  hanno  stretto  con  Dio  mag- 
giori obbligazioni  : e perchè  hanno  da  esercitar 
le  virtù  con  maggior  perfezione. 

2.  Pertanto  ciascuna  delle  figlie  di  Maria  dia 
con  ogni  diligenza  nel  Siguore,  tutto  il  tempo,  che 
le  sarà  assegnato,  alle  cose  spirituali,  alla  pre- 
ghiera, alla  meditazione,  alla  lettura,  ed  all’esame 
della  coscienza. 

3.  Ognuna  ascolti  ogni  giorno  la  Santa  Mes- 
sa ; e vi  assista  con  la  maggior  devozione  , e 
decenza  : finita  la  quale  si  tratterrà  in  breve 
ringraziamento  ; e reciterà  quelle  preghiere  , 
che  saranno  determinate  dalla  Superiora. 

4.  Ogni  mattina  si  farà  da  tutte  mezza  ora  di 
orazione  , parte  mentale,  e parte  vocale. 


— 44  - 

5.  Prima  del  pranzo  si  farà  una  breve  visita 
al  SSmo  Sacramento;  e Tesarne  particolare  della 
coscienza.  Prima  della  cena  si  occuperà  in  ora- 
zione una  mezzora,  parte  recitando  cinque  impo- 
ste del  Rosario  con  le  litanie  della  B.  Vergine,  e 
parte  meditando.  Si  dopo  il  pranzo,  che  dopo  la 
cena,  tutte,  in  silenzio,  si  recheranno  a visitare 
Gesù  Sacramentato  per  ringraziarlo  del  cibo  con- 
ceduto ai  loro  corpi,  ed  a pregarlo  di  nutrire  mol- 
to più  le  loro  anime. 

6.  Prima  di  andare  al  riposo  notturno  si  oc- 
cuperanno per  un  quarto  d’  ora  in  orazione  vo- 
cale, e nell’  esame  generale  della  Coscienza. 

7.  Ad  ogni  ora  del  giorno  si  farà  da  tutte 
una  breve  orazione;  perchè  quell’ora  sia  benedetta 
da  Dio  N.  S.  Però  ad  ogni  ora  suonerà  la  campa- 
na dei  segni  comuni  : ed  a tal  segno,  dovunque 
si  trovi,  si  reciterà  da  ciascuna  la  preghiera  pre- 
scritta dalla  Superiora.  Trovandosi  più  unite  in- 
sieme, si  reciterà  dalla  più  anziana,  o Superiora 
tra  loro;  e le  altre  risponderanno. 

8.  In  ogni  settimana  , e precisamente  nel 
Venerdì,  purché  non  sia  giorno  festivo  , vi  sarà 
il  Capitolo  così  detto  delle  Colpe  : ed  (escluse  le 
Opere  ),  quando,  e dove  , si  possa  , a giudizio 


— 45  — 

della  Superiora,  per  Io  spazio  di  un  Miserere  si 
farà  la  disciplina.  Questa  però  rimarrà  sospesa 
nei  mesi  più  rigidi  dell*  inverno,  e nei  più 
focosi  della  state. 

9.  In  ogni  domenica  dell’anno  ; ma  special- 
mente  in  quelle  del  sacro  Avvento  , della  Qua- 
resima, e del  mese  Mariano  siavi,  per  quanto 
è possibile  , chi  loro  annunzi  la  divina  parola  : 
e tutti  l’ascoltino  con  riverenza,  e con  docilità. 

10.  Ad  ogni  mese  potrà  ciascuna  Sorella 
usare  privatamente  da  sè  la  pia  pratica  del  ritiro 
mensile  per  ben  disporsi  alla  morte.  Però  per 
questo  non  facciasi  alcuna  variazione  esteriore  ri- 
guardo alle  occupazioni  e comuni  , c del  proprio 
ufficio  : bastando  all’  intento  le  consuete  pratiche 
di  pietà. 

11.  In  ogni  anno  le  Figlie  di  Maria,  nel  tempo 
determinato  dalle  Provinciali,  si  occuperanno  per 

10  spazio  di  otto  giorni  negli  Esercizii  Spiri- 
tuali. Questi  si  fanno  nelle  Case  centrali;  e però 
quivi,  secondo  che  saranno  avvisale  dalla  Supe- 
riora , converranno  le  Sorelle  delle  Case  limi- 
trofe. Nel  tempo  degli  Esercizii  devesi  osservare 

11  più  rigoroso  silenzio. 

12.  In  ogni  anno  ciascuna  rinnoverà  i suoi 


— 46  — 

voti.  Il  giorno  destinato  per  tale  rinnovazione 
è la  festa  della  Immacolata  Concezione  di  Maria 
SSma,  se  pure  speciali  circostanze  non  esigesse- 
ro, a giudizio  della  Provinciale , determinarne 
un  altro. 

13.  In  tutte  le  Case  dell’Instiluto  , si  prati- 
cherà, secondo  che  le  circostaaze  lo  permetteran- 
no , il  culto  perpetuo  dell’  Eucaristico  Sacra- 
mento. Pertanto,  ottenutene  le  debite  facoltà  , 
si  conserverà  la  Santa  Eucaristia  nella  comune 
Cappella  domestica,  ovvero  nella  Chiesa  publica, 
quando  l’abbiano.  Quindi  innanzi  al  SSmo  Sa- 
cramento una  o due  sorelle  per  turno  si  tratter- 
ranno in  orazione  di  mezzora  in  mezzora. 

14.  In  quei  luoghi,  ove  l’Instituto  abbia  Chie- 
sa pubblica,  si  otterrà  , e farà  la  esposizione 
della  SS.  Eucaristia  in  forma  di  quaranta  ore. 

15.  Nelle  principali  solennità  dell’  anno  , si 
esporrà  in  pubblica  adorazione  il  SSmo  Sacra- 
mento per  lo  spazio  di  tre  ore,  in  memoria  delle 
tre  ore  di  agonia  di  N.  S.  Gesù  Cristo  : e prima 
di  riporla  si  darà  la  Benedizione. 

16.  Durante  l’ottavario  del  Corpus  Domini, 
e dei  fedeli  Defonà  , e nel  giorno  12  di  Gen- 
naio , anniversario  della  fondazione  dell’  Insti- 


- 47  - 

tato,  e nel  dì  7 di  Giugno  anniversario  della 
morte  del  Fondatore,  e nell’ultimo  giorno  dei 
SS-  Esercizii  , e quando  si  fa  la  rinnovazione 
dei  SS.  Voti  , e Analmente  in  tutte  le  feste  di 
Precetto,  si  esporrà  il  SSmo  Sacramento  per  lo 
spazio  di  un’  ora  ; e quindi  si  darà  la  S.  Bene- 
dizio  ne. 

17.  Quando  alcuna  delle  Sorelle  sia  passata 
alla  altra  vita  , si  faranno  in  suffragio  di  lei 
celebrare  venti  messe  lette,  ed  una  cantata  ; e 
tutte  applicheranno  in  suffragio  dell’anima  della 
defunta  tutte  le  indulgenze,  che  lucrar  possano 
con  ascoltare  tre  messe  , e fare  tre  comunioni. 

18.  Ciascuna  finalmente  abbia  la  intenzione 
di  lucrare  tutte  le  sante  indulgenze  dalla  Chiesa 
concedute  si  a vantaggio  dell’  anima  propria  , 
che  in  suffragio  delle  anime  purganti.  E però 
si  supplichi  la  Santa  Sede,  perchè  degnisi  loro 
accordarle. 

IX. 

CONFESSIONE  E COMMUNIONE 

1.  A conservarsi  nella  grazia  divina,  e nel 
fervore  dello  spirito  , ed  a crescere  nella  per- 


— 48  — 

fezione  , come  ad  ottenere  sempre  più  copiosi  e 
piu  validi  aiuti  celesti,  le  Gglie  di  Maria  si  ac* 
costeranno  con  tutte  le  dovute  disposizioni  ai 
SS.  Sacramenti  della  Confessione  e della  Co- 
munione. 

2.  Ogni  Casa  deU’Institulo  avrà  il  suo  Con- 
fessore ordinario,  approvalo  dal  rispettivo  Ve- 
scovo. Il  Confessore  non  potrà  essere  confermato 
per  un  secondo  triennio,  ed  altri  successivi  , 
senza  indulto  della  Santa  Sede.  Al  Confessore 
ordinario  potrà  aggiungersi,  per  aiuto  di  lui,  uno, 
o più  altri  Confessori  approvati  dal  Vescovo  , 
secondo  che  le  circostanze  richiederanno  , a 
giudizio  della  Superiora. 

3.  Il  Confessore  , benché  ordinario , non 
avrà  alcuna  ingerenza  intorno  all’  andamento  , 
ed  al  governo  della  Casa. 

4.  Al  Confessore  ordinario  spetterà  T ammi- 
nistrazione dei  SS.  Sacramenti,  1'  assistenza  alle 
Suore  inferme  e moribonde  , e la  celebrazione 
delle  esequie  alle  defonle  , salvi  però  sempre  i 
diritti  Parrocchiali. 

5.  Una  o due  volte  in  ciaseun  anno  , per  lo 
spazio  di  quindici  giorni  , oin  quel  torno,  in 
vece  degli  Ordinarii  , vi  sarà  un  Confessore 


— 49  - 

straordinario  approvato  dal  proprio  Vescovo.  A 
questo  straordinario  Confessore  tutte  sono  ob- 
bligate di  presentarsi  ad  udirne  i salutari  ammo- 
nimenti , per  profitto  spirituale  delle  anime  loro» 
e riceverne  la  benedizione. 

6.  Del  resto  ognuna  in  ciascuna  settimana  , 
cioè  di  otto  in  otto  giorni  , si  confesserà  col 
Confessore  assegnato.  Nel  confessarsi  poi  cia- 
scuna si  studii  di  conginngere,  per  quanto  è* 
possibile  , alla  debita  integrità  la  maggior 
brevità. 

7.  A non  lasciarsi  ingannare  dall’  amore  e 
giudizio  proprio,  e a non  essere  illuse  dal  de- 
monio , con  tutta  umiltà,  schiettezza  , e confi- 
denza debbono  aprire  al  Confessore  la  propria 
coscienza.  E deve  essere  gratissimo  a ciascuna 
di  manifestare  al  Confessore  non  solamente  i 
peccati,  e difetti  ; ma  ancora  le  tentazioni  ed 
inclinazioni,  che  sente  ; anzi  le  penitenze,  de 
vozioni,  e virtù  tutte  , con  pura  volontà  dt 
essere  da  quello  indirizzata  , dovunque  declinasse 
dalla  rettitudine  . non  volendo  in  cosa  alcuna 
guidarsi  col  proprio  volere  , e parere. 

8 Sappiano  tutte  che  la  Confessione  Sacra- 
mentale frequentata  di  otto  in  otto  giorni  è 

4 


— 50  — 

sufficiente  a far  lucrare  quelle  indulgenze,  per 
le  quali  è prescritta. 

9.  Ognuna  con  somma  diligenza  si  studii 
di  conservarsi  cosi  tranquilla  di  spirito,  da  essere 
ben  disposta  a ricevere,  non  solo  più  volte  in 
ciascuna  settimana,  ma  anche  ogni  giorno,  la 
S.  Communione. 

10.  Se  alcuna  commettesse  pubblicamente 
qualche  grave  mancanza,  con  iscapito  della 
comune  edificazione  , potrà  dalla  Superiora 
essere  interdetta  di  accostarsi  alla  S.  Comunione. 

X. 

REGOLAMENTO  ESTERIORE 

1.  In  qualsivoglia  Comunità,  perchè  tutto 
proceda  con  regola  e reltitndine  , è necessario 
che  siavi  un  ordine;  e questo  ordine  sia  con- 
servato. Però  sia  , a giudizio  della  Superiora  , 
determinato  il  tempo  e agli  atti  .comuni  , e 
all’adempimento  delle  occupazioni  dei  rispettivi 
ufficii,  non  che  delle  opere  proprie  dell’Instituto. 
E quindi  siavi  un  orario  , ossia  distribuzio- 
ne di  opere  per  le  ore  della  giornata  , secon- 


— 51  — 

do  che  le  circostanze  delle  stagioni,  dei  luoghi, 
e delle  occupazioni  richiederanno. 

2.  Con  una  campana  , o con  altro  mezzo 
equivalente,  diasi  il  segno  degli  atti  comuni  : 
c a questo  segno , eome  se  fosse  la  voce  stessa  di 
Cristo  "N.  S.  tutte  saranno  ubbidientissime. 

3.  Ciascuna,  dopo  essersi  levata  di  Ietto,  lo 
ricopra  ; e poi,  con  le  altre  cose  tutte,  lo  rassetti 
decentemente. 

4.  Ciascuna,  ed  in  sè,  ed  in  tutte  le  cose  , 
abbia  gì  mdissima  cura  della  nettezza  , la  quale 
molto  giova  alla  sanità,  ed  alla  edificazioue. 

5.  Abbia  ciascuna  dalla  Superiora  in  che 
occuparsi  , affinchè  l’ozio  origine  di  ogni  male, 
non  abbia  mai  Inogo  in  casa.  E ciascuna  deve 
essere  pronta  ad  occuparsi  negli  ufficii  più  umili 
e bassi,  nei  qnali  il  senso  pruova  maggior  ripu- 
gnanza ; e deve  essere  contenta  , che  le  sia  im- 
posto di  occuparsi  in  essi. 

H.  Però  come  non  conviene  che  alcuna  si 
aggravi  di  fatiche  corporali  in  guisa  , che  ne 
resti  oppresso  lo  spirito , ed  il  corpo  ne  senta 
danno  : così  dovranno  quelle  interrompersi  con 
discreti  ed  opportuni  sollievi  , a giudizio  della 
Superiora. 


— 52  — 

7.  Come  la  soverchia  sollecitudine  delle  cose, 
ehe  appartengono  al  corpo,  è biasimevole  ; cosi 
la  cura  moderata  di  conservare  la  sanità  e le 
forze  corporali  è lodevole  ; c tutte  la  debbono 
avere.  Però  quando  conoscessero  alcuna  cosa 
esser  loro  nociva,  o altra  necessaria,  circa  il  vitto, 
il  vestito,  l’abitazione,  l’ufficio,  le  occupazioni, 
c tutto  altro  , fatta  prima  orazione  , lo  manife- 
stino alla  Superiora  , lasciando  però. a Lei  tutta 
la  cura  della  cosa  rappresentata  , persuase  che 
ciò  sarà  il  meglio  per  loro  , che  da  quella  verrà 
determinato. 

8.  A provvedere  alla  sanità  niuna  , senza 
licenza  della  Superiora,  mangi  o beva  fuori  dei 
tempi  consueti. 

9.  Sebbene  il  vitto  debba  essere  conforme 
alla  povertà  ; con  tuttociò  deve  pure  essere  tale, 
che,  e perla  qualità  e per  la  quantità,  valga  a 
conservare  la  sanità  e le  forze  corporali.  Per- 
tanto l’ordinario  vitto,  oltre  il  pane  ed  il  vino 
sufficiente,  sarà,  per  il  pranzo  una  minestra,  una 
pietanza,  ed  insalata  o fruita  : per  la  cena  una 
minestra  o insalata  , ed  una  pietanza.  Per  la 
colazione  poi  si  somministrerà  caffè  e latte.  Nei 
giorni  però  festivi,  o di  ricreazione,  come  pure 


— 53  — 

nelle  sollennità  della  Chiesa,  e nelle  feste  pro- 
prie dell’lnstituto  si  aggiungerà  quel  di  più  , 
che  verrà  stabilito  da  una  prammatica  da  de- 
terminarsi dalla  Provinciale.  Nei  luoghi  poi  , 
ove  il  clima  richiede  vitto  più  abbondante  , 
come  specialmente  .nell’America  ; c quando  le 
occupazioni  faticose  delle  Sorelle  lo  esiggano,  il 
trattamento  sarà  più  copioso  ; e ripetuto  ezian- 
dio il  cibarsi,  oltre  il  pranzo  e la  cena  , sia  in 
comune,  sia  in  particolare,  a giudizio  e secondo 
le  disposizioni  della  Provinciale. 

10.  Sentendosi  alcuna  fuor  del  solito  indi- 
sposta ne  avvisi  subito  la  Superiora  : c niuna, 
senza  la  licenza  di  questa,  prenda  medicina  al- 
cuna, o elegga  medico  , o gli  domandi  con- 
siglio. 

11.  Nel  tempo  della  malattia  deve  ciascuna 
con  grande  purità  ubbidire  non  solamente  ai 
Superiori  spirituali  nel  reggimento  deU’anima  ; 
ma  eziandio  ai  medici  corporali  , ed  alle  infer- 
miere, nel  governo  del  corpo. 

12.  Ognuna  , che  sia  inferma  , procuri,  col 
mostrare  la  sua  umiltà  e pazienza,  di  dare  a chi  la 
visiterà,  e con  lei  converserà,  e tratterà,  edificazio- 
ne, niente  meno  di  quando  era  sana,  adoperando 


parole  pie  ed  edificanti,  le  quali  dimostrino  che 
essa  accetta  la  infermità  dalle  mani  di  Dio  N. 
S.,  mentre  alla  fine  essa  è dono  suo,  come  la 
sanità. 

43.  Quelle,  le  quali  con  licenza  visiteranno 
le  inferme,  non  solo  parleranuo  con  voce  som- 
messa, ma  ancora  con  tale  moderazione  da  non 
recare  loro  molestia;  e tratteranno  di  quelle  cose, 
che  possano  recare  alle  inferme  consolazione  nel 
Signore. 

14.  Tutte  si  sforzino  con  ogni  diligenza  di 
conservare  la  fraterna  carità,  e la  scambievole 
concordia.  Però,  per  quanto  è possibile,  le  une 
si  conformino  al  sentimento,  ed  al  volere  delle 
altre.  E la  diversità  dei  giudizii  nelle  stesse  cose 
agibili,  la  quale  suol  essere  madre  della  discordia* 
e nemica  della  unione  delle  volontà,  devesi  con 
ogni  premura  evitare.  Niuna  quindi  contrasti 
con  altra  : e se  in  alcuna  cosa  vi  fosse  tra  loro 
diversità  di  opinione,  e si  credesse  doverla  ma- 
nifestare, si  espongano  le  ragioni  con  modestia, 
e con  carità  , affinchè  la  verità  abbia  il  suo  luo- 
go, e non  per  volere  stare  al  di  sopra  delle  altre. 

13.  Sebbene  niuna  , la  quale  non  abbia  tale 
autorità  dalla  Superiora,  debba  comandare  alle 


— 55  — 

altre  alcuna  cosa  , nè  riprendere  veruna  ; con- 
tuttociò  ognuna  deve  mostrarsi  contenta  di  essere 
ripresa,  ed  ammonita  da  un’  altra;  molto  più  poi 
quando  fosse  così  ordinato  dalla  Superiora. 

16.  Si  persuadano  poi  che  per  il  loro  maggior 
profitto  spirituale,  e specialmente  per  la  maggior 
sommissione  ed  umiltà  propria  , è molto  utile 
ed  opportuno  che  la  Superiora  conosca  i loro 
mancamenti  esteriori.  Però  ciascuna  deve  essere 
contenta  che  tutti  i difetti  e mancamenti  suoi, 
e qualunque  altra  cosa  fosse  notata  in  essa,  si 
manifestino  da  chicchesia  alla  Superiora.  Ed 
ognuna  dalla  Superiora  medesima  interrogata  dei 
mancamenti  suoi  , o delle  altre  , deve  essere 
pronta  a palesarli  con  ogni  semplicità  e schiet- 
tezza. 

17.  Nel  trattare  e conversare  insieme  usino 
semplicità,  carità,  e scambievole  rispetto  1’  una 
verso  dell’altra,  mentre  ognuna  nel  proprio  gra- 
do , ed  ufficio  serve  a Cristo  N.  S. 

18.  Niuna  , si  intrometta  nelle  incombenze 
altrui  , nè  entri  nel  luogo  destinato  all’  ufficio 
delle  altre  senza  licenza  della  Snperiora;  o nelle 
cose  necessarie  senza  la  permissione  di  chi  ha 
cura  di  detto  luogo. 


— 56  — 

19.  Fuori  dei  tempi  , nei  quali  è permesso 
p irlare,  si  osservi  il  silenzio  così  , che  non  si 
parli , se  non  di  cose  necessarie  , e con  poche 
parole,  e con  voce  sommessa.  E quando  è dato 
parlare,  si  procuri  di  non  levare  alla  la  voce , 
e di  conservare  sempre  la  modestia  , e la  mode- 
razione, come  a Religiose  conviene. 

20.  Oltre  il  capitolo  delle  colpe,  che  si  tiene 
in  ogni  venerdì  non  festivo  di  ciascuna  setti- 
mana, sarebbe  lodevole,  che  alcune  volle  tra 
1'  anno,  ciascuna  dimandasse  alla  Superiora  qual- 
che penitenza  in  ammenda  dei  difetti  commessi 
nella  osservanza  delle  Costituzioni  ; perchè  ognu- 
na dimostri  quella  premura  , che  ha  del  suo 
profitto  spirituale  nella  strada  di  Dio. 

21.  Ciascuna  finalmente  attenda  con  ogni  di- 
ligenza nel  Signore  alla  osservanza  delle  Costi- 
tuzioni : laonde  è necessario  che  ognuna  le  co- 
nosca, e le  sappia.  Ciascuna  pertanto,  se  le  ren- 
de famigliarii  ed  almeno  ad  ogni  mese  le  ri- 
chiami in  memoria,  o leggendosele  privatamente, 
o udendole  leggere  alla  mensa  comune. 


57 


PARTE  SECONDA 

COSTITUZIONI  PARTICOLARI 

I. 

* DELLA  MAESTRA  DELLE  NOVIZIE 

1.  L’  Officio  di  Maestra  delle  Novizie  è,  dopo 
quello  della  Superiora  Generale  , il  più  impor- 
tante , dipendendo  in  grandissima  parte  dalla 
buona  educazione  delle  Novizie  il  felice  anda- 
mento dell’  Instituto.  Diffidi  però  la  Maestra  di 
sé,  confidi  in  Dio  , che  non  lascerà  d’ajutarla, 
ed  assisterla  in  tulle  le  circostanze.  Penetrando, 
al  lume  divino,  nella  propria  insufficienza  e mi- 
seria, sentirà  avvalorarsi  da  quella  viva  fede  , 
che  fa  tutto  sperare  dall’  ajnlo  divino. 

2.  Dacché  l’ubbidienza  la  chiama  a quest’uf- 
ficio, Dio  vuole  che  vi  si  sottometta,  ed  ella  deve 
essere  certa  del  suo  aiuto.  Preghi  fervorosamente, 
e si  accinga  a formare  a Gesù  Cristo  spose  fedeli, 


— 58  — 

ed  a Maria  vere  figlie,  le  quali  sieno  operaie  in- 
stancabili nella  vigna  del  Signore. 

3.  La  Maestra  delle  Novizie  dipende  dalla 
Superiora  Generale,  e Provinciale. 

4.  La  Maestra,  esercitando  il  suo  ufficio,  non 
abbia  altro  in  mira  , che  la  maggior  gloria  di 
Dio , ed  il  vero  bene  dell’  Instituto.  Non  pro- 
ponga Postulanti  alla  Vestizione  religiosa  , o 
Novizie  alla  Oblazione,  se  i soggetti  non  dessero 
ben  fondale  speranze.  Trattandosi  specialmente 
di  certe  tali  poco  educate  , d’ ingegno  pesante, 
c di  scarsa  abilità  , non  le  proponga  , se  una 
segnalata  virtù,  e un  buon  criterio  non  vinces- 
sero la  loro  insufficienza  nel  restante.  Più  che  di 
avere  gran  numero  di  Novizie,  le  stia  a cuore 
che  siano  scelte  ed  idonee  allo  scopo,  che  T In- 
stituto  si  propone.  Se  dopo  un  prudente  esperi- 
mento la  Postulante  si  presentasse  non  atta 
all’ Instituto,  la  Maestra  sia  sollecita  ad  avver- 
tirne la  Generale,  o Provinciale  ; molto  più  se 
potesse  la  giovane  esser  d’inciampo,  o almeno 
di  raffreddamento,  alle  altre. 

5.  Ami  la  Maestra  le  sue  allieve,  e le  pasca 
con  salutari  avvertimenti,  che  nutrino  sodamen- 
te lo  spirito  per  formarle,  secondo  richiede  lTn- 


— 59  — 

slilulo.  Schivi  così  il  troppo  rigore  , come  fa 
troppo  facile  condiscendenza,  che  tutto  soffrendo 
fa  cadere  in  rilassamento  la  regolar  disciplina. 
Avverta  nell’educarle,  di  prendere  occasione  dalle 
piccole  cose,  a fine  di  avvertirle  di  quelle  mag- 
giori, che  dovran  fare,  o schivare,  in  appresso. 
Non  lasci  di  corregger  quanto  vedrà  difetloso: 
si  rammenti  che  i piccoli  mancameuti  non  cor- 
retti in  tempo  opportuno,  divengono  mali  grandi 
e notabili;  nè  v’  è piccol  male,  che  non  si  debba 
stimar  grande  , se  resta  , e dura  per  tutta  la 
vita. 

6.  Si  ricordi  la  Maestra  di  formar  le  Novizie 
aperte  e sincere  , vivaci  ed  allegre,  pronte,  av- 
vedute, ed  attive.  L’ Inslitulo  ha  bisogno  di  So- 
relle operose  , più  assai  che  di  statue  divote. 
Non  permetta  però  mai  una  vivacità  tale,  che 
arrechi  danno  allo  spirito.  Abbia  special  cura 
di  formare  nelle  sue  allieve  un  pensar  sodo  , 
come  quello  , che  regola  e dirige  il  cuore,  ed 
ordina  rettamente  tutte  le  azioni. 

7.  Non  cerchi  dalle  Postulanti  che  buona 
volontà  : non  pretenda  da  queste , che  tuttavia 
non  hanno  scossa  la  polvere  del  mondo  , una 
condotta  si  misurata  e spirituale  , come  esige 


— 60  - 

dalle  Novizie  , le  quali  , cogli  abiti  , debbano 
avere  vestite  le  virtù  religiose. 

8.  Non  faccia  caso  di  qualche  apparenza  di 
dissipazione,  altrimenti  potrebbe  renderle  cupe, 
taciturne,  e malinconiche.  Che  se  alcuna  a ciò 
inclinasse,  vi  ponga  pronto  ed  efficace  rimedio. 

9.  Abbia  sospetta  la  vocazione,  anzi  diffidi 
della  buona  riuscita  di  quelle  Novizie,  che  fos- 
sero soggette  ad  incorregibili  angustie  di  spirito, 
o dessero  a divedere  un’inclinazione  abituale  alla 
malinconia. 

10.  Non  fomenti  nelle  Novizie  una  certa  fa- 
cilità a perdersi  in  soverchie  riflessioni  'Opra  sé 
medesime  ; lo  che  è assai  dannoso.  Le  formi 
semplici  e sciolte  virtuosamente,  e le  avrà  quali 
si  desiderano. 

11  Si  guardi  dal  soffocare  e opprimere  gli 
spirili  vivaci,  e risentili  : compatisca  assai  , e 
sopporti  quei  diffetlucci,  che  sono  in  loro  inevi- 
tabili ; e specialmente  nel  principio.  Coltivi  con 
particolare  attività,  e con  industriose  maniere  tali 
spiriti , i quali  ben  coltivati  riescono  abili  ad  im- 
prese generose,  e grandi.  Vada  sempre  mesco- 
lando la  dolcezza  con  1’  autorità  ; e tiri  tutte  con 
soavità  all’  aunegazione  totale  di  sé  medesime. 


— 61  — 

12.  La  Maestra  deve  formare  le  Novizie  se- 
condo la  fede  , e condurle  a vivere  di  fede.  Le 
avverta  a lasciar  nel  mondo  le  idee,  ed  i giudizi 
del  mondo  stesso,  ed  il  linguaggio,  con  cui  si 
esprime.  Quindi  ad  aprir  gli  occhi  alla  verità, 
e ad  abbracciarla,  ed  attenervisi  fortemente.  Le 
faccia  convinte  della  necessità  della  propria  an- 
negazione  per  ordinarsi  a Dio,  e le  pieghi  soave- 
mente ad  attendervi  con  generosità.  Mostri  loro 
essere  ciò  indispensabile  dal  momento  che  la 
nostra  natura  inclina  al  male;  eie  assicuri  che 
la  propria  annegazione  non  ha  di  amaro  che  il 
primo  assaggio  , ma  la  pratica  costante  la  fa 
sentire  gu-losa.  Metta  loro  soli’  occhio  i van- 
taggi sommi  e preziosi  che  arreca  ; mentre  dà 
morte  a ciò  , che  ci  tormenta,  le  passioni  cioè 
e P amor  proprio  ; e morti  a noi  stessi  ci  dà 
vita  in  Dio,  e ci  merita  che  Dio  viva  in  noi: 
dona  libertà  allo  spirito,  e mette  nel  cuore  la 
bella  pace  dei  figliuoli  di  Dio.  Le  accostumi 
possibilmente  ad  un  operare  di  puro  spirito  , 
senza  concorrenza  di  natura  e di  amor  proprio:  le 
avrà  sante,  se  le  farà  in  tutto  mortificate  e morte. 

13.  Non  si  allontani  dalle  sue  Novizie;  quan- 
do debba  allontanarsene,  vi  lasci  una  Vice  Mae- 


— 62  — 

slra.  Si  rammenti  che  le  è affidato  un  deposito 
prezioso  da  custodire;  ed  ha  per  le  mani  un  la- 
voro assai  delicato. 

14.  Inspiri  alle  Novizie  una  somma  riverenza, 
ed  un  cordiale  amore  verso  la  Superiora  Gene- 
rale, la  Provinciale,  e quella  Superiora  qualunque 
Locale,  sotto  cui  la  Provvidenza  le  collocherà. 
Abbia  cura  , e grande  impegno  , che  aprano  il 
loro  cuore  con  candore  e libertà  alla  Generale, 
e Provinciale.  Faccia  ben  conoscere  alle  Novi- 
zie che  la  confidenza  , e candida  apertura  del 
proprio  interno  alla  Superiora  é di  grande  uti- 
lità, e che  una  Figlia  di  Maria  avrà  più  o meno 
lo  spirito  dell’  Inslituto  a misura  che  lo  attin- 
gerà dalla  Superiora,  e si  lascierà  reggere  dal- 
1’  Ubbidienza. 

15.  Usi  molta  prudenza  e discrezione  nel  pe- 
nitenziare  le  sue  Novizie:  ma  al  bisogno  lo  fac- 
cia, che  sarà  pel  meglio. 

16.  Procuri  di  adattare  i libri  spirituali  allo 
spirito,  ed  ai  bisogni  di  ciascuna. 

17.  Istruirà  le  Novizie  nelle  cose  di  Dio, 
massimamente  nella  spiegazione  della  dottrina 
cristiana,  nel  recitar  bene  le  preci  sì  pùbbliche, 
che  privale.  Spiegherà  loro  capo  per  capo , cd 


- 63  - 

anche  articolo  per  articolo  le  Costituzioni,  e pro- 
curerà che  le  intendano  bene.  Non  si  stancherà 
di  battere  in  modo  particolare  i punti  essenziali 
dell’  Instituto,  cioè  Umiltà,  Ubbidienza,  Dipen- 
denza, Docilità,  Distacco  universale.  Domanderà 
loro  spesso,  se  si  sentono  veramente  disposte  a 
viver  povere,  a partir  subito  da  un  momento 
all’altro,  per  andare  in  qualunque  luogo,  ed  a 
qualunque  officio,  e con  qualunque  persona  colla 
quale  stimassero  i Superiori  d’accompagnarla.  Se 
sieno  pronte  , occorrendo  , a cangiar  Confes- 
sore, stanza,  roba,  od  altro  che  siasi.  E quando 
a queste  cose  non  le  trovi  disposte,  ed  abbiano 
altri  difetti,  che  a quelle  si  oppongono  , come 
sarebbe  la  difficoltà  di  dipendere,  di  cangiar  Con- 
fessore, e simili,  le  avvisi  pure  francamente,  che 
non  sono  adatte  per  l’Instituto,  e le  persuada  a 
chiederne  la  dimissione. 

18.  Insegni,  e faccia  ben  conoscere  alle  No- 
vizie che  la  vera  bontà  non  consiste  nel  far  molte 
cose;  ma  nel  far  bene  quelle,  che  sono  coman- 
date dall’ubbidienza,  nelle  quali  non  è tanto  fa- 
cile, che  vi  prenda  parte  la  superbia,  la  vanità 
e l’amor  proprio. 

19.  Insegni  ancora  la  ?,Iaestra  alle  Novizie 


— 64  - 

di  curar  la  salute  altresì  del  corpo,  non  per  ac- 
carezzare la  carne:  ma  per  poter  essere  in  istato 
di  fare  il  bene  voluto  dall’  Inslituto:  ed  ella  si 
dia  premura  , ed  attenda  che  dormano  e man- 
gino a sufficienza,  che  facciano  un  moto  rego- 
lare, che  stiano  sempre  diritte  sulla  persona,  che 
schivino  gli  scrupoli  e la  tristezza,  che  non  fac- 
ciano penitenze,  oltre  quelle  u^atc  dalla  Comu- 
nità , e.. che  si  divertano  onestamente  nelle  ri- 
creazioni. 

20.  Deve  pure  la  Maestra  insegnare  alle  No- 
vizie , il  modo  di  ricevere  le  persone,  di  par- 
lare e di  trattare  secondo  la  modestia  religiosa, 
ed  anche  secondo  la  civiltà.  Ispiri  loro  abbor- 
rimento  ad  ogni  genere  di  vanità,  di  leggerezza, 
di  visite,  di  relazioni  col  mondo,  ed  anche  di 
amicizia  troppo  stretta  fra  di  loro.  Le  vere  Fi- 
glie di  Maria,  devono  amar  tutti  in  Gesù  Cri- 
sto; ma  esser  poi  indifferenti  ancora  con  tutti, 
per  essere  tutte  di  Dio. 

21.  Informerà  spesso  la  Superiora  Generale, 
e la  Provinciale  della  condotta  delle  Novizie,  e 
dell’andamento  del  Noviziato,  aggiungendo  quelle 
avvertenze,  che  crederà  opportune  a dare  delle 
sue  allieve  una  piena  informazione. 


— 65  — 

22.  Del  resto  abbia  fisso  in  mente  che  essa 
adempirà  con  frutto  il  geloso  suo  officio,  se  con 
assidua  e fervorosa  preghiera  sarà  unita  con  Dio; 
e con  umile  e docile  dipendenza  sarà  in  cornmu- 
nicazione  con  la  sua  Provinciale,  e con  la  Gene- 
rale. La  Preghiera  e la  Ubbidienza  le  otterranno 
tutti  quei  lumi,  e tutti  quei  soccorsi,  che  le  sono 
necessarii  ad  informare  le  Novizie  del  vero  spi- 
rito dell’Instituto. 


II. 


MAESTRA  DEL  LAVORIO  COMUNE 

1.  Tutte  le  Sorelle  , che  non  hanno  ofGcio 
particolare  , saranno  occupate  nel  lavorio  comu- 
ne, e vi  si  eserciteranno  in  quei  lavori , che 
loro  assegnerà  la  Maestra  del  lavorio  medesimo. 

2.  Tutte  saranno  dipendenti  dalla  Maestra 
in  ogni  genere  di  lavoro.  Niuna  delle  Sorelle 
potrà  mai  querelarsi  colla  Maestra,  o con  altre, 
perchè  la  facciano  lavorare  più  nel  vecchio  , 
che  nel  nuovo  , ma  stimando  bene  dover  dire 
qualche  cosa,  la  dica  alla  Superiora. 

3.  Sarà  cura  della  Maestra  del  lavorio  , 

5 


— 66  — 

clic  le  Sorelle  più  giovani  imparino  a fare  quei 
lavori , che  ancora  non  sanno,  e per  i quali 
hanno  sufficiente  disposizione;  e che  si  perfezio- 
nino in  quelli,  nei  quali  già  furono  iniziate  : 
tutto  però  si  faccia  col  consenso  della  Superiora. 

4.  La  Maestra  modererà  i discorsi  nel  tempo, 
che  non  è silenzio  , permettendo  ancora  qualche 
canto  divoto  , che  però  non  disturbi,  e non  lo 
creda  fuor  di  proposito.  Farà  poi  custodire  il 
silenzio  a suo  tempo,  dando  a bassa  voce  quegli 
ordini , che  non  si  potrebbero  dare  comodamente 
coi  semplici  segni. 

5.  Il  lavoro  s’  incomincierà  sempre  colla 
recita  di  un’  Ave  Maria , e l’orazione  Actiones  no- 
stras  , e si  darà  termine  al  medesimo,  con  altra 
Ave  Maria , e l’orazione  Agimus  libi  gratias. 

IH. 

SAGRESTANA 

1.  La  Sagrestana  si  stimi  bene  avventurata 
per  l'officio,  a cui  l’ha  destinata  la  ubbidienza  , 
dovendo  aver  cura  della  Chiesa  o Cappella,  ove 
abita  il  Dio  vivente,  e vi  dimora  il  celeste  suo 


_ 67  — 

Sposo.  Deve  dunque  mettere  tutta  la  premura, 
ed  avere  tutto  l’impegno  di  esercitare  il  suo 
officio  in  modo,  che  sia  a Dio  di  gradimento  , 
ed  a sè  di  santificazione, ed  a tutti  di  edificazione, 
e di  esempio. 

2.  Sia  premurosissima  di  conservare  in  ogni 
cosa  , incominciando  dal  materiale  della  Chiesa 
o Cappella  , fino  alle  cose  più  sante , somma 
decenza,  nitore,  e mondezza.  Non  sia  facile  a 
fidarsi  di  subalterni  esteri  , ma  osservi  da  per 
sè  , se  ogni  cosa  sia  ben  disposta  ed  ordinata 
nella  Chiesa  con  quella  decenza,  che  tanto  con- 
viene alla  Casa  di  Dio. 

3.  Sia  vigilante  per  il  buon  andamento  della 
Sagrestia.  Custodisca  accuratamente  e gelosa- 
mente i sacri  arredi  destinati  al  servizio  della 
Chiesa  o Cappella.  La  decenza,  e 1’  ordinamento 
degli  Altari  meritano  la  speciale  sua  attenzione. 

4.  Riceverà  dalla  Superiora  la  nota  di  tutte 
le  suppellettili  ed  arredi  sia  della  Chiesa  , sia 
della  Cappella  , e si  studii  di  conservarli  con 
ogni  diligenza  in  buon  ordine  , e nella  massima 
proprietà , essendo  ciò  suo  preciso  dovere,  e 
dovendone  poi  render  conto.  Logorandosi  un 
qualche  oggetto,  in  guisa  che  non  sia  più  de- 


— 6$  - 

ccnie  per  l’uso  sacro,  ricorra  alla  Superiora  , 
che,  vedendone  il  bisogno,  prontamente  vi  rime- 
dierà. Le  Figlie  di  Maria  devono  essere  aman- 
tissime della  santa  Povertà  in  tutto  , ma  non  già 
nella  Casa  di  Dio,  e nelle  cose,  che  riguardano  il 
culto  divino.  In  queste  anzi  si  deve  cercare, 
oltre  la  convenienza  , anche  il  decoro  e Io  splen- 
dore : evitando  però  sempre  Io  sfarso  , e la  pro- 
fusione. Sia  infine  la  Sagrestana  attenta  e sol- 
lecita di  conservare  non  solo  i sacri  arredi;  ma 
di  ripararli  ancora,  ove  ne  vedesse  il  bisogno. 

5.  Sia  diligente  nel  mantenere  le  biancherie 
pulitissime  , massimamente  quelle  che  servono, 
al  Sacro  Altare,  ed  al  Santo  Sagrificio.  In  punto 
di  politezza,  specialmente  di  Chiesa,  per  quanto 
si  dica  è sempre  poco  di  rincontro  al  conve- 
niente. 

6.  Tenga  in  ordine  , ed  in  pronto  ogni  di 
i sacri  paramenti,  e tutto.  1’  occorrente  per  la 
Messa  della  Comunità,  e lutto  che  occorre  per 
le  consuete  funzioni  quotidiane. 

7.  Nelle  feste  solenni  adobbi  la  Chiesa  o 
Cappella  nel  modo  il  piu  conveniente  alla  cir- 
costanza secondo  l’uso,  ed  a norma  delle  dispo- 
sizioni, che  le  verranno  date  dalla  Supcriora. 


’ — 69  — 

8.  Per  le  funzioni  straordinarie,  che  possono 
occorrere  , dipenda  in  tutto  dalla  Superiora  , 
come  pure  circa  il  modo  di  eseguirle  , e per 
gl’inviti,  che  stimerà  di  fare.,  e per  le  necessarie 
spese.  Prepari  poi  diligentemente  nella  Cappella, 
e Sagrestia,  quanto  è indicato  nel  ceremoniale, 
secondo  le  rubriche  della  Chiesa. 

9.  Nei  giorni  di  solennità  procuri  di  avere 
un  sufficiente  numero  di  Messe  : ma  non  faccia 
d’invitare  un  soverchio  numero  di  sacerdoti  con 
danno  forse  delle  altre  chiese  , e con  imbarazzo 
della  Comunità.  Anche  in  ciò  se  la  intenda  esat- 
tamente colla  Superiora  , e dipenda  dall’ubbi- 
dienza. 

10.  Non  s’  intertenga  col  Confessore  , col 
Cappellano,  nè  con  altri,  oltre  il  bisogno.  Perciò 
nella  Sagrestia  poche  parole  necessarie,  e nessun 
complimento. 

11.  Abbia  cura  diligentissima  della  chiave  del 
Tabernacolo,  e non  la  consegni,  che  al  Cappel- 
lano, od  altro  Sacerdote  , per  l’uso  necessario  , 
da  cui  poscia  la  riprenderà  per  riporla. 

12.  Sia  premurosissima  di  conservare  il  lume 
perpetuo  innanzi  al  SSmo  Sagramento,  e faccia, 
che  non  mai  manchi  l’acqua  benedetta  ai  destinati 


- 70  — 

luoghi.  Si  scopi  la  Chiesa  o Cappella  frequen- 
temente , sicché  la  Casa  del  Signore  sia  sempre 
pulitissima  : ogni  giorno  si  levi  la  polvere  dalle 
sedie. 

13.  Non  avendo  la  facoltà  dall’Ordinario  di 
lavare,  prima  di  mandare  al  bucato,  i corporali, 
ed  i purificatori,  pregherà  il  Cappellano  a farlo, 
gettando  l’acqua  nel  Sacrario. 

11.  Rammenti  di  preparare  a suo  tempo  le 
particole  per  farle  consacrare,  dovendosi,  se- 
condo le  rubriche,  rinnovare  ogni  otto  giorni  il 
SSmo  Sagramcnto. 

15.  La  Sagrestana  potrà  avere  anche  altre 
Sorelle  in  ajuto  del  suo  officio,  secondo  il  biso- 
gno, e come  lo  crederà  espediente  la  Superiora. 
Invigili  però  sopra  di  queste  perchè  soddisfino 
alle  incombenze  loro  affidate  ; rimanendo  in  lei 
ogni  responsabilità. 

IV. 

PORTINARA 

1.  La  Porlinara  sia  segnalata  per  carità  c 
pazienza  ; per  prudenza  e modestia.  Le  sue  paro- 


— 71  — 

le  , i suoi  modi  siano  mansueti  e dolci,  gravi 
e dignitosi  : si  mostri  a lutti,  quale  specchio  di 
religiose  virtù. 

2.  Sia  pronta  al  primo  tocco  del  campanello^ 
risposto  in  nome  di  Dio , con  buona  grazia  ascol- 
ti, che  cosa  si  dimandi, e sbrighi  con  dissinvoltura 
chi  ha  bisogno  dell’  opera  sua.  Ricordi  che  gene- 
ralmente i secolari  lamentano  assai  il  lungo  aspet- 
tare alla  porteria  delle  Case  Religiose;  e si  guardi, 
per  quanto  è da  sé,  darne  motivo.  Non  avvenga 
possibilmente  mai , che  chi  si  presenta  abbia  a so- 
nare due  volte:  ma  avvenendo  il  caso,  faccia  la 
Portinara  umilmente  sue  scuse.  Se  la  persona 
é civile,  la  introduca  nella  sala  di  ricevimento, 
pregandola  ad  assettarsi  nel  mentre  passa  l’am- 
basciata: le  persone  poi,  che  non  conviene  intro- 
durre, le  tratti  in  modo,  che  non  abbiano  a do- 
lersi della  sua  condotta. 

~3.  A chi  si  presenta  non  faccia  interroga- 
zioni, che  non  siano  necessarie.  Se  alcuno  vo- 
lesse trattenerla  in  novelle  curiose  ed  inutili,  ri- 
sponda soavemente  di  non  aver  tempo  per  com- 
piacerlo : che  se  fosse  persona  molto  a lei  su- 
periore, vada  con  semplicità,  e serbi  le  conve- 
nienze. 


— 72  — 

4.  Non  parli  in  casa,  di  ciò  che  vede,  o sente 
alla  porteria  , nè  alla  porteria  di  quanto  nella 
casa  succede.  Se  nel  suo  officio  non  è cauta 
quanto  fa  di  mestieri,  non  si  aspetti  dalla  Su- 
periora indulgenza. 

5.  I tocchi  pel  richiamo  sieno  segnati  in  ta- 
voletta appesa  alla  porteria,  unitamente  a quella 
indicante  i diversi  segni,  che  si  devono  dare  col 
campanello,  secondo  le  diverse  persone,  che  s’in- 
troducono: la  Portinara  vi  stia  bene  attenta  per 
non  errare,  e causar  confusione.  Venendo  chia- 
mate alla  porteria  le  Novizie  , domandi  imme- 
diatamente la  loro  Madre  Maestra  , similmente 
faccia  rapporto  alle  Educande. 

6.  Le  lettere,  i plichi,  ed  altro  inviato  alle 
Religiose  , li  consegni  alla  Superiora  , e quelli 
inviali  alle  Novizie,  ed  alle  Educande  , li  con- 
segni alle  respettive  Madri  Maestre.  Non  fac- 
cia motto  d’averli  ricevuti  con  quelle,  cui  sono 
diretti;  nè  porti  saluti,  ed  ambasciate  ad  alcuna 
senza  espressa  licenza  della  Superiora. 

7.  Le  persone  venute  per  visite  non  per- 
metta che  si  dilunghino  dalla  sala  di  ricevimento, 
e vadano  in  giro  per  la  casa.  Dovendo  entrare 
il  Medico,  o il  P.  Confessore,  li  preghi  ad  as- 


— 73  — 

s-ettarsi  nella  sala  , finché  vengano  le  destinate 
ad  accompagnarli.  Per  gli  artisti  poi,  non  apra 
la  porta,  finché  non  sia  giunta  l’accompagnatrice. 
Appena  si  presenta  la  persona  alla  porteria,  la 
Portinara  sia  pronta  a dare  il  segno,  onde  le  ac- 
compagnatrici vengano  con  sollecitudine  , e le 
Sorelle  siano  per  tempo  avvertite  di  ritirarsi. 

8.  Non  affidi  mai  alle  Sorelle  le  chiavi  della 
porteria  senza  ordine  della  Superiora. Di  giorno  le 
custodisca  presso  di  sé  con  tutta  diligenza,  e la 
sera  le  consegni  alla  Superiora,  da  cui  le  rice- 
verà la  vegnente  mattina.  La  porteria  si  apra 
appresso  al  suono  della  levata:  ma  nell’inverno 
un  poco  più  tardi;  la  sera  si  chiudano  tutti  l’in- 
gressi  esterni  della  Casa  all’Ade  Maria. 

9.  Si  raccomanda  alla  Portinara  d’invigilare, 
e prestarsi,  perché  gl’ingressi  alla  porteria,  e le 
sale  di  ricevimento  presentino  la  più  grande  pu- 
litezza; essendo  ciò  richiesto  e voluto  dalla  con- 
venienza, e molto  giovando  all’  edificazione. 

10.  La  Portinara  avrà  una,  ed  anche  più  So- 
relle in  ajulo,  secondo  lo  crederà  espediente  la 
Superiora. 

11.  Alla  porteria  parli  poco,  e sempre  a voce 
bassa:  non  permetta  alle  Sorelle  di  trattenervi 


— n — 

senza  vero  bisogno  ; ma  dovendovi  slare , pro- 
curi che  non  si  faccia  rumore  di  sorla.  Chiun- 
que si  accosta  alla  Casa  delle  Figlie  di  Maria 
deve  rimaner  convinto  che  quella  é una  Casa  di 
vere  Religiose. 

y. 

GUARDAROBBIERA 

1.  La  Guardarobbiera  deve  essere  di  buon 
cuore,  giudiziosa  , imparziale  , amante  dell’  or- 
dine, e della  pulitezza;  deve  saper  combinare  un 
generoso  provvedimento  ai  bisogni  delle  Sorelle, 
colle  obbligazioni  della  povertà  religiosa. 

2.  La  perfetta  vita  comune  porta  seco  la  co- 
munanza delle  medesime  vesti,  e perciò  un  ve- 
stiario comune.  La  Guardarobbiera  avrà  quindi 
pel  suo  primario  oggetto  quello  di  tener  sem- 
pre la  guardaroba  provista  in  modo,  che  non  mai 
manchi  del  necessario. 

3.  Terrà  ben  distinta  ogni  cosa  nel  suo  ge- 
nere, sia  di  vestiario,  sia  degli  arredi,  che  ri- 
guardano il  Ietto,  la  tavola,  ecc. 

4.  La  Biancheria  sia  a sufficienza,  ma  di  qua- 


— 75  — 

Iità  ordinaria,  come  a pavere  religiose  si  addice: 
sia  però  di  lunga  durata,  il  che  è richiesto  dalla 
medesima  povertà.  Degli  oggetti  alla  sua  custo- 
dia affidati  abbia  la  cura,  che  è dovuta  alla  por- 
zione de’poveri  di  Gesù  Cristo:  conosca  bene  il 
dovere  impostogli  dalla  povertà  di  non  rispar- 
miar studio  e fatica  per  conservare  più  a lungo 
la  roba  della  Comunità.  Non  giudichi  disdice- 
vole il  rammendare  gli  abiti  religiosi:  appunto 
perchè  abiti  religiosi  loro  si  convengono  le  ram- 
mende,  e i rattoppi,  essendo  questi  i fregi  della 
santa  Povertà.  Quanto  al  portare  la  roba  vec- 
chia, e rammendata  nessuna  Sorella  potrà  mai 
lagnarsi , ricordando  che  tante  povere  donne 
mancheranno  anche  di  quella,  e si  crederebbero 
fortunate  di  averla. 

5.  Ogni  sabato  la  Guardarobbiera  distribuisca 
nei  dormitori  delle  Religiose,  le  biancherie,  ed 
altro  che  fa  di  bisogno,  e per  il  lunedì  le  So- 
relle abbiano  già  preparate  le  biancherie  sudicie 
per  mandarle  al  bucato. 

6.  Noterà  distintamente  i capi,  che  dà  per 
lavarsi,  ed  alla  riconsegna  ne  farà  riscontro.  11 
bucato  si  farà  possibilmente  in  casa,  senza  ajuto 
esterno.  Mentre  si  fa  il  bucato,  vigilerà  per  im- 


— 76  — 

pedire  ogni  inconveniente , e procurerà  ancora 
che  si  usi  tutta  l’economia  riguardo  alle  legna, 
sapone,  etc. 

7.  Procuri,  per  quanto  potrà,  di  prevedere  i 
bisogni  delle  Sorelle,  onde  non  nascano  disgusti. 
Provveda  cordialmente  secondo  il  bisogno,  e a 
norma  delle  istruzioni  avute  dalla  Superiora.  A 
quelle  Sorelle,  che  devono  prodursi,  convengono 
abiti  più  proprii,  per  rispetto  del  pubblico:  ma 
anche  in  ciò  vada  d’intelligenza  colla  Superiora. 
Non  permetta  alle  Sorelle  la  scelta  delle  vesti,  ed 
altro:  esse  non  possono  che  semplicemente  espor- 
re il  bisogno,  e la  convenienza.  Se  qualche  So- 
rella per  circostanze  particolari  abbisognasse  abi- 
tualmente di  alcuna  cosa  di  più;  ne  dovrà  chie- 
der licenza  alla  Superiora.  Accorgendosi  poi  la 
Guardobbiera  che  qualche  Sorella  fosse  indiscreta 
nelle  esigenze,  ne  avverta  la  Superiora. 

8.  Al  succedersi  delle  stagioni  abbia  pronti 
e ben  disposti  gli  abiti,  ed  altri  oggetti  occor- 
renti. Prima  di  riporre  nella  guardaroba  i di- 
messi, li  pulisca  e rammendi,  di  guisa  che,  ab- 
bisognando , possano  subito  servire.  In  queste 
riparazioni  sia  molto  sollecita,  imperocché  gl’in- 
dumenti specialmente  di  lana  , se  per  poco  si 
trasandano,  soffrono  detrimento. 


— 77  — 

9.  Neìle  Case  di  Noviziato  vi  sia  una  guar- 
daroba apposita  per  conservare  le  vesti  da  se- 
colare delle  Novizie,  quali  si  conservano  fin  dopo 
l’anno  di  noviziato.  All’epoca  dell’oblazione  poi, 
la  Maestra  passerà  tutti  gli  oggetti  alla  Guar- 
darobbiera  perché  li  renda  comuni,  e niuna  po- 
trà più  dire  questo  è mio. 

10.  La  Guardarobbiera  avrà  una  o più  So- 
relle in  ajuto  a sé  sottoposte,  quando  lo  richieda 
il  bisogno;  e si  giudichi  conveniente  dalla  Supe- 
riora. 

VI. 

DISPENSERÀ 

1.  La  Dispensiera  tenga  il  giusto  mezzo  tra 
la  carità  verso  le  Sorelle  , e la  povertà  reli- 
giosa : nulla  manchi  , e nulla  abbondi  ; ma  vi 
sia  il  conveniente;  e non  vi  abbia  mai  luogo  il 
superfluo. 

2.  Avvertirà  per  tempo  la  Superiora,  o la 
Vicaria,  per  fare  tutte  quelle  provisioni  all’  in- 
grosso, che  tornano  necessarie.  Per  le  spese  mi- 
nute e quotidiane  si  varrà  delle  Sorelle  Con- 
verse. 


— 78  — 

3.  Tenga  i commestibili  sotto  chiave  , es- 
sendone responsabile.  Badi  che  per  sua  trascuran- 
za  nulla  si  guasti,  e vada  a male. 

4.  Alla  sera  soraministerà  alla  Cuciniera  l’oc- 
corrente per  l’indomani , onde  ogni  cosa  sia  in 
ordine,  e venga  in  tempo;  ed  anche  perchè  le 
Cuciniere  possano  agire  con  esattezza,  e con  tran- 
quillità. 

5.  Abbia  diligentissima  cura  che  le  Sorelle 
inferme  vengano  trattate  come  è di  dovere,  ed 
eseguisca  esattissimamente  quanto  l’Infermiera  le 
verrà  ordinando. 

6.  Sia  discreta,  giudiziosa, ed  imparziale  nella 
distribuzione  delle  vivande  alle  Sorelle.  Non  fac- 
cia distinzione  di  porzione  ad  alcuna,  tranne  il 
caso  di  bisogno  , lo  che  le  verrà  ordinato  dalla 
Superiora,  o da  chi  la  rappresenta. 

7.  Abbia  ogni  riguardo  verso  le  Educande, 
acciocché  non  abbiano  ragionevole  motivo  di 
muover  querele  rapporto  al  trattamento.  Si  ram- 
menti che  è interessata  la  carità,  e la  giustizia. 

8.  Vigili  attentamente,  che  le  vivande  siano 
sane,  ben  condite,  ed  in  sufficiente  quantità,  ed 
anche  con  conveniente  proprietà  apprestate. 
Corregga  con  rigore  le  Cuciniere  che  fossero  in 


— 79  — 

ciò  trasandate.  In  questo  deve  essere  la  Dispen- 
serà molto  vigile  e premurosa  , ben  conoscendo 
che  le  Sorelle  ne  possono  muover  lamento  , 
e che  le  vivande  mal  condite,  o malamente  cotte, 
sono  di  pregiudizio  notabile  alla  sanità. 

9.  Consideri  la  mondezza  e la  proprietà  come 
punto  importantissimo,  e sia  in  questo  severa, 
ed  inflessibile.  Trovando  nelle  Cuciniere  tali  di- 
fetti uniti  alla  renitenza  di  correggersi,  ne  av- 
verta la  Superiora. 

10.  Invigili  di  continuo  sull’  economia  della 
cucina:  esigga  dalle  Cuciniere  parsimonia,  spe- 
cialmente nell’  uso  delle  legna,  carbone,  olio,  e 
simili.  Vegli  alla  conservazione  delle  stoviglie,  e 
non  risparmi  correzioni  alle  Cuciniere,  che  per 
incuria  le  guastassero.  Se  alcuna  rompesse  , o 
mandasse  a male  alcuna  cosa  , la  deve  avver- 
tire di  confessarsene  rea  appresso  la  Superiora. 

11.  Abbia  cura  particolare  dei  rami  per  farli 
stagnare,  subito  che  ve  ne  sia  il  bisogno,  essendo 
ciò  sommamente  necessario  in  riguardo  alla  sa- 
nità. 

12.  Per  la  domenica  farà  cambiare  tutta  la 
biancheria,  e per  il  lunedì  farà  che  sia  in  ordine 
la  lorda  per  mandarla  al  bucalo. 


- 80  - 

13.  Spetta  alla  Dispcnsicra  la  vigilanza  sulla 
coltivazione  dell’  orlo  : badi  che  il  terreno  al- 
l’oggetto assegnalo  sia  posto  a profitto,  e colli  vaio 
di  guisa  che  in  ogni  stagione  non  manchino 
gli  erbaggi  e i legumi  occorrenti  per  la  cucina. 

14.  Memore  la  Dispensiera  che  le  Converse 
sono  sue  Sorelle,  le  tratti  con  carità,  e le  correg- 
ga con  dolcezza.  Non  usi  però  verso  di  loco 
domestichezza  soverchia , perchè  ne  potrebbero 
abusare, e colla  loro  condotta  la  costringerebbero 
a prendere  misure  dispiacenti.  Trovandone  alcu- 
na meritevole  di  penitenza,  la  rimetta  alla  Su- 
periora. 


VII. 

INFERMIERA. 

1.  Sia  l’infermiera  pietosa,  cordiale,  e piena 
di  carità.  Si  consideri  con  piacere  destinata  a 
sollievo  delle  sue  Sorelle  pazienti , e bisognose. 
Riguardi  nelle  inferme  Gesù  Cristo  medesimo  , 
che  stima  e ricompensa  come  fatto  a sé,  il  ser- 
vizio prestato  ai  sofferenti. 

2.  È suo  dovere  assistere  personalmente 


- 81  — 

alle  visiterei  medico:  indi  abbia  tutta  la  cura 
che  siano  prontamente  eseguite  tutte  le  ordina- 
zioni di  lui  ; di  guisa  che  riescano  all’  inferme 
soavi,  e salutari. 

3.  Se  vi  sarà  farmacia  in  casa , l’Infermiera 
ne  abbia  tutta  la  cura.  Vegli  sulle  provisioni,  e 
buona  qualità  dei  medicamenti,  sulla  loro  con- 
servazione , e li  tenga  sotto  chiave.  Nella  far- 
macia però  si  conservino  soltanto  quei  medica- 
menti, e medicinali  semplici  , che  il  prepararli 
è da  tutti. 

4.  Per  piccole  indisposizioni  non  corra  fa- 
cilmente alla  farmacia  , imperocché  1’  uso  fre- 
quente delle  medesime  , quantunque  semplici  , 
vizia,  e sconcerta  l’individuo,  e specialmente  alle 
giovani  può  riuscire  dannoso.  Alle  desiderose 
di  medicamenti  consigli  la  dieta,  persuadendole 
che  da  questa  trarranno  grande  vantaggio  più, 
che  dai  soverchi  medicamenti,  dai  quali  forse  ri- 
porterebbero nocumento. 

5.  Delle  vesti  biancherie,  ed  altri  oggetti, 
che  avessero  servito  per  malattie  contaggiose, 
non  se  ne  varrà  mai  per  altre  inferme,  se  non 
dietro  gli  avvisi,  ed  a norma  delle  precauzioni 
ordinate  dal  medico 


6 


— 82  — 

6.  Terrà  l’infcrmeria  ben  pulita,  ed  assestata, 
i Ietti  ben  composti,  le  biancherie  nettissime,  e 
monda  ogni  cosa.  Alle  ore  opportune  apra  le 
fenestre,  perche  l’aria  si  cambi,  e le  inferme 
ne  sentano  sollievo.  L’ infermiera,  e le  inferme 
debbono  presentare  tutta  quella  pulitezza,  che  é 
combinabile  colla  santa  povertà. 

7.  Dovendosi  portare  il  SSmo  Sagramento 
alle  inferme  , sia  cura  della  infermiera  di  ap- 
parecchiare colla  più  possibile  decenza  il  piccolo 
altare,  e lutto  ciò,  che  occorre.  Il  Rituale,  il  vaso 
dell’ acqua  benedetta,  devono  essere  sempre  nel- 
I’  infermeria. 

8.  Ordinerà  ogni  mattina  alla  Dispensiera 
il  vitto  per  le  inferme,  badando  che  sia  prepa- 
rato a dovere  ; e servito  alle  ore  prescritte.  Si 
appresterà  mezz’ora  prima  della  mensa  comune, 
avvertendo  che  le  vivande  siano  calde,  e pre- 
sentate con  molta  pulitezza,  per  non  aumentare 
alle  inferme  la  nausea  , che  naturalmente  vi 
hanno. 

9.  L’infermiera  visiti  frequentemente  le  sue 
inferme  , arrecando  loro  tutta  quella  consola- 
zione , che  nel  loro  stato  è possibile.  Le  sollevi 
altresì , e le  conforti  nello  spirito  coi  sugge- 


— 83  - 

timenti  della  Religione,  procurando  nello  stesso 
tempo  di  rallegrarle  nel  Signore  con  qualche 
racconto  , che  giovi  ad  alleviare  in  esse  la  tri- 
stezza , che  naturalmente  il  male  cagiona.  Molte 
volte  però  il  zelo  indiscreto  delle  Infermiere 
opprime  le  povere  inferme  ; perciò  molto  rac- 
comandasi la  discrezione.  Nel  caso  special- 
mente  , che  l’inferma  sia  molto  aggravata,  non 
si  affatichi  la  sua  mente,  nè  si  violenti  il  suo 
spirito  con  troppi  ragionamenti  di  Dio.  Si 
suggerisca  di  quando  in  quando  qualche  buon 
pensiero,  ed  affetto  adattato  alla  circostanza,  e 
poi  si  lasci  operare  liberamente  alla  grazia  del 
Signore. 

10-  Quando  la  malattia  aggravisi,  l’Infermiera 
né  avverta  subito  la  Superiora,  perchè  dispon- 
ga la  inferma  a ricevere  i conforti  della  Santa 
Religione,  e non  tardi  a pregare  il  Padre  Confes- 
sore a non  volerla  in  quello  stato  abbandonare. 

11.  All’Infermiera  si  dà  una,  ed  anche  più 
Sorelle  in  ajuto  secondo  il  bisogno.  Dessa  di- 
stribuirà, col  consenso  della  Superiora,  le  in- 
combenze secondo  che  le  crederà  proporzionate 
alla  capacità  di  ciascuna. 

12.  Abbia  molto  a cuore  tali  Sorelle  messe  in 


- 84  - 

suo  ajuto  , le  vada  mano  mano  ammaestrando 
nei  loro  doveri;  procuri  che  in  esse  la  carità 
sia  illimitata,  instancabile  la  pazienza;  ed  Essa 
stessa  preceda  tutte,  più  coll’esempio,  che  colla 
parola.  Se  qualcuna  fosse  negligente  ne’  suoi 
doveri,  la  corregga  con  carità  ; se  però  la  So- 
rella nou  approfitta,  ne  avverta  la  Superiora  , 
essendo  troppo  necessario  , che  le  povere  in- 
ferme vengano  dalle  Infermiere  amorosamente 
trattate. 


Vili. 

SORELLE  CONVERSE 

1.  Le  Sorelle  Converse  fanno  l’officio  di 
Marta,  e servono  Gesù  Cristo  negli  officii  loro, 
sicure  di  trarre  la  loro  santificazione  dalle  fa- 
tiche corporali  sostenute  per  amor  di  Dio.  La 
cucina  , le  provisioni  , il  forno  , il  bucato,  la 
coltivazione  dell’orto  , la  pulitezza  della  casa  , 
il  servizio  delle  Religiose,  sono  i loro  doveri. 
Riflettano  che  Gesù  Cristo  medesimo  volle  pren- 
der forma  di  servo , condurre  vita  stentata  ., 
morire  in  Croce  , per  obbedire  al  suo  Divin 


.—  85  — 

Padre  -,  onde  amino  singolarmente  la  santa 
umiltà,  la  povertà,  l’ubbidienza. 

2.  Esercitino  gli  ufiìcii  con  ispirilo  di  fede, 
ed  ogni  qualvolta  debbono  servire  le  Religiose, 
lo  facciano  rispettosamente  , con  cordialità  , e 
buona  grazia  ; perchè  tutte  abbiano  sempre  li- 
bertà di  richiederle  di  quanto  abbisognano. 

3.  Non  dimentichino  , che  sono  nell’  Insti- 
tuto  per  servire,  rispettare,  ed  ubbidire  a tutte. 
Quindi  alle  Maestre  tutte  daranno  del  V*  S. 
Principalmente  poi  devono  rispettare  le  Supe- 
riore, e le  Maggiori  : e gli  ordini  di  queste  deb- 
bono sempre  preferire  a quelli  delle  altre.  Nel 
caso  fossero  richieste  di  ciò,  che  loro  sembrasse 
di  non  poter  fare  , lo  dicano,  rispettosamente 
portando  le  loro  scuse.  Preghino  sovente  la  Su- 
periora, o la  Vicaria,  a volerle  bene  informare 
riguardo  ai  loro  proprii  doveri,  e di  ciò,  che 
far  devono,  o non  devono.  Agli  ordini  della  Supe- 
riora non  dovranno  mai  replicare. 

4.  Avvedendosi  di  qualche  disordine  , e 
specialmente  se  grave  , o ripetuto.,  sono  in  ob- 
bligo di  farlo  conoscere  alla  Superiora  , dopo 
di  che  non  si  prenderanno  altro  pensiero. 

5.  Tra  di  loro  siano  pazienti  ed  amorevoli: 


— 86  — 

si  compatiscano  a vicenda  , e caritatevolmente 
si  avvisino  dei  loro  difetti. 

6.  Nell’esercizio  delle  incombenze  siano  fe- 
delissime, non  usando  preferenza  veruna  ; nè 
mai  servendosi  per  sè,  o per  altri  di  alcuna  cosa 
senza  la  regola  dell’ubbidienza.  Pratichino  l’econo- 
mia voluta  dalla  santa  povertà,  la  quale  poi  è lo- 
ro specialmente  raccomandata  nell’  uso  delPoglio, 
della  legna,  carbone,  sapone,  e simili.  Abbiano 
molto  riguardo  nel  maneggiare  attrezzi  , o stovi- 
glie, per  non  guastare,  rompere,  ed  aver  così  a 
render  conto  a Dio  di  sbadataggine.  Abbiano 
anche  buona  cura  dei  commestibili,  perché  non 
vadano  a male  con  danno  della  Comunità. 

7.  Avvenendo  loro  di  rompere,  o guastar 
qualche  cosa,  subito  se  ne  accusino  alla  Supe- 
riora, o alla  Vicaria,  e sentano  con  umiltà  la 
riprensione,  che  questa  crederà  di  far  loro.  Che 
se  la  trascuratezza  fosse  abituale,  verranno  gasti- 
gate,  e con  eguale  umiltà  riceveranno  il  gastigo. 

8.  Nel  disimpegno  delle  loro  faccende  siano 
preste  e sbrigate,  senza  però  perdere  la  gravità,  e 
1’  esattezza:  a questo  fine  abbiano  sempre  Dio 
presente,  e intendano  di  servire  a Lui  in  ogni 
cosa. 


- 87  — 

9.  Siano  osservanti  del  silenzio  ai  suoi  tem- 
pi : e quando  in  tempo  di  silenzio  sia  necessario 
di  parlare  tra  loro,  lo  facciano  con  voce  bassa,  e 
dicano  il  solo  necessario.  Sempre  poi  , ed  anche 
in  ricreazione,  si  guardino  dal  riferire  i difetti 
altrui,  di  parlare  di  cose  del  proprio  spirito , e 
manifestare  le  proprie  passioni,  ciò  che  solamente 
deve  farsi  al  Confessore,  o alla  Superiora. 

10.  Le  Sorelle  Converse  devono  uscire  di  casa 
per  mille  faccende  : se  lo  faranno  coi  dovuti 
riguardi , gioveranno  grandemente  1’  Instituto  ; 
ma  se  con  sbadatezza,  e poca  modestia,  gli  reche- 
ranno danno  incalcolabile.  Invochino  adunque, 
uscendo  di  casa  il  loro  Angelo  Custode,  perchè  le 
accompagni,  serbino  portamento  modesto  e com- 
posto , occhi  bassi  senza  affettazione  , silenzio 
con  tutti,  ed  anche  colla  compagna,  se  siano  due 
insieme:  con  altri  non  dicano  che  quanto  è asso- 
lutamente necessario  : sarebbe  poi  colpa  se  si 
accompagnassero  per  la  strada  con  chichessia. 

11.  Non  escano  mai  senza  licenza  della  Sil- 
Superiora  , o della  Vicaria,  e prima  di  uscire 
s’informino  bene  dalle  smesse,  dalla  Dispensiera, 
e dall’  Infermiera  di  tutte  le  incombenze  , che 
loro  vogliono  dare,  per  tutte  Lene  eseguirle. 


— 88  — 

12.  Non  parlino  in  Casa  di  ciò,  che  hanno 
udito,  o veduto  fuori,  se  non  a chi  si  deve,  nè 
dicano  fuori  ciò,  che  si  fa  in  Casa.  Venendo  in- 
caricate dalle  Sorelle,  o fuori  per  esse,  di  saluti, 
di  lettere,  od  altro  , tutto  manifestino  prima  alla 
Superiora,  o alla  Vicaria. 

13.  Nel  fare  le  provisioni  procurino  di  com- 
binare la  buona  qualità  dei  generi  coll’  economia, 
avendo  riguardo  alla  carità  per  le  Sorelle  , ed 
alla  povertà  religiosa.  Coi  Bottegai  facciano  po- 
che parole,  senza  tralasciare  di  fare  il  buon  inte- 
resse della  Comunità,con  discrezione  però, e buona 
maniera.  Quindi  non  lasceranno  di  domandare 
sovente  alla  Superiora,  od  alla  Vicaria  , il  modo 
di  ben  regolarsi  nelle  compre,  e cose  simili. 

14.  Dovunque,  ma  specialmente  nella  cucina, 
e nel  refettorio, amino,  e mantengano  la  politezza; 
mondissime  siano  le  stoviglie,  e le  tavole:  tutto 
spiri  proprietà,  e buon  ordine. 

15.  Anche  nella  propria  loro  persona  cerchi- 
no la  proprietà,  e la  decenza  , evitando  sempre  , 
ed  eziandio  nelle  fatiche,  ogni  genere  di  libertà  , 
come  la  soverchia  accuratezza,  e delicatezza. 

16.  La  Superiora,  la  Vicaria,  la  Dispensiera 
daranno  sovente  altri  avvisi  alle  Sorelle  Converse, 


— 89  - 

ora  io  privato  , ed  ora  in  pubblico,  adunandole 
tutte  insieme,  per  bene  istruirle  nei  loro  doveri. 
Desse  riceveranno  con  umiltà  questi  avvisi  : li 
eseguiranno  con  esattezza,  certissime  di  servire  a 
Dio,  quando  guidate  dall’ubbidienza  faticano  per 
la  gloria  di  Lui. 

17.  Quando  poi  le  Sorelle  Converse  non  sa- 
ranno occupate  nelle  loro  attribuzioni,  dovranno 
trattenersi  nel  lavorìo  comune,  occupandosi  con 
tutte  le  altre  Sorelle  in  quei  lavori,  dei  quali  sa- 
ranno capaci.  Dipenderanno  allora  dalla  Maestra 
del  lavorìo  medesimo, rispetteranno  lei,  e tutte  le 
altre:  impareranno  dalla  Maestra  ciò,  che  loro 
verrà  inseguato,  e si  guarderanno  soprattutto  dal 
disturbare  con  ciarle  inutili,  od  altro,  il  buon 
ordine. 


— 90  — 


PARTE  TERZA 

DEL  GOVERNO  PROPRIO  DELL’  INSTITUTO 
E DEL  MODO  DI  GOVERNARLO 

I. 

$ 

DEL  GOVERNO  DELL"  INSTITUTO 

1.  L’ Instituto  è immediatamente  soggetto  al 
Romano  Pontefice,  e da  lui  dipende.  Quindi  , 
secondo  il  prescritto  dai  Sacri  Canoni,  e dalle 
Apostoliche  Costituzioni,  è soggetto  altresì  agli 
Ordinarii  , nelle  cui  Diocesi  sono  le  Case  del- 
1’  Instituto. 

2.  Capo  e centro  dell’  Instituto  è una  Supe- 
riora Generale  , dalla  quale  in  tutto  è regolato 
e governato. 

3.  La  Superiora  Generale  è coadiuvata  nel 
suo  ufficio  da  quattro  Suore,  le  quali  si  appellano 
Assistenti  della  Superiora  Generale.  Queste  ven- 
gono elette  nel  Capitolo  Generale.  Una  di  queste 
verrà  dalla  Generale  prescelta  a rappresentarla, 


— 91  - 

e tener  le  sue  veci  ; e sarà  chiamata  Vicaria. 
A queste  si  aggiunge  una  Cancelliera. 

4.  La  Superiora  Generale  con  le  Assistenti 
e la  Cancelliera  Generale  formano  il  Capitolo 
privato  dell’  Instituto. 

5.  Il  voto  di  questo  privato  Capitolo  è me- 
ramente consultivo,  e non  deliberativo.  Laonde, 
proposto  che  abbiano  il  parer  loro  , debbono 
lasciare  in  piena  facoltà  della  Superiora  Gene- 
rale , il  prendere  quella  determinazione  , che 
giudicherà  nel  Signore  di  maggior  gloria  di  Dio, 
e di  maggior  bene  dell’  Instituto. 

6.  Sebbene  poi  la  Superiora  Generale  abbia 
ogni  facoltà  di  determinare  ciò,  che  nel  Signore 
giudicherà  più  spedienle  al  vantaggio  dell’  In- 
stituio  , e delle  Sorelle  , non  solo  senza  udire 
il  parere  delle  Assistenti,  ma  eziandio  diversa- 
mente  dalla  loro  opiuione;  conluttociò  ricerchi, 
ed  accetti  volentieri  i consigli  delle  medesime  ; e 
ne  faccia  gran  conto. 

7.  Oltre  il  Capitolo  privato  della  Superiora 
Generale,  vi  sarà  il  Capitolo  Generale.  Questo 
Capitolo  viene  costituito  dalla  Superiora  Gene- 
rale , dalle  sue  quattro  Assistenti,  dalle  Supe- 
riori Provinciali,  da  dieci  Consigliere, e dalla  Can- 
celliera Generale. 


— 92  — 

8.  Il  Capitolo  Generale  si  celebra  ad  ogni 
quinqennio  ; e,  per  quanto  le  circostanze  non 
lo  impediscano , si  convoca  , e conviene  nella 
Casa  Primaria  dell’  Iustituto.  Esso  è ordinato  a 
trattare  i negozii  più  gravi , e rilevanti  dell’  In- 
stituto  , ed  a promuovere  la  regolar  disci- 
plina. 

9.  Rappresentandosi  dal  Capitolo  Generale 
l’ Iustituto,  le  sue  deliberazioni  hanno  forza  di 
legge  ; ed  obbligano  eziandio  la  Superiora  Ge- 
nerale. 

10.  Il  Capitolo  Generale  elegge  a suo  tempo, 
o conferma,  la  Superiora  Generale,  le  quattro 
Assistenti  di  lei  , e le  dieci  Consigliere. 

11.  L’Instituto  è distribuito  in  Provincie,  ed 
in  Case.  Ad  erigere  e fondare  una  Provincia, 
come  pure  una  Casa  di  Noviziato,  si  deve  ri- 
correre alla  Santa  Sede;  e nel  chiederne  la  fa- 
coltà si  deve  esporre  essere  in  pronto  tutto  ciò, 
che  viene  prescritto  dai  Sacri  Canoni  per  la  ere- 
zione, e fondazione  di  nuove  Provincie  , e di 
nuove  Case  di  Noviziato.  Attendasi  però  di  non 
moltiplicare  Case  di  Noviziato  senza  necessità. 

12.  Ogni  Provincia, ed  ogni  Casa  ha  da  avere  la 
sua  rispettiva  Superiora. La  Provinciale  sarà  eoa- 


— 93  — 

diuvata  nel  governo  della  sua  Provincia  da  quat- 
tro Consigliere:  delle  quali  una  sarà  da  lei  scelta 
a sua  Vicaria:  ed  ogni  Superiora  Locale  avrà  an- 
cor essa  la  sua  Vicaria.  La  scelta  della  Vicaria 
di  ogni  Provinciale  non  avrà  effetto,  se  non  dopo 
ottenutane  l’ approvazione  della  Superiora  Ge- 
nerale.Dove  sarà  necessario,  avrà  pure  ogni  Su- 
periora la  sua  Cancelliera. 

13. 11  nominare  e l’eleggere  le  Superiore  Pro- 
vinciali, e le  Locali,  come  pure  le  Consigliere,  e 
Cancelliere  in  ogni  Provincia,  e la  Vicaria  delle 
Superiori  Locali,  c le  Maestre  delle  Novizie  ap- 
partiene alla  Superiora  Generale. 

14  L’  amministrazioue  dei  beni  mobili  , ed 
immobili  di  tutto  1’  Instituto  è affidata  alla  Su- 
periora Generale. 


IL 

DELLA.  SUPERIORA  GENERALE 

1.  La  Superiora  Generale  viene  eletta  dal 
Capitolo  Generale,  nel  modo  che  sarà  poi  detto. 
Essa  dura  nel  suo  ufficio  dieci  anni , passati  i 
quali,  se  così  richiedesse  il  bene  dell’Instituto, 


— 94  — 

potrà  essere  confermata  per  un  altro  decennio: 
e cosi  di  decennio  in  decennio.  A confermare 
però  nel  suo  ufficio  la  Superiora  Generale,  ri- 
chiedesi  la  facoltà,  ed  il  beneplacito  della  Santa 
Sede  Apostolica. 

2.  La  Superiora  Generale  dovrà  essere  Pro- 
fessa da  dieci  anni;  e secondo,  le  canoniche  pre- 
scrizioni , dovrà  aver  compito  il  quarantesimo 
anno  di  età.  Che  se  il  maggior  bene  dell’lnsti- 
tuto  richiedesse  che  fosse  eletta  una  di  età  più 
giovane  , si  potrà  fare  , purché  compito  abbia 
l’anno  trentesimo  di  età,  ed  il  quinto  di  pro- 
fessione religiosa. 

3.  La  Superiora  Generale  dell’Instituto  delle 
Figlie  di  Maria,  sia  ben  compresa  dell’impor- 
tanza del  suo  difficile  officio,  e della  gravezza 
de’suoi  doveri.  Dessa  è rappresentante  di  Dio, 
depositaria,  e custode  dello  spirito  dell’  Insti- 
tuto,  che  le  venne  affidato  da  un  Dio  Giustis- 
simo, e però  deve  conservarlo  nella  sua  integri- 
tà, altrimenti  ne  dovrà  rendere  al  medesimo  Id- 
dio un  conto  strettissimo,  e rigorosissimo.  Sia 
però  forte,  e magnanima  nell’  intraprendere  le 
cose  a gloria  di  Dio,  vigilante  e sollecita  nel 
condurle  a termine , discreta  e prudente  nel 


— 95  — 

maneggio  degli  affari,  mite  insieme  e grave  nel 
governo  delle  persone , libera,  per  quanto  sia 
possibile,  da  ogni  affetto  disordinato,  che  possa 
preoccupare  il  retto  giudizio  della  ragione.  Dessa, 
come  Capo  di  tutto  l’Instituto,  deve  tutte  precedere 
coll’esempio,  ed  essere  lo  specchio  di  ogni  virtù,  e 
specialmente  della  umiltà  e carità.  Che  però 
Essa  più  delle  altre  ha  necessità  di  procurare 
e conservare  in  sè  la  più  intima  unione  con 
Dio,  per  sostenersi  sempre  invariabile  nello  spi- 
rito , non  solamente  a vantaggio  di  sè  mede- 
sima; ma  altresì  pel  buon  regime  di  tutto  l’In- 
stituto , affinchè  ne  risulti  un  cuor  solo  ed 
un’  anima  sola. 

4.  È officio  della  Superiora  Generale,  sotto 
la  immediata  dipendenza,  ed  obbedienza  del  Ro- 
mano Pontefice,  ed  ancora  degli  Ordinarii,  a te- 
nore delle  Apostoliche  Costituzioni,  di  governare 
tutto  l’Instituto  secondo  lo  spirito  delle  Costi- 
tuzioni. Al  qual  fine  Essa  ha  tutta  l’autorità 
necessaria. 

5.  Spetta  pertanto  alla  Superiora  Generale 
ammettere  le  Postulanti  alla  prima  pruova,  ed 
alla  Vestizione,  e le  Novizie  alla  Oblazione,  e 
quindi  alla  Professione.  2.  Di  licenziare  quei 


— 96  — 

soggetti,  cbe,  dopo  le  praove  di  loro  fatte,  non 
riescono  opportuni  per  l’Instituto.  3.  Di  desti- 
nare le  Sorelle  a questa  o quella  casa,  e tra- 
slocarle, quando  e come  meglio  giudicherà  nel 
Signore.  4-  Di  fondare  nuove  case , e di  chiu- 
dere, per  giusti  molivi,  le  già  fondate.  5.  Di 
nominare, e di  eleggere  la  Cancelliera  Generale, 
le  Superiore  Provinciali,  e le  loro  quattro  Con- 
sigliere, e la  rispettiva  Cancelliera,  e di  appro- 
vare la  Vicaria,  cui  la  Provinciale  si  sarà  eletta 
a rappresentarla:  le  Superiori  Locali,  e le  loro 
Vicarie  : le  Maestre  delle  Novizie  : e tutte  le 
altre  Officiali.  6.  Di  proporre  al  Capitolo  Gene- 
rale le  Sorelle  eleggibili  all’ufficio  di  Assistenti, 
o di  Consigliere  Generali.  7.  Di  deporre  dagli 
ufficii  le  Sorelle  trovate  colpevoli , o incapaci. 
8.  Di  visitare  tutte  le  Case  dell’Instituto  e per 
conoscerne  l’andamento,  0 per  toglierne  qualun- 
que abuso  vi  si  fosse, per  avventura,  introdotto. 
Che  se  non  possa  fare  in  persona  una  tal  visita 
potrà  eleggere  , e delegare  in  sua  vece  o una 
delle  sue  Assistenti  , 0 una  Madre  Provinciale, 
od  una  delle  dieci  Consigliere.  9.  Di  ammini- 
strare i beni  deU’Inslitulo:  una  tale  amministra- 
zione la  esercita  per  mezzo  della  Cancelliera 


— 97  — 

Generale.  10.  Di  convocare,  ai  suoi  tempi,  ed 
anche  staaordinariamente,  il  Capitolo  Generale. 

6.  Nel  proporre  che  la  Superiora  Generale 
farà  al  Capitolo  Generale  le  Sorelle  eleggibili 
all’  ufficio  di  ‘Assistenti,  e Consigliere  Generali, 
Ella  esibirà  al  Capitolo  suddetto  un’  elenco  di 
di  non  meno  di  trenta  Sorelle,  che  giudicherà 
più  idonee  ; tra  le  quali  comprenderà  ancora 
sé  stessa.  In  tale  elenco,  presso  al  nome  e co- 
gnome della  Sorella  eleggibile,  sarà  bene  notare 
gli  anni  della  età,  e della  professione  religiosa  di 
ognuna;  la  Provincia,  cui  appartiene;  e gli  ufficii, 
che  ha  esercitati. 

7.  A meglio  riuscire  in  tante,  e si  svariate 
incumbenze  la  Superiora  Generale  consulti  spesso 
il  suo  privato  Capitolo;  e nei  casi  più  gravi,  ri- 
cerchi eziandio  il  parere  del  Capitolo  Gene- 
rale. E sebbene  rimanga  sempre  libera  a risol- 
vere ciò,  che  meglio  giudicherà  nel  Signore; 
contuttociò,  trattandosi  di  fondar  nuove  Case,  di 
fare  contratti,  o alienare  beni,  o contrarre  de- 
biti, dovrà  non  solamente  richiedere  il  consiglio, 
ma  ottenere  il  consenso  del  suo  Capitolo,  salva 
sempre  l’approvazione  del  proprio  Vescovo  per 
riguardo  ai  contratti,  ed  il  beneplacito  della  S. 

7 


— 98  - 

Sede  per  la  fondazione  delle  Provincie,  e delle 
Case  di  Noviziato,  e per  l’alienazione  dei  beni, 
e per  contrarre  debiti. 

8.  Dovendo  aprir  Case  di  Noviziato,  la  Su- 
periora Generale  scelga  quelle  città,  in  cui  l’In- 
stituto  possa  sostenersi  con  decoro  nel  proprio 
spirito,  e nelle  proprie  leggi , onde  le  Novizie 
lo  abbiano  a conoscere  nel  suo  vero  essere,  e 
nel  suo  lutto  , per  saperlo  pregiare,  ed  amare 
quanto  è dovere.  Abbia  ancora  in  mira  la  Ge- 
nerale , che  i Noviziati  siano  aperti  in  quelle 
città , ove  non  possono  mancare  tutte  quelle  ri- 
sorse tanto  spirituali,  che  corporali,  delle  quali 
le  Case  di  Noviziato  hanno  vero  bisogno. 

9.  Vada  molto  a rilento,  e con  molta  pru- 
denza e cautela  nell’intraprendere  litigi,  e solo 
spintavi  da  inevitabile  necessità,  sul  riflesso  che 
le  sostanze  dei  poveri  non  devono  poi  essere 
ingiustamente  rapile. 

10.  Abbia  sempre  solt’occhio,  e più  nel  cuo- 
re tutto  l’instituto.  Procuri  di  ben  conoscere 
tutte  le  sue  flglie,  e si  tenga  con  esse  in  com- 
municazione , e se  ne  informi  spesso  , e per 
minuto,  quanto  bisogna,  per  poterle  opportu- 
namente ajutare,  e destinare  a quella  Casa,  e a 


— 99  — 

quell’ufficio,  che  sia  di  maggior  bene  loro  spi- 
rituale, e dell’Instiluto. 

11.  Di  tutte,  e di  ciascuna  Sorella  deve  aver 
cura,  ed  adoperi  maggior  compassione  per  le  più 
difettose  : ma  le  mire  speciali,  e le  cure  maggiori 
della  Generale  siano  rivolte  alle  Maestre  dei 
Noviziati,  ed  a tutte  le  Superiore.  Ispiri  loro 
quella  viva  fede,  e ferma  fiducia  in  Dio,  che 
le  renda  animose  e prudenti,  operose  e caute, 
pazienti  e longanimi  che  nella  tribolazione  so- 
stiene, e umilia  nella  prosperità.  Tengasi  con 
esse  in  communicazione,  e le  vada  istruendo,  ed 
informando  perfettamente  nel  vero  spirito  del- 
l’Instituto.  E siccome  il  buon  andamento  delle 
Case  , nella  massima  parte  dipende  dalle  Supe- 
riore, nomini  la  Generale  a quest’ufficio  soltanto 
quelle  Sorelle,  che  ne  sono  degne,  e eapaci.  Non 
giova,  che  anzi  nuoce  l’avere  ingegno  e col- 
tura, se  và  disgiunto  dallo  spirito  di  umiltà. 
Una  Superiora  deve  essere  fornita  di  quella  pru- 
denza e discrezione,  che  sono  Teffetto  della  gra- 
zia, e direzione  dello  Spirito  di  Dio. 

12.  Procuri  con  ogni  mezzo  di  mantenere 
in  tutte  le  Sorelle  vivo  lo  spirito  di  mortifica- 
zione , di  obbedienza,  di  semplicità,  e carità, 


— 100  — 

come  punti  essenzialmente  ueccssarii  a formare 
una  figlia  di  Maria  compita  in  sè,  e di  grande 
utile  per  il  prossimo.  Si  adoperi  efficacemente  per 
tenere  le  Sorelle  strettamente  unite  alle  rispettive 
Superiore,  dalle  quali  devono  immediatamente 
dipendere,  come  da  quelle,  che  la  rappresentano: 
ed  in  questo  sia  mite  insieme  e fortissima. 

13.  Nelle  visite  , ebe  farà  alle  Case  dell’  In- 
soluto , ascolti  in  prima  la  Superiora  Locale,  e 
la  Vicaria,  e quindi  tutte  le  Sorelle,  perchè  per 
conoscer  bene  la  verità,  e giudicar  rettamente,  è 
necessario  esaminar  tutte  le  parti  ; non  dia  subito 
piena  fede  a ciò  , che  le  verrà  rapportato  , spe- 
cialmente se  con  grande  calore,  e copia  di  parole: 
ma  senza  disprezzar  nulla,  tutto  ponga  ad  esame, 
e non  si  muova  a penitenziar  le  Sorelle  accu- 
sate, senza  averle  dapprima  ben  sentite,  ed  esa- 
minate. Custodisca  golosamente  sotto  segreto  le 
cose  communicatele  in  confidenza  dalle  Sorelle, 
c non  se  ne  valga,  in  modo  che  restino  com- 
promesse , nemmeno  per  impedire  un  male,  o 
procurare  uu  bene  , se  colei  che  confidò  , non 
vi  acconsente  liberamente. 

14.  Non  affidi  gli  officii  più  importanti  con 
preferenza  a quelle  Sorelle,  che  si  mostrano  più 


- 101  — 

sensibilmente  fervorose  ; non  essendo  queste 
sempre  le  più  robuste  di  spirito  : ma  osservi 
se  abbiano  dato  sufficienti  pruove  di  essere  bene 
informate,  ed  investile  dello  spirito  dell’Inslituto, 
e ben  comprese  della  necessità  di  sostenerne 
con  ogni  impegno  le  massime.  Osservi  se  in 
esseè  profonda, e sincera  l’umiltà, e la  obbedienza, 
che  tirano  l’anima  ad  amare  la  propria  abbiezione, 
attenda  se  la  loro  carità  è pura  , generosa  , 
discreta  , e se  possiedano  sodezza  di  giudizio,  e 
di  virtù  , e che  siano  guidate  da  una  cristiana 
prudenza  , accompagnata  da  una  religiosa  sem- 
plicità. 

15,  A mantenere  poi  la  tanto  necessaria  uni- 
tà nell’  Instituto  , specialmente  tra  1’  America 
e l’ Italia  , si  studii  la  Superiora  Geuerale  di 
traslocare  vicendevolmente  le  Sorelle,  cioè  invi- 
ando all’  America  delle  Italiane,  e chiamando  in 
Italia  delle  Americane. 

16.  Poiché  la  Superiora  Generale  può  man- 
care ai  vivi  anche  improvisamente,  sarà  bene  che 
appena  eletta  all’  ufficio  di  Generale  nomini  per 
iscritto  in  una  scheda  da  lei  suggellata  , e da 
custodirsi  poi  nel  suo  scrigno  particolare,  quella 
tra  le  sue  Assistenti,  che  giudicherà  nel  Signore 


— 102  — 

idonea  a governare,  in  caso  di  sua  morte,  V In- 
stituto  in  qualità  e con  titolo  di  Vicaria  Generale, 
sino  alla  elezione  della  nuova  Superiora.  In  qua- 
lunque tempo  poi  sia  stata  dalla  Generale  scritta 
questa  nomina,  si  conservi  sempre  segreta,  e non 
si  apra  la  scheda,  se  nondopo  la  morte  di  lei. 
Se  poi  avvenisse  detta  morte,  senza  che  fosse 
stata  dalla  Generale  nominata  quale  tra  le  As- 
sistenti debba  governar  l’Instituto,  sino  alla  ele- 
zione della  nuova  Superiora  , in  questo  caso  le 
Assisteuti  sceglieranno  nna  tra  loro  ad  essere 
Vicaria  Generale  dell’  Instituto.  Finché  però  la 
Generale  è in  vita  , fosse  anche  colpita  da  ma- 
lattia, che  la  rendesse  affatto  impotente  a go- 
vernar l’ Instituto  ; il  governo  resterà  in  mano 
di  quella  tra  le  Assistenti  , che  già  dalla  Gene- 
rale medesima  fu  eletta  a sua  Vicaria. 

17.  Sarà  finalmente  dovere  della  Superiora 
Generale  , di  trasmettere  in  ogni  triennio  alla 
Sacra  Congregazioue  de’  Vescovi  e Regolari  la 
relazione  dello  stato  materiale,  personale,  di- 
sciplinare, ed  economico  dell’ Instituto. 


- 103  - 


III. 

DELLE  ASSISTENTI 
DELLA  SUPERIORA  GENERALE 

1.  Alla  Superiora  Generale  si  danno  quattro 
Assistenti , che  vengono  elette  dal  Capitolo  Ge- 
nerale tra  i membri,  che  lo  compongono,  a plura- 
lità di  voti.  Desse  costituiscono  il  Consiglio 
privato  della  Superiora  Generale}  ed  unite  colla 
medesima  costituiscono  il  Capitolo  privato  del- 
l’ Insiituto. 

2.  Le  Assisteuli  durano  nell’  ufficio  cinque 
anni } ma  potranno  essere  dal  Capitolo  Generale 
confermate  di  quinquennio  in  quinquennio. 

3.  Mancando  per  morie  alcuna  delle  Assi- 
stenti , la  Superiora  Generale  unitamente  alle 
Assistenti  superstiti,  nominano  altra  Sorella  pro- 
fessa, che  faccia  le  veci  della  Defonta  fino  alla 
nuova  elezione  da  farsi  dal  Capitolo  Generale. 

4.  Le  Assistenti  rappresentano  T Instituto 
presso  la  Generale,  contutto  ciò  esse  non  han- 
no autorità  , e giurisdizione  alcuaa  nell’  Insti- 
tuto  medesimo  : occuperanno  soltanto  i primi 


— 104  — 

posti  di  precedenza  in  ogni  luogo  dopo  la  Superio- 
ra Generale.  Elle  sono  date  alla  Superiora  Ge- 
nerale in  aiuto  nel  disimpegno  del  suo  gravissimo 
ufficio  , e dei  molteplici  suoi  doveri.  Però  il 
loro  compito  principalissimo  òdi  essere  sempre 
pronto,  e premurose  di  aiutarla  con  l’opera,  e co.T 
consiglio  loro, affinchè  ogni  cosa  riesca  di  maggior 
gloria  diDio,e  di  maggior  vantaggio  dell’Institu'o. 
A tale  effetto  debbono  essere  molte  assennate, 
discrete, attive,  prudenti,  umili,  ubbidienti^  ge- 
lose del  segreto  in  modo,  da  non  far  conoscere, 
e penetrar  nulla  di  ciò,  che  verrà  loro  confidato 
dalla  Generale,  sia  che  riguardi  l’Institulo,  sia 
che  riguardi  i membri,  che  lo  compongono. 

5.  Richieste  che  siano  dalla  Superiora  Genera- 
le del  loro  parere,  ciascuna,  dopo  di  aver  doman- 
dato internamente  lume  al  Signore,  esponga  con 
sommessione  si,  ma  candidamente  e liberamente, 
il  proprio  sentimento  , come  meglio  giudica  nel 
Signore,  non  avendo  altro  in  mira, che  la  gloria 
di  Dio,  ed  il  bene  vero  dell’  Instituto.  Avvertano 
però  , che  se  il  tacere  il  proprio  sentimento 
creduto  giusto  innanzi  a Dio,  per  umani  riguardi, 
o per  falsa  umiltà  , sarebbe  un  maucar  forte- 
mente al  proprio  dovere,  e tradire  l’officio,  che 


— 105  — 

é commesso  : così  il  voler  sostenere  il  proprio 
sentimento  a preferenza  dell’altrui,  sarebbe  un 
usurparsi  quell’autorità,  che  non  compete.  Siano 
però  sempre  e docili  e sommesse. 

6.  Usino  grandi  riguardi  verso  le  Superiore 
Provinciali,  ed  anche  verso  le  Locali,  ne  tutelino 
1’  autorità,  e si  diano  tutta  la  premura  di  farle 
amare,  rispettare,  ed  ubbidire  da  tutte. 

7.  Le  Assistenti  si  tengano  bene  unite  alla’ 
Superiora  Generale  , come  a Capo  di  tutto 
1’  Inslilulo.  Nutrano  per  essa  sinceri  sentimenti 
di  amore  , di  deferenza,  di  stima,  e di  perfetta 
sommessione  , in  guisa  che  questa  unione  sia 
esternamente  palese,  e si  conosca  da  tutte  le 
Sorelle  , e serva  di  esempio  , conciliando  alla 
Generale,  autorità,  riverenza, ed  affezione  sempre 
maggiore. 

8.  Si  guardino  dal  giudicare,  o che  sarebbe 
anche  peggio,  dal  criticare,  e biasimare  l’operato 
dalla  Superiora  Generale:  ma  sottomettendo  il 
proprio  giudizio  a quello  di  chi  debbono  con- 
siderare come  più  illuminata  di  sé,  facciano  si, 
che  alle  Sorelle  tutte  riesca  giusto,  e gradito, 
quanto  alla  Generale  piacque  di  ordinare. 

9.  Siccome  le  Assistenti  sono  le  prime  fra 


— 106  — 

tutte , dopo  la  Superiora  Generale  ; così  si 
facciano  a tutte  specchio,  e modello  nella  pratica 
delle  più  sode  virtù. 

10.  Nel  caso  , che  Dio  noi  permetta  , che 
alcuna  delle  Assistenti  non  bene  si  diportasse  nel 
disimpegno  della  sua  carica,  la  Supcriora  Gene- 
rale, d’  accordo  col  suo  privalo  consiglio,  potrà 
sospenderla  dall’officio.  Quindi  ne  informerà  il 
Capitolo  Generale,  cui  spetta,  unitamente  alla 
Superiora  Generale,  prendere  sul  proposito  quei 
provvedimenti,  che  verranno  riputati  migliori. 

IV. 

DELLE  SUPERIORE  PROVINCIALI 

1.  Le  Superiore  Provinciali  si  eleggono  , 
terminato  il  Capitolo  Generale,  dalla  Superiora 
Generale , cui  esse  hanno  a rappresentare  nella 
Provincia  affidata  al  loro  governo. 

2.  Rammentino  le  Superiore  Provinciali  che 
ad  esse  viene  dalla  Generale  communicala  una 
parte  della  sua  autorità  a solo  fine  di  ben  rego- 
lare leCase  edOpere deH’Insti luto  nella  Provincia 
loro  commessa  , a tenore  delle  Costituzioni  , e 
delle  disposizioni  date  dalla  Generale. 


— 107  — 

3.  Però  le  Superiore  Provinciali  sono  di- 
pendenti dalla  Generale,  ed  a lei  sono  responsabili 
della  loro  condotta,  e del  loro  governo.  Quindi 
non  solamente  debbono  alla  Superiora  Generale 
rimettere  la  decisione  delle  cose  di  maggior  rilie- 
vo; ma  debbono  essere  in  continua  communica- 
zionecon  la  medesima,  informandola  minutamen- 
te di  ogni  cosa  ; e specialmente  delle  qualità, 
abilità,  virtù  di  ciascuna  Sorella  in  particolare, 
si  che  la  Generale  ne  abbia  piena  cognizione,  e 
possa  servirsene  all’uopo,  conforme  alla  carità, 
ed  alla  prudenza.  Oltre  poi  queste  informazioni 
private  per  via  di  lettere  ; ad  ogni  triennio  le 
trasmetterà  una  relazione  complessiva  dello  Stato 
materiale,  personale,  disciplinare,  ed  economico 
di  tutta  la  sua  Provincia. 

4.  Ogni  Provinciale  avrà  quattro  Consigliere 
nominale  dalla  Superiora  Generale,  le  quali  ab- 
biano a giovarla  di  aiuto,  e di  consiglio  nel 
disimpegno  dell’  importante  suo  ufficio.  Una  tra 
queste  sarà  da  lei  eletta,  col  nome  di  Vicaria, 
a rappresentarla  secondo  le  occorrenze.  Questa 
Vicaria  non  entra  nell’  esercizio  del  suo  ufficio, 
se  non  dopo  ottenutane  l’approvazione  della  Su- 
periora Generale. 


— 108  - 

5.  Sebbene  poi  la  Provinciale  non  sia  tenuta 
a seguire  il  parere  delle  sue  Consigliere:  non- 
dimeno ne  deve  fare  conto;  e deve  ricercarlo 
sempre  nelle  cose  di  maggiore  importanza.  Ed 
informando  poi  la  Superiora  Generale  della  de- 
liberazione, che  vuol  prendere,  la  renda  consa- 
pevole della  diversa  opinione  avuta  in  proposito 
dalle  sue  Consigliere,  ed  il  motivo,  per  cui  giu- 
dica di  allontanarsene,  rimettendone  a lei  la  de- 
cisione. 

6.  Spelta  alla  Provinciale  nella  sua  rispet- 
tiva Provincia  ammettere  le  Postulanti  alla  pri- 
ma pruova  , e determinarne,  secondo  le  circo- 
stanze, la  dote:  ammettere  dopo  la  pruova  alla 
Vestizione;  e dopo  il  Noviziato  alla  Oblazione,  e 
quindi  alla  Professione:  come  pure  il  differire, 
per  quel  tempo,  che  giudicherà  nel  Signore  ,o  la 
Vestizione,  o la  Oblazione,  o la  Professione  a 
quella  religiosa,  nella  quale  si  desiderassero  più 
sicure  pruove  di  virtù. 

7.  Alla  Provinciale  pure  spelta  il  destinare 
le  Sorelle  a sè  soggette  a questa  o quella  Casa, 
od  Opera  della  sua  Provincia,  secondo  che  giu- 
dicherà di  maggior  gloria  di  Dio,  e profitto  spi- 
rituale delle  sue  suddite.  Inoltre  1’  assegnare  a 


— 109  — 

ciascuna  il  determinato  ufficio  da  esercitare,  e 
di  cambiarglielo  in  altro. 

8.  E altresì  dovere  di  ogni  Provinciale  di 
conoscere  minutamente  il  procedere  di  tutte  e 
singole  le  Sorelle  della  sua  Provincia,  affine  di 
poterne  con  certa  scienza  informare  la  Superiora 
Generale.  Però  ogni  Provinciale  ha  da  essere  in 
continua  relazione  con  le  Superiore  Locali  da  lei 
dipendenti.  Deve  pure  attendere  che  tutte  adem- 
piano esattamente,  e con  comune  cdiGcazione  i 
doveri  del  proprio  ufficio. 

9.  Procuri  eziandio  con  ogni  diligenza  non 
solamente  che  in  ogni  Casa  deH’Instituto  sotto- 
posta al  suo  governo  si  osservino  le  Costitu- 
zioni ; ma  ancora  che  ognuna  di  dette  Case  sia 
sufficientemente  provveduta  di  tutti  i mezzi  ne- 
cessarii  per  sostenere  decorosamente  l’ Instituto 
medesimo  ; e somministrare  alle  Sorelle  tutto 
l’occorrente  ai  bisogni  della  vita,  e dei  loro  mi- 
nisteri. 

10.  Sianle  sommamente  a cuore  i Collegii, 
le  Scuole,  gli  Ospizi!,  gli  Ospedali  , e tutte  le 
altre  Opere  , si  che  in  tutte  si  eserciti  quella 
carità,  ed  attività,  che  deve  risplendere  nelle  fi- 
glie di  Maria.  E con  ogni  sollecitudine  nel  Si- 


— 110  — 

gnore  diasi  premura  , perché  le  giovinette  affi- 
date alla  educazione  dell’  Instituto  sieno  retta- 
mente e sodamente  ammaestrate  nella  morale  e 
civile  istituzione,  da  riuscire  ottime  cristiane , 
e buone  madri  di  famiglia. 

11.  Vigili  assiduamente  soprale  Superiore 
Locali  delle  Case,  ed  Opere  della  sua  Provincia. 
E però  prudentemente  procuri  di  avere  sicure 
informazioni  della  loro  condotta,  e del  loro  go- 
verno. Non  cessi  poi  dall’  esortarle  caldamente 
ad  usare  carità  e mansuetudine  con  le  loro  sud- 
dite; e ad  essere  molto  amorevoli  nell’aver  cura 
della  loro  sanità,  e provvederle  sufficientemente 
di  quanto  abbisognino. 

12.  Nel  caso  che  qualche  Superiora  Locale 
prima  di  compiere  il  tempo  determinato  al  suo 
ufficio  o per  morte,  o per  malattia,  o per  altra 
impotenza  ed  inabilità  avesse  a cessare  dal  go- 
verno della  Casa,  la  Provinciale  nominerà,  e co- 
stituirà altra  a supplirne  provvisoriamente  le 
veci  , finché  dalla  Generale  venga  nominata  la 
nuova  Superiora. 

13.  A tempo  congruo  avvisi  la  Superiora 
Generale  del  terminarsi  il  triennio  di  questa  o 
quella  Superiora  Locale.  E potrà  pure  alla  me- 


— Ili  — 

dcsima  proporre  quelle  tra  le  Sorelle,  le  quali 
giudicasse  idonee  al  governo  di  questa  o di 
quella  Casa,  ed  Opera. 

14.  Visiti  ogni  anno  le  Case  dell’  Instituto 
poste  nella  sua  Provincia , ed  esamini  attenta- 
mente, se  é mantenuto  nel  suo  pieno  vigore  lo 
spirito  dell’  Instituto:  osservi  se  vi  siano  abusi 
da  rimuovere,  od  altro,  che  meriti  provvedi- 
mento: e quindi  ne  faccia  esatta  relazione  alla 
Generale , perché  tutto  esamini , ed  a tutto 
provveda. 

15.  Nelle  visite  annuali  delle  Case  della  sua 
Provincia  abbia  molto  a cuore  di  esortar  tutte 
le  Sorelle  alla  pratica  delle  più  sode  virtù  , e 
loro  faccia  ben  conoscere  in  che  questa  consista, 
e di  quelle  specialmente,  che  devono  essere  le 
virtù  caratteristiche  dell’  Instituto  , cioè  a dire, 
l’Umiltà,  la  Carità,  l’Ubbidienza, e la  dipendenza 
in  tutto.  Animi  tutte,  a fare  i più  generosi  sa- 
crifizii  per  la  gloria  di  Dio,  e per  il  bene  vero 
del  prossimo. 

16.  Lasci  finalmente  in  ogni  Casa  bene  im- 
presso negli  animi  delle  Sorelle  l’esempio  di  sue 
virtù,  che  arrecherà  maggior  frutto,  di  quel  che 
possa  la  nuda  dottrina. 


_ 112  - 

17.  Siccome  all’  ufficio  di  Provinciale  ri- 
chiedasi grande  saggezza  e prudenza,  congiunte 
ad  un  vivo  zelo  per  il  bene  dell’Iustituto,  gui- 
dalo da  pari  discrezione,  attività,  e previdenza 
continua:  così  ad  officio  tanto  importante,  ed  a 
carica  di  sì  alto  rilievo  saranno  elette  quelle  tra 
le  Sorelle , le  quali  abbiano  dato  non  dubbie 
pruove  di  soda  virtù  , e di  capacità  non  me- 
diocre. 

18.  Ogni  Provinciale  poi,  finché  dura  nel 
suo  ufficio,  avrà  in  ogni  Casa  di  sua  Provincia 
il  primo  posto  di  onore,  e di  giurisdizione.  Nelle 
altre  Case  poi  fuori  della  Provincia  sua  , avrà  il 
primo  posto  di  onore  innanzi  alle  Superiore  Lo- 
cali, e dopo  le  Assistenti  della  Generale. 

19.  Finalmente  durerà  nel  suo  ufficio  cin- 
que anni;  però,  quante  volte  così  si  giudicasse 
dalla  Superiora  Generale,  potrà  essere  o confer- 
mata a Superiora  della  stessa  Provincia,  o co- 
stituita Provinciale  di  un’altra. 

V. 

DELLA  CANCELLIERE  GENERALE 

1.  La  Cauceliiera  Generale  viene  nominala 
dalla  Superiora  Generale  , dopo  la  elezioue  fatta 


— 113  — 

dal  Capitolo  delle  quattro  Assistenti  , e delle 
dieci  Consigliere.  Dura  nell’  Officio  fino  al 
compimento  del  nuovo  Capitolo  Generale  , 
quante  volte  non  resti  nella  carica  confermata. 
Dessa  è destinata  ad  ajutare  la  Generale  così 
nei  registri  , nelle  notificazioni,  e circolari  ; 
come  nelle  corrispondenze  necessarie  al  governo 
dell’  Instituto. 

2.  Avrà  una  Sotto  Cancelliera,  parimenti 
nominata  dalla  Superiora  Generale.  Detta  Sotto- 
Cancelliera  opererà  dipendentemente  dalla  Can- 
celliera Generale,  dividendo  insieme  le  occupa- 
zioni a norma  delle  disposizioni  date  dalla  Ge- 
nerale. 

3.  La  Cancelliera  Generale  conserva  gli 
scritti,  ed  i documenti  relativi  all’*Instituto,  e 
tiene  regolare  catalogo  di  tutte  le  Case,  e delle 
loro  entrate  , il  catalogo  degl’  Individui  dell’In- 
stituto,  coll’indicazione  delle  Case,  ove  sono,  e 
degli  officii,  che  esercitano;  delle  Postulanti,  che 
entrano,  od  escono  dall’  Instituto.  Tiene  memoria 
delle  cose  notabili,  che  avvengono  nellTnstituto, 
registra  l’epoche  delle  Vestizioni,  Oblazioni,  e 
Professioni  , nota  la  nomina  della  Superiora 
Generale  , come  pure  di  tutte  le  altre  Officiali: 

8 


— 114  — 

scrive  gli  atti  di  morte  delle  Sorelle  , indican- 
done in  breve  le  virtù  , che  praticarono,  e lo 
spirito,  che  possedettero  : e ciò  non  solo  a soave 
rimprovero  delle  tiepide,  e negligenti  ; ma  ancora 
ad  eccitamento  delle  fervorose  , e ad  esempio  di 
tulle. 

4.  Custodisca  gelosamente  l’Archivio  Gene- 
rale deU’Inslitulo,  e procuri  che  in  esso  tutto 
sia  bene  ordinato, e disposto.  In  quello  conservi 
i risultati  annuali  di  (ulte  le  Case  deU’Instituto, 
che  le  verranno  trasmessi  dalle  rispettive  Su- 
periore Locali. 

5.  Dovendo  per  ragioue  del  suo  officio  es- 
sere a parte  di  molti  segreti  riguardanti  l’In- 
stituto  , si  guardi  bene  dall’abusarne  , ma  cu- 
stodisca sotto  rigoroso  sigillo  le  cose  tutte  , 
che  le  verranno  communicale. 

6.  Terrà  la  cassa  dellTnslituto  , e si  sotto- 
scriverà dopo  la  Supcriora  Generale  in  trnti  i 
contratti. 

7.  Riceverà  annualmente  dalle  Superiore  il 
bilaucio  dell’entrata  ed  uscita  di  ciascuna  Casa. 
Da  tutti  questi  particolari  bilanci  la  Cancelliera 
Generale  formerà  il  bilancio  universale  dell’  en- 
trata ed  uscita  di  tutto  lTnstitulo  -,  quale  pre- 


— 115  — 

senterà  alla  Superiora  Generale,  ed  alle  sue  As- 
sistenti, per  poi  collocarlo,  e conservarlo  nell’Ar- 
chivio Generale  deH’lnstitulo. 

8.  La  Cancelliera  Generale  deve  serbare 
intiera  dipendenza  dalla  Superiora  Generale. 
Comandata,  agisca  come  se  fosse  cosa  di  proprio 
suo  divisamelo.  Sia  anche  imparziale  con  tutte 
le  Case:  ma  avvedendosi  che  alcuna  di  queste 
molto  profondesse  nelle  spese,, od  altro  non  neces- 
sario, od  utile,  ne  avverta  subito  la  Generale, per- 
ché accorra  con  pronto  rimedio  ad  impedire  un 
disordine,  che  introdurrebbe  il  rilassamento  della 
regolar  disciplina. 

9.  Ciò  , che  si  è detto  della  Cancelliera  Ge- 
nerale, devesi  intendere  con  le  debite  proporzioni 
delle  Cancelliere  Provinciali, e delle  Locali, quando 
la  Generale  giudicasse  stabilire  la  Cancelliera  an- 
che nelle  Case  particolari.  Tali  Cancelliere  locali 
avranno  cura  di  esiggere,  e riscuotere  in  tempo 
debito  i redditi, e i crediti  della  Casa;  e di  pagare 
tutti  i debiti  , c soddisfare  a tutti  gli  obblighi 
della  Casa  medesima. 

10.  Nelle  Case  però,  ed  Opere,  ove  è ristretto 
il  numero  delle  Sorelle,  la  Superiora,  o la  Vicaria 
potrà  tenere  1’  ufficio  di  Cancelliera. 


— 116  — 

VI. 

DELLE  CONSIGLIERE  GENERILI 

1.  Dicci  sono  le  Consigliere  , delle  Generali, 
perchè  devono  intervenire  al  Capitolo  Generale 
per  dare  il  loro  parere  nei  negozii  , che  in  quello 
si  trattano. 

2.  Le  Consigliere  vengono  elette  dal  Capi- 
tolo Generale  tra  quelle  propone  dalla  Superiora 
Generale:  e come  vengono  nominate  , entrano 
subito  in  officio  : e vi  durano  fino  al  compi- 
mento del  nuovo  Capitolo  Generale , qualora 
non  vengano  confermale. 

3.  A tale  officio  dovranno  eleggersi  quelle 
Sorelle  già  professe,  che  abbiano  le  qualità 
necessarie  per  sostenerlo  con  sodo  bene  dell’In- 
stituto.  Desse  devouo  essere  soprattutto  religiose 
morte  a sè  medesime, e ad  ogni  umano  riguardo: 
che  non  cerchino  , se  non  la  pura  gloria  di  Dio 
in  ogni  cosa.  Studiosi  però  di  conoscere  i soggetti 
che  sono  nell’lnstitulo  ; zelino  l’osservanza  della 
regolar  disciplina  ; e si  consultino  continua- 
mente con  Dio  , nulla  Gdando  sulla  propria 
prudenza. 


— 117  — 

4.  Le  Consigliere  non  solo  nel  Capitolo 
Generale  daranno  il  loro  parere  ; ma  sibbene 
ogni  volta  , che  di  questo  verranno  richieste 
dalla  Superiora  Generale, a cui, come  nel  Capitolo, 
dopo  di  aver  ben  consultata  la  cosa  con  Dio  , 
dovranno  con  sommessione  si  , ma  con  schiet- 
tezza, e senza  umani  riguardi  , palesare  il  pro- 
prio sentimento  , come  lo  vedranno  innanzi  a 
Dio.  Non  dovranno  però  mai  sostenerlo  con 
troppo  di  energia  : ma  rimettersi  sempre  al 
divisamente  di  chi  , devesi  ragionevolmente 
credere  più  illuminata  di  loro. 

5.  Durante  il  Capitolo  Generale  , le  Consi- 
gliere saranno  preferite  a tutte  della  Casa,  ove 
quello  si  celebra  , rappresentando  Esse  , unita- 
mente alla  Generale  , Assistenti  e Provinciali  , 
tutto  1’  Istituto  : fuori  però  di  quel  tempo  non 
avranno  tra  le  Sorelle  distinzione  veruna. 

6.  Se  alcuna  delle  Consigliere,  non  si  por- 
tasse a dovere  nell’esercizio  del  suo  officio  , o 
non  addimostrasse  una  condotta  irreprensibile, 
ed  esemplare , la  Superiora  Generale  potrà  so- 
spenderla dall’officio  a tempo  determinato  , ed 
anche  deporla  : nel  qual  caso  la  medesima  Su- 
periora Generale  col  voto  delle  quattro  Assi- 


— 118  — 

stenti  nominerà  la  nuova  Consigliera,  che  deve 
sostituirla  fino  alla  elezione,  che  se  ne  farà  nel 
Capitolo  Generale. 

7.  Il  numero  delle  Consigliere  non  verrà 
mai  aumentato  : benché  di  molto  si  dilatasse 
rinstitulo. 

VII. 

DELLE  SUPERIORE  LOCALI 

1.  Le  Superiore  Locali  vengono  elette  dalla 
Superiora  Generale,  che  le  investe  della  necessa- 
ria autorità,  per  reggere  le  Case,  ed  Opere  del- 
ibi usti  luto  a norma  delle  Costituzioni. 

2.  Desse  devono  ben  conoscere  1’  importanza 
del  loro  ufficio,  rammentandosi  che  dal  loro  buon 
regime  dipende  in  massima  parte  il  bene  dell’  In- 
stituto,  essendo  chè  questo  fiorirà,  e raggiungerà 
il  nobile  suo  fine, se  saranno  ben  governate  le  Ca- 
se, che  lo  compongono.  Che  però  procuri,  prima 
d’  ogni  altra  cosa,  la  Superiora  che  tanto  il  Con- 
fessore ordinario  della  Casa  , quanto  lo  straordi- 
nario , siano  bene  informati  delle  Costituzioni,  e 
che  bene  approfondiscano  lo  spirito  dell ’Inst italo, 
per  moderare  le  coscienze  a norma  di  quello. 


— 119  — 

3.  Principal  dovere  della  Superiora  si  è di 
vegliare  continuamente  , perchè  si  conservi  nella 
Casa,  ed  Opera  alle  sue  cure  affidata,  puro  e vi- 
goroso lo  spirilo  dell’  Instituto;  che  non  si  intro- 
ducano innovazioni;  che  si  osservino  esattamente 
le  Costituzioni.  Non  cessi  però  mai  di  raccoman- 
dare alle  Sorelle  la  pratica  delle  più  sode  virtù  , 
spiegando  loro  bene  in  che  qneste  consistano,  ed 
insistendo  con  zelo  sulle  virtù  più  proprie  dell’ln- 
stituto  , come  la  santa  Carità  , la  Povertà,  I’  Ub- 
bidienza e Docilità,  l’Umil  tà,e  la  Semplicità. 

4.  Dovendo  le  Figlie  di  Maria  occuparsi 
unicamente  di  Dio  e della  sua  gloria  , e del  bene 
vero  dei  prossimi  , inspiri  loro  un  amor  grande, 
tenero,  e figliale  verso  Dio,  come  ancora  un’  alta 
stima  della  preziosità  dell’  anima  , opera  della 
mano  di  Dio,  e prezzo  del  Sangue  preziosissimo 
di  Gesù  Cristo;  e quindi  le  conforti  , e le  animi  a 
tutti  i sagri Gcii,  che  possono  arrecare  come  gloria 
maggiore  al  Signore  , cosi  salvezza  a tante  ani- 
me , che  abbandonate  a sé  stesse  corrono  alla 
perdizione 

5.  Riceva  con  molta  benignità  dalle  Sorelle 
la  manifestazione  de’  loro  cuori,  e le  istruisca 
ove  ne  conosca  il  bisogno.  Le  accostumi  a te- 


— 120  — 

nersi  unite  strettamente  a Dio,  a sbrigarsi  da 
tante  riflessioni  sopra  di  sé  medesime  , a scuo- 
tersi da  tante  perplessità,  e da  ogni  soverchio 
timore.  Le  riduca  a riposarsi  generosamente 
nell’ubbidienza  , e a confidarsi  sicure  nel  Si- 
gnore, che  mai  manca  a chi  gli  si  abbandona 
con  sincera  Glial  confidenza.  Le  formi,  a corto 
dire  , sciolte  di  spirito  e ferme  nella  pratica 
delle  virtù,  e specialmente  nella  docilità  ed  ub- 
bidienza , e le  avrà  sante,  ed  utili  ai  prossimi. 

G.  E siccome  il  buon  esempio  ha  virtù  più 
efficace  della  parola,  e questa  langue  facilmente, 
ove  quello  manchi  , la  Supcriora  abbia  mollo  a 
cuore  di  precedere  tutte  le  Sorelle  nella  pratica 
delle  virtù  , nell’  osservanza  delle  Costituzioni  , 
nell’adempimento  esatto  de’  suoi  doveri. 

7.  Faccia  tutto  il  possibile  per  trovarsi 
presente  agli  alti  comuni , onde  servire  a tutte 
di  edificazione,  e di  esempio.  In  ogni  suo  ope- 
rare poi  si  guardi'  dallo  spirilo  di  umana  pru- 
denza , che  guasta  sempre,  e rovina  i disegni 
di  Dio  : ma  cammini  con  ogni  semplicità  la  via 
della  virtù  e della  giustizia  , che  conduce  alla 
vita. 

8.  Si  consulti  colla  sua  Vicaria  : ma  più  si 


— 121  — 

tenga  in  continua  comtnunicazione  colla  Madre 
Provinciale,  da  cui  dipenda  per  le  dispense  a 
sè  necessarie  , e cui  renda  esatto  conto  di  sè 
medesima  , della  propria  condotta  , c di  qnella 
delle  Sorelle  , ed  anche  dell’amministrazione,  e 
finalmente  d’ogni  altra  cosa , che  riguardi  la 
Casa,  ed  Opera  a sé  affidale, nulla  decidendo  senza 
il  parere  di  lei. 

9.  Nutra  poi  intimi  sentimenti  del  più  gran- 
de filiale  amore,  e della  più  alta  stima,  e ve- 
nerazione verso  la  Madre  Generale  , ed  insinui 
efficacemente  i medesimi  sentimenti  iu  tutte  le 
Sorelle.  Ad  essa,  come  a capo  di  tutto  l’instituto, 
potrà  in  ogni  sua  occorrenza  ricorrere,  lasciando 
ancora  piena  libertà  alle  Sorelle  tutte  di  scrivere 
tanto  alla  Madre  Generale , che  Provinciale, 
senza  osservare  e leggere  le  lettere,  che  ad  Esse 
s’inviano  , e quelle  che  dalle  predette  Superiore 
si  rimandano  alle  Sorelle. 

10.  Finalmente  visiti  spesso  le  Sorelle  in- 
ferme, e procuri  loro  quei  sollievi,  che  sono,  se- 
condo le  circostanze  indispensabili,  e necessarii. 
Abbia  di  esse  una  cura  speciale  , e tanto  mag- 
giore, se  saranno  mollo  tribolate:  le  consoli,  le 
tranquillizzi,  e le  renda  unite,  e rassegnate  alla 
santa  volontà  del  Signore. 


— 122  — 

11.  Anche  alle  sane  dia  gli  opportuni  riposi, 
e le  necessarie  ricreazioni  : ed  invigili  che  il 
trattamento  e del  vitto  e del  vestito  sia  sano,  e 
proporzionato  alle  fatiche,ed  ai  bisogni  di  ciascu- 
na ; amando  in  ciò  di  aver  sommo  riguardo  a 
chi  per  amor  di  Dio  si  é spogliato  di  ogni  cosa  , 
ed  all’onore  di  Dio  medesimo  adopera  tutte  le 
forze  dell’anima,  e del  corpo.  In  una  parola  ab- 
bia sopra  tutto  a cuore  la  carità  , e la  discre- 
zione. 


Vili. 

DEL  CAPITOLO  GENERALE 

1.  Il  Capitolo  è un  mezzo  forte,  ed  efficace 
per  conservare  nella  nativa  sua  purezza  lo  spi- 
rito dell’Instiluto  , come  è altresì  un  tempera- 
mento posto  all’autorità  della  Superiora  Genera- 
le, ed  anche  un  suo  grande  ajuto,  e sollievo. 

2.  Il  Capitolo  Generale  si  compone  della 
Superiora  Generale  , delle  quattro  Assistenti  , 
delle  Superiore  Provinciali  , delle  dieci  Consi- 
gliere, c della  Cancclliera  Generale. 

3.  Per  la  validità  del  Capitolo  Generale  , 


— 123  — 

oltre  la  legale  intimazione,  sarà  necessario,  che 
non  manchi  oltre  la  quarta  parte  delle  Compo- 
nenti il  Capitolo  medesimo. 

4.  Se  qualche  Capitolare  non  potesse  per 
giustissimi  motivi  ( come  sarebbe  per  causa 
d’infermità,  o di  grande  lontananza)  intervenire 
al  Capitolo,  potrà  per  mezzo  dell’  Ordinario  del 
Luogo  di  sua  dimora,  rimettere  chiusa  e sigil- 
lata la  scheda  dei  voti  per  le  elezioni  , che  po- 
tessero aver  luogo  nel  Capitolo  Generale. 

5.  Il  Capitolo  Generale  dovrà  convocarsi 
ogni  cinque  anni  , e possibilmente  nella  Casa 
Principale  dell’Instituto  , residenza  della  Supe- 
riora Generale  dell’  Istituto. 

6.  II  Capitolo  Generàle,  in  cui  dovrà  eleg- 
gersi la  Superiora  Generale  dell’  Instituto,  sarà 
presieduto  dall’Ordinario  o per  sé,  o per  mezzo 
di  un  suo  Delegato  Ecclesiastico. 

7.  L’autorità  di  convocare  il  Capitolo  Gene- 
rale risiede  nella  Superiora  Generale  , la  quale 
lo  intimerà  per  mezzo  della  sua  Cancelliera  a 
tutti  i Membri  componenti  il  detto  Capitolo  , e 
lo  notificherà  a tutte  le  Case  dell’ Instituto  , sia 


— 124  — 

perchè  in  antecedenza  , come  nel  tempo  della 
celebrazione  del  medesimo,  si  facciano  da  per 
tutto  le  più  vive,  ed  umili  preghiere  al  Signore, 
per  il  felice  risultato  del  medesimo,  sia  perchè 
le  Superiore  Locali  possano  inviare  quelle  osser- 
vazioni , che  crederanno  opportune  per  essere 
ascoltale  dal  Capitolo  Generale. 

8.  La  Superiora  Generale  deH’Institulo  avrà 
sempre  due  voli  attivi. 

9.  Si  darà  principio  al  Capitolo  Generale  , 
col  domandare  umilmente  a Dio,  il  quale  è Sa- 
pienza Infinita,  che  si  degni  assistere  col  superno 
suo  lume  , le  povere  menti  delle  sue  creature 
nello  scorgere  il  retto,  e nel  seguirlo.  Che  però 
tutte  le  Sorelle  riunite  nella  Cappella  della  Casa, 
invocheranno  il  divino  ajuto  col  canto  del  Veni 
Creatore, tc.  e con  la  recita  delle  prescritte  prccied 
orazioni:  quindi  si  porteranno  le  Capitolari  alla 
sala  destinala  per  la  celebrazione  del  Capitolo- 

10.  Nel  Capitolo  Generale  del  decennio,  in 
cui  deve  farsi  la  elezione  della  Superiora  Gene- 
rale , questa  avrà  luogo  prima  di  ogni  altra 
cosa.  Che  però  dopo  che  la  Superiora  Generale 
avrà  ai  piedi  dell’Ordinario  depositato  il  libro 
delle  Costituzioni,  e le  chiavi  , in  segno  di  aver 


— 125  — 

terminato  il  suo  Officio  , ed  avrà  ancora  doman- 
dato umilmente  perdono  all’  Ordinario  prima,  e 
poscia  a tutte  le  Capitolari  del  non  aver  gover- 
nalo 1’  Instituto  nel  modo,  che  si  conveniva,  e 
preso  posto  fra  le  Assistenti  (considerandosi,  du- 
rale il  Capitolo,  come  la  prima  delle  Assistenti 
medesime  con  voto  in  ogni  elezione  ) si  verrà  al- 
la elezione  della  Superiora  Generale  nel  modo 
seguente.  Ciascun  Membro  del  Capitolo  scriverà 
in  una  polizzetta  il  nome  di  quella  Sorella  , 
fornita  delle  qualità  tutte  richieste  dalle  Coslitu- 
zioni,che  intende  eleggere  per  Superiora  Generale 
dell’  Instituto  , e la  deporrà  nell’  urna  a ciò  pre- 
parata, Dopo  ciò  l'Ordinario,  o il  suo  Delegato, 
aprirà  l’urna,  e leggerà  lutti  i nomi  delle  Can- 
didate ; e quella  Sorella,  che  avrà  avuto  due 
terzi  dei  voti  (tanti  richiedendosene  per  l’elezione 
della  Generale^  sarà  1’  eletta. 

1 1.  Se  le  Capitolari  volessero  confermare  per 
altro  decennio  la  Superiora  Generale,  richieden- 
do ciò  il  bene  dell’  Instituto,  ed  avessero  già 
ottenute  all’uopo  le  facoltà  Apostoliche,  che  de- 
vono in  antecedenza  domandarsi  alla  Sanfa  Sede 
dalle  Assistenti , in  questo  caso  dovranno  le  Ca- 
pitolari scrivere  nella  polizzetta  il  nome  dell’  at- 


— 126  — 

tuale  Supcriora,la  quale, avendo  i due  terzideivoti 
richiesti,  verrà  confermata. 

12.  Come  sarà  eletta  la  Superiora  Generale 
dell’  Instituto  , ed  avrà  la  medesima  ai  piedi 
dell’  Ordinario  ricevuta  1’  investitura  di  sua 
autorità,  venendole  dal  medesimo  consegnati  ed 
il  libro  delle  Costituzioni,  e le  Chiavi,  si  porte- 
ranno nuovamente  in  Cappella  tutte  le  Capitola- 
ri, ove  convocate  tutte  le  Sorelle  della  Casa  , 
s’intonerà  1’  Inno  di  ringraziamento  al  Signore 
col  canto  del  Te  Deum  ecc.  colle  prescritte  preci, 
ed  orazioni..  Dopo  ciò  la  Superiora  Generale 
ammetterà  all’  ubbidienza  tutte  le  Sorelle  inco- 
minciando dalle  Capitolari. 

13.  Se  la  Superiora  eletta  non  fosse  presente 
al  Capitolo  , si  dovrà  subito  parteciparle  la 
fatta  elezione,  pregandola  di  portarsi  al  Capitolo 
il  più  presto  possibile  , per  prender  possesso 
della  sua  carica  , e così  proseguire  il  Capitolo 
Generale:  ed  in  questo  caso  si  sospenderà  il  Ca- 
pitolo , aspettando  la  Snperiora.  Ma  perchè  non 
resti  l’Inslituto  nel  frattempo  senza  regime  , la 
prima  delle  Assistenti,  ossia  la  Snperiora  passata 
assumerà  il  governo  provisorio  dell’  Instituto. 
Giunta  poi  la  Superiora  eletta,  e ricevuta  dall’Or- 


— 127  - 

dinario  la  investitura  dell’autorità  , prenderà  for- 
male possesso  , come  si  è detto  all’  articolo 
duodecimo. 

14.  Compita  la  elezione  della  Snperiora  Ge- 
nerale dell’lnstituto,  si  darà  in  appresso  prosecu- 
zione al  Capitolo  , presieduto  dalla  nuova  Supe- 
riora, nel  modo  stesso,  in  cui  dovrà  celebrarsi  ad 
ogni  quinquennio,  quando  non  vi  sarà  la  elezione 
della  Generale  : cioè  nelle  prime  sessioni  si  farà 
diligente,  ed  accurata  indagine  sopra  il  generale 
andamento  di  tutto  l’Institulo , si  osserverà  se 
si  sono  introdotti  abusi,  se  vi  è deterioramento 
nella  disciplina  , e rilassamento  di  spirito,  od 
inosservanza  delle  Costituzioni.  Si  osserverà  an- 
cora , se  la  maggior  gloria  di  Dio,  rispetto  alla 
diversità  de’  tempi,  e de’  luoghi,  esigesse  , che 
in  una  o più  Case  dèi l’Instituto  s’introducessero 
nuove  Opere  di  Carità,  od  altro  di  simil  natura. 
Finalmente  si  ascolteranno  tutte  le  osservazioni 
delle  Superiore  Locali  inviate  al  Capitolo  per 
averle  in  considerazione. 

15.  Dopo  il  diligente  esame  , ed  accurata 
ponderazione  sopra  le  dette  materie  , sarà  pre- 
ciso dovere  del  Capitolo  Generale  di  provvedere 
a tutto;  prescrivendo  gli  opportuni  rimedii  per 


— 128  — 

togliere  gli  abusi , c ravvivare  lo  spirilo  del- 
l’Insti tato,  ove  fosse  scaduto.  Ciò  fatto,  si  pas- 
serà alla  elezione  delle  Assistenti  Generali,  e delle 
Consigliere  Generali.  Ogni  Capitolare,  incomin- 
ciando dalla  Supcriora,  scriverà  in  una  polizzina 
il  nome  della  Sorella,  che  intende  eleggere  per 
Assistente,  e la  depositerà  nell’urna  a ciò  pre- 
parata. Quindi  la  Cancelliera  Generale  leggerà 
tutti  i nomi  segnati  nelle  polizzette  , e quella 
Sorella,  che  avrà  maggior  numero  di  voti , sarà 
la  eletta  per  Assistente. In  simil  guisa  si  proce- 
derà per  la  elezione  della  seconda,  terza,  e quarta 
Assistente  E con  lo  stesso  modo  si  eleggeranno  le 
Consigliere. 

16.  Volendosi  poi  dalle  Capitolari  confermare 
una  , o più  Assistenti  nel  loro  officio  , sarà  di 
mestieri,  che  nella  polizzelta  si  scriva  il  nome 
di  quella  Sorella,  che  attualmente  occupa  l’of- 
ficio, in  che  si  vuol  confermare,  e lo  si  deponga 
nella  preparata  urna.  Se  la  maggior  parte  dei 
voti  sarà  per  Fattuale  Assistente,  verrà  questa 
nella  sua  carica  confermata.  Lo  stesso  inten- 
dasi per  ognuna  delle  dieci  Consigliere. 

17.  Si  darà  compimento  al  Capitolo  Generale 
coi  dovuti  ringraziamenti  al  Signore  per  Tassi- 


'**■  129 

steaza  prestata  nella  celebrazione  del  mede- 
simo. 

18.  Dopo  il  Capitolo,  la  Superiora  Gene- 
rale col  consiglio  delle  sue  Assistenti,  verrà 
alla  nomina,  ed  elezione  delle  Superiore  Pro- 
vinciali , e della  Cancelliera  Generale. 

19.  Potrà  la  Superiora  Generale  , confer- 
mare nell’  officio  tutte  quelle  , che  crederà  op- 
portunamente al  bene  deU'lnstituto. 

20.  La  Superiora  Generale,  per  mezzo  della 
Cancelliera,  notificherà  gli  alti  del  Capitolo  a 
tutte  le  Case  deU’lnstituto,  ingiungendo  di  por- 
gere i dovuti  ringraziamenti  al  Signore. 

21.  È d’avvertire  che  le  quattro  Assistenti 
sono  tutte  eguali  nell’officio,  meno  quella,  che 
è nominata  dalla  Superiora  Generale  a sua  Vi- 
caria. A questa  viene  ancora  attribuito  il  governo 
della  Casa  , sotto  la  dipendenza  della  Generale 
medesima.  Nelle  adunanze  però  siedono  secondo 
l’ordine,  in  cui  vennero  elette. 

22.  Finalmente  se  per  gravi  ed  imponenti 

motivi  non  si  potesse  convocare  e celebrare  nello 
stabilito  decennio  il  Capitolo  per  la  elezione  delia 
Superiora  Generale  dell’  Insliluto  , si  dovrà  ri- 
correre alla  Santa  Sede,  per  l’opportuno  prov- 
vedimento. 9 


— 130  — 


IX. 

LICENZIAMENTO  DEI  SOGGETTI 

1.  Se  nell’ ammettere  i soggetti  nell’ lnstì- 
tuto  fa  d’  uopo  usare  ogni  prudenza  : anche 
più  se  ne  richiede  per  licenziarli.  La  Superiora 
Generale  dovrà  prendere  ad  esame  il  caso  , e 
considerarlo  innanzi  al  Signore,  avendo  in  mira 
unicamente  la  maggior  gloria  di  Dio,  ed  il  vero 
bene  deH’Instituto  ; dopo  di  che  sentirà  ezian- 
dio il  parere  delle  sue  Assistenti.  Tutte  possono 
essere  rimandate  prima  di  aver  fatti  i voti.  I 
motivi  per  licenziare  sono  : 1.  Se  si  scoprisse 
alcuno  di  quei  difetti,  pei  quali  non  si  sarebbe 
ricevuta  da  principio  , e da  lei  fosse  stato  ta- 
ciuto. 2.  Se  andasse  soggetta  ad  infermità  at- 
taccaticcia , o che  potesse  impedirle  l’ adem- 
pimento de’  proprii  doveri.  3.  Se  fosse  molto 
inclinata  alla  malinconia  , intrattabile  di  testa, 
travagliata  da  scrupoli  provenienti  da  ostina- 
zione nel  proprio  giudizio.  4.  Se  spiegasse  un 
carattere  pigro,  indolente,  vile,  tutto  fatto  per 
estinguere  il  fervore  nella  Comunità  , rovinare 


— 131  — 

la  disciplina  , ed  introdurre  il  rilassamento.  Si 
osservi  riguardo  alle  non  educate  , o educate 
malamente,  che  certe  durezze,  fissazioni  parti- 
colari , indolenza,  mancanza  di  attenzione,  e di 
regolarità,  sono  d’ordinario  in  tali  persone  di- 
fetti incorreggibili,  e nocevolissimi  al  buon  or- 
dine della  Comunità. 

2.  Prima  di  rimandare  qualcuna  già  iniziata 
neH’Instituto,  si  faccia  molta  orazione,  e non  si 
venga  alla  misura  rigorosa  , che  'per  pura  ne- 
cessità conosciuta  innanzi  a Dio.  Nel  caso  , si 
avverta  al  più  presto  possibile  la  giovane,  che 
si  esclude,  ed  altresì  quelle  persone,  che  le  sono 
aderenti. 

3.  Si  procuri  che  tutto  proceda  senza  stre- 
pito , e con  la  maggior  segretezza,  adducendo, 
se  si  può,  dei  motivi,  che  non  offendano  la  ri- 
putazione dell'  esclusa.  Verso  la  giovane  si  usi 
ogni  carità,  e la  si  tratti  con  modi  cordiali,  e 
piacevoli , perchè  dal  caso  suo  non  resti  ferita 
a danno  : ma  corretta  a miglioramento, e salute. 

4.  Non  si  parli  dei  veri  motivi  dell’espul- 
sione. Si  dica  in  genere  , che  l’Instituto  ha  molti 
pesi , e non  tutte  si  sentono  chiamate  a soste- 
nerli. 


— 132  — 

5.  Quantunque  si  spera  nel  Signore,  che  non 
abbia  mai  a succedere  : ma  pure  è possibile  il 
caso,  che  anche  le  Sorelle  Professe  debbano  es- 
sere licenziale  dalI’Instituto.Se  qualcuna,  che  Dio 
noi  voglia  , venisse  di  scandalo  alla  Comunità 
con  un  operare  sregolato  e perduto,  e nel  mal 
fare  si  ostinasse  , la  Superiora  Generale , con- 
vocato il  Capitolo  privato  delle  Madri  Assistenti, 
tratterà  dell’espulsione,  ed  avutoue  il  consenso, 
procederà  all’esecuzione,  domandando  prima  alla 
Santa  Sede  la  dispensa  dai  voti  semplici  per  il 
rimanente  del  tempo,  per  cui  furono  dalla  Suora 
emessi  i voti. 

6.  Se  accadesse , che  alcuna  Suora  uscisse 
dall’  Instituto  dopo  la  Professione,  le  verrà  in- 
teramente restituita  la  dote,  non  il  corredo,  che 
rimarrà  a favore  dell’  Instituto.  Però  la  Suora 
dovrà  gli  alimenti  per  i sei  mesi  di  pruova,  e 
per  1’  anno  di  Noviziato. 


Fine  delle  Costituzioni. 


APPENDICE 

« 

DOCUMENTI  ED  AVVISI  DEL  FONDATORE 


Che  dichiarano  lo  spirito  delle  Costituzioni 
e ne  dirigono  la  pratica 

ARTICOLO  PRIMO 
GRANDE  CONFIDENZA  IN  DIO 

1.  La  confidenza,  che  debbono  avere  in  Dio 
le  Figlie  di  Maria  , non  si  restringe  alle  cose 
dell’  anima  , ma  si  estende  anche  a quelle  del 
corpo.  Dal  momento  che  vestono  il  sacro  abito 
si  abbandoneranno  in  Lui , e da  Lui  aspette- 
ranno ogni  cosa.  E quando  verrà  loro  coman- 
data qualche  cosa,  la  imprenderanno  sempre  con 
coraggio  , non  dubitando  che  Iddio  le  aiuterà, 
perchè  possano  eseguirla  a dovere. 

2.  Quando  alcuna  cosa  anderà  a finir  meno 
bene,  ed  anche  male,  non  si  turberanno,  nè  la 
crederanno  vero  male  , ma  si  umilieranno  in- 


134 

nanzi  a Dio,  e confideranno,  eh’ Egli  ne  saprà 
ricavar  qualche  bene. 

3.  Spedile  a qualche  Opera,  ed  a soccorrere 
in  qualche  grave  sciagura  il  prossimo,  non  ri- 
fiuteranno mai,  né  s’intimoriranno  per  mancanza 
di  mezzi  umani  , ma  andranno  fiduciose  , che 
Dio  non  le  abbandonerà  , se  si  espongono  per 
la  sua  gloria.  Nessuna  però  sarà  mandata  a cu- 
rar gli  appestati,  se  non  si  esibisca  spontanea- 
mente ; e saranno  sempre  preferite  le  più  co- 
raggiose. 

4.  Per  la  stessa  ragione  le  Figlie  di  Maria 
non  debbono  turbarsi  mai  , quando  incontrano 
la  disgrazia  di  qualche  persona  anche  potente  , 
nè  quando  perdono  sostanze,  o benefattori:  nè 
quando  si  ammalano, o muoiono  Confessori,  Con- 
sorelle, o altre  persone  di  qualche  importanza  : 
memori  che  niente  accade  senza  disposizione  di- 
vina , che  la  loro  speranza  è tutta  in  Dio  , e 
che  lo  Spirito  Santo  maledice  quell’  uomo,  che 
confida  nell’uomo. 

5.  Con  questa  somma  confidenza  in  Dio  non 
s’intende  di  escludere  la  divozione,  e la  confi- 
denza negli  Angeli  Tutelari  e Custodi,  nei  Santi 
Protettori,  e speciali  Avvocati,  e molto  meno  in 


135 

Maria  SSma  nostra  Amantissima  Madre.  Colti- 
veranno anzi  la  divozione  de’primi;  e in  quanto 
a Maria  SSma  vi  ricorreranno  da  vere  Figlie, 
e tutto  si  riprometteranno  che  Dio  , mercé  la 
intercessione  di  Lei. 

6.  Neppure  si  vuole  intendere,  che  debbano, 
o possano  trascurare  in  qualche  modo  i proprii 
doveri;  che  anzi  senza  adempierli  esattamente, 
la  loro  confidenza  non  sarebbe  che  una  vera 
presunzione. 

ARTICOLO  SECONDO 

PROFONDA  UMILTÀ’ 

1.  Ciascuna  sarà  persuasa,  che  non  può  con- 
fidare abbastanza  in  Dio,  nè  essere  perciò  buona 
Figlia  di  Maria  , se  prima  non  lascia  di  confi- 
dare in  sè,  nel  suo  sapere,  ne’  suoi  talenti,  nelle 
sue  forze,  e nelle  sue  virtù.  Si  studieranno  di 
persuadersi  nel  più  intimo  del  loro  cuore,  che 

. se  Dio  non  le  assiste  continuamente  colla  sua 
grazia,  non  sono  buone  che  a far  del  male,  ed 
a guastare  1’  opera  sua. 

2.  Quando  riusciranno  a fare  qualche  cosa 


136 

di  bene  , la  riconosceranno  tutta  da  Dio,  e lo 
ringrazieranno  di  cuore,  e si  umilieranno  per  i 
difetti  , con  cui  la  eseguirono  , quantunque  da 
loro  non  conosciuti.  Quando  invece  commette- 
ranno delle  mancanze,  non  si  turberanno,  né  si 
avviliranno,  persuasissime  che  non  sono  buone 
a far  altro;  ma  umiliatesi  innanzi  a Dio,  ed  an- 
che a chiunque  potessero  aver  offeso  , o scan- 
dalizzato , si  studieranno  di  ripararvi  alla  me- 
glio, e di  emendarsi  , seguendo  intanto  a fare 
il  loro  dovere,  come  se  la  loro  mancanza  non 
fosse  avvenuta. 

3.  Non  cercheranno  mai  nè  uffici! , nè  oc- 
cupazioni, ma  saranno  sempre  disposte  a lutto 
quello,  cui  verranno  destinate  , pronte  a passare 
dal  grado  di  Superiora,  anche  Generale,  all’  in- 
fimo ufficio  dell’  Instiluto. 

4.  Non  cercheranno  di  essere  ammaestrate 
più  in  una  che  in  un’altra  cosa,  ma  seriamente 
si  applicheranno  a quella,  che  sarà  loro  insegnala, 
ancorché  non  fosse  di  loro  gradimento.  Quando 
da  qualche  esperienza  già  fatta  sapessero  che 
non  hanno  disposizione  a farvi  buona  riuscita, 
potranno  umilmente  manifestarlo  alla  Superiora, 
ma  poi  ubbidiranno  senz’  altro. 


137 

5.  Tutte  saranno  pronte,  e docili  a qualun- 
que correzione,  o penitenza,  anche  non  meri- 
tata. Ascolteranno  le  ammonizioni  in  silenzio  , 
e a capo  chino;  risponderanno  però  anche  sulle 
loro  mancanze,  quando  saranno  interrogate. 

6.  Quando  si  accorgeranno  di  aver  man- 
cato in  alcuna  cosa,  sarà  bene  che  spontanea- 
mente si  presentino  esse  stesse  alla  Madre  Su- 
periora a manifestarle  il  mancamento  , e a do- 
mandarne la  penitenza  genuflesse. 

7.  Sarà  pur  bene,  e sommamente  lodevole 
che  si  assuefacciano  a manifestare  alla  Madre 
Superiora,  non  solo  le  lore  mancanze,  ma  anche 
le  tentazioni,  dalle  quali  potessero  essere  tra- 
vagliate, al  che  però  non  saranno  mai  in  alcun 
tempo  obbligate. 

8.  Ogni  venerdì  vi  sarà  il  capitolo  dell’ac- 
cusa, in  cui  ciascheduna,  cominciando  la  Su- 
periora, manifesterà  genuflessa  una  qualche  man- 
canza, o difetto,  domandando  perdono  a Dio, 
ed  alla  Comunità. 

9.  Qnando  alcuna  saprà  d’aver  dato  scan- 
dalo alla  Comunità,  sarà  bene  che  vi  compa- 
risca con  qualche  segno  di  penitenza,  e che  vada 
in  giro  a baciare  i piedi  alle  sue  Consorelle; 


138 

ma  prima  ne  dovrà  ottenere  il  permesso  dalla 
Superiora. 

ARTICOLO  TERZO 

semplicità"  E PRUDENZA  EVANGELICA 

1.  Si  studieranno  di  essere  in  tutto  somma- 
mente semplici,  e nel  tempo  stesso  anche  pru- 
denti , siccome  vuole  il  Vangelo , che  ci  co- 
manda d’imitare  nella  semplicità  la  colomba, 
e nella  prudenza  il  serpente.  Avranno  la  prima 
facendo  tutto  per  Iddio,  e senz’altro  impegno 
che  di  piacere  a Lui;  avranno  l’altra,  quando 
nulla  temeranno  quanto  il  peccato  , e quando 
saranno  pronte  a perdere  qualunque  cosa , an- 
ziché disgustare  Dio. 

2.  Saranno  ancora  semplici , e schiette  nel 
loro  parlare,  nel  loro  vestire,  nel  loro  conver- 
sare, nè  mai  avranno  ribrezzo,  o si  vergogne- 
ranno a parlare  di  Dio,  dell’anima,  dell’eternità, 
e cose  simili,  quand’  anche  fossero  al  cospetto 
delle  persone  più  grandi  , e più  temute  del 
mondo.  Schiveranno  però  di  entrare  in  dispute, 
difendere  opinioni,  e darsi  tuono  di  dotte  , e di 
buone. 


139 

3.  Si  guarderanno  cautamente  dal  parlare 
di  certe  sottigliezze  spirituali,  che  non  servi- 
rebbero se  non  a riempirle  di  scrupoli,  di  va- 
nità, di  superbia:  e le  Superiore  non  permet- 
teranno, che  si  tengano  discorsi  d’estasi,  rapi- 
menti, ed  altre  cose  mistiche,  neppure  a modo 
di  ricreazione.  Schiveranno  anche  i libri,  che 
molto  parlano  di  queste  cose. 

4.  Si  asterranno  pure  dal  parlare  tra  loro 
di  Confessori,  di  confessioni,  e di  cose  simili. 
Schiveranno  quello  studio,  che  tanto  piace  ai 
mondani,  di  essere  e di  comparire  scaltre,  sot- 
tili, industriose.  Contente  di  far  quello,  che  cre- 
dono bene  in  faccia  a Dio,  poco  valuteranno  il 
giudizio  del  mondo. 

5.  Negli  incontri  , e passi  difficili,  la  loro 
più  grande  prudenza  e scaltrezza  consisterà  nel 
ricorrere  con  tutta  umiltà,  e confidenza  a Dio, 
e seguirne  le  ispirazioni. 

ARTICOLO  QUARTO 

POVERTÀ  COSTANTE 

1.  Dopo  Dio  riguarderanno  come  primo 
sostegno  dell’  Instiluto  la  santa  Povertà,  e ere- 


140 

deranno  non  esser  più  vere  Figlie  di  Maria , 
quando  mai  lasciassero  di  esser  povere.  E poiché 
i veri  poveri  mancano  spesso  del  necessario  , 
esse  del  necessario  saranno  più  che  contente  , e 
saranno  anche  rassegnate  a mancarne. 

2.  La  tavola  sarà  coperta  di  una  semplice 
tovaglia,  la  posata  di  composizione,  la  salvietta 
semplice,  i tondi  di  terra  ordinaria,  oppure  di 
stagno. 

3.  II  loro  vitto  ordinario  sarà  , la  mattina 
latte  e caffè  e pane  ; a pranzo  minestra,  una 
pietanza,  insalata,  o frutta  ; pane  e vino  : a cena 
minestra,  pietanza,  pane,  e vino.  Nè  luoghi,  ove 
il  clima  richiedesse  un  vitto  più  abbondante 
dell’  ordinario  per  la  conservazione  delle  Sorelle, 
si  farà  come  si  fece  6n  qui  nell’America,  lascian- 
do che  le  stesse  si  nutriscano  secondo  il  bi- 
sogno. 

4.  Nelle  vesti  curerannoa  assai  più  la  modestia, 
cd  il  bisogno,  che  la  diiicalezza  e la  apparenza; 
saranno  per  altro  nette,  ed  uniformi. 

5.  Il  letto  sarà  semplicissimo,  fornito  di  ma- 
terasso, pagliariccio,  e di  tutto  il  bisognevole; 
avranno  pure  un  tavolino  , due  sedie,  ed  un 
lavamani  coll’ occorrente  ; una  piccola  immagine 


141 

del  Crocifisso  , tre  di  carta,  di  Maria  Vergine  , 
di  S.  Giuseppe,  e dell’  Angelo  Custode. 

6.  Le  Superiore  invigileranno  perchè  non 
s’  introducano  abusi  contro  la  santa  povertà,  e 
saranno  sempre  sollecite  di  erogare  in  elemosine 
tutti  gli  avanzi,  e tutti  i risparmii,  che  potran 
farsi  , avendo  però  in  mira  di  accrescere  il 
numero  delle  Figlie,  quanto  più  se  ne  potranno 
mantenere  , ed  alloggiare.  Mancando  a questo 
doppio  dovere , oppure  nou  osservando,  o non 
facendo  osservare  da  tutte  la  povertà,  temeranno 
di  aprirsi  un  gran  conto  con  Dio, 

7.  La  vera  povertà  porta  pure  di  nonavere 
tutti  i suoi  comodi,  nè  anche  intorno  alle  cose 
spirituali , e perciò  non  si  confesseranno  che 
una  volta  la  settimana  , ( se  pure  non  fossero 
inferme  ) e procureranno  che  le  loro  confessioni 
siano  brevi.  Ordinariamente  nei  giorni  feriali 
sentiranno  una  sola  Messa. 

8.  Colei,  che  non  potesse  adattarsi  a questo 
genere  di  vita  , non  sarebbe  chiamata  a questo 
Instituto. 


142 


ARTICOLO  QUINTO 

COMUNITÀ  PERFETTA 

1 Nessuna  eccezzione  si  riconosce  intorno  alla 
perfetta  vita  comune  , che  è una  delle  regole 
cardinali  di  questo  Instituto  ; e perciò  avranno 
tutto  in  comune;  e nessuna  potrà  dire  questo 
è mio. 

2.  Saranno  sempre, e tutte  disposte  a mutare 
stanze  , abiti,  uflìcii , al  menomo  cenno  della 
Superiora. 

3.  Nessuna  potrà  disporre  di  cosa  veruna 
senza  espressa  licenza  della  Superiora  : nè  la  Su- 
periora stessa  potrà  farlo,se  non  quanto, e come 
dispongono  le  Costituzioni. 

4.  Non  daranno,  nè  accetteranno  regali,  o do- 
nativi  senza  espressa  licenza  delle  Superiora. 
Permettendo  questa  che  se  ne  accetti  , a lei  sa- 
ranno consegnati  senza  dilazione,perchè  nedispon- 
ga  a favore  della  Comunità.  Sarà  suo  pensiero 
di  usare  qualche  ricognizione,  se  stimerà  oppor- 
tuno di  farlo. 

5.  Sarà  poi  cura  della  Superiora  il  provve- 


143 

dere  tutte  in  maniera,  che  nessuna  manchi  mai 
del  bisognevole,  e specialmente  le  inferme. 

6.  Questa  perfetta  Comunità  le  Figlie  di  Ma- 
ria debbono  osservarla  quanto  é possibile  anche 
nelle  cose  spirituali,  e perciò  tutte  si  adatteranno 
alle  medesime  pratiche  di  preghiera,  di  penitenza, 
ed  altro  che  sia. 

7.  Lo  spirito  di  perfetta  comunità  porta  pure, 
di  farsi  uno  studio  particolare  per  non  appar- 
tarsi dalla  Comunità  senza  motivo,  massime  dalla 
ricreazione,  dal  riposo, dal  lavoro,  e dagli  esercizi 
spirituali. 

ARTICOLO  SESTO 
UBBIDIENZA  CIECA 

1.  Nessuna  potrà  mai  persuadersi  di  essere 
buona  Figlia  di  Maria,  e perciò  disposta  a farsi 
santa  in  questo  Instituto,  finché  non  abbia  im- 
parato ad  ubbidir  ciecamente,  ossia  senza  cercar 
d’intendere  la  ragione,  per  cui  le  viene  ordinato 
di  fare  più  una  cosa,  che  un’  altra  ; si  assuefa- 
ranno perciò  a non  domandarla  mai:  e tutte  le 
Superiore  saranno  esattissime  nel  correggere 


144 

qualunque  sia  delle  Suore,  che,  venendole  ordi- 
nato di  fare  una  cosa,  o domanda  ragioni,  od 
allega  difficoltà.  Trovando  inutili  le  correzioni, 
passeranno  alle  penitenze,  e se  queste  pure  sa- 
ranno vane  , la  disubbidiente  verrà  licenziata 
siccome  priva  di  vera  vocazione. 

2.  Saranno  pronte  a recarsi  in  qualunque 
siasi  delle  nostre  Case,  ed  accetteranno  pure  que- 
gli ufficii  , a cui  verranno  dalla  Superiora  de- 
stinate. 

3.  Quando  alcuna  , ricevuto  un  ordine,  ri- 
conoscesse ostacolo , che  stimasse  ignoto  alla 
Superiora  , domanderà  licenza  d’  esporlo  , ed 
ottenutala,  lo  sporrà  con  tutta  umiltà,  brevità,  e 
semplicità;  quando  la  Superiora  insista  per  l’ubbi- 
dienza, ubbidirà  senz’  altro. 

4.  Gli  ordini  della  Superiora  si  riceveranno 
a capo  alquanto  chino,  c ad  occhi  bassi,  come 
venissero  da  Dio,  di  cui  tiene  il  luogo.  Inteso 
il  comando  , faranno  segno  di  riverenza  , e 
partiranno. 

5.  Ordinariamente  si  terrà  in  costume  di 
non  prevenire  nessuna,  quando  abbia  a cambiarsi 
d’  uffìzio  , di  luogo  , di  provincia  ; nè  alcuna 
potrà  dolersi  di  questo  ; ma  inteso  1’  ordine  di 


145 

partire  , lo  farà  con  tutta  prontezza  , e per 
quanto  le  sarà  possibile,  anche  con  ilarità,  memo- 
re che  serve  a Dio;  e che  non  piace  più  a Dio 
chi  fa  una  cosa  piuttosto , clic  un’altra  , o chi 
lo  serve  più  in  uno,  che  in  un  altro  luogo  ; ma 
chi  fa  meglio  la  sua  volontà,  c con  più  pura 
intenzione. 

6.  Quando  alcuna  verrà  in  pruova,  quando 
dovrà  fare  la  Vestizione,  e dopo  Tanno  del  Novi- 
ziato dovrà  mandarsi  alle  Opere,  il  primo  esa- 
me, e più  rigoroso,  sarà  sempre  quello  deU’uhbi. 
dienza.  Così  pure  quando  dopo  li  cinque  anni  si 
ammetterà  alla  Professione. 

ARTICOLO  SETTI  IMO 
DISTACCO  DA  TUTTI 

1.  Quanto  sopra  si  è detto  non  sarà  mai 
pienamente  osservato  , o non  si  osserverà  con 
quella  prontezza  , ed  ilarità  , con  che  conviene  a 
farlo  con  frutto,  se  non  si  studieranno  di  viver 
sempre  staccale,  e indifferenti  a tutto.  Procureran- 
no perciò  di  non  affezionarsi  mai  troppo  a nessun 
luogo , a nessuna  persona  , a nessuna  Opera  , 
nè  veruno  uffizio. 


10 


146 

2.  Non  può  raccomandarsi  abbastanza  ii  di- 
stacco dai  parenti,  e dalle  amiche  del  secolo  , 
che  sempre  portano  dei  disturbi,  delle  inquie- 
tudini y e spesso  ancora  dei  disordini.  Le  Su- 
periore perciò  saranno  attente  , e premurose  di 
lasciarle  frequentar  poco  , massime  quelle,  che 
vi  si  mostreranno  ancor  troppo  affezionale. 

3.  Niente  è più  pericoloso  nelle  Comunità 
quanto  le  amicizie  , e gli  attacchi  particolari  , 
che  ne  sono  la  vera  peste.  Le  Maestre  delle  No- 
vizie perciò,  e tutte  le  Superiore  veglieranno 
sopra  di  queste,  le  riprenderanno,  e si  studieranno 
di  allontanare'  il  più  possibile  le  uue  dalle 
altre. 

4.  Il  pericolo  delle  affezioni  particolari  è 
facilissimo  a nascere  tra  le  stesse  Maestre  e le 
Novizie  : se  ne  guarderanno  dnnqne  a vicenda, 
si  le  une  , che  le  altre. 

5.  Non  si  porteranno  le  Figlie  di  Maria  a 
visitare  i parenti  loro  nelle  proprie  case,  nè  anche 
stando  infermi  : resta  pure  vietato  ai  medesimi 
visitare  le  Suore  in  tempo  d’ infermità. 


147 

ARTICOLO  OTTAVO 


DIPENDENZA  IN  TUTTO 

1.  Niente  più  giova  a far  crescere  nella 
virtù  una  persona  religiosa,  quanto  il  dipendere 
in  tutto.  Saranno  quindi  premurose  di  farlo  le 
Figlie  di  Maria  : e quando  non  è presente  la 
Superiora  , dipenderanno  dalla  Vicaria  , ed  in 
assenza  di  questa,  dalla  maggiore  tra  le  presenti. 
Lo  stesso  si  praticherà  nelle  Opere  , ed  uffizii 
diversi. 

2.  Quando  trattasi  di  partire  dal  luogo,  in 
cui  sono  per  loro  ufficio  ad  un  altro, dipenderanno 
dalla  Superiora  del  medesimo;  ed  in  assenza  , 
dalla  maggiore  tra  le  presenti,  da  cui  dovranno 
averne  1’  assenso. 

3.  La  dipendenza  deve  usarsi  in  ogni  genere 
di  bisogno  , massimamente  però  quando  alcuna 
sente  alterata  la  propria  salute.  È un  gran  di- 
fetto, e spesso  anche  mancanza,  il  non  manifestar 
subito  gl’  incomodi  della  salute  , ed  aspettare 
che  il  malesi  faccia  grave;  siccome  é disordine 
ii  non  valersi  di  que’rimedii,che  sono  suggeriti, 
od  anche  ordinati  dal  Medico. 


148 


ARTICOLO  NONO 

MODESTIA  UNIVERSALE 

1.  Dovendo  le  Figlie  di  Maria  trovarsi  spes- 
so in  mezzo  alle  persone  secolari  , c talvolta 
anche  meno  buone,  è necessario  che  sicno  ac- 
costumale ad  una  modestia,  e gravità  straordi- 
naria. Si  assueferanno  perciò  ad  un  portamento 
piuttosto  grave  , e ad  un’  aria  piuttosto  seria, 
ed  anche  nel  conversare  tra  loro  saranno  piuttosto 
sode,  e contegnose. 

2.  Si  accostumeranno  pure  a parlare  adagio, 
ed  a non  entrare  facilmente  in  discorso.  Non 
vanteranno  mai  le  loro  azioni,  e perciò  ne  par- 
leranno poco  , memori  che  chi  parla  molto  di 
sè,  o è sciocco,  o è vano  , od  immodesto.  Non 
loderanno  le  cose  loro  , nè  i loro  parenti,  o 
Confessori,  e non  nc  parleranno  senza  bisogno  , 
cd  anche  allora  assai  poco. 

3.  Non  s’  impegneranno  mai  in  questione 
veruna,  nè  mai  si  mostreranno  curiose  di  sapere 
i fatti  d’  altri.  Non  soffriranno  che  in  loro  pre- 
senza si  parli  mai  di  cose,  che  siano  di  loro 


149 

natura  immodeste;  se  alcuno  Io  faccia,  se  ne 
anderanno , polendo,  e non  polendo,  lo  inter- 
romperanno in  qualsiasi  modo  con  discorsi  affatto 
diversi,  e piuttosto  edificanti,  anche  a costo 
di  farsi  credere  incivili. 

4.  Quando  occorra  di  doversi  trattenere  con 
persone  secolari,  come  in  occasione  di  viaggio, 
staranno  sempre  unite  il  più  possibile  tra  loro,  e si 
studieranno  di  darsi  aiuto  colla  correzione,  di 
maniera  che  se  una  trascorresse  alquanto  o nel 
ridere,  o in  altro  diportamento  qualunque,  un’al- 
tra che  se  ne  avveda  , qualunque  sia  , anche 
inferiore,  possa  e debba  avvertirla  in  quel  modo, 
che  meglio  potrà  , e quella  la  debba  ubbidire 
come  fosse  la  stessa  Superiora,  e non  facendolo, 
dovrà  la  correllrice  denunziarla  alla  Supcriora. 

5.  Non  daranno  mai  confidenza  ad  alcuno 
in  qualunque  tempo, in  qualunque  luogo,  e poca 
se  ne  daranno  anche  tra  loro  ; molta  per  altro 
sì  studieranno  d’averne  colla  Superiora  tanto  pei 
bisogni  del  corpo  , come  per  quei  dello  spirilo. 

6.  Quanto  soprasi  è detto,  non  deve  punto 
impedire  che  le  Figlie  di  Maria  sieno  sempre 
di  un  fare  dolce  e mansuetissimo  con  tutti,  tanto 
nel  discorrere  , quanto  nel  loro  operare,  mas- 
simamente poi  co’  poveri , e cogl’  infermi. 


150 


ARTICOLO  DECIMO 

AMORE  AL  LAVORO 

1.  Dio  ha  condannato  tutti  al  lavoro  , ma 
questo  sembra  essere  in  modo  particolare  il  re- 
taggio de’poveri.  Come  povere  adunque  le  Figlie 
di  Maria  non  si  faranno  rincrescere  mai  nè  la 
fatica, né  il  lavoro;  l’ameranno  anzi,  come  sempre 
1’  amarono  i Santi,  e perciò  non  staranno  mai 
oziose. 

2.  Quanto  alle  ore  destinate  al  lavoro  cia- 
scuna si  farà  vero  scrupolo  a non  attendervi 
con  assiduità,  c diligenza.  Si  guarderà  pure  dal 
molto  distrarsi,  o distrarre  le  altre,  con  discorsi 
assai  vivi  in  tempo  di  parola  , o con  pensieri 
molto  profondi,  anche  spirituali,  durante  il  silen- 
zio; memori  che  ogni  cosa  dee  avere  il  suo 
tempo  , e che  il  tempo  del  lavoro  non  è il  tempo 
della  ricreazione  , nè  quello  della  meditazione, 
o degli  esami  ; e che  non  basta  fare  il  lavoro, 
ma  bisogna  farlo  bene,  e far  tutto  quello,  che 
veramente  si  può,  per  adempiere  la  Volontà 
di  Dio. 


151 


ARTICOLO  UNDECIMO 

AMORE  AL  RITIRO 

1.  L’indole  di  questo  Instiluto  porta  che  le  Fi- 
glie di  Maria  non  possano  star  sempre  in  ritiro, 
siccome  fanno  generalmente  le  altre  religiose.  Per 
supplire  dunque  a questa  mancanza,  non  ci  vuole 
che  un  grandissimo  amore  del  ritiro  medesimo, 
il  quale  faccia  si,  che  trovandosi  in  mezzo  al 
mondo  , abbiano  sempre  lo  spirito,  e il  cuore 
unito  a Dio.  Si  studieranno  perciò  di  camminar 
sempre  alla  presenza  di  Dio  , ed  attendere  a 
far  quello,  che  hanno  a fare,  come  se  nessuno 
le  vedesse,  fuorché  Dio,  e senza  impegno  di  pia- 
cere ad  altri,  che  a lui. 

2.  Ameranno  di  evitare,  il  più  possibile,  ogni 
consorzio  di  persone  secolari  , anche  parenti , 
anche  virtuose,  anche  a Dio  consacrate,  e quan- 
d’anche avessero  fama  di  santità.  Quando  avranno 
a trattenersi,  od  anche  ad  operare,  alla  presenza 
degli  altri  , si  studieranno  di  pensare  assai 
più  a quello,  che  fanno,  per  farlo  come  conviene, 
che  alle  persone,  dalle  quali  sono  osservate,  per 
averne  approvazione,  stima,  lode,  od  altro. 


152 

3.  Quanto  alle  visite,  ciascuna  si  farà  un  do- 
vere di  abbreviarle  quanto  potrà  , sempre  però 
con  civiltà,  e buone  maniere,  onde  non  cagionare 
ammirazione,  e non  disgustare  nessuno.  Procure- 
ranno evitare,  e non  introdurre  discorsi  inutili, 
che  poi  lasciano  sempre  il  disgusto,  e la  dissi- 
pazione. 

4.  Tutte  le  visite,  anche  quelle  de’più  stretti 
parenti,  e delle  persone  religiose,  si  riceveranno 
a porta  aperta. 

5.  Resta  pure  vietalo  ingerirsi  in  affari,  o 
accettar  commissioni  di  qualunque  sorta,  senza 
espressa  licenza  della  Superiora.  È anche  proibi- 
to assumersi  impegni,  o cure  particolari,  come 
d’ insegnare  , correggere,  assistere  a qualche  So- 
rella, o Novizia,  quando  non  ve  ne  sia  incarico 
espresso  dalla  Superiora. 

G.  Quanto  all’apertura  della  porta  alla  mat- 
tina sarà  mezz’ora  dopo  la  levata,  ed  alla  sera 
alle  ventiquattro  dovrà  chiudersi. 


153 


ARTICOLO  DUODECIMO 

AMORE  AL  SILENZIO 

1.  II  silenzio  tanto  caro  agli  antichi,  tanto 
raccomraandato  dai  Santi,  e che  sembra  formare 
gran  parte  della  vita  religiosa  , non  può  osser- 
varsi che  poco  dalle  Figlie  di  Maria,  le  quali 
debbono  quasi  sempre  occuparsi  in  cose,  che 
sono  di  molto  impedimento  al  silenzio  medesi- 
mo. Conviene  dunque  supplire  a questo  pure 
col  desiderio,  il  quale  saprà  far  si  che  l’osser- 
vino per  quel  poco , e quanto  meglio  si  potrà. 

2.  Quindi  si  assueferanno  a non  parlare 
senza  bisognosa  spiegarsi  con  poche  parole, e ad 
evitare  i discorsi  vani,  inutili,  curiosi,  ed  an- 
che a troncarli  con  buona  maniera,  quando  si 
fanno  dagli  altri. 

3.  Le  Maestre  delle  Novizie,  e le  Superiore 
faranno  oggetto  dei  loro  avvertimenti,  c delle 
loro  istruzioni  l’insegnare  alle  giovani  il  modo 
di  contenersi  nei  loro  discorsi,  e la  maniera 
di  evitare  le  parole  vane,  e che  non  convengono. 

4.  Osserveranno  rigoroso  silenzio  : 1.  Dal 


154 

momento  in  cui  partono  dalla  ricreazione  , o 
dal  lavoro  della  sera  per  fare  le  ultime  pre- 
ghiere , sino  al  momento  in  cui  ciascheduna 
uscita  dalla  Cappella  privata,  o dal  Coro  alla 
mattina  , avrà  fatta  la  benedizione  dell’  ora. 
2.  Ogni  qual  volta  la  Comunità  è in  pre- 
ghiera. 

5.  Ogni  giorno  si  farà  silenzio  dalle  ore 
nove  fino  alle  undici  del  mattino,  e dalle  quat- 
tro fino  alle  sei  del  dopo  pranzo,  meno  all’in- 
verno, ossia  nei  mesi  di  Novembre,  Dicembre  , 
Gennaio  , Febbraio  , e Marzo  , ne’  quali  si  farà 
dalle  due  fino  alle  quattro  del  dopo  pranzo. 

6.  A questo  silenzio  però  non  saranno  ob- 
bligate negli  Ospedali, e in  altri  luoghi, ove  trop- 
po difficile  fosse  l’osservarlo  ; ma  , potendolo, 
anche  in  questi  se  ne  darà  il  segno,  e tutte  si 
faranno  premura  di  osservarlo  alla  meglio  che 
potranno. 

7.  Nelle  ore  del  silenzio  nessuna  deve  farsi 
sentire  a parlare,  massime  quando  il  silenzio  è 
rigoroso  , ed  occorrendo  il  bisogno  di  qnalche 
parola  , dovrà  dirsi  con  voce  bassa.  Debbono 
ugualmente  avvertire  di  non  cagionare  frastuo- 
no o rumore  di  qualunque  sorta  , particolar- 


155 

mente  durante  il  riposo.  Anche  nelle  altre  ore, 
quando  è permesso  il  parlare  , si  studieranno  di 
farlo  con  voce  bassa,  meno  il  tempo  della  ri- 
creazione , ed  anche  in  questa  si  guarderanno 
dagli  schiamazzi,  dallo  strepito,  e da  ogni  inde- 
cente rumore  , come  sopra  si  è detto. 

8.  La  virtù  del  silenzio  importa  pure  il 
sapere  conservare  il  segreto  di  quelle  cose,  che 
non  debbono  dirsi.  Si  assucferanno  perciò  a non 
dir  mai  quello,  che  loro  fu  confidato  , o che 
videro  , oppure  sentirono  a caso  , non  doven- 
dolo nè  vedere , nè  sentire.  Si  avverte  però 
che  alla  Superiora  si  potrà  riferire  in  segreto, 
quanto  avessero  veduto,  o sentito  casualmente  , 
o ciò  che  avessero  loro  altri  confidato  : giacché  la 
stessa  deve  essere  informata  di  quanto  paìsa 
nella  Comunità. 

9.  Non  riferiranno  detti,  o falli,  che  pos- 
sano arrecare  rancori,  o disgusti  ; e sopratutto 
si  guarderanno  dal  far  sapere,  o confidare  alle 
persone  secolari  , o religiose,  o parenti  , od 
amici,  o benefattori  , le  cose  qualunque  sieno 
della  Comunità.  Quest’avviso  dee  tenersi  ben 
fermo  massime  da  quelle,  che  sono  mandate 
alle  Opere,  dalle  portinare  , e da  tutte  quelle, 
che  debbono  spesso  trattare  co’  secolari. 


156 


ARTICOLO  DECIMOTERZO 

CARITÀ  PAZIENTE 

1.  Basta  ricordare  che  le  Figlie  di  Maria 
sono  istituite  per  farsi  sante  col  far  del  bene  ai 
loro  prossimi,  massime  ai  poveri,  ed  agl’infermi, 
per  conoscere  che  hanno  bisogno  di  una  carità 
veramente  indefessa , e pazientissima.  Saranno 
quindi  persuase  che  debbono  faticar  sempre  pel 
bene  degli  altri , e che  non  debbono  cessare 
dall’operarlo  , se  non  alla  morte  , o quando  ne 
sono  impedite  da  qualche  infermità,  e secondo 
disponga  la  santa  ubbidienza. 

2.  Per  durarla  in  queste  fatiche  ricorde- 
ranno che  , curando  il  bene  spirituale  e corpo- 
rale dc’prossimi,  non  servono  agli  uomini  , ma 
veramente  a Dio,  il  quale, come  protesta  nel  Santo 
Vangelo  , si  asconde  ne’  poveri  ; e che  il  loro 
premio  non  è terreno,  nè  passeggero,  ma  celeste, 
ed  immortale. 

3.  La  Carità  dev’essere  industriosa  , e per- 
ciò le  Figlie  di  Maria  non  debbono  contentarsi 
di  lavorare,  o fare  altra  cosa  a prò  dc’loro  simili, 


157 

ma  debbono  studiare  il  modo  di  farlo  bene, e con 
frutto.  Tanto  quelle,  cbe  curano  gl’infermi,  come 
quelle,  che  ammaestrano  le  fanciulle  , debbono 
studiarsi  di  far  ciò  sempre  con  amorevolezza, con 
pazienza,  ed  anche  con  esattezza. 

4.  La  confidenza  é ben  diversa  dalla  carità. 
Si  guarderanno  dunque  dal  darne  mai  a nessu- 
no , sia  uomo,  o sia  donna,  sia  povero  , o >ia 
infermo  ; sia  ricco  , o tenero  di  età,  oppure 
adulto.  Dolcezza,  pazienza  , e buona  maniera 
con  tutti,  e confidenza  a nessuno. 

5.  Quanto  alla  pazienza  si  vuole  usare  mas- 
simamente coi  naturali  più  strani  , difficili  , 
capricciosi  , iracondi , ingrati,  alteri,  o in  qua- 
lunque modo  difettosi.  La  carità  paziente  vince 
tutto,  e copre  tutti  i difetti.  Massime  per  chi 
ha  da  curare  gl’  infermi,  vi  vuole  una  carità, 
che  non  conosca  nè  stanchezza,  nè  confine. 

6 Le  Figlie  di  Maria  fatte  per  usare  a tutti 
una  grandissima,  e pazientissima  carità  , la  eser- 
citeranno tra  di  loro  specialmente  in  tempo  d’in- 
fermità , come  pure  per  sopportarsi  ne’  loro 
difetti,  e aiutarsi  sopratutto  colla  preghiera. 

7 Quando  alcuna  delle  Suore  verrà  a mo- 
rire , la  vestiranno  da  Religiosa,  e non  permet- 


158 

teranno  che  vengano  persone  estranee  a prestar 
loro  quest’ultimo  uffizio  di  Carità  ; la  terranno 
scoperta  per  lo  spazio  di  ventiquattro  ore  al- 
meno, e sempre  con  qualche  lume,  ed  essendovi 
sempre  alcuna  a suffragarla  con  divole  preghie- 
re. Si  faranno  celebrare  venti  Messe,  e una  can- 
tata a suffragio  di  Lei;  e ciascuna  delle  Sorelle 
ascolterà  per  Io  stesso  fine  tre  Messe,  e farà  tre 
Comunioni. 

8.  Nelle  altre  Case  poi  appena  giunta  la 
nuova  del  passaggio  di  una  Suora  , la  Superiora 
lo  annunzierà  in  comnne  , e tulle  esorterà  a 
suffragarla  nelle  loro  preghiere.  Non  si  faranno 
funzioni  funebri,  o si  faranno  almeno  da  poveri. 

9.  Dove  non  abbiano  sepoltura  in  propria 
Chiesa,  saranno  seppellite  bene  e decentemente 
incassate,  e sopra  il  luogo  della  loro  sepoltura 
faranno  piantare  una  piccola  croce. 

ARTICOLO  DECIMOQUARTO 

ORAZIONE  CONTINUA 

1 . Per  ottenere  l’orazione  continua  in  questo 
Instituto,  che  è lutto  azione  , si  assegnano  ì se- 
guenti mezzi. 


159 

1.  Procureranno  di  tenere  lo  spirilo,  raccolto, 
ed  unito  a Dio  quanto  meglio  potranno. 

2.  Rinnoveranno  spesso  la  loro  intenzione  di 
far  tutto  per  puro  amore  e gloria  di  Dio. 

3.  Si  assueferanno  a volgersi  spesso  a Dio 
colla  mente  , col  cuore  , ed  anche  con  qualche 
giaculatoria. 

4.  Terranno  il  costume  fin  qui  praticalo  di 
benedire  ogni  ora  nel  modo,  che  sarà  fissato 
nel  Manuale  delle  preghiere  comuni. 

5.  In  tutte  le  nostre  Case  si  praticherà  ( se 
sarà  possibile  ) il  culto  perpetuo  del  SSiìio  Sacra- 
mento, stando  una, od  anche  due, in  orazione  per 
lo  spazio  di  mezz’ora.  Quelle  che  non  potessero 
farla,  per  essere  diversamente  occupale,  avranno 
intenzione  di  unirsi  a quelle,  che  saranno  in  ado- 
raz’one.  Ricordinsi  che  più  piace  a Dio  1’  ubbi- 
dienza, che  la  stessa  orazione  ; sicché  le  Figlie 
di  Maria  si  manterranno  sempre  pronte  a lasciar 
Dio  per  Dio,  secondo  venga  loro  ordinato  dalla 
Superiora. 

ARTICOLO  DEC1MOQU1NTO 
DESIDERIO  DI  PERFEZIONE 

1.  Poiché  le  Figlie  di  Maria  non  hanno 
molli  comodi  per  coltivare  lo  spirito  , e debbono 


160 

sempre  occuparsi  in  cose  esteriori  , meno  il 
tempo  assegnato  agli  esercizi  divoti  , resta  che 
vi  suppliscano  col  desiderio  , sperando  che 
Iddio,  per  sua  bontà  e misericordia,  accorderà 
loro  qua’ lumi  ed  ajuti,  che  sono  necessarii  non 
solamente  perchè  si  salvino  , ma  anche  per  arri- 
vare, quando  che  sia,  a quella  perfezione  , a cui 
le  chiama  il  loro  Instiluto,  e morire  così  per- 
fette Religiose. 

2.  Questo  desiderio, e questa  speranza  vedran- 
no di  alimentare  , e tener  sempre  viva  , anche 
dopo  le  più  replicate  mancanze. 

3.  Quando  il  demonio,  od  altri,  potesse  sug- 
gerire che  le  Figlie  di  Maria  poco,  o nulla  fanno 
per  essere  perfette,  debbono  rispondere  , che 
chi  fa  tutto  per  puro  amor  di  Dio  dev’essere 
sulla  strada  della  perfezione. 

4.  Poche  sono  le  opere  di  penitenza  esterna 
accordate  alle  Figlie  di  Maria:  ma  oltre  che  si 
desiderano  assai  più  mortificate  di  volontà,  è da 
avvertirsi  che  la  loro  vita,  quando  siano  osser- 
vanti, é una  quasi  continua  penitenza. 


Fino  dell’  Appendice 


INDICE 


Decretimi pag.  ni 

Decreto » vi 

Origine  e 'Fondazione  dell'  Instituto  . » 9 

PARTE  PRIMA 
Costituzioni  Generali 

1.  Fine  e Spirito  dell'  Instituto  . . » 13 

2.  Accettazione  dei  Soggetti  ...»  17 

3.  Noviziato  - Oblazione  - Professione  » 22 

4.  Santi  Voli » 25 

5.  Povertà » 27 

6.  Castità » 31 

7.  Obbedienza » 36 

8.  Orazione  ef  Pratiche  di  Pietà  . » 43 

9.  Confessione  e Communione  ...  « 47 

10.  Regolamento  Esteriore 50 


162 


PARTE  SECONDA 

Costituzioni  Particolari 

1.  Maestra  delle  Novizie  . . *.  » 57 

2.  Maestra  del  Lavorio  Comune  . . « 65 

3.  Sacrestana « 66 

4.  Portinara  ; « 70 

5.  Guardarobbiera » 74 

6-  Dispensiera » 77 

7.  infermiera » 80 

8.  Sorelle  Converse » 84 

PARTE  TERZA 

Del  Governo  Proprio  fieli’  Instituto 
e del  modo  di  governarlo 

1.  Del  Governo  dell'  Instituto  . . » 90 

2.  Della  Superiora  Generale  ...»  93 

3.  Delle  Assistenti  della  Superiora  Gene- 

rale   » 103 

4.  Delle  Superiore  Provinciali  . . » 106 

5.  Della  Cancelliera  Generale.  . . » 112 

6.  Delle  Consigliere  Generali  . . » 1 16 

7.  Delle  Supcriore  Locali  . . . » 1 18 

8.  Del  Capitolo  Generale  . . . » 122 

9.  Licenziamento  dei  Soggetti  . . » 130 


163 

APPENDICE 
Documenti  ed  Avvisi  del  Fondatore 
Che  dichiarano  io  spirito  delle  Costituzioni 
e ne  diriggono  la  pratica 


1. 

Grande  confidenza  in  Dio  . 

. . » 

133 

2. 

Profonda  umiltà 

. . » 

135 

3. 

Semplicità  e Prudenza  Evangelica  » 

138 

4. 

Povertà  costante 

. . » 

139 

5. 

Comunità  perfetta 

. . » 

142 

6. 

Ubbidienza  cieca  .... 

. . » 

143 

7. 

Distacco  da  tutti 

. . )) 

145 

8. 

Dipendenza  in  tutto 

. . » 

147 

9. 

Modestia  universale  . 

• • » 

148 

10. 

Amore  al  lavoro 

. . » 

150 

11. 

Amore  al  ritiro 

. . » 

151 

12. 

Amore  al  silenzio 

. . » 

153 

13. 

Carità  paziente  .... 

156 

14. 

Orazione  continua  . 

. . » 

158 

15. 

Desiderio  di  perfezione 

. . » 

159 

IMPRIMATUR 

Raphael  Arch.  Salini  O.  P.  S.  P.  A. 
Mag.  Socius 

IMPRIMATUR 
Joseph  Angelini  Vicesgercns